Finestre sul mondo - Classe 5a - Letture

Page 1

5

L. Stano

F. Zampighi

Direzione scientifica

Lorenzo Castelli

4

classe

ISBN per l’adozione: 978-88-473-0697-4

noi

noi, ci

2a persona plurale

voi

voi, vi

3a persona plurale

loro, essi loro, esse

loro, essi, sé, li, ne, si loro, esse, sé, le, ne, si

maschile femminile

agli

alle

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dalle

in

nel

nello

nella

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nei

negli

nelle

su

sul

sullo

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sull’

sui

sugli

sulle

LE CONGIUNZIO NI

Le congiunzioni sono parti invariabili del discorso. Servono a collegare tra loro due o più parole nella stessa frase oppure due frasi. In base alla loro FUNZIONE, si suddividono in: COORDINANTI

SUBORDINANTI

Se stabiliscono un rapporto di parità tra parole o frasi: Ho portato quaderni e matite. Sono stanco, ma uscirò lo stesso.

Se collegano due frasi, di cui una è meno importante dell’altra e da questa dipende per avere un senso compiuto: Ti ho perdonato nonostante tu mi abbia offesa.

• Il complemento oggetto, o complemento diretto, indica la persona, l’animale o la cosa su cui ricade direttamente l’azione compiuta dal soggetto. Lia incontra il nonno.

La gatta allatta i cuccioli.

Andrea apre il regalo.

MB/MP Davanti alle lettere B e P ci vuole sempre la M: timbro; tombola; campione; lampo

I COMPLEMEN TI INDIRETTI

SCE Si scrive sempre senza la I, tranne in: usciere; scie; scienza; coscienza e nei loro derivati: scienziato; scientifico; cosciente; incosciente

I complementi indiretti integrano e arricchiscono il significato di soggetto e predicato. In genere sono introdotti da una preposizione, semplice o articolata. I principali complementi indiretti sono: di SPECIFICAZIONE

di chi?; di che cosa?

La penna di Cecilia è rossa.

di TERMINE

a chi?; a che cosa?

Non parteciperemo a quella festa.

di LUOGO

dove?; in quale luogo? (stato in luogo) dove?; verso quale luogo? (moto a luogo) da dove?; da quale luogo? (moto da luogo) per dove?; attraverso dove? (moto per luogo)

Li ho incontrati in palestra. Anna si avviò verso l’uscita. Papà è tornato ora dall’ufficio. Siamo passati per il centro storico.

quando?; tra quanto? (tempo determinato) da quando?; per quanto tempo? (tempo continuato)

Ci vediamo alle otto. Resterò al mare fino a settembre.

con chi?; con che cosa?

Vado a scuola con Lucia. Gruppo Editoriale ELi

di TEMPO

di COMPAGNIA e UNIONE

Il piacere di apprendere

/ ARTE E MUSICA

CQU Per dividere in sillabe questo gruppo, occorre spezzarlo dopo la C: ac/qua; ac/que/rel/li; ac/qui/sta/re

-ZIONE Le parole che finiscono in –ZIONE e quelle che contengono le sillabe ZIA, ZIE, ZIO non vogliono la doppia ZZ: profezia; calvizie; emozione

L’

linguaggi espressivi

GIO

A

DOM VEN SAB

perco rsi narr ativi ll

o ibr G.O.

UN CALENDARIO

L’

giornate mondiali per scoprire l’educazione civica i protagonisti dell’educazione civica

LIBRO DIGITALE

Capponi

R. Köhler R. Imbrogno

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percorsi narrativi

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4

gamificatio

DIGITALE

AGENDA 2030

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Fuga L.

Labiarica

e 4 MUSICA

Allegato

a MONDO

Il piacere di apprendere Allegato a FINESTRE SUL

MONDO 4. Non vendibile

separatamente

Il piacere

linguaggi espressivi

laboratori

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2030

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a FINESTRE SUL

il libro L’ EdUcA

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Gruppo Editoriale ELi

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MUSICA linguaggi espressivi

laboratori

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per mondiali scoprire l’educazione i protagonisti dell’educazione civica percorsi narrativigiornate gamification

Capponi

R. Köhler R. Imbrogno

CALENDARIO L’ EdUcA per 4 One CIVICA UN

LIBRO DIGITALE

civica

LUN

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MER

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debate

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AGENDA 2030

Il piacere

Il piacere di

apprendere

di apprendere

Gruppo Editoriale ELi

Allegato a FINESTRE

DOM

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LIBRO

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SUL MONDO

4. Non vendibile

separatamente

Gruppo Editoriale ELi

A

SAB

gamification

Il piacere

Il piacere di apprendere

MER LUN MAR

isti i protagonazione dell’educ civica

laboratori

Fanno eccezione le parole che derivano da nomi o aggettivi con doppia ZZ e di origine straniera: pazzia; razzia

Gruppo Editoriale ELi

CIVIC

mondiali giornate rire per scop ne civica l’educazio

il

ai

dai

/ ARTE E MUSICA

all’

dall’

MUSICA

CU Si usa se dopo la vocale U c’è una consonante: culla; cugino; custode Alcune parole non rispettano la regola e si scrivono con CU + vocale: cuore; cuoco; cuoio; scuola; circuito; taccuino; proficuo; innocuo; cuocere; scuotere; percuotere; riscuotere

Aldo è un bravo pittore.

gir a

alla

dalla

Mio zio è un pittore.

CIVICA

allo

dallo

Il cavallo è selvaggio.

e

QU La lettera Q vuole sempre accanto la vocale U seguita da un’altra vocale per formare le sillabe QUA, QUE, QUI, QUO: quaglie; questione; squisito; quota

Il cavallo scalpita nel recinto.

PER L’EDUCAZIONE

al

dal

Indica che cos’è oppure com’è il soggetto, ed è costituito dal verbo essere unito a un aggettivo, a un nome o a entrambi:

/ UN CALENDARIO

a

da

NOMINALE

IL COMPLEMEN TO OGGETTO

a

le

delle

4

gi r

gli

degli

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l’

dell’

E MUSICA

1a persona plurale

la

della

Indica che cosa fa il soggetto:

per UN CALENDARIO

/ ARTE

lui, sé, lo, gli, ne, si lei, sé, la, le, ne, si

lo

dello

VERBALE

/ ARTE E MUSICA

classe

me, mi

te, ti

egli (lui), esso ella (lei), essa

il

del

Il predicato indica che cosa fa il soggetto o ciò che si dice di lui. Il predicato può essere:

no

R. Imbrog

4

CIVICA

di flashcard Se t di Educazione Civica, Linguaggi espressivi, Mindfulness 4-5

io

tu

maschile femminile

+

di

GN GNA, GNE, GNO, GNU non vogliono la I: castagna; prugne; legno; gnu

PER L’EDUCAZIONE

4

COMPLEMENTO

1a persona singolare

2a persona singolare

3a persona singolare

LE PREPOSIZION I

Le preposizioni sono parti invariabili del discorso. Collegano parole e frasi. Possono essere: • semplici: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra; • articolate, quando si uniscono agli articoli determinativi:

4

IL PREDICATO

L. Labianca

/ UN CALENDARIO

5

La rab bia ti fa dire o fare antipa cose tiche?

forse, probabilmente, circa, magari, eventualmente… perché?, dove?, quando?, come?, quanto?… come!, quanto!…

i G.O. Cappon R. Köhler M. Fuga

CSP00216

GLI GL è sempre seguito dalla I per formare le sillabe GLIA, GLIE, GLIO, GLIU: triglia; famiglie; figlio; pagliuzza

/ ARTE E MUSICA

Che cosa possiamo fare noi? ari: Quali ri primstrategie i i colo per libe tro trov si rarusi al cen lo e blu. ri che dal nda ngolo gial la rab ti ri seco rosso, Nel tria bia? i i colo ri primari. rno trov colo iari. ngoli into ndo due i colori terz i Nei tria formano une trov rno hio este Nel cerc

Le parole che al singolare terminano in CIA e GIA hanno il plurale: • in CIE e GIE se queste sillabe sono precedute da vocale: camicie; magia magie camicia • in CE e GE se sono precedute da consonante: roccia rocce; frangia frange

NARRATIVA

gi

I pronomi sono parti variabili del discorso. I pronomi personali indicano la persona che parla o a cui si parla, e la persona, l’animale o la cosa di cui si parla. Possono svolgere la funzione di soggetto o di complemento. SOGGETTO

5

HE ESERCIZ LE DIFFICOLTÀ ORTOGRAFIC I DIGITAL MAPPE INTERATTIVEI E CIE/GIE

Il premio è stato vinto da mio fratello.

Mariagrazia Bertarini

CIVICA

I PRONOMI PERSONALI

Il fiume scorre lento.

(noi) Andremo in montagna.

L’EDUCAZIONE

3

3a persona: singolare: egli ama plurale: essi amano

La nonna innaffia i fiori.

• A volte il soggetto può essere sottinteso, cioè può non essere espresso nella frase:

PER

Ch succed e cosa e al tuo quimpegnare In quali campi ci si può and cor (es: o ti arrabb po come volontari? mi i? sento irrigidisc scopp caldo, mi o, ia la testa… ) Che cosa significa essere solidali?

2a persona: singolare: tu ami plurale: voi amate

tanto, poco, più, meno, troppo, niente, parecchio, quasi…

sì, certo, certamente, sicuro, davvero, proprio, appunto, pure… neppure, non, no, nemmeno, neanche…

CALENDARIO

PERSONA E NUMERO 1a persona: singolare: io amo plurale: noi amiamo

ora, adesso, dopo, presto, domani, ieri, oggi, prima, poi, ancora, mai… qui, qua, là, davanti, dietro, vicino, lontano, sopra, sotto, fuori, dentro…

/ UN

4

I TEMPI dell’indicativo sono otto, quattro semplici e quattro composti: tempi semplici tempi composti presente passato prossimo imperfetto trapassato prossimo passato remoto trapassato remoto futuro semplice futuro anteriore

Che cosa ti fa arrabb iare?

IL SOGGETTO • Il soggetto è la persona, l’animale o la cosa di cui si parla, che compie o subisce l’azione:

bene, male, piano, forte, volentieri, insieme, soltanto, così, quasi, come…

MODO TEMPO LUOGO QUANTITÀ AFFERMAZIONE E NEGAZIONE DUBBIO INTERROGATIVI ED ESCLAMATIVI

/ UN CALENDARIO PER L’EDUCAZIONE CIVICA

3

Perché si celebra?

• tre modi indefiniti, che non definiscono il tempo, il numero e la persona che compie l’azione: - infinito: giocare - participio: giocato - gerundio: giocando

GLI AVVERBI

Gli avverbi sono parti invariabili del discorso. In base al loro SIGNIFICATO, si suddividono in:

IL SEGRETO DEL FARAONE

2

2

coniugazione propria: verbi essere e avere

4

RABBIA

3a coniugazione: verbi in –ire (finire)

4

1

S

ChOeSTENIBILITÀ signifi cosa ca te qu per est frase? a Quale giornata mondiale ti ricorda l’immagine?

1

2a coniugazione: verbi in –ere (scrivere)

/ UN CALENDARIO PER L’EDUCAZIONE CIVICA

I Colori

CONIUGAZIONI 1a coniugazione: verbi in –are (giocare)

MODI • quattro modi finiti, che precisano il tempo, il numero e la persona che compie l’azione: - indicativo: io gioco - condizionale: io giocherei - congiuntivo: che io giochi - imperativo: (tu) gioca!

4

I VERBI

I verbi sono parti variabili del discorso. Indicano le azioni oppure il modo di essere di una persona, di un animale o di una cosa.

5 DICEMBRE GIORNATA MONDIALE DEL VOLONTARIATO

MARIAGRAZIA BERTARINI

Cl r la asse e P

• Letture 4: 288 pagine • Riflessione Linguistica 4: 216 pagine • I l segreto del faraone, narrativa abbinata al percorso di Riflessione Linguistica: 144 pagine •M appe plastificate dei principali contenuti grammaticali 4 • Laboratorio di Scrittura 4: 144 pagine • E ducazione Civica + Linguaggi espressivi 4: 96 pagine

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Gruppo Editoriale ELi

Gruppo Editoriale ELi

LIBRO DIGITALE

AGENDA 2030

Il piacere

Gruppo Editoriale ELi

ere

di apprend

Allegato a

MONDO 2030

4. Non vendibile

separatam

ente

letture “fresche di stampa”

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perco rsi mindfulness

ISBN per l’adozione: 978-88-473-0698-1

Roberto Melchiorre

CIE/GIE Le parole che al singolare terminano in CIA e GIA hanno il plurale: • in CIE e GIE se queste sillabe sono precedute da vocale: camicie; magia magie camicia • in CE e GE se sono precedute da consonante: roccia rocce; frangia frange

NARRATIVA

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LE FRITTELLE DI PERICLE

Le frittelle d i Pericle

SCE Si scrive sempre senza la I, tranne in: usciere; scie; scienza; coscienza e nei loro derivati: scienziato; scientifico; cosciente; incosciente

cod. int. E530144

CU Si usa se dopo la vocale U c’è una consonante: culla; cugino; custode Alcune parole non rispettano la regola e si scrivono con CU + vocale: cuore; cuoco; cuoio; scuola; circuito; taccuino; proficuo; innocuo; cuocere; scuotere; percuotere; riscuotere

LA PUNTEGGIATU RA I principali segni di punteggiatura:

. , ; : ? ! … _“ ”_

punto o punto fermo

Indica una pausa lunga.

virgola

Indica una pausa breve.

punto e virgola

Indica una pausa un po’ più lunga della virgola.

due punti

Introducono un elenco, una spiegazione, il discorso diretto.

punto interrogativo

Si mette al termine di una frase che esprime una domanda.

punto esclamativo

Si mette al termine di una frase che esprime meraviglia, stupore, sorpresa...

puntini di sospensione

Indicano un discorso lasciato in sospeso.

virgolette e lineette

Aprono e chiudono il discorso diretto.

L’ELISIONE L’elisione indica che la vocale finale di una parola è stata eliminata perché la parola successiva inizia anch’essa per vocale o con la lettera H. L’elisione si indica con il segno grafico dell’apostrofo. l’ape; dov’era; quell’indiano; l’uva; l’hotel

Il piacere di apprendere

ESERCIZI DIGITAL MAPPE INTERATTIVEI E

/ LETTURE

HE LE DIFFICOLTÀ ORTOGRAFIC

ROBERTO MELCHIORRE

• Letture 5: 288 pagine • Riflessione linguistica 5: 216 pagine • L e frittelle di Pericle, narrativa abbinata al percorso di Riflessione Linguistica: 128 pagine •M appe plastificate dei principali contenuti grammaticali 5 • Laboratorio di Scrittura 5: 144 pagine • Educazione Civica + Linguaggi espressivi 5: 96 pagine

Gruppo Editoriale ELi

Il piacere di apprendere

IL TRONCAMENT O Il troncamento è la caduta della vocale finale o della sillaba finale di una parola davanti a una parola che inizia per vocale o per consonante. Il troncamento non vuole l’apostrofo. buon anno; nessun elemento; qual è; bel libro

perco rsi tematici

giochiamo tutti insieme

K IT DOCENTE comprensivo di guida alla programmazione, facilitati per alunni/e con / BES e DSA e tutto il necessario per il corso.

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#altuofianco DIGITALE (scaricalo subito seguendo le istruzioni all’interno della copertina): / L IBRO volumi con selezione di esercizi interattivi / esercizisfogliabili interattivi per tutte le materie / simulazioni di proveextra nazionali / audiolibro per tutti i volumi delINVALSI corso / tracce audio / libro liquido: versione accessibile dei volumi per alunni/e con BES e DSA / mappe grammaticali interattive, con attività / percorsi semplificati stampabili per alunni/e con BES e DSA /

cl asse capo volta

VERSO LA SECONDARIA

con

l’

C IV IC A

LETTURE Allegato a FINESTRE SUL MONDO 5 Non vendibile separatamente

Il piacere di apprendere

Gruppo Editoriale ELi



L. Stano

5

F. Zampighi

Direzione scientifica

Lorenzo Castelli

A tu per tu con le autrici

LAURA STANO • FLAVIA ZAMPIGHI Laura è una maestra che ama insegnare ai bambini e alle bambine, più di ogni altra cosa. Vive intensamente il contatto con la natura e scrive racconti e poesie. La sua passione più grande è il volo e… appena può, salta su un aereo ultraleggero e viaggia per i cieli d’Italia. Flavia è una maestra dalla risata contagiosa e si entusiasma quando parla dei suoi alunni e delle sue alunne. Le piacciono l’arte, il mare e… il gelato! Va sempre in giro per Forlì con la sua bicicletta. Non la ferma nessuno! Per lei è meraviglioso sentire il vento sul viso e fra i capelli. Laura e Flavia si incontrano nella casa in campagna di Laura e aprono una FINESTRA … sui racconti per i bambini e le bambine!

Il piacere di apprendere

LETTURE Gruppo Editoriale ELi


IN DIC E Percorso tematico

6 7 8 9 10 11 12 13 14

Finalmente siamo in quinta! Giochiamo per tornare a “lavorare insieme” A scuola In volo! Venuta da lontano Lo yeti Il bambino ombra Vacanze finite! Giocare con le ombre

15

TANTI TIPI DI TESTI!

42 44 45 46 47 48 49 50 51 52

SEMPLICEMENTE

54

Via al T EST!

56 57

IL T EST O NARRAT IVO

58

25

Mappa Quelli che cambiano il mondo Una gustosa invenzione In montagna Prezzemolina Uno spiacevole incidente • Allergia Espulso dalla scuola Fai la tua parte!

STUDIO con la

26

SEMPLICEMENTE

28

Via al T EST!

30

E DUCAZIONE C IVICA

32

G IO N I L E ST A 34 35 36 37 38

Una classe speciale

Un cane per Elise nel testo narrativo

na FINESTRA sul LIBRO U Il lungo viaggio di Alika Touré

AUT UNNO

Il castagno e l’abete In autunno • In Autumn Sassi “spaventosi” di Halloween Le camelie Finestre d’autunno sul mondo

IL RACCON T O BIOGRAF ICO 40 41

Mappa Min Mehta

Lebron James

Tiziano Ferro

Arte Ritrarre con i pennelli Musica Quando la musica diventa biografia

E DUCAZIONE C IVICA

nel racconto biografico

IL RACCON T O UMORIST ICO

MAPPA

A

16 17 18 19 20 21 22 24

Samir Handanovič. “Batman” Emma Watson Bruno Barbieri Un uomo… … e una donna che hanno cambiato la Storia Alberto Angela. Scienza in primo piano Maria Montessori Raffaello Mappa

SC O LTA L’AU I O D

60 61 62 64 65 66 68 69

Mappa Un pacco inaspettato Il piccolo inventore Elettricista o paziente? Uno strano fuggitivo Barzellette a scuola Un grande atleta

70

SEMPLICEMENTE

72

Via al T EST!

74 75 76

MAPPA

STUDIO con la

Gli indiani

La visita dell’ispettore

Arte L’Arte diventa umorismo Musica La colonna sonora della comicità na FINESTRA U La gara

sul LIBRO

A

RIPART IAMO INSIEME

SC O LTA L’AU I O D

IL RACCON T O FAN T ASY 78 79 80 82 84 86 87 88

Mappa Lotta fra i regni Notizie da Lostland Mallory e Jared Incontro con l’ippogrifo Scuola di magia

STUDIO con la

MAPPA

SEMPLICEMENTE

La cavalcata


90 Via al T EST!

Salviamo le balene

IL RACCON T O ST ORICO

Lasciar andare

96 MINDFULNESS

Fiducia

145

92

na FINESTRA U Elinor Puffygal

SC O LTA L’AU I O D

146

IN V E RNO

G IO N I A T S E L 98 99 100 101 102

sul LIBRO

A

94 MINDFULNESS

138 139 140 142 144

Mappa La guerra nel Peloponneso Una vittoria sudata La pietra dei Piceni L’elefante di Annibale

STUDIO con la

SEMPLICEMENTE

148 Via al T EST!

Era lei, la neve È scesa neve • The snow has fallen Un regalo ecologico Il fiocco di neve perduto Finestre di Natale sul mondo

150 152 153

116

Mappa Il primo giorno SOS dalla Terra La nascita Il capitano Royd Jeff Combinaguai Sono atterrati gli alieni

Arte L’Arte nella Storia Musica La Musica nella Storia

SEMPLICEMENTE

118 Via al T EST! 120

Benvenuti, Plutoniani

160 161 162 163 170

Si parte per un nuovo pianeta

E DUCAZIONE C IVICA

IO N I

PR IMAV E RA

io ATTORE io ATTRICE

MAPPA

STUDIO con la

nel racconto storico

154 Marzo 155 Chi fa primavera? • What makes Spring? 156 Le uova, protagoniste della Pasqua 157 La leggenda dei ciliegi in fiore 158 Finestre di primavera sul mondo

IL RACCON T O DI FAN T ASCIENZA

115

Bucefalo

Un console saggio

E DUCAZIONE C IVICA

G L E ST A 104 105 106 108 110 112 114

MAPPA

nel racconto di fantascienza

Che cos’è una rappresentazione teatrale? Il testo teatrale E ora… facciamo teatro in classe! Si parte! • Libri animatti MINDFULNESS

Meraviglia

t e m lab Diventare un fisico: Giorgio Parisi 174 S t e m lab Diventare un’astronauta: Samantha 172 S

Cristoforetti

IL RACCON T O GIALLO

131 132

STUDIO con la

181

MAPPA

SEMPLICEMENTE

134 Via al T EST! 136

176 177 178 179 180

Mappa Rapimento in scuderia L’annunciatrice della TV Il rapimento Un’ispettrice in gamba Furto in crociera

Bici rubata!

La lettera

na FINESTRA sul LIBRO U Il mistero dell’auto scomparsa

A

122 123 124 126 128 130

IL T EST O DESCRIT T IVO

SC O LTA L’AU I O D

182 183 184 185 186

Mappa Doral Descrivere un ambiente • Primavera Il Dumort Descrivere i momenti del giorno • Guardando la luna • Tramonto Descrivere i fenomeni atmosferici • L’arcobaleno • Il vento Descrivere un oggetto • Casa delle bambole in vendita • La casa delle bambole La scatola di Ben Descrivere un animale • Vito Mostro: il cane talpa • Il Bouledogue Due amiche tanto diverse


187 188

Hubert Due amici inseparabili

189

STUDIO con la

MAPPA

190

SEMPLICEMENTE

192

Via al T EST!

194 195 196

Irene Pantaleoni

Non posso sopportarla!

Arte Descrivere con il colore Musica Descrivere con la Musica MINDFULNESS

Non cercare risultati

IL T EST O POET ICO 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 210 211

Mappa Vivere a squarciagola Il cielo è di tutti Rima della rabbia da niente • Giochi di un giorno Parabola • Amo quel cane Mastro Geppetto • Una zanzara Vivi la vita Un’altra luna • Si leva nel cielo • It rises in the sky Notte • Capelli di luce Uccelli • Il cielo Haiku La parafrasi • Padre

MAPPA

STUDIO con la

212

SEMPLICEMENTE

214

Via al T EST!

Sapore di cielo

E DUCAZIONE C IVICA

216 218 219

Il clown

nel testo poetico

Arte La poesia nell’Arte Musica La poesia in Musica

IL T EST O MIST O E IL T EST O NON CON T INUO 220 221 223 225 226 227 228 229

I testi misti Il fumetto La graphic novel I testi non continui Testi formati da immagini • I grafici La pubblicità progresso Arte Testi che diventano immagini Musica Musica e videoclip

UN MONDO DA SALVARE 230 231 232 233 234

Percorso tematico

Mappa Facciamo la differenza! Un mare di plastica Plastica? No, grazie! L’inquinamento luminoso

235 236 237 238 239 240 241 242

La Nazione delle Piante I giornali • Le riviste periodiche I quotidiani La prima pagina del quotidiano Analizzo il titolo Ecco il dizionario gigante interattivo Ora questo cibo sarà più sano Il banco italiano zoologico onlus

STUDIO con la

243

MAPPA

244

SEMPLICEMENTE

246

Via al T EST!

Linguaggi animali

Animali, la sesta estinzione

è iniziata e corre veloce

E DUCAZIONE C IVICA E DUCAZIONE C IVICA

248

nel testo espositivo

250

Cittadinanza digitale

IL T EST O ARGOMEN T AT IVO 252 253 254 256 257 258 260 261 262

Mappa Grembiule a scuola: favorevoli o contrari? Compiti a casa sì, compiti a casa no C’è vita su Venere? Navigare in Internet può fare male? Il gatto è un animale falso? Imparare ad argomentare: il debate Tablet a scuola: sì o no? Non è vero che si legge per noia

STUDIO con la

263

MAPPA

264

SEMPLICEMENTE

266

Via al T EST!

Einstein andava male a scuola?

E DUCAZIONE C IVICA

268

G IO N I L E ST A 270 271 272

Giocare è importante

nel testo argomentativo

EST AT E

In piazza d’estate La leggenda delle conchiglie opalescenti Finestre d’estate sul mondo

274 COMPIT O DI REALTÀ Un libro-ricordo: “Gli anni passati alla Scuola Primaria” VERSO LA

276 281 282 283 284

Speciale SCUOLA SECONDARIA In viaggio verso nuovi orizzonti! Questa sono io! Il grande giorno: che paura! Alfabeto della Scuola Secondaria Test d’ingresso


PERCORSO DIDAT T ICO Comprendo 6, 10, 12, 21, 24, 37, 43, 46, 47, 49, 65, 81, 83, 108, 113, 121, 125, 129, 143, 179, 184,187, 200, 206, 220, 221, 226, 227, 235, 240, 241, 256, 269, 280

Analizzo 9, 10, 11, 12, 13, 18, 19, 20, 22, 24, 42, 44, 45, 47, 49, 50, 63, 64, 65, 66, 80, 82, 84, 86, 106, 109, 110, 112, 114, 124, 126, 128, 130, 140, 143, 144, 178, 179, 180, 182, 183, 184, 185, 186, 188, 200, 201, 202, 203, 205, 206, 207, 209, 233, 234, 235, 236, 237, 240, 241, 242, 254, 256, 257, 259, 262, 280, 281

Approfondisco 7, 14, 23, 38, 43, 58, 100, 121, 126, 141, 142, 155, 173, 228, 242, 258

In inglese 35, 45, 67, 81, 99, 111, 125, 141, 155, 182, 225, 227

LEGGO come a TEATRO

17, 34, 48, 62, 67, 83, 101, 139, 182, 203, 205, 262

FRESCO DI STAMPA 22, 44, 61, 80, 109, 130, 184, 258

Conospcaorole le 8, 10, 11, 13, 37, 45, 47, 58, 62, 68, 103, 106, 108, 111, 112, 127, 129, 144, 179, 187, 205, 233, 241, 257, 271

EMA Il grande CIN in classe

23, 46, 127

CLASSE CAPOVOLTA

Rifletto sulla lingua 21, 43, 64, 66, 85, 111, 124, 141, 178, 186, 203, 204, 259

17, 41, 61, 79, 85, 105, 123, 139, 177, 199, 231, 253

Arte e Musica

Scrivo

Mi emoziono 6, 12, 34, 50, 68, 101, 107, 113, 129, 141, 151, 157, 181, 183, 201, 255, 278, 282

Rifletto 31, 157

Insieme è più facile 6, 9, 10, 13, 36, 46, 59, 67, 121, 144, 188, 209, 227, 234, 235, 255 Rimandi al Laboratorio di Scrittura

Una

FINESTRA sul LIBRO

32, 76, 92, 136

m

172, 174

C ITTADINANZA D IGITALE

250

SEMPLICEMENTE (percorsi semplificati con font ad alta leggibilità) 26, 52, 70, 88, 116, 132, 146, 190, 212, 244, 264

Percorso di Ascolto

A

20, 35, 44, 48, 63, 68, 85, 86, 98, 101, 110, 114, 129, 154, 179, 181, 183, 184, 187, 204, 207, 209, 255, 262, 270, 280, 281

56, 57, 74, 75, 152, 153, 194, 195, 218, 219, 228, 229

SC O LTA L’AU I O D

32, 76, 92, 136

Rimandi al volume di Educazione Civica


RIPART IAMO INSIEME

tematico Percorso

Finalmente siamo in quinta! B

entornati e bentornate a scuola! Iniziamo un nuovo viaggio, in compagnia dei vecchi amici e delle vecchie amiche? Siete pronti a conoscerne di nuovi e, soprattutto, a ricreare il “clima” della classe per stare bene insieme? Eccoci: si parte!

Filastrocca dell’amicizia

Comprendo Rileggi tutti i proverbi della filastrocca. Sai spiegarne il significato? • Meglio soli che male accompagnati: ............................. ............................................................... ...............................................................

• Chi fa da sé fa per tre: ............ ............................................................... ...............................................................

Dice un proverbio dei tempi andati: “Meglio soli che male accompagnati”. Io ne so uno più bello assai: “In compagnia lontano vai”. Dice un proverbio, chissà perché, “Chi fa da sé fa per tre”. Da quest’orecchio io non ci sento: “Chi ha cento amici fa per cento”. Dice un proverbio con la muffa: “Chi sta da solo non fa baruffa”. Questa, io dico, è una bugia: “Se siamo in tanti, si fa allegria”.

• Chi sta da solo non fa

Gianni Rodari, Filastrocche.it

baruffa: ............................................ ............................................................... ...............................................................

Insieme è più facile classe, dividetevi in In piccoli gruppi e trovate altri proverbi o inventateli.

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Mi emoziono I n questi anni ci sono stati periodi in cui la scuola è stata chiusa a lungo. Ti sono mancati i compagni e le compagne? Ti è bastato vederli/e in video? Non è meglio stare insieme a scuola, anche affrontando qualche piccolo litigio? Superare i problemi della convivenza ci fa diventare grandi.


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Giochiamo per tornare a “lavorare insieme” L alfabeto dello stare bene insieme

o scorso anno abbiamo imparato le parole che ci aiutano a stare bene insieme. Ritroviamole, andiamo a pescarle dentro di noi… e con esse . costruiamo il nostro

AMORE, AMICIZIA, ALLEGRIA M A COME ............................................................................ N B ............................................................................ O C ............................................................................ P D ............................................................................ Q E ............................................................................ R F ............................................................................ S G ............................................................................ T H ............................................................................ U I ............................................................................ V L ............................................................................ Z

............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................

Scegli una delle parole che hai inserito nell’alfabeto dello stare bene insieme e crea il tuo acrostico. Osserva l’esempio:

R I S P E T T O

ESPONSABILITÀ ............................................................................ DEE ............................................................................ OLIDARIETÀ ............................................................................ AZIENZA ............................................................................ MPATIA ............................................................................ RANQUILLITÀ ............................................................................ OLLERANZA ............................................................................ SPITALITÀ ............................................................................

............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................

Approfondisco L’acrostico è un gioco di parole molto antico che consiste in un testo in cui le lettere iniziali di ogni riga, lette verticalmente, formano un nome, una parola, una frase oppure una poesia.

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RICORDI? Il RACCONTO REALISTICO

narra vicende vere o possibili raccontate in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio interno alla storia, oppure in terza persona da un narratore esterno.

C om p

agni di banco

L’insegnante nel brano decide di mettere i banchi in coppia per fare in modo che tutti collaborino tra loro. Qualcuno sarà deluso... Ricordate che con il tempo, la buona volontà e l’impegno si possono scoprire tante qualità nei nuovi amici e nelle nuove amiche. Con l’aiuto dell’insegnante provate a fare la stessa cosa: mettetevi nel banco con chi conoscete di meno.

Conospcaorole le alindromo è una P parola o un numero che può essere letto anche da destra a sinistra, mantenendo lo stesso significato. Per esempio: Anna, 11…

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A scuola eri la maestra ha annunciato che ci saranno novità. E io odio le novità. – Bene, bambini – esordisce la maestra Luisa. – Ci ho pensato molto e ho deciso che… Noemi, dimmi, vuoi chiedermi qualcosa? – Sì, maestra, lo sa che undici è un numero primo? Ed è anche palindromo! Lei sospira e si sistema i capelli. – Non stiamo facendo matematica, Noemi. Comunque, brava, hai ragione sul numero undici. Ora posso andare avanti? Francamente, speravo in qualche lode in più, ma faccio cenno che può procedere e me ne sto zitta. Vorrei fare altre mille domande, non ho voglia di ascoltare, specialmente perché ho il presentimento che il suo discorso non mi piacerà affatto. – Stavo dicendo… – continua scoccandomi un’occhiataccia – che ho deciso di proporvi un sostanziale cambiamento, in classe. Siete sempre dei gran chiacchieroni e durante le lezioni vi distraete troppo a vicenda. Per esempio, Simone ride ogni volta che Matteo apre bocca, e così Matteo la tiene sempre aperta. E Kevin prende le penne dall’astuccio di Caterina senza chiederle il permesso e lei protesta perché nessuno vuole una penna rosicchiata. Quindi ho deciso che da oggi si cambia. Voglio che impariate a collaborare, voglio che impariate ad ascoltare. Siamo una squadra, ragazzi, ricordatelo sempre. Accarezzo i miei pastelli. Il discorso sta prendendo una piega che mi piace sempre meno. – Perciò, ecco la novità: d’ora in poi lavorerete in coppia. I banchi non saranno più separati, ma li disporremo a due a due. Annuncerò le coppie e vi dirò dove sedervi. Mi aspetto che ogni coppia diventi una squadra, e che la squadra lavori insieme per almeno un mese intero. Tutto chiaro? Alberto Pellai, Barbara Tamborini, Noemi nella tempesta, DeA Claude


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In volo! mmersa fino al mento, si guardò intorno. Galleggiava in un lago, la cascata faceva ribollire l’acqua. La riva era lontana, se voleva raggiungerla doveva darsi una mossa, o non sarebbe mai tornata a casa in tempo per cena. Fu in quel momento che un’ombra si allargò sopra di lei rendendo scura l’acqua. Tina alzò gli occhi verso la nuvola che aveva coperto il sole, ma al posto della nuvola vide una grossa sfera colorata che fluttuava in discesa. – Mani in alto! – sentì urlare, e d’istinto ispezionò l’azzurro per capire chi avesse parlato; per un attimo ebbe paura che un pesce ce l’avesse con lei. Poi ricordò che nell’acqua i suoni si ovattano ed è per questo che i pesci sono tutti muti, non vale la pena sprecare fiato. – Stendi quelle braccia, ragazzina! – la voce insistette. Ce l’aveva con lei, ma chi era? Tina gettò indietro il collo e vide la grossa sfera venirle incontro. Era rossa e verde come un’anguria, a strisce come il tendone di un circo, e a quella sfera sembrava appesa una donna a testa in giù. Tina sollevò le braccia. La donna sorrise e tese le braccia a sua volta. Annunciò: – Soccorso Mongolfiera s.r.l., sta’ calma, ora sei al sicuro – e si fece sempre più vicina. Aveva gli occhi verdi e gli zigomi pronunciati, i capelli a spazzola e neanche un filo di trucco. Quando le agguantò i polsi, Tina si accorse che aveva mani morbide e forti, braccia piene di muscoli. Piano piano la donna la tirò su dall’acqua, chiuse gli occhi, inspirò aria dal naso, poi trattenne il respiro con fare assorto, a lungo, e gradualmente riprese quota. Tina avvertì il vuoto sotto i piedi e capì che stava volando, appesa a una signora a testa in giù. Sarebbe caduta! Le mani, già bagnate, sudavano. – Signora, stiamo volando. – Lo so bene. È quello che faccio tutto il giorno. – Ma io no, signora, non ho mai imparato a volare.

RICORDI? Il RACCONTO FANTASTICO

narra fatti creati dalla fantasia. I personaggi possono essere realistici (e in tal caso agiscono in modo insolito) o fantastici (gnomi, streghe…). Anche i luoghi possono essere realistici o fantastici.

Insieme è più facile ifletti e, con i R compagni e le compagne, discuti la frase che segue: “Insieme ci si aiuta e si possono fare cose straordinarie”.

Analizzo Qual è il personaggio fantastico? U na donna.

T ina.

Il luogo dove si svolge la vicenda è: f antastico.

r ealistico.

Rosella Postorino, Tutti giù per aria, Salani

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RIPART IAMO INSIEME RICORDI? Il RACCONTO AUTOBIOGRAFICO

narra avvenimenti, esperienze e ricordi. La storia è raccontata dal/dalla protagonista che è l’autore/autrice del testo, quindi narra in prima persona.

Conospcaorole le L’etnia è una comunità caratterizzata da stessa cultura, lingua e tradizioni.

Analizzo Secondo te, la narratrice è anche la protagonista dei fatti narrati? Sì

No

Comprendo

Venuta da lontano G

li europei mi chiamano Ribka, Rebka, Rebecca. In realtà mi chiamo Rebqa Sibhatu. Sono nata ad Asmara il 18 settembre. Ora vivo a Roma, dove studio all’università “La Sapienza”. Asmara è la capitale dell’Eritrea, sorge a 2346 metri di altitudine ed è una città temperata dove non fa né troppo caldo né troppo freddo. Il sole brilla tutto l’anno, dalla mattina alla sera. L’Eritrea è un mosaico di etnie. Sono cresciuta tra musulmani che ci svegliano con le loro Allahu Akbar, l’invito alla preghiera mattutina, campanelline cattoliche e campane ortodosse. Mia madre si chiama Lettrebrahàn che significa “figlia di colui che ha portato luce al mondo”. Mio padre si chiama Sibhatu Bairu. Come vedete il mio cognome è il nome di mio padre, perché da noi sono i nomi che diventano cognomi dei figli. Siamo dieci fratelli e sorelle e io sono la settima. La mia nascita è stata annunciata alla zona con solo tre trilli, cioè più donne assieme che dicono “Ileleleleleleleil...”; invece per ognuno dei miei fratelli i trilli sono stati sette. Guardate un po’ noi femminucce come siamo trattate già appena nate! I miei nonni paterni li conosco tramite il racconto dei miei genitori, invece quelli da parte di mia madre li ho conosciuti, anche se sono morti quand’ero molto giovane e mi mancano molto. Mio padre sa elencare i suoi antenati fino a colui che ha dato il nome al nostro villaggio d’origine e si chiama Hemberti. Quando lo faceva lo seguivamo fino a un certo punto e poi ci addormentavamo, come qui si fa con le favole.

Che cosa racconta questo testo? La storia della famiglia della protagonista. Un fatto particolare vissuto dalla protagonista.

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Ribka Sibhatu, Aulò, Sinnos Editrice

Insieme è più facile ella tua classe ci sono bambini o bambine che N vengono da altri Paesi? Sapete da dove? Prendete un planisfero e segnate i loro luoghi di provenienza.


RIPART IAMO INSIEME RICORDI? Il RACCONTO D’AVVENTURA narra

Lo yeti –C

he cosa dovremmo sapere, mamma? – chiesi io. – Sì, che cosa dovrei sapere? – mi fece eco papà. Enrico si alzò in piedi: – Lo dico io! Mamma lo guardò con gli occhi dardeggianti: – Se apri la bocca non ti porto più ai giardinetti. – La mamma ha il diritto di raccontare da sola che cosa le è capitato – disse zia Desy a Enrico. La mamma tirò un gran sospiro e finalmente cominciò a raccontare. – La zia ed Enrico erano davanti. Una folata di vento ha portato una sventagliata di neve. Li ho persi di vista e ho avuto l’impressione di essermi disorientata. So che succede anche agli alpinisti esperti di perdere la bussola nel mezzo della bufera e ho avuto paura che non sarei più riuscita a prendere la direzione giusta. Poi però ho visto… – mamma arrossì, guardò papà, abbassò gli occhi e poi trovò il coraggio per riprendere. – Ho visto un uomo, cioè no… un orso, ma nemmeno… un incrocio tra un orso bianco, un cacciatore preistorico e un esploratore di un secolo fa… Papà ebbe un guizzo: – Uno yeti?! Mamma annuì forte con la testa: – Sì, uno yeti! Uno yeti di queste parti. Mi ha preso in disparte e mi ha stretta in un abbraccio caldo, intanto che le più forti raffiche di vento e neve si smorzavano. Poi mi ha accompagnato sotto la stazione d’arrivo della funicolare e lì mi hanno ritrovato Enrico e Desy. Ero così sconvolta che ho raccontato subito quello che era accaduto. Papà aveva gli occhi lucidi per l’emozione: – E adesso? Mamma si impettì: – Adesso dobbiamo almeno trovare la maniera per fare una foto allo yeti che abita da queste parti. Papà si alzò per andare a sedersi vicino a lei: – Ma non avevamo detto che tu ti occupi di animali veri e io di quelli misteriosi? Mamma gli prese le mani: – Be’, a volte si può fare qualcosa insieme, tanto per cambiare. Annalisa Strada, Alla ricerca del mostro perduto, Il Battello a Vapore

storie possibili con incontri pericolosi. I personaggi sono persone che agiscono con coraggio e determinazione.

Conospcaorole le egna con una X il S significato delle seguenti espressioni. Occhi dardeggianti: occhi minacciosi. occhi gentili. Perdere la bussola: perdere un oggetto. perdere l’orientamento.

Analizzo La protagonista di questo racconto è un personaggio: realistico, che potresti incontrare nella realtà. fantastico, che non può esistere nella realtà. Q ual è l’avventura raccontata nel testo? Enrico si è perso. La mamma si è disorientata ed è stata aiutata da uno yeti.

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RICORDI? Il RACCONTO DEL BRIVIDO

narra storie insolite cariche di mistero che suscitano ansia e paura. I personaggi sono realistici o fantastici (scheletri, mostri…). I fatti avvengono in luoghi inquietanti, che mettono i brividi.

Il bambino ombra R Analizzo S ottolinea con colori diversi i dati visivi e uditivi che contribuiscono a creare l’atmosfera di paura.

Comprendo P er ogni risposta trova e scrivi sul quaderno la domanda corrispondente. 1 Rebecca Chin. 2 Una sagoma storta e deforme. 3 Squamoso. 4 Si tappò la bocca. 5 Umide dita gelate.

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ebecca Chin si conficcò le unghie nei palmi delle mani, terrorizzata. Nell’oscurità sentiva qualcosa che si avvicinava lungo il vicolo. Passi lenti e pesanti affondavano nelle pozze d’acqua che riempivano le buche, poi il lampione illuminò una sagoma storta e deforme che barcollava accanto al muro. Un artiglio squamoso grattò sui mattoni, quindi l’ombra svoltò l’angolo e si allargò minacciosa, fino a occupare il suo campo visivo. Rebecca si morse le nocche e si tappò la bocca per soffocare un gemito. Si rannicchiò stretta e chiuse forte gli occhi pregando che tutto finisse. Dov’era adesso la creatura? Era arrivata alla fine del vicolo? Tese le orecchie in attesa di un movimento, ma tutto taceva… Poi qualcosa si avvicinò di soppiatto alle sue spalle, e umide dita gelate le strinsero un braccio. Rebecca urlò. Kat Shepherd, Babysitter da incubo, Il bambino ombra, Mondadori

Mi emoziono ebecca ha paura! È sola. Pensi che se avesse avuto R un’amica accanto avrebbe avuto meno paura? A te che cosa fa meno paura quando sei in compagnia? Affrontare insieme le difficoltà può renderle più lievi!


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Vacanze finite! Mercoledì, 12 settembre

U

ffa, sono finite le vacanze. L’altro ieri è ricominciata la scuola. Siccome volevamo sentirci ancora un po’ come se fosse estate, oggi siamo andati in piscina, Sharon, Paolo e io. Abbiamo preso un gelato. Per fortuna lunedì inizia la settimana dei progetti. Troppa scuola tutta d’un colpo fa male alla salute! Pure Paolo era contento della settimana dei progetti. Anche se a lui piace molto andare a scuola, credo. – Lunedì, tra due settimane, andremo al museo etnologico! – ha esclamato tutto entusiasta. – Ho sempre voluto vedere i tesori degli Aztechi, degli Inca e dei Maya! Mentre parlava, strizzava un po’ gli occhi, perché gli era finito del gelato sugli occhiali. Sharon ha fatto un risolino, poi le si è spezzato il gelato ed è finito sull’asciugamano. La settimana dei progetti si intitola “Altri Paesi, altre usanze”. E ci servirà per imparare le “cose” che la gente fa solo in altri Paesi. Stamattina abbiamo dovuto indicare due attività alle quali vogliamo partecipare tra quelle di un elenco:  Calligrafia cinese  Francese  Maschere dei Mari del Sud  Ukulele hawaiano  Batik… una tecnica indonesiana di tintura dei tessuti rigami geometrico: matematica e arte giapponese di pieO gare la carta  Bollywood  Cucina internazionale  Costruiamo un accampamento romano  Come giocano i bambini in Africa

RICORDI? Il DIARIO narra fatti realmente

accaduti, stati d’animo, pensieri... Il/La protagonista è l’autore/ autrice che narra di sé con un linguaggio informale.

Conospcaorole le I l museo etnologico raccoglie testimonianze della cultura umana.

Analizzo In quale periodo dell’anno è stata scritta questa pagina di diario? ..................................................................

Insieme è più facile on la guida dell’insegnante, organizzate un’attività C laboratoriale in cui ciascuno sceglie un argomento e lo spiega alla classe. Prendete spunto dalle attività che Carlotta e i suoi amici fanno nella loro scuola.

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RIPART IAMO INSIEME RICORDI? Il TESTO REGOLATIVO

fornisce istruzioni, regole e norme di comportamento da rispettare. È scritto con un linguaggio chiaro e spesso corredato da immagini.

Giocare con le ombre Perché si formano le ombre? Prova a fare questo esperimento.

Materiale • Una torcia • Un cartoncino nero • Forbici • Matita

• Nastro adesivo • Un bastoncino • Una stanza buia

Procedimento 1. Disegna e poi ritaglia nel cartoncino Approfondisco Quando un oggetto blocca il percorso rettilineo della luce, dietro a esso si forma un’ombra. Se l’oggetto è molto vicino alla sorgente luminosa, blocca molta luce e forma un’ombra grande. Se è lontano, ne blocca meno e l’ombra è più piccola.

una sagoma a tuo piacere.

2. Fissa la sagoma al bastoncino con il nastro adesivo.

3. Vai in una stanza buia. Sistema la sagoma tra la torcia accesa e il muro della stanza.

4. Avvicina la sagoma alternativamente alla luce e al muro.

Che cosa succede? • Più la sagoma è vicina alla torcia, più l’ombra che si forma sulla parete è grande. • Più la sagoma è lontana dalla torcia, più la sua ombra è piccola.

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Tanti tipi di testi! U

n autore o un’autrice scrive con diversi scopi: divertire, emozionare, informare, descrivere... Perciò ci sono tanti tipi di testi, che hanno caratteristiche diverse a seconda dello scopo per il quale vengono scritti. Per facilità dividiamo i testi in due grandi gruppi: i testi narrativi e i testi non narrativi.

TIPOLOGIE TESTUALI TESTI NARRATIVI Narrano delle storie per emozionare, divertire, commuovere, coinvolgere. Hanno delle caratteristiche che si ripetono, pur nell’infinita varietà delle storie.

TESTI NON NARRATIVI Spiegano, dettano regole, illustrano, informano...

Sono testi non narrativi:

Sono testi narrativi:  il racconto fantastico  il racconto realistico  l’autobiografia / la biografia  il racconto d’avventura  il racconto del brivido  il racconto horror e il giallo  il diario  il racconto fantasy  il racconto fantascientifico  il racconto storico  il racconto umoristico

 il testo descrittivo  il testo poetico  il testo espositivo  il testo regolativo  il testo argomentativo

In base al formato, i testi si possono classificare in testi continui, non continui e misti. • I testi continui sono costituiti solo da frasi o versi, come nel caso delle poesie. I racconti, i romanzi e le poesie sono testi prevalentemente continui. • I testi non continui sono le tabelle, i grafici, gli orari dei treni, le mappe... • I testi misti sono formati da elementi continui e non continui. Per esempio un testo in un manuale scolastico accompagnato da una tabella è un testo misto.

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L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

AT IVO

CHE COS’È? È un testo che narra, cioè racconta, una storia, ovvero una serie di avvenimenti che riguardano uno o più personaggi.

I GENERI Ci sono testi narrativi che ci fanno ridere, altri che ci tengono con il fiato sospeso, altri che ci raccontano avventure straordinarie, altri che ci fanno riflettere. Esistono quindi diversi generi di testi narrativi: il racconto umoristico, il racconto giallo, il racconto di fantascienza...

I LUOGHI (dove?) Sono luoghi realistici o fantastici.

I PERSONAGGI Sono coloro che agiscono all’interno delle storie. Possono essere persone realistiche, ma anche fantastiche, mostri, alieni, animali, oggetti animati...

IL TEMPO (quando?) Può essere un tempo passato, presente o futuro.

IL NARRATORE / LA NARRATRICE Può essere: • esterno/a, che narra in terza persona; • interno/a, un personaggio della storia, che narra in prima persona.

LA STRUTTURA È composto da: Inizio Svolgimento Conclusione È suddiviso in sequenze.

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IL T EST O N ARRAT

Quelli che cambiano il mondo E

hi, tu che stai aprendo questo libro. Fermati un istante, leggi quello che ho da dirti. Hai fretta? Peggio per te, perché scommetto che se invece farai scorrere il tuo sguardo su un paio di queste storie di ragazzi, farai una scoperta meravigliosa: quelli che cambiano il mondo sono proprio come te. E come sei tu adesso? Sei giovane, ma soprattutto hai un cuore giovane. Io so come sei: sei una centrale termonucleare proiettata verso l’infinito, sei un cucciolo di ghepardo che istintivamente sta per lanciarsi verso la sua prima corsa da mammifero più veloce del pianeta. Il mondo non ti conosce ancora, ma sei il genio che scoprirà la nuova fonte di energia rinnovabile, sei la scrittrice che inventerà la prossima saga che nutrirà la fantasia di milioni di ragazzi per anni e anni, sei il compositore di un nuovo sound, sei la persona che aprirà gli occhi a miliardi di altre su un problema che può essere risolto, sei lo scienziato che troverà un modo per eliminarlo. Sei un essere umano che non smetterà di scoprire, trovare, annoiarsi, lanciarsi, innamorarsi, deludersi, deludere, illudere, illudersi, progettare, demolire, lottare, cadere, rialzarsi, immaginare. La Tua Storia, questo è il punto e qui volevo arrivare prima di lasciarti proseguire. La Tua Storia, tre maiuscole, ma va bene anche in minuscolo: la tua storia. Non ti conosco, ma c’è una cosa che so di te: tu hai una storia, vieni da qualcosa, sei qualcosa, vai verso qualcosa. Tu non sei la scuola che frequenti, la marca di scarpe che hai ai piedi, il software del tuo cellulare, le app che ti sei scaricato, tu sei soprattutto TU, e come dice una canzone di uno che conosco, sei unica al mondo, sei unico al mondo. Lorenzo Jovanotti - Gilda Ciaruffoli, YEAH! 100 storie incredibili di giovani rivoluzionari che vogliono un futuro migliore, Gribaudo

IVO

Le gg o c om e a teatro Questo brano è stato scritto dal cantautore Jovanotti. Prova a leggerlo come farebbe lui, quasi “rappandolo”. Puoi anche mettere come sottofondo la versione strumentale (solo musica senza canto) di una delle canzoni di Jovanotti.

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

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IL T

AT IVO R R A N EST O

LA ST

NZE E LE SEQUE A R U T RUT

Un testo narrativo ha una STRUTTURA suddivisa in SEQUENZE . La prima sequenza corrisponde all’ INIZIO. Poi c’è lo SVOLGIMENTO: si passa da sequenza all’altra ogni volta che c’è un cambiamento, cioè se: • accade un fatto nuovo o entra in scena un nuovo personaggio; • c ambia il luogo dell’azione; • c ambia il tempo dell’azione. L’ultima sequenza coincide con la CONCLUSIONE .

Una gustosa invenzione –D

ov’è il gelataio? – si lamentavano tutti. – Perché ritarda tanto a servirci? – Si sbrighi, non abbiamo tutto il giorno a disposizione! Il gelataio cercava di lavare i piatti a gran velocità; il garzone del gelataio asciugava i piatti, si affrettava a metterci il gelato e li distribuiva ai clienti più vicini. Prendendo il denaro dei clienti con una mano, afferrava con l’altra una pila di piatti sporchi sul banco e correva a gettarli nella lavapiatti, poi ripartiva per asciugarne altri. I clienti in attesa si lamentavano a voce sempre più alta. “Vorrei aiutarli, se potessi” pensò Ernesto tra sé. “Ciò che occorre loro è un piatto che non deve essere lavato!” A un tratto ebbe un’idea! Versò un po’ di impasto da dolci nella piccola forma rotonda per le cialde. Arrotolò la pasta in modo da lasciarla aperta da una parte e chiusa a punta dall’altra. Ben presto la pasta si raffreddò e divenne croccante. Ernesto si fece strada tra la folla fino al chiosco dei gelati. – Guardi se questo può contenere il gelato! – gridò al gelataio. – È un piatto che può anche essere mangiato. La gente che aspettava impaziente si calmò e osservò il gelataio mentre riempiva il cono di pasta. – Lo proverò io – disse un cliente. La folla intorno l’osservava mentre egli ne staccava un morso e lo assaporava attentamente. – È delizioso! – esclamò. Era stato inventato il cono per il gelato. A. R. Leo, I quindici

Analizzo

Il racconto è stato diviso in sequenze. Quale fatto segna il passaggio da una sequenza all’altra? Individualo e scrivilo sul quaderno, copiando e completando questo schema. 1a sequenza = Inizio: ...................................................................................................... 2a sequenza = Il gelataio e il garzone .................................................................. 3a sequenza = Entra in scena un nuovo personaggio: 4a sequenza = Interviene un fatto nuovo: Ernesto

................................

......................................

5a sequenza = Conclusione: .......................................................................................

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Laboratorio di scrittura, pp. 16-17


IL T EST O N ARRAT

In montagna ntorno alle sei e mezza stavano ancora procedendo verso destra. Nell’ultima mezz’ora, però, diverse volte il sentiero era stato interrotto da dirupi scoscesi ed erano stati costretti a tornare sui propri passi per seguire un’altra biforcazione. 1a sequenza .............................................................................................................................. Ora quel percorso non aveva più l’aspetto di una strada che un tempo conduceva a un villaggio, ma sembrava piuttosto un insieme di piste battute da pastori e contadini per trasportare legname. Più avanzavano e più rari diventavano i segni di passaggi recenti, mentre aumentava il numero di cataste di legna lasciate a marcire a ridosso dei pini cembri da chissà quanto tempo... masse di rovi, fronde di conifere ovunque... 2a sequenza .............................................................................................................................. Daniel si voltò di scatto e si fermò a scrutare il bosco alle sue spalle. – Voi non avete sentito niente? – disse con apprensione. – No, che cosa dovremmo aver sentito? – rispose Anna.

I

VO I TIPI DI SEQU ENZE

Le sequenze che compongono un testo narrativo hanno diverse funzioni. In base alla loro funzione possono suddividersi in: •S EQUENZE NARRATIVE , che raccontano i fatti; •S EQUENZE DESCRITTIVE , che descrivono luoghi, personaggi...; •S EQUENZE DIALOGICHE , che riportano i dialoghi dei personaggi; •S EQUENZE RIFLESSIVE , che esprimono i pensieri e i giudizi di chi scrive o di un personaggio.

3a sequenza .............................................................................................................................. Decisero di tornare indietro tenendosi più bassi e continuando a scendere: in questo modo avrebbero dovuto imbattersi nel villaggio per forza. Tra i numerosi sentieri di quella traccia confusa ne scelsero uno che piegava a valle. Tuttavia, anche dopo un’altra ora di cammino, il paesaggio restava inesorabilmente uguale senza rivelare nessun indizio di ruderi nelle vicinanze. Anzi, a un certo punto si resero conto di non avere più idea di dove fossero finiti.

Analizzo Leggi il testo, poi scrivi di quale tipo di sequenza si tratta (i colori ti aiuteranno a individuarle).

4a sequenza .............................................................................................................................. Quando il sasso gli rotolò in mezzo ai piedi, i tre erano seduti, esausti e avviliti, sul bordo di un costone nel vano tentativo di farsi venire un’idea. “Ma allora c’è qualcuno!” pensò Daniel fra sé e sé, alzandosi di scatto... 5a sequenza .............................................................................................................................. Katja Centomo, La strada per Pont Gun, Edizioni EL

Laboratorio di scrittura, p. 18

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IL T

AT IVO R R A N EST O

BULA LA FA

La FABULA è l’ordine logico e cronologico dei fatti narrati. La storia segue questo schema lineare: PRIMA • POI • INFINE .

Analizzo Questa fiaba è stata divisa in sequenze, che sono riportate in disordine. Numerale in ordine logico e cronologico.

Scrivo Immagina e scrivi il finale della fiaba.

Prezzemolina – Ti perdoniamo – disse la fata. – Però se avrai un bambino gli metterai nome Prezzemolino, se avrai una bambina le metterai nome Prezzemolina. E appena sarà grande, bambino o bambina che sia, lo prenderemo noi. C’erano una volta un marito e una moglie che stavano in una bella casina. E questa bella casina aveva una finestra che dava sull’orto delle Fate. L’indomani, quando la donna scese nell’orto, ecco che saltò fuori una Fata. – Ah, briccona! Ti ho scoperta, finalmente! – Abbiate pazienza, – disse la donna. – Ho voglia di prezzemolo perché aspetto un bambino... Mangia oggi, mangia domani, le Fate, passeggiando nell’orto, cominciarono ad accorgersi che il prezzemolo era quasi tutto andato. La donna aspettava un bambino e aveva voglia di prezzemolo. S’affacciava alla finestra e nell’orto delle Fate vedeva tutto un prato di prezzemolo. Aspettava che le Fate fossero uscite, prendeva una scala di seta e si calava nell’orto. Fatta una bella scorpacciata di prezzemolo, risaliva per la scala di seta e chiudeva la finestra. La donna scoppiò a piangere e tornò a casa. Il marito appena seppe del patto con le Fate andò su tutte le furie: – Golosaccia! Hai visto? – Sapete cosa facciamo? – disse una delle Fate. – Fingiamo d’essere uscite tutte, e una di noi invece resterà nascosta. Così vedremo chi ci viene a rubare il prezzemolo. Italo Calvino, Fiabe Italiane, Mondadori

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Laboratorio di scrittura, p. 19


IL T EST O N ARRAT L’INTR E

A

Uno spiacevole incidente Q uella mattina Giorgia si alzò davvero felice! Si lavò, si vestì, fece colazione e uscì di casa saltellando: finita la scuola, infatti, si sarebbe recata a trascorrere il pomeriggio a casa della sua compagna di classe Noemi. Certamente Giorgia non poteva immaginare ciò che sarebbe avvenuto dopo. Terminata la lezione, sarebbero salite sull’auto della mamma di Noemi per recarsi a casa dell’amica. Durante il tragitto, si sarebbe forata una gomma dell’auto e il mezzo sarebbe finito fuori strada. La macchina era priva della ruota di scorta e il pomeriggio sarebbe trascorso fra richieste di aiuto, carro attrezzi… Giorgia, ignara di tutto ciò, procedeva saltellando verso la scuola, immaginando di trascorrere un meraviglioso pomeriggio.

B

Allergia È

Comprendo

Chi scrive può raccontare i fatti senza seguire l’ordine cronologico. Può anticipare degli eventi che in realtà sono avvenuti dopo (anticipazione) oppure raccontare fatti che sono accaduti tempo prima (flashback). Quando chi scrive inserisce anticipazioni e/o flashback, compie un INTRECCIO di eventi.

Flashback

Rifletto sulla lingua A

?

........................................................................................................................................................

• Perché l’ape costituisce un pericolo nel testo

B

?

........................................................................................................................................................

Laboratorio di scrittura, p. 20

CCIO

Anticipazione

una splendida giornata primaverile. Maria Chiara se ne sta tranquillamente stesa sul lettino che si trova al centro del giardino della sua casa di campagna. Intorno a lei la primavera è esplosa. D’un tratto una piccola ape le ronza intorno... Quel ronzio fa tornare alla mente di Maria Chiara quel terribile mattino di un anno prima, quando d’improvviso l’aveva punta in pieno viso un’ape. Purtroppo Maria Chiara era ignara di essere allergica alle punture di questo insetto. In breve tempo il suo viso si era gonfiato e anche il respiro si era fatto affannoso. Per fortuna la mamma era accanto a lei; capì al volo la situazione e la portò di corsa al pronto soccorso... – Maria Chiara è ora di andare! La voce del fratello la richiama al presente.

• Qual è l’incidente di cui si parla nel testo

IVO

Nei due brani sottolinea tutti i verbi espressi al tempo passato remoto del modo indicativo.

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IL T

AT IVO R R A N EST O

,T FATTI

LUOGO / E O P M E

I FATTI narrati possono essere reali, verosimili o di fantasia. Il TEMPO può essere definito o indefinito. Il LUOGO dove si svolge la vicenda può essere reale o di fantasia. I PERSONAGGI possono essere reali o di fantasia. Il personaggio principale è il/la PROTAGONISTA .

Analizzo I fatti narrati sono: realistici. fantastici. I personaggi sono: realistici. fantastici. Il luogo è: reale. immaginario. Il tempo è: definito. indefinito.

FRESCO DI STAMPA Tana libera tutti è un libro che racconta la storia di Sami, il bambino sopravvissuto alla vita in un campo di concentramento.

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PERSONAGGI

Espulso dalla scuola Sami è un ragazzo ebreo di Rodi, un’isola del Mar Egeo a quel tempo italiana. Siamo nel 1940, è scoppiata la Seconda guerra mondiale e l’Italia è entrata in guerra. Ma già due anni prima in Italia sono state emanate le leggi razziali, che emarginano gli Ebrei.

M

i chiamo Samuel, ma tutti mi chiamano Sami. Ho compiuto da qualche giorno quattordici anni e sto per tuffarmi in mare. Nel mare più bello che abbia mai visto. Dovrei essere il ragazzo più felice del mondo. Dovrei sorridere. Invece piango. Ora vi racconto perché. Ma permettetemi di fare un passo indietro, come quando si riavvolge un nastro. Torniamo insieme a qualche anno fa. Ora sono un bambino che vive nel posto più bello del mondo. La città dove sono nato si chiama Rodi. Si trova su un’isola. Ho dimenticato di dirvi una cosa: sono un bambino ebreo. Ora questo non meriterebbe neanche di essere notato. Tutti i bambini del mondo, tutte le persone del mondo, dovremmo averlo imparato, meritano il nostro rispetto e il nostro amore. Ma allora essere Ebrei significava qualcosa. Per me essere Ebreo significa essere felice. O, meglio, significava. Sì, perché bisogna pensare a quali tempi sono questi. Io sono nato nel 1930. La guerra è scoppiata che avevo nove anni, con l’invasione della Polonia. Poi l’Italia è entrata nel conflitto nel 1940. E la situazione si è fatta via via più difficile, anche per noi.


IL T EST O N ARRAT

IVO

Approfondisco

A Rodi siamo una colonia italiana nel Mar Egeo, io mi sono sempre sentito orgogliosamente italiano. Siamo su un’isola e, per via della guerra e delle battaglie e dei conflitti, spesso i rifornimenti di cibo non arrivano. Abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa significa la parola fame. Non si trova più niente da mangiare, un pezzo di pane può valere una collana d’oro. Sia chiaro, la nostra famiglia, prima che tutto precipitasse, stava bene, non ci mancava nulla. Era il 1938 e l’anno scolastico era appena cominciato quando il mio maestro della terza elementare mi chiamò alla cattedra. Mi chiamò davanti a tutti. Pensavo volesse interrogarmi e invece mi ha detto solamente sei parole che non potrò mai dimenticare: “Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola”. Me le ha sussurrate sottovoce, imbarazzato. Non mi ha detto perché, non mi ha spiegato. Non trovava le parole, evidentemente, per motivare una mostruosità come quella a cui le leggi razziali lo stavano costringendo. Immaginate cosa possa significare per un bambino di otto anni e mezzo, senza colpe, sentirsi dire davanti a tutta la classe, davanti ai suoi compagni, che deve andarsene, subito. Immaginate cosa possa significare, con quella mortificazione nel cuore, riprendere le proprie cose e chiudersi la porta dell’aula alle spalle sapendo di lasciare per sempre quello che, insieme alla tua casa, consideravi il tuo ambiente naturale. Non avrei più giocato con i miei amici, non avrei più potuto sedere al mio banco.

Sami Modiano, il protagonista del brano che hai letto, è realmente esistito: è stato deportato in un campo di concentramento. Dopo la liberazione ha cominciato a testimoniare la terribile esperienza degli Ebrei deportati. Svolgete una ricerca sulla sua storia.

EMA Il grande CIN in classe In classe guardate alcune parti del filmdocumentario Tutto davanti a questi occhi, che racconta la storia di Sami Modiano.

Walter Veltroni, Tana libera tutti, UP Feltrinelli.

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ICONA DIS

IL T

AT IVO R R A N EST O

L’AUTO

R

E/ NARRATOR L I E E C I R E/L’AUT

L’AUTORE è chi scrive il racconto. Il NARRATORE è chi racconta la storia. La storia può essere narrata in terza persona, cioè da qualcuno di esterno alla vicenda, oppure in prima persona da un personaggio del racconto.

Analizzo Chi è il narratore di questo racconto? Matteo. La professoressa. Chi è l’autore? Matteo. Fabio Geda.

Comprendo R ispondi sul quaderno. • Quale tipo di esperienza ha svolto la classe? • La professoressa fa una domanda ai suoi alunni e alle sue alunne. Quale?

LA NARRATRICE

Fai la tua parte! –B

uongiorno, ragazze. Buongiorno, ragazzi. – Buongiorno, professoressa – cantileniamo. – Com’è andata ieri?– chiede dopo alcune interrogazioni. – Chi mi racconta? Matteo… “Ecco ha beccato me”… – La nostra guida ci ha raccontato un sacco di storie sulla plastica e sull’oceano e sull’inquinamento. E alla fine ci ha pure fatto analizzare la sabbia… – Analizzare? – Sì. Prima ha detto che i pesci e gli uccelli e l’ambiente in generale se la passano male a causa della plastica che finisce in acqua. Poi ha spiegato che di plastica ce n’è di tipi diversi. Ad esempio c’è quella grande come un flacone di detersivo. Poi c’è quella più piccola. Come i tappi delle bottiglie, che se gli animali li mangiano rischiano di morire. E quella piccolissima, come la microplastica: ce la mangiamo pure noi. Pare che ognuno di noi, ogni giorno, ne produca tantissima. – Esempio – dice la prof. – Gli abiti che indossiamo. Le fibre sintetiche si staccano dai vestiti. Anche solo lavare una maglia sintetica in lavatrice può produrre centinaia di microplastiche. – Soluzioni? – Comprare vestiti in fibre naturali oppure fare attenzione a come laviamo in lavatrice quelli sintetici. È un’informazione importante, che però non riguarda direttamente voi. E allora qual è la vostra responsabilità? – Dirlo? – sussurra Luca. – Esatto! Bisogna dirlo a chi può cambiare il proprio comportamento, se no a che serve? Nel caso della lavatrice: i vostri genitori. Ognuno ha responsabilità specifiche in base all’età, al lavoro e allo stile di vita. Ma tutti, nessuno escluso, siamo responsabili della circolazione delle informazioni. Parlare… Raccontare… Questa è la base della democrazia. La base di ogni cambiamento. Fabio Geda, Fai qualcosa, Mondadori

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Laboratorio di scrittura, p. 15


MAPPA

STUDIO con la I FATTI Un testo che racconta una storia vera, realistica o fantastica

I PERSONAGGI • Persone, animali o cose della realtà o fantastici • Il personaggio principale è il/la protagonista

I LUOGHI Definiti o indefiniti, reali, realistici o fantastici

IL TEMPO

IL TESTO NARRATIVO

Passato, presente o futuro; definito o indefinito

LA NARRAZIONE

LO SCOPO

I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

Far riflettere, trasmettere insegnamenti, divertire, emozionare, commuovere, far sognare, stimolare la fantasia, sorprendere, avvincere, far venire i brividi... LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione 25


SEMPLICEMENTE IL T EST O NARRAT IVO

UNA CLASSE SPECIALE Quel lunedì nella seconda B di Picco Pernacchia era più lunedì degli altri. La maestra Torchio trascinava una spiegazione che faceva addormentare pure lei. «E dopo le radici c’è il fusto…» Uno sbadiglio. «… e dopo il fusto, ci sono i rami. E sui rami crescono…» «GATTI ROSSI!» strillò Bianca Battaglia. Tanto per cambiare, pur di arrivare prima, aveva dato una risposta a caso. «E quando diventano maturi i gatti rossi si spiaccicano per terra?» chiese Gianni Ginocchio. All’immagine dei poveri gattini, Nino Niagara, che già singhiozzava dal suo fazzoletto, afflitto dal tragico inizio di settimana, scoppiò in uno dei suoi pianti a tsunami. Akiko preparava un cartellone con scritto “Benvenuti”. «È per gli alieni» spiegò alla sua compagna di banco Cecilia Candeggina. «Saranno qui sabato pomeriggio, per la merenda.» Furio Furetti, che aveva sempre una soluzione per tutto, pensò che non c’era lunedì migliore di quello per provare la sua ultima invenzione. Il Cambiacanale, un telecomando per fare zapping nella vita vera, ravvivandola un po’. 26

IL T EST O

NARRAT IVO


SEMPLICEMENTE In quel momento la porta si spalancò e nella classe fece capolino… «Noooo, Ranuzzi noooo!» si disperò Furio. La vista del bidello non poteva che peggiorare quel lunedì. «Avete visto la nuova alunna?» domandò l’uomo. «Non la trovo più. È arrivata a inizio lezioni, dovevo portarla in classe, ma appena mi sono voltato… puf! È scomparsa» ansimò. «Se il Preside lo viene a sapere, mi licenzia. Anzi, peggio: mi costringe a fare il bidello a vita!» Eleonora Babbo - Vincenzo Galli, Isotta Illusione, Lapis

LA STRUTTURA I

LA NARRAZIONE

fatti narrati sono: fantastici.

realistici.

Gli

autori seguono l’ordine cronologico (fabula) durante la narrazione? Sì.

No.

Chi racconta la storia? Non è un personaggio. La maestra Torchio. Chi ha scritto il brano? Bianca Battaglia. Eleonora Babbo e Vincenzo Galli.

I PERSONAGGI

IL TEMPO

S crivi i nomi dei personaggi di questo racconto.

In quale tempo si svolgono i fatti?

............................................................................................

Un sabato mattina. Un lunedì mattina.

............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ ........................................................................................... ...........................................................................................

IL LUOGO In quale luogo si svolge la vicenda? Sullo scuolabus. In classe.

Inventa

il finale di questo racconto. Dov’è finita la nuova alunna? Racconta sul quaderno. 27


Via al ! T S TE

Un cane per Elise 5

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15

20

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30

35

Nel cortile sul retro, Potifar aveva una rimessa di legno senza tetto. – Consentitemi di offrirvi una visita guidata gratuita. Comincio da Svetlana, che ha tre anni e rende onore alla propria razza. In questo momento sta facendo un pisolino, ma posso garantire che è un bellissimo maialino pancia a tazza, allegro e socievole. Elise domandò dove fossero i cani. Potifar si diresse verso la seconda gabbia. – Abbi pazienza, piccola. Stai per vedere Hannibal, un perfetto incrocio tra un boxer di razza e un pluripremiato barboncino reale. Elise si guardò intorno. – Non hai altro nel paradiso degli animali? – domandò. – Mercoledì portano un cucciolo perfetto per te. Che ne dici? Elise non rispose e guardò dentro una gabbia buia. C’era un animale non molto più grande di un coniglio, anche se doveva essere qualcos’altro. Se era un cane, aveva un corpo grassoccio e quattro zampette secche. Aveva il pelo corto e marroncino e due orecchie dritte ai lati della testa, ma la cosa più strana era la bocca che, per quanto sembrasse impossibile, sorrideva alla bambina. Elise domandò a Potifar che razza di cane fosse. – È stato un tragico incidente stradale. Come vedi, ha al collo una targhetta con scritto “Gasometro”, perché è successo vicino al distributore del gas. – Costa tanto? – domandò Elise – Quando l’ho preso aveva un aspetto terribile. Ma visto che sei tu, Elise, te lo vendo per cento corone, compresa la ciotola, un braccialetto indiano e un flacone di pillole. – Un flacone di pillole? – esclamò il papà. Potifar spiegò che il cane soffriva di asma e doveva prendere una pillola al giorno. Il papà prese Potifar da parte. – Stammi a sentire, non ho nessuna intenzione di portarmelo a casa, nemmeno se mi dai cinquecento corone, dieci flaconi di pillole e le babucce rosse del califfo. Potifar si girò a guardare Elise, che teneva in braccio Gasometro. – Papà – disse, – è il cane più carino del mondo. Lo prendiamo. Bjarne Reuter, Elise e il cane di seconda mano, Iperborea

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NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

Questo testo narrativo racconta una storia:

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fantastica. realistica.

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3

È il cane più carino del mondo!

Chi è il protagonista del racconto? Elise. Il padre.

.....................................................................................................

Potifar. Gasometro.

Non ho nessuna intenzione di portarmelo a casa!

La narrazione è in: prima persona. terza persona.

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No.

.....................................................................................................

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Indica l’analisi logica corretta della frase “Il cane aveva il pelo corto e marroncino” (riga 16). Soggetto / p. verbale / c. oggetto + attributo Soggetto / p. nominale / c. oggetto + attributo

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Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

Alla riga 5 si parla di un maialino “pancia a tazza”. Secondo te che cosa vuol dire quest’espressione?

Perché il cane si chiama “Gasometro”? È stato investito vicino al distributore del gas. È tondo come un palloncino gonfiato a gas. È nato vicino al distributore del gas. È il nome che gli ha dato il primo padrone.

Indica un sinonimo di “rimessa” (riga 1). .....................................................................................................

Il maialino ha la pancia tonda. Il maialino ha la pancia piatta.

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Alle righe 15 e 16 il cane viene descritto con cinque aggettivi. Scrivili. .....................................................................................................

No.

La narrazione è in ordine logico e cronologico? Sì.

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.....................................................................................................

Osserva il nome dell’autrice: secondo te autrice e narratrice sono la stessa persona? Sì.

Scrivi sotto a ogni fumetto il nome di chi lo pronuncia.

• Il primo animale che Potifar mostra a Elise è un maialino. • Gasometro è un cane di razza. • A Elise non piace Gasometro. • Il papà di Elise non vuole prendere Gasometro.

V F V F V F V F

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU

E

C

IVICA nel TESTO NARRATIVO

Circle time Alcune persone hanno difficoltà ad accettare chi viene da lontano e ha colore della pelle, abitudini, lingua... diversi dai nostri. Parlandone e confrontandosi, però, è più facile capire le ragioni di tutti. Oggi circle-time in classe: si parla di amicizia e di accettazione. – Perché si deve essere amici per forza? – esordisce Alessandro. – Se una persona mi è antipatica, è antipatica e basta. È mai possibile essere sgridati per questo? La maestra Paola sorride e dice: – Chi vuole rispondere? – Secondo me le persone ci possono essere simpatiche o antipatiche – dice Talo. Carolina ribatte: – Ma non perché sono bianche o nere, ricche o povere, del Nord o del Sud. Invece ci sono alcuni che, per partito preso, non accettano e addirittura odiano chi non è come loro. Marta aggiunge: – Per me siamo tutti uguali, siamo fatti allo stesso modo con gambe e braccia, mani e piedi e anche cervello. – Brave! – annuisce la maestra Paola. – Come si usa il cervello non dipende dal colore della pelle, ma dall’intelligenza. La maestra fatica a parlare perché altre voci vogliono dire la loro. – Però è meglio che gli stranieri rimangano nei loro Paesi! – Sono d’accordo: tanti extracomunitari possono essere un problema per noi italiani! Il tono della voce si alza: c’è una grande confusione, finché con un “Si parla uno alla volta!”, la maestra riprende il filo del discorso. – Cerchiamo di capire un po’ meglio come stanno davvero le cose, altrimenti sarà impossibile stabilire veri rapporti. Scaturiranno solo aggressività e rabbia. Alessandro, allora, sottolinea timoroso: – Però... è vero che tanti extracomunitari vengono a rubarci il lavoro e portano la delinquenza. Non dico tutti... ma... A questo punto interviene la maestra Gilda: – Non è proprio così. Talvolta alle persone che conosciamo poco attribuiamo le cause delle nostre paure e le emarginiamo. Io vengo da un paese vicino e quando sono venuta ad abitare qui mi sembrava che tutti mi prendessero in giro per il mio modo di parlare.

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P ROTAGO NISTi del F UTURO

Mi sentivo emarginata. Ora non vivrei in nessun altro posto. – È vero, maestra – dice Pierpaolo. – Mio padre mi ha raccontato che tanti anni fa suo nonno si è dovuto trasferire da Napoli a Torino per trovare un lavoro e ha fatto molta fatica per inserirsi: nessuno gli voleva affittare una casa e sui portoni c’erano dei cartelli con la scritta “non si affitta ai meridionali”. – Questo non può essere vero! – interviene Federico. – No, è vero – puntualizza Abdul. – Anche a noi è capitata la stessa cosa. Prima di trovare una sistemazione decente, siamo stati costretti a vivere in dieci in una sola stanza! La maestra Paola aggiunge: – All’epoca di tuo nonno, Pierpaolo, al Nord c’era bisogno di operai, ma si nutriva molta diffidenza verso i meridionali. Adesso molti hanno paura di perdere il lavoro per colpa degli extracomunitari. Anche se essi, spesso, fanno i lavori rifiutati dagli altri. – Che confusione ho in testa! – dice Carolina. – Non ci capisco più niente. Mio padre dichiara sempre che la gente si giudica da quello che fa e non da quello che dice né dal Paese d’origine né dal colore della sua pelle. La maestra Gilda le risponde: – Le parole di tuo padre sono sagge. Bisogna conoscersi meglio, facendo tante cose insieme, come giocare e studiare. Solo così scopriremo che chi credevamo antipatico può diventare il nostro migliore amico. La campanella pone fine al circle-time. Le maestre commentano: – Quanta carne al fuoco abbiamo messo oggi! Ivonne Mesturini, Un amico dal mare, Raffaello

Rifletto La maestra dice che, se non si cercherà di capire i problemi degli immigrati, non sarà possibile stabilire veri rapporti: scaturiranno solo rabbia e aggressività. Tu sei d’accordo? ............................................................... ............................................................... ............................................................... ............................................................... ............................................................... S ottolinea nel testo quello che dice la maestra Gilda su che cosa succede con le persone che conosciamo poco.

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A

Una

LIBRO l u s A R T S FINE SCOLTA

L’AU DIO

Il lungo viaggio di Alika Touré

È un venerdì di fine giugno, sono passate da poco le sette di sera. Un sole di fuoco colora le casette sbiancate di Khniss, in Tunisia, con le stesse sfumature gialle e arancioni dei peschi e dei nespoli che crescono nel frutteto di Asim Zerrouk. Il vecchio contadino sta scavando un buco accanto a un fico. – Che caldo! – esclama. Poi alza la testa. La spiaggia è diventata un’infinita lingua dorata che le onde lambiscono tutte insieme. Sulla sabbia restano appena una mezza dozzina di pescatori che sistemano le reti. Presto scenderà la notte. Uno di loro, un ragazzino magro, dà di gomito a suo nonno Khaled, intento a riparare una nassa. L’uomo gira gli occhi nella direzione che gli indica il ragazzo. Alla foce del Torrente Vecchio si alza una nube di polvere… – Un’altra volta? – borbotta il vecchio. – Sembra di sì. – Il ragazzo si stringe nelle spalle. – Quanti? Il ragazzo socchiude gli occhi e risponde: – Una settantina. – Anche donne e bambini? – Sì, molti.

Cinque minuti dopo, fra i canneti del Torrente Vecchio compare una folla di gente coperta di mantelli variopinti: arancioni come le pesche del frutteto del vecchio Asim Zerrouk, bianchi come i muri del villaggio e verdi come le palme che tentano di intrufolarsi sulla spiaggia di Khniss, a poca distanza da Monastir. Appena arrivano sulla sabbia, tutti corrono finché le lingue di acqua salata lambiscono piacevolmente i loro piedi bianchi di polvere. Uomini, donne e bambini si liberano dei mantelli: la loro pelle nera come fuliggine brilla fra l’arancione e il giallo infuocati di questa sera di fine giugno. L’ultima ad arrivare sulla sabbia è una ragazza esile come lo stelo di un gladiolo. Si chiama Alika Touré, è la più bella. Sono otto ore che cammina, ma lo fa ancora come una principessa. I suoi fianchi si muovono come se ballasse la kakilambe alla festa di primavera di Tessit, il suo villaggio natale. Dalla schiena le pende un fagotto leggero come un sacchetto di farina. Dentro c’è Kambirì che dorme. Alika si bagna i piedi, la nuca e i capelli. L’acqua le scorre sulla pelle d’ebano disegnando tracce fugaci e rivoli di sale. Quando ha finito lava il corpicino della figlia, che dorme nel fagotto. La piccola Kambirì apre gli occhi come due stelle e sorride. La bambina non ha mai visto una spiaggia e scoppia a ridere. – Ba, ba, ba – balbetta.

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IL T ES

T O NA

RRAT

IVO

Alika Touré le accarezza una guancia. – Sì, Kambirì, il mare – mormora pettinandole i capelli, ricci come i suoi. Che rumore forte! Che odore di sale! Che luce intensa! Le onde danzano felici. Triglie e scorfani girano nelle profondità delle acque dorate. Il sole rotondo sorride contemplando madre e figlia. La brezza del sud sussurra parole gentili. Al mattino il gruppo si è mosso a piedi da El Bhirra per sentieri poco transitati. Quarantanove chilometri. E prima hanno camminato altri due giorni dai dintorni di Sfax. Ottantasette chilometri. E un altro da El Agareb. Ventiquattro chilometri. E un altro ancora da Bir Ali Ben Khalifa. Quarantuno chilometri. E così per due lune, in autobus, su carri o a piedi, da quando ha lasciato il villaggio di Tessit, in Mali, nel cuore dell’Africa. Alika Touré non lo sa ma in un mese e mezzo ha percorso più di tremila chilometri con Kambirì sulla schiena. Ha attraversato i deserti infuocati dell’Algeria, fino ad arrivare a quella spiaggia che deve condurle in paradiso. Alika Touré non sa dove si trovi quel giardino promesso. Sa solo che adesso non deve restare indietro, perché sono settimane che non vede più le falde dell’altopiano di Hombori. Tessit e i pascoli del nonno Yaundé sono molto lontani. Sa che non rivedrà mai più le distese del Sahel, né i sentieri color sangue d’Asongo, non rivedrà mai più saltare le antilopi nella savana, né i colli lunghi e maculati delle giraffe. Sa che non sentirà mai più il ruggito dei leoni, né il barrito degli elefanti che al tramonto si avvicinano al lago Mensah, né il rumore del pestello della nonna Shaira che pesta il fufu nel mortaio. Nelle ultime settimane Alika ha ascoltato nomi davvero strani: Marsiglia, Nimes, Milano, Barcellona… Una coltre di stelle cade sulle settanta ombre in attesa sulla spiaggia di Khniss, a poca distanza da Monastir. Qualcuno ha acceso un falò di rami di palma e il fuoco illumina settanta facce tremolanti. Devono aspettare. Prima di volatilizzarsi, le guide hanno detto che una barca li porterà al di là del mare, ma devono aspettare. Una donna le siede accanto. Alika l’ha vista durante le lunghe settimane della traversata, cominciata a Niamey, in Niger, ma non si sono mai parlate. Era proibito. Alika si sposta di lato e la ragazza si appoggia al tronco. Una palma è tutto ciò che possono condividere. Si chiama Awa e viene da Hombori, un villaggio a mezza giornata di cammino da Tessit. – Quasi vicine – sorride Alika mostrando la fila di perle che adorna la sua bocca. Per un po’ parlano sottovoce di tutto e di niente. Sanno che aspettano di attraversare il mare e di arrivare su un’isola. Da lì andranno in paradiso, dove si mangia tre volte al giorno e l’acqua non fa venire i vermi nella pancia. Lluís Prats, La bambina dell’isola, Rizzoli

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GI A T S E L

ON I

Il castagno e l’abete – Come è dolce d’autunno il solicello! – disse il castagno a un vicino abete. – Per onorarlo rinnovo il mantello… Ma voi di quale triste razza siete! Ad ogni tempo ti ho veduto nero. Io dapprima ero verde nel turchino, e ora, guarda un po’, non son davvero tutto vestito d’oro sopraffino? – Aspetta a giudicar qualche giornata, mio bel signore – ribatté il compagno. – Ogni cosa generosamente ci vien donata, e delle cupe fronde io non mi lagno. Passan quei giorni. Il cielo poi s’oscura di fredde nebbie e dalle cime scende un vento irato che mette paura, e che la selva a sconquassare prende. Quando il sole tornò tutta la veste del castagno dorato era dispersa, mentre l’abete, re della foresta, gl’intatti rami alzava all’aria tersa. Giuseppe Fanciulli, www.raccontidifata.com

Le gg o c om e a teatro Dividetevi in coppie, alternandovi nell’interpretazione del castagno e dell’abete. Cercate anche di variare il tono, a seconda del personaggio a cui date voce.

Mi emoziono I l castagno prende in giro l’abete per i suoi colori e si vanta di essere più bello. L’abete non se la prende e il tempo gli dà ragione: in inverno il castagno resta nudo, mentre l’abete alza al cielo i suoi rami ancora verdi. Questa poesia ci insegna: a non giudicare frettolosamente gli altri: ognuno è diverso, ma ognuno ha la sua bellezza. a vantarci con gli altri delle nostre qualità.

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L'AUT U

In autunno

In Autumn

In autunno quando gli alberi sono marroni Le piccole foglie vengono giù rotolando Non fanno il minimo rumore Ma giacciono silenziose sul terreno Finché il vento non arriva sbuffando E le soffia via verso il cielo.

In autumn when the trees are brown The little leaves come tumbling down They do not make the slightest sound But lie so quietly on the ground Until the wind comes puffing by And blows them off towards the sky.

Filastrocche.it

Traduzione di Maria Giosa

NNO

In inglese

Scrivo Come si trasforma la natura in autunno! Osserva con attenzione un albero (nel tuo giardino, nel parco in cui vai a giocare, durante una passeggiata in un bosco...) e descrivi in che modo è cambiato in questa stagione. Poni particolare attenzione ai colori!

Collega. to tumble down giacere slight

leggero

to lie

soffiare

to blow

rotolare

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GI A T S E L

ON I

Sassi “spaventosi” di Halloween

Fatti ispirare dalla fantasia per creare una calamita personalizzata e “spaventosamente” simpatica in tema Halloween, una festa che fa parte della tradizione nordica ma che ora è diffusa anche in Italia.

Occorrente • Sassi piatti • Calamita piatta • Matita • Colori acrilici

• Pennelli • Un pezzetto di carta da forno • Colla forte

PROCEDIMENTO

1

Cerca un sasso piatto e disegnaci sopra un’immagine. Puoi prendere come esempio questi disegni.

2

4

3

Ora prendi i pennelli e i colori acrilici e dipingi il tuo sasso.

Incolla sotto il sasso la calamita e aspetta che la colla asciughi.

5

Appoggia il sasso sulla carta da forno e lascialo asciugare per 24 ore.

Porta il tuo magnete in classe e presentalo ai tuoi compagni e alle tue compagne come se fosse un personaggio in carne ed ossa.

Insieme è più facile ormate piccoli gruppi e mettete insieme le vostre calamite, che F diventeranno i protagonisti del racconto che inventerete. Scrivetelo, quindi leggete/drammatizzate alla classe la storia che avete creato.

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L'AUT U

NNO

Le camelie

C’

era una volta nell’antico Giappone Susanowo, il dio del vento, della pioggia e dell’uragano. Un giorno Susanowo fu rinchiuso nel regno stregato per volere del serpente a otto teste, un terribile drago che tormentava i poveri abitanti dei villaggi giapponesi e pretendeva ogni anno il sacrificio della più bella fanciulla del regno. Un bel giorno Susanowo, deciso a liberare i villaggi del Giappone dalle persecuzioni del terrificante mostro, scese nel regno dei morti e in una fucina incantata forgiò una spada in cui imprigionò un raggio di luce. Con questa magica spada il dio benefattore Susanowo si recò all’ingresso della grotta del mostro e attese pazientemente il suo arrivo. All’alba un lungo corteo composto da tutti gli abitanti del regno attraversò la valle accompagnando al sacrificio la dolce principessa “Campo di riso”. La bella fanciulla, infatti, era stata scelta dal drago quale vittima del suo capriccio crudele. Triste ma piena di dignità, la principessa si avviava verso il palazzo stregato, sapendo di offrire la sua giovane vita per la sola colpa di possedere una bellezza rara, destinata purtroppo a essere perduta per sempre per la volontà malefica di un mostro. Alle prime luci del giorno il drago finalmente apparve dalle profondità della caverna e al suo ruggito ogni cosa tremò. Susanowo fu l’unico essere a non tremare: si lanciò invece sul serpente ingaggiando con lui una terribile lotta. Il sole era ormai alto quando il dio del vento, dopo un estenuante combattimento, abbatté il drago. Susanowo si avvicinò quindi alla meravigliosa principessa “Campo di riso” per chiederla in sposa. Appoggiò sull’erba la spada affilata e insanguinata e, come per magia, i verdi steli si tinsero di rosso e apparve un grande arbusto dal lucido fogliame e dai bellissimi fiori bianchi chiazzati di porpora. I fiori vennero chiamati “Tsubaki” che nella lingua giapponese significa “Rose del Giappone”.

Conospcaorole le Conosci il significato delle parole forgiare, benefattore, vittima e dignità? In classe cercate il loro significato sul vocabolario.

Comprendo Indica con una X i messaggi che la leggenda vuole trasmettere. O ccorre lottare per quello che si crede giusto. O ccorre essere coraggiosi. Bisogna arrendersi. È necessario saper affrontare le difficoltà con dignità. Confronta e discuti le tue opinioni con i compagni e le compagne.

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GI A T S E L

ON I

Finestre d’autunno sul mondo

Approfondisco Nella vostra classe o nella vostra scuola sono presenti bambini o bambine provenienti dall’India? Intervistateli per saperne di più su questa festa… on l’aiuto dell’insegnante, C organizzate una Festa delle Luci nella vostra classe.

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In India: la Festa delle Luci La Festa delle Luci è una delle più importanti feste indiane e si festeggia nel mese di ottobre o novembre. Simboleggia la vittoria del Bene sul Male, della Luce sulle Tenebre. In occasione di questa festa le case, i cortili e i tetti si illuminano della luce di candele e di lampade chiamate “diya”. Ogni città e villaggio si trasforma in una terra magica popolata da migliaia di tremolanti lampade a olio o lampadine elettriche. La Festa delle Luci è l’occasione per riunirsi in allegria e divertimento, per lo scambio di regali o di piccoli pensieri…


Nel Nord America: il Giorno del Ringraziamento

L'AUT U

NNO

Il Thanksgiving day, cioè il Giorno del Ringraziamento, è una festa tradizionale che si festeggia negli Stati Uniti e in Canada in date diverse: negli USA il quarto giovedì di novembre, mentre in Canada il secondo lunedì di ottobre. Il Giorno del Ringraziamento degli Stati Uniti è quello più conosciuto nel mondo. Le famiglie statunitensi si riuniscono a casa di parenti per banchettare tutti insieme con sostanziose leccornie e delizie di stagione. Dopo pranzo, poi, tutti in strada a vedere le straordinarie parate di palloni aerostatici, carri allegorici e bande musicali che in occasione di questa festa sfilano per le città americane!

In Thailandia: il Festival delle Lanterne A novembre in molti Paesi asiatici si svolge il tradizionale Festival delle Lanterne. Tra i più suggestivi quello che si svolge a Chiang Mai, una delle più importanti città della Thailandia. Nella notte di luna piena di questo mese centinaia di lanterne vengono lanciate verso il cielo. Si tratta di lanterne di sottile carta di riso al cui interno sono accese delle piccole candele, e lo spettacolo del cielo illuminato è davvero suggestivo. Per l’occasione, anche le case, i templi e i giardini della città vengono decorati con lanterne di diverse fogge, in una vera festa della luce.

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L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

IL RACCONTO BIOGRAFICO CHE COS’È? È un testo che racconta episodi della vita di un personaggio noto. LO SCOPO Far conoscere la vita del/della protagonista.

I LUOGHI Sono i luoghi reali della vita del/della protagonista. Sono definiti. I PERSONAGGI Sono persone reali. Il personaggio più importante è il/la protagonista di cui si narra la vita. Altri personaggi sono le persone presenti nella sua vita.

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I FATTI Sono realmente accaduti nella vita di una persona, riportati in modo oggettivo.

IL TEMPO Definito. È un tempo preciso, nel passato. Spesso è scandito da date. IL NARRATORE/ LA NARRATRICE È sempre esterno/ esterna alla storia, che quindi è scritta in terza persona.

AT IVO


IL RACC ON T O

Min Mehta “Come fiori di campo... alcuni resistono agli elementi di madre natura e crescono dritti, altri all’inizio hanno bisogno di un po’ di assistenza.”

-S

tai seduta dritta! – A undici anni, Min se lo era sentito dire da così tanti adulti che aveva perso il conto. Poi, un giorno, un’amica di famiglia che faceva anche l’infermiera le disse una cosa che le cambiò la vita. Rivelò che Min non poteva stare seduta dritta perché aveva la scoliosi, cioè una curva della spina dorsale. Anche se era nata in Iran, Min crebbe in India negli anni trenta, quando non c’era molto che i dottori potessero fare per i bambini affetti da scoliosi. Min volle cambiare le cose. Fin da quando aveva sei anni, sapeva già che da grande avrebbe voluto diventare dottoressa. E quando terminò gli studi di medicina in India, sapeva esattamente che genere di dottoressa voleva essere: una chirurga. Decise quindi di trasferirsi nel Regno Unito per approfondire la sua formazione medica. All’epoca, però, quasi non c’erano donne tra i chirurghi, così quando le venne offerto un colloquio a Londra, gli altri dottori rimasero scioccati nel vederla arrivare: avevano pensato che “Min” fosse un nome maschile! Ciononostante, i suoi studi sulla scoliosi nei bambini resero Min uno dei chirurghi ortopedici più rispettati nel Regno Unito. Fu lei, infatti, ad accorgersi che se la schiena di un bambino poteva essere mantenuta nella corretta posizione per un tempo sufficiente, iniziando da piccolissimi, in molti casi la curva della spina dorsale si raddrizzava in modo naturale durante la crescita. Min insegnò agli altri chirurghi come usare un’ingessatura speciale, ormai chiamata “busto ortopedico Mehta”, per correggere la spina dorsale dei bambini senza bisogno di intervenire chirurgicamente. Oggi i dottori usano ancora uno dei suoi metodi per curare la scoliosi infantile.

B I O G RA

F IC O

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

Elena Favilli, Storie della buonanotte per bambine ribelli: 100 donne migranti che hanno cambiato il mondo, Mondadori

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IL

NT O B O C C A R

O LO SC

I O G RA F I C O

EMPO / I FATTI GHI / IL T O U L I PO /

La biografia ha lo SCOPO di far conoscere un personaggio attraverso la narrazione di episodi della sua vita. I LUOGHI di cui si parla sono reali. Il TEMPO è preciso. I FATTI sono narrati in ordine cronologico e vengono inserite molte date.

Analizzo Qual è lo scopo di questo testo? Far conoscere la storia del capitano dell’Inter. P arlare dell’Inter in generale. I luoghi citati sono: reali. immaginari. Il tempo è: scandito in ordine cronologico. indefinito.

Samir Handanovic “Batman”

B

atman è coraggioso, dotato di un gran fisico, estremamente leale e soprattutto… vola. Per questo Samir Handanovi è soprannominato “Batman”. Lui è l’essenza del calcio che non urla e non riempie le pagine della cronaca rosa, è l’antitesi del divo, mai una frase a sproposito o un comportamento sleale. Quel soprannome se lo è guadagnato in un derby in cui riuscì a parare di tutto, a lui piacque all’istante e tuttora ne va fiero. Samir è un supereroe perché nell’universo del calcio dove tutti troppo spesso si sentono fenomeni, ha scelto di vestire la maglia della semplicità. Poi c’è l’altra maglia, quella da portiere, che ha deciso di indossare a vita quando era ancora un ragazzino sloveno troppo alto per la sua età. Samir è nato il 14 luglio del 1984 nella piccola Lubiana, a due passi dal Friuli, e infatti l’Udinese, maestra nell’intercettare giovani promesse, lo acquistò a titolo gratuito quando aveva 20 anni. Lui, che non conosceva neppure una parola d’italiano, stava facendo il suo ingresso nel salotto buono del calcio. Nel 2005/2006 Handanovi è il portiere del Treviso. Dopo aver girovagato tra Lazio, Rimini in serie B e poi ancora Udinese, nel 2012 si ritrova all’Inter. Da allora il Meazza diventa casa sua, Batman ha finalmente trovato l’angolo di mondo dove poter mettere radici. 193 centimetri sono tanti e lui da lassù ha iniziato a guidare la difesa nerazzurra come un direttore d’orchestra.

Evidenzia in giallo tutte le date e in verde tutti i luoghi citati nel testo.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Laboratorio di scrittura, p. 23


IL RACC ON T O

“Batman” Handanovi non ha mai pensato di essere arrivato e l’umiltà è un altro superpotere che contraddistingue il suo modo di interpretare il campo e la vita. Pochi portieri hanno una visione tattica simile alla sua e tutto questo è frutto di un’inesauribile voglia di migliorarsi, altro superpotere che lo accompagna da sempre. Del resto… cosa potevamo aspettarci da chi ama giocare a scacchi sin da quando era bambino? – Gli scacchi – afferma Samir – ti obbligano a pensare e ad anticipare ogni mossa dell’avversario. Spesso gioco contro il tempo e quindi sono costretto a scegliere la mossa velocemente. Io anche tutto questo lo considero allenamento. “Batman” ha l’Inter nel cuore: anche nei momenti societari più critici non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di abbandonare Milano, eppure le offerte erano allettanti e addirittura vantaggiose. Ma lui è fatto così. Oggi il bambino di Lubiana è il capitano dell’Inter. – Un grande onore, una grande responsabilità, perché a volte un capitano deve prendere decisioni che non piacciono a tutti, ma la cosa fondamentale per chi indossa la fascia è una sola: cercare di essere giusto. Il capitano deve rappresentare un esempio per tutti. È partendo da questa logica che Samir guida la sua squadra. Samir, essenza dell’atleta intelligente, forte nel corpo ma soprattutto nella mente e nei pensieri, è destinato a rimanere sempre nel cuore di ogni tifoso dell’Inter e dello sport, perché i campioni veri sono quelli come lui.

B I O G RA

F IC O

Comprendo Qual è stata la prima squadra per la quale ha giocato Samir Handanovic? P erché considera gli scacchi una forma di allenamento?

Rifletto sulla lingua Quale di questi termini è un sinonimo di “antitesi”? Contrario. Anticipo. Atipico.

Approfondisco Lubiana è la capitale della Slovenia, uno Stato che confina con l’Italia. Verificate la sua posizione su un atlante geografico e cercate delle notizie su questa città.

INTER, I grandi calciatori raccontati da Luca Pagliari, Raffaello Ragazzi

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IL

NT O B O C C A R

IL

I O G RA F I C O

TRICE LA NARRA / E R O T NARRA

La biografia è scritta da un NARRATORE ESTERNO o da una NARRATRICE ESTERNA , in terza

persona.

Analizzo Di che cosa si occupa l’organizzazione di cui Emma Watson è ambasciatrice?

Scrivo In molti Paesi del mondo alle donne non sono date le stesse opportunità degli uomini. Si tratta di una grande ingiustizia. Che cos’è un’ingiustizia? Spiegalo raccontando un episodio di cui sei a conoscenza.

Emma Watson È

diventata famosa interpretando Hermione Granger nei film tratti dalla saga letteraria di Harry Potter. Un personaggio perfetto per lei… perché Emma Watson un po’ magica lo è davvero. Magico è il suo modo di vivere lontano dagli stereotipi legati al mondo del cinema e del gossip. Magica è la passione che mette nelle cause che sostiene. Emma è nata a Parigi nel 1990, ma si è presto trasferita con la famiglia in Inghilterra. Il suo talento è innegabile e infatti come attrice ottiene un grande successo già dal primo film, a soli 11 anni. Ma la vita della giovane star, tutta feste e divertimento, non fa per lei. Da sempre interessata al problema della parità di genere, Emma è convinta che donne e uomini debbano avere gli stessi diritti e lo ribadisce in pubblico ogni volta che ne ha la possibilità. Per questo suo impegno, nel 2014, viene nominata “Ambasciatrice di Buona Volontà” dall’UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa proprio di parità di genere e che la porterà in giro per il mondo a sostenere cause fondamentali per l’emancipazione femminile, come l’importanza dell’educazione o l’abolizione dei matrimoni forzati per le bambine. Molto emozionante il suo primo discorso come ambasciatrice, nel quale chiama in causa gli uomini invitandoli a lottare in prima persona perché alle loro sorelle, mogli e figlie siano garantite le stesse loro opportunità. Non tutti, però, apprezzano l’impegno di Emma, che anzi è vittima di minacce e persino di ricatti da parte di chi vorrebbe fermarla, infastidito dal grande impatto che le sue parole hanno sui giovani. Ma lei non ha paura e continua ad andare avanti per la sua strada, dividendosi tra il cinema, l’amore per la lettura (si è laureata in Letteratura inglese) e l’impegno civile. Gilda Ciaruffoli, YEAH! 100 storie incredibili di giovani rivoluzionari che vogliono un futuro migliore, Gribaudo

FRESCO DI STAMPA Nel libro YEAH! 100 storie incredibili di giovani rivoluzionari che vogliono un futuro migliore sono narrate le storie di tanti giovani che con le loro azioni hanno contribuito a rendere migliore il mondo.

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IL T EST O

NARRAT IVO


IL RACC ON T O

runo Barbieri nasce il 12 gennaio del 1962 a Medicina, in provincia di Bologna. Nel dicembre del 1979, dopo essersi diplomato all’istituto alberghiero di Bologna, gli viene offerta l’opportunità di lavorare come terzo cuoco sulla “Oceanic”, una nave da crociera che accoglie più di un centinaio di cuochi: grazie a quell’occasione ha la possibilità di girare il mondo. L’esperienza dura un anno e mezzo; fa poi ritorno in Italia e inizia a lavorare come chef in piccoli locali in Emilia-Romagna. Dopo aver frequentato alcuni corsi di aggiornamento e di perfezionamento in Italia e all’estero, vince diversi concorsi gastronomici. Lavora alla “Locanda Solarola” di Castelguelfo (Bologna) e in altri ristoranti, ottenendo diverse volte le ambite stelle Michelin, il maggiore riconoscimento per i cuochi. Apre poi un ristorante in provincia di Verona e nel frattempo si dedica anche alla scrittura: nel 2005 esce il libro Tegami, in cui fornisce consigli culinari e dispensa suggerimenti sugli utensili da utilizzare; poi pubblica Mangiare da cani e successivamente Squisitamente senza glutine, in cui affronta i temi delle allergie e delle intolleranze alimentari, con un occhio particolare alla celiachia. Nel 2010 decide di trasferirsi in Brasile, mentre dall’anno successivo, tornato in Italia, diventa un personaggio televisivo facendo parte, insieme con Joe Bastianich e Carlo Cracco, della giuria del talent show culinario “Masterchef Italia”. www.biografieonline.it

In questo testo le informazioni vengono fornite: in modo oggettivo, senza commenti di chi scrive. in modo soggettivo, con commenti di chi scrive.

F IC O

IL LINGU AG

Bruno Barbieri B

Analizzo

B I O G RA

In inglese Collega. cuoco

pot

locanda

pan

pentola

cook

padella

inn

GIO

Nella biografia il LINGUAGGIO è accurato. I fatti sono narrati in modo oggettivo.

Conospcaorole le La celiachia è un’intolleranza al glutine, un complesso di sostanze contenuto in alcuni cereali, come grano, avena, farro… Chi soffre di celiachia è quindi costretto a eliminare dalla propria tavola tutti quegli alimenti (pasta, dolci, pane, biscotti ecc.) che contengono questa sostanza.

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IL

NT O B O C C A R

I O G RA F I C O

Comprendo Per che cosa combatté Martin Luther King? C on quali metodi coinvolse le persone nella sua lotta? Quale premio ottenne? Qual era il suo sogno?

EMA Il grande CIN in classe In classe guardate il film Selma. La strada per la libertà, che è la biografia in versione cinematografica della vita di Martin Luther King.

Un uomo... M

artin Luther King è stato un leader politico e religioso che ha combattuto per l’uguaglianza dei diritti fra i neri e i bianchi negli Stati Uniti d’America. Ha proposto metodi di partecipazione collettiva fondati sulla non violenza e sulla disobbedienza civile, che trasgredivano pubblicamente e in modo pacifico alcune leggi disumane. A 25 anni scelse di diventare pastore della chiesa battista in Alabama, uno Stato dove la segregazione razziale era tra le più rigide e la povertà molto diffusa. Per i 10 anni successivi organizzò e guidò un movimento di massa le cui “imprese” pacifiste furono conosciute in tutto il mondo. Nel 1964 gli fu assegnato il Premio Nobel per la Pace. L’anno prima, nel 1963 aveva pronunciato uno dei più famosi discorsi politici della Storia, ricordato da tutti con le parole iniziali: “I have a dream” (“Io ho un sogno”). Il suo sogno era quello di un mondo dove tutti gli uomini e le donne avessero gli stessi diritti. Un sogno che continuò anche dopo la sua morte. Focus Junior, I 100 geni che hanno cambiato il mondo, Mondadori

Insieme è più facile iascuno di voi scriva su un foglietto ciò che pensa C dell’uguaglianza dei diritti. Cercate di usare poche parole, anzi se potete usatene una sola. Raccogliete tutti i vostri biglietti in un unico cartellone dal titolo “Uguaglianza” e appendetelo nella vostra classe.

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IL T EST O

NARRAT IVO


IL RACC ON T O

... e una donna che hanno cambiato la Storia U

na volta la città di Montgomery, in Alabama, era una città segregata. Le persone nere e le persone bianche frequentavano scuole diverse, pregavano in chiese diverse, facevano la spesa in negozi diversi, usavano ascensori diversi e bevevano perfino da fontanelle pubbliche diverse. Tutti viaggiavano negli stessi autobus, però dovevano sedersi in settori diversi: i bianchi davanti, i neri dietro. Rosa Parks era cresciuta in questo mondo in bianco e nero. Per i neri era difficile, e molti erano tristi e arrabbiati a causa della segregazione, ma se protestavano venivano messi in prigione. Un giorno Rosa, che allora aveva quarantadue anni, prese l’autobus per tornare a casa dopo il lavoro e si sedette dietro. L’autobus era molto pieno e non c’erano abbastanza posti davanti (nel settore riservato ai bianchi), così l’autista disse a Rosa di alzarsi e cedere il posto a un bianco. Rosa disse no. Passò la notte in prigione, ma quest’atto di coraggio dimostrò alla gente che era possibile dire di no all’ingiustizia. Gli amici di Rosa organizzarono un boicottaggio. Chiesero a ogni persona nera della città di non prendere gli autobus di Montgomery finché le cose non fossero cambiate. Il passaparola fu rapido ed efficace. Il boicottaggio durò 381 giorni. Finì quando la segregazione negli autobus fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Ci vollero dieci anni perché la segregazione fosse bandita in tutti gli altri Stati, ma alla fine accadde, grazie al primo, coraggioso “no” di Rosa.

B I O G RA

F IC O

Analizzo In questo testo i fatti sono narrati: i n ordine logico e cronologico. con flashback e anticipazioni. Questa struttura del racconto viene definita: fabula.

intreccio.

Comprendo Evidenzia la parte del testo dove le autrici spiegano il concetto di “città segregata”.

Elena Favilli - Francesca Cavallo, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori

Conospcaorole le Nel testo si dice che la città di Montgomery era una città segregata. Quest’espressione significa che le persone di colore erano separate dalle altre in tutte le attività della vita quotidiana.

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IL

NT O B O C C A R

GR I PARA

I O G RA F I C O

AFI

Le biografie possono essere scandite in PARAGRAFI, ognuno dedicato a un aspetto della vita del personaggio di cui si parla.

Scrivo Immagina di essere il conduttore/ la conduttrice di un programma scientifico. Di quale argomento parleresti? Racconta…

Alberto Angela Scienza in primo piano Chi è Alberto Angela è un paleontologo, divulgatore scientifico, conduttore televisivo, giornalista e scrittore italiano.

La vita Nasce a Parigi l’8 aprile 1962. La sua nascita francese e il fatto di aver accompagnato il padre nei suoi viaggi hanno fatto sì che abbia avuto una formazione cosmopolita e abbia imparato molte lingue.

Gli studi Diplomatosi alla Scuola francese, consegue poi la laurea in Scienze Naturali all’Università “La Sapienza” di Roma con 110 e lode, più un premio per la tesi; frequenta poi diversi corsi di specializzazione presso alcune delle più prestigiose Università statunitensi. In seguito, si dedica per alcuni anni all’attività di ricerca sul campo, partecipando a spedizioni internazionali di paleoantropologia (una branca che studia gli antenati dell’essere umano).

Le attività Le gg o c om e a teatro Dividetevi i paragrafi e alternatevi nella lettura rispettando la punteggiatura. Ricordate che la virgola è uno stop veloce (nella mente contate “uno”), mentre i punti fermi sono degli stop più lunghi: per ciascuno contate nella mente “uno-due” e riprendete fiato.

Alberto lavora nel settore dei musei partecipando alla progettazione di numerose mostre; ha firmato diversi volumi di divulgazione scientifica di grande successo e diversi romanzi storici. Inoltre collabora regolarmente con quotidiani e riviste. Per la televisione ha ideato e condotto in studio, assieme al padre, il programma “Il pianeta dei dinosauri”, una serie a puntate improntate alla più rigorosa, ma anche straordinariamente divertente, divulgazione scientifica. È uno degli autori di programmi come “Superquark”, “Quark speciale” e “Viaggio nel cosmo” ed è autore e conduttore di “Passaggio a nord ovest” e di “Ulisse”.

Vita privata È sposato dal 1993 con Monica e ha tre figli. www.biografieonline.it

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IL T EST O

NARRAT IVO

Laboratorio di scrittura, pp. 24-25


IL RACC ON T O

Maria Montessori C

’era una volta un’insegnante che lavorava con i bambini disabili. Si chiamava Maria ed era anche una dottoressa. Invece di applicare i vecchi metodi di insegnamento, Maria osservava i bambini per capire come imparavano. Nella sua scuola, i bambini non erano costretti a fare quello che diceva loro l’insegnante. Potevano muoversi liberamente e scegliere l’attività che preferivano. Le sue tecniche innovative si dimostrarono molto efficaci con i bambini disabili, così Maria decise di aprire una scuola per tutti i bambini dove avrebbe applicato gli stessi metodi. La chiamò “La Casa dei Bambini”. Per la sua nuova scuola, Maria inventò dei mobili a misura di bambino: sedie piccole e leggere che i bambini potevano spostare facilmente e scaffali bassi, per consentire loro di raggiungere le cose senza doverle chiedere a un adulto. Maria inventò anche dei giocattoli che incoraggiavano i bambini a scoprire il mondo in modo molto pratico e indipendente. Durante le sue lezioni imparavano ad allacciarsi e slacciarsi i bottoni della camicia, a trasportare un bicchiere d’acqua senza rovesciarlo, ad apparecchiare la tavola da soli. – Ai bambini dobbiamo insegnare a essere autosufficienti – diceva. – Se sanno allacciarsi le scarpe e vestirsi da soli proveranno quella felicità che è data dall’indipendenza. Il metodo di Maria Montessori è applicato ancora oggi in migliaia di scuole e aiuta i bambini di tutto il mondo a crescere forti e liberi. Elena Favilli - Francesca Cavallo, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori Un calendario per l’Educazione Civica, p. 14

B I O G RA

F IC O

Comprendo Chi era Maria Montessori? ............................................................... ...............................................................

Che tipo di mobili c’erano nella scuola di Maria Montessori? ............................................................... ...............................................................

C he cosa imparavano i bambini e le bambine alla scuola di Maria Montessori? ............................................................... ...............................................................

Analizzo D ividi il brano in paragrafi tracciando una riga a sinistra del testo. Poi sul quaderno scrivi un titolo per ogni paragrafo.

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IL

ICONA DIS

LA

NT O B O C C A R AFI BIOGR

I O G RA F I C O

ZATA A ROMAN

A volte il racconto biografico è arricchito da episodi verosimili, ma non certi, inventati da chi scrive per coinvolgere i lettori: si tratta allora di una BIOGRAFIA ROMANZATA .

Analizzo Dei fatti raccontati in questo brano, quale è stato probabilmente inventato dall’autore? Indicalo con una X. Il titolo dei quadri di Raffaello. L’incontro tra Raffaello e Margherita Luti. La data della morte di Raffaello.

Raffaello C

ome artista, Raffaello era noto per il suo buon carattere, la cordialità e per essere un bel ragazzo. Tutte qualità che non mancavano di fargli avere molti amici, e di colpire non solo i suoi committenti, ma anche le ragazze. Tra le sue molte conquiste, però, una soltanto lasciò il segno. Si conobbero in modo del tutto casuale: Raffaello la incontrò mentre passeggiava davanti alla villa d’un amico. Cambiò direzione e corse dietro alla ragazza. – Scusate signorina, permettete che mi presenti… Lei rise: – Non ce n’è bisogno! Tutti sanno chi siete, signor Sanzio! – E voi sareste…?– Margherita Luti. – Dite, avete mai pensato di posare per un dipinto? Rapito dal suo sorriso, Raffaello cominciò a corteggiarla… e a ritrarla. D’un tratto, molte delle sue famose raffigurazioni della Vergine Maria, come la Madonna Sistina del 1513, presero ad assomigliare a lei. Ma comparve anche in altri quadri, come nel ritratto della Velata, dove una giovane donna è avvolta in vesti bianche e dorate, con una cura dei chiaroscuri talmente realistica da sembrare una moderna fotografia. Nella sua solarità, Raffaello si era staccato dai suoi maestri; purtroppo si discostò da loro anche nella fine. Tanto Leonardo quanto Michelangelo vissero molto a lungo; per il terzo grande del Rinascimento, invece, non fu così. Mentre ritoccava il volto del Cristo risorto, fu colto da un malore. In preda a una febbre altissima, probabilmente malaria, fu costretto a letto, e non si rialzò più: nel giro di poche settimane Raffaello Sanzio smise di respirare. Era il 6 aprile 1520. Dalla sua nascita, nello stesso giorno del 1483, erano trascorsi esattamente trentasette anni. Jacopo Olivieri, GRANDISSIMI. Raffaello, l’artista perfetto, Edizioni EL

Mi emoziono cco il volto di Margherita, riportato da Raffaello in diverse E sue opere. In questo modo l’artista ha reso immortale il suo amore. Se fossi stato/stata al posto di Margherita, quali emozioni avresti provato nel vederti raffigurato/a in opere tanto importanti?

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IL T EST O

NARRAT IVO

Laboratorio di scrittura, p. 26


STUDIO con la

MAPPA

I FATTI Sono avvenimenti realmente accaduti, conosciuti attraverso testimonianze e documenti e riportati in modo obiettivo da chi scrive

IL TEMPO

I LUOGHI Sono i luoghi reali in cui il/la protagonista ha trascorso la propria vita o ha vissuto determinate esperienze

IL RACCONTO BIOGRAFICO

È il passato, scandito dalle date che collocano il/la protagonista in un tempo preciso LO SCOPO Far conoscere la vita di un personaggio noto

PROTAGONISTA E NARRATORE/NARRATRICE Il/La protagonista è un personaggio importante (una scienziata, uno scrittore, un artista, un uomo politico, una sportiva...) di cui viene raccontata la vita in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

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SEMPLICEMENTE IL RACCONT O BIOGRAF ICO

LEBRON JAMES LeBron James è un giocatore di pallacanestro statunitense, considerato uno dei migliori di tutti i tempi.

C’è una sola persona a cui importa veramente di LeBron James il giorno in cui nasce il 30 dicembre 1984: sua madre Gloria. Gloria non crede che diventare madre a sedici anni sia una vergogna. LeBron, in quanto figlio (e senza padre) di madre afroamericana e povera, ha altissime probabilità di essere povero anche lui. Il vantaggio è che la vita ti mette le cose in chiaro da subito: se vuoi qualcosa, devi combattere per averla. Nessuno ha a cuore il tuo futuro, te lo devi costruire. Soprattutto ad Akron, una cittadina nella parte più povera d’America. Vivere ad Akron è tremendamente difficile, per chiunque. Se sei afroamericano, lo è ancora di più. Quel 30 dicembre non c’è un papà in sala d’attesa impaziente di vedere suo figlio, di sapere se è sano, se gli somiglia. Non ci sarà un papà a sostenerlo nei suoi primi passi. A fargli sentire che gli importa di lui. C’è solo assenza. Ma anche l’assenza insegna qualcosa: – Ehi papà, sai cosa? Non ti conosco, non ho idea 52

IL T EST O

NARRAT IVO


SEMPLICEMENTE di chi tu sia, ma sei parte di quello che sono diventato. Il fatto che tu non ci sia stato è uno dei motivi per cui sono cresciuto in questo modo, diventando quello che sono oggi. È parte del motivo per cui sono così determinato nell’ottenere qualcosa. Forse non sarei così se avessi avuto due genitori, due sorelle, un cane e un giardino recintato. Davide Chinellato, King: la biografia di LeBron James, Libreria Pienogiorno

IL/LA PROTAGONISTA Chi

è il/la protagonista del testo? La mamma. Il papà. LeBron.

L’AUTORE S crivi

il nome dell’autore della biografia. ................................................................... ...................................................................

IL TEMPO I l

tempo in cui avvengono i fatti è: passato. presente.

IL LUOGO Il luogo in cui avvengono i fatti è: fantastico.

reale.

AVVENIMENTI Q uali

fatti ricorda l’autore in questa biografia? G li anni dell’adolescenza. Il momento della nascita.

Metti

in ordine cronologico con i numeri da 1 a 3 il seguito della biografia di LeBron.

LeBron crebbe molto e presto raggiunse un’altezza e una muscolatura e notevoli. Si iscrisse alla scuola superiore della sua città, Akron.

Fin da piccolo LeBron era appassionato di sport e trascorreva ore a seguire il football e il basket. Poi usciva e andava al parco a giocare.

L’ultimo anno di scuola fu come vivere da rockstar: era diventato famoso in tutto il Paese per la sua bravura. 53


Via al ! T S TE

Tiziano Ferro 5

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Tiziano Ferro nasce a Latina il 21 febbraio del 1980. Figlio di una casalinga e di un geometra, la sua famiglia, come molte altre dell’Agro Pontino, è di origine veneta. All’età di 5 anni riceve come regalo di Natale una tastierina giocattolo: è il suo primo incontro con la musica. Tiziano inizia fin da piccolissimo a scrivere canzoni, compone con mezzi molto semplici le varie basi e le “incide” con un registratore. Due di queste brevi canzoni, scritte all’età di sette anni, sono state inserite al termine dell’album “Nessuno è solo”. Tiziano attraversa un’adolescenza difficile: è timido e soffre di bulimia con conseguente sovrappeso (arriverà a pesare 111 chili). Trova uno sfogo nella musica e inizia a partecipare a corsi privati di chitarra, canto, pianoforte, batteria. Nel 1996, all’età di sedici anni, entra nel Coro Gospel di Latina, dove si appassiona alle atmosfere e ai ritmi della musica nera americana. Nel 1996-1997 partecipa a un corso a distanza per doppiatore cinematografico e inizia a collaborare come speaker con alcune radio locali. Partecipa come concorrente alla trasmissione televisiva “Caccia alla frase” su Italia 1, dove il conduttore gli permette di esibirsi per qualche minuto, salvo poi liquidarlo con una battuta circa le sue possibilità di diventare cantante. Tiziano non si dà per vinto: nel 1997 si iscrive all’Accademia della Canzone di Sanremo, con l’intenzione di partecipare al successivo Festival di Sanremo 1998, ma viene scartato alle prime selezioni. Ritenta nel 1998 con il brano “Quando ritornerai” (oggi considerata la sua prima canzone ufficiale), entrando fra i 12 finalisti, ma senza aggiudicarsi uno dei tre posti che garantivano l’ammissione all’edizione seguente del Festival. Superato l’esame di Stato al liceo scientifico “Ettore Majorana” di Latina con il voto di 55/60, partecipa in quell’estate alla tournée dei “Sottotono” come corista. Il suo futuro da cantante resta però molto incerto: Tiziano decide, allora, di iscriversi alla facoltà di Ingegneria dell’Università “La Sapienza” di Roma; poco dopo passerà a Scienze della comunicazione. www.tizianoferro.com

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NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

Nella riga 4 trovi la parola “tastierina”. È un: nome derivato. nome astratto.

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nome alterato. nome composto.

Nella riga 6 trovi il vocabolo “piccolissimo”. Si tratta di un aggettivo: alterato vezzeggiativo. superlativo relativo. superlativo assoluto. a lterato accrescitivo.

Che cosa fa Tiziano Ferro all’età di sedici anni? Si iscrive a un corso di canto. Entra nel coro Gospel di Latina. Si ritira dalla scuola. Si trasferisce in un’altra città.

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Tiziano frequenta corsi privati di: ..................................................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................

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Nella riga 7 trovi l’espressione “incide”. Potresti sostituirla con: t aglia. segna.

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r egistra. sottolinea.

Nel periodo dell’adolescenza, Tiziano trova conforto: negli amici. n ella musica. nella famiglia. n ella lettura.

Tiziano cerca di partecipare alla gara canora di Sanremo (righe 24-26) ma: cambia idea e ritira la domanda di partecipazione. riesce ad entrare, ma solo dopo molte selezioni. v iene scartato alle prime selezioni.

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Quale canzone viene considerata la prima canzone ufficiale di Tiziano? Nessuno è solo. Quando ritornerai. Ettore Majorana.

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Leggendo questa breve biografia di Tiziano Ferro puoi concludere che:

L’adolescenza di Tiziano è un periodo per lui difficile. Infatti: è sempre arrabbiato con il mondo. è estroverso e soffre di bulimia. è timido e soffre di bulimia. è timido e soffre di disturbi di linguaggio.

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Dalla prima parte del testo puoi ricavare a quale età Tiziano ha iniziato a scrivere canzoni. Sette anni. Dodici anni. Trent’anni.

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nella vita non bisogna mai arrendersi alle difficoltà, ma bisogna seguire i propri sogni. ci sono difficoltà che non si possono superare, quindi è meglio arrendersi e cercare altre cose di cui occuparsi.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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La biografia nell’Arte

RITRARRE con i pennelli La pittura è un mezzo efficacissimo per raccontare e “fotografare” la vita delle persone. Osserva come la pittrice Sofonisba Anguissola (1532-1625) ha “raccontato” un momento di gioco e di vita familiare, curando la raffigurazione delle espressioni e dei gesti, per far emergere anche il carattere delle tre ragazze.

affigura con il disegno un’attività di gioco o di lavoro in classe R cercando di mettere in evidenza i particolari degli oggetti usati, dei vestiti indossati e delle espressioni del viso.

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Sofonisba Anguissola, Partita a scacchi, 1555


La biografia nella Musica

Quando la musica diventa biografia Il musical è un genere di rappresentazione teatrale e cinematografica nato negli USA. Nel musical l’azione viene portata avanti sulla scena attraverso la recitazione, il canto, la musica e la danza. In questo genere di spettacolo non c’è fusione tra questi linguaggi, ma i diversi generi sono affiancati uno all’altro in una compresenza ben integrata e armonizzata. Il musical può raccontare storie di fantasia, narrare vicende storiche o opere letterarie. Può anche riportare la storia vera di persone realmente esistite: biografie in musical, insomma! Per esempio il ballerino Philip Mosley è un artista che ha affrontato mille difficoltà per realizzare il suo più grande sogno: ballare. La sua storia è stata narrata attraverso canto, musica e danza nel celebre musical Billy Elliot.

The Greatest Showman è un musical liberamente ispirato alla storia della vita di Phineas Taylor Barnum, fondatore del Ringling Bros e del Barnum & Bailey Circus. Le canzoni di questo musical sono molto belle e alcune sono centrate sul tema dell’accettazione di se stessi e della diversità altrui.

QUESTO SONO IO Quando le parole più dure mi vorrebbero buttare giù mi viene voglia di inondarli e spazzarli via. Io sono coraggioso, io sono la prova Io sono quello che dovrei essere, questo sono io. Guarda fuori, perché sto arrivando E sto marciando al ritmo del tamburo. Io non ho paura di essere visto Io non mi scuso, questo sono io.

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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU

E

C

IVICA nel RACCONTO BIOGRAFICO

Andrea Bocelli Conospcaorole le Una persona ipovedente ha una vista molto ridotta rispetto al normale.

Approfondisco Il Braille è un sistema di lettura e scrittura per persone ipovedenti, messo a punto dal francese Louis Braille. Si basa su sei punti in rilievo: la loro posizione permette di riconoscere con il tatto le lettere e gli altri segni grafici. Con questo sistema si possono rappresentare le lettere dell’alfabeto, i numeri, la punteggiatura, i simboli matematici e quelli musicali.

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La biografia di una persona può diventare un esempio e trasmettere un messaggio potente. È il caso di Andrea Bocelli, un cantante ipovedente famoso in tutto il mondo, che è riuscito ad affermarsi e a realizzare il suo sogno lottando contro le difficoltà. Andrea Bocelli nasce a La Sterza, frazione di Lajatico, in provincia di Pisa. I genitori erano proprietari di un’azienda agricola e di un’attività che si occupava di produzione e commercio di macchine agricole. Ipovedente fin dalla nascita a causa di un glaucoma congenito, a sei anni Andrea entra in collegio, a Reggio Emilia, per apprendere la lettura in Braille. Andrea perde totalmente la vista a dodici anni, in seguito a una pallonata sugli occhi ricevuta durante una partita a calcio. Non lascia però che la cecità lo fermi e prosegue la sua vita: laureato in giurisprudenza presso l’Università di Pisa e diplomato in Canto Lirico presso il Conservatorio Giacomo Puccini di La Spezia, in gioventù canta in varie chiese del suo territorio e nei pianobar della provincia. Dopo aver lavorato per un anno come assistente in uno studio legale, Bocelli decide di lasciare quella mansione per dedicarsi completamente alla sua grande passione: il canto. Segue perciò il suo sogno e in breve tempo la sua carriera decolla: oggi è uno dei tenori e cantanti pop più famosi al mondo.


La propria notorietà a servizio degli altri

P ROTAGO NISTi del F UTURO

Accade spesso che dei personaggi famosi decidano di “usare” la propria notorietà a fin di bene, per raccogliere fondi a favore di chi è in difficoltà. Andrea Bocelli, per esempio, ha fondato un’associazione che porta il suo nome: la Andrea Bocelli Foundation, nata per raccogliere fondi destinati ad aiutare le persone in difficoltà a causa di malattie, condizioni di povertà ed emarginazione sociale. Anche l’Associazione Nazionale Italiana Cantanti, formata da alcuni protagonisti della musica italiana, si occupa di progetti di solidarietà. Una delle sue iniziative più note è la “Partita del cuore”, una partita di calcio disputata da alcuni dei più noti protagonisti della musica italiana. Nei suoi 36 anni di attività, la formazione ha disputato più di 540 partite di fronte a oltre 26 milioni di spettatori, in tutti gli stadi italiani, e ha raccolto fondi per una cifra che supera i 91 milioni di euro. Una delle associazioni nate di recente è Every Child Is My Child ONLUS, nata dall’iniziativa di un gruppo di artisti e cittadini, che si prodiga per il sostegno di bambini e bambine che si trovano in zone di guerra, nella consapevolezza che la guerra colpisce prima di tutto l’infanzia, agendo contro la salute dei bambini e delle bambine e attentando al loro futuro.

Insieme è più facile ividetevi in tre gruppi; ogni gruppo fa una D ricerca su una delle associazioni di cui si parla in questa pagina, facendo un elenco dei progetti che ha promosso negli ultimi due anni.

Un calendario per l’Educazione Civica, p. 8

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L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

AT IVO

IL RACCONTO UMORISTICO CHE COS’È? È un testo che racconta episodi buffi, malintesi e situazioni ridicole.

LO SCOPO Divertire e far ridere chi legge.

I FATTI • Fatti o situazioni inizialmente normali, che poi diventano comici. • Situazioni assurde, con aspetti esagerati o avvenimenti fantastici.

I PERSONAGGI • Persone ingenue, un po’ sprovvedute, goffe, pasticcione. • Persone normali con comportamenti strani, bizzarri, insoliti. • Bambini combinaguai. I LUOGHI Sono i luoghi reali, quelli della vita di tutti i giorni.

IL TEMPO Può essere un tempo passato, presente o futuro.

IL NARRATORE / LA NARRATRICE È spesso esterno/a alla storia, che quindi è scritta in terza persona.

• • • • •

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• •

LE TECNICHE Il malinteso (parole fraintese, scambio di persona...). Situazioni esagerate, ridicole. Personaggi strani con comportamenti goffi, bizzarri. Colpo di scena finale. Contrasto tra le buone intenzioni del/della protagonista e il risultato ottenuto. Animazione di oggetti. Giochi di parole.


IL RACC ON T

Un pacco inaspettato S

uonarono il campanello dieci minuti dopo che la mamma di Bruno era uscita. – Chi è? – domandò Bruno. – Non posso aprire a nessuno. – Bruno, sono la signora Rosetta, la portinaia… hanno portato un pacco per te. Bruno ci pensò un po’ su. Poi aprì uno spiraglio di porta. Sul pianerottolo c’era effettivamente la signora Rosetta: reggeva fra le mani un pacco, con una strana forma che faceva pensare a un siluro piatto avvolto in carta marrone. Allora Bruno prese il pacco fra le braccia. Portò il pacco in cucina e incominciò a scartarlo. Ne venne fuori una sagoma piuttosto sottile, compressa dentro una pellicola. C’era un’etichetta che diceva “attenzione a non danneggiare il contenuto durante la rimozione dell’imballaggio. La batteria si attiverà automaticamente pochi secondi dopo l’apertura”. Bruno fece un forellino lungo il bordo della confezione. La plastica si allentò un poco, con un leggero sibilo. Il contenuto del pacco incominciò a gonfiarsi. Impiegò circa trenta secondi a riprendere del tutto la sua forma. A ogni secondo che passava, aveva l’impressione che si trattasse di qualcosa di già visto… ma certo, era una scimmia! – Cip – fece la scimmia. Bruno pensò che le scimmie sono bestie strane, e quindi forse succede che facciano cip come i passeri… – D’accordo, Cip – rispose Bruno. – Cip – disse la scimmia, e andò a piazzarsi davanti al frigorifero. Bruno spalancò il frigorifero. Proprio all’altezza del muso dello scimmiotto c’era una ciotola di olive. La scimmia incominciò a trangugiarle. Dopo aver ingurgitato l’ultima oliva, guardò Bruno e disse: – Cip. Si mise a correre avanti e indietro per la cucina, continuando a ripetere tutta affannata: – Cip! Cip! Cip! Poi si fermò di colpo sopra a una sedia e sparò fuori dalla bocca tutti i noccioli delle olive che aveva mangiato: sembravano colpi di mitraglia. Esaurite le munizioni, la scimmia si sedette tranquilla. – Cip – disse. Guido Quarzo, La scimmia elettrica, Einaudi ragazzi

O UMO R

IST IC

O

FRESCO DI STAMPA La scimmia elettrica è un libro molto divertente. Il protagonista, lo scimmiotto Cippy, secondo le intenzioni del suo inventore dovrebbe rappresentare l’amico perfetto. Ma quando un prototipo viene spedito all’indirizzo sbagliato, getta lo scompiglio nel mondo degli adulti.

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

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C I L RA IL

R IST IC O O M U O C ON T

ROTA /LA P

GONISTA

Il/La PROTAGONISTA può essere un individuo pasticcione, a volte goffo e sprovveduto. Una tecnica per far ridere è il contrasto fra le sue buone intenzioni e il risultato disastroso che ottiene.

Conospcaorole le •L a parola estatica significa: affascinata, piena di ammirazione. ttenta, in cerca a di eventuali difetti.

Le gg o c om e a teatro Leggi il racconto: alza e abbassa il tono della voce quando serve.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Il piccolo inventore –C

i siamo quasi! – esultò Ciccio, controllando con espressione estatica la sua ultima creazione. – Il Bolide Lavatutto è quasi pronto a partire! – E vai! – esultò accanto a lui il fido Ivo Manetta. – Inzuppo ancora gli zerbini? Ciccio si passò il dorso della mano sulle labbra, valutando che cosa rispondergli. – Va bene! Ma non esagerare, Ivo. – Sissignore, signorsì! – rispose l’amico. Il Bolide Lavatutto era composto essenzialmente dal vecchio bob rosso di Ciccio sotto il quale il nostro inventore aveva assicurato con diversi giri di spago due zerbini inzuppati di acqua saponata. Ed erano proprio quei due zerbini, sgocciolanti e soffici come spugne, che Ivo stava finendo d’inzuppare. – Ecco fatto! – dichiarò, dopo aver praticamente terminato il secchiello d’acqua in cui avevano versato un’intera confezione di detersivo “Lindoflash – Pulito definitivo”. – Siamo pronti! – decretò Ciccio. E spinsero il bob fino alla soglia della soffitta, dove iniziava la prima rampa di scale. – Siamo sicuri che quest’affare sia in grado di cambiare direzione? – domandò Ivo, turbato dall’idea che il Bolide Lavatutto si sarebbe schiantato al primo pianerottolo anziché prendere velocità piano dopo piano, come ipotizzato da Ciccio, per terminare al piano terra in un’“esplosione di pulito!”. – Altroché se ne è in grado! – decise Ciccio, sedendosi ai comandi sul davanti del bob. Afferrò le due manopole dei freni, li tirò entrambi e rimase in equilibrio precario sul più alto degli scalini. – Allora, sei con me o contro di me?


IL RACC ON T – Sono con te, Ciccio! – rispose con fierezza Ivo mettendo da parte ogni dubbio. Ciccio aspettò che l’amico si piazzasse alle sue spalle, si fissò gli occhiali sul naso e domandò: – Abbiamo avvertito Lele? – Affermativo. Il portone d’ingresso è aperto – confermò Ivo Manetta. – E allora… tre! Due! Uno! VIAAAAA! Ciccio lasciò andare i freni e lanciò il bob giù dalle scale. Il singolare veicolo schizzò lungo la prima rampa e svoltò sul pianerottolo tra spruzzi di schiuma profumata, ritornando subito a sfrecciare a velocità inaudita giù dalla rampa successiva. – PIIISTAAA! – urlava Ciccio ai comandi dell’infermale veicolo. Come Ciccio aveva ipotizzato, il Bolide Lavatutto prese a poco a poco velocità, arrivando fino a saltare quasi in un sol colpo l’intera rampa di scale seguente. – UUUAAAAAAAAAAAA… – gridava ora Ciccio, elettrizzato per la grande velocità. – Ops! Scusi! – fece invece Ivo. Raggiunsero l’atrio del palazzo a velocità da record olimpico e, nel vedere Lele Mosina che li osservava con la sua consueta aria severa, Ciccio si lasciò prendere dall’agitazione e perse il controllo del bob. SBADABRAAAAANG!!! fece il Bolide Lavatutto, centrando in pieno uno spigolo dell’ingresso. In seguito all’impatto, Ciccio e Ivo furono catapultati in due diverse direzioni, mentre il bob si spezzava in due metà perfette che si impennarono fino a raggiungere le cassette della posta del condominio, schiantandone più di una, in un allegro fragore di vetri infranti. Gli zerbini, invece, travolsero una malcapitata pianta di ficus, ricoprendola di schiuma e acqua saponata, poi scivolarono mestamente a terra, e lì rimasero, come meduse afflosciate sulla sabbia.

O UMO R

IST IC

O

Analizzo Chi è il protagonista? Un bambino ordinato e perfettino. U n bambino creativo ma pasticcione. Q uand’è che la situazione diventa comica? Sottolinea in rosso nel testo.

Scrivo Se dovessi inventare un oggetto, che cosa costruiresti? Racconta sul quaderno.

Pierdomenico Baccalario - Alessandro Gatti, Ciccio Frittata e il diluvio condominiale, Edizioni EL

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C I L RA

ICONA DIS

R IST IC O O M U O C ON T

CN LE TE

QUIVO ICHE: E

CI E MALINTESI

Una TECNICA usata nel racconto umoristico è quella di narrare fatti inizialmente normali, che poi diventano comici grazie a EQUIVOCI o MALINTESI.

Analizzo S ottolinea nel testo i malintesi che rendono il testo umoristico.

Rifletto sulla lingua L eggi le seguenti parole e indica con una X i nomi alterati. Polpaccio. Ragazzaccio. Libraccio. Pagliaccio. Catenaccio. Straccio.

Elettricista o paziente? D

ue infermieri entrarono in sala operatoria spingendo una barella e depositarono il malato sul letto chirurgico... Dopo un poco entrò il celebre chirurgo. – Bisturi! Un’infermiera si affrettò a ubbidire e il celebre chirurgo con perfetta maestria aprì il ventre del paziente. D’un tratto rimase pensieroso: – Senta Martinez, cosa dobbiamo togliere a questo signore? – Non glielo posso assicurare, ma... mi sembra di ricordare che fosse qualcosa che finiva con “accio”... – “Accio”... braccio, polpaccio, straccio, laccio... Vado a sentire se mia moglie se ne ricorda. – disse il celebre chirurgo e si diresse verso il telefono. – Senti, Enrichetta, ti ricordi di ciò che dovevo togliere al paziente biondo e il vestito marrone? – Affatto – rispose la moglie, – lo sai che non mi piace immischiarmi nei tuoi affari. – Era qualcosa che finiva in “accio”. Nel frattempo il malato si era svegliato. – Scusi, ma... si ricorda cosa le dovevamo togliere? E il paziente rispose: – Non credo che dovessero togliermi qualcosa. Io sono venuto a riparare la luce; ma giacché sto qui, mi faccia il piacere di darmi qualche punto a questa pancia che mi si è scucita... AA. VV., Umoristi del Novecento, Garzanti

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IL T EST O

NARRAT IVO

Laboratorio di scrittura, pp. 29-31


IL RACC ON T

LE TECNICHE:

O UMO R OGGET

IST IC

O

TI AN IMAT

I

Una TECNICA per far ridere è animare gli oggetti. Il racconto umoristico può narrare infatti anche situazioni fantastiche.

Uno strano fuggitivo U

na mattina a Laveno, sul Lago Maggiore, un signore che abitava di fronte al pontile dove si prendono i battelli si guardò allo specchio e gridò: – Il mio naso! Il naso, in mezzo alla faccia, non c’era più. Corse sul balcone, e vide il naso che si avvicinava al pontile e si imbarcava sul traghetto per Verbania. – Ferma, ferma! – gridò il signore. – Il mio naso! Al ladro! La gente rideva: – Le hanno rubato il naso? Brutto affare. A quel signore non rimase che inseguire il fuggitivo. Purtroppo arrivò appena in tempo per vedere il battello che si staccava dal pontile; si tuffò in acqua per raggiungerlo, ma non vi riuscì. Qualche giorno dopo un pescatore trovò nella rete il naso e lo portò al mercato. La domestica di quel signore, recatasi al mercato, vide il naso fra le tinche e i lucci. – Ma è il naso del mio padrone! – esclamò inorridita. – Datemelo subito che glielo porto. – Io l’ho pescato e lo vendo a peso d’oro – dichiarò il pescatore. La donna corse a informare il padrone. – Dagli quello che domanda! Voglio il mio naso. La domestica comprò il naso, lo avvolse in un fazzoletto e lo riportò al suo padrone che lo accolse emozionato. – Ma perché sei scappato? Che cosa ti avevo fatto? Il naso disse: – Non metterti mai più le dita nel naso. O almeno tagliati le unghie. Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi Laboratorio di scrittura, p. 32

Analizzo Q ual è l’elemento fantastico inserito nel racconto? I l viso della domestica. Il naso che scappa.

Comprendo Indica con una X le affermazioni corrette. Un signore abitava di fronte a un pontile. Viene rubato un naso a una signora. Il naso viene trovato dalla domestica al mercato. Il naso è scappato perché il proprietario ha le unghie lunghe.

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C I L RA

R IST IC O O M U O C ON T

LLETTA E Z R A LA B

La BARZELLETTA è un racconto umoristico breve che crea una situazione comica con poche battute.

Analizzo In ogni barzelletta sottolinea l’espressione dalla quale nasce la comicità.

Rifletto sulla lingua “ Bifronti” si dicono quelle parole che lette da sinistra verso destro hanno un significato e lette da destra verso sinistra ne hanno un altro. Segui l’esempio e scrivi altre due parole.

Roma • Amor ....................................................... ....................................................... .......................................................

C ome si chiamano le parole che lette sia da sinistra sia da destra hanno lo stesso significato, come ad esempio otto, Ava, radar? Palindromi. Poliedrici.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Barzellette a scuola l papà di Luigina va a parlare con gli insegnanti della figlia e chiede loro: – Secondo voi quale mestiere potrebbe fare mia figlia quando sarà grande? – Sicuramente l’astronauta!– risponde il maestro di matematica. – Ma davvero? L’astronauta?! E perché? – Perché durante le lezioni è sempre sulla luna e quando la chiamo alla lavagna cade sempre dalle nuvole! La maestra di scienze sta facendo una lezione sugli animali che si mimetizzano. Chiede a ciascuno di fare degli esempi. Carolina dice: – Il camaleonte. La maestra: – Brava Carolina! – L’insetto stecco – dice Marco. La maestra: – Ottimo, bravo anche tu! Paolino alza la mano: – L’elefante. La maestra: – Be’, no. Che dici, Paolino?! L’alunno: – Lei ha mai visto un elefante con le unghie dipinte di rosso in un campo di fragole? La maestra, perplessa, risponde di no. Quindi Paolino le dice: – Be’, vuol dire che si è mimetizzato bene! La maestra dice a Romolo: – Dimmi una parola che può essere letta in entrambi i sensi e avere due significati diversi. Romolo: – Roma, come la mia squadra del cuore. La maestra: – Va bene, andiamo avanti. Dimmi una parola che abbia una coppia di consonanti, al centro. Romolo: – Pallone! La maestra: – Va bene, andiamo avanti. Dimmi una parola che può avere due significati diversi. Romolo: – Calcio! La maestra: – Va bene, Romolo però pensi sempre alla stessa cosa: la Roma, il pallone, il calcio… Adesso vediamo cosa mi dici, se ti chiedo una parola con tante lettere “o”. Romolo risponde: – Gooooooool.


IL RACC ON T L’insegnante propone un problema alla classe: – Al parco giochi ci sono trenta bambini che devono salire su un trenino. Ogni vagoncino trasporta sei bambini. Quanti vagoncini si riempiono? Romolo risponde: – Cinque! L’insegnante: – Bravo! E se i bambini fossero trentacinque? Romolo: – Si stringono un pochino… Durante l’ora di geografia il maestro fa qualche domanda per vedere se gli alunni hanno studiato la lezione assegnata. Quindi chiede: – Paolino, hai studiato l’argomento di oggi? – Ovviamente – risponde l’alunno. – Bene, allora dimmi, dove si trova la Sardegna? Paolino: – Questa la so! Si trova a pagina 92. Durante l’ora di geografia la maestra chiede a Luigina: – Parlami della città di Belluno. Luigina: – È una città dove sono tutti brutti, tranne uno. Sai perché i libri non soffrono il freddo? Perché hanno la copertina. Durante l’ora di italiano la maestra dice a Romolo: – Ascoltami bene: io studio, tu studi, egli studia, noi studiamo, voi studiate, essi studiano. Che tempo è? Romolo: – Tempo sprecato, signora maestra. Animatamente, Indovinelli e barzellette per bambini di tutte le età, Newton Compton Editori

O UMO R

IST IC

O

In inglese Barzelletta: joke Ridere a crepapelle: laughing out loud (LOL) Divertirsi: to have fun Comico: comedian Risata: laugh Divertente: funny

Insieme è più facile ividetevi in coppie D e inventate barzellette. Al termine, raccontate le vostre barzellette ai compagni e alle compagne. Se volete potete creare anche il “Barzellettiere di classe”, trascrivendole tutte in un quaderno e illustrandole.

Le gg o c om e a teatro Dividetevi in coppie e interpretate le barzellette. Per rendere più comica la situazione, cercate di dare espressività anche con la mimica del corpo.

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C I L RA

R IST IC O O M U O C ON T

CN LE TE

SAGER ICHE: E

ARE LA REALTÀ

Una delle TECNICHE usate nel racconto umoristico per fare ridere è quella di ESAGERARE LA REALTÀ , ingigantendo una situazione quotidiana.

Conospcaorole le •C erca sul vocabolario il significato di ilarità e scrivilo. ....................................................... .......................................................

Scrivo Hai mai inventato scuse per non studiare o per altre cose che non avevi voglia di fare? Racconta sul quaderno.

Mi emoziono ammy non ama fare S ginnastica e ha paura dell’altezza. I compagni e le compagne ridono quando si arrampica sulla pertica. Ti sembra corretto ridere? Se fossi stato/stata tu l’insegnante, che cosa avresti detto a Sammy?

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IL T EST O

NARRAT IVO

Un grande atleta S

ammy passò l’ora di ginnastica a cercare una buona giustificazione per non avere studiato. La voce del professor Stuart, l’istruttore di ginnastica, lo richiamò alla realtà. – Allora, signor Davis, si decide o no a salire sulla pertica? Sammy odiava quell’esercizio! A dire il vero, odiava qualunque cosa avesse a che fare con l’esercizio fisico. Lui era il classico “tutto ossa”, con le braccia a stecco e i bicipiti grossi come due olive. E aveva una gran paura dell’altezza… anzi, una fifa nera! – Forza, signor Davis! Non possiamo stare qui tutto il giorno ad aspettare lei! – lo incalzò di nuovo il professore. Sammy agguantò la pertica, respirò profondamente e poi si tirò su con tutta la forza che aveva. Cominciò a salire, a salire, a salire… finché si fermò, con le mani che gli facevano male e il cuore che batteva all’impazzata. Tenendo gli occhi chiusi per non guardare giù domandò: – Basta così? I suoi compagni scoppiarono a ridere. Sammy allora riaprì gli occhi e capì il perché di tanta ilarità: non si trovava a più di ottanta centimetri da terra! – Signor Davis, lei è il peggior atleta che abbia mai visto in venti anni di insegnamento! – commentò il professor Stuart. – È che ieri mi si è rotta una scarpa… – provò a giustificarsi Sammy – e sono tornato a casa camminando sulle mani… per questo mi fanno così male! – Se ne vada! – urlò Stuart infuriato. E Sammy capì che era meglio non aggiungere altro. Nicola Brunialti, Sammy Sparaballe, Lapis edizioni


STUDIO con la

MAPPA

I PERSONAGGI Persone sprovvedute e pasticcione che combinano guai o che hanno comportamenti bizzarri, ridicoli

I FATTI Realistici o fantastici

IL TEMPO

I LUOGHI In genere ambienti della vita di tutti i giorni

IL RACCONTO UMORISTICO

Passato o presente; definito o indefinito

LO SCOPO LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

Divertire, far ridere e sorridere chi legge

LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione

TECNICHE PER FAR RIDERE • Situazioni esagerate e ridicole • Malintesi ed equivoci • Contrasto fra le buone intenzioni del/della protagonista e il risultato disastroso • Colpi di scena • Conclusione a sorpresa 69


SEMPLICEMENTE IL RACCONT O UMORIST ICO

GLI INDIANI Oggi pomeriggio ho invitato i miei compagni a venire a casa mia per giocare agli indiani. Ognuno aveva portato qualcosa. Turi si era messo il costume da poliziotto col berretto; Rocco aveva il cappello da boy-scout di suo fratello e due fondine dove c’erano delle pistole micidiali; Alcide era vestito da indiano, aveva un’ascia di legno e delle penne sulla testa; Davide aveva un costume da cow-boy. Io avevo una maschera nera, il solito fucile a freccette e un fazzoletto rosso intorno al collo. Eravamo mitici! Giocavamo in giardino e la mamma ci aveva detto che ci avrebbe chiamati per la merenda. – Beh, – ho detto io, – allora sono il cow-boy giovane e voi i banditi, ma alla fine vinco io. Gli altri però non erano d’accordo. È proprio questo che è scocciante: quando giochi da solo non ti diverti, e quando non giochi da solo si finisce per litigare. Poi papà è uscito in giardino. Non sembrava molto contento: – Beh, bambini, cos’è questo pandemonio? Su, bambini, vi faccio vedere io come si gioca. Lo faccio io il prigioniero! Noi eravamo stracontenti. Lo abbiamo legato con la corda da bucato e avevamo appena finito quando abbiamo visto il signor Malgrati scavalcare con un salto la siepe del giardino. 70

IL T EST O

NARRAT IVO


SEMPLICEMENTE Il signor Malgrati è il nostro vicino e si diverte un sacco a prendere in giro papà. – Voglio giocare anch’io. Sarò il pellerossa Toro Impalato! – Vattene, Malgrati, chi ti ha chiamato? Papà si contorceva come un matto e il signor Malgrati si è messo a danzare intorno all’albero facendo il verso degli indiani. A noi sarebbe piaciuto restare a vedere papà e il signor Malgrati divertirsi a fare i buffoni, ma la mamma ci ha chiamati per la merenda. Jean-Jaques Sempé - René Goscinny, La fuga di Nicola, EL

I PERSONAGGI I

personaggi del racconto sono: r ealistici. f antastici.

IL TEMPO I fatti avvengono: un mattino.

un pomeriggio.

C hi sono? Bambini: ......................................................................... ......................................................................................................

Adulti:

...............................................................................

...................................................................................................... ......................................................................................................

IL LUOGO I

fatti avvengono in un luogo: fantastico.

r ealistico.

ELEMENTI DIVERTENTI Indica

con una X le azioni divertenti.

I bambini che legano il papà. Il signor Malgrati che danza davanti al papà legato. Il signor Malgrati che scavalca la siepe. I bambini che fanno merenda. Il papà che si contorce come un matto per slegarsi. 71


Via al ! T S TE

La visita dell’ispettore 5

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Stamattina, quando la maestra è entrata in classe, era molto nervosa. – Oggi avremo la visita del signor ispettore – ci ha detto, – perciò vi raccomando di stare buoni e di non farmi fare brutte figure. Noi abbiamo promesso di comportarci bene. E poi la maestra ci ha fatto duemila raccomandazioni, ci ha proibito di parlare se non eravamo interrogati, di ridere senza il suo permesso, ha raccomandato ad Alcide di non mangiare in presenza dell’ispettore e a Clemente ha detto di stare zitto e non farsi notare. L’ispettore è entrato assieme al direttore. – Mettetevi pure a sedere, bambini! Stavamo studiando una favola – ha detto la maestra, – “Il corvo e la volpe”. – Perfetto, perfetto – ha detto l’ispettore, – continui pure. La maestra ha fatto finta di guardare in giro per la classe, e poi ha indicato Benigno: – Vuoi farcela sentire tu, Benigno? Ma l’ispettore ha alzato la mano. – Lei permette? – ha detto alla maestra, e poi ha indicato Clemente. – Quel ragazzo là in fondo, sì, tu, recita un po’ la favola. Clemente ha aperto la bocca e poi si è messo a piangere. – Ma cosa gli è preso? – ha chiesto l’ispettore. La maestra ha detto che Clemente era molto timido e allora l’ispettore ha interrogato Turi. Turi è un tipo fortissimo, e il suo papà fa il poliziotto. Turi ha detto che lui la favola non la conosceva a memoria, ma che sapeva pressappoco di cosa parlava, e ha cominciato a spiegare che era la storia di un corvo che teneva sul becco un pezzo di parmigiano. – Ma no – ha detto Alcide, – era un pezzo di gorgonzola. – Niente affatto – ha detto Turi. – Come faceva a tenere col becco un pezzo di gorgonzola? Il gorgonzola è molle e si squaglia, e poi puzza! – Puzzerà pure, ma è buono da mangiare – ha risposto Alcide. – E poi, cosa vuol dire? Il sapone ha un buon odore, ma a mangiarlo è cattivo. – Baah – ha detto Turi, – io dico al mio papà di fare un sacco di multe al tuo papà! E sono venuti alle mani. Ci eravamo alzati tutti in piedi e gridavamo. Che scena! Micidiale! Quando ci siamo calmati e ci siamo rimessi tutti a sedere, l’ispettore ha tirato fuori dalla tasca il fazzoletto e si è asciugato la faccia, si è avvicinato alla maestra e le ha stretto la mano. – Mai, prima d’ora, avevo avuto una così esatta percezione di come il nostro lavoro sia una vera missione. Continui così! Coraggio!

NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI Noi, alla maestra, vogliamo un sacco di bene, però questa volta è stata proprio ingiusta. Le hanno fatto tutti quei complimenti per merito no40 stro, e in cambio lei ci ha messi tutti in castigo! Jean-Jaques Sempé, René Goscinny, La fuga di Nicola, Edizioni EL

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La maestra è nervosa perché viene in visita: un artigiano. un ispettore.

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un direttore. un insegnante.

Il gatto e la volpe. La volpe e l’uva.

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....................................................................................................

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L’ispettore. Il poliziotto.

Turi racconta che il corvo teneva nel becco un pezzo: di fontina. di parmigiano.

Quale bambino dice che il sapone è cattivo da mangiare? Turi. Alcide.

Clemente. Benigno.

Quali tra i seguenti elementi del racconto sono divertenti? L’arrivo dell’ispettore. Il fatto che i bambini stiano studiando una favola. Il litigio tra Turi e Alcide sul tipo di formaggio del corvo. Il fatto che Clemente sia timido. Il motivo per cui l’ispettore si complimenta con la maestra. Il motivo per cui i bambini pensano che la maestra sia ingiusta.

Che mestiere fa il papà di Turi?

di gorgonzola. di groviera.

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Il corvo e la volpe. Il gatto e il corvo.

.....................................................................................................

Alcide. Turi.

Il dentista. Non è specificato.

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.....................................................................................................

La maestra chi chiama per recitare la favola? Clemente. Benigno.

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.....................................................................................................

Di urlare. Di non mangiare.

Quale favola stavano studiando in classe?

Perché i bambini pensano che la maestra sia stata ingiusta con loro? .....................................................................................................

Che cosa raccomanda la maestra ad Alcide? Di non alzarsi in piedi. Di stare zitto.

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Nella frase “Le hanno fatto tutti quei complimenti per merito nostro” (righe 39-40), “le” è: articolo determinativo. articolo indeterminativo. pronome dimostrativo. pronome personale.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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L’umorismo nell’Arte

L’arte diventa umorismo Angiolo Tricca (1817 - 1884) è stato un illustratore e pittore italiano. È diventato famoso soprattutto per le caricature e i disegni umoristici, che spesso avevano come oggetto famosi artisti fiorentini come ad esempio Carlo Lorenzini (Collodi), l’autore delle Avventure di Pinocchio.

Sai che cos’è una caricatura? La caricatura è una forma di ritratto umoristico caratterizzata dal fatto che il viso o il corpo viene volutamente “distorto” caricandone (da qui il termine “caricatura”), cioè accentuandone, alcuni tratti. Spesso nella caricatura vengono esagerati dei particolari caratteristici del soggetto come il naso, la bocca… Queste esagerazioni diventano gli elementi umoristici della caricatura.

Caricatura di Carlo Lorenzini (Collodi), dipinto da Angelo Tricca, 1875

VAI al colore! Ora prendi un foglio e prova a fare la caricatura di te stesso o di uno dei tuoi familiari. Disegna con la matita, quindi colora con gli acquerelli come faceva Angiolo Tricca. Ricorda che fare una caricatura non vuol mai dire prendere in giro qualcuno!

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L’umorismo nella Musica

La colonna sonora della comicità L’umorismo al cinema si trasforma in film comico, e ogni film comico ha una colonna sonora che ne sottolinea l’allegria, la spensieratezza. Già all’epoca del film muto (cioè dei film senza il sonoro, solo immagini), gli attori e le attrici interpretavano film comici o facevano cortometraggi formati solo da comiche. I primi attori a far ridere il pubblico, nel lontano 1930, furono Stanlio e Ollio. Le loro “gag” erano sottolineate da un semplice accompagnamento musicale di un pianista che suonava musiche allegre, dal ritmo veloce ed incalzante.

SOLE A CATINELLE Ti prendo sulle spalle stringi forte le bretelle e voliamo via di qua Non senti sulla pelle questo sole a catinelle e se poi non ce la fai ti prendo sulle spalle: c’è una notte con le stelle che ci aspetta un po’ più in là. Non eri tu che parlavi di serenità in quei momenti che come si fa, che se ci sta una salita dicevi tu poi la discesa ci piace di più.

Oggi moltissimi comici sono anche cantanti e accompagnano le loro performance con musiche e canzoni scritte e composte appositamente, perché la musica può enfatizzare la comicità, come tutte le altre emozioni umane. Il comico Checco Zalone, per esempio, canta anche la colonna sonora dei film comici di cui è protagonista.

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A

Una

LIBRO l u s A R T S FINE SCOLTA

L’AU DIO

La gara

Firmino detto Fermo, nove anni di ardore ciclistico per un’altezza che sfiorava un cestino della carta, passò ancora una volta il panno sul manubrio e sul telaio. La sua bicicletta, che aveva battezzato TurboPedale Mangiasfalto, era pronta per la gara! Era una comune bicicletta da donna ma, grazie al suo fidato amico meccanico Giangio, era diventata il mezzo con cui era certo di vincere la gara del Pedalino d’Oro. – Bella bici! Posso provarla? – disse una voce alle loro spalle. – Neanche morto! – rispose Fermo. Poi si voltò e incrociò lo sguardo di zio Nando. – Zio – esclamò Fermo girandogli intorno con la bicicletta – guarda! Non è bellissima? – Ottimo lavoro, ma ora è il momento di festeggiare. Vi andrebbe un’orzata con lo zucchero al bar di Landino? Fermo e Giangio annuirono all’unisono e il terzetto si diresse da Landino. Fermo appoggiò la bicicletta contro un palo a pochi passi dall’ingresso del bar. – Non la leghi? – chiese dubbioso Giangio. – No, si rovina la vernice! E poi ci mettiamo poco, no? – Propongo un brindisi ai corridori! – Al Pedalino d’Oro e al mio amico Fermo! – chiuse Giangio.

Fermo e Giangio schizzarono all’esterno del bar. Il bambino fece un passo in avanti, poi un altro ancora e alzò lo sguardo verso il palo dove aveva lasciato la due ruote. Sbatté le palpebre pensando che fosse un brutto sogno. Poi il suo urlo fece tremare tutti i bicchieri del bar di Landino. Fermo scosse il capo sedendosi sul marciapiede: mancava un giorno alla gara e il suo mezzo si era vaporizzato, volatilizzato, insomma era stato rubato! Zio Nando osservava lo scorno dei due bambini senza proferire verbo. Poi, scegliendo il tono più dolce e rassicurante, parlò: – C’è ancora una possibilità: la mia vecchia bicicletta! Solo che… è da un po’ che non la uso: necessita di qualche ritocco. Giangio saltò in aria: c’era del lavoro da fare! Bicicletta da smontare e rimontare! E c’era ancora tempo prima della partenza! – Meglio ricostruire che piangere sul rubato – sentenziò zio Nando. Nel breve tratto fra il bar e il palazzo di zio Nando, Giangio provò a rianimare l’amico, fantasticando su quello che avrebbe potuto fare alla nuova bicicletta. Il meccanico era in visibilio per la nuova sfida, ma l’amico non era dello stesso umore. Poco dopo il terzetto giunse alla famigerata cantina segreta di Zio Nando, che aprì la porta con un calcio: la porta saltò via dai cardini e si schiantò sul pavimento alzando una nuvola di polvere. Fermo e Giangio entrarono starnutendo e cercarono a tentoni l’interruttore della luce. Si udì un clic e la cantina segreta di zio Nando si mostrò nel suo splendore. Era un immenso blocco di scatole e cianfrusaglie, un’apocalisse di oggetti rotti e accumulati a caso.

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IL RACC ON

T O UM

O R IS

T IC O

Zio Nando avanzò con passi calcolati, scansando tubi arrugginiti e pile di giornali ingialliti. Fermo lo seguiva fremendo, mentre Giangio si guardava intorno incantato. – Oh, eccola! – sospirò infine zio Nando. Fermo si lanciò in avanti fremendo: voleva vedere la sua ultima possibilità, la due ruote che poteva salvare la situazione! E quando i suoi occhi inquadrarono la bicicletta, ebbe un sussulto. Era un catorcio. Era devastata dalla ruggine: ogni parte appariva rugosa, fragile e scricchiolante. I fanali erano staccati e penzolavano inerti da un lato. Il sellino era stato mangiato dai topi e mostrava piccole molle aguzze e fuori asse. Le ruote erano sgonfie, mancava un pedale e i parafanghi erano sbeccati. Il freno, quello ancora sano perché l’altro non aveva più il cavo di trasmissione, appariva allentato e sghembo. – Ma zio! È distrutta, è un cadavere, il ricordo lontano di una bicicletta! – Sì, c’è un po’ di lavoro da fare. Ma sono sicuro che si può sistemare in breve tempo – disse zio Nando. – La bicicletta non è messa così male. Si può rattoppare e riparare – sentenziò Giangio con gli occhi che brillavano di inventiva. – E poi ho con me tutto quello che serve! Le stelle brillavano nella quiete delle strade. Fra il russare degli abitanti, si poteva udire un battere di martello e uno sfregare di bulloni. Fermo e Giangio stavano riparando la bicicletta nel piazzale davanti al condominio di zio Nando. Nonostante l’impegno del piccolo meccanico, Fermo appariva poco convinto. – Le ruote, quando le mettiamo a posto? – chiese con ansia. – Un attimo! – rispose stizzito Giangio. – Sto ancora lavorando sui freni e poi c’è il sellino. Fermo scrutò di nuovo la bici: il suo aspetto non era migliorato. – Qui ci vuole del burro e un po’ di aceto! – sentenziò Giangio fissando la catena, dopo aver incastrato il sellino di ricambio e il pedale mancante. Cavò furi dalla tasca quattro stecche di gomme da masticare e le passò all’amico. – Prepara il mastice super special! Fermo masticò a lungo le stecche di gomma, mentre Giangio e zio Nando oliarono la catena con un mix di burro, aceto e olio. Finito con la catena, Giangio allungò la mano verso l’amico: – Mastice super special, grazie! Tastò la consistenza della palla di gomma e la spezzettò. Poi cercò i fori nelle ruote. Alla fine del lavoro, dopo aver usato una vecchia pompa arrugginita che rantolava a ogni stantuffo, Giangio si rialzò soddisfatto. Fermo squadrò il suo mezzo: i copertoni colavano gomma da masticare mentre gli ingranaggi perdevano burro mischiato a olio. Fermo sorrise per un istante, quindi scosse il capo. – Non c’è speranza! Zio Nando spuntò alle loro spalle reggendo un barattolone arrugginito con tre pennelli secchi e spelacchiati. – Ecco qua! Direi che è un rosso fiamma controvento con bagliori di alba infuocata! Fermo si ravvivò all’idea del rudere ridipinto con un colore vivace e aggressivo. Quando i tre rimirarono il loro lavoro ci fu un momento di silenzio profondo e rispettoso. Un silenzio che fu interrotto dall’urlo di Fermo. – Zio, ma è rosa fucsia questo colore! Il bambino incominciò a girare in tondo ululando di disperazione, poi svenne. Teo Benedetti, Forcelle ruggenti, Edizioni EL

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L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

AT IVO

IL RACCONTO FANTASY CHE COS’È? È un testo narrativo che racconta avventure straordinarie in mondi fantastici.

LO SCOPO Appassionare chi legge.

I FATTI Narra imprese eroiche, missioni e sfide con prove e ostacoli da superare, per lottare contro le forze oscure del Male e far trionfare il Bene.

I LUOGHI Sono magici, immaginari: boschi, foreste incantate, caverne misteriose popolati da creature fantastiche.

IL TEMPO Un tempo imprecisato, spesso passato, lontano, misterioso e... vago.

I PERSONAGGI • Il/La protagonista in genere è un eroe o un’eroina che affronta una missione, un’impresa eroica. • Altri personaggi sono creature fantastiche dotate di poteri straordinari: elfi, folletti, hobbit, maghi, draghi... Intervengono nella storia con ruoli diversi: aiutanti o antagonisti.

LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione

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IL NARRATORE / LA NARRATRICE Può essere: • esterno/a, che narra in terza persona; • interno/a, un personaggio della storia, che narra in prima persona.


IL RACC ON

Lotta fra i regni Q

uella avrebbe dovuto essere una notte tranquilla. Non si aspettavano di vedere nessuno. Non c’erano più state battaglie nei pressi del villaggio dopo quella in cui avevano perso Crane, sedici giorni prima. – Avete sentito? – sussurrò Umber mentre schizzava in alto per volargli accanto. Il più giovane della piccola truppa di fratelli Ali di Fango era un attento osservatore. Ormai Reed sapeva che valeva sempre la pena di dargli ascolto. – Cosa? – gli sussurrò di rimando. Le sue ali catturarono una corrente d’aria. Lui e Umber salirono più in alto e Reed cominciò a studiare le sagome scure e frastagliate delle montagne delle Nubi Grifagne. Non vedeva movimenti né sentiva battiti d’ali. – Mi è sembrato di sentire un sibilo – disse Umber. – Da qualche parte qui vicino. Reed, a disagio, guardò in basso verso gli alberi ombrosi che coprivano il fianco della montagna sotto di loro. Là in mezzo poteva nascondersi qualsiasi cosa. Tutto ciò che udiva, però, era il chiassoso generale degli Ali di Sabbia più avanti, che gridava a pieni polmoni. Proprio in quel momento nove Ali di Ghiaccio schizzarono fuori dalla foresta e aggredirono gli Ali di Sabbia. L’assalto fu talmente fulmineo, improvviso e ben orchestrato, che due Ali di Fango vennero abbattuti e precipitarono al suolo ancor prima che Reed avesse avuto il tempo di rendersi conto che si trattava di un’imboscata. Si misero in formazione alle sue spalle e si tuffarono verso il groviglio di draghi. Reed indirizzò una fiammata verso l’Ali di Ghiaccio più grossa. Lei serrò di scatto le mandibole e gli sibilò contro, ma era troppo occupata per inseguirlo. Reed fece una giravolta a mezz’aria prima di scagliarsi contro un ammasso di squame bianche argentee, mentre un altro Ali di Ghiaccio lo attaccava al fianco. Si artigliarono furiosamente l’un l’altro per qualche istante. Alla fine Reed riuscì a sputare un’altra lingua di fuoco e l’avversario si ritrasse di scatto, evitando per un soffio di bruciarsi il muso. Tui T. Sutherland, I Regni del Fuoco, L’oscuro segreto, Battello a Vapore, Piemme

T O FAN

T ASY

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

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O FAN T N O C IL RAC SO I PER

T ASY

NAGGI

Nel racconto fantasy i PERSONAGGI sono: • e sseri umani coraggiosi e intraprendenti; • c reature magiche come draghi, elfi, fate…

Analizzo Il racconto è narrato in: p rima persona. terza persona. La protagonista è: un essere umano. una fata.

FRESCO DI STAMPA Lostland. Ritorno al mondo che non c’è, è stato scritto da Margie Simmons, un nome dietro al quale si celano Simona Sparaco e sua nipote Margherita, insieme alla quale ha ideato la serie Lostland. È il secondo capitolo di una saga iniziata con Ally Gram e la terra degli oggetti smarriti. Leggi entrambi i libri: sono appassionanti!

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IL T EST O

NARRAT IVO

Notizie da Lostland Ally è molto disordinata, tanto da perdere Secret, la chiave del suo diario segreto, l’ultimo ricordo del suo papà. Per ritrovarla, finisce a Lostland, la terra degli oggetti smarriti. Ally lascia Lostland con una promessa: quella di trovare la chiave della Porta Sacra, per varcare le soglie dell’Aldilà e riabbracciare il padre.

P

er la prima volta da quando aveva aperto la Porta di Lostland, Ally stava realmente mettendo in discussione l’esistenza di ciò che aveva visto. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il frammento di Specchio e lo scagliò nel cestino sotto la scrivania. Poi si lasciò cadere sul materasso, dove affondò la faccia nel cuscino. Mentre singhiozzava, sentì puzza di bruciato provenire da un punto indistinto nella stanza. Sollevò gli occhi. Sembrava che qualcosa stesse andando a fuoco… Dal cestino, si alzava del fumo. Ally si precipitò a vedere e notò che il frammento di Specchio Magico era diventato incandescente e aveva dato fuoco ad alcuni pezzi di carta. – Ally, sono io, la tua regina – disse una voce dal cestino. – Mi senti? Lei non poteva crederci. Era proprio la regina Passpartù! La sua immagine era apparsa sul piccolo frammento di Specchio ed era smagliante e luminosa come sempre. Aveva un’espressione rassicurante, ma il suo tono era preoccupato, in allarme. – Regina Passpartù, credevo che non ti avrei mai più rivista! Ti ho cercato, ma tu non mi hai mai risposto – si lamentò Ally. – Credevo di aver sognato tutto quanto. – Lo sai che nel tuo mondo il mio potere è molto debole, e contattarti mi costa un grandissimo sforzo… non so per quanto potrò resistere. Perfino qui a Lostland ci sono alcune zone in cui il mio potere non arriva. Perché hai smesso di credere in noi? Come hai


IL RACC ON

T O FAN

T ASY

Comprendo Che cosa tira fuori dalla tasca Ally?

potuto dubitare, Ally? – la rimproverò la regina. – Proprio ora che abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ally si mise a sedere sul letto. – Che cosa sta succedendo? – La furia di Katana è incontenibile. Dovresti vederlo, è diventato un gigante, ancora più terribile. Mi tiene prigioniera. Ma non è questo il peggio, Ally. – Passpartù fece una pausa, sembrava non riuscire a trovare le parole giuste per continuare. – Ha rapito la nostra Secret! Ally boccheggiò. Secret, la chiave del suo diario segreto, la sua amica speciale che le aveva fatto compagnia per tanti anni. Quando si erano salutate, perché Secret aveva deciso di restare a vivere a Lostland, Ally era stata molto triste, ma aveva capito la sua scelta e l’aveva rispettata. Saperla in balia di Katana la terrorizzava, ma soprattutto la faceva sentire in colpa. Katana l’aveva messa in guardia, a suo tempo, ma Ally, una volta tornata nel mondo reale, non aveva cercato la chiave della Porta Sacra. Non ancora, almeno. – Che cosa posso fare, adesso? Passpartù rimase interdetta. – Ma come? Io pensavo avessi già fatto qualcosa: nel nostro mondo è appena entrata una chiave, passando proprio attraverso la casa di tua nonna! Non l’hai mandata tu? Ally non sapeva cosa rispondere. Non ricordava di aver perso nessuna chiave. – Si è appena smarrita – continuò la regina. – Lo Specchio mi ha riferito che ha fatto il suo ingresso a Lostland insieme ad altri oggetti… Temo che Katana possa già essere sulle sue tracce. Purtroppo, dal luogo in cui sono rinchiusa, non posso rintracciarl… – aggiunse Passpartù con voce sempre più debole, mentre la sua immagine iniziava a svanire.

Un frammento di vetro. Un frammento di specchio. C hi appare nel piccolo frammento? Passpartù. Katana. Che cosa ha fatto Katana? 1. .................................................... ....................................................

2. .................................................... ....................................................

Che cosa deve fare Ally? Cercare la chiave della Porta Sacra. Cercare la chiave del diario segreto.

In inglese Collega. witch

mago

elf

strega

wizard

fata

pixie

folletto

fairy

elfo

Margie Simmons, Lostland. Ritorno al mondo che non c’è, DeA Laboratorio di scrittura, pp 35-37

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AN T ASY F O T N CO IL RAC OGHI

ICONA DIS

MP IL TE

U OEIL

Nel racconto fantasy il TEMPO non è definito. I LUOGHI, immaginari e misteriosi, sono descritti nei dettagli.

Analizzo Q uando avvengono le vicende? In un tempo definito. In un tempo indefinito. Scrivi i nomi delle creature magiche presenti nel racconto. ........................................................... ...........................................................

Evidenzia in giallo la descrizione delle piccole creature alate viste da Jared e in azzurro la descrizione del troll che affiora dall’acqua.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Mallory e Jared C

ontinuarono a camminare. – Mallory – bisbigliò Jared, indicando un’enorme quercia. Piccole creature verdi e marroni erano appollaiate su un ramo. Avevano ali simili a foglie, ma i visi erano quasi umani. Al posto dei capelli sulle piccole teste crescevano sottili steli d’erba e boccioli di fiori. – Che cosa stai guardando? – Mallory si mise in guardia, sollevando il fioretto davanti a sé, e fece due passi indietro. Jared scosse piano la testa. – Ninfe... fatine... credo. Non so... – Perché hai quella stupida espressione sulla faccia? – Sono... sono... – Il ragazzino non trovava le parole. Non poteva spiegare ciò che vedeva. Tese la mano, con il palmo in alto, e osservò sbalordito una delle minuscole creature alate che si posava sul suo dito. Due piedini leggeri gli solleticarono la pelle del polpastrello, mentre la fatina levava su di lui due occhioni scuri. – Jared! – lo incalzò impaziente sua sorella. Al suono della voce, la fatina prese il volo e Jared la guardò salire a spirale verso le foglie della quercia. Le macchie di sole che filtravano tra gli alberi cominciavano a tingersi di arancione. Più avanti il torrente si allargava, correndo sotto i resti di un ponte di pietra. Mentre si avvicinavano alle rovine, Jared aveva la sensazione di essere osservato, ma non c’era traccia di goblin per il momento. Il torrente era molto largo ormai, quasi sei metri, e il colore scuro, al centro, dava l’impressione che l’acqua fosse molto profonda. Jared sentì un suono lontano, simile a metallo contro metallo.


IL RACC ON Mallory si fermò, guardò verso la riva opposta e sollevò la testa. – Hai sentito? – Poteva essere Simon, secondo te? – le chiese il fratello, sperando con tutto il cuore che non fosse così. Quel suono non sembrava umano... – Non lo so – rispose Mallory. – Ma qualunque cosa fosse, deve avere a che fare con quei goblin. Andiamo! Detto questo, Mallory si diresse con decisione verso il punto da cui proveniva lo strano rumore. – Non entrare in acqua, Mallory – cercò di fermarla Jared. – È troppo profonda. – Non fare il bambino – replicò lei, e cominciò a guadare il torrente. Fece due lunghi passi con l’acqua al ginocchio, poi sprofondò, come se si fosse lanciata oltre l’orlo di una scogliera. L’acqua si richiuse sopra la sua testa. Jared si gettò in avanti, lasciò cadere il fioretto sulla riva del torrente e immerse la mano nell’acqua gelida. Sua sorella tornò a galla. Aveva bevuto e sputacchiò acqua come una fontana, cercando un appiglio. Quando lo vide si aggrappò al braccio del fratello. Era ormai a riva quando qualcosa cominciò ad affiorare... una testa verde scuro come l’erba marcia in riva al torrente. Con piccoli occhi cupi, un naso contorto come un ramo d’ulivo e una bocca piena di denti decisamente malridotti. Una mano si protese verso i due ragazzini: le dita erano lunghe e sottili come radici e le unghie nere e ricurve... – Un troll! Tony DiTerlizzi, Holly Black, Spiderwick. Le Cronache, Mondadori

T O FAN

T ASY

Le gg o c om e a teatro Dividetevi in coppie: una bambina interpreta Mallory e un bambino Jared. Quindi leggete i dialoghi del brano interpretando i due protagonisti. Attenzione al tono della voce!

Comprendo Chi vede per primo le creature verdi e marroni? Mallory. Jared. Che cosa sente Jared? Un suono di metalli battuti uno contro l’altro. Un suono di campanelli. C hi affiora dall’acqua del torrente? U n goblin. U n troll.

Laboratorio di scrittura, pp 38-39

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O FAN T N O C IL RAC NISTA

T ASY

GO PROTA A L / IL

Il/La PROTAGONISTA dei racconti fantasy è spesso un essere umano predestinato a compiere una missione e a combattere contro il Male.

Analizzo H arry è un ragazzo: spaventato. disobbediente. coraggioso. S econdo te, l’ippogrifo si lascia cavalcare da Harry perché: c apisce che il ragazzo ha rispetto per lui. ha paura del maestro. Sottolinea la descrizione degli ippogrifi.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Incontro con l’ippogrifo H

arry fu lieto di uscire dal castello dopo pranzo. La pioggia del giorno prima era sparita; il cielo era grigio pallido e l’erba umida ed elastica sotto i piedi, mentre si avviava alla prima lezione di Cura delle Creature Magiche. Hagrid aspettava gli allievi sulla soglia della sua capanna e sembrava impaziente di cominciare. – Forza, avanti, muovetevi! – disse mentre i ragazzi si avvicinavano. – Oggi ho una cosa specialissima per voi! Una gran lezione! Ci siete tutti? Bene, allora seguite me! Almeno una dozzina di creature, le più bizzarre che Harry avesse mai visto, trotterellavano verso di loro. Avevano i corpi, le zampe posteriori e le code da cavallo; le zampe anteriori, le ali e la testa di aquile giganti, becchi feroci color dell’acciaio e grandi occhi di un arancione squillante. Gli artigli delle zampe davanti erano lunghi più di quindici centimetri e avevano un’aria letale. Ciascuna delle bestie portava uno spesso collare di cuoio attorno al collo, fissato a una lunga catena. – Ippogrifi! – ruggì allegramente Hagrid agitando una mano. – Belli, eh? Allora – disse sfregandosi le mani e sorridendo, – se volete venire un po’ più vicini... – Dovete sempre lasciargli fare la prima mossa – continuò Hagrid. – È educato, capito? Gli ippogrifi scuotevano le teste fiere e agitavano le ali poderose; sembrava che non gradissero di restare così legati.


IL RACC ON – Nessuno? – disse Hagrid con uno sguardo supplichevole. – Io – esclamò Harry. Dietro di lui tutti trattennero il respiro. – Bravo, Harry! – ruggì Hagrid. – Vediamo come te la cavi con Fierobecco. Slegò una delle catene, allontanò l’ippogrifo grigio dai suoi compagni e gli sfilò il collare di cuoio. Dall’altra parte del recinto i ragazzi trattennero il fiato. – Piano, ora, Harry – disse Hagrid a bassa voce. – Hai stabilito un contatto visivo, adesso cerca di non chiudere gli occhi. Gli ippogrifi non si fidano di te se strizzi troppo gli occhi. – Così – disse Hagrid. – Così, Harry... Ora fai l’inchino... L’ippogrifo continuava a fissarlo, altezzoso. Non si mosse. – Va bene, adesso torna indietro, Harry. Harry, piano... Ma in quel momento, con gran sorpresa di Harry, l’ippogrifo piegò all’improvviso le ginocchia squamose e si abbassò in quello che era un inconfondibile inchino. – Ben fatto, Harry! – esclamò Hagrid estasiato. – Va bene, adesso puoi toccarlo! Accarezzagli il becco, avanti! Harry avanzò lentamente verso l’ippogrifo e tese una mano. Gli accarezzò il becco alcune volte e l’ippogrifo chiuse pigramente gli occhi soddisfatto. – Va bene così, Harry – disse Hagrid. – Ora ti lascia salire in groppa, guarda. Harry mise il piede sull’ala di Fierobecco e si issò sul suo dorso. Fierobecco si alzò. Harry non sapeva bene dove aggrapparsi: davanti a lui era tutto coperto di piume. Senza preavviso, le ali lunghe più di tre metri si spalancarono e Harry ebbe appena il tempo di afferrare il collo dell’ippogrifo e già quello si librava nell’aria. Le ali dell’ippogrifo battevano scomodamente, urtandogli le gambe e dandogli l’impressione di stare per cadere da un momento all’altro; le piume lucenti scivolavano sotto le sue dita e Harry d’altra parte non osava aggrapparsi più forte. Fierobecco gli fece fare un giro del recinto e poi puntò di nuovo verso terra. Joanne K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Salani

T O FAN

T ASY

Scrivo S ul quaderno scrivi la descrizione degli ippogrifi seguendo questo schema: corpo • zampe posteriori coda • zampe anteriori artigli delle zampe anteriori testa • becco occhi • ali • al collo portavano…

Rifletto sulla lingua S ul quaderno fai l’analisi grammaticale della seguente frase: “Allontanò l’ippogrifo grigio dai suoi compagni e gli sfilò il collare di cuoio.”

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Prendete in prestito uno dei libri della saga di Harry Potter e leggetelo. Guardate le risorse che trovate sul libro digitale. In classe • Dividetevi in due gruppi in base al libro scelto e realizzate un cartellone sulla storia.

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AN T ASY F O T N CO ICI IL RAC ONDI MAG GH I LUO

I: M

Il racconto fantasy trasporta chi legge in LUOGHI e MONDI MAGICI e irreali.

Analizzo Qual è l’elemento del testo che ti fa capire che si tratta di un mondo magico? La trasformazione di Nory in gattino. Il fatto che si tratta di una scuola in cui si insegna la magia.

Scrivo Se tu fossi un Formamutanti, come ti trasformeresti? Racconta e disegna sul tuo quaderno. Ricorda anche di scrivere che tipo di poteri vorresti possedere e a che cosa potrebbero servirti.

Scuola di magia –S

ono il signor Vitomin, ma potete chiamarmi Coach. Siete in quinta, quindi cominceremo dalla trasformazione dei gattini. Tocca a te, Nory. Vediamo il tuo gattino. Nory riusciva a fare il gattino. Sì, la sua magia era sottosopra, spesso le venivano fuori animali mischiati. Però di solito riusciva a mantenere la forma del gatto. Solo che non le ci voleva niente a mandare tutto all’aria. Si concentrò. I battiti del cuore accelerarono. Bum! Bum! Bum! Il corpo si allungò e si rimpicciolì. Urrà! Era Nory-Gattino. Fin lì tutto bene. Agitò la coda, saltò sul tavolo e si leccò una zampa. – Ottimo – commentò Coach. Le girò intorno, esaminandola. – Hai i baffi più belli di quelli di molti Formamutanti di prima superiore. Riesci a capirmi? Hai la mente umana? – Nory annuì. – Ma allora in cosa sei svirgolata? Perché sei nella classe di Magia Sottosopra? Nory-Gattino gli lanciò un’occhiata di rimprovero. Non avrebbe dovuto dire “svirgolata”. Avrebbe dovuto dire “insolita”. – Non vuole saperlo – disse Bax, accigliato. – Sì che voglio – ribattè Coach. – Sono il vostro tutor! Dai fammi vedere, Nory. Lei annuì. Dal centro della schiena le spuntarono due ali di drago viola e dalle zampe uscirono grossi unghioni affilati. Ed eccolo lì: un dragattino. Emise un ruggito e Coach sobbalzò. Batté le ali, si alzò sopra di loro e volteggiò due volte nel piccolo ufficio. Poi urtò il ventilatore e si schiantò contro il ripiano. – Fantastico! – gridò Coach aiutandola ad alzarsi. Nory era raggiante. Suo padre non l’aveva voluta nella sua accademia di magia. Ma ora ecco che il signor Vitomin, che di magia ne sapeva a pacchi, diceva che i suoi poteri erano speciali. Davvero poteva diventare una tigre prima del liceo? O magari un drago-tigre, un… dragre? Coach era il miglior tutor del mondo. Sarah Mlynowski, Lauren Myracle - Emily Jenkins, Upside-Down Magic, I maghi sbagliati sbagliano ancora, Il Battello a Vapore

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IL T EST O

NARRAT IVO


STUDIO con la I FATTI Avventure fantastiche, avvincenti ed emozionanti, caratterizzate dalla lotta fra il Bene e il Male, che alla fine viene sconfitto

MAPPA

I PERSONAGGI • Esseri umani coraggiosi e intraprendenti o “prescelti” per qualche loro caratteristica • Creature magiche con poteri soprannaturali: maghi, elfi, gnomi, draghi, hobbit, ippogrifi...

I LUOGHI Fantastici, ignoti e misteriosi (città perdute, foreste incantate...), descritti con grande ricchezza di particolari

IL RACCONTO FANTASY

IL TEMPO Vago e indeterminato

LO SCOPO LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione

• Coinvolgere, appassionare ed emozionare chi legge attraverso avventure prodigiose • Mettere l’accento sulla solidarietà, sul senso di responsabilità, sull’impegno a portare a termine i propri compiti

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SEMPLICEMENTE IL RACCONT O FANTASY

LA CAVALCATA

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IL T EST O

NARRAT IVO

Correva voce che in quel luogo si riunissero gli elfi nelle notti in cui le porte tra i Due Mondi restano spalancate e gli abitanti di quello Sotterraneo vengono di qua. In una di quelle notti, Giò sgusciò fuori dal letto per andare in quel bosco e vedere che cosa vi succedeva. Mentre percorreva il sentiero che conduceva nel bosco, Giò udì il suono di tante campanelle d’argento. Ed ecco apparirgli un gruppo di elfi. Erano proprio come Giò li aveva immaginati: alti pochi centimetri, ognuno con il suo berrettuccio verde sul capo. Un po’ spaventato, decise di andarsene via, ma un capitano degli elfi gli andò incontro e disse: «Salve, Giò Piedenero.» «Salve» rispose Giò facendo finta di nulla. «Ti andrebbe di partecipare a una cavalcata?» chiese l’elfo. «Mi spiace, non posso» rispose Giò. «Uh, ha la puzza sotto il naso, il signorino» strillò un altro elfo chiamando i compagni, che legarono le braccia dietro la schiena a Giò. Tra gli alberi sbucò una mandria di cavalli che si sdraiarono a terra perché gli elfi montassero in groppa. Giò si trovò buttato in sella a uno dei cavalli. Un istante dopo, si accorse che stava volando, circondato da una nuvola di cavalli.


SEMPLICEMENTE Quando giunsero a destinazione, gli elfi lo tirarono giù dalla sella e solo allora Giò venne messo al corrente del loro piano: per salvare la principessa Irma avevano bisogno di lui, Giò, perché la fanciulla doveva montare sul suo cavallo: gli elfi, infatti, non possono star seduti accanto ai mortali. Edna O’Brien, Elfi e draghi, Einaudi

I PERSONAGGI Disegna

un elfo seguendo la descrizione del racconto.

I l

protagonista del racconto è: Giò. il capitano degli elfi.

Giò

è:

n elfo. u u n essere umano.

IL TEMPO I

fatti avvengono: i pomeriggio. d d i notte.

I LUOGHI D ove

avvengono i fatti? I n un luogo fantastico. In un luogo reale.

I FATTI Q uali

sono gli elementi fantastici nel racconto? Completa.

1. Giò va nel bosco e .................................................................................................................................................... 2. I cavalli ................................................................................................................................................................................... Perché

gli elfi avevano preso Giò?

......................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................................................

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Via al ! T S TE

Salviamo le balene 5

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Stavamo avendo successo, madre e figlio nuotavano verso il mare aperto. Eravamo così presi dal desiderio di salvarli, così impegnati a gridare e a spingerli via, che non vedemmo le reti dei cacciatori. Quando Robin gridò era troppo tardi. Il piccolo ci finì dentro in pieno. – Che cosa facciamo? – chiesi a Grisam. – Se si è impigliato annegherà! In quel momento, vidi un movimento a poppa. Qualcosa cadde in acqua. – Nooo! – gridai. – Desmo si è tuffato! Senza pensarci, ci buttammo anche noi. Agnes rimase a bordo a tenere la barca. Il mare ribolliva e vedevamo solo onde e spuma. Così ci immergemmo. Il piccolo della balena era avvolto da una rete, quattro o cinque metri sotto la superficie. Desmo scendeva verso di lui. Sullo sfondo, grande come il mare, c’era la balena. Il ragazzino usava la rete inabissata come un ragno su una ragnatela: si arrampicava sulle maglie, arrivava al pelo dell’acqua, prendeva fiato e tornava giù per riprendere a tagliare. La rete era avvolta attorno al collo del balenottero e gli impediva di tornare in superficie a respirare. Non c’era tempo da perdere e così mi affidai ai miei poteri. Afferrai una delle corde con una mano e usai l’altra come una forbice. Alzai gli occhi: Grisam stava facendo lo stesso, mentre Tommy tentava di sbrogliare i nodi che stringevano il collo del piccolo. Ce l’avevamo quasi fatta, quando un’asta di ferro sfiorò Desmo. La fune a cui era legata gli si avvolse attorno alla caviglia e lo trascinò giù, mentre il balenottero si liberò. La madre lo spinse in superficie perché respirasse e proprio in quel momento, un arpione li sfiorò. – Fermi! Fermi! Ci sono i nostri amici là sotto! – gridavano dalle barche Flox, Robin e gli altri ai pescatori. Ma loro non sentivano. Volevano la balena! Mentre noi volevamo che fosse libera. Così, senza bisogno di dircelo, operammo la trasformazione: Vaniglia e Tommy assunsero l’aspetto di due delfini, Grisam di uno squalo, Cicerbita diventò una manta blu, io un grande barracuda. Scendemmo come uno stormo in formazione: cercavamo il nostro amico. Ma qualcosa ci superò, più veloce, immensamente più grande. La balena stava risalendo. Con il muso spingeva verso l’alto un bambino. Come prima, con il suo piccolo, la balena portò Desmo in superficie per farlo respirare. Ma c’erano i cacciatori ad aspettarla. Ora dovevamo aiutare la madre a uscire dalla baia il più velocemente possibile. Elisabetta Gnone, Fairy Oak, La storia perduta, Salani

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NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

Il racconto è narrato:

6

i n prima persona. In terza persona.

2

3

risam. G Cicerbita. Tommy. Agnes.

Il narratore quindi è esterno o interno al racconto? .....................................................................................................

7

Dove si era avvolta la rete dei pescatori? Alla coda della balena. Al collo del balenottero. Alle gambe di Desmo. A ll’ancora della barca.

Nella riga 1, con quali parole puoi sostituire i nomi “madre e figlio”? Mamma e bambino. Balena e balenottero. P esce e pesciolino. M amma e cucciolo.

Chi resta a bordo a governare la barca?

8

In che cosa si trasformano Vaniglia, Tommy, Grisam e Cicerbita? .....................................................................................................

4

Quale delle seguenti frasi risponde al contenuto del racconto? I pescatori vogliono catturare una balena e il suo piccolo mentre un gruppo di ragazzini li vuole salvare. Un gruppo di ragazzini vuole catturare la balena e il suo piccolo mentre i pescatori vogliono salvarli. I pescatori gettano le reti per pescare insieme a un gruppo di ragazzini ma vedono passare una balena con il suo piccolo. Una balena e il suo piccolo nuotano intorno alle barche dei pescatori e di un gruppo di ragazzini.

5

Quale dei ragazzini si tuffa per primo? Il narratore. Desmo.

T ommy. Grisam.

.....................................................................................................

9

Chi salva Desmo? I suoi amici. Si salva da solo. La balena. Il balenottero.

10

Quale di questi termini non è un sinonimo di “sbrogliare”? S ciogliere Districare.

11

Intricare. Sgrovigliare.

Alla riga 7 leggi: “Desmo si è tuffato!”. In questa frase il verbo è: alla forma attiva. alla forma passiva. alla forma riflessiva. alla forma impersonale.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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A

Una

LIBRO l u s A R T S FINE SCOLTA

L’AU DIO

Elinor Puffygal

Gli studenti di prima furono accompagnati in classe dove li attendeva la preside, una donna impettita, con uno stretto chignon sale e pepe, un naso che sembrava un pungiglione e una gatta dagli occhi fluorescenti ai piedi. Miranda Krait cominciò: – Benvenuti… – Non ti ricorda un’ape? – bisbigliò Elinor ad Adam. La preside fissò truce gli studenti, in cerca del chiacchierone. Poi riprese: – Benvenuti alla Scuola Media di Arti Magiche del Bosco Iridescente di Felinia. Se siete qui è perché avete superato l’esame di ammissione alla Formazione Stregàstica di Primo Livello. Elinor si guardò nervosamente intorno. Il dubbio di essere lì per errore continuava a tormentarla… Come se le avesse letto nel pensiero, la preside continuò: – Ma non tutti sono davvero destinati a questa scuola. Quindi non date per scontata la vostra presenza qui. La magia è una cosa seria, e solo gli alunni più costanti, motivati e talentuosi otterranno il PRIMUS. – Bzz, bzz, bzz! – Adam si mise a ronzare per scherzo all’orecchio di Elinor, imitando la preside. Stavolta la risata di Elinor rimbombò in tutta l’aula. E la preside la beccò. – Se ha tanta voglia di parlare, signorina – disse, incenerendola con lo sguardo, – cominci col dire il suo nome!

Elinor avvampò. – Mi chiamo Elinor Puffygal. – Puffygal! – ripetè l’ArciStrega. – Be’, non rende certo onore al suo cognome. Si sposti al primo banco. Elinor fissò con orrore il posto indicato dalla preside. Era quello accanto a Boccoliblu! Si voltò disperata verso Adam. – Fa come dice, El. Non hai scelta – le sussurrò l’amico. – Troveremo una soluzione! Così, con gli occhi di tutti puntati addosso, Elinor trascinò la cartella fino al primo banco. Boccoliblu le sorrise ed esclamò a voce altissima: – Molto piacere, mi chiamo Brigitta Star! Elinor rispose: – Piacere, io… Ma Brigitta si era già girata ad ascoltare la preside, che aveva ripreso il suo discorso. Elinor avrebbe voluto sprofondare. Aveva appena messo piede alla SMAMBI e si era già fatta riprendere dalla preside. Ma soprattutto, era stata separata dal suo migliore amico! Quanto le sarebbe stato utile un varco spaziale… per scappare lontano da lì. All’intervallo, in cortile, Adam ce la mise tutta per tirarla su. Le raccontò del suo nuovo compagno di banco, già ribattezzato Skakkolator perché passava metà del tempo con le dita nel naso. Poi imitò ancora la preside ape. Bzzz… E appena Elinor accennò a un sorriso…: – Così ti voglio, socia! Elinor si rianimò. Ci voleva ben altro per scoraggiarla che una lavata di capo e una compagna di banco ostile! – Dimostrerò a tutti di che pasta è fatta Elinor Puffygal! – esclamò agguerrita. Ma appena rientrata in classe tutta la sua spavalderia andò in fumo. Perché il pavimento risucchiò i

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IL RACC

ON T O

FAN T

banchi, le pareti si allontanarono, e l’aula si trasformò nel peggior incubo… Un’attrezzatissima palestra di Spaziothlon! Jiji nel frattempo aveva informato tutti i compagni della sua parentela con Ingrid. – Chissà quanti trucchi ti ha insegnato tua sorella! – esclamò Skakkolator, prima di tuffare il dito in una narice. – Neanche uno – rispose Elinor. – Fuori dalla SMAMBI è vietato aprire varchi, non lo sai? – E chi ci dice che non avete infranto le regole? – suggerì Brigitta. – I Puffygal non barano! – replicò indignata Elinor e recitò a memora: – Correttezza, prontezza e intuito sono i tre principi cardine di tutte le discipline spaziodimensionali… – … articolo 3, paragrafo 1 del Codice dello Spaziothlon! – concluse un allegro vocione. Sulla lavagna era appena apparso uno spaziogorgo tutto scintille che vorticò, vorticò, vorticò… e sputò fuori un omone in tuta da Saltatore! Gli studenti erano emozionati: quello era coach Ballard… una leggenda della SMAMBI! Coach Ballard si lanciò subito in una dimostrazione mozzafiato delle sue straordinarie abilità. Apriva varchi su varchi, ci spariva dentro e un istante dopo riappariva in tutt’altro angolo della palestra. Saltava, correva, tagliava l’aria e intanto… raccontava ai suoi alunni la vera storia della Spaziologia! – Evvaiii! – gridarono gli studenti. – Così vi voglio! – esclamò il coach. – Chi di voi vuole iniziare?

ASY

– Nonguardareme, nonguardareme, nonguardareme – pregò sottovoce Elinor. Ancora non riusciva a togliersi dalla testa la figuraccia fatta agli esami di ammissione. Al momento della prova di Spaziothlon era inciampata nelle stringhe e si era aggrappata allo spaziogorgo, slabbrandolo tanto che per poco non risucchiava l’intera commissione in chissà quale punto misterioso del Magiverso! Lo sguardo di Ballard, purtroppo, si posò proprio su di lei. – Tu! – la indicò. – Che ne dici di fare un po’ di pratica? Elinor impallidì. – Niente paura! – la rassicurò il coach, e aprì un gorgo col suo aprivarchi SpaceJumping T49 ultimo modello. – Nei varchi di livello zero l’uscita è dritto davanti a te. Ti basta cercare il puntino luminoso! “Niente paura un corno” pensò Elinor. Ma non poteva certo disobbedire al coach. Così infilò una gamba nel varco, e un improvviso risucchio la trasportò… in un buco nero come l’inchiostro! Correnti gelide le sferzavano il viso. Qualcosa di viscido le svolazzò a un centimetro dal naso. – Aiuto! – gridò con voce tremante. – Accendete la luce! Ma nessuno poteva sentirla… Dov’era finita? Poi un lampo improvviso l’abbagliò. La mano del coach la afferrò e la riportò in palestra, di fronte allo sguardo deluso dei compagni. – Non sapevo dove andare… Non si vedeva nulla! – Non c’era nulla da vedere. Per attraversare un varco di livello zero basta solo procedere. Ricordate: correttezza, prontezza e… – INTUITO! – gridò la classe in coro. Ballard le pizzicò la guancia: – Su, via quella faccia triste! Sarà per la prossima volta! Francesca Martucci, Elinor Puffygal streghetta incasinata, Marietti

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MINDFULNESS

IL MONDO PERDUTO

LASCIAR ANDARE

La storia di Ally, a pag. 80, racchiude una verità tanto potente quanto difficile da mettere in pratica: a volte siamo chiamati a “lasciar andare” persone, oggetti, luoghi anche se vi siamo particolarmente affezionati. Nel brano hai letto: “quando si erano salutate, perché Secret aveva deciso di restare a vivere a Lostland, Ally era stata molto triste, ma aveva capito la sua scelta e l’aveva rispettata”. In queste parole puoi sentire tutte le emozioni di tristezza, dispiacere e

La zattera Supponiamo che un uomo sia di fronte a un grande fiume e debba attraversarlo per raggiungere l’altra riva, ma non c’è una barca per farlo. Che cosa farà? Decide di tagliare alcuni alberi, li lega insieme e costruisce una zattera, quindi si siede sopra e, usando le mani o aiutandosi con un bastone, si sposta per attraversare il fiume. Una volta raggiunta l’altra sponda, che cosa fa? Abbandona la zattera perché non ne ha più bisogno: quello che non farebbe mai, pensando a quanto gli era stata utile, è caricarla sulle spalle e continuare il viaggio con essa sulla schiena. La cosa più normale da fare sarebbe infatti abbandonare la zattera, ma alcune persone, dopo che ci sono salite sopra, non remano e si dimenticano che devono arrivare dall’altro lato; finiscono così per perdere di vista il loro obiettivo ancor prima di iniziare il viaggio e si concentrano sulla zattera per renderla più comoda: costruiscono pareti, il tetto, la arredano. Trasformano la zattera in una casa e la legano saldamente alla riva, non vogliono sentir parlare di mollare le cime o issare l’ancora.

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sconforto della protagonista, ma, allo stesso tempo, l’accettazione di quanto sta accadendo. A volte ci succede proprio questo e ci sentiamo così; “lasciar andare”, però, seppur faticoso, ci farà in seguito trovare qualcosa di nuovo, che sicuramente ci porterà nuova gioia e serenità e ci permetterà di mantenere un ricordo piacevole e sempre presente di ciò che abbiamo lasciato.

Altre persone pensano che la zattera sia troppo semplice, rustica e poco attraente; la guardano e scuotono la testa: “sembra un fascio di tronchi legati in modo approssimativo”. Così decidono di abbellirla, la dipingono, la decorano e la ricoprono di fiori, ma non arrivano mai a salirci sopra, tantomeno pensano di remare fino all’altra riva. Infine ci sono persone che rimangono a riva per costruire una zattera più grande e sicura, così da affrontare il viaggio senza pericoli, ma succede che iniziano a farsi troppe domande, a porsi dubbi e interrogativi, litigano e si arrabbiano, così non vanno da nessuna parte.

Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.

Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? Lasciar andare quello che non serve più. Affrontare le sfide con coraggio. Chiedere sempre aiuto a qualcuno. Impegnarsi sempre al massimo. Ti è mai capitato di dover abbandonare qualcosa, anche se non avresti voluto?

Come ti sei sentito/sentita nel farlo? E dopo un po’ di tempo?

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MINDFULNESS

FIDUCIA

LE ABILITÀ MAGICHE DI NORY Il brano di pagina 86 ci insegna come a volte le persone che stanno attorno a noi apprezzano e ci riconoscono delle caratteristiche e delle qualità che magari noi non sentiamo nemmeno di possedere o alle quali non diamo la giusta importanza e il giusto valore. Avere accanto persone che credono in noi (come il Coach entusiasta delle abilità magiche di

GRANDI ONDE All’inizio dell’era Meiji, nel 1868, in Giappone viveva un famoso lottatore che si chiamava O-nami, Grandi Onde. O-nami era fortissimo e conosceva l’arte della lotta. Quando gareggiava in privato vinceva persino il suo maestro, ma in pubblico era così timido che riuscivano a batterlo anche i suoi allievi. O-nami capì che doveva farsi aiutare da un saggio. In un piccolo tempio poco lontano soggiornava temporaneamente Haku ju, un insegnante girovago. O-nami andò a trovarlo e gli spiegò il suo guaio. – Tu ti chiami Grandi Onde – gli disse l’insegnante, – perciò stanotte rimani in questo tempio. Immaginati di essere il mare. Non sei più un lottatore che ha paura. Tu sei quelle ondate enormi che spazzano via tutto davanti a loro, distruggendo qualunque cosa incontrino. Fa’ così e sarai il più grande lottatore del paese. L’insegnante lo lasciò solo. O-nami rimase in meditazione, cercando di immaginare se stesso come le onde. Pensava alle cose

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Il significato della storia Nory) ci permette di sentire tutta la loro fiducia nei nostri confronti; in questo modo ci aiuta a coltivare anche la fiducia in noi stessi, una qualità indispensabile per poter affrontare le piccole o grandi sfide della vita di ogni giorno, sconfiggere le fatiche e superare gli ostacoli che possiamo incontrare.

più disparate. Poi, gradualmente, si soffermava sempre più spesso sulla sensazione delle onde. Man mano che la notte avanzava le onde si facevano più grosse: prima dell’alba il tempio non era più che il continuo fluire e rifluire di un mare immenso. Al mattino l’insegnante trovò O-nami assorto in meditazione, con un lieve sorriso sul volto. Gli batté sulla spalla. – Ora niente potrà più turbarti – gli disse. –Tu sei quelle onde. Travolgerai tutto ciò che ti trovi davanti. Quel giorno stesso O-nami partecipò alle gare di lotta e vinse. E da allora, nessuno in Giappone riuscì più a batterlo.

Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.

Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? La fiducia in se stessi. La pazienza. Il coraggio. La paura. Quali sono le qualità che ti vengono riconosciute dalle persone che hai vicino?

Prova a darti un soprannome in base alla tua qualità migliore e descrivila (oppure spiega perché lo hai scelto).

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GI A T S E L

ON I

Era lei, la neve E un mattino appena alzati, pieni di sonno, ignari ancora, d’improvviso aperta la porta, meravigliati la calpestammo: posava, alta e pulita, in tutta la sua tenera semplicità. Era timidamente festosa. Era fittissimamente sicura di sé. Giacque in terra sui tetti e stupì tutti con la sua bianchezza. Evgenij Evtušenko

Scrivo Scrivi tu la tua poesia, prendendo spunto da quella che hai appena letto. Segui l’esempio.

Era lui, il pettirosso E un mattino appena alzati, pieni di sonno, ignari ancora, d’improvviso aperta la porta, meravigliati lo udimmo: gorgheggiava, ................................................................................................. ........................................................................................................................ ............................................................................................................................. ............................................................................................................................... ............................................................................................................................ .......................................................................................................................... .......................................................................................................................

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L'IN V E R

NO

In inglese Collega. valley

sogni

to fall

neve

snow

valle

dreams

cadere

È scesa la neve

The snow has fallen

È scesa la neve a visitare la valle. Giunge senza rumore. Così scendono i sogni. Guardiamola scendere. Ha dita così dolci, così lievi e sottili, che sfiorano senza toccare.

The snow has fallen to visit the valley It came silently That’s how dreams come Let’s look at it falling It has such sweet fingers So light and thin Touching lightly

Gabriela Mistral

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GI A T S E L

ON I

Un regalo ecologico

Non mettere tutte le bottiglie vuote di vetro nel contenitore del riciclo, ma usane qualcuna per creare una collezione di capolavori per un regalo originale, da usare per decorare la tua casa oppure come centrotavola.

Occorrente • Alcune bottiglie di vetro di varie forme • Colori acrilici e pennelli • Cartoncino

• Matita • Forbici • Nastro adesivo di carta

PROCEDIMENTO

1

2

Lava le bottiglie di vetro. Se hanno l’etichetta lavale con acqua calda per rimuoverla, poi asciugale con un panno.

3

Quindi decorala con la tecnica dello stencil: disegna una sagoma sul cartoncino, ritagliala, fissala alla bottiglia con un nastro adesivo e colora le zone vuote. Prendi spunto dagli esempi qui accanto.

Colora una bottiglia con un colore acrilico a tua scelta e poi lasciala asciugare per almeno una notte.

4

Lascia asciugare: il tuo regalo è pronto! Puoi farne un portacandele o infilarci un rametto di agrifoglio e usarlo per dare un tocco natalizio a un angolo della casa.

Approfondisco Il vetro è riciclabile all’infinito e anche riciclato si può trasformare in vasetti e bottiglie con le stesse caratteristiche di quelli precedenti. Nel 2020 la percentuale di riciclo del vetro in Italia si è avvicinata alla soglia dell’80%.

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Il fiocco di neve perduto L'

’inverno è ormai arrivato e nubi grigie e fitte stanno percorrendo il cielo. Il vento che soffia è gelido e nessuno vuole stare all’aria aperta. Tutti se ne stanno in casa al calduccio. In cielo, dentro una nuvola, sta accadendo qualcosa: tanti fiocchi di neve si stanno preparando per scendere a terra. La nevicata è ormai vicina: ogni fiocchetto dà la mano a un suo amico, poi insieme si mettono sul bordo della nuvola e aspettano di lanciarsi per volteggiare nell’aria trasportati dal vento. Solo un piccolo fiocco di neve sta ancora dormendo tra le onde morbide della nuvola, nessuno si è accorto della sua mancanza. Il grande fiocco di neve che guida tutti gli altri conta fino a tre, poi dà il via e i fiocchetti si gettano tra le braccia del vento. Il piccolo fiocco addormentato non si accorge di nulla e quando, dopo parecchio tempo, si sveglia ben riposato, si guarda intorno ma non trova più nessun amico sulla nuvola. Il piccolo si sente perduto… – Sono da solo! Ora che cosa faccio? Dove sono andati gli altri? Che cos’è successo? Che ne sarà di me? Il piccolo fiocco perduto inizia a piangere e a singhiozzare, ma l’unico che riesce a sentirlo è il vento gelido dell’inverno: – Che cosa ti è successo, piccolo fiocco di neve? Perché non hai partecipato alla nevicata? – Stavo dormendo e non mi sono accorto che gli altri si stavano preparando… ora sono un fiocco di neve perduto – risponde singhiozzando. – Non temere, piccolo fiocco, io sono il vento gelido dell’inverno. Se ti lascerai andare tra le mie braccia, ti porterò dai tuoi amici – lo rassicura. Così il piccolo fiocco si fa coraggio, si mette in bilico sul bordo della nuvola grigia e, trattenendo il fiato, si getta fra le braccia del vento. Dopo un volo meraviglioso, eccolo che si appoggia su una valle innevata. – Ma dov’eri finito? – sente dire intorno a sé. – Perché non eri con noi durante la nevicata? Per fortuna ora ti abbiamo ritrovato! Finalmente il piccolo fiocco di neve ha ritrovato i suoi amici e non è più perduto. Marta Bartolucci, Marcella Grassi, Storie e filastrocche, Raffaello Ragazzi

L'IN V E R

NO

Le gg o c om e a teatro Dividetevi in gruppi. Ognuno impersona uno dei personaggi della storia: il fiocco di neve, il vento e il narratore. Leggete rispettando pause e intonazione. Il resto della classe interpreterà la voce degli amici fiocchi.

Scrivo Il fiocco di neve, quando si rende conto di essere rimasto da solo, si sente perduto. Ti è mai successo qualcosa di simile? Racconta sul quaderno.

Mi emoziono I l piccolo fiocco accetta l’aiuto e si lascia trasportare dal vento. Secondo te il fiocco di neve dimostra: coraggio. allegria. paura del vuoto. fiducia nel vento.

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GI A T S E L

ON I

Finestre di Natale sul mondo

Natale “al freddo” in Finlandia La casa di Babbo Natale si trova a Rovaniemi in Lapponia, ma è a Turku, l’antica capitale finlandese, che s’inaugura il Natale, con la Dichiarazione Natalizia di Pace: una tradizione iniziata nel Medioevo che viene rispettata ancora oggi. Tutti i Finlandesi la seguono in tv e solo da quel momento il Natale ha davvero inizio. Nel frattempo il barbuto Joulipukki (Babbo Natale) in persona dà il via ai festeggiamenti, sfilando per le strade di Helsinki, l’odierna capitale del Paese, tra le ghirlande illuminate. In Finlandia le festività natalizie sono molto sentite, al punto che in finnico il mese di dicembre si dice joulukuu (ovvero mese, kuu, di Natale joulu). I Finlandesi addobbano l’albero il 23 dicembre, il giorno della “piccola vigilia”, e festeggiano il Natale nel giorno della vigilia: il 24 è tradizione fare la sauna con tutta la famiglia e andare a trovare i propri defunti al cimitero, pranzare con i parenti e aspettare che Babbo Natale bussi alla porta, interroghi i bambini e le bambine per sapere se sono stati buoni e distribuisca i regali.

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L'IN V E R

San Nicola e i Krampus in Austria In Austria, l’attesa del Natale inizia già la sera del 5 dicembre, quando i bambini e le bambine lasciano le scarpe sul davanzale oppure davanti al portone di casa. Nella notte, San Nicola gira per le strade accompagnato da un diavoletto, il Krampus. San Nicola ha un grande libro sul quale è annotato il comportamento di ogni bimbo e bimba e porta in spalla un sacco pieno di caramelle. Ai bambini buoni riempie le scarpe di caramelle, mentre ai monelli il Krampus lascia solo carbone.

NO

Conospcaorole le Una specie autoctona di piante è una specie che ha origine, si evolve e vive solo in un determinato luogo.

Natale “al caldo” in Nuova Zelanda Dato che in Nuova Zelanda il Natale arriva nel pieno dell’estate, tutte le tradizioni si svolgono attorno a un bel barbecue in spiaggia dove si cucinano pesce fresco, carne e verdure… Anche l’albero di Natale neozelandese è diverso dal nostro: è la Metrosideros excelsa, chiamato anche Pohutukawa. È una pianta autoctona che si riempie di bellissimi fiori rossi proprio durante il mese di dicembre, regalando un po’ di ombra mentre si cantano le canzoni natalizie in inglese e in lingua maori, quella dell’antica popolazione di queste isole.

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L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

AT IVO

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA CHE COS’È? È un testo narrativo che narra storie di fantasia in cui sono presenti elementi scientifici.

LO SCOPO Rispondere al desiderio dell’essere umano di conoscere e immaginare l’Universo e il futuro della Terra e dell’umanità.

I FATTI Narra avvenimenti di fantasia mescolati a elementi scientifici: viaggi nel tempo, scoperte ed esplorazioni di nuovi mondi oltre la Terra, incontri con altre civiltà presenti nell’Universo, invasioni aliene, catastrofi ambientali e avventure dei sopravvissuti.

I LUOGHI Sono: • realistici: Terra, altri pianeti conosciuti... • immaginari: Terra del futuro, altre galassie... I PERSONAGGI • Personaggi reali: astronauti/e, scienziati/e... • Personaggi di fantasia: robot, extraterrestri, mutanti, androidi...

IL NARRATORE/LA NARRATRICE Può essere: • il/la protagonista che racconta in prima persona; • un narratore o una narratrice esterno/a, che narra in terza persona.

LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione

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IL TEMPO In genere il futuro; più raramente il passato.


IL RACC ON T O DI

Il primo giorno M

i chiamo XR_95. Ho dodici anni, quattro mesi, una settimana e tre giorni. Ricordo come fosse ieri il momento in cui cominciò la mia vita. Nero. All’inizio fu tutto quello che riuscii a vedere. Poi apparvero alcune figure nell’oscurità, parole e simboli. Caricamento… La barra grigia si riempiva a poco a poco. Lentamente. Quando il caricamento fu terminato, apparvero altre parole. Esecuzione diagnostica… Tre minuti e quarantadue secondi più tardi, sentii un suono: un ronzio delicato, vibrazioni che si diffondevano nel mio sistema operativo. E per la prima volta vidi il mondo. La mia esistenza cominciò in un grosso cubo senza finestre. Una porta scorrevole si aprì. Nel cubo entrarono due robot, i movimenti fluidi e aggraziati. Erano identici. – Siamo stati assegnati alla supervisione del tuo sviluppo – disse il più vicino. – Siamo la tua Unità Familiare. Poi parlò il secondo. – Puoi chiamarci Genitore_1 e Genitore_2. Genitore_1 si avvicinò. Allungò un braccio metallico e me lo avvolse intorno al corpo. In quel momento la mia attenzione fu attirata da una voce in evidenza nel mio vocabolario di sistema. Abbracciare. Verbo. Stringere qualcosa o qualcuno tra le braccia. Antico gesto usato dagli umani per mostrare affetto. Era quello che stava facendo Genitore_1? Mi stava abbracciando? Così feci ciò che avrebbe fatto qualunque robot appena nato. Abbracciai Genitore_1. Genitore_1 rimase immobile. Girò la testa verso di me, i suoi lineamenti aggraziati sembravano confusi. Passò un momento. Poi continuò a fare quello che stava facendo. Allungò un braccio dietro di me e afferrò un cavo di alimentazione. Con uno strattone, rimosse il cavo dalla stazione di ricarica. Fu allora che capii di avere frainteso la situazione. Genitore_1 non mi stava abbracciando. Mi stava staccando la spina.

FAN T AS

CIE N Z

A

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

Lee Bacon, L’ultimo umano sulla Terra, Mondadori

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IL RAC S I PER

I FAN T D O T N CO

ONAG

GI

I PERSONAGGI del racconto fantascientifico possono essere realistici o immaginari.

Conospcaorole le Calcolo temporale significa: conteggio del tempo. conteggio della quantità di precipitazioni. Atomizzato significa: ridotto in parti piccolissime. controllato.

Analizzo George è un personaggio: f antastico. B oltzmann è un personaggio:

realistico.

f antastico. realistico. Chi scrive il racconto? Il protagonista, George. L’autrice, Lucy Hawking. Il racconto è scritto in: prima persona. terza persona.

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IL T EST O

NARRAT IVO

ASCIE N ZA

S.O.S dalla Terra S

i era imbarcato su Artemide, partendo dalla Terra senza immaginare che lui e Boltzmann sarebbero stati trascinati in quella folle corsa. Sembrava fossero saliti in groppa a un cavallo impazzito che si era messo a galoppare nello spazio trascinandoli con sé. Non avevano una percezione precisa dello scorrere del tempo. Sembrava che l’orologio di George si fosse fermato. La funzione del calcolo temporale di Boltzmann aveva dato strani segni di malfunzionamento, i pannelli di controllo non fornivano informazioni utili. Passavano il tempo chiacchierando e il robot scriveva lunghe note sulle differenze tra gli umanoidi e le forme di vita robotica. Dopo un po’, George si accorse che l’automa copiava i suoi gesti! Così passavano i giorni, o meglio quelli che George supponeva fossero giorni. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso dalla prima volta che aveva sentito la voce di sua mamma, quando ne udì un’altra, che arrivava dalla Terra fino a loro. – George! – urlò. – George! Era la sua migliore amica, Annie. Dopo aver intrapreso un viaggio fino alla Luna ghiacciata di Europa per sconfiggere l’uomo più malvagio del mondo, Alioth, Merak, lei e George erano tornati sulla Terra giusto in tempo per salvare un gruppo di ragazzi che erano stati catturati dal diabolico individuo ed erano imprigionati all’interno dell’astronave Artemide, pronta a decollare sul trampolino di lancio. Il piano di Alioth era scegliere i ragazzi più svegli del pianeta e spedirli in una missione spaziale segreta alla ricerca di nuove forme di vita del Sistema Solare, per ricavarne un proprio tornaconto.


IL RACC ON T O DI George e Annie, però, erano intervenuti in tempo per salvarli, anche se durante un teletrasporto quantistico avevano atomizzato Merak per sbaglio: lui si era disintegrato nel passaggio e non si sarebbe riassemblato mai più. Sfortunatamente, Merak aveva progettato e costruito l’astronave Artemide in gran segreto, ed era l’unico a sapere come farla funzionare. Dopo la sua scomparsa, sulla Terra non era rimasto nessuno capace di manovrare la navicella. – Annie! – urlò George fluttuando verso la plancia di comando più veloce che poteva. – George! – Annie parlò molto in fretta. – Non so neanche se sei ancora là fuori e se riesci a sentirmi, ma ti prego, se puoi, mettiti in contatto con noi. Abbiamo un grosso problema. – Vorrei tanto! – rispose George. – Non so come tornare a casa! Nessuno sa come fare! E poi cosa significa “se sei ancora là fuori”? Aiutami, Annie! – È cambiato tutto! – disse Annie. – È andato tutto storto. Il mondo… si è ribaltato, è tutto sottosopra, George. È tutto sbagliato. Non siamo riusciti a fermarlo. George, sei ancora là fuori? Ho bisogno di te! A George si gelò il sangue nelle vene. Sentire la voce dell’amica attraverso i chilometri infiniti di spazio vuoto che si stendevano fra loro e sapere che lei gli chiedeva aiuto mentre lui non era in grado di darglielo in nessun modo gli spezzava il cuore. Vicino a lui anche Boltzmann era impietrito, come se, alla stregua di George, anche il robot ascoltando quelle tremende notizie provasse un dolore profondo e straziante. Boltzmann e George si scambiarono uno sguardo in silenzio, da robot a ragazzo, da occhio meccanico a occhio umano.

FAN T AS

CIE N Z

A

Mi emoziono uali emozioni prova Q George? i è mai capitato di T voler aiutare qualcuno, ma di non poter fare nulla? Che cosa hai provato?

Lucy Hawking, L’ultimo viaggio nell’Universo, Mondadori

Laboratorio di scrittura, pp. 43-45

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IL RAC DE

I FAN T D O T N CO

ASCIE N ZA

NAGG I PERSO E R E V SCRI

I

Nel racconto di fantascienza le DESCRIZIONI DEI PERSONAGGI, anche quelli fantastici, sono sempre molto accurate.

Conospcaorole le La gorgiera increspata è un colletto pieghettato che faceva parte dell’abbigliamento dei nobili dal XVI al XVII secolo. Vittoriano: al tempo della regina Vittoria, che governò il Regno Unito dal 1837 alla sua morte, nel 1901.

Comprendo Segna con una X le affermazioni corrette. L’uomo che indossava la gorgiera increspata aveva quattro occhi. Enoch chiamava i globi Sfere. L’Etere era il luogo dove si trovavano prima di nascere. Il corpo di Eliza era formato da ragni. Il neonato aveva un occhio solo ed era coperto di piume.

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IL T EST O

NARRAT IVO

La nascita L

a aprì e si ritrovò nella Stanza delle Luci. Le altissime pareti erano coperte di vecchi ritratti. C’era il ritratto di un uomo in costume del sedicesimo secolo, con una bianca gorgiera increspata. Non avrebbe avuto nulla d’eccezionale se non fosse stato per i tre grandi occhi che occupavano gran parte della sua faccia. Ma la cosa più sbalorditiva erano le decine di globi luminosi di vari colori e livelli di intensità che pendevano a diverse altezze, sospesi nell’aria. Enoch li chiamava le Sfere. Erano passaggi attraverso i quali quelli come loro giungevano in questo mondo da ciò che loro chiavano l’Etere. Zio Enoch gliel’aveva descritto così: – Il luogo dove veniamo creati, dove dormiamo prima di nascere. Enoch era già in piedi davanti a uno dei globi. Dotty e Daisy, le gemelle, erano insieme a lui, con i boccoli biondi che ricadevano sulle spalle. – Ciao, Mirabelle – disse Dotty con un sorriso, la voce timida e tremante. – Ciao, Mirabelle – sibilò Daisy, altezzosa. Mirabelle sorrise con dolcezza. Furono interrotte dal rumore della porta che si spalancava, e zio Bertram entrò nella stanza sbuffando e ansimando. Nella sua forma umana, era molto alto e corpulento. Indossava pantaloni gialli a righine sottili, una cravattona rossa, una camicia color senape, una giacca da camera viola e un panciotto verde. La sua larga faccia barbuta si contorceva per l’eccitazione. – Quanto manca? – ansimò.


IL RACC ON T O DI

– Non molto – rispose Enoch, senza staccare gli occhi dal globo. Era di un colore verdastro dorato e al suo interno turbinava una nebbia, e dentro quella nebbia c’era qualcosa di grigio e sottile. A volte sembrava acquistare consistenza, poi diventava fumoso e svaniva completamente, per riapparire dopo pochi secondi. La porta si aprì di nuovo ed entrò zia Eliza, sistemandosi i capelli e lisciando il lungo abito rosso. Mirabelle capì che era emozionata perché il suo braccio ondeggiava, mentre i ragni che componevano il suo corpo si organizzavano per formare le dita. Mirabelle sentì di nuovo il sapore metallico sulla lingua, e un cerchio nero apparve a mezz’aria accanto a lei. Il cerchio si allargò girando vorticosamente e ne uscì Odd, vestito con la giacchetta nera, il colletto bianco e i pantaloni al ginocchio di uno scolaro vittoriano. Roteò il mignolo in aria e il portale rimpicciolì fino a sparire. L’attenzione generale tornò a concentrarsi sul globo. Il senso di trepidazione era quasi palpabile e Mirabelle era commossa, ma provava soprattutto un enorme orgoglio. Era la prima volta che dava il benvenuto a un nuovo membro della Famiglia. Voleva essere calma e dignitosa, per tutti. – Silenzio – disse Enoch. – È il momento. Il globo cominciò a brillare. La luce era quasi accecante, ma nessuno distolse lo sguardo. La forma grigia al suo interno cominciò a solidificarsi. Qualcuno mise tra le braccia di Mirabelle una coperta. Si avvicinò al globo e tese la coperta in avanti. La piccola figura emerse dalla luce, che si spense, e Mirabelle si ritrovò con un neonato in braccio. Aveva un occhio solo ed era coperto di squame verdi. Quando piagnucolò, Mirabelle scorse i suoi dentini aguzzi. Lo amò fin dal primo istante. Benvenuto, – disse Enoch. – Benvenuto nella Famiglia.

FAN T AS

CIE N Z

A

Analizzo Sottolinea le descrizioni. In giallo quella di Bertram, in viola quelle di Dotty e Daisy, in rosso quella di Eliza, in blu quella di Odd e in verde quella del neonato.

FRESCO DI STAMPA I Mostri di Rookhaven è un romanzo illustrato che racconta una storia di crescita, amicizia e integrazione: quella di Mirabelle, un “mostro” che all’improvviso si trova in contatto con il mondo umano e capisce che oltre i confini del suo mondo si celano opportunità straordinarie. Un libro che parla al cuore di giovani e adulti.

Pàdraig Kenny, I Mostri di Rookhaven, Edizioni EL

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IL RAC DE

I FAN T D O T N CO

I I LUOGH E R E V SCRI

Anche le DESCRIZIONI DEI LUOGHI sono accurate e ricche di particolari, per permettere a chi legge di “vedere” l’ambientazione dei racconti.

Analizzo I fatti avvengono in: u n luogo realistico. un luogo immaginario. Sottolinea la descrizione dell’astronave.

Scrivo I nventa un veicolo spaziale e parti insieme a chi vuoi tu per una destinazione nello spazio. Racconta sul quaderno e non dimenticare di disegnare il veicolo.

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IL T EST O

NARRAT IVO

ASCIE N ZA

Il Capitano Royd G

eneralmente le astronavi erano agganciate alla piattaforma, ma il veicolo spaziale che Karl d’Branin aveva noleggiato per quella spedizione era troppo grande e la sua forma troppo anomala. Aveva una struttura che si sviluppava in verticale: nella parte superiore tre piccoli globi ovoidali affiancati, in quella inferiore due grandi sfere con in mezzo, a novanta gradi, un lungo cilindro, all’interno del quale erano alloggiati i motori, il tutto collegato da tubi. L’astronave era bianca e austera. Melantha Jhirl fu la prima a entrare nella camera di decompressione. Gli altri arrivarono alla spicciolata finché tutto il gruppo fu riunito: cinque donne e quattro uomini, tutti scienziati, ognuno con formazione e ambito di ricerca diversi. Il giovane e fragile telepate, Thale Lasamer, fu l’ultimo. Si guardò intorno nervosamente. – Qualcuno ci sta spiando – disse. Il portello esterno si era chiuso dietro di loro, il tubo trasparente era stato sganciato; a quel punto si aprì il portello interno a scorrimento. – Benvenuti sulla mia Nightflyer – li accolse una voce flautata. Però dentro non c’era nessuno. Melantha Jhirl si avviò lungo il corridoio. – Salve – disse, guardandosi intorno con un’aria tra l’interrogativo e il divertito. Karoly d’Branin la seguì. – Salve – rispose la voce vellutata. Proveniva da una griglia di comunicazione sotto un videoschermo buio. – Sono Royd Eris, il capitano. Lieto di rivederti, Karl, e di dare il benvenuto a tutti voi.


IL RACC ON T O DI – Dove si trova? – domandò qualcuno. – Nei miei alloggi, che occupano metà di questa sfera di supporto vitale – spiegò gentilmente la voce di Royd Eris. – La vostra attrezzatura e gli strumenti informatici sono stati collocati nelle stive, ma vi assicuro che c’è un sacco di spazio. Vi suggerisco di sistemarvi, ci vedremo più tardi per cena nella sala. Ad aspettarli era pronto un pasto caldo e leggero. Gli accademici si servirono e presero posto a tavola. Alla fine tutti i posti furono occupati, tranne uno, a capotavola. Il fantasma si materializzò lì. Le conversazioni si interruppero. – Salve – disse lo spettro, che era l’immagine di un giovane snello. Indossava abiti fuori moda da almeno vent’anni. I loro sguardi gli passavano attraverso, ma gli occhi di lui non sembravano vederli. – Un ologramma – esclamò Alys Northwind. – Royd, non capisco – disse Karl d’Branin, fissando la figura evanescente. – Che cosa significa? Perché ci proietti un’immagine? Non intendi raggiungerci di persona? Il fantasma accennò un sorriso e alzò un braccio. – I miei appartamenti sono al di là di quella paratia – spiegò. – Mi dispiace, ma non ci sono porte o passaggi tra le due metà della sfera. Passo la maggior parte del tempo da solo, la privacy è importante per me. Spero che capirete e rispetterete i miei desideri.

FAN T AS

CIE N Z

A

Rifletto sulla lingua S ottolinea i nomi composti che trovi nel testo.

In inglese Collega. astronave

planet

astronauta

Earth

pianeta

spaceship

galassia

astronaut

alieno

galaxy

Terra

alien

George R.R. Martin, Nightflyers, Mondadori

Conospcaorole le Collega ogni parola al suo significato:

telepate

parete che divide gli spazi nella parte sommersa di una nave

ologramma

persona che sa leggere i pensieri degli altri

evanescente

indistinto, che tende a dissolversi

paratia

immagine riprodotta grazie a una particolare tecnica

Laboratorio di scrittura, pp. 46-47

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IL RAC

I FAN T D O T N CO

ASCIE N ZA

TI I FAT

Nel racconto di fantascienza i FATTI possono essere avvenimenti realistici, ma sempre uniti a elementi scientifici.

Conospcaorole le • I l cadetto è un allievo di una scuola militare. •L o swahili è la lingua ufficiale di alcuni Paesi africani.

Analizzo I personaggi sono: realistici. immaginari. I fatti sono: avvenimenti di fantasia uniti a elementi scientifici. avvenimenti realistici uniti a elementi scientifici. In quale luogo si svolgono i fatti? ............................................................

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IL T EST O

NARRAT IVO

Jeff Combinaguai –G

uai? – domandò Jeff tremando un po’. – E perché sarei nei guai? Ci aveva fatto l’abitudine, ma adesso si trovava davanti l’ammiraglio in capo del Commando Spaziale, quindi era tutta un’altra faccenda. E non gli piaceva granché. Per peggiorare ancora le cose, alla destra di Jeff c’era l’agente Due Gidlow. Era vestito tutto in grigio, e i suoi occhi rossi fissavano Jeff con furibondo disprezzo. – Ammiraglio, quanto è avvenuto richiede l’espulsione immediata dalla scuola per ragioni di sicurezza. – Quali ragioni di sicurezza? – La modalità con cui il cadetto si è collegato alla rete principale, per caso, dice lui, ha fatto sì che il computer di cucina imparasse al posto suo lo swahili e che poi ricevesse per errore i dati sbagliati. – Dati? Che dati? Gidlow si morse il labbro. – Preferirei non discutere la questione davanti a un cadetto. – Non sia sciocco, Gidlow. Se rischia l’espulsione, il ragazzo deve sapere cos’ha combinato. – Come risultato del suo stupido collegamento celebrale il computer di cucina è diventato lo snodo principale del sistema, filtrando in swahili tutti i dati di tutta la rete. Questo significa, per esempio, che ora tutte le ricette sono state tradotte in swahili-marziano.


IL RACC ON T O DI

L’ammiraglio cominciò a ridacchiare osservando il suo monitor privato. – Qui vedo che Jefferson Wells, quattordici anni, lo scorso semestre è stato bocciato in swahili-marziano. – Sissignore – disse Jeff, cercando di non tremare troppo. – A quanto pare non riesco proprio a farmelo entrare in testa. Ma sto cercando di recuperare, e siccome la settimana prossima c’è l’esame finale volevo imparare. Mi dispiace moltissimo per il computer. Ero convinto di aver eseguito tutte le istruzioni nel modo corretto, non capisco cosa sia andato storto. – Tu non capisci, punto – ribattè Gidlow. – E adesso, ammiraglio, non c’è modo di far funzionare la cucina finché le ricette non saranno riconvertite in terrestre standard, o finché gli altri componenti della cucina non avranno imparato anche loro lo swahili-marziano. Significa che qui al Commando Spaziale nessuno potrà mangiare: non siamo riusciti nemmeno a farci dare del cibo in scatola. Gidlow lanciò un’occhiata di sbieco a Jeff, che stava cercando di restare ancora più immobile. – Nel computer di cucina insieme a tutto il resto sono stati riversati anche molti segreti importanti, per questo il sistema di controllo se n’è accorto e ha bloccato tutto per ragioni di sicurezza. Significa che i robot cuochi hanno smesso di funzionare, e ci vorrà un bel po’ prima di risolvere il problema. – Il che significa – aggiunse l’ammiraglio – che ci vorrà un bel po’ prima che io… prima che tutti noi possiamo mettere qualcosa sotto i denti? – Sissignore, ed ecco perché la faccenda merita l’espulsione. Anzi, prima di espellere il cadetto dovremmo sottoporlo a un interrogatorio mentale per assicurarci che non abbia imparato qualche segreto di Stato. Janet Asimov - Isaac Asimov, Norby il robot scombinato, Mondadori

FAN T AS

CIE N Z

A

Comprendo Chi è Jeff? ..........................................................

Che cosa ha fatto? ..........................................................

Quali sono le conseguenze del suo gesto? .........................................................

Che cosa rischia? .........................................................

Mi emoziono te è mai successo A di fare qualcosa di involontario che ha provocato dei danni? Che cosa hai provato? Racconta.

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IL RAC

I FAN T D O T N CO

Sono atterrati gli alieni

MPO IL TE

Il TEMPO del racconto di fantascienza può essere PRESENTE o FUTURO; talvolta i fatti iniziano nel presente per poi svilupparsi nel futuro.

Analizzo In questo racconto la narrazione è al tempo ............................................................

Scrivo I mmagina e scrivi sul quaderno che cosa faranno poi i giganti sulla Terra e a che cosa serviranno le “nubi”. Ricorda di usare il tempo futuro. Puoi iniziare così: Quei due giganti andranno in giro per tutta la Terra a spruzzare nuvole e le nuvole si coloreranno dei colori dell’arcobaleno...

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IL T EST O

ASCIE N ZA

NARRAT IVO

n tutte le città, regnava il panico. Ma non nel giardino della signorina Macy. Con calma ella alzò gli occhi e guardò di nuovo gli invasori, mostruose sagome alte più di mille metri. Erano sbarcati una settimana prima, da un’astronave lunga almeno cento chilometri. Erano usciti in lunga fila dal ventre del vascello, e ora se ne andavano in giro per tutta la Terra. Ma, come faceva notare la signorina Macy, non avevano toccato nulla, non avevano fatto del male a nessuno. Quando uno di loro ti calpestava, o calpestava la casa in cui ti trovavi, tutto si oscurava di colpo e non vedevi più niente finché non avesse spostato il piede: ma tutto finiva lì. Non avevano mostrato il minimo interesse per gli esseri umani e ogni tentativo di comunicare con loro s’era dimostrato vano, come del resto ogni tentativo di distruggerli. L’esercito e l’aviazione avevano fatto di tutto, ma i grossi calibri li centravano in pieno senza turbarli, e neppure una bomba H, sganciata su uno di loro mentre attraversava una zona deserta, l’aveva minimamente infastidito. Gli uomini, era chiaro, non li interessavano affatto. – E questa – disse la signorina Macy a sua sorella – è la prova che non vogliono farci del male, non trovi? – Speriamo bene, Amanda – disse la sorella della signorina Macy. – Ma guarda cosa stanno facendo adesso. Era una giornata molto limpida, o piuttosto, lo era stata… ora l’atmosfera s’andava annebbiando, notò la signorina Macy seguendo lo sguardo della sorella. I giganti, qui, erano due, e ciascuno teneva tra le mani un oggetto cilindrico da cui sprizzavano grandi nubi di una sostanza vaporosa che scendeva lentamente a coprire la Terra. La signorina Macy fiutò di nuovo l’aria: – Fanno delle nuvole. Forse è il loro modo di divertirsi un po’, di giocare. Fredric Brown, Il secondo libro della fantascienza, Einaudi


STUDIO con la I FATTI Avvenimenti di fantasia combinati a elementi scientifici: viaggi nel tempo; esplorazione di nuovi mondi situati oltre la Terra; incontri con altre civiltà dell’Universo; invasioni aliene; catastrofi ambientali e avventure di sopravvissuti...

MAPPA I PERSONAGGI • Personaggi reali: astronauti/e, scienziati/e, persone comuni... • Personaggi di fantasia: robot, extraterrestri, mutanti, alieni, androidi (robot simili agli umani)... IL TEMPO • Preferibilmente il futuro, più raramente il passato; talvolta la vicenda può iniziare nel presente e poi svilupparsi nel futuro • Definito o indefinito

I LUOGHI • Luoghi realistici: la Terra e altri pianeti conosciuti... • Luoghi immaginari: la Terra del futuro, altre Galassie, nuovi mondi interstellari...

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA

LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione LO SCOPO

LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

• I racconti di fantascienza rispondono al desiderio dell’essere umano di conoscere l’Universo e lo spazio oltre la Terra, ma anche di immaginare il futuro del nostro pianeta e dell’umanità 115


SEMPLICEMENTE IL RACCONT O DI FANTASCIENZA

BENVENUTI, PLUTONIANI Questa è la prima volta che la Terra e un popolo extraterrestre entrano in contatto: il momento è solenne, non è concesso sbagliare. In fattoria ci sono solo Nina e i suoi animali, quindi tocca a lei accogliere i visitatori. «Salve a tutti» dice. «Io mi chiamo Nina, e questi sono Pecora, Asino, Cavallo, Porcello, Mucca e tutta la banda del cortile. Vi diamo il benvenuto sul pianeta Terra.» All’unisono, gli extraterrestri schiacciano un pulsante sulla loro cintura. «Buongiorno Terrestri, io mi chiamo Gianluigi, e qui con me ci sono Gianmarco, Gianpiero, Gianpaolo, Gianfilippo, Gianclaudio, Giancristoforo, Giangiacomo, Gianbattista e Gianmaria. Siamo Plutoniani e siamo venuti a distruggere il vostro pianeta.» Un Plutoniano impugna l’atomizzatore. «Così» dice puntando l’arma verso una montagna. Zap! Niente più montagna. «Fermi! Ok, ok, abbiamo capito! Siete venuti a distruggere la Terra. Ma allora, perché avete deciso di atterrarci sopra?» «Oh, beh,» dice il capo, «è colpa di Gianclaudio: stamattina si è dimenticato di fare il pieno di blorg. Adesso bisogna riuscire a decollare di nuovo, ma per farlo ci serve il blorg.» Si volta verso Nina e le chiede con tono autoritario dove può procurarsi il blorg. 116

IL T EST O

NARRAT IVO


SEMPLICEMENTE «Per favore» risponde Nina. «Come, scusa?» «Dove posso trovare del blorg, per favore. Non esiste la cortesia su Plutone?» Il capo ci pensa un po’ su, fa una sorta di smorfia, e infine borbotta un “peffavore”. «Ah ecco, così va meglio» dice Nina. «Non so proprio che cosa sia il blorg, ma so dove il nonno nasconde i suoi barili di gasolio per il trattore. Funzionerà di sicuro.» Andy Griffiths - Terry Denton, La casa sull’albero di 13 piani, Salani

IL LUOGO

I PERSONAGGI Chi

è il/la protagonista?

Nina.

Un plutoniano.

Che cosa narra questo racconto? a storia vera di Nina. L Avvenimenti di fantasia.

IL TEMPO Con quale tempo verbale è narrata la storia? Il passato. Perché

Il presente.

i Plutoniani sono atterrati sulla Terra? Che cosa hanno terminato? Disegno di cassette di frutta

Immagina:

Disegno di tanica con scritto gasolio e “blorg”

perché i Plutoniani vogliono distruggere la Terra? Scrivi.

...................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................

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Via al ! T S TE

Si parte per un nuovo pianeta 5

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35

Lorenzo già faceva progetti per quel pomeriggio: sarebbe andato a trovare il padre alla fabbrica di robot. Purtroppo però, appena arrivò alla piccola astronave blu che fungeva da casa, Lorenzo si rese conto di non aver capito i compiti. Quindi accese il computer Elettronic-400.000 e contattò in video-chat le sue amiche Cristina e Sonia: – Ciao ragazze! Avete capito i compiti, voi? Io no! Intervenne Cristina: – I compiti non ci sono… Quindi direi di trovarci tutti e tre davanti al bar “Prelibatezze dal Passato”. Quando Sonia, Cristina e Lorenzo arrivarono al bar, sentirono la barista umana che parlava con la barista robotica: – Cara, hai sentito la notizia? La navicella spaziale del professor Martucci partirà fra un paio d’ore… Darei tutto per esserci, purtroppo però sono “inchiodata” qui! Sonia domandò: – Qualcuno ha la vaga idea di dove si trovi il laboratorio del professor Martucci? – Io sì! – rispose eccitato Lorenzo. – Mio padre mi ci ha portato la settimana scorsa e il prof. Martucci mi ha mostrato anche la piattaforma di lancio. Allora Cristina concluse: – Forza, andiamo là e dimostriamo a tutti di essere avventurieri! I ragazzi presero l’autobus a energia solare e andarono dall’altra parte della città. Arrivati, videro il prof. Edoardo Martucci parlare con un ragazzo e, approfittando della sua distrazione, andarono a vedere dal vivo l’astronave: era bellissima, aveva un portello a tenuta stagna, un enorme schermo e tante leve, pulsanti, interruttori… Sentirono, all’improvviso, delle voci: – L’astronave decollerà fra poco… La scimmia starà sul pianeta Plurimundi per un anno… dovrà sopravvivere… Lorenzo, Cristina e Sonia avevano sentito parlare del pianeta Plurimundi e, dalla descrizione, sembrava un luogo fantastico. Non persero tempo, si misero a cercare una mappa spaziale, la trovarono a cinque secondi dal decollo e riuscirono a entrare nell’astronave. Questa prese a vibrare, poco dopo si librò nel cielo ormai blu scuro. Nel tragitto virò molte volte per schivare i meteoriti e quando arrivarono a Plurimundi l’astronave atterrò dolcemente sul suolo. Plurimundi era un pianeta colorato e davanti a loro c’erano mille extraterrestri dal corpo ovoidale, dalla pelle violacea e con arti tentacolati. In un primo momento sembrò che gli alieni tentassero di attaccarli, ma poi uno di loro disse con voce metallica: – Conquistate la nostra fiducia, e noi vi lasceremo stare. www.unsaltoallesaltini.wordpress.com/racconti/di-fantascienza/

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NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

Chi sono i protagonisti del racconto?

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L orenzo e il professore Martucci. G li alieni. L orenzo, Cristina e Sonia. C ristina e Sonia.

2

l’astronave blu, la barista robotica, il computer, l’astronave su cui i protagonisti viaggiano. l’astronave blu, la video-chat, l’autobus a energia solare, l’astronave su cui i protagonisti viaggiano. l’astronave blu, la barista robotica, l’autobus a energia solare, l’astronave su cui i protagonisti viaggiano. l’astronave blu, la barista robotica, l’autobus a energia solare, l’astronave su cui i protagonisti viaggiano, la mappa spaziale.

Dove si trovano i protagonisti all’inizio della vicenda? Non si sa. Sulla Terra. In viaggio nello spazio. Su un pianeta extraterrestre.

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Dove si trovano invece alla fine del racconto? Non si sa. Sulla Terra. In viaggio nello spazio. Su un pianeta extraterrestre.

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In una villetta. In un’astronave blu.

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Sottolinea nel testo la descrizione dell’astronave su cui i ragazzi partiranno.

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Sottolinea nel testo la descrizione di Plurimundi.

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Che atteggiamento hanno gli alieni nei confronti dei ragazzi? S ono ostili. Li accolgono con molte manifestazioni di amicizia. Non li aggrediscono, ma diffidano un po’ di loro. Li combattono e cercano di scacciali.

C on quale tempo verbale è narrata questa storia? Presente. Passato. Futuro.

D ove abita Lorenzo? In un appartamento. In un camper.

li elementi tecnologici del futuro presenti G nel testo sono:

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Alla riga 3 trovi il termine “fungeva”. Con quale delle seguenti espressioni non potresti sostituirlo? S ostituiva. Aveva la forma di un fungo. Aveva la funzione di. Serviva.

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Alla riga 18 trovi la parola “avventurieri”. Si tratta di un nome: alterato. primitivo. collettivo. derivato.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU

E

C

IVICA nel RACCONTO di FANTASCIENZA

La sentinella

Un racconto di fantascienza per imparare a guardare le cose con gli occhi degli altri e del “nemico”. E comprendere che bisogna sempre dire “no” alla guerra. Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella a cui era abituato, faceva d’ogni movimento un’agonia di fatica. Ma dopo decine di migliaia d’anni quest’angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell’aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arriva al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla. Come questo pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c’era arrivato anche il nemico. Il nemico, l’unica razza intelligente della Galassia... crudeli, schifosi, ripugnanti mostri. Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito. E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, con i denti e con le unghie. Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all’erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l’avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle. E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise questo verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame. Fredric Brown, Le meraviglie del possibile, Einaudi

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NO alla guerra

P ROTAGO NISTi del F UTURO

Il racconto che hai appena letto ci costringe a riflettere presentandoci un improvviso cambio di prospettiva. Fino alle ultime righe, infatti, chi legge pensa che il protagonista sia un essere umano impegnato in una guerra contro gli alieni. Nel finale, invece, c’è un colpo di scena: si scopre che il protagonista è un extraterreste e che è l’essere umano a venire considerato un alieno. È come vedere la guerra attraverso gli occhi del nemico, per scoprire che anche i nemici hanno sentimenti, speranze ed emozioni simili alle nostre. La guerra è sempre cruenta e miete sempre tantissime vittime, sia tra i combattenti, sia tra la popolazione civile. Spesso scoppia per motivi che potrebbero essere risolti trovando accordi attraverso trattative diplomatiche. Per questo la Costituzione italiana la rifiuta e dedica un articolo a questo argomento, l’Articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Comprendo L’espressione “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” significa: che le guerre sono spesso lo strumento attraverso cui gli Stati cercano di ampliare il proprio territorio, mettendo così in pericolo la libertà di chi ci vive. che nelle guerre si fanno prigionieri gli altri popoli. L’espressione “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” significa che: le guerre vengono fatte per motivi banali. le guerre vengono fatte quando tra gli Stati ci sono motivi di disaccordo e invece di cercare una soluzione pacifica si preferisce affidarsi alle armi.

Insieme è più facile Dopo aver letto il racconto, in classe fate il gioco “Nei panni di...” Ognuno, a turno, cerca di impersonare una di queste situazioni: • sei l’unico essere umano fra mille extraterresti… •c on una benda sugli occhi, mettiti nei panni di una persona non vedente… •c on dei tappi nelle orecchie, mettiti nei panni di chi non sente… Alla fine del gioco, ognuno racconta come si è sentito o come si è sentita.

Approfondisco Con l’aiuto dell’insegnante, fate una ricerca per scoprire in quali Paesi del mondo in questo momento è in atto una guerra.

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L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

IL RACCONTO GIALLO CHE COS’È? È un testo narrativo che coinvolge chi legge nella soluzione di un caso misterioso (un furto, un omicidio, una sparizione...). LO SCOPO Creare suspence e tensione. I FATTI Presenta un caso da risolvere seguendo un’indagine.

I LUOGHI Sono realistici o verosimili.

IL TEMPO È ben definito e può essere passato o presente.

I PERSONAGGI Il/La protagonista di solito è un/una detective che indaga su un caso attraverso lo studio degli indizi, cioè delle tracce lasciate dai colpevoli. Altri personaggi sono: • l’aiutante del/della detective; • il/la colpevole; • la vittima; • i/le testimoni e i/le sospettati/e.

LA STRUTTURA • Il crimine, che coinvolge la vittima. • L’indagine, svolta attraverso gli indizi. • La soluzione del caso.

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AT IVO


IL RACC ON

T O GIA

LLO

Rapimento in scuderia Quando furono vicini alla casa del signor Bunks, i tre udirono un nitrito. – Viene da laggiù... – esclamò Dink indicando un sentiero tra gli alberi. – Andiamo a vedere! Si incamminarono lungo il sentiero e si ritrovarono davanti a un vecchio capannone. Dink aprì la porta ed entrarono senza far rumore. – Guardate... – bisbigliò. Di fronte a loro c’era un cavallo nero che li stava osservando. – Voglio fare una prova... – esclamò Josh. Si avvicinò e allungò la mano chiusa a pugno. Quando il cavallo avanzò per annusarla, aprì il palmo dove teneva una zolletta di zucchero. Il cavallo la fiutò e scosse la testa. Allora Josh accarezzò la fronte dell’animale e quando ritrasse la mano, si accorse che era tutta nera. – Proviamo a usare questo... – esclamò Dink prendendo un asciugamano. Afferrò le briglie del cavallo e gli strofinò la fronte finché non comparve una macchia bianca. – Ragazzi, abbiamo ritrovato Turbine! – esclamò Rose. In quel momento Dink sentì dei passi dietro le sue spalle. I ragazzi si voltarono e videro il signor Bunks. – E così avete scoperto tutto... – disse il signor Bunks in tono poco amichevole. – Nel periodo in cui Turbine stava vincendo tutte quelle gare, mi è capitato di trovare un cavallo che gli somigliava come una goccia d’acqua. L’ho comprato. E quando è scoppiato il temporale, l’ho scambiato con Turbine. L’ho ricoperto di fango in modo che Forest pensasse che fosse scappato nel bosco... Ma visto che siamo soli qui, sarà la mia parola contro la vostra. – Non dovremo dimostrare proprio niente – disse a quel punto un’altra voce. – Non con tutti questi testimoni. I tre amici tirarono un sospiro di sollievo: per fortuna Forest, lo zio Warren e Sunny erano arrivati proprio al momento giusto!

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

Ron Roy, Il mistero del cavallo nero, Piemme Junior

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IL R

NT O G O C C A

PROTA IL/LA

IALLO

A GONIST

Il/La PROTAGONISTA del racconto giallo è un poliziotto o una poliziotta, un detective o una detective dotati di grandi capacità, che devono risolvere un caso (omicidio, furto…).

Analizzo Il/La protagonista del racconto è: Ambrosio. Mafalda. La vittima è: afalda. M Simona. Il colpevole è: mbrosio. A i l fratello di Simona.

Rifletto sulla lingua Osserva i termini evidenziati. • “ L’” ha funzione di: articolo. pronome. • Qual è il complemento oggetto dei verbi “ha tolta” e “ha deposta”? “Lei”. “L’”.

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IL T EST O

NARRAT IVO

L’annunciatrice della TV A

mbrosio, commissario della squadra mobile di Milano, aveva trascorso una vacanza sul lago d’Iseo. Sarebbe stata una vacanza piacevole se quattro sere dopo, in albergo, non fosse avvenuto un fatto clamoroso nella stanza 27: era stato trovato il cadavere di una giovane donna. Si trattava di Simona, una delle annunciatrici televisive più famose. A trovarla in bagno, senza vita, e a deporla sul letto era stato un giovane che aveva chiesto di lei alla signora Mafalda, la portiera. Il giovane era sceso pochi minuti dopo sconvolto e Mafalda aveva avvertito Ambrosio, suo vecchio cliente. – Avverta i carabinieri – suggerì Ambrosio, dopo aver coperto il corpo dell’annunciatrice con un lenzuolo. Poi disse al ragazzo: – Sono un funzionario di polizia, ma non c’entro con l’indagine. – Io non so niente – disse il giovane. – Sono venuto qui e l’ho trovata nella vasca, morta. – Lei l’ha tolta dall’acqua e l’ha deposta sul letto. È così? – Sì – ammise il ragazzo, che cominciò a sussultare e a piangere. – Perché era venuto a trovarla? – Avevo bisogno di soldi. Era già accaduto. – Li aveva restituiti? Mosse la testa: – L’avrei fatto appena trovato un lavoro.


IL RACC ON

T O GIA

LA VITTIMA, IL COLPEVO L

– Eravate molto amici? – Simona era mia sorella. – Ah, tua sorella era sposata, mi pare. – Lo era stata, con un medico, poi si erano separati. Lui è in Cile. Poi Simona si era messa con un altro ragazzo. Non mi piaceva, abbiamo anche bisticciato. Uno che non fa niente, non lavora... quasi come me. – Adesso raccontami con calma che cosa è accaduto dal momento in cui sei entrato nella camera. – Ho bussato, sono entrato, non ho visto Simona nella stanza e allora sono andato in bagno. – Sei entrato e lei era nella vasca che faceva il bagno... – Sì, cioè, no. Lei era... era già morta quando sono entrato. – Non negare – disse Ambrosio quietamente. – Ho capito che sei stato tu. Quando io sono entrato nella camera ho visto la vestaglia di Simona sulla seggiola... era umida. Lei dunque stava facendo il bagno. È venuta ad aprirti con la vestaglia, avete litigato; non voleva darti più un euro. Poi ti ha detto di aspettarla ed è tornata nella vasca ma tu... non hai avuto pazienza. Sei entrato urlando, volevi i soldi. L’hai spinta nell’acqua, l’hai tenuta nell’acqua... – Non volevo! – Lo so. È stato un attimo. Bussarono. Ambrosio aprì la porta. – Entri, maresciallo – disse. Renato Olivieri, Ambrosio indaga, Garzanti

LLO

E E GL I INDI ZI

Il racconto giallo presenta sempre una VITTIMA , che è la persona derubata, truffata o uccisa, e un COLPEVOLE , che deve essere smascherato. Seguendo le indagini e analizzando gli INDIZI si giunge alla conclusione del caso.

Comprendo Qual è il crimine commesso? ........................................................... ...........................................................

Chi lo scopre? ........................................................... ...........................................................

Qual è l’indizio che permette al commissario di capire chi è il colpevole? ........................................................... ...........................................................

In inglese Collega.

Laboratorio di scrittura, p. 51

thief

assassino

murderer

rapimento

kidnap

criminale

criminal

ladro

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IL R

ICONA DIS

NT O G O C C A

RUTT LA ST

IALLO

URA

La STRUTTURA del racconto giallo presenta elementi precisi: • crimine; • indagine in cui si analizzano indizi; • soluzione.

Analizzo In questo testo il crimine è: ...................................................... La vittima è: ...........................................................

L’indagine si basa su un indizio. Quale? ...........................................................

A lla fine si arriva a individuare un colpevole. Chi è? ............................................................

Approfondisco La scitala è un sistema usato nell’antica Sparta per trasmettere messaggi segreti ai comandanti militari. I messaggi venivano scritti verticalmente su una sottile striscia di cuoio avvolta intorno a un bastoncino. Chi la riceveva poteva leggerla solo avvolgendola a sua volta intorno a un bastoncino uguale.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Il rapimento U

mbrigg Vaultson aveva molti nemici. Fu rapito mentre percorreva in carrozza il lungo viale alberato della sua villa di campagna. La carrozza di Vaultson fu fermata da tre uomini mascherati a cavallo. I tre malviventi si dileguarono al galoppo nell’oscurità con il corpo di Vaultson. Non appena furono soli, il cocchiere e il domestico che aveva accompagnato l’uomo d’affari esaminarono i biglietti rimasti nella carrozza. Il primo era una vera e propria richiesta di riscatto, composta con lettere ritagliate dal Daily Telegraph e incollate su un foglio di taccuino. Entro una settimana dovevano essere consegnate ai rapitori cinquantamila sterline. Nel caso la polizia fosse stata informata, o la somma non pagata, il prigioniero sarebbe stato ucciso. Il secondo biglietto conteneva due righe di lettere senza apparente senso compiuto sopra il disegno di una mazza da golf. RTNDIAQIEGUCNGEITIQP ROUMOCIDOINOSUG

La moglie e i due figli di Vaultson ignorarono il secondo biglietto e anche il riscatto finché, una settimana dopo il rapimento, un pacco anonimo fu recapitato a Fortune Towers. Dentro c’erano un dito del milionario e un altro biglietto composto da lettere incollate, il quale informava che finché il riscatto non fosse stato pagato, sarebbero seguite altre parti del corpo. Il giorno seguente, la signora Vaultson e il figlio maggiore si presentarono da Sherlock Holmes per chiedere il suo aiuto. L’investigatore si concentrò subito sulle lettere prive di senso scritte sul secondo foglio di carta trovato nella carrozza.


IL RACC ON

T O GIA

LLO

Conospcaorole le Dopo averle esaminate per qualche tempo, si mise al lavoro con carta, penna, forbici… e una mazza da golf. Quando ebbe finito scrisse un telegramma alla signora Vaultson chiedendo se tra i suoi dipendenti ci fosse un uomo di nome Douglas. La risposta arrivò immediatamente: sì, sei mesi prima avevano assunto Douglas Telford come tutore per il loro figlio minore. Holmes capì quasi subito che le lettere, apparentemente casuali, erano una semplice scitala. Le trascrisse in una singola riga, ritagliò una lunga striscia di carta e, dopo aver armeggiato con gli spazi e le dimensioni delle lettere, avvolse la striscia intorno al manico di una mazza da golf di tipo “bulger” (oggi nota come “driver”), con la lettera R in cima. Tracciando lettere abbastanza piccole da ricavare cinque colonne verticali intorno alla circonferenza del manico, fu in grado di leggere il seguente messaggio: RIENTROOSTAGGIOCINQUEQUINDICIPMDOUG Douglas (“Doug”) Telford aveva fornito ai rapitori informazioni sugli esatti movimenti di Vaultson. Uno di loro aveva conservato il suo messaggio in codice nella tasca della giacca insieme alla lettera di riscatto. Nella fretta di fuggire, aveva gettato entrambe nella carrozza. Messo di fronte alla prova della sua colpevolezza, Douglas Telford spiegò che il rapimento era stato organizzato da un gruppo di disperati rovinati dalle speculazioni fraudolente di Vaultson. Avevano convinto Telford a farsi assumere come tutore e fornire loro informazioni sugli spostamenti del milionario. La famiglia Vaultson acconsentì a tenere segreto il ruolo di Telford nella cospirazione se avesse rivelato i nomi dei membri della banda. L’uomo accettò e questi furono comunicati alle forze dell’ordine. Seguì una serie di incursioni che portarono alla liberazione di Vaultson e all’arresto dei suoi rapitori.

• I l driver è uno dei bastoni del gioco del golf. • Secondo te, il significato di speculazioni fraudolente è: affari onesti. affari disonesti.

Il grande CIN

EMA in classe

In classe guardate Enola Holmes, la storia della sorella minore del famoso Sherlock Holmes.

Stewart Ross, Nei panni di Sherlock, Edizioni EL Laboratorio di scrittura, pp. 52-55

127


IL R

NT O G O C C A

SP LA SU

IALLO

ENSE

Una delle caratteristiche del racconto giallo è la SUSPENSE , cioè la tensione e l’attesa che la narrazione crea in chi legge.

In questo brano, il punto in cui la suspense è più alta è: quello in cui si descrive la corsa di Grazia Negro. quello in cui si chiude la porta della mansarda e compare un’ombra nera. q uello in cui Grazia Negro entra in casa di Simone. R iquadra la parte del testo in cui l’ispettrice entra nella casa di Simone. Sono presenti molti dati: visivi. uditivi. di movimento.

IL T EST O

È in corso un’indagine per un delitto compiuto da un assassino molto pericoloso chiamato l’Iguana. L’ispettrice di polizia Grazia Negro capisce che l’assassino sta andando a casa di Simone, un ragazzo che vive insieme alla madre, e corre a salvarlo.

G

Analizzo

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Un’ispettrice in gamba

NARRAT IVO

razia si sganciò la cintura e si lanciò fuori. Cominciò a correre facendo risuonare le suole degli anfibi sul marciapiede, i pugni chiusi e i gomiti che scivolavano sui fianchi avanti e indietro. Passava in mezzo alla gente e intanto contava i numeri sulle porte delle case, 25... 27... Si fermò un momento piegata in avanti, le mani aperte sulle ginocchia, per riprendere fiato, poi si alzò di scatto e tirò fuori la pistola. Il portone sopra i due gradini era aperto. Grazia lo spalancò. Una scala saliva fino a un pianerottolo. Grazia cominciò a salire ansimando ancora per la corsa. L’appartamento di Simone era al secondo piano. La porta di legno chiaro con la targhetta di ottone con inciso “Martini” era socchiusa. Grazia si passò una mano tra i capelli che il sudore aveva appiccicato alla fronte, tirandoli da una parte. Appoggiò una mano alla porta e spalancò anche quella. Il corridoio dell’appartamento di Simone. In fondo, la porta sulla scala della mansarda. A destra la porta della cucina. A sinistra, più vicina, quella del salotto. Tutte e tre socchiuse.


IL RACC ON – Simone? – chiamò Grazia. – Signora Martini? La porta della scala si mosse. Si spostò all’improvviso, veloce, e si chiuse con uno scatto della serratura. Clang! Grazia trasalì e alzò la pistola... poi si avvicinò alla porta col cuore che non voleva smettere di batterle forte nel petto, appoggiò le dita sulla maniglia e l’aprì. La scala che portava alla mansarda di Simone era stretta, ripida, quasi verticale, col corrimano d’ottone che saliva lungo il muro. In cima ai gradini di legno, la porta della mansarda. Chiusa. Sbatté le palpebre nella penombra e di nuovo chiamò: – Simone! Signora Martini! Poi cominciò a salire. In cima alle scale l’ombra nera si mosse, all’improvviso. Grazia si morse un labbro, forte, fino a farlo sanguinare. Alzò la pistola, tenendola puntata sulla porta, a due mani, pollice su pollice, come aveva imparato alla Scuola. – Ispettore Negro! – gridò. – Polizia di Stato! Chi c’è lì dentro? Sono armata e sto per entrare! Se fosse stato Simone l’avrebbe già sentita da un pezzo e le avrebbe risposto. Se fosse stata la mamma di Simone, le avrebbe risposto. Quell’ombra non era la mamma di Simone. Quell’ombra non era Simone. Era l’Iguana! Carlo Lucarelli, Almost blue, Einaudi

Mi emoziono econdo te quali emozioni prova l’ispettrice Grazia Negro S quando vede un’ombra nera? Ti è mai capitato di vivere situazioni simili? Rifletti e parlane in classe con i tuoi compagni e le tue compagne.

T O GIA

LLO

Comprendo Completa. • Il crimine su cui si indaga è ................................................ • S imone potrebbe essere un’altra ................................... • La protagonista, Grazia Negro, è ................................... .......................................................

Scrivo Come si conclude l’indagine? Immagina tu una conclusione e scrivila sul quaderno.

Conospcaorole le Cerca sul vocabolario e scrivi tre sinonimi del verbo trasalire. ................................................................. ................................................................. .................................................................

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IL R I

NT O G O C C A

HI/IL LUOG

IALLO

TEMPO

Il racconto giallo si svolge in LUOGHI realistici, spesso descritti in modo dettagliato. Il TEMPO è definito e può essere passato o presente.

Analizzo Dove si svolge la vicenda? In una nave da crociera, un luogo realistico. In una città del futuro, luogo fantastico. La storia è narrata al tempo: presente. passato.

FRESCO DI STAMPA Il grande viaggio delle famiglie straordinarie è un libro da leggere tutto d’un fiato. Protagonisti Alba, la figlia di un’ispettrice, e il suo amico Oliver, che durante una crociera fanno il loro debutto come detective indagando su diverse famiglie di passeggeri.

Furto in crociera A

lba e Oliver avevano investigato senza successo su molti sospettati, ma non avevano ancora una pista certa. – Temo che non riusciremo a recuperare lo smeraldo della duchessa Della Florinata – si lamentò Alba. Ma in quel preciso istante una strana famiglia di passeggeri della nave passeggiava vicino a loro. Uno di loro indossava qualcosa di verde e brillante: uno smeraldo! Erano quattro topolini che procedevano lungo la fila di faretti appesi sul soffitto. – Topiiiiii! Ladriiiiiiiiii! – strillò la duchessa. – Dovete recuperare il mio smeraldo! A sentire quel grido acuto e stridente, la famiglia di roditori si spaventò. Uno a uno, si lanciarono attraverso la tenda rossa del teatro, lasciandosi cadere tra le poltrone nel corridoio centrale, dove si misero a correre alla velocità massima che consentiva le loro zampette. Pochi istanti dopo Alba e Oliver saltarono giù dal palco per inseguirli. – Aaahhhhhhhhh! Topiiiiii! – gridarono in molti. Alcuni fuggirono nella direzione opposta, altri salirono sulle sedie, ci fu chi prese il cellulare per immortalare quel momento così surreale. I ladruncoli continuarono a correre, fino a entrare in un negozio. Quello con lo smeraldo uscì dalla parte posteriore del negozio, percorse un corridoio secondario e si infilò in una porta d’accesso a una zona di cabine, inseguito da Oliver e Alba. – Oh, no! Si sta infilando in un buco! – avvisò Oliver. – Dove porta quel buco? – domandò Alba. I due si infilarono in corridoio e arrivarono fino a una porta di ferro con una specie di gattaiola, ma di dimensioni considerevoli. Alba e Oliver si misero a quattro zampe e passarono attraverso la porticina. Chiaramente non era un posto in cui entravano gli esseri umani, anche se c’erano delle cose loro… Era la casa dei quattro topolini. In un angolo c’era una ciotola. Un mucchio di gioielli e pietre preziose di tutti i colori brillavano come stelle. Una di esse era verde come gli smeraldi. Era lo smeraldo della duchessa. Oliver e Alba sorrisero: il mistero era risolto! Susanna Isern, Il grande viaggio delle famiglie straordinarie, Nord-Sud Edizioni

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IL T EST O

NARRAT IVO


MAPPA

STUDIO con la LA STRUTTURA/I FATTI • Scoperta di un crimine • Svolgimento dell’indagine per trovare il/la colpevole (sopralluoghi, ricerca degli indizi, interrogatori...) • Soluzione del caso: scoperta del/della colpevole

I LUOGHI Realistici o verosimili

IL/LA PROTAGONISTA Un/Una detective o un/un’agente di polizia, dotati di intelligenza, spirito di osservazione e capacità logico-deduttive I PERSONAGGI • La vittima • Il/La colpevole • I testimoni • I sospettati

IL RACCONTO GIALLO

IL TEMPO Ben definito, presente o passato

LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

LO SCOPO • Creare suspense e tensione • Suscitare curiosità nel lettore o nella lettrice che vengono coinvolti e stimolati a risolvere l’enigma

IL LINGUAGGIO DEL GIALLO • Reato: azione che reca danno a qualcuno • Indagine o inchiesta: raccolta di prove e testimonianze • Movente: motivo che spinge a compiere il crimine • Refurtiva: ciò che è stato rubato • Indizi: prove, tracce lasciate dal/dalla colpevole • Indiziati: i possibili sospettati • Alibi: prova della propria estraneità a un reato 131


SEMPLICEMENTE IL RACCONT O GIALLO

BICI RUBATA! Corsi dentro e gridai più forte che potevo: «Mi hanno rubato la mia bella bici nuova!» La mamma, il papà, mio fratello e i suoi amici frugarono tutto il giardino. All’inizio pensavano che mi fossi solo dimenticato di metterla dentro. Poi mi padre si arrabbiò. «Ladri…» ringhiò «ed era pure nuova di zecca! Be’, dopo chiamerò la polizia. E comunque nella sfortuna è una fortuna che non abbiano preso il mio motorino». «Sì» singhiozzai. «Vado a vedere se trovo qualche impronta». «Guardate!» puntai un dito. «Delle orme!» Nisse tirò fuori la lente d’ingrandimento e scrutò le impronte… «Cavolo, ha ragione!» disse. «E guarda qui!» feci, tirando su una carta di caramella. «A quanto pare a questo ladro piacciono le caramelle». «Può essere volata qui da chissà dove» osservò mio fratello «e poi i ladri non mangiano caramelle». «La maggior parte no, ma magari qualcuno sì» disse Larsen dopo che ebbi trovato un’altra carta un poco più in là. Poi ne trovai una davanti al cancello. «Sembra che sia andato da quella parte» dissi, accennando con la testa alla discesa. Era la mia giornata! Camminando raccoglievo 132

IL T EST O

NARRAT IVO


SEMPLICEMENTE carte e indicavo orme mentre tutti mi venivano dietro ammirati. Una volta nel bosco, persi la pista. Ero così deluso che mollai un calcio a un sasso. Ma poi... «La mia bici! La mia bici!» strillai: proprio in quel momento avevo visto scintillare il manubrio da sotto un ramo. La tirai fuori e le accarezzai il telaio. Mio padre fu così felice e orgoglioso che promise di comprare una trombetta per la mia bici. «Sei un vero detective» disse, «hai fatto il ragionamento giusto!». Ulf Stark, Il bambino detective, Iperborea

I PERSONAGGI

I FATTI

Il protagonista Chi svolge le indagini? Un bambino. Un ispettore.

Il crimine Q uale crimine è stato commesso? È scomparsa una persona. È scomparsa una bicicletta.

Il colpevole Chi è il colpevole? Un vicino di casa. Un ladro.

Gli indizi Q uali sono gli indizi per la soluzione del caso? Orme e carte di caramelle. Orme e carte di cioccolatini.

IL TEMPO I

fatti sono narrati in un tempo: passato. presente.

I LUOGHI I

fatti avvengono in un luogo: r ealistico.

I l

f antastico.

furto avviene a: casa.

scuola. 133


Via al ! T S TE

La lettera 5

10

15

20

Sedevamo, il mio caro amico Dupin e io, nel salotto della piccola casa. Il campanello trillò all’improvviso facendoci trasalire entrambi. Era una nostra vecchia conoscenza, il prefetto di Parigi. – La faccenda è molto delicata. Si tratta di un documento molto importante, una lettera, sottratta a un esponente della casa reale. Un furto messo in atto da un ministro, con il dichiarato intento di utilizzarla a fini politici. – Ma la persona alla quale è stata sottratta sa chi è il ladro? – chiesi. – Il furto è avvenuto sotto i suoi occhi, ma il pudore le ha impedito di reagire. – Dunque è una donna – notò Dupin. Il prefetto arrossì. – Non fatemi altre domande, ve ne prego. – Non ve ne farò. Conosco un solo uomo, del rango di cui mi parlate, capace di compiere un’azione così spregevole: il ministro Bonnet. – Mi è stato chiesto di recuperare la lettera, a tutti i costi. Ma ho dovuto agire con discrezione, per non destare nel ministro il minimo sospetto. – Avete perquisito la casa? – domandai. – Da cima a fondo e più volte. Purtroppo senza esito. – E se la portasse su di sé? – azzardai. Il prefetto scrollò la testa. – L’ho fatto derubare due volte per strada da poliziotti che si fingevano ladri. Non l’ha con sé. Sono disperato. Dupin, voi dovete aiutarmi!

Erano trascorse quattro settimane quando rivedemmo il prefetto. 25 – Ecco la vostra lettera, signore – disse Dupin. Il prefetto era attonito. Maneggiò la busta con mani tremanti. – Gra… grazie! – balbettò. – Dunque, la lettera – chiesi all’amico Dupin. – Come avete fatto? Siete andato dal ministro? E… lui vi ha accolto? 30 – Si capisce! Mi munii di un paio di spessi occhiali e mentre conversavamo io mi applicavo a scrutare lo spazio intorno, nascosto dalle lenti degli occhiali fasulli. Ero convinto del fatto che Bonnet, per nascondere un documento tanto prezioso, fosse ricorso all’espediente geniale di non nasconderlo per nulla. Normalmente il posto dove 35 trovare una lettera è in mezzo ad altre lettere. Tra alcuni biglietti notai una busta sgualcita, con i bordi ripiegati e uno strappo al centro.

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NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI Essendosi il ministro chinato per raccogliere un fazzoletto, con un gesto fulmineo sostituii la lettera originale con la copia da me realizzata. Roberto Piumini - Guido Sgardoli, I gialli di Edgard Allan Poe, Giunti

1

Il prefetto chiede aiuto a:

6

u n investigatore. un amico. un suo dipendente. un poliziotto.

2

3

La lettera è stata rubata a: un uomo. una donna.

Che espediente ha usato il prefetto per perquisire il ministro? ..................................................................................................... .....................................................................................................

8

Dove ha nascosto la lettera il ministro Bonnet? In una cassaforte a casa. In una cassaforte in ufficio. Sulla scrivania del suo ufficio. Tra le altre lettere a casa.

Il ministro Bonnet ruba la lettera perché: contiene notizie che lo riguardano. v uole utilizzare per fini politici le informazioni che vi sono scritte. vuole ottenere favori. vuole proteggere una persona.

5

7

Nella riga 9 il termine “pudore” che cosa significa? olore. D Riservatezza. Paura. Emozione.

4

Ha fatto perquisire più volte la camera da letto dell’indagato. Ha fatto perquisire una volta la casa dell’indagato. Ha fatto perquisire più volte la casa dell’indagato. Non ha fatto perquisire la casa dell’indagato.

Chi commette il furto? I l consigliere. I l ministro. Il prefetto. L’ispettore.

Come ha condotto le indagini il prefetto?

9

Come ha fatto Dupin a impossessarsi della lettera? 1. ................................................................................................ 2. Ha indossato .................................................................. 3. ................................................................................................

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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A

Una

LIBRO l u s A R T S FINE SCOLTA

Il mistero dell’auto scomparsa

Francesco, che tutti chiamavano Ciccio, era eccitatissimo perché stava per prendere il primo traghetto della sua vita. La gita con la mamma e il nonno era arrivata alla fine ed L’AU DIO erano nel porto di Civitavecchia, in fila con tante altre macchine in attesa dell’imbarco per tornare in Sicilia. Ciccio scese dell’auto, attaccò a chiacchierare con il proprietario della Panda bianca davanti a loro e dopo cinque minuti sapeva che aveva quarant’anni, un figlio della sua età e faceva il rappresentante. Finalmente cominciarono a imbarcare e la mamma seguì la Panda sulla passerella di acciaio che portava a bordo. A un certo punto un addetto fermò l’auto del rappresentante e la fece sistemare in un piccolo spazio, mentre quella di Ciccio e le altre dietro vennero fatte parcheggiare in due file parallele. I tre si avviarono poi verso l’uscita. Passarono dal ricevimento per farsi dare le chiavi della cabina, sistemarono i bagagli, cenarono al self-service e andarono a letto. La mattina, dopo la colazione al bar, uscirono a vedere il golfo di Palermo. Finalmente la nave attraccò ed ebbero il permesso di scendere ai garage. Si avviarono per le scale e avevano appena cominciato a caricare i bagagli in macchina quando dietro di loro il rappresentante, che li seguiva, urlò: – La mia autooo! – Che succede? – gridò un addetto al garage accorrendo. – La mia Panda! Era qua! – Si calmi, l’avrà lasciata in un altro garage! – No! Era in questo posto vuoto! Chiami subito il commissario di bordo! Subito, le ho detto! C’è stato un furto! Non deve sbarcare nessunooo! L’altro si attaccò al suo walkie-talkie e Ciccio corse a vedere. Il poveretto continuava a ripetere: – Sono rovinato! Rovinato! – finché arrivò di corsa un uomo in divisa panciuto e ansimante. – Che cosa… uf, uf… succede? – Sono un rappresentante di gioielli, hanno rubato la mia Panda con dentro merce per quattrocentomila euro! – L’avrà lasciata… uf, uf… in un altro garage, signore. – Niente affatto! L’avevo parcheggiata proprio qua, ecco il talloncino che mi avete dato! E questi passeggeri se la ricordano certamente! – gridò l’uomo indicando Ciccio, la mamma e il nonno che fecero sì con la testa. Il commissario di bordo gridò: – Ma si rende conto che una Panda non sparisce così durante la navigazione? I garage sono rimasti chiusi con i catenacci per tutta la notte! Nessuno è potuto entrare o uscire! Mi dica, si è dissolta nell’aria? Il rappresentante urlò: – E vuole che io spieghi a lei cosa è successo? È lei che lo deve spiegare a me! – Io lo so cosa è successo! – gridò Ciccio. – Guardi, signor commissario di bordo! – Una vite.

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IL RAC

C ON T

O GIA

Il commissario perse la pazienza: – Signora, per favore, qui abbiamo problemi seri e suo figlio… – È una vite della targa, l’hanno sostituita e hanno portato l’auto da un’altra parte! – continuò precipitosamente Ciccio mentre la mamma e il nonno lo agguantavano. Tutti si bloccarono come se si fossero congelati e Ciccio proseguì. – La Panda è bianca, come tante altre. I ladri hanno cambiato la targa e l’hanno spostata da un’altra parte. Chiami questo numero, per favore. È di un mio amico ispettore di polizia. Il commissario di bordo fece il numero che gli dettò Ciccio e parlò con l’ispettore Cangemi. Alla fine chiuse la telefonata e annunciò: – Rimandiamo lo sbarco, il tempo che l’ispettore arrivi per controllare i veicoli che sbarcano. Quest’ispettore ha molta fiducia in te, Ciccio. Il commissario rimase qualche secondo in silenzio, poi chiese al piccolo poliziotto: – L’ispettore vuole controllare anche i furgoni e i camion. Perché? – Perché il garage di notte è chiuso con i catenacci, e quindi devono essersi nascosti dentro un furgone o un camion. Hanno aspettato che chiudessero i garage, sono usciti, hanno fatto il colpo e sono tornati a nascondersi. – Ma lei va in giro da solo con quattrocentomila euro di gioielli? – chiese il commissario al rappresentante. – Ho sempre una macchina di scorta. A Civitavecchia ce n’era una che mi ha seguito fino al porto, e allo sbarco ce n’è un’altra ad aspettarmi. Uso la Panda perché non dà nell’occhio, ma anche questa è speciale, il bagagliaio è come una cassaforte. Ciccio si avvicinò al commissario e gli disse qualcosa all’orecchio. Quello rispose: – Va bene.– Poi si allontanò di qualche passo per telefonare e tornò. Quindi disse al rappresentante: – Andiamo giù, l’ispettore sarà qui fra poco. Il primo a essere arrestato fu il ladro alla guida della Panda rubata. Oltre alla targa falsa, per renderla irriconoscibile le avevano applicato sulle portiere la pubblicità di un negozio di ferramenta. Ma il rappresentante la identificò immediatamente. Doveva esserci però un altro complice, quello alla guida del mezzo su cui i ladri avevano passato la notte; ma Cangemi, controllando i documenti forniti all’imbarco dai guidatori di tutti i veicoli più grossi, scoprì che uno era il cugino dell’arrestato. Lo fermò e quello confessò e indicò a chi avrebbero dovuto vendere i gioielli rubati. Ma… che cosa aveva detto Ciccio all’orecchio del commissario? Gli aveva detto: “… nella nave le auto erano tutte in fila. Se la Panda fosse finita con le altre, dopo averle cambiato la targa i ladri non l’avrebbero potuta spostare. È stato uno del garage a farla mettere in un posticino a parte, da dove poteva essere portata via facilmente. Era d’accordo con i ladri, e saprei riconoscerlo”. Così avevano arrestato anche il terzo complice. Due settimane dopo, Ciccio ricevette a casa un pacchettino avvolto in una bella carta dorata. Conteneva una medaglia d’oro; su un lato c’era una stella, e sull’altro era scritto: “Al grande piccolo commissario Ciccio”. Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli 2, Einaudi Ragazzi

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LLO


L

ATI

T UAL E S E T A I G PO LO

IL T EST O NARR

AT IVO

IL RACCONTO STORICO CHE COS’È? È un testo che racconta delle vicende ambientate in un determinato periodo storico.

LO SCOPO Far conoscere usi e costumi di epoche lontane. I PERSONAGGI • Personaggi storici, realmente esistiti. • Personaggi immaginari ma verosimili, che potrebbero essere vissuti nell’epoca in cui si svolge la vicenda.

I LUOGHI Sono reali, quelli dei luoghi storici in cui è ambientata la vicenda. Sono descritti con cura.

I FATTI Può raccontare fatti storici reali, ma ricreati con l’immaginazione, oppure vicende immaginarie ma verosimili, ambientate in un periodo storico preciso.

IL TEMPO È ben definito, un’epoca storica del passato: antico Egitto, antica Grecia, antica Roma...

IL LINGUAGGIO Vengono usate descrizioni dettagliate e termini specifici (di capi di abbigliamento, cibi, strumenti...) dell’epoca in cui è ambientata la vicenda.

LA STRUTTURA Inizio Svolgimento Conclusione

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IL RACC ON T

La guerra nel Peloponneso D ue amici si erano seduti un po’ discosto dagli altri. Si chiamavano Polemone e Trasillo. Erano due contadini di mezza età, con le mani nodose e i visi cotti dal sole. Come molti Ateniesi che abitavano in campagna, non si erano mai allontanati dal loro villaggio; e adesso che l’esercito di Atene aveva invaso il paese nemico e marciava contro l’antica rivale, Sparta, erano stupiti di ritrovarsi così lontani da casa. – Direi che fa caldo come da noi – constatò Polemone. – È tutto come da noi – corresse Trasillo, guardandosi intorno. – E pensare che siamo davvero nel Peloponneso! – Non c’eravate mai stati? – intervenne un ragazzo seduto a due passi di lì. Polemone e Tarsillo scossero la testa. – Io ci sono venuto due anni fa – continuò il ragazzo. – Mio padre mi ha portato ai Giochi. Lui da giovane ha gareggiato – aggiunse orgoglioso. I due alzarono le spalle. I giochi di Olimpia erano una gran bella cosa, ma loro non avevano tempo né soldi per andarci. Comunque, ai prossimi giochi mancavano due anni, e poteva ancora succedere di tutto, adesso che la guerra fra le città greche, dopo qualche anno di pace, era scoppiata di nuovo. – Secondo te quanto ci vorrà ancora perché gli Spartani capiscano che con noi non possono farcela e chiedano la pace? – brontolò Tarsillo. – Mio padre dice che gli Spartani non chiederanno mai la pace – intervenne il ragazzo. Era passato solo qualche mese da quando l’Assemblea aveva votato per la guerra. Gli abitanti del Peloponneso non sopportavano più l’egemonia degli Spartani, e avevano tutti preso le armi. Avevano chiesto aiuto agli Ateniesi. La guerra non avrebbe potuto andar meglio. Gli Spartani non erano abbastanza forti per dare battaglia a un nemico così numeroso, e da giorni si stavano ritirando. Così adesso erano tutti lì, gli Ateniesi e gli alleati, e aspettavano che gli Spartani, quelle teste dure, capissero finalmente che erano spacciati e chiedessero la pace.

O ST O R

IC O

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video del genere testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

Le gg o c om e a teatro Dividetevi in gruppi di quattro e scegliete i ruoli (narratore, ragazzo, Polemone e Trasillo). Poi leggete il racconto cercando di dare la giusta intonazione.

Alessandro Barbero, Le Ateniesi, Mondadori

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O ST T N O C IL RAC

O R IC O

TI I FAT

Il racconto storico può narrare FATTI realmente accaduti mescolati a elementi di fantasia.

Analizzo Secondo te il fatto narrato è: r ealmente accaduto. verosimile. fantastico. I ndica quali dei seguenti elementi presenti nel testo sono storici (S) e quali sono stati creati dalla fantasia dell’autrice (F). Lo stadio in cui si svolge la gara. Il flauto che dà inizio alla lotta. Luciano. Le fasi della lotta. L a regola che proibisce di dare colpi al di sotto della vita. L’alloro con cui si premia il vincitore.

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IL T EST O

NARRAT IVO

Una vittoria sudata l trombettiere lanciò il suo richiamo e la folla si zittì di colpo. Lo stadio, immobile, aspettava la nostra prima mossa con il fiato sospeso. Il flauto dette il via: la gara poteva avere inizio. Luciano era nervoso, lo capivo dai suoi movimenti rapidi e convulsi, saltellava di qua e di là, piegato in avanti con le braccia protese. Non mi guardava negli occhi, studiava le mie mani per prevedere i miei movimenti. Anch’io lo studiavo, ma mi sentivo tranquillo e questo mi rendeva più forte. Nella lotta la lucidità mentale è essenziale. La prima presa fu a favore di Luciano. Scattò rapido in avanti e mi afferrò per la vita, sollevandomi da terra. Era più forte di me e sapeva stringere fin quasi a soffocarmi, ma io ero più agile. Riuscii a sganciarmi e gli fui addosso. Ruzzolammo a terra, lui di schiena e io sopra di lui. Con un’agile capriola gli serrai il corpo, portandogli le spalle a contatto con il terreno. Il primo punto era mio. Stavo quasi per aggiudicarmi anche il secondo ma Luciano, con uno sgambetto, mi fece cadere a terra aggiudicandosi la parità. Mi soffiò in faccia: – Non mi batterai! Hai capito? Sciocco che non sei altro! Prese un pugno di terra e me lo sfregò in faccia.


IL RACC ON T Il pubblico cominciò a fischiare e a protestare. Un giudice di gara si avvicinò e rimproverò Luciano per il suo comportamento scorretto. Luciano mi prese la mano, mi sollevò da terra e biascicò di malavoglia qualche parola di scusa. Mi ripulii la faccia con un braccio, ma gli occhi mi bruciavano e faticavo a tenerli aperti. Ero talmente furioso che in pochi istanti lo scaraventai a terra, conquistandomi il secondo punto. Ci rialzammo, di nuovo al centro dell’arena. Dagli spalti si alzavano grida entusiastiche: il pubblico mi incitava e credeva in me. Lo attaccai con molta foga, sentendo già la vittoria in pugno. Luciano però era un osso duro e, più veloce di un fulmine, mi mollò un calcio tremendo sulla gamba, proprio sopra l’osso. Strillai per il dolore e la rabbia: i colpi al di sotto della vita erano proibiti. Mi ritrovai a terra e per un attimo mi sentii perduto, ma strinsi i denti e, con un tremendo colpo di reni, lo ribaltai. Luciano non si aspettava una reazione così decisa e si fece sorprendere. Con un urlo di vittoria schiacciai le sue spalle contro il terreno e poi balzai in aria con il braccio teso. Avevo vinto! L’alloro del pentathlon era mio.

O ST O R

IC O

In inglese Collega. flute

colpo

stadium

terreno

ground

flauto

hit

stadio

Mi emoziono I mmagina di essere il vincitore/la vincitrice di questa gara. Quali emozioni proveresti?

Nadia Vittori, L’alloro e la spada, Raffaello

Rifletto sulla lingua Nella frase “Il trombettiere lanciò il suo richiamo” sottolinea in rosso il soggetto e in blu il complemento oggetto.

Approfondisco Il pentathlon è una gara sportiva articolata su cinque prove: la corsa, il salto in lungo, il tiro del giavellotto, il lancio del disco e la lotta.

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ICONA DIS

T O R IC O S O T N CO IL RAC OGHI MP IL TE

U OEIL

Nel racconto storico il TEMPO è quello di una precisa epoca del passato. Il tempo verbale della narrazione è il passato o il presente. I LUOGHI sono realistici e descritti in modo accurato.

Approfondisco Il nome Piceni significa “quelli del picchio”: Il popolo dei Piceni, infatti, adorava il picchio come animale sacro. L’immagine di un picchio è ancora oggi il simbolo della regione Marche, una delle zone dell’Italia dove i Piceni risiedevano.

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IL T EST O

NARRAT IVO

La pietra dei Piceni Nell’antichità, prima dell’unificazione della penisola a opera dei Romani, l’Italia era abitata da una miriade di popoli diversi. Il protagonista di questo racconto fa parte dei Piceni, un popolo stanziato fra le odierne Marche e l’Abruzzo.

C

ittà di Cupra Marittima, primavera del 476 a.C. Petru si svegliò in quel momento. Il cuore gli pulsava nel petto e i battiti gli martellavano le tempie. Aprì gli occhi. La notte avvolgeva la piccola stanza in cui si trovava. Da una finestra aperta filtravano i raggi pallidi della luna. Con mano tremante scostò la pelle di pecora che lo ricopriva e si sedette appoggiando la schiena al muro. Quindi respirò una, due, tre volte. Era da moltissimo tempo che non gli capitava di fare un sogno divino. Credeva ormai che gli dèi si fossero dimenticati di lui: la sua vita scorreva tranquilla fra la bottega, la città e il tempio di Cupra. – Madre Cupra, potente fra le dee che abitano il cielo, ti rendo grazie – pregò sottovoce Petru. Non aveva dubbi: il sogno che aveva appena fatto gli era stato mandato dalla divinità femminile che i Piceni veneravano sopra ogni altra e che dava il nome all’abitazione in cui Petru viveva. Meta di pellegrinaggi continui, la città di Cupra vedeva ogni giorno incontrarsi popolazioni provenienti da tutta la penisola italica e a volte da più lontano. Umbri, Piceni, Sanniti, Etruschi, Latini, persino Greci e Fenici, tutti accorrevano a rendere omaggio e a pregare una dea che si riteneva nata dal mare e che presiedeva alla bellezza e alla fecondità. La vita di Petru scorreva sui ritmi del santuario. La sua bottega non distava che pochi minuti a piedi dall’area sacra ed era visitata pressoché da ogni fedele. Tutti lo conoscevano e lo stimavano in città: non c’era intagliatore d’ambra più abile di lui a levigare e lavorare la pietra del sole. Petru scrutò la parete di fronte. La luna colpiva gli utensili con cui l’uomo quotidianamente si guadagnava da vivere e proiettava ombre sottili sul muro. Osservando le ombre, Petru cercò di ricostruire la visione che gli era apparsa mentre dormiva. La grande Cupra gli parlava, non c’erano dubbi. Si alzò dal proprio giaciglio e scostò le pelli sulle quali ogni sera


IL RACC ON T

si stendeva. Nel buio tastò il pavimento di terra battuta, finché le dita non incontrarono una tavola di legno. – Eccola – disse piano l’uomo. Risalì la tavola con la mano fino a trovarne il bordo e fece leva con l’indice. La tavola si alzò scoprendo un piccolo ma profondo vano. Era il nascondiglio segreto di Petru. Le mani dell’uomo frugarono fra gli oggetti che il vano custodiva: piccole barre di bronzo e d’argento, una coppa di fine fattura ricevuta un giorno da un mercante greco, alcune gemme d’ambra. Le sue mani strinsero un involto di pelle grande quanto un pugno. – Ci siamo! – esclamò. Prese l’involto, sciolse il laccio che lo chiudeva, ne estrasse una sorta di pietra calda al tatto e si avvicinò alla finestra. La fioca luce lunare illuminò un grosso frammento d’ambra. Nonostante fosse grezza, aveva il colore più bello che Petru avesse mai visto: color del miele, serbava all’interno un cuore rosso fuoco. L’uomo la sollevò al cielo e poi la strinse a sé. Aveva aspettato a lungo quel momento, ora sapeva bene cosa fare. Attese le prime luci dell’alba e si mise all’opera. Michele Santuliana, La pietra del sole, Gruppo Editoriale Raffaello

Comprendo Come si chiama il protagonista di questo racconto? ..................................................................................................................................................

Quale mestiere fa? ................................................................................................... Perché, secondo te, l’ambra viene detta “pietra del sole”? ..................................................................................................................................................

Laboratorio di scrittura pp. 59-61

O ST O R

IC O

ICONA DIS

Analizzo Il racconto storico è un testo narrativo? Sì.

No.

La narrazione di questo racconto si svolge secondo lo schema: d ella fabula (prima, poi, infine). d ell’intreccio (salti logici, flashback, anticipazioni...). Petru è: un personaggio realmente esistito. un personaggio verosimile. I l luogo dove si svolgono i fatti è: reale. di fantasia. G li ambienti e gli arredi sono: ricostruiti casualmente. ricostruiti fedelmente, in base alle conoscenze storiche.

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O ST T N O C IL RAC

O R IC O

Analizzo Qual è il personaggio storico, in questo racconto? ............................................................

Qual è invece secondo te il personaggio inventato? ............................................................

Conospcaorole le La tela impeciata è una tela cosparsa di pece, una sostanza con cui un tempo si impermeabilizzavano i tessuti.

Insieme è più facile I l racconto è ambientato nel corso della Seconda Guerra Punica, quando Annibale valicò le Alpi con un grande esercito e alcuni elefanti. Con l’aiuto dell’insegnante, fate una ricerca su questo grande condottiero e create un cartellone con le principali tappe della sua campagna in Italia.

L’elefante di Annibale Il generale cartaginese Annibale raggiunse le Alpi nel mese di ottobre del 218 a.C. Le sue truppe, con al seguito 37 elefanti, impiegarono due settimane per valicare le montagne e iniziare la conquista dell’Italia. Stremate dalla lunga marcia e dal rigido inverno, le bestie morirono dopo aver raggiunto la Pianura Padana. Solo uno degli elefanti di Annibale, Surus, sopravvisse.

A

nnibale esce dalla tenda con una benda sull’occhio. – Come va, Mesilea, te la senti di farmi un po’ di compagnia finché non mi rimetto in salute? – mi domanda con un filo di voce. – Sì, generale – dico io. Sembra davvero conciato male, chissà se ce la farà. Ma lui è Annibale. Si distende in quella specie di scatola a cui è stato aggiunto un tettuccio e un velo di tela impeciata per ripararla dalla pioggia. Arriva Tiorel, con Surus che ciondola alle sue spalle. Gli accarezzo la proboscide: – Mettiti giù, Surus... Surus osserva tutto con attenzione. Nessuno al mondo potrebbe obbligarlo a fare una cosa che non vuole. Quando sto per perdere la speranza Surus si china. Aiuto le guardie a issare e fissare con le cinghie la cesta al dorso dell’elefante. Salgo anch’io in groppa a Surus e riprendiamo il cammino, con le guardie a farci da scorta. Dobbiamo essere fuori da quella palude nel minor tempo possibile. Annibale si sporge dalla cesta, guarda verso Roma. – Le hai viste le strade lastricate che abbiamo incontrato ogni tanto lungo il cammino, Mesilea? Sai chi le ha costruite? I Romani. Ci portano merci e soldati dove vogliono loro. Sono capaci di fare queste cose. Noi non siamo capaci, Mesilea. Abbiamo fatto passare le montagne agli elefanti ma gli elefanti muoiono, i soldati muoiono... Le strade, invece, rimangono. Quando saremo morti saranno ancora lì... Pino Pace, L’ultimo elefante, Giunti junior

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IL T EST O

NARRAT IVO


MAPPA

STUDIO con la I FATTI • Eventi storici realmente accaduti, “rivissuti” con l’immaginazione da chi scrive • Avvenimenti immaginati da chi scrive, ma basati sulla realtà storica

I PERSONAGGI • Personaggi storici realmente vissuti • Personaggi verosimili, propri della realtà storica rappresentata (nobili, guerrieri, donne, schiavi, contadini, artigiani...)

I LUOGHI Reali, descritti in modo accurato e preciso

IL TEMPO

IL RACCONTO STORICO

Epoche reali del passato, più o meno lontane

LA NARRAZIONE I fatti possono essere raccontati: • in prima persona dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia • in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna

LO SCOPO • Far conoscere usi e costumi di epoche passate • Far riflettere sulle vicende accadute in determinati momenti della Storia LA STRUTTURA • Inizio • Svolgimento • Conclusione

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SEMPLICEMENTE IL RACCONT O ST ORICO

BUCEFALO Quando Alessandro aveva dodici anni, a suo padre Filippo il Macedone fu offerto un cavallo che sembrava indomabile. Alessandro si propose di montarlo: con grande sorpresa di tutti domò lo stallone che chiamò Bucefalo e che sarebbe divenuto suo compagno inseparabile. Alessandro si arrestò stupefatto: in basso, davanti ai suoi occhi, uno stallone nero s’impennava sulle zampe posteriori. Era più nero di un’ala di corvo e aveva una stella bianca in mezzo alla fronte. A ogni movimento del collo scaraventava a terra gli stallieri e li trascinava sull’erba come pupazzi inerti. Poi ricadeva sugli zoccoli anteriori, scalciava all’indietro furibondo, flagellava l’aria con la coda, scrollava la lunga criniera luccicante. Alessandro gridò: – Lasciatelo! Lasciate libero quel cavallo, per Zeus! Filippo gli appoggiò una mano sulla spalla. – Aspetta, ragazzo, aspetta che l’abbiano domato. Solo un po’ di pazienza e sarà tuo. – No! – esclamò Alessandro. – No! Soltanto io lo posso domare. Lasciatelo! Vi dico di lasciarlo. Filippo si volse agli uomini e ordinò: – Liberatelo! Obbedirono. Subito l’animale si allontanò correndo nella pianura. Alessandro si lanciò all’inseguimento di corsa e gli si affiancò sotto l’occhio stupito del re e dei suoi 146

IL T EST O

NARRAT IVO


SEMPLICEMENTE stallieri. Sentivano che gli parlava, parole che il vento si portava via assieme ai nitriti dell’animale che quasi pareva rispondergli. E improvvisamente, il destriero rallentò la sua corsa, trotterellò e poi si mise al passo sbuffando. Alessandro gli si avvicinò piano. – Bucefalo – sussurrò. – Bucefalo… Ecco, è questo il tuo nome… Vuoi correre con me? Il cavallo nitrì alzando la testa e Alessandro capì che assentiva. Lo guardò fisso negli occhi ardenti e poi con un balzo gli fu in groppa. Valerio Massimo Manfredi, Alexandros. Il figlio del sogno, Mondadori

L’AUTORE L’autore

di questo racconto è: Alessandro. Valerio Massimo Manfredi.

IL TEMPO

I l protagonista è: Filippo. Alessandro.

I fatti narrati: sono avvenuti nel passato. avvengono nel presente.

È un personaggio realmente esistito? S ì No

I l

testo è stato diviso in quattro sequenze. Scrivi per ognuna una breve frase che la riassuma.

1. . ..................................................................................................

.

2. . .................................................................................................

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...................................................................................................

3. . .................................................................................................

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4. . .................................................................................................

.

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Via al ! T S TE

Un console saggio Nell’antica Roma, i plebei erano oppressi dalle tasse e lavoravano duramente. Inoltre erano costretti a interrompere le loro attività per le guerre che lo Stato sosteneva contro i nemici esterni. Molti plebei contraevano prestiti con i patrizi. Se non riuscivano a restituirli, diventavano schiavi dei loro creditori.

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Un giorno dell’anno 459 a.C., mentre il popolo si trovava radunato nel foro, comparve un vecchio centurione. Aveva il volto pieno di cicatrici che attestavano il suo valore come guerriero, ma sulla schiena portava i segni di orribili frustate. Si sedette nel foro e raccontò la sua storia: – In molte battaglie ho versato il mio sangue per la salvezza di Roma, come testimoniano le mie cicatrici, ma sono stato fatto schiavo da un patrizio per non aver saldato il mio debito. Come potete vedere, questo mio nuovo padrone mi ha orribilmente maltrattato. Alla conclusione del racconto del vecchio guerriero la plebe si infiammò per lo sdegno e la rabbia e chiese a gran voce ai consoli: – Convocate subito il Senato! Vogliamo nuove leggi! Vogliamo condizioni migliori per i plebei! Siamo stanchi di finire in prigione o addirittura schiavi per i debiti! Mentre il Senato era radunato, giunse improvvisamente l’annuncio che un forte esercito marciava contro Roma. – È la vendetta degli dèi! – urlava adirata la plebe per le strade di Roma. – Non alzeremo le armi in difesa della città fino a quando le leggi non diventeranno più giuste per noi. La situazione stava diventando pericolosa e allora uno dei due consoli uscì dal Senato per parlare con la plebe. – I senatori hanno deciso di migliorare le condizioni del popolo, ma per prima cosa dobbiamo pensare a difendere la patria dal nemico. Ecco, guardate! – E mostrò al popolo l’editto di una nuova legge. – Con questo editto – proseguì – si ordina che ai plebei che si iscrivono nell’esercito siano cancellati tutti i debiti! Immediatamente un gran numero di plebei corse ad arruolarsi e in breve si formò un fortissimo esercito che, sotto il comando del console, uscì dalla città e sbaragliò i nemici. Nadia Vittori, L’antica Roma, Raffaello

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NARRAT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

N ell’antica Roma i patrizi erano:

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il popolo che lavorava la terra. i discendenti delle antiche famiglie di Roma. i commercianti che si erano arricchiti. i governatori delle province.

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Il vecchio:

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Alla conclusione del racconto del centurione la plebe: organizzò una rivolta. chiese condizioni migliori per i plebei. andò a distruggere il Senato. chiese condizioni migliori per i patrizi.

Alla riga 9 trovi il termine “orribilmente”. A quale categoria grammaticale appartiene? Nome derivato. Aggettivo superlativo assoluto. Articolo determinativo. Avverbio.

Chi gli ha lasciato quei segni? Un nemico in battaglia. Un nemico di cui è diventato schiavo. Il patrizio di cui è diventato schiavo. Un animale selvaggio durante una caccia.

Come finisce il racconto? Si forma un forte esercito e sconfigge il nemico. Si forma un forte esercito, ma il nemico vince. L’esercito di Roma è debole e il nemico vince. Roma chiede una tregua ai nemici.

un centurione. il Senato.

aveva sulla schiena segni di frustate. aveva sulla schiena segni di battaglie. aveva sul volto segni di frustate. zoppicava.

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Il protagonista del racconto è: un console. un plebeo.

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A i plebei che si iscrivono nell’esercito saranno cancellati i debiti. A i plebei che si iscrivono nell’esercito saranno aumentati i debiti. I plebei sono obbligati a iscriversi nell’esercito. I plebei che non si iscrivono nell’esercito saranno condannati a morte.

I plebei diventavano schiavi: quando non pagavano i debiti. quando commettevano un reato. quando cercavano di fuggire da Roma. quando si ribellavano ai patrizi.

Il console mostra alla plebe un editto. Che cosa c’è scritto?

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Alle righe 28-29 i verbi sono espressi al modo indicativo, tempo: futuro semplice. passato prossimo. imperfetto. passato remoto.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU

E

C

IVICA nel RACCONTO STORICO

Il Giorno della Memoria Tra il 1939 e il 1945 il mondo è stato travolto dal più grande conflitto armato della Storia, la Seconda guerra mondiale. Questo conflitto fu scatenato dalla Germania, che a quel tempo era governata da Adolf Hitler e dal Partito nazista. Durante questa guerra sono morte più di 60 milioni di persone e ci sono state distruzioni, sofferenze e tremendi massacri. Già qualche anno prima dell’inizio della guerra il Partito nazista aveva cominciato a perseguitare gli Ebrei, impedendo loro di partecipare alla vita civile del Paese e alle attività economiche. Anche in Italia, che era alleata della Germania, a partire dal 1938 furono emanate le cosiddette leggi razziali, che limitavano la libertà degli Ebrei. Nel corso della Seconda guerra mondiale, poi, le persecuzioni si intensificarono: gli Ebrei, come altre minoranze contro cui il regime nazista si accaniva, furono deportati in campi di concentramento e lì uccisi o sfruttati. In memoria di questo terribile eccidio, e perché non avvenga mai più, ogni anno il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria.

VIETATO Accadeva più di sessant’anni fa, e un male terribile invadeva il mondo. Tutto era diventato vietato per quelli che, come lei, erano Ebrei. A partire dal 1940, era vietato:  avere una bicicletta  prendere l’autobus e il tram  fare la spesa prima delle 3 e dopo le 5  andare in piscina  giocare a tennis o a hockey  fare canottaggio  andare al cinema o a teatro  riposarsi nel proprio giardino dopo le 8 di sera  frequentare scuole che non fossero ebree  andare da parrucchieri che non fossero ebrei  uscire senza la stella gialla cucita sul vestito Vietato… Vietato… Vietato… E poi un giorno: vietato esistere. Irène Cohen-Janca - Maurizio A.C. Quarello, L’albero di Anne, Orecchio Acerbo

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L’INIZIO Una volta ci fu una guerra. Quando la guerra finì eravamo senza casa. – Non importa – disse mia madre, – abbiamo una macchina. Cominciammo a vivere in macchina. Da allora vivere era viaggiare. Poi i vestiti iniziarono a sciuparsi. – Meglio così – disse mio padre, – ci sarà meno da lavare. Vestiti, facevamo il bagno nel fiume. E sdraiati ci mettevamo sotto il sole per asciugarci. Non c’era più la luce elettrica, quindi i rumori della notte ci facevamo molta più paura. Proprio per questo ci coricavamo vicini vicini. La gente era triste. Avevano bruciato i libri della biblioteca. Il pavimento era coperto dai vetri. Ci mettemmo poco ad abituarci a camminare fra i vetri e le ceneri. Un giorno, qualcuno si mise a giocare. Un altro giorno, una bambina sconosciuta si mise a ridere. Subito dopo ci furono tante altre risate. Un vecchio cuoco si sedette su una panchina traballante e iniziò a parlarci di ricette. Le sue parole saziarono la nostra fame. Almeno quella sera. Quando il sole tramontò le macchine senza ruote si diedero la buona notte con i clacson. Sembrava che fossero vive. Eravamo vivi. Era come una festa. La festa dell’inizio di qualcos’altro. Paula Carballeira - Sonja Danowski, L’inizio, Kalandraka.

P ROTAGO NISTi del F UTURO

Mi emoziono onostante la N desolazione portata dalla guerra, basta il sorriso di un bambino per ritrovare la voglia di vivere. Quando tutto sembra finito, una piccola gioia dà l’avvio a un nuovo inizio. E la speranza ritorna… Sei d’accordo con quest’affermazione? Discutine in classe con i compagni, le compagne e l’insegnante.

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La storia nell’Arte

L’ARTE NELLA STORIA Il mosaico romano nacque come una composizione artistica ottenuta mediante frammenti di materiali diversi, detti tessere, per formare immagini o disegni decorativi. Le tessere potevano essere di basalto, di travertino, di marmo di diverso colore, di vetro, di conchiglie o anche di altro materiale. Mosaico della contesa tra il Gallo e la Tartaruga la Cripta degli Scavi ad Aquileia

Danza dei Geni delle Quattro Stagioni, V-VI secolo d.C. Ravenna, Domus dei Tappeti di Pietra

I Romani utilizzarono con straordinaria abilità questa forma d’arte predisponendo decorazioni a pavimento o sulle pareti delle loro abitazioni più ricche (domus) e nei luoghi pubblici. Nei loro mosaici raffiguravano scene di caccia, di guerra, di scontri nell’arena, motivi geometrici, arabeschi, vegetazione stilizzata… Le tessere potevano essere di varia grandezza e profondità: più erano piccole, più il disegno era preciso e pregiato.

VAI al colore! Prova anche tu a creare un mosaico.

1 Procurati un cartoncino bianco, una matita e della colla vinilica. 2 Ritaglia a piccoli pezzetti della carta colorata: saranno le tessere del tuo mosaico. 3 Con la matita, disegna sul cartoncino bianco un grande fiore o una farfalla. 4 Con la colla vinilica, incolla al posto giusto i pezzetti di carta colorata. Sii paziente e ricorda che le tessere devono essere molto vicine.

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La storia nella Musica

LA MUSICA NELLA STORIA Gli Etruschi amavano molto la musica che era presente, insieme alla danza, in tutte le feste, sia quelle degli aristocratici sia in quelle del popolo. La musica, sempre unita alla danza, era anche parte di tutte le celebrazioni religiose. Lo strumento musicale più utilizzato era il flauto, in particolar modo il flauto doppio. La melodia suonata con il flauto era accompagnata dagli strumenti a percussione come i crotali (una specie di nacchere) e a corde come la lira. Anche i Greci davano grande importanza alla musica. I cantori greci, chiamati “aedi”, giravano di città in città cantando le storie degli eroi antichi o recitando le strofe dei poeti, accompagnati da un musicista che suonava l’aulos (strumento simile al flauto) o la cetra. Nelle rappresentazioni teatrali il ruolo della musica era molto importante e nei teatri era presente uno spazio per l’orchestra e il coro. I Greci inoltre avevano riservato alla musica un ruolo di rilievo nell’educazione dei giovani. Per i Romani la musica aveva un ruolo importantissimo nelle manifestazioni religiose, nelle parate militari, nelle feste private, nei giochi pubblici e negli spettacoli dei commedianti. La tuba di bronzo e il corno erano strumenti a fiato impiegati durante le azioni militari. In occasione di feste e cerimonie venivano suonati strumenti a corda come la lira e la cetra, o a percussione come lo scabellum.

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GI A T S E L

ON I

Marzo Nei boschi, da sera a mattina, si schiudono fresche sorprese: leggero sui prati cammina marzo, incantevole mese. C’è pioggia, c’è vento, c’è sole: è marzo, ogni cosa ha un incanto; è marzo, che piange e non vuole, che mostra il sorriso tra il pianto. Alfred De Musset, Orfeo, Sansoni

Scrivo Scrivi tu la tua poesia su un mese primaverile. Che sensazioni suscita? A che cosa puoi paragonarle?

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LA PR IM

Chi fa primavera?

AV E RA

Macché rondini, macché fiori; macché insetti multicolori! Macché sole, macché caldo, macché prati smeraldo! Vuoi saper quand’è primavera? Alza gli occhi al calar della sera e se vedi nel cielo già scuro svolazzare un nero mantello puoi star certo che è un segno sicuro: primavera la fa un pipistrello. Chiara Carminati, Poesie per aria, TopiPittori

What makes Spring? Definitely not swallows, not flowers Not multicoloured insects! Definitely not the sun, not the heat, Not emerald meadows! Want to know when it’s Spring? Raise your eyes at the sunset And if you spot in the dark A black mantle swing Be assured that’s the mark: It’s a bat which makes Spring. Traduzione di Mario Giosa

Approfondisco Svolgi una breve ricerca sul pipistrello e sulla sua utilità con l’aiuto dell’insegnante di Scienze.

In inglese Collega. swallow

sollevare

meadow

pipistrello

to raise

rondine

bat

prato

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GI A T S E L

ON I

Le uova, protagoniste della Pasqua Le uova sono uno dei simboli della Pasqua e della primavera. Stanno a significare il ritorno della vita dopo i mesi invernali. Perché allora non decorare la casa con delle uova fatte da voi? Potete sistemarle in un cestino da mettere al centro della tavola oppure appenderle.

Occorrente • Una confezione di palloncini da gonfiare • Filo di cotone grosso di vari colori

• Colla vinilica • Pennello

PROCEDIMENTO

1

Gonfiate i palloncini fino a portarli alla grandezza di un uovo e legateli con un pezzo di filo.

3

5

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Con un pennello, spargete la colla diluita sulla superficie del palloncino.

Passate di nuovo la colla diluita sul palloncino. Quindi appendetelo e fatelo asciugare per un giorno, in modo che i fili di cotone restino rigidi.

2

Diluite la colla vinilica con dell’acqua, seguendo queste proporzioni: 4 cucchiai di acqua e 2 di colla.

4

6

Avvolgete un filo colorato intorno al palloncino. Potete scegliere di usare un solo colore, ma anche creare una combinazione di colori diversi.

Bucate i palloncini con un ago e rimuovete delicatamente i residui dalle uova.


LA PR IM

La leggenda dei ciliegi in fiore M

olti secoli fa la guerra imperversava in tutto il Giappone e nel Paese si respirava un clima di tristezza. Esisteva un solo posto incontaminato, un luogo di pace ricco di alberi rigogliosi, che esalavano delicati profumi e consolavano i tormentati abitanti del Paese. In questo bosco, però, un albero non fioriva mai. Un giorno una fata gli si avvicinò sussurrando che era disposta ad aiutarlo e gli propose di fare un incantesimo che sarebbe durato vent’anni. Durante quest’arco di tempo, l’albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano: forse emozionandosi avrebbe potuto fiorire! La fata aggiunse che si sarebbe potuto trasformare in qualsiasi momento in essere umano e di nuovo in pianta. Tuttavia se terminati i venti anni non fosse riuscito a recuperare la sua vitalità, sarebbe morto. L’albero accettò. Vivendo tra gli esseri umani, però, si rese conto di essere circondando da rabbia, odio e guerra; perciò tornava spesso per lunghi periodi alle sue sembianze originali. Un giorno, dopo essersi trasformato in umano, l’albero incontrò una ragazza: Sakura. I due iniziarono a conversare e a passeggiare insieme. Quando Sakura gli chiese il suo nome, lui disse “Yohiro”, che significa “speranza”. Da quel momento, i due si incontrarono tutti i giorni per conversare, per cantare e leggere poemi e libri. Alla fine Yohiro dichiarò a Sakura il suo amore e le confessò di essere in realtà un albero. Sakura, turbata, si allontanò. Ormai il tempo era passato e la scadenza dei venti anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che era tornato ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva sempre più triste. Un pomeriggio, quando meno se lo aspettava, Sakura si presentò al suo fianco. Lo abbracciò e gli disse che anche lei lo amava e che non voleva che morisse. Fu allora che apparve la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero. Lei scelse di fondersi per sempre con Yohiro. Ed ecco che i due divennero un albero solo e, come per miracolo, l’alberò fiorì. Da allora e in ricordo del loro amore, ogni anno l’albero di ciliegio fiorisce e profuma tutti i campi del Giappone. www.habitante.it

AV E RA

Rifletto Q ual è il sentimento che permette all’albero di fiorire? .....................................................

Che cosa vuole spiegare questa leggenda? ..................................................... ..................................................... .....................................................

Mi emoziono uali emozioni hai Q provato leggendo questo brano? Scegli le frasi per te più significative e racconta.

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GI A T S E L

ON I

Finestre di primavera sul mondo

In Giappone Hanami (“guardare i fiori”) è un termine giapponese che si riferisce all’usanza, tradizionale in quel Paese, di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi. Oggi con questa parola ci si riferisce principalmente alla fioritura dei ciliegi, che in lingua giapponese si chiamano sakura; l’hanami è quindi diventato sinonimo dell’ammirare il fiore del ciliegio. Questa tradizione, antica di più di un millennio, è ancora molto sentita in Giappone, tanto che milioni di giapponesi ogni anno si spostano dalle loro città verso le sessanta località più famose del Paese. Ci sono perfino le previsioni per la fioritura, come quelle meteorologiche, per sapere esattamente quando comincia e fino a quando durerà. Tradizionalmente la festa consiste nell’ammirare la fioritura mentre si consuma un picnic all’ombra dei sakura in fiore. Il fiore del ciliegio, la sua delicatezza e la brevità della sua esistenza è per i giapponesi il simbolo della fragilità, ma anche della rinascita, della bellezza della vita. Cadono i fiori di ciliegio sugli specchi d’acqua della risaia: stelle, al chiarore di una notte senza luna. Yosa Buson

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Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi. Pablo Neruda


In Messico

LA PR IM

AV E RA

Nella piramide del sito archeologico di Chichen Itzà, in Messico, l’arrivo della primavera si festeggia con una cerimonia che ricorda un mito dei Maya, l’antico popolo che viveva in questa terra. Il mito è quello del dio serpente Kukulcan, che rinasce e torna dal cielo. Un gioco di luci che si verifica proprio al crepuscolo dell’Equinozio di primavera fa sì che i muri della scalinata nord della piramide assumano la forma di serpenti allungati e stilizzati. Al termine dello spettacolo i presenti alzano le mani verso est, dove sorge il sole. I Maya avevano approfondite conoscenze astronomiche e la piramide rappresenta il calendario. Ognuna delle scalinate ha 91 scalini, pari al numero dei giorni che intercorrono tra equinozio e solstizio; questi scalini, sommati a quelli in cima alla piramide, raggiungono un totale di 365 gradini, come il numero dei giorni dell’anno.

In Finlandia Il primo maggio in Finlandia non si celebra solo la festa del lavoro, ma anche il cosiddetto Vappu, cioè la festa di Santa Valpurga. La festa è particolarmente sentita a Helsinki, la capitale del Paese, dove comincia la sera del 30 aprile: i giovani salgono sulla statua di Havis Amanda che si trova nel Parco di Esplanadi e rappresenta una ninfa che emerge dal mare, la lavano con detersivi e grandi spazzoloni e le pongono in testa il lakki, il caratteristico berretto bianco in stile marinaresco. La festa continua tutta la notte e anche il giorno dopo, il primo maggio, quando gli abitanti della città di ritrovano per il tradizionale picnic nel parco di Kaivopuisto.

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IO

tr ice t a O I e r atto

Che cos’è una rappresentazione teatrale? F

in dai tempi più remoti, presso molti popoli sono presenti forme di rappresentazione teatrale legate a precisi rituali come quelli associati alla caccia, al raccolto, alla nascita e alla morte, al culto degli dèi… Tuttavia, è nell’antica Grecia che il teatro ha preso la forma in cui lo conosciamo attualmente, con spettacoli che raccontano storie, rappresentate da attori e accompagnate da coreografie e musica. La rappresentazione teatrale diventa quindi un evento dal vivo a cui il pubblico non solo assiste, ma al quale partecipa provando emozioni e trovando spunti per riflettere. Non a caso la parola teatro deriva dal greco théatron, che significa “spettacolo” ed è in relazione con il verbo theàomai, che significa “vedere”. Per realizzare uno spettacolo naturalmente occorre scrivere un testo teatrale. Il testo teatrale, non è riservato alla sola lettura: infatti viene drammatizzato ed è indirizzato a un destinatario “finale”, il pubblico che assiste alla rappresentazione.

La messinscena

Q

uando il testo teatrale viene rappresentato, la sua esecuzione si chiama messinscena. È il/la regista che si assume il compito di mettere in scena un testo: il regista o la regista, quindi, sono le persone che coordinano tutta la messinscena. Nella messinscena intervengono diversi elementi: • visivi: la mimica, i gesti, i movimenti, il trucco, i costumi, la scenografia, le luci... • uditivi: le parole, il tono con cui vengono pronunciate, la musica, i rumori… La storia viene interpretata da uno o più attori/attrici. Sono loro che, con le parole, la mimica e i movimenti del corpo, si trasformano ogni volta in nuovi personaggi davanti al pubblico. Per realizzare uno spettacolo teatrale occorrono quindi tante professionalità: regista, attori/ attrici, scenografi/e, tecnici/tecniche delle luci e dei suoni, costumisti/e, truccatori/truccatrici…

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Il testo teatrale

I O a t t or e IO at tr ice

GLI ATTI E LE SCENE

SPAZIO E TEMPO

Gli atti sono le diverse parti in cui è articolato il testo. Ciascun atto viene poi suddiviso in scene, che cambiano a seconda dell’entrata o dell’uscita di uno o più personaggi.

Il testo teatrale dà indicazioni sullo spazio in cui si svolge la rappresentazione. Si tratta di uno spazio reale, la scena, in cui agiscono gli attori e le attrici. Questo spazio però nella finzione diventa l’ambiente in cui si svolge la storia: un giardino, un castello, una strada… Il tempo della rappresentazione è il presente: chi osserva ha l’illusione di assistere “in tempo reale” alle vicende.

GLI ATTI E LE SCENE LO SPAZIO E IL TEMPO

I PERSONAGGI LE DIDASCALIE E LE BATTUTE

I PERSONAGGI

LE DIDASCALIE E LE BATTUTE

Il testo teatrale si apre con l’elenco dei personaggi. In base al ruolo che ciascuno di essi svolge, è possibile individuare il personaggio principale, intorno al quale ruota l’intera vicenda. Poi ci sono i personaggi secondari e le comparse, che pronunciano pochissime battute o saranno addirittura “mute”.

Le didascalie forniscono le istruzioni necessarie per rappresentare la storia. Nel testo teatrale le vicende sono rappresentate attraverso le battute, cioè le parole che pronunciano i personaggi.

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IO

tr ice t a O I e r atto

E ora... facciamo teatro in classe! F

are teatro significa divertirsi, ma anche imparare cose nuove e migliorare alcune delle nostre capacità: • sapremo ricordare più dettagli perché impareremo ad ascoltare meglio; • saremo più sicuri/sicure nell’esprimerci; • impareremo a usare il nostro corpo e la nostra voce per trasmettere in modo chiaro e immediato ciò che vogliamo dire e ciò che sentiamo; • saremo più disinvolti/disinvolte perché impareremo a gestire le nostre emozioni; • avremo più fantasia perché accetteremo anche le soluzioni di chi pensa diversamente da noi; • saremo più espressivi perché impareremo altri linguaggi oltre alla parola: quello del corpo, del ritmo e dello spazio; • avremo più coraggio perché impareremo a collaborare con gli altri; • saremo più sereni/serene perché impareremo che rispettare le regole ci permette di essere rispettati/e e ascoltati/e dagli altri.

Prima di andare in scena...

P

reparare una rappresentazione teatrale richiede impegno da parte di tutti. Ognuno deve fare la sua parte: imparare le battute a memoria; contribuire a disegnare le scene e a realizzare i costumi; scegliere l’accompagnamento musicale… E poi, ci sono le prove, da fare tutti insieme, in un vero spirito di collaborazione. Nelle prove è importante che ognuno impari ad ascoltare il proprio corpo. Il corpo è lo strumento più importante dell’attore/attrice, perché tutto passa attraverso di esso: la comunicazione, i sentimenti, le intenzioni. L’attore/l’attrice deve imparare a esprimere tutto ciò che prova. Lo strumento più potente per farlo è proprio il corpo, che sa tradurre tutto in forme, gesti e azioni.

È il momento: su il sipario!

U

na volta preparato ogni dettaglio, è il momento di andare in scena! Il sipario è ancora chiuso. Dietro le quinte, gli attori e le attrici attendono il momento in cui comincerà lo spettacolo: il loro cuore batte forte. Hanno paura! Paura di sbagliare la battuta o di dimenticarla, paura di inciampare… Ma chi recita sa che dopo la paura arriverà il coraggio di andare in scena. Sa che il suo cuore darà vita al personaggio e lo arricchirà con tutte le emozioni che prova in quel momento. Sarà il cuore dell’attore o dell’attrice che, aprendosi e regalandosi al pubblico, potrà farlo ridere a crepapelle o farlo commuovere inaspettatamente! Come nella vita, in scena ascolta il tuo cuore!

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Si parte! P

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er la vostra rappresentazione potete usare questo testo teatrale: Libri Animatti. Libri Animatti è una commedia teatrale con molte battute in rima, che vi lascia la possibilità, con la guida dell’insegnante, per eventuali sostituzioni o aggiunte a seconda delle esigenze della vostra classe. In primo luogo, leggete tutti con attenzione il testo. Quindi decidete in che modo organizzare la scena. Disegnate i fondali scenici usando la carta da pacco e le tempere. Scegliete anche gli oggetti che saranno necessari alla rappresentazione (un banco, un orologio, dei libri…) e le musiche. Quindi distribuite le parti: dite all’insegnante, che assumerà il ruolo di regista, chi di voi interpreterà ogni personaggio. Per caratterizzare i vari personaggi, pensate ai costumi. Per esempio, potete disegnate le copertine dei diversi libri su cartoncini formato A3 o A4 e appenderli alla t-shirt di chi li interpreta.

LIBRI ANIMATTI Atto unico Personaggi: Galanteo: manuale delle buone maniere Giallock Holmes: libro giallo Lungo le rotte dei mari del Sud: libro di avventure Abracadabra: libro di fiabe Energy: libro sull’energia vitale Exotika: guida turistica dei Tropici Flash: ministoria Horror & Fantasy: libri gemelli OnionSoup: soap opera Flop: libro-game Casimira: la nuova bibliotecaria Signorina Ottilia: la vecchia bibliotecaria Tommaso: bambino Emma: bambina

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Scena 1 Interno di una biblioteca per ragazzi, in penombra. Ticchettio di un orologio a muro. Galanteo (ha la erre moscia) Che noia, qui non passano le ore… Giallock Holmes A chi lo dici, senza neanche un lettore! Lungo le rotte dei mari del Sud Siamo più chiusi dei reclusi! Se mi dimenticassero sul tavolo sarei contento… mi sfoglierebbe almeno un soffio di vento! Abracadabra Già… ma vuoi mettere il tocco di una mano? Galanteo … e se ti tocca un villano? Pensa, mani sporche e appiccicose… Abracadabra … son comunque fantasiose… Galanteo … frettolose, vorrai dire… e indifferenti! Giallock Holmes L’ultima volta che mi hanno sfogliato con emozione – il nome del colpevole ce l’ho nelle ultime pagine per tradizione – è stato quando… Lungo le rotte dei mari del Sud e Abracadabra (insieme) Quando? Giallock Holmes (con l’aria di scusarsi) La verità è che il ricordo è sfumato, tanto tempo è passato! Galanteo Dobbiamo rassegnarci a far la muffa e i tarli… Lungo le rotte dei mari del Sud Di che parli? Abracadabra Il solito pessimista… una speranza c’è: la bibliotecaria pasticciona! Galanteo e Giallock Holmes Quella che sbaglia scaffale, scambia i numeri e legge male? Abracadabra Grazie a lei mi trovo vicino a quel pagliaccio di “La sai l’ultima?”… le risate che mi faccio…! Galanteo e Lungo le rotte (insieme) Sssst! Sentite questo strano tambureggiare… Giallock Holmes Qualcosa traballa, sta per… (rumore fuori scena: badabang!) cascare! Galanteo e Lungo le rotte dei mari del Sud Oh, poverinooo! Chissà che male!! Abracadabra Ma dove, dove? Chi si è scompaginato? Giallock Holmes Vicino alla porta… Tu, laggiù, ti sei squinternato? Energy (sbatacchiandosi la copertina e autosfogliandosi per sgranchirsi) Oh, sto benissimo, mi sento rinato! E poi non sono rilegato… Tutti (insieme) Com’è successo? Sei scivolato? Energy Niente affatto. Mi sono buttato. Tutti (insieme) L’hai fatto apposta?! (a turno) Per caso ti chiami Sentirsi depressi… o Come farsi del male? Vuol far parte dei libri soppressi! No, di sport estremi è un manuale! Energy Sono un libro sull’energia vitale. L’ho fatto apposta, vi dico… per provare! Giallock Holmes (con piglio severo) Che sciocchezze! Un libro non può muoversi da solo! Né tantomeno saltare! Ora fate silenzio, che comincia ad albeggiare. Galanteo (con aria di sufficienza) Ma sì, finitela con questa confusione, non siamo dei testi di animazione! Facciamo la figura di libri matti da rilegare, non vi pare? Silenzio rotto solo dal ticchettio dell’orologio.


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Scena 2 Su un ripiano alto o basso, un po’ defilato. Musica romantica. Exotika (sbuffando) È insopportabile Galanteo, con quell’aria da babbeo. Quel suo continuo sarcasmo spegne ogni entusiasmo… Flash (tra sé, guardando Exotika) Devo assolutamente dichiararle il mio amore… sarà dura, ho poco tempo e un tal batticuore…! (rivolgendosi a Exotika) Ah, magnifica nottata…! Exotika Eh, sì. Peccato che la luna sia già tramontata… Flash (sospirando) Una notte così fa sognare l’amore… Signorina Exotika, da quando l’ho vista, il mio cuore… Exotika Mi conoscete?! Ma voi, chi siete? Flash Mi presento, sono Corto… Exotika … Maltese? Adoro i viaggiatori! Flash No, un Corto inglese, uno Short, anzi, un Cortissimo: mi chiamano Flash perché sono brevissimo… praticamente una saetta, un baleno, dicevo appunto che un colpo di fulmine mi ha colpito e da allora mi sento stordito… Exotika Forse ha bisogno di riposare… rientri fra i libri da inventariare! Flash Non posso, non sono un colosso… e con me si fa presto. Appunto per questo, mi sento addosso un tremore, un languore… Exotika Le ci vorrebbe una sfogliatina… Flash … non ho appetito… Exotika … cos’ha capito?! Flash Per farla breve, sono malato d’amore, è lei che mi stressa il cuore… Exotika Io?! (tra sé) Oh, mamma! (a voce alta) Sarò sincera, signor Flash, lei non m’infiamma. (con aria sognante) Io voglio un amore di lunga durata, cerco un compagno che per duri tutta la vita e, quanto a lei, si accorgerà che è una cottarella, una sbandata, ne uscirà senza fatica… Flash Aspetti, non sia precipitosa, magari col tempo ne nasce qualcosa… Exotika (sospirando) Signor Flash, proprio di tempo mi viene a parlare, non ne ha quasi per respirare…! E poi (con aria sognante), un guerriero potrei amare, un avventuriero, un esploratore… Flash (imprecando tra sé) Ah, perché non sono Sandokan o Guglielmo il Conquistatore? Le avrei già infranto il cuore… e invece son qui che mi struggo d’amore! (rivolto a lei) O Guida Mia… Exotika (predisponendosi a dormire) Suvvia, mi lasci sognare avventure di terra e di mare! Quanto a lei, è troppo giovane per metter su famiglia e questo suo amore svanirà in un batter di ciglia. Ci faccia sopra una dormitina, vedrà che differenza domattina! Flash (sospirando) Gliel’ho detto, sono un Flash (tra sé) se mi esprimo nel tempo di uno starnuto, al massimo dormo qualche minuto. (a voce alta) Signorina Exotika,

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tr ice t a O I e r atto

potrei almeno fare un viaggio con lei? Mi sentirei un sultano… Exotika Oh, non ce la farebbe mai, vado troppo lontano! Flash (sospirando a Giallock Holmes) Di lei sono innamorato cotto… Giallock Holmes … in tal caso, povero te, sei fritto! Sbadigliano e si richiudono per riposare. Buio.

Scena 3 Bambino e bambina (entrando) Buongiorno, possiamo avere un libro in prestito? Signorina Ottilia Buongiorno, venite avanti. Avete la tessera della biblioteca? Come vi chiamate? Di che classe siete? Avete già libri in prestito? (i bambini porgono la tessera) Casimira (sorridendo) Che cosa vi piace? L’avventura? O l’intreccio poliziesco? O qualcosa di divertente e disimpegnato? Signorina Ottilia (accigliata a Casimira) Non c’è nulla qui di disimpegnato! Badate a quel che dite… che bibliotecaria siete?! (i bambini si guardano intimoriti) Casimira (sottovoce) Venite qui a vedere, se c’è qualche titolo che vi attrae… Bambina A me piacciono quelli di paura… Casimira Ecco, da quella parte c’è la collana Pelle d’Oca… mi pare… Bambini (ridendo) Non si chiama così… è la collana dei Brividini! Casimira (scusandosi) Ah, già, mi sono confusa… comunque ci siamo capiti lo stesso! (sposta qualcosa ed esce con un pacco di libri) Bambino (aprendo proprio Pelle d’Oca e appartandosi) Questo, com’è? (si immerge un attimo nella lettura, sussulta con gridolini di spavento, e si rivolge alla Signorina Ottilia) Prendo questo. Signorina Ottilia Hai già scelto? Sei stato veloce… ecco qui la scheda, firma per la consegna… ehi, dico a te! Bambino (riemergendo da dietro il libro con uno sguardo allucinato) Eh? Cosa? Sì, lo prendo, lo prendo… Signorina Ottilia La firma… Bambino (come un automa) Sì, la firma… ecco. Posso andare? (immerso nella lettura esce dalla porta sbagliata… BADABANG!, riattraversa la scena in senso contrario ed esce) Bambina (indecisa) Non so che scegliere… Horror & Fantasy (si fanno avanti sgomitandosi) Prendi me! No, scegli me! Flash (facendosi largo tra i due litiganti) Eccomi! Io son più veloce del vento… Horror … ma io ti faccio morire di spavento… Fantasy … io ho una storia che è un portento! Ti prometto capelli dritti come fusi… Horror Non badarle, i suoi personaggi sono ottusi, i miei invece son vampiri veri e assatanati, fantasmi truculenti, serial killer rinomati, psicopatici affermati…

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I O a t t or e IO at tr ice Bambina (un po’ spaventata si ritrae) Non so, devo pensarci… (e fa l’atto di girarsi)

Signorina Ottilia (borbottando) Che disordine! Lungo le rotte dei mari del Sud (con aria sognante) Con me a navigare all’inseguimento di navi corsare, verso lidi sconosciuti da esplorare… Exotika (fa capolino e avanza facendosi bella) Tropici? Lidi sconosciuti da esplorare? Chi è attratto come me da lontani orizzonti? Flash (alla bambina, ma rivolto in realtà a Exotika) Non andare…! Ti promette mari e monti e poi ti fa affondare! E annegare tra i flutti a forza nove con questo bellimbusto, sai che gusto…! Bambina (convinta) Forse le avventure non sono per me… Exotika … e neppure le terre lontane? Spiagge bellissime e mai vedute, piante esotiche, specie sconosciute… Bambina No, preferisco la terra conosciuta, è più sicura! Exotika Ho capito, l’ignoto ti fa paura, ma… (guardandosi intorno) dov’è quel capitano di lungo corso? Quel tipo gagliardo? Ah! (lo vede e gli si avvicina) Lungo le rotte dei mari del Sud Salute a voi, bella signora… Exotika (sorridendogli) … di conoscerla non vedevo l’ora. Lungo le rotte dei mari del Sud… magnifico nome! Lungo le rotte dei mari del Sud E voi vi chiamate come? Exotika Exotika. Conoscete le isole del Pacifico? Lungo le rotte dei mari del Sud (prendendola a braccetto) Non tutte e andarci con voi sarebbe magnifico! Signorina Ottilia (avvicinandosi) Che disordine insopportabile! (spostandoli in posti diversi con loro grande dispiacere) Questa, tra le Guide, reparto geografia e quest’altro, sezione narrativa scomparto avventure. Se non ci fossi io…! Flash (tra sé) Per fortuna li ha separati. Signorina Ottilia (spostando anche Flash) E questo, tra le storie brevi… per piccolini… Flash Non sono per i piccini! Signora Ottilia (tra sé, perplessa)… che sia per grandicelli un po’ sciocchini? Scena 4 Casimira (rientrando rivolta alla bambina) Allora, hai trovato quel che fa per te? Bambina Non ancora, non so se… Abracadabra … se ti piace sognare e mille magie farti narrare, allora prendi me: Abracadabra, un due tre! Bambina No, io non credo alle fate… Casimira (perplessa) È un peccato, la magia fa sognare, ma se preferisci il reale, ti trovo una storia attuale… Bambina … un bell’intreccio… Giallock Holmes (avanzando) … qualche colpo di scena… ho capito, tu vuoi leggere

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IO

tr ice t a O I e r atto

col batticuore… (la bambina annuisce ogni volta), cercare indizi, trovare prove…? Bambina Sì, forse… Giallock Holmes Mi presento: sono l’investigatore Giallock Holmes. Bambina (delusa) Oh, no, il giallo non mi piace, preferisco il rosa… Casimira Ah, vuoi intrecci d’amore! Allora questa è l’avventura di cuore più sdolcinata di tutti i tempi: “OnionSoup” ovvero “zuppa di cipolle”… Il titolo è singolare, ma la storia ti farà piangere e spasimare! OnionSoup (con aria di sfida ai libri scartati) Ancora una volta son la prescelta… modestamente! Bambina (iniziando a leggere) Provo questo… Casimira Allora, buona lettura! (fa cadere qualcosa ed esce inciampando) Bambina (tirando su col naso e asciugandosi gli occhi, appoggia quasi subito il libro sul tavolo) È meglio, sniff, un libro di barzellette… Signora Ottilia Ecco “La sai l’ultima?”. Una firma qui e puoi andare. (sistema due o tre cose ed esce dalla parte opposta da cui è uscita la bambina) Scena 5 Horror Beata “Pelle d’Oca”, può ancora far saltare i nervi a qualcuno, mentre io non so scioccare più nessuno! Galanteo Io morirei, se mi sfogliassero così rudemente! Flash Avete visto? Sono bambini normali, lettori impazienti e un po’ superficiali, che scorrono via veloci, bambini telematici precoci. Fantasy … però non hanno scelto te, che sei tra le letture più veloci! Horror Anche a me paiono bambini d’oggi, teledipendenti, col gusto dell’orrido, che vogliono battere i denti… Flash … infatti han scelto uno dei tuoi parenti! Horror Chi? “Pelle d’Oca”?! Quella è un recente acquisto… il vero horror non sa cos’è, non l’ha mai visto! Fantasy (a Horror, ridacchiando) Per forza, conosce te! (i due attaccano a litigare) Abracadabra (sospirando) Io sono abituata a essere scartata. I bambini adesso vogliono stimoli forti e in quantità industriali… Flash Eppure sono amanti degli effetti speciali! Abracadabra Sì, ma senza la poesia che la magia può dare. Fantasy Via, non ti angustiare. Guarda me, sono un miscuglio di effetti magici e speciali, di situazioni paranormali, di personaggi tragici, comici e fenomenali… eppure sto qui a farmi impolverare! Si sente un tonfo. Galanteo Non mi guardano neppure: i bimbi d’oggi sono incolti e maleducati! Horror È che non sono interessati … Fantasy … a conoscere i salamelecchi di epoche passate…

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I O a t t or e IO at tr ice Galanteo … ma “per favore, grazie e prego” non sono abitudini datate!

Abracadabra In questo hai ragione, Galanteo. Potresti comunque rifarti il trucco… Si sente un altro tonfo. Flash (improvvisamente) Ho un lampo di genio! Quel che dobbiamo fare è cambiare look! Avere qualcosa di speciale che attiri… Horror Sìì! Tu ti fai inserire un segnale luminoso, magari intermittente… Flash …e tu la mano insanguinata di un fior di delinquente! Fantasy (pensando) E io? Cosa potrei… Abracadabra (con decisione) No, no! Niente cattivo gusto per piacere! (guardandosi intorno) Preferisco un tempio dell’arte a una bottega da rigattiere o, peggio, a un baraccone da fiere! Galanteo (ad Abracadabra, precisando pedante) Parli bene, ma a una biblioteca, tempio del sapere, si conviene qualche classico e qui anche i più famosi hanno vita breve! Fantasy È vero, ma… questo cos’è?! Si sentono tre colpi in successione, come di qualcosa che cade. E capitombola in scena Energy. Energy Buongiorno a tutti! Abracadabra (sorridendo) Buongiorno a te! Flash, Horror e Fantasy E lui chi è? Galanteo (sdegnoso) Oh, un libro di animazione che si esercita… le solite bravate! (si ritira, chiudendosi) Abracadabra Presto, racconta… che hai scoperto di speciale? Energy Che quel che hai dentro lo puoi già dare! Abracadabra Non ci capisco niente… Giallock Holmes (socchiudendosi) … puoi parlare più chiaramente? Energy Ogni libro contiene qualcosa di particolare e di solito che fa? Abracadabra … che fa?! Giallock Holmes Aspetta un lettore che lo venga a prelevare… Energy … e lo legga. Insomma, vive solo per chi lo sa apprezzare! Abracadabra (sospirando) È il destino di noi libri, penso… senza un lettore la nostra vita non ha senso. Energy Mi spiace, sei in errore, tutto ha sempre senso e un valore. E noi esprimiamo comunque ciò che siamo dentro, perciò… non guardare fuori, ma solo al tuo centro. (Tutti insieme) Tra di noi siam diversi, c’è chi ha di amore o di avventura i versi, chi è spaventoso e chi si meraviglia per sentire il mare in una conchiglia. Le nostre storie seppur particolari sono tutte eccezionali e nutrono le anime e i cuori di tutti i lettori. Paola Ancilotto, La cooperativa dei sogni, Edizioni Corsare

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MINDFULNESS

MERAVIGLIA

IL TEATRO Il teatro è meraviglia, è magia, è puro stupore: rappresenta sul palco Paesi lontanissimi o persino inventati, personaggi del passato o di un futuro che ancora deve arrivare. È possibile però provare a cercare la meraviglia anche nella vita di tutti i giorni… a volte basta davvero poco per riuscire a trovarla: è sufficiente cambiare

LA BICICLETTA In una calda sera di fine estate, un giovane si recò da un vecchio saggio e gli domandò: – Maestro, come posso essere sicuro che sto spendendo bene la mia vita? Come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è la cosa giusta per me e per le persone che mi stanno attorno? Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse: – Una notte mi addormentai con il cuore turbato, anch’io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande. Poi feci un sogno. Sognai una bicicletta a due posti. Vidi che la mia vita era come una corsa con una bicicletta a due posti: un tandem. E notai che il mio maestro stava dietro e mi aiutava soltanto a pedalare. Ma un giorno mi suggerì di scambiarci i posti e da quel momento la mia vita non fu più la stessa, era più felice ed emozionante. Che cosa era successo da quando ci scambiammo i posti? Capii che quando guidavo io, conoscevo la strada. Era piuttosto noiosa e prevedibile. Era sempre la distanza più breve tra due punti.

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una nostra routine, una cosa che siamo soliti fare sempre allo stesso modo, perché più veloce, più facile o semplicemente perché siamo abituati a farla senza pensarci troppo. Anche piccoli cambiamenti possono produrre esperienze completamente nuove, inaspettate e ricche di emozioni, che ci faranno vivere momenti di incantevole stupore!

Ma quando cominciò a guidare lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraverso luoghi rocciosi a gran velocità, a rotta di collo. Tutto quello che riuscivo a fare era tenermi in sella! Anche se sembrava una pazzia, lui continuava a dire: – Pedala, pedala! Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: – Ma dove mi stai portando? Lui si limitava a sorridere e non rispondeva: conosceva i segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare sentieri pieni di rocce, e io imparavo a star zitto e a pedalare nei luoghi più strani, mi lasciavo meravigliare dal panorama e mi godevo la brezza fresca sul volto.

Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.

Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? La paura di cambiare. La meraviglia delle nuove esperienze. La fatica per raggiungere gli obiettivi. La vera amicizia. Perché secondo te è importante riuscire a meravigliarsi anche per le piccole cose di tutti i giorni?

Racconta l’ultima volta che ti sei meravigliato/ meravigliata.

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b a l m e t S EDUCAZIONE

Diventare un fisico: Giorgio Parisi

Un grande maestro vissuto dai suoi allievi e dalle sue allieve come un amico e compagno: è stato con questo spirito che i ricercatori e le ricercatrici dell’Università la Sapienza di Roma hanno festeggiato, nell’ottobre 2021, il conferimento del Premio Nobel per la Fisica a Giorgio Parisi, professore in quest’ateneo. Uno spirito che Parisi ha spiegato nel discorso tenuto in quell’occasione: – Certe cose le fai da solo. Ma altre le puoi fare solo con gli altri. Qualche anno fa avevo calcolato che avevo avuto nella mia vita 317 collaboratori diversi. È importante lavorare con gli altri, essere generosi.

Nato a Roma nel 1948, Giorgio Parisi sin da giovane ha mostrato una grande passione per la Fisica. Una passione che lo ha portato a iscriversi alla facoltà di Fisica presso l’Università La Sapienza di Roma, dove si è laureato nel 1970. Ha avuto una carriera ricca di riconoscimenti: professore fino al 2018 nell’Università in cui si è laureato, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, autore di numerosi studi scientifici, è uno dei tre fisici italiani membri della prestigiosa National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America. Infine, a coronare la sua vita di studi, è arrivato il Premio Nobel, nel 2021, che gli è stato attribuito in particolare per i suoi studi sui sistemi complessi.

Le rondini: un sistema complesso Vi è capitato di osservare nel cielo uno stormo di rondini? Avete visto come si muovono in modo coordinato, quasi a disegnare in cielo un super-uccello formato da tante rondini? Come fanno a muoversi in questo modo? Parisi ha affrontato con successo anche questo problema: con un modello matematico, ha dimostrato che ogni uccello si muove tenendo d’occhio i sei o sette più vicini a lui. In questo modo lo stormo riesce ad avere un movimento coordinato pur essendo formato da tanti elementi.

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per l e

Una v Scie

Mi sono occupato del caos. Non c’è nulla di più affascinante che trovare un ordine al suo interno. Dalle particelle ai componenti che formano un pezzo di vetro, ci sono sistemi le cui regole sono tutte da scoprire e il mio lavoro è provare a farlo.

Che cosa sono i sistemi complessi? Sono sistemi formati da diversi elementi che interagiscono tra loro in modi difficili da prevedere: il loro comportamento infatti non è la somma dei comportamenti dei singoli elementi che li compongono, ma è del tutto nuovo. Questa è la “sfida” di molti studi di Fisica, come quelli condotti da Giorgio Parisi. Lo studio dei sistemi complessi ha molte applicazioni, perché aiuta a capire fenomeni tra loro diversi che vanno dai cambiamenti climatici alla meteorologia, dal comportamento delle particelle elementari a quello dei pianeti e delle galassie.

Tu come

ita

nze

Approfondisco L’Accademia Nazionale dei Lincei è una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa. Venne fondata con lo scopo di costituire una sede di incontri rivolti allo sviluppo delle Scienze. Il suo nome si richiama all’acutezza che devono avere coloro che si dedicano alle Scienze, proprietà che si dice caratterizzi la vista della lince.

Giorgio Parisi

Sogni anche tu di addentrarti nei misteri della materia e scoprire com’è fatta e quali sono le regole che la determinano? Quello che ti occorre è: u n diploma di scuola superiore che ti dia una buona base di Matematica e di Fisica, ma anche di Logica; u na laurea in Fisica. È utile anche avere una buona conoscenza della lingua inglese, che è la lingua “internazionale” in cui sono scritti e pubblicati molti studi e saggi scientifici. Poi puoi scegliere di specializzarti in Fisica nucleare, che studia le particelle, ma è utile anche approfondire gli studi matematici di Statistica e del Calcolo delle probabilità.

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b a l m e t Diventare un’astronauta: S Samantha Cristoforetti EDUCAZIONE

“Astrosamantha”, questo è il suo soprannome. Si fa il caffè galleggiando a mezz’aria e guarda la Terra da un oblò. Quando decise di diventare astronauta, non esistevano astronaute donne in Italia. “Meglio” pensò. “Sarò la prima”. E così è stato: ha vissuto nello spazio 199 giorni in un unico volo, stabilendo il record Europeo. Samantha nasce a Milano il 26 aprile 1977. Nel 1994 aderisce al programma Intercultura, che le consente di frequentare un anno scolastico presso un liceo statunitense. Torna in Italia per concludere gli studi superiori, quindi si iscrive all’Università di Monaco di Baviera, in Germania, dove consegue una laurea in Ingegneria meccanica. A partire dal 2001 inizia la sua avventura come pilota dell’Accademia Aeronautica: raggiunge il grado di capitano e parallelamente consegue la laurea in Scienze aeronautiche. Quindi si specializza negli Stati Uniti d’America, dove ha la possibi-

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lità di diventare pilota di guerra. Al ritorno in patria viene assegnata al cinquantunesimo Stormo della base di Istrana, in provincia di Treviso. La svolta per la carriera di Samantha arriva nel momento in cui l’Agenzia Spaziale Europea nel maggio 2009 la sceglie, prima donna italiana, per una missione nello spazio. Cinque anni dopo, a seguito di un lungo addestramento, partecipa alla missione Futura, con cui raggiunge la Stazione Spaziale Internazionale e compie esperimenti importanti sulla fisiologia umana, in particolare testando personalmente alcuni dispositivi innovativi che consentono di fare grandi passi avanti nell’ambito della telemedicina. La missione dura bel 199 giorni, dal 23 novembre 2015 all’11 giugno 2015 e, stabilisce il record di permanenza nello spazio in un unico volo (record in seguito superato). Ma nuove sfide attendono Samantha: nel 2021 è stata annunciata la sua partecipazione a una nuova missione spaziale e che sarà la prima donna europea al comando della Stazione spaziale.

per l e

Una v Scie

ita

nze

Competenze digita

li

Con la guida dell’insegnante, fate una ricerca sulla Stazione Spaziale Internazionale: quando e come è stata costruita, dove orbita, quali esperimenti scientifici vi vengono compiuti...

Tante volte un ostacolo è solo un messaggio che la vita ti dà. Devi trovare un’altra strada, ma non vuol dire che non puoi arrivare a destinazione. Sarah Rossi, Se lo dice lei, citazioni memorabili di grandi donne, Einaudi Ragazzi

Tu come

Samantha Cristofo

retti

Se il tuo sogno è volare nello spazio come Samantha Cristoforetti, sappi che è necessaria una lunga e seria preparazione: nulla si improvvisa! Quello che ti occorre è: u n diploma di scuola superiore che ti offra una buona base di Matematica e Scienze; u na laurea in Scienze aeronautiche o in Ingegneria; u n brevetto da pilota; u na buona conoscenza della lingua inglese.

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IP T A L

UAL E T S E T A I O LO G

IL T EST O DESC

R IT T IV

CHE COS’È? È un testo che permette a chi legge di “vedere” i personaggi o gli animali di cui si parla, o l’ambiente in cui si svolge la vicenda narrata.

CHE COSA PUÒ ESSERE DESCRITTO? • Paesaggi, ambienti esterni e interni. • Fenomeni atmosferici. • Oggetti. • Animali attraverso caratteristiche fisiche, comportamenti, abitudini... • Persone attraverso l’aspetto fisico, l’abbigliamento, il carattere...

QUALI STRATEGIE SI POSSONO USARE? Scelta dell’ordine in cui vengono presentati gli elementi: • ordine logico, dall’insieme ai particolari (o viceversa); • ordine temporale: si descrivono i cambiamenti nel tempo; • ordine spaziale, dal vicino al lontano, dal basso verso l’alto...

QUALI STRUMENTI SI USANO? • Dati sensoriali e dati di movimento. • Indicatori spaziali: in lontananza, sullo sfondo, in primo piano... • Paragoni, similitudini, metafore, personificazioni...

COME PUÒ ESSERE UNA DESCRIZIONE? • Soggettiva, quando chi scrive esprime sensazioni, stati d’animo e giudizi. • Oggettiva, quando la realtà è descritta con le caratteristiche che tutti possono osservare.

DOVE SI TROVANO LE DESCRIZIONI? In ogni tipo di narrazione, nei testi informativi, nei diari, nelle lettere...

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O


IL T EST O DES

Doral D

oral alitò sulle uova e chiuse gli occhi per riposare un po’. Era una dragonessa bellissima: alta quasi quattro metri e lunga otto, aveva una coda possente e flessuosa che le faceva da timone durante il volo. Il suo alito di fuoco era capace d’incendiare dieci alberi contemporaneamente e la pelle era tutta ricoperta di piccole scaglie dorate che alla luce del sole brillavano come stelle. Gli occhi erano azzurri e le fornivano un’arma in più con cui difendersi perché, se qualcuno li avesse fissati con animo sleale, sarebbe divenuto cieco all’istante. I draghi vivevano indisturbati al centro della foresta, in una radura sulle rive di un grande lago alimentato dal fiume Neru, il più lungo della regione. La vallata era protetta su tre lati da creste di nera roccia lavica che, bloccando i venti gelidi, ne mitigavano il clima. La zona dei draghi era immersa in una vegetazione lussureggiante di felci, alte palme e rari eucalipti dalle foglie profumate; e poi c’erano fiori d’ogni foggia, colore e dimensione, alcuni fragili come papaveri, altri carnosi o velenosi. Tutta la radura era come recintata dalle palme cicadee, resistenti al fuoco e quindi adattissime ai draghi. Il nido di Doral era formato da un largo cuscino di platycerium, una piccola felce. Era un ricovero soffice e fragrante in cui le uova erano ben protette e, grazie al fogliame peloso e tenero, restavano morbide al punto giusto. Successe all’alba. Il lago era appena indorato dai tiepidi raggi del sole e presto tutta la foresta si sarebbe svegliata. Ma qualcosa destò Doral un attimo prima che tutto ciò accadesse. Uno scricchiolio sospetto le fece spalancare gli occhi… stava per balzare su, quando si accorse che il suono sconosciuto proveniva dal nido, tra le sue zampe. Le uova tremavano, scosse dall’interno; il guscio si crepava come un lago ghiacciato in primavera. Doral trattenne il respiro: i cuccioli stavano per venire alla luce. Kay Pendragon, Draghia, Delos Books

C R IT T I

VO

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

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DES

E UN A R E V I R C

SE I DATI

M BIE N T E

PERSONIFICAZ E L / I L A NSORI

Per descrivere un ambiente si usano i DATI SENSORIALI (visivi, olfattivi e uditivi). Si possono usare anche PERSONIFICAZIONI, attribuendo azioni e sentimenti umani a oggetti.

Analizzo Sottolinea in azzurro i dati visivi, in viola i dati uditivi, in rosa i dati olfattivi, in verde i dati tattili. Nel testo leggi “questi colori dormono ancora tutti”. Si tratta di: una similitudine. una personificazione.

Rifletto sulla lingua C erca sul vocabolario e scrivi tre sinonimi del verbo “guardare”. • .............................................................. • .............................................................. • ..............................................................

IONI

Primavera F

inalmente una mattina il cielo tornò sereno e il sole cominciò a risplendere. Mary si svegliò presto; il sole filtrava attraverso le tende e quella vista dava tanta allegria che balzò fuori dal letto, corse alla finestra, tirò le tende, aprì i vetri e respirò a pieni polmoni l’aria fresca. La brughiera aveva quel suo colore azzurrino dei giorni sereni e tutto il mondo sembrava nuovo, come se una magia, un incantesimo lo avesse reso più bello, lavato, pulito. Si sentivano dei fruscii, dei ciangottii, dei pigolii fra gli arbusti, nei cespugli: la vita riprendeva con gioia. Si sentiva cinguettare sui rami degli alberi in un modo che faceva pensare ai professori d’orchestra quando accordano gli strumenti prima di iniziare un concerto… Mary espose il palmo di una mano al sole. – Com’è caldo! Caldo! – esclamò. – Farà germogliare i bulbi e farà crescere le foglie alte alte e le radici sottoterra si allungheranno sempre più. Si sporse quanto più poté dal davanzale e aspirò profondamente con il naso quell’aria ossigenata e fresca… “Dev’essere molto presto” pensò. “Quelle piccole nubi nel cielo sono color di rosa, non avevo mai visto un cielo così limpido e questi colori dormono ancora tutti… Devo andare, devo andare subito a vedere il giardino!”. Volò giù per la scaletta che la portava alla piccola porta di servizio di cui sapeva aprire i catenacci… ed eccola sull’erba che non era più secca, ma sembrava diventata verde per una magia notturna, con il sole che l’avvolgeva e la scaldava con i suoi raggi lucenti, mentre tutt’intorno a lei si udivano fremiti di vita. Guardò su verso il cielo e lo vide così azzurro e rosa e color di perla in quella luce chiara di primavera che lo circondava, che si sentì leggera, come se anche lei potesse volare, potesse salire su una di quelle nuvole, potesse unirsi al coro di tutti gli uccelli che si svegliavano e salutavano il sole. Rimase così per qualche attimo, poi s’inoltrò correndo per i sentieri tra gli arbusti, verso il giardino segreto. Frances Hodgson Burnett, Il giardino segreto, Einaudi.

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Laboratorio di scrittura, p.65


DESC R IV E R E U

N AM BIE

NT E

Il Dumort E

ra leggermente nascosto, in una stradina laterale che poteva benissimo essere stata realizzata appositamente per lui. Sull’imponente facciata a colonne si aprivano decine di finestre a ghigliottina, tutte con le tende tirate. Una coppia di porte di spesso metallo era chiusa saldamente. L’Hotel Dumort aveva esattamente lo stesso aspetto di quando lo aveva visto l’ultima volta: ancora tende tirate e porte serrate. Un edificio freddo, silenzioso, per nulla accogliente. Quando provò a entrare, scoprì tuttavia che la porta era aperta. La prima cosa strana fu che l’hotel sembrava completamente deserto. Nessuno al banco della reception, nessuno nella lobby, nessuno da nessuna parte. Di certo era un ambiente splendido, in cui trionfava un’immensa scalinata dorata di grande classe. Tutto era lussuoso e confortevole. Il pavimento era ricoperto da un sontuoso tappeto rosso e oro, le finestre ricoperte da pesanti tendaggi che dal soffitto arrivavano fino a terra. Un posto freddo, cupo, ovattato e silenzioso in maniera inquietante. Magnus guardò in alto e scoprì un soffitto affrescato dove cherubini dai volti paffuti si indicavano a vicenda e si facevano dondolare beatamente, seduti su altalene di rampicanti all’ombra dei giardini. Sulla sinistra si apriva un ampio passaggio, con il soffitto ad arcata, fiancheggiato da colonne ricoperte da un motivo floreale. Conduceva chiaramente in una delle stanze più fastose dell’hotel, quindi il posto più interessante in cui cercare qualcosa. Magnus aprì la porta alla fine del corridoio. Dava su una sala da ballo – assolutamente sbalorditiva – con pavimento di marmo bianco e un intreccio di balconate dorate tutto attorno alle pareti, interrotte da specchi anch’essi dorati che riflettevano la stanza su se stessa una, dieci, mille volte. Cassandra Clare, Maureen Johnson, Sarah Rees Brennan, Le cronache di Magnus Bane - Shadowhunters, Mondadori

Comprendo Indica con una X le affermazioni corrette. S ulla facciata ci sono dieci finestre. La porta dell’hotel non è chiusa a chiave. N ell’hotel ci sono soffitti affrescati. Nella sala da ballo il pavimento è di marmo bianco.

Conospcaorole le La lobby è l’atrio, l’ingresso di un hotel.

Scrivo Descrivi la tua classe usando i dati visivi e i dati di posizione.

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ICONA DIS

D

E N T I D E L G IO R N O M O M I E R E ESC R IV / METAFORE

AG

D SIMILITU / I V I T GET

Per rendere più precisa la descrizione e coinvolgere chi legge, si usano AGGETTIVI, SIMILITUDINI, METAFORE .

INI

A

Guardando la luna L

a luna di pomeriggio è un’ombra biancastra che affiora dall’azzurro intenso del cielo. È fragile, pallida e sottile; solo da una parte comincia ad acquistare un contorno netto come un arco di falce. È come un’ostia trasparente o una pastiglia mezza sciolta. L’azzurro del cielo si colora di viola, poi va verso il cenerognolo e il bigio e, ogni volta, il colore della luna riceve una spinta a venir fuori più deciso. Il cielo dietro diviene nero. È notte, le stelle si sono accese, la luna è un grande specchio abbagliante che vola. Ora è un lago di lucentezza che sprizza raggi tutto intorno e inonda di luce bianca le strade. Italo Calvino, Palomar, Mondadori

B

Tramonto E

rano tramonti lentissimi, pieni di tutti i colori più meravigliosi: il rosso del fuoco passava all’arancione, al giallo e a uno strano verde marino pieno d’incanto, e al viola dei fiori, chiaro chiaro come le prime violette di primavera e poi sempre più cupo e notturno. Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi

Analizzo Nel testo

A

sottolinea le similitudini.

Ora completa tu le seguenti frasi con una similitudine: La luna è come ..................................................................................... Il cielo è ..................................................................................................... Nel testo A leggi: “La luna è un grande specchio abbagliante...”. Si tratta di: una similitudine. una metafora Nel testo B sottolinea tutti gli aggettivi qualificativi.

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DESC R IV E R E I F E NOM E N A

T

I AT MOS

F E R IC

L’arcobaleno

I

ICONA DIS

alvolta, dopo un violento temporale, il sole fa capolino fra le nuvole che si allontanano mentre la pioggia continua ancora a cadere, e allora, nella parte del cielo opposta al sole, si ammira uno degli spettacoli più belli e suggestivi offertici dalla natura: l’arcobaleno. È come se un grande arco fosse stato dipinto attraverso il cielo con i più vivi e luminosi colori della tavolozza di un pittore. C’è il rosso, l’arancione, il giallo, il verde, il celeste, l’indaco e il violetto, tutti armoniosamente fusi e digradanti l’uno nell’altro: è un quadro stupendo che nessun artista potrebbe fedelmente dipingere e nessun poeta degnamente cantare. Jerome Meyer, Meraviglie dell’atmosfera, Paravia

B

Il vento

È

vento, è vento, è vento! Da quindici giorni non cessava un minuto né di giorno né di notte. Fischiava, mugolava, ruggiva in tutti i toni ed era, in certe scosse lunghe e tremende, di tanta veemenza che pareva volesse schiantare le case e portarsele via. Pareva, perché in realtà si portava via soltanto qualche tegola, abbatteva qualche albero o qualche palo telegrafico e infrangeva qualche vetro. Si divertiva poi a rendere furioso il mare perché si ripigliasse la spiaggia e venisse a rompersi fragoroso e spaventevole contro le mura delle case. Luigi Pirandello, Novelle per un anno, Mondadori

Mi emoziono I fenomeni atmosferici ci possono far provare diverse emozioni. Ad esempio, immagina di trovarti nel mezzo di una bufera di neve oppure davanti a un meraviglioso arcobaleno… Racconta e confrontati con la classe.

Scrivo S ul quaderno descrivi il fenomeno atmosferico che preferisci.

181


DE

ICONA DIS

E UN O R E V I R SC

DESCR

GGE T T O

IVA OGGETT E N O I Z I

E SOGGETTIVA A

La DESCRIZIONE OGGETTIVA ha lo scopo di informare chi legge. Usa un linguaggio preciso con termini tecnici e specifici.

Vendesi casa delle bambole Scala: 1:12 Dimensioni: lunghezza 83 cm, profondità 50 cm, altezza 85 cm. Descrizione: La casa è interamente in legno e ha la forma di una villa dell’Ottocento. La parte frontale e il tetto sono completamente apribili. All’interno si trovano sei stanze disposte su due piani più una mansarda. I piani sono collegati da una scala di legno. Sulla facciata anteriore ci sono un portico al piano terra e un balcone al primo piano. Il tetto a tegole, su cui si affacciano gli abbaini, è grigio.

Le gg o c om e a teatro Come a teatro, interpreta le descrizioni rispettando la punteggiatura. Attenzione: la descrizione oggettiva va letta con “tono neutro”, senza far trasparire emozioni; quella soggettiva va letta dando espressività e “colore” al tono della voce.

Una descrizione ricca di pensieri e commenti di chi scrive è una DESCRIZIONE SOGGETTIVA .

In inglese

Casa delle bambole in vendita

B

La casa delle bambole E

d ecco la casa delle bambole, di un verde spinacio scuro, lucida. I due camini, piccoli e solidi, incollati sul tetto, erano dipinti di rosso e bianco e la porta, di un giallo scintillante, sembrava una caramella mou. Le quattro finestre erano divise in riquadri. Era una casina perfetta, davvero perfetta! Le bambine Burnell non avevano mai visto niente di simile. Tutte le stanze erano tappezzate. C’erano quadri alle pareti, dipinti su carta, con vere cornici dorate. Sontuosi tappeti rossi ricoprivano il pavimento di tutte le stanze; sedie di velluto rosso in salotto; la stufa coi fornelli, una credenza con tanto di piattini e una grossa brocca. Katherine Mansfield, Tutti i racconti, Mondadori

Collega. roof

finestra

door

piano

window

porta

floor

portico

porch

tetto

182

Analizzo Nella descrizione i termini specifici.

A

sottolinea

Nella descrizione B sottolinea in rosso la similitudine e in verde gli aggettivi.


DESC R IV E R E U

N O GGE

T TO

Analizzo Questa è una descrizione:

La scatola di Ben L

a scatola aveva all’incirca le dimensioni del libro di matematica. Era di un marrone brillante, liscia al tatto. La parte inferiore era rivestita di morbido feltro verde. Sul coperchio era inciso un lupo. L’aveva fatta un artista del paese, e la mamma gliel’aveva regalata l’anno prima a Natale. Ben accese la torcia elettrica, prese una chiave dalla tasca dei pantaloni piegati sul pavimento e aprì la serratura di ottone della scatola. Uno per uno, toccò i piccoli oggetti che conteneva. Li aveva ordinati con dei divisori di cartone, dando a ciascuno una collocazione precisa. Fra le altre cose, c’erano diversi rametti dalla forma strana; il suo ultimo dente da latte; un piccolo pezzo degli scacchi di plastica che aveva trovato dietro la scuola insieme al suo amico Billy, che lo prendeva sempre in giro perché raccoglieva spazzatura; un teschio d’uccello e un fossile chiamato “stromatolite”, che aveva scoperto durante un’escursione fra le colline intorno al lago Gunflint. Nell’angolo in basso a destra della griglia di cartone c’erano due piccole pietre grigie bitorzolute. Ben ne prese una e se la rigirò in mano. Quando le aveva mostrate alla mamma, lei gli aveva spiegato che quelle pietre, chiamate “ejecta”, erano state create due miliardi di anni prima, come l’intera area nella quale abitavano, dallo schianto di un meteorite nella parte canadese del lago

ggettiva. o soggettiva. Sottolinea in rosso i dati visivi (posizione, colore, dimensione…) e in blu i dati tattili.

Scrivo Hai, come Ben, una scatola o un cassetto dove conservi oggetti a cui tieni particolarmente? Descrivili sul quaderno.

Mi emoziono u hai una scatola T dove riponi gli oggetti? Ogni oggetto ha la sua storia e se lo hai conservato ha per te un significato… Pensa all’oggetto per te più importante, racconta la sua storia e che cosa provi quando lo guardi.

Brian Selznick, La stanza delle meraviglie, Mondadori Laboratorio di scrittura, pp. 66-69

183


DE

ICONA DIS

IL

E UN A R E V I R SC TERE CARAT

UDINI E LE ABIT

Nella descrizione di un animale si descrivono non solo le caratteristiche fisiche, ma anche il CARATTERE e le ABITUDINI.

Analizzo Questa è una descrizione: oggettiva. soggettiva. Di Vito vengono descritte: l e caratteristiche fisiche (dimensioni, colore del pelo...). i l carattere e le abilità.

Scrivo Fai una ricerca sulla razza di gatto che preferisci. Poi scrivi una descrizione oggettiva. Segui questa traccia: caratteristiche fisiche, alimentazione, carattere.

FRESCO DI STAMPA Vito, il protagonista di Vito il gatto bionico, ha davvero tante vite! È stato un micio randagio in Sicilia, un gatto di montagna in Trentino e il boss del quartiere a Milano. Poi un incidente ha stravolto tutto e adesso è addirittura un gatto bionico!

184

N IM AL E

Vito A

bbiamo incontrato per la prima volta Vito quando aveva sei mesi. Era il gatto della mamma di Silvia e l’avevano lasciato da noi perché stavano partendo per Cuba. Vito è entrato nelle nostre vite come un tornado; come tutti i cuccioli giocava per ore, si lanciava dalla ringhiera del soppalco, si arrampicava sul pesco del giardino, giocava con la carta igienica quando non c’eravamo e al rientro trovavamo la casa invasa da minuscoli pezzettini di carta mentre lui ci guardava col suo musetto irresistibile. L’abbiamo adorato da subito. Era un gatto sempre affamato e temerario: se gli altri gatti scappavano con i temporali, lui stava fiero col muso in su a guardare i fulmini in giardino e restava incuriosito ad annusare l’aria carica di pioggia anche quando i tuoni scoppiavano fragorosi a pochi metri da lui. In una settimana aveva già catturato decine di lucertole e un piccolo merlo che volava troppo basso e che fortunatamente siamo riuscite a liberare. Un vero teppista di giorno e un tenero cucciolo la notte, quando arrivava nel letto e si metteva con la testolina incastrata sotto il nostro mento facendo delle fusa così forti da far vibrare il letto. “Trattorino” lo chiamavamo. Claudia Fachinetti - Silvia Gottardi - Linda Ronzoni, Vito il gatto bionico, Il Battello a Vapore

Comprendo C ollega le domande alle risposte corrispondenti. • A chi apparteneva Vito?

Per le fusa.

• Su quale albero si arrampicava?

Alla mamma di Silvia.

• Perché viene soprannominato “Trattorino”?

Un pesco. Laboratorio di scrittura, pp. 70-71


DESC R IV E R E A

Mostro: il cane talpa l mio cane, Mostro, è il migliore del mondo. Papà dice che probabilmente è metà cane e metà talpa, perché è bravissimo a scavare gallerie, per lo più sotto la recinzione del nostro giardino. È davvero un botolo, quindi è un miracolo che non resti incastrato. Una volta l’ho osservato mentre era all’opera. Si è seduto sull’aiuola di fiori a fissare le assi della staccionata, come se cercasse di capire come affrontarle, e poi ha cominciato a scavare. Ha sollevato una montagna di terra scodinzolando come un matto e poi ha allargato le zampe posteriori e ha fatto questa cosa buffissima di appiattirsi e strisciare sullo stomaco. Il secondo dopo era sparito. Quando scappa, va sempre nello stesso posto: il giardino della signora Banks. Corre verso i bidoni della spazzatura, li rovescia e poi, come un grosso aspirapolvere peloso, ingurgita tutto quello che trova. Proprio tutto!

UN AN I

M AL E

L'ORD

INE

ICONA DIS

La descrizione può seguire un ORDINE LOGICO, deciso da chi descrive, o un ORDINE SPAZIALE , cioè il percorso che compie chi osserva. Può seguire anche un ORDINE CRONOLOGICO, presentando una persona, un animale o un luogo nelle sue trasformazioni nel tempo.

Lisa Thompson, Da domani non esisto più, DeA

B

Il Bouledogue

l cane di razza Bouledogue è un mini molosso con occhi dalle espressioni umane, orecchie da pipistrello e musetto “rincagnato”. Il suo peso varia dagli 8 ai 14 chilogrammi. Il pelo è raso e di varie colorazioni che spaziano dal bianco al fulvo. Il Bouledogue è adatto a vivere in appartamento, in quanto particolarmente pulito e non chiassoso. Ha un carattere unico: è sempre felice e mai aggressivo, paziente con i bambini tanto da meritare l’appellativo di “cane babysitter”, condivide molto volentieri anche la compagnia delle persone anziane, amando le coccole e le comodità.

Analizzo Quale di questi due testi presenta una descrizione oggettiva? Il testo

A

.

Nel testo

A

la descrizione segue un ordine:

logico.

Il testo

B

.

cronologico.

185


ICONA DIS

DE

A PE RSONA N U E R E ICHE E IL CARATTERE SC R IV

LE

TERIST CARAT

ICHE FIS

Di una persona si possono descrivere sia le CARATTERISTICHE FISICHE (altezza, corporatura, carnagione, capelli, occhi, naso...) sia il CARATTERE (timidezza, coraggio, precisione...).

Rifletto sulla lingua Nel testo trovi la parola “acerrimo”. Scrivi la sua analisi grammaticale. .............................................................. .............................................................. ..............................................................

Due amiche tanto diverse V iolet, una bambina di circa dieci anni, piccola per la sua età e snella, con capelli castano chiaro, carnagione chiara e attenti occhi verdi. Giratela sottosopra, fatela oscillare avanti e indietro da un ramo, aggrappata con le gambe mentre si esibisce senza ritegno davanti a una folla di bambini radunati sotto di lei. Il pubblico era composto da Lydia, Charlotte, Ben, Stanley e Stella, conosciuti come “i mediani”. Sei mesi prima, quando si era arrampicata su quello stesso albero era caduta malamente. La persona che non ho nominato, perché stava seduta in disparte, è Rose Trelawney, la migliore amica di Violet. Anche Rose è minuta ma ha i capelli biondi, la carnagione chiara e grandi e nervosi occhi blu. Al contrario degli altri, non stava affatto guardando lo spettacolo, le metteva ansia ed era troppo spaventoso. Rose era timida almeno quanto Violet era audace. Violet aveva ascoltato i severi avvertimenti dei genitori e dei numerosi dottori che le avevano vietato di salire sugli alberi, ma il suo acerrimo nemico Stanley l’aveva sfidata a farlo dicendo che le ragazze erano troppo fifone per arrampicarsi sugli alberi. L’impulsiva Violet, con le guance in fiamme, non poteva andarsene come avrebbe fatto qualsiasi persona ragionevole. La sfida era raggiungere la cima dell’albero. Non mancava molto e i rami incominciavano ad assottigliarsi. Mise un piede su uno di questi provocando un colossale CRACK! Violet barcollò in avanti aggrappandosi con tutte le forze ai rami. Si salvò per un pelo lasciando tutti senza fiato. “Niente panico, ci sei quasi, puoi farcela” si disse, mentre esaminava un altro ramo con il piede. Era decisamente solido, così si tirò su fino alla cima dell’albero e fece capolino dal tetto frondoso per contemplare la vista. Harriet Whitehorn, Violet e la perla d’oriente, Nord-Sud edizioni

Analizzo Sottolinea in rosso le caratteristiche fisiche di Violet e in azzurro quelle di Rose. Quindi, evidenza le frasi che ti fanno capire il carattere di Violet.

186

Laboratorio di scrittura, pp. 72-75


DESC R IV E R E

Hubert

H

ubert Orazio Boldi Barozzi del Duca era in effetti un piccolo genio – probabilmente il ragazzino più intelligente che incontrerete in tutta la vostra vita – e sapeva fare benissimo un gran numero di cose. Non le elencherò tutte perché sarebbe una lista incredibilmente lunga, e di solito le liste sono molto noiose da leggere, ma menzionerò tre dei suoi molti trionfi: • la coppa Archimede per la scienza sperimentale, essendo riuscito a produrre una formula per la melassa non appiccicosa; • il piatto spinoso per avere sillabato parole estremamente lunghe, averne compreso il significato e averle usate perfettamente in una frase; • la ciotola scambiamano per la scrittura ambidestra. Hubert era un pittore superbo, esperto tanto di tradizione rinascimentale… quanto di astrattismo sperimentale del ventesimo secolo. All’età di quattro anni, le sue opere – spesso confuse con quelle dell’artista Pablo Picasso – venivano esposte regolarmente nelle più famose gallerie d’arte internazionali. Anche le sue sculture erano sempre più promettenti. Un anno dopo aver iniziato a praticare coreografia di danza contemporanea, la “Formazione Elastica nell’ombra: N° 25” di Hubert venne eseguita in tutta Europa. Erano poche le cose in cui Hubert non eccelleva, ma per qualche inspiegabile motivo gli haiku, le composizioni floreali e la preparazione di torte erano attività che proprio non riusciva a padroneggiare. Ma Hubert Orazio Boldi del Duca non si arrendeva facilmente e spesso lo si poteva trovare nel giardino giapponese a comporre versi, nella serra a intrecciare gambi o in cucina ad allenarsi nell’arte della pasticceria… purtroppo, però, non migliorava mai. Forse fu la profonda frustrazione per l’incapacità di riuscire in queste tre amate occupazioni (indipendentemente da quanto ci provasse) a far sì che Hubert di tanto in tanto soffrisse di insonnia. Lui la combatteva non contando le pecore ma recitando il pi greco. Hubert era in grado di recitare il pi greco non solo da sveglio, ma anche nel sonno.

L E PE R

SON E

Comprendo Evidenzia in giallo nel testo le cose che Hubert sa fare. Elenca le cose che Hubert fa fatica a fare. Sono tre: 1. .............................................................. 2. .............................................................. 3. ..............................................................

Scrivo Hubert è frustrato perché non riesce in alcune cose. A te è mai capitato di essere scontento/a di te stesso/a quando non riesci in qualcosa? Racconta sul quaderno.

Conospcaorole le La frustrazione è un sentimento di delusione legato alla sensazione che quello che si fa sia inutile.

Lauren Child - Hubert Orazio, Una famiglia da educare, Harper Collins

187


IL

DESC R O T S E T

IT T IVO

Due amici inseparabili A

nna e Guglielmo sono inseparabili. Annina ha dieci anni e la sua faccia è saporita come un bel piatto di tagliatelle! Comincia a sorridere non appena apre gli occhi al mattino e non smette mai fino alla favola della buonanotte. Anzi, spesso ride anche durante il sonno. È anche la bambina più veloce del quartiere perché, fin da piccola, si è allenata a correre con le farfalle nella grande radura oltre gli ultimi palazzi in costruzione. Ha un’incredibile passione per le piante e per le torte anche se è un po’ sbadata e, alle volte, ha innaffiato le torte e messo nel forno alcune piante della mamma. Ha una bellissima calligrafia e, nel quartiere, è la bambina che conosce più poesie a memoria. È molto richiesta come damigella di nozze e come amica del cuore. È anche la piratessa più contesa per il gioco del galeone fantasma, un gioco che si fa dopo il temporale nelle pozzanghere, usando come barche le bacinelle per lavare i panni delle mamme. Guglielmo è, invece, il bambino più piccolo del mondo, con una testa di riccioli rossi, raggomitolati come il guscio di una lumaca, abitati da vespe che non pungono e farfalle. È così piccolo che correrebbe seri pericoli a camminare tutto solo per strada, e nessun pasticciere al mondo si accorgerebbe di lui, se entrasse nel suo negozio per mangiare un bignè! A Guglielmo, poi, piace imparare le parole che non conosce, guardarsi allo specchio, fare le smorfie e gli scherzi al telefono, gli piacciono le pozzanghere, le cose che non fanno troppo rumore... Simona Toma, Il signor Francone, Giunti Junior

Insieme è più facile ividetevi in coppie D e scegliete una delle due descrizioni del brano. Con il compagno o la compagna disegnate il personaggio scelto. Al termine completate la descrizione scrivendo gli elementi mancanti.

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Analizzo Le descrizioni di Anna e Guglielmo sono entrambe: soggettive.

oggettive.

Nelle descrizioni mancano alcuni dati. Quali? Indicali con una X. ANNA GUGLIELMO Caratteristiche fisiche Abbigliamento Carattere Comportamento


MAPPA

STUDIO con la

PER DESCRIVERE È NECESSARIO:

RACCOGLIERE INFORMAZIONI Con i cinque sensi: • osservare posizioni, forme, colori, movimenti... • ascoltare suoni, rumori, voci, il silenzio... • annusare, catturare profumi e odori • toccare superfici, materiali, temperature... • gustare sapori

SELEZIONARE • Gli elementi e i dettagli da descrivere • Il percorso descrittivo (ordine logico, spaziale, cronologico) • Le parole per connotare e caratterizzare

LA DESCRIZIONE PUÒ ESSERE: SOGGETTIVA • Chi scrive esprime stati d’animo, emozioni, opinioni personali... • Sono usati aggettivi, similitudini, personificazioni, espressioni metaforiche che creano immagini originali

OGGETTIVA • Chi scrive registra la realtà così com’è • È usato un linguaggio preciso con termini specifici

LO SCOPO

LO SCOPO

Coinvolgere, emozionare, stupire

Informare, far conoscere, spiegare

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SEMPLICEMENTE IL T EST O DESCRIT T IVO

IRENE PANTALEONI Irene è una ragazza davvero speciale, “di quelle che c’è n’è una e poi più nessuna”, diceva la mia mamma. Ha il viso tondo tondo, dal colorito un po’ pallido: su di lei però quel pallore non è sintomo di malaticcio, ma assume un tono salutare, le dà un’aria fresca. I capelli sono corti, ribelli: un ciuffetto finisce sopra un occhio, un altro dietro un orecchio, un altro ancora in mezzo alla fronte. Gli occhi sono grandi e vivacissimi. Il naso piccolo e diritto. Le orecchie sono piccole, un po’ allungate, nascoste tra i ciuffi ribelli. La bocca sembra un minuscolo cuore rosso: quando si apre ti aspetti che debbano uscire deboli e sussurrate parole e invece… lei tira fuori un bel vocione, condito da un pronunciato accento romano che la rende simpaticissima ancor prima di conoscerla. Irene è alta circa un metro e sessanta, tutti centimetri di pura energia: la guardi e capisci subito che sarebbe in grado di fare qualsiasi cosa. Finita la sua giornata di lavoro come impiegata, pilota un ultraleggero, conduce un aliante sul quale fa pure acrobazie, suona il flauto traverso e trova anche il tempo di insegnare a tanti bambini a suonarlo, quel flauto! Ah, dimenticavo: ha pure l’hobby della fotografia! 190

DESC R IT T IVO IL T EST O

Laura Stano


SEMPLICEMENTE IL PERSONAGGIO Irene è:

u na bambina.

u na ragazza.

CARATTERISTICHE FISICHE • • • • • • • •

V iso ........................................................................................................................................................................................................... C apelli ................................................................................................................................................................................................... O recchie ............................................................................................................................................................................................. O cchi ....................................................................................................................................................................................................... N aso ........................................................................................................................................................................................................ B occa ...................................................................................................................................................................................................... V oce .......................................................................................................................................................................................................... A ltezza ................................................................................................................................................................................................. LE ABITUDINI

•C arattere ........................................................................................................................................................................................... •L avoro ................................................................................................................................................................................................... •H obby ................................................................................................................................................................................................... D escrivi

un tuo caro amico o una tua cara amica seguendo lo schema

di Irene. ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... .......................................................................................................................................................................................................

191


Via al ! T S TE

Non posso sopportarla! 5

10

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20

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30

Quando la mamma mi vuol fare arrabbiare, mi dice sempre: – Pensa a Erika, sfaccendato; pensa a Erika, invece che perder tempo così… Erika, la bambina più insopportabile del mondo; ci mancherebbe altro che io dovessi stare a pensare a lei. Stava a Zurigo alta, ai confini del grande bosco dove vivono i caprioli senza che nessuno li disturbi. E dalla rete del suo giardino poteva vedere un capriolino passare, verso l’imbrunire. E lei, solo lei, poteva stare lì tutte le sere, a guardarlo passare. Oh, che rabbia, mi mangerei le mani! Lei sa sempre tutto. Sa pattinare, perché nella sua città c’è tanto freddo che in inverno ogni specchio d’acqua è gelato. Va via d’inverno con i pattini sulle spalle, gli stivaletti bianchi attaccati ai coltelli. Sale in macchina e il suo paparino la scarica al pattinaggio scendendo per strade ghiacciate e ripide. Si leva il paltò azzurro con la fodera di pelliccia e scivola, ricama, balla, piroetta sul ghiaccio per un’ora di fila. Non cade mai, quell’antipatica. Io sono stato delle ore fermo al freddo, ad aspettare che cadesse. Niente. Mi passava accanto senza neppure guardarmi. E poi lo so che va a lezione di ballo. Sopra il pianoforte, nel salone da ricevere di casa sua, c’è Erika in tutù bianco che pare uscita da un sogno. – Giorgio, hai visto i quaderni di Erika? Guarda come scrive preciso, com’è diligente, che bei voti: 4, 5, 6, che in Svizzera sono come gli 8, 9 e 10. Guarda! Io non la posso soffrire, Erika! Lei sa anche andare nello slittino e fila per le stradine ripide intorno a casa sua come un bolide e sa fermarsi girando lo slittino per traverso, tutto d’un colpo. Mmm… che invidia! No, non posso sopportarla. La sua camera è all’ultimo piano, il soffitto è spiovente e dal suo letto lo si tocca con una mano, e ci può perfino attaccare le figurine stando seduta, perché è tutto di legno e le puntine da disegno ci entrano come nel burro. E per colmo di dispetto sul vetro della sua stanza, dietro le tendine bianche inamidate, ha potuto attaccare le decalcomanie. Ecco, io mi domando se è giusto che lei possa far tutto e io niente. Non è neppure stonata, perché canta nel coro della scuola, e va in bicicletta più svelta di me. Lucia Tumiati, Saltafrontiera, Giunti

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DESC R IT T IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

ella riga 2 leggi, il termine “sfaccendato”. N Con quale sinonimo puoi sostituirlo? Laborioso. Nullafacente.

2

peroso. O Solerte.

Chi è il narratore del racconto? E rika. L ucia Tumiati. Giorgio. Il papà di Giorgio.

3

7

9

10

Chi è l’autore/l’autrice?

6

11

E rika, quando indossa gli stivaletti bianchi attaccati ai coltelli, che sport pratica?

7

10

Erika che cosa attacca dietro alle tendine inamidate? D ecalcomanie. D isegni.

Perché il protagonista non può soffrire Erika?

Pianoforte. Batteria.

Elenca gli sport praticati da Erika. ..................................................................................................... .....................................................................................................

Qual è la divisione in sillabe corretta della parola “decalcomania”? De-cal-co-ma-nia De-ca-lco-ma-ni-a De-cal-co-ma-ni-a De-calc-oma-nia

12

Danza classica. Snowboard.

Quale strumento c’è a casa di Erika? S assofono. Chitarra.

9

.....................................................................................................

D ove vivono i caprioli?

Sci. Pattinaggio.

8

.....................................................................................................

A casa di Erika. Vicino a casa di Erika, a Zurigo alta. A Zurigo bassa. Vicino alla pista di pattinaggio.

5

In Svizzera il voto 6 a quale voto italiano corrisponde?

F igurine. Quadretti.

E rika. L ucia Tumiati. Giorgio. Il papà di Giorgio.

4

8

Alla riga 22 leggi “diligente”. Quale tra questi NON è un contrario di questo termine? Negligente. Meticoloso.

13

Disattento. Distratto.

Alla riga 24 leggi “Io non la posso soffrire”. Che funzione ha “la” in questa frase? Attributo. Complemento di luogo. Complemento oggetto. Complemento di termine.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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La descrizione nell’Arte

DESCRIVERE CON IL COLORE Il pittore francese Gustave Caillebotte (1848-1894) è stato un esponente del movimento artistico degli Impressionisti, un gruppo di pittori che nei loro quadri prestavano particolare attenzione alla luce e ai suoi riflessi. Osserva questo quadro: guarda l’attenzione con cui il pittore ha dipinto la luce che entra dalla finestra, i suoi riflessi sul legno del pavimento e sulla pelle degli operai. Nota i colori: il quadro è tutto giocato sulle sfumature di grigio-azzurro e di marrone, eppure ogni elemento spicca, perfettamente delineato. Anche le righe del pavimento, che sono meno distinte vicino alla finestra, guidano lo sguardo verso la luce, la vera protagonista del quadro.

I piallatori di parquet, 1875, Musée d’Orsay

VAI al colore! Prova anche tu a dipingere la tua cameretta cercando di “catturare” la luce che proviene dalla finestra al tramonto. Scegli non più di tre colori, con gradazioni diverse. Disegna prima con la matita gli elementi che vuoi rappresentare, poi inizia a colorare partendo dalle zone più chiare, illuminate, e scurendo le tinte man mano che ti allontani dai punti di luce.

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La descrizione nella Musica

DESCRIVERE CON LA MUSICA Gli strumenti musicali possono descrivere intere storie e interpretare personaggi.

Pierino e il lupo è una storia inventata dal compositore russo Sergej Prokof’ev e costituita da musica e testo: per l’esecuzione occorrono la voce di un narratore e l’accompagnamento di un’orchestra. Ogni personaggio della storia è rappresentato da uno di questi strumenti, che intervengono nella vicenda con un motivo caratteristico.

• Pierino: gli archi

• Il gatto: il clarinetto

• Il nonno: il fagotto

• L’uccellino: il flauto traverso

• Il lupo: i corni

• L’anatra: l’oboe

• I cacciatori: i timpani

Guarda e ascolta la storia musicale Pierino e il lupo nella versione di Walt Disney. Poi guarda e ascolta la storia musicale Pierino e il lupo con l’orchestra diretta dal Maestro Abbado e in cui Roberto Benigni svolge il ruolo di narratore. Quale di queste due versioni della storia ti piace di più?

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MINDFULNESS

HUBERT E I RISULTATI

NON CERCARE RISULTATI

Hubert, il protagonistra del brano di pag. 187, è un piccolo genio; la sua scoperta più grande è stata quella di aver capito che nella vita di tutti i giorni è importante lasciar andare le aspettative e il bisogno di raggiungere subito il risultato perfetto: ciò non significa lavorare al di sotto delle proprie capacità e non porsi degli obiettivi, anzi! Bisogna cercare di impegnarsi sempre al massimo per

IL VIAGGIO Un giorno il Vecchio Saggio propose al proprio allievo qualcosa di particolare: per completare la propria formazione, avrebbero intrapreso un viaggio verso la Città Sacra, un luogo antico e misterioso, protetto da alte montagne e da un’antica foresta. Le condizioni per affrontare questa sfida erano semplici: avrebbero viaggiato separatamente, ciascuno per conto proprio, e si sarebbero ritrovati alla fine del percorso stabilito. L’allievo, per non deludere il Maestro, decise di mettersi subito in viaggio, in modo da arrivare per primo alla Città Sacra; pensava infatti che lo scopo di questa sfida fosse quello di dimostrare al Maestro quanto fosse veloce e forte nell’affrontare da solo il cammino. Così, dopo tre lunghi giorni e tre notti di viaggio, senza quasi mai fermarsi nemmeno per dormire o per riposare, l’allievo giunse finalmente a destinazione e, seppur stremato, fu contento di vedere che il Maestro non era ancora arrivato. Questi giunse in città solo dopo alcuni giorni, e vedendo il suo allievo, gli chiese di raccontare che cosa avesse visto durante il suo viaggio. – Maestro – rispose l’allievo – veramente ho dedicato tutta la mia

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raggiungere i propri traguardi, ma è sicuramente più arricchente lavorare in modo sereno e concentrato e gustarsi l’intero percorso, non solo la meta finale. Abbandonare le aspettative e il bisogno costante di raggiungere gli obiettivi apre le porte alla novità, e permette a ciascuno di noi di esprimere al meglio tutte le proprie caratteristiche, passo dopo passo.

attenzione e le mie energie per completare il prima possibile il percorso, e non saprei cosa raccontarvi. Il maestro, allora, con un sorriso sulle labbra invitò l’allievo a sedersi, e iniziò a raccontare tutto ciò che aveva vissuto in quei giorni di cammino: le persone che aveva incontrato, i cibi che aveva assaggiato, i paesaggi che aveva visto, i colori e i profumi di quella terra misteriosa e affascinante. Il racconto durò parecchio tempo, e l’allievo ascoltava meravigliato; non si perdeva una sola parola! – Questo è ciò che ti voglio insegnare questa volta, – concluse il saggio – molto spesso non è così importante quello che fai e dove arrivi, ma come lo fai e la ricchezza interiore che ti lascia quell’esperienza. Detto questo il Vecchio Saggio chiuse gli occhi e si concesse un po’ di riposo…

Il significato della storia Prova tu, con parole tue, a dire che cosa ti ha insegnato questa storia.

Rifletto P rima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa… Sarà l’insegnante, trascorsi un paio di minuti, a chiederti di riaprire gli occhi e proseguire il lavoro. Qual è il tema principale della storia? Essere veloci nel fare quello che si deve. Dimostrare agli altri il proprio valore. Saper perdere. Far bene ciò che si deve, senza pensare al risultato. Di solito pensi solo a raggiungere il tuo obiettivo, oppure ti “gusti tutto il percorso”?

Preferisci conquistare tanti risultati mediocri, o pochi ma molto buoni?

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LA T

ST UAL E E T A I G O IPO L

IL T EST O PO E

T IC O

CHE COS’È? È un testo attraverso il quale il poeta o la poetessa esprimono le proprie emozioni e comunicano a chi legge il proprio modo di vedere la realtà, attraverso versi in rima e parole che creano musicalità.

DI CHE COSA PARLA? Chi scrive una poesia esprime: • le proprie esperienze, il proprio modo di vivere; • il proprio modo di vedere la realtà: paesaggi e ambienti, fenomeni atmosferici, oggetti, animali, persone; • il proprio modo di vivere emozioni e sensazioni, pensieri e ricordi.

COME SI PRESENTA? • Poche parole distribuite in poche righe: i versi. • Raggruppamenti di righe separate da uno spazio bianco: le strofe.

198

QUALI MODALITÀ USA? • Rime e parole che creano musicalità: allitterazioni, anafore, onomatopee... • Parole scelte in modo da coinvolgere chi legge. • Similitudini, personificazioni, metafore, parole usate in modo insolito per creare immagini suggestive.


IL T EST O

Vivere a squarciagola

PO E T IC

O

Se ti dicono di accontentarti allora vuol dire che non è il posto a cui ambivi, che il tramonto, visto da qui non getta i colori che fanno per te (…) Se ti dicono di accontentarti è perché loro si sono accontentati e hanno visto che si può sopravvivere anche senza sogni (…) Accontentare viene dal latino contenere, significa assegnare un limite alla felicità, alle gioie proprie, ma le felicità, quelle pregiate, non sono misurabili, non hanno bordi, e nascono già fuori le righe E io li ho visti quelli che si accontentano e non è vero che sono contenti mentre tu, io credo che tu sia fatta per esserlo, sei fatta per ridere sano e vivere a squarciagola. Gio Evan, Ci siamo fatti mare, Rizzoli

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

199


IL

PO E O T S E T

T IC O

OF LE STR E I S I VER

E

Il cielo è di tutti

Il poeta/La poetessa è la persona che ha scritto la poesia. Ogni riga di una poesia è chiamata VERSO. Ogni gruppo di versi si chiama STROFA . Una poesia può essere composta da un’unica strofa o da più strofe. Le strofe sono separate fra loro da uno spazio bianco.

Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi di ogni occhio è il cielo intero. È mio, quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell’ortolano, del poeta, dello spazzino. Non c’è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne ha quanto il leone. Il cielo è di tutti gli occhi, e ogni occhio, se vuole, si prende la luna intera, le stelle comete, il sole. Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente. Spiegatemi voi dunque, in prosa o in versetti, perché il cielo è uno solo e la Terra è tutta a pezzetti?

Comprendo

Gianni Rodari, I libri della fantasia, Einaudi

Nella poesia leggi: “il cielo è di tutti gli occhi / di ogni occhio è il cielo intero”. Che cosa vuol dire il poeta con questi versi? Che ognuno di noi, guardando il cielo, può ammirarlo nella sua interezza, indipendentemente dalla sua ricchezza o dal suo stato sociale. Che con un solo sguardo possiamo abbracciare l’intera volta celeste. Negli ultimi versi il poeta propone una riflessione che dal cielo si sposta alla Terra. Che cosa vuole dire con questi versi? Che la Terra è divisa in tante regioni. Che gli esseri umani devono superare le loro lotte e divisioni.

200

Analizzo Completa. • Questa poesia è composta da .................. strofe. • Ogni strofa è formata da .................. versi.


A

IL T EST O

Rima della rabbia da niente

O

LA RIM A

Mi sento arrabbiato, furioso, cattivo

A ...........

Eppure non trovo nemmeno un motivo

A ...........

Nessuno mi picchia, nessuno mi offende

...........

Le cose che amo nessuno mi prende

...........

Non trova ragioni la stupida mente

...........

Io sono arrabbiato per niente.

...........

PO E T IC

Quando versi consecutivi rimano tra loro si dice che sono in RIMA BACIATA. Lo schema della rima baciata è AA/BB/CC.

Bruno Tognolini, Rime di rabbia, Salani

Mi emoziono uesta poesia parla della rabbia. Il bambino dice di Q sentirsi arrabbiato senza motivo. A te è mai capitato? Se capita, come ti comporti?

B

Giochi di un giorno Questa mattina

...........

chi m’ha svegliato?

...........

Mamma in cucina

...........

o cane nel prato?

...........

Chi ha rubato

...........

il mio bel sonno?

...........

Treno passato

...........

o tosse di nonno?

...........

Ma ormai giacché

...........

mi sono svegliata

...........

guardo com’è

...........

questa giornata:

...........

se sole splende

...........

farò un giretto,

...........

se pioggia scende

...........

ritorno a letto.

...........

Roberto Piumini, Piccole Poesie, Mondadori Junior

Quando il primo verso rima con il terzo e il secondo con il quarto, si ha la RIMA ALTERNATA . Lo schema della rima alternata è ABAB/CDCD.

Analizzo Completa lo schema delle rime delle due poesie. Poi rispondi.

• La poesia

A

è in rima ..............................................

• La poesia

B

è in rima .................................................

201


IL

PO E O T S E T

T IC O

A LA RIM

A

Quando il primo verso rima con il quarto e il secondo con il terzo, si ha la RIMA INCROCIATA . Lo schema della rima incrociata è ABBA/CDDC.

Parabola Il bimbo guarda tra le dieci dita la bella mela che vi tiene stretta: e indugia – tanto è lucida e perfetta – a dar coi denti quella gran ferita.

A ........... B ........... ........... ...........

Guido Gozzano

B

Amo quel cane Il mio cane giallo mi seguiva dappertutto dovunque mi girassi era lì che dimenava la coda e la bava gli scendeva dalla bocca quando mi sorrideva succedeva sempre come se stesse dicendo grazie grazie grazie per aver scelto me (…) Sharon Creech, Amo quel cane, Mondadori

202

Quando i versi di una poesia non rimano fra loro si dice che sono SCIOLTI.

Analizzo C ompleta lo schema delle rime della poesia A . Poi rispondi. La poesia

A

è in:

versi sciolti. r ima incrociata. La poesia

B

è in:

versi sciolti. r ima incrociata.

Laboratorio di scrittura, pp. 81-82


IL T EST O

L’ONOMATO P A

Mastro Geppetto Mastro Geppetto Abete pioppo larice pino Sega raspa pialla martello Vra vra vra Visc visc visc Tic tac toc Tic Piedi stinchi tronco braccia Mani collo bocca orecchie Occhio occhio (mastro Geppetto stanco) Pinocchio. Roberto Piumini, Quieto Patato, Nuove Edizioni Romane

PO E T IC

EA E L’A LLITT

ERAZI

O

ONE

L’imitazione di un suono della realtà si chiama ONOMATOPEA. L’ ALLITTERAZIONE invece è l’accostamento di parole che hanno suoni simili.

Rifletto sulla lingua S ottolinea tutti i nomi comuni presenti nella poesia A .

Analizzo Completa. • Le onomatopee presenti nella poesia A riproducono il suono di .............................................. e di .......................................... • Nella poesia B , qual è il suono che viene ripetuto? ............................... • S i tratta quindi: di un’onomatopea.

B

Una zanzara Una zanzara di Zanzibar andava a zonzo, entrò in un bar, Zuzzurellona! le disse un tal mastica zenzero se hai mal di mar! Toti Scialoja, Amato topino caro, Bompiani

di un’allitterazione.

Le gg o c om e a teatro Leggete la poesia A in questo modo: un/una bambino/a legge i versi escluse le onomatopee; l’intera classe, insieme, legge le onomatopee. Il risultato sarà divertente!

203


IL

PO E O T S E T

F L’ANA

T IC O

ORA

La ripetizione di una o più parole o di un verso si chiama ANAFORA .

Scrivo S crivi anche tu sul quaderno una poesia contenente un’anafora. Inizia così: “La scuola è…”.

Rifletto sulla lingua Ogni verso termina con un verbo. Sul quaderno riscrivi i verbi al modo infinito, tempo presente.

Vivi la vita La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila. Madre Teresa di Calcutta

204


IL T EST O

PO E T IC

LA SIMI LIT

Un’altra luna

UDIN

O E

Il poeta/La poetessa usa paragoni per creare immagini nuove e suggestive servendosi delle parole sembra, pare, assomiglia, è come. Questi paragoni si chiamano SIMILITUDINI.

D’un tratto arrivo vicino al mare e un’altra luna mi sembri, bianca, bagnata e fresca come una cavallina nuova che corre sulla rugiada, giovane come una perla, diafana come una fronte di sirena. Pablo Neruda, Poesie, Sansoni

Analizzo I ndividua le tre similitudini e sottolineale. Per esempio: “Tu sei come la luna”.

Conospcaorole le

La nuova luna sembra:

Cerca sul vocabolario il significato della parola diafana.

come una cavallina 1. .......................................................................................... 2. .......................................................................................... 3. . .........................................................................................

Si leva nel cielo

It rises in the sky

La luna si leva nel cielo avvolta in una nuvola lieve come un velo.

The moon rises in the sky shrouded in a soft cloud like a veil.

Donatella Bisutti, Le parole magiche, Feltrinelli Kids

Traduzione di Mario Giosa

Laboratorio di scrittura, p. 84

Le gg o c om e a teatro A coppie leggete la poesia: uno legge il verso in italiano, l’altra il corrispondente verso in inglese.

205


IL

LA

PO E O T S E T NIFIC PERSO

T IC O

AZIONE

Nella poesia spesso si attribuiscono a cose, fenomeni e animali: • qualità, azioni e sentimenti tipici della persona; • nomi di parti del corpo. Si creano così originali PERSONIFICAZIONI. Per esempio: “La notte si addormenta”. A

Notte Era come se il cielo, con grande ardire, avesse baciato la terra silenziosamente; e lei, nello splendore del suo nuovo fiorire, di lui stesse sognando dolcemente. L’aria tra i campi soffiava, le spighe erano ritte sentinelle il bosco ombroso sussurrava, la notte era chiara di stelle. Joseph von Einchendorff, Nel buio splenda la luna, Einaudi

Comprendo S crivi quali azioni compie ciascun elemento della poesia A .

bacia la terra. Il cielo ........................................................................... La terra ........................................................................ L’aria ..............................................................................

B

Capelli di luce

....................................................................................................

Sui tuoi capelli sottili e corvini Il sole ha acceso le luci più belle E poi è andato a cercare i più fini Più luminosi di tutte le stelle Sui tuoi capelli dispersi nel vento C’era il tramonto e il giorno si è spento C’era la luna che ha acceso la sera C’era il profumo della notte intera Sui tuoi capelli di luce infuocata C’era una lucciola appena nata.

....................................................................................................

Sabrina Giarratana, Poesie di luce, Motta Junior

Le spighe .................................................................... Il bosco ........................................................................

Analizzo Quali elementi sono personificati nella poesia B ?

206

Laboratorio di scrittura, p. 83


IL T EST O A

PO E T IC

O

LA MET AFOR A

Uccelli

La METAFORA è un linguaggio figurato che mette in relazione due parole in modo insolito e sorprendente, senza ricorrere alle espressioni sembra, pare, assomiglia... Per esempio: “Tu sei il cielo”.

Gli uccelli nel sole sono fiocchi di lana, fiori o pensieri abbandonati al vento David Maria Turoldo

Analizzo Nella poesia A , quali sono le immagini associate alla parola “uccelli” per creare delle metafore? Sottolineale. Nella poesia B ci sono due similitudini e una metafora: evidenzia le similitudini in giallo e la metafora in azzurro.

B

Il cielo Il cielo è come un mare in cui le nubi paiono le onde e la luna è una barca che naviga tra le stelle. Kinmochi Saionji, Liriche giapponesi, Garzanti

Scrivo La poesia A è composta da un’unica metafora. Il poeta fonde l’immagine degli uccelli con quella dei fiocchi di lana, dei fiori o dei pensieri. Le due immagini si sovrappongono fino a identificarsi: “Gli uccelli sono fiocchi di lana”. Ora crea tu una breve poesia composta da una metafora sugli uccelli. Pensa alle loro caratteristiche: la velocità, la bellezza in volo... e poi pensa a un elemento che può avere le stesse peculiarità. Laboratorio di scrittura, p. 85

207


IL

PO E O T S E T

T IC O

AIKU GLI H

L’HAIKU è una breve poesia di origine giapponese. In soli tre versi viene “scattata una fotografia” di un elemento della natura, suscitando in chi legge stupore ed emozione.

Haiku L’uccello in gabbia osserva, invidioso, la farfalla. Kobayashi Issa, Haiku, Bur

Guarda, lumaca, guarda la tua stessa ombra. Kobayashi Issa, Haiku, Bur

Un lampo di luce: dalle barche le voci di fantasmi invocanti. Tan Taigi, Antologia haiku, Bur

Le stelle cadute risalgono in cielo? Le rugiade sull’erba Yone Noguchi

208


IL T EST O

PO E T IC

LE FILA STR

O

OCCH

E

La campana del tempio tace, ma il suono continua a uscire dai fiori. Matsu Basho, Haiku, Mondadori

Analizzo Ogni haiku è composto da: cinque versi. tre versi. quattro versi.

Sessanta lune i petali di un haiku nella tua bocca. Edoardo Sanguinetti Corollario, Feltrinelli

In tutti gli haiku della pagina precedente il soggetto è nel: primo verso. terzo verso. secondo verso.

Scrivo Insieme è più facile ormate delle coppie e continuate a inventare F insieme nuovi haiku. Scriveteli su piccoli fogli colorati e non dimenticate di illustrare i vostri componimenti con un disegno. Usate queste catene di parole: montagna • silenzio • fresco • eco sole • luce • allegria • calore vetro • ghiaccio • luce • freddo neve • candore • silenzio • luce mare • tempesta • furia • bianca schiuma

Laboratorio di scrittura, p. 86

S ul quaderno, prova a scrivere alcuni haiku seguendo queste regole: • primo verso: inventa un soggetto; • secondo verso: descrivi ciò che accade in quel preciso momento; • terzo verso: chiudi la poesia esprimendo lo stupore, la sorpresa o la sensazione provata.

209


IL

PO E O T S E T

RAFR LA PA

ASI

T IC O La parola PARAFRASI vuole dire “frase messa accanto a un’altra per spiegarla”. Fare la parafrasi di una poesia, quindi, significa riscrivere in prosa quello che il poeta/la poetessa ha scritto in versi, per comprenderlo meglio.

Leggi questa poesia e la corrispondente parafrasi.

Padre Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso ugualmente t’amerei. Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno che la prima viola sull’opposto muro scopristi dalla tua finestra e ce ne desti la novella allegro.

Padre, anche tu non fossi mio padre anche se tu fossi un estraneo, io ti amerei lo stesso per la persona che sei. Poiché mi ricordo di un mattino d’inverno quando scopristi la prima viola sul muro di fronte alla tua finestra e ce ne desti la notizia allegro.

Camillo Sbarbaro, L’opera in versi e in prosa, Garzanti

Come puoi vedere la parafrasi si fa così: si ricostruisce l’ordine naturale della frase (soggetto, predicato, complementi); si sostituiscono le parole difficili con sinonimi più semplici (novella = notizia); se necessario, si aggiunge la spiegazione anche di immagini, personaggi… Ora fai la parafrasi di questa poesia.

Il biancospino Di marzo per la via della fontana la siepe s’è svegliata tutta bianca, ma non è neve, quella: è biancospino tremulo ai primi soffi del mattino. Umberto Saba, Il canzoniere, Einaudi

210

.................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... ....................................................................................................

Laboratorio di scrittura, p. 88


MAPPA

STUDIO con la LA STRUTTURA

IMMAGINI ORIGINALI

• Versi in rima o sciolti • Strofe

SIMILITUDINE Paragone tra due elementi che hanno una caratteristica in comune

RIMA • Baciata (AABB) • Alternata (ABAB) • Incrociata (ABBA)

Il foglio di carta volteggia nell’aria come un bambino all’uscita di scuola. A. Russo

IL TESTO POETICO

PERSONIFICAZIONE Attribuzione a cose e animali di qualità e azioni umane

EFFETTI SONORI

La sera, equivocando, si vestì di freddo.

ONOMATOPEA Riproduzione di suoni, rumori e voci attraverso le lettere di cui è composta la parola

F. García Lorca

PAROLE ONOMATOPEICHE Parole che suggeriscono un suono, un rumore, una voce: scricchiolio di rami, rimbombo di tuoni, scrosci di pioggia... ALLITTERAZIONE Ripetizione di suoni uguali

M’illumino d’immenso.

ANAFORA Ripetizione di una o più parole o di un verso intero

G. Ungaretti

Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini...

METAFORA Trasferimento del significato letterale di una parola a un’altra usata in un contesto insolito La luna è una barca che naviga tra le stelle. A. Pozzi

G. D’Annunzio

211


SEMPLICEMENTE IL T EST O POET ICO

IL CLOWN Il clown ha la faccia infarinata, enormi occhi e lunghe sopracciglia, pomelli rossi, bocca spalancata un nasone che sembra una bottiglia. Sulle guance ha due grossi lacrimoni, somiglianti, perbacco, a goccioloni. Piange, ride e si arrabbia al tempo stesso, parla, straparla sempre senza nesso. Salta, caprioleggia e fa gli inchini, amico sviscerato dei bambini.

A A

Alberto Mari, Incontro con la poesia, Editrice Piccoli

COMPRENSIONE DEL TESTO S econdo il poeta quale rapporto c’è fra il clown e i bambini? ...................................................................................................................................................................................................................................

E lenca

• • • •

tutte le azioni che compie il clown (sono otto). ...................................................................................................... • ...................................................................................................... ...................................................................................................... • ...................................................................................................... ...................................................................................................... • ...................................................................................................... ...................................................................................................... • ......................................................................................................

Che

cosa vuol dire “straparla senza nesso?”

...................................................................................................................................................................................................................................

L’espressione

“pomelli rossi” a che cosa si riferisce?

...................................................................................................................................................................................................................................

212

POET ICO IL T EST O


SEMPLICEMENTE LA STRUTTURA DELLA POESIA D a

quante strofe è composta questa poesia? Tre. Una.

Che

D a

Q uali

quanti versi è composta? Dieci. Sei.

tipo di rima presentano gli ultimi sei versi? Alternata.

Baciata.

parole rimangono tra loro negli ultimi 4 versi? ..........................................................................................................

C i

sono versi che fanno rima fra loro? Sì. No.

Completa

lo schema delle rime della poesia: scrivi la stessa lettera nei quadratini accanto ai versi che rimano tra loro. tipo di rima presentano i primi quattro versi?

..........................................................................................................

Come

si chiama il poeta che ha scritto la poesia? ..........................................................................................................

C i

sono similitudini nella poesia? Sì.

No.

Che

Alternata.

Incrociata.

C i

sono onomatopee nella poesia? Sì.

No.

D opo

aver letto questa poesia, trasformala in un quadro rispettando tutti i particolari.

213


Via al ! T S TE

Sapore di cielo Un pezzetto di cielo s’è staccato, dritto dritto è caduto nel mio piatto dal soffitto.

5

KAPLOP! Io, che ho sempre detestato la minestra col passato, ti dirò che ne ho gustato ogni boccone!

Deliziosa deliziosa (sapeva un po’ d’intonaco) 10 ma deliziosa davvero ne avrei mangiato un lago intero. È sorprendente a volte constatare quel che un pezzetto di cielo può fare. Shel Silverstein, Strada con uscita, Salani

214

POET ICO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato del testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

Da quante strofe è composta la poesia? Una. Quattro.

2

un pronome. un avverbio. una congiunzione. un’esclamazione.

10

Al verso 9 c’è la parola “intonaco”. Che cos’è? Un sottile strato di malta che si applica sui muri prima di imbiancare. La verniciatura delle pareti.

No.

No.

Sono presenti allitterazioni? Sì.

7

Quattro. Sei.

Al verso 7 leggi “Ne ho gustato...”. In questo caso “ne” è:

Nella poesia sono presenti similitudini? Sì.

6

9

Ci sono delle rime? Sì.

5

Dodici. Quattordici.

Qual è lo scopo dell’autore della poesia? Raccontare un fatto che gli è accaduto. Divertire chi legge. Parlare di un fatto vero. Giocare con le parole per divertire

Da quanti versi è composta la terza strofa della poesia? Due. Tre.

4

Due. Cinque.

Da quanti versi è composta in tutto la poesia? Undici. Tredici.

3

8

No.

Il primo verso della seconda strofa comincia con un’onomatopea. Riportala. .....................................................................................................

Secondo te quale suono vuole imitare? Il rumore del cielo. Il rumore di un pezzo solido che cade nel passato. Il rumore dell’acqua. Il rumore del passato.

11

Crea tu una poesia seguendo l’esempio.

Sapore di mare Un pezzetto di mare s’è staccato, storto storto è caduto nel mio piatto come un cascamorto. PLOPLOMMM! Io, che... ..................................................................................................... ..................................................................................................... ..................................................................................................... ..................................................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

215


EDUCAZIONE NE IO Z A C DU

E

C

IV I C A

nel TESTO POETICO

Diritti e doveri

La Costituzione è la legge fondamentale del nostro Stato, quella che fissa i principi e i fini che lo Stato italiano si pone e regola i rapporti con e fra i cittadini e le cittadine. Nella Costituzione sono espressi i diritti ed i doveri di ogni persona.

Un diritto è una libertà di cui godono ogni cittadino e ogni cittadina.

Un dovere è un obbligo al quale non è possibile venire meno.

Diritto alla vita, diritto al nome diritto ad esprimere la propria opinione diritto a esser liberi e mai sfruttati diritto al rispetto, mai offesi o umiliati. Diritti che vegliano la storia di ognuno e che preferenze non fanno a nessuno. Violarli vuol dire tradire davvero il patto che lega un popolo intero. Un patto che viene dai nonni coraggio che hanno lottato per farcene omaggio. Anche tu hai il compito di far da guardiano perché questo bene non ci sfugga di mano. Se chiami un diritto risponde un dovere chi ha sete beva ma lavi il bicchiere così chi vien dopo ha il bicchiere pulito. Diritto e dovere..., non so se hai capito! Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori

216


Colora allo stesso modo ogni articolo della Costituzione italiana e il diritto corrispondente espresso nella poesia.

Articolo 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo.

Articolo 13 La libertà personale è inviolabile.

Articolo 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche di condizioni personali e sociali.

Diritto alla vita. Diritto a esprimere la propria opinione. Diritto a esser liberi/libere.

P ROTAGO NISTi del F UTURO Articolo 36 Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Diritto a non essere mai sfruttati/sfruttate. Diritto a non esser mai offesi/offese o umiliati/umiliate.

Articolo 21 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Indica per ogni diritto espresso dalla poesia un corrispondente dovere. Diritto all’istruzione.

Dovere di

...................................................................................................................

Diritto di essere nutriti/nutrite.

Dovere di

...................................................................................................................

Diritto di giocare.

Dovere di

...................................................................................................................

Diritto di avere una casa.

Dovere di

...................................................................................................................

Diritto di essere ascoltati/ascoltate.

Dovere di

...................................................................................................................

217


Poesia nell’Arte

LA POESIA NELL ’ ARTE Piet Mondrian fu un pittore olandese nato ad Amersfoort nel 1872. Dopo aver sperimentato diversi tipi di pittura, a partire dal 1920 iniziò a costruire i quadri “geometrici” per i quali è famoso.

Piet Mondrian, Composizione con rosso, giallo, nero, blu e grigio, 1921, Gemeentemuseum

Piet Mondrian, Composizione, 1921, Gemeentemuseum

L’apparente semplicità dei suoi quadri, scanditi da rigorose forme geometriche, nasconde un lungo e paziente studio delle forme e dei toni che riesce a coinvolgere chi guarda in un gioco di emozioni, come fa la lettura di una poesia. Forme e colori, come le strofe di una poesia, determinano equilibri che attivano nella mente sensazioni precise riflettendo come specchi serenità e inquietudine, tristezza e allegria.

VAI al colore! Prova anche tu a cimentarti in una composizione geometrica come quella di Mondrian.

1 2 3 4

218

Procurati un foglio da disegno, del nastro adesivo di carta e dei colori a tempera. Con il nastro adesivo di carta delimita le zone in cui vuoi dividere il tuo foglio. Colora le zone che hai delimitato. Utilizza i colori primari (rosso, verde e blu) e il bianco. Al termine togli delicatamente il nastro adesivo e dipingi di nero lo spazio che occupava.


Poesia nella Musica

LA POESIA IN MUSICA Come sai, il cantante/la cantante è chi canta il brano. L’autore/ l’autrice è colui che ha scritto le parole di una canzone. Quando cantante e autore coincidono si parla di cantautore. Come una poesia, anche una canzone è una composizione formata da strofe, ritornello e accompagnamento musicale. Alcune canzoni sono vere e proprie “poesie in musica”. Alcuni cantautori o alcune cantautrici, infatti, sono anche poeti o poetesse. Jovanotti e Gio Evan, per esempio, hanno scritto anche libri di poesie.

UN MILIONE DI COSE DA DIRTI Ermal Meta Senza nome io, senza nome tu E parlare finché un nome non ci serve più Senza fretta io, senza fretta tu Ci sfioriamo delicatamente per capirci un po’ di più

STROFA

Siamo come due stelle scampate al mattino Se mi resti vicino non ci spegne nessuno Avrai il mio cuore a sonagli per i tuoi occhi a fanale Ti ho presa sulle spalle E ti ho sentita volare

STROFA

Con le mani nel fango per cercare il destino Tu diventi più bella a ogni tuo respiro E mi allunghi la vita inconsapevolmente Avrei un milione di cose da dirti, ma non dico niente In un mare di giorni felici annega la mia mente E ho un milione di cose da dirti Ma non dico niente Ma non dico niente

RITORNELLO

219


T ES

NON C E I T S I M TI

RICORDI?

I testi formati solo da frasi scritte sono chiamati testi continui. Quelli formati solo da immagini, grafici e tabelle sono chiamati TESTI NON CONTINUI . I TESTI MISTI sono testi formati da una parte scritta accompagnata da immagini, grafici, tabelle che aiutano a spiegare l’argomento trattato.

Comprendo In queste pagine, di quale argomento si parla? .............................................................. .............................................................. ..............................................................

Quali informazioni ricavi dalla carta nella pagina A ?

ON T INUI

I testi misti

Parole e immagini insieme

O

sserva queste pagine di un libro di Geografia: si tratta di un testo misto, cioè formato da parole, immagini, carte e grafici. Ogni elemento contribuisce a fornire, in modo diverso, delle informazioni importanti. Osservali bene: quante parole sarebbero state necessarie per spiegare quello che il grafico ti permette di visualizzare in un colpo d’occhio? E senza la carta geografica, ti sarebbe stato possibile non solo “collocare” i luoghi di cui si parla, ma anche capire la loro conformazione (montagne, pianure, fiumi...)? A

Il clima

l altre zone de con quello di n troppo confrontato ente freddo, no temperato: se am ma rem cli e est un o zon rie l’Italia ha amente caldo i climi delle va In generale, n è mai estrem mo la carta de stro clima no i. re, se esaminia tic pu ma Ep cli . pianeta, il no i ido i fattor eno troppo um sate dai divers secco e nemm differenze cau ina mo notevoli La regione alp ghi e d’Italia, vedia inverni lun

lia

Il clima in Ita

Racchiusa ha un cliAppennini, le: quema continenta che risensto significa l’influsso del o poc te del mare. o fredGli inverni son calde e di e le estati in aute; tila poco ven erno c’è tunno e in inv bia. neb la te vol a

iatica La regione adrcaldissi-

Ha estati non abbastanme e inverni piovosità za freddi. La rispetto alè maggiore nica. tirre ta cos la

La regione appenninica

freddi e Ha inverni estati più nevosi ed a quelle etto risp de cal sulle Alpi. concenLe piogge si avera e in trano in prim autunno.

enica ione ligure- tirr

afose grazie de, ma non Ha estati cal erni miti. dei venti, e inv alla presenza in autunno ti sen pre sono Le piogge o. ern inv in e

La reg

erranea ulare e medit La regione ins diterraneo. Gli inverni so-

me de Ha un clima ati sono cal tiepidi; le est no brevi e la mancanza siccità, cioè e c’è spesso itazioni. cip pre di ta quasi comple

.............................................................. ..............................................................

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Quaderno pp.

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GEOGRAFIA

Toscana

grafica

Carta geo e alla ti città. In bas ua le seguen fanno parte. carta e individ a climatica Osserva la di quale zon ivi scr ........... ne ....... .............. loro posizio ..................... .......

.....................

.....................

........

.............. ..................... ● Palermo ….... ..................... ..................... ........... ..................... ..................... ● Milano ….... ..................... ..............

.............. .....................

...

..................... ● L’Aquila ….... ..................... ..................... ..................... ..................... ● Aosta …....

19 RAFIA Supe GE rfiOG cie: 22 98 7 km 2 Abitanti: 3 742 000 Densità : 163 ab 19/12/19 ./km 2 Capoluo go e città principa li: Firenze , Arezzo Grosseto, , Livorno, Lucca, Massa-Ca rrara, Pis a, Pistoia, Prato, Sie na

97-98

19

B

Il nome della regione deriv dalla popo a lazione presente nel territo rio dal IX se colo a.C ., gli Etrus chi, in latino “Tusci”.

17:42

..............................................................

Quali dal grafico nella pagina B ?

montagn a 25% collina 67 % pianura 8%

La Toscan a è una re gione de chiusa tra ll’Ita la catena degli App lia centrale. È racMar Tirr eno. Con ennini e fina a no la costa lia-Romag rd con la sul na, a est Liguria e con le M con il Lazi l’Emiarche e l’U o. mbria, a sud

.............................................................. Carta geog

rafica

..............................................................

● Come si chiam a la valle ● Come in cui sc si chiam orre l’Arn a la zona o? con la Lig costiera uria? al confine ● Qual è la cima più elevata? ● Dove Dove si sfocia l’A trova? rno?

.............................................................. 40

220

GEOGRA

Colline

della To scana

GEOGRA

FIA

FIA_5_25

.indd 40

20/01/20

19:31


I T EST I M

Il fumetto l fumetto, come sai, racconta una storia con immagini e parole. Le immagini sono organizzate in vignette, mentre i testi comprendono spesso onomatopee per riprodurre anche i suoni e i rumori. Accidenti! La sveglia: possibile che debba suonare sempre durante i miei sogni migliori?!!!

Adesso ti faccio vedere io!

IST I

RICORDI? Il FUMETTO è un

particolare tipo di testo misto. La pagina di un fumetto è suddivisa in tanti riquadri. Ogni riquadro è detto vignetta e contiene un disegno che raffigura i luoghi, i personaggi e le azioni. In genere contiene anche una nuvoletta dove vengono riportate le parole dei personaggi. Per “legare” le vignette tra loro, poi, possono essere inserite delle didascalie.

Stamattina la sveglia mi ha fatto proprio arrabbiare!

Comprendo Q ual è la parola giusta per indicare le parole scritte in alto nelle vignette? Segna con una X. Nuvoletta. Didascalia. Vignetta.

Così ho deciso di farla tacere...

... e questo è il rumore che ha fatto quando l’ho colpita. Divertente!

Laboratorio di scrittura, pp. 91-92

I n quali vignette trovi delle onomatopee? Indicale con una X.

221


T ES

NON C E I T S I M TI

ON T INUI

Il fumetto: tanti tipi di nuvolette

N

elle nuvolette dei fumetti sono racchiusi sia i dialoghi fra i personaggi sia i loro pensieri. In generale, le nuvolette sono formate da due parti: la parte tondeggiante contiene il testo, mentre la “pipetta”, di forma allungata, ti permette di capire quale personaggio sta parlando. Qui sono scritte le parole.

Questo indica chi sta parlando.

Esistono tanti tipi di nuvolette. Osserva e leggi con attenzione.

Se la coda delle nuvolette è formata da bollicine: sto pensando!

Se il contorno è tratteggiato: sto sussurrando!

SE I CARATTERI DELLE SCRITTE SONO GRANDI E MARCATI: STO URLANDO!

Se il contorno è ondulato: ho paura!

Anche i segni di punteggiatura nei fumetti vengono usati in modo particolare: il punto esclamativo (!) e il punto interrogativo (?) grandi e in colore, fuori o dentro le nuvolette indicano stupore o perplessità.

222


I T EST I M

La graphic novel G

uarda in che modo è stato reso un celebre episodio di Pinocchio di Carlo Collodi; naturalmente si tratta solo di un esempio: la graphic novel è utilizzata per “tradurre” in immagini interi romanzi o racconti lunghi. No, non posso proprio venire!

Hai torto: è il paese ideale per noi ragazzi. Non ci sono scuole, non ci sono compiti...

Vieni con me nel paese dei balocchi!

I ragazzi che smettono di studiare per darsi interamente ai divertimenti fanno una brutta fine! Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io...

Finalmente nel Paese dei Balocchi...

Ahhh che bella vita!

IST I

Il termine GRAPHIC NOVEL si può tradurre con “romanzo grafico” o “romanzo a fumetti”. Sono storie a fumetti che hanno la struttura di un lungo racconto, quindi una trama complessa. Esistono tanti tipi di graphic novel: narrazioni storiche, biografia e autobiografia, fantasy, ma anche narrazioni giornalistiche e cronache di attualità o riletture e riadattamenti dei classici della letteratura.

Vedi che avevo ragione?

223


T ES

NON C E I T S I M TI

ON T INUI

AAARgh!!!

Dopo cinque mesi...

Marmottina, che cos’ho?

Ah ah ah, hai le orecchie d’asino!

Hai la febbre del somaro! Ora diventerai anche tu un asinello!

Ah ah ah, anche tu!

I-a, i-a, i-a!

E ora che Pinocchio e Lucignolo sono diventati due asinelli, vengono portati al mercato per essere venduti...

Prova a scrivere la conclusione della storia e… trasformala in una graphic novel su un foglio da disegno.

224


I testi non continui

I T EST I NON C

ON T INU

I

RICORDI? I TESTI NON CONTINUI

testi non continui li incontriamo tutti i giorni: pensa per esempio al tuo orario scolastico, all’orario dei mezzi di trasporto che prendi per andare a scuola, ai biglietti dei treni, alle carte geografiche, alle mappe che danno indicazioni sull’itinerario quando ti trovi in luoghi che non conosci... Perciò è molto importante riconoscere e saper interpretare questo tipo di testi.

sono formati da immagini. Sono testi non continui: moduli, mappe, grafici, orari, tabelle...

Osserva.

Analizzo Osserva la carta e traccia con la matita il percorso dal Policlinico a Piazzale Porta Ludovica. Osserva il tabellone in basso con gli orari dei treni. Quale treno deve prendere Marta per andare da Milano a Taranto? Il treno n°.......... • A che ora parte e a che ora arriva? ........................................................ ........................................................

In ingles e Number

From

Dep.

To

Arr.

8418

REGGIO CAL CLE

6.12

VENEZIA S.LUCIA

15.34

9404

ROMA TERMINI

6.35

VENEZIA S.LUCIA

10.34

9301

MANTOVA

6.00

ROMA TERMINI

9.35

8807

MILANO CENTRALE

11.05

TARANTO

19.46

8813

MILANO CENTRALE

14.05

LECCE

22.53 225


T ES

NON C E I T S I M TI

ON T INUI

Testi formati da immagini

P

er poter leggere un testo non continuo occorre fare molta attenzione ai colori, ai numeri, alle lettere o alle parole.

Vedi il biglietto che compare qui sotto? Sembrerebbe una semplice immagine e invece è un testo non continuo, capace di fornire una serie di informazioni importanti. Si utilizza un lessico essenziale, con pochi aggettivi, in cui le parole sono strettamente legate alle immagini.

I grafici Comprendo S u quale argomento questo grafico a torta fornisce informazioni?

S

ai già che esistono diversi tipi di grafici: istogrammi, grafici a torta, cartogrammi… Sono tutti testi non continui, che ti permettono di visualizzare e comprendere rapidamente concetti e dati complessi. Osserva.

.............................................................. .............................................................. ..............................................................

I mezzi di comunicazione più usati

Osserva i dati e rispondi. • Qual è lo strumento più usato per ottenere informazioni? ..........................................................

•C on quale percentuale? ..........................................................

• Qual è la percentuale della radio? ..........................................................

226

Laboratorio di scrittura, p. 93


La pubblicità progresso

O

I T EST I NON C

sserva questa immagine pubblicitaria. L’intenzione di questa campagna pubblicitaria è diffondere la cultura dei comportamenti virtuosi, cioè rispettosi dell’ambiente: spiega in che modo si possono attuare e dimostra che è utile metterli in pratica non solo per salvaguardare il pianeta e la natura, ma anche per sé, per gli altri e per le generazioni future.

ON T INU

I

La PUBBLICITÀ PROGRESSO ha lo scopo di far riflettere le persone su determinati argomenti. La parte più importante delle pubblicità progresso è l’immagine, su cui sono scritti brevi messaggi di testo.

Comprendo G uardando questa pubblicità, riesci a capire quali sono i comportamenti virtuosi a cui si riferisce? .......................................................... .......................................................... ..........................................................

La bicicletta che cosa ti suggerisce? .......................................................... ..........................................................

Insieme è più facile I n classe pensate a un problema che vi sta molto a cuore (per esempio, aumentare e rendere sicure le piste ciclabili, curare i parchi giochi della città e convincere le persone a usarli in modo corretto...). Poi inventate una pubblicità progresso sul tema che avete scelto. Scrivete lo slogan. ..................................................................................................................................

Laboratorio di scrittura, p. 94

..........................................................

In inglese Collega. bicicletta

enviroment

pianeta

bike

natura

planet

ambiente

nature

227


Il testo misto e non continuo nell’Arte

TESTI CHE DIVENTANO IMMAGINI Quelle che vedi sono “parole in libertà”, scritte alterando volutamente i caratteri delle lettere e la disposizione orizzontale e lineare del testo per esaltare e rappresentare meglio diverse situazioni emotive.

Furono proposte da Filippo Tommaso Marinetti, nato nel 1876 e fondatore del Futurismo, un movimento artistico d’avanguardia sorto nel primo Novecento in Italia e ben presto diffuso anche in altri Paesi. All’epoca di Marinetti era davvero difficile “comporre” sulla pagina di un libro queste creazioni! Oggi, con l’utilizzo dei programmi di scrittura e di grafica, tutto è diventato più facile.

VAI al colore! Prova anche tu a costruire un messaggio scritto con “parole di libertà”, cambiando spesso il tipo di carattere e la disposizione delle parole per mettere in risalto visivamente il tuo pensiero. Divertiti elaborando prima una sola parola, poi una frase.

228

Approfondisco C’è chi dice che l’esperimento delle “parole in libertà”, con la sua volontà di esplorare nuove forme di comunicazione, ha anticipato e aperto la strada agli emoticon di oggi, che sono stati sviluppati a partire dalla composizione di semplici segni di punteggiatura. Ad esempio, :-O • :-< • ;-


Il testo misto e non continuo nella Musica

MUSICA E VIDEOCLIP In questa sezione hai scoperto che cosa sono i testi misti, cioè testi formati da parole accompagnate da immagini, grafici, tabelle. Se pensiamo ad altre forme di comunicazione, possiamo paragonare i testi misti ai videoclip, che abbinano immagini filmate a brani musicali. I videoclip, o video musicali, nella loro forma classica consistono in semplici filmati che riproducono il/ la cantante o il gruppo musicale che esegue il brano. Un esempio di questo tipo di videoclip sono alcuni video di cantanti come Ermal Meta. Altri cantanti creano veri e propri “mini-film” con una trama. Questi filmati talvolta sono interpretati solo dai cantanti o dai componenti del gruppo; altre volte i cantanti sono affiancati da attori professionisti, come ad esempio 22 settembre di Ultimo, interpretato dall’attore Marco Giallini. In altri casi sono interpretati interamente da attori, come Amo soltanto te di Andrea Bocelli ed Ed Sheeran, in cui i due cantanti sono impersonati da due bambini.

Ultimo

Alcuni video musicali, poi, sono realizzati con cartoni animati, come per esempio Nuova Era di Jovanotti oppure Siamo solo noi di Vasco Rossi.

Marco Giallini

229


L

ATI

T UA S E T A I G PO LO

LE

IL T EST O ES PO

SIT IVO

CHE COS’È? Il testo espositivo (o informativo) informa chi legge, cioè gli trasmette delle conoscenze su un determinato argomento.

LO SCOPO Fornisce in modo chiaro notizie, dati e spiegazioni. IL LINGUAGGIO Linguaggio chiaro, preciso. Si utilizzano termini specifici. Le notizie vengono date in modo oggettivo.

DOVE SI TROVA? • In riviste e giornali anche online. • Nelle enciclopedie e nei testi divulgativi. • Nei testi scolastici.

230

I TIPI DI TESTO ESPOSITIVO • Relazioni e curiosità su argomenti, con dati e informazioni. • Ricerche ed esperimenti con osservazioni e conclusioni. LE TECNICHE • Evidenziazione delle parole chiave. • Disegni, fotografie, grafici, schemi.

LA STRUTTURA DEL TESTO ESPOSITIVO È strutturato in paragrafi, spesso sottotitoli e numerati. LA STRUTTURA DEL TESTO GIORNALISTICO • Titolo • Fotografie • Testo


Percorso temat ico

UN MONDO DA SALVARE

Facciamo la differenza! In questa sezione conoscerai il testo espositivo e le sue caratteristiche, ma non solo! I testi che leggerai ti aiuteranno a conoscere meglio i problemi del pianeta e dei suoi abitanti.

N

on passa giorno senza che i media ci ricordino che il mondo è in pericolo: la sesta estinzione, i ghiacciai dei Poli che si sciolgono, le temperature e il livello del mare che aumentano, disastri meteorologici sempre più frequenti e devastanti. I primi timori per la fragilità della Terra si accesero nel 1958, quando gli scienziati rilevarono crescenti livelli di biossido di carbonio nell’atmosfera. Iniziavano ad accumularsi prove sulle conseguenze nefaste dell’inquinamento chimico, dell’utilizzo dei combustibili fossili, dello sfruttamento degli habitat naturali e dell’impiego di risorse non rinnovabili. Oggi i rapporti dimostrano in modo inequivocabile che se continuiamo sulla traiettoria attuale, il cambiamento climatico sarà del tutto fuori controllo nel giro di pochi anni. È esplosa un’ansia generalizzata, alimentata dalle notizie catastrofiche contenute nei rapporti e dalla percezione della mancanza di azione politica. A livello personale, tenerci informati e coinvolti può aiutarci a mangiare, viaggiare e vivere in modi meno inquinanti. Tendiamo tutti a credere che i nostri comportamenti siano insignificanti, che non si possa fare molto per modificare la direzione che ha preso il mondo; in realtà la nostra forza collettiva è enorme. Forse le azioni individuali non hanno effetto immediato, ma da esse si propagano e si moltiplicano onde sempre più grandi. È il cosidetto “effetto farfalla”. Quando Greta Thunberg decise di non andare a scuola, non avrebbe mai immaginato che nel giro di sei mesi avrebbe parlato ai leader mondiali. Ognuno di noi può fare la propria parte: per dirlo con le parole di Greta, nessuno è troppo piccolo per fare la differenza.

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

Tessa Wardley, Il Manuale dell’ECO-EROE, Slow Food Editore

231


IL T E TE

POSIT S E O T S

I SPECIF I N I M R

CI •

Il testo espositivo contiene TERMINI SPECIFICI

relativi al tema trattato. A volte è corredato di IMMAGINI, GRAFICI e TABELLE che illustrano e chiariscono il contenuto.

IVO

LLE AFICI E TABE R G , I N I IMMAG

Un mare di plastica L

a massa dei pezzi di plastica presenti in mare è sei volte superiore a quella dello zooplancton, cioè l’insieme dei piccolissimi organismi animali che popolano i mari. Rifiuti più diffusi nel Mediterraneo

plastica

sacchetti di plastica bottiglie

zooplancton

20% da navi e piattaforme petrolifere

260 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno

10% finisce in mare

accendini mozziconi

80% da terra

Plastica? No, grazie!

L

a plastica è penetrata nella nostra vita di tutti i giorni; essa è presente tra le fibre dei nostri abiti, ma costituisce anche parti delle bottiglie e delle auto; la troviamo tra i materiali dei contenitori dei prodotti per la pulizia e in molti oggetti di arredamento. La plastica, infatti, è economica, malleabile e leggera; inoltre è molto resistente alla rottura ed… è bella! Sì, è bella da toccare e da vedere perché spesso appare di colori vivaci ed è ornata con piacevoli immagini. I suoi utilizzi sono praticamente illimitati! Da quando questa sostanza è stata realizzata in laboratorio, essa è diventata di casa

232

Un calendario per l’Educazione Civica, p. 26


UN MONDO DA SALVARE per tutti noi e ogni anno se ne producono, nel mondo, ben 300 milioni di tonnellate. Tuttavia si stanno anche scoprendo gli svantaggi di un suo così vasto utilizzo: enormi quantità di plastica raggiungono infatti i fiumi, i laghi e gli oceani, con conseguenze pericolose per l’ecosistema marino. I rifiuti di plastica comprendono pezzi di varie dimensioni, alcuni dei quali sono visibili, mentre altri sono così piccoli da non potersi individuare a occhio nudo. La microplastica deriva principalmente dalla degradazione dei pezzi più grandi quando raggiungono l’ambiente marino oppure deriva direttamente dai processi di produzione della plastica stessa o dal lavaggio degli indumenti contenenti fibre sintetiche. Purtroppo quest’ultima categoria di microfibre (che provengono dalle lavatrici) costituisce la principale responsabile dell’inquinamento degli oceani: dal 15 al 31% di tutta la plastica riversata negli oceani ogni anno proviene infatti dalle nostre case! Questa quota corrisponde, secondo le ultime ricerche scientifiche, a ben 1,5 milioni di tonnellate all’anno. Questi valori sono in crescita in tutto il mondo per il maggior utilizzo, negli ultimi anni, di indumenti che presentano tessuti in microfibra, che piacciono perché si lavano e si asciugano facilmente e perché non richiedono di essere stirati. Che cosa si può fare per migliorare questa situazione? Si dovrebbe effettuare un lavaggio degli indumenti prima della loro vendita in modo da raccogliere il maggior numero di fibre e si dovrebbe dotare tutte le lavatrici di un filtro adatto a trattenerle. Beatrice Peruffo, Oceani di plastica, Raffaello

Analizzo Qual è l’argomento di questo testo espositivo?

In

prima fila

Di fronte al problema dell’inquinamento capita anche a te di pensare che il tuo contributo sia inutile? Rifletti su questo dato: se a scuola usi la borraccia per l’acqua al posto della bottiglietta di plastica, alla fine di una settimana ci sono almeno una decina di bottigliette in meno da smaltire. E se in classe siete 25 e ciascuno di voi “risparmia” 10 bottiglie, in una settimana avete evitato di buttare 250 bottiglie, in un mese 1000… Come vedi, OGNI GESTO

FA LA DIFFERENZA!

Conospcaorole le Malleabile vuol dire: che è facile da lavorare. che si riesce a tenere in mano.

.................................................................................................................

Evidenzia in giallo le parole specifiche della disciplina di cui tratta il testo. Osserva il grafico e indica con una X quali sono le informazioni che ti fornisce. Il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton. Perché lo zooplancton è importante. Quali sono i rifiuti più diffusi nel Mediterraneo. Quali sono i mari più inquinati del mondo. Da dove proviene la plastica che si trova in mare. Laboratorio di scrittura, p. 97

233


IL T E

POSIT S E O T S

AG I PAR

RAFI

Il testo espositivo può essere strutturato in PARAGRAFI, spesso sottotitolati e/o numerati. Ogni paragrafo esamina in particolare un aspetto dell’argomento trattato.

Analizzo I n quanti paragrafi è diviso questo testo? .....................................................

I titoli dei paragrafi: a nticipano quello di cui si parla nel testo. servono a rendere più facile la lettura.

IVO

L’inquinamento luminoso L’

inquinamento luminoso è uno degli incubi di chi si occupa di astronomia: è sempre più difficile trovare un luogo sulla Terra da cui guardare il cielo senza venire disturbati dalle luci prodotte da noi esseri umani, ed è il motivo per cui telescopi più potenti del pianeta vengono costruiti in alta quota. C’è però un’altra forma di inquinamento luminoso che finora non abbiamo preso in considerazione se non parzialmente, e che invece, secondo un nuovo studio della Royal Astronomical Society, è tanto diffuso che non esiste più un luogo sulla Terra dal quale sia possibile guardare il cielo senza venire disturbati: quello dei satelliti artificiali.

Anche gli invisibili inquinano?

E se anche i corpi non visibili, per esempio i satelliti più piccoli o i rifiuti spaziali che orbitano intorno alla Terra, contribuissero all’inquinamento luminoso? Secondo Miroslav Kocifaj, autore dello studio, anche i corpi celesti artificiali che non sono visibili singolarmente possono produrre luce, raccogliendo quella del Sole e riflettendola e disperdendola in atmosfera. L’effetto cumulativo prodotto dalle migliaia di satelliti e altri corpi artificiali che orbitano intorno alla Terra fa aumentare l’inquinamento luminoso di circa il 10%, anche nei luoghi più bui del pianeta.

Nessun posto idoneo

La International Astronomical Union ha stabilito che gli osservatori astronomici devono essere costruiti dove l’inquinamento luminoso non supera il 10% della luce naturale; questo nuovo studio implica quindi che non esistano più luoghi sul pianeta dove sia possibile costruire un osservatorio a norma, e da cui si possa osservare il cielo notturno senza venire disturbati dalla luce artificiale prodotta dall’essere umano! Gabriele Ferrari, Focus.it

Insieme è più facile onosci l’iniziativa “M’illumino di meno”, nata proprio per C sensibilizzare sull’inquinamento luminoso? Con l’aiuto dell’insegnante, fate una ricerca su questa iniziativa.

234

Laboratorio di scrittura, pp. 98-99


UN MONDO DA SALVARE

del del bosco In difesa

La Nazione delle Piante S

enza piante, il nostro pianeta assomiglierebbe molto alle immagini che abbiamo di Marte o di Venere: una sterile palla di roccia. Eppure, di questi esseri che rappresentano la quasi totalità di tutto quello che è vivo, conosciamo pochissimo. Per cercare di ovviare alla scarsa consapevolezza e stima che abbiamo per il mondo vegetale, pensiamo che si debbano considerare le piante come facessero parte di una nazione: la Nazione delle Piante. La Nazione delle Piante, con il suo tricolore verde, bianco e blu (sono i colori del nostro pianeta e dipendono dalla presenza delle piante), rappresenta la più popolosa, importante e diffusa nazione della Terra (soltanto gli alberi sono 3000 miliardi). Costituita da ogni singolo essere vegetale presente sul pianeta, è la nazione da cui ogni altro organismo vivente dipende. La Nazione delle Piante è l’unica, vera ed eterna potenza planetaria. Senza le piante, gli animali non esisterebbero; la vita stessa sul pianeta, forse, non esisterebbe e, qualora esistesse, sarebbe qualcosa di terribilmente diverso. Grazie alla fotosintesi, le piante producono tutto l’ossigeno libero presente sul pianeta e tutta l’energia chimica consumata dagli altri esseri viventi. Esistiamo grazie alle piante e potremo continuare a esistere soltanto in loro compagnia. Stefano Mancuso, La Nazione delle Piante, Laterza

Comprendo Rispondi. • A che cosa assomiglierebbe il nostro pianeta senza piante? • Siamo consapevoli dell’importanza del mondo vegetale? • Come dovrebbero essere considerate le piante? • Qual è la più popolosa Nazione della Terra? • Che cosa potebbe accadere se non ci fossero le piante?

La Terra è un organismo vivente in cui la vita di ogni essere vivente dipende da quella di tutti gli altri, anche e soprattutto delle piante. I BOSCHI sono dei veri POLMONI PER L’AMBIENTE . Impariamo a difenderli, ma prima di tutto a conoscerli: ogni bosco ha le sue piante caratteristiche.

Analizzo Ti diamo il titolo dei due paragrafi in cui è possibile suddividere il brano. Scrivi nei quadratini accanto al testo il numero del titolo corrispondente. 1. I ndispensabile per la vita 2. La Nazione più popolosa della Terra

Insieme è più facile e l’insegnante è S d’accordo, create un angolo verde in classe. Scoprirete che la presenza di piante rallegra l’ambiente e migliora l’umore, senza contare che l’aria ne beneficia.

235


IL T E

POSIT S E O T S

RN LI GIO O C I T R GLI A

IVO

ALISTICI

I giornali

Gli ARTICOLI

l giornale, insieme alla televisione, alla radio e a Internet, è uno dei mezzi di comunicazione maggiormente diffusi. Il giornale contiene notizie e commenti su fatti di cronaca, politici, culturali, sportivi... avvenuti il giorno prima o nei giorni precedenti la pubblicazione. La funzione principale del giornale, quindi, è quella di informare, cioè di fornire notizie al lettore su fatti e avvenimenti importanti. Esistono tante pubblicazioni, che è possibile raggruppare in riviste periodiche e quotidiani.

GIORNALISTICI

si presentano con: • i l titolo, scritto in modo da attirare chi legge; • un sommario che introduce l’argomento; • le fotografie; • il testo.

Le riviste periodiche

1

periodici, o riviste periodiche, sono pubblicazioni che escono a una scadenza precisa: ogni settimana (settimanale), ogni quindici giorni (quindicinale), ogni mese (mensile), ogni tre mesi (trimestrale), ogni sei mesi (semestrale), ogni anno (annuale)... Ognuna di queste pubblicazioni si rivolge a un pubblico specifico, identificato in base all’età e agli interessi: bambini e bambine, persone interessate alla moda, alla storia, al giardinaggio, ai viaggi, alla cucina, agli sport, alle scienze...

Analizzo 2

4

3

Ecco alcune copertine di riviste. Accanto ai numeri corrispondenti, scrivi il titolo di ciascuna rivista e l’argomento di cui si occupa. 1 ..................................................... .....................................................

2 ..................................................... .....................................................

3 ..................................................... .....................................................

4 ..................................................... .....................................................

236


UN MONDO DA SALVARE 1

I quotidiani quotidiani sono pubblicazioni che escono tutti i giorni e informano sui fatti avvenuti nelle ventiquattro ore. Le notizie riguardano vari temi e sono suddivise per argomento nelle diverse pagine del giornale, in modo che sia facile trovarle. In cima a ogni pagina del quotidiano c’è perciò un titoletto, o testatina, che indica l’argomento trattato in quella pagina. Ci sono pagine dedicate: • a politica interna e politica estera; • alla cronaca, cioè a notizie di attualità (si dice cronaca nera se riguarda fatti di criminalità, cronaca rosa se informa su eventi in cui sono coinvolti personaggi famosi); • a economia e finanza, con articoli relativi al mondo economico e finanziario; • alla cultura, in cui si trattano arte, letteratura, musica...; • alle scienze, cioè a notizie relative a innovazioni tecnologiche e scoperte scientifiche; • allo spettacolo, cioè alle novità nel mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento; • allo sport, con gli avvenimenti delle varie discipline sportive; • alle notizie locali, cioè alle notizie relative alla città o alla regione in cui esce il quotidiano. Ci sono anche quotidiani dedicati a un tema specifico: quotidiani sportivi, quotidiani economici...

Analizzo

2

3

4

A quali argomenti sono dedicate queste pagine di quotidiani? Scrivili accanto ai numeri corrispondenti. 1 .......................................................................... 2 .......................................................................... 3 .......................................................................... 4 ..........................................................................

237


IL T E

POSIT S E O T S

IVO

La prima pagina del quotidiano TESTATA

ARTICOLO DI APERTURA è l’articolo che tratta l’argomento più importante del giorno.

è il titolo del giornale.

CIVETTE sono i titoli che anticipano le notizie riportate nelle pagine interne.

ARTICOLO DI SPALLA

ARTICOLO DI FONDO è l’articolo che riporta un commento sull’argomento più importante del giorno. Spesso è scritto dal direttore del giornale e si trova sempre in alto a sinistra.

238

è l’articolo che parla di un’altra notizia importante.

ARTICOLI DI TAGLIO MEDIO O BASSO sono gli articoli meno importanti. Prendono il nome dalla loro posizione.


UN MONDO DA SALVARE

Analizzo il titolo 1 2

La bici: un mezzo di trasporto rispettoso dell’ambiente

MEZZO MILIONE PER L’USO DELLA BICI 3

Fondi dalla Regione al Comune di Forlì per incentivare l’utilizzo del pedale per lavoro, scuola o svago.

Ammonta a 548mila euro il contributo che la regione Il Comune di Forlì ha da tempo investito sul progetto Emilia Romagna darà al Comune di Forlì per il progetto “Al lavoro in bici”, attraverso la concessione di 20 cente“Bike to work 2021”. I fondi regionali copriranno fino al simi a chilometro per chi sceglie di andare in ufficio in 70% di quanto servirà per dare impulso alle iniziative di bicicletta. sviluppo della “mobilità dolce” negli spoL’iniziativa della Regione intende pro4 stamenti quotidiani per motivi di lavoro, muovere in tutto il territorio emiliano Il bonus coprirà studio o, più semplicemente, per svago, nei romagnolo uno stile di vita più salutare e principali centri abitati della regione. sportivo e, soprattutto, dare un contributo il 70% dei costi, Ai fondi erogati dalle Regione ogni Comualla lotta all’inquinamento atmosferico e il restante dovrà ne dovrà quindi aggiungere anche una quota al miglioramento della qualità dell’aria in di risorse finanziarie proprie pari al 30%. città.

1 • OCCHIELLO

3 • SOMMARIO

Presenta brevemente l’argomento e stimola la curiosità.

Riassume gli elementi essenziali dell’articolo.

2 • TITOLO

4 • CATENACCIO

È scritto in caratteri più grandi e in grassetto. Presenta gli elementi fondamentali dell’informazione.

Non sempre è presente. Richiama un punto specifico dell’articolo.

IL RITORNO DEI DIRIGIBILI

Dopo 80 anni dalla loro epoca d’oro, i giganti tornano a solcare i cieli: per turismo, riprese tv, ricerche scientifiche. I titoli possono essere: • titoli caldi, che suscitano emozioni in chi legge.

Webuild punta alla sostenibilità Webuild punta su edilizia e mobilità sostenibile. Il gruppo ha calcolato che con i suoi progetti verranno eliminate dall’atmosfera 21 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

• titoli freddi, centrati solo sull’informazione.

239


IL T E

POSIT S E O T S

RU LA ST

LI I ARTICO L G E D TTURA

L’ARTICOLO

DI CRONACA deve

essere chiaro e deve informare chi legge in modo completo. Il/La giornalista, per scrivere l’articolo, segue la regola delle “cinque W”: • WHO? (Chi?) • WHAT? (Che cosa?) • WHERE? (Dove?) • WHEN? (Quando?) • WHY? (Perché?)

Analizzo Sottolinea in verde l’occhiello, in rosso il titolo e in giallo il sommario. C he tipo di articolo è questo? D i politica. D i cronaca.

Comprendo C ompleta sul quaderno. • Di chi si parla? • Che cosa è accaduto? • Quando è avvenuto il fatto? • Dove è accaduto? • Perché è avvenuto?

240

IVO

DI CRONACA

In piazza Guido da Montefeltro, Forlì

ECCO IL DIZIONARIO GIGANTE INTERATTIVO La lettera, indirizzata anche alla Regione, è firmata dai sindaci di otto comuni forlivesi Un grande vocabolario interattivo in viaggio per le piazze di sei città italiane. L’iniziativa, denominata #cambialalingua, farà tappa in piazza Guido da Montefeltro per sette giorni a partire da oggi, in concomitanza con il Festival della Traduzione. «Abbiamo selezionato cinquanta parole che sono cambiate molto negli ultimi cento anni e ne abbiamo analizzato i cambiamenti dall’edizione del 1922 del vocabolario ad oggi» racconta Gianluca Orazi, direttore marketing e comunicazione. «Abbiamo poi segnalato i cambiamenti più importanti e li abbiamo trasposti in video fatti di immagini e didascalie, che saranno visibili nello schermo dell’installazione». Il progetto vede inoltre la partecipazione dello scrittore Marco Balzano, che per ogni parola ha scritto un testo volto a riassumerne e interpretarne la storia. La partecipazione dei visitatori sarà parte integrante dell’esperienza di fruizione: potranno infatti scegliere uno dei lemmi analizzati – fra i quali famiglia, coppia, binario, resistenza – e ripercorrerne la storia. «Siamo noi che cambiamo le parole» è lo slogan dell’iniziativa, destinata non solo agli studenti, ma a tutta la popolazione. La lingua cambia se la società cambia. Non è il vocabolario a cambiare la lingua, siamo noi. Marina Mastellone, Il Resto del Carlino

Laboratorio di scrittura, pp. 100-103


UN MONDO DA SALVARE

ORA QUESTO CIBO SARÀ PIÙ SANO Frutta, ma anche verdura, vino, sale e pappe per neonati. Scattano in questi giorni le nuove regole che impongono di ridurre nei prodotti per la tavola la presenza di piombo e cadmio, ritenuti cancerogeni. Sale, verdura, frutta e succhi di frutta, preparati per bambini a base di cereali, alimenti in polvere per lattanti, semi oleosi, vino, frattaglie, spezie, funghi selvatici e cioccolato: dal primo di settembre questi alimenti potranno essere messi in vendita esclusivamente con un contenuto più basso di cadmio e piombo. Lo stabilisce l’Unione Europea: «La decisione di abbassare ulteriormente a fine agosto i livelli massimi consentiti per questi metalli pesanti rende la nostra alimentazione ancora più sicura, in linea con il piano europeo per la lotta al cancro» ha dichiarato Stella Kyruakides, Commissaria europea per la Salute e la Sicurezza alimentare. Piombo e cadmio, infatti, se accumulati nell’organismo, a lungo andare possono essere corresponsabili di gravi patologie. Ma perché questi metalli finiscono in certi alimenti e non in altri? «Il cadmio si trova in quasi tutti i vegetali perché può essere presente nel suolo. Il piombo che finisce nelle piante, invece, dipende dai quantitativi di metallo presenti nell’atmosfera» spiega Hans Steinkellner, funzionario scientifico. Da settembre, quindi, non saranno più immessi sul mercato alimenti privi dei requisiti di sicurezza previsti! Per noi consumatori non ci sarà nessun cambio di abitudini: possiamo solo essere più tranquilli!

gli imballaggi R idurre Anche il modo in cui facciamo la spesa può influire sull’ambiente! Cerchiamo di scegliere cibi non confezionati in involucri potenzialmente inquinanti, come vaschette di plastica o di polistirolo.

Conospcaorole le Cancerogeno vuol dire: c he favorisce l’insorgenza di una malattia il cancro. c he previene le malattie.

Analizzo E videnzia il sommario di questo articolo.

Silvia Calvi, Grazia

Comprendo Completa. • Il cadmio si trova ..................................................... perché è presente ..................................................... • Il piombo si trova .................................................... perché è presente .....................................................

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IL T E

POSIT S E O T S

M ARGO

IVO

ENTI

Gli articoli di giornale possono riguardare diversi ARGOMENTI: cronaca, politica, cultura, sport, salute, ambiente, moda...

Analizzo Q ual è l’argomento di questo articolo? ..................................................... ..................................................... ..................................................... .....................................................

IL BANCO ITALIANO ZOOLOGICO ONLUS La pandemia ha dimostrato quanto siano importanti gli animali. Ma ci ha raccontato quanto sia difficile, per alcune fasce deboli, mantenerli. Fortunatamente una onlus ha mostrato la via per aiutare questi amanti degli animali. Purtroppo, le conseguenze del Covid-19 hanno creato nuovi problemi economici per un gran numero di famiglie. Molti di questi casi, specialmente quelli in cui si è arrivati alla perdita del lavoro, hanno portato all’impossibilità di acquistare il cibo per il proprio animale. In questo scenario ha un ruolo fondamentale Balzoo: il primo Banco Italiano Zoologico.

UN ANNO DIFFICILISSIMO Nel 2019, il 55% delle famiglie italiane aveva in casa un animale domestico; oggi siamo arrivati al 63%. Questo incremento, verificatosi principalmente nel 2020, è una conseguenza delle misure anti Covid che impedivano alle persone di uscire e di socializzare. In questa particolare condizione l’affetto e la compagnia che un animale domestico riesce a dare a una persona sola ha fatto il resto. Però, i gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia hanno innalzato dal 20% al 31% la percentuale di famiglie con animali domestici in difficoltà. UNA MANO TESA In questi momenti difficili, gli interventi della rete Balzoo sono stati numerosi e diversificati. A cominciare dagli aiuti a domicilio per le persone in quarantena… Da Nord a Sud del paese, il lavoro dei volontari ha fatto sì che non mancasse mai il cibo agli animali di numerosi gruppi familiari in difficoltà. Marco Nigro, in Magazine Gatto

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STUDIO con la

MAPPA

IL LINGUAGGIO Chiaro e preciso, ricco di termini specifici dell’argomento trattato LE TECNICHE • Evidenziazione delle parole chiave • Presenza di fotografie, disegni, schemi, grafici, tabelle... • Didascalie per le immagini

IL TESTO ESPOSITIVO

I TIPI • Relazioni su argomenti storici, geografici, scientifici... • Ricerche ed esperimenti • Articoli anche online LO SCOPO Fornire informazioni su un determinato argomento

LA STRUTTURA dei testi espoSITIVI

LA STRUTTURA degli articoli di cronaca

• Organizzazione delle informazioni in paragrafi • Presentazione delle informazioni secondo un ordine preciso, che può essere cronologico o logico-causale

• Titolo, con eventuale occhiello e sommario • Il testo, che risponde alle domande delle cosiddette “cinque W”: Who (chi?), What (che cosa?), Where (dove?), When (quando?), Why (perché?)

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SEMPLICEMENTE IL T EST O ESPOSIT IVO

LINGUAGGI ANIMALI Sentono, amano, piangono e soprattutto parlano. È giunto il momento di riconoscere i loro diritti? «Se avete un po’ di fortuna, incontrerete un animale che vorrà parlare con voi. Se avrete ancor più fortuna, ne incontrerete uno che si prenderà la briga di conoscervi. L’esperienza mi insegna che la maggior parte degli animali è ben disposta a fare quattro chiacchiere.» L’incipit del libro di Eva Meijer, uscito nell’aprile 2021, è chiaro: gli animali parlano, e anche in modo eloquente. Dobbiamo solo imparare ad ascoltare, acquisire una nuova alfabetizzazione di un linguaggio a noi sconosciuto: “l’animalese”. Gli esseri umani si salutano in continuazione, con numerose varianti e posture. Diciamo “buongiorno” o “ciao”; con alcuni è solo un segno di buona educazione, con altri siamo più affabili, se l’incontro ci è gradito. Così fanno le sule, uccelli marini, che avviano un lungo rituale di saluto ogni volta che un membro della coppia ritorna al nido. Spesso, inoltre, il maschio porta regali alla femmina, come fiori per decorare il nido. Per fare un esempio più vicino a noi, gli animali che convivono si salutano spesso, e riservano un’accoglienza diversa agli estranei. I cani al primo incontro si annusano per avere informazioni su status e caratteristiche di un loro simile. Alcuni si ignorano, altri scodinzolano, e se uno è incerto e timoroso seguono ringhi 244

IL T EST O

ES POSIT IVO


SEMPLICEMENTE e abbai. Se i cani sono felici scodinzolano verso destra, esattamente come noi sorridiamo, mentre se hanno paura, muovono la coda a sinistra. Per capire il linguaggio degli animali, dobbiamo cambiare prospettiva: immaginare una nuova relazione fra tutti gli esseri viventi, umani e non, dove tutti abbiano lo stesso diritto di “parola”. Il senso di questo libro è proprio questo. Lorenza Guidotti, Prometeo

LA STRUTTURA DELL’ARTICOLO DI GIORNALE CHI? Di

chi si parla nell’articolo?

CHE COSA? Che cosa sostiene Eva Meijer? Gli animali non hanno un linguaggio. Gli animali hanno un loro linguaggio.

i animali. D Di persone. DOVE? ove espone questa D tesi Eva Meijer? In un libro. Alla televisione.

QUANDO? Q uando

è stato pubblicato il libro? uglio 2012. L Aprile 2021.

PERCHÉ? Nell’articolo

si dice perché Eva sostiene che gli animali hanno un loro linguaggio? Sì.

No.

ra tocca a te: scrivi l’occhiello e il sommario O di quest’ articolo. ...............................................................................................................................................................................................................

NON ABBANDONARE IL TUO AMICO A QUATTRO ZAMPE! ............................................................................................................................................................................................................... ...............................................................................................................................................................................................................

Ed anche per quest’anno è giunta l’estate. Tante famiglie si preparano a trascorrere qualche giorno di vacanza. Ma attenzione! Come tutte le estati, si assiste al fenomeno dell’abbandono di molti animali...

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Via al ! T S TE

Animali, la sesta estinzione è iniziata e corre veloce 5

10

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20

25

30

La quinta estinzione di massa la conosciamo tutti, almeno per sentito dire: avvenne circa 66 milioni di anni fa e spazzò via non solo i dinosauri, all’epoca dominatori del pianeta, ma anche la maggior parte delle altre specie animali e vegetali. La vita sulla Terra ovviamente non si interruppe e ripartì su nuove basi, fino a determinare la condizione attuale, un’era geologica che si è deciso di chiamare Antropocene, per dire quanto sia decisivo il ruolo di Homo sapiens. Così decisivo che gli scienziati da qualche anno si domandano se non stiamo già vivendo la sesta estinzione di massa, un’estinzione che avrebbe una caratteristica del tutto originale rispetto alle precedenti: sarebbe cioè la prima causata dagli stessi abitanti del pianeta, ossia gli esseri umani. Il nuovo allarme sulla sesta estinzione di massa è stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle Scienze (Pnas): un’accurata ricerca sul mondo animale, condotta dai biologi dell’Università di Stanford e dell’Università nazionale autonoma del Messico, sostiene che la perdita di biodiversità in corso è più grande e più veloce del previsto. Lo studio considera non solo la quantità di specie estinte ma anche il numero di individui viventi e l’estensione geografica della loro presenza: solo fra i vertebrati, un terzo delle specie sta attraversando una fase di drastica riduzione di entrambi i fattori. Nell’insieme, la popolazione di animali selvatici si è più che dimezzata in meno di mezzo secolo. Già nel 2011 uno studio condotto da cinque università aveva appurato che le estinzioni di specie animali avvengono oggi a un ritmo 114 volte più alto rispetto alla media del passato…. Sulle cause della sesta estinzione di massa gli scienziati sembrano concordare: frammentazione e alterazione degli habitat (causa deforestazione, coltivazioni estensive, attività estrattive); diffusione di specie invasive e di nuovi agenti patogeni (favoriti dalla facilità di spostamento); crescita abnorme della popolazione umana e sua organizzazione in grandi agglomerati urbani; eccessive attività di caccia e pesca; inquinamento incontrollato fino a provocare i noti cambiamenti climatici. Lorenzo Guadagnucci, Il Resto del Carlino, supplemento Il Caffè

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ES POSIT IVO IL T EST O

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato di testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

L ’argomento di questo articolo è: l a cronaca. l a cultura.

2

l’ambiente. l o sport.

4

Sì.

8

9

4. ................................................................................................ 5. ................................................................................................ 6. ................................................................................................

un verbo. un avverbio.

Alla riga 28 leggi il termine “alterazione”. Quale delle seguenti non è un sinonimo di questa parola? Acquiescenza. Cambiamento. Modifica. Trasformazione.

1. ................................................................................................

3. ................................................................................................

Alla riga 21 trovi il termine “drastica”. Si tratta di: un aggettivo. un nome.

Elenca le cause della possibile sesta estinzione (ne sono citate 6).

2. ................................................................................................

Alla riga 7 leggi “si è deciso”. Si tratta di un verbo: alla forma impersonale. a un modo infinito. alla terza persona singolare. alla forma riflessiva.

Qual è la quinta estinzione di massa? Q uella in cui scomparvero i dinosauri. Quella in cui scomparvero i draghi. Quella in cui scomparvero tante specie di piante. Q uella in cui scomparve l’Homo habilis.

5

7

Dopo la quinta estinzione, la vita si interruppe? No.

Nella riga 7 trovi il termine “Antropocene”. Si tratta di: un tipo di Homo sapiens. un’era geologica. u n animale estinto. u na località.

In questo articolo si parla di animali per: mettere in allerta su una possibile futura estinzione di massa. tutelare la biodiversità. e vitare l’estinzione di specie rare. favorire la chiusura degli zoo.

3

6

10

Alle righe 22-23 leggi: “la popolazione di animali selvatici si è dimezzata”. Qual è l’analisi logica corretta? Sogg. / compl. spec + attr. / p. verbale Sogg. / compl. ogg + attr. / p. nominale Sogg. / compl. di luogo / p. verbale Sogg. / compl. spec + attr. / p. nominale

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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EDUCAZIONE NE IO Z A C DU

E

C

IV I C A

nel TESTO ESPOSITIVO

Intervista a Silvia Sorlini, una donna con le ali

Da dove arriva la tua passione per i motori? Penso sia innata. A 30 anni circa, per merito o colpa di mio cugino Ugo, i miei occhi e il mio cuore si sono posati su quei mezzi di trasporto chiamati aerei. Decidi quindi di iscriverti alla scuola di volo? La mia prima lezione di volo è stata il 30 gennaio 1988. Avevo 33 anni. Da lì a poco il brevetto. E poi tanta e tanta pratica. È solo volando che si impara a volare. Il primo aereo tutto tuo? Il Colibrì, un aereo monoposto. Con quale criterio hai fatto questa scelta? Da un lato perché in questo modo potevo volare sola e sentirmi libera; dall’altro perché in quel periodo scoprii di aspettare il mio secondo bambino, per cui abbiamo scelto un aereo non troppo impegnativo. Incinta e sola su un aereo? Che temeraria… Proprio perché ero incinta avevo più tempo da dedicare ai miei interessi. In quel periodo ho volato tantissimo, fino a due giorni prima di partorire. Non avevi paura di partorire in volo? Assolutamente no. Avevo calcolato tutto, segnandomi sulla cartina tutte le avio superfici da qui a Bologna: la distanza massima tra una e l’altra era di 20 minuti. Avrei potuto atterrare in caso di emergenza. La tua più grande soddisfazione? Ne ho avute tante nella vita, a partire dai miei due figli e dalla famiglia per arrivare al mio primo volo da solista e al brevetto. Un’altra grandissima soddisfazione è stata quella di essere scelta da papà per prendere il suo posto a capo dell’azienda.

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I diritti delle donne

P ROTAGO NISTi del F UTURO

La nostra Costituzione garantisce il rispetto dei diritti delle donne: da quello al lavoro fino alla tutela della maternità. La vita di Silvia è un esempio di come questi diritti possano realizzarsi: Silvia è a capo di una grande azienda, ha dei figli e dedica tempo ai suoi hobby.

Leggi gli articoli della Costituzione (che tutela i diritti delle donne) e discuti in classe con i compagni e le compagne. C’è qualcosa che vorreste aggiungere?

Art. 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù...

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C

A Z N A IN ITTAD

D

IGITA

LE

Una storia come tante Daniele ha dodici anni e un buffo ciuffo di capelli. Non importa quanto gel ci metta sopra o quanto tempo passi davanti allo specchio: quel ciuffo ribelle è sempre lì. Per questo Marco, il suo compagno di classe, lo ha soprannominato Gallo Spennato. All’inizio Daniele ci ride sopra. Poi comincia a starci male, perché tutta la classe lo chiama con quel soprannome, anche Manuela che è la ragazza che gli piace. Un giorno Marco crea un gruppo su WhatsApp chiamato “Gallo Spennato” e ci invita tutti i compagni di classe, compresa Manuela. I ragazzi usano il gruppo per scambiarsi foto di Daniele scattate di nascosto e lo prendono in giro. Ma Daniele non risponde mai, perché lui è l’unico a non essere stato invitato nel gruppo di WhatsApp. Finché un giorno a ricreazione si accorge che due compagni guardano lo smartphone e ridono e, chissà perché, ogni tanto alzano la testa e sembrano puntare proprio lui. Daniele si avvicina, i ragazzi fanno per mettere via l’apparecchio, ma è troppo tardi: Daniele ha visto che sullo schermo c’è una sua foto. Sente salire la rabbia e strappa di mano lo smartphone al compagno. Scorre velocemente la conversazione su WhatsApp: ci sono messaggi di Giacomo, il suo migliore amico, che ride di lui. E Manuela, la ragazza che gli piace, ha scritto un commento: “Poverino...”. Lo sta difendendo oppure anche lei lo prende in giro? Daniele non lo sa. Non sa che cosa fare. – È solo uno scherzo... – si giustificano i suoi compagni. – Che cosa fai adesso? Piangi? T. Benedetti - D. Morosinotto, Cyberbulli al tappeto. Piccolo manuale per l’uso dei social, Editoriale Scienza

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Un calendario per l’Educazione Civica, p. 20


Completa. A causa del ciuffo ribelle, Daniele viene soprannominato da Marco ......................................................................................................

P ROTAGO NISTi del F UTURO

All’inizio Daniele non se la prende, ma poi comincia a .............................................................................. Un giorno Marco crea ............................................................................ su .............................................................................. , chiamato .............................................................................. A questo gruppo sono invitati tutti i

.................................................

, ma non ...........................................................

Colora di giallo il riquadro con la frase che definisce l’azione di “scherzare” intesa come un modo per divertirsi. Quando si scherza...

si ride degli altri creando spesso sofferenza.

si ride insieme, con tutti gli altri, per divertirsi.

Nel caso di Daniele, invece, quello dei compagni di scuola non è uno scherzo, ma una vera presa in giro che si trasforma in cyberbullismo quando passa a sua insaputa su WhatsApp e diventa un modo per isolarlo dagli altri compagni e delle altre compagne. Discutetene in classe con l’insegnante.

Il bullismo diventa cyberbullismo quando la vittima è umiliata e perseguitata con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web attraverso Internet. Non c’è una relazione o un contatto diretto fra il/la cyberbullo/a e la sua vittima, come accade a Daniele, che è all’oscuro di tutto e piano piano viene isolato. I compagni diventano “complici” in questo “gioco non gioco”, in questo “scherzo non scherzo”, e non sanno che stanno ridendo di qualcuno che si sente molto solo e soffre. La tecnologia, purtroppo, consente ai bulli e alle bulle di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi e perseguitarle in ogni momento della loro vita. Per non diventare un complice del cyberbullismo; tieni presente due regole base:

uno scherzo è bello finché dura poco.

in uno scherzo ridi con gli altri, ma mai degli altri.

Se ti sembra che una di queste regole venga infranta, sii coraggioso/a. Parla con la vittima, confortala, esci dal gruppo se gli altri non hanno intenzione di smettere di “far star male” un coetaneo/una coetanea, parla con una persona adulta e...

... ricorda che il coraggio rende grandi le persone.

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LA T I

T UA S E T A I G PO LO

LE

IL T EST O ARGOM E

N T AT IV

CHE COS’È? È un testo che presenta e sostiene con prove uno specifico punto di vista in relazione alll’argomento di cui si parla. LO SCOPO Ha lo scopo di convincere chi ascolta o legge. I TEMI Il testo argomentativo tratta di: • problemi che riguardano tutti: scuola, ambiente, inquinamento, lavoro... • temi relativi alla vita politica: discorsi di politici, articoli di giornale... • caratteristiche e qualità di prodotti per convincere all’acquisto (testi pubblicitari); • opinioni su eventi, fatti accaduti, comportamenti…

IL LINGUAGGIO Sono caratteristici di questo testo: • le espressioni che evidenziano il coinvolgimento in prima persona di chi espone i problemi: secondo me, a parer mio, a mio avviso, ritengo che... • i connettivi, che collegano le argomentazioni a favore o contrarie alla tesi: però, ma, tuttavia, cosicché, benché, perché, eppure, anzitutto, infatti...

LA STRUTTURA • Descrizione dell’argomento preso in considerazione; • Tesi, cioè l’opinione dell’autore/autrice sull’argomento trattato; • Argomentazioni a sostegno della tesi, che controbattono quelle contrarie; • Conclusione, in cui emergono sia le argomentazioni a favore della tesi sostenuta sia consigli e possibili soluzioni.

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O


IL T EST O AR

GOM E N

Grembiule a scuola:

T AT IV

O

favorevoli o contrari?

È

iniziata la scuola e molti di voi staranno indossando il grembiule, vero? Quando riprendono le attività scolastiche, però, qualche domanda ci frulla in testa, e una di queste è proprio sul grembiule. Perché si porta? Da quando? È davvero necessario? Siete favorevoli o contrari al suo utilizzo a scuola?

È davvero obbligatorio? In Italia l’introduzione delle divise scolastiche avvenne durante il periodo del governo fascista, tra il 1922 al 1943. Dovete sapere che, sebbene l’utilizzo del grembiule sia di uso comune nelle scuole dell’infanzia e primarie pubbliche, la legge italiana non prevede l’obbligo di indossarlo.

Che cosa dicono gli studenti e le studentesse? Il 52% dei 1000 studenti intervistati da Skuola.net in un sondaggio del 2019 sull’uso delle uniformi nelle scuole secondarie non era d’accordo. “Siamo tutti diversi e unici – dice uno studente. – La diversità deve essere promossa, non limitata”. Gli studenti favorevoli alle divise rappresentavano il 28% e promuovevano il grembiule come un modo per abbattere le distinzioni ed eliminare alcuni motivi per prendersi in giro.

Il simbolo della divisa Che cosa significa indossare un’uniforme? Essere riconoscibili, avere un ruolo, appartenere a una scuola specifica. Se andate in ospedale sapete riconoscere un medico perchè indossa il camice. Uno studio della dottoressa statunitense Karen Pine, professoressa di psicologia, ha mostrato che quando si indossa un determinato capo di abbigliamento il cervello è stimolato a comportarsi coerentemente a quello che il vestiario suggerisce. Non è perciò l’abito in sé che conta, ma il significato che gli diamo. Focusjunior.it

CLASSE CAPOVOLTA A casa • Guarda il video della tipologia testuale. In classe • Proiettate il PPT alla LIM.

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IL T ES

M EN O G R A TO

SI LA TE

RG • LE A

T AT IVO

IONE LA CONCLUS • I N O I Z A OMENT

Il TESTO

ARGOMENTATIVO:

• esprime un’opinione su un tema: la tesi; • sostiene la tesi analizzando il tema con argomentazioni; • presenta la conclusione, dove emerge se le argomentazioni sono state convincenti.

Analizzo Completa. • L’alunna espone il problema: ....................................................... .......................................................

• L a bambina comunica la sua tesi: ....................................................... .......................................................

• 1a argomentazione a sostegno della tesi: ....................................................... .......................................................

• 2a argomentazione a sostegno della tesi: ....................................................... .......................................................

• Conclusione: ....................................................... .......................................................

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Compiti a casa sì, compiti a casa no C

he noia, sempre compiti da fare! Compiti, compiti, compiti... Quasi tutti i giorni tornando da scuola ci sono degli esercizi da svolgere: prove di grammatica, operazioni a mente, calcolo in colonna, storia da studiare e... chi più ne ha più ne metta! Come se non ne avessimo avuto abbastanza del lavoro svolto in classe la mattina! Ogni tanto mi chiedo se i compiti siano davvero necessari... Riflettendo con calma mi rendo però conto che, anche se a volte sono noiosi, sono davvero utili. Infatti i compiti a casa permettono agli alunni e alle alunne di comprendere e memorizzare ciò che è stato svolto la mattina: sono una sorta di consolidamento, rafforzamento di ciò che si è fatto in classe. Non solo... spesso noi bambini pensiamo che i compiti siano una perdita di tempo, ma in realtà servono a far comprendere ciò che abbiamo o non abbiamo capito: se non comprendiamo qualcosa della lezione mattutina, riusciamo a dimostrarlo attraverso gli esercizi per casa e in questo caso gli insegnanti capiscono meglio quale parte della lezione non ci è chiara e ci aiutano a superare le nostre incertezze. I compiti, quindi, sono uno strumento utile anche ai nostri insegnanti. Negli anni passati per fare i compiti avevamo bisogno della presenza e dell’aiuto costante di un adulto, mentre adesso che siamo cresciuti e siamo giunti in classe quinta siamo in grado di eseguirli da soli, perché abbiamo raggiunto una maggiore autonomia.


IL T EST O AR Naturalmente anche adesso è sempre piacevole e utile avere un piccolo aiuto, ma ormai possiamo cavarcela benissimo anche da soli! Secondo me però i compiti non devono occupare troppo tempo, affinché noi bambini e bambine possiamo svolgere altre attività durante il tempo libero! È importante alla nostra età dedicare tempo al gioco, allo svago e allo sport. I nostri insegnanti, infatti, non ci assegnano mai troppi compiti e se a volte la quantità ci sembra eccessiva è probabilmente perché ci siamo organizzati male. In questa situazione mi sono trovata anch’io, soprattutto in terza elementare, quando abbiamo incominciato a studiare storia, geografia e scienze. Il lavoro a casa era cresciuto, ma la mia voglia non andava di pari passo... Ora ho imparato a organizzarmi e riesco a far tutto: compiti, svago, sport. Ancora oggi molte volte prima di fare i compiti io mi lamento un po’ perché preferisco giocare: pur comprendendone l’importanza e il valore, per me i compiti restano sempre un piccolo sacrificio. Ogni tanto per convincermi a concentrarmi su un esercizio per casa penso che questo sia il mio lavoro: la mamma va in ufficio, il papà aggiusta i condizionatori, mia sorella frequenta l’università... e io vado a scuola e faccio i compiti. Insomma: come tutti i lavori i compiti sono davvero utili, ma, diciamo la verità, talvolta anche un po’ noiosi!

GOM E N

T AT IV

O

Scrivo Tu che cosa pensi dei compiti a casa? Scrivi la tua tesi e poi argomentala.

Insieme è più facile el testo trovi questa frase: N “i compiti non devono occupare troppo tempo, affinché possiamo svolgere altre attività durante il tempo libero!” Formate piccoli gruppi e discutete tra voi. Poi descrivete il pomeriggio ideale di uno studente/una studentessa di quinta della Scuola Primaria. Fate un elenco: Ore 13 circa: pranzo Ore 14 circa: ....................................... ....................................................................

Un’alunna di classe quinta

Mi emoziono on chi fai i compiti? Da solo/a o ti aiuta C qualcuno? Succede che chi ti aiuta si arrabbi perché tu non hai voglia di farli? E tu come ti senti? Racconta che cosa succede quando fai i compiti, aiutandoti con queste domande.

Laboratorio di scrittura, pp. 111-115

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IL T ES

M EN O G R A TO

GU IL LIN

CONNET I : O I AGG

Nel testo argomentativo si usa un LINGUAGGIO chiaro, con parole precise ed efficaci, e si collegano le argomentazioni con CONNETTIVI adeguati (ma, però, infatti, insomma, mentre, tuttavia, inoltre, quindi, perciò...).

Comprendo Leggi le seguenti frasi e indica con una X V se sono vere, F se sono false. • La fosfina è un gas prodotto dagli esseri viventi. • L’aria su Venere è acida e densa. • La superficie di Venere è molto ospitale. • I fuochi fatui sono le fiammelle delle candele.

V F V F

V F

V F

Analizzo Nel testo sono usati molti connettivi. Abbiamo sottolineato i primi. Continua tu.

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T AT IVO TIVI

C’è vita su Venere? C’

è vita su Venere? Ancora non lo sappiamo, però abbiamo scoperto per la prima volta un segnale che potrebbe essere associato alla presenza di piccoli organismi sul lontano pianeta. Come mostrato nella ricerca pubblicata il 14 settembre su Nature Astronomy, infatti, alcuni studiosi hanno rilevato all’interno della turbolenta atmosfera di Venere una considerevole concentrazione di fosfina, un gas che qui sulla Terra è prodotto solo artificialmente o da processi biologici (quindi relativi a creature viventi). Fino a poco tempo fa era difficile immaginare la presenza di forme di vita su Venere: il pianeta è il più caldo tra i “vicini” della Terra e la sua aria è acida, densa e ricca di anidride carbonica. Perciò alcuni studiosi già qualche decennio fa ipotizzarono che, se mai ci fossero state forme di vita, si sarebbero potute sviluppare nelle nubi che avvolgono il pianeta e non sulla superficie. Infatti è proprio nell’atmosfera di Venere che i radio telescopi hanno scovato un’alta concentrazione di quella che pare proprio essere fosfina, il gas che quaggiù è responsabile del fenomeno dei fuochi fatui, le piccole fiammelle che talvolta si manifestano nelle paludi e nei cimiteri come conseguenza della decomposizione di materiale organico. Altri studiosi però sono più cauti e sostengono che le strumentazioni potrebbero aver subito errori di rilevazione e se anche fosse riscontrata con certezza la presenza di fosfina, non è detto che questa sia legata alla presenza di forme di vita. Insomma, serviranno ancora ricerche approfondite per confermare con certezza i risultati dello studio. Niccolò De Rosa, Focusjunior.it


IL T EST O AR

Navigare in Internet può fare male? L’uso delle nuove tecnologie è oggetto di riflessione e dibattito. Queste sono le conclusioni di uno studio scientifico su questo tema.

N

avigare in Internet senza meta e senza soste può far ammalare di IAD (Internet Addiction Disorder), cioè “disturbo da dipendenza da Internet”. È quanto affermano gli psichiatri della Columbia University di New York, i quali hanno studiato i disagi denunciati da molti utenti del web. Questa nuova malattia psichica presenta tutte le caratteristiche della tossicodipendenza. Il primo sintomo è l’aumento del tempo di “navigazione”. Il secondo sintomo è l’assuefazione: più tempo si passa dentro Internet, meno soddisfazione si riceve a parità di tempo; di conseguenza, si aumenta sempre più il tempo di permanenza. Il soggetto si sente agitato e nervoso, comincia a chiedersi ossessivamente cosa stia succedendo in Internet mentre lui non lo sta usando. E intanto l’ansia cresce e si tramuta in angoscia: si è ormai in piena crisi di astinenza. Sono compromessi i rapporti sociali, scolastici, professionali, sentimentali e l’unica realtà diventa quella virtuale.

GOM E N

T AT IV

O

I TEM I

Il testo argomentativo può trattare tantissimi TEMI diversi, relativi alla vita quotidiana (la scuola, il lavoro...), a problemi politici, ambientali, alla salute...

Conospcaorole le a tossicodipendenza L è un insieme di comportamenti di dipendenza che si instaura in seguito all’uso di sostanze tossiche. La realtà virtuale è la simulazione di una realtà che non esiste. I nvoluzione vuol dire tornare indietro, regredire.

È chiaro che, se l’“infezione” da IAD può colpire solo i più ossessivi navigatori di Internet, non pochi sociologi prevedono che lo sviluppo delle nuove tecnologie possa comunque portare nel futuro dell’essere umano minori occasioni di rapporti sociali, di contatti umani e una possibile involuzione delle sue capacità creative. Aldo De Matteis - Brunella Conte, Quale futuro, Marco Derva Editore

Analizzo Sono state evidenziate in blu la tesi e in arancione le argomentazioni. Evidenzia in verde la conclusione.

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IL T ES

M EN O G R A TO

COPO LO S

Lo SCOPO del testo argomentativo è convincere chi legge di una tesi attraverso esempi, esperienze, prove...

Approfondisco L’autore di questo brano è uno zoologo. Sai di che cosa si occupa la zoologia? Con l’aiuto dell’insegnante, svolgi una ricerca su questa scienza.

FRESCO DI STAMPA Sei appassionato di gatti? Ecco qualche consiglio di lettura in tema felino: Gatti ribelli. Storie vere di felini coraggiosi, di Kimberlie Hamilton, e Il gatto che insegnava a essere felici, di Rachel Wells.

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T AT IVO

Il gatto è un animale “falso”? U

na delle tante idiozie, ormai diventate proverbiali e quindi accettate da tutti, è l’opinione che i gatti siano falsi. Non conosco alcun comportamento specifico del gatto per cui lo si potrebbe definire “falso”. Sulla “faccia” di pochi animali si può leggere così chiaramente lo stato d’animo come su quella del gatto: si capisce sempre ciò che gli passa per la testa, e sempre si può sapere ciò che ci si deve attendere da lui di lì a un attimo. Com’è inconfondibile la sua espressione di fiduciosa cordialità, quando volge il suo musetto liscio e con le orecchie dritte e gli occhi bene aperti! E come sono espressivi i gesti di minaccia del gatto, come si differenziano radicalmente a seconda che si tratti di un uomo amico che si è preso troppa confidenza, o di un vero, temuto nemico! Il gatto, inoltre, annuncia sempre la sua intenzione di aggredire l’avversario; non graffia e non morde mai senza prima aver messo seriamente e chiaramente in guardia l’offensore, e anzi di solito, subito prima dell’attacco, si assiste a un improvviso aggravamento dei gesti di minaccia. È come se il gatto volesse in qualche modo dire: “Se non la smetti immediatamente, sarò costretto, mio malgrado, a passare alle rappresaglie!”. Interessante è notare il comportamento dei gatti nelle mostre feline. Gli animali si trovano in un ambiente estraneo e devono lasciarsi toccare da sconosciuti (i membri della giuria del concorso di bellezza). Il gatto solitamente è infastidito e si spaventa appiattendosi al suolo con il corpo. Con le orecchie minacciosamente schiacciate, la coda eccitata che distribuisce frustate a destra e a manca, il gatto, se è molto agitato, a volte si mette perfino a “ringhiare”.


IL T EST O AR

GOM E N

Quanto più cresce la paura, tanto più diventa minacciosa la posizione del gatto, che alla fine solleva una zampa con gli artigli sfoderati. In questi casi si rimane stupiti della tranquillità con cui gli esperti giudici prendono in mano l’animale che è pronto ad aggredire con le unghie o con i denti. Eppure, anche se con tutto il suo atteggiamento il gatto intende inequivocabilmente dire: “Non toccatemi, altrimenti morderò o graffierò” , al momento decisivo esso non lo fa, oppure lo fa soltanto debolmente. Dunque il gatto non cerca di apparire dapprima cordiale, per poi mettersi improvvisamente a mordere e a graffiare, ma al contrario con le sue minacce cerca da subito di sottrarsi alle molestie, che dal suo punto di vista sono insopportabili; eppure non ha il cuore di mettere veramente in atto tali minacce. È dunque questa la falsità del gatto?

T AT IV

O

Konrad Lorenz, L’anello di re Salomone, Adelphi

Rifletto sulla lingua Davanti alla parola “zoologo” si usa l’articolo “lo” e “uno”. Quali altri nomi vogliono questi stessi articoli? Prosegui tu.

zoologo • lo ...............................................................

zoologo uno ...............................................................

psicologo • lo ...............................................................

psicologo uno ...............................................................

• lo ...............................................................

uno ...............................................................

• lo ...............................................................

uno ...............................................................

• lo ...............................................................

uno ...............................................................

Analizzo La tesi del narratore è: il gatto è un animale falso. il gatto non è un animale falso. Quali sono le argomentazioni espresse per sostenere la tesi? Completa. Argomentazioni La “faccia” del gatto esprime il suo stato d’animo. Il comportamento dei gatti alle mostre feline.

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AT E IL DE B

Imparare ad argomentare: il debate S

ai che cos’è il DEBATE? Il debate è una discussione condotta secondo regole precise nella quale si affrontano due squadre i cui componenti, sotto la guida dell’insegnante, sostengono o controbattono una tesi da discutere. Lo scopo del debate è imparare ad argomentare, cioè definire chiaramente la propria idea su un tema e saperla poi esporre agli altri e alle altre, nel rispetto delle opinioni di tutti. La cosa importante è che tutti partecipino, portando il proprio contributo. Il debate deve seguire regole precise: 1. scegliere l’argomento di cui discutere e definire tesi e antitesi; 2. formare le squadre; 3. in ogni squadra attribuire un ruolo preciso a ogni partecipante; 4. preparare l’esposizione della propria tesi/antitesi attraverso la collaborazione di tutti i membri del gruppo; 5. presentare ai compagni e alle compagne le tesi elaborate; 6. dare spazio alle domande altrui ed essere disponibili a rispondere; 7. attribuire un punteggio a tesi e antitesi e stabilire quale delle due ha prevalso.

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IL T EST O AR

GOM E N

Tablet a scuola: sì o no?

T AT IV

IL DEBA T

E

O

Mettetevi alla prova organizzando un debate in classe. Vi proponiamo l’argomento e alcuni spunti di riflessione. l tablet è ormai entrato nelle case di tante persone. I bambini e le bambine lo conoscono e molti lo usano per giocare, per guardare video e film, per ascoltare musica, per aiutarsi nello svolgimento dei compiti. Naturalmente deve sempre essere usato con la supervisione di una persona adulta! Non è detto che l’uso del tablet comprenda la navigazione in Internet: si può usare questo mezzo senza collegarsi alla rete. Alcuni bambini vorrebbero portare a scuola il tablet per mostrare un gioco agli amici durante l’intervallo oppure per utilizzarlo come ausilio durante la lezione. Sull’uso del tablet a scuola ci sono due posizioni: alcuni insegnanti vietano tassativamente di portarlo in classe, mentre altri permettono di portarlo, ma ne gestiscono i momenti di uso e ne stabiliscono anche la durata.

Come procedere • Formate due squadre: una sosterrà la tesi dell’utilità del tablet a scuola, l’altra invece sosterrà la tesi contraria. • In ciascuna squadra assegnate dei ruoli a ogni partecipante: un capitano/una capitana che si occupi del discorso, due suggeritori/suggeritrici, due ricercatori/ricercatrici... Ognuno deve avere un compito e ciascuno deve scegliere il ruolo che gli è più congeniale. Non considerate il debate come una “gara da vincere” ma come uno strumento per aiutarvi a: • s aper esporre le vostre idee, argomentandole; • s aper ascoltare le idee altrui; • collaborare per un fine comune, ciascuno con un proprio ruolo; • r ispettare le opinioni diverse dalle vostre; • s entirvi uniti come gruppo.

261


IL T ES

M EN O G R A TO

Le gg o c om e a teatro Leggi il testo “argomentando” con passione, in modo tale da convincere della tua tesi chi ti ascolta.

Analizzo Q ual è l’argomentazione che chi scrive vuole confutare? Riportala. ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... ......................................................... .........................................................

Scrivo Per quali motivi è bello aprire un libro? Sul quaderno esponi le tue argomentazioni a favore.

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T AT IVO

Non è vero che si legge per noia U

na persona una volta mi disse che leggiamo perché le nostre vite sono noiose e cerchiamo sulla pagina dei motivi per renderle interessanti. Non so se essere d’accordo con questa visione della lettura: forse non mi riesce di accettarla totalmente, e deve essere per questo che ho scritto una serie di ragioni per cui è davvero bello aprire un libro. 1. La sensazione che provi quando, leggendo una certa frase o un intero passaggio, crei un collegamento immediato con un evento che hai vissuto. 2. Mentre leggiamo il tempo scorre, ma noi non lo percepiamo. 3. La sensazione di libertà e di evasione che ti dà un libro. 4. Il desiderio, appena finito un libro che ti è particolarmente piaciuto, di leggere qualsiasi cosa pur di trovare altre informazioni che possano in qualche modo continuare la storia. 5. La consapevolezza (e la tristezza, e la nostalgia), nel momento in cui si chiude un libro, o ancor meglio l’ultimo libro di una saga, di non poter ritrovare mai più quei personaggi con cui hai passato un sacco di tempo. 6. La sensazione, quando si legge un libro, un racconto, di riconoscere la voce di qualcuno. 7. Le domande che ti vengono quando leggi una frase e ti fermi a pensare a come l’autore sia arrivato a dire quelle parole. Che cosa gli è capitato? Dov’era quando le ha scritte? 8. La sensazione che provi nel momento in cui capisci perché il romanzo che stai leggendo si intitola così. E in quel momento: l’illuminazione. 9. La consapevolezza che è tardi, ma che non puoi smettere di leggere proprio adesso. 10. La sensazione che provi quando leggi i pensieri di un personaggio o del narratore che descrivono esattamente il tuo stato d’animo corrente. ilmiolibro.kataweb.it


STUDIO con la IL LINGUAGGIO • Parole chiare ed efficaci • Uso dei connettivi per collegare la tesi con le argomentazioni presentate (ma, tuttavia, eppure, quindi, perciò, infatti, in realtà...) • Presenza di espressioni che sottolineano la diretta partecipazione di chi scrive (secondo me, a mio parere, penso/ritengo che...)

MAPPA I TEMI

Possono riguardare ogni aspetto della vita: ambiente, ecologia, inquinamento, scuola, vacanze, uso di tablet o smartphone, presenza di un animale domestico, collaborazione in casa, bullismo...

LO SCOPO

IL TESTO ARGOMENTATIVO

Convincere chi legge a condividere l’opinione sostenuta nel testo attraverso argomentazioni, esempi, esperienze, prove

LA STRUTTURA • Presentazione del tema (argomento) che si intende affrontare • Esposizione della tesi (opinione) di chi scrive sul tema • Esposizione delle argomentazioni a sostegno della tesi, attraverso dati, fatti, riflessioni personali, ragionamenti... • Conclusione: proposte o suggerimenti di una soluzione 263


SEMPLICEMENTE IL T EST O ARGOMENTAT IVO

GIOCARE È IMPORTANTE Giocare, a pallavolo, a calcio, a Monopoli, a Risiko, a Scarabeo eccetera, consente di sviluppare la capacità di entrare in comunicazione con le persone: di solito fra coetanei, ma spesso anche fra persone di età diversa. I giochi aiutano a esplorare il mondo, insegnano a osservare le cose in modo preciso ed efficace, a pensare, a scegliere; in tutte le fasi dello sviluppo degli esseri umani (nell’infanzia, nell’adolescenza, nell’età adulta) aiutano a divertirsi e a recuperare energia. Si impara presto che qualunque gioco ha bisogno di certe regole, che all’inizio sono insegnate dai grandi (i genitori, i nonni, gli insegnanti) e che poi i bambini e le bambine arrivano a scoprire da soli, un po’ per volta. Anzi, si arriva a un’età in cui leggere le regole dei giochi, provarle e impararle fa già parte del gioco. Ci sono giochi in cui si impara imitando il mondo degli adulti (giocare al meccanico, a vendere, a cantare il karaoke) e altri in cui si impara a interagire fra coetanei (nascondino, i quattro cantoni, le carte, la dama…). Il gioco è un modo per fare amicizia, perché giocando i bambini e le bambine imparano che esistono dei confini alla libertà individuale; il gioco però è anche un modo per acquisire prestigio nel gruppo. Vanna Cercenà e altri, Tantipopoli, Fatatrac

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OA IL T EST

RGOM E N T AT IVO


SEMPLICEMENTE

LA STRUTTURA DEL TESTO DESCRIZIONE DELL’ARGOMENTO L’argomento

descritto è:

i giochi sono importanti perché consentono di sviluppare capacità di comunicazione. i giochi non sono importanti. ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELLA TESI I l

gioco permette di:

• e ntrare in .............................................................................. con le persone • esplorare ................................................................................ • osservare ............................................................................... • divertirsi e .......................................................................... • c apire che ogni gioco ha bisogno di ........................................................................................................ • i mparare, imitando .................................................. • interagire con .................................................................. • f are amicizia, capendo che esistono dei .................................................................................................... alla propria libertà. • a cquisire ................................................................................. del gruppo.

TESI li autori raccontano G come giocavano quando erano piccoli. Gli autori esprimono le loro idee sull’importanza di giocare. ARGOMENTAZIONI CONTRARIE T ra

questi argomenti, quale può essere usato a sfavore del gioco? olti bambini e M bambine a causa del gioco trascurano la scuola e i compiti. Molti dei giochi richiesti sono costosi. I giochi più belli sono quelli da fare in gruppo. Molti bambini e bambine preferiscono giocare con i videogiochi. Q uando giocano con gli altri, i bambini/le bambine spesso diventano prepotenti.

CONCLUSIONE Q ual

è la conclusione più appropriata di questo testo?

I l gioco è un elemento che non serve alle persone. Il gioco è un elemento importante nella vita delle persone. 265


Via al ! T S TE

Einstein andava male a scuola? Il genio della teoria della relatività, lo scienziato tedesco che nel 1921 ricevette il premio Nobel per la Fisica, da bambino era dislessico e aveva poca memoria. Per questo imparò a leggere soltanto a nove anni e per di più mal sopportava 5 le regole scolastiche e contestava spesso i professori. Un “difetto” che a 15 anni gli costò l’espulsione dal Luitpold Gymnasium di Monaco e quindi anche il diploma. Einstein aveva però dimostrato una grande predisposizione per la Matematica e la Fisica, e siccome non si adattava all’impostazione militarista della Ger10 mania, rinunciò alla cittadinanza tedesca e puntò a studiare Svizzera. Qui si preparò per conto proprio per ottenere l’ammissione al prestigioso Politecnico di Zurigo ma, non avendo né il diploma né l’età minima richiesta, fu bocciato agli esami d’ammissione nonostante i brillanti voti ottenuti nelle sue materie preferite: Matematica e Fisica. Inoltre, aveva lacune in Francese, che 15 era la lingua d’esame. Prese allora il diploma al Gymnasium di Aarau, con ottimi voti. In Svizzera il sistema dei voti andava da 1 a 6, dove 6 era il miglior voto, 4 la sufficienza e 1 il 20 minimo. Albert quell’anno ottenne 6 in Algebra, in Geometria e in Fisica, mentre il suo neo restava il Francese, dove prese 3. Comunque ottenne finalmente il diploma nel 25 1896 e poté ripresentarsi al Politecnico di Zurigo, dove ad appena 21 anni si laureò in Matematica e Fisica. In seguito, il mancato superamento della prima prova di selezione e quei voti 6, 5, 4 e 3 in pa30 gella, male interpretati da chi non conosceva il sistema di valutazione svizzero, hanno fatto nascere la leggenda che Albert Einstein andasse male a scuola o addirittura che fosse stato bocciato. Tutto falso, ovviamente. Biagio Picardi, Le pagelle dei grandi, Focus Storia 180

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O ARGO IL T EST

M E N T AT IVO

MACRO-ASPETTI INVALSI Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo. • Ricostruire il significato di testo. • Riflettere sulla forma del testo.


VERSO L'INVALSI 1

2. . ...............................................................................................

Alle righe 2-3 si dice che Einstein era: dislessico e aveva molta memoria. dislessico e aveva poca memoria. dislessico e geniale. geniale e con poca memoria.

2

Chi contestava Einstein? I genitori. Gli amici.

3

................................................................................................

3. ................................................................................................ ................................................................................................

7

I professori. I maestri.

In quale istituto riuscì a diplomarsi Einstein?

La pagella di Einstein ha brutti voti. E instein era poco intelligente.

8

.....................................................................................................

Leggi con attenzione le righe 18-20 e poi osserva la pagella riportata. Quali sono le tue conclusioni? Tante persone hanno tratto conclusioni affrettate pensando che Einstein andasse male a scuola. Einstein andava male a scuola. Il sistema di voti della Svizzera è uguale a quello italiano. Einstein non studiava.

5

6

9

Scrivi le argomentazioni dell’autore a favore della sua tesi (sono tre). 1. ................................................................................................. ................................................................................................

Alle righe 28-29 trovi l’espressione “prima prova”. Si tratta di: un aggettivo numerale ordinale e un nome. un aggettivo numerale cardinale e un nome. un pronome e un nome. un aggettivo numerale ordinale e un verbo.

Qual è la tesi dell’autore? Non è vero che Einstein andava male a scuola. Einstein andava male a scuola. Einstein non si impegnava, ma era intelligente. A Einstein non interessava andar bene a scuola.

Alla riga 12 trovi l’espressione “età minima”. “Minima” è: il superlativo relativo dell’aggettivo “piccolo”. il superlativo assoluto dell’aggettivo “piccolo”. il comparativo di maggioranza dell’aggettivo “piccolo”. il grado positivo di un aggettivo qualificativo.

.....................................................................................................

4

Qual è l’argomentazione contraria alla tesi dell’autore?

10

Alle righe 33-34 trovi il verbo “andasse”. A quale modo e tempo è espresso? P resente congiuntivo. I mperfetto congiuntivo. Presente condizionale. Imperfetto indicativo.

RIFLETTO SUL MIO LAVORO Ho capito tutte le richieste? Ho lavorato in autonomia?

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E

DUC

NE AZIO

C

IV I C A

nel TESTO ARGOMENTATIVO

Che cos’è il razzismo Un grande scrittore marocchino che vive a Parigi parla di razzismo con sua figlia. – Dimmi babbo, che cos’è il razzismo? – Tra le cose che ci sono al mondo, il razzismo è la meglio distribuita. È un comportamento diffuso, comune a tutte le società. Esso consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre. – Quando dici “comune”, vuoi dire “normale”? – No. Non è che perché un comportamento è corrente può essere considerato normale; in generale l’essere umano ha la tendenza a non amare qualcuno che è differente da lui, uno straniero, per esempio: è un comportamento vecchio come l’uomo; ed è universale. – Allora anch’io potrei essere razzista! – Un bambino non nasce razzista e se i suoi genitori non gli hanno messo in testa idee razziste, non c’è ragione perché lo diventi. Se, per esempio, ti facessero credere che quelli che hanno la pelle bianca sono superiori a quelli che ce l’hanno nera, e se tu prendessi per oro colato quell’affermazione, potresti assumere un atteggiamento razzista verso i neri. – Che cosa vuol dire “superiori”? – Credere che uno, per il fatto che ha la pelle bianca, è più intelligente di qualcuno che ha la pelle di un altro colore, nera o gialla. In altre parole, l’aspetto fisico del corpo umano, che ci differenzia l’uno dall’altro, non implica alcuna disuguaglianza. – Credi che io potrei diventare razzista? – Diventarlo è possibile: tutto dipende dall’educazione che avrai ricevuto. Ciascuno di noi, un giorno, può fare un gesto brutto, provare un sentimento cattivo. Quando uno è turbato da un essere che non gli è familiare, allora può pensare di essere migliore di lui; prova sia un sentimento di superiorità sia di inferiorità nei suoi riguardi, lo rifiuta, non vuole saperne di averlo come vicino, tanto meno come amico, semplicemente perché è diverso. – Diverso? – La diversità è il contrario della rassomiglianza.

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P ROTAGO NISTi del F UTURO

Colui che chiamiamo diverso ha un altro colore di pelle rispetto a noi, parla un’altra lingua, cucina in un altro modo, ha altri costumi, un’altra religione, altre abitudini di vita, di fare festa, eccetera… Il razzista è colui che pensa che tutto ciò che è troppo differente da lui lo minacci nella sua tranquillità. – Allora i razzisti hanno paura senza una ragione vera? – Hanno paura dello straniero, soprattutto se lo straniero è più povero di loro. Il razzista è più portato a diffidare di un operaio africano che di un milionario americano. – Che cos’è uno straniero? – La parola straniero ha la stessa radice di estraneo e di strano, e indica ciò che è “di fuori”, “esterno”, “diverso”. Designa colui che non è della famiglia, che non appartiene al clan o alla tribù. È qualcuno che viene da un altro Paese, vicino o lontano. Da ciò è nato il concetto di xenofobia, che significa “ostilità verso gli stranieri” e ciò che viene dall’estero… – Come si combatte il razzismo? – Intanto impara a rispettare. Il rispetto è essenziale. Rispettare vuole dire sapere ascoltare. Lo straniero non reclama amore e amicizia, ma rispetto. L’amore e l’amicizia possono venire dopo, quando ci si conosce meglio e ci si apprezza. Ma in partenza non bisogna avere alcun giudizio preconcetto. In altre parole nessun pregiudizio. Il razzismo si sviluppa grazie alle idee preconcette sui popoli e sulle loro culture. Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani

Comprendo Hai compreso il significato delle parole scritte in colore? Spiegale con parole tue, ricorrendo, se è necessario, al dizionario. Razzismo: .............................................................................................................................................. Straniero: ............................................................................................................................................... Xenofobia: ............................................................................................................................................ Rispetto: ................................................................................................................................................. Pregiudizio: ........................................................................................................................................... I l razzismo nel mondo è: raro. diffuso solo in alcuni Paesi. Secondo l’autore, il razzismo nasce: dalla conoscenza dell’altro. dalla diffidenza e dall’ignoranza.

molto diffuso. dai comportamenti diversi. dal colore della pelle.

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GI A T S E L

ON I

In piazza d’estate Corri in piazza tira il cielo perché notte non finisca pietra calda piedi scalzi tutti quanti schiena a terra mescoliamo le parole come i gusti del gelato Qualche ombra un po’ sfocata ci raggiunge con un cenno e soffiamo lentamente sulle braci dei segreti dondolando desideri come amache di cotone Gira il cerchio dei racconti nel mulino dei sussurri fuga insieme a occhi chiusi e risate soffocate noi distesi sotto il cielo siamo angeli di agosto E le voci come spighe che galleggiano nell’aria sono il solo filo teso che ci lega all’universo Chiara Carminati, Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans, Bompiani

Scrivo Scrivi una poesia su una tua serata d’estate.

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L'EST AT

E

La leggenda delle conchiglie opalescenti N

ell’isola di Martinica quando giunge la sera i marinai si incontrano nelle osterie per raccontarsi la loro giornata e le leggende dei tempi andati. Davanti a una bevanda dissetante, raccontano di quando, millenni fa, il Sole e la Luna vivevano insieme. Dovete sapere che un tempo non c’era giorno e non c’era notte, ma c’erano solo armonia e gioia e il Sole e la Luna regnavano felici su tutti gli Astri del Cielo. Ma gli esseri umani non erano capaci di vivere in questa armonia perfetta e iniziarono a litigare. Allora il Tempo, mandato dal Potere Divino, scese sulla Terra e divise il Giorno dalla Notte condannandoli a rincorrersi per sempre: lì dove ci fosse stato l’uno, non ci sarebbe mai stata l’altra. Il Tempo pose il Sole a regnare sul Giorno, a scaldarlo, a illuminarlo e a renderlo fertile grazie al lavoro degli esseri umani; poi pose la Luna a governare la Notte, per renderla calma, silenziosa e per far riposare il corpo e la mente delle persone dalle fatiche del Giorno. Gli esseri umani non compresero il grande dono che era stato fatto loro e continuarono a litigare durante il giorno, mentre progettavano nuovi litigi durante la notte. Il Sole non poteva non essere felice per tutto il suo splendore, ma non si sentiva completo e ogni sera, costretto a inabissarsi nel Mare, chiamava la Luna con i suoi raggi di fuoco che si spegnevano nelle acque. La Luna, triste senza il suo sposo, pianse, pianse tanto, ma tanto, ma tanto che le sue lacrime, giunte sul fondo del mare cominciarono a rotolare abbracciando granelli e granelli di sabbia purissima. Fu così che le lacrime si mescolarono alla sabbia fino a indurirsi e a formare le conchiglie opalescenti! Da quel tempo le conchiglie, bianche lacrime di Luna e sabbia degli Conospcaorole le abissi, conservano il segreto dell’amore avvolto in un guscio prezioso e fragile. Opalescente è un I marinai di Martinica raccontano che per questo una conchiglia porcolore latteo che ta in sé i segreti del Cielo e del Mare e che, posta vicino al cuscino, fa spesso è anche lucente. sognare le persone, ricordando quell’amore che non conosce ostacoli e che dura per l’eternità.

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GI A T S E L

ON I

Finestre d’estate sul mondo

Le Feste Junine in Brasile Le Feste Junine sono diffuse in tutto il Brasile, in particolare nel nord-est, e celebrano la raccolta del mais, alimento fondamentale della dieta locale. Sono feste colorate con danze, musiche tipiche, gastronomia regionale e costumi speciali sotto l’arraial, il tendone delle feste. La tradizione e il folklore vengono raccontati in spettacoli teatrali e danze come il celebre forro o la quadrilha. Diverse città si contendono la vittoria per la Festa Junina più bella; la festa però non dura solo un giorno, ma un lungo periodo che inizia a giugno e si protrae fino a luglio.

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L'EST AT

E

Le Notti Bianche in Russia A San Pietroburgo, il fenomeno delle Notti Bianche è dovuto alla particolare posizione geografica della città, situata sulla linea ideale del 60° Parallelo Nord. Nel periodo del solstizio d’estate il Sole scende pochissimo al di sotto dell’orizzonte, creando così giornate lunghissime. L’apice di questo fenomeno è il 21 giugno, allorché il giorno dura quasi 18 ore, dalle 4:30 alle 22:00. San Pietroburgo è la sola metropoli al mondo in cui tale fenomeno si manifesta ogni estate. I bagliori rosa del cielo notturno illuminano le acque del fiume Neva, i parchi, le facciate delle chiese e degli antichi palazzi, creando un’atmosfera magica. A celebrare l’incanto di questa notte ci sono balletti, opere, mostre, concerti e, soprattutto, il Festival delle Vele Scarlatte, il più affascinante tra gli spettacoli pirotecnici sull’acqua in Europa.

Tra i monoliti, nel Regno Unito Nella notte che precede il 21 giugno migliaia di persone si radunano davanti al monumento megalitico di Stonehenge, nel Wilshire, in Inghilterra, per celebrare il Sole. Turisti e studiosi attendono l’alba tra celebrazioni medievali e rievocazioni storiche. Quando il Sole sorge, i suoi raggi battono diretti sulla pietra centrale, la Heel Stone. Molti sostengono che il sito un tempo fosse una sorta di osservatorio astronomico: sembra infatti che l’ordinamento delle pietre sia stato studiato con cura dagli antichi costruttori, per sintonizzarsi con i primi raggi del solstizio d’estate.

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C

I R EA D O T I OM P

LTÀ

Un libro-ricordo:

“Gli anni passati alla Scuola Primaria” Siete arrivati alla fine del vostro percorso alla Scuola Primaria! Pensieri, esperienze, amicizie… quanti ricordi, sensazioni, emozioni! Raccoglietele tutte in un libro! Magari fatene qualche copia in più, da regalare ai vostri insegnanti: ne saranno sicuramente molto felici!

Contenuti disciplinari • Conoscenza di vari tipi di testi (continui, non continui, misti) • Utilizzo degli strumenti per il disegno • Utilizzo dei linguaggi espressivi

Che cosa serve Per il libro: • Matita • Penna • Colori • Foto

• Nastro adesivo colorato o colla • Fogli per raccoglitore (forati di lato) bianchi • Cartoncini colorati per le copertine • Nastro colorato per rilegatura

Per l’insegnante Competenze chiave europee attivate

Profilo competenze dello studente e della studentessa

1

Comunicazione nella madrelingua o lingua di istruzione

Ha una padronanza della lingua italiana tale da consentirgli di comprendere enunciati, di raccontare le proprie esperienze e di adottare un registro linguistico appropriato alle diverse situazioni.

3

Competenza matematica e competenze di base in tecnologia

Utilizza le sue conoscenze matematiche e scientifico-tecnologiche per trovare e giustificare soluzioni a problemi reali.

7

Spirito di iniziativa e imprenditorialità

Dimostra originalità e spirito di iniziativa. È in grado di realizzare semplici progetti. Si assume le proprie responsabilità, chiede aiuto quando si trova in difficoltà e sa fornire aiuto a chi lo chiede.

8

Consapevolezza ed espressione culturale

In relazione alle proprie potenzialità e al proprio talento si esprime negli ambiti motori, artistici e musicali che gli sono congeniali.

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C OM PIT O FASE 1 – Ogni bambino o bambina della classe:

DI R EA

LTÀ

c oncorda con una persona adulta quali foto portare a scuola (una foto del primo giorno di scuola della classe prima e altre tre o quattro di momenti particolari delle altre classi, fino alla quinta); rende due fogli bianchi da raccoglitore e sceglie in che modo disporre le foto (ocp cupata solo una facciata di ogni foglio); opo aver deciso come disporre le foto, le incolla, ricordando di lasciare lo spazio d per scrivere il proprio nome in alto e alcune frasi (per esempi, un pensiero rivolto ai compagni e alle compagne, oppure e un ricordo “speciale” di questi anni trascorsi insieme...). Scrivete in bella grafia, sbizzarrendovi con i colori e le forme e decorando la pagina anche con disegni e immagini;  i nfine, ognuno prende un cartoncino colorato e realizza la copertina con il titolo del libro: “La mitica 5a ...” (ricordate di scrivere anche la sezione!) e l’anno scolastico.

FASE 2 – Tutti insieme, per assemblare il libro: u nite tutti i fogli (seguite l’ordine alfabetico dei nomi della classe) e fotocopiateli. Ricordate di fare una fotocopia per ognuno dei componenti della classe; uindi chiedete all’insegnante di forare lateralmente le fotocopie, in modo da poterq le poi raccogliere in un vero libro;  forate allo stesso modo anche i cartoncini per le copertine;  i nfine, dopo aver sistemato per bene tutto, passate un nastro colorato nei fori del libro e annodatelo con un bel fiocco.

Autovalutazione •Q uale parte dell’attività ti è piaciuta di più? Perché? ................................................................................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................................................................................

• Quale parte dell’attività, invece, ti è piaciuta di meno? Perché? ................................................................................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................................................................................

• Hai incontrato delle difficoltà? Quali? ................................................................................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................................................................................

•S ei soddisfatto/a del lavoro che hai svolto? Poco Abbastanza Molto

Moltissimo

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

In viaggio verso nuovi orizzonti! Carissimi bambini e carissime bambine, anzi: Carissimi ragazzi e carissime ragazze, siete arrivati alla fine del vostro percorso scolastico alla Scuola Primaria. Mancano davvero pochi giorni… Un mondo di emozioni vi percorre. Anche quelli di voi che sembrano più forti e indifferenti, in realtà un pochino di timore ce l’hanno. Innanzitutto il vostro cuore è sopraffatto dal dispiacere di lasciare i vostri insegnanti, i vostri amici e le vostre amiche. “Come farò senza di loro?”: questa domanda ve la sarete posta sicuramente più di una volta! Forse vi mancheranno perfino i muri della vostra aula… E poi… come saranno i professori e le professoresse della Scuola Secondaria? E i nuovi amici e le nuove amiche? I cambiamenti fanno sempre paura, ma non preoccupatevi! In tutti questi anni vi siete affacciati a tante “finestre” e avete conosciuto tanti “mondi”. Quante cose avete appreso, imparato, sperimentato! Siete sicuramente pronti!

Giulia al primo e all’ultimo giorno di Scuola Primaria.

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Iniziate a entrare nel nuovo mondo leggendo e mettendovi alla prova con i testi di questa Sezione speciale! La prima cosa che noterete è l’uso di un carattere più piccolo: i libri della Scuola Secondaria, infatti, sono scritti con caratteri più piccoli e hanno meno immagini. Poi vedrete che i racconti sono più lunghi e complessi, ma voi vi siete già ben allenati con le pagine di “Una finestra sul libro”, quindi niente paura!!! Inoltre, le consegne potrebbero apparirvi più complesse di quelle affrontate fino a ora: anche in questo caso nessuna paura! È solo un modo di chiedere le stesse cose, ma con parole diverse. Vale la regola che mettete in pratica già da tanti anni: leggere una consegna più volte e se necessario ricorrere anche all’aiuto del dizionario. Un’ultima cosa: è più piccolo anche lo spazio dove scrivere le risposte relative agli esercizi da eseguire, quindi ricordate che dovrete anche adattare la vostra grafia!


Il saluto

VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

Giugno, Scuola Primaria Gianni Rodari Il bambino salutò la maestra con un filo di voce e si lasciò alle spalle la sua aula vuota di quinta, scivolando via sul corridoio di mattonelle chiare con la pagella fra le mani. Mani dalle dita lunghe, da ragazzino. Sicuramente più grandi e più forti di quelle che, cinque anni prima, avevano stretto il filo rosso del gomitolo dell’amicizia il primo giorno di scuola. Mani che avevano imparato a impugnare le matite e a tracciare sorrisi a U su righe e quadretti. Mani che si erano impegnate a contare soddisfazioni e numeri, difficoltà e amici, riposandosi solo ogni tanto in fondo alle tasche. Uno strano ticchettio alle sue spalle, come timidi passi, lo costrinse a rallentare fino a fermarsi del tutto, con i piedi immersi in una pozzanghera di sole. Anche il ticchettio si fermò. Il bambino si girò lentamente e si trovò faccia faccia con… il suo banco. Il banco sembrava lo stesse seguendo. Possibile? Poi accadde qualcosa di incredibile. “Stai andando via per sempre”. Era stato proprio il suo banco a parlare. – Sì – rispose il bambino, stupito e vigile al tempo stesso. – In quel foglio che ti hanno dato c’è scritto che sei pronto per andare alla scuola dei grandi, vero? – Sì, c’è scritto così! – annuì il bambino. – Allora, buona fortuna! – gli sussurrò il banco, sfiorandogli la gamba con una zampetta di ferro. Poi ticchettò indietro verso l’aula, che aveva lasciato di nascosto, sfuggendo allo sguardo della maestra. – Aspetta! – gridò il bambino. Il banco si fermò davanti alla porta della biblioteca. – Volevo dirti grazie – sussurrò il bambino, accovacciandosi di fronte a lui – Grazie per aver sopportato il mio peso e i miei scarabocchi, il solletico dei quaderni e le briciole dei panini. Sei stato davvero un buon amico in questi cinque anni! Poi si avviò verso l’estate, la sua estate prima dell’inizio delle medie. Nello stesso momento la commessa uscì di fretta dalla biblioteca e andò a sbattere contro il banco. – E questo, che cosa ci fa qui? – bofonchiò contrariata. Poi guardò meglio. – Ma è tutto bagnato! – esclamò, notando le goccioline che tremolavano lievi sul piano lucido.

Leggo Leggi il testo almeno due volte. Una prima volta silenziosamente, la seconda volta a voce alta. Se la tua lettura è scorrevole, dovresti impiegare da un minimo di circa 10/12 minuti a un massimo di 15/18 minuti.

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

Mi emoziono ensa al tuo P ultimo giorno di scuola: quali emozioni provi? C’è qualcosa in particolare che ti mancherà? Oppure qualcosa che non vedi l’ora di trovare alla Scuola Secondaria? Racconta, descrivendo in modo approfondito le tue emozioni.

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Lo sollevò e lo riportò al suo posto, in quell’aula di quinta che a settembre sarebbe diventata un’aula di prima, nello spazio che era rimasto vuoto, proprio accanto alla finestra. Il bambino scese di corsa le scale d’ingresso, con il cuore che gli batteva a mille. Non era possibile. Doveva essersi sognato tutto. A undici anni compiuti sapeva benissimo che la magia era soltanto un’invenzione di qualche cervello troppo fantasioso. Ai piedi delle scale andò a sbattere contro il custode, che sembrava essere sbucato dal nulla. – Scusami, Ben! – gli disse educatamente. Il custode della scuola era un tipo strano. Secco secco, poco più alto di lui, con le orecchie da elfo e pochi peli in testa. Per non parlare del grembiule blu scuro da lavoro, che portava sempre aperto sul davanti: sulle spalle sembrava avere macchie a forma di impronte d’uccellino e da una tasca gli penzolava una pesante chiave dorata mezza arrugginita. – Non preoccuparti, Alessandro, non mi hai fatto male – gli rispose Ben. – Il tuo banco ti ha salutato, vero? Alessandro rimase di sasso. – Come fai a saperlo? – chiese al custode. – Lo fanno spesso – spiegò Ben, senza scomporsi. – Soprattutto i più sensibili: si affezionano tanto ai bambini che ospitano. Per loro non è facile scappare dall’aula, ma quando ci riescono… – È impossibile! – esclamò il bambino. – I banchi non possono parlare. Sono soltanto dei piccoli tavoli d legno. E… gli oggetti non parlano. Infatti il mio in questi cinque anni non ha mai neanche sussurrato… – Tu però gli hai risposto – osservò Ben. – Ho sentito delle voci, poco fa, in corridoio. – Be’, io… – rispose Alessandro, spiazzato. – Io sono una persona educata, ecco! Anche quando sto soltanto sognando. – Buongiorno, signor Ben. – La voce della mamma, che si era trattenuta a salutare la maestra, interruppe la loro conversazione. – Ale, vogliamo andare a casa? Il bambino guardò il custode ed esitò. Poi disse: – Vai avanti tu! Io vengo da solo. – Va bene, ma fra mezz’ora al massimo devi rientrare – si raccomandò la mamma. Il bambino e l’anziano custode rimasero in silenzio per un lungo istante, sotto il sole cocente. Alessandro fissava la grossa chiave dorata che sbucava dalla tasca del grembiule: sembrava brillare di luce propria, nonostante fosse


Percorso temat ico

VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

ricoperta da ricami di ruggine. – Vuoi un bicchiere di aranciata? – gli propose Ben. – Puoi venire a casa mia, almeno staremo al fresco. In effetti la piccola casa del custode, addossata alla parete nord della scuola come un cucciolo all’ombra della madre, era quasi fredda. Appena vi mise piede, il bambino fu attraversato da un brivido. Alla sua destra vide un attaccapanni in ferro battuto su cui erano appesi due ombrelli neri, tetri come vecchi corvi. – Tendo a dimenticare gli ombrelli in giro – spiegò Ben, incrociando il suo sguardo. – Così ne ho sempre un paio a disposizione. La cucina era minuscola, con una credenza un po’ scrostata, un lavello in ceramica pieno di tazze da lavare e un frigorifero basso che ronfava sommessamente. – Tieni, Alessandro – disse Ben, porgendo l’aranciata al bambino. – Bel nome, il tuo. Lo sai perché l’hanno scelto? – Piaceva ai miei genitori – rispose il ragazzo alzando le spalle. – E poi anche mio nonno si chiamava così. – Io invece porto il nome di un giardiniere. Il custode che per anni aveva curato un giardino un po’ speciale – rivelò il custode, con fare misterioso. – Si chiamava Ben Weatherstaff. Era un personaggio del libro preferito da mia madre. Il giardino segreto. – Lo conosco! Anche la mia mamma l’ha letto tante volte! Ben sorrise sotto i baffi. – Mi sono accorto che, prima, fissavi la mia chiave. – Sì – ammise il bambino. – Ero curioso. Ben se la sfilò dalla tasca e la rigirò tra le dita. Era davvero massiccia e, nel movimento, perse un po’ di ruggine. La polverina si depositò sul pavimento, ai piedi di Alessandro. – Fai bene a essere curioso – gli disse il custode. – Ora che stai per lasciarci posso rivelartelo: questa chiave non apre nessun giardino segreto, ma una scuola magica. La nostra scuola magica. In quel preciso momento un pappagallino bianco e celeste, entrato dalla finestra spalancata, gli si posò sulla spalla sinistra, beccandogli con delicatezza l’orecchio da elfo. – È il mio inseparabile – lo presentò Ben. – Adora sentire parlare della scuola magica e sa che sto per raccontarti qualcosa. Alessandro bevve l’ultimo sorso di aranciata e appoggiò il bicchiere nel lavandino. – Non prendermi in giro, per favore! – sbottò. – Non mi permetterei mai! – lo tranquillizzò il custode. – Vieni, sediamoci in salotto. – Ho soltanto mezz’ora… – provò a dire il bambino. – Il tempo è una cosa sopravvalutata! – sbuffò l’anziano.

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA I due si accomodarono su un vecchio divano ricoperto di stoffa a fiori, cosparso di delicate piume celesti. – Devi sapere che alla fine dell’anno scolastico, a giugno, il portone della scuola si trasforma in un passaggio fatato. Io ho ricevuto il grande onore di poterlo aprire – esordì Ben, accarezzandosi il mento. – Appena l’ultimo alunno lascia l’edificio, nelle aule inizia a soffiare una nuova vita… – La magia non esiste – puntualizzò Alessandro. – E non dimenticare che io ho già undici anni! – Esiste, eccome se esiste! – disse Ben, sornione. – Prova a chiudere gli occhi e inizia a immaginare la tua aula, inondata dal chiarore di una bella nottata estiva… Michela Guidi, La scuola magica, Feltrinelli Kids

Comprendo Indica con una X se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F) • Le mani del ragazzino avevano imparato a impugnare la matita. • Il bambino sente un ticchettio: è un orologio. • Il banco parla al bambino. • Il bambino ringrazia il banco. • Il banco è bagnato di gocce di pianto. • Il ragazzino si chiama Ben. • Il custode offre al ragazzo un’aranciata. • L’uccellino del custode è un pappagallino. • Il custode parla al bambino della scuola superiore.

V V V V V V V V V

F F F F F F F F F

Analizzo Nel racconto ci sono sequenze narrative, sequenze descrittive, sequenze dialogiche. • Evidenzia in verde la sequenza descrittiva relativa a Ben presente nel testo. • Quale tipo di sequenza non è presente? .......................................................................... • Evidenzia in giallo le due similitudini presenti nel racconto.

Scrivo Ora immagina e scrivi sul quaderno il saluto fra te e il tuo banco. Ricorda di inserire le sequenze dialogiche.

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Questa sono io!

VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

Un’alunna si presenta così nel suo primo giorno di Scuola Secondaria di primo grado. Mi chiamo Paola. Ho 11 anni e due mesi. Il mio compleanno è l’8 maggio. Sono alta… centimetri. E chi lo sa? Ho provato a misurarmi con una riga di legno, ma non sta mai ben dritta e così non trovo il punto giusto. Peso… non so nemmeno questo. Nel bagno di Jenny c’è una bilancia, ma segna il peso in libbre! I miei occhi rivelano sempre il mio pensiero: questo può essere un problema talvolta, soprattutto quando sono stanca e vorrei solo che la lezione di grammatica finisse. I capelli sono biondi, lunghissimi e ricci e girano da tutte le parti, specialmente quelle sbagliate. Sono timida: ci tengo a dirlo perché qualche volta qualcuno ha pensato che non parlassi per superbia o perché non ero interessata. In realtà avevo solo paura perché a me serve un pochino di tempo per aprirmi con le persone. Il mio numero fortunato è il 23 perché quel giorno ho incontrato quella che è diventata la mia più cara amica. Il mio colore preferito è il giallo perché io amo il caldo, l’estate, la limonata, i pulcini, il sole… Adoro giocare a calcio e le due squadre del mio quartiere mi contendono perché sono un’attaccante ineguagliabile. La mia materia preferita è storia: mi piacciono infinitamente i popoli antichi e tutte le volte che studio, mi immedesimo in qualche personaggio del passato. Il miei libri preferiti sono i fantasy: mi sono innamorata di questo genere dopo aver letto, anzi divorato, tutta la saga di Harry Potter. Da grande diventerò medico sportivo. C’è tanto da studiare, ma io sono tosta e ce la farò.

Analizzo Evidenzia in giallo la descrizione delle caratteristiche fisiche di Paola.

Scrivo Ora scrivi sul quaderno la tua presentazione, immaginando di farlo per i tuoi professori e professoresse della Scuola Secondaria. Segui l’esempio di Paola: parti dalla descrizione del tuo aspetto e poi parla del tuo carattere, dei tuoi hobby e dei tuoi sogni.

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA Mi emoziono M argot ha paura di non trovare amici/amiche, di non trovare la toilette, di avere prof severi, di non sentire il suo nome, di non venire chiamata... La vera paura di Margot, in realtà, è quella delle cose sconosciute. Anche tu hai paura delle cose che non conosci? Quali sono le tue paure? Confrontati con i compagni e le compagne. Pensando alla Scuola Secondaria, quali sono i vostri timori?

Il grande giorno: che paura! La vigilia del grande giorno Margot andò a letto alle otto, perché voleva essere in forma. Sua madre venne ad abbracciarla. – Mamma ho paura della prima media. – Paura di cosa esattamente? – Di tutto. – Tutto cosa vuol dire? – insistette sua madre. – Non lo so. – Allora è paura di ciò che non conosci. Non ti preoccupare, tra qualche giorno sarai già una veterana della prima media e saprai tutto. – Ma se non avrò amici nella mia classe? – Te ne farai altri, gli amici non ti sono mai mancati! – E se non capisco niente? – Capirai! – la rassicurò la signora Mèlo uscendo. “È facile da dire” pensò Margot. Si girò e rigirò nel letto. “E se non riesco a trovare la toilette?” si chiese con preoccupazione. Infine si addormentò dopo aver contato sino a 1776. Finalmente, il mattino dopo, Margot uscì di casa terrorizzata al pensiero di avere dei prof severi. Sua madre l’accompagnava. I bambini e i genitori erano radunati nel cortile della scuola. Margot cercava con lo sguardo dei visi familiari. Vide due compagne delle elementari e si diresse verso di loro. Improvvisamente ci fu un movimento sotto la pensilina del cortile. Una voce autoritaria ordinò ai genitori di restare all’esterno e ai ragazzi di radunarsi in silenzio nell’atrio; ma i genitori restarono appiccicati ai loro figli e ci fu una gran confusione. Un signore con pancia e baffi leggeva i nomi degli studenti delle classi prime. Margot si concentrava intensamente. Aveva paura di non sentire il suo nome, paura di non venire chiamata, paura di dimenticare addirittura il suo nome che ripeté tra sé e sé più volte per tenerlo a mente. Margot temeva sempre di più di venir dimenticata. Il suo nome non appariva su nessun elenco. Tutti quelli che conosceva erano già stati chiamati. “Prima F”. Chiamò quattordici nomi e finalmente Margot sentì pronunciare, come per un miracolo, anche il suo. Gridò: – Presente! – e raggiunse gli altri. Quando la classe fu al completo, seguì il professore nell’aula. Si sentiva finalmente tranquilla e a suo agio. Uff! Ce l’aveva fatta! Il prof aveva un’aria simpatica con il casco della moto in mano e i capelli a spazzola. Si aggrappava a ogni parola che lui pronunciava. Cominciò con il copiare l’orario sul diario. Non era mica male. Aveva il mercoledì completamente libero così come il venerdì pomeriggio. Susie Morgenstein, Prima media!, Einaudi Ragazzi

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

Alfabeto della Scuola Secondaria Hai iniziato quest’anno scolastico (e questo Sussidiario dei Linguaggi) leggendo e costruendo il tuo alfabeto dello stare bene insieme. Ora concludi l’anno così come l’hai cominciato, costruendo il tuo alfabeto della Scuola Secondaria. Puoi prendere esempio da quello scritto da Margot Mèlo, la protagonista del libro intitolato Prima media!, dal quale è stato tratto il racconto della pagina precedente.

A ttenzione B uona volontà C oraggio D isciplina E sperienza F antasia G enerosità I ntelligenza L ezioni M otivazioni N obiltà d’animo O rganizzazione P azienza Q ualità R iuscita S erietà T ecnica, tattica, temperamento U rgenza V olontà Z elo

A ............................................................................. B ............................................................................. C ............................................................................. D ............................................................................. E ............................................................................. F ............................................................................. G ............................................................................. I ............................................................................. L ............................................................................. M ............................................................................. N ............................................................................. O ............................................................................. P ............................................................................. Q ............................................................................. R ............................................................................. S ............................................................................. T ............................................................................. U ............................................................................. V ............................................................................. Z .............................................................................

Susie Morgenstein, Prima media!, Einaudi Ragazzi

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

Mi metto alla prova con un

TEST D’INGRESSO

Ora mettiti alla prova con questo compito, simile ai test d’ingresso con i quali ti cimenterai i primi giorni della Scuola Secondaria di Primo grado.

Il drago crudele 5

10

15

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30

In un regno assai lontano, tanti anni fa viveva un principe di nome Ulderico. I suoi genitori erano due regnanti amati da tutto il popolo e la vita procedeva bene per tutti. Ma Ulderico non era felice. La giornata era sempre la stessa. Si svegliava la mattina con una musica regale, si alzava e andava a lavarsi in un bagno regale, veniva servito in un modo regale e dalla colazione alla cena ogni pasto era… indovinate un po’? Esatto! Regale. Incontri con i sudditi, incontri con altri nobili, ricchezze di qua e ricchezze di là gli davano l’impressione di essere in un labirinto da cui era difficile uscire. Così un giorno prese una decisione: si recò dai suoi genitori e disse: – Caro padre, cara madre, ho immenso rispetto per la vita che mi date ogni giorno, ma sento forte il bisogno di cercare una strada tutta mia. I genitori capirono bene il sentimento che il figlio aveva nel cuore e lo lasciarono libero di scegliere cosa fare. Ulderico preparò una borsa con le cose necessarie, prese un cavallo dalla scuderia e si incamminò per un sentiero, fuori dal regno della sua famiglia. Cavalcò e camminò diversi giorni, pescando e cacciando per mangiare, fin quando arrivò al cancello spalancato di un castello abbandonato. Proprio sul cancello lesse una frase: “Sono un bel dono”. Entrò proseguendo sul vialetto che attraversava il giardino e in mezzo all’erba vide un altro cartello: “Su questa terra vivrei bene”. “Che strani messaggi” pensò, ma senza paura si diresse verso una fontana molto vicina all’ingresso del castello. Non appena fu vicino alla fontana vide un’altra scritta: “Senza acqua potrei morire”. Curioso di esplorare questo luogo abbandonato e affascinante, si avvicinò al portone e spingendolo forte si introdusse all’interno del castello. Nel grande ingresso, su un piccolo tavolo accanto a un vaso vuoto, ecco un altro messaggio: “Per qualche giorno, questa è stata la mia piccola casa”. Ulderico era veramente confuso da quei messaggi. “Chissà cosa volevano dire” pensò. Ma proprio mentre era distratto dai pensieri, qualcosa lo afferrò e lo sollevò di scatto. Girò lo sguardo impaurito e vide che era tra gli artigli di un drago. – Non saresti dovuto entrare! Ora, sarai imprigionato nel mio labirinto e resterai lì per sempre. Il drago portò il povero Ulderico nel retro del castello e, volando su un enorme labirinto, lo lasciò cadere proprio nel centro. Ulderico, frastornato dalla caduta e dalla paura per il drago, scosse il capo e si stropicciò gli occhi. Davanti a lui, proprio lì, nel centro del labirinto un altro cartello: “Segui il mio profumo e sarai libero.” Ulderico voleva guadagnarsi la libertà a ogni costo, quindi annusò l’aria alla ricerca di un odore da seguire. Ma con grande meraviglia il suo naso riconobbe una grande quantità di odori. Alcuni più gradevoli: di pollo arrosto, di biscotti di pasta frolla, di biancheria pulita, ecc. Altri odori decisamente meno attraenti: spazzatura, uovo marcio, cacca di cavallo, ecc. Ulderico però era un ragazzo acuto e pensando a cosa aveva visto fino ad allora nel castello, trovò l’odore giusto da seguire. Animatamente, Indovinelli e barzellette per bambini di tutte le età, Newton Compton

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA Obiettivo 1 Comprensione della tipologia testuale A1

I fatti narrati in questo testo sono caratteristici di un: r acconto fantastico.

A2

terza persona.

d a Ulderico.

da un narratore esterno alla vicenda.

un luogo e un tempo precisi, storicamente provati. un luogo preciso, un tempo indefinito.

Qual è lo scopo della narrazione? Narrare fatti storici. Far conoscere la figura di Ulderico.

A6

dal re, padre di Ulderico.

La vicenda si svolge in: un luogo e un tempo immaginari. un luogo e un tempo imprecisati.

A5

r acconto realistico.

La vicenda è narrata: dal drago.

A4

r acconto fantasy.

La narrazione avviene in: prima persona.

A3

r acconto storico.

Divertire e interessare chi legge. Far riflettere chi legge su temi d’attualità.

Chi è il protagonista del racconto? Il drago.

La regina.

Il re.

Ulderico.

A7 Scrivi da quale libro è tratto questo brano. .........................................................................................................................................................................................................................

(1 punto per ogni risposta corretta) PUNTEGGIO TOTALE .......... /7

Obiettivo 2 Comprensione generale del testo B1

Chi è Ulderico? Un principe realmente esistito. Il re del regno di cui parla il brano.

Il principe di un regno immaginario. Un troll.

B2 Ulderico era infelice. Un giorno, quindi, decide (righe 7-9): che avrebbe aperto un ristorante nel bosco. di andare in cerca di una moglie.

B3

di fuggire da casa. di partire alla ricerca di una strada tutta sua.

I genitori di Ulderico (righe 10-11): partono insieme al figlio. lasciano il figlio libero di decidere.

imprigionano il figlio nel castello. comprano due cavalli.

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA B4

Durante il viaggio, Ulderico (righe 14-15): si trova nei pressi di un castello abbandonato. si trova faccia a faccia con un mostro.

B5

finisce nel mondo dei morti. si trova nei pressi di un fiume.

Il drago (riga 25): scappa alla vista di Ulderico. imprigiona Ulderico in un labirinto.

uccide Ulderico. invita Ulderico a fare un picnic. (1 punto per ogni risposta corretta) PUNTEGGIO TOTALE .......... /5

Obiettivo 3 Comprensione particolareggiata del testo C1 Alle righe 3-7 c’è la descrizione della vita di Ulderico. Quali conclusioni ne trai? Perché il protagonista non è felice? Non ha abbastanza ricchezze e vorrebbe essere più ricco. La sua vita privilegiata e regale gli pare senza scopo. Non va d’accordo con i suoi genitori. Desidera trovare una moglie.

C2

Che cosa prende Ulderico per partire?

.........................................................................................................................................................................................................................

C3

Ulderico parte. Dove si reca? Direttamente nel castello del drago. Fuori dal regno della sua famiglia.

Nei boschi del regno di famiglia. Nel labirinto.

C4 Ulderico trova diversi messaggi. Scrivili. ......................................................................................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................................................................................

C5

Rileggi le ultime cinque righe del testo. Con quale aggettivo viene descritto Ulderico? Allegro.

Arguto.

Acuto.

Astuto. (1 punto per ogni risposta corretta) PUNTEGGIO TOTALE .......... /5

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA Obiettivo 4 Competenze grammaticali D1 Alla riga 5 trovi il termine “po’”. Perché è scritto con l’apostrofo e non con l’accento? Si tratta di un errore di battitura del testo. È corretto perché si tratta di un troncamento.

D2

Alla riga 6 trovi diverse volte il termine “incontri”. È un: verbo.

D3

nome.

aggettivo.

pronome.

Alla riga 8 trovi: “si recò”. Questo è un: verbo irregolare. verbo impersonale.

D4

È corretto perché si tratta di elisione. Non lo so.

verbo intransitivo. verbo riflessivo.

Alla riga 8 trovi il termine: “immenso”. Questo è un: aggettivo di grado superlativo relativo. aggettivo qualificativo di grado positivo.

D5

aggettivo di grado superlativo assoluto. nome alterato.

Alla riga 10 trovi due verbi sottolineati. A quale modo e tempo sono espressi? Modo congiuntivo tempo imperfetto. Modo indicativo tempo passato prossimo.

D6

Modo indicativo tempo passato remoto. Modo gerundio tempo passato.

Alla riga 23 trovi per tre volte il termine “lo”. Nei primi due casi è un pronome, il terzo è un articolo. Nei primi due casi è un articolo, il terzo è un pronome. Sono tre articoli. Sono tre pronomi.

D7

Alle righe 33-34 trovi la seguente frase: “Ulderico era un ragazzo acuto.” Quale fra le seguenti opzioni corrisponde all’analisi logica di tale frase? Soggetto / Pred. verbale / compl. oggetto

Soggetto / Pred. nominale (1 punto per ogni risposta corretta) PUNTEGGIO TOTALE .......... /7 PUNTEGGIO COMPLESSIVO DELLA PROVA .......... /24

Obiettivo 5 Abilità di scrittura Partendo dall’ultima parte del racconto che hai appena letto, scrivi sul tuo quaderno il finale del racconto.

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VERSO LA SCUOLA SECONDARIA

Ti lascio il mio banco... Ora che vi siete misurati/e anche con un test d’ingresso, siete davvero pronti/e a lasciare la Scuola Primaria per iniziare la vostra avventura alla Secondaria! C’è un’ultima cosa importante che dovete fare: “passare il testimone” a chi verrà dopo di voi. Sapete che cosa vuol dire “passare il testimone”? Vuol dire lasciare la vostra scuola, il vostro banco, i vostri insegnanti “in mano” ad altri bambini e ad altre bambine che arriveranno dopo di voi e che si troveranno dove siete stati voi fino ad ora. Il vostro deve essere un distacco amorevole e responsabile, in modo da “passare il testimone” anche dell’esempio positivo ai nuovi arrivati e alle nuove arrivate. Carissimo amico, carissima amica della Scuola dell’Infanzia, ti lascio la mia classe. Non è grandissima, ma lo è abbastanza per contenere tutte le emozioni che ogni giorno ognuno di voi porterà con sé. Carissimo amico, carissima amica, ti lascio anche il mio banco. Abbine grande cura, non è un semplice pezzo di legno! Il mio banco e la sedia mi sono stati compagni di tante avventure in questi cinque anni. Sulla sedia mi sedevo, ogni mattina, in attesa che iniziasse la lezione. Su quella stessa sedia mi rifugiavo quando qualcosa era andato storto: un litigio, un brutto voto… Sul banco appoggiavo il materiale scolastico, ma non solo: c’era posto anche per la mia penna “luccicosa” (che non potevo usare per scrivere i testi e le operazioni), per la mia borraccia, per il mio piccolo portafortuna (un cuoricino rosso che mi ha regalato la mamma a Natale). Durante l’intervallo il banco diventava prima un tavolino dove consumare la merenda, poi il campo di battaglia di tanti giochi che ho svolto con i miei amici e con le mie amiche. Adesso tutto questo è tuo. Carissimo amico, carissima amica, infine ti lascio i miei insegnanti. Ricorda che tutto ciò che fanno e che dicono lo fanno e lo dicono solo per te. All’inizio ti parranno seri e forse ne avrai timore, ma ben presto scoprirai che ogni giorno avranno mille sorrisi solo per te. Ricorda che per i tuoi insegnanti tu sei speciale. Sapranno vedere in te i tuoi talenti e ti aiuteranno a riconoscerli e a esprimerli al meglio. Conosceranno anche tutte le tue fragilità e ti aiuteranno a superarle, indicandoti strade sempre nuove. E quando giungerà l’ultimo giorno di scuola vedrai una lacrima scendere dai loro occhi: perché un pezzetto del loro cuore se ne andrà con te. Giulia, un alunna di classe 5a B

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