Milano 19(56)

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mila:Irto 19

Mensile di informazione politica e cultura Anno VI - N. 9 - Settembre 1982 L. 400

UN SEMAFORO BLOCCA IL GALLARATESE

Quarantamila cittadini

Milano dal fascismo a piazza Fontana

prigionieri nel quartiere

I progettisti sembrano aver tenuto conto più dei tifosi di San Siro che delle esigenze degli abitanti della zona

Manutenzioni IACP a S. Siro Sette mesi per un incontro

Distretto scolastico: un "oggetto misterioso"

Quartieri Cronaca

Raccontavano anni fa, in tema di viabilistica, che ad un concorso indetto per costruire una nuova strada si erano presentati numerosi candidati; ingegneri, architetti, urbanisti carichi di rotoli di disegni e mappe, cartelle di dati e di appunti, ecc.; con loro c'era anche un signore con un ciuco che se ne stava tranquillamente in disparte con dignità. Quando giuse il suo turno per esporre i suoi piani sulla costruzione della strada egli affermò decisamente: "Ecco, io lascio libero il mio ciuco, seguendolo avrete il tracciato più breve e con minore pendenza e pericolosità!". Si dice che con questa semplice idea del ciuco

Professione?

Tranviere!

I mestée de la Milan de semper

egli vinse il concorso. Un'altra storiella racconta che ad un congresso internazionale per la rapida manutenzione delle strade convennero esperti da ogni parte del mondo; esordirono i rappresentanti d'ogni nazione computando tempi variabili in ordine di mesi e di settimane; poi il rappresentante

americano mozzò il fiato agli astanti asserendo che ogni lavoro tipo non richiedeva più di tre, quattro giorni. Alla fine esordì il rappresentante italiano asserendo che ogni problema di manutenzione stradale non avrebbe impegnato più di un'ora di tempo: nella sala in cui si svolgeva il congresso si fece un

SORGERA' SULLA SPINA CENTRALE

Presentato il progetto del Centro Commerciale

nodi da sciogliere per la sua realizzazione

Con la partecipazione degli assessori comunali Maurizio Mottini (Urbanistica e Piano Regolatore), Vittorio Korach (Trasporti, Traffico e Viabilità) e Paolo Malena (Commercio ed Artigianato), dello staff tecnico della "Società Promotrice di Centri Commerciali S. D.S.", capeggiato dall'ing. Cavagnari, dei progettisti consulenti, architetti Di Giulio e Secchi ed ing.

Romanò, del presidente e di alcuni consiglieri di zona, nonché di operatori economici e di cittadini, è stato presentato ed illustrato il 16 luglio scorso, nel salone del Consiglio di Zona 19, il progetto, corredato di un plastico, del Centro Commerciale che dovrebbe essere costruito sulla spina centrale del Gallaratese.

Una scuola di musica popolare

I problemi della terza età

Alla sera non resta che la TV

Obiettivo principale di tale progetto è la sistemazione del Gallaratese facendo attenzione al Piano Particolareggiato. In questo ambito anche il puntare al Centro Commerciale appare estremamente significativo, perché significa arrivare alla completa realizzazione di quel Centro Primario, che dovrebbe rappresentare il "cuore" del quartiere, secondo la volontà più volte espressa dagli abitanti.

Scopo principale della presentazione è stato l'approfondimento degli studi del Piano Particolareggiato per quegli aspetti non sufficientemente affrontati, come, ad esempio, l'accessibilità, anche a piedi, al Centro Commerciale da parte degli abitanti della zona circo-

L'area su cui sorgerà il Centro Commerciale. stante — visto che, come ha fatto rilevare l'assessore Korach, è importante che il Centro sia praticamente collegato, tramite la stazione Bonola della M M, con tutta la città, ma è ancor più importante che esso lo sia con il quartiere — e la movimentazione delle merci, che non deve creare ostacoli al normale flusso dei veicoli pubblici o privati che siano.

Le scelte volumetriche dei progettisti rispettano i concetti fondamentali del Piano Particolareggiato e nello stesso tempo tendono a dare al quartiere, carente di strutture e di altri servizi, una struttura commerciale moderna, dove possano essere salvaguardati gli interessi dei consumatori, sia favorendo la concorrenza (è previsto che segue in ultima

silenzio tombale. Il presidente sollecitò una rapida esposizione del nuovo piano di lavoro. "È semplice — disse senza molto scomporsi il rappresentante italiano — basta mettere bene in vista un cartello con la scritta STRADA DISSESTATA".

segue in ultima

Apprendiamo che la Zona 3 dello IACPM (quella che ha in carico le case popolari della nostra zona di decentramento amministrativo) ha invitato il Consiglio di Zona 19 ad un incontro, fissato per il 9 settembre, con i suoi tecnici e la sua Commissione decentramento. Tale incontro è stato fissato a tre mesi esatti di distanza da un primo incontro, avvenuto il 7 giugno scorso, tra la Commissione decentramento dello IACPM e lo stesso Consiglio di Zona, che lo aveva sollecitato non appena aveva ricevuto un documento-denuncia presentato il 12 febbraio di quest'anno dalle sezioni Bottini e Fomasari del PCI per lamentare lo stato di degrado e di abbandono del quartiere di San Siro e per sollecitare l'esecuzione di necessari ed urgenti interventi di manusegue in ultima

Una

Sulla questione dell'assegnazione di una sede definitiva al C. R.T. (Centro Riabilitativo Territoriale per i portatori di handicap dai 15 anni in su) il Consiglio di Zona 19 ha approvato all'unanimità, nella sua seduta del 19 luglio scorso, una mozione in cui è detto che a seguito dell'incontro avvenuto il 12 luglio tra Consiglio di Zona 19, Consiglio di Zona 6 ed assessori all'Assistenza, all'Educazione ed al Decentramento "il Consiglio di Zona 19, ha valutato il fatto che a livello di Assessorato all'Educazione, di Direzione Centrale e di Ispettorato delle materne è stato dato per acquisito l'uso della struttura di via Uruguay anche per l'anno 1982-1983 senza tener conto delle precedenti delibere del Consiglio di Zona 19 e della programmazione dei servizi zo-

nali, ribadisce che l'utenza della materna Oderzo (proveniente dalla materna Pier Capponi) trova la giusta collocazione per l'anno scolastico 1982-1983 nella struttura della scuola materna di via Cilea Bissi, fino a che il trasporto si renderà necessario".

"Tuttavia -- prosegue la mozione — il Consiglio di Zona 19, ritenendo irrinunciabile l'apertura del Centro Riabilitativo Territoriale nella scuola materna di via Uruguay, avendo preso in considerazione i suggerimenti degli assessori presenti alla riunione ed avendo riesaminato tutte le strutture disponibili, propone per la sistemazione della materna in oggetto (la Pier Capponi, n.d.r.) segue in ultima

punto Potrebbero forse...

Quest'anno tra i temi assegnati agli esami di maturità ve ne era uno che proponeva ai candidati di esprimere la loro opinione su un pensiero di Ignazio Silone: "Non ci sono più frontiere geografiche della pace e della verità...".

In sintonia con il pensiero di Silone, che appunto sostiene che la verità non ha frontiere, diremo subito che, a nostro parere, la scelta del Ministero della Pubblica Istruzione di assegnare tale tema è stata non soltanto coraggiosa, ma anche una significativa risposta ad una specie di "rigurgito guerriero" che in questi momenti sembra presente un po' ovunque nel mondo.

Sarebbe interessante sapere quanti candidati hanno scelto e svolto questo tema; ma ancor più interessante e significativo sarebbe

che il Ministero facesse un ulteriore passo per rendere più coraggiosa e qulificante la sua scelta. In poche parole suggeriamo di spogliare, almeno per una volta in questo caso specifico, gli elaborati della loro veste burocratica di "documenti ufficiali" e di divulgarli, affinché tutti possano apprendere cosa hanno scritto e cosa hanno proposto in concreto i giovani su un tema tanto importante quale quello della pace.

Potrebbe risultarne una lettura interessante per tutti e in primo luogo, crediamo, per i governanti, non soltanto per i nostri, si intende, ma di tutto il mondo, i quali da quegli scritti potrebbero forse trarre insegnamento e spunto per cimentarsi anche loro nello svolgimento dello stesso tema e far si che il pensiero di Silone si traduca in realtà.

Per la sede del C.R.T. Irrinunciabile via Uruguay
West
Metrò?
alcuni
mozione del Consiglio di Zona Stazione del
o del
Ancora

In riferimento alle osservazioni ed ai quesiti formulati nel giornale "Milano 19" del 19.6.1982 dalla lettrice Anna Pagani, riportate con il titolo "Perché poco latte al mercatino?", da indagini effettuate dalla nostra Azienda risulta che i due posteggi sprovvisti di latte fresco della Centrale non sono in possesso della licenza speciale di latteria e per tale ragione non possono vendere il latte fresco.

All'unico posteggio che è autorizzato alla vendita del latte fresco la Centrale fornisce giornalmente tutte le quantità richieste ed è sempre pronta, ben volentieri, a fornirne di più, naturalmente se il negoziante lo vuole.

La Centrale non possiede "autorità" sui commercianti, ma soltanto provvede a servirli nel migliore dei modi.

La segnalazione è utile perché servirà a visitare il cliente inmodo da aiutarlo e favorirlo nelle previsioni di vendita del latte, così che egli possa a sua volta accontentare i consumatori affezionati alla Centrale, come la cortese lettrice. Distinti saluti.

Non è un gioco di scacchi

Le torri le mettiamo qui. No le spostiamo, le metteremo lì. Non è un gioco. I soldi dei contribuenti non sono noccioline. L'errore dell'ubicazione e della non utilizzazione della casa dello studente non si deve ripetere.

Sbagliare è umano ma persistere nell'errore è...

Le due torri di 14 piani si devono costruire, la necessità di avere case c'è ed è inderogabile, ma bisogna costruirle al posto giusto.

Milano è in espansione, non in saturazione. I nostri figli, domani, non devono dirci: ci avete tolto lo spazio, l'aria, il verde.

Il Consiglio di Zona ha il dovere di ascoltare la voce dei cittadini.

Abbiamo tutti il diritto dovere di fare opera di proselitismo per il giornale della nostra Zona e tutti i lettori di Milano 19, anche se non direttamente interessati alla questione delle torri di via Falck devono ricordare che la solidarietà non ha confini.

Errata corrige

230 firme e non 23

Per un errore di stampa in calce alla lettera "Per anziani e pensionati", pubblicata sul numero di luglio-agosto a pagina 4, e apparso scritto "seguono 23 firme". Le firme apposte alla petizione cui si faceva riferimento erano invece molte di più, ben 230 e non 23. Preghiamo i nostri lettori di prenderne nota e ci scusiamo con i firmatari della petizione per l'errore.

La lettera di cinque genitori cattolici, pubblicata nel numero di luglio, mi chiama direttamente in causa riguardo al mio articolo "La scuola pubblica deve essere laica" (v. numero di maggio) e mi pone alcune domande, alle quali cercherò di rispondere. Come credente, sono fermamente convinto che non rientra nei compiti della scuola, se questa è pubblica, impartire una "educazione religiosa". A questa funzione possono adempiere, senza alcuna limitazione e assai efficacemente, se lo ritengono opportuno, le stesse famiglie, o direttamente o ricorrendo all'opera delle varie chiese.

Naturalmente deve essere anche facoltà di gruppi di genitori richiedere una specifica educazione religiosa (tramite la confessione che più ritengono idonea), utilizzando le strutture scolastiche o altre strutture pubbliche, secondo modalità che non mi pare il caso di discutere ora.

Quanto alla dimensione religiosa, sono convinto che essa è non solo importante, ma addirittura fondamentale per la cultura dell'umanità; le varie religioni hanno elaborato un patrimonio inestimabile di valori, che meritano di essere conosciuti da tutti, anche se in maniera necessariamente sommaria. Sono quindi favorevole a che venga dato adeguato spazio, all'interno della scuola, alla "cultura" religiosa che , proprio per questo, dovrebbe essere una materia obbligatoria e non facoltativa. A questo punto però non esiste alcuna giustificazione logica al fatto che tale materia non venga insegnata, come le altre, da docenti dello Stato e debba invece essere di competenza esclusiva di docenti nominati dall'autorità ecclesiastica. Non è possibile far finta di non rilevare la differenza fondamentale che esiste fra le due soluzioni e l'opzione inevitabilmente "totalitaria" che sottende a una di esse.

Il laicismo, che viene guardato con insofferenza e sospetto, e che può rendersi perfino colpevole di una sua propria intolleranza (da correggere però con una più reale democrazia), costituisce una conquista sofferta dell'umanità; un minimo comun denominatore valido e accettabile per ognuno (abbia o no dei credi religiosi o ideologici), capace di realizzare una effettiva uguaglianza e tolleranza. Che sono ben altra cosa da un generico appello "ecumenico" di facciata, il quale, sotto un ombrello di obbediente unanimismo, tende a rimuovere con fastidio le contraddizioni, le divergenze, il dibattito, il confronto.

Del resto il discorso non è astratto e accademico: per convincersene, basta esaminare, come ha fatto un gruppo cattolico di base, un certo numero di testi di religione in uso nelle scuole di Stato. Da questo lavoro di analisi (pubblicato col titolo ...e continuavano a chiamarla l'ora di religione. Editrice Claudiana, Torino) esce un quadro estremamente allarmante, dal quale risulta che certo insegnamento "religioso" costituisce in realtà un massiccio e sistematico indottrinamento, soprattutto in termini di morale sociale, con tutta una serie di "valori" culturali di tipo chiaramente paternalistico, acritico e di istigazione allo spirito gregario. È sulla realtà dei fatti che ci si deve confrontare, piuttosto che sulle formulazioni ideologiche.

Di questo il cristiano convinto non deve avere "paura", né deve lasciarsi travolgere dalla psicosi della cittadella assediata; anche perché la sua vocazione non dev'essere quella di imporre le proprie convinzioni, ma piuttosto di testimoniare la propria fede, cercando di essere veramente "sale" per il mondo, senza temere di arrivare, se occorre, a "sciogliersi" in esso. Aurelio Penna

Ogni qualvolta c'è da comunicare atti di restrizione pubblica od aumenti sui bollettini degli affitti, il socialista Paride Accetti si premura di comunicarlo immediatamente agli utenti, come a dimostrare che l'abitato pubblico più che ricchezza della comunità è proprietà dello I.A.C.P. Esempio: la imminente anagrafe, impostate sulla falsa riga di un controllo dei componenti le famiglie dell'affittuario ed eventuali coabitanti. Si manifesta sul secondo lato del foglio con l'unico intento dello I.A.C.P.: aumentare gli affitti.

Il chiedere il reddito familiare del 1981 e stabilire il tetto massimo di reddito globale a 16 milioni annui, oltre questo, l'applicazione dell'equo canone, significa ancora una volta, colpire i lavoratori. Unici a pagare, perché i settecentoquarantisti ancora una volta si faranno forti della loro dichiarazione (modello 740), avvallato dall'unico ente di stato preposto al controllo redditi: l'intendenza di Finanza. Perciò è logico, che coll'equo canone, creato a favore delle tre speculazioni, edilizia privata, proprietà terriera, appalti edili, agenzie immobiliari: diventando oggi l'appetitoso piatto dell'immobiliare di stato, ricadrà sulle spalle della maggioranza dei lavoratori.

Dalla poltrona non si governa la comunità, anzi, è senz'altro un modo negativo. Cerchiamo di essere disposti non solo a causare vuoti sul potere d'acquisto nei redditi dei lavoratori, ma di riceverli ed ascoltare la loro voce attraverso i comitati che li rappresentano, quando questi chiedono di parlare con i rappresentanti massimi della pubblica gestione.

E non essere in questo caso propensi od al rifiuto o più benignamente dimenticati, non rispondendo quando si è chiamati ad un incontro.

Se tale comportamento rientra nella logica di questa democrazia, noi lavoratori non siamo più disposti ad accettarla.

Questo è quanto le dovevamo. Comitato Inquilini S. Leonardo

Carissimo Direttore Ho letto, sul Vostro giornale l'articolo di quel ragazzo che è uscito dalla droga. Ciò mi ha reso felice, ma purtroppo questi sono solo paliativi di fronte al grave problema.

Difatti, mentre venivo da Vigevano diretto a Milano due ragazzine sui 15 anni appena mi hanno chiesto un passaggio verso Baggio. Mi sono insospettito e strada facendo ho fatto loro delle domande che hanno confermato i miei sospetti.

Le due ragazzine erano sorelle ed erano tossicodipendenti da oltre quattro anni. Si erano bucate la mattina stessa e venivano a Milano per la necessità di trovare la droga altrimenti sarebbero entrate in crisi di astinenza entro un'ora.

Venivano da un piccolo paesetto del Vigevanese dove a detta di loro ci sono circa 400 tossicodipendenti su una popolazione di 4000 anime.

Mi hanno detto che gli occorrono in media 50 mila al giorno per la droga che si procurano in casa e arrangiandosi. Mi sono offerte di portarle al San Carlo e alla mia proposta sono volute scendere dall'auto. Avevo parlato anche del Metadone ma mi hanno detto che non gli interessava, in quanto erano già state in cura nel centro droga di Vigevano.

Una cosa che mi ha colpito è che queste due ragazzine hanno iniziato a bucarsi con unaprova gratuita, quando avevano circa 10 anni.

Hanno tentato diverse volte di smettere ma sono sempre ricadute.

Ho notato in loro una in-

differenza ad ogni problema, ma soprattutto una rabbia nascosta perché la società non si organizza seriamente contro i grossisti di droga e cerca di tamponare la grossa falla che ormai farà affondare questa"barca" arrestando questi giovani ormai caduti nella trappola della Società dei consumi.

Ho voluto scrivervi perché sono rimasto molto impressionato di questo episodio che ormai è da tutti i benpensanti considerato una cosa normale comune come i sequestri accettata nella massima indifferenza.

È possibile che si debba assistere a questo sfascio morale senza poter far niente per arginare il collasso generale di una o più generazioni???

Ormai l'eroina è diventata l'arma del Neo Capitalismo per dominare i giovani e togliere loro ogni volontà di reazione, come fecero gli Inglesi in Asia quando organizzavano le fumerie di oppio per poter dominare quei popoli. È possibile per un Padre di famiglia accettare passivamente tutto questo??? Perché non si prepara una grande manifestazione di massa popolare contro i mercanti di droga e non solamente quando si tratta di difendere solo il salario???

Una manifestazione come quella ultima fatta a Roma potrebbe essere una risposta alla rabbia nascosta di queste povere ragazze ormai distrutte nel pieno della vita. Facciamo qualcosa in nome della morale Cristiana!! Ai partiti ed ai Sindacati la risposta.

Gentile redazione, sono una persona anziana che vive da sola al Gallaratese e leggo sempre il vostro giornale per conoscere i problemi e gli avvenimenti della nostra zona.

Mi dispiace dovervi fare un rimprovero perché nel numero di luglio-agosto non avete parlato della Festa dell'anziano che c'è stata al Monte Stella il 19 giugno. Come mai avete trascurato proprio la nostra festa?

Sarebbe stato bello che il vostro giornale avesse parlato di questa occasione d'incontro della gente con noi anziani in un luogo di Pace, sorto sulle macerie della guerra, che la nostra generazione ha purtroppo sofferto con lacrime e lutti.

Vi prego, anche a nome delle mie amiche che erano con me alla festa, di ringraziare pubblicamente tutti coloro che si sono adoperati per la riuscita di questa bella festa, che speriamo si ripeterà.

In particolare un ringraziamento al sig. Pasquini e a quelle ragazze tanto brave, di cui purtroppo non ricordo il nome, che hanno cantato e ballato così bene, con quel

caldo poverine! Ci hanno circondato di tanto affetto. Brave! Sono certa che lo farete.

Saluti anche a nome delle mie amiche e di tutte le persone anziane.

Grazie a tutti, cordiali saluti.

Erminia Brancolini

Ci scusiamo con la nostra gentile lettrice e con tutti gli anziani per non aver pubblicato un servizio sulla loro festa. Purtroppo il fatto stesso di poter dedicare alla redazione di questo giornale soltanto le ore del tempo libero dal normale lavoro quotidiano ci mette nelle condizioni di non poter essere sempre presenti a tutte le manifestazioni che si svolgono nella zona. Vogliamo comunque ricordare che Milano 19 è un giornale fatto dalla gente e per la gente della zona, per cui tutti possono scriverci su fatti che avvengono nella nostra zona certi di trovare spazio sulle nostre pagine. Ed in questo spirito ringraziamo la signora Erminia Brancolini per averci parlato, a noi ed a tutti i nostri lettori, della Festa dell'anziano tenutasi al Monte Stella.

Occorrono fontanelle

Spett. Direzione "Milano 19"

Numero luglio-agosto: programmati gli interventi per il triennio 1982-84. Leggiamo con piacere che, tra l'altro, nella ns. zona sono previsti interventi comunali per opere di protezione e di ricostituzione del verde, realizzazione di infrastrutture, ecc.: vorremmo che suggeriste a chi di dovere la necessità di installare anche delle fontanelle di acqua potabile, attrezzature indispensabili nei giardini e che mancano completamente nelle aree verdi della ns. zona.

Già da anni abbiamo raccolto numerose firme per richiedere queste fontanelle senza alcun risultato: speriamo che questa sia l'occasione. giusta, specialmente se il Consiglio di Zona interverrà con questa richiesta. Grazie e cordiali saluti.

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l'arma del neocapitalismo
Eroina:
La festa degli anziani
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Mercato Comunale - Via Chiarelli

Addio carosello, ritornano i Visconti

Riprende la breve storia di Milano, la cui prima parte si era conclusa con la destituzione del sindaco e la nomina del podestà

Il 14 gennaio 1927 venne assegnato per la prima volta, nel corso di una serata conviviale nella trattoria scoperta da Bacchelli in via Bagutta, l'omonimo premio letterario. Vincitore fu Giovanni Battista Angioletti per il libro "Il giorno del giudizio".

In quei tempi era arcivescovo di Milano il cardinale Eugenio Tosi, mentre a Palazzo Marino, sulla poltrona che era stata del sindaco (destituito, con la Giunta e con tutto il Consiglio Comunale, per decreto governativo), sedeva, dal 4 dicembre 1926, il primo podestà fascista, Ernesto Belloni.

Soltanto una decina di giorni prima, il 26 novembre 1926, per la precisione, il governo Mussolini aveva promulgato delle leggi eccezionali (o speciali che dir si voglia) in forza delle quali vennero compiuti numerosi arresti di antifascisti, per la maggior parte comunisti, ma anche di altri partiti o perfino senza partito, dirigenti o militanti di base che fossero, che furono rinchiusi a San Vittore, in quel "sesto raggio politico" destinato a diventare tristemente famoso nel ventennio. Da li infatti passeranno i 1500 milanesi processati dal Tribunale speciale, gli altrettanti milanesi inviati al confino, mentre fra Milano e provincia vi furono ben 12 mila ammoniti e diffidati, per motivi politici, sottoposti al controllo diretto delle organizzazioni fasciste e della questura, con pesanti limitazioni alla loro libertà personale.

Per preparare le leggi speciali il go ,ri-nu aveva impiegato una ventina di giorni perché era incerto se dichiarare fuori legge oltre ai partiti politici (escluso quello fascista ovviamente) anche i sindacati. Tale provvedimento gli avrebbe infatti creato difficoltà nei rapporti internazionali, visto che i sindacati fascisti, malgrado affermassero di organizzare la maggior parte dei lavoratori italiani, erano contestati non soltanto dai sindacati di classe degli altri paesi, ma da tutte le organiz7a7ioni del lavoro, a cominciare dall'Ufficio Internazionale del La-

voro (un ufficio della Società delle Nazioni, l'ONU di quei tempi), per i quali era chiara la funzione antioperaia per cui erano stati creati. Ma a dare una mano ai sindacati fascisti ci pensarono D'Aragona ed alcuni suoi compagni social-riformisti, che decisero, proprio in quei giorni, di sciogliere la Confederazione Generale del Lavoro, di cui essi stessi erano dirigenti, affermando che, come si potè leggere sui giornali dell'epoca, esaminata la situazione e considerato che non esistevano più in Italia le condizioni perché potesse vivere ed agire un sindacato libero ed indipendente, dichiaravano sciolta la confederazione e i li€1udavano tutta l'attività confederale.

Nuovo sindacalismo

nella clandestinità

Era una dichiarazione di resa senza condizioni, decisa, tra l'altro, da soltanto sei o sette dirigenti della Confederazione del Lavoro, non dall'esecutivo, che pure era composto da una quindicina di riformisti, né, tantomeno, dal Comitato direttivo, composto da una cinquantina di elementi. Per molti degli iscritti di base si trattò di un arbitrio, di un tradimento. I comunisti denunciarono sul loro giornale, l'Unità (che era nato proprio a Milano nel 1924 e che dall'entrata in vigore delle leggi eccezionali aveva cominciato ad essere pubblicato clandestinamente), le gravi responsabilità di D'Aragona e compagni, condannandone l'operato e manifestando la decisione di far rivivere la Confederazione del Lavoro, come organizzazione unitaria dei lavoratori italiani.

Venne organizzato un convegno, che si tenne la domenica I I febbraio 1927 a Milano, in una piccola fabbrica di specchi a Porta Romana, con la partecipazione di una cinquantina di sindacalisti giunti da molte par-

ti d'Italia in rappresentanza delle più importanti categorie di lavoratori. La relazione politica, con cui venne espressa una dura condanna alla decisione di scioglimento della Confederazione del Lavoro e la volontà di farla rivivere, malgrado le leggi eccezionali, avendo tra gli obiettivi anche una lotta più a fondo contro il fascismo e la dittatura, venne tenuta da Paolino Ravazzoli, mentre Carlo Venegoni tenne quella organizativa, in cui era indicata la decisione del congresso di basare la riorgani77a7ione sindacale sulle organizzazioni di fabbrica. Una vera novità a quei tempi, visto che prima di allora ogni fabbrica aderiva al sindacato, in ogni centro si creavano le leghe di categoria, ma non c'era un nucleo sindacale organizzato nelle fabbriche.

Così rinacque la Confederazione del Lavoro, sia pure costretta ad operare nella clandestinità per sfuggire alle rappresaglie delle autorità fasciste. Difatti già nel luglio 1927, soltanto cinque mesi dopo il convegno di Milano, parte dei delegati che vi avevano preso parte vennero arrestati assieme ad altri lavoratori. Gli arrestati in totale furono 150. Per la maggior parte erano comunisti, ma ve ne erano una trentina od anche più che non lo erano: comunque per tutti l'accusa del Tribunale speciale fu di tentativo di ricostituzione del disciolto Partito Comunista. Il fascismo evidentemente non gradiva che dagli atti del suo tribunale risultasse che dei lavoratori erano stati arrestati e condannati soltanto perché avevan creato e dirigevano un'organizzazione sindacale.

Tolta la giostra restano i burattini

Difatti una delle preoccupazioni del regime era di far apparire, almeno in superficie, che gli oppositori erano soltanto una cerchia ristretta e ben individuata; mentre per il resto tutto andava per il meglio. In quello stesso anno 1927 cominciarono i lavori per la costruzione,

su un vecchio progetto, della nuova stazione ferroviaria di Milano, (l'attuale stazione centrale) in sostituzione di quella vecchia, che sorgeva nell'odierna piazza della Repubblica, all'altezza di viale Tunisia. Si aprì anche il Palazzo dello Sport, in piazza 6 Febbraio, alla Fiera, inaugurato con la prima Sei Giorni ciclistica, mentre gli appassionati del pattinaggio su ghiaccio potevano andare a praticare il loro sport al Palazzo del Ghiaccio, appena costruito in fondo a Porta Vittoria.

Sempre nel 1927 venne abolito il famoso carosello (la "piostra" per i milanesi) che in piazza del Duomo faceva il girotondo attorno alla statua di Vittorio Emanuele IR Per l'occasione Mussolini, forse dimentico che proprio all'interno del cerchio delle rotaie sorgeva un'edicola che fu fra le prime a vendere, nel 1914, il suo giornale, inviò al podestà, il solito BelIoni, un telegramma con scritto: «Apprendo con viva soddisfazione che il vieto carosello tramviario est finalmente scomparso da piazza del Duomo et opera est stata compiuta con rapidità veramente fascista et milanese". Ma molti milanesi commentarono l'avvenimento dicendo: "Hann tiraa via la giostra, ma hinn restaa chi i magatei", dove era evidente che i "magatei" (i burattini) erano lo stesso Mussolini e i suoi scherani in camicia nera, i quali proprio il Primo maggio di quell'anno ebbero il loro bel daffare ad arrampicarsi in cima alle impalcature del cantiere del nuovo macello comunale, quello di viale Molise, per togliere una bandiera rossa, che vi sventolava, gonfiata dal vento. Ce l'aveva messa, per ricordare la Festa dei Lavoratori, Aderico Ferrari, un comunista poi costretto, proprio per quel suo gesto, a passare alla clandestinità e quindi morto dieci anni dopo al confino, dove era stato relegato dopo essere stato catturato.

La strage di piazza Giulio Cesare

Nel 1928 il Premio Bagutta venne assegnato a Giovanni Comisso, per il romanzo "Gente di mare", e, forse per restare nel tema, le ruspe cominciarono ad allargare a Segrate, alle porte di Milano, una cava naturale, che il regime aveva deciso di trasformare in uno scalo per idrovolanti, visto che tali nostri apparecchi stavano conquistando record mondiali. Per la verità poi vi saranno pochi ammaraggi e tanti bagnanti, visto che l'Idroscalo ben presto si trasformerà in "riviera" a buon mercato per i milanesi ed in specchio d'acqua per gare motonautiche.

In quello stesso anno piazzale Giulio Cesare, dove era stata costruita una monumentale fontana luminosa davanti all'ingresso d'onore della Fiera, fu teatro di una spaventosa strage.

Il 12 aprile 1928, alle dieci del mattino, una bomba scoppiò davanti al numero diciotto del piazzale, in mezzo alla folla assiepata in attesa di vedere il re, che doveva arrivare per inaugurare la fera. La bomba fu puntuale, ma non il sovrano. Il corteo reale arrivò una decina di minuti dopo e tale ritardo salvò la vita di Vittorio Emanuele III°. Ma fra la gente che l'attendeva fu una carneficina. Le schegge di ghisa del basamento del lampione sotto cui l'ordigno era stato nascosto volarono tutto attorno causando venti morti e decine di feriti. La polizia incolpò subito gli anarchici, che, a suo parere, avevano in tal modo inteso manifestare la loro protesta contro la complicità della monarchia con la dittatura fascista; ma i responsabili non vennero mai scoperti anche perché il re stesso dette ordine che si insabbiasse l'inchiesta. Tale atto lasciò spazio a diverse interpretazioni. Mentre da una parte i fascisti continuavano ad attribuire la paternità dell'attentato ad anarchici, comunisti ed antifascisti in genere, dall'altra, fra la gente, si cominciò a dire che la strage era stata organizzata da fascisti ultras per togliere di mezzo il re e dare pieni poteri al duce o addirittura, interpretando il ritardo dell'arrivo del corteo reale non come un caso fortuito, ma come parte di un disegno prestabilito, che vi fossero coinvolti ambienti monarchici (qualcuno giunse a dire anche lo stesso Vittorio Emanuele) in combutta con il governo fascista, e quindi con lo stesso Mussolini, per giustificare un ulteriore, duro colpo alle opposizioni. Fondate o no che fossero tali interpretazioni dei fatti, certo è che la dittatura fascista ne approfittò per dare un ulteriore giro di vite. Molti antifascisti vennero arrestati, altri riuscirono fortunosamente a sfuggire all'arresto. Tra questi Luigi Longo, il futuro presidente del Partito Comunista Italiano, il quale in quei giorni si trovava a Milano. Per far tacere la gente si cercò di creare il "mostro", di indicare uno o più "colpevoli", non importa se completamente estranei ai fatti, da mandare davanti al Tribunale Speciale, che tre anni dopo, pur in assoluta assenza di prove, condannò a 12 anni di carcere ciascuno, con sentenza n. 35 del 5 giugno 1931, Giuseppe Testa, Augusto Lodivecchi ed Ettore Vecchiari e, con sentenza n. 37 del 6 giugno 1931, lo studente Romolo Tranquilli (fratello minore dello scrittore Secondo Tranquilli, più conosciuto con lo pseudonimo Ignazio Silone), il quale poco dopo morirà in carcere in seguito alle atroci sevizie subite.

Toscanini lascia la Scala

Il 1928 si concluse con un eccezionale, almeno per quei tempi,. avvenimento tecnico-

artistico: in dicembre Radio Milano mandò in onda, per la gioia dei pochi ascoltatori che la potevano ascoltare in cuffia, in "diretta" dalla Scala l'opera La Tosca. Ma la stagione scaligera 1928-29 registrò un episodio ben più clamoroso: mentre il maestro Toscanini, allora direttore artistico del massimo teatro milanese, dirigeva l'opera "Debora e Jaele" irruppero nella sala, durante il terzo atto, alcune camicie nere che cominciarono a gridare "Gli inni! Gli inni!" alludendo al fatto che il maestro si rifiutava abituai-mente di far suonare all'orchestra l'inno fascista e la Marcia Reale. Accesesi le luci Toscanini gridò "Educazione!" e abbandonò il podio. Gli squadristi si fecero portare un pianoforte sul palcoscenico ed obbligarono un professore dell'orchestra ad accompagnarli,con la musica, mentre loro intonavano Giovinezza. Quando ebbero finito, però lo spettacolo non riprese: Toscanini se ne era andato per sempre. Due anni più tardi, per la stessa ragione, fu malmenato dai fascisti a teatro a Bologna e costretto a scegliere l'esilio, così come già avevano dovuto fare altri che si erano opposti al regime. Il posto di Toscanini alla Scala fu preso, dal 1929, dal maestro Vittor De Sabata: dopo tanti anni di preminenza verdiana vi fu così un certo qual ritorno al wagnerismo.

Il 1929 si era aperto con l'assegnazione del Bagutta a Vincenzo Caldarolli, per il romanzo "Il sole a picco" e aveva visto una delle due squadre di calcio cittadine, l'Internazionale, costretta a cambiare il suo nome, che ricordava troppo l'Inno dei Lavoratori, in Ambrosíana, mentre l'altra, il Milan, dovette italianizzare il suo in Milano, anche se poi tutti, tifosi o no che fossero, continuarono a chiamare sia l'una, sia l'altra_ con i loro vecchi nomi.

Ma prima di finire quell'anno vide altri due cambiamenti . All'Arcivescovado il cardinale Alfredo Ildefondo Schuster succedette ad Eugenio Tosi a capo della diocesi, mentre a Palazzo Marino Ernesto Belloni fu sostituito nella carica di podestà dal duca Marcello Visconti di Modrone. Così gli eredi della vecchia potenza viscontea, che alla fine dell'ottocento avevano rinverdito le loro finanze conquistando, con un opportuno matrimonio, l'impero farmaceutico della Carlo Erba, ora, con altrettanto opportunismo, indossata la camicia nera ritornavano al governo, sia pur per delega, della città.

(I - continua)

Nella foto in alto, di fianco al titolo, il carosello del tram in piazza del Duomo. Foto in basso: un treno sta percorrendo II cavalcavia dl corso Buenos Ayres per Infilarsi in quello che ora è viale Tunisia e quindi raggiungere la vecchia stazione centrale.

settembre 1982 pagina 3 - milano 19
MILANO DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA
di Gian Piero Pagetti

Corsi

Non c'è decentramento senzapartecipazione

Non basta votare, si deve dare anche il proprio contributo se non si vuole che la burocrazia soffochi ogni cosa

Due anni fa, per la prima e per ora unica volta, siamo stati chiamati ad eleggere direttamente i nostri rappresentanti nei Consigli di Zona.

Il voto diretto ha permesso di eleggere i candidati conosciuti e qualificati che ogni partito ha presentato alle elezioni, in modo che ogni cittadino si sentisse rappresentato e potesse criticare e proporre.

A due anni di distanza facciamo il punto della situazione.

È stato positivo il lavoro dei Consigli di Zona? Perché molte cose non hanno avuto l'esito sperato? Il decentramento, che avrebbe dovuto avere la possibilità, vedendoli più da vicino, di risolvere i problemi della popolazione con medio burocrazia del potere centrale come mai non sempre è riuscito a farlo?

Riteniamo di dover dare una risposta a tali interrogativi, perché i cittadini siano informati e non pensino che tutto sia rimasto come prima del voto diretto, dopo che le "poltrone" sono state occupate e che sono stati assegnati "stipendi" (?) ai presidenti e gettoni di presenza ai consiglieri (poca roba a dire il vero: 450 mila lire lorde al mese, da cui si devono detrarre le tasse, ai primi e 20 mila lire, sempre lorde soltanto per le sedute di Consiglio e non per quelle di commissione, ai secondi ed ancor meno se si considera che la maggior parte dei presidenti e dei consiglieri versano quasi interamente tali emolumenti ai rispettivi partiti).

Ma la di là di queste considerazioni riteniamo che i cittadini debbano sapere che i Consigli di Zona non hanno ancora i poteri deliberativi di cui necessitano, perché la riforma della legge delle Autonomie locali è tuttora, da lungo tempo ormai e chissà per quanto ancora, all'esame del governo e fino a che essa non verrà approvata i Consigli di Zona non potrenno avere la "veste giuridica" per operare senza deleghe comunali e quindi non potranno agire più speditamente e con maggiore efficacia.

Ma come è articolato, come opera il nostro Consiglio di Zona?

Cerchiamo, con la massima semplificazione possibile, di spiegarlo. Il Consiglio di Zona 19 si è articolato su due Dipartimenti e su nove Commissioni ed ha costituito un Ufficio di presidenza. L'Ufficio di presidenza è composto dal presidente, dal vice presidente, dai coordinatori dei due dipartimenti (Programmazione e Servizi sociali) e dal coordinatore della Com-

missione Bilancio e Demanio e costituisce in pratica l'esecutivo di zona ricalcando, in piccolo, la Giunta Comunale. Vi sono poi le nuove Commissioni permanenti, di ciascuna delle quali è responsabile un Coordinatore, che è un consigliere eletto a tale incarico dal Consiglio di Zona Stesso.

Le Commissioni permanenti sono Pianificazione territoriale, Casa, Concessioni edilizie, Bilancio e demanio e Manutenzioni, che fanno capo al Dipartimento Programmazione; Lavoro artigianato e commercio, Educazione e servizi sociali, Igiene sanità e servizi socio sanitari, Cultura sport e tempo libero, che fanno capo al Dipartimento Servizi sociali. Ad eccezione del coordinatore, tutti gli altri componenti delle varie commissioni sono cittadini che prestano la loro attività volontaristicamente, senza percepire alcuna retribuzione.

Inoltre vi sono i Comitati di gestione, previsti dal regolamento comunale, che ne determina la composizione ed i membri.

Per quanto si riferisce alla nostra zona vi sono comitati di gestione per il Consultorio di via Albenga, per il Centro Comunitario di via Lampugnano e per il Centro Anziani di piazzale Segesta. Per il Consultorio i membri del Comitato di gestione vengono eletti dal Consiglio di Zona, dall'utenza, dal CUZ, dai Consigli di Fabbrica, ecc., mentre per il Centro Comunitario di via Lampugnano e per il Centro Anziani il Consiglio di Zona ha deliberato un apposito regolamente che disciplina il numero e l'elezione

Una precisazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio di Zona

Una lettera della consigliere Tina Mozzanica

In riferimento all'articolo "Quando la burocrazia ammazza l'iniziativa", a firma di Luciano Zagato, pubblicato nel nostro numero di luglio-agosto e relativo alla vicenda di un rimborso spese per i corsi di storia a suo tempo organizzati dal Comitato di gestione del Consultorio di via Albegna, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio di Zona 19 ci ha fatto pervenire il seguente comunicato.

legittimità della liquidazione di un compenso per il coordinamento del corso di storia tenutosi presso il Consultorio. Tale richiesta è stata avanzata all'Avvocatura Comunale in quanto strumento dell'Amministrazione comunale e preposto a dirimere queste controversie.

Sempre facendo riferimento allo stesso articolo a firma di Luciano Zagato la consigliere di Zona del gruppo DC Tina Mozzanica ci ha inviato la seguente lettera.

dei membri ed i loro compiti. Per fare il punto sulla situazione attuale si può dire che al momento il Consiglio di Zona ha funzione deliberativa nelle materie disciplinate da apposite delibere quadro dell'Amministrazione comunale, mentre per le altre materie esprime soltanto dei pareri, a volte obbligatori, altre facoltativi, ma mai vincolanti per l'amministrazione centrale.

Il Consiglio di Zona dispone di un fondo per attività culturali, sportive, ricreative e sociali che gestisce direttamente, di un secondo fondo per le manutenzioni ordinarie e di un "fondo a render conto" (F. A. R.C.) per interventi diretti, tutti assegnati al Comune.

Purtroppo la mancanza di conoscenza da parte di molti cittadini, dovuta in gran parte alla loro mancata partecipazione alla cosa pubblica, fa si che si crei un "qualunquismo" di maniera, che fa dire "quelli la fanno quello che vogliono perché ormai si sono seduti"; ma sarebbe giusto che coloro che tendono a delegare tutto ed a criticare poi sapessero che "decentrare" significa soprattutto "partecipare".

Non si può votare e poi lasciare che gli altri facciano. Il decentramento ha senso se il cittadino partecipando nelle commissioni, apportando le sue conoscenze e le sue esperienze ed esercitando il suo "severo" controllo non permette che questa nuova forma di "democrazia diretta" si trasformi in burocrazia, che potrebbe anche lasciar spazio a gruppi di potere personale o clientelare.

Per questo sono necessarie la presenza attiva e la partecipazione al Consiglio di Zona, che deve essere sempre più la "casa di tutti", ed in primo luogo di tutti gli onesti, dove ognuno passa sentirsi libero di esprimere le proprie idee e critiche e dove esista un contatto continuo tra il cittadino e gli eletti, in attesa che il governo nazionale si decida a varcare la legge che conferisca ai Consigli di Zona maggiori poteri operativi e decisionali.

L'Ufficio di Presidenza del C. di Z 19 in merito all'articolo comparso nel N° 7/8 luglioagosto 1982 a pag. 3 di Milano 19 a titolo "Quando la burocrazia ammazza l'iniziativa" rende noto quanto segue. "È compito degli organismi elettivi, tra i quali i Consigli di Zona, nello svolgere le funzioni cui sono demandati in materia di governo della città e della "cosa pubblica", attenersi scrupolosamente alla osservanza delle leggi e dei loro regolamenti attuali. Nel caso specifico è dovere del C. di Z. - dovendo deliberare la spesa di una somma che proviene dalle casse comunali e quindi dalle imposte e dalle tasse pagate dai cittadini milanesi - garantire che tale spesa sia compatibile con le suddette leggi e regolamenti e con le delibere del Consiglio Comunale. Davanti a una richiesta di un consigliere - che può prestarsi comunque ad equivoche interpretazioni ed illazioni - era dunque preciso dovere del Presidente del C. di Z proporre al Consiglio di richiedere un parere relativo alla

Tutto questo non è da considerarsi nel generico termine di "burocrazia" abusato ogniqualvolta si deve far riferimento e si devono rispettare le leggi. Per quanto concerne l'atteggiamento della maggioranza del C. di Z 19 nella seduta di Consiglio del 17-5-82, si precisa che davanti si sospetti, avanzati dal consigliere Gironi, non solo il Presidente, ma anche altri consiglieri hanno respinto fermamente ogni illazione tendente a costituire un caso "politico", "partitico" o addirittura "morale". Con riferimento poi, al titolo del pezzo giornalistico oggetto di questa risposta, si sottolinea che nessuna iniziativa è stata "ammazzata", anzi il corso di storia, come tutte le altre iniziative portate in approvazione in C. di Z. sono state promosse dal Consiglio stesso, sostenute dalla maggioranza, ma non sempre (come nel caso del corso di storia) hanno avuto ronore" del voto favorevole del gruppo del consigliere Gironi. Ci meraviglia che la Redazione di Milano 19 non abbia interpellato contestualmente l'Ufficio di Presidenza del C. di Z in modo che questo chiarimento potesse comparire sullo stesso numero del giornale. p. ruff.di Presidenza

Ho letto l'articolo "Quando la burocrazia ammazza l'iniziativa" pubblicato su Milano 19 luglio-agosto '82, riguardante la vicenda del Consultorio di via Albenga.

Come finale leggo che su di me "circolano voci" su un "tentativo di estromettermi". Non riesco a capire da dove mi si dovrebbe estromettere, poiché il mio operato non è mai stato contro disposizioni o leggi. Sulle "voci circolanti" sarà bene aspettare che diventino fatti, allora potranno anche essere notizia per i lettori, quando cioè si saprà chi e con quale intenzione agisce.

Sul fatto sollevato in C.d.Z. circa il corso di storia, sono del parere che tra i molteplici compiti che un Comitato di consultorio ha, vi sia anche quello di spaziare in un campo culturale, visto che tante volte ci fermiamo a fatti della storia recente o a informazioni ristrette ad un tema specifico, mentre è opportuno talvolta ritornare alla storia per essere in grado di capire meglio il vissuto presente.

In tutta la vicenda mi colpisce la superficialità che certi Organismi civici mettono in evidenza. Qui è coinvolto non soltanto il Consiglio di zona, che non sempre mostra la dovuta attenzione ai meccanismi amministrativi e nel caso specifico in discussione, ciò che è stato sollevato da qualche consigliere d. c.; poteva essere chiarito nella stessa sede del Consiglio, trovando le motivazioni giuste proprio per la conoscenza personale di tutti coloro che compongono il Comitato di via Albenga, i quali hanno sempre agito con il desiderio di fare il proprio dovere e non alla ricerca di concussioni.

Anche quest'anno l'Amministrazione comunale intente partecipare agli interventi della cooperazione nel campo dell'edilizia economica e popolare mediante la concessione di contributi alle cooperative a proprietà indivisa per il risanamento e le riqualificazioni di alloggi antigenici o degradati. Lo annuncia l'assessore popolare, Angelo Capone.

Oltre alle Cooperative associate alle tre centrali (AGCI, Federcasa e Federcoop), l'Amministrazione intende offrire la propria collaborazione anche a quelle cooperative a proprietà indivisa che non aderiscono alle

suddette organizzazioni, ma che siano interessate alle operazioni di risanamento delle loro proprietà.

La richiesta di erogazione del contributo, che dovrà essere presentata entro il 30 settembre 1982, dovrà essere corrredata dal programma dell'intervento, dalle indicazioni di previsione del finanziamento della spesa, dalle previsioni di recupero di nuovi alloggi da assegnare ai soci in lista d'attesa.

Le richieste dovranno essere indirizzate all'assessorato all'Edilizia popolare e convenzionata in via Pirelli 39, Milano.

E mi permetta signor Direttore: anche da parte degli Assessorati comunali non è stata data ai consultori, attenzione per le condizioni in cui devono operare, vedi mille difficoltà riscontrate non soltanto da parte dei Comitati per la partecipazione sociale, ma anche da parte degli operatori. Molteplici i compiti del consultorio, poche le persone, tanta confusione nella integrazione dei servizi pubblici, tutto derivato dalla solita superficialità che crea soltanto confusione invece di quella chiarezza, nella quale, chi fa un servizio pubblico deve agire.

Chiunque si metta al servizio della popolazione (da eletto o da operatore) ha il dovere di sapere quello che fa, dalle leggi, alla applicazione del buon senso, che è uno dei pilastri fondamentali per agire in modo per lo meno umano. Tutto il contrario del cercare cavilli e gettare discredito. La ringrazio per l'ospitalità.

Tina Mozzanica

Consigliere Zona 19

Componente Comitato del Consultorio in rappresentanza del C.I.F.

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C.d.Z.
Il
a due anni dalle elezioni
di storia al Consultorio New" iniziativa è stata ammazzata

Approvati i bilanci di zona 1982 e 1982-1984

I soldi non sono molti.

Bisogna spenderli bene

Possibile la realizzazione di opere prioritarie - Altro si potrà ottenere dagli oneri di urbanizzazione - Necessitano leggi moderne che diano agli Enti Locali i mezzi per attuare i loro programmi- La relazione del Coordinatore al Bilancio del C. d. Z.

Nella sua ultima seduta prima delle ferie estive il Consiglio di Zona 19 ha approvato la relazione al bilancio 1982 e al bilancio di previsione 1982-1984, presentata ed illustrata dal consigliere Luigi Volpe Rinonapoli, coordinatore della Commissione Bilancio e Demanio.

Data l'importanza del documento, essendo il bilancio l'atto fondamentale dell'attività di ogni amministrazione pubblica, riteniamo doveroso portare a conoscenza di tutti i nostri lettori il testo completo di tale relazione, che pubblichiamo integralmente qui di seguito.

Con il 1982 il bilancio di Zona relativo alle opere ed alle manutenzioni straordinarie (spese in conto capitale) con la sua specifica per capitoli di spesa, non viene più decentrato. In gestione diretta alle Zone restano le manutenzioni ordinarie e i fondi a render conto: quello relativo alle attività socio-culturali ha preso il nome di Fondo Programma ed è stato oggetto di uno specifico dibattito in questo CdZ, svoltosi il 28/ 6/ 82. Il fondo manutenzioni ordinarie, limitato alle piccole riparazioni urgenti degli edifici demaniali, viene gestito in via amministrativa e, forse, in proposito, andranno fatti una valutazione e un dibattito politico, sebbene sia doveroso, da parte di questo CdZ, un encomio ai nostri operatori che con capacità e attenzione hanno svolto un compito davvero oneroso.

Il primo interrogativo che si pone al nuovo modo di gestire, rispetto al decentramento, il bilancio riferito alle Zone è se esso rappresenta un passo avanti no. Noi riteniamo che vi siano due aspetti; se l'Amministrazione Centrale manterrà l'impegno di attuare le opere previste per le Zone secondo le priorità da queste deliberate, allora è un passo avanti reale. Infatti, le passate esperienze relative ai bilanci 1979 e 1980 hanno dimostrato come i tempi per un'effettiva gestione decentrata di parte della spesa pubblica non fossero maturi. E ciò non per mancanza di volontà dell'attuale Giunta di dare piena soddisfazione al bilancio decentrato, ma per una serie di concomitanze negative. Fra queste, in particolare, la crisi economica che con le sue ripercussioni sulle finanze degli Enti Locali ha portato a notevoli tagli di spesa e ha impedito l'attuazione di una efficace programmazione degli interventi. Inoltre, il bisogno pregresso di Milano è tale che occorreranno anni prima che sia soddisfatta: carenza di servizi, stato di manutenzione

degli edifici pubblici, condizioni delle strade e dei trasporti, stato del verde pubblico e, più ancora il grave problema di una casa per tutti a prezzi accessibili, ecco i maggiori problemi annosi che affliggono la nostra città. A questi due elementi vanno sommati altri: l'apparato tecnico-burocratico, al di là di ogni critica di merito, non risponde più alla realtà dei tempi, è vecchio, sclerotico, privo spesso di mezzi e di strumenti moderni ed efficienti, paradossalmente arroccato in una visione accentratrice della città. La sua relativa inefficienza, che ha portato anche a gravi ritardi, è dovuta, però, in parte all'arretratezza di molte leggi vigenti la cui articolazione porta a tempi di attuazione delle opere, anche le più piccole, talmente lunghi che, da una parte, i costi previsti raddoppiano e triplicano nell'arco di tempo della loro realizzazione, e, dall'altro, giungono a fornire il prodotto richiesto quando la domanda, spesso, si è orientata in altro modo o le esigenze reali sono mutate perché mutate sono le età dei richiedenti e diverse sono diventate le esigenze socaili della collettività.

Per tali motivi attuare con bilancio centrale unificato le opere necessarie richieste dalle varie Zone, secondo il criterio di priorità da queste definito, è molto più valido proprio perché più realistico. L'Amministrazione centrale, non avendo più "voci bloccate" per capitole di spesa può manovrare le sue ridotte disponibilità in modo di realizzare il maggior numero di opere possibili nel quadro complessivo degli interventi e delle esigenze dell'intera città. Un passo avanti quindi, perché le opere prioritarie realizzabili saranno fatte in tempi utili e perché le esigenze inderogabili delle Zone saranno finalmente soddisfatte.

Gli interventi prioritari

Per la nostra Zona parte delle opere in bilancio per gli anni 1979 e 1980 sono state realizzate o sono in via di attuazione (per es. adattamento di v. Betti, asilo nido di v. Paravia, isola pedonale Chiarelli, nuovo campo giochi nell'area Borsa-Falck), questo oltre al risanamento d'urgenza della scuola media Ricci e alle manutenzioni straordinarie. Per quel che concerne le manutenzioni straordinarie delle Scuole, previste nei nostri passati bilanci, e ancora non attuate, l'Assessorato ai Lavori Pubblici ha garantito che verranno deliberate entro il 1982, tenendo debito conto delle nuove priorità definite dalla nostra Zona.

Per il 1982, l'importo a bilancio per le Zone, sempre relativo alle manutenzioni straordinarie, è ridotto ai 2/ 3 di quello del 1981 (circa 900.000 milioni), in coerente necessità con i pesanti tagli della spesa pubblica. Per tale motivo, non es-

sendo noi in grado di quantificare i costi reali (tenuto conto che saranno lavori eseguibili nel corso del 1983) forniamo all'Amministrazione centrale un elenco generale di priorità, ben sapendo che ne11983 solo 3 o 4 scuole, oltre alle strade più dissestate, potrenno beneficiare degli interventi. Andremo a verifiche puntuali sia dell'impegno delle ripartizioni sia delle attuazioni opzionabili fra interventi di pari urgenza.

La Giunta, nell'incontro sul bilancio pregresso tenuto il 1° luglio scorso si è impegnata categoricamente su quanto segue: I) i lavori per il Centro Civico verranno npresi entro il 1982 il centro sociale Harrar, la cui progettazione è in corso, verrà realizzato entro il 1984 la ristrutturazione dell'edificio di via Albenga, secondo il progetto da noi approvato, verrà attuata in tempi stretti, presumibilmente entro il 1983 il complesso omnifunzionale di Pigino, già allo studio, verrà attuato entro il 1984, dopo un'ulteriore verifica sulle sue dimensioni in funzione dei futuri insediamenti l'isola pedonale di S. Siro prenderà il via dopo che, in base al previsto incontro di luglio con gli Assessorati competenti, verrà deliberata l'istituzione in rapporto alla viabilità la palazzina di v. Terzaghi verrà resa agibile e consegnata al CdZ che ne definirà l'uso l'Assessorato al Commercio si è impegnato a preparare un progetto tipo per le aree attrezzate dei mercati ambulanti e le prime realizzazioni saranno fatte nella nostra Zona, promotrice di questa interessante (a giudizio dell'Amministrazione centrale) soluzione

8)per le opere di carattere sportivo, come per es. quelle dell'area di v. Cilea, si farà un incontro di verifica con l'Assessorato allo Sport e si cercherà insieme il modo di finanziare, magari con il contributo dei privati l'assetto del Monte Stella prosegue con gli impianti di illuminazione, di scarico delle acque, d'irrigazione e di prese d'acqua, di sistemazione di vecchie e nuove vie d'accesso, nonché del verde. La Ripartizione Parchi e Giardini si è impegnata a fornirci in tempi brevi un quadro delle opere attuate o in via d'attuazione nell'insieme di un progetto generale ispirato a quello a suo tempo avanzato dal nostro CdZ verrà definitivamente sistemata, in tempi brevi, la Palazzina di P.le Segesta ll) con agosto, l'area liberata dalla betoniera sarà finalmente sistemata a verde. I punti da I a 5 restano le opere prioritarie della nostra zona.

El canton del barbee oun La congiura

Ciao! Eccoci alle porte dell'autunno. Pensi che sarà caldo?

Dipend dal temp.

Cosa c'entra il tempo?

stra Zona, intorno ai 20 miliardi, di cui circa un terzo richiesto per il completamento del Centro Civico.

Se ghe sarà el sol farà cald, se invece el pioverà...

Ma io parlavo di un altro caldo!

— E quali?

Del caldo dal punto di vista sindacale. — Hoo capii! Del sindacaa di foghista!

Ma cosa c'entrano i fuochisti?

Come se l'è che gh'entrenn? Se d'inverno fann sciopero lor t'el set minga quanta gent che la resta al fregg?

Lo so. Ma io dicevo caldo per dire se pensi che ci saranno lotte per il rinnovo dei contratti di lavoro genere.

— Ah!... Ma allora el ris'c l'è minga che l'autunn el sia cald!

E quale sarebbe, secondo te?

Ch'el divegna sbrovent!

Vuoi dire che pensi che i sindacati adotteranno la linea dura?

On rnoment! L'è minga che i sindacaa ciapperann la linea dura; ma che i padroni l'hann giamò ciappada!

— Ma se hanno detto che sono disposti a sedersi anche subito al tavolo delle trattative.

Si ma settas giò l'è on cunt e avegh voeuia de discutt l'è on alter.

— E chi ti dice che non vogliano discutere?

Ma se hann cominciaa cont el dì: o la borsa o la vita!

Veramente hanno detto o la scala mobile o i contratti.

Che l'è poeu la stessa robba.

Il fatto è che devono contenere i costi del lavoro.

Per guadagnà pussee.

— Ma no. Per far fronte alla crisi economica. Economica forsi per i padroni che risparmien; ma no de ceri per i operari che deven pagà tuttcoss sempre pussee car.

Il fatto è che c'è la congiunta sfavorevole.

Guarda che t'ee dit on "tu" de tropp.

Cosa vorresti dire?

Che l'è ona "congiura", minga ona "congiuntura".

Congiura di chi e contro chi?

Oh, bella! Di padroni contra i operari.

Via, non esagerare!

Esagerà mi?! Damm atrà: quanti ann hinn che vann adree a parlà de sta congiuntura sfavorevol?

Mah!... Non sparei... Tanti... Certo più di dieci.

E coss'è ch'hann faa in tutti sti ann per falla diventà favorevol?

Beh... Adesso, così sui due piedi, non saprei dire.

T'el disi mi:nient! E intanta cont la scusa de la congiuntura hann màndaa on mucc de operari a spass e de danee in Svizzera.

E con questo cosa vorresti dire?

Che l'è tutta ona congiura di padroni daccordi cont el governo. — Quale governo? In tutti questi anni ne sono cambiati tanti.

Cambiaa de nom, ma de fatto hinn semper staa tucc uguai.

Come uguali?! Se siamo persino arrivati ad avere un presidente del consiglio laico!

Ma semper amis di padroni! Te vedet la question l'è minga de avegh on president del consili laich invece che gesott.

E quale è, allora?

De avegh on governo che invece de stà dalla part di padroni el staga da la part di operari. Pensi che poi le cose andrebbero meglio?

20

miliardi in cinque anni

Come si vede, anche se con indubbia fatica, la Giunta cerca di rispondere positivamente alle richieste delle Zone, pur nel quadro complessivo delle necessità dell'intera città (di cui l'edilizia abitativa, i trasporti, i servizi rappresentano il nodo centrale). Altro sarà possibile ottenere utilizzando con aculatezza gli oneri d'urbanizzazione, per il cui impiego diretto nelle Zone interessate la Giunta ha espresso la sua piano disponibilità. Teniamo presente, però, che sta anche a noi non chiuderci in una visione campanilistica: a conti fatti, l'impegno di spesa per il quinquennio 1979-1984 si aggira per la no-

E un impegno di non poco conto, ottenuto anche per la capacità e fermezza del nostro CdZ e per la volontà e capacità, questo ci va riconosciuto, con cui la maggioranza di questo CdZ ha saputo condurre l'incontro-scontro con l'Amministrazione centrale. Tuttavia, criticamente, e questo è il secondo aspetto del nuovo modo di attuare i bilanci zonali, affermiamo che se ciò non sarà rispettato, allora si verificherà un passo indietro, non solo per il Decentramento ma anche per la credibilità stessa dell'attuale Giunta. Alle nostre Zone verrà tolta non solo formalmente la possibilità di intervento sul bilancio comunale ma anche, di fatto, se non si rispetteranno le "nostre" priorità. Le Zone, così, resteranno luoghi in cui si scaricherà il malcontento dei cittadini e saranno solo strumenti di ratifica di decisioni prese dall'alto. Quale maggioranza di sinistra di questo CdZ affermiamo che la Giunta di sinistra del Comune di Milano si assume, verso il Decentramento, importanti responsabilità alle quali non può e non deve venir meno. Abbiamo chiesto verità e chiarezza, perché su questo solo si può fondare un rapporto di fiducia tra cittadini e Istituzioni. Questa verità e chiarezza ci è stata data e garantita: noi ci siamo assunti le nostre responsabilità spiegando più volte i motivi delle inadempienze e dei ritardi. Ora tocca anche alla Giunta e al Consiglio Comunale nella sua interezza di assumersi le proprie responsabilità nell'interesse di tutti i cittadini, anche al di là dei logici schieramenti di parte. Si rende necessario, oggi più che mai, che salga un movimento di pressione perché il Governo e il Parlamento diano, con opportune moderne leggi, i mezzi necessari agli Enti Locali per attuare i programmi che essi si sono prefissi e che le attuali leggi (in primo luogo quella finanziaria) rendono impossibile quasi realizzare. Le scelte generali delal Giunta di sinistra per i prossimi anni sono fondamentalmente giuste: la casa, i trasporti, l'ambiente, la qualità della vita sono i fattori primi indispensabili non solo per rendere vivibile la nostra città ma anche per dare un nuovo impulso al suo sviluppo produttivo. Di questa funzione degli Enti Locali deve rendersi a pieno cosciente sia Il Parlamento sia il Governo. A loro volta, Giunta e Consiglio Comunale debbono essere sempre più coscienti che il Decentramento, le Zone, è non solo uno strumento validissimo di vita democratica ma anche un modo di essere che, coinvolgendo tutti i cittadini, contribuisce alla governabilità e allo sviluppo socio-economico della nostra metropoli che aspira a una sua giusta dimensione europea.

Tanta per comincià ghe sarev de mei chese i padroni voeurerann anmò congiurà contra operari gh'avarann pù el governo ch'èl ghe tegn bordon e poeu... come se dis?... Una sciresa tira l'altra. Te vedariet che anca tutt el rest el cominciarev a andà mei! Ciao, te saludi! el barbee

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Commissione scuola della Zona

Occorre molta creatività anche se si è istituzione

Il lavoro svolto ed i programmi nelle parole della sua coordinatrice

Sono immersa nella penombra di un salotto accogliente mentre fuori fondono i 32° all'ombra di un luglio canicolare ed ho davanti a me l'immagine sorridente ed aperta al colloquio della padrona di casa Sig.ra Gabriella Finazzi, una donna minuta e semplice quanto attiva e battagliera, da anni impegnata socialmente nel nostro quartiere ed oggi Coordinatrice della Commissione Educazione e Servizi Scolastici del C.d.Z. 19. Sono qui per intervistarla sulle sue attuali competenze ed eccovi il resoconto del discorso che si è andato poi dipanando fra noi quasi a ruota libera.

D. Sig.ra Finazzi quali sono le motivazioni di questa sua scelta di impegno, cioè come si pone oggi nel sociale?

R. Sono una donna che ha dei figli e che vuole crescere insieme a loro, perciò è particolarmente attenta a tutto quanto accade nella scuola che è il luogo dove i figli trascorrono la maggior parte del loro tempo al di fuori della famiglia. Perciò sono stata sempre una presenza attiva non solo nelle scuole frequentate dai miei figli ma in quelle di quartiere fin da quando si era costituito un Comitato Popolare con un suo Comitato Scuola; successivamente con la legge 774 sono entrata a far parte del Consiglio di Circolo delle Elementari allora frequentata dall mia terza figlia e poi, su specifica richiesta del PCI, ho chiesto di mettermi in lista per le elezioni delle Circoscrizioni pensando di mettere al servizio della scuola l'esperienza decennale di lavoro svolto in seno ad essa in quartiere. Così sono approdata al C.d.Z. 19 ed alla Commissione Educazione e Servizi Scolastici.

D. Vorrebbe spiegare cos'è questa Commissione, cioè perché è nata e quali sono i suoi compiti?

R. Questa Commissione è un'organo previsto dal Decentramento. Il Consiglio Comunale dà in gestione ad essa nella propria zona alcune delibere quadro. Esse riguardano: l'attribuzione alle Scuole dei Fondi del Diritto allo Studio (prima a carattere regionale); la refezione scolastica; le gite scolastiche con mezzi A.T. M.; la razionalizzazione dell'uso delle strutture scolastiche; gli Asili Nido; la Medicina Scolastica; l'uso dei locali scolastici da parte di terzi.

D. E di che tipo sono i suoi poteri?

R. I suoi poteri sono propositivi per alcuni aspetti, esecutivi per altri; per es. per quanto riguarda i Fondi del Diritto allo Studio la Commissione è deliberante. Inoltre come Commissione abbiamo scelto di essere istituzionalmente da una parte ed estremamente creativi dall'altra per cui spaziano nel campo scolastico su una vasta gamma di problematiche.

D. Lei ha parlato dei Fondi per il Diritto allo Studio, ma in concreto cosa sono, come si traducono?

R. Questi Fondi provengono dallo Stato che li affida alle Regioni che a loro volta li decentrano ai Comuni. Nel caso di Milano, il Comune li decentra ai Consigli di Zona. Sono un contributo legato ad una legge regionale, quindi con delle precise formulazioni. Devono servire soprattutto per l'inserimento degli handicappati e come incentivo perché la Scuola si rinnovi (sperimentazioni). Una volta assegnati dal C.d.Z. tramite la Commissione Educazione devono essere amministrati dagli Organi Collegiali

Intervista di Ludovica Pepe Diaz

delle Scuole e questo sottolinea la partecipazione alla gestione concreta della scuola anche da parte della sua utenza che con questo atto può sostenere precise scelte didattiche. Il ns. lavoro legato a questa assegnazione è stato particolarmente impegnativo sia perché avendolo espletato per la prima volta ci ha trovati un po' impreparati, sia perché ci è venuto a mancare un valido supporto da parte del ns. Direttore Scolastico che dovrebbe essere propositivo nei ns. confronti determinando i criteri di assegnazione. Perciò per 1'81/ 82 abbiamo espletato in proprio sia il reperimento dati statistici della popolazione scolastica, sia gli incontri con le scuole per la conoscenza delle loro programmazioni alle quali abbiamo legato l'attribuzione dei fondi.

D. Per l'anno scolastico 81182 quali sono stati allora i criteri di assegnazione?

R. Abbiamo dato una percentuale fissa del 55% del totale pro-capite: questo per non penalizzare le scuole meno attente di altre a muoversi. Il 25% è stato legato alle sperimentazioni documentate; poi un 10% pro-capite agli handicappati presenti nella scuola per acquisto di materiale specifico a loro destinato dato in uso alla scuola ma che può essere usato da altre scuole che ne abbiano in seguito bisogno (per creare una specie di "Banca" di materiale per la Zona).

D. Quali sono i punti più importanti del lavoro svolto dalla Commissione per l'anno scolastico 81182?

R. Abbiamo preso in esame la bozza di Regolamento per gli Asili Nido. Abbiamo lavorato sul problema inserimento handicappati e prodotto un documento che auspica un'integrazione di tutti i servizi riguardo a questo problema. Questo lavoro è stato svolto in collaborazione col Centro Educazione Permanente del Comune di Milano e si è concluso con un Convegno di 2 giorni.

Studio sull'uso razionale delle nostre strutture scolastiche.

Problema degli anziani: come inserirli nella realtà della scuola.

Si è pansato di farli partecipare materialmente (lavoro artigianale) all'allestimento della prevista Ludoteca per le materne con la costruzione del materiale didattico specialmente in legno. Abbiamo affrontato i problemi della Refezione Scolastica espletando anche funzione di controllo.

Ci sono volute tre delibere successive per l'attribuzione del Diritto allo Studio.

Ci siamo interessati più particolarmente delle programmazioni delle Materne per legarle ai Fondi del Diritto allo Studio e non far cadere i soldi casualmente "a pioggia".

Abbiamo pubblicizzato ed incentivato i Corsi di Alfabetizzazione e delle 150 ore. Abbiamo avuto incontri con le altre Zone.

C'è stato un Convegno sulla riforma della Scuola Media Superiore. Insomma non ce ne siamo stati con le mani in mano!

D. Tutt'altro! e per il nuovo anno scolastico, oltre a portare avanti questi discorsi già iniziati, ci sono particolari progetti?

R. Si: abbiamo in cantiere il grosso problema della revisione dei programmi ministeriali della Scuola Elementare. Poi porteremo avanti il Progetto Handicappati. Arriverà in settembre alle scuole sia globalmente

sia come, chiamiamolo, un "sub-progetto" per il coinvolgimento effettivo anche della popolazione nei vari momenti del vissuto dell'handicappato nella scuola.

Desideriamo creare un organismo non dipendente ma patrocinato dal C.d.Z. fra tutti i genitori eletti negli organi collegiali, per fornire loro momenti di incontro per problemi comuni e dare loro tramite lo scambio di idee e una maggior conoscenza degli organi collegiali (forniremo la legislazione occorrente) maggiori sicurezze dal punto di vista di una qualificazione all'interno della scuola.

Inseguiamo poi da tempo il sogno di una Commissione Mista Permanente con il Distretto per il Fondo del Diritto allo Studio. La riteniamo necessaria per non far diventare il Diritto allo Studio un'arma a doppio taglio che mortifica il Distretto in quanto solo propositivo e contemporaneamente anche il C.d.Z. quando deve soltanto svolgere una funzione amministrativa se tutto viene proposto dal Distretto. Servirebbe cioè a non vanificare i due organismi e nel contempo ad instaurare una prassi fissa di collegamento e di comunicazione con le scuole.

D. Bene, quindi avrete di che rimboccar Vi le maniche anche per l'anno prossimo. Ed ora potrebbe, visto gli studi in merito compiuti, illustrarci la situazione della Scuola nella Zona 19?

R. Andrò per ordine partendo dal primo grado. Dunque, Asili Nido: ne abbiamo 5 sufficienti alle richieste dell'utenza tranne che per S. Siro dove c'è maggior ricambio di popolazione e più natalità e dove il Nido di via Zamagna non ha strutture adeguate per cui dovrà essere trasferito probabilmente in una materna ristrutturata. Scuole Materne: si stanno svuotando paurosamente e quindi rischiamo la chiusura. Abbiamo previsioni fino all'85. Io credo comunque che sia meglio chiudere una struttura in toto che non sezioni sparse qua e là e che i genitori dovrebbero capire che la qualità di una scuola non è legata alla sua vicinanza a casa anche perché poi, nel caso specifico del Gallaratese, le vane scuole sono abbastanza vicine fra loro non obbligando quindi, in caso di chiusura, a pesanti trasferimenti. Ma il problema più attuale oggi per la materna è il Progetto 0/6, cioè stabilire che l'arco educativo non deve essere spezzato in due distinti momenti. Un simile progetto prevede ristrutturazione di ambienti scolastici ma anche un riordino generale delle camere e dei livelli delle Educatrici interessate. In questa ottica si è proposto di anticipare l'entrata alla Materna a due anni e mezzo, ovviamente con i dovuti "ritocchi" alle strutture.

Ma non esiste un vero e proprio progetto globale per ora ed auspico che la Ripartizione Educazione del Comune di Milano se ne faccia carico.

Scuole Elementari: Per S. Siro il discorso tiene a livello di Scuole elefantiache dove ora si stanno recuperando spazi per attività di laboratorio ed integrative. Nel QT8 e nel Gallaratese invece la situazione è ottimale: numero di bambini molto basso per ogni classe e quindi miglior lavoro. La Elementare Urugay non apre più le prime ed andrà ad esaurimento.

Scuola Medie: L'utenza sarebbe funzionale al numero delle medie sul totale, sempre tenendo separati i discorsi per i

tre diversi quartieri che compongono la Zona 19. Ci sono alcune Medie legate alle rispettive Elementari che si svuotano relativamente più in fretta ed allora c'è un po' la caccia all'utente che crea problemi di scuole di Serie A e di Serie B. Il Distretto non esprime una linea sui bacini di utenza e la scelta libera da parte dei genitori anche se sacrosanta non sempre è funzionale alla Scuola.

Medie Superiori: Qui abbiamo sovraffollamento anche se in Zona 19 c'è un calo di 100 unità ogni anno. L'anno prossimo si dimezzerà l'ITCPA con le sue 57 sezioni che troverà ospitalità nell'Onnicomprensivo di Baggio.

C'è poi il problema dell'Istituto Professionale Alberghiero che dovrebbe avere una sua sede con particolare connotazione, cioè quella di Albergo, per la pratica effettiva degli insegnamenti svolti. Attualmente è dislocata metà nell'Onnicomprensivo e metà nelle Elementari Uruguay (senza che siano iniziati i necessari lavori di ristrutturazione).

Si era proposto invece in Urugay un Liceo misto classico/scientifico lasciando l'Alberghiero tutto nell'Onnicomprensivo dove già ci sono laboratori adatti, ma la proposta non è stata accettata dalle due amministrazioni competenti (Comune e Provincia).

I problemi legati alle Superiori si ridimensionerebbero se passasse la riforma anche perchè andrebbe più in là l'età della scolarizzazione di massa e quindi aumenterebbe l'utenza.

D: La ringrazio per questo chiaro quadro della Scuola in Zona 19 e, per concludere, vorrei esprimesse un suo pensiero personale sulla Commissione Educazione e sul suo lavoro.

R: Il difetto in questo organismo sta nel fatto che deve rilevare i problemi a livello locale per proporne le soluzioni ma poi non è in grado di concretizzarle. La Commissione dipende da troppi organi burocratici, ma ha fondi propri e quindi non ha i mezzi concreti per portare a compimento i progetti. E vero che ha dalla sua le Delibere Quadro, ma in esse ci sono delle contraddizioni eclatanti.

Per esempio: dovremmo dare i criteri di priorità sull'utilizzo da parte di terzi delle strutture scolastiche, però la Delibera Quadro dice che ci dobbiamo rifare ai criteri del Consiglio Scolastico Provinciale che a sua volta dà ai Consigli di Circolo e di Istituto la potestà di utilizzo. Quindi i criteri si scontrano in scelte politiche diverse. Così l'anno scorso il Nido di via Zamagna, privo di giardino, non ha ottenuto l'utilizzo richiesto dal giardino delle Elementari confinanti per il no del Consiglio di Circolo di quella Scuola e sia il C.d.Z. sia l'Assessorato non hanno potuto far nulla in merito.

Quindi limitazione di poteri, competenze sul filo del rasoio con quelle del Distretto: tutto ciò opprime la Commissione come una cappa e smorzai suoi entusiasmi nel creativo.

Inoltre ritengo che in un rapporto corretto fra gente eletta e quindi funzionale all'elettorato, ci deve essere una possibilità di portare a termine le proposte altrimenti sono sforzi e fatiche che vengono vanificati e la gente che non è sempre al corrente di tutto questo pastaio resta giustamente delusa nelle sue aspettative.

D: Tutto questo è molto giusto, ma spero che non voglia la-

sciarmi così con una nota di pessimismo.

R: Niente affatto, io credo che le cose possono e devono cambiare sempre in meglio con lo sforzo di tutti e mettere a conoscenza la gente è un fatto importante. Adesso la lascio, vede, e vado a lavorare... per la Commissione!

D: Non le voglio rubare altre tempo prezioso allora: arrivederci e grazie per questo piacevole incontro. Ripiombo nel sole e la penso indaffarata nelle sue carte che per lei sono sempre qualcosa di estremamente concreto.

milano 19 - pagina 6 settembre 1982
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L'esenzione è un diritto non una concessione

Se c'è una linea di continuità chiara e indiscutibile nel nostro paese tra il regime fascista e il trantennio dei governi democristiani del dopoguerra, questa è rappresentata dall'istruzione religiosa nella scuola. Dalla "riforma scolastica Gentile" del 1923 che la reintrodusse nelle elementari, al Concordato del 1929 che la estese a tutte le scuole secondarie, passando per i programmi delle scuole elementari del 1945, ribaditi in quelli de11955, fino alla legge di istituzione della scuola materna di stato del 1968, questa linea corre indisturbata e via via rinforzata: è la via del confessionismo cattolico.

Il confessiónismo

Riassunto nella nota formula che pone il cattolicesimo quale 'fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica" (art. 36 del Concordato), questa via consiste nel cercare di dare un'impronta cattolica all'istruzione pubblica usando sia un insegnamento diffuso nello svolgimento del programma di tutte le materie e in pratiche culturali (soprattutto nelle elementari), sia un insegnamento speciale consistente in una istruzione religiosa specifica collocata tra le altre materie nell'orario scolastico. Il tutto in una struttura monopolistica e costrittiva: monopolistica perchè riconosce alla Chiesa cattolica l'esclusiva della religione e costrittiva perchè la religione a scuola è obbligatoria. Nè si può sostenere credibilmente che oggi "l'ora di religione" si deconfessionalizza finchè permangono questi due elementi.

Non è così che si può annunciare fedelmente rEvangelo di Gesù Cristo nella società. Per il suo stesso contenuto l 'Evangelo può solo essere testimoniato e mai imposto, genera libertà e responsabilità nel confronto e non nell'univocità, è autonomo e non pagato e garantito dallo stato.

L'esenzione

Per l'evangelico che ha un'altra concezione della fede cristiana, per il non credente che vuol essere libero da qualsiasi imposizione religiosa, per il cattolico che rifiuta non la fede della sua chiesa, ma il modo distorto della sua presenza nella società, non resta che la esenzione dall'istruzione religiosa.

Anche qui il confessionismo detta le regole: rende questo istituto arido e sterile in quanto solo negativo e lo svuota di effetto perchè inoperante di fronte all'istruzione religiosa diffusa. Ma per quanto inadeguata l'esenzione resta un diritto e un dovere irrinunciabile per chi dissente, una vera e propria obiezione di coscienza nella scuola.

Eppure tanti esitano e alla fine si adeguano alla massa.

Non voglio che mio figlio si senta diverso... Ma qual è la cosa più importante per bambini e ragazzi? Una certa tranquillità psicologica al prezzo di una pesante coltre di non diversità sotto cui siano soffocate le identità molteplici (religiose, areligiose, politiche, ideologiche) che vanno emergendo nell'ambito delle famiglie? Oppure una lotta coerente e perseverante da parte delle famiglie perchè nella scuola siano accolte quelle identità molteplici nella libertà,

nel rispetto, nell'arricchimento reciproco?

Questa alternativa tra conformismo e libertà non si riduce certo alla questione dell'istruzione religiosa e investe anzi tutta la scuola; ma l'istruzione religiosa è un punto centrale di tale alternativa, perchè la sua struttura monopolistica e costrittiva è scuola di conformismo, di ipocrisie, di false adesioni L'esenzione dall'istruzione religiosa è quindi un momento ineliminabile e essenziale nella lotta per una scuola libera, aperta, di confronto reciproco.

Oggi ancora può certo avere un prezzo psicologico l'essere esentati dalla religione, ma se le famiglie sapranno spiegare, fornire comportamenti e modelli di coerenza e curare assiduamente l'identità spirituale dei loro figli, il prezzo non sarà mai proibitivo, soprattutto in relazione a quanto i ragazzi esentati si accorgeranno domani di aver avuto in cambio: rispetto per loro stessi e per la loro educa zione.

L'indice di non gradimento

Finora l'esenzione è stata in gran parte considerata una difesa riservata alle minoranze. Lo è, e deve continuare ad esserlo. Ma è ora che diventi anche uno strumento di lotta. Nel tempo in cui la "revisione" del Concordato sta lavorando a risistemare il confessionismo cattolico mutandone solo la forma, l'esenzione dell'istruzione religiosa è uno dei pochissimi strumenti a disposizione di tutti i cittadini, studenti maggiorenni e genitori di studenti, per far conoscere alla Chiesa cattolica e al Parlamento italiano l'indice di non gradimento del paese per ciò che riguarda la attuale presenza della religione nella scuola garantita dal Concordato e non modificata dalla revisione in corso.

Dovremo discutere sulle forme di una presenza diversa della religione nella scuola: riprendendo il principio risorgimentale interrotto dal fascismo e dallo sviluppo successivo - secondo cui l'educazione religiosa compete alle famiglie e alle chiese ma non ad uno stato che deve dichiararsi in questo campo non antireligioso ma non competente - il dato storico e culturale del fatto religioso da vrà trovare una sua collocazione nella scuola nell'ambito della libertà di insegnamento garantito dalla Costituzione e dei programmi autonomi di competenza dello stato; e d'altra parte dovrà essere riconosciuta a tutte le chiese e organizzazioni religiose il diritto di rispondere (con interventi a proprio carico) a richieste che provengano dalla scuola nelle sue varie componenti (insegnanti, studenti, genitori) perchè il programma di studio sia arricchito dalla testimonianza diretta, aperta, pluralista, su determinati temi e problemi. Ma qualunque sia la proposta che riterremo di dover sostenere e portare avanti, essa non rimarrà teorica e utopistica solo se potrà appoggiarsi ad una pratica dell'esenzione in continuo allargamento che testimoni di una crescente insoddisfazione per un problema irrisolto.

La legge prescrive che la dispensa sia fatta "all'inizio dell'anno".

Un "oggetto misterioso" che chiamano distretto

A colloquio con il presidente del Consiglio scolastico distrettuale

Valtellinese, quarantanove anni, tre figli studenti, già membro del Consiglio Distrettuale precedente, primo fra gli eletti nelle liste di "Comunità Educante" per la componente genitori, Songini Celestino è l'attuale presidente del Distretto 92 (corrispondente temtorialmente alla Zona 19).

"Roccioso" e "quadrato" come i massi della sua "Val Masino", Songini ama ricordare che nella sua valle soggiornò a lungo Ezio Vanoni (nella memoria degli italiani per la denuncia dei Redditi N.d.r.) che tanta influenza ebbe nella sua formazione culturale.

Terra povera che non riesce a sfamare i propri figli anche il futuro presidente del Distretto è costretto a lasciare presto il proprio paese, prima per completare gli studi a Bergamo e quindi a Milano come tecnico in una importante azienda telefonica.

Songini, comincerei subito con una provocazione: questo distretto lo definiscono sempre più un "oggetto misterioso", ai più è sconosciuto, non si veda no segni tangibili della sua presenza... ma quali, in concreto i suoi poteri o i suoi limiti?

In effetti il distretto nei suoi primi mesi di attività ha incontrato qualche difficoltà. In quanto ai poteri reali: essi sono pochi. Questo però non significa che se tradotti in pratica, guai pochi non siano sufficientemente significativi per lasciare un segno nella società. Il guaio è che il più delle volte il dire pochi serve a qualcuno per snobbare questo istituto di partecipazione nel quale io credo. Sarò un illuso ma ci credo.

Mi sembra ovvio visto che ne sei presidente, ma la gente ci crede ancora? Ricordo che all'introduzione dei Decreti Delegati vi era molta tensione partecipativa, come vi era anche molta attesa...

In modo diverso di un tempo la partecipazione c'è; anche se, a volte, lascia intravvedere un interesse personale, d'altra parte non si può pretendere che tutti siano altruisti. Faccio un esempio: nel periodo delle preiscrizioni alcuni genitori prendono certe posizioni e vorrebbero dal Distretto determinati atteggiamenti a favore di queste loro posizioni. Mentre il Distretto non può avere comportamenti parziali ma deve tener conto di molti fattori nell'interesse più ampio della comunità.

Mi puoi citare qualche segno tangibile di funzionalità?

Basti pensare al significato e all'importanza che hanno le preiscrizioni, il diritto allo studio, la sanità. Sono tutti gradini di una scala da costruire nel modo giusto.

— La mia impressione è che il Distretto sia una ulteriore istituzione burocratica.

— Vedi, il distretto, se analizzi bene, quando l'hanno istituito gli hanno dato una collocazione ben precisa. La sua funzione è quella di "fotografare" una realtà territoriale sulla quale programmare una serie di interventi che le autorità preposte dovranno eseguire (Ente locale, Provveditore, C. P. S. Prov.).

Ha quindi una funzione propositiva.

Una funzione propositiva che ha un certo peso; quando per esempio il Consiglio distrettuale propone l'abbattimento di barriere architettoniche, lente interessato si deve fare carico del problema.

Precisiamo che le barriere architettoniche possono costituire ostacoli all'accesso alla

scuola di ragazzi portatori di handicapp e quindi in contrapposizione al diritto allo studio.

— Chiaro!

Un argomento che meriterebbe di essere affrontato meglio in una sede più opportuna.

— Certamente.

Visto che hai citato l'Ente locale vogliamo parlare un po' dei rapporti che intercorrono con il Consiglio di Zona? So che in passato c'è stato un po' di polemica.

Nei quattro o cinque mesi di mia presidenza non ho ancora avuto modo di intrecciare un dialogo in quanto preso da problemi interni e di organizzazione.

Poi parleremo anche di questi Certamente," ma dicevo, se faccio riferimento ai quattro anni passati ci sono state si delle prese di posizione da ambo le parti (vedi diritto allo studio) e direi, giustamente per il rispetto delle reciproche autonomie, però ci sono stati anche momenti di collaborazione (come per l'onnicomprensivo, sedi staccate scuole superiori).

Prima parlavi di problemi interni: di che si tratta?

Sì, le difficoltà interne sono nate con l'inizio della vita del Distretto. Alla prima convocazione, avvenuta il 12 marzo, il Consiglio non era ancora nella sua intierezza di quarantatre membri (mancava la nomina di dodici/tredici consiglieri). In quella sede dovevano essere espletate le prime formalità (elezione del presidente, vice presidente, giunta ecc.). Da qui sono nate alcune polemiche attorno alla rappresentatività e garanzia delle minoranze. — I contrasti mi pare non sono solo di questa natura?

Infatti ne esistono altri. Ci sono state un paio di sedute abbastanza...

Calde?

Diciamo di temperatura elevata e che mi hanno dato anche amarezza. Il consiglio si è diviso su due concezioni che riguardano i bacini di utenza; la prima: fermo restando il bacino territoriale a garanzia del diritto di iscrizione lasciava facoltà al genitore di iscrivere il figlio a una scuola di sua scelta.

Ma la discrezionalità di accettare o meno a chi doveva essere affidata? —£ logico che se riconosci una

libertà di scelta ai genitori, devi riconoscere alla scuola la facoltà di accettarla.

La seconda? La seconda concezione riguardava i bacini d'utenza in senso rigido, salvo le deroghe di legge.

Vi siete spaccati. Ma siete poi arrivati ad una soluzione?

No! Non c'è stata delibera, esiste, anzi, una lettera aperta inviata da due consiglien per sollecitare la presidenza a compiere un'opera di mediazione. Lettera a cui ho già dato una risposta.

Prima di terminare con l'ultima domanda che riguarderà gli impegni futuri credo sia utile dare ai nostri lettori alcune informazioni. Come è strutturato il distretto?

Il Distretto per funzionare ha bisogno di una serie di strumenti operativi che sono, oltre alla presidenza, la segreteria, la giunta e le commissioni. Le commissioni riguardano: territorio, regolamente, diritto allo studio, orientamento, sperimentazione, sanità e, di recente costituzione, "cultura", che per ora è solo a livello di enunciazione e presto dovremo riempirla di contenuti. — E dove avete sede?

La sede è in via Betti 56 (in una scuola elementare del Gallaratese) tel. 3084222. Il Distretto si riunisce una volta al mese nella propria sede, mentre le

commissioni si riuniscono anche nelle scuole elementari di via delle Ande e Quarenghi. La giunta si riunisce ogni qualvolta si ravveda la necessità e prepara i lavori del Consiglio.

Tutte le sedute sono pubbliche?

Sono pubbliche. Nella sede di via Ugo Betti esiste un albo murale dove si può prendere visione di tutte le comunicazioni del distretto e posso aggiungere che il presidente è presente in sede al sabato mattina a disposizione del pubblico. — Programmi per il futuro?

— Il programma doveva essere già pronto per la fine di luglio, ma con le fratture interne... diciamo che per ora il Distretto è... ingessato.

Ma puoi accennare qualche punto?

L'elaborazione del programma sarà frutto del lavoro delle varie commissioni. Qualche elemento? Si partirà senz'altro dall'analisi della realtà territoriale per poter poi fare delle proposte; sicuramente si parlerà di diritto allo studio, che vuoi dire anche inserimento dei ragazzi portatori di handicap, e in modo particolare dell'orientamento tanto più che è in corso la riforma scolastica delle superiori, che mi auguro avvenga presto, in modo da aiutare i ragazzi a scegliere con serenità e concretezza la strada giusta.

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RELIGIONE
MA LO È VERAMENTE?
DI
Intervista a cura di Adalberto Crippa
ARREDAMENTI

I PROBLEMI DELLA TERZA ETA'

Quando l'indipendenza è soltanto solitudine

Per evitarlo è necessario costruire una società nuova in cui gli anziani possano sentirsi pienamente integrati

Gli anziani "indipendenti" ed "isolati", sia per loro volontà che per costrizione, fanno una vita difficile: magari lesinano sul pane e sul latte, cuciono nella penombra, si fanno staccare il telefono pur di pagare l'affitto, le tariffe e le altre spese necessarie in continuo aumento. Non è raro il caso di anziani trovati morti dopo 8 giorni e rintracciati a causa del fetore emanato, morti già spiritualmente da tempo. Del resto, come alternativa, non c'è che il ricovero, che gli

anziani temono come un vero "lager", dove spesso si è accettati soltanto se si è "sani" e sul cui costo corrono voci che desidererei fossero verificate. Alcuni ricoveri per anziani hanno un'infermeria efficiente, altri no; si tratta ad ogni modo di andare a convivere in comunità di tipo quasi militaresco dove il rapporto con gli altri anziani e con il mondo esterno diventa sempre più difficile. Il vitto è magari ottimo ed abbondante, ma nessuno si preoccupa di dare agi anziani una protesi dentaria od

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Occorre cercare di risolvere il problema di questi anziani almeno con dei "residences", dove si possa conservare una certa indipendenza e nello stesso tempo vi siano organizzati dei servizi assistenziali, di comunità e di svago adeguati. Il Comune di Milano ha organizzato una serie di iniziative per l'assistenza domiciliare agli anziani, sia infermieristica che di ausilio sociale e materiale agli anziani che vivono soli o coniugati ma in condizioni sanitarie o fisiche precarie.

Nella nostra zona oltre all'iniziativa conosciuta del Centro anziani di Piazza Segesta esistono luoghi di ritrovo nelle Parrocchie, sia per gli uomini che per le donne, dove gli uomini giocano a carte, a biliardo ed a bocce, mentre le donne lavorano di cucito o si rendono utili osi scambiano le loro idee; in dette Parrocchie esistono anche reparti di farmacia ed infermieristici.

È ben vero però che chi sa giocare a scopone scientifico od a tresette dopo aver superato la settantina con abilità ed astuzia, come ho accertato anche a mie spese, denota un'intelligenza ed una memoria vivaci e pronte, forse superiori a quelle di certi funzionari e dirigenti ancora in servizio, e certo degne di miglior causa. Solo la domenica mattina si giocano le 200 lire con due partite su tre, perché il costo di una consumazione è considerato una posta troppo alta.

A questo punto occorre informare i lettori di quant'altro è stato fatto sinora per gli anziani: con la legge sull'equo canone si dà la possibilità ai pensionati con redditi bassi di ottenere dei rimborsi; la Regione Lombardia ed altre hanno approvato una legge in base alla quale gli anziani possono godere una

Corsi di ginnastica da ottobre a maggio

Su proposta dell'assessore all'Assistenza, Attilio Schemmari, la giunta municipale ha destinato un contributo di 45 milioni al "Centro milanese per lo sport e la ricreazione" presieduto dall'assessore Luigi Valentini, per la effettuazione di corsi di ginnastica fisioterapica a favore di cittadini anziani. Il progetto di quest'anno prevede 126 corsi in otto mesi, da ottobre a maggio, con un totale di 8.064 ore. Potrenno beneficiarne 2.168 anziani.

Questa iniziativa si è dimostrata un buon strumento per migliorare le condizioni di vita di molti anziani. Si tratta infatti di una attività di prevenzione sia sotto l'aspetto della salute fisica, sia sotto l'aspetto sociale.

Nella stagione 1981-82 i corsi, nell'arco di sette mesi, sono stati 57, con 1.095 iscritti e hanno interessato la popolazione anziana di 14 zone su 20.

quindicina di giorni in alberghi convenzionati della Liguria e della Romagna in periodi fuori stagione versando il 50% dell'importo della pensione mensile dell'anno precedente, con un massimo di lire 250.000 per persona, viaggio compreso. Il Comune di Milano, ed altri con giunte di sinistra, concedono l'abbonamento gratuito sulle linee tranviarie agli anziani con pensione sociale; sempre il Comune di Milano inoltre ha pubblicizzato a tutti gli anziani anagraficamente iscritti le convenzioni esistenti con i negozianti e gli addetti ai servizi e dà la possibilità di ottenere, in determinati giorni della settimana, riduzioni del 50% presso cinema e teatri e la gratuità per i pensionati sociali; gratis sono pure a Milano per gli anziani gli ingressi ai Musei ed alle Pinacoteche. Interessanti sono anche le manifestazioni del Club degli "anta" specialmente nei mesi estivi, con riduzioni del 50% sul costo dei pasti del ristorante per gli anziani. La Regione inoltre concede, attraverso le farmacie, la possibilità di ottenere gratuitamente alimenti dietetici a tutti gli ammalati (e non solo agli anziani) di una lunga serie di malattie quali i nefritici ed i diabetici e numerosi altri. Per gli invalidi e gli handicappati di Milano c'è tutta una lunga serie di iniziative comunali che sarebbe troppo lungo enumerare ed illustrare, ma che anch'esse vanno meglio conosciute; oltre a quelle di legge. Una legge di iniziativa regionale sull'esenzione dai tickets sanitari per gli invalidi totali e permanenti è stata recentemente abrogata dal governo, che ne vorrebbe escludere dal beneficio quelli civili e per sopravvenuta malattia, conservandola solo per i grandi invalidi di guerra e del lavoro.

Importante è che non passi l'attuale stralcio della legge finanziaria od altre analoghe su ciò che riguarda tutti i "tickets" sanitari, che danneggerebbero irrimediabilmente le già scarse risorse dei pensionati, i più diretti interessati a questo settore,

Anziani in difficoltà?

Telefonate al 6597390

È in funzione presso la sede della Ripartizione Assistenza e Sicurezza Sociale del Comune di Milano, in largo Treves 1, un servizio di pronto intervento e di informazione immediata per i cittadini della terza età.

A disposizione delle persone anziane in difficoltà è stata riservata una linea telefonica, il numero da formare è 6597390.

All'altro capo del telefono una squadra di medici, infermieri, assistenti sanitari e sociali, frequentatori delle scuole per assistenti sociali e volontari è pronta a fornire indicazioni, suggerimenti ed informazioni sicuramenteutili.

Per gli anziani di modeste condizioni economiche è previsto anche il servizio medico urgente a domicilio.

e che in futuro si tenga conto del reddito individuale di ogni cittadino, e non solo in questo settore, così come da anni raggiunto in quello delle imposte, in quanto ogni altra concezione legislativa sarebbe, secondo me, attualmente anticostituzionale, poiché ogni cittadino ha i suoi doveri, i suoi diritti, i suoi obblighi e le sue esigenze sia immediate che future. Quanto meno, se si vuol realmente tutelare il valore sociale delle famiglie, si dovrà tener conto, se una riforma dovrà essere fatta, del reddito medio familiare sulla base di tutti i suoi componenti, sempre che, naturalmente, i redditi presi come base siano effettivamente realistici e continuamente aggiornati e non come, ad esempio, le aliquote delle imposte.

Per finire auguro a tutti i lettori che mi hanno seguito sin qui, ed a tutti i cittadini, una serena "terza età" in una società nuova, quasi tutta da costruire,

dove gli anziani e gli inabili siano rispettati ed aiutati amorevolmente sia dai popri familiari che dalle istituzioni e dai centri di aggregazione. Ma desidero chiudere con due pensieri colti dal vero: "Un anziano, qui in fondo al quartiere, rivolta le zolle in un orticello e semina tante verdure e, forse, anche fiori. È instancabile: è il tempo del suo riposo, ma non sente la fatica; nell'orticello un telo di plastica ricopre le pianticelle più tenere perché non soffrano il freddo. Un nonno con la nipotina: il nonno la prende per mano e la riporta alla mamma; la bambina lo aveva accompagnato per un pezzo di strada e non voleva ritornare indietro, poi raccoglie tutte le formine in un sacchetto vuotandole della terra che c'è dentro: adesso la bimba piange perché il nonno non c'è più". Teresa Boara e Roberto Tedeschi (3 - FINE)

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B/N

Due documenti dell'ANPI Nazionale

Un grido di allarme per la pace nel mondo

Mai dal dopoguerra ad oggi si era giunti ad un livello di pericolosità così allarmante per la pace. Il mondo è scosso da autentici conflitti combattuti con i mezzi che vengono eufem isticamente definiti tradizionali solo per distinguerli dalle armi nucleari.

L'Afghanistan da troppo tempo ormai riempie le cronache per essere un paese senza pace; il conflitto tra l'Iran e l'Irak non trova ancora uno sbocco politico necessario ed indispensabile per una soluzione negoziata tra i due paesi, per cui l'equilibrio internazionale nel Medio Oriente resta difficile; la guerra di invasione scatenata da Israele per occupare il territorio del Libano e annientare il popolo palestinese che da tempo si batte per il riconoscimento dei suoi diritti e della sua organizzazione OLP sta provocando una crisi profonda di cui sono imprevedibili gli sviluppi, sino a determinare gli interventi militari di altri Paesi con il rischio di coinvolgere anche le grandi potenze; gli avvenimenti nelle lontane Falkland oltre a gravi rischi internazionali, che sono sempre affidati all'imprevedibile allorquando le armi sparano, hanno messo in luce una volta di più l'impossibilità dell'ONU

di intervenire efficacemente per impedire gli avvenimenti tragici ai quali si sta assistendo. È il momento di lanciare un allarmante appello a tutte le forze democratiche a mobilitarsi per la pace, a chiedere che si cessi di combattere ovunque per aprire negoziati e trattative per la soluzione di tutte le possibili questioni che dividono i Paesi, a manifestare contro le basi missilistiche all'est e all'ovest, a imporre la riduzione degli armamenti nucleari, ma soprattutto, alla luce dei conflitti in atto, a richiedere misure di serie di riduzione di armamenti anche nel campo delle dotazioni tradizionali.

L'A.N.P.I. richiede pertanto al governo italiano che si compiano passi adeguati affinché da parte di tutti gli Stati si operi perché l'ONU non abbia la semplice facoltà di discutere ed elaborare documenti che restano inascoltati. Ritiene che la mobilitazione per la pace e per il disarmo debba non limitarsi alle manifestazioni antinucleari e contro le basi missilistiche in tutte le parti del mondo, ma debba investire anche i problemi di un effettivo disarmo in tutti i settori.

La certezza del diritto

La vita democratica del Paese è oggi seriamente turbata per quanto avviene nell'ambito di quel particolare settore della vita dello Stato rappresentato dalla Giustizia.

Già il processo di Catanzaro ha messo in luce l'incertezza del cittadino nello stabilire la verità su fatti così tragici come la strage di piazza Fontana a Milano di oltre un decennio fa. Lo stesso può dirsi per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, per la strage della stazione di Bologna e per l'Italicus.

Il cittadino si trova di fronte ad un dilemma: da un lato la magistratura che proscioglie presunti colpevoli che per tale presunzione erano incarcerati; dall'altro lato, organi dello Stato che indagano, offrono documentazioni ed infine determinano indagini ed arresti.

Un tale stato di cose può avere molteplici aspetti positivi o negativi, ma certamente ingenera nei cittadini un sentimento di sfiducia negli organi dello Stato, nella Giustizia e nella certezza del diritto.

Ne è una prova l'ultimo esplodente caso del giudice Gallucci che ha condotto l'istruttoria sulla cosiddetta loggia P2-Gelli. Siamo di fronte, un'altra volta, al tragico dilemma tra la Giustizia e gli strumenti che mettono nelle sue mani quanti possano essere ritenuti colpevoli di un qualche reato.

Di fronte a quest'ultimo risvolto, l'ANPI chiede che la Commissione d'inchiesta parlamentare, istituita per accertare la verità e le responsabilità di quanti possano essere stati coinvolti nella vicenda Gelli, porti avanti con vigore, con decisione, il suo mandato, non solo per appurare definitivamente responsabilità politiche e morali ed eventualmente penali, ma soprattutto per ridare ai cittadini fiducia nelle Istituzioni della Repubblica che debbono sopportare in questo particolare momento, lo stillicidio dei cinici assassinii del terrorismo come, ultima nel tempo l'uccisione dei due poliziotti Franco Sanmarco e Giuseppe Carretta, a dimostrazione che le radici del terrorismo non sono state ancora estirpate.

ANPI Nazionale

I MESTIERI DELLA STRADA

Professione? Tramviere!

Il tram: un mezzo sicuro, non inquinante ed anche economico

C'era una volta un tram.. e c'è ancora chi lo guida volentieri. Quarantatrè anni, di cui 25 a Milano, sposato, due figlie, professione tramviere: ecco, questo è Cappato Gabriele, da 20 anni alla guida di tram.

"Il tram mi rende libero, non mi sento controllato,... non è come stare alla catena di montaggio".

Non mi pare proprio. Anzi, percorsi obbligati, fermate, orari da rispettare...

"Sì, d'accordo... ma, non so come dire... il lavoro che faccio mi piace e quindi mi fa sentire libero".

Gabriele Cappato è nato in provincia di Treviso; nel '57 si trasferisce a Milano, trova lavoro come apprendista-elettricista e come tale fa domanda alla Azienda Tramviaria. Viene assunto nel '62, non in qualità di elettricista, ma come personale viaggiante. Il suo hobby: il podismo dove ancora, nonostante l'età, riesce a ottenere buoni risultati. Lo testimoniano le numerose coppe sparse per la casa che mostra con malcelato orgoglio.

"Dovrò prendermi una vetrinetta — dice — perché, ormai, non so più dove metterle".

Lo sport nella vita di Cappato è una componente importante che gli permette di scaricare la tensione nervosa accumulata durante il giorno; tra corse ed allenamenti gli dedica gran parte del suo tempo libero.

Ma veniamo al tram e a quello che esso rappresenta in una città come Milano, Cappato sa tutto sui tram e a volte si infervora nel suo discorso usando un linguaggio tecnico che a fatica riesco a seguire.

Cappato, come è fatta la giornata di un tramviere?

"Dipende dai turni".

Non sono tutti uguali?

"No! Alcuni per ragioni personali preferiscono fare turni spezzati; altri, come me, fanno turni normali di 6 ore per un totale di 36 ore settimanali, con un giorno di riposo a scalare (cioè il giovedì, poi il mercoledì, il martedì, ecc.)". Guidare in mezzo al traffico cittadino per sei ore al giorno non è stressante?

"Le spiego: ci sono dei giovani che dopo un anno alla guida di un tram sono esauriti. Io, sarà forse per lo sport che pratico, sono 20 anni che guido e ancora non ne soffro. Voglio

dire... è come un lavoro di vocazione, mi piace essere alla guida. Altri al mio posto avrebbero l'esaurimento nervoso. Dipende dalla persona".

Ma non è possibile una rotazione? Cioè, dopo un certo numero di anni uno può scegliere se continuare oppure passare ad altri tipi di lavoro? E i Sindacati cosa dicono in proposito?

"Questo è un discorso da farsi. La possibilità di rotazione non c'è per automatismo, esiste solo in casi specifici es. malattia, incidenti, ecc. Io penso che la questione debba essere discussa a fondo anche dai Sindacati perché guidare "consuma" e i giovani premono. È una cosa che dovrà essere risolta attraverso i contratti".

Il rapporto con i passeggeri com'è? Le capita spesso di avere discussioni? Chiude loro le porte in faccia? A volte mi chiedo se non lo facciate per dispetto.

"Sinora non ho mai litigato, non ho mai avuto "incidenti" con i passeggeri; se sbaglio chiedo scusa, ma forse il mio comportamento è dovuto alla mia attività sportiva che mi "scarica", mi ingentilisce. Qualche volta, alla sera, salgono in vettura dei teppisti: si mettono a fumare, sfottono e lì sì che mi arrabbio. Ma che fare?".

Quindi ci sono anche momenti di paura, di pericolo?

"Certamente, perché non si sa cosa hanno in mente. Una sera, poco dopo la mezzanotte, capita un tale in Largo Cairoli, probabilmente uno squilibrato, tira fuori una pistola e fino al capolinea del Cimitero Maggiore si trastulla con quell'aggeggio sotto il mio naso. Per qualche sera, poi, mi sono fatto seguire da una autoradio, ma non si è più fatto vedere. Quando capitano queste cose è inutile fare gli eroi, non ci si guadagna niente con la testa rotta; bisogna cercare di mantenere la calma e dialogare".

I giovani danno ancora il posto agli anziani?

"Tengo a sottolineare che spesso i giovani il posto lo cederebbero, ma in molti casi l'anziano se ne risente, e se invece non si alzano vengono criticati. È una questione abbastanza delicata. A me è capitato di aiutare persone anziane a salire e, come conseguenza, essere apostrofato sgarbatamente. Ora aiuto solo quelli che me lo chiedono o che vedo in notevole difficoltà, perché non tutti sono propensi a farsi aiutare".

Tanti anni sulla stessa linea; le è capitato di stringere amicizie?

"Sì, vecchi passeggeri che prendono il tram sempre alla stessa ora. Mi salutano, si fermano a parlare, mi raccontano i loro fatti. Questo tipo di rapporto con la gente è uno dei lati piacevoli della mia professione".

E i tram, come erano e come sono? C'è stato un processo tecnologico anche per loro? "Sì, tecnologie ve ne sono tante

ma il problema è un altro. Pigliamo vetture tipo la 4900"... ... Il cosiddetto "jumbo"?

"No, il jumbo è ricavato di vetture esistenti tipo 5200 e 5300 ed è unito attraverso uno snodo che viene costruito nelle officine di Desio. La 4900 è una vettura che ha bisogno di spazio, non è adatta per il centro di Milano. Anche se è impeccabile, velocissima, perfetta ha dei meccanismi così sofisticati che si deteriorano facilmente con l'uso in città, e poi, un tram lungo 30 metri che viaggia in mezzo al traffico è sacrificato. Sono vetture adatte a percorrere determinati percorsi interurbani. Su vetture come la 4800 e 4900 la guida è molto faticosa. Ve lo immaginate, 5 portiere a cui badare, per non parlare poi di quando piove o c'è la nebbia; non si riesce a tener sotto controllo chi sale e chi scende con gli specchietti retrovisori e qualche volta finisce che qualcuno lo si chiude dentro. La gente poi è disorientata per le diverse entrate.

In città la vettura che può

competere, a mio avviso, per certe linee tipo 14, 19, 33 è la Carello, mentre per le linee più impegnative come 12, 15, 24 le migliori vetture sono la 4700 e la 4600 che sono articolate, lunghe 18 metri, hanno prestazioni eccellenti: velocità, partenza rapida, 3 portiere, modernissimi, possono cioè competere con il traffico.

Secondo me usufruire del tram significa scegliere uno dei mezzi più economici e meno inquinanti e soprattutto il più sicuro: lo dimostrano le statistiche degli incidenti rispetto ad altri mezzi.

Io, inoltre, "picchio il chiodo" sul fatto che invece di avere 100 jumbo avessimo 200 vetture tipo 4600 avremmo un servizio migliore".

Ma occorrerebbe più personale viaggiante con costi maggiori!

"Certo, però la mia opinione è che sarebbe meglio impiegare 100 persone in più ed avere un servizio più efficiente e funzionale". A.C.

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Inquilini brava gente

Ottimi risultati per l'anagrafe dell'utenza - Risposte in massa ai questionari Una dichiarazione di Accetti

Sorpresa generale (ma non per noi): la stragrande maggioranza degli inquilini dello IACPM è fatta di famiglie per bene, che sono e si sentono in regola, che non hanno nulla da nascondere, disposte a collaborare perché l'Istituto sia messo in condizione di gestire razionalmente il patrimonio di edilizia popolare.

L'adesione, infatti, dell'inquilinato all'indagine sui nuclei familiari e i redditi per costruire l'anagrafe dell'utenza è stata altissima. "Al di sopra di ogni ottimistica previsione", assicurano i responsabili dell'AIRE, l'Associazione italiana per la promozione degli studi e delle ricerche per l'edilizia cui l' I AC P M ha affidato l'organizzazione della rilevazione.

L'indagine è partita con l'obiettivo di raccogliere i dati previsti dalla legge innanzitutto nel settore inquilini. Sui 140 mila alloggi interessati all'anagrafe dell'utenza, 105 mila sono ad affitto semplice (85 mila in Milano, 20 mila in provincia); il resto è assegnato a riscatto. Agli inquilini sono stati recapitati 102.929 questionari, corredati di una scheda con le spiegazioni per compilare il questionario stesso e di una lettera

in cui si informava ciascun inquilini del perché dell'indagine e delle sanzioni che sarebbero state automaticamente applicate a chi non avesse risposto in tutto o in parte.

In data 13 luglio i questionari restituiti erano 84.376, ben oltre cioé 1'80 per cento. Stanno, comunque, ancora arrivando risposte per posta. L'andamento degli arrivi lascia pensare che le restituzione raggiungeranno le 90 mila unità.

"Il risultato è di notevolissima importanza economica e sociale — sottolinea il presidente dello IACPM, avv. Paride Accetti — e non trova riscon.tro eguale in nessun altro Istituto autonomo di case popolari del nostro Paese, tenuta presente, oltretutto, la vagliò del campione oggetto di rilevazione e la sua articolata e variegata distribuzione in tutto il territorio provinciale. Questo non ha, tuttavia, impedito agli inquilini, onesti e consapevoli fruitori di un patrimonio abitativo voluto e pagato dall'intera collettività, di adempiere, nella loro stragrande maggioranza, alle disposizioni di legge, nei modi e nei tempi indicati, per accelerare e favorire un processo di raziona-

lizzazione finalizzato alla corretta gestione del patrimonio residenziale pubblico".

Circa 10 mila questionari, tra quelli restituiti, sono mancanti di uno o più documenti. Per questi inquilini, come per coloro che non hanno risposto del tutto, scatterà l'operazione di sollecito prima e di individuazione diretta poi, da parte dei rilevatori, delle singole situazioni. A ciascuno degli inadempimenti sarà recapitata una diffida per la consegna -entro dieci giorni — dei dati e dei documenti richiesti e non pervenuti.

Passati i dieci giorni, se non saranno arrivati i documenti mancanti (quasi sempre stati di famiglia o dichiarazione dei redditi) o addirittura l'intero questionario compilato, un incaricato dello IACPM, munito di documento di riconoscimento, passerà per le famiglie a ritirare di persona questionari e documenti. Nel caso l'incaricato dello IACPM fosse ostacolato nel suo lavoro (assenza dell'assegnatario, rifiuto di riceverlo o a consegnare le documentazioni richieste e mancanti) si procederà automaticamente all'applicazione dell'equo canone.

Una volta raccolti, i questionari saranno verificati in collaborazione con gli assessorati allo Stato civile, al Demanio e patrimonio e ai Tributi del Comune. Si controllerà, in altre parole, che le denunce dei redditi fatter dai circa 6 mila inquilini con reddito da lavoro autonomo corrispondano a quelle effettivamente fatte pervenire al Ministero delle finanze. Le denunce dei lavoratori a reddito fisso saranno anch'esse controllate, ma per campione. I dati complessivi dell'indagine saranno poi trasferiti al Consorzio degli IACP della Lombardia che, per incarico

13 anni di lotte

Mese per mese gli avvenimenti dal 1968 al 1981

Il 24 luglio 1972 alla Domus Mariae di Roma i consigli generali delle tre Federazioni Sindacali danno vita alla "Federazione Cgil, Cisl, Uil". Da allora sono passati dieci anni, dieci anni di lotte e vittorie, di perplessità e sconfitte nel nome dell'unità sindacale apartitica, da questo mese per un anno vi riproporremo le tappe che, mese per mese, hanno portato all'unificazione delle tre federazioni, dal 1968 al 1981. Iniziamo con i mesi di luglio e agosto, mesi in cui furono molti gli appuntamenti importanti nella storia del Patto Federativo.

1969

13 settembreA Torino si riunisce per la prima volta il consiglio dei delegati della Fiat Mirafiori.

1972

20 settembre. Il consiglio generale della Cisl respinge la proposta di un contrassegno unitario sulla tessera del '73.

27-28 settembre. Il direttivo unitario, riunito per discutere delle linee di politica contrattuale, aggiorna i suoi lavori a causa della crisi scoppiata nella Cisl, dove la segreteria è andata in minoranza. 29 settembre-2 ottobre. A Genova, l'assemblea nazionale dei delegati Fiom, Fim, Uilm, dà vita alla Federazione lavoratori metalmeccanici (Flm) con unica sede e tesseramento comune.

1973

21 settembre. Sciopero generale di 15 minuti indetto dalla Federazione unitaria dopo il golpe militare in Cile.

1974

23-24 settembre. Il direttivo unitario decide

l'apertura di vertenze sull'occupazione e la difesa del potere d'acquisto. Il cislino Sartori, alla vigilia della riunione, comunica le sue dimissioni dal direttivo.

1975

15 settembre. Vito Scalia viene sospeso per sei mesi dalla Cisl.

1976

29-30 settembre. Il comitato centrale della Uil elegge Giorgio Benvenuto, segretario generale.

1977

20-21 settembre. Si tiene a Roma un convegno sulla disoccupazione giovanile organizzato da Cgil-Cisl-Uil. Viene decisa l'associazione alla Federazione unitaria delle leghe dei disoccupati iscritti alle liste speciali create con la legge 285.

1981

16 settembre. Direttivo unitario aperto da una relazione di Marianetti non concordata dalla segreteria.

FABBRICA LAMPADARI

della Regione, ha appunto il compito di gestire l'anagrafe dell'utenza.

Sulla base dei risultati dell'indagine si procederà alla applicazione dei canoni, secondo le indicazioni contenute nella legge regionale per il momento ancora inesistente. C'è un disegno di legge della Giunta regionale che però non è ancora stato esaminato dalla apposita commissione consiliare (nè, tantomeno, quindi, dal Consiglio regionale). Secondo la delibera del CI PE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) la legge regionale avrebbe dovuto essere operante

entro il 19 maggio. Si andrà, invece, all'autunno prossimo. Nella legge regionale, oltre ai criteri per l'applicazione dei canoni, ci saranno anche quelli per l'assegnazione e la gestione del patrimonio edilizio pubblico. Su quanto si è sentita la necessità di decentrare la gestione effettiva del patrimonio, ci viene la riconferma da un dato solo apparentemente organizzativo: degli oltre 84 mila questionari restituiti, la quota più alta è arrivata allo IACP tramite i Centri di raccolta periferici.

Rischia di saltare l'orario continuato

La

Dopo due mesi e mezzo di apertura continuata di negozi e supermercati, come prenderanno eventuali ritorni all'orario normale gli utenti e i lavoratori?

Regione, minaccia l'orario lungo dei negozi consumo. Tutto ciò a discapito del consumatore che non ha tempo per il confronto prezzi e scelta di qualità della merce, con un servizio senz'altro migliore. Dove si è notato da parte di lavoratori impegnati nella grande distribuzione la volontà di proseguire su questa strada che offre una maggiore professionalità nel servire l'utenza, e, dove si è notato anche una netta diminuzione dell'assenteismo. Una precisazione ci viene data da Marino Camagni della Filcams CGIL. L'esperimento è positivo soprattutto per i lavoratori. Ma pur sempre di esperimento si tratta. Ora si tratta di fissarne i criteri precisi di programmazione per periodi più ampi, altrimenti le difficoltà per il settore si faranno sentire. I commercianti si sono espres-

Prima di tutto per gli acquirenti si è trattato di una vera boccata di ossigeno, la fine in pratica di quella strozzatura affannosa rappresentata dalle poche ore a disposizione per gli acquisti quotidiani e delle lunghe interminabili code alle casse dei supermercati, caratteristica di ogni venerdì e sabato. Difficilmente la cittadinanza accetterà di buon grado eventuale ritorno alla normalità. Dalla mia ottica, dopo aver seguito il convegno su "Gli orari dei negozi, esperienze e prospettive" ho notato che l'assessore Malena dei Comune di Milano, i rappresentanti dei consumatori e della grande distribuzione le stesse organizzazioni sindacali hanno sottolineato il pieno successo dell'operazione orario lungo.

Dall'altra parte F. Colucci segretario dell'unione commercio e G. Pasquale, segretario provinciale della confesercenti, hanno espresso forti dubbi e perplessità sui benefici di tutta l'operazione, ed hanno sollecitato il rispetto delle indicazioni che sono pervenute dalla regione. Cosa dice questa legge regionale. In sintesi: scelta dell'orario di apertura nell'arco delle 12 ore, senza soluzione di continuità, ma contenuto nelle 44 ore settimanali, come prevede la legge dello stato. Senza superare tale limite non esiste alcuna possibilità di accordo, la regione ha deliberato in conformità con la legge dello Stato, ma è tenuta a farlo?

Naturalmente anche ai profani salta all'occhio, che con le scelte delle 44 ore salta la logica di una maggiore razionalizzazione della distribuzione e del

si per le 44 ore, oltre questo limite, dicono non si può andare, pena un intollerabile innalzamento dei costi di esercizio non compensato da una maggiore domanda. La questione rimane aperta, con la speranza da parte del consumatore di una continuità nel tempo ed una individuazione delle priorità, della categoria e delle scelte per poter pubblicizzare e socializzare meglio i servizi, che sono una necessità di primo piano per i cittadini specialmente i milanesi, sempre stressati da orari, cartellini da timbrare, tram, correre correre. Sarebbe bello vedere una città come la nostra meno esasperata e più tranquilla. Questo vuol essere un augurio.

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Un esperimento positivo, ma...

I mestée de la Milan de semper

Dal passamantée al sciavattin

Comincia la nostra inchiesta sui vecchi mestieri, scomparsi e no.

di ARCANO

Il dialetto milanese è difficile da scrivere e non è facile da parlare, ma con un minimo di buona volontà si può leggere e capire agevolmente. £ noto quasi a tutti che questo nostro dialetto ha una radice essenzialmente provenzale e latina mentre certuni vocaboli hanno un'origine austro-tedesca, spagnola, inglese o... milanese. Del dialetto milanese esistono sicuramente in commercio quattro vocabolari e due o tre grammatiche, non sempre concordi tra loro, ma pur sempre improntati a volontà di far si che il dialetto resista nel tempo al di là delle polemiche di alcuni stilisti.

Per Milano 19, accettando di buon grado l'occasione offertami dall'amico e direttore del giornale Giampiero Pagetti, nella convinzione di fare cosa gradita a tutti i lettori, ho presi in considerazione i mestieri della Milano di sempre, alcuni decaduti altri che resistono in forma diversificata e altri che resistono al progresso e al consumismo d'oggi. Mestiere, dicevo nella premessa del numero 7-8 di Milano 19, una parola italiana matrigna di tanti equivoci: ecco dunque che bisogna subito distinguere tra "mestée e bottegar", tra produttore e venditore tra procuratore di merce e venditore della stessa per non ingenerare confusioni.

Ai tempi nostri discernere tra le varie categorie è compito reso arduo da innovazioni o da unificazioni; con gli esempi che verranno di volta in volta portati in esame anche le idee dei lettori saranno certamente più chiare.

"Passamantée"; in italiano passamanaio o anche passa-

mantiere; quegli che produce passamanerie, ovvero fiocchi, trine, cordoni, nastri, ecc,; erroneamente qualcuno indica per "passamantée" anche quegli che commercia o vende in negozio tutti i prodotti di passamaneria; niente di più errato.

Questo commerciante o negoziante che dir si voglia nel linguaggio proprio dei vecchi milanesi è indicato "mercant de passamanerii" allo stesso modo con cui venivano indicati tutti coloro che commerciavano o vendevano prodotti non da loro stessi preparati all'origine col prefisso "mercant".

Infatti si diceva "mercant de tabacch" al tabaccaio, "mercant de stoff" al negoziante di stoffe, "mercant de vin" al rivenditore di vini, "mercant de granaij" al negoziante di granaglie e via di seguito. Certamente ci sono infinità di casi in cui questa regola non trovava applicazione logica; "prestinée ad esempio era colui che produceva il pane nel "prestin", in italiano forno; quello che lo vendeva soltanto era menzionato "quel de la rivendita de pan".

In questo caso l'insegna dei negozi era ben chiara: panificio ove si produceva e vendeva, oppure forno; rivendita di pane panetteria dove veniva soltanto venduto al minuto, come del resto si può notare anche odiernamente.

Vediamo assieme il vocabolo "offelée" ed il vocabolo "bombonatt"; "offelé" nasce da "offella", sorta di ciambella dolce e viene poi attribuito a quegli che produce torte, confetteria, dolciumi d'ogni tipo, insomma il pasticcere.

Costui è "offelée" sia che

EI garzon del prestinée; ragazzini poco più che decenni già provavano la fatica di caricarsi sulle spalle gerle dl pane. Le corregge che segavano le spalle, il selciato a "rissada" che non facilitava loro il cammino; amare visioni del tempi passati.

produca soltanto sia che venda i dolciumi da lui prodotti; ma colui che rivende soltanto i dolciumi e non ne produce è indicato come "bombonatt" dal francese "bombon". Un terzo personaggio, noto soltanto a coloro che vanno dai cinquant'anni in su, era "el vendidor de freguij de bombon", ovvero colui che vendeva per pochi soldi residui di pasticceria spezzettata confezionata in cartocci; scherzosamente era chiamato "el bombonatt di pover" e quasi tutti i suoi clienti erano-bambini ragazzi popolari.

A questo punto farò bene a fare una pausa per meglio introdurre i lettori di Milano 19 nel dedalo di malintesi che a volte il dialetto presenta per non trarli in inganno.

Quasi tutti i mestieri e le professioni che in lingua italiana hanno la desinenza in "ere" nel dialetto milanese hanno desinenza in "ée" o in "att"; lo stesso discorso vale per quei mestieri o professioni con la desinenza italiana in "aio". Qualche esempio: "Ragionata"- ragioniere; "ingegnée"- ingegnere; "sellée"sellaio; "barbée"- barbiere; "ancioatt"- acciugaio; "librée"- libraio; "invedriée"- vetraio e così via.

Quando però si incontrano due voci attinenti lo stesso genere di lavoro o di merce con desinenza diversa occorre prestare un poco di attenzione per non incorrere in malintesi.

Osserviamo le due voci milanesi "seggionée" e "seggionatt"; derivano entrambe dal vocabolo "seggion", in italiano secchione, mastello; ebbene, "seggionée" è quegli che costruisce e vende botti, barili, mastelli, bigonce, ecc., mentre "seggionatt" è colui che esegue riparazioni sostituendo doghe e cerchi o riparando i coperchi e i fondi di botti, mastelh, ecc.

Ci sono poi una molteplicità di mestieri e professioni che nel dialetto milanese hanno una enunciazione caratteristica così diversa dall'italiano che vale la pena di citarne qualcuno; "trombée", in italiano che vale idraulico, deriva da "tromba" e "trombin" ove la "tromba" era quell'arnese a pompa per cavare acqua dai pozzi di cui i "trombée", oltre che a costruirne, ne curavano la messa in opera con relative tubazioni e le riparavano in caso di guasti; "trombin" vennero poi chiamati i lavandini comuni nelle case di ringhiera, già muniti di rubinetto ed allacciati alla rete del-

l'acqua potabile al cui pompaggio provvedeva, come oggi, l'attrezzatura municipale.

A propostio di "tromba" è da convenire che alcune erano ben rifinite ed ornate in modo stupendo, con largo uso di marmi e ottoni; se ne trovano ben conservate nelle antiche dimore patrizie a testimonianza d'un'antica tradizione.

Per concludere questa prima parte sui vecchi mestieri voglio qui considerare ben quattro voci che interessano un unico settore di lavoro, quello delle calzature, per chiarire quei punti nebulosi che potrebbero sviare il lettore qualora ne sentisse l'enunciazione nel corso d'una

conversazione.

"Sciavattin", "bagatt", "calzolar", "sciavattée", corrispondono all'italiano ciabattino, calzolaio, ciabattiere; "sciavattin", ciabattino, è quegli che produce ciabatte, pianelle, pantofole, zoccoli; "bagatt" è detto per celia il riparatore di scarpe, ciabatte, polacche, stivali, ecc., che però viene indicato anche come "calzolar" che in verità è quegli che produce scarpe, scarponi, stivali, polacche, ecc.

"Sciavattée" è indicazione di chi commercia i prodotti del "sciavattin"; sparita dal glossario milanese la voce "mercant de scarp e stivaj", ovvero mercante di scarpe e stivali, si è

estesa la voce "calzolar" anche al dettagliante che le vende, mentre per quegli che produce esclusivamente zoccoli di legno e li vende l'appellativo è "zoccorée", per chi li vende soltanto l'appellativo è "zoccoratt".

Come potete constatare, cari amici lettori, il vocabolario milanese è di una ricchezza inusitata e di una specificazione e chiarezza ancora più rigorosa della lingua italiana!

Dunque, lettori di Milano 19, nel prossimo numero tratterò altre voci, altri mestieri; se "ragionée" (ragionate) allora capirete perfettamente che ragioniere è... "ragionatt"!! (continua)

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Agli italiani non far sapere quanto fa male la buccia delle arance

Recentemente ho fatto la spesa in un grosso supermercato alla periferia ovest di Milano, carrello, percorso banchi di esposizione, musica di sottofondo, tutto abbastanza monotono compreso il conto regolarmente salato. Unica emozione un chilo di tarocchi siciliani avvolti in una specie di retina di materiale plastico con SI

un'etichetta indubbiamente originale, scritta in franCese e in tedesco.

Con una buona dose di volontà, l'aiuto di un valido amico interprete e ricordando qualche elemento di chimica sono riuscito a soddisfare la morbosa curiosità e a tradurre il misterioso messaggio. Il cartellino bianco decifrato nelle due lin-

gue dice più o meno così: "Buccia esterna non commestibile perché trattata con tiabendazolo". A questo punto la curiosità si è trasformata in rabbia e la rabbia in domanda: perché ai consumatori francesi e tedeschi si comunica di non mangiare la buccia esterna delle arance e agli italiani non si consiglia niente? In questo caso non si tratta di elencare più o meno precisamrnte un ingrediente o di specificare se un aroma è naturale o artificiale, ma si parla di commestibilità. Forse gli scienziati hanno scoperto che gli italiani sono tiabendazoloresistenti e che riescono a convivere bene con le bucce delle arance trattate? Non è dato sapere di più; a livello legislativo il problema è semplice: la legge "obbliga" i produttori a dichiarare in etichetta tutti gli ingredienti e gli addittivi presenti negli alimenti comprese le sostanze usate per il trattamento superficiale degli agrumi. Il testo legislativo dice chiaramente: "Le indicazioni vanno apposte in modo chiaro e leggibile sull'involucro in cui è avvolto il frutto".

Si è proceduto allora al controllo del sottile foglio di carta che avvolgeva qualche frutto del gruppo, ma ahimè il risultato non è stato positivo.

Il tiabendazolo e il difenile sono composti chimici utilizzati per il trattamento superficiale di agrumi e banane; evitano infatti la crescita di muffe durante lo stoccaggio nei magazzini prima della vendita. La legge prevede che negli agrumi il difenile non debba superare il limite dei 70 mg/ Kg di frutta mentre il tiabendazolo al massimo può raggiungere i 3 mg/ Kg.

Con 30 si può programmare

In merito al documentoprotesta presentato nel giugno scorso al Consiglio di Zona dall'Assemblea dei genitori della Scuola Materna di via Betti per lamentare la chiusura di alcune sezioni, in seguito alla diminuzione delle iscrizioni (su cui abbiamo riferito nel nostro numero di luglio-agosto), la coordinatrice della Commissione scuola, Gabriella Vagnotti Finazzi, consigliere indipendente del gruppo comunista, da noi interpellata, ha tenuto a precisare che il Consiglio di Zona 19 si è fatto prontamente interprete, presso rAssessorato all'Educazione, delle giuste preoccupazioni espresse in tale documento, in particolare per quanto attiene i futuri insediamenti, previsti per

gennaio prossimo, i bambini provenienti dagli asili nido, tra cui una portatrice di handicap.

Tale fatto, ha aggiunto, potrebbe portare ad una situazione pesante ed al formarsi di una lista di attesa in una materna, quella di via Betti appunto, rimasta unica in un raggio abbastanza vasto.

Infine ha ritenuto di dover esprimere il suo parere su quanto riguarda il numero di bambini per sezione. L'attuale rapporto fra educatrici e bambini (2 a 25-30), ci ha detto, appare sufficiente per garantire una seria programmazione, che consenta di attuare, o continuare, un valido discorso educativo anche di carattere sperimentale.

In commercio sono molte le partite di agrumi trattate, anche se è raro trovare etichette che lo dichiarino. Una risoluzione per evitare di conservare per lunghi periodi le eccedenze di arance è la trasformazione dei frutti in succo concentrato surgelato; questo prodotto non è molto diffuso in Italia anche se i risultati sono abbastanza positivi.

Il professor Giuseppe Cerutti, dell'Università Statale di Milano, in un suo libro suggerisce, per evitare lunghi stoccaggi di merce, di surgelare il succo fresco delle arance; in questo modo "il frutto non viene trattato con conservanti, la buccia non inquinata può essere trasformata in canditi e una parte degli olii essenziali può essere recuperata per uso industriale...".

Bisogna aggiungere che questi additivi non sono solubili in acqua e quindi anche il lavaggio sotto il rubinetto non serve pressoché a nulla.

Attenzione quindi alle etichette — se ci sono — quando si comprano gli agrumi e soprattutto non lasciatevi tentare dal colore piacevole della buccia se non siete sicuri dell'origine.

Roberto La Pira

È il titolo di una nuova rubrica nata peri lettori e i tanti fotoamatori della nostra zona. Lo scopo è, oltre che divertire con un gioco di interpretazioni, quello di portare ad una osservazione più attenta e critica delle immagini che ci circondano e di stimolo a "vedere" fotograficamente i fatti ispiratori. Pertanto invitiamo i fotoamatori

della nostra zona (dal più scalcinati ai più evoluti) a "visualizzare" le proprie idee inviandoci le proprie opere con una breve descrizione di quanto volevano esprimere. Pubblicheremo le foto eseguite di volta in volta seguite nel numero successivo dalla spiegazione dell'autore e/o da un commento di un

esperto.

Vedremo poi, insieme, se l'autore ha saputo rendere "l'idea" o se è stato interpretato in modo diverso.

Il materiale, potrà essere restituito a richiesta all'autore dopo la pubblicazione, in caso contrario entrerà a far parte dell'archivio fotografico del giornale. La Redazione

Il commento di Sergio Magni

Del Circolo Fotografico Milanese

Secondo me la faccenda è andata così: il fotoamatore scopre che in certe zone della città (Brera, Bagutta) si organizzano mostre-mercato di quadri e allora prende la sua fotocamera e va...

quanto sul foglio (forse) e già stato schizzato; noi notiamo che il pittore sta osservando qualcosa con espressione assorta, ma non conosciamo l'oggetto di questa sua osservazione.

la nota dell'autore

Quartiere Brera un sabato mattina. Mi aggiravo tra bancarelle e mostre di quadri scattando qua e la ciò che colpiva la mia fantasia, personaggi, situazioni, oggeti particolari.

La foto è uno di questi "scatti".

M.C.

L'atmosfera e allegra, vivace, colorata; ma il fotoamatore scopre presto, suo malgrado, che le strade sono costrette, che nelle foto in bianco e nero i colori diventano una serie di grigi, che nel mirino della macchina ci stanno poche cose... Allora scatta numerose immagini: i quadri, i venditori di quadri, la gente, i pittori all'opera; ricostruisce cioè l'atmosfera della manifestazione con una serie di foto.

Scopre infine questa rubrica e invia una foto come "campione" del suo lavoro.

Perchè questa lunga premessa? Perchè mi sembra più corretto, pur osservando e commentando questa sola immagine, considerando comunque inserita in un gruppo omogeneo di immagini con i suoi (del gruppo) significati informativi e descrittivi.

Allora incomincio la mia particolare osservazione. Il "cosa" e il "dove" sono facili: il nostro pittore, vestito in modo stravagante, sta ispirandosi a qualcosa in una via dove sommessi in mostra dei quadri. Il "come" mi sembra un po' più difficile (ricordare che il "come" è riferito al fotografo e non al soggetto fotografato e cioè riguarda il modo scelto dal fotografo per rappresentare) e spiego meglio questa difficoltà: noi vediamo il foglio, ma non

Restiamo in definitiva un po' perplessi, come perplessa è l'espressione di quel signore che, dal quadro in alto a destra, osserva il nostro pittore... Tutto ciò porta ad un possibile "perché" della foto che io immagino di tipo narrativo: l'autore pone un quesito ma non lo risolve, lascia per noi un pizzico di mistero in questa immagine che si guarda volentieri.

Attenzione a un problema tecnico. Vedete che il cilindro in testa all'artista si vede poco e male, perchè con esso si confonde quella macchia nera e compositivamente pesante che gli sta dietro?

Tiratina d'orecchi al nostro fotoamatore per non aver notato prima quel particolare o per non aver saputo porvi rimedio. Il resto della composizione figurativa mi appare invece bene armonizzata all'ambiente e al significato dell'immagine. Non formalizziamoci sul fatto che i piedi sono rimasti fuori, anzi, l'inquadratura scelta dall'autore fa meglio convergere l'attenzione sull'espressione un po' enigmatica del pittore che costituisce il vero centro espressivo della foto.

P.S. - Questa volta niente in particolare se non l'invito a tutti i lettori a sommergere la "redazione" con foto nuove. Poichè la foto da pubblicare la scelgono quelli della "redazione", vediamo di farli lavorare un po'..

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Roberto Piloni minano 19 - pagina 14 settembre 1982 Etichette solo in francese e tedesco Nel Bel Paese ee e e e ee ei e e aellielloisotio e allea 11 ,1111 11111$1111111111 UN'IDEA DIETRO L'OBIET1WO steseasieseeeseirese soie.* sone** seorossorsooa **osseo.*
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La foto precedente...
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IL CHIEUEÇ i NUOVI r--E Al7Fc-,W ----) DI QuF1.1.-1 VECCHI i C0c.DA N FACCIAMO? i !/ V SCUOLE MATERNE
Invitiamo i lettori ad inviarci le loro foto e le loro opinioni sulle fotografie pubblicate

I mille di Mauro Tre

L'arte prosegue il suo cammino anche in questa nuova società travagliata da tanti gravi problemi; ogni anno i licei artistici si affollano di nuove leve che vanno ad ingrossare le file delle già nutrite schiere d'artisti.

Non tutti proseguiranno il cammino sino in fondo; soltanto alcuni di loro passeranno all'architettura e all'arredamento, altri abbandoneranno il campo per attività affini: grafica, vetrinistica, pubblicità; fumettistica, scenografia, ecc. Mauro Tre; figlio d'arte, nonno restauratore, frequenta per tre anni Brera, ma poi d'improvviso pianta tutto e va a lavorare presso una società a partecipazione statale che proprio nulla a che vedere con le cose d'arte!

Si giustifica col padre senza tanti preamboli: "Brera non da spazio per uno studio serio come ai tuoi tempi; si perdono più ore in assemblee, in manifestazioni di protesta che non in aula a discutere sulla validità di certe

opere, a disegnare, a studiare ciò che deve formare l'uomo di domani; e per di più circola droga; meglio che ne esca fin che sono in tempo".

(L'angolo della poesia)

L'ideale

Ardente desiderio ch'è prezzo della vita; per false ideologie, anni di dittature; anni d'inquisizione, per la fede coartata! Grida d'esecrazione, d'ogni dove stroncate, sul rogo, sulla forca; con violenza, col sangue.

Già nell'antica Grecia, tu eri il vero mito! Eufemisticamente ti chiamaron "Libertà"!!!

Ìu-ot44-sr-41> I nomi

Molti aspetti dell'esistenza, dimenticati dalla cosidetta civiltà, sono stati raccolti e salvati dalla poesia. E anche il caso dei nomi!

Significano qualcosa i nomi che ci vengono imposti? Nel nostro paese forse sì, ma la loro importanza impallidisce in terra straniera. Sono come il vento i nostri nomi? Consistenza aerea svanita senza lasciar traccia?

Ci chiediamo spesso chi siamo in realtà. Siamo diversi da chi legge un nome accanto all'altro, rimanendone estraneo?

La morbida e tenera bellezza dell'avorio ha ispirato artistiche espressioni fino agli albori della storia, o meglio della preistoria.

A trentamila anni or sono si fanno risalire alcune rare scritture in avorio fossile (Mammut).

Attraverso tutte le civiltà, Fenicia, Egiziana, Micenea, Greca, Etrusca e Romana, il fascino dell'avorio ha ispirato tutti gli antichi maestri dell'arte gliptica (incisori su pietra).

L'avorio costituisce una delle materie predilette dai cinesi per esprimere il loro profondo mistico senso artistico. Come per k giade, nelle sculture in avorio, hanno introdotto la sottigliezza del loro spirito confuciano.

Filosofi e grandi letterati esaltavano l'avorio come materiale preziosissimo senza rendersi conto che questo sarebbe

Mauro Tre ama il disegno, ama la natura, le sue creature; non tralascia di passare lunghe ore a disegnare consumando chili di carta; disegna per lo più animali e tra essi predilige cani e cavalli. Il paesaggio non lo attira molto, anche se ha vinto un primo premio ex equo in un concorso regionale ed ha avuto segnalazioni in altre occasioni. Partito per il servizio militare stato fatale per gli elefanti.

Nel 490 A.C. un letterario cinese riferiva che l'avorio era accettato per il pagamento di tasse e tributi vari.

Nelle tombe predinastiche dell'Egitto era in uso porre come corredo dei defunti pettini, bracciali, armi, ecc.

Le scuole indiane assunsero grande importanza per la tecnica e gli intendimenti artistici.

La tradizione degli avori è continuata in Grecia nel periodo arcaico. Fidia, il più grande scultore greco vissuto nel IV sec

A.C., scolpì le supreme meraviglie costituite dalle grandi statue d'oro e avorio raffiguranti il Giove di Olimpia e l'Athena Parthenos.

Trasmessa a Roma la scultura dell'avorio continuò ad essere tenuta in conto. Con l'avvento del Cristianesimo tra gli avo-

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ha sofferto di questa pausa forzata più per la impossibilità di soddisfare il suo desiderio.. di cavalli, non della lontananza da casa, non della vita di caserma. Naturalmente si avvale delle esperienze paterne per la pittura, per l'incisione; la sua visione è di rigorosa realtà del monto che lo circonda ed è alquanto scettico nei confronti di astrattisti e informalisti, quando questi non abbiano alle spalle una provata capacità figurativa; del resto non è il solo tra i giovani artisti d'oggi a sostenere la necessità di un impegnativo rori in voga a Costantinopoli (Istambul) iniziò ad apparire l'avorio fornito dal tricheco che veniva importato dalla Russia. Aristocratico e distinto l'avorio è stato e continua ad essere l'elegante ornamento dei salotti europei.

daggio dal vero prima di accedere a quel personalismo, che non di rado è carenza di capacità, chiaramente accettabile soltanto dopo un arco di serio lavoro.

Benché giovane, non diplomato, ma neanche autodidatta, Mauro Tre ha già avuta la soddisfazione di collocare sue opere a Milano e a Roma; gli auguro di poter seguire le orme paterne per lasciare una impronta indelebile del suo lavoro, per inserirsi d'imperio nel difficile mondo delle arti figurative.

E.C.

L'avorio GEMMOLOGIA

quali l'ippopotamo, il tricheco, il cinghiale africano (Facocero), il cinghiale asiatico (Barbirussa),,i1 narvalo e il campidoglio.

Eppure si continua a scrivere il proprio nome sui muri, sui monumenti! È un tentativo di fermare per un poco ciò che spiace veder svanire: l'individualità, che non potrà essere espressa da alcun appellativo.

Prendi il gesso con te stasera e scrivi il tuo nome accanto al mio'

Il freddo cammina attraverso l'aria e noi siamo in terra straniera: qui rimaniamo in attesa.

Il nostro poeta preferito è il vento; anch'egli senza nome, come noi due, quando dicesti sul gradino della porta: scrivi il tuo nome accanto al mio. Sembrano esseri sconosciuti, per chi legge.

Palestina

In Italia all'inizio del secolo XIV si ebbe un'intensa attività nella lavorazione dell'avorio, da parte di Baldassarre di Simo d'Aliotto. Scultore nato a Firenze ma operante a Venezia fu celebre per un grande trittico ricavato da un dente di ippopotamo conservato nella Certosa di Pavia.

Celebre fu anche Giuseppe Bonzanigo (1740-1820) per la produzione di intagli microscopici su avorio.

In Cina l'uso di oggetti ricavati da osso risale Paleolitica del così detto uomo di Pechino.

Risulta che in epoche assai remote, l'elefante vagasse nelle pianure cinesi. Questo animale rappresentava il simbolo della fecondità.

Alla dinastia dei Ming sono attribuiti gli avori medici o meglio gli avori diagnostici. Essi rappresentano un tipo di figurine muliebri in posizione distese e nude. Servivano ai medici che le mostravano alle clienti al fine di orientarle ad indicare il punto del corpo che avvertiva dolore.

In Giappone i secoli VIII e XVIII sono da considerarsi di intensa produzione. Tra gli scultori noti sono da ricordare Minko, il quale ottenne figure umane e animali con occhi mobili Dal 1841 al 1923 visse un'altro celebre intagliatore: Azahi che riprodusse calotte craniche in avorio a scopo scientifico per le Università. La denominazione avorio viene usata per indicare quella sostanza bianca che forma uno dei principali costituenti dei denti: la dentina.

Commercialmente la denominazione Avorio dovrebbe essere esclusivamente riferita alla zanna dell'elefante e del Mammut conl'aggiunta per quest'ultimo dell'aggettivo Fossile. Impropriamente viene anche usato per i denti di altri animali

E noto come sia diffusa nel regno animale la facoltà di secernere sostanze calcaree (nei molluschi generatori di perle e nei polipi produttori di corallo). Il prodotto di secrezione è costituito da carbonato di calcio. Nei denti e nelle ossa la sostanza principale è data dalla così detta ossi-apatite.

Nei denti e quindi nelle zanne la combinazione del sale minerale e delle sostanze organiche di cui sono costituiti, sono divisibili in tre gruppi: smalto, dentina, cemento. Il primo è il rivestimento esterno dei denti (le ossi apatite).

Lo smalto è la parte più dura e resistente del tessuto; essendo la parte costituita dal minerale Apatite che nella scala di Mohs appartiene al grado 5.

La dentina forma la massa principale delle zanne e dei denti è meno dura e si distingue per la notevole elasticità.

Il cemento è il rivestimento che ricopre le radici dei denti e delle zanne. La durezza dell'avorio oscilla tra 25 a 2,7 della scala di Mohs.

Esaminando l'avorio elefantino anche a pochi ingrandimenti risulta filettato da una moltitudine di sottili canalicoli (simili al corallo) che si estendono dalla base della zanna in direzione longitudinale verso la punta.

In sezione trasversale si notano invece strie formanti archi di cerchi interesecandosi a forma di losanga.

Queste linee si chiamano linee di Retzius (anatomista svedese vissuto dal 1796 al 1860).

La visione di queste linee è la più sicura caratteristica per l'identificazione dell'avorio elefantino.

Centro di lavorazione in Italia è Genova dove si lavora prevalentemente avorio Africano. Non è possibile parlare di valore in quanto si tratta nella maggior parte di lavorazioni artistiche per cui il materiale non rappresenta il maggior valore.

Terra insanguinata terra santa di gente armata. Sparano, uccidono e bombardano, gli israeliani. Popolo eletto ma maledetto, quello di Israele. Come nazisti, come brigatisti, nella notte fonda, assassinano da mesi civili palestinesi. Sionismo feroce nessun credo nel Padre nostro. Complice la finanza statunitense. Mitra, aerei, cannoni e fucili contro i fratelli di Palestina credenti nello stesso Dio. Vogliono annientare l'OLP, cuore e cervello dei palestinesi. Iddio è giusto e dal suo regno ha inviato

angeli trombettieri per svegliare i popoli contro Sion.

Avanti o popoli dell'Europa! Contro Israele! Contro l'America! Sono essi i barbari dell'era moderna. Rullo di tamburo possente scuota le coscienze avvilite d'Europa e del mondo. Canti, grida, urla, si levino dai nostri petti, già oppressi da tanta barbarie sionista.

Avanti con slogans, tipo Vietnam con pia77e gremite di popolo unito. Siam coi palestinesi da anni e da mesi. La Palestina ai palestinesi. Ecosì sia!

il ragioniere di Oplonti

...e
O.C.E. s.r.l. OPERA CULTURALE EDITORIALE cerca autori da valorizzare e pubblicizzare inviare poesie, canzoni o brani in Via Negroli 5 - Milano - Tel. 7385842 settembre 1982 pagina 15 - milano 19
Figlio d'Arte, non diplomato, ma neanche autodidatta, ha già collocato molte sue opere a Milano e a Roma
1

Quarantamila cittadini

Quella del semaforo da poco in servizio in fondo a via Cimabue e inizio via Benedetto Croce, dal centro, via Sant'Elia e via Fratelli Vigorelli, in opposizione d'incrocio, non è una storiella, è una vera tragedia; ma coloro che ne sono colpiti, se le cose non verranno riesaminate con un metro più equo, sono soltanto gli abitanti del quartiere o buona parte di essi. È oltremodo facile fare calcoli a tavolino; anche i progettisti dovrebbero saperlo, ma siamo convinti che coloro che hanno progettato questo svincolo hanno tenuto conto più di tutto del traffico domenicale per e da S.

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Siro che non le esigenze di un quartiere popoloso come il Gallaratese.

Prova ne è il fatto che è stato chiuso anche lo sbocco verso il quartiere sulla destra di piazza Kennedy per chi viene da via Gallarate e dell'autostrada, obbligando indistintamente tutti ad incanalarsi verso il gioco dei semafori.

Almeno quella piccola agevolazione potevano lasciarcela!

Invece no; con la ripresa della stagione calcistica ci sarà un po' di caos, ma i tempi lunghi a favore di chi va verso lo stadio e per chi ne viene durano tutto l'anno, esattamente allo stesso modo col quale durano i tempi brevissimi per chi deve forzatamente uscire ed entrare nel quartiere da via Cimabue. Stando fermo al semaforo in questione, in pieno sole canicolare, per oltre un minuto e senza veder transitare una sola vettura nel senso opposto, ho udite parole di vituperio indirizzate a raggiera: all'assessorato alla viabilità, al progettista, al temporizzatore, al rilevatore del traffico, ai loro ascendenti e altro ancora; poi, indispettito dalla lunga attesa, un signore ingiacchettato, incravattato e con un "panama" in testa lanciando un "va a da via..." è passato col rosso seguito da un secondo e da un terzo. Con un altro cittadino di buona volontà ho voluto fare un piccolo esperimento: partendo alla stessa ora di punta del mattino, ore 7,45 di un giorno feriale, da via Quarenghi angolo via Uruguay, l'uno percorrendo via Quarenghi verso il centro, via Benedetto Cro-

Sette mesi

tenzione e ristrutturazione.

ce, via Cimabue; l'altro percorrendo via Quarenghi verso S. Leonardo, girando in via Gallarate, viale De Gasperi, piazza Kennedy, viale De Gasperi, ci siamo ritrovati in viale Scarampo angolo viale Teodorico.

Chi aveva impiegato meno tempo era il buon cittadino che mi ha coadiuvato nell'esperimento facendo il percorso più lungo, ma con minore intasamento e strada più scorrevole.

Per chi va in centro o verso il centro non ci sono altre vie d'uscita; l'innovazione ci costringe prigionieri nel quartiere e non sarà certo l'alleggerimento dei tempi semaforici a risolvere il problema. Tra le tante voci raccolte a volo in attesa del sospirato verde al semaforo contestato ne ho sentita una degna di menzione, una domanda tutt'altro che faceta: "Se slongaven el pont de via Ghisall l'era minga mèij?" (Se allungavano il ponte di via Ghisallo non era meglio?). Fare i conti in tasca alla pubblica amministrazione non è tanto semplice; ma forse alla lunga, quando i conti torneranno da soli, con le evidenze degli insoluti lasciati dalle attuali modifiche, ricordandoci della domanda dell'anonimo automobilista meneghino, forse allora gli daremo ragione.

In attesa di quel ponte, per altri ponti, per i fine settimana, per le ferie, per la Fiera Campionaria e le similari, per le partite di football a S. Siro, per gli errori di urbanisti, toponomasti ed esperti di viabilità rimaniamo qui, prigionieri nel nostro quartiere. A.T.

Ha un prezzò incredibile

Dal giorno in cui è stato presentato tale documento-denuncia sono invece passati ormai sette mesi, senza che nulla si sia fatto, tranne fissare un secondo incontro, che neppure sappiamo se porterà ad un sollecito inizio dei lavori.

Non vorremmo che anche questo incontro di settembre finisca con l'essere null'altro che l'occasione per fissare un terzo appuntamento, magari ancora tra tre mesi. C"è il rischio che le vecchie case popolari di San Siro non riescano a sopravvivere a tanti rinvii.

ViaUruguay

anche la seguente soluzione alternativa: le aule libere dell'elementare di via Oderzo, già occupate dalla materna prima del suo trasferimento in via Uruguay. Tale soluzione non pregiudica, dato il numero delle aule a disposizione, il trasferimento del Consiglio di Zona al piano terra di via Oderzo".

"Questa soluzione — conclude la mozione — è l'unica possibile in alternativa a quella già proposta, anche se provvisoria, in quanto qualsiasi altra struttura ancora adibita a scuola non risulta funzionale ai servizi socio-sanitari già deliberati ed in via di attuazione (C.R.T., Servizio Assistenza per gli Anziani, Distretto Sanitario sperimentale) per ovvie ragioni strutturali ed igieniche".

Il progetto

vi siano anche più esercizi dello stesso settore merceologico), sia mediante la presenza della cooperazione, in un unico complesso che comprenderà, l'una a fianco dell'altra, la grande, la media e la piccola distribuzione. Non si tratterà quindi di un supermercato o di un ipermercato, ma di un Centro commerciale qualificato, fruibile in un vasto arco di ore al giorno, che si estenderà su una superifice complessiva di 17 mila metri quadrati, di cui 14 mila dovrebbero essere riservati ad attività commerciali vere e proprie ed i restanti 3 mila dovrebbero essere adibiti a servizi para od extra commerciali (ufficio postale, sportelli bancari, ecc.).

Un parcheggio per 1.100 posti macchina dovrebbe completare il complesso, ai cui piani sopraelevati rispetto al piano stradale si dovrebbe accedere a mezzo di rampe, che ne faciliteranno l'accesso anche ai portatori di handicap. Con la presentazione del progetto si sono in pratica poste delle premesse. Se si scioglieranno i nodi relativi ai problemi di fattibilità economica, tecnica ed urbanistica e se si giungerà ad un accordo sul problema della convenzione con gli operatori privati interessati — sulla base, ha detto Mottini, della concessione del terreno in diritto di superficie ad un canone da pagarsi con la realizzazione di opere di interesse pubblico nella zona, anziché in denaro — si potrà dire che è stata messa la prima pietra per un servizio che il Gallaratese attende da sempre.

milano 19

Direttona Gianpiero Pagetti

Direttore Responsabile: Libero Traversa

Redazione: Maria Rosa Beltramini, Giorgio Cavazzurti, Adalberto Grippa, Bruna Fusi, Franco Gnutti, Gianmarco Pagetti, Luciano Zagato.

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milano 19 - pagina 16 settembre 1982
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