Genova

Paolo Fresco: “Portofino il mio luogo del cuore”

Paolo Fresco con Gianni Agnelli
Paolo Fresco con Gianni Agnelli 
Qui verrà a presentare il suo libro, Mr. Globalization, appena finita l’emergenza Covid
2 minuti di lettura

Paolo Fresco adesso vive a Fiesole, ma tanti sono i legami con la Liguria, a partire dalla sua casa in calata a Portofino, dove verrà a presentare il suo libro, Mr.
Globalization, appena finita l’emergenza del Covid. Questo fa parte del presente, di chi può far bilanci sereni a 87 anni, con qualche rimpianto per i cari che non ci sono più , come per la moglie Marlene scomparsa nel 2015 di Parkinson. C’è poi il Fresco nostalgico che ricorda il periodo passato a Genova, nel liceo D’Oria, in classe per cinque con i gemelli Villaggio, Paolo e Piero, amici di Fabrizio De André, più giovane di qualche anno: «Nè io né gli altri amici immaginavamo allora che Fabrizio diventasse l’uomo che si è dimostrato, sicuramente un errore nostro. Indimenticabile essere stato in classe con i gemelli, erano i leader, Paolo un trascinatore, Piero uno studioso parossistico; non che Paolo fosse meno intelligente, ma aveva meno voglia di studiare».
Sempre a Genova comincia la sua carriera, dopo la laurea in legge.
«Ho cominciato nello studio Lefebvre D’Ovidio, prima da Genova, per poi spostarmi a Roma.
Il mio stipendio era modesto, non ero proprio alla fame ma volevo esser indipendente. Poi a 28 anni, era stato un collega di mio padre, a dirgli che in CGE cercavamo un giovane avvocato. Qui ho fatto tante cose, anche il primo licenziamento, un compito che io ho sempre detestato, in più era il capo delle relazioni con il personale!». Poi lascia l’Italia, passa alla General Electric, la casa madre della CGE, una lunga carriera.
Arriva alla Fiat nel ‘98 diventa Presidente e la chiamano ‘l’Americano’, abile nel portare a termine trattative complicate.
 

Esiste un segreto?
«Si deve sempre cominciare dalla comprensione degli obiettivi che ci sono dall’altra parte, per ottenere buoni risultati. Non bisogna mai mostrarsi troppo furbi, troppi aggressivi, o troppo intelligenti, si vince insieme».
Nel ‘98 Lei decide di comprar casa a Portofino, questa trattativa com’è andata?
«Una sera ero a cena da Puny, chiacchieravamo, e gli racconto che mi sarebbe piaciuto un monolocale con affaccio sul porto.
Portofino era un po’ un traguardo, dopo l’America potevo anche permettermela. Puny rispose che in vendita c’era solo il più bell’appartamento del borgo, lo vedo il giorno dopo, e faccio una trattativa a telefono con il proprietario. Il prezzo andava bene, ma io volevo anche l’arredamento.
Lui, Bagnasco, voleva tenersi almeno i quadri, fra cui un Magnasco. Ho accettato, nelle trattative bisogna essere in due a vincere, è il win-win che funziona».
 

Quella casa è sempre sua. Cosa la affascina di Portofino? Solo il posto della vacanza o anche luogo di incontri di lavoro?
«Assolutamente solo vacanza. Era un tuffo nei ricordi della giovinezza, quando per me Portofino rappresentava un miraggio. Penso alla mia prima barchetta, si chiamava ‘Studio Legale’ l’ho ribattezzata ‘Scacco Matto’. Le altre passioni erano le partire a scacchi con gli amici, le passeggiate a piedi a San Fruttuoso con Marlene. Portofino è un posto di grande bellezza, tipicamente italiano e nello stesso tempo internazionale».
Proprio a Portofino verrà a presentare il suo libro, Mr.Globalization, della Nave di Teseo, con l’introduzione di John Elkann. Quando lo ha conosciuto?
«Sono stato nella fortunata condizione di averlo avuto come assistente in Fiat quando aveva solo 22 anni, sono stato un po’ il suo precettore. Si celava dietro una modestia formale, silenzioso e rispettoso, di grande intelligenza ma non si metteva mai in vista. Sono stato io a consigliargli di fare esperienza in America alla General Electric, dove è stato un anno, con ottimi giudizi di chi lo ha conosciuto».

Oggi le sfide di Stellantis?
«È il quarto colosso mondiale dell’auto, per chi è in questo business, a mio avviso, per aver successo bisogna arrivare ai primi posti, o avere il potenziale per farlo.
La giudico un’operazione molto migliore per Fiat . Rafforzeranno la posizione nella locomozione elettrica, e punteranno sul medio e sull’alto di gamma».
Quando parla del destino, alla fine parla sempre di sua moglie. Cosa le ha insegnato?
«Marlene ha avuto un ruolo molto importante nella vita e nella mia carriera. Mi ha cambiato, mi ha insegnato a essere più attento agli altri, più altruista. Penso di lasciare buona parte del mio patrimonio alla Fondazione Paolo e Marlene Fresco che si dedica alla ricerca e alla cura delle malattie di Parkinson, per quel concetto di give back, molto anglosassone, di restituire alla società quello che la società ti ha consentito di acquisire».