GIORNALE DI MEDICINA MILITARE 1882

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SO ~MAR.IO

DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCI COLO.

detnorle orl~lnall . Ancora due parol e sulla misurazi one della miopia e della ipdrme· tropJ:t - dOttO!' Giudici, COIODUf!llO mediCO . . . . . . • • Pao. Opera~ioni chirurgiche state praricate negli ospedali militari duraute l'anno 18&) - dottor Pacco, colonnello medico . . . . • Storia di un caso di atrofia dei muscoli della mano sinistra per lesione del n ervo cubitale - do,uor Gou ano, capitMO medico . • Sopra un caso di brooco·alveolite caseosa eegurta da ileotifo- dou. Lanza, tenente medico . • . . . . . . • . . . . . . . . • Del morbillo nell'esercito ed in particolare di una epidemia dominata nel presidio di Firenze nel 1880 - osservazioni statistiche e cliniche - dottor Llvl, teneut.e medico . • . . . . . • . •

!l St> 51

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IUwiRfft di g lornnli ItAliani e d E fil e rl. L'anno medico ISSI • . . . . . . . . . . . . . . . . • vao.

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klVISTA MEDICA

Anatomia patologica e patologia d ell'idrofobia - dottot· Eggerton Jennlngs . . . • . . . . . . . . . . . . • . . . . . pag . Emogloninu1·ia prodotta dal Naftol - dottor Nalsser . . . . . . • Condizioni nelle quali si sviluppano colonie di micrococchi nei vasi sanguigni - dottor Wasslllleff . . . . . . . . . . • . . . • su n.. cause d'invaginnmento in test i naie - dottor Leub~scher . • ,. Sull'i m porr.aoza del rillesso palpebrale nell'anesresia con cloroformio - Berger . . . . . . . . . . . . . . • . • . . . . ,. La patolngia del mal di mare - lr wln . . . . . . . . . . • " Sulla oatura. del gozzo epidemico nella guarnigione di Belfort . • Sull'empiema; sull'utilità della fasciatura addominale per la cicatrizzazione . . . . . . • . . . . . . . . . . • . . . " Sulla polmonite genuina nella sua evoluzione e nella sua crisi Fernet . . . . . . . . . . . . . . . ,. Sull'impaludiamo dell'orecchio . . . . . . . • Contrattura dcpo morte - Brown-Sequard . . • . . . • . • . • Sulla gangrena gazosa - Molller . . . . . . . . . . . . , " Gastroscopia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • Un nuovo segno per la dia~nosi distinti va fra i rumori del cuore e quelli del pericardio - Lynch . . . . . • . . . . . • . • • Lo sftgmografo nella pratica privl\ta. . . . . . . • . . . • " Un caso dr afonia spastica studiati\ dnl punt.:l di vista medico militare - Nicol al . . . . . . . . . . . . • . • . • . • La distruziou e dei fermenti nel canale alimentare - Langtey . • Improvvisa ceci là dopo l'uso interno del salici lato di sodlt. . • • Rantolo cr"!pitante Osio logico . . . . . . . • Etiologia della tubercolosi miliare . . . . • I mportanza diagnostica deg li odori - Alhans . •

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RIVISTA CJIIRURGTCA Della. riuoiooe immediata delle ferite d'arma da fuoco- De Santi p ag. L'innesto dell a spujlna - Hamllton . . . . . . • . • . . . .. Caso straordlina.rio di ferita del nolmoue sinistro - Holmes . . ,. I niezioni sottocutaoee di iodofor inio - Thomann . . . . . . . • Conclusioni sull'emorràgia postop o~rativa osserva ta io seguito all 'npplicllzione del m'!todo d'Esmarcb - Ramonet . . . . • . . . • E sperie nze sul catgut - Gross e Rohmer . . . . . . . . . . • Sulla polverizzazione d'acido fenico contro i dolori traumatici . • Patereccio nervoso - Oulnquaud . . . . • . . . . . • . . • Le applicazioni della fascia di gomma elastica vulcanizzata - SII • La oaftalina , nuovo antisettico - Flscher . • . . . . • . . · "

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GIORNALE DI

MEDICINA MILITARE \

PUBBLICATO DAL COMITATO DI SANITA MILiTARE (PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA GUERRA)

ROMA VOGHERA C1\ HL01 TIPOGRAFO

1882

DI S. M ,


..


MEM.OF\.IE O R I G I N A L I

' NB. Ri~lliamaodosi la Direzione al senso preciso della nota già stata .altra volta inserta oel giornale. r.ucicolo di febbraio lb79, pag. li9. circa ia r-esponsabilità degli scritti pubblicati, tutta personnle ai loro autori. trova o portuno di a!Termare anche una volta la atessa massima io rìaua voro del colonnello medico BAROFFIO. inserto nel precedente f~t avente pe r titolo: [Iella delermina•iont t mi1urarione dello o rlatico a!L'OIIalm o•copio: non al:rimeoti che per il segueo~e

ANCORA DUE PAROLE SOL LA

IIISURAZIONR DELLA MIOPIA E DELL~ IPERHETROI'IA

1o Da ciascu 1~ ptmlo illuminato della retina, parte un cono di raggi, il cui apice corrisponde al ptmlo di pa.t·tmza, e la base alla <;uperficie posteriore del cristallino. Dopo le varie refmzioni subite nell'attraversare il cristallino, l'acqueo, la cornea, e nel passare da questa nell 'aria , la direzione di questi raggi (detti omocentrici, perchè tutti emanati dallo stesso punto) trovasi nell'aria in vari modi moqificata; il fascio da essi formato può essere formato di raggi paralleli, ovvero di raggi abe·rranti dal pa·rallelismo. Quando per la sola refrazione sLatica oculare, cioè senza che venga menomamente messo in attività l'app~rato di accomodaziçme, il fascio uscilo dt..ll'occhio nell'aria è èomposto di


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A:\CO ilA Dl'E PAI\O I. E St.: Lt.A .MISlJ I\AZI O.' IE

raggi paralleli l'orcl rio dirr.,;i entmPtrnpo (.V. li g. 11 ); tll caso diver:•o rl icf':' i nmetrflpo . 2° L'aberrazione dal ·parallel ismo poi può a n e 111 re 1n due modi: o perchù. cio!•. i raggi e~co n o rlitil'r_qe.nti, O\ verC> perchè escono conuugenl i. ~ el primo caso essi non :;i incontrano più nel loro c.am mino natural e al dinnan:i dell"o•·chi o. Se pero essi si immaginano prolunga ti in ~en ~o im et·~t) al loro rea le cammino. i loro prolungamenti si incontra11o al di di etro dell'occl rio (c he in qn e~ t o cn:-o di•·.e=-i ipt> rm Ptropo). E qui ocrorre nota r sultilo che quest'u ltimo incnntN non è ·reale ma imm agi11ario. e quindi dicesi ,;irtna le (Vedi fi g. I). Però un osservatore clt t> si tr<"lvi sul loro 1·eale cammino• (al dinnanzi dell'orcltio osserva to) ne ri ceverà un'imJH·essione identicn, a quella che ne avrebbe ricevnta se essi realmente si fossero dipartiti rla questo punto d'incontro ùnmaginario. - Nel secondo caso, cioè quandv J'aherrazionedal paraIlei ismo avviene perchè i raggi e:;cono convergenti. il punto d' inr.ontro è sit t~aco al daDanti dell'occhio, e non è immaginario ma reale, perchè i raggi ivi -rea,lmente s' incontrano e vi formano un'immagine del punto retini co da r,ui tutto il fascio luminoso è stato emanato: e l'occh io, lacui refrazione (ad accomoc1azione inerte) produce questo effetto, chiamasi miope (Veggasi l'annessa fi gum III), 3° Evidentemente nel parallelismo i raggi componenti ir fascio omocentrico non si i ncontt·ano mai più per quanto si suppongano progrediti all'avanti dell'occhio, o pr·olungati al di dietro di questo. Con locuzione matematica si usa dire io questo caso, che il punto d'incontro lrovasi ad infinita di.~tanza (sia positiva, sia negativa) dalla cornea. Positiva cioè, se la distanza s'intende calcolata dalla cornea all 'inna1~zi, negativa, se si suppone calcolata all'indietro. È chiaro che l


'Dl!:I.LA lllOI'IA " DELL\ IPEllliETHOPIA

Frg. 1 -

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Occhio lpermetropico.

Fig. n. - ;Jcchlo emmetroplco.

Fig. 111. - Ocdllo miope.

-=-:,li., auuesse tlgu rt1 o inoJica uu punt o luminoso r·e~i nico. l la sua immagiue c il ver~ice della coruea. +p la distaou da c ad f cou ae:;"o 1 os:lln~ parc!•c~ coutata da lla coroea tn avanti . - p !a distanza da c a <l t . u~ gal i va) perch~ co •. ~ata. dalla cornea

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ANCORA DUE PAROLE SULLA MISURAZIONE

qyanto meno i raggi :;i scostano dal parallelismo, tanto pile lontano trovasi il loro punto d'incontro (sia all'innanzi ~ ia all'indietro dell'ocl' hio) e che tanto meno g1·ave sarà l'auJ etropia; o~sia con altre parole, la gravezza del vizio di l'èfrazio ne sta in ragione inoersa della distanza (po:;itiva o· negativa) del pu,nto <l'incontro ·dalllt cornea. Quindi se si chiama p la distanza (ad accomodazione inerte) dalla cornea al punto d'incontr·o (positivo, reale, al davanti• dell'occhio)i e - p la distanza (negativa) dal punto d'incontro, situato dietro l'occhio, alla co1·oea, la grandezza del vizio di refr·azione miopico ( ~f ) e quella del vizio ipermetropico (H) saranno es pre:; se ?alle equazioni:

•t -1 .' p

!l

1

H =-= - p

l p

•oDa ciò si vede a prima vista, che quando si gi11ng;i a determinare la distanza (p nel caso della miopia, e - p nPI .caso della ipermetropia) dall'oechio al punto a cui si forma l'immagine (reale nel primo caso, virtuale nel secondo) è determinato anche il valore di .\J, odi H: cioè il grado della rispettiva nherrazione della ref•·azione statica dell'occhio ( l). Codesta determinazione ~i può ottenere tenendo conto dei fall i subbielti vi, va le a. dire dei fenomeni visivi percepì 1i dalle persone stesse In cu i ametropia vuolsi diagnosticare, riferendosene alle loro asserzioni; e si può anche ollenere tenendo conto soltanto dei fatti obbiettivi, vale a dire dei fenomeni percepiti dall'o~servatore, senza tener conto delle· affermazioni della per,;ona e:;nminata . È inutile aggiungert> cheìl medico mililare, uon poteudo sempre lidarsi delle a;;· -- - - - - - (l) Ossh d ·Ila forz11 t.li r<>f•·a7. tOne ocula re indipender.te da queli';Htmenlo c he si può onener1-, mf'll~~odo ;,, ~tiùuP la facole:\ dì accomot.lazi " ""


DELLA MJOPJA E DELtA JPEI\METROPJA

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serzioni dell'esaminato, deve principalmente impratichirsi dei metodi d'indagine d'indole obbietti11a. Siccome poi le prescrizioni degli elenchi B e C, riguardo ai gradi di M e di H che escludono dal militare ser·vizio, sono assolute e

precise, così la misut·azione deve riuscire in alcuni casi di una pt·ecisione, diciamolo pure, diffici lissima a raggiungersi , qualunque sia il metodo impiegato. llletodl flabbletthl.

(a) Fenomeni snbbietti.vi nell'Emmetropia.

5° Nello stesso modo che nell'occhio emmetropi co i raggi orpocentrici pt·ovenienti dai singoli punti della retina formano (coine si è visto al n. 1°) all'uscire dalla cornea dei fasci paralleli, cioè incontranti si ad infinita distanza, così, in conseguenza della legge di recipt·ocità dei fuoch i coniugati, i fa sci ornocentrici pamlleli (.J) provenienti dai singoli punti di oggetti esterni posti a gt·an distanza, penetrando in un occhio emmetmpico, in istato di perfetta inerz·ia dell'a71pa-rato d'accomodazione, formano i lot•o rispettivi fuochi sul piano retinico, dipingendovi una immagine complessiva (dei t•ispettivi punti luminosi dai quali essi pr·ovengono), che l'emmetropico percepisce distintamente. 111 Se si coosidf.'ra che la bue del cono Jumino&o penetrante nell'occhio da un punto lumlooso esteriore il llmita~a dalla circonferen za del foro pupillare, ai capisce che per poco che ìl punto lum i noso ai allontani i raggi vanno accostandosi al parallelismo tanto rapidamente che i raggi prov,onienti da un punto ai LUato a 5 M. poono &i a essere considerati come paralleli. - Quando poi quello punto aia a 60 M J·approsai~ mazione è tale elle l'errore che sì commette può essere hnpunP.mente traacurato.


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A~COll A OtJE PAR IJU: ~l'l.LA mS CRAZIO:\ E

Quando l'oggetto si an irina , i r:tgg-i r hc "i dipartono tl:ti sin).!oli pnnli lumino::.i di t':':'O non r nlrano piil lll'll'nt/Pli nell' ot·t hio. ma di rer!Jnlfi : allora, SPII =a l'in tnT eli/o tfp/('a,·comoda:ione il fuoro eli ria:wu11 fa:'cio urnot·C'ulrirn non .;i puù piu fare in prcci,:a corri~ p ontlenza ll•·l piauo n'li niro: ma invece sut!fresto ~i dipiugo11 o, non più tanti pnnti lum inosi corTi :5pontlent i ai ri:;pcttivi fJILitli lumin osi dt•ll'oggt·tlo. ma al trellanti circoli tli dill'u::-.i\•lle, che laulo pilr :.i ,·a nno alhu·gando ad acc:n·a llanrlu l'turo ~ull'a ltr o, quanto piu l'oJ.!· f!Ctlo :'i viene arricinando: e l'i rumagi ne rctinira ::-i "' fa cendo scmpr·c più ~bi adita r quindi anr he la JH'r·,·rzinne di essn :;i fa meno chiara e di:- tirtl:t. \l a r E>m nwtrupo 1•uù ancora, metlinnte la f'cv·ol((ì di ru·romorla:: iot!e, r·it•ond nrre il fu!.>co sulla retina e continuare a \'t•drrc di~linlanH'III!' l'nggelln, fìnrh è p<'rÒ !]11!':-'to 11011 siasi lantn an il'inatn rilt' la forza di arromotlaziu ne nnu ha:-Li più a mantt•ncr·r ~ulla 1'1'tina il fu oro c oniu~ato drll'oggt'Lto, in modo chr :'i prrulu ea rw i circoli di dill'trsione. 0 () Da Lutto ciò ne vi ene r he l'l'mmetropo ' r tlc clisti nl amente l!li oggclli lontani sm;n a!'comodazionr, e, IIIPdioll/1' questa , può vedere distintatncnte andte :.rli OIJ!!t>lli Yicini . purchè npn siano anicinati al di tpra di quei limiti rhe ;!11 sono consentiti della :-;ua faeoltit di an·omodaziunr. Si -;t!iutlicheril quindi Wlllll't ropiro rlli dfmi lli'Ora di r cdt>re. :1d (lrcomoda.::ione pnrali:.::ata, oggetti posti a notevo le rli sl:-r nza. Ma non basterit ad esduderc l'emmetropi a in 1111:1 tll'r:'ona il fatto r he <JirCsta, ad accomoda; ione i11 tegra, dia pro,·a di vedere distintamente oggetti po,.ti a distanza. ( l) Si noli frat tanto che all'cmmetropico qualunque lente, non munla :-e

(l) l'oich~ potr ebbe esser,; alfetlo d a 1pet·m elrop1a laleu t ~

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DELLA MI OPI A l! DEL I.A IPEHllET ROI'IA

positiva o negativa (ad accomodazioM paralizzata), lungi dal migliorare, peggiora la 11ista dP,qli O!J,?t'IIÌ lmtl<tni. Cl) . Per mezzo di artilizii diottrici si po~:'ono ridurre parnlleli i fasci ornocentri r.i prm·enienli cb o,gynti vici11i, e l'rrll metropi co allora li ,-ede disti nl <\lnentA :-~ndtr !:l'II'Za mel lt>re in azione la fa coltit arcnmuda tira. Su qu e;;Lo fa ll o sono ha sali alc11 11 i ollometri (::?) .

'i" Si è ri'sto <li n. 2 d te nell a i!)t'rmclrOI)ia i ra"•'i nn onwcenlrll' l prO\'rni enti da .~ l i oggP.tti situati sulla retina nn!l sono dal sist ema diollri co dell 'occhio (sempre snppo.;La int?rlt• J'ar•·omodat.ionP.) rifratti in morlo da ro~ tituire nell'aria dt' i fa:-: r·i di rnggi parnlif'li, m;l che ei'cono diverr;enti. e che pr r ('0 11 ~(~!-( ll enza il ]JIIIItO rfi l'flltl'O I'SO rfl'i lOI'O 1JI'OfiW!Ja1Ht'l/.fi, trotYtsi oll'inrlieti'O dl'li'Otrhio ( \'r;.t.:.rasi la figura 1). È chiaro clte per la legge dri fuochi t:oniugnli, se i raggi luminosi pro\'Nti enli dn~li ug~ell i c~terni si diriges>'t'I'O ver..;o l"orr·lti o in direzione t:Oil\'f>I'I-(Cille \' er;;o qnesLO punto di COI1~:o r,-o (virtuale, nega ti vo) e:;si sa rehl•t'ro rifralli da ll'occhio, in ntodo da far fu oco :;ulla rerina; fasc i ouwc•'nlrici dotati di :;im ile convergenza n ~ ll e condizioni ord innri e non esistono; poi chè da ogni punto lumino:-;o i raggi si propa~a no in direzione divergente. Per rendcrli conrer~enti hi;;ogna 'quindi che essi incontrin o mezzi diollri t:i combinal i in modo tale da morlifìéare la loro naturale direzione. Perciò nelle ol·<linaric naturali condizioni gli ipe1'111 Pl·ropi (supposta in per(l ) Poichè se POT!tiva

lo m1 op:zza, s~

oegath·a lo m ett~> nelle coud i -

ziouì dell'i per•netropìco. (~ 1 Per esem pio, quello di Badai ;: quale s egna lo zet·o 'lU<lodo l'o~g<·tl <> e collocato i n guiso che' r agg1 omocentric1 (.'Scooo dal l'oltometro pa ralleli


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ANCO RA DUE PAROLE SU LLA MI SU RA ZIONE

fella inerzia la loro facoltà accomodatri ce) 7Wn ponno veder-e pe7'{ettamente distinti, non che gli oggetti uicini, neppnre quelli talmente lontani che i mggi onwcentrici che ne emanano si possono considera1·e come paralleli. Pe•·chè questi o,ggetti (nell 'inerzia dell'accomodazione) !;iano da loro veduti perfellnmente distint i è d'nopo che, per mezzo di opportun i artifi cii diottrici, i raggi che ne emanano siano, prima che cadano sulla cornea, resi convergenti verso altreuanti punti omonimi situati nello stesso piano foca le coniugato nel quale si trqvano i pwtti ·vì1·tnali di concorso dei raggi omocentrici emanali dagli oggetti ?'etinici; giacc hé in tal ca!IO, i mggi emanati dagli oggetti esterni vengono dai mezzi di ollrici dell'occhio rifratti in modo da fare il loro fuoco su lla retina. Per imprimere siiTatta direzione a cotesti raggi, si impiegano lenti positive. È evidente che, perchè queste lenti possano imprimere ai 1·aggi coteste direzillni, la lor'o distanza focale de,•e essere uguale alla distanza (-p) interposta fra la cornea ed il punto di concorso (virtuale) di rnggi omocentrici provenienti dagli oggetti reti nici; per conseguenza, trovata la lente positi va che, ad accomodazione paralizzata, fa vedere più distinti gli oggetti lontani, è trovata la misur·a dell'ipermetropia (1). Giacchè per la legge dei fuochi coniugati, la direzione che la lente deve imprimere ai raggi parallel i pe1·chè essi ''adano a far fuoco sulla retina e render quindi distinta per l'ipermetropo la vista deg li oggelli lontani, è la stessa direzione che il ) Veramente pe r essere più precìsi si dol'l"eùbe di re ch e la di stanza fo:lale della lente dovrebbE\ <!$~e re ug uale a quell a che co rre, nou g :i. fra l"occhio ed il punto- di co ucorEo di't raggi, ma fra questo ed il punto tn cut &L colloca la lente. Su pposte:> JH!I" esemf>i <O che ra lente sia ço!I9C3!1l a ):~ !Jlnl. al di nnll llZ t d t> lla cornea , la distanza fo : ale della lente dovrebbe ~>sse rc di 13 mm. tnaggtore della dist& DZ!l cloe co r re fo·a il punto ci• concv•·•o .. ta co•·nea..

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DELLA MIOPIA E DELLA lPERMETROPlA

in .senso inverso seauono i ra••ai re o n v provenienti da~t li orroretti 00 tinici, e che dopo attraversali i me~z i diottrici dell'occhio (ad accomodazione paralizzata) e la lente, sono da que~ ta •·idoli i al parallelismo (l ). s• Da ciò si deduce: 1° che, se tmo da l'c't pro va di vedereco n 1ma lente positiva gli oggeui a grande dìstan.za meglio distinti che senza lente , si 1lovrcl giwlical'e ipennetropico . 2• che la lente che, ad accomodazione paralizzata, glieli {a1·à !ledere più distinti che q"alsiasi altra, darà l(t misnra della sua i penn etropin.. l")

(c) Fenomeni st~bbiet.tioi nella ~liopia.. 911 Nella miopia, anche allorquando l'apparato d'accomodaz-ione è perfettamente ·inerte, i raggi componenti i fasci luminosi emanati dai singoli punti luminosi situati sulla retin<l escono dali' occhio convergenti verso altreLLanti rispetti vi punti tutti situati anch'essi in un unico piano, il quale non è altro che il piano focale conjugato della retina, e vi dipingono un'immagine reale (capovolta) di e5sa retina, e la distan.:a da questo piano all'occhio determina ·il grado della miopia. (V. la relat. fig. III). {2) Nell'ottometro d i Badai (maneggiato nel modo tloluto eta Gir audTeulon per renaerlo pl u preclto) la lente invece di essere applicata a pochi mill imetri dall'occhio, come ai applicano gli occhiali or•linari, trov&.:~i ad una distanza Invariabile di 63 -t- IS 76 mm. dalla corne a; 11ariMfle invece è la distanza dall'oggetto alla lente. L'indice del l'ott.>metro segue gli spostamenti dell'oggett.o , ed indica sulla scala i l numero delle diottrie di quella len te la qua le, &e rou e J)O&ta a l'l m m. dall'occhio correggerebbe la ametropia ; e la quale dovr·ebbe, p~ l' conseguenza, avere una distanza fo<:ale uguale alla distanza dall'occhio del punto di concorso dei ra11gi omocnntrici provenienti dagli oggetti retinici {aumenlatt\ de iLL piccola distan1a d i IS mm. suddetta! Se la per~ooa è atropinnla, la dista nz a di qu~sto )Jt;nto cii conco rso sadl ulituale a quella del C0 3Ì d.,II O punto t·~ m to(O della c'llta cliHi nta.

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A 'ìt:fl l\.\ o n; P.\ltOU: :)1"1. 1..\ 'll :'l" I\.\Z IU'iE

l'er la lt'""e .,.,.o di r·,·rÌjwocitù dei fnur hi COilJ.'"'at ,., i i nt·•·•i 1>1'0 n·nien ti dai ~ ill;.!n li flllllti tlt.'gli ngg••lli dt•l moudo e;o;tem" .~;illw t i in qtusllJ S/l's..,o pittltO forrnan o i lol'il ri::pettÌ\' Ì l'r tul·lri prec isamente sulla rcti ll;\, dipingcndori un'inunagine rè•ll•• rwrfettamentn definit n, e gli Ol-(gP.tti \' Cil!-(011 0 pen:i0 risti chi ari e di:;tinti. (;li oggeui inrece, che stanno in piall i sitllali a mag;.ciun' di:;t;lnza (l) d;dl'ordrio di questo piano fo c,\ le, fon11;1uo ::.ulla retina dei cirroli di dilfusio ue lauto più grand i qnanlll più gli oggelli di :;tanu da e:;:;o 11iano; cti pari pa:':>O va scl:'mando la rh iarezza della percezimH' risÌ\'ll. ·l oo :\ e ,·iene ell o uno tlei mezzi più Sl'lllplici per dLagno,;t icare e mi,.;ura re la minpia, co n ~ iste nel rolloca re gli ogget ti 1'1 1c flero no serri re al i ·c~pc rirn enl o ad una di,;laJiza tale dal~'•• cr llio C5am inatn ello e=-~ i non po:;:'a no ''e11ire tlistintanwn t1· n •tlnt i, e venil'li poi a poco a poco lentaruenle an-iri n;t ud o liuo al m0mC'nlo in rui e,;si siano distintamente reduti. l.a distanza e,.;Ì:;Ienle in rtnellnonw'lfo {m l'ogyetto e l'ocl'/1io. misura la miopia. Dal elle ~i ,·cde come CJUe.:>la, a rigor di lt' rnt in i, :;i p11:'$a dclerminare senza lenti di alcu ua specit•. qnamlo si u=-i no oggelli di dirn e n ~ i o ni proporzionali ali•• ntriù rli,.;tnnze a w i c~s i rcngono a tro\'ars i dall'ocr ltio. Se si f'o Il ora avanti l 'oceh i o un n l t> nte nt'ff<t/.i ocL in l t~ le :;i l uazione l'he il fuoco principale di e~sa, ad ar.r·omodazione inerte, r oincitla col sutldello fu oco conjugalo dnlla retina , è chiaro <"1 1e i raggi parall eli :><t ranno dalht lente rifraui in mod11 da diriger,;i r erso l'oct.:hio. in direzione identica a qneHa cht• arr!'l.1hero :>e pro,enis,;ero da oggetti ,;ituati nel pin no f•J•·alt' fnnjnga to della retiina; e quindi formeranno sn que,;la il loro fu,•co e saranno -.,·eduli pt>rfettamente definiti e ùi :c:tinti. Ln ~c

(Il E, se l'accomodaza one ;, paralttz~ l a. an che quelli ti!u:na a minore dutauza.

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OEl.l..\ )IIOPIA E DELLA IP J::Il \I ETIW PI A

distanza focale di sifTalta lente può dunqueservi1·e a mi!'ur;tre la miopia e ~Ll ciò si fonda uno dei metodi piil usati a <(II C'Io scopo , quando, ben inteso, si tratta di persone non interes=-ate ad esagerare ·il lor·o difello; il quale metodo consiste nE'l cercare quella lente che, addossa La all'occhio, rende il p ii1 possibilmente distinta la vista degli oggetli collocali a ;.rrandi distanze. Si può anche misumre la miopia tlsando lenti positiYe. Jn tal caso l'oggetto deve e>:sere collocato ad una distanza da lla , lente minore della distanza focale di questa. Ne viene r hr i 1·aggi giungono allora all'occhio tanto più divergenti quanto. piu l'oggello si trova vicirio alla lente, e (ad accomodazione· paralizzata) tenendo calcolo 1o della distanza focale della lente, 2° della distanza di questa dall'occhio, e 3" della distanza dalla lente alla quale si deve collocare l'oggetto perchè questo sia Yeduto il più possibilmente distinto, si può calcolare la distanza alla quale si troverebbe al davanti dell'occhio il punto d'incontro del proltmgamento. dei raf(gi uscenti dalla lente e penetranti nell 'occhio: la qual di!'tanza è poi quella al

di lit della quale il miope non può senza lenti vedel'e di• !'Lintàffi~nte: ossia è uguale alla distanza del cosi dello pttnt() ·remoto della sna vista distinta (l ).

!Il L'attometro di Badai è fonda to su ques to principio. Nell'ottometro di Loiseau gli oggetti sono collocati a distanza flssa di IO e Ili 5 centim. d~ll e lenti: le qua li d evoosi cambiare Onch è si trova. la lente [o la com· binazione d i lenti ) che fa meglio distinguere gli oggetti ; " dalla l ungh ezza locale di questa (tenuto conto se l'oggetto si troTa"a a IO od a s ceotim da eua) si desume il grado del ,·izio di r efrazi(.oe esaminato. La tabell~ che v1 è annesia risparmia i calcoli.


l u.

... ~CORA Ol" E PAR OJ.E St:I.L<\ MI Sl'lt A7.10:SF.

(

Jnetotll obble ttlYI

1 1o In ne e di fondarsi sulle percezroni risi re delle per-sone, la cui refrnzione oculare vuoi si determinare (come si fa coi metodi subl.Jiellivi fin qui discorsi), i metodi obbiettivi si fondemo sulle sensazioni vi sive dipendenti bensi dallo stato di refrazi one del!'occhio osservato, ma percepite dall'osservatore; il quale può dai caratteri distintivi delle varie specie di immagini del fondo oculare da esso percepite, e dalla loro situazione, senza tenere alcun conto delle asserzion~ degli esaminati , diagnosticare lo stato della loro r·efrazione . 12° Come abbiamo vist~, ciascun punto degli oggetti situat i sul fondo dell'occhio convenient emente illuminato emette un fascio di raggi che cade divergente sulla superfi cie posteriore del cristallino, e quella parte del fascio che non è intercettato dall'iride, <'sce nell'aria od ancora divergente, o ridotta al parallelismo, ovvero piti o meno convergente secondo che l'azione rifrangente del sistema ocular·e è minore o maggiore. 13° Supponiamo prima di tutto l'osservatore naturalmente emmetr·opico (od arti li ci al mente reso tale per mezzo di opportune lenti ). Se i raggi deriranti dagli oggelti retinici dell'osservato escono paralleli, l'osse1'11alore può vedere distintamente l'immagine d9gli oggeui retinici col semplice specchio ottalmoscopico sm.;a l'aiuto di alcuna lente e di alwno sfor~o accomodati~:o a qttalunque distan:a egli si collochi collo specchio dall'occhio osservato. Però per ottenere un ' immagine sufficientemente illuminata, e principalmente per dominare un mag,qior tratto del fondo dell'occhio, egli deve molto avvicinarvi:;i. Allora il campo visivo, circoscritto dai margini del foro pupillnre, diventa ahba~tanza vasto per poter· aubracciare diver:;i o~getti ad un trallo, ed egli può discernerne

\


DELLA mOPIA E DELLA lPE R~! ETROPI A

4 ;)

perfeuamente distinti i contorni dei vasi sangLtigni retinici, una parLe della supedìcie bianca splendente d~lla papilla ecc. (1). -L'immagine sarà di1·itta (virtuale) e, stando fermo l'occhio osservato, sembrerà spostarsi nello stesso senso dei moti del capo dell'osservatore. Sarà poi talmente ingrandita che laluni vasi sanguigni sembreranno grossi come penne di corvo: i loro conto·m i si t1 edra1~mo perfettamente definiti. ·14° Anche q:uando i raggi escono divergenti dall'occhio esaminato, un osser·vatore emmetropico può ancora vedere distintamente gli oggetti retinici col :;emplice specchio e senza l'aiuto di alcuna lente, ma in allora bisogna c.he egli metta in azione il proprio apparato di accomodazione. Anche in questo caso la immagine è virtuale e diritta molto ingrandita e moventesi {stando ferm o l'occhio ossen·ato) nel senso stesso dei movimenti dell'osservatore. Q•1esti però non la potrà più vedere distintamente a qualsiasi distanza egli si collochi dell'occhio o sserva~o, ma soltanto quando si collochi in modo che l'immagine si t1·ovi entro i limiti della sua vista distinta. Giacchè, avvicinandosi egli troppo all'occhio o~servato, pui> avvenire, se i raggi uscissero con eccessiva divergenza, che la sua forza d'accomodazione non basti a porlurli a far fuoco sulla propria retinn. Quando ciò avvenga, per vedel'la megli t• occorre che l' os:Set·vator·e si scosti maggiormente dali' oceh io OSi'ervato. In questi rlue casi (di raggi pamtleli, e di mggi diYergenli) siccome non si forma in alcun luogo (nè avanti nè dietro l'occhio osservato) alcuna immagine ·1·eale :vedi n° 2o) co:;i non è possibile ,·edere l'i mmagine retinica rot>e.~ciata ... me , " no (l) Converrà p rendere di mira principalmente i vagì " .

macula lutea.

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. "'Cilll alla


i(j

A:'ICOH .\ Dl' E I'AIIOJ.E SU LLA MISURAZIONE

cllr si impieghino artifi ci diotll·ici (lenli positi ve) ca paci di modilicare il naturale carnmino di codesti ragg i. l ij 0 ~l a se i raggi omocenlrici e!'c<lno dall'occhio convn·.IJenti, il fenomeuo di venta sul.ii to più complicalo. Questi raggi dr vono incontrarsi in qualch e punto avanti all'occhio osservato, ed ivi formare un'immagine reale capovolta degli oggt>lli relinici. Perchèegli però la possa vedere, lJi sogna che essa si fo rmi tra lui e l'occl1io o:;servato non solo, ma che si formi ad una distanza tale dal suo propri n occhio che la sua forza d'acw modnzione basti a ridurre a far fn oco sulla propria retina i raggi, i quali, dopo esser·si incorllrati nel punto in cui si fece l'immagine reale, tornano a di,·ergere come se parti~~ero tla un ogger.lo reale sit11alu nel pu nto ovc sta l'immagine, ed in tal cn::-o gli oggetti relinici ~o no veduti cnpoYoiLi. Ma seqllesta immagi111e reale si forma al di clielro dell'occhio d ell 'o~~e rrn­ tore, è chiaro che questo nl) n Ja può più veder·e , ed i raggi che pcnetmno nell'occhio suo, vi penetrano prima del loro inrrociamento, quando cioè sono ancora convergenti, quiodi non p o~ r·eù b ero formare esallamente il lor(l fLfoco che sulla retina d'un osservatore 1'permeo·opico. Ed inquesto caso l' immagine è ancor·a virtuale; quindi gli oggetli sono vedn ti diritti, e moventi si in senso omonimo ai moti dell'ossen;atore. Ma se l'os,;ervatore è, c.ome l'abbiamo supposto, emmetropico, deve avvenire che sulla sua retina si formino dei circoli di diffusione i quali si fanno sempre più grandi quanto più i raggi si allontanano dal parallelismo, vale a dire, nel crt~o aUt ual e, quanto più forte è la loro conve1·genza, e l'immngine, mano mano che cresce la convergenza, va perdendo della sua nettezza, fìn chè si falt.am ente confusa da divenire irrecunoscibile. L'r.spcrien7.a però dimo!;tra che allorquando i raggi omocenLrici conver·gono verso 1111 punto situato ad nna cena clislanza dall' or.d1io t>saminulo per es. di 1111 metro. ed a11~he di soli


DE LI. A MIO l'lA E DELLA l P ER!IlETROPU.

li

67 ceni. (le filiali di,;tanze coni:;pondono a miopie di 1111a dioLtria o di una diott1·ia e mezza). l'os,-ervatore emmetropo situato alla di:-.tanza u:;nale per l 'o~serv azione oltalmoscopka (cioè da +u a i)O r.enl. ) può ancorapercepire l' immagine virtu,aLe diritta e mor,enusi in senso omologo ai propri mor imenti: e que;;ta :;i const>rva anc:ora Lanlo ehiara e distinta r.lle, a meno di poterla ùnmediatantente raffrontare coll' immagine degli stessi oggetti formata da r·aggi paralleli , non si può aYere alcun sicuro criter·io per >'lah ilire che e~~a non sia prodotta da raggr pamlleli (l) . ( U ! ~Pfl'uenti f::t ••ili~~imi f)ç;p~~Jrim'!nli potrar.r1v ~e1·v ira a. cou'-· ioce•·e chi

an cora ne dubitasse: 1° che quando i raggi omor.entrici eou·ano pa•·alleli ne ll'oc.:hio di un ossenato re Pmmetropi co. questi sen?.a sforzo percepisce perfettamente disti nti gli oggetti da cui emanano; e che la loro immagine, siccome quella che è diritta, virtuale, e formantes i dietro il foro pupillare dell'occhio osse rvato ae questo è mantenuto ferm o mentre r·oss(>rvatore si muove, sembrn. si sposti in senso omonimo ai movimenti clell'osservatore. ~· c be benchè i raggi penetranti ne lJ·occh io li i un osservatore emmetrop ico arano leggermente convergenti qual i sono que lli emergenti da un occhio a lf~tto da miopia non maggiore di una diottria e mezza, l'osser vatore situato a brev e distan za dall'occhio osservato pu(l ancora ben distinguere l'immagine diritta e moventes i in senso omonimo ai propri movimenti. Bsp. I• Dopo avere fissato aulla tavola porta-oggetti di un microscopio semplice un cartoncino sul qual<! siano disegnati colla matita alcuo i sottili tratti imitanti p. es. i 'fasi retioid, si collochi il microscopio s tesso io posizione orizzon~ale nel fondo di una s tanra illuminata da una sola finestra, al di 1;\ della quale la vista poua spaziare a molta distanza (di a lcune centinaia di metri e ai ~cor·gano oggetti varii, piante , campanili ecc.). Girando upportu namPnte il bottone che fa muovere l'unica lente o aistema di len ti di cui consta il microscopio, si trova preato un punto in cui l'imm~i ne degli ogg<•UJ lontani si dipin~re capoTolta sul cartoncino; e quando essa ha acq ttJsr ata la s ua migliore definizione si può r itenere che la dis~anza dtlla lente dal cartoncino sia ugua le alla distanza focale pri11cipale di ess:1 lente. F: chiaro che allora il disegn o prniamente tracciato su l cartoncino tro•a~i io condizioni diottriche analoghe a quelle dtlla retina nell'occhio emmetropico, e c be i raggi che ne provengono escono dalla lt>ntt> dt>l microscopìo resi parai-

2


18

ANCO HA Ol"E PAit OI. E Sf"L I.A li! S li RAZI O~l'.

H>n Da qur:'te premes::;e si prmno dedurre. per q u ~ l rh e rig11:H·da la. valutazione ohbicllira dello stato di rrfrar.ioue. i seguenti co rollarii: Supposto sempre che l'ocdJi u e:>a minato ,;ia in i,;tatodi perfell a inerzi a dell 'arcomodazione e c br r u~,;e n·atorr sia emmetropico, se que!'ti rol ::;rmpli ce ,;pecl'l1 io ottalmosr·opi co >etlr di" :intamcnte l'immagine dirilla (mo, eute:;i in S•' nso omonimo ai proprii rno\' imenli) di quakl 1e d e tt a~li o del fr1ndo

leli. Se allora d unq u<' . senza va r iare m r·n.:>m amt'nl~ l:\ s i1uaz10n!' de lla Jenlll si co lloca ilm icroscc. pi o io luogo ta le c he il ctis~goo d el car·to ncrno res :1 beo e illuw i nato, e lo si jlllarda alll·a,·er~o a l!a l<·me, l'immagin e sua di've appanre nè piu ne meno qua le apt'arire hlJ~ l' im majltn e r etinic:t d i un occhoo l'mm etrop ir.o in istaro di perfeno rilasc•amento d eila fa col;à d'accomortazlone. Or be ne, questa i m mag i ne a ppare coll a '»lUMI ma di$1 111-:iOIIt e chla>·e::a, dirllta e m ov,.n tui in senso omooimo a i mcvimenti de!l'o..sen;at •• >·e. e la dtsta nza n cui si pone l'O$Ser· vntor e no n •nt\ui<ce. sulla distinzi one de' suoi contorn i, però inlluisre assai s ulla esren· aione dPI campo vi sh·o . il quale si allarga l:tnto piit quantl' più un o si av vicina alla lente. e quindi abbracciandosi un piu gran !ratto del diseg no è piu facile orizzootars l nella ri cognizi one degli oggPIIi ne l disegno rappresentati. Tuili ques ti fenomeni t rovano il loro pe rfe Uo risco ntro in civ che succede quando si esaminano occhi emrnetropici in islalo d 'i norzta dt>l l'accomodazooue: <11 person~' . p. es. che n~ l m assimo r ilascifom enl o del mu sco lo accom odator•· l;• do no d i u"'r perf••tt:o visione dej'(li oggerti lo nt.1nl e che non hanno alcun rn1e r ess1- di nas~ondere la '' er ità. Pe1· escludere ogni azione •lell' appar:no d'acr.omod nzJ oroe si premeua una forte atropi nazione. Si esamiro i allora colr~j uto del sol o spe~cbio ocu . l tll'<~, senza l'irolerveoto di lent1 do alcuna spe cie il fon•io de ll'occhio e si vailrauno gli Oglletli assa i ingraudi t i. <lirnii e mov~noi s i 1n senso omo• n11uo ai mo,·ime nti dcll'osse r·vator t! . Quesli do\•rà pHò avvi ci nars i all'occhio o~senato 1u•· dominar~ un 7'"' va.•to campo . ed ort <'lllarsi pet· la r icer ca dei vasi della J>.tpilla ecc; e siccome l'tm maguJe è assai i!lgrao.Jita (c1rca :.lO \'Oi tel cosi i va si sangui gni cen t rali gl i sembr·e r anno go·ossi come penn e :li corvo, e d~ lla papilla non p?trà vedet·e che una piccola po rzion" per ''O lia, p(' rò i ccntorui cosi dei vasi com e degli a lt ri og;se tli gli appariranno p~•· fellamen te dostinli e d Pflnili. Queslo fallo è talm ente vero e conosciuto. che sopr·a esso è fondato Jl m etodo di mi surazioo e dei ,·izi d o r efrazione p cu· m ezzo ctell'hnmaoi ne diritta propugoata da l I.a ndolt ne l suo llfa llttel d'ophtllalmoscorJI~ cosi


DELLA MIOPI.\ E DELJ.A l I' ERX ET ROPIA

19

<lell'occhi o c non ril'sce a vedereTimmagine ·reale (rove~c iata) -è :;t-gno che l'or('hio e~aminalo non èaffPLto da miopia grave . Sarà per con~egue nza od ipe1·mvtropico, od emmelropicc> o tutt'al piu leggl:'rmente miope. Se col Yariare la distanza la definizione dei contorni dei rasi non subisce alcuna variazione, e ;;olo Yaria !"estensione del campo vish·o, l'occhio esa· minato probahilmenle è emmetropiro. Se invece alla di:;Lanza ordi naria (o minore dell'ordinaria)

-semplice e cosi chia ro e pertan to cosi commendabile a chi vuole co:o poca fati ca acquistare su questa mate ria idee mol to precise. E•p. 2° Toroaodo al microscopio, se dopo ave r cos'i ~cquistata la c ertezza che il disegno del cartoncino si trovava esa ' tamente oel fuoco, a i la lentamente girare il botto oe che fa muovere la crémafltire io m od o che la lente lentamente si all ootao i dal cartoncino, il disegno ptr qua tch -: tempo si vede ancoro tonto discinto e ct1 flnllo chi' rosser9alore per es . eer~ sicuro che la chiaretza p rimitiu è diminuita hisogna che s~guiti a fare dei movimenti av\•icendati di avvicinamento ed nllontanamento. come fece dapprima per i studiare il punto in cui la prospetti VII este rna alla nuestra si dtpinge,, a colla maggior possibile distiruiooe sul carton · cino. Se poi si mis ura la ditl'er('oza fra la distanzi\ della leo te~ al carton cin o quando si era c erti che que~to era al fuoco, e quando l'osserva· tore è certo ch e la chiarezza dell'immagine e alquanto scemata. P si calcola colla scorta della formula de i fuochi conjugati la distanza del r unto verso 11 qual.,, per il S@gul'o aumen to de lla distanza dal d tsegno a lla lente, devooo convergere i raggi emergenti dalla lente per formar• i Urllrumagine real e, se ne deduce che questa deve trovarsi alla distanza di un metro (011 a oche meno); vale !\ dirot alla di stanza a cui ~i forma l'immagine degli oggetti l'etio ici di un occh io afle lto da una m iopla ugual •· ad una diottria (ori anche una dio ttria e mena). Esp. s• Un osservatore emmetropo pi~tli una len te posi tit>a d i una dr ottr in (o p~ rtl no di una diottria e mena) e «'.OIIocatala a circa ~ cAOtim. d al proprio occhio guardi attraverso a d esaa oggetti situati a distan za dr QUalche centioajo di metri. I raggi omoceotrici provenienti da queati ~gg~ui si poono considerare come paralleli Quindi dopo la loro refrazionE' a n raverso la lente dovranno formare, e formano infatt i, un'immagine reale e ro•esciata degli oggetti s tessi. e de,•ooo formarla precisament~ in corrisponden%a del piaoo focnle prin cipale della lente. Se. l'occhio dell'osser,·atoro tt·ovasi a so ceotim dalla lente (dista nza ad un dipreaso uguale Il quella e be l'ossenMore IHba nell'esame ottalmoscopicol


.20

AN<.;ORA DUE PAR OLE SU LLA MIS L' RAZIO~E

I 'M~ervalore non può ùi:-:tinguPre (t{ttanclo, hcninte:;o, la lrll-

spart>nza dei meai diollrici è normalE') alc nn or;getto retinico nl: diriuu né ron·:;r into e vede ~u l o un'immagine dilrusa cd irreconosciuile, l'occ hio è alreuo ùa una miopia pi,wosto grave. Se linalnwnte alla distanz;t di circ:u :30 ceni. si Vt'de di.s tiutamente (senza lente) l'immagine l'ove:;ciala morentesi. in :'t>n:;o opposto ai movimenti d e ll' os~e rvat ore, l'occ hio & certamen te afTell() (massime :;e l'oss•'l''>'<llllre è pre:;biL.-) <la.

i raggi cbe peo e traoo u~ l suo o.:c hio sono converf)enll • erso il fuo~~ Jlrinctpale della lente cioè verso un punto situato a 50 ceotim. al dJ dietro d i esso occhio, se la lente era di u~a sola diottria. a 17 cenllm. se Ha oi una diott ria e mezza. Ciò non ostant e l'oss ... rvatc r e ved e gl oggeui suddetti aosai bene distinti, e naturalmente li "<ede dlrini , e se egli, t~neni:lo ferma la lente, fa de i movtmeo ti in vari sensi, gli ogg,n i se mbra si spostino in senso omonimo. A quesli fenomeni fa perfetto riscontro quauto si osserva nel ~f'guen te

es perimento. Esp. 4° Se si sceglie una persona sicur·ameole emmetropica. la s iatr opioa e l" s 1 appli ca uoa lente posit iva rti una diottri" (od una di ott ria e mezza). ~ i .l sicuri c he i ral!gi uscenti paralleli dall'occhio sono da lla ltnte ridott i a far fuoco alla distanza foca!e di questa. L'emmetropo è aduu•1us l'idotto allo stato di un miope di uua dhiltria od una dic. ttri'< e mezza. L'osservat·o re può ancora col sempl ice specchio oc ulare v~det·e i'im maulne rtti nica diritta e movente si in senso omonimo ai propri m ovl· mentt, e noa può vedere l'immagine reale roHsciata per·cbè questa lmmal! irle s 1 fo rma troppo lontano dall'()('chio osse~vato. Giaccbè, per vede r e l'immagin e J'eal~ rovucrata e 1n0ventu i In $tn•o oppo$tO, l'osser,•ator& dovrebbe in questo caso mettersi ad un metro e 20 c•mtim. dalla len tP , (oli a 87 c~Dtim.) Ora nell'esame ottalmoscopico a ques1a distanza lo specch io oclllare non ritle!le sufll ciente quan ti tà di luce nell'occhio da esam inare, .e poi il campo viu• o sarebbe troppo ristrello perchè fosse poss1 bi !e distinguere qual&iasi deuaglio d i essa. Ciò bas ta a provare che, nelle condi%ioui in cui si trova l'ossen·atore e mmetropico nell'esame oualmoscopico. questi non può col s<!mpli ce specchio oculare $e oz.a l'~juto di :\lcuna len te , quando la m iopia noa supera uoa <l1ottr1a e mezza, ancora vl'dere l'immag ine ro,·esci aHI . e continua invece 3 vedere l' irornagJ·Je diritta e movente$i in senso omo111imo ai movimemi dell'os~en:uor~.


DV.I.LA ~ IOPIA E DELLA IPEIUIETROPIA

miopia gt·n,·e, ,.;u pr riorr rioèa ll e6 diollrie mlutr per mot ivare la riforma {'l). 0 ° Ma q tu~ ndo si tralla di ,.;tal>ilire :.e una dala ametrop ia raggi unge o no un certo limite fisso e precisamente determimLo (quello di 6 diottrie p. e:;. al di lit del quale ces~a l'idoneità. al militar·e sen 'izio) e la distanza dal punto di concor:;o ·dei raggi all'occh io os,.;errat o, r ~oltanto di por.o inferiore o su periore a quella del limite ;:tahilito, è chiaro che uno sbaglio di porhi ceni. nella ralutazionr di <>~sa distanza, può bastare .a 1·~ ndere il giudizio erToneo . In que~Li casi adunque, sir.come l'o:.:;crratore, non atropin nto. o1·dinariamente non può preci.sal·e con piena esatteu:.1 In di;:Lanza per la quale, nl'l momen to .dell'osser 11a.oione i l suo oech io è aecomoda to, e per·t· iò ne anelle la di:;tanza fra l'occhi o osservato ed il punto in c.ui si forma .l'immagine, ne viene che il criterio diagnn:-;t iro ulti mamente accennato diventa mal :-icuro . 18° Altrettanto ad un di pres~o accade quando l'immagi ne veduta è diritta. Anche in quc:>to caso per es;;ere certo della preeisione delle sue misurazioni , l'osservatore don·eltbe es:.ere -si ruro dello stato p rt'ci~o dell a propr·ia accomodazione nel momento che eJ:!li d i ,.; tin~ne meglio !!li oggett i retinici. Ora , siccome i· molto dirficile rhe (fll~tltrlo wro mPIU in a.::ione l'apparalo arromodatim po,;,;n a~·er la coseien7.a prec isa del (l ì G><• cc hè l'immag-ine rovesriata nella miopi • cii fl di otc ri e ~i forma a ct!tttJm . 16. 00 dall'occ h io, e q utntli p·•r ,.• ct.,rla ben d<stlnta un osse-rvatore. che m etta in az1one una forza d 'acco modazione dl trd diot tri e • q!'ve t r., var;i almeuo a .:;) centim. d all'occhio osse n·ato. s~ po i l'oss~ r·vato-r~ e dotato di m3gg io re energia accomoda!i,·a pot rà v~>1erl a coHo ~~ndosi anche a ~oli 40 cen ti m e meno. e si ccome ciascun ouen·atore puo conoscere qual eia il ma.:dmum d•lla propl'ill facol t ~ uccomorl ativa potrà form a rsi un c riterio ;tbbastanza t'Slitto per ca lcolare a qual di ~ .stanza dall'occhio ossenato si !or·mi l'immag•ne rea le eh~ gli com , . 1 r •sce dir.n an zi tostocho es;a vi one a coin ctdere col pun to prossimo deiJ· .dt lut ,.,sta di<tiot a a.

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2.2

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A~COR A DuE PAROLE SL' LLA !t!ISV RAZI O~E

grado <icll'enei·gia. impi egata, si credette invece più farileacqui~tare t.:OII'eserr izio la cap(lci/.cì di maH/I'nl'l'e ~;o/onta riomente in istato di perfetta iner~ìa l'tt]Jparato accowudatiw, e sì cercò con questo ~ped i ente dì raggiungere un ma;.;giot· grado· tli precis ione. Su ciò sì fonda. il metodo preferito dal Landult. Con que:>lo metodo l'osservatore emmelropico (od ar tifìcialmente reso tale pe1· mezzo di lenti correttrici) deve es:'ere· ('sercitato a mantenere in pea.:fetto r·ilasciamento il proprio apparato d'act.:omodazione. È ch ia ro clte allom egli può vedere colla mct(f:JÌOre chirLreua possibile gli oygetti retinici soltanto allorqu.artrlo i fasci lumìno:;i omot:entricì che ne emanano sono pnralll'li . Allorquando adunque egli lì ve de perfettamente distinti , è segno che l'occhio osservat0 è emmetropico (l' immagi ne r eduta è dit·itta, a~sai ingrandita e si muove in ;;enso omonimo ai movimenti dell'osservatore, ed i suoi contorni sono neu( e ben definiti). Se non la vede, o la vede più o meno confLìsa, l'occ.hio osse1·va tù è mnet;·opico. e la lenle~he applica ta 'immediatamente all'occhio osservato, gli ela fa vedere meg lio distinta è quella che riduce al paralleli::;mo i raggi omoeentrici uscenti dall'occhio. Essa per conseguenza deve avere una distanza focale uguale al la distanza (positiva o negativa) dal punto di convergenza di c:-:si raggi all'occhio os:;ervato. Se la lente che produce que:;t'eO'e ttn è negativa, l'occhio è miope, se po:-:i ti va ipermeLropo. Con q ueslo metodo però, '-iC<'Otlle il cambiamento delle lenti (neces:;ario per ricercare quella rhe fa vedere gli oggelli retini ci il meglio.distinti che sia p05:'ìhile} e~ i ;.;e lm·cerlo tempo, cosi non riescono illltn('<liati i confron ti delle immngini con template e men facile rie'-re il giudizio clw su tal i con fronti si basa. 19" Pe r ovv iar·e a que.;;to incoveniente si trovò vanta,ggios() l'in:<erire nn certo numero di lenti graduate (negat ire e po-


DEL LA lJI OI'IA E UEJ. LA IPEI\IIt:TR OPIA

23

sitire in nn di ~ro rotabile (dello d i~co di 1\eco:;:;) fissato allo ~pece h io oliai m o~co pi co, il q nalr. aflora si eh ia ma otlalmost"opio di refra:;imte. Co:;i le l et~t i .-i possono variare rapidamente ~e nza levar lo spet'r hio dall'occhio . .Ma di que~ ta guisa le lenti non tro van~ i applica L<' immediatamente nll'occ hio ossen aLO , ocl almeno a hrevis:;ima distanza da q ne~ t o : e per·ciò la distanza for.ale lle lla lente impiegata non si può ritenere esa ttamente uguale alla di stanza fra l'occhio ed il7nm1o di concorso dci r·aggi ~h e ne emanano. Occorre dunqne mediante un calculo, nel q nal e dt>,·e,-;i t011e1· con ~ o clelia distanza a ·cui si trova llall'occ hio osse1·vato lo specchio (colla lente correttl·ire), determinare qualt> tlot'rebbe es.~n·e ln r/i.çtan ;n, focale di quell'altra lente, che applic(Lia immecliauunenteall'occhio nt1rebbe 11ff1Ull mente n'dotto al pnralle l i.~m o i ragg:i emergenti (1·edi LA~OO J.T JhuwPl d'oplttalmosropie 1878 - pag. 43 e scg.) Per facilitare questo calcolo si ponno usare le formoledate dal Sou ~ nel :-uo Traité d'optique, 1880. pag. :lr.>G e seg ( l ) . ?0° Con quPsto metodo lntlo ohbiettivo, la misum dE'Ila rcfra.zi one può ~iit raggiungere una precisione che nella maggior parte dei casi si può ritenere suffil'iente. Siccome però (l ) Dato che la di s tanza delt'otlidmoscopìo a lli'occh io osse r vato sia d 1 ;, ce nt . se In len •e -che fa vedere l'tmm agi nf.l m~glio dtstinta è convPSM\ la forrnol a il la segue nte:

lo quetta form ola D r a ppr esen ta Il nu mero de ll e diottrie ll ~l la le nte con vessa impio!gata ed H t i numero d ell e d rott r ie della ipermetrop•a os. 3e rva ta . Se la len te è conca va la formo ln diventa :?tl X D ~ -+- o= M .

In questa, D t•appresen ta ti num E> ro dell e d iottrie dPIJa lente concava t>tl M il nume ro d1dle diottrie della mi opia osservata . Es. 1• Per r eoder più distin ta e h!' è possi bil e l' i mm~gi ue si dovet te


Ìt

,\:-iCORA OLI'. P.\ROI.I!. Sl' LI..\ )! ISl'IIAZIONE

e.:;~a 1\l)ll ' a immune ùall 'inconn>nient e rhe molli o,;,;errallll'i,

"enza la para li :;i clelia propria ac·rr, modazione. non pon na t'empre es,;ere s'iruri di nou e:-:t•J·citare i:-:t inti1 amentc. r' ,;t~nza arerne Cf):iCienzu , il piit pic·colo sfOI'Z O arco modativo, t'O :' i anrhe a qnestu metodo ,;i puù fare ilrimi'I'Oirro rh(' nrppnrt~ es,;o ùt certi c1tsi trhe nel ,.:er.rizio militare non ,;o no rari,:-:im i) nde a metterei al ,.:ituro runt1·o ogni po,.:,;ihile fallari .t di giudizi. Pertanto gli ,;furz i degli spec iali,;t i per rag~iu n­ trere una preci:::ioue anrorn ma)!;riore. ··ontinuarono. e i11 rìuesti ultimi anni Loi:-:eau e \\'al'ionwnl ( r. .l nna/P.\· d'urulistiqtM, 1880 fa:<c. LXXXII) i111111a)!inarono un nuovo ,.:triimento clte rssi chiamarono OJ!hlhalmo:n'OJIIOIII,:tu. E,.:,;r, t' com binato in mode) che l'iuuna~!ine rc<dedel l'ondodell'orr hio vien proiettata ,;u un diaframma tran,;lucid(t, (·hr :;i munii' innanzi rd indi <'lrn fìnrhè l'iu1mag-ine ri ,.:i dipingc' talmenlé distinta che la si può rt>derP dalla ~uperfir·ie oppo:-:la a qur·lla diretlanH'III e illuminala dai n•ggi prm-cnirnli dal l'ondn clt•ll'ouhio OS:'errato, ana loga mente a qL1:111to si l'a dai f0lot!raln reall' ([por Jj o·w<'liÌ tln fnlo<'rar r.r ,... Pet· rerificare .se l'immaorine farsi si forma precisamenle :mila l11m ina di ,·etro ~meri;.rliair) che forma il fondo della camera osrura foto::rafi r.a. Quando l'immagine si vede ben d~>fìnila :;ul diaframma è ,;egno l'he

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impiegare una len te convessa di ~ ulollrie . L'otta lmoscopio esstoo do t<'nuto a 5 ce nt. dall'occhio osser1·ato. d t qua:ote diott r ie i> l'ipermetrop ta1

L'ipermecropia ò di 5 diottrie. Esempto 11° Per vedere il piu dis·tnta mP~te possibile l'i mm.lgine ei dovè. te nendo l'ott almoscoplO a 5 ceut. ctall'occ llt Q 05$et· va~o. •mplega,.e uoa lente concava di 5 diourìe. LJi quante dtotu·te è la miopia l

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La miopia è di t •lt ouri~.

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DEL LA lllOPLA .E DEI...LA IPERMKTR.O PIA

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la di~tanz n di questo dall 'occhio coincide colltl. distanza dell'immagine reale r~Li ni ca dall 'occhio :-;tes::;o. Allora si legge sulla scala annessa allo :>trumento il numero delle diottri e pos itiv~ o negative dell'ametropia. Lo zero della scala indi ca l'emmetropia (·1). Siccome in questo modo l~ distanza cui si trova il diaframma dall'occhio osservato allorcht' l'immagine vi si dipinge meglio distinta, si misura con tulla la precision e indipedentemente da ogni calcolo della distanza a cui si trova l'osservatore e dello stato dell 'accomodazione di questo, cosi questo ingegnosissimo strumento , po:;s iede in teoria tutti i requisiti desiderabili. Sgraziata mente esso è di una difficile applicazione e richiede per maneggiarlo con profitto un esercizi o tale chr ~da Lemersi che ben pochi acqu istin() la destrezza e siano do · tati della costanza necessaria pe1· superare le difficolta del(l) Ecco per ch i avesse vaghezza d i conoscerlo, come questo istromeoto è costruito. Esso coDs ta di due tubi, l'u no esterno di l~ cent. di lunghezta. L'apertura posteriore d1 questo è llbdra, l'aut<~riore è munita. di una l ente bico nvessa d i 71 ruil ll metr1 di lunghezza focale {l( diottri<~) . Dalla parte an t.e riore partono due s langhette l'una deJie quali eporge dalla lente di 7 cent., e porta 110 bottone d'avoriO destinato ad appoggHLrsi alla regione orbna r ia inferiore della persona osservata, ed a mante nere r.osi la lente ad una do8taoza fissa dall 'occhio corrispondente alla d1stanza focale principale di essa leote. l.o apecchio è collocato ad u n ce ntime tro e mezzo dalla lente (tra questa e l'occhio osse r vato). Esso è formato da 1111 m eoisco di ve tro a supe rficie paralltle, quindi privo dt cutone lenttco!are appr euabtle sui rnggt che uscendo dall'occhio osservato, devooo.attt·aversarlo p rima d i ca dere eu Ila lente. La superftcie concava dello specchio eta r ivolta verso illum e,ed è girevole sovra quello dei su oi dl ametrl che, quando l'islrumento è lin posto.done essera tenuto possibilmente nel piano del meridiano verticale de ll'occhio osservato. Il tubo inte rno che si muove a sfregamento dolce entro l'esterno porta una scala graduata (di cui ciascun mezzo ce ntimetro m isura una dio ttri a di rerrazione) ed alla s ua estremità anteriore porta il d iaframma su cu1 si deve formare l' immagine. Per la estremità posteriore di qu esto tubo aperto , l'osser•at.ore ved e Il doarramma e può collocarlo nel punLO lu cui appare meglio dipiota sQvr' ..sso l'immagine d e! Co n do oculare.


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• AN CORA OL'E P.HIOLE Sl:I.I.A :dlSU fiAZlOXE

l'applirazi om>: e qu e~ to è probabilment e il motivo per cui non Phhe anco ra , per quanto io ~appia, malgrado sia giit stato in·· \'ent.ato ùa Ire anni, una grande difTu:;ione twlla pratica. '2 l . QuP~ to qual s i.1 ~ i lavoro non avrebbe scopo se s1 limitasse a 1nellere in evidenza le c~iffì co ltà che gli uffki;di sanitari dPvono talor-a incontrare per rl etcl·minare <·on surrìci enle prer i::ione se taluni vizii di refrazàoue ra ggiungono o no il limite stabilito per motivare la riforma, e ::e io mi a:-;tenessi pcrlìno dall'indiC<trl" quali fra i prin ~: ipali metodi p ropo~ ti per superare codeti.te diffìcollà siano , a parer mio , da preferirsi. l casi più diffi cili sono appunto quelli nei qnali l'imperfezione è di poco superi ore od inferiore al dello lim it e, gia1> chè in allora anche un pi ccolo errore nella valutazione della imperfezione può far variare in gindizio. È naturale che alla j.Jiù gran parte dei medici militari i quali si devono di tante altre cose occupare, dehb·ono tlltlncare il tempo ed i mezzi per arldestrarsi a metodi troppo diffi cili od al maneggio di strumenti troppo complicali. A pari condizioni clevonsi quindi preferire i mezzi di mi=-urazione più facili e semplici. Ora dunqtte ecco a quali, :;econclo il mio de bole avviso, si polrebbe dare la preferenza. 2 1. Fra i mezzi subbietlivi parmi <:onven ~a dare la preferenza all'ollomeLro di Badai ( l). È bensi vero che questo strom ento non può che dare risultati di natura subbiettiva: ma è altn?5Ì vero che sarà ben dif111 Questo stromento si raccoma nda per la facilità della sua npplicaZIO ue e pe r la preci ~ione de' suo i risu ltati. Ad occhio atrop inato, e-sso ha il vama~g10 di misur are allo stesso tempo h~ refrazioue e l'acutezza visiva. Però g iova avvertird c he per mi~urare con pt·ec is ione l'acutena visiva esso d.eve essere applicato (come l'ha dim ostrato Gir:aud-Teulou) in modo c he ti fuoco dell a l ~ nte ch'e!Sso contt e ne coinc ida ooo gi à co lla supertlc1e an{e r·iore de lla corueo, ma col punto foca le a nt eriore dt>l l'oc chio; Il q ual punto sta a c 1r ca 13 mi li. innanzi a ll a <·Or!IM. Cosi fa c.., .. do però, li i • •'n ta a l•1u nn t o m e nn r·tuo•·o$a la m isura d ~ lla

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DELLA :IIIOPlA E DELLA IPERMETROPIA

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ficile, per non dire impossibile, che un individuo atropi nato riesca ad in.gannare osservatori oculati e diligenti, ~e que~ti hadano ad impedire all'osservato di vedere in qual senso viene !-{irato il bouone che fa muovere la crémaillì:re, e gli fa ccian leggere le lettere di prova ora da de,;tra a sinistra , ora inversamente, ed ora saltuariamente: la frode poi di,'enterebbe ancor più di ffìcile se si muni ~~e lo stromento di parecchi quadri di ri cambio con lettere di prova e di:'egni diversi. Laonde per parte mia io credo che si debba e:;gere grati al colonnello Baccarani al qualeprin eipalmente si deve di averlo iutrodollo e divulgato fra noi. Del resto dopo fatta ht valuta.zione coll'ol!ometro Badai è indispensabile controllal'la per mezzo dell'ottalmoscopio. Ai n. 18, e l Usi è già esposto come si può fare questo ri!'contro col metodo dell'iinmagine diritta e cogli ottalmoscopii a refrazi one. Si può anche rie.orrere ai metodi obbiettivi che riposano semplicemente sulla constatazion e diretta della distanza a cui si formano le immagini retiniche dall'occhio o~se rvat o . A questo proposito ecco un metodo a.;sai semplice e spi cci() l'lte a me :;erve . a:;sai bene. Atropi nato l'occhio da esam inare, lo si illumini co ll'ordinario specchio oculare. Po>cia l' os~ervatoro (natura lme n le ernmeLr•>pico ocl artificialmente reso tale) dopo esservisi ac• costato a brevi!'!'ima di stanza se ne venga a poco a poco lentamente ailontanando. Se gli apparo distinta la immagine r Pfr·azione, per la qu;lle Il fuoco d~lla le nte dovr~bbe coincidere colla su· perlicie anter•<>re della corn~a. M,, la differenza che è di soli IS mìll. & cosi piccola che puù l.'sser•e tmpuo~rneo te tras~ urata. come si Lrascura col m eLo,to di Dou<ler·s che appli ca la leuLe correlt rice alla stessa distan za (di 13 mill J dall 'occhro. Anche <luedla in~ignitl c an te diffdreoza s vanir·eùbe se si con1·enrsse t.! i prendere rl suJ l•ao fuoco nntcr·iore dell'occh io come punto .dr par1eu1a t.lul :a m isur.rz ioue delle amtttropie.


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ANCORA Ot:E I'AIIOLE Sl'LI.:\ Ml ~ l"RA Z lOX I!

rea le (rovesciata e movenlr:>i lalernl me nte in sen ~() inverso ai suoi propri mori menti) prima rhe egli :'ia:;i portato ad una di,-tanza maggiore di cm. HU:ì6 (nH•ttiamo ti)+ la dista nza minima della sua vi sta distinla, nle a dire (supposto elle questa distanza minima ~i a di cm. 20) prima che la distanza totale abbia ra.~giunto l'm. 37, sa rit ilegno che l'ocr hio os..;ervato e affetto da una miopia mflggiore od nlmeno uguale all e 6 D, e quindi till e da molÌ\'are la riforma ( l ). Se l'os,;en ·atore non giunge a redere l'immagine 1·eale prima r.he egli siasi allontanato di 37 cm. ronit dire che non esi:;te che un<~ miopia inferiore alle 6 D, ovvP.ro che l'esam inando è emmetropico od anche ipermetrop ico. Per chiarire la cosa allora si appliea all' orrhio ossel·\·nto una lente positi.vfl di H D. Riaccostatosi all'oc.chio, l'osservatore se ne viene a poro n poco e lentam ente allontanando come fece dnpprima. Se l'immagine reale compare prima che egli si sia allontan~tto di 37 cm. ciò vuol dire che l'osservato non è nfl'ello da ipermetropia uguale o superiore alle 6 D, e che egli quindi è idoneo (2). (l) Per meglio m isurare la di ~tan za fra il m io occ hio e quello dell'osst> rvu to, io sogho usare un nastro metrico grad ua toa,·,·ollosu un pi ccolo d iseo g• r evole (a molla elastica), analogo a quello usa·o dai ~arti. ll qual na.stro con una leggera trazione si S\•olge e re sta fhsato tosto che la trazione cessa. l.'!•stremilà es1er.o a del nastro si coll~ga col bastoncino dello s pt>ccbio o· cu la re , ed il disco da cui si svolp;P il nastro si maot•ene colla mant:l sini <tra al disotto del contorno orbitale dell'osservato di modo che, mano mano che lo specchio ottalmoicopico si allon tana dall'occhio osservato, i 1 nastro si avolg ~ misurando la distanza . ('l) Per quel ch e r igua rda la miopin la cosa è talmen te ch iara che quasi non o~corre spiegarla Infatti. in una miopi a d i G D l'immagine reale (senz3. a lcu na le nte) si forma a cm. 16,66 innanzi all'occhio. Se si forma a dist:~.nza m inor e la miopia è più forte , se a distanza m aggior e non raggiung-e le 6 D. Neli« i permoetropia di 6 D l'imm agine ("1-'lrtuale) si forma~ cm . I G,Sò di et ro la superfic1e co rn eole. Appl icando una len te pos i1 11·a di l~ D ad

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flEI. L.\ :111 0 1'1:\ f 11 E LLA li'EII.'tl.ETRO PU. \

Come :-i vede, questo metodo ha il pregio di esser facile ed a;;=-a i semplice come quello che richiede l'impiego di nes&una lente pet· la mnggior parte dei ca::i, e per gli nitrì pochi casi di una sola lente conver·genle (di l ~ D). Anche ad esso pe r~ si può rimproverare che la distanza del punto, in cui si forma l'immagine, dall'occhio non a.t l'opinctlo dell'osservatore non "i può con piena sicurezza determinare. È però possib il erendere più lieve l'oscillazione di essa distanza aggiungendoallo :;pecchio ottal moscopico una lente po~ itiva , la quale, permettemlo all'os:;ervatore di avvicinarsi maggiormente al punto suddello, rende più limitata rescursione della di luì \'ist;t distinta. È quasi :;upel'lluo l'aggiungere che in tal casola distanza totale fra l'osservatore e l'osservato (che pe1· ipotesi fu superiormente calcolata a 3i cm.), deve essere diminuila di quanto si è accorciata la distanza dall'immaginereale, nece~saria all'osservatore per ben vederla, la qual di=-Lanza era stata superiormente supposta di ~O cm. ro sogli(} usare di que~lo artificio, il quale tanto più mi ~erv e in quanto che sono pre:;hite. Se i risultati ottenuti coi metodi di Badai e t andolt e con quello basalo sulla distanza <lell'immagine reale ~on corduno fl'i\ loro, si può essere abbastanza sicuri che la misura che sene deve dedurre è giusta. Se v'ha qualche piccola differenza fra l'uno e l'altro l'isultato si può prendere la media; se poi le 11·e misure diiTeriscono notevolmente tt·a loro, bisognerit ricominc.iare daccapo pet· vel'ificare quale dei risultati è erroneo. ·------un occhio all'etto da una ipermetropia d i fl D, queste non solo Yengono interamente corrette, ma delle 12 ne sopra nnzano Gche producono una m iopia arliftciale di o D. L'immagine reale che ne conseguita !i forma qui ndi a cm. 16,66. Se questa si forma a minore distanza è afgno che la iptrmetropia non r11g. g_i unge le G D.


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A~CO HA DIJ t: PAROLK Sl"LI.A l!IS t: RAZI ONE

['ost scriJif um - Qu e~1o l;n·oro era gtit pn'pa ralo quantlo u:;ei il fa,;e . '10.11. lz , 1~81 del giornal e di Jfnlir.ina Jlfililare, nel quale il colonn ello BarC)fl io, rift' rendo~ i all'altra surt puilohli cazione del 18ì!l, ri to rna su l n1rlodo da lui in allora prc"ip ugna lo (V. CP ttn i .c;~tlle ÌIII Jietfe:: io n: della v:sla et;c .) per misurare i 'izii di refrazione dei gi orani ~ogge tli all' ohbi igo m ilitare. ~ e lla Memona dPI l R/IJ al § :)z ~la "c ri llo: t< Quale ne ~ia {( il grado (dell 'amelropiaì cabbastanza facile il ùetenninarlo : << la lent e correlli\a rapace di abolire qn~tlsias i i mn~a9 i ne tli<< sli nta t~t!l]tt ira lm l e all'impn·f"~ io ll e : uua lenti' dala (lE' lenti << ;x, 6 o ~.l. p E> rl ' id o llt~ il it al ~l' t'\i z i o pt·r CSl'lllpio) in,·erlirit « u non inrertiril i l m o~Jimmto drll'imayi1he ot.ta/m rJscopira. « Il mori mento contrario mantien.;i contrario in onta all'i m-<< piego quall enlt' correuivn d'una lr nte ;\. 4? « T':; certo che « trai/asi d'una miopia snperio1·e ad es.~o numero. Si cor« regge, :;i ha movimento omonimo? Saremo ull ora matemati(< ca mente sicul'i che l'imperfezi one è con·etla , an: i sopracor« 1·etta . ... La miopia è min ore del ri c lti e~ t o gr·ado. E nell'ultima pagina delle annotazi oni ag-giunge : cc Col mr« lodo poididetam in are all'otlalmosropio i l m ot~i m e ltl o dell r. « immagini dt•l fondo retinico (metodo dtc qua!;i o~e rei dir « mio pcrt· hc cla ben .J6 an ni lo u~o e lo i n:;egno) si ha i l «solo possibile mezzo esc.ln;;ivamenlt> obiJiettiw (indipen(( denle assnlulamente dall e asserzioni dell'esaminat o) : il me« todo d'altronde è sicw·issimo sia per la con ~ lu lazi on e che « pe1· la mi.vura (inLer·ponendo la lente co ~rellÌ\'a) dei difetti « diottrici che ponno essere pretp,;tati ». Certamente se questo metodo quale r enne espo;;to dal dott. Baroffìo in quel suo pr·imo scrilio dr l 1819 fo,;se cosi pret:iso e sicuro come è semplice e spin;io , esso meriterebbe la preferenza; ma sgrazi ataruente, esaminandolo più a fondo,


Dt,:LLA atiOPIA E ()ELLA li'EIUIETROI'IA

si trova che esso manca di una parlt> d('lla ::.icun'zzn rho gli vi ene attribuiLa, e rhe dovrebbe :were. per la soluzione dei ca"i più dirficili. quando. cioè. si tratta di dt~ciJere se una ametropia, vicina al limite stabilito pe1· la riforma, lo rnggiungn o no. Per convincersene ha:>ta, a pnrcr mio, l'On:;iderare i due sC'guenti casi: I caso. - Supponiamo un miope di {i 1 • od anrlH· di 7 diottrie. L'ossermtore ernmotropo colloca to alla distanza di 4.0 a 50 renl. dall'occhio oswn·uto può, ~enza l'aiuto di akuna lent(', e col solo speccl1io olfalmo::.copiro ' edere l'immagine rore:;ciata dal fond o oculart> morente.vi i11 swso op po.~to ai proprii wol'imenti. Si avvede dunque che l'osservato è miope. Per precisare se la miopia o:-.scr,·ata raggillllJ.!a o non le 6 D volute per motivar·e la rifor·ma egli , seguoudo il metodo in discorso, applica all'occhio o:-"enato una lento eoncava di G D. Che CO:'a deve accadere? Siccome la miopia era 6 'l. o 7 D. così essendone state correlle "oltanto 6 ne rimane superstite da 1/ 1 acl 'l . 1 raggi emergenti ((('Ila lente applicata all'occhio ossetTato form erebbero il fuoco alla distanza da due metri a uno. Evidentemente l'osserratore per vedere l'immagine rowsriata donehbe trov111':;i per lo mPno a più di un metro sE' la miopia era in ol"i~i1w di : diottrie od a più di due se ~ ra di 6 1 • diottrie. Quindi l:'~li non può più vedere l' immagine (t·oresciata) morPntesi in :-enso opposto, ed invece vede l'immagine ~i­ ritta moYonte"i in senso omonimo ai proprii movimenti. Da ciò doHebbe argomentare che la lente di - G dioltrie ha invertito il mo\'imento, e quindi rlovrebl>e giudirnre che la miopia è ~lat a :.r•pracotTetta, e che pe1· conseguenza è minore delle 6 diottrie. r dJ(' per conség11enza b pe; ~ona e:;a~i!•ata doHe~l.e essere ffil:dica ra idctuc.. Eppur& es~•· era afTetta da una n{iopi;t di 6 1 ,:(o 7 diollrie).


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A~COR A DUE PAROLE S ULLA !t!I S U RAZJO~.F.

Il ca.so. ~i abbia una tpE:rmetropia di ii diottrie. Si ap· plica la len te pc::.iuva di 6 dt ollrie, l'ipermetr·opia :;i :>opracorr€gge e sr tra~forma in una miopia di una diollria. L'inCI'ùC~ Jamt>nto dei raggi u~<:en ti dalla lente correttiva applicata ;di'occhio osservato, si fa ad un metro ed ivi ~i forma la . mnn agi ne rovesciata che per le ragi vni dianzi esposte l'o5ser· va'tore non vede. Vede però bene l'immagine dirit ta movenLesi in sen~o omologo ai pr·oprii movinwnti come la vedeva prima di applicare la lente. C)ual con~eguenza ne dovrebbe egli trane se applicasse il metodo in que::;tione! Evidentementfl donebbe argu ire che la lente di 6 diottrie no'n bastò a c.orreggere l'ametropia. Che questa dunque c superiore al limite lìs:;ato per le riforme, e quindi che la per:>ona f':;ami nata è da riformare; eppure il di lei vizio di refrazione sarebbe stato di una diottria inferiore nl limite suddello . Veramente clallo scritto recentemente pubblicato ~i dovrebbe arg ni re che il dott. Bar·offio si sia avveduto che il suo metodo tal quale egli avera pr·oposto ncl l879 , ei'igente~:ioè l'imeiego di due snle lenti (nn<l negativa, pMitiva l'al tra), e co n ~is tente nella pura r.ostatazi one del f'enfio nel quale semurano muoversi le immagini retini che prima e dopo l'applicazione delle le n ti suddette, non era co:; i siw.rissi mo s ia per la costatazione che prr la mi.mra delle ametropie motivanti la ri forma, com'egli l'aveva allora dichiarato. giacchè in que,-to suo secondo scrillo egli fa un'aggiunta, la quale è desti· m1La a rendf'rlo, e lo rende infaui, più preci ·o. Dopo aver· ripetuto qnanlo rigua rda l'appli cazione di UM lente (positiva o negativa ~ec·o n flO il genere dell 'ametropia) di 6 diollrie, e cn 1t~ tatalo << ~e il moviment o si ,·.o non si è invf' rtito, o ~e « l' immaginP ~i è falla ~niTnsa, in di~ tinta )) (nel qual ca:w egl i crede che (( la lente :;ommamente si accosti al grado dell'a(( 11netropia e:o:am inata » aggiunl-\e: c< per :-tccertare però se

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fl!li.LA :I!IOPIA E DELLA li' F.R'IET ROPIA

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(( rea lmente \· n G diottrie ovver0 nlrJLilllllo an,·ora maggiore, " oppure minore ba;;teril l'i COI'l'Prr nel 1111:1 identic·a contm'' prova eol ie IPnli rli :; •:,. :;, 6 '/•. 'i di ol!rie. Se coll'u na o << coll'altra l'iappariranno prr poeo per.·ruil,ili i dettagli dt• l« l'irnmngine, s:1rcmo dal mnrimmlo falli imme.rliatammte ~~ sit·111'i se l'anomal i:1 fl!'a realmentP neutral izzata ovvero '~' 11 era rorrella r.on lierc• ec·res<>o o di l'rito )\, Aduntj U L' non più dne ~ole lenti, ma. r/ier.i occorrono ('> po;;itive e :; negat:vP) (o pr1· lo meno sei , c·omc si vedrit più ~OlliJ), Pd im·ere di nn' inda;,!ine spiccia e sempli1·e, bisogna ri rorrere a parecchi tentativi e confronti: in modo clte il 111etodo in disc·n;;sione. quPI l'he ncqn i .~terehhe in p1·eci.;ione lu pPI'rlPrel•hP in sernpli .. ilit e ra.·ilitit, e rif'lttrerebhe nella catrgoria dei mPLodi per nw7.zO ùei quali si ,;tahilisce hl misura della ametropia variando 1., lenti fin chè ,;i trovn quella rhe riducr i ra~tgi eme1·genti al paralleli~Jno, on ero alla ron~;er­ y~'n::a per deter111 i nate rlistan::e. Si avverta per alt l'O r·he il metodo in di sro1·~o. awhe con que:;ta mo~l i lìcazio n e, la quale ne rliminui~ce d'a,;,-ai la ~pe­ dilezz:l e In ,;empliritù, non meliP, almrno :-:econdo il mio deuole an-i so, al coperto da ogni errore. Pe1· persuader~enr s i prendano in considera1.ione i seguenti ca~i: l caso. - Si abhia una miopiadi 7, O. Si ~uppongaap­ plicala la lente di- 6 D. Rimarrebbe ~uper·~tite una miopi n. di •l Il. L'immagine l'Pale ~i dovrehbe formare ad l mett·o dall'occhio o,.;~ervato . L'osservatore però non potr·ebbe vederla (a ~in·ana distanza). ln vt>CP alla distanza ordinaria vedreblte ancora di~tinta. l'imnwgine diritta con apparente movimento omonimo. Donehlte qnindi credere che la miopi n originaria fosse inferiore alle G D. Per acce rtar~ene appli r.a la lente concava. di => ' ·. D. La miopia r·egidua diventa di l ' 1, D. Immagine reale a cent. 60. 66 (diciamo 67). 3


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A 'i COII A Df"l.: I'A II OI.E Sl' I.L .o\ MI S CII .\7.1il .' iE

P e rv e d e rl a pcrò ~e dan r lt e pot'OO nulla di,-tinta) loi .; o~ n l' re h hs

r11e l'o~~e rra tore p o tr::~r collo "P'''Tit icl rllll ot·a r.;i ad Wi renl. ma dovendo tenersi nei limiti dt>ll<t distan za ordinaria, non ,-ede r he l'ìmma)!itH' 1·on mov iru,• nlu omonimo e don r hhe f'I IIÌndì argomf' ntare rl 1e la mi opia ori ;:inari a fo s ~e in fe rìMe anrhe alle i) ' / , D. e pcrro n,;er;urnza dirhi arare J'os;::.ervalo id oneo . Eppure a' eva una mi npìa dì 7 O. Se la miopia in d.i ~c or::o fn:-:>f' ~ lata di lì ' 1, D. arrelllte potuto ;1ppli ra re anr hn la lenll' - i) D. senza che r: co mpari:::se il murimcntu inverso e pcrr iò arrehbe du\·uto sup porre la mìo(Jia (ch'3 su(Jcr;n·a dì '/, D. il limite stabilito per la rifnrma) ìnsuffìciPnte a determinare rinahilitit al :'errizif). È chiaro poi r he le lenti conca r e 6 ', , e i 1>. meno anc·ura delle lenti 5 ' t c !j D. potreldtPro rnaut enere appari,;ceute J'ìmmagìnf' re:1 le n morimento inverso e qninJì ancora meno di que,;te !ierrirebhero a co rreg;:t·re il giudizio. Il rrw l. - Supponiamo una ipennetropia di !5 D. Applicando la lenle CO \' C~ ~a 6 1>. es;;a ~ i Lra,;form erit in una miopia di 1 D. Formazione ùelrimmagine reale ad l metr·o. Il mo\'imeuto dell'immaginr . omonimo prima dell"ttpplicazione della lente, non seml11·erit inrertilo. Si tloHehhe (iunque giudi ca re elle la ipermetropia non e minorr di 6 D. e che il soggetto non è idoneo. Si awlìchi ora le lente IJ()~ ì l int di 6 •t, D. Sì produrrebbe nna mìopìa di t ',', O. lmmaginr reale a ceni. 67 vì sihìle soltanto a cenl. 8i. Alla di slanza ordinaria dr ll o specc hi o il nwrimenlo si e.onsen·a ancora omonimo. Ciò non può che confermare il primiti,'o giudizio. Si applichi una lenl e di 7 D. si produrrebbe U)1a miopi a di '2 D. L'imma~ ìn e rea le si forrnereblle a cent. i> O. e non sn rehbe visi hile ad una di:>lanza minore di cenl. iO incirca. -Alla di slanza on.lirwria dello !ipeccllio

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DEI.I.A MrOPIA E DELLA lP ERMETI\ OP!A

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:i l m0vimento si conserverehhe anrorn omonimo e ciò non pourebbe t he sempreppiù conferm;we il giu dizi o di non idonei uL Quand'an c.he però l'os:>en·a tore co ll ora n d o~ i alla distanza di 70 ceni. riu ,.;cisse a ,·edere il mori mento rm·egcinto , non potrehhe dedurre se non che l'i permetropia originaria era superiore alle 6 '/, D. ed inferi ore alle 7 D. la quale co,;a però no:n polreb l1e far variare il giudizio di inabili tcì . Eppure la ipermetropia ~ uppos ta non era che di ~o l e :j D. L'applicazione delle lenti di G '/,e di 5 O. che snrcLJ.ero anc()r piu in;;uflìcienti a produrre l"in rer::ione del movi mt>nto ap;1arente ..non fornirebbe alcun criteri o per r·ettili ca re l'errore. Roma. 23 febbraio 1 88 ~ .

lloU. \ . !Tl"ORI O l: lli DI (; I .


ot•ERAZIONI CHIRURGICIIE STATE I'R .H I C..\TE

~EGLI

SPEO..\Ll .\ IILIT:\Rf

numero di questo gio rnale per l'anno l Sf; l frr puhblicnta una succintn rivista d~>lle· npennioni chiru rgirhestnte prnlirate ne,di spetlali militari e nt'ile infernwri r di presidio e ~perinl i durante l'i1nno IR/!l. Sarà e!;sa stata accolta con quaklte henrvolenza dai nostri Coll e,!!lti? La loro cn rte~ia lo fa ~rer;lrlé' e con~fgnentem(>nte­ ci sentiamo animati n ripresen ta r e un 'a naloga e;;posizionP per· l'anno 1880. La messf\ rnccolta nel! e Relazioni ;;an itarie an nun li dt' i signori Direllori 'di san itil, e nell e O:i~cl'\'il7.ioni mensilnleHte aggiunte ai rendiconti nosologici, mod. n° / , fu piu abhnndante nel ·1880 che nell'ann o preredente. Tuili eomprosi, gli alli operativi ;;tati segnn lnti nPi !inddelli documenti sommaronoa 200 r. i l'Ca. Di que:'ti, 16 furono sussegu it i da morte, non perù irnpntabile in ogni caso alle r.onseguen:ze dell'atto operativo o della malattia che lo avera motivato; 16 o non portavano indi,·azione di e~ i to o :; i riferivano ad ammalati tuti0T'a in r or~o di. cura; tutti gli altri furono C(JJ'onati da quel gradl' o modo dL t iusciLa che se n'et·a sperato. ~el primo

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OPt:RAZIU !'i l CIIIR!;RCICIIE STAn: PI\ATlC.HE ECI.:.

Dal che si scorge rome ancl1e nel 181:l0 gl i esili complessivi ·rlt.'llt> operazioni chirurt;irhe state prati ca te dai n o~Lri rolleglti, ·,;iano riusciti abbastanza :soddi,;far.:euli. (ai specc hietti B delle operazioni , annessi alle Relazioni sa nilari e per l'anno in qnes 1ione, furono redalli con maggiore uniformilit ed abbondanza di informazioni. Tullavia qualche dt>ficienza non è mancata in ordine alla notazione dei processi operati vi u5ali ed alle grada7.ione degli e:; iti ollenu Li . IJuanlo all'uso della medicazione anlisettica e dell'intiero procédi mento Listeriano durante gli a ui operai ivi , le i nformazioni iurono per l'a1111 0 18XO mollo piu numerose ed t~p li c ite. Si rilera da e~se come quella medicazione e quel procedimento aubiano oramai preso radice in molte dell e uo::tre cliniche, come molli se ne lodino e come anche quando fanmo applicale nelle loro piÙ semplici forlllC, aul)iano dati ri:;ullanlo:nli appaganli:>simi ( l) . Ne! soltanto nello accelerare la guarigione degli alti operativi fu trovato utile il metodo isteriano, ma eziandio nello !'('Ongiunue i casi non rari di risipole e di altri morbi nosocomiali che in qualche ;;;pedale erano soliti ad insorge1·e in seguito alfè ope r:~zio n i . Per modo che l'uso di quel metodo eli .medicazione fu da taluno 1·eso prcscritlivo in ogni caso di piaga o tii ferì la, rica \·andone gra n va n Lag~ io. Oopo ciò, nel passare ora in rivi ~ la le di\'Crse operazioni, segni remo l'ordi ne Len uto nella prct:edente relaz ione.

(li Anti ci panùo su ll'a uno ISSI, v o~li:uno no art' a ')Ue~ to propO$ito u n f:. •w svl~utll<.lo resoci uoto v~ r· gli iucorniJeroti m~drco·lt'!(:ili a cui oi<'de l uogo. :\ t•llo $1Jt'Ja l ~ militarrl d i Hn·scia, tli c ui l·· cuudizioni rgwniche non a..uo le PIÙ r... Jsc i, uu 'ampulaZh' r:e al 3° !S Upèt'i ore tl'uua. coscia , stataest--

guna u ell'a t musf~r:\ caruolica e sussebu: • .1 •h analoghe m ~dicazi oui, s i tro1·ò puf~ttam~n te guarita a l 17° gioruo iu c ui l' oper ato poto! alza r si 6 C:l.tnl!rru ar ~ cull e grucce!


38

Ol't:IUZIONI CH III UIIGICBE STATE l'HATlC ATE

.hnputadonl

Le nmpulazioni furono sultnnlu l G, cio(! : i) di roscia (:3 guariti , l Jnorto, l iu co r:;o di cura)! 6 di gamba ( ~. g u a rili , ? morti) 3 di l•raccia ( ~ guarì l i, l morlo) 2 ù'anlibraccio (3 guariti) ron es iti ancltc iu que~L'anno abba~tan1.a sod di ~fare nti. Delle amJmta.=ioni di coscia , 4 furono occasionate rla gonarlrucace, e da poùartrotace compli cato ad alterazioni (non :;late indi cate) della gmuba. Il metollo operati vO' fu il circolare in quatlrtl ca:;i ; per il 5o· non fu indiralo. La mort e in uno di essi fu cau:;ala della piemia e ri ~ ult ere bbe che in l{ucsto caso non furono u ~a li i pn:cedimcnti anti~C'ltici li;;teriani. Le ampnla:ioni di gamba furono e:::eguitein .~ cas i per p!,dartrocat:e, in .2 per ferite-fr-atture state causate dal passaggio di ruote di macchine e di vetture di ferrovia ;;u ll'estrelllilà inferi ore dell'arto. Que~ te dne amputazioni ftn·ono immediate con e;;ito di guarigione. ~ e i due casi letali la mo1·le fu il prodotto, in uno d' un rachiartrocace :;ucces:;i,·o e f)ell' altro d'una ti si po imonale sopra'venuta quando era giil pros:;ima a guarigi one la ferita dPl la uperaz10ne. Due dell e ampuwzioui di gamba furon o sopramalleol ari con m~to Ù1) a lembi. Le altre, meno una per cu i il met odo JHIIl fu in tlitalo, furon o e,_eg uite con taglio cirrulare. In un solo caso fu notato l'uso della med icazione lislenaria. L• cnnpu ta.=iun i di l.?·uccio furono pnllica le in un ca:-u pe r

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NEGI.I Sl' lill.\11 ll!l.l'l.\111 UI,;HA~TE I:A<'ìNO

1880

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ferila-frattura alla giuntllra del gomito conispondPnte in srguito a colpo d'arma a fuoco (amputazione immediata); in un secondo per ca rie estesa all'autibraccio ed alla mano; nel 3° per artrocace del gomito. (n quest' ultimo, il ~olo io cui sia ~lato indicato , il metodv operativo fu quello a lembi. Le dne amputa::ioni tl'antibraccio furono motivate in u11 caso da ai'Lrocace del ca rpo e nell'altro da ferita d'arme a fu oco (scoppio d'una ca,titgnella) alla uHmo ed all'antiuracciu in un uffiriale <l 'artiglieria. In ambedue i casi il metodo operativo fu il circolare. In uno non fu usata la med icazione antisettil'a; nell'altro fu u:;ata in tutti i suoi più minu ti particolari. Ambedue gli amputali g uar1ronu.

Dfe a••tlc olaz l o nl .

Sommarono a ·12 e fra di esse la più importante fu una disar·ticolazione di bracc io (sir) stata e:;eguita per ca u ~a di graYe lmumati::;mo, con esito di guari gione. Veramente quest'atto operativo non avrebbe dovuto trovare posto in q•Jesta riYi ~ta; siccome quello che, sebbene eseguito ~opra un soldato, ehbe luogo in uno :-:pedale c:.ivile. All'infuori dell'indicazione dell'esi to che fu favorevole, ne:'~u n 'info rmazion e si trovò notata intorno a quest'atto operativo ed alle relative circostanze di fatto. Le altre disarticolazioni furono tutte relative a falan gi od a diti, ed occasionate quando da lranmatismi, quando da paterecci e quando da osteoperiostiti scrofolose. In tre di <Juesti operati la malattia si riprodusse in altri os:;i. Gli altri ollo operati guarirono. Fu notato l' uso della medicazione anti:;ellica in quattro


OI'EII .IZIO~l Cl!IKL!tl;H:H!! STATE. 1'1\.\T•t:ATI!

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ca:>J, ed i proce:;::i opcrali,·i intlirali in sf·J ··a,J, fu rono \arii a ~a,·onda dèi Le:o:~tlli nw!!i lllilizz:.h ili. Rt"!u·:doni . ~ e furono e;;Pguilc ~ei,

cioè nna di ft::Jnore, nell'e:~lre:nit it inferi0rc. Porzione e~porlat;l lun:.ra rinqnc cent illlelri; malauia - gonarlrile fnngc1~a - : c;;ilo - gu;tri;rione. :\<.·:~­ ~un ':dtra iJ1rlirazione in propo:;ilo. f"na d'omero, cnn e~pnr­ Lazione del terzo supe1 iorc dell'r.~;;o, ;;u,;,;eguita da guari;:ioue: operazione que~ta ciH~ app unto forma O;!)!t'liO della parlic·olareggiala e dolla.\l cmoria ,;tala puldtli c•1 La da l m••1-((!inrnwdi•·o ca1·. SegrP, nel nulllero X" di q ur·,;tn gioma lt·, atlllo l SH l , piigi na 6 1O, ed all a lfUal e :~i rinvia il lellore. Tre di os;;i mrLacarpei (in dueea~i per •·Hrie. in uno per ferila cLII'Ina a fuoco: due oparali ;!Ilari li ed 1111n in cn r..;<• di ct:ra) (l ). l'nn di'Ila giunt ura met;warpo-l'alanwla tli Llll allw·e in ran:~" di rar11~ (•Jperato in cor,;r, di ('Urti - ml•din1zione anLi;;ellita) . Es h•a·dont" d 'o"'~l o di loro h•ttmaocutl .

I n uumero di dieci e luLle :~u~sf')! lliLe da ~uarigione: furnn'1 per la 111<~:-f).!Ìor parte alli operatiri di poca i111porLanza e relnti,·i ad e:-! razion i di falau_:..ri in se.~u i to a paterecc i od a pro-

.

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Ces-:;1 CHI'I0:\1.

Soltanto due e~t razioni di melnc:arpi ed uno di frammrnli d'omero (pre=-,;o il trdlo r-l1irnr;.rico) furono lllOtiratr da ferile ~rallure per rld['i d'anna n fnnco.

(l , t: La di qt:e~ !t" t•P $t"t.I 0:1t e:·a ;;:\ ~ t;• la pt·o::ctdutu da.! In fh,:arliCQl a-

ziont• del co rrìs uun .l<· a· ~ duo P~" ca•·•~ ( h P pvco dOJ'O s1 I'IJ'rod usse sul Ul t'tU CUf!ttJ

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N EGLI SPED.\LI MILITARI DURANTI!!: t 'A:>ìNO

•1880

4.1

E8trazloue di proiettile.

In un caso di colpo di revolver a piccolo cali hro nel mezzo <Ò.Plla regio·ne sternale, il proieuile fortunatament e uon pen etrato in cavilà fu e~ trallo dalla 1·egione sopra mammaria destra, con esito di guarigione . Estrazione di corpi e8traoel d :all 'et~~ofa:;o e dagli occhi.

)Jediante la sonda di Graèfe fu est rallo dalla por7.10lle su· periore dell'esofago un osso accu minnto che vi si era infi sso. Riuscirono iuutili i teutativi ripetutataenLe fatti per estrarre una spina di riccio di mare impiantatasi nella parte l>a~sa d'un occhi o, fra la cornea e la selerotica. La spina sorti poi eolla marcia d'un ascesso da e~sa provocato, lasciando come memoria una leggiera si necchia anteriore. IE!!fportadool di tumori dlve r8i. ~ e occorsero

parecchie per tumori di mali gna natura,

eioè: 2 amputazioni parzi:tli di peue per epitelioma, dellequa li una fu eseguita col termo-cauterio di Paqu elin ; ambidu e susseguite da guarigione; 'l esportazione cruenta d' un neoplasma ad un dito e succe~s i va cauterizzazione collo stromenlo ora dello (gua1·igione); ·l esportazione d'un sa reoma ul cera lo e della grossezza d"un uovo dalla branca orizzontale sinistra d' una mandiboi<L (esito non indica to) ; l estirpazione con taglio eliui co d'run'u lcera c:ll l o~a sp~ -


4-'Z

OPEnAZrONt cuJnvnc;n.uE :5T.Ht:: '' IIATI C.n E

cili cn alla >.palla èle:;tl'a, gia a~suc iala a lumefaziune dd le ghiandol r cerrit:ali, e sucre,.;siva riuni,>ne dei lembi con ,;ulnra ITliCnla (gua rigione) ; Finalln eule un'e,;portazi une d'ttn sarrorele ra:-eo;;o s ini ~ lro, ::>lata Sll'·' eguila da ri,.;i pola lknllnol o,;a e da mnrle (ues:: una indi cazione intorno all 'appli caz ione o lliPno dt•l metcJÙo anlise ll i t~o li;:,lerianò, che pure fu 11otato come d'uso aLituale nello ~petlill e in cui avrenne qne,.;la operazio11t'). Parecr hic altre ne furo11o e~eg uile pl'r tumori di beni)!na na lu1·a rpw l i sa re hhrro: 6 di l111110ri ci,;tici comuni eli cui ue:;~ 11na pre::;entò particolaritù nH' ri li' \ ole di menzione: n di tonsill e iperlrofìrhe; l semi,·a:;trazìone per orc hile tubercolare r.on .e~porta­ zione delle porzioni alterate degli involucri, legatura in ma:-sa del funicolo e riunione dei lemb i con sutura cruenta (guarigione cu111plela in l i) giorn i); 1 e:-~po rlazione d'un vt•lnmino$0 pnpilloma al pene (prepuzio e glande), faLla col taglio e :s u s~eguita da cauterizzazione cui ferro rovente (guar·igione perfetta \; 2 esportazione di polipi di cui uno farin geo ed uno nasa l ~ voluminoso, (;on guari gione in nmhedue i ca;-;i; ~ di voluminosi tumori emorroidali esterni collo sclliacciame nto alla Galloz.:i, con esito di guarigione. A que::;ta Cillegoria sono pure da riferirsi: Una distruzione;-;ul silù , mediante l'applicazione dei cannellini cau:;lici del Filhos, d'nn tumore adòominale, sulla di cui natura, genesi e posizione non furono dati ragguagli; Una votalnra , med iani P. punzione :;oltoculanea, d'un igrorna d'una guaio.:t tendinea, con succes;-;iva fasciatura. Tanto nel primo, come nel ~eGo ndo caso l'e;;i to fu la guarigione.

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NEGLI SI' EOALI lll UT.I Rl DI! l\ \NH L' ANNO

1880

1

4:)

Oper:a:donl s u v:ul arterlo8l .

fn un ca:-:o di ferita da arma da fuoco alla ascella sin istra fu pt·ati cala, con e:;ito faYorevole, la legntura dell'arteria cort·ispondente. ~on si trovarono altri ragguagli intorno nlla feriL1. ed all"opet·:uione. [n un altro di aneuri:>ma dell'arco della aorta fu utilment e adoperato l'ago-pnntum elettJ·ica, mediante una pila Darznn t~ modificata, a 2 1 elementi. L'esito ne fu molto felice in quan to che il tumore aneurismatico ,·enne ridotto al punto da non p iù produrre disturbi . Qu est'ardua impresa fu compiuta nell o speda le principale di Piacenza dal colonnell o medico direttore, cav. i\Jachiavelli, che ne pubblicò la storia nella (;a:: -zetta .lfedica /,om (Jal'rht rlello .-te~;;o anno , n. 36. Oper•:ulonl ilingll oechl c .pnrtl annesse.

Bue sole se ne trovarono menzionat e, cioè l ~ Un 'e,;porlazione d' uno stafìloma totale mediante la lega tura e ron esito abba::tanza ~oddis far.en t e . ~ o Una strabotom ia in tema (occhio de:-:tm) , senza indicazione d'e:'it.o . Lo ~tm bi co em giit stato operato nell'anno precedente pet· identir.a defonnith nell 'occhio sinistro.

Se ne trovarono registrate 36, di cui 33 tomciche e 3 addominali. Toracente..-i. -Sopra 3:1 ammalati stnt i opernli di tora· · centcsi , 9 morirono e fH ottennero quel gmdo di guat·igione che secondo la va rietit e,l il ~r:11ln del la malattia ~e ne poteva le)!i tti mamente :-:pemre.


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Ol'l:f.II.\ ZIIl Nl CIJ IHL'l\!:tt: HE ST.t H: P llATICA T K

:'\ ella rt-lazi"ne prPcetl••nl!' ::i rwlù •'ll!ll•· halww:t sua {u.fr.J.. ·aurhe lt- torar·eul,•:-i. ~ e l 1/fi!J. :-;oiJra l t 11(11~1'iLLÌ, ,'i lll'll'I Ì t·illlr'I'.' Ì lÌ !1011 illli~OI'll derisi. :\ell'anun 1/lSU. ..;opra :1 :1 opt>ral i. tlllltlrti f' ;?,~ ;.!llariti. Ci ò l'rora d 1e il p:·e:;idir, 11per:ttin1 non l· eh lra..;andar:; i n ei ca~ i rl'idrot•11·ar" o d'<•tn pi e111:1. La Lora•·entP::i fu e;o;e,:.{II Ìia 111 11. c·asi t'tJ11 l'a~pirat n rP del l'otain (:i lllOl'li) in ~ ra:: i r1111 l'a::piral•lre d•• l Die •t lafu.v 111 4- l'a si lll l'tliau!e l'applir·aziolle ùi appa:·ealti di ro~ nat u ra ( l morto · in :1 t'a>'i ro n il sl'm pl ire lre'l uarti ( l morto) in l U ca:'i Ollt ru eui e pnJ•·ps,;i un n iudit·ati (:? molli) I l liqui tlo e.,trallo t::ra srerosu . Ili l l ra..,l )) purn lPrt lo Ili l :l )) tli na tura uun indira: a Ili ~) Dei 9 IIIUrti: l erano a!feLLi da piotorace >> da itlrotorace l >> (non indi cato il ~e n ere del \'er:-;a me:'llo ). L'operazione fu praticuta 5 volto in un ca~o di piul() r;u:e - (gu:u·igiou e) ~i )) )) id. ) '2 )) )/ )) ( id. ) 2 >> io due casi di p iotornce ( morte) piu volte in un caso di piotorar.:e ( ltlOI'lt') !J volte in un ca~o di itlroturar:.e (morte) Quantunque non sia slalr> o;.rgPLLo di alt•> eser.:u tivo, si cre1le tuttavia di do,·ere q11i a;.t!!iun gere il segut'nte fallo di idrolo)l

(

:raee. In un caso di pleurite e~,;cJ ll:ttira si ~ti:;Lra, CIIJl versamento


NE C t.l :;t•fiJIALI .l lti.ITAI.I

OUii.\ NTE L.Aì\i'IO

18S0

-~·,_

e!'trso n tutto il ravn plt"ar:df'. in un uflìc ìale . fu u~<l l: t ron vanla•rt•io la rrinna:'(tira re;;ltÌratoria dt•l polmoue c;orri ::;r"•nr-T' dt'n le, immohilìzzancl o il tor:H'P dest ro (metodo Comca ln). L'<lllllll<tlat o t.lopo 4 m e~ i di clrgcnza nrllo ::.pedale ( l~ en•Ha ' . ~U:o;sf'g ll i!Ì da llll:t lit'enza tfi o'OllV<11E'<:\'f.' I1 Z:l, ri prf''e il :'~!O '1'1'7"

VI ZIO .

Al sno u'> cire d.tllo ::pedale pre~enla\'a u.na. quasi rm"t'll'la r einlry ra.:itntr' t/Plla fu n.: ione l't'spira cori a . Le tre parat·.r ntr=-i ;H]dominali ~ i pratii·a rono una in ra;;o d'as!:ite per ri rrn:o:i rpat ira (riprlula::i :3 vcoltecon e;;ito pa lliativo•' ; una in ~~a::u d'a::~: ite per nefritr , ron esi to di mi~dio r a­ men to. e;;sen dMi l'n ~ti te riprod o11a in minori propor-zifJni dopo l'allo operat ivo; nua in ca::o cl'asc;ite da eau~a non indirata . su::se!.:uita ' da mol'le JWr ::opr.t vven ulo iti ro lMac:e . · Operazioni di &dole all'ano.

Ne fu rono ltovale regi,;trate :w delle qual i. 2 ii median te il pro re~::o onli nr~rio del taglio. 3 colla legatura ela;;ticn, l ron l'applic:azione d'un enterotomo. Tutti gli operati gua rirono. Jlltre operazioni nella reclone anale.

Fu operata co11 esito felice una rrtgade anale medi ante· li na profonda inci,;ione intere.,!'\an 1e pre:'so che tutto lo sfi ntl'l'e. Fu tentata la cura d'u n prolnsso dell' inte:-tino retto rol la caulPrizzazione lineare. molteplice e profonda , intere~sa nte in sen<;o longitudinale la muco::;:u-Pttale fu ori uscita ed anche lo sfintere. L'e~i t o ne fu intompinto.


~6

o r Eti i ZIO:-tt Clt tlll'lllilt:ll t: s r,., n: t' H.H tC.I IE

Opt>t•adonl d'ldr•occll .

Di 1G idroceli siate operate, 1 -~ r rano do•lla 1 :t).!ina!e e 'Z -del cordone ~ reruHl1Ìt' u . Dodi ci guarirono, un;l rec idirò e di Ire nun fu in di~a t u l'esito. Quanto ai melodi operati1·i usati 1 FLt OJ•er·;llo col selone (;.ruaril!ioue) l id. colla fl>).!ll:ttura (esito nou indiralo) 4 id. colle punlure molt eplici (id. ) 1 id. colla spaccatura (guari;.done) 7 id. colle iniezioni iodate ('i gua rigioni re•:t -d irò, 1 e~ ito non indicatll) 2 id. colle iniezioni alcooliehr. (guarigionr) 3 id . con metodi non indicai i (guarigione)

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Dilatazione nre tralt' .

l t;i:-; i di slenosi Ut'elntlP re~ i ~ tt·a ti furonn 8. ' 4 furono cu rali colla difala::ione graduale (guarili) 3 ili. colla urclrotomia interna slromento di Mai;;o nneuve (;.!llariti) 1 (;;tt·ingirn enti moltepl ici) colla'dil atazione forzala mediante il dilatatore J)'Antona. s u:>se.~ nit o dalla difa1azione graduale (esito non indicato) .

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,\utopl:t8tla.

In un sold;llo del H- 0 reggi mento arti;,(fi eria c lliell 'o;;pedale .marittim o del 1° diparti mento (Spezia). per rim ediare alle

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NEGLI SI'EilA LI lrl LlTA III DUIIANTI!. L'ANNO

•1880

47

conseguenze d'una gr:we feriLa Incero-contusa che dalla, parte posteriore del braccio destr·o discendeva obliquamente fino "alla parte inferiore e regione anteriore dell'avambracr.io. .con frattura del radio desti'O, rilevata maneggiando e manovrando un cannone da 16, si dovette ricorrere ad nn esteso jnnesto di pelle sull 'antibmccio. Non si ll'o\·ar·ono pr·etisate le c.it·c:ostanze di esten:;ione del guasto riparato, del sito donde fu tolto il lembo autopla:;tico e della modalità dell 'operazione il di cui esito fu soltanto notato generi ra ruente come favo1·evoiP.. L'operato a_veva -pur-e rilevata una frallura al 3° medio del femore destro. l

Erniotomia .

Ne occorse 1111 solo· caso che di~s-raziatamente non fu coronato da esito felic·.e. L'ernia str·ozza la era ingn inal~ ohliqua desll'a. Non si trovarono altri rag~u agli in proposito. Si trovò pure 1·egistrata una riduzioni:' feli cemente riuscita d· un 'ernia inguinale de, tra inra rce1·ata. Flmo81 e para0mo81.

Furono eseguite 9 operazioni di lìmosi, quali colla spaccatura e qttali colla circoncisione. Tutte ebbero feli ce risullamento. Fu pure operato collo :;brigliamento, e si suppone con buon esito, un parnfi mosi .


.\.R

OI'EIIAZ I O~f CH IIIt.:Rr.tCHE SrATK l'flATIC.H E

Altre operazioni .

In un caso d'a:;ce;;so retro-faringeo ~ lato operato col bi ~ lori dal lato della bocca, si dovell e più t:-~rdi pratirare un:1. (·nnt,·n apertura dietro il muscolo stemo-cle:do-ma"toideo su l Ialo ~i ni ~tro del collo, sulla gu ida d'unn ~onda ~r:mnellata intrmloua per l'apertura rt>tro bn ccale. Quindi tnho n drenaggio· ed in ultimo gua ri gione. In altro caso di ai>cesso sint omatico per carie d'una costa. fu operata la rasch ialura parziale di questa, mn non ne fn. indicato l'esito. Ad ottenere, come cll'etl ivnmente fu ottenuta, la ;.;narig ione rl'un p i'Oce~~o carioso agli o~~ i d'un antibraccio, fu e~eg uita una profonda cauterizzazione t·ol lermo-t:anlerio del Paquel in sta ta in ~eg nito ripetuta coll 'ordinario eauterio :lltua le. Collo stesso cauterio nlln:11le fn rauterizznla 11na va;;l:l ulr:era C1gedenica del pene e clel puhe. e~te;:a pure all a rP!Jioneipo;:a"l.J·ic'a (esito di guarigione). Per ricncire i bordi d'nnn profonda ed c':'lf'~a ferita da arme t.a gl ien te aIla regione mc hidea (non pl'ec i:- tl l i ne~ i l ~ i to, n(· l'e:'l en:;ione) si fece una :;;utura a punti );taccati profo:ldamente inlì s~ i. ottenenclosi la guarigione. sebbene la frrita desse luogo a gr:t\ C plenrn-polmonite con essudalO pleu ritico copi;nso, complicazione qne:'tn chr pure ~uarì nel corso· di sei mesi (reclusorio di Savona). In raso cl'e;;:esa perdita di ~os lanze d'nn labbro inferiore in ~~~;nito ;t ferit;t lace i'O·t'onllt~a . rn praticata cnn e::.ito favorevole la solita opernionP di lnhlwo leporino. Final1nenl.f' l'uro:lO trnra te~ rrJ.!Ì,; Ira le anrh r a ltrf' nperazi on i eli minur rnnt'l . f' lnltt> rill 'ritr a uuona ;{llari!fione. riJmea pt> :·turr P t'Oflll'~opPr~!ll't' t!':l''' ('',, j •'Onlllni e r,;pll r !:li~Ì on i di 7


NEGI.I SPEUALI MILITARI DURANTR L'ANNO

1880

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unghie incarnate, una delle quali fu preceduta dall'anestesia locale. ottenuta median te un miscuglio frigorifico. Fratture e Jo••azloal.

Come già nella precedente relazione, si fanno qui susseguire alcune nozioni sulle fratture e ~ulle lussazioni , occorse nell'anno '1880, e di cui parecchie furono menzionate nello· specc ~tietto B sulle opera.zioni nelle relazioni an nuali. Nei rendiconti mensila, inod. n• 7, dell'anno 1880 si tr·ovano registrate fra gli entrati 162 fratture e .U. lussazioni . Fu però osservato che in taluni spedali furono compr·esi sotto il titolo di fratture ,e di lussazioni parecchi entrati per postumi di tali lesioni. Questo procedimento non sarebbe conforme al concetto a cui è informato il rendiconto nosologico e sembret·ebbe che s~tto gli indicati titoli nosografìci non dovrebbero essere comprese che le fratture e le lussazioni recenti, e non i l01·o t·eliquati la di cui registrazione troverebbe un sito maggior~ente congruo nelle categor·ie delle osservazioiti e delle altre malattie chirurgiche, a meno ehe non potessero t:omprendersi in altre speciali categorie di morbi. Ciò stante le cifre so.pra menzionate non sar·ebbero esatte' le si volessero considerare come le rappresentanze di altrettante fratture o lussazioni recenti ed inviate negli spedal i per le prime cure. ·In compenso però si potrebbero aggiungere alle . suddette cifre parecchi casi di fra!l.ture e di lussazioni (specialmente di · fratture) non 'registrate nei rendiconti nosologici perchè occorse in ufficiali od in individui di truppa non stati ·curati in ospedali militari od in infermerie di presidiò:(> speciali. · . Delle 162 fratture, 86 furono specificate nelle osservazioni

se

4


50

OPERAZIONI CHIR URGICHE STATI!. PRATICATE ECC.

aggiunte ai rendiconti mensili e di 76 altre non si ebbero ragguagli. Delle pri me 86, 48 furono nelle estremità inferiori, 30 nelle superiori (comprese le clavicole) ed 8 negli ossi del capo (cranio, mandibola, ossi nasal i}. Parecchi furono d'una gravezza eccezionale. Due frallure complicate di gamba richiesero successi vamente atti operati vi gravi . Delle 5 fralture di cranio; una sola non ebbe esito letale. Una frattura composta di gamba, gia ri uscita a guarigione, si riprodusse nello stesso spedale per caduta fatta dall'ammalato, cosi che si doTette tornare da capo e fortunatamente con buon esito. Quanto ai mezzi contentivi sk'lli adoperali le informazioni furono per lo più generiche. In un caso di frattura di clavicola si tro,·ò accennala la buona ri uscita dell'applicazione del bendaggio pieno di Szymanowsky descritto a pag. 79, figura 170, A, 8 del 1Jfam,ale d'Esmarch. Delle U luss:uioni offerte dai r·endiconti mensili, soltanto f7 furono specificate nelle relative osservazioni e di esse U interessavano le estremità superiori e 3 le inferiori. Aqueste ultime è da aggiungersi una lussazione tibio-tarsea rilevata in un ammalato già degente per altre malattie in un spedal~. e per ciò non compresa nel rendiconto. Questo ammalato gettatosi da una finestra d'un terzo piano, rilevò soltanto , oltre ad alcune altre lesioni insignificanti, l'oradetta lussazione che {u subito ridotta. Di ognuna delle menzionate lussazioni si potè ottenere 1:1 ridu~ne, ad eccezione di una lussazione completa ed m basso d'un dito indice. PECCO.


STORIA Dt UN CASO DI

ATROFI~ DEl MUSCOLI DELL~ M~NO SINISTR~ PER LESIONE DEL NERVO CUBITALE

Conv.erso PaoJo, soldato nel 48° reggimento ranteria, della dllilse· 4860 ed assegnato al n. 7708 di matricola, entrava il

20 dello scorso mese in osset·vazione in questo ospedale per reLrazione delle ui1Jime dita della mano sinistra per cicatriee dell'avambr.accio corrispondente. Di temperamento bilioso, di buona costituzione, di abito 'fisico regolare, non ha altri precedenti morbosi di entità tranne ~nello pel quale venne fatto entrare in osservazione. Egli racconta come 7 anni addietro nel cadere accidentalmente sul suolo, si conficcasse nel suo avambraccio sinistro unascheggia di vetro che gli produsse una ferita, di &ui rimane tuttora la cicatrice. Sebbene egli non ricordi tulte le particolarità-circostanziali dell'accidente, pure rammentasi di aver perduto una discreta quantità di sangue, di avet· pro-v:ato, un vivo dolore nel momento d'all'avvenuta ~sione, di essersi visto rimaner penzolone, dal suo avambraccio, tin lembo di pelle e di tessuti vi'Vi. Rieorse subito ai sussidi dell'arte, e dopo due mesi alltin-cirea di cura, guarì, rimanendo perb ancora netl'impossiM-

lilà di senirsi della sua mano per altrettanto tempG.


STORIA DI t:S CASO DI ATROf' IA

. Present emente sull'arto leso si riscontrano le segnt'nt ì alterazi oni: sul suo margine cubitale, in j'OtTispondenza dell'unione del suo tJuai·tu inferiore coi tre quarti superiori vi si ~corge un'estesa cicatrice, la quale ha irregolarmente la fiJ.{II!'a di una L maiuscola, per modo che !'i può in essa consicl r t·:we unn porzione orTizzontale ed una verticale. .. l.a pon.ione ori1.1.ontale Ot't• npa tullo il margine cuhitale nel :'IlO senso trasverso, ed intr ressa, oltr·r la cute, anche i tes~u ti profondi: difTaui quella aderisce a que!'ti in un modo intimo in alcuni punti, c'non è possibile di 'preC'i::are fino a qual limite il tessuto cicatriziale si inoltri nel seno dei te!;sttti sani . La pon.ione verticale im·rcr è superficiale, v:~ le a dire non interei;sa che la cute, esi estende pr r una lunghezza di circa ;; centimetri lungo la fa ccia poster·iore dr ll'avambraccio, pamllelamente all'asse di qur::to. L'avambraccio stato oO'e;-;o, tanto al disopm della eicatrìce quanto al disotto, presenta un volume di poro minore di quello sano; e se si tien conto che in citi non è mancino i muscoli di deslm sono dì regola sempre un po' più sviluppati di quei di sinistra , po::siamo riwnere l'avami.Jr:H·cio sini:>tr·o di volume normale. ~ on è lo stesso della mano pure sinistr·a, la quale riscotltrasi profondamente alterata. Di fatto la sua cute pal mare apparist~e più sottile di quella di destra; le sue piegature non . rappre·entano più co~ ì bene quella specie di )l maiuscola : che tl'oviamo in tutti gli ~nqiyidui colle mani sane; e soltanLo IJUella piega o solco che sta più vicina all'eminenza lenare,si pt'e!'enta ben mnrcata in Lullo il HIO tragitto. Tulle le dimension i poi della mano sono cambiate. La sua larghezza misurata nella giusta metà della mano, è di un cent.imetro più breve della corrispondente: In lungh ~zzn mi:1urata dall ' ulti~a piega dell 'ava m~raccio (super·fìcie O essori~)


DEl MUSCOLI DElLA MANO SINISTRI'. ECC.

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alla prima piegaturà del dito medio, segna una diminuziorte di 2 millimetr·i: la circonferenza presa col nastro metr·ico a livello del mezzo della mano, addimostr·a una diminuzione di <i centimetri. Oltre al fatto di si spiccata atr·ofia, notiamo ancora uno stato 'di flessione permanente delle due ultime dita, dipendente da · retr-azione dei fasci muscolari i cui tendini vanno ad inserirsi ulleestremitadi quelleduedit.a, cioè i litsci interni del muscolo flessore pr·ofondo delle dita. Questo stato di flessione vi~ne vinto dopo una discr·et.a for·za esercitala da mano estranea, per ritornare poi allo st.ato di prima non appena le dita siano di nuovo abbandonate a se stesse. Quelle ora .accennate sono adunque le alterazioni che si -osservano nel sofdato Converso, le quali, stando a quanto questi ci t•ifet·isce, hanno seguito la lesione traumatica del.l'avamb1·accio. L'atrofia interessa quasi tutti gli elementi anatomici della mano, almeno c logico l'ar·guido; ma quelli che vi figurano di più sono i muscoli, massimamente quelli della :parte intema e media della mano. L'anatomia descrittiva ci divide questi muscoli in 3 gr·uppi , cioè io quelli della par·te interna, della media e dell'e-stel'Oa. Il gruppo della pat·te interna o dell'eminenza ipotena1·e comprende 3 muscolet.ti che appartengono io propl'io al piccolo dito, e sono: lo L' abdt~tto1·e del mignvlo, il quale dall"osso p isi forme e dal legamento pisi-metacm·peo si porta in basso fincbè art>iva ad inserirsi alla parte soperiore ed interna. della prima falange, ed ha per fonzione di abdurre il mignolo per rispetto all'asse della mano. 2° n corto flessor dellnignolo che :dall'apofisi dell'osso '1lncinato discende per venire ad attaccarsi come il prece"-


STORlA DI UN CASO DI ATROFIA

dente, ma un poco più al dissolto, ed agisce flettendo il 'piccolo dito . 3° L ' oppcrner.~te del1nignolo il quale inserito aneh'esso in· alto all'apofisi dell'uncinato ed in basso al margine interno ed alla faccia anteriore del 5° metacarpeo, serve a portar· quest'osso in avanti ed indentr(), imprimendogli un movimento rota torio sul suo asse verticale. Oppone così il mignol<r al pollice. A questi muscoleui si può aggiungere il palmm· cntaneo, il quale per e:;sere inserito da una parte al la faccia superficiale dell 'aponeurosi palmare, e dall'altra ai tegumenti del margine cubitale della mano, agisce producendo molti infossamenti nella pelle, che possiamo osservare quando ad es. vogliamo tenere un liquido nel cavo della mano, o quando stringiamo fortem ente il pugno. n gruppo dei muscoli della parte media è rappt·esentato dai lombricali e dagli interossei. I lomb·r·icali sono ritenuti da alcuni , fra i quali l'Hyrtl,. non muscoli speciali, ma bensì C()me una pet·feua dipendeaza del flessor profondo comune delle dita: difatti essi nascono in alto dai tendini di detto flessore appena varcato il legament.o anulare del carpo ; di lì\. si portano al lato radiale delle prime. falan gi, abbandonano la regione paJmare per COtHinuat•si coll'aponeurosi dorsale delle dita. Sono essi in numet·o di 4. La loro funzione è ancora discussa. Cruveiller ct·ede che servano a mantenet·e i tendini estensori applicati alle falangi. Thei le seguendo le idee di Spigelio li riliene flessori delle dila. ByrLI ammette che la loro azione conduce alla fl es~ ione delle prime falangi. Vi sono poi ancora altri che loro allribuiscono delle azioni più complesse. Gli inrerossei sono piccoli muscoli posti negli spazi dell() stesso nome, distinti in due serie, l'una dorsale, l'altt·a pal-


DEI MUSCO LI DELLA MANO SINISTRA BCC.

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mare. Quelli della serie dorsale sono 4 ed occupano la parte posteriore e la metà anteriore degli spazi inlerossei. Si attaccano in alto alle faccie laterali dei due metacarpei fra cui trovansi collocati; in basso s'inseriscono all'estensor comune delle dita. Essi sono abduttori per rapporto all'asse <iella ma'" no, cioè allontanano il dito al quale ciascuno si attacca, per rapporto a quest'asse. Gli interossei della serie palmare dovrebbero pure essere 4-, ma si elimina abitualmente l'addutLore del pollice a causa delle sue inserzioni speciali. Questi interossei palmari sono più piccoli dei precedenti e si a tta~cano ad una sola delle superficie laterali dei metacarpi, e perciò non chiudono perfettamente lo spazio interosseo; in basso s'inseriscono alla 1" falange più vicina ed al tendine dell'estensor comune conispondente. La loro azione è quella di addurre le dita, cioè di ravvicinarle quando furono divaricate dagli interossei dorsali. Oltre a questi movimenti tutti gli interossei, associandosi ai lombrical i, flettono anche la ~ • falange delle dita ed estendono le due ultime. I muscoli del gruppo esterno finalmente, o dell'eminenza tenare sono proprì del pollice, e sono 4, cioè: 1° L'abduttore del pollice il quale attaccandosi in alto allo scafoide, al legamento anulare del carpo e ad un' espansione aponeurotica che gli invia il lungo abduttore, ed in basso all'estremità. superiore della 1" falange, ha per azione di abdurre il pollice, quando il primo metacarpeo è fissato; di più porta il 1° metacarpeo in avanti ed indenlro, producendo cosi un movimento complesso di adduzione e di oppo. sizione, anzichè di vera abduzione. 2° L'opponente del pollice, il quale attaccato in alto al tra pezio ed al legamento aoula•·e, termina in basso inserendosi su lutlo il mal'gine eslet·no del •1° metacarpeo . Esso porta il


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STORIA Ol UN CASO DI ATI\OFlA

pollice io dentro ed in avanti. opponendo co~i il pollice alle altre dita. 3° Il corto flessor del pollice il quale nato superiormente con due capi, di cui l'uno si attacca al legamento trasversale del carpo, e l'altro al tr-apezio, all'uncinat o ed al vapitato, si termina inferiormente al lato esterno della prima falange. Esso non è veramente flessore del pollice, ma portando il ,1• rnetacarpeo in avanti ed in dentro, è piullo~to opponente ed

addutlore. ~o L'addt~tto1·e del pollice infine, il piii

voluminoso dei muscoli del pollice, rappresenta il 4• ioterosseo palmare. Attaccato da una parte al 3° metacarpeo, al capitato, al trapezoide ed al trapezio, e dall'altra parte alla prima falange del pollice, agisve avvicinando il pollice all'asse della mano, ed è il piu potente di Lutti gli addutLori di questo dito. Vedremo piiL avanti quale importanza abbia la conoscenza

di questo musc:olo sugli altri del pollice per riguardo al nostro caso. La maggior parte dei muscoli finora descritti sono grandemente alterati nella mano sinistra del nostr.o individuo . Quelli dell'eminenza ipotenare che in una mano sana formano una salienza tondeggiante dal lato del palmo a. guisa di guancia'letto, permettono qui di percepire collalto, in forza della loro atrofia, la durezza del 5° metacarpeo: tutti quei movimenti di a_dduzione, di abduzione e di opposizione che abbiamo visto compiere dai muscoli del mignolo, sono nulli in quella mano; e persino quelle numerose·pieghe cutanee che abbiamo detto format·si dalla contrazione del palmar cutaneo, sono impossibili a verificar·si. In peggiori condizioni ancora si trovano i muscoli della parte media della mano; e dove spicca maggiormente il contrasto facendo il paragone fra le due mani, si è verso il lato


DEl Ml: COLI DELLA llANO

IMSTRA ECC.

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radiale, faccia dorsale, oveabhiamo il 1° interosseo palman' (nddnllore del pollice) il quale nella mano sana for.ma una salienza obi unga al lato esterno del melacarpeo dell 'indice; .nella mano in •tuestione per contro a vece della ~al ienztt troviamo una depressione a forma di docci<ttura, tanto si è ridollo nelle sue proporzioni quel mus•·oleLLo l Da questo stato di cose è facile l'arguire a quali esigue proporzioni s iano ridotLi i movimenti di abduzione e d'adduzione dai muscoli inLerossei eset·ci Lati. . Vengono fìnalment.e i muscoli della regione tenare . 'onu quelli che hanno meno sofferto. Di fatto quell' eminenza ha conservato la sua forma; il suo 'o lume è poco al dissolto del corrispondente della mano destra; i movimenti del pollice sebbene non siano tanto energici t}uanto quelli del pollice destro, LutLavia sono consen •ati. Si Lralla ora di cercare quale sia stata la causa che ha portato un si alto sconcerto nella nutrizione dei muscoli or accennati. Dei va1·i ordini di cause che la patologia c'insegna essere atl.e a p1·odurTe l'atrofia muscolare (processi febbri li acuti, discrasie croniche, avvelenamenti, difetti di circoln1.ione, i.nerzia muscolare, alterazioni del sistema nervoso) non vi è dubbio che nel nostro caso la precipua se non l' unica causa che si possa ammeller·e è l'alterazione del sistema nervoso. L'inerzia muscolare, l'immobilità a cui l'ammalato ha dovuto abbandonare il suo arto durante la cura, ha bene potuto produrre qualche alter·azione nella nutl'iziooc dei muscoli della mano si nistra, ma non fu al certo sufficiente a

produrre quel grave stato di atrofia cui oggi o~servi amo: inoltre questa, per la sola condizione d'inerzia funzionale, non avrebbe limi tata In sua azione ai muscoli della parte in., ~ern a e media della mano, ma sarebbesi est.esa eziandio a quelli dell'eminenza tenare.


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STORIA DI UN CASO DI ATROFIA

La vera e principale causa di quell'atrofia ha dovuto essere stata la lesione di qualche tronco nervoso importante. Infatti ho accennato più sopra che la cicatrice residua alla ferita trovasi sul margine cubitale dell'avambraccio, e che la sua porzione più profonda, quella cioè che s' interna nel seno dei tessuti, esiste verso il margine anteriore del muscolo cubitale interno, precisamente in corrispondenza di UJ! ramo nervoso importante, quale è il nervo cubitale. Seguendo ora questo nervo dall'avambraccio alla mano, e mettendo in rapporto la sua distribuzione colle parti morbosamente alterate, vedremo che vi è perfetta correlazione fra i muscoli trovati atrofici ed i filetti nervosi che ad essi si distribuiscono, e r,he in conseguenza della recisione del tronco comune da cui partono siano stati messi fuori d'azione. Dopoché il nervo cubitale ha attraversato quell'arcata formata dalle inserzioni sull'epitroclea e sull'olecrano del muscolo cubitale anteriore, cammina lungo la faccia profonda di questo muscolo verso il suo margine anteriore dal quale è ricoperto, fin chè giunto al terzo inferiore dell'avambraccio si divide in 2 branche, una dorsale, l'altra palmare. · In questo tragitto il nervo cubitale dà dei rami all'areicolazione del gomito , al muscolo cubitale anteriore, ai due fasci interni del flessor profondo comune delle dita, ed un ramo di anastomosi coi filetti del neno bracchiale cutaneo interno. Delle sue branche terminali, la dorsale o posteriore dopo di aver contornato il cubito arriva sul dorso della mano ed in vicinanza della testa del cubito si divide in 2 rami ; l'uno va costi tuir·e il neno colateral interno dot·salt: del mignolo; l'alli'O dopo di essersi anastomizzato con una branca del radiale, va colle sue suddivisioni a costituire altri i rami collaterali dorsali, cioè l'esterno del mignolo, l'interno dell'anulare, l'esterno dell'anulare e l'interno dd •nedio.


DEI MUSCOLI DELLA MANO SINISTRA ECC.

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La branca pabnare del nervo cubitale, più voluminosa, discende sino al palmo della mano, ed una volta arrivata sotto l'osso pisiforme, sii divide in 2 rami, uno superficiale e l'altro profondo. li ramo superficiale d!à dei filetti al muscolo palmar cutaneo ed ai muscoli del mignolo, poi si suddivide in 2 ramuscoli; l'uno riceve un'ana!:ttomosi dal mediano e costitui ~ce il nervo collaterale palmare estef'no d~t mignolo ed il collaterale palnU&re Ì7tterno ·dell'anulare; l'altro forma il nervo collate~·al palmare interno del mignolo. ll ramo profcmdo :pe1· ultimo descrive UDIL curvatura a convessità. jnferiore e si termina nell'adduttor del pollice. Dalla convessità di questa curvatura partono i nervi destinati a tutti i muscoli interossei, dorsali e palmar~, ed ai due ultimi lombricali. i\lercè tutte queste distribuzioni nervose il nervo cuhitalc dà dei filetti motori ai muscoJi cubitale anteriore, ai due fasci interni del llessor profond(l delle dita, a tutti i muscoli dell'eminenza ipotenare, a tutti gli interossei, ai due -ultimi lombricali ed all'adduttor del pollice. Dà poi dei filetti senriti1Ji che vanno a portare la sensibi,Jità alla pelle della faccia palmare del piccolo dito, a quella della metà ~nterna della palma della mano, della metà corrispondente della faccia dorsale delle ultime due dita ed alla metà interna del terzo dito. Dal fin qui detto relatiivamente al nervo cubitale apparisce chiaro che i muscoli colti da atrofia sono i soli innervtrti dal cubitale, ed è qwndi logico l'affermare esse1·e stata la lesione di quel nervo la causa dell'alterazione amiotrofica suddescri tta. È bensì vero che il muscolo cubitale anteriore, il quale· pure riceve diramazioni dal nervo omonimo, è apparente-


STORIA Dl UX t:AS(J Ol ATI\OFIA 60 mente illeso, o per lo meno lo è solo di ·poco se si considera la difficoltà che ha l'ammalato di inc.linare la mano sul margi ne cubitale dell'avamLraccio . movimento que:-;to dovuto a qnel muscolo; ma troviamo facilmente la ragione della quasi sua completa integrità se ricordiamo che il cubitale anteriore ri~eve la più gran parte de' suoi r.letti mowri da punti situati ~1 1 dissopra della lesione. Identica. considerazione si può fare rigua·rdo al muscolo llessot· profondo delle dita, i cui due fasci interni, quell i cioè acui si attaccano i tendini che vanno al mignolo ed all'anulare, vennero lesi solo parzialmente nella loro funzione; appunto f!erchè non Ti furon o inte1·essati che i nervi i quali gli vennero forniti dal cubitale da punti posti al dissolto della le.sione. Chè, se fossero stati lesi tulti i nervi che vanno al llessor profondo e se da questa lesione ne fosse risultatrt una completa atrofia, allora la retrazione molto più grave che ne sarebb/3 derivata, avr·ebbe fatto si che la pelle de-lle dita si troverebbe sollevata dai tendini flessori come altrellante corde tese, e le u:1ghie si sarebbero perfìno infossate nella pelle del palmo della mano, come si ha qualche volta occas ione di osservare. Ora, tutte queste gravi lesioni non le riscontriamo nel nostr·o caso perchè l'atr·ofia muscolare e la retrazione consecutiva sono state limitate in virtit della parziale lesione del sistema nervoso di quel muscolo. Ma questa retrazione musco lare può eziandio avere un'altra origine, cioè può anche essere deter·minata da azione .antagonistica. Infatti più sopra ho accennato, come le azioni ~ssociate dei muscoli interossei e lombricali avessero per risultato di flettere la prima falan ge e di estendere le due ultime. Or bene, non essendo più possibile nel nostro caso l'estensione della 2• e ::!• falange e di estendere le due ultime -dita per parte d.ei lombricali e degli interossei, perché ne è

l • l


DEl MUSCOLI DELLA MA~O SINISTRA ECC.

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aboli la l'azione nervosa, dovra succedere un predomini(} d'azione degli antagoOnistici rappresentati appunto dai due fasci interni del flessor profondo, e per· conseguenza ne deve nece.ssat·iamente derivar·e uno F.lato di flessione permanente come abbiamo visto esistere nelle due ultime dita del nostro· individuo. Quale poi fra le due accennate cause di retrazione {atrofia da lesione nervosa od azione antagonistica) abbia il predominio, è diffìcile il determinarlo. Gli altri muscoli della mano meno quelli del pollice, innervati essi pure da rami del cubitale che si dipartono da questo tronco net·voso da punti si tuati assai più in basso del luogo della ferita, hanno subito, come già ho avuto occasione. di accennare, un'atrofia quasi completa; e se i muscoli dell'eminenza tenat·e hanno sfuggito a quella lesione nutrirtizia, si è per.chè tutti quei muscoli, l'addutlor·e eccettuato, ricevono l'innervazione dal nervo mediano. Quell'insu fficiente svilttppo po0i dell'eminenza temu·e ~inistra cui abbiamo detto Lrovar·:;i nel nostro soggetto, è senza dubbio dovuto all'atrofia · dell'addultot·e, il solo inner·vato dal cubitale, che cet·tamente non sarà stato rispar miato dall'allera~ione atr·ofica. Ma il nervo cubitale è misto, cioè di senso.e di moto, come · ha dunque potuto determinare quell'atrofia? Si è detto da · Laluni fìsiologi che il nervo grar;rsimpatico è il solo che abbia un'influenza trofica anche sui muscoli volonl.1Ti, e che l'azione trolica esercitata dal ~istema nervoso, centrale e per-isferico, non è propria. ma derivata ad esso direttamente dal simpatico. Le esperienze invece di altri provano che i mù- · scoli volontari nei loro processi trofici sono reg9lati dalle· fibre nervose.motrici, per cui essi afllmalano per sole altem- • zioni di quelle fibre mott·ici stesse. Che poi il gran simpatico ndn abbia influenza tr.olìca mu-


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STORU. DI UN CASO DI AT ROFIA

scolare ne abbiamo una prova nel fatto che nelle parai isi artificiali vaso-motorie non si produce mai la menoma atrofia muscolare. Adunque chi presiede ali'azione trofica di molti muscoli della mano e di alcuni dell'avambraccio è il nervo cubitale colle sue fibre motrici, e l'atrofia di quei muscoli è dipendente da lesione di queste. Nella pratica si ha qualche volta occasione di trovare dei casi di atrofie e conseguenti retrazioni che avvengono in seguito a paralisi traumatiche nei muscoli parai izzaLi. La lesione nervosa determina dapprima una paralisi la quale pt·esenta ciò di parti colare che se il nervo è misto, come nel nostro caso, essa è congiunta a pE:lrturbamenti sensitivi, e che mediante- la corrente elettrica muscolare dapprincipio si e-ccita una notevole attività contrattile che dut·a per assai lungo tempo. Il muscolo poscia diventa atrofico e subisce la degenerazione grassosa, o granulo-grassosa. A conferma di quanto ho piu sopra esposto, cioè che la causa dell'atrofia nel nostro individuo è stata una lesione del nervo cubitale, possiamo anche invocare lo studio della sensibilità. Infatti il nervo cubitale l'abbiamo detto misto, cioè presiedere ad un tempo all'azione trofica motrice e sensitiva; ne viene quindi di conseguenza che anche la sensibilità delia mano del nostro individuo deve aver sofferto. Proviamo ad esempio con una punta a premere leggermente nel palmo e nel dorso della mano nel senso di una linea diretta dal margine cubitale al radiale, si trova dapprima nulla la sensazione prodotta dalla pressione della punta, ma poscia la sensibilità la si riscontra gradatamente crescente a misura che portiamo la pressione verso il lato radiale. Se teniamo solo calcolo della distribuzione cutanea dei


DEl KUSCOLI DELLA KANO SINISTRA ECC.

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filetti del nervo cubitale, saremmo indotti a ritenere che la sensibilità non dovrebbe cominciare a percepirsi, col suindicato esperimento, che nella metà esterna della mano, tanto al dorso quanto al palmo, come pure nella metà esterna del dito anulare a tutto il medio, l'indie~ ed il pollice; ma nel nostro esperimento i limiti della sensibilità non sono cosi netti, e l'individuo incomincia già a percepire il senso di pressione molto più in qua, verso il margine cubitale. Ma del risultato apparentemente contradittorio di questo esperimento troviamo facilmente la ragione, se ricordiamo l'anastomosi più sopra accennate fra i filamenti del nervo cubitale con quelli del radiale e del mediano. F. GOZZANO Capitano medico


SOPRA UN CA SO DI

BRONCO-ALVROLITE LASEOSA SEGUITA AD.ItEOTIFO

' ·~

Fra ~t l i e,.:iti infau:;ti dw la fc, hbre tifoidea suoiP apportare, non ultimo per importanza e frequenza è I}Uello che mena ai processi lisiogrn i dr li 'apparecchio re,.:pi ralorio. - È noLo r.he un de'sintomi più cu lminanti sui quali si poggia nel primo ,;no insorgere la diagnosi dell'ileotifo è il ca.tarro bronchiali', aiiP roltr leggiero, altre volte intenso. l n qualche non rar·a ~>Cr.P.z i one. delle polmoniti catarrali perlìno ~egna:no lo stadio fMiero d'una tifoidPa. Ora, pC'r le alterazioni c:he di necessi tà debbono conseguire all'organismo per la infezione Li fica, quei falli hronr.hiali a:'sumono un 'indole lri:-:te e degenere, e sono qnelli che menano l'infermo a morte, non ostanle fosse guarilo del morbo principale da cui que'fatti dipendevano. È importante la spiegazione patogenica di r.osì fatta !!uccessione morbosa, ed a me pare c· he questa spiegazione bisogna rirercarla in vari fattori: 1°) nell'altezza della febbre del tifo, la quale per la sua lunga durata e per la sua stessa natura, debilita ed ammiserisr.e l'organismo più che la inanizione medesima e quindi. prepara il terreno allo svolgimento sussecutivo de'processi ti!5iogeni. i quali in fondo non sono cl1e la espressione ci'una


SOPRA UN CASO DI BRONCO-ALVEOLITE CASEOSA ECC .

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alterata e defi ciente :1utrizione con predominio di prodoui re11ressi , VÌ.' 2°) nelle alterazioni anatomiche dei visceri addominali, -che qualche volta conseguono all'ileotifo. V' ha in effetti una opinione la quale insegna, che la tahe che consegue alla infezion e tifosa e la difettosa sanguificazione dipendono dalla distruzione delle , glandole intestinali e della. imper·meabilità .delle mesenteriche. Il pt·of. Cantani appoggia queste vedute ed afferma di aver riscontrati due casi di tabe pronunciatis sima in seguito dell' il eotifo, ne'quali l'autopsia dimostrò ~s­ ser distr·ulte quasi Lune le glandol e del Peyer ed una gmndissima par'le dei folli coli solitari dell'i ntesti no. 3•.1 nella natura delle alterazioni bronchiali o polmoniti che siano, considera le come l'inizio dell'ileotifo. Quel catarro bronchiale o quella polmonite, che precedono quasi costantemente lo sviluppo manifesto del tifo addominale, non sono del censo delle affezioni comuni. Come quelle che hanno la loro genesi nella infezione tifosa e uopo ritenerle di natura infettiva e specifica. Che se un catarro bronchiale od una polmonite catarrale comune di per· sè non conducono mai a tisichezza, una bronchite od una polmonite catan ale ileotifosa con grande facilità degenerano per la loro stessa natura, essendo, come già dissi , bronchiti e polmoniti di natura specifica . Ma Lutto ciò non potrà mai es~ ere bastevole a spiegare come un proces~o tisiogeno }los:;a conseguire ad una febbre tifoidea, È mestier·i che s'invochi un altro faLtore il quale è riposto nella disposizione individuale. Quelli individui che andarono n~pli cale ...-olt.e incontro a catarri bronchiali com uni prima ancora che si fossero ammalaLi di il eoti.fo, o come dalla comune de'pratici si dice: gl'individui che presentano fin dai primi loro anni una grande 'Vtthtuabilità della mucosa re.spiraloria, figli di geni tori tisici o scrofolosi, nella gran mag5


(i()

SO PilA U:i CASO DI BllOXCO -AtVEOtlTE CASEOS.\

gioranzn. de'casi son qnellì ne' quali il tifo lta la con:'egucza: nella lisi polmonare. Un ca;;;o di co:-:i falla natura ci fu dal o di o;;serva re nel mese dì dicembre d<'llo ;;corso a rmo nr l l o riparto di medicina , in persona di un soldato di cavnllcria, il quale in ~e­ guito a ras~egna dì rimando arHlò r iformato. Tosto Anlonino d<t Oelli verde, provincia di Cat;1 nia. della: cla,;:;e di leva del ·18:)8, ascrill o al n. di malri rola 3 10?, prima dì e,;ser sold<tto em dì me:'li r re contadino; sì c,: po.-e al fre(ldo, all'urnìdn, al le pi oggge ed a lnlli quei disagi inerenti allit sua mi:-;era eontlizionc sociale, dì tal che spt':'W· andò soggello a catarri hronc.lt ialì che quasi ogni anno si ripelerano ne'me:;i irn·ernali , cd ai l}rtali po~e sempre poca cura o nessuna, gi ac~: lt è !-(uarirano, come Pgli diceva, spontaneamente. Tranne fJuesle infermilit, n e;;~ un a malallia d'importanza. ebhe a soffrir mai; ma anuolato in !era fu addello alla c~wa ll c ­ ria, ove c:on molto slento sopportava quel scrrizio. Ammalò di Lifo e venne a curar,;i in qucsL'ospNlale militare. Guaril osi del tifo rimase prostralo nelle fo rz ~ ; andò in licr.nza ma non sirimise, anzi ri comi nciù la l o::~e più ;;lizzosa tlcll0. a lt re voi te tos:;e che non è più guarila e che gli :;arit fuu esl:t co mpagna fin o ai suoi ultimi momenti. ~ es~un o di ~ u a famigli a è morto di lisichezz.t; egli di cera di non aver ahusalo tli venere nè degli alcoolici e di essersi alimcnlato preralr nlemente di farin acei. L'esame clinico dell'infermo ci oITri le scguent i nole caralterisLiclt e: L'ammalalo moslravasi di ternperamenlo linfatico, ùi costituzione debole con schelclro so t li le, con museo li nn c..: idi e

poco sviluppati, con pannicolo adiposo clelit:enle, co~ i che la pelle era :Sol levabile io gro::;se pieghe. Il colorito delle cute


SEGU ITA DA ILEOTIFO

67

era pallido e profondnmentc anemico; anemiche emno altresì le mucose apparenti, e le congiuntive ocnlo-palpebmli presentavano una li eve lint.a subillerica. Il polso dava 108 balli.!i nl minuto, le respirazion i eran o 2!). Rivolgendo l'allenzione a.l torace, esso presentava alla parte sinislra, a livello della lrrza costn, una soluzione di continu(} di forma 1·otonda a fondo sl1iaclito, che l'infermo diceva causala da un ascesso comsecuti vo ad una ini ezione ipoùe,·mica . di bisolfato chinico. Questa piaga si mostrò sempre d'indole atonica e renitente alla cir.n trice. - Il torace aveà forma cilindrica, preralcndo il diametro verticale al Lr;twer;;o ed all'antem-posteriore ed essendo tuui i diametri trasversali pre;;sochè uguali nelle varie altezze. Le clavicole si recleano sporgenti ed alquanto obliquamente disposte dall'alto al basso e dall'indentro all'infuo1·i. Ambo le fosse sopraclavicolari erano modicamente depresse e lieYemente ri entmnti negli alti i;;piratori i. Il fremito voca le era indebolito e la percussione praticata co n cautela dava per ristlltalo un suono ottuso e più alto del nonnale agli apici. L'ascoltazione facea sentire grandemente affievolito il mormorio vescicolnre ed iHOilre constatava mntoli a piccolissime bolle localizzati agli apici d'ambi i polmoni, ma più manifesti e chiari all'apice deslro. L'infermo dimagrava eli giomo in giorno, non ostante le cure rico!ilituenti di cui facea uso ed il vilto carneo che gli si sommin istrm-a. Due soffi anemici che prima si ascoltavano nlla punta del cnore, per· questo trallamento in seguito scomparvero; ma i toni si mantennero sempre deboli e corTi:;;pondenti alla denutrizione sempt·e screscente dell'infermo. Da quesla brere relazione su llo stato dell'infermo, a chiare


6R

SOPR A U:'l CASO DI BRO~CO-ALVEO LITE CASEOS.~ iCC.

note si scorge che un processo tauido si s,·olse in quell'orga

nismo aiTranto ed impoverito già in antecedenza dalla infezione tifosa. E questo processo tabido fu diagnostica to consistere in una bronco-alveolite caseosa. Sul modo di trasformazione de' falli bronchiali ileotifosi in alveolite ca~cosa non fa mestieri di sculere. L'anatomin patologica moderna spiegnall'evidenza in qual moùo la infiammazione bronchiale primitiva del tifo per diiTusione di processo si e$tenda agli alveoli polmonari c come l'es!>udato di una bronco-alveolite che incomin. eia catarrale pel non subire la degenerazione adipos~ si trasforma in ca:>eosa. Quello solo che intendo notare si è che l'infermo, di cui ho fallo parola, era gia predisposto a questa malattia consuntiva e ciò si rileva e\·idente dalla costituzione debole dell 'individuo, dal suo temperamento linfatico ed altresì dalla forma cilindrica del torace con la obliqnitil delle clavicole, in modo che ne consegue restrizione delle parti alle del torace e di necessitil viene impedito il li bero espandersi · degli apici negli atti inspit·alori. Di lal che, dopo il già detto, a voler emettere una opinione, io son di parere che per l'infermo Tosto Anton ino, già predi spo~lo al la ti 5i, il tifo sia stato cagione orca:'ionale della ti :'ic ltezza, .la quale r:on ~f'gu t al tifo per quelle ragioni che in principio si sono additate, quali ·l ") l'altezza della felJbre ileo tifosa, 2°) la natura specifìea della bronchite pr·imiti va, 3°) le probabili alterazioni anatom ir:he della placche del Pc,ver c de· follil.'oli :-olilari dell' i n te~ t i no.

Eu. L ANZA Soltotenente medico.

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69

DEL

MO RBI LLO NE LL'ESERCITO ED IN PARTICOLARE

DI UNA RPIDK~IA DOMINATA NKL PRESIDIO DI FIRENZE NEL ii:!SO

OSSERVAZIONI STATISTICHE E CLINICHE Ltllm falla alla Ct~ferllll ui11ti&ca iel 4! tl•t•• 1888 allaapt4alt • ililart jj Pirme.

Se, delle molte malattie che dimo~ trano per il nostro Eser.cito una speciale o poco gmdila predilezione, il m01·bi llo non è, clinicamente parlando, la più grave e neanche tra le più grav i, è però fra quelle che de'l ono dar più da pensare al medico e all'amministratore, e per il suo carattere epidemico, e per la sua predilezi one per i coscr·itti , e anche (e questo è quel che più impor·ta) per la non indifferen te mortalità che porta seco. Ho detto a bella posta per il nostro Esercito, p~rche presso le altre nazioni questa malalli a non è cosi diffusa come da noi. Negli eserciti tedeschi, stando al Kirchner ('1), il morbillo s i presenta rarissimo. Dal ~ 84.6 al 1863, nell'armata pruss iana, morirono 26 :;oli individui di morbillo, cifra che al confronto delle nostre annuali è as ·olutamente insignificante. Anche nella marina tedesca sopra 100,69 individni due soli

------------------------------------------(l) KtRCBNBR. Handbuoll d . MI! . Hygien.

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fl f. l. ~I O IIIJJL I.() ~1-: I.L't:SJ: IICJTO

n.rnrJt alarono di ~r·arL 1tin a e morhil lu. u<'i 18i!) ( 1) . E rwll'armala olanùe,;e nel lric11nio l lfi8 e /\) ri fu un solu morto per rnnrl•ill o (?) . .\ella ,;ua llell"opt' ra sulle C'pidl'tn ic lltil it;rri, il Lawra n (:.J) ci ra)!J.!II:t(!li a come il uwr11i llu ha rPgtta lu se111prc rH•II 'est•rei to frnn res(' . l'ero, rnellLr·c ucl Jrt- riudo dal 18:3:? al Zj() i d ~ r ess i per rnorbillu sta\·a•w a;.!li al lri decessi nella p ro pun~ i O lll' di 2:.>: 1000, nel periodo dal l ~W~ al i i11orr l'urnno rl 1e -i-,01:! oo ou ~ e l no:-:tr·o ese n·.itu Ìli\ C'('C. nel I H'77 s1r 1000 lll o r ~ i (H. Ju furono per morbillo. Ancltc in Fran1·ia dd res to In lli:I )!J.;iore inten..;i t ~t del Jllorhi ll rt dipc11 de dall'anu mu lu di !!rand i qnanlitit di ('OSC I"Ìt ti, eu Ù fJIIll :O: i e:o:c lrr si\·anH•JJ le Sll (jlll':'li r iJe C:>50 inli erisee . L'eserrito fram cse d'A igcria poi è <juasi iwmune dal IIHJrhill o poichè dit lllt ,;olo morlJi ll <,st• per ogni l 000 enlrnti allo ~pe dal e( .} ) . Il Larerau poi, ul'l riportare ambe dalle slatisliche straniere le principali cause di rnorl;ditir (in tempn di pace), non fa punlo menzioue del morJ,j Jlo. Aucltc uei moll eplici cslralli di :;tatisliclt e ,;anitari e degli e=-en:iti di lltlle le uazioni, che si tron1n o nei compl e ~i ,;s i1ni Ja!tresl,erichte del Hotl1, non si vede menzionato il nwrhillo ,'sc non tra le più rare malalli e. Perciò po~s i :. m o in fer ire che ,;pella all' llalia il pl'imalo per la fretjuenza di t.{U <'Sla malattia. )l a non ri è poi IJi :,;o;.:no di confi'Onli per mos trare eire i l tributo che l'e::-cn.: ito italiano paga al morl,i llo è grarosissimo e merita dan-ero d'e:;:;er preso in seria co nsiderazione. l o (l ) \\'sszEL. Staba•·~ll !lanirau ber l cht itb.r· elle h. h. Deutsclte marln~

( ii>· d e n Z catra-um i '' a,)rtl 1870-30 m ~ rz 1880. (21 ROTO . /ahr·e8/)~ricllt { Ù·,. dr.u militai •· sanfta't~. Westn. 187:1 pag. U~ e 1&>0 l''>g. ! GO. (31 Tr·u ité d es ma:au lcs t:t t!p i <lim l el d'l an11 és . P a ri• , 1:,75. 14) Co L r r< . A•·tfc. m orb ld;ctf m•lt ~a h·e n el D l ct ion . tn cv c l . et. t Cienco m éJica let.


ED IN P.\RTI CO LARE DI U~A EPIDEMIA ECC.

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lascio la parola all e cifre seguenti che tol go dall'uiLima ?·ela;ione medico-statistica srtlle condi::ioni sanita1·ie dell'ese r.cito. Es;;a non è tanto fresca per·chè ci riferisce le vicende sanitarie del ·1 8ii; ma, che io m.i sappia, in questi due anni

l e condizioni sauitari e dell'esercito non devono esset· di tanto cambiate da non farci ritenere applicabile atl oggi quel che a \'venn e nllor·a. Nel 187i dunq11e il morbillo delle 1789 casi con 1 12 m orti {1). Messo a ronlronto coll e altre malattie, va subito ad occu pare uno dei primi posti. Dopo le fehbri da malaria ('l O.i-46), le ellìmere (62 10) , le sinoche (ij7'i7), le bt·onchiti (38rH), le gastriti (37ì4) e le angine semplici (':H-67), ma~atti e tu!le che danno una insignifi came mortalità, vediamo venir subito il morbi llo, il quale super·a perciò in fr·equenza 'le polmoniti , le pleut·iti e i reumatismi articolari, dalle quali malattie si tiene alla di stanr.a di nn centinaio o due di casi. Super.1 poi di gran lunga, cioè di 2 volt e e 1t2 la febbre tifoide, e del quintuplo la tubercolosi. È hensi vero che queste due malatti e se ne r-ivendicano poi con nna mortalità molto super·iore. Ma, in ogni modo, la mortalità tanto as.soluta che relativa del mot·billo è fra lepiù gt·osse. Ecco infatti delle cifre assolute: Nel 1877 le cause di maggior mortalità furono: Ileo-tifo con 220 morti Tubercolosi >> ·154. · » Polmoniti acute » '140 » ~1 o rbillo >> •l ·12 »

(l) Rei<Uione medico-ltatl81ica aulle condl:tonl santtar'e aelreur ctto -t t aUano n el 1871, Roma, 1879 pag. 28.

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DEL MORBILLO ~ELJ,'ES ERC ITO

La rno l·talititrelati,·a d ell t~ vari ei!Ilalall.ic piu sopra citate fu: Per la Tubercolosi del 4-37 per ,1000 curali >> la Febhre tifoide >> 303 ,> » )) la Polmonite >> 87 » u » le Bronchi ti lente >) 51 » » >> le Bronchiti acute >) 6 ., » » i Reumatismi art ic. >> 6 » » » le Febbrida malaria » 2 » » » il Morbill o » 62 >> » lo credo queste cifre abbastanza eloquenti, per convincer chiunque che il murhillo ha presso di noi una grande e capitale importanza. Ma vi son o delle circostanze, che è bene far t·isaltare, le quali aumentano grandemente questa importanza, anche rispetto alle altre cau~e di morte. È un fallo indiscuti bi le cile sulla. produzione di molte malattie, come per· esempio delle malattie del polmone e dei bronchi e delle febbri tifoidi, spiegano una certa influenza le vi cende meteoriche e l'alternars i delle stagioni. Cosi il massimo numero delle febbri tifoidee lo abbiamo in esta te, mentre l'inverno e il principio della primavera si distinguonoper un gran numero di affezioni polmonm·i. Ma ciò non vuoi dire che l'ileo-tifo sia propr·io dell'estate, e la polmonite dell'inver·no, perchè tanto d'inverno il tifo ,eome d'estate la polmonite, hanno la stessa gm,·e7.za e lo stesso decorso che nelle stagioni opposte; e, ljllntllunque vi sieno stagioni di massima ed altre di minima frequenza, pure la cifra dei malati e dei morti si trova diffusa in tutti i mesi dell 'anno ( l ). Pel morhillo invece (badiamo bene, pal'lo esclusivamenle del morbillo, dirò cosi, militare) le cose stanno molto diversament e. Questa n:wlatlia fa rego larmenle l;t sua compar~a pochi giorni dopo (Il RPkut :m e me(i. stat. p el 1877. Ti\Tola c. e pag. 18.


BD IN PARTICOLARE DI U:iA EPIDEMIA, ECC.

73

l'arrivo delle reclute ai reggimenti, valea dire ver·sola metà di febbrai o. Raggiunge hen presto a febbraio e marzo, il suo apogeo; in apr·ilesubis~egià una forte diminuzione e alla fine di maggio è scompar:;a del lutto. Questo modo di decorrere possiamo considemrlo come una legge invariabile. ~e abbiamo avuto una prova palpahile noi stessi nell'epidemia di quest'anno; nn simile andamento ebbi pur·e occasione di osservare l'anno scorso allo Spedale militare di Milano. Ma più che da questi falli isolati, questa legge vien confermala in modo assoluto dalla giit citala r·elazione statistica ( l). dalla quale si scorge . che in tutte le divisioni militari il decorso dell'intansità epidemir.a del morbillo fu sempre quello che sopra ho descrilto. Si può dunque dire che questa malaltiia esiste nell' e!\er·cito solamente nei tr·e mesi di febbraio, mar·zo e aprile; ma, per essere più larghi, comprendiamoci anche il maggio, e diremo che il morbillo dura nell'esercito tutt'al più quaur·o mesi, ossia per· nn terzo dell'anno. Per·ciò , chì vorrà far-si un'idea esatta della frequenza del morbillo dovrù distriùuit·e i 1789 ammalati e i ·11:.2 mort i solamente fr-a questi quattro mesi; avrà cosi una media di U 7 ammalaLi e di 28 morti al mese; mentt·e pet· esempio i malati di polmonite, divi si in parti eguali fra i dodici mesi, sarebbero appena '133 e i morti l ·f . Dobbiamo poi tener conto di un'altra tlircoslanza, che il morbillo cioè preferisce le gunmigioni poste in gr·andi città. quelle molto numerose situate anche in ciUiL non grandi, e rispetta le piccolf', o, se vi comparisce, si è appena con qualche caso sporadico. ~fa vi ha di più, anl:i di peggio. Il morbillo dimostra, al-

meno nel primo e più acuto pel'iodo del suo soggiomo nelle caserme, dimostra una deferenza lutta particolare per i po _

------------------------------fl) Rei. <nw:d. 8tat pel. 18ì1, pag. 18.


DEL ll OJIDII.I.O

N~: J.J.

l

ESERCITO

co~cru LJ.

rcri

Co"i, nella no:'Ira guarn igiune, in fchhra io H\ CIIlmo 31 morhillo"i; tli <Juc:;ti, :n erano co-<crilli. E <JUI':;ta poro de..;iclcrata 'isita delmor·billo ca pita sui nostri co:;critti per l" appunto nei momento in cui aHcbiJeru ma ~.:.!io r hiWI-{110 di ~oderc della più prrfclla sa lute di corpo c di mente, J>Or p o t~ rc nl•i tua rsi con p re. n1eua e IHIOIJ:t vo;.d i a nIla ,.ila del ;-;uldalo, lanlu di,·ersa, vuoi JJI ()I":tlmr nle ruoi n~i c amrnte , da quella di prima, e completare pmnlamente la loro istm.t.ione. Perciò dcronsi anche ton:;iderarc que:;te t>pitlemi e di morbillo come un danno"o incaglio all'istruzione del solda to. In conclu:>ione, la gr:\\ ilit pr-opri·\ del morbillo. quale si rileva dall e s t at i ~ ti c he. c grandemente aumentata dalle !'eguenti circo:-:tanze: 1• dal fallo della l'Uil ~pid e mi c iLit e dalla ~ un csc lu:;iva comparsa in cerio stagionii 2° dal la s uama g~ior

frequ enza nell e furti guarnigicmi ; :1• dali a :;ua predil ezione per· i roscritti. Si al!giunga a tullo ciò che il nu mero dei mnlaLi e dl•i morti per morbillo va aumentando o;,rni anno con progressione poco ra:':>Ìt:ura nte, come dimo:;tm il ~cguc nte quadro. che ho desnnt o dai rari i resoconti statisri ci usci ti fin ora. Pl~OSPETTO

l. Entrali e morti per mor biflo ne!Jli Spetlali militari. Alm i

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1870 1871• 1872•

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Ili:J82 2}7 760 411 1212

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• Corupresa la aca rlattwa.

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ED

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PARTJCOLAitE DI UNA EI'JOEmA, ECC.

Prima di terminare qu e.~to rapido S){uardo sul morbillo -considerato iu tutto l'esercito, mi preme di parlare di un'altra caralleristica important e di questa malallia, la sua distribuzi one geografi ca . Val endomi della. rèlazi one ormai più volte citala, e di quella del 1876, ho preso per ciascun presidio del regno, infetto damorbillo, il numero degli ammalati e dei morti per la della causa, non che la forza media annuale. Con que:;ti dati e colle cifre proporzionali che ne derivano, ho compoliLO la ta>ola seguente ehe riai\sume in un sol quadro il movimento per· morbillo dell'intero bi ennio. Ho trascurato di tr-ascrirere separatamente i dati relativi a quei presidi che non arrivarono n dare 4-0 casi di morbillo nel bienni o. c li lro compre"i wtto il titolo comune di alt1·i lJtesidi.


16

DBL KORBIL LO

~EtL ESERCITO

PROSPETTO I l.

Entrai e morii per morbillo negli Speciali militflri nel biennio 18ìG-18ìì. o

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e rispettiva forza medi11 annuale

. . . . . . . . . . . Bolo~na (41Rij) . . . . PntluYf\ 1:H l O) . . . . . . . P fwmn (~li{iiJI. . . . l'illCPIIZfl (:WH) . . . l\l»lllll\'1\ 1 20~:1) . A l Pf' ;;nn d r·i n ("1"3") . -· " . V l\llCZÌil (:20R:•) . . . V er ona (6l/4) Milnrw ç; 455). T 01·ino (li58H) .

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TreYi!;'o (l :35:lJ PAvin (25";"2) . Hr e!'<<: in (l !:IHO) Allr·i pr'C!<idii Wl:Ji).

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18!1 l

16,2

l 1)6,6


Ti

EO IN PARTICOLARE DI UNA EPIDEMIA, ECC .

Da questa la vola si scorge che per numero di ammalati · l'Italia media (1) supera la seL(entrionale e ne è superata pe1· la mortalità, mentre l'inferiore sta al disotto di ambedue e della media generale del regno. Anche calcolando separatamente le statistiche delle due annate si arriva ai medesimi risultati cioè:

----------

1877

1876

1

entrali morti entrati morti p. " f u di f••na p. " / oo entrati p. 00 / 00 di forz a p. 0 ' / 00 entrati

l !alia super. •16,!5 Italia media 18,9 Italia inf. e ins. 12, 6 1

55,7

16,5

7'1. ~ ·

4-!>,9 34-,0

23,2

6~,3

13,7

43,9

Per cui si può stabil ire come legge la seguentegradazione in scala discendente. Per numero di ammalati:l talia media, Italia superiore, Italia inferiore; per numero di morti: I talia superiore, I talia media, Italia inferiore. Vi è però una causa d'errore, alla quale non potevo sfuggire, ma di cui.n on sono meno in dovere per questo di far menzione. Non ho potuto tener conto dei morbillosi militari ricoverat i negli spedali civili, perchè nella relazione statistica gli entrali in questi spedali non sono distinti nè per malattie, nè per luogo di residenza. Questa forzata trascuranza mi avrà dalo certamente un numero assoluto di malati e di mot·ti inferiore al vero; ma nulla mi induce a credere che le medi e ottenute debbano es~ere, per la mancanz:t di una piccolu parte di dati, molto discrepanti dal ve1·o. Ammettiamo dunque, malgrado questa piccola inesatlezza, la legge geogrn fìca di sopra esposta, tanto piti che non mi sembra tanto difficile rendersene ragione. Sappiamo infatti .Cl ) In vista del auo clima temper ato, ho compreso Genovto. -fra le Città dell"Ilalia media.


18

DEl, l i O ltnlli.O ~E r.r.' E~E.HCITO

cliP il primo sintomo del morltillo è co:-: tant elllente un cala rTO oc 111 o- na~al e e hronch iaie· più o nwno ab lwnda nIl'; srgno qur:-:lo cile il prinr ipio infellivo morltillir.o, qnalunqnr sia la s11a natur~, fa il suo primo ingrf•s:;o rH·I'I\u-g;tnismo prr le vie aeree. Ora, dato che csi~ta nell 'a tmosfera un grrnw qualunque di qncsto principio, è naturale r he e!>so ,;i f1'rii1Prit molto più vol entieri c Lroverit pii! facile sviluppo SII di una lll UCI).' a che ,; i trovi giù in stato ùi irritazione o di :;er rr zione e~n_!!e rata. Cosi, quanto piit frctlttenli ~n rann o i ca larTi l:tringci e trachco-hronchiali. allrPilanlo lo saranno i cn:; i di morbillo . .\lell endo ora a confront o il r.lima jPrnale dr ll 'alla ltalia con quello della meridionale, si lrora snhitn ev ident e la :-<piegazion e di tanta 1liiTr n•nza di morltiditit. Nelle guarnigioni dell'alta Italia, nm delle principali soiTerrnze a eni è rsl'o~ lo il soldato. e più ~ p er ialmrnl c il co~c rillo, e for:'cln prima e piu l!l'a\C causa del suo ammalare, è il fr~ tldo. E:;~o non solo <lgisce ~ui giovani prorrnieuti da regioni più tcmperatt>, ma nnclre su quelli che abitarono lìno nllora in iclr nti ci climi , pl'rclr è una non ultima causa di qu e~ to fn•ddo che ):OlTre il soldato t: il modo insuflicicnte con cui gli è dato òifcnclnr.::ene. Cu;;i è ben na1ur.1le che inlìnilo sia in quel paese il 1111mero dei catarri hront hiali, e come questi sinno più propizii allo sviluppo del mor·hillo, l'ho dello più ~o pm. Del re;; ln Yedrcmo in !>egui Lo come i soldal i delle provincie meridi onali ~ono quelli che hanno dato nel nostro pre:;idio il maggim· contingente di lllOriJillo;;i, appunto perc hè. per l<\ grall di iTcrcnza de l d in t:-~, :<i ,;ono tr·o,·a ti più di,:posl i allealfezion i tlell0 v1e aeree.

II. Di:>centl iamo om da qn e..:te con:;iller·azion i gcnt'l'<lli al caso più particolare c più mode..:to, ma per noi più iut e rrs~ant e e.


IW !:i PAitTICOtARE DL UNA EPIDEMIA, ECC.

'"',9

mi si perdoni la frase, più palpitante d'attualitrì; voglio dire all'epidemia che il nostro presidio ha subito anche in questo anno, e che tla. pochi giorni appena ci ha lasciati. Comincio subito col dire che in quest'anno il numero dei mol'hillo:;i è · s tato grandissimo, eccezionale. Infatti, nel ·1876 il presidio che ebbe più ca<;i di morbillo f11 quello di Verona, con U.l; Fir·enze ne ebbe ·11 0 ( 1). Nell'anno ~ u cce:>sivo il massimo toccò a C.enont, con 127 casi; Firenze ne ebbe sol i 5&.. Pel '1878 non ho potuto conoscere la cifra esalla dei morbillosi di Fi1·enze. ma so (:he non differì molto da quella del 77 (2). L'anno scor·so furono in tutto l O, cioè cosi pochi da 11on costituire · una vera epidemia. Ed in quest'an no questo numero è invece salito a 2.2~, superando niente di meno che di 80 il massimo del biennio ·18/G-17 che fu raggiunto, come ho detto, da Verona. Ora, come possiamo noi spiegarci questo insolito aumento? · Vi ha bene una legge epidemiologica, che vuole che quanto maggiore è l'intervallo ùi quiete fra 'un 'epidemia e l'altra , tanto maggiore ne è l'intensità (:. 1), perchè pochi sono gli individui resi refrattarii al contagio da. precedenti attacchi . 1\fn. questa legge , applicabilis"ima alla popolazione civile, non lo è che poco o punto alla mililnre, la quale, sia pet· cambio di guarnigioni, sia per l'arrivo delle nuove clas"i e la partenza. delle anziane, si muta ogni anno quasi totalmente. )la, d'altra parte, vi furono in quest'anno cause speciali eire possono avere inlluiln su questo ecce:>sivo aumento del morùillo1 Sicum; e non esito a mettere in prima linea il freddo che, come pur troppo sa per prova ciascuno di noi, (l) Re/a:. med. ~tac. pel 187i. C2) Relaz. med. 8tat. pel 187(: . (S) CO!.IS. T1·aftt! de• maladlu épidemlquu. Paris ISili, pag. 378.


DEl, MORBILLO NtLL ' ESEitCITO 80 quest'anno è sta lo anche qua eccezionali:;sim:unenle intenso e prolungato. Esso ha dunque fanwito ;.rrandcmentelo svilruppo dei catarri delle ri e aeree, come lo pro ra. l'aumentato nnmero degli entrali al lo f' pedale per bronchiti e catarri bronchiali; e con questo ha reso mollo piu f:u·il e In su·ada al morbill o. Ma non è soltanto per qurslo fallo che noi dobbiamo incolparlo di essere ~ tai o la causa principale dell 'aumento del morbillo . Esso ha agito anche in altro ~en so , costringend o cioè i soldati, per ripararsenl:', ad il).!;.d omerarsi nelle camerate piu ancora di qu el che lo siano normalmente, a tl'allener::;i nei luoghi chiu si (e perciò di aria quasi sempre corrolla) piu del consueto. Cosi quei poveri 20 metri cÙbi che formano, per così dire, la 'ta:ione-aria del so ldato hanno subito una forte diminuzione, non :;olo nel volume, ma anche nella qua nlitit e qualità dei pri neipii respi ra bi li . Quindi il contngio, sia che :;i sia lra:;mes;;o per cont atto diretto, o per mezzo dell 'aria, si è immensamente facilitalo. Ma, <rualnnque sia la cau:>a , il faLLo sta che se il mo1·billo da noi è stato, per nume1·o di malati , eccezi onalmente inten:>o, dal punto di vista della morLa.litù fu invece assai benigno. I morti furono infaui tre soli , non volendo io includel·e nel lor·o nume1·o all1·i due giit ammalati di tu ber·colos i, in cui il morbillo non fu che una malattia int ercorrente che tutt' al più avril acceleralo la loro ine,·itabile fine. La media mortalità è stata dunque di 1· ,3G 0 /o. mentre la med ia generale del regno fu nel ·1876 di 4, OG, e nel ·1877 di 6,26 ; e vi furono dei presidii c~h e dettero fin o il 14, il 2~ e il 25 °/ 0 • Non abbiamo dunque da la menlarci. La comparsa del morbillo fra noi, per quanto preveduta, fu nl tullo rrpenlina. Il •l 4 febbraio, entrano allo !;pedal e i due pr·imi morbillo$i; il giom o successivo altri quattro , e non em fini'i.o febbraio eire già ne erano entrati 37. Una cosa

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ED fN PARTICOLARE DI UN A EPlOElllA, ECC.

8f

importante a notarsi si è che il quartiere che servi di culla al morbillo fu il Belvedere ( l ) il quale do\ rebb'esse1·e. anzi è, per la sua hella posizione il migliore eli Firenze. )Ja i· .bene r·ammentarsi che durante il febbraio quel quartiere, primo. occupato da un battaglione del 4!)• fanteria, servi per alloggiare pr·ovvisoriamenle un ballnglionc di bersaglieri, ollrc all'infer·mm·ia e ad una compagnia del ~9°. Quindi un grande agglomeramento di gente, tanto più d re al balla~lionr dei bersaglieri era aggregato un terzo dei rosrrilli destinati al baLLaglione distaccato-in Siciiia . Dal Beh edere non tardi> il mol'l>illo a discendere al sotlostan te qmu·riere di S. Gior~io occuptHo dal .&.9°, e contempor·aneamento al l}uar·tier·e dt·lll' Pover·ine occupato dal 4° bersaglier·i. E ciò è natural i:-simo per le frequenti ssi me comunicazioni fra tJuosti due quartieri e quello primitivamente infr tLo. Oi l~'llli il mor·billo non gi uu:;e .a\ 50° che molto tardi; poichò mentre il .}9° e il i-0 her~aglieri in fchbraio ebber·o 34 casi, il 50° non ne ebbe c he~. -che si ,·eriricarono agli ultimi del me5e. Nel marzo, per rutti e tre i reggimenti si ebbe il massimo di ammalali. Il distaccamento di artiglieria ne delle l ~o lo; ·quello del 2° cavalleria nessuno, come non ne delle nè pr·imn nò dopo. La venuta dell'apri le segnò una rapida f' profonda defervescenza per· i tre reggim enti, ed in compenso lo studi o di massima inlensila per il distaccamento d'artiglieria, cht> (Il P<>r tezza fatta costruire nel !:;!Xl da Ferdi nando li dei Med ici aulla collina che domina immediatamente F irenze . Noto qui che all'epoca d el morbillo, la guarnigione d i Firtn%e si compone,· a come stgue; 49' regg. fan t (!! h31t aglio111) quartieri Beh·edere ,. s. Giorgio; 50' faot , quartie ri Rorgoguìsaanti,S. Spirito e :\laglio. 1• ref{f!'. beraaglle rì, quartier i delle Poveri ne e S. Croce (3 b~<ttaglioni,; 2• cavai· lerin (2 squad roni) quartiere s. Cl'oce; 71 nrtig l. (9 batterie), forteua dt~ Bnseo. Il' Distretto, fortezz;~ da Basso; 11• compagnia di Sanità, 0 M• rabini eri reali

..


82

~EI.I.

DEL MOJWII.LO

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ES IW CITO

ehhe lo morhil lo:;i. Il mag;..rio, cogli nltimi selle cas i, ver-ifìcalisi tulli nella prima metit, o di~lriiJU i li fra i vari corpi , chiu:;e fìna lmenle il periodo epidPmiro. Ma , meglio ciH· dall e mie parolr, il drcor;;o dell'epidemia e spie;..rato dalle cifre della tavola ~t>;: u r nt e : III.

PHOSPI-:TTO

;vtorfll'llosi clicisi pf'r cortli, tn:r

cla~'~si

e per n, e~;e d i en trata allo .'if'edale.

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Da es:;a si >ede che il reg~itn e nto che delle maggior conlrihulo di morbil lo::;i fu il4.6 ber$aglieri: pili \'iene il Hl"; in li ne il :)0°. Anr,he proporzionalilmenle alla ftJrza pn•senlt' il 1\.o her-


f:J) l~ P.\RTJCOLAIIE DJ

1)3 sagli eri ehbe il pt·imato poi chè cl!be il 7,;)3 "/o {l) di morbillosi. Il ~-9° ebbe il i>, 16, il t>0° il 3,i)G 0 / 0 • Forse l'occupare i quarti eri meno igienici delln gnarnigione, c forse anche le fntich c maggiori a cui, per il loro ...;crvizio e istruzioni, so uo esposti i so ldati , hanno dato al 4" bersaglieri una più fort e proporzione di malati. Il :so• f11 più fortun ato dr gli altri due, un po'percltè entrò più lardi riel contagio; ma anche pcrchè esso o~:r.upa tre quarti eri sufficientemente sn lubri, situati in punti della citlit diametralmente opvosti c destinati ad allo)!giare un battaglione per ciascnno. Quindi minore aggloowrnmento, minur CJitantitil di contalli c perciò di contagi . Dalla mndesima tavola emr rge poi un altro fallo degno di nola. Nel me:;e di febbraio i coscritt.i morbillo:;i furon o 30, e gli anziani 2; cioègli aoziani stnnmoai co:;r rilli come .J: 17. Nel marzo aumentn grandemente il num ero de;xli anzian i, i quali stanno ai cosc rilti come l : 1 ,2:j. ~el l 'ap ril e gli anziani prendono a rliriltura il sopra\'VC11lO, e Ja 1JrOpOt'Zi0nC diventa di 1: 0 , ~7 ; per Lomar poi nel maggio a l : ·1,3a; ma per il piccolo num ero di maiaLi verilìcatosi in que:>L' ultimo mese pnssiamo ritenct·e poco attendibil e la proporzi one. Acl ogni moclo sta il fatto, r he nel periodo d'irruzione l'epidrmia cogli e r.ruasi rsclusivamentc i co~critti , vale a dire i più deIJoli; poi quando l'infezione si è più generalizzala, quantlo le occasioni e i modi di prendere i l contagio si ;.;ono diiTusi e moltiplicati , allora ne sono co lti anche gli anziani, sempre però in minor numero dei co:;critti. ~ ella la,·ola seguente ho divi:;o i morhillosi di tutti e tre i reggimenti, secondo che sono coscritti od anziani , e seU.'iA EPIOE)[JA, ECC.

(\) In q uesLi ragguagli pe rc~mual i non ho mai comp•·eso i sott ufllcia li nè i volo otarii, i quali hanno dato un contingen t~ scars issimo a l morbillo. ma so lo gli individui di leva, che invero costitu iscono l'immensa. maggi oranza di un reggim en\o.


DEL 310R BJI.LO 'iELL ESERCITO

condo i distretti di nascita. Di piiL ho messo a confronto il numrl'll degli ammalati ron quello de~li individui nativi di ciascun dislreuo, presenti du rante l'epidemia. IV.

P ROSPET TO

Morbi/losi rlel 49• e 50' .fanteria e del 4• uersaalieri dioisi secondo i distretti Ili reclutamento.

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Questa tavola ci fa vedere le enormi diiTereuze che r~ • · stono fra di:;trello e dislrouo. Per non ~: il are che gli o~lremi, l

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ED IN PARTICOLARE DI UNA EPIDEMIA, ECC.

85

vediamo il distretto di ;\'J onza (che forni sce il 4.9° e il 50°) aveva un sol morbilloso su :34-4.; e quello di Cosenza (che forni sce il 49° e' il 4° bersaglieri), contarne ben 77 su 496, oss ia il '15,52 °/ 0 • · Anche i Sardi dimostrarono una eccezionale recettivilà pet· il mot·billo; anzi la media del distrello di Cagliari sar e hi.Je superiore a quella di Cosenza. Ma l'esiguo contingente che quel di st•·ello manda al nost•·o presidio (47) mi autorizza a ritener quella cifra (benché veros i milissima e perfettamente d'~ ccordo, come vedremo. colla morbidi Là pe•· malattie comuni) non tanto approssimati va come quella degli alt•·i distr&Lti. Considerando poi le tr·e regioni , Ilalia superiore, media e jnferio•·e colla Sardegna (la Sicilia non manda reclute ai nosti'Ì •·eggimenti) si vede la superiore dat·e 2,73 °/o; la media (rappresentata nel solo 50° dal distr·euo di Ancona} 1',1,07, l'inferiore poi il 9 °lo. Siamo dunque di fronte a una dill'erenza grandissima fra l e provincie meridionali e il resto d'Italia. Come spiegal'la? A me parrebbe si possano invocare tre principali ragioni, Una prima e grossa parte di colpa si potrebbe attribuirla, p e r le ragioni che ho addotte di sopra, al f•·eddo, di cui i meridionali, venendo qua, hanno assai più soiTerlo che non quell i dell'alta Italia, i quali hanno anzi trovato quaggiù un clima primaverile a confronto del loro. P otremmo invocare poi, per darci spiegazione di questa di lfe renza, il fatto che ho già costatalo, che cioè i presidii del mezzogior·no ammalano di morbillo meno dei seu.entrio-

n al i. Se questo fallo stesse veramen te tt dimostrare (come del r·esto è ragionevole il credere) che il morbillo, anche fra la popolazione civile, è meno frequente nel mezzogiomo che nel


86

DEL liOrtBit.a.O NF. I.I.' I::Sf.HCJTO

sellelllri olle ( l ), potrl'ldll' :'\CI'\'Ìrr heuissi1no al ra.;o nostro, poic Jrt:: Siljlpi<llllll cile fTIIillllO pi1.1 una malallia Op idcmira Ì~ rara in 1111 dnl o lu ogo, Lanl o pi tt gli abi tanti di tru cslo, emigra1ulo, ;;nn dispost i <ld iliiiiiJI:t l;rrnc. Y'ì• fl'>i una terza ragimw . dilla dalla 1'0IJ~tste ::;; a media, pl'r t·l),.j dirr, ch'Ile rario provin c: ic. ~ el prend er parl o alla visita dPi r·osr' rill i ginn li f[ILC'~L'anno al miu t'!:',!.!,!.!ÌIIlcnlo, ho arulu ot·ra:;ione ùi os:>enarr rl1 c l(llelli 111'0\I'IIÌenli dai dislrelli di Cosenza e di Ca)!li ari sono i più ;!r:tCili c rli f'cllosi, qn clli di Monza i più rol onsli c sani. Ilo voluto llll'll err. alla JII'O\ a do•lle cil'n! qu est o gi111] izio faltn cosi ad cwr lrio. Ho ~po­ gliato JIC'I't io i rc;.6,.tri dPl mn,·imrulu d'infermeria e di spedalo, ed lro troralo elle il di:>l rello di )lonza, eir e non ha dalo lll's:- un mot•hi ll tJso, l1òfl ha }l lii'C lì\andalo nessun o dei suoi coscrilli nè all 'l spNlalc nè all ' inft•rmcria pe1· qua lsi;tsi nllra infcrmilit. Q11ello di Co;;euza invrce, chr dci :;uui cosrrill i ne ebiH' .:?0 " /n mo rbillo..;i, h:l nru1o il ·l 'i, T2 °/o di malati di altre malallie, e qu ello di Cagli:ui con 48 °/o di morbillosi, 2 4 '/•>- In med ia i dislrPlli dell'alla Italia deth:ro al 40° il U,70 , quelli dell'Italia inferiore il 18 ,3Jj "/o. di am111<1 1ati di ma lauie comuni. La recellivili1 1wr il morbillo andò dunqnc eli pari passo con quella per le altre mala lli e. Ho pre~o p()i dai 11110 \' i fogli sanilarii i dali anlropomclrici di tuili i cosc rilli, f~ li ho rins:;uut.i nl'l qund1·o seg11en1e, da l

lfJ Con p iacer e ho vedulo con fPrm ata questa mia su r>l)OSizione nell'opera recen te de l r r of. So rmaui, d:.llla ' lual e r~:\~s umo le s eg- uero•.i cifr~: l n n città de ll'al i n li<> li :~. (To r ino, Al~ssa ndria, Milano, 'Vi cenza , Udine, ven P?.ia, Rovigo, Fe rrHr·a e llolognaJ sopra una J.> OI•olazione tot ale di 02.;~79 3bit•nt i ne morir·ono in nnedoa io un anno a:,~. di m oriJill o, ossi a il ~.llS per 10,000. In cinque città meridionali (K:tpoli, Le<·ce. Cosen za. t:aw.n ia e J\!~ss inal di i0?216 abitan ti OH' monrono di morbrllo 111 , ossia 2,1:; per IO,uOO. SORMA~<t. Gcog•·afi!J, -nosolourca deil'ltaUa. - Homa 1 881, p.ar.;. l:ìO.

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ED IN PAI\TlCOLAnE DI UNA EPIDEMIA, ECC-

87

quale si vede che i distretti che hanno dalo maggiot· numet·o di morbillosi, sono por qu elli che forniscono il contingente m eno robusto. PROSPETTO V.

DIStretti Numero Statura m ed t a di dei in ceutim. recl utnmento misurati

Perim. torac. medio in c entim.

58.25

Peso medio in cbi log.

:M onza.

68

161-,25

Tre Yiso

8B

16:3,i7

86,60 t 86,o7

F01·1\

163,78

85,-i-5

57,54

C!Ji eLi

9178

160,53

85,66

55,08

C osenza .

lO·~

162,75

81-,6 1

56,061

!)

161,88

84,11

58,231

C8glinl'i

57,51

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Le clifi'e1·enze paiono piccole. Ma a chi considel'i che queste medi e sono trai le da indi vidu.i scelli LoILi colle medesime l òggi e crilerìi, e il cui grado di svilttppo, sia per la statura e il perimetro loracico, come per tuui gli altri caratteri, è contenuto fra limili eguali, la differenza di due cent imetri nel perimetro tomcico medio che pnssa fra i Lombardi e i Calabresi apparirà certo grandissima. In una bella memot·ia del dott. Panara ('l ì, la. lellura della quoJe mi ha appunto invog li a to a raccogUere queste medie, ho trovnto, pel 4° bersag li eri, dati perfellnmente coinciden!l con quelli da me otte..nuli pel4·9<>. Anche in qlwl reggimento i cosct·itli di Cosenza (l ) La classe 1851 al 4° beraaglleri. Giot'lta.le dt tnecttçhta militare. Gennaio lS70.


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DEL liOROILLO NELL'IESERCITO

dettero in med ia la minima ~tatura, il minimo peso, il minimo perimetro tomcico, e, vicever:o;a, il massimo degli ammalati e di riformati. Il distretto di Bergamo tenne invece ilprimo posto per i fatti inver:>i. E il distretto di Bergamo hn. dato quest'anno 2,85 °/odi morbillosi, e quello di Cosenza l J", o. ~ o n è dunque soltanto uoa maggiot·e o minot·e t'esistenza agli effetti del freddo, nè una maggiore o minore receuivita per le malnttie contagiose, che abbia prodotto queste grandi diiTerenze. C'entrano per buona parte anche le diiTerenze antropologiche .fra regione e regione, che. come abbiamo veduto, sono assai cospicue. _)fa di statistica ho troppo parlaLo oramai. Vengo om a presentarvi cosi di volo quelle poche osseryazioni igieniche e cliniche che la mia pochezza, e l'e~"ere stato soltanto negli ultimi tempi addetto al servizio dei morbillosi, mi hanno permesso di faro. tJn locale qual è questo spedale; un antico convento di monache, situato in mezzo a fabbri cati e in un quartiere· popoloso della ci ttà, mal costruito, mal ventilato e insufficiente ad accogliere (hen inteso ad accoglier uene) un gran· numero di malati, aHebbe veramente dovuto costituirsi in· un vero focolaio epidemico. Non vm snreuue stato nulla di· strano. Eppure non fu cosi. Oe.i 22~ casi curati qui dentro, H soli ebbero per· causaefficienLe il soggiorno nello speùale. Sono cioè 7 malati ricoverati nei vari ripar·ti (di cui due tuber·colosi, morti dopo esser guariti del morbillo) e 4- soldati infermieri; aggiungendovi anche un farmacista ab i tante neJJQJ !'pedale, abuiamo un totale di 12 casi. Ripensando quanti. altri malati; contemporaneamente ai morbillosi, si trovavano ne.llo !>pedale con bronchiti ed altre aiTezioni catarrali, ripensando che Lulli i morbillosi entr·anmo nel principio dello stadio erullivo, e moltissimi anche nello stadio prodromico, i.


ED IN PARTICOLARE DI UNA EPIDEMIA, ECC.

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quali periodi sono appunto i più favorevoli al contagio, dovremmo meravigliar-ci come il contagio nello spedale sia stato ~osi insignitìcante, se non sapessimo che alle misure · igeniche, saggiamente ordinate e scrupolosamente eseguite, si deve tullo il merito di avar scampato un contagio maggiore. Queste misure mira•·ono a due scopi: isolamento e disinfezione. Cosi tutti i mo•·billosi furono riuniti in un solo· riparto, e in sale possibilmente appartate. 11 personale di · assistenza fu scelto eselusivamente, p1·ima fra. gli infermieri· anziani, poi fra i coscritti che erano già guai'iti.dal morbillo . Furono limitate allo stretto necessari•' le comunicazioni fra il personale del riparto morbillosi e quello degli altri riparti ;· proibito ai morbillosi di uscire a diporto dalle sale loro assegnn te; proibito del pnri l'ingresso nelle dette sale agli estranei, cioè ai non necessarii . Appena stabilitasi la convalescenza, tutti i!lclistintamente i mor·billosi venivano inviati al deposito di convalescenza di Monteoliveto. Così non solo si oueneva un necessario sgombramento, ma anche si evitava di mandare direttamente dallo spedale nl corpo i giù. mor·billosi, ad impor·tarvi forse nuovo morbillo. Poiché, se bbene sia ammesso dalla maggior par·te degli autori che il contagio avvenga esclusivamente, o quasi, nel periodo proaromico e nell'entllivo, pure le eccezi.oni alla regola non sono mai a temersi di troppo; e difatti vedemmo un convalescente di. Monteoliveto (non moi'IJilloso) ammalare di morhillo; segno questo che il contagio gli era stato portato lassù da un morbilloso nel periodo di esfogliazione o in quello di convalescenza. All'ingresso di ciascun morbilloso nello spedale, venivano sottoposti a disinfezione e successiva lavatura tulli i suoi effetti. A misur·a poi che, per lo scemm·e dell'epidemia, diminuiva il numero delle sale occupate, si disinfetta vano del pari gli oggetti leltl:wecci, i mobili, l'impiantito e le pareti, inter-

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n El. ~1 0 111111. 1.0 ~EI.l. E:-iEI\ Cl ro

<l icl' ndone Jll' r un r ('rl(l letnpt! l'u ~o . And tl' p1·e~.-; o i <'lli'J•Ì le di.-po:: iziuui :;uggt•rilt' dal sig. Di rt'ltorc di :::111Ìt it furono .-;rru· poiiJ:iiUl1eut e e..;e,:tt ile. Appena manift•.-; Lal iiSÌ quak li c sin to111o o a;;chc prodro1110 di ntorl,illl), il m;dalo venira imntetliatamcnle inriato allo ~ p e tl a lt•, e tutti gli og;.;t•tti cl te c-gli lasciara in quart iere, COIIl!tre .-;o il h·l lo, YHnir :tiiO ~ù llo po,; li a gt•nero~l' di.•inf•·zi,,ui . Tul lt\ C jucllo iu'IJillllla ril c :;i dovl'v:t e si pote,·a fare fu fallo; n è Ìl Ct' l'IO J!CI' lllilfll:anze di Caulclc igit•niciJe che l't•pi tll' lllia non si pult.. ,·inrt-n:. Anl'lt c ùal late) clin ico quest'cpitle111ia r-i ha pn•::rntalo qurtkhc co:;a di inl•~ r e..; .;ant e t.: he riferiril. st·nza dilfontlermi in ra giourtntcnli. E arrettllt'rÒ per prima t:o:ia a un fallo a ~ "ili raro, anzi da mol Li Lrallali ~ l i ritt•!Jttlo impo:':;il•ile, di '·ui abhiarno anno irl\ eec qu e;;L'anno tlirer:>i e..;Prnpii. Tnlli hli aulnri amtn cllono la po~s ibi li tit di ret· itli\itrc nel morbi llo. Il 1\unze p. rs. am mr lle clte di rego l:r :;i :lllllllaia di morl•illo una rolta sola, ma J'arnmalnr<' dnr mite, egli dice, è più frequente r lr c nel ra· iuolo e IIPila :;t·arhtltin:t. lllarroud dice ehe 11n primo allacco di mor·bil lo e:;tingtJ c, twr un lPlllJlO lun~ili :>sim o , e ~ r e~so illimitalo, la predi ::;pnsrzione organica. 'Il ~ic~ll t'~ Cr crede ancor meno nlla rccidi'' il it c dit'C che, an>ndo coJtlmllo una rolta la mnl<lllia, si !'pegnc per lnLLa. la rila la di~po;; izi oue a riamm:tl arne . )la il Cantani o:;serm in nnln cltr, con sua. ma ::::<ima :<orprc.-;a, tnm) quc;;ta leggi' meno nievole IH' l' ~a­ puli cltr per la (; ~rmania e la Lornkmlia. ~l enire in qursti Oli O Jlill'~ i non rid.P mai casi di rCI'i1l i1 a.. a ~apoli gli ii\'VCllllC ~pP $SO, curando km1hini morhillo~ i, di se nlir ~.;i dire rhe essi :n·rr;lno giit ar tt lo tll t'id enr ira malatli:J , r 1 itle rgli slrs:>o dei hambini ,·euire aiUitrraLi due roll\' entro tre ann i da l mol·hillo. È inutile 1'111' io tnol! ipli r lri le ritazioni. Tuili i lrallali;;ti :111111l l'llnno la po:;,.;ih ililil <klla n'rid i,.,,; ma per la mag-


ED l~ PARTJCOLARE DI UN'A EPlOElUA ECC.

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gior pa.rle di essi è un fenomeno rarissim o e per molti anche dul1oio. Perciò vi sarebbe ragione di meravigliarsi, sapendo che in un lo la le di 292 casi, nel no:\Lro presidio. ne <l\ emmo 4 che recidivnrono a hr·cvi::simo i"nt ernlllo, cioc r·ispettirnme nte di 50, 46 , ~3 e •l!) giorn i. Ma qneste recidi\ ilà. lan lo a inter·raJii di anni come eli pochi 1-{iorni, i:l poi cosa cosi ram e prohlematica, come ::i cr·ederehbP leggendo esclusivamente i traHati di Patologia? No. Da di\'ersi anni la letteratura medica si va appmllo arricchendo cl i falli di tal grnere, ed om si può ,·enun ente esrludNe questo dubbio . Mi so no dato la briga di !'rogliare i giomali medici che ho p()tnto avere tra mano, e 'i ho li'O\'ato nhhondante me. se di queste reciùh·e a brevissimo inlervn llo. Ne sono state osservate in tuttr t p aesi d'Etu·opa. c r·icorTono specialmente durante epidemie di qualche estensione, nella proporzione di 4 a 3 Ofo (·l ).

(l ) GA USTJIR. RRNNIO

-

CasuÌlltih gur Ma u •·nrcci!live- Mcmor abilien 1869. Ma.rernrecidtve Jalwbiich f . Kinderhranhheften

Fili~ von

J8i5 M{) a. -

Ueber Folle von 2 m4l au( tretencten Masern etc. A 1/g. Wlener

mea. Ztg. 1876 ScBw.az. - B etrachtu.nuen und R e{tllllliorwn tÌber die ilforlìillen Epidemie In Jahre 1875·76 Wlener mea Pr·t38e 1876 n. 48 n. 45. P R UNAC - Èpi dt!tn itt d~ rouueole Mon tpelllt:r, Otuette dt8 U dpltau;r: 1875 u. S2. GASSOT. - Epidl!mie ae rougeoleà. Orll!anut Ch.evillv- Ga•ettedes II~pi­ tatuç 187•1 p. 296. FKnc. :.. R cc!dio at M .;,slinge,· - Norslt, Magaz. f. L llgtvid (AirJcb's

a

Jabresb 1875). RtPO>"t O( IHIO casta O{ measles. P hllad.t'/ph.ia tl'led. Ti~s . (Iliracb's rahresbericbt Xli rahrg ~ l3d. p. O~) . D U:M AS. - Dea r4~;idit•es de rongeoLe, Jlfontpelli~r m4dtcal, mai 187' , l~UBRORINGilR. - BemM-IIu.ngen tlber ate J$79-80 in d'li' lenenser DiGODPRilY. -

~!··fol•- PoliltUh.iiL beobach.tete ar~tl,

Ma.rern.-Epldllmie- Co••re.rp, BI. des allo.

Ver·eltu von Thiinngen n. 5 1880.


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DEL MORBILLO NELL'ESERCITO

Anche noi avemmo dunque quatlro casi di recidiva immediata su 2.:22, uella proporzione quindi del 2 °1o circa . Ambedue gli allacchi furono, nei quallro casi, non gmvi, ma completi e tipici in Lulli i loro sintomi , e il secondo auacco avvenne in tutti dopo la guarigione completa dPI primo; non furono dunque di quei casi os:;.ervati da Trojanowsk) (l) e da lui ca ratterizzati col nome d.i forma ricorrente, nei quali i sintomi rlei due attacchi si completano a vicenda: vale a dire che le superficie cutanee che nel 1wimo attacco non presentarono eruzione, ne sono invece nel secondo la sede preferita; se nel primo attacco l'angina fu grare, è leggera nel secondo; e Yicever·;;a. Io ho osservato tre soli dei rnustri recidivi, e solamente nel secondo auacco; li trovai tutti e tr·e di med ia robustezza, ma molto soggelli, a della loro, alle affezioni catarrali delle vie af'ree. Tutti e quatlr·o poi gunri rono perfettamente anche del secondo auacco; il quale però in uno lasciò qualche segno di incipiente tubercolosi. Di più si ossen'ò un altro fenomeno congenere e, credo, altrettanto raro. Nel gennaio e nel feb braio scorso aYemmo un accenno di epidemia (8 o l O casi in Lullo) di vaiuolo e va iuoloide. Ehbene, di questi dieci vai uolosi, tre, d·IJ)O un mese o due dalla guarigione, si sono ammalati di morbillo . Anche in questi la malattia fu completa e ~en uina. Uno di essi guarì perfeuamente, malgr·ado l'intensità della febbre e del catarro br·onchiale; un altr·o, guar·iLo del raiuolo, ammalò poco dopo di polmonite, e mentre per queste malallie si trovava nello spedale, lo sopraggiunse un leggero morbillo, che però bastò per complicar gravemente col suo catarro i già. ( l) Schartach una masern-Recidive•Dorpat~r. med. Zeitscl1ri(t. ( llirsch's Jahrt>sbericht !Sì3. Bù, VIII. p. 2&4).


ED lN PARTICOLARE DJ UNA EPlOEllJA, ECC.

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graYi fatti polmonari. Non o:>Lante, dopo aver subito per qualche tempo degli alti e bassi poco rassicuranti, guarì di tutto, e fu mandato in licenza di convalescenza. Nel terzo poi il morbillo si di chiarò fin da principio maligno, e in meno di una seLtimnna condusse a morte il malato pet· bronchite capillare. La fot·ma clinica di morbillo osservata fu eschtsi\•amente la ~atarrale, che è, invero, la piu frequente e benigna. In pochi casi il catan·o si diffuse alle diramazioni capillari dei bronchi -ed agli alveoli; e in due di questi condusse alla morte. In taluni poi, in quelli specialmen te in cui i fenomeni gcnet·ali si presentarono miti, non si osservò che scarsiss imo catan·o bronchiale, e sofo, come in compenso, un po' di laringite. In cinque o sei casi ai sintomi ordinarii si aggiunsero epistassi alquanto aubondanti , ma facilmente frenabili. La forma dell'eruzione (che non mancò mai) fu confluente e discreta, secondo la maggiore o minore intensità degli altri fenomeni . In qualche caso le mucose rosse erano anche alquanto rilevate, senza però che questo faLLo corrispondesse con altri generali o locali. In altri casi l'affiusso sanguigno alla cute (specialmente nei soggeui delicati) lasciò delle piccole macchiè ecchimotiche, che in segu ito si svanirono. Le complicazioni non furono molte: La principale e la più. frequente (10 casi in tutto) fu l'otitc, che sopraggiungeva sempre verso la convalescenza . Evidentemente questa otite è dovuta alla propagazione del catarro per le vie dell e trombe Eustachiane. Diffatti eomincia\'<L prima con tutti i sintom i dell'otite media; dolori profondi, cofosi, ecc.; poi sì propaga va al condotto audi tiro esLe1'11o con abbondante otorrea. Jn un caso fu complicato da periostile del temporale sinistro, con formazione di ascesso al disopra dell'apofisi mastoide . Quasi sempre occupò successivamente i due orecchi, ma. non con eguale intensità.


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DEl. 11 OH UII.I.O .' a:u.' ES EH CITO

La ron;..riuttl ir ite, l'ltl' :-:ullu fo rma di catarro .'altbondanle , aceompagnò lnll i i ca ~ i twll w;-;laùio prod romi<·o e nell'entlli\·o, non ,;j protrasse oltre il s•olilo cltc in 1111 ra:<o, acc()mp<tg llalo <tllt: ll e da forte fuluf'nlt1a; ma guan 111 sPgu iLo t'um-

plr 1a menli?. L'esito, elle rorlnnat;unrnl(' co,;titni la rt':\"Oia gl'll('ral c, ru la guarigion e ,;nllt)r ita c COJnpleta . In (;iu rp1 c ca:;i la Lttltel·co lo ~ i pnlmonare sucres!'e al morbi llo ecl eltltf' pr r co nseguenza la ri forma dei ma lat i. Tulli e ci tt•JIIC però furono m grado di intraprt>ntlere il \'Ì;t;.!gi·o per il lon1 paesl' . [ morti furono, rome li o ~i tL dett0, tre. l'et· du e di quP:o;Li la ca 11~a fu 1111 iramente la hrunr hiLe capillare e la po lmomtite nheolare. Il terzo (non lo ridi) mfll'i di febbre tifoitle sopra ;.r~ittnla ndla ronvale:;t•enza; di modo che il mol'bill o ne Il a rolpa soltanto pet· mctit. Atl ogni modo, sè sopra 22~ ca;;i an:muw tre ,;olc lllot'la e citlljtte riforme, dultbiamo dav\'Cru t·h iaruan·i fortunali. Il mio 1emn è IJIIÌ C->a uritn; ma non p<'rr lt è l'aq.;omento non. meriti più ampi a traLlazion(' . .\li clt iamr ro lw n fortun ato ;;e avrò potuto, coll a mia deiJ(IIC \'Ore, ro rw~tlidare maggiormente nell'anim o dPi miPi t•oll e~lt i la cnn1 inzione r. !t e il mor·billo è n rl l' c:;e rt~itn Ull:l. delle mn lat lic più g-rar i c mcrii &IOie di pt·ovVL·dimcnli pre1'enli vi. Intaulo stimo non innlilc riportai' f[IIÌ le prin cipali conclusioni <leiiL' cosl' lin r1ui d(~lle : J• Ch e la stalisl i•·a dimn:;lra rlw il morbi ll o è n11a dl' llo I'iù gr:wi causo di pr_>r·diLa uell'e-;e rri tu . Ch e qrte;:t a ;II'a\·itit è rc:>ru ma~g i u re dal carall t•rc ep idemico del nwr!tillo c ,la Ila su;t escl usiva r·ompar:;;1. all'epwa drl l'ai'I'Ì\'o di'i co:;~· rilli. '2" Che i rosc·rilli sono di g-ran lun:~a più di:;po:>ti tlegli anzian i ad ammalar<: tli morbillo. Pel'ò que~la tliiTerenza , men ire è grarHiissi1na nel prinr ipin d1' ll'epidr 111ia, va pn i gradalarncntc di minnPn tlo a mi ..;ura eire il t:•Jlli:J!!ÌO si dill'ondc. •.


ED IN PARTI COLA IIE DI r:>a EPIOEmA , ECC.

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3° Che i so ldati nati vi delle pro,·incie meridionali ammalano di morbillo pi1'1 de~li altri. Q11elli dell;t Calauria e della Sat·degna presenlnno poi una ecce1.ional e ret.:etti rilit fW I' il morbillo ( l). Tale clif1"ercn7.a ù dala non solo dalla minnt· robu,-Lezza di L;di soldati , ma anche dall'es.-ct· essi, per il ra mbiamenlo di clima , resi più disposti ai catarri dell~ vie aeree. 4-° Chn il modo di propagarsi dell 'epidemia passn la dirnoslm ancora una volla che la difrusione ùcl mnl'l til lo si deve csr.l usivamt'lllf' nl conta ilo immediato ed all"ag~l hmer:nn e nto. Così le ca~crme uc furono focolai incsli ngni bi li; nwnlre lo spedale, clore, follando colla poca alliLuùine dei loeali, :;i poLProno pralica re i due me7.7.i profi lallici più essrn1. inli , isolamento e tliRin{e::ione, non forni che scarso numero di malati per Lale c.onlagio. 5° Che i casi di rcc: idi va immed iata di morltillo non sono tanto eccezionali, 1·ome generalmente s! aedo, e non soHo punlo da considerarsi come forme ricorrenti: mn come vero e proprio morbillo. no Che oltre n questi si vrrilìcano con pari frequenza. casi nrlìni di infw.ione morbilli f·a in ntinolosi guarili di recente. Dott. Hooor,FO LIV! Tenente medico nel 69° /(mlel·ia.

Il) Anc h<' uell'e p i.lemia che ha dom inato quest'anno in Parma, quasi la met;\ de i morbillosi ap parteneva no ai dim·etti di Ca ta n1.aro e di Reggio Calabr l:t.


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L'ANNO MEDICO 1881

L'ann o 188 1 fu fecondo ùi im portanti lrnol'i su lulli i rami ~ della medicina, e Lr·oppo lungo sm·ehbe, non che descrive rli, enumcrat•li lulli. Dovt•e mo du nque lim ilm•ci a tla t·e un bt•evissimo sunto di quelli che pii1 ci sembrano mer·itevoli di allenzione, cominciando dall·argome nlo della Anatomia e F isio f()gin.

Imporla anzilulLo ri ~;o rda r•e in fnllo di ar·gomenti . bi olo~ici il ~econclo Ha ~guaglio s ui r·is ulla li !'<Cic>ntifici della spedizione dello Chalfenyer che ò s lalo pubbli cato « spese del Gove rno i n~lese solto la direzione d i sir· Wyville Thomson, contenente il r apporto del prof. Moseley sug li idroidi ed allri cot•alli e il rapp01•lo s ugli uccelli dt:l sig. Sclalet•. In ambed ue i r a ppot•li sono descri l.le n uo Ye specie c dule molto i m portanti e pt•egeYo!i notizie. Il Dar·win ha pubblicato una allru opera caratterizzata, com e i m olli alld YOi umi }JI'eceJenti , dalla in falicabi ie assid uità dell'aulor·e nel roccog-lie r·e fa lli e dulia s ingolare pet·spicacia nel trame delle conclus ioni, che lascia ai lellor·i d i verificar·e o r Dfiula r·e ma che sono così be ne soslellule clie traggono seco la convinzione e costringono a lla app r·ovazione. Ar~ome nlo dt:l pr'esente volume é In fot·mazione della lcr'ra vegetale per' l'ozione dei vermi, cd ci dimo"lrò che mollo p ri ma che • Adnmo Yangasse • la tcrr·a et•a ar·ala e ro;:;u fc!'li!e dai ver mi let' t'estt'i i quali <Psìslono in enor·me numet'O e con In lor·o azione s ul


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·suolo, lo preparano eg r·egiamen~e per la vegetazione delle piante a radice fibrosa e dei geemogli di ogni specie. Benchè poveramente foeniLi d'orgtmi di senso, essendo quasi ciechi, .'s ordi e senza odorato, essi mostrano una certa intelligenza nella maniera con cui teascinano le foglie nelle loro tane -con le loro estremitit puntule. Non solo convertono il suolo in terra vegetale o terriccio, ma periodicamente espongono ·questo terriccio all'aria, lo slacciano, lo t•imescolano, e con lo scavarlo vi producono l'effetto della fognatura. - W. Keause -de Gi:ittingen ha pubblicato un piccolo supplemento al suo ben nolo • Manuale d'anatomia umana • che é utile per contener·e tutte le recenti aggiunte alla Anatomia umana specialme nte Tiguardo ai pesi e alle mis urazioni indicate in una maniera molto concisa e conveniente. - Un manuale di anatomia umana è stato pubblicato dal dollor Roberto Harlmann di Berlino, e dal dottor G. Schwalbe una pregevole opera col titolo • Lehrbuch der Neul'ologie • che è una amplificazione -di una l!·aduzione tedesca del Quain e Sharpey, ma che ora può quasi essere rig uarda ta corne una nuova opera conlenen Le i principali r ecen li progr·es!::ii della scienza neurolo. gica . Le. ptlrli s uccessive del g r·ande • Handbuch de'r Phy. siologie • dell' Herma nn che completano la quinta e la sesta, e cominciano il ·qual'lO volume sono slale pubblicate J'apidamenle durante i mesi di estate, e l'ultima parte del quarto volume vt>drù pl'esto probabilmente la luce. Cosliluil'à allora la più completa e per cel'li riguanl i la mi gliore op~ra di Fis iologia che or·a si conosca. l nomi di Aubert, Eckard, Engelmann , Heidenuain , Kuchne, MoyeP, Nasse, Voil e molli alll'i che Hgur·ano sul fr·onlcspizio come co! labor·utoi·i del pr'OÌ. 1-Iel'ruann sono sutliciente g uarentigia del valore degli a r·ticoli e ùelle memorie clie contiene, e gor eggia non sfavor evolmente col c Handwiirle!'burh " del \Vagne1· pubblicato quasi c inquanta a nni addietr·o, e cl1c per m olLo tempo costituì il reper·tor·io o cui allinsero gli scrillol'i di fisiologia. t;n nuovo • Ma uua le di Fi siologia • di g iuste propor·zioni é stato pubblica to da Imma nue l 1\Iunk della scuola ve terinaria di Berlino, in cui la parte pr·incipale è l'alta alle condizioni fi s iologiche degli ani mali domestici_ 7


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L'ANNO MEDICO 1881

Sono state fatte nuove edizioni della Fisiologia del Carpenler, di quella del Foster e degli • Elementi di F isiologia .. del Beaunis. L'Hoppe-Seyler ha dalo tP.rmine alla sua importante opera sulla • Chimica fisiologica ~ con una parlte· contenente la chimica delle secrezioni e il metabolismo generale dei tessuti. F inalmente il dottor Sallerlhwaite ba testè pubblicato un bene ordinato • Manuale di Is tologia • . Durante l'estate il dolLor Sidney Coupland lesse al R. Collegio dei medici di Londra sulla anemia, il dottor Moxon sulla influenza della circolazione sul sistema nervo~·;o, e il dottor SouLhey sulla malattia del Bright, in ciascuna delle quali Jet~ ture furono clistesamenle discussi molti punti di fisiologia ;. mentre al Collegio dei Chirur~hi il prof. Flower descr·isse· minutamente l'anatomia, la fis iologia e la zoologia dei cetace i, e il prof. Parker. dimostrò la slrullura dello scheletro dei Sauropsidi. Parecchie eccellenti memorie furono lette innanzi la Società Reale di Londra. Fra le altre una sulle radici· motrici dei nePvi brachiali e lombari, in cui e dimostralo il· contrarsi di muscoli o ~ruppi muscolari quando speciali radici o nuclei sono stimolati con la elettricità. Questa ricerca diretta dal dottor Ferrier· e dal dottor Yeo è evidentemente· di grande impor·tanza in relazione con gli studi del primo sulla determinazione delle funzioni cerebrali, mostrando l'e-· salto cor·so e distribuzione delle fibre motrici in una parle almeno del lor·o tr•alto. - . Il dolLor Langley portò dinanzi. alla Societa di Jstologia l'argomento delle glandule a pepsina, e pare abbia dimostrato il fatto che i granuli trovati• ne!le cellule peptogene sono composti di zimogene, da cui è formata la pepsina. I dottori Br•unton e Cash presenta-rono due memorie una sulla azione dei sali ammoniacali e dell'acido cianidrico sul muscolo e il nervo, e l'allra sugl i effetti della eccitazione eleLtr·ica del cuore della rana e sulle sue modificazioni pel fredd.o, pel caldo e per l'azione delle sostanze medicamentose. Il dottor Romanes discusse a lung o sul sistema locomotore degli echinodermi. Il Quarterly joupnal oj Microscopical Science e il journal of the Royal Microscopical Socieiy contengono ambedue importanti scrilti, ma non potremo qui ricordare che i>


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piU ragguardevoli. L' opinione dei fisiologi sulla natura dell'acido del sugo gastrico è slala Ji nuovo scossa dalle osservazioni dell' Uffelmann su i:li un malato a cui fu ope rata la gastrostomia, avendo usato nuovi e, pare, sicur·i crmenti per scopr ire la presenza dell'acido cloridrico libero. Da questo risulterebbe che l'acido cloridrico non è punto separato nei primi periodi della digestione, benchè possa qualche volta trovarsi dopo tr·e quar•ti d'm•a o un'ora dall'ingeslioM dell'alimento. L'acido pr·esente sul principio er·a s empre il lattico, a nche quando la conversione dell' albume in peltone e dell'amirlo in destrifl8 e zucchero si era falla distintamente. L~ osservazioni del Cash falLe nel laboratorio del Ludwig hanno mostrato, con trariamente a l']uanlo si legge nei libri classici, che il grasso può essere scomposto nello stomaco in acidi grassi e glicerina, mentre si forma un acido, forse il lattico. Egli notò pure che la reazione dell'intestino tenue dal s uo principio presso il pilorc• alla sua terminazione presso la valvola ileo-cecale è acida, e non vi fu in alcun caso trovato nessuna emulsione. È un futlo da notarsi che sebbene dopo la completa digestione di ogni alimento una gran quantità di peptoni debba versarsi nel sangue, non ne passa punto J:ei reni; eppure se i peptomi in soluzione sono injetla ti dir·ettamente nei vasi sanguigni, il 60 o 70 per canto sono rapidamente eliminali da quP.lli organi. L'Hofmeister trovando abbondante il pepLone nelle pareti dell'intestino, è giunto alla conclusione coi suoi sperimenti su questo soggetto che i numerosi nuclei e cellule che occupano le maglie del tessuto adenoide della mucosa intestinale fissano i peptoni, e cosi rendono possibile la loro entrata r:ella cor rente sanguigna senza il pericolo di essere escreti pei reni. I corpuscoli bianchi in questa opinione agiscono come portatori del materiale nutritivo a tulle le parli del corpo nel modo stesso che i corpuscoli rossi agiscono come portatori di ossigeno. Seegen e Kralschmer hanno cercato di meglio determinare i rapporti dello zucchero col glicogene dP.l fegato, e da lle loro indagini sembra -risultare che questo argomento non è ancora pienamente esplor ato, poichè mentre essi trovano, d'accordo con la mag-


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g ior pa t·te degli altri osservatori, clte la rtuantilà. dello zucchet·o aumenta dopo la morte, soste ngono poi che questo anmenlo non si fa, come gene r·almente si ct·ede, a spes e del g licogene, ma di rtualclre allt•a sostanza., poichè non s olo aumenta la quantità dello zucchero, ma in a lcuni casi può veramen te trovars i una maggiot· pt•opol'zione di ~licocene a lcune ore dopo la separa zione del fegato dal cor·po, che non immediatamente dopo la morte. Se r1uesto è vero e il g licocene è àl r is ullato d'un process o di dis integt·azione, alcuni allri composti debbono pure trovarsi in maggiori quantità poco do po la morte . Se r1uestt saranno scopm·ti e s i polra determinare la loro composizione, sar a allora pos- . sibile ri salire alla origine dei cor pi glicogeni e zuccherini con un 'Jll'Ocesso di sintesi. I li11fatici del pa nct·eas s ono s tati prepara ti e illus trali dal dottor Hoggan. Sappey, l'illu~tre professot·e d'Ana tomia della facollà di Medicina di P a t·igi, ha pubblicato un'opet·a s ug li ele menti mor·fologici del s angue, in cui desct·ive i corpuscoli rossi e bianchi di ciascuna ~ivi s i o ne del :·egno a nima le e g li ba illus lt•ati con molte incisioni Il Grueblet• lra ollenulo rl) l'IU C cris ltl llizzabili di albumina da i semi di zucca e il Rillha u:::en d ~:~ quelli d i canape. I ct·is lalli nell'ullimo cas o apparte ngono al s is tema rt>golare e pt·csentano le fo!'me o llaedt•ica e t·ombicn dodecaedrica . Quindi l'emoglobina no n costituisce pi1'1 a lo l t• ig ua r·do una forma ecceziona le d'a lbumiua La conlro vet·sa questione della causa del dict·otismo del polso è s luta riaperta dal do'.tor W. J . F leming il qua le ricot•da anzitutto che tulle le r ecénli investigazioni sostengono ritlea elle sia cagionato da un'oncia procedente da l cen tro a llo pet·ifet·ia e sono conll·a t·ie a l coucetlo di una r ifl es· s ione dalla pet•iferia. D'accot·do s u queslo, non lu lli pet•ò con-vengono, sul modo di pt•ocluzione di IJliCSlO f~· n o m en o, il IJUnle si è credulo s ig nificar e: una "ibr uzione dello colo nna sang uigna cag ionata da. !la c hius ut·a della va h·ole aot·liche; una vibrazione delle pat•e li ddl'aorla s tessa; una t·illessione do !le v ulvnle aot·liche di un re Ousso del :;an g-ne pt·odollo dalla r esistenza del s angue in parli p iù pe t•i fet•iclre della circolaz ione ; u na seconda contra zione della ot·igine dell'aot·la se-

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guente a una distensione pr odotta da un riflusso delle grandi arterie che da lei si dirall'!ano; e finalmente una contrazione attiva dietro cias cun onda del pols o. A ciascuna e a tuUe queste spiegazioni il 1doltor Flemming muove obiezioni, e adduce l'atti per mostrare che il sollevamen to s econdario è dovuto a un rimbalzo dalla es tremità cardiaca dell'aort.a d'un'onda prodotta da lla contrazione aortica stessa. La durata della contrazione muscolare in differenti muscoli dello s tesso animale e in animali diversi è stata fatta soggetto di sperimento dal dottor Cas h, e con l'uiulo del metodo grafico, egli é g-iunto ad alcuni ris ultati importanti. Egli ha lt·ova to, come trovò il \\'eber pl'ima di lui, che alcuni mu~co li si contraggono solto lo stesso sti molo molto più r·apidomenle di altt·i; cosi per esempio il periodo di contrazione clell'ornoioideo e del semimembranoso della !'ana non occupa che poco più di un mezzo secondo; men tre il g ran pettorale nello stesso animale impiega quasi due secondi a contarsi e rilasciarsi. Eg li ha pure trovato cl te la tempera tuta esercita una notevole influenza; perché mentl'e nel c uore d'una rana, una sistole e una diastole alla temperatura della stanza hanno il valore di 1 a 1. 5 secondo, col r atfre\ldamento a o·c· la durala delle due fa s i può non essere meno di so i secondi e col riscaldamento a 30•c non più di mezzo secondo. Il dotto!' Cash mos tra pu1•e che la forma della curva presentata dn cias cun muscolo di/ferisce da quella degli altri, in molti casi il Lr·acciato essendo così costante e particolare da baslar·e per sè a indicate subito il muscolo e la specie di muscolo da cui è d eri valo. Gli sperimenti fulti dal Prof. Yeo sulle scimmie sotto la direzione del prof. Fer r·ier sono pieni di interesse . Essi mostrano nella più chiara poss ibile maniera che dopo lesioni lot.:alizzate o limitate, fatte col cauterio galvanico, della superlice del cel'vello, può pr•edirsi che avverranno certi fenom eni di paralisi, che ques ti fenomeni accadono effettivam ente, e che dopo la morte l'esame micr·oscopico mostra che alcune fibre procedenti dali•, pat•li danneggiate dP.IIa cor teccia possono essere seguitate fino ai gangli motori e sen~ s ori alla base del cervello e quindi in giù attraverso la mi-


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dolla spinale fino ai muscoli paralizzuti dalla lesione. N on potr ebbe desider at·si una prova piu manifètita della l ocalizzazione funzionale nella cortecciu del cervell o. L' E xne1· datosi pure allo studio del la localizzazione ùdle ru nzioni cer ebt·a li l1a seguito il m etodo m eno soJd isfucenLe di far e appello non agli sper·imenti, ma ai fen omeni occot•si nei ca~i patologici; m a anche con. questo metodo ha potuto accertar·e la esis tenza di aree molto limitate alla superficie · del cen ello destinale a riceveee le im pr essioni e gli impulsi m otori o1·iginali . L e ri cerche del Couty sullo s tesso sog getto sono contenu te negli Arch ioi del Reown-Sef!uard e semb1·ano esse1·e alfallo opposte ulle conclusioni del F ePri et> e dell' Hitz i~ . Alcune importanti l'i cer r ho islologiclte sulla s truttura del r·eue sono sl ute fa tte dal dotto!' Clt . H o1·tolés; desc1·ivendole vuoi m ostr·aee che non vi è uno slato continuo dell't'pilel io viscer·ale che copr e i glomel·uli, m a che i vasi sono cope1·Li e foderali ùa uno sleato ui epildio in condizione embrionale, vaie a dil'e consistonte solo in uno s talo di un prùtoplasma omogeneo con nuclei spa1·:;i. Ei

cor robot·a la sua opini one l'ife!'enùosi alla Anatomia comparata e mosll'a esst?r e appoggiala a m olti punti di patologia. W olf' ha esaminalo il mouo con cui i nen 'i l er·minano nei muscol i eù é art·iva lo alla conclusione che le eminenze doyerane o pias t1·e terminali sono prodotti artilìciali. Il neurilemma del net> vo passa senza scontinuità , ei c1·ede, n ~l ;:al·colemma uel muscolo e il cili nt.leo asse nella sostanza muscola1·e. Finalmente una pt'ef!evole aggi unta all' Ot>gomento dello s vi lu ppo organico e stata futta ua t Bal fout·, la cui ope1'a sulla • Embriologia comparata • Lereà un posto onorevol e accanto a f!uel le del v. Baye1·, del Bischotf e di allr·i celebri em briolog-isli. Patologia . L e pill im pol'tanli investigazioni dell'anuo sono senza dubbio quelle che si r ìf'et·iscono alla pa loloè\'ia de' baller·i, e in 'lUCsta la F r ancia, come ne;.di anni pr eced.,;n l i, ò sta ta la


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'Prima pel carattere pt·alico e la estesa portata delle ricerche che sono state ispirate dal genio del Pasteur. La sco perta delle molte malattie a cui è applicabile il metodo della inoculszione pt•ofì lattica costituisce una bella e pratica conseguenza di ricerche che sembravano puramente teoriche, e a questo hanno pt·incipalmente contribuilo gli sperimenti durante l'anno passato dt>l Pasleur, Toussaint, Cornevin, Arloing e Thomas. Più strettamente patologici nella loro natura sono altri falli secondari che su questo punto sono stati accertati da altre indagini. Le osservazioni pt•ecedenti sul rapporto della febbre tifoide con uno speciale ·<>rganismo sono state confermale e spinte molto più avanti {}al Klebs, il quale ha delin~ato molto compiutamente la parte ~he probabilmente prende quP.sto ot·ganismo alla pl'odu.zione delle vat•ie alter·azioni patologiche che accadono nella malallia. Le osservazioni sono di speciale importanza in relazione con la scopel'ta fatta dal Branlecht nelle acque ·potabili dut·ante una epidemia di febbri tifoidi di un somigliante organismo che sembra alto a produrre nei conigli una malattia avente alcuni degli stessi attributi patologici. No n meno t•agguardevoli sono le osservazioni del Laveran sul t•appol'to delle febbri di malaria con un organismo molto complesso, s u cui gli agenti tel'apeutici specifici agieebbero cosi da spiegare il lot·o effetto sulla malattia in modo fo!'se più completo di quello che non sia stato mai fatto t•iguardo al meccanismo della cura di qualunque altra malattia acuta. Nella difterite gli ot·ganismi che sono stati trovali non solo nella gola, ma nel sangue, nella orina, nei reni fu chiaramente provato essere gli agenti morbosi della sua pl'oduzione fin da quando gli sperimenti del Gaucher e Talamon mostrarono che anche dopo la collivazione dei batLeri la malattia può .essere riprodolta con la loro inoculazione. Le investigazioni del Corni! e specialmenle del Neissee sulla intima palologia della lebbra gellano nuova luce sulla natura fin qui misteriosa di questa malattia; perché non solo esse pro-vano la sua dipendenza da speciali batteri, ma le condizioni della loro moliplicazione spiegano in qualche modo


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il car•alte!'e ~ la dislt•ibuziolle anatomica d elle strane Jesionr con cui si manifesta la malatlia; e i ris ultati ollenuti dalla inoculazione sono se non intieramente soddisfacenti, almeno in corag~ianti. Questa scoper·La è delle piu importanti, siccome quella elle include una malattia cronica nel dominio ùella patologia dei batteri e fa sperare che uguali res ultarnenti possano derivare dai var·i s ludii di alcune altre malalli ~ croniche . L' Aufrecht ha descriLlo un micrococco specifico quale agente infettivo e patogenico della sifìlide, bencl~è la s ua scoperta non sia stata ancora confermata. Ricorderemo pure le form e misteriose de lla malattia a batteri osset•vata nel corpo umano dal Lillen, la nuova varieta della piemia contagi0sa prodotl~ sui conig li dal Semmer e glì efTelli ossPrvati dal Pasleur per la inoculazione della saliva degli idr·ofobi e di alcuni altr·i malati. La na tura della rabbia rimane miste riosa non oslanle il minuzioso e at•dito s tudio sperimentale che ne è s tato fatto in Francia, ben eh è le inoculazioni pr·ofìlalliche del Galtier dieno rag ione a sperare qualche proti.:o risultamento. La trasmissibilila della malattia per inoculazione della sostanza cerebrale di un malato é stata dimostrala ùal Pas teur; e dal prof. K olessnikow è stata falla una importante ap-giunla alla sua anatomia patologica nell'uomo e nei cane, mentre le ricerche del Elsenberg sulla islologia delle cosi dette lisse mostrano che, nel cane almeno, meritano maggiore attenzione che non ebbero finora . È natur·ale che i r agguardevoli risultamenli della patologia dei batteri abbiano tenuta lontana l'attenzione degli osse•·vntori da altre questioni gen~rali ; però nuovi fatti relativi ai fenomeni della infiammazione s ono stati raccolti dal Listar, ed egli e l'Uskofl hanno stabilito il fatto che la presenza di ot·ganismi viventi non P. punto indispensabile alla produzione ùella suppurazione. Fra le malallie croniche la tubercolosi é stata di nuovo studiata come malattia infe tti-va dal Rindfieisch e Ct•eighton , ma s enza nulla aggiungere ai falli già conosciuti. Sono stati descrilli dal Kussner e dallo· EichhofT alcuni importanti casi di forme rare .di tubercolosi loca le della bocca e della gola, e dal Finne degli organi orinari e genitali, e Ja is lologia della malattia tubercolare de~


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testicolo è stata accUI'alamenle studiata dal \Valdslein. La relazione fra la tubercolosi e la sci·ofola é stata soggetto di lunga discussione a Parigi, l'argomento essendo stato messo in campo dal Grancher, ma senza nuovi risultati importanti. Il rapporto fra certe malattie tubercolari e sifililiche del sistema uervoso è s tato discusso in modo molto istrullivo dal Baumgarten. Lo studio delle malallie del sangue é stato quasi confinato a quello della sua formazione nel midollo delle ossa, il quale argomento è stato esplorato nei suoi rapporti generali dall'Haym e dall'Obraslow, e in rapporto alla leucocitemia dal Leube. Il Lyon ha esaminalo le alterazioni del sangue nella anemia traumatica, e nuovi falli sono stati aggiunti dal Ludwig e dal Borekendahl alla chimica della loucocilemia. In conft•onto con gli anni precedenti, poco d'importante è stato aggi unto all'argomento della localizzazione cerebrale, i nuovi falli avendo piuttosto aumentalo che diminuito le difficolté. che già esistevano per la retta interpretazione dei fenomeni speri menLali. Le indagini del S11nders l1anno reso molto più pre· • cise le cognizioni patologiche e la diagnosi della emorragia primaria nei venlricoli del C61'vello. In quanto alle malattie della midolla spinale è stata posta fuot·i ·di dubbio dal Dreschfeld la sclerosi laterale primi liva, e le indagini del Pierre t banno reso più estesa e più precisa la conoscenza dei rap- . porti fra i varii sintomi della atassia locomot1·ice. La opportunità accidenLale della indagine anatomica nel famoso caso di stiramenLo nervoso del Langenbuch mostra qual parte importante possono avere nella produzione dei sintomi delh1 malallia le alterazioni dei nervi periferici, e le osservazioni del Grainget· Stewart provano che alcune for·me di para·lisi antecedentemente riguardate come centrali devono ora essere annoverale fra le periferiche. La discussione inLoi'no i possibili rapporti della atassia locomotrice con la sililide é . stata continuala in quest'anno dall' Erb, Gowers ed altri, e dal primo sono state aggiunte importanti fatti nella discussione al congresso internazionale. Il Brown-Sequard ha con. tinuato le sue infaticabili l'icerche sui vari fenomeni di paralisi e di conll•allura che possono essere prodotti dalla azione


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inùir·ella di varie influenze sul sistema nervoso, specialmente con l'inter·mezzo dei n et•vi per·ifùr·ici ed ha dimostrato elle la irritazicme meccanica della midolla allungala può da re origine all' entìsema polrnonar·e per la via dei pneumogaslrici. La pÙtologia car·diaca ha ricevuto compa r·ativamente poco alLenzione du t•ante l'anno. Cohneim ha studiato l'effello della chiusur·a delle arter•ie col'onarie, e il Za lma ha abilmente illuslr'nto il t•istabilirnento della cit•colazione collaterale, specialmente la parte che vi prendono i nervi vasomotori. Le r·icer che del Martin sull'ater•oma dimostrano la parte importante che hanno le malattie dei oasa oasot•um nelle alterazioni dei gl'ossi vasi. La l'elazione fra la malal·lia l'enale e In iperlt·ona car·diaca ò stata di nuovo studiata sper·irnen lalme nte, con resuUati alquanto contt·addittor·i oall' 1srael e dallo S trauss, ma il · fallo che possono es:-;ere pr odotte allet•azioni secondarie dei piccoli vasi daliP. lesioni dei l'eni è stato conf~rmato dalle l'icerche del Solnilschewski. Le vat•ietà d'albuminuria che possono accadere senza malattia organica dei r·eni hanno attratto l'allenzione del Bamher·get• e del Charcot; e le ricer•che del R!chet e del Martin sollevano nuovi dubbi sulla parte dovuta all'uN~a nella pl'O dUi.:ione dei sintomi <.Iella cosidella uremia. Fea le poche ricerche sulla palolo~ia degli organi digestivi possiamo notare specialmente quelli del Gra\"Yitz sul cancr·o secondario dello stomaco e gli spct'imenli del Leubuschet• sul meccAnismo con cui si effettua lo invaginumento intes tinale, i quali escludono ogni partecipazione della paralisi intestinale. Le malattie delle ossa dovute alla silìlide et'editaeia sono sLaLe mollo obilment~ investigate dall' Heubner e ùal Veraguth. li Warren ha studiato il l'apporto del carbonchio con la fine struttm·a della pelle, e la patologia Jel pemngo ba fallo un passo avanti per la scoperta falla dal Gibier del ballerio da cui dipende.

Terapeulica. Non può dir·si che sieno stati annunzia li nuovi rimedi né :nuove maniet•e di curare le malattie. I pr·ogr·essi della tera-


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pauLica consisteLlero piuttosto nello studio accurato degli antichi e ben conosciuti t•imedi e nell'~mpia conferma della efficacia terapeulica della alimP.nlazione, del riposo, dell'esercizio moderato ecc. Nulla di ptu curioso è stato annunziato nel caduto anno della propt•ielò sroperta nell'acido fluorico di t•idut•t•e eù anche fat•e scomparire il bt'Oncocele. ln diversi scritti sul Lancet il dott. Euward Woakes t•ifer\ settanta guari~ioni e tre casi non riusci ti, ossia una propot·zione dell8;) pet• cento delle pt•ime. Al congresso fu trattata ampiamente l'azione dei medicam~>nli dal Ialo fisiologico. l t•ecenli progt•essi c.lelle cognizioni sulle malattie infetliv~ hanno ragione in questo f~tto e giustificano i lieti presagi del prof. Binz, il qual~ 10 uno scritto sulla • Azione e usi d~lle medicine antipit•eticlte • cosi si espresse: • La storia passata della ter apcutica e i recenti studi sulla etiologia e la farmacologia ci autot•izzano a spet•sr e che con la persistente indagine scientifica e con la osservazione clinica potremo riuscit·e a scopt•it·c un anlidoLo specifico per ogni specie di malallia infettiva (J selticemica. - Ft•a gli scritti pubblicati put·e nel Lancet met•tta speciale menzione quello del dottore Laucler Brunlon sulla azione e la convenienza di certi rimedi usati nella bt•oncltite e nella lisi. Il Lancet di novembr~ contiene alcuni ragguagli sugli esili ottenuti cJal prof. Lemmon sul tt•attamenlo elettrolitico dei Lurnot·i maligni, e gli ultimi numeri hanno molLi pregevoli scritti cit'Ca l'azione della salicina e suoi composti sulla pit•essia reumatica, molti dei quali fecero parlo di uno discussione ullo Società medica di L ondra. È ammessa in generale pei composti salicilici la proprietà ùi agit•e sul dolore e la pit•essia e di abbreviare il processo della febbre reumatica piu di qualunque alLeo medicamento. Mel'ila di essere t'icot·data la comunicazione d~l dott. Sansom sopt·a un nuoYo metodo tli alimentazione supplementare pei casi !!pecialmenle di ulcet·a dello stomaco e di lisi, che consiste nella somminislrazione dei clisteri peltonizzati e pancreatizzali di vari liquidi nutritivi e di clistet•i d i sangue. La cura della febbre Ufoide è sLalo ar·gomenlo di var·i scr ilLi specialmelte ùel dott. Henry T omkins e del c.lo tL. J a m es W . Allan. Oggetto del primo aulot·e et·a ùi par.


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!are favoreYolmenle sull'uso del sal ici iHLO ùi soda per m oderare le più alle l empPr atur e della tifoide. Il doll. Allan si a~;:rir6 sulla cura dello dJarrea en ler·ica . N ~ll a pr·escnle epidemia al Lon rlon Feoer Hospilal sono si ~lemalicamenle usati nell>~ m aggior· parte dei casi, compr esi molli dei piu gravi, i bagni ft·eddi con l o immergC'r e il mulato nell'ac11ua a 65 F. (l i 5• C•) per cin'lue minuti. Il llotl. Playfair ha scr·itlo in due occasioni m ollo calor·osamenle in fa YOre del trattam en t o del doll. Mitchell nei ca,i, della cos ì della pr ostra zione nervosa, il quale consiste es;;enzialmenle nella se~n·ep-a zione e nel r·iposo, nello slropicciamen to (mw1sage), nella elellricila,_ nella dieta e nel r ef:!ime di vita.

C h i r·uru i a. Gli annali rJ1iruq::rici del1 8~ 1 moslrHno che non ' 'i ò stata mancanza di ar·ditezza nelln pratica di f'JU esto t·amo di nostra arle. Abbiamo lelto e vednLo ese:;ruire operazioni che pr·ima erano ri guardate come impos!'<ibili:ne>:suna re~i o n e èor·a sacra al Chirurgo o considerala come nf:>cessariamente fuori del campo della chirurgia pratica; ed ò irnporlaìllé il notare che mentre una prima generazione eli chirurghi portò l e operazioni sui membri e sui grandi vasi sangui:;r11i fin o al li m ile del possibil ~, la chirurgia ùei gior·ni nost1·i vanta la mag~ior parte dei suoi trionfi sui visceri più impOI'Ianli e sulle cavi lò sier ose del cor po . Questo SYi luppo della chirurgia è così slt•ettamente coll e~a lo coi r ecenti m i ~diot•a menti nei metodi di fat•e e di trattar-e le ferile, che naturalmente da f'JUeslo at•gomenlo si dovrebbe cominciare. Or·a per ò non è più necessario, come al tempo ,lei pt•imi tentativi, most1·are l'eccellenza della chirurgia antisettica, poichèé ormai univer salmente ammesso che qualunque chirurgia per riu sci re felicemente deve esser e antisettica; ma è pr·obabilechela nostra pr atica in gener·ale non sia andala esa llamenteclipari pnssocoi no:-tri prin cipi. L'anno passal o è s tato testimone' di importanti progressi nel modo di esecuzione della chiru1'gi11 ant.isellica , usando questn par ola nel suo senso convenzi o na i ~. Il principale fra questi è s tato l'aver·e chiaramente climostl'nto i p~'ricol i e gl i svantaggi ·clr~

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<{Ualche volla accompagnano ruso dell'acido carbolico. Questi per· icoli erano sta li riconosciuti a vanti, ma non ~osi ape t·· tamenle, ed una delle più convincenti prove fu data da un ~a so del dott. Pearce Gould, in cui la morte per avvelenamento di acido carbolico seguì r·apidamente ad una osleotomia antisettica della tibia. Invero possiamo ora d ir·~ che i giorni dell'acido carbolico sono contali; non tanto a cagione del suo pericolo, ma peròè gli abbiamo tt·ovalo un s uccedaneo o dei succedanei allrettanto efficaci, senza essere \

velenosi. Non possiamo per ò seri ver·e questo senza ricoJ•do•·e

il bene incalcolabile che ha fatto l'acido carbolico; e~so fu ver·amente efficace, in generale innocuo, di facile manipolazione, a buon mercato, e ha reso la chil'urgia antisettica possibile pel' molti anni, quando non lo sarebbe stato altrim enti . L'acido ca•·bolico non ha fallito, ma è stato trovato altro di meglio. Questi succedanei sono l'eucaliptolo, l'iodoforme, il tel'ebene e la resorcina. Il prof. Liste•· usa la garza all'eucaliptolo e la trova pienamente efficace; l' iodoforme è stato pure da lui usato, ma è principalmente famoso pei resultati ottenuti con es,;o dall'Esmar·ch e dal suo assistente Tilmanns. Fin01'8 la r esorcina non è mollo usata, ma pr·omette bene. È collegala con questo cambiamen to la sostituzione di una medicalura asciutta di cotone alla gm·za usata dal Lisle r: E smar·ch usa il cotone impregnato di iodoforme, e il Gamgee h a intr·odotto i piumaccioli di cotone assor bente reso asettico con gli acidi carbolico e salicilico. Ambedue queste medicatura pare che vadano guadagnando in popolar·ità, e certam ente posseggono alcuni vantaggi sulla gar7.a. La poi vel'izzazione è sta ta abbandonala da molli chirur·ghi, ~d anche il Lis ler ha parlato in termiui molli tlimessi sulla sua necessità; e se dovessimo fare presagi, anzichè racconta1'e falli compiuti, ci avventureremmo a pr·edir·e un vicino abbandono d i questa imbat•azzanle aggiunta all'al'mamenlario chirurgico. Il calgul pr eparato con l'acido c•·omico e i tendini di kanguroo sono stati introdotti come nuove forme di legatura animale. Semb1·ano entr·arnbi meritevol i di fiducia; il calgut ccomico è un g r·an miglioramento sull'antico calgut ed~ certo


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uno ùei piu importanti miglir>ramenli introdotti recentemente nel Lrnllamenlo alla Lis ter. La maggior parte dei più r ecenti prog-ressi oper·at01·i s i riferi~co no al trattamento chirurgico dei visceri addominali . Le cisti e gli ascessi del fegato sono stati arditamente incisi e attraversati dal drenaggio; gr•andi porzioni di stomaco e di intestino sono state escis~ per tumori cancerosi;e lutto l'utero nell'ultimo per·iodo della gr·avidttnza è stato aspor·talo, per cancro della cervice. L'escisione del piloro è ora diven tala untt operazione ammessa; il malato del Billroth visse quattro mesi; e benché i casi in cui può essere falla con vantaggio sieno pochi e non facilmente riconoscibili a tempo, il chirur·go ha potuto però trovar·e un modo di dare un soccorso in casi allrimenle disper·ati. Sono riferite du rante l'anno diverse gastrostomia riuscite a buon esito per rislringimenlo malig-no dell'esofago, e l'ultima dal dolL. Marsltall. Le operazioni cor·rispondenti sugli intes tini sono state eseguite meno spesso, ma in un caso Czerny esportò due pezzi della ir.tiera cir·conferenza del colon lunghi r ispettivamente 11 112 e 7 centimetri-, ciascuno affetto da cancro; i capi del co!on furono riuniti, ed è detto che la malata guari. Non meno ammirabile è il caso del prof. Spencer W ell di asportazione con buon esito di tutto l'uter•o pr·egnante testò riferito alla Società medico-chirurgica di Londr•a. Per la migliot·ata pratica, l'apertura delle articolazioni e la cura radicale dell'ernia irriducibile è stata più spesso e piu fortunatamente eseguila . La chimrgia del sistema nervoso ha pure fallo qualche progresso. Gli sperimenti dell'ltizg e del Ferrier stanno por·tando i lol'O frutti; essi pongono in grado il ch irur·go di localizzare con precisione delle lesioni che la chirurgia antisettica può alleviul'e. J casi riferiti dal Mai·shall e dal Macewen rendnno tes timonianza di questo fallo e non sono che i 'primi frutti di una ricca messe che dovrà essere raccolta a poco a poco, a mano a mano che la cognizione della localizzazione cerebrale diverr·à più perfetta e generale. Lo sliramenlo dei nervi continua ad essere praticato. Il dott. Godlee guarl un caso di lic faciale con lo stirare il nervo fa{'iale, e ora di corto il dott. Pear·ce Gould stirò il nervo a c-


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cessorio spinale pet• un simile spasmo dei muscoli slerno-mastoideo e tr·apezio. In un altro ramo della chirurgia sono stati trovati altl'i due modi di aiutare la natura nel riparare le lesioni, ambedue provenienti dalla Scozia. 11 Macewen ha mostr·ato che può tra piantarsi l'osso, e vi vere non solo, ma eccitare la con- · formazione eli un osso perduto, dell'omero nel suo caso; e la s ua esper·ienza è stata confermata dal Macnamat·a sopra una libia. Ullimamente il riott. Hamillon ha moslr'ato · che possono essere innestati pezzi di spugna sulle largb~ ferile, coTll effe tlo di facilitare gl'andemente ilriempiroento delle cavità fol'mando un sostegno poroso al tessuto di granulazione. Sono s tati fatti dei tentativi d'usare la luce elellrica a scopo chirurgico, ed abbiamo letto esser•e stati fatti e provati di tali strumenti per esplorare lo stomaco e la vescica. P er ora è impossibile parlare con fiducia del loro valore,_ Ma quando questa qualità di luce diverl'à più generalmente usata, e lo diverra senza dubbio, possiamo essel'e sicuri che saré. rivolla ad uso pratico nella chit•urgia. L'esploratore elettrico dei p.rojetlili del prof. Beli ha fallo cattiva prova nei caso del presidente Garfield, confermando l'erroneo concetto. · che si erano formati i chirurghi sulla posizione della palla .. Ottalmolog ia.

Il riacquisto della visione perduta per esteso distacco della. r etina dopo la estrazione o l'assor·bimento del liquido sottop osto, per quanto possa apparit•e improbabile, sembra per,\ . ora bene stabilito dalla concorde testimonianza di molli osservatori. Il Dianoux in par·ticolare ha ricorda to molli casi , in cui segui un notevole miglioramento all'uso della pilocarpina iniettata ogni giorno per una settimana in dose sufficiente da produrre copiosa salivazione. Lo Zehender come il vVolfe ha tenlaLo finora senza molto buon successo la.• trapianlazione della cornea dagli animali all'uomo. È stata. pubblicata dal Giraud -Teulon un'opera di gran pregio intitolata,. • La Vision el ses anomalies • in cui sono con&iderate sotto..


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ogni rapporto le allet'a7.ioni della visione. Il Samuelsohn di Colonia pubblica un coso, unico è vero, ma importante tanto - dal Ialo oltalmologico elle fisiologico, perchè il malato conservò, ùopo un attacco apoplellico, perfetto il campo della visione, per quanto riguardava i[ senso dello spazio, ma difettoso in una metà latet·ale (la sinistra). per lutti i colori, dimostrando cos i e~seevi nel cervello centri distinti per lo spazio e pel colore. Alcune pregevoli memot'ie fut·ono lette davanti la sezione otto.mologica del con~resso internazioname. In ge nerale fu ammes~o essere indicato il Lt•attamento antisettico nella calat·atta e in altre opera7.ioni, at·gomento posto in campo dal dottor Horner di Zurigo e dal dottor Reymond di Torino. Non mancat•0no però aiLt•i, come il Knapp e il Wal'iomont, che l'ecero obiezioni a f!Ues lo melodo, o lo ammisero con molta ri s~rva. Il Landoll pr·esentù alla sezione uno scri tto importante sui movimenti dell'occhio; e il Juval e lo Schiiilz presentarono un nuovo ottalmome tt·o, per mezzo del quale possono esset·e misurati con gran prestezza cer ti vizi di ref!'azione. Gli a rgomenti della ottalmia simpatica della neur·ite ottica occuparono molli ot•atori, senza che si al'rivasse nè in un caso nè nell'altro ad una conclusione definì ti va; il Leber sostenendo esservi una difl"èt·enza ben distinta ft•a la vera neurite ottica e il cosi detto ingorgo della papills, mentre allt·i credono non essel'vi alcuna lineu di sepal'azione. A poco a poco pare che si vadano accumulando le prove del fatto ultimamente sostenuto dalle osset·vazioni del Leber e del Deulschmann, che nei casi d'ollalmia simpatica la malattia si estende da un occhio all'altro, non lungh' esso o pet• mezzo dei net•vi ciliari, opinione che è ancora tenuta da mol li eg•·egi osseevalot•i, ma lungo la guaina del nervo ottico; e il tempo che passa prima che il secondo occhio sia afTello e il modo con cui è colpito, come put·c il ftt llo che talvolta questo avviene anche dopo la enucleazione dell'occhio primitivamente malat<•, tullo parla in favot•e di questa opinione. Il Poncet ha ricercato ~li eiTètli della sezione del cruinto poio nei s uoi rapporti con l'occhio, ed ha trovato essere questa mollo ditl'e renle dalltt sezione dei nervi ciliari. Ei nota che quella è seguita da cheratite dovuta alla libera

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<liapedesi dAlle cellule migt·anti nel Lol'lsulo corneale; eh~ la lesione oc.ulat•e procede ùal di fuo1•i all'indentro; e che i d•~turbi delle parti interne dell'occhio sono imputabili a di-sturbi di cit·colazione. L'argomento del glaucoma t•ichiamò molla aLleozione, e furono letti molli s cl'iltt sulla sua patologia e sul suo trallamento. Fu pure rivolta molta allenzione alrargomento della cecita dei colort, Pd i> a s perare che da ora innanzi Lutti coloro che per· lot•o ufficio ùebhono regolat•si con segnali ùi luce) nell'inlet·es se ùel pubhlico che è intiet·amente alla lo t·o mercé, e per lel'ra e per mat·c, sal'anno sottopos ti ad una accut·t\La vi ....ila pel' accer tat•e &u questo •·iguardo la inlegrttA della lot·o vtsLa. Una impot•Lanle Commissione composta di molti nomi ben conosciuti ru ul Congresso internazionale des ignata pe t· tracciar·e le norme e i r egolamenti su r1uesto argomento. Dagli spet•imenti del Frey e del Krics su loro stessi apparisce che ognuno ha una propria scala di cnlori che difl'~ t·isce da f1uella degli altr·i a cagione o di una diiTet·enza di ecctlabilità negli elementi -per cellori della luce, o più pt•obabilmenle della circo:<lanza che la luce pruna che !'&!!giunga flUesti elementi è solloposla a \SI'i gradi di assorbimento. nelle dive•·se pers one. L'ullima idea è sostenuta dal fAllo che il centro e la perifel'ia della t'alina otl't·ono molla diiTet•cnza nella lot·o facolla di percepire le ombrs, fall a eccPzione j)Cl' la mistut•a del giallo e indaco che Lanto il Frey <'he Il Kt·ies giudicano in egual modo. l tumori fluttuanti e voscolari dell'ot·bila sono stati presi in considerazione dal dollor Yvert, il quale ha insistito mollo sulla diftlcoltà della lot•o diap:nosi. L'ambliopia, alcoolica fot•ma soggetto d'uno sct•illo in~erilo nel «Recueil d'Ophlalmologie" del dottor Rom ire, in cui egli sostiene che in questi casi, ordinariamente la papilla presenta uno ùi questi tre aspetti, o la iperemia o l'all·olìa bianca o l'atrofia. gt•igia. Molli casi sono slali rifet•ili rwi giornali dimostt•anti il valore della magnete per tra t'l'e fuori le particelle di f~t·r·o penetrate nelrocchio e allo!!giale nel vill'eo, e questo moùo d i cm·a dovl'ebbe essere sperimentato prima di tentare più g rave operazione. Dul Ranviot·, che le ha descritte nelle s ue l ezioni dale a l Collegio di Francia, sono state falle minute 8


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indagini is lologiche sulla distribuzione ùei nervi nella cornea, che ha trovato essere straordinariamente abbondanti. Ei distingue un plesso anulare, uno fondament.ale, uno soltoepiteliale, e un altro intraepiteliale, oltre plessi accessori, ed' ha studiato con cura i processi della rigenerazione dei nervr dopo la loro divisione, ed é giunto a importanti result.amenti.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Anatomia patolosloa, e patolopa 4ell'l4rotobi&, per il dott. CHARLES EGERTON IENNINGS, medico al London Hospital. Nel Lancet (olt. ·1881) venne pubblicata la storia clinica ed il rapporto anatomico di un caso d'Iùrofvbia occorso nel London Hospital. Si praticarono tagli microscopici del sistema nervoso centrale, dell'eminenza tenar di sinistra (punto d 'inoculazione) e di una glandola linfatica esportata dall'ascella sin!stra in relazione fisiologica con !a lesione primitiva. Le preparazioni del cervello e del midollo spinale rivelarono un'estesa e manifesta iperemia, specialmente in alcune parli, d0ve si riscontrava fuoriuscita di corpuscoli tanto nei canali perivascolari quanto nel tessuto nervoso. In uno o due tagli sembrava che le pareti di un piccolo vaso fossero scoppiate, ed i corpuscoli usciti in massa. Queste alterazioni non erano cosi circoscritte al centro respiratoritJ della midolla, come si sarebbe potuto supporre~ n è erano tanto evidenti nelle sezioni praticate sul Calamo Scrittor io, quanto in quelle fatte in vicinanza del ponte di Varolio, e del Nucleo olivare s uperiore. Esse si mostrarono più marcate nel talamo ottico, e nel lobulo pariatale superiore destro. Esistevano corpuscoli amilacei in abbondanza. Il dottor Giuseppe Coats, ha disegnato molto bene queste alterazioni, ed i suoi disegni ser virebbero ad illustrare chiaramente anche il caso attuale. Giacchè tanto in quelle che


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in questo non s i riscontr·a alcun che di ca t•aLleriaUco; la mol'le cagionala du qualunque ca u><u usli>'siu nte, vat·cehbe aù indut•re le idenltfìche a ltet·azioni mor bos~'. Le condizioni de i togli pt·uticu ti s ulla ferila, e nella vicillanza ùeLlet·o ris u Ila li plll'n m e n le nt·guli vi. Nè la pelle nè il tessuto solLocultlllPO o t·u infìllruto duli e " cellule eolonde di Coal!'; • 1 e le cel lule atlipo:;e et·ano solto ogni t·is petlo in conolizioui normalissi me . Il tessuto muscolare soltos laule er a compl<.' tanH'nle !'ano. Le sezioni perallr·o della glandola ascellare e t'ano notevoli. L'organo eca intensamente congestionato, sede di recente infiammazione con eccessiYO s v)luppo di elementi ccllulal'i. 1 piccoli vasi eJ i cupillal'i er·uno cougcslionuli. E tu le con· gestione pe1· inlensi tù ed es teu::;ione più manifesta cltc in qualun r1ue par·te del s is te ma ne r·vo::;o. L'infìammazioue acuta di ques ta g landnla con le speciali moùilicazioni di dala ma nifes tamente r ecente a ,·valontno l'idea che il vi1•us rimanga localiunto nel punto d'inoculazion e per tullo il pel'iodo d'incubazione, e che allo svilupparsi della forma clinica) o m e~-:l io al pct·iodo d'i nva sione s i propaghi rapidamente inlellando il sis te ma linl'ulico.

Emoglobollnllria prodotta dal Naftol. { Phifad . Med. , dicembre 18tll). /'t. Neisser ha LI·ovato che il Nartol, recentemente sugge-

rito come rimedio pet· certe mala ttie dalla pelle, ese t·cita un'azione lossica,quando venga inll'odollo nel sang ue in una cerla quantità. Eg li ha dimostrato pet• m ezzo di e::pet·imenli pt·aticali sopra ca ni e conigli che le fol'li dosi della s udt!ctla sostanza ~a gionano l'em oglobolinuria. Conifdi del peso di un chilo moeii·ono dopo l'iniezion e sollocutanea di un g rammo di Naflol in soluzione: falla co n olio t•iscalLlalo. E cani del peso t! i .i, o 5 ehili m ot·it•ono dopo la somminis lra zione di delta soslu nza a lln do::e di un o a cinr1ue grammi.


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La mot•te si verificò cit•ca dopo 3 ore> con precedenza di marcalti salivazione nei cani, e di convulsioni nei coni~li. È stato ossen·ato chP, come per 1'11ciùo pit·ogallico, i cani toller·ano meno dei conil!li la somministrazione delle forti dosi di Naf'lol; e qucf' to s i trova in strano contr·aslo con il fallu chu l'ot·ganismo umano é più. sensibile all'azione dell'acido pit•ogallico. Keiss~r· combolle l'cso eccessivo di rtuesla sostanza. Consigliando una continua ed accurata osser vaziooo dell'urina tutto le volle che si vole::;se sottopot't'e qualcl!e infùt'mo alla cur·a del Nallol. Concllslonl nelle quali si svlluppano colonie 41 mlorooooohl nel vasi •anplgni. Comunloastone preventiva del ùoll. N. P. W AS:òtLIEFF di S. Pie tr·oburgo (Cenlralblatt, fil r die medie. Wissenschaj'., :2-J dicembre 1881.N. 52).

Le ricer·che di molli moderni palologi banno potuto sla· bilire che nei cadavet•i tanto degli uomini 11uanto anche dei br'uli che muoiono per moluttie d'infezione si trovano spesso colonie di tnit•ococchi che sono annidate nei vasi sanguigni c li rietupiono peP più o meno lungo tr·alto. Se il fulto n on ammelle dubbio, le condizioni però che favoPiscono lo svolgimento degli intimi org-t\nismi ne i vasi sanguigni sono lull'oll!·o che bene spiegute. Nello intendimento di riempire questa lacuna della nostr·a scienza, il dott. \Vassiliefl" intr aprese per suggerimento del pt·of. V. Recklinghausen una se Pie di sper·imenli a ric"l re lo Li vi sulle rane, a vendo gli insegna lo la sua · esperienzn personalo che in que!"li animali, solto deler·minate ~ircos tanze, mollo rapidamente e sicuram ente s i foemano colonie di rnicl'ococchi nei vasi san~uigni, cosiccht! per la traspat'enza e relativa sottigliezza dei tessuti d i questi animali, si può col microscopio tenere dietro allo sviluppo dei mict·occhi allo stato di fr·esr-hezza P-d altresì nell"onimale vivente. 1•) Nelle rane si rir.sce con dive l'l'i mezzi (iniezione di etere ecc.) a provocat'e dei processi ulcerosi, il cui prodollo


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di secrezione innestato succes:.ivamenle da un llllirnale all'altro riesce fìnalroente a provoca re una specie di mo.lutliu infettiva selticu . Le rrualità car•allef'isticlle di f1ucsta malattia infelli,·a seLtica sono: a) un cor·so a cu to , sempt·e mor·tale ; b) pres.mza di balleri nel san;:rue clie per o possono osse t·varsi solo poco tempo av11nli la morte; c) formazione di numerose ecchimosi in diversi ot·gani e tessuli. 2" Nei cadaveri delle r·ane cht1 so.:combono a questa malattia infelliva, se sono tenuti in sta nze umide, comincia immediatamente dopo la morte uno S\'iluppo J i mict·ot•ganis mi, tanto batteri che micr-ococchi, nei vt~si ; e raggiun ge nellu pelle il suo più allo g rado. In queslu, già venli•1uallro ore dopo o anche piu pr·es to, Lutti i va!'i sono cosi pieni .zeppi d i queste colonie che pare come se vi fosse sta111 fttlla una iniezione di micr ococchi. Le condizioni che piu f'l voriscono lo svolgimento ùei microrganis mi nei vasi sono: ti calore, l'umidtW. e lu pt·esenza dell'aria. 3• Il Stingue, come altr·e parli J i dive t·s i tessuti di tali rane settiche, por·tato ipodel'micarnente n el sacco linfutico degli animoli s ani s uscita in rruesli la stessa malattia, e propriamente co11 gli stes~i sintomi vitali e cada\'erici che nei casi s opraricor•Jati (poco prima clelia morte batlel'i ne l 5a n gue, dopo la morte fot·mazione di colonie di micr·ococchi n ei vasi san~uigni ecc. ). 4• Se s i uccide una r ana sellica nel tempo in cui non s i trovano ancora batter i nel sangue , si possono osscr·vare due cose: o nei vasi c utanei di questu r•ana non è punto successo lo s viluppo tli m ict•occhi, oppure é uv,·enulo, ma solo in punti limitati Jella pelle. a• Nei vas i cutanei delle rane che sono mot·te indipe ndentemente della septicemia non si vede mai dopo la m01·te sviluppar,;i alcuna traccia di si mili colo nie . Ma por· fJUGSlo è indispensabile una condizione, ed è che durante la vita non sia esis tila alcuna perdita di sostanza. 6• Se questa condizione non s ussiste, se cioè vi fu t·ono in lali animali, mentre vivevano, perdite di sostanza, o venute spontaneamente o pr·ovocale ad arte, con s uccessiva fot•mazione in ta li luoghi di un·ulcel'a a cor·so cronico, allora anche


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qui si può ossel.'vare dopo la morte la formazione di micro~occhi nei vasi cutanei, che morfologicamente non differiscono in nulla dalle stesse produzioni nelle rane settiche. Tali colonie di micrococchi non solo si trovano nei più prossimi conLorni della ulcera , ma anche in regioni della pelle da quella molto lontane. Tutta la differenza consiste in questo che qui per lo più l'accumulo degli organismi non è cosi intenso come negli animali settici e di più che ~ssi sono solo limitati a singoli distretti della pelle. 7• Al contrario nelle rane setticemiche non si trovano mai durante la vita colonie di micrococchi nei vasi sanguigni. Questo vale anche per quelle par·ti che sono in prossimità degli s lravasi sanguigni recenti e sono es aminate immediatamente dopo la morte. Cosi la formazione degli stravasi sanguigni non si può far derivare dalla ostruzione dei vasi per colonie di micrococchi, come ammisero alcuni autori , ma sembra egsere cagionala dalla chiusura delle vie sanguigne per la ialina, che in globi di diversa grandezza riscontrasi costantemente nel '5angue degli animali settici, e più raramente per pi gmento. I microJ·ganismi sparsi sono o liberamente sospesi nel sangue degli animali setlicemici, ovvero aderiscono ai corpuscoli bianchi del sangue. 8• Sotto certe condizioni tuttavia si sviluppano colonie <li micrococchi arnche durante la vita degli animali sl sani che setticef?ici, ma solo secondariamente e propriamente nei casi in cui è stato in qualche modo indotto in una determinala regione della pelle un completo ristagno della circolazione sanguigna . A questo si riesc'e nel miglior modo possibile tuffando per alcuni secondi una estt·emità posteriore nell'acqua calda a so• c•, fin ehè si s ieno stabilite le contrazioni tetani che nei corrispondenti gruppi muscolari. Allora dopo uno o due giorni si trovano sviluppate colonie di micrococchi tanto nei vasi quanto nelle glandu1e cutanee delle relative parti del corpo; in pari tempo compariscono i sintomi <iella cangrena umida. Meno sicuramente, a cogione del circolo collater&le rapidamente formatosi, si produce un tale completo ristagno del sangue, anche per breve tèmpo, dopo l'allacciatura della arteria femorule di 11ma estremità. Quindi


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si s pie~a anche bene pe1·chl• in toli circo:;:tanze ta nto raramente si formano colonie dutan te la vila e &nche dopo rapplicazioue ciel pr imo melodo. Tutlavitt posso anche in fJUe!:ìll) citare due l'esultali pos itivi: an1bed ue le volle potevano v e · de J•si sul la mucosa delle l'espelli ve esll·emità an<'he durante la vita in punti circoscrilli, sin:;!Oli st1·a ti di micrococcl!i. Quindi la conclusiome che t•est.ll!tu da queste espe1·ienze s i può fo1'mulare co:=ì: Se in un cor po animale possono g li inlimi organis mi cr<>scel'e in colon ie in consel{uenza di condizioni mo!·bo"e loculi o genet·ali cile danno occasione alla fot•rnuziona di mici'OJ'ganis mi nell'a ni male stesso e facilitare ln penetrazione di questi balle1·i B micr ococchi n <'lla circolazione sanguig na, questo pet·ò solo avvi1me dopo la morte di esso animale o di qualche parte dei suoi o r·gani. Quindi segue che in lutti i casi in cui troviamo colonie di micrococchi e di balleri negli animali, abbiamo che fare con un fenomeno secondario.

Sulle oauae dello lnvaglnamento lnteatinale. Rioerohe aperimentali dd dott. LE t.;BU~CHER ( T/te Lancet, 15 ottobre 1881). Due teorie sono s tate escogitale pOI' spiegm·e lo invaginamen to intestinale , una fond an tesi sulla paralisi loca le, l'altra sullo spasmo locale. Lo prìmH, secondo cui il follo l! dovuto alla p erditfl della conlt•allililù in una ponione d e lintestino, è stata in voga lino dal tem po del P eyer, il qual!~ nel '1 677 mise avanti questa ipotesi, che fu considerata al'monizzare meglio di o~nì allt·a con le causo inle!'ne ed esle!'ne dello invaginamenlo, p er quanto possono esser e accertale. L'elietto delle violenze traumatiche, come un colpo sull'addome e dì altre influenze quali la p!'Olungat~:~ diarrea e il colet•a s i è r·itenuto essere una perdita loca le dùl pote r e contrattile, da lla quale una sezione di iutes tino russe ridotta allo s tato di corpo estraneo su cui s i coutr·aesse le par·te attiva dello intes tino. Quesla Leorit\ pP.t'ò, come ha ùi coPto. indicato il dollor Leubusclret• di Ber·lino, non spiega tutte le condizioni etiologiche e specialmente la freq uenza ùi ques to acci-


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dente nellafonciullt•zzae il suol't•equenle cominciare nella valvola ileo-cecule, i quali falli sono megl io spiegati con In ipotesi che la causa effici ente ~i a piuttosto lo spasmo che la paralisi, il proces:::o alla val v ula ileo-cecale essendo stato par·agonato dal Leichlenstet·n al pt·olasso tlelt•etlo pet• ~li sforzi nel tenesmoÈ s tato dello che un arresto di movim'lnlo per spasmo tetanico locale ridurrebbe egualmente l'intestino in uno stato tale da esset·e r-apidamente abbt•accialo dalle con tt·azioni peris talLiche supet•iot·i, e che cruesto spasmo può anche esse:we prodotto dalle condizioni a cui è remoLamente dovuto l'in. v agi nn me n lo. Finqui la ques tione et·a rimaslu ne lla sfel'a della discussione ipotetica. Il Le ubuscher pet·ò, per suggerimento del Notlma~cl. ha ullimamentc cere&lo di accertare se lo spe1·imento potesse sparget'e un po' di luce su questo pl'oblema. Il pt·eciso punto da decidet·e et·a se l'invaginamcnto pote sse essere prodotto dalla pnt·alisi locale. Questa e t•a indolla ne i conigli o pet• compl'essione di una p~:~rle dell'intestino o pet• la divisione delle branche nervose nel m esenterio. FuPono eseguili diciannove spet·imenli, in dodici dei q_uali ru compt•esso l'intestino, negli altri ìurono divisi i · net•,-j_ Nei primi casi solo una volla accadde rinvaginazione; la parte compressa dell'intestino fu tompletamenle circondala dalla parte dell'intestino che le stava immediatamen te al disopra . Negli altri casi l'invagi namenlo fu trovato due volle, ma solo pet· la estensione di mezzo centimetro, e in un altro caso fu trovato lo invQginarnento in un'altrt\ parte dello intestino. In questi casi la estre mità inferiore della parte sana era passata dentro la estremità supel'iOI'e della sezione paralizzata. È da notarsi la direzione dello invaginamento nel pt•imo caso. La forma discendente è quasi costante nell'uo mo e la forma ascendente è ct·eduto esset'fl incompatibile con un invaginamento infiammatorio. La conclusione probabile si è che qui si avesse semplicemente un esempio della forma di invaginamento che tanto spesso accade dut•ante la murle, specialmente poiché in nessun altro cas o la compressione riusci a cagionare l'invaginarnento. I due resultt•ti posi ti vi ottenuti con la sezione dei nervi erano troppo leggieri per dar lot·o molta importanza. Il tentativo _


RI VISTA

fallo in un caso per deler·minare lo invagi namenlo con la -eccitazione eleltt·ica dei nervi ando egualmente fallito nel luogo stimolato. Ma lo inva ginamenlo si vide pr·odursi in una parte distante degli in testini, essendo 11uesti in pari tempo fuor dell'addome. Per questo invaginamento non potè esser<:: scoperta alcuna causa locale, sembra essere stato puramente la conseguenza della vigorosa azione peris toltica, che può -così bas tare da s è sola. D'altra pat·te g li spe1·imenti confortano poco l'idea clte la lesione resulli da una paralisi lo.eale intestina!<>.

·Sull'Importanza del rtaesso p&lpebrale nell'an..tesl& oon olorotormio, (Journ.al de Medicine et de Cltirurgie, gennaio 11:!82). Il dottor· Bet·ger, in una nota partecipata all'Accademia, . dimostra c lte la sicurezza nell'anestesia con cloroformio è ripos ta s ul principio che consiste nel somministrare il clor oformio a piccole dosi e nella conoscenza e nell'allenta os- , servs:done di alcuni fenomeni fisi ologici. Fra questi è il fen omeno della cessazione e del ritorno . del riflesso palpebra le, che dà la misura più esatta dell'anestes ia completa e della cosi de tta zona maneggiabile di un ·.age n te anes tetico. Il più lieve contatto col polpas lrello del dito s ulla congi un. tiva del bulbo ocular e e s ulla cornea in individuo desto, dà luogo a un fenomeno l'iflesso, alla conll·azione cioè delI'OI·bicolare delle palpebre, che produce la chiusura della ·r ima palpebrale. Quando l'anestesia é completa, questo riflesso palpebrale cessa; i toccame nti della cornea o della congiuntiva oculare non danno più luogo ad alcun ammiccamento delle palpebre. Quest'allo riflesso, tra quelli della vita di relazione è l'ullimo a scom:pai'il'e; il s olo che per!.'is le dopo la sua abolizione é la dilatazione della pupilla solto l 'i ntluem~a delle ecci tazioni tlel gra n s impatico addominale. D'altra pa1·le la .. s ua abolizione, se~nan Jo l'e!.'OI'di l'e del periodo di tolle1·anza,


MEDI CA

è ancora assai lontana ùall"invasione dei fenomeni tossici

prodotti da un eccesso di clorofot•mio. • H r iloJ'no della conlJ·azione dell'ot•bioolare, si manifesta dapprima alla palpebra super·iol'e solto for·ma di contl'azioni tìbrillal'i, posciu di contrazioni totali di questo muscolo, quando si tocca delicatame nte col dilo la cornea o la congiuntiva, è il primo fenom eno che, ces!!ata l'amministrazione del cloroformio, denota il ritorno verso il periodo di risveglio. Si può adunr1ue regolare l'impiego del clm·orormio ed otlenet•e a nestesiu comple ta, prolungata pe•· quanto è necessario, s ospendendo le inalazioni quando il t•itlesso palpe-· brale è cessalo, cioè quando un lieve toccnmenLo della corn ea o della congiuntiva col dito non pl'oduce più. contrazione d elle palpebre, e ri prendendo le inalazioni con precauzione quando .il contatto determina nuovamentP. contrazioni dell'orbi~olat·e, speci•1lrnente alla palpebt•a infe1·iore. L'acce rtamento di tale fe nomeno non esclude tutta via l'accurata ossel'vazione di altri caratteri del pe1·iodo di tolleranza : cont•·azione della pupilla, rilascia mento generale dei muscoli, specialmente di quelli tlella mascella: regolarilti del polso e s oprattutto l'attenta sorveglianza del ritmo della r espirazione. Le differenze individuali, notevoli secondo le età, secondo gli s tati patologici ed anche secondo gl'individui, che la clinica dimostra esistere non solo nella quantità assoluta del cloroformio impiegato o nella pt'Oporzione della s ua mescolanza coll'at·ia, nella quantità e nella proporzione necessarie per l'an·e stesia ; ma anche nell'inlervallo che separa questa dose anestesica dalla dose tossica 1 sembt•ano provare che non è col dosnmenlo pr~liminare dell'agente anestesico che si giunger·à a regolat·e ruso del cloroformio e ad evitarne i danni, ma coll'attenta osservazione dei suoi effetti fis iologici, fra cui la conservazione o l'abolizione del riflesso palpebrale sembra avere un valore parlicol11re.


RJVISTA

La patologia del mal eU mare, del doLI. J. A. J nwJN ( T !te Lancei :2() novembt·e 1881). Il mal di nHu·e pienamente slahililo è un fallo complesso, in cui senza dubbio sono imp e~nali molli oi·gani elle agiscono e reo gbcuno gli uni sul'l i alll'i in varia manim·n. Sembra pe1·6 ra~ion e " ole il c1·eder o che sul pri nci pio, fJUanrlo le condizioni d ~ lla vita ot·dinat·ia co mincimlO nel css•} t'e distur·bale, vi sia qunlclt ~ mol la pt·incipale, la cui pt•essione melle lulto il mec~anis1n o in confusione. l nuanzi lullo fra i falli lisiologici J•ivelali dagli in~egno si speri1nenti dell'ultimo m ezzo secolo, vi hn la cognizione che i noslt•i co t·pi sono fornili di ciò che puù clt i a marsi un sen8o .~pccirtle Sltf'Jilemen t a re, alfallo indipendente, rna nello s tesso tempo in sll·ella relazione con gli all1·i nostl'Ì sensi speciali , la cui funzi0ne è di c delet·minar·e la p osizione della testa nello spazio • e di gove1·naJ·e e dirigere il meccanismo t':slr; lipo cinetico da cui è mantenuto l'equilibrio del COJ'flO. Que-3ta « fn collit dell'equilibt·io • pat·e sia più o meno collegata c()l cel·velle tlo, coi lobi ollici e p1·obabilmenle con alll'e parli dell'ap!Jarato nervoso, ma senza dubbio In sua sede pr·incipale è nei canali selllicircolari dell'o t·eccbio inlet·no elle possono esser·e riguardati come • gli OJ'g-ani dell'equilibr·o ». Il mol Ji mare, che megl io si di1·ehhe mal del molo (poichè non solo nccude nei laghi e anche nei Jiumi, ma, come è noto, un male identico può essere cagionato da allri movimenti che non quelli dell'ocqunJ è essenzialmente un ùislu1·bo di que!"la funzione. Semb1·a necessario che il molo siu o indietro, () in basso od oscillatorio e che sia continualo per un certo tempo. Uno combinazione di que;;le condizioni è la piu attiva, !?pecia lmenle se vi si ag-~iunge un elemento di irregolat·ilà e di incert ezza. Quindi tl che molLe persone che 11011 pt·ovano alcuu clislu1'bo dut·anle il regolare dondolamento di un yacht a vela, si sentono male in una barcu a r emi o in un bnsli111ento a Vtlpùi'e. Jl molo fa male disluruanclo a) la ~n do linfa nei canali semicit·colori ;


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b) i visceri addominali, e probabilmen te c) il <''~ rvell o e il l iquido solloaracnoidale alla sua base. L 'endolinfa, scm·renclo libcr·amen te nei canali sern ici r·colari, é solloposla a tulle le le:zg! fisiche tiPi lifJuidi, seg-ue il m oto d ella Lesta (e della nave) in rruei canali il cui piano COI'risponùe molto pr·ossimamenle al la direzione di cruel molo. Quando il molo ò di sui.Jilo ìnvcrlilo dallR oscilla1.ione semiritmicn della nav~, o allPt'alo nella di1·ezione dal $Opi'a vven ire di una nuova onda che l a colpisce in un nlli'O punto, l 'endolinfa contin ua a muovci'Si nella sua dir~>zione pr•imiti' 'a, tinchè é ur1·eslala dallo alll·tlo. Il che cn~ionf! una inop portuna pressione in una o più ampolle , per• cui sono t t•asme!"se al sensorio delle imp1·essioni disaf'tini, d'onde la incool·dinazionl', la ve1·tigine ere. Gli otoliti sono mossi flUa e là in ciascun movi mento drl liquido; i cigl i e i tìlarnenli ne1·vosi le1'minali sono it'I'iluti e g-uasti, e quando CJUeslo processo ha continualo pm· un certo tempo, sì è stabilito uno stato di cose che rappt•esenla la vera condizione pnlologica pt•imitiva della forma ordimwia del mnl di mar·~ che b la ipercmia irrilativa rlei Cf!nn.li semicirc0/ari. • L a spiegazione del fallo ben conof'ciuto che il male di mare è m eno sentito nella posiziono OI'iuontal!'l è _Purnm~>nte anatomica. La natura ha poco provvedu to per l'eCJuilibrio del corpo nella posizione orizzontale o in alt1·e po~izioni che si Hl lonlanano molto dalla pet·pendicolare; f!uindi lro\·iAmo che le l;lrnpolle di lulli e t1·e i canali sono situate alle loro estremità anteriori. In conseguenza di questa collocazione quando il corpo è sdraiato e la testa rovesciata indietro, l 'endolinfa e gli otoliti gravitano overso la pal'le meno sen siliva, e il lot•o disturbo non av1·A la !-~lessa tendenza ad al teral·e la pt·e,:;sione ou a protlUI're i1·ritazioni enl1·o le all)pollo. Si ha una valida conferma a questa ipotesi nella p:t•andissima somi~dianza f1•a i si ntomi del mal di mare e CJUell i della vertigine labe1·intica, la cui condizione patologica è ora genel·almente ammesso csset·e un disluPbo di p1·essieme entro il laberinlo. Ad eccezione della sordit<i e del tinnilo clte sono di origine pm·amenle cor lear e (Knapp), i sintomi che tutti gli antichi desc1·ivono nella vertigine del M eni.Me sono


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così somiglianti a quelli del mal di mare che si possono riguardare come identici . Considerando unicamente i s intomi relativi alla lesta, può dirsi che in un caso ben deciso di mal di mare, essi non mancano mai a qualche grado, variar.do da una semplice confusione di testa alla vertigine e ad una cefalalgia più o meno acuta. Invertendo quindi rordine fra la causa ed ·effetto, possiamo riguardare il male di mare come corrispondente alla parte non cocleare della malattia del Ménie1·e. Questa ò una • vertigine di lranslazione di tullo il cor po (Charcol} in cui una forte sen'!azione subbielliva di un movimento di lranslazione di tutto il corpo (Charcot) é prodotta da una condizione anormale dei canali semicircolari; nell'altJ'a un vero movimento obiellivo di translazione di lutto il corpo produce una condizione anormale dei canali semicircolari. La esperienza ci ha convinto che sono almeno tre forme diverse di mal di mare che possono essere clinicamente distinte l'una dall'altra, e ciascuna delle quali può essere alleviala con un approprialo trattamento. Siccome il vomito é ordinariamente il sintomo culminante in lutle le forme, sarli conveniente classificarle come segue: t• vomito nervoso o Jaberinlico. 2- Vomito laberinto-muscolo-viscerale; con cu i si intende il vomito dovuto al distu1•bo meccanico dei visceri promosso dall'azione muscolare incoordinata, conseguenza delle difettose impressioni laberintiche. 3• Il vomito stornacale: il vomito slomocale primario, il vomito stomacole secondario. Il manifestarsi di una o di un'altra forma in un dato caso dipende do Ila natura e dalla durala del molo e dalle tendenze costituzionali deH'irtdi viduo. Prima specie - Tutli gli sper imcntalori sul laberinto vivente, ad ecce1.ione solo, io credo, del Lowemberg, sono conc01·di nello ammettere che una irritazione entro e nelle vicinanze dei canali semicircolari è costantemente causa di nausea e di vomito; e questa conclusione è appieno confermala dalla unanime affermazione dci clinici essere la malattia di queste parti direllamente cagione delle stesse conseguenze. Questa specie del mal di mare è mollo frequente nei grandi battelli a vapo1·e che solcano l'Oceano ed ha

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per solito una naturale tendenza a dileguarsi rapidamente, . bastando ordinal'iamenle la posizione orizzontale. l soli rimedi che danno sollievo sono quelli che agiscono diretta-mente sul sistema nervoso: gli anodini, i sedativi e in minor-grado gli stimolanti. Seconda specie. - I violenti e complicati movimenti di una, nave in allo mare tendono a disturbare mecr.anicamente econtundere i visceri addominali. In chi e assuefallo a questa vita, l'azione mu ~colare involontaria entra a proteggere gli organi sofferenti. Negli altri il corso degli eventi è il seguente: L'endolinfa, come già fu detto, segue il moto dell~ testa, e dopo che ques to moto è cessato, quella continua per· un secondo circa a muoversi nella direzione originaria. Durante questo secondo, false impressioni sono trasmesse al sensorio, il quale a sua volta le rimanda ai muscoli addominali, che sono messi in disordinala azione e ne nasce unacompleta confusione addominale. E si noti che proprio questo secondo è di grande importanza pei visceri affetti, perché durante esso è alterata la loro base di sostegno e questo fa che si urtino gli uni contro gli altri. È po!isibile che certe impressioni di equilibrio sieno generate nei visceri stessi per mezzo dei corpuscoli del Pacini. Ma se cosi fosse ,.. tali imvressioni essendo più o meno esatte, male si accorderebbero con r1uelle formate nel centro principale dell'equilibrio ed aggiungerebbero un aili'O elemento alla confusione generale. Il vomito di questa specie è molLo violentoed ordinariamente accompagnato da molLi sintomi disgustosi .. È solito sulle piccole navi in un angusto mare agitaLo. E allevialo nello stesso modo che quello della prima specie con la importante aggiunta di una leggiera fasciatura intorno l'addome. Ter;a specie. - La varietà primaria è cagionata dal ùistUI·bo meccanico dell'ordinario contenuto semiliquido dello · stomaco. Accade mollo frequentem ente nelle piccole navi;_ non ha altri sintomi che un leggiero pallore.e della nausea, ed è di solito alleviata immediatamente dal vomito. Nella varietà secondaria, lo stomaco irritato e sconquassato dalla continuazione delle condizioni descritte per la seconda epe- -


Hl VI SH.

cie, e fr·e·ruentern ente C'on unu predispo~i1.i011e, enlt·a in una azione itTeg-olare. Tu l tociù elle è ing-lriollilo è ri~e l­ tato imm ed iatamente pet· giomi e anche s<'llimane, e cosi la ,·itn può esset·e minacciata di inanizio11c. Si cura con !"npplicnzionc giudiziosn dello stc"so l!·nttoruento intliC'alo pe1· la prima specie, unendoYi i rirnedi dir·etti spt>rialm•~nte pe1• lo stomaco sia esterni clte interni. Da quanto si e drlLo si s(·or~e quan lo poca spet·anzu pu··~ a Yer;:i d i tro,·n t•e rmo specifico f(enet·Rie. Cl re il mal tli mat·e pos:"a nsislet·e indipendentemente dalle im pressioni visive è facilm ente dimostrahil(>; ma pct•ò non può esservi duuuio che queste impres:'<irmi visive ~S<'rcitano una impo1·tante influenza in alcuni ca"i. Lo ordinnt·ill ,·e1•ti~ine vi siva dipende o da un esaurimento drll'appat·tllO ~1tti c o o da una disat·monia fra le impressioni vi:;ive del momr>r rto e i coucelti formatisi negli OJ'~ani cenlndi dt>ll'tt•Juilibrio. Nella ve1·tigine visiva clel mal di rnAI'e ~embJ'a esset>vi un disaccord o fra le impre~sioni visive immedia to o vePe e un cel'lo rcuilo o senso oiRico della di~pof;izione e dl.'ll'or·dirre delle cose, il quale di.:;accor·do passa nella coscienza come un di~gustoso sentimento d'ince1·tet.za, di ver·tigine o di nausea. Sembra possibile che le impressioni tatti li o il ~cuso di vuoto indefinito comunicato allrnver·c.o i piedi nel cur_nminure possa put·e • eseJ·cilat•e qualc he inl'lucnta. Questo conduce alla f[Ui s lione del come tuili i fenomen i del mal di mat'fl hanno onlinariamente una 1':.1pida tend enza a dilc>guarsi. La natura costruì l'ot·gnpo dt>Jl'ef[uilihrio in modo che fosse sommamente adatto a ricevere le impressioni attl·nYet·so la s trutlut•a fi,.ica del suo contenutn, ma fll la pNtfica che insegnò a CJnell'oi·gnno Ji tt•asrnellere al sensorio la giu;-lu no;cione della n aLut·u Ji quo·slr i.npt·•~::ssioni . Il fanciullo non può camminare finclu) non ha impat·ato. Il funnmbulo non può sta r•e in equilib1·io se non òopo un l ungo esercizio. Nello stesso modo, s ul mat•e, la com;ue tuùine insegna ai canali sem icircol nt•i ad adallat·si al nuovo stato di cose e a non l.Jatlar·e ad en·onee impressioni che !Wima s'et•ano avvertile. Difatti la nuova consuetudine può diventai·e cosi foele che un disturbo di essa pcl ritorno a terra l

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MEDICA ij) UÒ essere contrassegnato da eg uali fenomeni; quindi l'an-

-dare barcollante che talvolta si osserva nei marinari noJt -e~bri nelle prime o1•e che hanno posto piede sul lido dopo un lungo e tempestoso viaggio. Concludiamo con due quesiti di valore ipotetico. Il D. Semanas essendo venuto al!a assurda conclusione che un mia·sma marino è la causa essenziale del mal di mare, dette la chinina a grandi dosi e trovò che faceva mollo bene. Il prof essor Charcot trovò che le grandi dosi di chinina sono il piu efficace rimedio nella malattia del Ménière; e il Knapp ha recentemente messo avanti la nuova idea che la chinina in· duca anemia nel laberinto. Se ci è qualche a ltera--tione ana•tomica del laberinto durante il prolungato mal di mat·e, questa deve essere di natura congestìva.. Non potrebbe allora •il dott. Semenas avere avuto ragione nella cura, se non nella teoria s u cui fu fondatd? La mia propria esper ienza su questo punto è senza valore, poichè, sebbene io dessi la chinina nei miei primi empil'ici sperimenti sul mal di mare, non 'la detti però in tal dose da creder e che potesse esercitare q ualche influenza sul laberinto. Il Wollaston osservando il -rapido ascendere o discendere del m~rcurio de: barometro ·di una nave durante una tempesta mise avanti la teo1•ia che il sangue si comportasse in egual maniera e che la conseguente meccanica congestione del cervello fosse causa del mal di mat•e. Nella Igiene del Back, 1879, trovo questa osservazione del dott. Turne!' • Il mal di mal'e sembra es-sere conseguenza di piccolissime oscillazioni nella colonna sanguigna indotte da piccoli cambiamenti nella pressione -aerea pel sollevarsi ed abbassarsi della nave. Sappiamo che ·la pressione sulla membrana del timpano, sia meccanica o aerea, può esse1·e tras messa allraverso gli ossicini all'orecchio interno cagionando sintomi di pressione laberintica. Pos·sono ques ti c~mbiamenli indicati dal dott. Turner e::.sere -sempre valevoli ad impress ionare in questo modo una :persona i cui timpani sono insufficientemente ventilati 'i

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Sulla natura del gozzo epldemloo nella guarnigione di Belfort (Centralùlall f ur die me<licinischen W is8cnsclwftcn, N. 42). Dopoché in sul cominciare del 1876 si osservò per la prima volta un'epidemia di ~ozzo nel liceo di B elfort (soLto forma di tumefazione a cuLa di uno o di ambedue i lobi della glandola tiroide) e laluni cas i di silfatta affezione si notarono durante l'anno fr·a la g uarnigione, sopr·aggiunse tr·a quest'ultima nel '1877 una ve ra epidemia di questa misteriosa infermità. Nel mese di luglio erano già non meno di 9ù0 i militari (pe r lo più so'ldali del 35' e 42' reggimento) colpi ti; ed anche ne ll'autunno del 1878 e nell'estate del1 879 tr·acde di epider)1ia s i. osservarono in ulcun~ corpi di li'Uppu anche nelle vicinanze della fnrlezza. Non s i ebbero esi ti letali, quasi un ter•zo dei maiali furono inabil itali al set·vizio per il volume del tumore , nell'li al tri s i trattò di mediocri tumefazioni che qua e la presero un car·aller•e cronico. Nella popolazione il gozzo colpì solam ente due individui ;..

nelle ·caserme lasciò incolumi gl i operai. Acqua, aria, alim enta;done, g li sfot•zi pel' salire fur•ono comuni ai militari. ed alla popolazione, come pm·e il por·taeedello zaino durante· gli eser ci:zi nella g uar·nig ione di Belfol'l fu c-omune a tuttele altre g uarnigio•1i, in cui non s i osser·vo a lcun caso di gozzo. L e caserme erano de1 tullo sane, la peovenienza de i soldati. n•>n vi esel'citò influenza alcuna. P el'lanto s i pos~ono invocat•e a scltia r·imento le vecchie osser vazioni , secondo le · quali ris u ltel'ebbe clte il gozzo epidemico si tl'ova in deter mina te località, vici no ai centri endemici del g ozzo, e confe r·m ar e il sospetto già sollevato, che si !l'alli di una malattia mias ma tico-conta~iosa.

Sull'emplema; •ull'utllltà. della fasciatura addominale per ottenere la clcatrizzazlone , dott. \V ELLS ( Journat de Médecine et de Chirurvie, gennaio ·1 8~2) . :\el Cincinnali lancet a11<l c/inic, il dott. W ells de Minsler· preconizza un pr•ocesso, al quale sotto il punto d i vista.


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fi siologico s i potrebbe fa r·e qua lche app unto, ma che prati·· camente sembr·a aver reso importanti vantaggi . La cica trizzazione consecutiva all'empiema é il risultato dell' evacua m ento del pus e delle uder·enze che si for·mano tra le par·eti delle pleure ammalale. Ma il processo é lungo e penoso, e spesso r esta nella parte inferior e una ca vi là che non può colmar·si, ed a cui si accede allr·ayeeso una fistola. Le pareti rimangono allontanale tra loro pt:H' il pus, per· la diminuila elaslicil.à delle costole, e per• le ader·enze. Se si avvicinano, la cicatrizzazione s i effettua ra pidamente. Il dott. Wells è riusci.Lo ad oLLcner e tale ria vvicinameuto m ercè l'applicazione d'una f'usciatu r·a adrlominole compressiva che spinge i viscer·i contro il diafr·nmma e cosi comprime la ct\\"ilil purulr~n ta . Questa fasciatu ra deve essere por·tata contin uamente. l nol tr•e per coadiuvare la sua azione sarà ulilu di obbli ga re il paziente ad eseguit·e profonde iospil'aziooi. Esse s ono purP. utili per• libel'are il polmone dalle aderenze contr·a tle. Ben s 'intende dre biso:;rna ricorrere pure ai mezzi comuni che assicurano l'evacuazione del pus, il neltamento della cavità e la s timolazione della par·ete se v'ha poca r eazione.

Sulla polmonite aouta genulna, •ulla •ua evolutone e •ulla •ua orl•l (Gauette cles H òpitau::c, settembre J8?; 1, n. l'IO). Solto questo titolo il dott. Ch. Fernel, aggregalo alla f'acollà, pubblica un lavoro interessantissimo che termina colle seguenti con clusioni: 1• La polmonite 11cuta genuina ho un' evoluzione ed una cr·isi ca l'a LLPt·is lica. 2• L'evoluzione è· pet•feltamrmte r appresentata dal decorso J ellu l"tlbbr·e e deto::r minala dalla curva termica. 11 principio della malattia è determinalo da un viole nto bt·iYiùo feborile; posciu sopr aggiun ge una ftlbbre intensa continua che duro in media cinrtue o sette ::rio!'ni e elle cade poscia di bollo. Contemporaneamente alla rebbt·e s i sviluppa una lesione locale nel polmone, lesione c lte si riasume nell'ispe!:>simenlo e solidificazioJle di un essudato flb t·inoso (epa-


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tizzazione ros::;a), fot'mante nel parP-mchima pol monare una o piu zone com palle. Quest' epatizzazione, che è la les ione della polmonite al periodo di stato, d ura in genet·ale quanto la febbre, ed in appt·esso subisce cet•te trasformazioni per le quali l'organo può tor nare allo stato normale ( dissoluzione ed eliminazione dell'essudato). Quest'ultima fa se d i· riparazione organica non appartiene alla evoluzione della malattia propriamente detta; essa fa par·te della convale scenza. P er questa evoluzione e per queste lesioni locali, la polmonite si rassomiglia alle fe bbri eruttive. La ct•is i della polmonite ba Ju o ~o al sesto o settimo giorno della malattia; essa si manifesta con defer vescenza r apida e con sudori abbondanti. Le alterazioni dell' urina, le epistassi, la diarrea, l'eruzioni di erpete naso-labbia le, non appartengono ai fenomeni c r itici. Essi (ad eccezione dell'erpete naso-Jabbiale) sono accidenti o complicazioni. L'erpete naso-labbiale s i manifesta in generale al terzo giorno di malattia, precede di mollo la ct•isi; sembra essere una manifestazione locale analoga o s imile a quella che costituisce la polmonite. Sull'lmp&ludlsmo 4ell'oreooh1o, (Journal de Medicine et rle Chirurg ie, gennaio 1882).

La Reoue cles sciences M édicales ri pr oduce da un giornale tedesco parecchie osservazioni, le quali dimostrano l'influenza della malat·ia s ulle malaltie dell'orecchio. Non s i trat ta di ne vralgia palus tt•e ma di ver e infiammazioni che rivestono uno speciale carattere dovuto alla rnalat·ia e che sono prontamente modificate dalla chinina. Il primo caso si riferisce ad un'oli te acuta con esito di s uppurazione s ucceduta all'introduzione d'acqua fredda nel naso. Il trattamento locale rimase senza effetto e la chinina produsse immedia tamente la ~uat·igione. Nel secondo caso, del tutto analogo, s i tratt.a di un' o lite catarrale media, il terzo caso é un esempio d i ciò elle Weber-Liel ha descritto sotto il nome d'otite inler-


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mittente. Siccome l'ammalato era all'ello da sifilide terziaria, cosi l'autore si era sviato nella diagnosi, fìnchè si avvide c he lo stato dell'orecchio era un giorno buono, e l'altro cattivo, che gli accessi rivestivano apertamente il tipo terzanario, e che l'ammalalo abitava in ambiente malsano, ecc. I più miti topici applicati contro la scolo, avevano dato l uogo a violenta reazione. Questo è per l'autore un carattere importantissimo. Inoltre se le alterazioni anatomiche non sono in rapporto colla violenza e coll'estensione dei fenomeni nervosi, se tulta la regione auricolare è dolorosa, e se i fenomeni obbiettivi escludono qualunque complicanza, bisogna ammettere che la malaria ha parte in sì fatti fenom eni di otite acuta. D'altr·a por~e i medici banno fatto menzione di otor·ree nelle febbri intermittenti e remittenti , equeste complicanze dell'orecchio potrebbero essere più frequenti di quello che generalmente 8i crede. L'autore somministra, secondo Voltolini, la chinina a piccole dosi (cinque o dieci centigrammi ogni due ore in un cucchiaio da tavola di thé caldo o freddo, con o senza zucchero) con parte eguali di polvere del Dower.

Connattura 4opo morte, osservazioni del prof. BROWN SEQUARD (T/te Lan.cet N. 24, 10 dicembre 1881) . Il prot'. Brown-Sequarù ha comunicato alcune curiose ossel·vazioni. Sei anni or sono ei dimostr·ò che la caut~rizza­ zione termica della superficie di un emisfero cerebrale nel cane, coniglio e pol'cellino d'India era capace di mettere in c ontrattut'a uno, due, tre o anche tutti e quatl!'o i membri, e che questa contrattura non cessa dopo la sezione trasversa della midolla sopra la oz·igine dei nervi distribuentesi ai membri rigidi. Egli ha ora di fresco accertato che la contr·altura può accadere in uno o più membri dopo morte alla apertura del torace, se prima è stata in parte o in tutto divi!"a una metà della midolla allungala. A vendo verificato che la distruzione della midolla spinale faceva cessare la contrattura, egli fu naturalmente condotto a vedere in questi e nei precedenlj fatti una prova, primieramente: che la contra t~


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tura che é prodotta da una lt~sio n e cer e!Jt·alo n on dipende dal ce t·vello; e in secondo lunfrO che dipPnde dnlla midolla sl'inal e. M a l'esame dei pat·Licolari dep;li ullimi casi condu s sero a du bit~:we !"e la cessa;-.ione della f'ontt·allura non fo sse troppo ltmla per una contrallut·a di ori gine !<pinale. M olti alll'i s p•~ r: m e nti hanno dimostralo che la rontratlura che accade dopo l a mot•Le m ollo rat•amente cessa 'dopo la distruzione della midolla spiuale. Pil! gpes;::o pet·::<isLP e pt~ssa nella ri gidità cada vet·ira. Frequenten1enle diminuisce per ò due, tt·e o quallt·o minuti dopo la dislt•uzionc della m idolla spina le. La irTiLabililà muscolare è diminui l a f)u ando la contt·a ttur·a il al massimo di sua fOJ·zH, ma aumenta quando questa . diventa pii1 I P-~gt? t'a e cessa qufllCI H~ tempo pt•irna d el comparire della rig-idità cadaYet·ica. Per !]uaklte tempo il cjo lt. Brown Se((uard l 1a osservato n<'::rli spc t·imPnl i s u ~d i animali ch e il diaft·amma può contrnt·si dopo mot·te, in appat·en za spontaneamente e può l'il as~a rs i sPnza apprezzabili influenze e s terne. Qnf>Sl O f~:: no m e no e fa cile, specialmente r)uando l'animale é slo to ucciso con la sezi one della midolla allungala o del ponte dnl Vor·ol io. In cer·ti casi pochi minuti dopo mol'te una b!'eviss ima ecci ltiZione del ner'"o rt·enico pro dut•rà una conli'R zione peesi ~ lente di uno metà del diaft·amma e questa può passt~ re nella t•igiclità catla vet•ica . Questo fallO e JWObahiJmente Simile a quello no tato dai chÌl'UI'ghi , di soldati uccisi sul campo di battaglia Lt•ovati poco dopo nello stes:"<O pt·eciso a tteggiamento che a,·eyano al mom ento della mor te. Ques ta cnntratlut·a, benchè posi mortP.m, è un atto vitale e può solo accader e dopochC la midolla spinale ha pePùulo la sua funzione. Ciò dipen de fot•se da uno spP.cio lP. ca mbia rn ento nelle piaslt·e mo trici termin ali nel muscolo, dovuto a nno lesione cerehra\t.J. Su fJ!UC!'\tO punto i l dott. Br·own·SequHrrl pt·omelle un'altt•a comunicazione, in cui m ostrerà che la it•t•ìtazione delle radi ci dei net·vi spinal i , quando hanno perduto la loro eccitabi lità moll'ice possono ftu· cessat·e una conlt'A llura di or igi ne ence falica for se per inibizione delle piaslt•e m otrici terminali.


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111111& gangrena gazo1a, pel doll. DANIEL M oLLIÈR ( Bollellin de l"accadémie d e .''11édicine, n. 49, dicembre 188 1).

I l dott. Molliè t' ct·ede aver accertato che nel gruppo de lle malattie settiche s iav.me una che non puù confond e~·si con altre, avendo una specialità assai manif,~s to, cioè la aangrena gazosa. Il met.odo anlisellico rimuovendo le .a ltre complicazioni ha concesso di osse rvarra allo stato libe ro. Sifl"alta malattia è prodotta da un micr obo facile a scoprit·si. Esso ha sede nel tessuto cellulare. La malattia pt·oduce rapidameute la morte. Ha per sintomi fot•tissimo dolore pt·emopilot·io, dispnéu, enfisema progt·essivo, ra pido sfacelo del tessuto, apir esìa ed anche ra!fr·eddamento se l'estensione del processo non provoca la febbre. Essa ò insanabile. ·

·Ga.•tro•oopla. ( The Lr~ncet, 10 dicembre 188 1, N. 2i). La luce elettrica è s tata applicata per l' es~1me dello s tomaco e dell'esofogo del dott. Mikulicz di Vienna. Lo strumento da lui immaginato consiste in un tuho di sessanta·Cinque centimett•i di lung hezza e quattordici millimett•i di

·diametro, rigido e piegato ad angolo di 150" all' unione del terzo medio con l'inferiore. Quando lo strumento è inh•odotto, questo gomito corrisponde Alla cut·valura delle vertebre to.raciche, e deve essere accureta mente aggiustato, altrimenti lo strumento non arriverà al cordia. Il tubo contiene dei corndutlori isolati cong iunti all'estremità inreriore con una .ansa di filo di platino protetta da una las tra di cristallo. Ne llo strumento vi sono due canali in cui circola acqua fredda pet• neutralizzare il calore generato dai fili incandescenti; vi è pure uno strello tubo ad sria, attraverso cui lo stomaco,. dopo essere stato risciacquato, può essere disteso con aria per- mezzo d i una palla di gomma elas tica ed inoltre vi é un .ampio tubo per l'esame ottico. Per la introduzione dello s tl·umento, il paziente deve giacere s u di un Ialo e la testa es:s ere s ituata in modo che la saliva possa fluire liberamente


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dalla bocca. Si fa un'iniezione sollocut.anea di morfina pe~ diminuire l'eccitazione riflessa che allrimenti sarebbe provocala dalla presenza del tubo. l due principali ostacoli alla introduzione dello strumento sono il còslrillol'e inferiort: della faringe e In lal'inge. Questa è tr·atta in avanti, l'allro è s uperato con la pressione. i:: stato fallo uno strumento piu corto per l'esame dell"esofago. Fino ad ora lo s l!'umenlo è s tato usato solo in pel'sone sane e solo si è veùula la membrana mucosa normale.

Un nuovo aegno per la diagno.i diatlntlva. fra i rumori" del ouore e quelli del perloa.r41o, del dott. LYNCH (S. Pelersb, med. Wochens. 1882, N. 2). Quando un rumore che si oùe sulla punta del cuore o in sua vicinanza non si può chiara!Ilen te stabilir·e se è generato nel cuore o nel pericardio, bisogna, secondo il Lynch, fare inspirar·e il malato a poco a poco e lentamente più profondamen[e che è poss ibile, far·gli trattenere per un poco il r e spiro e poi lent.amente e a poco a poco farlo espi1•are. 11 rumore pericardico va fac(}ndosi sempre più distinto, rimanendo al massimo della sua forza durante la sospensione del respiro, per diventare g•·adatamente di nuovo più debole nella espir azionP. senza per·ò mai cessare completamente. . L'autore dà di ques to falLo la seguente spiegazione. Il pericardio è aderente al centro lendineo del diafragma, e nella. respirazione quando il diafr·agma si abbassa è tratto in bass o con questo, e cosi la cavità del pel'icardio è aumentala nel diametro longi Ludi naie, ma diminuila in tuiLi gli altri diametri. Naturalmente allora il pericardiosi applica più stt·etlamente · . sul cuore, le sue pareti sfregano con più forza sulle ruvidezza, . e quindi un r umor·e generaLo nel pericar·dio deve diventare piu inte nso, e durante la sospensione del respiro in inspil'a.

zione r imanere al massimo di sua ror·za e nella espirazione tornare più debole.


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Lo •flgmograto nella pratloa privata. The Lancet, (gen--

naio 14, 1882). Ora che abbiamo strumenti capaci di prendere i tracciati del polso, quasi cosi rapidamente ed immediatamente, quanto- si può colle dita sentire le pulsazioni dell'arteria radiale, è oltremodo desidet·abile che si generalizzi l'applicazione dello . sflgmografo in quei casi nei quali esso può con probabilità riuscire efficace. Come ogni altro trovato consimile, lo sfigmografo venne altet·nativamente senza riguardo esaltato, o indebitam~omte ­ disprezzalo. È ormai tempo che nelle diagnosi giornaliere delle malattie sia finalmente dai pratici determinalo il suo giusto valore. In breve i falli sono questi. L'altezza del tracciato fot' mato dall'ago, dipende dalle condizioni e dai metodi di applicare lo strumento, e può essere privo d'ogni signifìcazione, ma la sua direzione, sia obbliqua.

opput•e verticale, in relazione alla rapidità del movimentoaella carta, è di un'importanza considerevole. Se la contrazione del ventricolo sinistro è normale e la· distribuzione del sangue altraverso il sistema arterioso è · . libera, il tracciato ascendente può elevat•si quasi ad angol<> retto dal limite inferiore della carta. Se l'impulso comunicalo dal cuore alla cot·rente ~anguigna è debole, ed i vasi sono rigidi in modo ch'essi si dilatino lentamente, il tracciato ascendente può riuscire obbli(IUO. Cosi pure, se i vasÈ sono in istato normale e liberi il trae- . ciato discendente può cominciare con un rimbalzo acu lo dal momènto dell'abbassamento, o della cessazione della forza dell'azione del cuore, com'è dimostralo dal tracciato ascendente. L'unione fra la line.a 11scendente e quella discendente dOVI'à essere perciò acuta. La rapidita della cad u ~ dimos\ra lo stato dei vasi riguardo. la loro rigidità. La contrazione dei vasi, ch'è una reazione sulla dilatazione-,


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-efrelluala dalrimpulso comunicato t!al cuo1·e alla co•·•·enle sangui gna, r•·oduce un secondo innalza mento, 01·dinariamenle a meta della linen discenden te. Questo innnlzamenlo, che con·LJ·asseg-na l' elPmenlo arlt'rioso del r.~n o meno polso, sla i 11 r elazione col LJ•acciuto ascendente, che non sia alleJ•ato dal modo d'applica;~.ione dello steumento, e ri esce pc•·ci ò d'un gl'ande valore. l punti principali del valore lll'alico, che lo sfigmogJ•afo d imosl1'a, possono pe1~ciò e:<seJ'O consitlcl'ali come 'Segue: La fot·za e la sciol tezza dHll'impubo venti·i colaee in r·appoi·to allo stato delle arlc1·ie: la condizione delle tonache urteriose dal punto di vi!"ll.ì della loro ri~irlitit, oppur e •' l aslicilà; la condizione d,.. l le tona che muscolat'i delle or krie indica ta dalla foi·zn di contrazi one dei n~s i stessi e della l oro eccitabilità resa manifèsta dallA vivtJcilù della lor·o contrazione che r eagisce alle conLI·azioni ca•·diache. Questa cont•·azione è un vero e completo molo rifl esso del sistema vasr,moloJ·io. Riesce 'luiudi abbastanza manifesta l'importanza dell'uso di questo strumen to, da rendet•lo d'un g1·ande valore pt·atico anche nelle mani dei medici più aff<:~ccendali ed é nell' interess e della loro a1·Le che se ne divulghi l 'uso. Il disc1·ed Ho nel quale è catlu lo, proviene dal falso entusiasmo, e più di r1uesto c0nl1·ibuì pure l'esas-er'azione della sua importanza, ment1·e oncorn non e!'a stata inter pretata la natura delle sue dimostt·azioni, e l'aiuto clte, r egolarmente u sa to, esso può recare.

·un cuo eU afbnìa •Pa•Uoa, •tucUat& dal punto eU vt•ta medtoo-mllitare, dott. Nrcour ma ggiol'e medico (Deutsc!:t Mi/ii. Zeit., fèblll'uio 188:?).

Il caso narrato dall'autore può interessare egualmente il m ed ico specialista ed il medico milil.are. Trallasi di un sollufOciale della 6' compagnia del5• Reggimento di fanteria (lladen) conosciuto per la sua sveltezza, pel suo zelo in servizio e per· essere dotalo di una ' 'oce cogi polente da riuscire pe1·sino incomodo ai vicini -quando comanda gli ese1·cizi militari in piazza d'armi. Pro-


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viene da genilol'i sanissimi, non ebbe a soffrire malattia di sot•la, lt•anne una leggiet•a congiuntivite catarrale, né diede mai a veJet·e di esser·e nella sua sfet•a. ne1·vosa nè t1·oppo delicato nè eccessivamente sensibile. Immediat ame nte dopo le manov del 1880 fu p1·eso da calarro faringo-laringe'o, dimodocllè la sua voce divenne rauco. Continuo il servizio sfot•zan o il suo organo vocale per dat•e alla voce tanta forza he valesse a compensat·e la perduta chiarezza. Sotto gli sfo1·zi pr·olun gali la voce andò sempre peggiorando e l'individuo fu costt•ello di t•icot•t•ere alle cure del medico. Al primo esame fatto alla infermeria, si tt•ovarono e r•osioni catat·r·ali all'epiglottide, le corde vocali affette da llogo~ i .c·atat•t·ale. - Le erosioni guarit•ono prestamenle colle pennellature di nilt•ato d'argent0. Non oslante che anche i fenomeni inlìammatot·ii rett·ocedesset·o, la voce divenne sempre piu fioca e finalmente si stabili afonia comple ta. L'autore ebbe questo caso in osservazione nell'aprile 1881. Egli ho rilevate all'esame Jaringoscopico le se~uenli allerazioni. L' epi§.tloLLiùe di forma normale por~anle due piccole cicalt·ici t•esidue d'ulcerazioni guarile, la cavità laringea di grandezza medioCI'e, la piega interaritnoidea gonfiala. La mucosa dei legamenti vocali superiori rammollita ed arrossata, le vere corde vocali di color roseo, nei movimenti fonetici venivano a combaciare abbastanza simmetricamente nei loro due terzi anteriori, mentre nel terzo • posterorie restavano div~ricate. Nei violenti sforzi di fonazione i Jeg~:~menli superior-i sporgevano tanto che non lasciavano vedet'e le cOI'de vocali, la voce non faceva senlit•e chE~' una i ~offocata e sibillanle. Il tt·ollamanto fu dit•etllo contro i fenomeni catarrali. Essi diminuirono di molto solto l'uso di pennellalure di tintura jodica e in seguito all'applicazione di un vescicalorio alla regione tiroidea. Ma l'afonia persistette; anche la giusta apposizione delle cartilagini at•itnoidee et•a insufficente, cosichè l'autore fu indotto ad ammettere una paresi del muscolo tt·asverso; ma questa non bastava da se sola a spiegare completamente l'abolizione della voce poiché la parte· ante-


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r iore della rima gloLtidea era capace di chiuder si ferm&mente. Chiamato a consulto uno specialista, anche questi trovò al laringoscopio le stes:òe alterazioni t1·ovate dal curante ed ambedue convennero di ammellet•e che l'afonia non foSSI) mantenuta dallo s tato catarrale, ma bensì avess ela s ua origine in una affezione dell'apparato nervoso. Conseguentemente a questo concetto diag nostico s' intrapresee la cura coll'elelt•·icità, e per abituare il paziente al trattamento elettrico intralaringeo si sollopose più volle at ctJteterismo elle imparò a tollerare benissimo. La faradizzazione es terna non ebbe alcun effetto; s'introdusse una sonda e s'andò a toccare la piega pos teriore, al che la rima glolliJea s i chiuse per tutta la s ua lunghez7.a. Per questo solo fallo si poteva escludere la para lis i del muscolo trasverso; eppure l'afonia persisteva. Non restava adunque ad ammettere o che si trallasse di afonia spas t.ica oppure che il 'paziente e•·a un s imulatore. Anche la faradizzazione intralaringea tlbbe risultato nega tivo - fu tentata la galvanizzazione centrale secondo il metodo insegnato da Schintzler; que!Sta ebbe almeno l'effetto di permettere al paziente di pronuncia1·e abbastanza chiara la vocale i, ma di più non si polf'l ottenere. Alla fine di giugno la corda vocale destra si trovò un poco tumefatta, cosicchè nei movimenti di fonazione per i toni di mediocre altezza, la glottide vera formava una fessura leggermente convessa, mentre nei tentativi falli per ricavare i toni alti avea luogo una leggera sovrapposizione dei legamenti vocali. La vibrazione delle corde vocali era, come prima, abolila non ostante i piu enel'gici sforzi di contra zione e forLi movimenti respiraLorii. SoLLo le applicazioni elell•·iche, si osservavano ancora contrazioni della muscolatura del collo, la mascella portata innanzi, la bocca sLiraLa in larghezza, e contr-azione di tuLLi i muscoli che s tann()o in relazione cogli aLli fonetici. - Continuando l' esperimanLo il malato si lagnava di doloroso senso di cosLrizione alla gola e allo slerno. Allo scopo di r endere inattiva J'innervazione volontaria ed anche per menomare i fenomeni catarrali sostenuti dag li sforzi che i.l malato faceva per par-


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lare, s'impose a questi un silenzio assoluto di 14 giorni. Scorso questo tempo si vidP-ro le cor de vocali ritlolle quasi .allo stato normale, ma l'afonia sempre la stessa. Dall'agosto fino alla metà di settembre il paziente fu lasci~to o sè Stmza Durante questo .alcuna cura e rimesso in servizio. tempo egli non fu occupato che nel scnizio interno che egli disimpegnava parlando a voce bussa. Un bel mattino il suo capitano lo fa chiamare .in fretta m entt·e ancora dormiva, ed al!'ordinanza che lo chiamava, stando tra la. veglia e il sonno rispose con chiara e sonora voce oengo subito. - Appena fu desto Jel tutlo ricadJe nello stato di prima. Questo fatto non poteva altriment~ spiegarsi (esclusa una volta la simulazione) che colla s upposizione di una reale afonia spaslica, e che lo spasmo a vesse luogo quando il malato cercava di emettere volontariamente la voce; inoltre che l'innervazione entrava in aUivi'là normale quando l'individuo parlava inconscientemente. Quindi a confer·mare la diagnosi di afvnìa spastica, avrebbe dovuto comparire la fonazione qu:ando si fosse abolita o sospesa nell'individuo la innervazione volontaria. Il paziente fu pertanto cloroformiz.zato nel 19 settembre. Appena passato il periodo d'eccitamento, e dopo alcuni brevi sforzi fonatori cominciò ìl paziente a pronunciat•e delle parole con una voce chiara, sonm·a e :senza il minimo velo di raucedine. - Si sospese tosto la narcosi e si osset•vò che di mano in mano che ritornava la sensitivHà, ritornava a s tabilirsi l'afonia. Il D. Hack che avea sempre assistito agli espet'imenti propose l'anestesia locale mediante l'etere solforico applicalo per inalazion e P. pet• polverizzazioni esterne, ma questo tentativo rimase senza effetto. L'autore sperando di ollenet·e maggiori vantaggi colla narcosi generale clorofot·mizzò il suo malato una seconda volla e anche allora si ripetè lo stesso fenomeno del gridat•e, del parlare e del ritorno dell'afonia appena fu sospesa la narcosi. Non si credette prudente ripetere la cloroformizzazione tanto più che il malato dopo· tale esperimento si lagnava di disturbi ga-


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sLrici. L'intlividu(l fu poscio licenziato oln ll' o!'pedalc eJ impi egalo p1·esso la m ensa dt>gli ufficiuli in quol ilà di contabile. L 'aulot·e ehbe occasione di rivederl o ol 12 gennaio e trovò che non os~onle continuasse a ptH'Ia r e a vocP. bas:sa, tusciava· per·ù sentit•e un certo suono nelle sue pa t·ol e. Si osservò allora SJWCi almente che la tosse ltl quale tl apprima era completo mente afono e tracheale, e1·o r·idivenula sonora norrnnlm1~nte, l'ammalalo ste!'lso diceva di pl'ovnre qualcil e miglioramento, che poteva qualche v olla emellct·e delle voci <;!liare, segnatamente se e1'a intento a ' Jlltllchc urgente occupazione. L 'esplorazione luringoscopica condusse ull'inle!'essante osservazione che il suono della tosse pnreva p!'odotto tla •·avvicinamento mar:rgior e delle COI'cte vocali superiori. N elten· tativo di pr·onunciare la i la sinislr·a corda vocale SOI'montava la destra. Durante l'esame larinp-oscopico non si potè r is:contrare una fon azione propri amente gener·ata dalle cor de vocali vel'e, come put•e non si vedevano m ovirnE'nti vibl'ator·ii. Nei toni alli l a rima gl ollidea si chiudeva completamente, mentre che nei bo ssi la parte posteriore della stessa riman eva aperta. Non sar à fu or>i luogo ri epilogat·e ora lu malattia nelle sue fa si. La prima fu se è contt•assegnala dal cal<n'l'o kascurato dal paziente; questo calarr·o produce la pat·esi dP.I muscolo tt·asver so, quindi diminuita estensione della voce, specialrnentt! pet• i toni alli perch è la glollide non si chiude suflicientemente. Il mal ato vuoi vincer e la sua rauccdine e ce•·ca di compensarla con sforzi eccessivi rlei musl'oli tir·oari tenoidei interni ed eslet•n i. L a ~cco nd n fa so com incia coll'etTetto del ca lnteri smo sulla plicalut·a int~ r·a nitenoid eA, m ediante la quale, come spesso succede, vien tolta la subpar e,:;i del muscolo tr·asver so. Da fJHel momento fu l'esa possibile la completo chiusura della rim a ;:::lottidea e non faceva più bisogno della tensione vica!'ia delle cot'de snperiol'i ; ma d'al tt•a parte, sparirono anche i toni elevati per·c!Jè l a glottide nel tentativo di esprimerli

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si chiudeva di troppo in modo da impedire alla colonna d'aria di gene1•a re una nota. I mu->coli L1·asver so e liroarilenoideo laterale agiscono norm a lmente coll'abiluRle pl'eslezza e normale movimeulo di m odulazione. I medes imi sono adunque anche normalmente innel'voli e pe1·ciò manc-a nuche quella rapida chiUSU1'8 della gloUìde in ogni tentativo di fonazione, fenomeno descl'illo da a llri autori. TraLlasi adunque di uno spasmo dei muscoli tironilenoidei interni i quali colla loro esagerata conll'azione impa l'lono alle corde vocali tanta rigidità che queste non p os!Sono mettersi in vibr·azioue. O l'a è il lerzo posterior e che J•esta di nuovo semiape1·to nella fonazione grave, nella o lta si fa chiusura completa con mom e nta nea soprapposizione. Nella fonazione baSSfl i legamenti s uperiori sembrano produel'e un tono. Non os tante la più accurata osservazione del caso, l'aut or e non potè togliersi del lutto dalla me nte il sospello di simulazione. L'afonia spastica è a ffezione assai r ara, poco .conosciuta, di essa non trovansi r egistrati che H ·12 casi. I si n tomi di questi casi cor1·ispondono presso a poco ai sintomi del caso presente. I pro e contra d'ordjne mora le l'auto1·e c1·ede dover !asciarli da parte e di do ver pi ullosto venire a llo studio della questione dal punto di vis ta obiellivo, percllè: 1) L'esame obiettivo non diede alcun appiglio per spieg a N il pei•ché quell'uortlo non poteva emelle1·e la voce. La chius ur a della rima glolliuea si faceva prontamente senza rapidità convulsa, a uzi per lo va1•ie vocali fu osservata la necessaria ampiezza di q uell'apel·Lu•·a. 2) l fen omeni catarrali, l'inspessimenlo della plica posteriore, l'arrossamento delle cm•de voca li non si devono risgnal·dal'e come cause òell'afonib, giacchè si sono a bella posta esaminat i parecchi sotluf1iciali isll'ullor i (:2 1) lru i quali alcuni rinomatissimi per Ja lol'o bella voce di comando e si trovò in alcuni, a:·•·ossa mc n lo delle cor·òe vocali senza che p e r ciò la voce ne fosse m eno mamen le pl'egi udicala. Un med iocre inspessi ment() della piega posle1·ioi·e è fe nomeno fl'olfUenle in coloro che devono fa1·e uso smodailo della loq uela;


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·questo inspessimento fa diventar la voce un po' aspra ma non produce mai l'afonia. 3) La circosta,nza difatti più concludente per la simulazione è che l'iudi_viduo nell'allo di svegliarsi involonta•Tiamente avevapar!ato e che aveva put'e parlato nella narcosi. 4) La tosse, essendo allo riflesso e abbastanza indipen. dente dalla innervazione volontaria, et'a pure afonica: questo fallo parlerebbe per la simulazione, giacchè non s imulando la tosse naturale dovrebbe avere un rumore esplosivo accompagnalo da voce; se questo romore non si sentiva era giustificato il sospetto che l'individuo evitasse a bella posta qualunque suono vocale o lo comprimesse nell'alto d.i formarsi. Ma questi falli ci conducono poi naturalmente a ponderarne . altri di contrario signifiCHLo. 1) Non si tratta qui di un disturbo d'innervazione dei co·stritlori della glottide, per lo meno non nei movimenti di fonazione grave; essi muscoli agiscono esageralamenle sol.lanto · in certe altezze di toni nelle quali producono anche, ben ch è momentaneamente, una reciproca sovt'apposizione, ma soltanto i muscoli che tendono le corde per la IOt'O lunghezza ·so n qu-elli che hanno una attivi là di gradi eslt•emi ed opposti · cioé non funzionano punto (nella respirazione bassa) o esageratamente (in ogni tentativo di fonazione). 2) Il fallo dell'avere il pazientfl parlato durante la nar. cosi per quanto eloquente ,e sso sia, sta a dimostrarci soltanto che l'individuo pu6 produrre la voce involontariamente, 'Che egli non ha raucedine e per conseguenza i fenomeni catarrali che si sono osservati nulla hanno a che fare colla malattia in questione. La diretta osservazione dell'allo del ·risveglio, specialmente il fatto che il paziente nelle due narcosi che ha subite era ritornato afono prima ancora di essere completamente rinvenuto in sè ci dimostra che la . innet'vazione rifiuta il suo ufficio, nella stessa misura che vien prodotLo l'impul~o volitivo. . l n diversi disturbi d'innervazione noi vediamo questo fallo . il quale si verifica soltanto solto l'influenza della innerva-

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-zione volontariti, mentre che col sospendersi di questa, l'innervazione si compie in modo normale. Il dott. Hack riporta un caso analogo che si riferisce ad un pubblico gridatore; egli diventava afono per spasmo della laringe quando doveva 13sercitare il suo ufficio nella pubblica piazza, e gli tornava la voce quando avea da parlare nel m(ldo solito. li dotl. Maas racconta un caso di s pasmo di vescica il quale sopravveniva ogni qual volta l'il'ldiv.iduo voleva orinare, mentre !'orinazione si faceva normalmente nel mattino tra la veglia e il sonno oppure quando era un po' ubbriaco. Sappiamo d'altronde, che :nelle forme convulsi ve dell'isteria e anche nel crampo respiratorio della glollide, la sola paura di un accesso ·può risvegliare l'accesso medesimo. Cosi pure nel caso presente. Ogni volta che il malato vuole o tenta di prod urr•e volo n Lariamente la voce, questa $ li manca, mentre che quando la sua attenzione é rivolta ad occupazioni pressan ti e molteplici come a dirigere molti individui in un lavoro, fa sentire una voce abbastanza chiara e sonora. l n conclusione, coincidendo i sopradetti s in tomi obiettivi con una forma di malattia abbastanza complessa e non essendovi pur uno dei sintomi sospetti che non abbia una spiegazione plausibile e realmente scientifica , l'autore non esita a dic~1iat·are che il suo paziente non è un simulatore. Contro il sospetto di simulazione si pott·ebbero addurre anche altre circostanze , cioè ~ he l'individuo ha cercato di occuparsi in diversi impieghi civili e sempre fu rifiutato in causa del suo difetto. La pensione che gli spetterebbe, conCI.'dendogli anche gli s tessi diritti di un mutilato in servizio, n on lo compenserebbe s ic uramente del conrtinuo, penoso sforzo che è costretto sostenere per parlare sempre a voce bassa, senza calcolare che cessando l'afonia, egli perderebbe una buona parte della sua pensione. La prognosi d.i questo caso é riservatissima, perché sap. piamo che dei casi fino ad ora conosciuti di crampo fonico .della glottide ben pochi ne son guariti ed anche quei pochi in condizioni che qui mancano allatto. l guariti erano tutte 10


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persone di temperamento nervoso od isteriche ed affette da altre neuropatie, il crampo glottico era comparso in loro· come una successione morbosa e di breve durala. Intanto l'autore non ha lasciato ogni speranza di guarigionee dice d'aver procurato un servizio relali va mente Lr·anqui!lo al suo paziente onde polerlo poi visitare più lardi e così a ~ sicurarsi ancor più sulla esattezza della sua diagnosi. Pro· mette poi di riferire definitivamente in proposito dopo quesl~ sua seconda visita. La 41•truslone 4el fermenti nel oan&le alimentare, deli dottor LAi-IGLEY (Th>~ Lancet, 18 febbraio 1882).

In una memoria inserita nel Journal of Physiology deh Forster, il dottor Langley avverte che mentre è ben noto che la saliva e i sughi gastrico e pancreatico che sono versati nel canale alimentare contengono una considerevole· quantità di fermento amilolitico o proteolitico, pochissimo· si sa intorno al destino ultimo di questi fermenti. Un pocodi ciascuno di essi è trovato nelle materie fecali, una piccola· quantità anche nella orina, ma questi presi insieme non formano che uoa piccola frazione della: quantità totale che è ricevuta dal canale alimentare durante la digestione. Egli ha intrapreso una serie di sperimenti per rischiarare questo. punto, dai quali s~mbra resultare che il fermento amilolitico separato dalle glandole salivari è distrutto dall'acidocloroidrico del sugo gastrico, che il fermento proteolitico e il caglio separati dalle glandole gastriche sono distrutti dai. sali alcalini dei sughi pancreatico e intestinale e dalla tripsina, e che i fermenti proteolitico e amilolitico separati dal· pancreas sono probabilmente distrutti nell'intestino crassodagli acidi ivi formati. 11 dottor Langley tr·ovò che una proporzione di acido cloroidrico non eccedente14 parti su 100,000· é sufficiente a una temperatura di 39• c· a distruggere quasi ogni traccia di ptialina nello spazio di 5 minuti e che effettivamente non v'è conversione d'amido in zucchero nello stomaco. Ugualmente una soluzione di pepsina scaldata perventi minuti con una soluzione all'i per cento di carbonato•

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di soda ces!5a inleramentedi agire sulla fibrina e raggiunta della tripsina diminuisce pure l'allivit.a della pepsina. La tripsina stessa è distrutta dall'acido e anche dalla pepsina. Questo è un punto di molla importanza, perché se il f~r­ mento pancreatico fosse rapidamente distrutto nello s tomaco, sorgerf! bbe la questione di qual valore possono essere gli estratti pancreatici che sono tanto frequentemente orllinati e presi. Inollre il dottor Langley osserva che non può essere molto più utile di dare lo zimogene che la tripsina, perchè supponendo per un momento che lo zimogene non si scinda

nelllo stomaco in tripsina, come potrebbe scindersi nello intestino tenue, dove l~ soluzioni alcaline tendono a mantenerlo intatto?

Improvvlaa oeoUà dopo 1'u110 interno del •&lloUato 4l aoda (Alleg . Wien. mediz. Zeitung, 20 dicembre 1881, n. 51).

Prendiamo dalla • Rioista de ciencias medicas • di Barcellona, il seguente importante caso: Una ragazza di Hl anni prese per un reumatis mo articolare acuto 8 grammi di sa!icilato di soda nello spazio di dieci ore. Tre ore dopo l'ultima dose la malata si trovò allo svegliarsi completamente cieca ed inoltre accusava dolore di testa e sonnolenza. Era vi n otevole midriasi, ma nessun disturbo di sensibilità nè nella congiuntiva nè nella cornea. Nel fondo dell'occhio nulla di anormale. Forte sordità, toni del cuore deboli; polso piccolo, l'urina non dava la reazione né dell'acido salicilico nè dell'albumina. Pass ate dieci ore, l'amaurosi, dopo un sonno di dne ore, sparì completamente, solo rimase per poco altro tempo la midriasi e ia sordità. Il giorno se~uente tutti i fenomeni erano passati, e nè l'orina né gli spuli mostravano la reazione dell'acido salicilico. Disturbi visivi di leggero grado furono anche osservati dal Buss e dallo Schii!tze.


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Balltolo oreplta:ate blologloo (Ga.uetta medica italiana - Proo. uenete, N. 43, ottobre 1881). Il prof. De-Renzi ha trovato, che il rantolo crepitante,

dello da Laennec patognomonico della pneumonite crupale, si produce anche in individui con polmoni affatto normali. Esso è esclusivamente jnspiratorio, a finissime bolle , e s i incontra mollo di rado. Ha le seguenti particolarità: 1• Si verifica d'ordinario dove il rantolo morboso è molto raro, cioè nella parte anteriore e superiore del torace. 2• Praticando l'individuo in esame profonde respirazioni, il rant~lo va gradatamente diminuendo fino a scomparire del tulto. 3• Non è accompagnato da tosse, escreato viscido o sanguinolento, ollusità, suono timpanico, ecc. L'autore lo crede prodotto dallegget·o grado di atelectasia che normalmente si ve t•ifica nella parte superiore del polmone. Eziologia clella tuberoololl mlll&re. (Gazzetta medica italiana - Proo. veneie). La tuber·colosi miliare è una malallia infettiva speciale. Klein pr•ova questa sua asserzione con questi tre c.riterii: 1• La tubercolosi miliare può essere trasmessa da un uomo ad un altro. 2" Essa è Lrasmissibile da un uomo ad un animale e da un animale ad un altro. 3" Il suo elemento infettivo può essere isolato. I. La tubercolosi s i trasmette da un uomo ad un altro. L 'A. paragona ques lo fallo a quello ammesso da tutti per la sifilide. Mentt·ecchè Vircow, Niemeyet·, \Villiams a mmettono che questa eredità consiste in una semplice predisposi_ zione, in una vulnerabililà speciale di tessuti, l'autore crede l'elemento specifico, il virus della tubercolosi, il fattore principale di questa forma di trasmissione; per cui la vulnerabilità degli autori pt·ecitati non ha che una influenza secondaria. Un fanciullo che eredita la sifilide non presenta qualche


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volla i pr1m1 sintomi che alla eta di due o tre anni. Perché non sarà lo stesso della tubercolosi, della qu~;~le ignoriamo il periodo di incubazione f Altri modi di contagio: La trasmissione della malattia da uomo a donna e viceversa è ammessa da Gubler , Guérin, Bouley, Villemin, i quali porgono delle osservazioni persuadenti. A proposito delta trasmissione della malattia agli infermieri e medici di Lali t~mmalali, eù inversamente da medici ammalati ad individui sani, l' autore cita il caso di Huber·l neich, il quale dal giugno 1875 al s ettembre 1876 vide nel villaggio di Nenenbarg, in famiglie perfettamente sane, morire per meni n gite tubercolare dieci bambini , dall' aprile 1875 al maggio 1876, alla nascita de' quali aveva prestata la pr•opria assistenza una levalr·ice, morta tisica il 23 luglio 1876, che aveva l'abitudine di succhiare aspirando sulla bocca dei neonttti la mucosità per avventura qui'vi raccolta e di fare lcro delle insufflazioni se presentavano qualche imbal'azzo respiratorio. D'altra parte, l'autore ammette con Virchow cbe la tuber\!0l osi si estende nello stesso soggetto da un Ol'gano ad un alLI'o. D'accordo con tohnheim, egli ritiene che i germi infettanti possono penetrare per le vie respiratorie ed in seguito ammalare la pleura, i gangli bronchiali, ecc.: per le vie dige· stive, ed ammalare secondariamente il peritoneo attraverso i reni, ed anestarsi in uno degli or·gani genito-orinari. Infine, penell•ati dentro alla corrente circolatoria, essi determinerebbero una infezione generale. Il. La tubercolosi è trasmissibile da un uomo ad un animale e da un animale ad un allr·o. Le esperienze di Villemin sopra le cat·ie gli avevano rivelata la natura infettiva della tubercolos i. Ma altri esperimentatori avevano ottenuto lo stesso risultato inoculando delle sostanze caseose di origine non tubercolare. La questione non erll adunque punto risoluta. Essa lo è attualmente, dice il nostro autore, grazie alle seguenti esperienze: Cohnheim e Salomonsen, inoculando del tubercolo umano nella camera anteriore rlell' occhio dei conigli e delle cavie , hanno vista una prima infiammazione svilupparsi dietro l'inoculazione, e


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scomparit·e dopochè tutta la sostanza inocu lata fu assorbita: quindi, dopo una incubazione di tre sellimane, apparire de i piccoli tubet·coli gr·igi s ull' ir·ide e più tardi tr·as fot·marsi in mater·ia caseos a. Il r·isultalo fu assai diverso , adoperando malet•ia d' inocula zione prodo lta Ja infia mmazione, ma non tubercolosa. Baumgat•Len di Koni gs beq~ , inocula ndo nella ca mera anteJ•ior·e dell'occhio di un conig lio una goccia di sangue di altro conig lio, da lui inoculato pt•ima (secondo il proces so di Cohnheim) morto di tuber·colosi genera le, ha constataLo, dopo una incuba zione di due o tr·e sellimane, una e t·u7.ione di piccoli tuber coli s opra l'it•ide, e successivamente una g1meralizzazione della luber·colosi. l Il. K lebs e SchUiler afferma no la pre~e nza costante di un mi ct·ococco (monade tubet·colosa del Klcb~) nella matet•ia tuher colat·e. Klebs pr·etende avet·e isola to questa mo nade con la cul lut·a a rlilìciale, e d i uver·e ollenuli dei casi di tubercolos i da lh:1 sua inoculazione. Oeutschmann ha notulo nel pus lubercolal'e dell'uomo un mici·ococco s im ile a que llo di h' lebs ed inoculabile nei conig li.

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Importanza'dtagnostloa degll odorl, del Dott. J. ALTHAUS, ' '

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(Medical r·ecor1l e Gazzetta medica italiana- L omùarclia,

14 genna io 1882, N. 2). L'autore compendia in poche pa1•ole l'i mpot·l anza d iag nostica degli odori della camera dell'amma lalo, ed ai quali gli antichi avevano dalo una grande importanza. Racconta che il doU. Heitn, medico a sso i popolare, cinquant'anni fa a Berlino, sapeva riconoscer e il moPbillo, la scat·lattina ed il vaiuolo dal s emplice odore che pet·cepiva entl'ando nella camera del malato da lui non pl'ima veduto. M. Bemard ha di J'ecenle pubblicato nel Lancef due casi di vaiuolo, nei quali i pazienti, cit•ca al momento s tesso in cui si e l'ano esposti al contagio, percepil·ono un odot•e assai sgl'adevole; ed uno di essi, nel ment1·e t1•ova vasi nel periodo di eruzione , dichiat·ava che la s ua pel'spil·azione puzza va come fJ uello s tesso odol'e che lo aveva fallo ammalni'e .


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·L'autore ricorda che 25 anni or sono, frequentando la clinica del pror. Skoda, ha osservato che questo celebre clinico, allorquando avvicinavasi al letto di maiali agli ultimi stadi della pneumonite , del tifo, o della lis i, soleva annasarli, e 'pronunciava una pro gnosi sfa vo1·evole se percepì va quell'odore . ch'egli chiamava cadaverico. M. Cromptom di Birmingham, richiamò l'attenzione su di un particolare odore di terra che si svolgerebbe dal malato, una settimana o 15 giorni avanti ·la morte, e dal quale non sarebbe mai stato ingannato nel -predire che si avesse a rendere la terra alla terra. Il dott. Begbie sapeva distinguere il tifo dalle febbri tifoidee _per l'odor~ di sangue, od anche di sot•cio, che notasi in quelle affezioni. 11 prof. Parker ha osservato che dalla cute dei cholerosi ·emana un odore speciale. Un odore pungente nelle camere d'abitazione delle puerpere, indica che la secrezione )allea è \ben avviata, nel m en tre un odore ammoniacale parrebbe in·dicat•e l'avvicinarsi di un'affezione puerperale. Parecchie donne nel periodo menstruale emeltono un odore particolare, paragonabile a quello che si otterrebbe mescolando .del sangue col cloroformio, ed attribuito non tanto al sangue menstruo, quanto piuttosto al sudore ascellare dotato di odore più pun·gente. Già da qualche tempo, in un'adunanza della Società n eurologica di Londra, venne accennato il fallo che, nei periodi menstruali, le donne hanno il fialo di odore particolare; le persone abitualmente soggette a stitichezza, emetlono un -odore che ricorda quello delle feci, lo che si osserva frequentemente anche negli ipocondriaci e nei pazzi; gli uremici ·esalano un odore urinoso, ed i pioemici un odore speciale, :s imile a quello del latte. Gli antichi davano valore all'odore degli sputi, delle urine, delle feci, del sudore, delle piaghe, ecc., e ne traevano indizi pronostici e curativi. Sen;r.a dubbio, in queste ricerche aveva molta parte l'immaginazione, ma noi, occupati come siamo nello studio di sintomi più precisi e definiti, abbiamo forse toccato l'eccesso opposto, trascurando intieramerit~ tali sintomi. Non ci è dubbio, che ciascuno ha un odore speciale, -che varia a norma delle circostanze della vita, dell' alimen-


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tazione e dello stato di salute; avverrà certamente che un tale odore varierà a norma dello slato di benessere o di malattia. Per buona fortuna al giorno d'oggi si ha progredito alquanto nel mantenere, nelle camere degli ammalaLi, una maggior pulitezza e ventilazione, rimuovendo cosl gran parte di quella va1•ietà di odori, che il naso dei medici di un tempo. sapeva ben classificare.


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Della r11Ulione tmmecU&ta delle ferite d'arma & f'clooo, del Dott. L. DE SA!'ITI, medico aiutante· mal:(gior~ di 1' classe ( Reoue militaire de Médicine et de Chirurgie N. 8, novembre 1881) . Uno degli studi più interessanti e più fecondo di pratici r is ult.ati è quello dell'evoluzione che banno s ubito le dottrine e per conseguenza la terapeutica delle ferite d'arma a fuoco . Questa evoluzione è il risultato non solamente dei progressi della chirurgia e dello sviluppo dello spirito scientifico, ma eziandio dei perfezionamenti successivi apportati all'arte della guerra. Non si potrà mettere in dubbio che, in forza della trasformazione dell'armamento e dell'organizzazi•me dei soccorsi ai feriti e dei prog1•essi dei metodi di medica tura, le feri te d'arma a fuoco si comportano differentemente al giorno d'oggi di quello che un secolo fa. Per dimostrare che questa affermazione non è un paradosso, l'autore dà un rapido colpo d'occhio sulla chirurgia d'armata a cominciare, s'intende, dall'età di mezzo, primo periodo in cui le ar mi da fuoco non erano che ordigni rudimentali ed i proiettili ~rossolani, irregolari, di grosso calibro, fa tti con materiali diversi, e producevano, malgrado la loro forza mediocre di penetrazione, delle f~ri te irregolari, profondamente contuse e complicate da accidenti di spaventevole gravità; l'epoca cioè di Braunschweig, di Giovaòni de Vigo, d'A lfonso Ferri; l'epoca della cauterizzazione delle ferite coL. !erro rovente , con l'olio bollente o col vilriolo.

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All'epoca rlel risor•gimento (secondo per·iodo) le armi sono per·fezionale e le ferite meno !J•regolat·i. Ambrogio Pareo (1552) e Joubert, s uo scolaro (1581) dimos tr'ano che le feriLe d'apma a fuoco sono semplicemente contuse, che sono tappezzate da un'cscar·a che deves i eliminare per suppurazione e c he g li s fot•zi dPI <'hi t•ut•go debbono tende r·e a fuvor·ire ques ta eliminazione; quindi la pra li ca dello sbrigliamen to e della dilatazione permanente delle fet•ite colle lente e le fila c;ci e , che s i traduce nella p iù alla espr essione della chirut•gia di quesl'e J•Oca e che De!'por·l ha direso ancor·a nel 174!). Ma solto ' Lui gi XIV le armi da fu oco miglior·ano a ncora; 1 proiellili sono più piccoli, più omogenei e la loro potenza balistica ctumenkl; le fer·ite guar·iscono con pochissima s uppurazione, c ome osser·vò Bellos te (1 69':1 ), il q uale si limi tò allo sbrigliamento preventivo, sopprimendo la rlilatazione permanente. Fa duopo ar•r•i,•ar·e fin o a Baudens ( 183G) per vedere anche lo sbrig liamento preventivo condannato e bandito dalla -chirurgia d'armala. Tuttavia, durante fJU esto lungo per·iodo, ad ogni progt·esso d ell'arma me nto corrispondevano delle .nuove ossérvazioni e -dei tentntivi a rdi ti. E cosi che Hunter , J . Beli, Roux, Jobert e Baudens llnnunciorono la possibilità nella riunione s enza suppur·azione delle ferite d'arma a fu oco, clte Valentin introd usse l'occlusione nel trattamento delle ferile pene tranti n el petto, t!he La.rrey pr•a.ticò delle riunioni immediate per colpi d'arma a fuoco della faccia. Ma ques ti tentativi erano isolati, queste riun ioni immedia te erano l'eccezione; la forma s ferica, il volume e la forza mediocr·e di penetrazione del pro iettile, pt•ovocavano una g r·ave contusione lungo le pareti ·del tragi tto che rendeva inevitabile la s uppurazione. La riu-nione per seconda intenzione , continuò pertanto ad essere riguardata come necessaria alla g uarig ione delle fet·ite d'arma -a fuoco . Appoggiandosi quindi l'autore a ll'asser to del Richler, e di Billr oth, s i fa a dimostrar e come le armi a ttuali a r elrocarioo con pr·oieltili ogi vali, in forza del movimen to di rotazione che a questi ullimi viene impresso, essendo aumentata la potenza di penetrazione nei tessuti, producono delle ferite


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'Più regolari e meno contuse di quelle prodolle rlalle palle sferiche; è facili Lata cosi la riunione di prima intenzione per a gglutinazione dei labbri della ferila, come accade in quelle da armi da Laglio; quindi, come corollar•io , la teoria della Tiunione immediata a vece di a lle nder·e ia suppur·azione. In realtà questa nuova dollt•ina è s tata male accolla dalla maggior• parte òei chirurghi militari; ma all'autot·e sembra che questa ostili là fu piuttosto pr·ovocala dalla novit.a del pt•in· cipio che da una r·egolare discussione del metodo, poiché ~ e quasi Lulli i chir•urghi banno parlato di riunione immediata, se quasi Lutti l'banno condannala, sarà anche difficile di ci lare pubblicazioni che moti vino questa condanna. Questa oscurità è di nocumenLo agl'interessi della scienza poiché e ssa potrà condu r•re a delle negligenze ed a te merita; ed é perciò che ha cr·eduto utile di r·aggr·uppal'e vari fatti sparsi in uno studio d'insieme, per riLt•at•no una regola terapeutica attendibile, rifer.mdo le sue osservazioni a due OI·dini di fttlti , cioE: alle ferile delle parli molli da ar·ma da fuoco ed alle ferile ossee per la stessa causa. non senza premellere, che sotto la denominazione comune di riunione immediata vuolsi i ntender e Lanlo la uuarigione sen;a suppura:zione delle ferite d'arma a fuoco compiuta spontaneamente e malgrado la scariflcazione delle medesime, come In riunione prooocata, chir UT'(Iica effettuala coll'escisione delle parli contuse e per la trasformazione d'una ferila ù'ar·ma ùa fuoco in una ferila semplice da isLrumenlo tagliente. 1• F ERIT E DELLE PARTI MOLLI. a) Riunione spontanea.

Nessuno ignora 'che un proiettile inconll'8ndo un lessulo, ~gisce a guisa di corpo contundente, vale a di t'e lo attraversa per pr essione e per slracciamenlo , lasciando alla perifer ia del s uo tr·agillo una vera escara che, teoricamente, dovrà eliminarsi per suppurazione, esponendo il ferilo a lutti i per icoli di questa. In realtà, non è sempre cosi, soggiunge il dott. De Saliti ,· :se il pt•oieLLile è molto piccolo, come, ad esem pio, pallini da


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caccia, se è animato du un rapido movimento di rotazio ne sul suo asse di penelrazione e di una forza considerevole, come ha luogo pei proiettili attuali, la suppurazione può mancare. In questi casi, il proiettile sembra aver penetrato il tessuto smagliando le fibre anziché distr·u::rgerle, oppure ha prodotto una s ezione nella a guisa di stampo. L' escarR è allora piccola, poco profonda e se l'aria non penetra nel tra gitto, se non esistono corpi slranlet'i in grembo alla ferita , se il paziente si trova in bUt)l1e condizioni, e ssa può riassorbit•si Ct> rn e nelle COillusioni solloculanee, s enza suppurazio ne. È ciò che si produce ft•equente menle colle armi alluali, ma dei falli dello s tesso ordi ne erano già conosciuti prima dell'invenzione dei pt•oie llili oblung hi. Hunter-, per esempio, scriveva alla fine del secolo scor· so: • La sup purozione non si produce sempre in tutte le ferite d'arma a fuoco né in tutte le parli della stessa ferita; ciò dipende piu spesso dal grad<> va riabile di velocita del proiettile • e J ohn Beli, dopo di lu i, professa gli stessi principii (18 12), che gli orifìci djfferiscono note volmen te dal tragitto della fet·ita in ciò che, se il tr(N-

gittç> guarisce sooen.te sen~a suppLLrare, questa guarigione ~ meno frequente al {oro d'uscita ed eccezionale a quello d'entrata del proiettile. Questa osservazione che sarà stato il punto di partenza del metodo di escisione e della s utura degli orifizi, non é stata feconda di r·adicali conseguenze do parL~ di H unLet' e di Bel!, essendosi questi limitati , ol pari di Bellos te e RuvaLon, a raccomandare per le feri te un intervento meno attivo dì quello fino allot•a in uso. Roux (181.-1.) non ta!'da ud intl'odul'l'e in Francia Je osset•vazioni di HunLet' e della s ua scuola, i fatti erano troppo eccezionali pet' formare il punto di partenza d'una ltn•ape ulica novella. Ecco perclH1 Baudens (18:1G ) ha sollevato uno stupore gener·ale, quando, proscrivendo lo sbrigliamenlo preventivo, an nunziò che « la maggior par·te delle ferile d'arma a fuoco che hanno leso le sole parli molli senza lasciar alcun corpo s traniero, guariscono senza s uppurazione profonda. Le a pet•lu r·e d'entrala ed uscilll, dice C'gli, si chiudcmo pet' lo sviluppo dei botloni cal'llei e si ciculrizzano d i poi come se la piaga det·i\·n,-,:;e Jull'upplico zione di un cauleeio o d'un m o xa •

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L e escare che tappezzano il tragitto spariscono in questi ca~i pet• via di riassorbimento •· Passa quindi l'autore in rassegna le opinioni di eminenti chirurghi poslet•iori a Baudens, come Gustavo Simon, che .qualifica per un tedesco di spirito paradosso, per aver sostenuto, nel 1851, che la riunione immediata non è l'eccezione U"la la regola nelle fet•ite d'arma a fuoco, mentre lo riconosce il promotore del trattamento delle ferite colla escisione e la srutnra degli oritìzi; teorie che a dir il vero hanno trovato poco eco in Germania, poichè Fischer ser i veva ancora ne11861, che Langenbecke Strohmeyer non avevano mai osservato riunioni di ferite d'arma a fuoco per· prima intenzione. Da Fischer però, la riunione senza suppurazione è ammessa per due t:neccanismi, per riunione immediata cioè e per cicatrizza..zione solto crosta, come ebbe ad osservare in due casi nella guerra di Boemia. Nel 1870 Billroth ha pure riscontrato in una metà dei casi la riunione immediata dei setoni delle parti molli. Verneuil, Blot, Marjolin, Giraldés, hanno pure segnalato -casi analoghi, come pure M. Boinet, sopra 10~ ferili ha ottenuto '18 riunioni senza suppurazione, compresi 4 casi di ferite ossee. Nicaise, Gosselin, Berger, Millotiann riportarono un nume1·o considerevole di fatti così sorprendenti per la semplicità della guarigione, malgrado la gravita dei disor·dini, -che l'opinione dei chirurghi sul modo di guarire le ferite d'arme a fuoco, si trovò fortemente scossa. Ma, questi fatti, autorizzano a favorire la riunione immediata nei casi di ferita delle parti molli, astenend,)si da ogni manovra che possa nuocet•e alle riunione, quali lo sbrigliarnento o l"e!":>plorazione '!? In teoria, so~tg-iunge l'autore. la risposta è fucile; sì, bisogna astenersene, ma in pratica la questione è complessa. Nell'incertezza, vi sono per esempio dei chirut·ghi come Gosselin e Bcrger che dicono: non sbrigliate, non esplorate, !.asciate alla. piaga l'evoluzione spontanea; se insorgono complicazioni sarete sempre in tempo ad aprire le ferile o ricorrer·e alla riunione per suppurazione. Altri al contrario, più esperimentati e più prudenti, dicono:


l\! VISTA 438 le complicazioni che sopraggiungono in una ferila chiusa sono troppo gravi per ché i vantaggi di una riunione immediata incerta li possano compensare; val meglio prima del

pe l'iodo dì reazio ne sondare la ferita, r e uJers i conto d elle

complicazioni, estrarne le scheg-gie libere ed i cor pi stranieri, legare i vasi ed attendere la s uppurazione al riparo da ogni sorpresa, quando non avvenga la r·iunione per prima intenzione che può farsi anche dopo l'esplorazione. È questa la doltr·ina di r1uasi tutti i chirurghi militari e l'esperienza ne ha co::;ì bene dimostrato i vant.ag;:;i che alcuni, ritornando sui processi del secolo scorso, hanno tentato di risuscitare il sistema di Desport sotto la forma più mode1•na del drenaggio di Chassaignac. Ma fra questi due modi estremi trova posto un giusto mezzo, dice il De Santi; se i chirurghi di Parigi (J8G9-70 ), hanno ottenuto degli s plendidi successi non toccando le ferite e col favorire la riunione immed.i ata, nP.l tempo stesso che i chirurghi militari condannavano il metodo sul campo di batta glia, è perchè gli uni e gli altri operavano in condizioni affatto diverse. I primi in una città provvis ta di tutte le ris o1•se chirurgiche, i secondi abbandonali all'azz11rdo di una campagna disastrosa. Non si potrà con ciò non ammettere la possibilità della riunione immediata, la sua frequenza, e che se nelle r.ondizioni analoghe a quelle delle ultime guerre, non si dovra tentare, vi sono delle altre, come le guerre d'assedio o come quelle io cui si trovò Billroth agli ospedali di Mannheim e di Wissembourg, nelle quali si potrà favorire. Heyfelder, a questo proposito, dice: " la riunione immediata non può essere esperimentata che nel più piccolo numero di casi; tuttavia, si doorà sempT'e tentare •. b) Riunione chiruraica. l primi tentativi di riunione chirurgica, trasformando cioè col mezzo del bisturi le ferile contuse d'arma a fuoco in ferite semplici, si devono a D. Larrey. Ma è fatto pure notorio la priorità che si deve concedere ad un Italiano, Cesare Magat.i, professore a Ferrara nel x VI secQio, ardito precursore di Belloste, per avere emesso il principio • unionem labiorum,


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milem medicationem, clausum oulnus • nel suo libro c De

r ara medicatione vulnerum •. Ripot·ta quindi alcuni casi interessanti nart•ali da Larrey,. tra i quali, uno di un capot·ale che all'assedio di Alessandria d'Egilto (1801) era s.tato orribilme nte colpilo da un grosso proiettile alla faccia; un secondo di un aiutante di campo del generale Vet•dier, ferilo da ùn colpo di pistola alla guancia sinistra con sezione della lingua; ed un altro caso analogo. di un ufficiale superiore, ad Heilberg; trattati coll'intervento chii·urgico, e guarili in non più di 35 giorni. .Ma fa pure osservare il Lat-rey che questi risultati sono in massima dovuti alla eccezionale vascolosilà e vilalilà dei tessuti della faccia, come lo ha confermato Jobert de Lomballe. L'impiego dci proiellili conici ha però fallo modificare questa opinione; lanlochè, mentre Howard proponeva ed esegui va il suo metodo di occlusione ermetica delle ferile penetranti del torace e dell'addome, Chisholm dal canto suo stabiliva di convertire tutte le ferile d'arma a fuoco in ferite sotlocutanee, prima del periodo infiammatorio, come se si trattasse dell'eslit'pazione di un tumore. All'obiezione che la cute non possa riunil'si al di sopra di un tragitto vuoto, d'uno spazio. sacca lo, egli risponde, che questa riunione ha luogo nelle condizioni identiche come quando s'incide la pelle per estl'arne un proiettile. All'~rgomento, che le pareti debbano mortifi.c arsi, oppone l' esempio del lrilamenlo sollocutaneo dei tumori ed afferma che le escare parielali subiscono il riassorbimenlo molecolare come un focolaio necrobio~ico od una contusione sollocutanea. Evvi raRione di credere che questo autore americano non abbia obbedito che ad una concezione teoretica proponendo. il suo metodo, giacché i risultati nella guerra della Nuova Zelanda ed il rapporto del D. Home, furono completament~ sfavorevoli. Riassumendo, quando un colpo d'arma a fuoco produce una lesione dei tessuti supet•fìciali e molto vasco lari, come alla faccia, l'escisione del tragillo contuso e la riunione immediata sono operazioni scusabili. Non così delle ferite a selone od a cui di sacco, nelle quali dovrà proscriversi assolultt-

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mente l'escisione e la sutura degli orifìzi; ope1·azioni incer te, che reclamano delle manovre delicate, e che espongono a delle complicazioni infiammatorie, spesso pericolose. 2' FERITE OSSEE.

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Gli antichi pensavano che, alloi'quando un osso fratturato ·o semplicemente denudalo aveva subilo il contatto dell'aria, la suppurazione e l'esfogliazione ossea erano ine vitabili; donde il prece tto d'Ippocl'ale, di non chiudere le ferile ossee. Venne falla eccezione pelle ferite d'ar ma a laglio della volla del ·cranio (Galeno, Avicenna), e più tardi Lapeyronie, Lombard, Lar1'ey, praticarono la sutura delle parli molli nelle lesioni delle ossa lunghe pe1· colpi di sciabola. Pet' le vePe fpallu re complicate, la riunione immediata è appal'SB più lentamente; e malgrado qualche cenno di Fabrizio d'Acquapendente cir ca la sutura nelle ferile complicale, malgrado l'esempio di Belloste che tentò di volgarizzare l'occlusione' fa d'uopo arrivare al periodo alluale per vedere i chirurghi praticare con successo la h·asformaziono metodica d'una frattura complicata in f•·attura semplice. Tuttavia i chirurghi hanno indielreg~iato davanti l'impiego della sutura nelle fel'ite apet·le. A maggior ragione, le fratture per colpi d'arma a fuoco, più fortemente contuse, comminulive e più complicate delle altre fratture, sono esposte quasi inevitabilmente ad avviarsi alla s uppurazione. Al giorno d'oggi però abbiamo dei fatti che confermet·cbbero l'opinione di Simon e di Chi!:-holm che l'e1'osione e la perforazione di un osso o la sua completa divis ione non sempre impediscono la riunione immediata. Gosselin e Berger producono casi di riunion.e immedia ta delle parti molli e di guarigione senza suppurazione, in fratture comminutive del femot·e, proscrivendo l'esplorazione e la ricer ca delle scheggie. Ma i fatti sono poco numerosi per stabilire una linea di condotta. Sédillol ha vis to gua t• ire col metodo dell'occlusione una frattura del femore per colpo d' a1·ma a fuoco, lasciando in posto per due mesi l'apparecchio silicalo .


CHIRURGICA

Un ultimo metodo di riunione immediata è quello di Howard , -chirurgo generale dell'armata federale, il cui processo con~iste nel resecare a becco di flauto le estremità dell'osso in modo da ottenere una aovrapposizione perfetta dei frammenti; si levano le scheggie ed i corpi stranieri e si fissano ·con fili di ferro le estremità ossee. l risultati di quattro ope·razioni eseguite sono prlCO attendibili. Obis lo giudica severamente e Billings dice che i chirurghi dell'armata di Potomac non accolsero questa operazione che con un'estrema ripug nanza. Cosi possiamo dire eh~, se, Ollier e Bigelow, hanno ottenuto con delle resezioni analoghe dei buoni risultati nella cura di pseudartrosi dell'o mero, se Heyfelder non ebbe che 11 morti su 27 resezioni del corpo dell'omero, questa operazione dovrà tuttavia scomparire dalla pratica sul campo -di battaglia. Il metodo di occlusione di Sédillot é forse il preferibile melle ferite ossee. M. R .

. L'blDeato 4ella apugna, del dottor D. J. HAMILTON ( The Lancet, 17 dicembre, 1881). L ' Edimbura Medica l Journal di novembre contiene uno

·scritto importante del dottor Hamilton con la descrizione di alcuni sperimenti sull'innesto della spugna. Dei pezzi di ·spugna fina, da cui erano stati separati i sali silicei e calcarei scio~liendoli con l'acido .nitro-cloridrico diluilo e l'eccesso dell'acido tolto via risciacquandoli in una soluzione di ·potassa e la spugna put•iflcata col prolungato trattamento in una soluzione d'acido cat·bolico (5 per cento), furono innestati nelle ferite degli uomini e nelle cavità sierose ~negli spazi intermuscolari degli animali. Queste ferite furono poi trattate col rigoroso metodo antiseUico. Quindi si vide la ,;pugna divenire aderente a gli orli della ferjta e questi ·orli farsi indistinti e gradatamente confondersi coi tessuti viventi; poi la spugna pungendola sanguinava benché non s i mostrasse sensitiva e finalmente terminava con l'essere ·.completamente organizzata e coprirsi di pelle. Nella cavità 11


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,periloneale la spugna andava sog~etla agli stessi cambiamenti, aderendo prontamente ai visceri; infiltrandosi di linl3,_ vascolarizzandosi, organizzandosi. Un diligente esame microscopico della spugna a differenti periodi dette i seguenti resultamenti. Prima di tutto i vacui della spugna si riempivano di linfa fibrinosa; in questa linfa dai tessuti vivi. circostanti passavano delle anse di vasi sanguigni e della. linfa cellulare o in via di organizzarsi. Il tessuto proprio della spugna, le pareti delle cellette gr•adatamente ma lentamente si dileguavano, grandi cellule mullinucleari vedevansi aderenti alla trama della spugna, benchè il dottor Har milton non potesse raccogliere alcuna prova certa della loro azione assorbente. Rimane a vedere quale applicazione questo faLlo possa. avere alla pratica chir urgica; il processo sembra essere· lento, ma ha l'immenso vantaggio di non essere accompagnato dalla contrazione che accompagna la nat urale cicatrizzazione delle grandi ferite; e dopo l'asportazione dei grossi tumori o la separazione delle escare, può essere cbe porga il mezzo migliore per assicurare una soddisfacente guarigione. Cuo •traordlJlarlo eU ferita del polmone •LDUtro, der dott. L. E. H oLMES (The Lancet, 29 ottobre 1881).

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Un minatore di trenta anni fu portato allo spedale per· una ferit& falla dal passaggio di una trivella attraverso il polmone sinistro. Ecco la storia dell'accidente: Mentre stava. con due altri minatori nel fondo di un pozzo di miniera. profondo 225 piedi, una trivella lunga tre piedi e un pollice,. del diamell"o di un pollice e un quarto alla punta e deL peso di otto libbre e mezza cadde dall'alto del pozzo. Gli uomini che erano giù udirono il rumore, e due di loro con, un salto si lanciarono ai lati del pozzo, mentre il terzo stava ancora con le spalle un poco sporgenti in avanti. La punta <Iella trivella lo colpi fra l'angolo superiore della scapola sinis tra e la spina, due poJijci circa distante da quest.a passando in basso, in avanti vicino al margine sinistro del cuore,


CHIRURGICA

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ed emergendo in un punto sulla linea mammellare sinistra sei pollici dal centro dello sterno, fratturando la sesta costa e facetldo una ferita lung-a otlo pollici e mezzo. La trivella passò quasi da un eslt'emo all'altro, la testa sembrò al ferito che rimanesse nella regione dell'ascella sinistra; la punta uscendo fuori percosse il s uolo facendo all'uomo baltet'e la faccia in terra. Egli chiamò . uno degli uomini che stavano presso a lui per aiutarlo ad estrarre la le~la della lriv'}Jia, ed ambedue spingendo insieme vi riuscirono. La testa era mollo logorata e dovette aver lacerato considere' volmente il polmone e le carni nel passare oltre. Quando entrò allo spedale, il ferito versava molto sangue ed era svenuto. A ciascuna espirazione, l'aria passava con uno spruzzo di sangue da ambedue le aperture della ferita. Furono somministrati in abbondanza gli emostatici consistenti in acido gaUico ed ergotina con degli stimolanti, e le aperture furono temporaneamente chiuse. L'emorragia cessò presto, ma il ferito si riebbe lentamente dalla commozione. Il 4 luglio, sedici giorni dopo la lesione, potè fare una passeg'giala fuori dello spedale. Nello ospedale rimase poi ollo settimane, dopo le quali potè essere riguardato come sufficientemente guarilo, per potere andare a stare in casa sua. Le ferite cominciarono a colare materia al quarto o quinto giorno, e poi divenne mollo fetida ed abbondante. Per tre o quattro giorni furono fatte una volta al giorno iniezioni di acido carbolico (dieci goccia in una oncia) lungo il tragitto della ferit!l con una comune siringa di Davison. Queste riuscendo molto spiacevoli al fel'ito furono dismesse, e usata una semplice medicatura due volte al giorno. L'odore del pus si modificò ben presto, ma l'abbondanza continuò per parecchie settimane. ll polmone erasi ridotto a circa due terzi del suo volume naturale. La respirazione quando lasciò l'òspeda.le era a 28, il polso a 90. Le ferite hanno ora (31 agosto) cessato di dar materia e si sono chiuse, solo che la più bassa, senza alcuna visibile apertura bagna un po' durante la notte la medicatura. Da quando lasciò lo spedale il ferito ha guaaagnato molto in carne e dice di sentirsi quasi forte come prima.


B.IYlSTA

Non vi rurono nè distinti segni di pleurite né molta febbre durante lutto il suo soggiorno nello spedale. Questo caso è importate più pel suo carattere straordinario che per essere note vole per quttlche particolari la chirurgica.

InlesloDi 110Hooutallee 4l lo4oformlo, Comunicazione preventiva del dottor Eo. THOMANN (Centralblatt fur die medicin. W issenschaft, 29 ottobre 1881, N. 44). L'azione sommamente benefica che l'uso esterno dell'iodo· formio mostra nel trattamento delle affezioni veneree e sifililiche mi indusse a fare delle prove sulla azione delle iniezioni sottocutanee. Queste prove non sono bncora terminale; tuttavia i resultamenti ottenuti mi sembrano meritevoli di una breve comunicazione, riserbando a più tardi una più es tesa trattazione. Io usai per le iniezioni sottocutanee. lo jodoformio sospeso nella glicerina nella propot·zione di 6:20. Cominciai con 0,30 di iodoforme, lo aumentai, poiehè questa dose era benissimo tollerata tino a O. 75. Nello s tesso tempo feci pure sperimenti con la soluzione di iodoforme nell'olio di mar'ldol'le dolci nella proporzione di 0,30 di iorloformio in 6cmc. di olio di mandorle dolci. Io scelsi per questo modo di cura cas i r ecenti di malattia, nei quali le glandole inguinali erano, per r igogliosa sclerosi, notevolmente lume falle. Già dopo 10 o 12 iniezioni in diversi punti del corpo io osservai che tutti i fenomeni della malattia cominciavano a dare indietro. Le osservazioni del Binz e deli'Hogyes fatte sugli animali che sul luogo non si forma alcun ascesso, io le trovai confermale. Alcuni malati provarono pochi minuti dopo la iniezione un leggiero dolore che ordinariamente dopo breve tempo svaniva. La pelle era il giorno dopo solo intorno la puntura un poco arros:>ata e alquanto sensibile alla pressione. La parte era per più .giorni solleva ta, un poco più t•enilente delle parti vicine, e questo fenomeno svaniva solo a poco a poco. Con la soluzione -oleosa dello iodoforme la reazione deUa pelle era un poco più forte; per 48 ore appariva di un rossore eresipelatoso, man~va però la resistenza poiché la soluzione oleosa era molto


CHIRURGICA

rapidamente riassorbita. La soluzione. oleosa deve essere preparata volta per volla immediatamente prima della iniezione, poiché con lo slare si separa per dissociazione l'iodio libero, che imbrunisce la soluzione, e allora, è meno bene sopportato. La presenza dell'iodo nella orina poteva essere dimos trata nelle prime due ore dopo la iniezione. Il noto odore dell'iodoforme non potei scoprirlo nè nell'aria respirata, nè nel sudore, e neppure nell'orina. Le condizioni generali rimasero inalterate. Alle dosi a cui io l'usai, probabilmente perchè troppo piccole, non si manifestò alcuna azione paralitica, come fu osservata negli animali dal Binz e Hogyes. La temperatura e il polso non mostrarono dopo la iniezione alcuna notevole alterazione.

OoaoluloD.l 1111ll'emorragt& po•t-operatlva o..ervata la Hguito all' appUoasloae del metodo d'BIP" arola, pel dott. RAMONET (Recueil de Mémoires de medecine, de chirurgie et de pharmacie militaires, novembre e dicembre 1881, N. 206). t• L'emorragia posl·operativa consecutiva all'applicazione del metodo d'Esmarch è dovuta alla paralisi vaso-motrice. la pletora artificiale non ha che una parte secondaria e non' é ammissibile che nelle grandi operazioni. 2- La paralisi vaso-motrice è prodotta dalla costrizione del tubo di caoutchouc, e dalla mancanza di stimolo vascolare caRionata dall'ischemia. 3• Per ridurre al minimo l'abbondanza e la durata deU'emorragia dopo l'operazione, bisogna tendere moderatamente il tubo elastico, abbreviare per quanto è possibile la durata dell'ischemia, e combinare, prima di allontanare il laccio

costrittore, l'elevazione del membro con la compressione dell'arteria principale verso la sua origine. 4• Nelle grandi amputazioni il riflusso del sangue dalla fascia elastiCa sarà completo od incompleto, secondo che le delle operazioni verranno e~eguite per malattie croniche in individui anemici, o per lesioni violente in individui colti da trauma nel pieno stato di benessere.


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E•pel'lenze •ul oatgut, dei professori GRoss e RonMER, (Ga;ette des Hòpitau:c, gennaio 1882, N. 9) .

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I detti professori dopo avere impiejZalo in 48 casi il catgut pef' legature d'arterie nella continuità, C'ìassumono il lot•o lavoro colle conclusioni seguenti: 1• Gli elfelti immediati d'una legatura pra ticata col fi lo dì calg ul nella continuità di un'arteria sono identiche a quella della legatura ordinaria. Le tuniche interna e media si rompono, si forma un coagulo. La tunica esterna resiste allo slringimenlo e si trova rinforzata da un te:s~ulo dì nuova for mazione, p1;odollosi solto l'influenza ddl'irritazione periferica determinata dalla lega tura. Il vaso non rimane ma i tagliato. Il limo1·e dell'emorragia seconda1·in vien dunque allon tanaLo, e la legatura nella continuità div~ene pure un'operazione meno grave che in antecedenza. 2' Quando nelllcseguit•e la legatura, si soprappongono due nodi semplici, come si pr atica col filo ordinario, l'obliter azione artificiale è passeggel'a; la legatura s i distacca prima del tempo, forse anche prima che si fo1•mi il coagulo od anche il tromba al' tèrioso, se già formato, si distacca, s i rìassorbe o si sposta; fi nalmente le tuniche rotle cicatr izzano e il calibro del vaso si trova J'islabililo, talvolta assai presto, poiché tale fallo si è ve rificato anche su pezzi in c ui si era da otto o dieci giorni fatta la legatura. Ne risulla che le obblilet•azioni osservate pl'ima del quinto gior no ci sembrano non dover·si considerare come definitive perchè, se non furono oLLenuLe con legature eseguile con preca uzioni par ticolari, come ad esempio con una doppia legatura (come fece il dottor Amaud in talune delle sue esperien?:e) è a temere che siffatto obblitel'azioni s ieno durature. 3' Per ottenere un'obbliterazione permanente e definitiva, è indispensabile di evitare il rilasciamento pr·ematuro della legatura col calgut. e di assicura1·~ il filo con un nodo chir urgico al fluale si sovrappone da un nodo semplice.


CHIRURGJC...

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:Sulla polverlsz&slone 4' aol4o fenloo oontro l dolori tr&um&tlol (Ga:oelte des hòpitatlz, agosto 1881, N. 99).

Il dott. Guermonpt•ez (di Lilla) pubblica due recenti osservazioni da lui fatte su di un traumatismo dolorosissimo, nelle quali le polverizzazioni d'acqua fenicata determinarono in modo notevole l'insensibilità degli organi feriti. Si tratta ·di due operai impiegali in uq opificio di c~rminatura di cotone e la cui mano si trovò impigliata tra un cilindro e gli aghi di una pellinatrice pia'tta, i quali in certo numero s'erano 'rotti e confitti più o meno profondamente nelle dita. L'estrazione dei corpi estranei s i potè fare per cosi dire senz'alcun dolore pei feriti, in grazia delle nebulizzazioni feniche impiegate per un qua1·to d'ora in uno dei feriti e pre 10 ad 11 minuti nell'al tro. In uno dei casi il numero degli aghi esh'atti non fu minOI'e di cento cinquanta; operazione che durò un'ora e mezzo circa. Il dottor Guermonprez dice che la polverizzazione d'acqua fenicata non é anestetica, ma diminuisce notevolmente la sensibilità; egli ne ha ollenuto ancora particolare vantaggio nelle ferite contuse specialmente dei bambini. Tuttavia per ottenere il maggior vantaggio possibile'fa d'uopo che la polverizzazione sia prolungata per un certo tempo e che sia abbastanza copiosa; infine è necessario che l'ac'lua fenicata sia nella propoi·zione di 20 a 25 per i ODO. Se le soluzioni d'acido fenico sono più concentrate, esse determinano un pizzicore che diviene talvolta doloroso; se, al contrario, le proporzioni sono più deboli, la nebulizzazione di viene inefficace. ·come corollario, aggiunge il dottor Guermonprez che le stesse nebulizzazioni fenicate sono state adoperate con successo nella cura della faringite e dell'angina infiammatoria, acuta o cronica. Cita specialmente l'esempio di un tubercoloso, ·colpito da estesissime ulcerazioni del laringe e del faringe, che era tormentato da tosse continua, e che non poteva deglutire senza provare orribili dolori f'he gli facevano paventareogni movimento dì cfeglutìzione. Le ncbulìzzazioni d'acqua ·fenicata produssero ogni volla un sollievo momentaneo, ma t bastevole pet• deglutire almeno qualche alimento solido.


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Nella maggior parte de' casi di angina e di faringite, la soluzione impiegata era di 10 a 12 grammi d'acido fenico, SI) 1000; in altri casi si adopel'ò la soluzione listeriana di 20 a 25pel' 1000. Da tutte le osservazioni fatle l'autore conclude: 1• Che la nebulizzazione d'acqua fenicata, sebbene non sia . un anestetico, contribuisce a diminuire la sensibililé. ed a scemal'e o ad estinguere il dolore di ferite recenti; 2' Che t.ale mezzo cagiona un sollievo considel'evole nelle faringiti dolorose. Nullameno l'effetto di siffatte nebulizzazioni è di breve durata ed a ciascun caso pal'ticolat'e conviene una soluzione diversa: cosi~ché bisogna variarne la soluzione secondo le indicazioni e i risultati ottenuti.

Patereoolo nervoso (Journal de meclecine et de chirztrgie,. gennaio 1882). Il dott. Quinquaud descrive solto questo nome nella France medicale una particolare affezione che ha molla analogia coll'asfissia locale delle estremità, ma ne differisce tuttavia per certi riguardi, e si avvicina ancora a certe sclerodermie . Si tratla di una donna di 45 anni. L'affezione ebbe principio nel 18U nelle due mani che erano in principio sede di dolori lancinanti, i quali occupavano la regione anteriore dell'avambraccio destro, o piuttosto la linea mediana dell'arto: l'inferma indicava esa ttamente colle dita il decorso del nervo mediano. Siffatte sensazioni penose s'irradiavano alla parte interna del braccio ed alle estremità. delle dita. Tre o quattro mesi dopo i dolori divennero più vivi nel' pollice destro, che si fece tumido, e divenne duro specialmente all'estremità.. Un medico invitato a tal epoca diagnosticò un palereccio: ma non senza traccia di suppurazione;.. l'epidermide si screpolò, mos trò crepacci in zona circoscriLta,. quindi sopraggiunse una leggera degquammazione: si lrat· lava di un palereccio secco, senza cianosi vera. Quindici giorni dopo, nuova recidiva di otto a dieci giorni.


CHIRURGICA

di durata, che terminò nello stesso modo. 4 questa successe una terza, poi una quarta. Era adunque un "fal8o patereccio· a ripetuione. Nel 1875, l'indice destro fu la sede di sei recidive di pale-· reccio secco con screpolamento. • La pelle, dice essa, veniva recisa a livello dei suoi pa- · terecci. ». Dopo l'accesso doloroso, vi fu caduta dell'unghia ehe si riprodus!'e un poco irregolarmente. L'anula.r e e l'auri-· eulare furono sedP. di accessi incompleti con anestesie tem- ·

poranee. Al Jato sinistro, la tumefazione dolorosa fu appena sensibile; tuttavia vi fu rapida caduta dell'unghia a piccoli frammenti; fu una specie di desquammazione ungueale. Non si riscontrarono mai traccie di suppurazione, anche· dopo l'incisione del derma. Nel dilo medio sinistro si ebbero acces!!'i dolorosi: l'unghia non cadde. L'anular·e diveune un poco duro, ma non cagionò gravi molestie; lo stesso avvenne del mignolo. Ad un certo periodo la pelle divenne aderente alle ossa, e sembrava divenula troppo corta. Negli anni seguenti si ebbero pure accessi delJa stessa. rlatura ; ma nel 1879, cessò la tendenza al raffreddamento. Nel 1880 la malata era del tutto guarila. In conclusione, diceil dott. Quinquaud, si tratta di una donna soggetta a reuma,. che per cinque anni presentò recidive simmetriche nelJe· estremità superiori caratterizzate da una lieve tumefazione, dal colore, da battiti arteriosi, da rossore poco marcato e sopratutlo da atroci accessi dolorosi, risveglianti i più violenti dolori del pat.ereccio con completa insonnia. Siffatti accessi terminarono dopo otto o quindici giorni con fendi~ tura di un punto dell'estremità del dito, l'epidermide cadeva e talvolta l'unghia intiera ; la pelle diveniva sclerosata, aderente al periostio ed all'osso che di veniva atrnfico senza traceie di suppurazione. Come preludio al periodo dolorososi notava una tendenza al raffreddamento delle dita; siffalta sensazione penosa di freddo continuò per più mesi dopo la cessazione dei dolori. Ciò che fa differenziare !!opratutto questo fatto dell'asfissia. locale, è lo stalo atrofico e l'aderenza della pelle ai tessuti,


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s olli)Slanli, tessuto cellulat•e, pet•iostio ed osso. Pensa inoltre i l dott. Quinquaud che bisogna annoverare s ifl'alla osservazione nel gruppo delle sclerodet·mie facendone però una varietà. Sembra in og ni mod o che i dis turbi nervos i devono prenclervi molta parte; in fa lli i nervi dell'avambraccio erano dolorosi alla pt•essione anc he qua ndo non avevano luogo accessi. D'altt•onde il tratlam.e nto impiegato fu pr incipalmente costiLuito da revuls ivi, vescicatori e bottoni di fuoco, sul tragitto di questi nervi, alla faccia anle t•ioee dell'l\vambraccio.

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Le a:pplloazlonl della fuola dl gomma elutloa vuloaDlzzata, del professar S1~ E ( Gauetta medica italiana Lombarda, 5 novembre 1881, N. 44). Ind.ipendenlemente dalle ernie inca rcerale, nelle qlllali la fa s cia elastica non gli diede mai ris ulta ti soddis facenti, e dalle affezioni eczema tose degli a rti, ove la sua efficacia è notevolissima, il pt·ofessor SP.e us a da più anni questo mezzo nelle s eguen li circosta nze. 1. La infìltrazione edematosa delle membra, da quatunr[ue causa: affezioni di cuore, di fegato, cachessie divers e, comp•·essioni determinale da tumori addomina li, ece. In tutti ques ti cas i la fascia elastica, applica ta convenientemente, pre vie ne la eccessiva di s tens ione della pelle, come pure lo sviluppo di quei r ossori resi pelacci, ai quali tanto frequentemente succedono parziali m orli ficazioni dei legumenli. Es sa si mostt·a specia lmente erfìcace contro le infiltrazioni tanto incomode deg li at•li s uperiori, nelle donne affette di cancro della mammella1 difl'uso alle ghiandole a scellari. Lo s tes so s i dica dell'edema che per·s is te dopo la guat·i~ione d elle fl e·biti, lànfangioiti, ecc. 2. Le infiltrazioni s iero-pla stiche, cons ecutive a.d alcuni fl emmoni diffusi, susseguiti da rig idità a rticolari e da un impaccio dei movimenti , dovuto ad uno slato di ri gidità <IP.IIa pelle e del conne ttivo s ottocuta neo. Le frizioni ed il massagg io tanto utili in questi casi, troveranno un effica·cissimo aus iliario nella fa scia elastica applicata durante gli


CHIRURGICA

intervalli tra le sedute. Le rigidità dovute al gonfiamento delle dita, consecutive ai flemmoni della mano e dell'avambraccio, saranno efficacemente combattute con lo stesso mezzo. 3. Le infillrazioni e spandimenti sanguigni consecutivi a c·ontusioni, lacerazioni sottocutanee, ecchimosi d'ogni sorta. La fascia di gomma elas tica favorisce e sollecita il riassorbimento del sangue slravasato, agenùo su di esso come fa il pollice del chirul'go, che schiaccia una bozza sanguigna del capillizio, con la diffe1·enza che essa agisce dolcemente, senza violenza ed in modo continuo. · 4. Le effusioni sierose nelle articolazioni e particolarmente: idrarti del ginocchio, del gomito, del ~orso del piede, r ihelli talora a lutti gli altri mezzi di cura o recidivanti, t ostoché l'ammalato incomincia a camminare, od a ser virsi del suo arto, come spesso si osserva in seguito ad alcune arLriti blenorragiche. I n molli casi di questo genere, la fascia di gomma elastica procurò all'autore guari gioui definitive in pochi giorni, là ove la immobilità ed il caustico atLuale si erano dimostrali inefficaci. 5. Le infiammazioni flemmonose circoscritte o diffuse, ad ogni periodo della loro evoluzione. Dovunque è applicabile, la fascia elastica sostituisce uliilmente il cataplasma emolliente, sul quale ha il vantag-gio di modet•are l'afflusso del sangue comprimendo i tessuti. 6. L'eclima delle membra ed ulceri residue dopo la caduta delle croste; ulceri atoniche degli arti inferiori, ulceri callos-e, ulceri varicose. In tutti la fascia elastica fa rapidamente scomparire tulle le complicazioni e favorisce la cicatr izzazione. 7. Le ferile recenti, accidentali o chirurgiche, unite con sutura. La fascia di gomma elastica applicata sopra la medicalura di Lister, favorisce mollo la riunione immediata, e permette di differire le medicazioni più che non si faccia di sol ito. Av venne al professor Sée di non levare la prima medicazione che dopo tre settimane, e dì trovare la ferita quasi compleLamente gual'ita. Ma è questa una applicazione eslre-


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mament.e importante che l'autore si limita ad accennare, &

su cui ritornerà con maggiori particolari in altra comuni-

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cazione. Per evitare gli accidenti, bisogna avere alc~me precauzioni nella applicazione della fascia di gomma elastica. La. compressione esercitata sulle parti molli deve essere estremamente piccola, e non arrivare mai a inceppare la circolazione. Avvolgendo la' fascia intorno all'arto, non si eserciterà che una trazione leggiera, sufficiente solo a ciò che i diversi giri di fascia sieno applicati esattamente per tutta la loro estensione. Questi dovranno ricoprirsi pel" un terzo od un quarto della loro altezza e non lasciare alcun intervallo tra i margini; le parli sottratte alla pressione non tarderebbero a tumefarsi per edema. Tolle queste circostanze speciali, in cui devono restare applicate il maggior tempo possibile, le fascie elastiche saranno levate ogni due o h·e giorni, e riapplicate dopo un lavacro coll'acqua fenicata. Gli effetti della fascia di gomma elastica dipendono da due proprietà· che essa possiede in allo grado; la elasticità e la impermeabilità. Per la sua elasticità, esercita sulle parti che ricopre una pressione la quale, berichè sempre debole, non è per nulla meno efficace, poiché è esercitata in modo continuo ed è poco influenzata dai cambiamenti di volume che possono subire le par·ti. È inutil.e insistere sulla influenza che può avere questa pressione sulla circolazione locale e sugli spandiinenti d'ogni genere, che occupano i tessuti od alcune cavità; questa influenza fu troppo spesso posta in evidenza perché sia necessario fermarvisi. Per la impermeabilità, la fascia di gomma elastica stabilisce una barriera insuperabile fra gli organi che ricopre e l'aria esterna. Da una parte raccoglie al disotto di sè i prodotti della traspirazmone e delle secrezioni della pelle che essa· mantiene, come le ferite, in uno stato permanente di umidità e di caloM, come fanno i cataplasmi. D'altra parte impedisce ai germi volilanti nell'aria di venire a contaminare le ferite e provocare la putre(azione dei liquidi segre-


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CBIRUllGICA

.gati1 e costituisce così un utilissimo ausiliario delle medicazioni antisettiche.

:%.a aaft&UD&, D.UOYO &aUHtdOO, del dottor FISCHBR (Berliner Klin. Woschensc, 28 novembre 1881, N. 48).

La naflalina é un idrocarburo della formula C'" H•, cri~Lallizzabile in grossi cristalli bianchi e contenuto in gran quantità nel catrame del carbon fossil e. È un potente antisettico e antibatterico. Ponendo un piccolo bicchiere contenente pochi centimetri di orina fresca pel fondo di un vaso più grande ben coperto, entro cui si trovi una piccola quantità di naftalina, l'orina cosi esposta a questa atmosfera di naflalina rimane limpida per più settimane e in essa non si sviluppa al~un organismo. Se un liquido sulla cui superficie -esistono delle muffe si espone ad una tale atmosfera, cessa subito lo sviluppo dei funghi. Le ferile icorose, le ulceri eec. ·si possono liberare in breve tempo dal cattivo odore spargendovi sopra la polvere di naftalina. La naflalina in sostanza posta sulla pelle in uno strato di uno o più centimetri non vi provoca punto eczema, non è riassorbita dalle ferite, non -cagiona alcun dolore, non danneggia pf'r niente la formazione delle granulazioni, ma opera su di esse da stimolante e detersivo. Si possono quindi le ferite cave, i seni, gli ascessi riempire completamente di questa sostanza nel modo stesso che si fa con l' iodoforme senza pericolo di fenomeni di intossicazione. · La insolubilità della naftalina nell'acqua e nei liquidi delle piaghe fa che non pos::;a essere assorbila dalle s uperficie delle piaghe stesse. D"altra parte la sua facile solubilità nell'etere (bi), soluzione che è miscibile in tutte le proporzioni con l'etere, offre un facile metodo di inzuppare con essa og~elti di medicatura, come la garza, ecc. Alcuni sperimenti falLi con la garza impregnala di naftalina al 5 e al10 per cento dal dottor Fischer e ripetuti dal professar LUcke (al10 per cento) nella clinica chirurgica dimostrarono potersi essa sostituire con vanta ggio alla garza carbolica.

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RIVISTA CHIRURGICA

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La preparazioné della garza con la nafl.alina è semplicissima. Per impregnare un chilo di garza (circa 30 o 40 metri) con 10 per cento di naflalina, si prendono 100 grammi di naflalina, tOO di etere e 1200 di alcole. L'aggiunta di glicerina, paraffina e simili non é necessaria, poiche la naftalina rende essa stessa la garza sufficientemente morbidà. La rapida evaporazione dell'etere e dell'alcole permettono di preparare la garza poco tempo prima della visita, cosi~hè il chirurgo può invigilare o far da sè stesso questa operazione. E poi l'uso della garza di fresco impregnaLa ed ancora umida non ha alcuna spiacevole conseguenza, se non si vuol contare,il leggero senso di freddo per la evaporazione del liquido durante l'applicazione della medicatura. In considerazione dell'alto prezzo di molti degli antisettici stati recentemente raccomandati, il prezzo molto minore della naflalina é qualità da non dispregiarsi. La facile mescibilità della naftalina col grasso, con la vaselina, col sapone molle dovrebbe rende1•la adattata ad usarsi sotto forma di pomata nelle malattie parassitarie della pelle di natura vegetale o animale.

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RIVISTA OCULISTICA

Belazlone patologloa fra l'ooohlo e l' oreoohlo ( A llg_ Wien . mediz. Z eitung, 13 dicembre 188'1, N. 50).

Il dott. Drausard in una monografia presentata al Congresso di Reims comunica alcuni di questi casi molto importanti. Il primo rig11arda un calderaio, gran bevitore, cheaveva perduto un occhio e dieci anni dopo anche l'altro, e parimente aveva avuto danneggiata la facolta uditiva prima. da quel lato poi da q01esto. Il secondo caso è di un fanciullo il quale era diventalo sordo dall'orecchio destro dopo la perdita dell'occhio omonimo conseguente ad un trauma. Nel terzo e quarto caso si trallava di due giovani in cui si era. mauifesLata una alfezioue ocula1'e insieme con la sordità, e il felice trattamento di quella fu segu\Lo da un progressivo. m iglioramento dell'udito che stava in rapporto col miglioramento dell'affezione oculare. S~condo l'autore fra l'organodella vista e dell'udito esiste un rapporto patologico di natura reflessa con l'intermezzo del trigemino, le cui conseguenze si manifestano tanto più facilmente quando i malati stanno già solto l'influenza di una diatesi generale, come la scrofolosa, la sifllide, l'alcoolismo. Infatti il primo caso riguardava un bevitore, il secondo un figlio di genitori sifilitici, ed il terzo una donna affetta da scrofolosi. Congiuntivite purulenta reumatloa (Bulletin de l'Académ ie de Médecine, 17 gennaio 1882).

Il dott. Maurizio Perrin. basandosi sopra una serie d i numerose e minute osservazioni, tenderebbe a dimostrare-


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IUVISTA

l'esistenza di una congiuntivite purulenta prodotta non da contagio blenorragico, ma di natura assolutamente reumatica. Il Perrin insiste sopra ques to punto etiologico come quello che varrebbe a modificare radicalmente le vedute sulla patogenesi della congiuntivite cosi detta blenorragica. Ed Infatti dalla redazione delle sue storie cliniche risulte'l'ebbe, che una forma di congiuntivite con decorso, sintomi ed e:;ili identici alla blenorragica, potrebbe insorgere escludendo assolutamente l'idea del contagio; e polendovi inclu-dere la partecipazione dell'elemento reumatico tanto dal lato della fenomenologia quanto da quello dell'anamnesi remota -(Eredità). L'autore si domanda se la compartecipazione dei fenomeni artritici debba considerarsi come una semplice ..:oinci·-denza, o come manifestazione di un identico stato morboso generale; e si attiene ragionevolmente alla seconda ipotesi. Resterebbe, dice il P errin, a determinare come uno stato ·diatesico qual'è il reumatismo, il di cui processo è cosi raramente suppurativo, possa produrre, solto l'influenza di una -~ausa occasionate qualunque, una malattia tanto contagiosa -come la congiuntivite purulenta. Peraltro tali effetti, dice, sono anche più difficili a spiegarsi senza l'intervento di una ca usa costituzionale. Biasimando gli apprezzamenti dei patologi che trovarono sufficiente nei singoli casi di congiuntivite purulenta la coe·sistenza di catarri uretrali inveterati, egli ricorda come l'ino·culazione riesca raramente anche se tentata per via sperimentale o terapeutica. In ultimo l'autore riporta un'osservazione del dott. Debassaux, maggiore medico di 1• classe, dalla quale t•isulterehbe che anche la blenorragia può essere di natura reumatica, ·e ciò per un caso speciale clinico, che, se è esatta la storia, sarebbe veramente concludente. Il Perrìn traendo da detta storia un altro argomento in favore della sua ipotesi, conchiude che tanto la congiunii·Oiie purulenta quanto il reumatismo blenorragico, possono ·essere manifestazioni di generale ed identico stato morboso.


OCI.iLISTICA

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Eooltaslone meoo&Dloa del nervo ottico (The Lancet, 6 febbraio 1882). Si crede comunemente cl.e, come gli alll·i nervi, il nervo ollico sia sensibile a stimoli meccanici, e cbe questi provochino sensazioni luminose, come quando si praticano simili -eccitazioni negli elementi r etinici. . Questa questione i:' stata recentemente esaminala di nuovo da Schmid-Rimpler il quale arriva n conchiudere che l'opi · nione corrente è vera, ma elle le ragioni sulle quali si basa non sono correlle. Si asserisce generalmente che la divis ione del nervo nell'enucleazione del bulbo oculare produca una sensazione luminosa. Il fallo tullavia non è certo; Rolhmund ba più volle estirpalo il bulbo oculare, senza anestetici, e non ha mai tt'ovato cbe la divisione del nervo cagioni (JUCsta sensazione di luce. E probabile put•tulta via che in molli di tali casi pt•ecsiste!:'se una completa degenerazione delle fibt'e net·vose. Argomenti più concludenti sono stati indolli da Schmid·Rimpler. Una gran pat·te del contenut.o di un'orbita veniva spinto in fuori da un epitelioma Il bulbo oculare era sano, la funzione visivo era mantenuta, ma l'occhio non poteva salvat•si. Il pazienlP-, quAndo venne praticata la divisione del net•vo, era pel'feltamente compos sui, e dimandato se sperimentasse qualche sensazione luminosa, ri spo~e negativamente. Si é delo che il s upposto stimolo del nervo nel momento dPlla sua divisione fosse un vero stimolo della t·elina, attesa la tensione del globo fissalo necessariamente all'alto della divisione del nervo. Un altro falto invocato a provare lo sensibilità del nervo ollico colle irrilazioni meccaniche, è la sensazione di luce che si esperimenla pet• gli estremi movi111enli laterali del bulbo oculare. E ciò si è attribuilo allo sliramenlo che alcune fibre del nervo soffrirebbero per tali movimenti. Ma SchimidtRim pler asserisce che lo sensazione prodotta in Lal maniera., e quella di un cerchio di luce con' un centro nero, e che la s ua posizione si riferisce presso a poco ul punto di entrata -del nervo ottico. l!: difficile di concepire come le fìbl'e che terminano vicino 12

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al disco abbiano un cot·so tanto separato ùalloe allt•e ùa l'icevet·e lo stimolo esse sololllenle quando il n ervo venga stira lo. Eg li è più probabil e, elle il fenomeno !ò-ia dovuto a lla distensione della guaina del n ervo ottico, che sli t•anùo la sclerolica intorno all'entrala delnet•vo, s timola gli elementi della retina. La mancanza di reazione nella divisione del n ervo ottico non esclude purtullavia la sua sensibili là meccanica. Anche allt·i nervi di senso, e di molo, i quali posseg:.:ono senza dubbio questa sensibi li~à, possono non reagì t'e all'azione meccanica della loro incisione. Che sensazioni luminose possano prodursi mediante l'irt•ilazione meccauico. ùel nervo ottico, viene dimoslt•alo da a lcune osservazioni fatte da Schmidl-Himpler sopr·a alcuni pazienLi che avevano su bilo l'enucleazione del bulbo pochi giorni prima. Egli con un i slrum~nto otlus.o comprimeva l'orbita nel punto ove dovca trovarsi il moncone del nervo. L'osse1·vazione veniva praticata in un ambienLe quasi pet•reuarnenle buio. Di sei individ ui solloposli alL'esperimento in due solamen te la pt·essio111e sulmoncone cagionava sempre sensazione di luce. Uno di questi asseriva c he questa sensazione era perfettamente eguale a quella che aveva avuto in antecedenza 'luando si sottopose alla galvanizzazione del bllllbo. Lo s lés~o patiMie a vverti Ur'là sensazione s i mile allo stimolo elellrico del moncone.. I risulta li negati vi degli altri c~usi possono spiegat'si colla degenerazione delle fìbt·e neevose o colla rett•azione del moncone del nervo. Queste osservazioni dit'elLe e positive sembrano stabiliee con evidenza l'eccilabililù meccanica del net•vo ottico .

Traptantamento della oonglnntlva ( Jour nal de Meri eci ne et de chir·urgie, dicernbt•e ·188J). Il signot' Mare Dufour riferisce quatlr·o casi di trapiantamento della mucosa congiuntiva le del coniglio sull'occhio umano. In due casi si tralttwa di sinblefar on oculare. Fu dissecala l'aderenza e sulla superficie posto a nudo fu ap-


OCl'LISTICA

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plicato un lembo de lla mucosa oculare di un coniglio e fi ssala in posto per mezzo di punti di s utur·a. Nd primo di lflli casi, che riguardava una donna, l'operazione andò fallita, poiché il lembo cadde in necrosi; la donna era vecchia, il lembo era stato fissato con sutura di seta. Nel secondo caso la stessa operazione venne fatta sopra un fanciullo di undici anni ed il le mbo trapiantato fu fissato sul bulbo e sulla palpebra ad un tempo. Il su~cesso fu completo e due mesi dopo il lembo era saldato e vivente. In un uomo, dopo l'esportazione di un epitelioma dt'lla palpebra, il signor Dufour trapiantò la mucosa boccale presa ~;ullo stesso malato sopra un piccolo tumore del labbro infc r' iore. L'operazione ebbe s uccesso completo; pet•ò dopo un anno fu d'uopo ripetet•la pet• essere la malallia recidivala. Anche in questa seconda operazione fu trapiantata la mucosa labiale. L'autor·e raccomanda di non · fa l'e la tr·apianlazione subito dopo l'incisione; di fissar·e prima al lembo da trapiantare i punti di s utura per impedit•e l'arrotolarsi de' suoi margini. Egli consiglia di lavare la fet•ita ed il lembo coll'acido sa· licilico.

Dell'ottalmo•oopla nelle malattie dell'oreoohio, pel dott. ' CALMETTES (Le Progrés Mé(lical, n. 3, gennaio 1882ì. L'organo dell'udito non è accessibil~ all'esplorazione tlir·etla che nella s ua porzione periferica. Mentre l'ottalmoscopio ci permette di studiare il fondo dell'occhio, l'orecchio interno, a. vviluppa lo dalla s ua cassa ossea, rimane nascosto al medico non potendone diagnosticM·e le alterazioni che con m ezzi indit·etli o pel' eliminazione. Non v' ~ da sperare che sitfatte sravorevoli condizioni, d'ordine preltamente anatomico, muteranno giammai, e se si vorrà giungere a conoscere in modo !!Salto le malalti~ dl'll'orecchio interno, farà d uopo ricorret'e a mezzi indire tti. Da qualche tempo gli ollalmologi e specialis li delle malattie dell'orecchio, Knapp, Moos, Ki pp ,. Albull hanno tentato di riconoscere Io stato del nervo acu -


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RIVISTA

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st1co da quello del nervo ottico, ma finora il risultato dell'e sa me oftalmoscopico non h~ trovato un'applicazione conveniente nelle osservazioni de lle malallie dell'orecchio. Pertanto tr·arremo profitto dell'importante comunicazione fatta :;u tale proposito dal pr of. Zaufal, alla soci eta medica di Praga per richiamarvi sopr·a l'atlenzione dei lettori. l n cas i ùi s ordi là nervosa, for·ma tanto fr~'l u ente nelle giovuni, e nelle quali predominano i ronzii, con perdita della percezione per la via delle ossa e s tato nega tivo dell'apparecchio di trasmissione, è importantissimo conoseere a quale • causa immed iata ò da attribuirs i il dis turbo funzional e, e lo stato della r etina ci darà conle;,:za di quello della chiocciola, specialmente sotto il punto di vista della circolazione. Lo stesso avviene per le SOI'di tà imp1·ovvise d'origine sifìlitica, in cui si forma rapidamente un essudalo nell'orecchio interno, e per i traumalis mi ccrcbr·nli seguiti da sordità, ecc. Quando le cause dei dis turbi osservati non hanno sede nell'orecchio medio ed esterno, è s pesso difficilissimo il determinar·e se la lesione ha sede nell' o1·ecchio interno, nel nervo o nei centl'i aucli tivi. Ora dall'esame •>ttalmoscopico polendos i rilevare talune lesioni encefuli che, si poll'à s pesso de ~erm inal'fl s e la causa di r1uesti disturbi ù cenlra iP-, periferi ca o mi s ta . Anche nelle a lfezioni della cassa del limpano fa d'uo po e,;e~uit'e l'esame ollalrnoscopico, a qual unque periotio dell'àllezione, perchè anche mancando ogni s intoma, puo già aver•e avuto luo~o una propagazione ai r.-entri nervosi. Ciò è ve1'0 per l'oli le media s uppurata , acuta o cronica, ed anche per la ca ll.u•rale semplice, acuta o cronica che può in alcuni cas i produree complicazioni inlrocraniche. Rile vandoci l'oltalmoscopio l'esordire della meningite e delle L1·ombosi . ci consente a ncora di slabili1'e le indicazioni della tt·apanazio n·~. E siccome le a lte1'<1zioni de l fondo dell'occhio aumentano e diminui scono come tlUClle delle me ning i, il decorso clelle lesioni m~nin gce verr·à rile va to da quello delle lesioni r ctiniclro (Alhult, Ki pp, Zaul'al) ed è ancot·a dallo stato della r·elina che pnlt·emo g iudica1•e intorno al migl iot·a mcnto delle lesioni nncefaliche dovute alla tra panazione. Quando l'infia mmazione s i propuga ùalla cassa


OCULJSTlCA

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del timpano alle meningi, le lesioni oUalmoscopicbe si manifestano in principio nell'occhio corrispondente, ma esse occupano talvolta ambedue gli occhi e sono più intense in quell'opposto. Cosi, d<•po la trapanazione è sull'occhio cort'ispondenle che comincia il miglioramento, ma esso· si manifes ta anche sull'allro occhio. Una particolarità singolare è che in tutti i casi sLudiati dal Zaufal, in cui una otite media suppurata, con o senza carie, aveva prodotto meningile e trombosi, si trovarono rimat·chevolissime alterazioni del fondo dell'occhio (stasi, nevro·retinite, ecc. ecc.), contrariamente e e ciò che a vviene nelle allre forrm di meningite, principalmente nella meningite cerebro-spinale. P er porre in rilievo tuUa l'importanza di questo nuovo mezzo diagnostico, t•iportiamo l'osserva:~.ione descrilla dal Zaufal: " Un giovtme di 16 anni, robustissimo, fu atllitlo da otite media suppurata sinistra con perforazione della membrana del timpano e con adenite cervicale. La malattia resistel.le a tutti i mezzi curativi impieg-ati e dopo qualche tempo lo stato generale divenne cattivo con amorressia e febbre set•otina. Discendendo le scale il malato soffriva vertigini e l'irl'igazione dell'orecchio cominciava a produrre slordimenti. Niente all'apofisi mastoidea; ma la percussione dava luogo a vertigini. Coll'esame oltalmoscopico si vide il fondo dell'occhio colorato in rosso scuro: il rossore cresceva verso la papilla, da cui era ricoperta in gran parte verso il Ialo destro. Arterie normali, vene dilatatissime e serpiginose. Papille non bene limitate, di un rosso scuro al lato interno. Sulla papilla destra, sotto il punto d'uscita dei vasi centrali, emorragia che ricuopriva tulta la parte centrale. Diagnosi, iperemia venosa. Si ammette perciò la propagazione alle meningi e si pratica la trapanazione. Il giorno appresso maggiori vertigini durante la percussione e l'irrigazione. Il malato asserisce di slat• bene. È apirellico, ha appetito. Al quarto giorno la parte interna della papilla era ancora mollo rossa, ma le vene erano notevolmente ristrette e il fontlo àell'occhio mollo più pallido. L'e.mor~agia minore e i margini indistinti. All'ottavo giorno, raptdo mnalzamento di temperatura sino a 4Q•. Non rile-


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1 8? RIVISTA OCULISTICA vandosi dall'11same oll<dmoscopico alcuna modifìcazione, si allontanò qualunque idea di t·ecente lesione inll'l:l CJ'anica e si pensò ad una complicnzione accidentale. Infatti si Ll'allava di una febbre sellic1:1 che cessò e lagua1·igione fu completa • . Questo breve riassunto permette di f(wmaJ·si un'idea sull'importanza elle acfjui sterà l'oltulmoscopia nello studio delle malallie ùell'ot•ecchio: e nutriamo speranza elle pe1· suo mezzo le alle zioni dell'oreccltio interno saranno complelamenle differenziale le une dalle a ltre, stutliate e trattate in modo vel'amante scientifico.

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RIVISTA DELLE MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE

-n joduro eU Lido. Clinica ciel Pro f. ZEISL ( A llgem. Wien. N. 2, 1882). È noto che molli individui per una spe,~iale idiosincrasia

male sopportano l'applicazione interna del più comune rimedio antisifl lilico, il joduro eli potassio, manifestando dietro il suo prolungato uso, turbamenti di varia natura nelle loro condizioni fisiche generali. P er esempio s i osservò di frel"{u cnte, esagerata attività del cuore, congestione dei polmoni, cefalalgia, agripnia e pleurodinia e persino delle emorragie, segnalamenle nei soggetti giovani e mollo eccitabili. Ma questo jodismo o avvelenamento jodico si manifesta anche nelle cos tituzioni torpide ( sempr e però con fenomeni meno accentuati) quando l'uso del medicamento venga protratto di molto. Anche in questi si vedono comparire disturbi di digestione, diarrea, starnuti, pru1·ito, secchezza di gola, raucedine, cefa1algia, tinnito d'orecchi ecc. Eppure può essere indicata imperiosamente l'amministrazione del jodio. Anche gli allri pre· parati jodici fino ad ora in uso, compreso il jodoformio, pre-sentano tutti in maggiore o minor grado i s ummenzionati inconvenienti. Il prof. Zeisl a tutti quegli individui che non sopportano l'uso interno dei jodici per essere cachettici o anemici o emofiliacii o pl'edisposti al catarro gnsl!·o-intestinale somministra il joduro di Litio. Lo Zeisl lo prescrive in p olvere secondo la seguente formula: Joduro di Litio, gr. 1,50; Polvere ed estr. eli quassia, quanto basta a far venti pilJole, da dars i una pillola a maLlina, l'altra a sera.


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE

Si può aumentare sino a tre pillole al gioPno. Il joduro di Lilio è mollo igroscopico, quindi le pillole devon e:>sere conservate in val'<O ben chiuso. Ques to medicamento, non oslante la grande quantità tli jodio che contiene, è molto ben tollerato e per !ungo tempo dai malati. Fino ad ora nessun inconveniente s'ebbe ad osservare in seguito al suo uso; pe~ contro i suoi effetti Ler•apeutici non mancarono mai e ad un grado non inferiore a quelli del joduro di potassio.

Iniezione •ottooutanea dell peptone merourloo ammoniconella •Ulllde (dal Journal de Médicine et de chirurgie, dicembre 1881). Le iniezioni sottoculanee di mercurio nella sifilide, quasi abbandonale, sono state nuovamente studiate da Mat•tineau che le ha praticate su larga scala. Le iniezioni presentano un certo numero di vantaggi che loro danno in pratica una grande importanza. Esse non determinano mai la salivazione, non producono alcun disturbo delle funzioni digesli've, di modo che si ponno somministrare anche a quegli individui ai quali, a causa del loro stato generale, riesce impossibile somministrare il mercurio per le vie ordinarie. Marlineau riferiscenumerosi casi nei quali con simile trattamento ha potuto guarire malati che si consEderavano come perduti. La preparazione da lui adoperala è la seguente: Bicloruro di mercurio, grammi dieci. Peptone ·secco, grammi quindici. Cloruro d'ammonio pul'O, grammi quindici. Un grammo di questo peptone mercurio rappresenta 25 cen-· tigrammi di sublimato. Questo preparato è adoperato per iniezione nelle seguenti· proporzioni:

Peptone mercurico ammonico, centigrammi quaranta. Acqua distillala, grammi trenta. Un grammo e 20 centigrammi di detta soluzione contienequattro milligrammi di sublimato. La preparazione si conserva inalterata per qualche giorno.


E DELLA PELLE

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Una preparazione più stabile è la seguente: P eptone mercurico ammonico, centigrammi quaranta. Acqua dislillata, grammi venticinque. Glicerina neutra, grammi sei. Si adopera nella stessa dose. Infine la preparazione seguente può essere considera~­ come affatto inaltCJ·abile: P eptone mercurico ammonico, centigrammi quaranta. Glict~rina neutra, grammi trentasei. Un grammo e venti centigt•ammi di detta soluzione con- tiene quattro milligrammi di sublimato. Con queste preparazioni il dott. Martin_e au ha curato 1i2 malati circa. Egli incomincia la cm·a iniettando da principio m ezzd siringa (60 centigrammi) di soluzione, quindi due milligrammi di peptone rnercurico ~d a poco a poco aumenta la dose fino a 3, 4, 5 ed anche lO milligrammi ogni giorno. l ma- lati non accusano alcun dolore, non ha luogo alcuna reazione locale nè fenomeni di mercurialismo. Per bocca egli somministra la preparazione seguente: P ept.onc mcrcurico ammonico, un grammo. Glicerina, grammi cinquanta. Acqua distillata, grammi duecento. Ogni cucchiaio da caffè di detta soluzione contiene cinquemilligrammi di sublimat.o. Questa preparazione è perfettamente tollerata dallo stomaco, ma è nella sua azione m eno rapida e meno sicura delle iniezioni sottocutanee. ·

La porpora emorragica considerata come nevrosi (Ga••etta medica italiana, Prov. Ven., 5 novembre 1881, ~. 45) .. L'origine nervosa di certe affezioni cutanee, secondo Le loir, è oggidì una questione di grande interesse. Recenti osservazioni tendono a confermare l'opinione di Slieldo!'f,_ Wagner, Henoch, Couty, ed altri, quanto all'origine nervosa dei casi di porpora. Le conclusioni di Rigai e Corni! sono ::.


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RIVISTA DELLE M:\LATTJE VENEllEE

1. La porpora é un g t·u ppo di s into mi, costituito essenzia lmen te da e rnot·r·agie nella cute o nelle mucose, e dal pt·ogressivo esa ut•imenlo ner voso, non sempre commisurato a lla perdita di ~anguc . 2. Qualunque siu la condizione morbosa di un dalo cas o di pot·pot·a, é neccssat•io includet•e lt·a le cause qualche disonline della innervazionc vascolat·e. Le alterazioni del sang ue e le les ioni della pat•e le vascolare sembr·ano esset•e va t·ia bili e incons lunti. Ammettendone pure l'im portanza , sono insufficienti a prorlurJ•e la porpora, senza qualche peeturbazione nervo!'a. Mackenzie la crede dovuta a lesione inlr!lct•anica. Secondo Maiocclti, la porpora r eumatica non è legata ad una diatesi, ad una discrasia, ad una infezione, ma é una affezione del s istema vaso ·motore. Cavaliet· r iporta un caso di por·pot·a emorragica, alternante con sintomi pat·alilici. Shaud ha ollenulo buoni ris ulta ti contro la porpot•a emorragica dall'uso dell'eleLLI·iciLà. L'attenzione dei chirurghi fu a lungo attirala da certe eruzioni scarlalliniformi, che si mos tt·ano dopo feri te, o tt·aumi. Secondo Sti!'ling, esse sono qualche volta quelle della ver·a scat•laltina, me utre altt·a volla sono semplicemente sca!'lulliniformi e di carattere non infettivo, rassomig liando per la pategenesi agli eritemi. Egli le classifica come eruzioni papulose, che mos lrans i dopo i tt•aumi. Egli le cl as~ fica come eruzioni vaso·motot•ie, e le considera simili ai ras h, che accadono spesso nelle puerpere. Queslo raslt fu studiato da Kicld, che lo chiama eri· tema ulerino o r oseola ulerina ; esso manifeslas i senza dis lut·bi fcbbt•ili e 's intomi genet•ali, al a•, o 0° giorno dopo il parto: s ul puerperio non eset·citu sfavorevoli influenze. Frilet par·la di erpeti dopo i traumi, e ct·eùe çhe, sebbene in qualche caso po!'sano ascriversi ad azioni riflesse, sono di solito la espressione di una causa generale, che influenza tutto l'organismo, determinala dal trauma. Finalmente, Auspilz, nella sua nuova classificazione, P•>se la classe delle a ffezioni angioneuroliche, tra le quali colloca la pelios i reumatica.


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Tratt&mento della sifilide oon la Caaoara &marga, del dott. S. F. CovNf.R di Ballimora (TI!e Theràpèu.fic Ga.;ètle 1881 e Al/g. Wien. mediz. Zeitung., 13 dicembre 1881, N" 50).

La Cascara amarga è da molli anni conosciuta in Baltimora e dal dollor Foehling intl'oJolta anche nel Messico. Cascat•a amarga o corteccia di Hondura chiamano gli indi geni messicani la corteccia di un nlhero che ha molLa som i ~lianza con l e piante della famiglia delle picrene: QL:estn sostan7.a è stato u ;;ola molte volle dai medici in Baltimora. Gli esiti con essa ottenuti consigliat•ono il dottor Coyner ad usut·lo nei spguenti t t'e casi di sifilide. Un uomo ebbe un'ulcera <lul'a nel t8G8. I n conseguenza del trallnmenlo :;renerale posto in opera solo nel '18G9 comparvero fenomeni secondat•i. I l malato si ammogliò ne11870, un ann o dopo sua mog-lie plu'lorj un figlio sano elle mori all'eta di due anni di scal'lnllina. Poco dopo la don no. ebbe un parlo gemello, un bambino e una bambina. Poco pt•ima della nascita dei due figli il padre ebbe una eruzione sifìlitico., ulceri in gola e all e ~engivo, caduta di capelli, esantema pupuloso. La bambina alla !'Csla sellimnna di vita ebbe pustule e ulcet'e siftlili che, e poco clopo anche sulla madre si manifestò la lue. L a bambina, gia molto debole dalla nascita, m ori nel secondo mese pet• calat-ro intestinale. Il bambino ha ora cinque anni ed è stato sottoposto insieme coi suoi genilot·i a molle cure anltesifìlitiche. Nel dicembt·e 1880 il ùotlor Coyner cominciò ad usare l'eslt·olto liquido di Càscara amarga; ne deLLe 45 gocce al pndre, 35 alla madre e 15 al fanciullo. Dopo dicci giot•ni il migliot·Amento era spi~ca tissimo e continuò ancora, cosicché pt•esentemente nessuno dei malati ha su di sè il minimo segno di sifilide. Solo il fanciuUo soffre di una leggier v. ozena. Da quando fu. cominciA lo ad usm·e la CflSC{I!'a amarga, non es!'! endo sta lo dato alcun altro medicamento n è internamente nè esle1'11amenle, migliot•ò stabilmente l'aspetto dei malati ed aumentò il peso del corpo. L'azioue principale della Cascara amar ga sembt•a essere tonica, aumentando l'app eti to, facilitando la digestione e favorendo cosi lo sepa r azione del veleno ce!Lico ed impedendo la sua riproduzione.


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RIVISTA DELLE

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Contribuzione alla dottrina dell'Berpe• Zo•ter, del dotlol' L ESER (Vù·clww's Arch e Deulsclte medie. Wocltenscr. 18 febbraio 1882, N. 8) .

Il dottor lLeser riferi!;:ce il reperto anatomico di due casi di Herpes Zos Ler da lui osservati anche durante la vita. Ambedue le vol te l'esame dei gangli delle ris ultati positivi. Noi primo caso fu trovato in una parte affatto limi lata del ;:ranglio una infiltrazione infìammalol'ia con emot•ragic senza riuscire a trovare per questa circoscritta infiammazione alcuna spiegazione etiologica; poiché tanto gli organi vicini al ganglio, come anche il s uo inviluppo c i s uoi strati esterni nulla avevano di morboso. Non osla nto che solo una parte del ganglio apparisse mnlàla, l'affezione della pelle era estesa a tutta la pt•ovincia dei nervi cutanei chP. proceùe,·ano dal ~a nglio , ciò che l'autor e s piega amme ttendo che quando una inte ns a infiammazione s i s tabilisce in una parte del ganglio, anche le allre parti di esso se ne risentono, ma Allora le parti me no affette tornano allo. stato normale prima dei luoghi ot·iginariamente e più fortemente attaccati. Nel secondo caso s i tra ttava di uno stalo infia mmatorio con particolare tendenza alle emorragie. Qui era molto probabile che una pleurite tubercolosa fosse s tata it punto di origine della malattia del ganglio. Con ragione i r Leser os-serva che questi Zoster secondarii per l'accordo causale fra lo malattia del ganglio e la eruzione sono tanto dimostrali quanto i così detti primari, quelli cioè senza causa conosciuta in cui i gangli ammalarono apparentemente per sè stessi. Pet• quanto riguarda le alterazioni della pelle nello Z0ster , ammette la massima che le alterazioni cutanee ris iedono sempre nella parte epiteliale della pelle, mentre quelle del corion sono mollo più lie vi. Ei crede che la it•ritazione destata dapprincipio per la via dei nervi abbia provocato un grande aumento della atti vita nutritiva e plas tica delle cellule e finalmente s i stabiliscano in ques te degli s tati degenerativi. I falli infiammatori la cedono mollo per impot•tanza a que!"ti degenerali vi. Il Leser ha inollre comunicato due casi di Zoster interco-


E DELLA PELLE

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:5lale che cominciarono in immediata vicinanza di parti scoliotiche della colonna vertebt•ale, ed in cui si produssero anche alterazioni dei relativi gangli intet·vertebrali sia di natura infiammatoria sia m eccanica. ln generale fa rilevare la importanza dei traumi nella etiologia dello Zoster. In quanto al fatto che lo Zoster nel maggior numero dei casi solo una volla in sua vita colpisce una persona, il Leser espone che dal punto di vista teot•ico dovremmo ammettere la possibilit.a della recidiva tanto per gli Zos le t' traumatici e secondat·i che per i primitivi, c ioè senza causa apprezzabile. E crede che la relativa rarità della mnlnttia in gener ale e il non lasciare di sé alcuna traccia assolutamente caratteristica ~forse il t•ipelersi a lunghi intervalli di tempo siena le cause delle nostre fin qui difettose osservazioni. Disturbi nervosi nel primi periodi della s Ulllde, del dott. F INGER (Deulsche rned. Wochens. ·18 febbraio 1882, K• 8 ).

Indottovi da diversi lavori sui rapporti delle inalallie della midolla spinale con quelle della pelle, il Finger ha intrapreso molte accurate ricerche sulla eccitabilità riflessa lendinea e cutanea nei diversi stadi della sifilide; e ha tt·ovalo che avanti e nel tempo della eruzione dell'esantema la eccitabilìtà riflessa è conslantemenle a umentata, quindi abbassa per alcuni giorni fino a divenire spesso nulla, t'itorna poi a poco a poco allo stato not·male, per lo più alcune settimane dopo la scomparsa dell'esantema. Nuove efflorescenze sono a ccompagnate da nuovo rinforzo della eccitabilità riflessa. dopo o anche un poco prima che la eruzione s ia completa ta ri torna allora lo stato primitivo. Sull'andamento della eccitabilità riflessa, il traltament{) non sembra avere alcuna influenza, solo il periodo della abbassata eccitabilità, corrispondentemente al più rapido dileguar si dello esantema , sembt•a nei casi sottoposti a cura essere abbt·eviato. )


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RIVISTA DI TERAPEUTlCA

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n ferro per iniezione ipodermioa. Nota di Terapia olinloa, del prol'essor G. CtARAliiELLr.

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Mi pt·opongo con questa nota di mantenere desln l'attcnzione del monùo medico intorno a quesla quislione ùi trt·apia, co l render nolo che io non ho abbandonato questi studi, e che anzi li eolliYO con calOI'e pet•chè incorag-ginlo da ottimi ri sultati • N ell'anemia per infezione cronica da malaria, nell'anemia poslemorragica, nella cl01•osi, dopo di aver osservo lo riuscire infrulluosa la ordinaria cura ferruginosa, ho ottenuto la guarigione somministrando il fet'l'O col metodo ipodermi co. Non ho mancnlo di fare l'anal isi delle 01·ine prima e dopo delle iniezioni di fert·o, ed ho avuto sempre per l'isultnli che il fer·ro dato per In via dello stomaco non ::<i rinvi ene nelle orine, ed invece si scopr e manifestamente dalo per iniezioni ipodermiche; nel p l'imo caso si elim i no tu tlo per le feccie, come si desume ùallo aspetto ne1·o dello medesime. A gl!iungo che internamente ho ndopet•nli i preparati ferruginosi più solubili e che si son ritenuti sempre i più alLi allo assorbimento. Per imezioni ipodm·Iuiche ho adoperalo una soluzione di citrato di ferro nella quale per ogni gramm o di liquitlo si con.tengono cinque cent.igt•ammi <li ferro, ed ho trovato che la giusta dose che si deve inieltar·e è due gramm i di liquido, perchè ho o"servnlo ~p,es!;o che ~pingenrlo la dose fino a tre grommi $i è eccitala una febbre piullo!>Lo alta p1·eceduta da briviùi, della dut•ala di parecchie ore, che è finila Lalune volte con !'ì\Jil OI'i . È questo un fallo importnnle che merita di e~scrc sludinlo. Non debbo Lncero clte la soluzione di ferro non é da lulli tullel'nla cgualmen te bene per gli efTell i lo cn li , nnzi ln lune


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volte, e dispiacevolmente in cn!'ii dovo lo iniezioni di ferro tro·v ano la loro più bella indicazione, e c he se continuale co11 b uoni risultati avt•cbbcro dalo la prova più splcntlida della importanza del ferm per la via ipodc r·mica, g iusto in questi casi non si è potu to pt·oscguir e la curo pcrchè gJinfrrmi non si son voluti prestare. Dopo ciò mi s to odopet·ando per diminuiro gl'inconvenienti deg-l i eiTclti locali, con la t•icer·ca d i altt•i pt·eparati di ferro che r·iuscissero meno irritanti IOClllmente, e per ora posso dire che il ferro dializzalo è mcp-lio tollerato; di questo preparato ho inieltato fino a trenta g-nccie con poca o nulla m olestia locale. Rif!uat·do poi a l si to dell'iniezione, viene m eglio toller a to su lla ptu·oto posteriore del torace. Le ultime tre ll!Hllisi d'orine oppn rtencnti a tre individui che prendevano fcl'rO inlrmomcnlc dA oltre un mese, e lo prendevano alla mia presenza, sono s tate eseguite con un processo inappuntabile nel gabine llo chimico dell' Istituto Tecnico di Tarsia dall'egregio chimico professo!' STATUTO, il quale gentilmente con una r elazione scritta mi assicura c he non ha trovato tt•accia alcuno di ferro in quelle orin o. Nello. relazione mi descrive il metodo ch imico adoperato, ed in ullimo alla r elazione dice: facciamo notat•e che per nssicurarsi dell'esattezza del metodo sopraindicato abbiamo aggiunto in un litro lii orina che non conteneva fcrt·o, mozzo. ~occia eli soluzione di cloruro di t'e rro, e dopo il tt·atto.mento inrlicato di sopra abbiamo ottenute le r eazioni carallerislichc del fert·o. Da ciò s i vede chiaro che in tutte le analisi che ho fatto eseg uire fin ora nelle orine d'individui che prendevano ferro per la bocca, o che non ne prendevano a ffatto, non si è ll'ovalo mai alcuna ll'accia di ferro . Questi risultati mi danno il dit•illn di spargere il dubbio intorno alla opinione dci fisiologi che nell'ol'ina n0rmnlo esis te fert·o. Se a tante prove raccolto mot•cè · l'analisi delle orine, ne a ggiun gerò ancora molle allt•e le ((Uali mi d imostreranno sempre che ferl'O non se ne rinviene mai nelle orino tli que lli che fanno te cure ferrugino!':e, potrò dit•e come principio generale che il ferro non è mai assorbito o se é assorbilo n Ila s uperficie mucosa gastrico-intestinale é rigettato con la bilo o n o n arriva nella gt·ande circolazione, c per conseguenza


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vedr emmo crollat·e dalle fontla mcnla le tanto decantale e s ecolat'Ì cure ferru ginose, ùelle quali i medici s i son serviti fin ora come un rimedio polente nella cut•a di tante malattie, e che non mancavano mai in tutte le prescrizioni coside tte ricostituenti. P er avvalor ar e poi la importanza terapica del far maco introdotto per la via ipodermica, mi propongo nei cas i di anemia, e s pecia lmente di clorosi che è l'anemia g lobulare p er eccellenza, di s tudiare il s angue col Cromo-Citometro di B1zzozzERO prima e dopo l'introduzione del fet•t•o, onde poter deter minare qual è l'effetto Lerapico del ferro nei globuli r ossi del sa ngue e s pecialmen le nella materia colorante ·di essi.

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:11 sugo 4ell'Oxa11s acetosella oome eaustioo, del dollor EDGAR Et. TINGE (A nnals qf Anatomy un d .~ urgery, ·e Phil adelp!tia medie. T i mes, 3 dicembre 1881, N. 3oG). l

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L'acetosella possiede qualità cauRiliche o escarotiche finora non conosciute o non usate dai mcd Lei, benchè essa abbia cos tituito l' ingt•edienle essenzial e di alc une paste us ate dagli e mpit·ici. Il s ugo espl'csso di questa pianta e ispessilo, ridollo in una pasta co nvenie nte, fu usnlo da l dollor Lynch e applicalo localmente, per la distt·uzionc d'un e pilelomia del lnbl~ro esiste nte sulla s ua s tessa persona. Questo et·asi gt•ada tamc nte e lenta me nte esteso con aller:1ativll di abt·as ioni e cica trici , fin c!tè d ivenne un tumor e infiamma to, dolor oso e ulceroso, accompagnalo a tumefazione delle. glandole soltolinguali e della paroti<lc destr·o e delln tons illa tlC'Sll' n con copioso flu sso s ali\·are. c una anorma le secr ezione sebacea di un odol'e quasi insoppor·tobil e. Fu raccomandata la escis ione col coltello, ma con progno si riserva ta. Il p l'imo tenta livo fu fallo con la pas ta ·del Canquoin, ma questo fa llì a caus a de lla eccessiva em ot•ragia che cagionò, e solo una piccola porte del tumore fu a~por­ tata. Do po il lasso di due mesi, non vedenùo alcun miglioram en Lo, E'autore s i decise a provare l'oxa lis acetosella. Furono falle tre s uccessive applicazioni con l'inlet•vallo di dodici ore


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ciascuna, l e •1uali bastarono a distrugge•·e completamento il tumore. L'escara che ne segui si l:lepar ò all'ottavo giot·no lasciando una buona superfi cie granulante che in breve tempo c ica trizzo. Non usci una goccia di sangue, essendo ben manif esta a t~ l riguardo la differenza del suo effetto da quello della p asta di zinco. La tumefazione glandolaro calò rapidamente, -ed ora dopo due anni non v'è il minimo segno di r ecid iva.

-eura della •permatorrea, del dottor N owATSCHEK (Phil adelphia Medir.al T ime:~, otlob1·e ·1881, N. 362) . • Il doll. Nowatschek riferi:<ce un ca!::o di ~permoto r·rea conseguente ad un attacco di tifo. L a diagnosi fu confermata dal microscopio il quale scopri l a presenza degli spel'matozoidi nel liquido viscido che continuamente u sciva clall'uretra. Furono su ccessivamente or·dinoti In chinina, il ferro, l e applicazioni f•·edde ai genitali, i scmicupi freddi. L 'affezione migliorò ma n on guarì, poiché il liC(uido srminnl c ero cacciato fuori dopo la emissione dC'IIa o•·ina c la dcfccnzione. Es:<endo state provate senza effetto la luppolino, la canfo•·a e il bromuro di potnssio, il dottor N ow ntschecK ebbe ri co•·so olio atropina che guarl completamente il malato in capo a cinque giorni. , Il dottor N owatschck riferi sce un secondo caso egual m ente fo•·tunato, guarilo C!On la iniezione ipodermica in vicinanza del p erin eo per due giorni consecutivi di una soluzione di Os• ,1 di atropina in 11)() g•·ammi di acC(ua in quantità corri~ponde.ntc a due decimi di una orùi nor·ia siringo.

L a. cri•arobina. Il dott. Isr·acl in un r esoconto di espe1·ienze da lui fl-llle riferisce sulla netul'a e locale mfluenza della Crisar obina. L ' ultima parte del suo lavoro si estende nella considerazione dell'azione di questa d•·oga sull'economia gene1·ale. Si sa che alcune sostanze come il rabarbar·o, e la sena. ~onte ne nti acido c••isofanico quando vengono ingerite Pt'0-

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ducono una coloi'azione gialla delruriua, colorazione elle v olgu al rosso per raggiunta di una sostanza alcalina, o quando l'ut•ina passa allo stato di decomposizione. L'esame dell'uri11a dimostra per·ciò se il rimed io è s tato assorbilo o no, e qua li tru ~fo rmazior li Jra subito pa~sanùo atlt'Nver·so l'or gan isrno . Tompc;on ha dimostrato, clte la ct•isarobina somministrata ìn forma pillolare o in sol uzione con l'aggiunta rli qualche sostanza alcolica per· favorirn e l'assol'bimenlo, produce vomito e diarrea. Altt·i os~e 1·vatori non poter·ono riscontra r·e clre tali tò sser cr gli efletli Jella cr·is m·obi na ta nto ~e pr·opinata internamente quanto se applicala in forma di frizio ne sulla pelle denudat~ ùell'epiùel'mide. Is rael ha s tabilito speriali rice•·che a lole scopo. Egli !;Omminislrò crisarobina a vaei animali, e trovò acido crisCII'anico, nelle orine, e nelle feccie. Ed osservò pure clte le urine molle \'Olle contenevano sa 11gue. Ciò, secondo lsPael, dipenderebbe dall'azione initaliva di una cet·ta quanlita d i crisaf'Obina che passa ina lterata nelle u1·ine ins ieme ad a cido crisofunico. Ed e~li creJe che l'azione della crisarobina sia in ciò analogn a qw~lla della cnntaridi. P er investigare l'azione del rimedio quando venga usato esternamente; Israe l pt·alicò delle fl'izioni sul ventre dei cani accuratamente depelali, con una parte di crisarobina e 15 di g1•asso avendo cura di ricoprire la localila con un tess uto impermeabile. ' L'analisi dell'urina al terzo giorno delr esperimento rivelò acido crisofanico, ciò che va1·rebbe a dimostrare che la ct•isarobina possa essere assorbita anche dalla pelle"'.. L'autore opinando che la cr•isarobina possa produrre l'albuminuria raccomanc.lla la continua osse•·vazionedell'urina degli ammalali solloposti anche alla cura eslel'nadi della sostanza. Questo effetto non sembra pet•altro essere tanto cos ta n te; ma se realmente si provasse che l'albuminuPia ::;eguisse con una certa frequenza l'applicazione della crisar obina, questa droga dovrebbe essere usata con esll·ema precauzione .


VARIETÀ

La Cel~uloide, (Jal Prog rès medt:cal, N. iO, ottobre 18Rl ). Tutti i ~io rn a li hanno annunzialo che oggiùi si faubricano c ollu çelluloitle cc t·ti pezzi artiliciali pel' la rt!stnur•azione d ella faccia ed in parlicolar motlo del naso. Nessuno pet•ò ha deltq che cosa fosse il nuovo pl'oùolto che sembt•a non p Prlanto chiamalo a r endere impot·tanti servizi in certi casi di pt·otesi. La celluloide e una solanza complcssn fo t•mu la di colon fulminante (piroxilina) e canl'ot·u, compressa ed essicala essa costituisce una matPr ia dura; e lastica e c he as::;ai Cucilmenle si rende levigata. Si può olleneda trasparente o r ender la opacn pet· mezzo di materie polvet·ulente divet·samenle color a le. Ln scoret·ta della cell uloide dala d al 1RG9; essa é dovuta ai si~not·i Isaoc Smith Hyall e Jol 111 vVesley Hyalt de Ne w-Ark, Nc w J el'sey (Sta ti Uniti). Fa bbt·icat.u da princi pio unicam0nLe a !'lew-Ark questo co1·po s in gola re è oggig iot•no prodotto da una fabbt·ica l'l'l:m cese a Stai n pt•esso Saint Denis n el dipartimen to della Se nna . Ecco come Io si pt·epa ra: S opra un foglio di carla che s i svolge d'una maniera continua si fa colat·e un getto lii]uido composto di cinque parti di ac ido solfor·ico e di due pa1·ti di aciùo ni tl'ico; dopo •ruindici minuti cir•ca la cellulosa della car la s i trova par:tialmenle ft'asfor' mala in pir•o xilina. Si comprime la carta per togliel'vi l'eccesso di acido, esi lava in seguito a g l'and'acqua fino alla scomparsa comple ta ili ogni reazione ucida. Il pi'od o tto lavato è: macinalo in una pila da cBI·ta or•r.linaria, po!';cia è passato in una tinozza da imbiancatoce. Lo si asciuga e vi si leva la più grande parte della s ua acqua· La pasta an cora umida è mescolata con canfora nella proporzione in


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peso del 20 a 40 per· cento. La mescolanza vieue tl'itur·ata con apposite macine . Vi si agg iungnno delle materie colo· ranti in polvere e nuovamente vi('ne macinata in modo che i frammenti abbiano al maximum un mi!limetr·o di s uperficie. La pollig-lia cosi suddivisa è collocata in istrali di sei ad ollo millimetr·i tra due 'tele. Venti a venticinque di questi strati, separati gli uni dagli allr·i ùa più fogli di grossa carla sugunle, sono compressi a 150 almosfeL'e solto un torchio idraulico onde far lo!'o abbandonare gli ultimi residui d' umiclilà. Le schiacciate cosi ottenute vengono triturale e mescolate con alcool in u.n tinozzo. Dopo ventiqualte'ore la mater·ia viene falla passare fr•a due lamine l'iscaldate a 60 o 70 grad i; la celluloide ne esce solto forma di lamine elastiche . Cosi si olliene la m ateria prima che, tagliata in slriscie e sottoposta entro macine a foetissime pressioni assumerà le for·me le più s\·ariale. Dur·a e rigida all' or·dinaria tP..mperatura , essa diventa plastica e malleabile ve r·so 75 od 80 g-radi. La celluloide s'infiamma ma difficilme nte. Essa abl>r·ucia con una fiamma fuliginosa spande ndo un odore di canfora. Scaldata gr·adualmente essa s i decompone sobilamente senza fiamma a 186 gTadi, dando luogo ad un fumo ner aslro. La materia bt·uta è suscellibile di una per·fella pulitura e si puo fa cilmente lavorare. Si fanno con essa delle sculLure e delle figur·e di diver·sa fot·ma, come palle da bigliardo, manici di coltelli o di pa•·apiogg-ia, og-getti di fantas ia, cinti e r·· niari, dentier·e, nasi artificiali, clichés da stampalot·e, estr·emilà d'ambra per pipe e portasigari. La s ua densità è di c irca 1,3i:> a 1,40; le si dà la densi tà e l'aspelLo dell'ambra, del corallo, dt lla ta.r•laruga, della malachite, del lapis, dell'eba no o dell'avorio .

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VARIETÀ

Singolare soolorame:nto eU capelli da blondo-oh.aro al turchino-scuro in una ammalata. sottoposta a trattamento dl pllooarpln& (Cenll al&latt ;ur die medicintsclten Wi.<;.sensclwfte n, ottobre 1R81 , N" lt2). Dodici ~ior·ni dopo il pt·incipio di una cur·a solloculanea di pilocarpinn venne osservato che i capelli da biondo chiaro,

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in una malata di 25 anni con occhi chiarì divennero scuri. Da quel giot•no il cambiamento di coiOJ•e progredi rapida. mente. Nel venti see~ imo giorno trano i capelli già brunoscuri e 4 mesi più tardi, ùoporhè lu pilocat•pina da no,·e settimane era stola sospesa, nerìs"i mi. Le ricerche microscopiche (dott. Bessels) dimostrarono che le qualità dei capelli oscuri erano del lullo normali. l medesimi sì dìffèren · ziavano solamente pel loro acct•escimenlo di pigmento e per la maggiore spessezza. I peli delle allre parti del corpo erano eguali ai capelli ma non erano diventali oscuri in uno stesso grado. A nelle il color edegti occhi si era cambiato in turchino scuro.


RIVISTA BIBLIOGRAFICA La demografia italiana studiata più •peoia.lmente in riguardo all'azione dei monti e delle pianure ~tulla, vlt& dell'uomo·. È il ti l(llo di un b!;!l YOiume di 400 pag-ine con allanle,

ultimamo3n te edito in Bolo~n a dalla lipogr·ulia ~- Zanichelli, au lo r·e il pr·of R. Zampa. La voro coscie nzioso, accur·alo, di gt•an lena, cui discorrerne i pregi sar'ebbe opera troppo lunga. Ne clarò un cenno . È il pr·imo studio comple to dell'azione dei mon ti e dPIIe pianuee sullt~ vita fisica dell'uomo che in vestighi compar•ativamenle e in modo complesso, ùa lasciare poco da sfiorare a chi ver't'il dopo ci rca gli el1elli prodotti dall'una e da ll'altra mnnier·a d i abitazione s ui falli della biologia demogPafìca. L'egregioaulot·c vi s i accinge dove~ in I la lia , in un paese o ve ancora nemmeno si ha nno suffi cienti cognizioni sulla vitalità ~ salubl'ita dlelle var·ie r egioni e delle varie pr·ovincie. E alla bisogna no n s i limita r accogliendo sem plicemente fa tti o, come si usa da molli, numer·i; ma editi ca una ver·a demografia biologica generale, come g-ià la posseggono la Francia, l'Algeria e gl i Slali- Unili d'Amer·ica. Quando i falli non lo invilano a pa t·la re sa lacel'e: gr·un vir·tu ! Nella statistica vede una via per· riuscire e non una meta: rispella l'indole pt'opria delle cose e le lt·a tla secondo la lo ro natura che n on sempee ed egualmente s i pt·esta ai mezzi di precis ione. La s ua rnenle non s i smarrisce nel laberin Lo delle mol te cii'r'e e fila dr·itta alle conseguenze ch' é un piacere, una volullà inlelle tluale il seguirlo. Ho letto di un fialo r1uesto bel la vor·o cosi a proposito e potentemente s ussid iAto dai nume r•i e dal calcolo: giunto alla fi ne mi e Lornala alla mernor·ia UlliO briosa pagina da l Goelhe in cui si leggono CJUesle parole : " onol'o le materna-


lliVISTA BIBLIOGIIAFICA

·• tiche come la scienza più €:levata ed utile sempre che si -« adope1·i là ov'essa è al suo posto: ma non posso appro-« va1·e che se ne faccia abuso fuori ùei suoi domini e dove « Ili nobile scienza sembra una scempiaggine •. L'aulot·e può -dormire t•·anquillo i sonni suoi; l'omb1·a di Goethe lo rispetterà. I l capilolo JO or Ragione e natura dello sct•itto • é pieno .zeppo d'interessanti notizie posi l ive sugli altipiani e sulle tet·razze abitate dl,lll'uomo in specie in Italia, circa gli etf~tti della pressione atmosfe1·ica sul nostro organismo nelle r e gioni più alte, s ulla umidità atmosfe•·ica nelle diverse regioni e al~itudin i ecc. At·gomenti intere-ssantissimi a noi medici militari siccome pat•Licelle integrali degli studi di acclimatazione che ci è d'uopo coltivare. Questo capitolo è mollo dilellevole e let·mina con una tavola r iassumente le cif1·e effettive dei principali falli biologici divisi per le provincie cl'l tali a dall'autore presi !n consider azione. " Della natalità • è il titolo del capitolo IIO: gl'ande fatto biologico che non si sottrae del tutto, come pure dovrebbe, alla volontà umana. Vedute egoistiche, il più delle volte d'indole finanziaria con poca nostra dignità vi s'immischiano: vedute che l'A. con nobiltà di linguaggio dice « di previdenza o di boria di famiglia "· Lo studia diviso per regioni, provincie e comuni facendo sempre ragione all"influ enza oro.grHfica. Ne risulta che in genere nei luoghi di pianura la natalità è sempre maggiore di quella che si ver·ifica nei monti e nelle località miste eU pianm•a e di mo nte. È ozioso n dire che dall'influenza delle pianure scevera giudiziosamente quelle delle paludi che troppo spesso vi s i a ssociano. Capitolo III . " Della mortalità •. Qui con sottile ragionamento ne modifica la formala proporzionale ~ in quest'altra m p --n- g1acché considera giustamente esposti a morire nel-

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d'anno la metà de' nati nell'anno stesso: n

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Da uno s tudio compat·alivo, eur•opeo, emer·ge che i paesi. più fecondi sono pur quelli che presentano un più allo coef11ciente di mortalità infantile. Per l'Italia dà la propor·zione e la relativa morlalita per-circondari: ne viene come regola generale che si muore c:\i piu nei luoghi pianeggianti: le eccezioni lo spiega felicemente colla posizione geografica e colle condizioni climateriche loclili, in specie igr•ome lriche. Capitolo IV • Indice di vitalità e aumento di popolazione •. Ques t'indice l'A . lo trova nel t'apporto fl'a due manifestazioni opposte delle forze della vita: natalità e mortalità. Ne consrgue una debole pr·evalenza a favor·e delle pianure; le rnonlagne danno un indice più basso. A questo pr·oposito tratta dell'aumento della popolazione nei diver si StAli eur·opei, e nell'llalia in specie che divide prima per provincie, poi per t•cgioni: aumento che lt·ova nelle lo ~alilli montuose dell'8,60 ''/ •• nelle pianeggianti del 7,06. Capitolo V • La longevità •. Pr•egevoli , perchè molto giudiziose, le r iflessioni colle quali preludia questo capitolo· circa le inesatlezze cui di nect·ssità s'incorre ft'a noi in siffalto s tudio, causa il modo poco chiaro del censimen to del 1871. Pr egevolissime poi le prop<•sle ch'egli fa pet• ovviat·e ·a questo inconveniente ne' venturi ceneimenti. Dallo studio della longevità l'A. trae conseguenze sia s ul grado di resistenza della vita di un pa.ese, s ia s ulle forze· vive di cui questo paese può contare: temi il cui sommo interesse non è discutibile. Le tavole che seguono: • Longevità dei vivi, ossia numero dei viventi ollre 75 anni per 1000 vivenli; " .. Longevità dei vivi per distinte zone d'allitudine: o " Proporzione dei mor ti oltre 75 anni su 1000 morti d i ogni età per provincie; • • Longevità dei morti per provincie e compartimenti; • • Longevila dei mol'Li per distinte zone d'altitudine; n vanno lutti bellamente d'accordo nel dimos trare l'azionefavorevole dei monti s ulla longevità umana. Qui l'A. si addentr a in moìte con !'lideJ·azioni ponendo in rappol'lo la longevità.

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DIBLIOGR..\FICA ~olia natalità e la mortalità; io le tralascio perché non sapt•ei·

renderle senza lrascri ve t•le· Più d'ogni allr·o c interessante pel' noi il capitolo V l ». Costi t,uzione fisica e sla lura "; eccone l'ordì tura. Nello studio compat·ativo delle costituzioni fisiche vede una· delle più difficili impr•ese •. Si Li· alla di una osservazione, . vi dice, che per la massima parte s i sollt·ae ad un apprez-. zamento preciso ed islrumenlale, e r·imane arfìdata principalmente all'occhio •. Da una prima divisione dei comuni d'llalia in pianeggianti e montuosi gli ris ulta che le costituzioni poco buone spesseggiano nei luoghi di monte, dove meno frequenti che in pianur·e sono altresì le costituzioni ottime. Basandosi sui pregevoli lavori del generale F. T orre studia l'influenza dei monti e delle pianure sulle cagioni di t·iforma dal servizio militare; e qui sulla influenza della malaria e sulla endt!mia gozzigena e pellagrosa scende a riflessioni e formula ipotesi scientifiche degne di m~ditazione. Parla dopo della • Statura •i com'è distribuila in Italia~ che influenza vi esercitano il piano e il mont.e? Prima di ri- spondere cerca se per avventura siavi rrualche allra condizione che essenzialmente la determini ed a cui, le modificazioni che possono produrr•e la topografia montana o piane;:rgiant.e restino subordinate. Clima, n&tura del te rreno, s ua fertilità, salubri tà, miseria. e ricchezza . .... .. cose tulte, dal più al m eno, di poco o. niun valore. Non cosi della razza; elemento intluenlissimosull'umana statura, e di cui s'ignora come all'origine si de-. terminasse. A norma dei pop0li che l'abitarono divide l'Ita:ia in region e Euganeo-veneta, Euganeo-celtica, Umbro-celtica, Ligure-celtica, Ligure; e fin qui le regioni elniche g li concor·dano poco su poco giù con le politiche. In seguito ciò non avviene,_. ed abbiamo la t•egione ELrusca, l'Umbra, la Latina, la Sabina, la Sannitica ecc. Dalle prime due tavole: • Hifor•me per statura in 01•dine progressivo • . " Riassunto delle slalut·e ordinarie per regioni etniche. • .


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ne 1' 1114?J'ge 1• che l e popoln:doni dell'I ta lia s up ~ 1·i o1'e sono le p iù o l te, quell9 dell' in feJ•!oJ·e l e pi ù busse: 2' che uno m edesi ma l'azza offJ•a sui m onti sLa tuJ•e minori elle nel pian o: 3• <.:Ile le ri fol'me tl l se1•vizi o mi li la t•e per· ciellcienza di slatur·a abbondano in m assima e r elalivament& sui monti. In sommo da que!:l i s tudi si ril .~va m anifesta l'influenzo dei m onti ad obbassAJ'e e rlu lle pianure ad cleval'e le s ta tuPe. Pone quindi in Pilievo l e local ità tlove maggiot·e è il nover·o d e ll •~ alte sLaLut·e d& metri 1, 80 in su. Chiude i nfi ne - se non temessi la r ellorica cl i mi cor onaquP.sto bel capi tolo r·iossumendo in tlll sol quadi'O •la pl'Oporzione su 1000 esaminaLi, delle l'ifor·me di leva pe1· difetto di sLoLur·a, imper·fezi oni ed infermità di vi se per comune o provi ncia • ; e nol a in proposito qualmen te sar ebbe vano cer care in questo g1•ande complesso un'azione favor•evole o sfavor evole dei pia ni e dei m onti . Capi tolo VII « Demogl'afia <h' i comuni capiluogo di pr ovi ncia •. I fenomeni dem obiologici, dir.e l'autol'e, dipendono a ~sa i meno dalle c11UM fi !".i chH notut'al i che da lle infiuenze delle condizioui sociali . HileYa inollJ•e r1ualmente lo studio compar ativo della dern ogr•alìa nr•ba na e rurale sia in genel'e di quelli cui gli s tatistici pi ìt f'r·equentemente si occupar ono. E qui la sua ri cca suppellelli le tli cognizioni jXl i ofl're agio a citare quanto di m eglio ne fn pubblica to negli Stati Uniti d'America e n elle nazioni ci ,·i li d' Europa dal Quételet, dall'H ul'ela nd,dol M or eau, da l M or pur·go e tanti allri , specie in ordine dalla statura, all e nnsci le e ~ I le m orti , alle du r•ate medie della v ila , alla m or lalilà infantile e all'aumento dell« popolazione naturale. Dà quindi le seguente serie di Ltt belle: • N alal i lil dei comuni capiluogo dì pt'ovincia. • • N atalitù dei comuni capiluogo pet· or•dine di compartimenti col confronto delle ri spetti ve pro vinci e. • " Mortalità per 1000 abitanti nei comuni capi luog o. • c Mortalità per 1000 nei comuni <":apìluogo di provincia , p ar agonata a quella delle pr·ovincie ri spellive. • • M ortal ità corrette tlei comuni capiluogo di p1·o vincia. •


DIDLlOGRAFICA

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Mor·Lalilà cor·r·ette dei comuni capiluogo para gonate a quella ùelle ri s pettive pt•ovincie. • • Longevi là ùei comuni capi luogo di provincia. • " Indice di vilalilà nei c-omuni capiluogo ùi provincia. • L'aulor·e ne ùeduce molle conseguenze che po~sono perhr·evità l'iass umer s i cos l: i comuni capilu o~o solto o~nuno degli a~pelti s tudiati pet·dono al conft·onlo della rispelliva provincia. Espone in seguito il • bilancio della popolazione nalul'a le {cioè la differe nza annua f'r•a l~ nascite e lt! m or·li) rlei comuni capiluogo in confronto a lle t•ispettive pr·o vincie •. ~ e conse gue che in nessuna pt•ovincia pl'evalg-ono le m ot•ti sulle nascite. Nei c:it•condat·i 'luesta infaus ta pt•evalenza s i verifica in due: R o ma e Civita vecchia. La malaria inforri1i. Dei comuni solo 12 mantengono cos tantemente in vantaggio il bilan cio della loro popolazione naturale, che honoris causa nomino, Aless andria, Ba ri, Belluno , Forli ecc. · In fine dà le • tavole tlitferenziali della m edia na talità e mor·talità per 1000 del l'eg"no e quella dei comuni capiluogo di pt'ovincia c:h e manifestano un aumento di popolazione inferiore al med io aumento del r·egno od un vero decreme nto della popolazione. • E dopo tanto t·accogliere e ordinare di fenomeni demobiologici regr·egio A. giunb'e per i grandi centri di popolazione a conclus ioni d'indole sociale dolor-:>sissime. • Le famiglie e lo Slato sonosi egualmente pos li in un a ssetto di appare nze, che non è sostenibile se non a scapito d•~lla s ostanza; l imitar·e il viUo e tenere in dietro la procreazione. • «

• Nelle cam pagne più sana e vigorosa conservas i la vita, ·e la popolazione vi tt•ova il suo pt·incipale accrescimento. Gli ordini cittadini guat·dano ben;;ì con occhio ùi compassionevole disdegno le classi agt•icole, i poveri r•urali; e non pensano fr·attanlo a qual prezzo pagano quella civiltà d i cui vanno cosi orgogliosi; e cbiudonp gli occhi sull'impet·versare di quei g randi flagelli, il delitto, il suicidio e la pazzia, ultime e più acute forme di crisi dei mali che rodono la ·ci vile società •.


Rl\"JSTA

Capitolo VIII. • Demografia generale dell'Italia e conclusioni. • Il fatto che serve di base alla demogr·afia è lo sta'lo· della popolazione; e innanzi lutto, la distribuzione di es!'a per sesso e età: espone pertanto la " popoh.lzione del Regno (censimento 18711 per sesso e gruppi di e là •. Ne risulta il numero dei maschi presso noi sopravvanzare a quello delle femmine, ciò che t1·ova solo riscontro nel Belgio e negli Stati Uniti di America. Scende in proposito a più minute ricerche cd olfl·e molte tabelle ch'io tralascio per uon abusar·e della gentile ospitalilit concessami. Cosl parimenti rni tacio su f]uanlo espone circa lo stato cioile, tema che prende in considerazione sebbene non direttamente legato alla demogTafìa biologica, e svolge con ampi('zza di vedute e stabilendo spesso conf1·onti inlerna:r.ionali mollo pregevoli. Dei mat1·imon i ricerca la recondita media, le nascite e i concepim~nti divisi pet· mesi, p cL' stagioni,- per compartimenti eéc ; i par·ti semplici e multipli, i nati rno1·li ecc. ecc. Quesl' ullimu pa1·te dell'opera è un vero mosaico in cui fan da p ie truzze una quantità di tabelle, la maggior pa1·te piccine, cementale assieme da vincoli di logica successività; la pa1·te descrittiva è limitata allo stretto necessario: non si pPesta a Piduzioni bibliografiche. Lo si lPgga ~ si veclrit a quale lavoro paziente e ingegnoso seppe sobbarcarsi l'A. da solo. • Conclusione • Riossumo in dne pagine e mezzo lutto che emet•se dallo studio di 400, e l'egr·egio professar~ si congeda dal lellOI'e dicendo: • lo, non ho scl'illo per procurarmi alcuna lode: l'ho fallo pe1· biso~no dell'intelletto, per· abitudine di la voro ... ............ • vada per f']uei tanti che oggi scrivono viceversa. C. FIORI.

Oontrlbutlon• to the •tudy of the radlo&l oure otgoltre,. BY PAOLO D EVECCHJ, M. D. of Turin Jtaly. Il dot. Devecchi, che porta con onore nella lon tana Amer ica il nome ilaliano, ha tselè pubblicato in un giot·nale me-

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BIBI.IOGRAFICA

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·dico di S. Fr-uncisco (l) e ript•odolto in opuscolo separato,. la stot•ia di una estirpazione di f!OZZO da lui eseguita, cor redandola di utili notizie e impm·tanti osservuzioni. Enumet·ate le varietà di gozzo, s econdo la divi!'>ione del•l' Alhert, esposti i vari modi di cuPa e le loro indicazioni , viene poscia alla questione se il gozzo cistico possa essere estirpalo; opet•azio ne giudicata sconveniente pr-ima del trat·tamento alla Lis ter, e dal Gr·o.ss in pat•ticolat•e condannata assolutumenle come g r·ave, dil'llcile ed estremam ente perico•losa . Ma dopochè si conosce il metodo di Lis tei', questa ope-r azione non ha più cosi g r·avi conseguem:e , e bas tino a p•·ovurl() i sedici ca si opel'ati dal Bill•·oth tulli con esito fa vorevole. Ma anche prima del metodo atltiscllico, la opinione c.le l -Gr·oss, b enchè vera, era esagernta, perchè alcuni chil'urght avevano già eslil'pato il gozzo con olt1ma t·iuscita. E qui dà contezza di un caso operato n el 1Sti.l dal P arassi, chi1·urgo primario nello spedale ùi S . Giovanni di Torino, seguito da ·esito fortunato. E dopo avere incidentalmen te discorso di: tre casi opera ti con la incis ione dal prof. Bruno c di un. altro con la incisione e la caulet·izzazione della ca vità col ·gal vanocaus tico dal do tl. Margary . pure a Torino, passa a rammentare con g ius to orgoglio nazionale come dopo i t'e-· sultaLi favorevoli ottenuti dal prof. Bo ttini n ella estirpazione del gozzo, il s uo esempio fosse seguito dal Van Bruos, Billrolh, Kochcr, Lucke, Kappcllet· e Chelius, e la estirpazione del gozzo non s i riguar·dasse più con tanto timore e ·divenisse più popolare. Quindi na r1·a di altre tre operazioni eseguile in Ita lia, una 'Jlel 187!l dal dott. Flaminio Dioni sio in Torino, col pr·ocesso ·combinato della incis ione, svuotamenlo ed escisionH d i gl'a n parte della ciste con esito felice, ed un' altt·a fatta poco dopo ·dal pro f. Vittorio Colomiati, in cui dovette esse1·e posta a nudo la s uperficie posterio1•e del manubt•io dello ste1·no, e che mori pe r pleurite orig inatas i dal mediastino s uperiore ; ed una terza dal dott. NovHI'O il cui mala to operato il 31 agosto 1880, l' 11 selle mbre usci dallo spedale perfettamente g ua(l) The San F>·anofsco lVutern Lancel {or Augtut.


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RIVI S TA

rito. Il m·' lòdo mig-lio1·e ùi orct·u re, p~ rdtè più sicut'•) ed e~~"ule Ja pe t·icolu,:a ·~ mOI'ra gia. il do Ll. DeH•ccili giudica eRse re qupllo r··~c •:llt e rn•>n lc esq:;-uito e desr.ritlo ùa l do t. Giova nni Fiot•ani di Lod i , c he consi-ste nelfare Hna illcisiv ne della l'elle du un C'll('O oll'allt•o '-'•~l tumore e tagl iar·e stra to u strato i di\'ei'Si p iuni nponeurotici, como nella ope1·azione dcll't.•Pnia. Se il campo de lla o pc r·azionc è allr·avet·" ato ùu •1 ualclle fp·osso va ~o ::;i t a~li1:1 l'l'a due IPgaLuru. R u;.!f.dullto il tumo re ,·; mollo faci lt~ isolll l'IO con l'aiuto de l dito liwJ a l pc dunco lo ; oli o ra l'ope ralot·e applica dellesului·e a punli s taccati , fca i q unii fu pa sst~ re il tumot'(· come un bottone llPII·occhiello. Quindi è passata unu legnlu r a e las tic a in to mo il pcduncolo esi stringono i fili. lltullo cope!'lo con una m1:dicat ura antisettica. La ope•·azion e é presto tl't'miniJla ~ in dodici minuti fu r emosso un gozzo di quind ici centim e t ri di d iumelr o). Il tumor·e !òpo•·~ente s i m o rtifìca e cade in capo a d ieci oùodici gio rni. Il d o lo r e è sopportabilissi rno. Questo p1·ocesso il d o tt. D•wecclli vo lle provare su di un giovane piemontese (il gozzo in California s i incontra t'a l'am e nle ed è seu1 pr·c im pol'lalo dall'Euro pa), che si ùir•csse a lui pe r la oper nzio ne. Il tumore era cominciolo otto ann• a ,·an ti eù e ro c resciuto a poco a poco senza da•·gli mo l •~slia, solo agli ultimi te mpi pr·ovava qu a k.he d iflicollù ne lla respir·azione. Ma que s to dislul'l>o e ra uien le in confronto cl ell'effe llo m o t•a le p r•odotlo s u lui dol tro varsi aftlitto da CJuesta m oslf'uosità in un pAese dove il gozzo n on esist·~ . Il tumore era appare nte m ente reg-olar·e , prominente e situato su l lato anlerioPe de sli'O del collo. Al tallo era :fluttuante ed elus tico; bencho!J piullos to mobile non potè esse1·e determinato nè il luogo di adesione del tumore, nè la este ns ione d ella sua aue!·e nza. La CÌI'COnf~ t·e nza del collo 116lla paJ•te piti prominen te del Lunno•·e era 46 ce ntime tri; solto (JUesto 44 c e n!ime tri, sopt·a 4-0 •;•. Il s uo diame t•·o verticale era 12 •; , cenL. e il diamelt•o laterale 21, e l'a ppor·c nte ci!·confer·enza tli tutto i! tumore 38 centim . La ope razio ne fu eseguila li 11 giugno 1881 con l'aiuto de i dollori !sacco Rivas , mess iciJno, e Giuseppe Ollino, italiano. E cco come la descr ive 1\llllo r·e: • Dopo aver lavato la parte


BIBLIOGRAFICA

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con un liquido AnLiseltico, foci UIIU incisiune di 20 centimetri sul mng-giot· dimnct1·o dPI tumo1·e e quindi L;l gliai a slJ·alo a slt·alo i pia11i apuncv J·oliei C.OIIll~ nella opel'a:tlone d<~ll'e1·nia e p1·occùei lc n ln m o: nl·~, s~co n tlo .l'ind icnziono do"l F iora ni e fui obbl i~n lo n lcgn1·e pochi vasi. In tutto non messi piLI di venti mi11uli a compie1·e la ope1·azione. Ma veùe11do la faccia del malato doventu1· pullido con incipienti si11Lomi di sotfocnzione, tngliai in ft·etta il luccio ela ~tico pel' sollev ar·lo, e in poch i all!·i minuti l•Wmin ai la C(}m pleln e,-ti1·pa:tio11e do·l tum ol'e disseca ndo con cu1·n il peduncolo dalla Lt•aciJeu "·Prima di strin ge1·e i nudi J clla sutu1·a furono posti LI'~ tubi di ùt·cnaggio e sopra applicala la mo~oli ca tul'a antisettica. Non successe alcuna t·euzione di impor tu nzo. Il maiolo stelle solo due gi orni a letto c non pali alcun inconvenie11 Lc. La Lem pe1·atut·a minima fu pel'pot•eccllie O!.'C dopo la operazione 9ì F. (:J(j• C•), la massima 101 (38,:lC•), il secondo c l el'Zo giot•no, quindi rima&e sui 95• (37° C•) . Il quindire!:;imo giol'l1o, il malato lasciò la città perldlarn ente guut·ito con solo una cicutr·ice linea1'e che gl i ricor dovn la sua l'eccnlc defol'mit.it. Due tavole el io-tipiche sono Il n l'appl'csent.ure i l malato prima e dopo l'operazione. M el'i ta lode il pt·of. D ovecchi non sollanto pee la diflìcile opet·azione felicemente mando ta aù e t'l'e llo e per la bella descrizi one che ne ha data, quonto nn.!ot•a pe1· avet·ccon questo scrit to addilalo alla attenzione dallo st1'a niero olcuni noslt·i illustJ•i c co l'a~gi•JS Ì opct·aLOl'i ed ave1· fullo t'isuonaee con ri spetto sulle r emote sponde del Pacifico il nome vènet·atod'Italia. R.


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CONGRESSI Quarto congresso iDternaslonale d'Igiene a Ginevra, dal 4 nl 9 settembre 188::! (letiera circolare del Comitato d'organi~~a~ione, Ginevra, gennaio 1882.)

Onor·evole signore. Il terzo congresso internazionale d'I giene riunilo a Torino nel 1880, scelse con applauso ganer•ale la città di Ginevr a per· sede del quar·lo Congr·esso. Il Gl'an Consiglio Federale Svizzer·o, non che le Autorità e la popolazione ginevr·ina accettarono con viva sollecitudine cotesta decisione che fa onore alla l01·o patria, e apparec-chiansi ora a l'a re il migliore accoglimento possibile a tutti gl' I gienis ti stranieri e nazionali che vorranno assistere a questa riunione scientifica. Il congresso avrà luogo dal 4 al 9 sellembre 1882. Il comitato cantonale incaricalo della s ua organizzazione dal Consi glio ùi Slalo non mira ad alLt•o che a r enderlo degno dei precedenti cong r·essi di BruxeliP.s, di Parigi e di Torino. Sostenuto dal Comitato naziona le svizzero esso s'iodi1•izza indistintamente a tutte le persone che, sin co' lor·o scritti sia colla loro posizione, sia ancora colle loro conoscenze speciali concorrono a s tabilire o ad applicare le regole dell'Igiene. . Ha a nche deciso, ù'accorJo colla commissione inlernazio naie, eletta dal Cong resso demografico di Parigi nel 18ì8, che una sezione di d emo!}rQJìa sa r·à aggiunta al Congr·esso d'Igiene. Gl'Igienisti e i Demografi di tulle le nazioni si prepat•i no dunque a prestare il loi'O concor·so al Cong resso di Ginevr·a coll' appot·La t•vi i loro lumi e lo lor par•te di la voro. Essi possono fin da adesso farsi iscrivere come membri, . e ricevere le pubblicazioni del Congr·esso.


CONGRESSI

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Sono essi invitati, come pure le !"Ocielà scientifiche e le :autorità sanitarie, ad inviare il più presto possibile al Comi· lato d'organizzazione le materie che stimeranno opportuno ·di trattare in questa riunione internazionale. Già sono annunziati parecchi lavori, e quando la loro lista ·sarà completa, il Comitato la farà pubblicare attirando l'at·lenzione sopratulto sulle questioni che gli sembreranno le ,più attuali. Un'esposizione di pubblicazioni, di piani, di disegni ed oggelli diversi relativi all'Igiene o alla Demografia verrà aperta a Ginevra dal 1• al 30 settembre. Gli autori, gl'inventori e i fabbricanti d'ogni paese sono pregati di fa r conoscere quanto prima se hanno l'intenzione di pigliarvi parte. Il Comitato farà il poter suo per ottenere una riduzione del prezzo di trasporto sulle strade ferrate per i membt·i del Congresso e p~r gli oggetti destinati all'Esposizione. Nella speranza che Lei favorirti onora re il Congresso di Ginevra colla sua attiva cooperazione, gradisca, si1znore, i -sensi della nostra profonda stima.

Il Comitato d'organi:ua;;ione a Gineora Pr-esidente: Dottor H.-Cl. LOMBARD, vice-presidente del Congresso internazionale delle scienze mediche a Ginevra nel 1877. Vice-Presidente: Dottor J.-L. PREVOST, profegsore di Terapeutica, decano della Facoltà di medicina. Segretario generale: Dottor P. -L. DuNANT, prof. d' Igiene . Segretari aggiunti: Dottor A. D'EsPINE,' pror. di Pat.ologia interna. -Dottor G. HALTESHOFF, privato-docente d'Ofltllmologia. Membri: Dottor V. GAUTIER, protomedico dell'infermeria Bulini.- Doltor JuLLIARD, padre, ex medico-ispellore della pubblica l;anité.. - Pro f. D. MoNNIER, professore di Chimica biologica.- Dottor E. RAPIN, già presid. della Società medica. Tutte le comunica;;ioni relatioe al Congresao deoono essere indiri;;zale al signor dottore Jt>rof. Dunant, segretario generale a Gineora. 14 •


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CO~G it ESS!

Aa•ool&slone medio& Itall&Da. -

Co~nTATo

i\I EDJCO or.

MOfoENA.

I medici italiani congregali nel 1880 a Genova scelsero Modena, come é ben noto olia S . V. lllustr·i::.sima, per la

riunione del X Cong•·esso dell'Associazione Medico Italiana. In ques ta a ntica sede di sludii si costilui immed ia tament~ un numer oso Comitato il quale tos to s i metteva all'oper·a pe1· preparare quan to abbisognasse pel Congresso e per la mostra scientifica la quale dal t 8i6 in poi fa parte integrale di queste b ienn&li adunanze. Forte del valido aiuto materiale e morale di questa provincia e comune, il Comitato modenese è ora ben lie lo di• potere annunzia re a quanti s i intetessano agli s tudi medici in Italia, che non gli verrà meno quella benevolenza e que l concorso di studiosi chfl da molle parti è già stato assicurato, anche questo biennale convegno potrà riuscire non inferiore agli allri per l'utile che la scienza e l'arte salutare potr·anno ricavarne. L'ufficio scrivente pe1·tsnto si rivolge anche alla S. V. Illus trissi ma invitsndola personalmente a volere prender parte· a l X Congresso dell'Associazione Medica Italiana che s i terrò nel settembre venturo in ques ta ci tlà ed a volere pertempo mandare ad esso q uelle comunicazioni o proposte che per avventura Ella crederà opportuno di presentare. Essendo già stati presi gli accordi colla Commissi·one ese-.. cutiva di Roma, fra breve saranno pubblicati e le sar&nno mandati i temi del Congresso, si per le sedute gene1·ali che per le singole sezioni, onde ciascuno abbia tempo a prepararsi alla relativa discussione. Le s i invia frattanto lo ::>chema d'ordinamento della Esposizione quale A g iA s tato spedito agli industriali, fabbricanti,. preparatori si nostra li che stranieri e persuaso che Ella vorrà r ender·e più bella colla di lei partecipazione la futura riunione dei Medici llaliani, questo ufficio Le este1·na anticipali ring r.tziamenti mentre ha l'onore di rassegnarsi Prof. GIUSEPPE CASAR!Nr, Presidente.


CO~GR ESSI

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SCHEM:\ D'ORDINAMENTO DELL'ESPOSIZIO~E

Se.::ione f• - !strumenti chirurgici (Ji chirurgia genel'ole, ginecologia, ostetricia, oculistica, otoiah·ia, laringoiatr ia. odontoiatria ecc., tanto us ati attualmente, quanto antichi e per servire ad illustr·are la s toria dell'at·Lc). Se~ione il' Protesi chi1•urgica (Apparati or·Lopedici, membri artificiali, occhi artificiali, dentiere ecc.). Se. ione I Il' - Materiale ad uso medico e chirurgico in tela cerala, caoutchouc vulcanizzato e gomma elaslica. Sezione IV• - Apparecchi di fisica applicata alla medicina (macchine elettriche, microscopii, termometri, endoscopii, stetoscopii, apparati grafici, pneumatici ecc.). Sezione P - P rodotti ed apparecchi chimici e farmaceu lici - Reagentur i chimici ad uso medico - Acque minerali. Se~ione VI· Preparazioni anatomiche macra e microscopiche, normali e patologiche - Modelli. Sezione VII• - Materiale ospedaliero - Letti e sedie meccaniche - Apparecchi di soccorso per asfHici e ferili Topografia e piani d'ospedali. Sezione VIII· - Libri didattici ed altri interessanti le discipline mediche - Giornali medici - Carte e tavole mur arie - !strumenti ùi esclusivo uso didattico.


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CONCORSI

Conoor•o al premio Blberl pel medlol mllltarl.

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Relazione sulla memoria pel concorso al pt·emio Riberi sulle • Malattie iifiche nctresercito •, scaduto il 30 novembre '1881, e decisione della commissione a gg-iudicatrice del premio. Il tema posto al concorso pt>l premio Riberi a far tempo dal 1· aprile 1880 al 30 novembre 1881, et·a cosi fot·mulat.o: • Delle malattie {ijìche nell'Esercito •· Al Comitato pervenne una sola memoria, la quale fu r icevuta il 1:> ottobre 1881, e porta l'epigrafe: c Opera naturale e ch'uom fav"lla; c Ma così o così natura lasr.ia « Poi a voi secondo che v·abbella • .

La memoria è divi sa in undici capi. Nel c. l si fa un riass unto dei casi d'infezione LiJica sviluppatisi nell'esercito italiano negli anni '1874, 18i6, 1877 ricavato dalle pubblicazioni di statistica medica ufficiale fatte dall'ufficio statistica di questo comitato. Codesti casi vengono poi dall'autore raggruppati in due tabel le, nella prima delle quali (che abbt·accia tutti e tre gli anni sovmindicaLi) essi vedonsi distinti p!W ciascuna divisione. Nella ~eco nda tabella (piu complicala della pt·ima) che compt·ende soltanto gli anni 1876 e 1877 essi vengono distinti per mesi e per divisioni. Dalle cift·e esposte in questi due quadri, l'autore tira la conseguenza che le malattie tifiche si verificano enrlemicamente (sic) tn tutte le divisioni ed in tutti i mesi dell'anno. E qui pa1·mi si potrebbe osserval'e


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COl'iCOIISI

che sat•ebbe stato necessario mellere in t•iscontt·o dei num el'i dei ca!"i mor·bosi, quello della forza delle rispellive divisioni, giacchè a pat•et• mio, non si potrebbe assegnare all'espressione endemicità (qui usatq dall'autore) altro significato se non quello di una maggiore o· minore frequenza dei casi moC'IJosi in relazione al numero dci militari tutti componenti le !:'ingole divisioni . Nel c. I l l'autore, dopo una breve escursione nel campo storico delle malattie tifose, stabilisce una positiva distinzione fra il tifo addominale, l'esantematico, ed. il ricort·ente. Nel c. III LJ·alla del tifo esantematico, o dermolifo, e dopo brevi cenni slot•ici ne espone l'etiologia, mostt•antlosi favorevol e alla teoria parassilaria, colla r1uale spiega la natura iudubbiamente contagiosa di esso . .Il contagio sat•ebbe secondo lui fic;so e volatile nello stesso tempo; egli ct•ede cioè che il principio contagioso agisca per lo più da vicino, dal malato comunicandosi dire ttamente al sano, ma che possa agire anche a distanza quando sia traspot•lalo per mezzo di pet·sone che ne restano incolumi, o di ogg·elli materiali, cenci, lana, biancheria o simile. Tratta cun sufficiente ampiezza dei reperti anatomici. Fra quesli, nola parlando del sangue che • questo si Lt•ova liquido di color ciliegia e più tat·di anche • fosco, e in esso nuota il rltizopus nigricans •. Poi procede alla desceizione dei sintomi e del decorso del dermotifo Questa pat·te, n parer mio, è sta ta diligentemente tratlat~t. Passa poi alla diagnosi diffi:wenziale fra le dive1·se malattie che c0l del'motifo si pot!'ebbero confondet·e, quindi agli esiti ed alla prognosi, e poscia alla terapia da. lui tenuta distinta · dalla cu1·a dietetica ed ig-ienica, e dalla sintomatica. Nel c. I V egli tralla del tifo addominale collo stesso ordine ten~.~to pel tifo esanlematico. Si accosta all'opinione di c.oloeo cbe lo ritengono una malattia. distinta dal tifo esantematico, per più ragioni ; tra le altre per questa, che cioè il principio infettivo del dermolifo è un contagio, mentre quello dell'ileotifo è un miasmacontagio. Si accosta insomma all'opinione di coloro che riteugono il vit•us infettivo del dermo-tifo, ùi natura diversa

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da r1uella dell'iùeolilo: il quale ultimo b enclJt~ possa molliplicars i nel col'po umano, però dovrebbe, pet· provoca•·e in alt•·i individui lo stesso m01·bo, rice,·ere un ulteriore svolgimen to fuori del corpo; motivo pe•· cui la rnalallia non si comunica direttamente, immediatamente, dull'infenno al sano comed'ot·dina t·io succede dHI vi•·us del tiel'motiro. Fra le lesioni anatomiche c he si riscontt·ano nel sangue dei defunti di ileotifo annover·u i ballerii e sopea lutto il penicillium crustaceum. La quale ultima asseezioue non sembra fo.nJala su una soliJa base dedolla da allendibili osservazioni, come s i deve dire anche dello presenza del rltizopus nel san~ue dei tifosi, messa inna nzi dallo H ullier ecl •mpugnala dal Rosenslein in m odo che ora non se ne par·l~~ più. Invece non fa a lcun cenno delle ossel'vuzioni di Klebs il quale nello ileo-lifo avrebbe lrova lo una specie di bacillo annidantesi generalmente negli s trati sotlomucosi dell'intestino, e non di l'ado nelle me ningi quando alla mor·le p•·ecedetlero g1·avi si n tomi cer·ebr·ali, e pe1·1ì no negli alveoli polmon<ùi di quelli nei quali oltr·e i sintomi o•·dinat·i delle tifoidee aveva preso una str·aot·dinaria gt•aviLil la complicazione polmonale. La de$crizione c.Iel decor·so della malal~ia mi è sembrata mollo diligente, ordinata, allinta a buone fonti, e rivela a parer mio nell'autore un buon osservatore dei casi pratici da lui veduti. Cosi dicasi della trattazione della vuietà ùel tifo addo minale e della diagnosi diffeeenziale di esso, della pt'Ognosi e della le t· a pia . Ne l c. V, fra le vat·ieta del lifo sùdominale annovera la febbr·e na politana, la quale vie ne da lui accu1•atamente descritta. Ma pochi lumi se ne traggono, tanto per quel ' che rig ua1·da la sua essenza patolog-ica, quanto per la terapia da usarsi. Sembra anzi che il rimedio da lui r eputato più sic uro consista nel celebre: coelumfu[Je quo aegrotasti. Nel c. VI vie ne a parlare del tifo ,•icorrente. Anche per queeto ammelle che esso sia pr odotto da un principio specifico diverso da quello ddl'ileotilo e del der·motifo. Accenna che l'E'berti! ha osservato nel sangue dei defunti di questa malattia, dci fìlamenli cr·eduli pr·oùullori dell'infezione. Questi


CONCORSI

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ponno (erxli dice) • vivere pm· lungo lempo nei liquidi e nel·• J'acrtua dal sotto.suolo: e venendo poi accidentalmente in • confallo dell'organismo umano, determinarne l'infezione. " Sembra che l'ac(fua stagnante e la potabile im pur·a favo• riscano il molliplicur si di rtuesto parassita specifico, con• tt•ibuendovi pure la str•etta convivenza di molte persone ·• pover e ecc. •. Poiché si è inoltrato in (fuesta via, avrebbe anche potuto .aggiungere che 11uesti filamenti trovati dall'Obermeier hanno una forma spit•ale, pet' la quale venne loro dalo il nome di ·spirilli (spirochaeli) e sarebbero sempre rinvenibili durante gli access,: del tifo ricorrente sudde tto e non mai riperibili ·dur·ante l'apiressia. Nel c. VII ci forni sce due altre tabelle riassuntive rifer entesi l'una all'anno 1876, l'altra al18ì7, ambidue ricavate dalle relazioni ufficiali delle condizioni sanitarie dell'esercito. In queste tabelle si veggono distinti i casi di det·mo-tifo e .di ileo-tifo per ciascuna divisione. Da questa tabella appar·e come i casi di ileo-tifo siano di .gran lunga più numerosi di quelli di dermo·lifo: i primi cioè s tanno ai secondi nel r apporto di 652 a 45 (nel 187G); e di 642 a 51 (nel 1877). · Anche qui manca la forza delle divisioni, per cui non si può conoscere il rapporto ft•a il numero dei casi morbosi e ·quello delle truppe che li fornirono. Le cifre adunque restano assolute e poco lume danno per argomentare se l'eccecienza che in akuue divisioni si osser va sovra le allt·e non sia per avventura dipendente dalla maggior forza delle rispettive guarnigioni. Solo si può dedurne che le causP-, fJUalunque s iansi, che p rod ussero l'ileo· tifo, furono in quelli anni più efficaci e dur evoli nel nostro esercito che non quelle che produssero il ·d ermo-tifo. Ma, ciò premesso, imporla ora principalmente considerare se nel lavoro che stiamo esaminando, la questione delle cause produttrici e del modo di porvi ri pat·o sia s tata trattata con una ampiezza de~na dell'importanza dell'argomento, ·e quale aorebbe do outo suooerirlo il tema messo al concorso.

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CONC0RS1

A questa discussione vengono consac1·ali i cap. V I II, l X~ X, Xl. Le r..ause, che, secondo l'autm•e, sono da rilenersi più favorevoli allo 3viluppo dell'ileo-tifo nel nostr·o esercito (giacchè

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forse per l'eseguità del numero ùei casi di dermo-ltfo, su questo egli quasi non si fet·ma) sarebbet·o principalmente le seguenti: L'aquartieramcnto in locali vecchi e disadatti, e già impregnati da germi morbigeni Bpeci{lci, l' abbassar:.i ùelle acque del sottosuolo ove trovansi sostanze animali in decomposizione; massime se vi si aggiunge l'agglomeramento. delle truppe, che si vet•iftca principalmente all'at•rivo degl'inscrilli ed in occasione delle gt•andi manovt•e: la disposizione degli insct•ilLi a ri!:'entit·e più fortemente nei primi mesi del servizio la malefica influenza del cambiamenLo di vita e del vit•us tifoideo cui vengono per la prima volta ad esporsi; ed a confer·ma tli questa ultima opinione egli presenta una ·~"' tabella dimostt·ante (per gli anni 1857-58-5tl) l& pt•ogt•essiva diminuzione delle morti pet• malattie lifìche dal primo anno di servizio tin cui le vittime dell'ileo-tifo sono le più numer ose) agli ultimi anni, nei quali i decessi per questa rnalattia. quasi scompaiono. Fra le cause che predispongono alla infezione lilica, l'autot·e annovera anche la scarsità della alimentazione, in rapporto alle fatiche che si impongono ai soldati: ed a questo proposito fa risaltare la frequenza delle m alattie tifose nei bersaglieri, i quali per la cura con cui sono scelli dovrebbero andarvi meno soggetti dei militari lli altre armi; e fa notare come il genio sia il corpo che dà. il minor numero d'infeJ•mi e di mol'li, pet•chè principalmente reclutato fra gli artigiani già avvezzi al vivere rinchiusi nelle· fabbriche e nelle officine, pel'ché sono d'ordinario alloggiati. in migliori caserme, e perché sono impiegati in lavori meno· violenti e falicosi e sono meno ouuli(Jati alseroi;io <li guardia. Anche le grandi manovt·e, pel' le maggiot•i fatiche, per iJ, calore della stagione in cui si fanno, per gli squilibrii fra la lemperatut'a diurna e la notturna che vi si devono alft·ontare, contribuiscono ad aumentare il numero deliA malattie tiOche, e cita non poche cifre a conferma di questa opinione_


CONCORSI

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Da ciò trae la conseguenza che le misur·e igieniche più valevoli a combattere lo sviluppo delle malattie lifiche nel nostro esercito dovrebbero consistere nel migliorare le caserme, rinnovare i pavimenti, scr•ostnre i muri, ricostruire le latrine e i serbatoi d'acqua ed anche nell'aumentare la misura della carne, e moderare gli ese!'cizi. PiultosLo che llffollati nelle caserme, egli vorrebbe che i soldati fossero attendati; e per sollevare la depressione d'animo; naturale agli inscritLi nei primi tempi del servizio, vorrebbe che la prima istruzione fosse loro impartita nei rispettivi distretti. Tutte buone, t~nzi ottime misure senza dubbio, ma sarebber·o esse tutte praticabili 1 Il tema posto al concorso era certamente uno dei più difficili, e se ne ha la prova in ciò che uno solo osò disputare il premio. La memoria su di .cui mi sono sforzato di dare un sunto il più breve e fedele che mi fu possibile, è redat ta con molla diligenza ed amore. Svela anche in chi la r·eda::;~e, una buona coltura, al cor-rente delle più moderne dottrine risguarllanli le malallie d'infezione. Se non vi si trovano idee originali, . non si può farne carico all'autore, ma piuttosto alla natura del tema. Però per vjncere addir·ittura il premio, cr·edo che l'autore avrebbe dovuto dare un più ampio sviluppo alla discussione sulle cause eziologiche delle malattie tifiche nel nostro eser·cito affine che le opinioni da lui emesse, per J,a maggior parte assennate, apparissero sostenute da una maggior dovizio di prove; e che queste 1:1vrebbero potuto . essere attinte ollrecr.hè ddlla storia delle malattie tifiche di eset·citi stranieri, onche da talune pregievolissime pubblicazioni di distinti ufficiali medici del nostro esercito, alcuni dei quali in occasione delle guerre di Crimea poterono studiare s u una larga scala il vero derrno-lifo castrense, sul quale appunto l'outore, come ho sopra notato, non si fermò abbastanza, ed il quaae pur polrebbe dar non pochi fastidi e mietere nuove vitlìme, se mai il nostro esercito dovesse di nuovo affrontare lunghe guerre, assedi i, lontane ~pedi- . zioni, ed altri simili guai.


2 18

CO~CORSI

Ad op-ni modo, se il Comitttlo non crede di dover aggiu. di care all'autore di questa unica Memoria il premio, il relator·e é di porer·e che egli abbia meritato la men.;ione onorevole, e fa voti perché, a titolo d'incora~~iamento, ~li venga accort.lala quella maggior· somma che l'esecutot·e testamentario del premio Riberi credera di erog-are a tal uopo. Roma 17 mar·zo 1882. It Relalore

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Il Pr·esidenle nell'adunanza di oggi 17 marzo invita i membri del Comitato, riuniti in Commissioneaggi udicatrice, ad esporre la propria opinione. l membri del Comitato ed insieme il sottoscritto Presidente dichiat·ano che dall"esame da ognuno di essi ~allo della Memoria entrano pienamente nel giudizio e nella proposta del relatore, per cui ad unanimità viene af:"g iudicala alla Mem oria $Qpradctta la men::ione onorevole; ed in$ieme, a titolo d'incot•agg iamento, quella mag~ior somma, che l'er ede ed esecutore tes tamentario del fondatore del premio, crederà . ercezionalmenle di consentire. Aperta la scheda si è letto il seguente nome dell'autore. P ERFETTI FRANCESCO tenente medico presso la direzione di sanità milèfare di Napoli.

Il Presidente del Comitato di Sanità Militare MANAYRA. ' l

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ANNUNZI

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I conL.ingenLi dell'ullima Leva sono stati chia mati a raggiun ger e i Corpi, o i quali furono O!:'segnuti, e l' illus tre per sona le sanita rio del nostl'o valot•oso Esel'cilodovrà procedere, i n conformi là delle s uperiot•i di>:posizioni, alla rivaccinazione di tutte le t•eclute. Ques to Comitato, co~li end o tale o ccas ione, ha l' onot•e di pt·e v ~nit·e i signori Coma ndanti de'Corpi e gli ufflziali !:'anila ri, che ha giù riatlivale le vacci nazioni da vitelle a vilelle, e c he potrit immediatamente soùùisfare qualsiasi richiesta d i vaccjno animale. S ono allt·esi prevenuti che, mer cè un nuovo s is tema di raccolla e ùi conser·vazione, il noslt·o vaccino animale, riposto ne'tubi, conserva per lungc tempo le sue proprietà specific he, ed o ffre r isultamenti s icuri ed efficaci. P et• i Cor pi di r esidenza in ques ta città od in luoghi vicini, si potl't:i. ad ogni ric hiesta inviare, volendo, la vitella v accinifer·a, da lla quale, i signori uffiziali sanilal'i, potr·anno attingere dire ttamente il vaccino col l'assis tenza del nostro inocula tore.

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I rappt'esentanti

Cao . GABRIELE MtNERVINI R. conservatore del vacc•oo delle Provincie Napoletaoe. Cao. V. ANTONIO MARG OTTA R. Vice Consénatore del Vaccino della Provincia di Napolì.

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AVVERTENZE Perchè il Comitato e coloro che l'onoreranno delle loro richieste, non s iano grava ti di spese postali, s arti. sempre utile ch e ogni dimanda s ia accompagnala dalt•elativo vaglia.


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AN:SUN ZI

All'uopo s i pr·evengono che i pr·ezzi sono seguenti. Le pustole allo stato feesco L . 5.in Per ogni tubo di orù inat'ia capacita L. 1 • • di doppia capacita L. 2 P e1• le richieste superiol'i ai '100 tubi si rilascia il 20 per ·; •. Abbiamo bisogno però cti aggiungere che le pu• tole allo stato .fresco sono staccate dall'animale due ore prima della partenza del creno, e sarà sempre utile r icordare che debbono essere usate non più tardi delle 48 ore, contando dal yiorno della spedi:ione, perché, trattanc/o:~i di tessuti an imali, putr efacendosi, si. corre il rp·aoe pericolo di inocular-e col vaccino un virus setticoemico. Il caccino in tubi conserva invece inalterate le sue proprietà specifiche pt.r vart' mesi, su tutto nelle stagioni .fredde, e può essere usato q ua.ndo si oo17lia. Sarà però sempre m eglio non conser varlo da una. .~tqgione all'aUra, principalmente ne'mesi estivi.

11 Di rettore ELIA Co lonn~llo medico, membro del Comitato di •anità militare

Il R edattore CARLO PRE TTI

Capitano medico.

NuTJNl F EDERICO, Gerente.


22 1

NOTIZIE SANITARIE

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Sta.to aa.nttart.o di tutto U B. Eaeroito nel mese di maggio 1881. (Giorn. mil. u.fflc., '1881, parte 2' . n• 36). Erano negli ospedali militari al t• maggio 1881 (1) . 6800 8734 Entrati nel mese. Usciti . . . . . 8756 150 Morti . . . . . Rimasti alt• giugno 1881 . 6628 Giornata d'ospedale. . . 203523 Er·ano nelle infermerie di corpo alt• maggio 1881 2226 Entrati nel mese . . . . . 9767 Usciti guariti . . . . . . 8033 • per passare all'ospedale 1673 Morti . . . . . . . . 1 Rimasti al 1' giugno 1881. . 2286 74179 -Giornate d'infermeria . Morti fuot•i degli ospedali e delle infermerie di corpo . 32 ·T9 tale dei morti . . . . . . . . . . . . 183 Forza media g.iornaliera della truppa nel mese di maggio 1881 . . . . . . . . . 215157 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di 1,31 forza . . . . . . . . . . . . . . .Entrala med ia giot•naliera negli ospedali e nelle in') el') fermerie di cor·po per 1000 di fot·za (2) . . . . . -,· M Pdia giornaliera di ammalali in cur·a negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di for za . 42 Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . 0,85 o

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(l) Ospedalì militari (princip~li, succursali, infermerie di presi dio e spe.

·ciali) e ospedali eh•ili.

(2) Sono dedotti gli ammalati passati agli o5pedali dalle ir!erme ri e di -corpo.


NOTIZIE SANIT.\RIE

Mor·irono negli stabilimen ti m ilitari (ospedali, inre rme rie di p1•esidio, speciali e rli cor po) N. 113. Le cause delle morli furono: -sinoca 3, me ningile ed e ncel'ala te 8, bronchite acuta i, b1•onchite lentu :.l, pol monite acu ta H , pleur·ite 6, tube J•colosr lllilra r e a cuta 4, tube r·colosi c r·ouica 3, ol tr·e mttlottie òegli oegani r espi ea to r·i 2, e ndoca rd ite e pet•Jcanli te 1, vizio OJ'ga· nico del cuore e dei g r·ossi vusi 4, ca lat·r o entcl'ico acuto 1, per itoniLe 4, malattia di Br·ighl 1, r eu matismo 1, ileo-t ifo 31, m e 11ingite cerebro-spinale a, vaiuolo e vniuoloitle 2, morbillo 4, miliar·e :2, reb bre da mala r·iu l , ca c·fles;;ia scorbulica 1, resi· polr• l , 11e rumone l. ar trocace 3, asc,~:;~o acuto 1, commozione visr.erale 1. Si ebbe un mo r·Lo sopea ogni 11:'! tenuti in cura, ossia 0,87 per· ·100. Mol'ir·o!lo n(:gia ospeda li civi li N. 38. Si ebbe un m or·to sopr·a ogni 67 tenuti i n c11ra, ossia 1,4!) per 100. Mot·it·ono fu o r·i degli s tabilimenti mi! i turi e civil i, per malattie 21, per annegamento a ccidentale 1, per conflitto 1, per suicidio 9.

Stato unltarlo 41 tutto l1 :a. uerolto nel me•e 41 giugno 1881. (Uiorn. mil. z~[fic., 188:!, par·te 2', n• 1).

Erano negli ospetlali m ilitari ali' g iugno 1881 (l) 66211 Entrati ne l me::;d . . • . . . . . . . . . 8 1 0~ Usciti . · . . . . 815:) Morti . . . . . . . ~!t Rimasti a l 1• lug lio 1881 648!-ì Giornate d'osped-a le . . . . . . . . . . 1815!11 22fl{) Erano ne lle infermerie di corpo al t• g iugno 1881 Entt•ati ne l mese . . . . . RS!ll Uscili g uar·i ti . . . . i 641i » per pass are a ll'ospeda le 1503 l\ I orli . . . . . . . 1 Rimas ti a l t• l uglio 1881 . . :!02i Giot·nate d'infermeria . . . . . . . . . . . . G-i9:};) Mor·li fuori degli ospedali e delle infermerie di cor po . 47 T otale dei morti . . . . . . . . . . . . . . 137 Forza m edia giornaliera della truppa del m ese d i gi ugno 1881 . . . . . . . . . . . . . . . 216261 Entrala media giorn&!iera negli ospedali per 1000di fot•za . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,2:> Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie d i corpo per JOOU il i fo r·za (2). . . . . 2,39 Media giornaliera d i a mmalali in cura negli ospedali 38 e ne lle infe rmerie d i corpo per 1000 di fo r·za . . N ume r·o de i m orti nel me::; e ragguagliato a 1000 d i for·za . . . 0,63 (l) 0$pedali militari rr.riocipali, auccursnli , iofermerje di presidio • s pPciah) e osp~ dail civ il i. 1~1 Souo dedotti gli amma lati passati agli ospet!ali daUe i nferme r ie di

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l NOTIZI E SANITARJE

Morirono ne~l i stabilimen ti militari (ospedali, inferm"'r·ie d i presidio, speciali e di cor·po) N. 6i·. Le ca us~ de lle mor·ti fu rono: s in oca l , meniu~i te ed encefalite 5, bronc!Jile acuta i , polmonite acu tn 6, pleur·ile 7, l n b~rcolosr mi liare acuta Ci, tu bercolos i cr onica 4, idr o-pio-lcH·acc 1, cudoctll'drte e pericardi l~ 2, calarr·o gaslr·ico acuto l , catatTO ~u terico lento ·t , ma lallia del l'e~a lo 1, pel'itoni le :>, reumatismo ai'Licolar e 3, . ileotifo 15, mer rinf!ile c"'rebr·o-spinale 1, l'eblJre da mala r·ia 1, ascesso acuto J, commozione cerebrale per caduta 1, fra t- · tu ra ·t . Si <:bbe un mo r·to sopr·a ogni '19.4 ten uti in cuea , ossia o/>2 per 'l 00. Mor·ieouo negli ospedali ci,·ili N. 26. S i ebbe un morto . sopr'a ogni 167 tenuti in cu r·a, ossia 0,60 11er 100. Mor·i rono fuor·i deg-li stabil imen ti mililat·i e civili, pPr malattie 21, per a nneg-amen to acciùentale 13, per· feri ta d'ar·ma da fuoco 3, per caduta 1, per suicidio fl.

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Sta.to ll&llitarto 41 tutto 11 R. eserolto nel mese 41 lu_gllo 1881 (Giorn. mil. ufJlc., 1882, parte 2•, n. fl). Erano negli ospedali militari a l 1• lug lio 1881 (1) 6488 Entra li nel mese . . . . . . . . . . . •10992. Usci ti . . . . . . 102't6 Morti . . . . . . . 102 Rimas ti a l 1• agos to 1881 . . . . . . . . , . 713t Giorna te d'ospedale . . . . . . . . . , • . • 209043 Er ano nelle infermerie di corpo al 10 lu glio 1881 . 2027 Entra ti nel mese , . • . 9278 Usciti g uarili. . . . . . . 7959 . • p er pas:sare all'os pedale 1517 Morll . . . . . . . . • Rimasti al 1° agosto '1881. 1829 Gior·nate d'infermel'ia . . . . . . . . . . . . 60334 Mor ti fu ori deg li ospedali e delle infermerie di corpo 33 T ota le dei morti . . . . . . . . . . • . . 135 F orza media g iornaliera della tr uppa nel mese di g iug no 1881 . . . . . . . . . . . . . . . 215-190 E ntrala media gior naliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . .. . . . . 1,65 En tl'ata m edia giornaliera ne~li ospedali e nelle infermel"ie di corpo per 1000 dr forza (2) . . . . . 2,81 Media giorna liera ai ammalati in cura n egli ospedali e n e lle in fermerie di corpo per 1000 di forza . 40 · Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . • • . 0,63 -

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, NOTIZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (os pedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) n. 75. Le cause delle morti furono: iperemia cerebrale 1, me nin~ite ed encefelite 2, bronchite acuta 4, bronchite lenta 4, polmonite acuta 7, polmonite cronica 3, pleurite 4, tubercolosi cronica 10, altre malattie degli organi respiratori 1, angina, 1, catarro enterico acuto 1, peritonite 3, malattia di Bright. 1, ileo-tifo 20, meningile cerebro-spinole 1, morbillo 1, miliare 1, febbre rla malaria 1, cachessia paluslt•e 1, cacltessia scorbutica 1, .astìssia 1, r esipola 1, olile 1, cal'ie e necrosi 1, artrocace 2, · <:ontu:sione sùùonlinale 1. Si ebbe 1 mol'lo sopra ogni 192 tenuti in cura, ossia O, 52, per 100. . Mot·irono negli ospedali civili n. 27. Si eòbe un morto sopt·a ogni 126 tenuti in cura, ossia O, 79 per 100. Morirono fuor·i degli s tabilimenti militari e civili per malattia 18, pet' annegamento accidentale 11, in conflitto 1, per suicidio S.



SOMMARIO DELLE MATER.J~ CONTENUTE NEL PRESKNTE FASCICOLO.

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Rondiconto delle cure idro-minerali militari dell'anno ISSI . Pa.g • li.IVISTA MEDICA

Ricerche sperimentali sulla relazione fra le m alattie dei reni e le alterazioni secondar ie del sistema circola~orio del dottor Oecar . . • . • . • . . . • . . . . . . Pa.,. larael • . • . Ricerche sperimentali slllla euotogia dei tumori - dottor Leopold , L'Actioomicosi dell'uomo -dottor E. Ponflch . . • . . . . . . •

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RIVISTA DI MED!OINA LEGALE

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Le malattie simulate negli eserciti moderni - dottor Zuber . Pa.g.

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Rapporto medico sulla guerra del Zululand- dottor 1. A. Wolflres Pag. Servizio di sanità. nell'eser cito russo . . . ,. campo sanitario nell'isola di Paquerolles . . . · . . • . . . · . • Wedaglia di r icogoizi ona . . . . . . . . . . . • . . . . • Come andò il servi~io sanitar io presso le truppe francesi io Algeria •

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RIVISTA DI SERVIZIO SANITARlO MILITARE

277 !83 289 289 200

R!VlSTA D'IGIENE

La calzatura delle truppe a piedi -dottor Ple'lro Conti • • • Pa.g.

La Tace inazione carbooosa - Paeteur Sul metodo di r espirazione artillciale . . . . . . • . : . . ,. Trasmissione del trycophyton od herpes circinnato dal cuallo signor Meguln o dott. Larger . . . . . . . . . . . . . . • " Vaccinazione: inferiori t;\ del vaccino di giovenca -dott. 8urq , • Disposizioni i!Jieniche d elle nuov11 costruziooi militari di Dresiln - dott. Roth . • . . . • • . . • • • • • • La sitllide vaccioica in Algeri . . . . . . • . . . . . . . •

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STATISTICA MEDICA

Notizie statistiche sull'eaercilo Austro-Ungarico . • . . • Pa(l. Wortalità della popoluione e dell'esercito io Prussia . . . . . • Sulle conduiooi sanitarie dell'esercito inglese. . . . . . . . • Alcune cifre sulla leva dell a classe 1861 e sulle vicendo~ dell'eser cito (tolte dalla r~la&ione del teneoeote generale Torre) . . •

306

'VARI ETÀ

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331

Concorso del Comitato ioternMionale della Cril'ce roua.. . . Po.g.

333

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3to 323

CONCORSI


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CURE IDRO-MINERALI

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Allo specchio numerico generale delle cure idro-minerali facciamo succedere per utile riscontro e per· norma degli ufficiali medici alcune relazioni testuali, detraendone solamen~ le storie cliniche, come quelle che, per quanto di grande interesse, ci avrebbero portati troppo a dilungo e quelle parti inoltre che, trat.Lando specialmente argomenti d'ordine amminjstrativo, reput~mmo meno utili allo scopo. Esprimiamo al tempo stesso la nostra wspiacenza per l'impossibilità nella quale ci troviamo, per ragi~ne di spazio, di pubb!icare tutte le relazi ~ni pervenuteci dai signori Dirigenti gli Stabilimenti militari di cura e le stazioni marine. LA DIREZIONE.

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SPECCHIO dimostrante gli esiti delle cure idro-minerali nei militari, per l'anno 1881. · Guariti

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Giustamente il § H> della circolare N. 31> del 31 marzo 1877 prescrive che, finita la stagione balnearia, gli ufficiali medici che ebbero la direzione dei diversi stabilimenti compilino una particolareggiata relazione dell'esito delle cure, poichè in tal guisa avviene c.he si faccia tesoro di gran numero d'oss!lrvazioni, e si possa meglio stabilire le indi· cazioni e controindicazioni delle terme. Le terme difatti, e specialmente il fango, sebbene abbiano una Yirtù medica consacrata dall'esperienza secola1·e e non abbiano bisogno di apologista poiche di loro puossi dire con ragione vino vendibìli non opus est ha~dera, con tutto ciò i medi ci idrologi non sono completamente d'accordo sulle contro:ndicazioni delle predette terme, e mentre vediamo di quelli che fra le controindicazioni inscrivono: 1° la ' grave debolezza degli ammalati, . ' 2° la tendenza all e congestioni ed alle emorraggie, 3° lo stato di suh-acutezza di artriti, ed infine il recente callq consecutivo a fratturu ; altri imece, e non son pochi, non credono che le menzionate controindicazioni siano assolute. Dal che la necessità di raccogliere colla maggiore diligenza possibile i fatti che cadono sotto l'attenzione negli stabilimenti termali , poichè solo quando vi sia di questi un grande corredo potrassi con minore probabilik1. di errare, dire l'ultima parola sulle vere indicazioni e controindicazioni delle cure tenno-minerali.


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CURE IDRO-MINER.UI

227

A tale scopo, ed in omaggio ai vigenti regolamenti, compilo la seguente relazione, intesa a riferire sull'esito delle -cure praticate nei militari ammessi in questo stabilimento .durante la stagione tet·male testè trascorsa. Il numero dei militari ammessi a fru ire della cura balneo-termale in questa stagione fu di !)57 individui; cioè : 237 ufficiali e 320 di tJ·uppa. più 9 ufficiali ripeterono la muta, come pure 48 di truppa. L'elenco ministel'iale non assegnava che 205 ufficiali e 224. di truppa. · [ signori ufficiali che rinunciarono furonn 43, parte per motivi di servizio , parte pet· reci'Udescenza di malattia , ed infine alcuni pochi guariti ; questi posti vacanti furono Timpiazzati con gli in scritti negli elenchi suppletivi venuti · dal Comitato di sanità a questa direzione ; di più furono ;ammessi 5 ufficiali fuori proposta. Della truppa non intervennero 25 individui , la maggior

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parte perché congedati ; questi furono rimpiazzati da indi-

vidui proposti con elenchi suppletivi. 18 ripeterono la cura ·e 8 furono ammessi fuori proposta. La cifra degli ufficiali accolti nello stabilimento durante la stagione scot·sa è di gran lunga superiore a quella degli mmi antecedenti , e ciò devesi atravir occupato il braccio del nuovo fabbricato volto a nord vet·so l'o~pizio degli in·digenti , che non era stato precedenl emente occupato . Coll 'occupazione del suddetto locale si potè in quest'anno non solo ammettere gli uffiziali assegnati alle varie mute .dal Comi tato di Sanità, ma tutti quelli eziandio ass\3gnati alla categot·ia degli ammessibili se vi sarìt posto, e si tolse .Jo sconcio lamenU\to negli anni trascorsi, quale era quello di fare occupare una stessa camera da tre capitani con in•COmodo dei ricoverati e con poco rispetto all'igiene che dalla

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228

CURE IDRO·IUNERALI

confluenza di individui in un angusto ambiente veniva offesa nei suoi dettami. La cifra di 557 ricoverati nello stabilimento va divisa. fra le varie mute nel seguente modo:

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uflìciali id. id. id. id. Totali

N. 43 Truppa N. 62 »

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)) 50 N. 237 Truppa N. 3!0 ))

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A questa somma di 557 ricoverati se si aggiungono poi altri 111 balneanti esterni , i quali vennero allo stabilimento solo per compiervi la cura idro-termica, si avrà un totale di 668 militari od aventi rango militare i quali in quest'anno vennero curati nello stabilimento. Tutti i bagnanti ricoverati nello stabilimento furono pesati sia all'arrivo che alla partenza. In ambedue Je · volte quest'operazione venne fatta al mattino prima del bagno e nella istessa tenuta. In circa 339 di essi si è verificato, dopo terminata la cura, un aumento di peso, in alcuni questo non subì aJcuna variazione, in n.s. vi è stato più o meno notevole diminuzione. Il maximum dell'aumento del peso raggiunto fu di chilog. 5,600. Il maximum della diminuzione è stato di chilog. 4, 500, alcuni·guadagnarono chi log. 3 circa, alLi·i ne perderono allrel.'tanti, 17 rim-aset·o stazionari. ' I risultati delle cure furono assai soddisfacenti come si ri-leva dal segu~nte quadro.


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Si e bue quindi negli in temi: il 30 °/o guariti; il 56,80 % migliorati; il 13,20 °/o senza effetto. negli esterni: il1 7,12 °/o guariti; il 69,36 •; . migliorati; il •t 3,51 °/o senza effetto.

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Stacloae

Tranne alcuni gio1·ni del mese di giugno in cui le condi:zioni cosmotelluriche furono piuttosto variabili, si ebbe del resto una stagione balnearia regolare ed in complesso molto favorevole. Nel mese di giugno il termometro Réaumur in media ha segnato gradi i 5, con una massima di 21, ed una. minima di 10, si ebbero giorni sereni 20, nuvolosi 8, piovosi 3, dominarono i venti N. O. La pressione barometrica media fu di mm. 752. Il mese di luglio fu di gran lunga migliore. La massima

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CURE IDRO- MINERALI

temper'atura fu di 24- '/, del termometro Réaumur. La minima di 'l i con una media di 19. I venti che hanno dom inato sono stati S. O. La pre:-sione barometrica fu mm. 756. Il mese di agosto fu assai caldo, si ebbe una temperatura media di 0 °, con unamassimadi 23°ed una minima di 13°, domina1·ono i venti.S. O. e tmnne per alcuni giorni ha predominato la calma; la media barometrica fu di rum. 753. Nel mese di settembre (P quindicina) le condizioni cosmotelluriche non furono sì feli ci quanto nei due mesi antecedenti. Difatti si ebbero tre giorni di pioggia, la maggior parte dei giorni nuvolosi e appena 5 giorni di pieno sereno. Si ebbe in quanto a temperatura il maximum di+ 17 gradi, il minimo di + ·12 '/ ,, la media+ 15; la media della pres~ ione barometrica è stata di mm. 752. Dominarono specialmente i venti N. O. e S. O. C:ome •l a•aroao l fancbl.

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Poicbè nello studio delle azioni medici nali dei fangh i necessita conside1·arli non solo sotlo l'aspetto della loro costituzione, della loro termalizzazione, del loro stato elettrico, ma eziandio della maniera con cui vengono amministrati, cosi mi fermerò a dire delle innovazioni che si sono introdotte quest'anno nel modo d'applicazione del fango. In quest'anno adunque Ilo procurato che per le in fangature, la posizione del corpo e degli arti in ispecie fosse conforme ai dettami dell'idraulica medica affinchè tenendoli come usavano i fangaroli per l'addietro, decli vi, non venissero favorite le sta si sa ngui gne. Ad ottenere l'intento sopraindicato ho vietato d'approfondare l'estremità nei mast~lli stessi come era uso di fare, ma


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• CURE IDRO-MINERALI

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ho provveduto che ciascun halneante tenesse l'estremità sottoposta all'infangatura in posizione orizzontale. A coadiuvat·e l'azione dei fanghi, nei casi di semi-anchilosi , t·igidezza, di essudati periarticolari , ho fallo susseguire ad ogni operazione d'infangatura il massaggio da un C9porale-aiutante a cui aveva impartito le istruzioni necessarie. I r·isultati favorevoli ottenuti, ogni volta che feci esercitare simile ginnastica speciale, mi spiegano la ragione per la quale il massaggio è così ampiamente pmticato nelle stazioni balnearie estere, e danno motivo a dolerci che non sta ancora ugualmente esteso in Italia. Malattie ~be 81 rl8vegllarono In •ecalto alle operazioni termali.

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Sotto l'azione delle opemzioni termali , e specialmente

souo l'azione del fango, costantemente, meno poche eccezion.i, si risvegliarono ben presto nei malati le doglie antiche e si esacerbarono le esistenti. In taluni individui insot'S~t·o dei formicolamenti , dei crampi, delle sfitte assai moleste ma passeggiare; in altri si manifestarono dei prudori , in alcuni una leggiera eruzione esantematica, nella maggior parte un 'eccitazione nervosa, da render loro insonni le prime nolli consecuti ve alle operazioni termal i. Accadde qualche caso di deliquio, specialmente sotto l'azione dei bagni. Ad alcuni halneanti venne meno l'appetito, altri so ffrirono di spossamento generale e di disturbi più o meno gravi dal lato degli organi digerenti. In uno si eh be ad osservat·e l'et·isipola nella sede stessa (estremità inferiore destra) , nella quale si applicava, per callo deforme, l'infangatura. Non ebbimo mai ad osservare alcun casù di febbre termale.

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232

CURE IDRO-MINERALI

A combattere gli accidenti tutti testè menzionati , è stato suffi ciente il provvedimento di sospendere in taluno per qualche giorno le operazioni tennali , in altri bastò di accor · ciare il periodo dell'infangatura o di variare la temperatura dei bagni . Due soli hanno dovuto interrompere intieramente la cura termale. Fra le malattie state curate durante la stagione tra3corsa quelle che ebbero il predominio sulle allre furono le atlezioni reumatiche, che si presentarono in tutte le loro molteplici gradazioni. dalle più leggere alle più gravi , localizzate ora ad un solo musc•llo o ad una sola articolazione, ora generalizzate a gran parte dell'organismo. Tennero dietro per ordine di frequenza i reliquati di lel'ioni traumatiche, le quali non mancarono di essere interessanti, sia per il loro numero, come per la loro gravezza. Susseguit·ono 1Joi le affezioni della pelle e del sistema nervoso. Da ultimo vengono quelle segnate come reliquati di fl emmone. Rwmatismi. - È cosa affatto naturale che i mili tar i cosi di frequente esposti agli sbilanci atmosfet·ici vadano di preferenza affetti dalle malatlie reumatiche, le quali , riluttanti talvolta ad una quanti tà di rimedi sì interni' che locali , cedono con ft·equenza all'azione dei fanghi . Difatti dalla semplice nevralgia di un muscolo o di una giuntura, alla infiammazione più o meno cronica dell'uno o dell 'altra, apportatrice di gravi malanni funzionali e materiali , non uno degli individw che a noi si presentarono affetti da tali malanni ci lasciò in fi n di cm·a senza averne ricavato qualche vantaggio. Non pochi importanti casi di malattie di que:'to gruppo che ebbi occasione di curare sia per la loro gravezza, sia per l'utilità della cura, meriterebbero qui speciale menzione, ma siccome pressochè uniforme era in tu tti la fenomenia morbosa, e più o meno identici i risultati della cura, così è

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CURK-IDRO MINBR.\1,(

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ehe per brevità ometto di parlarne. Si trattava del resto di artriti ed artro-sinoviti di diversa data e gravezza, accompagnati da piti o meno copiosi spandimenti articolari ed in qoalche caso da infiltrazione dei tessuti costitutivi delle giunture. L'artrite gouosa fomi anche il suo piccolo contingente a queste terme. Tale malattia un tempo identificata coll'artrite, di cui era ritenuta una forma, viene oggi considerata come una malattia speciale, affatto distinta dal reumatismo articolare. Difatti le cause che le danno origine, la natura ed il modo delle sue manifestazioni sono ben diverse dal reumatismo articolare, e quel che vale maggiormente a sepamrle si è il criterio cumtivo colle lotature. Queste possono condurre a guarigione dei reumatismi iu·ticolari, non mai in modo permanente, per quel che dall'esperienza ho appt·eso, le affezioni gottose. Tre dei soffrenti di gotta che s1 presentarono in questo

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stabilimento mi dissero che negli anni precedenti erano di

già stati a queste terme, ma che tuttavia non andarono affatto immuni da accessi, e di essere ritornati nella speranza che si facessero meno frequenti e più miti . Fra le malattie del gruppo posto al sommo di questo capitolo, innesto anche l'ar·trocace. Intendo benissimo, volendo fare una classi ficazione razionale dovr·ei questa malattia farla piuttosto figurare , nel gruppo delle alfezioni dipendenti da discr·asia scrofolosa, poichè il tumore bianco viene per lo più preparato dalla scrofolosi, ma ho creduto di allontanarmi dn una norma cosi razionale, perchè nei casi osservati mi parve che origi11nr·iamente la scrofola non vi aresse pr·eso In maggior parte, e per la sede in cui incontrai l'atrocace, avesse migliore posto fra le affezioni articolari, delle quali mi sono leslè traltenuto.

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234 Di artrocace avemmo 7 casi, in tre tale affezione era stata prodolla da lesioni traumatiche, negli altri non aveva precedulo alcun' apprezzabile causa locale. In tal uno la malattia risiedeva nella articolazione tibio-Larsen di un piede, negti altri nell'ru·ticolazione femoro-tiuiale. In tutti la cura termale spiegò ben poca influenza favorevole , poichè erano in un periodo troppo avanzato . Non devesi però nascondere che lo stato generale si è in essi migliorato, come pure la tumefazione dell'articolazione ha leggermente diminuilo di volume per l'assorbimento avvenuto dell'essudato peri articolare, per cui nel quadro si notticc non si è considerato come nullo il risultato finale della cura termale. Reliqiltat'i di lesioni t1·auntatiche. - I reliquali di lesion~ traumatiche furono molti, come facilmente si apprende dal quadro sinottico. li nu~ero di tali lesioni ~scese alla cifra dr 236. Comprende tale cifra le rigidezzearticolari, specialmente tibio-tarsiche, conseguenza di distorsioni e fratture dipendenti sia da in(i(trazioni o da. prodotti flogistici articolari, sia da prolungata immobilità delle articolazioni lese. Vengono in seguito le cicatrici aderenti, irregolari, superstiti quasi tutte a ferite d'arme da fuoco o lacero-contuse o da tagli chirurgici; frequenti furono le artro-sinoviti prodotte da contusioni, per calcio di cavallo o p1w cadute specialmente sui ginocchi. Si ebhe un caso di lussazione completa scapolo-omerale non ridotta da oltre sei mesi, nè mancarono i calli assai voluminosi , defo•·mi, inegolari, come un esemplare di rilievo si ebbe in un sotlotenente d'artigliera. · g'incontrarono eziandio anchilosi complete ed incomplete, q»asi tutte alle articolazioni dei gomiti ed a. quelle delle ginocchia. Debbo però dire che i postumi di lesioni Lraumaliche che venni finora enurnet·ando, i più gt·avi, e numerosi sono stati ri!-\c,mtrati piuttosto negli. uomini di truppa anzichè negli ufficiali.

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CURE IDRO-MI NERALI

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I risultati fu rono in comple:;so assai soddisfacienti: Su N. 236, Guarì ti N. 72; >• )) » Migliorati » 129; >> » » Nulli » 35; Gli esiti piu felici si ebbero nelle rigidezza articolar·i, sopratutto quando dipendevano da lunga inazione di membri;non meno felici lo furono nelle nevralgie e dolori conseguenti a fratture, distorsioni ed a ferite d'arma da fuo co. Egualmente i calli ossei anormalmente spe:;si, voluminosi, furono piit o meno notevolmente ridotti nel loro volume dall'attivato processo di riassorbimento per oper-a dell'applicazione continuata dei fanghi o doccie. In un caso di callo recente per frattura al terzo inferiore della tibia, applicavo con confidenza le lotature, e tuttochè il. callo datasse solo da 80 giorni dalla fmttum, non osservammo dietro le mentovate operazioni termali che si ammolli sse e· yenisse disl!·utto, come sct·issero avvenire alcuni idrologi, ma risolversi la tumefazione circumambiente il callo, e dileguarsi quella rigidezza che nelle articolazioni viciniori rimane per effetto del lungo riposo richiesto per la consolidazione delle fratture. Ebbimo poi a constatare l'inutilità della cu1·a termale in a lcune delle sopraccennate infermità e specialmente nei cas~· di anchilosi, il che è facile comprende1·e qualora si tenga conto della lot·o antichità non rhe delle alterazioni anatomo. patologiche che le sostenevano. Difatti le anchilosi mantenute . da aderenze per 05sifìcazione o per legami fibrosi delle estremi tà ossee che compongono l'articolazione, i calli defo•·mi sia per esagerazione di sostanza ossea o per accavallamento o sovrapposizione di frammenti, em faci le prevedere, come-difatti ~ avvenuto, che le tenne non dovevano giomre. Pe1· cui nei biglieui d'uscita degl i uomini di truppa che presenta-

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vano si rilevanti lesioni, apponemmo il nostro avviso che a loro riguardo occorrevano delle misure amministrative , ritenendoli inabili al servizio militat-e. Jfalattie del sistema nervoso. - Le malallie nervose si presentarono in discreto numero. Le pr·edominanti furono le all"ezioni nenalgiche e tra esse il primo posto spetta alle nevmlgie del plesso ischiatic.o. Di tale nevralgia furono curati 26; di essi il maggior numet·o non sentiva deUe molestie che ad in let·valli e sotto l'impressione delle vici:-situd.ini atmosferiche; alcuni altri, io minor numero, accusavano dolore con tinuo piu o meno grave avente sede specialmente al punto d'uscita del nervo dal bacino. In un solo si è osset·vato denutrizione musculat·e dell'nr·to affetto e questi aveva già. esperimenl.ato le terme ed aveva fatto delle cure rego lar·~. Ad eccezione di questo infermo tutti gli altri affetti da nevralgia ischiatica non presentavano segno obbiettivo. Si ebbe a curare eziandio due casi di prosopalgia. I risultati ottenuti nella cura delle nevmlgie sono stati soddisfacenti. Le operazioni termali adoperate pe1· combatterle furon o per le iscùialgie i fan ghi alt.ernati da doccie, per le altre nevralgie esclusivamente le doccie a pio~gia. Si ebbero nel gruppo delle affezioni del sistema nervo:;o due casi di emiplegia dei quali uno ha migliorato, il secondo non ottenne alcun buon r·isultato. Ot·a conviene che io parli di altra gravi:lsima in rermità nella quale l'apparato nervoso ha certamente gmn par·te: cioè dell'atassia locomotrice progre:)siva della quale ,;i ebbero due casi fra i balneanti interni; l'uno in via di guarigione l'osservammo in un ufficiale superiore, l'.all.ro gravi:)simo in un tenente. Questa mala(tia, della quale dobbiamo a Duchenne la introduzione del nome più comune nella scienza ed a Trousseau lo studio più profondo e coscienzioso, è dovuta essenzialmente alla sclerosi postica

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CUREIDRO~HINERALl

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della midolla. Senza fa1·e particolare cenno del caso osservato Mll ~ t1ffizi 1tle superiore sop1·accennato poichè, come dissi, nulla nel medesimo rimaneva della malattia sofferta che un po ' d'incertezza nei movimenti dut·ante l'oscurità della notte e che dietro parere del pt·ofessore Concato , trattata coi mercurinli perché creduta d'indole sifilitica, fu in tal modo migliorata, che quando cadde sotto la nostra osse1·vazione poco gli rimaneva della caratteristica della atassia. Mi fermerò

bensì a déscrivere con qualche particolare la storia clinica del sig. tenente. Questi presentava lo specchio fenomenico piu completo cl1e immaginar si possa dell'anzidella infetmità. Al disordinato movimento dei muscoli degli arti inferiori faceva riscontro la diminuzione della sensibilità tallìle. Senza l'aiuto della vista non avrebbe potuto camminare, tanto lo servivan male i suoi muscoli. Egli e1·a stato curato precedentemente. ma con nessun vantaggio. Ricovemtosi in questo stahilimenw e soHoposto alle operazioni termali, con prudenza fatte e cQn sorveglianza medica, lo vedemmo dopo 15 giorni di Gura migliorare alquanto per cui lo trattenemmo nella successiva muta, ed i fanghi alternati con doccie furono tollerati ed apportarono in lui tal vantaggio che dopo 40 giorni di cura, tuttochè non guarito, gli era possibile di camminare col solo sostegno del bastone, mentrechè al principio della cura abbisognava del soccorso di due uomini onde mantenerl'i nella: stazione verticale. Malattie della ,pelle. - Le affezioni della pelle fornirono un piccolo contingente. Nel classificarle ci attenemmo strettamente alla loro forma anatomico-patologica, riducendo il' numeroso stuolo degli erpeti alle sole forme morbose; caratterizzate da vescichette migliari r.acwlte in· gruppi e le une. ll alle alt;re costanumente :iuni~ e· furono appunto quelle che prevalsero nella stagione termale om trascoP..sa. Difatti sopra il· numero di· 2!. malattie della cute•.23 appartenevano

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alle affezioni erpetiche . I bagni prolungati di due ore, qualche applicazione di fango ed in qualche caso la docciatura a pioggia, dispiegarono sulle medesime un'influenza abbastanza benefica, per cui se non puossi dire che sian guariti ebbero però a risentire un miglioramento. Fra le affezioni erpetiche debbonsi comprendere i diversi casi di psoriasi, dei qual i alcuni pochi migliorar·ono, mentre la ma.ggior pmte ebbe un esito negativo. Non farò qui menzione di ahre dermatosi, percM nulla vi ho ossenrato che meriti speciale menzione; debbo bensi dare . qualche notizia sopra un caso di lupus, perchè caratteristico nella sua forma. II signor tenente N. N. dell'età d'anni 48 e 20 di ser·vizio, è individuo di temperamento linfalìco, di mediocre costitu...zione, d'abito scrofoloso, non ricorda malattie di rilievo sino all'anno 1875, in cui s'accorse di avere alla natica sinistra dei pi ccoli bitorzoli della grandezza della testa di spillo, non dolorosi, duri, quasi approfondati nel tessuto cuta neo. Si sri1-upparono con un decorso lento fino a divenire tubercoli della grandezza di pi ccoli piselli. Col lungo andare del tempo finirono per sparire, mediante ulcer·azione che, cicatrizzata in alcuni punti, ter·minò in seni e fistole nelle parli circonvicine. Questo stato durò fino al 1880; in quest'epoca i :-eni e le fistole furon o spaccate dal capitano medico del cor·po, ma senz<t che s'avviasse a cicatr·izzazione la piaga costituita:;i dall'ulcerazione dei tubercoli. Rimase stazionaria per alcun tempo, ma. poi ~i estese dal primo focolaio alla perileria, occupando un'estensione uguale alla palma della mano circa. Ammesso in questo stabilimento alla 31 muta, nella visita fattagli sin dal primo giorno del suo arrivo si ri scontrò nella natica sinistra in vicinanza della sua piegatura inferiore delle ulceri delle quali la maggior aveva un diametro di oltre 3 centimetri, la minore di 2. Coteste ulcerazioni apparivano

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CURE IDRO-ltlSERAI.I

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-come perdita di sostanza cutanea di forma irregolare, i margini, la base si mostravano con granulazioni rossastre, separate dai solchi più penetranti e contenenti pus. la base fortemente attaccata ai tessuti sottoposti, e nelle vicinanze si riscontravano nuovi tubercoli nei diversi stadii della loro evoluzione, per cui non era dubbio trattarsi di lupttS se?·peggiante. Si è osservato pure una piaga a fondo lardaceo, verso la metà del manubrio dello stermo, poco estesa ed associata ad inlìltrazione della porzione terminale inferiore del muscolo sternoc.leido sinistro. Sottoposto in questo stabilimento da prima alle docciature due YOlte al giorno, e quindi all'applicazione dei fanghi, si ottenne la riduzione delle ulceri e la risoluzione dell'infiltrazione all'intomo del muscolo sterno-cleido-mastoideo del ~alo indicato. Prescindendo dalla sua affezione cutanea, che sebbene ristrellasi in angusti limiti, non fu però debellata, egli poteva ritenersi nel suo stato genet·ale di gran lunga migliorato, tanto aveva guadagnato nella nutrizione. Afalattie diatesiche. - Comprendiamo fra queste la sifilide, la scrofola nelle multiformi loro manifestazioni. La scrofola rappresentata da ingm·ghi glandolari e da adeniti ipertrofiche, specialmente cervicali e sotto ascellari, abbiamo veduto risentire benefica azione dietro l'applicazione delle nostTe tet·me, sotto forma o di fan~hi a strar.., leggiero, oppure di docciatura a pioggia ed a gelto di mediocre pressione. Si addimostrarono sovrani rimedi in alcuni casi di seni fistolosi, reliquatt di adenite suppurata . Non dobbiamo però negare ehe alla risoluzione dell 'adenite ed alla guat·igione dei seni fistolosi ha concorso in gmn parte il vitto sostanzioso e corroborante dello stabilimento, nonchè l'aria pura che s'aveva cw·a di fare loro respirare colle passeggiate all'aperto di buon mau.ino, ed alla sera. Relativamente alla sifilide, di cui ebbimo diversi casi, è ancora controversa l'opinione se la cura

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termo-minerale riesca più o meno giovevole alla medesima, e ciò qu110tunque il Fleury e Chedel, autol'i competentissimi, ne siano ad oltranza partigiani. Secondo la nostra esperienza dobbiamo dichiarare che l'azione delle terme nei casi di sifi· lide che ebbimo ricovet·ati in questo stabilimento non è stata totalmente indilferente. Individui con fenomeni secondari ed altl'i con fenomeni terziari di sifilide vidimo risentit·e sensibile vantaggio dall'uso delle terme; ed alcuni che ci accusavano dolori osteocopi all'estremità inferiori e particolarmente alle gambe, ci dichiararono alloro uscire dallo stabilimento d'aver risentito grande vantaggio. Relativamente all'azione eminentemente rivelante ammessa dalla maggior pat·te degli idrologi alle terme, la nostra esperienza non ci acconsente di ritenerla come tale, poiehè fra i molti ufficiali e uomini di truppa che dichiararono d'esser stati si ftlitici, non osservammo che le terme abbiano provocato nei medesimi nuove manifestazioni o nei casi sospetti di siftlide siansi esasperate quelle già in corso. Malattie di'Verse. - A questo gruppo riuniamo i reliquati di psoite, di flemmone alle estremità si superiori che inferiori, quelle cicatrici aderenti irregolari più o meno vaste che inceppano il movimento delle parti , le retmzioni muscolari e tendinee, le r·igidezze articolari e periarticolal'i per e~sudati depositati fra i tessuti. Nel maggior· numer·o di questi reliquati la cura termale riuscì più o meno prolittevole, in poche altri non produsse alcun buon effetto stante le alterazioni organiche da cui erano sostenute; Lrattavasi difatti di cicatl'ici aderenti non più suscettibili di altra riparazione organica a causa della precedente pr·ofonda distruzione di più strati di tessuti. Il maggior medico direttore SJGRI.


CURE lDRO-IIINERALl

CASCIANA.

Dopo quanlo ebbi a scrivere nelle mie Relazioni antecedentì, stimo inutile trattenermi sulla ormai comprovata efficacia delle acque tenno-minerali di questo stabilimento bal-

neario. Non posso però dispensarmi dal far rilevare che l'azione loro nella testè decorsa stagione, si mostrò veramente prodigiosa in speciali malallie del sistema nervoso da causa reumatica, quali le ischialgie. Lo stabilime.nto anche quest'anno si aperse col 1o giugno, ma si chiuse, per mancanza di bagnanti, il25 agosto successivo, attuandosi per tal modo soltanto quattro mute invece di cinque come per lo addietro. Le condizioni meteorologiche furono le migliori desiderabili e sotto questo aspetto devo notare che esse coadiuvarono non poco l'azione dei bagni, in ispecie nelle malattie dipendenti da rapida soppressione della ttaspirazione, le quali se non -vennero tutte completamente vinte, furono certo modificate di tanto da lasciare sperare in 11nn totale non lontana loro scompam-sa. Nel giugno, dopo temporali notturni di Lreve durata occorsi nei primi giorni del mese, il tempo si mise al bello con una temperatura gradatamente ct'escente e sotto il predominio , di deboli venti di mezzogiorno e libeccio. Il termometro all'ombra e a tramontana oscillò fra i 18<> (9 giugno) e i 29° (29 giugno) centigradi. L'altezza barom~­ trica si mantenne oscillante fra i 0,7'-smmi e i 0,765mmt. 16


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Il luglio fu ':ontìnnamente sereno con una temperaturu che da ·?:.>• (:2 luglio) : - ali a J?" ( 20 111glio) centigradi. Anche in questo mese il sud e sucl-oye,;t furono i ,-enti predominanti. La pressione atmo~ feri ca si rese ost:illante fra i 0./Ui:>mmi c,rnml e 1· 0 • ~~~ lv:.J • Più, nell 'agosto siehbe sempre beltempo, tranne il giorno 14ìn cui sì verifi cò una leggiera pi oggia dì non lunga durata. ma susseguita da rapido ahbassamento dì températura. 11 termometro segnò come minima 23° (16 a~os to) , ~:om e massima 30° (dal4- al 10). La pressione minima I.Jarometrica fu dì 0./ij~rnm• la massima eli 0./Gomm• . Gli uflicialì d! vario grado ed arma, nonchC gli impiegati dipendenti dal Ministero della guerra stati amme,;si a questo stabilimento nell'ora decorsa stagione balnearia. fllrono settanta . Però soltanto quaranlacinque fruirono della cura; gli altri non essrndosì presentati allo stahiliù1'ento jlCr gli tnfraSC!'ÌLlÌ motivi, vale a dire: pet· trO\'arsi nll'eJ)oc.;a della mùta loro assegnata, assai migliorati nelle loro condizioni satiital'ie; per ragioni dì servizio e per altre loro pa.rLicol<u;i; per essere infìno stati trasferti ad altri luoghi di cura lermominet alé. Gli uomini di truppa ammessi. sommarono a 6 1 e tutti intervennero. Di questi, quattro ebbero a ripetere la mùta con esito completo in uno, molto vanLaggìo~o in due e nullo ucl qnat'lo. ;\_ set:ònda déllt:l vigenti prescrizioni gli amii1e~$Ì àllo Stabili nlenln , il gio'r:no dei loro ingresso. veniv<ino pesati e npeSl.l.li nell'nltiino giorno della muta. l resultiili fltrono 1 :;e guenti: ' pe:;o, i.iffìciali 34lru·ppa 38 Aulnentarono 111 Diìnlntiironò id. ~o id. id. 8 . id. Non vanarono id. l . 3 3

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Le cure diedero i resullati seguenti: U fti ciali , guariti .\. 'Truppa, id. .f7

Migliorati 4-1 id. 4-2

Senza elTetlo )} id. t

Proporzione p. 0 /o » Uftì ciali . . . . 8.88 id. id. · 9.H 'truppa . . . . 27.86 id. 68,88 id. 3,27 Gli esiti, come si scorge dal traceiato specchietto, furono abbastanza soddisfacenti, mas:-ime nella truppa, in cui i gua· riti e i migliorati raggiunsero una di screta proporzione , sebbene questa per rapporto alle guarigioni sia alcfoanto inferiore a quella ollenutasi l'anno antecedente. I mporta il notare che mentre In pt·oporzione per 0 /odei guariti negli ufficiali è di molto inferiore a quella degli uomini di tntppa, la inedia proporzionale per cento dei migliorn ti nei primi , supera di non poco quella dei secondi. Le cause di si notevole divntio sono moltepli'Ci e, oltt·e all'età ecc. devonsi sovratullo ascrivere alla diuturnitit delle -condizioni morbose e lot·o reliquati negli urfiziali. Ue\'('si altrei'i porr·e in rilievo come in generale, dal pitì al meno (fatte le debite eccezioni) ahhiano prcssochè tutti guadagnato in hNI C~sere fisico, e ch i non aumentò in peso, acquistò in vigore. J l fallo tt·ova fa cile spiegazione non tanto nella salubrilà del luogo ove è posto lo Stabilimento, quanto nel vitto ~ostanzioso ed abbondante e nel moderato esercizio corporeo. Rewnatiso~i e lo1'o reliquati. - Co'!le al so!ito te affezioni morbose dell'appamto locomotore ed i loro reliquati figurano sempre in buon numero negli stabilimenti tennali. Desse sono pur quelle e.he fottunatamente sono susseguite dai più confor·tanti l'isultati. Netta decorsa stagione somtn'arono a '6 i ma,lati che le p l'esentarono, lln po'meno della metà del totale degt i .avuti ìn cul·a durante le g:Mttro mute, con ·19 esiti completi


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ed uno nullo, verifi c:uosi in un soldato del o5° reggimento di: fanteri a. Costui, di temperamento linfatico, di mediocre costituzione fisica, d'abito scrofoloso, soffri di polmonite nel ~ 880, che si· risolse perfettamente. Nel gennaio u, se. venne assalito da reumatismo che si localizzò all'articolazione omero-scapolare sinistra. Alla sua entrata nella Stabilimento offriva rigidezza della giuntura, con pronunciata atrofia dell'arto da prolungata inerzia. Le condizioni generali erano assai misere. Malgrado che abbia ripetuta la muta, nulla guadagnò, nè rispetto allefunzio ni dell'arto, nè relativamente <tlle di lui tristi condizioni di nutrizione. Malattie da diatesi scrofolosa. -Questo gruppo non diede· che un solo esemplare, ma abbastanza interessante, perchè stimi opportuno di dar ne. un breve cenno. Si riferisce ad un. capitano di stato maggiore che venne ricoverato nello Stabilimento per reliquati di vas i~ a:>cesso lento da périostite alla regione trocanterica sinistra. Il temperamento linfatico, l'abito strumoso furono le cause predisponenti del gmve fatto mor·boso. Venne curato l'anno decorso in Roma all'ospedale mili~'lre, ove rimase per circa 5 mesi. Alla sua entrata in questo Stabilimento presentava quali postumi: una cicatrice cava,. estesa e aderente alla regione suindica La, che nelle var·iazioni atmosferiche, nel ~amminare e cavalcare si rendeva qualche· volta dolente; l'arto offriva un certo grado di atrofia. Al termine della muta le sensazioni moleste erano pressochè dileguale e il membro si mostrava meno atrofico. Le sue condi~ioni generali erano eccellenti. Sifilide. - Le sifilidi nulla presentarono di ~peci a le ove si voglia far· eccezione pel seguente caso. Si tratta di un ufficial edi temperamento sanguigno, di robusta costituzione fisica, d'abito epatico, il quale nel 1868 contrasse un'ulcera infet-


CURE IORO-MINF.RALI

lante susseguita da Lievi manifestazioni secondarie che si dileguarono mediante congruo trattamento curativo. Dieci anni dopo, senza causa nota, incominciò a sentire dolori fortissimi alla gamba e coscia destra, raramente nell'altt·o arto; dolori che si resero acutissimi durante l' inverno passato e contmuavano tali anche alla sua entrata 'allo Stabilimento. l hagni d'immersione non produssero che un lieve miglioramento, causarono invece una sensibile diminuzione nel peso del corpo. l dolori localizzati alla parte esterna della gamba destra esacerbantisi durante la notte, provano la loro natura specifica. Questo caso è istrutlivo sotto il punto di vista diagnostico, ·avendo la cura tennale liberata ta diagnosi dalle nebulosità .che la oscuravano. Dermatosi com.un·i. - Fnt le der·matosi, susseguite tutte -da soddisfacenti risultati, meritano particolare menzione due ·casi di eczema cronico esteso a Lutto l'ambito del corpo, t·ibelle alle svariate cure state antecedentemente me.sse in atto. Gli individui che ne erano tra vagliati , vennero trattenuti allo Stabilimento per due mute, durante le quali l'uno guarì perfettamente e l'altro migliorò di tan(o da lasciar supporre che fra non molto ne sarà affatto libero. 1lfalattie del sistema ne-rvoso. - Questo gruppo fu il più lmportan te e venne coronato da splendidi successi. Le nevralgie -dello scialir.o :-;amministrarono il massimo contingente dei ricoverati. Fra esse merita un cenno particolare quella presen1ala da un vice-brigadiere dei RR. carabinieri il quale giunse a questo Stabilimento in c'mdi zio ni tali da non essere in grado di camminare non solo , ma neppure di posare il piede atena, .così intensi erano i dolori che lungo l'arto esso t·isentiva. I ·sintomi obbiettivi accennanti ad una affezione del nervo ischiatico si notavano tutti. Or bene, malgrado sembrasse che nel


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cordone nervo,;o vi fosse tuttora un'a.llività insolita , epperciò conlroindicati fossero i ha;.:ni, pure ;:i vollero e~perimènlare . e l'eiTcllo ne fu invero so1·prendente; chè dopo venti operazioni il miglioramento era giit :;i notevole che egli poteva portarsi a diporto senza alcun sostegno, ed al termine della nutta ::i P.olè insrrivere fra i più hrillnnti esiti di cura. In questo gruppo fi gura un caso di sordità con esito negati vo, all'f.'~ame fisico non essenrlosi riscontrate alterazioni ell e fo~;:r. ro i11 relnzione colla cofosi all egata. ~ e;;suno dei ricoverati dovcllc interrompere la cura nè e;;:-:ere inviato <~ll'ospedale per esacerbazione dell'affezione o per condizione morbosa sopraggiunta durante la muta. Il servizio dei bagni fu inappuntabile, e di quPslo si deve tributare lode a ehi ha la direzionecivileammini::trativadello Stabilimento, ell e nulla tralasciò per parte sua onde le l'O.'e procecle::sero nel migliore modo po::sibil.e . La patte dello Stabilimento riservata agli uflìciali venne arricchita di un'ampia sala ùa pranzo, per cui quest'an no cessò l'incom·eni enle lamentato negli anni antecedenti di dover e::~i, per essere troppo ristreua l'anli ~a e poco ventilata, reca rsi a pranzo nel giardino annesso . Il vitto del{li ufllcinli , come pure il rancio della truppa fu sempre !>nono e variato colla generale sodd i:;fazi onc dei hagn<inti. Yenne somministrat o da u11 impre::ario col quale stipulò un contratto la Dit·Pziune di sanità militare di .Firenze. Con una. simile disposizione ammini::tratira oltre all'aver. mPglio soddisfalto al gusto dei =-i;mori unìciali , ,;i ri:-:pa rmiò una non pircola somma all'r,rario.

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BOBBA Direttore rle llo Stabilimento balneario.


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;. :\nche nella stagione de(·.oJ·sn lo Stauil imento idropi nico di Recoa1·o si aperse ai l O giugno per la du1·ata di giomi 88, accogliendo H. l malati, dei quali 93 ufficiali e 48 di truppa, divisi in 4 mute, ciascheduna di giorni '20, c hiudendo~ i al malti no del giorno ij sellembre ,:uccessivo. La l" muta con 20 ufficiali e 20 indh•iclui di tru ppa com inciava il IO e finiva il 30 giugno. La 2•. con '29 ufficiali e 9 di t.I'Uppa, avendo princ1p10 il 2 luglio, arrivava fìiiO al '23 dell'istesso mese. La 3• con 27 ufficiali e l i:i di t1·uppa dal '2.\- luglio pt·otraevasi fìno al ·13 agosto. La 4" ed ultima muta, con '17 uffici al i e .~ individui di truppa, dal ~ :,; agosto si estendeva lì no al 4 ~ettembl'e in cui aYeTa termine la cum idrom.inerale per l'anno '188 1. Le giornate di cura passatevi, comprese le proroghe accordate a due ufficiali ed a dieci individui di truppa, raggiunsero la cifra complessiva di 2802. Le annotazioni somatiche non vennero trascurate e si riscontrava l'aumento di peso in ·t ·18, di cui 75 ufficiali e 4-3 di truppa; la stazionarielit in 9, dei quali 6 ufficiali e 3 d i truppa; la diminuzion.e òe.l peso in H., cioè in Hl ufficiali e 2 militari di truppa. Negli ufficiali rimarcammo l'accrescimP.nlo co mplessivo di chilog. 102,2(;0 con una media di chilog. ·l ,099 per cia:;cheduno; nella truppa un compl~s;.;h· o aumento di chilog. 86,550 con una media individuale di chilog. 1.80:1 e fra ufficiali e

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CURE IDRO-MINERALI

e truppa un aumento di peso di ch ilog . 188,81 Ocon una media di chilog. 1,339 individuale. La diminuzione complessiva di chilog. 17,950 dei quali chilog. u. ,950 riguardanti gli ufficiali e chil og. 3,000 la truppa, con una media percentual e di chilog. O,160 pei pt·imi e di chilog. 0,062 per la seconda, costituisce una media generale inconcludente di chilog. 0,1 27 per ciascheduno dei •141 ricoverali nello Stabilimento. •eteorelogla della 8t.aglone ldroteraplea .

Le condizioni meteoriche furono in complesso molto buone; all'infuori di un po'di freddo e di umido durante il primo periodo e poche pioggie sul principio e sullo scorcio dell 'ultimo, il tempo si mantenne quasi sempre calmo, sere:w e di una temperatura media, invidiabile davvero per la state p. p ., tra li 42 a H:> e li 24. ai 29 gradi centesimali (media temperat ura stagionale 20,07 ). Anche in questo come negli anni :antecedenti si ebbe a deplorare un divario notevole fra il numero degli ufficiali ammessi con elenchi nominativi dal Comitato di sanità militare e qttello degl i ufficiali che si presentarono realmente a fntire della cu•·a, rimanendo come sempre , quasi invariato il numero degli ammessi e ricoverati da parte degli individui di

u·uppa. È pregi udizio inveterato che la l" e l'ultima muta non rie-

scano gr·an fatto opportune allo ~vol gim ento dei henefi ci effetti della cur·a idrominerale di Recoaro . Per quanto noi potremmo combattere con validi argomenti tale prevenzione, dal momento che funziona ade!SSO da noi tln apparato que~ si completo di esterna idroterapia, perchè non verranno de~ti n ati alle mute anzidette preferibilmente i mili -


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tari di truppa e quelli fra gli uftìciali che, malati di ingorghi -cronici epato-spleni ci, di ipoemia , e di altri reliquati di infezione malarica, potranno npprofillare comodamente delle applicazioni esterne idroterapiche, indica tissime per cosifatt e infermità, non trascurando i vantaggi incontec;tabili della bibita di acque minerali , della buona dietetica e dell'ottimo cl ima? Certamente che i catarri tanto frequenti dello stomaco o '" degli intestini primi con irradiazioni morhifiche sulle Yie biliari e sul fegato, si gioveranno molto più della cura nelle due mute intet·medie, come pure le affezioni catarrali semplici del sistema uropoietico: ma i ca tarl'i lenti con dilatazione ventricolare, gli enterici con atonia nerveo-fibrosa e subparalisi conseguente vasomolo1·ia, rill'lliTanno dall'idroterapia, ne i mes i in cui l'acqua è naturalmente più fre'dda, maggiori compensi,

uguali per lo meno, rimanendo il ,-;.wtaggio della bibita misurata e bene di l'ella alle sorgi re idl'o-mineral i. E poiché abbiamo parlato di idroterapia esterna pe1· la •t" volta attuata nello Stabilimento, non riuscirà discaro che qui ne trattiamo un po' più estesamente accennando ai vanta.ggi che ne abbiamo ricavato ed a quelli anche maggiori che ne ritranemo quando si faccia buon Yiso a quelle ampliazioni ed ai miglioramenti che crediamo necessari. Molto si è fallo per l'impianto della sala idroterapica nello Stabilimento di Recoaro e quel poco che ancora sarebbe da farsi per compl etarlo aumentandone e miglioraudone i congegni si spern che l'i farà. Nella 'l" e 2• carnera le quali servono d'ingresso e di spogliatoio agli ufficiali ed alla truppa, nulla sar·ebbe da aggiungere o tutt'al più si potrebbe, mediante tramezzi in. legno, isolare i primi dalla truppa. Nella sala N. 3, dove sono gli apparecchi da docciature, s arebbe conveniente limitare g-li spazi, ora esuberanti , occu . pati dalle due doccie a gello ed a pioggia verticali per collo-


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ean ·i ai due lati un sem icnpio a destm di rhi entra ed i ce rThi nehu lizzatori a ~i ni ~ lra , il primo a gNto t·ont inuo avente un congegno per docciature vertelmdi. i ~econdi per la polverizwzione dell'acqua ad ample~so. Xella camera~- 4, derolnta ai l1agni genera li , con due sole \'asrhe di marmo, oltrecchè la ~ep;Lrazion e <.li que~te per tramezz i di legno, J a qua le t·ie:tc',e imli:::pPns;thi le, sa t'eb he da aggiungere una vasca piscina p~.r· bagni rl' imm er~ i o n e, anche tj uesla protetta con apposito corlinnggio; ~op ra le due prime vasche poi ~i dovreblJero adallare appan·ecchi particolari da do cci e fredde, ca lde, nltrmate, appr·o liltando della doppia !'OI'l'entr d'acqua a dirersa temperatura neressa ria appunto pei bagni generai!. La sala del ~. 3 dovrchhe quindi separarl'i dalla camera N. 4. mediante invelriata dell'altezza di due metri sui quattro che ha l'ambiente, affìnchè le clirerse ope razioni idroterapiche possano far:;i col dovuto disimpegno e rigua rdo. La ca mera N. l) contiene le due ca ldaie di vecchio mod ello, per il ri:-;~a ldam en Lo dell'acqua; sono q uesle volumino:;e ed or.cupano mollissimo spazio che polreblle utilizza1·si in seguito, mutando l' i~t ema. Me rcè le poche accennate modificazioni ed aggiunte noi potremmo a\rere un piccolo ma completo Stabilimento idroterapico, il quale corrisponder·e hbe pienamente alle esigenze della scienza e dell'arte moderna. Anche coi mezzi però limitati eli cui abbiamo potuto di~porre nella stagione p. p. non furono poclte le oprrazioni idroterapi chE' prat icate dngli uf(iciali e dalla lruppn, che mollo rolonLerosi vi ~i assoggettarono.


CURE IDRO-MI~ERALI

Le sale idrotcmpiche sono, giova ripeterlo, una istituzione an·auo nuova, nello Stahilimento di Recoa1·o, la quale si deve, almeno in parte alla ope1·o,;a iniziativa del doll. cav. SAGGI NI che ci precedette nella ùirezi one sanitaria, e toccò a noi, non nuovi al dimcile còmpito, d' inaugurarle ricavandone tutti quei compensi salutari di cui le credemmo suscellibili. Era naturale cho il campo loro di azione dovr:>se, almeno in que::t'anno, presentar·si limitato, poiché non si pote,·ano avere indicazioni speciali e direi qua:;i esclusive per la idroterapia esterna; ce ne servimmo quindi come di valido ausiliario alla nua idropinica. E fu molta la utilità ricanttane ed anzi in tal uni casi avrehbe rert.amente fallito In cura interna delle acque se non fosse stata dalla esterna aiutata e sorrerta. Dei molti casi in cui la i~lro terapia estema fu di \"alidi:'simo aiuto alla cura idropinica, non mi è dato qui di tenere parola e mi limito quindi a raccomandare che per l'anno venturo si approfitti in proporzioni più~ estese anche di questo pre:-idio terapeutit>o; l'iufezione malarica tanto diffusa nel nostro paese negli esiti suoi proteiformi, lo scorbuto, la scrorola, il linfat i ~ mo congenito ed acqni:;ito che circola nelle caserme e popola i nostri ospedali , troveranno qnind'innanzi nell'idroterapia comhinata alla cnra idropinica il naturale e più effi cace loro rimedio.

I l pri1o1J gruppo di malattie che Yennero curat e nella sla-

,gion e del 188 1 è costituito dai ratarri gastrici. Il numero degli ar.colti . apparisce piecolo , di tmppa nessuno, uffi ciali 13 )


' CURE

IDI\0-~INEHALl

dei quali 2 u~cirono guar·iti, 8 migl iorati, mentrecche 3 non ritras;;ero alcun vantaggio dal trattamento idropinico. In questi calarTi gastrici cr-onici con o senza dilatazione dell'importantissimo viscere, l.a cura idropinica riesci d'incontestabile vantaggio in quanto che fosse coadiuvata dall'idroterapia esterna. Nel 2° gmppo delle malaui e, a=-sai più numeroso degli altri, comprendente i catar-ri lenti dell'appamto gastr·o-enter·ico, furono 39 gli ufficiali acwlti e '15 individui di truppa; in tutto 54. , dei Cfuali guarirono 22, rni,gliorarono 31 cd 'l solo non proYò moditìcazione di sorll't. Il 3° gmppo, anche molLo nurnero:;o, è rappresentato dalle ipoemie in genere, con ufficiali '22, ed individui di truppa 24.. in tullo 46; di questi i guar·iti dei primi furono appena in proporzione di un quinto, mentre che la truppa vi figura per la metà; diremo in seguito il motivo di questa spt·oporzione notando per ora che il solo imucces5o regi!\trato appartiene appunto ad un ufficiale. Abbiamo prefel'ito adoperare il vocabolo di ipoemia a quello di oligoemia, indistintamente adoper·ati per esprimere uno ste:"so concetto patologico , percJ.è ne sembrò che il primo meglio valesse ad indicare non solo la scat·:;a ma anche la cattiva sanguificazione. Ecerto che il sangue non ammala pri-

mitivamente, ma che partecipa in modo e:;clusivo ni disordini della nutt·i1.ione manifestando i suoi effetti per lo intermezzo del sistema nervoso; ed è appunto su questo principio , come ossenn giudiziosamente il .Beni-Barde, che si hasano le indicazioni della terapia nella cul'a degli ipoemici. Sappiamo che le ipoemie si possono dividel'e in quelle che dipendono da perdite dirette per emon·ngie, in quelle prodotte da privazione di elementi indi spensabili alla conservazione dell'organismo, alimenti, aria ossigenata ecc. ed in q.uelle fi-


CURE IDRO-MlNERALI

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nalmenle che, tossiche o diatesiche, provengono da un' infezione particolare propria od acquisita all'individuo, per cui il ~angue viene a mancare di alcuno dei suoi principii costituenti. La massima parte di malati che curammo appartenevaalla seconda delle anzidette categorie, ed era la scarsità relativa dei glohuli rossi e la sovt'abbondanzadel siero, fenomeno principale dai merlesimi presentato; come cause pr!>cipue del morbo •·iscontrammo in alcuni pochi le conseguenze inevitabili di lunghe malatlie degli organi della nutrizione, in altri la respirazione di aria com unque viziata che fu in loro c~ u sa di linfatismo acquisito, ma nei più, osiamolo dire una volta, concotTeva l'alimentazione insufficiente e monotona delle nostre truppe. Se tutti o quasi gli indnvidni di truppa che soggiornarono in media per una ventina di giorni aumentarono considerevolmente di peso, dovremmo attribuire anche la facoltà di ingrassare al poc hi s~ imo ferro contenuto in queste acque, per quanto riesca utile a combattere i mali anche inveterati degli organi della nutt·izione? Se l'aumento di peso del corpo limitato si fosse a qualche centinaio di grammi per individuo, non ripugnerebbe certo di ammettere anche questo loro beneficio, ma quando si tratta di più chilogrammi, come per taluni individui , è dovere nostro di attribuil'lo all'alimentazione abbondante e variata dello Stabilimento, poichè sotto il punto di vista della buona nutrizio,ne preferiremmo sempre ai parecchi litri d'acqua fermginosa bevuta, una bistecca giornaliera ammannita ai nostri soldati dopo le non comuni loro fatiche. La osservazione somatica quindi varrà certamente per il migliOJ·amento della crasi sotto cur·a idropinica, ma non già per l'accrescimento dei globuli •·ossi e conseguente aumento del peso individuale. Difatti questi fenomenali accrescimenti (dai 2 ai .&. fino ai 7 ch ilo,grammi in 20 giomi) non si constatarono che nei soldati.

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quantunque in condiz ioni generali , almeno pér IJue:; l' anno, alquanto più gravi, mcntrecchè negli utlìciali l' aumen to del p e~o superò in media di poro il chìlogramma. II .\.·' gruppo delle ma lattie riuni sc.e le varie for·me tnorbose rifcrihili alla caclt essia palustre ed in un to'lale di 12 ìndi,·idui comprende G uniciali e 6 fra sottuflìciali e soldati; di qu esti Io f!uarigioni ed i miglioramenti si sono in qualche modo equ ilibrali. Nel :.><>cd ultimo grn}Jpo souo compresi i catarri lenti dell a ve:;cica in numero di ;:;, dei crua!i ,5. appartenenti ad ufficiali ed ·1 solo alla. truppa. Di yuesti non si ebbero a registrare rht> guarigioni e miglioramenti, io primo luogo perchè domi già in parte da precedenti cure anche idropiniche, eppoi perd1i• la hi.bita delle acque preft'rit e élel Capitello e del Ft·anco in cui abbonda l'arido carbonico li bero facilii:\Y:l il mitto 11rinoso con solli evo degli infermi , sa lvo poi a ri cad~> re negfi·incomodi primitivi tostocchè veni ~;se di nece~:;itit 5ospesa la cum; palliativi e null'altro. L 'i~tessa cosa va detta per i due c:a"i di renella che abbiamo avuto in cura nélla pas:-ata stagione. Di tre casi di atonia intestinale, in ufficiali. non parlo <wendo presentato pochissimo int cr~,:se eli nico; fumm o in forse di c.omprenderli nel 2~ gruppo dei catani ga~t r ·o-e ntcri ci , ma re ne ritrasse l'or·igir\e loro aiTatto nervo,;a in ,:eg11ito a con tusioni lombo-addom inali od a commozioni l'pinal i poco rilevanti. Sull'unico ca~o di càlcolo:;i bili<ll'e crediamo opportuiw dire qualche parola. Tratt ava~i di un uffizinle superi01·e, individuo a tempra robusta, ner•,·o"a ed emorroid;ll'io clte di t1·atto in tmtlo soffriva di sconcelti circolator·ii i quali teneYaJlO, a nostro parere, più allo sbilancio idraulico che ad un vizio qualunque organieo del cuore. Un'affezione lenta maladca, che contrasse nei pr·imordi della sua carriera militare, anebb"e dato origH1e a qu~ll ' ln-


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gorgo cronico del fega to, ancora per:>istenle, ,·ni et!li riferi,·a la forinazione dei calcoli biliari e la eliminazione loro in ~e­ guito di coliche abba~ lanza frequenti e dolorose. La cura del latte, saviamenle consigliatagli e che egli fece con scrupolosa e;-;altezza. le preparazioni alea line, il bromuro potassico a larghe e ripr.tule aosi, gli arevano, a suo dire, inolto giovato, per cui venne a noi coll'intenzione di ultimare la cura mediante l'idroterapia. La copiosa hihita d'arqua della fonte cosi della amara , in cui havvi prevalenza di sali !ìOdi ci e polassici, ha determinato scariche al vine rop io:->i s~ im e e quasi affatto muco-bilio,;e che aUt·arono per più giorni senza che venisse avvertila la·~limi ­ nazione di alcun calcolo biliare. Egli usciva dallo Stabilimento alquanto debole per la sqtTerta inucorrea , ma in conàizioni general i migliori; i brevi s:; imi necessi di asistolia da parecchi giorni non érano ricomparsi. Interpellato per lettera da me, giorni sono, seppi che egli rifel'lva appunto alla cur·a idropinica un cer'lo benessere nttuale per cui ~ i proponeva ripeterla nell'an no ventur·o. Dovremo pér questo attribuire una particolare virtù solvente all'acqua ninai·a ai Recoaro pei calcoli biliari, dopo averla Ìl egatn per le concrezioni ur·iche o gollose? Certamente no, cjuantunqtie la colelitiasi abbia un'o1:igiue afTaflo diver·sa da quella della renella e della golia, espressioni queste di malauie co"Lituzioiwli o diatesiclie, mentrecchè la prima si riferisce unicamente ad affezione locale della mucosa biliare. La bi lè non contenendo mi1teria alèuna in sospensione, i calco l i iloh pòs!"ono fol'in::ii·si che médi(inle un precipitato abnorme delle sostanze che vi sì trovano fisiologicam ente disciolte. Fiiréoine poi, sia la colepinina o la colecistina, sonovi appùnto tali lt~ ririte per l'intei·mezzo del glicola'to di soda che verrebbe deco'nipòsto d'alla secr:ezione catar-rale della m'uco;:;a biliare; è

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appunto per la benefica azione dell'acqua amara su quest'ultima che potrebbe spiegarsi la utilità della cura idropinica in questa malauia. Oel solo caso di gotta in un vecchio sottufCìciale, non metterebbe conto padare appunto perchè entra nel novero di quelle infermità d'indole complessa che pochissimo vantaggio ritraggono dai t.muamenti' idropi nici; d'altronde si trattava di uno di quei catani gastro-enterici, tanto comuni nei gottosi, accusanti spessissimo quell' anomal ia d'assimilazione di cui più sopra padammo e che domanda un trattamento igienico. piucchè terapeuti co. Solto il pw1to di vista qui ndi dell'indicazione causale, avrei dovuto pinllosto valermi dell'idroterapia e!'Let·fla, ma l'infermo non vi si prestò, nella tema di un possibile risveglio di quegli accessi di nenalgia di cui asseriva es!'ere immune da parecchi mesi. Ebbe qualche vantaggio,. transitorio s'intende, dalla cura idropinica t·apporto alla digestione. Si ebbe un infermo di ecchimomi nella persona di un distinto ufficiale del genio. Presentava questo minutissimi stra· vasi sanguigni lungo gli arti inferiori ; avvank'lggiò alquanto

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sotto le fustigazioni delle docciature a getto mobile rafToi'Zato.

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Un caso eli nefrite in un tenente d'artigliet:ia non poteva sortire alcun benefico effetto dalla cura idrotempica, esistendo giit nei suoi reni dei falli patologici inamovibili, come risultò dall'esame chimico delle orine; lo traLLenemmo perchè non gli. manca:;se almeno il conforto dell 'ultima Dea, la speranza. Registriamo per ultimo un caso di linfatisino acquisito. Giunto in ritardo sullo scorcio della 3a mnta, si trattenne per una buona metà della 4• con risultato alinico abbastanzasoddisfacente. In )ui l' accrescimento permanente dei globuli bianchi si accompagnava colla deficienza dell'emoglobulina;. presentava tumore splenico senza che sofferto avesse d' infe-

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Cl'RE lDRO-MIYEllALI

zione malariea, tumori ganf! liari qua e là dis~minati st>nza traccia eli ~crofo l a o sifilide; spiccata ipoemia senza altri indizi di tale stato g-E'neralc di::Lrofìco. Nel tempo di suo sogJ!io•·no fm noi flbhe accessi febbri li irrE'golari. passeggeri <·on !'alti atipici enormi del calore che dal 38 raggiunsf' il 4 l . 3. del termometro di Celsius. ~iccome la sua 'costituzione fu certo originariamente robu!'ta, sospellammo trattar:-i di leucocitemia entero-splenira svollasi sollo In malefi ca influenza dell'aria vir.iata dei quartieri e degli ospedali, dell 'alimentazione inva1·iata ed insufficiente, e In nostra attenzione fu rivolta a combattern<' gli effe tti deleteri i e prog•·edienti. Qualche iniezione di solfato -chi nico fu gò in hrev'ora la fehb1·e, l'idroterapia esterna eccitò il languore dell'inn ervazione e dell'amatosi nonché l'inerzia dei muscoli; la sana e ri costituente dieteticacmToborata da bibita di!'cretn d.-ll'nrqnn fer·ruginosa, modifirò beneficomente la già perve1·tita a!'~imi l az ion e pe•· modo che, all'uscita dallo Stabilimento pesava chilogrammi 3 e '!00 grammi in più di quantQ al suo ingresso. È giusto però ripetere anche qui che il buon vitto e le applicazioni esleme idroterapiche inflnii'Ono. per la massima parte, neli ' insperato successo . Oa quant o brevemente si espose possiamo venire alle seguenti conciLlsioni : •l ' La stagione idroterapica rimanendo sempre nei limiti già stabiliti degli 80 giorni djvisi in 4 periodi di 20 per ciascheduno con l'intervallo di ~~ gi orn i intieri fra l'uno e l'altro, per poler'provved::> re comodamente ai bisogni dell'accresciuto servizio, olTre la opportunità e convenienza della designazione alla ·1 ' ed alla 4-' muta degli individui affetti da malattie che richit>ggano, in modo particolaore, le applica1.ioni esterne dell'idroterapia ; il pe1·iodo i~LermE>dio della stagione convenendo lì

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CURE lDRO-MINI!IIAll

meglio agli infermi piu gravi, nec~essitos i di cura idropinica, potrrbbe a qu esti JH'l' l'appunto es:-:ere adibito. 2• La cura idrotempica, comprendendo un periodo di 20 giorni che la espet·ienza addimo~t.rò necessarii , dovrà farsi intiera e nelle epoche pre:-tabilite dal Ministero della guerra. 3• Si potrebbe facilitare economicamente il trattamento idroterapico esterno, permettendo , come si fa per Acqui, la cura e l'assistenza medica a quelli fra i militari che nelle di- ver:-:e posizi oni della loro ca rriera, si presentassero allo Stabilimento con tale intenzione, provvedendo per conto proprio al villo ed all'alloggio . . 4' Da evitarsi per quanto possibile le soverchie ripetizioni della cura; quando non giovi o ben poco una seconda, è probabile che la terza e la quarta volta abbia il medesimo risultnto negativo ; meglio il ricorrere ad altro Stabilimento che s•:ttlzare all'allo il prestigio rli questo . i)• l'inalmenlt', senza arf'('nluare· il distacc·o fra le due cure idri che, intt•rna etl esterna, come se m!Jra stia per farsi in paret~chi altri Stahilimeuti di Rreoa ro. dovrassi approfittare largamente ùel hPnPfìcio di entrambe, serbando pur ::empre una qualche preminenza aii;L prima. Delle applicazioni e:>teroe d'acqua, pil1 o meno frPtlda , ~i po:;~ono far(~ . e con profìlto uguale, in molLi luoghi e perfino in ca~a prop1·ia, mentrer.che la hibila di accrue minerali , ancora sotto l' influenza elellrodinamicn del terreno che attnnrersano, si fa solamente in Recoaro e in poche altre lot:alit.à fortunat e del nostro, come eli al Lri pae,-i . Verona. addì W dicembre ·1881 . Dott. VIOLINI Maggi or e medico Direttore dello Stabiltmeoto.


'RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

:llloerohe aperlmeDtall aulla relasloD.e fra le malattie del reD.i e le altera.zloDl aeooDdarle del sistema olroolatorlo, del doll. OscAR l s nAEt- W irchow, Archil'. Bd. 8G o Deuts. med. Wochens. 4 febbraio 18fl2, N. 6. Questa memoria è la continuazione di altro scritto sullo -stesso ar·gomento pubblics.to nel ·I 8i9 dnll'ls rael in unione col Grawitz. Nella pr·ima pubblicazione g li Autori inlct·pt'<!·ttlrono la ipet·tt•ofìn di cuore come uu fe nom eno di compens azione per supplit•e con una pet·manen le magg-i01·e altivit~ alla insutlìciente funzione eenale per la depurazione del corpo. ·Fu provora ta nei conigli la ipPl'lt·ofia di cuore mediante la produzione di atrofìe g t•anulari P. nefriti ct•oniche, come pure con la estit·pat:ionf'. t.li un reue. Il fallo del poter·si rn·odurre la ipertrona con la semplice r emozione dPI par·enchima secementf: bastava aJ escludet•e come cau5a di quPs ta concaten azione morbosa l'aumento della pressione sanguigna fin ora ammesso nei nefrilici, ma g li autor•i poterono dimostrare con mis u1·azioni manometr·iche la uessuna allet·azione di questa condizione, Ma poichè altri spet·tmenti indicavano -che, sebbene non fosse dimostrabile un aumento della pressione sanguigna, et·avi però una maggiore attività della circolazione misurata dalla uscita del sangue dai vasi tagliati t rasversalmente, ne derivava che i vasi dove;;sP-ro essere corrispondentemente più dilatati, ed avere effe tto pei reni il contatto di una maggiore quantità di sangue IH'ler·ioso col tet·ritorio ridotlo dei canaliculi oriniferi sani, onde era lo ·stesso come se meno s angue fosse s tato in contatto con .una più estesa s uperficie secernente.

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Rl VISfA

N t>lla pr·es••n te conlir1unzi0nn I'I sraPI rnmi ncia confutando le ohi••zioni mo<;"e d(ll Connlaeirn ai fntt i "OJWa;;tuhlllll e quindi !'-pi•'!!H p1l1 di,t•·.:nmenlt" alr'IIO I punti elle nPII:l Jll'ecedcn l·! puhblit•nzionn 11011 ••r·nn•l h•·n rltiar•i. f: dic.:r~; ..sn ir1 pa r• tit·olnre li "'gruliculo di una '"P"'C'i•' di aJl.,a·nziouP t'l'naiE' da l~tH't·si come una n .. t'!·ilt' inll't'"liziul•• pr·0dotln con In l•' mpnt•arwa inlt' l'l'IIZÌflno• d,•Jia l'i r·colnzion•·. In ~ 1111 e~ i ~ IPnza <\ dimoslt·atn con la rappr'~>>'f'lltnzionc> dr un preparato mica·o~copiro. Ln pmposiziont' che 11011 !'in dimO::' ta·nbil~ un aunwnlo dt •lln pr·c:;!'iotH\ ~arrgur ;.:- r m lta r•irt'Vttl n tllHl i mpol'lnnl•! rnr·r·..zione. in 'llllllllocllt'• eonlnnranolo f!li ;:;per·irno'nli e mi glior·nrrdo il mPllldo r·iu<>e't a rlnno;;trnr·o tut arrt't"!"r i m Pnto, poco i t n pOI'lnn l t• !'i m n C•'rlo, della pr·rssinno ;;~;~n~~~ i l{ na. L'aulOJ'•' quindi ronsitl•·r·a le nll••t·nztc)ni tiPi vusr r'IH' l'i osset'vnno col tempo IIP~Ii a11imnl i so~J;Wlli all'o~>'pcei m P.nlo, le quali rw l modo più mnlltli•:>lo beucli.-• r·urumcnlu ,:i Jmlcl'ann come et~~locar·oltl•' dd'<~t'tuanlè. t ·na allt' I'HZtOIII' piit fr·~·qtH'Jt l.t•

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dal pirrolo rnn olu•·o:volt• numenlo d~lla prel"!'ionn !"ll llL;lli ~nR . Dalln o:t,.>s;::n cnusa dt•t·h•a un nllr•o Plfl'lln anche ptit fr•,._ quen lo• rnn piit fi;.irolo:.rirn rhc r·ip-tttu·oln lc pit'ro(P ar·ter·ic, ,.J i• la iprt•Lt•c)fiu dt'l lu muscolur e, clrt>, com<' 1 ~1 dilnlnziou e d•> J. l'nnt'lu, tl''C<ldP aneli•' w•ll'uomo . FinHh)1PIIlf' l' l sr·npJ e"'ntlltna In qursltone, 111 •Jmd llllllllt't·a 8t slabilisr•· In ipPr'lt·olia ,h ('1101'1' . .\ j)l'OVIl i'C che 111 CHU!"!l dt• lln ipl' l'li'O!Ìil l'In ti bi>'llQ'Il<) di elnnilllll'•~ le ntaler·i•' uro;:re1w Ira fallo unn sc·t·i•• di t·i c··•·clw rnn In inlr•oduzioiiP. oli una gr•nn ljUAlllil11 di mnte1·i•; tU'I>:.r•'IHl pet· stnhilir·e i l piit n ILo li ruile dd po ler·e di Piiminuzione degli animali. Il modo m igli•W(' di r·ill><cir·e n 'JUesto e l'>tli mc·nlazione C'ton ut'N\ n niLr·ut(I. Ji :-oda, dalla quale dt•eiva t• l'rpcrll'ofìu dei r eni, :2' l'iper·tr·olia di cuore. li t'••!-mllnrnt·l1to finale t'• t[IH'"'ln: l reni !"tmi l•astano in li111ili mollo Pc:;h•si n !'Up plir'e al bisogno di ur111 rna~gin1·o t'li m inazione, c !"olo in ('a,o;i (':::tremi (diabete, olime11lnzione <'O li l'ul'eu) !'llC<'••dc, più pm:;to o più LtH·di ~ecoudo lo• condizioni individunli, la loro in«uf· ficrenza. Questt1 poda ullor·a uno aurn('nltlln nt tivrLit del cuol'e che conduce u l ungo andnr·e a!lt\ iper tr•oflo. L tl insulficit'nzu tiPi r ...lli ,., pro.lw·•• Jllolto 1•iù pt·cl>LO c l'alliluditll' dE'i I'Cni


MEDICA

Il ipr rLrOfìZZOI'Si ,·, mOllO JIÌÙ pÌCCOln UÌ quello d1e di l'<:g"01a nei casi palologi<·i, specialinP.ulo ncllu ucf1·itr dill'usa eù ivi l a esage1·atu alLiYilù CtH'diaen del CUOI'e dllt'll tanto tem po. ed è cosi gt1gliar·da che i n qw'sli casi si Lt·ovano i più gr·o~si ctt OI' i s~ nza ullel'uzioni valvulul'i <'d t-ndoanr·lil'IH?.

ll.ioerohe sperimentali sulla etiologia de l tumori , del dol l. LEorot.u ( l 'crcltow's A.rch. LX XX\' e CenlraliJ . .fii.r die medie. H'issr.os, ;!:, ,.,,lJbl'~nn I R~2, N.~).

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E::;st•ndo s laln d imo~l r;JlO dallo Zal111 d a.l i le:;~uli em bri on ol i si cotnpot'lantJ pel l l'apianlurnento ia1 modo ull'nllo div er·so du 'luelli degli nnitnah adulti, poic-hè :-;c•lo i IH'i mi m oSLJ'auo nel nuovo nrnbicnlr> un tH'C J·escimèulo, il L eop•Jid sceh:;e pc i suoi ~pe1·i men l i pu l'Li ù i ~ m b1·to 11 i t.h <"•l il i P"l io l uug ld da 2,'> u 8 centi nt. e eli conigli Jh::OIIa li, inLr·ontcllrudule o uella camera unte•·io1·e t.lcll'occlli o o uella ca vi lu nddominalc, 1'11ramt<uLe nella ,·cna gi ug-ula1·~ è uel l<!Ssulo eellula1·e sottocutaneo. l'et' qut~;;ti Ll'apiall tamf'nli fl11'0 ll O sc.~lli p(· zzi di <·artilaginc, di perio:-tif), di cute con peli, di inle;.;lino ed llnclie inLie1·e eat•·emili1. T1·apianlando questi pe-zzi di cal'tilag ine, il L Popolù riuscì u (H'Od ut'l'o:: ul'lllìcialmenle dei ve1·i tunlOI'i , degli encont.i i'Otlli di Jut•e,·ole esistenza, lltt:nli'C il tl·apiantamenlo di pezzelli Ji cal·lilag-inc di animali gio\'ani gJù nati o adulti dulle scmp1·e uu l'i,:;ullnlo perfetlanicnle negativo . Piccòli dudi da i u 1,5 m m. mo:;tra vano giu dopo Lt'e. o yuattro sellimane un ing •·ossatlw nlo di ciuquH tino a dodici volle, in un caso un simile pezzc tlo d i <~a•·Lilagini nella camet·a ante:-io1·e dell'occhio l'&g-giuuse dopo 208 ~io r·ni il volume di u u cenlimeLI'O di lunghezza e 1/ !. cenlimett·o di . lat•gltezza cOI'l'isponJenle 1:1 un ing t·ossamenlo di L•·ecento volle. Di par·ticolare impot·tanza fu l'esame miCI·oscopic<• Jei pezzeLli Cl'nsciuti. M olto sollecitamente nppa t•iva Llll consideJ'Cvole au1n ~ nto della sostanza fonùaw enlal o, ùa cui le cellule et•ano spinte 1.1 m aggior distanza le une dalle altre; ma poi -succedeva una intensa pl'Oiif(wazione cellulat'e, la qual e, al conLI'ario ùella normal e: si tlislingueva per una g1·ande ir-J•egolal·ilà. Finalmente si formavano nen mezzo numerosi

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"pazi midollari, nelle cui vtcmanze appari vano uel più b el modo tulLi i passaggi dalla calcificazione alla .piu pe1·fella ossitìcazione. L 'autore vede in questi r esnlla menti la giustificazione della tloltrina del Cohnheim intorno ai turno t·i , ri g uard ando come il ra tlo più impol'lanle la esistenza di tesidui embt>ional i, m en t•·e la diminuila r esistenza delle parli vicine e la debolezza di tutto l'o•·p-anismo inlerviene come causa coatljuvant1·.

L'Aotlnomloo•ldell'uomo. Nuova malattia: infettiva desc••i lta dal ùoll E . PoNFICH, B erliu o, l8il:! (Deuts. medie. W ochens, ~8 gennaio 1882, N. 5).

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l n una importante m onogr afia pl'e!':eulala dal P onlich al suo maeslt'O pt·o f Vn·chow in occasione del di lui ~i ub b ileo di co t·to cel ebt•alo, sono descritte le sue ricel'che sull'actinomicosi dell'uomo; malattia che il Ponfìck s tesso ha il m el'ilo sovt•a ORni allro di avere nel cor so degli ultimi t~nn i s tudiato nell'uomo e di aver le dato una posizione nella patologia umana. Fu il Bolling<:r' nel 1877 che per il primo r·appol'Lò alla pt•esenza d i un pa 1'8Sita vegetale, .4.ctin om.ices UOUÌS, .una malatLitt particolare del bue conosciuta già da gl'an tempocon divet•si nomi (ver·me, osteosar coma, scr·ofolo si), la quale comincia ge neral mente con estese tumefazioni delle mascelle. Il 17 aprile 18/U. il dolL. Ponfick lt·ov6 la ben conosciuta pt'oduzione p<wassi tar·ia del bue nel cadaver-e di un uomo, il quale el'a m or to pet· un lento flegmone pal'apleur·itico, e rlue gior·ni dopo presentava il pezzo anatomico al congr esso chirurgico di. Be>!'lino come il pr·imo caso bene accertato di actinomicosi dell'uomo. D'allor·a in poi le osse!'vazioni della st!'ana m ala ttiu son osi moltiplica te. Il Ponfick stesso è in grado di com unica t·e cin•1ue CtlSi e:;&tlamente osser•,·a ti tanto sul vivente <]uanto sul cada,·er·e. Il numer·o dei casi 11n oggi couosciuti m onta a Ili. che melù guar·i r·ono e metà lerminar·ono con lo m orte. ( A ques ti bisoj:!na or·a ag-giunger e un caso desc•·i lto dal W oiw~ r·t ad esito letaiP). I l merito di avere pel primo notato nel-


263 l'uomo •1uesta pat·licolare produzione ora conosciuta come paras itaria spetta al Lan~t~nbeck !18i5); però r1uesta osservazione cadde in dimenticanza. Di poi anche J. Israel trovò I[UE.>Sta stessa produzione in alcuni individui che erano periLi con fenomeni piemici Ji diver•sa specie. L' Israel stimò al giusto la sua natura ve~etale, pt·obobilmenle dovuta a un fun~o. e indipendentemente dal Bollinget· la desct•isse con esattezza adcli tandola come causa pai'Licolat·e eli \1110 stato piemico. ' La cosa piu imp01·tante nr·lla eetinomicosi sono quelle f01•me cara ttet·istiche che sono g t•anuli di fun go pojchè non possiurno fare a meno eli scm·gere iii essi la cau sa della malaUiu. E veramente essi dillèriscono dagli allt•i ecci ta tori !llicropat·asitari di malattia innanzi tutto pE>rchè appariscono macroscopicarnente come granuli gialli o verdognoli dalla g randezza dei g-t•ani di sabbia o dei semi di papa·;,.ero che si veggono dappet·tuUo nei luoghi altet·ati dalla malattia, nelle masse granulose nel bue e ne ll'uomo, come nel secr·eto dell~ ferite . Con qualche attenzione que!'<ti granuli si possono anche s co1·gere nello per· lo più scar·sa mar·cia; cosicché se si comincel'à u t·ivolgere lor·o maggio1•mente l'attenzione vedre mo f1·a poco con!"ider·evolmente aumentati i casi di questa, a quanlo pare, non rat·a affezione. Trovati che siano ((uesti gr·anuli il microscopio tf)glierà tosto ogni dubbio che potesse a versi su lla loro natura. A debole ingrandimento e a luce lt•asmessa appariscono E>ssi corn1e g-lobuli scul'i linamente granulati, di forma irregolarmente globosn che si disting uono bene dalle cir costanti cellule put·uh•nte e connetti,ve, e tanto piit facilmente dopo l'aggiunta di un por.o di soluzione potassica . Se si fa s ul copriog~otelli una delicata pressione, la massa globosa si disfà, e si appalesa distinla, m assimamente dopo il r ischiar·i mento con la soluzione di potasse, la carattet•istica str·uttura l'adiat.o, da cui il prodotto ha preso il s uo nome e sono v i ~ sibili specialmente a un forte ingr·andimento <lei bastoncin i o piccole clave brillanti dispos te radialmente le une presso

le altre. L a m alattia in cui t1·oviamo (JUesto f>I'Odotto si u1ostra sotto

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le più J•vt! t·~e fo1'111e. Nel in acti nom icosi del best1ame bovino· la rn o i Hlli;~ rive::.le ,.:pr·cial rnente il ca 1·a tle1'0 J1 lumor t>. I l Ponfick dà . o ltr t! le ::;ue o:-<;;t•r·vn zioni su ll'uomo, una descrizione della 1111:\latlll:l CO!ll l1 si Pl'e:;enl a nel hovP, In 'llH:Ile !':t basa sulla analisi esa Lta di un g r an numer o d1 cas1 , ed i.· in sosln 11~1:1 conforme ttlle de:~e~·izioni Jel Bolli nt:eP e a quelle più t·eceuti deii'Johne complel antlute. U na vol la il Pontick potè oss,·r·var·e la rnal alliu in un maialelallun le. ~ el bo ve l'acti uorllirosi ><i lllt~llil'e!:<la con1c ,..q i• ri•?IL(!, p1·iw·rpHl mt>nle !'ulle mA;;eelle e in pHr·licolare sul la infer·irwe, più "!'e:;;o;:o i n pr ossirnilà Jella hO<:Ca, del le fauci, SUllA l i ng ua I"CC' . , !<i for•m a ll O per· lo piLI delle gTO"':se esc ..escc nze car·no>i•' •·he cnn>:i!'\ton o o in una massa unii'() l'me o in 1111 ce t•lo n••n•et'O di lube1·col i ~:o n :;upcrlicie ulceral.a, e al l aglit> npptlrisc.• una sosl a11za g l'ig-io:.:iallast1·u lardacetl c·9n qua e la ;.;ptll'!"i dei picco l i fil colai gial li lllMCiosi o anclw qualche l'IH'I'Oila di mar·eia. Dappel'lullo >'i ll'ovano nelle piccolr· ra vi ~à i ;:rr·anuli gi,ll li 1'. 0slituiti da funghi che sono mescolati alla mar·cia. M olto eal"ulleri slico è l'aspello dell'osso che Hppa t•isce nel modo più manife><lo dopo la macer·a:tione. Tutto il cor·po della ma·· ~cel l a si pr·e:-:1-mta, di t•eg-ola, nellu molalliu avanzala co mc~ un favo cl1e l'lcor·da la :spinn ve nto~a inlPI':<ecalo da delicate Lt·abecole, cou•e se foss<' stato gonfiato Ùll tante ve~c i cJ , t> . La mala ttia qua:si mai si estende ad ailr·e prn·ti ril'l cor po . .:)ulo uut~ vol la il Ponlick ebbe o~:casione di os:;er·vat•e nf"i polm oni un nodo ~t·o><so quanto un pisello. ;\licr oscopica·rn enle la neofOI•rnazione e h~:: si l'l'esenta come un lt>>:suto gTa nuloso 01·a d ur·o, o t· a molie succoso, eJ LWclle gel ~' li noso, t~ costitu ila da el ementi t·ol ondi e all ungati ed !lnche di cellule gi~tHI Li rnultinucl ear·i, rneull'e i r·amm enlRli numet·osi ~ ~ unti gialli rarnmollili t•acchiudono sempr·e molti ~lobuli éli gra sso coqltlscoli di pus e i cat·a Ll et·istici gTanuli di fun ~hi. L 'aclino rni cosi dell'uomo d ille1·isce n un poco pei ~uoi f•' norneni da I(IH·lla dd bo\"e e p t•iula di tullu per l<~ cerlam e11te m ollo map-,:.: ior e tf'r td•~••za ati e:;IP.ndt' I'Si, il fallo C'Oillral'io nel bo ve non I'()Lenrlo:-i solo altri hnir·e allu ci rcoo;Lanza che in !':;,:o Ju rnal èttlia 11 0 11 ntf:'g-iunge ge11et·almente una du1·a tn suftìcienl•·rneule lungu ; e in S•'Condo l uo~o per chè nell'uorr.o non s uole


MEDiCA

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rot'mat•e dei tumot·i co:oi l'Ompolti. La prima cit•costouza ha probabilmente s:ua ragiou~ nP.lla maggior· disposizione che questa affezione ha nell'uomo ùi invaùer·e il lasso tessuto connettivo e di cagionare delle ulceJ'e ti~tolose c dei seni di lun ~a durala con granulaziorti t·apidarucnle ùisp;r·e~antesi, cl1c poi fi nalmente ~a llo parli t•ster·ne penett•ano nelle i nlerne dell'uomo anche nel ct·an io. ~ i vi dando occasione a Lutti i possibili flemmoni ct·onici, p<wivet•lel.>t·uli, pat·a e pet·ipleul'itici Pcc., eposHono quindi anche introdu rsi nt•i polmoni nella milza e nel -curn•e. E può pul'u accadet·t> una ver·u tneln!'tlasi; ptH'te del le m asse gl'anulose coi g r·anuJi eli funghi pP.neLt•ando nei vasi e Lraspm·tala dalla cort·ente sa nguigna andando a provocare p iccoli focolai in luoghi lonla ui. Qui seg-ur~ lu descl'izione ùei casi dell'l s!'ael e dei Lt·e d~>l P onflck . Noi t•ifet·it·c:mo b t·evl:!ulenle i più impot•Lanti: Un uomo dr 1-;l auni ammalo venti mesi adùielro di pleu rile s ioisLt'a con ascesso consecutivo al clorso e ai lombi. Poi sep;uì lu morle cou pl~:~ut·ite d•~stra e t•ecenle pericat•ùite. Alla sezione si trovat·ono estesi fl emmoni pt·evertebt•ali nel mediastino poster ior·e, uno cavet·na par·atJieut•itica a ùeslra e a sinislt·a al l'altezza del 7' c o• spazio inlet•costale comu nicante JJI:H' molte vecchie flsLole con la musculalm·o del do t·so; antica epatizzazione circosct•iua del lobo iofet·iot·e s inisll'o, pe!'icardile fìbt•inosq purulenta. La sup~:~l'ficie anlet·iore delle vel'lebre lor aciche, da lla. 2' alla J l' che li mitavano la cavilù dell'ascesso, era copel'la ùa 'fUClll! pat•Licoluri esct·escenze g t'aHulose, la sos tanza Jelle vet·Lcbr·e ~ r·a aflalloinlegra. L e g t·anulazioni nella cavi tu dell'ascesso, e nei :::eni fistolosi erano fuse t1·a di lol'o o coperte da granuli gialli cat·atlerisLici degli .aclinomiceli. Questi si trovavano anche in una piccola cavita in mezzo al lobo epaLizzaLo dal polmone. U na signo1·a di 45 anni aveva t~vuto Lt·e anni addietro una legione a l pollice destro con gonfiot·e del hl'accio, per la quale a veva sempt'f.l sofl'erl•1 debolezztl genera le, dolore e p;ontlore al dol'so e poi 1:11 collo per· nove mesi. li n:per•to anatomico l'u m olto importante. Si lroval'ono estesi seni fistolosi nel giugolo, nella l'egionesinisLra. del collo, nellessulo prevertebrale, delle vegetazioni gelatinose nei dintorni della ve na giuguJare


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Hl VI STA

in tci·rr~r siHi:..:li·H la cui pUI'•lle ·~ 1'11 inler·r·ullR dR due piccoli noJi pTRnu l o~ i. l J pei·icai·dio in r.orri!<pmrdt>n7.1'1 dc> l venlricolo de:,.!ro er a cop1'l'to da nrolli pTH IIIIInz i ~ • ni, i (;11 1 inlervRlli eran o occupnl i dR uno sosta nza 1--'Ti~ill )!iH IIA!<lrfl, quAsi pullacea, ed obliterAtO in Cl> l'l'i~po n.\ Pnzo del vcnlr·ieolo sin i~ll·o . N el lato de!<lro d~l cuOI'e si trovuva un tlllllot·c• g r·o:::><o t'lUSSi quanto um1 mela, m olle, gialliccio r.he pr·occdcwt dalla supet·fìcie posterio l'e c Jnr.lin drlratt·io e spoq!evn int1•rnamenle tanto rtL•II"ntr•io quanto nPI venlricolo, orr-ultflrHlo in !"è frran parte del lc·nrho nwdi() de'li l'l l r·JCuspi<lal<'. Dr.li In supt>t•fic iù cli ver si focolai ~iall i st1·iati ntleavf'rsavano la mu.::culatur·n costi tuil i Jf\ sost1HIZl'l 11\lLseolnr·c fuso ram1110llila ... purifm·me> in cui, corn e nel lumol.'c~ dc1l C U<il'l:l e nelle allre rn a!'sc g ranul ose er·ano dHppc>r·tullo di-:;;eminnl i i noli ~r'IIIJUii. Si tr·c•vt.IVano inoiL1·e nunll-1'11:->i rornlai i n pat·te r•ec·r nti in par·te ram m olliti in ambnrlue i pnl nH)Il i . Pl eurit e sir r•o-tìbrino~a biln ler nlr. ln l'ai·Io t'I! IOI'I'it!.dco l'f'<".t'nlP 1wl lnbo inferior e destr·o. Noùi gela tin nsi n(•lln mi lza e nel lobo nccipilale dcll'emi:::fer·o cr•r·e!JI'all' des!I·o che contenr.\"lllln put•imenli dei ~t·a nul i ~ia l li .

Un uomo cominc ib Ad rrmmnln1·n utt nnno addietr-o con puntu1'8 al lnto si nistr o, Yomito ed espellor azione. Dopo alcu ne srtt.i mane nuovi\ ~n·ave affezione nel lor•ace . Segni di g-r•a,•e spessimf'nlo pleurAie a sinis lr·a .. SPi srtlimone pr:ima delln mor·tp id1·ope gcner·ale. crrscr.nle Lurgor·e alla par·te infcl'iCII'e drlla r•eginnr. drw>"ale si niRl!'A. Due g1or·ni avanti la nHH'll' inci;:ione e usritu Ji mar·cia fi l la allc·zza della 11 • cos ~. Cor so quAsi Renza ft~bbre. All'Aut opsiA si tr•ovò una gr·ande cn vi là prever'lehra le• a si nisLI·a in vadf'n lP. i l tnrflce e il basso ven lrt>, in pMle r elropleural e prrsso l'ottava e decima co~la , in parte r etr oprritoneal e. Numerosr pe r·forazioni del diafl·ng tna con invA~ione della estr em ità superi or·e tl ella milza. l ndur·imenlo ctl lloso del ln pleur·a coslnle e dell' in vilu ppo sieroso dt•l r erw sini;:lr o. Numer·osi focolai di Act inomicosi nei muscoli del dm·sn e iltle rcn~ lnli , come pur·e nello psoas sinistr o e nel mioca J•d i0 del v~ntr·icol o sini$Lro con r ecente per·icardite P'enet·nle, ed Anche finalmen te nel polo superiore della milza; a~ci te ed anasarCA .


MEDICA

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P osto che i granuli ùi fun ghi non sono una mescolanza accidentale 11111 la causa delle descl'itle muTazioni, si ha qui un esempio patente di una mnlaLLia pt•o voca tòl da un pa r·u~itn microscopico che si distingue manifestamente da tutti i fi n qui conosciuti baLtet•i, mict•ococchi ecc. Pet· questo, e specialmente per la gt·ossezza ùei granuli, pat•t•obbe a prior•i si potesse abbastanza bene tener diett'O alla vit.a del parassita e quindi spiega t·c la sua esi stenza fuot•i del cor po, il m odo onde penetr·a in es~o e co tne ofl'ende i tessuti ; le quuli quislioni per gl i alll'i mict·oscopici agenti morbi geni hanno sempre ut•lalo conlt·o insupet·abili difficolta. M a pur trnppo anc.he sulle pr·opt·ietà vitali degli actinomiceli, non ostan te tulte l e l'alta maggiot' luce. L a conosce11za fAtiche usate, non si botanica dei l'unghi è ancor a tanto indietr o che non si può n eppur.e decidet·e con cet•tezz.a a quale fami ~lia di piante questa form azione si ha da annoverare. T utli i tentativi di coltivazione sui più divet·si materiali che fut·ono in g t·an numet·o già falli daii' Hal'z ed anche dal Ponftck sono stati fin qui vuoti d'effetto. L a specie di frultifkuzione non e tlllcora conosciuta, neppure il significato delle piccol e clave e bastoncelli brillanti che già l'Harz indicò per con idi è ce t·lo, poichè una vera get·minazione di essi non é stola osser·vAta. Per f'Juanto ;;i può arguire dello sLt·ullut•a dei si ngoli grnnuli , questa consiste in una quantità innumet•abi le di soltili tìlament.l che pet• lo più sono distesi , raram ente ondulati e in ~r·ossano via via per ter·minat·e a guisa di zaffo o di piccola clavA. P oichè Lutti i fìlam ehti irra!!giano da u11 solo punto centrale comune, si fot·ma cosi una f-igura globosa, la cui COJ'teccia è fortnata da col'piccioli brillanti clavi formi che si po~sono isolat·e con la pressione. N ello interno le finissime fibre formano un viluppo serrato, do cui si distaccAno le lìbL'e clavifol'mi per giungere alla pel'ifel'ia. L 'H at·z ammet.lc anche delle par ticolat•i cellule basali globose della cui ~si s t.enzu i l Ponflck non è convin to. Le estremità clavifi>t'mi o sono semplici subrolonde o rami ficate da a ver sembiant~> di tlllll mano aperta o di un candelabro. Non r aramente i g t·anuli sono calcificali, l'imanendo inal terata la Jor o (Ot·ma; essi e più particolarmente le loro estremità eia-

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111\'ISTA

vifoJ·rni r·esislo no s LJ·tnJJ ·•Ii llar·iame nl l~ <ti 1·engeuti. Secondo la con t;Or'de opinione dell'H UJ'7. , l<'. Cnhn, O ll !1381')', Prin g:;heim si LJ'atto I"JUi di una ~P.neraz i one di full;th i e m olt0 pr'obabil· mente di una mutra, ma di una fOJ·ma nuon-1 ancoJ'S sconosciuta eire n1m "i pOlr'ebbe r·i fei'ÌJ'e ad Al c un g t·uppo noto. Quindi i l PunJick occennu che le fìbl'e urJ·ufl'ale hanno ::n·andissin•a SOi tti;..!lianza da u11a plli'le con :.rli zafTi di fun ghi del canale lag l'imoJe designali cl>:~ l Cohn C0 !11 '3 Slt'èplollll'ix Foel'slet•i, Jall'alll'll con cer te simili concr ezioni osset· valfl l anlo ùulrlst'nel quanto dal p ,)nfick nei follicoli delle tonsille, e quindi il P on!ìck u01 1 lit:l!e punto per impossibile che i cumuli di acti nomiceli prOcPdnno ùa una fo·t·ma zione di schis lomiceti e si avvrcinino alla f01•ma leploLht·ix streplotht·ix . Per p!'<wm·e che il pPO~eS:<O di a ~ Lir1om iM:> i ò pi·Ovocalo escl usivamente du uno ""P~ci ak m ict•nfi lo bisog-nerebbe nnzitullo dimoslr•ot·e che •1ue><lo proc.:eRso è lt·asrnissibile con lo inne!::ìlO. l tenl<llivi eli iunesto l1anno inconlt·oto g t•an di!::ìsitHe diflicoll<.'a; i conigli e i cani non si so no mostl'ati punto di,;posti a l'iCe \' el'e lu malaLlia, sia che pat·ticelle di tumot•e o gr·anuli i ~o:ati fosser o inlr•odotte per la via del cibo o per ~n iezione nel songue, o per innesto solto le mucose o sotto l a pelle . Il Ponfìck uon scot·aggi to da 'fU es ti esiti negnti vi esegui tllllller osi Lenlalivi di innesto nei vitelli; i cui ri sullamenti t•iferiamo tt·aduc.:enclo IH pat•ole s l os.:;c dell'aulot·e: • I l più l'n''luonte p ot·Lalol'e dell'actinolllicosi, il «iovonco "' 1 l1è1 una gr·an!te disposizione per In trasmi ssione ar tificiale .de llo ma laltin. 10 Con l'a limeulazione 11 0 11 -i p!'oJuce inf~zione, fot·se solo fìncl 1è la muccosa l'imane allatto inallel'ata; 2• A l coltitt·at•io cu11 lo innesto, si cu ram t:nte nel tessuto soUocutuncù e inlermu.;;colat•e, t'Ot':>e ancbe nel tessuto sottornucroso e nella cavi ti! ad,lominale s1 può pronJcare una veru pt'IJiil'onlzionc ùi giovani tua10rì. Segni n on dubbi ~i questa nPoplas ia si mostt·ano giit, nei casi più favo r e\·oli, nel corso <li u11 mese, per esser e distinlissin•i dopo tre o quatlt'O m esi; :30 Con l a iutroùuzione nei v asi sa ng uigni si può sempre


11 EOICA

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nel cor;::o di ~llcuni mt"·d dinwsl•·n•·e la tipico nE'ofol'mazìone nei polmoni •. Per 'Juanlo l'lf.{lltll'<la In cl10h>gia ùellt\ malaltia nell'uomo, il Ponllck LiPnl' pe1· po-;,..tiJìlo• nnzi rwr p•·ohabtlc che un luogo qualuntJUe tlclln o;upe•·lil'it' <'"'l•>J'Illt th>l Ct)l'po come oli una rnucco~a possn serv11E' oli a l1to alla rnolall•a.


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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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-Le malattie simulate negli eaeroltl moderni, per il medico maggiore di 2• classe C. ZuiJI::R (Reoue milit. de M é•lecine et de Chirurgie, febl>l'o io ·J8S2). ,

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L'aulor·e pr·em d le c!1 e non si sa quonlo vi sia di ver·o nrll'asserto che la. simulazione delle m alattie vadi diminrrendo n egli eser·cili, m a t1ppoggiato alln pr opri11 esperi enza t~cqui­ slata nel servizio pr·e.. tato pr·es!"o iìl :~• battag-lione di À ffrica e presso i' detenu ti a Va l-de-GI'uce, i~ di par·cr·e che :<e le simulazioni sono diminuiltl . è immf:H!"amente accresciuto il vezzo di " ..ag~>rar·e 1~ malallir , da ro .. liluir·e una vera piaga def(li eser·cili , ~ciò pr·ovienn da ll n i iHiulgenza sovente eccessiva con cui sono lt'flllati dai m•~dic i militari i soldati, che esager•ann l a ç!navità del l•· rn AI:tllir . Qr.;ello che é degno di rima r·co i· dw if: matnllie si rnn lule pur·p che mutin di natura e r he uccurre per rii• appoi'LHt'(' dPIIe anodiOcozioni ~:~ i metod i d'investigazion e. Pone p.-pl;;ntlo le d u~> se~wen t i q ue8tion i : 1• Quul i sono l e rn alallie Ol'a più fr·eq uentem enle si mulate? 2' Quale P. la condotta cln l•: nersi a ri guar do dei simulatori ? l. Studiando la prima questione, l'aulo r··~. i n modo senlenzioso, -dice: che l'el"el·cito moderno non è che il r·iflesso dello s tato soci al e della nazione st•·sso, pet· cui se que~ta è libera, ri cci\

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RIVISTA 0 1 MEOIO INA LEGALE

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ed is truita, fornirà un esercito chè possederà , sebbene in grado minimo, le stesse qualità . La legge del 1873 che ha decretalo il servizio militare obbligatorio per tu tti , ha faLLo sì che il livello dell' is lt'uzione s i è innalzato nell e file dell'es ercito, o di conseguenza le s imulazioni ha nno mutato di as petto, scompar·endo i mezzi g-t•ossolani per lasciar pos to a procedimenti semplici, r.ort·elti, serii e quas i scientifici , per cui ne avviene che le persone is truite s imulano malattie rare o c omplica te, e le masse le semplici, in cui s ieno manca uti i segni obbieltivì. Come .esempio del primo genere, por·ta la osser vazione di un soldato che pr esentava una eruzione al Ialo s inistro del l<•race. della larjZhezza di 5 cenlime lri , estendentesi dnll"epigaslrio alla colonna vt3rlebrale, ed a ccusa va dolot•i violenti allo s tesso Ialo, che gli' impedivano da più giot·ni di do t•mir·e e di soddis fa re al bisogno di m angia re. Era l'eruzione classica della zona, pet•ò a nzichè vescicole par·evano pus tole. Sos pe ttando una s imula zi o n e~ intl'rl'Of!'Ò bt·lla menlt il solda to . il quale ronfes~(\ c he 11\'P Y S cc•r·ca lo di s imvlare lç~ zonn, pro·vocando l'er·uzione punl!endosi c.on tre ag- hi intris i nelill soluzione di tarla r·o s tibia lo. )lon si mera ,·iglin H vendo s aputo che e ra studente di m ed ici na . vuesto fallo gli richia mò a lla memor·ia un altr·o osset' \'BlO da St:>ller·heck, di una donna e lle s imulò la ft;)bbre . Questa donna a veva dei vomiti , soventi volte Liuti di :sHugue o t;OrtLt:: uenLi g1'umi , accusava epigas lra lgin , alle volte febbre manifesta per la frequenza del polso, della respit·azione e consta tala col termometro, senza però alcuna causa a ppr·~·zzabil e. L'ematemesi quasi quotidiana era ribelle ad ogni c ura ; la temperatur·a alle a sc.elle oscillava lt·a i 37,8 e 39,3, le esacet'bazioni er-ano irregolari. Ques ta irregolarita fece sospe ttare a Sellerbeck trattars i di s imulazione, e per· assicurars i, un mattino che la temperatura a ll'ascella er a ~ 38,5, pose un termometr·o nel retto il quale non seg nò che 37,8. Persua ~o della s imulazione ne ebbe la confessione della donna . Ed ecco come avveniva la cosa . Quando le applicava il termometro all'ascella, ess a lo ritira va e formando una piegatur'a con parte della camicia, s pingeva il pilt pt'ofondo possibile il bulbo dello sll'umenlo e lo s tringeva forza tamente


31.2

Ili VISTA

tra il br·accio ,,d i l r·>llo. P•Ji imprirnl'nrlo al l••r•rn om et r·o dPi m ovim enti di r·ola:cione 4;l di LrazionP. d'allo in ba><so ,. vircver ;:;n , faceva nsrt•nd ··r·•• In r.'•Jionnn del mercurio al g-r adn vulu lo. Dai iH co~e esposte l' aultll'•' cort•·hiudt> che •JU!Hld•l uno "'' pont> rrPik ~ lt':-;»e f'Ondizioni, irt r·11i ;:i i· m es;:a lfl dormA, bo><tA uno o due minuti p.-.r· rnnal?.lll't\ In roln nrra del terrnomelr·o fino al 4(;• fnrendo HSI'!:!'lli r e a llo slt~;:~o dei rupi dr mo· vrrnenli pPr·pendicnlnl'i all 'al'l»e del COI'J'O, e c0nlin11and••li s'irrnalz<l artelrH di pi(r. SnspP.si i l tHJ \'JilWn li, la (•olonnn ,;i abhf!..-;,;a r·apidam entn, poi f" i ur·r·<>sla p<> l' •tualdr~ mmt:to :1! hv.-.llo dd ca lnr<> f•·biH·ilr•, poi c•ad•• gTnclatanwntl" a lla c-i fra ncwmnl " . U n ;:;imul ato r··~ p uò ollt>rt (>r·e in 'lll ('~ln m odo un calo r·e di :m,;, 11 (~O rt sn r·,·a r·lo Jlrl' :, urirllt li, dopo CL'!"sat.i i tlr>tti

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rtlO,·inw nli l"' ''l" 'lldicola r·i. ~c ,.:i ranHo !J II e~t i m ovimen ti sulln nudu 1"'11~. l'••ffetlo l· minor·e <> fu gg-ev••l•' t>d an r!~t3 nullo a nw~a •h'IIH L•·A!"pir·azioru• C011I.i11ua. Se hl pelle è tanta di olio, la frntl·~ ~ faci le e lo sropr•ir·IH è diflirile. A m m esso !]Ul'slo fatto, :-, i potril sma ,r i H•r·;t~·e rl simulator·e ponPnùo il ter•mo m d r·o n•'li'int··--1in<) r Plto. I.e malalti(• pri1 cnllllllWIII~>lrlr• sirnulall-\ !<Ono per ò sernpr e quali•·, in •·u r r """'r> "z" ,J,., "''!!·Ili obbidlivi non permette eli rt.Jga rlle J' e:-;i:-;te u~a. Qup,.;lt> sono : la scialinr, la pa r·H pl•·g ia , la cnnln1Llura di una esl1·emilù, i dt1l(•r·i dt•i g-inoerl11 . Lu sr·iotira i' una m alattiA prPI'er•ib ilmnnte s1 mulat.a e pru diliicilt{ a sc.ovr·ir·si. l pu n li dolor·o~i segna la ti dal Valle i x. non sono c.oslonteml"nle fi ssi pPr c ui nnn riman e che relettrieilù '1'-'81 m ezzo sicm·o pe1· l"nHlSChPral'la ; per·t'• va u sata con pa1·~im onra percb•\ (JualunquC\ sia l'opinione a ri ~ ual'do rle lla natur·a intima dP!Ia nevrAip-ia, ~ un fallo c he esi st e una forte ir·r·ilazionP dei ner·,·i, cliP. l' uso della eiPltricil.à fa aum entar e, r•ui, sebbene ~;:erva per sc-Oj11'ire le si mulazioni, non d•' v~si abusarP. dr,lla s tes~a. At'I'07 i che il simulatot•e sopporta le npplic'M:ioui della elettric:ilu dolorose percht'> sa che il m ed ico non SOl'passa cel'li limiti. Vi en~ l'autor·e poi a par·lar·e di un nuovo m elodo per scodr·i r e la siullllozione ùei dolor·i d'or igine traumali c~c~ per mezzo

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DI MEDICINA LEGALE

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ùdla corrente indotta eù iuLetTOLla, descrillo dal dott. Guet•-

m onpr·ez. Ecco testualmente le conclusioni dell'autore. Per conoscere s~:: un dolore che si allt•ibuisce ad un traumalismo antico è simulato, si deve far·e l'esplorazione comparativa della par·te indicata colla sin:unetrica, ser·ve11dosi di una corrente indotta ed interrotta 'mollo regolare. Si procede a tentoni ed evitando le corl'enli di una qualche intensità, che, tut·bano completamente l'esplorazione. 1• È possibile t!'ovarc una cot•renLe di tale intensità che la sensazione del passaggio di questa corTente non é avve1·tita dal paziente alloJ•ché gli elellt•odi sono applicali s ul lato meno dolo!'oso, mentre che questa sensazione è perfettamente pet·cepita allorché l'appli~u~ione è falla s ul lato opposto. 2• Si at•riva soven ti pure a trovar•e una cor rente di tale intensità, che il pussaggio della stessa, continuata per un tempo sufficiente, df!termina una con lruzione muscolare che l'osservatore avverte agevolmente da una scossa limitata d un corpo carnoso, allorché gli elettrodi sono applic~:~li s ul lato il più sensrbile e più doloroso; ma niente di analogo succede quando gli elettrodi sono applicAti dall'altro llllO.

3• Conviene notat·e che questo risultato non può oltenersi se la corrente impiegata è tt•oppo iute11sa, s e la pressione esercila(Jl dagli elellrodi è esagerala, se il soggetto è troppo faticato, se i te ~umenti non sono p~rfettamente scoverti, ed ancl1e se l'esplorazione non è bastantemente moltiplicata per toccare tutti i punti, ove il dolore può essere localizzato. 4• Infine pet· una ricerca cosi delicata, egli è indispensabile di adoperat·e un apparecchio in cui l'induzione è prodotta da una cor·t·ente fornila da una pila. Qualunque apparecchio di cui l'induzione è ottenuta colla rotazione di una calamita è un apparecchio insufficiente_. Queste conclusioni, dice il Zuber·, devonsi accogliere con riserva ed accettar e questo metodo, sebbene imperfetto, solo perchè ci può far sospettare la verità. L e paraplegie raramente sono simulate, e l'autore ne riporta due casi, in cui i simulatori furono smaschera ti. Alcuni simulano la paralesi di un membro con abolizione della sensibilità dello stesso. In questi casi 6 utile il seguente m etodo indicato da Burchardt. Suppongasi una allega ta ane18 .


274.

RI VISTA

stesi a che g i un~a fino al ginocchio. Coll'aiuto dello stesso ammalato si segna esalta mente coll'inchiostro il limite superiore della par·te anestetizzala, p oi fa cendo chiuder e gli occlli all'individuo si toc<.;a o si punge or a sopt'aed ora soLta il segno. Le ricet•che del \ Veher hanno dimosll'alo, che alla regione della t•otula, percl1i: le sensnzioni siano distin te, P d'uopo d1e lebr·anche del compasso s iano allontanate di :1 cenlim. e mezzo, ùi modo che il silllulatot·e non è in co11dizron0 di sape1·e se la punlur·a falla a 2 centimetri sopra o sotto il se~no deve essere o no S<'nlila. La conse~uenza di questi inevitabili error·i é. una nowlla linea o so;:rno poslo a 2 o ;J cenLi rnelri sotlo a l pr·imo. S i ra contt·ollare du llo ~Lesso intliviJuo !"esattezza di ques to nuovo limite e si pr-osegue seconde> l'is lesso proce::-so, e cosi si può far discender e il preteso limil0 lìn o alle ' estremità delle dita. Questo metodo r·azionale e pratico viene r accomandato caldamente dallo Zuber . · Le contr·allur·e delle esLrcmi là COJ1SCculive atl un leggero LJ·aunulli." mo ~ono non eli t·ado s imulate. I n quesli casi il dott. Har·Len di Val'suvia, udopera la hunua tlell' Esruarch. Ripor·La ro ~su t•vu:~.ion e di un soldato, eire simulava la conLrallut'à t.lei Jlnssul'i della gamba t.lt•str·a e che fu smascher aLa con r(ucslo metodo. Il 7.ulw r dice di a vedo pt•o.valo due volle, ma inulilmenLe, pel' cui non lo consil!lia. I dolori all<:l e:;;tl'emilù in fer·iot•i sono frequentemente allegali, ed ò lalvolla di!Tici l is~imo a l'end·~ rsen e r·ag ione, pe r cui biso~na a11dar•e a !'ilenlo nel giutlirtu·e. Il qual consiglio l'autore è ir·atlo a ùarc, essendogli accaduto eli aver St)Spettalo di simulalore un individuo per· un dolot•e all'a nca e che ùopo un anno morì di coxulgia s upput·ata.

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T enulo con to di'Ile esp oste ogscnazioni, l'aulor•e viene nella seconda par·le del suo scritto a parlal'e delle modirìcazioni che si devono uppot•lar·e ai pr-ocessi geneJ•ali per· scoprir'e la l'rode. t di ar(·ordo col Boisstta u n~ ll' nmmetter·e, cl1e ò colla scienza che si perviene più ~icuramenle a smasche l'a r·e i simulalot·i, ma aggiunge che la scienza non basta, e bisogna •

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DI ME01CINA LEG ALE

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.caggiungeee la convinzione ben fer•ma; che nulla vi lta di più funesto pee la disciplina che le s imulazioni riuscite, e che uno dei più utili doveei del med ico mililaee è quello di opporsi .a questi tentativi di sottrarsi ad un obbligo imposto a Lulli. Ma se il peincipio fondamentale è immutabile, non è ristesso · del modo eli pr·ocedet·e, che generalmente var·ia col te mperamento di ciascun medico. Occorr·e invece il conlrar•io. La pratica de ve essere adatta non al curaltere del medico, ma .a quello del malato per riescire vittor·iosa. Il sistema della severità un po' brutale accompagnala da espressioni pungenti, da diminuzioni del villo, non t·iescono che con individui di corto intelletto, per cui non vi si deve ricorl'ere che raramente; cosi put·e l' allerril'e g li ammalati collu descrizione di oper·azioni immaginarie, sebbene in alcuno riesca. Il miglior sistema eù il più semplice c quello di parlar·e ai s imulalot•i come ai maiali ordiuaeii. Se poi si vuole usal'e ver•so gli ste:-;si un'altitudine diversa ·conviene far mos tra di uu po' ùi scetticismo, or· benevolo, Ol' aulo!'ilut·io, or ironico seçonùo i casi. Allor·chè si ha a cornballeee con un s imulatore, che si ha moli vo a sospetLar·e is tt•uilo, scalko, inlelli g-en Le è d'uopo' osset•vat•e alcune picc.:ole r egole, da cui ù bune non mai allontanarsi . ·t· È necessaeio esset·e riset·vuto nella pat·ola e manifestare a nessuno la propr·in opinione. Il s imulatore solo deve ('onoscet·e il pensiero del medico e senza Jubbio egli lo scoprit•à da un gesto, do una occhiata, ùa una lcgget•a inflessione ùi voce. Daltt·onde gli si può porre nettamente la qui:stione, ma a quallt'occl•i u senza discussione. 2• Conviene t•·altat·e il simulntore con fl'edde:~.za, csa minat·lo tulli i giorni, alle volle sommariamente, all•·evolte con tutti quei mezzi che In scienza ci fomisce, pe1·chò nulla s tanca più un s imulatore quanto questa osser·vuzione re•·sevet·anle, fi'edda e implacabile. Un giorno di dilazione fa p erdere più settimane di sforzi; un istante di negligenza. -comprome tte it·rimediabilmente W1 t·i;,ulLHlo utile. 3• Sovenli convtcne isolare i malati e log liel'li dalla comu-


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111 \'ISTA DI MED ICIN A LeG ALE

n icazione cog-li ullri. Nei casi diflìcili St>nzll un tal mezzo é quasi impossrbile venire a capo della ,·cr·rlà. Cosi preparato e mantC'nulo il simulalore in uno stato di contmua inq11ictudine n<•ces!'ar·iamente caù r•ù in con tradizione nel le sue purolo e nei suoi alLi, il elle pr'<•vtwà la s ua frod e. Ed ecco pr·esentarsi una questione delicata. Conviene contentarsi del risullato ottenuto e lasciar·e il simulatore impunito, oppure ·addi t::wlo a mer·italo castigo l' Per il principio tutti sono d'acconto: con viene punirlo; in pratica però avviene altrimf'nti. NeiiRGer mania s tessa, paese di eccessiva di;:;ciplina. pa r·e clre pr·edomini la clemenza; la statistica del 1873 al :1 iS 11011 s~gna che 59 casi di simulazione, quella dPl 18i8 ne por·ta !) ~oli. Di cer to ques te cifrè sono al disotto della realtà. Alcuni medici infatti negano il· pr·incipio stesso del punire. Zielfcr' pre tende • che il soldato real mente s ano non simula clio radssimamente •. Per l'autore 11011 vi è dubbio. La sim ulazione gener·a la si mulazione. Scoperto un simulalor·e si C\'ilono molle altr·e simulazioni. Ullimamenle il Knoevenagel dicea • che con vien evilat'e di fabbricut·e a questa sor ta di gente dei ponti dor·ati di rilir·ata per' non eccitare i loro collt>ghi ad imitar•li •. t necessario che vi sia una pena per questa specialità di deli lli, e si deve procedere con sa~gczza, prudenza e severi la contro i simulalori. L'autore termina il suo scr·illo avvertendo che le esposte considerazioni valgono solo ptW le malattie la di cui simulazione è per·manente; per quelle in cui la s imulalnzione è mlermiLtente, come l'epilessia, o l'alienazione mentale la difficoltà è mollo maggiore ed i mezzi da usal'si sono un po' diffe renti. Egli si pl'opone di ritornare s ulle delle malattie, e noi snremo ben lieti di ft~r conoscere le nuove con. siderazioni, che questo allento osservatore ed acuto ing egno a vr·à saputo escogi tare in si importante materia, ~he affatica. di sovente il medico militare.

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SERVIZIO MEDICO MILITARE

· Bapporto medico aulla guerra del Zululand (18/9) p el Doll. J. A. WoLFWEs chit•ut·go generale (Reoue Militaire de Médicine et de Chit·ur(Jie, novembre 1~81 n. 8). Il rappot·to u[fìciale sul servizio sanitario durante la guerra dei Zulù, redatto dal med ico capo, comincia con una r elazione storica della campagna per far conoscere in quali condizioni di g uert•a, marcio e contromarcie, attacchi, ritirate, ecc. ha dovuto funzionare il set•vizio. A questa narrazione d'interesse non immediato tiene dietro quella delle questioni tecniche di cui si farà solamente qui menzione; in primo luogo l'organizzazione delle ambulanze, tanto in personale come in materiale, regolamentat•e od improvvisato, il servizio dei corpi e della statislica, le precauzioni d'igiene pr escritte alle truppe ecc; tutte le determinazioni pr·ese per sola iniziativa del medico capo, d'accordo col comandante. La seconda parte contiene i rapporti pat·ticolar·eggiati del capo di servizio e gli apprezzamenti del medico in capo. Vi s i trova inoltre un gradissimo numero di document.i, tutti d'atlualilà, s u questioni importantissime teoriche e pratiche : la distinzione tra la febbre remittente tifoidea e la febbre tifoide vera dei paesi caldi: Queste parte sarà analizzata sviluppandola adeguatamente. La questione delle cat•rozze d'ambulanza presentò un a prima difficoltà. Al Capo si fece uso di vellur•e da buoi del paese costruite col mezzo di panche sostenute con sistema a molla che si collocarono nell'inter no a volontà. Si lra-


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SERVIZIO

spol'lò un cer to numr- t·o di pancl1e a N ata!, m a le veLturedul l uog-o non si Lr·ova r·ono cosi va,;le per contenerle ; fu necessiti! di pr·ocut'Ht's.i alcuni di quei veicoli che ser vono a coloni più agiati pcl paese, e di odaltol'li alla meglio al loro nuovo uso. I n caso di urg•·nle bisogno, si l'•;ce ri col'so a1l un i nclustr·iole che pr·escnlò 12 vellure di m odello sempl icissimo : sul fondo ù i unu vettur·a com une, si di spose, sopr a molle, un sccoml o piano, sulla parte pos L'3r iol'cdel quale si colloc11t'Ono tre har·e l lt~ e sulla par te an ler·im·e due pa nch e l'una di conlt'O all 't~ l lm per a uomi ni. I ba~Hgli fui'OltO col l ocaLi n•"llo spazio li ber·o ll'u le due pa nche; una doppia tela di ~enti a for·ma va la pare te superi or e e sui !ali le cor tine pr-oteggevano i m aluli dai rag~i Jel Slìle o da lla piop-gia, pur·e pcrmel Lendo una consider evol e venti lazione . Si oltener·o in questo modo 28 vellu r·e d'ambulanza composte. N e sar•ebbero occor·se il doppio ; i l ser· vizio non fu bene a ssicuralo se non f( uando giunser o dal l'In,a-hiller·ra 30 vetture r eg-olamental'i, elle cadder o in acconcio per gl i a vvenimen ti del for·Lc Pea r·son. Si er ano domonda t"l lin dal prin cipio veLlut•e pct• f1wmacie e per appar·ecchi ell il•urgici, ma fut•ono ricevute tr·oppo Lard i per ulilizzarl e. Si ebbcr·o in tem po dall'Ingl ,i l lerra cacolet.~ e l-ettighe, ma giun te al Capo, si Lr·ova1·on o troppo pesanti pei cavalli d•~l pnese, ai quali non si po tè sopr·appor re un peso di più di ·lGO libbt•e, mentre i cacolets o le lelti ~he, i basti e due soldati di med io peso, rnggiungono 370 li bbr·e i nglesi. Si Cflt'CÒ di utilizzar•e i buoi del paese, ma si pi'Ostr·avano col lor·o car·ico. Quando giu nset·o cavo lli i nglesi d i gr·ossa tal!lia i n gr·an llumer·o si fece1·o dei tenlavi,·i pel' util izznr·::-i come caval li da basto, m a in fl·ulluosam enlc. In concl usion e i caco lets e le l•?tli!!he non si sono potuti U!'nre i n l ulla la ca mpagna. Ciascuna colonna, olll'e le sue baro ·lle, l'ice,·elle ancor n, pcl l r u!-lpor·to de)!li uomini pi ù sollet'ènli, ~ bor elle A shantees, e si foPrnò un cor•po imli~eno di pot'labar ellc che giunse al numer·o di HiO, più 16 uomini di r iser·va . Soltan to alla fine della campagna giunse a N alal una compagnia di por·tabar elle r·cgolar·i , che in consc1ruen%o, prese poca pn t•le ante opcr·azioni. L o gl'ande ambulanza l'egol am en tor·e di 200 le!Li


MEDICO MILITARE

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e1·a sproporzionata ai bisogni della guerl'a d'Af1·ica, ove le colonne si avanzava no suddivise in mollissi me reazioni; !::i foi·rnai•ono piccole a mbula nze t.li 25 lelli, alle quali s i assegnò un materiale ed un persona le in rapp01·lo co i bisogni. A seconda delle circonsLanze, se ne fece1·o a ncoa·a di 50 lelli, baslevolmenLe fo1·niti , ma il numer·o dei medici non fu mai s uperiore a 2; fJu esli furon o assistili da due infermie ri, di cui uno solloufflciale, inoi LI'e furono provvisti d'u n cuoco, d'un condulloi·e e d' un ausiliario requis iti nella p1·opor·zione di 1 per 10 maiali. Erano pt•ovvisli: di una tenda circolare per o~ni mPùico , di una pel' la chirurgia, di una per gl'infermi eri ; di ci nque lende circolari pr r mai a li o di due di ques te le ncle e di un Lendone. - Seg-ue una ra~~uagliatis­ s ima nomenclalu1'a del materiale medico e di appe1·ccclti che dovevano se1·vire a numerosissim i usi, come put·e alune istr·uzioni per me lterli in opera, nonne generali e r egole amminis trali ve: l po~li eri cci comuni od impermeabili, i ll'uVf' I'Sini sa l'anno a ccui'3lamen le riempiuli o d i paglia. oppu r·e con qualunque &lLra soslanza elle pol1·à lenerne le veci. Sa!'anno a la\ e ffeLLo inolLrale domande a ll' amminislt'azione o sa 1·anno ri chieste sfJuadre pel' dis p01·r e le le tlighe s u teereno convene vole e scello dal mellico. Mancando tal i mezzi, s m·à inoltraLo un rap porto al med ico più anziano del distaccamento, da cui ve1·rà L1·asmesso a l medico capo. Og-n i uomo ent1·anLlo all'ambulanza p0eLer à seco la sua coperta da cam pagna che, unita a que lla dell'ospedale, il più delle voll1~ basl e1·à allo scopo. Quando i letti non polr·anno esse!'e for niLi dall' amminis trazione, il medico li i mpl'Ovviseeà coi mezzi che troverà s ul luogo, a lmeno per i casi g ravi e quando si dovrà res lai'e qualche tempo s ul luogo. Ogni uomo porta le s ue armi, le sue munizioni, ed i s uoi bagagli, di cui pl'ende nolo il soLtuf'ficiale adùello a ll' ambulanza. Avrà la sua razione giomaliera di campagna, pane, carne, caffè ecc. che prepa1'a le cotwenevolmenle e con l'ag;riunta di qualche allro ingrediente, baster à all'alimentazione in qualunque circostanza . Lalle in conserva, eslratlo di cat•ne, nri'O'VI'Oat, riso ac-


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quo,·itc e vino sat•cmno forni l i medi!l nle bnoni d'amminisl razimw , lo quale doV!'à pure prov,·edP.re !a lte fresco, uo va , ore prima del polli su t·ic·hiesl e d;ol medico indirizzate consumo . Gli un tr nsi l i dt•ll'uomo e 'lllelli ello possi(~d e l'&m · bultlll7.0 cnsti tuiscono un nHt leriale snflicit>IILP ; l à leg-na sarà fornila dull'nmrninislrazionc o r accolta da squadt·e prescritte dal COII1<1lldanLe. Si se a \'Cl'DIIIIO in lunghi t··~ moti ed ac,..onr i la latrine e le fosse r orn f\ lno(!hi di f'pnr go dell'ospedale. L e sale dei tifosi e dc i d is;;;enlr t·ici snrnnno ser11p1'e di siuft'Ll ate. S'impt·o vvi~et·ann o appat·ecchi pet• In vande e pet• lwg11i adoplw ando ca s:=;e vn o LP e bnt·di. Su !'irhiPsln ci el nwdi ro sat•;\ distt·i lwilo dt>l rhum alle l t•upl'e, ma il medi•·o tlov!'fl fat•e un r·ap por to ;;;ulle cit·coslanze ch e t·endono nec,.ssttt·ia que::-tu di stt·ib•• zione. Si sraverann o sempr·e dei canalelli allon•o alle tende. Ques t e s~wa 11 no l a I'~am <? n te npert•· ù u t•a ule i l g iot·n o l H' I' la v en lilazione, e spes;:;o t·ovesriatP e cnn g-iale di posto. La quul ilù dPII'ncqua snr·t\ ri)'Clulam enle esaminata, ed il lerrr·n o circo~Ln ntc O!iSet·vato accurat.amc nle secondo le r egole ord i nnri e. L e t·equisizioni per le cose slraor dinal'ie sat·anno stabi l ite dal diat·io rl clle I'C•tuisizioni eol il l'og-lio a risconlt•o t•iempiulo e CURlod ilo . Le cosc st,·aorcl inat·i e presct·i tle sm·aHmo riportate sul fof!l io di pi'~'S<' ri zi on e Ji cia::<eun m alnlo , c he snr à IJ·asmesso a lla fin e di ciasc·un mese al m r•dico ca po con un ri assunto delle consumnzioni falle. 1 L'c nlt·atn f' l'usri ta (tt>gl l n0m ini S llr<1 noln l a >' U di un r egis lro ad hoc ; ull'usci la, si sp~d i ni i l ct>l'litica to al medico che conserva il cet·l ifìra to di malo ttia. Gli stati ~i" I'n a l ie t•i , in d uplire c0pia, sn i'tl nno lnt sm e;.si n l m edico p i i1 anzia no del d istacc•Jm Pn lo r he sto hil isce le medie; r(uclli sel l i ma nnli sm•n n no LI·a~mess i al m ecl i co p t·i ncipn l e. L e lntppe it'I'Pgolari ed indi ~e ni~ sono l'oggéllo di s tati a

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p a l'le. Il piit nnzinno fl'a i nw dici milil ori notifica immecliul a m enle a l nwdico JWinci pale i m ovi111r nti dclls sna colonna r ome pnl'e


MEDICO MILITARE

i falli di qualche importanza ; egli si accerta che le prescrizioni sui porta barelle vengano eseguile ; egli cura cb e ciascuna compa gnia ponga due pot'Labat•elle a disposizione del medico dol cot•po. l pot'labat·elle non posson,) esset•e di-sgiunti dai l01·o battaglioni che in seguito ad (ll'dine del g-ene r·~l e comandante. Al momento in cui s'impegna l'azione, vanno a depositar·e nelle vetture at•mi E\ bag-agli e s'avanzano sul terreno solto gli or·dini del medico. Questi avrà cura di tenere al completo nell'avanull'si i cofani d'am bulanza . Rende conto immedia tamente dei mot·ti, segnalando il COI'po, il g r ado, il nome. Se lraltasi di un ufficiale, vi aggiunge una ·succinta rel azione. Pri ma di un combattimento l'ambulanza di pi'Ìma linea dirige tulli i malati Lr·aspor·tabili alle ambulanze di seconda linea od agli ospedali cenLt·ali. 11 m ed ico che pel primo esamina un ferito lo munisce di un bigl ietto diagnostico e ne conserva copia. Appena è possibile, dopo il coruballimenlo viene compil alo ·un o s tato della fot·ma seguente, da inviare in duplice copia al comandante il distacca mento od il corpo ed al medi co principale. Stato degli u omini feriti n el . . . reggimento alla batla'{Jlia 1li . . . . . . Feriti Reggimeolo

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Nello sgombet•o seguonsi le r egole seguenti: I malati prendono un pasto caldo p1·ima tli pat•Lil'e. Si muniscono di r azioni pr·epat•ale pet· due giorni , con ca t•ne in conserva, e l e~um i b~;~::: Levol i per eomplelal'CiliO!"o viaggio. Sono accom pagnaLi da tende, utensili pet• cucina , bar·ilelli, mcdicanw nli ecc., e conservuno l e l or·o nr·mi e le IOJ'O munizioni . Un sol lufciale infermi er e od allt•o, accompo gna l'ambulanza e viaggia con uno slalo dei fer i li , indieanle lu dalo della partenza e la dala pt'obabi le tiPI J'arrivo, le condizioni e la natura delle fe1·ite, il IOl'O lt•a llarnenlo ecc., i11d i1'izzalo nl nuo,·o m edico. L 'undJlllarrza tli una colonna in mu,·ria si pone in retrogual'd i a , p l'imo dei bo p-o gol i . Hice \'endo i l m a Le!'iale, l 'ufficiale di sanità t·ilasria un ducum•' nlo in cui fa mo•nzione tli iulli gl i o~g«~ lli clu>. gli sono giunti in buono !:'Lnto, dopo aver li sottoposti a minuziose ispezione. Ciascu n soldato avrit nella tusca si niti tl·a dd suo panlalone un appl:l l'ecchio ùa mcdicalul'o . l tnL•dici ùi Lruppo eseguinmno accuratamente la visila san i l<.l l'ia gener ale e si assicure1'a nno SO[H'alullo che non v'ha SCOl'bULO. T1·nsco!'Si l 4 ~iorni da ll'enl!'ala in cnmp:1 gna, cureranno elle venga disll'ibuiLo i l sncco di limone, quando non po lrà ollenersi dei ,-egclali f'eeschi. Tulli gl'inconv<'nienli sé\r anno da essi segna loti o! comandante f'Ù al m edico prin cipale. e t'ag guagl ier anno in app1·esso sul modo con cui vi si oppot·tò rim edio. Sono pMLe 'a lol'o di,posi zione ,la l t'ef!f!imento o dul disl accam(>nto due tende coniche per i maiali e per gl'infe1·micri, con p i('C?Io matet·iale di chinu·gia e di appar 0cchi. Il mcllico piu anziano di ciascuna col onna é r esponsabile dell'esecuzione del se1·vizio s11 lutla la l in•)<:l dì comunicazioue coll'ospedule ba:<e e far·u n··ll'ambultlnza l ulle l e i spezion 1 che J'epulcl'lt necBssa1·ie; d isLr·ibu i l'il il per sonale come m eglio c!'cderà, con l'appl'o\'azion•' dd comandante capo di corpo e ne avviser·à i l m•, dico Jll'incipale. l u llHil'r ia, quando il caldo i~ slraol'dinal'io, devesi lasciar e la piena l ib(~ rlt' ogli uomiui di tenet'e aper ta la tunica e la camicia a lot·o YOionlà per libcnu·ne il collo. Ma non si espor -


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ranno mai al sole senza copertura, dovranno ancora, per quan to è possibile , dormire al coperto e non deporre mai il Joro panciotto, costituendo il raffeeddamento dell'addome uno dei più grandi pericoli di q ues to clima . Gli ufficiali cureranno c he i militari di truppa siano nettissimi di per·sone e di oggetti. Gli occhi saranno spesso bagnati e si faranno visi tare dal medico al menomo indizio d'infiammazione. Si impedirà loro di bet·e aciJne stagnanti e di mangiare fr·utla acerbe; sarà bene di fa t• riempire i bidoni di thé o d i caffé, il che almeno ass icur·a che l'acq ua ha bollilo. Gli ufficiali avranno cura che siano prese mis ure contr·o i parassiti che possono rinvenir•si nella carne poco colta, e nei visceri degli animali come r eni, fega to, cen ·ello . Inoltre, i medici, visi tet·anno la car·ne, prima che sia ve ndulH, almeno duo volte alla settimana. Venne clistr·ibuito dell'allume per pul'ifìcare l'acrrua. I fìllr·i n on si poterono usar·e che nelle gr a ndi ambulanze, non presta ndosi a ripetuti ti-asporti. Nullameno alcune ambula:1Ze di prima linea poterono impiegare piccoli fil tr·i di vimini ed a g li ospeda li come al for'le di Pear·son e di Ull'echt, si adoper·a r·ono gr·andi filtri eli carbone

n servizio eU sanità. nell'esercito russo -

Progetto di riorganizzazione del servizio di sanità militare -Dalla R eoue militaire de l'etran(ler, n. 20 :>39.

In Russ ia è stato elaborato, un progetto di riorganizzazione del sel'vizio di sanità militar e in campag na, da sostituire al regolamento attualmente in vigot'e che nell'ullim~ guerra (Husso-Turca) fu lr'ovato mollo insuffìcenle. La dir ezione miliLar·e eù amminislt'ativu e nel nuovo pt•ogetto . come nel passato regola mento, completamente sepa rata da lla parte tecnica. P o!'ciò vi è un uflìcia le generale che è ispettox•e degli s tabi limenti sani ta r·i e "i è un m edico di g r·ado supe riore che ne è l'ispettor·e tecnico. I nolLx·e il Comitato superior·e degli ospedali mi litari cont inuerà a decidere intorno alle proposte che gl i devono esser rivolte dalla d irezione . tecnica s uperiore del s er•vizio di sanith, c.h e gli è sur·bordi-


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SEilV IZIO

nata ; il comi La lo degli ospitali milila1·i fo1·ma la fJuor·ta sezione del con;;iglio sup<>ri or e della guel't'a; 0 p1·esied uto da un ' ufl idnle gP.n•wale e compr·end e come membri ejT'etiioi il capo <li sl11lo maggio1·e generale del minist1·o, l'og-giunto all'ispellor•e g·~ ra P-ral~:: del servizi o del genio, l'inLf'ndenLe generale del l'armala, ed il medico ispettore capo della dir·ezione tecnica !'iUflCI'IOI'e del servi:r.i o di sani là . J n li ne ogni ospital e milita1·e1 sia in t~=;m po tli pare rhe in guerra, continuerà ad ave1·e come capo un comandante militare chl'l avrà pol.ere ad un tempo e sul mPolico e sull'amministrator e; quest' ultimo p1) l1·ù esset·e un ufticiule od un impi1•galo militare. Jl servizio di sanità in cnml'agna comp1·ende1·à due specie ·di sla lJi lirnenli: t • l La:;zaretli da cAmpo 2• Gli ospedali tempora11ei ,fi !Jiler,·a. T1·a queste due grn n.li ca tego1·ie di slab;lmenli vi sarà ·l'o:speda l~ clivif.:ion.ale mohile di nuova cr eazione e che formel'à uno ~ tabilimenlo inle1·media1'ÌO tra l e due specie pre-ceden li (L). I l azzar el li da campo. l laz:zarelti da campo sono destinali pt•in cipalmenle a presla r·e i p1•imi soccorsi e nel progetto suddello sono chiamali anche stabilimenti rli m.edi catura e com pt'entlcl'anno i la:ozaretii diri.~ion.ali ed i la;;;:;a retli di corpo di truppa. Appnrtengono tt~nlo a! le l1'1.1ppe alli ve che a quello di l'ise1·va . 1.• l l azza1·etli da campn divisionali, collocali al fJUa!'Lier· genet•ale di ogni divisione di fanler·ia, !:'aranno le vel'e ambul.anze del cam po di ballnglia ; il loro compilo sa 1·à : a) Di allontanare d;;) l ca111po di battagl ia i malati cd i ferili, di dar· IOI'O lo p r ime cu1·e e di sgom l>r'al·li sopra i più vicini ospitali mobili:

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(l) li lazzarello da campo d e ll'c·sercito russo corrisponde rà presso a poco

o.l d ist!\Ccamento s anitario tedesco. l'ospitale divis ionale m obile fuuzioner \come i dodictlazzaretti aa campo:tddetli a ciascun corpo d'armata pruas ian o. In Russia adunque la pa rola lazz:u·et.to si applica a lle ambulanze del campo di ballagli a e d in Germania agli osp itali t~mporari posti fn. i di staccamenti snnilnrt ·e gli stabilimenti de l sen-~ zio di tappa .


~lEDI CO

MILITA RE

28;).

b) Di venir in aiuto ai corpi ùi truppa ricevendone, sia sul posto stesso dell'accampamento, s ia durante le mat•cie, gli uomini designati per enh·at·e nell'ospitale . Il materiale dei lazzareLLi divisionali sat•à calcolalo in modo d a poter, sul campo di batLaglia, soccot·rere almeno duemilaferiLi. A quest'etfetto si utilizz'lt'aono, ben inteso, le risorseche offt•ono i la6zat•etti de i divet•si corpi di truppa. Nel progello questo male rit~le è s Lalo t•iùoLlo al minimum. onde t•endere le ambulanze più mobili ed in gt•ado di seg uire le rispelLive divisioni in tuLLi i loro movimenti. 2• I lazzat·eLti di corpo di truppa saranno for111aLi in Lulti i corpi di fanteria e di ca vallet•ia, nelle brigate di ru•Li gli eri a da campag na, nei battaglioni di zappatot·i, di pontieri e di artiglieria a pieili. L' impor•Lanza loro varierà secondo l'a l'me; così nella fanteria e nell'ai'Ligliet•ia da campagna essi avranno specialmente il compiLo di fal'e le pl'ime medicatul'e sul campo di ballaglia, di pPesLat·e le cut·e mediche a quei militari che nei tempi ordinari srlt'ebbero ricover·ali nelle iofermer·ie sia che appat•Lengano al cot•po, sia che vj siano soltanto aggregali. Nella cavallP.ria, nei battaglioni di zappaLori, di pontieri, ùi artiglieri a piedi il loro ufficio cool'listerà nel curare i malati lHggeri ed il personale dipendente da questi corpi. Quanto ui parchi, alle balleria a cavallo ecc. loro non s i dat·à più delle t•isot·se necess at'ie per curare qualche caso leggero e per passare la visita. Il materiale affidato a queste ambulanze di corpo di lt•uppa,_ secondo il progetto, non deve essere supet•iot'a a sedici letti per ogni r eggimento di fanlel"ia, di sei lelL1 per ogni brigata di ar·liglier ia e ili quattro letli per ogni reggimento di cavalleria o per ogni ballagliene fot·manle corpo {1).

(l) La dotazione dei lazzarelti reggimentali di fanter ia il a1tualmente d i 4S letti (ossi a 12 per battaglione): e di 12 lclli per ogni reggimento di

cavalleria, e per og11i battaglione formanLe corpo e per ogai brigata d"artiglieria; è di quattro letti ver ogni parco: col nuovo progetto si propone di diminuire questo mat.eriale afOne di rendere i Jazzaretti più mcr bili e di _ permettere loro di seguire il reggimeoto in tutU i auol. mov ime oti.

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286

SERV!ZfO

Tutti questi s tabilimenti sara nno pro vvisti dei ve icoli necessari per traspor·ta r·e il lor•o ma lel'iale , comfl anche i ferili ed i malati. Sul campo di battaglia i lazzat·etti dei !'eggimenli di fanteria e dei ba ttaglioni di caccia lor·i do vranno lt•as forma r s i in s tazioni di soccor·so di prima linea , mentre i lazzare lli divis ionali for·mer·anno le s tazioni pr·inci pali o centrali di medicalura (l). P er· Pialzare e per tras polrare i ma ia li ed i ferili e add•!lla ati o~ ni lazzar elto di di,·isione una compagnia s peciale di por lafet•iti composta di duecento uo mini, indipen dente men te da o tto porlafel'ili a ddetti ad ogni compagnia di fante ria. In nesuno caso i lazzaretli di cor·po d i trn ppn pott•anno abbandonar e i lor•o r egg-imenli où i lot•o ba ttag lioni: il laz za rctto di vis iona le seguir·a Lutti i mo vimenti Jel qua r·tier· generale . F in ilo il combattime nto è nocessar·io sgo mbr·are senza t•ilal'do i malati ed i fc r·iti s u~l i os pi ta li mo!Jili c he, a f)U eslo scopo, Sat'llnno s ta ti preventi va men l~ fatti avvicina l'e più che s ia possibile a Ile tru ppe coml.h:t llenli (2). I Jazzar ctti dei cor pi d i truppa s aranno posti solto la sor veglianza e la di eezione. del nred ico di ee~gim enlo più anziano; nei lazzarelli divisiona li il medico in capo eser·cilerà un'analoga azione.

--------------------------------------------(l ) Fi nor·a i posti di soccors o for·n iti dai lazzaretli uou si stabilivano che sopra un<• so la linea a !:>OO m et ri d i d ista n1.a l'u no d all'al t r o ed 'il s ervizi o r eggim e ntale rinfor: a va rl t•e •·~o nal e de ll' ambul~ nze di divis ion e . (2) Com e meni d i u·asporto ci ascu na d t vis ione di tau te ri a avrà a sua disposi zione: 14 vetture r t>gg-im enta li per fer it i (:l per ogni r·eggo. di fanteria e 2 p0;1 r la brigata d'a~t ig lit: ri a) . 20 vellure per f~ rit i del J:.zzarl! ltO. 20 ve uu re pe i fe rt ti de ll 'os ;•itale cltvi s ionale mohi le. Com pless iva mente qu indi ;; 1 vett ur e che ponno tt·aspor ta r·e almeno Si?4 ferili g l'avi per· ogn i vi agg io .

La rwcessi ta d i òo,·e r· a~ pelt are l'arri vo di uo ospeda le tempo r a rio per sgombra rtl i l lazzar·e tto e la p enuria d clh- an rl•u lanze, furono causa, n e ll'ulti m a g ue rra . c he so,·emi S I facesse marci a r e la d ivis ione per p iù tappe

3euz'esscre accompagoata dall'ambulanza che rimaneva molto illdielro.


li E DICO M l LI TAl\ E

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I l. O:spilali temporarii o da campo.

Gli o!:tpitali tempcwarii o da campo, des tinali a dare cure più prolun:;:ate, comp•·enderanuo: 1° Gli ospitali mob1li provvisti di wtLurc l'l del pt·csct·illo numero di quutlrupedi; 2° gli ospitali di ri>:ervo t1·aiuati da vetture r·equis ile. Entrambi hanno una do lazio n è di :WO lelli di Lr·uppa e tli lO letti pe1' uffiriu li (1). Gli Mpilali mobili saranno inoltro divi$i in O!>pilali mobili divisionali cd in ospil<lii mobili lempcwo l'ii. Infine a questu s eronda cHLPg'Ot' iu suranno inoll1'e addette: Le stazioni snnilurie o df'pO~ ili ùi convalescenti; I mezzi di trasporto per lo !'gambero dei malati e ferili per le vie comuni ; I treni !"anilari. Per ogni divisione di fanteria dcll'at•mata attiva o di riserva si formeranno quattro ospitali mobili e quolLro ospituli ùi riservo, e pel'ciò pe1· le s••!-<s unlu!"ei divisioni di cui si comp one l'tu·mata r·ussa si avrebbero !'eicPnto o tto ospitali te mpororii ùa campo con 127,liRO letti . Un solo dei C(uatlro ospi tali 1nohili s a1·à addello a ciascuna divisioni! di funteria e pre nù••ra il 110me di ospitale mobile divis ionale; i 2:?8 ospitali mobili rlie riman~ono ed i :301 ospitali òi riserva s a•·anno mes"'i a Ùlspoc.;izione immeJiatn dello stato mn~~iot' generale dell'esercito attivo. L o spcdole mobile ùivisio11ale fol·rnt•r·ll uno sltlbilimento intermedio tra l'o mbulanza Liel campo di hnllaglia (lazzat'ello) e gli slohilimenli sanitnri pos ti all e s palle delle truppe. La fo1·mazione ùi C(W~s li slnbi limenti ba pct• is copo specialm ente di r t'nderu rumbulanzu St'rnpt·c disponibile e ùi pt>rm ettcrc che ella se~ u a la suo. divi:.io ne. L'ospitale mobile seg uit•à sempre l'llmbulanza e non dovrò ft>t'marsi indietro ahe il tem po slreltame nle nel'c~sario per versare i maiali ed i fe rili che ha ricevuto dai lat.zu relli in un altro stubilimenlo tem pot·at·io. Tosto che si sa r·à sb1·igato ra~~iun gc 1·à (I l l nuovi s tnhi limenl i saranno 11i • m nhi li degl r osr~<lali attuali di f.30 Jo rU. <l ec<> mponiuili in tre se zio ni d i ~I U lettl.l,luestcsezion i ponoo separarsi,

m a restano sempre ad uoa amministrazione e ad una direzione unica .


288

t

SEI\ VI ZIO

immedialamen te la sua divisione alilt quale dov1•à sempr& essere unito (1). Il ca rt•eg~io degli ospitali le mporarii, a diiTer enza dP-~Ii ospi tali mobili divi~ionu l i, non s i comport'à di vellut·e per ferili, ma non a vr·à che i veicoli necessar·i al trasporto del mobi lio e de~li utensi li. Gli ospedali da campo dov ranno, pet· quanto è possibile, slabilir·s i in fabbeicali; solo accez io n ulmcn ~e dovranno alzar le tende, delle quali ogni stabilimento ne po:sseder•à un certo numer o. Lo slalo maggiot·e avrà inoltre a .sua disposizione, in ogm armala, un deposito di maler·iale da campo e dei letti assai legget·i in fol'ma di bar·ella. Gli ospitali tem por·a,·i i sar·a nno amministl'ali da un consiglio compo~lo Jal medico CUJ'O pPesidente, tla un allro medico e da un contabile: essi su t·a nno posti sotto l'aulot•ità ed il controllo dil'ello di un ufficiale superiot·e comandunte lo s tabilimen to sa nitario. Questo ufficiale sar·à scelto nella divisione per gli ospedal~ divisional i, e per Lulli gli all!"i ospita li fra gl,i ullìcial i elle stanno in tlella regione o fl'a g li ufficiali supet·io t·i d csigna li a q ues t'ufficio da ll' ufficiale generale ispellor·e degli ospi tali. Agli ospita li tempor·arii si potranno attaccare, s e le cir costanze lo esigouo, tlelle stazioni sanilar·ie o dei depositi dì convalescenza (2). Saranno inollt·e ut·ganizzali dei convogli speciali formati da vetture r·equi~ile sul posto pet' lo sgombero dei malati e dei ferili per le vie ol'dinarie (l).

(l) In Ger mania al contrario i dodici lauaretti di corpo d'armata che fanno l'ufll..:io degli oapitali mobili rus• i sono tut ti a disposizione del gener ale comandante il corpo e n'>n hanno dtstlnzioue speciale. rn tal modo. quando un l<lztarelto dt!signato a seguire una divisione ha rtcevuto dei m a lati o dei ft!rili egli 11 fet·ma ad asptottare lo ltabilimeott> oapitalier9 del JPrY izio di tappa, ed è r impiazzato pres$0 la divtsione; p01cia allor ehè è r idi•entato libet·o ed ha r aggiunto il corpo d'armata , el!'li paaa& nell a e&Ù!gor ia dei luzaretli dist,onibili. (2) Finora nell'ese rcito russo non e5istevano depos;ti di convalescenti. (3) Le eolonue di tra~porto dei mai<Ui per via ordi.naria donano o, secondo il progetto, comprt'odere: 27 vetture per ft!ri ti, 7 vetture ordinarie e l W ca valli.


ME DICO )I l l. IT.\ IlE

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Il mo bilio <-! 113 vetlut·e, romP. pure ;:li acressuri occor'l'enti a g li ospilnli te mpor·ar·i Ju campo, in tcrnpo eli pncc do\'l'annn e ssere riuni te: P er· gli 03pilali divi>ii0nali nd HWgazzini d t uno dei r eggimenti della divisione ; P et• gli agli s tabilimenti nei depositi amministra ti dall'intendenza.

Campo aanit&rio nell' laol& di Paquerou... (L'Ita lia M ililare, X. 11!)). li minis tro dello g uerra, generale Fa tTe, ha ordinato, il 23 ~ellP mbr·e, lo s lobilinwulo nell'iRola di Pa'Juer·olle.;; (Vot•), di un campo sanilar·io, clte pos~a contenct·c :J~JO uomini, des tinalo agli a mma la ti ed a ferili del corpo spedizionario della Tu nisia. Il Progres Nlilitaire loda gr·andemcnle questa misur·n cssendochè i giovani soldnéi inviati nella Tunisia sono stati dur amente colpili ùai calor·i di rJu~llo r egione, ed il solo clima delle coste della Feancia potrà r islabilirli in salute.

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••ct&gUe di rloognlzlone, (L'llalia _,Jililar e, N.12:?). Allo scopo Ji poter• riconoscer e gli uomi ni ucrio;i o gt·ove menle fet·iti in campagna, il minis lt•o ddla g uet·r·a o stabilito, il 2 seltembr·e scor so, che ogn i mililtwe sin pt·ovv i<~LO in tem po di guer·ra d'una m edaglin, di'Ila piastra di idt>ttlilli, s ulla quale sono incisi il cognome, il pr enollle usuale, l'indicazione del corpo a cui appartiene ed il numero di matricola. 11 personale si comporrà di : 1 ufficiale comandante, di l medi co, di 1 contabile, di G infe rmi eri, di ~ suore di carità, di due ecclesiastici, di due eottul!lciali, 10 soldati e 63 soldati con ca"Yalli del treno. Ciascuna colonna dovrà assicurare lo sgombrO d i 200 malati. Il servizio del trasporto ammalati sarit posto sotto la di rezione d i un capo dei trasporti col grado di colonnello o di generale di brigata, dipen• d ente a sua 'folta dall'ul!leiale generale d irettore degli ospedali. Un certo numero di ul!lciali s uperiori saranno in caricati delle funzioni di ispettori degli sgombe ri.

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SERVJZIO

Come andò 11 s ervizio s anitario presso l e t r upp e francesi in Algeria, (/)eufsclte Jlilil iirarz t liche Z eitscll rU't, fasci colo t· l x82). Il Boll.·lLino inlE'I'tHIZÌOJ1nle de;; StJàl'lés de Secours a11x litiliw ire.~ IJIN:::;t;S r·o1 tli•me rw l nuuteJ·o '•8 dell'ollol>re IR~ I una comunicazione su l ::>Cl' V i zio su n i ln 1·io ddi'e:><BI'o'i lo fl'illlr·e:-:e a T u11bi bu:-ato l'iul t·upprJt'to di 1111 ufJir.:.i ale SUJ ·r l'ioJ·• : m••d ico,. il tioLL Le t·elmu li~ L, ;..('iù Jn·ol'es;.or e u Val de (;,·r.r·e. Si l1';1lLa di l'aLLi du lui IHCtiesi llln cons tata li, e appog~iati alle I'Piazi oni dc;..!'li nl'tida li sa niltH'i dc:ll'c::;•'I'ci lo af1·irano. Qll•'sla pnhLlic ~~z i one :;la rnpalu ll('lla Ga;. lfd,c[om . de metl. et tlcchirllrg. del !l oLLol11·u Jl:K I dc:;lò iu1nwn::o rumore. :'\e lo;.tliamn la pal'le più iiHJ)<)I'I<~nlc senza fi.ln·i alcun comm•m lo. C 11 m ~d i co 111ili la re ::<~.;r i \'o;: « L'o!'!-!:<.lllizznzinnc Sllll i l~ l'ia s i ' ll·oYa nel pi ù ~.:o 111 pleto dism·tli11e. Il nwdi <"O p1·inr; ipal t! signor B au.loi n e in vero il m edico in capo dùl l'ombulnnzn del gr·uu quul' l icre gcneJ·alc; nw egli non si consìde1'a ns:::olulam cuLe come il medico capo dell'c::;er ci to. I rappo1·li dir·elligli fin ùol principio della guel'rn gfindicnvnuo tutLo '[uello che mancava; ma non vi t•ispose adducendo non avere alcuna · aulot·ilù, fot·;;e egli Ila al'tidale le r e, luisizioni all'intenden za. 11 fallo si è, elle noi non t•ice viamo n0 medicamenti, quab iasi <llt•·a pr·ovyic: ta. Muncano i med i('i as::oìslenli; e l>cnelJè si promellu di pt·ovvederne, fino ad o~gi io sono solo a S ... .... senza pagliericci, senza coperte e senza med ici ne n. D al gi ot·nale di un medico di r eggimenlo togliamo le seguenti uotizie: " In Algeria, prima ancora di ~\\·ere oltrepassato i confini, si mancava di pane, e si disLt•ihuiYa un solo terzo della razione prescritta. Difellavano i m ezzi di trasporto, e ogni cosa andò di male in peggio quando si giunse al paese dei !<rumit•i. Il 28 aprile, dopo un combattimento ed una marci a sul più ùiflkile Lert·eno, i nostt·i soldati vissero due giomi di solo biscotto. L'8 maggio, l•• condi- . zioni delle truppe si rese miserabil issima, fu spedita una colonna di carri a R. .... , centro delle provvjgioni, per fornirli di viveri; il 12 essa non era ancora ritornata. 11 18, non si di-

ne


liEDI CO MILlT.\ RE

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stribuiJ•ono viv<'r i; il giomo seguente s i J i,•de un tm·zo di r azione di pane a mmul'fìlo; il 20 una colonna portò Lt•c razioni di bi:;colLo e una mezz:n rnzionè di pa n1• per tre giomi. 1'\on fu clw da\2~> in po i, che i reclami del c:uJ uando Yc unero prc~ i in cons ide razione, e migl iN'à lo il vitto. F in o aliOJ·a, l' Int f' ntlenza si mostrt'l inca p~tc.:e di pro ,·vcdere ùi ve lto\'ag lie un -corpo dà 12,000 uomini, di,.;coslo non più d i ft~, r. l•ilom. dal 1'0 11fiue algm·ino. P a late non se m ; l l'O va ,·11no, o wtcot· m eno vino; l'acqu11 e 1·a calliva c non s i a n! va pensato a pt·ovvedeJ·si di Lhè. Dal 2G maggio in poi io non avevo più nò oppiu n0 bismut•), nù ipccacuana, lllt!lltL'C L11lLi i g iOl'IIÌ s i manil'esltì va JIO nuovi ca ::;i di tliss••nlcJ·ia. Tu Llc le n o!;Lre Lt·uppe s i L1·ovavuno j 11 uno sta to di th' uolczza indicibile " · Tah! e 1·a lo s lalo di cuse lino dal pl'incipio Jdla campugna. N n lut·almenle lulli i lazzcre LLi tli Algel'i si l'iempiJ•o no in bt•e•is!'i mo lempo c o:al'cbhc slalo pet·ciò urgente di pe11s111'e scJ'iu m cnte at.l una Orf!ll lli<:.:ar.ionc cl1C C0l'J·i .::pond •·::;:-e a tali nùcessi lù,, ct•enndo delle aml>ula n.:e di bt·igola e tii t.livis iune, costrue ndo pntligl ioni e os peda li-ba raccla3 in vicinanza dr lle citlù . Invece d i tener conto di questi bisogni urgentissimi, reclamuli g ior·nalmente e alta mente cia tutti i m edici e dag li ufficiali, si m n11dat·ono i soldati al campo senza m edici, senzo. medicamenti, senza aUre provvis te. Si legga il s eguente rapporto, clolot·o::::o oltre og ni riire, della cui verità s i fecero ga1'anli medici e ul'ficiali. Dopo la presa di Kef s tazionava colà una guarnig ione di '1200 uomini, composto. lli un ballaglione deli'S3• reg gimento di linea, et! uno del '122", una batteria d<: l 38• l'eg g imenlo arligliet·ia da ctunpo ed uno St[Unth•one del i " reggiwenlo cncciai ori. Questa ; uar ni gionc r imase fino al morn ~nto ùclla s ua partenza, cioè fino alla melù di luglio (tre mes i interi) senza 'ltn lazz.arello, o qualsiasi altro s lnbilimcnlo sanitario. tll .nume ro tlegli ammalaLi cresce,·u lulli i g iorni, e l'assisten za et·a sempt·e piu ùefìc iente. Le diffìcolLa d i ogni gener e cr ebbet·o al punto, che gli uffì<:iali apersero ft·a loro uno sottoscrizione allo scopo di prov veder e gli ammalali di m edicine, ài viver i e di biancuerie, inviando a proYveùere ogni cosa a :Souk-Art•h as. Compiuta la soLtoscri<:ione, la guarnigione


SRRVJZIO

3\'C\'Q lt•e mot'li ~ ·Ji maiaLi gt•avi di fdJln·e. In sc~uito fu pt·o· p osto agli urticiali il rimborso delle lot·o speso, ma essi lo ricusarono. È facil e comprendere come queste condizioni JII'P.giudicasset'O straordinariamente gli ammalati e aumentas!-\Pt'O ù'assni le cause di malattia or·iginole dalle condizioni del s uolo e del clima, cui s i dPhbono ap-giunge1·e le fa liche J clla campngnA. In conse~uenza J i tultociò si s vilu pp8l'Ono Yit)JentemenlP rel>bl·i, dissentc t·ie e tifo. Si noti la ci 1·cn~tnnzn, clic l'ot•dine di partenza dalla Francia dei battaglioni d··stiJMli aliA g uet'l'tl ru dalo con w le pt'I:!Cipitttzione, e la s pedizione ru co::;i Rfft·etlo.la, che non ci ru neppure il tempo di r ill<'ltCJ'C' al pe1·icolo tl'imporlazione di ma lallio dalla F1•ancia in Alg<'t·ia, e olia pOS!ò:i bililà d'introdurre perciò nelle casel'me, giù riboccnnli di a mmalati, dei germi d'infezione difficili a di ~ll'u g~eJ·si. Ed infatti per colmo di sventur·a cosi avvenne. A Pe1·pignano dominava il tifo, che si dill'use nel H 2• J'cg-gimento; un battaglione di detto r eg-gimento mandato in Africa impor•Lo il liro a Bona. Poco dopo il contagio si cslesc al 21· bottngl iono cacciutor·i, tro n dendos i lentamente sul pl'incipio, e proseguendo in seguito I'Apidamente. Né poteva avYenit•e alkimenli qua ndo i Jazzat·elli stabili erano riboccnnti, c i lcmpOl'U n•~i non ancot'a. cos truiti Ecco cosa dice il qui unito ra pporto SCI'illo il JO l'<ellem ù J·e: • Noi ci ll'oviamo qni nelle pe ggior·i conJizioni sanitarie irnaginabili. È per• lo meno inumano il Ll'allar·e, cur•aJ·e, o teneri' gli ammalali nel modo con cui siorno costretti Ji faJ'e. Ci giungono or ora alcuni m aterassi e letli, s ui quali CùJ'icltiamo gli ammalali più gt'a vi, gli nltr·i ~iacciono sulle barche,. o s ulla tel'ra fra due coper·te. TuLli tlebhono Lene1·s i vestiti mancando la biancheria da letto; inollr·e n on c'è s pazio s urlicienLe LJ·a l'uno e l'altro amma lnlo. lo pos~eg~o due sole tinozze ùa b&{!'nO pet• 80 tifo~i, c non llo ·qua;:i pitt nulla in gener·e di medicamenti. In tre 1ncsi, dncdu.'! ci lJ'Oviamo qui , s u 2,;)()() uomini, n e furono m ondati ~•(IO al lazzal'elto e ne morit·ono 35; prl'senlemente ne rimang-ono RO col lifo •. Il :20 settembre da un allt•o lazzcrello penenne il seguente ruppol'lo:


MEDICO MILITARE

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• Io ho HO malati al luzzm·etto, qnnsi tutti tirosi. La malattia si manifestò immedialamenle cou gt·avità; ne morirono 29. Mancano quasi tulli i medicamenti, nonchè gli utensili, ma specialm'!nl': la bioucltcria da letto. Di letti per i tifosi non se ne pal'la nemmeno; s i a\'esset·o almeno delle barelle, della biancli<:I·iu e dello copet' le! Nulla ! Gli ammalati si co· ricmw col lo N• unif"ot·me, senzu bianclti'H'ia da !ello, lutlo al più ft·n duo~ t"o!pcr·te, dovendo t•inuuciat·e a lava 1·ti e disinfPtlaeli. E l " ·n ~a 1·e clic la gu c •·t·~ dura da sei mesi!! Atlumruc ;;ci mesi dopo il pl'inripio della gue1·r·a, si era nell e sless·~ cond izioni! Da un altro lnzzl,eetto ci si scrive: « Qui in tt·e m esi enl!'aron0 1,200 malati, ne m ot·ipouo 80,. di cui i8 ti fos i. Come tutti i medici militari, ebbi anch'io lo Sll'etlo oediue di eva<'.ual'C sui lazza!'elti dell'Alger·ia, lutti gli nmmolnli non m oribondi. Quanti pokanno sopravviver·e a toli viaggi, intt•apt•esi al momento clte si sviluppa il pl'O· cr~-:;;r, tifo:::o t • QuPste n!";:;et·zioni, s ulla cu i ve t•idicilà fut·ono attinte mol~ fcplici informazioni, rivelano fot•se il fallo più sel'io di <Juella infeliee campagna. Si ossicura che il minisleo della guerra per climinuit·e la trislc impt•essione, clte avrebbero potuto destare in F t·ancia le evacuazioni, abbia espr·cssamenle proibito il ritorno d i quei militari, che furono a mmalaLi di tifo. P erfino ai medici militaei fu negato il permesso di convalescenza pet' 1rualsiasi malattia, perch~ qualcuno fr·a essi, aveva avuto il Lifo. P er obbedire a questo oedinesi traslocarono ~l'infeli ci tifosi nei lazzat·etli d i Bona, di Philippe'"~lle, di La Calle, Bougie, Costanlina, ecc. Non s i tat·dò a risentire la manranzn di cart'i da traspo rto, e s i videro (cosa incredibile, sn non fosse nfl"et·mato da t.utli i medici dell'Alget·i<'~), si \'idet·o, dico, de~li ammala ti nella seconda settim ana di tifo, nndare ùa un lazzar etto all'altt•o a schiena di mulo. Senza harelle, cacolels e coperte, i medici militari promgot·ono taloea l'evacuazione de~d i infelici condannali a certa morl~. Il medico militare protestò per tJ·e giorni, contro tale pt·ovvedimento; ma gli s 'impose m ediante l'ordi ne il più severo di far partir e i s uoi ammalati. I quali furono traspor-


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SERVIZIO ll'E:DICO MILITARE

tali ai lazzarelli lìno ad un dalo punto a cavalloni di muli, poi per l'er·r·ovia, nei pns li loro ossegnali dall'amruinis lruziOnl; , Jovc g iun::;ero mor•i!Jondi; ce ne fu anzi qualcuno che m or·ì per· via. Ag-li ammalali esausti dalle febbri o dalle falil'he non si permise di ·sfuggit'e al caldo-clima africano. Si sopracarica-· rono i laaar·etli eh~ mancarono di lullo il nec•}ssar·io e perfin o Ji mediet1 menli. Si lasciat•ono gl i amma luli nell'm·ùor·e febl.H·ile del tifo sotto lencle di tela, in cui lù l'' m per·alura saliva fino a 59" + C. 1·: poi si r,3Ce!'O le mnravi1.dic pei rimprovet•i lulli di lutla l'otncialità e dei med ici all'l n tendenza e all'Amministrazione della guerra. · Immedialamenle Jopo la pubblicazione di tluesle relazioni del dolLore Lereboullel fu dalo or·dine dal M;ni,Lcr·o della> guer•r-a di riferir·e minutamente s ulle condizioni enunciate_ Precedentemente per·ò furono pubblicati dut' r appo r·li uel giornale ut'lici ule, che abbre\•iavano e r•ic..lucevano di mollo e comunicazioni del JoLlor Lereboullet. L'uno, del 2:~ lug lio, peoveniva ùal m edico capo Bauùin; l'allro Jel 15 ag-oslo, tini supr·emo comantlanlc 1lel corpo di spedizione gcneeale Forgemol. l n ambedue, le condizioni sanilal'ie Yi appar·iscono, come assolulomeule faYO!'evoli . lnlanlo il dollot·e Lcrcbou llet ha mantenuto conll'O tulli ùue· la verità ùelle propr·ie asse r·zioni. Non s i può dunqne ll!)rl esscr·e in una La! quale tensione cir·ca il r•isullato delle ricer·che ordinale dal Minisleo della guen·a, per tjuellanto almeno che egli porterà u cut:n i zio ne pubb)ica.


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RIVISTA D'IGIENE

La oalzatura. delle truppe a. piedi, del dott. PtETHO Co:-~n (Giornale d el'tr StJtielri italiano d' igiene, K. 9 e 10, settembre e ollobl'<.' 1881). O ~gi, come sempt'•>, è ,·~ ro rpte l detto che In lallira ~ n elle gambe; s ul cam po oli batlaf!"litt , sia pt:!r avam:tu·e ch e per· retroced e re, è la mobillil per·;:;o11ale che pw\ Ù<H'C ltt vitto ria o rénd e re u 11a ;::ronfillfl meno t•rririO"U. l~ du nque co11dizione e ssenziule, pt·i mu ancora d<'ll'<~· ru ipn !.!:gia m e11 lo, qu elIn d i g-nr an lire al soldato l'esercizio di •rucsta px·<'zio"n fHrnllù. E;::" n ~li pc n Jc in pat•ticolm· modo tlnlla calzalu r·a; la 'lualc, oltr·e alle p t·opr·ic lù comu11i d i so:iditù ed econom ia de ,·c po:-<;::edcrc alcun e 'iunlitu sp•'cinìi : il JWSO m ndct·uto, la ;::emplii'ilù, In s icut'e:aa c fr1cililù di fì s~u zi o ne, la gius ta prolrzione ùella p a r·le su cu i è applica la . ' Ordi nuriameute In ca lz~l lut·a de lle tr·uppe a pircli s i comp on e di scar·pa e.l uosa, le rrurrli px·ole~gr•n o ;:: imullaneam e nle il piede c l'c,.;lremiln ùrllu gam ba fino a ·t5 centime tri ci t'ca al ùisopx'a dei rnalleoli. Qu:1li ne sono i vanluggi, 'JIItlli ~li inconvenienti ? N elle mm·cie l'uosa e neces;::aria, non foss'a llro che pet· fi s s at·e la scm·pa: in vero •[uesta s enza 'luel1a riducesi ad un n pantoffola: il s uo con tra lfotle non pu6 e:::sere allo piu di 3 -4 centimetr·i pe r non offender·e i malleoli: non si può as· s icut·a rla tllt pu· bene sul colln di'l piPde senza pericolo di di d e termin;we una com pres!'ione dolor osA; v~\ quindi manlen u lA contr o il piede mc:dianle il f'Olto piede t!t·ll'uosa. D'altra parte t(uesln no n è s•:mpre un m ezzo snflìciente, per·chf> se è lr.-opl'o stt·etto, la scar·pa va avanti o indietro, s e troppo lungo perrndte che la s uola ::;i allnn tani da!ln r·ianta del piedr.


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RIVI STA

A sua '.'Oilo l'uosa ha non pochi inconvenienti, sia che veng a

falla di cuoio (per l'inverno), sia che ,·engu l'alLa di tela (pe r l'estate): La prima. fissala con co•·rt~g::tie e tibie, esige del tempo per venir allacciata, oll1'C che l'um iùità la torce e defor ma; lu s~"conda, tiSsicur·ata con bolloni, ~ fa cil men t e r esa inser\·ibile dalle ~lrappa tu•·e del sottopietlc e dei bottoni, ollre che solto le alternative di secco e ùi umido d ura poco. Una volla che l'uosa sia male agg-iustata, possono en trare tra la scarpa e il piede dei corpi slranie•·i (fan go, sabbia), on de torna impossibile di camminare . Sono inconvenienti piccoli, ai (jUOli i soldati si avvezza no a rimediare con vari accorgimenti; pure ogni complicazione è s empre nociva in guer1·a; e nel caso di un alla •·me, il soldato ha qualche cosa di m r~g lio a fare che perdere il tempo aJ accomodarsi la calzatura. Enunci<•L•· que!'<lC rir<'OSI.<:111ZI!, pnr1·ebbe che In stivale o rnezzo-stivule, c:01n'c u,_;nlo dolle L•·nppA lfè l'man rc:lu,, sia di g r·an lun ga i'''"fl'l'lhile: in VCI'O esso vien calzalo con molla ra piditù, prl'chè non occorrono nè !Arei, nè bottoni; occol're però ~emp 1·e cile lo stiva[~, sia r·clalivamevtc' comodo onde avere ta l \'~nln~gio, et! altora si capisce che tra il peso e lo s f'reg:lrnenlo continua lo conli'O il piede, debbono determinar s i delle ferile contuse come colla peggiore delle calzature. Che lo stivale sia primitivamente troppo largo è quas i neces-"n•·io, pel'chè il cuoio, per f[uanlo buono, Lenùe sempre a coarL<u·::;i ;:;otto l' influenza dell'umidi la. Gli stivali ùelle tr uppe prussiane el'ano co~ì la•·ghi, che mollo di fr•equ ente i soldati n perdcvuno ùuranle le marcie in terreni a r gillosi ed umitli. Pe 1·ciò crasi proposto di aggiun gere una cor reggia, a rn bia la su l collo del piede: mu <1 llol'~:~ la correggia deLc r·mina delle pieg-he n el cuoio, le quali di venlando permanenti feriscono il pieùe . Eù in COIICiusioue lo stivale non appa1·e una calzatura mollo appl'OPI'iala . R esta un le1·zo ti po di calzulura, il Urodcquin, ·,il quale r iunisce iu un sol pezzo scarpa e uosa, con lulli i loro vantaggi, e senza gli inconve uienli della lOI'O complicazione e dei loro peso. Il punto debole é an che qui il mezzo di fissa zione; il pl'efel'ibile fra lulli il più semplice, quello del lac-


n'IGI ENE

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cio; nè fibbie n i~ bolloni, nr! elastico sono in alcun modo ad esso comparabili. In Francia l'Ammin is trazione ùellu guerra ha scelto per l' appunto il cosi dello Brocle'fuin nnpoletano (legfte 4 luglio 188 1) per calzatura delle trup pe a piedi . Esso consiste in una scarpa col la St~guente pat·ticola rità: illomaio s i prolunga ver so l'estr emo infer-iot'C della gamba con una linguetta lar ga 4·f> cenlime lt·i, sulla quale vengono a chiudersi i !ali della scat·pa, fùrnili di occhielli per il laccio; i la ti si ulzano da 15 a 20 cenlimett·i al disopra del tallone della suola, e possono mercé i l larcio venir· s trelli p ili o meno alla ~amba; se anche i lot•o ma t•gini non s i toccano, il collo del piede r esta sempre pt·otello ùal p1·olungamento del t.omajo. Tale è la calzatut•a che dopo appt'opr·iati studi venne preferita in Francia; ma ancora mollo r esta a dit•s i sulla s ua conformazione, la q unle lt'oppo spesso pet' la moda ed il capriccio de' calzolai, divenlu dannosa per il pi•·:de. Una ca lzatura raziona le deve lene1• conto di due cit•costanze fìsiologiche proprie del piede: 10 Nel piede normale, la linea d'appoggio corro parallela al primo metalarso, e divido l' unghia dell'alluce in due parli !:'guaii: la suola della scarpa deve dun'lue riproùur1·e esa ttamente la fo1'ma della pianta del piede; le scarpe di moda, fatte a punta mediana, spostano la linea del piede, e specialmente il dito grosso, verso l'esterno; di guisa che la salienza posteriore della falange forma un tumore in continuo s fre gamenlo contro la scarpa: ne risulta una vera i nf,~ rmità, e spesso l'incaroamenlo del'unghia dell' alluce; 2• Il piede nella sua faccia piantare è concuvo perché gli importanti vasi e nervi che vi decorrono non abbiano a subir compressione: evidentemente dunque la suola, per rispettare questa disposizione, deve esser piana, non già incavala nella parte anteriore al tallone, come sogliono farla i calzolai. Quanto neglette siano que~le condizioni è veramentenle deplorevole per le scarpe ordinarie, che parrebbero state fatte apposta per violentare la na tura in ogni sua più saggia mis u1·a. E per riguardo alla calzatura dei soldati non poss iamo che approvare la decisione presa dai Francesi, ricor-


298 'RI VI STA dando I'JUOil'upguzia Ji Wcllinglon: • Per avere u na buona infaule r ia ci vuole in pt•im o luogo una buona calzatura, in secondo luogo una buon pujo di scarpe, in te t·zo luogo un b uon pajo di suole • .

La vaool!laztone oarbonosa, di PA~T EIJR (Giornale rli farmacia, di chimica e di scien;e a,_(jin ~), 1881, fas e. '10. All'accaùe min di medicina di Paejgi, l'autore a n ome a ltresì dei s uo i coadiutori n oux. e Chambe rland fec1~ conosc•!r-t: " uove e~ perienze ti' inocuJa:.:i one cut·bonoso , adùimostrulltlo l' efficace preser vazioue dd vitus carbono:;o m JeLulilo sec ondo il s uo metodo. La società d' A g r·icollura della Marna avea m esso a sua disposizione 60 montoni, 10 fra buoi e " acche; 10 m ontoni furono Le nuli ro me te rmine ùi confronto; 24 altri, una c ap ra e 7 vacclte furono inoculate due volle, a due giol'lli .Ji distanza, co n virus cat·bonoso indebolito. Questi ultimi animali , pìu un egual numero di aiLt·i montoni c 4 vacclte che non nYe v•1no s uiJilo a ntecedenti vaccinazioni, !'ut·ono inoculali con vit·us col'IJo noso fot·tissimo. Due gior ni dopo lulli i m on toni non vaccinati e r ano mot•Li o m ot·i!Jo ndi, m enlec gli allt•i sopt·avviYevano e appm•in1no in buo n slalo, m eno una pecot•a pt'P~n a nle che n10ri dopo q:ualcho giorno. Le vacche va cci nule, poi inocula te n ulln soO'er sct·o, le in oc ulate ;.:enza pr-•JCede nle vacinazione. umm ulat·ono ma n o11 tnorir ono. L' uu lot·e a\'eva pt·imu a,· n~ t·Lilo r·lw l0 Yacch ~ pt·csentavono unu rt:si::;lenza all' ùzio11e ùe: vi rus supe r ior e aquella dei m ontoni. Qu<•slo e::;pet·ie nze furono faLlo in pr·csem;n ùi numero ra~­ _guardevole di persone ft•a cui flgu l'l:l \'!1110 molli vetc rinal'Ì. T utti fut•ono pienumen le convinti , a segno c he un vcle ri n::l l'io espt•esse il de~ ìderio di ,·accinm·;;i con vit•us cn ebo n oso i n· delJolilo pe r me ttersi a l s icur o dell'inoculazion!.: cat·hono::;a.

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Sul metodo diretto dl res pira:&f()De &rtifioiale per eoooorso agli &Dllegati (Recue ci'll!J!Jil!ne, luglio 18R I, ;.\. 7). Aspettare l'a r-rivo dì un nJt~t!i co pe r soccot·re re un onncgalo, e.(Ui\'n ln a rare m ot·it•e quesL'ultimo, pot·cltù il ri ta!"d~


299· di O):!:ni minuto diminuisce tli g i'Illl lun ~a le (li'Ohubililò ùcl

successo. Il s igno t• d<)llor H owu rd pr•)pone di am~gr>re in lulli i depositi di soccorso, un'islJ•uzione, formulala in que,;Li lPJ·m iui, è accompagnala dH due disegni indicanti <'iasruno la posizioni in cui si deve m ettere l'amwgalo: t• Al m o10enlo stesso in cu i l'annegalo Yi t> nP E'!'lrnll•,. dall'acqua, aùagialelo su l veulJ·c~, sol h~ ,·nndo la J'l'giono dello stomaco ~ dd pr~lto nt eolian l~ le ve>'lime nla r iu nite in un t·oto lo m ollo colnpre5"0 . Collocal< · uno dci suoi lm1cci solto la l'l'onte, ptW allonlarHli'•J la sua Locca tlal !'uolo. Compl'imete C<)ll lulla In vost1·a foi'ZH :! o 3 ,·olle, per 4- o :J secondi per· volta, il dorso do•! paz i~' nle, i:1 modo da f'oen ust:i 1·o p t! l' la bocca l'aCt (IJél aecumuii1Ln nd polmcmi e JW110 ~L0mnco. 2" Rovescia le '!Hind i con sollerilnd ine il mnlnlo sul dot·so· coll.oc:wdo il t·nlnlo tlt·!lr' ,·e,-Lll nenla al tli.,;ollo dell ~ S<'ll!H)!••. in motlo da lnscru t·e In le"lè\ i nclinula in bassL\; rullocale le· due m~u i dd pnzi··rtl•1 s ulla ['t'011lt->, per ten r~ rc elcY\IlC le sue bruccw. ln;;inrwr'iliulf'VÌ ;lf'l'Oi-"lint<, le anche rlcl pazir n L~ ft·u le vo:;tt·e co.:Jce, cd app~>;;~inl•l i vos l1·i gom iti !"ullc vostre anc he ; pt·emlt'l•· cQI Ie mani et! n nutlo i fianchi d e ll'annr.~olo: slri nge Le il pello g radu~un rmle, r.on LuLlo lo fot•z;l e pt>t' :1 ::;econdi_, di"ponc nolovi in modo che la YOSLt·a IJo··ca si nv\'ir.i ni n 'Jl"~lla del pazie nt•!; r·ipt·oùncet.e mctodicumenle i movimen ti respira tor·i allo scopo Ji eacrinre l'm·ia impura e di !'m·ne eutrace nel polmone delia nuovu; !'al.; Sa 10 movime nti t'C"'PÌralot'i al minulo e continuaLe a lme nlJ pct· un'ut·a, (inch•'• l'anneg-alo respiri nlìLuralmen!e' Kotn_ Non pet•delc un minuto; allonla11ale la l'olia; lasciate peu..eLral'e de l1'~1ria ft•escu in a bbo ndanz-a. EviluLe •..l'inte rTompere il pl'imo sf'ol'zo di t'espirazione spuut.o.nco; se tali l'C!>piraeio ni non si t'iJl!novano cl!~ a lo r;th i iulen'alliJ fn le :i alternane con i ruovimc~nti di sol'lic'llo. Quando la rc~p iraz i on e ::;ot·i't diJVe nuta natuJ•ale, fate sm•ehe lhzioni s ulla pelle, av\' ol ~cte· l'annegaLo in cuput·te calde, umJnilliSLt'<JlPgli a più t·ipre~c una bevanJa Clìlda ulc-oolica, e lasciate C'he il mulalo s i riposi e dOJ' ma. L'auto re re puta r1ueslo m e todo di t•elLo e sem plice, mollo


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RIVI STA

supf't·iore a •ruc>llo del \lar><hnll e del SyiYcsler, che sono in falli piit cotnpli<'uti, più fulico"ii e meno accessibili ai profani. Q11nsi ('l'l' ogn i dovo (Jues li ultimi tnPLodi vengono impiegali, con tali t·i cerculezze, cl 1e dive ngono 1fU!'Isi illusori e fa nno delica lamcnlc mot•it·e gli annegali.

T!'asmlsslone del trycofl.ton od erpe• olrolnnato dal oa.v allo all'uomo, pel signot• M t::GNJN velerintwio al 22• nrLiglilJI'in ed il Dottore R. LARG En, giù medico muggio1·e , (Dn~l i Archires m edica/es B elgrs, sel.lembre '1 881).

11 signot· ~ l ep-nin l'iferisce di a vet· osscna lo, nello :::pazio di poche :::dlirna ne . una 'luindicina di solda ti d'artiglieria appn •'lenenli lulLi alla stessa bt\Llrt·in con nume rosi circoli d i et•pete cit·cinnu lo, gr·andi IJUanto un soldo e ;-iluali sul mento, s ulle gu••ncie, su lla ft•onle, sulle ot·ecchie ed sul collo . C ur a ti coll'olio di cade 13 m a lallia ha miglio r ato nole Yolme nte.

Cit•ca il modo ù'insot·,get·e clcll'ofli:lzione il s ig . 1\l ~"gnin , considm·nndo che quei soldati, trovandosi accampali per le eserciluzioni !ònl til'o, hunno fatto uso, onde riparar>~i dal freddo e tlall'um iuo, delle coperte dei cavalli, ritiene che ne l ca!'o attuale s i tt·atti di trasm issione del lt'ycofìlon dal cava llo all'uomo. Il dollot· Lut·g-et•, g iò medi co-maggiore dell'esercito, d ice di avere nel 1873 os~m·vul o analoghi folli. Essendosi m a n ifestati nlcuni cnsi di t r· ycolìton lra i soldati del IXO r·e~gimenlo

di ùt•agoni, l'a lfezione nonlnnlò a ~en eral i 7.Zill'Si in modo c he in bre,·c tr mpo la •JUillla purte eit·ca deg li uomini di quel t·eg gi monlo ne f'u colpila. Siccome l'et·pes cir cinnalo s i moslt·ava rwercribilmente alla fncl'in cd nl collo, la peima idea fu di all•·ibuimtl la causa ai penelli ùa barha. P1·ese infatti l·~ vol ute precauzioni s i ebbe una t•apida diminuzione nel numero degli Rm malati. Ciò n on os lunlc pct•ò nuovi casi di et·pele si mosLt•at'ono, speciàlm en le agl i antibracci ed ai polsi, vale a di l'e s ulle parti del membt•o su p~riore c.he ~o no abitualmente scoperte du ra nte il go,•cr·no dci cavulli. Fu notato che Lutti !!li individui in tal rn nniet·a a fTcll i et'tliiO pt·eposli al go,eeno dei ~iovani ca-


D•JGIE'iE

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valli oli f't'P;;ro tll'riYali dal depo:oilo di rimonta. Ora IJUesli cavttlli fllt'ono Lt·(•Yuli f'(Uasi tutlt ulfelli Ju lt•ycol ilon. L'ot·igi~t• · ,.,J il mo.lo di propagazione fu in ullot·a spiegato e fu fu cil o· porvi t·i rn•!ol io. Di lulli i lrallu meuti tet'<.l('eulici usati in tale circos tanza quello che me<"lio ha corri;:;posto consi;::tu,·n nel loccal'e i maegiui dci ci t·coli tli Ct'pele con una soluzione di ac'l ua clorata, e nell<> spoh·P t·at·e dopo la porzione di pdle lavata con p olvere d i calt)tueiRno. L'ell;·llo sembra dovuto al biclocuro dj mer·c ut·i ~> elle !::i l'o t·tna pc t• doppia dcco111 posizione. li dolore dell'applicazione è IJuas i nullo . Tal\·ollu bas ta no due o tre f'rizi OIIt JH~t· ullunere la guurnigione. Oltre al vunt:q;g-io di una piùr·apida gmu·ig-iune, (fltCslo Lt·uttamento olTre ancor·a 'luello ùi pt·oduet•e delle macchie bian· che m~ n o visi bili :mllu pelle che non lo siano le m acchie coloralo ùellu lintnt•a ùi ioùio o dell'olio di cade. Il fatto della possibile ll•asm issione del l!·yc:orilon ùa l cavallo al soldato deve iuter essaee set•ia meule l'i<;iene professionale del solda to, e l'autore propone !e scgucnli mis ure pro1Hatlichc: 10 Clre dai deposili eli l'imonla non s i la;..ciuo uscire, per esse1·c ndopel'ali nei J'C'g~imenti , eu ,·alli ammalali tli tr·ycofiton a di ol tJ•a mala llin conlag iosu . 2• Al r·e1-!;:-i utl'nto ;.i tengano in os--et·vazione i giovani cavnlli JH'I>Yenienl i dai tle po, iLi di rimonLtl. 30 Cltc s i e:;,~ t·cili s ui bm·IJicri la sot·veglinnzn piu t•igoros a.

Vaoolnaslone: lnferlorltà. del vaccino di giovenca, del doll. BuRQ (Ga:.:ette de$ Hopitaua:, n. 112, sellembre 18til). E cco il t•isult.ato degli esperimenti is tituiti da But·q sulla vaccinazione animnle: 1• Il vaccino òi giovenca racollo al quinto o tutto al più a l sesto giorno sop1•a un animale clte non aveva ricevuto c h e un piccolo numero di puutut·e, Lrusporlnto dalla giovenca a l braccio, diede ris ult.aLi appa ren ti nutevolmente superioi'i a quelli rifet'ili dalla statistica s ulle inoculnzjoni pt·aliche all'os pita le di San Antonio, alla Carità, all'Ospitale dei bambini,


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IU VISTA

nr> glì ot::prdnli m ili lar·i ecr:., colle giovenche u fficiRI i, ri c: ullali ch'e in appar·euza nullnluscinrono a desiderare relativame nte a quelli ùdla vaccinozio11a J enner•iana. ::! 0 Più lMJi, q ua ndo le do mande di lulJclli furono n umeroo;:;e, il ~ig . Dur<t fu c0:;lr·cllo pce r·ispondct'H a lull•:l di moltiplìcar·e le punture s ul mc IP"Ìil10 animnlo•. I ~u cc..-ss i, delle inoculuzioni da giov•'l1 Cù n hr'ocdo, diminui r·ono in r agione di r·t•lla del nnHlrr·o <Hlc puntnl'''· ro me se vi fosse stata dill'Lrsio:1c od alLeHuazi ùne peopor·zio nale della virulenza del va cci no. l,!Lu~;-li r·i!!ullali sono pr•l"f<•tlumellle conr.wmi a quell i ottenuti dai coii:•:.:JJi di Pur·i<'i, ai quali c~li ave va !"JlCÙito de i tul •clli di Y<tCCinn . La vurcinaziOIIC animale ò un pt•oces:;o co::<toso, pieno di dillit:cllù pr·nlidlf', twnoso, quu lchc volla ributtante; garebbe ùe:;idct·ubilc quindi, come dice J'aulol'e, di poler li'OYare u n m eno facile ùi pt·cporare c di conser mre il vaccino animole in rnoJo da plìlel'lo sud.liYi.lcr•c tunlo du pote r bastare f\ tu l li i bi>'Of;J Ji. Il do lt. llut·q as"iema di aver Lt·ovato i l mezzo e che prc;;Ln lo t·cmdrmì di pulJl>lira rb~io n c .

D l!lposizioni ig ienich e delle nuove costruzioni militari di D resda , del d<Jll. RoTH generale m·~ù ico tlell"csercito sassuue Vln naLc:> cl' l Iyuienec Reoue J/i litairede .11ell. Citi,..) L e nuowl cn~ermc di Dr·esdu s i e~leudo no s u di UtH l lunghezza di Lt•e <'hilomelri e mezzo ~ sono lleslinate a conten cl'e 7,000 uom ini di tulle le a r mi . Nell'er·ezionP di •tuesli O•lilìzi si ebbe per pl'incipi-o di separare lolalmcnl•! le sale di riunio ne, i dot·milo ri, i locali di p ol izia, i t·e fettori e le sale dP.i bugni e d'abluzioni , .-!istribue ndol i in olll'e tlante località dilfc r·enti. I soll·~rrnn<'i contengono le c ucine i r eiHlor·i e i ba g ni. Al di goprA si lt'ovano , in faccia , i locali dove i solda li sta nno tl uronle il giorno, d ivis i per camerate da 2'9 uo mini inol tr·e i g-ubinelti da toile tla. N elle ali dell'edifizi o stanno i' dormitori i q uali danno s u di un corridoio e s ono p1'ovvi.sti ·di finestre in ambed ue le facciale.


o'IGIE~E

303

L o ~pnzio cuLico n<>';r•gnato a ciascun indivit.luo è t.li 7 ad 8 m elri cubici pel g-iom o e di U a ·J::! pella notte; lo spalio di superficie è in media eli 5 metri pnr ciascuno. P er rillumirwzione si utilizza il gas, eccettua Lo che nei dot•milori dove s i us a il pett·olio. La ven lil~z i o n e è ollcnula in p ari tempo che il r iscaldamen to pe r tnczw Ji cahwifeei ad aria calda. Tulli i gabinelli souo s eparati dai COtTicloi per mezzo di vcsli!Jol i Yenlil nli. Tulln le ~ell iman•: il sold;.llo prende una doccia. N ell' inveeno l'a ~q ua è t·i sca ltlala. In nn or' ll pr ent.lono la <locda 100 uomini e due o ll'u liLei t.l'ac'(ua busta pct· ciascuno . P er i h ic;ogni speciali vi ò una vasca da bagno pm· ogni compagnia . La rtuan lilà quoli•Jiana disponibile pr~r ogui individuo è di l:Jf} li lt·i. L'n:-; pila le compr·cndc, ol lt'C la Ctl ~ a cl'u m m i llis lrazione, un edificio pl:!r gli uomini a lletti di mnlullic leggere, due pacliglio lli per la urf.,1.ioni ;.:-rnvi e du~ t·i poi'Li isulali par le mlll allit~ conlo.giosl', una sala mot·Luot·ia (ntorguc) nella r1uale s i fanno i corsi di m••licina opet·atori<.1 per uso dei m edici mililat·i. I ri pnt•ti d'isolame nto, ùi:;Laccali dal rimane nte dcll'ospilule sono di un solo piano ~ s i compongono cl'allrcLlante camet·o quanti sono gl'infermi assegnali vi. S iccome ciascuno di questi cdifìci e diviso in tlue nel suo mezzo, così si sono fatti qunllro ri par ti distinti i quali sirnullaneamenle possono ricoYet•at'e gli amri1alali colpili da cltolet'a, da vaiuolo, da 1 SCat'IH llina. N elEo casa d'amministrazione si trovano riunite; una sala di dis infezione, una lavanderia, un locule da bagni per malc.li e per il pet·sonale di san ità, la sala di guat•dia degli i n f,; t·mieri, Ja cucina, il r efellot'io, l'alloggio del medico capo un padiglione per il corpo sanitario, un laboratorio d'igiene e un a s ala d i le ttura. Il p tw ifìcio t.lella caserma somminislt·a giornalmente 4,500 pani, cotti nei rorni del sistema Wrieghosth. La cottura si compie in 65 minuti al contaLlo di tubi ripieni di un ]i({Uido bollente non volatile, la di cui composizione è nn segt>elo; il g r anò accumulato nei magazzini è sottoposto ad un m<YVi-


304-

RI VISTA

mento circolare e con linuo elle se!'ve a pl'ole~gerlo dagli insetti. Le cifl'e se guenti ci rnos ll·ano i buoni l'is ultuli che da rruesle igieniche dis po!:iizioni s i ebbero pm• lu sulule del soldato. Nel 1872 il corpo sassone conltwa in media 818 malo li sopra 1000 uomiui dell'Pilc tlivo; nel 187;~ , 820; nel 1874, 652; nel 187\ G~>GI; nel 1876, :-,(j[,: nel 1877, :>06. L'abbassa 111ento g t·oùuale de lla mot·lalilà ~ pure n ote vole; n el 1872 sopra un ell'dtivo di 1000 uomini s i ebbe il 6,--i di mol'li, nel 1873, -l,G; nel 187't 3,6. La morltl litù meJia Jegli alll'i cor pi dt>ll'nsercilo tedesco e di U,6 ·;••. I n tempo di !-:llCt•ra quei vasti fubbrica.Li possono esser e sul momento lras l'OI'tnali in os pitali capaci ùi l'icovera t·e 5000 Ceri ti.

La •l1lllde vaoolnioa ln Algeri, (Joumal d'Hygiene, 25 agosto 1881). In una lellera indirizzata al sig nor de Jonvielle, r edattore in capo dell'Akhbar, il nostro dollo collega il dott. P .-A. Desjardins, di Nizza, ci fomisce :lei pa t·ticola!'i mollo precisi sull'epidemia silì litica vaccinica, che colpi :JS soldnli del 4• reg gimento zuavi ùi guarnigione ad Algel'i, e s ulla qua le il Cons iglio di sanilh tlell'apmota volle serbar·e il più religaoso sile nzio. • Il 30 dicembre 1880 in obbedienza alle prescT'izioni regotami-!nlari, i militari della g uarnigione d'Alg-er·i non va cci n ati, furono condo tti all'ospedale del Dny perchè si procedesse alla loro vaccinazione. « Due meclici militari esegu i vano le operal ioni. u Il pus vaccino era somminis tr·alo da duo ba mbini, che n on conta vano ùue mesi, e che presenlnvann i caratter i d'u na perfetta salute. • La oaccinazione di uno dei distaccamenti segui il suo corso r egolare, senza alcun accidente. c Al contr'ario i 58 militari operati col pU$ oaccinico, fornilo dal bambino d'una donna spagnuola , presenlat·on o io. capo a tre o quattr'o s ettimane i caratteri di una aiTe zione


D' IGJE'iE

dienlicn, im pos:- ìiJilc Il n on rì con o;.ccrsi; ' IU~Ji a d'una afT~ · zione s ilìlilica loca le, diYenula costituziona le . « Le ferile delle braccia avtwanu ass unto un cnralte 1·e inquie tante, c' IWe>;e n ln vano, inv·~ce dì pustole oacciniche, delle ulcerazioni ch e o bblif.(n r o n o od a •nme lle r•e n e ll'os pcJale del D e y clopo da e m e=-i e m e zzo i :l;~ Alge rini, E' i 213 F1·ancesi fo rnwnti il dic;ln cr ~a mcnlo cltc avevo. s uiJilO l'opc l·azio ne. · • U nn cic:•lrizzazio nc ~ u p~' l'fìc.ial e nllen u tu i n cn po a un m ese, mcdi:111 ~ un p1·imo tJ·atkunenlo, pr1·rnis c l'uscita tlnll'o:-<peJale th: lln m aggiCJt' pm~tc d i IJIICIIi cl1c yi e r·ano enlJ'ali. !\ t1 n ne ri11• u:::e t'O che sei, ma g li a ltl'i non Ltu·,lal'Ono a l' Ìlu l'· nat•e in segu ito a 1-(l' a'·i accidt! llli, che in lutti si manifl!slaron o nel m uclo il p iù p el'icolosr> culle varietà dovute ai d i· ver :;i le m pL•rame nli. "In un p'-' ri odo relnli\•amtmle brtn·i ssimo, la silìlide costi· tu zio n ale a :;solula aveva invas o lulli gl i Ol'!-!Onismi. Essa si r ese mani fes ta p21' a ccide nti fli'Ìm ~wi, secnndar·i e Le J'Z Ìtt l'i, co mpt·HSO l 'esosto:;i, i do!Ol~i MlN,rOpi, la Clld Ulo dei ca Ili,

rE'

delle sopra::ciglin e tlelle ciglia . •.

20


306

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

Notlzle atattatlche sull' eaerolto auatro-UDg&rloo. - (Rit'i;;;la m i l t l({ re ì /alicwa- Dispensa l X - se llè mbi'C 1881).

D'o1·.!i ne d f• l mini""'tero della gut>l'l'tl austro-ung-arico fu pubblicato 1';\ IWIWI"io .slati.~lico militare diviso in due parli. La p:wl~ pri10a si •·if·~•·i,we all'anno l R71ì. T1•oviarno in essa estesnmente esposti i f'i;;ullnti d~l rcr lul amenlo dal punto d i vista poli ti co, 1n ili tu re~ ('t) a m mi n ist1·n l i v o; lo !"tn lo e il m ovimPnto di'i ,·nei ~t·ndi Pd impi('ghi n ell'ese i'Cilo, e da ultimo tutto <'ii! c hn •·ig11urda lP pnn"ioui def,!"li urticiali, de i soldati P.d impiP~nli, d r:.di inn1lidi, delle vedove cd ot•fani. Ne l JKili l"urnno in;.:<Ttlli sulle lis te 74i,~lG2; ùi questi ii J,il = Hli • •oo fu1·ono tcmpo1•aneamenle dispensali, li8,007 = 92 'l •• non comptli'\"CI'O sotto le at•mi con o s e nza giuslifìcazione; i.Hfl,7:52 = G~•li •;•• fUI·ono l'irnandali o rirormali per difclli fic;i<'i c l l l ,:lRO = 110 •t., ll'o'·ali abili ol servizio; degli altri :1,1iOR = 7 ' '•• non l'l'a slnlo Pmr;.:so akun definilivo giudizio allo <'hiusn1·a della ses;.:innP. L'obhli;;o di !l'Wl n•~ l IR7C ca1lde ~opra un map-gio r numei'O d' intli\"idui clte non m·i clnc> mmi pt"I'CCciPnli, e ciò si spiega per l'epide mia cole1·osa ci1P dnminù nt>;tli anni t85i--:J:>, anni di nascita dell·~ cMric;pondonli cln>isi. RelativamPntP. ul g t·a.Jo d'isll'lli:ionc l' cnpnril;"t degli individui lll'rolali l'i levinmo che 41';, 12(; = ~~~fl o •• ~Apevano kg~e 1·e P sc1·ivei'C ('(uesto llltnWI'O è un poco infe1·ior f' a quello dc ·gli anni p1'PI'ec1Pnli). Il comando militare di Zara died e il magl-(i•>l' nnm Pro di onelfnhcli, il comando militare di Vienna, Il " diede il min01·e. I ri:::ullati tlella \'isita medica pmticata sugli is<'rilli ful'Ono ~eg uc nli:


lUVISTA DI STATISTICA M'EDfCA

307

Abili 111,510 = 181- •1•• nrr·olati, esclusi 61 i quali non possedendo il minimo della statura si sono però trovati abili a servit'e nella marina o negli at·senali. Rimanda li per difelLo di slalura (metri 1,55, i-) 75,020 1:H per mille visitati . Rimandali o r ifot·mali per· difeLli e infermità fisiche H4,732 = 683 pet• mille. In tutte c tre le classi del 187i--75·iG il maggio!' contingente di abili al set·vizio fu somministealo da l comando gen erale di Tries te; il minore dal comando genertlle di Lemberg per i due anni 1Ri4- e 1876, e dal comando generale di Hermannstadt pe1• l'anno 1875. CoslitzL:.ione jìsicct dei oisitali secondo la statttra e il per imetro toracico. -Sopra mille visitati, 867 raggiungevano o sorpassavano il minimZLm prescritto della statura. Nelle cifre dei visitati, la prescritta statura fu minima per lulLe e Lre le classi nei comandi generali di Lemberg e Krakau, mass ima nei comandi generali di Trieste e Zal'a. Le più grandi slatuPe da J ,70,:J"' in su si Lrovarono più ft·equenti nel comando generale di Zara. Il perimetl'O toracico in 5i5 per mille dei visitati r aggiunse la metà della statura; c questa stessa condizione si verificò sopea R20 par mille tlei t•iconosciuli abili. Merita poi di essere presa in considerazione l'abilità al servizio in rapporto alle più favot•evoli conùizioui di slalul'a e di perimetro toracico. Degli individui visitati che presentarono una statura da 1'\5:1-i in su ne furono riconosciuti abili 22G pet• mille. Le s tature che concopsel'o a somminisLrat•e il maggior numer o di abili furono quelle da 1,605 a 1,80,0. Le statur e str·aordinariamen le alle iuvece diedero una cift•o di nbili r elativamente assai debole. Dalle quali $taLure s i ricovò un piccolo contingente di abili e precisamente il 141- •; ..,. In modo ancor più singolare l'abilita al servizio è in_Huen-

=

zaLa dal perimetro loracico. Tra gl' inscriLLi in cui il peri·

m e ti·o toraci co raggiungeva la metà della s tatura ne furono riconosciuti abili 22-i •; ••; tt·a quelli che presentavano dimens ioni to raciche maggiot'i se ne lrovaPono idonei 313 %.; co-


IUVJSTA

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IOI'O i11vere che pl't':::cnLa\'iJllo un lo J·acc ùi dimen:::ioni inferiul'i alta mezza SllilUJ"a ru)ll J\l!'nit·o JJO e lle !!()'/,, d i abili. La r i'ÌllHI c l<!SSC d'inscri lli Yisi lali fomi H!J · , •• indi\'idui at ùi :;ollo dC:'IIa sta tura prescr illn. La secoiiLln clusse ne d ieJe 112 • ... , c la lc l'zù soltanto 88 •; ••. I rimandati o ri fo m1 n Li pce tlil'dLi lìsiri fut·o no in m e dia r;sa •/ •• dei vi ~itali , e 7~R d i questi r inwndoli o rifot·ma li l'OggiungCVt\110 J'a lleZZ!} J i 1,:J~,J. , Quuli fut·o no le infet·miLil C' h l;l died('rO lungo ni l'illlètrllli e tl olle rifo1·me lo dimos Lr·a uno specchio compa 1·n.tivo d('lle tre classi 1 Sì4-7~J-ìU. Togliamo da ques to :;pcccldo i difdli e d in ft>z ·1uilù più importa n ti, 'lue lli cioè dHl lllOLi\'Hl'<J IIO i l rinv io e la l'il'o t•m a di un I1U111Cl'o t•ela ti\'i.l tncm le g z·and•· t!'i n sc-r i lli. La gTacililà e d-ebolezza cosli luziorwle (·i o fl'J·e il m aggio r n unlt?l'U ùi l'ifo z·moLi, cioù -~:!:! pez· lu classe 1 ~70, 3!)R pc t· la classe Hl75, e 410 pcl' quella del 1870. AlLz·e delle piu impor Lo n ti mnlatlie eù impel'li:zio ni snr eLbei'O: l\1:\ l a t l i e

t

1S75

! Si -l

l\Ior·bi coslìluzio nali e cachessie 12 13 15 E s iLi di !1!sioui tt·a•.unal iche 10 lO :11 :\.l alallie deg-li occl 1i .2i~::> 2 :). ~Ia l allie de ll'.appaz·aLo cit·cola lorio ~:l 83 • l Mala LLie degli oz·g-ani dir·igenli e loro a nnessi a2 31 31 •.. .)•\ l' Malu LLie Je rrJi OI'"SIIi scssua.t. :--, 23 -·> ..21 Malattie c t·oniche dd la reIle 2tl 21 20 p_, '12G .11 !).Ma la LLie delle at·lic.olazioni De fo rmiltt congenite l :3 13 13 c ile le rnnlallie È n uLe W> le de lle at•Licoln<:iolli sembrano cr•escc z·•~ in nume r·o t!i anno in anno . Ancbe In g-racili tà e de bolezza cosLiLuzio nalc •wllu c lasse 1876 figura cou una cifra mag-giore di riform uli l:IJe negli a llt·i anni . Finalme.n te viene :P l'Co;a Ì·ll c o nsiderazione la costituzio n e fis ica degli inscrill.i secondo l e loro rwzionulit.à. Dai l'elalivi quadri rile viamo i .se.g-uenLi più note voli p articolari: Le più grandi slature si[ osserva rono lra li Gzechi pet·c'hè 769 °/o. dei visitati pr•.::s e nla\·ano un'altezza di 1,605 e più. ~

• •

1876

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DI ST.\ TI STII:.\

)IEDIC.\

2 1·1 o. 00 enmo a l ùii'nlto di l ,ficl~>. T.c nllt·n nnzionolilit pre-

son ltH'Ono le seguenti condizioni t•ispclln a lla stalut·n: Ct·oali Tet.leschi Slovucc hi . RumC'ni Magitwi Ru le ni . P olacclJi

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371

pe r %. al d i ;;ollo \. 21 . di ml.'L ri •J ,lill~>. -1.87

S o rwa ·100 P nl.lr.chi Yi!'ilali SP n e tr·o,·m·o no .~!)9 t!i :>talura infc:r·io r'!3 a m e tri l ,(iO,\ quindi un nume ro mag-giore che 11C'IIc allt•e nazionalitù. l l\fagi11ri dietler o il maggio!' continf!cnle di inabili, e tl'a gli ido nPi di qu e~ La po pnlazio ne p t•edo minaeono le stalul'e m r dioc ri. m cnlr·o gl i idonl'i appar·te nenli alle allre nazioni si dislingncqmo pel' la lo r·o sln lura piutto;;.to altn. :'\on s i ossf' t•vc·, la m crlcsimn disugua!.'lianza ri g um·clo n l p e1·inae lt·o lorncico; in tutte le nnzionnlit!\ summPnlo\'a le la -cnpnr ilù tomeica fu il vc t·o indice del la ido n<'ilù al servi zio, -poiclti! !-'e nza eccezionn ~l i idone i fu1•o no anchn que lli <'he p nssedc nlno i l mngg-io1· pl'l'imrlro to t>arico. 11 moggio•· numc m de i :rr·n1·ili arpm·tie ne a i Ct·oa ti; i Tede:;d ti ne e iJhct·o il numct·o minore. I.n s l.'<'ondn pm·te ha pe t• og~e llo le condizion i snn itarie -dcll'e O'f!rriln llPil'anno -JRii. La fo t·za dP i pt•cscnti ascese nell'anno IR77 n 2:,~,!)~:-, uo mini e n e l <'Ot·so dello s los;;o nnno si ve rifi,.nrono :1!)(l,:l7:l rna1altie, ~'rJUiVIl l c nti ad 1,507 %o dPlla fo J•za media d~i pr·rsenli , m e nlt•e nl'll' nnno prccr dent~ la m ol'hositil fu dì l ,4!H 0 ·oo e nell'anno ·J870 fu cli 1 ,:3~!) •;... L u mnssimn m ol'I)Milà !'; i manifestò nell'anno t lli7, n e l m ese di p-iup-no con J ~,:! ••••. H minor· numet·o di malattie in vece si o;:s et•,·ù con 10:'l •,'•• cle lia fvr·za m edia dei presenti. I n 'luanlo oi c ieconclat•i mili tnri Le l't'itoria li che fornirono le malattie, LJ•o,·inmo c he le stesse rag-giunsepo il loro massimo ùi fT'e' luenza nl?l JR77 ne l comando di Agr•am, il minimo nel -comando di Vie nna.


3'10

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HIV1STA

De i ~11o, :r;-:3 inùi vi ùui che ammalarono nel COJ'SO d e ll'nnno 1877 e de i 2,302 J'imasli ùnll'anno pt·eced~ nle fut·ono lict:?nzia li dag li s pe duli 185,1 H, cio che CI'(Uiva le a H i- 0 / 0 , della forza media. l n t•ig uardo ul grado degli indiviùui malati ne ll'anno 1R7i rileviamo le seguenti proporzioni: Uflieia li 8 Sollufli ci<lli 96; Soldnti flDG pe e mille ma!ati. P el trallnm ento di lutti g l'infe t•mi occot•set•o complessivamente 4,737,719 gioenate c o mpulamlovi anche quelle dei mo.lali ùell'infel'me rte éli cot·po. P e e con se~ue n zn ogni uomo in m edia fu nell'anno 1877 inabilitalo ul sct·\·izio pt!r 11 giorn i . •I'Jortaliièt - Ne i quartiet·i e abi tazioni pl'ivale m o t·iro u o 13G, negli s tabilimenti sanitari 182R, in totale HlLH = 7,6 • •• della fo rza m edia. La mortalità fu minol'e in 'fuest'anno che n e ll'anno precedente (7, 9"/ ••) e dell'anno 1H75 (!),2·.'••) {l) .

I decessi ascesero in media a (.'1-,!)•J•• dei cut·ati.

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I n relazione alle stagioni troYinmo cl1e il numet·o com plessivo d c i decessi s i ri partisce come segue: Primavet·a 707 casi = :1G •;.; E s la le 48?J casi = 25 •, .; Autunno 3;jl casi = 18 "f.: l nYe m o 421 casi = 2 1 · :. ; 'l'l'a questi mot'li s i rileva ci[C: 12D = G,G •·. e t•ano ufficiali; l fi:~ = ~.:l "/. e t·ano sottuf'lìciali; 11 72 = 87> ·t. et• ano solùnli. Le principali malattie di c ui s i occu pa specialme nte la s tatistica noso~rafìca rappresenla luci ùa num •~t·os e tavole nume1·iche e gt•afìc he :;ono l'ileo-tifo, la fèbbt'e intermill~nLt:! e il Lt•acoma. P er ciascuna di 'fucsle tre malatt ie lroviu mo limiti lopogt·a fi c i be ne !"picca li , en tro i qu nli poi le a l tre due non compoio uo c he pe t'iodicnmenle. Il dumiuio della febl)['e roo larica è il più esteso cd abb t•ùctin tutta b p<Wle o rie n tale e m e r idionale de llo m o narc hia. Jn ques te t·egioni il liro è li(l) Si ,·er ifìcar ono inoltre 30i su ic idi 115 m orti a cci den tali v iolente.


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DI STATISTICA )lEDI CA

mitatissimo. Vi tt·o viamn anclte il tt·atcJJrtu, 1na nou conze m alattia uuto<'Loua, lle u:-;zizn pOJ·lnla da i reggnnenli pt'OYPnic·nti dalla Galizia, punto d'o t·ig-ine o di dillu sione ùi questa IliO · lattia. La m orbo:::ilt't maiu t·icH s i compot·ta ull'oppt>Slo dolla tilìca r ispetto al tempo dellu com pu t·sa . La malat·ia è a l s uo culmine in agosto e settembre e ùt1 quest'epo1·a la sua c ut·va gt•allca s i abbassa quas i perpendicolnnnentu. 111ovimenci clei malati ner1li sta/,ilimen.ti. Il complessivo numer·o d e i mnla ti nell'ar!no 1817 neg li sta bilim enti sanitari fu di 15 1,7:)1 uomini. Ne uscit•ono '1 43,35::> dei quali 4 ,~00 fecer o pu ssagg-io iu alll'i speJali. Una tabella Jirnostt•a il rno \·irnento de i m uh,tli t·i:;pc tliYa-

m ente ai m esi; da questa ci ris ulta e ll e il rnnggior m ovim en to fu quello in ottobre, il m inm·e in febbt•aio. L 'esito delle cut•e tlegli u:;ci ti da~li spedali ( dc~Jotti ii non appar·tenenti a ll' esercito) può esset•e rappecsentuto dnl segue nte specclr io: ,•t 1 • . • - 8''3 . 11''.,, l '" ~,, G ua11 Rientrati al sePvizio non perf'e tta me ule g ua r·iti 3, :-:-H = :30 Con licenza di convalest ell za ~•• 11)7 = w .},2(j J ~13 Hifot•mali Morti l ,82~ = l ~.

=

lj

per •,,.

SuicùLi, tentati suic:ùli, mn lila~ iuni, aliena;iun i mental i , morbi accitlentali.

Tu tte queste fot'm e vengono trnltate in un ~o l o capitolo. 11 numero dei s uicidi é n ell'eset·cilo aust r·ioco sempre r ilevante e si mantenne in t[Uùsti t1'e ultimi ann i press'a poco n elle s tesse proporzioni. In falli nel l Rli s i vcl'ilìcarono 301 suicid i = 1 ,'lR •; •• de lla fot·za m edia dei pt•escnli. Nell'anno innanzi si ebbe una propot•zione di 'l ,:30 '/•• e l , 14 •t•• nel 187i'>. L'a r m a adoperala pe r compiere il s uicidio fu pii.t fl'equeuteme nte l'arma da fuoco (79 ·/.,). Motivi del s uicidio furono: I n 120 casi sconosciuti, negli altri 189 la causu piu pro-


Rl\'JSTA

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b;:1bilc fu il l i ulOI'o• dr:ilc pnlliZioni, dt·bili, avver sione al serv izio. SLnwl'dllttll'IUIWmle gn111tll.l ù d uumei'O ùei solluf{ìci<lii uei suicidi. Hi:-:pello ul t.~ Ul'mi , •[Ut.!lla di cavallt!l'ia ne con ta il nlD~giùl' nuuH~1·o. I Lenlnli vi d i su i<.:id io si vc,·illca!·ono nella p1·opo!'Zione d i n,'l.:l"J•• e di 0,28 ' / ,. no·gli a nni pl't:r eJenli . Le: mutilazioni vol•mlnt·i•· ocrfli'Set·o nel numero di 117 = fJ ,.):) ·:•• , C' Ì(J•·: in 1110J.!';:!i<H' pro pon~i o ne che nei due a nni uùdic li'O (11,:31 • ..). lìli ind ivid ui clt1~ vi si riferi scono erano lutti non gt·uùuali. Lu ma ~gio1· pnrLe d"i casi occorsei'O nei mesi ili olloiJI'e e IIO\'emlwe, in qur1i mP.si cioè in cui le reclute sono incor·['ul'a le e 1·icevouo la ·1wima isll'Uzione m ilitar•,. L;li st r·om ~ r,li adope1·ati fUirono le ar·mi da 'tag lio : la can::;a rwo!JaiJile a ,·ve1·sione al servizio. A lir·na;,ioni ment ali. - Ci o;;;s,~ rvnl·ono psicopalie sotp1·a 81 individui = U, :l:~ ••,.., p1·e,;s'a poco la slessa jll 'OpOl'ZÌOOe dei ùue armi peeccdcnli. Forrn a p1·eJ omina nli: imhecillilà. m al inconia o n 1a1 Jia. Le cause non si pull:r ono scorwin: nella m elù cir·cu de i ca si. ~ e ll'all ra l'er edità pat·ve che vi entr·a::>:;e

corno momr nto eziologit•o ['l'incipule. Jforti accitlentalc: JICI'

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violenta. -

Fu!'ono 1lj = O, H "/••. P iù della rn elil olei eu si occm·sel'O pe1· annegamc>11to ; •1uindi nei mesi estivi Lr·ov iurno il mns,:;imo numero Ji questi morti. I n uno !:iltèt:l;de cap1tolo !>Orto e;;;pnsli i dali !"latblici sulla i n val iti i LÌI len II !'OI':u·,a e pe1·manenle. P et· l'ilg"ione c.! i m a falli a furono in,·iuli in l icenza B,IK7 wnnini =:l:, · ·•• d ella fo 1·za med ia do•i (H't·senti. Pl'CS:'\1CII•\ ugual nurn c~ r·u oli licenze pee l o sle:;:::o lll dlivo f u l'Oli O ll('Ct.m lal•: 1w i due anni pr·eceùenti, cioè :H •, .. n ell'anno 187(i c :;~l nBI l ~'i;). RispèLLo a i gradi , quelli ello fr·ui!'Ono di convalescenza pos:-;ono e::;se1·e Cl)!':' i rip<n·li l i: U ll iciaii. Sullutlìciali. Soldali .

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. •J<>l = 6 Per • · . 8,~6!> = H2 J

:'\el com p i•'S"ivo nume1·o cll•gl i inviati in licenza per n;s-


313

DI SVJl'fSTICA llEDICA

lallia s i trov1:\ro no ()(i:) = 72 •1•• con m e no di l t•e mes i di servizio e :J,082 = ;J3(l -;.. con un ><en·izio di olll·c tre mrsi. iLe principal i malallie che m o tivaro no le licenze di co tn-aiesr.nnza fi g urano in appositi rrundt•i; tra quef'le merita no di ~ sset·e m e nzionate come le più fr·eque nti il dete riot·ame nto cosliluzio nale, il reuma tismo ct·onico, l'ilro- tifv, le febbt·i per·iodic lle, la scr ofola. le anezio ni cr·onicltc dell' appat·ato r c s pit•alorio. 'P e r invaliditil pe r· manenle furono con gedali l:.l,(H3 uo m ini, i quali r·ispeao &i gradi ve ngo no cosi r·i pnrtili:

U llìciali SoLLul1ìciali Soldati .

;,73 = H) U!IU = 7G l pee ·;•• :1 1,4:>0 = 8RO ~

Oltee il terzo del nume ro complessivo dei congedi pc t· invaliclitù ["!rmnne nte s i rifer·iRce ~ti uo mini che no n ave\'ano ancor lf >m piulo il lo r·o pr imo anno di ser·,·izio. Le inf'crmilà c he r eser·o necessario il cong edo assoluto fur o no pi ù ft•ecruenLc men le il dete r·iMamc nto fi,.;i co, In lis i polm o nat·e e le e t•nie. A q ues te l t·e cause mo rbose s i t•ife riscono 292 •·•• dci rifo rmati. Di lulle le t·if'ut•mc per le lJ'P. OJ'a m e nzionate infet•mi lù :liO·: •• s i t'i fe l'iscono n indiYiJui con m eno ùi un a nno di s~ rvizio mililm·e. Ca~>i di morte occo r..~i ira !J li inclir-id tti .~otto le armi, in licen;a e nalta r ù3err-a: Sollo le a rmi mor·it'ono, come fu ~iu nolu to, 1 ,!lGi indiYid ui, in congedo c ne lla ris ern1 allt·i 5,488 in seguito a m alatlia, c o mple.ssivamenle nd unfJue i,{22 uomini= 8,60,'00 s ul tolale d ei quadr·i. Tulli i decessi, ,ri~ uard o nl grad0 si ripaeliscono come s egue: Ul'l-k iali 1R3 = 27>) So LtuiTicia li RU7 = 10!) l pe r•; ••. Sol dt~Li . G,-i22 RliG : Le p ~' rdile to ta li , escluse le mo t·ti viole nti, s uicid i, ecc., avve nule nell'eserc ito tan lo pc1· gl i ind i\'idui solto le a rmi, come in congedo e nella riset•va, ci sono rappresentate da uno specchio co~pat·alivo riferentes i allr·ie unio 187;)-76-.77, cioè:

=


314

!H VI STA IS77

1876

18~5

!l,187 8,713 9,Hì Inviati in licen za ùi convalescenza Congednli pP.r inYalidilù permanente 13,013 13,3H 14,47à Moi'Li in seguito a m alat tia 7,4::!2 8,42-i 9,368 Totale dc·lle per·dite

29,6:!2 30,-\81 32,988

Le diminuzioni nalu.rali dell'esercito furono adunque in quest'anno minor·i che uegli anni innanzi . Il numero ùegli inviati in licenza fu u n poco s upcr·ior·e a quello degli ann i s uddetti, ma nel numer·o delle mor·ti troviamo invece una rimarche vole diminuzione. L e perd ite considerate ri ~pellivamenle alle armi, per mille degli inscrilti nei f]uadr·i, ci appaiono nel SPguen le quaù ro pure compat·ativo dei tre anni. Fanteria Cacciatori . Ca YOllct•i n . Artiglieria Genio P on lon ieri Sanilit • . Tr•eno

1377

1S7G

1875

26 21

27 23

29

24

23

26

20

10

2:l

2.1-

21

~2

24

2:)

17

29

21 1f>

27

27

1()

16

Ebbero le perdite mag~i o ri ne l ·J877 la fanter•ia, nel 1R76 le tru ppe di sonilà, n e l J875 la fanteria cd i pontieri. L e perdite minori s i r it'et·iscono nel '1 876 al corpo de l Ll•eno per tutti i tre anni. Gli uomini assentali nel 1876 hanno concor so a q u es te perdite nel m odo seguente: Licenze Conf.{ed i l\-lo rli Tolole

:~, 77 1

2.4'>1 800 7,0J1

Furono vaccinati ~,:-180 uomini che non pre!:'enlavano a lcnna traccia di :vaccinazione

Vaccinazioni e r iracinazioni. -


DI STATISTICA )!EDJCA

31ii

s ubita Hntet•iormenle. e si inneslat·ouo 1fi,588 inJiYidui ùei quali ceano vi:=:ibili le cicatrici vacciniclie. Le vnccinazioni ebbero in media il 40% le ri vaccinazioni il :w % di buoni risultati. Opercuioni chirw·uic!te. - Negl i Elabilimenli flu·ono praticate operazioni cliit>urgiche sopt·a 70(; inJividui etl opet·azioni d'oculis ta sopr a Hi. Dci primi guarit•ono ():33 (tJU•/••), migliorarono 25 (3•J.), non migliot·arouo!) (L'/.), mot'it·ono 311 (ti•i.). D ell~ opet.' azioni oculisliche 14 sot·lil'ono risultati completi, solo 2 ehbeeo risultati pat·ziali.

Jllortalità della popolazione e dell'uercito In PruiSia, n ell'anno 1879 ( Deutsclt M ililéir Z eitschrìft 1\". 11). Questo rcuJiconto compilato dall'urtìcio statistico del Regno riassuma i casi di m01·te avuti in Prus:;ia e considerali sotto due soli punti di vista cioiJ delle cause e dell'età. A questo si aggiungono i casi violenti cioè le mot•ti acciJentali ed suicidi. - Un pt•imo fallo che emerge da questo studio si è che paragonando le mortalità del 187!> cogli anni precedenti s i os~er:va t•imarchevole e progt·es::;ivo abbassamento dellt\ m~>desimu. Questa diminuzione pet·ù non ci si appalesa er(uahilnwnte per tuliP le età rrl è da nOtl:li'Si anzi che nel 1879 le mMti al di sopt·a dei 50 anni furono più numerose che Il tl~li anni precedenti. Per vajr,ll.) Yi furono 3:39 morti; h·a questi son compr esi !) bambini, morti in seguito di erisipola vaccinicu. L'età inferiore ad un anno diede il maggior contingente (l LO). La tubet·colosi ha una gt·an parte, come il solito, nella mol'talità generale c la sua preponderanza sulle ultt·e cause di m orte Ri mantiene peesso a poco identica in tutti gli anni. D'in teresse tutto speciale pe1' noi è quella parte della statistica che tratta le morti diverse per età e pi(I di ogni altra deve ulLirare la nostPa attenzione la mortalilù tra i venti e i venticinque anni, la quale ha permesso al compilatOI'C di inslituire un paralello tl'a la mort.alilò. della popolazione e quella dell'~sercilo.


'3 16

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Rli'ISTA

Sopt'A ·IO,(lflf) unm ttll 111 Pt•u ssin fiYenli la sutl,)dta etb mo rirono nel 187!>. O~ in SCf!U ilo a mnlaltio. P et•cltè il para le! lo t· i u::-cisse ('Sa t lo bi::-o::m er·ebiJe cl ae Il P l1'eser ci lo lutti gli indiviJui rosset·o dl'l l\•tù Ji ;!:) u 2:> unni . cio cl tc a t•igore nnn i·, pe,·ciJi· un cc t•lo llUITH:n ·o. di solt'u f ficinli hanno ol l 1·epassalo il 2~)· anno; 1110 questa in e~ u a ­ ~lianza di conft•onto vienP in pnt'le appiannla dal lro ,-a,·s i n ell'es(W:'ilo ancl ae lluon numero di volonl&l'i i quali ~nlt·.a­ prcndono il servizio nl di sott 0 dei 20 ann i, pet• lo clte il -confr·onto può r·iu scit•e n iJbastanza conclmlenle e pt•ofillevol e. Sor gn dapprima n:>:<tt i o n ·iauw ntc l tl eli manda: com e s i com por·la la m urlalitù di'I la gioventù scolla pel' r eset·cito in con fronto di 'luel la della popolnzione ma::;ch ia appr·ossimativamenle di eguale el~•'! ll Tit·sch in un bYot·o l c:c>Li• puhblicalo nd qunle e~li pure ha m e!"SO a coni'ronlo le due morlalilò, elice che la cift·a deLle mOI'li nell'e,;;ercilo do \'l'ebbe rf<S~'I'O r-en lmenle anco t·a p i ù piccola di •ruella <In lui tro vo la poid1tJ Lt'<l Llosi di gen te ~celta e fu t· n i La d i ogni alli Ludi ne alle fatiche; e la le appunto è il risultato di .-ru eslo rendi con lo stalisliro. Sop1·a lO.OUO abi lanli dcll'elù eli 2:0 a 2:J anni nell'anno 1879 m orit·ono in ~<·guilo a m nlattia !i2. :\ll'i nconlf'O sopra 10.000 indh·iclui dcllu l'<Jt'W rnedia dd l'e!:;•!I'Cilo n r~l rnedesitno anno m ori1·ono sol llm lo :!:l, 7. M omen.Li eziolo:;iri i 'flUtti i n/luitjf'<J il O :-:ulfa m orfal i t u dell'eserrito c clelln. f'Oflula :.ione cicil e. - );elln popolazione l e dill'r t•enzr· de'Ile m tw lal ilit delle di,·et·se Jll'OYincie dipendono senza du i ,IJio e pt•incipalmenle ola ci ò che In g t·and e m assa della popolazione dellu pt·o,·incie ot•ienlali e costituila d'agri-

collol'i, qnelln inveee dPile twovincie occidcnlnli e [)l'ecipuarnen te tledicnla all' indnslt•iu. Ed è un fallo in l<~t·essanle da osscn ·orsi c he coll'intluonza danno su Jdl<:! pt•ofessioni c1·esce in l'ugione dil'clLn l'inlluenza del ben nsser e gene1·ale po icltiJ appunto le provincie ocf' identali che comparirono con u nn ('Ì Ù gr ossa cift•n di mm·talilà, !"ono più ag-iale e goùono mu ~~i ot• be ne!'!"Cl'P. c !1e le pt·ovi 11eie ot•ien tll Li. Allt'i e ben rlivr>t·~i mo menti eziologici influiscono !"ulla mor t allli'l ddl'e:>et·cilo. - Essendo esso completamente sottratto


nt STA TISTH:A liEOICA

clallc influenze t•isullcnli tlalle cowJizioni pl'or,!s:;ional i di un dato lu o~o e ris ultando cos tituito dei tnigliol'i elem <:nli d~lle popolazioni , r e:-eecito si tt·over·il pet· amb1·tlue le pr·ovincie in condizi oni di Yitu unif'ot·mi. L'u11ifounilù elle si richiede nc ll'is tr·uzionc e nel s t: t·vizio dcll'eset·cito fu sì che ogni cot•po ::<ia S<JllOpPslu 8. fatich e quasi idc11liche, •tuincli anche snllo que::;lo l'ig um·do uon s i dowebbet·o os>"cn ·ure sen s iiJili dilfi' t'f'nze ne lla mol'talilà. - I momenti cou:-;rdi elle su l(ll r'~ La ruor·lnl ili• influi ~cono dc\·ono quindi es~c r·e r·icerca li Jappr·imn nelle condiziu11i tellul'id•e e climt•lich•: locali e poi unch e p• ~r· u• •a non piccoln pÙle in I] UCI ta11lo tli capacità di r es is tenza e ire il cor· po J t:l la l'ecl ula pot·La c.uu sù da casa e che spen de pni nelle fa liclre J el sct·,·izio. ~l ù il cot·po c he si nulr•isce m•:glio, cu·tr•ris ,,a,.i/)118, i.: anche il più res is tente, quindi le clifl',~ t·enze (]..· 11.:1 tn•)t·bo;;ilù e cldla conseguente mor·lalitil dei \·ar·i luogh i. d•·IJbO no e::;ser•e influenzale dalle conrlizioni di .agiatPzzn dc;.:li niJitanli rr elh• di\·m·se JWOvincioJ. :\la il b cnessct'C d c~]j abi ta nti 11 0 11 e il gulo clw inf-1uisc.a fu VOl'e \'Oime nte s ulle lruppu; ul IJenesser·e si aggiunge la maggior·e dens ilù tleila popolazio ne, e dalla m ng!4'io t·e de nsità si oltie'le unii 111 i:;liur·e scellu, ,altr·o momento irnpot·tanle eh& fa diminuire la m or·Lalilil iu un daLo cor·po Ji truppa. Il <'Otnpi lator·n sce~ li e da l quo.dr·o J ,·Jie malattie tt·e delle p i i.t fr·...rrue n li H e lla rr•· ncl'ale m ot·tal ilù. che Ro no la tubercol os i, il tiro e le llogosi pleur·o-polmona •·i, e queste tr·e malatli& d ella popolazione egli con f'r·onla colle unuloghe dell'·~sercilo. I n quan to tdla tuber·colos i, r·ileviamo c!re tanto n ella popolazicme c ivile come lra i milil<ll'i, la tubercolosi c la causa di numerose rnor·li le r1uali ci son rappr esenta te da 8,8 nei m 'ilita ri, 33,~ pr• r· i civili masclri e dell'età di 20 a 25 anni sopr·a ·1000 per·sone. Com e vctles i per·ò le condizioni sono più v antnf!'giose per i militar•i. La mortalità de! tifo ft•a le d~ popolazioni ci vien rapprese ntata da cir're che vediamo decor rere rJuasi pat•alelle e la v ediamo accrescer si in modo eguale tanto nei militari come ne l ceto civile in quei paesi ohe godono uno s tato di b enessere r elaliv.amente inferiore. - La media dei morti per-


3 18

RIV ISTA

r1uesta mala tlia fu ùi ~ , 1 per la class e militare, di i.JG per la popolazio n e; onrl1e qui il vantag-g io e per l'esercito. Le llog-osi d ella plcur a e dei polmoni oiTrono uno speciule inle t•e;;se in • t uanloc li·~ in I"JUeslo te rzo confr onto non appaiono piLL le conclizioni fuWH'e"o li pee l'esercito le quali e m e r sero dai due confeonli folli pilt so pr a. La cift•a de llt.1 mortali là nell'eset•cilo pe t· '(ttes ~a infe t·milà è più e le v a la elle quello offe rlac i <iolln pop olnzione. Viene a spiegarci rfl.llCslo fallo l' unifo t•m ilò. d e l milita t·c servizio, pe r la quale le relali\'e cause occa~ionali di 11ueste m a lallie (con l'intlu e nza di improvv isi cam bia nH' nli atmosf'e t·ici) agiscono più fr·equenlemente s u l soldato eire in qunl ,;iasi a ltra classe della popola zione . Le mo1·ti pe 1· flo g-osi plc uro-polmonali furon 5,R nei mililal'i, 4,5 n e i c i,·i li so pt•a 10,000. Un s e con cio capitolo del r e ndic onto elle nnt1iamo rapidam l!nl•1 scot•r·cmlo l1a per og~el to la morta lità pe t· a cciden ti ed infol'tuni conf1·on tata put·c e ssa fra le due c lassi. S 0pea 10,000 m asc i1i d ella popo lazio ne, della Alà 20-2::> nn n i m o t·iron0 7, O individui pe t· inroet uni ; per la medesima causn l'eser cito per dcllfì 1:>0 uomini va le a dire ;),G per 10,000 D evesi qui pe t•ò n o larf' un a circostanza c he rend(1!'e bbe r1uestn cif1·a on col'f\ più fnvo1·e vo le nll"t'!';Ct•cito, c•l è rh e in •1ucsto lut ti i casi d' in l'or·Lunio, non uno eccet.tualo, ve n go no de nun à1li o com e !ali I'CS'Ì,.;tr·ati. No n succede lo stesso per la popolazio u e c i,·ile, d o vl:l n o n Lulli i ca::i d i 1nuesto gener e v e n r.rn no fl cognizio ne òcll'aulorità; t\tlunque la m ol'lalilà ùel la pop<>lnzionc deve cs'iere ~ u per i ot•e pC!' 'JUes lo riguat•do, di f!uell èl clio r i \'ie n e o Oc r ta dnlla s lalislica . O ~mt11a dalle ci fr·e di mflt'talitA M i s ingol i c01·pi i· infe rr ioJ·e n 'fiiPlla d1·lla t•e lntivfi [ll'nv incia. La grande s orve ~l inn zu rhe s i pu<'' el'erritm•e so lo m erlinn le u n a rigida disci plina è 'luellu r h•' ci l'piega le porhe mot•Li accidentali nell'e;;f'r•citn dove pu1·e no n sono por lw le occasio ni ù'info t•tunio e fo r se mnggiori c he Mlle all r·i classi sociuli. Gli uccidenti m o t•La li ;:opr·twv e nuti dire ttame nte pe r s er,·izio

non sono che ~~~ sopea i 1~10 sopradet li, CJUindi 2, l per 10,000 e gli nltr-i, rio ò 1·, !l per 'lll,OOO pct·delt•:t·o la vita pc>t' loro inuHeùulez z:a o coll'a · I n '!ll!lllto alle cause di 'llleo:li info r-


DI STATISTICA li:ED!CA

3 19

tuni non ne troviamo numerato che due, cioè l'annegamento, che cagionò il maggiot• numero di vittime e l' insolazione (con G casi di morte su '10000) e lutti in ser·vizio. Le allre cAuse sono complessivamente messe nella rubrica cause dicerse e non meritano una speciale attenzione. Finalme nte un terzo capitolo è dedicalo alle morti pet· suicidio. Fin qui il par·alello delle due mor·talità era fallo tanto da una parte elle dall'allt•a sugli individui di 20 a 25 anni. Questo pnralello non darebbe più r·isulltll i veri se s i applicasse anche alle mortalità per suicidio. Siccome i suicidi nell'esercito per uno buon quinto soprassavano il 25 anno così s i deve confrontsrequesti morti con quelli del la popolazione non più dai 20 a 25 ma da 20 a 30 anni - Nell'anno 1879 su ·~10,000 abitanti s i suicidarono :3,2 individui, nell'esercito invece i , 5. A tutta prima cyuesta cifra pa l'lerebbe mol to in s favot•e de ll'esercito - lullaYia s i fa osse1·vare clte accade nella popolazione n nel te pe1· i suicidi quello che abbiamo vislo accader e per gl'infortunii ; ciou non lutti i casi ve ngono registrati 11 uali r ealmente sono, mentre s i può dire che nell'esercito, anzichè ommellernl'l s i r egistra come suicidio qualche caso incerto. Ad ogni modo la differenza è ancora troppo sens ibile pet•cbò solto cyuesto riguardo il confeonto non tot•ni molto a s vantaggio dell'eser cito. Di questa maggior cifra di suicidii si vo1·rebhe incolpare da taluni la natura s tessa del servizio mili la!'e. L'autore ce1·ca di confutare cruesta opinione abb astanza diffusa, adducendo che se la causa di questi suiciti ii risiedesse nelle condizioni tutte s peciali della ~ita milita re, iu cift•a delle morti dovrebbe essere equabilmenle disll'ibuita nei vari corpi; ma cio non è, come lo dimostra il quadt·o s tatistico (che qui s i omette per b1·e vità). · Invece le cagioni dei suicidii devono ricercars i se non unicamente, princ ipalmente in quei momenti che, del tutto estranei alla vita milital'e, suno in s tretto rapporto coll'influenza della stagione; rapporto di cui si trova l'espressione costante nelle regola1·e oscillazioni che si verificarono durante l'anno. Infatti · Nell'a nno 187H s i a vvet·arono suiciùii:


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N e ll'e!ieJ·rì Lo J" li'Cllle:-Lt·~. 21-, l •.'. 2• id ;!R. r, " :l• itl '0 1 -l • :. 0 16, 7 ,. 4. id

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!\elln popolazione.

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I l JlLll'alelli::< nlo di ' JUCsle cì ft•e è evitlente. La ~unn dPi s uicidi a;;cenJe in gc ·unaìo, tocca i n g iugnl) il suu cu!rninre e discl!nde in !;'<'~u ilo JH~c· ~iunc-er . ·•; Hl mini11tucn Jtc:ll'ullimo mese Jell'u un o. - Ecco aJunque elle lo fi'I''J uenzn dei s uicidi nc~ll'ese rcilo èrnJt·ciJl.Je di pu 1·ì p~1sso con 'JUCll i d ella pop f)lnzione . - Li} cungellu•·c messe fuori da ceJ•ti Jilantrop i i q uali susle ng:o n o che il soldulo atten ta ai suoij gìot•ni pet· il rt> pc: ntìn n e<ltllbìn m e nlo d ì Yila, n os tul ~in, n1ancanza d'alliluùìnc alla l'ig-itla ,liscìplìna , cud t•elliJe r o lulle, perchi• appunto i p1'itni mesi dPl SCI' vizio, cioè al n oveml>t·e e ciil!embJ·e qu ~-:i mesi cioù in cui le J•eclule di l't·esi'O inco rp o i':J.I e ùevono selllit·e lulla la du1•ezza della nuo va \'ila. son •1uc lli c he c Janno il llllnimo Hutue1·o di suicidii . ~

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S.Ulle oonclizloni s&nitarie dell'esercito inglese l'anno i879 , (T!t e Lancet A gosto '188 1).

nel-

L a lì)l'za dell'esei'Cilo inglese in pat r·ia e fu ori fu ùi HH.ù~2 uomini. In ques lu cif'1 •a n o n son o incluse le Lr·uppe impiegale n elL\f!!·hanis tnn. l ri coverati ed i morti furono nelle pl·opot•zioni di. II 6H e 20 p~ r 1000. Il numet·o deg li inabili per inf~ 1·m i l li raggiunse 53,1!0 pel' 1000 della forza. Questi rapp ot•li sono s u pe1•io ri a •Juelli dei pr·ecedenli ù ieci anni. L'aume uto della cifr a J•~lla m o •·Lalilà di 7,4!'1 per 1000 al disopra del!« nlf'di a fu in g t'aJl parte ùov u to ai fl:llli rle li'.HI'ica ùel ~ uù c d a l disa&! l'o d' l sanùul o; ma a nche sotlraendovj i fa lli clell' AJt•ica dt!l s wJ, la c ifra med ia della m odalità sale o ·J5,29 per 100ù cio~ ~ 'luas i di 3 pen 10UO al disopra. de lla m edia, c osicclt& l'an n o 1879 sembt•a essere s Lalo poco favorev-ole alla sa~ Jute doll'esei'Cilo.


DI STAT IST ICA MEDICA

32•1

Fra le truppe dell' inler·no, le ent1·ate all'ospedale furono poco al di sopl'H di qu t'lio del 1878, ma la piccola ditl'erenza può allribuir::<i alle ost:.illazioni oi'Jinarie cagionale dall'inclemenza dell'i n vemo. La morlalitil fu di ·t pel' ·1000 al di sopra della m{'ùia ùcgli anni pt•eceolenti, pr·ecipuamente pP.r mnlnllie tube1·colose. Grancle effetto ha rn·odollo la ri vaccinazioue, !JPI'l'irè s ulla forzt~ di 80700 uomini, sooos i manifP.stuti soltautu !>ei casi d i vaiuolo. ·In Gibilterra, Hl di una for·z:a metlia di 4!>1G, uomini fu1·ono ricovel'ali RRli i 1000 rnoi·li l'tu·ono n ella propor·zione ùi 9,~() e la media co" lanle degli ammnlnti di 4!l,8G per· ·1000. In Mallu la l'or·za rnet!m della truppa fu d i 46l;S, gli entrati nll' ospedu le m: lla pr·opor·zione di 1'172, i mor·ti d·i 8.3fl e la rneùia c osta nte deg-li amma lali di .66,+8 per· 1001). La forza med ia in Cipr·o fu ùi !iGO uomini, c:lre fur·ono r·icoverali all'ospedale nella JWOpcwziune di 14.70 pe1· JOOO; i morti furo no nel rapporto Ji 21 ,:W e la metliu cost:111le dagli ammalaLi d i ;,_~,OH. N ei po!iscdirnenti del Ca nadà gl i e ntrali all'ospe(lale furono n el rapporto eli 9R~ . i mor•li di 4,62 e la m edia costante deg-li ammalali di 4:),70 per· 1000 per '1000. Fra le tr·nppe di Bermuda i malati furono nella proporzione di 5H6, i morti di 5,0S e la media costante degli ammalnti nèE rapporto di :u.,12 N e lle Indie occidentali la m edia dei ricoverati sulln forza di Hr;o europei fu di 6H , quella dei mol'li di 10,27 e la media costante degl i ammalali di :12,()3 pee 1000. Fr·t~ le truppe n eee i ricovet•ati rag-giun;;ct•o '11'•:3, i morti 17/•'7 e la media giornaliel"a dei m ala ti ;.8,1-9 p E:l' 1000. Le Lr•uppe bianche della costa occidentale delll' Africa furono r·appresentate soltanto da 12 ufficiali dei cruo.li uno morì pet• suicidio e due LOI'Ilat'ono 111alati in Inghilterra. La fo1·za media delle truppe nere ru dr 4!>2; i ricovel'ali ne ll'ospedale nel rappot•to di 1583, i morti di H,22 e la media giornaliera degli ammalali di 63,78 per· ·t 000. La forza media delle Lt·up po a.l capo di Buona Speranze e all'I s ola d i S. Elena fu di 1~5M, la pr·opor:.::ione per· mille dei 21


RIVI STA

ricoverati all'ospedale di 970, morli di U!l,33 e la m edia giornaliera degli ammalaLi di 0.\.,40 pe r ·JOOO. La salute delle tr•uppe n €:ll'isola di S. Maurizio fu poco soddis facente . I r-icover·ali furono nelle pr·oporzione di 3043, i mot·li di ~5,8:3 e la media coslanle deg li ammalali d i 32,42su 1000 della forza media di 3~8 uomini. I ricover·a li ne ll'ospedule lt•a le Lt•uppc bianche n e l Ceylao furono nel rappo t·lo di 1181, i m01•li di '19,30 e la media giornalier·a dei maiali di 50,·10 per 1000 sulla for·zn media di 881. Lo slalo de lle teuppc in Cbina da t•isullati assai soddisfacenti. S ulla foeza m edia di 1876 uomini fut'ooo ricover·ali all'ospedale nella pr·opor·zione di !)2R, i mot·ti furono n e l rappot•lo di G, 92 e la med ia g iot·nalicra dei malati di 53, 3i per wno. La ro,.za media delle truppe e uropee nell'India durante l'anno 1~79, faUo eccezione di tJuelle impiegale nell'Afganistan, fu d i .i-!J~•3'i; gli enll'ati all'o;;peùale fut•ono n e l !'appot·lo

tli 1912 pel' 1000, i merli di 2:),88, la media costante degli in,fermi 7~,16 cd i t•iforrnali rinvia ti in lng hille eea 47,14. Queste cifce sono evid<:mlemenle supet·io t·i alle conge n e ri de ll'm11ro 1878, mu l't~ume nlo nei l'icoveeali e negli infe1·mi s i risconlr·u quasi cornplf'la me nte n e l Bengala ed a Bombay, e quello dei m ot·Li soltanto ne l Bengala. ì\ el Ben~~lla i t·ico\·c t·uli s u di una fol'za media di 2912g fu t'ono twl t'a pporlo di 20:!0, i mot·li di :H,OG, gl'invalidi l'imanda ti in palt·ia di ·'i-3,ùti e lacifr·a costante degli ammalali di iG,ìO per· mille della l"v t·za m edio. Le f~bbri inlel'milleuli, le malrlllic del s is lema t•espimtorio ' dig~ t·e nLe ed urinat•io furono cnnsa delle elevnl~ cift•e d egli enLl'ali, me nlr·e il colt.>t'<' ru causn deii";Jila cifra di mot·Lalilà. In Madt•a:; gl i e ntrali n·~II"Q;;pe.ta lc l"ut'rmoHO:.l, i mot•li 17,70, ril(wmuli 4},4~> e lo media co:;la:rle drgli ammalali u:--,,19 per 1000 su di una forzq. m edia di 10.~10/. In Bombay su Ji una fo t'Ul eli UDOI, gli entrali all'ospedale ful'ono nel ra prot·lo di ~I ,:H, i moi'Li di 1G,3 ~. i J•iformali di 60,1!) e la media coslo ule degl i ammalali di 76,ò:l per· 1000.

,,


DI SHTI S TICA MEOlt:A

Alcuni dati numerici aulla leva della clnaae 1880 e le ~cende del B . Esercito, dal 1• ottobre 1880 al 30 aettembe 1881 (tolli dalla llelazione che annualmente pub- • blica il caY. te nente generale F. Tonn r::, d in~tlore generale Lece e Tr ut'i'" al Minis tero della guerra). A . •'vlililar i a ruolo il 30 settembre 1881.

1. Sotto le al'mi :

1[!)67

ul'ficioli . Sollui·Jiciali Capot•ali Soldati

H::J93 21132 1207-i-0

T otale Truppa di fantel'ia ùei distretti . • degli alpini . " • dei ber saglieri . di cavalleria. lt d'artiglieria . . del genio . dci carabinieri RH . . · . , alle scuole m ili ta r i · )) delle compagnie di sanità. ,. eli invalidi e vetet'ani <.leposili cavulli s talloni. . "» compagnie di disciplina . ~tabilirnc nli penali (uomini di . . gO\'el'nO) . . stabilimenti penali (detenuti)

..

Totale ll'uppa .

17:11-32.

700:38 !)2!)9

;:,;:,;:.! 11 811 l RlfJ8 11-SOR

3800

1DG37 2767 l H:J

703 236 1305 3:J5

1606

1Gl46:j.


RIVISTA

TR U PPE SOTTO LE ARMI ARRUOLA MENTO

ETÀ

SERVIZIO

l

Volontari o rdi di al piit f'On m eno nari . . . . 131-W ~ ~ anni l03't01 d' 1 UllliO 71411 Volonta•·i di 1 anno. . . 101 5 da 21 o 2::. 1:1[()01 con 1 a 2 anni i2:201 Su rro~ali rli fratello. . 588 da 25 a :lO 3 nnni 28!lRORI l Rall"erma ti d i 1 anno. . . . 9!">5 1Ja 30 a 10 Gl58'da 3 a 5 2!J.Hl l Rafferma ti con premio . . . i ();)f> ùi olll'e W 1;)1":"1con 5 a 8 106:11 Dag li inscrilli 13120G CO li 8 a 12 (j()lJ conpiù che12 381;):

12l~>!l:con

l v

Ascrilli all'esercito: C)

o c

·= o :: :.. "' : 8 C>

tzl .. ~

.,

.,.,

:::o ;::;!13

Totale tru ppa

.

18GH3

52-11

ii:"'

161;i27,f.2

,

1342!11

12?l!};

l"

--

719002 20~74'l 101'1 'i-13:

»

Ufficiali . . Id. di comple me nto

12H7

197~

21 :J!ll 3:273

25()3

361

»

Totale ufficiali

H7JO

231-0

21 5!)

Totale generale

---------

Totale

- ,

i'i'3284- Vt · - . 62:!693 <>w·-a3 . . IG026 21135 3!)!'130

.

o!

•:::::o

Q,

Solda ti. . . Caporali . . Sottufficiali .

.."'...

"'~.. ·--·-""' ·...,..-

'N:: ·-.o

.

1a:m2 2!l2t)8·t 823970

36521 1833554

Hl552 2930

3:r;:~ '

22i-82

3~73

18560313

---

1028793

j


.... 3">'l'

Dl STATJ STH.:A MEDJCA

B. Leca (classe 18GO). 1. l nscrilti (a lis le approvale) :1~3'107 Vis itati . 272152 75075 Rifor m a ti . Eccedenti alla 1• cale>goria e d assegnati alla 2• . 3839:3 57516 Asse;;nali alla 3• . ") - :,. , .') Stude11ti t·itn•m uali al 2G~· anno 201Premun i Lisi pel volontariaLo. . 560 Studenti rilat·dutari d'allt·a leva 9279 Henitenli (').

Contingente ~!Jeltiro (incorpot·ali). I nsct•iLLi a rt•uolali. 60:173 Surrog-ati di fratello. 9!1 Ufficiali . 1G7 Allie vi di istituti militari. !G:J V olonlal'i ordinari . 20:31 Voloula.r·i d'un anno . . 9GR Stude t~Li uni versitari '1!)8 Volontariamente passati alla l" cale34::>

Totale

G't3i G.

Eset·cen li m edicina e farmacia, 133. LeLLet·a li -'tR,:H p. •j•. :-:>opevnn solo legget>e 2,78. Analfabeti 48,88. l i nalj'al;eti. ( per "f.).

Pie monte . T oscana . Mar che Sardegna . Lombat•dia.

28,12 ti3,14 63,42 74,37 :l-i-, 7(i

. t•) Il ma::g-ior nu mero spettò a lla provincia di Oeno va (13,10 p. "/ 0 ) , il

m•nor e a qu ell a di S ie na (O, !S p. •;.;; il circondario di Lugo da dh·ers i anni nou dio alcun renitente.


,.l

326

fU VI STA

Roma . Umbria Sicilia . Veneto. Emilia . Napoletano

·'

•••

5:>, 7G {):3,5J 75,05 44-,76 r>G,59 6!J,!)()

. •

Istruzione della cla~~e licen:;icda (1858). Analfabeti: Al venire a lle armi 50,77 p. "/. ; al licenziamento !l,W (nlcuni sapevano pe1•ò leggere). 2. Più notevoli cause lli riforrna: Ai

..

l

.

.. . •'·

. l

\

.,

Deficiente statura Gracilita . . Difello d'ampiezza del tor ace . Ernie viscet·ali Gozzo e gola grossa Malattie oculari . . Vizi di forma ùel torucc CaclH~ssie. . . Defot·m azioni dello scheleli'O Cicatrici . Varici . . Att·ofle delle membr a Mancanza o deformità di dita Jdrocele . . . . . C on~iuntiviti croniche . Alopecia . Cirsocele. . . . Tigna . . . . . Vizi del cuot·e e g t·ossi vaf:'i . Ct·etinismo . . Manc&nzn d'un occhio . T ubercolosi polmonat·e . Sor.J ità . , . Epilessia e corea. Uli te ct•onicn . .

consigl i di le,·a

Ai d istretti

e corpi

27812 11G25

-~ 7:->

i }()!)

4:l

401!)

:21-68

:)32 :t ;li

22}3 2001

81

66

1713 1707 1032

1!)() 19-i

Wt:> !J:3G

51 28

G!)3

42

1370

C)-

_,

5!)!-)

5RO 45G

2'2 23

4al

87

a~~+

:102

21--i·

:lO

207 20 ~

10:1 t!lO 'l(j;)

66 16

49 31


:1?7

Ul ST.\ TISTICA UEOI CA

.

.\Ì CODSÌ~j)Ì

Ai <litt reLti

tlì le va

e l)orpi

Obesità 16-i . 1~,() Balbuzie 32 Miopia. Ha 29 Allerazion i e ma neo nza di dc n Li 136 23 Man canza d'u11 membro 100 Strabis mo 7R l\lutolezza l • Alienazione mentale. 9 18 4 l pcrmclt•opia . , 8 Pellagra . 7 :J Astigmatis mo . 3. Riass unto: 7:->(}7;) R iformati ai con!:'i~li di leva per difolto di stnlut·a . 9:Jl1 p·~ r infet•milù s ana bili . 27:!:,1 R imandati allo pt·ossima le va per alll'C cause . . 2070 -~

Totale Proposti ai d islretli a rifOl'llla . a i COI'pi.

. 3811:38

21 O:l

-

·lo·~-

"

•)'

Totale R ivcùiùili

R iformati

.

2:JOU

.

pPr mancanza d i sl.alura per dif··llo d'ampiezza 2R't0 ( ùel lot·ace . • . . 43 '>~3 1 per in fet·m i tà . (To tal e ~·

A ssegna li ai corpi Granatieri. F anteria D is lrelli . Alpini . . B e r sagtiet•i .. Cavalleria. Artigliet•ia

80<i 322-i-l 3:>~(·)

2ì:Ji :)2!)8 40:)8 GH7

(") Nelle sezioni panilttieri.

:,7127).

172G Genio . 2il1 Car·al>inieri ~3 Hipat·li d'istruzione 1 12G S•[Uaùt•one palaft·en • à27 C:ompagnia ~a n i lù . Ccmpa::nie di tliscirl. e stabilime nti penali


3:?8

lt!VIST:\.

Il mn;:gior· numét'O di innlJili pc.!t' di fcll lo di s~a lut·a, occOt·se a Ca~liut·i (:W, J3 p. ' .•). La slulut·a mllss irna s'ebbe ad Udine. La s lalut·a mt}dia g••n. (abil i et! i nabili) ris ulta di metri ·1 ,62 I d. id. degli idonei . • 4.6-iIl m aggint• numet·o rlf!i t•ifot·ma li (38,:ii- p. •; . fu dalo dalla pl'ovinciu di Calam:nt·o, cl H• di~d c pure ben 23,07 rivct!ibili p. ·; .. Il minor· numet·o di r·il'or·m c oecor se nella pt•oviocia di V e r ona (13,37. CtJll t:l,'iG rivedibil i). C. I'ere/ i te del l'esercito. 1. Collocali a ript)SO e giubilaLi . !.>15 _, Amrn essi u pensione a se)!uilo eli rifot•ma . Iu viali in lun!fn licenza di con\'alescenza 3588 Riformati in t•assrgna di t·irnando . 4161 ( Sollu!Ticinli . 87 2~0 R ifotmali ~ Ctt pot·ali . . t Soltlnli 38à.i9~

Pet• cnusa di SCI'\'izio

~) \

Rlf'ormnli !'pcltanli 2'1:1 ulln fnnlct·iu. 1DH ai be r~ugli e ri !J:) alle scuole mililat·i 47 al ~e nio 1001 alla cu Yalle!'ia . 3:H ai di stt·c lli '1:!:) dl'lc.lnnl i e comp. di::;c. ai cand,iniet·i . r);, oll'm·IJ!:Iict·ia. n;.:-li alpini . 2H u ii•; ~'Oil t p . di ,:;anilù :lo pc.!t'Sonale di govcmo 1 R ifMmnli con non più d'un anno di i'Prvizi<) 172!); da l a 2 sn11i, 1:111; tln 2 a :l, 7U:l; tlu :l a ::,, 181 ; da 5 a 8, H-· ùa . l '

so

8 fi lll1i u 12, 30.

Co u.~a d t•ile riforme. Tuber colosi polmonut·e ·1l·'tO l tlt•ocele Et·nie. CndJ(,o s;:ie . M t\I'OSJnO . ~1alaaie oculnri ~l ahltl i e o,.:-<cc Vizi r :mliaci .

~>1)5

CÌI'50CCIC

:m!l 2:W

l dt·oLoracc. i\ I iopia . Emollisi .

~os

A([P I'HZÌ011Ì dci

1!H

Sot·dilò .

:lo:i

33 :12 2~> ~:)

:12 denLi

!!)

19

l' urono pur I'Ji'l.ll'tn'.lti per rassegna C2 rnllnari t.l cll e classi in congedo illim itato.


329

Dl ST ATJ STlCA. MEDICA Conse~1wnze eli lt•a umi

1!)0

!)2

AlicnazioiiC rn::-nlule E pilessia e c01·ca SG Gozzi . 70 Vizi ac•1uisili dd Lor•ace 53 \' ar·ici. 52 O lite . 3!) 2. 2\l o r·ti (:;ollo le ~:~ rmi) . Sollutliriali C11porali

Dalbuzie Obesi la. Ma nca nza d i s tatura . Alopecia . Strabismo deformante

15

12 11 11 5

1

N os~ l gia .

11:! \ 1H ( 2034

Snidati . 1778 ' Giornale allo armi, 'iU3GG08 - F o l'za tnedia 20311 ~ Mo r·talilit ·10 p. 1000. Nel 4• tr·irneslr•e lRIIO, 1,!lU; t• ll'imeslre 1881, 3,07; 2• lrim estre, 2,5 1; 3• lt·imestr·e, 2,30. F a nlc t•ia. H~d = 10.1-2 p. % Suicidi O, 10 Distretti . HG- !},:!7 • • 0,06 :):, Alpini . 7,}1 • 0,81 " Rer sagl ie l'i . 212 - t:l,SO • O,:JO " Cavaller ia 17!1 = 8,1i:l • • 0,19 Ar·tiglier-ia . » 175 D,2:• ,. 0,21 .. Ge nio . :l~ 7 ,O l • Carabinicr·i . 172 = !>,5() • • o,n~• l Sr uolt> m ili la l'i 2:l = 8,0} • • Cornpngninsauilà l !J = 12, i8 n • Invalidi e \'eler·ani ;J;.l = 42, 1,7 • Dep. stalloni . G = 16,GO » • Comp. dr~c. e stabilimenti penali 28 = 8,2G ,

-

-

,o:,

Morti per causa d i ser·vizio . Id. per suicidio I d. per• anrwgamenlo . I d. per· malattie '1872 (U,22 p. 10110).

28 g;-, (•) a:3

(') Il numc r·o mn~giore s i Phb~ nei m~si di mano. maggio, ~· iugno, agosto; 6!> furono consumati con arma •lll fuoco - 7 per precipt tamento - 8 pe r appic~amenlo - 2 p~r· annPgamento - 2 per· as fissi a - 1 sotto un treno - l per an·elenamento. 16 possono 11ttrì bui rsi a cause morali - 1:1 ad a lie nazione mentale- o per sotTet•eoze n~ichc - Hl per mancanze, crimini. '


330

lli\"ISTA DI STATISTIC.\ MEDICA

Le malattie che diedero luogo a decessi furono precipuam ente: J l

j. l'

·,

••

.

1 l

~ l

Risipola Vajuolo Morbillo . Tifoidi. lVl eningi te cerebro-spinolc Jnfezioue malat·ica . Allre m alattie d'infezione. C11chcssia scr ofolosa Cachessia scorbulica . Anemia . . Affezioni ce•·ebro-s pinali . Mania. Tis i e tuhe••colosi • . Affezioni polmonali . Affezioni cat•dio-vasali. P erilonile Affezioni addominali

14 26 cre br. e marzo ma!òsima)._ 63 id. 468 ( minima p-ennaio). 15 67 (ottobre, massima). 28 18 5 8 130 (fe br. e marzo mu s::;ima)_ 9 205 (•) 501 tmarzo, massim a}. 37 lìO

86

l :1

v l

.. J l

11 nume 1·o map-~io !'e ùelle r iforme per tubercolosi p olm<tnale s pe llo agli indh·idu i delle provincie di Cagliari, Sassa~ Catania, l\lessina; qui mli a que lle di Cosenza, Pote nza, Salet•no, Casct·ta; poi Firenze, Tot•ino, P et·ugia . i") Fino a !O anni. ì\0 IO - a :?1, N• GO - a 22, N' S9 - a 23. N' 71 a 2.1, N• IS 40, N° S.

l

.l

;.! •

a 25, l'\ 0 10 - da 2~ a 30, N' 20 -

d a SO a ~ ll, N' 1 ~ - oltrle


VARIETÀ

Pet• la singolar·ilù del caso ll·ascriviamo la dichiarazione pervenuta a questo Comitato dell'ospedale militare di Ma ntova , rigua rdante certo Trc visi Fl'a ncesco il quale fu co là visitato per l'applicazione dell'art. 93 della legge sul r ecl utam ento. Occorre app~'lla di nota re cht! d i fronte aJ unomalie di s trullure cosi notevoli il Comilalo sanzionavo ampiamente il g iudizio giil espresso sul cas o ùai signori uf'fìciali medici del dello I'Jspeùale. • Tr·evisi Francesco, fr·a tello dell'inscriHo Celeste della " classe 18G1, N. 205 d'estrazione, del distretto di Gonzaga « ha l'elù di 23 a nni m ostrandone in appar enza almeno 32. • È di lc mper·amenlo s ang-uig no venoso, di costituzione fie s ica deterior a la, è curvo della persona ed ~ mnl fermo « nella stazione el'ella per le a lterazioni schele triche qui in • s eg-uito indicate. " ~ulla di anor·male si p resenta al capo ed al torace, ma il • segmento lombar·e del tronco presenta la colonna veete" brale deviala con convessità a s inis tra. li bacino è Iar·~o c più Jel normale nel senso del diameteo an lcr o-postc r·ior·c « SaCI'Opubico. " Alla l'egione del pube s i osset'Ya mancante la sinfìsi • pubica per· difettivo sviluppo della ossa omonimn e, per· la • sopr·amonzionata a nomalia scheletrica, Iccoscie si !'\ làccano " dal tl'onco divNricate in modo che alla loro oeig ine le faccie • interne distano una dall'altr·a di ben oltr·e d ieci ccn timetr·i, • lasciando in mezzo un lal'go ma breve per·imelro. c Ambo gli arti inferior·i e più specialmente il sinis tro sono " arcua ti con con ves~i tà all'este rno c la coscia destra e a l" quanto a lr·ofica, mismando in periferia tre centime tri meno • d e lla s inis tra.


333

YAillf.TÀ

Alla regio ne pubica ~ror·ges i un tumore cJi fo rma OYoic dale, colloca lo ll'l\sve r·salmeute, gl'Osso com•; un m e zz·o ,·o " d'oca sporgere dalla c ute ar'!'elr·ota <Ielle pa1•eti aùdominali. c E sso ò ricoperto d i mucosa eossa ed il·r·ilnla c he sec•·me c abbonda nte qua nti tà ùi muco viscido che !"gocciola pel solc tostantP pnne.. S lnccasi questo un centime tro cir·ctt al ùisollo c del tu more: e mollo ro rlo ed appiallito, é mancan te di • pr·r·p uzio, é e"coriuto :::.ulla ~ua pat· te dor·sale e pr·esenla " lo ug iludinalme nle un solco c he lascia scorgere l'inco:nc plelo ravvici namento dei suoi corLi cor pi cavernos i: le J'" mina con un g-h iande schiacciato sulla c ui po1·te i nferiol:"e • n otasi un rudime ntale ed impe rvio o r·ificio ul'e tr·ale. c Sulla superficie umida ed a rrossala del tumor e, c he non « e nltt·o c he la vescica ur·in~.:riu exlt·oflessa, scor·gonsi J u e • piccole bocc ucce s itua te pres!:>O che allo stesso livello, • una a destra, l'ullr·a a s inis tra s ul la pai'Le piu ba.ssu del c tumor e. Da ques te boccuccP. che alt.t·o non sono cb e ~li • sbocchi degli ur·eter·i , Yedr~s i s~or·gar·c altemalivamente 1..'d c A piccole gncrie l'ol'ina clte cadendo di continuo s ulle parli c sottoposte le irrila e In esror·in, ma<'el'ondo inoltr·e i p a nnr « de ll'individuo in modo da obbl i::;n r lo a cons umame buon « numel'o . Sc)tlO il peno s i pl'esf'nla un corto e la rgo scr-oto " entr·o cui g iaceiono i due teslir.oli (li grossezza no rma le . " Dai falli espo!'li la Co 10rni ~sio nn, l'iconoser.'nùo aff~llo il « T ravis i da exLI'olia de lla ve'.:icica, lo gi udicò in modo as c soluto e permnne11te inAbile a 'IU[d :< i \'01:! 1 i t~ ocru puzione " lucPa tiva n ello s l!·ello senso vol uto dalla legge e dal r·ela" liYO r egolame nto •. c


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CONCORSI

Programma dl concorso.

Il Comitato inlet·nazionale della Ct·oce Rossa melle al concor·so tr·e slutli destinali a completar·si l'un l 'altt'o sopra L'ade ll'improooisare me::.:i di soccorso per ferili e infermi. L'uno avrà per oggetto l'impt·ovvisazione dei mezzi di cura; Il secondo l'improvvisazione dei mezzi di trasporto; Il terzo l'impr·ovvisazione d'un ambulanza o di un ospedale rla campo. Il per sonale sanitario d'un e~ercito non ha sempre in tempo di guert'a a s ua tli~posizione un materiale particolare precedentemente uppar·ecchia lo per suo uso, e corre per·icolo di t.r•ovat·si ridotto aU:impotenzu se non sa impiegare gli oggt'!tli che sono alla sua portata trasformandoli e odallandoli ai bisogni dei feriti. Questa necessità può pr·esentarsi tanto per i soccorsi da dat·s i sul campo di battaglia e alle ambulanze come pei trasporti e l'impianto di ambulanze ed ospedali da campo. Pertanto il Comitato tenta di ottenere la cr eazione di opere a ppropriate ad insegnare alle socieLA di soccorso, ai medici ed infermieri militari e civili (giacchè tulli possono trovarsi in sim i li congiunture) J'urte di supplire cou oggeUi ù'uso

comune e r eperibili ovunque, a ciò che può loro mancare. Molte pregevoli ed ingegnose indicazioni furono già date in parecchi scritti, ma esse s i trovano sparse in opere varie, dove non sarebbe agevole per tutti il ricercarle; e quando anche il presente concorso non avesse per effelto che di raggruppare metodicamente quelle istruzioni avrebbe per ciò solo la sua utilità.


CO:'!COHSf

Allo scopo di far meglio comprendere il con cetto che hu sug~erito qu e~ L,) progr·amma diamo 'JUi come indicazione e senza vincolo aJcuno per· concorrenti, l'enumerazione degli ur·;:omenli principal i sui quali pol!·anno rivolgere le IOI'O inves tigazioni. l • Studio.

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A questo s i riferiscono natupalmente l'uso degli emos ta-

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tici, de~li appar ecchi da ft•aLLut' e, ·i t•efrigeranli, i mezzi pratici per applicare il metodo Lis te1·iano s ul campo di butto~l ia ecc. Con vct·r•ebbe f"!UÌ passa1•e in rassegna i mobili, gli utens ili, il maler·iale di biancheria e ves tiario, i prodotti del s uolo ello val'iano in rappot·to al clima, la stagione, la localill~, c he possonc put·e oll'rire delle ri sorse; converrù ancora mo· s Lt•at·e il profi tto cbe se ne può lrurre s econdo la sede della fet·itu o la n alut•a della malallia . 2" Sluclìo. Com3 s i polt·anno lrnsportor·e ferili o molati '[uando si ma nca d i ba J•elle, d i vetture od allr·i veicoli costruili in precedenza ed espresso mente per qu es t'uso ·~ P ossono pt•esen tnl's i molli cosi. Toh·olt11 i soccol'ritori non hanno a ltra risot•;;a che le prop1·ie hraccin; non s at'ù 11uincli inutile indicar e il modo d i servil'sene. ~I n più spesso sarù po~s iiJil c· coslt'uir·e qualche bar ella J·ntli 111Pn la le o sef!:giola por·La li le, p er mezzo d'armi, ohili, t'Hmi d'olheJ•o o qualche aiLJ•o oggcllo lt•ovnlo in sito. Al'g•nncnto eli g r·ande importanza sat·il d'adallome nto tlei Ye irol i cmli nat·ii e dci carri ag-ricoli per· il traspo r to a rnag gio l'i di :>lanze ed cgnolmenle l'odallamento delle baJ•clte, q uundo un fiume, un lago o il mar·e perme tte il trasporto pet' acqua. FinaJm,!nlc s i studierà l'ada ttamento inlet·no dei va:;toni delle lè r't'Ovie dc>' lina li ot•di nat·iamenle a l trasporto di viaggiatori validi e delle merci. :J• Studio . Queslo studio n wit pet· obi<'ltivo pt·incipale l'impr ov\·i sazionc di un ospitale pt•onisorio in vicinanza d'nn escl'cilo.


COXCORSI

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Ver·serà s ulla sc0lta Jel luogo, sull'appr·op r·it~zi o ne e co3lruzione d'un etlilicio, r or·go nizzozione del servi zio, l'ar·r·e.!am.r.nto e l'alimenluziune. Condizioni del concorso. 1• Renchè sia lasciata ai concorrenti ampia facollù di fra t tur o r nrgomento come meglio èr ederanno, il comitato «-~de lutlavia indispen.>ubile che essi si confor·mino ai s egaen ti gener·a li peecelli: a) Limilar·e il lnvol'o alla impr·ovvisazione propriam c n te de lla e non estenderlo alla pr·eparaziune anticipala .lei m ezzi di SOCC;O l"SO . b) Dcscriver·c accm·utamenle i processi pr•oposli (sieno -ruesti inveuta li dai concoreen ti o pl'esi da alli·i) e corredarli, all'uopo, di buoni disegni, a bbasta nza irrlelligibili per chè s i JlOssan o costr·uire gli apparecchi che r appeesentano. · Le t)pere ricltiesle no n dovranno esset·e semplici manua li, ma lihri di scienza, dove poleanno essere ricava ti in seguito gli eiPm e nli dei manuali se. ve ne s nr·ù il bi::iogno. c) PropotTe soltnll lo pr·ocessi conosciuli possibilmente pel' esper·ie nzu fa lla e che non sieno semplici concetti leor·ici, che cor-rono sempre pcr·icolo ùi Yenir·e poi s m.:mtili do! ris ultato pratico. Kon s i pr·elende che t oli esper·ienze sicno state falle in eampagna, ma s i e:~ige c ito esse s ieno conclude11li e dt!scrilte con precis ione. 2• Le mernor·ie dci concot·!'enti dovranno essere manoscritte e inedite. Po tn1nno essere scr·itte in francese in tedesco o in inglese. Do''l'an no pervenire alla Presidenza del Comitato lnterllnzionule- della Cr•oce Rossa via dell'Ateneo 8 a Ginevl'a prima del 1' aprile 188:J. Ogni memor·ia porlet·à u11a epigl'afe che sarà ri pelut.a sopra lettera !o\uggellotn conle111enle il nome e l'indirizzo dell'autore. 30 L'esame eli qucsli lavori vet·r·à affh.lalo ad un giuri scelto dal Comilnlo inlemazionale ed i cui membri appar&erranno a differenti na zionnlitù. -\' ll gilll'ì polrù decr ctat·e un premio indi vis ibile di due-


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CONCORSI

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mila lire e degli accessiL fino· alla concorrenza di cinquecento lire per ciascuno dei Lre studi. Il Comitato· internazionale riserva espre!-isamente pe1· il giur·ì il dirillo di non conferire i premi se giudiclterà che non sono meritati. In la! caso il g iurì pot.rà p1·oporre al Comitato d'aumentare la somma as· segnata agli accessil. Il giuri farà conoscere la suo decisione n1olivala nl Co· mileto che ne pubblicherà le ~o n clusio ni nel suo boile llino . 5" Le memorie che av1·anno OllPnulo il premio di duemila li1·e diventeranno proprietÀ del Comitato internazionale che solo avrà dir·illo di pubblicarle in lingua oeiginal?, oppure tradotte; tutta via al Comitato perderit r1uesto di1·itto se entro un anno dalla decisione del giuri non si sai·à assunto veri'lo gli 1iULor·i l'impegno di fRrnA uso 'llllllllo primR. 6'0 Se il rapporto tl0l g iur1 indicnssc nelle memol'ie non pt•emiale, dei frammenti giudicali degni di menzione onore· vole, il Comitato internazionale li pubblic!Jc•·ù, col consenso e col nome degli autori, di seguito alle opere premiate. (segnono le fi r me dei membri del Comitaio) .

.. l. Il Dirottare • l

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Colonnello medico, membro del Comitato di aanilà mllflare

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Il R edattore

CARLO l'RETTI

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capu;.no medico.

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NuTINl FEDERico, Gerente.



SO:r.4MAR:IO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO.

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Jdemorle or1=:;1nnl1.

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~ulla JDPdicatura antiselLJca. - D. Cipolla, col,nnPilo metlico . Paq. ""i , Tre cas1 d ittero gr" ve seguiti da mo1·te. - O. Barbatelll Ettore, tenent~ ..317

R.:?::~:;;~e 'sul ~ìp~r:o ·d;ll~ m aÌattì.e iofet~1ve é i~ i>articul~l!-~el ' ·~7 m orbillo. - Givogre Glo. Bali., CaJ.IIlauo medico

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IUvlt~~la di r:;lornnll ltalinni e•l ~ .. terl. ltlVISTA MEDICA

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AD<'Sit>sì a per mPzzo del cloroformio - Lucas Championnlere • PD4· EpidE'm1a dì P•u•utnoniL.. 1\briuosa ,:to>nuina. - D. Penkert . . · · • D1aguos1 d.. l diab.. t e zuccb.,t·i un. D. Magltot . • . . · .• Sot"'" "" 11 uuvo IDt!tZO di dh1<>nosi d1 malattia unilaterale det ren1. D Gtuck.. . . . . . . " . . . . . . . . . . • Nuovo meto<lo di ricerca deli'os~ìgeno svolgeut~si dagli orgllnt&mt . . . . . . . . . • · • vo>g .. Utli " au<mali.- Engelmann . ~ulla sclerosi d!ll Si$temn anerioso e suo tralt11meoto. - D. Fraenkel • RIVISTA CHIRUR~>ICA

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Ferite p1·odotte da pal le da r~volver . . . . . . Sullo stir•m euto d~ l neno sr.iatico. - Doll. Panas La s ettico"ro ia occul ~- - P. V.gner • . . . . • l"t!rìcoll d"ll uso chu·urgtco d~u·jodoform io . . .

Pag. 3911 • !190 • 391

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R IVISTA D'OCULlSTICA.

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. . . . . Pav. son 400 C.tsi di grav~ straordinari() spasmo d'accom udatio!Je. O. Adaml

un centro p!>r Il senso de i col ori. - o. Samelsohn.

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RIVISTA. D'ANATOMIA E FISIOLOGIA

Oi un nuovo elemento morfologico del ~angue dei mammiferi e d•lla sua im1•0rtauza uetla trombvsi e nella coagulat<one . - Prof. Blz- 0'3 zouero . . . . . . . . • . . . . . . Pag. 4o5 L" vìastri:~e del sangue e la coagulazione. - Prof. Blzzozzero. · • 4 > P..IVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DJ!:LL A PELLE. PD4 Eliminaztoue del mercur•o da l corro. - O. Schmidt • • •

S opra una nuova forma <'h d~rmato mi cosi. - l't·.,f. Hebra Sul trntt.m ento de i t.uùboni suppurati. - Petersen .

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RIVISTA DI MEDICI NA LEGALE

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'Pe~o <l• l ~rpo nPIIa diallnosi dell'eplles~ia. -

v. Kowalewskl • . Pao. 447

'Modt flcaZIOOI! d ella pUpilla e d · lla r e•ptraz iouc n.,tla dn•guOSl del· • . . . . . . " 419 l'ttpiiA•sb - Echeverria . 419 I perterm ia simulata - D. Mackenzie . . . . . . . . . . . · RIVISTA DI SEllVIZlO SANITARIO MILITARE Cause ed effetti d ·l ltfo petecchiale nell' eserci•o rttsso durnnt• la gu~rr!l Wl7-7><,, manif~statosi nella penisola de i balcAni.- Mlcllaelil, 499 ma~~tot·e mt!dtco . . . . . . . . . . P•W· P er sa.,e r legg~re suffbient.. m eute le carte topogrnllche. - D Fior~ teneute colonnello medtco . . • . . . . . • 4'11 ( P t!'l' la conthtUa:ione dell'indice, v eda• l ter.:a p agina ((eZio cope,•tlno.J.


:rv1:EM.O.RIE

ORI G

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SU LLA

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~~ MEDIC I\ TURA .:\NTISETTICA Ccn!trem scienli!ic3 del mese di dicem~re 1881.

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Poche ·parole sulla medicatura Listeriana.

Signori, È nE>gleua tanto da alcuni, ~e ne fa cotale :'.;alpon' tbi suoi scguac.i ed ammi ratori, che mi paro po:;sa cs~er util~ il ù i ~coner n e . Essendo tuttora in di samina l'utilit;'t della. sua npplicnzinne, nnco per co loro che di poca :':lliÌ<'nza P d'ignnvi a non· possono essere con rctlilutlinc uccns<l li, c dovere di cia;.:cuno il porl!cre, a contt·ihuto di rssa, le lJl'O pric os:;crrnzioni, fatt e ron la po~s ibil c esall<'zza, come si conviene alla statistica, questo mezzo p olent i s~ imo e panmente p erigi io'o delle sc ienze ossetTat ire . A sifi'alla quc:> tion e non può inlerc;;sarsi. poco la chirurgia mililare, :-:ircome quella c!te ha l' u['fi (· io di .adoperare tutti i rnzionali presidi i terapeutici in faro re di coloro che, essendo nelle fil e Llcll 'esserrito, allendono dagli ufficiali medici, non da allri di loro !ibera elezione, rimeclio alle loro sofferenze. Anzi ho atl cso il vostro ritorno dalle sedute ordinarie di leva, sembrandomi che quella special maniera di curazione si a.d'clica anco alla nostra chimrgi,t ' (almeno ne' tempi di pace) fin dalla prima medicatura delle ferite, quindi nel servizio dei corpi di truppa. 22


338

SUJ.I..\

l!EO ICATURA

Adotta ta in IJlH'slo :\ o,-oromio da più eli due anni, non mi riuscirit mal:tgc\ ule di stab ilire alcune IlOte; agli ufficiali metlici rhc l' adoprm rol to uci loro rrparti di maiali con tanto prolitlo, a Yoi tutti sa r~t più facil e che a me tli midcre con profitto in questo ca 11tpo ; ai primi con l'aiuto dc·llc Hcl:tzioni de i t'asi clin ici più importanti, cito l' ldH'ro ad osserrare. l' o<50 ;lll'crmare c;lte la mcd it·aziune anli5etlica è prcferihi!t· di 111ulto a qudla per occlu,;ione, clte ha uome dal :::uo il!:t:-:tre autore, il Gu <'rin. In questo modo npcrando, s i r·tti'Ù di prcrcuirc i danni ddl'c,:posizione frNjll<'nlc tlelle ft·ritc a ll'ii zÌ•HlC del l'•t!·ia, facendo rare le mcclit.:llturc. Alio ~te,;.<o ,;r·opo ~ · in<lirizz;wa quella sulJ-aquca, superando i di,;a ,~ i d te si prur ura ra nel gt,rerno delle lesion i clti rur~idtc c la renda\·n no .mollo incomoda, inattuabile :'prsso . .'\neo s:1perali i ~twi o::tacvli, e:;sa non itllpcdira il ,;org-cre tlcll:t llo!o,;i: i suoi e!l',•!t i, a dirlo in IJrcrc, corri::po:;ero ;;Ì poco da farb cad··1·e nella c1i,;i,;Lima c Jll'!l'oldtlio . !'iè ,;i m:liH'ù di ~pP.r:t t ·e il procc:;so completo di ripnrazionc dPilr l'eri:c, ;;enza alcuna iu tlucnza malefic;a dell'aria, so lto h crosta che CU='I itui,;rc il cuncrc:;cere ùel pu,; c c1cgl i altri secrl'ti li r1uidi, rome ~ i dice ncll'::111::ttornia minu1a o micro:::·opica. Xun ri Ili uorenlllo i clt irurgi quel Legumcn lo Juorl,o='o, imitando la guarigifl nc :;_pontanea dell e l't- rite che ancngono l1~'f.1 1'i ntl i\' icl ui delle altre specie anima li. J.a ml•(licntura Li,;: erinna ha in suo faYorc. a più tanti, i r anlnggi di quelle lulle. Sono noti i grandi progressi della ginecologia, ollenuti nell'ultimo YCnlennio. Quasi non Yi è orf!ano del c:no addominale, cui la chirurgia non [1('1'1 cn).!a, e,;portantlu lo a. scopo di :;anni one, fos:;c•ro pure i yj,;rcri piu profondaa1enLc ripo,;ti, dell'apparecchio di lJ!'OCrcazionc , di q uello urinario o della ù i gc~lion u. Yale


A~TI SETTI CA

339

per noi, in i~pec i e, il pensare com<' oggi st operino a <JU<'I modo gli :-trozzamenti interni dello ernie addominali, r he furono per gli anti clt i com<' lo rolon11e d'Ercole dci tempi mitologici. Certamente la wed icatura della rrualc di,;rorro, re~o più arditi i t.:hiruq.!i in sì pcricl)lo,; i imprendimcnti; e poco gr:wc ne' ~un i cn\.•ll i l'apertura del peritonco, per cu i t•t nlo gli anLid ti trepidaronu, nr.ll a parr itit r elati,·a dei loro mezzi, c con ragione; poir hè a uon dir altro, ''osi si ~pn~ una ::;iCl'O-<a , la ,·ni e.-tcn.::ion•· ugn:1gl ia qua::i !:t quarta parlt' dt'lla ~uperfi c i o di tutto il corpo umano. Dcll'immen:;o pericolo clio fit'CO tracrano le grandi aperture di quel ~acco, poco ne rimane, henc a<lt'mp iendn la medicatura antt~clli ca : il fatto più temi bi l·e è il l·afTreddnmento cli c le accompagna, e n'è cagione la r•aralisi dei centri vaso-motori, la qu:1 lc r·iPscc mortalt', ::e l'opcrnzi one non fu falla in atmo;;f('ra calt!.t, a 1u0 ccnt igr-.Hh · prr lo manco; questa specie di mort e ci rimeml•ra quel la ell e avviene per e:-tese scottnture del dPrma, nè c1 C's~e hanno dirersa ragione. A tanto progredire della terapia chirurgica ha co:;ì ·contriltuito la medicazione antisettica, che molti eli quelli i quali furono restii ad adottarla, O{!gi vi s' inehin:mo rivel'enti, non escluso lo Spenccr Well. Qut';;Lo ~ in eco l ogo, ello è certo fra i nlentissimi e pnò a huon dirillo c;::sere orgoglio=-o ùi un a statistica fra le p iii felici nei risultati <lelle .sue operazioni, era. fauo forte da questi e proclire a credere non necessaria l'adozione dei precetti di Li:)ter: oggi però ei credi} suo clovet·e il porli in opera e trarne pro rìtlo. È nota nella letlemlura chirurgica la sua delica'tezza nell'operare, la scrupolosa uct tezza delle sue medicature; l'aver ei stimato utile il nuovo metorlo di medicar le ferite, è ralitlo argomento con tro coloro, i quali ct·edono la medicazi one Lisleriana gioveYole solo per


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la mct icolo..;a nPIIezza, chr- n't) cerio 11no dei cnratleri precrpll l. Qui , col :'IlOnwzw, rn111e è noto ai pir'r fra voi, si po terono inve!ilirc le cavilit articolari in ,-arie opernzi oni' re::ccaliH~ df' lle o;;:-:a, :-:enza alruna ,;r~pJ<.:!.t di arlr·ill' tr.llltllal ic:l, non di prncr>~s i picm it' i od icot·romi,· i. 11011 di fl ogo,:i llifl'usn; anz i fu miti::sima o nrllla la (' o!li ddt:1 f!'I,Jq·(' tl:t 1ra11111atismo . In un ca ~o di frallnra mullijda di'Ila mtnla con ferila dci LC'~ nme nli, inferla da un calt:io tli mndlo a<l 11!1 mil itare l'he è quiricoverato, la I P~ i o n e tlell a eu le rnl::e a rapilla gunri:.;ione; c (j!H·lla o;;sea, rn::ì ridulla srmplirc, vol~r a riparnione. T.e re,;Pzioni rt>rla mc111e so11o una C•llHJUi:-:ln della modrrna r·hirnrgin; la rendono più (•flìraremente con~crntl iv:t , ,;e ne vengnno gi urlir:\le le i~ cl i cazioni con c:>altczza di crit erio; pro[)lema grnv i:-:,;imo, p:1rimPnle importanll' rh c, ri,;o~llo ntalc . indude la con lingr n;.:a di rcn(krc l:t t•hinLrgia allrell:rnlo lc)J!I:tna dal ~uo :;ropn, c·he e l:t :':tt!azionc vtl il ~ollie ,·o ùri ma ial i , e la fa mi cit1 iale, pur crrtlentlo imprnn iùatw'nlP di e%cr conscn a lrirP. La mcdicalnr:t Li ~lcria nr. le Ira rC'~e moll o mqn grav i, in r[lt:tlun r{ltC arlin d:tziollc degl i arti ,·enf!an esse po~ lc in opera. Sappiamo che le ft·rilc tlr lle grandi arlicolnz ion i, che liber:-~nteuto com uni rano ro11 l'atmo,;fera, erano m·gomen to di atti ;tmpuLalori immcdial i lino n CJlla ldtc l u~t 1 ·o inllictro: oggi la c:birurgia ne Lrin11 f:t Sùt lza mnl il azione c con e::;iLi in gni ~a sodcli ,;facenLi, chr' dir si po:;:-:ono i n~pernti. Fatta ro.'l ardi ta, la Yediamo inl c;;a a corrr!!:.:<'ro lo anch ilosi: a conrincersen(' ''· bn;;tn p'c rcorrerc la stati=-l ica, e rMglio i CÌ\' Ìc i ospedali , soprallutlo quelli èlelle r<'gioni nordiche (nell e quali predomina la ~cro fo l o,; i ossea fra le malattie scrofolosc, ed il rachi li. mo) p et· Lrarno confo•·lanlc rngionc di confronto deWodiema terapia chirurgir:a con l'anti ca, la quale abbandonava quegl'in-


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A~TISETTICA

fl'lic i ai loro stato miseranùò, auchc dopo

progrc~s 1

della.

lt!l\OlOIIlÌa .

T.a 111\'tlì calum nnli:>ellica l1a mulata h Lcrapcnlit:a ùelle lesion i :-:chelelri che nella conli uuilit dl'lle o:-:s:t. Non è remota l'epoca nella t1ualc anco le fr:111ure t·ummìnute dell e ùiufìsi, cun ferita dci tc:;;;uti molli, rellllt'ntrw ucce,;sarie le amputazioni prima rie . Così opin:H·a la graullc gener.tlila lll' i chir·ur~ i , e l:t france,;e Accadem ia di med icina nella sua cpont più illu::.lre l'arcm proclamato. l ri,; ultali dt·lla mcdi calura, di rn i fo cenno, souo :-:tn1di:;r:tcit'rll i iu sif!'atl i casi, co,;i d:t puler;;i tlirc che la cura delle lesioni OS:'CC si è lanlu annnlaggiala delle idee Li ~ lrriauc , quante>, in epoca mr nn rt'Cellle, d<'f! li :iL~ttli C lnllr i ogt~nct i ci dd le u;;sa, in <ILtanlo l ~<~ lrallo alla riparazione di c;;:;c nelll) condizi oni di ma latt ia; studi di o:;teògcucsi che sono gloria itali aua, per opera di Largl d da. Yercell i. ~ el n'oslro :-pctlale non -~1\· e.mmo mo lli casi eli fra tture comm inule delle grandi o:::;a con tjllella compl icazione; ma po.~;;o riferirmi ad uno di frallura di ~amba in comunicazion e libera coll'aria: in vor'11 i ginh1i i I P~s ul. i molli cic:alrizzaronn, c la frattura tll'r.rtr,;e come arYi L~ n c tli quelle sollocutanee, senza akun accitlr nt r . l;gun lmcnte fe li ce fu l'e..;ilo el i tlnc ampttlazioni, l'una di -co,;cia, l'allr:a di bra~ci o : il proce ..;,;o di riparazione fu sollec ito p(!r primtt intenzione, non !' i cb l~t• ;.!Ìrunmai eleraziclllt' termica fclthri le. (; li asc:c;;si con;;estizi i od os:>i flue n1i l'cndc ,·a no cusì spes:;o Yaui gl i ,;forzi dci chirurgi, cli P, 11er multi , essi c r:-~no altri nol1: me tangere. t e Junga;;gini della cura tlell'illnstre lloyc r, che di renne pur non di manco cla;.;:-;ica cd acrcua nll'uni vcr·sale in mancanza di altro metodo di cnm più effi cacl', erano spr ..:so inani, co:;ì come qnella mi:;la, falla wn le ini ezioni io<lid tc a fine di modifìcare la vilalitit del raro purnlru to. t a.


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medicatnra Li:;teriana li ha resi accessibili alla mano cllirnrgica ; l'oncotomia è prontamente e largamente prati cah iln st~ n za tcma (l'icoremia, t.:he co:; i ,;p esso segui m da vicirio l' apcr·tura tli qnu ll ~:: coll l•zioni mnrcio:H', spontanea, o pratica ta a "t:opo curat iro. La ll'llerntura chirurgica è oramai ricca eli os;;crrazioni in sostegno di questa propo:;izione: in due Ca:' i fu a'ctopcrata in questo spc1lalù con succes:>o tanto fausto, da cs;;erci <li con forto in si mili evenienze. Certo non ce,;san ùi essere fiHC'g li a:>cc;;,;i di certa gravezza per la condizione co stituzionale general e alla (Iunle hanno attin enza di co n,;ul'to; ma è un gran bene l'essere al sicuro dalla infezione per icoremi a. L'ignipuntum è prw ipuo rimedio di molte fl ogo~ i articolari fungose ; così dico, per·chè e:;sa ri e..;cc prolir ua sol nelle forme di tnmor biancl) in cu i il mutamento nulrilizio lussuro~g i an tc , cominciò datla membrana sinovialc e non in quelle iniziaLesi con carie, cen trale o per·ifcrica, dell'epifisi delle ossa. ILmglte o in quelle ~p ng no ;:e . Quantunque siano n gran pezza più frequenti i primi. pnrr, a ;;giun ~c nùo a quei ~·a;; i di les ione O%Ca, gli altri nei r1uali le fuH?{OSilit si svolgono nello stesso tC'mpo dalla sinoriale c dal te;;,;uto o:;seo subcon(lri co, si costituisce certo una lunga seri e di casi morbosi che devono esser Lenuli in serio conto nel Yalutare l'applica bilitil razion'l lc dell' igni-puntur:t. Quc;-;ta. ri esce a moùi rìcn re in hene il p r ocesso morboso limitato alla s inovinlc; è di contrastab ile eflì cnci:t, quanclù 1:1. l('sionC' o:-:sca prcralr. od i11 alto grado l'ac.compagna. Pria degli ult imi anni i caustici furono adoperati lar~:unenle nella cura delle artropa ti e fun gose; ma la cauterizzazione trascorrent e, cotanto in u,;o anche oggidi per opera di alcuni chiruqri, è di azion troppo supe1·rìriale, perchè ::i po:;sa riu::;ci re a modirìcare la vit ali tit o motlo di nutrirsi dci tessuti profondamente le:'i:, è un valido mezzo de-


A~TI SETTICA

31.:).

ri,·ati,·o, proficuo nelle sinovili siero'>e croniche, contro le quali si suole :.Hloperare nel nostro spcdalo con grande vantaggio, coadiuvalo dalla immobilizzazione c dall a estensione vermancnte: anzi mi pare che quc·Lo mezzo tli cura :;in prr.feribile ai tanti che :;i sogliono atlopcr:H·c contro (jUCIIe llowl5 i sierose, non gmvi in sè , ma ostiuatc spesso, c a voll e cau;:;a di sinovile parenchimnle, granulosa, fun gosa. L' igni -punlura modificando la compage delle ma:,;sc fungose nei v;, ri raggi delle articohtzioni, ne cagiona la sclerosi, e perciò coslit ui;;ce come lan li mezzi ligamrntosi che prcpamno il migl ior e,;ilo ùi cura del lumot· bi anco, l';mchilosi. Appu111o perchè son di grave ostacolo nIla guarigione le lesioni M~rc, l'ign ivuntura poco ci ~oni~po:;c nel ca ..;o in cui L'adope rammo ; l'oslcopaLin era grare, nè era slato possibile prcstalJilirlo, como spesso avviene quando il p roces~o morbo~o è nn tiro, di grado nrnn:ialel. Non è recente la pt·;, tica dci ca u,;Lici nell'interno dell o nrticolazi oni in r1nella guisa malate; ma essi erann :u1operali, quando In netrobiosi nn~a s<':tYnto seni fi sto losi verso la cute, cioè a dire nr.gli ultimi stadi dell'artror·ace. Coll'ignipu ntura, resa più effi cace ed ardita dalla mctlicazion p anti :::elLicn , possiamo achlenlrarci fin nel10 pa rti piu profonde dell 'articolazione malata, per nnila preoccupandoci deli 'azione infesta dell'aria; ed è un presidio curativo eli si grande effì1·acia, che sarebbe colpa il negligerlo insieme agli altri mezzi comprovati dalla sana pratica, fra i quali In estensione continua. La meclicnzione della qunle discorriamo, ha rc~e oltr<'modo rare le complicazioni delle ferite che, per la condizione onde emanano, sonq detto cla ospedale. Fra Lull o quanto risulta dalle altrui stati stiche, pongo in rilievo le ossenazioni che si rife riscono a questo nostro spedalc. Non oslantc i mezzi di nettezza ed altri consueti eli ordine igienico qui posti in oper<l , erano frequenti da anni - nè saprei dir da quando - le ri-


3'd·

StiLLA MF.OJC.\Tl'lt.\

sipole . il difleri,;nw; anzi , i rhhcro 'nri casi di cliflcria delle pia;!he, nei quali rra riu ;.;cita vana l'ordinaria cura, non c;:;c- lu,;a CJ.Ilr lln dci ca u:: liri, anche eu l lcl'Jno-cauterio. Da che adl•pf'l'iamo la medi•'nzionr all'acido cal'lwli co, nulla di tutto riò si è :wulo a lamcni<!I'C . ~è era colpa di alcuno: è quello c.lle a\'l'irne in altri grandi o,;prda li, nn co in quelli- inùigeni o slraJtirri - nr i CJ.IIali !'inno ademp iuti scrupolo:-ameJtle gli altri dcllnmi dell'i;.;il' IH' ~peclali••rn, non c;;clttso qn::mtu si rifPri"r<.' nl ~is!cma edilizio rlr<.', a Ycro ùi 1:c, ucl nostro spedale t.· po<·o fc li ,~· ·· :'llt•rTL' fJUt'l metoùo d i mctlicazioJtC è rara ad<1irilltii':L la pi,•utia c l'i•·oreHtia, 110 11 rctliamo decorrere lcia!i le reritc con proru~e :'11ppurazioni, lr quali protluceYano 111:tl'il,..lllO e hl c1•'.:2;enet•azionc amiloidc (dté ~una clt·llo specie di mori:> cJ,•Jie ~~·· ll tlli>) nè sor~crc alta la reldJrC e prrsi:;ten te ; rltè nnzi, in ~t·guito ai lraumalism i graYi, c Slè<11':>:1 la ~uppu­ r;lzione, po('o tumi!li i margin i della l'<.'t·ila, donde il ~uo deCQrso ~enzn dolore, pr rcltè manra irt rJi.; tr n;:;ion (]('i tessuti che è !a ra~ione d..JI ' addnhll':tlll ~'lll•> . La llH'di··azionc anli :wl ti ca C-<igr corulizioui r·ltc !'ono impre:-;cindibil i c di nercs>- ili1; so no tali r CO$Ì ra11 i gli alli che la ro..;lituist·ono, da Jton p Ll ll 'l' c.:;,;l'I'C sicuri dl'l!a sua c=-atta applieazinne, :.;c nC!n clit•lro lunga abiturline c wn la :il'rnpre Yi::ilc diliw·nza. ~è ù facile ùarc im portanza ~:onvcnevo l e ai suoi m•>nH'nli integrali, 0\-c non si sia appieno consci i (lei princip ii cl tP la rrgolano. Sono pn'ziose, ci rco ciò, le confessioni del ~u~sl 1a u m, prort.)s.,ore e mc!lico capo dcll'c:;crciio llaYor~se; il suo <1~.-i,;trn tc Ili clinica anrlò dne volle ad E!limhurgo, allo ;:c.opo di npp t·c rHiere q'tclln medicazione. Perc iò è a c1uhilare che. falla en:;i come è oggi, e:'sa :-ia allua!J ile nella dt iru rgia

di l:(lìC"tTn, fìnehl! non sin 1·e::a meno r•tmplcss;l A l'endeda ;.;rm[tlice lcndono og-gi gl i sfo rzi nnco clcllo sles,;o Li,;tcr. Oltre riò, mi pare che la medi cat ura al l'acido carbol ico non


.\);TI ~ETTJCA

si a.d1lica a molti ca,;ì di ft'ritc grarì d'anna a fuoco : la commozìoll e 1'11e le acrotnp.tgua e ~lJC~!'O ('Olnllla, da pnll' I'SÌ lelllCre l'azioue r C'nrflca dì quell';lgcnLe. Si sa che C'=-':'0 è meno tollerato dai llnmbinì e d:-t lle donne, indìrìùuì la 1·.uì resistenza organica è 111 inore, ìnd ul•itah ìlmen te nei primi, di consueto nell e $Crt•n1k: perr iò mnlt i preferi:'l'OllO in q•tci casi l'acido sa lic ilico all'a('itlo feniro. ='le ciò è tli poc·a im t1orlanzn, IWt·chè qtt C':>Lo lC'ntlc a ledere di pantlisi il l't'llt ro n',;piratorio, anrhc prillla ael centro cardiaco, nè è stato trorato a!t:un rimedio an er;<O a ·quell'aHelenat uenlu : inol tcplici tr ntnt iri furono fall i a fine di vin n•l'lo, ma lìnura ;':CliZa profìllo; :o;ulo la srossa toracica c la faradizzazion e :;i dimostrarono poco mr>n che ·nani, ore :<i ebbe l'imprudenza di spingere l' uso tli !Juell'a;;cnlc Lo:;;; ico oltre certi li nti ti. l)crù la chirurgia da campu può giorar;;i dell\u·ido salicilico : la meditaz ione ~ali r ila la fu gìudirala farot'c\·olmcnle dai r i:;ullati della gnPtTa Tun:o-ltu$Sa, non oslnn te le grandi contin:-:cnze sfavoreYoli rho aceompagna rouo r1uei faui g uerre,;chi fra ]c>. quali i di:;agi dci lunghi Yia;.:gi <'Lli furono e~po:-: li ifetiti di !JilCI Ie armat e. E~:;r> tHi o solu!Jile,·flurll'ar illo ~i ~t iO!:;Iie nel :;ie ro d!'l ;;an~ne e nel sPcreto d•·lla ferit:t; co:-:i st:io llo, è a"sot·I.itcJ dai tes,;u ti tl t'ila nwdcs im:t, e la disin fclla: il tamponaggio :mti:;et tic·o nll'ue itlo sal icilico non iml!Cdi:;cP la im~ molJilitit tlclle parli lese, dte è t:.\ttlo opportuna, :;pccialmen! e per le operazioni dì :-:parpaglialll <'lllO dei feriti, il \[Uale è fra i proncciimcnli igi enici dn guerra pilt dt'tf•rntinal;~m enLe utili, eù è problema g•·ari,:;inw, quanto diflicile. :\n11 essendo· >olal il e, c:-;;;o conM.!t:ra a lun~o le sue propriC'lit an!i;;cttir lt r ; ncm co~ i prrò, elle nel cor;;o degli anni i tampon i che ne :::o11o in1prrgnn ti, non perdano tli el'liracia fn! r vicendu >arie, inutili a ùir;;i . [; (':'Crei l o hararc"C ha predispMlù co"i il "er r izi o sanitario prc..::-:o i s'uoi f:tbhri canti,


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SL'LLA )IEDIC.HL'HA A:UISETTICA

elle in un giorno rglino fabbricano tanti tamponi, qu anti sono i mil itari rl1c marc!:Ino . t una medicazione multo :;empli t;e (!UClla dallo zafl'o cosi fallo, e credo gioYi porlo in opera fin dalla prima mcùicatnra de lle ferile, chù anzi è la più importante. SignorL, il campo delle malattie infetli\'e ha un esteso territorio iJl patologia; è cosi grande la serie dei morbi che hanno nesso ca.usale con le infe7.ioni, che non ::;i può non e;;sere appassionati degli stnili che si fanno per vincerli. È una dottrina che ha mu'tata l'i giene spcdaliera nelle sue parti più co~p i c uc co.-;i COIIIC ha ingr:utùito il llominio liella terapia. Il parassiti:>mo negli studi delle di: scipline merlico-c hirurgirhc ha difensori cosi strenui, che si de~ prender parte alla lotta scientica e!l umnnitari <t, la qnule è di CCI'LO molto importante. Siano, o pur no, luoghi, batterii, monad i gli agenti nocivi delle ferite: gio' ino le :>o~ lanze antisettiche, renùemlo inoc uu la p rcsenzr~ di quegli organismi rwi te;-;:;uti orga nici, li qu idi o solidi, 011 in alt ra gni,-n. a noi i ~n o tn : qualunque saran per es,;ere i risultati ckllc indagini ulterior·i non 0 certamente di poca importanza il rauo che la medicatura Listeriana è un mezzo ternpeutico mollo util e; nè è lecito, secondo a me pare, l'essere restii ne lraclottarln.

Il colonnello m ed ico direttore di sanità m ilitare

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Dottor CIPOLLA GIUSEN'E

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TUE CASI D' ITTERO GRAVE SEGUITI DA ?IIO RTE

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Si.gno1·i l

Ho scelto, qual e soggeuo ùi qur:>la mia confrrenza, la narr·azione ùi Ire casi d'itterizia, i quali, come sarete per vedere In :>eguito, meritavano di es~e re studiati, e per il loro deco rso anomalo, che per i loro sintomi e finalm ente per il loro esito infau s to.

'l o Cccii ialo Giacomo, soldato nel 41 o reggimento fnn lerin, entrava in questo spedale il giorno 7 gennaio ult. :;r. p er itterizia. <J nale notizia anamnestica si area che lo infrrmo tre giorni inna!1zi il suo ingresso nolle nostre sa le si era ammalalo di febbre ed nvea incominciato a vedersi giallo ret' la p<:l le e nell e congiuriti,·e oculari. All'esame fatto rileYossi che realmente la pelle e le congiunti,·e oculari si presenta,·ano ùi un colorito ginllo-paglierino, c con la palpazione e percussione nn lcggiero aumento deli 'aia epatica. La lingua era alquanto impaniata, ern.ri inapp etenza, l'alveo regolare. Le uriue piuttosto ablJondan_tl, ro:-so oscure di colore, e l'analisi ch imi (·a mi diede: abbondanza di biliver·dina, UI·o-eritrina sensibile, urofeina e l'o:fati normali, albumina e zucchero assenti. Le fecci erano debolmente colorate di bile. Mancavn. afTa t lo la fehhre, lo infermo

acc usava dolore alla regione ipocondriaca destra clte si esacerbava con la palpazione.


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Tali siJJlomi con 1111a n:rlu mitezza si mantennero per 13 gio rni, ;di'a lba del ·1:)'' però sopravvenn e f~:bu re a :38° del c~ nti g . e si dl'LL 'rtninù tllt ser nudu ver=-mtt l'JJLO di !,i le nel torr ente cir·colat')rin. OtHh · la l'"ll c e le t ongiuntirc oculari si colurir·ono d' 1111 giallo r r rd a~ lro inlen:'O, le urine furon o emesse in minor quan litit, l'al ro fu stitiro. Questo aen:nno di nJ!;.;ra\ amcnlo fu :-L'J.!Ilalo atu.:o tla fa tti piu illlpurlilllti, (' iuè si lllilll ifes tò il \'Ollli lo di materie !Jilio.;e, disfagia, Lr i ~m a , conlratlurc mu:;colari deg li arti e Ut"lla faccia, Ieggicro opi,;Lololl o e perdita clelia t ll~t: i e m:a con dPiirio. N d giorno sPgnrn te lìnnlmenlc il re,.piro divenne :;tpr i-lro,..o, Yenuc il coma c la morte. l"n s!nlOill:l. ro,;lan! t• in I IIILO il Ùcror,;o dl'l morbi) f11 il pol,:;o lardo da :-:ccndcrc n 4 t pul:'at.ioni a minuto pri mt> . Ecco qnanto f11 lror <tlu al reperto n er ro ~c opi co . l'elle c con,ii tutl irc oculari t'olorilc furl emenlc in g iallo. Caviti1 ct'lln ica - seni rt·no;;i della dura llla(h c Lurgitli di.::an ;:uc;o JH'raslrn, iniezic)llC ùno~a clc•lla pia nH·ningc con l e~g i e ro aumento dd sit•ro ~o l lo- am r n o idro e macch ie Ji e!fTusionc ematica sull<t della mPn ingc> , encefalo normal e. Tor are cuore e pulmoni normali. Addome - sicro.sa po;rilnn eal e colorita in ~ i a ll o ; fl'0 :llo iro picc iolito di volume cirl'.a tll'lh1 mciii, di n> lorito g ialla:-: lro. con diminuzione della sua con:-:islenza, c con ;ISJ1l'll n gra nuloso al taglio, e fa c:cndo inoltre tptalrh c pressione s ulle superfl c;ic ri;; ultanli non ftt po:-:::ifJi le r ecl('rc akun zan·o mucoso u::r ir fuori tlr i cnnaliculi l1iliari slali tw isi. La cistift•l ea cd i suoi ùolli eran o pressochè vuoti di bil e, manrav;,t <Ittal unqnc trnccia di cala rrn in essi com e n el duodeno; milza alrruanl o numcnl ala di volume ; reni nonnali. ~o Il secondo caso da mc o:;sen ·ato fu il seguent e : Hus~ i r. ioranni, guardia carterari::t, entrava in qne slo speclale la scm del 24 m;n·zo u. se . per itlero lieve .


349 lufalli cni :JI ' porl 1i ,;inlullli n•·l regi,;tro no::ologico del ripar~o f11 rnno iit>gnati: il co lorito ,_,iallo 1•n;, licrino ddla cute e Llcll c wngiuntivc orulari, la lin g 11 ~1 iuLpiiniala e l'in:lppctenza. Le nrinl' all'analisi eli imica dicdr ro per ri,;ultnto: peso spccilko IO.:? 't., reazione arida, un:-a etl Ul'nl't•ina nhhonùanti, notende rru<llllilit di prilll'i['ii bili ari, c0::i clw l'u1·ina olfrim un colorito ·r o,w -hrn na, (ro , assenza di uroxa ntina albumina o zucc hero. nrn-Pri trina ~r n::illil e . Le l'ccc i tlt' htd nwntc colorale di bile. La palpazionc e pr rrus~i o n e :u.hlom inale, ,;pcc ialmenlc nella I'CrfÌt•ne r pi ga~t ri m E·•l i[JOI'OIIdriaca tle:- tra, erano nlt1uanto dl)lt'nli. Er:t\Ì ft• hh n~ a :3~n . Tale qtu:u1ro morhtHO fu r o.~ lant e per ·l :l a •11- giorni, '[Hnndo un nuo\'0 ro lora m<·n to ùr lla IWII,• r <lt·ll c congiuntive or ula ri 111 i fe,·e a n N Iilo che il proce:::-o ;~c qui s tant una mag j.!iore i n te n:: i t;,; i 11 l'; l l l i la l e111 P''''" l lll':t si 1..' l CYÒu 18°.:; del centig. e l'ah·o lin o allora ,;li lico dirennc diarroico. Le urine dirennero :;car,;e c ::i mantr nn rro Cù11 i mcursimi c:mtltNi chimi r i o;:.sPnati in principio. Lo infermo pre~c nt a ra una noter ole · dennlrizionc consoc:ata n JII'O::lrazione g~' n c ral c delle forZ\'. QuarHlo fummo nl 18 ' tli r cnuli ,;npranennero nnovi sintomi e di n1 a~l!i o r gra,·ezw, t ioè romito di sostanze muco,;e colorntc di hill', la tli ~ ITea fu pcr::islcnte, eravi leggicro meteorisrno addominale. il pol;;o moll e e lardo (4~ pulsazioni a. minuto), la temperatlu·a ::;i clerò a :l0°. Così lra::;cor,;cro molti gi01·ni fino al 38° di dr corso, quando si manifc;-;tò perdita di coscienza, qualrh ccontrattura. muscolare tonica e (jna lmenlc il coma c la morte. Qnesro ne fu il reperto necrosrop ico, cioè: Cadavere di individuo denutrito in massimo grado.


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TRE C.\Sl D'ITTEIIO GIIHE

Pèlle c congiuntive oculari di t'Olore giallo intenso . Aumento del siero :-olloaracnoiùeo, macchie di effusione emat ica sulla pia meoinge, notevo le iperemia renosa da stasi nrllc membrane encefaliche, ce rvello anemico. I posta si in ambo lo basi pulmonari; cuore llaccido ed alquanto dilatato; assenza di liquiclo nelle cavi tit pleurichc e pericardi ca. Peritoneo normale, mucosa dl'gl' intestini ileo e rra~ ::o, ipcrr mica cd imbibita di :-iero; fegato impicciolito di Yolume, ui COIOI'Ì LO giallastro, diminuzione della Sll:l CO II S i~l e:u;a, COn a~petto granuloso al taglio ed in preda a ÙPgencn1zione gra~-a, a:'-seriza di catarro nei canalicoli !Jiliari, come nei dotti ci.;tico c coledoco. Milza 1ngrossata, con ispe ~:; im cnto del suo s'lroma connettirale. 3n Il terzo casolìnalmcnlr :'i vrrilìf'ù in persona del soldato Sarli Nnpoleonc, dcf .i-1 rf'~g im ento fanteria, che entrant in que;:t'ospedale la sera del 7 giugno u. se. per itlero piutto::;to intenso . Egli, tre giorn i J.ll'ima del :-uo in grcs~o nrlle no:>lrP sale, era stato col pilo da fchbre precrtlu la da caldo c da inn ppel ,~ nza con dolore nella regione l'p i ri ra ed ipocondriara destra. Al primo esame sì rilerò il colori lo gia ll o intenso della ente e delle congiuntive oculari, la lingua fortemente impaniata, l'aumento dell'aia epaticn, c la pcrcu~~ione oHremodo dolente :;ufla regione epig:-t5lriea. Ernvi inappetenza, ~lili chezza c febbre a 38'\4, il polso dPIIe radinli :-:rgnaya .iQ ~alliti a minuto p-rimo. I.e urine abbondanti, di colorito hruno ro:-::-:a:;tro, reazione lcp-germen te ne id e, con l O:? l d.i peso :-peci fi co, all'an a l isi chimica diedero uro-crilrina in :;;cnsibilc quantilit, abbondanza di hilirerdina, di urofeina e fo:-:fati, uroxantina c albumina a::scnli. Le fecci scolorate.

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SEGt;JTI DA MORTE

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l silltom i suddesc ritti si mantennero co::.tan ti per quall ro Sior n i, pcrsi:>lè qui n<l i la si itichezza, la febbre che OSl' iIl il fra i 38° c 38°;) elci crnl igrado, la tardi t;\ del polso, solo le urine com illciarono ad c:;sere scarse, e la pelle :>i colorì ùi un giallo vcrdonc . l o in fermo era in uno san to tli apu lia, parlara poco, rifiutara O;.{ni cibo ed a stento prendcra quale il e brodo spc,·iale, la denutrizione w'nerale in quc;;to caso fu rat•idi~ :' irn a . l'ì elle ore pomeridiane del 5° giorno lo stato del Sarti pc~g­ giot·ò mo l ti~simo , si ciJhe romito, ler:giero !risma, disf:1gia, su lttlc:l irio co~ i che pro nune ia va p:trole incnrren li, c (i na1menlc coniJ':lZioni !cianiche inLcr~o l'l'enli negli aJ•ti e dei musc<tl i dPI coll o per modo dte il capo era alquanto rO\'esciato ind iet ro, c riu:;civa impos.3ilJ ilo llellcro qualche bracc io o gam l.a.

Il po l~o molk, nri lmico c Lan1o (·k~ balliti a minnlo r ritllo), la re;;piraziono era stertoro..;a c superficiale, erari fel,hre a :18°:), erni5sionc inYolontaria di urine c fecci con penlila L1ella cose i enza . Tal e :-;fato durò tutto il u0 c 1° giorno nel fJ itale ultimo sopravvenne coma e morte. La rnpirlil~t con cui crasi manifcslala la forma ncrYosa e la gravezza dci sin tom i che l'acrompngnnrono fecero si clte tanto io qnanto il cnpitnno medico Lai Miglior (allora dirig~' n le il ripat·to), facemmo una prognosi infausta per il no,;tro infermo, ritenendo in modo indubbio la gra,·ezza dipendere da processo mcningco iniziantesi a complicare il primi:tivo mot'bo epatico. Il repert o nrcr·oscopi co confer·mò pienamente la clingnosi clini ca, dapp•lichè fu trovato es ~mrlato siero albuminoso negli spnz ii sotlo aracnoidcali, con ipcrcmia delle meningi. I l fegato poi di colorito giallastro, diminu ito di con:::iste nza e el i volume, con aspello gt·anuloso al taglio.


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'M anca m O!!ni lraccia di cat:m·o nelle vie l1iliari, c(l nal icoli '0 dul li maggiori esc reiMi clelia glanllula . Ora mi si pcrmr ll:lllo al ctm o cn n:;idcrazioni sn i princ ipali sint om i, sul dccor:;o ':!sulla diagnosi clinica falla . 11 qu;)clro fenomenico presrnlatn da l primo infc' l'tno, ci oè dal Cccilinto, culle un d~3W I'~O tli ljllill tonlici giorui appena . incQm inr ian do con i si nt omi ùi nn i l l ero lc~t-:it>ro chc al· 12° giorno pr·ende nna fonna grare l•Cr il soprnncn irc dei fenoml'ni nervosi cd al l i- 0 si tcr10ina co n la morte. Nl'lla guard ia carceraria Ho:;si abbiamo nn drcor:'O mollo più lungo . anch'esso benigno in pri ncipio, alll 0 giorno o!fre complicanze gravi nel si,;tema dtgc't·enle. rppui al :3 ',. :;n praYTengono i fpnomrn i ncrr osi c fìnalmcnlc la morleal3'ì ~ l!iorno di decorso . Nel Sarli il decor5o ftt rapidissinto, l'ill cro gnwe sin dal princip io. al 0° giot·no mnnif,•stansi sr.!-!'n i di gra,·i l'alli cere · brn li cd al/ 0 si lrrmina c<•n la morte d<·llo infermo . (; na tal Y:trielit di cl•'ro rso lenc,-a ccr!amcnlc alla natura del proCC:':'O morboso ed al le romplicanze ~lll'lf' in pro,-icguo , come <bila narrazione tlei fall i e:-;po~livi a \Tele polulo ril('nu·e. Un sintomo co:-tanlc in tutt i e tre i casi fu il polso tardo che o;;c'i llù fra le 1-0 e &-5 puh;azioni n minuto primo. La :<JiiC'gazionc di c1uesto l'alto Yicnr . dalla mn;.o!-! ior parte dr i p:1111 l n~i , datn con Llllltllellere un parlìru lare in rluinamenlo del sangue. prodono da lla pcnNraz ione in es~o degl i acidi biliari. Posto ciò ne rcrrebbc di conseguenza l'nllernzione dei succl li nulriliri dei l c~s u Li, e quindi anco del sislem:1 ner vo;:;o, onde il cuore resterebbe influenzato da tale materia peccans, che agi reLbc su di esso, così come la digitale, e la con.segttenw di ciò sarebbe il rallentamento dci suni JJalli li. A questo inquinamento si aggi uclica pure la profonda e


SECl:ITI DA ~ORTE

rapida denutrizi one che negl'iuft!nni d'ittcro suole costant emente osSCI'\'aJ·::i. Co:";tant e fu pure il romito, cs~o pr rù comparre nei t;·c casi in esame, in di\' C r~e epoche, ma sC'mprc all'insorl!r rp dei fatli ncrrosi. Ora vediamo in che nc:::>o C:lU;iale e:;so si fo =-=-e col morbo, e qt~ale il suo r:1l ore clinico rispet to alla d ia .~ no ~ i e prognosi deiiC\ ste:;so. Questo sintoma qnasi costante in tutte le ga:;triclac all'azioni acut e e più :'pecialmcntc croniche (cata!Tll acuto c cronico dello ~tomar.o , ukera rotonda , gastral;.:ie, ca n;i noma ecc .), non trovava la sua ragtone di esistere nei miei infCI'UJi, sia pcn:hè mancarano falli importan ti ga::.tri ci (come poi l'a ntnpsi:1 conferm ò), ::.i a perchè nella ru:1g~i or parte delle fornw d· i11 r rizia suole mancare, quando non inso rgano gravi fc:lol!lcni d'origin e nerYosa; e di que:-t'ultima r:1gi0ne potrete roi llll: desimi tcstimoniame la giustezza ri cordando che le mÌi!e volte vi è occorso a dover cur:u·~ infermi d'ill cri:.:ia a neo grar i senza che avessero mai presentato il vomito. Considerando adunque che questo comparve all'insorgere clei fenomeni nervosi , cioè del trisma, contratture muscolari degli arti ccc., dobbiamo ritenerlo non d'origine riflessa, ma da causa centrale, cioè dipendere dallo stato irritali\-o delle meningi prodroma di qualche pro.cesso essudativo nelle stesse . Infatti il reperto necro:-ropico confermò in gran parte que:;tc ipotesi, come dissi innanzi. Fu nei casi in esame <li grandissimo valore per stabilire la · diagnosi anatomica e ht prognosi, dappoiehè sPgnò la ~cconda fase dello !>volgi men to del processo, cioè la presenza di complicanze nervoso gravi ~op ravvenute. Furono quest'ultime prodotlo di una semplice irritazione meningea, o da una vera flogosi delle meningi? Qui sorgono molti ssimi dubbii, solo ricordo che il reperto 23


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• TllE CASI n't TTERO Gl"I.\ \"E

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ncr.ro.<t·op iro fece ril l~\a rc allnwnlo c1l in torltid;tJ!lt'nlo del siero ""tln ararnoidro con rlTn.,iolli ('l1lal ii'!Jè alla suprrlìc ie della pia Olt'n inge, con;;odal o a nolc•nJ!e ipc•remin cl l'Ila ~IC''il . Se }11'1' l 'anal~tmi,; t a J1n tologo lnli fatti non sono =-n!Til'it'nli a far(!li prunundnn' la 11rtrola ml'tliJJgite, per il clinit·o valgono q n('I:>Ì a farglie la ritenere. LI t ri~ma I[Uindi, il lcggiero opislotono, lo eonlrallure tonico clon iehe deg li arti, In di;;fngia eli il coma reslano ampiaHJL'Ille :-;pie~nlc con lo acceuare tal e ipotesi . ln altro sinloma coslanl c si fu la tempcrntuJ'a elle osc illò sempre l'ra i :18° c :11-!", 5 del crn ligrado e per la. sua m itezza san·ld>c sl;tla ad ind Ìl'at·e meglio, il JWOCC's:::o l'pntico che la co111 pl i 1'azi onP mc ni n!{P<l . :Ila di (jiiC'~lo fallo cerca i darmrne la r!1!{ionc. Ed in vero, sr. COJ IVCnilc mero nrll'ar.cctlare l' inquin<IIHenlo cl<.' l sangue per i princ·ipii bil ia ri, come l'al trrnzionc del suo plasma e d<.' i suoi r lnmenti morfillogici (:-pccialmcnte dei glnlmli r·ossi, a cui è data la proprietà di fissare l'ossigeno), non potrete neganni elle i poveri tcs~u ti a cont atto di un liquido deossig~'nalo, escguist·ano il loro ri cam bi o mat eri<1le ùifclto;;amenle, e qni JHl i dim inuita ne resti la vita dei loro elem('nt i mo·l'fologici, cioò : diminuita ossidazione, onde minor produzione di caloriCO . ) lei' tal rngione adUfl(Jil>) la tell1tJeratura OOU eube Je ~ue el<.'vazioni proporzionali ai fatti cerebrali svi luppntisi, e si con:->crvò qua si co~tan tcm ent c fra i 38° e 38°,!), come i u nanzi dis:;i . DaU'insimne di tutti i sintomi vediamo quale ~a rebbe stata la diaHnosi anatomica più accettabile nei tre casi cl inici raceo!ti. Che il fegato a,·e~:-e una parte i!Jlportante nel quadro fenomenico non era in ulnm modo da mettersi in dubbio, infatti l'aumento dell'aia epa tica all'inizio del morbo, la pn lpazione


SEC;t: ITr DA MORTE

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c prrcussione dolent i oltremodo, l'in tcn:-:o culorilo giallo della pel le e congiu ntive, la presenza <li pigmenti bi liari e di uro-critri na nelle uriu c erano tulli sintomi cl1c intlicara no 11na malallia di fl·.~a to. t:lte quc:>La non fosse UIHI sempli ce ipcn•mia me lo indic:n-:t la. elevaz ione srnsii.Jilc della tempr ralura. Or clntHJUC era un cn rcinoma, un asce:'SO del fegato. un'epatite in Le r~Liz i ale , o parrncllimale? ll carcinom(t lo <':'tiu:;i, '-Ì:l perii breve decorso tenuto dal morl1 u, cl1c per l'assrnzn di nitri tumori carcinoma tosi in altri oq~aui e specialmen te nello stomaco, non cho pet· la ma ncanza di qn r·lla particolare cache:;sia la qunl e suole accomp<Lgna ro lo sviluppo ùi simili tumori, eppoi la palpazione non rilevava all'nn bernoccolo sulla superfìcie del tumore epatico, cl1e et·a un iformemente liscia. L'ascesso epatico lo esdusi sia per la mancanza di qualunque notizia annmnestira di malattie pregre~se specinlmcnle intestinali cu i o;.:gi si r itengono ctmse determinanti di un a:'ce>.so epatico (cowe lo stesso Frerisch ricorda a ques to proposito rlicendo che nell'Egitto e nelle Indie predominano le d i ~srntc rie e Yi :-on pure f;H:il i le infiammazioni epatiche eon esito suppurativo); sin anwra per la presenza di un aumento della consi:;tcnza. del tumore che si palpava. Infine guardando il decorrere della febbre che fu quasi costante in tutto il decorso, senza dare rapide elevazioni di temperai ura prece<lute da brividi intercorrenti come suole osserrar:>i nei processi suppurativi in genere. A favore Ji un'epatite ùtlersti.:iale non vi era al!ro sintorna che l'aumento di volume e di consistenza. del viscere, io e~c lu si tale diagnosi pen;hù mancava qualunque notizia anamnestica che potesse rended a probabile, cioè: gl'infermi non aveano abusalo di alcool, nè mai sofferto febbri da ma-


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THE C-\SI D' ITTERO GRAVE SEGt:ITI DA

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!aria, rp~10i il th.'ror~o o:-, crralo, l'intcnsita dell' illi'I'O. !!li aiJhonda nti Jll·irwipii l1iliari nelle urine, la mancanza di :.iero 11 él caro peritonca le, Nano l uli i con trari i al processo s uppo~to. 1nfaui l' a um c~llo tli rolume che ::i ossen a nellecpatili inll'l':'tiziali, ti ene alla prolifcrazione del congiuntivo intedohularr., per la quale il rnrcn~h ima proprio del fegato, cio~ gli :.\l'in i epatici, 1·cs1ano colllprcssi e quindi atrofizzano . Come e!Tctto lli tale all r razione ~ i ha diminuzione di secrezione bili<lrc, omlc l'itteru ordinariamente man ca del tulto. l\ou rni restava ellO la din gnosi di un'epatite parenchimale acuta, ed infatti ron c~sa reni \·a dato ragione dell'aumento di yolumù del fegato e ùella sua consistenza; del dolore che , j risvegliava alla palpazione o percussione; della intensa colorazi one gialla dci comuni tegumenli e delle scleroticlt c, e fin;;hnenle confermala semprd piu dalle analisi chi mi che delle urir.e . Come esposi innanzi, il reperto nccroscopico confet·mò }Jiennmentc la d i:.~ g nosi; aggiungo inoltre che da un preparato microscopico eseguilo dal mio collega De Cesare, si Yido nnco le min ime alterazioni sultite dalle cellule cpaticlte. di cui alcune erano in preda alla infilp·azione grassa ed allre a l completo disfacimento, così che il loro con tenuto era com·crtito in piccole gocciole di grasso. Questi rurono i principali fatti meritevoli di considerazione nei tre casi e:;aminat i, e faccio voti a che altri cerchi meglio di studiare quali allernzioni cerebrali si organizzino all' in,- orgerc dei cosiddetti fenomen i n<:rvosi, e se debba consitlcrarsi. come un yero processo meningco, o come fallo di slasi quello che o~sen·ammo noi reperto necroscopico dei tre illet·ici. . )le5sina, sellembre 188 1• BA.RDATELU

Tenente medico.


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•.. RE L AZ l O N E SUl.

REPARTO DELLE MALATTIE INFETTIVE ED I:-i 1 '.\ll.TI CO~.\.RE OEL :\IOlUHLLO

per i mesi di ietbraio. m~m. 3prile emaggio IBBI. Ch<> i fun ::hi co~ li luiscano le malnlti c di tut! e le p,;w le ,. <h m oll i :t111mali io fuori dubbio .... Cht> i fun ::lll p~·~:tno I'S>'"l' •' anche cau~a d t !!•·a••i mala!t1e J::<'nerah, chola cosi della inf<·d t•ne 8cuta l'iposi t~un o per mns.ima parte sulle proprte ti parns~ itarie Ilei lun~hi , ciò ùeusì non è sicuro, ma cel't:unentc non i! i mpos••htle, e .. . . a<:q ni~ta p~rsino un certo g r ado di probahih tfl (1). CAN1'ANr, Le:toni .•ulle in(c:loni . .!JfiJI'O't(/ltl, Anno XIV, disp. l.

I pochi casi di morbillo ruanifc:>tatisi in gennaio foC"ero, dopo la pro\'a del passalv anno, prc::>t•> decidere l' allestimento d'un reparlo apposi lo per le malatli c infeltivc, il quale Yenne aperlo con il 1o di febbraio: e nel medesimo vcn(l) Am meuiam o che la patologi a, malgrado l• rivelaZioni clelia chimica e del microscopio non abbia pot uto ancora definirn la vera p:uog.·nia dei morbi infettivi. Però dopo la scoperta d~i germi formPtlti, la dourina d d le zimosi applicata allo studio delle infezioni, vi ha dato uo indt r iuo P•il naturahstico oJ anche più consono nl t:;t•aoùe principio: onwc blastema in C(IIUia. et omnls cellula e ccllu!a. Questa dottrina nell'ultimo ùecennio, mercè l'opera di i nsignì naturalisti m ;cograO , d i lnsi,e:n t ivieuisti e pntologi, ha fauo grandi pro~ ressi: e. sa ne l s enso come la intende J'lla llt ~ r. ;l\· endo JX•r b~ se l'eteromo ~lia o tra•rormnztone dei ~ermi, c soBtenuta da un maggior numero di fatti clinici & spe rimentali, molti ne W u stra. cd è pet· ora la più soddisfacente per le !'Sigenze della ~c•cnza e della pratica. o. G. u.

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JWro rieoH'rali in sezioni ~c~rr;:ale i casi di morbillo, di vaiuo ltl, di :-rarla!l iua c di ri~ipr•la, che man ma110 YeniYano ulferti da llo ~ri lu ppo delle ste,:~e infermilit nei soldal i del presicl io. Dl' llc infrrmilit in p:-~ro l a qnrlla elle si è mo~lr:1 1a pilt dilfu:'a nei di,ea·si corpi di truppa, e che ha dille• un conlin~cn:c l:tll' cl a JIOII'r:'i con~idera rf• c'OllH' una l?pidt'llli ·t, fu il morhilln. Ed i· di fJIII':'Ia che intcre:':<:l di oc·cupa r•·i, sia IH'I' :'lnrliarl' i gr:rvi dann i rrodnlli JW;.d 'indi,·idui alt:ll'r:tli, sin per nm~irk rare lino a qna l 1-!r:Hlo :;ia sl:tla fa,·oril a clalle innurm:e climalo lu;{idw ll)l'a li (' da lle rondizioni Ll~·ll e ca~w·m e, :l\'enclo es:'a dominato <~IWhc nel pn:'sa lo anno : ::.in linalmrnt c per tra i TI', se i· possihi lf' , qualrhc nmm:H':'~ra ­ meulo uliiP pr r l'an('n ire, onrl(' prr.zerr:~re il prP:o:iùio da una lale ca lamilit. PPr ri;;[H'tlu :1111' innu,'nze \•Jra li, ;_! Ì o,·:~ rir'Mtlare rlte pu1· lrOJlflO i grand i centri di popr>lazione co::.tiln i!'cono nHrellanli ftJcolai pcrmanenl i dei mol'l,j infdliri llrop rii dell'uomo. I ~erm i wnrho:-;i, ~nlto l'azione di dt'L•'!'mi nalr iJJiluenzc fi ~kodJin1icllr, trovano :~mpia m:-ttNin dn YÌn~ rC' e da mo ltiplicarsi o nell'aria, o nrll"acqua, o nd li'!TC'IW :-:le!'so, impregn:Hi OH' pil1 c}\·c JIH'llO el i :-oslanzP orgmt ir'l1r putre:-:rcnti e ft• l·mrntanli . Ol:re di ciù, se si prnsa rl1e fra cola li germ i d' inft•ziorw tinello ckl Jnn rhillo dinwslra tanta elellirilit per l'um~1no Or;!:tni:;mo, da poter:;i dire indivi:'ih ilc r·ompngno t'nll'nnmo S(C:-<:'0, è fac ile !'011l]H'C'11tler<' I'Oille lalf' inft'ZÌPIIC drld1a a preft'ri'HZa del lr :1ltre dom inn re nd lc grandi cil lit. El'co comp si ~pic·~n l'influenza :'fa\·orcvol{'. che i ~rrand i t•entri di pnpnlazionc rsercitann ~ nllo slato :-:ani tario dei prrsicli i di truppa . t: li ;;tndii e,:prrime11 1ali cl ~> ll a modPrnn pnlolntria, r·c,mpiulii'i cbi i'Ifallier e dii i P aslru~· in po i, lwnno dimostralo d1c i Tal'i ;.wrmi r.~ rme nli. ril en uli P\'1' fattori din!lfi o intlir-elti drlll' Lli rcl'~C infrzion i, me11lrP nrl moudo r~ l rr i nrr h~tnno

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RELAZIO~E Sl: L HEP.\HTO DELLE MALATTIE l~FF.TTI\'E


ED l~ PAI\TI COI..\JlE DE l. ~()JIIlii.LO ECC .

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ambiente roli1 111H' pt·Pcipuamenlr nell'aria o nl'i l"n rcpta, una. Yolla entrali nl'il'organ i:-. mo umano, IH'r ~pt>riali comlit.ioni ùi loro attcrdtimento ,~s' iluppo, ~cè i;.!«HIO or;Iani din.•r.;i a seconda Ùl'l la divt•rsn loro nalnrn, ed i' i iuiziano , llll'!liante t•roc·c•::::i tuttora occulti, ill;l\-orio ntorl~e~.:o per· dill"nn•l··rlu più o meno rapidarncntf' dalla prirna l1walilit all'et la a tntlu il n'sto dcll 'or)!nnismo . Di qui Il' dirrr~e !;vt!i d'incuhnziol' f', di cpr i la 0:-iouornia "pcciah', dtc ci<l'l'una inft•zionP a-;:;uutP. 'noi dal puuto di 'i::ta dc•lla din ic:-., Ytwi da <[llrllo tlc•ll":11lalotnia patolo,;i··a. E;.:li e co.;i rhc il g~'tnte clc·ll'ilro-tifo iutn11lollo per le rie di({t~s ti,·c c•lif!P per suo organo d'inrubazionc' i follicoli agminali di'l 111-unncr e solitari i tlc•l l'c'.' t• t· clc•ll'i nt r,;tino ileo; qlwllu dl:·l chnlèra lo slrn!n ,;otlo-<'J•itclial..! dell'inti('ra mw·o.:a in l c:> t inal('; q nl'Ilo dell' in fpzionc pa \u;;t re i ;.:lo hcruli della trtilt.a ; cJilPIIo ch·lla ::carlnuina la mtu·o::a dE'IIt• fan,·i e r·clati ' i gan;;li liufo~c uij c per t:-.cet· dP,.:Ii altri, lturllo del lllOriJillo la mnc:n::n di'Ile prinw vie n·~pira l o ric. ELI ora , la~riando eia parli' lo digres,-ioni , oc,·upiamoci scnz'allro dell' infet.ionc, rhc più da Yicino ri riguar·da, e COll:'itlt!l'iamn 1111 pnt'll la hiolo.~ia. tlcl llllti'Ol' III!H'I'dn, l'hC e :~ppunw rit~nuto per il gt•rnH.' infclliro !lt•l morJ,illo. l.a ;;ua ~perialc eJ,,zionr J1C'I' la muco:;a rr,;piraiMia rte ,;pi~'ga l:t facilitit e ht fn'qllPIII.il. ùi sue infez ioni, siuo alla forma «'pidcm ic·a, pt>ntlcnti lt• sta~icm i inrernal i, nei rl imi rnriabi li, nellt• coudizioni rrc•ddo-umitlo de ll'amhit·ute, in una pamla in tulle quelle cirNI:'tanzc di :;t:l.!.!Ìone r di localitit, (p qu:-~li fa,·ori;;cono le malattie Ù1•.-:l i organi rP,;piralnr·ii. (~ li !;(Juli del Trauhr, clt·~ l'i é in questi ultimi anu i drdica to in mut!n i>peciale alla colti' azione dci mic•roOLi c micromiccli, hanno dim o;; Irato che leutnco·q• i JI\n~Pdn calarrn~tdrlirengono IPITt'no più propizio per l'allecchirc dci germi mClrbosi. Tali ~Ltulii tro n:reloiH·r·o unn ricnnferma nelle o~~rnazil)ni cliniche, lt!


:)GO r: E UZ! OXE St; L m'l' ARTO DELLE )!ALATTIE T:\'FETTIVF. l[!: ali !'I)Il:'talarono sr mpre la prrcetl cnza dei catarri nelle ma-

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lall ie in l'e!li\'P, che hanno pe1· sede d'incubazione, o di evoluzione, le med)l';lliC mu co~c ; csr mpio il cholera, l'ileo-tifo ed il rnr•l'l•illo appun:o per lacere di parecchie altre. E di vero, antlte rrui da noi, co me l'anno pa~sa lo, avrenne di osser\'are lo sY iluppo <lPI mol'l•illo nel cuore della slagione invernale, in cni per la =<pecialità del clima predominano le influenze reurnalogC'ne e la costituzione medica catarrale; e(l il catarro prcmonilori o della infermitù. non fece mai difetto. un riscontro di 1panto ancnne nel presidio si ebbe nella. popolazione ciYil r , poirlt è l'infezi one si è pure manifestata difTusa per la cilt:'t, ro me provnno le tavol e stat.islidte della Sezione San!taria munit: ip:de. Dall e stes:;e risulta che i primi casi contali fra gli ahì ta nli :;i Yerific<II'O no nel principio di gennaio, nella qunlr C'poca a un diprc:;,_o cominèiò l'infezione fra i !'oldati. p p ;· quanto ha rapporto colle condizioni dei quartieri, che ll :1 !1no po lu lu inll uire più o meno sullo sviluppo dr lla malaltia. tcnuio calcolo della precedenza, del numero ed anche d ·lla gr;wilit tlr i cn~ i, risulterebbe che il quartiere di Pizzofa!.·nno lt:l dato i primi casi, ne lta dato un maggior numero, e nt.n pochi di'llll:t gravitit eccezionale. La caserma di Pizzof.ll··otH' , nella qunlo si troY::t. alloggiato il 6° reggimento bersa,:!!ieri, non compl eto, ed un .ballaglione del !J1) 0 fanteria, mnlgrado la lJC'I Ia t' lÌ elevala !'ll:t posizione sopra. il resto della cil!it, c sopra illi\'ello del mare, t:hc !.'$'>:t domina da tre lati, ~o n un orizzonle incantevole, ha da tempo una riputazione non r.orri :;pondcntc alle sue belle apparenze per il maggio1· contingcntr. di ammalati, che ha dalo in tulle le stngion i, in lull e le inlluenze endemiche od epidemiche dominate ed in l•ttlc l ~ t1·uppe, che la abilarono. La sLe;;sa, oggetto più YOILe di speciali ~Ludii onde risoiYere il difficile problema delle ca u ~c di sua malsania, fu riconosciuta essere di troppo esposta


ED l~ P.\HTICOI..\R E DEL l !OIW I LLO ECC .

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n1 venti umidi spir;11l ti dalla [1\lrle dt'l mare, ~opratullo nella stagionP invcrn <i lc; fu ri conosl'iuta dcfìciente di spazio rclatiYamentc al n ttmcro degli acr,uarticrali; fu riconosciuta incomotla cd anrlte d a nno~a per r:-:pn:TC il ~ol dato alle intemperie, quan:lo tlt•H' sotldi~farca i l1i ~ngni corporali, tanto più di notte, m·endo le l;1 trinP di~Lanti dai tlnrmitorii ed allo scoperto. Ques ta circu,;tanza in app:11·r.nza di por a entitù, può cs;;ere cau,;a tl i gra\ i sronct•rti, qn::ndo 111111 si u~ino i dovuti riguardi da part e del ~o lda to; ~ono noti i disturbi che avvengono per le rap ide soppre:;.:inn i della trn-pirnzione. Per lo stes:;o mot ivo, una ra..;crma anche in posiziC)ne elevata può riusci re peri colo,;a alla ::al: tlt' th•lla tr:1ppa, ore non offra gli opportuni ripari rontro le correnti atmo..:fl!riclte, ed ove non si usino tnllc le e:~11 tele ]ICI' prr.renirc i di;;Ln1·bi dc·lla tra,;pirazione cu tanea, allorquando la li'II J!I'a rient ra dalle e,;crcitaz io11i cd a corpo snda11Le. La fi .~!nlogia i n~c>gna che la pell e non è ~o­ J ;~mc•utc org;1n o di protez ione, m:1 è ancltc organo important issimo di depurazion e; l'acido s11dorico , o itlronolico, il f0rmi co, il lalt iro, il caproiw ~oao prodoui speciali dell l' c~crc­ zion i cutanee; e l'anali~i rl"l stu1ore ri ba rivelata la presenza dell'ac ido c01 rl10ni(·o, rli l'arccr.hi prin:·ipii estraltiri, dcil'urea e dei ~·1oi f'(lllljtOsti, non cile di aknni rlon-uri. Sollo l'azione d el frctldo si sospende l'alliritiL c~crcto ria della pelle; rd i prodotti e<;cremenlizii trall cnut i o ri assor!Jiti producono oraJlidc intos;;ir:tzioni, come proY:tno gl'invemiciamcnli della cute n egli anima li , o la di::crasia reumatica in modo acuto o lento . Ed c senza d nh bio da questa discrasia, che dipendono in gran I;arte le aiTezioui slrumose nei soldati, e le tanlo frequenti Jeucocilcmie. Senza ammellere che ogni soppressione di traspirazione ahiJia per immediata co :He6nr nza un in tos~icamento, non si può n meno di riconoscere tjltale tlisquilibrio avvenga nella


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HCLAZIO~E SU L HEI'AitTO DELLE li.\LATTI E I!'iFETTIH':

funZÌi)l1alitit dei gra11di :; i;:.temi d!·lla umana et'onomia, all orquando In importante funzi one di uno di e:;,;i r ica riante con quella di altri, Yienc modi fica la o SClpprr.,;;;a. La clio ira metlica regi~lrn una lunga seri e di malatl ie, dH' prr ri !'pctto al pi ù infl uente elPntcnln cl iolo;fit.:o drfìni:;ce tlta l:tllic a fr i;;ore. per essrn• di' terminale dalral1'rcddorc c ulan~'n; malallie cl1t' ~o no le più frrq11rn ti, e cl1c a :;econda delle stagioni e delle pretli spo>-izinni individual i ,; j po,;;ono manife,;Larc in tutti i 'i,;c1~r i, o nei h1ro involucri, neli c nmco:;c o m•llc siCI'O'-C . llrall'reùd<tmento culaneo determin a lo ~pas mo tle~ li clementi con!raltili tlt' ila prlle, arresta le corren ti san~uignc periferi che, c per aumento eli pression e co llntcralc ~i nccun 1ul:t il sm;:uc n c-;;li organ i irtll'rni, sopral ulto in quelli an•111i w lla l'nte i nt:tggiori con;;ensi fisio logici, e così determinal e lu ipr remic ~i onli:;cono i -rari prO!'CS:>i o cntarrali , o llogisli ci, solto l'azione irritan te locale eserci tala dai materia li impuri reumatici trattenuti nel ~atl!!!lC ste:-:;o . ' .\I le ddtc ragioni tli mal:;ania ~i polrel•ilcro aggiungPrc qnrllo dipendenti dalle aiLcrazioui t1ell'acqua potabi le, pn.-,;illil i a Yc ri fì c ar~i per il lungo t.:ntmnino rh e qne:'la di' n~ fnre dallà :;ot·!-!cn Le alle Ya::t'lte di dPpu;;i to, e p1•r rondotti non ~emprc as:;icu rati ronlro lr iu liltrazinui di litlUidi in.puri ; c for,;c nn:t cN:a inlluenza :-.fanli'C'ro le dt>ri1a pure dalla rctuslù della :;!".'"" ra:->rrnw. per l'iHCI' ilahilr'- inquinamenlo di sostanze orgau iclw, rllc !; Ì prollu!'e nel :-uolo ed irt O)!ll i rcce;;,;o Ili una YPc;chia. ro::.Lruzi t>HC. ParcuhiP dell e cnu::c lllnrùo~c ora accennale, c SC)!IHtla tHI·nte quc;;tc ttl tirue, ithi l'me ad alcum• r·oHdizinni :;prcial i tleriranli dalla sua giari tu ra ::tlpt-a uno ::ro~ lio i:-:olaln, \'alf.!o no anclu' pC'r tl t-lìnit·c lo ::t:! ln di saluhrilit tld Forte 01•o, nel •rualee nlloggiatu un di ,;ta~:ramento del 6" hrr~aglicri. l" in ~dnwnl e . cnu>a inlluenLi;;simn si tlrrc ritenl't C' il f:Lllo


ED I~ PA HTI COL.\f\E DEL MOHBIU.O ECC.

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che la caserma di Pizzofalcone f11 anell o nell'anno decot·so uno dei focolai prinripali dell'infezi one morbillosa . QuesL'ulliiUa ra~ i o n c , sollo qualunqne punto di vista si voglia considcrnre l'ori gine del morbillo, o nnto spontaneamente per eteromorlia dei germi, o importato dalle fami glie dei Yelerani, ch e numerose al.tilano quei ùinlorni, è una. delle piu imporlauLi. Di ,·ero è di mostra to ellO per certe innuenze cpidemiclle il pot e re infclliro non s i f>sl ingu" romt•I<'Lamcnle in un sol peri odo eli !'Lagiout> , c quella localilit eho no fu uno dei principali centri, J• UÒ dopo una Lre).!ua e:;~ero rivi ~ itata dalla stessa in fez ione al primo ri !llto\·arsi dell e eondizi oni a ciò favorevoli. L'ess l:'rc stati i soltla !i <lei reg~ i me nto bersaglieri anche in l[Uest'anno al!acca!i per i primi da ll' inferlllilù, come ri:mlla dal prospello annesso, si ,;picl!:t considerando che gli sp<;ciali esercizi i dell'arma espongono maggiormente le mucose respir atorie all o nn·ezioni catarrali. St•;.;uem1n il prosp<'tl o <Jui anrwsso , si riconosee che il secondo per epoca e per numero di c:t"i presentati dopo il reggiment o ht:I'S<t;..rlicri fu il ·l :;o fanteria; e qui ~ forza ripetere chr un ual.tagli one di questo rrggimcnto ò aequarti erato a Pizzofalcone coi ber~ng li c ri; C[!li ù perciò pn• hahilc che pure di colit sia parti lo il germ e morho::o 1wr il re,.,to dello ste;:;so r·eggimr nto. I l 15° faol crin oCC!tpn il Ca,;tel NnoYo, caserma che, . causa la sua Yeccl tia co::lmzionr, ca11Sa il dillìr il e scn1·ico delle cloache, rnu~a la sprciale ~tw posizi one troppo \' icina al mare e dominrt ln da. altri fahiJri cali. lullo all'intorno dnl lato della cillà , prc~e nta molle conù izioni poro igieni che. Jl suo am.bicn l.e atmosfe 1·ico poco ri n nPv:tbi le è spesso viziato da l fumo degli opilì cii dell'arsenale ; cirros!:w za questa ch e può faYorire il disturbo delle prime Yie rc::piratorie pet· l'itTiLazione che Yi apporla. · Ai detti due reggimenti , che sono stati di preferenza col-


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3G..f. RELAZ!OX!~ Sl'f, REP:\HTO DELLE l!ALHTIE I~FEl"fiYE

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p it i, succedono il 19° ed i l 20° fanteria, ali oggiat i nelLa ca. sel'lna ùei (;rnnili. r.on!J'O la saluurilit di questa caserma miitano a un di prcs:;o le stesse ragioni accennate per quella del Castel\ tLOvo. I n estatr dessa risente l'influenza delle concerie e di allri. op ificii Yicini, e specialmente dell'infezione palust re che si fa sen tire di preferenza in quella zona suburbana; ed in inrrrno l'ecce5sivtl umiditù , essendo troppo da >ici no c:: posta a!l'aria cd alle onde "lesse del mare. Quindi il germe morhoso, per il roJJ iallo ·vicendevole del soldato, trasportato fra le mura di cruella caserma, Yi trovava le condizion i opportune nl suo svo lgimenlo. E cosi deve pur e:;sere avrenulo, vnoi per le caserme, ruoi per la stagione, nel 4- 0 reggimento crn-all eria , nella hrigata del w~ artiglieria, nel •IG<> fanteria c nelle fr;lzioni di altri corpi, che tutti più o meno, prima o poi furono dalle i11nuenze epidemiche infestate. Ciò pl'emcs:;o, analizziamo le tri:;Li conseguenze, per le qual i il morbillo do minato fra noi merita di e:>scre seria men te studiato. Per meglio rnppre:::entnre il movimento del Reparto, si è · pensato di rinn!rc le cifre in un prospetto diviso per corpi e per malauic, ùal quale risu llerehbe che, dal 1° febbraio a tutto il maggio ora decorso, sarebbero stati ricoverati ~i5 cas i di malatt ie infelli re; divi5i come se:zue, cioè: 9.i)0 di morbillo ; 9 di raiuolo; G di raiuoloide; 3 di varicella; 1> di risipola; e 2 di scnrlatlina, con &.~ 1 3 giornate di cura, delle quali 4G:?::> per i soli r.asi di morbillo. La cifra di 2?>0 casi eli morbillo, e qu ella corrispondente dell e giornale tli cura, rapprc senlano gi~t una certa gravilit dclhl malallia spec ial e, sia per numero, sia per im portanza pa tologica. Seguendo il morimento, dei 2:j0 casi suddetti, •1 GG passarono ad altri riparti, appena incom inciato il periodo della


ED l::'i PARTICOLA RE DEL MORBILLO ECC.

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di:>(JU:lmazionc, e ciò do.-eva far·si per mancanza di spazio o pPr ntancanza di deposito di conva le:;ccnza; G3 uscirono guariti direllamc·nte da l Reparto ; l :J fnrono i mort i per le var·ie CIJ:nplicauze; .} i riformaai, e 1· gl'inr iati in li cenza di convale..;rcnza. Tenendo dietro a quegl'incliridui ell e si dorellero passare in .dtri riparti, si r·iscontrarono, quali e..-iti di cura le srgucuti cifre, cioè : ùci l GG, 133 us('irono gua riti; 3 figurano tra i IIHli'l i prr le compli ca nze su aceennate; 12 fra i riformati; O fra gl'iuriati in licenza di conval escenza; e ·l Ovi rimangono tui:o nt. Di talchè, riun endo le cifre dci detti due movimenti, si ;l\n•lJbcro •l!):j guariti ; 16 morti; ·IG riformati; 13 inviati in licenza di conralcsccnza e •l O rimast i. A qne:; te cifl'e vuolsi nggiungere il primo caso di morbillo, rico, erato nel3° Riparto di medicina, nei primi di gennaio , ca~o che ebbe esito fu n c~ to per pleuro-pulmonite complicante. Gli specialisti, ed in parlicolare lo Ziemssen, che si può ritenere per autorevole, col le numcmse stati :> tiche raccolte sono venuti ad alcune conclusioni intorno alla gra,·itù det morbillo, p er ri;;petlo alle varie fasi dell'età, e per rispetto alla varia condizione della Yita ~ociale; conclusioni, che qui è bene di ri cordare. Lo Zicmssen, giit citalo, conchiude che il morbillo ai~"Jui:;ta una certa gravilit dai 6 mesi ai 2 anni, e che Lale grav it~t m diminuendo tlai :3 n•rso i !JO ed i 4.2 anni, e ciò su!.Jordinat:unente al le coud izioni ùi sviluppo degli organi polmonnli. Dal ·1.2° anno di vita in su, verso la virilità, nella poJ>Olazione cirile, nnche qnanùo si sv iluppa sotlo forma epi~crnica, per l'ordine sparso secondo il quale attaccherebbe gl'individui, non acqui~Lereube che rammento i caratteri di malignilit, sia per la maggior re:>isLenza che presenta l'organismo al completo del suo sYiluppo, sia perchè il germe morboso non può rnggiungere quella intensità che acquista nelle condizioni di affollamento degl'individui aiTetti. Per contrario


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36(} REJ,AZIO:'iE SU L REPARTO DELLE MALATTIE L'iFEHIY.E

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poi, dall e stesse statistiche raccolte nell e epidemie di morbillo dominale fra i militari, risultcreii!Je che la malattia anebbe acquistato, in qualche cin;o:;tanza, tale mal ig nit~t da raggiungere la cifra eli W lllt> rli fra ·l :.n casi di ammalali; ed anco quella del 30 e puil per r:ent o di p~' rdita. Per il che, volendo prestar feclo ai falli raccolti, lo cose tra i mi litari proceùcrebhero a ll'invel'~O di quanto fu ossermto fra gli adulti di condizione civile; che anzi in qnclli la innuenza del moruillo sa rebbe ben ma~giornwnle fun e:-;ta . E nel caso nostro le cifre {1clie perdi.tc, se 111JO !oceano gli estremi che caratterizzano la massima malignilit, sono però superiori a quell o che !"Ì hanno nell e epidemie comuni, e cl1e si riducono ordinariamente al 3 o .f. per cento. Ove poi si voglia rinetlere che i postumi della infermitit, i quali diedero motiYo ai Yari ca.si di riforma., sono giudicati inguaribiii per la. maggior parte; e che per parecchi dcgl'iudi,7idui inviatÈ in lunga 1icell'l.a il ripristinnmcnto comp leto della salute oun prohlema, le conseguenze dellamalallia in esame risu ltano anche più grav i. Ed a questo proposito si può domandare perchè mai il morbi!Jo debba spiegare si triste privilegio per gl'individui adulti di condizione mi litare, come venne n uta ~o an che fra. di noi, producendo mag~iori perdite fra gli int1ividui allnccati? Le r agioni di tale depEot·evole fall o sembra debhano riporsi nella debolezza della costituzione organi ca individuale ; nella. mancanza d'energia 1lei poteri fisiologici, derivante dalle numerose cn.use d'insalubri ti.t e dai di:;agi di ogni genere ai quali -espone la vita mi lilare. Le Icnr.oci lemi e diretlamcnte dipendenti da malatti e lienali, quali conseguenze delle mulliplo influenze miasmati che diffusamente sparse nelle nostre campagne, nelle città, nelle nostre caserme e negli stessi o:-pedali; le anemie consecuLive a morbi pregres:>i, ad impedì ta o ad alterala ematosi; sono le malaltie generai i che si leggono


ED l~ P:\RTICOLAR E DEL l!ORD!LLO E CC.

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a grandi caratteri sul Le pallide e me:;to fi gure de lla maggior parte dei no,;tri :'o ldati. E poicli u tnli contlizioni morbose m innno l'esislcnza ind ividuale in modo lento, c subdolo; così v engono sopportate lungamente, finchu, per· l'aggiunta di nuoYi momenti caus;di , r i1' ll t' rotto l'c!J.uili brio IJiolngico dell e funz ioni ch imico-orga niche, c l'organismo inclcholil o soggiaco alla malattia. Sorente', sopratull o in certi periodi di stagione cd anche a. preferenza in cer'li pre:;idii, nel passare le r isile sani la rie ::iamo stati sorpresi dall' ossen ·arc, che in r eco di J.mltli e ruh u ~ti solda ti , ci lro1 ara lll•J di fronte tlei soiTere n ti V<1 letudinarì. Purtroppo la sola giovane ctiL, sia pure avvalorala dallo svilttppo armonico del sistema osseo-muscolare, tlal loracc a largo perimel ro, non uasta per soppet·i re all'eececlcnte con;;nmn organico giornali ero; non ha:-:la pr r re:;is tcre ai danni delle intemperie, dei di ~ag i e delle influenze infetti r e. Eci'O il punlo di parlenza del gnn-e problema per minorare le perdite nel noslro cset·ciLo, nelle quali lta lanta p arte la clebolczm della Co:'ìtituzione. La. confe rma di, tali osserYnzion i si può a.Yere anche nel caso noslro, danùo uno sgu:ur1o allo ~lato nnlllerico, diriso per mnlilt ti e e per reggim enti: i ht•r::ag! it'ri , che olrrimno qun=-i il maggio r numero di amma lul i morhillo:; i, ehhcro il n1iuor numero di pcnlitc; i corpi di f:t ntcria di linea , ron u t~ nHmero di attaccati relativamente minore, ch hcro prnl ilc maggiori. È noto in fat li, che i bersaglieri so no so ld ati scel ti , cd in complesso dolali dì vigorosa costitnzione orwtnica; c che invece i corpi di fanteria, tra molLi indi ridui di comples~ i on e ro bu~ ta, ne contano altri molli di costituziope deuole, e di alliLucl ine problemati c:t per il mestiere dell e :nmi. Origine della malattia : In quanto all'origino, nulla ripugnerebbe ad ammettere la infermi tà come spontanea, per le nozioni che :;i hauno intorno alla cteromdrfìa dei ruicrofìti;


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1\Ef..\ZIO :-ìE SU l. II EP.\1\TO DELLE MAL.\TTIE INFETTIVE

però nl'l cn:;o nostro ::i ha mnggior ragione di considerarla IJlrale creditit tlt·ll'aano Ù<'l'Orso , cioè originata dni i;Crmi conscr rnti;;i, ~ ia nelle cttsC'rrne, sia nelle alJilazi on i cirili n. quelle limitrofe . La YCnnta Ù•·l la unora. classe !'Olio le arm i ha potuto innuirri, aggravando le co ndizi oni sfarorer oli dell'ngglomcramcnLo nelle rascrme, ed apportando un maggior contingente d'individui più s u ~cell ihili di rsscre attacca ti, per queiJ'insirme di so!Terenze proprie al nòrizia to della vita militare, como vi ha influito altresì la stagione invernale. L'infermità tra i soltlati , forse per le cond izioni ~pecia]i degli all o~g ianH'nti, degl'irHli\ illn i c del scn izio, come già è stato notato, ha tenuto un nntlamrn to epidem ico , contmriament e à quanto avrenn e nella popolazione ci\"ile. La rp iùemia avrebbe avuto prinr ipiu in ft·I,!Jraio, arrehl•e r:1 ggiunto il suo acume ~ ul finirr di marzo et! in aprile, per declinare rapidamente in maggio. ~e l decor:;o dci numcro::;i ca,;i, nulla si è potuto raw,gli crc che polc,;,-e risehi<lrarc la sempre dibattuta tesi intorno alla durata della incu?azione; riguurdo al pet·iodo dei prod romi, arwhr le nost re os:-cn-nioni colll:ordano nello ammetterlo comprc;;o fra gli est rem i di G giomi e di '24 ore, quando il 'Ioruillo decorre ::~n za compl icanze. L'eruzi one ha. toccato tul! e le grallazioni: dall :1 più discreta alla più conflu ente; in tre casi si i:: ripetuta, ~enz:1 far crccler·e ad una vera recidiva d'infezione, non e:;sendo decorsi che c.irca l 5 giorni dalla defen ·esccnzn , ed in sì hreve periodo di tempo non si può arn:nellere siccome estinta com pletamente l' infezione primitinL In uno dei tre ca!'i il ritorno dell'et·uzione fu determina to dalla dintesi cmofili ca, per la quale in alcuni paros:;ismi ùi febb re JJCri od ica si manifestarono epistassi considerevoli, ed rmorragie cutanee: tal e indiviùuo, appartenente alla classe •18UO, per il gra,·e marasmo da cui fu preso, venne riformato. ~el Z0 dci tre casi la ripetizione venne determi-


ED IN PART!COLABE DE!. )JOIWIU. O ECC.

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nata per una eOìmr.ra reumatica. 1lalla quale l"i 1Hl i1iduo f LL colpi lo nella ste:;sa sera in cui fece ritomo alla cascnna, dopo 2 l giomo di tonval c:>cenza ; in questo s'cbl1e non :;o lo ripetizione ù~:ll'esantcma, ma ancora di tulli ;.ili altri cpifcnonwni del morbill o. Nel :3", certo San ti Yince!lZo, ùel ~O fa nl eria. classe 1860 , probabil mente fu determinala ùall'inft'zione vaiuolosa, poichò òopo poc hi giorni ùella ricnmparsa ùel morbillo, con tulli gli altri f('nomeni di catarro intenso delle prime vie respiraLoi·ie, tenne dietro l'eruzione couOuentis:;iJlla del vaiuolo, che ehhe nn decorso tanto maligno, da determinare la morte per pi oemia. Da Lal i o~scrrazion1 si può dedurre la conseguenza, che il ripetersi dell'eruzione pow tempo dopo d.cl la cle;;'luamazione, 110n importa sempre uua infezione nuova; il fallo dipende piltllosto dalle condilioni della pell e, di Ctli i vasi sanguigni si l as~iauo distendere al più lieve disturbo. I u general e si è notato che la fel1bre gagliarda ha sempre _preceduto la eruzione; e cl1e il t•atarro dell e prime vie respiratorie, con la corizza più o meno intensa, non hanno mancato 'mai; in parecchi casi poi' quali epifenomeni di complicanze gra>i, si cldH•ro numerose e ripetute eruzioni mili ariche. c~wa: A locale per hL cura. delle iufennilù contagiose, venne destinato mollo opportunameuLe il nuoro padiglione :md·est: ehe fra i molli vantaggi presenta però l'inC'onveuienle di non poter r·imwvai'e l'aria senza esporre troppo direllnmente gli ammalati alle influenze esterne. In quanto alla cura, essa fu del tutlo aspettante nei casi semplici e benigni; nei casi gravi e complicati fu varia a seconda delle indicazioni dei diversi sintomi; giovandoci dei rivulsivi, degli eccitanti, dei deprimenti, degli espettoranti, dei moderato1·i febbrili e degli an ti ·fermentativi. Veniamo Ol'a alle complicanze ed ai postumi del morbillo: 24


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llri..\Z! O'\ E Sl"L REPAilTO DI~ I.!.E ~f.\LATTIE I~FETTlrE

Lr prime inlcrc~sarnno pit't !'(lf'eÌalmr nlc l'appareecltiu rt>spiI':Jiorio . r fmnno, sicrdnte anrilc notano gli ~per iali s ti ecl i p:~tolo.!! i, pult noll iti,

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di frW Jlll'l11e ral:ttTa li , rli rado t.r11pali ; plrurili : hronrhiti rapi ll:tri 1liiTuse c pll'uro-pul mouiti. A tali flllllf1liranzc \C;;!Ii on;;i pur<' n,!!git111gr rr quelle dipendr>nti dall'al t·•r:tzinnc> 1lc·lle m u t·o~c dd call:dc · di.~r.s ti,-o; i cnLnrri ~n­ 'lriri; !!:lslrtH'lll ~'ri··i c (P 'lt'::se rnlt•ril i follicola ri , cnn òiant'e pi1.1 o nwn o inl r'll:'l' . f.a prat i.·a lltlslra ci a\ rr lollr> anclte qui rir onf,'rJnalo 1tt>ll1' rnndusion i (!t'Ilo slrsso Zicms:;rn, che •·i!t•.._ !t t'Oill]Ji ira nzr hrnn•'O-plllnum:tli ~ i verilic·:n1o piLt sp,~­ ri:lilllf'ilil' I!C'! IP sla!!iOIIi frN1dC' !l fn•ddu-um idc : 111Cll i1'8 le ' illlt-;;lina li !tPIIr> ~ t a:.: iqui c:tltlt> : di ypf·n. ).!li ultitni casi :p:uti ne' l d·• ·or.;o rnag,!!io prr:>rntarnno 1nlli a pn•frrenzn lr co mp!i,.anzt • inL'':'liuali. E qui, pc•r mt•::lin dimo:'traJ'IH' la natura t' l:t gr:l\ itit . si rTrdP uli!P riferir!'. p••r :;om mi C:t [•L i reperli r::dilr••ri•·i t[ ,•j dirPr..-i c·a,;i clte riusrirono funesti, ~pt'Cial ­ m.. uk 11Pik rN' IIIIt' . pt•rchò non :\nrora arclim atnl e alla Ti la Ili i l i l:l r:' .

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ED l ~ PAHTICO U nE DEL ~rQI\Dl'LLO ECC.

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<l~ ll a mi lza, e dci gan ~l i m e~enl r riç i; iprremia dcllu mut·osa

i n testi naie, ed esu lcera::.i on i foll ic:olari nell'ileo . \O L 1tizzuto Bruno, da::sl' l x:ifl, 19" fanteria, en tralo il l G marzo, morto il i) nprile, p re,.:,~nl ò pleuril c e6suùa lim e gangrena pulmona!P a ~ ni ~l rn; a cle,;l ra congr:-:t ionc cd ipo:'ltisi; milzu ingrandita ; ~ang li nw:>t' IJlrrici in lil lrali; nln' J'nzioni inll'sliuali pPr enterite folli colare . :\ò i). Ca,;el ln. A!{OSlino, cla:::'e l ~:)s, l :;<• ranlrria, r nlralo • il .::!H m:trzu, morlo l'H :l[ll'ih', pre:-l~lltù pleuri te con Yer samento purul ento a :;iuistra, il pulllli)IIC corri,;pondenle diminuito di Yolume, e COJit>J·to tli e~5 uda lo li hri no-pnrulel\to, coi fenome ni dellu pneu monite ipo;;tati ca; il pulmonc destro con \'nfìsrma in alto ed Nlema nel lol,o inferiore; lc!fgiero vC'r:mmento nel pericardio; mil7.a ingrandita . 0 ::\ G. Luciano GillSCppc, cl:1 ssl' u~:)S, l:)" fnnlcria, <:> nlralo il ~K marzo e murlo il l Oaprile, prewnl0 l cg~ieru ,.,,l'$:1llleuto siero-sanguinolenlo nelle cavi li t pleural i ; co ngP:i Lionati i tl uc polmoui; e tjll:t ccolit falli. di bronchi le capill are; nr·s:tmenlo !'Ìero-;;anguin olento HC'I pcricar<l io; congr:<tioue marcn la al fq{a lo; milza notevolmente ingrnndita; reni pure ingranditi, <' nel baci nello tlel sini stro [HlC:t lJU:IIllitit eli pus; vet·samr nLo siel'o-ematico nel perilonro; in tensa iperrm in nell;t muco:;a i ntesLinale. l ~ o i. Teseo An Ionio, dassc 18:.>9, l!)<> fanl~ri a , t' ntra lo il 18 marzo, morto il •l O aprile, pre;;cntu ad er,~ nze pleurali a sin i ~tra , in alto, e vrrsamentopurulento io hasso; una cavernn. della capacitit di un pi c.~:ol o limone nel polmone corrispondente, In. cui pnrete c~lc rn a era rappre,;enlata dalla pleura ispc,;sila; detta caverna pareva l'esito di gangrena; il polmone destro con note di edema o di enlìsema; la milza mollo in;;mndita, ron stravn.si sanguigni alla ;;uperfi Gie superiore; mrtc()se intestinali ipcremiche. l


:-riz 111::!..\ZIO ';E SUL UEPAIITO DEL LE )1.\ 1..\TTIF. I N F ETTJYE ~ ·'R. Fiori llo l~inWp ] '<' , rla:::.~c HWO. 10" fant eria, Plllrnlo-

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il :30 marzo. morto il i!l aprilr, prc!'rnl ò plrnritr C!',.;uda tiva hilaLl'r<dL'. pni11W11ite ipo,;lalira nei lobi inft•riori, edema cd en list'llla rwl rimanenlc amltiLo pnllllonaH'; ft'~<tlo 1'0H d0gP 11 1'razione .!.~Ta!',;a : 111ilza lllllll tl in '!.':r:t tttliln. 111a di con~ i ~lf·u za norm:dP. ~ o\). Ya~!not.z i Halì'al'le . rl a.: ~ p i :-IHO, ]:)" f':~n l !' rin, rntrnto il 7 aprile c nltlrlo il Hi, pr<-st•ti!ù r·alaJTII 1lilfn:->o fin o ai minim i bronchi rd in lttlli e dn1• i IH,Itnu;l i, l'Oli ipo;;fasi n"lle parli po;-;tt'l'iori dei mede;;imi; rnnrc llacndo : I C;.!~i e ro \' t'r:-:amenlo nt>l Jlt'ri tonen : ipr rPilli:t itt lutto l'inte:::tino, c.on nlrt'razinni nnn t P r;~,.;() lll'~li PII'IIH'nl i li11 1'nidi tlell'nllima porzi one dl'll ' ileo; la milza ingro,.;sala c fr i;thill•. N° IO. Dun:tlo ~i r·o la, da,;,;p Jf!:i!'l, l ~l'' f:t lll rria, entralo il giorno ::l april i', mnrln il l K, Jli't•;;enl•'• l•rmll'h ite I':IJ'illa rc tliffu sa, e 1-!ranllc· ipo,.;lasi nel 111ar~ i lw po,;l crio rc di ertlramlti i polm oni, cuoJ'P de~ lro di;;lc:;o tl:t coa;:u li: fr!!ai o in gros~n to; 111ilr.n inl!rnndita e fri alo ile; inlC'Hsa ipPrcmin J'l' lHt! (' ; in rtu e::.Lo caso è da nolarP r hc il morbillo IE'Illlt' <lielro all:1 srarlaLIÌ11 a .

N° 'l 'l . Bolognini Ernl';-;to,. c l a::~e l :-.;:;n, l n• fanteria, enll·alo il 3t ma1:zo, morto il :10 aprile, pre~enlù plenril<' doppia con essudato fihrino~o molto dt·n~o, il qnalr inrollaYa nIle pnrrli torar iche i lohi ~upc ri o ri dei J1olrnoni: il polmone di destra autC'Iettasico pl.'r la I'Olllp rc~~ ion (l de ll 'e:;~u dato, che in IJUCsto Ialo era vf'rso il ha::;::o Jwera1 PIIIen1('nl<' sieroso ed nhbondantissimo; il :;ini:->tJ·o invect' infì lt rnlo ed epa lizzato allo stadio ros::o; naccido il cuot·c, con inripiente degenemzione gra:-sa; milza ingrandita. N• 1 ~ . Ronci Nieola, cln sso '1860, ·19° fanteria, entrat o il giomo 8 aprile e morto il 2 l 1 presentò considerevole cianosi al vi so ed al collo; infìsema in ambo i polmoni con estesa con-


ED l:i P.\RTlCO L.-\1\E DEL i\ !OilB II.LO ECC.

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gestione dei mede=-im i, e con focola i di cala tTo bronchiale diffu so; lieve versamento ::.ieroso nel ca vo pleurico di destra. :-;o 13. Cangioli Luigi, classe 18u0, 6<> hersaglif'ri, entralo il ·19 marzo, morto il .;?:; aprile. pre=-en lò pl eurite si11 istra con notevole ispessimento tlella. pleut·a vi3cerale; il polmone corri spondente nello ho inferiore allo stato di cpatizzazion c grigia, s uperiore di epalizzazione ros~a; il polmone di destra turgid•> p er rdcmn collaterale . N° 14. Foghino Antonio, cla::;:;e 1860, 19° fant eria, e11trato jJ z!) mano, morto il~!) aprile, prc:>enlò le note di una l)l·onchile lenta diiTltsa, con broncltectasie a Lutti e due i polmoni , e con caverna al sinistro nel suo lobo superiore. N" '15. Rodi Vincenzo, clas::;e ·1860, l ;;o fanteria, entrato il .f7 aprile, morto il l ~ maggio. twesentò tratti di pericardi tc acuta essudali va; il venlricolo sinistro alquanto iperlrofìco. ·il deslt·o disteso per dm·i coaguli ; pleurite essudntiva a tut ti e due i lati; i polmoni epatizzati nei lohi inferiori,' ed enfisematosi nei superiori ; il fegato ingrandito con inr ipiente clcgenera.zrone gra:;f:a. N11 ·16. Paradisi Luigi, classe 1860, 20" fanteria, entmw il;> marzo, morto il H) maggio, pre;:;enlò edema con rmmnollimento cerebrale per anemia; tubercolosi pul~onal e estesa, ed allo stadio grigio cdi rammollimeulo, con qualche caverna ; il wor·e, e gli altri visceri llaccidi ed anemici . N" '17. Santi \'incenzo, classe 11-.!GO, entrato il 14 apri·le, morto il 22 maggio, presentò i polmoni edematosi per stasi nelle parl.i declivi, e piccoli ascessi multipli in corrispondenza dell'ilo; mucosa dei bt·onchi tumida, esulcerata e C•)perta di materia muco-purulenta; il cuore 11oscio eu il ,-en lricolo destro pieno di pochi grumi in mezzo a sangue·scoloralo, liquido, -e co m~ decomposto; fegato ingrandito per slnsi, c più mol le .del not·male ; periloneo torbido per infiltrazione f',ellulare;


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Jlf.:t.\ZJ O:>t::. L'L HEP.\11 10 DELLE )1.\LATTIE HWETTI\'E

i;;l'e:;,;imenlo (•d ulrernioni nella nnu;nsa inlrsLinal e; in filtrazion e dt>ll e glandole mrst'nleri r·hr ; asces,;i mnllipli sulla :-;uJII'I·I it;ie tlt>l c·orpo, ed in part'cc lii t' nrlit:olazioni. Qucst' indiYi<l n0 rh hc due en1ziuni uwrJ,i ll ui>C, e la ,.:etunda, c'ollW lli ~n pra (· 1lPiln, fn :->eguìla da eruzione el i \'ai uolo co nllnenti :;-

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lr;tl o il IX marzo . nwrto il giorno :;nccc:<:'iro, pre;:entò pelle c·.on lnr;.dll' rrrl1i mo:-;i alla farcia, al collo, c<l all e e:<tremi lù: ya,.:i renn,;i molto lnrgitli: i polmoni t·ongcsli nnal i al ma,.:simo grado; cuore 1l cslrn pieno di coagnli; milza notr·rolmenl e in0r;tudita e l'ri<tbilt'; ipercmi;• inll'usa dl'ila mucv:-a inll':.l inalc; l'l'~alo mol lo in!-(randilu per conge;;tione; :-;angue nero e piutto>lu scic)llo . Eda nola r·c rl1e fJUCsJo indiriduo, non per a neo era entra lo nd nostro reparto , poichè, trasportato alla ·l n sezione di medir.ina, po,·o dopo vi mot'ira per· i fatti di l'OII )..'es l i o u ~ giiL d c~cri lli. (;('individui che, pl'r i postumi delle gmri complicanze di'l .\l orbill o, rel'iamarouo il fJI·on cdimentodella ril'ormn l'nrono HJ: 4. per rn nra~nw genera i•', cou lr ndeuza all a ti si; 1 per pleurite cron ir:t . (\ hi'Oili'O I'I'ea con Cl'lasia bronchial e; :J per pn eumonite le;;l a; l p<· r· !Jn1n rlri te lenta; l per ernia pnlmonalc a destra. Qnl.'lli inre•;c cl1e pr·c~r111arono compliranzr le)!gier·e, i d i r ui e:-:ili la:-riavnno sper·are una t~Olllp l el a gnarif!ionc, furono im iati in li cenza di cor\\·.de;;ceiiZa in palri<1 , se di:-;poneYano dci mezzi di ~u:;;:; i gtenza, c di questi ~ i contano 13 inùi vidu i; agli allri, che mancarallo di mezzi, si è pcn::.ato col. proporl i per lun3l ri riposi in rJuar·tierc . Dalle risullanze cli niche ,.:opra esposte si posl'ono dedurre i seguen ti corollarii:


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'1° Che il moruil lo quando solto forma epiclem ica si presenta in ma:;:;e di indiriJui che ri,·ono in comuue, acc1ui::ta m u;;giore gnn itit; e d;e i :-;uoi danni so no anche ma~giori, ~c gl'!ndi vidui Yengono cural i in uno stc~so ambiente, il qu:dc· non ofTnt il doppio >rlll taggio <l i poter '?.:':'ere Ycntilalo e nel lc) sle>-so tempo tenuto ad 1111a temperatura pre::::o.. hè co:>l:llll.e. 3° Ch e l'infezione morhillo::.n. non esclude In conc·ontitnnza di altri morbi infettiri. qua li , per e:>ctnpio, clelia ,-carlaUtna, clel rn iuolo e dr! tifo. 3" Che fra le alterazioni anatomiche prodo tt e dal morhillo, si nola l'aumento dei corpu:;coli uinnd1i in modo c'onsidcrevole, l 'in ~ ro::samenlo della milza. e l'inriltrazin tH' ipcrp la;;ica delle glandole linialiche; cci in tJnesti elùutcnti fur~e sta la ragione della grande tendenza che i proce:'~i hroncopulmonali con:>ecutiYi al morbillo banno per la ti;;i t'a~~'o'a. · .i,o Che, vi:>le le grari con::eguenze tl ell'in fcziime mvrhi llosa per il soldato, c necessità prcretlere, spiegando le più efficaci risor:;e igien iche t·i,;pcllo all'alitJJ Cnlnzione, :1;..di allo;!giamenli ed all 'i:;olumen to, aiiZicli è pt·o,·vedere; poirhi: pur troppo ::ono ben srarsi i compeu,;i che ci pno olTrire la terapi a nell e infezioni già in corso . '5° e da ultimo: Che l'argomento ùelle infezioni lol'ra mollo da \'icino la salut e del soldato e In forza <lell';ll'lllala, la di cui consei'Vazione drve pi·emcre al medico, a chi la comnnd;l ed alla nazione intiera, la quale Yi nulre tante speranze e fa per essa La n Li sacri rìzi. Per le altre infermila non si ebbero coso degno di nota : i pochi casi di vaiuolo, per quanto molto conflu enti, rìnirono tuUi con e;;ito fa vorerole, eccello nel Santi, per la influr nza del morbillo antecedentemente soiTel'to . E qu.i finisce il nòstro rendiconto, col quale ahhinmo :;oddisfatto all'imrito del nostro egregio direttore, ed al dovere


.. :li(i RE L.\ ZIO 'iE S l'l. 1\EP.\liTO fJ ELLE ~L\L.\TTIE 1:\FETTI\"E ECC .

di t1ar rag-ione del no,;tro oprrato . In tal e còmpilo, anzi ch~ far lu.;,;o di perc!-(t·in c elnnd•razioni !'f'ÌPntifi cll e, abbiamo llO:'Io tullo il nostro it11 pcgno tt el rarco.:; liete minutamente i fatti, OtHlc JII"CSP!Itarli nella loro piena veritit. f

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15° F onteriu 16° Id. 19° hl· 20' Id. 6' Ber·;:uglieri . ft• Co Yallcr·ia Reali Carabiuiet'i . . 10• Ar•Li g-lict'ia . . . . . 2' Compag11ia oper·u i. 15' Cornpogn iu suuitò. 27' Dis lt·e tto mi li tur•e. Stabilim. milil. di rwna

Totali . . . ...• Napoli, o giugoo 1831.

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11 Capo riparto - GtvooRs G. R.


RIVISTA DI GiORNALI ITALIANI ED ESTERI l

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Anestesia per mezzo del oloroform.ic, <.ld signor Lt,; C AS CII A ~IP J O :-;NI F.RE (Ga~etic cles llopt tallx , ~- 14~) .

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Da qualche te mpo il dot·olormio n<'n rlil più i t•isulbti d ' un a volto, anzi mollo fi'I"!•Jucn lPmPnle t'il·sce n ocivo. La clnro formizzazinne puc• t!sSCt'c compt·ornessa ùalla qualilit d•·l clor ofoi'llliO adup• ·I'al<• . Dalle t•ic:et•ciJe tlel s i ~no t• Lucas-< :ll nmpionnierc risulta c he oggigiol'l1o il clot·ofo t•mio t) ful•l)l'icato in cnLti ,·e cond izioni , ~.:Ile t., neces,.;nt·io che <'g-li ~ia cltimi•:amc nlc plll'O , CI.I C è quindi llCCCSSDI'ÌO CJJe ('gl i SÌH St.>llt>pO::<lO alla rwovn ciel p~ r·m11nga n n to el i poln,.sa, f'C<·vndo il p t·oc.:e.:.so indiculo dal RÌp-11 0 1' 1\·on. Da IJ11811dO ft~ U!"O dP J doroformi u <'Osi pt•o,·a to, il ,.;i;:n 01' Lucn<; e> tlic uc t•i,.ullil li Lu lli> dim~renti . Il clol'ofurmio put•ifil:alo s i r iconosce ai St\;.!Uctt li cal'allet·i: odot•e più f!t'atltwole, polet• s lupc facienle più rimarche v ole, azi()no ~ u gli opet·ali mollo più efficace e mollo pii1 r~q ·iJa , b enc!u) si odopet•ino quanlitù minori di clot'oformi <), t·i::;ve gliar·,.i perfe tto, r espirazione sempre fucile. È po:;;::ibilc che il ciol'oformio J egli ospitali s i· al Leri e cCJn tcnf!:a p t'l't:i 6 d ello impur·ilà. Un m ezzo s emplice per rimediare a queelo stato di cose è la pur·ilicazione col mezzo del pcrmnn 3'an ~ Lo di potassa .

Epldem.ia di pneumon.ite flbrlnosa genuina , pel do ll. P E :oo;I<ERT (Ga:.:~clle J1edicafe de Paris, N. 501 ·188). Il doll. Penkerl du la relazione sommaria eli 42 c ::t:: i di pneumonite g enuina, clte hanno col j1ilo g li abilt\nli ùi un


Rl\"1 ST.\. :UEDIC-\.

3i9

piccolo villag!ZiO nello ~roz io di meno di due m esi . Fu dunque una ve ra ep idcmin. Lo ~pic;.rnzi on i dole dall'aulOl'e sul mndo di svilu ppo e !;ul deco rso di deUa epidemia r endo no m ollo vet·os imilo r r11·i gine miasmatica. lnfalt.i i primi dod ici ma luli colpili CJ'atto fan ciulli che fpequenl•wano due sale :.Iella medes ima scuola . Il villnf!gio si componeva di una sola sLt·adn in pendio; il ft1b bricoto dello. scuola n e occupava l'estremità più decl iYe eù era ·vicino al nuovo cimitero che lo divideva du un basso fonùo occupato da un piccolo s tagno . . Una linea r etta tracciata nella dit·ezione N-0 a tra,·ers o lo stagno ed il cimitero incontra le due sale sopracilale . Questo pm·ticolo 1·e ha l:a sun impot·tanza, imperocchè all'epoca del pr·incipio tlell'epiJcmia e ne i ~iorni che appena la precede ll~" I'O s ol'litwa un ven to N-0. 11 livello delle acr1ue sotteJ'!'Snee el'n assni eleva lo, lu mog::rior parte delle cantino nella pat•le bassn ùel villagl!iO cr·a innondala ed, a ~iu rl icare dal livello tlello ac'luc nello stagno, il terreno assai pOI'O"o del nuovo cimitl!l'O doveva e:ss eee stato s mosso: infine la temperatura de:ll'a tmosfet·a , assa i bussa fino allOI'a, era sali La a 7•,5. I n la li condizioni l'autore ha concluso prllo sviluppo di ~ermi in l'~ llivi da l dett·ito in ferme nllnione nel suolo del cimilct·o. Il YC:mlo N-0 che tt•asporta va ques ti gePmi non influe nzava che una sola casa del villaggio, il nuovo fabbricato delle s cuole, e ful'uno appunto le due sale opposte al N-0 che fom irono il pl'imo contingente all'epidemia . HiEohnu con · veniee che l'ori g ine rniasmalica della m•1lallia s'impone ('Ome un'j potesi delle più naturali. Deg li alll'i ma lati 28 h:mno s ubito il contag-io dir.~ llo, pel' i r imanenti quatlt·o s i può supporre cl 1o abbiano sul)ilo il con la g io indirello col!' inle1·mezzo delle pc1'S011C ri mnslc con la g iale. Dei qua1·antadue malati, due sollnnLo !';Ono mo!'li. L a durata della malattia non o ltrepassò m ui gli olto g iorni. Lo. pneumonite occupò 16 volle il lobo infel'iore de~ tro, 15 volte il l obo inferiore sinistro, ed una volla l'apice sinislt'O. Il principio ùella malattia fu sempre b1·usco, senza pt·odt•omi, e l'insieme dei sintomi fu quello della pneumonite genuina.


3RO

RIVISTA

Diagnosi da.l diabete zuooherinò. (PrO!JI'è.~ medical, K. 53).

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Il sig. Ma ~i lol ltu ra tto un lavoro s ul valo1·e della pe!'iostite ah·eoltH·e tlr:llrt mascella nella diag nosi del diabete zuccher·ino. In esso l"autnr·e esponi~ le seguenti conclusioni: 1• L'esame della l)occa fornisce al diagnostico del diabete zucclre:·ino un St'gno costante; 20 Questo se~no ro~i s l~ in una lesione del mat•gine alveolare Jcsignata sotto il nome di osleo·pcrioslite alveolare. 3• Quesli.1 manif<'Slozione del diabete, che appartiene al principio ùclla malattia e che per·siste lluranle tutto il 'SUO cor·so, UC!]uisla in ~el'Li rasi l'impot•tnnza di un segno rivelatore. 40 La lesione ah·eolar·e s i caratterizza come segno p rimordiale del diabete pet• il s uo primo periodo o perioào di deviazione dci denti. E ssa corrisponde alla ft1Se di stato della malallia generale per il suo secondo pedo<lo o periodo eli mobililit dei denti e catarro alveola11e. Il tet•zo periodo o caùuta dei denti corri:wonòc allo stadio più avanzalo della malattia . 5' Al di Iù di qncsto ultimo limite, se il diabete conlinua la sua evoluzione, i margini alveolari privati dei def!li ponna divenlat· la sede di un rinssorbimenlo osseo consecutivo o non alla gangr·ena paezia!e della gengiva. Quest'ultimo segno è critico e prerede di poco la terminazione fatale del dio be le.

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Sopra un nuovo mezzo di diagnoai dl malattia. unilaterale del reni, ùcl doll. TH. GLUI<. (Centralù . Jilr Chirurg. 1&81, N. 4!) e S. Peterb. medie. Wochen.s, 1882 N. 5).

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Nella quislione della estirpazione di un rene, una delle nozioni più importa n Li è 'luellu se l"allt•o rene funziona ancora nonnalmenle. I mezzi lino ad or· a p1•oposLi per• a vere questa ceJ·tczza, il Glur.k non cr·ede aniJ. Llo sicut·i e lH'Opone il seguente: DopiJchi~ col solito laglio pet• la estirpazione del rene al margitw esterno del muscolo sacJ'O lombare, si è messo nllo


38 1

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scoperto il J'<!rte malalo, si isuin :>lllJilo l'ut·•'lcJ·e e si ~ lrin ge con una !c~tll ul'tl pr ovvi::::o1·ia o una pinzellu compr•es:-:iva. Dopo di che si inielta sottocntnnernll•~nln ul molnlo uno di quelle so"tanze che pa!>souo rapida mente nr !l'orina, per esrmpio, l'io.I ur·o di potn,.!'<io, il qnHlo clopo 'flOciJi minuti si

può ti im o;;tl'ur~ uell'or·inH. Se dopo llll po' tli tempo, n ella orina vuotata col C<l LelPI'~ non s i l.l'O\'H indo, allora s i !"Ciogl ie la le;,!ul u1·n e ~i r ieiliudc la f'e1·ilu come in una lapnt•alom ia esplor·ath·a; se invece J'iodo s i li'O\'a m:li'urina Ì! segno che l'altro r~" H O funziona nnco1·a bene e si pr·os<:~t:e sicuramente l'l)p!'WOZiOIIC.

:Nuovo metodo di ricerca dell'ossigeno svolgentesi dagli organismi vegetali e animali, del dott. Trr. \V. ENGa-:r..i\IA :"~. (P !l ii!ler·s Areh. X.\" V e Central,lall .fiit d i c meclic., Wi~sen.-:ch , l 't genm•io l ~X:2, N.:!) Come r eaf:'ente d~ ll·ossi gPno di s \J'OOI'dinoria st>nsibililù l'Enf!e lmonn s i ser·ve dciii' pii1 piccole specie di bo lteri da pulrefazione (Uactcl'ium ter•mo) che si muovono solo per la presenza dell'os~i~eno, pe l' lo mancanza di es,;o passano allo stato di ri poso. In modo affatto pol'licolure pel' mezzo di essi si dimostra il minimo sYol ~imenlo di ossic:cno dalle cellule ,·e~·etali. S·~ in una goccia ù'acqnn corica di ba tteri movi!Jili s i pongono a lcune cellule verdi ppr· esempio di aug lena, d i a l ~lte lìbJ·osc, e alcune brune ditl lomeo, si vedono dopo b1·eve tempo afl'ollarsi inlor.no qtìesle ce;;llul.e i bulleri animali da un movimento vivacissimo. Se s i oscur·a il campo mici'Oscopico i batteri cessano subito i loro movimenti. Se si fa di nuovo cadere la. luce, all'is tante cominciano un'altra volta i guizzi dei batteri in vicinanza delle cellule c!Ol'Ofillate. La ragione di questo fen omeno s ta in ques to che le cellule clorofillate alla luce separ·ano ossigeno. Con questo mezzo ho v erificato che tutte le cellule clot•ofillale dei vegetali inferiori e superiori s volgono o::;s.igeno e così pure g li animali cio· rofillati (paramecium , bursaria, hydra viridis). Le cellule con • ~

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383

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prolopla!':ma scolorato v egcluli o animali non svolgono pun lo ossigeno. In ogni cellula v i,·enle ba ellcllo lo s viluppo Ji ossigeno solo dove vi sono corpi clor ofilluli. Anche i coPpi clorolillali mot'li possono scpat·are ossigeno, ma r1uuru..lo la slt·utl ur<.\ è di,;Leutla (col ri gonlìamenlo, dissoluzione ccc. ) c•~s-sa la sep~•razi o ne <léll'u::;sigcno. Fm il mome nto della ca d ula d~ Ila luce e il comincia1·e ddlo s volgimento di ossigeno n on corre alcun Le mpl) misurabile.

Sulla. sclerosi del sistema arterioso e suo tra.th.mento , dc! doll. FnAE:'\l.;EL (DeLusche lildrlècin. Wuclten scr. , '1 0 dt ccmbrc ·i SSI, N. ::>0).

Si osserva nella elù a ,·anzala, specialmente negli u ornmJ, r elali,·amenle assai fl'l'qu enle una aflczione di cuore cl1e n el s uo periodo inizia le ò c<ll'allet·izzata dulia iperlrofìa del cuore l-'ini slro unitamcnle a•l unn mnnife:;.ta durezza anor·male d Pl polso arlt~ t·ioso . Sebbene in molli di quesli casi siensi ri!;COn lt·ale do r o morte 'Iuellc a ller·azioni anatomiche che sono conosciute so Lto il nome di cntloUI'l\.Jt'ìle tleformonle, qu.;slo perù non e un follo coslm;le. Per lo meno sono Lalot·a quelle olle t•azioni di così lic \'C conlo ciHl da loro solo non 0 possibi le dct·i\'u re i dislui'IJi cit•colnlot'i t he s i os.sen ·,uHl dut·onle la v ila tlel malato. L' aulor·~ dopo o ve t'e discusso le con.J izion i che stan no a fondamen to dello sYilappo della forma morbosa clinica, delln sua palo;,tencsi ed etiologia . s i ~mi scc

nlla opiuio ne gii1 t.ln m olti accellala cl'c un u ume nlo

venuto a poco n poco della pr(•ssiune sang uigna s ia il fallo ptimario, da e ui dcl'iva do una purle la iperlrofia di cuore, dall'alLt•a le alLcrnioni di Lcs"'ulu nel lerl'ilorio della circolozione al'ler io:::a. La mani~ra con cui succede l'aurrienlo della pressione sangui.;na é di\·ersa secondo la specie clellc cause mor hose eh·~ OJ'et·ano s ull'OI·ga nis mo. Quando si lralla di person ~ delle da::;si heneslunli t.lcllu societù, una ,·ila Lt·oppo opulenta u 11 itomNtle alla pigl'izia della tn uscolalurn \'i II a la pat•Lc p l'i n-


li!<:DICA

383

cipale. In qur.sli a cog-ione t.lelln rolluJ'/1 di e• ruili iJJ·io lh ' r en· lrnla c l' usciln succed(' un anormale accumulo di gTasso, u cui spcs~o pl'ende pa1·Le m f'no il LP.~s ulo comwtl ivo soltocutaneo in g~'nCJ'a lc eh~ in pa rli colut•e !"addome e ~ li o r~a ni in (!sso con tenuti. AlLl'C volte A solo dn incol pm·si la vita sedcil l;wia, a cui gli individui ~o no concln nnali per l e lot•o ot!cupazioni; in qur!sli casi puil cssr·t·vi anche una certa ma· g i'•'ZUt. :\la i n ambedue i !.;t'uppi di maiali :ri •~ n nn condizione -co•nune, ed è che J'elalin.Jm('n le mollo J101' LPmpo, anche prima dlC pos~a f'!"SC J'C <H'CPI'lato il ~i nl o mo delln tcn!"iOnP. arlPriosa, appariscono in essi fenomeni di stnsi d~ l si stema do.:llu ve11a por·la . Se a questi si o~gi un ge n poco a poco un p,.Jso llrlel'ioso Leso, si dc::;lu nPi malati nalu:·alutenle come In !"P.nsazicm e di tlll sovcrcl do J'icmpim ento ciel l oro si:<l"ma rll' ter ioso, e cosi fino tln antico n aC'!lll' in Jnf;-tlicina l<1 dol l !'ina drl!a pl r~ tot•o, a fondamento della ' JIIOle slava il concf'LlO elle il ri slaf!no dcllf\ ci rcolazione n 1~ i vasi del basso Yi"nlr·c f•J~SI! pui'.C la causa dr i tlistuJ·!Ji di'Il a cil·colaziono a l'll't'iosa . l resullantculi delle pi ù r ecen ti I'ÌC<'r r h c fisiol ogic!t'? tlim osli'ann l'n;::sol ula g-iuslenu di quet>tn idea. Poich;· in conS('p-U C11i.:::t della f!'l'undc Ci'lpaci lù del sistema Yasroltwe degl i intestini, pt:ò il divceso g-I·a<lo di sua pienezza influire mollo c fricacemcn te su Ila JWessione u l'leeiosa; ci l> che !Jeuissimo cl im oslr o lu esper·ienza della r ecisione ed it•ril ozione dei nervi srlacnici . Se n oi clomcnùiamo in (]Hai maniera i ri cordati fonomeni di slasi nel sistema della vena porta si pr oùucoao in questi molati, n ou pnò dubi lo l'Si che in quelli della primn ca tegoria, nelle persone a Yenlt'e ad iposo, sieno conseguenza di una compr essione dei vasi atldominnli ; negli ullt·i, 'vale a diee negli jndividui a vita sccl enlaria, sono al contrario cagionali dalla defìcienle r is a ter;;o della corrente sanguigna; il che si comprende facilmente, poicht'• le vene nr l sistema della porta so no, come è nolo, senza " al voiB, e quindi i m o\·imenti muscol ari sono in esse uno dei pt•inr.ipali elementi che agevo 1 ano la corrente sanguigna. Di natura all'allo diversa è l u cau>;u dell'aumento della


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l en:-:ionc che si pt•oùucc n•~llc per sone nppn l"lt:nenti alle ullimH clu-; .~ i !"•)ci n li. l n esse cow1; g-iù ~ n-et• li il .:-.Iot•gagni, l'a bu:::o dei Ji, l u• ·l'i spi t'i Lo!> i e l '••crl'Si'i v o sro,·zo muscolare sono le rnu!;<: più ft·c·• [uomli dellu scle!'O!oi urL.:!L'io:-n . Come amh,•du<! pl'OJucono u11 aumcnl•J JP!Ia p1 ·cssiou~ Ya;;colnre è faci le u compt·etH!m·si. Second Ll il Tt·aube l 'alcool no n agisce soltanto sLimolundo i l cuo1·e u più gng-liot·Je e frequ•: nli conlt•aziou i , m a anche autnenlanJo l H conl1·uzione delle piccole al'lel'i e e cosi caf!iona udo uua nno r·male t·esislenza n l !Q pel'il~l ·ia

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tlo• l si::;Lcma ai'LCI'ioso.

Dopo ques te o~set·vuzio ni pt·eliminari che Jaanno un cet•Lo v a lol'C in t•upporto nllu tor·apia, l'aulot·c pas:;a allu lrallaziune dL·i singol i pun ti più impot·lnnli cl1c t·i ~wu t·dan o il diagno<;lil'o e Ju sinlnm:.llo lo:! in. In <J LHln ln all:-1 din;.mn,::i do ·l la i pet•Lt·ul ia di cuvt·oJ clw n•·l ma~~ioL' numrr·o dei ca:-:t >'i i n con lt'a d;,po la morte, esso (< spesso dill icili!>::::im a. ?\011 di rado nccaJe d'os~e l'\'Dt·e rnulali, in cui mal l!rado il più accu t·nto c~ntUe li~ico della t·eg-iorw car·Jitlcn. !lon si può sco prit•e Lt·arcia di in ~ t·ns,.:nme n lo dd cuot•e, cppuee l u sezio ne cadaverico lo dimosl~·a. La causn di ']ll<'sio fallo appa t'entenaiJllu strano è l a SO \'l'apposiziono dvi polltiOlloJ sini;;lro su l cuore, l a ' lllHie a sua YtJila ùet·iva da questo cltc in consegnPnza dL:Ila d iminuila eln>' liri ltt delle c;n·tilagini coslali per l'avanzala elit i.: sempre pii.! imped ilu l'espans ibililù del lm·aec e ne sc;rue pee cotnpensazione un ingrossam ento dei marg-ini polmonat•i. Il decol'so Jella rn alall iu, specialmente In m" nicru con cui si slal;il isce l'ct]UililJt'iO di <· ompt~ n sazi o u e di pende unicamente d alla co utlizio ue del ve n ll'icoto s inislt>o e dalla quuntilit di fot·zn che ~ a dio::posi;.:ione di questa pat·te del cuol'e conll'o le nrtot·tnali resisle'n zA alla p~ri l'~ria del sistema antico. Kel mal-{giot' numet·o dl'i casi d imoslt•a perfella la compensazione il polso r egolal'e e piutloslo t•a!lcnLalo. Pet' questo l'affezione dil'fel'isce in modo cat·alterislito dal così dello sflancamenlo del cuore in cui i sintomi ::li debolezza cardiaca (polso facilmente compl'~ssibile, feequenle e irl'egolare) sono dapprincipio in p1·imo linea. Ambedue le affezioni hanno a comune un aumento della r esistenza che fa ostacolo al vuot.a-


MEDICA

m ento Jel ven lt·icolo sinislt·o nel ;.;islern<t oMlico; m n r ella sclet·osi 0sso s i produce u poco n poco c nunw11la· hm tc m e nle , mentre nello >'fìttnc.:amcnlo si lt·nlln di un ln () Jlll' l llnlleO e perciò tonto pi ù in lem;o au111enlo dello 1we:;sione nnt·lif'<l . La dilli>t'enza quindi s la, non contnntlo le t•ommenlalo rpt;dilit del polso , a 1~Cl1e nella maniet·a con cui il mu:-colo cnrd itwo stesso r l'ogbce agli agr.nli nocivi elle opet·ano su di lui; po ichè i vi la di l a lt~ z io nc de l vcnll'icolo sini:;lr·o 0 J'allt l'n zion<:~ pl'evalenle e spesso unico ; qui o in\'C~co ra unlf•nlo di sostanza del medesi mo che può sussisli..'Pe anc!Jc molli o n~;i s enza t!ilalazione. l fenomen i nello slod io della distu r bala compensazione si dividono in due categorie : Jep-gier·i e g:r·avi. A ppat·li"ne n i primi special mente un certo geodo di Mfn nno di respir·o elae si mnnif'esla negli e~ c rcizi corpor ei rclalivnmentc h·p-~iP ri: e spesso inolll'e catarri t·icorrenti e vel'li gini c he snrw dPterminuti da dislUt·Li di cit•colaziouc ne l cet•vello (;;rfc·r·oi-'1 de lle a rterie cer el?ra li o alllnsso l'npidnmenle numt>l!lnlo ,;i sangue a l cet'vello). Più impot' tonli sono i tli"'Lur·!Ji ;l"l·,wi : l' angina pecloris e gli accessi del cosi dello nsrna ca r·diuro . P er quanto rig um·ùa rang ino., essa viene pure ad acccs::;i, ma diffet•is ce ùall'asma inna nzi tutto pet·chè per lo più non esis te una vera dispnea. Anche il suo pt•ognos tico è meno sfavorevole che negli accessi di asma-cardiaco. Ques ti sono specialmente qualificati dalla cit•cos lanza che essi avvengono a.un tratto per lo piu Ji nolle, mentre i pazienti immediatamente prima si trovavano in conrlizioni r 3lativamenle sotl· disfacenti. L'ambascia respiratoria e la eccitazione dei malati sogliano raggiungere rapidamente un altissimo gt•ado. I n pari tempo manil'e slan::;i fenomeni simili a quelli che s i o sservano nell'edema polmonaee. Si odono dei rantoli a distanza, ma l'esame del tor ace non rivela alterazioni di enti tit, e i malati espettorano per il solito solo uno sputo scarso teuaciss imo di colore bt·u'no spor co che non ha alcuna soJl1iglianza con quello edematoso, e ins ieme coi corpuscoli sanguigni dimoslr~ una gran quantità di epiteli alveolari. Ordinariamente i molesti accessi ritornano con rapida vicenda , ed ai malati solo rurnmenle è possibile di scampare, s enzu 25


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soccot•so med i(;o, al circolo vizio:<o in cui sono cadu ti. P er conlt·o unu t'azionale lo!rapin t·ir.:;ce con ·t·ela tiva fncilitù a p t·ocur·ar·vi Pin1edio. p; o n cud~ dubbio che 'lllC::òli accessi sono det~t·minu li Ja uno diminuzione dell'utli vi tù del ve nlt·icolo s ir.islro. Se qu,~sla pnrlc del cuot·e non è più .i n ~t·ado <.l i s uperm·e regolar·m enle la rc~islc: n zu nel sislc:ma et·tcrioso succede uml slu:o: i passt>g~ ie t·a 111'1 do minio d·~ l ci t·colo polmcmar e, e q uinùt, pel di~lu !'I.Jnlo r icam bio gussoso, acct•ssi dispnoici. Che q uesta sia lu r nf,!i•me emet·ge duina circostanza cbe gli s tessi accessi sono ossel'\'ali anche in consegue nza di altre malattie di cuore con dilatazione del ven teicolo s inis li•o, eù in certi \'izi va lvolm·i (i nsuiTicienzn dl·lle valvole aortiche ec.) c om e J•Ht'C in cnsi di sfiancatncnlo del c uot·e. Quindi r aulot·e !;i vo l~e a i pro YYedi mcmli le t·apeu lic~ ne cessat'J pP l' comballPre questi l't'norneni morbosi, notando come il giù dello intorno la patog-enesi della ma lattia indichi di iJet• SI.! la profllu~<-i . :\dloj persone in cui, a cagione di una tt•oppo copiosa e s uccu lenta al imenta zione o per l'uso di sostonzc ccci tunti (nlcol(! e simili) s i è falla una viziosa distr ibuzione del sang ue, s i può, seguendo per tem po un b e ne ordina lo te110L'e di vi La, pot•re os tacolo ai r apidi pt•ogrcssi del mole. Alle pet·sone gr asse e a quelle che rnenano una vita sed<·nlaria si raccomanda segnntamenle di da r si a m etnù ici eset•cizi muscola t•i. Questi llanno un duplice elTello: opel'ano cou Lt·o la le ntezza de lla circolazione su ng uigna ne i Yosi Jel l;asso ve ntre e impediscono il s ovct'chio nccllln ulo d i g r asso. :\on tanlo semplice è la questione del la ter apia quando é ma nifestamente aumentala la pt·essione nel sis tema arte r ioso. Il me todo curativo e a llor a diverso secondo il periodo della mnla llio. F'inchè s i tt-alla di incomodi non g ravi, sono anzitutto da usare quei m ezzi cl1e mirano alla diminuzion e delle a normali resistenze cir·colator·ie. P er soddis fare a C[U C$Ia indicazione si usò la sollr azione di una certa quanli t.it di sangue. Quesla terApia fu specialmente seguita dai , ·e cchi aulori nel lrallamenlo della cosi della plelora. Non si può n egare che molle volLe sia stata coronala da felice succe-sso. Cosi il dott. Fraenkel osservò alcuni anni addietro u n v ecchio


' :YEOICA

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s ignore i~ cui la malatlia s i er·a manil'oslnmente sviluppata solto la influenza di una vita troppo sedenta1·ia. Quest i soffl'iva spesso di ricor renti accessi ùi~pnoi ci no ttUI·ni . Una !:'era fu rolpito du una epislus>;i Slt'aordinm·iamenle violenta, e co~ì rrorusa che s i do,·ctle pensare &l lamponamenLo, e si el'a pet· fol'lo quando il Jlu!.'so del son~ u e Ct'SSÒ da sè . . Jnvecc di vcdm•e pcggiornto lo stato gcnel'ulc, come si e1·a teu1uto, cou g"I'Undo nwravi glin, segul uei g iomi successivi uno stato di quasi J!Cl'!'ctto benessere, quole non uveva goduto do mul to t<'mpo, e il r·olso anormalllJentc leso pr e s entò una t!iminuzit•ne dello s ua rorza. V e1·o ~ben e che solo in Cf.'I' Li casi si potrebbe ricol'l'et·c alle so ttrazioni sang uigne, e segnalamente dovrd>bet'O limitarsi a quei ma lati che l1anno veramen te un alto g t·udo di r iempimento del siskma vascol ai'e. Nd moggioe numero dei casi si dO\'l'Ù cercare tli raggi un g~' t'c lo stesso scopo con modi piùmit.i che ru\·ot·iscono Jo sgra Yio do! si ~ temn va~colnt•e tro ppo Leso. A ques ti appar tiene innanzi lui.[O l'USO r·ipetulO dei pur galiYi 1 i quali abbassano la pressione meno per la sottrazione di liquido che pet• la dilatazione dei va~ i addomina li dipendente dalla irr itazione della mucosa in testina le. Solo s i l'accomanda, usando questo rnctodo, di non ricol'l'cl'VÌ l!'oppo timidamente. È pure opportuno combinare i pu1·gativi con alll'i med icamen ti cl1e e ccitano le a ltre scct·czioni gla ndolari, come sarebber o i diar e lici. P ct' ques ta combinazione r iesce molto vantaggioso n e i peill1i periodi della malatlia l' uso di certe so1·genti minerali, scgnolamenlP. quelle di Knrlsbad. Convert·ebbe pure p rovocc.re la secrezione del s udot·e; ma bisogna rinunziare a i diafoeetici per la loro azione sul cuore e il pericolo di un a e mo!'rugia cer cbt·ale. Nel pet·iodo più avanzaLo della disturbala compensazione il tt·altamenlo si riduce essenzialmente nello allo11tanamenlo degli nccessi asmatici che dominano, per cos i dire, la fot·ma m o rboso. Le. indicazioni sono diverse da quelle ciel primo. pe!'ioùo, poiché il semplice vuotamento del sistema vascoJare non può riuscire a nulla, che anzi occo1·re usare tali e s pedienti che l'indebolito venlricolo sinistro destino a vigor ose conh'azioni e allonLanino la s favorevole azione dei di-


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slnrbi di:>[Htoìci sul cuot•e. Il metodo cut•ativo elle !"C'condo fJue;::te id0e C.• mc~lio t·ìu scìto a l dott. Fraenkel consistu nc :la combinazione di non Lt·oppo piccole iniezioni di mo rfina con l'uso della di g i ln le . Si com in eia con una iniezione di 0,0 1 n 0,0 l;, gr. elle sì rì pèle o~n i sera lì ne! te ces3ono gli uccessi. La m orfirw in tl i .~ p e n sa!Jìle per l!•onca re l'eccessiva òìspnea ugi:"('e impedendo l'esa ut·itne nto del centro r espiratorio: L'c llì•llo immed iato dello iniezione ,·. ntN'aYiglioso. Non appena l: ft~lta eli!! i mak\li cadono, in mezzo a un copioso sudor e . in pl'Ofondo sonno; lo t•espit•azionc s i r iordina e diviene n orm a!~. Quc:;;to fa l'impt·essione come se solto In influenza della m OI' fìnn s i tt·oYas;::e nello spos~u to centt·o r cspirat0rio la so t·~~> u t e di mto\·a fot·zu. Xcss un allt·o na t·cotico può sostituire In rnot·lina in questa henefìcll azione, e meno di ogni ;1llt'O !l cloralio, il quote è dire ttamente contl'oindicato poichè in <[ues li maiali in certe circostanze può anche a dosi r claltvamcnte piccole condurr e spedilamenle all'esito le tale JH.·r pu l'ali~ i del cuOI'e. i\Ienll'e la mo1·fìna tronca per p oco ~~~ a ccessi, !a dig itale li allontana in modo più duraturo eccitando di bel nuovo l'e:;;aui·i to ventricolo sinistro a p iù ~a· g-lia l'de con t1·azioni . La quantità può variare secondo gli i11 diYidui. In molli maiaLi l'autore la portò fino a 3 e+ grommi. .1\Ia ati ogni modo é necessar·io di non co:1tinuarla troppo a lun go e sospender·la s ubito che si notano certi sintomi obie ttivi Ji comincialo miglioramento, ai quali appartiene i11 special modo il ritorno di una abbondante secrezione ol'inosa . Con l(uesto modo di cura si possono liberare i m olati da un g1·an numero di accessi. Ma alla fine si produce in essi una n otevole alter azione della cos tituzione, poicl1è di magl'ano, e il pols o pl'ima teso diviene facilmente com pr .•s · s ibile, frequente e il'l'egolal'e. Questa diminuzione dd la ll-nsione arlel'iosa è da a ltribuir::-i 1\ una riduzione della m as ;::a sanguigna che f. uno dei fenomeni della consunzione a t1·ofìra ùi quasi lutli i tessuti del co!'po. Essa è cagionala da un enot•me consumo dei materiali del corpo che, come s e m bra, avvie ne pe!' la influenza della eccessiva eccitazione del sislema nervoso dipendente dagli accessi. In questi p e t·i udi piu avanzati della malalLia é indicata una cura eccitante e


m:ntCA

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corroborante, e r!lti la canfora c l'clet·c tt•ovano il loro luogo. ::VIa oltt·e di queste, della digitale in unione alla morfina non p olr·ebbc farsi a meno per ' 'incet•e gli accessi di tempo in l empo x·icm·renli. 1\Ia pur troppo a poco a poco la suscetliv itù ùell'ot·ganismo verso r1ucsli mezzi sempre più si attutisce; f;i è forzati a ricot·rere a dosi sempt•e mof!giori, e CJ uindi non si può alla fine impedit•c una dannosa infht enza .Je lla morfina sul cuore, che con le dosi mezzane è atfa!to e vìtata.


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HlV1STA CH IRURGICA ••

F erite prodotte dia. palle di revolver (Sol'ie lù 1li eili t·ur~ia, setlulu del 7 dicPmbt·e I RR I) r:a:ette cles IIOJ'ila ail.·, ~ · 1 i:?.

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l l ~i~n o t• L r D•m lu rif,• ri sc~ dur· o::;sct•va%ion i d el ùoll•H'e V iuus!5e tl i l'ralL111'a dell'o1ner o (H'<J.!O lla tlu palla ù i t'e\'OI\'er. I n cn tt·n mbi i c·o s i il Uo llOI'C \' i•~u sso s i ù <'IS L•~ nu lo tl a f•g rJi rnanovt•a intesa a r'iC'et·C•li'C i i pt•oi dlilc, limil;mdo,.i a fnrf) una srrnpl i•:e fasciatut·a, cd in cnLt·am!Ji i ro"i le f't>t·rlo· si sono cicl'!ll'izznle, e l e fi'Ullur·e ::~ i >'0 110 consol itlall' seuza al cu n accidenln ed in tempo o,.::'<ni br·.wc. A ppO~J! Ì<JildiJ:ò i a I(Ut'::;li dut! falli l'aulO!'C C:"])l'itnH !'O]•illiOile che nei ca!" i d i si mi l !!CliCI'l\ nor1 c .. nv••n~n i nlcn •cn l!'0 con trll i (lpe t·ali ,·i; m·i ca:;i in d i~T<l i'So,. il pt•ni<!ltiìc Cl'a uscito. 1n la li cn--i un r.!"p lorazi onc n on pulrel!hc d w O l'l'N'm' J an11n: bi :;o~na limila t·;;i nd iJ ninnbilii.Znt·e il mcml•r c J'cJ·i to; l'd è cir"• ch e con J·nginnc Iso l'allo V ic>u:;se. Il sig nof' ì\icaiso ebbe pi11 volle l'occasione di curare !(or ile pr odlll le da palle di J·evoh• ·t· CO!!tpli cale ùu fl'allu t·a. !n l utti i rn,.:i Ira o llemtlo l a ~uar·i~ion e pet· l'L'i r11a i n l •·ttZÌl •llO. Con ci,", c~li nc)n inlentlc di slabil ir·c come m us~ima <'lr•• si possa c che si d..JJ!Ju se m p l'C l(·n l n t'c d i ol lC"nel'ù lulc ri::ul l al o; e~li pen;::u ch l-, solto l nl r igu!H'tlo, non si J•Ossano s\n!Jilil'e r.~grJl e pr ecise; soltunlo (•gli intende di l'u l' ril e,·nt·e 11 fallo d••llu g n a1·ig-io n c pcl' [H'irna inte nzione c.li li~t·ile J 'unuu da fuoco nssociulc a ft·ullu!'a . Il signOI' Despt·os riti ene come inconleslabiln ch e le fc t·ite da palln di reY0lvc r sono in gcner ulc mollo meno ;:;r·nvi delle palle di grosso catibro. E;;li assiCHI'U tli a ,·ct· vi sto u n cePlo


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numero di casi di fet•ile dn palla da r evo! vcr ed in lulli i casi, ad eccezione di uno, il decot·so fu ùei più semplici sen za che vi sia stato bisogno d' inter·,·cnlo chirurgico . NtH't'fl eli una guat'ùin di cillò che eùhe fm·ita una mano da una palla di revolver che gli allravers•'• la maito pt·oJ ucendufrli la ft·atlul'a di uno dci metactl l'pi. I.a f'erita guat•i in eiof"Jue g-iorni, ed ul•p1anto più tardi nnn t•inwneva di e.-;:;:a elle la tumefazione proololtn dal callo. Un a don na clt:?. a veva ripor lat;) la fralln ra di una clnvi<'ola pc!' colpo di pùlla da t·evolvet· guarì in quindici giorni senza uscita di pus no di schegg•~ . Di tale fct·ila non ri n~ ano ot·ma i al lt·o S L' g-no . c !te la piccola spo1·~enza fopmal;l dnl c.:tll•l cl Pila eia vico!a. Di falli •li C(U l::Sto goncr.; il signo t· DespN.; ne t•il'ct·isco pat·ccchi e sec0ndo lui, son0 t<) li da fùr m0diticat·e le id••c che si avevano pt•imu r e:lnli,·amcnte alle f\H·itc tl'at·mu d<'l l'uncn specialrnenle in ciò clze riguarda i pircoli proieltili cume le palle dfl t'e,·ol\·m·. L~ picco!,} pnlle non deYono ~>:::-;ere ri cercate. Bisogna astenersi tla ogni mauoYt'a 8\"(}lll,. pt:t' iscol'o l'e strazioM rlel proi~ llilc. An !!Cn Yuule npplicatc olle palle .ii cltnH-wpol le not·me ste's sc che pel' i piccoli proielt ili. Ef!li racconta di aver vi:c:lo du J'Gnle la ;!Liet·r·a un uomo che a,·eva avuto il ~inoc­ chifJ lravrr:>ato da p~I' lc a porte da una pnlla di chassepot, p-um·ilo !:enza snppuruz1011e e senza alcun accidente con>'PcuLivo. Egli assicul'a eli avet' visti molli altri c~si simili. E!!li :.:-•merale che non . YOI't'ebbc stabilire lo. J'C!!ola ' ' bis o~na locr:are le f,!rite d'at•mu da fuoco qualunque sia il cnliht·o dPI pt'oirltilc g t'Osso o piccolo mu colla condizione di collocaJ'e il membt•o f't•allLll'alo in un'assoluta immobilità <'ompr·endemlovi l'ar·licolazione superiore al posto della ft;;~t­ tut·a. A suo ptwePe è un pl'incipio as:;:oluto quello di non toccare o Imeno iu pr·imo tempo le fel'ite di arma da fuoco e di manteneJ·e i l m emb1·o fr·allur a to nel!" ossoluLa i mmobi lilò. Ogni modo ol'ngit·e contraPio n f"JLH'sto principio fa coerere il rlschio di possibili accidenti. B•me inteso che C"fuesli pt·ecelti non sono applicùbiU agli accidenti che ponno sopra~giun gel'e nP-11' ulterior e decorso, ma bensì sollunto alla tiwila appena avvenuta .


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,.cl'lleuil ~~ d P !IO !<lc::so pnrrr•e. E ~li OS!<icura di aver os!"<~r·,·uto unn volla solr~ la rnc)l'tc pt·odoLla da ·una palla di r·e,·oi \'Cr; •Jilfl>"la tH"Cva tr·oucaLo il midolll} spinulo. Ad ecc•·zionc di qucsLc) ca:;o egli dico di U\'Cl' ~empre visto gual'll'n !t• li·t·.te pt·odollc Ja pnllu di r e ,·oh·cr. T••rTict· t·ar<'onta dtc nelltl guerra ùcl JxiO egl i 11(111 ha mai fa:ta In t'iC'cr·ca do]i p t·oiellili e di a\'fll' sempre Ll'altato lo frnl Lut•u prodollo da <ll'tnC da fuoco mcdinnLe l'immobilizzazion<>. ::\on io; questa uno pratica nuova; già prima di qu ell'·•poco lulli i cltit·ur~h i ledesclti a~i,·ano in tal maniera. ti'u llron.lc vi ltt1llliO qui vi due questioni distin le che avreblJero bi~<)gno di cs~ere s~udiale Rt'pat·utamenLe; quella dei p :ccoli pt•oiellili che sono pt·tll'll'ali nei vbccri, e l{Ue !la della ù·nllut·a delle m r mht·a pt·oclotta ùa palle piccole o grosse di cui si tratta in qu c~lo momc ttlo. P et· qu rste ultime la queslionr !"err)ndu l'n11Lore <I•!Ve esser risolta nel senso o r·a intliculo. Il ~i;.:no t' De~prcz dice che In questione come è slolt\ messa ;1\':utU tiul s;~. I.•~ Dcntu i; hcn ò<:let·n,inlo; non biso~na spo::lnt·ln. Si Ll'al'n delle piccole palle ùi t'evolver. L'aulot·e della rn•·tnnt·i,, et! ilr·clu tm·e sono d'nccot·Jo nl'lt·itener e cho le palle tln t'('\nl\'et· souo molto meno offensive dei ~ro~si proiettili. Tn t Li '-i:tmo .ì 'acrordo sopt·n questo punto. E cco una q ues lione ri!'nlla. (Jttfiitlo nllr o Jtr·c qu c~l i o ni messu avanti bi::;ogna fu re cl>·ll•! t i~u t·,·c. Cn:~i io sono d'avviso, e~li dice, clte l' immolotltvnzioue assolutn sia senzu pei•icolo. l o \'idi una v olla rar•pllt'erchio ccnlPn livo produr·re la gangrena. .Mi è scmh t·ato pHt'n cltc il medesimo <lCCidenle assai fr•eqttenlemenle insnt·p-p,:o;e ùopo l'upplicazione dcll'apparcccltio ;essatc u silat:~c;imo pt·ec;.:o i rlti rut·~hi prussiani. 11 si~nor Cl tan\'Cl dice chof(uanto u stato dello sopr a non i) C"t~llnmcnlo oppl it..:abile oi pt•oicllili Jelle armi di guerrd . Bi:.-n::nu l'ut· distinzione, per esempio, fra le palle du r e volvet• in uso presso l'armala ~ f( Uellc dei revolver del comme r cio C'lt" sono f!'ener·nlmenle di un calibro piu piccolo. F ref( u ent0menlc av\'ieno n ~'lle fer ile d'a t·me da fu<•co d a ~u erra che 1,. frollut·e son o comm im1~i\'O e rrualche volla assai gravi con t>slcso schegginmcnto. Egli è e,·idenle che in p1'esenza di


CIII li (;llGICA

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que'òli casi non si do\Tù tener e sCIIll\l'e la medesima cond alla . ni..ngna ad unque r isnn·are per questi casi lu questione lletrllllet·w·nto, r ile c s ubor·dinato ad una serie di cir•coslanze , comP., ,rm· esempio, In d i ~ta nza alla quale il colpo d'arma da fuoco è slato ric·~nJ i o, l'estensione degli scheggiamenli ecc. Non mi s i pouno rruindi formu lare prescrizioni assolute.

Sullo stlramento del nervo s ciatioo (Jonrnal de Médecine et cle chirurgie, g ennaio, 1882). Il dottor Panas ha giù pu bblicato un caso di guarJgiOne di ncnalgia del lrigc mino me1•rr'l lo sliramento ùel nervo

e clw aveva res istito pure alla sezione del nervo. E g li ha par leci!'nlo all'accadem ia un nll1'0 caso di allungamento, riuscito a gua J·igionc, in un individuo, s ul fJuale eeusi s viluppal.o un ncvt·oma traumatico c'on ncw algia dell'orlo inferiore s inisli'O quale postumo di fet•iln di coltello del ner·vo scialico. Dopo tale l'el'ilu lulti i muscoli dd la ~wmiJa e del piNie divennero pnr•alizzoti cJ il mem bt·o peivo di sensibilitù; par ecchi me:::i dopo il rncmhi'O divenne sede di dolol'i violentissimi e di scosse connllsiYe. Nonostante tutte le cure f'a ll<>, il mahalo spossnlo dnlle lunghe sof1er enze domnnda,·a che gli s i ampulosse la coscin. All01·a fu stabilito di eseguire lo s liromen lo del nervo scio tic o. C lot·orot·mizza lo il pnzien te, il dottor Panas pose nllo scopct·lo il nervo nel punto in cui e l'a stn lo leso e riconobbe in COl'l'ispondenza della cictl tl'ico un ri gonrìamenlo ne n·oma toso ùi cinque centimetri di lunghezza. In due di versi tempi esercitò una trazione di 20 cl•ilogrammi sul nervo, che in segt:ilo fu riposto in fondo alla fet•ita cucito con sutura olia supel'lìcie; dopo vi s i applicò un ap par ecchio alla Lisler . Il giorno appresso i dolori erano d el lu tto cessati, quindici giorni più tardi la ferila era cicatrizzata. Qua ttro mesi dopo la g uarigione pers isteva. Lo stato della !"amba er a come prima dell'operazione, eccetto i fenomeni do!ot•osi. Il malato può camminar·e mediante un appareccllio.


394-

Rl\' !STA

La •ettioemi& oooulta., per P . W AGNER ( D. fu r . l{l. ~f. 1 8~1).

Giu nel 1878, Lauhe aveva allir·ato l'attenzione sopra al, cuni c.usi di seth:ccmia che chiamò c riJltO[JCI!eiici, come di t'e di M igine sconosci.ulu, ed il di c ui pun to d'invasione cirulenta., o non e;:;iste o non può esser e sc.oper Lo. Cod~sli casi che vengono confusi colle m alattie le più dispar ate non sono assoluta mente t'at·i. Wuntlerlich n el 1857 descr iv eva fjualche caso di pioemia primitif)a. Possiuu1o aggiun~er·e che lo SchuLzc nber~P.t' di Slt'ilSburgo, con quel latlo cl inico che lo di sli n ~ue a ve a po lu lo l'icono::.:cf're q uo lche caso c.J i q ue:<lo g enet'l}, ne pat·lava ai suoi allievi, e raccomanda va l oro sopt·atullo un mittu:t.ioso esame del C<1pillizio 11elle l'èblJri g t·avi enig maticlte. Il \oVagncr ne t•ifel'isce t O casi, alcuni dei qunli sono a d ir v ct'O cu!'iosi, c giunge anch'esso alla medesi ma concl usione dci suoi predecessor i, c.ioè a dire che In soLticemi a occnlla (o sellico-piocmia) esi ste - c he ò piit fl·equente di quello che non l o si cr·eda, ma che aLLcso le S<.:l~t·sc C0f!nizioni ch e abbiclHlO in torno ft !la sua siuLomalol ogiu, spe:::::oi::: sirno si pt'en de obba~lio. Si ù adunque il quatlro sintomatico che é il pnnlo d•·bol<~. qui11di è elle sarà ollimo iuleuJimento ilt·ip!'0durt'!" l~stual ­ m Pnle quello cltr:l è stato elnbot•ato dall'aulnr·e. 1• Stato genm·ale gTan~, fèbbt'ile esot·dio hru;;cl), Pl'Cceduto r~1rnmcnt e dn hrh·ido, inl<'n~o, ed as;:ni di sov ente accompag:nulo c.Ia Yiolen li doiOJ'i r ewnaioidi d,•llc) O!::iSa e delle a1·ticol::izion i. 2• L'inl'c>t•mo sofil'e lui ·~ un St;llSO di mnle'-:->e l·~~ rhe forza lo di rimnnez·sene in !ello, o snbilo o pochi ~irmai dopo. 3• rebhrc violenta a tipo t·e nt~llentc od in lel·millclllA sempre irreg()lar·e. Le esacerbazion i O!'StltnOn<J cwclinat·iam entc !"aspetto di un Yiolenlo bri\'iclo. 4• Polso frequen l issiano e g-erwt·olrnenle dirt•nto. 5• FL·eqnenza della respit·azi o n t~ , che no n pu0 spie~:wsi se non coll'elt!YUZiono della lcmpCI'ulut•a . e cl1c tH'lia ma;;-

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Clllnl:ltGl CA

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gior pat·le de' casi, s i ri ferisce a gravi allezioni dei polmoni o della pleura. 6• Iper tl'Ofìa della milza, e di raro a umento sensibile del volume del fegato. ;• Meteoris mo addominale più o m1•no cons idereYole accompagnalo spesso da borbor-igo intestina le. Le scariche alvine sono rtu•umenle frequenti e liquide. 8• Albuminul'ia. I ci iindl'i e le emazie di r ado si osset·va no. !)• Esantema cutaneo pustuloso o papuloso, s u fondo e morragico. 10• llterizin por he volle intensa . 11· Sintomi s ubbiellivi eù obl>ielliYi dalla parte delle g randi articolazioni e delle ossa lu nghe. DoloPi sopratutlo r eumatoiùi. Di rado tumefa:.:ione ùelle giunture c arrossam ento delle articolazioni. 12. Appat·izione di gt•twi s intomi cer cbt·ali. Anncbb iomenlo~ ùclirio, convuls ioni, coma. :1:3• Cors o rapido della malattia. H• Insuccessi della medi cn~:io nc (chinucei, salicilo ti ecc.). Le aiTezioni colle q ua li s i è esposti a confondere la seiticopioemia occ1tlla sono: In pt•irna linea la febhrc ti fo idea, il di cui cor so è n on ostante meno rapido, me no tempestoso e che non va associalo giammai coll'i Llel'izia, cogli esantemi gt'avi simili a quelli accennati, nè con lesioni al'ticolt~ri. Lu tubercolosi miliare, di uua <.lia!!"nosi pressochè imposs ibili', con fo ndesi neces:::at·iamente co!Ju setlicemia. La mcnin ~i le cerebro-spinale epidemica presenta forse delle tliffì collà a nco più g-randi, poichè la ropidiLà del cOJ•so, la presenza di un'esantema non possono e sser e più considel'uti quai mezt:i diag-nos tici. Ciò che anco conleibuisce a montener e oscura lo questione, s i .J che la piago che pur dovrebbe esistere, non esiste sem pre e che può essere rimpiazzata da lle inte rne s!.!ppur azioni forzatamente inconverlite, poichè non danno luogo a nessun s inlorna caratler istieo, come - collezione OS!';CC, p e ri o s Lielle, articolari, endocardi le ulcet·osa ecc.


1\l\' ISTA

Finalmente in un certo nume1·o di casi, rari a d it' ve ro, è ;:Lato a::;sol utnmente impos--ibile, malg1·ado le piu minu te ricerche, malgrado la cel'lezza ne lla quale si era di una piocmia, di I·inLt'acciai·e un punto r1uals iasi di partenza. Di modo che, mai;;I'<1do la s ua irnpot·Lanza clinica, la qui::lione rimansi tuUO!'a r a vvolla ndl'oscul'ità, e ricltiec.le a ncol'a m olt e ed accurate ricceche.

Pericoli dell'uso chirurgico dell'Iodoform.e. (Gazzetta m.edica italiana, anno ::!:J• K. 5, P adova, 4 febb!'aio 188::!).

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La dill'usionc sempre ci·escP.nle dell'uso chirurg-ico del iodoforme, speciolmcntc in questi ultimi tempi quale medicazio ne antisettico, fece conoscere la possibilità di alcuni pericoli e danni non indifTer enti, pt·ovoca ti da questo rimedio. Obet'liindcr alcuni a nni fa descrisse un caso nel quale una donna aYen preso qunr antadue g rammi di iodoforme in ottanta g iorni, cd ebbe allo!'a un accesso r epentino di ve rtigine, debolezza delle g ambe , e diplopia, seguita da un per iodo di eccitamento, inletTotlo da sonno agitalo, con cefal ea, senso di mOI'L e imminente, movimenti convulsivi coslanli, e respi ra ~ione ii'l'e::tolare. Dopo un miglioramento, la ri presa dell'iodofl)rme fu tosto segui ta da ricaduta. ln un r ecen te a r ticolo della A llyem Wicn Mcd. Zeilsch r~ (t, Zeiss l pub blicò, due cas i ut:i <Juali una eruzione cutanea fu la m a ni fdsta conseguenza dell'uso esterno del iodoforme. Un'ulce ra della gamba in un bambino di tr e anni ru medicata con io dof()l'me, cambiando piu Yolte la medicazione nel corso di due s ettimane . Dopo ~"[u es lo tempo la temper a tura salì r e pentinamente a lO:>• F. e compa1·ve una diffusa eruzione eritematosa al Ialo intel'!1o della parte superiore delle braccia e delle cosc ie . Le c l1iazzc el'ilcmaLose er ano di colore ro,..~o . inlP.r calale con parli di cu Le normale. Il bambino era ~o n­ nolenlo e vomi tò delle sos tt~ n r.e giallo-,·erdnslre. Al te rzo giorno dopo la so;:pensione del ioJoforme, la temper atura divenne nor•male, e l'e~a n t ema gt·adalame nle s vanì. Dura nte la sua esisten za, l'orina dava una manifes ta r eazione iod ica ,


CHIRURGICA

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397

conteneva dell'albumina e qualche epitelio. Riprese le applicazion i di iodoforme, sopra v venne un secondo accesso all'atto simile, ucr.ompagnalo dalla stessa ele\'azionc della temperalut·a, ed albuminut·ia, che scomparve cinCJue giomi dopo sospe:-;o l'uso dcll'ioùoloeme. Da ultimo pet·ò si stabilì la tollt't'anza. In un altro caso il iodofpr·me fu usato in una tistola da carie ossea. Dopo una settimana, il paziente venne colpito ùa una eruzione sim ile a lla orticm·ia, chiazze r osse a mar·gini r-ilevati cit·condale da cute arrossala. Alcune delle cltiozze aYeYano il diametro di due cenlimetl'i. Et•ano specialmente numerose alla facciu inler·na degli arti. L'orina non contene va albumina. Sospesa la applicazione del iodoforme, la eruzione spari nello spazio di una selLimana. Quanto alla esistenza della albuminuria nel primo ca!"o, Zeissl osserva che antecedentemente si eonosceYa che l'iodio a dos tossiche, anclre in applicazioni esterne, era capace di produrl'e albuminut;ia. È per·ciò desiderabile che s i esamini l'orina in 11uei casi, nei quali si adopera il iodoforme come medicazione chirurgico . Il dollot·e Hent·y riferisce due casi di avvelenamento avvenuti nella Clinica di B!'eslavia, ove il iodoforme fu largamente e con successo usalo ullimomenle, nella cura tlella carie. La storia di questi casi mostrò spiccati fenomeni cerebrali, compresa una sonnolenza intermillen le, che finiva poi in coma. Insieme a questi sintomi, i pazienti sotfdvano di pat·ali!òi degli sfinteri, afonia, conlrallura dei muscoli del collo, ve nll'e avvallato; grande frequenza del polso fino da principio. La temperatura et·a normale. La acuzie dell'attacc0 fu diversa nei ùue casi. Nel primo la mat•Le avvenne a l secondo giorno, men tre nel secondo il paziente durò in buona condizione per nove giomi, durantè l'uso del iodofot'me esternamente; allora p&r duè giorni, si ebbe cefalea e sonnolenza, la morte avvenne al decimosesto giorno. Alla nutossia si riscontrò degenerazione gt•assa del cuore, con fegato e r eni di colore cupo. Gli accidenti gravi, osservati da Hem·y, s ono spiegabili cons iderando in qual modo si usi o si 'abusi del iodoforme quale medicazione antisettica, in alcuni luoghi. Il dottore


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Delie' riferisce alcuni casi da lui veduti curare n ella Clinica di Billrolh a Vienna. Dopo una artrotomia con grattumenlo della sinoviale fungo sa del gomito e delle ossa cariose, il Dillroth riPmpio tutta la cavità articolare ed i seni fi stolosi che mettono ad essa con polvere di iodoforme. Lo stesso fece per un accesso da coxite e steso dall'inguine al ginocchio. AITe1'ma ptu·e, sulla fede ùi un testimonio oculare, che il Billroth stesso spar se a profusione il iodoforme n ella cavità peri Loneale, ùopo una ovu1·iolomia, e ciò malgrado non ebbe in alcuno ùei cas i accidenti disuggl'adevoli . Due sarebbet'O le pr·ccauzioni da prenùere per questa medicalura. Fare che la fèrila sia bene asciutta e chiuderla e rmeticamente .

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IUVISTA CIURURGIC.\

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RlVlSTA OCULISTICA

Un centro per il •enso dei oolori, tlel dottore SAMELSOHN, (The Lancet, 2G n ovembre 1881). L a fisiologia tlel senso dei colori è sl.ala fi nor a ~ Luùiala principalmente in rapporto all'organo periferico. Le funzioni degli .OJ'g<J ni di Sf.} nso sono state necessariamente accerLate con e:::altczza pt'ima che potessero esser·e inda~ale le relazioni centt•ali di queste funzioni . L'ergomenlo del s enso dei colori è tale che poco aiuto può riceve dalla rice!'ca speri· mentale, e solo possiamo fat·e assegnamento sui lenti progressi de lla indag ine clinica e patologicé\. È rat•o di imbatbatterci in una pt'ova clinica s i chlat•a e conclusiva nel ::>uo s ignificato fisiologico come quella pubblicata dal Samelsohn di Colonia sullo impot·tanle at•gomento dello. per cezione cerebrale de i colo t· i. I fenomeni tl<'ila cecilu co n~enita pei colori indicano che il centro cer ebrale pet• il s enso dei colori, ù dis tinto dn quello pct• la pct•cczione della luce e delle impressioni visuali dello spuzio, daccliè la per·cezione del colo l'e può mancare qua ndo le nl L!'e due funzi oni sono integ re. Se f\Si s le un centro separato p1~r il sen so dei colori, deve es ser·e ricercato, secondo ì faLli già occet·laLi ::;perirne ut~:~Jrn cn le, ne l lobo occipitale. La delimitazione di questo centro non può fat·si sperimentalmr nle, ma deve esser e a ccet·lat.a con la indagine patologica special mente con lo s tudio del senso dei colori in casi di emiopia dipendente da una lesione non delle bandelette ottiche, rna di un emi sfero cerebrale. Un la! caso è stato osservato dal Samelsohn. Benché non completato dalla t-estimonianza anatomica della r egione affetta è


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lulttwia tl'inncgal.>ile impot·lanza. Un uomo di scssanlalré Ut tni si lameuln ,·a di tl i:-:lu t'l)i vis iYi S<'!-!'lliti a un ullacco apo· ple llieo. L>npp l'ima vi e t·n cm iplcg-ia J rslr a, ma nove mesi ùvpo non r itnu n<.wa cile lilla liuYi:;::;itna Jebolczza al bt•accio e a lla ~ambo. settza p0l',lt la Ji sensibil ità. L'esame degli occh i mostrò elle le ùppat·,~uzc ollolmo.:;copichc ct•a no no r mali c l'acuitù vis iva in<t llct·ula, con un cct•Lo gr tu.lo di presbiopia di niuna importanza; esi ::; Lt~ va l t>g~et·a de!Jol•·7.za del r cllo s upct·ior c de·slt•o con cot·r·is pondt' nlc diplopia sopt·a il piano Ol'izzontak. P oichè si l nm nnlava J i non vcde:·e bene anche quando el'a <'hiuso l'ocçilio tkslr·u, fut·ouo esamina li i campi visivi. Ftìre ndo la pt·o va con un og;::etlo bianco n on polè scoprirsi a lcun difcllo tt nt:h·1 con un o~ge llo Ji piccolissima dimensione. QnnnJo pnr ò sj sosl ituir·uuo ogge tti colorali s i tt·ovò unu emi o pia t..ipit~a ti ·'·l laln s inis tro pe1· lulli i colori; la perdi la cominciava esaltamcnlH nllu linea meJiuna. Nelltì me lO. Jeslt·n di ciascutt campo ogni colot·e anche in piccola arca er·a Yi3to fin o n Ila pt·r ifet·in ; no:! la mclù sinistra non poleYa essere dis tinto alcu11 colore anclte in una vasta superficie, a pparendo lulli co•no ur t g t·igio scur'o. Si ebbe lo stesso rcs ullamcnlo f'a cnndo la pt·ova n clln oscurili.t con luci di dh•èr's i culol'i ollcnuli poe lt•asparenza col mezzo di vetr·i colorali. Con la cura la par·ali;.i de l r etto s uperiore s i dileguo, ma lo pn r·csi dei me mb1·i e l'a !lezione J e lla ' 'is ta r imaset•o luli e quali. Quullro nnrti dopo quell'uomo mori dopo un nuovo nllacco d i npoplCS!-;in, ma disg t·nzialnme nle non poli'! csset·c fa lln la sezione cadavcricl.1.

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Hl n ST.\.

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Oasi di grave straordinario spasmo della accomodazione, de l dollut• JAm:s AoAMS, (Tite Lancet, 28 genu aio 1882). 11 dottore A.Joms lesse a lla Socie lù ollalrnologica ùe l Hegno t; ui lo uno scrillo s u alcuni cas i ùi spasmo della accomodazione di grado slr· aot•tlinariamen le elevato. In un caso Jue ocdù ipet·meleopi diveu la •·o no appat·enlemenle rn iopici ad allo grado, senzachc seguisse a lcun rilasciamento della accomodazione nella oscurila, cosicchè l 'e~ ame olt.almoscopico


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OCt;LJSTIC.\

n on vale va a riconoscere l'ert•ot·e de lle pl·ove s uiJie lli,·e. Si trattava di nna r.rio vine lla ùi n anni che aveva avuto la diftf'rile ll'e mesi p1·imo. Si lame nlrwa Ji m olla as te no pia (j dolore f1·onlale; a mbed ue gl i occhi ;~ Hm. 2

n.

Leggr1•o

aslimalismo all'occhio de:<lt•o. Trascinava uu poco i p[cdi cammiuunùo, mu lA voce non et·a alle tata. Fm·ono ordinali vetri d i 2 O. Due mesi do po la visione era solo ;~ mi:rlio ·

rata dalle stesse le nti•a ;~.Sei m esi dopo lol'l16 a fat·si vedet•e aOcrmando che le lenti non set'vivano più, vi e ra :.~p­ parente miopia di allo ~~·ado. P e rò · dopo nvere fallo ft'l?quenli ìnstillazion i di alt•opina pet· due Ol'e, la refr-azione tornò quasi a l suo stato normale. Il dottor-e Allams d1ce eh•; qu~lla condizione e1·asi manifesta la poco dopo che la ftìll Ci ulla era lol'nata alla scuola <.lando:oi a ssiduamente allo studio . E gli m ostrò la im portanza dell'uso della alt•opina thl evitare e rr·ori eli dia~nosi. L'nlli'O caso fu nolCW1le pee la lunghezza del tempo stato n cce~sa i·io p r 1· soggiogare il muscolo con l'ali'Opina. Anche in ques to ca::o l'e1·rot·e d•:lla refrazione diminuì cons idoreYolmen le dopo l' uso pet•,;i::lcnle della alt•opinu pt'L' più scllimaue.

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HIVJST:\ A~ATOJIICA E FISIOLOGICA

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Di u" nuovo elemento morfologlco del sa.ngue del mamm if'J;!:-i e della. sua impo1·ta'-lza. nella trombosi e nella cc:tgttlazione, d <"l prn r,·~~O I't1 (;. HtZZOZEHO. Comuni ca/. ÌO !IC l';~ l !n il n dio•tnl n·c J S:·a n!l'Accade m i a m edica di 'J \' l' IliO .

S.• si c~:lluina n fot·l•' ing-t·nthlim<'nlo lo. c it•culnzinne n r i pi.·l'<,l i Wt>:i dei nutrnlni l'•• t·i (m ~::r.tt l c t·io d i coni ~lio o di cnYia l'! .. ;·al iz.:.lli ) , ~ i ::i un;~' n q. :r::ln inn~pt'llnlt1 t•i;:;ull nl o chr>, o!!,.,, :li ;.:1"11111 i t·n, ~ i t•d n i binnr·lli, YÌ cit·cola 1111 lE> r:w t• lcmcn l•) l!l" i-1' o!ngif'tl. Jo:,.,_,, i:l'itppl'C:<enlnl o da p!:1,.:!J•inc pn11idi;;;:;ime , i:t.:·•Ì•ll'<' . ,J.oJ d!;n atP!r:t eg-mdc nd 1m te t·zo o alla nH• lù tli qt.t f'llv t! t· i ;:lol11Jii I'•'"'""i, n r.. t·ma •l i tl i;;•·o () di lt>nlc, oYnl i o ro ~0!1ole: ~~·::•'· ci t·t·o!n!tn tli«pE>l'i:<1 it·t·r~~nl nruH' nlo ft•n i ~lobul i ro~;:;i.­ CJ·.•,l!• l'lrf'l ;:;i<•: w pnt·r,•chic h' t•n g inni J' <'r cui quc;o lr piaslt•ine n<>:t l'nt·ntto lil tnt·n vrt!ull1 clni tl!flili::l'im i che !>Ì oc.cupnr•c)no tl ·Ilo :-: :t.Ji,1 tll'll:l cir ('()lnZi•llJe !"iln;.:uif:-nn: a ) pet·c:h0 ~ono inl' · o]tt i'Ì C' \ t•;)"]•:1t';•nti; {l) pct•r·hè !'< 0 11 f'l 11!'l'l'lÌ lllP.IlO 111lll1C l'()S!! •lt•i ;::"!,.Jutli l'<l"':'Ì (' 8!':~i1Ì IIIC'I\0 \'Ì!=<i])ili dei Jeucntic i, ;:;icclll\ 'J!<:llll!n nnn ;:;j è pt•e,·cnHti, !=<nltnnto f]U C'!=:IC clue ullimc forme nll!':• .-::~n!ln l':1llt'll7.i()nC d C'Il' 0"!0C I'V Il l()rC : C) pCl'Chò di !".Oiiln la <:i t·,·nlnzillll<' <:nng uig-nn non vcnne !=<ln dintn nei ml'lmmifoi'i a c•n;:io11c' di'Ile dirtic0ltù mn~;!i 0 I'i elle n.o nccompG;:.rnano J'in<ln).!itJr. L e' p·n:-.Ll':nC' !>i possono . vcdc t•e a nel t o nel ~angue n p pena e:<l !'nltn; r""'" stan no per buona p:-n·to accurnnlntc into rn o ai Jrtwn<"iti, o ~i prwtnno nello ;:;tJ•nlo !>UpC'l'iot·e elci licruido. nppl icnndo"i c:onlt·n il copr op-!!r. tli . Snno qHc<:IC' pia!"trine che, nppcnu f'l!=<lrn tto il san~uc, r n_v:tlamentc deformandosi c dcgcnct·nn·lo, a c quis tano oppa-

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RIVI ST.I. Df A'-1:\TO.lliA E FISIOLOGIA

4-0;J

r onza g eanu lm·e, c cosLiluiscono cn!:i 'illCgli ammassi gr·a· nulari che da lanli it-:Lol•..1gi YCnt1 Cl'O gif.t de;.:crilli nel !::angue. Ln f<!l'ma \'C J'O delle pin;.:tl'inc >;i pui, con5<ct•,·m·o con dt•i rca~en ti, i qunli a questo modo ue premettono più lungnmcnte Jo slurlio; ad es. cnn 1mn ::>nluziono indilfer·enlc di t:l1wueo !::Odico color ala con Yiolcllo mclilico, In qunlc hn anche il Yantog;.!io di cnnst~t·,·m· bene tanto i gl,)buli eos;.:i, qunnlo i lcucociti . Pol' or·a non l' fl"~o ùi 1· lllllltl sulil1 nJ·i;.!ilw dcJ:e piasll•inc sù.nguignc, ?\un c·!! nulla clte npp<~l!f!i una loro ùeriYozionc tlu disn::;g-t'PgM.ictnl' dci kucociti dl'i san;:;tu', pnidtc ess1~ h nn no unn ftl J·ma tipicn, l' nel conu'nulo di .qu.•;.:ti nnn y·,\ nlciJn costilttC'nlc tn•ll'fùlugicn clttl I<H'O somigli. Jl cnn ft·onlo f1·n l'c~amo Jel ;;nng-uo c>sl t·alln c quello ùr'l so.nguo ciJ·col{tnlc PN'lll~J llo Ji tiN·idc t•.J In '[IIC'-Iiunc fìum·n o.pet·ln intomo ni cosi drlti ammas;si (Jranulrc ri dt~l sangue i quoli dai più si ammcLlmw come \'t'l'i gmnuli pt·ovcnic nli dn d i ~gt·e~nzione dci lcucoci li , mcnlt•o dn nltt·i (Pt'l' l'S . da Hn~·cm) si credono pt·ovPniC'nti dalln m•·lnmòt·l'u si eli pin~tt·iJw ]H'CCi'islenli nel sangue. Si lratto H'l'llmenlP di p inqt·i!tC. H nycm, però, riguardo alln loPo p t·ccsi;.:tcnza, non ha che f'mc sso un'ipOlùsi, poiché egli non studiò il ~anguc circolemie ùci mammiferi; od errò nel ùcsceivcrlc c noll'intc f'pt·.:: Larle, descrivendole come di!>chi biconcavi e ct·ctlcndoln elementi destinali a lrl:t!>formal'>;i in glohuli l'fl"" i (tla ciò il nome di ematoula.sti con cui l e di:'C'gnò) . E ;:ose invece con~lano di uria sostanza b0n divei''>S d<tllo s tromn ùei globuli r ossi e non contengono mai emoglobina. P er l'avvenire, adunque, nello s tudio clcllo fu nzioni e delle alterazioni ùcl sangue si tlovt•ù sL'mpr c tener calcolo Ji questo nuovo C'lemonlo morfolog ico che vi è co~lan Lc c copi cJso. L 'impor k'1nza delle piastrine sunguigno mi v enne gia fin d'ora dimoslnt la sia dal loro aumento in m olti sloli morbos i (per es. negli animali salassati), ~ia da quanto osservai nella prod u<.ionc dei trombi e nella coagulazione del sangue. lnfalli, ri guardo al Li'ombo, le piastrine costituiscono la parte Tila:J[!iore clel tromba bianco dei mammiferi; esse danno ori gine, cioè, a quella copiosa sostanza granular e ch e


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RtriST.\ 01 A"'\(,\T\1)11 .\ E FISIOLOG I.\

~In f t'<l

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h•ucocili c clar fìnnt·a erPclrvH<>i lll'odotln dnlln dis~ t-.•g;1Zinne di q ue~li o Jnlla pr·ceip:tM.inn c tli fi ht•inn. n i<-'W)!'do alli\ CU((•jiJ/a.;it,nc, IH'obnLilm<'n l c In pinF'lt·inc \ ' Ì 11:"11 1110 qu r!la pnl'lc c·h(• :\ ln•Jt\~::azzn P Q. S •·ftJJlic!l :1"-"l';!nano ai IL'IICOC'i!i. - !ì iù Sl'ullzP, ll ntt\'ii'L', ll ayc•n t l'd olt l'i ov c\'WLO 1111lUloJ dH! i liiilllll'llli t·t'lic·ohlli dvlnt fiiJt'Ìiltl Ìll Ullil P'IICCÌO J j !<llll;.:(IH' clu• !<i C••n!:c!la C:011\'C'l'!:lll10 1':'PC"<.u in fJIIPf!Ji am mn,;::-i i!L'nnulnl'i eli cui l•i t't s •pt·a si l t•:.tu' p:ll'ùb, c ùa ciò d c•Ju!"<>~·ro d te l'!<Ì!<ICf',..c•t·o dvi mppOJ•li l't·n l[lli'~l i [!t'nnuli ed il fcnomi'IH• della Jll'<'cip'l.•z:,, !,' .J, l!n fìht·inn. ll a y ~m a ·1dò un po' pii1 innnn7.i . c• Lt•o,·ù di•' nle uni liqni·l i che r i lnt•dnno la con;.!ulnzinnC' J,•J !"Mif!li " fì:-«r~no P c m"'C'I' Yano la f••rmn dci f'UOi em(l/u iJ/a.~li . St'conclc> St:luniclt nt>l ~nn:.::uc !:1 coa ..:uhl:t.ionc Yi<'ll<' tl•:l<.>rm innla dni glùbuli binnchi ; !"<H'c•bhct•n qtwsti 11m:i ch0, ùi!>ll'Ul!'::cn.lo!"i in ;.!1'<111 cnpin . cl;W hh"t'o m·i;.iur :~i giù eilali n m nt n'-f'i r:rnnulnri c l'on·ui t·, ,I>J"·l'•t cn:<i hurmn Jl<H'Ic d··l mate t·il\le n nele con<-ta In lilll'ina. L e' l'ii!.!ÌIIIli h• qnnli mi 1'1111110 ~nppcWI'•' t'Ilo•, nnn i f!'•lbUJi ]lit:ll!l'fti. 111:\ )(' pia«lt'ÌilC !>innO iljlllll[O r]Ì J•fll·l 'llZ:l clt•Jin C111lguJnzÌniiL' fo;nno l r~ !"t•;:::urnli: 1• !1) 111111 hn Jl••tulo p l'l'~undo' I'Ini di (JII• )j l dj-.[l't:ZÌI)II(' ili llliJ<><:a di (t•IH'Il.:iti <.:II;.> Ù illnllH'~:òl\ dnllo Sc·ln ctidl. I nfalli, oncllc nel ="lPt;.:ne c:l'l~olanlc llci m nm mifct·i i l.·1w •citi !"nno n«f'ni :::c:w«i. l' p;·.,clueonr> un·Pillnrr ur:ia, 1!~<11 Ilo 1\l!IÌ pnlnl:> Yf' ],•)'r' nro) ~nn;...tH' rhc ('<=Ce nl c un glc1hUll) J,:,,,lt'O di~ll'II;!:!•' I'>'Ì :::oli<~ i tni •i nel' Ili . SC' c' c'• u na l tic.:cnla rltif,•r·pnzn n• ·l ra;lPII t'l•~ mo;u··ri,:n fr;1 lcueocili t• <•lohnli l'O><~ i ,J,•nll'o l' funt·i dc•i \':J .... i. P'-'Sil è ><;•i••:::rnbi lc pc·r ciò t'i11' i r;:l olt•dt t·o-;~i c..;l·•HH) più ìw:lmcntc tiPi bianchi dalla fcri l n fnlln nl vn<:o. ::!" E " lt·;Itl•> un p11' eli !>nnç:ut>, i l p~' riodo in cei vi !>ut·ccde In conr:ulnzinnc: coinridP eon f]UI•llo in cui l o pinc:ll'in c soggiat:cirmo l'llhl dPgcrw t·nzionc !!rnnulo~n . - I Jiqui li rhC' rilat·clnuo o im}ll'discono la cong ulHz.iono ("'olmdone di bicm·bonato di """da o di !>Ol filto eli m n~nesin ad c~cmpio) !>ono a:: clu~ quelli che irnpctJic;cono, per f!Uanlo viùi fìn o)ra, In ù t>genet·Aziouc gl'onulol"a delle piaslrine mentre l e conserva la stessa soluzione che sia stata col orala con vi ol etto di m e-

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JUVISTA DI ANATO)l!A E FISIOLOGIA

ti ll•; m· bene, n ella JWimn il !ònngue <.:U<"t~ulil d• J]lO mczz'ol'u , n e'Ilo sccond<1 non l•J Ll'OY:-ti con~ulltlo dnpo ~i m·c. 3• Sli'ÌII):;'f'HÙO fm due lilcci un ll·nll•l oli Yn>"•> ~nn .:.:-uigno ù 'un nnimnle vivcnk, il l"<ll tg:tw t·aedli H~o,·i rimane l itfu ido p ct· ln<•ilo lt•111po; m· brnc•, pc1• tull.o l •turslo tcmpn, rio·~ pr t• Ol'e rtl ore', le pin~tt·inc ,.i con~c!l' \";'lltO la l ot·o fnm10. ca J•nltcri;:tit;a, m cnLJ·r, come si di~sc, nel ~nnguc st•mpliccmcntc -esll'ùllo e sollrull o o!l'influenza de::llc pareti Ynsnli e><«e deg•·n ·rano in meno di un minu to. ~· Sbullcndo il sangue opp~'tta l'Sll'allo c:on olc ·i Ciii . t•i lir anr!o questi pt·imu che ubbia a ntlo l •tOf'O la cou;!uluziunt; (dot•O lt:, secondi nel sanj!ue Ji rane, ri c~> vuto in YOiume eguale di una ~o luzi o n c 0,75 •1. t]i rlornro S<>dico), immel'geHJol i in un li•Juido che Ii::;si e con;:!'rvi le pia~ trine ( p. es. la· stessa soluzione sodicu colorala c0n violetto mdi liro), ed inCino esaminontloli al micro:>copio, vedesi che i ~otl ili f!larnl'u Li onùo il fil o con>;ln hanno nderen Li pochi$si111 i lcncoci li, cci invece sono ricopcr·li da u:1 gt·os;;issimo slt•ato di piaslt·i ne che ùivenul~ viscllil)se, vi si sono appiccicale. - Se, pe1· conlro, la shattilura si continua più a lungo, gli ammAssi di piastrine degenerano e vengono compresi negli slt·ati eli fìJJI·i nn precipi Lala visi. Da ciò ri sulta : che, m enl!·e allo slahilit·si delln f'Ol\"U ,.., i a zion0 non hanno l uogo mutnme11li pct'CPllibili nei l <'ucocili, se ne hanno di notevoli nelle pia;.:Lt•inc; che la fìlwinn pt·c· ·cipila la O\'C si r accol ::.;ono le piastrine; che si riLal'•lt\ o si impedisee la coagul azione ritm·danrio od impeùenJo l a dcgenerazione delle piAstrine; menlt'O tw l caso conll'<~rio h.1 !:>i fa\·ori sce. È appunto tutto ciò che J'enclt: più che pl'nbnbilc, che la goaaulazionc stia sotto la dil'eUa in.flucn:;a delle pia.~trine del sangue:

Le piastrine del sangue e la. coagulazione, pc! profrssol'e G. Bl'l.ZO'l.ZEHO. Comunicazione falla nella. scduln del a

mnrzo 1!:182. Nella mia prima comuuiNlZionc sulle pinst1·inc ùcl ~nugue ~o per quanto ri guarda la l or o c~istenza u el f<angue YiYcnlc


40()

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111\'ISTA DI

A~.\T01IJA

E FISIOLOG IA

e In l o1·u pal'lccipuzione nllu p r oduzione ùcl tromho i o c m g iunto a r isultnli cet·li, p ct· qunnto ri g uorJ u illot·o rn pporlo colla r ong ulozìonr tlel son ;.:rnc io, \·ol·~ nd o proredo'J'C r"" Jtt p;u·zin litù nelle mie deduzioni, O\ ' C \ 'O potuto !':'ullanto ,Jir •· che mi pn t'C\'U pt·olmhilc c h'esse uri fenonncno dC>llu CIJtl!!UIazione aYessct·o quella parte cl te !\lantc;;nzzu e A. Sc l11 nid t ;tlli·ilntis!·q no ui g lobuli hianl'hi. :-;eli" I·icP t·o: lw, ill\·ece, d i cui c:<pu l'l'c·J ·) m sommat·iamcH IP risultati , IJIIC'sla p1·nlmbili lu puu, a 'l\Hlnlo mi pure, c l c nw" i al l!ra•lo eli c:crtczza . .\dollni un m r·iodo t!'iudug inc c he e sl nto gia prnpoc;to1 eJ. adopet•alo da Schmi,H pc1· le sue ri cer c he !"ulla coagulllzione. Preparai un l iquido prop los lico (c0ntcnentc cioè solt.nulo sostanzn fìbl'in o~e n i c: a e s~stum.a fìbei;10pln~li<:a , cppc 1·ò n on coag ulabile da sol o), c~d a questo oggiun::;i l e di Yerst; ~o­ stanze di cui YO!i~ Y<'t studiare l'ntliYilit co n~ul;mlo. ì'\ on ocC()['re nol.at'C che in op-ni espr t·ienzn l t'nni SL'Illpl'e p!' l' co?:trollo una portione eli lif}uido p 1·opla;.:t.ir.o scnzn alcuna g iunta afline d i csclllllere il dubbio che lo even tuale conp-ulozion e nvc,.;sc l uogo ~po ntanenm e nte nc;l li1[uido e n on lb;.:sr. ù oYuta alle so~lanze con cui nei mi,_•i C'Sper i menti io lo p olll.:\·a i11 con tut.t~l . L'cspm·ic nzn rnnc!mHen lnl c ··~ qtH'sla: Se si n;::-g iungn1w n 2-:3 g t-amllli di l i(]uioln p 1·n pla;.: lic <~ tt·e o quntlt·o Jì l i d i l'Cfe d·~lln lun g-hczzn d i llll l!ènli ull'l l't>, o poco più, dtc furo n p1•imn sbattut.i pet· un minuto iu po whe gol:cio di snn<!UO di cane nppcna us<:i lu t!alln vcnn, e cito p er ciò sono riq~ stit i dn p·r ns;::i !"\t·oli di pia;.:l t·inc, con u11 ccl'lo numet·o d i kucocit.i e tli g lulouli l'ossi , IH'I liqu id0 sl e;::so dopo do1Ec:i o n~ n ­ tiquatlro ot•e si fMma Ull bel coag uln fìbrin o!"o (1 ) . p,,·iolenlcmenle l a cnnç:ulnzionc 'llli non puù cssèt' dovuta c lic o ai fili e h~ ng i::.cun d11 co 1·po ;::t1·nnicr o, o ai g lobuli r ossi, o ni g lobuli bianchi o infin e nllc• piost1·ine.

(l) Prima di immergere i fi li nel liquido proplastico veon ~ro la,· ati d a l aaogue col passarli ra pidamente e succes.s ivamente io due Tetri di o r ologo o contenente soluzione 0,7:; • l• di cloruro sod ico; al microscopio poi s• accertava che non vi fosse gi ft preci pitata 11brina .


RIVISTA DI A~ATO)I ìA E FJSI OI.OGL\

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Una CYCnluale i11 flur 11za d.;i lìl i o 1ki ;;lolmli t\)<::;i , vicn subito cselu>=n, poichi: !::1 cougulaziu11e mnnca ull~\lln ~c nJ liquiJo pt•opla!<lico ~i ngg-iungono !>Ollnnlu i fili, 0 lll OIIea nfl'nllu où è minima, se allirtuiùo s'nggiunp:uno Jei g-lnLuli di !";mp:t:e dcfibrinalo in quanlila nncltc a>'~a i lllu;:rgiot·e 1li quc·lln in ~.:1 1ì vi s(annn nello. C'!=Operienw fondamenlnle (C\IlnC !>i t•!cono:;t:c dal ITIOI!P:irJrt) Ul'rO!"BùlllelllO dei liqlliLIO). Più Ji llicilc ns!"ai giudi~.:at•e della eclnli ,·a influenza cki ;;lobul i !Jinncll i e ùcllc piaslr'inc. Infalli, oln una p;wle noi non conosciamo alt:un rn czzu per raccog-lieJ'l! le pinslt·iHu a ssolutamente pd,·c di globuli bianchi; dull'nHea nou po!<siamo ginym•ci ·ùci liquidi in cui il mitToscnpio accert a l'<>:• islenza di globuli biancl1i c non di pinsLJ·i ne, poiclii', H;u,tc· l a sommn vulnet•abi lila di quesl'ullimr, può <lacsi ciJ·c~"e O::i sieno c]islrulle, la:=:cianclo pcr·ò amcwfa nc· l liqllitlo qt~CII11 parlo l or o che ò a.lliYn nella coo::;ulozionc. Aù e;:;l'!npio, la saliva che contiene m olli lcucoci li e pun to pinsl i·ittc, fn cougulorP. il liquido pr·opla!:ilico; il elle non peo,·a nulla cunlt·u l a facollà congulnnté dello pia!'-lr·inc, poidH\ !<iccontn J,, pinstr ine, poste a contatto colla saJi,·a J'npiclnmcnlc !"i lli;<ll'ugg:ono, è natural e che, ~c anche veni!<f'Cr o Ye t·:;n to nclb f'aliva in gr an copio, es!"r, pur tra!!'mcllcndn!c In f' t'<1pr•i;, a llivitù coagulanle, non polrol>bero dimoslr ar\'i!"i colrllinoscopio. I o quindi lto pcnsnlo di f'Olloporro il liquido propln!<tic() all'azione di pc.zzelli di quegli OI'!;nni che sono ricchissi mi di leucoci li, c che con tèngono tulle quelle vor iclù di (Jttesli ultimi l e quoli si lpovano ci!'colanti nel satt f!UC; i.lof()per'i.\i q uindi milza, ghiandol e linfaliche e midollo delle ossa, che t rassi da cani, cavie e con igli, e che impiegai o subito ÙO!'O, o 2i-l8 ore dopo la m ol'lc dell'animole. I · risultati n on p(•t evano esser e più el oquenti; m entre i r elnliYamcnte scal' ~ ammassi di piastrine che stanno aderenti ai fili ùanno, con1n abbi amo veduto, immancabili e r elati ' ·llmentc copiose coagul azioni, gli ammassi assai più copiosi di leucocili che f'lnnno n el la milza e nelle ghiandole linfatk hc non mi ltanno dntn coagu lo appr·ezzabil e, e il midollo mi diede conguli piccolissimi. Que!"ti ullimi sono probabil mente da ultribuit·si a.!

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Rl\"JST.~

DI ANATIHII.\ E FISlOI.OGIA

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dJe cg;;o contiene nui suoi Ya:::i; i nfaUi oLLennì iHco~~,,,il"mcn!c nndrc dri l e~g·~ t·i <·0nguli cou or gani ùi nalura bt·n oli n· r~n dnlln l inl'nide, JW I' e:::empio c<Ji t•eni, coi mul"C~<Ii . nwntJ·c non ne ollcnui col connelli,·o compatto culla c!wl iln;.:·i ne . A qut~=- le r:-<peJ·i cn ze si poll'r hLo fat·e una oLiczione: gii t>l'-'nll i Jinf.ddi non danno c:slc,.;a coagulazione for se pcrcbè nt:lln J,,.,) co!"lilnzion c cntt·ano clellc soglnnze che o neulrali?Zano o pm·alizwno In fa collù congululJ'ice dei g-l ubuli ll!(lnclti, o impeui,cnnn il pr .:oci pilaJ'e degl i altr i cos t itueuli della mw; nn. Mn que:o:la obir zione non regge contro il fatto che f'r a d PJ l iquido p1·upla:-!ico contenente il pezzellt1 Ji Pl'~a: J•J littf·>idc ,.;j fl!-!'gi u11gono dci lìli cnt·ichi ùi pia:<lt•inf' , la filwi11a pt• ucipi!a iu g l'an copio. :\ii 1'<'1' duli•JUC' che lo c•mdu!:ionc ùi crucsta nucwa serie tli <.'"J•c' l'icm.c n•1n p0s"n csserB ultra che questa: cla! la pm·l" p l'inci f'n!e nclln con~ulnzirnll' di un liquido prnpln;;lico :opelln 11011 ni globul i binnchi , ma alle pin>'lrine . .-\1-!';.riungrrò pr1· ult iJnc, clll~ h~ mio r; cc- rcJ •e peP il1ùngare l'ul'i;,:int' uelle piastri ne han nO conlinuolo rul tl\'eJ'O r i~uJlali nr;.r;:Li\'i. Spc·l'UJhlo di li'c) \'nJ'ne l'Ol'ig-inc Jlt'p;li clemc nli negl i C•r::nn i l iu {'nidi, c:-ami nai C•ìl1 con\'enien li rnellì t.li JlCZZc lli d i Itlilzn . di ~hiant!ok linfalichr. c di mitlolli tolti aù an i runli v !,·cnli, ma non ,.i Ll'u,·ai ]Jias lr iuc, o, per m rg-lio òi1·e , non pr•!l'ei f'scludc·rc cl1c l e poche che ,.i tro,·ai proYcniS!"Cf't' Jol ~:w:.ruc dw t·iempivo i "asi del Lcs~ ulo esaminato .

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RIVISTADELLEMALATTIE VENEREE EDELLAPELLE

E limina.zlon e del mercurio dal oorpo, del dolt. O. Scmno-r. (CentrnliJ/aU .fiir clic mcdicin.

Wis<;e n .~ch a.f'len) .

Solto la dir·czio ne ùel professore lloffrua nn, il dottore S c/mliJl s i é oc:cupato di fur·e l'ice r clre quo litaliYe e quantitali\·~ (~ccondo il me todo ddlo Sc hneider) sul mel'curio cc,n~ ....~ nuto nc ll'ur·ina, nelle r11alerie f~:cali, e nella saliva di 21- p ~rso u e . delle quali selle e ra no s lntc trattate con ini.~ zion i soLlocu tnnce tl i s ublimato, sei con ung uento ciner·eo ed uno col c alomelano pe r uso inlc r•n•). Con la più gr·ande pr ecauzione t' t'n raccolta per l'unulisi t ullù la salt va, spcciulrnenle dopo l'uso dell'unguen to ciner·eo, e in tt'e casi fu pur·e esa · mi:1:1Ln la snliva pa rolidea pur·a . Al con lr·ario Jcl K lelzinsky <:ho a!l;!t'mn a\'e r·e nell'orina conte ne nte mer·c ul'io sempr e Ll'O\'ulo <Jibumina e zucdter o l' oulor·e, d'occordo col L ewin, n on jll)!ù m a i dimostr·rrr·e unclte nell' Ol'ina coulencnle le mo~gio1·i quunlilùdi m C'r·c ut·io nè l'una nù l'ultra d i queste sostnnzP. P 1't' iuicziono sollocutunca s i servi tlc,l peptone sublimato ù e l Ba mbergcr in soluzione d i 1 1,'. a 2 per ce nto (una sil'inga d el Pr·;t\·az pet• dose). Con questo m odo di applicazione il mercut•iu nrollo rDpidamenle compar·iva in c rmsidercvole quantità nella or·ina. Dopo ave re inie tlalo duo \'Oile '/ , di g rnno <.li t!eutoclo t·u ro di me r·cut•io, r ius cl la pt•ovn qualilaliva del mr. rcu!'io in 100 cc. di orina, e con egual dose g iot·naliel'a ltt t!e fer•minazione quanliLotivu nella ol'inu emessa in tr e ad o Lio g iorni. Continuon<.lo l'uso del sublimato c resceva qui nd i UliCM<l lo quo n lilù del m e rcul'io nell'. orina , e le dif· f0r enzc di fJuantilù in di\'er·si rrw lali e nuro piccoliHsime.


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Ili l'i STA D ELI. P. )1.\I.A TTJ E \'EXEREE

Nella maggior pal'le dci ~elle ca~i curali con le iniezio ni sottocutant:>o non s i tr·ovò du1·anle la cm·a traccia di mercurio in tulla la orina t·acculta; in due casi si pol<!eono una volta scoprit·l~ lt·accie J et melnllo senza che esistesse s tomuti le o sali,:azione. In un individuo s i m:mifcslù la stomn tite, ma la quanlitu di mercurio compat·:::n w·lln saliva era piccolissima. Con le ~ trulini1Zi oui d i unguen to cine r·,·o la rruantilù assoluta di met·cut·io cltc nel caso della cura passava ncll'o l'i na era, dale lulle le allre condizioni eguali , miJilo di ver sa . In un caso aùopet·ando una mezza Jramma c.li ung uen to cincr·eo p ct•· dof<c e giorno, al 28• c 2n· giorno si po tè dimoslror e il me rcurio in 5~l0 cc. di orina; in un nllt·o s i ottenne g iù una non dulJbia t•cnzione in 1:10 cc. ì\Ia S~'II11We per applic:1zio n e endermica di una dra mmn di UII.::!;Ucnto grigio, In quanlila a ssolutu J el met·r ur io nell'urina cru dopo lo stesso te m po mollo minore che pct' le inic•zioni solloculanee di 'f, eli ::tr'uno ùi s11blirnnlo il 1-!'iot·no. :\In continua ndo a lungo l'uso dl'll'unguenlo ciner eo, il mercul'io s i occumulaYa in quan tilù con siderevol e n ell'urina. In sei person0 c he furono tratlnte cron l 'un~ucn lo cinere>o, t1•e volle uon si potè dimosleare a lcuna tt·accin di mci·ctlt'io nellu suJ i,·a , dne volte vi fu tr·ovato il mercur·io senza clt~ vi fos~e slom nlilc o snl ivHz i o n c~ r•d una , ·oiH.u con mediocre s al ivazinne . ì\ cll'ullimo caso 7% ~Tl1mmi d i sali\·Q pat•olidl'a non dL'tlero alcuna r eazione di mer curio. Con l'uso di leo g r·nmmi di calomelano il giorno, lo fJUOnlilù di mercurio passuln nella orinu ~l ava fra quella del subiimalo ('/• di g r·ano il g iorno) e quella dell'unguento cincr·co (31 il giorno), ma più vicina a quella che a questa. Lo slPSSo era pel pPimo compa.rire del mercuPio nella orina dopo l'uso del calomelan o nella dose rammentata; poichè g iù nl 'lUtH"lo giorno l'autor e ollenne mediante l'elettrolis i in 300 cc. di o t·ina un r esullalo positivo. Un individuo che fu LI·a ltato con nn grammo di calomelano lre volle il giorno, ed a cui n o n fu ordina le nè il clorato ùi polassa nù nllt•o collutorio, ebbe il 36• giorno s to111alile con lcgge1'a salivazione; 20 gr·ammi di saliva parotidea raccolti dal ·i-5• al 47" giorno di tratta m e n to dellero lie\'e r eazione di mercurio.


E DELLA PELLE

4·1l

Rig uar do alla ct11·a con le unzioni mercuriali e con le iniezioni di sublimalo l'autore stabili la m u~s ima che : durante il tr·altn mcnto le !]Uan tilit di mercurio elle passano nel corpo e ricompariscono nelle secl'ezioui sono mollo diverse senza che la durala della cu r·a e l'c llctlo di e~sa siono molto modifìc&li. l n lt'C altl'i ~peri menti sui can i l' aulor·c l1a ri\·ollo particolurme nle la sua attenzione alla e~l iminvzion e del mercurio per mezzo della snliva per completa re piu c he fosse po;;sibile i resultali ottenuti nell'uomo; e la conclusione fu che nei cani come ne~li uomini le glandole salivari hanno decisaraente una parte suborùinala come ot·gnni (feliminazione del mercurio e che il mel'curio è pl'incipalmente !':e-parato pe1· la via del cana le intes tinale e dci reni.

Sopra una nuova for~a di dermatomioosl, del pt·or. V . H E13RA ( Wiener mccl. Blùtter 1881 n. aa e 40 e Cenira/b J(ir ciie medie. Wissens, 25 feb. ·1882 n. 8). Negli ultimi anni il pro f. He bra osservò molte Yolle una arrezione che a pt·imo aspetto aveva poco più c!1e ~li ot·dinari fenomeni di un eczema ed era accompagnala Ju fortiss imo prurito. Sopt•a una !:\upel'fìcie arrossa la si solleYa \·t.mo papule e vescichelte ft•a parli umide e coperte di croste ; in alcuni luog hi el'a distaccala tutta la epidermide fino a l cot'po papillm·e, talvolta anche questo era ofli~so e sostituito da cicatrici livide, aggiungendosi poi una fìltissimn infìltra zione. Nei éasi piLt r ecenti si potevano distintamente riconoscere alcuni sepat·ati focolai di dive!'sa grossezza; nei più a ntichi questi confluivano in una lar ga chiazza a margini rilevati. Il corso d6lla malallia era estremamente cronico; e ssa persisteva molli anni senza avviarsi ad una conclusione. Il primo comparire della malallia avvenne ad età mollo divet·se e s i trovò piu frequente nel s esso femminino. Con l' ordinario trattamento dell'eczema s i otteneva ve t·amenle una mitigazione dei fenomeni, ma non una vera duratura guarigione; al contrario col disparire dello eczema veniYa in


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lliVI STA DELLE ll.\LATT! E \'EXJ::R Er:

m ostra la fOI'ma prop1·ia che s la a fondam en to della malallio. Questa consisteva in. i·ilevulezze tJiano-papulose gt•o:;se quon lo uno le n ticchio, g-i u Ilo-viH'dasLJ•e, bJ•illanli o Ila lor o supet{icie, raccol te in f!l'u ppi ovver o disposte a sLt·isce Je une . presso le altre. Il IUJ·o pt·i neipale cou lt·as:::egno s ta Ya nella seùe, poicllù oçcupavnno gene ralmen te in moJo sim ~et t·ico il collo, ambeJue i guntili e In cavilli popliLea. N ei profondi s l1·at.i cpiùc t·mo1Jali d" i nud uli , l'aut01·e lroY6 pi ccoli ele menti paras itari ( fun~hi) lJt·illnuli elle so 1ni ~l i avano a quelli della pilir·in ;;is Yet·siculoe. 111 ll1olli mu lali fu oLI.enula in pari l~mpo una tende nza ai cupio;:: i sutlot·i e un peggiQramen lo nella stogione calùa rJ,.JI· anno. Anche tutti i m eY-zi d iJ·eLti conll'O .l'eccessi vo sudo1·e eLbct·o fuvu1·evole risu iLamenlo . H lr·allam e n~o ha cssenziulrncnLc di mira la 11\0t'Le tlei fun ghi . Pri ma è usato l'un:rtl!'lt!O Dinchylon, quindi col m ilif!'ar:; i d ell'o,czc.ma l'unguento il•' l '\Vilkin!';on o l' unguen to di a r ido pirogallico nl 10 pet• c~nlu c fìnol~enle la soluzione alcolica al 5 pce cento di acido $t'llìcilico con amido.

Sul tratt amento dei bubboni auppura.ti, pel clotl. O . PcTE it::.I':N (St. l \dersuurrrer .'vled,cini:sclte \Vocltenschr(ft, tlJccntbr·e 1 ~8 1 n. ~,:2). ?-iui LJ·OYiomo nel lil.n·o Ji patologia e let·apia Jelh~ si!ìliJ>! <li Ka posi poF'ti in I·il il:!,·o i se~u..-nLi m ezzi cu1·ut.ivi : tostocl1è la fluttuazion e ù manil'esta, si c~c~ue la punzionc, sola o con conseculi,·a iniezione di vad liquidi (ad es. jodui'O di potassio, LinLuJ'a tli iodio ccc.). Se la s uppu 1·azionc è avanzata, commenda il Ka po:;i l'incisione, dopo la quule n on ann elLe egli alcun' importanza al trattamento consecutivo. S e può tuttavia acq uis laJ·si convinzione, che sotto la d istaccala cute, tullot·n conser vala, esista n('l!a po1·Lr. profo nda e n el m ezzo della flulluazione un tum ore glandolat·e, duro, ineguale, a llora pensa l' :Ju lo t·e che la pun tura m ediante incisione non sat•u opportuna e J'nccomanda pet·ciò il ca uslico di Vie n11n (Potnssa caustica 10 - S!'il·ilo di Yino rellifìcalo 50 - Ca lce caustica 10).

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E

l)I~ I.I.A

I'I-:1.1.~:

DI.:' l cuccltiaio lfl~l i·~ n te fu mcnzionP, snltnnto per incidenza allo scopo di nllonln nurc i r esidu i del la ~ln ndola . N o n J'P.putn p u1·e corweni<.>n to eLi atloperur·e l' iodoformio a ca~ionc del suo pr ezzo m olto ele ,·ato e (11>.1suo for·tc odore' c pe r•c·hi• la iotlo;;lict•t·irto P il iodo!i)l'mio al collodio (1: 15) • pr·od u"cono dePm ali te, tumC'fnz ione e v io!Pn lo Lrucior e. K . r eputa ciH~ ~ia da Pspcr·inw nlat·si lu salicina in poh·er·e. Nei bubboni gungt'elwsi spera poco nei 1·imed i e tu llo al più è da aspelln r:;i qua lche cosu dai bagni continui. P arecchi bubboni ganf! re nosi, alcu ni dC'i quali complicali con scorb ulo veune1·o eu l'a li nel no:::tr·o riparto col iodoformio e se ne ottennero ~e c c ll c nti t·isultali. F u pur e usato il sul ici lato di soda in po!Ye1·e, mu no! dobbiamo pronunr iarci CfJn li'O , per<che esso si af!glomer a in una massa compatta ed imp edi~c e lo scolo del pus. Dobbie mo ancora dichi:ll'fl i'C, r he, s dJhe nn dn Lt·e anni Lt·ovi~ i in uso pt•esso d i noi, esso ha St>rnpr e doto Luoui r isullnti, e niun ltt mento udimmo sull'it·rilAzione e su l bruciore. All'incon tro vedemmo in m oc.Jo facile risolYCl'Ri le Ou llu::tzioni f!ii\ manifeste. R ela ti Yameuto nlla cu t·a dt•i bulJho ni col iodo fot·mio devo far m e nziu11e ùi u u la\'OI'O t.li P. Giile r Luk p1tbblicalo n el n. ::l!J d l'llu B er·finer Jdin i~;cher TJ/ochensdtrij'l. Egli eLbe a cura1·e , com o pu1·e .verifi c:o~s i nel mng!!'ior Jt umet·o di casi pr~sso noi, bubboni 11e lle classi rucno t·l••Ya le ùella popolaziç ne. Egli e::tir!'c) le·: ~lund ok S1Jpput·;,1 V' 1 l'ilschiù la s uper fici e con cucchin io laglienlP, hwò la j;·riln con sol uzione d'acqua fenicata O tl i ClOI'Ul'O di zinCO a l 7 '/• pe t• "/ . , ver SO nella cavil:'1 il iodofor·m io e lo com p1·e:sge coli ovalla salicilatA. Og ni 2-3 giorni venne rinnovato l'nppn recchio. Su ciò dice egli espr essamente, eg-l i s i aslenno dal comp1•imcre la s uprwfìcie della fet•i la. per cltt'l allo1·a m olto idofo1•m io veniva assoebilo. La pa~Ln causlica \'ien m'se n on è s tnln po<;Lfl in uso presso n oi, pe echb la s ua applicazione è m ollo dolot·osa, e incostante e, come dice K aposi, perci ò richiede una sorveglianza, necessaria al m a lato e questa n aluralmenle n elle atluali proporzioni di m aiali nei nostri ospedali non è possibile. J:Io p erò avuto l'opportunità di vedere un altro malato, del quale


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Hl VISTA DELLE )lALATTIE \' E'ìEiìEE

era slala intrapresa la cur·a da un allro col.lega; in seguito a quest'applicazione l'ammalato, un rubusLo ufflcia)e delle guardie risenti violenti e insopportabili d<•lot•i e dopo due giorni trovai il contorno dell'escara mollo infiammato e sen!òibile. ' Quando io tt·e anni fa diressi il ri parto vener·eo degli uo · mini nell'ospedale Alesanclro, presentarono appu nto gli ' ammalali con bubboni suppurati un triste aspetto particolare, flosce granulazioni cope!'le ùn pus te11ue, nelle ca vila stavano confilli dei zaffì ùi fì lacc:ia, i malati fùbb ricitarono c lu malullia nndò pel' le lunghe e molti divennero villimo dello scor·bu lo. L'assoluto abbandono della medicatura con maccia d i dubbia provenienza e colla tr·istamente fam osa tela d·~ lle ,·eccltiù bianclJerie d'ospedale diede tosto un miglioramento nel decorso della ferita, put·e conlinuarono a starei dinanzi gli spouracchi della ris ipela, del tifo, dello !òccrbulo, ed escogitai i meni e le Yie pm· diminuire la durala delln degenza nell'ospedale e con ci6 il pericolo dell'infezione. In quel tempo conpat•,·ero le prime pubblicazioni di LisLPt' snpt•a l'apparecchio permanen te e mi ptìrve questo di una ~pcciale importanza, 8\'Uto rig uat·ùo alle noslr'e condizioni. Soltanto che ùa noi s i urla in un oslacolo invincibile, la questione del pt•ezzo. Il nostro bilancio piu che modesto pende sui nostr·i capi come una spada di Damorle cd O!!rni apparecchio pcr·manenle da applicat>s i legc ar Lis apparLencva sino a poco fa alle ulopie, bencbè più davvicino cons idet'ato esso offt''! un ·economia tanto· a vauto~~ i o ùcll' infel"mo che dello stabilimento; poiche colle t·apide guarigioni si renùe po;;~ihile J'accelLazione di nuovi ammal<)li . Ci fu concessa solla rtlo l'ovatta salicilica, la carla vc!'lliciala e la stoppa e con 'Juesli mezzi noi tentammo di formare un adatlo apparecchio e riuscimmo ad ottener-e ris ultati pt·oprio soddisfacenti. Il nostt·o trattamento di bubboni è il seguente: ogni bubbone infiammatorio vie n pennellato con collodion e iocloformio e coperto con una compressa calefacenle. Questo basta molle ~!te e il bubbone sparisce. Ma se questo, come spesso avviene nei malati che non Yogliono stare a letlo, passa a suppur•azione oppure la già esistente fluttuazione non si dilegua, allora si fa un taglio e tosto si raschia il cavo della


E DELLA l'El.I.P.

ferila col cucchiuio t·aschialoio, !',dncquuHllola poi l'Cl' bene con 20 ptw lO<l di f'Oluzio n c cm·ilolica. In upp ..esso la l'~>rila YiPnc copct·Ln C'IJil nlcuni ~l t·ali di OYulla 8alicilica a <'Ui si ~ovt·appone un piumacciolo Ji stoppa della gt·o,:;sezza di un pu ~mo ben coml•!'C"SO e sferico, copet·La con carla Yet·nicillla c compt·c:osa nelle lascio mal'iy in mo.lo clte le pn1·di de ll'asce:;::;o sieno pos te a vir.endeYulc contatto. La tissuzione o la pl'es:::ionc vie ne; nntncnlnla tuediu11lc lu fe:·ulc di nll·louc. I pazie nti lollct•ouo bene lu pt·t::-,..ionc, ritnan~ono opi· rellic i c dopo una n Lt·e medicntu1·e lulto ò ~uat·ito. llll['OI'ln som·atullo di oltellci'C in tjuc:;:lo c·a,..o J'ade-<ionc d<'llc put·eli dcll'asceseo e pel' ollenet• ci \o i• •h·lln più ~t·nnde i mpot•lanza }'~,:l: t·Ci lM'C Ull'Ct[UflhtlC' pt•et:siono mcJtante un C"-UllO adu ltoll1CIIll) dello p<1lln di ,:loppa sull'a;::cc:-:so mede:;inlo. In un cao:o do,·c 110 n ,:i ò fallo cio io troYni dopo leYa la lo pt•imu tn cdicazio nc (dopo W giol'ni) g uot•iln lo l't'l'ila, sollanlo in du e punti della pt•ituiti\'a ca\'itu, lt·ovai nsces:;i grossi quunlo IlM C'ilic:rio Citi~ dO \'Clti di 11UO\'CI !'JI<lCCOt'e. Con quesl'opparccdtio io t.o cut·alo in tutto 20 ammalali: in Gsegui la guat·i~ionc ùopo unn m cdicnlut·a di ·-i a lR ~iot·ni . I n 6 fut·ono nccc:;sa t·i·~ due m edicatut'C' che l'l!Slut'fJno in pcrmanenzn di 4 a l!J p;iol'lli; a 1, ommulali n e occor::;ct·o 4 medicnlu1·e e a 2 n e ot·cot·sero G. Perù gli ullimi cns i mostravono de lle complicazioni con scorbuto e li!-<i pohnonare. In m edia io lttsciai in sito ~li apparecchi da 10 a n p;iorni . ~e:;li nnni 1878 1 8~0 ebbi in cura G20 casi di bubboni e la durala della mnlattia fu la seguente: 1878 in m edia da 70 a 90 giot·ni; IRSO id. id. -1-7 18Rl (uppat·eccltio pet·mancnlc) 2S g iorni. Con che noi YCdiamo che lo scopo di abbreviare la dC'ge nza w: ll'ospeùulc è l'aggiunto o ci pare che l'apparecchio acomp1·essione permamente elementare quale da noi era usato pt·ima che s i conoscesse il lrattam<:nlo insegnnLo da Gi\let·· bock valga put·o ad abbrevia1·c questa durala poiché Gi.iler· hock stabilisce lo duraLa del.la malatlia, nei casi non complicali da 18 n -i~J, nei complicati ùi l>3 a 62, prendendo adunrtue l e cifre medie gli n m malati i mpiegarono a guarire H giorni

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RIVISTA DELLE MALATTIE YENEHEE E DEI.LA PELLE

e nei casi più favorevoli 3~ ~iot·ni. Ci sembra pet·Lanlo che l'apparecchio permo:1: 1wnte meriti di essC't'e pt·alicato do"e ù possibi le e che conlinunndo con f!UC'Sto noi riu --ci:·cmo a trallare i bubboni aperti all'ambulatot· io mediante aùallo ap parecchio di fissazi on e e la moltitudine di amm ulal i che per cagione tli bubboni suppurati giacciono negli osprdali vcrt'ù a diminuire, perchè coll'opportuno appar·ecc!Jio p11lranno a t tender alle loro occupazioni.


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RIVISTA DI MEDICINA lEGAlE

Peso del oorpo nella cllagnosi dell'epilessia ( R iv. Spcr. j r eniatria e med. legale).

Kowalesws ky ba ricercato il modo di corn po!'lnr•,;i del peso del cor po dopo l'acces~;o epileLLico. Egli ha pesato ur1 certo numero di iudividui in preda alle diver s e fù J' Il1t.: d'L'! ·i· lessia, e venne alle seg uenti conclusioni: 1• In og ni epilellico, qua lunque siu la forma d"c·pi!es.::;a ond'è alf~llo , il peso del corpo scema dopo o~n i ~cc~·s~~ ~ 2• Questa diminuzione non è eguale in tu lli i casi, e uipende dalla durala della ma la Uiu e dell ' i nt~·n s i ! ù ùell 'acccs;;o. 3• Nei casi inveterati in cui e bbe luogo un certo ;.otlattamenlo dell'organis mo e nei quali gli accessi occon ono rrnquenlemente, la diminuzione del peso del corpo é assa i limitata (1-2 libbre led.). 4• Nei cas i r ecenti, in cui gli accessi siano piuttos to rari, la diminuzione del peso del cor po e abbaslam:a ragguardevole, giacchè può variare da 3 a 12 libbt'e. 5• Quando pal'ec chi a ccessi si succedono a b1·evissima distanza, la maggior diminuzione del peso del corpo s i nola dopo il primo accesso, dopo gli altri essa è meno intens J . 6. Qua ndo in un s oggetto versante nel così detto s ta to

epileLtico, entro le 24 ore si sviluppino dai 5 ai YO accessi, la per dita complessiva del pes o del corpo è assai g t•anùe, da giunge1·e fino u 15 libbre; ma dopo ogni singolo accesso è assai piccola. Qua ndo questo stato epilettico insista per· un altro giorno, la perdita del peso del corpo è ancora più piccola, rispetlo a quella del primo giorno, non raggiungendo il1 media 1-5 libbre nelle 24 ore.

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III VISTA

7• Le convulsio11i «'pil.,llic!te (f;ran~l mall sono fpn le forme molof'ie o somaliche ddla r•pll.:-ssia •Juelle che cn~iom.t r ro la maggio1· pe1·dita di pe:so (l:! lruim~) . s· !\dia vertigine epilellicù (pt'lil lto al) !'-Ì lrù pure nna diminuzione tl i peso del corpo; ma questa è Inollo meno sentita elle IWi casi pt•,;c:edent i (2-5 libl>re), seLb•:ne vi pos · sano essr.:·e d·~i casi in, cui s i avvera una a ssai notevole pet·dilu di peso (9 libbl'e). l)• Nella cosi deLla epilessia ps icltica, la pe1•dila di peso è a ssai g1·ande e tlipenclc..: ùulla inle ns ilà e ùallu d ura la dell'acccs::;o. Tal une vo lte~ la pet·J ita di p13::;o raggiunge il terzo di lutto il peso del corpo. ·10• Il ristabilimento nel peso del coPpo dopo l'accesso si compie fiS"'ai p t•eslo. L'ùnlt•t'e non sn r·cbbe alirmo dnl pt•oporre nella pt•atica fo rense que:;lu Jtl'O \'a doliti p ~.:::;alul'a J)I'C- e poslaccessuale. Alla obiezione che lul uno poli'ebbe mr1 overgl i, che anc.h e il simulultJI'C tingendo J'acr.e;:so epi lettico, con movirn ~nti convuls ivi poLJ•eblJc pr·esenlai'e pel'd ila di p•·so _d·~l propt•io rol'po, risponde: l" che le convuls ioni provocate dal s imulolor e non s i estendo no come ne lla epillessia , a tutli i g-r·uppi mus colai·i, e che non sono mai si gagliorJe come quelle dt:lla v~ra epiles~ia , onde ltt perd ita di peso nel ra:;o ùi s imulazione sa1·à piutlo!'lu linlila la; 2• clr~ nell'epilessia il peso del cor po scema, non solo in conseguenza dei movimenti spasmod ici, ma oncora in conseguenza dell'epilessia solto-forma Ji semplice vehig-ine . - Nè, secondo l'autore, converrebbe dar ascolto all'olt.ra obiezione cl:Ie il s imulutol'e, fallo istruito del ,·aiOJ·e diagnostico della perdita del peso del corpo, tentasse J i r endel'e evidente questo sintomo con l'uso segre to d i pul'ganti, con l'a ste ne rsi dal cibo, ecc. Qui la ft'ode si pt·eviene colla semplice sorv e~!ianza. Noi dobbiamo però soggiungere che questo segno additalo -dall'autore, per quanto emerga da osservazioni che dobbiamo ritenere esatte, non dovrebbe mai mancare non t!ilnlo negli accessi convulsi vi simulati, ma ancora in tulli gli altri


DI MEDICilU LEGALE

accessi conyulsivi colle~ati con altre malattie mentali. Osserviamo intanto che già Lombroso eù altri autori a \·evano troYalo notevole diminuzione del peso del cor po dopo ogni accesso maùiaco. Deve quindi la perdita ùi peso ùel cot·po es~crc COIISictet•ata come l'espressione ùe:ll' eccessi\'O e rapido consumo Ot'g;.m ico, cile può occor·rere dopo ogni movi mEmto convuls i vo t! i q ualun'l ue natura, o dopo una convulsione sirnulal<1, pu rcltè sia int~n ;.a o pt·ott·atta d'assai. llrlocllfioa.zioni della. pupilla. e della. respirazione nella cUa.gnosl dell'eptleasla. Il t·e;,; lrin ~e rsi

et.! il dilatat·si alternativamente della rupilla durante !"accesso, e la permanenza di. questo fenome11o per alcuui minuti dopo ilrito!'no della coscienza, sarebbe, stando alle ossel',·azioni di Echeverria « un sicuro mezzo • per diagnosticat·e un vel'o attacco di cpil1~ssia da uno s imulato. Parimenti lo stesso uulot•e consiglia di chiudere mediante un fazzoletto o una pvzzuola le nat·ici o la bocca al pt·cteso epilettico. Se r ealmente questi è in preda all'eccesso epilett ico, la occlusione "Ielle prime vie r espil'alorie non gli a rreca ncsswli\ allerazione, e quindi ei rimane indiffeecnte,

appunto pcrchè in conse~ uenzn dell'epilessia, che determina una conlt·azione spasmodica dei muscoli r espieatot·i, Lt•ovasi già in uno stato d'asfissia. All'incontro, s e l'individuo ;:imula un acc~sso, nrpena si senta chiuse le narici o la bocca per il bisogno di respirare, subito si contrae e s i sforza di liberarsi da r[.uesta oppressione, e cosi smaschera la propria frolle. L'autor e però dà maggior valot·e diagnostko al fenomeno della contrazione e della dilatazione della pupilla, confessando clte questo venne addita to come caratteristico dell'epilessia da Clouston fino dal 1871. ~pertemla simulata, del dottore S. MAt::KENZIE (Metlicctl 'Ti-

mes and G~ette novembre 1881). l giornali italiani riportarono nello scorso anno la seguente notizia:


420

RIVISTA

11 dollore ~I~ckt:'nzie osservò in una donna il termom clt·o ull'ascclln salire fino alla straordinaria altezza di 120,8 F ahr·enheit, pat•i a 1-W cen li ~t·adi, e ciò senza che la donna prcst:> ntass& alcun sin tomo corrispondente ad una cosi elevnta tempet·atura. La storia fu riportata nel Medical Tim e.~ del 1880, pog. G2U • . I vecchi mezzi per in ~annare il medico, svelati da Boisseau nel s uo TraiU de.s maladies simulèes, sono ora di gran lunga sorpassati dolla frode perfezionata che consis to a far· marcar·c ol termometro alli gt•adi di Lemper atur o, per cui cotn-errù a:;giunger·c un nuovo capitolo a quel classico tralloto. L'indi\'itluo, che iu gnnnò a Londr•a per piu m es i medici eù allievi del London Hospital, è una donna di .'\.2 anni, ne vropatica, di una intelligenza assai viva, amputa ta giù alla coscia e vecchia habituée di ospitali, dove non la si vuole più accettare per le ditncolta che suscitava, e pet> di piu è mangiatrice d'oppio. Lu s i accettò put·e ancora per dolori di s tomaco e vomiti. Dal JH ol 27 gennaio J880 le si poneva un lcrmomett'O nell'nscella ùivepse volle nella giornata, e ogni volta si constalavano le temperature le più s trane. Si usò perfino un tè rmomclro specialmente gr·ndualo per lei , che andava fin o 130' F. (;)5 C.) la graduazione ordinaria fino a 113• (-1-5 C.} ess~ndo insufTicienle. Tullo ciò continuò parecchi m esi con sop..esa di Lutti. Lv stato genet·ale era buono, polso e l'espirazione normale, solo la paziente di tonto in tanto accusava , per il bisogno della causo, la solita cefalen; il buon Mackenzie per ciò si credeva autorizzato a pubblica t·e nel Medical Time:~ quello s tranissimo caso. Ma un ~<io r·n o, dopo una constatazione di gl'adi esorbitanti si sor vegliò bene la paziente, e si lrO\'Ò temperatura normale nel r etto e nella bocca. Ciò acct'ebbe la sol'presa. La si sorvegliò acciJ raLam ente, ma essa abbandonò l'ospitale. Nel 1881 lot'l1ava pet·ò nella medesima infermeria. Il Mackenzie che la teneva d'occl1io le trovò temperalut·e no t m ali, e riusciva a carpirle il gran secreto. Essa mediante co laplasmi e bolliglie (crttchons) d'acqua calda, che avvicinava des tramente al serbatoio del termometro, otteneva quello «


01 MEDICINA LEGALE

famose temperature; il termometro a massima (probabilmente "'Walferdin a bolla d'aria) aiutava singolai·menle quesla frode; b astava un istante di contatto per condut•lo a gradi iperpiretici. Paro che questa frode tendo a generalizzarsi in Ingh ilterra, poiché il dollore .Mohomed nprrava sul finit·e dello scorso anno alln Clinical Sociel!f di Londt•n di aveee o;;set·vulo un caso di temperatura paradossale al Guy's Ho.~pital, C'Ot'atterizzato dalla stessa tenacilà di simulazione. Era un is terica di 22 anni, tisica; su d'un let·mometro fabbricalo per essa si osset·vaYano 128 F. (:J3 C.) e sapeva agil·e anche quando glielo si metteva in bocca. Pet· 18 mesi nessuno seppe spiegare l'arcano, e la Jonna mot•ì poi portando con sè il sect•eto. Il dottor Jullien scrive al L!Jon nuJdicrtl Jol 15 gennaio 1882 di aver osservato un caso simile a Pm·igi durante un'epidemia tifosa, che il dottm· Valette, del quale egli era ollic,·o, curava col metodo Brand. Una bambina di 12 anni avea mos trato una grande ripugnanza pet' l'acqua ft·edtla e non volevn sottoporvisi. Un gior~o si nola una llefervescenzu brusca e si sospende per ciò il bagno. Pur tutta via il polso era frequente e lo stato generale cjiveniva allat•manle. All'inùomani si trova la stessa oggravazionc e la temperatura fra 36 e 38. L'assistente pone lui stesso il termometro e trova 3G! Allora il dottor Va lletle si mise sul set·io, e constatò che la bambina si introduceva nel retto un pezzo di ghiaccio, ogni volla che doveano misurade la temperatura!! ..


Rl VISTA DI TECNICA E SE RVIZIO M ED I CO MIL ITAR E

Cause e d effetti del tifo p eteochia.l e nell'esercito rus so duran te la g uerra 1877-7 8 , m anifestatosi nella. peni•ola del Ba.loanl. - Hetazionc nl cong•·c,.;sQ ~c icutiJico m Pdico •nllilnr<', ùe l colo ruwllo meJico Ji &la to uwggJOI'I} Miclwel is . (Deutsclt c Milil iirz tlic:lte Z eitscltrU't, ~l'nrroio JRS:!). Il r ia!'c::nnto de l relaltwP, il quale !'i ap pn~gi a C:>5CIIz.at -

mcnle al l'liP!'Orlo di'Ila rnmmi-.«ione sBnilnl'iu t'li'-'a, p!\!~ sieùutn eia Et·i,..mMm, lta nrc•J·ili c·o!-'i im·onlcsl;lbili clre lu riproduzione quasi iHIC'p'nlt• dc i pl'incipali suoi punli, potrebbe cs:.:Pt'e pubblira la non inulilrnen lc . A llot·clu\ n l'l noYem bre l ~':'li, r csl't'cito r usso ,·cnllt.: concentr·oto n"i d intorni di Ki;<-.i rt o·\\' 1 nes:.:uno anl'id1u !'UJ>l o:ol:) che c:<o..o vi dm·ess,.. !'ver·nnt'e. L'n ·cnmpamc11l0 non t•r·a <lncora a lh• ... ti to, e le li'U J'IH' dow•tter·o essC'rc orra nto nale in u no spuzio I'ÌRlr('Liissimo , in 1 nr!'P mabono, nwln collr valo, c in cui s rursl'g;:riovtm o i \Ì\'C't ·i. Lo tna nconzn di tnoto, occ·n pJ•ial n alle ci t·co~ tu nzc ncccllnnlc, ra n•rivn pc1· s•' lb s ,·il11p1•u di epidemie; cd inl'nlli, dopo la prima JJJ OIT Ìll s lra legiC'a ~i numi fcs tò il tifu pdt.:cdr iale nrlla :t;,• dh~,i·me, pl'cJJuc•.· rltiO in s"guilo tali t·n ln-.lrufi n•·l r cc;Prcil" ch e e.'>Ro non arort'l.t,~· mr1i potuto r a[J!Jii'II!Jrr e l'obiettiroli delle sue operaz ioni, ~~c 1/1)11 .(01sse .sin w in !t'·adu di r ~(are CUnlfilt:lamente le sue Hn ìti~ talliclte.

Il tifiJ pe lecc lriole s i monil'··~ la o r•dino r·inmc nle i11 •pwl:.;nfJue eser·cilo comballen le, ma t·i1nar•o isolalo; ne vi cunrpor·isce finch c taluni avvenimC'nli d i forzu s upei'ÌOI'C non l'umpu no


RJHSTA Dl TECNI CA E SEI\\'17.10 MIWICO mLITARE

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l 'argine, cui la sOr \'eglianza ig ieni•·a e l'~:~ccurata pt'P\·i·lenza si stuuiano di opporre. IL gener ale medico clell'eset•dto, .John Pring-le, lino dnll-;:;o indicò chiar amente con flUal<' matet·in le ~i dov~sse co-:tt·ui t·e questo a 1·~ine; disiul'ezione, y r nliiRzione, buon viLLn e molo all'aria liber a. Nep-Ii e"Pr citi comballr·nli, flueslo lla ~PIIo ha ori gin'! Ja cit·co;;tanzc inerenti aiiP condizion i di e>:gi P"crcili. Fu arpunto in Lal modo clte esf'o ::;'i nlillt·ò nell'es••t·cifo a K issinew. P er consi<l.::t•azioni P" lilidt•• si concrnll'O l' eserci to i n •tuel punto innnnzi tcmpn, e In diJ·ezinttt> ed alllministr ozione di 0sso non er·ano Lrnul•' 11 t'Pnclct· oli ric'l l'fl;!inne. N ondimeno si debbono muo ,·er e le più ll C'<'I'he lngnnn:r.e, poicht} il pcnsil't'O dr·ll'a,·venil'e ci impone il dnvHre eli csamimu·e accurntnmenle gli ul lim i falli ti•~ l l' Ot·h~ ntc e LJ·arne qu"ll'' conseguen ze, clw sono dc-I la lltll'-'"imtt impox·hmza pet• gli eserciti combnltcnli. ~ù in Rumun ia , ni• nello Bnlf!'aria e nella DobJ·ttdsdw ~'" is le vono epidemiP di soda all'epoca tlella invasione; ftn·o no i Russi clw ,,,~ la pot•lorono. C0me si dif'"l\ illifo pelecrhinl n si ma11ii'Pf'lrl dopo lo JWimn mnrcia: ma i comand;:lnti fulsat·ono a bella po<-La il numet•o dr•gli ammuluLi JW I' sfu~g-i1•e alle noie d··lle inchieslf'. Nni Accompn!-!nnmmo l'esercito :'nlla l irli'A J t\s:-y, Buknt·c;:;t, FnllC!;Chli, SisloYa, Tirn n Y<~, Srltipka <>cc.; e, immediatamente dopo scopJ •into il tifo, una divisionP. fq tr<t<::porlnla per ferr·ovia a Barbos1. J ,-a~on i adopP.r~\Li non vennet'O disinfelluLi e vi si amrnaf'saronu i rnilillwi, tra i ljlH1li p<wecclti p;iit ammalati. )icssnn medico so rYP~I i ò questo seJ'vizio ..\ Fl'ttleschli, pt'OS· sirn1' al pa~sng-~io d<: l Danubio, le t J·uppe vi sosla J'ono flUasi due sdlimune, bivnccando in un !UIIf!O avvallnmenlo di par ecchi chilomelt·i, nel quale giacevHno sp:"'SC infìnite matel'ie Ot'p:nniche in via di pulrefazion f'. FinnlrnNJle ~i esP!ruì i l pasS!lf!~io <iel Dnnubio. Un lraspnrlo J'n pido di truppe, e:-:c>guilo celercmenle ~mi solo ponte esi!->t(•nte, costri1i~e l<' colonne che recavano i ,·i\:eri, a sostJI'P ·,. ne SM'UÌ un' irt'C"'Piarilà ::'>J nella tlis tl'ibuzione dei vivet•i. A Si!'lo va, il !bgello nnn polé pn1 essere occultato, nè se ne i mpedì J'c.!" Lc n~ i one , ornellendo quei provvedimenti, cbe erano po~sihili . La pulizin m anr:wa lotalmen le, si negl i ospedal i , che nei soldati. Dove gli am~


lliVISTA DI TECNICA

m;tlati erano ruccolli in maggior numer·o, il tifo pelecchiale uc<:idc ,·n f.!"l'infer·mieJ·i; e, mancando una riser oa sanitaria, ;.!li illfcrllliCJ'i comanduti Yenivano tolti dalle truppe; e passule clue a quult1·o settimane, rimnndati ai loro cor pi, senza la minima di!:<infczione, trasportando cosi il cont.agio su larga scola. L'i lnp1·udenza, l'ignoranza e la tJ•ascuraLezza, fut·ono r:nusa di miglio ia di vittime. Il servizio sanilario era negli.. ;;··nlnlo nel rumo il più importante. Negli ospedali, ad eccezione di quelli 'dellu Ct•oce Rossa, il servizio sanitario era IJJTihile; e in bre ve tempo essi si trasformarono in veri focolari d'infezione, trascurandosi complela.mente qualsiasi p 1·atica di disinfezione, o eseguendola male. I tJ'n!:pOI'Ii ùi evacuazione comunicavano il contagio nei punti dt>re si facevan o le tappe; e poi, man mano, nei paesi do,·e ;.:l i abi tanti morivano a mi glia ia. All'incontro, le misure di p1·erid€'nza p1·oLcssero dal contagio il 1•egno di Rumania, cd alle: Ile nella Bulgaria, esso non visito che le linee di guerl'a. Rins -nmendo , ll·o,·iamo cb~ le couse r!el tifo peleccbiale hanno pm· fll'inc.:ipali momenti: 'l' La p1·i ma marcia strategica esegui la innanzi tempo. :2• T.c fa l:.ifìcm:ioni dei rapporti sanita ri, la lrascuronza delle d t>'infc'zioni per non J eslat•e l'allarme. :1• La mancan.:;a tLi medici educati al seroùio militare.

L' ·~se r·ci lo russo conta molli medici , che godono un'alla po~izi o 11e nella scienza, ma che sono privi ùi qualsiasi edu<::azinuc mrlilal'e. Fino dalla guerra di Crimea, Pirogoff aveva cs1wesso chia1·nmenl11 la sua opinione al governo, dicendo

r.he: nè il ura co chirurgo, nè il metlico dotto inJluiscono sul uuon andamento del servizio, nè sulle sorti degli eserciti e dei f erili. /l.'on c'è che l'intelligente attività medico -amministrativa, la quale in.flaisca facoreoolmente sull'esito finale. La dott rina individuale non giooa che ai singoli indioidui. I meJ ici russi, per la gelosia Jel generale in capo, non r.:bl>!! t'O la minima influenza militare, nè alcuna iniziativa !>t!lltl Jirezione igienica, amminis ll·aliva . Essi sono come i m pi(' f!ali ci vili, mal g 1·ado l'uniforme, non essendo conside-

rali come uj)iciali.


E SERVIZlO atEDICO MILITARE ~1a il gastigo per

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tutto questo fu amaramente sentito. Perfino le più alle sommità meùiche, inesperti com'erano, eù iguuri delle cose di guerra, non erano capaci di dare un buon suggerimento. Ora in Russia si pensa ben diversamento, si richiede l'educazione speciale al servizio militare e quella detet•minata indipendenza che ai medici militari si concede, dove si comprende, cho essa alla fin fine ridonda ad ulilila dell'esercito. Sono necessari però degli ulleriori esperimenti, pt·ima che il s e!'vizio sanitario, in Russia, sia sistemato. 4• Il numet·o sterminato di evacuali rimandati indietro senza le cautele e le r egole igieniche, la lrascuranza delle quali' c accennala al 2 e 3. 5" L'assoluta mnncanza c.li pulizia sulla linea di opera· zione o nei soldati. (ì• La mancanza di una riserva sanitaria, la defìcienza di opportuni disinfezioni degli stabilimenti e del personale. Dopo l'esperienze del 18:'>6, si crcclelte di ass ocia1'e all'e· scrcilo un'apposita commissione di disinfezione; e consider ando l'importanza dd lavoro assegnatole, afridare r1uesto còmpito alla Associazione della Croce Rossa la quale s i era profferta ad assumcl'lo. L'Associazione si spinse fino al campo, mandandovi un meJico con 11 ,000 rubli. Il governo la lasciò funzi ?nare dappertutto senza misurare le conse{Juenze di questa sconsiderata conces!lione. Si cominciò 111 disinfezione al passo di Scltipka inYece che a Jassy; e non fu che, allorquando i comandanti compresero il pericolo di un completo disfacimento dell'esercito e ne risentirono un'app1·ens!one crescente, che, fu inviata una commissi one di disinfezione verso il principio del 1878. Essa prestò notevoli servizi, ma non cesserà mai il giusto rim• prove ro di: troppo tardi! Gli ospedali dovevano servire come importante mezzo prevenlivo contro il contagio; ma la separazione del set•vizio amministrativo, da quello medico produceva tale confusione nei medici capi militari, che il '12 ·;. degli ammalali dell'esercito, o raggiunse~·o troppo tardi, o non raggiunsero affatto l'ospedale loro assegnato. Anche in queslo coso si dovelle


1\IVISTA DI TECNICA

1·icorr er e alla C1·oce H ossa, la qut~ le uveva spin to i suoi ospedali {jno sulle linee avanzale dell'a•·mala. Inollr·e j provvedimenti ufficiali ri~uàrdo alla disposizione degli ospedali mançnvano ùi base fìn da p•·incipio, l'i nùi•·izzo sani tario essendo applicalo in sl"'nso tr·oppo J'i slt·ello, e la li11• ·a di congiunzione coi pnesi, che rimanevano indiet•·o J•enrlC'ndo!; i pericol osa, ne ri sultarono gravi conseguenze. Si faceYan o passat·e i Lt·usporti dn .Jnssy a Kissènew senza a,·cr subito aicuna qual'untena. Fu pee ciò che il Lifo pe teccl1iale s'innulteò, da un luto, ver·so la Russiu, dall'alleo s ulle vie ùaliL' quuli pr·ovenivano le truppe ausiliarie. Si uvreblw do\'llto rot:tr·uir·e lungo le !:>lrnde pce rui pnssava reser•cilo, degli o~rednli ~n l modello t1 mer•icano, i quali uvessei'O comunicazioni~ cogli stabilim enti da qum·antene. Inn~ce , l unf!O lulbe le vie slt'HOt\lirml'iO.m en le a!Tvllate, ~i h'0 \ '0\'11 npprna 'rualchebDt'acca a Ft·uli?:>I'!Jti come pu1·e ùi rimpello od Ir·sowu quulche Jcbolc ltmtntivo di Cotiaye. l'et'c:H·:l tanto difdlo ùi JH'evidenzu e in quel poco che si fece ? L a r isposta risulla dal giu dello. t;,t e!"e J·cilo il quale ed uca i suoi medi ci con teorie che tendono solnnwll tc a l ser·vi zio fullo allelto degli ammalati eJ alle piuzze di medicazione, è colpevole di Lulle le consr>guem::c, che de!'ivano da un !"er·vizio sanilot·io non cortispondenle nlle esigenze di una massa slragt•onde di truppe. Gli slobilìmen ti ~aniL;1J·i mubili di ùi\'isi01w, contenenti dai :lO ai .'tQ letti, i"i rnosl i'Ol'Ono da nnosi. Ciò C'be pole,·a migl ior·at·c i LntspOI'Li di lJ'uppe di ritorno, lt·aspoi'Li esr~uit i ~Pnza ulcun<J prcY idcn:~a . l'li gt:n>-tato dagli !"lr:!:-::-i ospeduli, destinali ulle fas~:i;1lul'e cd alle uwdi cazioui; i quoli poi, pci continui con t;,lli, linit'CJOO ..a tra:>for mal'si in veri deposi ti del con tugio. Si può ceelo mnnwlkt'O che j l sentimento umanilot·io apprezz i molti ,:..:ilJH) i pÌC('Oli stabilim en ti militari eli srmibi . Son per ']HeMo un c:.;pcr:to medico militare :;'u·(L obù!igato ad approvar li. 1-:: cet·lo cl 1e in poe:-i ino~pili, tali stabi lirnenli ri escono uti l i o;:li amnwl aLi; ma il ben es~e ee individunle deve ccrler·e dinanzi a gli interessi delle m asse. In guerra non vi ~ che un ol•bietlivo: raggiungc!'e lo scopo pre cui si com balle. P e1· ronsct'\'ar·e dicd uomini, se ne sacriti cano talora un Cf'nlin•1io, com e avvenne ai Russi nella Bulga•·ia. Il !Jl'incipio di teu tLenet•e i n


E SERVIZIO MEDTCO

~ILITARE

seno alle unità tolliclw gli ammalati ùut>anle un epiùcmia, è assolutamente falso. Avvenga ciò elle può, non si deve fado mai. Dopo lutto, l'a mminisLJ'nionc ùcll'cserciLo, che ~lava alla ù i1·czione s ia prima che dlll'anle la gueJ·J•a, mcri~a scvm·o · b insimo.. Essa, dopo le L1·isli e ripcluLr cspel'ienze in Ot'iente, n on !'i curò di t·ior•dinare il sct·,·izio militaJ'C. Si dovevano mnll\!·e i regolamenti non essendo bnsali sulle VCI'c e rea li esig-enze. l dl'plorevoli ,(l'etti delle accennaLe circos'tanze si fPcet•o sentire oltr·echrì sul fisieo anche s ul morale dell'esercito. Il col'po delle gu[wdi•', JisLinto snLLo ogni rapporto, fu collo da nosla l ~ia dinnnzi a Tschwtm·ldjo, e pe r·delL~ lra morti e molati 20,000 uomini. l soldati soflerenti chiesero energicamente in mas:Sa di' essct•c J•icondolli a casa, c-he c. fJunnlo o dit·e cominciat•ouo ad ammutinarsi. Questo fallo non è punto raro, essrndosi sc,mpl'c manifestato in circostrmze s imili. Tu tte le vit·tù del soldnto sono pol,'ntùmenle influenzNte dalle cond izioni igieniche. Forse dinanzi a Costantinopol i, l'it·r·ilazionerlclle truppe nnn nvrebbe preso cosl ~randi pl'Opm·ziuni, se la mancanza di prov,·edimenti, la dPfìcienzu di ospedal i e la ness una sp<>t•nnza di essere assistili, n on fos$et·o npp!H'~e monife~ te a tulli. Queste furono le consrf;nenzc della n egligenza di coloro a cui er·a aflìdata la snlutc dell'<•sercilo comballenle.

Per saper leggere sufficientemente le carte topografiohe, ai colteyhi., il Leneute colonnello medico G. FIOR I. Nell'ar·t. !t• dd regolurnento d'istruzione c di S<~r·vizi o J'o spedt,le (:!0 maggio 187:l) pct· rruanto concerne le cogn izioni che si richiedono dagli ufnciali medici sul•nllt•t•ni e nei g t•atli supet·ior-i maggiormente SYiluppale !"i suppongono, a pa~ 2:3 si legge: "c) saper· leggere sullicentemenlc le carte lopo::;rafìrhe> ... La è codesta una cognizione utile per noi o un sopt·appiù clte ci s'impone? · È ut.ile in genere pel' distribuire e di1·igere il servizio sa-


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RIVISTA DI TECNICA.

nitario in campag na; per sceglier·e la locali tu più conveniente ad uno s pedùle da campo senza bisogno di corr·ere per lungo e per· lnr·go tullo il terreno; per fi ssare in antecedenza di un fallo d'.:u·mi o ve polru all'incirca slabilit•si una sezione di sani la, un posto di medicazione; per· ra~giungère con certezza e sollt~ciludine un luo ~o ov'è urgente che accorriamo

per sapere a no1·ma rlclle loro pendenze quali sìeno le strade accessibili ai ctJrri d'ambula nza, quali agli uomini che sulle bm•elle traspot•ta no feriti, quali ai muli dei nos tri cacolels (1). ltJ somma pe!' noi in gucrl'll s aper leggere una carla è utile come e quanto lo é, e lo può ce:::ere per lutti quelli che hanno ordini da da re o da eseguir·e, i quali a fin di bene richierlono la conoscenza esa tla delle d is tanze e delle forme del :tert•eno. È una cognizione che esce dall'orbita naturale tlei nostl'i studi, gli ù voeo; ma è ve r·o pu!'e che .come la si vuole da noi s ul11cienle a p pena al l.JiSO!:;nO è cosa ben da poco. P er imparar·e a legger e una car·ta vi sono molli trattati ; ranùi e piccini, nes s uno pel'ò interamente dicevole al caso nos tro, sia per·chè in alcune par·Li superflui, sia perchè in

allt•e scenùono a spiegazioni un pò troppo elementari per chi si onot·a di gradi accademici. Ecco la ragione per cui r eputai spedi·ente mellere assieme, più colle forbici che con la penna, ques te pagine, ove posi ogni slutlio pet· essere chiaro e breve.. È un dilettevole camm ino in tet•ra straniera che noi, miei colleghi, fa t•emo assieme, ra g~iun gendo in poche tappe e felicemente - oso promeLLervclo, la me la. Avremo pagato cosi anche ques to piccolo tributo ai nos tri doveri. CONFERENZA i" Cos·è una carla - lunghezza grafica e lunghezza reale - scala di propo rzione - scala grafica - classitlc3zione delle carte.

Si chiama per antonomasia carla qHel cliseyno a m ano o stampato che mediante segni concenziorzali o imitativi che (l) Le pendenze di oltre l'S ' /. richiedono pt:r i carri carichi i trapeli. Sono pendenze et:cezionali, parlando dì cat'ri, quelle del 12 e H 1 / 1 • Jo accessilJili all'atto a lle vetture quelle del 2a 0 / 0 in su. Uo uomo isolato s'inerpica sino al 60 "/ 1 •


429 parlano all'occhio rappresenta su di un piano una par·te della super:ficie terrestre. E SERVIZTO MEDICO liiLl'N.RE

In topografia s i hanno due lungltezze da definire: la grafica, ch'è fJ uella che si mi.sura sulla carta;

la reale ch'è la corrispondente sul terreno. Il rapporto costante .fra queste due lungltez::;e o distan;e gt•afìca e re&le - ch'è quanto dire, il rapporto di riduzione fra le dimens ioni del ten·eno e leomologhe lineari del disegno o caritl, dicesi scala eli proporzione. La scala di proporzione s i seri ve cosi: 1 1 , oppur·e 1:100000, 1:50000 . 100 000 50 000 Nell'un modo e nell'altro vuoi dit•e: quello ch'è uno sul terreno, qui, s ulla carta, e r iprodotto centomila volle, cinquànlamila volle piu ,piccolo. Questa riduzione che ùi neces-sità si opeea · in tutte le carte, la si eseg-uisce per quanto è possibile in moùo proporzionale al vet·o sia per la planimetria (1), sia per l'altimetria (2): quindi è che nulla toglie al valor•e relali vo delle cose, ch'è sempre quello sul quale i'al"le e la scienza s i esercitano. La scala di propor·zione si dice grande 'luanto piti il denominntore della reazione che la rappr·esenla é piccolo: allora infatti le proporzioni col vero sono geandL A seconda della scala di proporzione si costruisce la scala grafica, che è la 1·iduzione della scala di pt·oporzion.e riportata su eli una retta con.venziona.lrnente suddivisa. 1 . Esempio: una tcarta alla scala di proporzione 100 000' , avrà la seguente scala grafica:

... ,....o l

mil1im.

IO 5

l

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s

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4

5

----·- ·

6

1 ••• - ·..J

at

(l) La p\animetria ln&egna f me.uf per proiettare e ctetermiMre au un piano la po8lsi one aei punti importanti df una sona di terreno. (2) L'altimetria o lìvellazione (a conoacere Il rtlie11o etei terreno; Ci~ la autatuo at cie~aou" punto nmarolle1/ole ati 1uolo aa. une~ oonven.rfonllle auper}tcie df Ut~ello.


!30

RIVISTA DI TECN ICA

ove il centimetro è assunto come unità di misura pet•chè rappresenta senza confusione un mulliplo esalto del corrispondenti chilometr·o. Il centimelt•o che cort·e dal 10 al O è suddiviso in millimetri per mis urare le frazi oni di chilomeLt•o. Dal O al 7 questa scula misura altri 7 ccnlimetr·i corrispondenti ad altrellanli chilometri eli distanza reale. P ct· usal'nu, avendo - supponiamo -misurato s ul terreno 3 cltilometl'i e ~00 melt·i, si fissa una punta del compasso sul 3, r altr•a sulla 5' SUllLli,·isione del 1• ceutimett·o e si avrà in

questa apertura la lunghezza grafica che alla scala di too ~

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rappre"'enla chi Iom. 3 e mel. 500. Viceve rsa: vol~ ndo conos cere la lun ghezza t'ealerappreseniala ùo. una distanza sulla cm·La (grafica) la si misuri col compasso e s i rifet•isca ~ulla scalçt. Se s i misurò, pula cas o, centime tri 2 e 8 millime tri diremo clte quella lunghezza grafica corrisponde a 2 chilometri e 800 melt•i di lunghezza reale. Ques la è la scala gmlica semplice, che s i dice mcft•ica se 1e sue suddivis.ioni sono quelle del metro; a trabucchi se quelle del tralmcco ecc . Vi è poi la scala gro,ftca ticonica o a trasversali. È utile per misurare con es ollezza le piccole distanze s u carte a grandissima scala : a noi non s erve. Tutte le carte, specie se moderne, hanno in un angolo le due scale di propot·zione e gl'afica, e con grandi util}l.à. A quella di proporzione, come dissi, è facile dedurne la grafica, che a sua volta ci dà la misura immediata delle distanze che cerchiamo; ci apprende ad un tt·atlo i particolari di cui una carta è capace, che uso ne possiamo fare: insomma ce la classifica. In fatti é a questa stregua, vale a a ire a norma della scala di proporzione sulla quale fut•ono compilale, che tutte le carte si dividono in ll'e gl'aneli categorie. 1~ Categoria: carte geortratiche ( geos terra): che rappresentano in proporzione piccolissime, cioè dal milione in su, grandi parli del mondo. Vi si rileva solo l'andamento


E SERVIZIO HEDlCO MIUTARE

A-3 1

generale dei monti o linee orog rajichc; ùci g t·ondi CO l'Si di ac((ua o idrografiche; le gr'tllldi ciltà e le s tr·ade p1·inc:ipnli. 2• Corografi che (coros provincia): che rapJwe:;entano dal milione in giù fino ol centomila in pt·opor zioni pÌLI grandi supedìcie meno vas te del mondo. Sccnclono a nwg;:;iori pa t'licoluri: monti, accidenti de) lP.rrr:m o, s trade e scnliel·i, corsi d'acrrua, gruppi di case, con to rni tlui villaggi e Jcl lc borgate, pal utli, mal'Cmllle ed nl tt·i ostacoli. X o n vi suno le collh·azioni. 3' Topogrc~[iche (lOJlOS luogo) rt1ppresen1ano ònl cPntomila fì11 o al CÌ IHJuem ila mediante srgni conve nzionali· o in•i t.ati vi la Lt·accia di lulli g li oggetti che sono sulla super ficie che ra pp1·e:oentano. Pia nta delle rose isolate, costruzione di qualche imp()J•lanzu, seu tiet·i appenn accel"sibili, luglti1 stagni, torr enti, fos~i, canali, m olini, ponti; form r. plos liclte di'Ile montagne e di tutte le actidentt~lilà del te J'J'eno, come SI'O scendimenti, buJ·t·oni masse di t•occie, fra ne ecc: che possono inlnt·es~o t•c mililMi e ing-ef!nr t·i ; limiti di st ato, erli pt'OYincin, di comuni eù i per·imcll'i delle diver!:'e coltuJ'C. Al disotto llel cirHrucmi la s i dicono piani o piante topogra_flche. l1ip1·oducono nella vera lor o f<W•n a, con dimensioni r idolle, tutti g li oggetti IOCti li più impOI'Ian li . Servono a fini de termina li ~di qualche preci!"ionc. T a lvollu in guerra se ne può u~ m·c per stabilirC\ la posizione che debbono tenere le !ruppe, le t•ispetli ve sezioni di sani tù i n un com h ntlinH~ n lo, in un as&;edio. Ad c;:aHriJ•e 1\u·gomen to ~c);r~iun g-o ~olo che Lullè quc;:Lc carte possono m od i fìcm·s i p l'l' ~co p i d i vcesi. Cosi n elle carte itiner·arie m ilitar i si tl'ascurano le a ccidentalilù elci terreno e vi s i aggiungono le d i;:lanze da un luogo all'alll'o: cosi put·e in quelle di dislocazione o di cil'coscri.;ione milita re. Nelle fJ Color,iche si danno tinte convenzionali a norma della divat'sa nalu1·a f!60logica ùel Lert·eno. Noi m edici a bbiamo carte di topoura.fia medica ove si apprende a colpn d'occhio in quali regioni o p t·ovincie di un regno, di una purte del mondo pre vfllr,-a una data malattin


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1\IVISTA DI TECNICA

o imperfezione organica. Nel nostro giornale ne offr·irono esP.mpi il Comiselti , il Sormoni, il Panara ecc. CONFERENZA 2' Proporzioni geometriche; condizioni necéssarie perchè siano bene i mpiantate; loro proprietà - Formola d'uso per esprimere il rapporto che passa fra la lunghezza naturale e la grafica - Data una di queste lunghezze come possa ottent>I'Si l'omologa - Come si trovi la scala di proporzione avendo la grafica - Come si trovi la scala di proporzione iu una carta elle manca affatto di &Ct\le.

Tutte le carte o norma di proporzione cui rit1·aggono il tet·reno le dividemmo in a f!randi gruppi ' geo:;t•ofìche, corog rafiche, topog1•afìche. Non volendo muover e su quest.o campo ch'egli ò la topogl'afìa un passo solo che diritti non ci guiùi a l fine cui miriamo, m'afft·etlo a dire che i due primi di quei gruppi non ci rigmwda11o, ma pet• sapel'e leggere le le carte del terzo u ncceRsat•jo soffe1·marci ancora un mom ento sull'impot•lnnza e sull'uso dello scala ùi. pl'oporzione. Volendoci servire direttamente della scala di proporzione per sapere a cosa equivalga una lunghezza g1·afìca o una lunghezza r eale dobbiamo prevalerci eli una propor zione geom etrica; e pP.rchè questa sia , come suoi dil'si, bene impiantala bisogna clte il 1• termine sia omogeneo al 3• in qualità e dimensione; mi spiego : so il 1• pal'la di distanza grafica, sia grafica la di!:itnnza clte esprime il 3•; e Se 'JUesta distanza è calcolala a millimett'i' sia pure a millimetri quella del a·. Allrellanto dicasi per il 2· e 4 termine. Allot·a n'emerge la proprietà che il proùolto degl'i estremi e uguale a quello dei medi: 2 : 4 ; : 16 : 32 2 x 32 = 4 x 16

Ciò premesso, e rnmmentandoci che la scala di proporzione è il rapporto fra una lunghezza grafica e la corrispondente lunghezza natul'nle ne viene che se chiamiamo convenzionalmente


E SEllVIZlO MEDICO 3flLITAll E

L. lo lunghezza reni•J l. la lunghezza gr·n tica 1 - 1'l r apporto f r·n l'jueste Juu lunf: hczze, O\'t·emu 1:1

m

formola d'uso:

L:l::m:l cioè, la lunghezza reale s ta alla g rafìca , <'Ome il denominatore della s cala sta al numc talo r·e; ch'•~ fJlHlnl o dire:

LTlX m, c lL - m. Da la du iV[ue un a lung hezza nnlur•ale s i r·id uce in ~l'o la, CIOC a lunghezza g r•afica, div idendo la pt' t' il de ll ominolorc· (sempr·e c he il numer·alo r·e s ia uguale all'ullitù, in ,ra.~o f'nn lt•ario conve rr·eh];e prima esegu il'llC Ju ridu zione;: c dula una lun;Jhezza su una cal'la - lunghrzzn g r·nfìra - si lrOYa la lunghezza na t urale cor·r•ispondenle molliplicandola r·e l denorninutore.

~OO . Sul lCtTe no ho mi:::ut·ato 10 8 chilomell'i (800 000 c e nlimctr•i) che dh ido pct• il denomina tore Jella scala, ed avtò : 800 000 80 centunc . l l't. d 'r l un g lte zza g t•a fìtca, corris:->on . ùen l'r 10 000 = agli R chilometri misurati sul terreno. Esempi: ho una carta all'

•1

lnveJ'Samen te: ho una. carla all'gG-:1-00; mis uro su d i essa una distanza g rafì'ca di .-t, centimetri. Molliplico il de no mi natore della scala per· 'lues ta dis la nza g r afica ed a\'1'6 : 8G ltOO X 4 31-'> GOO cenlimetr·i cile efJ uival ~o no a clti!omt::tri 3 e 45G mc lt·i ùi d istanza reale. Cos't i due s uocccnnali m e locl i c i conducono facilmenle, datu una lung hezza, a tt·ovar l'allrn corrispondente. Tuttavia nell'uso pratico pe t• rruc~le erruivnle nze si preferisce senir~i de lln scala g1•afira J clr'ù sempre un m oùo più spedito.

=

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RIVISTA DI TECNICA

Nella prima di ([UC!'le nos t1·e confe1·enze veliemmo co1n~ a seconda della scala di pl'opol'zione s i cost1·uisca la !-:cult'\ graficu . Ora in vece 1!\cciamo il caso di av(;ll'tl uno cn rln cl1e abbia solo la scnla g r·afica e vediamo corno s i possa t!n qu es ~a t•isal i1•e a lfuella di fll'Oporzi one. Il p1·ocesso è sem plicissimo: mi s uro col doppio decime tro un da to J'ipal'lo della scala gn'llica che ho e che suppongo m ell'ica , per esempio 2 centimetri (ed ecco il numer alo1·e della scala ùi pi'O)Jorziori e 'che cerco); lt·ovo poi che q uesti 2. ce ntimetri :.:ullu stessa scala gralìca corrispondono aJ un cllilomclro, ossia a 100 000 cenlimelri di disluriza r eale (ed ecco il denoutinalore ùeìla scula di proporzione che cerco).

~~U , e riducendo il denominatore all'unità 100 com'G sempr·e di rc[.\ola , la s<·ala eli pt·opo1•zione in ques tione sarà t! eli' l a 50000. Avrò tlui ntli

Puo darsi il caso, un po' s tt·ooo, ma non imposs ibile, che in una curia non vi s inuo sc<lie; manca og ni t•elali,·a indicazione; come pu6 lt·ovarsi la scala J i pt'opot·zionc ? A vendo una uislanza t·ealc cog nila veggasi a quale g1·afìca su Ila ca l'la COJ'l'isponde; n v r emo cosi i l rappol'LO fra le due dis tanze, cioè la scala tli proporzione. Per a,·er·e ques la distanza reale cognila set•ve bene l'orario delle fet'I'Ovie, un lrallo co~nilo di strAda in pia nut·a, i gt•adi di lalìlu!line (non quelli t!i long itudine, c11e si mis urauo ><ui pm·ulleli, circoli che diminuiscono pt·ocedendo ùall'ettuatot·e a i poli). I gl'ad i di latitudi ne hanno ognuuo GO. Ciuscun minulo ·primo equivale ad un miglio geogeafìco; ogn i miglio geo{!rafìco o d' Italia mis ura 1851 n1elro e frazi one: quindi da un g r·ndo all'Allro Yi sono di tlislanza r eale 111 , 111 melr'i, ossia cllilomeki 11'1. Se non possiamo prevalet•ci di nessuno dì questi mezzi non c'ti che andar e sul Leeeeno, rnisurat•e una cle leJ·minata dis tanza in pianura e poi rnisura rne la cor1·is pondeza gr·atìca s ulla cnl'la; il r appot·to di queste due misure ci dat·à la sco la che cerchiamo.


E SERVIZIO MEDICO MILITARE

Esempio: Sul terreno dal punto A al punto B mnsuro un chi lomelro (100 mila cenl~melei); sulla carla la dis tanza gt•afìca fpa ques li due punti mi dà 4 cenlimelPi: la s cala dunque è ùi 1004000

= :!i> ~uo . (Continua).


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RIVISTA D'IGIENE

Sui mezzi dl dlslnfenzione ( lvl.i tth eil. aus dem Kcci$ Gesundhcifsamte n. 5, 6, 8 e V Berlino, '1881 e S. PclerslJ . med. W ocl wns . 1882 n.i>J. L'ufficio ùi s anità di Berlino ha fallo mollo opportunamente soggetto di ;;pccialc studio l'argomento della dis infezione; e primieramenle il dolt. Wolfhiigel sperimentò l'azione clcll'aciclo soVoroso che dopo la raccomandazione delln commissione del colem tiene un poslo eminente fra i m ezzi di disi nfezione. Dnlle ricerche del dotl. Wolfhiigel resul!o che per l'acido solforoso i micrococchi ed i bacilli s·ono sempre c presto completamente uccisi, ma il gns rimane senzn alcuria azione disinfelt.untc s ulle sostanze conlenenli spore, (~pore del tifo bovino e del bacillo delle patate non ebbero neppul'e una volla essenzialmente alterala la loro propr·ie làdi svilupparsi); e il sangue del tifo bovino car·ico di spore, dopo esposto per 9G ore all'azione di esso acido non pe!'de punto le sue qur.lilà infe ttive come dimostrò l'innesto. L'acido solforoso lanto a llo stato gassoso quanto in soluzione acr1uo::;a è un mezzo malsicuro di disinfenzione per gli ogge lli contenenti spore, e anche so non vi sono spore non opera con sicurezza se. i micr organism i formano un denso s lroto o non sono s uperliciolmenle s ituati. Il dott. Koch ha spel'imenla lo sulln azione disinfellivn dell'aci(lo car·l;(llico, la qunle, secondo esso, sarebbe molto più !imitala di quello che s i é credulo fino ad ora. Una s oluzione al 1•;. è s ui liquidi sporiferi allallo inetfìcace, al 2 ·;~ ne Ii mila solo un poco lo sviluppo, al 3 o;. uccide le s po1·e in


RIVISTA D'IGIEXE

sette giorni, al 4"/. produce que!'lo e/l'ello al terzo giorno, e anche al 5"/. la sua azione non è certa che al secondo giorno. Presto, vale a clit·ein ventiquatlt•o oro al più lardi (come p er lo più è necessat·io a scopo di disinfenzione) oper r.rebbe probabilmente una S<Jluzione piu concentrala, circa al 10•;. ; rna una tale concentrazione è molto da mettere in dubbio se potesse per altre rogioni convenire. Le soluzioni di aciùo carbolico che si usano in pratica debbono probabi lmente la l oro alta reputazione alla circostanza che esse sono vc t'amcnle un pole nte mezzo di distruzione per i microrganism i che sono gia passati in forme stabili; solo contro le spot·e si mostrano poco attive. Affatto inatth·o è l'acido carbolico O\'flpot·anlesi alla temperatura ordinaria, mentre il Yopol'c d'uciùo cni'Lolico in luoghi riscaldati (55" e piu) disinl'1!lt11 mollo bene, segnalamento i piccoli oggetti. Questo fallo, che cio~ l'aumentodella temperaLut·a può rinforzare l' aziono disinfettante delle sostanze liquido è imporlanlissi~o e si avvera anche pel solfuro di carbonio, ma non pc! benzole e per lo spirito di legno greggio. Le combinazioni carboliche sono lulte meno alli ve dell'acido liber•>:; più presso a esso sta il solfo-carbolalo di zinco; affollo inattivi riuscirono, con molla mat·aviglia, il caLrame di le[."(no o di carbon-fossile. Praticamente importante è ciò clJe il Koch dice delle la,·ande con soluzioni d'acido carbolico. Una soluzione al 5 "/. che per 10 giorni era versata una volla il giot·no sopra una tavola s u cui erano stesi fili di seta, ai quali aderivano spore di tifo bovino, non fece per nulla cessare lo sviluppo di queste spore. Sciolto nell'olio e nell'alcoole l'acido carbolico non spiega la minima azione disinfellante, e per tnli soluzioni anche i microrganismi più facili a morire, éeadel'isser o agli sLrumenli chirurgici, alle srghe , al cal.gul non sono per nulla dislrulli. Se si pon mente a tullo il fìn qui dello, non è più ùa maravigliarsi se sotlo alle medicatme alla Lister tanto spesso si trovano balteri. l n fJUanto agli allt•i mezzi tli disinfezione possiamo sbl'igarci in poche p11role. Il Koch ha pel pt·imo stabilito .elle il cloruro di zinco ò affatto inattivo. Di molte allre materie ha


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RlVlSTA D'l ClE:\ E

provato l'azione sulle spot·e del tifo bovino. Come affalL<> inutili si sono dimostrati l'alcool assoluto e diluilo (le spoce si svilupparono anche dopo 110 giorni), le soluzioni alcooliche di acido salicilico e di limo!, il cloroformio, l ' ammoniaca, le soluzioni a cquose al 5•1. di solfa Lo di ossidulo di ferro e l'argilla solforosa,illannino (5 •;.), l'acido benzoico e il benzoato di soda (f>•;.). Comea~li a indebolit•e lo SYil uppo delle ~po re si palesarono l'acetone, l'uc11ua d i cnlcc,racido sol!"oroso, il ve L!'iolo di zinco e d i ra me (5•;'. in aoJ un) l'aciclo bOI'ico (":J•/. in acqun) I'idl'oge ne sol forato in soluzione acr1uosa, l'olio di senape con a cq ua , il chi11ino (2"/ . i n alcole) rioJo (l % in alcol~) . Co me, sicuri uccisori delle s pot·e fut·ono ll'OYaLi l'elet·e (i n 30 g iorni). l'olio di tt·emenlina (5 gior ni ), l'acqua ùi cloro fresca (al pt·imo g iot·no), la soluzione a c•tuosn di bro mo al 2•; . (1 giut•no) racquu iodata sempt·e al primo gic•rno, l'acido cloroiJrico (lO g-iOI'ni), la solu<.ione a cquosa di cloeuro di ferr o al 5% (6 giot•ni) il sublimnlo l ·; .in t1cquu(alJil'imo giorno) cloruro di t:alceal s•f. in acqua (5 giot·ni ), arse nico ~ ·1. in acqua (IO giorui ), pet'monganalo di potassa ;,•;. in acqua (al primo giomo ), acido osmico, t •1. in acqua (al ptirno p;iorno), solfu l'o tl'a mm o nio (:> giol'ni), acido formico (5 giot•ni), c loeopicrina (G giorni), e chinina 1•;. in acqua con acidocloroitlrico (l O g iorn i). R ~sulla dunque dalle espeeienze dd Koch che il subl imnto, fea tuLU i me zzi d i disinfezi0ne conosciuti, è l'unico che possiede la proprietà pet• la pr atica impot·Lantissima ùi uccideN in pocllÌ minuti anche i più r esis tenti germi dei miceo r gan ismi, senza bisogno di alcuno pt·cp::u•azione, per l'applicazione ancbe una volla sola d i debolissime soluzioni come quelle ricorùaLe e sognatame nte nel r apporto di l: '1000 . Il s~tbl imato converrebbe quindi come fondamentale e poco co · sloso m ezzo di clisiul'e zione per l'interno r.lellè naYi, pei cal'l•i di leaspol'to degli animali , ùa cu i si poLt·ebbe poi dopo uua m ezz'ot·a loglie e via con larghe lavatu t•e d i aC(lUO. l\Ia put• tt•oppo la suo. azione come agente lerapeuLico non é slula confel'mata (animali inneslali col tifo bovino morirono, n o n oslanle le generose iniezioni d i sublimalo). Riguardo alla disinfe zione con aria calda, da nove gr1mdi serie d'esperimenli esegu iLi da Hob. Koch e G. W o!IJ'::; iigel


RIVISTA D'I GIENE

sono tr·atte le se;:!uenti conclu:;ioni: 1' Nell' ar·ia ralda i haller·i privi di spore non resi~tono a una t~ mperalur·a di poro ~ ~~­ periol'e a 100· della dura la di u 11 or·a e 111r:zzu; 2.· L•c: !'pot·e eli mull'e r·ichiedono per essl' r e dislr·ulle una tem prr·nlur·a di '11 0' a 'l l :S'C'. m anlPnula per circa un' or·a e mPzza; :1• Le ~ro re d i bacilli ~o no dislrultP ::<olo dalla e~pn,;izi o n " JlC'I' tr·o ·i-' ;\c ii' aria calda In tempf' r·otu r·a o:-e all'ari a co lt!a a l ~oo penetr·a n!' ~li o~~t>lli da tl isillf,~Ltnrsi cos't li·n tor ncnle c he uopo :3 O·l Ol'C di r·israldamenlo n 1 ~00 c•., ng-~r·lli rli nar>diocr•e YOiume, conw picr·c·li l'ug-olli di obili . g uunrrali rwc. non snno an,·or a rlisint'l'llali. :,• Il r iscAldamento per· tre or e a l ~ o·r. •. come s i rirh iede P'"~' la rli:;:in fezinne di un O.!!!!•'Llo dflnn";.:";!ia più o m eno la ntnp-f!ior· par·lr dei l~'S!> uli. Qul'«ti r c"ullu li fur·ono cos'i por o "oddisfneenti rhr. non .:~ pi li lt·cito consider Mc que::;to come un mezzo g-rnera !r> di di:-<i r.t·,·zione. 1.11 circo::; la nza poi elle le ~tc•!';>'C 5por n che ~ono ucci~e dall'm·i a · èniJn sol o a l Hl• dopo tr·c Ot'c, mnojono ndl'ncrtua C'uldn anr he ad uno l emper·ulurn wollo in l't!I'il'lrc dopo pochi mi nnti, f;ng!!CL'isce n nlnrnlment•• In dnmnn.Iu ~"' nvn polc::se per la di"infczione esscr·c mollo piir util11wnle u~nto il v apo1·e d'acqua ca ldi) . Gli sper·iu1 o' nli :;:u. que::>to punto fu1•ono ef'cg-ni ti rl<.1l K ociJ, GtliTk ~· e Liif'll••r. Quell i l't~ ll i co11 cal.lujc a VO['OL'e mo::tr n t'f1llO: 1• Che l'uzinnc dt•l nlpOr'e tlf'• [uCo a n.:,• C. per In durata di I l) minuti bn::;ta a .Jistr· u~f:· ·re In snor e rl•'l tifo IJ,\'ino e slr.r·ilizza nncl10 la l•'JTa vef!l~la! e che con lierH' l e spor·e più t·e~i»LNI ti. 2' I l Yn poro acr(IJOso pent'lra più r·a p idaJn'O!nle e più Pl'0fondamcnle dell' aria <"alda nPgli Of!g~ lli · por·osi. Già dopo un pr·a c mo'zza fu oll~nuta In per fetto disinfezione d i un cmnpallu •r otolo di fl<ln ella, che nPll' tll'ia a;;ciulla a HO· c ,l ::Ju• C. contPne,·a anC"or a dopo quullro ot·e nel suo inter·no spnre alle n S\'ilu pp<ll':>i. M o poichù ;.:l i appar"cdri o v opor·c in stato d i LcnsionG r·cnd Pvuno, come si capisce, molto più costo~a la disinfeziont', fu rono l'alle nnche pr o,·c col vupur•e acqueo in nppor'ecrlti non chiusi ernreticomenle e si polè acccr-tnr·n nel m odo pilr sodisf'a cen te che le spo1·c del lif'o bovino in cinque minuti, le sporc dtdla lerr·a vegetale in qu indici min11li nel vap or•c oequco libero a 100' C. pel'dono completam ente la lor·o tacollti a svil uppa r·si.

c·;


lll\'JSTA iiÙGlE)IE

::'\on possiam o, pel' non dilunga rci t1·oppo, descri,·cre il m odo con cui lu l•:m pcl'nluru dd Yapore acr[ueo è mantenuta all'a!tezzn d i 100• C, quali vantaggi il vapore libero o(l"re, in confronto d i quello compecsso, pet·la penelrazione negli o:;rgdli. Ci limitct·emo a fur·e r isullar·c che i vapoei ùell' acqua bolle nte pr·eserv nli dtll I'all"t•edùome nlo sostennero tutte le prove dimos leanli la lor·o ener·gica azione ùisinfe Ua nle, e non s i può da qui innanzi più dubitm·e, nei casi ir1 c ui è peincipalmente utile il calur•e, a CJ llal m ezw di dis in rezione s i d<'bi.Hl daee la pr efcr·cnza. Finalmente ò pure tln notare che g li oggetti sono mol to più dnnneg:;iati dall'azione del calore usando Ù calore asciu tto eire dalla di sinfezione col vupo:·e acquoso.


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CONCORSI

Concorso al premio Riberl per gli ufficiali mediot del R. esercito e della. R. m.a rlna , scadente il 31 lugllo 1883 (dal Giornale mililrtre u [fìciale N• 11, parle 2•).

Sar·ù dato un 1· pr em io di lir·c duemila per la m igliol'e Memor·ia , ed un 2• premio di lite 700 per quella clte sarà giudicala ~e co nda in or•ùinc di mcr·ito fra le. memorie com· pilale da ufTiciali medici del H. es~:r·cilo e della R. marina, sul seguen le tema:

Le .feùùri eia mal'aria nell'eser cito. • Quali sono le g uarnigioni ove domina la fe bbre palus tre. • P nlogen ia ùi ques ta. - For·ma , dncot·so ed esito. Cura . • Se ammetta una profìlassi e quale. - Indicnre i postumi • più ft•equenli delle delle febbri, i provvedimenti medico" l e ~ali che possono esigere le pet·tlile annue che a cal!ione • di questi subisce l'eser·citv. « N. B. Parlando della cura, si cliscule1·à il valor e te• rapeulico dei vari f eurU ug!ti, acltfifandone i oaniafjgi e c gli inconoenienti e si dirà fJUale di essi meriti la prefe• ''enza tanto dal punto eli vista dell'efficacia che da quello • dell'cccmomia.

Concli;ioni del concorso. 1· Ness una Memoria, per quanto pregevole, potrà conseguir·e il pt•emio se l'autot·e non avrù soddisfaLLo a lutle le esigenze del programma. 2' Le memorie n on pt·emiate potr anno, ove ne siano giudicate degne, conseguire uria m em~ione onot'evole.


co:-~consr

3• Le dissertazion i dovranno essere inedite e scritto in lingua italiana, con car·altcri chiar amente leggibili. 4• Polt·an no concorrere s olamente g li ufliciali medici del R. esercito e della H. marina, tanto in allivitil di st>r•vizio quanto in aspellativa orl in riLit'O. l'\e sono però rccettuati i memb1·i del comitato di saniln militare e della commi s~ione ug-giuclical!·ice ùcl pt•emio. l)• Ciascuna l\1 emoria tlovt•à essere con tr·asscgna Ln da una ep!gt·are la quale Yer·r·ù J'ipetutn sopr't\ un' anne=-sa\'i sc!Jctla s uggellata, contenen te il casato, il nome, il gi·atlo eù il luog-o di reside11za dell'aulor·e. 6° Sarà e vitala qualuu'lue espressione che possa fi1t' con oscere l'aulol'e, allrimenti t(uesti pe rderà ogni clit'ilto al conferimento del premio. 7• Verranno sollanto ape1·Lc le schede delle Mcmor·ie pr·emiate e delle giudicale meritevoli di menzione onol'e\'ole; le altJ·e schede sat·anno abbt·uciate sen za essere aper·te. s· L'estremo limite del tempo stabilito per la consegna delle Memorie nll'nfTicio dd Comitato di sanilù mi lilnJ'C \.• il 31 luf!l io 1 88:~; quelle che pct•,·eniss.et·o iu tempo poslt·t·i•H'e sarehbet•o considerate come n on esis tenti. 9" La pubblicazione nel Giornale di Medicin a J!ildal'e dell'epigt·afe ùelle :)!emoPie presentate al concorso sCI'\'iril di ricevuta ai loro aulo1·i. 10' Il monoscriLLo dell<:l .Memorie presen lnle al concorso appm·tel'J'Ù di diPillo ol Comilnto di sanilù 111ililar·e, con pi••na facolla ad esso di pubblic::H·e pel' .mezzo ~elle s tampe fJucllo delle Memo!'ie pt'emiate. · L'autore però della Memoria pPcrniuta è allr·csi libl!t·o di dare, collo stesso mezzo, publ.Jlìcilù ol propt•io la,·or·o, a nche emenda lo e modificnto; purc!Jò in questo co~o faccia si che da u na prefazionH o dal lesto del libro s i p 1J!';:O:Ol1<) co n oscere tu tti gli emendamen ti c le motlifìcazioni iull'odoll!,\'i pos teriormente all'aggiudicazione del prem io. Il Presi.le ntc de l comitll to di snnità militare magg1ore geoerale m lldJCO 1\IANi\YRA.


COì'iC0RS I

U3

Società med1oo-Ba1oa Borentlna. É aperto il concorso al premio lt•iennale di L. 500, istituito

dal fu cav. dott. Isacco Galligo. Il termine utile per la presentazione dei lavori scade col 31 maggio ùcl pt·ossimo anno 1883. Il premio sarà conferilo secondo le norme del seguente Regolamento . Art. 1. Sono ammessi al concorso lutti quelli cf?e faranno qualche lavoro interessante di p1·opt·ia iniziativa o che illustt•eranno qualche importante pal'l·~ di sifìlografia o di malattie dei bambini; e non ne sono esclusi i componenti la socielù m edico-Osica fiorentina. Art. 2. Il premio sarà conrerilo dalla nostra sociela, dietro il rappor·Lo di una apposita commissione esatninalt•ice, discusso ed approvalo in seduta privata. Art. 3. I membri della società che avessero concorso non pott·an no accettare di far parte della commissioné esaminatrice, né doYranno assis tere alle adunanze in cui se ne discuta e se ne approYi il rapporto. Arl. 4. L n presitlen;:a della socielù annunzierà sempre almeno un anno aYanli, l'apet·lur·u del concorso. Art. !:i. l laYot·i presentati al conc~rso dovr anno essere scritti in lingua italiana e d iret.Li alla Presidenza franchi da ogni spesa. Art. G. I concorrenti dovr·anno invia l'e i loro lavori senza farsi conoscere, sotto pena di esser·e esclusi eù a rluesL'oggelto dovr·anno contrassegnar e i lo l'O la \'O l'i con un motto, ripetuto sopt•a una scheda sigillata che conLerra il loro nome, COfrnome e domicilio. Art. i. La pubblicazione del mollo nel giomale Lo Sperimentale vale per l'icevula ùel lavot·o. Art. 8. Chiuso il concorso, il Presidente sceglie nel seno dell'accademia una commissione di tre membt•i che dovt·anno esaminare i lavori sta'ti presentati e r eferirne; appena che questi lre membri abbiano accettalo i! mandato, il presidente dovrà in adunanza pubblica annunziar•e come sia stata composta la commissione. Art. 9. Il relatore della commissione, parlando sempr~


4U

COI\COHSI

in nome della commissione stessa, dovrù in seduta privata legg"!l'e un roppol'lo ci r·cos lnnzialo dei In vori p1·esi in esame, facendo le re! nli ve JWOposle motivate. Art. '10. Questo rupporlo òovra essere discusso e la società ddiberet'à a. m;-~ ~g iora:;za a ssoluta dei presenti. Arl. 11. t-~clla successiva adunanza pubblica , il segr·etar·io degli Alli l<'ggcrit In delihernzione della societù; e quindi il prcsiclen ~P. a prir·ù la ~eh eda contrassegnoLa col mollo del lavoro giudicnlo meriloYolc ùel premio e ne pubblicherei il nome dell'autore. Tutte le altr·e schede saranno abbruciaLe. Ar~. 12. Tulli i lavol'i p r·esenlali al concorso saranno conservali in archi,·io. Art. 1:3. Quando •mlro il lcPmine di un anno l'aulot'e del lavoro pre'miato non lo obbia falLo slampaPe per proprio conto, la socielù potr·ù pubblicat•io ne·suoi alli. Ar·t. H·. NP.l <'nso che nessun lavoro l'osso inviato al concorso nel termine di tempo stabilito e nel caso che il premio non fosse conferito, la socielù pr·oYVedera subito a riaprit•e il concorso.

Firen::e, dalla Re.siden::a della Società nel R . A rcis1:etlale di S. Maria Nuoca, li 2 dell'aprile 1882. Il Presidente

Il Segretario

Prof. Pn:Tno BunRv.sr.

Don. CELso PELLizzARr. ==~----·

.....:.. -===--"== =

JJ DiroLtoro ELIA Colonnello medico, mtmbr·o del Comitato di •anità m lWare

'Il R eda ttore CARLO PRF.TT[

• Capitano mtdtco.

KUTINI FEDER I CO, Gerente.


NOTIZIE SANITARIE

-·-

Stat o sanitario deg li uomini della. Milizia mobUe chia-

mati sotto le armi dal16 agosto al12 settembre 1881 (Giul'lu;te J1ililare C!Jìciale, 28 aprile). 2-i5f

Entrali n eg-li ospedal i m ililnl'i Uscili . . . . . . Mot·li . Giornat~:~ d'ospedale .

2-'t\.:3 11 17 U G

Entrati n elle inf~ t·merie di corpo . lJscili g u ar ili . . . . . . • per passare ull'ospodale Morti . . . . . . GiOI'Ilalc ti' infermer ia .

1314 1215 W ,. 5827

Morti fuo l'i de~li o~pcùali e delle infe1·merie di corpo . 1 Totale dei mor ti . . . . . . . . . . . . . . 12 F orza media giomaliel'a della truppa dal 16 agosto al '12 scllembre 1831 . . . . . . . . . . G7R95 Entrala media giot•naliel'a negli ospedali pe1· 1000 di 1 ;29 forza .. . . . . . . . . . . . . . . . . Entrala media giol'nalieru negli ospednli e nelle infermerie di cot'po per 1000 Ji forza (l) . . . . . 1,93 Med ia giornaliera d i ammalati in CUl'O ne~li ospedali e nelle infermerie di corpo pet· 1000 di forza . 13 Numero dei mot·Li ragguagliato a 1000 di fo1·za . • 0,18 (1) Sooo dedotti gli a~malati passati agli ospedalì dalle irfermerie di corpo.


U6

:t\OTIZJE SA~l TARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 10. Le cause delle mor ti furono: <Sin oca 2, polmonite acuta 2, malattie del fegato 1, ileo-tifo 2, difterite 1, febhre da malaria 1, frattura L Si ebbe un morto sopra ogni 20'.- tenut i in cura, ossia 0,49 per 100. Moril•ono negli ospeda li civili N. 1. Si ebbe 1 morto sopra ogni 204- tenuti in cura, ossia 0,2i per 100. Morirono l'uOI'i degli stabilimenti militari e civili, per malattia 1.


:NOTIZIE S.-\NIT.\RIE

447

Stato aaDitarlo eU tutto il B. Eserolto nel mese eU settembre 1881 (Gior n. mil. t~ {Jic., ::!G apt•ilc). Er·ano negli ospedali militar·i al 1• settembre 18iH ( l) fi:!52 Entra li nel mese GOx8 7003 Usci ti . . 126 Mo!'ti . . 421J Rimas ti al t• ottobre ·1881 . 136556 Giornale d'ospedale 971El'ano nelle infermerie di corpo al 1• sellembre 188t 4a.'t2 Entrali nel mese . . . . 3G54 Usciti guat•iti . . . . . . 1~0 » per passare all'ospedale "l Mol'ti . . . . . . . . Rimasti al t• ottobre 1R8 1 . 1121 Giornale d'infermeria . . . 323Ù M orli fuori degli ospedali e d elle inl"ermerie di cor po . 18 Totale dei morti . . . . • . . . . . . . . . 145 Forza media giornaliera della tt·u ppa del mese di settembre 188t . . . . . . • . . . . . . . 168RG3 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,20 Entrala mPdia giornalier-a negli ospedali ·e ne lle in1,!)7 fermerie di cot•po per 'LOOO di forza (:~). . . . . Media giol'l1aliet·a di ammalali in cnra ll e~li ospedali :33 e nelle iu fermerie di corpo pet' 1000 d i forza . . Numer·o d e i morli nel mese r;.1gg uagliato o. 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . • . . . O,R6

(l) Ospeda li mi lita ri (principali, s uccursa li , infa•·merie dì presidio e l pecìoli) e osp~dali ci vili. (2) Sono dedotti gli ammalali passati agli osp enali dalle i nfermeri e di eorpo.


:l,i,S

NOTIZIE SANITARIE

Mot·irono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciali e di corpo) N. 91. Le cause delle morti l"ut·ono : mcnin~ite ed encefalite 8, bronchHe acuta G, bronchite lenta 4, pQimonile acuta 8, polmonite cronica 1, pleurite .}, lnbet·colosi miliat-e acuta 1, tubercolosi cronica 4, altre malattie degli OI'gani res piratorii 1, catarro gastrico lento 1, catat·ro enlet·ico acuto 3, catarro enterico lento 1, malaltie del fegato 2, malattia d l Bright '1, .ileo-tifo 38, miliare 1, febbre da malat·ia 2, cachessia scorbulica 1, cachessia sct'ofolosa 1, flemmone 2, artrocace 1. Si ebbe un mol'lo sopra ogni 101 tenuti in cura, ossia O,un per 100. l\Iorit'OtlO negli ospedali ci\"ili N. :36. Si ebbe un morto sopra ogni 50 le11uli in curo, ossia 0,60 per 100. l\Iorirono fuot•i degli s tabilimenti militari e civili, pet' malattia 13, per asfissia accidentale 1, per suicidio .}.

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SOMMARIO DELLE MATERIE CONTE:-;UTE NEL PRESENTE FASCICOLO.

M e morie orl;;lnali . Un tricnnio d'osservazioni all'ospedale militare succursale di Venezia ( P;u·t<' prima) - D. Mar ini uob. Fra ncesco, tenente colonnello medico . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag.

4~9

IU\'lil•n di ~lornali hnlinnl e d i:s lerl. H.IVISTA MEDICA

Pt•eseoza della bile nella sa liva e variazioni del solfociaouro di potassio nellO\ sa liva iu diverse mal:\tt ie. - s. Femwick Ascesso dt?lla milza per cachessia malaricll.- Vlllemin . . Uno etud1o sulla febbre. - H. C. Wood . . • . . . . .

Par;.

-100

4~t

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RIVISTA CIIJRURGICA

Alcune ossenazio!li sulle e 1·uzioni cutanee che si manifo!stano in M_guito de iltl op~ razioui chirurgiche e dci traumi recent.i. - St1rllng . . . . . . . • . . . . . . . . . . ·. . Pap. Proietti!<> penerrnnte nel capo e trovato di cci anni dopo nell a . lari n:l'e . - Fauve! . . . . . . . . . . . . . . . . .' .' • Su II~ rapidi tà de ll·assMbimenro del virus alla SUjlel'!lcie delle ferr te. - Davalne . . . . . . . . . . . . . . . . . . • Frattura di'Ila clavicola comrl licata a lace r azione della vena sottoc lavicolar!l. - Operazione - Morto per emorragia ed ;: nlrata dell'arra nelle vene. - Manoury . . . . . . . . • Favorevole risultato d'una iufusìoo" 1ntr a r ter iosa di una soluZIOne alcalina di cloruro sodico in un caso di emorragia, con pericolo di vrta. - Bisclloff . . . . . . . . . • . . . . ,. Sintomatolog•a dell'avvelenamen·o per jodoformio. - Schede . " Sulla le:rat u r·a dell'arteria ascelh.\1'1! al di sotto della clavicola. Farabeuf .

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.

Ferila penetrante nel petro. Erni a polmooale estirpazione della par te erniosa G ua r igioue - Quirico de Los Mozos . • . . . Teo tato suici d io con ferila d'arma da fuoco alla tempia. Ferita penetrante nel cranio. Em•opìa passeJ.:"gera vinta coll'uso del bronwro di potassio. - Juan Manuel Marianl . . . . . . .

198 ~00

5t'Z 50-1

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507

511

51 -2

Pag.

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RIVISTA DI OCULISTICA.

R etinlte traumnti ca. - Daguenet . . . . . . . . ;\Iassagl!'io applicato alle malattie ocul:lri. - Klein . Delle affezioni oculari di rJatu r·a palustre. - C. l(lpp Nuovo oualmoscopio . . . . • . . . . . . . .

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51S 517 51;

RIVISTA DT CHt:\UCA E FARMACOLOGIA.

Reazione> dell'urioa in seguito a iJ'uso del balsamo d1 Copaive. - Thoms • . . • . . . . . . . . . . . . · Pau . ;, l o .~~ ~·u Le ultime scoperte del Sei mi. . . . . . . . . . . • .}:'t Fermenti diastasici :lrtillciali. . . . . . . . . . » ,. 5~ 1 Metodo p er ricoooscere gli alcaloidi . . . . . . Dosam ento degli azotati nell'acqua potabile. I. West Knigt • :,2:: ~!3 Un succedaneo artificiale della chlu1ua . . . . . • . > { Per la conli11Ua~lone dell'iwlict, veda• ! t cr;a fJapina d ella COJJtl·tlna)·


MEMORIE

ORIGINALI

UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI PIUISSO

W~rEDALE MlLlTARE DI S. ~HIARA IN VENEliA . '

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• ._) INTROIDUZIONE

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I. Pres~o lo spednle militare di Venezia, succursale al prin-

cipale della divisione militare di Padova, concorrono gli inscritti di leva che appartengono ai due circondari di Treviso e di Venezia. Questi circondari di leva abbracciano, come in tutta. la regione ''eneta, una intiera provincia per ciascuno. Al circondario di Tt·eviso appartengono i distretti di Treviso, Oderzo, 1 \ ittorio, Conegliano, Valdobbiadene, Asolo e Castelfranco Veneto. Al circondario dì Venezia, quelli (li Mestre, ~lirano, Dolo, Chioggia, Portogruaro. San Donà, Venezia. Destinato alla direzione di questo succursale, nel f 879, ebbi campo di dirigere il riparto d'osservazione finora per tre anni, vale a dire nel ·1879 , pella classe di leva sui nati nel •1859, nel •1880 per quella sui nati nel1860 nel1881 per quella sui nati nel ·18(H . Ebbi altra volta occasione di far notare che il riparto d'os-· servazione può considerarsi abbracci tre fasi di'Verse, a te-29


4.50

UN TRlE1'fNIO DI OSSERVAZIONI

nore che accoglie inscritti civili i quali vengono dai consigli di leva, prima fase; ovvero che accoglie le reclute dei distretti militari o dei corpi, seconda fase; ovvero a tenore che accoglie soldati già fatti , terza fase (1). Allora ebbi campo di far vedere che queste tre fasi sono differenti fra loro e per la stoffa d'uomini di cui si compongono, e pelle maggioranze che mostrano nelle malattie o nelle imperfezioni. ,

II.

Il quadro nosologico stat1st1co mensile degli spedali militari del Regno modello N. 7 differenzia la prima fase dalle altre due che fonde assieme, il che stabilisce un primo inconveniente. Da esso modello non si può dedurre per di più che un risultato quantitativo in cifre, ma non qualitativo a causa della impossibilità di avere un quadro con suddivisioni che rispondano a quelle degli altri reparti, attesi gli elementi speciali propri al reparto osservazioni, e ciò crea un secondo inconveniente. La Nota ministeriale del 22 novembre 4879 del Giornale Militare Ufficiale, parte 1• colla quale si stabili il novello modulo tuttora vigente di Relazione sanitaria annuale, prescrivendo gli allegati A, B, C riparò molto saviamenteaquesti due accennati inconvenienti. I tre allegati corrispondono alle tre fasi del reparto osservazioni, ma essendo basati nella loro compilazione sul fondamento degli articoli degli elenchi B e C delle malattie, si prestano a somministrare un materiale di studio medico-legale che quantunque completo potrebbe avere una estensione ancora maggiore. (l) !in riparto <fo,sert~aztone. -

Otorn. at Mea. liti 1875, pag. 905.


i51

PRESSO LO SPEDALE DI S. CHIARA IN VENUlA

III. Da questi allegati sarei d'opinione che si potrebbe trarre un maggiore e più esteso vantaggio facendo che essi rivelas.sero anche la provenienza geografica degli osservandi. Se si redassero per ordine alfabetico di cit·condario di leva cui appartengono le osservazioni nelle varie fasi, si avrebbe ad avere anche una quasi geografw. medico-legale militare del.l' Italia, qualora da tutte le direzioni di sanità cadessero in una sola mano ordinatrice. I nostri soldati stanno, almeno finora, tre anni sotto le armi; in capo a tre anni si avrebbe il risultato delle osservazioni per circondario sulle tre fasi di una classe; dopo quattro quello di due classi e cosi via. In poclli anni questo studio acquisterebbe un interesse grandissimo e darebbe risultati oserei credere impreveduti.

IV. Presso questo succursale, se la prima fase presta argomento '3d utili studi e considerazioni, non cosi può dirsi delle alt.r·e .due, dacchè troppo scarso è il numet·o degli osservati che ad esse appartengono. È giuocoforza quindi in questa circostanza .che mi limiti allo studio comparativo delle tre classi osservate nella prima fase, lasciando quello delle altre due. Q UADRO A.

CLASSI

CIRCONDARIO

1859,1860118611 Tol.

. . . . . . Venezia . . . . .

Treviso

. . .

17

13

42

72 1

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23

3i

23

80

- - - 40

47

65 1l'>2

l


452

lJN TIUENNIO Dl OSSERVAZIONI

L'unito quadro Ariassume le osservazioni divise per circondario e pe·r classe nel triennio, e da esso si vede che importanoun numero complessivo abbbastanza rilevante. I due cir·condari si bilanciano nel numero singolo totale, dacchè se di poche unità è superiore quetilo del circondario di Venezia, ciò dipende perchè più dei distretti foresi, sono le città chedanno talune specie di osservazioni, e Venezia con minor numer·o di distretti, per numero di abitanti la importa sopra Treviso. QUADRO B.

1859

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CIRCONDARIO Q)

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8 2 i 8 2 3 10 14 18 26 18 :281

Venezia

5 5 13 4 426 5117141056

13 i 20 12 G 29 15 15 35 40 28 Si

L'unito Quadro B dà i ri!:ulltati dei giudizi pronunciati per classe e per circondario. La somma dei giudizi di inabilità e di rivedibilità, posta a confronto con quella dei gillldizi di ido· neitit, lascia già pelle suo proporzioni intravedere un fatto, vale a dire che la importanza delle allegazion i da esaminarsi era tale da confermarne bene spesso la Yeracità. quindi fa presentire la scarsezza se non la assoluta defici enza di vere simulazioni presso i consigli di leva di questi circondari.


453

PRESSO LO S PE.DALE DI S. CHIAU IN \'ENEZlA

I 152 casi osservati divisi per genere di osservazione in <Ogni singolo anno per ogni singola classe, danno a vedere q·unito Q U ADRO C.

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- 7- 36 - 7 - - 1 3 1 1 2

65

- - - - - - - - - - - - - - -- - - - 1 2- - 9 1 - 16 - 75 1 16 - - 6 13 4 2 6152 Da questo Quadro si scorge che i casi di osservazione in -relazione al genere di malattia possono :aggrupparsi in uno :s pecchio avente una scala di maggioranze numeriche, digra.danti nel modo seguente: l'tlalattie degli occhi . 75 n degli organi dell'udito. t6 n delle labbra e della bocca 16 )) del cuore e dei grossi vasi 13 )) del sistema nervoso 9 .,. dell'apparato respiratorio. 6 ,. delle estremità. 6


UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

PARTE PRIMA

V. Le malattie degli occhi sono quelle che danno come af solito il contingente più forte alle osservazioni, e durante il tempo in cui resta aperto il riparto pel fatto della leva, havvi sempre materia copiosa ad indagini oculistiche della più alta importanza. Dividendo in sotto-gruppi i casi di questo genere osservati. nel triennio se ne ha il seguente: QUADRO D.

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75


4-55

PRESSO LO SPRDALE DI S. CBlARA IN VENEZIA

Nel trattare particolannente però di questi sotto-gruppi si trova che queste C:fre sono relative, dacchè taluni sono talmente compenetrati con altri, da far subi re a queste cifre degli spostamenti sensibili. Basti ora aver ciò accennato dace hè sarà pur mestieri dimostrarlo più tardi. I 75 casi portati dal Quadro D divisi per classe e per circondario in relazione al giudizio pronunciato, dà il seguente:

E.

QUADRO

TREVISO

VENEZIA

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CLASSI

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1860. 1861.

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22

75

VI. I casi di osservazione relatiTi alle malattie di refra::ione notati nel Quadro E, e che ascendono al numero di 29 si riferivano tutti alla miopia. Divisi questi 29 casi per qualità di giudizio portato si potrebbe avere la seguente divisione:


4-56

UN TRIENNro DI OSSERVAZlO~I QUADHO

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Se non che anche q ues~e cifre sono assai relative nel loro valore, dacché i 2 che fi gurano rivedibili lo erano per altre ragioni dalla miopia, come tal uno degli altri dichiarati inabili. Havvi di più che per le classi 48i.S 9 e 1860 l'elenco B portava che fossero inabili quelli che abbisognavano di lenti negati ve del N. 4. i n pollici (M.

1) mentre per la classe

·1861, l'Elenco B. arrecò un migliommento portando la graduazione del difetto a non meno di 6 diottrie. Le 6 diottrie corrispondono ad una lente negativa del N. 6 in pollici se ci serviamo del 36 come rapporto legale e quindi M. ~, mentre se ci serviamo del 4.0 come rapporto si ha 40 = 6,66 e quindi quasi 1\f. basta aggiungere alla lente -

i.

A rigore in tale caso

6 una lente

+ 73 perché al-

. d' 1 tora si avrebbe il valore dt. una lente negattva 1 6 ~. Il


PIIESSO LO SPEDALE DI S. CUIAHA l~ VE~EZIA

457

Di fatti:

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= 6,66 .

nel (JUal caso si av1~bbe una lente di 6 diottrie tl 66 che sa:rebbe ii valore richiesto dal rapporto del 40 valore alquan to .Jirerso. È questione che non tocca a me di risolvere quale sia dei due rapporti da applicar:!i, posso dire soltanto che :sono convi nto della mnggiort' utilità e della maggiore equità del rappo•·to del 40 anziché di quello del 36. QUADRO

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458

UN TRIENNIO DI OSSERVAZlONl

Questi 29 casi di miopia divisi per classi e per grado misurato secondo l'àntico sistema, danno i risultati notati nel Quadro G. La ricerca del grado di questa lesione ~i refrazione non è difficile in tesi generale, vale a dire quando si tratti di esaminare pazienti in buona fede. Se non sono in buona fede, la cosa presenta qualche dillìcoltà, ma non così grande come potrebbe aspettarsi. In quest'ultimo caso è necessario ripetere gli esami, annotare le risultanze ottenute e venirne ad una conclusione, la quale se non è quella che appagherebbe un fisiologo, è però sempre tale da appagare un medico legista. La. condizione principale di buon esito, e quindi base della ricerca, è che l'accomodazione sia in istato di ripo:;o. La miopia si simula col tendere l'apparato di accomodazione (miopia potenziale). Ad ovviare questa difficoltà si può procedere per· due maniere. La prima col fare un accurato esame della vi=-ta a distanza. La seconda con la atropinazione dell'occhio del paziente. Questa seconda maniera è la regolamentare (Vedi art. 43, Elenco 8). Ambedue queste maniere nel caso di mala fede possono creare degli imbarazzi, dacchè la ri sposta del simulante è sempre una, io non ci 'Vedo . Di fronte a questa risposta è naturale sorga il dubbio si tratti più di urla diminuzione di facoltà visiva {S.) che non d'altro, e allora questo esame deve esser·e .,uiTr·agato da altre ricerche. Le due accennate maniere di indagine hanno un lato comune, tanto che ordinariamente se trattasi di pazienti in buona fede, io non trovai discrepanza tra i risultati dell'esame di una o dell'altra manier-a. È anzi mio costume usare avanti la prima maniera e di poi controllar questa nella seconda, nè senza r·agione. È indubitat•> che la atropinazione paralizz'a la accomodazione, ma questo risultato è accompagnato anche dalla dilata-


PRESSO LO SPEDALE Dl S. CH IARA IN VENEZIA

45~ '

zione della pupilla (rnidriasi atropinica) la quale ha una in-· fluenza sulla quantità della vista (S.) disturbandola alquanto specialmente quando questa è nel caso di aggravare la. condizione di una ametropia, essendo inferiore alla media normale, . anche se la refrazione è perfettamente c01·retta. L'esame fatto con l'aiuto delle lenti a distanza è certamente base più sicura che non quello fatto con l'aiuto delle lenti da vicino, in quanto che è legge fisiologica che la ac- comodazione è in istretto nesso con la convergenza, e quindi non entra calcolabilmenle in campo che allorquando la con- · vergenza comincia a farsi sensibile. In altra mia pubblicazione rammentava colla scorta delle · lezioni sull'ottica dell'esimio professar Calandrelli qualmente il punto remoto anzi remotissimo per l'occhio umano, . puossi considerare matematicamente situato a circa 70 metri; . dacché a questa distanza i raggi di un punto luminoso misu-rano un angolo di soli 20 minuti secondi e quindi possono considerarsi come paraielii od incontranti si all'infinito ( 1). Rammentava però anche allora che il Javal faceva osservare che la lente ordinaria di minor forza esistente in pratica, alla a modificare la refrazione è quella di 72 pollici, mentre che · i metri corrispondenti a circa 12 piedi o 1U pollici, misurano una distanza doppia, e che quindi gli occhi convergenti ad un punto luminoso situato a i metri di distanza, hanno così debole convergenza, da lasciar trascurare il quantitativo di accomodazione che impiegano per accomodarsi a questa distanza. Il Donders consiglia la distanza di 5 metri e ques!a è · certamente tale distanza da ottenere la realizzazione del desideratum di avere la accomodazione in quasi perfetto ri(l) Saggio dl sr.ala O(Jgetllt;a per l'esame della trista degli anai(Gbett. - -

Roma. 1875, pag. 5 e 8. VEdi o. clt Med.. Mil , t87S.


~60

U~

TRlENNIO DI OSSERVAZIONI

poso . Aggiungasi ·che per regola è bene esaminare un occhio alla volta, e che quando si fissa con un occhio solo ad una notevole distanza, la convergenza non ha luogo e la accomodazione si rilascia. In questo esame della miopia è necessario esser cauti nello scegliere la graduazione della lente, dacchè il numero vero · è di quella la quale con forz a minore ottiene il massimo miglioramento .

Trovata questa lente sì passa alla visione di oggellì vicini, ed alla lellura dei caralleri regolamentari di un millimetr·o di altezza. In questa parte di esame è bene far attenzione alla distanza del libm, dacché torna in campo la questione della accomodazione in relazione colla convergenza, e tale che è armato di lenti troppo forli abbisogna per neuu·alizzarne l'azione tener pitt vicino il libro per tendere maggiormente la accomodazione coll'aumento dell'angolo di convergenza; mentre tale al tro che è armato di lente neutralizzante, abbisogna di avvicinare il libro per avere una imagìne dì maggiore gran. dezza, e mostra in tal caso invece un dìfello di quantità nella · vista, circostanza questa da altra parte che deve collimare coi risultati della vi sta a distanza in relazione colla grandezza degli oggeui veduti. Trovata questa lente che al meglio possibile corregge la ametropia, si controlla questo risultato dopo atr<•pinazione

degli occhi del paziente nel qual caso ad un esame soggettivo . si può sostituire un esame obbieLLivo.

VII. Dei 29 casi osservati, ~ 4 erano accompagnati da stafiloma posteriore. A questi appartenevano tutti i casi ta cui ame-


PRESSO LO SP.EDALE DI S. CHIARA IN VENEZIA

46·1·

tropia giungeva ad esser conetta da lenti negative non meno . del N. 5 (totale 9); 3 11ppartenevano a casi neutralizzati da lenti negative N. 6; 1 al caso neutralizzato da lente del N. 7; e l'ultimo ad ·l caso neutralizzato da lenti negative del. N. 8. Questo risultato combina con la osservazione che aveva falla altra volta a Bologna, vale a dirfl che quando si rileva una ametropia miopi-ca correggibile da lenti negnli,·e che stieno al disotto del N. 7 (sei diottrie} è ra.ro non si trovi lo . stafil oma nel paziente, e quindi il difetto non sia di indole progressiva (1). Fra questi 114- casi di stafiloma posterio1·e 3 erano accompagnati anche da una ateofia coroidea diffusa, ed 1 da una lenta retinite interstiziale. Queste complicanze è naturale che aggravino la condizione dell'ametropia, dacchè diminuiscono il quantirari,·o di forza visiva, e col progredì re dell'affezione minacciano guai maggiori. Questi tre casi di coroidi te atrofica diffusa compl icant e lo stafiloma postico appartenevano ad uomini del popolo, un biadaiuolo, un sartore ed un contadino i quali non portavano . occhiali. Lecito è supporre che se da fanci ulli , a tempo, avessero avuto il soccorso di appropriate lenti , le loro condizioni non si sarebbero ridolte a tale come fu dato d! oss.ervarle. È cosa dolorosa pensarlo ma pur troppo vera, che questa parte di igiene oculare sia in I talia tmscurata. Ora che la. istruzione è obbligatoria è sperabile si possa arrivare al li-·· vello cui sono giunte in proposito altre nazi oni , e si possa. ottenere che esaminati tutti i bambini che vanno a scuola si possa provvedere a quellì che ne abbisognano, forn endol r.

(Il V. Un r lpm•to a·osse•·~a:lone. - G . di M ed Mi/., 1$';5


i-62

UM TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

d'occhiali proporzionati ai loro vizi di refrazione, ovviando per tale maniera a conseguenze che li colpiscono più tardi. È un voto questo che non può a meno di essere condiviso da tutti gli intelligenti nella materia, e che bisogno. propugnare -caldamente perché abbia ad essere soddisfatto.

VIII.

La questione della vista dei miopi senza occhiali fu trattata ~dal Donders, colla maestria e colla sapienza di così grande maestro nelle oculisticbe discipline, quella della vista del miope provvisto di occhiali è questione che merita uno spe-

. ciale interesse. L'occhio del miope è più lungo di quello dell'emmetrope -senza che la potenza del sistema refrangente composto sia mutata. In esso il centro ottico è più distante dalla retina per · cui, essendo l'occhio in riposo, i raggi paraleUi si riuniscono nel fuoco principale, prima di incontrare la retina stessa. È . giuocoforza quindi che l'oggetto mandi all'occhio raggi divergenti in modo che possano riunirsi sulla retina, non più al punto del fuoco principale del sistema refrangente compo. sto, ma in un fuoco coniugato, il che importa che è necessario l'oggetto si avvicini, dacché quanto più si avvicina l'oggetto . al dinanzi di una lente convessa, tanto più si allontana dietro la lente stessa la imagi ne e riesce più grande. Da ciò ne nasce · -che un miope non vede bene gli oggetli se non quando occupano un punto più o meno vicino. Da ciò ne nasce pure che . il c:iope non vede che gli oggetti i quali banno un angolo · visuale maggiore, mentre l'emrnetrope, raccoglie sulla retina i raggi paralelli nel fuoco principale del sistema refrangente •·composto, il miope vede solamente gli oggetti che mandano


PRESSO LO SPEDALE DI S. CH1AR.~ IN VENEZIA

.\.63

all'occhio raggi divergenti che egli raccoglie sulla retina in un fuoco coniugato del sistema medesimo. Nell'emmetrope il vertice dell'angolo dei raggi paralldi è all'infinito, ·nel miope il vertice dell'angolo dei raggi divergenti è ad un punto finito dell'asse, e vicino. Quando il miope guarda un oggetto posto al di H1 del suo punto remoto, posto quindi fra questo punto e il remotissimo o l'infinito, egli o non lo vede affatto, assolutamente, o lo vede relativamente vale a dire, male, poco distinto, a tenore che la imagine riesce più o meno circondata da circoli di diffusione. Quando l'oggetto è grande, od i circoli di diffusione non sono troppi, la impressione che il miope ne riceve non è distinta, non è bene determinata, è indecisa, ma può essere tale da !asciargliene valutare i caraueri principali almeno all'ingrosso. I miopi in somma si trovano in circostanze tali di visione che « nel mondo sfugge loro inosservato assai più di quanto essi sappiano ». (Donders). Se molto per tempo saranno provvisti d'occhiali questa sentenza non sarà più vera, essi potranno vedere ed avere nozione anche di quello che sta al di là del loro punto remoto, che per essi è molto vicino e si riduce a pochi pollici di distanza. Qualora però facciano uso d'occhiali più tardi guadagneranno sempre, ma saranno soggetti ad una moltitudine di .contrattempi. .Mi spiego. Senza gli occhiali il miope che ve-deva prima gli oggetti lontani confusamente in mezzo a circoli di diffuc;ione che rendevano indistinta ma grande la .imagine .degli stessi, li distingueva male, ma gli sembravano più .grandi é più vicini, e quindi anche se ne valutava male la distanza credendoli piu vicini pure li schivava se pericolosi; cogli occhiali invece egli li vede piu distinti, ma ne percepisce più piccola la imagine percbè netta, senza circoli di diffusione, e gli sembrano più lontani. Da ciò la sequela di er-


464

UN TR1E~N10 DI OSSERVAZIONI

rori nel valutare la distanza degli stessi. Io so per prova dt personale esperienza che trovandomi in un sito percorso da cavalli o da canozze, se veramente Yoglio schiYare il pericolo di andarvi incontro, devo levare dal naso gli occhiali, dacchò non sono sempre capace di valutarne con essi la giusta distanza. Ricorderò anzi come talora urLando in t]ualche ostacolo !'enza voledo, tal uno mi dirigesse la poco graziosa osservazione burl esca, peccato che non avesse gli occhiali, mentre era appunto perchè li axeva che io aveva urLato. Da queste ossc1·vazioni mi parrebbe che ne abbiano a scaturire degli ammaec;tramenti, vale a dire che igienicamente è bene provvedere per tempo di oc.chiali il miope che ne abbisogna, perch è il sen;:o della vista si abitui a far la sua educazione e giunga a schivare questi inconvenienti relativi alla valutazione dell e di stanze; di più praticam ente metlendo un emmetrope alla prova con un miope cogli occhiali , si potrà p1·etendere per giudical'li di vista eguale che questo secondo. veda un oggetto di determinala grandezza a determinata di stanza come l'altro? In essi è certo che la visione degli oggetti· succede sotto una diversità d! angoli, e che quindi le imagini del dello oggetto che si dipingono sulla loro retina rispettiva non sono in identiche condizioni.

IX . Questa è questione che merita uno sviJuppo dimostraliro pelle applicazioni medico-legali che ne conseguono, tanto più che altra volta avendo accennato alla questione medesima, ebbi campo di rimpiangere di non averla dimostrala per qualche opposizione incontrata. Il quesito si riduce a chiedere se la imagin e dipinta sulla


PRESSO LO SPEOALE DI S. CHIARA IN VENEZIA

465

• retina di un miope fornito d'occhiali sia di eguale grandezza nel caso accennato, e se non lo è, se sia più piccola o più grande di quella che si dipinge sulla retina di un emmetrope senza occhiali. Per dare una risposta conviene cercare prima la posizione e la grandezza delle imagini nell'emmetrope per poi procedere a farne il confronto (Fig. 1•). Il punto da cui partono i raggi al di qua di una superficie collettiva refrangente corrisponde proporzionalmente al punto dove si raccolgono dopo refrazione i raggi stessi al di là della stessa. Siccome questi due punti sono proporzionali ma in ragione inversa, ne segue una legge per quanto riguarda la grandezza delle imagin i, secondo la quale quanto più distante è il punto luminoso, tanto più vicino è il fuoco relativo, e quanto più distante l'oggetto tanto più piccola la imagine. Per una lente collettiva i raggi paralelli che partono dall'infinito al di qua di essa, effettuano illor·o incontro sull'asse al di là della medesima nel punto infinitamente vicino al fuoco principale (k), dal che ne consegue che per quanto infinitamente grande fosse l'oggetto che m~nda questi raggi. infinitamente piccola ne sarebbe la imagine e quindi in questo. caso si avrebbe oo =o. Se il punto i fosse collocato sull'asse ad una distanza finita da una lente colletti va qualunque, accadrebbe che quanto più si <liscostasse dall'infinito ne verrebbeper conseguenza che i raggi mandati da que~to punto alla superficie della lente si raccogli erebbet·o al di là. della medesima, in una misura proporzionale di maggiore distanza al di là del punto di prima o del fuoco principale (k), in un punto novello (j) che dicesi fuoco coniugato; da ciò diventa chiaro ~hg qmmLo meno lontano dalla superficie l'efrangenle diventa l'oggetto, tanto più grande se ne avr·ebbe la i magi ne, a segno. che quando l'oggetto ~ccupa un punto al di qua della lente30


466

UN TRIEN.NIO DI OSSEil.\' AZIONI

che ~ equidi stante dalla stessa di tanto quanto lo er·a al di là il fuoco principale, si avrebbe la proporzione inYersa applicata alla imagine nle a dire o = oo il che equivale ad aver punto imagine (·f ). Queste teorie sono applicabili all'occhio umano, dacché il suo sistema collettivo composto può riguardarsi e calcolarsi come una sola lente collettiva. Nell'occhio vi sono però delle altre condizioni che si verificano e che bisogna ricordare. (l) Quest i fatti fisici sono espressi con la formola 3d) del Helmholta; la quale corrisponde a lle due 3 r) e 3 d) d el Donders. Helmbollz, S ct ) f 1

/'' , _ F" f' = 1''F-F" . f - f'-l~'

Si chiaro i t ' la distanza misurata nella fig ura dallo spazio compreso tra t oggeuo ed h punto di sezion e della superficie refraagenll', ed F' il suo valore. Si cb•ami t " la distau:ta misurata nella figura dallo spazio compreso tra h e 1t fuoco principale, o tra h e J fuoco secondario ed F'' il suo valore. -Queste formole sono comprensibili facilmente servendosi dell e semplici rPgole dell'ari un etica anche da coloro che non sooo assuefatti alle matematiche. 1. t ' : F' : : t " : F" ovvero f 1 Il : 4 : : 6 : l~. •

= F ' X f " : t ' - F'' 2 = 4 x 6 : 6 - 12

di fatti, volendo conosce••e il primo termine t ' si ha 4 X G: 12

.

94

n

t'

= 2. come da 4 X 6 : 6 -1 9. = 6 _2412 .

~4

e d IDV OJ'O li' = • •o 1en; ovvero 6

. . 24 . . . =., ID. tJerJ , i2 = 2 1nt•en e 4 meno 2

eguale a due .

•da questo m olio di risoluzione si ba la nuova proposizion e 2 : ~ :: 72 : 144 ovvero l'altra 2 : 4 :: G - l!l : 12 la quale corrisponde alla formola f ' : F' :: f " - F" : F"

Suppongasì ora r' = oo ; f '' = 92,~31 (r aggio scbemati co oculare h k ) e si avrà: t•: co X 22,231: ., -22 ,231 = co; il fuoco anteriore sarà all'infinito. 2•: 2~.231 X oo: oo - n = Il; il fuoco JHMteriore coinc ide col p unto di or igine del t·~ g~i o di cu l'\'atura { fuoco pr: ucipale h ) e la imagu1e sarà. . :uro ovl'ero i n!iu Jtame ute piccola.


PRESSO LO SPEDALE Dl S. CHIARA lN VE::'iEZIA

467

Nell'occhio umano la retina, punto dove si raccolgono i r aggi paralelli 1·efratti dal sistema refran gente di esso, non può mutar posto. Quando il punto i si discosta dall'infinito e .si avvicina all'occhio, la retina collocata in k non potendo mutar posto, ne nasce che il sistema refrangente si modifica ·e che il punto dove prima si formava il fuoco principale diventa il punto dove si forma un fuoco coniugato. Questo e non altro è l'effetto prodotto dalla accomodazione. Si sa che i raggi paralelli si incontrano sull'asse ad una distanza la quale è misurata dal punto che serve di centro alla superficie di cur·vatura della superucie refrangente (b) per cui la distanza misurata da questo ptmlo b al punto k altro non è che la lunghezza del raggio di curvatura della superficie refrangente stessa. Da ciò ne viene che nell'occhio umano la accomodazione è destinata ad accre~cere la potenza di collettività del suo sistema refrangonte, vale a dire di portare j al luogo di k ovvero di minorare il raggio di curvatura fa cendo si che il punto dove trovava~i prima k fuoco principale divenga j Iuoco coniugato e k si porti av<&Dii verso b. Ricordati questi fatti, coila scorta della figura 2a si può mediante lo sviluppo delle due seguenti formole del Donclers conoscere la posizione e la grandezza delle imagi n i da ri-cercar s1. 4 a) ~ : B : : g": g' 4 b) ~ : B : : f' - F": Fu. Per comprenderle agevolmente e calcola l'le pianamente col metodo aritmetico, bi3ogna richiamare la denominazione ed il valore di alcuni punti e di alcune linee di questa figura. Si chiamino: h i ={' F' valore di = G' - p (p raggio) . F" )) dir= G" + p hj = f' }) /,; i = g' G' di ,q'= F' +p G" » di g" = F" -p . ~J =-=g

t

"

Il


.i68

UN TRJENNJO DI OSSERVAZIONI

Si avrà pel fuoco principale f = oo , F' = oo ed F·= operchè /"=p e quindi F"= o . Si avrà pei fuochi coniugati {' = oo - x , F' = oo - X" ed F " = o+ x perchè {" = p x ed F" = o x . Ora per l'occhio in istato di accomodazione avrassi : f = oo - x , f' = p = 7.37il +x , = 23.231 , ed F" =o+ x , = ·l i.858. Neli" occhio il punto q>" da principale diventa coniugato e quindi p da 22.23 1 decresce fino. ad essere calcolabile come 7.373 e quindi F" che a 22.231 è o cresce da o a 14.858. Esaminando questa figura si trova ben tosto la origine delle citate due forma le ed il loro valore. Di fatto in essa vi sono. due paia di triangoli similari :

+

+

n

• •,

e k j' j e q> 1 1 . • na qui si hanno due proporzioni esprimenti la grandezza: dell'oggello e quella della imagine, includendone la proporzionali tà delle distanze, cioè dal primo paio si trae la propor. zione 4 a.) originata dalla eguagl ianza ii' k

j' j : i ·i' = k j : k i

ovvero

~

: B = g" : g ',

formala la quale significa che la grandezza della imagine ~ 0)) sta alla gmndezza dell'oggetto B (ii') come la distanza k j della: imagine da k punto nodale intermedio sta a quella ki dell'oggello da k stesso. Dal secondo paio si trae la proporzione i b) originata dalla eguaglianza di j j' : h b = cp'' j : cp" h . Se il raggio i' b Io. considero parai ello ad i h, ne verrà che h b sarà eguale a i i'" e quindi questa eguaglianza si tramuta nell'altra j' j : i ·i' = <p" j : cp; h ovvero ~ : B = {" - F'' : F",. dacchè <p'' j = <p" h + q>" j eguale a f' c F" = /" - F", formala la quale significa che la grandezza della imagine ~ (j'j) sta alla grandezza dell'oggetto B (ii') come la distanza da h.


PRESSO LO SPEDALE DI S. CHIARA lN VENEZIA

469

'PUnto principale intermedio meno la distanza da h al punto ·del fuoco principale rp", sta alla distanza da h al punto del fuoco coniugato dove trovasij . Si abbia quindi un oggetto del diametro di 3 centimetri pari a 30 millimetri distante dall'occhio e quindi da h 30 centimetri pari a 300 millimetri. Si prendano i valori portati -sopra, di g'1 = F" - p ovver·o F" = r' - F" vale a dir·e !lllm. :22.23•1 - 7.373 = U-.858 e quella della distanza di '9' -== {' = mm. 300 p = 7.373 = 307.373, e so:Stituendo questi valori nella formola 4 a) si avrà:

+

(3 : 30 :: U.858 : 307.373 .

In questa maniera si ba una semplice regola del 3 e si trova cile: ·U .858 X 30 = U5.740 : 307.373 = 1.450,

=

.per cui .si avr-à f3 mm. •1.450, vale a dire che la imagine di B.del diametro di 3 centimetri a 30 dall'occhio emmetrope .raggiunge sulla retina la grandezza di millimetri 4,i50. Ciò se non è esatto scrupolosamente nel risultato, lo è quanto ~asta nel modo di cercarlo a scopo di piana dimostrazione pel ·caso che si studia. Se si sostituiscono questi valori medesimi nella formola 4 b) si avrà f3: 30:: 7.373: U-.858 e quindi una semplice ~con da regola del 3 e si trova che 7.373 X 30 = 221.190 : H.858 =

1.48 ,

per cui f3 corrisponderebbe ad una imagine di mm. 1.48, risultato quanto basta eguale per controprova della esattezza .delle ricerche e dei risultati ottenuti con queste formole. Ora pel miope havvi occhio più lungo e ciò solamente perchè il suo polo posteriore sfiancato si è lasciato traspor-


4-70

UN TRIENNIO DI OSSERVAZfONI

tare più ::tll'indìetro e quindi si ha sistema refrangente eguale,. diversa alquanto la distanza della retina in confronto dell'emmetrope. Ad accomodazione statica i r:aggi paralelli che pel sistema refrangente non mutato si raccolgono nel fuocopt·incipale, questo viene a tr·ovar-si avanti della retina, si decussano e danno una imagine dall 'infinito tulla dilTusa sulla retina. A coneggere questo stato di cose h avvi un solo rimedio, apporre dinanzi all'occhio una lente dispersiva di un gmd()proporzionale, mediante la quale si otlenga che i r:1ggi diventino meno convergenti e si t'accolgano più in là, dove esistela retina e dieno in quel punto una imagine dei raggi pamlem ridolta a o, come per l'emmetrope. In questo modo creando condizioni diverse avrassi ottenuto un r isultato equipollente. Si analizzino queste condizioni diverse create: si modificò la potenza refr-angente del sistema oculare riducendola minore: e quindi il fuoco dal punto di prima si portò più lontano, valea dire che si aumentò la lunghezza del raggio del sistema re .... ft-angente di quel tanto che si spostò il fuoco dal punto d~ prima. Z0 si alterò artificialmente la direzione dei raggi venienti dal di fuori per modo che si minorò la loro convergenzlb riducendoli da paralelli divergenti, mentre si allerò pure la: direzione di quelli che percorrono all'interno ridocendoli meno. convergenti di prima per portarli in un fuo co più lontano. 3° questa condizione di cose porta per conseguenza , chementre apparentemente si ingrandì l'angolo dei raggi percorrenti al di fuori prima di incontrare la lente, si minorò effettivamente l'angolo di quelli che percorrono all' interno_ 4° posto a paragone l'angolo di questm raggi che percorronoall'interno nell' emmetrope con quello dei raggi che percorronoall'interno nel miope munito di lenti, jl primo è più grande, il secondo è più piccolo. 5" l'angolo visuale è in istretto nesso colla grandezza apparente degli oggetti, e questa è in diretto-

'o


PRESSO 1.0 SPEDALE DI S. CHIARA IN VENEZIA

~-7 ·f

legame con quella delle imagini; gli oggetti lontani sembr·ano più piccoli (V. fig. 3•), perchè visti solto un angolo visuale più piccolo; gli oggelli vicini al contrario sembl'ano più grandi per·chè visti sotto un angolo visuale più grande; quanto più si allontana un oggetto La nlo sembr·a più pi ccolo e ciò perchè se ne impiccolisce la imagine (crescendo {' minora {" ecl il su() ·valore); le lenti collettive ingrandiscono l'angolo interno e quindi ingrandi scono le imagini facendo parere più vicini gl ~ oggelli; le lenti dispersive minorano l'angolo interno e qui nd 1 impiccoliscono le imagini facendo parere più lontani gli oggelli. Dopo queste premesse bisogna anzitutto cercare quale mo<lificazione nella composizione e nelle misure del sistema diottrico succedano nel miope fornito d'occhiali in concreto, per ottenere un risultato comparativo sulla grandezza delle imagioi nell e circostanze medesime considerate prima per l'emmetrope. Soppongnsi nn miope il quale abbisogni di una lente di-

spersiva del N. 3 ~ (pollici antico sistema) pari a mm. 83 di fuoco. In esso il sistema refrangente collettivo, che non è mutato da quello dell'emmetrope, viene modificato dalla applicazione di questa lente dispersiva. Siccome si sa che questo sistema collettivo ha una forza potenziale di mm. 14-.858 (valore di F') di fuoco, per sapere di quanto veJTà modificato da questa lente di spersiva di mm. 83, basterà sottrarre questa fol'za negativa dalla prima positiva per averne il nuovo valore: .. ·l 83- H-.858 68.14-2 l ·14.858- 83 = 1233.2·14- = ·1233.2U, = 47.909 ('l) . {l) Qui è il 11odo

della queslione. Sì trattà di eapere il va)ore di F''

prrma, e poi quello di F', dacchè coo la apposizione della lente negativa


UN TRlENXIO Dl OSSERVAZiONI

Il valore modiQcalo sarà quindi di millimetr·i 17.909 di fuoco posteriore per cui calcolati i rom. 7.373 di prima da. k ad h si avrà un valore di mm. 25.282 di totalità dell' nsse ocular·e, il che prova nel miope l'effetti vo spostamento all'indietro della retina per lo allungamento del polo posteriore dell'occhio (mm. 3.05•1). Qualora si sostituisca questo nuovo valore nella formola &. b) calcolata prima, la si avrà cosi numericamente modificata ~: 30: : 7.373: •17.909 e da essa si ricaverà che 7.373 x 30 = 221. •190: 17.909 = ·1,235 , per cui si avrebbe una iruagine di mm. 1.235, ben più piccola di quella trovata per l'emmetrope. Se il valore di questa grandezza di imagine si sostituisce nella f01·mola 4 a), si ha la distanza a cui al miope parrebbe ai moditleò la forza del aisle ma collettivo oculare e quindi il valore di F' e dl F''. Si cerchi la lunghezza di f" da prima quando F ' earà o. - 11 sistema colletlì vo ad accomodazione stati ca ha la forza di ~.931 quantità che ne r appre1enta il raggio in qu-.sta circostanza. . • l SI avra -il!,231 -

l l - = -. 83 80,368

Si cer chi di poi la modìftcatione di p (r aggio) quando spesa tutta la accomoaazione F" raggiunse da o la quantità dl 1.,858. · Si avrà

14 .~8 - -8~ = 17.!09 vale a dire J!" urà acquistato U Yalore d i

17,0011. Se questa quantità ai sottrae da 80,863 raggio primitivo, al ba 80,363- 17,0011 li,454, quan tità che sarà il raggifl novello. Queali calcoli buano aulla !ormola prima dimottrata f': J!" :: f " - F' : J!". Siccon.e ai sa che viene supposto f' a m m . aoo oel nostro problema quando

=

=

F" U,&S, cosi nel caso novello per conoscere il Yalore di r• rappre•entato da F' sl urà la formola r': x :: r" - F ' : F" ; da questa ai avra ( 1 X F11 : ( 11 F 1 =x ovvero 800 X 17,909: 12,45( 431; vale a dire F' valore di r• aarà di mm. 431 , vale a dire di 131 più di prima. Questo risultato conduce a concluaìooi consimili anche nell' altra maniera di calcolo, colla formola 4 a). Si avrebbe in tal caao ~ : 30 : : 17,909 : 481 ovvero 17,ll(X) X 30 = 537!70: 481 = 1,246 nle a dire uoa imagine di millimetri 1,~6.

=


PRESSO LO SPEDALE DI S. CHIARA lN VENEZIA

4.73

di vedere collocato l'oggetto; di fatto in qu~sla maniera conoscendo g" si cerca g'. In quesla. circostanza la fonnola diventa

1.235: 30:: 17.909: g',

-e da essa si ricava 17.909 x 30 = 537.270: 1.235 = 435, ìl che importerebbe ia somma di mm. 135 di distanza maggiore apparente, risultato consimile di quello ottenuto nella Nota.

x. Dimostrata la risoluzione del primo postulato che cioè le imagil)i sulla retina dei miopi si dipingono più piccole quando portano gli occhiali, che non sulla retina dell'emmetrope in pari condizioni di grandezza d'oggetto e di distanza, resta da porre in evidenza un secondo coefficiente il quale rischiara, rafforza e rende mnggiormente precisa la questione del confronto. La retina percepisce ed origina sensazioni proporzionali alla quantità degli elementi nervosi che ne restano impressionati. Nell'emmetrope é sana; nel miope sofferse una distensione. In forza di ciò « è facile a vedersi quantunqm ·non sia stato di mostrato da accurate indagini microscopiche che sotto una tale distensione debba soffrire lo strato più esterno composto d·i piccolissimi coni d·isposti a raggio; che questi coni debbano per lo meno 'Venire disgiun,i, disl·ribuiti irregolarmente e 'resi obbliq1,i, e che debbano con facilità 'Venire realmente distrutti ,. (1). Ora nell'emmetrope abbiamo che si dipinge sulla retina una imagine più grande, (l) OOIIDBRS, pag. 331 Ed. Quagli no.


UN TRJE'NN!O DI OSSERVAZIONI

mentre nel miope cogli occhiali se ne dipinge unn più piccola. Havvi già una prima disparità: Di più nell'emmetrope in uno spazio relativamente minore, vi sono più elementi senzienti che nel miope, quindi anche a pari circostanza di grandezza della imagine vi sarebbe disparità. Unite queste due circostanze minore grandezza di imagine, minore numero di elementi senzienti impressionati, ne emerge chiaro che le scale probatich{' non possono servire che relativamente per giudicare della acutezza di vista tra un miope ed un emmetrope. e che lo esperimen tatore dovrà accontentarsi, ad eguale distanza di tutti due da esse, di un qualche numero maggiore di grandezza pel miope per sentenziar-li Pgualì e non dispari di forzn. l n ordine a queste considerazioni è eh iaro anche il corollario del perchè il quantivo di visione nei miopi a grado forte, non può a meno di essere effettivamente diminuito, anche se muniti d'occhiali neutralizzanti. E qui giova notare come provvida sia stata la determinazione di S. E. il nostro Mini~tro della guerra di abbassare nei nuovi elenchi delle infermità il grado della. miopia fi no a quello di 6 diottrie, che come fu notato corrisponde a

6

'~ quasi quindi M ~ , limite ancora inferiore a quello 6 ' chiesto dal voto del Congresso Internazionale di Medicina a Bruxelles nel 1875 (·1). Questo limite però delle 6 diottrie & commendevolissimo, non esagerato ed utile, dacchè è quello nel quale vanno vagando nei giovani le complicanze dello stafiloma posteriore, come prima ho notato . M

(I l Pt"ocù-t>(rbat<X des $éances. - Bruxelles, 1875, pag. 42.


PRESSO LO SPEDAJ.B DI S. CHIARA IN VENEZIA

475

Xl.

Per ordine di maggioranza numerica toccherebbe ora il posto alle lesioni osservate nelle membrane oculari inter·ne, ma per meglio continuare la esposizione dei fatti relativi alla

refrazione, mi permetto di invertire quest'ordine numerico, amando meglio la connes$ione delle idee nel lavoro, anzichè un ordine artificiale e pa3sare alle note che riguardano il sottogruppo delle malattù dei mttscoli. Questo sotto-gruppo porta un totale complessivo di 15 casi,.. divisi per clas!'e e circondario nella maniera seguente: QuADRo H.

l

Classe

Totat-

CIRCONDARIO

Treviso Venezia

-

.

-

1859

1860

1861

-

l

3

7

. .

2

2

3

5

Questi ·15 casi si riferivano a: Strabismi _ Ottalmospasmi. l 13 casi di strabismo si dividevano in Strabismi divergenti 5 dell'occhio destro. 2 dell'occhio sinistro.

-

11 4

7

15

N. 13. )) 2.

N. 7.


4-76

UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

N. 6. Strabismi convergenti 4- dell'occhio destro. 2 dell'occhio sinistro. In riguardo alle cause cui potevano credersi legati questi . strabismi, si trovò che i divergenti dipendevano: 1 da paralisi del m. relto interno. 3 da lesioni di trasparenza. 1 da malattie delle membrane interne. 2 da cause ignote. J.mentre i convergenti dipendenno: 2 da par·alisi del m. r·etlo esterno. i da lesioni di refrazione. Questi 13 cas i furono giudicati nella maniera seguente. QUADRO l.

Treviso

Venezia ~

·:0

·--;§ so E-o ·; "'.,.. -:0 ·..- "'.... ·-:0 "' ·- ...."' ii! l . . -- 1 !l 1859 . - 1 2 1860 . . . 2 1 - 2 5 1861 . . . . 1 3 2 - - - 6 CLASSE

c o

~

-

~

- -

-

3

c o

c

3

4

-

Il:

-

-

c

- 3

13

I i casi di strabismo convergente pel fatto di lesione di refrazione si riferivano a 3 casi di ipermetropia che ascendevano - ad '/ ,,, 'l... '/ 10 di H t, e ad un caso di varietà di l'cfrazione


PRESSO LO SPEDALE DI s. CHIARA IN VENEZIA

i 77

tra un occhio e l'altro di natura pure ipennetropica. Quest'ultimo caso riguardava un inscritto nel distretto di Dolo, circondario di Venezia, e si presta a considerazioni molto istruttive. Present~va strabismo convergente a destra, di grado non-_ molto elevato. Era alternante con angolo di deviazione eguale. L'occb io abitualmente deviato era il destro, mentre il sinistro era l'occhio ordinariamente impiegato a fissare. Asseriva vederci assai poco a destm. Postogli davanti un bastoncino· avente infissa s111la cima una. spilla con testa di vetro colorata ed invitato a guardarla eseguirla lungo la linea che gli si faceva percorr·ere, avveniva che essendo la spilla dinanzi l'occhio sinistro, restava deviato il destro, essendo essa dinanzi al destro, deviava il sinistro; ma in questa vicenda la alternazione non era molto pronta. Invitato a di1·e fino a quando. vedeva la spilla ed avvertire se avvenisse .che gli restasse nascosta, succedeva che facendo percorrere ad essa una linea· orizzontale obliqua, per moc~o che dovesse riuscire più avvicinata alla tempia destra che non alla sinistra, l'osservato colle · sue ingenue risposte faceva comprendere che quando gli era visibile coll'occhio sinistro, la vedeva .netta, distinta, perfettamente; quando invec:e gli era vi sibil~ col destro, la vedeva si, ma oscurata. In questo esperimento molto semplice, troppo · semplice del resto, avviene che la spilla quando si trova nella accennata posizione a destra, non è vista dall'occhio sinistro e viceversa, a causa della sporgenza del naso. Questo esperì- · mento, diretto a constatare la alternazione dello strabismo,. può molte volte ill uminare, anzi spesso illumina sul quantita- ~ tivo di vista di un occhio deviato, :dacchè havvi taluno cheasserisce vedere la spilla con l'occhio destt·o quando si trova. a sinistra nascosta dal naso e viceversa, il che lo convince dt· mal a fede. In CJ,uesto caso si ayeva la c~onsLaLazione che lo stra-


\ 478

UN TRIENNIO IJI OSSERVAZIONI

bismo era allernante e che poteva supporsi una diminuzione di vista a destra, senza però saperne ancora la rngione. Trallandosi di strabismo convergente e sapendo che nel caso esso dipenda da lesione di refrazione, questa generalmente ha natura ipermetropica e che per conoscerla sicuramente e totalmente, è necessm·io avere paralizzata la accomodazione, cosi dopo la atropinazione si trovò che esperita la quantità di vista a distanza questa nell'occhio sinistro era di una. media normale, senza bi sogno di lente alcuna, cb e anzi, lenti positive o negative la peggioravano, mentre a destra la sua vista consentiva la distinzione a circa 15 piedi del solo N. 200 Snellen, con lenti positive del N. 20, e con lenti superiori giungeva a di stinguere i caratteri del N. 100, ma non i più piccoli. Alla ottalmoscopia si rilevò che l'occhio sinistro aveva refrazione emmetropica e presentava una perfella integrità di parti int.eme, mentre l'occhio destro aveva refrazione ipermetropica e presentava congesta la papi Ila con vasi di nuova formazione, mentre il restante fondo oculare era di un colore grigio indicante essudati reti nei si erosi, specialmente nei contorni della papilla. Questo caso riesce istr·uuivo, come quello che dimostra .come talora una diversità di refrazione tra un occhio e l'altro possa essere causa di guai non indiiTet·enLi. Abbiamo prima lo strabismo che elegato allo sforzo automatico di accomodazione dell 'occhio ipermeLropico e quindi alla tendenza alla conv ergenza; abbiamo le cons•Jguenze endoculat·i di questo sforzo pet riguardo alla circolazi one in tema che ot·iginò prima una congestione e quindi una vera retinite siorosa; abbiamo finalmente la prova come le alterazioni del quantitativo di vista non sempre siano pt·oporzionali alla entità apparente dr. i guasti endoculari, comccchè talora con guasti ben maggiori in apparenza, si abbia una acutezza che resta maggiore che non in questo caso. Abbiamo poi la conferma


PRESSO LO SPEOALE DI S. CHIARA IN YE1'(RZ1A

479

-come sia utile il confronto dei risultati ollalmoscopici tra un fondo oculare e l'altro, per far risai tare la vera condizione della forma patologica. Non invano quindi accennava come questo caso fosse istruttivo e degno di nota.

XII.

Fra i casi di strabismo divergente si ebbero 3 easi per lesioni di trasparenza, 2 all'occhio destro, 'l all'occhio sinistro. Di essi , 2 erano dovuti a cateratte di cui una indubbiamente u·aumatica, ed il terzo a ferita della comea con lesione dell' iride e conseguenti aderenze posteriori con essudati alla capsula anteriore. Del1e due cateratte una era tale che non se ne conosceva la causa ed ei'U ridotta ad un nucleo opaco, occupante nell'occhio destro il quadrante inferjore esterno della pupilla. Probabile una cateratta molle non inlieramente assorbita. Che fosse il nucleo opacato della lente era chiaro, dacchè mancavano due delle imagini del Purkinje, e v'era afacbia. All'esame ottalmoscopico si poteva vedere la papilla con uno s t~ fìloma postico a freccia non molto pronunciata, mentre l'occhio sinistro si mostrava scevro da questa lesione e la sua refrazione si avrebbe potuto dire emmetropica. L'altr:a si verificava in un minatore che era stato feri to all'occhio sinistro e si mostrava come un nucleo non assorbito .della lente opacatasi pel trauma subito. IL caso che apparteneva a complicanze dell e membrane interne dell'occhio era interessantissimo; apparteneya ad un inscritto del circondario di Treviso . Eravi strabismo divergente a destra che non era alternante, ma solo concomitante. L'occhio destro era prominente, infossat~ a suo confronto il


4.80

UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

sinistro. La vista era normale a sinistra, ridotta ad 1/ 10 circa a destra. Esaminato all'ottalmoscopio presentava a sinistra una integrità fi siologica delle parti oculari interne; a destra eravi un vastissimo stafiloma posteriore con atrofia coroidea diffusa. Questa lesione spiegava il perché dello abbassamento cosi cospicuo eli vista, come pure la causa dello strabismo e della sua forma divergente, dacchè è nolo che lo strabismo divergente può essere sequela di una ambliopia che Ya crescendo lentamente in un occhio, come pure è sequela di una refrazione miopica per insufficienza del muscolo retto interno. Eravi quindi varietà di refrazione tra u'ìocchio e l'altro. Se non che in questo caso eravi una particolarità anatomica importan ~ss im a . Si vide che quest'uomo aveva !"occhio destro prominente ed era infossato a suo riguardo il sinistro. Questa particolarità non era isolata, ma corrispondeva all'altra chele ossa del cranio erano pur·e assimetriche in guisa consonante, ed è lecito quindi il credere che la causa della varietà di refrazione fosse legata ad una congenita anomalia che si estendeva più in là del solo bulbo oculare. I 2 casi di ottalmospasmo si dovevano a lesioni di tt·aspa-· renza della lente comecchè co ntemplassero due casi di cateratta, uno dei quali zonularo congenita, ed un altro era stato operato con taglio lineare basteYulmente bene riuscito perpermellere una bastevole relativa Yista al soggetto, ma erastato seguito da rammollimento della sclera nei contorni della cicatrice con formazione di stufil omi scleroticali anteriori. 1\icapitolanclo quindi , in questo sotlo-gruppo si avevano: ipermctropie, 3; differenze di refrazion c, 2; cifre queste che .completano il sotto-gruppo delle malattie di refntzione il. quale si ridurrebbe a: Miopi e N. 29 }) 3 l permetropie. )) Differenze di refraziolle 2.


481

PRESSO LO SP&DALE DI S. CHIARA IN VENEZIA

XIII. Il sotto-gruppo delle malattie delle membrane interne raggiunse nel triennio il numero di 16. Divise per giudizio dato, per circondario e per genere di malattie, rappresentano il quadro seguente:

QUADRO L.

Treviso Veoeaia

• ·'

MALATTIE

. . . . . - - 1- 1 - 2 Ambliopia. . . . . . . . 1- - 1- - 2 Coroidite atrofica diffusa . . . . - - 1 - - 4 5 Atrofia papillare

Emeralopia.

. . . - - -

.

1 1-

2

Espansione anomala del N. Ottico. - - 1 - - j l rideremia . . . . . . . . - - - 1 Neurite Ottica. . . - - 1 - ·- . . .

1

-

Retiaite sierosa

.

.

. . . - - - -

1 1

••

~

•• l

1 1

2

-1

- - - - - - 1- 4 2 3 6

16

Delle 2 atrofie papillari una merita di essere ricordata par-

ticolarmente per la causa che valse a provocarla. Il paziente racconta che circa un anno fa, trovandosi in una stanza ter31

J


UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

rena della propria casa con molte altre persone, avvenne che scoppiasse il fulmine e penetrasse nella stessa. Dalla scossa ricevuta dalla elettricità egli cadde privo di sensi assieme ad altri di quelli che erano raccolti, ma vi restò più a lungo degli altri e da allora si accorse che la sua vista andò abbassando sempre più sin che fecesi stazionaria. Esaminato si trova che la papilla è scolorata e che le arterie sono filiformi. Questa sosta sarà essa di buon augurio, e può sperarsi in un lavoro di rintegrazione delle parti? Impossibile rispondere con probabilità. Il fatto però è degno di interesse. Le coroiditi atrofiche diffuse erano tutte accompagnate da sensibile diminuzione di vista e non sempre in relazione coi guasti apparenti. Delle emeralopie una era asserita, ma non comprovata da fatti patologici nè dalla o&servazio!lle del soggetto. L'altra era provata dalla osservazione che dimostrava assai torpida la pupilla alla sera ed alla luce artificia1e di giorno, ma non ancot·a da reperti visibili all' ottalmoscopio. Il caso che merita speciale menzione come unico che abbia trovato nella mia carriera è il seguente. Uno scalpellino di Venezia un giorno accidentalmente si accorse chiudendo il suo occhio sinistro che col destro vedeva molto imperfettamente senza aver sofferto mai malattia alcuna a suo ricordo e senza provare dolore alcuno. Fattosi visitare altro non sa riferire se non che gli fu detto che nulla era da potersi tentare nel suo caso. Esaminato l'occhio in discorso si Lrova che al luogo della papilla havvi una grandissima chiazza biancastra in mezzo alla quale si intravede la papi Ila a forma elissoidale; i vasi sono piuttosto piccoli e talora sembrano scaturire con taluno dei r·ami dal tessuto hianco della chiazza. Dai con fini della chiazza suddetta si passa bruscamente ad


PRESSO L O S PEDALE Dl S. CUlARA IN VE~EZIA

483

tm fondo aranciato natw·ale senza transazione alcuna. La annessa figura che trassi dal vero ne dà: una idea abbasLanza precisa (V. Fig. ,i.•). Indagato il campo visivo si trova che usando del metodo -tonsigliato dal Forster se ne hanno i seguenti risultati, vale a dire che la lacuna del Mariotte è di molto ingrandita e che il campo periferico è minore del normale, come appar·isce -dalla annessa figura ridotta in proporzioni minori ma esatte. Estese le indagini sul suo eiTeui vo stato di vista si trova che può percepire la imagine anche di oggetti piccolissimi come taluni numeri di punti delle scale del Burchardt; si trova però che gli oggetti a distanza, ma di notevoli dimensioni, talora non li vede intieri ma gli si nascondon<> in parte; si trova che se si porta un oggetto dalla parte del naso egli lo vede mcgl io che di fronte, ment.re se lo si porta verso la tempia non lo vede del tutlo o molto male. La percezione dei colori era in talla. Di fronte a questi risullati era natur·ale di emettere la opinione che si trattan di una anomalia congenita della espansione del ner·vo ottico, (Opticusa1tsb1·eitung . Edna·rd vcn Jdger) ovverosia di un caso ~~o me lo dice il Wecker di retina « avec fi.bres neneuses à dottble contour ». La innaturale dilatazione della lacuna del Mariolte produceva la conseguenza che fissati con ambedue gli occhi un oggetto, questo non era visibile ùene che con uno solo intieramente, meno bene e talora in parte solamente con l'altro come le esperienze ins tilui Le sembravano far suppone. Era for5è meraviglia il veder·e che in tal caso non fosse nato lo strabismo. l\fa so alterala era la c::tensione del campo YisiYO centrale, ne reslaYa intatta una gran parte di quella del peri feri co, da permettere che punti identici della vista dell'oriz.zoole comune a tuili due gl i ocd1i ne re:;ta~~ero impressionati,


UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

e da ciò forse la controindicazione allo strabismo stesso. Nei casi consimili il Wecker e gli autori dicono che la vista è assolutamente intatta, anzi che da questa circostanza si può partire per escludere una particolare malattia ed ammettere la congenita anomalia. Nel nostro caso questa asserzione era vera soltanto in modo relativo, daccbè se la vista era intatta in taluna delle regioni dt:l campo periferico, non lo era cherelativamente in quella del campo centrale.

XIV. L'altro caso che merita di essere notato particolarmente e quello che appm·tiene ad un pittore da cari'Ozze di T1·eviso, inscritto della classe 1861 certo Callegari il quale era affettoda mancanza dell'Iride congenita in ambedue gli occhi ( Irideremia). Nel1873 a Bologna ebbi occasione di osservare un caso consimile che annotai in altro lavoro del 1873 e che apparteneva ad un inscritto della classe 1853. Anche nel presente caso ebbi campo di constatare che vi era un opacamento nel sistema cristalloide. Quella volta trallavasi di plaLicoriasi dacchè v'erano gli avanzi rudimentali di un'iride ridotta a festoni, questa volla v'era assenza totale di ogni traccia di Iride, irideremia. Quella volla alla luce laterale l'opacamento del sistema cristalloide non era visibile, mentre per vederlo occorreva la. luce dello specchietto. Questa volta alla luce laterale si vedeva t:mto in un occhio come nell'altro un opacamento centrale, composto da una macchia bianca cen trale ed un alone evanescente di colore meno saturo biancastro a circoli concentrici, mentre alla luce dello specchietto que!iLO opacamenlo centrale che si distingueva in tot.alità oscuro, era accompagnato da opacamenti periferici nel quadrante supe-


PRESSO LO SPEDALE DI S. CHIARA IN VENEZIA

485

J·iore del campo ottalmoscopico. Nell'occhio destro questo opacamento periferico era a trabecole, a punti sparsi nebulosi; nel sinistro era di una dimensione maggiore, di una forma falcata colla convessità in allo, di un colore iridescente non molto saturi). Avevasi quindi in questo caso una cateratta nucleare centrale zonulare o congenita ed una capsulare posteriore periferica. Il cranio di quest'uomo pr'.lsentavasi di una forma innormale che ricordava quelle teste piriformi .degli individui stati affetti da idrencefalo. Fra i casi che contemplano le lesioni dei mezzi trasparenti ·e che dopo menzionerò, ve ne fu uno che trova qui il suo posto -e non posso a meno di accennare. Apparteneva ad un inscritto -della classe •1860 nel distretto di Portogruaro, certo Fontana, jl quale accusava vista debole e presentava un opacamento della capsula posteriore in ambedue gli occhi. L'opacamento era visibile col solo ottalmoscopio e non alla luce laterale, era .a forma di sbarre variatamente arcuate e non molteplici, le .quali tendevano ad unirsi al centro occupando però coi punti ·di saturazione maggiore la perifer·ia anzichè il centro. Cateratta polare posteriore o capsulare posteriore. In questo triennio ebbi in sorte di vedere una cateratta zonulare accompagnata da ottalmospasmo; una cateratta zonulare accompagnata da opacamento capsulare posteriore ed irideremia ed una cateratta polare posteriore. Sulle cause di -questi opacamenti non è ben definita la questione. Si ammette

·che la cateratta zonulare possa essere congenita, come si ammette che possa avvenire anche in seguito, e preferibilmente nelle prime èpoche della vita, mentre non si esclude possa 'Venire anche più tardi (De Grii.fe). Cosi dicasi di talun genere delle calei·atte polari posteriori o capsulari posleriOJi, dacchè .alcune di queste si addebitan(' al persistere anomalo dell'arteria jaloide. Nei casi di lrideremia e di platicoriasis, osser-


l

486

vati da me, io credo che non possa cader dubbio che la causa: dovesse es:;ere congenita cornecchè dipendente da un atTesto di sviluppo nell'iride. Dato questo arresto di sYiluppo nelle

parti, quale meraviglia non venga riassorbita e non isparisca in totalità la arteria jaloide? e nel caso succeda ciò, quale meraviglia se havvi un opacamento della capsula posteriore? Annotando il caso di platicoriasis nel •J 875, emisi la opinioneche l'opacamente della capsula posteriore in quel caso potesse dipendere da origine vasale; ora, dopo studiati questi ultimi due casi del triennio, una tale opinione prese in me una radice maggiore. Di fatto l'opacamento è limitato, è stazionario,. è generalmP.nte periferico, è di forma falcata, a diramazioni,. ha colore iridescenle con riflessi rossastri, e tutto quindi collima a lasciar credere che taluM diramazioni della detta ar-. teria siano rimaste atrofizzate ma non assorbite, ed abbiano meccanicamente alterata la trasparenza di quella superficie, limitatamente al punto di loro sede. Aggiungasi che nel caso di ottalmospasmo con cateratta zonulare, nonchè nel caso di irideremia si aveva una deformazione craniense attinente alJ'idrencefalo, e nel secondo per di più una cattiva disposizione di denti ed uno stato di smalto negli stessi che lasciava moltoa desiderare, fenomeni questi che si legano alle alterazioni, congenite di sviluppo.

l

'

a

t

l

UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

l

~l

xv.

I casi di opacamento dei mezzi trasparenti si ridussero a: soli 9, divisi in: Opacamenti corneali semplici . 2 » » con sinechie anteriori. 1

» »

.

capsulari anteriori posteriori .


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Questi casi non lasciano difficoltà, generalmente parlando, pe.r essere valutati. Un solo ri cor·do in proposito è quello che merita attenzione ed è, che nelle circostanze di opacamenti stabili corneal i per pregressa perforazione della cornl.'a, non bisogna mai dimenticare che ma minorazione di vi sta può annettersi ad una lesione di refrazione acquisita per parte della cornea, ed aggiungere un fattore di importanza a quello meccanico dell'opacamento e che bisogna sempre persuadersi meruante la ottalmoscopia se o meno siavi anche astigmatismo corneale acquisito, cosa non difficile potendosi percepire la imagi ne papi Ilare colla caratteristica deformazione elissoide od ovalare. Il numero dei simulanti una diminuzione di vista è rappresentato da 3 e contempla casi di allegata lesione monoculare e tutte tre le volte all'occhio destro. L'uso dello slereoscopio o della cassetta a specchi del Fles da me modificata, valse sempre a smascherare la frode. Fra qnesti due stmmenti non havvi gran che a dire, dacché sono abbaslanza noti. Lo stereoscopio è più t·icco di combinazioni e perciò preferibile, mentre la cassetlfl del Fles ha un solo modo d'agire e perciò è sicuramente inferiom·e. Di faU!) lo stereosc<lpio basa sul principio della sonapposizione di due campi visi vi e quindi porta u·e combinazioni se i .campi sono bianchi ·con figure sparse sugli stessi, a tenore che esse occupano un punto ovvero un altro. Se le figure sono centrali si sovrappongono e si completano, se sono al lato esterno compariscono ,omologhe all'occhio che le guarda, se sono al lato inte1:n<~ compariscono incrociate. l'et· di più nello s·tereoscopio havvi la lotta dei campi visivi, altra sorgente che può porsi a disposizione di un osse!'vatore che sappia trarne profitto. Una raccolta di cartoncini appropriatissimi usciva in Germania proposta dal medico di reggimen Lo Tietz e questa nel 4875


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UN TRIENNIO D[ OSSERVAZIONf

veniva fatta conoscere al Belgio dal medico di battaglione Titeca. Facile sarehbe una raccolta consimile anche da noi.

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La cassetta del Fles ha un incr·ociamento di imagini a causa della inclinazione degli specchi, e la modificazione che vi apportai non ha altro vantaggio che quello di far vedere le due imagini contemporaneamente con facilità perchè più avvicinate tra loro. Dell'azione di questa cassetta ne fu parlato nel nostro Giomale più volte, e l' ultima ·Volta dal chiarissimo colonnello medico Baroffio cav. Felice, nella sua Memoria del 1879 sulle imperfezioni della vista (1). Egli, in nota a pag. 125 disse: « che le figwre datene dal Bo'isseau, dal Tomellini, dall'Annaignac sono inesatte: ogni occhio in·vero dovrebbe vedere i due oggetti. >> e disse il vero come io stesso avvertiva su questo argomento nel 1868 (2). Fu anzi in seguito alle osservazioni critiche del medesimo cav. Baroffio che io giunsi a rettificare il mio lavoro e costruire nella vera sua forma e dimensione la ca$setta a specchi suddetta ed introdurvi altre modificazioni ed aggiunte le quali valessero a raccogliere nella medesima molte risorse per una monoscopia oculare, ragioni queste pelle quali ebbi occasione di essergliene tenutissimo. Pare impossibile però, taluni stromenti e tal une questioni non hanno fortuna. Dopo le dilur.idazioni, dopo la figura corretta che il detto cav. Baroffio ne dava, in Italia ste~sa usciva una pubblicazione oculistica con· note (3) la quale ripeteva (pag. 386-387) la eguale figura degli autori citati, che troppo mite è dire inesatta, dacché è errata del tutto in modo da falsare l'azione della cassetta stessa e tutto ciò senza nna nota di rettifica. Di fatti basta porre a confronto le due 6-

(Il V. Cerm i mJ/c t m.per(e:io1U della vista. Roma lS79. (21 V. Giornale dt M. Mtlttare. Anno 1868. !3) ManuGle d'ottalmologfa del Cannuet, tradotto dall'Albini•

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gure 7• ed s· per convincersi che la 88 la quale fa cadere la imagine dell'oggetto destro a destra dalla parte dello specchio destro è un errore più che una inesattezza, dacchè quella imagioe è riflessa dallo specchio sinistro e non può cadere che al di dietro dello stesso e dalla sua parte, come lo insegna la semplicissima teoria degli specchi piani. Arrogi che l'oggetto

destro non impressiona l'occhio sinistro il quale ne veda la imagioe a destra, ma viceversa impressiona l'occhio destro -stesso che ne vede ~a imagi ne a sinistra. La fig. 6 • e la fig. 7• sono ricavate dalla originale pubblicazioille olandese del Fles stesso (1). (Continua).

Cav. FRANCISCO nob. ~1ARINI. (l) V. N ederla>l dlrhe T(}dschrift von Qenet.sltu>!de (V. Art. Me i 1860,

pag. 310).


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA ~·

• Pre•enza della bUe nella •allva e va.rla.zlonl del .olloola.nuro dl potualo nella aa.llv& In dlverae malattie, del dott. S. FEM'..VJCIC (The Lancei, 1• aprile 1882). :l

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È generalmente creùuto chP. nella ittet·izin la saliva non

contiene la materia colorante della bile. Il dott. Femwick, ha trovato una materia colorante gialla nella saliva di ogni caso che ha esaminato dopo averla evaporata a dolce calore. I malati di illeJ•izia spesso si lamentano di un sapore amaro ed è stato supposto che potes!'e derivare dalla presenza degli acidi bilia1·i nella s aliva. L'a utor e non ha potuto provare se questa opinione s ia giusta o no; ma r iferisce un caso in cui una intensa amarezza era accusata da una persona non affetta da itterizia, nella cui saliva con l'ordinario saggio trovò tracce degli acidi biliari. A vendo provato che tanto la materia colorante quanto i sali si presentano talora nella saliva, volle anche cercare di accertarsi se la quantità del solfocianuro di potassio ordinariamente presente nella salivs variasse nelle differenti malattie e se tali variazioni corrispondessero a qualche speciale malattia. A tale oggetto fu esaminata la saliva in un grandissimo numero di malati curali nella pratica privata e neRii ospedali. Poiché da alcuni fisiologi è stabilito che il solfocianuro è solo effetto della scomposizione della saliva per denti guasti e da altri che è prodotto dal fumo del tabacco, queste due congettur e furono innanzi tutto esaminate. In 8i malati di ospedale fu accuratamente notato lo stato dei denti e fu trovato non esistere alcun rapporto fra il guasto dei denti in lor o e la q uantità del solfocia nuro nella loro saliva. Furono poi in-


RIY1STA MEDICA

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dagate le abitudini di 217 per·sone rispetto all'uso del tabacro e fu trovato che l'abbondanza del solfocianuro non era influenzata dall'abitudine del fumare. La qunntità del solfocianuro fu quasi sempr·e scarsa nella itterizia per• rilenzione; cosi su 27 casi fu trovato deficiente in 18 e in alcuni appena ne fu potuta scoprire una traccia. Da ciò l'autore congeltul'a che la quantità di questo sale nella saliva dipende dalla quantità della bile che è vel'sata ne~li intestini; conclusione che s embra avvalorata da due casi di fistola epatica, in cui fu pme trovato deficiente. O'"e non era itterizia, una dello principali circostanze che sembra var.o regolare la quamilà del solfocianuro era la f]uantità dP.ll'alime nto preso dal malato; fu sempre scarso n ~i rislringimenti esofagei e nel cancro dello stomaco. Il vomito pers is tente, la diarrea, la dissenteria producono uguale effetto, pl'obabilmenle percl1~ rimuovollO il cibo prima che sia pienamente diger·ito. Era pur·e scarso in casi di grave dispepsia atonica o in tutte le malnllie croniche, dove l'appetito era guasto. Il solfocianuro fu trovato in eccesso sulle persone grasse e in quelle che stavano guadagnando carne, scar•so nei magri e in color·o che andavano perdendo rapidamente di peso. Era pure eccedente in tutti i casi di r.eumatismo nculo (in 30 casi esaminati) e raggiungeva il massimo nella seconda settimana di malattia, ed anche in tutti i casi di gotta acuta era in eccesso. Abbondante fu altresì trovato nei primi stadi delle malattie dei reni e nella lisi, ma scendeva sotto la media negli ultimi stadi di queste malattie. L'autore osserva che la fibrina del ~angue è stata trovata eccedente nella maggior parte delle malattie sumwentovatc, e pensa che una quantità straor dinaria di solfocianur o nella saliva sia forse la conseguenza di una eccessiva escrezione di solfo non ossidato resultan te dalla gran quanlita di ma teriale albuminoide del san·gue che è stato alterato dal processo infiammatorio e q uindi r eso inetto ad organizzarsi in tessuto sano. Quantoall'effello dei medicamenti sulla escrezione del solfocianuro trovò che in generale gli aperienti ecc. la diminuiscono, . mentr e l'olio di fegato di mer luzzo, di fert·o ecc., l'aumentano..


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Rl VISTA

A•oe•so della m.Uza per cache••l& m&larlca.

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Un caso di questa successione morbosa dell'infezione palustre è rip{)rtato da Villemin. Un soldato, il quale dopo un soggiorno di 10 mes i in A lgeri aveva ,c ontratto la febbre periodica a tipo quartanario fu accollo nell'ospedale militare di Gros-Caillou mentre trovavasi in licenza di convalescenza. Al suo ingresso nell'ospedale presentava una enorme ollus ita dell'area splenic.a, la quale ottusità ascendeva fino alla meta della fossa infra-

; spinata. Non ost.anle una dieta ed una medicazione ricos'Li-

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, tuente, l'ammalato andò semprepiù deperendo per anoress~a, vomiti e diarrea; 3 mesi dopo il suo ingresso si scopri a livello della 7' ed 8• costa a sinistra nella linea ascellare un tumore ovoide, molle e fluttuante accompagnato da alterazione dei comuni integumenli. Il tumore fu diagnosticato · un ascesso della milza, e si era già stabilito di dar esito al pus colla pasta caustica di Vienna quando il tumore si -perforò spontaneamente evacuando da 150 a 200 grammi di ,pus; nei successivi 14 giorni la marcia usciva in grande quantità quindi la piaga s'avviava a cicatrizzazione. Un mese . dopo l'individuo morì con sintomi d'idrope generale e di maras mo. All'autopsia si trovò la milza ingrandita cinque voi te più del normale, del peso di un chilogrammo e che dalla sua parte superiore aderiva al diaframma; questo era per·forato e dall'apertura si era for mato uno ascesso saccato del.la pleura, della grossezza di un uovo d'oca. A proposito di questo caso l'autore fa osservare che gli . ascessi della milza non sono tanto rari come si volle ammettere fino ad ora. Egli stesso ne ha raccolto già 26 cas i, i quali, tranne pochissimi causati da raffreddamento, marcia forzate, eccessivo lavoro, dipendevano esclusivamente da malattie d'infezione in specie dal tifo e dalla cachessia malar•ica. Le suppurazioni della milza si presentano ora come infiltramenti pur ulenti del suo tessuto, ed ora come ascessi, ~ questi possono formarsi sia in tessuto rammollito che in un tessuto indurito. La sclerosi è propria della infezione <~nalari ca lenta, della cachessia, il rammollimento invece ac-

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liEOICA

compagna la intossicazione acuta. L'autore conchiude che non possediamo alcun sintomo patognomonico dell'ascesso della milza. I l trattamento può restare del tutto sintomaticofino a che si vede l'ascesso far prominenza all'esterno, nel qual caso è indicata la spaccatura del medesimo. La prognosi, in generale molto sfavorevole, dipende specialmente dall'affezione originaria, della via che ha percorso la raccolta purulenta, dalle complicazioni e dallo s tato generale dell'infermo.

Uno atudlo aulla febbre, d•ll dott. H. C. Wooo, (The Lancet,. 3 dicembre 1881). Il dottor \Vooù di Washinglon ha fallo recentemente delle

importanti indagini s ulla fisiologia patologica della pit•essia, a1·gomenlo che era stato perduto di vista da qualche anno. Per conoscere quanto l'aumento dellia temperatura conLJ•ibuisce alla pt·oduzione degli altri fenomeni che accompagnano la febbre, fu innalzata la temperatura negli animali, . conigli, cani. gahi e piccioni esponendoli al sole o in camere riscaldate. Fu trov11to che mentre la tempet•atura interna aumen tava, la respirazione diveniva più frequente e succedeva la morte dopoconvul~ioni e coma. Il sangue dopo morte E!ra di reazione neutra o solo dubbiamenle alcalina. I muscoli in alcuni casi erano acidi e a stento potevano essere fatti contrarre con le più forti correnti indotte. Queste· condizioni sono esnttamente quelle che si incontrano nei gravi disturbi feb~t·ili dell'uomo e neii colpi di sole. Jn alcuni altri sp~rimenli fu solo scaldata la testa dell'animale mediante una cuffia a doppie pareti tra cui era fatta cit•colnreggJI'acqua calda. Qui pure i fenomeni et·ano eguali, la morte accadeva quando la temperatura intracranica era eia 113• a -117• F. (45• e 47 c.•) e piil. presto nei galli che nei conigli.

In altri punti pure furono confermati i risultamenti dei precedenti osservatori, come l'acceleramen lo dell'azione dei' cuore pel colore, e la possibilità di impedire fino a un certo grado con la sottrazione del calore gli eftetti dell'aumentata, temperatura.


RIVISTA

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L'allr•o punto e!'<aminnlo fu la pt•otluzione B la morlerazione del calore animale e specialmente la influenza della sezione della midolla spinale sulla temperatura. Furono t•iscontrate le stesse va r·iazioni M late dagli altri; in alcuni casi la sezione della midolla nella regione dorsale supe1·iore era seguita da un aumento, e in altri casi in cui le condizioni erano appaeentemenle eguali da una diminuzione della temperatura. Il \Vood CI'ede che quanto più for·te è l'a nimale tanto maggiore è l'elevazione di temperatura. Egli verificò la perdita del calore con un calorimetro e trovò una pet·dila uniforme di calore. Questo aumento era magg-iore quanto più in alto era fatta la sezione della midolla, purchè sempre la r espirazione non fosse molto dislut·bata. Solo in due casi vi fu una leggiera diminuzione nella quantità del calore ceduto dopo la sezione della midolla. In uno di questi casi, ciò era apparentemente dovuto allo strato peloso stnwrdinariamenle follo che copriva l'animale; e nell'allt•o la sezione della midolla fu fatta solto la origine delle radici dei nervi splancnici. Il Wood a llribuisce la perdita del calore alla dilatazione va,;colare che segue la sezione della midolla. Ma la protratta osservazione dimostra che qualche tempo clopo la sezione della midolla, la quanlilil del calor ceduto diminuisce notevolmente. La quantità di calore ceduto ogni ot•a era aumentato di quasi la melfi dur·anle il primo giorno dopo la sezione, e al secondo giorno era solo più della metà di quello ceduto il giorno avanti la operazione. Facendo il confronto con la temperatura reltale si ar·riva alla conclusione che la quantità effettiva del calore pr odotto nel corpo era (liminuila dalla sezione della midolla al d'i sopr·a della origine degli splacnici. Questo vuolsi atkibuire alla dilatazione vascolare, alla cessazione dell'esercizio muscolare e al diminuito metabolismo; ma la influenza del riposo è probabil· mente poco impoetante, poiché poco si muove l'animale nel calorimetro prima che sia fatta la sezione della midolla. P er escludere l'effello della abbassala temperatura del corpo, in allri sperimenti la tempet·aLura dell'aria del calorimetro fu tenuta più alta, e fu concluso dai fat.ti osset•vati che la produzione del calore dopo la sezione della midolla era prima


MEDICA

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diminuila e poi aumentata; ma a questa conclusione può muovet•si qualctJe dubbio, doppoicbè quando l'at·ia del calorimetro è manLenuta a notevole Lemperatura non è facile valutare con esattezza la perdita di calore. In un alt1•a serie di sperimenti fu più accurcttamente ricercata la influenza del centro vasomclol'e alla midolla allungat.a, dopo che il Wood si fu convinto della esattezza di quanto affermat·ono i precedenti osservatori intorno la posizione di questo centro nel pavimento del quarto ventricolo. La divisione della midolla in questo luogo o più solto tletermina un abbassamento di temperatura, ma se la divisione è falla più alta succede invece un innalzllmento. La s eparazione della midolla dal ponte del Varolio cagiona un aumento di tempe•·atura solo nei cani, non nei conigli; il che il Wood spiega supponendo che nella piccola midolla del coniglio, il centro vasomotore è probabilmente compreso in questa sezione. Le osservazioni calorimetriche in questi casi dettero resultamenti molto diffet·enli tla quelli che si hanno dopo la sezione della midolla spinale o una lesione del centro vasomotore. Si osservò l'aumento tanto della pt·oduzionequanto -della perdita del calore, questo minol'e di quello, cosicché la temperatura del corpo continuamente cresceva. Questo sembra voglia indicare la presenza di un altro centro ignoto situato piu allo governante la pt·oduzione del calore. Ei quindi si studiò di verificare se la separazione della midolla a llungata dal ponte, la irritazione di un nervo dì senso abbasserebbero la lemp~ratura, come succede in altre circostanze. Ma fu trovato non e!'sere cosl. Quindi trasse la conclusione che questa irritazione di genso non reagisce su di un centro che sia sotto il punto della sezione, ma su di un centro che ·deve essere siLualo o nel ponte stesso o sopt•a. Altt·e os§Bl'Vazioni calorimetriche dimos trarono che nel cane la distruzione della prima cit•convoluzione cerebrale e la vicinanza ùel solco crociato cagiona un rapido aumento della formazione del calore, e segue una diminuzione quando questa regione è stimolata; n è la distruzione né la irritazione -di questa parte hanno influenza sulla pressione del sangue. Un altro quesito da risolvere si era se nella febbre l'au-


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mento della temperatura sia effetto di aumentata produzione o di scemata perdita di calore. Un esame critico degli sperimenti del Liebermeister e del Leyden condussero alla conclusione essere un poco aumentata la pt•oduzione. Gli speri-

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menti sui cani confermarono le conclusioni del Senator, che nella piressia prodotta nel cane con iniezioui di pus, la produzione del calore è ordinariamente maggiore che in giorni eguali di digiuno, mu meno di quella che deriverebbe da una copiosa sommi!listrazione di alimenti. Nel corso della piressia la generazione di calore ot•dinat•iamente aumenta con la temperatura del corpo; ma talvolta la produzione del calore può essere eccessiva, dove la temperatura del corpcr rimane quasi normale. Sfortunatamente però gli animali spesso rifiutano il cibo nei primi giot•ni della loro piressia e cosi non sono precisamente nelle stesse condizioni come negli sperimenti comparativi. Sui conigli furono fatte due serie incomple te di ricerche, le quali condussero pure alla· conclus iono che nella piressia la produzione di calore è aumentata, ma la gran quantità di f'.ibo sempre pt·esente nel canale alimentare dei conigli li rende poco acconci a questi' esperimenti. Se la produzione del calore è valutata, com·e fanno il Senatored il Burdon-Sanderson, dai prodotti finali del metabolismo dei tessuti, si viene a trovare che con un adeq ualo nutrimento la produzione è minore nella febbre che nello statonon febrile; conclusione cl1e è in armonia con le osservazioni calor.imelriche sotto le stesse condizioni di nutrizione._ Quindi il Wood conclude che la febbre è un disturbo di nutrizione in cui $i ha una anormaiP. produzione di calore per proce'-Si chimi-ci n'~' materiale accumulalo nell'or~anismo e· di cui il !"oprappiù è rruAlche volla maggiore, quakhe altr&: minore della perdita di calore che s uccede durante il digiur~o. La lemper·atut'a del corpo dipendendo dalla ditfet·enza fra la produzione c la per·dila del calore, essa non è la misut•a esatta dei cambiamen ti chimici dei les~uti. Ke ò de rivala per incidenza quest'altra conclusione; che· la ordinaria e sacerbazione ser·ale della febbre è t~ cco mpa­ gnala da un aumento ell'ettivo tlelln produzione di colore.


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Le nuove indagini hanno confe1•mato qudle ùel Senalor che durante il processo della digestione havvi aumento della produzione di calore, di più, che indipendentemente dalla ingestione dell'alimento vi sono delle variazioni regolari nella produzione del calore nel corso di ciascun periodo di ventiquattro ore. La massima produzione è dopo mezzo gi•>rno fra l'una e le sette; la minima succede meno regolarmente nelle tarde ore della sera o sulle prime della mattina. L'ultima questione considerata fu se il processo della febbre dipende primitivamente dal sangue o dal sistema nervoso. Benché in alcuni casi la causa immediata della piressia sia il passaggio delle materie pirogene nel sangue, in altri è duopo ammeltere una origine puramente nervosa, ed i fatli clinici c sperimentali dimosLrano ape rtamente lA in-

fluenza del sistema nervoso sulla produzione del calore. Cosi il W ood trovò che se è divisa la midolla spinale durante un accesso febrile, vi è un piu grande aumento nella fuga del calore é una maggiore diminuzione nella sua produzione che dopo la stessa operazione nello stato non febbrile. La irritazione di un nervo di senso cagiona anche nella febbre come in salute un pronto abbassamento della temperatura · del corpo. Quindi la conclusione che l'apparato nervoso inibitorio non è paràlizzato nella febbre, ma è semplicemente meno aUivo che nello stato normale.

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RIVISTA CHIRURGICA

Aloune 011ervasloDl 1111le eruslonl outulee ohe 11 m&Dlfelt&DO ID 1egulto delle operuloDl ohlnlrgiohe e del traa.mlreoentl, per g. ST!RLING (Ga:uelta medica di Roma, N" 8, ii> aprile 1882).

Da lungo Lempo l'attenzione dei chirurghi è st.ata attirata salle eruzioni scarlatliniformi che sviluppansi in seguito delle ferite recenti. Ma essi sono Iungi dallo accordarsi intorno alla natura di queste eruzioni, facendone gli uni delle vere scarlattine, gli allri considerandole come eruzioni scarlaUiniformi distinte dalle varie scarlattine. Questo studio fondato su di 39 osservazioni personali e su di tutte le osservazioni pubblicate sino al giorno di oggi intorno a colesto subbietto, l'Autore conclude- che in questi casi si ha a che fare con due specie di eruzioni traumatiche. Da un Jato la scarlattina alla quale certuni individui sembrano avere una maggior disposizione in conseguenza delle loro ferite; d'altra parte le eruzioni non infettive, eritemi urticaria, erpete, ordinariamente di facile diagnosi , ma t.alfiat.a eosl rassomiglianti alla scarlattina che ogni diagnosi riesce impossibile. - L'autore aggiunge che t• In un gran numero di casi l'eruzione in quistione si è quella della scarlattina vera. 2• Si mostra cosi costantemenLe quale un effetto immediato delle operazioni o di un semplice trauma da non poLersi niegare i suoi rapporti con questo. 3• La malattia che sopravviene in queste circostanze spesso si differenzia dal tipo normale della scarlattina.


&.99 Il periodo d'incubazione è piu breve come di già lo avea ~sservato il Paget. I sintomi febbrili che precedono l'eruzione sono molto piu brevi, spesso mancano, l'eruzione essendone quasi sempre primo s intoma accertato. L'eruzione secondo il Paget, affacciasi in genere simulta· neamente sopra tutto il corpo o sopra tulle le membra , la sua distribuzione ed il suo modo di apparizione differirebbero in modo notevole da quelli della scarlattina normale. L'angina -è rara o leggerissima, fallo sul quale l'autore insiste in modo speciale. 4• Delle eruzioni comuni non infettive possono egualmente prodursi nei feriti, & queste ultime eruzioni possono -addentellarsi anche al trauma. L'autore ravvicina in seguito le eruzioni scarlaltinose che ~uccedono al trauma, a quelle che si sviluppano talvolta nello ~tato di puerperio e fa osservare come pure in questi casi la malattia differisce dal tipo normale della scarlattina. Noi adunque veggiamo come la scarlattina vera possa -esplicarsi conseguentement-e a traumi. Ma v'hanno dei casi ed anco mollo numerosi, sopratutto in seguito delle us tioni, .nei quali l'eruzione ad onta della sua completa rassomiglianza ~olia scarlattina non potrebbe riferirsi a questa malattia a RIVISTA CHIRURGICA

cagione della .mancanza della febbre, del suo rapido apparire -e sparire nello spazio di poche ore, la mancanza dei sintomi generali, dell'angina, della desquamazione, di qualsiasi sor-

.gente d'infezione, e della frequente localizzazione dell'esantema alle estremità, non che dello stato della lingua che non presenta nulla di anormale. - Questi casi adunque costi·tuirebbero delle vere eruzioni scarlattiniformi di origine non infettiva, dei veri eritemi scarlatliniformi ravvicinanLisi alle eruzioni di orticaria, di papule, di vescichelle, che spesso .s'incontrano nei traumi e sopratutlo dopo le operazioni eseguile sulli organi della generazione, o sul rèLLo, od in seguito della p unzione delle cisti ida li che, od an co in segui lo di tt·aumi non chirurgici, come sarebbero le coliche epatiche. Per l'autore adunque queste eruzioni scarlatliniformi, nel modo istesso delle eruzioni di urlicaria, di papule, di vesci-


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chette che si presentano in seguito della in gestione di Lalune sostanze medicamentose, venefiche od alimentari costituiscono un gruppo di eruzioni prodotte sotto l'influenza del sistema nervoso vaso-motore. Ora produrrebbesi una irritazione vaso-motrice riflessa, partendo l'irrilazione dal ponto irritato eccilante dei centri vaso-motori (traumi, irritazioni del tubo gastro-enterico, per le sostanze venefiche o medicinali ecc.), ora per lo contrario la sostanza venefica introdotta nel sangue agirebbe direllamente sui centri vaso-motori (soslanze tossiche o medicinali, veleni assorbiti od anco segregati dalla piaga). L'intensità della eruzione cutanea non è in rapporto coll'importanza della lesionE'. Una puntura di spilla può produrre dei fenomeni riflessi considerevoli, una piaga minima può dare anche passaggio a~li agenti settici quanto una larga. piaga . - Se la teoria dell'assorbimento fosse vera la cura. antisettica dovrebbe impedire la produzione di simili esantemi - Non sembra però elle la cosa sia cosi. In seguito alle osservazioni di Goodharz, di parecchi altri chirurgi e delle proprie, l ' aulor~ si a ttacca sopralullo alla. teoria riflessa. Più di recente il Kidol ha fatto osservare che le puerpere assai di frel]uente et·ano attaccale da un'eruzione al quale dà il nome di et·itema o di rubeola uterina. Q1,1esta eruzione che assomi~lia in modo da confonderla con quellu della scarlaUina si mostrebbe dal 3 al 5 giorno dopo il parto, senza. febbre e senza il menomo altro sintorr>a , senza influenza nocevole sulla convalescenza. Il Kidol, l!ome altri, hanno osservato cot·~ste eruzioni in 3 Oro dei casi, e•l il Kidol ne fa parimenti un'eritema scarlaltiniforme di origi11e vasomotrice. Prolettlle penetrato nel oapo e trovato dleol &mll dopo nella laringe, del dott. FA U VEL (Ganetta medica italiana Lombarda, N' 17, 29 aprile 1882).

Il dott. Fauve! riferisce il seguente caso assai curioso. Un soldato volontario nella guerra del 1870-71 era stato fet•ito


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con un'arma da fuoco al disotto dell'occhio sinistro, ed i chirurghi non furono d'accordo nel giudicare se il proiettile fosse rimaslo nel capo o no. Per tre mesi consecutivi il paziente eliminò dalla bocca del pus e dei piccoli frammenti di osso, ed a frequenti intervalli soffri dolori acuti nel capo e nelle mascelle, nel mentre la salute andava continuamen te deperendo. Sette mesi prima di presentarsi al dott. Fauve! il paziente sentì nella gola, n ella mascella, vicino all'articolazione temporo-mascellare, e nell'orecchio .sinistro un dolore pungente, paragonabile a quello che sarebbe prodotto da un ago app1•ofondato nell'o· recchio; più tardi lo stesso dolore tralìttivo venne sentito al Jato sinistro della laringe. Vi era sputo 8'anguigno, tosse, raucedine, difficoltà nella deglutizione ed afonia; i liquidi difficilmente potevano essere ingoiati. In questo stato critioo si institol l'esame laringoscopico, col quale si riscontrò una massa oscura, irregolare, lobulare, di aspetto fungoso che riempiva la metà sinistra della glottide e nascondeva la maggior parte dellacOl•da vocale sinistra. Le altre parti della gola erano normali. Il neopl~~ma assomigliava assai ad un tumore melanotico; ma, in vista della rarità di tali tumori nell'anzidetta località, si é supposto eh~ il paziente fosse all'elLo da lisi laringea allo stadio di ulcera.zione. Ma più Lardi il tumore aumentò di volume è si mostrò .assai duro e resistente al tatto. Venne perciò giudicato un osteoma e si decise di esportarlo. Ma, i tentativi che si fecero a questo scopo . da principio riuscirono inutili; il paziente passò la notte con forte tosse e vomiti, e durante un accesso assai violento espulse un corpo duro e pesante, che si trovò essere il proiettile.' Dopo ciò il paziente riaccyuistò la voce, ed ogni dolore e sconcerto nel deglutire scomparve. Al posto del preesistente tumore dopo non vedevt~si che una semplice ulcera lasciata dal passaggio del proiettile; coll'esame rinoscopico si riscontrarono akune piccole perforazioni nella parte superiore dello spazio naso-faringeo. Il dott. Fauve!, dopo aver fatto osservar·e le difficoltà che avvolgevano la diagnosi in questo caso, soggiunge esser ugualmente difficile spiegare in qual modo il proiettile sia


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disceso nella laringe. Egli suppone che il proiettile, dop<> essere penetrato al disotto dell'osso malare, sia passato obliquamente fra la branca ascendente del mascellare inferiQr~ ed il mascellare superiore, e siasi quindi arrestaLo al davanti. dell'apofisi basilare dell'osso occipitale e della colonna ver-tebrale cervicale, all'indietro dell'aponeurosi farin gea. Il projettile, invece di avvolgersi in ciste, probabilmente è rimasto

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libero, poiché le vicine ossa contuse andarono incontro a parziale necrosi e quindi vennero eliminale in forma di sche~gie insieme al pus: in tal modo si spiegherebbero le perforazioni naso-faringee osservate coll'esame rinoscopico. 11 proiettile, obbedendo alla forza di gravità, discesP. quindi lentamente al davanti ed a sinistra d~lla colonna vertebrale~ rimanendo nascosto alla vista dapprima dal velo-pendolo e poi dal pilastro posteriore delle fauci. Quando il proiettile giunse alla base della lingua, cambiò direzione, e passando all'avanti ed in basso, andò ad ar restarsi nella ripiegatura ari-epiglottidea sinistra.

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Sulla rapidità dell'assorbimento del viru &ll.a auperilole delle ferite (dal Journal d'Hygiene del 5 gennaio 1882,

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N" 276).

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Il dott. Davaine afferma che l'assorbimento del virus non è ugualmente rapido alla superficie d'ogni ferita; la materia virulenta qualche volla può rimanere per più ore sulla ferita senza penetrare più profondamente; da ciò deriva che una ferita ritenuta virulenta, può essere cauterizzata con qualche speranza di successo anche più ore dopo che essa è stata prodotta. Già Renault. aveva fatto esperienze in questo senso col virus della morva, inoculandone delle particelle sotto l'epider mide di tredici cavalli e col virus del chiovardo inoculandone delle particelle solto l'epidermide di venlidue montoni. L'inoculazione venne fatta colla punta di uno strumento tagliente. Nei primi dei 13 cavalli inoculati col virus della morva.,.


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l'intervallo di tempo trascorso fra l'inoculazione del virus e la distruzione della ferita fu di parecchi giorni; nel dodicesimo cavallo fu di due ore, e nel tredicesimo di un'ora soltanto. Tutti questi animali furono colpiti dalla morva. Le esperienze col virus del chiovardo furono praticate nello stesso modo sopra i ventidue montoni, e l'intervallo fr•a l'inoculazione e la ~auterizzazione fu successivamente meno In n go, in modo che per i tre ultimi tale intervallo fu di 10, 8, 5 minuti. Tutti questi animali furono colpiti. Secondo quP.sti risultati, giudicando per analogia degli altri virus, si dovrebbe conchiudere c.be in quasi tutti i casi sarebbe inutile cauterizzare le ferite e sarebbe meglio ri_sparmiare al ferito i dolori della operazione. Le esperienze del signor Coli n d' Alfort che ha inoculato il virus carbonchioso nella pelle delrorecchio dei conigli hanno dato risu!Lati analoghi a quelli di Renault. Se l'inoculazione, come afferma il sig. Colin, è fatta alla punta deWorecchio e se questa punta d'orecchio viene tagliata dopo tre, quattro, cinque minuti, l'inoculazione non cessa perciò di produrre i suoi effetti tanto riguardo alla gravità quanto alla rapidità. Il signor Davaine ha fallo delle esperienze allo scopo di decidere se gli effetti dell' inoculazione non siano diversi a seconda che il virus venga posto sopra ferite prodotte da diver s i mezzi. Ecco il risultato delle sue esperienze: 1· esperimento. Ferila sopra la coscia destra di un coniglio, ricoperta di sangue carbonchioso e cauterizzata un'ora dopo coll'acirlo solforico concentrato. Morte in 48 ore. 2• esperimento. Ferita nelle stesse cundizioni sulla coscia sinistra di un coniglio. Cauterizzazione col caustico di Vienna tre quarti d'ora dopo eseguita l'inoculazione. L'animale non si è ammalato. 4' e s• esperimento. Le stesse condizioni; caut~rizzazione un'ora e due ore dopo. 1 coni'gli sono sopravissuti. 6• e 7' esperimento. Due conigli furono operati nello stesso momento; la ferita dell'uno alla parte interna della coscia aveva le dimensioni di una moneta da una lira , la


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ferita dell'altro,. situata alla parte esterna dell'orecchio aveva le dimensioni di una moneta da 50 centesimi. La ca uterizza~ione col caustico di Vienna fu praticata d ue ore dopo l'applicazione del sangue cat•bonchioso. Il pt·i~o ha sopravvissuto, il secondo è morto di carboncil~o. Nel giorno 25 agosto venne fatta a d ue conigli una ferita della grandezza di una moneta da cinquanta centesimi e cau terizzata un'ora dopo. L' uno dei conigli è modo, l'altro è St>pravissuto. Sopra un 10• coniglio fu esportata la pelle per l'estensione di una moneta dn un ft·a11co, in corrispondenza alla faccia esterna dell'orecchio; la cauterizzazione fu praticata col ferro rovente t're ore dopo l'applicazione del sangue carbonchioso e l'animale è sopravissuto. l risultati di questi esperi menti, aggiunge il sig. Davaine, sono ben diversi da quelli o ttenuti dà Renàull e da Colin. Nelle loro inoculazioni, prati ca te col mezzo di una piccola incisions sottoepidermica, tutti gli animali fut·ono colpiti dal virus; in quelle dell'autore, la pelle essendo stata incisa in tullo il suo spessor e, i due tet·zi circa degli animali furono preserva ti dall'influenza del vit·us. Il dotto fisiologo trova la ragione di queste differenze nelle modificazioni che subisce la circolazione alla superficie delle diverse ferite. Infatli nelle ferile sottoepidermiche viene inciso soltanto un piccolo n umet·o di vasellini, e la circolazione è mantenuta dalle branche collaterali che si staccano immediart amente al disopra del vaso ferito. . Quindi l'utilità della cauterizzazione più o meno immediata di una ferita virulenta è pel'fettamenle giustificata dalla spe· rimentazione fisiologica. J'ra.ttu& 4tll& olt.riool& oompllo&ta. &l&oerazlone della

vena •ottool&vioolare. -

Operaslone. - •orte per emorragia ed eatrat& deU'&rl& nelle vene, G. MANOURY (dal Progr~s Médical W 16, 22 aprile 1882).

Traltasi di un uomo di 59 anni che, nel correre, cadde sulla spalla destra, provando un dolore ta nto vivo da farlo cadere


CH IRURGIC,\

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in sincope. Visitato dall'autore mezz'or·a dopo avvenuto l'accidente, presentava una considerevole deformazione d~l!a spalla destra e delle rep;ioni vicine; il cavo ascellare era rimpiazzato da una grossa bozza arrotondita, consistente alla palpnzione e coperta da una pelle assai tesa, ft·edda e chiazzata di ecchimosi bluastre. Questo tumore si estende, in alto fino alla regione parotidea, indietro nella fossa sopraspinosa in avanti nella parte s uperiore della r egione pettorale e nella partE) anter iore del moncone della spalla. Il tumore è sede dei dolor i esll·emamente vivi, non è pulsante, coll'ascoltazione si ode un leggero rumore di soft1o, intermittente, isocrono col polso. Il gonfiamento non permette di sentir·e la clavicola in nessun punto, tuttavia, nel primo esame, l'autore ha sentito una distinta crepitazione ossea. Il membro superiore pende inerte lung-o i! tronco con completa paralisi di m oto e con anestesia estesa a tutto l'avambraccio alla parte infer iore del braccio ed a molti punti delltt spalla. Le vene sottocutanee sono gonlìe e dure, non si sente il polso alla r adiale, l'articolazione della spalla é intatta. Egli é evidente trattars i di una frattu ra della clavicola con spandimento di sangue proveniente, almeno in gran parte, dalla vena surcla via. Non è possibile però riconoscere quale sia lo stato dell'arter•ia e del plesso. All'indomani , decisa l'operazione, fu praticata un'incisione lun ga otto centimetri, parallela alla clavicola e ad un centimetro ul disvpra. Il tessuto cellulo-adiposo infiltrato di san~ue forma . uno strato spesso tre centimetri circa. Arrivati sulla clavicola viene riconosci uta la frattu ra di essa senza spo5tam ento dei framm enti. A questo punto il bislt>ri viene sostitu ito da una sonda scanalala. AppP-na lacerata l'aponeurosi com pare un fiotto di san~ue nero. Introdotto il dito per fare la compressione !:'ul m oncone centrale della vena, l'autore tenta di applicar(: una pinzetta, ma é costretto a tralasciare e ad esercitare la compt·essione col dito, Nello stesso modo viene arrestata l'emorragia che s i fa dal moncone perif~::rico. Ma durante questi pochi secondi il malato perde una consid e r evole quantitA di sangue, diventa estremamen te pallido ed il polso si fa debolissimo. L'autore t•!tira il dito per proce-


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dere alla legatura del moncone centrale della vena ; ma io questo momento si ode il sibilo caratteristico dell' entrat.s dell'aria nelle vene; questo sibilo si riproduce tre o quattro. volle ed il malato muore. L'autore ha esaminate le parli lese. La frattura della clavicola. C',orrispondeva alla parte media dell'osso ed era. diretta da fuori indentro e dall'avanti all'indietro con una lunghezza di più che quattro centimetri. L'estremità del frammento esterno, quello che soltanto può aver ferilo i vasi, è punLu~o c forma una punta acuta a bordi taglienti. Il frammento interno offre una forma corrispondente, ma la sua sommità é separata e forma un piccolo frammento intermediario di due centimetri di lunghezza e che interessa sollantG la metà anteriore dell'osso. Questi tre frammenti non hann<> subito alcuno spostamento. ILa vena suclavia è quasi completamente troncata, i due monconi sono allontanati l' uno dall'altro e non sono riuniti clre da una sottile striscia della parete; questa parete non offre nessuna alterazione patologica. L'arteria solloclavicolare è perfettamente intatta; i nervi del plesso bracchiale sono parimenti intatti ma intiltrati di sangue. Considerazioni. - t• È questo un esempio di una complicazione estremamente rara della frattura della clavicola; 2• Questa complicazione si spiega per la forma di uno dei frammenti e forse anche per la presenza di un piccol<> frammento intermediario anteriore che avrà favorito un movimento di leva all' indietro dell'estremità dei due frammen\i principali dopo cessato il Lraumatismo; 3• Lo spandimento di sangue, comprimendo i nervi e l'arteria ha paralizzato il membro e fallo scomparire il polso; 4• Questo spandimenLo dj sangue venoso ha presentato delle pulsazioni, comunicategli dalle arterie colle quali era a contatto· ' 5• Finalmente, qualunque siano i pericoli a cui espone il metodo aspettante, è sempre un grave errore l' operare allorquando si s uppone una ferila della vena succlavia.


CHIRURGICA

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Favorevole multato eU UD' lntualOD8 lDtrarterlosa eU una aolulone alo&llDa eU oloruro aoclloo ln un ouo dL emorragia, OOD perloolo cll vita. - Dolt. BISCHOFF (Bul- · lettino delle 8cien.;e mediche, mai".lO 1882). Le ricerche sperimentali di E. Schwarz, le quali si collegano a quelle di MUller e Gollz, non che a quelle eseguite dal dott. Pellacani nel laboratorio diretto dal prof. Bizzozzero, dimostrano l'allo valore terapeutico delle infusioni dil soluzioni alcaline clorosodiche nei casi di grave anemia. Schwarz appoggiato a questi esperimenti, riteneva indicata la trasfusione di queste soluzioni anche nell'uomo. - L'autore esperimentò pel primo in un caso di gravissima emorragia questo nuovo genere di trasfusione. La soluzione da·. lui adoperata era del 0,6 0/0, a cui era stato aggiunta qualche goccia di lissivio di potassa. Messa a nudo l'arteria radiale venne allacciata centralmente, ed in un'incisione praticata al disotto venne introdott~ una cannula ottusa di gomma la quale era stata messa in connessione con un imbuto di vetro mediante un tubo di caoulchouc lungo 50 centimetri e sta Lo peima immerso in una soluzione allungata di acido solforico. Mantenendo il livello-· del liquido da iniettarsi all'altezza di circa 58-60 centimetri al disopra del braccio, l'autore fece poco a poco nell'intervallo preciso di un'ora penetrare nell'arteria circa 1250 grammi. del liquido. Durante l'infusione si rianimarono le forze della paziente, il polso cadde a poco a poco a 122, cessò l'ir requietudine. La ferita nel luogo dell'allacciatura guari perprima intenzione. Quantunque non si possa con certezza affermare che la paziente senza l'infusione sarebbe soccombuta, risultò ad! ogni modo che in seguito ad essa la paziente si rilevò no- . tevolmente. Mentre le trasfusioni di sangue, di cui l'autorein casi di anemia acuta ebbe a praticare alcune con buon successo, danno generalmente luogo ai noti sintomi di oppressione; nell'infusione della soluzione salina non si verificòalcul? sintomo inquietante, anzi, a meglio dire, alcun sin- tomo degno di nola, tranne il rallentamento del polso e dell


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•respiro e la cessazione della irrequietudine, nonché il com · pleto scolorimento della mano sinistra, nei cui vasi durante l'infusione circolò esclusivamente la soluzione di cloruro so· o{iico. Il naturale col01•e e la sensibilità normale ritornarono immediatamente dopo cessata l'infusione, e presentemente, tranne la mancanza del polso radiale, non si rileva alcuna alterazione. Se si ha riguardo al considerevole apparato, che vien ri'{!hiesto da una trasfusione di sangue, ai pericoli cui può dar luogo, quando non si adoperi sangue umano e non vengano messe in opera tulte lA necessarie cautale, alla perdita del tempo inevitabile, alla difficoltà di procurarsi il fornitore di sangue, nbi daremo (concbiude l'autore) senza difficoltà la -preferenza alla infusione della soluzione salin·a. Quanto alla quantità del liquido da infondersi l'autore crede -con Schwarz che non si debba ricorr'ere a quanti.tà inferiori .ai 500 centimetri. Gli esper imenti falli su animali dimostrarono che si può inielt.&re una quantità corrispondente a1 50-80 0/0 della quantità totale del sangue senza alcun pericolo.· Siccome poi, trattandosi di casi di acuta anemia, torna _.generalmente difficile il tr ovare le vene sottoculanee, cosi ~eve darsi l~ preferenza all'infusione intrarteriosa.

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.Slntom.atologla dell'avvelenamento per lo4otormlo. ScHEDE (Bullettino delle Scien.ie mediche, marzo 1882). L'au~ore riferisce le esperienze da lui istituite nello spe-dale di Amburgo, ed accenna a persone, le quali hanno per l'iodoformio una idiosincrasia, che s i manifes ta senza nAssun prodromo, quasi improvvisa, coi segni più evidenti dell'a vvelenamento, e che può rapidamente condurre alla morte. I sintomi che insorgono, sono divisi in sei gruppi: 1. Aumento di temperatura fino a 40• e più, senza le .:apparenze della cosidelta febbra asettica. 2. Colla febbre invadente insorgono anche depressione psichica, dolori di copo, inoppet.enzo, odore nell'alito di io-

o{ioforme, spesso una considerevole freq u.mza di polso, mentre l'onda arleriosa è piccola, molle, facilmente compressibile. Dopo la cessazione della amministrazione dell'iodoformio, -questi sinlomi cessano subito. ••


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3. La frequenza del polso aumenta a 150 e 180. In questostadio pericoloso, malgrado la piccolezza del polso, la continua inquietudine, l'inappetenza, la sospensione del medicamento può far scomparire ogni !!intorno. Questo quadro· assai pericoloso può a versi dopo una prima fasciatura col- ·

l'iodoformio, o qualche volta improvvisamente, dopoché il farmaco fu bene tollerato per settimane. 4. La frequenza enorme del polso si accompagna a febbre· assai alta, it sensorio può essere libero, vi sono tutli i segni della febbre asettica, essendo la selticoemia completamente· esclusa. La sospensione del farmaco non ha più neppure efficacia, e segue l'esito totale. 5. Dopo g1·avi operazioni, essendo il polso valido, insorse· un rapido collasso con esito letale; é pet•6 queslionabile se.· questo sia sollanto da ascriversi all'iodoformio. 6. Le .forme di intossicazione più temibili, e per la relativa loro frequenza, come anche per• l'insorgenza improvvisa, sono qruelle caratterizzate da aHerazioni della attività cerebrale, che conducono rapidamente all'esito letale, s ia coiJa sintomatologia di una acuta meningite, sia con quella di psicopatie (melanconia, depressione psichica), e che hanno lo stesso esito anche ~e si sospende il iodoformio, senza che vi sia stato uno speciale aumento nella temperatura. L'autore conclude che non é bene adoperare largamente

il iodoformio sulle recenti e grandi ferite, perché facilmente si sofferma nei tessuti, e pu6 essere allora allontanalo solo colla eliminazione della crosta. Anche nelle piccole ferite vi è qualche pericolo; mollo meno ve ne ha nelle fer·ite granulanti. La fasciatura con velo iodoformizzato, è reputata dall'autore la meno pericolosa.

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Bulla legatura dell'arteria a•oellare &l eU •otto della. ol&vloola, per il dott. F ARABEUF ( Ga.u. med. di Roma, N' 8, 15 aprile 1882). L'autore davanti alla Socielit di Chirurgia di Parigi espone e difende il processo che egli insegna per allacciare l'orleria ascellare solt.o la clavicola. Ecco in .che esso consiste: '•


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Un cuscino è collocato per il lungo sotto la regione dorsale e la spalla sana, affinché la spalla da operarsi possa essere portata in una volta in alto e fortemente in addietro per liberare l'arteria il più presto posstbile, far scomparire :il cavo solto-ascellare e condurre i vasi a fior di pelle. L'incisione, lunga circa 8 centimetri, parallela alla clavicola, è condotta a un centimetro al di solto del margine di quest'osso, corrispondendo il suo mezzo a quello della clavicola, punto di passaggio dell'arteria. Si tagliano- le inset·.zioni del pellorale, e si incide rasente all'osso l' inviluppo fibroso del sotto-clavicolare, che fa un tutt'uno colla aponevrosi clavi-coraco·pettorale. Il labbro inferiore della bollo.niera così falla viene tosto uncinato dal dito sinistro e cac-..ciato in basso, senza o coll'aiuto del bistorl. A questo punto più non t•esta che a dividere il sottile foglietto profondo della _guaina del muscolo per vedere l'arteria, proprio nel mezzo dell'incisione. Questo processo presenta il vantaggio di condurre sopra : l'arteria per la via secca e più facilmente che allorquando, lontano dalla clavicola, essa è circondata da rami collaterali voluminosi; immediatamente sotto l'osso, il vaso è accessibile, libero, privo di collaterali. Di più se si passa il filo al · di sotto dei collaterali, si può contare sul ristabilimento della eircolazione. Più in basso, in vicinanza del piccolo pettorale, al di sotto dell' imboccatura della vena cefalica, si vedono · emergere da una vera fascia crivellata i fasci arteriosi e venosi acromio-toracici, e sotto, il ramo nervoso del gran pettorale situato affatto dinanzi all'arteria, e spesso anche l'limboccatura del canale venoso collaterale che porta il sangue delle circonflesse. L'autore si appoggia inoltre sull'esempio - di Roux il quale pratica questa legatura nel punto di elezione che egli preconizza oggidl dichiarando di non avere che modificato i principii formolati '.la Marcellino Duval. Una assai lunga discussione ha provato che tutti gli oratori son d'accordo nel ritenere che bisogna sempre abbassare il fascio · della vena cefalica per iscoprire l'arteria al di sotto .


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l'erli& penetrute nel petto. Ernia polmonale. E~tlrpa.­ done della pane erniosa. Ou&rigtone: pel dott. QUJruco DE Los Mozos (Le Progt•ès Médical. Aprile 1882. N. 13).

Siffatto caso importante fu osservato a · Villarese de Buniel e pubblicato nella Correspondencia medica. Il ferito era un giovane di 17 anni, ben conformato e senza precedenti morbosi; egli aveva riport11to la sua ferila in ri!:'sa. Detta ferita aveva sede alla parte laterale del petto, nello spazio che separa la quinta dalla sesta costa: i suoi margini erano . regolari, essa aveva la larghezza di tre centimetri e dava passaggio al polmone che era stato leso ed usciva fuori a guisa di ernia. Relativamente alla su11 profondita, sebbene questo non siasi potuto apprezzare direttamente, tuttavia può essere valutata, in base alle macchie trovate sull'arma, .a sei o sette centimetri. Lo stato generale del malato era in rapporto con siffatte lesioni locali: l'individuo era pallido, aveva il polso filiforme, una tosse frequente con espet· ~razione e non poteva giacere che sul Jato destro. Le prime 48 ore trascorsero in questo stato : il terzo giorno sopravvenne un miglioramento straordinario, percui il ma~ato soddisfatto e quasi allegro, noR si lamentava che di una molestia locale. Il medico, osservando che l'ernia non si riduceva, e che la sua necrosi poteva esser cagione di gravi -danni all'infermo, determinò estir parla, il che fece mediante forbici curve, servendosi del cauterio attuale per frenare l'emorragia. Il volume della parte erniosa del polmone poteva e:;sere paragonato a quello di un arancio di media ,grossezza, e il suo peso, senza calcolare quello del sangue contenuto nella detta porzione d'organo, era di otto grammi. Le labbra della ferita furono in seguito riunite mercè liste -di cerotto a gglutinativo; non sopraggiunse alr,un sintomo locale nè generale in rapporto coll'operazione; la cicatriz.zazione progredl lentamente in modo che un mese dopo il !nmmntismo era completa e solida, ed a quell'epoca il maJato riprese la sue ordinarie occupazioni. È bene l'aggiungere cbe non restò alcuna deformazione alla parete toracica,


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RIVISTA 512 nè alcun'alterazione di funzioni nel polmone, di modo che essendo l'individuo pastot·e, potelle continuare le sue occupazioni guidando gli armenti per balz.e e colline senza r isentirne il menomo incomodo.

Tentato •ulolcllo oon ferita 4 'arm.a 4& tuooo alla tempi&. Ferita penetrante nella oavità del oranio. Emlopla. pa••eggera. vlnta. ooll'u•o del bromuro eU pota...lo .. Guarigione, pel Joll. J UAN MAN UEL MAR IANt ( Rioista de medicina y cirugia praclicas).

N. N. dell'eta di anni 15, celibe, regolamente sviluppato e d.i temperamento linfatico-nervoso, tentò eli suicidarsi il 5 luglio 1881. Una passioAe d'amore l'aveva condollo a tal passo, e per ma ndare ad esecuzione il suo divisamento, caricò una pistola di medio calibro con due proiettili che si scagliò c.ontro la tempia destra. Quando lo vieti mi raccontò il fallo, mi clisse che i proiettili non erano stati estratti e che egli non avvertiva alcuna sofferenza. La sua tranquillità era completa al punto che rispondendo egli a tutte le mie interrogazioni, dubitai dapprima che la pistola non. fosse stata earicata come diceva , l'ammalato. Tuttavia espl<•rando le fer·ite potei convincermi del contrario, perché alla tempia destra si scorgeva un ori · fìcio che presentava tutti i caratteri di una fet•ita d'a rma da fuoco, atlt•averso la quale poteva introdursi uno specillo, in modo da ricrmoscere che essa era profonda e che l'osso temporale et·a fratturalo e perforato; non si ri~contrav~ alcun orifici<• di uscita. Non poLenùosi riconoscere il luogo d'impianto del proiettile, e non reputando opportuno di tenta re l'estrazione m~d iante esplorazioni sempre pericolose in tali r egioni, si applicò un a pparecchio con ovatta e si consigliò al malaLo di riposar·e sul Ialo destro, nella speranza che l'influenza del peso potesse render manifP.slo il pr·oiettile, la qual cosa non si era potuto ottenere in sul principio. Il mala to ebbe alcuni conati di vomiLo: la sua feriLa proliferò, s uppurò mediocremente e delle esi lo ad alcune schegge


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di sostanze compatlej infine, 21 giorno dopo iltraumatismo, fa posto in uscita in seguito a sua domanda ed anche perché essendosi compiuta la cicatrizzazione della ferila, diveniva inutile la sua permanenza nella clinica. Un mese dopo venne a consultarmi, perché la ferita si era riaperta ed aveva dato esito ad un altro sef!uestro, e perché (queste sono le sue parole testuali), d'improvvist:> quando cadeva il giorno, egli non vede:va più che la metà degli oggeLti. Il bromoro di potassio alla dose di 2 grammi al giorno fece cessare prontamente silfalta emiopia; essa si riprodusse più Lardi, ma cedette completamente coll'uso dello stesso medicamento. Rividi questo giovane l'ultima volla al principio dello scorso dicembre, nel qual tempo mi presentò un piccolo sequestro che era pure fuoriuscito dalla ferita, e che suppongo sia stato l'ultimo, avuto riguardo alla solidità che mostra la cicatrice. È ce rto che il proiettile non venne estralto alla casa di soccorso in cui il ferito fu dapprima medicato; è pure certo che i caratteri della fet·ita e la frat.tura con perforazioni delrosso temporale, che fu riscontrata non solamente coll'esame immediato, ma coll'eliminazione uHeriore dei sequestri, au. torizzano a ritenere che l'arma era carica e che la carica penetrò nella cavità del cranio: il pr?ietlile si trova adunque senza dubbio annidato nella fossa cerebrale anteriore, senza aver dato luogo per sei mesi ad altri sintomi che l'emiopia, la quale sebbene passeggera, concorrerebbe a far credere che ess·o si trovi in vicinanza del chiasma ottico. Ciò si spiega per le considerazioni seguenti: essendo la pistola di medio calibro, il proiettile impiegò la maggior parte della sua forza d'impulsione a vincere la resistenza che gli offriva l'osso, per andare poscia a collocai·si in uno di quei punti del cervello, che si chiamano tolleranti, perché essi non rivelano sempre le lesioni che li modificano.

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RIVISTA DI OCULISTICA

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:aetlnlte traumatloa , del dollor DAGUENET (dal Recueit d'ophtalmologie, W 12, dicembre 1881). ! casi di retinite traumatica sono assai rari , perciò la se-

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guente osservazione mi pare meritevole di esser ricordata. Un giovane soldato di 22 anni , nel giorno 20 aprile 1881, cadde battendo la parte esterna della regione orbitale sinistra, sopra un picchetto della tenda. Il ferito racconta d'aver provato in allora un vivo dolore nell'occhio sinistro, dolore che si irradiava nella fronte, nella tempia e nei denti del me desimo lato, e di avere immediatamente perduta la vista in modo completo. ' All'indomani, allorchè fu trasportato nell'ospedale, era nello s tato seguente: Tracce di una violenta ecchimosi sulle palpebre superiore ed inferiore dell'occhio sinistro. La pelle che le ricopre è nerastra, leggermente tumefatta, senza ferita esterna. L'occhio è iniettato, la pupilla dilatata e vi ha un tremolìo ben accentuato dell'iride. Il malato si lagna sempre di violenti dolori di testa e non vuole assolutament-e nulla. L'esame onalmoscopico non lascia scorgere il fondo dell'occhio perchè il corpo vitreo é ripieno di sangue. Nel giorno 11 maggio, vale a dire 20 giorni dopo l' accidente, allorchè fu visitato dall'autore, lo stato del malato era il seguente: Occhio sinistro leggermente iniettato, la cornea e la camera anteriore nulla presentavano di anormale; la pupilla è dilatata; lo scuotimenlo dell'iride aveva prodotto una lacerazione della zonula di Zinn ed una sublussa:.:ione del cristallino. All'oftalmoscopio il cristallino non presenta alcuna


RIVISTA Dl OCUUSTICA

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opacilà. Numerosi corpi fluttuanti, neraslri, nuotano nel corpo vitreo, ma permettono però di rischiarare il fondo dell'occhio. La papilla non la si riconosce che per il contorno arrotondi lo della sua parte inferiore (immagine rovesciata) e per una grossa vena retinica dilatata e tortuosa che da essa emerge. La papilla é immersa in una massa di essudato biancastro che la mascher·a quasi completamentè lasciando libero solo il contorno inferiore e che si estende irregolarmente attorno ad es"a per l'est~ nsion e di due dia· metri circa. I vasi relinici pur~ sono nascosti dall'essudato e non ricompaiono che al di là di esso. Sulla retina, in corrispondenza della placca eli essudato, vi esistono duo larghe ecchimosi. La macchia essudaliva ha margini assai nelli i quali in nessun punto sono incorniciati da deposito di pigmento. Il malato distingue il giorno dalla notte, ma non riconosce alcun oggetto. Un nuovo esame oftalmoscopico, praticato il 25 maggio, non dimostra alcun cangiamento nel fondo dell'occhio. Sembra soltanto che la mac<'.hia essudati va sia diventata alquanto più. bianca. Finttlmente una terza esplorazione fatta il 25 luglio permette di riconoscere che i margini della massa di essudttto incominciano qua e là ad incorniciarsi di masse pigmentarie. 1 corpi mobili nel corpo vitreo sono s empre numerosi, la piccola porzione eli papilla che si vede è più bianca che allo stato normale. A partire da quest'epoca l'autore non ha piu riveduto l'ammalato, che fu dimesso dall'ospedale nel giorno 5 succesivo agosto ed inviato in famiglia. Jllassagglo appUoato alle malattle ooularl del dott. KLEIN (dalla Presse Medicale Belge, N• 15, aprile 1882).

Pagenstecher fu il primo a raccomandare il massaggio in oculistica. È r accomandato nelle infiammazioni croniche della parte anteriore del globo dell'occhio; è utile per far riassorbire gli


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antichi essud~ti jnfiamr{lat?ri. J..o si applicherà adunque nelle macchie · d'"elìà ~rae~ nel! p! uno corneale, nella congiuntivite flittenoide, nelle col1giuntivHi che si osservano in primavera e nei casi di s"clerite ed episclerite. Il massaggio dell'occhio consiste in léggiere frizio~Jalt& coll'indice e col pollice. Esse hanno per iscopo di fare scivolare rapidamente la palpebra superiore sul globo dell'occhio; per facili~ re questi movimenti si può introdurre ne1 cui di sacco delia 'còr1giuiltiva un poco <,li vaselina o di pomata al precipitato giall.o. I movimenti. Vt)ngono diretti nel senso dei raggi o della circonferenza del globo oculare. Quanto all'azione del massaggio essa si spiega per la sua. influenza sui nervi vasomotori e per lo svuotamento dei vasi sanguigni e linfatici che diventano in tal modo più idonei al riassorbimenlo di antichi essudati. Si esegue il massaggio. una o due volle al giorno per la durala da due a cinque minuti. Ne risulta una leggera iniezione dell'occhio che scompare dopo mezz'ora od un'ora. Allorquando questa iniezione dura più lungamente bis0gna cessare ogni massaggio. Il raa&saggio ha inollr·e per effetto di diminuire la pressione intraoculare. Klein ha trattato col massaggio un caso di episclerite acuta, un caso di congiuntivite fliltenoide, un caso di cher·atite parenchimatosa diffusa ed un caso di catarro coQgiuntivale dipendente dalla stagione. Entrambi gli occhi erano maiali. I risultati ottenuti furono favorevolissimi .. KJein ritiene che l'uso del massaggio lo si possa estendere ad altr•e affezioni oculari, specialmente alle affezioni dolorose ed a quelle che sono accompagnate da aumento. della tensione intrao~ulare. Il massaggio quindi sarà utile nel glaucoma cronico accompagnato da dolori, nei casi in cui l'operazione non ha prodotto miglioramenlo, nei casi di, glaucoma emorragico, ma specialmente nelle nevralgie ciliari idiopatichtl accompagnate da eruzione di vescicole sulla cornea. Il massaggio non è doloroso e non é mai dannoso. Egli è controindicato allorquando provoca dolori oppure un'iniezione ed una irritazione ciliare persistente.


517 Delle deslont 6oularl 41 natura palutre, del dotlore C. KIPP. ( Annales d'oculislique, novembre e di~embre 1881). DL OCULISTICA

L'autore fa una succinta esposizione delle malattie oculari ·che ponno essere causate o mantenute dall'intossicamento per malaria. A lato delle i riti, delle malattie del tratto uveale, -delle retiniti, delle neuriti, delle ambliopie, delle amaurosi ecc., Kipp ha osservato una forma speciale di chera· ti te caratterizzata dall'apparizione di un'ulcerazione s uperfìciale della cornea associata alli\ formazione di vescicole erpetiche sulle ali del naso e sulle labbra. Ordinariamente ie lesioni sono monoculari. .In casi più rari un gran numero di queste ulcera.zioni ponno essere disseminate sulla stessa -cornea. Questo lavoro ulcerativo non ha tendenza ad invadere gli strati profondi della cornea i quali ordinariamente <rimangono trasparenti. Nello stesso tempo esiste un'iniezione pericorneale, una maggiore o minore iperemia dell'iride, dei dolori periorbitali che hanno sede specialmente nt::l nervo sopraorbitale, la fotofobia e la lacrimazione. · L'autore osserva che in molti casi il solfato di chinina è senz'effetto; in allora l'arsenico somministrato sotto forma di liquore del Fowler è vantaggioso. ll'uovo ott&lmosooplo (Bollettino dell'Accademia di Medi· cina del 3 gennaio 1882).

Il signor Panas ha presentato un oflalmoscopio a due osservatori, immaginato dal signol" dottor Coursserant tiglio. Questi, per costruirlo, si è basato sulla proprietà che possiede il vetro platinato, di riflettere una gran parte dei raggi

luminosi che cadono alla sua superficie. Questa riflessione è in ragione diretta della platinatora del vetro adoperato. Il signor Coursserant si è servito di un vetro che riflette un poco più della metà dei raggi incidenti. In tal maniera si ottiene un'immagine riflessa destinata al secondo osserva· tore, che si suppone meno esperto nell'uso dell'oflalmoscopio. V immagine riflessa è più chiara e più distinta di quella percepita dall'osservatore principale.


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Questo oltalmoscopio, costt·uito dall'abile otlico Nachel figlio, si compone essenzialmente: 1' D'uno specchio concavo di 30 a 35 centimetri di fuoco, nel centro del qua:e sta un foro ovale col grand!e diametro orizzontale e che può servire come oflalmoscopio ordinario. 2' Di una piccola cassa intieramente mobile, forala da parte a parte da un orificio corrispondenLe al foro dello specchio e che racchiude nel suo interno una piccola placca di vetro platinato inclinato a 45' sull'asse dello specchio e sull'asse di una terza apertura posta lateralmente. Sopra quest'ultima è fissato un cono, a traverso il quale il secondo osservatore dovra dirigere il suo sguardo pe1· percepire l'immagina riflessa. Il cono può esser collocato sia a destra sia a sinistra dell'osservatore principale. Vetri concavi o conv.:.ssi ponno essere introdotti: 1' nel cono per modificare la rifrazione del secondo osservat01·e~ 2' dietro la cassa per modificare quella dell'osservs.tm·e principale; 3' tra lo specchio e la cassa per modiJìcai'e la refrazione dei due osservatori se lari frazione é della stessa natura ,t oppure per ingrandire le immagini (processo di Donders). Lo strumento è adoperato come un oftalmoscopio ordinario. L'occhio osservato, quello dell'osservatore principale e la sorgente luminosa devono essere sopra un medesimo piano. Quest'ultima sara vicina alla testa dell'individuo da ~saminarsi e situata sul lato opposto alla grande apertura del cono. L'immagine riflessa è dislocata; l'immagine dirdtla è analoga a quella fornita da un oftalmoscopio ordinario, ciò che vuoi dire che il secondo osservatore vede collocate a destra quelle parti che nell'immagine vista dal primo osservatore stanno a sinistra e reciprocamente. L'oftalmoscopio eollocato sopra un piedistallo può Lrasfor· marsi in ofl.almoscopio fisso. Riassumendo, i vantaggi di questo strumento sono i seguenti: 1' Che gli inesperti alle immagini ottalmoscopiche vengono rapidamente addestrati a tali osservazioni; 2' Che si ponno far disegnare dal vero le differenti lesioni del fondo dell'occhio sotto la direzione od il riscontro del medico. •

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RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA

Be&SiOD8 4ell'UJ'Ùl& Ùl 1egutto &ll'UIO 4el b&ll &mO oopalve - 01 ThoMs- (Journal de pharmacie et de chimie, marzo '188:2).

Quando si eseguisce l'analisi chimica su d'un urina palologica, è d'uopo tene r sempre conto dei medicamenti che, per avventura, possono essersi introdotti nelrorganismo; la lot•o presenza può sovente render dubbie delle reazioni comunemente impiegate nell'analisi delle urine. È per questo fallo che nella determinazione del glucosio mediante il liquore di Fehling, non bisogna mai dimenticare come la soluzione cupro-po~assica possa aHt·es\ venir ridoUa dall'&cido uri co, destrina uri ca, crea tintna, acido cloral-urico (che si forma nell'ut•ina in seguito all'uso del cloralio). Il lartrato di bismuto è pure ridotto dall'acido cloral-ut·ico e d:a un altro acido analogo di quello formico, che trovasi nell'urina dopo nngestione di prodotti terebenlinacei. Thoms, di Coblenlz, analizzò un'urina prima che conte n esse molta uroxantina; questa sostanza si trova in piccolissime quantità nelle urine normali, ma sovente in abbondanza in quelle patologiche; essa ha la proprietà di sdoppiarsi solto l'influenza degli acidi in due nuovi pigmenti, l'uroglaucina e l'urrodina, con eliminazione d'un pt•incipio zuccherino. Secondo Schuck ed Uoppe-Seyler, l'uroxan tina è identica all'indicano, principio colorante dell'indaco; gli acidi la sdoppiano in bleu e rosso d'indaco che precipitano nel mentre che l'indiglucina e l:a leucina restano in soluzione. Onde svelare piccolissime quantit..à d'indicano, secondo Heller, si ricorr·e alla reazione seguente : s'inlrodnce in un


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saggiuolo da 3 a 4 centimetri cubi d'addo cloridrico e da 20 a 40 gocce d'urina esaminanda, ovvero si scalda quesl'ulLima con un po' d'acido azotico. Nell'uno a nell'aUro caso, la miscela si colora in rosso violetto se v'esiste indicano. L'urina esaminata da Thoms diede nettamente l'accennata reazione; l'ammalato da cui quella proveniva, aveva preso del copaive nel 1.dorno precedente; altri saggi provarono eh~:: 1/ , gramma di copaive produce questa reazione nell'urina dopo qualche ora. Gli acidi deboli, come il borico, e gli acidi organici diede1·o un risultato negativo; gli alcali cambiarono la colorazione rossa in verde, il che prova va come si a vesse a fare con una materia colorante vegetale. Risulta da queste osservazioni che quando si avrà da cercare l'uroxantina o l'indicano entro un'urina, sarà sempre necessario di tener gran conto del fatto che una simile reazione si manifesta allorchè in essa contiensi del balsamo copaive.

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Le ultime aooperie di F. SELMI (Moniteur scientifique, gennaio 1882). Principio diaslasico trovato nell'albumina d'uovo.

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L'autore fu con"dotto da diverse considerazioni, a supporre che l'albumina d'uovo contenesse un principio capace di saccarificare l"amid0; tr ovò infatti, che una soluzione acquosa d'albumina filtrata, posta a digerire con altra d'amido solubile, ne operava rapidamente la saccarificazione. Questo fatto, confermando leauecongetture, l'autore cercòd'isolare questo principio dell'albumina ordinaria; vi riuscl tratlandola con 3 volumi d'acqua e precipitando la soluzione con sufficiente quantità d'acool concentrato. Nella parte solubile trovò il principio diastasico, il che egli verificò esperimentando comparativamente l'albumina precipitata ridisciolta e la sostanza rimasta nel liquido acquoso dopo evaporazione dell'alcol a bassa temperatura. L'esisteuza d'un principio diaslasico nell'albumina d'uovo . ha una grande importanza fisiologica che s'offre tosto alla mente : l'albumina contenendo del glucosio ed il giallo d'uovo


E FARMACOLOGIA

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dell'amido, questo, passando nell'albumina, si sacr.arifica e trasformasi cosi in alimento.

Fermenti 41ututot artifiot&H. Onde preparare la diastasi artificiale, cioè una combinazione <l'albuminoidi con dei fosfati ed eltri sali, si diluisce l'albumina d'uovo con 2 o 3 volumi d'acqua, si filtra e si decanta ; si precipita poscia l'albumina dalla soluzione con meno d'un volume d'alcool; il precipit.ato, raccolto su di un fl!Lro, si lava a più riprese con acqua e lo si lascia s)?occiolare sino a consistenza gelatinosa. Si stacca poscia dal filtro e si stempera nell'acqua a cui siasi aggiunto del fosfato bisodico o monosodico; si scalda in seguito all'ebollizione. Si separa il liquido dal coagulo prodotto, se operossi col fosfato bisodico; lo si neutra·

lizza con del fosfato monosodico. La soluzione contit>.ne una sostanza albuminoide che spumeggia fortemente, facendo passare una corrente d'aria, e che saccariflca l'amido solubile alla temperatura ordinar-ia. Stantechè il fosfato sodico stesso produce la saccariflcazione, l'autore fece comparartivamente dei saggi con una soluzione contenente la stessa quanti la di fosfato che aveva quella della sostanza albuminoide; egli trovò che il potere saccarificante di quest'ultima è tre volte maggiore di quello esercitato dalla soluzione del fosfato solo. L'autore manifestò pure l'intenzione di voler provare se, coll'aggiunta d'altri sali, si poteva rendere più attiv11 la diastasi artificiale.

. .todo per rloonoaoere gU &10&1o141 (Mon~teur scientt· flque, febbraio 1882). In base al fatto che i colori, i quali si producono nelle reazioni de gli alcaloidi, si riferiscono alla disidratazione esercitata dai reattivi, Czumpelitz ebbe l'idea d'impiegare il cloruro di zinco quale mezzo per distinguere gli uni dagli altri i diversi alcaloidi.


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RIVISTA DI CHIMICA

Si pone dapprima a seccare, con cura, la sostanza esaminanda; la s i umetta poscia con 2 o 3 gocce di cloruro di zinco in soluzione e si fa nuovamente seccare. (La soluzione vien preparata con 1 gramma di cloruro di zinco fuso e 30 centimetei cubi d'acqua). In queste circostanze, la stricnina si colora in rosso sCAr· latlo, la tebaina in giallo, la narceina in veede oliva, la delfinina in rosso bruno, la berberina in giallo, la veratrina in rosso, la chinina in giallo pallido, la digHalina in marrone, la salicina in violetto rosso, la sanlonina in violetlo. bleu, la cubebina in porpora. La presenza della beucina impedisce la. colorazione della stricnina, e si produce un color giallo sporco. A fine di oltenet·e la reazione della santonina, è necessario, prima d'evaporal'e il liquido, di aggiunget·vi qualche goccia di cloruro di zinco. Questo metodù permette di riconoscere facilmente la salicina nella chinina.

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J Dosamento degll azotati nell'acqua potabile -I. W EST KNIGHTS (Journale de pharmacie ecc marzo 1882).

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L'autore utilizza, per questo dosamente, la colorazion& rossa che si manifesta quando l'acido azotico trovasi in presenza d'una sol uzione di brucino; a fine di manlE~nere le co~ !orazione slnbile, sostituisce &ll'acido solforico quello ossalico per rendere libero l'acido degli azotati. Si prepat•a:

t• Una soluzione di azotato potassico nella proporzione di grammi O, 721 per litt·o ( conts nente 0,0001 d'azoto per 1 centimetro cubo) ; 2' Una soluzione di brucino (1 gromma in 100 grammi d'alcool); una soluzione satura d'acido ossa li co; 3• Una soluzione tipo colorata in rosso, ottenuta evaporando a Recchezza 10 centimetri cubi di quella d'azotato potassico, aggiungendo 3 centimetri cubi di qur:lla di brucina e


5236 gocce dell'altra d'acido ossalico; evaporando poscia a secchezza, sciogliendo il residuo nell'acqua ed evaporando nuovamen te; sciogliendo infine quest'ultimo reRiduo in 100 centimetri cubi d'acqua. Questa soluzione è d'un color rosso· chiaro e ciascun centimetro cubo corrisponde a 0,00001 d'azoto allo stato d'azotalo. L'acqua da esaminare si sottopone allo stesso trattamento: se ne evaporano 10 centim. cubi ed aggiugnesl al residuoda O,f> a due centim. cubi della soluzione di brucino. Questa. deve essere in eccesso e la colorazione manifestarsi d'un rosso vivace; se riesce bruna, bisogna operare sopra una nuova quantità d'acqua ed impiega re un po' più di brucina. Si aggiungono 3 o 4 gocce d'acido ossalico al residuo su cui opet•asi come sulla soluzione tipo, colla differenza però che quello ottenuto dopo l'ullima evaporazione si scioglie in una piccola quantità d'acqua, ed il liquido, filtr alo in una provella di vetro, si aumenta sino o r aggiunget·e il volume · di 50 centimetri cubi; se ne confronta poscia la soluzione rossa tipo. Se la colorazione rossa ollenula coll'acqua è più carica di, quella di 10 cenlim. cubi della soluzione tipo, allora si diluisce il liquido con 2 o 3 volle il suo volume d'acqua e se ne trattano 50 centimetri cubi nel modo predetto. Se poi, al contrario, la tinta e più debole di quella d'un cenlim. cubo, si_ rincomiocia l'operazione sopra una maggior quantità d'acqua. E FARMACOLOGIA

Vn •uooed&Deo arttaol&le 4ella ohlnlna { The Lancet, 25 febl.lraio 1881, e Philadelphia medical Times, 1'1 wat•:.r;o

1882). Si vuole che i progressi della chimica sintetica abbiano · procurato un efficace succedaneo della chinina. Questa so- · stanza è la chinolina, un derivato della cinconina e di alcuni altri alcaloidi, da cui fu o!tenuto per distillazione, molto tempo fa, nel1842, dal Gerhal"dt che l'appellò pel suo aspetto. oleoso c chinoleina • . Poco dopo l'Hofmann mostrò che era identica ad una base organica che il Runge nel 1839 ot-


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RIVISTA DI CBIMIC.~ E FARMACOLOGIA

tenne dal coaltar (catrame di carbon fossile), e ch'ei de no· minò • leucolina , 11 fatto notabile del potersi ottenere dal -coallar la stessa base che era derivata dalla chinina rimase per cinquanta anni sconosciuto. Recentemente è stato tro· vato che la chinolina possiede un valore terapeutico imporportante e può prodursi;con un processo sintetico molto più semplice. Lo Skraup ha provato che si può produrre sinle· ticamente con ripetute distillazioni di un miscuglio di 76 p. di anilina, 48 di nitrobenzole 250 di glicerina e 200 di acido solforico: e questo processo è ora usato per la sua preparazione -commerciale. È un liquido oleoso, di un odore particolare, ma in combinazione con l'acido tartari co forma dei cristalli setacei somigliantissimi al solfato di chinina e solubm nell'acqua. Se· condo il Donath, il Salkowski ed il Loewy la chinolina è un ertìcace succedaneo della chinina nelle febbri malariche, a dose eguale, e talvolta è anche più sicura nella sua azione. Disgraziatamente cagiona in alcuni casi molta irritazione gastrica, ma può essere presa alla dose di lt'enta grani e più s enza danno. È pure un mollo polente antisettico superiore anche agli acidi saliciJico e carbolico, e pare che dovrà avere nell'avvenire una parte importante nella chir.urgia antisettica. La maggior parte. dei suoi sali sono deliquescenti, ma il tartrato è cristallino e stabile; il suo prezzo è un quinto di quello della chinina. In una Nola pubblicata nel Pharmaceutical journal il signor ..:arlo Ekin getta qualche dubbio sulla identità di molte preparazioni commerciali di chinolina ottenute dal coaltar -orm l'antica leucolina prooot~a per di$tillazione della cinconina ecc: Un campione avuto dalla Germania come chinolina pura fu trovato con l'analisi consistere per la maggior parte di una mescolanza di anilina e nitrobenzole. ~ probabile che J.a cosi della chinolina proveniente dalla Germania non sia che una mescolanza di corpi omologhi, e -sono desiderabili altre ricerche sulle sue proprieta. Essa è somministrata a grandi dosi come succedanea della chinina -ed è inutile il dire che la presenza di considerevole quantità di nitrobenzole cagionerebbe effetti molto dispiacevole.


RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

La teonlo& ohtrurgto& nell'lstrustone del po~&ferttt,. del dott. K 6RTJNG, maggiore medico. (Deutsc. Militararzt . .Zeit. N.12, 1881).

Crediamo far cosa utile riportare quasi per intero la seguente pr'egevolissima rivista crilica come quella che porgeal lettore una rassegna dell'organjzzazione di questo importante ramo di servizio nei principali eserciti d'Europa. In un articolo comparso nel settembre dello scorso anno nella Deutse. Militararst. Zeitschr. e riguardante il metodoantisettico sul campo di battaglia, l'anonimo autore concludeva esprimendo il desiderio che si aprisse una discussione intorno alle idee sopra le quali egli cercò con quel suo· s tudio di allirare l'attenzione dei pratici. Queste idee, conseguenze delle dottrine ora dominanti e della necessità di porre il ferito fin dal primo momento in condizioni antisettiche, sono cosi nuove e dovrebbero portare colla loro attuazione così radicali cambiamenti nell'attuale organizzazione dei soccorsi sul campo di battaglia che meritano realmente d'essere ponderate onde vedere fino a quanto essesiano praticabili in armonia alle condizioni dell'attuale modo di combattere. L e vedute di quell'autore sarebbero in opposizione a quelle parti dell'istruzione del portaferiti che permette aquesti la medicazione autonoma e di propria iniziativa. Egli non dovrebbe esplorare nè toccare il ferito, il suo compito dovrebbe limitarsi a caricare il ferito nel modo iB più riguardoso e sollecito, collocarlo bene e trasportarlo a1


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posto di med icazione. Qu.esta la regola, la quale però non escluder·ebbe l'opportunità che in casi urgenti e in mancanza di allri soccorsi il portaferiti fa ccia da sé una medicazione. Prendiamo nota per Ol"a di questo caso urgen te perché dovremo occuparcene in appresso. L'autore vuole inoltre che s i proibisca al portaferiti l'uso di torcolari e ferule, perchè non conoscendone i maneggi egli per·derebbe tempo e far ebbe del male. Ecco adunque limitati ancor più i casi urgenti concessi all'azione del portaferili. Per chiarire lulle le questioni non mi bas tò compulsare !'istruzione sui portaferi li del 15 giugno 1875, alla quale quell'autore r ipelulamente s i riferisce. La missione del servizio sanitario in campo è la medes ima in tutti gli eser citi, e il comune scopo deve esser quello di dare ai soccors i ·tecnico-chir urgici uno sviluppo cosi uniforme che il ferilo , anche se cade in mano del nemico, sia lrattuto colli stessi principii come si trovasse nel proprio esercito. Tali quesiti non possono essere trattati in modo concludente s e non con uno scambio ampio di opinioni tra i sanitari di tutti gli e. ser'<!i li. Penetrato di questa necessità e per raggiunger e lo scopo io mi proposi adunq ue di procurarmi: 1) le diverse Is truzioni e le nor·me usa te nell'insegna mento ai porta· feriti; 2) di por mi in comunicazione coi più distinti ufficiali P.ster i per conoscere le loro opinioni sulle q uestioni sopra a ccennate. Mediante dirette comunicazioni con l'Austria, la Svizzera, la Francia , l'Italia, l' JnghilLerra, e i Paesi Bass i; valendomi dei lavori pubblicati nei giorna li tedeschi di medi. cina militare, nell'archivio sanita rio dell'esercito Neerlandese, nella Rivista militare di medicina e chirurgia, e finalmente con le indicazioni dei r esoconti annuali di Roth, sui pro.gressi del ser·vizio s anitario militat·e, giunsi a possedere un gran numer o d'Istruzioni, e fui in grado di apprezzare le contribuzioni apportale dai medici militari s tranieri. Col risnl.talo di questi studi, possiamo gettare uno sg uardo sul grado · d' isll'uzione impa r·tito ai pot·La·ferili dalle diverse nazioni, nella parte chirurgica, e s ulla posizione dei medici militari.


E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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Parleremo anche del pacchetto di medicazione dei soldati pPr le fasciature di prima necessita. E poiché nella conferenza che ebbe luogo nel padiglione sanitario dell'esposizione di Vienna, l'anno 1873, fu e~presso il desiderio che si adottasse il pacchetto di medicazione nP.l corredo individuale del soldato, come già si usava in Germania, in Inghilterra e in Russia, questa istituzione divenne cosi generale, che non può non essere presa in considerazione trattandosi di soccorsi da prestarsi dai non medici. Se l'istruzione prussiana sara da noi citala dopo le allt·e, ciò avverra, perché di essa tratteremo più diffusamente di tutte le altre e perché in essa sono riport.ate le discussioni e gli schittrimenti sulle questioni che informano appunto il nostro lavoro. In Austria, secondo una circolare emanala dal ministero della guerra nel 1880, i porta- feriti vengono tolti dai soldati dt!l secondo anno, e durante l'inverno comandati pet• tre mesi n egli ospedali, con esenzione dal servizio esterno. Possono quindi ricevere un'istruzione sufficiente sul servizio degli infermieri. Sulla loro azione durante i combattimenti, il regolamento pel servizio sanitario nell'I. R. esercito, parle IV•, si esprime cosi: « il loro ufficio è di prest.are aiuto ai fer•iti, senza distinzione di bandiera, siano essi amici o nemici; di applicare l'apparecchio di prima necessita, servendosi del muteriale da fasciatura, che il soldato porta nel suo pacchetto di medica:zione, di prestare il primo soccorso nelle ferite pericolose, o molto dolorose, e di trasport.are immediatamente i ferili con o senza barelle, alla piuzza di medicazione •. L'indicazione riferibile al primo soccorso, si tJ•ova nella guida che tratta dell'insegnamento tecnico impartito al personale sanit.ario d soccorso. Tale 11uida, pubblica !.a nel 1873, non corrispondendo più alle presenti condizioni, sta ora per subire delle moditlcazioni, per cui tralascio di pal'larne. P arrebbe, stando alle comunicazioni private di medici austriaci, e specialmente a quella di Tiroch, non essere essi persuasi dell'oppor~unita che i porta-ferili siano provveduti di materiale antisettico, e i soldati di pacchetti di medicazione, stimando si l'una che l'allra cosa più dannosa che giovevole. E questa è forse la

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prima voce che si eleva contro il principio del primo soccorso prestato dai non medi.ci. In Russia, le disposizioni in quistione hanno subito successivi cambiamenti. Io non so se sia lullora in vigore quella citata da Grimm nel s uo rapporto sulla campagna del1877-78 . In quelrepoca, un reggimento di fanteria aveva 96 porta-fet•iti, i quali, secondo un'ordinanza del 21 a pl'ile 1877, erano stati istt·uili in tempo di pace da un medico, secondo le norme dell'esercito prussiano. Fino a qual punto si estendessero le lot•o facolla e i lor·o obblighi riguardo alle fasciature, non poLt•ei precisarlo. Una domanda da me falla in questo senso, rimase senza risposta. La Francia, in seguito ai trattati del congresso medico internazionale di Parigi, del 1878, introdusse i porta-ferili nell'esercito. L' ordinant.a del ministro della guerra del 1879 stabilisce l'insegnamento su alcuni punti, tra i quali il seguente è specialmente interessante: S egni visibili delle fratture, nonchè di talune altre ferite e precauzioni da prendersi in tali casi; manca però l'Istruzione ufficiale sull'insegnamento suddetto. Fut•ono poi pubblicate, in aggiunta all'ordinanza, due guide; una del medico maggiore, pt•ofessore dott. Delorme, l'altre del medico maggiore Granjux, cui se ne uni più lat·di una terza, del medico aiutante maggiore Huguenard. La prima, fino dalla prefazione, tratta gli stessi punti contenuti nell'Isll•uzione, cioè: i porta-ferili bene istruiti debbono saper disimpegnare anche il servizio di aiutanti; e quando i bisogni della guerra richieggono da loro maggior libertà d'azione, essi debbono essere in grado di disimpegnarsi abilmente per il bene dei feriti. Il medico, nell' imparlil'e l'insegnamento, deve essere pen~trato dal pensiero che la vita di un buon numero di uomini può dipendere dall' azione intelligente di queste indispensabili truppe di assistenza. Su questo punto fondamentale dell'autore, il manuale è completamente d'accordo. Il terzo capitolo contiene una sintomalolcgia delle feriLe e delle fratture, a pat·el' mio. troppo estesa. Le ultime sono divise in semplici e complicaLe; si parla perfino del movimento e delle crepitazioni anormali,


E SERV!ZlO IIEDICO MILITARE

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ben inteso con la proibizione ai por·La·fel'iti di farne l'esame. L'estensione, la conti·oestensione e la coattazione devuno far parte ùell"insegnamento. I segni delle contusioni, delle slogature e delle storte, insieme alle indicazioni speciali sul loro trattamento, entrano nella pratica. Seguono le ferile dei vari membri, e i fe nomeni che le accompagnano. Si potl'ebbe tlubitare still'utililà dell' insegnamento ci1·ca la diagnosi differenziale tra la commozione, lo stupore, il deliquio e la sincope. L'e ~norragia deve essere frenala con tulla l'~::nergia, sia dal porta-ferili sia dallo stesso ferilo. Per questi casi troviamo un'ordinanza, pe1·icolosa sotto il punto di vista antisettico, quella, di otturare con le dila i vasi aperti nell'interno della ferila fino a che giunga il chirurgo. La compressione digitale sulla continuità, gli apparecchi compressivi con fi lacci che , tl i lourni'}uets sono descritti con grande precisione. Ciò che costituisce il punto più importante pel porla- fet·iti è la manualilà nell'.applicazione degli appu1·ecchi; egli dovrà servirsi solamente di quelli assolutamente necessarii , applicandoli con sollecitudine, e in modo che il chirurgo della piazza di medicazione, al momento di togliere l'apparecchio per esaminare la fet•ite, non perda un tempo prezioso. Ed è perciò che furono eliminate molte bende, raccomandando invece il fazzolelto di Mayor. I metodi dell' appai·ecchio protettivo, compressivo e contenlivo sono descritti con grandissima precisione, secondo le ferite di ogni regione del corpo, comprendendo 1) l'assistenza immediata; 2) il modo di procedel'e nelle emorragie; 3) nelle fralture; 4) la pos izione. 5) il trasporto. Il libro di Granjux, brevemente compendialo, adatto all'in-telligenza di semplici soldati, è specialmente des tinato ai por ta-ferili. Granjux non ammette l'azione di questi, se non nei casi di emorragia e di frattura, ammettendo nelle prime· la compressione digitale nella ferila; ed inoltre la pressioneforzala del membro. Nelle fratture, egli si attiene ai segni.


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visibili della dislocatio ad a.rin, al dolore soggellivo ed alla ( unetio laesa. l metodi in uso per frenare le emorragie, e gli apparecchi contenti vi coi loro svariati rimedi sono identici a quelli del Delorme; .e, cosa singolare, nè nell'uno n è nell'allro, si parla degli apparecchi di pap;lia . La Guida di Huguenard , come si vede dal titolo e dall' es tensione delle materie trattate , serve per gli assistenti dei lazzarelti, per gli infermieri e i porta-feriti. Nei punti che sono per noi interessanti, egli non si scosta dal Delol'me, ammettendo la compressione digitale nella ferila. · In Francia nulla fu ancora stabilito di concreto riguardo al pacchetto di medicazione. Nella Reoue mililaire del c orrente anno venne pubblicato su tale argomento un importantissimo lavoro, nel quale si cilano le molte proposte falle dai tedeschi. Gli autori, parlando della quislione sulle proprietà antisettiche del pacchetto, la giudicano come già sciolta . Ma non pensano. cosi di quelle riferibili al modo di comporre il pacchetto stesso, di trasportaPlo, di condizionarlo e di conservarlo. Essi toccano anche il punto che si riferi sce alla spesa, osservando, che la prima costituzione dei pacchetti di medicazione al prezzo di 40 centesimi per ciascheduno, importa 2,000,000 di franchi. Facendo un confronto fra questo lavoro e le due guide accennate, si trova nel mede~imo l'assoluta proibizione ai porta-feriti di toccare le ferile, sia con le dita, s ia con istrumenti. In quale conto si abbia il principio di far frenare le emor·ragie dai non medici, lo dimostra la proposta di J . Comte, il quale propone di segnare su tutti i soldati incancellabilmente, mediante il tatuaggio, il corso delle grosse arterie all'esLremilà centrale dei membri, affinchè il ferito possa eseguire da sè stesso la compressione digitale. C'è inoltre una nota, nella quale viene dimostraLa necessaria l'istruzione di tutto il personale militare sulla sede dei principali rami sanguigni_ Trattando delle condizioni della Svizzera, riferibili allo .stesso argomento, il libl'O citalo pa.rla degli infermieri e d e i porta-ferili dell'esercito confederale. Questo libro, compilato mirabilmente, essendo destinalo .agli infermieri (aiuti di lazzarelto }, tratta molto piu della


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specialità, che non delle istruzioni t•iguardan ti i porta-ferili. E sso p. e. contiene come appendice un abbozzo del servizio sanitario sul campo di battaglia, che è interessantissimo. l n ogni capitolo si trova qualche cosa attinente alle attribuzioni del porta-ferili. Il medico capo dell'esercito confederato, sig. colonnello Ziegler, ebbe la bontà di fornirmi ulteriori informazioni su ogni particolare. Anche il porta-ferili svizzero, in caso di bisogno, negli imminenti pericoli di vita , e specialmente nelle emorragie, deve prestare prontissimo aiuto, onde salvare i fet·iti e provvedere quelli che Io sono gravemente dell' apparrechio di prima necessita. Discorrendo del materiale, egli sostiene la proibizione di toccare le ferite, eccettuando però l'applicazione dell'apparecchio di ovatta nelle emorragie . .Il materiale antisettico da campo per gli apparecchi di prima necessità è dato agli inferq1ieri. Nella biE.accia da bendaggi vien posta una soluzione carbolica di 10 % di glicerina .. l porta-feriti dovendo funzionare da assistenti degli infermieri e dei medici, debbono conoscere i principii fondamentali della cura consecutiva, avendo sempre in mira la più gran pulizia, indispen~abile a tulti coloro che sono al conPitlo dei feriti. Fra gli appal'ecchi immobilizzatori, interessa specialmente quello per le fratture delle gambe, formato di un mantello arrotolato da destra e da sinistra verso il mezzo; meritano pure menzione gli apparecchi di paglia nella semplicissima forma di fasci a guisa delle slecch<:!. Si vede nel ~omplesso. che la coltura tecnico-chirurgica del porta-ferili svizzero ha una sufficiente estensione. Questo però non può essere posto a confronto coi porta-ferili dt~gli altri eserciti , appa'rtenendo ad un corpo speciale, quello cioè delle truppe di sanità. Esso compie tullo il suo servizio in tale corpo, fruendo stabilmente degli insegnamenti adatti al suo ufficio. Sim ili a questo, sono pure i stretcher-bearer dell'e::ercito inglese. Essi appartengono al corpo ospedale, e vi passano tutto il tempo dP.l loro servizio obbligatorio. Questo corpo forma i soldati adatti sia all'ufficio di aiuti di lazzarello sia a quello di porta-feriti. L' insegnamento tecnico-chirurgico s i estende agli oggetti


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p1 u comuni, comprendendo anche il primo trattamento delle ferile e quello delle malattie improvvise. li signor Sandford Moore, che dirige talE:l insegnamento nell' infet·meria di Aldershol, mi scrive, che i porta-ferili non sono istruiti ivi cot metodo antisettico, la quale istruzione principia nell' ospedale ed è impartila secondo le g uide destina le agli assistenti dei lazzarelli ed in for•ma semplice ed elementare come meglio ~iudica l'islrullore. Il libt•o accennaLo contiene tutta la scienza degli assis tenti, esposta chiaramente ed aiutata da buoni modelli, simili al libro d'Istruzione svizzero. ll pacchetto di m edicazione dei soldati (soldiers jìrst dressing ) fu adottalo per· il primo in Inghilterra, e dislt•ibuito nella guerra di Crimea. D'allora in poi, si adoprò in tulte le guerre con buon esito. Si andò anzi più in là, perché nella guerra contro i Caffri nell'anno ·1879, le truppe mandate in Afrìca 1 furono istruite durante il viaggio di mare, sui principii chirurgici fondamP-ntali, e prima della spedizione allestita con tanta cura contro i Jovvakj neil'lndia orientale, dove i combattimenti erano isolati, le ferile prodotte da arma bianca, lutti i solda~i vennet·o ammaestrali in guisa da poter prestare il pr imo aiuto ai loro camerali feriti ed applicare i tourniquets nelle emorragie, come pure gli apparecchi a stecche nelle fratture. l.Jn m edico inglese, Cousins, vorrebbe generalizzare questa istruzione tecnico chirUI·gica , uni formandosi in ciò al volo,. già citalo, della Francia. Le informazioni che- si riferiscono ai porta-feriti dP.ll'esel.'cilo italiano, le debbo alla cortesia del capitano medico, signor dottor e Sforza. Dal R egolamento sul servizio di sa. nità in g ue t•t•a non si può formarsi una idea esatta delle facoltà concesse ai porta-feriti delle sezioni di sanita riferì bili alle applicazi oni degli apparecchi. Un'OI·dinanza però· contenente una disposizione minis teriale del i6 giugno :iSS I introdusse fino dal 1• settembre di quest'anno i portaferiti assis tenti nella fanteria, nei bersaglieri, nella cavalleria, nell'artiglieria e nel genio. In conseguenza di qoesl'ordine l'insegnamento dovrit. essere limitato alla manualilà assolutam ente necessaria per abilitare i porlo-fet·iti sollo la direzion e di un assistente in capo di lazzarello, ben pr·ALico, e del ca-


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porale aiutante di sanita, a prestare il primo soccot·so nei casi evidentemente urgenti ed eccezionali. Fino a questo momento non esis te Istruzione alcuna sul servizio ; essa é però allo studio, e per ora è in uso la guida del tenente -co:lonnello medico Fiori, che tt·atta la materia in 18 lezioni. Il paragrafo 11 cita i casi, nei rruali il porta-fet·iti deve .applicare l'apparecchio di prima necessità (emorragie e fratture), servendosi della stoff~ da bendaggio introdotta nel 1875 nel pacchetto di medicazione del soldato, e che secondo una recente disposizione, consiste in un panno tr-iangolare, in un pezzo di ovatta e in spilli involti in carla da perga~ mena, la cui spesa ascende a 20 centesimi. Per le bagnature si adoperera l'acqua fresca potendola aveee. In tutto il rimanente il set•vizio italiano di soccorso, non é diverso da quello degli altri eserciti. La Spagna, dal 1867 in poi, introdusse un regolare i!lsegn81mento per i porta-feriti, adoperando lo stesso metodo <iella guida italiana. I Regolamenti della Svezia, della Rumenia, e dell'Olanda non potei procurarmeli. Dalle notizie raccolle nella letteratura straniera si può rilevare che l'azione chirurgica concessa ai portaferiti é sottoposta alle stesse nostre condizioni. Nella Svezia essi vengono istruiti nella parte manuale dell'apparecchio antisettico. Quanto all'Olanda, le informazioni che potei avere da un buon conoscitore delle .istruzioni tedesche, mi fecero persuaso che i vi la coltura dei porta-ferili è in ~ran ribasso in paragone delle altre nazioni. I confronti gin ci~ati dimostrano, che l'azione dei portaferiti é considerala dovunque come indispensabile :>otto alcune determinate condizioni, e la materia dell'insegnamento a ccettata dappertutto. Le istruzioni, secondo il metodo prussian o, salvo poche eccezioni, sono informate ad un alto senso praL.i co, come lo dice il Delorme n~lla prefazione alla sua guida. In tutti gli eserciti poi appare evidente che la dispensa dei pacchetti di medicazione ai soldati, manifesta la volontà e il desiderio di avere sul pos to il materiale di primo soccorso, qualunque sia l'individuo incaricato di applicarlo. Sarebbe inutile esaminare su questi punti l'Istruzione prussiana del 25 giugno 1875, perchè a tutti nota. Credo invece uti_le


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JllVISTA DI TECNIC.A. 534 di rilevare quei punti, i quali indicano il limite dell'azione assegnata ai porta-ferili, dovendosi dare, a parer mio, maggior peso all'insegnamento di quanto generalmente si creda. Jn questi ultimi dieci anni potei esperimentare, tanto su me stesso, come sui miei colleghi, incaricati d'istruire i portaferiti, essere noi inclinati a sorpassare la misura dell' insegnamento nella parte manuale . tecnico-chirurgica; e tanto più, quanto da una parte si è più inesperti , e più zelanti dall'altra. Vi è qualche seduzione nel presentare i porta· f~riti che sanno fare un elagante renoersé, e che nell' istruzione preliminare sanno rispondere sul numero delle ossa della faccia e ~ulle ferite polmonari. Fortunatamente , il superfluo è dimenticato mollo facilmente; ma c' é sempre il pericolo che, proprio quei porta-feriti, i quali sono fra i migliori per intelligenza e memot·ia , finiscono a far del male quando agiscono al di là di ciò che é loro permesso dall'istruzione ricevuta. Su questo punto, l'ordinanza del 25 luglio contiene le più precise prescrizioni. Fino da principio, tratt-ando del primo soccorso, a pagina 8 , si legge: • I n caso di necessità, quando il medico non sia sul posto, o non si possa trovarlo subito "· E a pagina 12, III: • Il medico, nell' impartire l'insegnamento, deve sempre tener presente, che la missione dei porla·ferili é specialmente quella di procurare ai feriti l'aiuto medico, e di prestare solamente il prim(} soccorso, quando questo 3eroa ad allontanare il momentaneo pericolo eli vita, o sia necessario per trasportarli, come pure, quando il medico non si trovi sul posto • . Perciò i loro a pparecchi potrebbero essere solamente degli apparecchi di prima necessità, nella cui applicazione si richiede la necessaria sollecitudine, senza che il principale scopo sia il modo di applicarli , . A pag. 14, IV, A: • In caso di necessità debbono prestare essi stessi soccorso "· Pag. 25: « L'apparecchio a stecche di prima necessità sara applicalo dai portaferiti nel solo caso, che manchi sul posto l'aiuto medico, e che sollevando il ferito, o trasportandolo, non sia possibile evitare il movimento di oscillazione del membro fratturato,. senza il detto apparecchio; tanto più, se il ferito deve percorrere un lungo tratto per giungere alla piazza di medica-


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zione; e più ancora, quando il trasporto sia eseguilo coi carri • . Ordinariamente bastano i regolamenti contenuti nel IV Volume (sul modo di trasportare, ecc., senza l'apparecchio). A pag. 38 finalmente, sono raccomandate espressamente le fratture degli arti inferiori complicate con emorragia, le quali richiedono l'immediata presenza del medico; e solamente quando non si possa averlo subito, i porta-feriti dovranno applicare l'apparecchio. Questo precetto è enunciato anche nelle disposizioni riferibili al servizio dei porlaferiti, contenute nell'Ordinanza sanitaria di g uerra § 902, Tomo 4•. Secondo il mio modo di vedere, l' istruttore non deve ess ere incerto nel fissare il giusto limite dell'istruzione tecnicochirurgica dei porta-feriti, fino a tanto che è in vigore l'istruzione sopra accennata. L'autore del lavoro cui abbiamo accennato sul principio, entra in un ordine di idee del tutto dive1·se con la questione seguente: Ammesse le esigenze del metodo primario antisettico, può ancora essere concessa al porta-feriti l'applicazione di . un apparecchio di prima necessita 1 La risposta è una negativa, poichè egli elimina quasi affatto il caso d'urgenza col proibire l'uso del tornichetto e l'applicazione di ferule. Quanto all'esame ult.eriore la risposta non può essere egualmente sollecita, dovendosi stabilire: i) se è giustificata scientificamente tale conce~sione; 2) se è possibile la sua esecuzione pratica.. Che il metodo antisettico sia da adottarsi sul campo di battaglia è un principio ormai diventalo inconcusso, sia per le esperienze della guerra russo-torca, come pei giudizi pronunciati in proposito da un gran numero di insignì chirurghi. Sono noLe le proposte di Nussbaum, a di Volkmann, cui a!Zgiungo que!Je di 'iue altre autorità medico-militari. Pirogoff si esprime cosi: non è permesso di mancare alle condizioni imposte rigorosamente dalla scuola di Lis ter, non potendosi eseguire a metà il metodo antisettico. Per giungere ad un risultato sicoro, si deve agire senza esitazione fino dal momento in cui s i è raccolto un certo numero di feriti. Se si applica l'apparecchio antise ttico ad una ferila solo


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esternamente, e si permette che si sviluppino dei fermenti intemamente, l'opera non é fatta che a metà, e perciò inutile. Ancorché Pirogoff abbia presente in questo suo ragionamento le sole piazze di medicazione, tuttavia la cura immP-diata dei feriLi, eseguita dai porta-fer·iti , non é compatibile con le condizioni da lui richieste. Nè meno importante è l'opinione di Longmore, il qu11le si pronuncia, non solamente come scienziato, ma anche come medico militare pratico. Nella sua prolusione al Corso invernale 1880-81 a Nelley. dice fra le altre cose: Per ciò che si r•iferisce all'introduzione dei veri metodi di fasciature e Ji appar·ecchi, nella chirurgia di guerra col metodo Lisler, sono necessari speciali precetti, sia ri f(Uardo ai porta-feriti, come pure ai lazzaretti da campo. Su quel:!to punto vi sono anrora questioni tutte speciali da riso! ver·e. Il personale deve praticare diligentemente il metodo sotto tutte le possibili circostanze; cosa difficilissima fra le burrascose emergenze della guerra , tanto più nei movimenti di ritirata; le più lievi negligenze potendo compr·omettere tutto il risultati) della cura. E questo è assai più di quanto si possa richiedere da un porta-ferili . Se noi consideriamo quale grado di pulizia si richieda negli ammalati e nei medici, nonché nelle fasciature e negli utensili c.be servono per· l'apparecchio antisettico, ci nasce involontariamente il dubbio, che gli stessi medici possano adempiere a tali condizioni sulla piazza di medicazioue. Sotto questo. aspetto possiamo esigere ben poco dal portaferiti, le cui mani, per r agioni del suo servizio , debbono sempre essere a contatto con vestiti ed altri oggetti di equipaggiamento impolverali o bagnati; con armi ingrassute e sporche di sangue e di terra; senza trovare l'acqua e il sapone necessari per lavarsi, prima ch'egli presti le sue cure ad un altro ferito. Riflettendo a tutto ciò, si dovrebbe seguire l'opinione di Esmarch. il quale neppur o~gi ammette la possibilità di una vera e reale cura antisettica nei lazzaretti da campo. È vero, che molli colleghi la pres ero diversamente, cominciando da Reyher il quale trova potersi sottoporre al metodo antisettico un numero limitato di feriti, propr io nel momento stesso in cui avviene il ferimento. Per·ò le condi-


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zioni 10 cui Reyher ottenne risulta li sorprendenti, non sono quelle nelle quali si teova oggigiorno il metlico milital'e durante i grandi comballimenti; e noi dobbiamo senz'allt·o Leneconto di queste. Nei primi tentativi della cor•a primaria antisettica sul campo di battaglia, ra d'uopo lollare quasi sempre contro molle difficoltà, pel' vincer·e le quali non può avventurarsi che un personale fiducioso di buoni risultati, e che avedo la pratica scientifica di questo metodo, tenga costantemente presente, tanto i motivi, come le conseguenze del suo operato; Ol' bene, tutto questo non e po5sibile che ai mt:Jici . l n. conseguen:za, io sono teor·icamente e assolutamente del parere che, n~ il porta-feriti, né il ferito debbano toccare le ferite. PRATICAMENTE poi, riienyo questo principio non attuabile; e non già perché vi si oppongn l'istruzione relativa, bensì perchè vi si oppongono circostanze e difficr>ltà invincibili. Cominciamo col conside1·are la quantità dei fea·iti nelle grandi battaglie e il rapporto di queste col numero dei medici. Poniamo che una Divisione di 14,000 uomini sia impegnata in un combattimento, avendo con sè un distaccamento di sanità; che la principale piazza di medicazione sia già stabilita, con le truppe assegnale a quel servizio sanitario; che i~ numero complessivo dei medici ascenda a 40, di cui 24 sulla piazza di medicazione, e 16 sulla linea di battaglia. Fondandoci sulla stati!'!tica di Kòcher·, che calcola le per·dite t~l 10 ·; ., si avrebbe una per·dila complessiva di 1400 uomini; e sottraendo da essi 250 morti, rimarrebbero 1150 feriti, di cui 450 leggeri, e 700 fr·a gravi e gr avissimi. Di questi, un 200 forse, non potranno sopravvivere senza un soccor·so immediato, e neppure giunger·anno alla piazza di medicazione. E chi potrà aiulat·li, quando occorrono precisamente i tourniquets e gli apparecchi a stecche, se noi manteniamo ai portaferiti l'assoluta proibizione di applicarli? Lo potranno forse i 16 medici, che stanno a l fuoco con le truppe? Il medico, che sta sulla linea di combattimento, non può spiegare tutta la sua attivit.A, ed è per ciò che in alcuni eseeciti vi è una disposizione, per la quale, tutti i medici militari al principiare


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di un comballimP-nlo debbono portarsi sulla piazza di m edicazione. Cosa può fare un medico nella confusione della ballaglia, con un gran nume1·o di ferili gravi, senonchè applicare una fasciatura provvisoria, la quale, benché possegga le qualità antisettiche, non potra riescire mollo meglio di quella di un porta-ferili bene istruito? La fasciatura del medico, quando i ferili sieno mollo numerosi, non può riescire che superficiale, pel fallo stesso della quantità dei feriti, poiché il medico avrebbe incomparabilmente molto più da fare, che non il porta-ferili se dovef:<se eseguire da solo tutte le fasciature necess~:~ ri e in quel momento. Inollre egli, non avrebbe neppure tempo di lavarsi, non potendo abbandonare le truppe. Ma qua nd'anche esistesse pei medici la possibilità di ap· plicare sul campo di battaglia, a quei 200 fe1·iti, un sicuroapparecchio antisettico per 24 ore , cosa accadrebbe se il numero dei medici disponibili fosse insufficiente, e scemasse anzi con te perdite subite fra loro? Si potrebbe forse sperare un rinforzo da quelli che si stanno sulla piazza di medicazione? Dall'esempio citalo si vede, che ai 24 medici de~ stinali alla piazza di medicazione incombe la cura di 500 ferili gravi, ancorché i 450 feriti leggeri vengano affidali agli ass istenti del lazzaretlo. Non fa d'uopo citare il numero notevolmente grande di coloro che debbono essere operati subito, o di _altri che abbisognano d'un apparecchio conlentivo, la cui applicazione richiede mollo tempo, per comprendere non esser possibile· togliere neppure uno solo dei medici che stanno sulla piazza di medicazione. Dubito perfino che neanche i medici destinati alla pattuglia dei porta-feriti, potrebbero soddisfare al bisogno del momento. Calcolando il numero dei feriti secondo le statistiche delle· ultime g uerre, è necessario, per eseguire la prima fasciatura, di avere innanzi lutto sul posto molte braccia e mollo ma· L.~rial e. Che queste braccia debbono appartenere soltanto ai medici è un colo ideale, ma ineseguibile. Un giudice competente di cose militari s i e5p1·ime in questo moc.lo: Certatnenle le nobili aspir•azioni del cuo1·e umnno vorrebbero che.


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si prodigassero in tale momento (si parla della situazione dopo 4na battaglia sanguinosa) cure speciali e pronto soccorso ai soldati caduti sul campo di battaglia. Ma per com· piere tale desiderio occorrerebbe un personale medico più numeroso e un treno apposito per traspor•tare il materiale di ogni specie, e quello per i lazzaretti. Il primo non è possibile aoerlo, e il secondo procurerebbe all'P,sercito delle dif-· ftcollà invincibili, col pericolo di non trovarsi sul posto nel momento decisivo. Concludiamo dunque, che le condizioni delle guerre presenti mirano ad avere, insieme ai medici, un altro personale istruito e numeroso quanto più sia possibile, al quale si possa affidare l'applicazione di un apparecchio di prima necessità, ben inteso con le condizioni ele riserve più volle citate. È assai frequente la necessità che ci costrin~e nei casi di cui parliamo, a scegliere fra due mali il minore. Le altre considerazioni che fanno desiderare sia considerevole l'istruzione tecnica-chirurgica del porta-feriti, sono di natura meno· stringente, ma non lrascurabili nel loro complesso. Delle piccole sezioni senza medico possono prender parte occasionalmente e imprevedutomente a qualche battaglia, ed avere delle perdite. In questo caso, non si potrebbe rifiutare· l'aiuto degli assistenti dei lazzeretli, nè quello dei porta-ferili. In base ad un giusto apprezzamento delle esigenze del servizio sanitario fu stabilito ancora che, dove i distaccamenti di sanità non hanno nulla a fare, i porta-feriti vengano destinati ai lazzeretti e al trasporto degli ammalati. In questo senso appunto si esprime l'Ordihamento sul seroi:&io sanitario in guerra § 36, 3 e§ ~5; nonché l'istruzione 25 giugno 1875. Tra le istruzioni estere trovo che la Svizzera, la Francia e l'Italia posseggono la medesima disposizione. Il generale medico Camml:'rer la ricorda nella sua Relazione sulla Rumenia, e probabilmente essa é formulata anche in altri eserciti sul modello prussiano. E realmente, l'insegnamentoè necessario anche solto questo aspetto. Nelle lunghe permanenza di grandi eserciti, come pure negli assedi, l'azione del porta-ferili è richiesta solo in via eccezionale, perciò in queste epoche, (l'assedio di Metz me lo richiama alla mente) i·


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lazzeretli da campo ha nno la massima forza eli ammalati, e la ma ssima diminuzione nel per sona le di a ssis tenza, perchèma gg iore il numero d'infermiet·i e di aiutanti ammalati. Quando .Ja forza cos ta nte degli a mmala ti , .e contempor·aneamente dei ferili supera il numero dei letti, la diminuzione per causa di mala ttia degli a.:5sisle nli e degli infermieri si rende così sens ibile che i pot·Lu-fer·ili pratici ed is truiti vi sono accolti molto volontiet•i. In una grande s tazione, occupata per• la massima parte da fet·ili gt·avi, io fui contentissimo delle prestazioni e dei servizi di que ~to corpo. Si potrebbe opp01·re, che tutto ciò non ha nulla di comune col metodo d'inseg namento tecnico-chirurgico impat·tito ai porta-feriti , non abbiso gnando, in simili casi, cognizioni più estese di quelle che possiede quals iasi altro infermier e. Io sono ùi oppos to parere; chi non conosce , anche in parLe, il moteriale da fas ciatura ed il modo di usarlo, non può avere alcuna idea dell'applicazione d'una fasciatura;e chi non ha il benché minimo esercizio della parte manuale, non può far bene l'as sistente. Ciò ammesso, si avvalora la massima, che il porta-fet•iLi debba e ssere ben preparato in tempo di pace, e che, durante la guert•a, nello spazio cii tempo che gli rimane libet·o, s'impratic hisca del maleriale e della tecnica dell e fasciature. Finalmente è d'uopo tener conto di una circostanza di non · lieve momento1 la quale può venire confermala da quei colleg hi che abbiano falla dell'esperienza nelle guerre. Il ferilo sente vivissimo il bisogno della fasciatura; e tanto più quanto più g ravi sono le sue fer·ite, premesso che non abbia per•duta l'intelligenza. Queseo desiderio si manifesta ancora ·più ardente nel ferito colto da emorragia. In tal caso, il togliere al porta-ferili la possibili là di servirs i del tourniquet, quando il medico ritardi, scemerebbe la fiducia degli ufficiali e dei soldati nel distaccamento s anitario, anzi perfino in tuLlo il servizio sanitario tanto più . se si considera cl~ per colpa di r1ues lo divieto si può mettere in pericolo la vita di un uomo la quale, in grazia dell'istruzione impat·tita oggi ~l porta-ferili, potrebbe esser salva, almeno momentaneamente. Anche questo é un fattore di m0llo valore su! quale - dobbiamo contare.


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Benché io abbia tentato fin qui di g iustificare la mia con· vinzione, cioè, di non tog liere al porta-ferili la sua azione riferibile alle fasciature durante il trasporto di un certo numero di ferili, non scordai i pericoli n è manca i di dar peso ai danni I'ilevali dall'autore nel lavoro replicatamenle citalo .. Senza ripeterne i particolari credo che si possano riass u· ·mere in due punti: 1) il portll-fCI'iLi non impara, in generale, ciò che deve fare;. 2) egli oltrepassa i limiti stabiliti. Secondo me, questi d ue di fdli non pl'O\'e ngono dal conle nuto dell'istruzione; bensì dall'istruttore, e debbono essene corretti ambid ue. Quale ne sia il modo, io lo espongo, come per esper imento, nelle seguenti osservazioni, e nei voti seguenti, che sono, in ~ran parte, il risultato d'una lunga esperienza acquisita nell' is truzione di soldati di tre diverse provincie, e solda ti di molto diverso grado di intelligenza. Le O!"Servazioni sono di1·e tte specialmente ai più giovani t1·a i medici militari, i qual i attendono all'istruzione dei portaferiti; e ~ i riferiscono a l riparto del tempo , alla materia ed alla metodica dell'insegnamento. In Prussia, il numero delle ore d'insegnam(>nlo non è fissato. L' istruzione dice, che i poi•ta-feriti debbono essere istruiti dal medico ed ~sei·cita ti p1·aticamente con quanta piti .freqltenza è possi/Jile. L'istruzione si ft~, ordinariamente, in clue ore la settimana , pet· tre mesi; ciò che vuoi dire, in 30 ore circa. Ed é ll'OPP9 poco, ancorché l'intelligenza e la volontà vi corrispondano molto. Non é poss ibile che un uomo, per quanto intelligente, possa imparare in 30 ore lutto quello che è necessario nel ct~so concreto , né ricordarlo tenace mente. Secondo me, ci vorrebbero tre ore di teoria , ed una di pratica per !'\etti ma nn durante i due primi mesi; poscia delle · esercitazioni s u casi ipotetici da estt·ars i a sorte, sino alla fine del terzo mese; finalmente, ri petizione una o due ore in settimana, finclu~ s i chiuda l'inseg-namento. Questo orario fu da me esperimentalo, né mi s i presentò mai alcuna ditl'ìcolt.à. Le istruzioni estere non contengono , in generale, alcun li-mite di tempo. Ne fanno solo eccezione la Francia e l'Italia ; poiché l'Ordinanza del ministro della guerJ'a francese, in dala .


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·del 15 novémbre ·1879, ritiene come sufficiente 15o 20 lezioni; e l'italiana del 16 luglio, le fissa al massimo a 30. Le guide di Granjux e di Fiori concorduno con queste disposizioni. Per ciò che si riferiscA Al secondo punto, cioè alla ma teria, .io ritengo sia necessario precisare esattamente quei casi, nei quali il porta-feriti deoe astenersi dall'a;; ione, e quelli, in cui questa gli è conce~sa. In seguito all'esperienza da me fatta nella guerra del18i0, non posso aderire alla proposta, replicatamenle accennala, che il porta-ferili debba applicare -la fasciatura !l tutte le ferite, senza distinzione alcuna. Ammesso pure che questa sia sta la fino ad ora la regola, è tanto più necessario che il medico milita1·e istruttore rilevi la grandissima importanza della mas!!ima, che il porta-feriti dinanzi .alle stringenti necessità di una battaglia, non perda il suo tempo con fasciature inutili. È cosa assodata , che la di Ife · r \3nza tra le ferile da fa sciarsi, e quelle da non fa sciarsi, costituisce la parte più difficile per l'intelligenza del soldato; ·e che lo zelo e il sentimento di cameratismo possono indurre in molli errori. Nondimeno si potrà raggiun gere l' inlen~o, quando, nell' impartire l'insegnamento ci s i fermi sui punti tt•altati dall'istruzione, rifet•ibili a questo soggetto, e si ripeta ·esattamente e incessantemente al soldato ciò ch' egli non -deoe fare. Negli esami poi, questo dovra essere il punto ·cui si darà la maggiore importanza. È inutile osser'Vare , che le guide, le quali ammettono la fasciatura come azione principale nel còmpito affidato al porta-feriti, non sono da usarsi nell'insegnamento. Occorrerebbe poi che altre delucidazioni e schiarimenti sopra certe parLicolarità del servizio trovassero pos lo nell' istruzione. L' istruzione accenna ai .m ezzi , con cui ris torare i feriti. Su questo particolare, il medico istrullore dovrà spiegare al porta-ferili le condizioni .nelle quali sono indicati i mezzi ris torativi. Il medico di stato maggiore, sig. Tibul'lius, r ichiamò fino dal1871 l'attenzione dei medici s u tale argomento. Egli dice: Nessun altt·o ulen· sile è maneggiato con maggiore zelo dal porta-ferili che la .bottiglia contenente la bevanda di ris toro. E in nessun luogo questo zelo ha bisogno di maggior freno. Tutti i colleghi, ·cui è confidalo l'insegnamento dei porla·feriti, debbono loro


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inculcare con ripetute dimos tra4ioni di servirsi della bibita ristoratrice solamente per quei feriti, i quali parlano, o lasciano supporre, mediante movimenti e segni, di possedere la pienezza dei loro sentimenti ed essere quindi in graùo di inghiottire. Inoltre è necessario di proibire il vino, o altri liquidi spiritosi ai feriti al capo e al polmone; e ciò affinchè per un sentimento di cameratismo non si provochi nel rno•menlo della maggiore eccitabilita un'infiammazione o una emorragia. Il divieto per qualunque liquido però dev'essere ri ~orosis­ simo nelle ferite del ventre, non essendo cosa indifferente, -che il liquido passando per lo stomaco perforato riempia la ·cavità ventrale, o che la bibita fredda stimoli il movimento peristaltico degli intestini , s ulla cui inerzia ripùsa la debole speranza per la conservazione di tali feriti. A quesla osservazione giustissima io non ho nulla da aggiungere, se non ·che manifestare la mia m era vi glia nel vederla citala in una sola delle guide. Delorme cita una ferila perforante al ventre, ·come controindicazione all'eslinzione della sete. Non sara superfluo far nolare che i ferili devono essere immediatamente allontanati e senza preparativi di trasporto, -da quei luoghi dove riuscirebbero di qualçhe pericolo per le truppe, come pure si debbano rimuovere dai luoghi a loro nocivi e metterli in altri più appropriali. La guida italiana di Fiori comincia con questa osservazione, e cosi pure Delorme, e dopo di lui Hunguenard, fa delle considerazioni speciali su questo argomento. Altri au.tori non ne parlano, stimando sia cosa soltintP.sa. In terzo luogo si deve insegnare al porta-ferili di non toc-care le ferile con le dita, dimostrandogli con esercizi pratici -di fasciature sopra supposte ferite, come debba condursi. Fu -detto di sopra non esistere che il libro d'istruzione s vizztlro il quale dia la voluta importanza a questo particolare, mentre all'incontro i libri francesi , pure d'istruzione ammettono ' perfino l' inkoduzione del dito nella feriLa, allo scopo di arrestare il s angue. In quanto alle emorragie si tralasci di tormentare il cervello degli allievi con delle sotligliezze diagnostiche sull'amor-

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ragia venosa ed arteriosa. Quando una ferita a canale altra· versa più muscoli, questi subito dopo la lesione si addossano l'uno s ull'altro ed impediscono che il sangue sgorghi a scatto ancor·chè nella profondità sia rimas ta ferila un' arteria di g ro:;so cal ibro. Inoltre il sangue scar samente decar bonizzato del soldato oppresso dalle fatiche fuori esce dalla ferita c.Iappt·ima cu po, e soltanto in contatto c.lell'aria prende una linla pi u cliiat·a . Il porta-ferili può cupire se Jl sung ue esce con l'apid•Ll1 o con lentezza, potrà a nelle appr ender e a calcolare la quantità pet·duta, orientarsi anche sulla sede del vaso che lo fornis<'e. Non s i può pretendere né avvi bisogno c he s appia di più che questo. l'o; o n è cosa i aci! e il pronuncia•·s i recisa mente cit·ca al temuto pet·icolo dei tourniquets. È dubbio se il tourniquet a vile, intrudullo nell'eser cito inglese, si ada tti meglio al trasporto dei feriti che non il tourniquet a randello, quantunque abbia il vantaggio di non comprimere ma i l' intet·a cir•conferenza dell'arto. I tourniquets a fibbie sono i peggiori. L'arr•eslal'e l'emorrag ia col mezzo della l'ascia elastica, è un metodo raccomandato nel libt·o d'istruzione svizzer·o , e nella g uida di Villar·et. Io mi astengo da qualunque proposta poiché la tesi esposla da Esmarch ne! congresso di Londra 1881, e la r·~l aliva discussione inducono a considerare questo quesito come non ancora scio!Lo. Nel mio insegnamento ai porta-ferili nel 18i9 e nel 1880, esperimentai le bretelle elastiche (por·La-ca lzoni), propos te nell'accennalo congresso .. Ritengo pet•6, che non si pres tino come mezzo di costt'izione, [JOichè i fili di gomma del tessuto si lacerano in gran pal'le mollo faci lmente, e r endo no per ciò irregolat·e la elasticità. I solda ti poi pr·eferi scono assolutamente le cinte di pelle: ed io agg iungo, che la nellezza di quelle di gomma é mollo discutibile. L'arr·edamento del porta -feriti col mate riale ad esso assegnaLo, n pn fa parte delle nostre osservazioni. Qualunque sarà la sua composizione avvenire , il do vere dell'istruttore é di raccomtm ùare ins tancabilmente la più gran pulizia in tutto ciò che appartiene al materiale di prima medicazione. P ert'ibattel'& gli appunti mossi contro gli apparecchi a stecche, il miglior


E SERVlZlO MEDICO MILITARE

modo sara di promuovere energicamente l'istruzione e l'uso del materiale per gli appare echi di paglia, e specialmente di stuoia. Questo materiale potrà essere preparato sul campo nei giorn·i di riposo, e mandato con le bat'elle sul campo ùi battaglia, è certo che nessun danno ne potrà avvénire unendo esso alla s ufficiente solidità, un'opportuna cedevolezza. Anche la costr-uziontldi appa recchi p!'Ovvisori raccomandata

dall'istruzione svizzera e dalla francese, mediante mantelli aiTololati e coperte, mel'iterebbe di esser e leuuta presente nell'insegnamento. Parlando dei fer·iti privi di senso, bisognerà evitare le sovercbie minuzie. È un' impr·esa inutile l'insegnare a l soldato la diagnosi differenziale tt·a il deliquio e la commozione cerebrale. l n tutte le svariate forme della cosi detta morte apparente, é fenomeno comune la perdita dei sensi. Sara invece opportuno il LralLare dei soccorsi in modo sommario t~anne che per alcuni pochi casi specitlii, come quelli che si riferiscono alle asfissie pe:r annegamento, per C{lngelazione o per impiccamento. Conci uder ò con un paio di brevi indicazioni sulla metodica dell'insegnamento. N iuno vot•rà contrastare la necessitò. della maggior possibile chiarezza nell'impartire l'is truzione, considerato il gt·ado di coltora degli scolari. Ed infatti l'istruzione stabilisce con gran precisione ques to punto. Converrà dunque aiu tarli con tutti i mezzi, come buone fi g ure a grnndezza: naturale, e disegni schematici sulla lavag na. Non abbiamo pur lt•oppo un atlante il quale contenga soltanto quello che deve sapeee il porta-ferili. Sarebbe forse utile il pubblicare due grandi tavole, di cui l' una servisse a dimostrare schematicamente all' ingr<>sso la sede degli organi del petto e del ventre e l'altra seguisse il corso delle grandi arterie, determinando i punti nei quali é indicata la compressione sulla continuità mediante le dita e il tourniquel. Questi disegni sono contenuti nel libro d'istruzione · svizzero e nel manuale di De lorme, ma sono troppo picéoli. Sarebbe piacevole l'avere un·o schele tro per l'insegnamen lo, non é però indispensabile; anzi avendolo, potrebbe accadere facilmente di dire t!'oppo tral-

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tando delle ossa. Il miglior metodo d'istruzione anatomico è la dimostrazione sui corpr: oioenti; la qt~ale può essere fatta con tutti i riguardi verso il sentimento di pudore, non essendo necessario di scoprire che una parte del corpo alla volla. I soldati imparano con vivo interesse e con lo stesso protltto, sia· che la dimostrazione sia fatta su loro stessi come su di un loro compagno. I punti d'applicazione del tourniquet alla bracchiale e alla femorale non sono, a mio avviso, meglio appresi che col fare applicare dogli scolari sopra se stessi le punLa delle dita negli interstizi muscolari corrìspondenti. Lo studio fatto a questo modo rimane fortemente impresso. Il porta-ferili sarebbe molto contento di possedere un piccolo libr•o contenente un'esposizione figurala di ciò che egli deve studiare. Il miglior metodo d'insegnare al Holdato la teoria, è quello di considerarlo come uno scolaro elementare, dandogli il suo compito, pagina per pagina, fino al termine dell'insegnamento. Che questo metodo sia desidt>rato generalmente, lo dimostr·a la quan:tit& di piccole guide pubblicate nel nostro paese e all'estero, e da me in parte citale. Tale impresa richiede di essere condotta colla maggior possibile concisione. L'insegnamento dev'essere fatto con locuzioni brevi e chiare, in forma di domanda e risposta, insistendo vivamente s u quello che il porta-feriti deve fare, e su quello ch'egli deve tralasciare. Alcuni fra i libretli puramente militari, posseduti da quasi tutti i soldati, potrebbero servire da modello. Il prezzo non dovra superare i 25 o 30 centesimi affinché il soldato possa procurarselo da sè senza grave disagio.

••rvtslo 41 .aDiti. nell'e1erolto clegll Stati 'Q'Dltl (Reoue militaire de l'étranger, N. 546, t• marzo 1882).

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OltJ•e le proprie attribuzioni , il servizio sani~ario ha per ·missione di comperare e distribuire il materiale e gli approvv igionamenti speciali necessari. Ed é per ciò che nell'organizzazione medica dell'esercito degli Stati Uniti si hanno due


[ SERVIZIO HEDJCO MILITARE

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~atcgorie di medici:

i medici curanti, propriamente de tti, e medici provveditori. Questi ultimi possono però in casi urgenti essere chiamati a compiere le funzioni del medico curante . Il pers onale del servizio di sanità comprende 192 ufficiali e 186 sotto-ufficiali. Un chirurgo generale col grado di brigadiere generale. sta a capo del servizio. Gli altri gradi della gerarchia medica sono: 1" Per i medici propriamente detti: Chirurgo assistente generale; Chirurgo; Chirurgo aggiunto. 2• Per i medici provveditori: Medico provveditore principale; Medico provveditore agg iunto. Riguardo all'assimilazione dei gradi, il personale medico è diviso nel rr.odo seguente :

Grado di colonnello: 1 Chirurgo-assistente generale; 1 Medico provveditore principale; 4 Chirurghi. Grado di luogotenente colonnello: 8 Chirurghi ; 2 Medici aggiunti-provveditori.

Grado di maggiore: 50 Chirurghi.

Grado di capitano : 69 Chirurghi aggiunti.

Grado di luogotenente in primo: 56 Chirurghi aggiunti. Questi ultimi hanno il grado di capitano dopo cinque &nni di servizio.


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I 186 sotto-ufficiali sono degli economi d'ospedale (hospita1: stewards), contemporaneamente commessi d'amministrazionee farmacis ti, a\•enli nozioni elementari di medicina e di clùrurgia. Finalmenl<3 il servizio medico r ecluta e paga , secondo i· bisogni, un personale speciale di infermier i e di infermiere(nurses) scelti tanto nell'esercito (soldati, e mogli di soldati),. quanto nella popolazione civile.

Per •aper leggere •uf'flolentemente le carte topograflohe. - Confe renze del rlottor FIORI CESARE, lenente colonnello medico. (Con linuazione. Vedi fascicolo precedente).

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CONFERENZA 3•.

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Modi per orientarsi sul terreno - segni di orientamento delle carte· e modo di orientare una carta aul terreno. Data una carta senza segni di orientamento appor\·eli.

Non può leggere con profitto una carla chi non sa, come alto preventivo, or ientare prima se stesso e poi la carla sul terreno. Noi siamo orienta li quando sappiamo da qual parte ci corrispondono i 4 punti car dinali Nord

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Tr ovandoci in un luogo dove ignoriamo i 4 punti card inali~ possiamo or ientarci con qualche precisione usando di diversi espedienti: tutti per ò hanno per base la conoscenza del meridiano locale- circolo massimo che passando dai poli passa purefra i piedi dell'osseroatore - che ci determina il N c il S .

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E SERVJZW KEDICO MILITARE

Vi ritorno alla memoria che tutti i meridiani sono uguali fra loro e misurano 40,000,000 metri. Per determinare il meridiano di un luogo vi sono molti modi .: ne dirò alcuni dei più semplici. Col sole: innalzate un palo, o meglio, un'asta di ferro perpendicolarmente (gnomone), servendo vi per ciò del piombino. A norma della probabile precisione del vostro orologio, marcate in terra l'estremità dell'ombra 10, 15 e :anche 20 minuti avanti il mezzogiorno, minuto per minuto con tanti punti separati. Seguitate parimenti a marcare con tanti altri punti ·separati l' estremità di questa ombra per alt•·ettanto tempo dopo il mezzogiorno. Unite con una linea, che segnerete sul terreno, il punto più prossimo alla base del bastone o asta di ferro che avete innalzata , e questa linea è un pezzo del vostro meridiano; p•·otraendola finirebbe ai poli. Oppure, possedendo. un cronometro, a mezzogiorno in punto marcate in terra il profilo dell'ombra di un oggetto -che poggi perpendicolarmente sul terreno; una casa, una torre. Se lo poteste protrarre, questo profilo di ombra, fihi· .rebbe ai poli; è un pezzo del vostro meridiano. Di notte serena: Se protraete la linea che unisce lo due ruote posteriori del carro ( orsa maggiore) incontrerete la stella polare (orsa minore). Essa marca il polo nord con una

frazione di grado di differenza. t sempre sull'orizzonte in quel posto e per noi se ne innalza 44• e 43'. Conoscendo ov'é il nord voi siete orientali, giacché gli altri tre punti cardinali restano determinati. Oppure, e piu precisamente: voi conoscete la stella polare; -ebbene, servendovi del profilo di una torre, di una casa, camminate di traverso finché la stella polare non vi si ponga in traguardo. Allora fermatevi, marcate il punto su cui pog-

giano i vostri piedi e unìtelo per una. linea. colla traccia del protilo <:!ella torre e avrete un pezzo del vostro meridiano. 'Tanto vero, che a mezzogiorno voi vedrete l'estremità dell'ombra della torre cadere sopra questa stessa linea. Sen.:a sole e sen.:a stelle: la punta calamitata (colore az.zurro scuro) dell'ago di una bussola ha la proprietà di dirigersi sempre al polo magnetico o boreale,· australe dicesi il polo opposto.


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Il polo mag,netico varia col tempo e coi luoghi. A memoria d'uomo passò addirittura da ovest ad est del polo nord. lll Torino nel 18G9 questa deviazione era di 13• 30' verso ovest~ non é però mai t.ale per cui la bussola non giovi all'orientamento, che anzi ne é il mezzo più idoneo. In mancanza del sole e delle stelle, in mancanza di una bussola, strumento fa cile a guastarsi, rammentiamoci eh& ogni cosa parla ai sensi purcbè la si s appia intendere. Osservate i lati di una torre, di una casa; osservate i due lati di un muro isolato e che so io; quello che gua1·da il nord è generalmente umido, scrostato, più scuro dell'altro volto al sud. Al nord l' umiùità delle rive dci t'o ssi è maggiore; i tronchi degli albel'i hanno muffe, sono di una tinta pi~ scura ecc., ecc. Mezzi geossolani, gli è vet·o, fallaci , pur non spregie vol i quando in loro favore sta la mancanza di meglio. La seconda parte di ciò che ho enuncialo sul principio di, questa confe1·enza, si riferisce al modo di orientare una carla sul terre no. Le carte in se ste~se sono sempre orientate, vale a dire~ le parti che le compongono e la parte di mondo che rappresentano sono sempre disposte nelle direzioni che realmente hanno sul terreno Quando in esse non vi è alcuna indicazione per il nord, è sottinteso che prendendole in mano per leggerle secondo eh& sono scritte, il not•d res ta in allo; e cosi sono tutte le mo.. derne . Le indicazioni, quando vi sono, eccole :

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la punta della freccia indica sempre il nord. Conoscendo così di una carta il nord, è facile copire corneo L. l

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551 la si pose a orientar•e sul terreno, cioè disporre per motio che i suoi 4 punti cardinali corrispondano agli analoghi sul E SERVIZIO MEDICO MILITARE

terreno. Allora ogni cosa è al suo posto; tutto ciò ch'è alla nostra dritta sulla carta lo é pure sul terreno, cioè ali" est; la sua lettura a scopo pratico n'è cosi immensamente agevolata. Quante volte poi con una carta in mano vogliamo dirigerci in un dato posto, la carta vuoi essere tenuta con quel lato in alto verso il quale ci dirigiamo; la ragione n'è chiara. Avremo per tal modo avanti a noi sulla carta quello che è avanti a noi sul terreno, a destra quello ch'è a destra ecc. In somma, come dissi poco fa, avremo ogni cosa al suo posto; saremo orientati noi e la carta. Una borgata, un tor-

rente ad esempio, che incontriamo per via alla nostra destra ci sarà facile risconti"al'li pure e dalla stessa parte sulla carta,

e così di seguito procedendo giungere sicuri alla meta. Data una carta senza segni di orientamento, noi potremo apporveli orientando la sul terreno, ch' é quanto dire, disponendoia in modo su di un tavolo, in terra, per cui due og· getti in direzione opposta s u di essa disegnali (d11.1e case isolate, una casa e una chiesa, un cimitero) corrisp~ndano agli omologhi sul terreno. Se in allora porremo sulla carta una bussola, la punta calamitata di questa ce ne indicherll il Nord. CONFERENZA 4•. Delle coordinate. - Delle quadrettature. - Rappreaemazione del terreno per proiezione prospe;tica e pu proiezione orizzontale.

Le carte in genere sono segnate con linee verticali e orizzontali; queste linee non indicano tutte la stessa cosa. Quelle che osserviamo sulle carte geografiche e corografiche sono le cosi dette coordinate perché disposte ft•a loro con ordine, e la superficie della terra rappresentata ne è regolarmente divisa. Quelle che sono tracciate sulle carte topografiche si dicono quadrettature perché dividono in piccoli quadri il quadro grande della carta; non tutte però le hanno.


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Parlerò b•·eve delle une e delle allre, quantunque le prime propriamente non ci ri~otuardino dovendo noi· solo sape1' leggere i segni d·~lle topo~rafiche. Convenzionalmente - è huono Ye ne l'arnmentiale - il circolo si divide in 360•; ogni grado in 60'; ogni minuto primo in 60''. A f[Ue~ta sl!'egua ci si r iferisce semp1·e per misura1·e

gli angoli in gene1·e, e in geografia per stabilire la latitudine •

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e la longitudine di un luogo . Le coordinate sono due sistemi di circoJj ordinali fra loro giusto appunto secondo la divisione dei :160•. . Quelli che da N verso S s i eh iamano meridiani della terra e sono 360, ogn uno, come dissi nell'antecAdenLe confe•·enza• mis ura 40,000,000 di metl'i e si diviJe in 360•. Coi meridiani si ha id longitudine, che è la di.sta n~a angolare di un punto della superficie della. t~rra da un meridiano elle si prende per il primo. Per il passato era sempre e per lutti quello dell'isola del Fe1·ro; oggi ognuno ha il suo. La Iongiluwne è a E od a O. Quei circoli che da E vanno verso O si dicono paralleli; sono 180 eguali due a due, tutti paralleli fra di loro. Dai <:lue primi che sono i più piccoli e circuiscono i poli, vanno fino all'equatore, ci!'colo massimo che in tutti i suoi punti equidista dai poli. Coi paralleli si ha la latitudine, cioè la distan~a angolare di un punto rlella super:lìcie terr·estre dalla linea equatoriale. La latitudine e a N od a S : si conta dall'equatore al polo; equatore zero, polo 90' . La longi tudine partendo da un punto preso a piacere è convenzionale, perciò poco importante; la latitudine ha per punti di partenza l'equatore e i poli, termini fissi in natura, quindi mollo più importanti. La quaùrE'ttalura é propria delle carte topo~rafiche. La tiistanza fra linea e li nPa è a capriccio dell'autore: per lo più é di 5 o 10 cenlimet•·i. Se1·ve a scopi diversi. t• favori sce la mi!'.ura delle distanze che talvolta per -questo s ussidio s i determinano od occhio, senza bisogno né del compasso né del doppio decimell'o;


E SERVIZlO l! EDICO )(l LITARE

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2" divide per zone il territorio, e negli usi militari dando ai quadrucci che ne t•isullano un numet•o progressivo, si può negli ordini, ad esempio, esprimere cosi: c Ja sezione di sa• nitA della 2• divi sione del t• cot·po d'~u·mala occupet•à il • quadréltO N. 1::! •; 3' facilita l'opera ùi chi volesse ricopiarne una parte o il tutto s enza r icorrere al molerinlismo del dilucirlare. 11 foglio di carLa su cui inLentlesi eseguirne la copia conviene squadrucciarla collo stesso sistema di dista nze fra linea e lin~>a dell'originale. Le inesallezze allor a del disegno non potendo uscir e dall'elativo quadrello non asssume1·anno mai proporzioni considerevoli. · E a proposito delle coordinale e delle quadrettnlure ~i dirò in fine ch'è sempr•e facile distinguere s u di unA carla le une dalle allre, :;dacché le quadrettature non banno in margine il numero progl'essivo che novet•a i paralleli e i me!'idiani, e non seguendo la curva della leJ•ra se son rette.

Nulla giova meg-lio per noi a saper leggere una ca1·ta quanto il farsi una idea chiara del modo con cui in esse l'arte rappresenta il terreno e le cose. P rescindendo dalia sferici là del nostro mondo -da cui un fonte inevitabile ù'i nesattezze nel disegn o delle carte in genere e in specie nelle geografiche - la superficie del lel'reno è irregolare, piena. di accidentalità. Volendola rappresentare su di un fog lio di carta conviene perciò usare di espedien ti mer•cé i quali si abbiano figure rappresentative. Gli espedienti possibili sono due metodi di proiezione: 1• metodo: proie::ione prospettica. Guardale degli oggetti: una capanna, un casolare, una seggiola , attraverso un vetro; disegnate su queslo vett·o tali quali li vedete i contorni di questi o p-getti; le i magini che ne avete sono pro ie:: ioni prospettiche. Questa proiezione non corrisponde alla bisogna; non può darci una idea chiara, compiuta delle sccidentalilA del terreno, sia perchè le ondulazioni più vicine del suolo coprono ~ll'occhio dell'osser vator e le più lontane, sia perché allel'a le proporzioni, le dimen!'lioni degli oggetli secondo la loro distanza e relativa posizione.


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La topografia ne usa solo eccezionalmente pet' figurare in prospettiva una piccola estensione, come avvenne per il Trocadero al tempo della grande esposizione di Parigi ; e talvolla in unione di altro metodo di proiezione, l'orizzontale, per meglio far conoscere le forme di certe date interessant~ accidentalità del terreno. 2" metodo: proie~ione orizzontale. - Gli ogRetti son<> rappresentati quali comparisc.ono veduti perpendicolarmente da gl'ande altezza. Questo metodo non alte1'a le linee orizzontali del terrenCT e conserva agli oggetti le loro dimensioni in lunghezza e l3rghezza che sono le piu importanti: è quello che si adott.a in topografia. La proiezione di un punto in questo caso è la traccia della pe1·pendicolare abbassata da quel punt-O sul piano orizzontale; le proiezione di una retta è la proiezione di tutti i punti che la costi tuiscono; la proiezione di una superficie é la proiezione della serie infinita di punti che costituiscono quella. superficie. Ne viene di consegue:-~za che nelle carte topografiche le distanze <.!he si misurano su di un terreno piano corrispondol10 - ben inteso, nella proporzione della scala - alle reali lunghezze sul terreno; mentre quelle che si misurano su di un terreno montuoso no, perché i due punti estremi che le delimitano non essendo sullo s tesso piano, proiettati abbraccieranno ~tna minore distanza. Cosi una strada ch'è in pendenza, sulla carla è rappresentata più breve.

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( Continua).

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RIVISTA D'IGIENE

Un'ep14em1& 41 oholera no•tr&le 41etro l ' uo 41 aoque · putrl4e, pel dott. GoNTERMANN (Gazzetta degli ospitali, W 35, 30 apr.ile 1828).

L'influenza nociva di un'acq ua po1Labile corrotta sull'organismo umano, già prima ge~ralmenle riconosciuta ed ul~imamef!te mess a in dubbio da alcune au~rità, come Pe · tenkofer, Dodel-Port , viene comprovata dalla seguente osservazio;3e dell'autore. Nei primi giorni d~l g ennaio 1876 in Halver, nello spazio· di 1-2 se ttimane, ammalarono circa 60 persone di copiosissima diarrea coi caratteri di acqua di riso, con vomiti, dolori colici al ventre. La durala e l'intensità dell'affezione fu assai varia; giacché mentre molli malati guarirono dopo 8 giorni di diarrea abbondante che li disturbò ben poco dalle loro occupazioni, molti ammalar·ono assai gravemente e dovellero restare in letto ed in cura da 3 a 4 settimane. La malatlia incolse quasi lutti gl'inquilini di 14 case, che attingevano-l'acqua da un pozzo in cui si potè riconoscere la ·presenza di prodotti di putrefazione, e dovo svuotato scoprirvi alcYnespaccature a~traverso cui filtr·avano i prodotti putridi provenie~li da un lelttmaio posto in vicinanza del pozzo. Dietro consiglio dell'autore si chiuse il pozzo, s i traslocòil letamaio e be.n presto l'epidemia cessò d'estendersi. Il fallopiù sorprendente fu, che rimasero interamente risparmiati lutti gli inquilini delle case che non attingevano !"acqua. dal det~ pozzo, sebbene queste si lt•ovas:sero frammezzo a quelleinfette, e gli inquilini di quelle avessero slretli rapporti ecomunicazioni cogli inquilini delle case infe lte.


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RIVISTA D IGIENE

In questo caso quindi l'agente infettivo non si deve ceJ•care nell'inalazione di prodotti di putrefazione delle deiezioni come si deve spesso ammettere che avvenga per la dissenteria, pel tifo, ma bensì nell'uso dell'acqua potabile infetta .

.Bl•ana.mento delle ouerme oon aoldo .olforo•o (Journal rr. ilitaire ojflciel). •

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Questo metodo di risanamento venne leslè adottato dal· i' Amministrazione militare francese, emanando apposita istruzione regolamentare. In :questa venne prescriUo che la disinfezione coll'acido solforoso sia praticata per tulli gli oggetli di c01·redo, di biancheria, degli arnesi da !ello che hanno appartenuto a sol~a ti stati affetti da malattie contagiose o da febbre tifoidea, nonchè per i locali delle caserme e degli ospedali · militari. Gli oggetti di vestiario e di arredamento dovranno innan2ilulto essere pron lamentA asportati dalle infermerie o dalle <:amerale, evitando di sbalte1·\i all'aria libera, e riposti nella camera di disinfezione, la quale dovrà trovarsi in un sito appartato, ed avere le imposte di porta e di finestra fl gli sportelli a vetri disposti in modo da polersi aprire dall'esterno. Durante la disinfezione le delte imposte dovranno essere ben chiuse riempiendone le commessure con stoppa, o ricoprendole con striscie di carla incollatevi sopra. Nella stessa istruzione si prescrive di porre lo zolfo in reci pienti di terra. aventi da 15 a 20 cm . di diametro, e 4 cm. al più di profondi lil, e di ripartirlo i,n modo che ciascuno ne contenga non più di 250 g. Il numero dei recipienti deve ~ssere determinato in base al dato che occorrono non oltre 30 g., nè meno di 20 g., di zolfo per metro cubo dell' am'biente di fumigazione. Questi recipienti saranno dist1•ibuiti egualmente su tutta la superficie del pavimento, e se questo è in tavolato, si porrà sotto a quelli uno strato di 25 cm. di sabbia. Per l'accensione dello zolfo occorrono almeno due uomini: -questi avranno l'avvertenza d'incominciare dai recipienti più


RJVJSTA o'JGtE~E

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lontani dalla uscita, e di ritira1·si pr ontamente per non respirare i dannosi vapori di ar.ido solforoso. Gli ogge lli di biancheria, le vestimenta, gli arnesi da letto solloposli alla fumi gazione, saranno sospesi su corde disposte in LI-a verso alla camera assegnata pet• tale · umzio, curando di non sov1·apporre un oggetto ad un altro. La durata della disinfezione sarà di 2-i ore, a meno che gli oggetti corrano rischio di altera1·si; dopo fii che saranno dtitt a bucalo o deposti all'aria libera per 2 o 3 giorni. Pe1· ultimo, in quella isl1'uzione si avvede che, compiuta la fumigazione, e prima di entrare nella camera si dovrà provvedere per la sua ventilazione a lmeno per un'ora, schiudendo dall'este rno le aperture contrapposte onde promuovervi una rapida corr·ente d'aria . La disinfezione dei locali dovrà, secondo l'istruzione suecitata, procedere in modo analogo a quello menzionato pe~ g-li effe tti degli ammalali: avvel'tendo di asportare gli oggetti in ferro od in rame, od almeno spalmarli di olio o grasso, acciocchè non siano alterati dall'azione dello zolfo. Però per la fumigazione degli ambie nti, si avverte che dopo la chiusura delle imposte di por·ta e d i finestra, e prima di accendere lo zolfo, é utile saturare di umidità l'aria della camera, facendovi bollire, per un quarto d'o ra cir ca, una sufficiente quantità d'acqua, e ciò perché, essendo l'acido sol for oso solu bile nell'ac11ua (1), possa fissarsi sulle pareti del locale da disinfe ttarsi. In fine nell'istruzione di cui sopra è stabilito che i locali disinfettali non potranno essere occupati dai soldati che dopo 12 ore e previa una grande ventilazione, tenendo aperte tutte le finestre degli ambienti. (l) Un volume d'acqua scioglie S9 volumi d'acido sotroroso anidro alla. temperatura di o•, e 40 volumi alla temperatura di \!O'.


VARIETÀ ·xortl per aneattteol ID lnghllterra, del dott. ScHIVAROI, (A nn ali di chimica applicata alla medicina ) , fascicolo di novembre 1881) .

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Il British .\1edical Journal, nel N. del 19 dicembre scorso, pubblica il complesso delle m orti per anestesia che da esso Br·itish Medical vennero riportate negli 11 anni 1870-1880. ·Ecco la tavola che esso dà , nella quale si vede durante quali operazioni avvenne la mor te nel maggior numero dei casi: Cloroformio

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•Operazioni sull'occhio . Estrazione dei denti . . . Amput. della coscia . . " della gamba e piede . . . . . • delle di la dei piedi • del braccio . . . • delle dita della mano . . . . . Lussazi0ne dell'anca e della spalla • del gomito e dell' arlicol. del piede. . Frattura della gamba. . Espor tazione di tumori Ovariotomia . F istola . . . . . . . Ascessi . . . . . . . •Calcoli e Jitotomia . . • Fimosi e paraflmosi . .

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Prese a confronto queste cifre nude, a pr ima vista si direbbe che l'etere ha un grande vantaggio sul cloroformio, giacche 88 morli, pubblicate da un solo giornale inglese in 11 anni, sono straordinar iamente molt.e, in confronto di 4 -sole avvenuto per etere. Ma questo confronto perde tosto .della sua importanza, quando si r ifletta .che in Inghilterra J'etere non si usa quasi mai per l'anestesia; che si adopera quasi esclusivamente il cloroformio, e talvolla una mis tur a di ett ere e di cloroformio. E: a desiderarsi che qualche giornale autorevole degli Stati Uniti d' America pubblichi pure le mor ti avvenute cola nel periodo 1870-80. Allora si potrebbe stabilire un confronto ·(di cifre) alquanto più soddisfacente, giacché si sa che i nos tri confratelli americani

.adoprano quasi esclusivamente l'etere per l'anestesia. Il dott. Hugues scriveva testè nel Lant:et di Londra: Se

volete cloroformizzarmi non mi sorvegliate né il polso né il cuore, non vi preoccupate dello stato della mia pupilla; ma -osservate la mia r espirazione, e se e's sa viene ad alterarsi ad un certo gr ado, prendete una pinzetta a tor sione e tirate for temente la lingua fuori della bocca. L'illustre Syme fece sempre cosi, e sopra 5 mila casi non perdette un solo ~m malato.

'1Jn mecUoo eroe ( Deutsche Militariir:rtliche Zeitschrift Fase. 1", 1882). Sotto questo titolo il numero 1081 del B ritish Médical .Journal del 17 settembre corr ente, pot•ta la seguente notizia: • Nella chiesa dell'ospedale di St. Bartholomew - the Less, s i dovrebbe apporre una lapide alla memoria del chirurgo .Arturo Jermyn London, già s tudente neE detto ospedale, il quale cadde compiendo il propr io dovere, il 27 febbraio cor~ente nell'isola di Majumbo nel Transvaal. Le circostanze che .accompagnarono la s ua morte sono contenute nella seguente ~pigrafe proposta dai suoi compagni : I suoi condiscepoli dell'ospedale di Bal:'lholemew posero .questa pietra in memoria dello splendido esempio del chi-


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VARIETÀ

rm·go A. J. Lo:ndon, il quale so tlo una piog-gia di palle non inter-ruppe nem meno per un is tante la medicazione dei ferili, finch è egli stesso fu colpilo mOl' lalmenle. Le ultime parole ai suoi assis tenti furono queste: • io morirò; fate voi quanto è possibile per i ferili •. Per se s tesso non ehbe altro desider io se non quello che i suoi amici s apessero esser egli caduto nell'ade mpiere il p1•oprio dovere. La sua vita intera fu in armonia con la semplice g1·andezza della sua morte.

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11 Direttore ELIA

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Colonne ll~ medito, membro del Comitato di 1anilà militare

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Il Redattore

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CARLO PRETTI Capitano medico .

NUTlNl F EDERICO, Gerente. ~

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SO:l\11M.AR.IO DELLE M.\TER I J!; CONTE :'\ UTe NEL P RE:iENTI': FASCICOLO.

rtlemorie orl;.;huali.

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Uu l r ieuruo di oss~rvaziou i pr·esso lo ~pedale mili l are suc.:ur· sale di Venezi~t (Pn rte s<:'couda) O. Marini uob. Francesco, temmte colonnello medico . . . . . . . . . . . . . . PafJ.. ~61 L<:' pto~aiu~ ir~ re lazione alla palolo!l'i a tut•tlica . - O. Paolo Rltzh medtco 111 1- classe nella R . martDa . . . . . . . . . ,. • · 589

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llivlsra di giornali lralinni' ecl tis tcrl'. !{!VISTA MEDICA

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· Sulla tubercolosi . - A. Fraenkel . . . . . . . "-· . . •·"Pa{l. /600 Utt caso di tisi gr anulosa plcurale. - Lannais . . . . . 610 Sulla Jocalizznziooe dell'enteri te catarrale. - Nothnagel. . . . • 612 Peptouuria. - Hoflmeister. . . . . . . . . . . . . . . . • 616 Sull'epidem ia di morbillo nell'os!)edale mariltirno di Rochefort e sul risultato delle misure igien1che adoper·ate - D. Bourru. • 618 Oscillaria malariae - D. laveran. . . . . • 620 Sulla presenzn de l glucosio"' dell t! sostanze gli~ogene r;egli 'es: ti~ l sudati pleuritici. - O. Eichorst. . . . . • . • . . • 692 L' or·chite vaccinate. - D. Gerard. . . . . . . . . . . . •

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Intorno ad una nuo•a. forma di ~moglobiouria !rell'uomo.- D. Flefscher . .

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RIVISTA CHIRURGICA

Lesioni renali cons ec utive a pr·olungate suppurazioni. -D. Bruchet . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pa,g. 621 Dell'inllueoza dell' iscbemia d' Esrnarch sull'assorbimento delle G:l5 sostanze liqui de. - Wolfer . . . . . . . . . . . . . . • Sullo sbrigliamento primario delle ferite d'arma da fuoco o'l'l D. ReJer . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · Wezzo pratico per diatinguere le d istrazioni P<' t'oneo-tibiali antllriori delle fratture del piede. - Verneuil . . . . . . . • X t• cong:resso dlo!lla soci~tà chirurg ica _ledesca d i Ber lino . . • Ascoltazione trnusaur.cul•r·P. - D. Gelle. . . . . . . . . • J:miopia orizzontale dell' occhio destro consecutiva ad un colpo 6 14 rt1 fior etto nll'angolo interno de ll'orl>lta - O. Chauvel . . . . • RIVISTA DJ 1'ERAPEUTlCA Pag. Ricerche sp~ rt mental i sull'azione dell'acido borico . . . . Tetano trauma•ico curato col solfato di e&e rin a. - O. layton . > Cura de lla bronchite cronica mediante la cauterizzazione punteggiata delle pareti toraciche D. Barili. . . . . . . . . • Il sa.ccarato di calce nelle scot tature. - D. Paul . . . . . Epistassi l'ibelle gua ritll col tartaro emelico. - D. Escudero. •

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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE P~r sape r leggere s ufficienteme nte le carie topog raficbe.- Fiori

Cesare. tenente colonnello medico (conti nuazione e fine) . . . Pa(J. 650 6;$ Rtorgauizzazione del servizio sanitario dell'eae rcilo francese . Il servizio sani tario militare ne lle p1·ovinci e meridionali del - " Pag. •.(15 l'impero aus~ro-uogarico . . . . . . . . . . . . . ,. f\68 Nuovo orgaoJco nei m edici militari in l'rancia . ,. M9 Coovenzion<' di Oinevra . . . . . . . . . . . . . . 1Pw la ccmthtu a:fone dell' ìnd loe, vcda• l ter ra J)agi>Ja della cc>perli~•aJ.


MEMORIE

ORIGINALI

UN TRlENNlO DI OSSERVAZIONI

PARTE SECONDA .

XVI. La maggioranza numerica dopo le lesioni degli occhi appartiene a quelle dell'ud4to, delle labbra e della bocca le quali raggiungono il numero di i 6 per ciascun gruppo. Il gruppo delle malattie dell'udito diviso per classi e per circondario , per qualità e per giudizio port.ato , danno il qu.adro seguente : QUAD RO M. T1·eviso MALATTI E

Otile . SordiUi .

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Venezia

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UN Tliii::NNIO DI OSSERV:\ZlON l

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· A propo::ito di ques ltl gruppo di malattie non posso a meno di rall egrarmi meco stesso e di unire la mia voce al plauso che meri tano le in.novazioni apportate nell'elenco B fino d;ll 18ii, il quale el iminò la voce OrorrNz e sostituì quella di Or.ite. E valga il vero nelle oliti lo scolo (ototTea) non è fenomeno di esclusi,·a importanza. Lu scolo otorroico è fenomeno della dermatit e del condotto uditivo esterno Sllecialmente, e quando questa veste la forma secl'eti va; mentre quando veste la forma secca fa difetto. Nel la otite media la qt~antità dello scolo è estremamente variabile anche quando la sua forma è piogeoica, e hisogna tener ,·.alcolo che poco o molto, fetido o 110 che sia lo scolo « sino a tanto che l'otorTea peniste non si può stabili1·e come e quando e do ve fi.ninì, nt' a qual esito ?'Ìnscirtlla malctllict)) sentenza qnesla del Wild riportata d:-~1 Rossi (-1). Alcuno quindi non vi sarà che dopo ciò meravigli come vi sieno oliti anche senza appa1·ente otonea che possano e de,·ano arrecare la riforma, dacché è necessario stabilire prima se e;;ista o meno una otite media piogenica, per portare giudizio in proposito della entità della otite anche indipendentemente dallo S(~o lo. cosa che non è resa difficile da un attento esame delle parti e delle soluzioni di continuo della membrana del timpano e dall'impiego giudizioso dell' otoscopw. Sulla sordità poi vi sono altre considerazioni ancora; tra l'Elenco B, del '187i e quello del1881 vi corre una diversità abbastanza cospicua, comecchè in questo ~iasi aggiunta la clausola di sordità anche incompleta però notevole purché doppia, mentre nel primo il notevole era solo e sembrava lasciasse minore latitudine di apprezzamento. La qu estione della Yalutazione del qwmt.nm nell'udì lo è una (l) RoSSI. La moiatlic d el!'o>·ert·/iio, Genoça. lSi l. pag. 4~~.


PRESSO LO SP.EDALE DI S. CIIIAH•.\ IN YE!\EZIA

563

·question e difficile ed intrica ta percltc sempre suggetti,·a . La -sordità può legarsi a svariaLissime C<~ u se e yneste non so no sempre palesi. Nelle otiti esterne e medie è sintomu talora delle stesse, ma nelle qurstioni medico-lega li militari perde molto della sua importanza, dacc hl: esista o meno, il principnle ::;ta nella giusta valutazione Glrlla esistenza e del grado delle otiti stesse, indipr ndentemente dalla sonlit.ù che può essere esagerata se non simulata, senza alterare la convinzione del giudicant e sulla entitil delle otiti stesse. Nelle otiti interne la cosa cambia di nsprl.lo. La diagnosi delle stesse non è sempre faci le e talora basa sopra induzioni. I.a così detta sot·dità ner• o:;n ha perduto molta parte del suo credit o. Su questo argomento qualunque contributo dHe essere il benvenuto, ed è per questa idea che mi piace sobhnrcarmi alla illustrazi one di un caso il quale certamente era degno di interesse e di studio.

xn1. Nel ·1880 entrara in osservazione per sordità l'in ~e ritto D'Este VitLorio del circondario di Venezia. Esami nato, pre · sent.nva una sordità più notevole a dest!·a che non a sinistr.L A destra non percepiva il battito di un orologio accostato "al padiglione dell'orecchio, lo sentiva, ma poco, :;e poggiato fra i denti . A sinistra percepiva il hallito dell'orologio ste!'so fi no a 1O centimetri di distanza dall 'orecchio ma non più in là. Era ottuso di mente ed era afTello da un notevolissimo im bar·azzo dello loquela (atassia verbale); fu anzi pe1: questa causa -che precipuamente venne giudicato inabile. Ispezionata la faccia non presentava traccie di ai';;imetria. Fattagli sporgere la lingua, questa veniva sporta diritta. Ispezionata l' ugola, si trovava che questa deviava verso la parte destra in modo molto notevole, e cile l'arco del velo palatino di sinistra era più basso


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UN TRIENNIO DI OSSERVAZIONI

di quello di destra. Praticata la laringoscopia si trovava r.hela corda vocale destra era lenta nei suoi movimenti di escursione, per paresi unilaterale dei costritlori e dei dilatatori· della laringe. Interrogato sulla presunta causa di questo suo· stato, as:>cri\'3 che originava da una panra sofferta da ba mbino. Era vi nesso logico tra la lesione della favella e quella dell'udito? È ciò che giova indagare. In questo caso eranvi lesi visibilmente due organi: il velo p<llatino, e la laringe. Il velo palatino mostrava una dev iazione dell'uwola ver,-o· la parte destra. ~ on eranvi tracc ie di lesioni nervose da part e del nervo facciale (VII); In deviazione dell' ugola dipendeva 11Uindi da l e~ i on e di altri rami nervosi. Il muscolo fariogosrafilino situato nel pilastro posteriore del velo palatino, dal: margine inferiore del medesimo si porta verso la parte laterale· della farin ge, dove si con fonde coi muscoli di questa parte e· ~pccialm ente collo stilo-faringeo. La sua azione è quella di: abbassare il velo pendulo e sollevare la faringe. Posta In semiinf>r·zia o pare"i del IDII$Colo di un Ialo, havvi prevalenza di quello dall'altro lato , il velo pendulo viene stirato piu in ba~so da.lla parte saua che non dalla parte malata; in quesla occasione l'arcata del velo palati no quindi ~ i ahbas::a e con questa IH'tlvalenza il faringo-sta filino imprimP un movimento di altalena all'ugola, che viene deviata dalla parte meno resistente o dalla parte malata. Eravi quindi in questo caso paresi del Jllnscolo farin go-sta filin o deslro. Questo muscolo è innervato dai rami far·ingei del nervo pneumo-gast.ri co o Vago (X). La laringe mostmva la cor·da vocale destra lenta nei suot movimenti di escursione e quindi era neces:'ario inferirne che i muscoli intrinseci della laringe stessa fossero le:; i. Ora questi muscoli sono innervati taluni dal nervo laringeo inferiore o nerro ricorrente e !al' altro dal nervo lar·ingeo superiore,


PRESSO LO SPED AL E DI S. CHIARA IN VKNEZIA

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nervi questi che sono pro,·enienti clal vago o neno pneumogastrico (X). È quindi necessario riYolgersi a rammemora1·e talune particolarità di questo nervo per poter rendersi ragione degli svariati fenomeni presentati dal paziente in di scorso, il qualE' era anche sordo. 11 nervo ntgo (X) nasce dai lati della midolla allungata f'rl esce dalla fessura lacera posteriore, dentro una comune J.!Unina -col glo:-so-faringeo ( IX) e con l'accessorio del Willis o spinale (Xl). Nel tra gillo , per usci1·e dal cranio, il nerro vago ha: 1° una comunicazione dirella collo spinale (Xl ) il quale gli dà un filamento; quf':'la comunicazione succede talora dopo uscito il va~o dal cranio_ 2o un ganglio che comunica media nte un filamento col ganglio cen ricale superiore del gran simpatico e che manda all'esterno ed all'indietro un ramo detto ramo auri colare del vago, il quale dopo aYer dal<l un filam ento al gangl io petroso del glosso-faringeo (IX) penetra nell'acquedotto del Falloppia, · comtmica là col nervo fa cr iale (VII) e si divide MI l'interno del l'apofisi mastoide in due lì lamenti , l'uno che uscito dall'apofisi stessa si unisce al nervo auricolare posteriore del fac. ciale (V II) e l'altro che termina nelle glandole cer·umin(lse e nella pelle del condotto uditivo. Uscito dal cranio il Yago dopo altre comunicazioni con altri ner·vi , frn le quali quella di alcuni filetti che manda dal plesso gangliforme al glos:'o-faringeo (IX), dà il nervo faringeo super·ior·e, il quale unito ad un libmento dell'accessorio del Willis (Xl) forma assieme con altri filamenti del glosso farin:geo (IX) il plesso faringeo; da que:'lo ple.;so viene innervato il costr·ittore superiore della faringe ed il muscolo faringo. stafilino. In :-eguilo il n•go dit il nervo laringeo superiore cht>. · dividesi in dul' rami.


' U.' i TRIEN~IO Ul OSSE RVAZlONI

a) ramo e~ Le l'llO inferiore che va ai muscolo costrittore-

inferiorc della fari ngc ed al cri co-t iroideo (muscolo intri n~eco )r all'io-tiroideo, allo slerno-Liroideo ( muscoli estrinseci) e si anastomizza col gangl io cervicale superiore e col nervo cardiaco superfl rial c. b) ramo interno superiore il quale tmv e r~a la membrana io-tiroidea, dà dei filam enti all'epi glottide, alla mtrcosn de!la laringe, ·ai muscoli cri co-tiroiòei (muscoli intrinseci) e si anastomizza coJ ricoiTenle. Dopo di ciò il vago dopo aver dati i rami cardiaci, che si pni:~cono pure al nervo t:ardinco superficiale e dopo essere penetrato nel petto. dit una 1\mnca consitlere,·ole che è il nervo laringf'o inferiore o nervo ricon ente, percli·è rimonta all'insù·. Que:~ta branca pLlre è in comunicazione col p l e~so cardiaco e giunta alla laringe, rlà rami al costrittore inferiore della faringe, ai muscoli cri co-ariienoidei e Liro-aritenoidei (muscoliintrinseci), alla mucosa· della laringe e comunica col laringe,_., !ìupenore. A proposito della comunicazione che ha il nervo vago (X) col glosso-fn1inw•o (L'\ ) mediante il nervo auri colare del primo col ganglio pelro:-o del secondo, è da notarsi che da questo gan~lio petroso parte· ti' ramo anastomotico del Jacobson che entra nella ca;o;sa del timpano e si perde infine nel gangliootico. Questa comunicazione dei due nervi è della più alta importanza, dacrhè la anastomosi del vaf!O (X) col glosso-faringeo (IX) serve a dare a quest'ultimo le fibre per formare il nervo del .racobson, il quale impa1·te la sen ~ ibilità squisita d-olorifica e rellcuiva .11la mucosa. della cassa. timpanica. e della tromba eu~tachiana. IJi fatto que:>to·ramo di J'acobson entratonella ca~sa del timpano si !ìparge in filam enti come le nervature di una foglia,. dei quali i due posteriori si dividono in ramificaziOni di cui L'una si distribuisce sulla membrana dell~t


!PRESSO LO SPEDALE DI S. CBIAIIA l~ \'E'IEZIA

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fene.,tra rotonda, e l'altm su l contomo della fenestra ovale. ed uno degli anteriot·i va alla mucosa della tromba eustachiana.

XYIII. Fatta questa sror:'a nel campo della anatomia io credo facile e P.i.aoa la illusLra1.ione del c.aso. Primitivamente leso doveva essere il vago a destra e di !iL la re:;tante paresi dei nervi faringei e quindi del mu:-;colo far·ingo-staOiino con la relativa meccanka deviazione dell'ugola. Eravi paresi anche dei nervi farin gei e quindi dei muscoli intrinseci della laringe. A questo · proposito è da notare chele comun icazioni chet.ieue il vago(X) collo sptnale (X l ) sono quelle le quali forniscono la innervazione volontar·ia della laringe perchè essa funzioni da siromento vocale , mentre la inner·vazione r·eOe,;sa penhè essa funzioni da organo respiratorio gli viene dal vago. La lm·ingoscopia mostrava lenta la esc ur~ione della cot·da vocale destra, ma non abolita, e si sa che in questa forma morbosa nasce la pigt·izia (paresse) della parola (Mandl). In questo caso la associazione d'azione dei due nervi X ed XJ era dist.nrbata, la re:;pirazione -era regolare, la voce e la parola emno consentite e volontarie, ma erano aiTette da fenomeni morbosi di alterata estrinsecazione d'azione e ciò pel fatto della lesione del vago, che doveva aver influito su quella dello spinale di un lato . Finalmente mancando ed essendo alterate le funzioni renesse g~vernate dal vago nell'orecchio esterno ( ne1·vo auricolare del vago) medio ed intemo (nervo del Jacobson) a destra, si spiega perchè nel D'Este vi fosse la sordità completa alla parte destra. Di più: potevasi accettare come movente eziologico di queste condizioni la allegazione di una paura sofferta da bambino? È questione che merita di esser e esaminata.


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UN Tllll::'l'\10 01 OS:)EI\ V.\ZIO ,'I/1

La paura è un <<forte /111/l)imwtt> d'aH imo per etti l'uomo è eccitato a {t~ggi1·e tm oggetto che a l11 i pare 1~ocivo ~) ( l). Questa definizione mi conduce a credere e:;aLLissima una idea del Darwin , il quale dice: « allo1·chè wn a11imale è alla1·mato, egli resta quasi sempre immobile per ?'accogliere i suoi sensi e riconosce·re la so·rgenle de! pericolo ed awu1le volte anche per evita·re di essere scoperto» (2). Questa idea mostr~L come le basi della paura. sono la sorpresa ed il timore di un perieolo, come mostra che quando si è falla strada nell'animale la idea di un pericolo, ed alla sorpresa ed al timore succede la paura, è naturale sotlentn il desiderio di evitare il perirolo o nascondendosi nella immobilità, o fuggendo. Per questo ordine di idee è facile concepire come sieno movimenti di associazione abitua:e l'elevare i sopraccigli , spalancare gli occhi pet· meglio vedere, tendere le orecchie per meglio sentire, tener la bocca aperta per respirare più silenziosamente e non attutire i suoni ~terni con quelli della respirazione. Per questo ordine di idee è facile concepire che in seguito a questa tensione di spirito, a questo scrupoloso impiego dei semi, qualora l'animale giunga a farsi chiaro il concetto di un pericolo che corre, la sor-presa e l'allarme passi al grado di vera paura. Allora c: ben tosto egbi si mette a fuggi re impetuosamente senza cerca1·e di ecmwnti.zza1· le su& {or.ze come p~-r una lotta, e contùma così a correre tanto che dttra il pericolo, fino a che una prost1·azione completa, con arresto della circolaz-ione e della t·espi1·a;;iotw:, con m~ tre ntito genuale di tutti i muscoli ed. 'lltn sudore abbondante al'resta la sua cm·sa » (3). Al di là della puura havvi però lo - -- - - -

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(l) RIOUTINI. Vor.abolm·io della lltl{!ua Italia na. (2) DARWIN. L·=Jwcsslon cles émollon .<. -

(3) 0ARWI!'I . Op. O. p 3g. ~:1.

Pari. 111'7-1, pag S.~.


i'RESSO LO SPEDALE DI -S . CHIARA IN YENIZIA

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spatJento o il terrore che nella nostra lingua suonano come sinonimi e signifit'ano una pawra g1·ande (1 }. Allora entrano in ~cena i fenomeni propri di questo sentimento 1< la pelle di1)iene pallida, il sudorr cola, i l pelo si arl'iccia ..... i l ctwt·e hatte presto, t"mnltuosarnente e con violenza ... le secrezioni del canale alimentare e dei reni sono atunentate ed involontat·iamente espulse in segtt'ilo al1·ilasciamento dei nw,scoli sfìnteri . .. . . . . . le fa,colt? intellettuali sono profondameJtte turbate . . . . . . . e bm tosto aniva una prostra::ione r)l'ofonda che w sino allo st\enimento >> (2). Tullavia una paura grande (ter1·ore } agisce SO\'ente da prima ·conte un potente stimolante<< ciascU'ttf) .~a che l'uomo o l'animale spi,nto alla dispera.zione dal te·rro·1·e acqnista tvna forza 7>rodigiosa e diuiene pericoloso al più alto grado » (3); resta però sempr·e che dopo questa sovraeccitazione nasce lo spossamento, il che nell'ordine fhiologico toma lo ste=-so e ciò per la legge di associazione d'abitudine, la quale permette sopravvenga que:.;to secondo stadio senza la preliminare estrinsecazione del primo. Concludendo si ha da prima una tensione di tutti i sensi per riconoscere un pericolo (sorpresa-allarme), poi l'impulso a fuggi r·e e quindi sovraeccitazione di moti respiratori, cir·Colatorì e muscolari (pmwa-spavento) e quindi prostrazione. Ora in seguito a queste sensazioni di :;orpresa, a\Jarme, paura, terrore, le quali portano un turbamento nello :-lato del .senso rio comune, si ha che questo stato si esLrinseca per fenomeni di accelerato movimento respiratorio , circolatorio da prima e poi da svenimento, ,·aie a dire :\i estrinseca per atti

(l ) RIO UTJNI. Vora~Oifll•(tl d t:lllf lt'l!i UU itt>liu "fl ('.l) Op. rlt., pag. 82

(3)

Op . cl t ., pag

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TRIENNIO DI OSSEHVAZ IONI

governali dal pneumo-gaslrico (X) di preferenza e quindinon è infrequ ente possa nascere la sua paresi dopo una troppo ~rave ed improY visn sownecc itazi one. Da tullo ciò resta chiar·ito come per nna paura ed unospavento, pos.~ano sorgere fenom eni congeneri a quelli che sono all'erti dal caso che servì di occasione a qu e~ lo studio. Sollo l'impero della paur·a che si al teri almeno momentaneamente ed aholi:-:ca la funzione della parola, ne porta nn esempio lu Slttart citalo anche dal D(Lnm:n par·lando di un au ~ traliano spaventato nel vederlo, il q un le « non poteva parlare e non ·rispondeGa prmto nnn pa·roln alle qnest.ion·i che il negro gli indirizzava, III(L tremando dalla testa ni pi.·di a.gitar;n, le sue mani per allontanarci» (l). Per questa alter·azione della pai'Oia in ~eguito alla vi olenza della emozione, non ripugna il creder·e che es~a alterazione possa durare efarsi stabile, come ces.~a ndo po~sa parlare nna alterazionenella associazione dei movimenti e sorga una atassia della pa~ rola o qualche altra modal-itù congenere. Per conto della so rdità, basta considerare la importanzache ha il X pelle sue •·elazioni col ramo del Jacobson sulle azioni trofiche dell'or·gano dell'udito, per comprendere come nlter·ata la funzi one di questo nervo si possano alterare 'lueste funzioni trolìche ~ il sP.nso uditivo ne possa patir·e. A que~; ta importanza delle azioni trofiche dell'organo dell'udito soccorrono magnificamente i lavori pazienr.issimi del comm. Giu:;eppe Sapolini su ll'arteria acu::Liea (2). XIX.

Di eguale entità numerica al precedente gruppo riesce quello delle malattie delle labbra e delln bocca, numerando

- - -- - - - - -- - ---- -- -- (l) STOART. Tlle Polyufot ne«:es le/tU$. ~tell>oume d e v. 58. p:\g. ti?) SAPOLJNJ. Dell'arte•·ta aci<$1/ra cetltrale. M il ano, 187~ .

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PRESSO LO SPEOA I. E 01 S. CHIARA l~ VENEZIA

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una cifra del valore medesimo; ma è un gruppo il quale si presta a studi non meno importanti ed anche congeneri a quello ciel precedente. Dividendo nelle singole entità nasografiche questo gruppo per classi, circondari e giudizio porta to, :; i ouiene il seguente:

C IRCONDARI

Lin g ua

Lesio ne de lla pa1·ola

Balbuzie

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11primo caso di questo gruppo il quale merita una menzione particola•·e i.: quello di un tale Bortolini contadino di VitLorio nel circondario di Treviso il quale portava spoi·gente fuori della bocca la punta dell.a lingua per circa tre centimetri. Era vizio di abitudine, era necessità, era si mulazione? ecco ciò che veniva domandalo alla o:;;;ervazione.


-5i2 .

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UN TRIE:'<NlO DI OSSERVAZIONI

Sorveglia Lo anche di notte quest'uomo dormiva colla lingua fuori delle labbra. Esaminato nelle ore mattutine subito dopo svegliato, si scorgeva la punta della lingua secca con traccie di spogliamento d'epitellio. Esaminato il labbro inferiore si vedeva che questo aveva subito una mutazione, vale a dire la naturale rotondità della sua superficie si era mutata in una superficie piana pel continuo poggiarvi sopra dell'apice della lingua. Esaminata questa nella sua faccia inferiore, presen~.ava la fossetta scavata in essa dalla punta dei due denti canini inferiori, fenomeno legato alla causa medesima. Ob!ùligato a ritirare la lingua e tener chiusa la bocca , la t·espira· zione si faceva difficile e romorosa. Esaminato il naso e le narici posteriori non si trova\'a abnormitit alcuna, il che esclu•deva la esistenr.a di qLtal che tumore che impedis~e la respira·zione nasale a hocca chiusa. Il velo palatino era intatto. La "I'Oce ave,·a ~nono basso ma era nnturale. nè la loquela era impedita. Facendo che ritit·asse la lingua fra le arcate den.tali e tenesse bene aperta la bocca, la lingua restava in posto senza disagio, nè la respirazione presentava difficoltà. Praticata la laringoscopia questa riesciva tollerata. La epiglottide era normale, la glollide aperta senza traccie di malanni, le corde vocali funzionavano regolarmente. Unica difficolt il era la ba:;e della lingua che rno s~ravasi molto sviluppata e rende,·a l'esame più diffidle del solito. Ri ~ultato di questo esame fu di dover escludere una simulazione e di non poter creder·e ad una conseguenza di sempli ce abitudine mn conseguenza inve~;e di necessità. Restava la credenza ad una ,-era ipertrofla della lingua e pmhabilmente ad un preternaturate sviluppo di quei muscoli e h ~ ma~g i o rm e nte concorrono a fonnnrne la hase ed il r-orpo, ed a mio credet·e dei gen io-glo:;si.


PRESSO LO SPEO!d.E DI S . CHIARA l'i VENEZIA

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xx . La bal buzie in questo tr·iennio ha la maggioranza assoluta del gruppo, dacchè ad essa di •16 ca:'i se ne rifer·iscono 13 i quali tranne l , appartengono tutti al circondario di Venezia. Nelle n ole esi!\tenti presso qu e~to succursale pel triennio antecedente ~i trova che pelle classi •1856, •1857 e 1858 si ebbero nei due circondari menzionati '' ' casi di balbuzie. 8 appartenenti a Venezia, 3 a Treviso dei quali 1 solo fu di chiarato idoneo, non gia perchè s.imulatore, ma perchè non s ~ ritenn.e fosse balbuziente in grado abbastanza elevato per g iudicarlo inabile. Anche senza ricorrere quindi al triennio. citato nell'opera del Tomellini resta provato che questo è difeuo comune io questo circondario di Venezia, fallo del resto i l quale non è conosciuto da adesso solamente, qualora si rifletta che quel grande pittore di costumi del popolo veneziano che fu Cat·lo Goldoni, mette sulla scena nelle Ba~·uffe Chioz.zotte un balbuziente, .Pm·on Ti fa Nane, cir·costanza la quale non pot~va essere che fedele esposizione del vero e non un meschi no trovato per· accrescere la ilarità di quella da per sè esil arantissima commedia. Ciò meritava essere rilevato perchè nel re~oconto del triennio citato dal Tomelli ni parr·ebhe che essendo dichiarati idonei tu ili i balbuzienti, che asserisce fossero di Chioggia, questi passerebbero come veri simulatori, mentre la questione in questi termini diventa nna (Jilestione di apprezzamento per pa1·te di chi osser·va e non di · fatto per parte di chi è osservato. Pella classe 1860 vanno notati 5 balbuzienti e questi 5 casi formar·ono tema di altro mio precedente lavoro. Fu in. IJ uesta circostanza che sono stato condotto a portare la mia attenzione a taluni fenomeni nervo,;i appartenenti alla para-


574

l":i TIIIE'iNIO DI OSSERVAZIOSI

li si del nerro fa r,·iale {YIl ) ed esporre la opinione f'he tal1'olla la balull:ie è legata pe'l' genesi alla alterata assùciozione dell'a=iMte ?·ispetlira in rigllm·do alla pronunzia dt'l/a parola tra i w ascoli ùme1·vat.i dal facciale {VII) e qnelli della la1·iu ye (X. XI). l primi inqu ..tnto :,!OYernnno la fa cciu , la lingua come organi della pronuncia della parola , i ~econdi la laringe come organo vora le. PP-IIa clas:-e 186 1 non i.• a dire se mi sia fermato a studiare la tesi ste~sa ed ec.co il contributo che posso aggiungere a quel .primo tentativo. In questa occasioue furono 6 i c.asi os,;en•ati, 5 furon o giudica ti innuili ed 4 fu r·itenuto abile. In que::;ti 6 c:asi ~ non presen la rano traccin d i l e~ion e periferica e conveniva rit enere la bai buzi e en·cuo di lesione c.cntrale, 4 in,·ece prese ntavan o delle tr;1cc ie di sofferte lesioni pt>riferi che riferihili al nen·o facciale. Ecco i casi: 1o Comarella Alberto, contadino di Yaldobbiadene, ci rrondario di Treriso . È baluuzienLea forma toni ca posteriore. Esaminata la fa ccia si tro\'a che l'angolo formato dalle orLi te col naso, a destra è acuto, a sini::.tra olluso. La parte destra dt>ll a fa ccia in comple,-so npparisc.e prominente in r.onfrnnto dr lla sini stra. Facendo elle gonfiasse le g-uancie si vede rlte il buccinatore a destra è rneno energico che quello a sini stra. Facendo che spo r~e,-se la lingua, In sua punta devia leggermente a destra. La fonnadella linea fatta dal rafe della lingua, è important iss im o indagare in qneiìle circostanze. Nelle soffette paralisi il rafe ha forma cur·,,a colla conca vita yolta verso la parte pareti ca . Esaminata l'ugola si tr·o,·a che essa devia alquanto a sinistra e che è come acca rtoeci;l'ta all'avanti ver.;o il lato sinistro. Non ha ereditarietil , i~m ora una causa che pos~a averlo reso balbuziente. 2° Rpadon Batt ista. contadino di Me:;tt·e, circondario di Venezia. È ualbuzi ente a fol'lna mi i'Lil, ma eli li en~ entità,


PRESSO LO SPEUALE DI :;. CillAIIA IN YI-:';EZIA

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tanto da e:;sere dichiarato idoneo tstatnm 1 .fii, t.nra1·t> 0,86. peso kil , S3) . Alla fa cr· ia presenta l'àrco sopraciliare destro piu allo del sinistro, una non grave deviazione dt>ll a partP .carnosa del na:;o verso la sini ·tra. Fat·rntlo r he :;porgesse la lingua, la sua punta clevia lt· ~ge rm e ntt> a de~tra. Esami rwta l'ugola, si trova cl1e e_.,:a devia alquantn a ~ i nistra. Non ha -eredilnrietà; addebita la sua imperfezioni? ad uno spavPnto da fanciull o. 3o Orlando Osra ldo, mugnaio tla Portogruaro circondario ·di \'enezia. È balbuziente ;.m we a forma coreit•a anteriore. Alla facda. presenta. la pinna de;;tra ùel naso più in allo della sinistra; l'a11golo de tm della bocc;1 più in alto del sinistro. L'ugola devia alquanto a sini;;tra. i\on ha eredit;wi etit, nè conosce una causa della sua imperfezione. 4. Bocchini Giovanni contadino Ji Dolo circondario di Yenezia. È balbuziente gra\'e a forma tonica po:-:teriore. La faccia presenta l'angolo si nist ro della bocca pi(t in alLo del destro. Facendo che gonliasse le guancie, il buccinatore a destra si vede meno energico del sinistro. Esa minata l'ugola. si tro,·a che devia alcun poco a dest1·a e che l'arcata sinistra del velo palatino è più bassa della dr.:;tra. Non ha ereditarieta nè conosce causa della sua imperfezione. Nessuno di questi quattro casi arova la impronta di chiarezza che. aveva tal uno di quelli osservati l'anno pa~sa to, pure mostravano traccie tali da far ritenere avessero i reliquati di una sofferta paralisi del nervo facciale (VII). Di fallì il corrugatore destro in uno (i l 2•), i muscoli del naso in tre (il1 •, il 2° e 3°), il buccinatore in due (il ·1• e 4°), i muscoli delle Jabbra in due (il 3" e 4•), i muscoli della lingua in due W e 2o), i muscoli del velo palati no in tulli quattro mostravano o da una parte o dall'altra una prenllenza manife:;ta, muscoli tutti governati da dinunazioni del nervo facc iale {\'11) .


576

UN TRJE!'(NIO DI OSSERV.UJONI

Anche questi quaur·o casi sono t.uli da aumenttwe il contributo all'opinione da me espressa quindi c!te la acinesia de~ facciale nell'iufanzia, possa apportare la balbuzie per mancanza di coordinazione tra i mu:;coli delle labbra e della bocca e quelli della laringe. XXI. Nel ·1°, :l 0 e 4° caso la paralisi del facciale doveva esser stata alla destra; nel 1" im ece alla si nistra. ~el •t o e nel ~.. eravi deviazione della lingua, esisteva quindi la traccia che la paralisi doveva essersi diffusa dal VII al V al XII (corda del t.impano VII che va alrw·vo linguale V, il q~tale si anaston,izza con l'ipoglosso XII). Nel 1° e 2° caso eravi deviazione dell'ugola dal Ialo sano, qumdi doveva esservi prevalenza del peristafilino esterno sano, preponderante sol compagno stato paralizzato. Questa circostanza depone per la diffusione accennata in questi due casi dal VII al V (Il peristafilino esterno è governato dal nuvo pterigoideo V). Nel 3° e 4° l'ugola deviava dal lato malato e quindi vi doveva es~ere· prevalenza del peristafilino interno e del glosso-stafilino, l'uno. governalo da rami provenienti dal ganglio del ~l eckel (motilità reflessa) l'altro dal ramo stilo-glosso e glosso-stafìlino ùel VII (motilità volontaria). Nel 1 o eravi un fenom('no che non esisteva negli altri , vale a dire che l'ugola sporgeva all'avanti dalla parte della deviazione ed era accartocciata a guisa di uncino. Questa cir·costanza si presentò anche nel caso della ipercine~ia del VII e del Y narrata l'anno pa!;~nto e visla nel Herti. Il palaw-stafilino, diceva l'anno pas~ato, dooe-va esser la causa di questo fmomeno. Riflettendo di fatti che il palato-stalilino i• un piccolo muscolo cilindr·ico ordinar·iamente separahilr in due fa:;cetti, situa lo :mila linea mediana


PRESSO LO S PEDALE DI S. CUIARA IN VENUtA

577

llel velo palatino, che comincia sopra la estremità posteri ore del corpo delle ossa p.llntine e su ll'aponevrosi che risulta dall'unione dei due peristafilini estern i e si dirige all 'indi etro ed al basso nello spes:::ore del ,·cio palatino fiuo alla e~tremitit dell'ugola, e eh{' ha pr r destinazione qul'lla di accorciare e di sollevare il velo palati no e l'ugula, p;~ re elle quando questa sia obbligata a fa1·o una sprcio di altalrna e deviare, qualora un fusceLlo non trovi oppo~ i ziono nel compagno, finisen invece a farla inarcare al l'avanti. Le possibili deviazioni dell'ugola sono raccolte nel seguente quadro schematico, data la paralisi del VII senza diiTusione a rami del V, data q ursta paralisi colla diiTu~ione al V, non che data l<t paralisi nri nervi faringei del X.

QUADRO

Paralitico a destra

e Prova le

devia l'ugola

il

0.

Dal lato

a sinistra sa o o

lnner1·a ziou e lesa

Rami motori doli gangho Ot•co e nervo l'terigoideo (l) v. l

Peristaf!Jioo Est.

il sinistro

Palato statllino

"

Pe ristatllino Jn t.

"

"

"

Rnmi moto•·i del gaoglio del Meckel.

Glosso-Stafilino.

Ramo si ilo-&:-10880 e !{losso-stafilino del

a destra (malato Rami motori del gan· glio del Mec:klel.

V Il.

Faringo Stalll!no.

"

"

"

Rami fnringel dei Va· go x .

{l) La paral isi dei rami motori prov en ietai dal ganglio oltico VII (moto r lttesso) sola non prod u ce probabil menl e deviazione alcuna restando in-

tatta la motili t;\ voloutaria del nervo pterigoideo v.

37


:Ji8

UN TRU:Ni'iiO lJI OSSERY AZIONI

Ecco quali Gorollal'Ì si potrebbero tirare dal suesposto: Se havvi diiTusione della. paralisi del VII al V e quindi al ramo pterigoideo l'ugola devia dal lato sano. Se havvi paralisi del solo ramo stilo-glosso e glosso-stafilino l'ugola devia dal lato malato. Se havvi diffusione ai rami provenienti dai gangli, J'ugola devia dal lato malato, dacché quella dei rami del ganglio otico che vanno al peristafilino esterno non muLano le cose per la persistente attivita volontaria di questo; quella dei rami provenienti dal ganglio del Meckel lascia la prevalenza ai muscoli glosso-slafilino e perisLafilino interno che la deviano dal lato meno resistente. Anzi questi muscoli vincerebbero probabilmente anche l'azione opposta del peristalili no esterno anche nel caso di paralisi difrusa al V, e la prevalenza loro sull 'azione del peristafìlino esterno é comprovata dal caso narrato l'anno passato della ipercinesia del VU nell'inscritto Berti il quale aveva l'ugola deviata dal 1ato meno resistente, clte in quel caso e1·a il sano, ma che nel caso di una acinesia sarebbe il lato malato. Se havvi paralisi del X, l'ugola devia dal lato malato e l'arcata del velo palatino dalla parte sana riesce più bassa dell'altra. Il muscolo palato-stafilino raccorciando l'ugola la accartoccia, quando siavi prevalenza da una parte e deficienza dall'altra, nel caso che venga spostata e soO'ra così un movimenLo d'altalena. Si rifletta però che nei casi narrati eranvi le traccia di una affezione sofferta e relativamente guarita col ristabilimento anche completo di alcuni rami nervosi e quindi di alcuni muscoli e che quindi in essi le deviazioni non ci rivelano altro che quali potessero essere i muscoli non ristabiliti, ma non già la vera forma paralitica primitiva.


PRESSO LO SPEOAI.E 01 S . CHIARA IN VE~EZIA

5ì9

·XX.! l.

Un altr·o caso consimile al narrato al N. XVII venne in QSservazione quest'anno per la classe 186·1. Era un tale Gheller Domenico contadino di Montebelluna circondari o di Treviso il quale era pure en trato in osservazione a titolo di sordità. Quest'uomo nell 'a~pe tto della sua fisonomia presentava una qualche cosa di anomalo. E~aminandol o si trovava che la parte destra del cranio e della faccia era come cacciala all'indietro per· modo che queste parti ri escivano avvallate sul davanti e prominenti sul di dietro. A persuadersi che questa apparenza dipendeva propriamente da imperfezione delle ossa bastava esplorare l'arcata dentale, dac.chc questa si trovava obbliqua e seguente la direzione del complesso del cranio e dalla faccia, vale e dire scappava dall'avanti all'indietro verso la destra. Inten·ogandolo presta.va tutta l'attenzione e quando rispondeva si scopriva che egli parlava in un modo poco intelligibile e che pronunciava le parole in una maniera. alcune volte indecifmbile. Applicatogli un orologio vicino alle orecchie ne sentiva i battiti alla distanza di un metro. Era questione in questo caso di un difetto di loquela ma non di sordjtà. Di che natura er'a questo difetto? da che causa dipendeva? Ecco le questioni cui era duopo ri spond·~ r·e. Quest'uomo di intelligenza limitata pensava, udiva e parlava, ma pronunciava male le parole. Fattegli pronunciare una ad una le lettere dell'alfabeto, si trovò che pronunciava bene le vocali e che tra le consonanti pronunciava maJ,e le labbiali F V, le gutturali H, Q; le palatine C, G; le sibilanti S, Z; mentr·e pronunciava bene le labbiali pure P, A, ;e dentali F, D, le liquide L, 1\1, N, tranne la R che la pronunciava labbiale (evve).


580

U;'\1 TIUE,'I/NIO DI OSSE I\ VAZIO~ I

In que:;t'uomo la lur·inge funz ionan regolar·mente comeorgano respiratorio e come organo vocale, ma siccome sopra 17 co nsonanti egli non ne poteva pronuncio re che 8, era l'aci le immaginare com e acconcial e uscissero a lui di bocca le paro le tanto pi1't che parlava il suo na tivo dialeLto nè cosi ùolce nà così intell igibile, come il dialeuo dei veneziani. Era notcrole però che pronunziava bene di!'l in to lo Z del dial"llo ~ u o , clte suiJna come un :J greco {:lto, Z 1:o). RiOeltcnùo su questi difetti di pronuncia si trova che eravt lesione di alcuni moti delle lnhbra come pelle labh iali ~oste­ nule F, V, e che eravi lesione di alcuni moLi della lingua quando qnesta dovera portare ìa punta in ba$50 per poter =-ollcvnre la sua parte media nel pronurrciaro le lettere C, G, H, S, Z, me11tre n\Jn :weva le,;ione di pronuncia quando dovera so ll e ,~are la punta della lingua e purl al'ln. dietro i denti i n c.: i~ivi stqw riori per poter pronunciare le esplosire T, D ,~. PnreYa dunque do,·e::;se esservi lesione di moti nei muscoli delle labbra (V li) ed in quelli della lingua destinali a tener bas~a la sua punta e sollevare la sua parte media, qu al i sarrhhero la part e superlì cinle (cond,·o-,qlnsso e ling1tale snpaficiale) dt•l muscolo i o-gl o~so ed il lingna lP, i quali sarebbero govrmali dall'ipr,glo::;so (XH) ed il primo anche dal facciale (\' TT). Jndagale le azioni muscolari del H l e del \ [1 non se ne. trovnm alcunn che mostrasse lesione di paresi, cm forza conclntl er(l che Lrat.Lavasi di nna alt erazione di coordi nazi0ne residente in queste parti muscolari o che quindi la cnu~a di ciò dll\·era e~:;cre un 'a ltra tla qn PIIa di una lesione periferica . Il difetto poteva chiamar:'i una la.loplegia stando alla definizion e <lei ~l an tl l « il mecca1tismo della promwria fa di{rlfo. la mastir·a::ione e la snlirct::ione srJ HO intatte; comJilica::ione abit~tale culla chf'ilo['ll'fjia >> . Ad ogn i modo era una.


PRESSO LO SPEDAL E DI S. CIHAilA l:'i YE~EZ!A

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forma di alalia, mnlauia tli indole central e. Questa cnu::a era anche reila più credibile ri sta la deformazione craniale che portava quest'uomo.

XXIII. I casi del quarto gruppo per le malalli e del cuore e dei grossi vasi ascendono al N. eli '13. Tuili appartenerano al eircondario di Venezia. Di vi~i per giudizio portato si hanno 2 idonei, 6 rivedibili e 4 inabili. Alla sola classe ~1 859 ne appartengono 8. I 4 dichiarati inabili pt·esentavano ipcrlrofìe di cuore con vizi valvolari. Degli altri 8, ·1 presentava idropericardite senza altre compli canze, il cui pronostico poteva ritenersi favore,·ole, perchè recente la malauia ed incl inante al progressivo miglioramento; 2 presentavano il cardiopalmo degli oligoemi ci ecl 1 un cardiopalmo nervoso; gli altri 4 erano semplici allegazioni. In apparenza questi pochi casi sembrerebbe dovessero avere poca importanza per l'esiguo loro numero, eppure non è cosi. Non è pel numero, ma p el genere di questi one al quale si riannoda il numero, che meritano riflessione. l..a palpitazione di cuore è un fenomeno. Essa può dipendet·e da cause molto varie tra loro. Può dipendere da Yere malattie del viscere come può essere con~eguenza di uno stato generale della c.rasi sanguigna c della costituzione, come può essere eiTello di spropo1·zioni scheletriche. ~ei due primi casi essa è continua, n el l'ullim:~ è sollnn to occasionale. A queste varietà aggiungasi quella procum1a artificialmente, ma non è di essa varietà che merita mi occupi al presente. Nelle mie note trovo di avere conservate le misure proporzi1mali tra la statura ed il perimetro del torac.e di 1Q di questi -casi: r iassunte danno il quadro seguente.


582

UN TIUE~~IO DI OSSERVAZIONI

QL:AORO

Statura

-

:\1i .. . ·t 69 )

P.

Perimetro d el torace

M del t.

ltt. del t.

s upe rior e nlla m età della st.

inferio re alla metà della st.

0,83

0,0~

ANN0TAZIONI

Idoneo

n

1 66

0,80 '/,

0,05

J)

1.liì'/.

O,!t~ 'l•

0,0 ., .

Vizio orga nico

• 1,08

o, 7\)

O,lO

Vizio organico

» 1.70

O,SG

• 1,ìl

0,83

0,0;)

Vizio or ganico

1,n

o.~'~-

0,0;)

Id I'Opet•icardi le

• 0, 5

0,87

O,f!l

Oligoemia

• l ,il

o,so

0,17

Vizio Ol'ganico

" l .SIJ

0.8:!

0,11'1·

))

'

I doneo

0,02

In (JLtesto qnaùro si vedono due soli uom ini i quali presentavano un perim etro supel'iore alla metà della statura, i quali all egarano p; ti pitazioni che non vennero constatate oè a v-eva no ragione plau:; ibile di esistere; se ne r edono ollo i quali a-vevano un perimetro inferi ore alla metil dell a statura, sei dei quali avevan<> malallie e due dei quali si potè constatare che arevano delle palpitazi on i occasionali eccessive nei movimeuti del corpo. Corollari pratici da questo esame di casi emergono importanli ssim i. Data una spropo rzione scheletrica tra

il perimetro del torace e la statura ne so rge nei movimenli mu:;colari la fatica ed il disturbo negli organi della respirazione e della circolazi•me e di qua le cause alle malaLLie di


PRESSO 1.0 $PEDALE DI S. CHIARA IN VEN~ZIA

58 3

questi apparati. Data questa sproporzione, l'uomo ca ricato del peso dell'armamento e dell'anedo mi li tare non può avere la necessaria resistenza e non può qttindi prestare nn bt~on ~er­ vizio militare. Era un anti co voLo dei medici mi litari che questa questione trovasse la sua risoluzione in un ben concepito elenco di imperfezioni nel Cfl$0 di leva, e qu e~ to voto fu esaudito con In pubblicazione del novello elenco B fatta da S. E. l'odierno ministro della guerr·a. Questo suo merito sarà certamente t·iconoscinto da quanti si interessano alla buona scelta del soldato. È grato pen~a re che queste osservazioni oramai non hanno più lo scopo di provocare misure ultet'iori in proposito, ma quello di sanzionarle e meglio corroborarle con la scorta dei fatti che mostrano oltre ogni dire SU\' iee laudabili le presenti.

XXIV. I 9 casi i qual i appartengono al gruppo delle malattie del sistema nervoso divisi per clas:>i, circondari, quali tà cti malattia e giudizio portato su di essi, danno le notizie espresse dal quadro seguente:


584-

UN TRLENNfO DI OSSERVAZJ01(!

QUA DRO Q.

CIRCONDARI

Alienazione mental e

Epilessia

CLASSI

Nevralgie

.

.

e

Sonnambulismo

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- - - Treviso 1860 - -· - - - - - - - - - 1861 - - 1 J 1 - - - - 1859 - 1 ·- - - - - - - Venezia 1860 J 1 - - - - - 1 1861 - - - - •J - - 1 - -1 3 2 1 l - 1580

-

-

-

-

-

-Il

-,:1

Il caso di nevralgia spella al Berti ed era dato dalla ipercinesia del facciale; di esso mi sono occupato l'anno passato. Degl i altri non mette conto parlame, se tolgasi del caso di sospettata alienazione mentaEo che vestiva parvenze di ipocondriasi. Esso si riferiva ad un taio Antonio Feltrin, del circondario di Vene1.ia, affollo da pellagra la quale lo areva portato delirante altra volla ad un civile freuocomio, come appariva da documenti. Egli era buono e tranquillo, ma lo stato delle s11e funzi oni digestive lasciava molto a desiderare e la sua mente era stravolta da una congerie di asserite sofferenze, le quali tutte deponevano per una eccessiva dolorabilità del Gran Simpatico. La descrizione che faceva delle sue sofferenze in·


PRESSO LO SPE DAI.J: DI S . CHI ARA !N V&!(EZIA

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grandite dalla imaginazione e da uno stato abnorme del sensorio comune, pareva corrisponùere ad uno stato di avvertita dolorabi lità nelle funzi oni digestive, le quali nello stato di sanità si compiono o nel silenzi o o con un senso di benessere. La fo1·ma vera nosologica si avrebbe potuto di!'la una enterogastralgia dipendente dall a pellagra. Questa malattia, la pellagta, antica e diO'usa nell 'Italia settentrionale e media, è malattia che torna a far parlare lli sè, comecchè sia legata alle condizioni economico-igieniche delle plebi, specialmente campagnuole. È anzi da stupire come essa presenti così pochi specimen di ossenazioni nelle circostanze di leva per quanto riguarda gli inscritti. Non è così però quando si tratti di esami medico-legali per: ripa1·azione di gr-avame, dacchè allora pur troppo padri e fratelli di inscritti si presentano in condiz ioni mi serrime e fanno spontaneamente germogliare nell'animo il voto che i paragrafi del regolamento di leva riferentisi alla spiegazione dell'arlicolo 93 della legge sul reclutamento abbiano a subire delle modificazioni in quanto riguarda la attitudine al lavoro pt·oficuo; anzi fanno sorgere la credenza che il medesimo articolo 93, p~ssa e deva col tempo subire modificazioni che basino sopra criteri complessi di posizione economico-sociale e fisiche condizioni, anzichè su queste soltanto. Di falli da un contadin(), un bracciante, un artiere che perdette la attitudine alle proprie ordinarie e speciali occupazioni, dalle quali ritrasse fino allora il mezzo onesto di vivere, non può pretendersi un altro lavoro, e pos::a cambi are l'unico da lui fin o allora conosciuto ed esercitalo, in un altro che forse. pot1·ebbe trovare in astratto, mai però in concreto, e quindi per questa sola non effettuabile considerazione teorica, non è equo che debba perdere l'aiuto del lavoro del figlio, unico sostegno vero e pratico della restante famiglia e


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U:'{ TRIE~N!O DI OSSEI\VAZTOJ'(l

del suo capo stesso. È' questione degna di occ1~pa.re gli studt dei leyislat(lri e dei loro provred i menti. A noi basta l'add itarla, pel nost.ro stes.<;n dorn·e di moralità.

xxv. Dal gruppo seguente che risguarda le malatlie dell'apparato respiratorio poco c'è da dire. I casi raggiunsero l'esiguo numero di 6 e riguardavano 3 casi di allegata emottisi ricorrente e 3 casi di recente soiTerta polmonite. Dei 3 casi di emottisi allegaLa, 2 presentaYano forme inappunt abili di scheletro, nessuno dei ':? Lrarcie alla ascoltazi one di fenomeno morboso in alto e misure che erano rappre::entme dalla statura e dal perimetro del torace nella seguente proporzione: Statu ra M. 1.6'2 perimetro 0.8i-. )) ~ ·l . 67 )) o.90. per cui furono di t.:hiarati idonei, il terzo :n·eva una evidenteviziosa conformazione tlel torace per cu i fu giudicato inabile per questa circostanza. Gli altri erano casi di malattia recente, per cui furono dichiarati rivediùili, salvo uno che lo era già ed era recidivo nella malauia per cui fu giudicato inabile. Anche per questo gruppo le modificazioni subite dall'elenco B è certo che i!pportcrunno un sensibile vanlaggio alla att.itudine del soldato solto le armi, per resistere alle cause morbose influenti sull'apparato respiratorio. Rest.a però a fare una considerazione ed è la seguente: in tempi addietro era conveniente e necessario il propugnare la tesi della buona scelta del soldato ed invocare modificazioni eque ai criteri


P.IIESSO LO S PEOAL E DJ S. CIIJARA IN YE:'iEZI.>.

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dir-igen ti la scelta s tes~a, ma non bi sogna illudersi però nel creder-e che ciò ollenut~, come si ottenne, spariranno o si ridurranno ai minimi termini le 'malalli e di petto nei soldati , e bisogna pensare che le rec.l ute rengono sotto le armi nel mese di gennaio, epoca nella quale meglio infieriscono le medesime per cause atmosferiche e pella necessa ria traslocazione d.11 mezzodì al seuentri one di uomini non avvezzi a climi talvolta r igidissimi, tanto più che per ottimamente scelta che sia la r ecluta avrà ~empre una predisposizione ad ammalurc nei primi mesi del serv izio, maggiore che in seguito, per cause ben note che fecero passare in legge come il soldato nel primo anno che si trova nelle caserme paga sempre un contingente di perdite superiore a quello degli anni successivi. Anche questa. questione del tempo della chiamata è bene l'ia tenuta d'occhio, in quanto che può essere di una importanza capitale e fornire oggett(J di studio al legislatore. L'ultimo gruppo delle malattie dovuto a quelle delle estremità non numera che 6 casi; 4 appartenenti al circondario di Venezia, 2 a <[~J e l l o di Treviso. Di questi, quattro appartengono agi i art i inferiori, due a quelli superiori; 5 furono riconosci uti inabi li, l solo idoneo. Particolare interesse non merita alcuno degli stessi se tolgasi l'anomalia congenita di quello visto nell'inscrit.to Piaia della classe 1861 nel circondario di Trev iso, la quale consisteva nell'essere il z" dito dei piedi più lungo del naturale, a segno da sporgere oltre un centimetro al di la del dito grosso stesso; causa questa la quale aveva occasionato a sinistra in seguito a contusione per urto ricevuto da un sasso nel camminare, la carie della falangetta. Questa anomali a imped iva la cal'Zatura ordinaria. Meno male che con tadino come era, trovava comodo abiLualmente sopprimerla e camminare a piedi nudi, abitudine per altro causa del suo male presente.


588 UN TRIENXIO DT OSSERVA.ZIO~I ECC. Giunto al fìne della lunga corsa non saprei meglio ch iuderla che ramm entando aver :;egtrilo nel farla il ccmsigl io dei Proverbi: 3• M:sericordia et veritas te non desoJraot. circumda eas gutturi tuo et d~scribe io tabulis cordis tui. P I"QV. C. li/.

Venezia, dall' Isola di Santa Chiara, nel marzo 1882.

Cav. FnA~CESCO no b. MARINI.

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LE P1"'0MAINE JN RELA ZIONE ALLA PATOLOGIA MEDICA

I morb i infettir i, :>icromc quel li più e~iz i a li all'u omo, :>ono s tati in tu tti i secoli oggelto di lunghi stutlì e di laboriose ricerche, n volte a sc rutare il modo come es:;i si producono, le leggi che ne regolano la ùi/Tusione ed i mezzi per ~ombntLernu i tristi e/Tetti. Se nonchè nei tempi odierni , la mcrcè tkll'indirizzo sperimentale e più p0siLiYo delle scienze medidtL', e dei mezzi fh ici d' inLl n~in e più perfezi onati, si è fa tlo un noterole progresso nella conoscenza di quelle malauie; e non fosse altro, la te01·ia parassitaria, fo ndata non ha guari coll o risorse del microscopio e della co l tivaz i on ea rti~ c iale de i germi cosi dett i morbigon i, di mostrereb l! e appie nll sifl'allo progres;-;o. nimarranno legati alla storia eli ta io teoria i nomi di Tigri di Siena, cho poi primo nl'l l H6:ltrovò dci ba('.lerii nel snnguo d'individui morti di febbre tifoitlo; di Cozo o Feltz, ell e si distin sero per analoghe ricerche; di Hall icrper la scoverta delio oscilla rio nello fobhri intermittenti e del mi crococco di 11/ti~opus nigticans nel ~<1 ng uc dei tifo5i; di Uudd e Fil ippo Paciu i sulla nrttura para,-;;itnria (lei colrra; di Vi rdtow ed OIJcrmcier, ell o trovarono lo spirillnm nel tifo rico rrente; di 1\ lehs, che rinvcnno dei mir.rohi sotto forma di bastoncelli nella mucosa int estinale, nelle ca rlilngini laringec, nei gangli mcscnlerici, nella pia madre e ncll,l milza di tifosi ; di Domingo Freirc, il f{n ale rccentenwnle de:;cris:>c il c1·yptococcus J'Wt-


LE PTOMAINE

thor;minm nel ~an;.! u e e nelle materie del Yomito d'ammalati di feuhre gialla ; inline di Salishury, di Selmi e Bal estra, di Tommasi-Crudeli e di Laveran, che illustrarono, ognuno con ricen:he origi nali , la natura del miasma palustre. Pur6, non ostnnle Lanli ~Lurlì e co'i larga messe di esperimenti fatti dai sullodati cultori di di;,cipline mediche, la teoria par<lSSitaria Yieno non poco scossa per opera degli stessi sostenitori, i cu i riwltat i, con traòicendosi l'un l'altro, spargono un gran dubhio nell'an imo di chi considera, con ammirazione si, l'operosita e lo spi rito acutissimo di ricerca di que::.ti dotti scienziati, ma con imparzialità le co!'e. ta dottrina parassitaria è un pa::so rhe :;i è fatto nella via del progresso medico; ma non chiude l'evol uzione del moderno periodo s torieo di noslrn scienza. Non è qui il luogo di fare la critica a questa dottrina; imperocc.hè scopo di que~ta hrere Memoria ò di prendere in esame un'al tra !t'oria, ove per an enturn questa meglio che l'altra del parassit ismo ci spieghi con maggiore con·ezione e più verisimilmente i falli. È, la nuo,·a dotlrina chimi ca, cui si vuole alludere, l'origi ne della quale rimonta alla scoverta fatta recentemente dall'illustre Selmi. E qui mi sia permes~o una .digr·essione su di un fatto che torna in onore della ~c i enza in Italia. Nella seduta del 14- giugno ultimo. tenuta dall'accademia di medicina di Parigi, Gautier pretese di rivendicare a sè la scoperla delle ptomaine, fatta dal Selmi. La comuni cazione di Gautier all'accademia produsse un'eco di risentimento male a proposito nella stampa medica francese, la quale unanime si diè .ad accusare l'Italia quasi quasi di un furto scientifico. E .come che oggidi, la mercè della grandi!'sima dilTusione della stampa, si vi one presto a sce,·erat·e il Yero dal falso, non lta guat·i questa contro,·ersia è stata risoluta in furore del nome


IN RELAZI ONE ALI.A PATOI.OGIA liF.DfCA

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italiano; onde i France5 i han do,·uto , con loderole imparzialità., riconoscerequanto infondata era la lurv opinione, e come la scovert.a dell e ptomaine è una gloria dovuta legittimamente all'Italia. Il prof. Selmi, in segu ito alla com unicazione di f~ a u tier , si credè obl1ligato di rP d i ~rre una storia p:.ll'ti colareggiata intorno alla scoper·ta delle ptomaine; e questa storia. mandata all'accademia di Parigi, ha fallo cessare In polemi ca surta tra la stampa francese e !"italiana, dimostraudo evidentemente la priorità del Selmi sulla scoverta testè accennata (1). Già fino dal 4870 il Selmi, esaminando il contenu LO litJuido di uno i'tomaco fornitogli dal tribunale di Bologna, e nel quale liquido si sospettava la presenza di qualche sostanza tossica, ottenne un co rpo di reazione alcalina, che si comportava coi reatt.ivi come un alcaloide, ma che peraltm differi va dagli alcaloidi conosciuti. Allora gli venne il so:;petto che quella sostanza alcaloidca fosse un prodotto cadaveri co . Difatti in seguito si convinse onninamente che non si apponeva al vero, quando ebbe ad esaminare nell e diverse circostanze di perizie chimico-legali org<lni cadaverici ed anche parti di animali put.l'efatte per lo relativo riscontro. Della scoperta di tali sostanze alcaloidee egli veniva facendo pubbli cazione, ora con Memorie presentate all'accademia di scienze di Bologna, all 'accademia dei lincei, alla società medico-chirurgica di Bologna, ora con Relazioni chimico-legali , dietro invito di vari tribunali. I n tal modo riuscì con una serie di Laboriose ricerche ad assicurare la reale esistenza delle ptomaine, ad isolarle e dimostrarne gl i efietti altamente venefici sugli animali. (l ) Sat.M I . - Cennt r.•·o••olo{Jirl d,:ue oue•·va~lont fatte st<lle so1tan : e a·tndole alcalotae elle si (or-mano aut·ante la put•·era~lo>w. - Rlvtst a eU Meatctna t.:gale, faecicolo a•, 1881.


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LE PTO:UAINE

La scoverta delle ptomaioe ebbe In. sua immediata· appli-

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cazione alla. medicina legale, e con quale 'importanza capitale ognuno di leggieri può scorgere, leggendo i lavori a diverse r·iprese pubb li cati da Selmi. Si prova un nobile orgoglio nel vedere fino n. qua l grado <li 11erfezione !'i eleva l'ingegno umano nello scovrimento dei mezzi d'indagine per lo studio dell'intima natura del mondo organico e minerale; ma è con angoscia che s'i n[erroga la co:;cienza; quante volte i periti si saranno ingannati per lo add ietro, credendo eli avere scoverto nei resti organi ci d'indi\·idui, pre:;unti morti avvelenati, degli alèaloidi vegetali conosciuti; mentre avranno potuto es:::ere degli alcaloidi cadaverici? Da cotale difellihililà della niente umana tpwnlli giudizi sbagliati, e quante condanne ingiu.:;te l Intanto l'applicazione del trovato di Sclmi non si limita alla meò ieina \C'gaio, ov'el•be un fec(Jnclo ri sullato; uen si ora si fanno dci tentativi per spiegare cun la do tlrina chim ica delle ptomai ne l'origine dci morl)i in feu iri, nt iasmatici ed altri consimili. E prima eli tu tto e necessario considerare che le ptomaiue non sono drgli alcaloidi che si rinvengono soltanto nei pezzi cadaverici, noi liquidi organici in putrefaz.ione ; in una parola non sCHIO prodoui osclusiYi della materia an imale morta; ma pos:;ono Lrovar:)i anche nei liquidi e nelle sostanze di organismi viri. (ufalti il Sei mi ( l), esaminando ull:l orina patologica, trovòdellnptomaine, 13rouarcle l ha notato lo stesso fatto. Gautier le ha ezianclio rim·onutc nel l'orina normale; e questo autore spieg-a l'inl c>.::;-;icazione uremica, clorutu al l' assorbimento delle ptomai ne csisten ti ucll' ori na (2) . Questa d istinzione di origine delle ptomaine è di un interesse assai noLe-

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Il S&~.:u o . - P>·odf>ftl anomali lrt wn·t e nm("{[ri rli alcune fl>'ìac p atu · lOfJif•he·, ronslrlc>'f!ll in rOl'>'eia;fo,tc al/1.1 tos.<lroio.Qilt e lallla!J,!O·<t m~clicrt . 1 ~ 1 Jl;•r/ures etc mei&:ctne tWl'Ule. Paris. sPp te m br e 18Hl.


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r•'r dar:' i ragione dr• l tnodo rome lr mal al ti e pole;;sero

venir prodotto, sia ~.: Il o lE' ptomaine si formino nd mondo es temo dalle deieziou i e dalle soslanze orga nid te in put refazione, sia <:he si formino nell'interno del eorpo per oprra di certi stali muruosi peculi ari. Oi taldtò un 'estesa classe di malattie, diiTerenti fra loro per fòrma cl ini ca e per mee~.:a ni smo pato~eneti co , potrehhero avere una fon te colllltne di ori gine: le ptomaine. L' et iolo;.: ia di tali malattie, cons;cternla soli o que:;to nuo,·o punto di '' i::ra , ac(ruista lin d'ora un altro indirizzo, rhe :;i è qnello di ricerta t·e : l o le condizi oni hiologiclte dei te!'suri c: Il e allo stato normale e morboso diano 01·igine alle ptomaine; 2° se le ptomaine nhbinno una. indubbia innuenza genelicà nei ti lì, nella febhre gialla, nel eolera, nella peste ed altre malattie infettive; 3o in quale rapporto le ptomaine si trovino colle c,ondizioni telluriche, atmosferiche e climatiche; e se per avventura qu e~ le condizioni inlluiscano alht genesi, alla determinazione, alla composizione chimica di differenti plomain e che poressrro lro ntrsi · ' ,;.o ricerca re l'esistenza di ùifTerenli ptomaine per ~p i e~aro le differenti entitit nosologiche, cui darebbero luogo; ;;o osservare con nur.:erosi esperimenti, falli sugli animali , l'azione biologica di tali alcaloidi pe1· mettere in confronto le zoonosi sperimental i provocate coi morbi naturali. Questi gravi problemi etiologici dovrebbero essere risoluti, perche la dottrina delle ptomaine in medicina potes:;e avere una base t·igorosamente scientifica e sperimentale . Per ora la considerazione che le ptomaine fossero gli agenti mor·bigeni delle malau ie infeui,•e non è che uua sernplice .teoria basnta sull'induzione e sull'analogia. Nelle :;cienze fisiche e ~peri38


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tl i r:ulo lli:,ugna ricorn•rn ai runt.:l.:l i ra~ion a l i del l'induziouc e JP I I 'an a l o~ia per $p ÌL'gar c la c au ~a illlmcùiata dci ft>llOJUf'll i, quaudt) fa di t'l'Ilo l'o::,..en azione oLI•ielliva : on d · ~ cl1•' si Gseulito ill1isogno J i nm1 nellere l' esistenza dell'etere Jlf'l' spi{';,ra re la natura d••gli ag1·nli CIJSÌ dl'lli impondl'rahil i e l'nni tit drlle forze li:'icil e; la p r• l a ri~zazi o n edP il e mnlccuiP. ~~·co u tlo l'i polPsi ùi ll ul •o i :;- l~··~ 1no1HI, per rendere chiara all.1 llll'llll\ la co~• n i ~i o n e dt• i k11 un1eni 111'1'\'0:o:i: l'c:'islrllzn dt>i }1las1 i d uli , rom1• ar ula nH' nle e.oug••llura l' llarrkt•l ( l ), pe r darsi ra,!.(ionc del il ll)Ùo r·omc si lrasmellano erocl ila riamentc le ' irlù p;: irn-1·rl l1 ti ari . Ora la Lc•oria ll•·lle ploma inc . seh ltt•nc !Ja:;a la :;ul l ' i ~tcl n zio u e c ~u ll'amlng ia, t: i apre. :-('l'uutlu •tul':-:lo llll!tlo tli ' L'd•~rr , un num 11 ,,,·izwnte 11•'1 ran1 po d••lla patologia: e spargi' un n nuora hu:P prr inlt'l'[li'Piare le cagÌ1•11 i tli tanl i morbi Ulicid iali. Il nJ icTos•·<lpio ri ha ri r elalo lP inli rnc alll>rnioni dq.d i l'h'llh'll li slam inali , mn no n cr llll Ila dimo:-;l ralo la ualura di'Ile• ca;,! ioni; inqt(•rriorrhè in di lf•·renli e s1 ariate lllal:ll ti t' incontriamo gli ~Lt-:-;,; j t>leliJ('Jlti istolngiri :II IPrali ; "filiU rr IJlHl nla difff'l't•nza si nola rwllt• est rin~rcaz i nn i murl•o:H' ; come 0 acl t':-t' lllpic • dt'lluht'I'Colo, di'l lnpo itH'rlrnl irn . tll'l lt•;.!llllllllU. err . l'l'l' . • Ond 't• d11• ù ri:>PI'\alu al la l' hi mira lt• !'pic:gn re in 1'1 1r i• ripn:-lil la natlll'.l intima de;!li agenti JU\1rl10si : l'portiamo fid ucia cht> la eltir nit•a hi c1 l ogi ~a e palolugil'tl, rol :;o Ilio pult• III C' di ' ila l r;l~ll l es~o da l l\lihnc, tla l ~l ih:de , d;d Capprr.zuoli , dall' HoppeSc.' ler, da l Sc•lm i, r orrit pn•slu ,..,·i oglit•rt\ i 1-(l'itvi prub ll'm i ad r~,;a cuul illn li , ed illum inan' L'•H I llll nuovo ntggio <l i luc'l" il c,1111po di' l m.i•To:'copio fi unra rimJslo mulo nt>lla ri,·rlazio ne th•ll a naltll'<l in lima Jell!.! prime fur111e orgauil'he ::ia l1111'11li1li dlt' palnlogirltl' .

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L' t>rulonll'lli te ulrcro5a ,·. qualificata anat omicanwn te cb

un;t grave infìammazio~1c di n<~lura maligna dell 'endocardio,. con rapida di~truzionc degli cktuenti t'eli ula ri crl C:'U k t>ra zioni della membrana; e cl inicame nte da una sindrome l'enomen il'a· rhc mollo si avvicina a quella del tifo. ~fa la fase anatom ica non :-:piega l'indole del morbo; im- perciocdtè =-i po:;sono a\·cre in altri rasi ul•~e razi u ni drll'cnùocanlio, ;;enza che si abbia la forma tl ini cn, lo stato Lifoid~ che C;-trallerizzn proprio f'endocardil c ufceros::1, mrgfio del ta da .J arcnnd infettiva. l ni'alli, n d l 'r n dnc<.~rcli ! e ~emp i ice o plastica si può avere la àegrnerazionc ~rassa dl•gli elementi dell'endor·ardio, i quali ram molliti si disfanno. \'cngono assorbiti nd eliminati e cagionano nna perd ita di :'tt:>ot;mza al l'endoca rdio, in niLri termini di1nno luogo ad ulcerazioni d!:'l m clle~i nw; e nondimeno in questo wso non si ha la formn, infcUiva d!'il'endo..:ardite. Qu esta disrinzi one, di gra nd e in!t'res~e clinico, è po:>la in rili e\·o con molla rnra dal .J ac.:oud . Egli dice ((ciò che qualifica l'endoca rdite ulcrrosa, ciò èhe la. spec ilìca, fino a farn e una forma distinta, non é il faLlo materiale dell'ulrerazionc dell'endocardio e dell e emboli e secondarie; que:::li falli possono anche esistere nell' endocardite reumati ca acuta che non ha l'nspello cl ini co delia fom1a della uh: e ro,;:-~. ~ o, non è l'ulcerazionc il fallo carallerislico, ma èla nalura dei prodolli eliminati e i sintom i pnrli colari che nl' di pendo no ( l) . T'a rimen Li il Maragl it~ no cosi si e,;primc: l' enrlo..:ardite che cl inicamente a:;Htme In forma. infell ira conisponde analorn ica mente d'ordinario alla forma ulcerosa . 1 :: p cr·ò opportuno ri tenere c.he la semplice ukcrazionc dell'endocardio non è condizione sulficiente a protlune lo sv ilnpp(} dei fenomen i infetl iri; ma si richi ede pur nnclte che 1 pro-

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l~ REL AZ IONE A.I.LA l'A.TOLO("; JA MF.UICA

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·Ùotti morbosi , i q un ii pel fll l.to dell' ulcerazi one mede:;ima si versano nel torrente circolatori o, godano per l'appunto di pnrti colari proprie!;\ inft·lli,·e, la cui e:'Ì !' l e nz :~, ~e non si può dimostrare nn:~tomi camenle, pu re si rivela al clinicr> in modo che non l ll~c ia alcun dubbio (1 ) . Ma se l'anatom ia pal(J I('gira c' iu!'cgnn il procc,;=-o moJ'I,o:'o !;Om e si srolge, qun le è la sua indole, (jllali sono le sue fasi e gli e fTetti consec utivi , resia muta quando la interroghiamo a spi egarci la natura inti ma dei prodoll i in~ammnlorì, nella quale :; la la cltiavc per inteuclere la genrsi della forma clinit:a della malattia. Appa risce cla qn eslo fallo, senza citare molti altri analoghi. co me l'anatomia pa tologica, pnr riman endo la lJa,;e della clini ca e della patologia non è sempre sulli ciente nel risponderr a tulli i bi ~ogni di que:'Le scienze. La pntogene:-; i dell'endocardite infelliva, secondo il mio debole modo di redere, sta nella natura intima dei prodotti infraJnmatorì. l n questa malattia l'infiammazione è Lumultuaria, distrulli,·a; gli elemen ti staminali si gonfrauo, s' intorbidano, si ri empiono di granulazioni e :;i disfann o rapidamente, dando luogo acl .ulcerazioni della membrana endocnrd ica. Questi prodolli inlìammatorì, versati nella circolazione, operan o potentemente sul sistema nervoso , su l cuore, producend<J la forma tifoide caralleri sLica della malallia. Ora è molto probabile che quei pr·odotti inliammntod debbano In lot·o nzione ~e LLi ca a delle plomainc formatesi. Per la chiara interpretazione dell'esposto si può paragonare il processo infiammatorio ul ceroso dell ' endoca1·dio ad una puLrefazi one rapida dei tess uti, per opera della qual e si formerebbero le ptomaine che, J)el'\'enute nel torrente circolatorio sanguigno, spiegherebbero Ja loro azione altamente tossica. Difalli i chimi ci Selmi, (l ) EHciNopedla mecllca ttaltc•>w, fascicoli 132-13.1.


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13rouardcl e Gautier ottenn ero le ploma in e da re!;!i rad;lverici . da liquidi organi··i in t·u lrcfazione . da ori nC' p:Holng iche; insomma tulle 1<.' V(llte t· Il e si tro1·arono davanti a que;;ta condizione: d eco mpo~ izi on t•d i ,;o:;tanzc e liqu idi organi•:i. Se si rilletle che nell 'eudoca rtlite ulccro,;a Yi è profonda dc<·omposizione di tes:>uli. appari!'ce chiaro che (lei le ptoma ine possono prodnr:-i d<'l quella deco mpo,;izione analogamente a qu ella che il chim ico olliene per Yia d';1 rte. CIII' anzi ilG·n1 tier (1) ed il ~ c l mi ('2). a l'Cnel o t'=>Lra lLe eh·lle p lo ma ine a ne he da so,;ta nzc albuminoide!' in putrcfazione, è multo probabi le che la fo nte prinripale dell e plo1naine nell'endot:ardit e ulcern!'a sia doYnta alla deco mpo,;izione d P~I i c::;suda ti albuminosi interstiziali. Eziand in porli;llllO opin ionr c.he gli r mltoli nella malattia in di:;cor:<o del,hano la loro nat ura settica al le plomaine che contengono, origina te nel foeo laiu prin cipa le (endocardio) . In effetti. ~econdo le belle e...;pericnze di Panum (3) , gli emboli , di na tum sempliccm<'nln mrccanica, producono l'occlu:>ione di un territ orio vasenlat·e e gli eiTetti che ne clr rivano ai tessuti per la rap ida sottrazion e dPl li<Juido nutritivo, se nza comunica re ai medesimi alcuna qualità in l'eu ira; mentre che gli em hol i :;cll ici, <Jit re ad rll'e tti meccan ici, clitnno luogo ad ~r­ reui t:llim ici, e tra,;nwttono ai tessu ti amb ienti la qua lità in fetliYa dei foco lai d'origine. Frattanto non ci nasrondia111 o la grave abbiezione cl1e si può fare a questa teori:t; cioè che plumaine non furono mai Lro\·ate negli essuda ti patologici; ma questo non vfl le ad esclndere la pu:;:;ihilitit di poterle ri nvenit't'; poicltè le rin' l'rll l' dei chimici non furono, a quanto io sappia, mai rivolt e a tale srnpo, ~e ne togli quelle di Selnti e di Broua rdcl sull 'orina

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(l) GAliTIIliL - Tl·alte' d.: r/tlmie p llysiolofJiqw•, Jili:l. Ili ) Nwista s}lt:l'inu•JtffJ/t' d i mcd lcio(l l•·ttrtl<', fasc icolo :J•, ~~~~13) I>B MA R TI :-11. -

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patologica. Ne ''aie il dire r.he le ptomaine furon o tro,·atr qltasi escl11siramente nelle condizion i catlawrirho; cioe fuori della vita. Basterann o poche rifl es.>ioni per arnmr.ttere la loro pus~ilJ ili tit di fonnar;;i durantr la vita, ~ia nell'uomo che Jll'gli animali. \'i t': tra gli ofldi i eli ~uelli cl te elabMano nel le ;!la ndole m:lscclhn·i un liquido potrntrmrnte venefico. I chimici han no trovato nn principio al!i ,·o , cui è Ùo\·uta l'azione vr neflca del li tjltiilo s(•creto, ill[Ual e prinripio ù ~Ialo definito riperina ( l ). (;auti er ( :?) ha trovato, twlle ~la t Hinl c r elenift•re del lrigunucefalo e della naia, degli alcaloidi che hall !lo grantli:;siula anal()gia cnllc ptomaine cadareriche. Ora qne:'te ~o ­ .-tanze alraloit.lee v t'n eliche, che li" ioiO!fÌtameule ,;i producono negli ofidii, po:-::;ono analogamenre formar~i. i11 certi stati morbosi peculiari, HPII'nomo e negl i animali. A<l ese!llvio, il virn:; ra!Jhico nei ('UJ'IIi \·ori, nei feli11 i, CCC., tnol lo proltahi lmentc è una plumaina. Co::i <lnrhc in certe infiammazion i (endocardite ulccrosa) in rl·rti procc:;:-;i morbosi ( pioemia, ~ept i ceu1 ia) gli es~ uùati :1 lhumino:-i ed altri prodotti po;;s()llO, decomponendosi, gt•nerat·c· delle ptumaine. Ed ;t conforto di lale opinione val~a quel lo che ne scrive il Le"is (3): << il a 11 l' te prouré quc Ics ti:-:su:; vivant s tlu cu rp~ pe11vent, dans << certaines conditiuus. lor~qu' ils sunt excités, pa r exPlllplt•, (( par des irritanls purem cnL rhimiqnes, tels que Ull t' fnrt•• « solution d'iod e ou d'amm11niaque, sùr réler nn liqnidt·. '! Il i << lorsqn'il e~l trnnsft'Tè d'un an im ai il un au !r'€' . ·u·l'::t pas « moins virulent qufJI'exsucl:rtion const-.cutive it l'i ttlmduclion « dans l'organisme d'une ~ubstance fourm illant df' kwilli. l< Des obscrvat ion;; ~ ur ce iinjet onl (·té ::onYCIII prnr!dit'·t·~ .

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Le docteur Cunningham el moi -ml!me nnus rappr-lons avoi r « trouvé un gmnd nombre de bactéries dans le sang d'un « chien que !es irritanL-; chimiques firent mour·ir. Ces baclé« rie" ne )JOI!vaient. pns avoir· causé la mor'l; e ll e~ ne pou« \'ai ent pas noo plus de l'ammoniaque employée pour pro« duire l'innammalion: il semhle.rail. d'nprès ce n:~s ult a t , que << les éléments et les ti ssus virnnl.'ì du corps lui-meme ont, « dans l'élaboration des poi:>ons ~ep tique~, une bien plus «grande part que c.elle qu'on leur a~:-;igne d'ordinaire >) . Dopo tu uo ciò, ~e si melle in ri ~co ntro r azione hiologira dell e ptomaine, in altri term ini la forma clini ca della zoonosi artificiale w lla forma !' linit·a dell'endocardit e infeuint , si noteranno molti punli di simiglianza: lo stato tiroide, l'adinamia. i gravi di sordini nella circolazione. Que5ta simiglianza di fenomeni porta la convinzi one nell a mente che l'endocardite ulcerosa, come anche la pioemia e la septicPmia di proHeni enza interna , pos.:;o no scaturire da un 'ori gine chimica. da sosta:ne akaloidee, le quali for:-e anrhe idrntirhc nella loro co m.pesizionc cr.imica, darchhero luorro bensì ad entitit morbose dill'erenli. E qni anc;ora una volta hisogn;a rare appello all'analogia per dimostrare le testù a s~<·r·ite proposizioni. Gli alcaloitli r egetali, simili fra loro per caralteri organolett.ici, chimici e per cristallizzotzion e, pure quanto diiTeri ~cono nella loro azione biologi ca l La stricnina è tetanizzant e e la cltranina è paralizzante; la morfina e l'atropina hanno un antagonismo di azione; la cinconina e la picrotossina , secondo le bell e e"pcrienze raue ila! prof. Chirone, entrambe producono le convulsioni epi lelti(' he; ma l'una <t!fi:-ce !'Ui centro psicomotori , l'ultra ~m i CPIItri IHIIhnri e spinal i; l'utropina e la duboi$ina hanno per eiTetlo la midriasi; ma mentre la prima molte r olte non è toll r ratn dagl'infermi, la ~eco nda è sempre <<

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IX llELAZIO~E ALU. PATOI.OGIA l!EU!CA

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tollerata (l ); fìri nlmente una ste:>-:'::t pianta da una serie di sostanze alcaloidee, cl1e identi che per origine, silllili per caratteri, producono elfelli fìsiol•1g ici dill'erenti ; come ad esempio sono gli alcaloidi del papavero (morlina, apomol'lìna, narcoti na, tehaina, narcei na ec(;. ). Analogamente a questi esempi addolli , e che si potrchl1ero molti pli ca re indeliuitamente, oprrerehhcro le ptomailll'. Sicchè sembra logico che sr nriate e di llerrn ti ptomainc c1ebbano ven ir prodotte dalle decomposizioni organiche e in certi :::Lati morbosi; che forf;e verrit un tempo che lu chimica le is(tlerà, e ne noterà i caralleri per di stinguere l'una dall'altra. Infalli fin d'ora si è giunto a notare che le ptomaiue non funzionan o tulte allo stesso. modo; che vi sono alcune velenosissime, ed alt re innowe; · ma si è ancora lungi dalla conoscenza p rofoncln di queste sostanze, e ralga il vei'O il fatto che i chimi ci non sono d'accordo sui reri reattiYi , in confronto dei quali le ptomain e nettamente si comportano: alcuni , come B1·ouardel e Bon tm,·, che indicano comé reattivi il fel·-

ricianuro di potassio, il iodomei.'CIII'ato polassico ed il bromuro d'argento , i quali corpi Yenebbero prontamente ri dotti dalle ptomaine; ed altri, che non accordando il voluto valore alle dette reazioni. propongono delle migliot·i e più fid e, come quella del Trottarelli di Macerata (2), che si olli('ne trallaudo la sostanza alcaloidea col nitroprussiato sodico e col nitrato di palladi<,. L'applicazione che abbiamo fatto della teoria in esame per illustrare la patogcnesi dell'end oca rd ite infetti ra , la si può parimenti es1endere ai morbi zi 1110 1ici.

( 1) DE 'WEC II:BR -

T t:I '(I]JeUtlr.a Ort<lal·e.

( l) A>VI(IIi U >lll'e>·:ali (ti M ea tctna, 187~. -

- Loco cita•o.

Nivislrr a; lll<'dirina lena/e.


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LE PTOliAO\ B

T tifi pM:'Ono avere per momenti eLiologici delle speciali ptomaine. Allorché si p<'nsn che un gran uumP.-t'O di osservatori sono r,oncordi nel l'incriminnre all e acque potab ili ricche di azoto (materie organ iche), nlle trascuranze igieniche, alle ca uive sepolture o disrp[wllimPn ti, all'assembramento di persone in luoghi chiu:-i o mal aernti, all'abiJanclono delle deiez ioni in ,·icinanza dell'ab itato l'CC., ecc., lo sviluppo dei l ili, troviamo in que=-te circostanze le condi7.i oni fav orrvoli , cile dar polrehilero orit!ine al le ptomaine. In lal caso la plomaina del dermoLi fo sn reiJbe di rer!'a da quell a dell ' ileo-t ifo e da quc!Lt del tifo ri corren te, leq nali lliYcrsi tit chi michea\l'ehhero la loro ragione nell e fl•rmeu1:11. ioni orgnn i(·he d'indole diiTerent e, impresse dalle influen7.o almosferi(:he e telluriche nou ancora hcne conosr iltle. LP ploma ine delle infe7.ioni esotirho (fcldH·e gialla, rolem, peste) :>r iluppate in altre latil udi11i e so lto condizion i cl imati che cl iITcren 1i dalle nostrr, e forse an(' he tlalla pulrefnzion e ùi or:.ranismi Yegetali ecl animali incl igr'ni , rlnrebbero luogo a degli stati morbosi, le r ui forme fenomen icl1e si distinguono da qnellr delle nost re infezioni. Ammt'ltendo poi che le plomaine ailbiano pu re le proprietit el i fermenti, si spiegherò. com'esse possano riprodu rsi in altri luoghi non iudigeni, quando venissero importate dagli ammalali, ed el iminate coi p rodo 1ti morbosi . L' in fezione maJarica in li ne è anch'es~a prodo lla da qualche plomaina? ri di!'accot·do cl1e •·egna tra gli osservatori nell o stabilire la forma an imala del miasma palu stre, chi ritenendo che sia un'alga (Sali:>bu't'y, Selmi , Balesll'a), chi un 'oscillaria (Hall ier), chi un baeilln~ (Tommasi-crudeli e KleJ,:;) e chi un ematozoario (Laveran); le osserva1.ioni in contrario di Corre, di Blli'Cicl, di Coline tanti altri , che escludono il rapporto tra le feldn· i 1niasmatir he e la presenza elci micror gan ismi, de-


IX R E LAZIO~E ALLA P.-\TO I.OG IA )JEDIC\

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scr illi dagli nulori, f;tnl1o a~:>a i dubit are s11lla Yeritit dE'Ila teoria pnras::ilarin. Rerrn temcn tC' il f:olin con una ri cca su ppellett ile di f;Liti e di os~c n'uz i o ni ha messo su una nuova teoria eli ologira d('lle ft'lJbri i11t Prm ill en 1i, ba~ala e~d u:c:i''<lmente sulle condizioni tellnrirh e; onde tell urismo Yien detta la teoria del Colin. Che illellnrismo sia allo ad ingc·nerare le fcbl11·i miasmaliche, 11011 cadP tlnhhio; nl fJli:IIe propn:-ilo le ri ce~··- he di Pelle11kofer rendono critlenle c r hiaro quc.•lo fatto ; ma re;;ta sc n1prc a dinH1~1rare il prinr ipio r he si :-;,·iluppa dall ' in :-ieme d(·llc t'Orllli7.inni Lcllurirh e, e che t~ l'agenle prod nllore immediato delle fehhri inlcrmillenl i. (Ju r:'lo principio attivo del Lelluri,;mt) non poi rcbhe c:'~err una plomaina? Però è giuoroforza ammellere la natura volatile della ptomaina malari ca; altrimenti non :;arehbe fa ri le spi egarsi tanti falli; come la prrsen7.a del rniasmn nella rugiada condrns:lln , l'innn euza rlr i venti su lln direzione del mia~;ma, le l e~g i eli diffusione dt'l mcdc::;imo, ecc. ~ c i morhi anzidclli, >'Chhenc diiTerenli fra loro nell;l forma anatomica e clin ica, si o,-~e rv a una ~ inllrome di fenomeni che è comune a lulli: è lfl slalo tiroide. Nei tifi, nella l"chbre gialla, nella pe~Le, nel colera, nelle fehhri re millent i m iasma tirh e e per nieio:;e. in fondo ai =- inLom i svariati e speciali di ciascuno di rptesli morbi , si nota :-empre costaulemen te una profon(la d ep re~!> ione, uno stupore dP.I sistema u e tTo~o. T.c ptomaine nella IMO azi one hi olo;.: ica han dì comune nnche quello di prod une uno sln Lo lÌ foiéle negli an i mal i, la stu pcfazion e. È qu esto un altr·o punto di contallo che fa arg-omentare il nesso tra le infezioni P le ptomainr. La teoria chimi ca esaminala è ancr,t·a sul nascere; i;- ancora circondala di tante imperfezioni; ma per la sua semplicità, pcl modo come facilmente si pre ·La alla :;piegazione di svariati faLLi, c troppo seducente, e non la ;:.i può r ifiutare. In


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que-sta Lrer e ~I e m o ria si è cer·calo di mcIlerA in ril ier o la possibi lità di app liearr la si'O I'Ct'Ln del Selmi allo sluclio eliologico di alcuni morùi; ma rimane ai dotti, ai patologi ~pe ri­ mentat ori ed ai c.himi ci ri~ o lvere i grari prohlemi dianzi annunciali per dare alla nuova teoria una hnse riJ.!Orosn nwnte ~c i entifl ca .

Yeneziu , addì 19 ùicc·mhr<' IHHI.

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A.vera mo giit seriW•, nel di.:cmbre ~ l , l'arti colo w ecedente, il quale non potè venir pubb licato che in quesLO mese, allorchc ci è capitato di leggere negli An ;hi res de .llc1decine navale, février 188z, una '!t' moria !i ull e plomainc, scrill n da M. Lapeyrì·re, farmac ista di l" c las~c nell a marina fran cese. I n e:;sa Memoria l'autore si fa a clescrivere in una maniera fa('il e e precisa i diversi procP:;,;i chimici per· la ri cerca delle ptomaine, analendosi dei belli:-::;imi studi del nostro Selmi e di Gautier; ma aggiuuge di originale il fa llo ch'egli ha potuto ouenere qtH'gli alcaluirli : •1° dal :-:wgue proveniente da un caso di illero grare, seguito da morte; 2° dal sangue e dal vomito di 1111 caso di fehl.tre gialla. Oal sa ngue dell'illero gral'e ri car o tre ptomaine: la prima che si colorava in r·os~o ciliPgia coll'acido :;olforico. la seeonda che si color·ava in rerde, e la Lerzn che si colorarn in violetto , traUala col u1edesimo acido. Dal sangue o dal vomito della fehlll'e gialla invece tra$se sei prodolli diiTerenti: quelli del ~angne averano una drnsitit vi~co:;a, e quelli rlel vomito erano solidi , amorfi o cri stallini. Sì gli uni che gli ~altri , per le reazioni, dilfer·i,·ano rlai prodotli del sa ngue dell' illero, scgnatamcnte al riscontro delreallivo di acido solfor ico. Queste r·icer·che darebbero un vnlot·e positiro all e nostre


l :'l IIELAZIO:'iF. ALLA P.-\ TOJ.OGIA )!EOICA

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vedute sul l'etiologia dei morbi infettivi, e le conff' rmcrebbero in parte: ma siamo lungi aurora da lla meta , sebbene nutriamo lìducia eh ~ gl'indefe:>si ,-Lndì che si stan facendo sull'ar·gomento in pai'Oia, alfrctternnno ùi molto In solu1.ione del grave problema. '< CcrLaiuPmenl, lJeo dice il Lapcyrère, ce sujet « d'c"•Luùe est rk liral. mais il e~ l plein d'avenir, et :;a soluti on, « pui,;rc dan=- le:' iahoratoire=- rle la chi mie, :lllgmenlrra la << lumière de la marr he en aranl, dans le,; vastes òomaincs'< de la pl '.' "iOIC)gie et de la patltologic gt•nc"• rnl es )) . PAO LO H IZZI ~Iedico di 2• classe nella H. Marina.


RIVI STA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVlST.Ll_ ~IEDI CA

Sulla tuber colosi, del D. 1\.o ~: H. l H t:lu~io ne di A. Fr·ucn kel, SI. P eter:;IJJti'(!Cr Jlcdicinisclu: \\"ocltensch r ((/, :'\ . J(j , l '/apt•ile 1 ~R:!).

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so•tlula IÌ••llu Socil'lir li~iolo)!icu di B t~l' llll o, :!.} mm·zo correnlr~ u11no, il dol~. Hob•·rlo Kocil, r ifel'i s ulle nliO\'C l'ireJ•ch•• !'<ptot•im f'nlali dn lu i falle , ùimn~lranli la nnlur·a paras;:ilat·ia tki!C' luh•·t·colosi. l ri-<ullali otto•nuli dal ci tn lo "'peri menln tore dc·!:'Lcr·an no l'a Ll<:nzrotw d i Lutto ti JJHHJti<1 scielllifico; ini'<Jndcnclo rwll<'ll•pn ><Les:-:o In ::;penlllza cht• ct>ll':liuto di mctut!i simil i a <jHCII i in tali c;;pcr ienze n.tor•·•·ati, si giu r1 ~cr·a in un lumpo H•lll ll'•lJipn l<mlurltl u lnH"Hrc, anclw prt· molle allre m nlnllic inf,•lli,·e, il !<1r0 moYcnle ::;pc•·ifico. Ct·f'd in m o CJUindi Hell'mlct·c~s·· d··i letto l'i di quc;;;lo !!iO!'!l all'l il cl t\ re un Lt'C\'C COIIlJH'IH l io del in ~utldclla n~ lHzione .

Dopn clte i noli cspel'i tn t>nli dr \\'illt·rnin :::nll'irule:;lll luber·colnl'e, noncliè 'lw•ll i di 1\.io-IJ:::, di Colmlreirn, e di alll'i l'if,•r·i bi li allo sLesl'n m·~nnwnlo, d i ruo::;LJ'Ilt'ono ind ulJIJiomen le la ll<.lllii'O infdli,·a di'Ila luhel'colnsi, si drll'u;;e Ìll '!Ut·sti ultimi unni la pc!'suusionc, che la Jll'opn!-!'u~i n ll e della luher·colo:3i ohhia pel' mo,·enle un Ylt'tts tkl Lullo ,:.pecifìeo . c che f!U P~to , sf'contlo l'opi n ione gcncr·olt!, !:'i a di nalul'a cor·puscolnt•e. Questo fullo venne d iruo:-;lt·alo da!..;l i C!;!'t'l'imenl i <'DII'inne,.Lo

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c~ segnili ùa C•Jimlt•:r rn ·~da Snl v lll<>fll'CII, i •t uni• tlimo;o<tr·arono

pul'e che la lubct·r·olosr, 0 l iu ii'J•<:•·i·~ In lnlu•t·cr)IIJ:-:ì pct· inne'-'LO, come arlf'l!P. il rnucc·in nruln e la !"ililidl' snrHl pi'C\•'•'duli clu uno slodio d'inctllt~tzi n ne ti'< ttw cl••L•·r•ntinata durala .


HJrJ:o;T.\ ltEOIC.\

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Prrò, fino od o1·a, non ~ i O\'CWl potuto p1·esenltll'e In pro\·a indi,:cutil,ile del vt~l.-no rw~:1n icl) drlh' malnllin. Il m etodo adnpl'rnlo dn K och, e dal qunle 1·i :: ulla ttlle pt·oYa, s i uppOf!!.!ia innanzi Lutto :<u questo rallo di relltlerP, cioè , visil.Jili mediante coloJ'iuwnlu e adalla illuminazione ( condensaLor•) di Abhe) •pwi 1-(el'mi, i quali con ;:tli alll·i metoù i ~rHno qua:si Ìl11pr•J·r·t•Ll1bili. I l processo, quello slPsso usulo dall'aulor·c nei :<uni pr••cede nli JavOJ·i, è il più peulico, e Yariu secoudo che si Yuolt• esn111ina re i ll•]uidi dt> l le$Sulo, S8creli, "nngtw ùcr.; opput·c dulie :::rzioni di lrs::;ttlo. Trallu ndo·'l dci ]•t'im i, pet· dint•'slt'é•l'•) i lmcilli Luber·colosi ciH' ro11tengouo ~ i cli:::lende il li•1ttidu in sollilc ::-tr·a tu sopt·u un Vf•lt·o, (•,1 n sciug;tndulo CIJ II llt n ll;J cuul•'lu a ca lur e tn oJnr·ulo sopt•a una Jin r11m a, si rende iusoluhilc. Vh.> 11e poscia imllWt·so pr•t' :H ore in una soluzione di 200 cm. di ::~equa distillutn, l C1 fl. ùi :sulut:iOIII' ale1Jolicn concenl1'nln di IJ!eu melilico e 0,~ c rn. •li i'uluzrunc pula:;~i ea <1 1 IW, •. Si Ievn il \'Plt·o e si ri pul isce, s i \.,. ,.~1111D :-;ul prep:u·ntn clic si l• gia colot·ito dulia rllelilf>, ull'mw gocde di t111a solut:ion(• di Yesu viJta. L<1 \ e::,u vi 11u ha In p1'<.lf)l'Wlit di rimtiiJ\'CI'O la ~•·slat iZH C•Jlot·ulllC du lulli g-li "lc-1neuli nel le::>sulo, 11tn 11011 dui lmrtlli. ~l onll'•·c!J;., solto la! P. nzioru', i Jll'Ì1ni as~tlll•fJilO unn IJcllu l i rdu di ·~ul• H'C lll' uno, i Lacilli J•imu-;li l·!.~ u, "JIÌ('CCillO dap-li •' lenwnli colot•ili in ln·uno n l'i l nudo il più f'\'idrlllC. Pt•inJ<t drll'o:<SC1 ' VltZionc mi. tToscopiea, la 'Jlltlle, c0tnc fu dello, vien l'aLla col conden salot·•· S••nza ùiai'J'Uiltnta, e r.nn fortissima iHtntet·siuuo olcosn di Ze1:ss, il pt·epm·nlo duwà c>':::er··· Lt·atlnlo co n alcool p1li'O, poi h·tt"-pot·luto i11 olio di gaL"Ofano, fl per· u!Linw tll'l bolsmno del Cunadi1. l soli l•;willi tlrlla lo'IJIJra di Yitl ono coi bucilli tnb,..rc•Jlal'i la prnp1·ielù di as~umet·e la Linln aC('!:'flnalu, JWOcedcnd•J corn·~ ~ i di::-"e, mcùialllC lfl conlbi uazione di m ·· lilc l1leu e di \'P.:'luvina. Tulln le <Jikc spo~cie di IJallet·i t' di micrr)('Occhi fino nd OI'U c;;mninati du K oc!t l non sono C<•f) tH'i di 111élHlt•1 tOt'l\ il bleu di melde conli'O il susl-'~:~n o:n le coiL·ri11l• ·n lu oli \'('::'\1\'illa. IJ1Lanlo, fino 11 IIUIJ\' C ,.,coJ•Ct'lP, noi pos::-·~Jinruo 1H•lla !"1'\:-;lanzu col(l!'t111ll' 11crennala 'Illasi 1111 t't•ap-,•niC' ddmko. avcnle un'azione pi'OJ•t·ia :::ui lmll~t·i <'u J·all•~ t· i ~ l ici d··lla lniJN'C'oln;,:i. Si può qui ndi sperul'l.' con


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RIVJSTA

fondamento che, .-:on ullet·iori studi , ::i l'iusciru a lrovar·enncho per molte altre malattie, i cui ger·mi per svoriale r agion i sono in pnl'le dil'lìcili a distinguersi, i metodi sperifìci di colo t·imento. Per· kd modo l'at·à intwgut·ata una nuova et·a, la qu~:~le ~ioYet·ù, non solamente ad approfonJir·e l'etiolcfria delle malnllie infettive, ma anche ci condut'J'à a piì1 fl'uttuo!:'e indagini nel cantpo dell'igiene. l bacilli deliA tubercolosi, r Psi vi sibi li dal doppio col orimento, si presen tano in forma di picc·oli eleganti bastoncini, ltt c.ui lun ~ hezzu co t•ril"ponde nd un LPrzo ci t•ca del ùiametro di un cor·pu scolo sanguigno ros:;:o, e la cui lal,'fdH•z:za, è, in rurpoi·Lo alla lung-hezza come 1:5·G. In qrtalcuno di essi si scor go no ciJ io!'nmente Jelle spot'<3 in fo1·mn di piccoli elentenli simili El vncuoli, incolor·i e L·isplendenti, i r1uali si distinguono dai ver·i vacuoli, perché, nel punto stesso in cui comptn·iscouo si discerne un r•i gonfiamento leg:gennente fusiforme dci bacilli. I bacilli si tr·ovtwo in maggior quanlilà nel le for·m e tuber·c0lnri r·ecenti; e in minor· numero col centro opaco (caseiliratn), di "ecclJi tuber·coli miliut•i. Si osservano puN:l nelle cel lule giganti ; più spesso isola li, e talor•a disposti in eleganli cumuli. Inoltre, Koc.h L1·ovo le stesse formazioni nel la parete di cnver·ne tuheJ'Colari , nello sputo dei tisici, nelle glo nd ule !in fa ti che de ~ener·a te nella scr·ofola, nel le articolazioni funi!Ose, e nei lubercoli dei buoi; nè mancarono mai nella tuher·colosi [HW inn esto (quindi nella tubercolosi r ecente) di vari onima li. E per dHre la prova clw vet·nmenle le forme descr·tLte, sono i gener·aLot•i specifici della tubercolosi, Koch isti Lnì un gran numero di sper·imeati Ili cultura che lo condussef'o ai più "'plendidi l'isullali . Come letTeno d' alimenlazionc pe1· la co!Lu!'a servi il sie•·o di l)~1ngue di bue, precedentemente s terilizzato, e rirlol.Lo allo stato di coagu lo gelatinoso. La s ter·ilizzozione, se· guendo un pr·ocesso gii.t inl licalo da Tyndall, fu eseguita in modo. clte il siero contenuto in bicchierini di reagenti, chiusi con un lui'tlCcioln d' ovalta, venis;;c l'i!"co ltlalo per un'ora e (lf'l' pa t'<'CC'Iti p-ior·ni di ;;eguito, a 58 C. Se dopo la sesta t'i["·liziouc di quPslo p1·nces!"O, si eli'\' a In temperatura a


:MEDICA

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67>' C, il siet•o dapprima liquido ~i muta in una massa, di colore giallo ambJ'a, completamente traspa1·enle con la consistenza di una soluzione gelatinoso rapp1·e~o. La traspm·enza fa ricono::cer e più faci lmenltl qualsiasi pro liferazionc per quanto piccola, p1·odotlasi alla supm·fìcie o internamente. Per allaJ'gur e la s upel'fìcie libera dd let·reno di collura, si raccomanda nel momento della coagulazione del s ie ro di daru ai bicchieri una posizione obliqua. Nei bicchieri così prepaeaLi, si collocheri.l, con molla cnulela, un piccolo pezzo del materiale, che deve servi t· da semento. A la le uso sono indtcaliRsimi i tubercoli milial'i recenti, tolli da un animale ammalato ùa tubet·colosi innestata e di recente ucciso. Scorsi dieci giorni, durante i quali i piccoli recipienti sono te· nuti in un ambiente calùo, alla tempeJ•atura da 31' C a 38• C, si osserva sulla su pel'lìcie del s iero il p1·imo elfe tlo della coltura, in forma di piccole striscia biancastt·e, e di piccoli punti. Da questa prima coltivazione si può trarre materiali per nuovi allevamenti e continuare cosi le generazioni. Alcune collivazioni eseguile e semp1•e rinovate da Koch ebbero una dur·ala complessiva di 200 giorni. Microscopicamente alla s uperficie del siero, si trova1•ono le masse grigio-bianche, costituile dai bacilli precisamente identici a quelli che si trovano nei l'!eoplasmi tubercolari mediante la colorazione doppia. Essi così ottenuti rappresentano un matel'iale assolutam e nte nuoYo e libero da qualsiasi mescolanza straniera. Se s i introduce nella camera anteriore dell'occhio, nel sangue, o sotto la pelle d'un animale una piccola quanlilà di questa materia, l operazione in apparenza innocente, produrrà un'estesa tubercolosi di quasi tu tti gli organi, e tessuti a corso mollo piu rapido, che non quello della tubercolosi innestata coi comuni processi. (Nei porcellini d'India i primi fenomeni visibili si manifestano dieci gi0rni dopo). Anche negli animali, quasi sempr e immuni da tubei•colosi, come i cani e i topi, produce infallibilmente e con rapidita lo stesso effetto. Noi ebbimo occasione di vedere dei brani di organi recentemente esporta ti da animali morti dà tubercolosi innestata, in c ui la qualità dell'eruzione era cosi enorme da non tro' tali espcvarsi quasi lo simile nei cadaveri umani. Mediante 39


610 rim cnLi è pr·ovalo in modo esallissimo, che i bacilli resi visibili nei te~suli, e nei liquidi dci tessuti, median te il rloppio colo!'imento di Koch, sono elfcttivamente gli oPganismi della tubercolosi. Da l fin qui eletto si. rileva la ~r·ande importanza cle~li cspel'imenti di Koch in r-elazion!'l all'etiologia dd le malattie infettive. Noi ri chiamiamo quindi vivamente su questi la genen~'rale allenzione, benchù ammettiamo che la l oro portata scientifira non sar·à for se, pel momento convenientemente apprezzata . Per il medico pratico però, tali esperimenti hanno uno specia le inter esse, in I")Uanto che, sebbene in lontana prospelliva, fanno intravvcder'e, che potrà essere possibile una volta di combatter e effìcnccmenle nei suoi germi una nH1lattia la r1uo le da s••coli decima il g.·ncte umano.

Un oaso di tlsl granulosa pleurale (LANN A IS). Gaiehat'd di anni 2:1, soldato, entra nel l'ospedale militare di Lione al 12 ottobre 1Rk l. Quest'uomo, ben costituito, pres.-nta uno linla cachetica; non a11ler·r denti personali od crediLilri ch•'l mer·itino di essere se~nalali. È indisposto da 12·15 I!ÌOI'ni Cit·ca, ha poca tosse e pr•'~e nla un po' di tiifftcoltò di r espiro, ma egli non ha l t•alasciato il servizi o che da tr·e g iorni . A questo m omento si conslnlano lulli i segni di uno spanclimento plc ut·itico a J,~st t·u che sale fino alla parte media del tor uce; ollusità, ~:~ssenza Ji ,·ibt·aziOJJi lot·aci clte e del murmur·e vescicolare; soiTio ed egofonia poco marca tA. Il mal alo ha poca tosse, non espetlor·a e non accusa che un dolore assai modr•r·uto al lato u•'slr·o. T emp era tul'a al mattino ~s·, ti, alla sera 8x•,9. Si danno venti goccia di tintura di digitale e si applica un vescicatorio. N ei giorni s uccessivi gli si fanno due iniezioni ipodermiche di nil1·ato di pilocat·pina e gli si applica un vescicatorio. Lo spanriimcnto dimin~isce assai l'<lpidamcnle e l'ammalato sembra aYviat•si alla g:un r·i:.;inne; tulla\'ia la faccia è sempre pallida e cachetica; la temper·alul'n toccò un grado che n on è in t•appol'lo colla condizione supposta di una infiammo-


lfEOI CA

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zioue pleurica . Si trova di fHLlo la lempera ltll'a a ll8 o llobr e s era 3~, 7 a l l !l :3U,3 al malti no e 3!J. 5 alla sera, al 21 39,5 al rnaLLino e 3!1,7 la sel'u. Il 21 oLlob•·e lo spanùimenlo non esis te piu che alla pa t·le inferiot·e del pohnoM e resta s ta zionario e s i intendo no r umot•i di s frego menlo ple ui'ico alla parte meùia . Il ma la to ha decisa mente un :-~spello lifoide. Il sopo t··~ c mat·calo , il ma la to é sOJ·do, l1a drli t•io, il vc>ntre è leso e dolente in luUa la sua estensione. Non si ha per ò ling ua fuli ginosa, non got·gogl io alla fosso iliaca dl•stra no n in gor go splenico, non macch ie di r oseola. L 'ur·ina non contiene albumina . Tem peratura n! ma li i no, 39,4 a lla spr•a 3!l, i. Si fa diagnosi di tu bercolosi genel'alizzala. Al 12 no vembre lo stato gen er a le non s i é moclilìco lo , o a di r me~!i o s i ,-. aggrava to; è avvenuta una bt•onchite ~Je n ceal i zza la intensa che non tla luogo che ad una espettot·azione mucosa e p ut•ulenla poco ahbondan le; la r espirazion e s i intende in lutto l'a mbito del polmone destr-o; a s inis tra s' intendono g r·ossi r a ntoli di b••oncbi le e l'ollusilit, r iconoscit..la alla b ase tlel polmone, è s tata allt·ibuita ad una congestione polmonare. Si ha cl iar1'ea che il bismuto non arre;:La. Ol'ino no r•mali: polso a 120, lemperatm·a al mattino 39,2 alla ser·a 35•. Al 18 s i cons ta ta s ul!'adtl ome una abbondante e t·uzione d i s u· damina. La ollusi tà è quasi completa mente scompal'sa. L'a mma la lo va sempre più d eclina ndo esoccombe il 21 novemb t•e con fenomeni asfittici. L'autopsia fu falla 28 ore dopo Jn morte. La ple ul'a dc~ lr·a contie ne cil'ca un litro e mezzo di un liquido limpido, citrino attra ver sa lo da neomembr an e a ssai eesistenti; a s inistra 3/'~ di litro del lo s tesso liquido d'origine certamente più r ecente per ché non contiene fa ls e membrane . Le sommità el c-i polmoni sono completamcntd libere da ader enze pleuriche, ma le d ue pagine della pleut·a sono acler on li ver so la parte med ia da ciascun Ia lo . La pleuea nei punti di contatto colì'essudato è assai inspes s ila ecl olTre una eruzione as ;:ai abbondante di granulazio ni g r igie isolate e solamente qualche granulazione comincia u p1•ender e aspello giallasll'O; queste granulazioni sono sopraw tutto abbondanti s ulla pleura diaframmalica e medias tinica destl'a e r af!'giungono lo spessol'e di un centimetro. I poi-


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Rl VJSfA

m oni non p1'escntano g-ranulazioni tubercolari. Il pe1·itoneo si Li'Ova pure ~pa1·so di granulazioni milia 1'Ì sulle due fa cce; n cs~ un ~pandim e nl o. L"intc;;ti no m ollo con gestionalo m a. non ulccr ato. Sulle capsule del fegato e della milza granulazioni che pare (<llmeno nd occltio nudo) manchi no nel par·enchima di que;.li pr goni. Reni sani . Questo ca~o e impot•tt1nte per due I·appoJ·li, per mancanzt\ Ji nuclei caseosi e per l 'incolumi la del pa!'enchi n a polmona!'e.

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Sulla localizzazione della enterite catarrale. R icerche del Prof. ~ OT H:"'AGE L (T/w L ancet -1 .Va rzo 1882 N. !l). l! pl'Of. Nothna~el di JeM l ta fnlLO su rruesto SO~tge lto nu m et•ose OSSCI'\'azioni i cui l'isulta menli f'Ul'OIIO pnbblicali nel Zeilschrif t f rir ](fin . M edie. La p1·ima questione s tudiata fu quella dd le indicozioni da lrar·si dalla quolitù delle eYacuozioni, delle quali pi ù di un m iglinjo sottopose a esame micr·oscopico. Il !':'ignificalo del passaggio di pur·o muco com e indizio eli una aHìdone della flessu1•a sigmoide è bene stabilito. L e scibulo l'involLe nel muco possono esse!'e conseguenza, come è detto comunemen te. di una affezione di qualunque par·te del col on; ma il Notltnagel o.ssel'isce che quesl a CJUalila delle evacuazioni si incontra sol o f1u anùo l a malattia è sotto la fl essur'a splenica et! ò certamente segno di uno stato calm·r·a le. La stessa conclusione pel'ò non può,lrarsi da una ~r·o nde ben confì~u­ eala evacuazione cit'condnla da uno slt•alo di muco. - Questo sta ad indicare uno slalo, in cui può final m ente so 1•ger e il ca tarro, ma non una infiammazione ~ià in atto. L a mnncanza di muco non esclude il cala!'I'O della pa!'t.e infel'iore dell'intestino come ùi moslr'ano parecch i casi ben accer'lali. J1 muco però può essere caccialo in abbondanza r1uando l'esame orclina!'io delle m aterie non i nel i ca la sua presenza. In questo slalo l e evacuazioni sono molle, ma liquide e apparentem ente omo~enee, ma un sotLile str ato fra le lastr·e di vetr·o l mostra solto il micr oscopio numerose chiare isoletle di puro muco. Ques ta condizione è di m olla


MEDI C.\

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impor tanza pet• la J etet•minazione locale e sta ad indicare 11 catarro dello intrsLino tenue con o senza compt•omis:sione della pot•zione asr.cnclen Le del colon. Con tal sot•la d'evacuazioni la metà infe r·iore Jet colon e sempr·e sana . Se ques t'ultima è aiTella, il muco trova:<:i non solo nello intet·no delle fecce, ma ancoea alla IOt'O s upet•fìcie. In alcuni ca ~ i il cata rt•o di Ltttlo l'intestino ct·asso, le eYacuazioni sono di cons is tenza polpos a CJuasi fluida e conlen ~o n o piccoli g lobuli di muco, ma ques ti sono cosi g t•ossi da esser e visibili a occhio nudo. I g lobuli microscopici pt·ovengono solo dagli intestin i tenui. E poi i casi del Jll'imo genere si d is ting uono dal catarro limitato alla pot·zione inferiot·e del colon per l'intima mislione del muco e della materia fecale. NaLut•almente fJu esla conclusione non regge pe i casi dt gr·ave infiammazione Jis senterica di lutto il colo n, in cui è e\'acualo J et muco-pus puro, od in cui, in conseguenza della alter•azione della membrana, non è più sepa t•a lo muco. Vi é un altt•a forma in cuj pas sa il muco ed ha un significato diagnos tico quando i globuli di muco s ono coiOt·ati in giallo dal pigmento biliare. Questi non si Lt•ovano mai nel _caLarro che è limitato al co lon, ~ ordinat·iamente e spess o pt•incipalmente compromesso anche il tenue intestino. Questo aspetto non è t'aro nella febbre tifoide. Un altro costituente delle ma tet•ie fecali di impot·tanza dian ostica è il pigmento biliare. È nolo che in condizione normale il conte nuto intestinale cessa di reagit•e nel modo caratteristir.o alla pt•ova del Gmelin veeso la val vola ileo-cecale. Il giuoco dei colori non comincia più con un bel verde. Una reazione caraltet•islica nelle fecce o almeno in alcuni dei loro componenti indica che v'è aumentalo movimento peristaltico del colon e della parte infet•iore dell' ileo. I l NoUmagel non ha potuto mai ottenere questa reazione nella massa generale di una evacuazione consistente. Se v'è ,pigmento biliat'O inallet•ato la consistenza delle fecce è sempre più o meno liquida. Una ritenzione nel colon abbastanza lunga da dare consistenza è sempee accomp11gnata da una trasformazione del pigmento. È rat•o in ogni circostanza che la reazione sia ottenuta da tutta la massa fecale.


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RI VISTA

salvo nella cnterile acuta infantile. :\Io !lo più ft·ct lw'n temente il pigmento biliare inalleraLo si leova solo nelle pot·zioni cho contengono mollo muco. Qualche volla la stessa e\·acuazione contiene muco chiaro e color·a to in g iallo, questo dando la !'eazione del :a bile e venendo dall' intestino tenue, l'altro da l colon. Il primo fu costantemen te trovato all'uutossia associalo al c alnt'I'O del digiuno e dell'ileo . Indica un aumentalo movimento perisLniLico che deve però inter essa 1·e non solo l'intestino tenue ma anco1'a il colon pet• Lulla la s u a lunghezza. Se la muggiot· parte dcll'inlcslino cr asso è sana e le evacuazioni r are, non può passat·c pigmento biliar e ina lLei'alo, malgt'ado l'esistenza del cularro nello inteslirJO tenue. L ··~sam e mic1·och imi co spesso mostr·a cbe non solo il mu co ma l'epitelio cilindrico pure contiene pigmento biliare inaiLel'alo. Il significa lo diagnosLico di 'lucslo epilelio è lo s tesso di quello ùel muco LinLo di bile . Può prova t·s i con l'autossia che il coloramento dell'epitelio acC<.J.de nel tenue intestino, ma solo dopo esscr'si distaccalo dalla mem lwana mucosa dappoic hè quello che è ancot·a in sito è s cmpl'e s colo1'ilo. Raramente cot•puscoli s imili a leuco•.!ili e g lobuli di gl'asso tinti di pigmento bilia1·e inallet•alo possono Ll'ovarsi n e lle e vacuazioni ed hanno lo stesso significato dell'epitelio. La presenza di pezzelli inallel·ati di cibo nelle fecce costituisce un allt·o e lemento di diagnosi. Nelle condizioni nol'ma li vi si ll'ovano sempr e dei fl'amm enli di lìbra muscolar e, quindi solo un considerevole eccesso può l'i g uardar si come patologico. Jl sig nifica to di questo fenomeno s i riferisce a ll'intestino tenue, per·chè il colon non v'ba inOuenza. Tutto ciò che possa lo valvola ileo-cecale è rignllalo fuori senza altri can giamenti. Molte accul'ale osser vazioni hanno ùìmoslr·ato che la digestione delle Jìbre muscolari è grandemen tH imperlita dalla pi1·essia1 che con la fe bbre un l01·o eccesso nelle evacuazioui non ha importanza d i agno~Li ca . Il semplice aumento della peristalsi senza febbr e nè calat·r o è put•e capace c.J i cagiona re questo eccesso, e se il mo vimento del coulenuto intestinale non è accelerato, il calal'I'O inl.. .;tinale ne aumenta la q uanlilà evacuala e I!Ltindi un eccnsso ind ica questo catarro solo quando nello stesso te mpo esistono altri


UEDICA

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segni di r1uesto, come sar ebbe il muco . Un eccesso di gra nuli di amido ha lo stesso signilicuto . Il catarro inLcsLinale sembra pure essere senza innuenza materiale sulla quantità del gr·asso nelle fecce. L e alterazioni anntomiclae indolle nella membrana mucosa sono u.s~olulume nle se nza innuenza sull'assol'bimento ùel gr·asso. La conclusione degli ultr·i aulor·i, che l'esame fisico dell'addome forni sce scarse ind icazioni per l a limiluzione del calarr·o enter·ico è conf,~rlnala dal Nolhnagel. Fu1·ono fa tte moltissime os:;er,·azi oni ascoltator·ie, la r·elativa forzo del gorgoglio in differ·enti par·ti dell'addom e essendo notala n ello stesso tempo ùa due osservutor·i; ma l a r apida trasmissione dei suoni da una pal'le all' allru dell' aù.Jome r ende im possibi le la precisa delerminnzione. Solo qunndo il rumor·o era pt•odollo c.Ia! colon ascendente o di;;cenrlrnte e il tenue intestino conteneva li•1uidi non poteva udi t·si dall'altr·o lt~to. N ò la percussione i n segna mollo rig uardo la dcter·minazione locale cl el cota t·r·o intestinale, poi cl H:~ la condizione che riscontr·asi ordinar·iamente, cioè minore risonanza nella parlo centrale dell'ac.ldome che nr lln posizione del colon, esiste pure allo stato normale. Anche l' alter azione della r ela li va ri sonanza nm'male delle due fosse iliache, così ft·equcnte, come dimoslt•ò il Traube, nella feblwe tifoide è prodotta da molle conc.lizioni ed è di poco valot•e diagnostico. Lo studio dei segni che può dare la palpaziono confel'ma ma non estende il ben nolo si gnificato del dolor·o locale e del loca le gorgoglio sensi bile ol tatto. L'ultimo punto diagnostico indagnto dal Nothn ngo•l ,·. la escrezione dell' indican pet· l a ot•ina clte, com e si ~u, ù considel.'evolrnente aumentala in molle afl'ezioni del Luho gastr·o-intestinale. Mn sfortunatamente l e numcr·n;.oe o "'"P.J'vazioni incl.udenli due mila separate valutazioni di rn di1·u n nell'orino di casi a cui fu tenuto dielt·o con m ol la ntlenzione n on dellero che ben piccolo t•esultato . Fu trovato un aumento nella ma:;rgior pa1·t" d" i <'PI"'i di catarro intestinale e di diar·rea, e a;:;sai ><1"!'-'>'0 pur·e in casi i n eu i non v'era alcuna affezion e i nlesli nalP. Quando però era o ff•'lllo l:. olo il colon n•) n fu os~er·vn Lo ulcu n E'CCt:"!'ll


616

RI VISTA

di indican fìnchè lo stato generale del malato et•a buono. D'allr a pat·te in tulli i ca$i in cui v'er·a un deciso catarro dell' intestino tenue, l" ind!can era aumen talo. Si r iscontl·ò questo cusi costantemente che il Nothnagel era p1·openso a cr edere che la mancan;:a Ji un eccesso di in d ica n desse r agiono ad escludere il cata tTO ùall'i nLcstino te nue. Ma questa conclusione fu r esa duubiosa da alcuni casi ùi tifo esantematico con g t·ave catarr o intestinale in cui non fu trovato indican nell'ori na . Sar ebbe da i]ueslionare se r1uesti falli bastino a J'ove~cia J•e la prima conc lusione; pott•ebbe da r si che solo Yalessero pet· questa un ica fot•ma di ente-

r ite. Peptonurla. Ric•' rche del dolloe HoFMEISTER. (Th e Lancet, 10 dicembt·e 188'1 ). La prontezza con cui può esset·e scopet'ta nell'orina l.a presenza del peptone ha condotto ad allre importanti os5et·vnzio ni intot•no la pr oduzione e la fine di questa sostanza . L'ultima è stata J'icer ca ta da l dott. Hofmeisler, al quale son o dov ute molle delle nostre co~nizi oni a 11ue~to riguardo. Una soluzione di gt•. Q:l o gr. OG fu iniet.lala nel sang ue dei conigli; cit'ca qualtt·o q ui n li compfll'\·e nell'orino, ma meno se il peUone era in iella lo solto la pelle . Se sono da le più g randi quanlita, l'effcllo é di cagionar e un considet·evole abba ssamento n ella pressione del sangue che influisce s ulla escr e zione ùeli'OJ•ina; m a se g li animali sono uccisi, da 4 a 14 per cento della q uantità ingerita er a trovata nei r eni , m en tre il sangue ne conteneva solo una lt•accia. Queste grandi quan tità (uno a no"e grammi) banno una forte azione narcotico. La i]unstione pratica che emana da queste ricerche è la di ffe renza nella desti nazione del pcptone nssoJ•biLo dal canale a lirnenta J·e e di 'luello assorbilo dalla pelle. L' Hofmeii ster cr ede che lr> cellule linfutiche di cu i dut·anle la dige stione é ri empito il tessuto adenoide della mucosa intestinale si uniscono al peptone e lo fanno penelt'are nel saugue, cosicchè rassa in cir colazione senza esser e escreto dai r eni. In


617 armonia con rruesta idea é il fallo da lui accertato che durante la digestione una r~:~ gg u ar·ùevo le quanlita di peptone è accumulata nelle par·eti degli intestini. Secondo questa teoria i corpuscoli incolori del sangue hanno nel pt'ovvedere le sostanze albuminose all'organismo ufficio eguale a quello dei corpuscoli rossi nel provveder·c ossigeno. È stato accet·tato dall'Jaksch che il peptone si trova ft>equentemente n ell'o· rina nel reumatismo acuto. In dodici cas i fu trovato durante il corso e verso la fine della affezione articolat•e. Quante più numerosr erano le articolazioni infiamma te, tanto maggiore era la quantità di peptone nel sangue, ed aumentava in proporzione della rapidita con la quale era assorbito il versamento articolare sia spontaneamente sia con l'aiuto dell'acido salicilico. Quando il versamento era scompar·so, la peptonuria pure cessava, ma ricompariva se formavasi un nuovo versamento, subito che questo cominciava a calare. Questo fallo sembra esser•e analogo a quelli osservati dall' Hofmeister e dal Maixnet• sull' insot·gere della peptonuria durante l'assorbimento dei versamenti purulenli, delle infillrazioni pneurnoniche e simili. È probabile che il peptone nei versamenti articolari sia contenuto negli elementi corpuscolari, e che quando questi corpuscoli passano rapidamente nel sangue e vi si disfanno, il peptone è fatto libero e apparisce nell'orina. Lo stesso osservatore ha ricordato · un altro caso molto notevole di peptonuria. Una donna di 27 anni aveva sofferto per tutta la sua vitH di una ciste dermoide dell'ovario. La ciste aveva patito recentemente un notevole aumento di volume con aumentata risonanza, per formazione di gas, effetto di scomposizione. Erasi aggiunto grave~males~ere e ostinata costipazione. Il tumore poi abbassò piuttosto rapidamente, e l'orina che prima conteneva solo qualche traccia di albumina e parte peptone, immediatamente diventò carica di peptone e continuò cosi fino alla morte dell'ammalata quindLci giorni dopo. La necroscopia dimostrò una ciste dermoide biloculare aderente in molti luoghi agli intestini e contenente molto gas con masse polpose fetide. In qoeste erano eapelli epitelio ..e colesterina. Uguali masse furono trovate nella ca vita addoMEDICA


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RI\'ISTA

minale. La peptonuria era in questo CRSO dovuta evidente menle allo scoppiare ùel tumoJ·e per cui il peptone fu assorbito dalle masse pe1·ulente decomponentisi nella ciste aùdominale.

San• epidemia di morbWo nell' oapedale marittimo di Boohefort e aul rlaultato delle mlaure lgenlche &4operate. (Ga:uette des Hopilaux, maggio 1882, n. 53). Da mollissimi anni la gual'l1igione· di Rochefort veniva colpi la, quasi ad ogni inverno da un' epidemia eli morbillo. Tale epidemia esorJiva nel reggimento fanteria d i marina all'arrivo annuale delle J'aclule, cioé nei primi giorni di dicembre. Qualunque sia l'origine del contag io, o che esso sia portato da qualcuno dei nuovi in scritti o che venga emesso dalle tavole, dai mobili, dai malerazzi conservali in magaz· zino fino Jall'anno precedente o da queste due circostanze l'iunite, è certo che si è potuto fin dal primo caso segui J'e la propagazione del m01·bo ai compagni di camera del primo malato, poscia alle camere attigue nel J'eslo d ~ lla caserma, negli altri alloggi occupati da altri corpi di truppa e finalmente nella cillà ove l'epidemia eso1·diva dal quartiere vicino alla caserma. Questi falli che confermano quanto si osserva orJinariamenle in ogni luogo, non avrebbero da soli che un interesse S•~condaJ·io, se nell<1 relazione del doLl. Bourru, pt·ofessore alla scuola di medicina navale di Rochefort, comunicala poco fa alla società di medicina pubblica, non s i rilevasse il risultato straot'dinario oltenulo colle misure igieniche adoll~te da quest'abile meJico, in condizioni gr a vi ssime ed in cui tulli i te n tali vi LeJ•apeulici erano rimast.i senza effetto. Quando il prof. Bourru fu assegnalo al riparto delle febbri erutti ve (il 5 gennaio 18801, e t·ano entrali 31 malati di morbillo, e su questo numero 4 erano già morti , ed altri 3 cessat·ono di vivere nt>gli otto giorni seguenti. Una quantità di altri maiali era gravissimi, alcuni senza speranza. Altri. in piccolo numero avevano bronco-pneumonile morbillosa .


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~E DICA

La maggior' parte pre~·>n ta vano il r1uadr o clin ico di un vero tifo où eccezione del ciclo febbrile , sviluppatosi durante il corso del morbillo: ambascia, diarrea, vomiti, epistassi, seguita tosto da essiccamento delle mucose, dall'iniezione del viso e delle congiuntive, da stupore con delirio tranquillo, insonnio, sussulto tendineo. Mai si videro macchie rosee, len ticolari, ne s i accusarono dolori iliaci; nelle autopsie che si fecer·o non s i trovarono lesioni inleslina li. Nella magg-ior parte rli fJuest i ma lati, i sin tomi er'ano leggeri, la febbre non durava rhe alcun i giorni . .l\fa pochi convalescenti Ji mor·billo sfuggir'OTIO a tale complicazione. Il predeces sore del prof. Bourru avem esu ur·ite tutte le risorse terapeutiche. T entata a nch'egli inuti lmente la terapia, fece ricorso all'igien<'. Ecco a quale partito si appigliò: In ciascuna Jelle due sale disponibili, lusciò sollanto 22 letti per un maxirnum di 20 malati. !)i mano mano che i rnuluti entravano , invece di occupure letto p\!1' le tto, s~guendo l'ordine dei numeri, egli li fece disporr·e in tutti i la ti Ji una sala dappr·irna , po~cia nella seconda in modo eire fosser o dieci od undici pee sa la ossia un malato per ogni due letti. In appresso tenne egli possibilmente vuoto un letto t'eu due maloti, specialmente in vicinanza d i quelli più gravi. Ogni giomo fece apeire lo finestre alla parte s uperiore (a 6 mett•i al di sopra del suolo) dalle 8 del mattino alle 5 della serA, •1uando il tempo era mite , c.lulle ·ti alle .{. nei giorni più feeJdi. Nello s tesso tempo il fuoco delle stufe t2•. La alimentalo in modo da avere la temper·atura di sala, larga do d ici metr·i, er·a vuota nel mezzo, i letti disposti lungo i muri. Quando un malato offriva quanche sintomo tifico, si faceva trasportare col suo letto nel mezzo della sala, isolato da lutti gli al tri, in modo che venisse a respirare l'ambiente aereo che trova vasi continuamente rinnovato dalla ventilazione prodotta dalle stufe. Aumentando il numero dei malati, il prof. Bourt'U r ese più. grande il suo r iparto mercè una baracca costr·ulla in legno, in un cortile lateeale. Egli accolse in questa bar acca il s uper!luo dPlle sale, scegliendo s empr·e gli uomini che trovavansi in condizioni più gl'a vi.

+


G?O

RlVJ STA

E cco quale fu il risullato: nei pt·imi giot·ni il cangiamento fu rima rchevole. l maiali colpili cla fenom eni lifìci, si riebbero, f~ccro ritor·no alla vita e guor·irono senza eccezione. Dopo tale proVYedimento ig ienico non si eùbe più alcun decesso. L'anno apt•esso chiamalo nuovamente a tale s et·vizio, e questa volla lìn doll'esot·clit·e dell'epidemia, il dott. Bourru pose di nuovo in pratica il suo melotlo: egli constatò nuovamente qualcl te lenùenzo a gli sl•,ssi f~n o me ni; ma gli stes~i mezzi poscr·o ri paro elle stesse complicazioni e non pel'de lle un solo mala to. Ecco le cifce che espt'imono tale l'isuhalo paragonati ai due r isultati degli anni pt•ecedenli: Nell'epidemia del dicemlm~ 1878 e gennaio 1879: GO mot'billosi; 9 morti. Nell'epidemia del dicembt·e 18i!J e gennaio 1880: !li morbillosi; 7 morti. Nell'epidemia del diceml))'e 18 O e gennaio 1881: 46 mot·billosi; Omorti. Ora, in relazione alla sua importanza, si l!'allava in queste lre epidemie successive di uomini delle stesse età, della stessa condizione, dello stesso stato, pr oYrnienli dal lo stesso luogo, curati nelle stesse sale; in una parola, s i tr·attava d'individui solto ogni aspello par•agonobili; l'epiclemia aveva gli stessi caralLeri, lo stesso decor so, ed infleriva nella stessa stagione. Nei due primi anni la mot·talilà raggiunse il 14 e il 15 per 100, nel terzo fu nulla.

o.owarla malaria , del dott. G. LAVERAN (Il Pror,resso, N. 11 , ·15 giugno 1882). Il signor Lavet·an, prof't!ssore aggt·egato a. Val de Grace,

ha segnalato· I'Ccentemente nel sangue dei malati aiTelli da impalurlismo un microbo speciale, a cui diede il nome di ·Oscillaria malarire. L'autore da parte sua ha is tituito le sle~se ricerche nell'ospedale di Philippeville, ove abbondano le malattie palustr·i, e trovò costantemente lo stesso parassita


MEDICA

'()~ l

n egli ammalati aventi febbt•e d'acces~o, m enlt•e lo trovò assolutamente mancante in quel li in cui non si manifesrtano caratteri di febbri paludose. Queste osservazioni fornil'ono all'autore dei nuovi pat•licolar·i su l microbo della malar ia. Questo micr obo abita n el globulo r osso ùel sa ngue et! in esso si svil uppa come il puntoruolo nella l enticch ia, usccnclone solo r1uando è allo stato pr rfello. Allor·rhe si esam ina il sangue d'un m alato nell'epocn delln febbt•e tru ccesso, si li'OHlno g lobuli r ossi che hanno nt'l l oro spessor e una piccola marcl tia chiar·a, per·fcltamente r otonda; nondimeno questi glohul i conservano lulla l'nppa!·cnza e tutta l'elasticità dei globuli r-ossi norm oli. L'nulOt'C quindi desct•ive l'evoluzione di questo microbo, che lìnisce per distru t·ee il globulo rosso, e pnssa alle seguenti conclusioni: La distt·uzione dei globuli r ossi, cosi t•imat·cata nella malaria, l'azione del solfato di chinina, la pertinacia dell' infezione si spiegano così benissimo. Presso tutti gl i aff0Lli di feblwi d'accesso si tro va il microbo, eccezion fatta nei cachelici palustri , sui quali l e ricerche dell'autore non sono ancora comp!Ptc. Al punto di vis ta del dia~nostico, la pt•esenza del microbo palustt·e costituisce un elemento pt·ezios(l, tanto per il pt·atico che pel nosologo. Dal punto di vista istologico, questo mict•obo sar ebbe per l'autore un vero r eatlivoJ il quale indica che il globulo r ossQ è veramente munì lo d'una membrana J' inviluppo.

Sulla. presenza. del gluooslo e delle sostanze glioogenenegll essudati pleurittoi , del dottor e H. EtCIIHORST (Zei{sch f iir Klin. M ed. II I e Centralu. j'ut' die m ed. Wissen&ch, 1822, N. 16). L 'Eichhorst a vendo osservato che in un essudato pleuritico privo di glucosio, estratto con la puntura, erasi prodotto a poco a poco il glucosio, n e fece poi esalta ricet·ca in 17 casi> di essudati si erosi, esll'aendo il liquido con una grossa si-

ringa del Pravaz eh ~ conteneva 4,5 centigrammi, ed esami-


Hl \"1ST A

nandolo s ubito ùopo la eslt·azione, su lO di ques ti 17 casi fu rinvenuto il g luco!" iO, in due nè glucosio n è fet·menlo. Negli ullt·i casi fu lt•ovala una sostanza g licof!ena . Il fermento che fu tr·ovalo in due casi ave va la propr·ie la di non essere distt·utlo con la ebullizione . P er la ricer ca della sostanza glicogena, l'èssudalo fu solloposlo al t•iscaldamenlo con l'aggiun ta di solfato di soda. Il fìllralo t•atft·eùdalo s i coloriva in violetto azzut·ro con la soluzione di iodo iodurala. Questi essudati o la:-;ciali a se stessi o di get·ili con la s ali\'a formaYano glucosio, mentre n on v'era produzione di glucosio quando mancava la reazione dell' iodio. Sostanze s imili al g licoge ne che diventano uzzurre con la soluzione di ioùo, come nola l'Autore, sono state osservate molle volle.

L'orohlte vaoolnale, tlotl. GERAUD (Recueil de Memo ires cle medicine, de ch irur·gie ecc.). l pr•ofessori Velpeau e Gosselin hanno segnalato J'orchite come C{)mplicazione del vaiuolo. Curling ha citaLo osser·va-

zion i dello stesso ge·ner e. P i(t r ecentemente ancora questo fallo è stato confermalo da l Beraud. Nessuno finora però ha pubblicato falli r elativi a lla possibilità di una complicazione dell'orchile all'jnoculazione del vaccino . L'autore ril'erisce due f11 Lli che dimostrerebbero questa possibilità. 11 primo riguarda un soldato d'ar tiglieria vacc inato nel giot·no 30 dicembre 1880. Al quat·lo giorno dopo l'inoculazione, dello soldato, essendosi S\'ilu ppali imponenti fenomeni infiammatori al braccio, fu r icoverato all'infermeria ed immediatamente dopo inviato all'ospitale. Al suo ìngresso nell'ospitale il testicolo destro era d.i volume doppio del normale, nel s inEslro l'infia mmazione esis teva indubbiamente, ma e ra meno forte; vi er·ano for·ti dolori e l'ammalalo era febbricitante . l uolori scomparver o al dodicesimo g iorno ed al ventesimo ~iorno il testicolo era ritornato al suo slato n ormale. Il secondo fallo è p ure sta to 0sser\'alo in uu soldato di a rtiglieria vaecinalo il 15 dicembre 1880. !\el gtot·no 19 di-


liED lCA

6?3

cembre si mnnifeslurono dei dolori nd Ll•slicolo Jestro che incominciò a gonlìar;;i. Alla mallina del :21 c.licembr·e il t·~ ­ s ticolo destro era noLe\·olmenLe Lum~l'u lto, il s inistro lo er·a alquanto m eno. Al 21 dicembre il dolore era affatto scom parso ed i testicoli era no quasi nello stato normaìe. Tanto l'uno che l'ullro solJalo non a\'evano mai avuto malallie veneree. L'autor e è inclinato ad ammellet·e che in entr ambi i ca;; i l'orchite si sia prr•dolla sollo l'influenzn dell'innoculazione del la linfa vaccinica.

Intorno ad una nuova forma dl emog lobinuria ne ll'uomo. - FLEtSCHEn. (Rivi.~frt clinica e terrrpelllica, N. G, triugno J, 8~).

L'autor e nllt't'a un caso inlet ·t~s,.ant~ di emoglobinuria in un soldato, r·•·ovoca t·~ ogni vo dnllr~ fu li che d i un n mt~rcia. L'orina allot·a òiv.. niva rossa , limpida, acida, con m oderata quanlilà di album ina, nnn conteneva nè zucchero, nè 50stanze biliari; lA pt'OYa d i Heller da va r isullali pos i li vi. Alla ricerca speltt·oscopica si vPdevano tre linr.e, una poco marca ta nel t'osso, e due nel ve:·de, come le linee dell'ossi~::rno­ globina e della rnf" lemo~lohina. A Ila ricer ca micr·osropica si Lt·o va \·ano molli ummnssi tli goccioline gialle di e moglobina, manca"ano emazie, cilindl'i, epiteli i. Il paziente s i senli\·a alquanLCI spossa to, ma l'esum(! obbiettivo non mostrava n iente di abnot·male. Alcune Ot't' dopo la marcia, l'or ina rilorna"a del lutto chiot'a e libera du albumina ed em oglobina . Ed era sollanlo il camminare a lungo che gli pr•oduceva l'emoglobi nuria; furono esperimentali con successo n~>~nl i vo !!l i sforzi muscolari di allt'O genere, l'aumen to nellu diafot·esi, nella ùiurcsi, il ratl'r·Pddam ento, l'amministrazione di aciJo lallico e fosfot·ico. Il reperto microscopico dell'orina, la mancanza di elementi morfologici, l'assenza di addolora bili la nelle t·e~ioni t·enali, la comparsa e scomparsa della albumina coll'emoglobin a, la contemporanea prest•nza oi gocciuline d'emoglobina nello sperma, e nell'orina, fann o am m ettere una malattia pr iru itiva del sang ue .

!L''


HIVISTA CHIRURGICA

Le•lonl renall con•ecutlve a prolungate nppurastont, ( Ca.ozczta medica itafi((na 17 ,.iuono 1Rl:>2). ~

Prooincie t'enete, N.

2~,

~

Le lesioni t'enal i consecutive a prol un~ale ;:,uppueazioni furono studiate giù da mollo tempo e sprcialm•' nte dagli autori mod ct·ni, ma in gener·ale le manifestazioni cliniche non Yenn•··ro contr·ollalc dall'esame anatomico. È questa la cuna che il tloU. Bt·uchct s i ù proposto di !'ie mpit•e. Un caso completo venne ili us tr·alo da R oscnslein. T l'a Un vasi d i un uomo di 28 anni, afTeLLo da fratLura complicala della gamba, con spandimento san gu ig no cons ider evole, seguito da emorragia e da gangt•ena che necessitò l'amputazione , la quale, alla sua volla fu sussc~uila da emorragia, da linfangioile e da oslcite suppura ta. L'orina con teneva albumina con cilindri lìbrinosi, coperti d'epitelio granuloso. A Il' autopsia s i constatò la degenerazione p;l'anulo-grassosa dei reni. L'a utor e nella clinica di Verneuil ba osservato un caso di osteo-artri te del ginoccilio in un giovine diciottenne, nel quale L'articolazione, causa la s up purazione, eras i aperta, e ne avvenne una intiltpazione purulenta della coscia e della gamba. Esaurendos i il pazien te rapidamente, g li venne a mputalo l'at·Lo; poco dopo moriva, ed all'ispezione anatomica s i riscontrarono i reni voluminosi, la sostanza corticale pallidtl, giallognola, inspessila. All'esame mic roscopico le cellule epiteliali apparivano granulose, i tubuli dilatali, ripieni di coaguli o di g!'anulazioni piu o meno ir·regolari, a l lel'a:~.ion i che esprimono lo sviluppo di una nefr•ito pat·enchimalosa. L'autore in un secondo caso, morto del pari in seguito aJ osteo-a rtri\e s uppurata


Rl YISTA CIU RURGIC.\

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Jel cubito, lro"ò i reni in!frossati, a supet·ficie liscia, Ji co-

,

lore g r·igiastro, con punti Ji cont:eslione violacea. Al taglio la supet•ficie corti cole era pure liscia, ittSf•essiln, di apparenza tr·ansluciJa, di color violaceo, con fondo grigio~lro . All'esame microscopico si I'tscontrarono i lubuli assai all ungati, ri !Jieni di es::;udati, con rarefazione dei glome!'uli, en · darlerile e pet•iar lerile assai marcata. Il terzo caso appartiene ad un uomo di 34 anni, con carie del cotile, ascessi e fistole ossiflu<:!nti, eJ edema della coscia. Le orine contene vano 7 g rammi di albumina per litro. All'autopsia si r isconlt·arono i r en i assui volumino:;i, di color grigiastro, con punti violacei da con g~;:slio11e ve110sa; al taglio la sostanza ~orli· cale nppar·iva grigiusll•a, inspessila; In mucosa dei bacinelli e dei calici et·a assai ipct·emica. L'esa me islolo~ieo svelò la dege nerazione amiloide dei glomeruli e clelle arle,·ie inter lohulal'i, cilindt•ì in lin i numHrosi nP.i luhi rP.llì, isole di nflfr- ile inler s tizia le ùi;;seminnle, infiltrazione di gt•unulazioni grassose nelle cellule dei tubi più aller ali, globuli sunguigni sparsi uel ccllulat·o inlersliziale. Di leggeri si comprende come queste insorgenze renalì, nel ùecorso delle prolungate s uppurazioni ossee, debbano fun estamente influire sull'esito finale dei pazienti. Ne emerge quinJi la necessità di sorvegliar·e l'esordire della malallia per polerne attenuare le gravi conseguenze, e meglio ancora per poter pt·evenirne lo sviluppo. Con una allenta sorveglianza e col frequente esame delle orine, si polt·à s tabilire s'e convenga, o meno passare, ad alti operativi, i quali sono controindicali quando la lesione renale fosse in corso. Bull'1D1lueua dell' lsohemla eU Eaaaroh, •'llll' UltOi'bl· mento delle 8011ta.Dse llqulde. A. W 6 LF L ER. (St . Petersùurger Medicinische Wocltenschrifl, n. 16). Si dovrebbe a mmettere a priori, che nell' ischemia d"··

estremità, non potesse aver luogo alcun assor bimr seppure, in grado lievissimo. All'autore parve r~ blem a a vesse per i chirurghi grande imr· di studiarlo coll'aiuto di sperimenti. 40


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RII'JSTA

tale scopo egli pt·aticò in un cane una f~rila, lungha 3 ce n l. i n vtcinanza dell'a r·ticolazione tibiolat'sea, inlrodocend ovi, a goccie, :1 grammi di una soluzione acquosa di 5 ·; . di ferro-cianuro potassico. Mezz'ora dopo se ne poterono constatare le prime tracce nell'orina; trascorsi cinque minuti la r eazione col cloruro di fet·ro era evidentissima. Da ciò è dimostr-ato che in circostanze normali deve trascor·ret·e una m<~zz'ora tra l'applicazione c la compar sa evidente della sostanza nell'orina. Quando per-ò si esegui l'iscltemia ad una es tremità, usnndo la fascia di Esmarch, e s i applicò alla piegatura della coscia un tubo elastico , accadde, che stando il tubo in posto, passasse anche \m'ora, senza che nell'orina si scorgesse ()Ualsiasi traccia di assorbimento. Quando si é allontanato il tubo, l' emorragia si manifestò dopo 5 minuti, è pas sati altri 5, si pro· dusse nell'orina il pl'ecipitolo. È chiaro dun(jue,-che mentre il tubo era a posto non aveva avuto luogo l'assorbimento, e che a llontanatolo, si manifestò primu uurora del tempo n or·male . Secondo l'aulcJI'e, sar·ebbe cosa possibile, che nel m embro cui fu applàcntn l' ischemia, l' assot·bimento fosse avvenuto, ma che il tubo avesse impediLo il passaggio di ù ello Hssorbimento dalle estremità a l corpo. L'autore, appunto pet· fluesto dubbio, ril'ece l'esper·imenlo. Tr'ascorsi :~5 Jninuti, non fu possibi le trovare traccia n ell'orina di clor·uro di fE>rro. In consegnenza fu applicalo, due dita al di sopra della ferita, un secondo tu bo elastico, e solo allor·a allontanato quello della regione ing uinnle. Una pat'te dell'estremità r esasi i:.;chiemica potè ()uindi la ~ciar· penelrare n el cir colo la sostanza eventualmente assorbita; ma i ripetuti esami dell'orina proseguiti nella prossima mezz'ora, non mostrarono- traccia alcunn di fet·r·o-cianuro potassico. Passata quest'altra mezz'ora , fu sciolto anche il :;econdo tubo per·iferico , e sei minuti dopo, si constatò nell'orina un precipitato bleu co ll 'ag~iunla di cloruro di ferro. Nelle parli del c;orpo rese ischiemich e non ha luogo dunque a lcun assorbirn~nto, ancorchè vi sieno lunghi intervalli fra l'una e l'a!Lr·a fase dell'esperirnza. Le pr·ove falle con cianuro potassico e stricnina dredet'O A


Clllll l' II ~ JCA

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gli stessi t'isttltaLi. Riassumendo luLli g-l i ~sp e t·imenli, l 'autot•e concbiudc, che m entre i l tubo r·estt~ applicalo, la rer·ila non assorbe, nè soluzioni C<ll'boliche concentr aLe, nè sosta nze sellic!Je e sia Cjuinòi ùa C<Jnsigliarsi, anche clal punto di vista teori co di lasciar appli•·ata la fascia di costri zione, sinchtl la ferita sia stata meJicala antisctl icarnente, e i l membt·o collocaLo in po!:<izione elevt~ tu. Se la necess ità impone di Lo· glier·e la benda innanzi lempA, si laverà la f·>rita con una for·le soluzione d i acido car·boliro pr·irna di allontanat·e definilivamenle il tubo.

Sullo sbrlgliamento prlmat'lo nelle ferite d'a.rma. da fnooo, del doH. Ct\HLO R EYER oli Pielr·oburgo (Der F eldarzl, 11 arr·il e 1882). Il qu'esilo, se si debbfl adollat·e lo sbrigliamento nella cut·a delle fer i te d'arma da fuoco, e specialn:enle in quelle con lr·agi l lo di piccoli pr oielLili , mi pa re ar gom ento degno di discus!'\ione, e Lanto piu, che le varie opinioni su tale punto sono fra loi'O discordi. Il p1·of. Gurll nella sua ultima ope1·a:

Le reRezioni articolari nelle f erite per arma da .fuoco, a pagi na 1225 sostiene la necessità delle larghe spaccature pr aticate quanl o piu sollecitamente sia possibile, e solto tutte le cautele anti settiche. Ogni ferila d'al'ma da fuoco, nessuna eccettuata, deve e::;sere spaccata n elle sue apel'ture, ed il ll'agillo del pr oiettilè scoperto fino agli estremi limiti anatomici pos:;ibili. Par e che il profes!'\or Volkmann r enda omaggio a questo precetto; e quindi coloro che seguono le sue dottrin e, sul trattamento delle ft•atture nella pratica civile, sono anch'essi pr opensi a scguirlo in qualsiasi l'e1·i ta d'ar-ma da fuoco alle estremi tà. Il pt·oressor Esmar ch si scosto olquanlo da queste norme; suggc1·isce invece ùi l.ental'e innanzi lutto la guat·igione solto crosta, e proceae1·e allo ~ bri gliamento allora soltanto c h e si manifesti lt1 reazi one. I primi moYono dal concetto, che in ogni tragitto di proietti li possono venire importa te sostanze settiche; l'ultimo si appoggia al fatto della o~-


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RIVISTA

nu ta guat·t!!tOue solto <;r u8 tu nelle fe rile con ft·a Uura, ed ollenulu senza spa ccalui'C, e senza il J t•enuggio. I p!'imi temono che lo sbr igliatnenlu praticato, quando la t'ea:.::ione scllica è g iù manifesta, non possa riescire utile:; il secondo è più m•ùilc s ulle s ue spera nze . .Mi sio pet•messo di pt·escnlaeo ilri::;ultaLo delle espe.-ienze ed osset·vazioni ntccolle n ell'u ltima gueera russo-turca, li quali, u paret· mio, possono avere importanza relaltva ute ut>e a l sog-getto di cui si t•·alla. Anzilullo fa cendo astrazion e del q uesi lo, circa l'elTetluabil ilà nello sbrig:liamen lo prima r io i n genere sulla piazza ùi med icaz ione o n ei lazzer etti d i prima linea, e prendendo lo. '(ueslione unicnm enle dal Ialo teorico, dovl'emo tener con lo pr.ima di lullo (lei fa lli seguenti. Un g •·a n numet·o di f~l'i le ù'arma da fuoco dèlle estrernilil g iunge alla g ua rigione senza s brig liamenlo, senza drenaggio, solto la ct·osta asci ulla; e di queslo numer o, uno po r te, senza r eazione Stltlica loca le o ~e n cnde ; un'tdlr a s ul.lendula in g t·ado assolutamen te leg~;el·o, se uza me lle•·e in pericolo ne Ja vit.a uè il membro d ~ ll'iudividuo. Nella lllaggio•· parle poi, i di.s lurLi conseculi vi, qual i s uppuraziou i circoscrilte, esfoglia zioni di piccoli sectueslri, eliminozioni di cot·pi slranieti in.cuncali, ecc., s i m ani fes tano molto ta t·di. Queste guaeigioni solto crosta non sono mollo r a •·e, nò si polt·ebùe assegna rle alla calego1·ia delle eccezioni. Su 31() ca s i di ft·attura d'a rma da fuoco delle ossa lung he lubulari e di fePite pene l•·an li delle s ei peincipali articolazioni delle esl•·emità, potei ver ifìca•·e 48 casi di g uarigione solto cJ·osla. Volendo esser e correttissimo, sottraggo un cas o di ferila dell'arlicolazione del pieJ e , pet'chè fu sottoposto qualc he tempo dopo a r esezione e ad a mputazione e Lt·ovo 47 guat•igioni, vale a dir e, p1·ecis amanle un ottavo dei casi citali. In favot·e ùi ques to metodo pat•lerebbero più altamente ancora numerosi esiti felici delle ferile delle parti molli alle e s tremità, e che io omisi, volendo limilarmi alle sole ferile con frattur a, e a q uelle delle articolazioni nelle eslremit.à. La Lal.Jella che p1·esen lo contiene i casi di ferile delle a rticolazioni e quelli di fratture guarili solto crosta. Su 4 8 guat·igioni, in 7 solamente si manifestò la febbre al disopra


ClllRVRGlCA

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di :3R.5 c. di cu i 3, senza il minimo dis tu rbo locale (febbr·e di m alaria C('luca>; i ca~) Ed è pure d0gno di nota, chP llf' i 47 C11s i, nessuno rimosc in o;:::-;ervazione m eno di 12 settimane, (cioè solo t6 casi '? poiché lulli ~li nllri. qui nd i il maggio r nu•nero, vi s lelteJ'O da LJ'e fino a nove mes i, alcuni anzi furo:10 da m e visiloti post<.wiorm0nte, e li r•ividi ancor a poco tem po fa a Pietrol:-ut'go. Se pet' l.'llru ne cause d'f'rl'OJ'C di cui qui s at'ebbe troppo lungo l'occupn•·ci e <'he mi è impm:sibile di corrrgge r·e, fanno risulla•·e s ulla nost•·n tnb·~ lla ll'oppo basso il calcolo dei casi non rin::;ci li con la cur·a solto cro:;La; e in conseguenza, anche le ;::omme totali dei s ingoli g r·uppi d i lesioni e qui ndi a nche r•elativa mor·tnlilà r isultano Leoppo pi crolj ; la differ enza pPrò tra (]uesLe cìf•·e di mo r' Lalìtà e fJu elle di un'allra ta bella , ù cosi e nol'me, che non tenendo con lo delle cause di error·e , il numet·o tlelle guarigioni so tto crosta occu pa un posto ro gguanlevole ne si polrt!bbe riten err. come insig nifìcnnte la lor·o pres enza. (~ el le fralluee del femore, la differenza è tr a l ::i/~ •t.; e 70,4 ·t. e n elle ferile oll'arlicolnione d<> l ginocchio, tr·a 5,5 •; . e G\6 •;.). Un fatto ineon tl'stabilc è qu rsto che s ulle 33 guar·igioni, le 11uali s i rifer iscono principalmente alle !J6 segnate nella categor·ia ferite tlcll'a•·licolazione del ginocchio, 17 di esse, fJu indi più della m e tà, guarir ono sotto crosta asciutta; e che d e llo 13 guarigioni eifer ihili alle 44 fratture ùel femore, 11, quindi quas i lulle, ebber·o l'ef;ua le r isultato co11 lo s tesso metodo. Ed è questo il metodo principll le, su cui io mi appoggio, per· non meltm·e nella ca tegoeia delle eccezioni l~ guarigioni sotlo eros la.

Quando dunfJue, con o senza ragione, si vuol sos l-:lnere, che in ogn i tragitto di ferita s'introducono, insieme al proiettile, sostanze settiche infettive, si può con tull<• il dit•itto affermare invece, che tali sostanze , almeno coi nostri piccoli pt·oiellili moderni, non spie~ano s empl'e nelle ferite le lol'o r1ualitil flo"'o-piro{Tene n o • In un certo numet·o ùi ferilu però han no luogo disturbi settici; e pei casi scelti pe1• essere lt'alt.ati col metodo solto crosta, si con tano perfino delle morti in conseg uenza di comp licazioni settiche. È vet·o che la cift•a non è alta, ma fosse


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anche più bRS$1l, noi dovremo da1•e senza difficoltà la preferenza al metodo di sbrigliamento primario, ove questo conducesse a migliori risulLati. Per e;::aminore gli e fl'etLi della disinfezione prima1·ia delle ferile raccolsi in una terza tabella lulte le ferile con f1·attura nonché quelle delle a1·t.icolazioni, in cui sulla piazza di medicazione, ovve1·o sullazzarello da campo, sempre pe1·ò prima che si manifesti la reazione settica, quindi nello stoùio primario della ferilo, furono eseguite delle spaccature nei tragitti, usando tutte le cautele antisettiche, allontanando, mediante lo sbrigliamento, lo sLravaso sanguigno, e praticando il drenaggio nelle cavità delle at·ticotazion i. I n questa stessa tabella sono comprese le resezioni pa1·ziali e totali articolari, avendo esse in sostanza lo stesso valore dello sbrigliamento. Su 55 casi, 13 ebbero esito totale. Nello sbrigliamento, la mortalità ascese a 23,6 ·;. nella cura solto crosta a ·t5, 7 La differenza è cosi lieve e il numero dei casi cosi limitato, che tenuto conto delle cause d' e1·rore sopra accennale, è lecito conchiudere, che gli esili sullo sbrigliamento primario, non sono poi tanto più splendidi di quelli del trattamento solto c1·osta . Con tutta riserva si dovr ebbe affermare che una parte dei casi, gunrisce certo solto crosta, e che un'all!·a parte r ichiede invece lo sbr igliamento. Senza alcuna riserva poi, facendo il confronto f1•a tutte le tabelle, si può assoluLamente con- ~ chiudere, che i risultati veramente splendidi dello sbrigliamenlo, non si olle1•ranno, se non quando esso venga pratieato prima che si manifesti la reazione settica, vale a dire quanto più presto possibile, e sempre nello stadio primario _ La cifra di mortalità 23,6 ·; . sale, sullo stitùio intermPdio , a 53,7 -;.; ed in quello secondario, a 55,0 '/•. Se si vuole ammettere come principio che la cura sotto crosta sia in tulli i casi la m igliore e che l'indicazione allo sbrigliamento, sia determinala dallo sviluppo della reazione seWca, non si avrebbero certamente tante gual'igioni in quelli pr e::• ·ntanli l'indicazione dello sbrigliamento, quante !';è ne potr•t·bbero aver& se in essi, od anche solo se in una parte fosse pr aLicalo lo sbrigliamento nello s tadio primario, possibilmente -.

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CHIRURGICA

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sulla piazza di meùicozione. Per o ttenere risultati favorevoli, bisogna adunque andat•e in cerca di quegli indizi, i quali, gia prima che il sintomo clinico della gonlìezza intermeùia lo pe rme tta, pt•esentillo la indicazione dello s brigliamento. È quindi lecito il chieder e, se tali indizi esist.nno ver amente, o sE>, con altre parole, si abbia il mezzo di stabilire nel primo stadio di qualsiasi fel'ita ù'arma da fuoco , se in essa avve rranno, o no in fìllr azioni settiche . E poic!aè a questa domanùla non si può rispondere con un si. deciso, ne sot•ge pet• conseguenza un'altea, se, cioè, non sar~bbe meglio amme tte re come principio la cura dello sbrigliam ento primario in luUe le fet·ite eli at·ma da fuoco. La risposta dovrebbe esser,e certamente affet·maliva, se l'ossimo in caso di garantire un corso assellico in ogni ferita che abbia suhìlo le volute spaccature e s ia stala dilige-ntt>menle ri pu!Ha. Sia put· g l'ande In probab ilita che ne lle fer ite super tìciali di lie ve estensione, specialmente in quelle delle estl'emi ta s uperiori, tale t•isullato si vet•ificbi; ma tale t·isullalo sarelii.Je dubbEoso nelle fe rile di maggiore esten~ione. Le dirtìcoltà s ulla sicut·ezza di un cot·so asellìco ct·escono a ppunto in proporzione dell' es ten~ ione della fer ila. E quando anche • si volesset'O supporre tulle le comodità cliniche. ed ammesso anche che le s tesse 13 ft•alture del ftamore le quali tra LLa te solto CI'Osta s ulla piazza di med icazione e lazzar elto da campo, diedero una mortalità del15,4 ·1. fossero state curate senza il disagio del trasporto, in un istitut-o clinico provveduto di lutti i soccor si dell'arte, ma con lo sbr igliAmc>nlo prima'rio, s i poteebbe domandare, se un ris ultato cosi fnVOI'evole s i s arebbe ottenuto, come quello che ~-m'ltiva­ mente s i ottenne col metodo sotto crosta. Quanto più d 1 1 biJ i n~o dunque, dovrebbe esset·e l'esito nelle condizioni ùel luuare uo da campo e nel lrasporto! :--:è io sar ei cosi 1lubhioso, s~ !"Ì trattasse di fet·ite tl'asversali della coscia, ma. debbo t·it<: aae r·e invece per mollo incerto l'esito se in questa cas i s i annoverano anche le ferite a cam1le, le qua li roggiua JS('I!''l fì rao a due piedi di lunghezza dal ginocchio, a ltrnYer so lulltl ltt lu ng hezza della coscia, fin o all'alraltezza della regione ~l utea . e dove g li s lr'avasi sanguigni riem pirc. uo ~ li spazi inlet•mu-


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scolari fino al polpaccio 1lella gamba . La spaccalura di un

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Lragillo di ques to grnere pol'lo per se slessa una slerminata fer'ita, alla IJUAie si agp-iunge la lesione in s uperficie, che n ece~si la l'allon tan am ento ùegl i s tra v osi sanguigni. E che tu tti g li s tr·u ,·as i sa nguig ni de bbano essere Jiligenternenle allontana ti, pm'e s ia cosa assolutamente necessa ria una volla che ,.i si pone il coltello. La mezze mis ure in •1uesti casi porter ehbt>ro da nno. Qunnto piu accu rato () l' a llo nlan~:~rnen to dello s lravaso, tonto più s icur'o e migl iore ne sa l'à il ris ultnto. E po i chi~ esso ricsre più agrwolmen le uelle estremità s upcl'iori, anche i J'isulla li dello ::l>J'igliamenlo p:·ima i'ÌO e de>lla resezione prirn A•·iH sono in esse incom parabilmente mif!liOI'i, che non nelle cstt'em itò infc l'iori. S(~ l'ipotesi, che la gonnezza inlìnmmaloria intermed ia s ia cagiona ta da s ostonze selti.::he im perlale col proiettile nel l•'agitlo, mer·itu con!"ider·a zionc, viene ;rius LiJicala per conseguenza la s upposizione che una cer ta quantilil. di delle sostanze possa egualmeu le ve nire imp01·lala nr.gli Rpazi inlf>rm uscolari pet• mezzo del so ngue usritn dal LJ•agitlo, col abbia la s ua serie negli slravasi sanguigni. Lasciando una parle di lali str·avnsi nella feri la . il m alnto è in m aggiore pericolo che pon prima dello ~b rigliamen to. Questa ù la J'Ogione per cui una sempl ice schizzetla lura del tr nf!iLlo fa llo con snluzioni an lise l ti che e dr Pnnggi ò ryna::-i semp re im pos~ i bi l ~ ari e!'eguir·si senza le spacc:atur'c ùegli strati muscolari che s lonno dinanzi; e I)Uindi r esta senza l'isullolo. Se il tragitto è infetto, lo sono pure gli s travasi sa nguigni; se la pulizia del pl'imo é uc·cessa •·ia, lo é del pori l'allonLanament0 de i sf'cond i; e perc iò l'aliRrg amenlo della ferila m ~dian te un corJ'<: llo s bri g-liomcnto dipende non solo dalla lung!Jezza e pro fondità òellragitto, ma anche dalla gt·andezza ed estens ione dell i slJ'a vas i s ang ui gni. In ' lueslfl CiJSO urge il bi!'10gno di incidere 'luasi tulli g li s pazi in lermuscoln ri ti PI femo•·e) Applicar·vi i clre n a~gi, c nH.~ · dian te co•·•··~ lle l'as•·inl nl'e pi'Olc~~ere dall'infezione esterna le gi'Hndi s uper·fìc i delle f•·•·itn, e r'iò bi ;:o~nn fArtl non solam e11te s ulla pinza di 1nedicazione o nel lazze1·etto di visionale o da cam 1•o, ma anche nei lras pOI' li da ll'una all'altra s tazione di s anità .


CUI RI"RG l CA

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Quand'anche le cnndizion i dPgli osped<)l i fo!"~cro P'' t' se s tesse fa\'Ot'C\'uli, ,.ttrcbbc ('·'nìJ•rt~ roRn nr·r·isrhifltfl il gv r·a nti re un cOt·so a -;èllico in supc>r·ficie di fer ite <'O!" i grtlnrl i ed P>" lese. Ma quanto maggiore !:'at·f·bbe l'audario di ta!P gat·an zia, trovandc.•ci noi in ci r·costanzc che non prr·mettono a g-li ammalali di pas:::ur c direttamente dfllla tavola di rned ir:nzionc al letto, nO:: di e:-ser·e collnr èlti in po"izionc comodn . c di r·ip uso co~ tr ·ingeml nl'i inwcc, pet· necc!"sità, a dispol'li frell olosam en h où un \'inggio e nwltcrli in quf'llc condizion i d i nb · banùooo e Ji ma ncanza d'aiuto ine\·ito hi li in O;.!n i lr n"pot·to cele r·e. Di fr·ontc olle g nar·ig inn i !"otto cr·o:>tn , lo sbt·igl ia m ento pr·i ma t•io prPSellln Ynntnggi tal i pel corri!"ponolen te numer o di casi, eire l'iesce ùillìcile lt't)\'ar·li nelle guorig ioni ase tlic:he. La mio opin ione 1wrciò c, che non si dt>bha ammettere pet· pt·illl'ipio lo sbr·i~diamctrlo primario in tutte le fe rile <.l'ar·mu Ja ruoro, lino 1:t che le nost1·e ferile od arma da fu oco, conser·vanu lo slco:so cut'tlllt~!'C di quelle delle ultime g uer'J'C; ca J•aUer.~ ch e le re11ùe piu a·la lte alla cura sollo crosLa; e unc:he fino a lnnlo c!,e 11011 possedrr·emo tali metodi di Lr·a ttam ento, i qunli incondizioualamente, e senza ri g ua r·do alla g randezza cd estensione della f· ·t·ila, dieno garanzia di solide g uarigioni. Lo s})l'igl iamen to primaJ'io quindi è arcettevole condizionatamente, cioè sollanto in quei casi, che non pt'esen lano probabilità di guA t'if!ione sotto cr osLa, o cou ullre purole: un ('('r lo numero di casi r ichiede ass olutamente la cura sotto crosta; un un altro, egualmente senza c ondizioni, domanda lo sbrigliomen lo pr'imario. Ed in e ffello, le circos tanze l"i pres entano in pl'alica per lo più in tal modo, che consider'alu In manca nza ùi tempo, di forze e di m ezzi pH esegu ir·e lo sbr•igliamenlo pl'imario, n o n s i può n eppur· pensare, che 'luesl•) metoJo ùi cur·a possa ·esser e adottato in tutte le fer·ile d'arma da fu oco dOYtmdo in ·vece t'istringerci acl un num t·r o limita to di casi. Il giudicare CJII :~I i s ieno quelli che rich i('tlono piu uq;entemente qu0sto allo pe1· la pota pr·obabililil che pr·es•m tano di g uarigione m ndiante il trattamento sotto n osta e come s i disse ùi SOJwa, uno dei piu importanti uffici 'de't me.dico _, cui però non é possibile sodJ isfare con quell'esattezza


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cl r& sa rebbe nec(·ssa t·ia, n on poLendosi Aspettare l'unico indizio sicuro, quello dell' im por•tazione di so:;lanza se ttica, il qual fallo ci s i pulesa col sopravvcn it•e J ella gonfì·~zza cosi della intermediaria . I s egni tl i cui possiamo ser vi rei non SI) OO elle esterni, e neppure assolutamente accertati. Hanno un CHt'atter·e più positivo nei casi elle t'ichiedono lo s brig liamento primat·io, e sono pet·ciò meno incer·Li, che n on qndli J i na tura pur·amenle nego li va, di cui ci dobbiamo servit·c pel' riconoscer e i casi che banno maggiore probabilità di g ua ri gione solto crostu . Là possediamo indizi s ufficientemente s icuri per nlft!rmat•e che la fer ila giunger à diffici lmente a g uarigione senza inJiammozione e s uppurazion e e per conseguenza senza lo sbt·igliamenln; qui, n on si può calcolat·e sopr·a indizi sicut•i pee pronosticar e un corso senza r eazione, ed una g ua rigion e asettica; là, la reazione selli ca senza lo sbriglia mento è indiscuti bile; qui, a nche nPi casi in apparenza favot·evoli, il COI'SO as ettico è sempre discutibile. Poiché però il ri::;ulloto complessivo che io otte nni collo sbrigliamenlo solto date condizion i e colla scella dei casr appropria li, fu riconosciuto fel icissimo, e credo che giusta men te s i debba ritenere ta le (è da no tare che s i parla dei soli casi lt•ntlati in prim o stadio, s ia solto crosta, sia con lo sbr·igliamenl(J) fa d'uopo o>;ser vare, che i momc uli, per quanto lie ve s ia la sicurezza, che essi pt·esentano, per la scella della cul'a con l'uno· e con l'alLro metodo debbano esset·e studiati. l momenli, cui mi attenni, e i loro ct·ilet•i, s ono questi: Quando in una ferita con frattura, o in una ferila d'al'Licolazione il canale r estava aperto in modo che il punto della frattura e i f!'a mmr: nti, o po1·ziono della superficie articolare rima ne vano scoperti oppure ru mori eli gor·goglio indicavano lo presènza d'aria nelle par•ti più profonde del Lt•agitlo e dell' m·ticolazione; o flnalmentequando il canale era vis ibilme nte imbraltalo da brandelli di panno, di pag lia, o r1ualche allra immondezza, si credette neces· s a rio pr·ocedere allo sbr igliamenlo e al dt•enoggio: e, quando il bisogno lo r ichiedeva, alla resezione dell'at•licoJa. zione. Se le aperlut•e della lerila erAno piccole e pulite, o, an-


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corchè gt•andi, il lor·o lrogillo non era apel'Lo, ma invollo in stl'ali muscolari;!nè l'aria vi era penetrata, nè veruna immondezza; e quando le ferite si mostr·avano simili a quelle da punta, semplici e non complicale, benclrè l'indicazione non fosse strettamente ueler·minata si l'ÌC'O l'Se al lt•allamenlo SOlto cr osta asciutta. Cet•lo è, eire una cos·r vaga indicazione pet• la cura sotto ct•osta, non può non dat·e nei casi ad essa cura destinali un certo con~ingenlc di l'eazione settico; ed in tali casi naturalmente si r·icorre allo sbri:;diamento, allo stadio intet·mediario con esito per•ò alquanto incerto . MenlPe per·ò ci parve impossibile il goranli r·e un corso asettico a lulle le ferile d'arma da fuoco (nessuna eccettuala l , tr·alla le con lo sbrigliamenlo primario, ancor·clrè le condizioni cliniche fossero le piu fa,·ore"oli, per lo stesso principio è pure impossibile di pl'e venire in tulli i casi lo s viluppo del pt·ocesso settico. La guena t•ecluma le sue villime, e il processo settico ne rappresenta, fra i fP.riti, una cifr·a enorme. La via fin qui percorsa ci induce tu llavia a sperar·e, che il numer·o di lali vittime possa essere riclollo ad una proporzione minima. In un'allra guerra, io procederei con maggiot• prudenza ancora nell'inlt·aprendere lo sbrigliamenlo primario quando si tralLi di alcune date sezioni delle esLeemilò. La suprema ind icazione pello sbrigliamenlo pt·imario sara pet• me invariabilmente ogni imbt•allamenlo del tragitto della fel'ila, scopertura d.i scheggie, di ft·ammenli della superfìcie articolare, penetr'azione d'aria, pezzi di panno, paglia ecc. Tale indicazione però sarà da me sPguila se due altre condizioni potranno realizzarsi, cioè: '1•. CJ1e tu llo le operazioni, evenlual mente n ecessarie,. vengano esegui le con cnu tele strettamente antisettiche; 2• che esista un certo g r ado di probabilità da indurre nella convinzione, che anche la cura susseguente cort•isponderà alle esigenze t•ichieste per avere un corso piu o meno antis ettico. Le mie pt•eoccupa:tioni si riferiscono qui in modo speciale al tra!"porto, durante il quale é quasi impossibile il conservare superfici di ferile cosi estese :,;otto la protezione antisettica. Basta dare uno sguardo alla Tabella III, per vedere quanto infelicemente sia riuscito lo sbr igliamento


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pri1nario nelle fratture del femore . 11 più Ps le~o ~ lwiglia ­

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nv •nlo ullc estt'P.In i lò super •ori , unche nrl cn!"o che la f·~ ri la si eo::lflnda da l hordo inte1'110 della srapulu olia metà surer•ior·e del br·accio, e !':i:•no r e>:ern li una parlo della scapula e d·~ ll 'omer·o , avrà cgualmPnle. un cor so favor evole, anche se il pazien te sai';\ ll'a!»pol'lato, dopo l'opet·nzione, do Ila piazza di lllf'd i('nzionc al luZi'SI'Cllo da campo, pcr co t'l'PTido dieci chi lo tnclri è più di dislnnzu . I.a spiPguziqnl' di rtur>>:lo fnllo è, chr· i n tolr pa.·L•' del ror po Il! ft>t·ilc si Ol"rludono brn~"' . e si mon teng-c•no luli anr:lae n •l Lrfl"pot·Lo, e più ancOI'f\ pc t·c h ~ il pnzienLr pnl'l da !':C sle!"!'-0 in vigilo r e la posizione dell'apparccrh io e a ~' comodnt'>'el o quo nclo cc ne !'> ia i l bisogno . P er le sles::c r agioni , unn ft1 1'ila allo gnm ba, pet· quanlo esl..,sn, avt·ù pure esito fcli c•~ d11! non sat·it invece t'ng-giun lo, ll'nltnnùosi di fe1·i te al t'è mnre e ai fìanchi , ed anche, uon di rtHio, alle orl icolnzioui ci el ~i n ocd J io, con eslt·se lesioni di. sup~"'l'fìr ie . N è si potrù nspella J·si alll'imenli da quelle f•' l'ile, chr non Y•'n ~on o lt·allole colla wcd icn l nra usellica asriulla ne(1p11 1'C nelle su le clin iche, ma bcnsi colla Ìl'l'igazione perm anrn le. T tl li frri te sono pc1'cio a~sa i più r~posle n qu ~>sto fp·n \' C i rH'OllV•'niPn le su l carro d i l r aspO!'lo, dove il pozien l e vir ne ur lo lo di '!IlO e di Ici . ~cn zn poter mutare e col'r Pp-p-er e ùa si' la propri a po>:izionP. I n vorrei , poichè i l prin cipio mi pare in genernle m ol lo g:iuc: to, che ' tunnclo la fcr·i la r ichir>rl& a;;;soluLom enle lo sbri;:l iamenlo, (]Heslo venga pr·atica lo con la mo ~g io r pos;:i bilr> sollN·iLudine, e polcndolo, !':ulla piazza. stec:sa di medicazione (jirfs rl ,.essing slalion ): che nelle fratluJ·e del femor e e nelle fer·ile clcll'al'lirolazione co xo·femor·ale, l o sbJ•igl iornen lo non sia es~·~u ilo, fino a che n on si abbiano sicuJ'•' info1·mazi oni, cho nei gi<wn i pros!'>imi seguPn li non verrann o falli lJ'a!"pol'li , per· escludere r.osi eo ip.so, lo sbrigliamcnlo di queste fe1·ite dalla piazza ùi medica zione. Io proced.:>r r i n Pila ~lessa ~u i sa colle t'J 'Olltu•e dell' arlirnlazione d t'l gi nocchio, le qual i prrsumibilmen tr r iclrit>dono uno sh ri ~l ia­ mcnlo ancora piil im portante. I n tflli c;~s i anzi Psrfwir•ei l'amputazione prima r·in molto più di frequen te !'u llu piazza di m edicazione, che non lo feci nell'ullima gu.:>rra. N elle f•·allur e e nelle !el'ile delle arti c0l nzi oni alle e>:lre-


ClllHURGICA

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mitù supe1·ior,, tn quelle al piede ed alla gambo, io proc•'dcrei senza inJu~io a Ilo sùrighamenlo primario sulla piazza di medicazione; e creùo che con un pcrsonule bene is LJ·uilo, con unita ùi direzione, o coi prepnrulivi nec<:sSili'i, esso sw po~'<~ibile nella magg-ior pa,·te dei casi. Nel corso di una battaglia po;;sono in~01·gcre, sia dal Ialo dei Yinti, come lki vincitori, tali diffkollà, da imt·edirne il compim.·nlo. Ed é pure cc,·to, che il c·limu, la ~lng i one, l'isolnmenlo del po!'lo, e spt•cialmrnte il !!"lo, e l'a~"l'liZO completa di qualsiusi colli\'llZiono nel letTeno balluto, rendono impos:;1hile unn l•: rapia allin1. Io sleS!'O mi tro\'Oi in sirnili rondizioni la nolle del t:i no,·embr·o oll'ossullo di Kur,.;, e mi pare ut ile di mosl rarne l'i mporlanza. Il termometro segna n\ 7• n s otto o, l'acqua ge!u't\ n•·lle ~eccltie e mancava la lcf!nO per r iscnl· darla. L'allopinno ar·m eno è pri,·o di alb•!ri e eli aruu--Li pl'r' lln e~ lonsio n o di alcune centi naia di cltilomcl!·i. Il 1naleriale cou11Ju:::LiLilc OJ'a sta to 11doperulo nei sci mesi di assedio, in cui ::i e1·ano bruciale perfino le Lavole Jellc capanno di lcn·a (zaklij, e i cavalletti elle ne sost~mevano il letto; tanto che le capanne Cl'arw senza z•iparo. Nei villaggi armeni prossimi a K a 1·s, non e:-islono ullre abitazioni, e le prime m edicazioni fu1·ono falle in queste fosse di terra, non r iparate, coll'impos sibilità di svestice gli a mmalali, e <.li lavat•e le ferile; ben inteso, cll'' di sbrigliamento non si poto,·o neppure far porola. Queste situazion i, questi Of-lacoli insormonlabi li possono inconll'arsi, bcnchè di rado, come lo dimostrano le recenti guerre. In circostanze n or·mali e non eccezionali, bas teranno i semplici preparati vi per fornire l'acqua, gli antisettici e il materiale da fa sciature; nl1 per questi mancarono mai le vio ed i mezzi. Si traUa solamente di tro\'ar e luLto preparato, e che sui principii fondamentali del l!·atlamento domini nel personale curante una certa unità d'idee e di azione.

4. •esa praUoo per dlaUDguere le cllatraldonl peroneoUblall anteriori dalle tra«u.re del perone (M. V ERNEUIL). Quando il mf.llulo poli'& camminare subito dopo la disgrazia,. egli non a vr à riportato la frall>~ra del perone. Se si dà un


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forte colpo nei tallone ùal malato, questi non sentira alcun dolore se non vi è f!'alll!l'a. Uno dei segni certi di fratlul'a ò i l dolore intenso pro vocato òn un colpo seccc> dato sopt·a una estremità vicina alla supe1·ficie dei due frammenti. N elle òisll'azioni, il malato non avverte dolo1·e, quando si eser cita col pollice una pt·essione nel pe1·one, ment1•e che se s i applica il dito fra la tibia, il per one eJ i l igamenti vicini , il ùolo1·e è violento.

XI' congre•so della società chirurgica tedesca di Berli.no (Deuische JJed. W ochensc!u·(j'i, n . 24 1882) .

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Li 31 dello scor ;::o maggio si apl'i il congr esso solto l a pres idenza di pt•or. Lnngenbeck e coll'intervento delle pii1 chiare nota!Jilitù chi 1·ur·giclic della G!:!l' rnanin. Hipol'lel·emo i n sunto al cuni dei pt·incipali a1·gom.enti ivi <"l iscussi. 11 do ll. Braun di H l' i ò ~l be l'!; leg-ge una conleibuzione allo s tudio dello sll'uma maligno. Fino dal1878 e~li ebbe ad osser vaee venti C<1Si di stl·uma mali ~no . Di questi, cin'lue fu rono oper (lti c sell(l ebber·o esi to letale entl'o i p1·i.mi otto giorni. Di 25 casi conosci uti nella lettcr ntm·a, sette fini r·ono colla m orle i mmed iolamenle dopo l'ope1·azione e ollo r ecidiva t'ono. Questi co ltivi risulLamenli hunno ra givno unicamente n elle condizioni anatomiche, non nella cura né nella tecnica operatoria. Se questi tumori tanto di fficilmente si possono ùelimilare ciò non proviene soltanto peeché il l oi'O ac· c r escimento si fa con 1'oltu1'a della capsula} ma anche peechè spesso avviene la fusione Jci tumori p1·imat·i con quelli prodollisi in segu ito.- I n questi casi l a Ll'achea si comprime, m a spesso degencn:1 anch'essù . Solo eccezional men te l'esofago prende parte all'afrezione. In un caso l'adet·enza di ques t'or gano col tumor e era cosi in tima che non r esta va visibile che la mucosa esofagea. Talora vien tratta nell'affezione la v ena innominota; in ollorn si L•·o,·ano i J'ami venosi che v.i a ffluiscono, t·ipieni degl i elèmenli del neoplasma. Da riò si .spiegano le frequen ti melastasi dello str·uma mali gno.


CllfR IJ R(r iCA

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Secontlo l\>.>p•' I'ÌI311Zil rlte Si! né ralla, lale u/T.•ziouc n on è opet·nhile che ol ~uo prin dpio; ma appunto ullot·n e a s;;tJ i diffìcile r konoscet•ne lu natut·a . Il Gule!·hi1ck di Pt·nga ha pet·Juto duo Ìllt'et•m i imm ec..liatamenle dopo l'oporazione; ma un l et·zo elle egli lta oper ato .ultimamen te ed al quale tlovette ri.:;f'cat·r la ll'nchea e rimasto in vita. - li L angenbeck t•iconosce nella mec..l iaslinilc il gran pet•icolo nrlle oper azioni di slt·urna mal igno. E !!l i t·iusrì solo una volln a sa ln~r·e il pnziente. Il Bt•atan le;ge un l avor o sulla IPgalut'a della vena femor ale al legamen to del Poupat·L è sulla legatura lalet•a le do>l le vPn"l. Secondo Braun, la legalu t·a della at• te t·ia f11mot'ule n elle lesioni tlella venn omonima allo scopo di otlenet·e una sicut•a emostasi a nnn ha i vantaggi che da molti le si vogliono allr·i hu ir e. N C'i rttwllor·d ici rn~i nei qua li si pt·n li cò con temporaneam ente la l egnlur·n dei dLle vasi, seltf' volte insor !'e l a gangrena. Sof't'n sette oper azioni di tumori dove fiH'ono falle rru esle legatur e, quoi.Lt'O volle si atTeSl Ò )a gangr·ena. All'inconlro tl'll dod ici casi di l egH tura isolati t!PIII-l vena, si ehhet•o soltanto in due dei dislari.li di cit·colo (el'ano selle tumor·i e cinque' ferite) . A questo proposito cita il caso di 1\l ass, a suo par er·e mollo concludente. Jn questo caso comp ar·ve la g an gl'ena solo al 12' gior•n o dopo la lega tura della vena, qua·ndo si J'iconohbe l a nece::;si là d i legare le at·let•ie. Come il E3rnun ehbe a convincf'l"Si pet• espt>t•i enzc su l cudaver·e, la sem plic<' distenf;iOnP. delle par eti non basln a Pend r~ r insuflìcir nli l e vah·ole di'Ila vena e b i~ogna, per superare l'ostacolo che esse val voi e frapongAno, una diver·sa pt·essione

secondo i di ve1·si indi viclu i. I n visla ad unrrue dr li' i ncoslnnza grandissima di queste condizioni il Braun pt·opug na In p l'alica c..lelln lef!a lura laterale nelle fet·ite di ']l!e:;ta vena, ben s'intende con tutte le cautele antisettiche onde escludet•e lA. possibil i tà della suppurazione. Schede in una eslit·pazione di lumol'e, durante la qua le cosualmente el'a slaln incisa la Yenn femot•ale, ollenne la c!: iu· sura colla sutut•a delle par·eti della vena e la ottenne sl'nzt-t spiacevoli efTelti .


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Kunsler raccomanda nei casi di ferile tli vene_la chiusura temporat'ia (per '12-24 or e) colle pinze di Pean. Il Langenbeck vort•ebbe che si copt•isse la vena fet·ita colla cute e che si facesse compressione con adatto app~recchio. Schwalbe parla della cura radicale d elle ernie. Recentemente furono preconizzate le iniezioni di alcool (70 p •1.) in vicinanza immediata del sacco emim·io, quale il mezzo più efficace per la cura radicale delle et•nie; infalli esse iniezioni sono all'allo scevre di pericolo e più d i 34 casi fut·ono seguiti da completo successo di cui fanno testmwniauza Eng lische, F.flinge r e Ranke. Soltoulo che in certi casi osliuati la cur·n r·iesco aungltissima (sino a 150 iniezioni) e s i raccomanda d i lenet·e indietro l'ernia con cinlo d unlnle l'iniezione qualo!'a non si possa tenere la posi:.:ionc orizzontale. Ranke dice di avt!rc: tt·allato piu di 100 emie col metodo di Sch w albe, c confessa che !'a;r.ione terç~peuticu delle iniezioni è alquanto !imitala. Nei fan~iu!li la tendenza che ha il sacco el'lliario a chi ud ~ r·!òi spoulaneatnen le aJfl'ella la guarigione. Le iuiezioni hanno poi sempt·e l'i neon venienle di essere dolor·use J i mollo e di pl'odurre degli infiltr<unenti. Il Gussenbauer in sei casi opet·nli con questo modo non ha o ltenuta la definitiva chiusuea. Nella 2' seùula del t• luglio . li D. i\likulicz di Vienna inlt'allieue l'adunanza sulla gastroscopia e sull'esoragoscopia, con dimostt·azioni sul vivente. li Mikulicz lta cerca~o di supet·are le (liffìcollà che accompagnano tal sot·La d i indagini e precisamente in questa manie!'a: ·1• per mezzo di una candeletta elastica lunga 10 centimetri egli ~omprime in basso la epi gloLLiJe; 2· Melle il paziente a giacer·e su di un lato, ed impeJisce così che la saliva e il m1.11co penetr·ino nella lAringe, e 3' coll'abituare gradatamente il mal a lo, moder·a i conali di vomito oppure ottiene questo sle:;so intento medit~nte la narcosi morDnica. Il Gasll'oscopio, a cui si connette un'apparecchio per introdm·re ar·ia nello. s tomaco ùut·ante l'esplot'azione, ha un appar·alo ottico che è una cosa Ji rnez:w tra il canocchiale e il micr oscopio ed è introdotto colle stesse cautele com e l'esofagoscopio; esso si lascia git'are a ·180• e porta a lla sua.


CIIIR URGI CA

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r·strewilui nl'eriore una incu!'vatura, in lilla forma dE•Il'istruwento dirella a des tt·a e nell'allt·n a stnistra. }..l ikolicz tr·ovò cho l'esofago in tutta lo sua pot·zion~ tor actca é un tubo coslanlermm le con pat·eti allonlanute per 5-10 millimeLridi diametro e anche più, l'ing r esso è sempre chiuso ed il cal'dia mostt·a un apet·tut•a pi ù o m eno ~tm pia. Fot's e fu un caso che all'aulol'e avvenne di osser vare H-7 individui con dila tazione uniforme dell'esofa~o del dia metro d'un braccio, mulatlia ~ssai r ara la cui eziologia ci è lultot·a oscura e che secondo l'opinione di Mikulicz consiste in una forte ipretrofia

dHIIa muscolare del cardia, cosrcchè la dilatazione sa rebbe un fenomeno secondario. Ct·edà di Dresùa lt·atla <lell"estirpazione della mit:.:a. · Le condizioni patologiche per le quali s arebbe indicata questa operazione sono le lesioni in genet·e ed il tumore di q uesto orgauo; il qual tumore può ttvei· pot· origine o la lencoemia o la formazi orye di cisti. I 14 casi J i es lil'pazione di tumor e loucemico, già conosciuti nella letteratura, ebbero ~\l lti esito letale, mentre i tre casi (compreso il proprio) di estirpazione di milza tumefatta da cisti ebbero esito for· han~lo. La r agione di questa differenZi\ sta in ciò che nei prim i coesiteva una malattia generale, mentre in questi ultimi l'organis mo era in incolume. Nel caso operato dal Credé lt·atta vasi di ur• muratore di 24 anni già affetto da ernia ing uinale e che 10 anni prima aveva ricevuto il colpo di una grossa pietra alla regione aplenica. Guarilo ben tosto dal t1·aumatismo, dopo nove anni cominciò a sentir dolore sempre crescente alla re gione della milza con sviluppo Ji un tumore fino al volume della tasta di un bambino. Questa infermità , unitamente all'ernia, lo aveva t·eso inabile al lavot•o. Dall'esame risultò che poteva trattarsi o d'idroneft•osi o di !umore splenico e che in ogni caso non era da consigliarsi la punzione esplorativa percllè dina nzi al tumore stavano gl'intestini coll'omento. L'incisione fu praticata lateralmente al muscolo retto dell'addome, l' amento e gli intestini furono tirati in s u e fu a per to il tumore, con che si dieùe uscita ad un liquido g iallo e ricco di coleslearina. Siccome il parenchima della milza ~1


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RIVIST.\

era atraordinariamente fragile, si venne alla estirpazione. L'esito Cu felicissimo perché tranne lollla passeggera anemia il paziente non &offri complicazioni, siccbè dopo 17 mesi

potè essere licenziato. Dalle indagini fatte sul sangue del paziente prima e dopo l'operazione risultò che otto giorni dopo l'estirpazione i corpuscoli bianchi s'erRno accresciuti a spese dei rossi; questa condizione cotinnuò a verificarsi per un mese sempre in maggior grado; al 2" mese stette stazionaria ed al quarto mese retrocedelte fino a condizione normale. Non ostante le più accurate osservazioni non si verificarono durante la convalescenza nè tumefazioni glandolari né affezioni del midollo delle ossa.ln vece si osservò una tumefazione infiammatoria della glandola tiroidea che finì per risoluzione dopo quattro mesi. - Le conclusioni del disserente su questo argomento sono: t• La milza può essere estirpata senza gravi disturbi. 2" Colla esportazione della milza si produce una intensa anemia, identica a quella che consegue alle gravi emorragie in questo caso non vi fu perdita ragguardevole di sangue). a· La gianduia tiroide& può subentrare come organo vicario in luogo della milza mancante nella funzione ematopoietica.

Mooltuloae traAA11rloolare per M. GBLLÉ ( Comptea rendus Hebdomadaires des sèances de la Societé de Biolcgie, 5 maggio 1882).

11 D. Gellé continua i suoi studi sul diagnostico delle lesioni delle finestre ovale, e rotonda per mezzo delle preaaioni centripete. Si sa ehe spingendo dell'aria sul timpano, si agisce sulla sensazione sonora percepita dal paziente (sarebbe il suono del diapason posato sulla fronte) e per mezzo delle modifi.eazioni o della loro assenza accusata dal paziente si giudica dello stato dell'apparecchio conduttore del suono e sopra.'.tutto della mobilita della staffa.


Cllll\URGICA

Queste .prove non forni scono all'osservato:re che le rispo-ste dell'ammalato. L'autore ha tentato di costatare obielli· vamente le variazioni del suono dovute alle pressioni opell'ate per mezzo della pompa ad aria . Ecco come egli ha disposto l'esperienza: Un tubo di caoutchouc è a,pplicalo con una estremità al· l'orecchio del soggetto in osservazione, e coll'aUra estremità a quello dell'osservatore. La pera di Politzer è annessa nel mezzo del tubo, e serve a spingere l'aria che comprime il timpano del paziente. Quello dell'osservato!I'e è isolato per mezzo di un sottile diaframma di carta pecora: Ciò fallo si -colloca sulla gobba frontale un diapason (la) in vibrazione. n paziente percepisce il suono trasmesso ed in pari tempo lo percepisce l'osservatore. Ma il suono non segue la stessa via per arrivare dalle pareti del cranio sia all'orecchio del soggetto sia all'orecdlio dell'osservatore. Nel primo caso il suono penetra nella cavità timpanica, :percuow la finestra ovale e r~ vibrare la base deHa staffa. Così il paziente non percipisce che il suono che ha agi·tato quest'ossicino. Da un altra parte l'osservatore rice\'e ile onde sonore che dalla cavità del timpano, ne traversano la membrana e percorrono il tubo otoscopieo. Quando con la pera ad aria si tende il tramezzo, e tutto t'apparecchio conduttore del suono, si modifica ancora la sensazione trasmessa, ed in una maniera identica tanto per il soggetto quanto pe'r l'osservatore; se l'orecchio è sano si .p roduce a volontà l'attenuazione del suono; e questo il un

fatto dimostrato. Ma non è più così se una lesione altera la mobilità sia .del timpano sia della staffa. In questo caso l'effetto delle pressioni continua a prodursi dalla parte restata sana. Ma viene modificato dalla malattia nell'altro orecchio. Così la sensazione sonora sarà percepita dall'osservatore -con queste moditlcazioni in rapporto con le· pressioni esercitate sulla pera di caoutchouc, se il timpano è restato buon .conduttore del suono e mobile, mentre che il soggetto pro~erà ora l'arresto della sensazione a ciascuna spinta d'aria,.


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Emlopia orizzontale dell'ooohlo destro oonaeonttva ad un colpo dl fioretto all'angolo interno dell'orbita, p•~t· rl dolt. C IIA UVEL. (Ga;. llei.Jd. d e J.féd. et. de Cltir., IO febhntio rgft!).

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senza allerAzione diretta dell'occhio o ùellP pa•···L• od.lilal'ie. 11 doLl. Chauvcl •·ifel'iSI'e la s lo••ia di un cuso ùi qu e~lo ge••er•e ver ifìcalosi in un giovane sold~1lo che ri cevt:\ uu cvlpn di fi< •rello, munito ùi lìoLloue, all'ungolo in lt:mo tkll'occhio destro, sollo la pa lpeb•·u infet·iore. l n:;ot·~ero inllneùiala n•enle coll'abol•zionP. •iella vista, fut·Li dolo•·i e lulli i f'en uru en i d1una pa•·alisi del a• pa io: si vednva solo una piccolo le r·ito lin"un' a ! iv~llo dd ~oko Ol' ulo-n asa ledo~ lr·o , una le!!ge1·a ech irnos1soltorong-iuntivale; ill'isullalo dell'esatne ol'lalmoscupico, :H or·<> dopo av \·enuto la lesi-une, fu com pleLnlllCIILt! nugutivo: la l'a-· coll.à v1sivn speu\n all'uLlo, lanlo che l'111Ulllalulu non p~t'Ctl­ piva unn luce intPn:::n p0-;.la a IO eenlilneLr:i dol :>uo oc•·h io. I l giorn o dopo si l'r':ita bi li i n gnH.IO 111111 irno la sen~ibt li tu lumiuosa: d•el.t·o J'u:;o della C<Jt' t'enlc •>-l•.:llrica cunlt nuu, in it'zinni Slri Cil!Cirll :::ul COII LOI'llr) ddJ'orbili;l, Si dil c~g LLùi'O l10 i l'l!· nomeni rif<wi hiti alla p<H'Aiisi Lh>l 3• ptliu, ma non :;i •·rslubili la funzi one visivà e solo ru.:llc1 sua melù superi or e la r el1na presentava un ce1'lo ).(rado di sellsibi li là: anche la ra cullu croma lica er·a nol evolnwn te "lleral a . . Circa 2 me,.;i ùopo priut:ipiunwo a mantl'eslor::.i i pr·itru :segni oi'Lal moscupici di un'olro!ìa papillure, l'i nra::;e r·~) :;La~iiHrurlf i f•)nomeni suhi clti 'li di lesa. 1'unzional1l~• v 1s1 va nono;,lunte le lun ghe e mnlleplici CLII'C adopera le: quando l'inr..wmo t~b­ bandouò l'ospedale pol€\va uppcma contare le dita •lelln mano a un melt·o d i distanza. PC;. t· is pic'~n re l'unda •nen to un po' strano d1 <Jue:;to cè:lso, t·l Clrauvel emclle l'rpotel5i elle la punta dul lìorello s1a penetruta prol'umlnrneule nell' vr·bila · Jcll'i nlet·no all' cslE· t'IIO t~d abbm con lu:-;.o, sft•egatu , nuche :;Lr <tppalo illiei'VO ottico uella sua 111Plil in l'erio re e quindi abbia t'uggiunlu ed ull'~:-;o lt:g~crmen le i l tronco del 3• paio.

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-.toel'olae eperlmeDtall nll'astODe 4.0' aot4o boltoo, deE" dolt. J. NEUMANN (A rch. fii.r ezp. pathol. XIV e Cenffralb_ fur die Med. 1Vi8s., 18 marzo 1882, N. 11).

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Cani di i5 chilogrammi di peso sopportarono 5-6 grammi • di acido borico internamente senza alcun danno, solo la temperatura del corpo abbassò notevolmente. ·fiosi maggiori cagionarono vomito e diarrea con abbassamento di temperatura. Fino a quattro- grammi in· soluzione al 3 per cento · poterono essere iniettati nella cavità del ventre e del torace senza cagienare peri toni te o pleurite, mentre soluzioni al 5 per cento provocavana la peritonite. Dosi anche più elevate (fO grammi e più) producevano la morte per paralisi del sistema nervoso e muscolare. Grossi conigli sopportarono internamente 1 grammo• di· acido borico senza danno; la temperatura abbassava di alcuni gradi, mentre dosi più grandi cagionavano la gastroenterite. Nella cavità del petto e del·ventre poterono essere- · iniettati 0,6 in soluzione al 2 per cento con nessun altro effetto che di abbassare la temperatura di alcuni gradi; mase era introdotto nella cavita toracica o addominale 1 grammo-in soluzione al 3 per eenk>, il coniglio moriva con un forte· abbassamento di temperatura. Porcellini di 2 e 2 chilogrammi e mezzo di peso sopportarono 2 grammi dj acido borico internamente senza incon:. veniente, e senza danno potè essere introdotto nella cavità del pett.o e dell'addome 1 grammo in soluzione al 2 "/., solo . si produsse un passeggiero aumento di temperatura con ritorno allo stato normale: Ma i.cav.alli non tolleral,'Ono nep- -


BJVJST..l DJ TUAPBUTICA.

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pure soluzioni all'i per cento quando iniettate nella cavita del petto e del basso ventre, ma le sopportarono bene quando iniettate nelle articolazioni. Dati internamente, t20 grammi cagionarono nei cavalli solo un abbassamento di temperatura. Per la conservazione d9l latte bastò l'aggiunta di una parte di acido borico in 500 o '1000 parti di latte. Cavalli mocciosi a cui furono somministrati per uso inlerno tlrio a 45 grammi di acido borico, e le cui ulcerazioni f\lrono trattate con soluzione al 4 •; . di acido borico, migliorarono, ma nessuna guarigione potè aversi con questa cura.

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tra1UD&Uoo ovato ool IIOllato l' ...rbaa Guari· gione del dottor LA YTON (Philadelphia Medica l T imea ,

8 aprile 1882). Il dott. Layton, nel NetJ) OrleaM Medical and aurgical jou1'nal di marzo riferisce un caso di grave tetano .in un fanciullo di undici anni, che si manifestò tre settimane dopo Yna lesione ai piedi. I bromuri, il cloralio, la cannabis indica furono tentati senza alcun buono effetto. Fu <{uindi sostituita la eserina alla dose di un settantaqua\tresimo di grano (un milligrammo) ogni ora nella seguente prescrizione: solfato di eserina centigrammi tre ; glicerina grammi sei; sciroppo di corteccia di arancio grammi quaranta; acqua grammi cinquantasei. La glicerina si ~tg giunge per impedire che si alteri l'eserina. La dose piena per l'adulto (una cucchiaiata da thè) fu data dapprincipio ogni ora. Non vi fu mai alcun sintomo d'avvelenamento, nè contrazione delle pupille; in breve, nulla fnorcbè il benefico effetto del medicamento fu manifesto. La dose fu gr~tdatamente ridotta a mano Il mano che i sintomi miglioravano. Nella settimana il ragazzo prese dieci grani (60 centigt".) in tutto. La prescrizione fu allora dismessa, non rimanendo a quel tempo altra traccia dell'ac· cesso che un poco di rigidità alla mascella, che scomparve intieramente in capo a una quindicina di giorni.


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Cura della. bronchite oronioa media.nte la oauterlzzc&~lone punteggiata. delle pareti toraciohe, pel doLtor BARTH (Fra11ce Mèdicale N . 1 ~) .

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BenciH1 1' A. for·nisca una sola o sservazione in appog~no al valor e della s ua cu r a, Lullavia cret.lia mo opportuno di r euistrarla, allese le diflìcolta e ~l i insuccessi delle cur·e ordin a rie. Una giovane d'anni 20, f'u colta da bron •·.hile, contr·o la quale aveva esuur ilo da Lre a nn i Lulli 1 ri medii seuza ris u ltati d urevoli, allorchè il '27 nove mb t·e, essendo diventato inlolle r·abile lo slato dell'a mmala ta, l' A . ebbe l'idea di pr1'1licare la cauter·izzazione punleg;:!iata delle par·..ti lorac ic!Je m ediante il l!>rrn•)cautc r·io. ln un a prima seduta (il ~8 n ovem bre) fut·ono fatte numer ose picchrellalure estese a tutla la r•egio ne dorsale , s ubrto dopo le quali il snnno fu più lranr1uillo, la tosse e la dispnea r iuscirono meno penose, i rantol i umidi si fecer n più ra n, ma nersistevano 1 sibilanti. Dopo una seconda applicazione del termocau le r·io \ il :~u novembr e) la sccr~zione catarrale diminur ma ~aio rm enlt·. cessò la dispnea. Dopo la terzo seduta (d 3 d icembre) spari la tosse quasi intieramenle, diventò libet·o d Pltullo il re:;pir·o, potendo l'ammalala salire le scale senza alcu:1a t'a~ico. All'ascollaziune: mormorio ve~ci colare ancorA deLole, ma che s i udivn dapper·lullo e scmorilà e nfis emaltca ass ai ùimrnuila . La quaela. la ']Uinta_. la sesta applirazio o •• de l te r·mocau lerio fut•ono falle il .i, il 15 ed rl2l Jrcembre è dopo dr ~sse la gu a ri ~Jione fu assicur·ata, rn edraulc un accurato r!:;ame d PIItvie r espir·ator·ie e la nntncan.-;a totale dei sintomi morbosi inet•en Li a questa ma lallia. P ochi giorni dopo la giovn ne aiJband<Hlt\ vo I'< IS[ll lé>le avP n do riacq uistat.o una p"rn•tla :::a!l tlo'.

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Il sacoarato dl calce nelle scottature .

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P e r lo cura !ielle sr.ollalur e d d<J ll. C. P.;ul, m IU<JI.!o· dell'or·dwarra 1nr•c"lu di olio P. di calce vrYa prep::11·u nel m ud o

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DI TE!tAI'EUT!f..\

segueute un linimnnto di saccaralo di calce. Trilura 111. siemo parti e~uali di zucchero e di calce S!Jenta, a /!giUIIì:ft:lldovi t;t'adaLA menLe d e ll'acqua tino a ridurre la m iscele perfettamente liquida . D<Jpo 4R o r·e fìllra la miscela , lu 1·iduce a consiste riza ùi s iroppo e quindi la mescola c o n ~nu parte di g licel'ino e tre parli di o lio. Questo linime nto, ciH' ha il vantaggio d1 contr n u e una quantità di cn lce ma g~io rn della m iscela ordinaria, viene spalmato s u di una pezzola, applicato sulla pnrle scollata e quindi coper to ron c o lo ne o con compresse.

Eplstaasi ribelle guarita ool tartaro emetico, per il Jollo1' EsC:I'OERO ( El s ig lo .\1et/. Ga.:. Hebd. cles scienceli .\1ed. ). Il ù t~l lor EscuJero, se~ uenJo la praltt a del dottor Alo nso Casier· a vrebbe ollc nulo la g uarig ione pt•onla ùi duceptslussl ribe lli ai comun1 mezzi lerapeulici m (:clia nle l'uso interuo d··l tartaro eme liro alla dose di LO centig. in 120 grammi d'acqua dis ti!. e 2:) g r ammi di sci roppo sr~mplice. Il primu cago J'cbbP- 11 curare in una sif{nora ùell't:Lù ui i2 anni a ssc.\lila in un isLante da abbonda 11 lt:> episLati::;i pas~iva uallr~ o1·e 3 anl a l m uzzo giot·n o; l'c;morra~ia s i ripeté tre volle, l<tsciando la malata in uno stato :tale da ùnLitare del suo salvamento. Furono tampo na te le fosse nasali con fila ccia imbevute nella soluzione concen tt·ata di percloruro di fer·ro: ma il sangue continuando a colare io quantità note· vole da spander si anche nello stomaco prescrisse la soluzione sopra della da prende1·sene un cucchiaio ogni !fuar·to di o r·a fino a produrre dei vomiti ahbonda~1l1. A l.ttlP puuto l'emorragia s'arr estò . Uo secondo caso lo r i:;contt•ò in un<J. donna di 56 anni. I n questu la epish.lSS.t e ru a ncot·a più. copio::;a ùrlla prt ma. Ni ~>nle d i meno che .avreblw per·duto, in :!4 or e, seLle li bbre d i s an g ue. Anche f!Uesta emo rra gta ave va 1'6SISlilo a tuili i mezzi dell'a t• le, ~ dopo che il dott. Escudero an11n inistro il ta rtaro emetico . il risullllto l'ebhe pari al pl'ecerlen tl' easo.


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RIVISTA DI TECNICA

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E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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ntllo..at...ate le oarte topop"aloJae. - (Continuazione e fin~).

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CONFERENZA 5•. Lettura dei aego i rappreeeotati'fi.

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In genere le accidentalità del terreno, gli oggetti che sono alla superficie della terra si rappresentano sulle carte consegni, l'assieme dei quali costituisce ciò che propriamente dicesi al/abeto delle carte, giacehè e per essi che su di unacarta, come per un alfabeto, si leggono di un paese le con· dizioni di viabilit8, del corso delle acque; se ne rilevano i" fabbricati, i generi di colt.ivazione, gli ostacoli ecc. Questi segni, come ebbi gié circostanza di dirvi, sono con-.enzionali o imitati vi, che parlano all'occhio. Ora soggiungo: · imitativi lo sono pressoché tutti. L'arte per lo meno si studia• sempre di trarne qualche similitudine con ciò che rappresentano sebbene in proporzioni minime. Per le cose poi ultimamente discorse sappiamo inoltre chequesta imitazione 1 questa simiilitudine segue le leggi della proiezione orizzontale, cioè ha il suo punto di veduta dall'alLo e a grandissima distanza. Or bene: queste due cognizioni - imitazione e suo punto · di veduta per eseguirla.- sono preziosissime, e dovete averle sempre presenti alla vostra mente quando vi porrete a leggere una carta; spesso fecondate dalla intelligenza basteranno da sole a spiegarvene le pnrti del disegno.


lllVISTA DI TECNICA B SBRYJZIO MBDICO IULTARI

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La giustezza di questa mia asserzione è comprovata da\1

seguente piccolo disegno (Tav. unica); col sussidio delle rispettive lettere alfabetiche, leggetene le p11rti. A. B. ponte in muratura: a, b, c, pile. B. C. strada in rialzo (1) fiancheggiata da alberi. D. E. ponte di barche : d, e,f, g, barche. E. G. strada a livello. F. cimitero. G. chiesa (2). H. l. pon\e in Cerro. K. L. ponte in legno. I. K. isololto boschivo con 2 case e attraversato da due strade. L. M. strada incassata o in trincea. M. case isolate con muro di cinta. N. O. porto: h, piano di barche. P. Q. passo con barca. R. S. guado. T. molino: i, ruota (3). U. monte con frana; su questo segno ve ne dovrò pal"-· lare parlitamente in seguito. V. risaia. X. palude. Y. giardino. Z. orto. Ai:. siepe. W. prato con rigagnolo e sentiero. A' ferrovia {4). (l) Le ar.rade io rialzo eono ~ratteqiate con piccoli aegni più eoUili e ndi verso N. O.; più marcati e apeaai verso s. E.; viceversa per le all'ade· incauate. ( t ) TalYoUa l'lmltaxione mette lo evldenaa la parle moralmente caratteruUca dell'edUicio, deUa cosa, e eoai la apecillca: valgano di esempio· il cimitero e la chleea che debbono alla croce la loro epeci.llcasione. (l) Que1to caso, come qualche altro, ra ecceaione alla rtgola generale del punto di veduta dall'alto, e ciò per mettere meglio lo nidensa una· parte della coea (la ruota) che caraueriaza 11 tutto. (4) Quando uoa ferrovia eotr& in un tuooel il 1uo decorso 1t tracclato•on puoli ttaccati.


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HII'ISTA 01 TECNiC A

B' ;:;Lnzion~. C' slt·aclu di !" c:lns"e; 1 puntini 11i !ali ::-lanno nd intlicat·n e i par tlel1 t'l'i. 5,~ ,·, nnnclll'!!/-.d ola da fOSSi, allt'C' dU P linee - m ollo vicine se~Jnit·an no ti der.ot't't>l'e di •p11·1lr che dif'egnano la slt·adu. !'lt'tatla di :!' cl li SS<1. E' slt·ada di ':{· classe (J ) , F' str ada di ~ · dll!':;:P ç),. G' si t·;~< la Ct\nl pe><Lt·e. H' slrat!a tllulnl l iPrfl. l ' sentier o. K' !'enliet·n •lifTicil•·.

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la [ll'ecisi""'' del di;;e~ nu in Hlnt H<! eu t'le giun!!e. a Lule da ['nt•vi .!i lret·cnzitH·e !-[li ulb•' ri di g"t'UIIlle ru,-LoJ (•ru etTe, platani, ipporasl;tni) dai l"'' moJ o>~ li e dai pini eia• IIU III LO un segno put'Licolnt'•: c ht.: ne l'tlrue i11 pr opot•ztoni n1ict•oscopi che l 'imu!("ine vt:-;tn dull'ollo. Nt•i vi g 11••li v i di><•:;:rna110 i pnli H i Lt·alci che vi st tn-vtlicchiu ll n <>cr . l cannli somigl is'uw mollo a iiH slt·ade . Pet· no u cadel'e in r' t' t'l)l't' giovn rt!ll'llct·c cliP i pr im i sog-ltono ''~Sl'I'C nllt·avet·sali da ponti, ;.pt•s,:o uH~ L lon tl 11 dr i mulini, e, seguen.lùli nd lor o cor·><u, (• ta l vol ln Jl<''i"iuil·· vedc>!'ii IISf'i t·P dfl 1111 Lort·..n le , da un liutn<', OJl]'UI't' A 'I"""'Li nfllni t'l'; non lnHliiP pat·ncH r't·i, nt•n IJnnno croci\ i <l. Stimo oppor·l.uno arcr>nllarvt elle l,• vari1> colliva ;~,i••lli, iòpt>cie in ulcnne ca t·Le di c();:;: ruzi nn•' non rerc~nti ..:~i ll1•1, ;.ono indtcale enllf"' t·ispcllivP lel iPL·e i ntzi••li col>i: U. ho;:rhi, C. Cilmpi, C'. ce..:pu gli, C v . l'Btnpi e vi;:me, G. !.(et·hidi, O. oli\q•lt, P . pn1Li . :'olr ll" curle mil ilM·i si usu lrnct iat·e in r·osS•J le ;:;tr·nde a fouJo :::odo e at·lifi<.:ial•'. e ro11 inrhio~ lt·o auurro i ranali. i lOI'I'CIIli . IO 8C:'[IIl: in gcne.r·l'. < 1gg-i

O l t".e str11de dt 1" , :!" e 3• classe sono costruate a (IJ.teio •odo a al'l •flci"ll'. quiud i susceut ve ti i sosll'laf're il passag"io dt Cllr ri 11es;an u anche

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!n tjUaulo .a quella parte dui sc~11i ., elle vi dissi limitatissi ma, la •Juale non puù esser·e che as:-;olulanu:mte cor\vc nZJOIII'IIe, eorne ad e::;ernpio i limiti di StulCJ, di pl'ovincia, di circnndat•io , di comu11e, >'U!!l iono g li autori, come pur di quelli cln: varia11o fra Stato e Stato, ùar·ne spiegazione in un Angolo ci..Jia cnrtn. Del rf• slo l'<~ pp t·cnd, •rc· lull'mlero •ruesto alfabeto la è C(•Ra all'atto r nut.: t·~ale : :-:su::;sidiano eflicn cem cntc tonte e tante .... n-r·andi e picroiP pubbl icazioni clte ngni ~iu rn o più llr·r·icclii,.;cono rj u cs~o r'Amu della leltf'r<llll ru topn~Tafìcn. ;-\ulla di rrwgli•) poi per e"t-r·citu r·si o k f!!!e J·e con fr·a 11chezza le cat·le, clic prend~>t•nr una alla mano e pe r·cor•rer ·~ una parte dd LetTilori o che t'i1pp t'C!'>f' nta t·i ::;r.,nlrftnd nne m inutamenlf' lulle le pot·li del disP::rno . CC INFEHE:-.IZA 6' Metodo delle curv e orinootali quotate per rappresenta re i rili ev i, le acc jdentalitil del tPrreno su di unu Clll'la.

Da quonLo vi dtssi nelle confereze anlect:dunLi l'isulta clte la pt·ojczione ot•izzonLole ò ollima per l a planimel!'ia, per· dis•'grwr " cioè su di urt pi;wo i punti impor·tanli di una zona rli t•~ n·,mo; twn ser•vP. per ò l'allimell'ia. Le altezze non le rappr·e~e nta afTt~ llo, di manier·a cltE' le slr·odc i n pendenza r e- le accor•cio (t ~ ·

L 'al limdria o l i veliH zione fa conosc•~r·e. il t·ilic v o del terreno, C'ioè In rlistruua di c:iascHn punto rimarclt r:oofe del :wolo da ww r:oo('n:.irmale .~ upe ,:fieie 1/i lioello !Iella piano eU par·agon~: .

Que::;Lo piu nn di pn rn gone o è l'u superfici e delle acque de:l maee o aiLr·a a qu•·slo par·allela. L e aiLr-zz,. che !?i conta no in metri da questo piano di parA~•ìn P si dicono r1uofr:: e sono tli ~~j 10; 20; 50 m. ecc:, a 0 1 Gli accorc iam enti delle st r ade in pendenza non si corr eggono, ma &e ne può computare l'errore


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aiflSU· DI UCNICA

norma1 come vi dirò poi, della scala su cui è costruita la carta. In via eccezionale potrete vederne alcune precedute dal segno meno (-); in questo caso la loro cifra in metri .deve valutarsi al di sotto del piano di paragone. Nell'Olanda vi sono paesi il cui livello è ·inferiore a quello del mare. Un fossato di una fortificazione avente la quota - 3 s'in · ··tende ch'è profondo 3 m. dalla superficie del terreno. 11 metodo migliore per rappresentare i rilievi, le altezze .dei punti principali del terreno è quello delle curoe orinon-

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tali quotate o piani quotati. Il terreno montuoso è disegnato sulla carta come se ta· gliato da tanti piani orizzontali equidistanti. Questa è l'idea generale che se ne può dare; a chiarirvene il modo mi servo di un esempio oramai classico. lmaginate il diluvio, ma imaginate pure, prima che le ac··que comincino a scendere, che il topografo con quei metodi che insegna l'arte sua, e che non ~i riguardano, abbia s&gnata su di una carta la linea d'interruzione che forma il mare con la terra e questa linea chiamiamola zero. (Veggasi Tav• Unica figa U). Le acque del mare innalzano il loro livello; invadono grado grado la terra. Giunte, supponiamo, a 25 metri dialtezza al .di sopra di quello che erano, il topografo disegna la nuova linea d'intersezione colla terra che sarà più ristretta della prima: ecco una prima curva orizzontale quotata, di 25 metri . Frati.& nlo il diluvio continua, le acque crescono ancora; il loro livello s'innalza di altri 25 m., il topografo segna .una nuova linea d'intersezione che sara la seconda curva orizzontale quotata di 50 m. Seguitate in questa ipotesi del diluvio di 25 in 25 m. di altezza che acquistano le acque a tracciare le successive linee d'intersezione fino all'ultima -cima dei più alti monti, ed avrete per la nostra Terra intero il sistema delle curve orizzontali o piani quotati. E non è .difficile comprendere qualmente per esso possano conoscers.i con molta esattezza tutte le forme del terreno . Le curve orizzontali quotate possono essere chiuse o .aperte, indefinite sul piano.


l SII.VmO IIIDICO lllLITUI

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Sono equidistanti (equidistanza verticale) l'una dall'altra, giacehè la quota per una carta è sempre la stessa. Tutti i punti appartenenti alla medesima curva sono allo stesso livello, cioè alla stessa altezza del mare o dal piano parallelo ad esso che si prese per punto di partenza. In alcune carte ogni 5 di queste curve nè osserverete 1ma più marcata che dicesi direttrice: è una semplice comodita ·OUica. Le citra tra parentesi lungo le curve orizzontali indicano Je loro quote. Il punto culminante (175) esige una quota particolare, po·iendo, come nel caso che avete sott'occhi, non equidistare .dall'ultima curva. Dove le curve sono più ravvicinate Il il pendio è più forte; ed è naturale: il gradino da scendere ha la stessa altezza degli altri ed è men largo. Dunque per poter leggere una carta costruita con questo sistema, oltre la scala, dobbiamo delle curve orizzontali conoscerne l'equidistanza verticale, la quale non 'può essere la stessa per le carte a scala diversa. In genere le carte alla scala di •;.,.. hanno l'equidistanza "Merticale di 5 metri; quella di •;..... di iO; quella d i •;,.... di 50, e cosl di seguito. I terreni che offrono una pendenza maggiore di 45• si di·COno frane, 7'0CCie: li le curve orizzontali, come vedete a ·destra della fig. U a' interrompono, giacehè seguendo anche la regola generale data di sopra, queste curve si rav. vicinerebbero in modo da confondersi o per lo meno da ·COnfonderci la Yista. Le trana, le roccia anch'esse si rappresentano in modo .imitativo. CONFERENZA 7'. Tra&&eftio a luce obliqua e a luce unitale.

Dacché Blocca!.l, geografo francese, per dare con qualcba ~ttezza il disegno sotto-marino del passo di Calais ima.ginò aJl'uopo le curve orizzontali quotate, l'eccellenza di esse


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RIVISTA DI TECN ICA

fn iudisculibi luwnte riconosciultt da Lutti. Per ò, se oggi cosliLuiscono il m ezzo migliore per· rappresentaee l e promin en~e del suolo, nt)n ne sono l'esclusivo che voi potrete risconLeare sulle cal'te: vi é put•a il t r atteggio che sempre coad iuva con effìcacia, tal volta supplisce addirittura le curva or izzon tali o pian i q uotati. Il Lralleggio suppone ln luce. Un disegno senza effeUo di luce è troppo convenzionale: in l'(uesto caso è indi SJiensabiln che le acciden talità del ter r·eno siano dal•3 clalle curve orizzontal i. Le ombr·e sono uua vet•ilà stori ca 1 quitlLli è che i fenomeni di clliar·oscuro hanno una grande influenza sull'etTett·o I'appresenltc~livo dt~l terr·eno: Sono ur1 giuoco di luca al'monico, in ntllu r·a sempr e mi r abilme11 Le intonAtO e per cui i n ostri occh i veggono alle l'eminenze, pt•ofonde le valli. r fonomen i rli chiaPoscuro sostituiscono ci o che dicesi pr-ospet-

tioa aerea. Un abi le disegnatore colla vicinanza o gr ossezza dei tr atti vi dip in gr~ Ji versamenle i pendii secondo le divel'se pendenze: dei tel'reni, per quanto pi ù ondulati eJ int'guali, ve ne dà l'imagine con kut ti tanto più mossi; tr otteggiand0 con li nee soUili e ratle le par li in luce e con line11 più marca le e vicine quelle in ombr a dà t'isallo alle di verso pa!'li del suo di segno. 11 Lra tleg~io puèl essPre eseguito solto due supposizioni di IU C>l. t•

A luce obliq ua.

2• A luce :!.en.it.ale.

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Per oblil'(ua in questo caso s'i ntende la luce (t·aggi par all eli) a -J:i•, cioè quella che scende nella direzione della diagonale che unisce L'angolo sini:;LI'O super·iot•e col destro infet•iore della cat·La: ossia che va da ~. O. e S, E. Cosi, fino a l'(uesti ultimi tempi fur·ono cos tru i te tutte l e nostre carte. 11 tr•alle~:,r io a l uce oblirrua dà il pian o u l'altipiano bianchi: i cor~i d'HC' tua e le Olnb1·e der pendii si fat·Annn dis tinguere al ca~o prnlico l'un o rl oll'allt'O. Il rondo d·~lle valli, supponanrlosi pi ù lontano dall'occhio t!Pll'osseevatore suoi esS•' l'C un pochino ombrergialo .


E SER VIZIO MEDI CO MILITAR E

St. unu strada -

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in rialzo o incass ala - se un foss ato a bbia i suoi !aLi in direzione dt•lla luce, cioè da N. O. a S. E., convenzionalmcole pl.!l' nu11 ingene t·tu,.e confusione si tiene oscura una uelle s ue uue liuetl, che s uoi cs::;et·e quella rtvolla a S. E. Per- tutto il resto il Lt•aLLdggio a luce obliqua copra feJelmenle la natura, e la copia iu uno de' suoi momenti jJiu felici; giaccbè la luct: a 45• appuga l'occhio, é artistica e il diseguo se ne avvantaggia taulo da essere di fa cile lettura. Ma pr·esenta qualclre inconveniente. Non p:.~ò dare le leg gere onuulazioni del terl'eno, dappoichè volenuole ra ppres entat·e non s i avt·e Lber·o poi tratteggi tanto forli e gl'ossi per· mtlicare le geandi pendenze. Inoltre mol si presta - ed è ualm·ale - a rappr·esentarci ùue pt•ominenze isolate, p. es . coniche, di ugual base, ma uiffur entissime pel' altezza: ve le disegna identiche. Il lralle ggio u luce zenilale suppone il lerr·eno illuminato Jal sole allo zenit; suppone cioè che s u ogni molecola di esso cada a verpendicolo un raggio di luce. In questo caso le gradazioni delle tinle sono in rapporto diretto colla pendenza del terreno: quanto più ripido tanto meno illuminaLo, e perciò più scura la linla. Le superfici piane sono mollo illuminate, e sulla carla (anche qui come nella supposizione della luce obliqua) sono lasciate addirillur·a bianche. Eccone gl'inconvenienti, che &nell'esso ne ha: una montagna conica, lo slromboli per esempio, per quanto più d•·illa e r egolare nella s ua conicila ce la rappresenta tanto più fosca, e come una macchia offet·ente una linta tutta omogenea; e una montagna emisferica ce la da tale quale come una buca, per il pt•incipio che una stessa pendenza dà semp1·e una stessa tinta, sia che la pendenza sporga, s ia che rientri nel terreno. A rifletterei, a queste ombre manca il vero effetto artistico, come manca in l'ealtà quando iJ sole è allo zenit. Convien dire però che al secondo degli enunciali inconvenienti si Pimedia collo SCI'ivePe una quota preceduta dal segno meno in fondo all'imbuto formato dall'infossamento 42


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RIVISTA DI TECNICA

del terr eno. Del r esto poi n ella par·te più bassa vi sarà sempt·e un tìlo d'acqua, il decorr ere della quale non può lasciare alcun dubbio s ulla fol'ma che il tratteggio intende di rappresentare. Questo s istema di lum~ggiamento é buono e può supplire le cur ve orizontali quotate, specie in piani mollo g l'andi e con non for•ti pendenze. Col sussidio delle gradazioni di una Linta scelta a piacet'e gode oramai in Francia in Austria e n ella Germania un primato assoluto. Le gradazioni della tinta scelta sono 9. Le pianut'e com e le sommità dei monti, il letto dei torrenti l'alveo dei fiumi non banno tiol.a. Alle inclinazio ni che non s uperano il s· di pendenza s i dà la tinta più leggera ; a quelle che s ta nno fra i 5• e 10• quella un punto più carica, e cosi di seg uito di 5 in s• fino a colot·it•e con la tinta più forte le pendenze dai .1-() ai 4~' , olll'e le CJ unii il terreno consider andosi roccioso si mpp resenta in modo imita tivo come già sapete. L'llalia nella s ua g ran carta che s ta costruendo al100.000 ha adotl.a to nn sistema mis to, ecle ttico , mi spiego: luce zenitale per le semplici ondu lazioni ùel ter •·eno, per• le piccole pendenze; luce obliqua per le g randi pendenze. Le carte fino ad ora pubblicate a sola luce zenitale sono eccezioni, e forse piu che altro esperimenti.

Blorg&DJ.zzazlone del •ervlzlo •anitarlo dell' e•erolto franoe•e . L'autonomia del servizio san ilario militare in Fr·ancia, già riconosciuta con la legge l G mat·zo 1882, venne finalmente pos ta in pr atica colla promulgazione testè avvenuta del due seguenti decreti che i nos tri lellor·i avranno certame nte interesse di conoscet•e: Il Pt·esidente della Repub blica Fra ncese, vislH la legge dei ·t 6 marzo 1882; Sul rapporto del ministN) della gu~rra, Decreta: A1·iicofo p r imo . LH Dtrezione del servizio sanitario è Le-


E SERVIZIO MEDI CO MILITARE

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nuLo nell'eset·cito, in tell1]JO Ji pace e in tempo di guerra, dai medici militar·i, sollo l'autorità del commandanle . •4 rt. 2• l personali concot't·en ti all'esecuzione Jel servi zio comprendono: 1• Il corpo sanitario militare (medici e fann acisti); 2• Gli ufficiali d'amm inist t·azione dPI se1·vizio d'intendenza. 3• Distaccamenti d'infer miet·i m ili lari; ·~· Eventualmente, i di~ ta ccatt1Pnli clel l t·eno ''' luipogg-i militari o di altre truppe. 50 Il Personale civile addetto in modo permanente o tempoJ•aneo a si ffnllo ser·vizio.

Direzione centrale A l'l. J• Una direzione di sanità è inearicata, sotto gli ordini immeJinli del ministr·o, 1li tral lar·e tullc le fJUeslioni che si r·ifet•iscono al per sonale , al materiale eù a[!li acqui sti di qualunque specie necc~sar•i al !"Orvizio. Questa dir ezione ha nd l e :;tte alll'ibuzioni : Il personale m erlico e fat•maceulico mililal'e; La scuola di m edicina e eli fa1·macia mililal'o; Il materiale degli ospedali e delle ambulanze. Art. 4• Il consiglio di sanila delle armal•~ é sopp1·esso. Il comitato consulente di sanitil, c1·eato coll'art. 40 della l egg-e ciel W marzo l882, è composto di un m edico ispettore generale, pr·esidente, di cinfJue membri ispettori designali dal ministt·o, e Jel farmacista ispettore. U n medico col g1·ado di principale o di map-giot'P é Addetto a l c:omilato in qualilit di ~e~Te t ari o. Le attri buzioni e le fun zioni del comi tato consultivo di sani til suno analoghe a 'fuellr .Jr>i comitAli C0n!"ullivi ri' Atnmini str azione e delle dif1ePenti nr mi. D ir ezione di c01·pi d'armalo. Art. :)• A ciascun dipartim ento mili tare ed a ciascun COt' po d'a1·mata é add etto un medico isprllore o principale, dil'ettor e del sen i;,io di :>an ila , che pun ei'.:;r re nello stes!>n tempo, il medico capo clell'ospedalr :nililaJ·e o di snle militari n ~ l ­ l'ospedale civi le del capoluogo.


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RIVISTA Ot TECl'ilCA

Egli lin l'a utorilu di rapo di corpo su lutto il per sonale concor·r·Pnte aii'Bseguime11Lo uel ser·vizi(J san ilar·io negli slabilirn enti ospi lalir·ri della giu ri sd i:lione ùol co t·po d'armala. Egl i esr·rrila la sua azione, solto i l punto di vista tecnico, su tutti i meJici addetti ai cOI·pi di truppa. L a corri sponuenza r.J 1e si s tabilisce percio tra il m ed ico rli un corpo di l r·uppa ed il med ico diretlor·e r egionale, deve passare per l'illlermerl ial'iO dr l cnmandu nle eli cror po. t~t:li propone al gener·a le coma 11dante l'elenco dui med ir i dei CMpi che a tcr·mine della legge 7 l uglio ·1877, devon o far·e il M r vizio negli ospt>dali ch·ili , come pur·e quelli che devono assisler·e i ronsigl i di revisione. Egl i pr opone ilncora In dest inazione di medici e fnrmaci sti che possono C!"St' J'«~ r equisiti pm· assi curar·e il servizio di sanità mililart>. Egli conset•va i ruoli di medici e farm acisti di t·isepva. e dell'eser cito ler·rilorialc assegnali a ctwpi etl ai scJ•vizi della r egio11e, ~~ pno esser·e dl."legalo dal comandante per l'ispuzinne ùi Lutti i medici e rarrn aci::<li di r·iserva e dell'esercito l er·ri l oriale domicil in l i nello eogion.:. Egli sl01bilisce o l'iceve, nnnola se v'0 .l'uopo, e Lt·asmelle a chi di t'Rginne, le pr oposte concern enti l'avanzamento e l'ammi!'\sione o l'avanzomenlo nella legione d'onore, falli tlel p~ r;;o na (,.. designa lo all'ar·ticolo 2'. Art. 6' Il mr~d ico dir·elL<we dd sel'vi zio di sa11i là sorveglia in m odo per·man enle il materiale degli ospeda li e delle amh,:tanze, come pure il mater·ia le medico dei corpi di truppo; si ossiru r·n che lale malel'iale sia Al completo nel modo prescr·itto rla i r egolamenti e disponihile pel set•vizio. Egli inoltr·a le sue domande su tale pr·oposi lo al gener ale comRndanLe. · E~li prende pR l'le alle confer·enzc concern Anli i lavori di costt•uzione degli stabilimenti mililat•i e delle inferm er·ie r eg- · gimenlali; i suoi parer·i vengono r egistr•ali nei pr ocessi verbali di delle confer enze. .E !!Ii viene parim enti consul talo, sotlo il punto di visla ig-ienico. su 'luesli 0ni avPnli attinenze COJZl i allop-:;riamen li.


E SERVIZIO MKOJ CO MILI TAI\E

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Dà il suo pat·el'e su lutti i proge!li di e<Ht venzione cogli O!'peùali civili. Egli sottomette al generale comantlanLe le sue proposte r elative alle misure igieniche necessarit.l al buono s tuto sanitario delle tru ppe. R1·iassume i documenti t•elalivi alla s tatis tica medica e ne compila quella del c01·po d'at·mata : Tutta la sua cort•ispondenza cui ministro s i efl'ctlua coll'inlct·mezzo del cotn,mdanle del cor po d'armata. Seroi~io rl'o.~pedale

Art.7. In ciascun 'ospedale militar e ed in ciascun'ambulanza, il medico capo comanda in ciò che riguarda l'andamento del servizio e la diseiplina d'ospedalì!, a. lullo il personale milila t·e o civi le adde llo allo stabilimento , in moJo pet·manente o tempol'aneo. Eg li ha l'iniziativa delle pr-oposte per l'avanzamento nella get•arch ia, pet' l'ammissione o per l'avanzamento nella legione d'onot•e. Eg li ha il diritlo delle punizioni disciplinari altt•ibuite agli ufficiali superiori. Nullameno pet·ciò che r ig uarda la disciplina genet·ale, come pur·e l'amministr•azioni interne dei corpi, gl'infermieri e le truppe dist.accate non cessano di dipendet•e dai lor·o capi diretti. Negli ospedali civili ai quali è annesso un pet·::;onale militare, 'il medico militare capo di servizio eser cita la s ua azione su questo personale nelle s tesse condizioni. Art 8. Il medico capo pt'ende parte a11e confet·enze riflettenti i lavot•l di costruzione, d'appropriazione, d'affittò e di m iglioramento dei locali destinati al sel'vizio dell'ospedale e dell'a mbulanza~ i suoi pareri vengono trascritti nei processi ·verbali delle conferenze relative. Egli può inoltre venir consultato su questioni riflettenti l'accasermamento sotto il p un lo di vista dell'igiene delle truppe. Il medico mHilare capo di servizio in un ospedale civile è sempre consultalo sui progetti di convenzione da stipulare con la commissione ammini ~ lrativa dell'ospedale, come pure : s ui le modificazioni proposte alle delle convenzioni.


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RIVISTA DI TECNICA

Egli dirige le sue domande e le sue osservazioni alla commissione amministrativa, e rende conto al medico <lit•elLore del corpo d'armala che, occort·enJo, peende Ol'dini dal comandante. Ari. 9 . In ciascun ospedttle militar e e in ciascun'ambulanza, la gestione è al'fidala al farmacista piu elevalo in grado ed all'urficiale d'amminislt·azione contabile, pe!' ciò che rig uarda cia;:cuno, solto l'aulol'ità del medico capo. Il medico capo e gli amminist1·atori si t•iuniscono perio<licamenle in commissione per discutere gli affari amministrativi. Per ot•dine del Minis tt·o della Gue r·ra può la commissione, se v'ha bisogno, esse1•e tras formata in consiglio di ammininistrazione analogo ai con s igli d'am ministrazione dei corpi di truppa Art. 10. Tutte le spese del ser·vizio di sanità vengono deliberate dal servizio d'i ntendenza. Il funzional'io d1 questo servizio Ot·dinaLor e si assic ur a della r egolarità di tntle le spese, ep;li atte nde ad ispezioni. periodiche od improvvise se lo cr ede ulile, o che vengano ad esso ordinate dal comandante, per assicurarsi della presenza degli uomini, del buon impiego del denaro e del malet·iale, infine della esatta esecuzione di leggi, regolamenti ed istruzioni r elative all'amministrazione. Il gerente interessato assiste alle ispezioni e verilìcazioni. falle dal servizio dell'intendenza; il medico capo vi assiste se lo reputa utile o se ne ha ricevuto Ot'dine dal coman· dante. Art. i t• Appositi r egolamenti ed istt·uzioni determine-

ranno le moda lità nell'esecuzione del presente decreLo. Con quest'altro dect•elo venne is tituita la direzione centrale. Articolo primo. È formala al ministero della guerra una 7• direzione, che prenderà il titolo di: Direzione del servizio sanitario. •4rlicolo secondo. Questa direzione comprenderà un uf/ì . cio per gli ospetlali, che avrà nelle s ue attribuzioni: t• P ersonale, O!'ganizzazione, ispezione, s tato civile;: e militare degli ufficiali del COI'po sanitario, medici e !arma-


E SERVIZIO HJDICO MILITARE

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cisti. - Rapporti con le direzioni d'artiglieria e con quella dei ser· vizi ammi nistrativi per ciò che riguarda il materiale, la ripartizione delle truppe del treno di equipagg i militari, di lllffìciali d'amminis tr·a zione e di infermieri distaccati per a~sicurore il servizio s anitario. -Scuole di medicina e farmac ia militari. - Reclutamento degli allievi. 2• Ospeduli militari. Sorvegliun za del materiale d'o s pedali e d'ambula nza, Ct1me pure approvigionamento di riserva. - Centra lizzazione di tutti gli affari sottoposti al comitato consulti vo di s anilà. - Statisllica medica. - Raccolta ùi memor·ie di medici na ecc. - Is truzione tecnica . Costi tuzione e riparto del materiale tecnico pel tempo di pace e pel tem po di guerra. - Formazione e soppressione degli o;;:pedali fìs':!i e temporanei, dei depositi di convalescenza, ecc. t>C<' . L'aoeni1· M i litaire del ·t• g iug no saluta quale un felice avvenimen to la pr omulgazione di questi due decreti; però sem pre t'i conoscendo che ques ta riorganizzazione apporter-à m olt i J ei tanto dcsidet·ati effetti di mig lioramento nel servizio s anitario muove severe ed assennate critiche ad alcuni articoli secondo i quali l'autonomia del servizio resterebbe tutta via alquanto limitata. Ecco come si esprime nei suoi appunti il gior nale s uddetto. Egli (il Medico Capo direttore d'Ospedale) comanda a tutto il personale che concorre all'eseguimenlo del servizio (farmacisti, ufficiali d'amministrazione, infermieri, tr uppe del treno degli equipagg i); ma ta le autorità è limitata alle cose che riguardano l'esecuzione del servizio e 1a disciplina dell'ospedale e dell'ambulanza; i distaccamenti del treno degli equipaggi e q uelli de gli infermieri r estano, per cio che ri · flette la disciplino in generale, sotto l'autorità dei lor·o capi s peciali . Su questo proposito ci s embra che Ea nuova legge produca nelle sezioni degli infermieri ul'la vera anomalia. Si comprende che le tr uppe del treno, le quali concorrono a l ~ l'ese::rui mento di più servizi , e che pe r conseguenza, non appat•le11gono effe t li vamenle ad alcuni di essi, abbiano il


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comando dall' arli ~lie l'ia , cioè l'arma che fra le sue altrtbuzioni ha pure la costruzione P l' amministl'azione del materiale del Lt•eno; si COill pt•ende put·e che le sezioni operai d'amminis trazione che vengono impiegali soltanto per l'eseguimento di servizi amministrativi ( ~ussi stenze, equi pa g giamento, acccampamento' sieno posli sotto J'autot·ità s uperiot·e degli addetti all'intendenza, i quali dit•i gono siffatti set·vizi. Ma si cet·ca invano la t·agione per la quale gl'infet•mieri che obbediscono ai medici i quali rlirigono il ~ervizio di sanità solto l'autorità del comandante, siano posti sollo il comando di funzionari dell'intendenza che non esl'rci lano se n on un'azione met·amente amminis trativa e n essuna militare sul servizio degli ospedali. Non sat•e>bbe meglio che le se· zioni degli infet•mieri le quali non possono solloslat·e, dal punto di vista militare, all'autorit.à dei medici, fosset•o po,:Lt> sotto l'alta autorità del capo o del solto capo dì stato maggìot•e di ciascun corpo d'armata o di comanJo? Ciò che noi diciAmo degli infermieri, s i applica pure agli ufficiali di amminis lt·azione del servizio di osp~d ali. P oicltè è il superiore comando che, solto la sua respon sabilita, sorveglia la direzione d ~i servizi di ospedale, e che i funzionari dell'in tendenza non prendono piu parte a questa direzione, sembr erebbe razionale che le atlt·ibnzione aflidate allt·e volle a tali funzionat•i relativamente al personale amministrativo del servizio, venisset'O concesse al comandante. Come potrebbe l'intendenza aver contezza di un per sonale che non conoscerà più e che giudicherà sn<'OtH.lo i resultati dell'amministrazione dell'ufficiale conlabile1 Per ciò che concerne il malet'iale dobbiamo dire che il decreto del 27 maggio crea una situazione piena di conflilli. La legge incarica l'intendenza di fornire al set•vizio di s anilà il materiale e gli apl'rovigionamenli necr.ssari, ma lascia al servizio di sa ni là .la cura di fi:l t' conservare, mantener e ed amministrare il dello materiale. Se tutto s i limitasse a ciò non si avrebbe che 11n ~c mplice spostame nto di attribuzioni; ma il decreto alteibuisce ai membri del corpo di sanità il diritto e il dovere d'invigilare sul materiale e sugli approvigiònamenti (custodili cd amministrati dall'in-


E SE RVIZI O MEDICO MILITARE

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t endenza), di assir.urarsi che ogni cosa trovasi sempre al t:ompleto e oli render con to al comundun te Jei risullati di questa sorveglianza. In One e per mf'glio specifica1·e i diritti del servizio di sanità su tale proposito, il rapporto che precede il rlecrelo s tabilisce che gli intendenti riceveranno da l direttore centrale del servizio di sanità i crediti relativi alla conservazione del ma teriale e che pe1· ciò che concerne questo ma tE'I'iale, gli ordini del ministro saranno dati all'intendenza per mezzo degli ufficiali del corpo sanitario. V'ha in ciò una specie Ji subordinazione dell'intendenza al corpo sanitario, uno scambio di uffici che la legge per certo non ha nè preveùuto né voluto e che il ministro, fe·dele osservatore della legge, non può volere. II decreto adunque non ))I'OdurJ'il siffatta s ubordinazione, ma per gli s tessi punti di co11lallo che crea tra il servizio di sanità e quello dell'inle:1denza, potrebbe ave1·e per I' isultato di dare luogo a frequenti occasioni di conflitti. Ma il tempo e l'espet·ienza mostreranno meglio ciò elle non potrebbero fa1·e le osservazioni e le critiche alluali, i ·difetti dell'attuale or·ganizzazione, e permetteranno di apportarvi le modificazioni necessarie. P er ora bisogna esset• pa rcl1i di criticlte e non vedere nel decreto del 27 maggio che la creazione di un nuovo servizio autonomo destinalo a rendere ai nos tri eserciti i più grandi servizi. Il servizio sanitario ha la fama di a vere finora mal funzionato; ora funzionera secondo i desideri dei medici militari e secondo i loro pt•opri ordini: non si possono a~petlare percìò che ottimi r isultati da s iffalla au.tonomia. '11 •ervlslo •anlt&rio mUltare nelle provlDole merldloD~ dell'Impero Au•triaoo.

La Wiener Zeitung del 23 aprile pubblica la seguente comunicazione. La campagna dell'Erzegovina e delle Bocche di Cattaro la quale data già da tre mesi , e sembra elle ora ,·oJga al


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RIVISTA DI TECNICA

suo fine, benché non possa essere paragonata, anche lontanamente, dal Ialo slrctlegico, alle grandi guerre, tuttavia la capacità fisica delle truppe pel set·vizio da campo, fu messa a prova mollo più duramente ed in maggiore estensione di quanto si richiegga in una grande guerra combattuta in paesi civili e co!Livati. È cosa consolante perciò di poter constatare che, mal' per il cagrado le prestazioni fisiche del soldato, le quali, rattere stesso della guerra a guerille, sono molLo più faticose e pesanti, lo stato 11anitario di tutte le truppe del corpo di operazione è eccezionalmente soddisfacente. Nel Sud della Dalmazia la situazione dei malati delle compagnie è in media del 4 010 sulla forza presente; i'. quindi più favor evole, che non in tempi normali. Nell'Erzegovina, questa media sale ùal5, al 5 t 12 per cento. Fino ad ora non si ebbero in nessun luogo malattie epidemi.clle. Tale fortunata combinazione, che si pott•ebbe chia-

mare un fenomeno, s i deve da un lato, alla mitezza eccezionale dell'inverno e al breve periodo delle piogge, dall'altro alla dir':lzione di sanità e al comando delle truppe nella D11lmazia meridionale e nell'Erzegovina, che a tempo debito fecero le loro proposte pratiche e previdenti, le quali raggiunsero completamente lo scopo. In conseguenza delle s uddette proposte, ogni soldato, prima che si cominciassero le oper~tzi oni di guerra,_ fu fornil<• dal governo di una camicia di lana e di nn paio di mutande pure di lana; poi nei campi e negli accantonamenti ebbe una seconda e bene spesso anche una terza coperta di lana~ grossa. Durante il bivacco delle truppe, gli animali da soma portavano sul luogo tende da campo e coperte incatramate; anzi più di queste che di quelle. Le coperte incatramate erano molto desiderale dai soldati, e, praticamente, riuscirono loro più utili delle tende, le quali al più lieve soffio di vento boreale si rendevano inservibili, e la forza del temporale poi le abbatteva completamen te. Dobbiamo notare una terza causa, cui si dP.ve la conservazione · dello stato sanitario eccezionalmente favorevole delle trupper ed è l'ecrellPnLe ed abbondante vitto di cui godevano.


B SERVIZIO MEDI CO MILITARE

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Si distt·ibui vfl ai soldati la doppia r azione di tappa, ed insieme al pane ed alle bevande spiritose, avevano cibi caldi lr·t~ volle a l gio l'llo. Dalla ri irezione di sanita si provvedeva il vilto agli am· malati colla s tes!'a IIH'ghezza come Ot'a pt·ovvisto ai sani, i malati ebbero dal governo tutto e piu che il necessario. lnollr·e la Società della Croce Rossa , tanto l'aus triaca, qunnto l'ungherese, li pr ovvide gener osumenle di biancheria di mutande di la na e di sigari, nonchè tli cibi ristoratori, di qualità mollo più fina di quelli apprestali dal governo ai feriti. I delega ti della Società della Croce Rossa m~tnda ti a Rag usa e"' Mostar· pot·ta rono seco e ricevetter o in seguito dai trasporti tale quantità rii provvigioni di ogni sorta che quasi non trovarono modo d'impiegarle; il numero degli a mmalali e dei feriti essendo sta to molto minore delle previsioni. In conseguenza, anche i soldrt li sani approfittarono dei benefici della Società, ed ebbet•o corpe tti e pedali, pezzeper i piedi ecc, ecc. In tali condizioni era evidente che gli ,stabilimenti sanitari non fossero sopt·accarichi, e tanto meno, essendosi provveduto ad uno sgombero sistematico e razionale degli ammalati, in parte, col mezzo di vapori uole ggiati e in parte, servendosi del Garonano, vapore ad elice dell'l. R. Marina di Guerra, costruilo a tale scopo. L' ultimo vapore il di 9 febbraio trasportò i feriti direttamente dal campo di battaglia nella Krivoscia, e dall'S al 10 marzo nella baia di Resano sulla piazza di medicazione, mettendo in comunicazione tra loro gli ospedali di Cattaro, Megline, Ragusa, Spalato, Zara e Trieste. Il numero moder ato dei feriti e degli a mmalati ci spiega come in nessuno dei s uoi viaggi il Gar•g nano, fosse occupatoper inlier•o. Lo sgombero degli ammalati nell'interno del paese fu operato da due colonne di carri da ferili, provveduti dali& Società austriaca della Croce Rossa. Una di queste colonne agiva tra Mostar e Metkovic; l'altra tra Serajevo e Zenita. A Metkovic, come a Zenita, s i eranCI costrui le stazioni di fermata per gli ammalali. Inoltre il capo sanitario militare della Dalmazia, aveva falla edilìcare una casa - modello per·


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IU f iSTA DI TECNICA

i convalescenti in San Giacomo, sobborgo di Ragusa, nella quale essi, oltre ad un buon mantenimento, godevano i van· taggi della magnifica c salutare posizione del fabbr·icato, si· tualo sul mare. Una posizione egualmenle bella, circondata di verde è quella del Forte Grippe presso Spalato. Contiene 300 uomini, benché fino ad ora la situazione degli ammalali non abbia mai superato il numero di 70. Il Lt•asporlo degli ammula li e Jei ferili fu fallo dai portaferili su bat•elle, e spesso per ot•e intere di distanza o anche i soldati delle compagnie di sanità dello stabilimento divisionale sanitario di mont.agna compirono lo slesso ser·vizio sul campo di battaglia. Le difficoltà che doveLLe super•are in quesLa guer·ra montuosa il materiale mobile è pt·ovato specialmente dal faLLo, che le sezioni della piazza di medicazione dovelLet·o essere molliplicate. Così per esempio, nelle marce notturne dell' 8 febbraio sopr·a gli Orj, i Prossa, i Valagt•ada non fu possibile seguit•e le truppe, perché il passaggio di quei monti era assolul~mente impt·aticabile alle bestie da soma .

Nuovo organloo del me4lol mlllt&rl lD l'ranola. li corpo sanitario militare fcancese a termini della legge 16 marzo 1882 sar ebbe ora costituiLo come è indicato dalla seguente tabella:

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Ispelllore gene1·ale Ispettori . . . . Principati di 1' classe Id. di 2' classe Maggiori di 1' classe Id. di 2' clnsse Aiutanti maggiori di t• classe Id. id. di 2' classe T otale

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E SE RVIZIO M' IWICO

~li.ITAII.E

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Convenstone 4l GlDevra. Apprendia mo dal Progrès militaire che g li Stati Uniti hanno tesLè aderito alla Convenzione di Ginevra come pure agli articoli addizionali proposti nel 1867 e 18U9 per ciò che riguarda principalmente le guerre marittime. Lo stesso gior nale annuncia anco•·a che oel prossimo anno si terrà a Vienna una con feren za alla quale prcnde•·anno parte tutte le potenze fìrm ata•·ie della convenzione .


CONGRESSI

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% CongrtiiO DUiéUOO ltaltoo a Kodena.

Il comitato ordinatore del X congresso m edico nazionale .. che avrà lUOJXO in Modena nel Yenturo settembre, è lieto Ji r ender noto ai colleghi ed Hl pubblico, che giornalmen te gli. pervengnno d'ogni parte numerose e impol'lanli adesioni fra le quali anche quella di S. E. il Minis h·o dC'IIa pubblica is truzione del regno, pro f. Guido Bacce lli, e che il congt·esso stesso riuscit•à certame nte pieno d'i nteresse scientifico. Il g t·ande nume1·o di adesioni da pal'le dei fabiwicanti e farmacisti assicura già fin d'ora ugualmente il buon J'isullnto ciella esposizione d i oggetli allineuti a ll' arte :::al ulal'e , che s arà aperta conlempol'ancamenle al con~n·esso nei gt·andiosi appartamenti de l col.legio S. Carlo. genlilmente concesso p~r tale occasione, eli adiacente all'uni versitit, sede del cong resso. Il comitato si fa un dover e di avve r·lil'e anche i colleghi che l'amministrazione delle ferrovie dell'alla Italia, delle ferrovie Romane e Meridionali hanno atl.el'i to a slabili1·e la solita riduzione del 30 '/ , s ul prezzo del biglietto ferroviario per gli invitaLi e pel trasporto de~li O"'getti destinali alla e~pos1zi on e . A nelle l'amminis trazione deTI a Societil di navigazione Florio e Ru battino ha concesso il ribasso del 50 '/, s ul prezzo di lari ffa dei suoi pieoscan. Invitansi qtUindi i colleghi di tutta llalia ad accorrel'e num er osi all' intel'essanle convegno e a fai' sapere ul comitato modenese le comunicazioni che per avventura avesse1·o intenzi one di fare. L'epoca precisa del r.ongr·esso e le altre indicA zioni necessar·ie verranno quanto prima comunica te agli interessati. ==================~~==~~--~~

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Il D irettore ELIA Colonne Ilo medico, mtmbro drl Co mir~to di 1anila mllllare

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CARLO

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PR E TTI

Capllano llltdloo.

FEn F-R rco, Gerente.

~V VISO Gli Assoeiati al Giornale rli Merlicinn. mrlitare P color·o che vi si associeranno pcl 2• semestr·e del vol~Zente Anno .riceveranno in pl'emio unu nuova pubblicazione del mal!g1o1' generale m etlil'0, dotl. P . E . Mamty1·n. rhf'l por·lA per· litolo: Starli sforico-crilir.i intor no alla menin{lile cr•reiJ7'0·:sJitllale epidemica in !ca/ i a e parcir:olarnum ce ndl'eserct/0 . Sai'S un bel volume d1 oltre 300 pa!!rne i11 8'. LA DtREZlO~I': .


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NOTIZIE SANITARIE -.tato 1&Ditarlo di tutto U B. E1erolto (oomprel& l& 2' o&tegori& nel mele di ottobre 1881 (Gior'n. M ilit. C.ffìc., del 17 maggio 1882). 4211 Enmo negli ospedali militari al t• ottobre t881 (l) Entr ali nel mese :\789 Us ci ti . . . . . . :'>792 97 Morti . . 4111 Rimasti al t• no ve rr.bre 1881 130165 Giornate d'ospedale Erano nelle inferme1·ie di cor po al t• ottobre 1881 1121 E n tra ti nel mes e 6107 Usci ti g uarili . . . . . . 4ft39 • per passar e a ll'ospedale 955 '> Morti . . . . . . . . . Rimas ti al 1• novembre 1881 1432 Giornale d'infermeria . . . 45'791 M01·li fuol'i J egli ospedali e delle infermel'Ìe di cor po . ::24 123 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . . . FoPza m edia g iornaliera della t1·up pa del mese di ollobre 1881 . . . . . . . 179268 Entra la media g iornaliera negli os pedali pe1' 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,04 Entrala media giomaliera negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2). . . . . Media giornaliera di ammalati in cura negli ospeJali e nelle infe1·merie di corpo per 1000 di forza . . 32 Numero dei m o1·ti nel mese ragguagliato a 1000 di fOI'Z8 • . . o,69 (l ) Oapedali militari (principali, au cc uruli, infermerie di pr e• idio •

apeciali) e ospedalì c ivili. (2) Sono dedotti gh a m m al ati pa11ati agli oapetla li dall e infermerte di

corpo.


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Morir ono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di !Presidio, speciali e di corpo) N. 81. Le cause delle morti furono: meningite ed encefalile 1, bronchite acuta 4, bronchi te lenta 3, polmonite acuta 3, polmonite cronica 1, pleurite 5, tubercolosi miliare acuta 2, tubercolosi cronica 6, peritonite 6, ileo-tifo 35, catarro enterico acuto 4, catarro enter ico lento 1, cachessia per aglobulia e le ucocitemia 1, malattia del fegato 1, dissenteria 1, ascesso lento 2, vaiuolo 1, em ottisi 1, altre malattie di infezione ·1 , paralisi ed atassie locomotrici 1, meningite cer ebro s pinale 1. Si ebbe un morto sopra ogni 104 tenuti in cura, os sia 0,96 per 100. Morirono negli · ospedali civili N. 18. Si ebbe un mortG sopr a ogni 87 tenuti in cura, ossia 1,15 per 100. Morirono fuori degli s tabilimenti militari e civili, per ma• lattie 19, per ferila d'arma da fuoco 2, per s uicidio 3.

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SOlv.[MARIO DELLE MATER.JE CONTENUTE NEL PR.ESENTE FA.SCJCOLO.

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tllemorle orl#;lnoll.

17

Aotlurisma popliteo. guarito co l m etodo del Prof. Vaozetti. D. Rossi Fed. Girolamo. maggoe>re medico . . . . . . . · · Po.!J~., · Tracheo1omia eseguìta felicerueole io uu agonizzante per· asfissia . da edema sintomatico della glott ide. - D. Montanari Luigi. . 'a~ tenente colonnello medico . . . . . . . . . . . · · · " ~ I giene delle caserme. - D. Segre !sacco . . . . . . . ' · • · 6~."' C -

IU\'JiiiO di giornali Ila lioni ed Eslèd. lt!VJSTA. MEDICA.

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Influenza dell'.albuminuria sulla tempe ra tura nella tisi. - l ; ) ~ D. Teodoro Wolllams . . . . . . . . . . . . . . . . P g. 7 Le glan<IOie salivali nell'idrofobia. - D. Elsenberg . . . . . • 714 Effetti d ella chiusura delle arterie coronarie - DottoriJCohnheiln e Schuethess-Rechbern . . . . . . . . . . . . . . . . • 716 Sperimenti con le inJ''?.<I)nl di sostanze medicamentose nel tessuto polmonare. - Fraenkel . . . . . . " 718 7 19 Elet.trizzazioue de lla larinl{e. D. Rossbach . . • .La d!agnost fisica della pel'itonite. - D. Fllnl • 721 La bacteruria. - D. Roberta . . . . . . . . . . . . • . . " 72~ La febbrA tifoide con~iderata come una lntossic~tzione fecale. - D. Cuerin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 7;1'1 RIVISTA CHJRUR.G ! CA

La medir.atura coll'iodoformio sul c.,mro di battaglia . . . • Pag. Tetano seguito alla vaccinazione col vac-cino animale . . • · • Contro l'emoo·ragill. parenchìmntosa dopo la fasciatura d'Esmarch. - Wolf . . . . . . , . . . . . . . . . • · » Sul trallamento in gue rra delle ferite dei va.~i sanguigoi. Pro f. Esmarch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • La diagnosi e il u·attamento d ei tumori delia vPscica. • l>ue casi d'avvelenamento per jodoformio. - D. Henry . • Sull'uso de ll'acqua ossigenata io chirurgia. . . . . • Sul t·iassoriJimeuto dei sequestri. - Lannelorgue . . . . . · » Un caso di ernia del polmone attraverso 11 doaframma . . . " Accidenti dovu Li all'impuriLà del cloroformio.- Lucu-Champlonnlere . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . ~

724 i\>5 !!5

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727 i32 i33 ~~~ 737 ., n 3..,

RIVISTA D'ANATOMIA E FISIOLOG!A.

Iroportanta degli albuminoidi n ell'economia animale. - Lleblg. Pau. Presenza der microbi ncll'or:;anismo sauo . . . . . . · · " l.'elettrotono del n ~:rvi nell'uomo vivente- Walledrille e Vlatt•r " Esperimenti sulla pressione intracranrca - Haugn e Schrelber. " ~una contrazione ritmica dt!lla milza. . . . • . . . . . . ,. P.lVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE.

Sopra un caso di dermatosi parassitaria sconosciuta nelle nost re contrade. - Nlelly. . . . . . . . • . . . . . . . . . Pag. Su.lle iniezioni sottocuLanee di jodolormi!o nella sifilide.- Tho7M mann . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . • : • Cura d!!ll'ulcera fagedenica colle Iniezioni parencbimatose d1 7&5 di nitrato d'arganLo - Thlersch . . . . . . . . . . · · " 7(>6 Uso dell'acido pll-ogallico nelle utceri fagedeniche . . . · · " i 57 Parassili dell'ulcero indurito . • . . . . . . . . . · · · • (Pw la oontbtUarfone dell'indtoe, veda•! te,.:a pauìna della ~~DJ)ertfna).


MEMORIE

ORIGINALI

.,t,)!~l?l-4 URISMA

POPLITEO

GUA RITO COL METODO

L PROFESSO RE VANZETTI

Cllntribuzione alla cura degli ·aneurismi veri. Tullo quanto può allargare .il campo delle osservazioni cliniche, onde viemmaggiormenle mellere in evidenza la supcriorilit dei metodi curativi delle infermità , deve essere reso di puLblica ragione onde l'esperienza dei fatti conferisca loro il suggello della pratica sanzi one. Dai più remoti tempi della chirurgi a gli aneurismi attirarono l'attenzione dei primi chirurghi che riconobbero sin d'allora l'importanza loro e la difficoltà di loro guarigione. Antillo, nel riportare il processo operativo di Oribasio e di Paolo Eginela per la cura chirurgica degli aneurismi, vi di ede il proprio nome e da esso presero le mosse i suoi successori per giungere con svariati processi alla cura la più efficace di cosi grave malattia. · Valsah·a, Assalini, Morgagni, Guattani, Scar·pa, Rossi, Riberi , Porta , Vanzeui , Cini:;elli, Signoroni , Rizzoli fra la numerosa schiera dei so mmi chirurghi italiani che cooperarono allo studio degli aneurismi ed alla ricerca dei migliori metodi di loro cura o guarigioni, tracciarono una luminosa via che 43


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A:'iEL" RISll:\ POPLIT.EO

conduce il pratico moderno al metodo preferii.Jile per la cura degli aneuri smi Yeri. Il processo di cura dell ' illustre Yanzelti da Padova applicato nel caso sottoesposlo, col risultato conseguito , illustra , confermandolo, il metodo da lui preconizzato. llii.Jet Francesco, guardia di P. S. , nactJUe, io l)crosa Argen tina (provincia di Torino) nel 483 1; figlio di madre epilettica non a vera ereditalo cosi triste relaggio morl10so; immune da morbi gentilizi , godette sempre fl orida sanità laYorando ad ogni sorta di ocwpazione, come suole accadere ai tli>.P.rerlnli del la so1·le che eampano !:l loro esi~ l·~ nza col lavoro più proficuo che loro si prese nta. Il grave peso della co:;crizi one lo colpi a 2·1 ann i nel 185t assoggettandolo alla "i la m il itar e; fu allora arruolalo nel 7° reggi men Lo di fanlcria, seguendolo in tutte le ~ u e vici~ ... itudini sino al 181>7 :-enza mai ammalar:;i. Hitornalo alla Yila militare all'epoca del risorgimento patrio (18:i9) consegui il grado di :;ergen te durante la breve e brillante ca mpagna contro gli au striaci. Segui il suo reggimento nelle vari e fa si del 1860, ed anni ,.;uccr:~s ivi, nell' ltalia meridionale, o ve prese alli' is:;ima parte

all a reprc.~si onc del b ri ga n la~gio . l'rese quindi parte alla campagna ùcl 18liG, contraendo solto Mantova la infezione malarira che gli ùurò per ben 13 mesi. Ultimato il suo servizio nel 1869, otten ne il suo congeùo definitivo ùal scn-izio militare. Anezzo alle ru vide fatiche della vita militare, il Ri bet male si aùa ltara ad altro gener(' di esiste nza, eppcrciò nel ·1810 si arruolò nel corpo delle guardi e di P. S. in '1 ilano. Sinu al giorno di sua entrala nell 'ospedale militare di ~i­ lano (l ~8 1 ) f~re sempre un scrrizio alliro, ben rarnmen te intcrrollo, addimostrando col fatto di qual fìbra forte ed instancabile cs.-o fo 5se dotato.


Gt:A IU TO COL METODO DEL PROF. YA:'iZETTI

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Nel corso di qu esta sua fati ~o~ i ss i ma esistr nza il Ri bel ebhc a sofTrire, oltre alla sunccennata infezione malari ca, una polmonite felicemente supr rata: contrasse la s(·ahuia e !'OfTer,;e di ollalmia curata nello ::.pedale di Cagliari, ave;nùoue per reliquato una sinecchia pos teriore, probabilmente per iriuite pregressa. Ma ciò che più è inl e res~anle nella lallispcc ie, si è la frequenza colla quale esso contrasse ripetute volte la infPzione celtica sin dal •18ij9 e che sino a poclii mesi or so no r·~c idirò num e ros i ~s ime , ·tdtr rnalgrado lulli i tentativi ùi cura da lui falli per non interrompere i suoi srrvizi. Però nel ·18().::? r;.:li ebhc a so fTrire di poliartrile reumatica con complicanza silil itica che lo a;;soggcllò a lunga cura prillla di guarire. Hi beLentrava nello spedale mil itare di Milano aùcli 3 novembre 188 1 e venira a;;segnato al reparto di chirurgia dal solloscri llo diretto. Di statura normale (m. 1 ,GO ) di temperamento linfatico n erv o~o, di costituzione fi sica gracile ma robusti ssima, la sua cute è liscia, normalmente colorita, compaua ne è la musrolatura; al capo osservansi tortuose e saglienti sotto la pelle le arteri e temporali li evemente ateromato~e ; all'occhio sinistro nolasi la suaccennata sinecchin; il torace mostrasi normale, ben SYiluppalo; l'add ome presenta verso l'inguine dc:;Lro un tumore costi tu i Lo ùa ern ia i n Lestina le dichiaratasi or fnn no sette anni. Il Ribet nssrrisce di sentirsi sempre bene e di non mai sentire incagli sia nelle funzioni della vita vegetativa, come in quella della vita di relazione. E;;aminal o altPotam ente il sistema circolatorio del sangue riscontrasi che l'apice cardiaco pulsa al 4. 0 ~ pazio inlercostale, un pu' all'esterno dell:\ linea mammillare :)ini;;tra: l' o llu ~ i til


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ANEURISM.\ POI'LlTEO

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cardiaca è mascherata da enfi sema polmonale; l'impubo cardiaco è forte e vibrante per iperergia cardiaca abituale. Tutte le arterie accessibili alla esplorazione digitale presentansi più o meno dure, rigide ed ateromatose. La temperatura del suo corpo è normale ( 37° C). Nella regione poplitea destra l'arteria omonima offre un ,·olume che si giudica quasi doppio del volume nor·male con pareti dure e re:>istenti, ateromatose, per cui la pulsazione dell'arteria di questa regione c vibrante e violenta, presentando all'ascoltazione un lieve rumor di soffio, isocrono col polso radiale. La regione poplitea sinistra presenta anch'essa l'arteria voluminosa, dilatata al doppio del calibro normale, con pareti dure e resisten ti, pulsanti con impeto violento. Nella parte superiore del polpaccio della gamba sinistra, propriamente al limite dell'arteria poplitea (apice inferiore della. losanga poplitea) vi è ingrossamento del polpaccio che è più. voluminoso del suo corrispondente destro. Questo in}!rossamento si estende a tullo ilterw superiore del polpaccio occupando la metà posteriore della gamba. Pul~ante, come c vi:;ibile ad occhio nudo, l'esplorazione digitale di quella tumefazione giunge a determinare un tumore della grossezza 111aggior·e di un gro!';SO uofo di gallinacc io. Molle, compre;;sihile, lluttu\lnte con pulsazioni a forte impulso, isocrone a 'luelle dell'arteria radiale, que5to tumore scompare quando vi ene efficacemente compr·e$sa la sovrastante arteria e col suo sw mparire scompaiono pur anche le sue pulsazioni. All'ascoltazione collo stetoscopio si percepisce nel tumore un rumore di soffio isocr·ono col polso radiale . Le congcllure di aneurisma dell'arleria _poplitea rengono ma;;giol'lncnte accertate e conrermate da questi ca ratteri direi quasi patognom onici dell'aneurisma r cro.

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GUARITO COL METODO DEL PROF. VANZETTI

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Alle interrogazioni mossegli sulla origine di questo suo male, il Ribet asserisce d' essersene accorto presso che un anno prima col sentire dolori in ambi i polpacci della gamba,

ma più acuti però in quello sinistro; attribuiva egli tali dolori più a stanchezza che ad altro, per cui vi diede ben poca at.tenzione. Qualche tempo dopo sentì dolori acuti e tereberanti lungo ì l tragitto del nervo tibiale posteriore che si dileguavano col riposo. Ciò l'indusse a consigliarsi con persone dell'arte, ma senza far vedere la località dolente; ne ebbe per consiglio di . . •n posars1. Tirò innanzi come meglio potè sinchè l'intensità dei dolori nella gamba e nel piede sinistro lo obbligarono a farsi visitare. Ne riportava alla visita meàica. l'ordine di entrare allo spedale militare, trattandosi di malattia seria. Eù invero la era un'affezione hen grave che la sua fisica robustezza aveva potuto sopportare impunemente, continuando nelle diuturne sue fatiche. Qtticl agendunt? L'individuo presenta un'alterazione grave nella tessitura delle pareti arteriose che trova sua spiegazione nella vita di strapazzi continui a cui fu sempre assoggettato il Ribet e che egli combalteva coi pretesi cordiali di suo genere, ma che non era altro che l'abuso delle bevande alcooliche, benchè non fosse dedito all'ubbriachezza. Vi è inoltre la complicazione della condizione generale sifìlitica di esso, la quale certamente ha non poca influenza sulla degenerazione osservata nelie arterie che per un lento processo flogistico subirono alterazione nella loro organica tessitura. La compre::sione digitale era, fra tutti, il miglior metodo preferibile in tale frangente. In ciò convennero il colonnello


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A~EU RlSMA

POPLITEO

med ico direllore, ed il lenente colonnello medico cav. Mont:uwri. Stabilito il metodo di cura non v'era altro che a dispone per la sua immediata applicazione. In tal circostanza fu richiesta l'opera dei tre soldati di sanità laureati in medicina e chirurgia, volontari di un anno, dottori Villa Enrico, Ripamonti Domenico e Rocchi Camillo, i quali usarono non comune intelli gente soll ecitudine nel praticare per un ben lungo tempo la più raslidiosa opera alla quale possa essere assoggellalo un medico . I l giomo o norembre ,188·1 si ~mmin i s trò al Ribet un infuso di digitale, riducendolo a leggero nutrimento ( qu<rrto vitto). Il 6 s'incominciò all'u na pomeridiana la compr·essione digitale dell'arteria femol'ale su lla branca ol'izzontal e sinistr·a del baccino per opera dei sullodati dollori, alternandosi ciascun di loro onde non fosse interrolla la compressione ed in pal'i tempo oitenessero il necessario riposo. La compressione fu sempre continuaLa. Il giorno 7 all e ore 3 pomeritlinne si r iscontra un principio di coagulo dopo 26 ore di compres:~ i one. Il gior·no 8 alle 3 pomeridiane il coagtiio verificato il giorno antecedente va sciogliendosi. Si insiste nella compressione della femorale sinistt·a. Il {liorno 9 alle 7 1/ , antimeridiane. Si vet·ifica nuova formazione di coagulo; restituendo al vaso la corren te sango igna sì sente diminuita la pulsazione nel tumore aneurismatico, ed alle 3 pomeridi ane il coagulo si era mantenuto. Erano 81 ore che continuava non intenolln la compressione sull'arteria ed alle i O pomeridiane si lasciò riposat·e il paziente. Il .giorno 1O. Il coagulo persiste, però continua la compress,ionc con intenuzioni metodiche di un quarto d'ora per


GURITO COL li&TODO DEL PROF. YA~ZETTI

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ogni ora. Dopo 92 ore di compressione sembra voglia consolidarsi per in ti ero il sacw aneurismatico, e perciò per dare il neeessario riposo al paziente si decide di sospendere la compr~ssione, previa una fasc iatura espul~iva e leggermente compress iva dell'arto inferi ore fino al di!;opra del ginocchio. Il giorno ~ 1 alle ore 1 antimeridiane. Il tumore aneurismati co è consolidato, per cui invece dei suoi segni precedenti pre~enta~i duro, bernoccoluto li evemc~ te, compatto ed anche spostabile rra i circu mambienti tessuti: però nel centro di questo tumore si percepisce una li evissi ma pulsazione. Per tale considerazione, e per far cessare questa pulsazione che fa temere una causa di rammollimento per i coagu li ottenuti, si continua la compres~i o n e, sempre hen sopportata dal paziente e che egli stesso pratica sotto la direzione dei medici volontari di un anno. Alle ore 9 pomeridiane, dopo ·f 06 ore di compressione si giudica com·eniente, onde non aumentare l'edema manif":"slatosi alla gamba od al piede sottostanti , di sospendere la compressione e sostituirvi una fasciatura espulsiva e compressi va sull'arto stesso. Il giorno ·f2 al le ore 7 antimeridiane. Le condizioni del tnmot·e sono identiche ed immutate. Si riprende la compressione e sembra che il consolidamento del tumore progredisca, per cui alla ser·a, dopo •f 16 ore di c0mpre=-sione la ~i sospende di nuovo sostituendovi la !>-Olita fa~ciatura. Il giorno l 3 alle ore 7 antimeridiane. Invariate essendo le condizioni del tumore, si ripete la compressione (totale ore 1~6 ) e la soli t<• fasciatura verso sera. li giorno H alle ore 7 antimeridiane. Identiche condizioni dAl t..umore e medesime operazioni (totale 136 ore dj compressione digitale). [J giorno ·l 5 alle ore 7 an ti meridiane. Come il giorno precedente (totale ore 14-G).


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ANEURlSlfA POPUTEO

Il giorno 1G alle ore 7 antimeridiane. Dopo 156 ore di compressione digitale, colla interruzione di notte tempo, il tumore trovasi nelle identiche condizioni del giorno 12. Il giorno 17 alle ore 7 antimeridiane. Abbenchè si sia ottenuto il consolidamento del tumore aneurismatico, non dimeno all'attento esame si percepisce una leggerissima pul sazione ondulal<•ria nel ~entro del tumore. E ciò dopo 160 ore di compressione. La stanchezza degli assistenti e del paziente inducono alla sospensione della compressione digitale e si ricorre alla' compressione colla fasciatura elastica d'Esmarch, consigliata dal signor colonnello medico direllore. Però il caporiparto nell'applicare questa fasciatura evita di stringere troppo i giri della fas1:ia onde non interrompere totalmente la circ~azione col tubo assicur~lol'e. Però il paziente non sa resistere e per ben due volte nella giornata la si dovette rinnovare rimellendola più rallentata. Il giorno 18. Le condizioni sono ~empre stazionarie, il paziente non tollera la compressione colla fascia elastica benché applicaLa con tutte le avvertenze possibili. Il giorno 21 alle ore W antimeridiane. La compressione colla fascia d' Esmarch vien tolta senza che si abbia ottenuto la scomparsa della pulsazione nel centro del tumore consolidato. Epperciò si ritorna alla compressione digitale di giorno sospendendola di notte, previa la primitiTa fasciatura espulsiva con bende di tela. Il giorno 2'.2 alle ore 5 pomeridiane. Dopo •177 ore di compressione digitale si ha la soddisfazione di constatare che il consolidamento del tumore è completo; esso non pulsa affatto ed è indolente. Si sospende quindi la compressione, previa la solita fasciatura mantenendo sempre il paziente alla dieta leggiera (quarto vitto). Il gior·no 23 alle ore 7 antimer·idiane. Con dolorosa sor-


GUARITO COL METODO DEL PROF. VANZETTI

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presa si constala nella regione poplitea stessa un altro tumore fortemente pulsante che prima non esisteva, essendoci, come già si disse, la dilatazi one aneurismatica de! l'arl1win poplitea in tutta la sua lunghezza. Questo nuovo tumore aneurismatico non può e!\sere che un nuovo aneuri sma sviluppatosi lungo il tronco arterioso e la causa di questo suo sviluppo così rapido sembra dov~rs i attribuire. p1·imieramente all'ostacolo sofferto dal sangue nel circolo giungendo al tronco tibio-peroniero, forse occluso totalmente dal coagulo, secondariamente alla condizione speciale di struttura delle pareti delle arterie, spiccatamente ateromatose. Il succ.esso ottenuto col consolidamento del tumore aneurismatico induce a perdurare nel cercare di ottenere il consolidamento del nuovo tumore colla compressione digitale. Ed urge tanto più ottenere questo intento in quanto che il nuovo tum are potrebbe far perdere i frutti ottenuti sinora. Si continua pertanto la comp1·essione digitale onde estendere il coagulo anche a questo nuovo tumo1·e pulsante. Alle ore 5 di dello giorno si avvertiva di già un principio di consolidamento nel nuovo tumore per cui erasi ridotta alquanto la sua pulsazione. Il giomo 24., ore 7 di mallina. Il nuovo coagulo si (lrganizza sempre più. Il Ribet prestasi egli medesimo comprimendo l'arteria femorale durante la notte . Si constatano i progressi del rapido consolidamento del nuovo tumore aneurismatico. La circolazione collaterale dell 'arto sembra ormai stabilita. Nell a scorsa notte il paziente senti molestie vaghe nel cavo p opliteo sinist1·o, mole!'Li e che ccs~aron o colla compressione della femorale . Egli sentì pur anche torpore al dito grosso del piede, punture nel calcagno ed insensibilità tattile della cute. Onde evitare la diffusione del coagulo troppo verso il centro della circolazione si arrestò la compressione della femorale alle ore iJ pomeridiane.


La compre-sione, continua nei primi giorni e quindi inlermiltente, a vera durato in tulto 1fJ7 ore. Durante questa cura il Rìhet fruì srmpre di eccellenti condizioni di salute allo infuori dei li eri disturbi locali suaccennntì. Non ebbe mai febbre, le funzioni organiche si compierono sempre normalmente; nondimeno esso fu sempre tenuto a Sl'arso vitto (quarto di porzione). Desso si pre:;tò sempr·e volentel'oso al metodo di cura adoperato, tollerandola perfettam ente e cooperandovi qualche volta. Il co n ~ol iòam e nto del tumore aneurismatico si mantenne non solo, ma nei giorni successivi si potè constatare la sua maggiore durezza ed il suo rimpìcciolìmenlo prog re~sìvo con forma ovoìdea li evemen te bernoccoluta. Un co:'i felice risultato suggeri sce naturalmente l'applicazione del metodo usato per la cura della dilatazione aneurismati ca della arteria poplitea destr·n. Il giorno 24. novembre alle ore 8 pomeridiane principia la compressione digitale sulla femorale destra. I giomi ?5 e 26 continua senza interruzione. Il giomo 27 al le ore 4 pomrridìnne, preYia fa sciatura contenliYa ed espnlsira si sospend e la compr·essione onde concedere r·iposo al paziente od agli as:'ÌStentì. Er:ano 68 ore che dm·a1•a la compressione senza internlzione. Il coagulo non sì sente ancora nella dilatnzìone aneurismatica, ma sì può arguire che per lo meno sìasì dìggiit deposto dai coaguli alli vi lungo la parete in tema dell'arteria, poichè la sua pulsazione ha perduto quell'urlo suonante che erasi dianzi constatalo. Jl giorn o 28 alle ore (ì antimeridiane, si riprende la com-


GU..UliTO CO L ~l ETODO DEL PROF. YA:'iZETTl

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pres~ione per sospendcr·la durante la notte, previa

la solita

fa sr.iatura dell'arto. Il giomo 29. Come ieri. Il giorno 30 alle ore 7 antimeridiane. Continua nella giornata la compressione interrompendola di notte. Si incomincia ad a,•vertire un tumot·etto consi~tente in luogo dell'aneurisma; però vi si sente sempre la pul5azione benché di intensità minore; 96 ore di compressione. Il 1 o dicemure. Si continua di giorno la compressione. Il consolidamento dell'aneurisma aumenta e la sua pulsazione va sem pre scemando maggiormente di intensità. Nei giorni seJuenti sino al giorno 7 la compressione continua, come per lo passato, solamente di giom o, ferme ed invaJ·iate rimanendo le condizioni del tumore aneu1·ismatico. Il giorno 7. Sono ormai trascorse H>l ore impiegate nella compre~s ione digitale della femorale destra. Si ottenne il consolidamento del tumore; però l'occlusione vasale non è completa, per cui la pulsazione di esso è ancora percepihile, ma in modo velato e !'fuggevole. Le cond izioni del Ribet richiedevano un riposo dopo sì lunga e paziente cura. Si sospese la metodica compre:<sione affidando al paziente stesso la cura di comprimersi h f,,morale nelle ore di riposo.

Al fine di favorire il ritoi'Do pmgre~s i,•o delle sue forze gli si consiglia d'incominciare ad alzarsi. Il giorno 4·! . Il Ri beL ha riacquistalo buona parLo delle . sue forze e desiderando egli di essere dimesso dall'ospedale, riconoscente della guarigione consegu ita, si aderisce alla sua dimanda ed egli esce con dichiarazione di inabilità a servizio nel suo corpo. I l distinto giovane doltore Em·ico Villa sunnominato, nel comunicare al sottoscritto le note cliniche degli ultimi giorn i . di cum, le accompagnava delle seguenti osservazioni:


1384.

ANEtlRISMA POPLlTEO GUARITO COJ, ~IETODO ECC.

4o che esaminato attentamente il cuore del Ribet si sarebUe constatato che il primo tono si percepisce bene, e che il secondo alla regione aortica si sente principiare con leggicro soffio che perdesi poi insensibilmente, a differenza di quanto erasi osservato al suo ingresso allo spedale, avendo in allora constatati normali i toni del cuore. 2° che ambidue le arterie femorali, prima norma.li, si trovarono dopo la cura pr·aticata alquanto più dilatate, e di esse maggiormente la destra. 3° che la carotide pr·imitiva sinistra. vibra più della norma, mentre la destra alla sua biforcazione presenta già

distinto un gozzo aneut·ismntico. 4° che malgrado l'indubitata generalità della malallia nel sistema arterioso del paziente, manca l'anello corneale senile proprio a chi è an·etto da ateromasia delle arterie. Ebbi occasione di vedere più tardi il Ribet e lo trovai in floride condizioni fisiche. 'Perdurava il consolidamento dei due tumori aneurismatici poplitei che erano sempre duri ed atrofizzati. Riscontravasi però il lento e costante progresso della dilatazione aneurismatica dell'arteria carotide primitiYa destra e di ambo le arterie femorali. Il risultato ottenuto dalla compressione digitale ne prora maggiormente la sua effìcacia nella cura degli aneurismi veri o spontanei , purchè essa venga. adoperata opportunamente con insistenza e perseYeranza. e ciò tanto più se si voglia considerare, nel caso riputato, le condizioni ateromatose del sistema arterioso del Ribet. Fehbraio 1882. Dolt. Rosst FED ERTCO GERO:LAliO Maggio r a Medico.


TRAOHEOTOMIA ESEGUITA FELICE~1ENTE

IN UN AGONIZZANTE PER. ASFISSIA. DA EDEMASINTOMATICO DELLA GLOTTIDE

Correva il secondo giorno del mese di ottobre dello spirato: anno, allorchè certo Pomponi Quirino, caporale del24- 0 reggimento fanteria, ricorerava all'ospedale militare di Milano per

calat·ro laringeo. Questo individuo di temperamento linfatico di discreta costituzione fisica, senza abito morboso prevalente, ma un pow tendente allo scrofoloso, asseriva d'aver sofTet'lo nell'etit di selle anni di febbre gastrica, guarita senza alcuna successione morbosa; e che a diciotto anni comrasse un'ulcera dura od infettant e al glande, per la quale ne susseguì un'adenite inguinale sinistra passa ta ad esito suppurativo, e di cui conserva ancor le traccie per una cica trice inegolare e per ingorghi glandulari al surriferito inguine. Tale è l'anamnesi remota del Pomponi il quale dichiarò . d· essere stato dopo questo tempo sempre sano fino a due mesi. prima dell'entrata sua all'ospedale, epoca nella quale incominciò a risentire soltanto un po' di rancedine, della tosse p i ullosto secca dapprima, e ad avere la voce gradatamente alquanto fio ca.


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TRACIIEOTOliiA

A questi sintomi, allorchè entrava all'ospedale, debbon si aggiungere i seg uenti: cataiTO laringeo, ma senza e:::creato puriforme nè emorragico o striato di sangue; bruciore al laringe ed un po' ùidolore nellacompressione della cartilagine tiroide, ma senza disfagia, senza disturbi od irregolarità nella rcspi razioue; non ina ppe t e nzr~, r~pi ressia completa, as:-enza di afte orl ulceri alla lingml ed alle fnu ci . non efllorescenze cutanee, non tloluri osleocopi o reumatoidi; solamente unita11ente all'ingorgo inguinale sinistro dehbesi a~giunge re un marcato ingrossn mento delle glandule epitrocleari. La dingnosi falla fu di catan·o laringco ap irellico; e circa all'eziologia t•onfrs~o ch'io rimn:;i incerto, :wvegnacl1è non sapeva se ùovC\"il attribuire la malaltia alla sta gione, agli sforzi od alle grida nel comandare la mnnon-a , od a qualche localizzazione, non obhi euivamente palese, della so fTerl~ infezi one venerea. li fallo i'la che co nsideralo non esser la detta forma ne acuta nè apparentemente grave, mi limitai a. somministrare sol l ~llllO una decozione mu cilagin o~a espelloranle cd a praticare una fri1.ion c mi~ta di belladonna e mere.urio al larin!!e, " e ~o Ha di que;;tn pomata apporre un cataplasma di linseme. ln quanto ulla viLLitnzione, avendo il Pomponi dichiaralo d'aver nppctito, gli prcscri ~s i il quarto vitto col cafTè e !alle fin ùal suo primo ingresso all' ospedale, ch'egli continuò a mangia re lino all'epoca del suo aggraYamento: Co,;i pas~ò il primo , cosi il SL'tondo giot·no, senza ch'egli avrs,;c a ri ~c ntire akuna modifi cazione nell'andamento della sua lllnlallia , alll,rthè nelle ore pomcrid i;~n & del terzo giorno, se nza alcun pro<lrom o, e con !'orprei'a di quanti l'nni ciuaYt1IIO , venue improni ~nm e nte <H·Sal ilo da ortopnea . Per con~egue nza , visto da i viciui seduto su l letto e minacriato di so(-

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ESEGUITA FF.LI CE lfE:"'TE IX UN AGO:"'IZZA:'iTE ECC .

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fot.:a zione, venu c sostenuto eù aiutato intanto clte il caporale del1·iparto con·ern a ch ia mare l"uflicial e meùit.:o di guardia. l i vellicamento all'ugob1, gli eccitanti, l'inalazione d":unrnoniaca, i senapi~mi, non valsero a portare alcun sollievo; ma per lo contrario osservaudo que:;ti un notevole progrcs;;ivo e rapiùo peggioramento, _mandò to;;to in cerca di me per infur· marm i del pericolo in cui versara il PomjJoni, e perchè giunge$si tosto per provvedere in proposito . l'i el volgere di poclli min11ti, proHcduto della uusta orùinaria degli islrum euti chirurgici, giunsi di corsa da casa all'ospedale ove trovai il Pomponi nello stato :;pguente: volto cianotico e rovesciato ali 'inùi etro, ocd d se michiusi c roteati in alto; tronco sostenuto da un aiuto ed abbandonato all'indietro; mani fredde e cianotidte, pieùi pur freddi e pu r anco cianotici; res!Jirazione gutturale e sibilante, ed a lunghi intrn·alli e qu:<5i a sus:'ul t.o, con i ~ ['iraz i o ne a s~nc i ata a rantoli ùronco-trarhcali marcati s:simi; polsi rari ssin1i, piccoli, imperceuihili ed irregolari;;::;imi; perdita di coscienza; Lermngenesi generale abba ~"ata e pelle cosparsa di suclore, con in:>ensibilita Lenni ca e tlolorilìca ; insomma tale un compl esso di fenomeni da coslituire l'agonia per meccanica nsfiss ia. In pre·enza di simil e stato, e visto che l'urgenza non lasc:iavami tempo di convoca re per uua consullazione i colleghi, pre:;i con~igli o soltanto dnl mio criterio, per cui senza altro e col semplice aiuto del caporale di sala e di un infermiere, intanto che allendera la canula di lraciJeotomia mandata a prendere nell 'armamenlario del med ico di guardia, 01i accin si a praticare l'operazione che era p er me l' unica :lncora di sal,·ez.za. Fatta una piega orizzontale nel terzo inferiore della regione sotto ioidea, colla parle mediana e taglienle del h isturi appuo-


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THACIIEOTOMIA

lato, praticai un'incisione verticale della cute che riesci, abbandonala la piega, dell'estensione dì circa cinque centimetri. Scoperta in tal guisa l'aponeurosi cervicale superficiale, apparvero rigonfie di sangue le vene giugulari anteriori e quelle del plesso tìroideo inferiore; nella linea mediana, quasi in un rare privo dì vene, esaminai coll'indice se per :tnentura si veriucasse l'anomalia di qualche ramo arterioso, a mo' d'esempio della tìroidea med ia, della anche arteria del Neubauer, ed assicuratomi che nulla vi are,'a di LuLlo ciò, piantai la punta del bi sturi nella trachea col taglio rivolto in alto, e dal basso in sù incisi tre anelli della trachea, es tra~s i il bi sturi, e nell'apertura falla introdussi l'indice della mano sìnìstm; ma non a ,·endo ancora in pronto la cnn ula, e riconoscendo che la vita qcl Pomponi sfu ggiva e che perciò non vi aveva più tempo da perdere, sulla guida del dito introdussi una pìnzella da medicazione, l'aprii in modo da lasciar dilatata la ferila; introd ussi in trar.hea un catetere metallico da donna cil e tenevo nella mia busta, ed insuffiando aria nella trachea, praticai l'aspirazione del muco leggermente sa nguinolento, il quale abLondantemente esisteva nelle vie aeree, e che potei estrarre uon senza marca ta avversione, avvegnachè arrivò perfino ad invadermi la bocca; ma astrazione falla di tale incidente, potei co:;i rìescire a libemre la trachea e facilitare la respirazi one artificiale, che fin da principio mi era impedita per la notevole quantità dì muco che ingombra\'a l' asperarteria.

Veniva da diversi minuti praticata la respirazione coll' innal7.amento delle braccia o coll 'insufilazìone d'aria nella trachea mercè dell'indi cato catetere, allorchè mi venne arrecala la canula che ullendeva. L'introdussi tosto e l'assicurai con due fettuccie intorno al collo; continuai la resp irazione artì(iciale, ma ~o n uen poco risultato, sebbene fossero sta te aperte

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ESEG(jJTA FELICEUE:'\TE JN U~ AGO~JZZANTE ECC.

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le finestre, praticate frizioui se•'che al pello, e venissero tentate eziandio delle inalazioni di ammoniaca e con questa anche ùegli eccitamenti nella mncosa sch neideriana. Dopo una ml'zz'orn ci1Ta però verifìcos:;i qualchP- liere e rara ispirat.ione, ma pe rsi~ tPva sempre la cianosi, l'imos!"ienza ed il collasso; laonde un a!tro collega giunto dopo il mellico di guardia, temeva rorle, pello stato grave ed imponente in cui versava il nostro antnwlato, che si potesse, nono:>taole la eseguita operazione, riescirc a salvarlo. Alla fin fine colla persistente applicazione dei mezzi surriferiLi , a grado a grado i polmoni ripresero le loro funzioni; il circolo lentamente si riordinò, le facollà percettive ed intellettuali debolmente si reintegrarono, di guisa che dopo un'ora circa il Pomponi, senza aver sentito alcun dolore, senza essersi accorto dell'operazione subita, si destò come da un sogno indifferente, senza ricordarsi nemmeno delle fasi burrascose per cui do velLe attraversare la sua materia, in un colla sua ps1~che. Passarono diversi giorni, delle settimane e poi dei mesi ed il Pomponi respirava bene mercè della canuta e vero, ma fu sempre afonico, e non potè mai privarsi della detta canuta nemmeno per un istante contro il pericolo ognor sempre persistente di essere di nuo\·o assalito acerbamente dalla minaccia di soffocazione. Se debbo concretMe il mio concetto in ordine al processo morboso che determinò il pericolo in cui incorse il nostro infermo, credo vi abbiano molte e buone ragioni per dover ritenere che in conseguenza d'un processo infiammatorio probabilmente di natura sifiliti ca, e circoscritto alla glottide ed alla epiglottide, siasi manifestato un edemp acuto delle delle parti; edema che in seguito potè trasformarsi in laringite parenchimatosa, estesa anche ai legamenti epiglottici, e che perH


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TRACHEOTOlll A

essersi l'e~s nd nz ic> u c trasformata po!;ria, co l lungo r olgrr del tempo, in t es~ uto conneuivo fibroso, n!Jùia. determinato alla perline la stcnosi gloLtiùea e l'anchilosi della epiglouide. Difalli collaringoscopio non potei mai ricsc ire a. veclere l'apertura laringea, co me al tresì non r cnn cmi mai dato, coll'ahhassamentc> cleli a hase Ù('lla lingua, di poter sol !t~ rare l'cpiglottitle, con dizi one poi che non riescii Jlelllll1nnco a riuccre coi tentati vi di soli era 111 r nlu praticati culi' un r.ino copPrlo del Graefe. A tentare la risoluzione dei postumi elci pretlell o prncesso morho:;o, olt re ai rimedi tvni ci cd analetti ci dei primi giorni, r ime.;sosi in forza, renne as~oggcttato il r omponi nll a cu ra ri:->oh ente col jod n1·o potassico e coll e fri zioni mcrcuriali alla parte esterna del lariuge, anche, ripeto, pel rille:;so della proLabile origiu aria inlluenza celtica ; ma poco o nulla potè ettenersi. Laoude correndo il terzo me:;e t.li degenza all'ospedale , r enn e proposto a rassegna di riman ùo ed inviato in seguito fino a llorna in seno alla propria fami glia. I n omaggio al vero dcii ho avvertire però, che negli ultimi giorni il Pomponì acqui stara uu po' eli voce , e t: he rltimlc•ndo co l dito l"apL'rtura dell a ca nu la potcr a anche parlare e farsi in tende re ati una certa di,;ta nza, al contrario dei prim i tempi che era assolutamente afoniro; ma tulla,·ia egli non potè ma ì, tolta la canula, co mpiere conrcnicntcmcnte la respiraziooe, pct· cui fu giorofnrza l:wciargli ela in po::Lo e concedergliP ia come mezzo inrli spen::ahile alla :ma l'sistcnza. Colla prevalente ìncrcdulitit, e dirò megli o, collo :-cetlici:;mo del rantato progresso moderno, che per Laluni titoli è reale, e forse non ~ fu or di luogo, cd illl ~ h e in part e ha la sua ragione di essere, se qualcuno crede6se per anentura di asserire che qu e ~lo indivi duo sarebbe sopraçi ssuto egualn> cnte senza operatione, c tito per ciò questa potcra essere almeno superflua,


ESEGt:lTA FEI.ICEJIE~TE I ~ l::'i AGO~IZZA:'iTE };CC.

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se non inopportun a, potrei ri,;pondrre colla ma:-'-ima franchez:~,a e co u una persuasihnCindiscu tihile come tale giudizio non sia punto conform e a vcrit ;1. E taio as::crlo posso di l e~g i e ri ;:enza :-~mhiguil.il e t' irconlocnzioni cu r·ial esc!l e so;::tenerlo as:-ai agcvolrncute, e dirò anche con ben poca e non diflit:ile diniC'llica qunlorn si punga pensiero alle seguenti cunsiùer;jzioni, cioL' : ,1o Ch e il Pompon i era in preda ad a~fissia; 2° Che trorarasi priro di co.;ricnza ed in istn to di pirna in ~cnsiltil i t it, r pno~si di re d-i r er;J agn11ia; tanto è vero ch' egli non ricorda va ;1ITatt n lo stato Hto al momento dd l'operazione, e cltc dirltiaru in ~eguiio di non arcr a\TCrtito per nulla il dolr.re dPIIa Lrad trololll ia so5tennta; 3° Che si a rco r~e su lt:'tttto del ;:: uo stato ad opcrnzione finita, e dopo e~scrgl i s l ~tla pralirata a lungo la respirazion e artifi cia le ; 4. 0 c questo co"titui:;ce l'argonwnlo più pcrsttasi ,·o ctl allcndibilc, chr ogni qu:llrfJ ita r crmr tolta la canuta dalla trachea: allo scopo di a"si•;urar:>i se la laringe si fa ceva permcal•i le, onero per rimctl crne una nuom per pulil'e quella già esistente, so non si e;;eguira cotlr,;to cam bio (·olia nw,;~i tna ;::olleri ludinc, il J1 ompuni venira a ~::alito di nuoro da accc..;so di a~fi,;s i a, il fJII <l le si nppalcsara con alTauno eli respiro, cianosi manifc,;ta c gr::t1colazioni e;;primenti snlle('i lazione dell o infermo per ripri stinargli la respirazione mediante l'introdu zione norell a della canuta traclteale; 5° Fina lmente che dopo tre mesi dall' esrguita opcraziot1P, e dopo che il Pomponi r enn e riformato, partì dall'ospedale ten endo ancora la ca nula in posto , dappoichè, ripeto, quantnnque le condizioni fon iche, ma molto velato , fossero in parte migliorate. cionullameno tale era ancora la coa rtazionr della glott ide e·la poca mobilità della cp iglolliùe, òa non la5ciar passare ancora ar ia a sufficienza pel compimento degli alli della respirazione . E dopo ciò io credo che non facc ia d'uopo di molta perspi-


u9t

TI\ACIIEOTOMIA ESEGuiTA FELICEMENTE ECC.

cacia per comprendere ed ammettere che se non venim senza indugio eseguita la tracheotomia, il Pomponi sarebbe senza alcun dubbio spirato imm ediatamente, e segnato nel numet·o dei trapassati di quel giorno. Ed è tanta e si fondala tale mia convinzione, che non posso condannare all'oblio tale operazione chirurgica, la quale, mi concederete, se non presenta pell'operalore una grave diffirolta, non cr.ssa di rosrituire per ciò un nuiJro trionfo della medicina operatoria.

D. L. .MONTAN:\Rf Tt>nente colonnello medico.


IGIENE DELLE CASERME ;::; "" g

::::

L'esercito nostro per cause eli malallie son·re annualmente delle perdite molto rilevanti. Un tale fatto non è nuovo, uè soltanto adesso avvertito. Molti egregi e distinti colleghi ne fecero di giit argomento delle loro elucubrazioni, che sotto form a dì el <~ bora te Memorie, videro la luce nel Giornale di medicina mili tare. Ci ò non toglie però che il fatto mentovato non cessi di c~se re meritevole della più seria considerazione. A noi, medir i militari, specialmente ~ pella il còmpilo di studiare, indagare, svelare le cagioni morbose, scevrare quelle inseparabili dal mesti ere delle anni , e po:;sibilmente modificai.Jili colla sola aLitudine, da quelle altre che sono legate a condizioni removibili e che perseguitate incessantemente :;i può sp erar~ di

vedere un giorno, se non tutte tolte inli eramente, in grande parte almeno eliminate. Fra queste ultime ritengo ed annovero i poco felici alloggiamenti dei nostri soldati; ed ecco il percltè ne ho intrapreso lo studio, di cui il risultato farò argomento della conferenza di quest'oggi. Non dirò di certo cose peregrino nè nuove, uensì cose delle di già da Yalenti igienisti , e su di cui ebhi io pure a fare sentire la mia umile voce nelle conferenze di igiene militare pubblicate dall'editore Battezzati; credo lullavia debbansi t·ipetere, e mi conforta la spcTanza che siano da loro signori benignamente ascoltate, pereil e l'igiene atlcnde tuttora che i voti fatti su tale i.Jisogna, . ian o esaudì ti. ·


G9}.

lG IE ì'iE

Clti ullquc s'accinga allo studio delle statisti che pubblicate· dngl i uffici sanitari dei meglio or·dinati e$erciti d'Europa, rileva come la mortalitit nei giorani dai 20 ai 24 anni sia maggiore per gl'intliriclui appartenenti all'esercito, che per quelli di altre classi, malgrado che i primi in quanto a costituzione fisica, rappresentino la parte più eletta e vigorosa della popolazi one ; valga il vero, mentre la m o rtalit~l nelle persone dell'ctù suindicata si calcola presso a poco a 9,3.1 per mille, nel nostro esercì Lo è stata ( t), secondo il professore Sormani, nel sell ennio ·t870-7G di H ,6 e negli anni '1877 e •t 878, secondo quanto emerge da uno specchieLLo inserto nella elaborata Relazione medico-statistica del colonnello medico Pecco, venuta. ultimamente alla luce (2), si aHebbe avuto nel -t 877 una mortalità med ia di l 0,56 per mille della forza, e nel ·t 878 di l 0,64. Dei riformati, dei quali non pochi muoiono poco tempo dopo la riforma, e non compresi nella cifra dei morti, si avrebbe avuto nel 18771a media di •t2,57 per mille di forza e nel 1878 il -10,/3. Yediamo ora che co:;a avvenga negli altri eserciti; e per non dilungarmi troppo mi fem1er·ò specialmente all'eserc;Lo inglese, come quello su cui la statistica parla più eloquentemente che non qualunque altN in favore delle buone caserme. Nell'esercito inglese (3) la mortalitù prima del 't 857 ascendeva. a n ,5 per mille; invece dopo che nel decennio 4859 al 1809 furono fatte cost'ruire nuove caserme e migliorate le esistenti in conformità a razionali istruzi oni ed a tipi studiati

Il ) Studi df •t(l(/st tca e di fi•'OOI'll{fa n.edira : an >1all d<l M t n.i,<tC1'0 eli a(Jri rQIIIJ.>'(I, tndus ll'l a e CO>IIIil!'n·ìo. !Si7. (2 J Rduzltme m~cl<ro-stat istim su lle C(l11di ;Ion i sa nllc11·ie r/c/1' el'rcito

n ctr mtno l~ì8. - H<•mn. ti pografl a dt>gli ~t at.i l imetlli ma l uar i d i rena. (3 1 no:on05 AN.\ . C eitlSl (/('t·a z iv n r su lle rast 't 'i t iC; G ior Jtalc !JCtllV . auuo l ~'i.';,

cl' U) 'llylleria e.

parte 2" 1 vag. 533.


DELLE. CASERME

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da una commissione speciale a tale scopo i!'tituita, le condizi on i sanìtar·ìe delle truppe stanziate nel Regno Unito si migliorarono per modo cil e la i'Uaccennata cifra, da ~7 , 5 per mill e discese a 9,5 1, quindi quasi al livello normale della mortalità media. La mortalità delle truppe dislocate negli accampamenti a sede lìs:>a, ove trovansi le casermette moderne, !' i r·idusse al 4- per mill e. Lo stesso si potè constatare circa le condizion i sani tarie di quC'IIa parte dell'esercito ingle!'e dislocato nelle rrgioni tropicali posto so lto il domini o dì quel vasto impero. Infatti mr ntro la mortalitil delle truppe di stanza nelle Indie orientali ammontava nel periodo dal ·18 1i al 1836 in media alla ragguardevole cifra di 121 uomini per mille, e~sa nél periodo HFi9 al ·1869, in seguito all e migliorat e condizioni nell'accasermamento, non superò quella di 16,5!:1. Né diver!'amcnle cor·so la bìsngna nell' VTI Tcorpo d'armata i n Francia, dove nell'anno ·18i6 per l'energia del suo comandan te sorsero le caserme del tipo Tollet a Bonrges, Auton e Co!' ne . .\r l 37° reggimento di stanza a Bourges ed acquartierato nt-'llc caserme a sistema Toll e!, la mortalità fu del 7,6 per mi lle, mentre qu ella degli altri reggimenti d'artiglieria acquarticr:-Lti in caserme alla Vauban, fu in media dell' 11,88 per mille ( l). A Cosne la mortalità fu di gr·an lunga minore, poichè la fant eria alloggiata nelle caserme Tollet non ebbe che 0, ~ morti per mille, dì fronte a ·l 0,80 per mille, media della mortalitit della fanteria in genere acquartierata in caserme di sinema diverso da quelle mentovate. Nè meno sfavorevole per le vecchie caserme è il confronto so tto il punto di vista nella morhosità. Basta il dire che i casi di malattia avvenuti negli


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IGIEXE

uomini di fanteria ricove rati nell e nuove caserme, furono 22 per mill e a Co!'ne, e 136 ad Auton; mentre nel resto della fanteria ricorerata nelle rerchie caserme, i casi di malallia salirono a 528. Da tulli questi dati statistici, non è d'uopo che il dica, luminosamente appare quanta e quale influ enza eserciti il modo d'acquartieramento sulla salute del soldato. Nè di ciò dobbiamo fare le meraviglie, quando si consideri che uumerose e gravi sono le cagioni che ammorbano trislamente l'aria delle caserme. La resp irazione degli uomini, i detriti organici provenienti dali~ vie respiratorie e dalla bocca, le esalazioni dei vestiti imbevuti d i sudore, gaz fetenti dall'inteslino, esalazioni dalle latrine e dai pavimenti umidi e sucidi, l'ossido di carbonio dalle stufe di gh isa, aeido carbon ico, vapore acquoso e prodoLLi empireumatici e net·o di fum o che spandono i lumi a petrol io, sono tulle cause deleterie che prese singolarmente ed in particolare guisa ar.cumulativamente, danno ragione della frequenza eccessil'a della lisi poimenare, delle febbri tifoidee, scrofola, adenopatie, otlalmie che si osservano negli es ereiti. D'altronde abbiamo del fatto lamentato una delle migliori conferme nell'ossen ·azione ripetutamente fatta, che le truppe ai campi godono sempre una sanit~t migliore che non quando sono accasermate. Ora che cosa vi è di mutato, dirò col mio collega Dotl . Astegiano, in un r eggimento che lascia la guar-

nigione e va al campo? ~ulla sostanzialmente, all'infuori degl i all oggi. In luogo d ~lle ca_erme vi sono le tende, io luo:zo dell'aria circoscritta e mal1;ana, l'aria aperta e pura. Ogni anno si ripete questo esperimento e sempre con lo stesso ri:;tlltato. Il che prova, quanto già disse la statistica, che il maggior male alla sanità dei soldati lo fanno le caserme, quando non siano costntite secondo le norme date dall'igiene.


DELLE CASERME

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Ma se cosi stanno le cose, e non cr·edù so ne abbia a dubitare, perchè, è r·agionevole il domandare, non si è pensato ancora da noi a costmire delle caserme che corrispondano alle esigenze dell'igiene? Ragioni economiche distolsero dal càò fare. Non niego che la quisti one economica meriti sempre di essere presa in seria considerazione; giova però riflettere, che quando il rispetto aai 'esigenze dell'economia eccede certi limiti e troppo invade il campo delle esigenze dell'igiene, allora perchè celarlo? Un tale rispetto on·ende la giustizia ed anco economi camente riesce ad un risultato opposto a quello ~ui tenderebbe. orrende la giustizia, perchè se il soldato ha il dovere di spendere e logorare gli anni più belli del viver suo al servizio d el paese, e di oll'rire all'occorrenza l'alto sacri fizio della propria esistenza, ha eziand io il diritlo che la di lui sanitlt venga in ogni modo rigorosamente tutelata; per cui una grave ingiustizia gli viene falta ogni volta in cui, accertato che il cattivo alloggiamento mini la sua esistenza, non si provveda. tosto con ogni possa onde un simile focolaio dei suoi morbi sia tosto eliminalo. È poi un'irragionevole parsimonia, una fisima d'economia, perchè quanto non si vuole spendere in caserme più salubri, lo si spende in retribuz~o ni allo speclale. Difatti, il di ssi già s1rperiormenle, la vita in com unP. quale si conduce ora nelle nostre caserme, è per consenso di tutti la causa pr·ecipua delle malallie dei soldati. Meno mal e fosser·o queste leggiere e di breve durata, ma le medesime sono le più gravi e le più pertinaci ; has.ta enunciarle pet· convincersene. La ti ·i polmonare, le feblJri tifoidee, la scrofola, le malattie glandolari, le ollalmie, ecc., ecc. sono il triste retaggio delle male costruiLe caserme. Arrogi che, se le prime non si considerano malallie con-


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IGIK ~E

trat te in sel'\'17.10 nel senso voluto dalla legge, non è cosi per l'ollalmia granulosa, poiché ogni volta in cui questa produce la cec ità, e di s~mziatam ente non rari ne ~o no gli esempi, è d'uopo provvedere al resto dell'esistrnza di quelli nomini che ne fu1·ono all'etti, mediante una pensione vitalizia ; quindi ulteriore spesa e 1lurevole danno alle finanze dello Stato. Nè qni com'iene soiTcrmarsi; occorre ezinndio considerare, che pel maggiore numero d'infermi che deri,·a dal cattivo acca~e rma m en to, si aumen ta l'efTC'tlivo giorn al iero dci CO!';Ì dNti non ralo 1·i, cio& di quei so ldati che debbono figurare nei qnadri, ma solo come cifre di passività, il che, obblig;mdo soven li i snni , gl i atti,-i ad un srrvi zio più falir.O!'O, ri e<;r.e a sua Yolta nuo,·a causa di aumento delle malnllie e perciò di dimin11zione delle rifre attive. Di mo~;t ra to nC'I miglior modo che mi fu possibile gl'i nconvenienti d'un callivo ncquarticrnmento, rhinrito come per ragione di giustizia e di vern eronom ia occorra pronedere alln saluhrilil delle ca.-erme, passo a trallal'e delle esigenzo dell'igiene relativamente a queste ultime. Se h:wv i proulcmadinìcile per gli amministratori dell'esercito, quello è senza duhhi o d'alloggiare bene i soldati, perché si a~sociano diver:;e e stringentissimfl esigenze; l'igi ene, il ~e rvizi o militare, la di sciplina, hanno ciascuno delle necessitit contrastanti rra di loro e non faci li a conciliarsi. Io però mi propongo di esaminare l'argomento soltanto dal lato igienico, e per non correre troppo lungo la via, espn n·ò dapprima le cagioni per le quali l'at·ia dello caserme si altera, per passare quindi all'esposizione dei mezzi coi quali è possibile attenuare, per non dire completamente eliminare, gli efTcL Li nocivi che da quelle ne derivano. Per gli attributi della ru nzione eu tan eo-polmona le d' ogn ì soltlnto, l'aria dell'ambiente in cui trovas i allo)!giato subisce le segue11ti alterazioni :


DEL LE CASER)I E

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1o Diminuzione o meglio con::.umazione di o~s i ge no cd accumulo in esso di acido carboni co ; 2° Produzi one di ammoniaca e di prodotti organici azotati, putre:;c iui li. Il Lemaire prr la ri cerca di simili prodolli, eseguì le sue inYcst igazioni dentro una camera d'un quartiere abitato da 20 :-oldati, do,·e il termometro cen tigrado segnava 18 gradi. Conden:;ando, mcrcè un apparecchio di refri gerazi one, una certa qu:mtità eli vapore ncquoso che si conteneva in quell'aml•i r nte, ed esaminatolo al micro!)copio, dopo due ore constatò, oltre i granuli di pulviscolo e cki prodotti azotati, un numero considerevole di microfìti e microzoi in Yia di sYiluppo. Oltre tnli prodoui azotali e microfìti, e<;iste aum ento di yapore acqueo normnlc dell'aria per quell'esalato dai polmoni e dalla cute. La quantitit sua non è lien}; difatti il Peclet colle sue e~pcrienze declus;;e cl1e la quantità che 11e viene esalata per ogni ora è di 4,:; grammi. In queslu vnpore acqueo rinvenne, come superiormente dissi, le materie azotale, le quali in contatto coll' os~ ige no dell'aria subiscono ulteriore ossidnzion c e si decompongono dando così origine a quell'odore penetrante e di sag~ radevol e che ferisce i nostr·i or·gani olfattivi , nel penetrnre in una camera ch iusa, abitata da ' arie p ersone . Dalle al Lerazioni dell'aria che ho testè menlovate, emergono i perniciosi eiTetti sulla sanità del soldato; imperocchè, come è fa cile il concepire, essendo l'aria scarseggiante di ossigeno cui devesi la sua potenza vitale, si sospendono o si alterano i fenom eni dell'arterizzazione e della combustione nnimnle, e con es~i le funzioni del midollo allungato, essendo il sangue arterioso lo stimolo diretto che manti ene l'eccitabilità del cen lro respi r·atorio.


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IGIE:'ìE

Per la prc~e nza dì acido carboni co, tanto nell'aria quanto nel sangu e, perchè disturbalo fra loro il ricamb io gazoso, s i ila alterato il ri Lmo respira torio. Per l'aumento del vapore acquo:;o, si minora o si sospende la perspirazione, perchù addivenendone l'aria satura, per legge fisica, non ne può ad oltranza ricevere; dal che emanan o maggiori distur·bi chimici organici per parte dell'organi smo. l nlìuc, per trovarsi di sciolte nel ''apore acqueo delle sostanze azolate, siano o no in putrefazion e, la cras i del sangue piu o meno lentamente subisce un attossicamento. Questi perni ciosi ell'clli, perchè lemme lemme minano l'esÌI stenza del soldato , non sono rile\·ati dal profano, e se talora gli avviene di misurarne l'entitil, ne incolpa le cause comurni eslranee alla reale ra gione; ma all'igienista non ne sfu gge la Yera ~:a u sa. E~li ~a interpreta re il perchè molti inscritLi dalla buona costi tuzione organica, talora clopo qualche tempo eh e hanno a:;sunlo il servizio, rivelino un.a cangiata salute col divenir pallidi in vollo, coll'ammalarsi fa cilmente, cd ammalali precipitare ad un esito infausto. L' igienista, ùi questi farti riconosce la causa nel difeuo di o:;sidazione organica, nell'alterazione chimica e numerica subita dai glou uli rossi del sa ngue, e ttr llo ciò derivante da un caLtivo alloggiamento . Che poi quesna e non altra ne possa essere la vera fonte, lo armnacstra la storia sanitaria di alcuni e. crciti, dalla tfua le si apprende che talora di\'amparono Ùtll.e vere epidemie, pel solo fatto di avere alloggiato i soldati i n luoghi angusti e male ventilati. Co~ i euoe origine la gravissima epidemia di tifo nei 171>9-GO e lo scorbuto nel ·1762 neli 'e~ercilo ausll'Ìaco. La febbre tifoidea chr dal J8:lO al 184. 1 dominò nelle truppe a Parigi, diminuì solo in segu ito a lla ccs:'azione dell'ingombro nelle camerate( l ) .


I)ELI.E t:ASJ:: !D!E

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Più islrnllivo an cora di quauto ho le:; le e:;posto, s i ~ il fallo narrato da Boud in. Io ne riporto qui la traduzione, perchè credo cl1c torni a capello nlla tesi che da me si ~os ti e n c . « Dtlranle il periodo del 184.3 al 184-i inclusivamente, il « Uoudin ~cri ve, ho os;;ervnto ogni anno all'o!'Jledale militare « di Versaglia un'epidemia mi cidiale di febbri tifoidee, ina<< >-prendosi verso il mese di o ltob r~, e;;clusiramente fra i << malati che venivano dalla gunrn igiouc di Saint-Cioud; qu e« st'ep idemia ar~va di rimarchevole, di manife:;tarsi Lutti gli «anni olto giorni dall 'arriro dell'ex Re, c di ~co mparire im« med iatamcnl e dopo la sua partenza da Saint·Cioud , senza « estendersi giammai nè alla popolazione civile nè agli ullì« cial i nè ai sollufficiali, ben chè questi ultimi aùitassero la «stessa caserma dei .caporali e so ldal i. Ecco alcuni falli ca« paci di dare la ~ pi cgazi o n e dell'enigma patogcni co. La guar<< nigione di Saint-Ci oud in tempo ord inario si componeva « da quatu·o a cinquecento nomini e non dara che pochi +. ammalati ; da che il Re arrivava, la guarn igione era por« tata a mill e e rlu ecento. Gli uomini erano agglomerati in « caserme strette e male ventilate, mentre che il basso uffi« ciale, d'altr·onde meglio nulrito, avera sempre per lo meno, «una camem a due» . Sin qui il celebre Boudin; non si creda però, che solo nella storia sanitaria degli eserciti esteri , siano registrati deplore•·oli faLLi, quali quelli mentovati; sventuratamente negli annali di medicina del nostro esercito, sono narmti esempi non meno funesti e degni della più seria considerazione. Per non dilungarmi troppo, rammenterò solamente i seguenti , che per· non essere troppo lontani, mi corrono fa ciìi alla memoria. Dirò dapprima di quella grave epidemia alla quale sottostetteil 3° granatieri nel1 863 ( t ). f n tale epoca, per ave1· voluto. ( l) AsTEOI ASO. Igien e sulle ra•e1·me. - Rlt•ista mtittare itaUal!a. Diceml•r e, lS7S, pag. 33G.


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IGIE~K

popolare fu ori misur;l le stanze cd i corridoi di un convento di Siena, il premcntovato reggimento fu travagliato ùa gnwe epiùemi a tifoidea, che mietè 25 vite nel breve tempo di un mese (1). Nel 1867, mentre era addello a! l 0° reggimento fanteria di stanza a Me:-;sina osservai un suo ballagli one, ofTrire per alcun tempo un grande contingente d'ammalati, e nella maggior par·te di infermitaa proccs,:;o di;;soluti\·o. Stud iatane la cagione , la trovai r~ppunto ncll'e:;sere i so lda ti del pre~etto battaglione ammucchiati in alcun i cameroni nei quali la ventilazione si faceva nwlamente. Dietro mio con!'igli o, es~e nd o stati stabil iti con grarHle solerzia dei rcntilatori, c diradate le fila dei lelli si ridere !Jen presto migliorate le conrlizi oni sanitari e, rol discendere tl i gra11 lunga la cifra degli ammalati. Ma eire vo raccallando nltrore falli ed esempi i quali , sebbene inron troverti bi li , non possono tu tl avia impressionare {Jilanto quelli che cauouo so tto gli ore hi, mentre ne pos!io citare uno fr(',;co e recen te, stato olTerto da un riparto di soldati di que:;tn Divi:;ione? La ·I O~ eom~a~ nia del 3° ualtnglione al· piuo tli ,;tama in i3rir, nel mese di ollobrc ultimo scorso, ha l'infau,;to pretlom inio nnm erico d'amma lal i sulle altre co mpagnie di dello hr~tlaglione, pre:;cnta in tale epoca un co ntingL'ntc di 1-i- amma lati c quel che è peggio, ne ha selle afTctti da febbre tifoidea, dei quali alc.uoi morirono. Il nostro direttore di sanitit, il tenente colonnello med ico Fiori cav . Cesare, stud ia la causa di qu esta sproporzione, s it~ nel numero che nell<.r gr;tl'itit delle malallie fra comJlngnia e compagnia dl.'ll'istes~o hallagl ione. L'u nica causa che gli pare pl ausibile si e quella del caLLivo alloggiamento della mento-

(l ) SBORE. CoJt(<!ren:a cl'igle>te militare. -

Mi la oo, 1814.


DELLE CASEIIli E

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vata co mpagnia. Da in conseguenza quegli assennati consigli che gli sono suggeriti dal caso: maggiore yentilazi')nc dei dormitori e minore a!..'l..doJner·amento dei soldati nei medPsimi ; '" ed ecco, per la pronta.;:ppl icazione di si01ili norme i~ i c ni ch e, non più presentarsi un solo caso di feubre tifoidea in dt: llo battaglione. Quale prova pi~ perenrtoria dell 'importanza della vculilazione, e dei gravi inco n,·enienli dell' agglomeramenlo? .\ ;.;li uomini forti e robusti, ed il sono i soldati, abbisogna Iteressari amente per l'integrità della loro salule, aria pura e rinnovata, poichè per dirla con Ogura un poco poetica, nello stesso modo che le coslituzioni meno fotti, pari ad un lume a fìalllma

piccola, durano di più a uruciare co11 poco materiale comhua stibile; questo invece necessita in ma ggiori proporzioni uei lumi a gr·os,;a fiamma, e quautlo si voglia a questi apprestare il materi ale cornuu:'\til.Jile nella stessa dose e quanti tà che si amministra ai primi, è pure giocoforza che si spengano, mentre il lume a finmma J!iccula perdu ra lullavia a spargere all'inlorno la sua fioca e pallida luco. Per uscire dal parlare metarorico ri pelerò, nelle caserme debbono albergare nomini eletti per robustezza e costituzione, quindi in grande copia dobbiamo porgere loro il pane piuttosto che quotidiano, d'ogni ora, d'ogni min nto secondo, che è appunto l'aria pura e rinuovata, giustamente ritenuta il pabulwn vitae. Oramai mi pare superfluo l'aggiun gere parole sull'a rgomento teste svolto; in conseguenza, senza altro, passo all' ultima parte di questa mia conferenza, che è appunto quella di esporre i diversi tipi di caserma eire vennero di mano in mano accellati, rinunciando a vecchie consuetudini. Esporrò di ciascuno gl'i nconven ienli ed i vantaggi, per pronunziarmi in seguito sul Lipo che corrisponde meglio alle esigenze dell' igiene.


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JGIK:"'E

Il ti po di caserma il più antico, il più comtme e direi classico, e qu ello di Vauban che e di forma quadrata. Questo ha il gra ve inconveniente ehe nell'interno del recinto l'aria non è ventilata, ristagna, si corrompe, dà ricello a pericolosi miasmi. Il dotlor Roberto Jackson onde in parte rimediare a questo difello, rac;comandò che : quattro angoli fossero semplicemente riuniti da una inferriata, ed altri propoc;ero che dal quadrato non fossero costrutti che tre lati, i due laterali più bre.vi, chiuso il quarto da una cancellata. Sono di certo tali varianti di qualche utilità igienica, ma non escludono l'inconveniente che il sole penetri difficilmente in dette caserme, e elle la loro r entilazione non si compia facile ed intiera; in 1 conseguenza è un simil e tipo di caserma da rigettarsi. Accanto a queste sciagurate caserme, si possono collocare i conventi che da noi furono adibiti per alloggiare i soldati. Essi, nessuno meglio di voi il conosce, non corri:-;pondono a tutti i bi sogni di un bene ordinato acquartieramento secondo le norme dell'igiene, perc.hè irregolari ne sono i locali e quel ch e è pr.ggio hanno le fabbriche di sposte a quadrato con chiostro interno. Alcuni igieni sti ne Yantano la salubrità, ma questa sarà stata pei frati , che ne furono i primi abitatori; perchè in limitato numero raccolti, essi potevano curare chele l~amere d'alloggio o quelle più frequentate, fo ssero bene esposte e riparate dai venti freddi , collocando invece in posizi oni meno favorH oli i corridoi, i magazzini, infine tutte le località meno frequentate ; ma i militari invece, atteso il maggiore numero che vi alloggiano. ùo~·endo occupare quei corridoi, quei magazzini, ne avviene che della tanto vantata salubritil, non frui scono punto, mentre risentono invece i danni dell'irregolarità dei locali , e della loro poco igienica dispoSIZI One.

Un tipo di caserma ch e trova buona graz.ia al cospetto del-


DE LLE C.\ SEI\ ME

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l'igienista si è quello a sistema inglcse che consiste in due o 1 più fabbricati , disposti parallelamente e fra loro separati da un largo intervallo in modo che aùùiano l'aria e la luce libero accesso. È raccomandato dirigerli dal nord al sud onde permettere ai raggi del sole di scaldare success ivamente le due facciate. Questo sistema era di già adollato dalla repub blica veneta; infatti racconta l'egregio Donesana in una pregevole Memoria ( l) che a Palmanova dal 1600 al 1630 furono costrutte 11 caserme, costituite di una ft·onte lunga 95 metri con annesse ale. « Questo fa fede, per esprimermi colle sue « parole, del come gli architciLi italiani , già circa due secoli « e mezzo fa, c.ercassero di applicare i principii d'i giene allo « acquartieramento delle truppe, e dimostra che solo il mal « esempio venutoci dai dominatori stranieri, potè farci de« viare dal retto se n tiero ~. Il terzo sistema di caserme è quell o americano, a padiglioni molteplici, piccoli , divisi, disseminati, circoscriventi una vasta area di terreno, di forma vat·ia, circolat·e, trapezoide, rettangolare e cosi via ; in ciascuno dei quali non alberga che un ristreltissirno numero di soldati. Questo modo di frazionamento come quello che esclude l'ingombro, è dal lato igienico inappuntabil e, ma ha lo svantaggio, per essere generalmente adottato, di richi edere troppo spazio e troppa spesa ; perchè perlo ste5so spazio di locali utili, si accrescono le fondamenta ed i telli ; però la leggerezza e la semplicità di questi edifizi permettono di dare alle fondamenta ed alle opere di muratura molta sottigliezza; ma tutto riò non toglie che questo sistema sia troppo costoso ed abbia pure l'altro inconveniente, di certo rilerante, che per essere i locali di sseminati, i soldati che vi albergano siano difTi cilmonte sorvegliati . (l) RlvUta m iuta r e, anno 1876.

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IGIENE

Ai sistemi di caserme fin ora mentovati giova aggiungere quello del Tollet. Quest'egregio ingegnere preoccupatosi della grande mortalità neli 'esercito francese, ed edotto dèi grandi risultati ottenuti in Inghilterra col nuoro sistema di accasermamento, studiò la quistione dell'acquartieramento delle truppe in Francia. Frullo dei suoi lungb i ed accurati studi su li 'argomento teste mentovato è stata la proposta fatta fino dal 187'1 al Ministro della guerra d'allora, e successivamente a quelli che gli succedettero, di un nuovo tipo di caserme meglio rispondente alle esigenze della moderna igiene di quello adottato da Vauban, che modificato, ma in male nel18.23, serve ancora oggi di norma. Per l'importanza d'un simile sistema, credo conveniente esporre qui i principii sui quali s'informa: 1o Le caserme nelle città hanno da es:'ere costruite ad una certa distanza dall'abitato; ~o L~ cubatura d'aria per un uomo deve essere di 50 metri cubi al minimo; 3° Sopprimere i piani superiori, per non esporre gli uomini a t'espirare l'aria resa iufetLa dai piani sottoposti; -~ 0 Dare ai singoli padiglioni una forma ovale, come quella che racchiude il massimo d'aria, richiede il minimo materiale, elimina angoli e spigoli, e meglio fav orisce la ~ en­ tilazione; 5° Sostituire al legno il ferro; 6° Abbandonare i corridoi; 'jo Costrurre il tetto in modo da rendere possibile la ventilazione dei locali tanto di giorno che di nolle, senza pregiudizio per la salute del soldato; 8° Fare i pa\"imenti impermeabili, non soggetti quindi ad as.;orl•ire l'umidità ed a dare ricetto agli insetti; 9o Sopprimere qualsiasi sporto in legno ed intonacare Je pareti;


DELLE CASERME

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10° Esigere la più scrupolosa pulizia lavando di sovente 1 pavimenti con acqua; H o Provvedere le ca::m·me di bagni pci soldati; 12° Assegnare ai so ttufficiali camere e bagni spe.:iali; i 3° Preservare i dormitori contro le esalazioni nocive, allontanarli dalle infermerie. Ad una grande parte delle condizioni testè mentovate, soddisfa eziandio il sistema ingl ese, per il che credo che ambidne siano da raccomandarsi sotto gli a:-petti della salubrità, del1'economia e della fa cilità di servizio. Debbo però soggiungere che a garantire pienamente la salute dei soldati, non solo devesi tenere conto del tipo d'accasermamento, ma necessita vigilar·e specialmente e prestare tutta la nostra attenzione a che i dormitori siano sufficientemente ventilati . Al che ottenere concorre non solo la capacità eu bica dei lo ca li, ma particolar·mente la ventilazione con ti n ua. Per raggiungere questo intento non basta la ventilazione acci-dentale, quale ha luogò dalle fessure delle finestre e delle porte, e dall'apertur·a accidentale di queste, che in modo interm ittente ha luogo nel corso della notte; ma necessita assicurarsi dello scambio dell'ar·ia con altri mezzi. Non faccio cenno dei ventilatori complicati perché troppo ·costosi, ma credo utili ed adottabili quelle aperture praticate . nel muro esterno a livello· del pavimento, la cui azione è avvalorata da for·i falli sul soffitto o megl io da tubi o da ca mini

-per l'u:>cita dell'aria riscaldata della stanza. Nell'inverno poi 11 mezzo migliore di ri scaldamento e di YenLilazione sono i camini a fuùco , quali si us:mo nelle caserme inglesi (sistem:t n ougla s-Galton ). Fra le sorgenti di pericolose esalazioni quelle che sono le più frequenti ed anco le più deleterie sono le latrine; è per questo che io credo di farne qui men -zione, come quelle che r·ichiedono la più scrupolosa attenzione onde provvedervi.


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IGlE:'iE

È un errore l'affidarsi, per distruggere simili esalazioni,

solo al solfato di ferro ed al cloruro di calcio ed alla poh•ere del Weiss. L'esp('ri enza dimo:>lra lutlodi che qu<'sti disinfettanti, sono per lo piu insufficienti allo scopo pel quale sono usati; lo latrine li divorano a quintali, senza che cessino di essere sorgenti d'ingrate, moleste e pericoloso esalazioni. Le latrine dO\·ono essere lontane dai dormitori; nelle casenne inglesi e pru s~ ian e ne sono all'allo separa te, ma vi comunicano generalmente col mezzo d'un corridoio aperto . Dovrebbero oramai bandirsi lo latrine a fosse stab ili ; so lo le fo:':>e mobili f(uando sono ruol Lo bene tenute e scrupolosamente sorvegliate, sono atte ad impedire lo sv iluppo delle o!Ten:;ive emanazioni . Fino ad un certo punto valgono i tubi di emissione, che dalla fo~sa s'innalzano al di sopra. dei Lclli a disperdere i gaz al di fuori, e ciò per la valevole rngioneche avviene le molte volte di vedere nei local i dove sono stabilite, il loro funzionam ento incerto, poichè occorT~ in date stagioni ed allo spimre di venti contrari, che t.ali tubi riescono all'allo inutili, ollrechè alcuni gaz emananti dalle latrine, difficilmente pel peso mnggiore dell'aria possono essere dispersi. Mi pare bensì che abbiano maggiore importanza, per raggiungere l'intento che si destdera, le latrine con bacino di maiolica od altro materiale meno costoso, a valvola e fornite di una completa doppia canalizzazione, quella dell 'acqua potabile, abbondante e generosamente distribuita e quella della rele delle fogne che immediatamente porta lontano tanta massa d'escrementi, e di acqua di lavalura.

Qui non hanno termine le esigenze dell'igiene relativamente alle caserme; molle altre ne dovrei ment.o>aro, ma siccome credo suprema saggezza dell'igiene sia quella di reclamare solo. il possibile per ottener·lo, mettendo in non cale ·


DELLE CASERlfE

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tullo quanto può avere aspetto di lusso, passo sopra ad alcune comodità delle quali sono fomite le ca:'erme prussiane ed inglesi, quali le sputacchiere, gli stanzini foderati di zinco che servono d'oriuntoi, i gabinetti per la pulizia personale, e mi soiTermo a di:;correre su di un Yero progresso introdotto dal Tollet negli alloggi del soldato, che da noi fu di giù accollo, ma non sufficientemente diffuso, voglio dire le cosi delle doccie tiepide. Coll e d~ttc doccie si può fornire ai soldati un er.onomico bagno di nellczz:-~, in ngni :; ta gione, e col comumo d'una quantità d'acqua relativament e scarsa. Dell'importanza igienica di siiTatti hagni credo nessuno possa dubitarne ove consideri gl'importanti serv izi che la cute pre,;ta nll'or·gani:;mo. Si è la pelle difalli che regola la dispersione e la condensazione dcll'elet tricitit c del cn lori.co an imnle, la medesima elimina con le sue secrezioni molte sostanze deleterie dell'organismo e presta tali servizi alla respirazione, che se viene meno nlla sua altirità pcl sud icirume, ne susseguono alterazioni nelle funzioni della re:;p irazione, oltrechè colla sua pu1izia si toglie un elelllenlo di corruzione nell'aria delle caserme. Quindi noi dobb iamo fare voti che le predelle doccia siano costruiLe in ogni quartiere e siano adoperale frequentemente ed in qualsiasi stagiono, seguendo le norme igieniche che sono del caso . Un altro voto non meno fer·vido mi re!'ta a fare, ed è che le truppe abbiano locali separati perstarvi il giorno e per dormirvi la notte. In tale modo diventa possibile, Iascinrc tullo il giorno i let ti ed i dormitori esposti all'aria che è il primo dei disin fellan ti . l locali per le scuole, quello per la scherma ed altri consimili potrebbero servire anche come refellorio, perchè lo :;pettacolo c.he oggigiorno si vede nelle no:>tre caserme è poco conforme al decoro militare, ed alle esigenze dell'igiene. Questa _proposta mi pare tanto più ragionevole qualora si consideri


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che oggidì per le nuove leggm sul reclutamento, entrano a fareparte dell'esercito giovani usciti dalle classi sociali più elevate, i quali non senza ripugnanza si piegano ad avere per· desco l'i stesso giaciglio. Signori, da quanto ho finora esposto, ben si ravvisa come l'argomento delle caserme offra vasto campo allo studio dell'igienista. Io non ho la pretesa d'a,•erlo percorso con quell'acume e corredo di cognizioni che ad una sì importante tesi si richiede; mi lusingo però d'avere dimostrato che la quistione delle caserme é quistione della salute dell'esercito, della vita di migliaia di uomini, vittime inutili del mefìtismo dei nostri quartieri, e che quindi sia urgente il provvedervi colla maggiore alacrità e sollecitudine. Qualche caserma di già si è costrulta di pianta e basta ricordare quella della Cernaia in Torino, Vittorio Emanuele a. Voghera, Perrone a Novara, S. Benigno a Genova, di Campo. Fiore a Verona, le casermette di Piacenza e Foligno , le caserme infine di Pinerolo. Nola, la Villarey d'Ancona e quella. di Pisa. Ma troppo esiguo ne è ancora il numero e non tutte quelle testè mentovate corrispondono ai principii dell'igiene· ed alle condizioni chieste dalla salubrità. Occorre in questa bisogna seguire le altre naziioni, che in quanto a caserme ci. precedeUe1·o meravigliosamente e ci furono di modello, per· cui necessita abbandonare le peggiori caserme ed edificarne delle migliori, avendo l'avvertenza nella loro costruzione di. sentire it consiglio dei medici, importante per la parte igienica quanto lo è quella dell'ingegnere per la parte tecnica ed. architettonica, e non attendere, secondo l'andazzo finora seguito, d'interrogarlo quando l'opera è compiuta, ed agli erroricommessi non si è più in tempo di porgere rimedio. Relativamente alla questione economica che, quale ombra di Banco, si è ognora sollevata quando si è trattato di spese-


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militari, vi è a credere che non verrà ulteriormente ventilata grazie alle maggiori risorse delle nostre finanze. D'altronde la nazione, persuasa che l'affidarsi anzitutto e piu di tutto alla vera forza materiale sia saggezza e prudenza, ha applaudito al disegno di legge presentato al Ministero della guerra avente per iscopo d'aumentare le nostre forze; per cui è logico il dedurre che non minore elogio rivolgerà al superiore dicastero, quando provvederà con miglior alloggiamento alla conservazione dell.a salute dei soldati, conservazione che ha un diretto vantaggio pella società, perché mentre si ottiene un forte esercito si serbano i suoi figli, dopoché abbiano servita la patria ed il Re, valenti operai agli opifici.

I. SEGRE Jdarriore medico.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Influenza della albuminuria •ulla temperatura nella ti•l, Del dott. C. T EODORo \:VtLLIAMS ( The Lancet, 18 marzo 1882. Il dnlt. \Yilliams lf'f'Se ninanzi la R. Società m <>dica f> chirut•gira di Londra uno scritto iulot·no la influenza della albuminut·ia s ulla tempPraLura della lisi polmonat•e, di cui diamo 'lui un s unto. L'autore richiamò l'attenzione s ulla fre'luenza della a lbum inuria come complicazione ddla lisi, sul s uo insiditlSO cnm p<.H'il'f> e s ulla g-t·a,·e prognosi che impartisca a ca si c he non sm·ebbero a!Lri m t> n li disperali. Qnindi dimostt•ò la su:n influenza s ulla s lot·ia clinica della lis i e s pecialmente sul corso della temperatura, confet·mando le sue conclusioui .con sedici casi illus trativi. 1 m aiali furono dodici tuascb i e quu1ko femmine di vt~ria elà fra sedici e quaranlnsei anni. In lulli vi erano delle cavern•l polmouul'i, e la mal nttin o in fot•mfl d i escavazione o in forma di lubercolizzazione si esl~>nd eva mollo r apidamente. I n alcuni vi erano ancor a ulceri Ù•'lla la rinçre o dAg li inleslini, undici av1w ano ditwrea piu o meno profusa. In tuai esisteva a lbuminut·ia eù et·a gcuet•alt 111:nle uccompagnala ùa anasat·ca o du o'S<"ite o da l'uno e da l'ultra insiem e. Lo osserva zion i sulla lemperal u1·o fut·ono fnLle nella bocca cinque volte il giorno pet• un tempo ' 'nri o!Jile da cinque g iorni a sr.ì s etlim nne . La malaUin r ennle aveva pe1· ell'e tlo di masche t·are gli ordinari sintomi della lis i e s pecialmente di abbassat·e la tempcrn tu t·a. Questo fu dimostt·uto: 1• da lle tabelle Let•momelt·iche in un ca;;o di Lisi acuta prima e dopo il soprav-


RIVI STA MEDI CA

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venir·e dell'albuminuria; e 2" dal confr·onlo fr'a sedici casi e le temperature d i qu::wantatrè cRsi ~imi l i a l tP rzo !"tad io esenli da complicazioni, da cui fu dimostralo che me ntre ne lle circostanze ordinarie la te mper·atur'a è altamen te piretica, nei maia li con albuminuria è suufdJr'ile; e la e levazione vesperlina dalle 2 alle 8 pomeridiane, b encilè non m a nchi, è d i un grado minore. Trediei dei malati m a l'irono e da 12 autopsie apparve che le a llerazioni tuiJercolsri pl'ose~uirono fìno alla mol'le senza esser e influenzate da lla uremiR. I r eni furono lJ'Ovali manifestamente lardacei in ~elle ·cas i, ingrossa ti , pallidi, puntPggiati in tre, granulos i o all'elli da nefri te i nte rs tiziale 1 in due. La degenerazione lardacca aveva colpito altri or gani oltre i r eni in cinque dei selle cas i. Ques ti resullumenti sono confermali dai regislri necroscopie·, del Brompton llospital, i qua li dimostr ano la es istE-nza della degenerazione lardacE>a in ci nquantad ue su cento morti di lisi. L'esam e microscopico ri velò che la degenerazione lurùacea COBJincia generalrBe nte nei v~;~si dei g lomet·uli m alpi g hiani e quindi attacca l'epitelio dei lubuli con torti. La orina dei malati e ra OJ'dinar iamenle scar sa, in un cas o la sua quantità scese a sette once e in un altro a due once -e mezzo. Il p~'so specifìco nei cas i di degene razi one lardocea era alto, in un caso arrivò fino a 1047. La escrezione g-iorn alier u dell'u t•ea vt:H'iò du 337 g rani (::20 grammi) a 54 ~r·ani (g ran1. 3,~;)); nell'ultimo caso e ra accompagnala da diarrea e non delle origine ad alcu n s intomo di coma. La pt·oporzione dell' urea escre ta in J'u pporto col peso del malato \'8lutnta dal P ar·kes a I.J•e g1'1mi e m ezzo per libbra nell'uomo sano, cadde in que~li casi a due grani e m ezzo, e in un caso sce~e fino a 0,9. L'a!bumina era mollo abbondante, s ufficie nte a solicJificare l'ol'ina colt'iscaldamenlo. D opo ciò l' aulo1·e discusse la causa dello abbassamento del la le mpeJ'alura e concluse non esse1·e dovuLa alla diminuzione o alla diso rganizzazione dei corpu!"-coli r·ossi o alla diminuzione della albumina nel sangue; m a, che giudicando dagli sperimenti deii'Hammond, dello Slolnikow, del Bernard e del Barreswill , deriva pl'Obabi lmen le dalla azione tossica che sul sistema ne1·voso cagiona la ritenzion.e nel sangue


RIVISTA 7H dei costituenti l'orina, benché non dell'urea sola. Il non es-

servi spesso il coma è probabilmente efl'ello della influenza escretiva della diarrea di consuelo esistente. La prognos~ della lisi con albuminuria è mollo sfavorevole; la maggior pat·Le dei casi degli ospedali sopravvivono pochi mesi dopo la comparsa ùella albumina nell'orina; nella pratica privata pos:::;ono vivere di più, ma a. ogni modo l'albuminuria. al>· brevia sempre il corso della malallia.

Le glandole .allvarlnellatdrofobla, studi del dolt. ELsENBERG

(The Lancet, 11 marzo 1882).

Una accurata e minuta indagine delle intime alterazioni· delle gLandole salivari nella idrofobia eseguita dal dott. Elsenberg di Var·savia é tma delle più importanti contribuzioni alla anatomia patologica di questa malattia. Le alterazioni di queste glandole sono state poco stutliate anche da coloro che si sono specialmente occupati di questo soggetto. li dottor Elsenber·g ha tr·ovato delle alterazioni non lievi nel tessuto inlersliziale delle ~landol e sotlomascellari. Esso conteneva numerose cellule, alcune manifestamente di tessuto connettivo, ma la maggior parte di nalur·a linfoide. Queste infillr·a vano tutto il tessuto inlers lizialc della ,gianduia, ma ai varii gradi nelle diverse pat•Li. Esse erano più numerose in vicinanza. dei 1condolli di piccolo e medio calibro che presso i capillar·i e le piccole vene. In alcuni luoghi le cellule linfoidi erano aggruppale a mucchielli di uno o due millimetri di diametro e rassomigliavano a focolai di suppurazione .. Ve rso la periferia dei lobuli, la infillraziune diveniva minore. Piccole cellule talvolta disposte in più file erano accumulale fra i lobuli. Nel den~o tessuto connettivo intorno i condotti e i vosi mag-giori, le cellule erano relativamente scarse. Una moderata infiltrazione fu pure Lrovala intorno e dentro. i gangli nervosi intraglandulari. l vasi erano turgidi di sangue contenendo molli leucoci li che erano ammassali contro la parete, e tutte lo apparenze stav-ano per l'idea che le ce.llule·


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linfoidi infìllranli fossero leucociti emigrati. Gli alveoli della gianduia erano ris tretti dalla infillrazione, e le loro cellule epiteliali presentavano notevoli al'lerazioni, essendo ridotte a un terzo ùcl loro volume naturale e i loro nuclei ingrossati, mentre gli elementi linìoidi erano infiltrati in mezzo a. loro. In alcuni luoghi le cellule glandulat·i contenevano grossi granuli, e alcuni alveoli erano stivali di materiale granuloso. Altre cellule non davano più la solita r eazione colorante delle cellule mucose ma quelle dell'ordinario prolo· plasma. Uguali cangiamenti furono visti in quelle particolari cellule a mezzaluna che trovansi nella gianduia, e in alcu11e di queste i nuciC;:i erano andali soggetti alla molli· plicazione. Nella ~landula sotlolinguale furono lrova!le uguali alterazioni, ma i cambiamenti nelle cellule glandulari erano meno estesi. Solo lievi alterazioni fut·ono trovate nelle glandule ot·bilarie e queste consistevano principalmente in una. infillrazione ùel tessuto intersliziale. Queste appariscenze morbose furono riscontrate in tutti i dodici cani rabbiosi esaminali, lalchè si possono r iguardare come costanti. D'altra parte la gianduia parotide era perfellamenttl normale in otto, presentando in un solo ter zo dei casi leggiere mutazioni . Queste erano simili a quelle incontrate nelle altre glandole, ma la infiltrazione intersliziale delle · cellule linfoidi era più manifesta delle alterazioni intralveolari. Un solo caso certo d'idrofobia nell'uomo fu soggelto a questo esam e. In esso la glandola sottolinguale presentava alterazioni uguali a quelle sopradescrilte: infiltrazione di leucocili e, a tra tti ~ cambiamenti nelle cellule proprie della gianduia, trasfor mazione plasmatica delle cellule mucose ecc. Nella glanùula soltomascellare et·ano mollo più Ieggiere, mentre la parotide non aveva alcuna appar enza anormale, fa llo importante se si confronta con la affezione meno co· stante di questa gianduia nel cane. L'Elsenberg crede che queste alterazioni si debbano riguardare di natura infiammatoria. Le sue osservazioni lo condussero a riguardare la alterazione delle cellule epiteliali come il fallo primario e la infiltrazione interstiziale come secondaria. Webe1· ha affermalo che l'aumen tata secrezione della saliva che può essere·


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prodolla per ir·r·il<•zione di un ner·vo sensitivo può condurre ad unn aller·azione infiammatoria secondaria. l\Iu n ei cani ar·rabbiati la secrezione della sali va non È' aumentala, al contrario secondo le osservazioni dell'Eisenberg, è dimi · nuita, e solo esce dalla bocca quando lo spasmo fa r·ingeo r ende impossibile la deglutizione. I cambiamenli fJUindi non po:::sono esser e attribuili a quesla cuusa. Nè vi è alcuna infiammazione buccale da ftlJ• cr edere ad un catarr·o 8!"-Cendente. La febbre passeggier·a che esiste n ei cani é pure affatto insufficiente a spie~are l'allerazione g landulare. Quindi l'Elsenherg conclude che deve ascr·ivees i alla azione diretta del veleno del la rabbia sulle glantlule, simile a quella del vel<>no tifoso sulla glantluln par·olitle. Il veleno è e!"cr·eto con la saliva cd irrita il parenchirna glandolare. Secondo il luogo delle allerazioni pare probabili" che il veleno sia escreto principalmente d'311e glandole !"Ollom~scellari e !inguaii e non dalla parolide. La costanza cnn cui queste allerazioni esistono nei cani confer·isce loro una grande importanza diagnostica, quando sia dubbiosa la vera causa della morte di un animale.

Effetti della chiusura delle arterie coronarie, Ricerche de l dott. COHNIIEIM e V. SCIIULTIIESS-RECHBEHG, (Ccntralb. j ur dic .\1c(lccin. Wissenscltajlen , 11 mar·zo 1882, N. 10;. I casi non rari di mor·Le subitanea, pei 11uali non poli• lt·o· var si altra cau!:'a che nna malaUia delle ar'lerie coronarie senza climostr·obile allerazione del muscolo cardiaco, e che dalle ricer·che sperimentali finora intrapr·ese non furono anche sufTicien lemenle spiegate indussero gli t~utori a ript'<mdere lo :::ludio di questo aq~om enlo. Gli sperimenti furono cosi dispo,.,ti: Dopo aperto il torace e m esso allo scoperto il cuor·e (nPi cani curarizzn li e sottoposti alla res pirazione artificiale) fu allaccialo nn ramn delle arte rie coeonat•ie e ri~conll'a to J'elTetlo sulla cir·colozionc con l'aiuto del chimo~rafo dell'Jl ~ r·iH~. La chiusura di uno dei rami principali non ha .duppr·ima nlcunn in 011f'nza s ulla alliYilil del cuore. Solo verso


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la fine del pr·imo minutv il polso a poco a poco si inte rrompe, l'azione del cuore divento aritmica, in pori tempo si rallenta distintamente, ma non pf' rlanlo rimane ancora gaglisrda. Ben presto però ambedue i venlr·icoli si arr·estano in diastole, mentr·e le orecchielte se~uitano a pul~are; e l'arresto del ventricolo è ir' r'eparabile e.ù è solo per bre ve tem po inlerroUo da qualche r-apidissimo movimento peristall1co. La irregolarita delle pubozioni è sern pr·e poco r·i le,·ante; la pre::'sione del sangue varin pochissimo fino alln ista ntan eo ar·resto de l cuore; ques to s egue rapidomenle ed è contemporaneo nei due venlr'iroli esscmlo indifl'eren le quale delle ar·terie coronarie ·sia c!Jiusa. Conlr·ariamenle H quanto OS · servarono il UezolJ e il Samuel;.;on nei coni gli, dopo l'ar resto non é più possibile provocare una contr·azione, un segno di vita (sia il cuore ancora n el torace o portato fuori ). - Ques ta deve riguardarsi como la diretta ed esclusiva conse~u'3n za della chiusura di un gr·osso ramo delle arter·ie coronar·ie. Che l'anemia, il difetto di sangue ossigenato ne sia per· sè la causa, non è ammissiLile per c.liverse r·agioni. Sta contro questa opinione l'orc.Jine dell<~ curve della press--ione sanguigna nell'll sfissia, in cui dopo essere a poco a poco aumentata, pure a poco a poco declina con rialzi sislolir.i, e dopo l'arresto dell'attività cardiaca, questa può di nuovo essere riòestata. Perchè dovrebbe in questo caso· fermal'si anche quella parlo c.lel cuore che non è punto diventala anemica? Gli autori accarezzano piulLoslo l'idea di una sostanza direttamente dnnno~a pel cuore, di un vèro veleno cardiacoelle s iasi formato durante la chius ura dell'arteria coronaria. Manifestamente questo non é l'acido cal'bonico, poichè anche il piit allo grado di ~tasi, per esempio in conseguenza dell'allacciatura del seno coronar·io, rimane per più di una mezz'ora senza intluenza sull'azione del cuore. Per la prima. ipolf' si sta anche il fallo che quanto più piccolo è il territorio fallo anemico, tanto maggiore è il tempo che passa tìno a l cominciare della azione deleteria sul cuore. Questi resulta. m e uti sono in contr·adizione con quelli ottenuti dal Belzod e dal Samuelson nei conigli, ma in realtà la contraddizione·


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è solo apparente, poic!Jè anche nei conigli gli autori poter ono osservare un eguale procedere dello sperimento solo ·colla differenza cbe l'azione s i manifestava tanto più pt•ontamente quanto più forte era il cuore, poichè questo per la ·s na ga:;liarda azione deve essere danneggialo magg iormente di un cuore che lavora debolmente, partendo dall'idea che l'agente nocivo sia prodotto dal lavoro del cuore stesso. Le conseguenze per la patologia umana sono chia1·e e mollo importanti . La chiusura dei piccoli r·ami è r elativa· m ente bene sopportata e conduce alla miocordile sclerosa, m entre la chiusura di un grosso r amo 1•uò aver e pet' cons eguenza la morte istantanea per art·esto del cuore.

'Sperimenti con le lnlezion1 di •o•tanze medioamento•e nel tessuto polmonare, del do tt. D. E. FRAENKEr.. (Deut. merl. W och. 1882, N. 4, N. 18).

e St-Peter s. med. Woch. 1882,

Il ùollor Fraenckel ha intrapr·eso una serie d ì iniezioni spc•·imenlali

n el

l cs!;'ulo polmonat•e per studi are la lor o

influenza sull'oq;an is mo e sul tessu to polmonare s t!?s;;.o. Ei pr ovò le !'C'frUenti sostanze: 2, 4 e 5 •; . d'acetato d'ollumina; 1, 2 1/2, 4 e 5 •t. di acido carbolico, 4 o;. di soluzione acquosa di acido borico, 5 Of. di iodoforme nell'olio d'oli \·a. Gli animali sottoposti agli cspet•imenli furono conigli, le inir zioni furono fu lle con una siringa del Pra,•az a cannula mollo lungo e ~ollilc. li numet·o delle iniezioni variò fl'a 1 e G, •)g ni \'Olla fu ver!'ato lullo il contenuto della si ringa vale a dire un f(I'Ommo. Qu asi in tulli i casi nessuna rea zionr., solo mollo r or a mente qualche scossa di tosse; anche quando gli an imali erano lascia ti in vita per più sellimane, n on s i manifestavano mai alterazioni elle accennasscr·o ad u na estesa mala llia del par enchima polmonar·e; l'esame fi sico di't le se m pl'C resulln lo n egati YO; alcuni animali crebbe1'o note volmente di p C'SO . Le alle 1·azi on i analomo-patologiche sono primarie e secondar ie. Le primal'ie sono emorragie nel tessuto polmoua re e n e l


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l

·sacco pleurale; quelle estendendosi circa un centimetro nei conto mi della puntura, queste variando da Alcune gocci e a una cucchiaiata da the. Questi versamenti sanguigni presto spariscono lasciandosi dietro dei residui pigmentari, o al più si trovano talora delle tenere pseudomembrane filiformi fra la pleura e la parete del petto. Le aiLerazioni locali sono inlìl· tr·aziooi e proliferaziqni nel tessuto polmona1·e che in Lutti i CCinigli sperimentati mostrarono con l'esito in riassOI·bim ento o con la formazione di tessuto cicatrizio, una decisa tendenza RliR guarig ione. Sul fondAm ent.n di questi s perimenti e di altri fatti clinici, l'autore crede che anche i polmoni dell'uomo pebbano essere adallati alla introduzione di matet•ie anlisetlicbe con le iniezioni parenchimatose, e che queste sieno in special modo da sperimen tare nelle tisi che decorrono cronicamente, nel catarro e nelle infìll!·a~ioni degli apici; sperando che nel tessuto malato queste iniezioni possano cambiare il carattere della infiammazione, nel contiguo s ano aumentar e la resistenza, e con la formazione del tessuto cicalrizio porre os tacolo al progredil'e del male. Jnoltre le iniezioni potrebbero pure esse1·e efficaci nella can~rena .polmonare e nella b1·onchite putrida. In un m alato che emetteva sputi fe tidi l'autore fece verso la r egione del focolaio non esattamente dimostrabile che manteneva il fetore, sei iniezioni di ll'e grammi di una soluzione al 5 •t. di acido carbolico senza ollenerne miglioramento, ma ve1•a· mente anche s enza traccia di 1·eazione per parte dei polmoni.

Elettrizzazione della laringe. Sperimenti del doll. RosSBACH ( The Lancet, 4 marzo 1882). Possono i nervi e i muscoli della laringe umana essere eccitati direttamente dallo stimolo ele lll'ico applicalo alla pelle? A questa questione il dott. Rossbach ha cerca lo rispondere, e i s uoi sperimenti lo autorizzano a dtu·e una ri~pos La affermali va. Fu scelto un individuo lolle1·ante dell'esame laringoscopico, e un elettrode umido-rotondo fu ap-


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plica lo in un punlo intermedio fra la laringe e lo slerno ùi contro al mar~ine anteriore dello sterno mastoideo, premendolo più pr•ofondamenle che era pos~ibile senza cagionare mollo dolor•~ . L'altro elellt·ode fu posto in qualche situazione indifferente sul dorso della mano. Con questa disposizione, quunùo passa va fr·a i poli una scossa di aperlu!'a o di chiusura, dal Ialo in cui era situato s ul collo l't·lellrode, poteva osse evat·si una monif€'slA contrazione. La corda vocaiP si moveva ve r·so l'interno in lulta la sun estenl'ione insieme con la cartilagine at•itenoide. La contrazione di chiusur a era piu for~4;) quando era applicato al collo il cutode, quella di apertura quando vi era collocalo l'anotie. Immediatamente d opo la slimolazione seguiva un movimento di deglutizione elle rendeva impO$Sibile una ulter·iore osservazione. Sc la slimolazione era fatta menl!·e slava pronunziAndosi una nola, l'effe.Lto era di aumentare l'acutezza senza inter·rompere il suono. Questo effetto è allr·ibuilo alla slimolaziolle del ner vo lar·in geo ricmTente. \ili sperimenti con la ftlt'odizzazio no} conùusset·o alle l'eguen li conclusioni. 11 passa~ ~ io di una for te cot-renle trasversa lmente altr·averso la laringe, gli elettrodi e~sendo siluRli ai due lati della car·lila!Jine lir·oirle, n on ha alcuna azione sulle c0rdo vocali o sulle cartilaP<ini arilenoirli. Il mar·gine supetiore libero della epigloUiJe e ra mosso in a vanti e la sua parte infer·iore indrt:lro. Le pieghe arileno-epigloltiche erano mosse in avanti ins ieme con. le false corde vocali. Se un ele llrode era posto sopra un la lo della laringe e l'allt'O in un luogo indipendente, l'e ff~ tlo era lo stesso, ma limitato a un loto. Er·a pr·odollo un leggero movimento della corda Yocale tentando eli faraùizzare il nervo laringeo ricorrente di un Ialo, e l'r~lfe lto er·a ancor p iù distinto se sopra ciascun nervo ricorrente erano s iluali g li elellrodi, pr oducendosi t•llora un manifesto tt·emore delle cartilagini a ritenoidi. Quindi il Rossbach conclude: che ollr·e l'azione r iflessa dello stimolo cutaneo dolorosa ed oltre l'effetto s ulla laringe della stimolazione dei muscoli esterni. la e lettrici la applicata all'esterno sulla laringe può direttamente eccitare, debolmente ma indubitalamenle i ner·-vi laringei.


UEDl CA

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La) Uagnoal flaloadell&perltonlte D. FuNT-(The Lancet, 22 aprile 188:!).

Il dott. Agostino Flint lesse ultimamente innanzi la società medica di New York una Memoria sulla Diagnosi .ftsiea, per meno della percussione e della esplorazione colla puntura, dellaperilonite con o sen;a perforazione del canale· alimentare e l'uso dell'aspirazione nei casi eli peritonite perforante. Il dott. Flint dimostra essere di gran momento, ta nto per la prognosi quanto per la cura di determinare se la peritonite dipende dalla perforazione dello s tomaco o dell'intestino. La sua tesi principale è questa; se la perforazione fo::se causa della peritonite, vi sarebbe una quantità più o meno grande di gas nella cavita peritoneale: uno strato di gas separerebbe allora il fegato dalla parete toracica, dando origine. colla percussione alla t•isonanza timpanica, d'onde, sn vi fosse: persis tenza dell'ottusità epatica normale, la perforazione. come causa della per ilonile potrebb'essere esclusa. L'attenzione del dottor Flin~ è s~ala diretta da ben poco. tempo sovra questo argomento e nondimeno ci è stato dimos trato il suo valore clinico. Egli allega tuttavia casi clinici e reperti necroscopici ad illus trazione della sua tesi. Mentre sostiene che l'otLusità epatica é una prova contraria della perforazione, eg'ii mette in guardia il proprio uditorio dalla presunzione che la risonanza timpanica sopra la regione epatica sia sempre una prova della perforazione. F a vedere che ciò può dipendere da un distendimento del colon ~ spintovi sopra. Non conoscf' abbiezione, riguardo ad ottenere una prova positiva del gas nel peritoneo, con una puntura e~plorativa con un piccolo trequarti a canula nei casi di perilonite. dove la risonanza limpanica s'estenda sulla regione del fegato. La puntura, onde evitare la ferila dell'intestino, sarebbe da praticarsi sulla regione epatica. Il dottor Flint esamina ulteriormente la quistione se, nella considerazione di rimuovere il gas, non sia da trarre partito. d'una forza aspirante. 46


722 RIVISTA La baoterul& D. Roae:rns. Da alcuni anni il doll. Roberts di Manchester ha constatato casi nei quali l'urina, fin dal momento dell'emissione, é carica di batteri. Tale urina ba un particolare colore opalescente, che indica un principio di decomposizione ed un odore disaggradevole come di pesce fracido; ma, cosa • ben notevole, ha r eazione acida e non mostra tendenza a svolgere ammoniaca. Nf!gli uomini si nota qualche segno di irritazione alla vescica, cioè millo doloroso e più o meno frequ ente; nelle donne alcune volLe questi sintomi mancano. La salute generale non soffre. Alcuni dei casi perduravano già da molti anni con alter'native di esacerbazioni e di mitigamento dei sintomi vescicali. Il mi ero bio si presenta come un micrococco dotato di attivi movimenti. Il dott. Roberts crede che in questi casi si abbia nella vescica una colonia stabile di bacteri, la quale vi produce un'irritazione, come una colonia di sarcina nel ventricolo. La deoscritta condizione dell'ul'ina scompare in pochi giorni, anche quando dala da anni, colla somministrazione del salicitato di soda.

La febbre tlto14e oon•lderata oome una lnto••loazio:ne teoale.-(Ga.uettadi Medicina pubblica. N. 6, giugno 1882). Il dott. G. Guerin al Congresso di Londra fece su quest.o soggetlo un'importante comunicazione. Da lungo tempo i depositi degli escrementi dell'uomo sono stati considerati capaci di contribuire allo sviluppo della febbre tifoide. Questa opinione, sebbene conosciuta comunemente, era sprovvista di seria dimostrazione, ed é rimasta in conflitto con le opinioni contrarie. L'autore si domanda a qual punto rimasero questi studi, in qual miosura, sotto qual forma, in quali condizioni possono gli escrementi essere elemento produtlivo della febbre tifoide. Onde contribuire alla soluzione di questi Yari problemi, fece esperimenti sugli animali e cliniche r icerche, ed é venuto alle seguenti conclusioni:


MEDICA

1• Le sost.anze fecali degli affetti da febbre enterica contengono, allorché vengono emesse, elementi tossici, risultanti dalla fermentazione delle feci, ritenute ed aumentale alla tflrrninazione dello intestino tenue, dietro la va[vola ileo-cecale; 2" Le lesioni organiche considerate come segni specifici della tifoide, congestione, ulcerazione della membrana mucosa, alterazione delle glandule del Brunner, placche d!:ll P eyer, è dei gangli mesenterici , sono la risullanza dell'azione virul en~a. e ulcerante de.i materiali tifici su queste parti: e le lurbe funzionali, cioé i sintomi generali della malattia, sono ugualmente la conseguenza della penetrazione di quei materiali nell'organismo e delle organiche alterazioni che e:>si determinano; 3" Le complicazioni che si presentano nel corso di febbri tifoidi, solto la forma di mcningite, pleurite e altre affezioni, sono so[t.anto diverse e distinte localizzazioni del principio toss ico. E quelle altre malattie, le quali cominciano subito nel loro esordire con sintomi tifoidi, che cosa altro sono se non che effetti primitivi dell'intossicamenlo fecale1 4• n veleno tifoide geP.eralo dalla fermentazione fecale, si sprigiona ince!:lsantemente da tutte le vie escretive del cot·po, donde la lrasmissibilita della malattia e la formazione ·di focolai infettivi suscettibile di riprodursi sotto forma en·demica ed epidemica. Ciascuna di queste conclusioni sono state oggetto di espe· Timenti e di ricerche cliniche ed anatomo-palologiche, r iferite in tre Memorie lette anche davanti all'Accademia di .scienze e medicina in Parigi, n ell'anno 1877. L'aulore ritornò sull'argomento al Còi'lgresso internazio-nale di Londra, esponendo nuovi esperimenti ed osservazioni confermanti il suo asserto. La lotta fra microrganismi vegetali e fermentazioni fecali tor na dunque a farsi viva.


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La medloatura eoll'1o4oforme aul oampo eU battagllar del dott. PoDRAZHY. -(Allg. Wien med ie. Zei tung, N. 6, e S. Petersb. medie. Wochen, N. 11, 1882).

Il dott. P odrazhy ba trattato con la med icatura jodoformica sette feriLe d'arma da fuoco (due ferite penett·anli del polmone, una ferita allraver so la parli molli dell'avambraccio sinistro con esteso spappolamento dei muscoli e grave emorragia, una ferita nella r egione della articolazione della spalla sinistra e due ferile alle dita con stritolamento di una falange. Illrallamento di tulle queste ferile per arma da fuoco si fece: lavando i contorni della ferila con acqua carbolica, introducendo nella apertura di entrata e di uscita un bas toncino di jodof0rme lungo due o tre centimetri, ed inollre aspergendo la ferita con polvere di jodoiorme e co-· prendo il tutto con uno strato di ovatta, uno di guttaperca e una fascia di garza. Il corso di tutte queste ferile fu ollremodo favorevole e assellico. La secrezione della ferita non fu mai purulenta ma sempre sierosa o mucosa e così scarsa che tutte le medicalure poterono essere lasciate applicate otto e dieci giorni. In tre o quattro settimane, tutte le ferite furonoperfettamente cicatrizzale. L'autore raccomanda quindi di usare l'iodoforme al posto di medicatura in campagna . Ogni soldato dovrebbe portar seco una medicatura di iodoforme che rappresenta un valore di pochi centesimi. Egli ha fallo cos truire a questo scopo delle scalolelle piane di latta che contengono cinque grammi di polvere di iodoforme, un bastoncino di iodoforme, un p ezzo di ovatta digrassala, un pezzelto di gutlaperca e una fascia di garza lunga due metri.


RIYISTA - CHIRU RGICA

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Alla fine però riferisce due casi da lui osservati di avvelenamento per l'iodoforme, uno dei quali terminò letalmente. Ha pure osservato durante il trattamento iodoformico molto frequente la r esipola.

Tetano •eguito alla vaoolnazlone ool vaoolno antmale. (Philadelph. M ed. Times, 6 maggio 1882). Un r agazzo di nove anni fu vaccinato dal dott. Teodoro Dimon di Auburn il sei dello scorso gennaio con un tubetto di vaccino animale. Il 27 il braccio presentava una larga ulcera di forma irregolare coperta per metà da una crosta gcura; il rimanente con margini escavati mostrava voluminose e tloscifl granulazioni, e qua e là dei fiocchetti di pus denso aderenti ad esse. Il braccio era tumido e vi erano delle chiazze ascendenti di eritema da ciascun lato. Le gian· dule ascellari erano grosse e dolenti. Ma il ratto più grave era una rigiditA delle mascelle che gl'impediva di aprire la bocca. Durante questo giorno ebbe di tanto in tanto dei leggieri brividi, dei dolori irTadiantisi dalla fontanella dello stomaco a tutto il tronco accompagnali da assalti di spasmo tonico; quindi opistotono, e convulsioni generali per la più piccola irritazione del corpo. Polso 90; temperatura 37"C; il corpo coperto di sudore, mente lucida. Non vi era positivamente nulla, a cui potere attribuire il tetano, tranne la vaccinazione. Dieci giorni dopo morì per esaurimento. Un caso simile con lo stesso risultato in un fanciullo di tre mesi, fu !'iCerilo dal dott. G. Collins alla Societa medica di Filadelfia nel maggio 1881. In questo, fu pure adoperalo il virus animale. La crosta cadde al 21• giorno lasciando il fanciullo apparentemente bene. Poco dopo rupreso da opistotono e mori in poche ore.

· Contro l'emorragia parenohlmatna dopo la tuo1atva 4'EIIJD&rch, del dott. GruLlO WoLFF. - (Areh. fùr KMn. chir. e S. Peters. med. Wochen. 1882, N. 15). Non raramente, dopo tolto il tubo costrittore, la emor. ragja parenchimatosa é tanto abbondante da aversi con


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questo metodo tutt'altro' che un risparmio di sangue. Il dottor Wolff ricorda le più importanti proposte fatte per evitare questo inconveniente quali: la corrente d'induzione, lo stropìccìamento (maBsage), l'operare e il fare le allacciature con le estremità sollevate verticalmente (Konig), l'applicazione della fasciatura comprimen te alla Lister prima della remozione del tubo (Esmarch), l'operare su membri precedentemente raffreddati a temperature non troppo basse (\Volti)._ Ma tutte queste proposte o non raggiungono punto lo scopo o traggono seco qualche pericolo, come per esempio la cangrena nella proposta dell'Esmarch. Il Wolff propone un espediente da lui posto in opera di r ecente, il quale garantisce l'operazione senza la minima perdita dì sangue e senza alcun pericolo. Consiste nello abbreviare il periodo della paralisi vasomotoria dopo la remozione del tubo d' Esmarch con la sospensione verticale della estremità, e durante questo periodo abbreviato applicare una fasciatura antisettica com-· pressiva provvisoria, che è tolta dopo circa 15 minuti, poiché allora la paralisi dei vasi è cessala e con ciò il pericolo della emorragia, e la ferita può esser riunita s enza perdita di sangue. Il Wolff ha fatto degli esperimenti sulle estremità superiori circa la durata della paralisi vascolare dopo la compressione con la fasciatura d'Esmarch. Tenendo applicato ad ambedue le braccia di un uomo sano il tubo per quindici: minuti, la temperatura abbassa di parecchi gradi (fino a 28,5•). Prima di togliere il tubo sospese il braccio sinistro verticalmente, rimanendo il destro orizzontale. Il termometro sali a destra nei primi cinque minuti 3,5, noi cinque successivi di 0,5 e quindi cominciò ad abbassare. A sinistra nei primi cinque minuti non aumentò quasi punto e solo nei cinque dopo di 0,8• e nei cinque seguenti di 0,1. La iperemia cutanea nella mano sinistra elevala era dopo 15 minuti perfettamente svanita , nella destra era ancora un poco visibile dopo 30 minuti. Ad esempio della s ua proposta, l'autore riferisce tre casi di amputazione di coscia. Dopo la demolizione del membro furono applicaLe solo 3 o 4 legature ai vat<i maggiot·i, quindi


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una fasciatura antisettica fortemente compressiva, e, tenendo il membt•o sollevato verticalmente, fu tol to il tubo. La fasciatura provvisoria rimase applicala venti minuti. Dopo la sua remozione non fu necessaria alcuna altra allacciatura e fu fatta la sutura. Il malato anche durante il tempo d'aspettativa era mantenuto nella narcosi. Ma questo tempo ( 20 minuti) in sostanza non aumenta la durala della operazione, che anzi piuttosto la abbrevia, dappoiché in luogo ili 30 o 35 le· gature quali per esempio il Neuber applica nelle amputazioni della coscia, sono so lo allacciali tre o quattro vasi , e cosi risparmiato tanto tempo da superare certamente i venti minuti impiegali.

8ul trattamento ID guerra delle terlte del vasi lt&D· gutgnl, del dott. F. E SMARCH professore di chirurgia all'Università di Kiel. - Compendio di una relazione presentata nella s ezione chirurgico·mililare il 5 agosto 1881. (Deutsche metlicinische. Wochenschrifi; -1• aprile 1882, N.14).

1• Le indicazioni sul trattamento delle ferile dei grandi

tronchi sanguigni e delle emorragie traumatiche, vennero essenzialmente modificate dal metodo antisettico e dall'ischemia artificiale. 2• La legatura dei tronchi arteriosi al disopra della fet·ita, altre volle usata, è incerta, spacialmente nei membri affetti da infiammazione, e perciò da rigettarsi. a· Ed é pure da ommetters i l'uso degli stitici poichè non solo la loro azione è mncerta, ma perché insudiciano la ferita e fanno cosl ostacolo alla guarigione. 4• Nelle emorragie che me ttono in pericolo la vita il vaso sanguigno ferilo deve essere possibilmente isolato al punto della lesione, e ul di sopra e al di sotto di essa, praticando una legatura col catgul o con s e ta antisettica. s• Eseguendo questa oper·azione, si dovranno usare tutte le cautele antisettiche; se poi essa ha luogo nelle estremità si usera l'ischemia artificiale. E poiché in questi casi è necessario di rendere la ferila asettica e disinfettarla radica!:


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mente fino nei suoi piu remoti seni, questi due scopi potranno essere raggiunti col medesimo atto operativo. 6' Il principale mezw per compier e con facilità e rapidità la te operazinnc è quello di una Ja~·ga incisione cutanea, che parta dal ùisop1·a della fe l.'ila, e pl'oceda al disotto in direzione della lunghezza dell'arto. Traltandosi di salvare la vita dell'individuo, è indiO'e rcnte che il Laglio sia lungo un pollice, o un piede; pu1·chè si giunga ad arrestare l'emorr agia e a renùe1·e la fCI'ila asettica. Il lagl io g rande si cicatrizza benissimo, senza suppu1·azione con la s tessa sollecitud ine ùel piccolo. i' Praticata una sufficiente incisione della cute, s i spinga il ùito indice sinistt·o nel profondo della fcl'ila, tagliando sul medesimo col bis tori l>ollonato gli strati piu profondi, il tessuto e i fa sci muscola l'i, e separando l'una dall'altra le pat•ti tagliato medianlè un uncino acuto o oltuso abbastanza g1·osso. 8' Si tol~a poscia sollecitamente ed energicamente con le dita, con spugne, con pennelli, il san gue, il qua l ~ è solito riempi1·e tutta la f<wilo, colondo per tutte le direzioni nel · tessuto cellular·e rilasciato. E ciò, sia per·ché il sangue ragg l'umalo r·icopre ogni parte, cd impedisce di distinguerla bene, sia per chè in questi grumi trovano pr·incipalmente fomite i ge1·mi di putrefazione. Solamente dop•> aver praticato tullo ques to, sarù possibi le eseguire l'operazione colla s tessa esa ttezza che si richiederel>he per una preparazione anatom ir.a. 9' 'l\1stocM s i sono incis i i tessuti che cop1·ivano il focolaio emo r· ra~ico , s i palpano col dito i fasci n ei·veo-vascoluri, c s i ccr·ca, sempl'c coll"niu to della spugnn, di isola re le art eri c, le vene e i nervi, per indagare e scopt•ire la natur·a della ferila. 10' Se i tronchi venosi sono lotolmcn tc vuoti di sangue e avizzili, è diJTic ile di~ Li nguerli doi cordoni di tessuto cellulB!'c. È quindi cons igliul>ile di fonnurc un serbatoio di sangue al disollo della fer ila; per esempio, prima di applicare l'inviluppo elastico al braccio ferito, si faccia una legalut•a intor·no all'articolazione della mano. Scioglic'ndo


CHIRURGICA

poscia questo laccio e sollevando il braccio, il sangue rislugnalo nella mano va a r iempire le vene; e nel caso che uno di queste sia fel'ita, esso si apl'e un varco dal punto offeso. '11• T r'ova to il punto ferito clell'at'let·ia o della vena, e scoperlolo in modo da tlllbr'acc!are con lo sguardo tutta l'estensione della fer· ita, il vaso dovra essere isolato e lega lo fo r•temenle e s icuramente col cntgul o con la seta an tisettica al disopra e a l ùisolto del punto offeso, in un posto sa no, col nodo dello da marinaio. Jn seg-ui to, se mai lu continuità del vaso non fMse già s lttla abolila doli a lesione, si dovra lagliarlo in me;::zo fra le due legolut·e, per accer·ta r si, che ll'a i due punti ,li queste non vi siu nel la p r·ofon<lilu o latera lmen te, qualche altra diramazione dei vasi col· laterali; se ve ne sono, sn r·nn no anch'essi bene isolati, legali, e sepnr ali dai tronchi san~ui gni . 12• Si scio)!l ie poi la benda e lastica , legandoaccuealamente tulti i vosi da cui e:;ce ancora il sangue, e si solleva il membro ' ' come n<1lle amputazioni, dopo aver tollo il tubo per limitare l'emorr1.1gia par·enchimatosu. 13• Se nella ferita sono intere!"sali anche tronchi nervosi o muscoli, fa d' uopo cer·cnrne le estremità, e r'iunirle acc ut·a tnmen le con lì ne curi ture di seta carbolizzola o di calgul. 1.}• Bisogna ol lon lana r·e da lla f•~ I'ila i corpi sl1·anieri, c ome palle, ft·amnt enli di v.·sli ti, sche)!gie ossee, ecc., se mai ve ne fosse rimasto fJ ualcuno. ! o• La ft!rita dovr·à poi esser· e radicalmente disinfellata, media nte la vature, slr·opicciolur·e, e !'isciaf(un lure con clorut•o di zinco e soluzione sutuea car bol ica; ovvero con lo spolverizzalo r·e iodoformico, cercando di penelr'SI'C in tuili i seni della cavità. 16• Finalmente dopo a,·cr praticate delle contr·o-aperture, e collocali i d r en11ggi nei punti opportun i, la fòrila verrà chiusa, mediante cuciture antisettiche, e per ultimo, si appot·rù r appa recchio compt·Pssivo antisettico. 17• Quest'o perazione pel'ò non potrebbe e;:sere eseguila sul campo d i batloglia, richiedendo non solnmente grande quiete, mollo tempo e somme preca uzioni; ma le stesse


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cautele antisettiche non potrebbero aver pieno effetto se non in un lazzaretlo bene ordinato. 18• Per arrestare provvisoriamente l'emorragia sul campo di battaglia è soltanto da raccomandarsi la compressione elastica. · 19' L'uso dei rimedi stitici deve essere assolutamente proibito; (Vedi N. 3) perciò tutti i rimedi di questo genere (percloruro òi ferro, Pinghawar Yambi, ecc.), non dovrebbero far pat·te del materiale di medicazione. 20· Egualmente pericolos issimo è l'uso dei tourniquets, che si adoperavano una volta; non solo, perché la loro applicazione richiede esa Lte cognizioni anatomiche; bensi, e sopratulto, perché il cuscinetto, ancorché bene applicalo, si smuove durante il trasporto, e allora la cinghia non im-

pedisce più il flusso arterioso, ma unicamente il riflusso venaso. Ne viene per conseguenza, che l'arteria rimanda il sangue alla ferita; ed allora o si rinnova l'emorragia, o se la ferita è stata chiosa, si accresce di molto l'infiHrazione sanguigna. 21• Una compressione efficace e durevole dei vasi si ottiene mediante una fascia elastica, od un tubo, coi quali si contorna ripelutamente il membro in un dato punto, sotto una forte distensione. In tal modo le parli molli restano cosi fortemente compresse da non lasciar passare più una goccia di sangue neppure attraverso le vene. 22' Questa legatura avendo un'eguale azione in ogni parte del membro, non richiede per la sua applicazione alcona cognizione anatomica. Il laccio, durante il trasporto, nè soffre dissesto, nè perde della propria efficacia, purchè

l'estremità ne sia bene assicurata, e non possa sciogliersi. 23• Tali tubi e cinghie elastiche dovrebbero sostituire i tourniquets, i quali non dovrebbero più far parte, né del corredo dei lazzerelti da campo, nè del pacchetto di medicazione dei portaferili. ~W Siccome però il cautcbouc si guasta stando mollo tempo conservato, e perdè della sua elas ticità, cosi queste cinghie e i tubi non possono tenersi per molti anni nei magazzini in gran'Cie quantità o almeno in quella quantità che sia


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sufficiente pel caso di guerra. D'allra parte è inutile stringere contralti di provvigione in caso di guerra per tali oggetti; poichè con la mobilizzazione dell'esercito, (almeno in Germania), gli operai vengono tolti in gran numero alle fabbriche, e quindi i fubbricanti non possono soddisfare ai loro impegni. 25" P er questi motivi feci costruire la cinghia da pantaloni in modo, da poterla usare nel tempo stesso come compressore elastico nelle emorragie traumatiche. 26• Questa cinghia-Lourniquet consiste in.una cinghia di cautchut della lun ghezza di 150 centimetri, avendo forza sufficiente a comprimere con sicurezza tulli i vasi in qualsiasi membro. 27• Dovendo ogni soldato portare una cinghia da pantaloni, e que3ta cinghia-tourniqu·e t non costando niente di più di qualunque altra, cosi è più che giustificato ,il desiderio, che ogni soldato abbia con sè in guerra, la cinghia ora menzionata. 28• In tal guisa, il soldato porterà sul proprio corpo il· mezzo per arrP.slare, sia su sè stesso, siù sugli altri, un'emorragia che pu6 essere pericolosa per la vita. Sul campo di battaglia, in caso di bisogno, :e cinghie elastiche possano. essere tolte in gran numero dai morti, e dai ferili. 290 È da tenersi in conto anche quest'altra circostanza, che dette cinghie elastiche possono servire a vari altri scopi,.

cioe per anestare l'assorbimento del veleno delle ferile avvelenate o•l applicare l'ischemia artificiale durante le operazioni, e a richiamare in vita gl'individui colti da morte apparente, in seguito a grande perdita di sangue, ecc. .ao· Si comprende, che ogni ferito, cui fu provvisoriamenle arrestata l'emorragia col laccio elastico, dovrà essere· trasportato allazzaretto con la maggior possibile sollecitudine, per sostituire a questo la rlefiniliva legatura dei vasi feriti. 31" Inoltre sara opportuno prima di applicare la cinghia,. di portare l'estremità intero. in posizione elevata, inviluppandola bene in una fascia. Nel caso poi che le ossa sieno. sfracellate, si metleranno delle stecche, a fine di rendereimmobile l'estremità durante il trasporto. ·


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La diagnosi ed 11 trattamento del tumori della vesoioa. - (Tite Laneet, 22 apt'ile 1882).

Il caso di eslit•pazione riuscita d'un tumore della vescica, annunciato dal sig. Enrico Thompson n ell'ultima adunanza della R. Società medico-chirut•gica avrà, senza dubbio, un intet·esse d'attualità in torno questo soggelt0. Non ripelet•emo qui i molli a rgomenti svolti nel corso della discussione, ma ci limiLeremo a due sollanlo - la difficoltà della diagnosi, e la sicurezza dell'atto operativo del prefalo aulot•e. Nessuno degli orat.ori, tt·attando i vari argomenti, ha posto il dubbio su quest'ultimo. Dalla discussione e dalle islot·ie dei casi si è reso evidente che mentt·e vi sono pochi tumori della vescica rimovibili e pat·ecclli inestirpabili, che possono essere come tali razionalmente diagnosticali durante la vita, v'ha un gr·an numero di casi nei quali il chil'urgo coi soli suoi mezzi attuali deve rimanere in dubbio. Tullo che si possa vantare in questi casi non consiste che nell'essere in grado di senlit•e il tumore. Ne lla donna, dove il dito può essel'e facilmente introdotto per ruretra e lutto l'interno della vescica esploralo, la di agnosi di questi tumori è, noi riteniamo, sempre possibile. 11 sig. Enrico Thompson avrà r eso 1.10 grande servizio col suo lavoro; se con questo contribuirà ad a\tirare l'attenzione sulla facili la e la sicurezza, colle rruali la vescka può essere nell'uomo perlellamente esplorala attraverso una ferila perineale nella porzione membranosa dell'urelra. Una tale ferila non deve inconll·are il pericolo d'interessare il collo della vescica, essa ò facile ad eseguit·si con precisione e cicatrizza immediata me n le. O::tni parte della mucosa può essere esplorala attraverso di essa senza vi ol ~nza e senza pericolo, e tumori d'ogni specie e d'una media graudezza possono essere estirpati. Se la incisione mediana nell'urelra s ia in tutti i casi la miglior e per l'estirpazione dei tumori non siamo ora ansiosi . di rilevar e; s ulla sua superiorità a confr·onlo degli altri n ello


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scopo diagnosrtico arrischiamo il giudizio che nessuno la mellerebbe in dubbio, e racc.omanderemo elle in ogni caso in cui un tumore della vescica si& razionalmE'nte sospettato e dove gli altri mezzi d'esame no:1 abbiano dimostrato che esso non sia tale da e~ti rparsi la vescica debba esse1·e esplorata con questo mezzo sicuro ed efficace.

Due oasl eU avvelenamento p&r Iodofbrmlo. (Deutschemed. Wochens., 1881, N. 3~).

HENRY

Il dottor Henry dò. notizia di due casi occorsi nella clinica di Breslau, dove lo l odoformio è stato usato largamente e

con s uccesso nella cura della car.ie. Nella storia di questi casi spiccano evidentemente i sintomi cerebrali che dalla semplice sonnolenza arrivarono fino al coma. Insieme a questi sintomi i pazienti soffrirono di paralisi degli sfinlel'i, contratture dei muscoli del collo e dell'addome,. e fin dal principio di marcalissima frequenza del polso. La temperalura si conservò normale. L'acutezza degli attacchi differì moltissimo nei due casi .. In un caso la morte occorse nel secondo giorno, mentre nell'a!Lro il paziente continuò per nove giorni in buone condizioni, sempre solto l'ugo dell'Iodoformio, adoprato esternamente. Il dolore di testa e la sonnolenza precedettero di due giorni la morte che si verificò nel sedicesimo giorno. In ambedue i casi si riscontrò al reperto anatomico degenerazione grassa del cuore, ed intorbidamento delle cellule epatiche e degli epiteli renali.

Sull'uso dell'acqua ossigenata in ohlrurgl&. de8 Hopitau:x, giugno 1882, N. 74).

(Ga~ette­

Le esperienze dei dottori Pau! Bert e Regnard sugli effetti dell'acqua ossigenata hanno indotto i dottori Péan e Baldy a fare, all'ospedale di S. Luigi, numerose prove per-


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determinare i vantaggi che se ne potrebbero ottener e in chirurgia. Sebbene lali rice1·che abbisognino di nuove conferme per rispondere a tulli i quesiti ·che possono venir falli, essi hanno creduto bene di pubblicar e i risultati finora ottenuti. L'acqua ossigenata adoperala in tali e!?perimenti fu preparata dal sig. Baldy in modo che fosse del tullo neutra. Secondo i casi contiene da dodici a due volle il s uo volume di ossigeno. Essa fu adoperala in principio per uso e!'"lerno nella cura di grandi traumalismi e di ulcerazioni di diversa natura. Fu pure usata internamente in alcune malallie come l'anemia, la setticemia, il diabete, la tubercolosi e più parLicolarmente nei tubercololici dopo operazioni. All'es terno, l'acqua ossigenata fu applicata mediante compresso di tarlatana, ricoperte di sottilissima mefl_lbrana animale, per impedirne l'evapor azione. e poscia fut·ono mantenute sul luogo con compt·e~se. Quando occorse di esercì tare un certo grado di compressione e di ottenere l'immobilizzazione della parte lesa, fu posta al di sotto delle fasce una conveniente quanlila di ovatta. Tali applicazioni , a seconda dei casi, fut•ono ripetute una o due volte al giorno. J nolll·e, quando OCCOI'Se l'applicazione di un tubo a drena~gio per rimediare agli scolla menti, ad ogni medica tura si fece ro iniezioni di acqua ossigenata allraverso l'orificio del tubo, finché il liquido r eftuiva limpido. Finora gli effetti sono stati assai commendevoli. Basti notare che furono favorevoli non solo per le piccole ampulazioni e per le piccole r esezioni che si eseguono giornalmente dal dott. Péan nell'ospedale di S. Luigi, sibbene nelle grandi amputazioni degli arti (coscia, gamba, braccio, avambraccio). L'acqua ossigenata è stata pur e impiegata nelle ferite resullanli da asportazione di tumori, aventi sedi lanlo sulle parti molli che sulle dure ddle membra, e del tronco; in seguito ad incisioni di lunghi seni fistolosi, multipli e profondi e di gravi ferite accidentali complicale a 14ran di :Sbrigliamenli. Durante il rinnovamento dell'apparecchio, la


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superficie della parte malata fu disinfettata con vapori d'acqua ossigenata. Solto l'influenza di silfalle a pplicazioni, le ferile, tanto quelle fa LLe direttamente dallo scalpello o dallet·mo-cauLe rio, come pure le antiche, coperte da tessuti necrolici o necrobiolici, che avevano determinalo leggera linfangioite o risipola, non tardat·ono a pre ndet·e un bell'aspetto ed a cuoprirsi di bottoni t•osei, che dettero origine ad un pus abbondante, mu cremoso ed inodoro. Le eccezioni si ebbero soltanto nei primi giorni pet• le lesioni coperte di parli morte od in via di disfacimento ed anche in questi casi l'otiore sembrò minore che nelle meJ icature fatte con allt·e sostanze. Si notò pure una tendenza fa vot·evole alla riunione per prima intenzione delle ferile residue aù amputazioni ed una t·apida cicatrizzazione delle piagl1e antiche e delle ulcerazioni croniche. · Inoltre, in quei malati curali con altri mezzi e che furono minacciati di setticemia quando s i sosti tuì ques to nu.ovo tt•atlamento, si prescrisse pure l'uso inte mo del detto rimedio. Gli effetti ci sembrarono assai soddisfacenti, non solo s olto il punto di vista dello stato locale, ma pure in rapporto allo stato generale. La febbre, solita a ma nifef>tarsi dopo i grandi traumatismi, fu mite; il più spesso, alla fine del terzo o quarto giorno, cessò del tutto e destò meraviglia la poca frequenza ed ampiezza del polso e la poca elevata temperatura. Tutti questi risultati ci s embrarono egualmente vantaggiosi e forse maggiori di quelli che si possono ottenere con l'alcool semplice o canforato o coll'acido fenico. Sotto questo riguardo non si dovrebbe dare la preferenza all'acqua ossig enata che non cagiona, come l'acido fenico, effetti tossici e cattivo odore 'l Nel mentre tali esperimenti si eseguivano all'ospedale di S . Luigi, altri malati della città venivano curati nella st.essa maniera. Le ulcet'azioni tubercolose furor.o assai migliorate; sulle u lcerazioni epiteliali e sarcomatose non si può emettere un


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definitivo giudizio, perchè tali medicazioni non furono adoper·ate a sufficienza. Ma si ha ragione di credere che possano arrecar·e qualche modificazione. Ver·t·anno d'ora innanzi rimpiazzate le nebulizzazioni fenicate con polverizzazioni d'acqua ossigenata nelle grandi operazioni, ad esempio nelle gaslrolomie.

Sul rla••orblmento del •equutrt, pel dott. LANNELONGUE. - (Gazette des Hopitaua:, magg,io 188:2, N. 5!.l). Il dott. Lannelongue ba pubblicato le esperienze che egli ha fallo col doli. Vrignal per sapere se i sequestri ven gono, o no riassorbili. Molti chirurgi stranieri, fra cui Billroth, Langenbeck, Virchow, Stanley hanno introdotto caviglie d'avorio nelle ossa umane per mantenere a posto i frammenti. Essi sono giunti a questa conclusione che l'avorio può venire riassorbilo, e con più ragione ritennero che i sequestri sono riassorbibili. I dottori Lannelongue e Vrignal hanno preso un pezzetto d'omero che aveva s ervito da oltre dieci anni alle dimostrazioni della scuola pratica: essi ne hanno falla una caviglia ossea di 6 millimett•i di lunghezza su tre di spessezza e dopo averla immersa in una soluzione fenicato. al 20 per 100, l'hanno introdotta nella tibia di un coniglio adulto che avevano antecedentemente trapanato. Nell'altra tibia dello stesso animale fu introdotta una caviglia di avorio. L'operazione venne eseguita con tutte le prescrizioni del metodo antisettico. Dopo due mesi e tre giorni essendo slalo ucciso l'animale, essi trovarono che quasi tutta la caviglia d'osso era scomparsa e i contorni et·ansi coperti di lessulo osseo di nuova formazione. Al microscopio si potè vedere che di siffatta caviglia r estavano solamente i canali di Hawers riempiuti di cellule embrionali e di vasi. Si sar ebbe creduto che si fosse trattato di un'ostei le. V'ha osleiLe produttiva da una par·te e distruttiva dall'altra. Lo stesso non avvenne per l'avorio di cui sollanlo una piccolissima parte venne r iassorbita. Il dott. Lannelongue termina colle conclusioni seguenti:.


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Il riassorbimento dei sequestri viene dimostrato coll'esperimento. La suppuraz10ne nella capsula sequeslrale ed at-

torno al sequestro stesso si oppone al dello riassorbimento, ma la suppurazione può durare poco tempo e se ad essa tien dietro una vegetazione embrionale i bottoni carnosi aderenti al set(uesleo si inlt·ometlono nelle più piccole ineguaglianze che esso presenta, producendo il suo riassorbimento con un processo di cui seguons i le fa!li sperimentalmente. Il riassorbirnento dell'osso morto ha luogo più facilmente e più prontamente che quello dell'avorio; inollre e seguito dalla formazione d'osso nuovo. Adunque è da pre ferit·e l'osso all'avorio nella pt•alica delle resezioni per con servare il contatto dei frammenti.

Un oaso eU ernia del polmone attraverso U diaframma. - (Gaz~etta M edica italiana. Luglio ·1882, ~ - 2i). I casi di lesione del diaframma, seguita da ernia dei vi-

sceri addominali nella cavHà toracica, non sono· rari, e vennero riferiti in buon numero; ma il doll. Clifford, non ha potuto rinvenire la narrazione di un caso, nel quale alla lesione del diaft•amma sia seguita un'ernia dei visceri toracici nella cavità addominale. Crede perciò degno di considerazione il fallo seguente, ad illustrazione di una assai rara ed interessante condizione patologica. \V. P., di anni 22 fu ammesso nel Great Portheen Hospital, addi 11 agosto 1881, estremamente malconcio per una caduta falla dal proprio carro, una ruota del quale lo av~va ferito al lato destro dell'addome, comprimendolo gravemente. Rimessosi alquanto dal gravissimo stato in cui venne accettato, si lagnava di dolore al lato destro dell'addome; presentava respirazione toracica, nessuna affezione di cuore, non tosse, n è emottisi. La temperatura era a 99• F., il polso a 108: la re!;;pirazione 36. Nessuna traccia esterna della riportata lesione. Al 3• giorno un clistere eccitò l'azione degli inle· stini, il dolore locale era minore, ma la respirazione totalmente toracica (33). Al· 5• giorno manifestazione di leggiera 47


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peritonitr , con un po' di ilterizia; le intes tina pet·ò funzionavano normalmente. 11 carattere del respiro lo stesso. Si rin venne una notevole ollusilà alla base del polmone destro, con qualche rantolo crepitante ad ambi i lati. Sopravvenne tosse con leggera emottisi, e quindi cata rro denso, purulento, spesso nummulato. Durò questo stato pc! mese ùi settembre, con regolare elevazione della temperatura alla s era da 10:2: a 1G3,., e nel giorno da 98,6• a ·100 F. Sul principio d'ottobre il malato migliot·ò alcun poco, ma poco appresso ebbe atlacchi di diarrea, il respiro era meno toracico, la tosse continuava e le forze comrnciarono a ve nir meno in modo rapiùo. Il lato destro del peLLo venne rinvenuto quasi assolutamente alluso alla percussione, Yi era res pirazione bt·onchiale, emaciozione esLr·ema. L'inf,•t•mo cadde gradatamente nello stato lifoiùeo, e m01·i il 26 ollobre 1881. L'autopsia, peaticata trenta ore dopo la rnot·te, ri"elò la presenza di una diffusa perilonile essudativa, con aderenze d egli amenti e della inle:;li na, !imi tala pet·forazione di una pot•zione di essi e vet·samenLo di mater·ie fecali. La cavità d ella pelvi presentava l'a!;pello di un Yaslo a scesso, essendo per la metà t•ie m pi ula di materie, i n parte purulen le, in purle fecali. Sollevando lo parete anle riOI'edellorace, appariva un'altra cavità conle n ~ule un s imile fluido, ll'a la s upe rficie s upe1·ìore del lobo Jestr·o del fega to e ciò che a ppm·iva es,:ere il diaframma, granù~ m ente spinto in s u ne l torace, dal lato des tro. La pat·ete supt3t'iore ddla cavità ed il Ialo des tro del diaframma erano adet·enli alla base del polmone destro. il quale et·a Ji più in islalo di collasso e senz'arìa ; oltre il limite di questo ascesso il diaft·amma era in is lalo normale, come pure il sinisll'o lobo del fegato. Dentt·o la cavità dell'ascesso s i rinvennero due masse it·regolari di tessuto spongios o, masse che vennero riconosciute essere porzioni di polmoni. Esse contenevano ari~:~, galleggiavano s ull'acqua, ed oO'rivano i caratteri di tes suto polmonare recentemente separato. La cavità della pleura, a !ieslra, fu riscontt•ela per la maggior parte chiuso da ader enze. non c onteneva pus, nè appot'iva alcuna comunicazione Lt·a il tessuto ed i bronchi del polmone destt·o compt·esso e la cavità.


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·dell'ascesso. Le parte superio1·e del polmone cle5Ll'O ed il polmone sin istro mostrava no segni di bronco- pneumonile. Lasciancfo dA pa1'Le la perfor azione d~gli intestini, che era ·eYiùenlemenle recente e fu ca usa immediata della m orte, res ta il semplice follo che d ue :porzioni amputale del polm one destro stavano nell'addo:ne .

.Aooldentl dovuti alla lmpurltl del oloroformlo; reattlvo per rloono•oerlo e prooesso 4l parUloa'&ione. - CnAMPION NIÈne:, (lncl ipendenle, g iug no 1882, N. 17). L'a utore avonli alla Società d i chiruraia ha svolto l'nrao· ' mPnto che ha unn importanza pratica capitale. L'impurità del cloro fo1·mio tende a divenire generale pet' rag-ione che n on è tan to faci le dete1·minare. Conviene di ciò addebitare j l p 1·ezzo sempre cl'esccnle dell'olcool, o l'impiego di so-slnnze impropr·ie alla fa l>b•·icozione del cloroformio? Può .arcusaJ'si d i ne~lige nza J'indu =-ll'ial e che pul'ilìca il clorofor•Hio; e le curo ernno pii.l minute quando il cloJ•oformio a ve\'a un prezzo ele,·ato ed c1·a m eno usato? Tutte queste ipotes i sono difc'IHiihili. Sedillot. fu il p1·imo ad aJTermar·e la necess ità inval'iallilc della pul'ilà del clorofonnio e durante la sua car1·ic·ra fu ammir abi lmente assecondato da Hepp. E gli formulava l'afo•·ismo: • il clm·oformio pu 1·o nou uccide mai; • pr·oposizione troppo assoluta senza dubbio, ma che m el'lla di e!'<sere meditata. L'autore da lungo lt!mpo a veva n otn lo l'i rregola r•ità dell't1zio ne del clol'Ofor·m io, la len tez?.a dell'o ne!'tesia, il sopraggiu nge1·e di brividi e di fenomeni gr·avi di r affredda mento. L'a mministrazione di cattivo clor oformio trae con sé diftk.ollà d'ammini::MM:ione, l cn~ezza n elln nne!> lesia, r espir·azione pei1osa, difficile, vo mi li, brividi, freddo, I'isveglio penoso, ed in alcuni soggetti può tleleJ·mina •·e perfino la m o1·te. L'aulo1·e p1·egò l von a fare m inute ricerche sull'argomento . Egl i Ira potuto consla lal'e , sopra un campione in questione, eire il punto di cbullizione er·a m odtfìca lo, pr·ima prova della impurità del cloroformio. P oscia esaminò il campione co n un reallivo un p o' dimenti~


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RIVISTA CHIRURGICA

caLo, il permanganato di potassa. Egli vide allora che questocloroformio tingeva in verde la soluzione alcoolica di permanganato di potassa. L'Ivon fece altri studi comparativi sopra altri campioni, e poté constatare che gran parte di cloroformio, consideralo puro, conteneva delle impurilà in quanLila noteyole, e ciò che impressiona ancora di più, si é che questa impurità era stata constatala sopra campioni di cui noi avevamo verificato l'allo valore anestetico. L'Ivon, impiegando il r ealtivo permanganato di potassa, si é studiato di utilizzare l'azione del permanganato sopra le impurita organiche del cloroformio per purificare definitivamente i cloroformi, dei quali la purificazione sembrasse imperfetta; erl il risultato di questo processo semplice ha dalo all'I von eccellenti risultati. Il LucasSChampionniéreraccomanda questo metodo di purificazione ed assicura, per propria ed altrui esperienza, della efficacia dell'anestesia prodotta dal cloroformi(}. così purificato.


RIVISTA DI ANATOMIA .E FISIOLOGIA

. Importanza degli &lbumlnoldl nell'_eoonomla a.nlm&le, per il barone LtF.13IG - ) The Lancet, ft::b. 4 1882). Le vedute di Frankland che a ttribuiscono agli iùr oca r·bo na ti una maggior e pat·tecipnzione, come pr odullor-i di{ forze , delle sostunze albuminoidi. sono state accolle con favore dai fisio logi d'Inghiller t·a e della Germania . Di piu; in opposizione a l Liebig, il professor Vo it ha cr ed uto ultimamen te c he gli a lbuminoidi e non gl'i.d rocnrbona ti s iano la sorgente del grasso negli anima li. Questa teoria è sta ta spinta agli estt·emi limiti nel r ecente Iavoeo del pr·ofessor· Ziemssen intit.ola to , patologia e terapia. In q uesto lavot·o ~i nega agl'idi'OCat·honali ogni parteci!JaZione diretta alla formazione de l grasso. Liebig n ella sua memor:a " Fermentazione e fo r·::.a muscolare • ha r ece ntemente dimostralo la dappochezza d i tale teoria, riducendo al s uo gi usto va lor e l'applica zione dello. tcor·ia meccan ica del ca lot·e con una ser·ie di pratiche d imostr azioni. In ogni tras formazione di atomi s i genera forza ; è perciò evidente che in ogni tr>lsformazione atomica del corpo, se il processo sia di combus tione o n o, s i genera o si libera de!la forza, a seconda che tali molecole, s iano o n o azotaLe . E sis te una ma ter iale differenza rra una macchina a vapot·e dove le sostanze n on azotate servono mollo meglio alla combustione, ed il corpo animale dove s i verifica tullo l'opposto.


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Gli albuminoidi sono per lot'O slessi capaci di produrre· forza e calore; mentre gli idrocarbonati ed i grassi per compiere tale funzione abbisognano della cooperazione di quelli_ Quindi Liebig giustamente dice: l calcoli di Frankland sulle quantità di calorie prodotte dall'ossidazione del cibo sarebbero solamente allendibili, seil corpo animale lavot·asse come una macchina a vapore,. dove il calore si trasfot·ma in fot•zn e moto. Seconòo questa teoria si suppone che la forza muscolare s i produca dal bruciare di certe sostanze nel muscolo, e che il processo somigli a. quello della piena combustione di una caldaia a vapot·e. È facile· provare che il processo di combinazione dell'ossi~eno con gli elementi combuslibili del corpo a nimale è assolutamente differente dall'ordinario processo ùi combustione. Nei cot•pi viventi l'acido cat•bonico non è mai prodotto dalla combina- zione del curbonio coll'ossigeno. L'acido carbonico che s i forma nel corpo, non è il risullHto di una con1bustione nel suo senso ordinario. Per formarsi un'idea chiara della differenza che passa fra· il processo di combustione di una macchina a vapore e quello del cot•po animale, è necessat•io di consiùeJ•are la formazione dei composti organici nelle piante. Questi sono tutti prodotti dell'acido carbonico, cioè atomi dell'acido carbonico, pii! o meno riuniti o trasformati. Nei corpi animali queste combinazioni sono condotte di nuovi). alla lot•o forma originale di aciùo carbonico. Durante la formazione di questi composti OI'ganici sotto· l'influenza della luce del sole, il calore dei raggi solari viene assorbito dalle piante e, come diciamo, t·imane latente. Nella ritrasformazione di 11uesti composti organici nel cot·po animale, si libera il calore. Il ma ximum di c~:tlorc si re~1de Jjbei'O quando questa ritrasformazione corrisponde perfettam ente all'originale formazione di lali sostanze. Di qui de rivano le enormi cifre di calore che s i gene1·ano nei corpi a nimali. Nella conversione dello zucchero in acido carbonico, non è il carbonio cl1e si brucia, ma l'idrogeno che s i libera nello stesso tempo. Nei corpi animali tulli i processi ri sultanti dalle combina-


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zioni del carbonio e dall'oss igeno non ~ono di relle. combinazioni, quali si verificano nelle alluali combustioni di un fuoco, ma sono analoghi a quelli che si s volgono durante i processi di fermentazione, cioè indirettamente. Questi consistono nrlla traspos izione di una g r·an varietà di atomi; e tutta dovuta a cer· Li fer·menli, che presen tano quasi simultaneamente procP.ssi di ossidazione e di l'iduzione. Quindi le cifre di Frankland non possono esibir s i come una gi usta estimazione delle for·ze. Frankland calcolò fra l'allr·o, il calor e della combustione dello zucche ro di canna, e trovò per ogni gr·ammo la produzione di 3:348 unità, ovvero per 171 grammi , equivalenti di una molecola, 572,508 unità. Nella fermentazione lo zucchero pr·oduce alcool ed acido carbonico; 171 ~~·am m o di zucchero pl'o~tucono 88 g r·ammi di alcool, essendo il r·imanente acido succinico e glicerina. Gli R8 gr ammi di alcool in combustione producono 617,818 unitia, quindi l'alcool solo p!'Oduce ·i-5,3 10 unita di più dello zuc chero dal 'Jllale è gener·ato, non tenendo neppurcontodel calore perduto nella fermentazione. Nel corpo ani male lo zucchero si trasrorma poi anche in altri prodotti, come acido la ttico, ecc. Il suesposto esempio è unicamente dir·ello a dimostrare che le cifre raggiunte da Frankland non espr·imono l'ectuivalente delle forze dei co1·pi animali. La sornmn delll:l forze che s i sviluppano negli animali spesso eccede considernbilmen le l'equivalente calco!ato colla teoria mecca nica del calo1·e, spesso cade solto a questo, perchè la somma di un possibile la voro non risulla solamente di fenomeni fisici . 111a solto co 1~d izioni di salu te, anche di fenomeni fisiologici, e psicologici. Le prove della trasformazione tlel calor·e animale in movimento devono essere ben poche. Le manifestazioni di forma e ùi movimento MI corpo sono sempl'e primarie, cioè sincrone all'ossidazione. Vi é un continuo ed indipendente svìluppo di calor e e di forza, sia tale fOI'za utilizzata in lavoro o no. Durante un lavoro protratto vi<'ne utilizzato più nutrimento, o come di· ciamo, la trasformazione dell'albumina fluida in tessuti viene accelerala da un moùeralo lavoro di corta durala.


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La quantità dei ma te riali dell'urina n on è aumentata, e ·quindi non può add ursi come p1·ova del lavor o fa llo. Ed e questo che ha e1·roneamenle condo tto Frankland ed i s uoi seguaci ad assegnare ogli idl'ocorbon nti ed ai grassi m aggiol'e importanza degli albuminoidi, nella prod uzione de lle forze. L'albumina quindi deve ritener s i da ogni fi s iologo, come ba stabilito Liebi g, il mi g lior cibo, ed ottimo genera to!'e di forze perché non è dal pr odotto di cibi ricchi in carbonio, come la fari na, l'a mido, il g1·ns::o; ma dal pr odollo dell'albumina che si p1·oduce e s i mantiene il poter e del la voro. La qua ntità d e~li a lbuminoidi unicamente de termina il contin gente degli idrocat·bonali e dt~i grassi capace di essere assim ila to dal cor·po a nima le. Noi possia mo vivere d i pa ne , pata te e g rassi; mo anche con g ra nde quanlilà di tali sos ta nze non possiamo continua re in un fati coso lavoro, per c hò queste g ra ndi quantità non vengono disciolte, né usu fruile avendo pe1· c iò bisogno di una q ua ntità s ufficiente di a lbuminoidi. E le forze q uindi che pote vano generat·si l'imangono latenti . Coloro c he usa no lat•gamen te di tali c ibi n e diger·is con o solamente un a parte, molla pa !'Le la el iminano ina lterata. e se riescono a di ger·ida , non viene essa convertita in acido caJ'bonico, ma immugazzina la in fo rma eli g rasso in qualche parte del cor po. Ta li individ ui accumulano g J•asso, ma n on d iven ga no per questo piu disposti a l lavoeo; che a l coutJ·ario il g rasso depositandosi fea i muscoli ne impedisce la forza che s i richiede per i lavoei esterni. È solamen te da ll'ingcslione clrgl i a lbuminoi,!i, e collo s limolaee i cambia menti molecolul'i che può continuar s i in faticoso ed assiduo la vot·o. Le teOt·ie di Fl'ankland e di Voit adunque non ha nno men omam enle scosse le do ttri ne di Liebig, e dil'ncilmenle ullel'iori ricerc he in fì rmer·anno rru a l c! J<~ cosa del s uo s is tema, che anzi coi IOJ'O CI'ileri noi possiamo più diffi cilmente concepil'e la ragione di tali p1'ocessi. Gli esperimenti s ui porcellini ò' Jndia d i Gi lbe!l in particolare, provano diJ'ellame nte per mezzo di ci fre che il grasso genera tosi non pole va pro ·


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'\'C"nir·e dalle sostanze albuminoidi con l e quali venivano nu1.r·i ti. U na quantila di esperimenti falli in ap pr~sso confermò la vel'aci ta di quelli. Il dott. H ober·ts ùi Mancltesler, in una memor·ia sui ferm enti digestivi, dimosLr·a che unu consiùet·evole porzione de~li ali.Juminoi,li viene ossol'bita (primo loco) per· pt·epat·are i necessa t'i fermenti. Di questi il fegato ne pl'enùe una gran parte. Il ft:gato sembr·a essere l'oq.:D no dove una gr·an porzione di albuminoidi sono Jisgr eguti in altr i più, eJ in altl'i meno I'icchi di zolfo. Licbig ùimostr·ò elle l a r.asei na piu dieci P-qui valente di ossigeno potevano fot·mare esattamente sangue, albume, e condrina. E a cred er st clte l a cosi del ta O!"sitlazione Jei costi tuenti <lei sangue dul'ante la cit•colazione, sia quella che ha dulo luogo a molle scoi'I'elte illuzioni. Sembt·a che la funzione d01le a1·teei e e dùlle vene sia, pr·incipaltnenle i n t·i ~ ual'do alle ul time, rli pol'tar via dalle cellule glandola t·i e dai capilluri ciò che com e r·esiduo deve usciJ•e ùall'ot·ganismo, e pol'lal'lo ai r·eni, se In pullo non potè compier e da se l'intel'a funzi o11e. Nuovo ossigeno é assorbito dai polmoni JlCr f~ sset·e lraspor-ltlto dalle arter-ie a tu tte le gla ndole ed or~un i dove speci al i m t:tamol'fosi detet•tninaLe da pur·licoluri fel'tnfm li sono causa precipua delle tcwmogenesi. PoLJ•ebbe qualc· ho sostanza estranea o f•' rmenLo essere introdotto nelln circolazione da di fuori, o gcnors.r·si nel cot•po stesso per ca usa tli malallia, producentlo::;i un'avvel enamen to del snn~ue, m a i veri pl'odolli della fel'mentuzione, ucido carbonico, u1·ea e sali organi ci, non potranno mai causnee un cambiamento del sangue sLt.!sso. Una pl'OPI'ia e m ateriale allcrnzione, o parziale tlecomposizioue del sn ngue può vel'i fì cal'si qua l che volta pc1· allcl'ala funzi one dello stomaco e degl i intesti 'l i. In questi cosi cerli ner·vi influiscono in manicr n pnl'licolaJ•e, n on solamente sulla dicrestione ma sui pt·ocessi elle ne deri vano e sulle ullime o ' ùssidazioni. Una m alattia che allocca nervi che presiedono alla produzione di cct·ti fer·menli in par·ticola!'i l ocalità dell'organismo


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deve di necessità produrre g ravi sintomi nel processo delllt r.utrizione generale ed una serie di manifestazioni patologiche le quali sono cons idera le come effetti di malallia di certi organi, sebbene la lor·o prima causa non risieda in questo ma nell'allerata innervazione . È probabile che il diabete non sia cag ionalo da una malattia del fegato, o da una anormale produzione dei fermenti epatici che convertono il glicogeno in zuccaro, ma viceversa che la ma la llia del fegato si a una conseguenza del disordine di quella parte del sistema nervoso vaso-motorio ('.he presiede alla formazi one dei fermenti che producono lo zuccaro. La trasformazione degli amilacei non ha luogo nel fegato, m a occor1·e e:tianùio nello stomaco e n egli intes tini. S e le malatlie del fegato foss~ro la causa del diabete,' allora il diabete non pot1·ebbe venir pt·odotlo artificia lmente come nell'esperime nto di B e1·nard. Pa1·i m c nti non possiamo ritenere la malattia di Brighl come primitiva alle1·azione de i r eni , ma causala da una generale anomalia. Gli albuminoidi vengono decomposti in grado minore dello s ta to normale. Il p1·occsso di assimilazione resta modifica to, ed il soverch io stimolo dei r eni , n e determina l'infia mmazione. Cosi che l'infiammazione dei r eni è un fen omeno sHcondario . La malattia di Beighl è spesso il risultato d i un t1 continua ed abbonda nte dieta di carne e di alcool; o conseg uenza della scal'lollina, pt·ocesso infellivo che menomando la funzione della pelle la scia ai reni l'intera miss ione ùi libera1·e il sangue da nocivi fermenti e dal sop1·acaricÒ dei materia li fu OI'i USO . È '[uindi n ecessario clt~ il meòico pratico ab bia una id ea chiata delle modifìcazion i che subiscono !!l i al buminoidi nel corpo animale: Se cioò questi a lbuminoid i norma lmente possono in porte es~erc convertili in g rasso, o se producono fe1·menli derivali e l'icchi in carbonio come la condrina e la g elatina , capaci di ripara r e la per dita Jci less11ti . In conclusione gli as!"iomi di Lieb.i g non s ono sta ti per Mss un rig uaTdo infì 1·moLi dalle ultime l'iccrche scie ntifi che . .Noi ce1·tamente per mezzo di nu rne1·osi esper·imPnli ahbiumo


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guadagnalo maggiore esattezza nel t•appot·lo degli elementi de l cib0 che vengono a ssimilati, e quelli che escono non: assimilali colle feccie, e regolata così scientificamente la scelta ùel cibo. E queste intert·essnnti r icerche sono e furono lavoro ùi fisiologi e non di chimici analitici. Il doll. Hoberls ha chiaramente dimostrato l'importante parte sostenuta dai fermenti ùella Jigeslione e le sùè conclu;:ioni SOlìO accettevolissime. Ma i fermenti agiscono inoltre sulla decomposizione dello zucchero, dei grassi, dell'albumina, del sangue ederivali tino a proùut•ne le loro e!Olreme rooùiftcazioni La regolal't~ formazione dei fermenti, è condizio11e essenziale per la snlule, eù ò governata dall'influenza ùì net·vi speciali.

Presenza di mlorobt nell'organl.amo aano. - ( Ga..;zetta medica italiana. Luglio 1882, N. 27). Un'allievo di Pas leur, il dott. Ducluux, incaricalo tlal ministro di agricoltura dello studio delle fe t·menlazioni che si producono nella fabbricazione del formaggio, ha riconosciuto. che i fermenti figur ali sono i principali agenti della tras formazione delle materie azotate. In seguito alle sue indagini, ssislono normalmente nel noslro tubo ùiget·enle delle centinaia di specie ùi microbi, indispensabili nella digestione dei pt•mcipii albuminoidi. F !llot·a credevasi che i nos tri alimenti si sciogliessero e tras formassero pet• la sola azione dei diverEì s ucchi digestivi, saliva, succo gastrico, pancrealico, ccc.; le indagini di Ouclaux dimostt·arono clte il fenon-reno de lla digestione non. è, come lo si credeva, pueamente chimi co, ma anche biologico, perchè favorilo Ja migliaia di esseri vivenli, che esistono normalmente nel nostt·o apparato digesti,·o. Tulla la fisiologia della digestione s arebbe, giusta l'autore, ùa rifursi sollo l'{uesto punto di vista. Ma ciò non è tutto. Esistono dei microbi non solamente nel nostro tubo digerente, ma anche nel sangue, come osservò Jolyet, già prepat•alOI'e nel loboralor·io di P. Bert, ed


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ot·a r•·of. alla Facoltà ai m edicina di Bot·deaux. In una co municnzi\me, da esso falla alla Socie tà di anatomia not·male e patologica di Bor·deaux, ba dimostralo che i microbi esistono allo slalo not·ma lc nel snngue degli animali viven ti. Ma questi micr·obi non sono suscellibili di moltiplicat·si nel sangue in oitro, che quando si porta il matraccio del sangue ad una lempe•·atura di 40'. Allora solo, ft·a le 2i e 48 ore di sog~iorno nella stufa, il sun~ue, benchè non putt•efallo, formicola di mict•obi movenlisi. JolycL ct·ede che questi germ i, provenienti dall'es1erno, si introducano n ei corpuscoli bianchi della linfa e del sangue, in vit·Lù delle pt•oprieta sat·coùicbe d i quest'ultimo. Nelle condizioni normali il cot•puscolo linfatico distrugge, e poLr·ehhesi ùit·e, digerisce il mier·nbo; n ella stufa, in condizioni fov01·evoli, è il microbo che la vince s ul globulo bianco. Lo stesso aulot·e pensa, che in cet'l.e condizioni patologiche, fJliCSta sl~·ssa evoluzione dei germi norrnali può com pier si in seno ull'mganismo, e generore drgli !"tali infettivi mollo grnvi. Gli è coei che ha constatato f)ues lo svilu ppo e pullulomento di mir robi del sangue c dellu linfa, in animali viventi, sol loposli acl alla lemper·atura. Ria:ssttmendo, nel no~tro or~anismo avremmo degli esseri infinitamente piccoli, in !olia per·enne colla nostra esistenza. La vita sarebbe una lo tto incessante fra i nostri elementi anatomici e i mic1·obi che l'assalgono. Finchò noi riu:- r:io mo villot•iosi s ui nos lr·i nemici, rimaniamo in buona salute, ma il giomo in cui gli infìnilamenle piccoli diven~ono i più for·li , noi siamo le loro villime. Le malnttie !ìOIIO disfaLle passeç-gere, e la mot·te segna illrionfo definitivo dei microbi sul nostro ot•gonismo .

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L' elettrotono del nervi nell' uomo vivente. - Esperim enti dei doLtOt'i \VA!. TEVILLE o \V,,Lu;n ( Th e Lancel, 2:) febbr·aio 1R82). È da lungo tempo dt~siclct·aLo tanto dai lìsiologi che dagli elelli'Olornpisli ùi ave t·e una pt'ova evidente uel net·vo umano delle all·~•·nzioui di eccilabililit per le cot·retJti gah·aniche che


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il Pflilget• osservò nel nervo ùella ranu. Coloro che ammettono (1ueste ollet·azioni s i basano sopm spcrin1enti incomple ti e conlradditlori; allt·i, come il Runge , vanno fino a negare affallo la esistenza di queste alterazioni o almeno la possibilità di provarle. E inver·o le condizioni dello sperimento sul corpo umano sono cosi complesse e le cnuse d'errore cosi numerose clte sembra quasi impossibi!e sempliticat·e quelle ed eli minat·e queste ullre da ra~g iung-ere chiari ed uniform i r csultamenli. I ùollori VJalleville e Wo\le t• in una comunicazione Iella alla società reale di Londra, sembt•a che abbiano ottenuto cou nuovi metodi r esullamenti mollo importanti. E ssi allarmano clte i numet·osi loro sperimenti, nei quali applicarono il metodo grafico del Marey per regis trare· le contrazioni muscolari, perme ttono loro di formulare pel nervo umano delle leggi rigorosamente confot·mi, se non del tutto eguali, a quelle stabilite dal PAi.iger pel nervo esciso. della rana. Cosi le regioni catorlica e anodica del nervo presentano respellivamente durante la polarizzazione il soli to· aumento o 'diminuzione di irritabilità. Alcuni importanti sperimenti però s embrano provare che nell'uomo è la zona ca-· telellrotonica che invade la zona anelettrotonica con la crescente polarizzazione. Relativamente ag li eiTetli consecutivi dee nolat·si che la temporanea modificazione negativa dopo il catelettrotono é nell'uomo di considerevole durala. La seguente m odificazione positiva (come quella che segue l'anelettrotono) può pure esset·e seguitata per mollo tempo. Lo scr·ilto non ha naluralmenlt' che un caratler~ purament.e fisiologico. Ma trattando di fenomeni osservati nell'uomo ha pure una vera importanza clinica porgendo una base scientifica alla diagnostica e alla terapia elettrica.

8perlmentt •ulla pre••lone intraorantoa dei dott. NAUNYNe ScHREIBER. - (The Lancet, 24 dicembre 1881). I cambiamenti di pressione entro il cranio e il canale spi-

nale, e i movimenti del liquido cerebro-spinale, sono stati studiati sperimentalmente dai dottori Naunyn e Schreiber-


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i IJuali hanno publ>lica lo le lo1·o conclusioni in una memoria inserita nell' Archio. fiir Eroperim. Pathologie. Disposero i lor·o spct·imcnLi in modo da pole1·e variare la pressione nello spazio solloaracnoitleo dalla porte della coda equina o de l cranio. Un aumento di pPessione alla estremità inferiore del canale s pinale fu lt•ovato pr·opagnrsi al quarto vent1·icolo; ma n on polè esse1·e accertalo E>e er·a anche comunicalo allo spazio sottoa1·acnoideo ùella con vessilli del ceJ•vello. Fu iniettata, per aumentare la pressione, una soluzione di sale. S i nola,•ano ~egni di dolol·e quando la p 1·essione egua:zliava 70 o su millime tl'i di mei'CUI'io, ed erano tanto più intensi quanlo più 1•a pido ern l'aumento di pressione. Un au mento consider e ,·ole c1•a !:emp1·e accompagnalo Ja pel'dila de lla coscienza. Ma n i r~s ta va n si spasmi muscolar-i allu pressio ne di 80 a 100 mi llimell•i di mel'CIII'io, al m omento dell'aumento della pre!"sione e anche se !]uesta era r·a pidamente l'idoLla a zct·o. La conl1·azione non C'l'a accomp:lf!IIOta da alcun ritardo del polso; ma I')Ueslo so>~ui,·a sempr·e df) po un inlerv nllo di vf'nli o lr·enla serontli, a una pressione di HlO a ·120 millimeii'Ì di m el·cut·io, e l'oziano del cuor·e mos lr·avn in tutti gli stessi fenomeni, come nPila irritazione del va ~o, che dut•a,·ano tanto più quanto piLI for·le e1·a la pt·essione e piLt lunga la s ua durala. Aumenla,·a la fl'el') uenza della r espirazione per alquanto te mpo cd e1·a poi Sl'guila da un l'ilarJo e q uind i da una pauso; ma ~ posso lOI'na,·a alla ft·•~l]uenza n ormale. S :.1 la compr·essione e 1·a fot•le e breve, b enclt è falla graolalamenle, s i 03servavano fe nomeni eguali a f]u elli p1'0<l01ti dalla rapida comp1·essione. La pr·essione leggiera produceva effetti va t•i. Se la pt•essione t'o1·le era continuala per mollo tempo, sem p1·e n e av,·enh·a la mo1·te , ma la mor te r ApioiH pole,·a ess~ l'8 evitala ron la r cspi rnzione artiliriale. La romp!'t1Ss ione cel'<'bl·nle fu semp1·e !rovato produrre un aumento nella p1·essione a1·lel'iosu generale che uccade,·a piti ta1·òi negli animali curnt·izzali rhe negli oll1·i. Ques to è attribuilo a una it•t·ilazione dl' lle fìb1·e ne1·vose di senso rhe cagiona una e::;allazione J•inef'sa dr' i nervi vasomo tori con eu i quelle sono in I'Piat.ione. Dopo que;;to aumento pt·intilivo la pt•essione si abbassa gr·adatamente o subitamenle con un


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.manifesto rilat'do della frequenza del polso che é apposto a una slimolazi one ccntt·ale del vago. Si inconLt'at·ono anche delle varitlzioni l'ilmiclte nella pres· sion e tlel sangue. Non potè esset·e osset·valo alcun en'ello coslanle su lle pupille. Dal la osset·vazioue delle at•Lt~ rie caroti di, gli spt>tillH:nlalori si pet•suast>t'O elle gli elfelli sul Cf't' vello et·auo mol lo impr·essionali ùalla allt!zza della pressione !'an;;u igna nt' l ie ar·lt>t·ie t·er·e!Jr-alr , e solo nranire~LaYausi qua:nùo era rn·odol la l'Anemia Ct:!l'eur·ale. Es"i ullribu iscono il ùulur·e <:~Ila len;:;ione delle mt;>ualw<.~ue e alla u11em'ra cet·eLrale, le convul:;io11i e la pet·J rla di CO:-<'.if:nza solo a quesl'uH!ma. I l rilarJo Jel pol:5o er·a imped rlo con l a s~z i one dei vaghi e c;o11 l'nlropinll, e qui ndi era evidentemetrle dovulo tl lla ii•l'ila:.::rone della e.:l r ero rlil Cf:nl;·ale del n1go. Fr·a ~Il etfelli cosi ollenu li e i siulomi che nell'uomo :;i cr· eJe dinolino l'aumeuLo ùc·lla pre-<,;ione ~;•· t·elJr·ale ci sono alt-une dill'erenze; come por e sem pio il \'Oilltl o e i l su ccetl er·e de li t! co11 Y u lsion i nell'ullimo periuùo. Duppoir.lre p... r·ò vi sono l'llgioni pet' ct·eJere l' h e nel l'uomo quei s;nlomi drpt>nuono put•e da anemia ·Cer·ebrale cioé r·apill<lre, f.!'li :;;pet·imeu lalor·i concludono e:;sere desider·a bi le d i a!Jb;; ssa r·e con lu l Li i llH'4ZI l a pt'(l:>si one sa ngrdgna, e così pr·oJurTe lu sles-;o miglior'umenl o elle essi osservar·ono :;;eguire alla chiusura delle ur·ltwie car·oLidi .

.sulla contrazione ritmtoa della milza. - (Imparziale, giugno 1882, N. 12).

Il doll. Roy, sopr·ainlentlenle del l3ro1cn /slitution di LonJra, ha pubblicato alcune ri cer che d'un granJ e inleresse ·sulla fisiologia della milza , nel numet·o di gennaio del Jou.rnal ·O./ .Ph!Jsiology di Cambr•id~e. Egli si se!'ve in queste ricerche d'un istromento da lui stesso inventa lo (l'oncografo) pet' mezzo del quale i cambiamenli di volume d'un organo come la milza ed il rene possono esser·e graficamente no· tali, indipendentem enLe dal sangue, e dall'innervazione. J resullali ottenuti nel caso delia milza sono rimarch evoli. L n


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conclusione alla Cfuale verrebbe è che la cit·colazione sartgu igna nella milza è differente da qu•3lla degli altri organi pet' quest.o importante parlicolar'ilò, cioè: la forza che spinge il s an gue tt·averso l'organo non è 'luella della pressione arterioso . La circolazione splenica è qu asi esclusivamente compiuta dalla contrazione ritmica dei mus coli, contenuti nella capsula, e Lrabecole dell 'organo. Questa ritmica contr·azione ò regolarissima, in guisa che la rapidità del ritmo è necess~:~ ria in modo assoluto e variabile, come deve esserlo in ogni individuo, ma mollo leggermente anche negli esperimenti che Jul'ano diver·se Ot'e, nei quali lo stato dell'animale di nec•?ssitu cambia con!"idet•evolmente. Presa un poco all'in gt·osso, s i può dit·e, che nel cane o nel gallo ciascuna contrazione cd espansione dura circa un minuto. l cambiamenti ùi pr·essione arteriosa banno poco che fare coi cambiamenti di volume della milza; da ciò può 1ledursi cbe l& vie per le CfUali il sangue al'terioso entr·a nell'organo sono molto ristre tte. Le con!I·azioni ritmiche ed espans ioni della milza sono differenti per la loro natura da quelle rilmicb& contt·azioni che sono state osservate in vari organi e chepossono vedersi nel Traube-Hel'ing, ove sono dimostrale le cut·ve della pressione sanguigna. La milza prende parte nella produzione di queste curve, pet·chè ess a si contrae quando sor·ge la pr·essione arteriosa, e s'espande quando questa cade; ma queste contrazioni sono facilmente discernibili dalle curve che mos trano le contrazioni proprie del viscere. Spessissimo l'ondata del Traobe Hering, e quella della contrazione s pecifica della milza dànno origine alle ondulazioni interferenti, che rappt•esentano il volume della milza. Lo stimolo del moncone centrale d'un nervo sensiLivo tagliato, o della midolla allungata produce una rapida contrazione della milza. Le vie per le quali queste influenze dei vasi costrittori si fanno strada dai centri cerebro-spinali sono varie. Lo stimolo delle fibre termali dei vaghi e degli splenici produce una rapida contrazione. Le influenze dei vas o-coglrinori pos sono quindi esser trasmesse alla milza dai centt·i per qualche altra via o altre vie. Questo fallo che possono interrompersi le principali vie vasomotorie


DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

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senza seria influenza sulb.t sis lole, e ùiastole ritmica della milza sembrerebbe indicare che quosL'ullime sono regolate e mantenute da qualche meccanis mo contenuto nella milza stessa. Le iniezioni di varie sostanze nel sangue influiscono sollecitamente all'aumento della contrazione. L'autore promelle ulteriori pubblicazioni nelle quali egli esporrà gli effetti dei vari medicamenti su questa nuova ed .teressànle proprietà della milza.

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75t.

RIVISTADELLEMALATTIEVENEREEEDELLA PELLE

Sopra un oa•o di dermato•l paru•ltarl& •oono•olut& nelle no•tre contrade, del dott. NIELLY di Brest.- (Ga~. Mecl. de Paris, 15 aprile 1882).

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Tratlasi di un giovane mozzo bretone il quale ha una gran parte del corpo copet·La di papule con prurito inler1$issimo: alle mani quelle papule hanno l'aspetto di verruche piatte; altrove somigliano al lichene. Nel contenuto di queste papule si sono riscontrate medittnLe il microscopio delle anguillole che pure rinvennersi n~l loro contenuto siero-purulento. Queste anguillolc misurano 0,333 di millim. in lunghezza e 0,013 nella loro maggiore larghezza, dotate di movimenti bruschi e fl essuosi. Secondo Da vaine sembrano embrioni di filarie: aggiunge non aver mai visto nulla di simile. Ricorder ebbe una simile et•uzione il Crawcraw di O'N eill. Ma f1uesto mozzo non è un neg•·o, ma un bretone che mai lasciò il suo paese natio. Se la le ani male\[o entrò per l'acqua potabile, come succede che niun altro incolse in tale malore 1 L'autore promelle di fare rice•·che sulle acque che beve questo ragazzo, che pur bevono altri. Sulle Iniezioni •ottoout&nee 41 iodoforme nella aUUlde del clotl. THO~ANN. - (Viert. fur Derm. und Syphil. I V fascicolo, pag. 698, 1881).

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L'autore usa l'iodoforme sospeso nella glicerina in proporzione di G,20; comincia con 0,30 di iodoforme ed aumenta, se è bene toller ato, fino a O,i5 per dose. In pari tempo fece ricerche con soluzione dell'iodoforme nell'olio di mandorle dolci: 0,30 in 6 cen. di olio. Prescelse casi recenti di m alattia nei quali esiste va accentuata sclerosi, glandule inguinali ingrossale. Dopo 10-12 iniezioni in vari punti del corpo


RIVI STA DELLE liALATTIE VENEREE E DELLA PELLE

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l'autore osservò un r eg-r nsso in lulli i fenomeni mo!'bosi; non s uccessero a scessi come notarono il Binz ed Hogyes negli animali . Al cuni infermi dopo pochi minuti s entirono lieve dolore che presto svani. La pelle nel g iorno seguente ora rossa attorno al foro ed un poco sensibi le sotto la press ione. La localiLà per più g iorni er•a rile vata e resistente, locchè poi spariva solo lentamente. P et· la soluzione oleosa la reazione cutanea era più fot·te; per 48 ot·e la pelle era r osso-resipelatosa, mancava all'opposto la r esis tenza per il r apido rial'<sorbi menlo della delLa soluzione, la f]Uale de ve esser fallo immediatamente prima dell'iniezi one per cansore la separazione dell'iodio e l'annerimento del solulo. Dopo due or e constatò la presenza dell'iodio nelle orine. Non avvertì l'effluvio dell'ioùofor·mio ne ll'alilo, nel s udore e nell'orina. N i un d is lurbo nel generale. Non avverti l'insonnio, cons tatalo !!egli anima li da Binz e da Hogyes. Niun cang iamento ne lla tem peratura e nel polso ùopo l'iniezione.

-Cura dell 'uloera fagedenloa oon le lnlesionl parenohl· matoae dl nitrato d'argento, del dott. THrr::RSCH. - (A rch. Jii.r Klin. Chir. XXVII e Centralblalt Jii.r die med. Wissensch., 1882, N. 2ì). Fra circa 10,000 ulc.;r e dei genitali, il Thiersch ha veduto for se 12 casi di ulcera molle ft~ gcdenica. Nessuna aveva colpilo individui ca chettici. In a lcuni l'ulcera or.iginale era g ua· rita prontamente e s olo diventato fagedenico it consecutivo .bubone. Il tempo della cut·a variò fra ·4 e 14 mesi. Solo in un mercante che erasi infettato a Calcutta, non ostante le molteplici cur·e 8 cui eras i sottopos to, l'ulcera durava da cinque anni, quando lo vide per la prima volla il dott. Thiersch. L'ulcera si trovavà sul monte di Venere, s i es tese in basso ver so il perineo lasciando li bero lo scroto e il pene, si propagò sulla superficie interna della coscia, passò sull'ischio e finalmente coi suoi mar gini form an ti una lunga Jinea curva s i estese dalla fossa iliaca, circondando il tro.cantere fino all'ischio. Le parli guarile mostr avano una s~­ perficie ondulata senza notevole aggrinzsmento della cica-


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENRRI:E

trice. Poiché la maggior parte dei metodi di cura, compresi il raschiamento, la cauterizzazione, l'escisione, ecc., per lo più non corrispondono, il Tbiersch volle provare le iniezioni parenchimatose rli nitrato d'argento da lui usate contro il dilatarsi dei tumot•i maligni, con il seguente pt·ocesso: Sotto la narcosi cloroformicu al la distanza di un centimetro dai margini dell'ulcera, un centimetro cubo d'una soluzione di 1:1000, 2000, meglio 1:1500, è iniettato nel tessuto della cute, non solto la cute. Il li'luido deve gonfiare il tessuto e con ciò respingere il sangue. Le iniezioni devono essere ripetute alla distanza di un centimetro finché tutto il margine dell'ulcera non è portato in stato di turgore. Il dolore che non è mollo vivo è mitigato con l'applicazione della vescica di ghiaccio. In alcuni casi bastò il fare una sola volta queste iniezioni; ma quando l'ulcerazione pt•ogredisce si devono ripetere nell'interva llo da 8 a 14 giorni. Anche nel malatosovramentovato l'ulcerazione fu arrestata in questa guisa. 1J•o dell' ao14o ptrog&llloo aelle uloerl fage4eD.lohe. (Jour nal de m édecine e{ de chirw·gie, maggio 1882).

Il trallomento dell'ulcera fagedenica coll' acido piro gallico dà buonissimi risultati. Sopra due ammalati di estese ulceri, fagedeniche, degenti nelle sale del dottor Vidal , bastarono due o tre medicature coll'acido pirogallico per limitare il fagedenismo. Negli stessi ammalali dopo due giorni fu pra· licata l'auto-inoculazione con risultato negativo; questo fatto.. dimostra che l'umore secreto della piaga aveva perduto ogni virulenza. Questa prova può tentarsi senza pericolo perché nell'acido pirogal)jco abbiamo nn mezzo sicuro per arrestareil decorso degli accidenti quando se ne sviluppassero. L' applicazione dell'acido pirogallico dà alle piaghe un· aspello neraslro che però non deve dar pensiero. È: bene inoltre conoscere che il lraltamenlo coll'acido pirogallico determina alla bas~ dell'ulcera molle un'induramento perfettamente analogo a quello che si incontra nell'ulcera sifilitica e che potrebbe facilmente dar luogo ad errore se non si conoscesse tale par ticolarità. Nei casi nei quali la piaga è molto estesa e presenta delle-


E DELLA PELLE

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anfrattuosità assai numerose c difficili ad essere toccate in tutte le IOI'O parli, in,·ccc di adoperare la pomata, conviene usare una polvere cosi composta: Acido pirogallico 20 grammi Amido 80 • L'applicazione di questa polve1•e si fa due ,·olte aì giorno, alla mttHina ed a\ln SC I'O. , c la si ripe~1: il giorno dopo. Questa m edicatura ripetuta per due giorni è sufficiente per modificare completamente il fagcJenismo. Dopo ciò si continua la m edicalura col sollocarbooalo di fei'I'O.

Para••lti nell'uloero lndurlto. - (Ricista med. quir. A rgentina, N. l5). Le invesligazioni praticate nel laboratorio di anatomia palolo~ia di Charkow dal p1·or. K t·ytow hanno fornilo i risultati seguenti: furono esportali ed esa minali quattro ulce ri; due el'ano al terzo e sesw giorno di evoluzione, gli altt•i dalovano du parecchie setti mane. Questi preparati induriti col liquiùo di .Muller e coll'alcool mostrorono pl'ima la infiltra zione del tessuto cellula l'e pet• mezzo delle cellule caratteristiche <Iella sifilide. Negli ulce1·i antichi rJu e~ ta inflltrazione e1·a tanto abbondante da muschl'l'Me del tutto la s li'ullura normale. Le cellule eruno abbondanti, sopralullo nl contorno d ei vnsi capilla1•i di nuova formazione notevoli per lo spessore delle pareti. TultH la ptll'le indurala è inter secata da lacune c da canali che hanno la direzione medesima dei vosi sanguigni, ma son 1 di questi più largh i. Questi spazi che non sono rivestiti oli epitelio e che si t'assom igliano ai linfùlici, con tengono spesso delle piccole cellule linfoidee etl una massa finamenLe gmnulosa. questa massa si compone di granulazioni art·otondn te immer·se in una sostanza omogenea tt·aspar·enle. L'alcool e l'etet·e non determino no reazione alcuna in questi microrgani;:;mi. L'acido acE'lico concent1·ato e gli alcali fanno sparire la mossa più chiara. L'acido solforico concentt·ato o il solfato di rame ammoniacale fanno gonfiare e poi sparire questi cot•pi. Queste particolarità si riscon.trano in lulle le cellule vegetali.


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RIVJSTA DI . TERAPEUTICA·

Sulla respirazione artUlolale, del dott. FLASHAR maggiore meJico. - (Deuts Militar Zeitschrifi, giugno 1882).

I diversi metodi di respirazione tH'tifìciale consistono, come ò noto, oltr·e all'insuJnazione dit•ella dell'aria, nella ec citazione del nervo fr·e nico, nel processo di Marshall Hall,- in quello di Silvestel' e di Paci n i, ai quali si aggiunse ultimamente il processo di Bain. L'autor·e credo utile raccomandal'e all'esperimentazione dei pratici il metodo che qui verrà descri tto, metodo che egli spera si tl'overà efficace nelle gravi narcosi per clorofor·mio. Egli stesso già da anni ed anni lo ba posto in pratica in diverse occasioni e ritiene che effe ttivamente il E<uo processo abbia quakùe Yanlaggio sugli altri perchè molto più semplice e più naturale. Questo ptocesso si basa sul fallo di provocare l'espi1·azione mediante ritmiche contrazioni del torace le quali si ottengono col mezw d~ panni', teli, lenzuoli e simili. L'a utore applica intol'no al torace al l'nltezza dei capezzoli, tan to da destr·a a sinislea cl1e da sinisll'a a destra un telo ri piegato nel senso della sua lunghezza in modo da aver·e più che la larghezza di una mano e lo applica in modo che la maggior larghezza del panno venga a giacere più in solto che sopea a l capezzolo corr·ispondente. Ogn uno dei due i()anni incrociandosi sul torace, sporgono colle lor'o due estremita tanto a dcstr·a che a sinistra, cosi che due persone collocate ai lati del t,;azie nte possono affe rrare i capi di ciascun punno. I capi vengono quindi simultaneamente stirati da ambe le parli, con cl1e il tor·ace viene cedevolrnenle compresso; dopo due minuti secondi si rilasciano pur e simultaneamente, cosiccl1è l'ar·ia che dapprima era stata


RIVISTA Dl T~ltAl'IWTlCA

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es pulsa, 1·ientra ne1 torace. La pressione si può fare più forLe o più debole; ma anche qui necessita un certo esercizio perchè lullo dipende dalla simullaneità delle trazioni e dei rilasciamenti. Con questa manovra, il torace viene compresso nelle sue pm·ti elastiche inferiori, e così compresso che senza bisogno d'impiegare una eccessiva forza si può s entire s u di un paziente reso esanime per· l'asfissia, la corrente dell'aria che penetra nel lo1·ace. Naturalmente alla profonda respirazione deYe seguit•e una libera inspirazione. L'ell'ello che s i ottiene è supe1·iore a quello ottenuto dai metodi fìno1·a insegnati. Accade ùi raLlo che un medico s i trovi snlo a soccor·rere un asfil.ico. Eg li può prendersi per assistente qualonque persona che trovi sul luogo, basta che In incarichi di tenere be n s tirato e fer·mo uno dei panni mentre egl i solo può allora pralicar·e la manovra. In casi urge nlis~imi poi, anche alla mancanz:l di ' (UCSLa seconda persona si può rimediare con dei r ipieghi, fi:;sanùo per es. l'estre mil.à di un dei due panni ad un gancio, ad una g-amba di tavola, una daga piantata in terra o .ad un ogge llo qualsiasi cile sia ben fermo alla parete o sul terre·no. Meglio che i panni valg-ono a questo scopo le cinture (bretelk~) o le cingl1ic dei pol'ta-ferili le I]Uali si maneggiano beue e s i adallono per la lor·o lunghezza e larghezza. Presso le truppe nelle manovre, nei campi, qualora non si avesse a dis posizione quel materiale, si possono sostituire le cinghie con due cin turini dopo d'ayerne distaccala la sciabola o la clafru; siccome questi cinturini sono più stretti, così gioYerà applica l'li alle parli più bosse che sono anche le più ceùeYoli del torace. Il doU. Flashar tutte le Yol tc che ebbe l'incarico d'istruire porla·f~riti ha fatto eseguir e esercizii con questo metodo benchr'! esso non fosse presci'ilto dai r egolamenti e dice d'a,·erlo trovato molto adallo per le tr;uppe, tanto per la facilità della sua esecuzione come per i suoi efft!lti sens ibili giacchè si udiva lo cor·t·ente espiratoria di mollo rinforzata . L'autore s tesso, come fu dello più sopra, ha usato questo metouo piu volte in casi d'urgenza e ne è rimasto soddi-


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RIVISTA

sfatto, benché negli alLri me todi fosse pur e impr~tichilo . .Cosi egli potè metter·e in opera questo processo sopra un ~:~nne ga lo il quale già da qualche tempo non dava più segno di vita, ed osservò in questo caso che la corren te d'a ria si faceva senLire dagli astanti con un forte sibilo. In un asfilico per ossido di carbonio, il metodo ebbe felicissimo risultato. In un solo caso egli dovette desist.ere da questo processo e fu sopra un vecchio dell'alà di oltre 60 anni colle costole ossificale. L'ossificazione delle costole costituisce infatli una controindicazione. Ma questa ben di rado si troverà nei soldati. Lo stesso metodo fu praticato e con successo anche in malati con dispnea dopo di aver tentato invano l'applicazione dell'apparato a rotazione di Biederl. - Dopo d"aver raccontata la :storia del caso di dispnea sopracitato che fu appunto quello che gli diede occasione di imaginare ques to processo, l'oratore soggiunge che crede d'aver dimoslt•ato come l'eiTìcacia di questo modo di respirazione artificiale per rich iamare alla vita un asfitico sia non infel'ior·e agli altri metodi mentr e per la sua semplicità~ facil e esecuzione costi tuisce una risorsa preziosa nei soccors i da darsi ai militari, tra i 'tua! i s i può sempre a ver solto mano cinghie, bretelle, ci nlul'ini, ecc. soli oggetti che ci abbisognano. S 'intende ùa sé che essendovi tullO!'a i moti respira tori nel pazienl~ , la comprcssioue del L OI'ace deve coincidere col movimento di e:òpirazione. Le contt•azioni devono esser'e prima br·evi e frequenti, e solo più lardi si fanno più lung he. Valgono anche per questo me todo le note prescrizioni <'Ì!'Ca le posizioni del maiolo; sollanlo e da preferirsi alla posizione la lc!'ale rp10lla supina , quando l'ammala lo non sia un enfisematico, nel qual coso può anche s lal'e seduto. Dello atlramento deljnervi . - (Centralblaitfii.r r/ìe m edie. Wissenschojt, 188t , N. 3). I. I doll. Mi'!! le!' ed Ebner in un lor o scritto s ullo s Lir•amento d~i nPrvi per·iferici

nelle a lfezioni per iferiche o centl'ali e in particolar e nella tabc dorsale ( W iener Klin , luglio 1881),


Dl TERAPEUTICA

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riftH'iscono che: in due uomin i che !iOJTrivauo <la qualche anno dei piu ca r all.er·isti ci sint<lmi della tube Jor sale, essi fecer o, specialm ente pel cr·uccia nle dol or·e che l i lor•mentJwa, lo sli t·amcn lo Ji un M t' \'O cr·ucale; dopodichè i l dolor·e, dopo qualcl•e piccola esacet·bazione, cessò definiti vamente. Se questo esito sn r·ù dur·aturo, non si pu ò anco•·a decider e; cer to t'l r.he lo sli r am ento agisce sintornaLi ca nienle COJl sicut·ezza e tìno ad o ~gi non é su1w•·alo da alcun altt'O m ezzo. L'esito è l.anlo piu sicuro e migli(JI·e quanto più il dolor e è !imitalo ad una Jel erminulo. provinci a ner\'osa. Solo in seconda li nea l 'alnssia costi tuisce una iml icuzione alla oper azione; contro essa è tenu to pot·, mi g"liore l o slil'amenlo dei nervi crurali che dei nervi sciali ci. Happot·to alle immediate consegueni!.(l Jd la opet·uzione I·ispcl lo alla sensiiJil ilù fu notato pet' le singole sensazi oni piulluslo un migli or am ento, m a i n qua nto alla rn olil i là se~-:ui uno s tato di deboi•'ZZa di all'juanlo lunga du1·ula. I l modo di opet·ot•e Jcl lo sLi r umento net·voso semiJt·a agli autori con:-;isler e ..in un11 azione dinamica sul l'ot·gano cenlrttle del gistP.mlll nervoso. li. l l dol l. C. L angcnhuclt ha pubbli cato nel Ber/in. K lin. W och ens, l ~~ l, N. 24, un'altr a rn crnor ia su questo argom ento in cui Jicl•iat•a cho m olli sintomi clinici e alcu11e altera zi oni anaLomid tl:.l r isconlr·ate nei labici dim ostt·auo cl1e il pl'ocesso degcncr·alivo non comincia subito nei cordoni pusteriOI'Ì, ma nei nei·,·i pe •·i f~1·i c i, da cui può pr opaga1·si ai COt'doni cu-

neifot•mi della mitlollu. Dopo ave1·e accennalo alla diversilil del pr ocesso inlìammat or io nel neurilem a tlci nervi pcrifei'ici e nella nevroglia del sisl l'ma nei'\'oso ccu ti'ale, !:<pc:eialrnenle della midolla spinal e, J'autot·e m el le in m o;::.tra il buono ef'fl.!llO dello slin11nento su Ila conducibili t;) dei net•vi pet•ifet•ici e sulla lor o rigenet·azione dopo la lesione di alcune pal'l i avvenuta per causa \'iolenla. R ispetto all"azio,lc gnner al e della operazione, l'uuLor e tro,·ù sempr·c un manift:slo cambian1Pnlo nel polso c nel r espit•o, che non e sempre e~unl e ma V81'iai>Jle (rapporto alla fre• juenza, cel eril;\ , pienezza e profondi Lù). N elle peime ore dopo la opera zione l a sensibilità non ò ne a!Lerata, nll modific:ol a in 111egliu: ma poi il senso di freddo spflrisce, la sensibiliLà per le punLure di spillo, ecc. I'ilorna,


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RJVISTA

raramente si mos tra un fugace perverlimenlo della percezione (la gamba sembra più lunga , ecc.) Nelle dita delle mani pure migliora l'anestesia, anche quando non fu fa lla al braccio alcuno s lir·amenlo. La forza dei muscoli pr ovveduti dai ne rv~ slieali dapprima sempre diminuisce ma poco dopo decrasce l'atassia. Gli accessi di dolore si possono anche r :pelere nei primi giorni dopo la operazione. L'autore li considera come dolore reallivo per la ferila. Benchè s ugli effetti della emissione della o'rinu e delle malet·ie ferali non s i possa dire nulla di preciso a cagione della posizione di riposo da te nersi per lungo tempo, pure alcune osservazioni starebbero a dimos trare un deciso miglioramento, anche t•elativamente alla potenza sessuale. Dal Langenbuch fu operato lo stiramento tanto nei malati di labe quanto anche nei maiaLi di mielile cronica, di alt•ofia muscolare pl'ogt·essiva, di sclerosi dei cordoni lalet·ali e di scler osi multipla. L'esito fu nei malati di tabe e in un caso di sclerosi dei cordoni later ali mollo favorevole; in a ltr·i casi (di sclerosi multipla) si ebbe un deciso miglioramento: due maiali di trisma e tetano, probabilmente operali troppo tardi, morir·ono. Finalmente il Langenbuch riferisce altre due guarigioni mediante lo stiramenlo nervoso, la prima di un pemfigo CI'ouico generale, l'allr·a di un prurito senile generale. Sulla dnrala di questi esili non può ancor·a dire nulla di preciso. Il r. Il doll. H. Schtisslor ri fer·isce: un caso di tabe dorsale guarilo con lo s tiram(>nlo di ambedue i nervi sci alici (Centra/b. ft1r Nervenlteilk, 1881, N. '10 e 13). In un uomo precedente· mente sano dopo una cadu ta sul ghiaccio seguita da frattura della fi bula s i manifestar ono disturbi particolari consis ten ti in debolezza e dolor·i delle estr·emità e atassia, mentre in par·i tempo disptt r·ve il fenomeno del ~inocc!J io, fu dist urbata la emissione della orina e diminuila la poltmza virile. Er·avi inoltre immoùililà delle pupille e pal'esi del net·vo oculomotot·e destro. Dopo lo s liramen lo del nervo scialico dei due lati, nello spazio di sci settima ne lo stato del malato migliorò talmente che sentiva s ubito i leggeri loccomenli agli arti infe rior i, l'atassia disparve, il camminare si faceva come pr·ima, la emissione dell'orina er·a nor·maln, e la potenza er·a aumen-

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DI TERA PEUTICA

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lata; il fen omeno del ginocchio al contr'at•io manca va come prima. N elle mani di un medico ese1·ci tato e a cui sia fami gliare il trallomento antisettico la oper·azione può dirsi senza pericolo. Il grado dello sliramento deve essere propor zionato alle condizioni di elt1s t;cilà dei n ervi , variabili secondo l'età dei malati; lo sliramenlo si deve fare lentamente e a pocoa poco e cominciarsi dalla parte periferica. lV. Il prof. Erb in una cr·itica eli ()uesto caso (l bi<l. N.12} dapprima si fa con tr·o alla designazione di tipico .dala a queslo caso di tabe . L o s volgimento straor dinarinmente ra· pido della malattia in pochi mesi e dopo un trauma de!Jbe piuttosto farl o designare come un caso ecce zionale. Si può ammelLet e un mi glio1·amento, ma n on la gual'igione; per decidm·e su questa bisogner•cbhe aspetto1·e df'gli anni. L o Schtissler ri E'ponde a ques ta critica dieendo che il suo malato si può dire guarito poiché sta in pieùi da sci a ottoor·e e sale sped it.smf>nte un terzo piano. V. I dott. G. Fischef' e Fe. Schwenin ger comunicano un caso di tabe dor sale trattato con lo stir·amento di un ncr·vo sciatico in un uomo che era da pit:1 anni soflerente, indicando esallamente lo sta to dei fenomeni avanti e dopo l a operazione. Per la oper·azione !fur·ono senza dubbio mig liorati pri· mieramenle i clolot•i cr·ucciunti lancinanti c poi l'andatura ;;; lata già atossica e la debolezza muscula1·e, com e pur e la pat•oli si della vescica, la sensibilità l attile e raratlo·cutonc-.' e il sudore unila ler·ale. Rimosel"o immutati il tono 1. n colare, la sensibilila pel c'llore, la tarda conducibilila dolori fico e il modo di compor•tar si ùel fenomeno del ginor:chio (mancò dopo come pri ma). Sulla dm·atn dell'esito gli autori ~ i pro nunziano con molta riserva (Centralbl.fiirl\'ercenl!eifk N .li). VI. li dott. B eoedict ( Wiener med. Presse, 1881, N. 30), r accomanda l o stiramento dei nervi , da cui , secondo lui, sono favor evolmente modificati i dolori, il s<:nso di cintura e di stirarnento come pure l'ane;:: tesia e l'atassia. È indicato lo stiram ento di ambedue i ner·vi sciatici. Il riflesso tendineo non ò modificato. È vero che la opet•azione non l'a che cambiare un caso gr·ave di Labe in uno leggiero o por cosi dir·e


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RIVISTA

nel periodo prodromale; ma sempre con gt·an vantaggio perché a llot·a g li antichi m e todi di cura possono agire con mag-giore effica cia. In u11 coso di paralis i inveterat~ de l net•,·o fac iale con tic convulsivo secondario, dopo lo stiram e nto del ne rvo ricornpat•ve la spenta contraltiliLà muscol are. In quanto alla spiegazione del favoPevole e iTeLlo dello 'SLii·amcnlo ne rvoso nelle affezioni spinali , l'autore ;crede dovere amme tle t·e una influe nza t•iflessa s ullo stato di nutrizione del centt'O spina le de l ne rvo stirato. VII. Il doLL. Dovidson osservò d ue casi di labe (Opuscolo, 188 1) clte furono tca LlaLi con lo stirarnento dei due ne rvi sci a lici . N e l primo CD'>O relalivo aù un uomo di 3G a111ni maIn lo ùa d ue an ni, lt'e settima ne dopo 111 operazione miglior arono in modo m l:wavig lioso i sin tomi atassic i, diminuir-ono i d olori pt·imn eslt·emame nle c i·uccitHlli, la ncinanti e l e crtsi gastriche; ei po le ùi nuovo camminare lungo te mpo s e nza incomodo. A diiTercnza d i Lutti gl i alLri casi fìn qui clescriLLi r itom ò chia t·amc n le dopo la oper azione il fe nomeno riflesso de l tendine t·otulico pt•ima no n dimostl'nbi le. U n secondo caso -elle dut·ava da 4 o 5 an ni no n eiJbe uu csi lo m olto soddisfacente, ma a nche in queslo diminuiro no gli insulli gastrici e g li a lt·oci dolori lancina' nli.

Guar1b111tà della tbl polmonale. -

(Prof. JAccouo).

ll pt·of. J nccoud "osliene e dimostra ne lla sua ope1·a ullimttmenle pu!Jblicata, come s i possa sp~t·a t·e lo guat•ig io ne della Lis i in un g r un n ume t·o c.li cas i. A questa conclusione egli fu indotto da una lunga set·ie di osservazioni per sona li , da cui t·is ulle t·"'Lhf' compr·ovatu anzitullo la te ndenza nalur olc de l tub l~ t·ctllo olia gut~rigione, e la ra gio ne di questa te rHie nza stare b be tw lla medesima s ua s Lt•ullura a nalomicu; e in secondo luogo la possibili tù tli o llenet•e un felice risu ltato con me,l icame n ti <·onosciuli ed anc he popolari, q ua ndo pcl'ò sie no usa ti con discernime nto scie nliliC'O . :'-ì ella ltwnpeuliea di qltesta maloLlia . secondo J occoud, tiene un posto abbas tanza impor tante l'o lio di fega to di m et•-


DI TERAPEUTIC.~

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Juzzo; ma egli raccomanda che se s i vuoi sperare ùa ques to farmaco un positivo e t•eale vanla ~gio, si abbia a dare in dosi molto maggiori di quello che s i sono usate fino aù ora. Per giunge1·e a queste g1·anùi ùosi senza inconvenienti se ne farà l'aumento progressivo in pochi giorni. Per r enderlo tollerabile egli suole a ~giun ge re aù ogni dose una quarta pa1·te di alcool o un milligrammo di s tricnina o una piccola quantità dì eleJ'e. A suo pare re non sm·chbe una controindicazione a l s uo uso una stagione troppo calda , a m eno che vi s ia l'impossibilità assoluta di digerit'lo. In ta l caso egli vi sostituisce con vantaggio la glicerina, la quale è un buon succed1111eo, ma di valore ler apeulico alquan lo infer•io1·e all'olio di fega to. La glicerina da darsi internamente deve essere perfellamente pura e di r eazione neutra; la quantitù media che si deve dare di ques ta sostanza, perchè n on produca effellì di eccitazione cerebro-cardiaca, è di 40 a 60 grammi mentre che coll'olio eli fegato di merluzzo si può spingere la dose fino ad 80 e 100 grammi al giorno; in casi di eccezionale tolleranza fino a 200 c 300 grammi . Talvolta conviene associare l'azione dell'arsenico a quella degli ora citali medicamenti, però coi dovuti riguardi alla tolleranza dei varii infermi ; ad ogni modo le sue dosi dovranno esset' sempre moderate. Il creosoto costituisce un prezioso medicamento ausiliario destinato a soddisfare indicazioni locali importanti; si prescrive nella quantità di 20 centigrammi al giorno, aumentando ques ta dose di 5 centigrammi ogni otto o dieci giorni fino ad arrivare ai 40 centigrammi al giorno, massima dose. Col creosoto si ottiene una sicura· e rapida diminuzione dell'escreato e una limitazione delle lesioni catar rali. Il Jaccoud consiglia ancora la chinina e specialmente il bromidrato di questo alcaloide per combattere la febbre sintomatica. Quando la piressia per ragione della sua intensità e per la persistenza dei sintomi obiettivi locali può att ribuirsi a riassorbimento dì prodotti putridi contenuti nelle caverne, l'au-. tore preconizza in questo caso l'acido salicilico. La quantità giornaliera di questo medicamento è di due grammi al primo giorno e di 1,50 o un grammo al secondo e terzo, se la febbre


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RIVISTA

persiste, Mguilar con duo grammi al giorno da ripetersi fino a che c essa no i sintomi febbr·ili.

·Trattamento dell'emottisi nel tubercolosi. couoJ.

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(Pt•of. JAc-

Secondo jl professo!' Jaccoud è importantissimo il distinguere lu emollisi dei periQd i iniziali dalla emottisi tardiva in tra ca vilaria. 1• Emottisi dei periodi iniziali. - Il carattere apiretico oppure febbrile dell'emottisi serve ùi base alla ter·upeulica ed al pronostico. I n ogni caso vi sono regole da me llersi in pratica. - Lo temperatura dell'ambiente surà fresca e l'infermo possibilmente adagialo sopra un letto di crine, _pt•ende1·à bibite gelate, limonate solfur ee e inLerpolotamenle prenderà il ghiaccio in pezzetli; da ultimo si proibirà al malato ogni movimento ed anche la par•ola. - Sino a qui il prof. Jaccoud non ci insegna delle novilu. a) Emottisi apiretica - Se é d'intensitil. mediocre si ricorr·erà a mezzi blandi; si daJ'à per es. in una bevanda due o quatLr·o grommi di estr·atto di ratania o 30 goccie di percloruro di ferro, o meglio ancOJ'a una pozione con uno, due g1·ammi di acido Lannico. Se non s i domina l'emorragia in capo di 48 ore si dovrà c ambiaJ'e sislema; si r·icorrer·ù allora alle ventose secche applicate mattina e sei'a in gran numero alle pareti lot•aciche (30 o 40 pe!' lo meno) si aggiungerà a quesle un gt·ande vescicatorio allu par·Le anteriore del peUo c si darò. l'oppio

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ad alla dose in forma di pillole d'es t1·etLo lebaico di due centigrammi ogni ora oppure ogni mezz'or·a sospendendone • l'uso quando venissero in scena i fe nomeni di narcotismo. Se l'emorr·agia si ftt minaccevole per la suu abbondanza si facciano inalazioni di percloruro di ferro al 4 p. •; . oppure polverizzazioni per otto o dieci minuti. Ma il mezzo piu efficace consiste nelle iniezioni solloculanee d'et·golina fatte colla seguente preparazione: Ergotina ·1 g!'ammo. Glièerina 4 id. Acqua distillala 4 id. Acqua di Laur Ceras. 2 id .


DI fEflA t'IW TICA

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Con una siringa del Pt·avaz che contenga 1,10 g rammi eli liquido ossia O, H di et·golina si avranno da fat·e in giornata tre o quattro iniezioni. b) Emottisi febbrile. - Si presenta con ca ra ttere cong eslizio n €'i soggetti robusti che non sono ancora p-iun li allo stadio consuntivo. Si puo cominciat•e con un sulasso più o meno abbondante; tuttavia l'autore fa notat·e che questa ind icazione del salassa è piullosto t•ara. - Dopo il sn lasso ' ;iene l'ipecaquana, della quale si dev1~ pr enJet·c 0,10, prima ogni quat·to d'ora, poi ogn i mezz'orll e pet· ultimo o~n i ora re ~olanJosi ta nto s ulle condizioni del polso e della temper(llut·a come dei sin tomi di nausea. È inulile , e potrebbe esset•e anche pericoloso, il provocare il vomito; quello che si deve evitare con ogni cura è il collasso e a questo scopo bisogna interrogat· il polso CQn liuuamen le. Si può t•icorrere -egualmente alla er·golina come pure alla segala cornuta cl1e si dà alla dose di 0,40 o 0,80 tutte le ore fino a che produca sensazione di formicolio alle membra i nfl:lriori. N el medesimo tempo s i applicano coppe lle e vescicanli. La digitale si deve da re con prudenza per causa della sua azione sul cuor e le cui contrazioni vengono esagerale. condizione pet·icolosa nello s tato emoLloico congeslizio. Non è lo stesso eol solfa lo di chinino cbe s i pt·ende alla dose di 1,50 g l'aromi. Il bromidralo put't' riesce ulile e s i da alla dose di due grammi q uando havvi molta febbre. 2• Emottisi tardiva. -Causata dalla rottura di un vaso ne11'inlerno di una caverna, questo genere d'emorragia è difficile spesso da frenare. Mezzi più efficaci, ventose secche, iniezioni di ergotina , inalazioni di p ercloruro di fe1·ro. Se si d ispone di una ventosa di Junocl, si tenla anche l'!lpplicazione di quello. Si può coprire il petto di ghiaccio come consigliano i tedeschi. Ma per la gr avità e l'abbondanza di queste em01•ragie non ci e per·messo che raramente di lrattarle in tempo. Sono casi quasi sempre mortali, se non alla prima o alla seconda, di certo nelle s uccessive che sogliano s eguire a brevi inte rvalli.


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111 VISTA

La vaoolnastone pratloata come meszo terapeutloo, per il dott. W ALTER \VICIUIAM. - (Lance{, 1882).

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Il !) dicembre fu ammessa all'ospedale una donna con un figliuol elto di 2 mesi non vaccinato. Per biasimevole negligenza il bambino sPguitò ad essere nutrito dalla madre, quantunque rtuesta da due giorni fosse affetta da vaiuolo. Sicuro che il hambino avrebbe incontrato la malattia, quantunque non presentasse alcun siutomo, lo accettai e racendolo isolare completamente prescriss i la vaccinazione. Questa ebbe un completo successo, seguendo lo sviluppo di cinque pustole belle ed areolate. Al quindicesimo giorno comparvero delle piccole papule, se~uìte da discrete ma numerose pustule. Sulla faccia, sulle braccia, e sul pelto, che ebbero il corso ed il tipo abituale della malattia. La temperatura si mantenne a 101• F. Ma. al 21• giorno il bambino mori essendo sopraggiunto un pr ocesso di pneumonite. In questo caso varicella e vaiuolo decorsero assieme, e sebbene si abbia avuto una terminazione l'alale, tuttavia vista la tenera età del paziente, il prolungato contatto con il virus non che l'aver succhiato il latte da persona febbricitante, non poteva aspettarsi un diverM risultato. Però considerando il fallo praticamente, tenendo conto del tipo benigno della malattia svoltasi solto circostanze tanto sfavorevoli, io credo poterneconchiudere: chela vaccinazione, sebbene praticata tardi, può modificare la gravezza del vaiuolo, e ritengo che s e in tempi di epidemia, al comparire di una febbre sospetta, le persone non vaccinate, si assoggettassero alla vaccinazione; il numero dei decessi per vaiuolo verrebbe sensibilmente ridotto, sempre che per il decimo giorno di malattia si potesse ottenere la maturazione dell'innesto. Quando al momento di ammissione nell'ospedale la malattia fosse gié. avanzata, si capisce che questa pratica r iuscirebbe inutile. Però i medici che a tempo opportuno volessero giovarsene, son sicuro, otterrebbero quasi sempre i più splendidi r isultati.


DL TERA PEUTICA

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lui trattamento delle caverne polmonall oollalnol•lone e ool drenaggio, dei dottol'i F'l;trGEI e HOLLI STER . (Gauetia degli Ospitali, giugno 1882, N. 51).

In un amma[ato di trenlaCJuallro anni, gl i AA. trovarono un gl'osso ascesso fetido nel lobo me(lio del polmone diriLlo, p1·odotto dalla suppLu'azione di una c isti idatidea . L'espe ttorazione l'elida si faceva incompletamente dai bronchi. Vi era febbre forte e grande dimagrame nto. Dopo una puntura esplot·ativa, gli AA. aprirono all'esterno la cave1·na co11 un'incisione a ùuo pollici dallo ste1•no nel terzo spazio intercostale e fecero una controapertura nel ;>• intercostale sulla linea ascella1'e anteri01·e. II sacco da echinococchi venne asportato dalla prima apertura, si collocò un tubo di gom ma, si lavò con acido fenico e si medicò antisetlicamente. P r esto l'ammalato si rimise in salute. Cr edono gli .autori che le ca vi là che si fol'mano nel tessu to polmonare in s eguito a pr·ocessi acuti (suppurazione, gangrena), quando le condizioni anatomiche il permettano, devono essere trattate chirurgicamente 1 specialmente se l'allargarsi della caverna e l'esaurimento dell'ammalato fanno teme1·e prossima fine. È anche specialmente indicata l'operazione quando, pur esistendo comunicazione coi bronchi, non si fa per essi completamente lo :sv~:~otamento della caverna.

Dell'idrogeno •olforato nella ta.beroolo•t, del prof. A_ CANTANJ. - (Centralb. fur. die Medecin Wiasenschaft, 16,.. 1~82).

Il prof. Cantani su pazienti affeLLi da tubercolosi ha in-. stitoito degli esperimenti in correlazione con quelli eseguiti, da Froschauel:' coll'idrogeno solforato amministrato ad animali affelti da setticemia. L'autore insieme ai dottori LepidiChieti e P aolu:cci ha constatato i buoni effetti prodotti dal- · l'uso dell'acqua della solfatara di Pozzuoli la quale, insieme, ad idrogeno solforato contiene anche un poco di acido sol -49


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RIVISTA Dl TERAPEUTICA

' forico. Gli osservalot·i sperimentarono ancora l'acqua sia concentrata che allo stato di vapore ed hanno conchiliso: 1• Che i pazienti, sebbene de principio provino qualche ripugnanza, pure preslamenLe si abituano a dimorare in un ambiente contenente idrogeno sol foralo, senza pr ovare nessun effetto dannoso; 2• Che gli infermi curali con tal metodo in pochi gior ni vengono totalmente liberati dalla febbre; 3• Che il processo morboso locale non solo non progredisce, ma che l'espettorazione viene anche notevolmente scemata.

L'apomorana oome espettorante, BEcK. - (Gazzetta degli Ospìtali, N . 53).

Cloridrato d'apomorfina milligrammi ·15 Acido cloridrico diluito gocce 15 Acqua distillata . . . grammi 120 Sciroppo semplice . . grammi 30 Dose: un cucchiaio ogni due, tre, o quattt·o ore per gli adulti. Pei bambini da 3 a 10 anni la dose deve essere ridotta alla metà, amministrando il medicamento a cucchiaini da caffè, di ora in ora. Il dott. B~ck, che ha impiegalo il cloridrato d'apomorfina come espettorante in 63 casi di calarl'o bronchiale e in 31 casi di broncopneumonite, vide, sotto l'uso di questo medicamento, farsi più fluide le secrezioni, e più facile l'espettorazione dei densi escreati della bronco-pneumonite.


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RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA

'Sull'acUpooer&, del pro f. LuowtG. -

( Wiener medie. W o.

chenscr., 12 novembre 1881, N. 46). Sullo scorcio del pas!>alo secolo nei disoltet•t•amenli falli .in un cimitero di Pat•igi fu lt·ovata una massa caseiforme cile si appellò adipocera. Da fJuel tempo molle allre volle sono state tJ•ovale simili masse. l beccamorti sanno bene che in molli luoghi (nei terreni argillosi ed umidi) i cadaveri sono

ordinariamente circondali da una specie di (:era. Taluni di loro ne raccol~ono dei chili e li portano a vendet·e ai fat·macisli come spermaceti, anzi vi ha perfino chi l'usa come un rimedio, face ndola prendere ai malati pet· uso interno come sudorife ro. Gli anatomo-patologi che fanno macerare i cadaveri s onno come il formarsi della co!:'i detta cera cadaverica non sia raro. La più antica analisi chimica di questa ~ostanza si deve al Fout·croy, il quale ritenne l'adipocera come identica allo spermaceti; ma il Chevreuil dimostra che essa è in stretto rapporto coi grassi neutri che esistono normalmente nd corpo. Alcuni affermarono che l'adipocera è un miscuglio ·di acidi grassi cioè palmilico, slearico, margarico e oleico; altri che è una combinazione di ()ues li acidi con la calce -os sia un sapone di cnlce; ed altt•i ancora la ritennero per una combinazione di questi acidi grassi cc n l'ammoniaca. L'ana· lisi dell'adipoc'3ra eseguìla nel laboratorio del Ludwig, dal prof. Renbold dette un miscuglio di acidi grassi liberi e loro saponi di calce. L'Ebertdi Zut·igo affe rmò di aver trovato nel· l 'adipocera un nuovo acido cioè l'acido ossimal'gat•ico. l sa· poni di calce non si formano se non dove il suolo è calco reo,


RIVISTA

mancano nei cadaveri sott'acqua, nei preparati in macerazione. Sul modo di formazione dell'adipocer·a vi sono due opinioni. Alcuni ritennero che si generasse dalla scomposizione del grasso neutro del corpo animale; altri credono che vi sia anche un altro modo di origine dell'!idipocera, cioè lascomposizione dei corpi albuminoidi. La esattezza della prima opinione é dimostrata spet•imenlalmente. Di questo abbiamonumerosi esempi. Un fermento del pancreas scompone i grassi scindendoli in acidi grassi e glicerina; nel modo stessoagiscono i fermenti di putrefazione. Dopo ciò, non vi ha difficoltà a spiegare la produzione della cera caJaverica. Le ricerche del Kralter dimostrarono che in piccola. quantità può formarsi l'aclipocera dai corpi albuminoidi. An.che jJ Voit é di questa opinione. Un polmone di cervo che legato ad una cordicella tenne per mesi nell'acqua di un lago, trovò cambiato in una massa grassosu, e sostenne che la sostanza albuminoide del polmone erasi tramutata in grasso. Il Kratter afferma di a vere trovato nei pezzi cadaverici tenuti lungo tempo sott'acqua, clte la sostanza trasformata in grasso mostrava chiaramente al micr·oscopio la struttura della tibra musculare. Virchow ed altri osservano che considerando il volume delle masse grassose che si riscontrano nei preparati di macerazione, non è possibile credere che· derivino dal grasso preesistente, che deve avervi contribuilo la sostanza muscolare stessa. Dagli sperimenti eseguiti dal Nenski ed altl'i risultò che la formazione della cera cadaverica non fu mai osservata negli Ol'gani colpiti da degenerazione grassosa. Altri affermarono che nella pulrefazione delle materie albuminoidi si generano degli acidi grassi inferiori; che il latte lasciato a sè stesso aumenta la sua quanlita di gt·asso e che nella preparazione dei formaggi nuovo grasso è formalo. La supposta nuova produzione del grasso nella preparazione del formaggio è una affermazione erronea; poichè se si determina la quantita di grasso in due parti eguali della stessa massa caseosa prima e dopo la malurazione, non si trova nessun aumento. Devesi in generale osservare che non conosciamo alcun processo chi-


Pl C!Uli!CA E FAI\){ACOLOG!.\

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rnico di scomposizione de! co t' [li albuminoidi in cui si formi -una sostan za avente la stessa composi zione dell'acido palmitico, s teo r ico e ol eir o Noi potremtno certam ente ollener e dalla putr·erazione delle sostanze albumoidi degli acidi g t•ass i inferiori, come ad es. l'acido butirri co, ma n on alcuno di cosi compl icala com pogi zione com e l'adipocer a. È sta to afferm al o chf.l nE:'I la scomposizione della cat•ne p et• la pulrefazione si sepat'ftno degli acidi wassi. Quef.il a affermazione ri posa sicut·amcnte sopra un error e che der iva da questo che m olli chimi ci non sanno quanto sia difficile e l aborioso estrarre il g r·asso per esempio dall a fibt•ina. La •1uistionu 6 dnn•Jue o::rgi a questo punto: J'adi pocer a d~ri v a senza dubbio pr inci pa lmente dal grasw prefol:'mato dell'er ga ni!"mo; pc! sol i to sono le per·sone g t'a!";;e, n ei cui cada veri si tr ova l'ad ipocera. Che l oli m osse si conservino nelle rosse pi ù a lungo dt'lle altre parli molli dipende da questo el le gli aciùi g t•assi eleva li r esistono m ollo pi u alla azione ossidante dell'at•i n. Secondo l e affermazioni del K 1·a tter e del V oi L non è neppure dn escluder si l a possibilitil che in cert e del et·minale ci r cos tanze, l e sostanze al buminoidi possano scompor si in modo da ùar·e ot•igi ne a piccole quantità di nciùi gra ssi ele\'ali .

Sulla pre~enza del fosforo e del lodo negli olli dl fegato di merluzzo, di P. c .\ R L ES. - (J ourna l de Clt i mic., 1882}. Si è lt'O\'al o che il fosfor o cd il iodo esi!=:l ono sovente in

·certe specie d'ol io ùi fegato di me1·luzzo; r imane petò an cor a a deter minar e in I'JUale sta to I']Uesli principii sian o nei detti olii e com e essi sonovi introdolli . Secondo certi aulor·i, il fosfor o sar~bbe in combinazione -dir etta quat·tenat·i a coi cot•pi gt·assi; secondo P er sonne, esisterebbe allo s l~Jto di fosfu to calcat·e iner ente al par encltima epatico tenuto in soRpensione n el li')uido. Qu!•!"lo fosfa to in·vece, secondo il par er e dell'autor e, non sat'<'bbe in sospen sione m a in soluzione nell'olio e tutt'affa tto indipendente ·dal parenchima epatico, che è del res to faci le n separ ar e


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RIVISTA.

mediante filtrazione. Infatti, quando gli olii sono· stati filtrati per carta, non si trova alcuna traccia di fosforo in quelli vergini bianchi o poco colorati; e se esso travasi negli olii colorati, è in proporzione tanto più grande quanto sono più bruni, acri ed acidi, e quanto in simile stato furono più lungamente scaldati col tessuto epatico stesso, ricco di fosfato calcare. Le esperienze seguenti vengono d'allronde a confet·mar•e que~t'asserzione:

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Un fegato fresco d'un grosso asello, pesce di mare, venne tagliato a pezzi e poscia privato di tullo il suo olio, dapprima mediante ebollizione nell'acqua, quindi colla pressione a éaldo fra carta emporetica; ridotto cosi al solo parenchima, esso nun pesava più che 27 gr·ammi; se ne fecero tre parti di 7 grammi caduna. In secondo luogo si saponificò a caldo, mediante la polassa alcoolizznta, 60 grammi circa d'olio ver·gine di merluzzo; il sapone venne decomposto coll'acido cloridr·ico e gli acidi· grassi furono la vali con acqua distillala sino a che non si manifestasse più reazione di cloruro. Questi acidi, ben asciugali fra car·ta, s i adoperarono nel modo seguente: I n un primo ma traccio, furono posti 100 grammi d'olio vergine neutro e 7 grammi di parenchima epatico; In un secondo ma traccio s'introdussero, con queste stesse sostanze, 10 geammi d'acido grasso dell'olio di met·luzzo; In un terzo matraccio, contenente pul'e le matet·ie suddette, la dose dell'acido gl'asso si aumentò a 20 gl'ammi. Questi tre matt•acci furono situati vicino l'uno all'altt'O in uno stesso bagnomaria e scaldati durante 4 ore a tOO. Dopo, si lasciarono le sostanze in digestione pet' 20 ore, si fillrar·ono pescia i prodotti c ciascun liqu:ido venne distl'Utto separata· mente mediante l'acqua ragia ricca d'acido azotico. L'acido fosforico fu separato da ciascun t·esiduo e dosato coll'uranio, con tutte le precauzioni raccomandate da Joulie. Il risultato di queste esperienze fu: 1• Cbe l'olio r:euLro messo a dige1·ire col tessuto epatico non conteneva lraccie di fosfcwo;


DI Cllllf iCA E FARMACOLOGIA

2" Che m ed iante IO gt'tlmm i d'acic.li grassi, quest'olio aveva sciolto O,D•· 0022 J i fosfom; 3• Cl1e mediante 20 g rammi d'aciJi g rassi, la dose del fosfot·o era a sc~::sa a O,g•-0074. Da questi fatti l'au tor e si ct·ede autorizzato a ded urt•e che il fosforo non esiste negli olii V>!rgi ni neutri eli met·luzzo e che, se troval'li quest'elemento neg li olii bt·uni, si è per chc sono acidi ed il fosfato terro so dei tr:ssuli del f(<gato si P sciolto nel cor po grasso in propot·zione dell.a sua aciditù. Jotlo. - Quun t unr1ue non siuvi alcuna esperienza da prescn l are in appo;gio, non ripu gna tu Ila via all'a ulore di a mm<~tle re c he i l iodo dell'olio di m et•lu zzo abbia un'ot•ig ine iden ti f'a a f!UPIIa superio t·mente accennata. I 11fl llli, come il fosforo, fJu eslo mi'Lalloide ncm esiste nPgl i nlii vet·gini naturali affutlo neutri e si mi:lnife:<ifl , al contt·at•io, nelle specie acide, acri e brune i n propot•zione de ll'int~ n si tà del loro colore e della lor·o

acidità. Ot•n è facil e Yer·ifi ca ,·e cbe allor·quando sono e,;posti all'ar·ia gli ol i i di me1·luuo ns:;ot·bono l'ossigr>no, lo Lr·attengono allo stato d'o:wno, c ~he i l calo re aumenta fJue~to fenomeno. I n questecontlizioni, non è r azionale l'ammelle!'e chel'm:ono e g li ociùi g rassi, che eR>;O l1a g i à for·malu lottino di concerto conlt•o i iotluri olca lini e~ i stenli IH:Ila t•·ama organi ca del regoto . . .. e che i l iodo nascen te ui L:lato do! calor e e rlnlla ferm entazione che subii·ono g-li oli bruni, s iasi combinaLo pet· sosti tuzione ai cor pi t:r·assi ? I n lutti i c1.1 ~i, non !';i vogl io dirnen licat•e che quando ::rli oli i sono neutri e ben fìllnlli , il iodo ed il fosfor o sono delicienli, che qu1.1ndo g-li oli i sono acid i, seco11do il gr·Rdo d'ncidilti , i d ue mel ulloidi si tr0\'1'1110 a m illil!rammi e decimi di m illip·ammo; par·e quind i un po' atTischiato l'accot•dor lo i'O una par·Le lut·apeu l ica ([Uaiii!IIJHC lll'll'uzione tfell'ofiO di f'ego lO di m erluzzo.

Sul peptonl merourl&ll, di E. D ELPECu . - (Journal de Chimie. 1i<8:!) . .l . Liquor·e nor·male di peplon e met·cm·ico ummonico per

prepar·at·e le sol uzioni impie!,;ate i n in iezioni ipodet·miche,


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RI VISTA

P epl•;ne in polver..J (d i Ca tillon) fl g rammi. Clot'UI'O d'ammonio pUI'O . 9 " Clorur·o me1·cur ico . . (i • Se ne effettui la soluzione in 24 g rammi d'acq ua d i ~li ll ato, si tìllrl e s'aggiung ano i2 g rammi di glice1·ina pura. 5 gr·ammi di quèslo liquo1·e normale contengono esa lt.ame nte 0,25 centigr·a mmi di c}orur·o mer·cur·ir.o combinato al pe plone; diluili con 25 grommi ù'acf]ua rlis tilla tu dànno una soluzione con te nen te in ·tD•·,20 (capacilù or·dinar·ia della s iringa per· in iezioni i)iodeJ' m iclae) 10 milligr·ammi di cloruro m er curico combinalo al peplone. In qneslo Jir1uor·e nor·male di peptone rnercur•ico ammonico pote ndo foi·mars i un peecipilato al ler·min c d'un certo tempo, è m eglio di non pr·e par arne che u11a piccola qnanlilù per volla. Questo primo pr·ecipilato non nuocerebbe punto alla qualilà del liquiùo; Delpech s 'è acce r· lalo che quello non contene "a del ca mpo~ lo rnei·cur·iale, cssrmJo la combinazionP. del clorur·o meecut•ico col peplone perfettamente stabile. Bas let'e bbe adunque lilll'a i·e il liquido o decantare con pr e cauzione per sbarazzar·si d'ogni intor·bida m ento o precipitato che, ùel r·eslo, non sono costi tuili nel liquido normale o n elle soluzioni diluiLe ù'oc'iua ùis lilla la r.he da peptone in eccesso. Un g r·am ma di peplone met•curico ammonico, secondo la fot·mola di Delpech, rappt·es enla 0,25 cen tig rammi di clol'uro m ct·cur·ico in combi nazione col peplone, Si può arlurH rue fa cilmente, pet· i bisog ni ordina r·i, preparat·e dire ttamente una soluzionP- per uso ipoderrnico secondo la fo!'mola seguente: Solnzioue tl i pe plone m er·cur'ico a mmonico per iniezion i ipoder miche. Peplone mer·curko ammonico 0,50 centigr. Acqua dis tillata . . 25 g r·ammi Gli•·e r·ina pura . !) • ( DEL.PECII, M .\RTINEA U).

Si s ciolga e si filtri. Ogni s ir•inga -Iella capaciti! di '1 9•·,20 r ard riude 5 mill. di clor·uro llte r·cu i·ico combinato a l peplone . Qut•sla s nluzione . facile a conser· va r ::-i, ~ indicola dal dottor


DI CHIM ICA E FAHMACOLOGIA

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i\Iarlineau come lilolata alla dose m edia del principio attivo mel'curiule che conviene impiegat·e nell'u:>o ordinario. Il. Soluzione di peptone mercUI'ico ammonico glicerinalo (per l'uso inlf' t'no ). · P eplone me1·cur·ico ammonico 1 gramma. Glicerina pura di Price . f)O • Ac'lua distillata . 200 • Sciolg asi ~ s i filtri. Questa soluzione, destina la a sostituire illi'luido del V an Swic ten , so' ente mal sopportato dalle vie digestive, é dos a t.a come quest'ultimo al millesimo di cloruro me rcur·ico . (Un ~rummo di rwptone m ercurico a mmonico rappresenta 0,2:'> cenlig1·. di dm·ut·o m et·c urico). La s i fa. pt•ende rn alla dose di una cucchiaiata di caffè, in nn po' d'acqua o di !alte, contenente ;, m illigt·ommi di cloruro m e1·curico combinalo al peptone. È per combattere le diverse manifestazioni clelia sifilide che il dott. ì\ltu·tineau sostituisce al cloruro mei'Cttt•ico , amministrato pct• lo Yin stomacale, le iniezioni ipouermiche di pepwne nwrcurico ammonico. Egl i iniet ta ogni giorno nel tessuto cellulare soltocnta nPo, in una volla, ùo 2, a 10 millig t·ammi di clorut•o combinalo al pc f•Lone. Su cet•ti ammalali si e:;cguiscono pEWsi no 4:) iniezioni, senztl alcun accidente !orale, dolor·e intestinale e sal ivazione, c le guat·igioni sono sttJle a lleeltan lo t'tt pi de qua n Lo n um e t·o~e . I ris ullati ottenuti da 5,000 iniezioni sop1·a 200 ammalati, dirnoslrot·ono come la combinazione del clorm·o mcrcur•ico ~ del pept1•ne allenuasse l'nzione irt·itanle del s ale m ercur·ico senza nulla to;;l iergli delle s ue proprie tà cur·alive . N el caso che il dottor· 1\Iartinca u gi uùiclri con,·eniente l'amminisll'al'e il rue1·cur·io per la via s tomacale, prescriYe, in luogo del liquot•e del V a n-Swietcn, la soluzione ùi peptone m ercur·ico ammonico g licer·innto. Si vel'iricò che l'assot·bimenlo è ben manif(•slo in quantoché oper·ando su IO lilt·i d'urina d'infct·mi solloposli nlla cura


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1\IVJSTA DI CHilllCA E FARMACOLOGIA

della soluzione di peptone mercurico preso inte1·namente, si trovarono tt·accie di mercut•io. Seguendo lo stesso modo operatorio sulle urine degli ammalali sottoposti alle iniezioni ipoùe1·miche di peptone mercurico, si constatò put•e la presenza del mercurio. Nei due casi una parte del mercurio si teova adunque eliminata dalle urine.

Pepton&to di ferro ammonioo, di TAILLET e VEC ILLART. - (Jour11 al de chimie '1 882) . Si può ottener e una soluzione di peptonato di ferro ammoni<'o, per iniezioni sotto la pelle senza determinare a lcun accidente, con questo processo: 5 geammi . Peptone secco . . 50 n Acqua disl.illala Clol'idt•a lo d'arn moniaca . 5 g t·ammi. . 50 • Acqua dis tillala . Si ver·sa nella soluzione di pèptone 12 gramm; di soluzione otT-ìcinale di clot·uro fe t·rico chimicamente neult•o; si produce un coagulo che si ridiscioglie coll'aggiunta della soluzione di cloridrato d'o mmonioc o.

Si versa infine: Glicerina ne utra . 75 gTammi. Acqua di~lillata . quanto bosla per o lle nere 200 cenl. cubi di miscela che s i t•entle leggermente ulcol ina coll'aggiunta di qua lche goccia d'a mmoniaca . Dopo avet• fìltr•a lo, s i rossede un liquido , per iniezioni di peptonalo di fet'l'O peefettarnenle dializzabile rllE> contiene pet• ccnl. cubo, ossia per siringa del Pt·avaz, 5 milligrammi di ferJ'O me tallico. È inle,·cssa nte di segnnlare come il peptonato olLcnulo anche allo stato neutt·o, non dia col fe1'rocianuro di potassio un precipitato bleu di Pt·ussia e come basti aggiunget•e due o lt·e gocce d'acido clot·itlJ·ico onde 'lue;::la reazione s i produca immcd iulumenle.


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RIVISTA D'IGIENE

Una nuova fa1111loazione del oaffè. - (Gauetta deg li Ospitali, giugno ·t882, N. 51). Finora la speculazione si era te nuta escl usivamente alla fal si ficazione del caffè torre fatto e polverizzato, nel tjuale · si mescevano la poh er e Lorre fulta di radi c~ di cicoria, di ghiande, le fa r·ine, le barbabietole ed allre sostanze vegetali . Il prof. Sorma ni ne dù notizia di una ingegnosa nuova fal s ificazione del caffè in grani. Corre in commercio, sotto il n ome di ca ffe Malabar, una fJua lilit di caffè a g rano g rosso ed a lquanto pa llido; e ap punto questa qualità che alcuni spe culatori hanno saputo imilol'e in modo da l'ender·e im possibile il dubbio della frode , meglio mascherata dalla commis tione del ca ffè fll'lificiale col fal so nella pr·opor·zione di un quarto ed anche di una melù. L'esame microscopico, is li luilo dai prof. Sor·mani e Maggi s u questi g r·ani di ca ffù artificiale, ha dimostralo che gli s tessi ris ultano di uno. pasta falla con farina di fave, mista a ghiande . .Me ntre il g t•ano del caffè nalut·ale moslt·a a l microscopio il s ue tessuto at·eola re, contenente n<'lle areole le goccioline d'olio, e la me mbra nella involgenle colle sue cellu le a llun gALe, i gr-a ni del ca/l'è al'lifìciale appaiono l'isullanli da g r·anuli delle delle fecule, lro. quali si vedono trachee vegetali di color e g ialliccio , dovute probabilmente n radici ùi cicori a tot·refalla, tessuto cellulare re licola t·e vegetale, tessuto lìbt·oso vegetale e cris talli di silice. La pas ta colla quale si fabbr·icano i grani, foggiandoli per mezzo d i un' in gegnosa macchineun, viene previamenle colorata di una tinta s imile a quella del ca ffè crudo mediante .


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RIVI STA D'IGIENE

miscela con polvere d i radice di cicol'ia torrefaUa, e si aumenta il peso a l grado voluto coll'addizione di polvere di sclce. Var•iando le proporzioni della sostanza colorante e la forma dell'apparecchio che modella i grlln i, si ottengono le qualità di caffè artificiali rispondenti ai vari li p i di caffè naturale, Giava, Porlot·ico, San Domingo, Moka, ecc. I t:n·ani del cnffé artificiale s i prestano benissimo alla torr e fazione ed alla macinazione. Senza ricorrere all'esame mi cr·oscopico, si possono differenziare da quelli del vero caffè per ciò che nel grano falsificalo manca a tfallo all'ilo quel r esiduo di me mbronella involgente, giallognola, che si vede nel ver·o co1Tè. Mettendo poi i g rani sospetti a mace rare nell'acqua, dopo qualche ora s i spappolano.


VARIETÀ

Prima operazione italiana dl re•eslone ga•trloa peroaroh\oma pUorloo. - (ltalia Medica, N. 22). Nella clicina chirurgica della nostra univers ità (Genova) diretta dal pt"of. Azzio Caselli, nel giorno di mercoledi 14 giugno veniva per la prima volla in Italia pt•alicala la resezione dello stomaco per asportazione di carcinoma pilorico. L'ammalata apparteneva alla clinica medica. La diagnost stabilita dal direttore della clin.ica stessa, prof. Maragliano, nella sua conferenza che precedette l'operazione fu la seguente. Dilata;ione dello .-;fomaco con formazione di due· diverticoli lungo la grande curoatura. - Stenosi parziale dell'orijìcio pilorico per neoplasma carcinomatoso soiluppalosi presso l'orijicio medesimo. - Oligoemia marcata. L'operazione procedette regolarmente e senza alcun disgustoso incidente, ove se ne eccettui qualche segno di· shock incipiente. Dalla prima incisione alla completa sutura dei tegumenti incisi, corse lo spazio di due ore e mezzo_ I punti di sutura necessari per impicciolil·e lo stomaco e fissarvi il duodeno fut·ono circa 50. La esplorazione dei visceri e la porzione di stomaco asportala ha confermato i111 tutti i suoi eiettagli la diagnosi. Il pezzo reciso di figura elittica misurava nel suo asse maggiore 12 cent. e 10 nel minore. L'allo operativo fu presenziato dalla scolaresca e da buon numero di profes~ori della facoltà, di medici dell'ospedale,. della cillà e forestieri . Nell'anfiteatro affollalo, una salve di applausi salutò il prof. Caselli, terminata appena l'operazione.


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VARIETÀ

L'infe!'ma sventuratn.menle si pet·d·~tte alle 7 pom. dello stesso giol'no vittima dello shock pr·ogl'ediente. L'autopsia praticata ùalla scuola di anatomia patologica ha ·confermala la riuscita completa dell'atto operativo, sia per la riduzione dello stomaco dilatato e la forma datagli del tutto risponJente ai suoi usi fisiologici, sia per la salda sutura della incisione s tomacale e la pt•ecisa fissazione del duodeno lungo la gt•ande cu!'vatura. Nessun nodulo carci· nomatoso in alcun altro viscere. Ci limitiamo per ora a dare queste brevi e sommarie notizie. La scuola di clinica medica e quella di clinica chirurgica, ci trasmetteranno s enza dubbio una dettagliata esposizione del caso che recheremo subito a notizia dei nostri lellori.

Il Direttore ELIA Colonnello medico, membro deL Comitato di 1anHà miLitare

Il R edattore CARLO PRETTI Capitano medtco.

NUTI N.l FEDERico,

Gerente.

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NOTIZIE SANITARIE

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Stato •antta.rlo eU tutto Il R. E•erolto ( oompre•a la 2• oategorla) nel mese dl novembre 1881 (Gior11. Mil. Ufflc. , del 14 giugno 1882, parte 2•, n. 16). Erano negli osrcdali milila t·i al 1" no vembre 1881 (l) 4111 Entrali nel mese 4f)52 1J sciti . . . . . 4879 Morti . . . 88 RimAs ti ul 1" dicembre 1881. 3G!>6 . 11 6:2!)!) Giornate d'ospedu le . . Et•ano nelle infermerie di corpo al JO novembre ·t881 H 32 Entrali nel mese . . . . 5831 Usciti g uarili. . . . . . . 4872 • pct· passa re all'ospedale 813 Morti . . . . . . . . 2 1576 Rimasti al 1" dicembre 1881 . Giornale d'infermeria . . . 46872 18 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo Totale dei morti . . . . . . . . . . . . 108 Fo rza media g iornaliera della truppa nel mese di novembre 1881 . . . . . . . . . 178340 Enll'ala media giornaliera negli ospedali per 1000 di 0,85 forza . . . . . . . . . . . . . . . . . Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermeri e di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 1,94 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospe30 dali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza . Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza 0,61 / •

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(l) Ospedali militari (principali, succursali, infermerie di presidio e epeciali) e oapedali civili. lt) Sono dedotti gli ammalati pusati agli ospedali dalle infermerie di corpo


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JliOTIZJE SAN ITARIE

Morirono negli stabilimenti militai'i(ospedali, infermerie dì presidio, speciali e di corpo) n. 53. Le cause delle morti fm·ooo meningite ed encefal ite 3, polmonite acuta 1, polmonite cro· nica 1, pleu1·ite 6, tubercolosi miliare acuta 1 , tubercolosi cronica 3, peritonile 1, ileo-tifo 16, catarro enter ico acuto 1,. catarro enterico lento 1, dissenteria 1, flemmone 1 , sifilide costituzionale 1, paral is i ed ata;;sie locomotrici 1, idrarilro 1, nevralgia sciatica 1, illet•izia 1, carie e necrosi 1, malattia del fegato 1, malattia del Bl'ig hl J, febb•·e da malal'ia 2, cachessia pe1· aglobulia e leucocitemia 1, vizio or gani co del cuore 1 , cachessia scorbulica 1, compressione ce•·eb1·ale (rollura del cranio per calcio di cavallo) 1, fe1·ile d'arma da fuoco 2, ferila lacero-contusa 1. Si ebbe 1 morto sopra 138 tenuti in cura, ossia 0,61, per 100. Morirono negli ospedali civili n. 37. Si ebbe un morto soPI'a ogni 37 tenuti in cura, ossia 2,i.O per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili per ma· lattia 10, per scoppio di mina 3, per ferita d'arma da fuoco 1, per caduta accidentale 1, per suicidio 3.

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GIORNALE

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MEDICINA MILITARE PUBBLICATODAL COMITATO DI SANITA MILiTARE !f\.F'~~ ORDI NE DEL MINISTERO DELLA GUERRA) ~t·~~ >' "t:"-!"J

Anno· XXX.

N. 8 - Agosto t882.

ROMA VOGHERA CARLO, TIPOGRAFO DI S. M.

1882

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.· SOMMARIO · DELLE l-1.-\TERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCiCOLO •

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ltle morle Òrl;;lnnll.

Contribuzione alla cura dell'oftalmia purulenta e blenorragica del dott. Cesare Maffloretti maggrore medico . . . . . • . P au. 7!!5 Intorno ad un caso di epatite intcrstizrale acuUI. osservato nello spedale militare di Genova del dott. P. Ferrari volontario d 'un anno . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . ... . • , . 79 3 Cir~ nn caso' dj dermato~ oic<t,so nell'pspe~le :mllil,are di i .! : F!rénzef nel j iug)lo 1~81 -\E C. Barocohini capi~oo ipeCliCO 3 • lsoq

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llivisla 'di e ornall llnllani ed E s teri.

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RIVISTA MEDICA

Delta presenza dei micror·ganismi nell'orina fresca. - W. Ro· berts • . . . . . . . . . . . . . • . . . . • . . Pag. Altera?.ione della s e osibilita cutanea negli s tati febrili. - J. w. Ribalkir . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . ,. Cam baa.meoti del tessuti nella infiammazione . . . . . . . • Scoper·tta dei calcoli biliar i col m ezzo d'un ago ipodermico. . ,. lntlueu~a delle malattie sul volume del çuo••e. - B. Spatz . . " Sul vaLo_re delle respi razioni irregolari come segno de1ta·tùbercolosr polmonale comune - Grancher • . . . . . . • . .. La peronospora lutea, fungo della feiJIJre gialla. "

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Sll 812 814

su

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RIVISTA CHJRURGJCA

Svuotamento dt!lle verteiJre . . . . . . . . . . . . . . . pa.q. 823 Caso r a ro di tumore maligno (fungo ematode) consecutivo a

traumallsmo. - Antony . . .

. .

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. • • . • . .

Allacciatura d'arterie con nervi carbolizzalì . . . . . . . Trattamento dell'emorroidi. - Gavoy . . . . . . . . . . . Torcicollo funzionale, resezione del-<tervo spi~ ale • . . . . Ricerche sperimentali sopra là eon'tusioòè ile} testicolo. - Teriflon e Suchard . . . . . . . . . . • . . . . . . . . Sull'embohsmo di grasso nelle fratture. - D. Angelo Mlnich. . . Nuovo m etodo per la cura radicale dell'idrocele. - Arturo Bomplanl . . . . . . . . . . . . . . • . . · · · · Sulla trnttura della rotula; causa dello spostamento dei frammenti e modo di rimediarvi. - T. Hutchl nson · . . . . . .

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RIVISTA Dt OCULISTIC A.

OCtalmoscopio a doppio foco. - Galezowskl

. . . . . Pag. 836

RIVISTA DELLE MALATTIE VENERE E E DBLLA PELLE.

Sclerosi sulla lingua. - Zeissl . . . . . . . . . . • • . Pag. 839 RIVISTA DI TERAP~UTICA

Azione tossica e medicamentosa della resorcina. - Callaa . . Pag. 8( 9 843 E!fetti della chinina sugli o~ani della vista e dell'udito . " 845 Un nuovo medicamento cardtaco. . . . . . . . . . . . ,. Sopra l'azione antitlogistica delle locali sottrazioni s aniUigne. - Genzmer

. .

. • . . .. . . · . . . . . . . . . . .

Sul fumo d'oppio, come agente tera peutico , . . . . . • · Sull'uso dell'rodoforme n elle malattie delle mucose.- Frlnktl .

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p,. la contl nU<Utone dell'indice, vedcul la t er.m f}agina della copertina} .

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M. O.R I E

O R I G I N A. L I

CONTRIBUZIONE l LLA

PURULENTA • 1 risullati non sempre favorevoli ottenuti nel la cura del-

l'oftalmia pur·r donta e bl enorragica mediante l'applicazione del collirio di nitrato d'argento walliuvata da altre pratiche gio-

vevoli, mi hanno fallo più volte pensare a quale causa si dove~se attrihuìre il danno che non

sempre si ri esce a scon-

grurare. Analizzando il corso di una oftalmia puru lenla quando è a~sogge ttata a cura ra7.ionale, si vede che se la speciale infìam- maziono non può essere vinta pron tamente, allora il pus soffermandosi fra le pieghe della conginntivn, determina un' irriunione maggiore, si aumenta In flussione, la chemosi e lo slroz7.amento della circolazione sangnigna con impedimento nel la nutrizione dei tessuti , per cui la cornea privata io parte della sua vitalità. cade vitti m :~ del procftsso morboso c pr·ontamente si esul cera. A taio incon veniente apposi srmpre la raccomandazione che gli nmmalali non desi stcs~e ro mni per quanto loro era pos~ihilc di larnre con frequen1-n gli o~c hi con acqu<~ purissima di fonte. 50


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t:O~TRlBuZIONE ALLA

Ct:Ht.

A molti infatti fu di gran giovamento, ma in essi do,·etli tener conto dell'intensità Jl ogislica e virulenta del ]JUS non sempre eguale, nonchè della particolare costituzione fisi ca. In genere vidi che le oftalmie p11rulente erano più facili a guarire negli indi vidui di temperamento sanguigno, costituzione sana e robusta, ed in cui il pus non aveva più tutta la vi rulenza primitiva per e:;scrsi assouigliato o modifi cato dalle cure instituite o dal tempo. l casi fortunatissimi lullavia non costituiscono la maggioranza ed alcuni benche guariti in modo soddi sfacente della sofferta malau ia ne portano le tmccie. Nei cflsi gravi per togli ere lo strozzamenlo dei tessuti venne già da tempo consigliato olt re l'applicazione delle mignalle alle tempia e l'amministrazione interna di rimedi purgativi ed in ispecie del calomelano, anche l'incisione cutanea lempontle che prolungasse esternamente l' angolo palpebra le. I risultati però non furono sempre fortunati, quantunque con questa pratica si ollenosse un grande sgorgo di sangue. I l professore Critclt ell avendo ouenuto uu brillante ri sultato nella ~~ura di una oftalmia blenorragica mediante una pratica tullo afl'allo nuova, mandò al congresso medico che si ten'ne ad Amsterdam nell'anno 1879 una comunicazi one che '\Varlomont lesse nolla seduta del giorno 13 sellembre alla sezione oftalmologica. In essa Critchett diceva di aver divisa la palpebra supe· riore per togliere lo strozzameolo dei tessuti e meglio medicare l'occhio con gli appr·opriati compensi terapeutici. Ottenuta la guarigione praticò la ~ utura della palpehra divisa e la deformitil è stata insignificante. Questa pratica quantunque buona non era però scevra di inconvenienti, e gli oculisti trovarouo modo di correggerla. Il dott()r Guaita di Be r~a mo, nel con gre ~;;o oftalmologico

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O.RI. L'O FTAU1U. PURt; LE;';T A E IJLE~ORHAG I CA

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che si tenno in Milano nel m c~e di ::;eltemh re 1880 l<>sse una bella ~l emor i a in cui nana le guarigion i ch'3 egl i pure ottenne con la diri sione della palpebra superiore pratica tn però in due punti di!Tereuti. Dopn di avere acrenrnati gli iuc:onvcni('nti incontra ti nel la pratira di Critchell, ecco c·ome si esprime: « Il metoclo che io propon;;o eri ta tuili q uc~t i inconYe« nieuti, rag,:.)iungendo lo scopo di togli ere la presl'ione e lo « sfregamento dr ll n palpebra sul la cornea e di aprire ampia« mente la cavità congiuntivale, per facilitarne la pul izia e le << medicazioni. « E:;eguisco due incisioni vertirali a tulla ~ pe;:;~ezza ai lati « della palpehr·a superiore fin n ;tf fondo ciel c·ul di s:~cro co n« giu ntival e. « Per ciò fare introdue'o la branca di un paio di forbici ro~< hu~ teecurveso t to la palpebra superi ore, ail 'a ngolo interno « in molta vicinam:a cM punto lagrimate, io direzione verti<< cale, fino al fondo del aul di sacco e compio l'incisione con <( un solo colpo di forbici. « Medesimamente eseguisco l'incisione esterna avendo la « precauzione che In. sua estr·emità inferiore coincida c.olla « commissura e:-terna delle pa lp~bre. Ne viene un aLbondante « eolio di sangne che poco tempo dopo si arresta spontanea« mente e che riesce molto ·utile come mezzo anti n o~ i sti co » . Q ue~ta pt·nt icn che in so:>tanza è la prima parte d~l l 'ope­ t·azione che Crampton e~.egui>a per la cura rlell'ent ropion con trit•hiasi, è di facilissima esecuzione e non può essere temuta se non nei ca:'i di difterismo. I n t~o ragg i ato dai risultati ottenuti dal dottor Guaita e confermati dall' e~pe rien1.a del l'ill ustre professore Quaglino, io pure volli tentare la prova e qui esp•mgo tre casi in cui ho potuto convincenni della verità man mano che smetteva il ti-


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CO NTRIB L'ZIO~f:

ALLA CC RA

more di un esito infausto, siccht>, infine mi persuasi cb e si poteva anche in .. ider·e con vantaggio la palpebra inferiore in nlcuni ca~ i. Cin;a il modo ùi medicare col ni trato d'argento ho prefe rito dì arruvesciar·e le pal pcure per ca ute rizza re la mucos;1 ammalata con una soluzione titcJ iala a ll' uno per C€'nto, che facera cadere col eon t<1goccc fin o a 1<1 \'n l'ia tull.a. avend o la precn uzione di evitare pn;;;siltilmente la cornea. lodì raccomandava all 'ammalalo frequentissim e lavature con aequa limpida e fresca di fonte che volenti eri veni vano e>'e)!nite per il so lli ero r he arrcca,•ano. r OSSP rva~~io ne . - B.... G·io\ranni , soldato d'artiglie ria, di tc mpP.ramento =-angni gno, linl'atico, co:-;Lì lnzione buona, acidi Il apn·il e entra nel riparto o ft almiro percllè afTelto da conginntiri•te pn ru lentn all 'occhio :sin istro. Pre:.-:eutantlo un int c n ~o turgore nei tessuti oculari e poc·a :;errezione lli pu:'ì, si applica il col lirio di atropina e :-:i prfiscrirono dellfJ mignaltt' da appli r:a r~ i alla tempia . La malattia non si am m a n ~i:sce, In cornea si intorl.ida rapìdnmente in tut t:1 la sua ~ u perlì c i e e mi naccia e~ ul ceraz i,one ra;-;ta . Al l' indomani i\i applica il collirio di nitrato tl'argC'nlo nella prll p<ll't. ionc dell'uno per cento e si rin nova l'applicaz ione dell e 111 igna Il e. Al terztl ~ i o ruo l'ul cerazione è manifesta, 1w r:>i ~ tc la chemMi ecl il turgo r·e dell e pa lpe bre . Es:wndo i111 tll inen le la d istruzionc dl'Ila co rnl;)a, si prende In dNPruli nazione d· ineid ere con le forhit• i curro di Jl oux la palpl'i•ra superiore in due punti , t'ome ~ i pratica quando si \'Uu lc opPrart! col mrtotlo di Cramrton per guarire la Lrichia:-i. :\ e :;Pguc cmo na~ i a di:;rrcta ùallc a rtcriuzze palpeb ra!i recise du~ fa ::gf'r.~arP i t.:.:>suti e ces.sa tosto r.cHt semp lir i ln\'ature


PE!. L'OFTAI,)IIA l' t.: RULE:'iTA E ULE:'iOIIRAGl CA

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d'acqua gelata, alternate da metodica applicazione di pan nolini asciutti. n processo morboso nei giorni successivi. per compli cante chernto malacia, malgrado le frequ f' nti lavature con ncqua di funte e l'appli cazione del collirio di ni trato d'argC'oto, non cessando dalla sua inteusitiì cl i;;trugge tutta la corn'ea e la vista V<l perduta. Le incisione pa lpelwal i guar·iscono d i poi pronlameute senza defonnità di sorta . 2'" osseruazione. - F' ... Giovanni soldato di cavall eria . di temperamento sangu igno linfatiro e huona costituzione, add i 3 1 luglio '188 1 entra neE riparto oftalmi co perchè aiTettn da congiuntivite purulenta all'occhio destro. Il medico del Corpo riconoscendo la gravezza della malattia , prima d'inviare il paziente all'ospedale, prati ca un' in ci .~io n e cutanea verso la tempia prolungando l'apertura palpebrale. Questa vale a sgorgare alquanto i tessuti , ma non a togliere lo strozzamenlo. Al momento della nostra visita essendo scarsa la purulenza e prevalente il turgore fl ogistico, si instilla il collirio di nitrato d'argento e si prescrivono delle mignalle da applicarsi alla regione temporale. All'indomani persistendo con gt·avf'zza la malattia, vengono rinnovate le mignalle in numero eguale. Ciò malgrado l'oft almia continua il suo corso ins,idioso ed al terzo giorno la cornea è largamente esulcerala. Allora si prese la determinazione di incidere la .palpebra superiore per t·endere l'occhio più libero, ma il pus fauo:;i abbondantissimo non cola ancora con facilità e si deve ricorrere all'incisione anche della palpebra inferior·e. Al 5° giorno, non ost.ante siansi usate le debite precauzioni per occludere l'occhio sano, la malattia fa capolino anche al sinistro. A tal punto non si frapp•mc più indugio e si incidono le palpebre anche di questo.


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CO~TRIB UZJO~E

ALJ,A CURA

Con ti nuando i n segui Lo giornalmente l'applicazione del collirio, :;enza desistere dalle ripetute lavature con acqua di fonte, guarisce l'oftalmia, ma resta perduto l'occhio destro, mentre invece il sinistro conserva tulla la sua integrita. Le incisioni palpebrali gu<1riscono completamente, lasciando di sè delle cicatrici lineari. 3' osseruazione. - L... Salvatore, soldato di cavalleria, di temperamento sanguigno Iinfatico e buona costituzione, ad di 1R ollobre 188·1 entm nel riparto oftalmi co affetto da congiuntivite purulenla all'occhio sinistro, lieYe iperemia al destro, ed uretrit.e blenorragica acuta. La blenorragia datava da 1O giorni circa e l'oftalmia da tre. Questa presenta sintomi piuttosto imponenti e~sendovi blefarofimosi con chemosi estesa ed edema palpebmle. Le palpebre pel loro turgore non si possono afTatto divaricare e la cornea si vede brillare in mezzo al pus di cui tutta la mucosa è cospersa. lmmantinenti si prati ca l'incisione della palpebra superiore e quando poco dopo la piccola emorragia è cessata, si applica il collirio di nitrato d'argento. All'indomani sembrando che non fluisse troppo liberamente il pus dalle palpebre, si incide anche la inferiore nel suo mezzo per tre millimetri circa. L' iperemia congiunti vale dell'occhio destro essendosi cambiata in vera congiunti vite purulenla benchè non fossero ancora mollo gravi i sintomi, puri:) si opera come già si era fatto pel sinistro. Allora la medicazione riesce facile e I' ammalato stesso può lungo il giorno più volle lavarsi gli occhi al getto della fon tana. LI coll irio viene applicato due volte al giomo e quando si vede che la secrezione pui'Ulenta è dimjnuita, si riduce ad una sola, e più tardi anche ad un colli rio di minor titolo.


DELI: OFTALMIA Pt:R ULENTA E BLENORf\AGICA

791

Con tal cura :;i riesce nd arrestare il processo mol'IJOso cbe gia a\·eva intacca to la cornea dd l'occ hio si nist ro in un punto ce utt·ale prima dell'ultima in ci ~ ion e palpei.Jrale, da r.iò appunto determinata. Dopo 15 giorni la purulrnza è del tutto debellata e la sola corrH'a dell'occhio sinistro rimarne perforata come da un picco lo tampc• monlen te. Per questo fatto si vuota la camera an1eriore, ma l'iride non si fa pror.idenle percbè si usa tosto il collirio di alropina. L'u lcera si ripara lentamente, anzi si deve ricorrere al ferro inca ndc.-;cenle per rianimarla. Ora pni qual esito di tanto male vi è rimasto nella sola cornea sinistra una pi cco li s~ima macchia biancastra fu om·i del campo pupillare, e delle cicatrici lineari alle palpebre che nulla tol){ono al L ... della i;Ua vista primitiva. Duranle questa cura l'uretrite blenorragi ca venne trattata con i soliti mezzi e guarì prontamente. Da queste brevi Note si vede che le sottrazioni sanguigne arrecarorno poco utile ; che l'incisione cutanea temporale sg11rgò momentaneamente i tessuti, ma la malattia proseguì il suo cammino e che solo le pronte incision i palpebrali valsero a facilitar'e la cura dell 'o ft:1lmia ed attenerne la gnarigione perfetta. ?;el '1° caso l'occhio ammalato ebbe un utile limi tato dalle incisioni palpebrali, in quantochè forse vennero prat icate un po' tardi e valsero solo a far· cec;sare le solTerenzr ecl allontanare il pericolo di una propagazione della malallia all 'oec hio sano. Nel 2° è evidente il bene apportato dalle inci sioni alle palpebre dell 'occhio sinistro appena; apparve la lllnlaLLia. Nel 3o poi vennero dissipati tutti i dllbbi :uwhe per le de-


79.2

CONTRID t;ZI(INE ALLA CURA, ECC.

formilà e complicazioni temute, nonchè confermati i vantaggi sulle pratiche fin qui conosciute. Infine essendo incontestabile che la novella pratica di Critcbett modificata dall 'esperienza ed applicata in tempo opportllno nella cura dell'oftalmia purulenta e blenorragica rese dei segnalati servizi, non è a dubitarsi divenà. presto familiare e potrà anche adotlarsi nei casi meno gravi benchè siano minori i pericoli di disorganizzazione. Caserta, dicembre 1881 .

Doll. CESARE MAFFIORETTI Maggiore medico.


79:3

T~TOR~O

AD UN CASO DI

EPATITE INTERSTIZI ALE ACUTA OSSERVATO NELLO BPEDALE MILITARE DI GENOVA

La moltiplicità delle cause, la variabilità dei sintomi e del decorso, e fin almente la gravità del prognostico rendono lo studio dell'ascesso epatico uno degli argomenti più importanti della patologia intema. L'ascesso del fegato è una forma abbastanza rara nelle nostre contrade, e questa ci rcostanza conferisce ai sinlo)oli casi un'importauza speciale, tauto più dacchè i recenti progressi della clinica chirurgica resero accessibili ad una cura diretta una gran parte delle malattie interne. Questi progressi noi lo sappiamo hanno cambiato completamente le condizioni della scienza distruggendo molte antiche distinzi oni nel campo della clinica; poichè nello stesso tempo che la terapia ch irurgica si sostituiva alla terapia medica, la stessa patologia interna diventava base necessaria della vera chimrgia clinica nel senso moderno della parola. Lo scorso gennaio si presentò un caso molto interessante d'ascesso del fegato nel 1° riparto di medicina dirello dal signor capitano De-Prati. Ne diamo la relazione nel modo più succinto possibile ri nviando per i particolari più minuti ai registri nosologici del 1o riparto dei mesi di gennaio e feb braio ed al registr·o delle necro~cop i c.


79~.

INTORNO AD Ul\ CASO DI EPATITE !NTERSTlZIALE ACUTA

G. L'infermo è un certo Bassi Giovanni, in seri tlo deH 6° di~t rello. È ventetme; nato e cresciuto a Recco nella riviera ligure. A. H. I swoi genitori vivono entramhi; però il padre è apoplettico, la madre pazza. EIJbe un solo fratello che pure vive e che venne giit dispensato dal servizio militare per graci li tà di costitu·tione. A. P. L'infermo dice di avere sempre goduto buona salute. Da circa tre giorn i ha tosse leggera e dolori vaghi al petlo. S. A. È un giovane di costituzi one molto debole, il colol'Ìto della cute è bianco, le mucose apparenti sono rosee. Tiene di preferenza il decubito laterale sinistro. La temperatur;t ascellare nel l 0 giorno della sua degenza osci llò fra un minimo di 3!.1 e mas:o;imo 4:1". Ha dispnea mista. Il numero delle respirazioni è di 36 pet· minuto; il ritmo regolare. Ha leggera tosse; l'espetLorazione è facile, gli escreati scarsi mucosalivari. All 'esame obbieuivo si osserva un torace poco ampio; le fosse sopra e soltocla veari non molLo profonde ed egualmente pronunciate. L'angolo del Louys pure poco accennato, il tipo respit·atorio costoaddominale; le due metà tOI'aciche si espandono egualmente. 11 fremito vocale si trasmette bene da ambe le parti: alla percu::;sione si nota da ambo i lati in punti circoscritti e specialmente verso la hase posteriormente una leggera diminuzione della ri sonanza, nll 'ascolt.azione ronchi e rantoli a bolle miste di/l'usi a tutto l'ambito polmonare. L'esame dell'apparecchio digerente ed uropo ieti ~:o non offre sintomi importanti. L'esame del cnm·e è negativo, il polso è debole, fre(juente, n~~o l a re .


OSS EI\VA T O NELLO SPEOALE KILI'fAR E DI GE:-IO VA

795

Il sistema nervoso è co nsiderevo lmente depresso. 1 fenomen i più importanti suno oll'erli élnll'apparecc.hio nl:SIJÌralorio. e so pra di essi si sLahili,;r.e la dia).{no:Si di polmoni le ca tnrrnle. La malattia dccor!ic in un modo alquanto irregolare pet· circa due scllimane, senzacltù i sintomi generali presentassero mod ificazion i rilevanti, fio cltè il giorno venti cinque dello stesso mese os::.ia il quindicesimo giorno dell'entrata all'ospedale l'infermo cominciò a lagnarsi di un dolore continuo gravativo alla regione ipocontlriaca dt~stra. Esaminando la localilil si scorge una leggera sporgenza di tutta la regione; colla palpazionc si constaLa la presenza di una superfìcie dura, liscia, uniforme che si estende a semiluna fin o a due dit<t al disollo del bordo costale. La ri!ionanza è ollusa e combina perfetwmente coll'ollusiLà del fegnto . I limiti su periori dell'aia epatica non sono considerevolmente modifi cati. In ba~c a questi fenomeni il signor capo-riparto giudica che questa tumefazione sia prodolla dal fegato stesso, e conclude lrallarsi di ascesso epatico. Da quell'epoca le condizioni dell'ammalato andarono continuamente peggiorando. Ora i fenomeni polmonari prevalevano per la dispnea e l'intensità della tosse, ora i disturbi epatici prendevano il sopravvento. Intanto la temperatura si manteneva costantemente fra i 38.,5 ed i 39°,1> e la nutrizione andava continuamente deperendo. Il giorno 3 del successivo febbraio la temperatura si trova di scesa al normale; ma la prostrazione delle forze è divenuta estrema. L'infermo tiene il decubito laterale destro; il dolore si e reso molto intenso e si è diffuso a tutto il lato destro del petto. La t·espirazione è fortemente dispnoica, la metà tora-


79f3 lNTOI\NO AD UN CASO DI El'ATJTE INTERSTIZIALE ACUTA

cica destra è alTauo immobile, il fremito vocale è completamente abolito e la risonanza oLI usa in og n~ punto dell'ambito polmonale destro, trann e in una supel'ficie limitata, situata lateralmente verso la base in cui si ha invece risonanza timpanitica ed aumento del fr·emito vocale. Intanto llL sporgenza della regione ipocondriaca si trova io gran parte ridotta ed il limite inferiore dell'aia eputica è risai i Lo 1ruasi ·fino al bordo costale. Dall'insieme eli questi fau i sorge quindi spontanea l'idea della roltura dell'ascesso atlravet·so il diaframma nella cavila pleuraJe di destra. Quanto alla risonanza timpanica nel punto descritto si spiega ammellendo nella località una aderenza circoscritta de' foglietti pleurali che permetta al polmone compre~so di trasmeuere le vi brazi oni dell'aria dei grossi bronchi e della trachea . Il giorno 7 febbraio, cioè quattro giorni dopo l'accidente,

l'ammalato morì. La necroscopia praticata il g-itii'DO appresso diede questi ri sultati : 4° Un ampio ascesso del fegato che aveva di strutto circa un terzo della massa dell'organo . 2° Perforazione del diafmmma. 3° Piotorace; e fìnalrnente: .j.o Aderenza pleurale in tulla l'estensione del lobo inferiore del polmone destro. La presente storia clinica si presta a molle considerazioni; e prima di tullo si presenta la questione della eziolo)!ia. Relativamente a questo punto noi sappiamo come l'epatite interstiziale ~ia spesso il t·isullato di proce~s i embolici ingenemti da focolai di suppurazionc risiedenti non solo nella dipendenza della circolazione portale, ma nelle piu sYariate locali t:t; dalle a!Teziuni polmonari e renali , dall e ferite e dalle


OSS ERVATO ~EI.I.O SPIWALE !111.1 fA TtE DI GE:'ìOVA

/97

fratture, e sopralulto dalle fratture del capo. E in questo caso la patogenesi di questi asce:;si ep al ici non dilferi:;ce essenzialmente da quella dei soliti nsce,-si mclastali ci rhe si verilirauo negli altri punti dell 'economia . Altre volte invece gli a~~:ess i del fega to sono in rapporto con l c~io ni violent e veriricalesi direllarnente nel punto colpito (eù allor:1 si vede quanta sin l'importanza di CJUesla fnrma per le app\ icazioni medico-legali). \ el no~Lro caso vi fu la precedrnza di un pro~;esso Jnorboso dell'apparecchio respiratori o, ecl è forse possibile elle ù:1 un processo di polmonite lohulare po:;sa tran·e origine un asce;;::o del f!'galo: ma poicll è a dir ,·ero tale rapporto fra i due p roces~ i morho:-;i non è fin ora accertalo nell a scienza , co~ i sarehhe possibi le in ca~ i analoghi al prc~f' nt e porre in di:-:cussionc qua lche ipoLe:; i che polcs;;e per avventura compromettere la responsabili tà dei terzi. E la frequenza degli ascessi epatici co n ~ecutiri all e lesioni vio len te è certo mollo maggiore di quanto potrebbe dedursi dalle ::;tat isl irhe del Morebcad che la riduce al le proporzioni dell'uno p~'r conto o pnco più. Qua ntu alla diagno.;i dell 'as~:.e:-:so epatico , suoi prese n tarc di vcr;;o grado di difficoltà a :;eco n da dei peri odi della malallia. Ordinariamente au baslanza facile in un'(·poca avanzala, suole spes~n presentare delle serie dinìcoltà nel primo periodo dello sYi l1 1ppo. ) la le dillìcullit della dia_!;no;; i, giova riconosced o, varian o immensamente a ~econda dci casi. \ ci p:1es i caldi l'epatite inter;;lizial e acn ta. può es~c re confusa colla liflli cle bili osa che se ne ùislingne per il decorso più <11'11(0 .

La co n ~es li o n & del fegato è tan to piLL facile a confondersi rnlr~>p:tti!P irl\)1Hl llloc hù semprr Iii precedi' e spe;;.so l'accompe~gna. St> ne cl islin;,rue per l'andamcll iO de-lla temperatura.


798 1.'/TOR~O AD UN CASO DI EPATITE I~TE RSTIZIALE ACU TA

L'epatite intersliziale acuta fu scambiata per una febbre tifoide, per una tubercolosi miliare acuta. Un ermre molto frequente poi con::;iste nel pensare dnppl·ima ad una pleurite incipiente e più tard i ad una pleu rit e purn lcnta, come accadde al t'rintrac, al Hendù , al Guen ea u de Mussy. Nell'annata 18i6 del nostro ott imo Giornale di .4fedicilla milita1'e, il capitano Pabis rese di pubblica ragione un bellissimo caso di U$Cesso epatico nel quale pm·e durante la vita si era diagnosticato la pleurite purulenta e si era prat ic:Ha l'operazione dell'empie-ma. E ciò non ostante la diagnosi di ascesso del fegato non si pott\ constatare che al tavolo anatomico. L'egregio medico volle pubblicare quel caso come un errore diagnosti co , e ciò fa molto onore al suo ca ratterP senza punto compromellere la sua riputazione. Del resto giova osservare che se in quel caso funi un errore di diagnosi, non vi fu un errore di cura; si tralla,·a pur sempre di una raccolta pnrulenta e come tale si ehhe la eura che le si conveniva. Intanto fu quello un caso molto istrutt i,·o che convien rammentare spesso al letto dell'ammalato . Ma i casi di enori diagnostici a proposito di ascessi di fegato sono troppo frequenti. Furono diagnosticate form e ;;,·ariatissime in casi di veri ascessi del fegato, e si diagnosticò l'ascesso del fegato quando l'orga no era perfettam ente normale. E cosi accadde per ci tare un solo esempio dei molti che potrei ricordare, così accadde appunto or· son tre anni nella Clinica dell'illustre Concato a Torino. In quel caso la sintomotologia era sostenuta principalmente da una febbre infettira che fece capo all'esito aborli,·o <li una gravidanza in corso, e che per ineiòente !;i compli··ò ton infarto emorragico alla base del polmone destro.


OSSERVATO XELLO SPEDALE lliLliARE DI GEXOV.\

799

E scelgo a bella posta questo cnso perch~ appunto lo sbaglio della diagnosi diede luO!fO a delle vertenze giudiziarie che :;o ltanto dai risullati della necroscopia poterono essere risol te. Nel caso nostro im·er.e, come r·isulta dal diario cli nico, la diagnosi di asces,;o epatico si stabili realmente, e si stabi li in un momento che sarebbe stato opportuno p~r l'unica cura efficace nel caso che le condizioni dell 'ammalato lo avessero permesso. Invece la estrema debolezza della co~tituz10ne, le condizioni dell'apparecch io re,;piralorio e soprat utLo la grande depressione del si:strma nervoso costituirono altrettante complit.;azioni che non permisero si addivenisse ad un allo operatiro, e la cura dovette accontentarsi di soddisfare alle indicazioni sintomatiche.

nou. p. F EHRARl Volontorio <h nn onno


800

CIRCA

UN CASO DI DE Rl\IATOSI Qr;CQRSON ~LL'OSr~OALE MILITAREDI FlRENZE NEL OIUCH\0 IRI<I

L'imporlanza dei falli clinici non la si deve soltanto riporre nella ram l.oro coroparsa, negli epifenomeni, nelle concomitanze che talfiata, in gravezza, superano l'entità morbosa principale, oppure nei ri sultati splendidi che ne coronano la cura; ma nelle diflìeolttt eziandio che non raramente si aiTacciano al pratico alloraquanLlo ei cerca di stab il irne la diagnosi. Nessuno vorrit mer tere in dubbio l'interesse che presentano le malallie dal la! o diagnostico, ed io porterei certamente frasch e a \'all omb r·osa oYe volessi accingermi a dimostrare un tal vero : a pcrsuadersene basta volgere uno sguat·do agli innumerevoli mezzi di investigazione che l'arte moderna del medicare oggi po;;:;iede. La diagnosi fu in qualunque tempo la prima e precipua operazione alla qual e il med ico studiossi di i>oddisfare oella cura dell e morho:;e affezioni, arvenga che senza di essa si cammini a taslo ni e l'ernpiri:>Il10 si sostituisca alla scienza. E se per lo pa%ato diventava importante la diagnostica, lo diventa Lnrn lo pi ù oggidi co ll a. me1liGi na nalnra\istica, i cui sani principii nPJia cura !iel le malar ti e ci in:'cgnano ad aiu tare la nalUra c arl evitare sovr·atullo di somministrare rimedi rnop-


CIII CA n

CA~O DI DEIOIATOS I, F. CC.

80 l

port1wi, i quali tli3rurhando la natlll'ale evoluzion e dei morbi p u.'~onu tornare dnnnt>~ios;mi al lorn ùecorso e r·tnùersi ca- . gione pnranro di tristi e:-:iti. l. Fra le svariate malauic e:;terne le aiTezìoni cutanee, malgrado il progresso in siiTatte specie oo:-;o\ugiche oggidi raggiun lo, non si rendono se111pre accessil1ili ad essere collocale nella casella-tipo, nel gruppo vo' dire, che Jon> è proprio. V'ha di più , i loro caratteri morfoh>gici cd i fenom eni generali che talvolta accompngnano questa o quella forma cutanea, destano nella mente dell'osservatore tali rlubbi , che a tulla prima ed anl'he dopo tra sco r~o un non brevissimo lasso di tempo, non torna sempre possi bile il ùeterminar~ se il caso che si ha solt'occhio, appartenga agli esautem i propriamente detti, anzichè alle febbrili eruzi on i eri tematiche.

II. [n questo nosocontio ~el giugno del pas.:;ato anno occorse precìsamente un rauo conRim il e, che per la sua specialità e sovratullo per la difficoltil non piccola che presentò alla diagnosi, ho creduto non ozioso di illustrare, tessendone la storia. Spada Luigi, da Bernareggio, sn quel ùi Monza, solùato nel 49° reggimento fanteria, della classe 1860, di temperamento sanguigno, di robusta costituzione fisi ca, di regolare e proporzionato svi luppo schel et rico-muscolare, senza precedenze morboso di sorta, la ~era del 14 giugno detto veniva col Lo da febbre al tissima con dolori rach ialgici, nausee ~ vomili di materie biliose; alla pelle offri va una eruzione di papule superiormente appianate, di color rosso vivo e del vofl l


8().:!

Clllt:A C\" C.\~0 01

tiEIUIATOSI -4

lume di un grano di migl io, Co1nmisLc a ch iazze <kllu stPsso colore, i cui intervalli cutanei fra le une e le altre lltiJSlrava nsi di col<•rilo natura le. \"isitato dal med i ~o del corpo ,·cnu c fallo ricoverare nll'in fcrmeriu e la maltina del ·l:-; succe::;:)ivo, persistendo li ind icati fenomeni, fu trasportato in harellaall'ospedalc con di a~u . osi sul vi'-~.di ello ùi entrala di fei,IH·e eruttint (rainnl u ?). IJ uivi alla \'isita serotina si tonfcrmò in lnlla la sua int erezza il quaùro fenomenico anzitll'scritto, le rile,·aLczze ~u tan ec c le ch iazze di r·ohH· rosso intcnsu nJ •pari\'ano sl'eeiaiinenle :1lla faer·ia, all:1 r·nginne nnlr.riorc tlel pnll o, alle avambracc ia c al do r:'o dt•llc mani; <li piu =-i riscontravano i11en:mia delle congiunlil'a e an.~ina; sintom i rodesti che un itnmentc uIl 'clcmta lt•rrnogcne:)i ( l-O",8) non fa cCHIIIO altr•> c h ca • ·cl·e~ccrc viPpiu le dia;;nostiche inc•'rll!ZZC . l nrernl'eruzioliCpapulil'cmnc c le ùstcse rh iazze :;carbltc co o ~inntc n \ ira fcblll'u e a fenomeni ga.;tri ci con fari ng-ite ecl ipcre mia C•I Hgiuntinl e, pcJh3\ano far ;;o:-pellare tli ,·aiuulo coe,i-tente a ~carlallina oppure di morbillo CcJilSociato alla nwde~irna. ~Ja gl i r1slacoli alla tlia;..rHo;-;i :tlllHC'Iltaro no Yicma~ giormente dr1po aver rh,;t'natn tulla la sindrtJlll C sin lomntol•l_:!ica dileg11arsi al lrrzo giorno dal ht su n m:\11 i fp;;tazione :>C Il ;:a la .;ci are tracc ia aku11a: l' indi' i<lltO pre.;t!nlanclo:-i :11•irel li t~o t' :;ulu a.·Cit:>ando un ct>rlo gràtlu tli ùcilulezza . Le llH'l'il\ iglic }Hir lttllaria nnn ce:.;.;ai'UliO dal colp 1re il medico cu ra nt•~. imperocdri• la sera del giorno npp re=-:>o, all'i nfu ()ri clL'il'an:.! iiHl 1:d ipCrf•rnia dcllt• lil llt'OSC CUll:,!ÌUIIlÌ\·a!i . il q11 aJru uo,ogralìro rirOIIIJI:Irint <'Oli tulla la sua Ìlll}JIIIlenza. l ntaHto mentrù cu n un blanJo crr.oproticu. con J,c,·a ndc tempèranli C Cllll fru,;toli di gltiat:fiol, 111allll'llPJldll l'inft'I'IIHI a dict•t ,;ottile. -i pt.:n cni n a :nt~difi rare e quindi a ri ~o hcre 1, :-.1:1111 !.!:l•lrio·o. ttltPtlf'llllo l}lll'e ora lll l O ura due r,( awltc trl' ;.rinr:ti rli :tpi,-,•,,i ,a . 1'1·1'11/.Ìilllt' p·tpt d•J-':t :tc'o'tllllJl:l;..'ll:ll:t da :1l1a


OCCOIISO ~ELL'O:::PEO.\J.E liii.ITAHE DJ FIIIE'\ZE

X0:3

tempent lnra (.i-0°-:i.l ") faceva pt!rioùi camcnte la sua apparizione. riu,:;c r·ntlo di ne%un gic>ramenlo nè i :>ali ::odici CO IIlinuati , nC:• le fort i dosi di rhinino so mmini ~t ratc allo in fr·rmo al doppio scopo di diminuire la termogencsi e possilti lmentc lrOIH'are l'acc·c:;:.n paros~ i..;tico, ~ollo la cui fo rma paren si e,.;lrin,.,cca,;sr in :';<'gn ito il tnu rlJOW prot:ei'SO. ln lalì cund it.inni, vale ad iro sn•!giarendo il malato a ripetute eruzioni wtanee accompagnate sempt·e da feull re ora più ora mr.no inLPtba (il termometro all'a~cf> l la segnò per varie volle ,i- J " - 40":j-:3~ l":)-:!9o ed tliWh e ;J~o) c "l'n~a più riapparire lo slaln gastriro. :;i per,·enne alla fine' del lnglir>; etwca in cui dalla t:amPra tli ~egre­ gazionc an ncs~a al riparto cl elle a!Tez ioni con Lagio.;e r t'n ne fat to pa:;. are al riparto di nwclicintl tla mn dirc•tto. ll gio rnu sle,-~o dte rra acco lto rwl ri partr> gli furon o p1atit·atc tre iJiiP7. ioni ipodermichc eli so lfato di rhinina c somntin i.;lr:JlÌ internamonle due gramm i tli l1i ..;olfalo. Fn::-sc pcrclu:: J"act·c;;so t>nt sn l declinare, fos::-c l'azione piutLo;;to enC'ri{ica dell o sper ilìco>, al la visita ciel mattino lo rinvenni perfettamente nf,• IJhrilc coll a cute scevra di sagliellze o ~o l n co;;pa r:-;l, speriC' sul pNlo e sugli art i :;uperiori , rt>gionc anteriore, <li piccole mncch iP estese quan to una lento e di t:olorc gi;lllo-verdast J'O in manifesta decrescenza . !.e vio digeren ti man ifrsta mlo::i :;gumhre, gl i co nce,.;-;i un ritto le)!giero ma nu lr·i entc e vino gc nero..;o onclt' rialzar\' le all'rante forzo, coll'in tr.mione di p:t.-sarP JW'•·ia n ribi Jlit't nnt1·itiri ed in ma;I~ i n r ropia non :tppt•na le r.t~11tlizinn i dello inf•'l'lìlu lo ave;;:'ict·o p!-'l'mè::so, 1·i;;tn.:o mn:.-lrando;; i il dl'lerir11·amcu1o dt•l la cn~tituz i o n e in rel<1t.inne ca u~:1le Cti ii'Acre.;::i vo poter~' ridnlt i1•n del procc;;:-:o frhhri lc che (}a tant i ;{i<~ rni tral·a.(li t va quell'organi,;mo. Se n•ll1 rlw tlnpo trP)!iOrni d i lwne~.:ere l•l SJiada n•nne di hel nunvo a.;;;ali to da fort P felthre. rjnc.:ta vo li;\ prcC•'d ~tta da IJririJ i c dn dolori artirolari, ,;per ie a)!l i nrli pelvi t i, accompngna la rlnlla solita eru-


804-

CIHCA UN C.-\ O DI DEllM.HOSI

zione papulo$a a forma di51TeLa nelle ricordate regioni . Ricorsi aneh'io allo spec ifi ~o più ·volte negl i intervalli del parossismo, ma senza i'ortuna, in quantuche l'eruzione colla febbre ricompariva e ~ i dileguava senza poter attribuire all'azione del eli in ino la sua sparizione. An~e il salici lato di soda non diede alcun risultato e solo valse, come ebbi più volte occasione di notare in altre malatt ie, ~pec ialmente eli natura infetl iva , n dimin uire la termoge nesi. i'iel frattempo aveva rile~·ato d1e qualrlte papula presentava fenomeni di lieviss ima de:-:quamazi one dopo ' il !>UO passaggio dal color rosso al. vil)lettu e al giall o-verdognulo, qlllale si osserva nel le ecchimos i in via di ri~F.so rbimonto; di più nel periodo er·uttivo e,;erciw.ndo una pres:>ione sop1·a le papule, queste si r·endevano evn n es~enti per ritornare tosto che cessala . Tutto ciò mi fece pensa re che invece di una febu re di natura infettiva, molto proh;llJilment e noi avevnrno davanti un caso di dermatosi, i l q ual ~ a'•entlu re..:i;.tito a tul.le le cure sino allora state insLituil e poi eva forse cedere agi i a n;en icali. D'altra parte q ue::to al!terante era pure indi ca to per mi gliorare le tri sti condizi oni generali ~.: h e oll'rim il malato. Il di ed agosto lo assoggettai infatt i alle goccie del liquore del Fowler e con vera sodJisfazione devo dire, che un tale rimedio fu propriamente miracoloso. poiciH! dopo essere giunto alla dose di doJici goccia al giorno. il parossismo tacque per dieci giorni consecutivi, e quando all'undicesimo riappariva, la sua manifestazio11 e fu piutto,;to mit e e di breve durata. Ripre!iu la cura arseni ca le, la febbre coll'eruzione moslrossi novellamcntc, ma per l'ultima volta, in quanto che il ·l O settembre l o Spada potè e:-sere inviato io patria in li cenza di convalescenza dopo quindici giorni di as·

senza continua della rehtJre e de ll'eruzione.- Da nothde ret:entemente perrenutem i dal capitano medico del reggimento ctti !o Spada appartiene, risulta cbe dal suo ritorno al corpo e~ l i ~ocle tte sempre di ollima salute.


OCCORSO :'iEI.L.OSPEDALE ~ILLITAIIE 01 FIRE~Z E

80:)

Il l.

Epicrisi. -

Ora che abbiamo visto in clte modo e ~o rdì la

mn lallia, qunle ne fu il deco r·~o . l' e~ito e la cur·a, pfl:;~ iamo r ivolgerei la di manda a che :'peci e nosulogir.a d e ve~ i es~a u~cri­ vere ? Si disse che lu Spada veniva tra:'portato allo :;pedale l'olia diagnosi di ;;ospello di vaiuolo, e che all'e~am e prntirm t o~ li nella visita pomeridiana ùcl giorno del suo riccm'ro, ;;i potevano. fare le ipot e~ i di caiuolo con.~ iunlo a searl attina oppure di morbillo unito alla medesimn. E tjui mi cade in acconcio t.li fare un'osservazione. L'Heb ra p1me l'esperi enza di moll e migliaia di casi di malati ia nella bilancia di quegli autori i I(Ua li negano la comparsa contemporanea di più esantemi. ~lal g ra do una tanta autorità in dermopatia, io divido l'opinione di coloro che nmmellono la po~s ibil e coesi.stcnza degli esan temi, fra i quali annover'o lo stesso Tradnttore del celehre dermatologo viennese; l'egregio dottor Antonio Longhi, maggiore medico nella :risen•a. il quale in una sua nota alla traduzione assicura con trullo il rispetto dovuto all'insigne Autore, di .aver veduto. mostrato e l'atto osse1·vare sopr·a soldati del nostro esercito, alrneno due volle sviluppar;;i il m•)rbillo co' :::noi ca ratteri di bronchite, ecc., e dopo al cuni giorvi manifestarsi il vaiuolo e fare amendue il loro corso regolare. Da ciò l' iIla~ zione che l'anzidetta ipotesi non era per nulla azzardata. Un tale supposto radde però completamente il giorno dopo l'ingresso dell'individuo all'ospeùale per essersi egli presen tato perfettamente libero dalla fehbre, dall'eruzione, dai vari sintomi catarrali e dalla rachialgia. La r·icomparsa della febbre iniziatasi non poche volte con brividi anche intensi in uno all'eruzione papuliforme, a periodi irregolaa·i, poteva permettere l'ipote:'i rlte si trattasse nella fallispecie di una larvata?


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CUCCA

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C.\ O 01 OE!llL-\TOS I

11 non e;o:s,~rs i lo Sparla 111ai trovato i11 luoglti infetti dal la malaria; il non e;-;i'ere mai stato precedentemen te pass ivo di ftu ltre ad accessi; il non riscontrar:;.i in lui nessun indizio della suhita inft>zilllle, vale a dire n& tumore splenico, nè ingorgo epatico, nèaltrc note, quali l'oligoemia, l a pro~Mazione, che sempre tengono diet ro alla febbre accessionale, ci dannO' Lutt o il diritto di eliminare la ventilata supposizione; e d'altra parte se la somministrazione dell o specifi co, per una ragione· non facile a spiega rsi ritardò forse la ricompar:-;a della febbrecoll'eruzione alla cute, esso fu all'alto impotente a troocarne la manifestazione; il che non si osserva che assn_i di rado negli individui che furono, anche per un tempo più o meno lungo, bersagliati dalla m;tlaria. La cond izione morbosa in parola dopo le fntte considerazioni, non poteva quindi porsi in altra. classe eli malattie che· nelle derma tosi piretir,he ossia fra le pseudo-fehbri erulli,·e, come le ch iama il valente dermatologo Hal'dy. JV .

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Seguendo l'i llustre specialista d'oltr'alpe, comprendiamO' fra code:-te affezioni cutanee le seguenti, cioè: l'eritema papuloso, il nodoso, lo scarlattiniforme, il mammellonato e il copaico. Vediamo a quale delle accennate forme appartiene il caso· nostro. Non credo utile lrattenermi sull'eritema copa ico, proveniente dall'ingestionc del balsamo copaive, e d1e mi occorse di vedere una volta nella mia pratica privata in un blenorragico curalo con forti dosi del dello rimedio, poichè l'infermo non ne fece mai uso . Nemmeno credo opp<d'luno fermare l'auenzione sui due eritemi nodoso e mammellonato, per essere i_! primo costituito da chiazze prominenti, rotonde, del


OCt.:O!lSO .~ELI."OSPEOAI.Il mLJT.\IIE 01 FIHE:\ZE

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volume eh(;' r aria da un pisello ad nna nocriuola, nd nna noce; eli il ~econllu oltre al manil'e,;taJ·;;;i :;ia durante il r,or,;o cl:e In COfl l'tllescenzn di m:ll nttic grav i, è earattrrizza to da cnriore c prurito :'lt dirrrsi punti dd corpo ( faceia, pr ll o, natiche) in corrispondenza dei quali si mostrnnu dl'll e ril e1·atezzr rotonde, mammellunalc, di un col11r ros~o assai viYn e del volume di un pi~ello e l'iù. Ora, tranne il colore, n e~~u n o elci ca rallrri ~ll'l'arten en li alle spC!cie or:-t descrille !'i t:on:'talò nel m:dato in parola. Rimangono lo ultime due forme, vale a dire l'eritema scarlatti niforme ed il papuloso. E veramente le macchi e di color scal'lalto os:-ervale nell'indiriduo che fo rma argomento della pre~e nle com uni razione, p os~o no far so~pe llare la prima delle anzitlelle varietà eri tt>malic he, la scarlalliniforme. s(> non che le ril er atezze Clllanee cara lte ri ~ti ch e nola te nello Sparla: la limitata estensione delle chinzzt', l 'a~:-enza in e:;se delle punteggiature proprie d'un simile eritema: la mancanza del cociore e prurito che sempre le accompagna; il non essere le medesime susseguite da estesa desquamazione anc.he fin e, ci danno buon giuoco per escludere una silfalta forma eritematica . Col metodo di eliminazione siamo pertanto arrivali all'~>ri­ Lema papuloso che credo sia appunto la forma assunta dnlla dermatosi osserYatasi nello Spada. L'oculato clinico dell'ospedale di S. Luigi de:>r.rive l'eritema in questione siccome costituito da chiaz1.e ro,;..;o-\ in o~('. che si elevano qualche volta mollo considerevolmente :;npra il livello della cute. Le macchie ora sono ravvir innte le une alle altre, ora sono disseminale e divise da un in tena llo di cute sana. La loro configurazione è variah ilr. alc 1111C ,·olte presentandosi prellamenle rotonde, irregolari inn'cr• akune altre, e sr,pra certi infermi fnnnano dei cercl1i il r.ni ren tro


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Cf RC.\ t..: 'i CASO DI DEilliATOSJ

si mostra sano: sarchl •e un vero eritema eircinatn . L'••ritoma oltre ad esse1·e accn111pagnalo da fehhre or:~ più ora meno intensa, !'arebhe precrduto cb ma lessere genf'rale, ria ::l ato :;aburraie dell e prime ri c, da dolori arti rolari, ::; pesso talmente vivi da impedire i mo,·imenti. Colla descrizione che ne dà l'Hard'. coll.ima pnr quella che ci fornisce il nostro Mana:;=-ei nella preziosa sua ra ccolta di ca~"i clinici dermo ·sifiloparici. Nel caso dal dollo prof. r()mano narrato , unico in tutta l'opera, l'eri tema cso,·di con febbre preceduta da hri viùi, stato fr•IJhrile (·!te cessò dopo 48 ore, mentre l'eruzione continuò r11l cstenclerii i dal ventre, ove areya cominciata la sua comparsa. alle coscie, alle braccia e antibraccia. Come si vede la fenomenologia dell'eritema ora delineata, si adatta egregiamente al cal'o nostro e solo i'e ne di scosta in questo, val e a dire ncll'e:;;-;crsi manifestate le papule commiste a ch iazze, lequal i unitamcntealla farin git ee all'iperemia delle congiun tive possono con::;idcrar:;i qual i epifenomeni , mollo probabilmente in relazione eziologica col fatto morho:-o principale. La nostra osservazione ha poi un altra particolarità che merita di e~sere rilevata. L'eritema assunse la forma irregolarmente periodica quasi da simulare, come si accennò, nna larvala. Ciò non ci deve fare specie, potendo l 'eritemr~ in di scorso facilmente recidivare, per cui i Yari accessi notati durante il decorso, si ponno co n~iclerare come alrcllante rec itli,·e a piccol i intervalli le une d:tllc altre. E che la cosa debba riguarda rsi solto u11 con;;imile aspcllo, ce lo prova l'andamento che per es~o stabilisce il piu volte citalo prof. francese ; egli infatti ci indica eire l'eritema papuloso febbril e ha decorso aeulo e la !'UU durata varia da una a


OCCORSO NELL'OS PEDALE MILITARE DI FfRENZE

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1re seHimane; ciò non pertanto, soggiunge, la malallia si prolunga qualche volta notevo lmente per· mezzo di nuove eruzioni che appar·iscono nel momento in cui per delitescenza o per leggerissima desquamazi one si di legua l'er uzione primitiva.

v. Diamo ora un rapido sguardo all e cause che hanno potuto influire sulla sua manife~tazione. Lo Spada interrogato in proposito non seppe dire altro fuor·chè era la prima volta in vita sua ch·e veniva assalito da simile malore. Se consultiamo i diversi autori che si occuparono dell 'argomento, tutti convengono nell'ammettere due ordini di cause, le pr·edisponenti e le determinanti. Alle prime riferiscono le rarie infl uenze stagionali: così sarebbe nell'autunno e sovratullo nella primaver·a che la dermatosi si sviluppel'ebbe di preferenza: ai disordini dietetici, alle emozioni morali, ai raiTr·eddamenti, riferiscono le determinanti. Cosi stando le cose, la comparsa dell'eritema nel caso nostro, non può attribuirsi ad altro che alla stagione primaverile quale causa predisponente , e alla reumatica quale causa determinante: conciòfossecosachè nello Spada non abbia potuto inOuire altro agente morbigeno, non avendo egli trasmodato nel vitto nè in bevande eccitanti, e neppure soggiaciuto a patemi d'animo di sorta. Le vi cissitudini atmosferiche, alle quali il soldato, a motivo dello speciale suo mestiere, paga di continuo largo tributo, ci spiegano abhastanzn l'eziologia della specie morbosa in questi one e dell e sue concomitanze. E. C. BAROC C HI~! Capi ta no medico.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA ~IEDI CA

Della presenza del mlororganlsml nell'orina fresoa, del dott. \\'. R oBERTS.- (Cent l'al b . .f. medie. Vlissensch., '1 882, N. 20). L·o,·i na fresca degli uomini a ffatto sani e, come st e persuaso il dott. Rohcrts, del lullo priva di micr o1·ganismi. Al contrat' io ei potè osset'V!li'P. lu v1~1·a b~Hi e t·uria nei seguenLi casi: l. Compa1·iscono i batteri ne lla odna che si decompone da sé stes sa; questo stato si manifesta con una opalescen za che appar isce col raffredùarsi Jella orina, la cui r eazione è o clel.Jolmente acida o debolmente alcalina. Questi ba tteri sono a :1imati da un v ivace movi mento. Questa condiziona che non ha di per sé molla impo rtanza s i osserva generalmente nelle donne deboli e a flette da leucot•rea e anche negli uomini che hanno avuto un r eslringimenlo e in questi ca.si· spesso cluJ·a molLi anni senza alcun sintomo. Il. Mollo piu importante significato ha la batleruria con contemporanea scompos izione ammoniacale della urina, il quale stato l'au tore cr eJe dovu to a un fe rmento lrasfo1·mante l'urea in carbonalo ammoniacaiP-, il micl'ococcu!'; ut'eae. Qui si osservano for me mis te , micrococchi, zogloa e a lcuni bacilli in movimento. L·or·ina così popolata e decompos ta ha azion e mollo infesta sulla mucosa v~;:sc ica le e può da r e occasione a ostinate cis tili con formazione purulentu e a una sel'ie di effetli secon da r·l poco conosciuti, anch ~ ali~:: pa1·aplogie orinarie. Una.


RIVJ STA l!EDI CA

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buona par·Le di questi C<tsi si può impu tare alla i n f~zione per strutnen ti impuri, e cnme il piu op[>rOpt·iuto mezzo di cu ra l'autor e indica le ir•ri ~azion i vcsci<'ali con soluzioni di acido bill'i co t c i l'ca 4: ·JùUO). l I I. R a t•amPn te ocra de lo balteruria Ren za fenomeni di !=;Composizione, la quale si può facilm ente distinguere dalla pr·eceden te por lo schiarirsi della orina col riposo. Il fallo clte fJUesLa OI'i na pu6 conservar si indeculllposta più a lungo di molle or·ine atl'alto lib<~ rc di balleri procede da questo che tale I.Jallerul'ia non dipende da qualità pl'opric del l'orina stessa. Probabilmente in tulti questi cas i i microl'gcwismi pPo ven gono· dai canali orinar·i. Con I'OI·ti dosi di so licilato di soda riuscì al Rober·ts di far cessare questa baLlcr'ur·ia. IV. F ilamenti a cor•oncina o catene di microcchi ful'ono dall'autore finora solo una volla osservate in un malato di 68 anni chE\ aveva soffer·to di divei'Si attacchi di gotltl ed era in cura per ematuria. Unitam enle ai COI'puscoli sanguigni si Yede\'ano a debole ingi'andimenlo dci lìlamenti più gr·ossi ad una esll'emità, che però con un ingrandimento di :>00 volte si risolvevano in tante co t•onci ne ch e avevano molla somiglianza con le çalene di gonidì del Nelson. L e sostanze ar·omutiche sembravano avere influenza a far sparire a poco a poco questa specie di batteri orinari.

AUerazloue della aenalbllltà cutanea negli atati tebrill, del dott. J. W. RrBALKIR. - (The Lancet, 10 giugno 1882). I maiali su cui fece i suoi sperim enti il dott. Ribalkir fut'on o per la maggior parte giovani da quind ici a dician-

nove anni, tutti malati di febbre ricor·rente. 11 doll. Ribalkir era in situazione da potere accertare la sensibi!Hà cutanea dopo il primo accesso e p!'ima e dopn gli accessi seguenti. Gli sperimenti furono eseguili alla ;;tessa ora del giol'no. I l se nM di locali la della pelle fu determinati' col compasso di \Veber , tutte le cautele inculca te dal W eber~ W olkmann e Czermak essendo state rigol'osam ente osset·vate. Furono cosi esaminali lr·edici uomini e sette donne. 11 senso di PI'essione fu saggiato su ùiciotlo malati pet• m ezzo


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RIVISTA

del bat•eslesiomett•o del l' Eule.nhur·g. Il s.•nso del hl tempPr'u· lur·a fu ,·aiutalo col melo.!o ciel :'\ o tb na~e l su diciNLo maIali, sedici uomini e due donne. La sen!:<ibililà dE'Ila pelle per le cot•t•enli eleLLt•iclte e pet• le sensazioni dolot·ose fu esplorata col mezzo eli un appul'ecchio di induzione del Dubois· Fl eymond car·icalo con due pile di Bum:en di moder·ala grauù,..zza. Fur•ono cosi es,~ mirh•ti Yenlun molati, dician· novP. uomini e due donne. l r•isullol i C•)SÌ (lltenuti dei ~elta n­ tadu,.. casi di febbre r·i ccl!'t'en le orcor•si in ~c ssunta uomini e dndici donne furono 'luesli: Al pt·in dpio dell'accesso feb· br·ile il senso di località c! il sf:nso di rwessione diventat'ono !Jiù acuti; il senso d el h~ var·iazioni di temper·aturH più ottuso . La sensibil ilit pet• l e correnti elet triche e il se11 so di dolore furono tr·ovati a•.r11wntati. Qu·~s li C'ambiamenti si ossor·vano il primo giorno dell'accesso e t'imangono inalter·ali per uno, due o tr·e ~ior·n i . Quando la leml•<'r·atut·a abbassa, l'acutezza ùi per·cezi one dt:'lla peli•: per tutte que5le spcci•! di sl imùli diminuisce, e quando la l ernper•atur•ù sale, aunwnla. Il senso Ji tempeealur·a corre sempre pat•allelo alle varia· zio11i della temperatura del cor·po, ma questo non sempr•e accaùe per l e altre for·me rli stimolo. l cambiamenti cutanei di sensibi li tà sollostaunn alln stes:;a modificazione nel ferzo accesso di febbr·~ ricorrente come nel corso del secondo. In alcuni pochi ca::i non fu ollenulo ulcun r·isullam ento.

Cambiamenti dei tessuti nella infiammazione . Lancet, 21 giugno 1882).

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Importanti os:>ervazioni sono state f•1lle r ecentemente !:lugli intimi cambiamenti che accadono negli elementi ùet tessuti delle parti infiammate, l e qut<li gettano una l uce ina!';pettala sulla nutura ùi ce l'ti componenti rl•!i Les!'U l i con n<?ltivi. L 'H i.insel t1·ov6, s tudiando il pr ocesso dl!lla infiammazione della cornea, che la soslunza basilare sem l)l•a che in questa infiammazione vada sogc::etla ad una trasf'<mnazione in pt•otoplasma Allt ,·o e cheque:;tn cambiamento succeda in bt'I'Vissimo tempo. QuPslo è stato confermato Jullo Su•i c k·~ r· che osser·vò la matrice


l!EDICA

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della comea carnhint0 la sua SII'uLlur·a sollo gli ocdri slt:!<Si delros:;ervalor·e, in quella di cell ule ameboidi, e 'Juestt> cel· lule lr·Hsfor·mar·si di nuo \'O in matr ice si111 ile a quella onde ebber·o O!'ig i11e. Queste osser·vazioni bullauo ;:::iù lo comune dott1·ina eire la matl'ice o sostanza bas il ~ re della com ea è un p1·odollo di cel lule non R\·enli più PI'OJH'ietà vi tali . La grande i rnpur t'lnza di qul'sla scoper·la Ira condullo lo Spina di Vi•·n!Hì a ricr> J'c.nr·e c:e l:ì ~L· · ssa cosa !'os-<0 vPr·a pP r· frli allr·i tessuti Cu1rnettivi . L e sue ruda gini dimostr'f\110 che Ui!IIAli tl'asfOJ·muzrùni J>Ossono os,;crv ar·si nelln novroglia e nt'l tessuto lì namenle g t•anular·e delln r· ·lina. Il Ger luch d i111u~ lrò la :;I I'Utlura r·~ l lt'O l a r·e d•: llu nevi'Of.dia dello m idolla spina l•·, e dappo1 clw seg-ui tò ]t' li hl'e dt"lla 1·ele fi no alle cell ule gull,.. l iontll'i, ei r r .•dl'lt<l ch" i l I'l'Licolo t'O:i'"C r eal men te di natueu nervo;;;a . Que;;La opini one non Ira rirevuto punto appog:;rio dalle indagini dello Sll'l t'ker e suoi al lievi, i qua li sosten gono r he, t'Ome è comurw mente ins<·gnalu, h.t ne \'l'o~lia è I'eal m•!rr le dr m1l urn c.:vn irPtli va!e. Lo Spi na Lr·uvò d ro l o· gliendu un peu elto di ::;o::;la nza cerc'IJJ'éd e da una r aua o un tri tone vi vo c sano, sLen.le ll.lolo nel si.:ro del snngue ed esarni nandnlo ad un ingr·Andi menlo di :WOO vol le. la nevr·o ~li a appare come una re te d ... lict1 la a fìni,.:;irne magl ie pii.t densa in c~ rli luo~ hi , in cu i po;;oso no sco r~e rs i dei cor puscoli l'Otondi. N el le fibre della rete polè allor·a di scei' nere dei distinti cui n!JiameuLi m or fo l•J;.!·ici. Una li!J:·n ru ,.c.lu ta gonfiarsi o ri sl l'inger·si o J'om r·~ l'si in pi lt pezzi che si riuui vuno con le fì ure vicine. QuPsti cAmiJianw nti nccadc vano con uguale alti\'ilà come n ~> l pr•oloplH" ma vi\'ente. L e fìbee nervose midollari cl~ e passavono altr<tYer so la sostanza coel icale erano mollo tl ill'ei'enli dnlle li br·e della nevrogl ia, poiché esse er ano rigide e fìs:;e; menl l'e la eete di ueVI'ogliu cwa in continua trasronnazion e. Fu LJ'ovuLo succedet·c eguali cambianwnli negli sLrnli tìnamenle granulosi d~:: lla r etina della r nna. l pr•eprH·ati con l'acido osmico mostrano che ques ta slrullur·a somi ~liu m ollo da vicino alla neveoglia t.lel cervello. Quando era esaminc.ta solto il microscopio la r·etina vrvcnte, scorge,·asi clu! ambedue gli strati fìnam enle ~ranulari !'i comp· •r' l <t ,.t111o pi·eci surneJJle nella stessa rn a-


fU VISTA n i·~ r·a dello nevroglia.

Fu pur·e Lr•ovalo che la ir'l'itll zione m eccanica accelerava i movimenli degli elementi dd tes;;u l 0 ha n lo nella t•elina che n.~I!R ne· vr·o~-: !t o.

Scoperta. del calcoli biliari col mezzo d'un a.go lpodermico. - ( T/w Lancet, 2i- p-ill !!nO 1~81) . Il .'\.1.eclical Recol'(l d i N ew · York, con ti eme uno sct·illo del doll. Giucomo 'Vhitlakur tli Cincinnut i, O!Jio, sull'usv di un lun go ngo ipoderm ico q un l mezzo di deler•minal'e la pr·e~e nza dei C;\lcoli biliar·i e la l or·o sit11nzione. Si tr·ullnva dPIIH occl u;;ione del conrloll o bilim·e, in cui la cliRgnosi el'u dubbra fra calcoli biliari e cancr·o. Egli usò l'a ~o r•ipclule vnlte senza alr.un dannoso uffelto, e ulla profond iti' di quattro pollici e tt·e quar·Li colpì una pielr'l). Non ne segui alcun i ncoll\·eniente. La operazione e:;plor aliva fu ri pelulu dill doll. Rml· scholf più d.i una volla. Dopo ef;sersi convi nto della pr·esenza di un calcolo, operò pe!' l'emuo\'el'lo. Il CB SO ler·minò letalm r•ult• . ;..Ia inlnnto il punto impor•lt\n l c è la facilitù, la unpnn ilù con cui possono e!'SI:!r'n diap-nosl icati i calcoli bilint·i, o, piuttosto, questo d i1·emo P. la conclusione dd doli. " 'llll· lakCI'.

Influenza delle malattie sul volume del cuore, del rinll. B. SrATZ. - (A rch. f n r !{/in meli. e new.~clt e m ecl. 1\'ochensch ., t• lugl io l R'{:?, N. 27). L H misur•azione, il pesiJ d··l cu01·e, la deleJ'Il1111ùZJOIIe del

contenuto ùi ciuscun venll'icolu non hanno condl)llo fin (l ad m·a ad utili e concorJi t•esullnnlenli nè ;;i poler·onv l rtwr·oo> sir; ure conci usiuni su Ile allcl'nzion i che i si n ~o li pt'oce;;"i m orbosi pl'ovocnno n d le su P. d i men;:;inni e n»l pe"o. Lo Spnl z hu eseguilo su •JUesto orgom·~ n lo 1111 gr·a11 numei'O d1 o;; Sèrv<.Jzioni. Eg-li l1a m•sut·olo: t• l'nllezza dei venlrir•di .JuiJ;c pu n la fino al l uog1) CO II1 11 llè d' ill"'I?I'Li01W t!ell•l ,·a l vnl•• ,:e· milunnri; l a quule m isur·u per In piat dia u1ao i.Iea o;;ulli<'ro•n-


~IEOI C A

temen te e!:'all a d0lla capacità d•'ll.- ' '8111el'.~. ~· Lu pei'II't't'ia dell'aoJ'la, cn me delln pol lllnnal'e. 3• L a speS>'•'zza <l·~l m uscolo dei ven l t•i,·rJII ,.,rn1 nel lìiCzzo, fl'a la pu nln e In base, nel !uogo [1i ù resr:-;lenle. Fu l'ono i nolLI'C pr••,.;n i n cfJn.::ioler aziun e l'!:Lù, il :<e;;::slJ, la l unf!lll:zza dd COI'po, il p•::>o e Il volu10e dei cada v ~:wi. Da l i~! m isurn zioni l'al lt! su I!J7l cnda veri l'tlulnl'l' lm de· tlnLlu l e SR~u e n li condu,:ioni: L'nl!ea a d<'l ,.,.,,l i'H'nlo ,.;inisi i'Il cre,.;ce ~!!lllp l·e C1)l pl'OgTPd il't~ de llo S\' Ìi uppl) 01'!-!'::lllÌC:U, Cl'l'!'-C() più negli an 11i •lt·lln p!rber·lù o t·a .c:-gi unf!r' il suo IIHl~:;imo nt:!l l l'r:n Les11 nn an Il i) , e solo d n p() i l ,;t>ssun tesimo tllliiO pu,·, ve· r i licm·:-: r una app1·ezzahilc !'id uzio11e. L'aol'lu i ti\'Cce cre"ce seru pt•u in o;Jt·cunfw••:nza uut 15 anni in s u, l'aggiun g•1 il !'UO ma-::sn no nel scs,.;anle:-iiJ1o anno; l a dilli't'cnzn ft·a la allt'·zza del ven LJ•icolo e la rir conf'et·•·nza d•·ll'noPta i· qu i ndi a una cct·la età uclla Yila con,.;ide!'evole: fpa 15- l i anni =:!, i- cm. ; ft•a 1 1'\ - ~ll =:l , ~ cm.; pit't tn J•rl i lu lUtl'l•t·enza è solo l ,i cu1 . Il venlri colo dc;;Lt•n i· in tn ~ùia rl i 1 ,l t: IIJ. più allo; nella elit twanzbla In dill'l!t'enza cesRa. L'ul'ler·iu poltnoni'lr P 0 dalla g iu ven lil lino alla pi ù lnt·ola eta assai più lat'}!!l ol<·ll'aot•la di c it•ca 0,8 l'HL Il tno!!giot·e uu 11ten to d i altcz;.a del \·en l l·icol'' destr·o roinr iole pnt·imcn lc col Lem po d!'lln pulJ,•r lil. ~ .,Ila do n n n seC<uono q t.(·,..,ti t·appot•li conw no•l l' uom•), ~·,lo l'ile l uLl e l e dime11!'ioni :srJJH> as,.ul uta m··nle l'iù picrnl ·~ ; e la tnnp-!','io t·c difler enzn, cuJ'J'i Sp•lJJden lem enlt.l al piit pr.·crw·· com put' ii'l.! dd la pu bel'i.ù nd :"c·;;s" f··mm inino, cado.• al l ~J 17 ulltt•) . V enendo ad e:sami118I'e In i nfl uenza deiiH ;:i ugolt~ malnllie s u que!'tr• f'Ondrzi011i rlt·l r unr···, l o Sputz Jw li'O\'Hlo che il ti fo acldomiiw le e la piP.nlia pu••t'JH't·ale uc•n cagi(Jnun<• alcu na allet·uziunc caJ•n Llel'i"t i,·a ut>llt• d llnensinni dt.ll cuo t·•• .. dei vasi. N ei Li:;i ci ei lr·ovò, d'uccOJ·du C• m In uw!!giot• pal'le d. •gl i autori, un rim pi,·cnlitnenlu del cuoJ·e, e pat·Lrcola t·men te del sin isLr•o, u na a,;:::•Jl uln i pt't·lt'(>fìu com pf'llsu iJ'i c"' .Jel c u()t ·e d·•:: II'O (Jl'd inm·ialtlelllt• 11011 o!si-.lè 1'1t; la di fli' l'<'llZ;I fra I'HIl ezzn d èl V•·11ll'it'll!fl 'ilb:'ll't) e l o CÌ I't'llll f•·t'f'll'l.a tlo ·IL-t•ll' la ·~ cosi p icco lu com·· Hl 11•·ssuna altr·a Jun laltia . \ L·lla n••l'r·tie CJ'OIIICll RLrolicn Lt•m·,\ i n ~~ pet' cento pal'lrcvlut·tn•!llle ]n


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RI\"ISTA

iperlrofìa e la dilataziun~ del ventric-c.lcJ sini.:;lro, i n :2ti per ce n lo prevalen temen le la i per·trotiu e la d ila La:liù né Ùt> l venteicolo de<>tro; in !),::> pt>r cento ugualc1 iperlr ofìa e dilatazione ùi alllbedue i venlt·icoli, irn 7 pet· cen to ipel'lrofia senza dilutazione, in 9,5percenlo mancò tanto l a i perlrofiaquanlo la dilalaZIOn• ·; la aor·ta e la polmomlie nnn rnostr·ano alcuna alterazione cor't'ii<ponùeule. Il Bull sul fondamt::nto ùi 'Juesli alterati r·appor li fra la rnu s,...ulal ul·n del venlricolo e lt~ pel'i · f•··r·ia dell"aoela (eelutiva slcrwsi aortica), combatte le teo!'ie del Traubf'l, del Gull e dcol Sulton e stima la ipel'Lrofia del venLr·icolo sinislt•o consPguem:a di una contr>mpor·anea miocardite pure11chimalosa, la quale 111lima onche per sè conduce o può condul'l'e a coMidet·evoh· iper•tr·olìs e di latazione. La dif1er enza fra l"alle:aa del \'enll'icolo e la periferia dell'aor·ta è luttn "ia piccula. I t'i su!Lati otlenuli sui malati di emfìsema si ba;:;ano sopn\ un numer o troppo picc-olo (6) perchè se n9 possano Lr·arr·e sicur·e conclusioni. È st~lo preso in consitlei'oziorre anche il rappot'to fra il volume del cuore e la gr·;:mdèzza dd cor·po. Secondo lo Spatz, il cuore cr·esce i n vo!urne l'OI cr·<Jscore dell'alt<:!zza, Jel vo· lume e dd peso del COl' po nd periodo ù i svii u ppo; tu t la ,·i a la ct·escenza dPl Cltor·e é relali\'nmenl1~ più r apida; anche il v olume dd cuore e l'nltezz:a del corpo non sl~mno fra l or·o in dipendenza diretta.

Sul valore delle re•plraztonllrregolarl oome •egno della tubercolo•l polmon&le oomune, pel doll. (i RANCI:IER (Le Prour ès m et{ical, lugl io, l ::i82, N" :!b) . Tulli gli autori, ùopo Andr·al, descr ivono accur atamente le r espi r·azioni anor·mali che p"ssono ossen·arsi al principio della tuber·colosi poi m o n al e; tutti i libr·i classici i nsegnano che la respirazione nspr•a, la respit'l.lzione saccadée, la r espirazione dPbole, sono seP"ni di gt•ande valnre. Su questo punlo sono quasi lulli d'occOJ'rio e le divergenze si determinano nel vfllular·e l'irnportnnza di tale o di tnl allr·o segno in rappor to agli altri.


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Ma re1· una contrarlizione ><ingoiare, questi stessi li llri che al capitolo sintomatologia riconoscono l'importanza delle respirazioni anomale, al capitulo Jella diagnosi fa nno tali reSll'izioni che sembra impossibile ammettere l'esistenza della tubercolosi quando sitfalto segno è isolato, cioè quando esiste da solo non convalidato dagli altri sintomi fisici della percussione e della palpazioue. La diagnosi della tubercolosi non sarel1be pratìca mentt3 poss ibile se la respirazione aspra interrolla o indebolita non si tl'ovi associala a J·anloli e ad ottusità. Tale è il complesso ùei segui fisici che i classici, alla testa dei quali trovansi Barth e Roger, r eputano necessa1•i per riconos cere l'esordire della tubercolosi poi mon~le, cioè la pres enza del tubercolo crudo. Alcuni medici tuttavia annettono una grande importanza alla respirazione saccadée e inclinano a considerarla come ca1·atteristica da sola del processo tubercoloso. Infatti la giurisprudenza medica é !unge dall'essere certa su questo punto della diagnosi, e la pratica giornaliera, in • cillà e all'ospedale, mostra quale incertezza regni sul tempo in cui si può fare la diagnosi di tubercolosi polmonare. La maggior parte dei medici, fedeli ai pt·ecetti classici aspettano per emettere il loro parere la prese,nza dei rantoli o dell'ottusità. La maggior parte non fanno gran conto delle respirazioni anomale od almeno non ne !traggono alcunu conseguenza diagnostica o prognos tica finchè la percussione e le palpazioni non abbiano loro fatto riscontrare una ottusità manifesta ed un aumento delle vibrazioni vocali. Allora sol· tanto fanno diagnosi di tubercolosi al primo grado. Questa maniera di giudicare è dannosa ed erronea, perché lascia ai tubercoli il tempo di moltiplicarsi e riposa sopra una conoscenza imperfetta del loro sviluppo. Il tubercolo crudo, cioè conglomerato, riunito in massa sufficiente per modificare la sonorità toracica come pure le vibrazioni, rappresenta uno stadio già abbastanza lontano dal principio della tubercolosi. Questi tubercoli maturi, formali dalla riunione di follicoli tubercolosi non giungono a tale fase, almeno nella tubercolosi comune, che assai lentamente. In antecedenza e 52


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durante un lunghissimo peeiodo, che può chiamarsi pet·iod() di germinazione, il tubercolo tt·ovasi allo stato embl'ionario, cioè composto di corpuscoli appena visibili ad occhio nudo e spat•si mediocremente nei lobuli polmonari. In questo stato il processo tubercoloso è rappr~sentato da lesioni cosi piccole che, nè la sonot•ità, nè le vibrazioni fisiologiche ne potrebbero esser e modificate. Soltanto il rnot·morio vescicolare n' é alterato. Alcune settimane dopo,· oppure dopo alcuni mesi eu anni, s i paleset·anno ottusit.à. e rantoli. Pertanto, sorie la seguente ques tione: ogni qualsiasi respirazione anormale basta da sola per la diagnosi della tubercolosi polmonale 1 A siffatta questione non esito risponder e per parte mia in modo affertnativo. Si, queste respirazioni bastano pel di<.Jgrwslico solto cet·le condizioni però che conviene determinare. Contt·ariamente all'opinione di alcuni medici, io penso che le modificazioni patologiche dell'inspirazione hanno più. grande valore che quelle delh:1 espirazione. Dapprima, perché sono molto più sollecite; d'altra parte, perché l'inspirazione ba per ogni dove lo stesso carallere di dolcezza, dé. per ogni dove la stessa nola e non si differenzia nei di versi punti del petto se non per un'intensit.a più o meno grande, secondo le regioni . Essa é identica nelle t•egioni simmetriche a destra e a sinistra; al contrario, l'espirazione varia d'intensità, anche allo stato fisiologico, secondo il lato che si osserva come pure secondo il modo di respirazione del malato. P et• q ueste due ragioni bisogna dunque sLudiar·e sul principio della tubel'colosi il tempo dell' inspirazione. La cosa è

vera, sopraLutlo per l'inspirazione aspra. che, secondo me, delle lre respirazioni anomale determinate, ha la parte principale, perchè è (juella che si o~serva p:iù frequt3ntemente e che si osserva pur·e lungo tempo prima delle altre. Questo tipo ui l'e::;pirazione anomala pt•esenla tre gradi che s i designano ordinariamente sotto il nome di respirazione granulosa, respirazione aspra, r espirazione di r aspa e che naturalmente corrispondono a lesioni sempre più gravi. L'inspir azione aspra, di debole grado, costituisce una modificazione cosi legget·a cbe si richiede grande esercizio e


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grande abitudine all"ascoltazione per avvertirla. Nullameno si giunge a percepirla ascoltando esclusivamente una se !'i e d'inspirazioni solto la eia vico la ùestt·a e sinistr.a e paragonandole fra loro. D'ordinario l'aspt·ezza ùell'inspirazione coin·cide con un abbassamento del tono. In tali cir costanze l'inspirazione e l'espirazione danno la stessa nola, mentre che allo stato fìsiologico esse sono separate da un tono. La sensazione che desta quest'abbassamento di tonalità è !lualche volta più rnl:lttifesto per· un orecchio anche poco esercita to, che quella che r isulta dall'asprezza propriamente detta. Questi segni si palesano sopralutto sotto le clavicole. Nelle fosse sopra-spinose l'ascoltazione é troppo difficile pet·c!té vi si possano osservare tali lievissime modificazioni. Questa respirazione aspra e ba~sa è il più spesso sostenuta Jallli esistenza di lubet·coli. Ma essa può ancora essere in rapporto colla congestione polmonale e con l'infiammazione superficiale Jei piccoli bronchi. Bisogna dunque, pel'chè essa abbia valore nella diagnosi della tubercolosi, che s i manifesti sotto determinate condizioni. Deve essere localizzata agli apici dei polmoni ed in secondo luOf{O deve essere permanente, cioè continuare senza modifìcazioni per s~tti mane e pet' mesi. In simile caso, quando anche l'inspirazion~ aspra dipenderà da una congestione poimonale o da una bronchite cronica, la limitazione di tali le· sioni agli apici e la loro pet•sislenza proveranno che sono secondarie ed avvaloreranno la diagnosi di tubercolosi. Non é mestieri l'aggiungere che devesi tenere gran conto dei siutomi generali e dei fenomeni razionali che si riscontrano quasi sempre in siffatti malati. Ma tali sintomi o maucano talvolta o sono poco appat·enti. La r espirazione saccadée costituisce pure un segno importante per la. diagnosi della tubercolosi; però, a mio avviso, è ml3nO frequente del preced~nle e si mostra molto più lardi. I nollre la sua patogenia é anco1·a più complessa di quella della r espir·aziùne aspra e perciò sono frequenti gli et·rori che si commettono per causa sua. Per ciò che rig uarda la respirazione debole, questa è piU. comune che la respirazione interrotta (saccadèe) ma si os-


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serva ad un pel'iodo molto inoltrato della malattia, perlochè viene diminuita la sua importanza. Non fa d'uopo aggiungere che qui non pr·endesi a consrder·ar·e che la forma di tubercolosi a lento decor·so; perché nelle forme acute o subacute a tipo pneumonico o pleur·itico', l'indebolimento della respit•azione all'incont!'o ha un'importanza straordinaria. · Si deducono perciò le conclusioni seguenti: Vis ta la r1ecess ilà di fare a l più presto possibile la diagnosi del!~ tubercolosi, bisogua annetter,:; alle r espir·azioni irregolari un valore più ~rand e eli quello che finora si è fallo. Quando i tubercoli sono localizzati ad un apice, sopratutto all'apice sin islt•o e pel'manen ti , queste respit'a?.ioni irregolat•i bastano

da sole per fare la diagnosi, senza che vi sia congiunta alcuna modificazione del suono nè delle vibrazioni vocali, senza alcun segno avventizio, rantoli, ecc. Queste respirazioni anomale sono p~t· ordine d'impot'Lanza; l' inspirazione aspr·a e bassa, la respirazione ad intervalli (saccadée) e la respirazione debole. L ' inspir·azione aspra e bassa é f(Uella che ha il magg ior valore, perchè é la più frequente e la più pr·ecoce. Tali conclusioni non devono applicarsi agli ammalati che soffersero anteriormente di pleu rite, di polmonite o di altra grave malattia della pleura e del polmone .. Essg hann o la masl;ima impol'tanza nelle dia~nosi dei giovani d'ambedue i sesl>i nei quali per qualunq ue motrvo può dubitarsi d'un proce:::.so lubercoloso.

L& pe,ronospor& lutea, tlmgo della febbre gialla. ( Get:z:etta medica italiana- Lombardia, 1• luglio 1882, N• 26). Innanzi all'accademia di medicina del Messico fu p!'esentata dal pr·ofessor·e clinico Carmona y del Valle una Memoria sull'ezivlogia della febb re gialla. Diamo ora ilt•iassunto cieli~ prima delle tre parli di cotesto importante studio, nella quale descrive i diversi esseri microscopici che si incontrano disseminali nell'organismo degli ammalati di febbre gialla. Nel sangue, nelle materie del vomito e nell'urina si i neon· tra no sempre le medesime forme organiche, f(Uindi la descri-


MEDI CA

zione di q uelle c he s i lt•ovano nell' ut•ina vale, salve piccole variazioni a s uo luogo indicate, a nche pet• quelle de~li nltt·i liquidi dell'ot·ganismo. L'elemento più diffuso e cbe no n ma ncò in nessuno ùèi liquidi esaminaLi, cons is te in una gra nulazione Lanttl p1ccola da non essere sufficiente un ingr·andimento di 1500 diamelt·i per· isludiarla Mi suoi pat•Licola.r·i; i suoi ùinme lt•i appena giungono ad un millesimo di millime tro, ossia ad un ruicromillimetro; è ovoidea, di color giallognolo, ha conlomi poco marcati ,, sembra munita di filame nti come ciglia ,·ibt·atdi. Simili granulazi,oni sono abbondantissime, dotut.e di wo,·i~ mento e tendenti ad aggru pparsi a due a due in modu da presentare come la fì gura di un cuore ili carla da giuoco. In condizioni speciali esse perdono a poco a poco il movimento, e quindi a umentando di volume, si trasformano in corpi sfer·ici giallog noli del diametro di 5 a 12 micromillimelri . Fut·ono questi corpi s ferici, che spars i nell'urina, nel tessuto cellulat·e, nelle sierosità dei vescicanli, a llit·arono per i pt·imi l'attenzione dell'osservatore, il quale vide da essi svolgersi tubi di micelio con !:'ostenza proloplasmatica. Nelle urine si trovano tubi di micelj di vario colore e g randezza, gialli, rossi, vet•di, azzurri del diamett•o di 2 fino a 20 micromillimetri. Si t•iscontrano pure con frequenza vescicole s feriche o pirifot·mi di varie dimensioni, conglomera te ed incolore, oppu1·e leggermente rosee o g iaiÌognole, ed infine corpuscoli ner i di va r-ia grandezza, sfet'ici od ovali od appiatti li , quas i fossero tubi di mir-elio carbonizzali. Queste forme si riscontrano nelle ul'ine tanto nei casi gravi, qua nto nei casi leggieri, ma la loro abbondanza sembra in rapporto coll'inLensita del male.

Se ùopo alcuni giorni si riesanima una prepal'azione falla coll'urina s i scorge che mano mano che la parte liquida evapora, si rendono vis ibili innumerevoli granulazioni elementari, che appariscono come punti giallognoli, alcuni dei quali si vedono svol~ersi e cangiarsi in vescicole sferiche giallognole. Queste a]la lor volla soffrono differenti trasformazioni, alcune si segmentano e si scindono in frammenti; ma la mag-


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gioi' parte si cir condano di una sostanza fluida, gia llognola, affatto simile al loro contenuto, e che sembra da esse stesse tras udata. Il contenu to poi si rende g ranuloso, in qualche punto della circonferenza s i mostrano piccole sporgenze !ondeggianti che crescono e si sviluppano fino a diventare tubi di micelio, i quali si ùirigono ver!:lo i ma1•gini del vetro copriop:gello, come se cercassero l'influenza dell'aJ•ia. In seno al protoplasma poi si notano grossi cristalli di colesterina, di aciùo ippurico, di lirosina. Nelle materie vomitate abbondano i tubi di micelio grossie vi~orosi. Nel sangue, pochi giorni dopo estratto, mancano affatto i globuli, e invece formicolano le granulazioni elementari dotale di rapidissimo movimento e molte anche aggregate a·. stelle. 1n uno o due giorni esse si trasformano in tubetti di m icelio .


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Bvuotamento delle vertebre. La Get+ette Helxlomad(Lire contiene un interessa n te lavoro di M. G. Boekel sullo svuotamento del corpo dell e vertebre, operazione che da molli fino ad ora era ritenuta impossibile. Frattanto il dotL. Boek~l l'ha praLicata e non fu il solo perché l'esegui poscia il dott. Trey. Nel caso del dott. Boekel trattavas i di una donna di quo.rantatrè anni affetta da rlolori vivi tra l'omoplala s inistro e Ja colonna vertebrale; si formò un ascesso all'angolo inferiore dell'omoplata, il quale ascesso dovette essere inciso. Si riconobbe in questa cit>eostanza che la 3• costa era dHnudata e rugosa e se ne risecò un pezzo di 4 centimetri. Esplorando la ferita fu agevole il riconoscere che la parte laterale del corpo delia 2' e 3' vertebra era corroso. Si levarono via dt'i frammenti ossei, si appose una medicazione anti.settica. Tre mes i dopo la piaga non era completamente chiusa, tuttavia lo stato generale 8t'a molto migliorato perché la paziente poteva stare alzata per un ora senza pt·ovare fatica. Visto il s uccesso (almeno temporario) di 'Jit ~s ta ardita guarigione, il Boekel intraprese dElgli s turlì sperimentali s ul modo migliore di eseguirla e prestabilire, se è poss ibili?, alcuni precetti opet·a ti Yi, che qui rias sumiamo. Per raggi un ~81'8 le vertebre dorsH ii bas ta la resezione di


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3 a ~ centimetri di una costa. l pP.ricoli che a prima vista

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e in OJ>par enza doVI'ehbet·o sot·gP.r e pet• la vicinanza dHlle at·teri e inter cosl ali, dell'azigos, dPl canale loraci co, non sa· r ehber·o poi tanto gr avi né imminenti; per ché il pus IHì gu1 creato un canale compl eto dalla verteb t"a alla costa, e non si ha che da se~u i re la via eli rJu est o canale senza pt·Poccuparsi gran fatto delle par•ti cit•coslanli clte sono al•1uanto allontanaLe òalle pareti st~sse del morboso canale. I n fJ unnlo alla vertebt·e lombat•i è mol to facil e r aggiunget•l e median te un'incisione del margine estet•no del muscolo sacr olombar e pat·tendo dall'ulti ma cos ta e anelando fino al l 'osso iliaco. Si passa tra il col on e il r ene, del r esto si po· trebbe anche sact•ificare l'undecima e la duodecima costa com e si è fatto pP-r' l'estirpazione del r ene. Il grande os tacolo di questa operazione, dice il B oek el non S81'à la d i ffì. colta dell'alto op•3r·ativo, rna la di fficol tit del diagnos tico. N on si potrà sempt·e su pere esatta mente l"jUale vertebra é amma l ata e I'J ua le r il grado della ma lo llia.

Ouo r&ro eU tumot:e maligno (fungo ematode) oonnoutlvo a traumatl•mo. -Dott. A l'I T ON Y maggiot•e m edico. (Ga~ette de.s Hopitaux , 181l2, N . 85).

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Un soldato d'arlip:l ieria d'anni 23, di tempPt·amen lo linfatico sanguigno, n ell'H dicembre 18iH ripot·ta, cadendo, una contusione al lato desteo del tot·ace. Egli chiede la visita medica tre giorni dopo ed il m edico di ser vizio al primo esame r i leva a livello dell'S• e 9" costa, sul pt'olungnmenlo della linet~ ascellat'e l'esis tenza di una tumefazione r oss&, semifluttuanle, allunga ta in dit•ezione delle coste, grossa come un pugno di un fanciullo c divisa in due lohi CfrUBl i . Fu diagnosticnto un tumor e sanguigno di ot•igine Lt•aumatica; furono prescritli in conseguenza i fom enti freddi risolutivi ed una fasciatura compt•essiva. L a ri soluzione pnrve effel· tuar·si sol ta ulo in seguito alle successive pennellulure di tintura j odica e alt'appl icazione ù' un '"escicatorio volante. Ma non fu completa; che anzi il l umot•e aumentò ben pt•esto di


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volume e diventò fluttuante. La punzione praticata con un t1·eq uarti capillare diede usci ta a. ontJ dola qu.antila di sangue rutilanle. L'ammalato .fece passaggio a ll'ospedale do,·e il medico cut•ante, dopo d''ave r diagnosticalo un ascesso s ang uig no, incise lai'gamenle il tumo1·e. In seguito a (1uesta operazione, che diedP. us·cila a una gr·ande quantità d i sanr.rue fluido, si stabili uu'infìammazione con formazi one d'ascessi

nei d intorni della cavità , e dalla s uperficie della piaga avvenivano emorragie abbondantissime che si ri pel~,·ano tutti i giorni. Ben presto i margini della piaga si r ovesciarono in fuori e dal fondo si sollevò un eno•·me escrescenza fungosa, violacea, la d i cui superficie sanguinava abbondantemente a1 più leggero contatto. Non v'era piu dubbio; si trattava di un,cancro encefaloide, di un fungo emalode a forma ttcula. Pur tuttavia nulla appariva nell'eredità del malato, che pol~sse fa r sospeltar o una simile eventualità. Suo padre era morto a qua1·ant'anni in seguito a violento lrau matismo alla r egione lombare e sua madre era morta per affe:c::ione acula di petto. Non ostante le ripetute cauler·izzazioni col termo-cauterio e colla pasta di CanC'(uOin e col perclorut·o di ferro, il tumore prese uno sviluppo enorme e diventò la ,sede di ft·equenti emorragie le qua li cessavano solo temporaneamente coll'applicazione tlel percloruro di fer1·o e di una ener gica com pressione. All'li marzo l'aspetto del tumore era spaventevole, e sso si eslendcwa dalla 9• costa alla cresta iliaca sinistra; il suo diametro lrasver:oale er a di 25 cm. ed era formalo di una massa polposa, molle, divisa in una serie di p1·otuberanze grosse come noci, era d i colore bianco r ossa s tro, esalava un odor e infetto caratteristico e presentava molla analogia colla superficie uterina della placenta. L'ammalato mo1•ì esaurrLo dalle ri petute emorragie. L' autopsia non fu praticall:t, il caso ·però merita egualll!ente d'ess~re r icor dato in ragio ne della sua origine indu.bitaLame nte ed esclus iva mente traumatica.


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Allaoolatura d'arterie oonnervl oarbollzsatl. - (Lancet, N. J, luglio 1882). I nervi furono atlope1'ati pelle lcgatut•e negli esperimenti sugli animali al principio del presente secolo; ma fino ad· 01'a non erano mai s tati introdotti nella chirurgia operativa. O;rgi che si va in cerca del miglior materiale per le legature, l'applicabilita tlei nervi fu di nuovo portata in discussione dai ch irurghi. Il dott. Joh A. W yelh di New York riporta negli Archives o.! medicine un c aso di tumor~ maligno della mascella s uperiore in una donna che s i estendeva nelle cavità .e seni . adiacenti ed era accompagnato da ricorrenti pericolose emorragie. l n questo caso egli ha legata la car otide del lato infermo adoperando il nervo sciatico di un vitello. Il nervo·· aveva la grossezza del mediano o do3ll'ulnar e umano e prima . di usarlo fu ten uto imme1·so pet' ventiquattr'ore in una soluzione acquosa d'acido carbolico al 5 p. ' / •. Il nervo cosi prepa1·ato e1·a mollo forte in grazia del neu1'ilema e in. pari tempo abbasLanr,a molle e soffice pe1·chè i tubi det cilindri erano pieni della sostanza mitlollare. Allo scopo d'impedire che il laccio scivolasse, le due estremità del nervo furono legal~ con catgut e tag liate poscia rasente al nodo, l'amma latar guari dall'operazione e visse anco1·a seLle mes i. L'arte1·ia carotide fu trovata completamente chiusa e la sua continuità non interrotlu; eravi un anello depresso appena visibile al punto· dove fu stretto il nodo. Questo era del lutto scomparso. Il dott. vVyeth usò questo processo anche per legare l'at•teria car•otiJe ad un cavallo o acl un grosso cane, ed esaminò il ris ullato dell'operazione cinque settimane dopo. La ca1·otide uet cane era chius a. Nel cava llo invece il laccio era scivolatoe l'arteria era rimasta per via; sulla superficie del punto legato appari'"a uno strato rugoso dov uto certamente a proliferazione Jell"enclotelio. Siccome l'animale dura n te l'operazione si contorceva violentemente, il dott. W yelh sospetta che quest~. legatura non sia stata eseguita a Jove1·e. Ambedue i lacci fu rono riassorbili completamente.


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Tr&ttamentoclell'em.orro141. Dott. GAVOY maggior·e medico.

- (Recueil de memoire8 de med. et chirur[!. militaircs ). Nei militari, l'emort•oidi s i a gwavanu ordinariamente sotto le fatiche del servizio dando luogo alle più spiacevoli conseguenze; tumori, procidenza del retto, ascessi, ulcerazioni, scoli fetidi sono le ordinarie successioni, infermità che molto· facilm ente finiscono col richiede1·e la riforma perché non essendo g uat'ibili che colle operazioni, dopo che si sono esaurili i nu tilment~ i mezzi in cruenti non si può costringere il soldatoa subire un allo operativo assai delicato, sempre doloroso egrave e che può compromettere la vita. L'ufficiale invece, per non abbandonare la cart•iera che eglr ha scelta come pos izione sociale, si rassegna il più delle vollead affrontare le peripezie d'un'operazione dolorosissima. Le risorse dell'ar te chirurgica nella cur·a delle emorroidi si riducono, allo schiacciamento lineare di Chassaignac, la pinza portR-caustico d' Amussat, la pinza cauterio di Richet, la galvano-caustica di Broca e Verneuil, la cauterizzazione col ferro rovente. È un apparato poco incora.ggianle , senza contareche anche con questi mezzi eroici possono sempre risullare delle cicatrici inco'llode e incurabili . P er queste consider·azioni il dott. Gavoy fu indotlo a escogitare un mezzo molto più innocente che gli riuscì a perfezione nei casi che qui si riportano in breve. Egli aveva in cura un ufficiale obbligato a letto da un tu· more, turgescente elastico, estr·emamente doloroso, del volume di una noce e formato da emorroidi interne strozzate dal muscolo sflnel'e. Il taxis non si poteva praticare per il gran dolore che provocava, l'acqua di sapone, le compresse d'acqua f1·eùrla, le loz ioni saturnine, le pennella tu re con soluzione di percloruro di· fer·ro non diedero a!Lro risultato che di diminuir·e l'irritazionee l'iperestesia. Il dott. Gavoy pensò allora di applicare alla cura ·del tumorel'idea d i Le r·oy d' Etiòlles per il tr•altamento degli aneuris mi non seguencio il me todo di Pravaz e di Petrequin per le varici jniettando del peecloruro di ferro, ma provocando, mediante


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la pet•fl"iget·aztone dei vast emorC'oit.lal'i'i una coagulazione emoplasli::a della piccola mas::Hi t.li liquit.lo, isolata t.lallorrc ute circolatot'io. A tale intento eglihapedunculalo il tumore fa cendo passare · un nastro attorno alla sua base e stringendo il colletto con forza sufficiente per produt•re una st.asi sanguigna nell'interno del tumore; poscia condusse il naslt•o per pat·ecchi giri attorno al peduncolo s enza però annoJarlo. Ciò fallo, slt·ofinò lentamente e dolcemente Lulla la superJìcie del lumot·e con un pezzo di ghiaccio in modo da perft·igerat·ne il contenuto contemporaneamente. Durante 4uesla operazione l'ammalalo non ebbe che un senso di bruC'.iot•e lollerabilissirno. Il tumore impallidì rapidamente, diminuì di volume e divenne rugoso; venti m in uli dopo e1'11 duro e ft•eJdo al tatto, i tegumenti pat·evano aumenlatj mollo in spessot•e. Il paziente restò cot·icalo sul ventre ci1·ca una meu.'ora; uopo 4uesto tempo il nastro fu tollo dul petluncolo, il lum(lre et•a meno fl'eddo, meno pallido, ma Stltn!Jt'e duro e rientrò immE>dialamente, non lasciando r:he una specie rl'inJut•imenlo ai contorni dell'ano. All'indomani l'ulliciale riprese il s uo servizio. Incorag~i alo da questo successo, egli applicò lo stesso mezzo curativo sopra due allri u tliciali e sempre collo stesso felicissimo risultato. Chiud~ndo la sua t•elazione il doll. Gavoy ù1ce che qcesto modo ùi cura ha il vantaggio di non esset·edoloroso e per conseguenza di potei' essere applicato senza l'uso del clot•of'urmio; di dare un eisullalo immP.ùiluo &enza esigere le medicazioni consecutive e una lunga degenzu all'ospedale e finalmente quello di potet' essere applicalo a lutti i milital'i non richiedendo esso nè operazione cruenta n è clot·ofot•mizzazione. Bisogna aver cura di slt·inget•e s ufficientemente il laccio per delet•mintm) la stasi san guigna, senza annodarlo. A tale scopo sat·à meg lio servirsi di una compl'essa foggiala a na~Lro per .non provocare lesione alcuna sui legumenti. Questo trattamento è applicabile egualmente ai tumori e t•ellili.


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'l'oroloollo funslonale, reaeztone del nervo ap male. (Journ.al de medecine el de eh irttrgie pr·atìques, marzo 18R2).

M. Tillaux ha praticato sopra un malato della s ua sezione questa operazione cbe non et•a mai s tata tentata in Francia, e molto raramente all'esle t•o. Si trallava rli una donna di :{2 ann i g ià curata da M. Desnos che la consill•:rava aff~tta Ja spasmo funzi ona le ùello l:'lf'lt'no· mas toideo. Quando la testa era abbandonata a se stessa, questa malata prove va quas i subito una spec-ie di contrazi<>ne; la s ua testa si parLava vet·so la spalla dritta, nel medesimo tempo che il mento s i portava verso il Ialo sinistro. La malata poteva vincet•e facilmen te con le s ue mani la resistenza dei muscoli e rimetteva la testa nella posizione normale; nel medesi mo tempo il dolore cessa va. L'altitudine viziosa t•icompariva non appena la testa era abbandonata a s e stessa. Era difficile di qualificare questa affezione, perchè non vi era r etrazione muscolare di sorta, ma solo di tempo in tempo una specie di scossa dolorosa della testa. Si era ricorso ad ogni sorta di rimedii: bromuro, ioduro, elettricità, apparecchi, ma sempre inutilmente. M. Tillaux avendo creduto di t•imarcare che il fascetta sternale dello sterno-masloideo si contraeva di più; vi fece la resezione, ma senza successo, perchè diciotto mesi più tardi, la malata soffrendo sempre maggiormente, e r esa assolutamente inabile al lavoro, era risoluta di assoggettarsi a tutto per essere sollevata. Pensando che il nervo spinale poteva essere in rrueslione; perché era ora il li'apezio ora lo sterno-mas toideo che si contraeva, M. Tillaux ebbe l'idea di farne la resezione. Si trattava di raggiungere la branca esterna di questo nervo, che è esclusivamente muscolare, mentre che la branca interna va intimamente a confondersi col pneumo-gastrico. L'incisione fu praticata sulla parte po· steriore dello sterno·mastoideo. M. Tillaux esitò a fare lo sli· ramento temendo qualche accidente per· parte del bulbo, e fece la. 1·esezione di una certa estensione del nervo. I due muscoli indicati rice vendo puranco delle diramazioni del plesso-


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ce•·vicale non era a temet•si la totale soppressione dell'inner-

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La guaril::{ione polt•à completar:> i più lardi come lo pr ovano g li allri falli già oss~r·vat i all"eslel'o. Dal punto di ,·i~tfl fi . siologico non si è osservato nessun fenomeno pat•licolar·e 'l'elalivamente alla parte all!'ibuit.a al nervo s pinule sullu fo-nazione e la respirazione.

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.Btoerohe apertment&ll aopr& l& contu•lone del te•tloolo TERILLON e S ucHARD ( Bullettino delle scien•e m ediche di Bologna, giugno '1882).

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Gli autori' fanno osservar e che nella s toria della orchite traumatica si dà m olla importanza alla contusione, mentre ·poi non si conoscono i cambiamen li che a vvengono nel testicolo al seguito di una tal causa, e sopra lutto s'ignora, se i fenomeni di r eazione si localizzino all'intorno delle parli offese per la contusione o se hanno tendenza ad estendersi a tutto l'or ga no. Ri gai studiò nei bruti gli e ll'etti c he la contusione induce nel testicolo, ma aYenJo prodotte lesioni troppo .g•·avi, queste non possono compar·arsi ai falli clinici che si .osser·vano nell'uomo . P el'ciò gli autot•i hanno crec.luto bene -di ripetere tali esperimenti operando nei cani e avvicinan-dosi più che fosse possibile alle condizion i ordinar·ie che si Nerificano nell'uomo. Eo;;si adopr arono due processi: il ·t· con.si~te ad afff'lrrarA il testicolo con unA pinzetta in legno ocl in ferro al di sop1·a dell'epidid imo, poggia rlo sopra un ceppo di Jegno e percuoterlo con un mazzuolo a larga s uper ficie. Il s econdo processo diffet•isce dal primo in questo, che il testieolo s i percuote direttamente sop1·a le branche delle pinzette jn ferro per cui la contusione accade piu forte. Gli autor-i dividono gli effetti della contus ione in l'f Uattro -varietà : t• Contusione leggera . -Non s i ap pr·~zzano nel Leslirolo .alterazioni di sorta sia ad occhio nudo, s ia a mezzo del mi-

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CHCR URGICA

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croscopio, soltanto in '(Ualche caso si possono trovaN i tubuli leggermente ingrossati nelle pareti coll'epitelio anch'es~o un -poco a lte1·ato.

2• Contusione più fot•te di secondo ~rad o . - Si hanno dei fenomeni di reazione marcalissima specialmen te nell' epididimo cl1e aumen ta di volume e ùivicne come noùoso; la vaginale partecipa al lavorio flogistico e si t•icuopPe di sottili pseudo-membrane in prossimità dell'epididimo. L' esame al mict·oscopio l'a vedePe i canoli dell'epididimo di un d iametro duplo ed a nco tri plo del normale, e nel centt•o di essi g li spermalozoi, i quali sono seporati dalla parete dei ca nali pe•· mezzo di una sostanza refrangente che s embra sec•·eta da~li epitelii. Questi per dono i loro cigli e qua e là appariscono a mmassati in modo da formare delle piccole vegetazioni sporgenti nel lame. Fra cellula e cellula poi s i vedono delle piccole sfere refrangenti che vanno a formare lo s lPato che separa gli spel'matozoi dal rivestimento epiteliale. Il connelli ,·o rimane indifferente a l lavorio morboso. Gli a utori notano che la natura delle altet·azioni clescPitte negli epitelii rassomigliano JJer·fettamenle a quelle che si riscontrano nell'epididimite acuta catarrale. Nel tes ticolo le allet·azioni sono per così dire insignificanti: allo stato fresco vi s i apprezzano i fenomeni dell'edema. Al microscopio il tessuto sembra norma le; solta nto presso il corpo d' Higmot'Osi trova qualche tubulo con tenente delle sfere ref'eangenti tra gl i epiteli. 3" Contusione di terzo gt·ado. - L'epididimo apparisce sotto le medesime sembianza gia descritte nella contus ione tli secondo grado. Il testicolo non sembra aumentalo di vulume, però la va ginale é più fot•Lemenle infiammata e ripiena da neomembrane mollo vascolat•izzate, ciò che fa credere ad un aum ento considet•evole del testicolo solto la palpazione falla attravet·so allo scrolo. Una volta g li 11utori osservarono nel testicolo molte ecchimosi sparse per il conne ttivo che separa i dutli: quttlche ecchimosi pure era nell'epididimo. ·In questo gt·ado il connettivo incomincia ad alterat•si. In vicinpnza dell'11 lbu ~in ea , i tubuli non hanno limiti netti , sono An#oss~ti nelle loro pareti E> gli eleme nti epilt?liali si mo-


RlVJSTA

s trano granulosi. Quo.;:sle lesioni sono J.IIU accentuale ne ll'epididimo. Gli auLoei fa nno noLat•e come queste allerazioni spieghino il meccanismo dell'atr ofia dell'organo al seguito delle contusioni punto t'orli. 4• Contusioni di quarto grado. - È contrassegnaLo dalla ro ttura della albuginea, dall'emot·ragia nella vaginale, e dall'infiltramento sang uigno nel did imo. Dopo qualche giorno dallo esperimento si lt·o v.m o nella vaginale molLe neomembrane mescolate al sangue. Il didi mo prende un colorito giallo r·ossastr o, l'epididimo è voluminoso , rotondeggianle, edematoso e dissemina to da emorragie. Al mic!'oscopio le cellule epitel ia li sono diven tate pianeggianti e fl'a esse si trovano molti piccoli globi r efran geoti. l tubuli appariscono notevolmente dilatati. Il tessuto connettivo è in pr·oliferazione. Nel di(limo si osserva l' ingrossamento dei tubuli, l'epitelio granuloso e la pr·oliferazione del connettivo inters tiziale. Si ha quindi nella Lo la lit.à dell'organo una serie di disordini che condurranno all'a lro.fìa al seguito dei guasti che avvengono nelle pareti dei tubuli, e pel' la proliferazione del connettivo che organizzandosi in tessuto fibr oso li fa sparire.

Sull'embolismo dl gra..o nelle fratture . - Dott. ANGELO .M JNICH (Bullettino delle scienze mediche di Bologna, giugno 1882).

ln unij Memor ia su quest'argomento pubblicata nello Sper imentale, l'autor e ne deduce i seguenti corollari: P In ogrù fr·attut·a delle ossa vi è embolismo di grasso: nei fanciull i può mancare, od essere assai pil.:colo, perchè nelle loro ossa il gra~so è in piccola quantità. 2• Assai di r ado l'embolismo di grasso puro è causa di morte o di fenomeni allarmanti. 3• Il grasso non inf~ tto non pr•oùuce mai piemia, nè infiammazione. ~· La mo!'le di pende specialmente dalla deficiente fun-


CHIRURGICA

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zione del sistema nervoso centrale, e questa è diminuila per ischemia. a• La presenza del grasso fluido od in emulsione nell'orina é frequente nell'embolismo grave e pericoloso: esiste però non di rado anche nell'embolismo senza fenomeni importanti. 6' Bisogna essere mollo cauti nell'alLribuire la morte dei fratturati all'embolismo di grasso. 7• La terapia finora é puramente sintomatica, ed è assai poco efficace per impedire la morte.

Muovo metodo per la cura radicale dell'idrocele , per il dott. ARTURO BoMPJANI (Bullettino della società lancisiana degli ospedali d1: Roma, aprile 1882).

Il metodo adoperato dal dott. Bompiani in tre casi, çon due guarigioni certe, ed una non potuta controllare piu tardi, é quello del dott. Lavis; if Bompiani bensì lo ha usato senza sapere quello che faceva il Lavis. Consiste; 1• nella p un tura con un tre quarti a rubinetto e vuotamento del liquido essudato della vaginale; 2° lavanda con soluzione fenicata e vuotamento di questo liquido; 3' applicazione di punti di sutura profonda a piastrine corrispondenti nelle due fdccie anteriore e posteriore dello scroto. La prima fila di punti con piastrine è disposta in serie semicircolare in torna al margine esterno o libero del testicolo: la seconda fila nella stessa direzione semicircolare, ma in punti alterni. Le piastrina non hanno il còmpilo di irritare, ma solo quello di ravvicinare le superfici della sierosa che è ampis-

sima. L'irtitazione è data dal liquido. Colla compressione che inducono si limita il processo infiammatorio, e tanto se ne produce quanto basta per determinare l'adesione.

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Sulla. frattura. della rotula; caun dello spostamento d ei frammenti e modo dlrimediarvl , p ~ 1· T. 1-l t.;TCII I:'\SP:". - (Bri t. med. Journ., 4 llloi'ZO Jx:-l2 e L•j SpeT'im enUIIc, lu;:dio 1 8~:?) . In una kzione clinica sopr a fJU Cslo at·go111cnto, raul·n·~ dice esser·si Ja l1111p-o t••mpo pe1·sunso ell e l 'allonta namenl•J dr:i ft•ammen ti llt!i casi di frullui'a della t•otula n•)n dipe11d~ :-~fratto dulia r ell'azione muscolnt·». Quc,olo polrù esset' w1·o 11ei pl'imi Inoinenli do chi! é avvenuta In l esione, ma quontlo LJrlo vi en posto in estensione ed in l"iposo ogni r et.z-azione muscolari:! cessa. La causa pet• cui i frammenti non posso11o port.ut':òi a tnuluo conlallo ù il wrsamento di sangue o di d no,·ia cl 1e si fa nelrinlernu ùd l'cu·licoluzione ed e appun to ' luesto slato miJt'boso elle Lisogna cet·car ùi vincei'e con ogni cur·a . L e applicazioni freùde Jnolungale giovano a questo ::-copo. Se in uno selli mana o ùiùci g ior·ni si ottiene il ri assrn·bimento completo del sangue o della sinovia, possiamo e~:-<et• sicuri, dice l'auloi·e, di otlenet·e una buona riunione. Dileguat osi il vet·::mmenlo, eg-l i non fa uso di alcun app!wecchio complicato nè degli uncini del :\Jalgaigne o altri ordif!ni consimili, che dichiara bm·bari e pet•icolosi; mantiene sr;lo l'M'lo nella estensione completa c immobil e su di una l ot·;:ra f•! 1·ula po;::let•ior e e un poco ele,·ato e con strisce di cer otto ubl i'(uamente d i spo~le ce!'ca di por· tar e i fr•ammenti a mutuo contatto. Otlenuto questo, applica una fa sciatura su tu tto r u1·to e ra ccomanda di non saggiar·e con manovt·e intempe;::ti ve se la r•iunione è avvenuta pt•ima che sieno trascor~e G setlimnne e anche allora è necessario farlo con molla dci t::l Lezza, n on cet·cando m ai di impri mere ai fram m enti dei movimenti di later•alità.. In capo a 6 settimane si può permeltet·e al malato di nlzar·si e camminare, pt•ovvislo per ò ùi uu piccolo appat'('Cchio che ~?li impedi sca di fl ettei'C il gi nocchio: questo non pott•à permclle1·si che trascm·si sei m esi. Una cs,.:er·,·azione CLII'iosa ft~lla dall'autor·e è la seguente che, cioè, color·o nei quali si ottiene un callo fibroso, n on di l'ado camminnno mcql io di quelli che guat·iscono con un callo osseo: •[uesto è u•• a1·;;-omenlo f,;,·tissi mo cont t·o C[Ualsiasi mezzo


Cllllll"IIGICA

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te t'11 peulico pe1·icoluso. E~li CJ'ede elle ciò dipenda ùall'utr·ofìa c dalla l'elra zi c,ne che subisce il muscolo l1·icipite n el lungo riposo, pe1' cui , quando nvvcnga lu J'iun ione os:>ea , i Jnovi menti della gamlJtl r e" lano mollo limitati . A questo proposito l'iluLOJ'e J·iì'eJ·isce la slol'ia di un i11l!ividuo che gual'1 con callo -osseo del la h·atLurn di una sua r olula; due anni dopo si J'uppe di nuoYo il mcdcc;imo osso e questa seconda volta la l'i unione si f,•ce pe1' un tessuto lìlwoso. Quesl"individuo asser·i vo che ~ lupo la s~con da gtw l·igimw cnmm inn,·o m ollo ru eglio che dopo Ja prima pe!'ché duJ'Hn l·~ l'inlel',·allo fea le due fl'i\llur·e, il suo ~:::iuocchio e1·a stato semp1'e r igido e deb\}lc.


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RIVISTA DI OCULISTICA

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Oftalmoaooplo a doppio fooo, del dott. GALEZO'vVSKI.

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Per illuminare il fondo dell'occhio coll'immagine rovesciataoccorre uno specchio con un foco lungo almeno 25 centimetri; ma per l'esame coll'immagine diriUa, questo stesso specchio presenta vari incom•enienti, poiché i raggi luminosi vanno dispersi nel fondo dell'occhio e danno per conseguenza minore chiarezza, concentrando un foco troppo al di dietro della retina. Gli specchi a foco mollo breve, come quelli di Coccius, di Parent, ecc., dànno invece una luce vivissima e si concentrano sulla retina stessa. Riunire oel medesimo 9t)ecchio le due condizioni d'illuminazione, tale è lo scopo che si prefisse il dott. Galezowski· nel fare costrurre questo nuovo oftalmoscopio. L'esperienza gli ha dimostrato che si può praticare un foro larghissimo al centro dello specchio senza che l'illuminazione coll'immagine rovesciata venga sensibilmente alterata. Parimente collocando, al centro dello specchio oftalmoscopico a lungo foco, un altro piccolo specchio a· breve focolare di 6 centimetri, non si altera menomamente la chiarezza dell'immagine rovesciata, e si ha per l'immagine diritta un'illuminazione ben più neLla che con gli altri specchi. L'oftalmoscopio del sig. Galezowski serve a definire i differenti gradi di ipermetropia e di miopia, e non vi è che


RIVISTA DI OCULISTICA

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•una sola ruota che contiene i vetri convessi e concavi; i "due sistemi di vetri sono collocati in due cerchi concentrici;

·i velt·i concavi si trovano alla pePiferia della ruota N" O, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 1'1, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 20, 25: i vetri convessi, O, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, H, 12, 15 ~i !trovano nella medAsima ruota, più vicini al centro. Questa


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111\'JSTA DI OCCLISTICA

r·uulu, P"l' un se mp l i c·~ scot'I'Ìinenlu, prcHnlu davanti l'apt' l'· tur·u d·~ll p sp..:cclliO le due ~~ r·ie ù1 YCl1·i a volo11 lù tlell'nssena LOI'e. Per l'o:su me coll'imJnùgiJJe dir·illa, \'Ì hu un gt•ond e \':111la!!).! ÌO n ~ll'o ll~ n e t•e cl "~ lo specchio abbia uno po,;izione i nclinata, la qual cosa si è ollenulu in f]ue,;lo ol'la iJnoscopio pe1· m eZZI) <.li un meccanis1no scm plicissilno, il quale permelle di inclinol'lo un po' più od un po· tn.:}no lino a 30•. Questo s tr·ulllCnto, eseguilo dal sig-. H <Julol, ò nH,Ilo lri!gg ier·o, ftlc ile dn mn n·?~;tiu r·c, ed i H!ll'i po;;sorH) \' C n il··~ pul i ti ~~·nzn l;~'<:;ere cn:::l l'elli o. smr,nlul'lo. LO !'pec~" h i<.l 8 ha un t'1)i!Q di 25 Cl! rllimCtl'i; per• l',~ ;;amc coll"i lnm<lf!"i lH.: ,.~,,·,~sc iata !'i colloca con t l'O la placcH cile c••JII'e i V• ·lri . Lo specclti o C ha un foco eli 8 cc ntilllClr'i e de,·e ess··ru udnper·o t0 pet• l'imma gi n r~ di t'Jllu; 111 la] cfcsu C""'' s"i ncli na sia n deslr·a sia a !'i nisl r·u, fJOI'lnnd·-, i due p•·t·ni alle c:slr·.~ mi lù d1> i soslf'f\'lli D E. L'1nclinnione è vaJ·iu! .. !l:', il r.h•> l! d i g t'OIIde ,·antn:;gio . La r·uola por tn due ot•,lini di ,·ctr·i di cui u11 or dine nlla po·J'Jft>t'ia. Sl:'rie conC'n vn, l'a llra al C•>nlro, >'er ie convr·.:;;.a; l'o::;,;er·volrwe con•iucc dun1nli all'upcl'ltll'n l'u n,, o l'•lllt'a d i quc·sle s"'t'ie, fa cendo gi r ar e la r·uola elle occ upa nnn •h•ll•' due posizioni .4 o i l ' . l l m anico ar·ticola to si t'i['ie;;A sull'tl ppnr·t'cchio c se ne n gnrantir·e i due specchi.


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

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Soleroai aulla.llng·ua., dd pr of. Zr-:1sSL\. - :l. lly. 'Vien. ,,,<.:rlic. Z eituny , ~. :!tl, 1~ luglio 1 :-:8~ .)

Un uomo di 3J anni accollo nella clinica del prof. Zeissl narea es:::ere malato da ollo settimane. Si scorge a pt•imo aspetto, dice ilpl'of. Zeissl , l'esantema papuloso esle::o a lullo il comune integumento e dci g t·ossi Lumot·i p-landnlal'i sot to il pavimento della cavità buccole. ~ n n ;:i trovo su l mem br·() v11·ilc niuna alleraziou e quvlsiasi. Lo g-lnnllolc i nguinol i sono U!•]'Cna appena un po' tumcfalle. I nvapo ci studiamo di scopeil'c alla pel'il'cl'ia del co1·po l'affe zione prirnoriu o il luo~o in cui può e:>S•"t'Si l l'o va la. Solo, procedendo aYu n Li, 'luantlo sotloponiitmo ucl un minuto e:::ame la ca \'ilù buccnle, lrl1viamo cll•3 sul m at·gine si11islt'O della lin gua circa un ceulinwtt'o dalla pu n La esi:::te anclte pre;.cn temente una fnll·Le tu ru efa tta ~rosss •1ut1n lo un a nocciohl d u t'a al tutto, che non é dolen l •! alla p1·e:,:sione, e si sviluppò senza dolore come senza dolot·e rinran e. Qnesta scler os i sifìlilica iniziale sulla lingua no11 ha, fuori .;!.!Ila forl'3 infiltrazione delle glandole sotlomascellari e ;;o llol ingùal'Ì, nessuna alli'U pr oprietà che la disti ngua .!allo sclerosi iniziali che occot-rono in qualunque altro luogo old comune intP.gumPrrlo. Sulla supet·l icie della lin gua dd nostro malato troviamo ollt·e ullerazioni che sono di nalui'U SP-condario, e che qui ora l'ico t·Jiamo per avver·li r eche (rueste nrm hanno alcun !'Vpporto con le infìllt•azioni glandolari sotlo


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RH'ISTA DELLE MALATTIE VENEREE

il pavimento della bocca, poichè la espeeienza ha dimostrato che con le manifes tazioni secondarie sifililiche della lingua, queste tumefazioni glandolari simpatiche mancano -affatto o esistono solo in piccolissimo grado. Le alterazioni ehe noi osserviamo sul dorso della lingua del malato sor:o foeme primitive della sifilide. Queste forme precoci della sifilide consecutiva rastano limitate alla mucosa, !addove le forme tardive della lue per il solito invadono il tessuto sottomucoso e talo!'a si gettano pure sulla sostanza muscolare della lingua. Delle forme precoci della sifilide consecutiva quella che si stabilisce sulla mucosa della lingua è la forma maculosa e papulosa. Ambedue queste forme si manifestano specialmente sul dorso della lingua in quella parte in cui hanno sede le papille filiformi e vallate come efflot•escenze superficiali più o meno chiaramente distinte, ben limitate eritemalose a forma circolare. Queste efflorescenze si sviluppano talora senza dolore, ma talora, quando eomincia la loro metamorfosi desquammativa cagionano nel masticare e anche nel parlare sensazioni disgustose. E appunto la desquammazione o esfoliazione dell'epitelio in queste efflorescenze della lingua, secondoché è più o meno avanzata, comunica loro un diverso aspetto. Le alterazioni sulla supertlcie della lingua o sono efflorescenze circolari grosse quanto una lenticchia o un pisello bene limitate, di color rosso acceso situate nel tes suto della mucosa, come nel caso nostro, o sono di colorito grigiastro di superficie villosa; la qual forma deriva da ciò che le efflorescenze elementari che per la maggior parte dipendono dalla infillrazione superficiale delle papille che i vi hanno ,:;ede, si disfanno e generano delle ulcei·elle superfidali che sono sparse sulla lingua o qua e la confluenti . Questa forma si chiama comunemente psorrasi della lingua . Questa forma della lue può manifestarsi pochissimo tempo dopo avvenuta l'infezione in ogni età e s esso, ma sempre appartiene alle forme recenti non mai alle tardive della si · rìlide. Essa occorre più frequentemente nel sesso maschile c specialmente in quelli individui in cui la mucosa della lingua è esposta ad irritazioni chimiche o meccaniche. Queste


E DELLA PELLE

forme meritano molta considerazione dal medico, come quelle che offrono la maggiore occasione alla diffusione della lue per via di baci a per l'uso comune di attrezzi che servono al mangiare o bere. Non raramente accade che sul dorso <Iella lingua si manifestano solo poche e sparse efflorescenze eritematosi papulose che fanno apparire la supel'f1cie della lingua come tumefatta, mentre sulla base della Jin::rua e sui contigui follicoli tonsillari queste efflorescenze ulcera te dànno a quelle parti un aspetto difterico. Questo strato difteriforme non è alLro che il detrito molecolare prodottosi nel luogo della malattia, solidamente adet·ente, il quale mollo facilmente si decompone e comunica all'aria respirata un odore fetido. La terapia è la comune antisettica; spennellatul'e locali con glicerinl! iodata, talora con glicerina tannica, collutosi con clorato di potassa o acido salicilico.


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RIVISTA DI TERAPEUTICA

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• Azione tossica. e medicamentosa. della resorolna.. D. CALLAS.

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Il dult. Callas llll f'alln nel laboJ·uloJ·io del pt•of. Hn y"n delle esperien;,:e sulraziune tossica della resorcina. Quc:;lc espe1·ienze l'ltanno condotto a fot·mul&l'e le conclusioni seg-uen ti circa razione di questo medicamento . i • La reso1-ri na ha l e stesse pl'Opl'ie là dell'acido fenico, dell"ùcido sulicilic>o e di altt'e sostanze della set·ie aJ•omaticn, ·~ssa è anlif~rmenLaliva all'l p . JOO, anliputl'ida all' 1/>0 p.

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:z· L a t'eso t·ci na possiede un polere tossico inferiore a

quello dell'acido fenico e che si può fissat•e mollo appr ossimolivmnenlc nel seguente modo: a) Do :10 a GO cc n li~J·amm i pet• ogn i cltilogrammo di peso ch•l corpo ddl'onimalc la J'esorcina pr oduce un Lremolio. convulsioni c lon icbe. e pt·ovoca l'acceler amento del r espit·o e del circolo. Tulli questi renl)m eni cessano enlt'<• un'ora. L u sonsibi lilù e la coscienza l'P.slano inallet'ale; &1 A pnrlit·e da Go ccn ligt·ammi pet· chilogt•ammo sopt·avven~ono delle verlig-ini e pet•dila eli cono~ccnza, la sen«ibilitil c.} oLlu;:a, le convulsioni clon iche sono violente e ft·erru cnli e t:i l ocalizzano pt•incipalmenle alla 111C'lù inferiOI'C dd cot•po dell'a ninwle. Le pupi lle sono clilatate, la J'espi t•nzione e In cit;colazione sono eccessivamente accel•: t·ote, la lt> tn]'C· l'tllurn ne e poco influenzato.


f{I\' IST.\ DI Tf.l\.\ I'Et; TI C.\

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Lo ;;tulo ILIII'tnalc 1 itor'na dnpo ursCI o Jue ore. CJ Final merst•: dn 90 ten lig r·u rs11sri 81! un g r•am mo pe r cls ilognunmo lu rnor·l e ~U[JI'èi\' \'Ìl>lle dopo lr·cnln minuti , preceduta dH lli o:ks:"i ft·sr•mwni di CIJII\·ul:::ion i e di contr•azion r lelo.n i fol'mi in lulle le Itll'ut l...r u c :::p·:cinlmenle nei mu::-c•; l i della n uca . La !•:m ilt?r·alu l'n n::;cerhle ~r·aduolmen LB e S• ·nz& eccezione fino a 41' nl mornenlo della mor·te. La ri giJi tù cncla vér·ica comptwisce in nv:olin quindici minuti dopo la cc:s:-:uzinH•! d·~l la Yil!l . La r·esor cina udun•(ll'! t: un ':'Crs!an!c cl ··l sistema nen oso cen l r ale. a• La r·esol'cina non lra infl uenza ulcunu sullo slulo mor·t'vlogico dd songue, trann e •1uando ~pos ta in conlallo dir etto e pr·olung alo. -i• E un m edico nwnto che può esser·e utilizzato inler·nnmenle ed eslE-r·namenle i n tu tte le rnalt1llic Ol'iginalesi da get•mi cunlngiosi o i n quellt: w ulaltic cile di 'JUesli f!ermi faYOr iscono lo S\'iluppo e con lr·o le '(Uali si impiegano l e al l1·e sostanze della scr·ie ar(]tnatico. Il pvler·e a n ltr·~umol i co , ret..l .r·il'ugo ed anliler·mi.::o della •·esorcin a non l! oncCJI'a bt n tll'fillllO e su r·ebber•o necL"S:>at•te clellù nlll'e r ic.:!'d rc pt•ima di •·aecornandar·no l'uso.

Effetti della. chinina. sugli organi della. vista e dell'udito. - (Arei! iv. fu r :1WJCn!.'eil. Berli n . 1\"lin. li'ochenschr(fi e (;(!:;elle Jledicale). Cna donna sui lr entacinrtue anni che in segu ito aJ un abot·to pn:sentava i sego i di una endomel r·ile Yenne l r a llala col sol fato di chinina di cui clln pr·r. s.-:l la dose Ji ~O !!I'<IIIi in 30 ore. Trascor·so questo tempo la paziente elJbo un a ~­ cesso Ji conYulsioni, dopo i l r111•1le Pestò so!'da e cieco. L 'n · dito si r·istabili il g ior·no se~ue n te ma per·:::istelle la ccrilis; e l'esame d•' gli occl.i dieJ·~ i l s··~ue r 1le ri sultato. L e pu1 •ille et•rrno di i(Jlale al lo1·u mruimum ma rE-a~i \'f1110 anc()I'H un poco. Perl'et l a l t•a;:;rHll'enza u•·i mezzi I'Ì rr·angcn t:' la p l l ·i Ila


RIVISTA

straordinariamente pallida. I vasi del fondo dell'occhio, arterie e vene erano cosi ristretti che a stento si potevano discernere. La macula tanto a destra che a sinistra era oc·cupata da una macchia rossa circondata da una zona opaca grigiastra. Questa macchia in capo a dieci giorni era scomparsa m entre la r etina e i vasi del fondo ocular·e erano ancora nelle medesime condizioni. Quindici giorni dopo l'ammalata percepiva le sensazioni luminose, la vista andò a poco a poco migliorando ma vi era cecità completa ai co· !ori. Non fu che tre mesi dopo l'invasione degli accidenti

che si potè ristabilire la percezione distinta ùegli oggelli. L'acromatopsia non scomparve che dopo tre aUri mesi e r estò come uUima successione morbosa un r estringimenlo concentrico del campo visuale. Il dotl. De Miche! fece una ossel'vazione consimile sopra un uomo d~ 38 a nni che nel corso di una polmonite, avendo -pr·esi 15 grammi di chinina in cinque giorni fu colvito da so1·dilà. e cecità completa. La sordità si dissipò in dieci giorni, ·ma la visione non si ri stabilì che dopo un anno, d urante il quale tempo il paziente fu assoggettato alla cura tonica. Anche in questo individ uo le pupille erano molto dilatale, la papilla pallidissima e i vasi r eti nici estremamente ristretti. Anche in questo caso i disturbi visivi ebber·o per ultima e per sistente conseguenza il reslringimento del campo visuale. Knapp ha osservato anch'egli tre casi di cecità e di sordità completa sopra vvenuta in seguito all'amministrazione di dosi esagerale di chinina.. Anche in questi casi la sot•dità fu passeggera, l'amauros i mollo ostinata e le aller•azioni anatomiche identiche a quelle sopra menzionate, cioè midriasi, pallore della papi Ila, restringimento dei vasi retinici. La percezione dei colori impiegò maggior tempo a ristabilirsi che la percezione luminosa e come ultima traccia dell'azione della chininasi notava un restringimento concentrico del campo visuale. Il pronostico dell'amaurosi chinica, secondo Kna pp sar ebbe favorevole. In quanto al trattamento questo consisterà ·nell'uso dei tonici e dei ricostituenti. Si è tentato, ma invano, di combattere i suddetti accidenti colle inalazioni di nHrito · d'amile, colla sl!'icnina, coll'ele ltl'ici tà.


DI fEIL-I.PEUTICA

Il Kirckner ha voluto indagare mediante esperienze, sopra conigli, gatti, cani e sorci quale sia il meccanismo per il quale la chinina ed anche l'acido salicilico generano i ben noti disturbi quando ques ti medicamenti sono amminis trati a dosi eccessive. Egli avrebbe trovato che la chinina e l'acido salicilico assor bili in grande quantità sviluppano nella cavità del timpano e nel laberinto uno s tato congestizio che può finire coll'emorragia. Tali modificazioni vascolari avreb-· bero origine da una paralisi vasomotrice.

Un nuovo mecUoamento oarcUaoo.

Il Prof. Germa.in See comunicò ttli'Accttdemia di Medicina· di Parigi una serie di studii, di osservazioni e di esperimenti sulla convallaria majalis o mughetto. Questa pianta era già adoperata da tempo immemorabile dai contadini ru~s i · contro l'idropis ia e solo nel 1880 cominciò ad essere stu· diata dai medici. Il dott. Germa in See cominciò dapprima a studiare il modo di preparazione facendone ricavare dal chimico L. Hardy la convallaria, principio allo stato amorfo. e che é di un'attività paragonabile a quella della digitalina. Con questo principio il sullodato professore institui gli esperimenti onde venire a deduzioni abbastanza precise sulla dose terapeutica da prescriversi nell'uomo. Le esperienze versarono dapprima sugli animali a sangue freddo: in questi animali il cuore messo a contatto con una· goccia d'estratto del medicinale cessa di battere dopo un minuto e si ferma nella sistole. Lo stesso fenomeno si verifica (con dose proporzion'lle) negli animali superiori. Nel primo periodo d'avvelenamento pel mughetto si osser vano rallentati i movimenti del cuore, aumentata la pres~ sione sanguigna, diminuita frequenza ed aumentata ampiezza della respirazione. Nel 2" periodo sopravvengono intermittenze, moti convulsivi dei muscoli respiratori, vomiti. Il terzo periodo è quello che precede immediatamente la morte· ed é caratterizzato da un enorme aumento nella pressione sanguigna, grande rapidita di polso ed aumento nell'am-piezza dei movimenti respiratori.


Hl\"bTA

Le ~ue O!:!'<.'I'Y<lzioni cliHiche si l'ifd'i scono a '17 r asi di afl'l·ziooi Ol'gnnicltc di r uMr c o mp:'~>so I(IIOiclte caso di ar•itmio se m plic·~ e di P"l'i•·ru•,lile c1·nn ica. Dal l'is ultnlv tlelle es!'l'l'ienze sug-li animali e dalln studio degli effelli di qu e~Ln m,•d i ·nm Pnto nei casi cl inici SOf'r aricor·dali il doll. See ,·enne n l'jlii'Sle interr'ssa nlissime conclusioni : 1• L a convalla1'ia maj:tl is o mu ~h e l lo co<>liluisce un medicu menlo car diaco d··i più impor tanti; 2• Solto le fol'l'nn rli c::: lrotlo ncquo.• o ddla pinnta totale ommini:;;lt·nto ulla dos·~ di 1111 i!"l'n mmo a un gTamm•>e m ezzo 1•e1· giol'nO i l mu ;:hello pnH!ucc !'UI cuoi·c, sui va,-i, sull a l'e!' p i l'azione; de~l i c fletti rosln 11li e rnsla n tellt " n le ftt YOt·e,·oli . (Juesli sarcbbeJ·o: il rallentamento tlei ballili ca1·dinci, s p·~sso rnn l'istalJi limento c],.J J'ilmo noJ·mnle: cl'nltra po1·te l 'n utnenlo d'ener·gia del cuore, cume put·e della pt·•:ssione at•te· r JOS8 COn l't'g'Olat•izzazione dei lJt' llil i Ol'lC'I'io,;i C'!"Og"'I'al i; fl nalmente il potere PP«pirolot·io llC• Juisla ma;!iOI' f" t·za in~pi1·alor ·i a e l a !'ensazionc del hiSOf!'IIO di respir•ot·e è meno imperiosa e meno penoso. ;_.,• L'cfl'dto ,,iù potente, più costanlP, più utile c· l 'azi0ne dlllrclica , che si cer c<' di otl••nere nel Lt·allamento delle idr o pi :;.i e car d iaclae . .}• Le indicnzion i tcro pPuliclte !'i r ia::sumnno cosi: a) L e palpitazioni r•i::;ultanli da uno sta lo di e:::aurimenlo dci nel'\'i vaghi, o palpitazioni paralitiche, che sono l e pit: fr equenti; b) L e aritmie semplici con o senza ip~' l'li'Ofìa del cuore con o senza l esioni drgli orifìci c delle va!Yole. c) Il re!>l t•ingimenlo milralc, q~tanùo ~recialmenle ~ tlccornpagnato dn difrtlo di compf'nsazione cJ.•IIa f,wza conll'allile dPll'orecchietta ~ i ni:::lt·n c del vcnll-icolo destt·o; l o forza contr allilc aum~nla vi:::ihilm enle c ciò ò 111'0\·ato dai tracciati sfì~mogr·l.ificì d) N ell'insufficienza d .. l!a , ·o!l·olo mitJ•nle, la sua amministrazione è: vanta)!giosa !'Opr alullO f"[U ondo Si SOli falle rl!-'lle slasi !':nnp-ui j:ne nei pnlmoni, pF-1' C<)nseç::uenza qtto11do l o dispnea si mnnifc;;lo solt.1 l'influenza dellt! cong-f'~L1o ni p::ts::i\'e cvn o senza di sl ut·ho n et•,·oso della r .:spit•nione;


lll TE IL\ PEt.:TICA

e) !\ella malullia d i Cùt't'i).!an, gli ell'elli utili sono spe-

-cialmente r appr·esentati dalla swrnp!ll'su Jei battili at•ter·iosi pet·iftwici e dalla facilttù con cui s i s luhilisce la t'ef'pi t•azione, quando il vcntricolo s inistro non pt•,•scnta piu iperlt•olìa comp~> n satrice , la convallar ia majalis trova la suu miglior e ind i c<~zi o ne, perchè r estituisce l'enct·gia al cuore elle tende in un certo momt> nto a indcbolit•si e a nche a dilata t·si. f ; Nelle dilatazioni del cuor e con o senza ipertt·olìo con o senza degenerazione g rassoso, con o senza sclerosi del tessuto muscolat·e rruesto medicA mento è indubbiamente indicato. {)) Finalmente in tutte le all'ezioni di cuore indistintamente quando hanno prodotto l'infillrazione edematosa delle membra ed a .fortiori un'idt·opisia genet·aiP-, il mughetto !tu un'azione evidente pronta e sioura. 40 Nelle lesioni con dis pnea l'elfello è meno s~nsibil e . s• Contt·oindicazioni non ne esistono percllè il medicamento s'applica a tutte le affezioni di cuore. D'a ltra pa t•te non produce alcun spiace\'ole effetto ~ i a s ul s istema cet·eb ro-spi nale come sugli OJ'~o ni della digestione . Di più, non sog~iorna lungamente n ell'economia e non son da temersi né effe tti acumulativi nè azione tat'diva. 6• P et' questi diversi motivi la convallat'ia maialis è s upet•iore alla d!gilale, a ll'uso della quale spesso sia mo obbligati di rinuncia t·e in causa di vomi ti , inappetenza, disturbi eli digestione e dell'eccitazione cet·ebt•ale e della mid1·iasi che sopt•avviene spesso dopo la s ua pt•olungata applicazione. La digitale lìnisce per esa urire il cuore pet• aumentarne le batlule, per inùebolirle, in una parola pe1· provocare degli effetti diametralmente dpposli a quelli che si cer cano. 7" P er combattere le dispnee cat•diache è inferiore alla morfina e sopratulto all'iodio, ma la morfina soppt•ime le orine; le preparazioni d'iodio conservano intalla la lot·o s uperiot•ita elle l'autor e chiam f3t'ebbe r espit•atoria. P erciò una delle medicazioni più u tili nel trattamento dell'asma cardiaco ci viene offerta dalla combinazione del mu ghetto coll'iocluro di potassio. R• Finalm ente nelle cardiopatie con idr0pis ie il mughetto supera in cflicacia Lutti gli allri medicamen ti senza che si abbia bisogno di associarlo ad allri diuretici come il latte.


RIVISTA

Sopra l'azione antl1log1•t1oa delle looall •ottrazlonl •angulgne. - Dottor GENZMER. (Bullettino delle scienze Mediche di Bologna, giugno 1882). Si ammelte abbastanza generalmente ai nostri giorni l'azione antiflogistica delle sollrazioni locali di sangue nelle slasi infiammatorie, ma da una parte questa azione non fu mai direttamente dimostrata, dall'altra non si sa come essa si esercìti. P er chiarire questi due punti l'autore inslitui le seguenti. esperienze. Nella membrana natatoria delle rane, egli, cotl. ,·ari mezzi, produsse dei focolai infiammatori, che poteva osservare al microscopio, in cui potò notare lulli i fenomeni classid dell'infiammazione, schierarsi dei corpuscoli bianchi alla periferia del vaso, loro uscita dai vas i s tessi, rallentamento della corrente, ed alla fine stasi sanguigna. Applicò quindi una sanguisuga alla regione tibio·tarsea dell'animale sog~e llo all'esperienza, e, sempre osservando. al microscopio il punto infiammato, vide che appena il sangui:>ugio cominciava, si acceler·ava la circolazione. I corpuscoli attaccali alla parete venivano rimessi in circolo, la stesi. si risolveva, e tal volla dopo pochi minuti, i capillari erano per•fettamenle sgombrati ed il punto osservato presentava una circolazione perfettamente normale, anzi un po' accelerata. Questi effetti erano assai meno evidenti quando al sanguisugio veniva sostituita la scarificazione, o la ~attrazione generale sanguigna coll'apertura di una vena addominale. Da queste esperienze concluse l'autore che l'azione antijloyistica delle sottrazioni locali eli sangue si esplica in modo puramente meccanico, togliendo di mezzo la stasi che è il primo passo alla morte dei tessuti, e producendo un'iperemia arte11iosa, che apporla magg10r quantila eli materiali nulritizii agli elementi e li rende più atti a reagire vittoriosamente contro gli eccitamenti infiammatori. La sottrazione sanguigna non deve poi essere operata hmgi dal focolaio infiammatorio,. ma vicino ad esso, o almeno tra esso ed il cuore destro.


DI TERAPEt;TICA

Sul ~o d'oppio, oome agente terapeutloo. - (Journal de Meclicine et de Chirtu•gie pratiques.- ArL. ·12095, 8' fascicolo, agos to 1882. Nel l',:eto- York M erlical Recnrd, il llolt. K ane pubblica un lungo articolo sul valore Lerapeutico del fumo d'oppio. Molle prove analoghe sono state falle , anche prima del dottore Reginalùo Thompson citato da ll' autore e cl1e pr·opose, due a nni fa, sigaretti nitrati di tabacco e d'oppio, per varie mala ttie del polmone e per l'insonnia . Il dott. Kane opina che volendosi adoperare efficacemente il fumo d'oppio, fa d'uopo ricorrere alla pipa chinese. Vi sono alcune tossi irritative con insonnia nei lisici e casi di asma in cui si ottengono ollimi risultati. In America, que,;to mezzo terapeulico sarebbe d i più facile applicazione, perchè vi s i è già molto diffusa l'abitudine di fumare l'oppio. Il dott. Kane descrive attentamente il meccanismo del fuma tore d'oppio e dà ragguagli di esperienze falle su di sé o sui suoi ammalati. I risultati del fumo sono, a suo avviso, diffe rentissimi secondo che s i inspira a piccole o a grandi dosi; n el primo caso si manifesta un poco di eccitamento, una s ensozione di benessere, e la calma di alcune affezioni dolor ose. Le indicazioni precipue, secondo l'autore, pel fumo d'oppio si tro.verebbero non solo in alcune malattie del polmone, bensi ancora nelle malattie cardiache. I catarri mucosi vengono utilmente modificati dall'abitudine di fumar·e l'oppio. È n olo che la blenorrea , la leucorrea ed il calarl'o della schneidP.riana scompaiono pei fumatori d' oppio. Negli individui non abituati des ta nausee, sudori profusi, i quali resullati si ottengono in parte colln polvere del Dower. I vantaggi ottenuti con rrues to modo d'amminis trare l'oppio sarebber o importanti, avuto r·ig uardo all" minime dosi im. piegate, alla grande ra pidità d'azione, ed agli effètli locali bene accertati .


8GO

RIVISTA

Gl'inconvenienti dell"oppio per que;;la vi a sono a;.sai minori di quelli che si hanno dalla int•·otluzione nell'orf!lmis mo per m ezzo degl i intestini o delle iniezioni sottocuta nee; pochi <lislu1·bi digestivi, n c>s~ una traccia di a lbum ina r ia. Infine, se il mala to pel lungo uso ha controllo l'abitud ine del farmaco, trova più fàcile a disa!Jiluarsi dal fum are 1'oppio che dal mangia rlo o dal fa rs i fa re le i n iezio n i soltocutanee.

•ull'uao dell'iodotorme nelle malattie delle muoo•e, del dott. FR~NKEL. - (Ber l. K lin. Woch. 1\:. 1ì e S. Pet. Mecl. W och N. 28, 1882).

Il dott. Frankel ha usato riodoforme nelle malattie del 11aso, della gola e della laringe e lo ha tenta to con tro la Lisi polmona 1·e . Pel' lo più fu adopet·ato riodoforme polve•·izzalo puro o mis to a ta nni no od acido borico, spol verizzandone la parte con oda lli insufflulori. El'l'l benissimo soppor-tato e riman eYa attaccato do,·unrJue non vi foss~wo troppi movi1nenti, non pt•ovocava alcun dol01·e; nella laringe appella des tava un po' di tosse. Anrhe in forma di ungueuto 0:10 di vaselina) s i p uò fuci lm enle applicare. Fu usata per IFiulazioni mediante il polverizzatore. Su queste mucose n ou può opplico.r si maggio•· quan tilil di iodoforme di quel!o che senza danno !>i amministra internamente. Agisce molto faVOI'e Yolmente contr·o la sifil ide e la tu bercolo;;i, favorisce la formazione delle granula zioni ed ha una l eg~iera azione y.nestclica. N elle ulce1·e tu bm·colose dellà lar inge ( 11 casi), ~polvc ri zzandolc una vol la il giorno, il primo ell'etlo fu buono: subietli vo migli01·amen to, p:ermogliamento di buone gra nulaziqpi; ~) e r·ò nessun caso venne a guari giOne. NelLa lis py_~ItlO_nal'e (5 ca:;i) furono inaluli una volla il ~iorno t O gi·ummi di un !l ;;oluzione eterea di iodufur·me (J :GO). l m ala ti fu l'ono moltu cuntenli di questa cu1·a, gli accessi nollut·ni di tosse cbsnronv; è tlulibio::;o se la flliJbr e fu modilìcala. i\lu llo fa-


DI TERAPEt: IICA

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vorevolmenle opera l'iodoforme nel caltH't'O nlt·ofìzzanle delle n at•ici e della coane; su 9 cas i di ozena, 3 guarit•onu. Nella rinile scrofolosa le p ermela lcre con pomata d i i p. di iodoforme, 2 di tannino e 10 di ' 'a<.lelina pt·od u !>~e ro una mollo t·a pida guarigione. In alll'e forme di catar-ro no n si ebbet·o g ran vanta ggi.


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RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA

Il kola o nooe di Gourou. -

The Lancei, 8 apr·ile 1882'.

Questi semi chiamali a nche noci di Ombémé sono il prodotto della sterculia acuminata appartenente alla famiglia. natul'ale delle s terculiacee, e ci sono stati falLi conosceredai viaggia tori dell'Africa occidentale , i quali affermano che quando masticati o s ucchiati hanno la faco!Là di rendere l'acqua, anche se mezzo putrida, di P'iacevole sapore, ed era creduto contenesser·o caffeina. Recentemente sono s tati falli soggetto di analisi dai s ig nori Ed. H eckel e Fr. Schlagdenhauffen, i quali hanno tr·ova lo che effe tli\'amente contengono più caffeina delle migliot•i mos l!-e di caffè che essi poterono procurar;;;i, e che questo alcaloide é libel'o, non combina to come nel caffè, secondariamente che contengono una quantità mollo valutabile di teobromina che aiuta l'azione della caffeina possedendo uguali proprietà; in terzo luogo, fallo im, portante, che contengono una notevole quantità di g lucosiodi cui il cacao non presenta traccie; quarto, che la quanlitiL di amido che contiene è tre volle maggiore di quella contenuta nel teobroma, il che spiega il suo valore nutrilho; quinto, che ha poco grasso, pel qual rispello differisce notevolmente dal cacao; e finalmente che contengono una special for·ma di tannino che s i avvicina pe r la s ua composizione all"acido caffeo-lannino e una materia colorante rossa , mollo somigliante a quella denomina ta dal Payen rosso di


R!YISTA DI CHIMIC A E FAR MACOLOGIA

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-cacao. L'esame fisiolog ico di questa sostanza ba mosl!'alo -ehe le sue propriela sono essenzialmente dovute alla caffeina e alla teob!'omina che contiene. I semi, pare che sieno jn uso da lungo tempo nel Soudan e nell'Africa occidentale per alleviamento o cu!'a delle malattie degli intestini e del fegato, e specialmente in casi di atonia del tubo digerente, e anche come masticalorio e tonico, al pari delle noci di .a!'uca che sono tenute in cosi alta estimazione dai nativi .dell'India. In medicina potrebbero venil'e ad occupare un .pos to eminente al lato della coca e di allri r imedi anlime· .tabolici .

.Aloune nuove sostanze scoperte nel oervello, da E. PAR· KL'S. Centralblatt ju1· die medie. Wissensch., 25 marzo 188'> N 1 '> -

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o

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·

Lavando con acl')ua fredda il cet•,·ello di bove spogliato ·del sangue e delle membrane, spremendolo in un sacchetto di tela di lino e r iscaldandolo con soluzione satura di barite ..fino ad ebullizione, filtrando, e lavando il precipitato con acqua calda, asciugandolo e sciogliendolo in alcool assoluto ·bollente, il P at·kus ottenne un prodotto che è la cerebrina. La cercbrina depositata col raffreddamento fu pr ivata della colesterina trattandola con etere caldo. Adoperando più di 90 cervelli di bove ottenne 250 grammi di cerebrina greggia; questa era mollo ricca di ceneri, ma priva di acido fosforico. Median te il continuato L!'a ltamenlo con alcool caldo, riuscì .a l Parkus dividere questa cerebrina in tre sostanze separa·bili per la diversa solubilila nell'alcool, che denominò: ceJ'ebrina, omocerebrina, encefalina. Le numerose analisi det.tero in media la seguente composizione: Cerebl'ina Omocerebrina Encefalou i a

c H A

o

69,08 11 ,4ì 2,13 17,32

70,06 :1 1,5!)5 2,23 16,115

68,40 11,60 3,09 :Il ,!)1


RI\"IST..\

La cet·el>t·ina e la omoceeebrina sono pt'Obabilmenle corpi• om ologhi. La cet·ebt·ina put'a è una polvere bianca come neve, che si scioglie con fa cilita ne ll'olc0ol boll!'nte, pt•ecipita col rafft•edda rnenlo, è aiTt\llo insolubile nell'etere, t·iscnldaca con precauzione in un tubo da saggio si fonde senza s compors i in un liquido incolor·o, scflldala a for·te calore si scompone,. con s vilu ppo di vapori acri, s imili a quell i che si svolgonodalle sostanze g-r·asse rruando si scl'llda no col bisolfato potaseico. Scaldata pet' molto tempo con l'acido cloridr ico, la •·erebr inA si decompone; il rì ltr·ato acido l'iduce con facilità la soluzione alcali na di ossido di r ame; evaporandolo si formano delle masse si mili all'humus e s i svolge l'odot·e caralleri!'lico dello zucchero bruciato. Anche il prodotto della d i;;;Lillozione secca della cer ebrina riduce la soluzione alcalina tl i os::ido di t'a mi! e ll'arnanùa odol'e di zucchero brucialo. T ullt questi falli acre nna no alla presenza di un idr·a to di cu t·bonio nel la cet·ebrina. La omocet•ebr ina ,.i t\ in qua ntità equivalente a un quat·to circo di l[nclln d1·lla cerebrina; essa per le sue pi'Oprielà somiglia mollo alla cet•ebrina; dilfer·isce da questa per la mag~io r solu htlilà nell'nlcool, come per la proprie tà d i separarsi dallo !òoluzione alcolica in forma di gelatina. Fillt•ata, e secca ta non si riduce come la cerebrina in una polvet·e sciolta leg-giet·a, ma in una massa simile olia cera diflìcilmenle lt'ilu!'abi le clte ritiene ancor·a dell'alcool. La enceftdinu è pal'licolat·mente qualincata dal suo gonfiarsi nell'acqua calda con cui forma una vera colla che rinume anche dopo il rnll'J•eddomenlo. Anche la encefalina forma, riscaldato con l'acido clorideico, una sostanza ridutll'ice.

Sinteal 4ella. ohlnlna.. mica, ecc., luglio 188:2).

(Giornale di Farmacia di Chi

Il s ig . Lossan scopri nel lSuf> l'idrossilamina od O!'Siamottiaca e l'oltentte fac:f'nclo agire l'uzotalo di metile sull'idt·ogeno nascente formalo doll'acido cloridt·ico di D 1,0:2 e k> stagno.

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DI CimriCA E FARliACOLOGIA

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Una teoria genc1'ale s vo! ta fin dol marzo J8G4 e presenta ta all'Accademia delle Scie nze di P a l' i8'i dal s i ~. E. I. Mau· meoé, permi se nllo s tesso ùi precisa 1·e in modo assol uto lo s tato in cui si trova r ealmente l'idrogeno ([ua ndo un metallo determina la s ua azione sopra un liquido. P e r es. nell'azota lo di metile essa dimostra chiaramente che l'ich·ogeno agisce senza perdere lo stato l iquido, stato n el qu:tle si lroY& nell'acido cloriùrico impiegato; per conseguenza la sua azione diffe t•endo da quella dell'id t·og-eno gasso.so, l'auto re ha potuto a priori calcola1'e In for mazione dell'ossiammoniaca cogli azotati metallici in sostituzione dell'azotato etilico. Difatti l'H.ulore è riescilo a p1·epara r e l'klrossilam ina assai bene cogli azotali di potassio, di sodio e specialmente di ammonio. questo caso si pos::;ono i1npicga1'e in una sola oporazione gr. 200 d'azotato d'nmmonio, gt;. 2,170 d'acido cloridr·ico (D= 1,12) e gr. 500 di stagno che è bene a ~giun­ gere in 3 o 4 ,·olle. P er non perdere il prodollo che s i vuoi otten ere g iovo ra ffreùtlat·e, con una corrente d'ttcq ua, il liquido fino a che il p1·imo quar·to del metallo siasi sciolto. Si aggiungono allora gli a!Lri quarti di metallo, e siccome non vi è pi ù tanta elevazione ùi tem pe!'atul'a, non é più il cal;o rli raffl·edùu re; la pr eparazione si termina come ha indicato il s ig. L ossen per l'azotato di metile . La sles$a teoria ha condollo l'a utor e ella scoperta di

In

H' Hz e di H Az. Ques to è il r iassunto d'on lavo1'0 sta to presentato dal sig nor E. I. Maumené all'Accademia delle Scienze di P arigi nel gennaio 1870. In una nota (Comptes-rendus del 2ì febbi'aio 1882, pag.5ì1) l'autore viene a confe1·mare le p1·ime esperie nze, e dice di poter offrire la prova inconleslabile tlell'e!'li~le nzR inl!h·idunle di H' Az, della sua alcal inità pt•onunziala l;Uile tinture colol'ate, e della pr oprietà di formare cogli acidi dei magnifici sali cristallizzabili. Inoltre cons tata che se nza In sua teoria taio scoperta s arebbe riescila impossibile od alme no molto difficile. In un altra n ola (Comptes-renclus del 3 aprile 1882, pag. 968)


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RIYISTA DI CHIMICA E F.'\RMACOLOGIA

l'aulol'e accenna elle la scopet·ta ù i Az H' gli ha offet·ta la via per r enlizza t·e la sintesi, de~iJ eratu da lulli i chimici (oggello d'un pt•emio proposto dalla Société d' Encoura')ement), della chinina. Si riset•va di comunical'e i ragguagli pr ecisi dell'operazione mollo semplice colla quale Az H' fornisce il solfato di chin ina purissimo, non appena s aranno terminate le prove mediche a coi ot•a viene assoggettalo tal corpo. Se le esperienze lerapeutic!Je riesci!'anno favorevoli, niun dubbio che al signor E. l. Maumené saeemo debitori d'unti delle più utili scoperte, dalla quale ne trarrà sommo vantag~io l'umanità soffeeenle. (


HIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

.Progetto 41 treno-oapltale ool materiale mobUe della Sooletà. ferroviari& MUa.no-Saronno-Erba.-Como , del doll. PIETRO CRE SPI medico dell'amminislt•azione, consulente oculis ta delle fet>rovi e dell' AlltJ.-Elalia. - GC!$zetta llrfedica Italiana. - Lombardia 1 8~2 - Tomo IV. Lo studio cl1e riflelle lo s~o mbro degli ammalali e fet·ili in guerra, ha g iust.amente in questi ultimi tem pi acfjuislalo grandi~sjma impot·tanza, inter·essando esso ditettamente il sentimento u manitar·io, l'ig iene pubblica, .il morale dei soldali e le esigenze <iella Lattica mililat'e . l n izialosi in Ameri~l fino dall'anno 1864-6;>, l'uso delle fe t·t•ovie pel tr·aspot·to dei feriti ' ed ammalati , s i es tese in seguito a tulla l'Europa. L' Italia non t'ima;;e indiett'O met•cè gli studi di medici ver•sati nelle discipline militari, i quali trattarono diffusamente

questo importante tema e cet'carono per quanto era lot•o possibile, di r ende r-lo di facile e pea tica attuazione. Piacemi ricordare ft•a essi i l cn v. do tt. Tosi, lenen Le-colonnello medico, il capitano dott. Di F ede, aulor·e di un pregievolissirno lavoro, il doll. Guiùa, il cav. doll. Cortese, il doU. Barolfìo, il dott. Bellina ed allri, di c ui mi sfugge la memol'ia, i quali, nei loro studi e nelle pr·oprie espet•ienze, s i basar·ono s u quanto venne fatto tlalle allr·e potenze, nelle g uert·e dell'ultimo dec.-..nnio. P el' la •Jual coso., scriwmdo io s u l"{uesto


HIVI STA Dl TEC:-I ICA xl'i-!Om l~nto, non

ct•etlo di e~po t·re co~e nuove, nè di volere f~;~re la cri tica di la,·or·i trattati con mano m aes lt'a !.la uomin i ben più vet·sali nella ig-i<'ne e nr:-l le cose militat'i . A ciò fui so pi 11 lo, da il n oppor•tn n i là di aver •)SSet·va lo il n uovo malet•iale r.: t·r o,·iorio della Soci elù l\ l ilu no-Saronno- Erba; stimai Ji lt'at·ne profì Llo anche per· la consider·azi,me, che le pt·opo!'Le e gl i espr.t·imenli folli, non poterono essere attuali, non giù per r au se dipendPnti ùapli autori, ma perché appal'\'er o dtflicili nella loro atlunzione. Col mio pt·o;;etlo pnrmi di n \'et• compi to, !òenza meri to, alcuni v ani, appt'estando tlll pt•onto ><ervizio che ollargh i l a sf,:t·a tli azione di quelli 7iù esistenti, col m etlet'e a contri lllllO anclte quP:;ta Societù ferrovi ariA. Cert o al ll·i t•i levet•anno dei dif..~ tti, ma mi confor· to i l pcn!'iPt'O di >;c o mmint!'lr~;~re mal e!'ia a nuovi stud i ed a migliot·i pt·oposte . F in d'ot•a dichiat·o c!tc qnesto Jnvor·o è il sempl ice frullo eli mie o;;servnzioni e di idee suggel'i terni dalla lettura di altt•i scr itti cliP. ve t•sano su questo ar·gomento, e massimamente du lia ùol.la MPmoriu d··l dott. Di Fede, che trovai in~e r ita nel Giornale di medicina militare. Questo pr·ol!'ello, giù pt·onto tìn dnl febbt•a io 188 1, avrei pot uto rendet·lo po lC>;;e per· l'epoco Jt>li'Esposizione, come ben fece la Societù Veneta coll'P iegante commendevol e suo Tl'eno-O,;;pednlc rh~ noi illnmirnmmo, ed ulla cui buona r iu!?cita tsnto contt·ibtur ono ti dott. B"lli na e l 'ing. Vanzelli !"Otto lu st·orta del So \Tuno Or·dine Ger osnlimitono. i\I a sicCnt ue d·~,i d e t·n VII pt•imn che si fncesse pubblico, chH fosse dn t')ualclae uutoritù c0mpetentc in ma let·ia esaminalo il mio Jn,·or·o, pensai di r·igerlo ol chiari ssimo ca\'. dott. T osi, SePT~la r·io del Comi tato di Sunilù a Homa, che mol lo si occupò :l i !.ali studi . Ot·a clte da l m•'d·~;<i mo n'ebbi gentilmente pa r·o:e rli i neo t'il g~iclmen to e sugget·i me n ti i n peoposi lo, che lt·o ,·oi raziorwlis;,itni e di cui st>nlo di d•m·r gli pubblici rinp-Pazium.~nli, mi decisi di ft~t•lo llOl<•, stimolato anclre dalla l~ttut·a di una lo•tlet•n rhe tt·o,·ni inseri ta nel f!icwnale la l'<:l'secer an.:a (2x a~;os ln ISx l) dell'P.gt·c!!iO do l l. Bellina, capitano m eol it>o. Devo altt•e.::ì dichim·nt·e. chP, non a\'endo poln to esport·c~ i l mio pro;;r~ t lo u Ila ì\1 oslt•a N uzionale, com e


E SERVIZIO MEDICO MILITARE

et'u mia intenzione , concedendo J i ~ià la di t·ezione di queste l'et•rovie l'uso dei veicoli e coopE't'undo pet· (Juanlo slava in lei alla buona riusci ta, ùesidera,·a pet•ò Il i espet·imentar e s u piccola scala il mio pt·o~ello durante le grandi manovre d t ~ abitualmente vengono fn lte nell'allo ì\lilanese, fncenùo a ffidamento nel Comando milila1·e e nella Direzione di Sani lil p er ottenet'e l'occorrente, anche a scopt> di eset'ciltwe la compagnia tli sanilil allo scar·ico e cCit·ico Jelle bflrelle eu all'allestimento del treno: ma il mio ùe><itfe r io non pole sot'tit·e effetto, essentlo state ùt>ll<> eser·citazion i campali sospese per l'Esposizione. ì\!a ciò che non s i fece, ct•edo si potrà ulteri ormente attuare . Fu g iò stabil ito ch-:l per mire giuste ed economiche no n sor·ebbe afTallo con ve nie nte che il Gover·no imponesse alle Societù fet't'O \'iat·!e l'obbligo t.li mantener e un cer·to nunwt'O di carr·i o ùi appositi tl'eni pel tt'asporto dei fet'ili ed ammalali in lt! mpo di g uet't'a, e meno ancom elle ciò venisse l'ulto da Socielù tìlantt·opiche. Oltre la somtna ingente elle a tule scopo vet't'ebbe impiegato, e ciò per un tempo relùtivamente breve e for!';e molto lonta no, s i t·iciJiP.tie.rcbho anco!'a una g rave spesa ed una poco uti le manutenzione, potendo per· altro accoder·e che in una imper·iosa n uccssilà , il matet·iale fo sse inserYibile all'intento al r1uale et·a stato predestint1to. hra nccessa r·io per ottenet·e questo, l'aver e un mater·iule o facilm ente tr·asf'ot'mabile o clte fosse nella stl'ullut·a stessa già adulto nella massi ma ptlt'le a s imile bisogna. Tale è uppunlo quello della fert•ovia i\'!ilano· Sat•onno-Et•ba proveniente dalla Societa inclustl'iale Svizzera clte ha vagoni con por·te in testa pel' la in ter comunicazione. Il ma leriale viaggintor·i, del I(Uale esclusi vamente mi set'\'O per la ela:slicilò delle sue molle, é diYiso in 1' , 2.' e 3• closse. Queste carrozze sono lunghe m. 7,0:20 in media, larghe m. 2,920, alle m. 1,0:10. Ho detto in meJ ia, perchè a seconda dei tipi vi ~~ qualche vat·ianlt~ nella lun g hezza, conservandosi immutata la larghezza e altezza. Sonvi cat•ozze mi!:: le, di 'l' e 2• classe. Tutto questo materia le è copet·to di doppia lettoin e le seconde e prime classi provvedute di ca lorif'e ri s ili solto al pavimento delle medesime, col sistema W ellel'ly. l fianchi


.SGO

RIVISTA DI TECNICA

e le testate hunno a1npie finesl1•e. r sedili, disposti in d ue ot·èini pa1·alle li nlle pare ti di testàta souo fi ssi al pavime nLo solo mediante pias trina con vite, eù anc he sempliceme nte -con viti, pole ndosi tolte rrues le smuovere e pOl'lar fuOI'Ì. Dieciotlo di queste cal'I'Ozze ha nno porte laterali, alcune a couli:;se, al l l'e a cerniera Ossa con eh ia ve. La prima e s eco nda fornite di r e ticella supel'iorme nte per gli elfetli dei passeggie 1·i. Le terze po1·ta no appese alla sof·filla delle cin gl• ie ad ansa u tilizzabili a piaci me n Lo. li ris calda m e nto è fatto nelle 1wime e seconde classi m e-diante il sop1·accennfllo calorifei'O, posto solto al pavimento de lla cal'l'Ozza, dal quale s i d i1•amano dei c.:mali da calore ~he mettono capo ai lati e sul pavimento, con bocche c hiude ntesi a volo ntà . De tti caloritèr·i ve ngo no alime ntali col car· .hone coke inca ndescente tollo dal fo m e llo de lla macchina Nia~g iante . Si usa riforni1·e il fo1·ne llo una volta sola ogni due o re, e s e il passflgj:(io no n è f1·equente, come pur t1·oppo invece lo è coi tl'()lli viaggia tori, g li a m bie nti possono mante ners i caltli pe1· be n sei OI'C. Tulli i vago ni possiedono f!'e ni, situati al l'estP.l'!10 de lla piallafo r·ma, alla quale s i accedo pe!' t1·e gradini: La illuminazione è falla con lampade incas trale -nelt t~ !J!:Il'e li ù i le:;lu S U!J eriorme ll lt~ u11a pet· cio s~.: un lu to , in modo cl 1e illuminano tonto l'ambiente che la pialtafo t•ma ~ogli annessi pon licdli . Il m ale1·io le m obile è put·e IH'o vvis lo Ji ga llct•ie o bagagliet·e fo1·ni le Ji po rte in testa e lute t·ali (me t1·i 1,4!)0); poste · riot·men te possiedo no una garetta, con uscio su lla piatta forma della g randezza di m . l , pel' m. 1, 140. Le nostee t'e li sono poi in comunicazione con f]uelle dell'Alla llalia pel' d ue punti, l'uno per il Ll'ansi to della Lib1·era in prossimità d r llo !:'calo m e l'ci di P ol'la Garibaldi e quindi colle linee di Torino-Aro na-Val'ese a desl•·a , Venezia-Genova, ecc., a s inis l1·a; f]ttes lo t1·an s ilo per o ra no n sene che; pel serv izio c umula livo me l'ci coll'Allo Italia . L'altro ·pur quello di Camnago linea di Co mo, pet· il se1·vizio cumula li vo passeggi er i. Fa lla sommal'iamente la desc•·izio ne del mote l'iule, col qu fl le per altro no n sa 1·ebbe possibile compo1Te che un tt•e no


E SERrJZlO l!EDI CO MILITARE

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da venti pezzi coi re.JuisiLi voluti, per la comodità dello sca-· rico e carico lale1·ale, vediamo come in bas e a quanto ho. esposto, si possa attuare e dispor1·e il mio convoglio sanitnrio (1). Il treno in discorso, sia composto d i venti veicoli o quaranta a ssi. Nel cenll·o del treno sara allogala la carozza destinala al Medico-direttore ed agli a iutanti, con annessovi. una cucina succul·sale ed una piccola fa rmacia. Vicino a . questa sat·a innestato un ca t'I'o-bagagliere destinalo a portare una cucina più grande. Atliguamente a l vagone del direttore, si metteranno gli ammalati g1·avi, elle esigono continua osservazione medica , non che quelli che per il loro grado richiedessero speciali riguardi. In segu ito sia dall' una . che dall'altra parte Lutti gli allri infermi o feriti. Alla testa, appena dopo la locomotiva-tender, vi sarà l'ufficio del personale che accompagna il treno, un conclutLOI·e, un manovratore ed un determinalo numero di guardaf1·eni a seconda , delle Tinee o tratti di linea. In questa carrozza si pol1·à depositare il corredo speciale degli ammalati, ed il personale di sanit.à di ri poso. In coda al tt·eno unirassi invece un carrobagagli od una carrozza di terza a scomparti per il trasporto . della biancheria usa ~ e degli oggetti di r ifiu to. Nel vagone della direzione verrà collocalo un quadro a corrente elettrica in comunicazione con tutte le carrozze · formanti il treno, eJ a tutti i tasti di ogni vagone vi corrisponderà un numero de l quadro in modo da avvertire i. niedici che nel carro A havvi un ammalato che domanda , s occorso. Anzichè introdur1'e nel lrt'!no un carro magazzino unica-· mente destinato per gli oggetti necessari ad un ospedale ambulant~, preferisco interporl'e alle altre carrozze una di seconda o di terza classe, provveduta di doppio scomparto; in tal modo mi servirei del piccolo scomparto di essa come · (ll Colla aggiunta del tratto Saronno-Como. provvisto di idenuco ma- · teriale , 4i potrebbero Ilo d'ora allestirne tre. Sooo dolente di noo poter oJI'rire ai lettori 1 disegni eseguiti dall'egregh> Ing. Stefano Macchini della F. A . J, di cui abusai dell'amicizia anche peh suggerimenti di che gli sono gratissimo.


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fllriSH DJ TECNICA

d i rnogozzino, e del piu g t·ande pet• gli ammalali. Ciò sembrnmi conveniente sollo il doppio punto di vista di uvet• una cut-rozza di meno nel Lr·eno, e di ottenere d'allt'n parte una p1u fa ci le distribuzione degli oggetti, senza bisogno di percot·t·ere tulla la lunghezza del tr·eno stesso. Pet• disporre i le lti ·barelle s ui ca t't'i, si possono sefCuit•e due sistemi, cioè : fJUello della sospensione, e elle è Ot'mai da lutti adottato, e ([uello senza SQspensione ltttet•ale fissa. Ecco come s i pt·ocetle con quest'ultimo sistema: si le vano anzitutto i sedili e le lt•amezze alle vetture di s econda e lel'za classe, in modo pet·ò da poterli ancora rip_ot·re al loro posto, e pet•ciò s i contrassegneranno anticipatamente con numet•i , per esempio: cat·rozza 0,370, n. 1, d. ecc. Quindi si cl 1iuderanno le porte in lesta alle C<lrrozze e si apriranno in vece le porte laterali , delle quali sono già pt•ovved u le parecchie cat•rozze dello. Società fetToviaria Miluno -Et•ba. P er ques te porte lalet·ali si farà il caricamento dei lettibarelle, le quali ,·et'l'anno mano mano disposte ir'l num ero di qualtl'o per ciascuna Lestnla di carTozza; si chiudt>r ù In porta lalcPale, e vicino HÙ esso si porrà un altro Ietto; la carrozza cvntenente cosi 9 Jelli, sara completa . Alloro s i potrà cltiutlel'e anche rallt'a pol"la la let·a le, ed i 9 letti verranno disposti in lt'e serie, ed in modo da lasciar libP.ra l'entt·ata dalle lesla le . Con tale disposizione lo spazio fea un !ello e l'altro in ogni senso sara di circa m etri O, HO, che ritengo sufficiente per il libet·o passal!gio , s ia de i med ici che ù~l pet·sonale di set·vizio. Se invece ft'<ì una fila e l"allra dci ldli-bar elle, non si volesse lasciHre spazio alcuno, restcr <.>bbe un andito m e· diano a ~uisa eli cot·ri toio, di m. O,!l:-iO, spazio più che bas tan te pet· acccdet·e da un va;;one ull'nltr·o, e per scost m·e le bar elle di qut~nlo è necessArio all'allo d f~ lla medicaziont>. N d prendet·e !1! m isu t·c, io ho supposto che venga aùope t·ato il lello-bat·ello Tosi. Se irwcc-e si YU OI tHlotlat·e il sisl•'ma di sospensione de i letti, chi dit'il!e il cot•ico delle bnt·c lil~, cominria a fa r•' la scelta d ;o gl i a m mal v li, JH'ocut•un(lo ciou che i m eno gravi siano collocati in allo ed i piu o~gt•twnli in busso; e se si lt'lltla r.li r~t·iti


E SEHrlZIO MEDICO ~!JLITARE

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t)gli orti , s i abbia di mit'a di t· iv ol ~et·e illu to de ll'ar~o a ffe tto vers o l'intern o de lla vcllut·a . Indi s i cat·icano n i~ll o s tesso ordin e le barelle da i fi a n c h: d elle carrozze ; ::;i sos pen de rann o

cos i quattr·o ba relle per ciascun lt1lo, ma in cor•t·is pondenza delle porte ùi car·ico t·ima rr•ò uno spazio vuoto di cir·ca due metri, e se _ne lrar·rà profìllo da un la to, rei' porvi tr·e sedili , s ui quali adagiat'e gli amma laLi che pos:>ono viaggiare a nche seduti , da ll'allr·o per• collocar e un a~~ i to ed una s ed ia per il soldato di g ua rdia. - Il mezzo di sospensione che ver·rebbe adollato, sarebbe quello dello s tesso do tt. Tosi, modifìcato dal colonnello di Lenna, e che ùiversifìca di poco d11 t[Uello posto iu pt·atica da lla Società Vene ta . In queste carrozze a bbia mo una supedìcie di mq. 19,00 con una cubatura di mc . 38,00 ci1·ca ; sebbene il volume d'aJ·ia pel' ogni individuo debba esser·e ma !!gior·e nelle condizio ni not·mali, pm·e non si può creder·e ch'essa in r1ueslo caso abbia a mancare. P erchè, nella s tag ione es tiva, si possono lasciar a perti g li spiragli s uper·iori a qua lche finestra, e invece nell'invernale il continuo pass aggio dalle pol'te di lesta, p1·ovoca già per se stesso una sufficiente ventilazione. Ma, s uppos to che questa non s ia bas tante, allora si potrebbero formare colla tr·ivella dAi fori nel pa vimento, in varie posizioni , e la ventilazione su l'ebbe o ttenuta. Del r es to, nelle nostre cart·ozze di prima e seconda cl as~~ i calorifet·i cl ur·a nte l'inverno rinnovano bas tantemente l'ai'ia negli ambienti. In C)uelle ùi ter za classe non munite di culot•iferi , si potrebbe allo scopo pr·edello, ins tallare due piccole s tufe pel' og ni car·r·o ; queste s arebbero di lamiera tli ferro, c mantenute col carbone ùella locomo tiva. Il canale di fumo ver•t•ebhe dir·e lto fu ori da una fìn eslt·a, nella quale, al pos to di un vett·o si tnelle r·ebbe una lamina zincata; questo canale poi pr·im<~ Ji uscir e dovrebbe fare qualche g ir·o JJell'ninbiente in modo da polet• os ufrui1·e Jel calo1·e del fumo pe l riscaldamento dell'aria. Il colloca mento di de lla s tufa è fatto in modo che l'aria viziata, entJ·ando dal bas so, passi nel corpo della s tufa a la m· bire tutte le pareti delle canne del fumo ed esca calda super:ormenle. È ovvio il dit·e, cl1e nd evita re il sover·chio riscalda mento dell'al'ia e la eccessi va ,;ua secchezza, s uper·iormente


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RIVI STA DI TECNI C.-\.

vllu stufa converrà mantenere sempre un recipiente salùato alla stessa e contenente acqua. Estemamente alla carrozza contenente gli ammalali si potrà porre una bolle per il trasporto delle materie di rifiuto. Ta le servizio otl't·e un quesito, che deve essere risolto nel modo il più igienico PO?~ibile, e nel medesimo tempo il più economico. Eli in vero, non s arebbe al certo lodevole l'esporre i sani alle emanazioni che si svolgono dalle malei·ie escrementizie degli infermi, sempre nocive in qualunque stagione.. Le esalazioni interne potranno essere neutralizzate con

vaporizzazioni di acido fenico al 5 per cento, usando un vaporizzatore Lister, che servirebbe a depurare l'ambienteprima e dopo il carico degli ammalati, ed anche durante le medicazioni, non trascm·ando i lava'cri del suolo e delle pareti con liquidi disinfettanti. Ma per le materie escrementizie e per i residui delle medicazioni non è buona cosa il disperderli lungo il viaggio, benchè pre ventivamente disinfeLlale, poichè esse diventerebbe!'o pet•icolose ed estremamente nocive in vicinanza alleabitazioni ed alle stazioni. Ecco pertanto in qual modo ho pensato di toglier'3 tale inconvèniente con un apparecchio assai economico e nel medesimo tempo anche non affallo fra gile. Mi procuro alcune bolli di legno di tenue costo e facili ad aver si dov unque, quali potrebbero essere quelle che hanno già servito per il trasporto della lucillina, ordino che ciascuna bolle venga bene impegolala ed incatramala nelle suefaccia interne e ne dispongo una sulla ribalta estel'lla di· ogni carrozza od ogni due carrozze a seconda della capacità del vaso. L'intemo della bolle sarà foggialo in modo, che a due terzi circa clell'allezzu del recipiente, sia vi un diaframma di lamiera di ferro con un foro ciJ•colare nel mezzo. Superiormente alla bolle é sito un imbuto puro di ferro, il cui labbro supet·iore va a posarsi sull'orlo della botte stessa, ed il labbro inferiore viene a collegarsi col diaframma. La parte compresa fra il diaframma, la bolle e l'imbuto potrò esser vuota oppure ripiena di segatura di leg no. Solto l'imbuto è dispost.a una valvola a leva con un peso tale, da,


E SE HVIZI O 1lliOICO .\ lll. IT.\It"

l!l(uilibrare la sabbia r he viene a cltiutlei·e ei' mc licn mente l'imbuto. In corr ispondenza di Jetla bulle e s upe1·iOI'· nw nte alla st.,ssn s i poli'Ù collocat'l! un n cnssa o me•"lio "' anc()1'a un sn<:c0 curii'O d i sobbia o di teniccio, se si vuole commis to a malel'i ·~ dis inf··llanti. Disposte le cose in fJuesto modo, l'insct·vienle viene a scat·icut·e le mater ie est l'ernenlizic: 'apl'e la valvola, e !'a cadere le s tesse untlamente alla sabbio . Quando queste sono pr~;!cipilale s ul fontlo dr !la botte, ò chiaro che per· tale mescolanza avt•anno git) pet·d ulo in parte almeno la lor o azione nociva, et! essendo inollr e anch e impedita l'agitazione t!ei liquidi, sarà meno facile lo s viluppo dci gas . Si chiude la val vola e s i lascia verso re dal s erbo tu io s u peri o t'e la sabbia, la quale, adagiandosi s ul piallo della valvola, impedisce l'uscita dei gas. Quando poi dette bolli f'o sser·o pressocM cariche, a llor·a a lla pt·ima stazione ùi tnppa, s i s vuoter anno nei cessi, e ciò sia col levar e l'imbuto s uperiiJJ'e, oppure per mezzo d'un'opcr·Lul'a praticata s ul fondo ùPiln bolle e che verrà poi chiusa con gomma elas ti ca ed in m odo da essere a per·fella tenuta d'ar·ia . L'ubicazione ddl'uppat·ecchio .l<!scrilto, s at•à come già si P. detto, cslet·namcnle sullu l'iba lto, alla desll'8 od alla siuis l!·a della po1·la di acce;;so alla cai·r ozza . a nor·ma delb comodità e della ci1·costanza. La inler·comunicazione tra una cartozza o l'altl'a viene l'nllR tlollc por·te nelle testa te, 111e · .Jinn te piallaf01ma e ribnl tinu, che permette il passuggio dall'una all'altra cotTozza. Il mio primitivo sistema ti1 ùispol're le barelle s ul pa vimento, anzichò a sospensione fissa, era inconLI·as tabilmentc il più spicci(•, mossime so s i ll'allava ntHI di ammalati, ma di fer·ili da traspOJ' tarsi a b1·evi distanze, nelle cir·costurne urgenti di una battaglia . Mo , siccome il s istema di sospens ione laterale ha oggidi l\ Vuto la sanzione, come il piu idoneo, quando l'elaslicitù del mezzo di trasporto non fa ccia difetto, in oma gg-io all'esperienza alleui e per mia ulter·iore convinzione, mi propongo di riserva!'e il pr·imitivo me todo d i collocamento degli a mmalali pct' le brevi d istan ze, pei casi di


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R!VISTA 01 TECNICA

a ss0luta u1·genza, o quando ma ncassero casualmenle i mezzi di sospensione. Co nft!sso eh(> il primo mollo di disposizione dei lelti ha pure deg li incon\·enienti. Volendosi primariamente far sacrificio d i spazio per a ve1'e un ambito comodissimo, bisognerebbe rass~:gnarsi a tr·asporta1'e G letti pe1· vagone in luogo di 9; inconnmicnte questo' di poco conto. l piedi dei letti-barelle riposano sul pa vimen lo delle carrozze; ora, benché il m ezzo di sosp,>.nsione di queste s ia sommamente elas tico, pure non si potrebbe evitare che, col moYirnento del treno Yengano comunicati gli m·ti e le scosse dalle carrozze ai letti, e ùa ques ti ai feriti. A loglie1·e in pa1·Le questo inconveniente ho pensato di poi'I'ò in corrispondenza d0.i piedi od appoggi di ciascun !ello-barella, degli anelli o delle r otelle di gomma elastica; con tale ripie;o si ottengono anche i seguenti Yanlaggi: 1. • È eeso impossibile lo sJrucciolamento del letto-bar ella sul piano del Yeicolo; 2.• Le oscillazioni tanto nel s enso OI'izzonlale cbe verticale sarebbero attutile pe1· !"elas ticità degli appoggi; 3: Nessun l'Umore molesto Yerr·à udito allorquando si vot·ra muove1·e nell'interno delia carrozza il le tto-bal'ella, facendolo str-iscia1'e sui suoi appof:(gi; 4.• Si alzerebbe il !ello-barella di alcuni cen time tri e divere bbe così piu comodo per chi lie ve prodigare le Clll'e al ferito, giacché a tulli è noto, che stando curvi non si può resistere a lungo. Col sistema di s ospensione laterale fisso sono pure a lamentarsi molli incon\'enienli; fl•a questi i più gravi sono: l'eccessi ,.o coldo che nella stagione estiva soffriranno i pazienti situati in pros simità alla soffitta; la viziata atmosfera d'inverno pei prodolli della r espirazione ed alt1'e insalubri emanazioni; la posizione pure incomoda per i lelli dell'or_. dine superiol'e, dovendosi lavorare pressoché a mani sospese, e non potendo circuit·e le baeelle: infine i maiali che stanno al d isollo verranno fa~ilm enle insudiciati. 1'\ è posso sotlo s il.,.nzio che In so.:;pcnsione laterale ha l'inconveniente


E SEJlVJZIO l!EDI CO ll!LITARE

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di limitare le aperture pe r l'ner eazione, ed esige ancora un -p reventivo adattamento delle carrozze onde fissare le spranghe, e quindi maggior mat. ~riale a disposizione. La sospensione ha però i seguenti vantaggi: permette un ' ·trasporto maggiore di ammalati con un numero minore dì -<:arrozze; lascia nel vagone uno spazio ampio e comodo. Se

.però si pensa all'antico sistema dei ll'aspoeli dei ferili ed alla grande agglomerazione dei mede:::imì bisogna convenire che molto si é ottenuto. Ho accennato che nella composizione del treno deve en.trare una carrozza mis ta di prima e seconda classe pel m edico-direllore, per i medici aiutanti, con un ufficiale d'amministrazione. Lo scompartimento di prima classe, durante jl g iorno non subisce cambiamento; di notte, collocando dei materassi e doi cuscini in senso diagonale ai sedili, s i formerà un !ello che presentera le comodità volute. In dello scomparto, potranno stare così quattro letti, e dei quali tre serviranno pei medici ed uno per l'ufficiale d'umminisli·azione. Late ra~­ m enlc a questi letti vi sono due spazi LI'iangolari; uno servirà per gli abiti, l'uiLro per le carte, registri, ecc. Nel centro della vettura mista rimarra libero un piccolo spazio, nel quale da una parte si potrà collocare, quando lo si volesse, una ritirata portabile ed un lava bo, che nnturalmentP. sarà chiuso a chiave con un semplice tavolato a completa disposizione d ei medici, e nell'altro un gabinetto per toeletta, o più semplicemente, due ca tini con serbatoio d'acqu~ e l'occorrente per il servizio. dei m edici. In questo scomparto di prima classe, che serve di stanza dei medici e d'ufficio, è da appendet·si il quadro elettrico déi segnali, disposto, come venne già accennato, in modo che tutti i medici dal loro locale pos~ano vedere quale carrozza in lesta od in coda a l treno abbia domandato soccot•so. N ell't~ILro scomparto di seconda classe della Mrrozza misla si potranno collocare, una piccola farmacia, una cucina sussidiaria di minori dimensioni e le casse di medicn ione. Subito dopo questa carrozza farà seguito una galleria de· stinalu n contenere una cucina economica di grande mode llo, rer la preparazione degli alimenti per tutto il perso-


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R !VISTA Dl TEC:'ì!CA

naie e i fet·iti (l 1; un serbatoio d'acqua che potrà venire rinn o\' nlu aJ ogni s lozione ui fermata . Alle pn1·eti libere verra fi ssata meùian le ce r·uiera una ta voln da ·abbassat·si ed ulzar s i a volontà, in modo che al>bia o costituire un vero tav olo. Del cassettone a scrittoio chiuso con chiave, che nei treni allua.li se l'Ve pel conduttor e, se ne tra r·r à parli lo per r iposti glio di a tl••ez.zi di cucina; nella gurre lla, che serve pel l't'enatore, si fari.t il deposito del g hiaccio e c.lelle sostanze alimenta ri . Nel mio p1·ogello dispongo app unto una cucina che chiamo / sussidia ria, di piccola mole, ed una seconda s u carro a pp osito e capace per la prepa1·azione degli alimenti per 200 e più pe•·sone. La p1·ima sct•vir ebbe esclusivamente nll'aiJe. slimenlo dei medicinali, del catfè, ecc., quando, per la breve lralla che do vesse fare il lt·erto, non convenisse o n on fosse n ecessaria una dis tt·ibuzione di ,·ivet·i a l personale ed agli ammalali ; s i potrebbe anche us uf1•ui•·e di questa piccola cucina quando s i volessero lrasporwre, durante le annuali m nnovt·e <.!egli ammala li dal campo agli ospedali militari con quel ma~gior dccm·o e comodo che i tempi odier·ni possono permettere, ciot~ con piccoli treni speciali o con le ve tture acconciè~le ne l modo indica to, o messe in coda ai treni or-· d in a rii. N e i piccoli scompo r·li di qualche carrozza di seconda o di le r·za clnsse da inle1·por·si nel l•·eno per la maggior comodilù di scr·vizio, si o.lloglter anno degli sco !Tali provvisor·ii o semplicemente d<:lle assi soslenu le da piuoli e sulle =1uali awanno posto le biancherie e lutti! g li allrezzi di un ospedale, oppure delle casse contenenti q uesti elfclli. Finalmente l' ullima ca•·rozza in coda avr<i uno scomparto, ove si furà il deposi to della bianclte ria di rifiuto. Dal fin ttui d·~ tlo cmet·ge, che con un treno costituilo ùa venti pezzi, deducendone i quallro che sono la macchinatendet·, quello per il person ale del treno e di sa nilu, noncht3 (l) Secondo il d ist!gno

dell'egregio Ingegnere Lehmann. della cuci na sarebbe cos tituila da tre petti staccati.so,·rapposti l'uno a ll'altro,smon· tab ile s~:n za istrumeoti , serviùile tanto per osperlale da cam po che da tre no. :.:tilizzabi le ÌO seguito per t}UaiUD']Uel Stabilimento. ed il CUi COSIO non eccede rebbe le 700 lire.


E SERYlZtO l\IEDlCO MiLITARE

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per magazzeno ~ lfdti specia li pei miliLaei, illet'ZO pet· la dir ezione, il quarto per la c ucina, s i potranno avere alla mano 14 carrozze con Dlelli-ba t•elle, due cuerozze con q uallro lelli cada una col s is lema pt•imo, con un complessivo numez·o di 13-1- ammalali; col sistema a sospens ione later ale, HS e piu ammalali. T ale sarebbe il rero tt·eno ospedale sanital'io. Volendo poi uli lizza t'e gli altri veicoli, seuza pol'le laterali, al solo scopo di ot·ga nizzare dei treni-ospedali s ussidiarii con o senza letti, e n·•l caso che si vol~ss~ ro trasportare a braccia i feriti n dle~ cu t•t•ozze (vedi l~·;{,,osizione sommaria del seroi;;io sanitario in guerra del dott. Giov. Bonalumi), og ni tecnico in malet•ia, da qua n to abbiamo esposto, fa cilmtm te sapl'ebbe allesLit·e iu pfJcO k mpo un tt•eno·<•spedule clte cot·t·i:;ponùa sufficientemente allo scopo . .1:\ell'espot-re le mie idee mi sono !imitalo a du l"e, eome si suol di t·e, uno schema, tralasciando Lutto quanto mi sembrava accessut·io, pet•cltè le pm·licolaritu potrunno anclte subire tn seguito •nodilicozioni. A t ne sembz·ù pt•ezzo dell'opera, avenelo gin il malet·iall~ pronto, s lenJere q uesto progetto, pe1· venit·e ad impot·l uuli coucl usion i. Anzilullo ritengo che r esisknza dulie pot·le la lcmli nelle carrozze, quali si houno in quelle Jella Società fet't'o vial'iu tl i Milano-Erba, sia una c ondizione necessa ria pe t•cltù il car·ico c lo scarico degli atnwalati o 1\.:r ili si faccia con comodità e pr estezza . I n secondo luogo, sono ù'aV\'iso che alla t'elt~ liva scat•sità di s iOi>lle ca1'1'ozze si potr·eb!Je ovviaz·c, poichè dtli calcoli fulli occorr·èt·cblJet•o non m e no di ·10 tr·eni ati csm•cilo pie mune nte or ganizzato, qua ndo hl ntie idee incontrasser o la vot·e. Si poll'ebhe quind i fat· cosll'Uit·e le ulle t·iori cnl't'ozze di terza e seconda clnsse colle pol'lo lalP.r ali otl a ccrnic r·a od a coulisse, come le sono m olle di'i le altuu li, porte che sono ora proYvisoriarnente o chiuse a chiaYe o fissate con vili IJCI' la mng-gior sicut·ezza del pubblico. 1n t.erzo l u"g-" con \'et·re bhe aJollm·e l"icknlito s is tema di costruzione twllc <"ai'J'ozze tl i tcr·zu clas;:;c c!te s i sta nno cos tr·uentlo nei no~tr·i stahil inwnli ittd uslt·iali !'Cl' ui lre Sùcie tò,


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RIVISTA DI

TEC~ICA

a vendo io gia piena assicurazione dai cosLt·uttot·i, che detteinnovazioni non comprome tter ebbero in nulla affatto la solidità dei vagoni; non sat·ebbe così necessat·io di rico n·et·~ in cuso di bisogno impr·ovviso ad ad allt~menti nel materiale, già deficiente delle nostre Società ferr OYiarie .

Il treno-oapeclale, con carrozze atte in tempo cl1 pace al aervizio orcllnario ciel viaggiatori per treni eli breve. percorrenza (Rivista militare ilalianct, N . i, luglio 1882)Il treno ospedale! con carrozze tille in tempo di pace al servizio ordinario dei viaggia tori pet' treni di breve ·percorr enza già esposto a Milano o ve s i ebbe Ja m edaglia d'oro, me rila di ,·enit•e descrillo colle s tesse pa1·ole della r elazione. • Il tt•eno da n oi proposto venne studiato in buse al tipo delle vetture, al peso, alla capacità loro ed alla potenza delle locomotive a sei o ad otto ruote accoppiale , quali ven gono ordinariamente impiegale pet• i Lreni ·me rci. Esso riunisce alcuni \'anlat:rgi che cred iamo debito far rilevare. Primiet·amen te può sciudersi in due parti, ciasc una delle quali basta a se s tessa avendo la propria cucina, la pl'opt•ia farm acia e g li alloggi pel pet·sonale di servizio, per le dame dei Comitati di soccot·so, per le s uore eli Carità eJ i magazzini per deposito d i biancheria, oggetti di m eùicazione, ecc. c La vettura del comandante in prima St!g ue una parte del treno e quella del comandante in seconda l'altra. Nelle forli salite e qualot·a una sola locomotiva fosse troppo debole in rapporto al peso dell'i ntero treno, sarà ulile spezzal'lo in due e porlarlo alla s tazione ele vata in due vi ag~i. Le vetture per i medici con farmacia e cucina e quella pet' le datHe e per le suore coi magazzini, lrovansi nel mezzo di ciascuna delle due sezioni, rendentlo in tal m odo più facili e pronti i soccorsi e meno incomoùo il passaggio a llra Yetso le sale degli ammalali per r ecars i alle carrozze estt·eme. • L e ditfet·enli vellure, che entr·ano nella composizione da noi proposta, E ono : t• Carri per il carbone. Sono del lìpo ordinario in set·vizio sulle nos tre fen ovie;


E SER VIZIO )IEDICO :IIII.ITARE

Carri per il cr·a.sporlo di resti/i ed ar,.edi. -

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Sono carri da me rci c ope rti, i quali intern a m e u\e venne r·o dispcsti a scansie in modo c he s i abbiano ta nte d ivisioni quante sono le barelle di un m ezzo treno. P e r· i vesti ti ùi ogni fe r·ito od a mmalalo è assegnato uno spazio d i 0.50 X 0.35 X 0.20, cosi c!Je ad ogni bart-lla corr·isponde uno di r1uesti spazi nel carro· me rci. Ogni carr·ozza. poi per ammalali o fcr·ili , pu0 disporr e in CJUr~ sto carro ·di uno spazio di 1.50 X 0.40 X O.!tO per· r.nini, armi, ecc. Vi sono inoltre N. 2 armadi chiusi a chiaYe, N. 2\ avol ini , e N. 2 bacine lle contenen ti sostanze d is infetta nti. Alle finestre sono a pplicate delle gelosie in IE'gno per lasciar liber a la circolazio ne dcll'ar·ia e garanlir·e nello stesso te mpo l'interno da lla piof:gia. P e r fac ilita re il salil•e e lo scendC' r E', solto la porta fu appljcato un pr·cdellino e lateealme nte una manig lia; 3" B agagliai. Sono del tipo eli quell i c he abbia mo in servizio, sen za a lcuna modilìcar.ione, o d i!'posizione interna. Tn essi trovansi i vari attr·er.zi r.ecess11 r·i per· rimette re in Yia i veicoli che avesser·o da SYiaJ•e e per ri pa 1·are le ordinm·ie avar'1e. Sono pure fornili d i un asso1·.t imento eli ogg-etti necess arii per i piu frel']u enti ricam bi: N. 4 bocco le, :-:. 2 molle, ecc., eù i letti necessari i pPl pe-rsonale MI servizio ferro viario; 4• Carro:;ze per .fer·iti collocati sopra liarelle. Sono quelle d i terza classe e co31ruite a i rigua rdi di fJuesto senizio, e opportuname nte modificate . Levati tutti i sedi li , si ridusse lo spazio inte rn o ad u na sala di 52.78 X 2.85 X 2.15, osrsia m .' 81. 50 d i volume e m.~ 36.1- o di s uperficie interna . In ques ta fu1·ono collocate: N. 18 bare lle co1npletamenle allestite, disposte in d ue piani ; l tavolino; ·t sedia specialè ; l polli'Ona.; 1 s tufa con sistema Yen tilo l•H'€'; servizio da ta vola per· 18 ~mm a lali; a rredi eJ attre zzi pel sel'\'izio dei ferili; apparecchio d i medicazione e irrigazione; Of!getti da meuicazione e d is infezione ; tavole t te mobili ; secchie inodore, ecc. Dinanzi alle por te vPn ne ro po!' le delle te nde per motle J•are l'ecce~siv a ventila zione e riparar·e meglio lo spazio inte rno. Ai 'luatlro angol i ,.i sono degli aumad i sca ffali P'~l' c ontenere '>•


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f\ IVISTA Dl TECNICA

tulli var·i o;::;rclli invenlnriati, fNI i quali non furon o dirn•1nticali i libr·i di ldlul'a, i sigari, qunlche giuoeo, e~c . Le vuriu;ci<J IIÌ che abbiumo cn:dulo oppm·Luno di po ter· fare

in fJUesla veltura, nella par·le che ri tlelle il ser·vizio d~>i ferr ti, in pal'ag-one di C(U811to finora si rece in allr·i paesi, gonn le seguenti: n) Sosp••nsione dPlle hm·elle. Fi11o ad o r·a i va r·i studi per· sosrcnder·e le bar·elle si fecer·o sopra materi al e fe r·r·oviario esisten te. Convenile quindi adotl•11'•1 dei mt!zzi che f<}Ssero in r ehdone colla forma e slrultura dei veicoli. Cosi 11el lr·eno del \ \'iirler11bCI'f{ ne veni,·a falla la sospensione m ediante anse di gros!"a cinghia, come ù chrat'amelllt: descrillo nella ci tala R elazione del Bellina. Sistema buonissi mo, e for·se a gi udizio del Bellina, che fece il via!Igio da Stuttgar·d a Dannentar·ie sopr n una baeella, i l migliore dPgli u!"nli fìnor·a. Ila l'inconvenien te però che obbliga a pet•di l a di spazio, dove11do dispot•ee le hnt•l'iltl una d i seguito all' alll'a senza pc•lel'lle tlllel'l1t1l'C le braccia. :'\el lt>eno }'r'IIS>" inno, frwmHLrl cnn vag-on i di rpwr·la clo::;sc, le lmr·elle ~nrro SIJ~l',·~e, mediante anelli clu ~ lici, n dei rilli cile si lr'O\'<IIl O distnnli lhl ùi lor o mctr·i 2. 10. In l ul muùo le braccia si po,;sono ul lPt'nnre: si può Jo·,·ar·ne una senza l occaee 1\l ollr·e e la so,.,('e n si•llt•~ è solida e sicu r·a. Il Pellzer inclina n cr·edo~ re r lte •1uesto si::<tema sia.du J1rdcr·it•e al wiirLc mb et·f!h··~c . l n nllr·i treni po!:!:giu,·ano sopr·a molle a baleslr·a, com•l nel hnva t'(·«e, od er·at u• SO!<}'Cse a mol le a spi r•ale, come in ' ILII'Il•1 di Aml! ur·~n . :'\ ellt'• ·no au!"tt•iaco rlella Bosnra l a !"O!"rensione era falln col Jnt>uo d i ri tti lìs:::ati al pavimento, sui rpwl i s i •·r·nno rollcgnle delle lr·averso orizzontali per rt:p-gcrrre IL' PStJ•etnill\. 1~:-:=:o• n •lo , nel ca;;o t!llunle, sci'> }IO del costrullor e di udaltar·e la vr'!lur·a per· il servizio dr~i fer·ili, ::;i tlo\'(.Jllo studiare quale ne r"~"C il m"zzo mi;;lior·e e su!Joedi nar·e a q uesto la CUSt!'liZi<)liC del vci<·O]O. Ogn i barella de ,·e e><::;~ r·e isol ata quanto possibile dulie par eti e dnl pn,·itueuto, J>et·cl ,i; rP~lillC) ammor·znli gli scuulilt1enli inP\'ILnl, ilr nulln cor·stl d"l tr•eno, e !"CltTetla in modo da pc•l··r· C:-!'•'t'" lèvut:l iii.Jipo'lld••trl 'men te d•tllt:: allr·c, e per-


E SE RYIZIO HEDICO MILITARE

metler·e che venga facilmente car•i cata e scal'icala cosi cl1•• il ferilo, che giace sopr a ùi essa, non abbia punto a so trr·i r•~. Per otle.mperar·e a fJueste esi genze si adollò una m en;.:ola in legno con saeua di ferro solidamente avvitata ad uno dei m ontanti centinali della vettura . La sua pat•le superior e veu uc abbondantemente rivesti ta di cri ni , per cui l'e!'tr emi tà di cia-scuna barella t•iposano come sopr a due soffìci cuscini. F r·a la mensola e l a parete dciJa Yellur·a venne posto uno slr;;tiO di feltro.

Le burel le infel'iO I'i hanno uguale sistema di sospensiCJne. soltanto i n luOI!O di m ensole vi sono dei piccoli cavallelli col dosso di l egno imbotti lo. L e esperif>nze faLle nelle cors·~ di ppova sulle l in ee consor zia l i assicurano la r·iu~ci ta del sistenJA . b) Por tabagagli. I por•Laba gagl i sono coslf'uiti interom cnte con r ete m clnll icn, sono alla('cali alle m ensol e i n modo elle possono libera r si allo estrerno più ~ntano dalla par•ele e r otare atlorno al bastone a quel la aderente, prendendo la pu ~iz io ne vcr·lical e. Si ha cosi il vantag-gio che si possono abbassare q11elli che sarebber•o d'incom odo ai fel'Ìll nei lor·o movimenti e quelli Jinanzi elle fìn e~ lre, preser·vando j velr·i da even luali r olllare che sar ebibero ar;sai dannose, specialmente nella s lagi on~: i nvernale. I l ri manen le dei p orla ha gaf!l i può esscr·e m antenu lo nella suo posizione e scr·vir·e a ri pot'\'Ì gli nggelli per il ser·vizio dei !'èri ti. c) V etJlila lor i automatici. l Lr·e l ucern ari che sono nel cirlo dPIIa Yettura h8nno lo scopo principale di favor·i r e la ventilazione. T ulli i lìncslr·ini ne so11o chiusi con l C'l ai a vetri aventi l e cernier e fi ssate al ln lr) inferi(lr e e l' aper tura l imitata perchc il clriudel'li torni <a~c volc. l n alcuni di essi H!:!Ìscon o ùci venlila lol'i di un srslema che, se non è inl<'ramen lc nuovo, si può chiamar· tale 11ella sua appl icozione a i veicol i fer' Povia ri . Consiste in un a ;.:pecie di irnbulo clae masdrer a tutta l a luce del fì rwstr ir 1n. Se l a sua IJocca ~ r·ivollo nel la dir•eziono del Lr·cno, esso Cl Ili vogl ia l'ar·ia eslt' rna ver so l'inlem o e \•icever ;:n; se i n dit•ezione oppo;:La, esso fun zi0na da aspirAtore. Siccome in <•!! Ili l urer·nar·il) i \'P.nlilalnri rn t~Ssi ai tìn eslrini (]('i due IDI i h11nno


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RIVISTA DI TECNICA

le aperture in senso conl!·ario, cosi sat'à facile tanto l'intt•od uzione di nuova a t· ia, qua n Lo l'aspirazione e l'espulsionedell'aria viziata. cl) Cat•icamento dei f<:riti. La qualità più importante e caratteristica di queste vetture è che, senza bisogno di sganciarle e di »llontanat'le, permettono il caricamen to e scal'icamenlo delle barelle. Infalli uno dei più seri inconveuienti del ~islema pt·ussiano e wi.irlembet'ghese s i è il dover tagliat·e i treni, disgiungendo le varie ' 'ellut·e o gni qualvolla de,·esi prendere o lasciare un ferito . Succede assai spesso elle il movimento del treno riesca insopportabile, specialmente per le lesioni al cet•vello od allre. l n· tal caso lo stesso r egolamento sanitario prussia no presct•ive che il fet·i lo delJba esseee lascia to nella prossima stazione. È facile concepire come questa manovra implichi una p<:t•dila di tempo, che può esset·e assai dannosa a tulli gli altt·i, imperocché il'\ vir:inanza del t~alt•o dtlla guerra, dove il servizio delle ferr·ovre viene sempt·e fallo in circostanze anormali, la pel'dita di una sola mezz'ot•a può cagionat·e ri.:. tiH'di di ore pt·ima di at•t•ivar·e a destinazione. Il sistema adottalo si fu di pralical'e la comunicazione fra due veltut•e consecutive per tuLla la larghezza dei terrazzini, e di tenet·e la !:<put·genza dei t•espingcn li tale che le pareti ùei due veicoli consecutivi siano fea loro dista nli in modo da pet·md let·e r.ile una lw t'ella illlt·odolla per una scalelta possa git•arsi sulla pialtaforma ed imboccare la popt.a della veltura. Così f1•a due rot·rozze consecutive si trova una piattaforma larga :UO più 2.30, lù quale ò tulla cope!'la e chiusa con tende, in modo da fot·mat·e una camera riparata dalle intemperie. e) Illuminazione. L'illuminazione è fatta col mezzo di candele sleat•iche in· modo pet·ò diver so da quello usato ne lle cat-rozze all'americana. L'allezza dei lucel'llat•i permette di appende1·e al cielo delle lampacle entt·o le quali vi è una g t·ossa candela contenuta in un bossolo di meta llo con una molla a spiPale, come n ' ile ordinarie carl'ozze di citta. Questa candela si troYa inncstaltl nel mezzo di una coppa di vetro, la quale alla sua


E SERVJZIO MEDICO MILITARE

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volta è fissa la ad un ri,·et·bero 01izzontnle con fumaiuolo n el centro. Con questa disposizione si v uò apr ire le lampade dall'interno e provvedere in u1odo facile ad una continua illumiMzione, senza 1i:,;ogno ùi S!Jeciali accenditori e pulitori. L e pro ve f«lle sullo potenza della luce ùel n ostt·o sistema, in confronto ù r:gli ordina r·i, diedero ris ulla.li a ssai soddisfa centi . .f) Riscaltlameu to. Non potenùiJ approfitture del r isca!Jamento a vapore e Jovendolo fare in modo indipendente J alla locomotiva, venne posta in 1ueste catTozze una s tufa a doppia parete di speciale cosl!'uzione, mel·cè la quale r a t•ia gira ndo pel s uo interno viene riscaldata, mentee il calot•c ieradialo dalla parete esterna è ridotto al minimo. o• Carrozze di ser vi.< io. Tutte le altr e carrozze di senizio, segnate nel quadro di formazione del treno, sono carr-ozze mis te di 1' e 2' classe. Carrozze 9 e 2-t . Entt•o.ndo ùa uno dei tet•razzini , si trova a sinistra la ritirata con ce::;so inodot•o, a chiusut·a idraulica, lava ndi no ed orinatoio. Prosegue ndo nel corridoio, il comparlimento di l'classe attiguo fu adattato per alloggio di due medici, sostituendo ai sedili due telti e provvedendo l'inLemo del bisognevole. L o spazio sotto i letti forma un casst=?llone per deposito di oggetti di vestiario od alll'O. Il cumpanello ad aria compressa è messo in comunicazione con le car•t•ozze degli amma lati dei due ri porti del mezzo-treno. Il seguente compa t·timenlo di 'l' classe contiene due la vo le con la parte soltostan le diS(JOsta a scansia, una farmacia ecc., un !ello per il farmaci s ta. Dei due ~ompo rtimen ti di 2• classe quello che dà s ul terrazzino opposto, spogliato di tutti i sedili, é ll'usformato in refellorio per il per·sonale supet·iore. In esso trovans i otto se(lili a cernier·a, due tu voi e, una credenza ed altro. L'altro unito o.llo spazio del bagagliaio, essendo s tata le-vata la pm·e tl3 divisor io, fot·ma un solo ambiente. Trovusi in esso una tavola con sopea Lu tla una LatLer·ia ùa cucina: un eecipieule per ac•{Ua della copacità di 84:0 litri; una ta vola;


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RIVISTA DI TECHCA

due lavandini con sopt·a i r elativi scolal'Oi; una credenza nella quale sono collocati pialli, posate, scodelle per il basso per sonale; una grande cucina, un recipiente pet' 100 litri d'acqua calda; una cassa per il cat•bone. Carro~ze 16 e 17. I Jue compartimenti di 1' classe in ciascuna di esse servono: il pt·imo per il comandante del treno ed il secondo per due m ed ici assistenti. Per gli allogf!i del personale inferiore si provvede, chiudendo le porte centrali, che si trovano n elle pareti divisorie, ed nprendo (]uelle lalerali che sono state costruile espr essam en te con tale inlendimenlo. Si hanno cosi gli spazi per colloca re in riaschecluna carrozza n• 18 barelle disposte in d ue piani. Carrozze 10 e ::!3. In ciascuna di queste i due scompal'lim enti di 1• clas~e serYooo: l'uno per le Dame del Comitato d i Soccorso, l'altro per· le suore di Cal'ilt'l. l locali ad uso di magazzini s i hanno mantenendo la disposizione adottala per il dormiloio che e destinalo al personale inferiore, chiudendo le pot·te cen tral i, apt•entlo le latera li c continuando poi con una pat·ete il cort•idoio del lo prima classe fin o alla lesta de lla seconda, dove s i risvolla in m oJo analogn a quello della parte opposta. Si hanno cosi tre stanze nelle quali si potr à collocar e tu tlo il neces~nrio di pro,·vi!::te alimenta t'i , d i biancherin, di cuscini, ecc., noncllc il p:rosso degli oggeLli di medicazione e di fa rma r ia. L n società ha p re~e ntalo al l'esposizione un carpo da mer·ci, una cat•t•ozza di te1·za classe ed una mista di p1·ima, seconda e bagagliaio, IJ•flsforma lc per il s ervizio d~?! Lr·eno ospeda le. Hi ma ne ancora da esa.minnt•e quale sia il personale necessaJ·io a l sf'J'Yizio di simile tt·eno, e vedere se realmente lulli i posti disponibili siano sullkienti. Ci siamo consultati s u questo a t•gomenlo con un di~linlo ulliciale super·iMe del cor·po sanitario, il quale ci guidò in alrnne di"p<)sizioni con saggio consiglio; e ct·edinmo che si po~sa r·ilenet·e, come mas>:imn, r org11nico seg-uenle ·


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E SE RVIZIO MEDICO MI LI TARE

a) P er sonale superiore: ~·l eùi co comandante il treno ~

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ì\-I eclici • a~sistenti. Farmacisti. Darne del comitato di Soccorso e Suore di Cat•ità Totale N· b) P ersonale inl'er·iore : N" Sergenti Capot·oli. " Sokluli aiutanti " • infermieri (2 per ogni vellura-mala ti) " » A lleuden li . . Cucinict·i T otale N" e) P ersonale al servizio del Lreno: N• Macchinisti ,. : Fuochisti . » Condullori. Totale Riassumendo abbiamo : P er sonale superiore di assis tenza N" 20 persone: )) » in!"el'iore » • • G2 » 7 al servizio del treno • )l

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Abbiamo giù visto che il pcr sonnle superiore trova posto n ei dod ici compartimenti di prima classe delle carrozze di servizio. Il personale inferior·e, nei via ~g i a vuoto, prende posto nelle barelle ,;lesse des tinale ai ferili , e, quando il treno si lr·oya in azione, viene dis posto come segue: Infermieri di guanlia nelle ca rrozze Capo rali di g ua nJia . Soldo ti ,. Bat·elle per il personale infe1•iore

20

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2

" Totale

N" .

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RIVISTA DI TECNICA E SRRYIZIO MRDICO MILITARE

Il personale ferroviario pt'ende posto nei bagagliai di lesta -e di coda. Quando il trasporto dei malati viene fatto a piccole distanze, LI treno si riduce atla melé. e si sopprime il carro del carbone"· Questo tipo di treno-ospedale venne preso in considerazione .dal Ministero della Guerra , da quello dei Lavori Pubblici, dall'Ordine di Malta, dall'Associazione della Cr·oce Rossa, i quali t utti insieme, mediante i loro commissari, lo sottoposero ad . esperimenti sia a fermo, sia in movimento. I primi furono esP.guili nella stazione di Roma e consistettero nel carico e scarico di barelle con malati, di maleJ•iali d'ogni specie; col secondo si trattava di conslalaJ'e in un& corsa di prova come il treno si comporti nelle diffet'enti velocità, nel superare le forli pendenze e nel percor1'ere le curve a piccolo raggio. A tal fine fu fatto un viaggio di andata e ritorno da Roma . a Spoleto con velocità di 30, 35, 40,45 e 50 chilometri all'ora


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RIVISTA D'IGIENE

-

La boroglloerlna per oon1ervare gli alimenti. -Il Pro-

gresso. Il prof. Ba rff ha fa llo conoscere una nuova sostanza antisettica utile per la conservazione della carne, la quale per tal modo può essere traspor tata a grande distanza, ed in lulli i climi. Tale questione ha preso, in questi ultimi anni, un'importanza grande in seguito allo sviluppo commerciale delle carni americane importale in Europa . .Finora s'im piegar ono pr ocessi di conservazione basati sul freddo artificiale, re il ricordo del Frigorijlque non è tanto lontano perché s ia necessario rammentare i molti tentativi e le molle esperienze fallite. Il sig. Barff, dopo di avere esaminalo i più recenti s tudi e scoperte, ha po1·La to la s ua attenzione sull'impiego dell'acido borico, le cui proprietà antisettiche er·ano già conosciute, ma la cui applicazione er a resa difficile per l'insolubilità di quest'acido nell'acqua. Riscaldandolo colla glicerina, si produce una combinazione particolare la cui composizione è analoga .ai grassi: essa s i presenta solto forma semisolida; è solubile nell'acqua e possiede proprietà antisettiche. Ecco come si ottiene. Si porta la glicerina ad un'alla te mperatura e si aggiunge del l'acido borico fino a tanto che vi s i ùisc:oglie. Quando s i lascia raffreddare, la massa s i rap-


IIIVJSTA

prende solto fot·ma ct·is la llina che scom par e in seguito. La re~ zi o ne è accompognata da s volgimento ùi vapore d'acqua , e qua nùo ques to cessa, s i lrova una m ateria d ut•a , a vente l'appat•enza del ghiaccio, e In cui co mposizione col-risponde a uno spos tam ento d i Lt•e equivalenti ù'ac• rua ; sat·ebbe dunque un grasso artificia le, nel qua le l'aciùo bol'ico rim piazzerebbe l'acido gr·as~o. L'innocuilò. ùi rruesla sostanza ris ulla da l f!i lto che, du rante tutta la eslat·~ dello scors o a nno, s i è potuto co ns uma t•e regolarmente dd lnlle conserva lo col m e todo BaT'ff in un colleJ=dO vicino a Lontll'a senza che alcuno abbia potuto nemmeno sosp.~lta r·e In presenza d'una materia eslt·anea all'al i· mento stesso. P er servir sene, la bot·oglicerina viene mescolata con cinquan ta volte ci rca il ::;uo peso d'acq ua. I l prezzo di vendi ta e m ini mo o lo sol uzione an lisellica non cos ta pilt ù i 30 cenlestm i a l lilt·o. E ssa polt•ebb0 put·e ser Yi t·e pill d'una volla, nnclte nelle rna ni ùd pt·imo venuto. Alcuni ca tnpioni d i carni cosi conservale si son(' trovate, dopo un lu ngo via(:gio a llnwe1·so I'Allan tico , cosi l'r esch" come al momenLo della pur te nzo; cos i put•e dicasi di piccioni, ost!'iche, ecc., i rruali si fec•~ t·o nssaggia t'e da m olle per sone, e tutte vi han no Lro'V flto un sapore squis ito . S·~ nza pronunciorci ora s ul vulot'e pratico di questa scopet•tn, dobbiamo a::~iu ngere che il peesid•3nte ddl'aJunanza, sig. Rous;oel , h n dichia t·ato che t-t veva egl i stesso fallo espel'it llen li s ulla c1·ema e s ulla ca!'lle o!l'insaputa dclrinvelllore, ~ elle Ila a Yuto r isultati soddisfacenti. QuP:>I'J p t·oces~o, a s uo a vviso, estl'emamcnle SCtnJ•I icù ed economico, è chia mato a r endet·e scg-nulali servig i. L'am rnil'tlglio Sd \\' yn l;a s•:gn1-1!alo il pa l'lilo che i n e~vi go u t i poLJ·ebIJel'O trur ne dttl pun to d i vista dell'alimen tazin ne in ma re, !'e s i ti•' lle C<>n lo principalt ne nle che non è necess<J t·io di collocat'e le con:::et''·e in vasi chius i er meticamente. Non ci r esta che n u gu n11·ci d i veder·e es per·ienze decisi ve confe rmare questi a I'Pt'ezza m•:n ti.


'D ' IGIENE

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Iaolamento degll infermi a&W da malattie oontaglo••·

In rispos ta ad un quesito proposto dal Ministero all'accademia di medicina di Parigi cit•ca alla durata dell'isolamento nelle malattie contagiose, il dott. Hila1·iet relatore della commissione, le~ge il suo rapporto e comprenJendo. tra le malallie contagiose suscettibili di trasmelte1·si nelle scuole ed istituti: la varicella, il vaiuolo, la scarlattina, il morbillo, gli orecchioni e la difterite, viene a fissare la st-guente duraLa ù' isolamento per ciascuna di rtueste malattie. La varicella che spesso ha un decorso irregolare pu6 in certi casi avere una durata di dieci a dodici giorni per la caduta delle croste; l'isola mento dovrà essere di venticinque giorni. Il vaiuolo ha un periodo prodromico di tre o. quattro giorni~ quello d'eruzione di quattro o cinque, quello di suppurazione· delle pustole, di tre o quattro. La dessiccazione richiede tregior ni; la caduta delle croste sei giorni; poi viene un periododi desquamazione furfuracea che non ha limiti precisi. Si pu6· fissare a quaranta giorni la durata media dell'isolamento. Nella scarlattina, il periodo d'invasione è di sei a quarant'otto ore ed eccezionalmente di tre giorni; l'eruzione si fu in cinque o sei giorni. Le desquamazione comincia il quattordicesimo e quindicesimo giorno; essa ha una durala che varia da quindici a ventisei giorni, l'isolamento dovrà esseredi quaranta giorni. n morbillo ha un periodo prodromico di lre o quattro giorni. in media, eccezionalmente di sei, otto o anche dodici giorni~ l'eruzione s'eff~ttua tra dodici e quarant'otlo ore, poscia declina per tre o quattro giorni. La desquamazione dura da otto a quindici giorni. Un isolamento di quaranta gior ni sarà sufficiente. Gli orecchioni hanno in media una durata di sei gior ni nei corsi ordinari; la convalescenza è di sei o sette giorni sino alla scomparsa completa della tumefazione delle parotidi. Se 56


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IUVISTA D'IGIENE

avviene qualche complicazione per metaslasi, questa complicazione dura in media nove giorni. Baslera un isolamento di venticinque lliorni. La dorala della difterite è mollo variabile, ma per prudenza giovera fissare per l'isolamento la durata più lunga cioè quaranta giorni. /


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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA

.Stato santtal'lo dell'eserotto Inglese nel 1880.- ( Arm.y medical Departement Report Jor 1880). La media della forza delle truppe bianche state di guar.nigione nel Regno Unito e nei possedimenti fu, durante l'anno i880 di 159,122, inferiore di circa 5000 uomini a quella dell'anno precedente. Le ammissioni allo spedale ammontarono a 1157 per .1000 della forza, le morti a 13,34, il numero degli .uomini r imandati in patria come. inYalidi a 31 ,32, e gli esentati dal servizio come invalidi a 21,92; la pr oporzione degli uomini giornalmente fuori di servizio per malattia a 56,89. .Confrontate con quelle dell'anno precedente queste proporzioni mostrano una leggiera diminuzione nelle ammissioni ed una notabile nelle morti, nel numero dei rimandati in patda come invalidi e nei dispensati dal servizio, mentre ci fu un leggierissimo aumento nella proporzione degli uomini .giornalmente fuori di servizio per malattia. La grande diminuzione della mortalità cadde sulla forza del Capo, dell'Isola Maurizio e di Cipro, e quella del numero degli uomini rimandati in patria fu a Cipro e nelle altre stazioni. del Mediterraneo e al Capo, nella China e nelle Indie, tutti gli altri comandi mostrarono. un aumento. Vi fu un aumento nella media giornaliera dei malati alle Bermude e nelle Indie Oc-


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RIVI STA

cidentali, a Ma urizio e nella China; nelle altre stazioni stra-· niere non vi fu diminuzione o appena qualche variazione dell'anno precedente. Benché questi resultamenti sieno nel tutto insieme favorevoli se si confrontano con quelli del 1879, .

sono però tutli al di sopra della media degli u!Limi dieci anni fuor·chè il numero dei rimandati in patria e riformati come· inYalidi, la differenza: essendo specialmente apprezzabile nella media giornaliera dei maiali che fu sopra la media del decennio si in Inghilterra che nelle stazioni forestiere,. eccello Cipro e la China. Nel Regno Unito la forza media delle truppe durante l'anno · fu di 83,895. La proporzione delle ammissioni allo ~pedale · fu 8'96, delle morti per tutte le cause 8.83, degli invalidi esonera ti dal servizio 22,52, dei giornalmente malati 46,09 per· 1000 della forza. Facendo il confronto col 1879 vi fu un aumento nelle ammissioni di 74: per 1000 di cui 62 furono do· vute alla sifilide e alla blenorragia. La mortalità fu un poco più bassa che nell'anno precedente principalmente quella per malattie tubercolari; vi fu anche una diminuzione nella· proporzione degli invalidi, ma un :aumento nella media giornaliera dei malati cagionati dalla sifilide e blenorragia . Vi~ furono 94 casi e 18 per febbre tifoidea durante l'anno. Vi. furono 96 ammissioni e un morto per deliri um tremens e 73 ammissioni '' un morto per avvelenamento alcoolico. Rispetto alle malattie veneree e s ifìlitiche si nota che le ammissioni allo spedale per ulcere primitive veneree furono· 74 per 1000 nelle U stazioni sotto il Contagious Diseases A et~ e 16-7 nP.lle quattordici non sottoposte a questa legge, le ammissioni per blenorragia furono 100 e 128 nei due gruppi. Le ammissioni allo spedale furono molto più numerose e molto sopra la media generale nella cavalleria, le morti. nella artiglieria , la proporzione dei riformati nella fanteria della guardia, e la media giornaliera dei malati nella cavalleria. Nelle altre stazioni si ebbero queste medie s u 1000 della. forza.


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DI STATISTICA MEDiCA EntraU allo apedale

. . . . Media Morti Riformati lf!Ornalier~ de' malan

·Gibilterra. . 738 '/,. 4,24 ' '•o 34,80'/ 1 , 43,91 ' /' , . 8i'>7 10,02 18,01 46,56 Malla . . 1002 2,26 18,07 53,27 Cipro . . . 859 6,59 35,93 46,68 Canada . . 696 9,62 29,89 40,15 Bermude. • truppe 918 8,68 22,43 42,88 I nd1.e OCCI'den- bianche, tali · . . . . truppe '1091 19,23 36,63· 64,36 nere

t

Capo di Buona Speranza 7fl7 Maurizio . 220i Ceylan. . ·1238 China . . 979 India . . 1748 Bengala . 1763 Madras . 1370 .Bombay . 2118

32,24 (1) 47,19 5,67 79,32 25,00 58,00 8,42 19,65 24,65 29,88 29,26 25,51 10,51 23,15 25,10 51,96

(l) Esclusi i malati in comba ttimento: 19,99.

53,74 98.53 64,24 45,95 69,32 70,29 62,96 70,89


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Difterite prolungata, pel do tt. VINCENZO CozzOLINO. Napoli 1881. Quello proLeiforme malattia conosciuta col nome di difleria, 'Juella lel'l'ibile malattia che solto lutle le pat·venze di una vicina g uat·igione vi uccide l'ammalalo all'improvviso senza cl1e si sappia raccapezzarne la causa, è s tata in Qllesti ultimi tempi studiata con amore e con abnegazione da molLi medici , alcuni dei quali pagarono col sagrificio della propria vita l'entus ias tico interessamento, che presero per la stessa . Oramai è unanime l'acco••do che essa è malattia di natura infettiva-contagiosa; che, clinicamente considerata, non differisce dal cr oup; che la cura piu razionale della stessa é l'antisettica e la tonica Lenendo conto p13r6 della costituzione medica dominante nel paese. Fra i m edici in Italia che più di proposito si dedicarono allo studio di questo insidioso morbo vuolsi ricordare il dollol' Vincenzo Cozzolino, del quale desideriamo ora far conosce!'e l'ultimo sc!'illo sovranolato che riguarda '{uestQ a1·gomen lo. Egli racconta il seguente fallo. Nel m ai'ZO del 1881 si è prr~senla lo nel suo di s pensario medico s peciale per le malaltie del naso e della gola un giovanetto di 12 anni, lagnandosi di corizzo, che egli non sapeva all1·ibuire ad alcuna causa r eumatica e perchè aveva una secrezione mollo spess a e dura di natura muco-membranosa. Da principio fu.


RIVISTA BIBLIOGRAFICA

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l'autot·e perplesso sulla diagnos i, ma dall'anamnesi è venuto a sapere che 20 giorni prima qual giovinetto aveva sofferto di fterite faringo-nasale. Questa durata eccezionalmente lunga del processo essudativo ha determina to l'autor·e a dare a questa malattia a lento corso il nome di difterite prolungata . Il pr imo a adoperare 11uesta denominazione fu il Gadel de Gassicourt. Il dott. Cozzolino dice che g li garba questa den ominazione, perchè in questa forma di malattia è la sola manifestazione locale (difle r·itc) che si prolunga mentre l'infezione generale (dirteria) è esaurita. A nostro parere questo vocabolo prolungato é un neologismo che non conviene che pt·enda cilladinanza nel palologico ling uaggio, potendosi coi nomi di acuta e cronica designar·e il di verso corso che può tener questa malattia . Venendo a parlare della tera pia di questa forma morbosa, l'autore dice che la cura interna si può sopprimere, meno la tonica essendo possibili le paralisi. Consiglia per cura loca le g li antise~lici ed i caustici (il nitrato d'argento sciolto nella propor zione di 2 in 30 a 100 d'acqua distillata) pet•chè la ditler-ite prolungata non è più in immediata relazione del virus infetti vo, ma piutto"'to dell'impulao specifico, che ha r icevuto la muccosa e che ha conset·valo . Consiglia l'ablazione delle masse granulose nel tubo tt·aclt~ale col cucchiaio ta gliente e col netlamento, a ggiungendoYi le pennelazioni astringenti e le cauterizzazioni. Contt·o il restringi mento delle vie aeree preconizza la dilatazione graduata o violenta oppure l'incisione del r estrin· girnento come mezzo preparalol'io della dilatazione. Essendo poi possibile la recidiva del restr·ingimenlo, conviene introdurre di quando in quando per la via della bocca degli s trumenti dilatatori, secondo il me todo del prof. Shrotlet' e del prof. Labus. La bella fama che meritalamente gode in questo t'amo di studi, ci fa s perare che il dotl. Cozzolino saprà portare altr·i falli e saprà e$cogitare novelle ragioni in appo~gio della sua lesi, e noi !:'at·emo ben lie ti, se convinti delle stesse, di ap-


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RIVISTA

plaudire al reale progresso che avrà apportalo nella conoscenza di una g1·avis:>ima malallia, che alle1·risce tante famiglie, e lascia perplessi ed inerti ·tanti medici. E. F .

Nuovo !strumento per la elettro-terapia, del prof. GRECO. -

DEL-

Fire nze, 'L88l.

La gol vano-caustica é un metodo operato1·io troppo poco u sato nella pl'fllica giornaliera, sebbene molti sono i casi in cui può tornare utile. È ve1·o che la scoperta dello schiaccialore del Chassaignac ha diminuito.assai il numero rl~i casi, in cui si può adoperar e la gal vano-caustica, ma senza dubbio questa mantiene il dominio su quello quando lra ttasi di asporlaJ·e tumori sanguigni caver nosi, o si abbia a reseca1·e o1·gani mollo vascola1·izzati, quali la lingua, l'esofa go, il rello . . . . A nostro creder e le ragioni, per cui la galvanoca ustica è poco aclope1·ata ùai chir·ui·gili, sono la difficoltà e delicatezza Jt:ll'allo operatol'io che abbisogna di molla pr·atica per ben eseguil'lo, ed il troppo costo e la complicazione dell'appareccliio istrumentar·io occo1·rente. Il .M iddeldorpf, che é forse q uello che ha scritto il mi g lior libro sulla galvanoca us ticu ed ba fol·mulato le più precise indicazioni per far uso della s tessa, ha inven tato una balleria elellrica e degli istrumenti adatti, ma mollo costosi e complicali. Noi portiamo convinzione che quando si sar anno in ventati s trumenti più se-mplici e di r elativa poca spesa la elettroterapia ri piglierà il posto, ch e giustamente le compete fr.a i metodi ternpeutici conosci uti. La forbice per la galvanocaustica tccnic11 iJeala dal prof. Del G1·eco se non raggi unge completamen te questo scopo, di certo per·ò mollo gli si avvicina e merita perciò di essere conosciu ta da' pratici. Ecco quale la desc1·ive l'autore. Un nas trino me tallico di platino o ùi acciaio messo per colldlo c piegato ad ansa per modo che i suoi capi si ~no fra loro poco Jistanli, é innestato a due fu sti d i rame, che, isola ti dai soliti bottoni di avorio, vengono messi in comu-


BIBLIOGRAFICA

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nicazione coi due poli dell'apparecchio elettrico pe r mezzo del manubrio di Middeldorpf. Naturalmente, chiuso che s ia il ci rcuilo1 il nastt·ino diviene incandescente . Esso costituisce) la branca femmina della forbice. · La branca maschio è falla da un coltello di acciaio smu ~so e dentellalo nel suo margine tag liente; e vien posta in azione con un sistema doppio di leva, precisamente come mila pinzetta di Me.thie u per l'estrazione dei corpi eslt·anei J all'ure tt·a, modificata dal P t·or. Corradi. Le prerogative speciali che l'autore allt·ibuisce a questo suo strumento sono due: 1• Di poter essere portato f1·eddo1 in modo da permetlet·e, con lutto l'agio poss ibile, di accomodare fra le sue branche i tessuti da t•ccidere, e di farsi incandescente nell'istante in cui il chirurgo lo desidera; 2• Di ischemizzare pote ntemente i tessuti, primu di a rroventarsi, collo stringere que::li fra le fredde sue branche. Laonde, chiuso poi il circuito, la s ezione collo istrumento rovente si fa più corta, più rapida e sicurissima, perchiJ s i evita, in g uisa che non si potrebbe migliore, l'emorragia. ln appoggio delle s ue asscr·zioni l'autor e riporta due casi <:linici iu cui aùope t'Ò il suo islrumento. La prima stoeia riguarda un individuo affetto da epitelioma ulceralo all'intestino retto, per il qunle fu proposta la rettolomia e l'operazione è slala eseguita colla fol'bi ce elettrica senza che spicciasse una goccia di sangue. Il malato é morto in lel'za giornata pet• selticemia. La seconda storia si riferisce ad un individuo afflitto da adenoma ulceralo alla r egione pure del re llo. Decisa l'esportazione del tumore l'autore con due colpi della sua forbice elellrica r ecise il ped uncolo dello stesso. Al primo colpo di fot'bice non vi fu e mort·v gia, <:li seconJo pet·ò un arte!'iuzza schizzò sangue per cui fu d'uopo a llacciarla. Al 12• giorno dell'oper azione il malato usci dall'ospedale completamente guarilo. La pt•opt•ietà di questo s tr·ument.o di poter portnt•e le branche fredde sul punto, in cui deve agit'e e di poter ischemizzare i tessuti che comprime pt•ima d'inciderli é di tale importanza, che CJUeslo strumento, onzichò subil'e • la sorte


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RlVISTA

comune • farà bella figura di sè negli armamentarii chirurgici

e s ui tavoli degli oper·atori a tulla lode dell'egregio suo· i n ve n tor-e.

E. F.

Profilassi dell& sUlllde, dd dolLor GIUSEPPE SORMANI1 prolessare d'igiene ne lla R. unive rsità di Pavia. È uno splendido discorso tenuto nella 1• riunione de lla

società iU:1liana d'igiene in Milano e diretto a cornballe1'e i~ prog1·amma di un'associazione nata in lnghilte r'l'a solto il no me di federazi one britannica continentale e generale per l'abo lizione della pro!:liluzione. Lo scopo che s i pr·opone la societa, ognun lo vede, è supcr·lalivamenle morale ed umanitario; è uno degli ideali lo ntani di perfezionamento a cui· deve aspirare o:mi civile consorzio, ma i mezzi che essa r ecltuna dalle autorità sono tali da ftwci ragg iungere questo nobilissimo fine, o piullosto non favorirebber•o essi la diffusione della sililide 1 Etl è pr·ecisamenLe solto questo punto di vi:::la che il c.lotlo professore afl't·onta la grave questione confutando una aJ una le sed ucen ti mu poco solic.le e speciose r-a g ioni pelle quali la fedel'azione vorrebbe abolita In visita sa nitaria e qualunr1ue olti'U misui'U di !:'OI·vcglianza sulle pr-ostJLute. Gli ar·go menti del c hiaro igie nh;la sono principalme nte sorre tti dalle statistiche tanto civili che milita1·i le quali gli somminislr'ano falli numet·osi e iri·efragnbili in favore dell'inter•ve nto dell'aulo1·ità in materia di pt·ostiluzione. Se qualche argine s i é p0tuto opporre al diffondersi del morbo, se qualche dimi nuzione si ollenula ne lla mor·talilà per sifilide, noi non dobbiamo CfUesto be nefìcio che alle visite sanitarie. Dove i regolamenti sanitari manca no o sono male obbec.liti, là vedia mo au me ntare il nume r·o dei contamintlli. Dove i regola· tnenti si ris pettano e si applicano col massimo r.i~ore (c.o me a Bruxe lle")) la s ifilide è in diminuzione. Ro ma fra tutte le città d'llalitl p1·imeggia anche pet' una slraordinat·ia mortalità per sifilide nei bambini ; pu1·e da l 1870, cioè da quando-

e


BIBLIOGRAFICA

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la pr os tituzione passò sotto la sot'veglianza Jel nuovo goverl1o, la cift•a di ques ta mortalità a nJ6 progressivamente abbassandosi, il che, secondo l'autore, sarebbe appunto il r is ullato della vi gente legge sanitar ia . Es amina poi quanto vi sia di vero nell'asserzione degli a bolizionis ti , che al g iom o d'oggi la sifilide abbia perd uto· della s ua gr avità e virulenza e che non sia •ruosi mai mOI'tale. Ed anche qui egli attinge dalla s tatis tica fa tti eloquentissimi e dimostranti che la s ifìl iùe s i mostr·a tuttora con forme g ra vissime e mi,ele annualmente buo n namer o di vite. Dimostra a ncora non esser ver o che il pericolo della sifilide minacci soltanto il libertino; s a1·ebbe ciò ammissibile setrasmettitore del vi1·us cellico fosse esclusivamente l'amplesso ve ne!'eo, ma pur tr·opro l'eredità, l'olla Ua mento, la vaccinazione, la c irconcisione., le esplorazioni ed i maneggi os tet1·ic i e m olle professioni possono espOI'I'e un innocente a contt'al'l'e il morbo e farne l'inconscio pr opaga tore. In ullimo, come cor·o lla rio delle conside!l'azioni s volte nel s uo applaudilo discor so, l'autore formula le seguenti conclus ioni: t• La profi lassi pu bblica contro la diffusione della si filide, è di tale impo1·tanza sociale, che a l Governo medesimo incombe l'ob b li ~o di ins tituil'la e mante neda. 2• La prostituzione è il mezzo principale pér cui l'illfezio ne sifil ili ca si diiTonde. - Il Governo ha dunque l'obbli;::o di sorvegliare le femmine, che s i ab bandono no a questo vizio, e di sollopor le a visita s anitaria per iod ica ed a br evi inter,·alli. 3• La vi sita sanitaria settiman ale a lle tr·u ppe dell'eser ci to e della marina milila1·e, dev'essere mante nuta e scr•Jpolosamente eseguita. 4• Una si mile visi la sanila t•ia dovr ebbe a nche essere ins tituil& per la ciurma della ma1•ina me!'canti~e, pe r g li operai maschi degli ar senali e delle ~ra nd i fabbriche di pendenti dallo Stato, o dalle a mministrazioni pubbliche, per gl i operai delle fa bbriche di vetl'i; pe1· g li al'r~s t a ti di ambo i sessi per ozio· ~i t.à, vagabondag-gio, e ma ncanze conll·o i l buon costume. 5• S i raccoma nda la erezione di sifì licomi nelle ci ltil popolose e commel'cial i; ma dev'esser e facilita la anche l'a m- . missione degli ammalati s ifiliLici negli ospedali com uni.


89:?

RlVISTA

6• Si raccomanJa inoltre l'impianto di numerose ambulanze o dispensari aperti al pubblico per la cura gt•atuila delle affezioni veneree. l' Si invoca l'adozione di una legge, che proponendosi pet· iscvpo la pt·otezione dell'infanzia, crei delle Commissioni municipali, alle quali f1·a le altre incombenze spelli pure l'obbli~o di sorvegliare i bambini e le nuLrici pe!' modo, elle la si tìlide congenita e la sifilide da allattamento no:1 possano diventa1·e fomite di larga infezione sifìlitica. 8' Provvede1·e affinchè col mezzo di is truzioni ai vaccinatori e col favot•it·e la vaccinazione animale, si renda impossibile la sifilide vaccinica.- Nella ci1·concisione, alla pericolosa suzione, si sostituisca una razionale medica tura emostatica . - Istruire le levatl'ici, i flebotomi, i dentisti, gli mfermiet·i, ecc., onde evitino con scrupolo di farsi involou, Lariamente trasmissori di contagio sifìlitico. g• Creare rifugi od asili per ls minorenni depravate, e per ·le pt•ostilule penti te. Ma favorire specialm<mte quelle mis ure sociali, flconomich e ed educatrici, che valgano a diminui!'e la prostituzione. - Cut•at·e la piaga sociale della pt·ostiluzione nelle sue cause, e n elle sue orioini.- Ove si riescisse a far · cessare la pro$tituzione, e specialmente la clandestina, diventerebbe di facile soluzione il pt•oblema pe!' la estinzione della sijllide.

Leolone• teorloo-pratloa• aoeroa de la1 enferme4adet del oorazon. - Por ANTONIO EsPtNA y CAPO. Il valente clinico dell'ospedale generale di Madrid D. Antonio Espina, il cui nome ha g ià un posto dislinto nella medica letteratura ha intrapresa la pui:'blict~zione delle sue lezioni teorico-praliclte s ulle malattie del cuore. Riservar.doci di riassumere ()ueslo lavoro pregevole per lanli riguardi quando sarà contemplata la pubblicazione, ci limitiamo per o r•a a segnalar·ne la compat·sa come un acl"(uisto importante pEw la biblioteca del medico pratico. Ciò che rende rimar. cltevolo questo lavoro ci pare clte sia lo sviluppo ampio,


BIBl.IOGRAFICA

completo 'cti tutte le sue singole parli. La prima. lezione é dedicata alla storia tlelle nostre conoscenze sul centro circolatorio e delle sue infermità, viene in seguito la parte anatomica dove è trattato specialmente per esteso la com- . plicata innervazione dell'organo; quindi la fisiologia, la tecnica dell'ascoltazione del cuore sano e del cuore infermo e finalmente la patologia e terapeutica. Altro pregio di quesl'ope1•a. si é quella di essere fornita a profusione di tavole, figure e schemi, atti ad imprimere nella mente le più importanti

conoscenze cliniche per ben guidarci nella retta Jiagnosi ;. ciò che torna utilissimo specialmente ai giovani che s'iniziano nella pratica.

Sega a forbloe. Nuovo strumento inventato dal dott. ALESSANDRO CECCARELLI per la resezione delle ossa lunghe. Cenno descrittivo del dott. FRANCEsco ToPA!. - RomaTorino-Firenze. - Ermanno Loescher, 1882. Questo strumento inven tato dal prof. Ceccarelli ha pel."'

oggetto di agevolare, nelle resezioni delle ossa lunghe, l'atto del segare l'osso, il quale con la sega a catena riesce, comeognuno sa, non poco incomodo e talora eziandio non scevro. da qualche non lieve inconveniente e difficoltà. Questo strumento appellato dall'autore Sega aforbice, « é una vera & propria sega e ha in genere la forma di una for bice con molla di reazione. Però ognona delle lame seganti si prolunga dalla stessa parte con la leva, la quale termina con una snodatura articolante una appendice che va a riunirsi con l'allro braccio simmetrico della forbice con propria cerniera sopra un manubrio comune "· Oltre i numerosi sperimenti perfettamente riusciti s ul cadavere, il valente operatore ha eseguito con questa sua sega. quattro resezioni, tre articolari: una della estremità superiore dell'omero fino a 2 centimetri solto il collo chirurgico, una della estremità inferiore dello stesso osso a 5 centimetri' dell'interlinea articolare, ·una del femor e fino a 3 centimetri


.894.

Rl VISTA BIBLIOGRAFICA

~·J tto al

gran tricanlere; cd una rcsezione dt?ll"ulna nella diafìs i per 10 centimetri ùi lunghezza. Noi che per cortesia del chiaro chirurgo romano assistemmo a queste operazioni ci siamo pienamente convinti della grande utili là di questo slr·umento, e non possiamo che lodar·ne altamc~nle il con.cello informativo, il modo di esecuzione, la facililà di maneggiarlo e di applicarlo, la facilità, la sicurezza, la speditezza, la disinvoltura onde per suo mezzo si compie quello che era l'allo più difficile di una resezione. La memoria del dott. T opa i ollre la esalta descrizione dello strumento contiene una minuta esposizione della maniera di adoperarlo, ed é poi COPredata da tre belle tavole litografiche in cui la sega a forbice è disegnata a grandezza naturale o l'aLto operatorio in tutti i suoi particolari spiegato ed illu.strato.

Il Dire ttore ELI A Co loftntllo tlltdi(o, membro dtl Comitato di •on(tcì tnllftorf

Il Redattore CARLO PRE TTI Copflano mtdlco.

NuTINJ FEDERico, Gerente.

-


89ij

NOTIZIE SANITARIE Stato sanitario 4l tutto l1 R. Eserolto (compresa la :a~ oategorla) nel mese 41 4ioembre 1881 (Giorn. Mil. Ufflc., del 14 agosto .1882).

Erano negli ospedali militari al 1" novembre 1881 (t ) 3696 Entrati nel mese 4017 Usci li . . . . . . . . . 4281 Morti . . . . . . . . . 65 Rimasti al 1" gennaio 1882 . 3367 Giornate d'ospedale. . . . . . . 105710 Erano nelle infel'merie di corpo al 10 dicembre 1881. 1576 Entrati nel mese . . . , 5070 Usciti guariti. . . . . . . 45i0 • pet· passare all'ospedale i 83 Morti . . . . . . . . • Rimasti al 1" gennaio 1882 . 1323 Giornate d'infermeria . . . 4<i667 Morti fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 16 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . 81 Forza media giornaliera della lruppa nel mese di dicembre 1881 . . . . . . . . . . . . 165525 Entrata media giÒrnaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . O, 79 Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 1,i7 Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza. 29 Numero dei morti nel mese ragguagìiato a 1000 di forza . . . . . . . . . . . • . . . 0,49 (1: Ospedali milil3ri (principali, succursali, !infermerie di pretidio •

tpeeiali) e ospedali civili. (9) Sono dedotti gli ammalati passati ag li ospedali dalle infermerie di corpo.


896

NOTIZIE SANiTARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermel'iedi presidio, speciali e di corpo) N. 53. Le cause delle morLi furono: meningite ed encefalite 4, bronchite acuta 3, polmo·

nile acuta 2, polmonite cronica 1, pleurite 5, tubercolosi cronica 5, peritoniLe 2, ileo-tifo 15, catarro gastrico acuto 2, catarro enterico lento 1, miliare 1, cachessia palustre 3, ca· chessia per aglobulia e leucocitemia 1, vizio organico del cuore 1, o lite ed otorrea 1, arlrocace 1, piaghe croniche 1, ferila d'arma da fuoco 1, frattura 2, pusl•)la maligna 1. Si ebbe un morto sopra ogni 122 tenuti in cura, ossia 0,82 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 12. - Si ebbe un mot•to sopra ogni 87 tenuti in cura, ossia 1,15 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 16, cioe per malattia 10, in conflitto 1, per ferita cl'.arma da fuoco 1, per suiciçlio 4.

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Sig. Dott . .- .... __...... ... ....................

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GIORNALE DI

lMEDICINA MILITARE .

PUBBLICATODAL COMITATO DI SANITA MILITARE

N. 9- Settembre -1882•

ROM A VOGHERA CARLO, TIPOGRAFO DI S . M.

1882


SOMMARIO DELLE MATERIE CONTBNUTE NEL PRESENT E FASCICOLO.

Nlemorle orl,;lnall.

La valutazione dell'acido carbonico ne' dormiLOri d el colleg io militare di Fi r.. nze del dott. P. Panara capitano medico. . Pag. 897

Uivl&ta di ;;lornnll Italiani ed Ewterl. KlVlSTA MEDICA Sulla presen.za di _alcaloidi delle ur ine nel decorso di alcune malattie wfettJVe. - Ch. Bouchard . . . . . . . . . • Sulla causa della riR idità cadaverica. . . . . . . . . . . Espenenze sulla compressione del cuore. - Knoll . . . . . Azione del fosfo ro su ll'organismo an imale. - H. Meyer . . . Osservazione sull'avve lenamento prodotto da sca tole di conser ve alimentari. - Henner . . . . . . . . . . . . . Sull'avveleoamento con clor uro di sodio . . . . RlVJST.~ CHIRURGICA

f ag. 9-15 - ~ ~28 . • • 93L • •

933

93~

FeritA d'arma da fuoco del cranio guari ta con per manénza del ' proi ettile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • Pag. La rotLUra della membrana ael timpano cagionaLa dal tulfarsi oell'ac9.ua . . . . . . . . • . . • . . . . . . . . " Un caso d t tubercolo•i della lingua. -E. Fln~er . . . . . . • ~stirpazione della laringe riusc• ta ftllicemente; riatabilimeoLO • della voce mediante una laringe arti ficiale. . . . . . . Sulle lesioni aoa• om o-fuozJOnali prodotte da estese scottature della pelle. - Catlano . . . . • . . . . . . . • • . . "> Duts fer• te pene t raoti . . . . . . . . . . . . . . . · • Uodecimo Congresso de lla società te desca di chirurgia a Ber)j DO •

.

.

Aneut·isma del! arteria brachiale . . . • . . . . . . • . Cronico :ivveleoamenLO del chirurghi per acido fenico. Scorge Shrady . . • . . . . . . . . . . . . . · · · Rottut·a d el muscolo luogo a dduttore formante un tumore che simulava un'ernia crurale. - Mc. Burney . . , . . . . . Jufiuenza della soppressione di un mtmbro sul sistema ner· voso centrale . . . . . . . . . . . . . . . . Un caso di trapanazìone del c ran io per la estrazione di un proillttile d'arma da fuoco. - G. Gallozzl . . . . . Ru10scleroma . . . . . . . . . . . . · . .

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037 038 ll89 0(1! ~ .. 94~

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OS6

957

959

RIVISTA DI OCULISTIC.t. Pag. 261 Sull'intorbidameoto della cornea nel glaucoma. - E. Fuchs. • 9fit Contrasto aimullaneo. - Szllagyl . • • . . . . . . · · Sulla teoria dell'accomodazionts. - M. lavai. . . . . . . "• 963 964. Un nuo•o m\d riatico . . . . . . . . . . . . . . .. · · Sui fe nom eni prcvocati di tluoreac.e o aa uegli occhi. - P. Erhllch. • 065 96S Sull a nutrizione della cornea. - PfiUger . . . . . . . . . "• :no Sulla natura del tracoma. - H. Sattler . . . • . . . • . . Sull'oftalmia pur ulonta artificiale prodotta dai s emi di lìquiquiri&ia o dal Jequ iri ty del Brasile. - M. L. De Wecker.

RIVISTA DJ ANATOMIA E FJSIOJ.OOIA I mo-.imenli del cenell o. - Burbkhardt . . . . l l vago "' l'orecchio. . . . • . . . . . . . . Struttura del ldssuto muscolare striato.- Retzlus Fisiologia c"rebrale. - Brown·Sequard • . . . .

Pau.

973

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• MEMORIE

ORIGINALI

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~:ifu TAZIONE DELL'ACIDO CARBONICO :; (~'\

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L'importanza di una buona aria respirabile è ormai talmente ri conosciuta, che tutLi i regolamenti di pulizia urbana nelle nazioni civili stabiliscono delle norr~e onde ogni cittadino possa fruirne convenevolmente e non v'è igienista che non se ne preoccupi, riguardandola al cuni di essi come elemento di vitalità essenzialissimo, altri, come E. Smith, classificandola fra i cibi con l'appellativo di alimento gassoso. Quando in fisiologia si cominciò a chiamare capacità vitale la capacità cubica dell'albero bronchiale, s'intendeva implicitamente come l'elemento vitale di questa capacità dovesse essere una buona aria respirabile, quale ce la fornisce la nntura, in una composizione quasi costantemente identica, ad onta delle vicissitudini atmosferiche, climatiche e meteoriche . .Ma quantunque insignì osservatori abbiano dimostrato che la composizione dell'aria Iib~ra non varia, sia che si analizzi nelle vaste pianure, alla sommità de' monti od in alto mare, l'uomo costretto dalle esigenze economiche, sociali, disciplinari a confinarsi in angusto spazio, e ad agglomerarvisi, riesce a guastare e corrompere questo prezioso mezzo di vita, onde

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57


8!)8

L.\ \" .\L L;T.-\ Z IO~E DELL.A c: IDO C.\BBOXICO

a ragione ossr.n'n il Morache che l'ho mme est nn danger pour l'homme. E contro queste perni~ i ose agglomerazioni non cessa di ~cag l iars i l'igiene per bocca de' suoi più strenui cultor·i, e di continuo si affatica a !imitarle, od n mitigame i tristi elTelli, avendo con dure prove dimostrato che: « l'aria impum agisce « sull'organismo so1·dnmente, ma con gravezza tanto mag« gioro quanto più è lenta la sua maniera d'infezione progres« siva ( l ). Ch e il ri su ltato finale ed ordiuar·io della caltiva « nereazione è l'inret·iorilà permaneule della sanguificazione, « della nutrizi one intera, è l'a nemia, la depressione ''ilale, « con tutti que' corollari che riguardano il sistema nervoso. « Che sul viso degli abi tanti si vede la cauiva aerenzionedelle « loro dimore, e se essi non sc>no ancora malati, sono di sposti « a di,,enirlo, ed a non re;;istere alle mala!lie (2). « Che la lenta azione dell 'aria rinchiusa può tradursi in un « lento avrelenamento, il quale combinato alla vita sedentaria « delle scuole e degli opifi ci produce un difetto d'ossidazione (( del sangue, un graduale inllcbolimenlo per atonia , una di<< ::posizione al linfatismo ed alla scrofola » (3). E dalla scrofula all'etisia è breve il passo, e ce lo addita }lac Cormac alla testa d'una scuola inglese, ritenendo questa. grHve malattia determi nata dall'accumulamento nel sa ngu~ di materiali carbonici per incompleta respimzione. Egli ne' suoi l'irurdi della guerm fran co-germanica racconta come per una <t nnr·male ed eccessiva agglomerazione nella caserma d'Asfeld Ha~ forma!a in ospedale, dopo ~H ore tutto il personale di :<ervizio risentisse disturbi più o meno gravi, cefalee, vomiti , diarree, e perfino accessi febbrili. r:o m pendlo d'Igiene ]Jcr tuo àe' medtrl. (~) ARNOUD . - Nout:eaux él·'m.e nts d' h!lgibte. (:l) MORACB8. Traité d'hygtb1e m.ilitat,·e, ( Il R oNCA TI. -


:'\E' DORllJTO I\1 DEL COI.I.EGIO )lll.ITAIIE Df FIRE:\ZE

8D9

Come in uno spazio ch iu:'o l'aria i corrompa in breve le mpo. si concep irà agen)lmente quando si pen!'i che quella eme,;sa in una e;;p irnione non è plttrc ~p irabile, e che in ogn i ora un adolescente a 1 G anni fa p;t:'.-;are nel ::uo polmone 300 litri d'aria. un ndullo :)00 . Dopo ùue ore quindi, l'aria rinrltittsa d'una stanza della rapacilit cubica di 30 melri, ed abitala <la un so l uomo, ~e IHJI1 si rimuta::se, conterrebbe 1000 litri d'aria irre:;p irabilc, dopo sei ore 3000 litri, ci(IC ' / , 0 del suo volume e questo decimo sarel1he più che suffic·ente ad a.velenare il povero inquilino . La cupac.ilà cubica di uno spnzio chi u;;o non è dunque un huon dalo per giudica re della sua s:lluhri til, se non è me:;so in relazione con la ven1 ih1zi0!1e; la. vita non risi può conserrare se non si mantiene una co!\tante proporzione fra In co rruzi one dell'aria intema e l'immi.:;sione di nuova aria dal di fuori. Ora l'immissione d'aria esterna è proporzionale all'ampiezza dell e aperture, alla ditTercnzn di temperatura fra l'interno e l' e5Lerno, è variabile secondo la direzione e velocità de' venti ehe spirano al di fuori, secondo lo stato barometrico ed igrometri co dell'atmosfera; ~ quindi ev idente che, mutate tutte queste condizioni, si possa avere un'aria inespirauile in una nsta sala d'ospedale ermeticamen te chiusa, e si possa respirare benis:>imo in una cabina da marinaio. A qnale stregua dobl,inmo noi dunque giudicare l'aria di un dormitorio nel quale alher)!ano molti individui ? Se è possib il e calcolare la quantità. d'aria che re:-pirano, quella che entra dalle fessure delle porte e line~lre, qu ella che ne sfU7f:C, qnella che penetra per In porosil~t de' muri chi In calcola? Dobbiamo fidarci all'odorato, e dire che quando un dormitorio tramanda quello speciale orlore di rin chiuso, quell'odore che nausea , disgusta ed eccita il vomito, al lora l'aria è nociva ~d ha bisogno di e,; sere rinnuovata 1 Questo potrà essere un


900

LA VALUTAZIONE DELL ' A ClDO CARBONICO

buon consiglio per l'abitazione d'un privato, perchè si sa che-· l'odore di rinchiuso è attribuito ad una particola1·e sostanza organica che annerisce l'acido solforico, scolora il permanganato di potassa, e sviluppa dell'ammon iaca (-1). Ma in un dormitorio il cattivo odore ha molte e diverse sorgenti facili a comprender·si senza bisogno di enllmerarle, che cumulate con questa particolare sostanza lo accrescono, lo alterano, lo trasformano, e gli fanno perdere la sua determinata espressione. D'altra parte l'odorato è un senso troppo infido, facile ad ottundet·si, che dopo breve dimora in un luogo non ci dà più alcun avviso salutare. Il mezzo più sicut·o, quello che ,gl'igienisti consigliano. e vorrebbero veder praticato più sovente è un' accu.rata analisi chimica dell'aria, la quale può rivelarci in qual modo.. essa si modifica a contatto della superficie polmonale e cutanea di molLi individui, quali nuovi eleinenLi racchiude, ed in quali proporz1om. Dopo il responso della chimica si potrà con molta approssi mazione giudicare se i mezzi di ventilazione sono sufficienti al ricambio atmosferico, o se è necessario che l'arte architettonica intervenga per aumentarli e regolarli. II.

L'aria che s'inspira, come ognun sa, quando non è Yiziata contiene in volume, azoto 79,2, ossigeno 20,8; in peso contiene azoto 77, ossigeno 23. Questi sono gli elementi costitutivi invariabili della nostra atmosfera, ma per le chimiche azioni che si svolgono alla su(l) PllOUIT. -

TI"!Jité d'hyqtine.


M:'DORM[TORI DEL COLLEGIO MILITARE DI FIRENZE

901

perficie terrestre, altre sostanze in piccoli:;sima quanti'Ltt vengono a mescolarvi si. 1o L'acido carbonico prodotto dalle eruzioni vulcaniche, dalla decomposizione delle piante, dalle combustioni, dalla r espirazione degli animali, viene in gran parte dalle rocce calcari fissato allo stato di carllonato di calce, viene assorbito dalle acque marine per la formazione del carbonato dti soda, re:;pirato dalle piante. Per queste grandiose azioni e reazioni natural i la pr,oporzione dell 'acido carhonico nell'aria !'i mantiene costante. e le molteplici anali si eseguite dal Dumas, Boussingault, Regnault, Angus, Smith, Reisct ed altri dimostrano che la sua quantitit oscilla da 3 n 6 diccimillesimi in volume, da 6 a 9 diecimillesimi in peso, riferendo la ci fra minima all'aria aperta de' campi, la massima a quella delle ·città popolose cd industriali. 2° L'ammoniaca, ri sullante dalle decomposizioni di sostanze ot·ganiche, per la sua grande solubilità nell'acqua, varia secondo lo stato igrometrico dell'atmosfera, cresce di notte, precipita colla rugiada del mattino, aumenta nell'estate e nelle giornate secche, scompare dopo lo grandi pioggia, ma in condizioni ordinarie vien Yalutata cb Frcscnius a

1000 ,0~0,000

10 peso.

3° Il vapor acqueo aumenta e diminuisce secondo la temperatura, la pressione atmosferica, la direzione de' venti, e la sua quantità relativa costituisce lo stato igrometrico dell'atmosfera. L'aria che ~esala dalla nostra superficie polmonale contiene in volume Azoto 79,3 Ossigeno. ·15,4 Acido carbonico 4,3 vapore acqueo variabile secondo le suesposte condizioni.


1J02

LA VALVTAZIONE DELI; ACIDO CARDO~lCO

\ ell e 2-~ ore la superficie polmonnle assorbe grammi / .H d· ossigeno, ed esala. grammi 900 d'acido car!Jon ico, grammi 330 di vapore acqueo, grammi 7- 8 d'azoto. t 'aria espirata co nti ene inoltre de ll e tracce di clontro di socìio, di solfato. d'arnrnoninca, acido urico ed urati, cellule epiteliali, gra::~o. bacterii e vibrioni . Barrai v'ha poi rinvenuto delle tracce d'acido azotico, Schonbcin dell'azoti to d'ammoniaca, dell'ossido di carlJonio e dell'idrogeno protocad)Qnato, Daniel dell' acido so lfidrico, Chatin dell'iodio, mn tulle qu este IJ·accc infinitesimali ed incoslanti non sono determinabili quantitativamente. Però da questo miscugl io informe d'el ementi sorge una questione vitale d'igiene che è stata mollo dibattuta, e risol ta col concorso della chimica e della fisiologia. È la grande so ttrazione d'os:;igeno cl1e abbassa il titolo-di respiraiJilità dell'aria·, o pu re, come dice il Honcati, questa non diviene mal acconcia. pel respiro a cagione del difettarvi d'ossigeno, ma pe1· unn diretta sua infezione nominalamente d'arido carbonico? Vi sono de' falli che provano ~:ome l'uomo possa respirar bene in un ambiente sopl'acrarico di acido carbonico che prO-venga da emanazioni telluriche od industriali , ed Angus Smith troYò in vari opifi ci, e specialmente nelle fabbriche di soùaWater 3/ l 000 d'acido carbonico, nè quell'ada dava molestia o cattivo odore. Regnault e Reiset dimostrarono che un animale· può vivere in un ambiente nel quale l'acido carbonico giunga al7 per 100 purchè vi si mantenga il 24 per ,100 d'ossigeno; però Boucbardat., di due uccelli messi in due campane di vetr·o contenenti l'una aria atmosferica, l'altra un miscuglio di 2'1 pnrti d'ossigeno e 79 d'acino carbonico, vide morire prima quello. che era in quest'ultima . Ma è ben altra cosa quando l'acido carbonico è prodotte.


NE'oORliiTORI DEL CO LL EGI O )!II.IT.\JI E DI FIR EXZE

()Q3

dalla com bustione o dall a re::pirazioue. Nel primo c a~o v'i! sempre una quantita d'o:;;;illo di caruonio sommamente deleterio. nel secondo è mescolato a prodotti nitrugPni, a quella particolare sostanza orga nica che ùtt all'aria l'odore speciale chiamato da Eduard Smith foul-sm ellillq , e questo ca Ui\·o odore comincia a farsi sentire appena l'aria conlir ne 6 o i cliecimillesimi d'acido carboni co, e div(' nta forte e nausea nte quando la propo rzione giun ~~ a ' j 1000 in' olume . È dunque a ll'ari~lo cn rhon iro espi ralo , ed alle sostanze or-

ganiche m e~co lat e nPII 'aria che si deve rivolgere tutta la nr)slra attenzione quando si vuole giudicare della sal ubt·ità 1li un amb!entc aLitalo. Angus Sm ith fa una rifle~s i o o e delle più importanti a ])ro· posito delle sostanze organ iche, ed è che col ftnore dell' umidità accresGiuta dall 'evaporazi one polmonale, le particell e organiche emanate da' polmoni e dalla pelle degli abitanti ~ani o malati soggincciono in breve alla putrefnz ione, e comunicano all'aria u nn proprietà a ~i'IJ iutam e n te es lranea, l'an imaliz;razione. Fresche, que::te particelle, sono anormali , putrefatte non possono essere che nocive. Disgraziatamente · però non si conosce ancora un metocl n che determini con prec i~i o n e la quantita di queste sost:mze organiche, degli elrmenti nitrogeoi compresi nell'atmosfera. Quello del }fosca ti, che consiste nel raffreddamento per ghiaccio, colqnale si raccoglie il vapor d'acqua mescolato all'aria e con esso le sostanze organi che che può trascinare, è un meLodo utile per l'analisi microscopica qualitaliva, ma non è un metodo d'ana li si quantitativa, poichè buona parte di queste sostanze re::> ta nell'aria e non precipita col vapore d'acqua. Il metodo volumetrico basalo su llo scoiorament o del permanganato di potassa è utile per l'anali si del l'acqua, ma im perfettissimo per quello dell'aria, potendo esso permanganato


\)04·

LA \'ALUTAZIONE DELL'ACIDO CARBONICO

veni r disossidato da altre sosta nze che non sieno le organich e, e lJi ù di tutto da quelle contenute nell'acqua che serve di veicolo. Più volte ho in faLLi ripetuta la soluzione con tutte quelle precauzioni prescrille ne' trattati speciali, e mentre non ho visto mai uno scoloramento completo quando la soluzione era atLraversata da più litri d'aria gorgogliante in un tubo Liebig, ho visto che essa si decolorava completamente rimanendo per tre o quattro giorni nella boccetta senz'essere adoperata. Attendiamo dunque che qu e~ta ricerca esca dallo stadio di pro,·a, e si renda più accessibile a mezzi pratici. Tol te di mezzo qu este sosta nze, e tulle qurlle altre che per la loro esiguità non lJOtreb bero essere ricercate con speranza d'utili risul tati, eliminalo l'azoto che per la sua indifferenza non può far variar la re,;pirabilità dell'aria, tutta l'att enzione si deve rivolgere all'ossigeno ed all'<lcido carbonico. JHa il ricercare la quantitit d'ossigeno è opera superllu:1., giacchè le sue variazion i possono essere I.J eni5simo dedolle dalla quantità d'acido carbonico che si è prodollo, e questa ri cerca non si esegue più che in ambienti inesplorati, come al fondo delle miniere, nell 'interno delle fogne, forse anche in alcune fabbricl1e speciali. Da num erosi studi ratti sugli ambienti abitati, gl'igienisti sono venuti nell a convinzione che l'acido carbonico sia il criterio pratico della puritit dell'aria, che l'uso abituale dell'aria carica di questo gaz sia indubbi amente nocivo, non perchè sia più deleterio di altri prodotti di esalazione, ma perchc l'aumento di questi altri prodotti è sempre parallelo a quello dell'acido carbonico, che si può benissimo determinare. Tale è l'opinione di Proust e di Arnoud, tale fu quella di Parkes il quale giunse perfino a ritenere elle lfl sostanze organiche e l'acido carbonico si producessero in quantità ugnali nell'ari't re;;pimta. tale è il consiglio di PettenkoiTer, tale il procedimento degl'i gienisti in simi le ricerca .


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NE 00RMlTORI DEL COLLEG IO MILITARE DI FIRENZE

905

III. Du che Lavoisier nel 1874 scopri la composizione ùell'aria, <Juest'impalpabile elemento è stato cimentalo senza tregua -dell'analisi cb imica. Dumas e Bous;;ingault, e poi Regnaull se guirono un metodo classico, basato sulla bilancia, che è ancora ritenuto il più perfelto e che porta il nome di quest'ultimo illustre scienz iato. Un recipient e munito di rubinetto inferiormente, e di un tubo di caoutchouc superiorm en te fa da aspiratore, ed al tempo stesso dà la misura dell'aria analiZ?.ata, per mezzo della misura dell'acqua che si fa gocciolare dalrubinello. Quest'aria si fa passare, prima che giunga nell'aspiratore, per una serie di .tubi ad U e di gorgoglialoi l·ipieni di sostanze che la spogliano dell'umidità, dell'ossigeno, dell'acido carbonico, delle materie in sospensione: ciò che resta c l'azo to, il crual e pass~' incolume in virtù della sua inerzia chimica . I dirersi tubi pesati prima e dopo il passaggio dell'aria dànno, con le diiTe.renze dì peso,la quantità de' di\·ersi elementi che han ritenuto. Se si vuoi disporre dell'azoto per cont.rol lal'lo, verificand•>ne le proprietà negative, bisflgna che l'aspirazione sia falttl <la un pallone di vetro munito di rubinello e privato d'aria per mezzo della macchina pneumatica. Bisogna far passare attraverso quest'apparecclrio diversi litri d'aria molto lentamente, per dar tempo all'azione chimica di spogliarla de' suoi componenti e per otlenere delle difTerenze sensibili di peso; bisogna cioè far gocciolare dall'aspiratore dirersi litri d'acqua, cosa che richiede tempo ed -<>culatezza. Ecco perché i chimici si sono studiati di raggiun..gere lo scopo con mezzi più sbrigativi. Il metodo di PeltenkoiTer per dosar l'acido carbonico del-


tJQ()

LA Y.\I.UTAZIO~E DELJ.'ACIDO C.\llBOXICO

l'aria nun ri~hieLle J.J er· veriLù. che una mezz'ora di lem po, rll:t le dillicoi til che lo compli cano Mn sono podle. È necc;:.sariu di riempir d'aria un rec ipiente per mezzo di un insuiTintc.re , e ~:a l co l a rn e la tensione con un manometro per poterne dcterminare il ,·o lume; in questo recipi ente, nel quale si è prima versata una data qunntilit di soluzione tit olata di IJnrite, l.Jisogna. di tanto in tanto Ycr~are delle gocce di tintura di laccam uIfa JH"r ::ag~ia r· 1' a lrn lin itil cl ella bariLe, ed i n que~to npri re e c.hiutl<'re del ru binetto unu ~ramh i o d'nria è i~l eYilalJile; In soluzione dev'esser ti tolatn per mezzo di pe~ata che tenga conio del d cc~ irno di milligrammo, altra dilflcoltil tecnica, sorg~nte d'e no ri . ffe:;se ha cercalo di evitare il pericolo del r imescolamento dell'aria introt1ucenJo a nti ~: ipatarn c nl c in un apparecchio speciale la soluzione Lillllnta, e la tintnm lla sa~gio. ~l a le altre inesaltezze non so no evitaLe, e l 'uppa rec~: hio è costoso, e difficile ad aversi. Quell" d' Angus Smith modilìcnto da Fischli, encomiato da Amoud e de Ginxa, nella gua semplicitil e maneggevolezza rapprPsen Lerehhe l'ideale d' uno stromentino da igienista, ma e~pone ad errori più gravi de' pr·ecedenti. _L'nrin ~' in sul11a in una boccetta contenente unn soluzione titolnln di barite, per mezzo di un sollìctlo di caoutchouc a forma di pera, d'una determinata cnpacitit; la soluzione s'intorbida fino al punto che un segno a matita fallo su car ta bianca e messo solto la boccetla non si vede più; la quantitit d'acido carbon ico è determinata dal numero delle insuffiazion i t:he lrauno intorbidato l'acqua di barile, e si riscontra in cifre su una tabella di ragguagl io. Ora è ben difficile che un deter1ninato numero d'insuffi azioni dia semp1·e la stessa quantit.à d'aria, giacchè tullo dipende dalla grandezza della mano che preme, dalla forza che


NE'DORMITO RI DEL CO LL EC I O )IILJL\II E DI FlltE;I!ZE

90/

s'im ('iega, cose va ri :d,ili$sime. L'inturbit.lamen lo d'una solllzione è più o n11·no appari);t~ c ule seço n tlo lade11>i littlello su·ato allra\'erso il qu~l e si guarda, quindi una picco la YJI'Ìa:t.ione nella fonna della hoccelln fa r arinr l'apprezznmènlo. Il sC')!Il O fatto co lla mnt iln ::;ulla ca rla può an c h' e::~o vnria re secondo il numero della mal ita impi ega la, secondo il modo <li Lempc rarla, ed e:>sere qu indi più o meno ri ~ iui le . Con tante so rgent i d'cn ore chi può fidarsi ad un sim ile metodo d'annli..,i? ArenLlo in animo el i d€'lrrminare con la nwggiorc appmssimazionc p o~sibil c la quantità d'acido carhonieo con lenula nei dormitori del collegio militare ,·erso le ultime ore della nolle, era naturale ch'io rinunciassi a Lutti questi nuo\"i mctodi, e m'attenessi al vecchi o metodo di Hegnault il quale, se richicder a mollo tempo e pazi enza , mi promcllera il compenso che questo tempo non sarebbe del tutto sciupato. Con fesso che senza la gentile condi scendenza del professor·e

..

Ro:>ter, e ,;enza l'e,perla ed arnicheYoiE> gu ida del dotLot· Tom.:.

masi, aiuto della ca tl cdra d'igiene e chimi ca patologica, non sarei venuto a capo di nulla, mancando non solo di mezzi, ma di quella prati ca che è nece::saria in così deli cate osservazioni. E ciò lo di co perchè mi pesa sul capo una sentenza di Dumas che farebbe perdere ogni val ore alle mie ri ce r~h e se non mi trincerassi dietro il nome di autori tit cosi competen Li. « Il n'est pas donné à tout le monde de loucher à des que« stions de cette na tu re ». Ed io le ho Iocr ate l Ho sper·anza però che l'acido carbonico. non sia così prezioso come il pomo vietato al nostro primo. padre .... certo non è co~ì gustoso l


903

LA VALUTAZIONE DELL'A C!DO CARBONICO

IV. Il proce:;so che ho tenuto è il seguente: Hp innestato al tubo di caoutc houcdell'asp irator·e quattro tubi di vetro; l'ultimo, qu ello che per primo r·ice,·cva l'aria, era un tubo ad U ripieno di clorur·o di calcio secco, con del cotone cardato agli estremi, atto a pri var l'aria di tutta l'umiditil, e del puhTisco lo atmosferi co. A questo fa ceva seguito un gn rgogliatore Moh r contenente una soluzione di potas>-a causi ira, chi mica mente pura, al 2.~,70 per 100 , corrispondente alla densità di ·l ,27. L'ari a già secca, gorgogliando in questa soln:r.ionc, lasci:wa tutto l'acido carbonico. Un altro tubo ad U ripieno per mel~t di calce sodata, per l'altra metà di cloruro di calcio secco, toglieva all'aria il residuo d'acido carbonico che era potuto sfu ggire alla polassa, e quel ·po' di umidi la che aveva potuto ri prendere gorgogliando nella so luzione. Il quarto ed ultimo, quello più vicino all'aspiratore, em un tubo Liebig con soluzione di barile, e servi va di controllo, poichè se qualche traccia d'acido carbon ico fosse rimasta nell'a ria, la soluzione di barite si sarebbe intorbidala. Quest'ultimo tubo ed il primo rest:wano fissi ncll'appareccbio, i due di mezzo erano staccati e pesati prima e dopo l'osservaziOne. Questo è il processo generale, ma le precauzioui necessarie a che riesca d'una qualche esa ttezza non sono poche, ed io le descrivo nella speranza che queste osservazioni vengano ripe1ute dai colleghi nell 'interno delle caserme, dove il bisogno d'aria pura ~ maggiormente sentito. L'acqua deve gocciolare dall'aspiratore con la velocità mas.sima di due litri e me:r.zo ad ora, raccolta in un recipiente gra-


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NE 00Rl!ITORI DEl. COUEGIO MILITARE DI FIRENZE

90!)

duato, o misurata con un litro camp ione. Uno sgorgo più veloce compromeLLe l.' operazione , per·chè produce un· aspinnione troppo forte, ia liquido de' gorgogliatoi si solleva in grosse bolle, e se qualcuna di qaeste bolle passa nell'aspiratore l'osservazione è completamente annullata. I tubi acl ogni due o tre osservazioni devono essere vuotati, lavati e riempiLi; il liquido non deve sorpassare la metà delle bolle de' gorgogliatoi, altrimenti il gorgoglio non accade regolarmente. La lavatura de' tubi con acido cloridrico prima, poi più volte con acqua distillata, ed in ullimo con alcool, è della massima importanza, ed esige molte cautele: È difficile sca~ciare tutto il liquido di lava~ura da' tubi 1\Iobr e Liebig. Quarndo non se ne vede alcuna goccia in nessuna delle bolle de' tubi, quando i tubi sono stati un giorno in riposo perchè l'alcool evapori, non si è ancora al sicuro. Jliù volte fidandomi a queste cautele bo veduto sciupar l'operazione, perchè la seconda pesata mi da,•a meno della prima. L'alcool tenacemente attaccato in sottilis~imo strato impercettibile alle pareti de' vasi; con diverse ore di gorgogliamento svaporava quando era già pesato ne' tubi, ed alla seconda pesata non c'era più. Bisogna dunque metterli in stufa dopo la lavatura, ed assicurarsi con l'insuffiazione dell'aria che l'alcool sia lutto evapora·to prima di riempirli; se ne resta, si vede tremolar sulle pareti ad ogni insuffiazione. Gli apparecchi che si pesavano nelle ore pomeridiane erano

adoperati nella notte e ripesati.jl giorno seguente con l'intervallo di 24. ore. Dumas ( 1) attribuisce una grande importanza allo stato igrometrico degli apparecchi che può, unitamente alle circostanze barometriche e termometriche, influire · (l) Compt'8 rendu8 r:lu 8tan~.u cle r Academte ctu Sctencu. Ilare 1881.


DIO

LA V.\Lt.:T.\ZII):\E UELL ' ACIUO CAllllO:\'ICO

~11 ll oro peso. Per valutare quc~tc circostanze onde non m'in -

dn~cssero in errore, ho prep:nal i e pesati gli apparecchi, po1

li ho ri pcsnti dopo un giumo, due, tre e quallro, senza adoperarli. Fu solo al quarto ~io nio che potei apprezzare una diiTcrenza di peso di un milli~r;mnno e mezzo. Que!'IOdubbio tle ll'illu~ tre chi mi co può du rHIUC aver nllore quando si agi$Ce eo n molti appareccl1i al tempo :;Lc:;so, e quando è n eces~a rio IPnrr cnnlo dellr difl'crenze di decimi di milli!!rammo, cosa r ile ù vr iene neli'an a li ~i dell'aria aperta dc' ca mpi, dore racido carhoui co n1Jn ra)!gi11nge in peso la cifra di c 10000 , mn nou in quella de l l'ari:~ confi nala . Fra le pos:::ihili causr. c.l'errore, Dumas srguala l'impurità della pota~sa cn u,;t! ca, la quale mn cinala con pietra pom ice che facilmente conti ene del ferro, può rallcnere dell'ossigeno che nella seconda pc~ala ftgnrerei,IJe come acido ca rbonico . t_l uanlllnque fo,;:'i sicuro ùt•lla p o ln~;;a cl1e adoperava, pure a ~;.I0 1 11 ilra re il clnhhio eli un errore ,;im ile, e di qualunque al tro elle ptll t':>se dipentlere da cause 11011 uen detenuiuale, l'unica Yia era quella di far saggi di prova, per vede re se le dilrer.enze di peso che sì ollcnerano potevano essere riferit e alle dill'ercnze ù'acillo ca riJonico, o tiC nuovi elcmeu1i sconosciuti <J non prc,red uli ycnissero a complicare l'operazione. Il primo saggio fu fatto il giorno 10 mnrzo nd dormitorio della 2• compagnia con un apparecchio che il giorno anlcced••nte pe::ara grammi 9~. ,8fl2. Ad ore 5 1 / , nn limeridiane quanrlo gli allie,·i si reeaYano allo :;tudio, l'acqua co m i n ~ i ò a goct:iola r ùall'aspiralnre; le porte e le lin l'S ll'e rimasero chiuse fin c.hè lo :;gu rgo dell'acqua fìni, atl ore Il anlimcricliane, co nl'usci:a di 131it ri. L'aspirazione arYeniva a m. 1, ,33 dal pari mento, la temperatura del la stanza prc~a d'ora in ora tlarn la media di 18° C.Ia pres;;ione barometrica si n'1an tcneva durante l'esperimento a 16,7.


!XJ::'DOR)liTURI

or. r. COLLEGIO MILITA HE DI FIH'iZE !) Il

All e 2 pomeriùiane l'appn;·ctTllio p c~n ra grammi 9.~.\)?8 <l.I' quali sollralli 0~. 892, del giorno inn;lnzi, la di!l'crenza donlla all'aeiùo ca rl ~tm i co nssorLito dall ':tppareccllio era di 0.0:36 in 15 li tri d'aria. In altri tre ;,!,iorni ho fallo funzi onare gli appareècl li in trè lwa li lit direrse, cioè in una ca mera \'Uota ed a fìn e;;tra aperta, in un Ya::>Lo cortil e, etl in un giardino, ed Ilo ollcnuto: nella stan za 0,0 l Osu dieri litri d'acqu<l gocriolata; nel coriile. la Slt'.;5a proporzione: e nel giardino U,UU/5 su 'Il) litri. L'a rerc OI H'nlllo un milligrammo per litro. ed anche meno in luogo non aJ,itato, c quasi due milligrammi e mezzo in nn dorm itorio, mi ra~s i c urò ~ulla scnsiLilità ma:;sima degli nppa rwc hi, e proseguii le mie ri cerche con la fidn cin che, :;e non rnggiungereiJbero una pret· i ~i ll ii C a:;solnta, nnn manch erebbero di qnel valore pratico cho si t'it: hi cde negli studi d'igiene sperimentale. l'as:;iamo ora ad un ordine di rillc::.sioni puramente arilmetirlle dalle quali dipetllle in gran parte l'e:;attezza ùi tali os servazioni. L'ayere ott enuto nn milli grammo o due, o tre pet· ogni litro d'aria non esprime un rapporto csallo: bisogua che il rapporto sia e::.p res~o fra qnanLiLà omogenee, cioè fra peso e peso. o fra volume e volume. Il peso del l'aria trova lo da Regnaull alla temperatura di 0° c·l.alla press ione b;n omrtrica di 'ìl.iOm cd i grammi l ,'t\J3 , 187 pt> r ogni litro; ma il litro d'ar·ia non è egnale al litro ù'.\cqua cl1e esce dall'aspiratore, nppunto pcn.:hè le ossen azion i non si fa nno alla temperatura di oo eù alla pressione che suhisce il barometro al li vello del mare. Bisogna dunque prima di lutlo ridurre a queste condizioni il volume dell'aria annlizzata, ciò che si ottiene per mozzo '

della formola di Re(fnaull V = "

0,16 (l

V' (H- F) 0,00367 X T)

+


912

LA VAL UTAZIONE DE.I.L ' ACIDO CARBONICO

nella quale V è il volume cercnto, V'quello dell'acqua uscita dall'aspiratore, H la pressione barometrica durante l'osservazione, ' 0,00367 il coefficiente di dilatazione del gas, T la temperatun1, l? la forza elastica del vapor d'acqua alla temperatura T. Ui dotlo così il volume dell'aria, non resta che a moltiplicare la cifra ottenuta per ·1,293,,187, e si avrà il peso dell''aria analizzata, che si potrà senz'altro mellere in rapporto col peso dC'I I'nti<lo carbonico ottenuto. Si uome però nelle analisi dell'aria si suoi prendt>r·e pe~· unit:t di misura il volume, onde potere istituire un confronto l'l'a queste osservazioni ed altre già conosçiute, è necessario rirlurre a volume il peso dell'acido carbonico, cosa agevole, ~ iacchè si conosce essere il peso di un litro d'acido ca1·boniw eguale a grammi 1 ,977, e la sua densità alla temperatura di 0° ed alla pressione di 160m eguale a 11,529. Essendo l'utilità pratica di queste ricerche in!imamente legata alle condizion i de' locali in cui vennero faLLe, è naturale che io faccia precedere ad ogni serie di esse la dettagliata descrizione del dormitorio rispettivo, e che le corredi di tutte quelle notizie relative alla temperatura interna ed esterna, alla pressione barometrica •. ed alle altre circostanze che hanno potuto influire direttamente, od indirellamente sulla maggiore o minor quantità d'acido carbonico rinvenuto. Premeno che non mi son contenlato, come nel primo esperimen.to che servì solo di prova, d'incominciar l'operazione all'ora in cui gli allievi abbandonavano il dormitorio, per protrarla quattro o cinque ore durante la loro assenza, perchè si sa che in quel tempo l'aria si sarebbe rinnovata altraverso le àper·Lure delle porte e finestre, od àltraverso la porosità dei muri, ed io non avrei avuto un criterio della qualità dell'ambiente r.he studiava.

+


.'i f: .OOIIIIITOI\1 OEL Clll. l .l~Cl l) lli i.I T.\IIE Ili FlllE.'iZE

!) l ; ~

![o inv et:ù o·otn irH·iatn st·mt'rt' alle :l anl ir nerid i:lllt' l' linilo alle '7, un'nra e mrzzo dul'o i'n ~cita dPgli al lier i, ll).!<'ll do IJnantln ro n 11110. quando ron d!t<' n:;p iratOt·i, e ·'<'!f nando d'or:t in ora la terupcm tttra dPI lui•gu, la estNna, e la pres~iùno

baronH' lrit a. S;.(IJtlliJI"ala la rnenlc ùa mili L' du lt(,i eri inr••rtczzr cl te preoccupano chiuuquc si an;i ng:l. senza la n ccc~sa ri a prat i ~:a ad un im portaule sluii io spet·inwrtlalc, }lO:;so ora procedere Clln minor titnhanzo al la relazione dell e sin;;olo osserrazioni , ei re vennero eseL;uil e nel lo ~ pa zio di Ire mesi, computali i giorni d'intervallo di•;;tinaLi nlla rip:l rnzionc tlC;.il i apparccd ri , quelli in c.ui le e~pr ri c nzr antl:tra rw fall ilt• per quakuna d<'lle C<llt;;e suaecen nate, etl alcuni podt i riserral i per l'onesto riposo. E per fl o)n dillln ga rmi' !li :::urrrr hio, l";l!-f)!rnpperù rprc:>I•J o~~CI'Vcizioni srC\IItdo i loo·al i nr•' rpwli fu rono faliP . \' .

.\ ella ca rncrata d ella ~· co mpagnia dorrno::ll (j~ allicri da 13 a l :j ann i d't•lil, e 110 11 vi pas,;ano che le ore d e~t i n a te al sonno, t:ioe da llr> !) ' ',d i "''rn alle 5 di malti nn; mentre di ~ iorn o . all orehè il lorale è ahl•andunato nl la naturale ventilazione llclle lineslre spalrwra le, es:;i '' i cornpaiono appe11a per qualche orn. La camera ta è e:;po,;ta tla un lnto a sud, e guarda su di 1111 ' gia nlin n nll •ernto ron l :.l fìn e=-trc, Ire dcJ:e qual i aperte lin o al [Javimcnlo per dare a··ce,;so ad una Len azza, due munite di ventilnloio a paleua nel vetro superiore. Il muro è fatto rl i mattoni e spesso ccnlirn. 3:5. L'altro lnlo guarda à uord sulla via Luigi ,\ lamanni con un muro di centim. 55 che ha 1O fìnestt·e, tre delle qua li provv iste di venti lnLoio. Tutte le ftn cslre hnnno imposte, vetrate e per:; iane. 58


LA V.\I.UT.\ZlO~E UELl:ALlDO CAHIJO~ ll~O

!l 14

La mobilia degli allicri ~ sempliGissimn: un let to tu ferru run paglil•riccio e malera~~o, una piccola casselln per gl i alJili J'OSia sotto il leltu, uno ~gabello in l e~no che sen·e da spn;:liatoio, con predella inferiore sulla qrtnlc :;ono collocale lt· :-:rarpe e le cialiatte; una panra alquanto soll c,·ata dal capezzale sosti ene lo zaino, il kcppy cd una scatola da tolcua, t-d ltu alcuni arpioni da' quali pendcJnO la ta,;ca a pane, la l•oraccia, la reticella per la hianclteria di bucalo e l'asciugamano. I letl i sono su due righe iultl czw della stanza, cd i capczz:lli distano fra luro cr. nl im. GO, mentre la di:'tauza lat er:dc• f'ra letto c letto è di C(' ntim. 'iO, tah:hè fra quattro te:>te r ' ù 1111u spazio rNlangolarc di ccntim . (iO per 'iO. La ra111ernt.n c lung;\ metri :):.)!80, lnrga metri 8, al ta metri :J)W, onrle la cubatu ra indiriùuale è rappre:'entala da

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C.OL I.EGIO llii.I T.\1\t: Ul Flll E\'ZE 9 l:)

l i ?t n1arzo :;i (• po,.to UII a:'piratt•re ndla solita pu:-iziom•. nn :1lt ro f1a le lil t> dr' IPlti, in modQ da rarrnglicrc l'alito tli qu.lllro allic,·i: qn c~ t o sccnntlo "l'Jlarcrc bi 11 ba dalo 'fs di più d'acitlo c.:a rbtmiro dd primo . La direzione e forza del Tento fu :;cmtii'C pre;:.a dall'o:-scrratorio metcorologic.:o di f in·nzc. :\•·!l'a pril e, )W l' un'inll uenza di :-;ra rlat lina :-;riluppatn..;i in ~ I H'S la c.:omp:1;.:nia, fu lrn:o:.ft:I'Ia in nl lra ca1ncrala ottenuta allt'IT;HHlo le mura di l~- ambienti e tra:>fo'rmantlolc in arcate. Si c ollenuto co;;i nn amLicnle unico che ha ,-a rie altezze, molti o:;tacoli fatti tln quc;;ti archi alla lil11~ ra r in:<•laziune dell'aria, C<>O no1e ha ~:;c fìncstrc dal lato suJ -c:;t l'Ile guardano ~u l cltio-.tro di S. ~Ltri a \ ovd la. r 1wrc fìne:-: tre di nw<lia all•·zza sull a ,-ia Luigi :\lam<l lliii a nurd-nr f':> l. Le fìn e~ lre han11o due n•ntila turi da un lato c Ire da un altro, e 110 11 :>o no in co rri~ponclL•nza fm h•ro. · 1-o La r ul •a tura c' cl'1 1111'1 !'1(j>): t = .·~l ,,~-~-1 per indiriduo, la 0

~pc•:-:$ezza dc' muri é di met ri tUìu dal lato u o rd-ove~t, e ili

O,G i tlal lato sucl-e:-:1; le lampade che ri:;rhiarano la C<•merata St) DO l O, la distanza fra letto c it.' llO tli metri 1 .

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La 3• contp:•(-(nia è composta di /5 allieri del 1° :l!HlO dt cor,;o drt 12 a 15 anni . cd ù alloggiala in nn carncronc cltc l1a ullo line,;tre atl e~ L su l giardino, no,·e su l cortile alberato ad ovl';:f, corri::pomlenti l'una all'a ltra, e munit e di renlilaloiu a pa iC'Ilu 11el r etro superiore, e di grnticci in l:t1ll ine di ferro ai piedi dL•I dannt.ale, eù n li, dlo dt•l p:n imenlll. Le ntura hauno la ;:pc.-;srzza di )f. 0,1>0, lo ~pa zi o cubico concesso a ciasw n alliero ri ~u l la dall a llt ultiplita dl'lle tre dintensioni cl te suno le ;;cguen Li: lnllgil ezza ) J. 40. larghezza 1':?,00 , altezza !).:)0. (•n<lc fr.:; X 1?!.:)0 X i).iiO = -~l . 'jij

e dt'Lratto llll mctn. . l"'r la mobilia, t'C:>Iano metri cul •i -~0. L' intl'rrallo fra letto e letto l! di mel l'i ·l ,o:.>, cd e;:;;('nJo lclli di,;posli su qna llro file. i caprzz:1 li h:1nno fra lnro la distanza di 111. l CJn ella fra' pied i l ,10. Tre lampade ayas n:::cili:11·ano il d11rmil ori o.

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S. ' !aria ~ orr ll a con quallro fin•~:'! re in hn,so, e tre fln e:'tt·oni a ~l·m ì • · e rc h ìo in alto ; tlue grnn•li lìnestre a rrt ro ~ouo nrlla nlta, ad un' eslrcmì l:"t d.·lla ramerata , c non scrrono che a cl:1r luce. L' amb i~nt e l1:1 1::1 lunghezza d i metri ;)() , la l a rg h en~ di mr.tri 12. l"allczza dì metri 8,10, sicc.h··· lo !ipnzio whico di .c'iast·n n nllier o è rapptt•,;cntal o da : :;o y 1~ x ~. w - GO l{ i· I letti so no òispo;;ti ~u quattro fi lr . dn c ronlro i muri. dur nel mrzzo; fr:1. un Ictio e l'nltro v'è nn intervall o lalcralc dì mr lri l, 30, fra i cnpezznli cle!le file òì mezzo l'intervallo di metri l , fra i piedi di que:~ t i c CJnelli dc'lcll i che sono contro il mrt ro r't: la di::tanza di metri 1,';;). l a ~ pe;;;;czza rle' muri è eli mt>lri O, 5:); norc b tup,Hlc risehìarano tli nolle il dorm itorio. Sl an l c la consiclererolr nlLczza di questa C<l merata, in qua t lro m~l' r razion i si sono co ll ocat i due a:'p iratori , uno a livello dei lcll i, l'altro a metri G,,:>:j da IPrr:~, e le JII'L':;~ ioni barome triche si ~o n o p re~e succrssirnnwnLc in has::o cd in alto, ma siccome la dilferenza non era che òi ' ~d i mill imetro, si sono trascurate nel calcolo. e non si ripo rt~no nel :::e~ue nt e pro~pcllo .


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l n una stanza dell' infèrmeria che ron due fin estre guarda il nord sul giardino, cd ha due porte comun icanti con Il' camere adiacenti ed una col corridoio comune, sono colturali G allievi da 15 a Hì ann i. La mobilia Ù·~ lla ::tanza ri5u lta di un let to clastico, di un comodi no con un Yaso da notte C'd un cassetto per liuri, una ~e dia per ciascun all iero, un tarolino per tulli in mezzo alla stnnza , ed una lampada a gas per tulla la notte. L'a ltezza della stanza è metri 3,80, In lunghezza 7,10 la

larghezza :j,8i.i; sono quindi l 10,1j8 metri culti che <li\· i~i per G llilnno metri cubi :?G,G8 per ciascuno . detratto lo :-:pnio. 'lcc·npato Ja lla mobili a.


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Yl. ~a deduzione più importante che emerge dalle surriferi le

osservazioni è che l'amb ien te re:>piraùile ùe' dom1ilori del collegio mililare di Firenze r i ~p onde in massima alle esigenze della modema igiene. È vero che sulla quantil à d'acido carbonico compa tibile con una huona re~p irnz i o ne g l'igieni ~ li non sono molto d'accordo, e mentre I)euenkoll'er asserisce chl' l'aria si debba ri lcner come ma l:>ana qnando contiene più dell' l per ~1 000 di questo gas, Scoltky si contenta eh P. non oltrf'pas;:;i il 2 per .fOOO, e Pappenheim il 4 per l 000. "a se d'allra parte con frontiamo i risultati ollcnuli in questo collegio cou (Il Osservazione fatta dalle 6 alle 11 an ti m. tenendo chiuse du r ante l<t

notte le ftuest re d~ Il e camere adiacenti , ed av enllo tutti i letti or. eu pal i da infe rm1 . /2) (~) Osservazione fatta nelle medesime condiz1orJi. ma tenendo ne lla notte aper te le finestre delle camere adiac~:nti. (4) Osservazioni faue con 4 individui ne lla sta nza invece di G (;>) Osser vazrooi fatto con due sol i amm al ali nella sta uz n.


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le analisi d1il11 ir·il e ùciiP prinri1'nli ra::crm r d'Jnglliltcrra rl11• ~on u certamentn le meglio cn~lru ll c in EurOJ•a, po ~:-iamo e.:; ~cr ~rHld isfalti del pa rai-!one. Scconrln Prousl le ntlilli"i di Cllauntrmt dart'ltllrro le ::egnenl i cifre: C;-~:< ermn nuon1 di Cl1el=-rn l ' •1/ :) 11

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TorTr eli Londrn 1./:ll Ca ·emalle del forte El>'un . 1 · ,8/.} )l edia de' dorm itori Ùl' l cc, IJ c!!iO militare tli Fi, l"l'llZe . l ,i 10 ;\la l 'i~icnr' sperimentale non puu :ll'l·cslarsi alla \·a lutazi one di'I le medie come farebhe la stalistit:a, senza perdere gran parte del :;uo valore etiologico ; è nccc. snrio rhe tengn conto di tutte le moda li tà, di tutte le nccident::dità di un 'ordin ntn sf'rie d'e~pPrienzc, e che ponga in relazione il ri~ ult nto di que:;te r,on )P condizion i nf'lle f) nali furono csrgnite. t cosi cl1e il crit erio etiolo).!iro si fondn. s'incardinn n e ll 'e~pe r iment(l. Dando un'oc-chi ata a!{li c:;posti qundri, risu lt ano certe rli1Tert'n7.e nella quantilit d'acido carhnni ro rin,•enulo in una ste:;~n rameraln, con gl'iste:;:;i n~ezzi, alla stes:>'orn. c so lto identiche condizioni; c quc~te difi'erenze che ascendono a '' ,4.84. , per lllillc nella ,, . camerata dell a ~a con1pagn ia, a 0,537 nella camerata dcii:. 3". cd a '' ,O!):J in quella della J• sono riferibili in parte alle diiTercuze di temperatura fra l'interno e l'esterno, in parte alla direzione de' venti che YarinmenLe sp irando purificano in misura di,·et·sa gli ambienti che banno dLYersa esposit.ione. Ond' è cl1e q nando si vuoi confìùnre il ricambio atmosfrril'o alla venLilnzione naturale, bi:--O!!Ilrl a1e1·e g~ alltb:enti c,-pn:;ti al ,·en Lo clom i nn nte del pac::c, ed otlcn ere· con~id e rc -


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•oli tlifr,? r<'nze tli temperatu ra per mezzo del ri::tald:lmcnlr).

Si rill•ra in ~cro ud o luo).!r> Cùme non sit'no ;.di a111l•ieu1i dH' rdTrn11o m ag~iorr :;pazio a ciascu n iudi\'i tl uo qurlli ne' quali :;i a~t umu ln minrJrc quantili1 eli ar ido carbouieu. ma IH' ll!ii ;.di aml•i L•nli piu r entilal i, quell i che banno maggior numerc• di lin r;; lr~ in corrispondenza !" una daiLdt ra nc"òne lati. Cosi nd la J• camerata òl'lla '2" rompagn ia, elle ba l O fin e:'!re Ò;ll un lnto t> 13 dall 'allrn, la mr din dPI I'acidn carhoniro è di l .()lifì quan tunque ogn i all iPro non di :' pon ;.~a dJ (' di 2.i. metri culli. lllf'nlrr in qn r lla or-rupala d:db 1• compagnia ron !~ Onc.stre da un Ialo e :3 ùall'allro , la nwtlia dell'acido ca rl,ou iro ascende a l ,/).ì , eppnre :>0110 co urr;;:'i a cia;;t'll ll nlli cro GO metri cubi di spazio. Lnsorercilia altezza del fal,hri cn to l1a poi, come in qu cst"ul·lima ramerala alta met ri H,40, l'iuronrenicnLe di ri,;caltl<lrsi dillici lmente; quando l'aria calda com in ~; ia ad inalzarsi ed a .lra,;porlare con st: l'at ido carl•on io;o che si prod uce dalla respira~i u n e , se non !rora apE'rLure in allo, vi riu1ane imprigiona lo e nou Yi en mr.:;so in movim ellLO che dalla coJTCHLe .'l~ce nd ~ nte ell e co,; trin~e gli ~l rali ~ upe ri o ri a disceudere. rimescolando::i cnn gl" inferinri. È co"i che possiamo spiC'~are !"aver lrOYi'JlO du e r olle mnggiori qnanl iliL d'ar.ido cnrhunico in alto, e due volte in loa s~o . Qu esto ratto era gih stai n nota to àa Le Dinne nel l fH-2 in una sala d"a:'ilo. e fu poi confermalo da. r euenkolfrr ll elle ~a i e eli mal cmilù eli Monaco, ed ormai gli igieni3Li so11 0 convinti che il ma)!gior !'C50 clell'n cido carbonico nun l"ùh ldiga }lnnto a gettarsi negli slr·ati inferi,(>ri, ma a miwra cl1e si pro.dnce esso si rim rsrola all 'aria ciJ·cosLantc, e sc;;ue il corso di In Ila la massa aerea, preci=-amenle come !"acqua ' er=-atn nel vino vi s.Wnescoln intimamelll e, e non ,·a a fondo m:d g r<~do sia più pe,;a nle .


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Se dunque l'ec•·c;;,;ira alt ezza ùcll'ambiente può promel lt'l\' una IlW ,..,... ""iore diluzione dell'acido carlwni.·o 11 C\Ie prime n!·e tl·~ ll a 1\()lle, se in ~t'){llito non ::or·coiTOiln. le a1wrtnrc in nltn, •Juestu van tal-(;:io ~i perde. pPrche l';u·ido carlwn ico \' i si acrnmula, e non resia rlte l'i1wonnmicnte dt•l difficilr rist·aldamentn. ed hanno mrdte lìOuando le camerate sono molto l111H.dlC ' n e~Lre, non v'e :lltn1 modo di di.;porri i lrtli che fMmandn due lìle in mezzo rani•· inat i peri capezzali. All ora però fra qnnttro ltotrhc che e:;p imno non cMre t ltc poco :::pazio, ed è natural e che in C JIIl'l rf'llango lo l'n r id o carhoniro sia più ahhondante rh e ricino alle pareti COJne si tl Yi ~ lO !lt'll' e;;per·icnza d~ l :? l mar7.n. Si pnln·ltl•c mitigar qnc,;L'inttl llrcni cnlc ridncendcdo alla rnctit del >'UO maleOco efl'cllo ron clcrar fra le d11t~ fi le di ktli nna lamina metalli ca (h·l l'altL•zza di mrtri l ,:jt} cl1c ave~se in allo i piuoli per al lact'an·i gli oggetti di corredo, la qua le of'cupereh he poco spnzio, int ercetterebbe la rorrcntc de)!li alit i, e nnn imped irel•he In diO'ttsionc della ltll·e clPlle lamp;11le . Si i· gii1 drttn pi 1'1:-:oprn che non bisogna ncconlcntar.:. i delle· med ie, 111:1 clic è nrrc;;sa rio lt-ncr co nto di casi sprciali. Sr. in nnn notte, per contrnrie rin·o~tanzc di temperatura o tli correnti aeree, l'ac ido cn rlJOnico può ;tiungere al 2.5G5 J'~ l' mi lle, come nell'esperienza del 1° nprile, ed al 2,078, ro1ur in <ruclle dt•l G apri le, vuoi dire che non si può fare a fid n11za t•on la \'Cn tilazione n al ur;~ l e, mas,;ime quando le nprrturf' di 1111 amuienle ~o no insnfliçicnti , ma ehe è buona pratica utilizzare ne' dormitori il gas da illuminazione, per stabilir dt'l le eorrenti m o der;~tc e cont inue in senso ascrndente, onde l'aria wnga continuamente rinnor ata . Porse molte cdalec e molto nan :;ee che gli allier i accusano al mnl tino di alcuni. giorni. e cl11' con lropr'a farililil si nttri l t lli ~co no ni cib i dl·lla ;;era in~

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nanzi, trovano la loru r cra rac iunc nell'aria inquinata del la IIOI Ie.

Le osservazioni f;_tt le in una ,;tanza ùell 'infcrmcria. ri\C·la no una mnrcala dilfc renza fra l'el'nca in cu i una .;tanza ::tLliaceute vuota era ri masta a lìnL•strc chiuse ( 12 ma;.rgio, acitlo carl•unico :?,000 per 1000) , c qnclle in cu i le lìncstre si sono lascia to aperte ( 13 maggio, aeitlo cn rbonico l , 700 per l 000; l i- maggio , acido cn rboni•·o l ,1 / 2 pe r l 000), bcn.: hù In porta eli com u ni caz i o ~e fra le due stn nze fo::"e cl1iusn. Altra diiTerenza si 5corgc fr·a i giorni in cui si letl e\·ano (i ind iviùui in questa stanza, e qu ell i ne't[un li se nr la:>•: i a \·an oso ltnn t o .~-, es:>endoc h0 in que;;t'ullima circosla nz::t l'aeido carbnni co dimi nui\·::tdi circa 0,.1,00 per 1000. Ciò mi l'a aYVerLi to L' ile nella stanza ùi G lclli non se ne ùcr ono occ upare che 4 allorcllù pel ca ldo non ri $i accende il franklin , ottilllo mezzo <li ventilazione nell'in \·erno. Un ultimo ri sult ato di ques te osserv azioni ò, che fra la li11 e di aprile ed il principio di mag;,!io la din·ercnza di temperatnra fra l'irnterno c l' e~t e m o tende a :;comparire, ed allora uno ùci cocllì cicnti della ventilazi one naturale vien meno; c re~ce quindi nell'estate il u i ~ogn o di venti lazione artillcinle, percl1è se l'aria non si muove non si ricnmbin nean che con le fin e~ tre aperte, ed il secondo coellì cienle, il vento, non è sempr0 a nostra clispof'izione, nè sempre piacevole per chi dorme e traspira. Non dubito che utili mod ifi cazioni non sieno presto in trodotte in questi dormitori da chi veglia so lerte nl be n c~;:ere degli allicri del coll cgit• militare. Ma se in locn li cosi bene custorliti , ed abitnti solo du rante la notte, in ~O e~pe ri e n ze l'acid o carhonico ha raggiunto due volte i1 .? ,5 per l 000, cosa nvverri1 n_elle ca:;erm e della truppa, nelle quali il no~ tro soltl nlo pa~sa i lro rJnarti cl elia vita mili-


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LA V.\l.t;TAZ!O:'\E DELI.'ACinO C.\ HUOS!CO, ECC.

!a rL', dor e mangia, con,;en·a lullo il suo corrrdo 111'1 11 ~emp re Jliti,lo, dore rientra n;.:n i ;.!inrno fum;:ntc di ~utlo re, dore giun·,!ol1o a rolta e,-n lazioni d'altro genere·? l~ IJ I I ~~s t o nn argome nto di !; ltJjl io CO:'Ì im port::lnte, che non pu(l rimaner più oltre ne'li' ob lio! f'irrnze. lll}dio l ~K:?.

P. 1'.\:'i.\H .\ Capi t ano mHl1co.

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RIVI STA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVlST:l. ~IEDI O.:-l.

Sulla presenza di alcaloidi nelle urine nel deoot·so eli alcune

malattie infe ttive. }; otu dd dolt. C11. IJ(•l"-

CH AI\0.- (COIIIJ•WS

remius lu:ùclu7JU/dair es <les Scienw:; de

de la So-:it"lé dc JJiolouie -

A g<•sto 181:'2, :\:. JtJ).

Le ricet·clu:: :::eguenli furono inlt·apt·c;;e n d mm·zo l X~ l v fU!\>ttO [ll"ùseguile sit tù acl og;.:i su mullissi !!li annn<d ttli . ~Ii furono di guida i lavor·i dd l'anum , d~·l Be rgttwnn, dc·llo Zuelzer-, Jel Selmi, dd l3rouar·t.lcl <} Uoutmy, ùel Gnull1ier·, lavori i •runli ;;luiJilrscoliiJ che talu11 i ult-aluidi cumpait>nO nei lessul i animali rnor·ti e rwgli umori animal i, COille pur e in tdcn n i pr·i ne-i pi i i llllli'~din Li a11 i m o. l i nelle condizioni c!te più ~r~:s~o sc1nlmu10 essf!r quelle della pulrefuzione. Pe!' f.! li aital(Jidi catio ver·ici, per· lt: plomaine, llroua•·dd ~ Bou l111 y hanno Lro ,-alo una r eazione cl w l i a v vici nù ngl i. alcaloidi dci fun ghi vdeu0si: e:;~i form ano il bleu di Prussm trattati col ft rt•uccianuro Ji polas:;io ù col pet·c ltll'UI'O di feno. ~'al~m por·te le JllOil1ai n ~ nou compo:-i:;cou o dte !Ielle mal•'J'ie unil! tnli in cui vivouo e g•Jl'I II O~lla JJ O i fu11glti lllicrusco,dci. Que;;Le due Clll'Rtlcr·isliclte s•:rnlmwo uvvahwure la scg-ut:lnte !'>Uf>)JOsizione: elle i supposti nlcalnid i animoli sian~ ­ i prodotti de! IR dècornpo:-:;izione d i otgtH1ismi vegetali. Se i ha Lled vi vendo nelle ma ter·ic ani an a l i ru u,-Le p,-o,J ucono alcnloidj, è pvssi bilc che ull!'i batle1'ì Jli'Oiilìchino ndl'oPgnnismoan imale Yivcnle p r·oducendo vi ::mnlot!'he soslunzd :


!) ?fi

111\'ISTA

\''et·a Rol unrru c r•ogionf\ di inolngfll'e se ~li olroloid i !;i lt'O· vnYano S•'mpt·e rwlle ut·ine nel dtror·so di m nlollie da infe711111•' . PPI' le malullie inl'c•llh·c dd l'uomo sifl'utli aiC>)]Oidr 11nn potl"\'0110 ù'nllt·a par·te c·.::«rr'(' l'ice t•roli che uei lil'fuidi d i escl'ezionc, JWincipalnwnlc nelle UI'int' ; pet•che, dunllltc In Yila, il san~ ne non si sni'PI •hc po l ulo cslrmTc i n quantità kt!'lCYOIC f'CI' J'C~O liW; e !"lll cnthWCI'O, le plomn i ne 8\'l'(>bhrt•o O\'lrlo il l tompo el i sYilupparsi. V<"l'n o fal sa, lol e i potesi kr d it·ctlo l e mio ricerche c queste ric(:rrlr c m' frnnno in!'e;.!lta to c!Je sc·mpr·P, nel ]'Cl'ioclo attivo di nl cu11e mulal li<: d'inl'èzione, clef!ll alr.oloidi pos!"Ono \'Cnit·u dimo:;trali nelle ur·ine. l.e t•icPI'che di siiTalli olcnloioli fu1·ono i ntrnpt·cse su di un ({l'é1l1 nt1mer·o di ca-;i eli f··blll'r l ifoit!ra, su due cosi di pncu· nvtJtilc (in infc•zionc, ;::opra un cnso eli pleur ite infL'lLiva e s ) fWO un caso d'illero sviluppntosi n el decor!'o della lisi p ·)tmonol c, i!Lt•J'O che fu giudicnlo inf,•llivo pet·chè OC~'Ompa· f!llrrlo dEl nefr·itl' infi'Llivo . Tuili i malati 1\li'Oil O sollnposli n oli el<\ 0d n nessuno furono sommin islrnli J•i mcdi c.ontcnenl 1 :rlcaloidi. D'allr·n pnl'lc, 1\ll'ina nnal izzt1 la non O\'eYa suhilo, dopo l'rrnic;;;ion<', nJrun principio di ferm entazione o di pu· lrrfB zione. i m aia li u i·inaYano dir rttamcnte in un J'ecipienle cl•·~ con Lenc,·a Ari rio bMico p0h'f'I'i2ZOLo, in 'luonLitù Lnle cl 1~" In •1unnlilà lotnle ·d<>ll'lH·ino pot " '·a N;SP I'C salu1·ata da questo a ;.re n l e o nliset lico . Le \ll'ille nlcaliF:zole colln lisrivia di :::odn ' 'eni,·ano ap-ilale coll'clet·c !;O]for·ico. Scpat•ati i clue lif]uidi col r ipoc:o, l'etere ~<lliCP"gia n le YCniva dccontalo e posria Yenivano esep-ni li JWOYi l t'l \·amC'nli successivi coll'clr?r·e. Tutt i i lirpr idi Plct·ci mo;:rnlnti e fillr ali veni\'nno tosto fotti e,·npoi'Ol'C. Il I'c·siduo Yrn i ,·a l'iJ'l'e"o con un poco d'ar(jUfl aridululv. con acido solft)rico. In quPsla !;oluzione nrq uosn si l t·o,·nno gl i alcaloidi solto fMma d i solfnlo. L a lnro csistPnza viene S\'Cialo tlall'ind m•o doppio di m e!'CUI'io e dì pol OS!"ÌO eire produce un Jll'ecipil::tl<' hinnco·ginllnslr·o o \'erdn;=:tJ•o che si scì o~ l ie a caiJo, si precipita ùi rnlO\'O cui rnfl'r·eddnmen to, clr" ,-. snlui>ile nell'olcool e n Pll't' t ~> te . L a snluzio:1n aC·IUO«a i:! pi·ccipi talo in giallo-


MEDICA

rhiot·o d<11l'nri.Jo pict·if'O , in ne t'O d;tl P··allivo iodo-iotlnPa ln. T rflllA ln col Ù'!t'rocinnut•o di p0tns!'io'> e col pet·rlo t·ut·o di ret't'(l, dù oPigine ul bleu di Prussta. Si l t·alttl va ndutlljtiG di a 1Ct1 lutdi e questi alcnloi li avevano un c&rullere com une con !-!'Il aka loidi cat!ave1·ici. i\I'è accaduto, in sul pl'incipio, d'oper·at·e in una volla sulla rp111 nli tà di urina Oll(•nula in ~5 giot·ni di fehlwe tifoidea; m a iu ilo potuto eslt'aJ'I't.l deg-li alcu.loirli moi'IJosi dalle lll·ine Ptncsso in 2~ ore cd anche non adoperflmlo che una porZI• ·ne tl1 urine elltC>'SC in un gtùl'nn. O m, sCJuza vnlt•l' ron tt·adtlir e in m odo olcuno olln usserzioni del J>ouchel t·elative ulla pr esenza di alcnloidi n e lle urine normoli, io J1<l!'<SO assicut·at•c che l!'iarn mui, operand o :=:u m odich~ r1uanltlà di urinn •·d anche su (juanti tà magf:iori , h o potu to oll•'t tcr e col metorio s••guilo la menoma Lt·accia d'alcal oidi twlle UJ'ine norm fl li. Ho put•e cercalo gli ol cflloidi nd le ut·i ne di malati l'Olpiti da m ula tlie non infell i ve, come enfisema polnwnale, da l ~sioni val\'olat·i , dn ntemnwsia. Lo quanliln di sill'alli alcaloid i è SCITIJ•l'e ~ca t·sissimn; cs~a n on fu esal 'nmenle doEaln, ma cr••d<'l polet· <lire cb~:! essn m•lln fèhbt·e lil'oidea n on è supP.riore thl un milli ~J·nrnrno al I!Ì• 11' 11 0 .

Si potrebbe domandare se, ma !grado l a lot·o ò\·hok quantdù, ' lli<!$li aiC<I Ioidi non siano pni capaci di eset·ri ta t·c una m:iu11e tossica e se non O!!giungnno J'av vele narnento nll'inlèzione nel com plesso dei rcnon1 eni della mnlallin. I o Ii hn i11iellale solto la ]ielle dei conigli e rl ei pot'cclliui d'India senza nlcuu r isultato, ad eccezione di un caso in cui si ebbe dilulll zionc della pupilla ron ecces!'<i vo fr·eq uenza dei t·i t.mi cm·dlilci. Queste espet·i··nze si dovt•eLbceo ripel.et·e pet·r.ht: io bo ò;:.to con dl'bolissimc Jo:=:i del1'1;;1gen1e ~upposlo lo~sico. · Un mict'Clbo speciolc, il micrococcus flJIOC!fruwus, p1·oduco un olcaloitle speci ale, la piocianina; si poleebhe ded ut-re C'he o~n i maln ttia <la in fèzionc abbia, a h~ lo del suo parlicolat·e m trt·nho, il suo pt·oprio alcaloide . Lo stud io compar nlivo di qllel<Li diversi alcaloidi mor bosi, solto il p uuLo di vista chim ico e lisiolop-ico, non si poll·eJJbe f"segui 1·e che con m€'dinc.t·i 'l\latlf itù di Luli sostanze, il c he J'icltiederehbe un lemp•) <·onsitlet·e\·olc .


HIVISL\

E' i slull<) dtlll<(lH) ul··o loi li 11\<<i'IJII::;J. Qut!~ ti alcalo idi SOIH I cu:<lallli i 11 nlcu no mal11lti•3 d.a ilit''! ziorw. S ~t nlwn clte e..:::;i fli'OIJ I'ia tut'rrle! a ppo l'l••n:;nno al la c·ltts;-·· Jel!t: ntt\ lutLie in fcllrn.•. I o suno inJuLtu a Cl't•dcre d re sie rr o ftJl'llile tlulla ::;courp o) siziorH: Ji ug·~nl i i n li·zio:::i, piullv,;to c l u~ dnlla [ll'O• i uzivn ·· anonwlu di rnuler·in ~ ~~~~· lll•'zzo dt!l le cell ul ~ anornu l i . f:: po::;::;rbile, rm\ nun Jrmoslt·ulo, d te aldJia no pro'r)l·ielù · vendkhe e clr•l la ltJ t'ù l'itcuzio rre pl'l)(JU<;u l'enorneni tvs,i··r nel decor·;:;o di nw lulliù i rr feziose . La loro r• >Ili t><c:.·nza n•Jl1 può e:::s~'re ~cnz n i nlere;<~e s11ll•, l punti) <li \'Ì::;la Jell\~:-:ar n·~ m cd i e(o-lc~al e .lcll' ur i 11u.

Sulla. causa d ella r igidità cadaverica.. - Com 1 t11icnzi on·~ l'r ev<::llli\'Ct dr Cateri11a Scipi lv ll'. - rc~nt ralb . j'tt r t!i<J clic. 1\' isscn~eh., :.!!l <lj •l'Ìle l ?:~!'~; N . 17).

,,w-

Dutunte !llcuni studi c:;e)Xuiti in unione c•;l doll. Danilcv::;k y s ulln rwtur·a e diJl'ul:iiOnl;l dcllu soslanzu nni:;ol r OJ•ica d8i lllll::;ruli Slr·iali IIOi t1 pf11'Cil dùii1Jn0 alcuni fu l ti C'Ire <'Ì IJ'IlS!òCn) !Id uno i potesi sullu enusa del ferto meno lutto via prol,f,·rnnliro dtdla t·i rridi 'u rnuscfllnt•t:. P e1' suJ!gC r imcnlo del d•) ll. Dunife,·sky, lto ~ollo pos lo 'luesta i pul•~si nd n na seriH di !?-p••rimenli clw l1Hnno pc 1· l~ llnm e nlo cort·isposto al conc•·llo che ce ne et·anH110 formu li. E s!'o r·ipr,sa Sùfll'll <JUI?stJOni fondu · m enlnli C'i:0 sono l~;~ sPguenti. ·P Se fu spontanea rigidità ca duVI~ ri<:'l sia >'Ci lll'licemt>nlt; la conSP!.!llCn ~o della lempnr ;HH·a sl:'pu r·uzione dl:'lln miosinu cltir nicnntenle i nult...r·ntn dul plasma ll Ju~colu re. ~· Se '(Ucsln lenr!'or·a ncn :-5CJlftnrzione dello rnio srHu e Ojll:l'ula da,!.!,'li acidi cltC l::i :; \·il upp11110 U poCO a !JOCù dopo la tnor le. J• Se la sponlnnt.'a r isoluzione della r ig:d1lù· •Ju"crica dipenda :;;emplicemculu dnlla ozivne dissùl\'enlc J i una lll11;!!.!ior· f!liUilt ilù ùi ncidi S\'llnppnli'-'i. Questi qucsati si rondouo sulle seJ!u·~uli o~s···r· ,·nz ;o n i cnuilali: La rni osi1:a è pr·ecip:tu tu dnl!e :i'UC soluzioni nei. sali da poclti,..::i•nfl nrido se11zt1 ;lllPr·a ziPne d c>IIP S l.!l' p1 o-


MEDI CA

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prielà ch imiche e fisiche, e du una mnggiot' quanLi lit J i acic.lo é di nuovo disciolta. QuE.>sta supposta anvlogia lfra le allerazioni della miosina nella t'igiJità muscolare cadaverica e nelle soluzioni saline fu conferma la da una ser ie di sperimenti, ecco in sostanza quanto t!a essi r if>ullò: 1• La miosina è precip itata dalle sue soluzioni saline per me zzo di una piccola quantità di acido come una massa opaca bir·e frangenlc. E~('erimc nto pee la r·igit!ità muscolare: Se dopo la estrazione del sangue s i fa ciecolare attraveeso i yasi sang uigni di una r ana m orta allo temperatura di JO• o 112• una soluzione da 0,1 a 0,25% di acido lattico o cloridrico, ovvero questi acidi (0,5 ccm) per mezzo di1.uno schizzelto del Pravaz s i iniettano in un musC!Jio, per esempio il gastrocnemio, i muscoli e ntrano subito n ella r ig iditù cadaverica. 2• La miosina precipitata dalla più piccola quantità di un acido é da una piccola aggiunta J ell'aciùo s tessa di n uovo disciolta. Sperimento : U n a S()luzione di acic.lo la'llico o cloridrico al 0,2 o 0,35 ·;. int~rodolla nella massa muscolare nel modo sopt•accennalo p!'ovoca solo una rigiJita muscolare raJPidamente tran si toria, e fa s parire una rigic.li tò. durevole prodo tta nel modo accennato a l N. l. Una soluz ione acida al 0,5 •;. fa subito cessal"e la es is tente t'igiùi tà, ma non determina alcuna rigidità o sola momentanea. 3• Un muscolo che è sotto la ri gid1tl:l cadaverica JJOSsiede una maggior e acidi là di uno non a ncora irrigidito. La <:lci dità è pure aumentata dopo la spontanea risoluzione della rig idità. 4• L'acido che si sviluppa spon ta neamente n el mus colo d urante la produzione e la risoluzione della rig id ità museo· Jare, come pure l'acido Lattico o cloridrico che. provocano una artificiale durevole ri giJ i tu cada Yerica, non suno libet·i nel muscolo, ma com binali con l'l miosi na. s· Se l'acido che ha preci pitato la miosina dalle sue so· luzioni saline é n eutralizzato, la miosina è di nuovo disciolta e i.l liquido torna ll·asparente: Sperimento: La r ig idità ca. ù a v erica pr·odotla àalla iniezione di un acido si dilegua dopo la iniezione di una equival ~nte qt:antilil di soluzione sodica .

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, RIVISTA

Se con r allacciutut·a dei ,·asi si sottru.e una zampa di una l'ana alla circolazione, e mediaule la iuiezione di 0,5 Ctm. eli una soluzione di acido lattico u 0,1 o 0,2 ' /, si induce nel gastl'ocncmio la t·igidità cadav~rica, questa cessa a poco a poco in tutte le zampe dopo il r-i s luLilimentu ddla circolazione sanguigua, e dopo un certo tempo l'animale s i serve del muscolo s lolo irrigidito pr ecisamente come do:-lla zampa rimastn ~ana. G• Se la quanti~à tl r,ll'a.cido era piccola, la miosina da esso pt·ectpilata è di nuovo Jisciolta merce l'aggiunta di un u soluzione a l l :3 •.. di sale ammoninco. 7• La miosina è precipilalu dalle s ue soluzioni saline dall'<:lc• rua distillata come una mussa opuca clt•~ nei primi t•~ mpi o quando l'ac• rua non è eccessi n l si ri d i scio~lie nell'acido m olto diluito, come anche in una soluzione a11 3 pe'l' cento di sale ammoniaco. 8" Se lo sviluppo naturale dcll 'aci~lo, o a meglio dit·e, se l'a;cione d ·un aciJo natura lmente svlluppatosi nei muscoli di una r ana morlu é impedtla dalla circolazione al'lifìciale di un li•ruitlo debolmente alcalino, la •·i gidità cadaverica non compat·isce punto pet· dieci giol'lli. Se allora ~i fa cessare la circolazione del liquido alcalino, dopo breve tempo larip-idilà ca.l nYet·ica si manifesta. Le soluzioni ocide lu r•·o,·ocano s ubito con tutte le sopra menlo,·ate r1ualltù, anche dopo ··ssere stata mantenuta la cit·coluzione alcalina pet· 20 e 23 f!iv rni. 9' La miosina precipitata dagli ac1di o da poca acqua distillata dalle sue soluzioui saline conset·va le sue propt·i~:;Là ch imiche e non è cambiatlt nè in sinlonina ne'l in m odificazione insolubili:!. Inl'lllli la espcri L'nza din 1oSLt·a che la so~tanza muscolare fl'esca e quellu in l'igiùità cada verir.a appartenente allo stesso animale conleng•Jno la stessa quan · tità di miosina. (La miosina è e~Lralla cornplelamenle dalla sostnnza muscolare tritun1ta con pul'a sabbia mediante la ,.:oluzione a l 13 •t. òi sale ammoniaco, p•·ecipitala col calore rt~cco lla ::-ul fel tro, lavata, secca, pesula). La m insina è precipita ta col riscaiJ.amenlo dalle sue so· 1uzioni ..:oline, ma la sostanza separata non è più miosina


nEO! C.\

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· eù 6 affutto insoluuile nel sale a muwnia ~'o. Qui ndi In ben nola rig iJ ita muscola t·e cagionaLa dal calor·e d ·~ ve dlll'e r·ire ·essenzialmente dalla rigidità cada \'erica nolut•ole. ·t t• Il lct:> no dei muscoli favoei sce lo s vi luppo de ll a r igiditu cadavc t•ica pe t· la ra pida pt·od uzione acido . L a inie zione di un poco pi(t di acido fa s ubi to s par•ir·e la t·igidiltì. 'l:!" L a rigidilil cadavet•ica può s uccedet·c alfallo indipendentemente dnlla contt·ozione muscolar·e, come è put· fa lLo chiaro dallo s perimento s olto il N• 8. Da questi sperimenti è leci to con clw let•e clre la t·i g id ilà . muscola t'e cada veri ca pro \'iene da una lempot•fm ea sept11'a :t.ione della mi asino cltimicamente inallet·a ta dnl s uo s t.a to semifluido nel plas ma muscolare , che questa separazione é {·a us ata da·lla for'ffiozi one do po m 01·le òi un acido nei tessuli , e c.he la risoluzione sponLAtH:a dello r igidità cada ,·et·icn nei musco li non ancot·a c~hluli in pulrl'fuzione è operata d allo s vilu ppo di una moggiore quat:~ Li la di aciùo.

:E,perlenze •nlla oompre..lone del cuore, del doll. Kj';OLL. (Cen lralu. f iir clie m edie. W issrmsclt. , 18$:2, N. 13).

Il Knoll s tudiò gli effd li de ll t~ co m p !·e~sio n e del cuot•e sui cani e sui conigli i:1s ufflanùo t'ell'ot•ia nel lot·o pel'i cal'dico me. d ian le una cannula ap punta ta o l'iempicndo di ot·ia uno spazio ple ut·ale o il m edias lino. In ollre fu in un'tll lr·a lun ga s et·ie di cas i provato l'elfello della comp r·essione del cuot·e mediante la pi·essione del dito o quella d i un peso. Eccone i r·esu!Lali. La insuftlazione del pe l'icardio cag ionavo dappr·ima l'abbassamento della pressione a r te riosa e lo accelet·amenlo dei bolliti del cuot·e, e poscra, come d 'l'ello seconda rio, ne ·segui va un aumento de lla pr·r:s:::w ne cv n l'allentata azione {lei cuot·e. Quindi la dim inuzione della pt•essione at·te riosa .di pende s emplicem ente dal dislul'l;o meccanico della circoJazione menlr·e l'aumento della pt·cssione che segue come -€ffetto secondario é ca giona lo p r·ine ipalme n te dalla i l'l'i lazio ne .(lei vaso-costl'illori. Così non solo l'tll' t'eslo, ma anc lte il rii=<lobilimento delia circolazione san g ui~na eccita il sis tema


933

RIVISTA

nervoso centrale e provoca il ristringimento delle piccole ar·tede sollo l'influenza nervosa. Ma per quanto rigua rdu l'acceleramento dei battiti cardiaci prodotto dalla compressione del cuor~, esso derim da una diminuzione del tono del vago la quale a sua volta è causata dalla irritazione· dei nervi sensitivi del cuore. Il rallentamento dei battili car·diaci consecutivo alla compressione del cuore è" essenzialmente effetto di una irr-itazione del cenLr•o cerebrale dei ner•vi inibitori del cuore. l n pal'i tempo con la insufflazione del pcrical'dio, in conseguenza della disturbala circolazione sang uigna nel sistema nervoso centrale, si produce una altera. zione nei movimenti .r·egpirator·i, i r1uali si acceler·ano in pr·incipio della compressione del cuore, ma dopo pochi secondi si ra llentano, specialmente per lo accadere di più o meno lunghe pause espiratorie. In questo s tadio si manifestano mollo feequentemente spasmi muscolari, movimenti respiratoci forzali , pause di t'espi razione per· te tano r espira· tor·io; può osservnrsi anche il nis tagno. Queste alterazioni , come nella insufflazione del pericardio, scccedono pure se un sacco pleurale o il mediastioo si riempiono di aria ati alla pressione. Il Knoll espone poi alcune considerazioni sulla appliCtlzione dì questi sperimenti alla patologia uma na. Cosi nella pericardile accadono Lalot•a gravi assalti nervosi, ipoli mie, sopor·e, anche convulsioni, che dai vecchi medici furono ri· guardali come sintomi frequerrli o ca ralleristici, i quali si spiegano facilmen te per disturbi di circolazione del cerve!.lo in conseguenza della compressione del cuor·e; e così pure la g ran ft'eq uenza del polso nei malati solferenti di pericardile essudaliva. Da questi sper·imenti emerge pure cho gli abbondanti essudati pericardici senza alcuna complicazione possono cag ioHare una scomparsa del polso collegaln con una determinata fase r espiratoria onde può aversi un fenomeno analogo al polso paradosso del Griesinger·h·ussmaul. Per·ò I'{Ui non si lralla che di una esager·azione di, una modificazione del polso che è determinala dalla respir azione anche in condizioni normali. Lo stesso fenoinenopuò IJUindi accadere anche nei grandi essudati pleurittci. I


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MED IC.\

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"lr·isli fe nomeni clte succedono talora ne:l rapillo vuo tamP.n to 'ùi un copioso essudalo pleuritico s i spiega no pe r i mentoYali effetti sccondat·i della compress ione del cuore; anche le spir.cevoli conscp-uenze che spesso accadono quando si lava a f!rande acf(ua la cavità )' leurale s i spiegano facilmente p er· la compr essione del cuor e. Finalmente il Knoll crede che i rapiJi casi di mo t·le per compressione del pet to , abbiano pure per caus a la compr essione del cuor·e.

Azione del foaforo aull'organlamo animale. Sperimenti d el dott. H. MEYER . - (Arch. fii r e:.eper. PaihfJl. XIV e Cen lralb. f. dia medie. Wissensch . 1"82, N. 23). Il fo s foro fu duto ag li a nimali s u cui fu sper imentato, rane e conigli, o sciollo in 100 parli di olio di oli va o in forma di emulsione gommosa, mentre la reazione sempre fortemente acida delle soluzioni e delle emuls ioni era volta per volla neu tralizzata o r esa debolmente alcalina col cal'IJonalo soJico. Alcuni millig rammi di fosforo intt•oJotli in ta l forma sotto la cute d'una rana produssero dapprima una maggiore vivacità dell'animale pt-r la durala di circa mezz'ora, dopo di che tornava allo s tato normale. Dopo lO milligrammi e più le rane mostravano sulle prime egualmente mnp-gior e vivacilir. ma di li n poco o il g iorno seguente er·ono trovate m orte, stese s ul ventre con le eslr'emita rallra ppile. Anche d oro la ~omministrazione di 0,1 - 0,2 di fosfor o, g li animali n1o1•ivano solo dopo il corso di più or e. F enomeni manifesti a ll'esterno di avvelenamento non furono ma i osservati, e solo molto lardi appariva un infievolimenlo della mobilità e sensibilita che aumenta va rapidamente, e la morte seguiva in cit•ca un'ot·a. Convulsioni letaniche poco avanti la morte !"autore non le ha mai osservate. l muscoli e i nervi erano dopo la morte normalmente eccitabili, il fe gato par eva di regola degener·ato in gmsso. I ven tricoli del cuore era no arrestali in dias tole; tocca nJoli un po' fortemente per lo più risponde vano ancot·n con una contrazione, le or ccch ielle pulsavano ancora debolmente. L'nlt•opi na non eset·cilava alcuna


!H VISTA

influenza ~ulla il'P.:ogolaro e inlermillenle azione tlel cu or e · cagionala dal fosfoeo, al conlJ•ario per una il'l'itazi one chimica pe1·mancn te del muscolo (sol icilato di fì sostig mina, ca nfora) il cuo1'e era piu o m eno rinforzato nella sua azio ne. Anche il pass.up-gio delle conenli allraverso il cuot·e i ~olu to . delle rnnc confel'ma!'ono che il fo$ fOI'O cagiona la pm·ulis i dei centri nen·osi automatici e più lardi an che del te:-::~ui o . muscolare del cuore, m enlt'e il sislemn nervose 1-'l'imal'iO t•egolatnre del cuore non ò imprc~sio nalo. Anche nei coni g-li il Meyel' non ha osser,·aLo dopo l'a ,·· velenarnento di fosfol'o convulsion i cloni che muscolal·i; al contral'io, co5'lantemenle un lento ma continuo abbassamento· della pl'CS5'ione sang uigna, fin ché ques la fìnalmenle, in conseguenza dell"a!'res to dd cuol'e, cade sull'ascissa. I vas i non vi pl'Cnde\"ll no par·te, poic h0 la ir·rilazione del cenlr·o n er·voso vascolBl'e pCP mezzo doll'Asfis«ia non er·a punto indeboliln n ella sua azione, e solo manca va immediutamenlc avanli ltl completa paralisi del cuore . l\ ei cosi non rari ùi anelenam enlo pel' fosror·o nell"uorno, in cui non succedono dislut'bi consillerevoli tlella sal ute gener'ale segnalo mente del s is tema nervoso centrale e la mor·Le accade r·apitla , impr·ovvisa, l'autor e è inclinato ad a mme ttei'<! la paralis i dir·etla del cuol'e come causo della morte; puicltè gl i t'iuscì con la tlir·ella in lr·otluzione del fosforo nelle vie songuigne a paralizzare il cuore comple tamente , m entr·e n ~ nel cuor·e nè nel fegato nò in a ltr·i Ot'gani poteasi ùimos tr·are nessuna f[ uals iasi alle razionc ana tomo-palologica. P er evitape qualunque eiTello embol ico dell'olio fos fo!'alo> l'a ulor·c lo emulsionò col COI'bonato di sorla , e lo inie llò lenlamcnte in dil·ezione periferica nella arler·ia femorale. Il Meyer• ha pure eseguito l'analisi del sang ue nei conigl r dopo l',lvvelenamenlo col fo~fo ro ed ha trovato che In quontitò tl r1ll"acitlo car·bonico che può eslr·ar·si dal sangue è dim inuita del f>0-~0 pel' cenlo, e ollre a que~lo ricor·da l'nbhossomento de i fenomeni tl i o:-;sidazione no lt~ li tlai precedenti aulor·i.


l i EOICA

011ervazlone sull'avvelenamento prodotto da 1catole dl con1erve alimentari, dPI doll. HE:-ii"ER. - (Gazette MetliecLie de PMis, ma ~gio 188:!, N. 20). Le t'icerche dell'autore hanno grande im pot·lnnza pel' l'i l!iene pubhlico . Dulie nnolisi fnlte s ul contenuto di g1·an numero di scatole Ji stagno per conserve, t·is ultn che la massima parte dei campioni conteneYano una quantità più o meno gronde di dello mclollo. Le espet·ienze fnlle sugli animali hanno provato che i sali slagnici sono innocui , mentre i sali stognosi posseg gono propr·ietù eminenl\' me nte tossiche.

Sull'avvelenamento con cloruro dl1ocUo. - ( L e Progrl·s .\'.léclical, rnagg:o '1882, N. 21). Il dotto r Richet ha studiato sperimentalmente le propl'ielà tossicl1e di me talli alcalini paragonate a i loro pesi atomici. Ha fallo iniezion i negli animali con soluzioni di clot•uro di !ilio, di so<.l io e di potassio; le sue ricerche sono state specialmente es~guile col clot·uro di sodio la cui innocui tà relati va el'a stata notata da diver s i a utori. Iniellandone una dose di quallro grammi pet· ogni chilogrammo ùi peso dell'animale, il dott. Richet ha visto sopl'aggiunget•e accessi lctanici di Sll'nord inaria violenza, paragonaLili a quelli che produce l'avvelenamento con s tr·icn ina o con assenzio. L'animale morrebbe in poco tempo, se non si avesse cura di eseguire la r espirazione artificiale. A dose più elevala, cresce sempr e più la rassomi~lianza dei fenomeni coll'avvelenamento di s lr-icnina; gli accessi letanici cedono il luogo ai cot·eiformi; da ultimo chiude lt'!. scena la paralisi, che fa seguito alla sopra ecci tazione nel'vosa.

Il dott. Rabuteau fa osservare al dott. Richet che le esperienze rifer·ile sono state falle per mezzo di sali acquistati dal commercio; che non essendo presa alcuna precau-


!l3G

RIVISTA MEDICA

zionc per assicurare la purezza chimica delle prepat·a zioni iniellale, Ila avvele nalo i suoi anima li con tulla altra cosa che col sale marino. Il dott. Rabutea u ha v<:~d ulo i sali di !ilio e d i sodio im-

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piegali dal dott. Riche t, li dichiara completamente impuri. Lo s lullio dell'azione fisiologica di sostanze tossiche non è possibile che facendo ricorso ai Mli cr istallizzati, la cui morfologia in vnriabile melle al sicuro da qualunque sofisticazione. Egli, rimuovendo qualunque causa d'et·rore, ha eseguito le sue esperienze, in cui ha iniellalo dosi di cloruro di sollio, più forli di quelle del lloll. Richet, senza cagionare all'anJmalè il menomo inconveniente.


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HIVISTA CHIRURGI CA

Ferita d'arma da fuooo del oranlo guarita con permanenza del projettUe. - (Deulsche Zeitsch . fur Chirurg. X V e Centralul. fur die medie. Wissensclt. - 1882, N. 20). un pensionato di 62 anni, nell'intento di tog liersi la vita, si cacciò una palla Lefaucheux nella regione temporale destra, circa due dilM t!'averse sopra il terzo esterno del margine sopracigliare; cinque centimetri più indietro e un poco più in alto stava il foro d'uscita. Nello allargar e il foro di entrata con la sgorbia ed il martello per toglier via i coaguli, le scileggie ossee, la poltiglia del cervello e particelle di piombo, non si Lrovò nessuna palla, e dopo la disinfezione e il drenaggio, le fer·ite medicate alla Lister guarirono senza infezione: in pari tempo i sintomi centrali esistenti dapprima i quali consistevano in paralisi di a mbedue (7) le estre· mità inferiori, quindi in accessi epilettici con disturbi della mobilita e della sensibilità nella metà sinistr·a del corpo e in distut·bi psichici (completa amnesia) a poco a poco si dileguarono, di guisa che il malato dopo neppure tr·e mesi poté essere licenziato come completamente guarito. Venti m esi clopo il primo tentativo di suicidio, si tirò un altro colpo esplodendosi la rivoltella alLravet·so la narice sinistra verso fallo e cagionandosi estese lesioni nella metà snnistra del -cranio e nell'emisfero cerebt•ale corrispondente. P oiché la


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IHVJ STA

comun icazione della fel'iLa con lo cnvitù nasale non pel'm·~ ttent una ri gOI'O.;fl m edicalul'n anti settica , i l •niser o uomo. mori il sesto giot•no con fenomeni di encefalo-men ingile. Alla necr•osropia si lll'OYò, col·r·i spondentemenle al la ricoi'uata ftn·ila della tempi a ~ ini sLra pro.Iollasi nel primo ten latiYO ùi suicid io, una mancanza di osso ri empita da tessuto di cicu.LI·ice. Essendo la dura madr e dappertutto aderen te al cranio, bi sognò loglif'rla con questo, e presso la falce del cer·vello si trovò una specie di cordone di tessuto m olle, che per 112 cenl imetr·o dietro la inse1·zione della falce et·a solidamente ader·enle allu du1·a mudr•e, lungo in Lutto 7,2 centiru ell·i, e cir·ca un cenlimetr·o dal suo punto di inse1·zi one conteneva un pezzo di piombo appianalo infdrm e, del peso. di 0,8 gr·amm i e nel rimanente della sua lunghezza molle· altee più piccole pal'licelle di piombo del peso compl essivo di 2 gr ammi. Il micr•oscopio dimosl rn !Jueslo cordone composto ol tr·e che di el-ementi di tessu to connettivo, di lìbt•e ne!'vose degenera te. Intorn o l a maggior parte dei pezzeLti di pi ombo si trovava una solida cassula di tessuto connettivo. Ver5o IJUeslo cordone si dirigeva Lrasver sal men te nttraverso l'emisfero deELI'O e preci samente da lla circonvoluzione frontal e m edia e supe1·iore fìno alla incisura longi tuùinale un canale vuoto a pareti liscie che correva un poco sotto la !'<Ostanza cer·ebrllle g r·i gia . Il peincipio di !Juesto canale, nello slr ello senso il l uogo di entrata del proj eltile, slava specialmen te nella r egione del solco frontale inferiore e della ci l'COn voluzione f1·ont.ale m ed ia; esso era i n vi t a eh i uso da una spessimento cerl ular•e della dura m adre, con cui er·a i ntim amente aderente il sopradetto cordone.

La rottura della membrana del timpano oaglonata dal tuft'a.nl nell'acqua. - ( Th e Larwet, 26 agosto 1882'. Il dolt. H. A. Wilson di Filadelfia ha pubblicato nel giot'nale americano Meciical i\"ews, la relazione di due casi di l'ottura della m embrana del timpano cagionali dal tuffarsi nell'ac!Jua. In un caso un uomo si gettò giù dall'altezza di


Cll lll l"RGIC.I.

ci l'ca venti pi edi, c in quelln ch'ei per cosse l'ncrrun udi un fot·le r·um or.; che po ra gonò allo scoppio di un ctmnone. Su bilo dopo si acC'c,r se che l'udi to nel suo or·ccchio sinistro ePa m ollo irnper fe tto, speciolmeute per le nole alLe. Si Lrovò una l acerazion e triangolare nel qund rante anteri ore infer·i ore dello membrana del timpano. ~ eH'alt.ro cu::o un r agazzo nel tu ffarsi dA una no ,·e, udi come uno scoppio e credette di ovcr·e ba l tu lo nel fondo; qui n di e i solfr i la ve r· ti~i ne nd ili ,·a e s i lamen tava di uno zufolio nt>ll'or·eccllio destro allor·cho ~i soffiava i l naso. Con l'oLo~cot•io si scor·se una fo?ndi tlll'a cur·va nella po rte postcr·ior·e della melllbt·ana ùeltimpa no. In ambedue i ca~ i il dott. W ilson pot'tò accuratamellle a contntto i mol'gini dello fendi tura e li fissò con un sottile stra to di collodio disteso con un penndli rH• di pelo. In ambedue i casi lo emorr•ogio era completamente cessata quando fu vi sil<•lo il malato, e non vi er ano grumi da lo~ l ie re . Il dott. Wi lsrm pensa clte questo accid enlc~ sia più frequente di quel lo r ho gener al men te !:'i crede, e che alc-uni casi di sor dit.ù, dopo l'immer·get·5:i, che sono altr-ihuJt.i all'acrfun negli orecchi; sicno in r·eallu conseguenza di fessur·e m•llo membro na del timpano. Ei spiep-n il modo di formazione dPIIa lesione per· la rapida compressione dell'ada n el m ea lo utliliYo con tro una . m embrana scJtlile insufficientemente sostenuta dalla parte della super ficie intern a, e quindi consiglia che per impedii' ciò si debba far·e una ampi a inspi r·azi one pt'irnn di dare il tuffo con la bocca chiusa e il pala to molle 5olle,·ato per impedire la fu ga dell'aria atlr·ovet·so lo nari ci. Se loluno non ha sufficiente dominio sui muscoli del palato pet' for questo, può far l o stesso tenendosi tappato il naso .

Un oa•o di tuberoolo•l della llllg\1&, ùel dott. E. F t:'\GEH . - (.4/lgem. W ien medie. Z ec·ìung. 7 marzo 1882, N• 10).

La conoscenza delle alterazioni che pr ovoca la tubercolosi sullo pelle e sulle mucose açcessrbili allo. vi!jla é un acquisLQ dell'ultimo decennio. M entre Roki ntanski e Lc! ber t. nei lot•o. trattati ricordano solo le allerazioni cutanee consecuti ,·e al


!HO

JUVJ STA

t'" lll ru ç,Jli mento di luber coli nelle glandole li n ruticl •e e nella o«c;a, F6r·slcr c K lebs concedono alla pelle una cert a immun ità contr o i luber coli milia t•i. \\'a)!nr~ t· e O. \Vcbe t' amm iser o ptJ Ler si dat•e l'u lcera tubel'col osa della cute non propa~a la ;. m a ful'ono Comi! e R unvier che pr·imi si occuparono dislesamP.ntl' della quislione, e notar ono che oltr·e lo tuber col osi provenien te da a ltr·c pa rli possono pr où ursi anche delle ulcer azioni <lei la p 'Ile del viso e inlot·no all'ano, a venti ori g-i ne da luber coli m i l i ~:~r·i della cule l'am molliti e confluen ti. Con teibuit•ono allo s tudio della tuber colosi dd la pelle il Panller (187:l ), il Bizzozer o ( 187:3),il Ba um ~at· le n (1874), il Chiut·i (1877). Pi ù lat•di , al pari della cogni zione anul omo-pal olog-ico , si fece str·ada la co~ ni ­ ziune clinica, ed in J•<H'licolar e la scuola di Vienna contribuì essenzial mente a r isol vet•e questa questione. L 'Jar·isch e il Chiat·i pubblica r ono nel ·! X7!) un caso d' ul ce r·~:~ tuber colosa dd pFHi iglione dell'or ecchio sinislt•o diagnosticata sul ,·ivo, e nPII'anno scot·so il Ri •~l ll comun icò due cosi di tubP.t'col osi t!PIIt~ pelle e della mucosa di cui un o era un'ulcer a tubercolo><n della pelle del labbr o su p~; l'i ore,l'a l tt·odella mucosa del labbr o iufer·iot·e e della gen giva. Fea le malattie tuber colari delle: mucose accessibili alla nostra vis ta sono le più ft·erruenli insieme alle malattie della m uco!"a della larin ge e delle fauci quelle òella lingua. Secondo il cla!'>'ico trullato d<?l N edopil sulla tubercolosi, il tuber colo prilni Li vo della linp-ua compal'isce come fot•m a iniziale della tuber colosi e si s\·il uppa in forma di un nodo nel pa r·enchima del la lingua, si 8\'0nza a poco a poco ver so l o super ficie, si r ummollisce e forma un'ulcet·a pt·ofonda che t•iposa sopra 11na hasf'! dura infillr ata, e si di !>Lingue dal carcinoma solo per· i p unLicini giallicci che si tro\'ano alla sua base. Questo tubeecol o pr imi livo si s vi luppo ne;..d i indh·idui fin o allor A st1ni e spesso r ohusli. Da questo tuber colo pt•imi livo dehbonsi dislin guet·e qu ~" lle form e che si s vr•lgono sulla mucosa l inguale dt"gli indi n dui l isJci con pt·oduzione del lubercolo mi lta r e, il quale si t•ammolli~ce e foru1a cosi delle ulceeelte superficiali aloni che che con flu endo g:i uns-ono a gr rmtlP- es le n ~io n e, ma In loro p i'O \' ~ni em:a doi Lu ber cnli miliat·i è dimostrala da l trovar si 11ei IMo contor ni 11uest i tubet·coli spa r si e l e piccole ulcet·e da IOI'O de t· i va le.


CHJRUIIGICA

94. 1

Uno Ji questi casi fu osse1·vato dal doll. Finget• che cosi lo desct·i ve: U n uomo di :37 anni fu accol to il 13 feb . braio uella clinica Jel pt·of. Neumann; egli non e1'a s lato ma i malato: solo ùi recente aveva som~do un po' di tosse~ non a,·eva mai avuto emottis i. Cir ca quatlt·o selLi mane aù{lietro aveva notato una piccola ulcera dole nte s ul dorso della lin g ua che andò sempr e es tendendosi fino a raggiun ge r~ le pPesenti di mensi oni. Oggi tutl& la metà sinisll'a della lingua è coperta da un' ulcera che occupa tanto la faccw superiore che la inferiore della ling ua, eJ invaòe anche la me tà clesli·a ol tre la linea med ia na. Come centt·o di tulla l'ulcet'a si può rigua ròare una ragadc eslremamen te dolo l'osa, pt·ofoncla quasi un centimetro , che occupa la melli del dorso deila lingua, da un centimetro, e mezzo die tro la ]JUnta della lingua nno alla base. Il rima nente dell'ulcera è affatto supet•fic iale, il cui roudo è coper·lo in parte di u111 tenue sLI'alo gri · g iastt·o allravet·so il quale lt•aspat•iscono qua e là dei gr nnuli gia lli in parte formali da semplici gt·anulazioni. L'orlo è poco rilevato, sinuoso, coper-to Ja Ull U s l!'alo luf'daceo a cu i si unisce la mucosa della lingua pt·ol'ondamenle arrossata. Su ques ta s i s corgono, specialmente alla puro la della lin~oa , Jei piccoli noduli, grandi quanto un seme di miglio, pet• la eu~ confluenza si fOI'monc. delle ulcere lle piane, coper te d11 uno stralo laruaceo a margini seghell~:~ti. Il malato ha rorti dolor·i, pat•licolarmente nella deglulizionP. ed ha notevole sa livazione. Se si aggiunge che su ambedue gl: apici polmona t•i si Ila s uono ollus:o ed espirazionP. bt•onchiale; che la ser·a ba una ten1peratura. di 380 e 3&• 5•; che è mollo abbaltulo e cache ttico, sembrerà giustificata la diagnosi che s i tralli in questo caso di un'ulcera tubercolar~ della mucos a della lingua. Quando il malato entrò allo spedalc, la diagnosi distintiva fra !a sitìliùe. e la t~1bercolosi non ef'a :;ubilo possibile, perché allora no n esis teva che rulcera centrale profonda. l nodi miliat•i e le u lcere che s i Cormat·ono di poi, il corso ra pido, la mancanza di ogni fondamento dimostrabile · per la sifilide fecet·o ammeltere la diagnosi di tubercolosi ed escludere la sifilide.


111\"ISTA

Estirpazione della laringe rlusolta felloemente; rlstabllbnento della voce mediante una laringe artUlc lale, del doll. J. JocHI::LSON.- (S. Pei. medie. W ocltens., _1882, N' 23!.

Il dolt. Jochelson descJ'iYe un caso recentemente osservato n ella clinica ùel pror. Bergmann in VUrzburg. Da quando nel 1!l73 il Billmth esegui la p1·ima esli1•pazione della lal'inge, fJuesta operazione è stata ripetuta 38 volte, ma lìnorH pc1' l o più con poco favOI'eYole r esullamento, e la J'agione è p1·i nei pa !tncn te da J'icerca1·si nella ci t'eosta nza che i tumol'i che si opt,?l'at'ono e1·uno già in uno stadio ll'oppo inolt1·ato <li sviluppo. Cosi dei quindici operati pe1· cancro vivevano n'!l 1870 solo due che si tJ'OYavano ancora sollo cu1·a. Degli ape l'ati fino ad ora vi \'Ono anco1'a lt•e e sono ec;·~nli da I'ecidi,•a; ;n tulli e lJ•e si tratta pe1·ò di sarcoma che genet•almenta ammelLe una p1·ognosi più favorevole. Selle m aiali morirono dopo 3-14 giorni dalla. ope1·azione, quatli'O dopo 4 12 mesi. A. B. contadino di !H t1nni affiochi nel ·JSiO e a poco a poco si mnnifcslarono di sturbi di l'espil'O. Nel settembre 1 8'1 il prof. Hossbach fece diagnosi di cancl'o della corda vocale sin isLL·n e il prof. Bergmann per suase il malato a fa1·si operaJ'e. Stato prese11ie: L o nulJ'izione buona, nessuua lumefuzione glanùolare, la laringe m oviLile ma dolente. Dolo!·e 1WIIo inf!hiotlire, voce fi oca . La piega arileno-epig:lollica sinistra è ingrossata, olia pa1·Le posteri ore di essa travasi un lu mo1·e mammillm·e. Di lù lì n den tro la la1•inge la mucosa ò spessila, ineguale, la co t'da Yocale sinistra ingrossata, t~ o n bene tlel imitata, la destra iperem ica e a l uoglli ulcerata. Il lume della l oriu~e ristretto. Anche sulla pa1•ete posLeJ•iore della lai·inge si può riconoscere lu neoformazione. Al Bergmann pa1•ve che stesser o contro il canci'O l e seguen ti 1'8gioni. 1' L'essere la n eofot·mazione tr·oppo uniformemente estesa. 2• La mancanza di ogni tumefazione glandolare e la quasi nulla altel'azione della forma esterna della la1·inge. 3• La durala di un anno e mezzo della malatt:a senza alcun -dislul'bo della salute genel'ale. Pel' lali motivi il B ergmann


Cl! IHCRG l CA

sollopose il ma lnlo a una cura antisifililicfl, CJUanlunque nulla vi rosse nella anamnesi che la consigliasse. La cura anlisifilitica non E.-bbc alcun ellètlo, ma la salute del ma lato cominciò solto l'iUsO ùel mer'curio e Jell'iod uro di potassio a delel'ior'are, e cosi s i polé escluder e s icuramente la sililide. Intanto aumenta va sempre più. la difficoltà di r espit'o, cosicché il Bergman n il 6 dicembre fece la tr·acheotom ia e il 12 g-ennaio pa ssò all'cstil·pa:done delln laringe, a!'porlando con essa anche due anelli della lr'aclte a . La operazione segui ri~piùa m e nle e fe licemente. La ferila fu mPdicata con l'iodo l'•)rme. Bencl1ò uso lo il lampone del Teendelemburg, nel lu !Jo respir aLOJ'io penetr·ò un poco di Eangue che ndle pr·irne sei ore dopo l'oper·uzione ca)!ionò distur!Ji di r espiro fin ch è fu -espulso con la tosse. La camera del ma lato fu empita di vapore acqueo, e a lui fatte polve!'izzazioni con acqua di calce. Alimentalo mediante lu sonda esofag'ea. La sera tem· per•atur·a 38',2 dal 13 al 15 fr·a 38' ,2' e 38', 8', cadde il giorno seg-uenle a !18• e dal 20 gennaio il malato fu senza febbre. Il 22 gennaio egli ing hiolli bene se·nza sonda, ma una par·le del cibo usciva dalla ferila, quindi di nuovo l'alimentazione colla srmda. La ferila si r eslt•inse rapidamente, talchè iliO febbeaio bisognò dilatarla di nuovo con la laminaeia. La salute generale e ccellente. Ve r•so la fine della quinta sel.timnna l'infermo si recò a Tubinga dttl fabbricante di strumenti cllir•urgici Bayerle che sollo La sorveglianza del pr·of. Br·uns gli adattò una laein~e arlif1ciale, con cui egli può pa dare chiaramente e dislinlamenle e se ne lro,·a conlentis · si mo. L'esame microscopico falla dal p rof. Rinùfleisch palesò il lumor·e come un aùHnoma. Pr•esenta ndo l'infermo alla Socielà mndica di VGrzburf!, il prof. Bergmann dichiarò che tiene n ecessar·in la tracl1eo· tomia come primo allo della operazione solo nel caso che <:sistano sintomi minaccios i di soffocazione.


Rl\' ISTA.

Sulle lealonl anatomo-tunzlonall prodotte da eateae aoottature della pelle, pel dolL. CATIANO. - (Ceniralblait.filr clie medicinischen Wissenschaf ten , N. 25. - GiugnoJ 882). Non !"Oddisfallo l'oulor·e di tutte le varie ipotesi emes8e antecrdenlemente per· s piegare le ollerazioni nnutomo-fonzionnli che ten gono dietro alle vas te scollature della pelle, ammette per· base che nelle scollature, mer ce la r apida infiammazione venga conve r·tita in veleno una sostanza chP tl'ovasi uormal mente nella pelle, il cui assorbimento produce le allerazioni sopra ricordate; la s ostanza che n ella peiiP. s i conve r•te in veleno sarebbe il formia to d'ammoniaca. Disciolto il detto sale con acqua bollente e versato in una capsulu, s i converte per· sollrazio ne d'acqua in acido idt·n··itmico; condizio ni del tutto eguali si riscontrano nelle scollature ed i fenomeni sarebbero perciò da attr·ibuir·si all'azione tlell'ocido id rocianico riassorbi to. Il decorso tlei fenomeni principali subiettivi ed obielli vi ol'l'r·e fino nelle sue più piccole gradazioni lo stesso l'{llarl r·o morboso e lo stesso complesso di sintomi propri dell'azione rlell'aci!.lo cianidrico. Anche le ulceri del duodeno sono da altr·ibuire all'assorbimento di ques t'acido, oppur e ai s uoi pr odolti di decomposizione. P er la nefrite che tiene dietro a lle scollature l'autore non ha potuto trovare alcuna spiegazione. P el trallamenlo fa duopo combattere la forza di assorb imento mercé fome nti d'acqua fl'edda e combatteJ'e la para lisi carJiuca mercè iniezioni. soltocutanee di atr opina .

Due ferite penetranti. -

(Lr:ncet, 26 agosto 1 8~2) .

L'Indian Medical Ga:;ette dello scor so luglio contiene una succinta narrazione di due casi inter essanti. Nel primo, a vuto in cura dal chirurgo magf!ior·e Corbell, trattavas i di un uomo su i trenr anni colpilo da una palla di fucile Martin i-He nry, e~pl oso allo distanza di 1950 -yat·ds. Il pr·oiettile


CUIIIURGJCA

( jl .• t.

··· ·. )

entrò t•nsen la n do la q ll fl r la vPt·le lJt'u cer·vicale, s i j'Ot·lò lt tnanzi , in ba,:;so ed a sinis tr·a ed usci tra la second n e terza cat·lilolline cos lulM. Il fe r·i to E: putò cir•ca ollo oncie di san gue, ma due Ot'cl dopo !1on s i vedeva più tr acci..: sa nguigne ne~li s puli, benché oll'ascolluzione si udis:::ero mol ti r·antoli vet·so l'npice del polmon i' d•lstr·o. Vi era uneste;-ia e a nalgesia J cl ht•accio de~ l!·o il quale e t·a più ft·eddo del s inis tro e coper to di s udore vt:->ctdo. Non vi era perùt la di movimento. Le fer·i le fut•ono medtcale con olio ca t·bolizzalo al due e mezzo pel' c?.nlo, e fu souHnini~trala inte rnamen te una mis tura contenente oppio, se~ulc cornuta ed acido gallico. La feri la guarì senza s uppu eazione e l'ind ividuo fu licenziato dall'ospedu le l'er fe llamente g um·ilo dieci g iomi J opo l'twvenuta lesione. Il secondo cos o si r iferisce ad un fa nciullo indiano di c inque anni colpilo da una cornata di bove cinque g io rni t>rima che v".!n is<>e in curo. Al !'esume d ~ l fan ciullo fu riconosciuta una fe rila it•regolare di circa due pollici sotto l'at•co costale s inistt·o, atlt·a ver·so la •ruale fe rita si vedeva protrudere l'omento per l'esten;-ion e di due piedi. L'a mento, i l quale era molto congestionalo, fu reciso al di so lto della leg atura previarnen le pt•utica la e dod ici g iorni dopo il fanciullo veniva put•e licenziato dall'osped ale perfe tta mente guarito. Il trattamento generale d0po lA esportazione dell'omento conRislelle in poche dosi di calom elano e ~ oda per favorire il molo per istallico dell'intestino e rruindi in un buon nutrimento e nell'uso dei tonici.

Undeolmo Congresso della società. tede•oa dl ola.lrurgia a Berlino. -1 •Sedula del31 ma g~io 1882. - (Deutsclte Mellicinische Wochenschr~ft - 17 g iugno 1882, - (continuaz.).

Sul tamponamento permanente della trachea. (Dott. MtCBAEL di Amburgo). Il s ig. Michael dopo aver eseguilo da mollo tem po la trocheotornia in un giovane di 22 anni, all'e tto da malallia csncer osa limiljlla alle corde vocali s inis tre, malattia che fu

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Ili\' l ST.\

diu;;no!"lwata n redrnntc d luringo:;copi·o , pi'(JC(·.Jc lli; uell'oltol!re 1 8~ 1 alla lar·ingofisf'ione . Sr·bbene la diffusio ne del cancro procct! L•ssc sempr·e più, e a vesse colpilo anche le parti infer·ror·i nlle Ct~ r•de voca li destr e, e la car·Lila[line cr·icoiùe, il sig. Miclwel si acco ntentò di togliere le parti uffelle rol cucclriaio tagliente e con le for·uici. La canula ru allonlanata s ul,ito dopo l'opera:done. Tutto pr ocedelle beuc lino a l ter zo g iorno. in cu i s i manifestò un peg~ i o l·a menlo, e pr•ecisame nle 111ra l0sse fortissi ma (lllando l'a mmalalo ingluolti vu. N eppur con la sonrlu s i g iunse u nulr•irlo, la n Lu ('he era minaccill lo di mOI'te per· inanizio:w. E poiché l'ecci· tamenlo alla tosse pr·overli\'a da una HsLola ulcerosa lat·ingo · e so fu g~ a a Ila pur•elc pos teriore dd la cat•Lilagine cricoide, il il sig. 1\Iichuel applic.ò una canul u tr·aclrea le, riveslila di un tubo di gomma, grosso a l punto da t•iempire complelamentr. il canale aerèo. In tal modo cessur•ono lutti i distur·bi. Rirnas la a posto la canula per cinq ue m esi, il sig. Michael si polé pers uuder·e m e d ianle ispe;done larri ngoscopica che es~a non aveva p1·odoLLa alcuna pr essioue, e che la mucosa non eca essenzialmente a.llet•ala. Ancor ch é ntancassero le ver e corùe vocali si potè ollene r·e una fave lla, bencbè difettosa, con l'ai uto Jei legamenti a t·i-<'pig-lottici. Questo canula di tamponnmenlo è t•accomanJata dal c;;ig. Michael in modo special<! in s eguito all'eslit·pazione della la t·in ge per· impedi r e In pneunomia causala da c01•pi s lrtinieri. La canula Ji lamponamento di TrenddenlJul'g di azione ins ufficiente, dovrebbe, secondo il sig. Michael essere sosliluila da questa, che sia per·ò riempi ta d'acf'jua, invece che d'aria, o cit•condata d'una 5pugna compressa e suscettibile di gonfiarsi poi, mediante l'rt1iezrone d'acqua.

Le lesiont: del petto. (Doll. Rirm!NGER di WUr·zburgo). Sulla natura della commozione torocica r egna tuttora una c1•rta oscurità, e la lette r•alura chirurgica non ci offre che n.ochi cosi acceelali su ta le at•gomento. Fu perciò che il sig.


CHIHL' I\GI CA

H ie lin~et·, seguendo l'esetnpio di K oclt e di Fdehnc isliLui Je~ li espe1·inw nti pe1· gi unget·e a r is ultati posi tivi. Un lievis· stmo colpo al lOI'ace l'a abbassare la p1·e;::sionc su ngui gnn che si •·i alza nuo,·tnnenle dopo il colpo. Se i colpi sono più forli, la pre!';sione snnguigna si abuùssa come nell'cer i lamento del vago, senza che si m anil'eslino nella r espirazi on e speciali fenornPni. Coll'acct·e<:cersi del L1·auma a v \'iene la morte, e si t•invengono nel pol mone e nel fegato sl!'avasi sa nguigni. T t1l i com plicazio ni si verificano anche in individui morti in <'OI ISPguem:a ùt·lla rosi dctl n commozione pol monar e. Come si spiega il ren om eno puro ùi commozione e l'abbussamrmto ·della p1·ession() sa nguigna? Nel taglio del vngo l a pressione sanguigna si obbus;:;a eguo lmcnte, per subi to l'ialzarsi. N ei casi , in cui si era al!giunlo l'eccitamen to pe1·ifet·ico del vago . In p1·essione sanf!'uigna non si Pialzò che o pO('O a poco. È probabile quindi, che i fenomeni della commozione lot·acica s•eno essenzialmente elfelli dell'eccilam enlo dei nervi suddell i. L e scosse prodotte dai colpi si estendono al punto da g i u n p-e1·e forse fino al midollo .'ip i nole. l disLUI·bi Llelle vie I'Cspir·alol'le sono di nalul'a second ari a; ·conseguenze rl i anemia del cervello e del mid ollo oblungalo prodotta dalla fu11zione aller·ata di C{Uei nel·,·i .

L'importan:za e l'uso dei lJagni pr:rmancnti nel trattamento delle malattie chirurg iche. - Dn ll. SoNNENBt;RG di B erlino). Il sig. Sonnenburg basandosi sulle proprie esperien ze esegui te nella nuova clinica chirurgica di Bet•Jino, che po!:ìsiede un eccellente stabilimento di bagni, raccomanda quelli caldi •pP 1·man enti come Clll'a con!'<ecutiva delle ferile prodotte da ·operazioni chi1·ur~iche e nei tumori torpidi o complicati. È cer•Lo che il dolore diminuisce, che la febbre s'abbassa, e che l a secrezione è minol'e. Si a vrà eu t· a per ò che le gr·anulazioni n un chiudano troppo JH't>s to l'apel'tura di scolo nelle feri le a fondo chiuso. Il sig. H agedorn di MaP'deburgo asser i!'ce avel'e fallo fre•JUente uso di lali bagni Ouo da 20 ann i ot• sono, e che i ri-


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1\JVJSTA

s ulla ti da lui o tle n u li fa r·ebbe t'O o nor e al lra tta me n lo delle· ferite ne l per·iodo antisettico. Tutte le ope t•azioni della pie tra eb ber o, con tale meloJo, csilo felice. Eg li raccom a nda pa r licola r•mente questi bagni ne lle scollo tu r e e ne lle fi s tole feca li. S c hede, n ei casi in c ui una ri go r·osa cur·a assellit:a e1' & impossibile o restava senza s uccesso, ebbe o ttimi l' is uiLali ùa bag ni pe t'ma ne nli , m a r esi a ntisettici coll'iposolfilo di soda· (fra tture complica te, decubito, e osleo mie llile mu ltipla ). Anche Bardeleben a ppro Ya q ues ti ba g ni; ri tiene per ò la lo r·o azione piu s ic ura rendcndoli a ntise ttici Clll Limo!, e con l'ace luto d'a llumina . 2" Seduta . S'u l tra i/am ento del oenu oalgum.

(Dolt S CIIEOE di Amburgo). Me nlr·e il ,;ig . S c hede tratta negli indi vid ui a van za Li in c ii\ il r;en u oal!Ju m con la osteolo mia linea re, dic hiara tutta via c he n ~i fan ciu lli da i 3 a i 9 a nni è m eglio us m·e r osteocla;; i. Egli fratlul'a o rd ina r·ia mente il fe more al disopr·a delle epifi s i ; r·a re volte la tibia, e sostie ne di pote r· produrre uno fr·allura in un da lo punto, evita ndo un distacco delle epifh i a nc he in pr ossimi tà delle càrtilagini. In quest' ultimo caso ese g ui 21 volta la os leoclns i.

Trattamento della .frattura tipica dell"eprjìsi infer-iore cleG radio. - ( Doll. ScuEoE). N el tr·altare la frollura de lla epifisi de l radio, S c hede non a ppr o va g li appaì'ecchi t'igidi; essendo essi caus a de lle ri gidità, to nto di ffi cili a rimuove re, le quali s i manifes tano talvolla alle at·ticolazio ni della mano e de lle di la; e pt·esenla una s tecca di l e~n o da lui adoperata con ollimo ris ulta to. Anc:he Ba rde leben s i dimoslt'a pa t·tig iano del Lratta menlo a s tecche, mol to raccoma nda to pri ma di lulli da M a lgaig ne. Hosenba r h di Golli nga, s egue ndo il me todo di R oser', adoper ò sempre


CniRURGICA

n <.' lla posizione fle ssa della mano una s tecca dorsale. Bitlt•oth ·e Langenbeck difendono gli uppat·ecchi a gesso, i 'tua li quando sono bene sorvegliati , t,on portano mai alcun danno; ambidue nell'ap plicars i non si set·vono mai dei na rcotici.

Caso di r·ese.u one par~iale della r·occrJ petrosa.- (Dott. GLUCK di Bet·lino). 11 s ig. Gluck, dopo av<.'r Elslr·allo con lo scalpello per 15 volle n ei cadaveri la carotide dall"osso pelt·oso, tr-ovò occasione di Pseguire tale opet·azione s ul vi vo. In un indi vi duo affetto da i anni da otorrea al lato sinistr·o, s i manifestarono, in cons eguenza di raffreddamento, forti dolot•i al capo ed all'orecchio, ct>ompi, sopore, paralisi faccial e, e colasso con abbon·do nte emor!'ag iu dall'or•ecchio stesso. La diag nosi fu di rac·colta pur·ulenla, sotlomeningea in corr·ispondenza della r occa petrosa e ulcerazione della caro:ide. Sollevato dielt·o all'or·ecc!Jio un lem bo sufficiente, si stacco cautamente collo scalpello il pr ocesso mas toideo, insieme alla pira mi de, in guisa che la dura madre l'imase scoperta. In seguito all'incisione di questa membrana furono es tra tti 60 grammi cir ca di marcia; non s i riuscì per ò a scopri t·e da qual punto provenisse l'e•mot·ragia. L'esito fu letale, perché la suppurazione si era estesa anche ad altre parli del cervello. !n un secondo caso d i carie delle cellule mas loidee venne egualmente pl'alicato con lo scalpello un'estesa resezione, la quale ebbe pure per conseg uenza la morle. Escher di Trieste ritiene, che per una buona cura dell"otor rea, s ia inutile un'operazione cos i violenta, e che l'emorragia sia da considerarsi come venosa. Ammette tutto al più la tt·apanazione del processo mastoideo. In un caso simile egli lt•ovò il seno jugulare obliterato; co. sicché, malgrado l'aper·tura accidentale dello stesso, non si -ebbe emorragia.


l\IVJSTA A.[{e~iuni arii·:olari per

si11lide.

(Do tt. ScHliLLF.R Ji Berlino).

Il s ift. Srhiiller è (ravviso clw le infìnrntnazioni sifiliLiche· delle at•ticolllzioni sieno mollo più ft·cquenli che non si cn·Ja. Nell a lue I.IC((Uisila, esse si manifestano in forma di sinoYi li acule siet·ose, ~ come tali giudicate dt1~li sp•'CJalis ti. Più t'requenleme nte però si osset•va la sinoYile subacuta e cronica nella lue ta rdiva~ In essa , Jopo la :::rompar·stl dell'essudalo, s i avt'ebbe uno sceicchiolio ca t·a tter·is tico Jiell'arlicoh:IZi(llle, pet'Ò senza inspessm enlo sensibile. Piu di lutle le a!LI'e fut' ule è fl'er1uente 'lttella gommosa della s inovile, e lo stesso signor Schuller elJbe ad ossenm·la m olle volle. Il nodo gom-moso ha sede nella cup!-'uln o nel p<!I'Ì!Jslio, a..:compagnalo da :::.pan ùirnento !"iet·oso. Ins ieme al processo specifico delle dialisi, si manifestano pUt'e ùe ll ·~ s inoviti s ier ose, e talvolta anche put·ulenle. Il detennin ur e le local izzazioni della sifilide ereJi la t·ia è còmpilo assai pill ùillicile . Nei bambini, secondo Hliller, In si filid e invade le at•ticolaziunt del ginoc(•llio. Schulle•· in un bambino riconobbe s ifìlitico un lumol'e bianco dell'articolazione del piede . Rimase pet·ò ollremodo sot•preso di non trovar·e nella r esezione null'a llro di anormale che alcune macchie gialle alla cartilagine. E gli non saprebbe indicaee se CJUeste macchie sieno CJUC!Ie che H uller conside1·a come patognomoniche. Concili udendo, il do ttor Schiiller fa cenno delle infiammazioni alle ar·ticolazioni, che · si manifestano solto forma di gonfiore s ubac uto seuza febbre, e elle si possono accoppiar·e con le infiammazioni delle cartiltJgi ni epifisarie (osteo-condriti). 3- Seduta ciel !J giugno.

Cn nuooo metodo di medica~ione, e l'uso 1/el sublimato in chirur·{; ia.. -

(Dott. KUM~IEL, di Am burgv).

Il sig. Kùmmel riferisce s ui mezzi da m edicazione che eb· bet•o un ottimo e strao t·dina t·io ris ultato nel l'ospedale di Amburgo, dopo che venne abolilo l'uso (lell'iodofot' mio. Qucsl'ul-


CIIJJll' I\GJ CA

Limo pe r·o , SPcondo lui, ebbe la s ua utilitù, aYen<.lo pol u.lo dimos tr·are che 111 poh·•>r·c: s i od olia benissimo quando sr voglia ottener·e l'oc.:cl us inrll!. In se~ u i lo a svariati esperime nti eseg uili corl l'atido su licilico, con la nal'lnl inu, col b is 111ulo , co n l'acetato d'alluminn, coll'ur·gilla e il ca r bonalo di calce, s i t•Olò ve ritlcare c he la m escolanza di car ho11è o di acetato all uminico (3-5 %) ò un eccel le nlo onlisellico, specìn lmenle in quei cas i in c ui s i v0glia evita re l'azione velenosa del l'acido carb frl ico . Cosi Schede l r nllil le feri le pr·odolle dall 'esli rpnz ioll u <f<: ll'in teslr no r·e lto, abolfl tHio le IHvul uro, e introducendo nello s tesse fe r·ite la m escolaiiZll ucccnnatu , la quule, passati gli 8 o 12 g iomi , si staccava a poro a poco. Il corso fu f'••licissimo senza reliquali di l'i:,Lr·ctlezza rilevante oll'ano. In que,;li ullimi m esi s i r.~cc uso ddltl soluzio ne d i ~ ublirn a t o ('; ,.. ,) specialruente nella disinrezionc del la seta (6 o r·e), d el col~ut (l:! o re) , e p~t· pt·epara :·e In ga rza e l'ovatta col sublimalo combinalo alla polve re di ca r·bone. In luogo J i 'IUI!~~a poh·et·e s i adoper·o lulora dcll u sabbia bruciata d i quarzo, che, disi ni'cll a la essa pur·e col s ublimnlo, ven iva verso ta sulla fe ri la, fo rmando u na crosta solida, solto la f!ual e lfl gua ri~ io n e procedeva r·apida me nte. Nelle guo J'if! io ni pel' p!'ima i111Lenzio ne si fece uso del drena[!gio con Lubi capillari d i ve tro,. inYece eire dei tubi di gom ma. I prim i agiscono per a llra zione coprlla l'e, e no n !to nno bisogno di essere collocati nel puni·O piu inclinulo della ca,·ila, conduce nùo ben is:"imo i sect•eLi siet•osi dello l'e r ilu; solta nto dnl pus polt•e bbero es"i venire o Uur·ati. Schede, con questi me zzi ebbe co mplessivamente ris ultati migliot·i , che no n col me todo di Lister·.

Qual ilei. anlisetti che della torva . ( l)oll. ::\ Et; BEn di Kiel). Il sig. Neube r· ::;i d itro nde a dimos lrure gli eccelle nti l'is ullllli avu ti nella clinica di Kiel con gl i a ppar·ecchi di torba. Su 212 operazioni, i11 parte g ravi, non s i e bbe ro c he 3 mol'li per complicozioni indipende nti a ffollo dalla c ura delle fe rite. Il Ne uber ~ i deci::e a se r· vi r·si di ques to male r in le nella


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lllY ISTA

conside•·a~ione

che i cada\'el'i si con:;c•·vono )lenissimo c lungamen te nella lor·ba. La sua nole\'ole PI'Ofl!'ieta n~sor·bente (L : 9) gl 1 p11rve ùegna d1 racco rn a n Ja~ione. Le iniezioni ipodPr•mic hc di acqua di lor·hu l'u1·ono soppol"lale senza il minimr, danno, e neppur·e l'introduzione nel Vl~ ntr·e d'un animale di un pezzo ùi lor·ha (l •; , c.) pr·odusse f~n omeni inliomrnatorii. Fu in ltll modo provata la natur·a asetLica della torba. Lu gr·ande pMosita di cui è for nila facilita la pr·onla eva porazi one dei secreli della fer·ita, favoeendone la guar ip-ione solto ct·osta.

Sull'a:.ione arJ/isettica della garza limica. -Esperienze eseguite nella cliltica di Gronifl(J.a. - (Dott. RANKE di Groningo). Il sig. Ranke appr•ofiltn rlell'occa s ione che gli si pl'est:nta nella riunione del eongTcsso chi l'urgico per ri batte•·e gli appunti sollevati con tro di lui quando, alcuni anni o r· sono, egli l'accomandò il limo! f!Uale anti settico. Nel sos tenere le sue !'agioni s i valse degli espe1·irnenli falli in questi ullimi quatt1·o anni nella clinica cllir·ul'gica di G!'oninga. Su 101 amputazioni non perdelte che 4 individ ui; due per· tetano e d ue pe1· tube•·colosi polmonare. In 6 casi pOi'tali in clinica già setticoem ici o piemici, gli riuscì di salvar·ne ::.. con l'a mputazione. I n 65 r·esezioni del le vari e articolazioni , ù ue sole ebber·o esi to letale, e p!'ccisnmente per tubercolosi. Le 12 osteotomie giunse1·o lulle a gual'igione. Su 97 asportozioni della mammella, un solo caso di m o r~e per· vizio car-diaco; 4~ tagli per idrocele, G operazioni di ematocele, 19 ablazioni di testicoli g-ua!'i!'ono senz~t incidenti; e r.osì pur·e 16 fcatture complir.ale. i $vuotam enti di ascessi d•?lle ossa, ecc. l 43 drenaggi alle articolazioni non disturbarono menorna mente il corso della fet'ila, erl egualmen te nelle 11 opet·azioni di dis tensioni di ner·Yi. Gli esperimenti col timol falli da aHr·i chirurghi, e che ciuscirono in parte sfavo1·ev,>li. si debbono alt!'ibuire, secondo Ranke, alla cattiva qualità del rimedio, pr·epar·oto for·se con troppa feelta in un momento di richiesta s traordi na ria, non corcispondente ai mezzi di fabbricazione, e senza la voluta oculatezza.


CIJIRUHGICA t:.~perimen ii

9..i) 3

sull'assor bimento dell' iodo.formio.

(Do t t. ZF.LLER di Ber·li no). A vulo rig uardo a lla i-3tPaol'dinat·iH ùive Psità di opinioni lra i pratici sulla dose tossica del iodofot·m io, lo Zellcr s timò opportuno il ricercar e in quale quantità e con (]uale r·apitlita l'iodoformio pu6 esser·e assorbito. Qua le cambiamento s ubisca nel corpo, non è accerta lo, essf'ndo ancora di vise le opinioni s u questo punto. Molescholt allribuisce la sua azione all'iodo che si sviluppa a llo s ta to libC>ro; Binz ad un metallo iodico, altri all'albumina iodica. Secondo gli esperimenli di Ze ll e r• nei quali la quanlila di iod io fu semp.re determinata, separ-andola dall'orina, l'iodoformio verr·ebbe assorbito lentamente e incompletamente da ll'intestino. La separazione de ll' iodio dur·a anche pe r 22 giorni di seguito. N ella ca,·ità addominale e~so si tiSSorbe rapida mente, e l'iodio comparisce nell'orina insieme a sostanze colora nti della bile. Cosi sarebbe provata la ~ua forte azione tossica. La quale azione é egualmente forte, allorché l'iodoformio è assor·bito da superfìcie cruenti, poichè sofle rmandosi nel s angue spiega una azione cumu· latiYa che nop si può piti calcolare. L'l solubililà dell' iodofor·mio nel siero s an g uigno non é maggiore che nell'acqua. Il sig. Zeller, all'(•pposlo di Fisch11r e di Kocher , attribuisce a ll'iodoformio una decisa forza antisettica. Di ~ gr. di iodloformio, versati so-pra la ferila per resezione del gomito, il sig. Zeller ne trovò 4 nell'orina, senza che per questa si fos· sero prodotti fenom eni di avve lenamento; invece dopo la disarticolazione dell'alluce si trovo, sulla quantità di iodof'ormio introdotto, solamente 0,056 di iodio n ell'orina ; straordinaria <iiflerenza da notarsi.

Aneurl•ma dell'arteria br&ohlale, del dott. HoLT. - (The Lancet. - 20 maggio 1882). Il dott. Hemmet Hol t di New York nel rift!rirc neli'American Journal of the Medier.r. l Science.s un cnso di aneurisma i.diopalico dell'arteria brachiale, porge un accuralo riassu11to


1\lnST.\

ctello ll.'lll!t'altn·a dt questo at·gunwnlo. Egli ha m c!>SO da pui"Le tulli i ca::;i ui nneurisma tt·uutnalico, e non ho potuto tt·ovo t•e clu~ solo tt·t><iici cnsi di aneuris rn a bt•achiale non Jit·eLLomentc Jovulo a lesione violo:mta, lro d~i 'luali sono stal1 t•ipol"lali in Amet·ica. l falli principali che possono l'ilevMsi da que>-ta serie di casi sono i segueuli: solo dua cnsi accadd..:t·o in femmine; ollo si v eriJicat·ono su persone sotto t1·enlatlue ann1 di el<·'J; il più vecchio malato aveva se!>· sanLn anni , il più giovane sedtci. In sei casi l'aneurisma er·a ulla esll'emitù in(et·iore ddl'arlet·ia, in due et·a situato al te1·zo i nl'uriot·e, in due al l ct·zu medio, in uno fra il lerzo supet·rot·e e med1o, e in t1•c al terzo ;:;upet·ior e. In alcuni ca!"i vi et·o la s l (/1'18 di un pt•ecedente sforzo o ' 'iolenzo muscolare. L' nti iCI cas1 fut·ono p;ua l'i li, uno lo sciò lo spet.iale non mig-liorato, ed Llll caso fu lascia to m o t·irl~ senza curat·lo. Otto delle gua t·i ~ioni furono ottenute con la lega tura; quallro volle il luc<' io fu collocalo vicinis!:-imo al sacco, e in due di loro ci fu emo rTa~ia secont.lal'ia; l'operazi one ltunlet' iana fu futla due ,·olte, e in u11 caso fu escl!'uita con buon esito lu vecchia opernzione della incisione del sacco con la doppia legnlur·a. La compres~ i one fu provalu in nove ca!>i e riuscì in quattro. In due casi l'aneurisma guarì senza oblilerazione t!elrt\l'let·ro. La cura clH; atl11però con buon successo il doll. Holt fu la romp1'es:::ione col mezzo ùi una assicellu tl'ian~olu r e con J'u p ice i m botti lo a gui su t! i cuscinetto del diametro di tre CJUorti di poll ice. Il malato essendo cor·icato in ldlo, il suo ht•acc1o stP.so ad ang-olo r ello dul cor·po, e sostenuto da una lavula, il chil'u1·go ::;et!uto di ft·onte a lui collocò la piccola estt'emilci del cuscinello ;;ulla ar·teria posando la estremità la r (!a conlt•o llt sua spalla da cui fu fa<"il mente falla la compressione. Il doll. H oiL atTerma che con •tues Lo mezzo e;;li potù in vigilare che. l'arteria fosse cempressa senza dolorosa o lr•nppo fo t·le comp1·essione dei n C'r,·i C'he l'a<'C11 1Tipa~nan o.


CIII ll UIH.a C A

Cronico avvelenamento dei ohirurghi per acido fenico . -

Sco R G I> S !IRADY. ( T/w

Jtfr:rfical Reco r d, rno r·:w I R~<:! , e

U CICCu:JI ilo re) .

Il p1·of. Cze1'n y di H eide l bt~ r·g discutendo i l vulor·e e i per icol i ùell'acido ca t'b CJlico e dell' iooioforme t'i porta alcune i n kr~s::sa n t i nol e sull'nvveleuumeu lu dei c!J iJ·ur ghi p!! r ncitlo f'e uir.o. Ln • quantità di agente asso1·biln dn un chi r·ul·go dur·nnle un'ùper·azi one può.essel'e,co rue egli dimosll'a, mollo gr·a nde. Falk son emise pet' le ul'ine 2.0G:i5 gr LHnmi di acido fenico nelle ''elllif!uattt·o or·e successi vo ad un'opera zione ùur·ula due Ol'tl e meuo, nell e quali funziono uno sp1·ay con soluzi one fenica al due per cento. OIl l'e eli che ' luest'ucido ~escre to dalla pal le e dai pol moni anco t·a. Il ;wol'cssot· Cze1·n y dice cho la ~lo· r ia di (1uest'av velenam ento ha ancOI'a do esser·e scr·itla; pur·e egli no dù alcuni si ntomi. Il mnr o!"mO cu r·bolico, come egli lo cl1inma; comincia con leggiero doltwe di lesta, itTilazione br•onr hiole, lang uor e e diminuzione d'nppeli lo. Quando l'u vvelenam enlo è di l unga dnl a o f'or·Le 1&. tosse si fa in ~isle nte, si pr·ovano dolori intensi alla r egione r•enole, le gambe pesano, la cir colazione addominale si fu Lnrda, vi ò nausea specialmen te il mattino, prur·i to cutaneo, ed i11sonnìa, la quale può essel'e in porte dovu ta al fot•m icolamenlo e ad al tr e sgr·udevoli sensazioni delle mani. Il sang ue impo ver·isce, e la faccia assurne un aspelbo anemico. Vi ò insomrna il ' [Uuùr o della nevrasl enia, che spar·i sce dopo una lun ga passeggiata all'tll'ia libera, e pochi g ior•ni di assenza dalla clinica. Il pror. Czet·ny non ha nolo to alcuno m ateriale !!1l erazi ooe per il continuo assorbim ento di acido fenico. La sua conclusione per o è che esso non e senza danno per il chirurgo che lo usa costantem ente eJ in ispecial modo secondo il metodo di Lislet•.

Bottura del mu•oolo lungo adduttore formante un tu-more che simulava un'ernia crurale, pd dollur 1\J c. BunNEY. -

(Cen l ra l bla lt jì~r Chirc.u·gie N . ~r), 1 88~) .

i l dulL. M . C. Burney dette 1·elazione del seguenl<! caso. Un uorn o di :32 anni A lla sucie tu ~: h i rue;; i ca di

~ e w- Yo rk


IUVl STA

in una cnù uta u ,·e v n r i po1·tu te va1·ic contusioni e l eggiere e~iun i ! Sotto Il prm te di Pu par·z.io si tr ovo un tumor e lun go tr·e J'Oilici. e l nr go tr·o, poc11 cJ olente, con t•mnor e o ttuso, senza i n•pulso olia tosse; no11 c·èr·a \'OJni to. Dopo cad uto, il paziente non av<>va av w'r ti lo ne!"sun ~on fìore nella r egione. N ella pRI'le super iol'e Jella coscio nes:sun sep-no di lesione. Nel secondo giot no si r iconobbe nella pu i·Le superi or e della coscia uno sl!·etto e le~gero an·allamen lo. L poli d'una bat-lei·ia posti alle leiTninazioni dd muscolo atldulLOI·e lasciar ono lìnal mente occcr·tar e la I'Oilu1·a Lh·J meJe~i m o . La m edesima concl usione si potè ottener e, se dopo abJoLta al pazien te la gamba con molto E'l'ot·w gl iela si faceva poi adJ une.

Influenza. della. soppressione di un membro sul aistema. nervoso centrale. - (Ca.-ette rles f/òpitaux, a~osto 1882, N. 100).

L'anno scor so i l dott. Raymond, supplente ali'H òlei-Dieu il pr0fessor e Gc!'main See, pet·de tte in pochi giorni per meningile lubet·colai·e un indi,·iduo di l t•entun'anno, un poco dtdi to all'alcool e tu be1·coloso al terzo staù io. Qursl'uomo p1·esenta va questa pat·ticoiMitit, che cioò e1·a stato amputalo undici an ni pt•ima del braccio d e~tro nel tempo stesso che ave\'a pe1•duto due di ta della mano desti·a. Il dott. Rai mond ft\cendo l'autopsia studiò l' influenza eser cital a sul sistem a nervoso dalla sopp1·essione di un or gano pro vvisto di nervi , •1uestione contt·ovei·sa sino acl o:;gi, nonostante i lavol'i pt·esentati ed i fall i aJdolli, essendo laluni posi tivi e altri negativi. E1·a dunque di ~ ran de impor·LAnza il ri cer cat•e E'e l e amputazioni suiJile dA l mala to del doll. Ra ymond ave vano pl'O· dotto CJUalche m odifica zione sulle zone mo trici del cervello e sulla midolla spinal e. In quest' ultima , aperta la ca vi tà r achidiana, non si riconobiJe ad occhio nudo alcuna IPsione. N on esisteva infatti {!!cuna difl'cr•enza tra le due m elà della midoll a, k a le I'adici rachidia ne desll'a e sini stra. Ma la s les~a cosa non fu pel


Clllfll' RGICA

cervelio; e pat·agona ndo ultenlamPnle la p arte des lt·a del cet·vello alla sinis tra, s ì conobbe tosto che l'emìsfCI'O des lt·o sì <li ffert~nzìa va note voi mente dall'emis fero si n ìs tt·o. l n fa Lti a sinis lt·a, n ella regione motrice, lulle le circonYoluzionì ct·ano bene s '•ilup pale; a destra, all'incontl'o, le due cit·convoluzioni fronta li ascendenti e le parictali erano ap piattile , quas i incavale ed il lot·o volume era di -i- 5 minore che a deslt·a. La lesione e ea sopra lu tlo rimat•chevole sulla cit·convoluzione frontale ascende nte, a cominciat·e dHlla sua r·egione mcdta sino acl un ce ntimetro ciJ•ca clclln s ua estt·emità superior e. La cit•convol uzione pat•icla le asc.-•nd ente, sehbene me no voluminosa clte u sinislt·a, non ave va patito note vole alroria. Tulle le altt•e re ~ioni del cervello et•tmo pe1·feLLamenle n ormali e simmett·iche.

Un oaao d1 trapuazione del orulo per la eatrazlone. d1 un proiettile d'arma da. fuoco. - Pt•of. G. GALLOZZI. (ltalìa J\fedica).

Mi piace di J'endei' nola la seguente osservazione clinica, sia per l'operazione, come felice mente eseguila e cot·onata di eguale risullBLO, sia per indica t·e la gl'ande utilità apportata in chil'urgia dall'esplot·a;:ione de' proiettili con l'uso dell'elellt'icilà. È vero che si ba lo speci llo Nèlaton che ha dato buoni risullali per la ricerca dei pr·oiellili rimasti negli arti e nell'osso temporale; ma per· quelli conficcali nel cranio con solfermamenlo ft·a gli involucl'i del cervello, o fr·a le circonvoluzioni medesime, esso non è certo privo di inconvenienti, dovendosi confl'icare con una certa fot•za la pallina c!e!!o specillo sul proiellile per ripol'lal'e l'impr onta del metallo. A tale scopo risponde benissimo lo specillo elellrico . di Favre, come si vedt·à dal caso cl1e se gue. L. M. di a nni 2G, da Cosenza, di fol'le costituzione organica, riportava, nel dicembre ultimo, cintyue colpi di t•evolvef', dei quali uno nell'angolo posleeo-inferiore della r egione parietale sinistt·a. L'orificio cutaneo del seno fistoloso non avcn che tre a quatli•o millimelt•i di diametro, e lo specillo vi,


l)"ù • ·)f)

Sf'O I' I '•~ Vn

HlrtSTA

da diCI I'O i n (l\'Oll li e dll SI>LIO in !ònpt·o, pet· pi it di lt'e centimrlri. Nel fn ndo si IIOlll \ 'U una t·,•si"lenztl !:olida, c lte ::;... mht'D\'D dnvPssc e:;sct•e i l proieltile, nw m·n neces~at·io avet·nc !o cct•lc•zzo. Giù prec<>dentc>menle, dnlle r on ntll"ioni cpilr:Llifot·mi e piu ancot•a dai fnlti di ofnsia do cui fu collo l'inf(1 J'l110 nr l primo pet·iorlo dell'offeso, il lll'nf. Gnllm:zi avca slohilito che i l pi'OielLile dove!:'se ll'OVHI'Si i n vici nn nza del In let·zn ri t· ronvolll ?.ione fronlole si n islra; cw P" '' con:;lalat'll<' la pt·ec:enr.a pt·e~ò i l s i~. V izioli a ~·olet• u ..<H'~ l'nppHt·c>cchio pet· l'e:-:pl ot·Aziolle elctlt·ira. Non appena l o specillo esplot'alnre, che Pt·a in continuazione col polo pnsi li \'O dello pi iR, fu in contatto del cot·po estt·aneo, si vide l'a ::o del gal \'lJJWscopio I'i peLulamen le oscilla t•e. Fallo ce t·to in tal modo dellu pl'cse"zn del JWOiettil e> , il pt·of. Gnll ozzi, ci t•conda l o dai suoi co ad i 11 tori d'A n tona, JL'nuaco, Colt'Oilei, e l\loJ•elli, pt·oceùelle all'opet•azione: una i11 c·i~ i one a ct•oco de' comuni tegumenli e applicAzione di 11na l;)l';a <'0l'Ona d i tt•apano. set•ventlosi d i fJUello ing:le~e a mano, e non di CJUello aù nlbet·o. Ri secolo l'osso, si ltO\' Ò s ullo dura madre, che et•a m ollo ispessila, e pal'tendo da l foi'O d i entral a del pr oiettile do\'(~ tte in<'iJet·hl non solo Jong i tudinalmente, ma ancot•a Lt'O!'>Vel'salmente dn un solo lnlo, fot•tntHldo un taglio a l ell,·ra L l'O\'t' sriala. P<~co p us venne l'uor·i , ed il proi;' llile el'a I'JliOSi inrl'tpsulnto, l(lnto che per P.~ tt·a r lo fu mt'!::: liet•i lussal'lo JWi ma con unA leva, e pt•esolo pet· u na <>sll'emil~ con Jn pinzolla nmet•icanA lo ti rò via. Un a cosa tleg11a r!i nola è ch e ch.It'allln la nAt'cosi clorof,wmir.a JWI' l'operazione non si notavRno le pul sl:'lzioni enCPfn lichr; ma nppena cessata razione del clot·o fot·mio le pnlsnzioni compan·et·o. N el pt·im o p-im·no es!::'r11dosi uvulo un p-rmizio d i sa ng ue, che, ra ccolto ag~n·urnato nel fondo della ft'l'i Lu e in mezzo alla m ed icalut•a, compri m evo il cervello, t•icompat•ve l'afosia; ma verso ser a, t'Ìilllo voln la m edicazio11e, e I'imosso quindi ogni causa di compt·essione, l'infermo tom ò od acquistare l'uso della pat•ola. Questa opcr·tlzione fu eseg uila il 19 g-iug-uo, ed 01'8 l'infpr•m o ~i trova in ottime condizioni di convalescenza. nhJ iq 118lllP11ll' ,


lUuosoleroma.. - (A li!J. IVi,.n . Muli~. Zeitang, 4 luglio 1882. ~.

2i).

:'\ella clinica del pror. Billroth fu aecollo un uomo che da qua ltr·o Anni a veva un ma la al naso, che non gli cagiona va alcun disturbo, m&. che per· la deformità di cui er·a cug"inne lo indusse a enlrur·e in cl inica. Il na!'<O c~ ingrossato, le pinne si s ono mollo f! llonlonale fra loro, la pe!le è arTOi;sa La f' non ~i tuscia spostare, al lallo si sente una gran durezza che eguaglia quella della carliltlgine. La pelle delle IJat·li vicine non moslt·a alcuna allet·azione. Ab biamo qui da f<tr'(\ ro n un processo che l'Hebr·a descrisse pel pl'imo e che pet• la sua m aravi!!liosa stahilitil si di "t.i ngu e da ogni altr·a malattia del na;;o, e per ciò .ru designalo con un nome particolare, qu~llo di rinoscleroma. Si cr·edette dappl'imn che si trattasse d i un pr·ocesso sifìlilico; ma poi t·itlellendo che non vi ha pt·ocesso sifllitico che r·esisla al me rcur·io, all'iotlo, al decoLLo Ji Zill ma nn, m entre nel rinosclc>r·oma t11lli questi rimedi sono affatto inallivi, si dovt>lle t•iconoscere l'err·ot·e el i questa supposizione. L' Hebt•a appoggialo all'esame mict·oscopico di ques ta formazione disse avet·e molla somiglianza col s ar·coma parvicellulare. Si trovano infatti in ambedue dei punli che non m ostrano differenza solto il microsc.opio; ma il rinoscleroma si dis tingue microscopicamente p•, J' lA sua enorme durezza. Esso ha la consistenza della cartilagine jalina, ma è molto più. vascolarizzalo di e"'sa. Spontaneamente non si ulcera mai; questo avviene solo pet• la cauterizzazione o con le inc!sioni, ma anche allora non succede mai una rapida ulcerazione centt•ale. lnoltr·e il rinoscleroma non ha alcuna tendenza Rlla caseificazione n è alla nect·osi, m s. possiede, come si disse, una mat·avig-liosa s tabilità. Cr·esce in modo lentissimo. L'Hebra credette che non si allerasse punto . Però altri osservatori trovamno che soggiace a una specie ùi pl'ocesso cicatrizio intersliziale, poiché sef!natamenle le cellule rotonde s i 1\llungano per diventare fusiformi, si trasformano in cellule connettivali ed e!'ercilano una forte contrazione. Secondo le nostt•e rwesenti cognizioni possiamo solo dir·e che il rinoscleroma è un pt·ocesso ~infiammatorio cronico.

1


960

HIVISTA CHIRt.;HGICA

Non conosciamo anco1·a alcun rimedio che abbia azione su questo proces~o, benché sieno stati tentati lutti i possibili fra cui anche il liquore del Fowle1· e il nitrato d'argento. Fo!'se ulteriori ricerche sul rinoscleromu potranno clara maggior luce, come accadde per la lebbra. Questa è di ori= gine parassiLaria ed è lega la a certe regioni geografiche. For$e queste due for me hanno f1·a loro una certa parentela. È possibile che s i dimostri anche p el rinusclcr,oma una origine parassi laria e si giungn a s piegare la cousa della sua limilozi,one in questo luogo. Poiché. il malato non soff1·e disturbi subiellivi, cosi non é necessario alcun tentativo chirut·gico; al più si potr ebbero p1·ovare, in via di spe1•imento, poichè fin , qui lutti i rimedi riuscirono invano, le iniezioni di iodoforme-


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RIVISTA DT OCULISTICA

Sull'lntorbldamento della cornea nel glaucoma. - E. Fucos. - (."\1ed . fii r Op!tthalm. XXVII e Centralù. flir rnecl. Wissensh. - 5 agosto 1882, N. 31). L'aspetto appaonato della cornea nel glaucoma dipende dÌ!•ettamenle dall'aumentata pressione. Consiste in un intorbi. damento cagionato dall'edema. Nel plll·enchima della cornea s i lr·ovano le singole lamelle di essa divaricale dal li4uido. Ques to accade parlicolHrmenle negli s tra ti più anter·ior·i . Fr·a le lamelle più s uperficia li della cornea e la membrana del Bowmann si trovano la rghe lacune cagiono l.e da l liquido edematoso. Ne ll'ultima membrana nppar·iscono numer•ose esilissime st!'iscie pure costituile dai nervi e canali nervos i, i quali ultimi sono allargali dal liquido edematoso. Nell'epitelio corneale si trovano raccolte di liquidi in forma di piccole gocce . Nei casi molto avanzali si formano gr osseraccolte di liquido che hanno per· conseguenza il sollevame nto dell'epitelio a forma di vescica; talora il liquido versato solto l'epitelio si rapprende in una specie di membrana omogenea. Più tardi anche delle cellule r otonde passano attraverso la membrana del Bowmann soLto l'epitelio, le quali conducono alla formazione ùi s Lr·aLiflcazioni organiche· sulla cornea. Il F uchs spiega il fallo nella seguente manier·a( La quanlita di liquido che nello s tato normale attraversa la cornea dal di dietro al davanti è piccolissima, ma in condi61


RLYlSTA

zioni patolog-iche, nel glaucoma, soffre un aumento. Questo liquido trapela faci lmente per la com ea finclte non trova un ostacolo I'elulivo nella membi·ana del Bowrnann, la quale esso supera lungo il corso dei nervi. In questo modo si spiega perc!tc l'edema si t1·ova sempre più forte negli strati piu anteriot•i della cornea. Questo edema è anche la causa dC>Jio inlorbi· damenlo della cornea. L'imbibizione dello strato epiteliale ha per conseg-uenza un intorbidamenlo di questo strato, a cui si dtlve quindi l'as petto appannalo della superficie della cornea. L'abolizione parziale o totale della sensibilità della supel fici e corneale nello inlot•bidameulo glaucoma toso della cor nea si spiega cosi: i teneri filamenti nervosi che altra versano la membrana del Bowmann baguati da una slt'aordinaria quantità tli liquido si imbevono e sono compressi; il che ha p <.H' conseguenza la paralis i dei net·vi.

Contra•to •lmultaneo. - Doll. Szu. AGYI. (Da gli Annales d'Oculislique, novembre e dicembce '1881). Gi1•auù-Teulon, discutendo la leo1·ia di Helmhollz che cons idel·a il contrasto simultaneo puro come elfello della fncollà ùi g iuùicaee o della psiche, da una spie~az ione purtl· m ente fi s ica del fenomeno. I mezzi rift·angenti diventano fosfoeescenti solto l'influenza ·..lei colore del fondo color·ato ( espe1·imento del f1·ammenlo di ca l·la bianca tenuto fermo da una pinzetta, all'indie tro del quale si colloca impi·ovvisumente una s uperficie coloralo) si tingono del colore della superficie colot'ala e spogliano la luce bianca che li attraver sa delle onde luminose cl•e hanno un'oscillazione della medesima du1·ata, cosicclte alla r etina vi arri\'ano sollanlo le onde luminose complcrnenlat•i per pl'OdUI'Vi la percezione obbiettivo del colore di contrasto. La facol ti:l dei mezzi rifrangenti, poco dis tinta, r ende a JH'iori poco probnbile ques ta spiegazione; ma la s ua inesatl·' ZZI'I \• pt'OVJ la alloJ·chè si pl'oduce il cont1·asto simullaneo in un occhio lasf'i ando enlraee la luce bianca nell'allt•'occhio. In uno s tereoscopio a lenti si colloca davanti all'occhio


DI OCUI.!StiCA

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~ estro

una placca colorala traspa rente, nel mezzo della quate vien fissato un piccolo pezzo di carla net•a opaco, mentre Javanti all'occt.io sinistro si colloca un pezzo di carta bianca. A llorchè, solto l'influenza della luce l!·asmessa, le immagini -delle due supet•ficie si riuniscono, la macchia nera è vista insieme al colore di contrasto sempre che la superficie bianca o la colorala o le due ad un tempo siano, secondo il bisogno, più o meno rischiarate. Il colore di contrasto è meno pronunziato di quello che si oLliene dalla placca co·lorata producendo J'ombt·a colot'ala. Una volla riuscita la combinazione in questione, se si chiude l'occhio sinistro la supet·ficie colorata t•iappat·e colia sua macchia nera. Qualche volta quest'ultima non è nera; essa riveste il colore del fondo, ciò cl1e si può considet•are un fenomeno ùi dis pet•sione (fors'anche di induzione). Se il rischiaramen lo è convenienlemenle debole, di modo che le 1mmagini dovute all'abbagliamento non abbiano luogo, la macchia non pt·esenta mai il colore di contrasto. Se si riapre l'occhio sinistro [a macchia riappare col colore di contrasto. Medesimamenle se si chiude l'occhio destt·o non s i percepisce che il color bianco; se lo si riapre la macchia di contrasto riappare. Ne segue da ciò che il contrasto s imultaneo s i produce, ·senza intervento della fosforeecenza, non nella retina, ma .nel cervello .

.Sulla teoria 4ell'aooomodazlone per M. JAVAL. - (Comptes hebdomadaires de la Socièté de Biologie, 5 maggio 1882).

Sono circa nove anni che io se~n al ai alla Società di Biologia il fallo di un aumento progressivo nel gr·ado del mio astigmatismo. Io ho potuto constatare di poi la frequenza estrema di aumenti analoghi in persone s offerenti di as tigmatismo ed ipermetropi, e sono in gt·ado di dame una spi.egazione. Nei giovani ipermelropi, accaJe il più spesso, elle l'estig-


RIVISTA

matismo diminuisca o si annolli per una contrazione astigmatica del cristallino; pet· assicurarsene, basta misurare in un ceelo numero di so~gelli l'astigrnalismo corneo per mezzo dell'ortalmomett·o di Javal e Scbotz, poi l'astigmatismo totale prima e dopo l'applicazione dell'atropina, servendosi del mio oflrdmomelro o di ogni altro mezzo analogo. Non è il luogo d'insistere sulle conseguenze pratiche, clae provengono dall'esistenza di un astigmatismo accomodali,·o; ma non sfuggil'à alla Società che il fat.to toglie di mezzo og11i discussione fra le difTel'enti teorie dell'accomodazione, obbligando a rigettare quelle che fanno agire il muscolo ciliare a guisa di uno sfìntere.

Un nuovo mldrlatlco. - (Cronaca oflalmologica, N. 4). Emmert ha riconosciuto che l'iodridrato di joscina è superiot·e a lutti gli altri agenti impiega ti sino ad ora per dilatare la pupilla, sup~riore adunque all'atropiml, a lla doboisina, alla josciamina ecc. L'alcoloide si prepara colla josciam ina così della amorfa e forma, coll'acido iodidrico, cristalli. ben definiti, mentrechè il cloridrato è amorfo. I principali vantaggi di questa preparazione sopra l'atropina e duboisina. consislerebb<lro nella sua maggiot· rapiditu ed energia di· azione. In molli casi d'infiammazione della cot·nea, nei quali l'atropina e la duboisina non avevano prodotto alcuna dila tazione, la joscina ha operato pr ontamen te e in modo favo r evole. In casi di irite recente o anlicu con sinecchie posteriori, la joseina ha prodotto costantemente la dilatazione della pupilla e la rottura delle aderenze. Di più la joscina· non pt·oduce irr itazione della congiuntiva . Non furono adoprale soluzioni piu concentr·ate del mezzo per cento perchò davano luogo a disturbi diversi, come secchezza delle fauci >alterazioni della visione, allucinazioni e perfino il delirio . Anche la soluzione al mezzo per cento de,·e essere usata con g!'anùe pt·ecauzione perchè L'a utore ha notato in due. casi la comparsa di sintomi tossici ge.nerali.


DI OCl"l. ISTTC.-\

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:Sui fenomeni provocati di ftuoresoenza negli ooohi. Hicerche del doll. P. EnRLICII.- (Deutsche Mcd. Wochens. 1882. N. 2-4). Nell'occhio, a cagione del suo fondo scuro, con fa c ilità ap:pn•·iscono i fenomeni di flu01·escenza. L' Eh!'lich adoperò nei suoi sperimenti la ftuot'osceina slala scoperta dal Ba yer, la quale si ottiene fond endo insieme l'acido ftalico (1) e la rl!sorcina. È di natura debolmenle acida e quindi alla a unirsi con le bas i in combinazioni per lo più solubili. La soluzione concenlt'ala di fluorosceina è di coloee rosso scuro senza fluorescenza, allungandola doventa giallo-rossastra alla luce trasmessa, quindi gialla e moslea una mag nillca fluorescenza giallo-ver'dn che ha molta ra sso mi~lianza con quella del vetro d'urano. La fluorescenza si mantiene anche nelle soluzioni molto diluile, ed anche quando il liquido è gi:à da un pezzo dovenlato incoloro alla luce trasmessa, most1·a alla l uce riflessa uno splendore verdastro che r·ammen La il colore di cet'li laghi alpini. Bastano quantità piccolissime <Iella so· stanza colorante pei' comunicaee la fluorescenza a l sier•o del songue, nell'uomo adulto un grammo è già una dose sufficiente. E poi si aggiunga che questa materia è affatto innocua. L'Ehrlicb, nei suoi spet•imenti sugli animali, non astante le fortiss ime dosi spesso adoperate e i r ipetuli ~peeimenti sullo H lesso animale, non ebbe roal ad OSSéi"vat'é alcun eff-ello tossico e neppure semplicemente nocivo. Il preparato di cui si Fiervì fu quello che sotlo il nome di " uranina • è dato dalle ftlbbriche di anilina e di soda di Slultgarl, edé una combinazione ammoniacale di fluoresceina facilmente solubile nell'acqua. A un geosso coniglio furono iniettati 2 centim. di ftuoresceina (in soluzione al 20 "/.) e · dopo pochi minuti fu fatta la paracentesi della camera anterior'e. Già dopo 1 /~ ad '/ 1 minuto si vede al maegine pupillare (l) L'acido fr.alico c 8 n• o• del LauraM è il prodotto della ossidazione ·<lel tetracloruro di nattalioa per mezzo dell'acido azotico.


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RIVISTA

un colore verde fortemente lucente che in due o al più in tre minuti riempie lutto il campo della cameea. Quindi segue che allu ri generazior.e rlell'11more acrpiP.O non prenriP. punto parte la superficie anteriore dell'iride, e che quella procede esclusivamente dalla camera posteriore. Secondo l' Ulriche, una parte del liquido kas udato proviene dal c01·po viLI·eo(e r espeltivamente dai vas i della coroide) e giunge attraverso la zonula dello Zinn nella camera anteriore. Gli sperimenti dell'Ehrl ich non si accordano con questa supposizione. La inten~ilà del colore dell'umor acqueo è eguale perfettamente a quella del sier·o del sangue e s tra lto nel medesimo tempo e cosi s i rivela come dir·ello tr•asudato del sangue. Anche la rapidità con la (juale questi falli succedono, non conforta la opinione deii' Uh·ich, poichè già 5o 6 minuti dopo la introduzione della materia colorante, l'occhio può vedersi riempito di umore acqueo di color·e ver·de splendente. Lo sperimento più importante è questo: Se ad un animale si iniella una sufficiente dose di nuoresceina, si vede in breve tempo comparir e nel campo pupillare una linea debolmente color·attl in ver·de che mostra una specie di pulsazione, poiché con rapida vicenda doventa ora più chiar·a or·a più scura e può anche svanire. Ma non tarda a farsi più distinta, il c0lore diviene più intenso, gli orli sono più precisi, ed è sempre diretta ve!'licalmente, seguendo la curva della cornea . Questo f~norneno è soggeLLo a speciali cambiamenti di luogo e di forma. Ciò che dapprima pareva c.ome una piccola linea, può in br eve tempo cambiarsi in un lar•go nastro che ora è nettamente limitato, ora si confonde sfumando con le parli vicine. Poi nel luogo del nastro appariscono presto due s tr·ie che sono divise da una piccola zona scura. Anche il luogo in cui succede il fenomeno è soggello a cambiare, portandosi ora r apidamente verso i margini della pupilla e poi tornando al luogo primitivo. Poco tempo dopo che la linea è doventata b~n chiara, si osserva pure su!la cornea una particolare alterazione di colore; si vede che essa è divisa in una zona verde pallida anteriore P.d una zona pos teri ore scura e che la lor·o linea di separazione è occupata dalla descritta linea verde splenden te.


DI OCI.:LISTIC.<\.

In pochi secondi il rapporto si può invertir·e, può la zona posteriore essere la tluor·escente, l'anteriore quella apparen· temente senza colore. Pur frequentemente e in certi periodi costantemen te si os!'erva che ambedue le metà della cornea sono fluor·escenli. Per· quanto ri,.guarda il significato della linea, é anzitutto da decider•e in qual luogo è s ituata. Che ·~ssa sia in s tretta r elazione con la cornea non è punto da dubitarne. La sua manifesta cur vatura, il suo smoversi nel campo della cornea n e sono una prova chiarissima. Che risieda suUa suprrlìcie anlel'iore ·della corneA e dipenda dalle lagrime fluorescenti si esclude facilm ente lavando l'occhio. Ma neppure è situata nel tessuto stesso dP.IIa cornea, come lo dimosl!'<i il seguente spel'imento. Se questa si punge in un coniglio, a cui fu iniettata la tluorosceina, nel tempo in cui la linea ~ perfettamente ~viluppala, essa scorgesi dopo l'uscita dell'umore vitreo, sparire all'istante. Da qui segue che la linea non é situata nella cornea. ma immediatamente dietro questa, nel contiguo umor·e acqueo. Altra qu ::~s tione è quella di decidere qual causa determina la posizione verticale della linea. Fu escluso che questa dipenda dai movimenti della membrana nittitante, poiché spesso si vede compar·ire la linea senzachè abbiano avuto luogo questi movimenti, e si for·ma pure quando la membrana è stata estirpala o lussata la lente. Si p~ nsò che vi avesse parte la forza di gr·avilit. Tenendo i conigli a capo all'ingiù si forma pm·e la linea verticale nefla direzione della linea di unione degli angoli palpebrali; e questo potrebbe appoggiare la della supposizione. Ma se con un ago immer;;o n ella soluzione di fluorosceina si scalfisce nell'animale capovolto la cornP-a parallelamente alla linea, e poi si riconduce l'ani~ale nella posizione naturale, si vedono ambedue le linee di nuovo verticali cioè perpendicolari alla linea di unione degli angoli delle palpebre. Questo dimostra che nella sospensione dell'animale accade una r otazione n ell'occhio, e che quindi non dalla forza di gravità, ma da una congenita disposizione dell'occhio dipende la direzione di questa linea. Un"aiLra osserVIlzione dette la cb ia ve di que;;to fenomeno. l n un coniglio nel tempo in cui stava sviluppandosi la linea e la cornea era


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RIVISTA

ancora senza colore, I'Ehrlich vide cornpat•ire tanto al Ialo antet•iot·e (nasa le) qualllO a l posteriore, verdi nuvolelle, le quali tendendo vm·so la linea e in essa confondendosi, atll·aversavano t•apida menle il campo corneale in opposta di rezione. Questi fece nascere l'idea che la lin ea fosse da rig uardarsi come la conseguenza di una specie di vorticA prodotto dall')ncontr·o delle due opposte correnti di liquido. La séèreziMe normale delhi camera posteriore differisce pel suo color verJe salul'o e l'allo peso specifico dall'umore acqueo. Nelle condizioni ot·dinarie non passa nella camera. anteriore, ma bastano cit•coslanze di lie ve momento, come la paracenlesi per efTelluare quesLo passaggio. Secondo l'Ul·· rich le due camet•e sooo riunite da una corrente di filtrazione dirella da l di dietro al davanti facenlesi slraùa attraverso la pet•iferia dell'iride e i processi ciliari spinti molto avanti Jlei conigli. La questione se non s ia questa corrente la causa dei sopt·aù~scrilti fenomeni, l' Ehrlich la risolve negativamente, poiclrè dai suoi sperimenti è dimostrate che non d& tutta la perifet•ia dell'iride, ma solo dai descrilLi centri, la came!'a anter iore è pt·ovvista di liquido. Anche la rapidità con ~a quale s i manifesta la. li':lea dopo la iniezione, mal si ac-· .corda con questa c01·rente di li l trazione. Queste osservazioni dimoslt•ano che i fenomeni di fluore· ~cenza sono faci lme nte pl'odolti nel corpo vivente e poss ono valer·e a spiegare una quanlilu di falli tìsiologici. Il vantaggio ]principale di questo metodo è che esso per la sua assoluta i nnocuilà può essere usato anche n ell'uomo. La somministrazione interna di soli 15 centig. della anzidella soluzione sarebbe sufficiente pet· risolvere talune quislioni.

Sulla nutrizione della oornea. - Sperimenti del dottore PPLLlGER - (S. Petersb. med. Wochens. 1882, N. 18). li dottor Plli.iger continuando g li esperirne11ti dell' Ehrlich l1a studiato per mezzo della fluorescenza la nutrizione della <'Ornea. Se si fa al margine della cot·nea e parallelamente ad ~sso una. scalfillura epileliale e nel sacco congiunlivale si


DC OC UUSTlCA

ins lilla la ftuorosceina, s ubito si imbe vono i IUtiJ'gini della e sfoli a zione, spr.citl lroenle quello rivo llo vet•so il centco de lla cornea , e il colore ve i·<.Ie s i a vanza in di rezione radiata ve1·so il centro corneale. Se l'epi telio è tollo nel centt•o dello COI' neo, il color verde n on ollre passa mollo ver so niuua àirezione i limiti della soluzione di conlinuitù, ma li cinf!e inlom o intorno con uno SI l'e tto alone. Questi spel'itnenli seg-uiti sempre dallo stes s o J'is ulluto, mos trano n el m odo piu manifes-to ch e n ella cornea la co1·rente nuLI·itizia va J a lla pe1·ifel'ia al centt•o, c he la corillea dipende per· la s ua nutt•izione dtl i tessuti vicini, e che in niun m odo, come Kniess, \:Veiss e Clricli aff,·rmaJ'Ono, è nnlrila per mezzo dell' umore acqueo dalla camera antem·ioi'e . La que s tione !"e e quanto i vas i con g iuntivali anteriori che sono in re lazione col cerchio vascolare della cornea contri· buiscano alla nutrizione della cornea, h a il dolLOI' Pfluger cercato di risolver e nella seguente m a niet·a. Fu incisa la cong iuntiva in un piccolo tra t lo I'asen te al lem bo co!'l1eale e quindi ins t ili ala nel s acco cong iunti vale la s0luzione di fluo· I'Dsce ina. Subito dopo ap pal'\·e una ling ue lla della cornea col01•ata in verde che s i partiva dalla incisione co ngiuntivale e dirigevasi con la sua punta verso il centro della cornea . Attraverso la incis ione cong iuntivale facendo con la punta di una !ancella una puntura obliquamente n el tessuto della s clerolica, e di nuovo inslillando la fluot'o sceina nel s acco

congiunlivale, s i manifestò una seconda linguetta corneale di colore verde che cominciava dal laglio della sclel'otica e s i avanzava put·e verso il centro della cornea, la quale però al contrario della pr ima ris iedente n ella superficie della cornea, aYeva sede nei pro fondi s trati corneali. Se poi la .congiuntiva con una punta a1·roventala era cauterizzata in piccola es tensione rasente il margine col'neale e quindi era ins tillata la fluol·osceina riel sacco congiuntiva le., il nolo settore verde non s i manifestava. L'autore conclude da questi sperimenti che tanto la con g iuntiva quanto la sclerotica pren<lono parte alla nutrizione della cornea, la con giuntiva prov· vedendo pa t·Licolarmente di m a teriale nutritivo gli strati s u · perfìciali e la sclerolica glì strati profondi della cornea. Nella


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RIVISTA

cornea !"le><sa la cort•enle linfalica si it>radia da lutti i punti del la pe1·ife ria ver so il centro per piegare m:llo incontro delle sin gole cor1·ent i verso la profon.1 ilà. P oco tempo dopo la comparsa del s ettore corneale color·ato in verdt>, rumore acqueo apparisce manifest.amenle fluOI'escente, il che si dimosl!·a facilmente estraendolo mediantecna siringa del Pravaz. Se s i po1'tt1 un manometro con una cannula forala latera lmente, mantenendo le normali condizioni fi s iologiche di pressione, in contatto con l'u10or e acqueo, e con questo ap parecc.hio s i intronuce nella camera anteriore la soluzione di fluor osceina, già dopo pochi minuti si imbe ve l'iride e particolat·men le il marg ine pupillare . La cornea rimane perfettamen te scolorita e CO!;Ì pure In con g iuntiva, anche pr olun~an do per mollo tempo l'osservazione (sei or e). Da riò l'autore crede d imostralo che una corren te centrifuga di rilor!IO· n ella cornea non esiste e che 'jUindi all'umore acqueo dee rifiulars i ogni partecipazione n ella nntl'izione della cornea.

Sulla natura del traooma. - H. SATTLER . (Ce ntralb. j ur· die medie. JVissench. 15 luglio 1882, N. 28). I seg ni caralteris lici del lracoma sono le p•anulazioni gelaliniformi della congi untiva non dipenclenlida ingt·ossamenlo dei follicoli linfatici. Se si vuota con una puntura il contenuto di una g-ranulazione tracomatos a e cosi fresco si esamina, s i trovano dei piccoli g ranuli r otondi senza manifesto proloplasma che sono immersi in una massa fina mente g ntnulosa. 11 Saltlt~r afferma i microcchi trovati dal Neisser nella blenorragia esistere anche ne l lracoma, solo sono un poco più piccoli. Essi s i trovano i!:olati o a gruppi fin o a quallro riuniti in forma triangolat•e o quadrangolare. Una• granulazione tracomatosa accuratamente vuotata e portata n el sacco congiuntivale di un uomo sano prov<•ca in esso il tracoma. Nello interno delle granulazioni tracomatose stanno i micrococchi principalmente sulla s uperfìcie e~terna. dei ~t·anuli e deltl'i lume dei gr anuli e~istente in g ran fJuant.ilà.


DI OCL'I.ISTICA

Il Satller riusci ad ottenere la collut•a dei micrococchr delle granulazioni trncomatose, i quali riproducevano il tracoma ne lla congiuntiva umana sa na. Esso apparisce dapprima in forma di una leg::riet•a congiuntivite follicolare, dacui per L'ingl'~ssamenlo e l'aumento del le granulazioni particolarmente negli stt·ati profoud i si genera il tra coma. Oltre a ciò si trovano infarti dei vas i linfotici, ingt·ossamento delle parete dei vasi che finalmente si obliterano e produzione di tessuto connettivo in parte delle pareti vascolari, in parte ·

dalla cassula cellulare della granulazione tracomatosa. Le glandole descritte rlall'lwanotf nella congiuntiva tracomatosa sono semplici increspature.

Sull'oftaJmta purule::tta artlflolale prodotta dal aeml dl llquirlzta o dal Jequlrlty 1lel Brulle. - Nota del pro.fessore M. L. DE Vv'ECKER.- ( Gcuefte médicale, sellembre 1882, N. 35).

Da secoli si fa uso nel Brasile dell'infusione di grani der sarmenlo di liquerizia o jequirily (secondo la designazione~ impiegala generslmenle al Brasile) per la cura delle oftalmie, e questo mezzo gode nel popolo grande rinomanza. Il sarmento di liquirizia ( Abrus preca tori us) appartiene alla famiglia delle leguminose. È un at·boscello dell'Africa e dell'Asia tropicale trasportato in America. I suoi grani, di rosso corallo, molto lucenti e durissimi, servono per fare corone e collane che si smerciano in grande quantità nell'Orie nte. Un prodollo cristallizzato, che la casa Rigam aveva falloestrarre dai semi del jequirity, fu sperimentato mercè instillazioni ed iniezion·i soltocutanee nella clinica del rloll. 'Vecker, ma non se ne osservò alcuna azione particolare. Allora si fece uso di delli semi secondo la ricetta popolat·e usata nell' interno del Brasile, cioè facendo una leggera infusjone a fredrlo coi semi, ridotti prima in polvere. Si giunse prontamente :a constatare la seguente azione: 1• Applicala in lozione, quest'infusione determina tosto-un· oftalmia purulenla d' aspello c ru pale, di cui si può, sino-


HIYISTA DI OCUL!STICA

ad un ce1·to I•Unto, graJ ua 1·e l'in tensità secondo il numero dd le lozioni r,llle j 2' T ale purulenza si p1·oduce con I'apiJilà eguale all'oftalmia provocatt) col pus d'un'of'Lalmia pu1·ulenta o di una blet\OI'rngiu, e m c l'CC il continualo uso di lozioni può venir·e 8pinta ad un'inlensilù quasi <>p-uole a quella di un'oftalmia inoculata; 3' L'oftalmia arlifìciole, 1wodolto da lozioni con l'infusione di semi di liquer izia, scompare dopo dieci o quindici giu1·ni, senza inlei'venlo ter apeulico, e semln·a che non cagioni du1·an te la sua durala alcun danno alla cornea, anche quando e>:so sia la sede di un'ulcernzione antecedente. Que;;ta fucoltil cl1e posseggono i semi, di [Wovocare un·ortolmiu BI'Lificiale mollo inte nsa, m a di breve durata, potra venir·e utilizzato con profìllo nella terapia ocultwe, pel trattamento delle p-I'anulazioni, del panno, della diflel'ite congi unti ,·ale, ccc. Que!>lo mezzo an d n'l a sost ituire con m ollo vantaggio le inoculnzioni che presentano semp1·e un certo per icolo. Qu esto processo di suscitare un'iufiarnmazione sostituth·a del g 1·ado ' 'oluto, potrà esser messo a p1·ofìtlo nel trattamento di malallie Ji a ltre mucose, o la r eputazione delle foglie del J equi eity nella tosse cr·upnle c da lungo tempo assicut·ala presso alcuni popoli dell'Or·iente.


RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

I movimenti del oervello. -

Osservazioni ùel dolt. BuRCKHARDT. (The Lancet, 15 ottobre 1881).

Il dott. Burckhardt ha descriUo alcune osservazioni sui movimenti del cervello che egli ha fallo in quallro casi di perdita di sostanza del cranio. Le curve ollenute mostrano tre sorta di movimenti: pulsati le, respiratorio e vascolat·e. La pulsHzione cerebrale ha la torma di un polso lrict·olo o te tracroto, succedendosi le fasi l'una all'altra quasi nello stesso te mpo di f'juella del polso carotideo. Però presenta il cer vello d ell'aùullo nelle condizioni normali le stesse pul~a­ zioni che. s i hanno qutmdo esiste nel cranio una aperlut•a morbosa, o quando nel fanciullo le ossa non sono ancora riunite 1 .Ei viene alla conclusione che queste pulsazioni sono eguali e che tutlo il cervello s i espande ()uando i \·asi si ùilatano e la sua espansione si fa nella direzione ùelle rami· tìcazioni vascolat·i. L~ resistenza è in ragione inversa llelln e spansione. In un dalo tempo lulle le branche a egual di stanza dal circolo del Willi s sono nella stessa fas e di pul· sazione. Nel cranio chiuso la pulsazione eccedente nelle ai'terie si crede aiuli considerevolmente il movimento progressivo del sangue nelle vene e quindi anche quello del liquido siero-linfalico. Nel cranio aperto la curva· sa le durante la espi1·azione e scende durante la inspit·azione. Tutte te azioni che ingrandiscono i movimenti re!ipiralori aumentano l' altezza della curva. Una elevazione secondaria ~eg ue il fol'le.


RIVISTA

movime nto inspit•atot·io, ma le onJe del polso non sono mai comple tamente abolile. Le cut·ve vascolari non dipendono dal numeto Jellc r espi razioni ne delle pulsazioni . L'altezza delle cu l'\·e non ha alcun r·apporto costante con la loro lunghezza . Esse sono nole \'olmcnte impressionate Jalle influenze fisiche, ~ dipendono dai mo\'imenti dei vasi per mezzo dei ne1·vi vasomotor·i e possono essere rese molto cospicue con la irritazione del simpatico cervicale. Tuili ques ti movimenti reagiscono sui movimenti della linfa che quintli sono più regolari e continui ùur·anle il sonno e cosi remuovono più pt·onlamenle i prodolli di scomposizione. Burckha1·dt è inclinato a spiegar·e il sonno in questa maniera, come conseguenza della deficiente t'emozione dei prodotti di nzione durante Io stato di veg lia .

.Il va.go e l'orecchio. - ( The Lancet, 19 novembre 1881). In una set•ie di sperimenti, non ancora pubblicati, che sono stati falli dal dottor Wiell sugli effetti dello sliramento del .pneumo-gaslrico nel coniglio, gli effetti sull'orecchio sono stati studiati dal ùotl. Gellé. Ei trovò delle lesioni simili per oBni rispetto a quelle che sono pt·odolle dalla lacerazione della midolla o dalla irritazione del quinto paio, emorragie .e suppurazioni con distruzione ed ulcel'azione dei tessuti. In un caso l'alterazione era limitata al mealo uditivo esler·no e consisteva in una emorragia nella membrana che lo tappezza .e nel perios lio della pa rete inferiore. ln un allro il mealo conteneva un g1·umo anche più gt•ancle e nell'orecchio medio vi era una quantità di pus semisoliJo cremoso che empiva la camera e si era futto slrada nel meato uditivo interno allravet·so la membrana del timpano che et·a rammollita e pet·fOl'aLo. Gli ossicini erano dissestati od eccezione della sLaffa. Il liquido nell'orecchio interno e1·a di colore t•osso chiaro.


.struttura del te..uto muscolare atrla.to, del pi'Of. RETzws - ( The lAncel, 3 giugno 188:!). Il prof. Retzius, direttore dell'istituto istologico di Slocolma, ha pubblicato il resullalo delle osservazioni eseguite nel suo laboratorio, ft·a cui meritano speciale consiJerazione quelle sulla strullura del tessuto muscolare st•·iato. E gl i ha vollo principalmente la sua allenzione al tessuto rnuscolure ùegli ìnsetti a cagione della ma ggio•·e granùezza degli element• del tessuto in questi t111imali, e scelse fra gli tutti dysficus marginalis. Osservò i muscoli delle gumbe e i muscoli lunghi del lot·ace e dell'addome, esaminanduli tante, allo stuto fresco immer;;i nel siet·o del sa ngue dell'iw;ello s tesso, quanto dopc• aver·li trattati con vari reagenti, come l'aciJo cromico, il bicromato di polussa, l'acido picl'ico, il picrocarminio, gli acidi osmico, acetico e formico, ·il cloruro d'oro e d'a!'gen lo. Trovò l'acido osmico o il cromato di potassa sciollo all'1 pet· cento con successi\'8 colorazione con la fucsina e trattamento con racetato ùi potassio, molto utile per conse1·vare il colore delle fibl'e; ma le soluzioni di clor·ur·o d' Ol'l) sono quelle che riescono mPglio sia con o senza preventiva. immeesione nell'acido formico. Negli esemplari cos'• pr·epar·ati scol'gonsi anzitutto largllestrisciE' trasver se lr'asporenti di color t•os.so chiaro o violetto alternanti con strette strie giallognole, in cui è talora visibile una indistinta. a pparenza gt'anulat'e. Le lar:;rhe slriscie corrispondono ai ben conosciuti dischi-unisotr·opi e sono talvolta suddi "i se ùa una indisli n ta sli'ia granulare chr~ co!'t·ispondc davvicino ai dischi intermedi dcli"Hensen. Il sar·colemma intot'no le fibr·e, e due, e nelle grosse fibre ancl111 tre filt:l longituùinali di nuclei presentano i cat·olleri comunemente a loro assegnati. Nei preptwoti intensamente colorati -col clorut·o d'oro, il prof. Retzius ha scoperto dive rsi nuo"i punti di slt'uttui·a. In primo luof!O ei descrive la fll> l'a muscolare, quando osservata di fianco come presentante una quantila di g•·anuli pot•porini distintamente limitati immer~i in un tessuto fondam entale traspar ente, quasi eguali in dimensione e situati a quasi e~uale distanza g li uni dugli ullri, .tanto lateralmente quanto n ella direzione della lunghezza del


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RIVISTA

muscolo, benché la distanza fra loro é un poco più grandenella di r ezione per ultimo ricordata. Questi granuli dividono i l muscolo in piccole aree r eltangolal'i , che sono disposte pat•alldamente al suo lungo asse. I g ran uli sono maggiormente distinti presso il centro della fibr·a, ed og-ni seconda fila lrasversa di gran uli è un poco più chiaramente disegnata di quella che viene d~po. Nei pt·epo.rati meglio riusciti pun vedeesi che i gr•anuli sono pr olungati tr·asversalmente in fÒrma di un filamento atlravet·so la fibra. Nelle sezioni tt·asvers e può osservarsi che la fibra t•aramenle è cilindPica ma poligonale; e vicino al mezzo é una figuea slellata , nel centt·o

della quale s ta un nucleo cir condalo da una piccola massa di peotoplasma gr anuloso. Fibr·e sottili irl'adiano in luLle le direzioni ùslla stella, le une accosto alle altre con leggiera ondulazione e di tanto in tanto ver·so la perifet•ia delle divisioni dicotomiche e ricongiunzion i. Il luogo dove s i dividono o si riuniscono è con tt·assegnato da un piccolo pun to nodale. Gli interspazi delle fibr·e sono riempiti Ja una sostanza lt·asparenle incolora o leggermente rossigna senza struttur a . Il prof. Hetzius è di opinione che le fini linee che sono cosi veJute su tutta l'area della sezione trasvel'sa di una fibz·a muscolare sono pt'ocessi della cellula centt·ale , ed osserva che non stimera questo impt·obabile chi abbia esaminalo le cellule del tessuto connellivo della coda di un girino. Con la lunga macerazione la sos tanza omogenea inlet·media può esser·e t'e mossa ed aversi la rete fibrosa isolata, e queste fibre septu·ate possono lalot•a esser viste in sezioni lacer·ate. Queste in una fì~ura che accompagna il testo, t'assomigliano ai tubi <.Iella denti nn che irrag iono dalla cavità della polpa o meglio ni vecchi di;:egn i delle fibre della lente cristallina . Secnndo questo concPllo quindi , vi è. una sostanza basilarfl omogenea che è tra versa tu a distanze regolat·i da stt·ati di sottili filamenti che partono da una massa di sostanza proloplasmatica s ituata vicino al cenlt'O dello fibra muscolare ed estendentesi orizzontalmente fino al sarcolemma; e questi sono d isposti in due sel'ie alternanti f!'a loro, una delle quali è più densa o più grossa dell'altr·a. L'intersecarsi dei filamenti divide la sostanza intermedia in particelle r·ettan-


DI A:'iATOl!IA E FISIOLOGIA

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golari. Il prof. Retzius pensa che i bustoncelli muscolurt dello S chaefer sono sezioni ottiche di questa retù fibrosa trasversa.

Fi•lologia cerebrale, ùel pro f. BROWN-SEQUARO. L ancet, 10 giugno 18H2).

( The

Jl prof. Brown-Sequard continll!a vigorosamente la sua critica sulle modeene leoeie nevrologicl,e. La dollJ·ina secondocui i movimenti di una me tà del corpo sono innervati dalla metà opposta del cervello é stata mollo ben sostenuta r ecentemente dai fatti c linici e sperimentali su cui riposa la teoria dei centri psico-motor·i. Ma a f!uesta do ttrina il BrowuS ef]uard afferma essere i suoi sperimenti assolutamente con trari. Le numerose ricerche che egli ha intrapreso Juraule gli ultimi quattro anni sembra a lui cl1e portino a conclusioni precisamen te op?OSie a quelle universalmente accetlate. Per esempio alla ar,serzione che la irritazione della r·egione motl'ice tlel cervello produce costantemente movimenti n ei membl'i dell'altro lato, egli oppone alcuni suoi sperimenti. Questi most1·ano che la i1•rilazione di un Jato del ponte de~ Varolio o della midolln come anche della piramide anter iore cagiona otto o nove volle su dieci movimenti dei memiJJ'i dello stesso lato, e uguale effetto si osserva quando dopo la sezione trasver·sa di una metà della midolla, è stimolata meccanicamen te, o con la elellricità, la parte super·iore del ponte nella parte rig uardata come motrice. La irritazione del peduncolo cerebrale ne lla pa rte riguardata come motrice spesso cagiona movimenti dei membri dello stesso Ialo. Questo elfell.o accade cinque o sai volt& su dieci quando il peduncolo è irritaton ella sua parte inferiore e due o lire volle su dieci quando lo s timolo è applicato alla parte superiore. Se sono galvanizzate le fibre che passa no dalla corona radnata o corpo striato al pedur.colo, spesso si osservano movimenti nel Jato corrisponden te del corpo. Se queste parti sono divise trasv.:>rsalmente uel lato destro o· nel sinistro, la eccitazione meccanica cosi prodotta raramente cagiona movimento, ma quando lo cagrona~

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RIVISTA

questo accade generalmente dalla parte s tessa della irrita· zione. Anche la eccitazione della zona motrice della cOI'teccia, come ha dimostt·ato il Courty, ta l volla cagiona movimenti nel Ialo co1·ris pondente. I nollre il Brown-Sequard ha dimos tralo ripetulamente che se questa zona è galvanizzala, dopo esser e stata divisa la metà latera le della midolla o del ponk del Varolio, i movimenti del lato opposto in luogo di essere impedili da lla sezione accadono con anche maggior forza che avanti la divisione di questi conduttori che son o stati creduli essere i soli capaci di traStmellere la s timolazione di questa zona ai membri . Secondo le comuni dottrine, se é divisa una metà laterale della midolla spinale cervicale a livello del secondo paio dt nervi e sono quindi stimolate diverse parli del cervello meccanicamente o con la elettricità nello s tesso lato o nel lato oppo~to a quello della les ione spinale, non succede alcun movimento o solo un movimento leggierissimo nei membri del lato stesso della lesione. Il Brown-Sequard al contrario ha trovato che in ques te circostanze la s timolazione del cervello cagiona energici movimenti dei membri, o un movimento di due piedi diagonale o latei'ale a destra o sinis tra, o un movimento di tre o anche di quallro memb1·i. Ei c onclude da ques to che una me ta della midolla spinale bas terà a trasmetter e ai membri di am bedue i tali del corpo la eccitazione cagionata dallo s timolo della me tà opposta del cervello. S econdo le dottrine comunemente a ccettate la sezione h'asvers a delle due metà laterali della base del cervello, l'una sezione sopra o sotto !"altra alla distanza di un centimetro , dovrebbe distruggere · ogni o quasi ogni comunicazione f!"a la midolla spinale e le porzioni del.cervello sopra la sezione più alla, cosicché la eccitazione meccanica o chimica della cortec.;c.;ia ùovrebbe es sere senza alcun effetto sui membri. Ma il Brown-Sel{Uard afferma che in queste circostanze nou solo la slimolazione dei centri motori agisce en ergicamente s ui membri, ma che lo stesso effe llo è pr·odotto dalla stimofazi on e di parli cile non sono ri guarda te come motrici, quali i r rwpi opto-striati. I n questo caso pe1·ò l'effetto è ordinar·ia-


DI ANATOl!IA E l'IS!OLOG!.<\

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mente più distinto nel lato stesso corrispondente a quello stimolato. Una analisi che il prof. Br·own-Sequard ha fallo di 500 casi di convulsioni unilaterali in conseguenza di varie lesioni del cervello, mostra che lo stesso fallo è vero nell'uomo come negli animali. La irritazione della base del cervello e delle adiacenti regioni motrici provoca le oonvulsioni più frequentemente nello stesso lato irritato che nell'altro. Le parti superficiali del cervello:producono, è vero, pr{ncipalmen te convulsioni incrociate, ma la irritazione di qualunque parte può cagionare convulsione nello stesso Ialo. Le conclusioni che ne trae il Bro-wn-Sequard sono che i principali fondamenti della teo1·ia dei c~nlri psico-molori e -della relazione funzionale incrociata fra gli emisferi e le estremità si deve credere avere perduto il loro valore; e in secondo luogo che la zona eccito-motrice della superficie cerebrale e invero lutle le parti eccitabili del cervello possono mellere in azione i membri dello stesso Ialo al pal'i di quelli del lato opposto, e che possono produrx·e questi effetti dopo la sezione trasversa di una metà del ponte del Varolio, della ;midolla allungala o della miJolla cervicale ed anche dopo due sezioni deJ:a base, una della metà deslPa l'altra della sinistra purchè esista ft•a loro un certo intervallo.


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RIVISTA OELLE MA[A TTIE VENEREE EOELLA PELLE

Un oa.o raro eU Uodermia•lfllltloa. - E. FINGER -(Vierteljahrscltr. fiir Derm. und Syph. 1882 e Cenl ra lu. f. diemecl. Wissens. 1882, N. 23). Una fantesca di 42 anni infetta da sifìlide da 10 anni mostrava unitamen te od altt•i sintomi specifici una bizzarra alter azione della pelle di tullo il dorso estesa dalla prima vertebt•a tot·acica alla seconda lombm·e, lateralmente fino alla linea ascellare anteriore e in alto andava fì no sopra ambedue le spalle es tendendosi alla metà dello superficie esterna degli avambracci. Limitavano In parte malata della pelle dalle parli sane contorni nelli, cur vi, sinuosi, la concavità rivolta vet·so l'interno. 11 mat·gi ne estemo era di color rameico cupo e tutta l'at·ea stava 1 - l 1/ , millimetro sottoil JiYello della rimanente cute sana. Al margine di color rame cupo si univa una zona, il cui colore presentava lulle le gradazioni dal livido e cupeeo fino al colore noemale . lvi la pelle aveva perduto la sua lucentezza, et·a raggrinzila, secca, cor•iacea, assottigliata. Mentre nella maggior parte della. cute affetta non s i eJ'ano prodotte allerazioni plastiche o infiammatorie della superficie, in diversi pun ti meccanicamente irritati (dal busto della donna) si erano formate delle · ulcere che allo speda le guarirono presto, mentre il procc::-s o morboso specilìco andava progredendo. Con le grosse dosi di ioduro di pot»ssio la affezione si arrestò, e dopo 25 somminislrazioni di 3 grammi, tutto l'infillrato impallidì, e quando, la malata fu congedata, aveva un aspello bianco atrofico.


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L'esame mici·oscopico di un pezzello di pelle esci sa mostrò el1e la natura del processo consis teva in una infiltrazione -cronica diffusa della pelle che si estendeva agli strati più pt•ofondi del re ticolo. N ella infiltrazione stessa le cellule del reticolo e le g-landole sudorifet·e e sebacee erano distrutte, e nel luogo della infill1·az ione era rimasto un tessuto connettivo raggrinzato.

Dell'ata..ta looomotrloe d'origine •Wltloa (tabe 8pecijica), per il Doll. A. FouRNIER. - (Ga.u. M ed. Ilal. Lombardia). •

L'autore espone i seguenti argomenti per sostenet·e la possibilità dell'atassia locomotrice sitìlilìca, la cui esistenza è d~ parecchi posta in dubbio. Egli fa osservare: 1. La frerruenza degli antecedenti di sifilide nei pazienti ~fretti da atass ia. 2. Il fatto che l'atassia si presenta quasi esclusivamente nella sifilide terziaria. Afferma infatti che su 85 casi in 8 1 la affezione non si è sviluppata se non dopo il quarto anno ·di dut·ata della malallia specifica, in 3 nel terzo a·nno ed in 1 nell'ultimo mese del secondo anno. Ciò in vero implica qualche cosa di più di una semplice coincidenza. 3. La frequ ente associazione di sintomi di atassia con sintomi che presentansi comunemente nella sifilide, quali sarebbero le paralisi dei nervi cranici e particolar mente del· terzo paio. Del resto queste paralisi, tanto neUa sifilide come nell'atassia locomotrice avrebbero per comune carattere di essere parziali od incomplete, di guisa che nel territorio di distribuzione del nervo paralilicÒ_. alcuni muscoli ne sarebbero colpili ed altri no. Ambedue le affezioni avrebbero inoltre di comune alcuni sintomi come l'emiplegia, gli accessi per congestioni od apoplettiformi, epilettiformi, i sintomi di afasia, gli sconcerti intellettuali di vario genere e la paralisi generale progressiva. 4. La marcata influenza che sulla malattia esercita la ·cura anliflogislica. 5. La frequente associazione dei sintomi dell'atassia


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RIVISTA DELLE !!ALATT'lE VENEREE E DELLA PELLE

con manifestazioni indubbiamente sifili liche in varie parli del corpo come sarebbero le affezioni ossee, le gomme, ecc. 6. L'impossibilità spesso di scoprire qualche altra causa dell'atassia all'infuori della sifilide. In conclusione, il dott. A. Fo urnier si dichiara convinto . che l'atassia s ifililica non è allro che la conseguenza della cur a insufficiente falla nei primi periodi della malattia.


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RIVISTA Dl TERAPEUTICA

Sull'uso dell'acido aalloUioo nella febbre tifoide. ( Jottrnal de medecine et de chirurgie pratiques ' settem bre 1882, 9• fascicolo).

Il doli. Vulpian ha falto ricerca, per impiegarlo nella febbre tifoide, di un medicamento non tossico a dose eleva ta, antisettico, e che fosse poco solubile acci6 potesse raggiungere l'eslremilà inrer·iore dell'intestino tenue, prima di essere assorbito. Là, posto a còntallo con re materie che contengono forse il germe stesso della mal a ltia, la disinfezione di e sse avrebbe potuto essere completala anche prima che avesse avuto luogo l'assorbime nto. Il iodoformio, il salicilato di bismuto , l'acido borico s uccessivamente sperimentali, n on hanno prodotto il resultato richiesto. L'acido salicilico puro, alla doge di 4 a 6 grammi per giorno, sembra all'incontro aver dato buoni res ultati. Si è somministrato in cartine di 0,25 cen tigrammi nel pane azimo ogni mezz'ora. Somminis trato così il medicamento fu benissimo tollerato; esso ha dato luogo soltanto ad un poco di delir·io passeggero. L' effetto costante osservato fu l'abbassamento, talvolta cons iderevole, di temperatura con miglioramento dello stato generale. Si puo conchiudere che se l' acido salicilico non tronca la malattia, diminuisce l'intensità dei sintomi ed abbassa principalmente la temperatura. Il dott. .Bouley, su tale proposito, scorge un'analogia colle esperienze del sig. Pasteur, il quale ha dimostrato che taluni


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RIVISTA

micr·obi non possono sviluppar·si al di sopra o al disotto di dPLerwinate temperature. Non potrebbe ammettersi che il vii'US della f·~ biH'e tifoidea si trovi impedilo nel suo sviluppo dall'abbas!:umento della temperatura cosi o ttenuto?

Tratt&mento dell'aafJ.aala per aommeralone. l pacli~li0 ni di soccorso per i sommersi, di cui è ora fornita la città di P arigi, ebbero ultimamente delle importanti mod ifì cazioni pet' iniziativa del dolloi' Voisin. I vantaggiosi risulloti di queste modi tica zioni furono riassunti n ella conclusione eli una lettura falla dallo s tesso sig. Voisin alla sess ione medica del congresso della Rochelle , e sarebbero: ·1• Certezza q uas i assoluta di richiamar·e in vita gli individui r·imasli s o lt'ac•1ua da a lcuni secondi fino a cinque minuti. 2• Possibilita di far rinvenire individui sommersi da oltre c.inque minuti fino a venti minuti. 3• Questi ri s ullati sono ::;tali ottenuti non solo sopra individui in sincope, ma anche sopra veri asfis siali che presentavano la faccia e le labbra cianotiche e i muscoli mas seteri rilasciati. 4• Questi ris ullati sarebbero dovuti al modo d'installa· zione che permette d'applicore in tutte le s ue regole il metodo Sylvester. Son dovuti ancora alla presenza di apparecchi calefattori mediante i quali s i può r ichiamare il calore su tutta la superficie del corpo dell'annegato; alla pr esenza eli una tinozza da bagno e d'un apparecchio a doccia fredda; alla possibilità di mantenere il paziente in un letto per un certo numero d'ore dopo essere stato richiamato in vita. Finalmente alla facolla di avet•e un p ersonale disciplinalo, istruito e sempre pr·onto.

Cara della paatola oarbonohtoaa •enza oauterlssastone. -

RosE W. -

(Cen.tralblalt fii.r Chirurgie, 1881, N . 36).

L'autore che é prof~ssore di chirurgia in Marburgo, e che •' ·wr•iln rla più di 40 anni, ebbe a ved,ere fino dai primi anni


Dl TERAPE UT!CA

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<lei s uo os.ercaz10 med ico chirurgico, pa r ecchi individui con estese cicatrici s usseguite a carbonchio, superato senza avet·e s ubito nè cauterizzazioni, né incisioni, nè tagli in croce ed anzi senza nepput·e esset·e s tati c urati da persone dell'arte. LSsendog lisi poi presentati negli anni 1856-60 varii casi ·tli pustola car bonclaiosa in cui l'edema collaterale erasi già g randemen te esteso (i n alcuni casi di carbonchio della guancia e:sso si estendeva dal vertice del capo fino allo . sterno), eù avendo egli gi udicato essere in essi gia troppo tardi per farvi incisioni o cauterizzazioni; si limitava perciò .ad ordinare dei bagnoli saturnini o di acqua clorica e vide tali ·casi g11.1arit·e, pr esto cedendo l'edema e l'alone r osso, di:;taccandosi la crosta e formandosi la cicatrice. Tali falli ripelutamente osservati , trassero l'autore a ritenére che la pustola carbonchiosa tende a guat•ire di per sè e spontaneamente, al pari della va.ccinica, senza che vi sia bisogno di inciderla nè di cauterizzarla: e tale opinione g li venne ripetulamenle confermata in seguito da ulteriori l'alli da lui osservati in compagnia anche d'altri suoi colle· ghi. Perciò egli ora n on consiglia di cau terizzare o di esci.der e le pustole carbonchiose se non quando si trovino nel loro primo stadio, cioè prima della formazione dell'alone rosso e dell'edema collaterale e specialmente poi al primo presentarsi della vescichelta sospetta quando si può diagno-. slicare (il che avviene ben di rado) trattarsi di carbonchio. Così pure ritiene indicata la cauterizzazione quando uno che slasi scalfito nello scuoiare un animale infetto si presenta al medico soHecitamente.

Oa.ra della olattte blenorragtoa ool nitrato d'ugento, di GEFFRIER. - (Italia Medica). Il trattamento adoperalo costantemente con successo dal· l'autore contro ll! ci stile blenorragica consiste nel portara direttamente sulla mucosa vescicale u111a soluzione di nitrato d'argento al cinquanta per cento. Ecco il modo di procedere: Bisogna usare una sonda flessibile, perforata , a punta .olivare; a meno che non vi fosse nel medesimo tempo un


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res tringimen to uretrale, bisogna che l'oliva sia un poco voluminosa; 18 a 20 (filiera di Charrière). Si fi ssa questa sonda sul becco di una piccola siringa (siringa cl' Aneli o modificata da Guyon) contenente la soluzione di nitr·ato d'argento, poi si preme lo stantuffo della siringa fino a che il lume della sonda non sia riempito della soluzione. L'istrumenlo ben unto s'introduce nell'uretra finoa che non si ha la sensazione che l'oliva si muova liberamente nella vescica. Allora si ritira dolcemente la sonda arrestandosi allorquando la parte posteriore dell'oliva urta contro l'or•ificio del collo della vescica; si inslilla allora lenlamente un certo numer·o di gocce della soluzione: quinoic~ nel cominciare, venti, trenta e fino a quaranta gocce in seguito. Queste istillazioni sono ripetute ogni due giorni. Il dolore che ne segue e leggiero e di breve durala. È utile di· fare urinare l'ammalalo prima dell'inslillazione per evitareche il nitt•ato d'argento sia precipitato immediatamen te dal cloruro di sodio d!ell'urina. Si può aggiungere· a tutto ques to un trattamento interno· col copaive o coll'essenza :li sandalo, ma il trattamento Iocale è sufficiente. È necessario di prolungare questo trattamento fino a che persiste la fr·equenza delle minzioni, dopo lungo tempo chetutti gli altri sintomi sono scomparsi, al contrario si èesposto alle recidive. Nelle cistiti intense accade qualche volta che l'infiammazione non rimane esclusivamente limitata al collo della vescica, ed il resto della mucosa vi partecipa in un certo grado: malgrado le islillazioni l'urina continua ad esseJ'etorbida ed a contenere del pus. Anche in questi casi, quando il dolore non cede sufficientemente subito e vi è luogo a pensare che la mucosa del collo non è stata la sola attaccata, conviene rimpiazzare le istillazioni con le lavande dellavescica con una soluzione al 1(500 di nitrato d'argento, che: è ritenuto il topico più appropriato.


DJ TEI\APEUTIC.~

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:Due nuqvl antilettlol : U glloeroborato dl oalolo, ed 11 glloeroborato di •od.i o. - Nota di LE BoN, presentata da Larrey all'Accade m ia delle scienze a Parigi. - ( Ga::eile médicale de Paris, agosto 1882, N. 34-). La scoperta d'un age n te an ti settico potente, e che abbia inollre la proprietà di esse!'è mollo solubile , senza odore, affatto innocuo, offri1·ebbe senza dubbio un grande interesse. I due preparati che il ILé Bon fa p1·esentare all'accademia,. il gliceroboralo di calcio, ed il glicei'ObOI'ato di sodio, avrebbero secondo l'autore le seguenti proprietà. P e'r ottenere il glice roboralo di calcio, basta scaldare insieme, ad una temperatura di circa 160• , agitandole continuamente, parti eguali d i borato di calce, e di glicerina, e dj prolungare l'operazione fintantoché una goccia della miscela, tolla mercè una bacchetta posata sopra una last1·a di vetro, fol'mi una perla incolora, fragile e traspa1•ente come cristallo. . Allora, colando il liquido sopra una lastra mel~llica si solidifica, pel raffreddamento, in forma di· una massE!. traspar ente come il vetro, e come questo fr·agilissima; bisognasubito riporre i frammenti, finlantochè sono caldi, in una bottiglia smerigliata bene asciutto. Il ·gliceroborato di sodio si prepara nella stessa maniera; soltanto si mette il borato di soda in luogo del borato di calce. Se si usa il boralo di soda fu so, ossia anidro, occorrono 150 parti di glicerina per 100 parti di borace. Questi due corpi hanno proprietà analoghe. Si fondono ad' una temperatura di circa 150 gradi e sono molto igrometrici. Esposti all'aria si liquefanno rapidamente assorbendo illor·o . peso d'acqua. L'acqua o l'alcool possono d'altronde disciogliere il doppio del loro peso di gliceroborato. Anche in lunga soluzione i gliceroborati di calcio e di sodio sono potentissimi agenti an ti settici. I gliceroborati non potendo essere impiegati che allo stato · di soluzione, bisogna, per ottenere de!le soluzioni sempre comparabili a loro stesse, litolarle mercè l'analisi volumetrica.


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Hl \'l STA

Sembt'll. alrt~ulol'e che il g-licerobot·ato di soù io s ia, in ler apeulìca, supecior e a q uello di calcio, epperò s i é occupato assai più di quello. Come anlisetlico, fJu eslo cOI·po pl'e!OeHta sull'acido fenico il Yonta!!gio d'essere solubile nell'ocqua in qualsiasi proporzione, e pt·incipalmente ha quello di esser'e innocuo affatto. Si può applicare allo stato concentralo sopra organi sensibilissimi, ad esem pio s ull'occhio st.>nza inconvenienti. Come igienico, si uset'ù utilmente per òisinfellonte, e per conservat'O la cu rne, o i Jll'odot li alimentari. L'a utor e ha mandato alla P lata delle carni r icopet·te tli una semplice vernice di g licerobol'ato: sono anivate là fresche come Io e t·ano alla partenza. Come meùicomento può us:u·s i sulle mucose, sulle piaghe e nella medicazione Lisleriuna .

Cara del diabete col bromu.t·o di potassio -Dott. FELIZET. - (Gn::zctta degli Ospital i . S ettembre 1882, N. 73). Il dott. G. Fel izet chit•ur ~o degli ospitali di Parigi !Ja fatto ultimamente un'interessonte applicazione pl'alica delle m emorabili esper ienze di Claud io Bernard, che nel1849 determinava artificialmente la glicosuria negli animali. L'illusll'e fis iologo ha dimostralo che l'irritazione di una zona determinala de l bulbo rachidiano eccita la funzione glico genica del fegato e produce la glicosuria. Le esperienze del giovane chirurgo gli hanno permesso di troncare questa glicosuria pr·odolla artificialmente negli a·nimali. Le osservazioni cliniche dimoslrano che il medicamento che sopprime la glicosuria in alcune ore, g uarisce parimenti il diabete in alcune settimane, o in alcuni mesi. · Esperienze · ed osservazioni permettono di a l'fermare che esiste un legame tra la g licos uria artificiale, il diabet~ intermillente ed il diabete conclamalo, e che questo legame é l'irrita.tion.e del bulbo. La malattia non potrà dunque essere guarila mascherandola colle severila di un regime dal quale siano esclusi il


DI TEHAPEL'TJCA

pane, i feculenti, lo zucchet·o ecc., ma sibbene coll'eliminare la sorgente stessa di produzione dello zucclrero, cioè col togliere di mezzo l'irritazione del bulbo rachidiano. Il bromuro di potassio, secotldo il sig. FelizeL, per l'azione elettiva di sedazione ch'esso esercita sulle funzioni del bulbo, sopprime gli effetti di questa irritazione, con una rapiùi til talora sot·prendente: in dosi elevale e continuate, il bromuro di potassio guarisce il diabe te. (Il lavoro del s ig. Felizet è fondalo sopt·a · 1"5 cas i di guarigione, ollenuLi dal 18i7 ad oggi).

Iniezione •uttooutauea di a.lounl •all d'a.rgento. - E::;perimenli del prof. Et.;LEI"Ot.;RG. - (Ailgem . 'Wiener med. Zeitung, 20 giugno 1882, N. 2:5). Dopo che il Riemer e più tardi il Jacobi ebbet·o dimostralo che con l'ot·dinario uso inlc mo del nitrato di argento in fot·ma pillolare, esso non passa nel sangue in combinazione solubile, ma, in lullo o in gran parte, ò ridotto nella mucosa dd tubo digesti\·o e reso chimicamente inoltiYo, parve indicato, ad ottenere l'azione generale dell'argento a scopo te r·apeutico, di inll'odurre le soluzioni di argento per un'alll'a via, per quella delle iniezioni sollocutanee. L' Eulenburg sperimentò sugli animali le soluzioni allungale di nitrato d' argento, qui ndi la soluzione proposta dall' Jacobi di iposoltllo di soda e argento (cloruro d'argento 0,05, iposolfito di. soda 0,3- acqua distillata 10,0), quindi le soluzioni di fosfato d'argento e pirofosJ'ato di ugento. Quest'ultimo preparato mediante la precipitazione della soluzione di nitrato di argento col pirofosfnto di soda, si scioglie con l'aggiunta di 3,85 p. di acido fosforico in 100 p. di acqua . .Di questa soluzione ful'ono iniellali solto la cute dei conigli :!·10 centigrammi. Questa come pure le alltre ricordate soluzioni di sAli d'argento ·non ebbero per conseguenza alcun disturbo locale nè generale. Dai falli sperimenti resultò che una pat'le dello iniellato fosfato o pi:-ofosfato si deposita sulla pelle, suJII) aponevrosi, sui muscoli allo stato di polvere nera di argento,


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RIVISTA Dl TEHAI'EUTICA

.mentre al contl'ario un'aiLra pa!'te passa in combinazione solubile in circolazione ed è eliminala per la via dell'orino. Qualche tempo dopo la iniezione l'argento poteva essere dimosl!·ato e valutato nell'orina col processo elettrolitico del Mayençon e Bergeret modificato dal Gissmann. Nell'uomo, . dopo questi esperimenti, l'Eulenburg somministrò l'argento per iniezione ipodermica anziché nella ordinaria forma pillolat·e di nitr ato d'a1·gento, usando ora la mentovala soluzione di iposolfi lo di soda e at'genlo a 1/2 - 1 C c m., ora anche la soluzione di pirofosfalo, e r ecentemente anche una soluzione d i albuminalo d'argento. Ques ta soluzione gli parve particolarmente la più vantaggiosa.


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lfav1-o•pedallapprontate dall'Inghilterra. - (The Lancet, 12 agosto 1882). Fra i molli perfezionamenti dei tempi moderni in rapporto con le operazioni militari, l'apprestamento delle navi-ospe·dali pd ricovero e il traspot·to dei malati merita speciale menzione e raccomandazione. Al.lo scoppiare della gu~rra -con la China nel 1859 furono allestiti dagli Inglesi come navi{)Spedali due grossi bastimenti a vapore, il Mauri~io e il Melbourne , con tutto l'occorrente per la cura e il ristoro dei malati e feriti. I resuntati furono cosi soddisfacenti e i van-

taggi che derivarono da questo provvedimento per i malati -e feriti cosi manifesti, che quando fu intrapresa la ca mpagna

dell' Ashante sullo scor cio del1873, la R. nave Vittorio Ema.nuele, un piroscafo in legno di 5000 tonnellate, fu scelta per nave-spedale pel ricovero di sei ufficiali malati e 250 uomini <-li truppa. Fra i miglioramenti af!giunti alle dispos]zioni delle precedenti navi vi fu la introdu;,;ione di una lavandet·ia con macchina a vapore, asciugatoio e I'ipostiglio per la biancheri a sudicia ed una macchina da ghiaccio capace di fare quattl'o quintali di ghiaccio al giorno. Il Vittorio Emanuele fu giudicato dagli ufficiali medici un vero s uccesso e fu di g1•an vantaggio ai numerosi malati e feriti in campagllla. Nella presente campa gna d'Egitto, sono destinate due navi-


RIVISTA

ospedali da mundarsi ad Alessandria. Una di queste navi è il vascello Cartagine, uno dei più grandi pir·oscafi della compag nia orientale e peninsulat'e, della portata di 5100 tonnellate. E ssa può alloggiare venliquatlt•o uflìciali maiali e convalescenti e 220 u omini di tru ppa, ollre il personale medico, gli infermi eri e la ciut'ma della nave. Della truppa, 80 uomini saranno accomodali sul primo ponte e 140 s ul secondo. Lo stato ma g~iore consterà di sei uflicioli medici e un quarlier maslro, tre sergenti, un caporale, e 2I gt·egari di sani tu (Il rmy Hospiial Corps). È stato pure provveduto l'alloggio pee qu':ltlro dame inrcrmier e. Il chirurgo maggiore Ferguson è stato nominato medico in capo. L'assettamento della parte della nove destinata per ospedale s embt•a essere stato mollo bene ponderato e pl'Omette assai per il ristot'O e la cura dei malati e dei ferili. Sono stati provveduti abbondanti mezzi di Yentilazione con lt•ombe da vento e tubi ventilatori, ~istema Edmond , ollee le aper ture delle cannoniere quando il tempo lo pet'· mette . Vi sono stati pur dispo;::ti i bagni con tubi l?er la pl·ovvisla di acqua dolce quando è credula necessaria invece della salata. Havvi a boedo una macch ina pel ghiaccio capace di pr_oduere due quintali di ghiaccio al g io1·no, e Altre due macchine e~ua li sono s ta te imba1'cate per es:;ere posate a terra. La Cat·tagine è poi fornila di un'abbonda nte provvista di m edicine e di m ezzi di ris toro, ma non è stata provveduta di una Iavande t•ia come la Vittorio Emanuele. Vi ha poi una cassa di ferro per collocarvi i pan ni che devono esser e disinfettati, i quali possono essere trattati o con l'acqua bollente o coi disinfettanti, di cui havvi una abbondante provvista in fot'ma di liquido di Cond y (permanganato di potassa), acido carbolico, cloruro di calcio. Sono :state messe a bol'do cinque tonnellate e mezzo di gh iaccio per usarlo, se necessario, finché non abbia cominciato ati agire la macchina pel ghiaccio e per conservare la ca1•ne e le altre provviste pel viaf!gio.


E :;&11\'IZ.IO

~I EIJICO

aJILITAilE

La chirurgia mUltare m Egitto. - Dalla lltemoria dl:l bar. LARI\EY, sulle campagne dd Bonapar·te. (T/te Laneet, 2 settembre 1 88~). Gli eventi che or'a stanno svolgendosi in E ~itto dùnno importanza a lutto (jut.:llo che può r·iferirs i alltl sulute d~lle truppe; e quindi non parranno inoppor·tune alcune notizie circa qualche specia!e crualitit d~l clima e la sua influenza sulla chir·ura-ia mililar·e d;;~te da un osservatore così acuto, quale fu il barone Lar-rey. La sua memoria riguarda le campagne di Napoleone •1e~li anni 1708 al J801 ed ò piena di falli e osser·vazioni impor•tanli. Egli ebbe dapprima ati incon trar·e non pochs tliffìcoltà; quontlo entrò in Alessondri <l nel 1798 s i trovò pr-ivo di lullf' le necessarie pt'onision i~ essendoché la nave clte conteneva tutto r1uanto e~li a\·eva con ~r·an cura raccolto fu nelln traversata presa dap:li Inglesi. Durante il SO;:!g-ior•no in AlèSSandria i soldati soffrirono immensamente per· le punture degli scorpioni , benché foss ero cagione piu di po ut·a e di dolo l'e che di per·ieolo; e i le curò facilmente bagnando la par·te con acqua di mar·e ovver o con lozioni acide o alcaline. Durante cinque giorni di marcia attraverso il deserto ver'so Damanhour senza vettovaglie fl senza acq uu, l'esercito sofl'rì terribilmente e molti per·irono. Il Lal'rey nola specialmente la mancanza d'ogni dolore nei casi mortali e la calma eh~ scendeva s u questi uomini prima della morte; gli stimolanti parver·o di gran Lenefizio a coloro che soffrivano di gl'ave esaurimento. Pare che la ollalmia egiziana fosse la prima malattia che r~rmo l'attenzione del Lal'!'ey. Ei descrive il corso e i sintomi della mulallia completamente e minutamente. Attribuisce la malattia all'azione combina la della viva luce del sole, de lla polvet·e nell'ario, dei rapidi cambiamenti di temperatura, specialmente le notti fredde umide succc denti alle giornate calde, asciutte, della soppressione del sudore, degli eccessi alcoolici e sessuali e della improvviso soppressione della diarrea e della blenorragia. Gli uomini di carnagione pallida furono trovati più soi(getti ad essa Jei bruni. La cura da lui posta in opera comincia va coi salassi

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RIVISTA DI TKCNICA

e le mignalle e le fomentazioni anodine, seguitando poi con le lozioni a:;lringenti come le soluzioui di solfato Ji r ame, di bic loruro di mercurio e di acetato Ji piombo. Le cautelt\ profilaLLiche ch'ei raccomanda sono: evitar·e l'azione rlireua del sole sugli (ICchi, i qu~:~li dovrebber•o essere difesi nnclw dalla poi vere ; tenere tu Ho il corpo copet·lo di notte con una benda sugli occhi; evitat·e i luoghi umidi P. acquilt·inosi; e manlener·e la ll'a;:;pit·azione cutanea coi bagni e l'eser·cizio. Raccomunda inoltr-e di pt·ender•e il caffe , evitare i liquori spiritosi e i cibi indigeribili e di bagnare spesso gli occhi e la lesta con acqua calcia e aceLo. . Dopo lu battaglia di Sedment vi ebbero molti casi di tetano, di alcuni dei quali fa la sloria . Osservn che accadevano più spesso 50tlo i rupidi estt·emi cambiamenti di temper:aturtl e nei luoghi umidi prelòso il Nilo o il mare. Gli uomini di temperamento ner·voso irritabile vi er·ano p!:tr·ticolarmenle soggetti. La cut·a ch'ei lt•ovò più utile fu la somministr·azione inter·na dell·oppio, canfora e nitt·o iu una emulsione di mandorle; esternamente l'applicazione di vescicanti s ulla ferila per eccitare un'abbondante suppurazione, la s ezione, al di sopt'a della ferila, dei tronchi di lutti i nervi compromessi nella lesione o nella operazione; e specialmente l'amputazione quando la fel'itaera situata in un membro Dice che le emulsioni sono inghiottite più facilmente di ogni altra cosa dai maloti di tetano. Nel1 i99 scoppiò la peste e fece g t·andi stragi fra la truppa . Il Larr·ey ricol'se a pronti provvedimenti per· l'isolamento e la di~ infezione ed ottenne soddisfacenti re.-ultati. Dii·esse un11 cir·colare ui chit•ut·glti dell'esercito in cui raccomanda il trattamento che aveva trovato più utile, cioè: l'applicazione di · coppette umide dietro il collo facendole· seguire da un emetico; !'gombr·at•e e tener·c aperto il ventr•e e ~ammini­ strare infusioni e decozioni amare. Localmente per gli ascessi consigliava i colaplasmi i rubefacenti e i caustici e le larghe incisioni quando si era falla la suppurazione. Dopo esser si f•H·mati i cat'bonchi er·a necessa!'io fure delle profonde incisinn i e asportare l'esca r·e più completamente che Jòsse ros~~· •: le . La miglior s,.haguardia contro la malè',llia affermò es-


E SERVIZIO

~IEOICO

MILITARE

·sere la pulizia, le fref'Jucnti c.J>Iuzioni fredde e il ltware spesso lt> ,·es li . Conda nnò specialmente come mollo pc;-icoloso rus<> di dom1it·e n elle fq:-;se sca va te sotterra . La m ulallia domina ,·a solo quanrlo svrTiava il vc·nto del sud. ~ e l r·ilorno tlell'ese•·cito in Egi tto ùopo lo campE~ gna di Sit•ia si imbalter·ono in un nuo vo nemico in fnl'l'l'Hl di una varie tà di sanç;uisu ga abbondanl•? negli s tagni d'ttCf'JUil dolce potabile. Queste mi gnalte lun ghe pochi milli metri, gro!'se qua nto un cr·ino di cava llo e nere , ollaccundosi alla fa 1·inge cngiona vano g r·ande molestia: quando <'rano totulmen tedi stese dal sangue rl:lg~iu n gevèl nO la grossezza di una m igna tla comune. I sintomi l'l'Odolti da qw~s li pa rassiti erano un do' llll'e pungente, Los;:;e, sput·go sa ng uig no, rli,-fagia e dispnea. ' T alvolta f'ur·ono ,.i,.,te altnrcate ai pilasll'i dPi le fauci o anc!Je più g iù alla fo1·inge, ma un luOf!O piullosto faYo r·ito sem bra · Psser c stato la sommi tà della far·inge dietro il paiolo molle. Erano distaccate coi gar·g:wis mi o iniezion i di sale o di acqua flcid ulata o con le pinz,~ lle . Dopo la ba ttagl ia di Eliopoli e l'as~edio del Cair·o nel 1800 !'\COppie la feblwe g ialla rra i soiJuti ferili che l'iusci mollo P.!'\ iziale. Accadde duran te il predomi;-~io del caldo Yento del s ud d i g ior·no seguito da 110Lli fredde umide e assaliva spec ialmente g li uomini meno robusti. Le fe r·ite di questi maIa li diYentavano cosi !'\pesso e così pres to cangrenose che il Larrcy per un poco sospetto che i Turchi u~assero palle t~ nele nate. La freq uenza della epatite e degli ascessi del !'<;gato a ttrassero pure l'a ttenzione del L arrey, il quale nel suo articolo s u questo soggetto insiste specialmente s ul gran valor·e delle ampie inci sioni quando l'asc•~sso è ben dichiarato, e nan·a alcuni ct~ si elle rn osl!'ano l'eccellente riuscita di questa pratica. U 11' altr a importante osservazione del Lam·e y è '{U ~lla sulla atrofi a dei testicoli a v venuta in molli dei soiJali dell'eserci to Ji Egitto nell'anuo 179ì, i quali no tarono dopo il loro ritomo in Fr·ancia una g r·aduale s ensazione dolorosa di queste glandole accompagnato, quanJo ambedue le glandole et·ano compromesse, da l!& perdita di -ogu i desiderio e potenza sessuale. E questo s uccedevo :affatto indipendentemente da ogni precedente malattia ven erea. NE:IIa maggior parte dei casi era affetto un solo


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Rl VISTA DI TE CNICA

testicolo. Questa atrofia era accompagnola da aiL1·i fenomeni morlJosi: dimagramento e debolezza delle estremi tò. interiori, decadimento della forza ùigestiYH, scoloramento del volto, diradamento della ba1·ba e disordi ni intcllelluali. Il L arr ey attribuisce l't~lrofìa alla azione del gran calore combinato con la slanchczzn e le priYnzioni e !"pecialmente all'uso delracquavi te pl·ept~rala coi d&Lleri con 1"<1ggiunla òei frulli di una solanacea . Quondo r atrofìa e1·a solo s ul pri11cipio poteva essere prevenu ta coi bugni a vapore , le fr·izioni secche, glr s tom nchici e il buon Yillo. Sono poi descritte la lebbra e la elefantiasi e chiaramente indicate le lo1·o dilfc r·enze . Il Larrey s i interessò m ollo della elefanti asi dello serole e dimost1·ò che l'unica risor!';a cllir•ut·gica e1·a rampulnzione. Ei chiama. l'alfeziùne ~a r·rorel f' e le asse p-n a pe1· cn usa le occupazioni sedf:'nlal·ic, l'uso dei larghi pantnloni egiziani e la sifilide degenerala . Riguardo alla sifi lide dice di averla l!·ovata in E~itlo leggiera e facihncn te curabile; ma se i mHIati tornavo11o in Francia con la malallin non ancora guari ta, questa diventava m olto inlrallabile. È impo1·lante notare che nl Cniro essendo grandemen te penetrato dei danni cap-ion11li da queste m alall.ie s i rivo l s~ al comonJanle in caro r·el' s ta bilire uno speda le civile in cui fossero trattenute fino a g uor·igione le pi'O!"li LuLe trovate infette, e una visi la rigo1•osa I'O"'SC pure falltt ai soldati c a tulli gli affetti dt'l. malallia venerea mandati allo spcdale. Questi provvedimenti ebher·o il piu completo buon successo. Le f.:r·ite furono lt'o\·ale che guaPivano con m olta rapidità e m olli cas i di lesioni g1·avissime in cu i sPguì la guarigione fanno testimonianza della f;-ener·ale salu ln·il/1del clima. QuestO' accadeva specialmen te durante il predominio ,!ei venti d~ l n ord, e il follo era così spiccato eire il Lnrrey lo ricorda fr·equenlemenle. Fu osservato che le ferile d'arma da fu oco del braccio cagionanti la fcallUI'a dell'om ci'O erano quasi tutte seguite dn false a r·Licolazioni . Nei casi di ferila pene · trnnle dei pol moni ei si allo ntanò dalla pratica com une a quei tempi, ch iudendo la ferila cslel'l1a, fa cendo r iposar e il ferito !';UI Ia lo offeso '! ordinando il rigoroso riposo, e gli esili furono m olto buoni .


E SEIIVJZlO

~IEI)J CO

MILITAIIE

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Il Lal'l'ey fece pure l'osservazione che mentre i c;mi ab'bundano uelle città ùeii"Bgillo, non vi è fra loro l'idt·ofobia. I cammelli però soffri van•) di una specie di pHzzia durante il l<'mpo degli amori, e i m0r·si fa tti da lor·o in questo stato e r·ano per·icolosi; ma la malallia non er·a contagiosa. l sintomi eeano l' uscita di una abbondante sahva densa, un continuo muggltiaee, orrore per· l'acqua, consunzione, febbre, caduta dei peli, cattivo umore che si manifestava con lo inst>guire gli uomini ed altri animali. Se aizzati, i sintomi ag-

gra vavano e spesso tenninavauo letalmente. l cavalli t.~ran o soggf:tti alla ollalmia come gli uomini, ma questa poteva essere impedila tenendo chiuse le stalle durante le notti fredde umide. L'ultimo flu gello delle tt·uppe fu lo ~cor•bulo che 'scoppiò nel 180 L, ed essendo credulo coutagioso pr·odusse un grande allarme. Il Lat·r~y corl'esse prontamente questo errot·e i11 uua circolare indirizzata ai chil·urghi militari, in cui espone la malattia essere cagionata dalla mancanza di carne e vegetali freschi, e ca usa pt•eJbponeute l'umidità quasi continua -dell'aria dopo la inont.lazione del lago MàJjeh. Più che 350U casi di scorlmto rurorto ricover·aLi negli ospedali di Alessand r·ia, di cui mot·it•ono 272, oltre s ei o selle che per·deltero la vita nel loro ritot·no in Ft·ancia. Durante il dominio tlello scorbulo vi fu appena qualche caso di peste, e gli Egiziani avevano osservato elle quando era e)Jit.lemico il vaiolo, la peste quasi spat·i va.

~pianto 41 b&gDl nelle oaaenne.

Rilevasi dall' Arch . .fii.r die Artillerie und Ingenieur· o{fi~iere, clte il ministero delia guert•a di Germania, dietro pa. rere dei medici militari, ha amme::;so il pt•incipio che in ogni caserma sia stabilito il servizio ùei bagni. P er considerazioni economiche, però, non si a pplicherà per ora il nu ovo sistema alle caset·me g-ià esistenti, mt~. solta11tO a quelle che si devono costruire.


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA.

Cenni medico-zoologici audi u.n viaggio all'America del Sud del dolt. VINCENZO RAGAZZI, mediCO di ~ classe nella R. 1\Iat·ina. Il giorno 30 giugno 1879 la R. pit•ocorvelta Arch imede lascia va Napoli, destinato ad una lunga !òlazione n ell' America meridionale e nel febbraio dell'anno 1882 rientrava alla Spezia. Il dott. Ragazzi, che in qnalilà di medico di bordoaccompagnò quella nave nella sua lunga sperlizione, ebbe l'ottimo pensiero di pubblicare in un p1·egievolissimo scrillo i r icordi di quel viaggio. I falli e le osservazioni ivi t'accolli possono interessare tanto lo studioso delle scienze natui·a li come il medico, n ello stesso tempo che ci rivelano nell'autore u n distin to naturulisla ed un abile chi1·urgo. Oltre d'aver ft~lto una buona raccolta di esemplani· della , fauna marina e terrestre di quelle regioni, colla quale raecolla egli arricchì poi il museo universitario di Modena, sua· cillà natale, ebbe anche occasione di prestare i soccorsi dell'a rte sua ai feriti nella guerra tra il Perù ed il Chili. La desct·izione del teatro della guerra e delle operazioni chil'Urgicbe eseguite formo una bella pagina di chirurgia militare e melle con to che se ne riporti sommariamente qualche brano. Il 9 giugno 1880 alle 11 ant. l'Archimede giungeva ad Arica, città peruviana proprio allora bombardata ed arsa dai chileni. Appena affondala l'ancora egli scende a terra per pre-


RIVJ<:;T.\ BIBI.lOCRAFICA

stare soccorso ai feriti raccolti n ell'antico spedale dell~ cilta. I fet·ili pet•uvioni enll1o Juecenlo pltanlo, i chileni quasi altt·cllunli, i letti pet·ò non er a no che cinqu.anla, per lo che la ma~f'iot· porte dèi fet·iti giacevano sulla nuda terra. A queste deplorevoli condizioni si uggiunge,•a IB !:'Cat·silà d'acqua, di vitto e di medicinali. Lasciamo ora all'uuL()re stesso la parola per la descrizione d'un aLlo opet•alivo gravissimo (disnt·licolaz.ione coxo-femot•ale) compiuta con esito soùùisrarenLe. • Il ferilo (soldato d 'in f~:~nt•:ria) uYeva la coscia destra, a livello del grande trocantere, alt1·aversata da una palla di cannone, la dit·ezione della quale e ra ùall'esle1·no all'inlèl'no, dall'avanti all'indie tro e l e~gcrrnen t e dul;'allo al basso. Una vasta feri ta occup!lva lo par·le pl)!'[o•riol'e e superiQre df:!lla coscia, ed e t·a di fot·ma irregola1·e, specialmente ver·so l'interno, n el fonJo n o tu vansi framm enti d'osso e fra stagli di guaine fibrose. Il grande l1•ocanlere era fratturato comminulivamente e fJUillcbe piccola sche~gia s i poteva estrane colle sole Jila . Esplot·ando verso la testa del femore si riconosceva come il collo fosse compl n lamenl·~ fr·atturato. Pt•oposi ol giovane e r oiJusto soiJato la disarticohtzione della coscia come unica speranza di salvezza, eJ et:li vi si adattò di b uon grado. P osto il paziente su di una tavola in guisu che sporgessero da quello completamente gli arti inferiol'i, e dival'icatili pPr quanto et·a possibile, mi collocai t'l'a di essi ed iu1pugnato colla destra un lungo r.ollello lo introduss i col tagliente:in basso innanzi alla tuberosita ischiatica, fa cendolo uscit•e alla m età dello spazio che esiste fl•a il grande trocanlet·e e la spina iliaca anterior e supet·iore, mentre colla si nistra mano afferr avo le pa1·ti molli che r·icuopl'ono in avanti la pa1'le superiore della coscia. Feci scorrer·e il collrllo per quanto mi fu possibile contro la testa del femore onde non ledere i grossi vasi, ed _imprimendo quindi all'iskumenlo limitali movimenti di va e vieui, e stirando colla sinislt·a mano un poco in allo le parti molli, incisi i tessuti in basso scorrendo !:'t~mpre col coltello conlt'O il femore, giungendo per tal guisa a 26 cenl. cit•ca in basso del punto di par tenza del t.aglio. Ri · volgendo r1uindi il coltello in avanti cd un poco in basso com-


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R!VJ STA

p leta i il lembo. Ciò fa llo allacciai subito la femoJ·ale (compr·essa <la 'un irrfermiel'e conli'O la bJ'811Ca o1·izzonlale c.lel (JUbe) ell s lcunc altre piccole ar teriuzzc. Messa a scoperto per tal modo la porzione superio!'e del fernor·e, non mi riuscì difc ile ll·ovarn ~ s ubito la testa, ma la frallura com!Jleta del collo mi ditncullò a ~sni in (]Uesl0 momen to l'ope1·azio ne, g iacchù non potevo g iungere a porta1•e un poco infuori la testa stessa, cosa a lla (]uale nei casi or c.l inaJ•i si riesce fecilmentr~ fa cP.ndo eseguire all'arto un movimento di I'Ot.azione all'eslemo. P1·emendo però fortem ente col poiJice della mano sinistra s ul piccolo moncone del collo che rimaneva ader ente alla testa riuscii a tender e la capsula che incisi contro la testa stessa. EseguiLa questa incis ione ebbi non lieve difficoltà da supera1·e onc.le l'aria po tes~e entrare nella cavità articolare, e per far· ciò affe1·rai il moncone superio1·e del collo del femore fl'attura to con robusta lanaglia. Entt·ata l'aria , le superficie articolari vennero facilmente allontanate, ed inciso il le~a mento rotondo e comple talo il taglio della capsula potei p1·ocedere alla divisione de' tessuti moll i pos ter ioJ·i; di visione che in molta parte si ridusse alla rego· larizzazione dei tessuti lacerati dal proiettile. La linea di taglio posle1·iore rimase quasi porallela a lla piega della natica e 3 centi metri circa a l disotto di questa. Allaccia i q uindi l'artet•ia ischiatica ed 8 o ·10 altt·e minori arterie rouscolat•i. Man tenni il lombo facilmente in posto mercé alcuni punti di sui.ura e di liste adesive di sparaùrappo. Misi in posto un grosso tubo da dr enaj:!gio onde poter fa cilitare lo scolo del pus e fll'ali care abbondanti la valur e con debole soluzione fenicata. • Il timore di lasciare un lembo insufficiente a ricuoprire la vasta piaga, mi spinse a pt·olungare il g1·ande lembo tino a 26 centim. ciJ•ca, mentre molti chirurghi dànno come lunghezza sufficie1ùe 20 a 22 centim. Dopo la sua applicazione constatai che il lembo non era punto esuberante. • Una legge1·a febbre seguì IJuesta gt·nve operazione, ed il termometro nei due giorni consecutivi non salì a più di 38,2. La perdita di sangue dut•ante l 'opet·a~!one non fu grande, a v<"ndo proceduto non solo all'allacciatut•a dèlle singole at'terie


DJ BLIOGRA F IC.\

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man mllnO che si pr~s e utavano solto al la glio, ma avendo previau1ente praticato la fasci a tura elas tica Sihestri. Dov elli, è vero, pet· e~eguit•e tulle le allacciatut·e, allun gara un poco l'alto operativo, ma da un luto non avevo un abile assistente che potesse assicut•armi uua efficuce compt·essione, ed oltre a ciò teme vo a ssai la conseguenza dell'abbondante e morragia nell' individuo che ~iii g t·ande copia di sangue a veva perduta dopo t·iporta ta la ferila. Cinque giomi dopo eseguita questa opcr·azione ùo,·emmo a llontanarci da Arica e lasciai l'ammala Lo a piretico. l pullti di sutura levati ed in parte il lernbo aveva già aderito. AbbonJanti la,·ature feni·cule er ano s tate pratica te mercé del tubo da drenaggio, quattro volte al giot·no. Sfortunoltunente non potei piu aver notizie di ques to mio operato; le buone condizioni però nelle ·quali lo lasciai mi pet·mellono di spet•at·e che questa grave opero7.ioue sia s tata COI'ouata da esito fa vor·evole •. Nelle operazioni per ferile complicale Jt!l piede l'autore Ira ossen·ato che s ul campo ùi balla.gliale classiche ope t•~:~zioui ùt:l Lisfranc e del Cuopar·triescono assai diJTicilrnente e ci6 specialmente per· mancanza di buoni assistenti; in due casi di tal .g enere nei quali era indicata una par·ziale Jemolizioue egli ebbe invece a lodat•si del metodo proposto Jal Mayol' e raccomandato dal suo professore il cav. Bezzi di Modena. Vide pure n;ollissimi ferili con perforazione completa del polmon e, spE'cialmenle per palle Ja fucile e trovò che picç.olissimo è il numero degli indi vitl ui che soccombono in seg uito a Lali fer·ite, quaudo, ben inteso, non sia avvenuta la lesione di qualche gt·osso vaso. Ebbe ancora occasione di ve-dere (confermando cosi quanto altri chirurghi avevano osservato) la gt·unùe facili là che presentano i gr·ossi vasi decorrenti nello spessore delle parli carnose a spostarsi dul'ante il tragitto ùi un proie llile e r estare illesi in seno a gt•avi ferile. Noto infine pochissimi fet·iti n ei quali i proiettili avevano percorso cammini tortuosi. Meno 1·are eccezioni, il tragitto era sempre rettilineo. Sarebbe stato Jel massimo iuleresse che l'autore ci avesse fatto conoscere il gene!'e di fuci ii adoperati dai combattenti e la forma dei proietti, le quali condizioni, coml;j è noto, in-


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Hl VISTA

flui scono ta nto !mila forma, gravi tà e decorso delle ferite; ma anche senza queste minute particolari tà alle q uali egli nel disimpegno delle giu ~t·av i eJ urgenti incombenze non avra potuto pe nsare, dobbia mo esset· gt•a ti all'egr·egio collega d'a ve1·ci istr·uilo s u quella in le ressan te sp.fld izione nella quale egli con tanta operosilà e dottri na seppe m antene1·e in onorela scie nza e la chirurgia italiana

Su di un nuovo metodo per la our& delle fratture della. rotula, del doll. ENRrco Musso. Nell'e rudi ta memol'ìa che porta questo li tolo, il dott. l\1 usso ci Le;;se dapprima la storia di due casi di frattura della r olula che egli curò con esito l'avor·evoliss imo, da lui altr·i· buito al m e todo speciale di cura. Prima di ùescJ•ive J•e il nuo vo me todo egli si diffonde a tt·atlar e del m eccanis mo di queste fl'a tture, e sostie ne l'opinione che la maggior parte di esse avvengano no n pe r colpo diretto, ma be ns ì per contrazione muscolare. Accennando a i s intomi cMalteris ticì che debbono guidare il chirurgo nella diagnosi , fa no ta re che, dive J';;amente di quanto avvie ne pel' le altre ossn, il c repitio non è s intomo di c ui possiamo interamente fìdat•ci. In (jUanlo alla profrnOsi, le frat.lure tras ve r sali ed oblir1ue devono s ugget·ir e un pron ostico più riserva to. Secon do l'autore un primo e ser io ostAcolo alla riunione dei due framm e nti s ta nell'abbo ndante s lra vaso a rticolare e prepatellare rhe sempre acco mpagna la frattura, fiuindi la bnse del m e tododa lui preconizza to, la condizione si ne qua non di un a completa g uarigione, è lo s vuotam ento dell'articolazione nel modo t'accomandato da Schede, operazio ne ora diventala innocentissima in gl'azia delle cautele an tisettiche insegn a te da Lister. L o s vuotamento dell'articolRzione fu tt•ovato dall'autore m olto· più efficace del massaggio. L'oper azio ne si ~>seguisce con un grosso trel'fuarti , non s co~tand os i mai da una rignr o!:'a a nti seps i, e vuota tfl la cavith• !'l applica sulla fer·ita un pezzo ùi protectice e una pallo ttola di ovalla Ml iciliéa .


OIULIOGHAFI CA

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Fa llo qu<>slo, si sod ~l isfH a Ila seconda indicazione cl1e è fJ Ut'lla di porre e mantencl'e a mutuo conlnllo i, fr•a mmentr. Ln . J?OSizione i'lÙ ftWOt'Cv Oie e 'JUe!la di una cOmj.Jela e;:tensione della gamba sulla coscia e di una nessione ad angolo .. rello della coscia s u l baci no . L'auto r·e ri;('tla tutta quella cong-er·ie di apparecch i più om eno complicnli cl rP: !ì i sono IISRti li no ad ora per ap:i 1·e direttamente s ui fr·a mrncn li. :-: on esita a dichiararli incom odissimi, poco elficaci, dolor·osi e dannosi. E,~!li si allie ne invece ul seguente mntotlo che fu nnche allunlo con successo· nella clinica del dott. MazZr)ni. Collocola un'assice-lla nlla 1·egione posle1·iore del g inocchio applica delle lis te di spa r·odra ppo in modo cl1e con to1·nand•J esse i due margini superior· e ed infe r·iore della rolula ve ngono ad incr ociarsi posler.iormenle . Pr·atica quindi una fa sciAlu1·a ge~sala, m entre un assis tente rnnnliene i due fr·arnrnenti a contallo premendo col pollice c l'ind iced'ambed ue le mani. La pr·essione delle quattro di la prima :::ulla pal'te a nudo poscia s ulla parte gessata dà luogo !:l quQttro infossoLure che riempite di· gesso, e questo solidificatosi, diventano quattro piccoli co rù rivolti col loro apice contro le pa1·Li molli e contro i frammenti. Secor.do l'autore, queste quattro sporgenze affondate nei· tessuti ancor·a edematosi della porte basterehber·o pe r ten ere, per così dire, unci nali e vicini l'un l'allro i due pezzi di rotula. Non è il caso di occuparsi a far eseguire per te mpo j, movimenti passivi; lo svuolamento dell'articolazione e le cautele antisettiche .allontanano qualun11ue pericolo eli rigidità o di anchilosi. Dopo sei settimane l'aulor':l cons iglia di leva1•e l'apparecchio; ma la cura non fini sc~ Il, poiclrè si deve soddisfare ad oltre due indicazioni, cioè prole~ ger·e da nuovi insulti l'osso di fresco consolidalo e restituire prudentemente a ll'articolazione la sua mobilita. Per obbedire alla pr·ima egli consiglia un apparecchio che si può procacciarsi ovunque perché qualunque calzolaio lo può e!:'eguire; ess o consiste in quallro strisce di cuoio, due orizzontali sopt•a e sollo l'articolazione e due verti cali al dava n ti della rotuln e dietro ·


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HI\' ISTA DIDLIOGHAFlCA

il poplile coll'aggiunta di un cuscinetto collocalo tra il poplite e la quat·ta stt·iscia allo scopo di limitare la flessione. Col mc lotlo suddetto, per t'egola generale, non avviene. l'anchilosi ma se ciò no n oslanle avvenisse, si duvtanno mettere in pratica i mezzi da ll'arte consiglia li, come l'applir.azione degli emollienti, i leggeri lllOvimenli passivi ed anche il massaggio.

P.

11 D irot. t.ore

EL r.' Colo•u•tllo m ed ico, mtm~ro dtl Co mitato di 1411llci mllllare

Il R eùa.t.t.ore CARLO

PR ETT I

C11p1tano 11111lfoo.

NuTINI. FE DER ICO,

Gerente.


too:.;.

NOTIZIE SANITARIE

Stato sanitario di tutto il R. Esercito nel mese di genDaio 1882 (G lorn . •\1il. Ufjic., ùel31 ago:slo 1882. N. 29, p. 2'). Erano negli ospedali militari al t • gennaio 1882 (1) 3367 Entrati nel mese 7152 U sciti . 513487 Morti . Ri mM;li al t • febbraio 1882 . :):!98 Giot•nate d'ospeùHie . . . . . 126923 Erano nelle infermerie di corpo al 10 gennaio 1882 . 13::?3 Entra ti nel mese . . . . i125 Usciti guari li. . . . . . 5192 • per passare all'ospedale 1120 MorLi . . . . . . . . . . . 3 213:{ Rima sti al t• febbraio 1882 . Giornate d'infet•meria . . . 51058 Mor.li fuori degli ospedali e delle infermerie di corpo 2:~ Tota le de i morti . . . . . . . . . . 11 3 F orza media giornaliera della truppa. ne l mese di gennaio 1882. . . . . . . . . . . . 2053-1:> EnlrRla media giornaliera negli ospedali per 1000 di . . . 1;12 forza . . . . . . . . . . . Entrata media g iornaliera negli ospedali e nelle infermerie di cor po per 1000 di forza (2) . . . . . 2,24Media giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di cor·po per 1000 di forza. 28 Numero dei morti nel mese r agguaglia to a 1000 di rorzs . . . . . . . . . . . . . • 0,55

.

Ospedali militari (principali, succursali, 'infermer ie di presidio e · apeciali) e ospedali ci vili. 1! ) Sono dedotti gli a mmalati passati agli ospeda li dalle infermerie· dicorpo. (l~


.1OUG

NOTIZIE SANITARIE

Morirono negli slabilimen li mi lilo ri (ospedali, i n fermerie ...li pt·esiùio, speciali e ùi cot·po) N. 63. Le cause delle morti furo no: meningit<: ed encefalite 5, bronchite acuta 7, bron c!Ji le lenta 1, polmonite acuta ·12, polmonite cronica 2, pleul'ite 5, tubercolosi miliat·e acuta 1, tubercolosi CI'Onica 2, pel'itonile ·J , ileo- tifo 5, morbillo 4, ca•.arro g-astrico acuto 1, ca lal'ro enterico lento ·J , malattia del fegato 2, altre malaUie · degli ol'gani respiratori 1, apoplessia cerebrale 2, commozione viscerale 1, sincope 1, iperemia cerebrale 1, sinoca l , tumore maligno 1, ascesso lento 1, febbre da malaria 1, vizio organico Jel cuore 1, nefrite 1, tr-'lmbo-embolia cerebrale 1, artrocace 1. Si ebbe un morto sopt·a ogni '14·-\ tenuti in cura, ossia O,G9 per 100. Morirono negli ospedali ci vili N. 27. Si ebbe 1 morto sopra ogni 53 tenuti in cura, ossia 1,8() pet• 100. Morit•ono fuor i degli stabilimenti militari e civili N. 23, · cio o per mala Llia 1i, per caus a accidendale 2, per suicidio 4.


NOT IZIE SAXll'A RlE

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Stato aauJt&rto di tutto U R. Eaeroito nel meae di fe b -

braio 1882 (Gior. Mi l. Ufjic. del osettembre 1882,N. 30, p. 2'). /

52!)8 Eran o negli ospedali mimari al t • febbraio 1882 ( 1) 91)!)3 E n tra ti nel mese 75:H Usciti . . . . . . . . 2ì4 Morti . . . . . . 7486 Rimasti al 1' marzo 1882. . 17976$ Gio rnale d'ospedale . . . 2133 Erano nelle infermerie di corpo ali' febbraio 1882 Entra ti nel mese . . . . . . 10115 7715 Usciti g uari ti . . . . . . . • per passare all'ospedale. 19!H Morti 253!) Rimasli al ·t• marzo 1882 . . . Giornate d'infermeria . . . . 686fl0 l\! o r li fuori degli ospedali e delle infet·merie di cot·po. 31 Totale dei morti . . . . . . . . . . . . . . 305 F ot·za media giomaliera della truppa nel mese di febbraio 1·882 . . . . . . . . . . . . . . . . 217919 Entra ta media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,61 Enlt•ata media giornaliera negli ospedali e nelle inferm e rie di cor po per 1000 di forza (2) . . . . . 3,•W Media giornal_ie1'a di ammalali in cura negli ospedali e ne lle infermerie di corpo per ·1000 di fot•za. 41 Nu m et·o dei m01·ti nel mese r agguagliato a 1000 di forza. . . . . . . . . . . . . . . . . . 1,40

(l ) Ospedali milita ri {principali, 6uccurs ali, infermerie di presidio e speciali) e os pedali civ ili. (~) Sono dedotti gli ammalati

corpo.

paesati agli ospedali dalle infermeri t.' di


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NOTJZIE SA~ITARIE

Mor irono negli stabi limenti militari (ospedali, inf~rmel'ie ùi presidio, spt>ciali e di cor·po) N. 196. L e cause delle morti fur·ono: me ningil~;~ ed encefalite 8, bronchite ucuta 6, bronchite lenta 3, polmonite acuta 31, polmonite c!'onica 3, pleurite 9, tubercolosi miliare acuta 1, tubel'colos i cr·onica 5, pe r·itonite 5, ileo-tifo II , J ermo-tifo 1, morbillo H3, meningi te cer·ebr·o-spinale 5, cache:òsia paluslr·e ·J, cachessia scorbutica 1, calano enler:co acuto l , catari'O enterico lento l , di fleri lP. 1, epilt!ssia 1, ascesso le n lo 'l, idro-pio-torace 2, n efr•ite 1, angina semplice 1, febbre da malaria 2, apopl~ssìa cerebr•ale 2. Si ebbe un mol'to sopra ogni 66 ten uti in cura, oss ia 1,52 per 100. Morirono negli ospedali civili N. 78. Si ebbe 1 morto sopra ogni 30 tenuti in cura, ossia 3,33 per 100. Morir·ono fu01·i de~li stabilimenti militar·i e civili ~. 31 ,. cioè per mala ttia 22, in conftillo con ma lfallol'i 1, per annegamento accidentale 1, per s uicidio 7.

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SOMMARIO IJEI. LE 1-l.\TI::I<II:: CO:'\TE\\UTE NEL PHESENTE FASCICOLO .

.'tle morle originali . Esposizr one cl.,i ca sr clioicr- chirurgici e delle piu i mpoNaoLi op•:razioui occorse nell'ospedale militare di Cava do~'Tirreoi du rante l'anno lSSl, del don. Emanuele Lanza tiOtlotenen te medico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . : . Pav. lOOP Sulla cura auti pi re tica n1•l tifo addominale, del dott. Carmine Guarinl. so!tOtenenle m ('dico . . . • . . . . . . . . " W2<1

llivis tu di I'Ìornuli llnliuni é tl ~iòleri. KlV ISTA MED!C.\. Ri cerca. dello zuccaro t~ell'ul'lua; priociv~li cause d'<~r·rore Robin . . . . . . . . . . . . . . . . , . . . Pay Da quali sin Iom i SI può diagnosricar·e con ce r·tezza il passaggio della pneumonite dal secondo al terzo periodo - Metzquer . • Cont r ibu zr.oue a l.~a s1atìs11 r.a ert ~ziologia delle polmon iti nei mllnarr - Knovenagen. . . . . . . . . . . . . . • :>ulle affezi oni cnr·diache io relazione co li(' nevralgie del m embi'O supc t· iore sinislr·o - Potain . . . . . . . . . • Pe r·d it:. aell'udito per· ot·e cchiooi - Buck . . . . . . . . . • Tper•pi r·essia nel traum atismo a culo . . . . . . . . . . . • Conu·iùuto alDn conosccn7.a clr i rumori d ias tolici del cuore . . . . . . • Wels . . . . . • . . . . La rc t wriloqui;~ afona n ~lla tubHcolosi - Gregoire. . . . . "

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RIVISTA CHJRU itGlCA Undecimo Conf(t·esso dell a ~oci•, !à tedesca di ch i rur~ia a Berlino Pcp. 1050 Il d~e!1aggi~ nl'l tt·aanm~nfo dei gr·andi tra umatismi chi rur· grc1 - Pearn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • \Oi3 Otili SU (lpurare iu sej:(ui!o al tamponamenro dell e fosse nasali 1 05~ per l'er-i s ta.sst - Gellè . . . . . . . . . . . . . . • 1056 Oello sviluppo dei mmo r·i mal igni da lle cica tri ci - Boegehold. " nella riunion't! tmmediata nei tessuli incisi con il te rmacaut" ri o - Nicaise . . . . . . . . . . . . • 105~ Contribuzione a llo studio è<!lla dilatazioni.' rapida nella cura dt•gli strin.r;i men t i ur·et r·alt - Lavrlrè . . . . . . . . . • lIO(J(oO fol Su ll'or·igine d ~l pus ùleu - Gessard . . . . . .... • Sull'a~lparecc h io permau~n te actoper·a ro nell:l clinica cbirur\ 062 gic;o i n Kid! . . . . . . . . . . . . • . . . . . 1 ~67 B$peri ~"nzP sugli appar .. cchi di iodoformi o e tor ba - Neuber .

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RlYJSTA DI OCULlSTICA Esper·ieuze comp:t r·at h·'! Sllll'a7.ione della atropina. d e lla du· boi sioa. e d(·ll'om:ot r·opi na su ll 'or·ch10 . . . . . . . .. . Poy . l llG'.\ Effe tti daun<.si del crdomel:.oo Impuro npplicato sull 'occluo ~l i70 Hatz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Colli t·Jo per d Jsciogli cr·t• i corpi ~ lrnnicri sulla corne a - Ro\ 071 drìguez . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1117\ L'oua1m1a d ifle r oicl c - Giulio Fontnn . . . ...• . ~

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Delle anr. ma lie aoatomiclh' 1lì i1 lmpot·tooti pr·r la medic111a . . . . . . Prrn. op .. r:uoria - tginlo Tansini La !uuzione osteoplas l tCII. de ll a nlldol la. . . . "

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Infl uenza del! !i digitalin<• s u r vasi sanguigni - Klug

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!Per la CO it 'fll tM~ion~ dell'i u't1ce, t'l!f la • t la t er : n p apin a clelia cop !t'l i >llli ·


MEMORIE

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ESPOSIZI ONE (,.> <•.

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CÀ!SI CLINICI-CI-1IRURGICI

Il signor colonnell o medi co cav. Pecco nella sua elaborala Relazione sulle opera_;·ioni chint?'[Jl:che state praticate negli ospedali m.i litari d1~rante l'anno 1879. (V. Gionwlc di JJ[cclicinarnilitare, mese di gennaio ~1 88 1 ) in cillcara vivamente agli uffi ciali medici di alinotare dili gcntcmPnLe le operazioni cruente ed incrnente esegui te negli o~pedal i militari, nel concetto di dimostrare come la chirurgia mi litare in tempo di pace non sia poi così poYcra e poco interessante, come ò universalmen te creduto. In omnggio a questa raccomandazione. cd intimamente convinto, che lo scopo della ehirurgia militnre dcb'ua essere eminentemente pratico, io adempiendo volonterosamente all'incarico affidatomi nella passata conferenza dall'egregio signor direllore cav. Rulfa, esporrò sommariamente i casi clinici e le più importanti operazioni occorse durante l'anl)o ,1881 nel reparto chirurgico diretto dal maggifore medico cav. Bonalumi, al cruale doveroso m'incombe l'obb ligo di porgere i miei ringraziamenti, per i materi ali messi a mia disposizione c per gli 64


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ESPOSiZIONE DEI CASI CLINl CI- CIIIn URGJCI

schiarimenti dei quali mi ebbe ad esser largo, concernenti gli operati in epoca anteriore alla mia destinazione in quest'ospedale. Le operazioni chir·urgiehe furono nell'ospedale di Cava durante l'anno 188'1 abbastanza numerose, avuto riguardo al numero degli entrali nel reparto di chirurgia. Dal registro di operazioni infatti si rile\·a, elle il numero delle operazioni cruente fu di 23, quello delle incruente di 4, non comprendendo le aperture di ascessi, di forun coli, ed altre operazioni di importanza minore. l\li permetto ora di venir·e brevemente esponendo quei casi che più mi sembrarono degni di nota. I. Ane urisma diffuso al braccio sinistr·o consecutivo a ferila da punta dell'arteria omerale. - Tenlativo immediato di emostasia in loco. - Emorragia minacciosa ricorrente, legalur·a antisettica dell'omerale al3• superiore.- Guarigione.

Esposito Gennaro, soldato nel 7° reggimento fanteria, della classe di leva ·18o8, veniva il giorno 27 lugl io ricoverato nelospedale mili tare di Cava per ferita dell'arteria omerale sinistra. Tale ferila, pratica ta con un coltello comune a punta acuminata, penetrando nell'intemo de'tessuti molli del braccio, avea dato luogo ad una scontinuità con caratteri di ferita da punta e taglio dalla quale era venuto fuori sangue riconosciuto arterioso, dal getto a zampillo e dal colorito rutilante. Detta ferita avea sede al 3° inferiore del braccio sinistro e propriamente sul decorso di una linea verticale innalzata dalla epitroclea. Il medico del Corpo tentò io quel primo tempo la l e~alura dell'arteria interessata nel punto stesso della ferila ,


R DEl.LE PI Ù IMJ>ORTANTr OPERAZI0:\1 ECC.

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secondo il processo di Auernethy, cioè col dilatare l'esistente soluzione di continuo nella direzione precitata. L' emorragia si ancslò ed i margini della ferita furono tenuti ravvicinati medi an te qun ltro spiili e sutura aUorcigliuta. r n quel medesimo giorno l'infermo fu inviato all'o~peda le ove la medica tura non fu rimossa. Ma ben tosto l'emorragia ricompnrve: fu domata co'm ezzi emostatici comuni, ma dopo alcune ore si ripetè. Quantunque l'infermo fosse di valida costituzione e di temperamento nervoso-sanguigno, pure egli era divenuto in poco volger di tempo anemi co per le ripetute emorragie arteriose cui era andato soggeuo in ~eg uilo alla lesione traumatica riportata. I polsi erano deboli, fa cilmente compressibili, le mncose apparenti anemiche oltre misura. Superiormente alla sede della ferita, gradatamente si rese manifesto un tumore, che raggiunse il volume di un uovo di pollo, alquanto dolente alla leggiera pressione, pulsante ritmicamente, e le cui espansioni diastoliche erano sincrone con gli atti sistolici del cuore. In terrotta la ci1·colazione arteriosa la mercè di un dito fortemente poggiato al di sopra di detto tumore e lungo il cammino dell'arteria om~rale, le pulsazioni del tumore di grado in grado rendendosi meno percettibili, scomparivano.del tutto ed il tumore stesso diminuiva nel suo volume. Con lo stetoscopio si percepì un soffio corrispondente alla sistole oo.rdiaca. Tutto intiero l'arto poi era edematoso, a cute come mnrmorizzata.

freddo ed intorpidito. Pe1· le suaccennate condizioni locali fu formulata la diagnosi di: Aneurisma tliffttso t·raumatico, e conseguentemente si venne nella decisione di procedere ad un atto di chirurgia efficace, si per a1-restare il progres~ivo sviluppo dell'aneurisma, si per frenar·e le emorragie recidivanti -con tanta pertinacia e gravezza. II giorno 4- agosto il caporeparto, sig. dott. Bonalumi, alla presenza di tutto il personale della Direzione, previa anestesia generale e legatura eia-


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ESPOSIZIONE DI CASI CLI~ICI-CHIIlURGICJ

stica, esegui sotto la nebbia fen ica l'allacciatura dell'arteria omerale nel suo terzo superiore, supec·ando con molto sangue freddo le non lievi dilficollà che l'edema delle parti e la diffusa infiltrazione sanguigna nel tessuto connellivo intermuscolare ofTrirano all'operatore. Fu fatta nel caso in parola l'applicazione del metodo di medicatura an ti set ti c~t alla Lister ed i risultai i ollcnttti furono sodd isfac en tissi mi. La temperatura dell'operato segnara la sera stessa dell'operazione :38°,03, e nella sera segucuLe, come nelle al Lre consecutive, si man tenne costantemente a 3i0 ,00. Le pulsazioni della radiale, cessate dopo la lPgnlura dell'arteria omerale, ricumparvero dopo due gior·n i mercè ht circolazio11e col laterale. L'incisione praticata per la legatura cicatrizzò per prima intenzione e l'infermo dopo 30 giorni uscì gua rito tla ll'ospedale.

II . Empiema l nr·acico u si nislt•a , con!:f'Culivo a pleurite acuta s u ppura t n. - I ncr;.:;i0rte ippoCI'at ieu ùelle pareti toracicbe con imm ~d ialu applicazione di un apparecchio a fognatura a Joppio cur·t·eult: per· la m edica zione dd caYo empiemalico. - GuaPigiùllL! .

• Bntcco (;i u:;eppe, "ùldato nel G\3° rc;.:gimcnto fanl eJ·ia, della cla ~;;e di lcYa l ~lìO, era inr iato ::di 'ospedale mi litare di Cava il ginmo Hl febbraio pe r pl eurite es;;utlativa sini!'tra. Egli veniYa in tal modo te,;sendo la storia ùella sua mala ttia. CinqLle giorni prima della SU<l en trata al l'o,pecla le nnrertì un briviclo intenso per tutta la per:;una, eir e fu seguito tla calore urente non disgiunto da vampe caloro;;e alla te:;ta. Il di seguente ehbe tosse con poco espettoralo o nessuno, ed anerli do iOJ'i acutissimi e lancinanti al la metit sini ~ tra del petto irrndiantisi in-


E DELLE PIÙ l i\I I' OilTA~T! OPERAZIONI ECC .

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·di etro fino all'angolo scapnlar·e del mede;;imo Ialo. Per tali ù olori veniva impedita la li bcra e~p,1Jl sio nc del torace negli atti in5piralorii , di tal che le respirnzioni notavansi frequenti ed interrotte. All' e~a m e generale dell'individuo si co n ~ tatò, che il Bracco era di mediocre co~ti tuziono organica, di temp eramento linfalico: il pannicolo adiposo i'o1tocut:1nco non m ollo abbondante, il colorir.o della pelle hianco·sporco. Era f cbbricil:)llle e le pulsa:~.ioni della rad iale davano ·l •l O battili al minuto primo. Le respi raz ioni erano .}0 nella medesima unità di tempo.. Gli apparecchi rligcrenti e carcliaco-vascol:1re relatiYam ente ~an i. L'esame scmiotico del petto lasciò scorgere all 'ispezione la forma cil indrica di esso ed un' asimmett·ia fra l e dne metà, dipendente da un rigonfiamento che notavasi n egli ullim i spni inlct·costali dell a mettt toracica sinistra. Con la palpazione si percepì la moltilità min ore delle costole di sini stra in con fronto del le omonime dell'altro lato ed il fremito toraco-vocale indebolito. La percussione alla metà destra diede la risuonanza piena, chiara e schietta, alla metà sinistra fu oLtusa e vuota . Il soffio hronchiale, che con l'ascoltazione venne percepito, non era consonante, ma frammisto a rantoli mucosi, ed il mnrmure Yescicolare, per necessaria conseguenza, intemmente scomparso . A destra poi, come fatto di a::coltazione, notavasi soltanto un po' di aspre1.za nelle respirazioni, asprez;m che fu con giusta ragione giudicala come ·espressione di rei> piro compensativo . Fu per tali fatti d'indiscutibile evidenza confermaln la diagnosi di pleurite essudativa sinistra, la quale non ostante i mezzi igienici e terapici all'uopo adoperali, ebbe un decorso poco favorevole. Irnperocchè il morbo parve cedere dapprima ai mezzi ordinal'Ì di cura, ma in seguito l'essudato pleuritico siero-fibrinoso cangiò natura trasformandosi in pus. Dal.l'andamento della febbre che, sempre continua. segnava al


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ESPOSJZJO:-a,; DI CAS1 CLI~1 CJ-CH IR U RGICL

termometro esacerbazion i ve!'pertine precedute da brividi, dal dimagramento ognor crescente dell'infermo e dall'esame semiotico del petto si pervenne alla conclusione, che la pleurite avea dato luogo al lo sviluppo di un notevole empiema. Stante cosi fallo cancello diagnostico, conseguiva inev itabile l'alto operativo; ed in eiTclli il giorno 27 aprile il :;ignor maggiore meùico cav. Bonalumi, con in cis ione ippocr<ttica e successiva applicazione di un apparecch io a fognatura a doppia corrente, praticò la toracentesi. Nelle medicalu re giornaliere furono ini ettati nel caYo empiematico liquidi nwdiOcatori ed antisettici ed il Bracco andò sempre migliorando, fìnchè il giorno t giugno, es:,endo già stato posto sullo rassegna di rimando, lascia ra l'ospedale guariLo. HL Versamento !;'iero-fìbrinoso nel cavo pleurico sinistro con!'ecutivo a pleurite acuta essudaliva. - Stazionarietà della effusione pleurilica con minacce di soffocazione. - Toracenlesi col processo Trousseau-Reybard. - Guarigione.

Mandalà r ietro, soldato nel 7<• reggimento fant eria, appartenente alla classe di leva Js:;R, ricoYerava i n quest'ospedale militare il giorno l 8 genna io per febhre che datava da cit·ca 6 giorni, accompagnata a leggicra tosse, scarso espeltoralo, discreta dispnea e notcYole dolore al torace sinistro. Questo dolore era, al dirdell'infermo, di naturapunloria e s' irradiava dalla regione cardiaca a quella scapulare del medesimo lato. Esame generale. - Giovane di forte e robustn. costituzione organi ca, di tempernmento nen·oso sanguigno, di florida nutt·izione. Avea febbre a tipo con tinuo-cont in ente con 100 pu lsazioni e .26 respirazioni a minuto.


E DELLE PI Ù IMPORTANTi OPERAZIONI ECC.

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Esame obliietti vo del torn.ce.- Diminuzione dci movimenti respiratorii della metà sinistra del petto, abolizione assoluta del fremito toraco-vocale, ottusit:t completa alla percnssione secondo una linea ascendente posteriormente fino alrangolo scapulara sinistro, soppressione del murmure vescicolnre in bas!'o, re~p i razione bronchi ale in nl to, cuore spo.>lato verso destra. Ecco i fatti scmiotici·cl inir.i clte derivarono da accurata e diligente osservazione dell'infermo . In base di essi fu formulata la diagnosi di pleuriti de essudati va sinistra con versamento siero-fibrinoso nella cavità pleurale. I fenomeni di acuzie :;comp:~ rvefo hen pre:;to, ma l'abbondante essudato , cagionnlo dnll' i n Oam mazìone plettrica, d:wa luogo a fenomen i

importanti e pericolosi, prodolli non solo dalla compressione dirella s11 l polmone, ma altresì da quella indirellamente esplicantesi su l cuore, quindi la leggiera cianosi con sufTusione edematosa del volto e gli acces,;i stenocardici e soiTocntiri ricorrenti. Riusciti infru ttuosi i mezzi lerapeutici all'uopo pre· seri 1ti pel riassot·l.limen lo del liquido, venne dal signor maggiore medico cav. Bonalurni nel di ~ o febbraio eseguita la operazione della toracentesi. Egli si servi di no tre quarti munito di budellc• e praticò la puntura al 6° spazio intcrcostale sinistro nella linea ascell are med ia sr:condo il processo di Trou;;seau-Reyharù . Si ebhe la fu oriuscita di una grandi ssima quantità di liquido, in seguito di clt e l'infermo audò gradatamente mi gli omn do, e come per incanto svanirono i ricorrenti accessi solrocativi e stenocardici, la cianosi e quella suiTusione edematosa del ' 'olto. La guarigione potea quind dirsi assicurata, non ostante che per un certo lasso di tempo si fosse sempre constatato nel cavo pl euriti co una certa quantità di liquido di novella formazion e. Ma quest'ultim<> residuo d' infermità con le pennellazioni alla tintura di iodo, andò gradatamente a dileguarsi, e nel giorno 28 maggio l'infermo lasciava l'ospedale completamente guarito.


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ESPOS !ZIO~E DI CAS I C Ll~ICl-CIIIRURG!Cl

IV. Car ie nPcr·otica ciel !l' m elacar·pPo sini~l ro consecutivo ad oslco-perioslile caseosa, complicala a s inovile gyanulofun gosa dell' ar·ticolazione m etacar·po-fa la ngca corrispondente. - He!'<Pzione pan:ia le del 3' m clacurpo con asportazione dPI di to m c·di<J, pr'eYia Jega lul'a elastica del Silvesll'Ì·E~ m arc h ed a rwslcsia grnPr'alc. i\Iedic<1lu ra a n tisettica alla Lis le r·. - Guar igione.

Massano,·a ~icola, soldato nel 110° bersaglieri, entra>a il 30 agosto in qn e~ to nosocomio per un 'affezione alla mano sinistra che da lungo tempo era incomin ciata. Di co · tiluzione debole, di temperamento linfat ico, anemico e denutrito, egli si doleva di dolor cnpo e tralìuiro in tutta la mano irradiantes i al braccio corri'" pondt:-ntc. La mano a!Tella prese ntava ~ i nella regione dor5ale Lnmefalla e dolent e alla benchè menoma pressione, il massimo dolore arca srde a li>ello del 3° osso del metacarpo, ore la Lermogene:>i era di molLo aumentata. Anche sul dorso della mano nota>ansi d,eiJe soluzioni di continuo al numero di quattro, di forma rotonda, del diametro ciascuna di un 5 mm. con bordi so ttili e eli colorito bluastro. Da queste aper·ture di seni (ì :;tolosi gemera un pus liquato, fetido, di consistenza gt·anulosa e di coloT giallo-verdastro. La palma si presentava livida ed edematosa, ed i solchi che normalmen te si rinvengono , erano a cagion e dell' edema, spariti. I moYimenti del 3° dito scorge,·ansi impediti pel terebrante dolore che l'infermo avvertiva nel punto dell'articolazione metacarpo- falangea corrispondente. Non astante la grande quantità di pus, che giornalmente fu oriusci>a, altra ne rih~a­ neva in sacca la all'intorno delle parti ammalate e ne' punti più declivi , cioè verso la regione palmare. Lo specillo introdotto


E DELLE PI Ù DTPORTA~Tr OPERAZIONI ECC.

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in qualcuna delle aperture fì:>to lùse sudùe!';crilte, penetraYa tìo nell'interno dell'osso rnctacarpeo , e la mano dell'osservalore pcT·ccpi va un senso d i se ab r·czzn dato dtll

te~:; uto o:<~ eo alte-

rato nella sna compage. Fu diagno:>tirata per tal guisa la carie del 3° metacarpo sini::;lro e si dec i ~e quale mezzo di cura l'asportazione dell'osso niTNto. PreYia legatura elastica al 4° inferiore dell'antibracc io, mercè l'apparecchio del SilvestriEsmarch e l'anestesia generale tl(•ll'operando, il si~. ma~g iore medico cav. Brl!talumi operò sotto la nebulizznzio ne fenica h\ re~ezione parziale d eli' o~so, che re5ecò con le forbici Mleotome asportando in pari tempo il dito medio corrispondente. Durante l'atto operati,·o non si Yeritìcò incidente di sorta alcuna e le parti molli furono mantenute a posto mediante punti di sutura sl~tccnta. Fecesi uso in questo caso, come negli altri tutti, della med icatura alla Lister, immobilizzando la mano con pulmare e manlenendo il braccio sospeso al pello per mezzo di un ampio triangolo cervico-brachiale alla Mayor. Non fu trascurala neanche la cura ricostituente e corroborante, viste le condizioni genei·ali poco prospere dell'individuo; ed il Massanova gua rì to all'intutto della gra>e malallia sofferta, usci dall'ospedale il 22 ottobre. Le sue condizioni di nutrizione al giorno della sua uscita da questo nosocom io, ernno mol~o migliorate per rispello a quelle che si notarono quando egli vi entrò. Aperta l'articolazione metacarpo-falangea di già asportata con la operazione, si riscontrarono tutte le note anatomo-patolngiche di une si novi te gi·anulo-fungosa. Per tal modo fu possibile ricostruire le fasi del morbo, chè svoltasi dapprima la si novi le granulo-fungosa, quesla nell'ulteriore progresso diè luogo allo svolgimento dell'alterazione ossea di cui sopra è stata fatta parola.


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F.SI'OS!ZIOXE lJ El CASI CJ.!XlCJ- CIIlR U!IGICl

V. .\~c·':::~o le n lo al pfJplile ~ ini~ lt'O , legnlo ad Ol" l<'u perioslite f,:n,ot•a!c cit'CIJ"C.J'J lla. - Punlur•a anli<:cllit:a del cn,·o nsces"tdde con applicazione eli un·an!"a a dt·enaggio. - Minaceianlr~ iCOI'Ctllia, tnalgratlo In m cclicalut•a anlisellica del L istet'. - Incisione a mpia òel caYo poplilt>O con estrazione d i u r1 "C'Jl'"'"lt·o l'e moJ·nlt> libero. - Gum·i gione.

Cararciolo Ferdinantlrl, ~o ltl n t o nel :.s:3orrggimento fanteria~ entra\ a il l olluhre in tJIICSL'ospedafe militare per un tumore silu:.tto al caYo poplit.co di s ini ~ tra , il quale ;H·ca Lutti i caratteri di una raccolta purul enta. Ad una co~tituzionc graci le, ad un temperam ento linfa tico e ad una poco florida nutrizione, anda,·a tl)ngiun!o un certo grado di idroemia, rilevato dal colorito pallido dell e mucose apparenti e dnl la debol ezza -delle sistoli ca rdiache. Faccra datare la sua infermitù da circa tre mesi, ed aiTcrma ra che lentamente avea Yisto tumefnrsi il cavo popli teo di si nistra. senza avn3rtire per ciò molestia alcuna. Interrogato sulle sue pregresse maln ttie, egli dicca di essere sul Lo altra volla ammalato per una infermità del medesi.no genere all 'altra. coscia, per cui vetleasi a livello del condile esterno del femore de::;Lro una cicatrice infos,;at.a della grandeun di una moneta da due :-;o Idi . Accu5ava n iente altro che un senso di peso al sito all'ello, la pressione non cagionavngli nessun dolore e l'esame del femore a prima giunta parea desse negativo risultamenlo. Evidente diveniva al la pn l pa~.ione esegu ita sul tumore, il senso speciale tli flut tuazione. La termogenesi locale non era numentala, avea però febbre seroLina leggiera (38°-38°,01>) senza orripilazioni. Tuili gl i organi all 'esame oLbietLivo furono trovati sanissimi , se si ecc.euui una debolezza nelle contrazioni.

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E DELI.E PIÙ JMP OHTA 'Hl OPEHAZI0:\1 ECC .

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sistoliche del cuore, che dorea per altro e;;scre rapportata alla idroemin che J'iufcrm o giit da lungo tempo soffriva. L'asee,-so fu il giorno l 0 ollohrcsotlo la neldJia fen ica aperto dal sig. mat:giore medico dotlor Bonalumi, mediante In doppia punzione col tre quarti e con la ~ucccss i va nppl irazione dell'ansa a drena!fgio. YL'n ue fu01·a aldJOndanle quanti!;\ di pus cremoso, au:u·calircio, ùi colori to giallognolo. Nr ll' ullcriore pmgresi'O dell a malallia, quantunque la tumefazione ascc~ ­ soidea fo:;se qi1asi intieramt'nle sc.ompar.;;a, pur nonùi1t1cno fu agevole il notare una incessante produzione di pus, il qua le per giunta diveniva sempre più tenue e liqunto ed acqui..;tava man mano i caralleri dell 'icore. Tullo dò si comp iva mentre noll c quotidiane medic<llure per mezzo dei tuhi a drenn~gio si csC'guirnno ini ezioni nel c;no a:'ccsso idc di acqua fcn icnla al .} % e ùi lit!uidi modificatori. hl srguil o a tJUC~ti fall i com inciò l'inft'rmo ad aver ft'bbre a lempera lurn. mollo più elorn la eire non pC't' lo:in nanzi, preceduta da hri,·idi int ensi. Un esa me accu rato e ripetuto fece ven ire il ~ospc ll o che quell'olrhoudante quantilit di pus fosse per avventura sostenni a e prodotta da una al tcr:1ziono ossea. E la. conferma si eiJ!Je cou la spr ~ i ll az i one, la qua le constnlò delle scaLrezze alla ~ uperric ie del l'osso ~u liMinn l e. Si >enne nella determinazione allora di es~'gnire un 'ampia spaccatura del ca ,·o asces,;o idc all o scopo eli pr·atira re la sgorbialu ra del femore allerato. Ed in eJTeu.i il signor maggiore med ico cav. Dm1alumi si accinse a cosi falla manona operativa e con la sola spaccalu r·a nscll ica del ca,·o lJoplileo, senza alcuna res~'z ivn e , Phbe l'opporlunità di trar fu ori un frammento ossro nec r·osalo della lunghezza di un Ire centimetri circa e della larghezza di un centimetro. L'infermo dopo l'operazione, sempre medicato col sistema di medicalura alla Li ster, non ebbe più febbre con ar.ces..;i preceduti da brividi;


'l 0?0

ESPOS IZIOX E DEl CASI C LI~!CI-CiliRl"llGICI

l'ampio llcoll:nncnto man mano si Ycnne rl"stringentlo fino a gnnrire del tu l! o ed andò vi a lhllo :;rahilimento quando le sue condizioni gèner:11 i di salute crn no di gr:lll lunga migliorate.

n.

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Slenosi urc trale sot·monlabile ma no n t•iducibile con la dilatazione gt•ad uaJ,~ e pt·o~ t'f'SS Ì\' O meùianle le m i n u~e. Dil u luzio nc col Ji luln lot·c del Co tTnò i. -

Gum·i gion <~ .

Garritani Beninmin o, sergl"n te nel Q:)o fant eria, enLrnva il giorno 2 Mlemhrc in qu e~t'os p cd a l€' militnre per restringimento uretral e di antica data. Era un gioYane di valida costituzione, di temperamento sanguigno. di norida nutrizione. Non avea per lo innnnzi sofferto alcuna malattia d'importanza, ma era andato ripetute volte in contro a contagio blenorragico ed a blenorrea cronicn. Come residuo di tale affezione erarimasta in lui uua difficoltà, piutlosto accentuata, nella libera emissione delle urine, di tal che il sottile getto venia fuori biforcandosi e dur:mt fati ca a vuotnre la vescica del liquido contenuto. Le urine si ri~co ntravano torbide e !'edimentose con nubecula, e sottoposte all'esnme chimico diedero per risult:nnento In pre!'cnza di notevoli quanti t:\ di muco e di sali. Il cateterismo con cautela praticato, ri scontrò un restringimento uretrale di natum fìbrosa, che avca sede all'inizio dell'm·etra memhranosa. In al cuni giomi fu possibile pe!letrare in vescica col catetere elastico l\ 0 2 della filiera Charricre, in altri per contrario non era dato neanche ad una minugia di sormontare il restringimenlo spnsmodicamente contratto. Primo ad essere tentato, come mezzo curativo, fu la dilatazione graduata, la quale per vero dire produs::e fino ad un


E OE I.I.E l'Il: 1.\11'01\TA\Tl OPJ.m.\ZIO.:'ll ECC .

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cerio punto lotle,·uli erreu i, come ttnella cile pennise l'introduzione du' catelcri clastici ftn o al ~ n 6 . .\fa lutto ciò non era qua111o d: mrglio :; i potea desiderare, irnperocché il restringimento, luttocltb so rmontabile anche col catetere :.'\ " ti, pure non ora suscell i~il c di realt3 riduzione e lo ciTello della dilatazione r:u:;civa afTatlo transitorio. Cna tale inclli caria dell a CUnt dilutatu ria !Jl"OCCUCYa da Ciò, che per la Ila tUra Organit a dcllv :>tri ngimento ~~~~ ~sto ccllent dunlllte il pn:>~a:-:;;io del .:atelerc; ma po i il tes:;nto stenotico per la sua elasticilit di nuoro rinsc rrando~i su =>C ste$:>0, nmtlera ill uscJria la dilatazione mowentnneamente olleHnla . li signor ma)!giorc 13onalumi avendo in animo allora di praticare l'ure1rutoJ11ia interna, come L1ai più motlerni si usa, ccJ·cò Ll i alJitunre l' urelra al passaggio dell'islrumenlo del }Jai:'on neu \'C. ~fa stante la poca perfezione dt:ll e minugie amH.'sse all a sonda scannlata e ri cun •a dell'islrumcnlo, fu forza depotTe il pensiero di rincere il restringimento col processo delruretrotomia. :\on per questo però l' infermo fu abuandon;\lo a se ste"so , e rimnueut1o ancora in talla la speranza, che la dilatazione r.1pida co' dilalatori potesse dare Luoni risultalllenli, il sig . m:~ggiore Bonalumi, il giorno 8 dicembre operò la stcnosi urerrale col di latatore del Corraù i. I risultati che si eL IJero superarono ogni aspettazione, poichc fu gradualmente pcmiiJilc ne'giorni succe,;siri di introdurre in Yescira tlll catetere :\ 0 l:.?, di tal clt c l'afTczione giudicossi guarila. Il catarro vcsc icale che si compli can al restringimen ro cAnette anch' es;;o ai babamici etl agli alcalini in guisa da ùerivarne il completo ritorno dell'infermo allo stato della più perfeua salute.


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ES PO S JZfO ~E

DEl C.\SI CLINICI-CHfflt:RGLCI

VlL Lussozione della spalla sinistra ( vat•ietà sollo-coracoiclea ). - Hicluzi one col pr ocesso ordinario. - Guarigione.

Mendia sig. Odoardo, tenr nte nel G0 l1ersaglieri, si presentava il ::tiorno 12 agosto in qnest'ospeda le mi litare per lussazione omero-scapulnre sini stra, che a''ea ri portata in seguito a caduta sulla spa ll a. Era stata tentata da medici borghesi di Campagna la riduzione in primo tempo; ma i tentativi non rius•:it·ono allo scopo. Notavaosi nella regione scapulare sinistra varie ecchimosi prodolle alcune dalla caduta, altre dai tentativi di riduzione. La mano poggiata sull'articolazione lussata, percepiva una sensazione di vuoto per la mancanza del capo omerale in quel sito. I movimenti del braccio erano assolutamente impetlit.i, o la testa dell'omero si percepiva col tatto aver sede al di sotto dell'apofisi coracoidea. Nel medesimo giorno il signor maggiore medico cav. Bonalumi eseguì la riduzione della lussazione col processo ordinario, senza incontrare alcuna difficollà. Il braccio fu sostenuto ed avvicinato al tronco per mezzo di un'apposita fasciatura e furono praticate bagnature di acqua vegeto-minerale sulla sede dell'articolazione. Durante la cura consecutiva non si presentarono fenomeni degni di nota, ed il signor Mendia uscì dall'ospedale intieramente guarito.

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E DEI.LE PI Ù J)IPO RT.\~Tl OPEII:I.ZIO~I Et:C.

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Ylll. Ftwi l a d'arma da fuoco alla re gione s terno -costale superio!'e Jeslr·a , con sospetto di puuetra:ti one di proiettili (pall ini da coccia) nell'apice del pulrnone COI'I'Ì" Jlontlente. - Ricorrenti pat·os:>ismi fcbbt·ili fugati col chinino. - Guor·igione completo .

Asciano Pasquale, carabini ere della stazione ùi c~wa, ve·niva ricoverato il giorno 17 dicembre in quest'ospedale per ferita d'arma da fuoco esplosa alla di~tanza di due metri circa. Esame generale. -Di val ida costituzione scheletrico-musculare, con pannicolo adiposo piuttosto abbondante, di temperamento nervoso sanguigno, di ahito sano. Esame della ferita. -La ferita situata alla regione sterno~ostale superiore e propriamen te al di sopra dell'articolazione stemo-clavicolare destra, era della grandezza d'una moneta da due soldi, con margini in·egolari e contusi. Interessava tutti i tessuti molli e mostrava a nudo le ossa sottoposte coverte solo dall'attacco tendineo del muscolo sterno-cleidomasto ideo. L'articolazione slerno-clavicolare cort'ispondente non parve in primo tempo int eressata, e l'ulteriore decot·so del morbo diede la conferma di tale giudizio. All'intorno della ferita sudd escritta si vedeano altri 5 forami del diametro ognuno di 5 rum. i quali ripetevano ad un -di presso gli stessi caratteri della ferita principale. Evidente-

mente essi aveano dovuto essere originati da proiettili di piccolissima dimensione (pallini da caccia) che separatamente erano penetrati ne' tessuti, Jaddove la ferita più ampia era mestieri riconoscere che fosse stata prodotta dai medesimi pallini insieme ammassati e non da proiettile di calibro mag-


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. E:>Pos 1z1 o~E o El cAsi cu~ l c i-cHm uiGi c i

giore. Dal signor maggiore Bonulumi, nel t: iorno steS$0 dell'entrata dello Asciauo in quest'ospedale fu pratica ta con la massima cautela la e~p l o 1·azi o n e digita le della ferita, ma ne:;sun tragitto egli potè C'Onstatare il quale mettesse in comunicazione la detta ferita con la cavità toracica. La perdita di sangue locale fu picco li s~ ima, ma appena ferito, l'infermo a:;sf'ri va di essere stato sorpreso da un accesso di lo:;se violenta con espettorato sanguigno, che tuttavia a brevi intervalli si ripctt>a . Stato generale e fen omeni s1~bb ietti oi. - Era molto abhalluto e presen ta' a IPggiera dis1Jnea; il sangue che di tratto in tratto emC'ttera con la tos~e era rutilaute e schiumoso. AcCLl~a Ya dol ori fo rti:;simi all a sede della ferita inadiantisi al braccio dest ro, il qwtle era per ciò inatto ad ogn i movimento. I polsi e1·ano IO, la temperatura :Ji,08. • l l ~angue es['cllo rato, quautu111lue non fo:;se in gran copi•t, jJUI'C era baste\·ole per fondare su di esso il sospetto della penetrazione di qualthe proieuile nell'npice pulmonare. La nietlh:aturu, vi:;ta la grarczza del caso fu :;trettalllc nlc antisettica e furon o somm iuistrali leggieri eccitanti, allo ~copo di rialzare le forze del cuore. li :;auguc espettorato ma o mano d imi- • uuentlo ce::.sù del tullo il giomo 23; ma altro feno meno importante subentrò, cioè u11n feblire.precedula da bri,•idi e che avea tipo trrzanario. Fu somministrato il chi nino e la febbre non più ricompane . fino al gio rno .28 fu sempre necessari o praticare il cntelcri:;mo per :;ruotare la vescica. Al distacco dell'escara non si eu!Jero fenomeni degni di nola, e procedendo la migliorìa st::nza aku u incidente, l'infermo il giorno ·13 ottobre era complelallJente guarilo. Tali furono i casi più iulportanti che si ehbero nel repa rto ch:rurgico dell"ospedale mil itare di CaYa dumn te l'anno '1881. Da ess i agevolmente si rileya il gmnde vantaggio ottenuto


E DELI.E PI Ù DIPORTA:'iTI OPERAZIONI ECC.

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dalla medicatura nlla Li ster, la quale gran ventura sarebbe se Yenisse su larga scala introdo tta negli o~pedali militari del R egno. E per vero dire un probl ema pratico importantissimo sarebbe quello di ven irla. introducendo altresì in tempo di guerra, quando è forza esegu ire operazioni numerose di alta eh irurgia: pero ceh è queste grandemente si gio\·ano del sistema di 111edicatura antisettico, ed illustri cap i ~cuola dell'arte chirur,.{ ica moderna, quali il Gallozzi, il Frusci, il d'Antona han di mostrato con dati statistici d'indistruttibil e memoria i vantaggi ottenuti nelle loro cli niche dall'applicazione del sistema 1isteriano. È per esso che oggidì le statistiche rilevano una grande diminuzione nelle mortalità degli operati, è in base di e~so che ora è conce:Sso alla mano del eh irurgo penetrare perfino nella cavità della petri per asportare utero ed ovaia. Ed io son di credere, se pure mi è dato manifestare qui un n1io convincimento, cile la medicatura alla Lister introdotta in modo comechessia nella chirurgia di guerra debba senza fall o· essere apportatrice di numerosi vantaggi.

EMANUELE LANZA Sottotenente medico.

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SULLA

CURA A~TirlRETI~A ~~L TifO ADDUJIINALE

La maggior parte degli infermi che soccomhonu al tifo addomi nale muoiono per ragione dirclla ed indiretta della !feb]ll·e. Da <lati stati stici raccol ti da Libermeister nello spedale di Basilea , dal 186:) al ISGS, ve ne furono 86 casi, nei quali la morte era avvenuta ~e ma speciale complicazione, o·per paral i;i del cuo re (con consecutiro edema polmonare), o per parali:;i del cervello, senza materiale alterazione della cavità crnnica: avvenne perciò in 4.1 °/o dei ca~ i prodotta la morte direllamente tlal!'alta tcmperatum; e nel m~gg i o r numero degli al tri casi la febb re ruHtriùu iya sem pre all'insorgere dell e complicanze ovvero all'esito letale. Se si potesse sal r are l'infermo, ùice Li iJermci::lt\1', dall'azione deleteria dell'alla temperatura, il tifo aùùomiuale non· sarebiJe più una malnLtia di grave pericolo. Oggi noi non riguan1iamo la fr l1hre alla maniera degli antich i medici, come qualche cosa di necessario o di utile, inquantochè essa ùistrugga od elim ini dall'organi smo il vin/,8; inrecc riconu=-ciamo in es~a un 'influenza pcrlurltatrice, e pensiamo che il nostro primi:;simo còmp ito è quello di moderarla, cosiccl tè l'esistenza dell'organismo rimangasalra. I l peri colo della fclJùre nel tifo aùùominale dipende sol•) in


SULlA. Ct;RA A:'iT IPI IIE1"1CA NEL TIFO ADD O:tiL'\ALE

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piccola partP. dal consumo delle parti OJ·gn.niche, cn·euo dell'alta combustione organi ca. Dalla maggior parte delle sezioni cn.daYeri che, si 'può ognuno convincere, che questo consumo non raggiunge nemmeno per approssimazione tal grado, che rninae:cia seriamente la vita. rt pericolo dipende n s~a i più dall'alla temperat ura, che eserci ta sui tessut i un'azione deleteria, d'onde ne viene una nec rohiosi dei medesimi , che anatomicamente si e:;plica come degenerazione parenchimatosa. In prima è da temere nel tifo addom inale la debolezza o paralisi cardiaca, in seconda linea truella del cervello ed in ull imo i disturbi degli altri organi. l i metodo co l quale noi siamo in grado di mitigarc la troppo al la temperatu ra, lo comp rendiamo col HOJlle di metodo antipiretico . Comprend iamo in esso da una parte ilrall'reùdamento tlir!!tlO con forti sollr·azioni di calorico, d'altra parte le va1·ie misure rlictetichc e mcdicamcnLo:;e per limitare la produzion13 del medesimo. Il primo aù usa re la cura idi'Opalica nell e mala ltie febbrili fu .James CruTie nell' ultimo d0ccnnio del secolo passato ed a dritto da Lulti si riguarda, come lo speciale autore della idroterapia nella fel•lJre. 11 suo metodo consisteva in afTusioni fredlle frequentemen te ri p('t ute, e l'n:;ù segnatamenle nellifo addom inale. Questo metodo venne poi dimenticato e spetta a Brand la gloria di :H-crio fatt o rivi,·erc, ma modiocalo e corre!lo, scrivendo il suo li bro inlilolalo l'idroterapia del tifo . li libro del Brrtnd incitò altri medici all'esame del metodo, che nelle mnni di I nrgcnsen Loreò la perfezione. I l Turgensen pubbli cò un prr.gialissimo lavoro in proposito, nel quale :-;ono riport;Hi in maniera ob hiettiva e del tutto scientifica i risultati ollmuti nello spednle di Kiel della cura del tifo addom inale adoperando il melodo idroterapico. In questo laYoro dice, che per avere imJlOrtaoti efTetli dalle forti sot-


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SULLA Cl"RA ANTIPIHETICA

trazioni di calorico, esse delJlJano usarsi sempre che la temperatura dell 'infermo sorpassi certi limiti e che gli ammalati sopportino una così frequente so ttrazione di calorico senza positivo danno. In quale forma debbono farsi le sollraz.iuni di calorico, nalurahnfnt e è indill'erente, ma in generale è ùa darsi la preferenza a quel metodo il quale, mentre O[lera sufficiente sottrazione di calorico, reca all' infermo le minori possibili moles ti e. Per gli adulti sono a preferire i bagni generali della tempera tura di 20 del centigrado ( 16 Reamur) o anche più bassa. Per uno stesso infermo si può per più bagni success ivi usare dell'istessa acqua. Il tino resterà nel frallempo pieno, e la 1empe1'atu1·a dell'acqua, la quale corrisponde presso a poco a quella della st anza, è buona pel bagno successivo. La durata del bagno non dere oltrepassare 'l O minuti, una durata più lunga riesce ~grad evo le all'infermo, e potrebbe perfino produrre cattivi effetti. Negli ammalati molto deboli è consiglio di non prolungare la durata del bagno oltre i 5 a 7 minuti, ed un così breYe bagno riesce più efficace di un bagno ti epido di lunga durata. Imm ediatamente dopo il bagno si lascia riposare l'infermo, non si asciughi però, ma si avv.olga in un lenzuolo ascinllo; si ponga in letto, il quale devesi alquanto riscu ldnre, e specialmente agli estremi sia coverto leggiermente, gli si dia un po' di vino e dopo qualche poco gli si mella la camicia. Negli ammalati mollo deboli si può cominciare il bagno con una temperatura di .24- Celsius od anche fare il bagno agraduale raiTreddamento adoperato dallo Zi emssen, ed il quale si comincia a 31J del centigrado (:?8 Reaumur) e durante il bagno, aggiungendo a poco a poco acqua fredda, si porta la temperatura a 22 gradi centigradi ( 18 Reanmur), ed anche più in giù. Questi bagni però debbono avere una durata più lunga.


NEL TIFO ADDOMINALE

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Il Libermci:>ter nei casi di modica gravezza (a prrnclcre ogni due ore la temperatura, e tutle le volle che essa raggiunge nel retto i 39 '/,, e quella dell'ascella 39, fa fare al paziente il bagno. ~ei bambini in cu i possiamo ragionevolmente valutare un:L maggiore resistenza contro l'alta temperatura è prudenza. di aspellare per l'indicazi one del bagno i ,~Q nel retto ed i 3!• 1; , nella cavità ascellare.

In quelli poi in cui supponiamo una minore resistenza non aspetteremo che la temperatura raggiunga il grado sopradelto. Non po::-so trasa ndare clte non devesi il medico illudere a credere che con uno o con pochi bagni possa raggi ungersi essenziale miglioramento. Quando la malattia è forte, un solo bagno non raiTredda l'interno del corpo, se non poco o transitoriamente. D'altra parte la contrazione H:'ale fa che gli strati periferici del corpo disperdano men bene il calorico , in confronto di prima, e questo quanto pi(t spessa è la cute e piu sviluppato ìl pannicolo adiposo. E dall'altra parte l"eiTello della soltrazione di calorico è in qualche modo bilanciato dall'aumento di produzione del me·desimo. E perciò verso la fine del bagno la temperatura nell'interno .del corpo, p. e. nel retto, non é più bassa di prima, e solo al.quanto tempo dopo, quando la produzione di calorico cessa, la temperatura dei raffreddati strati periferici si equilibra ·coll'interna temperatura, trovasi anzi nell'interno un più basso grado. Nei casi leggieri ecl anche quando la malattia è a periodo molto inoltrato, questo effetto dura per molte ore; nei casi gravi al contrario la temperatura si ravvicina dopo due ore al grado di prima, e bisogna ripetere il bagno. In tal modo l'ef,fetto di un bagno, e sopratutto la durala di questo eiTetto vale


SULLA CURA ANTIPIHETIC:\ 'TO:JU a misurare l'ostinatezzn della febbre c quindi n dare un giudizio preventivo. Nei casi gravi bisogna ripetere il hngno ogni due ore in moLlo che nelle 2 .~ ore se ne prendano dodici. In alcuni ammalati ricoverati nell'ospedale di Basilea, Li bermeister riferisce che il numero totale dei bugni presi nel corso della malallia fu più di duecento. Nel più degli infermi , specialmente quando si adop~rano nel contempo medicamenti antipiretici, bastano in media 4 ad 8 bagni al giorno, ed in tutto da quaranta a sessnnla bagni. Nei ùamiJini, la cui superficie del corpo rispello al volume della persona è più grande, bisogna che i bagni siano un po' meno freddi e si commendano per essi i bagn i a graduale rafrreddamento. Negli adiposi invece si raccomandano i bagni più freddi e di più l unga durata. Sull'en·euo delle sollrazioni di calorico ha influenza anche l'ora del giorno. Ziemssen ed Im~1erman notarono che il maggiore abbassamento della ternperatura :;i suole verificare quando i bagni si dànno alle ore 7 pom., nell'ora quindi quando il massimo delle oscillazioni quotidiane della temperaturn è sorpassato, e comincia una tendenza all'abbassamento. Poscia il tempo più opportuno per dare il bagno sono le prime ore del mattino tra le 5 e le 7 e poi Ira l' 1 e le 2 pomeridiane. Secondo le ricerche di Libermeister l'efTetto di sottrazione di calorico, tanto in rispello alle quantità che alla durala rlell'abbassamento della temperatura, è io media meno considerevole nelle donne, che negli uomi ni, la qual cosa dobiJiamo sicuramente ascrivere al pannicolo adiposo, che in generale è più sviluppato nelle donne. Oltre il bagno generale ad immersione, abùiamo nelle af-


NEL TlFO ADDOmNALE

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fusioni fredde, negli inviluppi e nelle ablur.ioni anche mezzi potenti di abbassamento della termogenesi, come irrefut abilmente ce lo dimostra il calorimetro. ,l • Le afTusioni fredde hanno un eiTell o mol to minore dei bagni fr eddi di egual e temperatura e durata . Qni ndi sar ebbero da raccomanùa rsi solo quando si fosse in circostanze di non potere usare altro mr todo pill efficace di sottrazione di calorico; oYvero quando non si miri direttamente a produrre un raiTreddamento, ma piullosto si vogliono eccitare le funzioni psichiche, onero quelle della resp irazione. 2° Gli inviluppi fredd i sogliono per lo più essere bene tolleratÉdagli infermi, spec ialmente quando non vi si avvolgono i piedi e le gambe. t·a ppli cazione di successivi in vi lnppi , ciascuno della dnrata di ·l O a 20 minuti , ha presso a poco lo stesso valore refri gerante, che un bagno freddo generale della durata <li l O min ut i, e Libc1meisler li so.~lit u i:;ce al ]Jagno freddo nei fanciull i. 3° Le abluzioni fredde anche col ghiaccio, pare che ab' biano poco eiTcLlo refri geran te, ma ripetute fr equentemente possono riuscire ,·antaggiose. Non po~sono valere però a sostituire i bagni. 4·" Lb so ttrazioni locali di calorico mercè fomenti freddi, vescich e di neve, non hanno influenza noteYole sulla temperatura generale del corpo. 1nvece l'eiTet.to locale della vescica di ghiaccio spesso riesce importantissimo, poichè noi con la lunga applicazi one di e!'sa nella regione del cuo1·e o sulla testa, siamo i n grado di ottenere un locale abba s~amento della temperatut·a sino ad un certo punto, e quindi proteggere in certa gui sa i ri~p e lt ivi organi dall'azione turbatrice dell'elevata temperatura . Leube ha adoperato i cuscini ripieni di un miscuglio frigorifero di ghiaccio e !'ìale. di cucina ed assicura di aver visto abbassare la temperatura dei suoi infermi.


SULLA CURA. ANTIPIRETICA

I n ultimo non deve sconoscersi che le bevande fredde, i pezzettini di ghiaccio , i clisteri freddi abbassano la temperatura presso a poco dì tanto, per quanto corrisponde alla quantità di calorico necessario a riscaldare tali sostanze introdotte. Quantunque anche le grandi quanti là. di sostanze fredde non producessero sottrazioni di calorico molto considerevoli, pure io penso, che esse debbano avere la preferenza sugli altri mezzi sottratti vi di calol'ico, chè con queste sottrazioni interne di calorico non si ha il reattivo aumento della produzione del medesimo, come nel raiTreddamento per via della cute. Devesi quindi raccomandare la frequente ripetizione del loro uso, fino a quanto non riesca di molestia agli infermi. Dopo di avet· discorso dei vari modi onde sottrarre il calorico, veniamo alle controindicazioni per l'uso dei bagni. Una controindicazione per l'uso dei bagni freddi è fatta d~lla emorragia intestinale, poichè è possibile che la flussion e prodotta dalle sottrazioni periferiche di calorico negli organi interni, possa aumentare in essi la tendenza all'emorragia; ed in tutti i casi il movimento attivo o passivo del corpo, che si riceve nel bagno riesce noci,·o , e questa controindicazione esiste in più alto grado nelle perforazioni intestinali. La pneumonite, l'ipostasi non fanno controindicazione. Una forte controindicazione si ha all'uso dei bagni freddi se il cuore è grandemente indebolito. Quando la circolazione è così debole, e le parti periferiche sono fredde e nell'interno continua l'alla temperatura, non vi è più speranza che un ulteriore raiTreddamento della superficie avrà un'essenziale infl uenza sulla temperatura delle parti interne. Devesi piuttosto terntlre che il ralTreddamento disordinerà ancora di più la circolazione della periferia. Nella debolezza di cuore di minor grado meritano preferenza i bagni di Ziemssen a gra ~ dnale raffreddamento .


l'lEI. TIFO AilnOJJJNALE

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Non è raro incontrare nella prati ca una febbre straordinariamente ribelle, e che non si arriva a domare nemmeno col metodico uso dei bagni, ed il fatto inoltr·e che cert i infermi non possono tollerarne l'uso frequente. e che in taluni casi esistono delle controindicazioni, rende neces5ari altri mezzi _ i quali possano contribuire ad abbassare la temperatura del corpo. Tra questi mezzi sono principalmente ad annoverare il chinino, la digitale e la veratrina. Il chinino venne assai !'pesso raccomandato come mez7.0 specifico, ma sempre poi riconosciuto ineffi cace, cd a sua volla rigellato. Come antip iretico nel tifo addominale fu in opportune dosi adoperato da Wogt e piu Lardi da Wachsmuth, ma spetta a Liber·meister il merito di avere segnalate le speciali norme d'amministmrlo onde dia i voluti eiTetti. Libermeister amministr·a la dose di un grammo e mezzo a tre grammi di solfato o d'idroclorato di ch inino, poiché sull'azione di questi du e sali, dati a dosi equivalenti, non havvi differenza di azione. Questa dose è quella che adopera negli adulti. Il totale della dose però è necessità che sia consumato nel tempo di mezz'ora o tutto al piu di un ora. Ordinariamente fa dare ogni 1O minuti una polvere di mezzo gmmmo sino a che non sia esaurita tutta la quantità prescritta. Talune volle è mestieri di propinare il rimedio in una soluzione acida, onde facilitarne anche di piu l'assorbimento e rendere piu pronta l'azione del chinino. La ragione probabilmente, per cui il citato autore insiste sull'amministrazione rapida dei sali di chinino, a mio aniso, deve risiedere nel fallo, che il chinino ha una pronta eliminazione per mezzo delle urine dall'organismo, e quindi l'amministrazione ad intervalli lunghi riescirebbe inefficace, non trovandosi mai il rimedio nell'organismo in dose tale da re-


SULLA CUnA ANTIPIR ETICA

care un eiTello antipiretico. Ciò ha una conferma nel fatto che ho potuto dh·erse fiale constatare, cioè, amministrata l'istessa dose nel tempo di una mezza giornata o di un giorno intero od in una sola ora: nel l0 caso mai si verificò uh abbassamento, anche minimo, della temperatura; mentre nel2° caso si eLbe sempre un abbassamento fino di due gradi .. La prescrizione del chini no nella dose indicata non devesi ripetere se non trasco rse le 2j. oro almeno e cl' ordinario dopo passate 48 ore dalla pri ma ammin istrazione . .Mcno.una febbre violenta che abbia una quasi completa intcrm issione, che una mite ma continua o che abbia deboli interm ission i deve spingcrci ad amministrare il eh in ino. Allora si valuti come sufficiente la dose del chinino quando la temperatura m i~ura nel rello i 38 gradi centigradi. Se ciò non si ott iene con una prima dose, si propina la seconda volta una dose più forte, e se invece, come non di rado mi è occorso vedere, la temperatura discende ai 38 gradi, la seconda volta si prop inerà una dose minore della precedente. Ebb i pu re ad osservare, che l'effìcacia dei sali chinici cre:::ce a misura che la malattia si avvicina ai suoi ultimi periodi, e da questo fallo potei in varie circostanze annunziare 11!1' in fermo che la malattia volgeva alla ri soluzione. È importantissimo conoscere quale sia l'ora più opportuna onde amministrare il chinino; ed io ho riscontrato, concordemente a quanto assicura il Libermeister che non havvi ora. più opportuna, che quella delle 7 pom. Trovo nella fisiologia la ragione del fatto; giacchè normalmente nell'otganismo sano troviamo un abbassamento del calorico, <:he comincia nelle ore della sera, ed il massimo di questo abbassamento si verifica un'ora prima che si levi il sole, e quindi per questa ragione all'azione abbassatrice della temperatura provocata col ch inino, si associa la normàte diminuzione mattutina del ca-


NE L TIFO ADDOlllNALE

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lorico animale. Ho trovato inellìcace l'adoperare al mattino il chi nino, onde premunirsi dallo esacerbazioni della febbre, como ,·ien consiglia Lo da diversi autori. Quando la febbre già spontanemnenle ha forti rimissioni, il ch inino non devesi più adoperare. Avendo la pmlica offerto casi svariati in cui o per ripugnanza degli inferm i per il ch inino o pe1· altre ragioni l'amministrazione per via della bocca non era possi bile, la ne· cess ità d'introdurre ad ogn i costo ncll'organi;;mo il chinino, ha . fallo escogitare altri modi di amministrarlo. Ne vennero cosi le iniezioni ipodermiche, i clisteri e financ o si sperò d'introdul'lo nell'orga nismo morcè delle pomate. Non è qui il caso di vantare la bontà del metod(t ipodcrmico, essendo troppo conosciuto il posto em inente che occupa in terapeutica; dirò solo che anche nel tifo addominale ha reso e renderà sempre degli utili servigi, ed io son troppo lieto di fare la confessione che ha salvato la vita di tifosi da me curali, in cui il pericolo della vit<~. era imminente e tutte le armi si erano spun late. Vogl io anche aggiungere che io nell'adoperare il chinino nei tifosi mi sono a preferenza approfittato del detto metodo, considerando che il chinino, sia adoperato in forma pillolare come in soluzione, non poteva faro un buon governo di un intestino che si trovava infiammato e perfino esulceralo in un un periodo della malattia. Mi sono anche convinto che è assolutamente infondato e contmdeuo dalla realtà dei falli il timore di taluni medici, che cioè l'iniezioni ipodermiche causino di frequente gli ascessi e finan co i flemmoni, avendo adoperato su vasta scala questo · metodo, fino da non aver superficie della cute, ove non fosse stata p l'a licata una iniezione, e mai mi è accaduto simile accidente. Debbo quindi pensare, eire coloro, che mellono in ri-


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SULLA CURA ANTIPIRETICA

lievo questo fallo, o adoperar·ono una soluzione mal prepara tar o e::eguirono malamente detto metodo. Di minor valore sono i clister·i falli col la solu7.ione di un sale di chinino , e quando si volessero adoperare, bisognerà accettare il consiglio dato da Libermeister, di unire cioè alla soluzione chinacea un po' di tintura d'oppio, poichè così paralizzando i movimenti peristaltici dello intestino si viene a prolungare la durata del conLat.lo del liquido medicamentoso coll'intestino e si facilita quindi l'assorbimento. Essendo stato negato, mercè esperimenti chimico-fisiologiC'i, l'assorbimento del chinino allraverso la cute, così devesi recisamente ripudiare l'uso delle pomate, come mezzo d'introdurre nell'organismo il chinino. Le dosi di chinino da impiegare onde avere l'efTello antipiretico nei bambini, secondo le osservazioni di Hagenbach sono le seguenti: bambini al diso tLo di due anni da 70 centigrammi ad un grammo; dai 3 a 5 anni un grammo; dai 6 ai ~O anni un grammo ad uno e mezzo; dagli 11 ai 15 da uno · e mezzo a due. Queste sono le dosi volendo adoperare il chinino per la via della bocca o del retto, nel caso poi che s'impieghi la via sottocutanea, la dose massima negli adulli è di -un grammo e mezzo. L'uso della digitale a scopo antipiretico nel tifo addominale pare che sia stato introdotto dal Wunderlich e poscia l'usò anche Thomas e Ferber. La digitale è consigl ialo di adoperarla solo in sostanza, cioè o in polvere o in pillole, poichè in tal modo si ha in generale più effetto che coll'infuso. Si comprende che la dose totale, propinandola in sostanza, ·esser deve molto più piccola di quando si dà l'infuso, che ha un'efficacia assai minore. La dose da prescriversi è da 70 centigrammi ad un grammo e tnezzo nel tempo circa di 36 ore.


NEL TIFO ADD OHI~AL E ~ ei ca:;i molto gravi ed o:stinati <1uando col solo chinino non

si è otlenuto un sum ciente abbassa mento di temperatura, si può il più dell e volte ollencre l'e!Tetto de:-iderato unendo la digitale al chinino. Si propinerà in quest i casi in diversi tempi lu dose anzidetta di digi tale, ed immediatamente dopo ad ogni dose di essa si farà seguire l 'ammini ~tra zi o ne di mezzo grammo di chin ino. La di gital e si deve :;ulu adoperare quauùo non ancora ltavvi 1111 notevole grado eli (]eholczza cn rdiaca, ed inrcrsamente all o malallie di cuore, essa è tanto meno indi cata, quanto piu la frecJnenza del polso è eccess iva. La digitale non tralliene la minacciante parali si cardiaca, seml~r·a anzi che pinllosto la farori:;ca. La sopraHenicnza del vomito impone al medico l'ohbligo di so:;pendere subito l'uso della digitale. t a vera trina in dosi reia 1ivamente grandi fu usata come mezzo antipiretico, speeialmente dal Vogt che ne somminislmYa cin!]ue milli grammi per dose in forma pillolare, e ne ripeteva l'a mministrazione, sino ad ollenere forte nausea fìnanco il vomito. Questo rimedio non merita troppo fidu cia , per il collasso ehe fa cilm ente segue al suo uso, e nel qual cnso bisogna subito ricorrere al chinino o ad altri analetLici. Tutto quanto per s•>mmi capi ho potuto segnalare in questa breYe co n.ferenza su lla cura della febLrc ti foidea, potrit meglio e con maggiore diffusione leggersi uei vari recenti trall.ali di medicina; e jJerò ho creduto opportuno mmmenlarlo, pet·chè mi servi di norma nel trattamento dei tifosi ricoverati in quest.o spednle, e che ]Je r In gentil ezza del signor maggiore medico direllore cavalier MaffìorcLLi, vennero aftìclati nlla mia ùehole ma Yolenterosa cura. I risultati bri llanti ouer.uti mi convinsero se,npre più del-

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1038 SULLA CURA ANTEPIRET!CA NEL TIFO ADDOMINALE

l'erfì cacia dell'accennalo metodo antipiretico nel tifo addominale, e m'incogaggiano a non più aubondonarlo ed a raccomanclal'lo sempre nella cum del morbo in parola. Caserta, gennaio •1882. Oot.lor CAnm~E GuAruNr.


RIVISTA DI GIORNALI ITALI ANI ED ESTERI

RIVISTA !IEDIOA

Ricerc a dello zucchero nell'urina; principali oauae d'errore. - Hom N. - (Moniteur scient,ji !Jue). P er la ricet·ca dello zuccher·o n·~ ll' ut •in o in caso eli s upposto diabE-te il Jotl. Ro bin accE-nna, mostrando come s i può evitarle, alc:.:ne cause d'er·rore che possono condurre il medico aù una tliagnosi sba~li ula e sulle Cfuali gl i autori più r ecenti non hanno fatto pm·ola o non si sono spiega ti a suflìcicnza. Tr·a i moderni autori lvon e Mehu r accomandano come reat· livo il li'luor e cupropoLassico d i Fchling al quale purtroppo si rannoda la maggior porte di queste cause d'errore. Se in un modo qualunfJue, s ia dall'appar ecchio digE-s tivo sia per le vie r e!"piratot·ie, s i è as~orbita una certa quantità di prodotti terebentina ti comparisce nell'urina una soslauza lernaria la eli cui composizione non é ancora ben determinala, che a lcuni aulor·i ravvicinano all'acido for mico, ma che a differenza di questo prodotto, r iduce, come fa lo zucc hero, il liquor e di Fehl ing ed anche il sollonitr·alo di bismulo scaldato colla poLassa caustica. D'andronde si sapeva già che in quelli che hanno preso del clora lio o del cloro- . formio l'urina può ridun·e il liquore di Fehling senza contenere un ato~o di zucchero. Ma vi è una causa d'errore ben piu pericol o~a per il pratico, perchè essa non é il ris ultato di cause acciden tali contro le quali egli possa premunirsi: ed è quella che lenderebbe


RfVISTA

a far sospettar e la presenza dello zucchero nelle urine sovracariche d'ur·ati e d'acido urico, quali sono le urine dei gottosi. Infatti con queste orine il litprorl) di Fehling diventa pr:ma vertle, poi giallo, s'intorbidisce e può dar luogo ad un pt·ecipitato, talora mollo abbondante e che se s i mantiene il liquido lun go tempo in ebullizione può finire, depositandosi, coll'assumere un aspetLo in tut lo simile a quello del rame rfdotto dallo zucche1·o tliabetico. I sintomi generali potr ebbero anche facilitare ques to error e. Coloro che sono alTelli da gotta ereditaria, s i lagnano talora di un accasciamento che rassomiglia in modo singolar e alla debolezza dei diabetici. Non è raro che essi solfr•ano anche di polidipsia ed anche temporariamente della puliuria. È ver·o che questa puliuria sarebbe alter-nata coi sudor·i profusi, ma i sudori profusi si riscon trano pure in certe forme di diabete. Se il medico si lascia impressiona1·e dai timori del suo infermo potrebbe adunque sospellare un diabete incipiente in un gottoso il quale conoscendo dei diabetici, sentendosi d~bole, urinando spesso, avendo sempr·e sete gli porterà la propria urina da esaminare. Gio,·a sapere che con un po' J.'aLlenzione si ri.~sce a perl't!Llamenle distinguere l'una dall'altra la reazione prodotta dallo zucclieJ'O e quella pr·odolt.a dagli urati quando s i porta t1ll'abullizione una miscela d'urina e di liquore di Febling. La riduzione operata dagli zucc!Jeri ba per effetto un prEr ci!Jilalo che si p1·esenla fin dal principio sotto la forma polYerulenla. Questa polvere, sia dessa di colot• giallo vivo o rosso vivo come nella maggior parte dei vel'i diabeti, sia clze presenti una linta più scur·a o quasi nera come nelle puerpere la di cui orina contiene zucchero di !alte, non ras~v11liglìa in moùo alcuno a l precipitato fìoccoso biancastro cJre comincia a prodUI·si con un'orina ca1·ica d'urati. Infatti è sul pr·incipio della reazione che x•iesce più facile rilevare t~;~le diiTer·enza. Quando il lif]uOre di Fehling si é da pochi momenti inlorbidalo solto l'azione dcpli urali si vedono nuotar··~ delle nubecole più o meno isc,rate le une dalle altre e n ell'in tervallo delle medesime il liquido apparisce limpido. In questo momento la confusione non è possibile per un occhio


~>serri t.n lo; bensì potrebbe accadrre p i u Ùwd i, c roe se dnpo unn lunga ebullizi()fl (l si l ns~'iO:.:!';e L'ip0~are il l iquido fi11 o a c lte l'o ssido di l'Hme completamente ri dollo ~ins i depo!>ilalo al fondo del tnbo. Colla polassa cau;::lica le cau!"e cl'err·ore sono meno num e•·ose. T uttavia Robin ne ha sep-nalnlo una , della r1uale i:

lrallali non fanno menzione. Quando un'ut•ina contiene ::lei !-'n ngue, la mutcria color·antc del m edesi mo, allur chè venga ••i.:;r!alllnla unil:1 mente alla poLassa, può diventHI' br·una al pu n to da sembl'(ll'e fiunsi nera; ma ò d'un bruno r'O!';Sa~ lre> o violaceo e non lw mui la stessa tinta elenio zuccher o diabetico. Si ccome poi prima di riccr cnr e lo zuccher o bisogna ave!' cura tl i coagulare l'albumina etl eliminarln med iante fi ltr·azione, cosi non è qui il caso di i nolicRPe gl i errori ai rruali può dar l uogo lu pl'cscnzn dcl l'a!buminn.

Da quali sintomi si può diag nosticare con certezza il passaggio della. pneumonite dal secondo al terzo periodo. - r-.Ir.TZQl:ER (Ga.~ette cle.~ Hopitaux, 1882, N. 111). L'nulOI't.l si dimanda primit•J•amcnle se esis tono segn i pet· m ezzo dei quoli si possa diagnoslico ••e crueslo passagf!io della p olmoni l a e per I'ir<ponùcr e al quesito egl i passa in r·ossegna i va1·i sin tomi local i e gener ali eire in questa fase p1·esentano più di frequente qualche modificazione, e n e discute i l valo1'e. a) Sintomi generali. - Questi si possono ridurre a: rel'rudesccnza febb!'ile, deli1·io, prosL•·azi one, brividi, car pol o!\"ia, stato della lillguo , vomiti e diar r ea. 1• L 'aumento improvviso della Cebbre al momen to i n cui !"IIOle avveni r·e l a deferve~cenzn è certamente il segno di un rilo J•n o offensivo della malattia, ma poll·ebbe indicm·e tan to l'invasione del mor·bo in un n uovo tePJ·itorio polmonol'e, come pur e i l passaggio del polmone cpulizzato alla suppurazione . Questo si n tomo non può essere carotleri slico della suppu-

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HI VISTA

t'azione polmonare e non acquista importanza che quando compaeisce unito ad allr·i sintomi generali. 2• Il delir•io e subùelirio è un fenomeno troppo usuale della pneumonia; quindi non ci può somminis trare indizi di qualche valore; la sua comparsa è legata a una folla di con~ dizioni individuali, di età, di sesso, di abitudini e può benissimo avvenire senza che r esti compromesso il corso regolare di una polmon ite benigna. 3• Brivido. Siccome il beivido ehe accompagna l'esordit·e della polmonite è uuico, cosi se nel cot·so della malattia esso s i ript·oduce ~ani il segno di un nuovo stato morboso. A vviene spesso che sul principio del terzo settenario o nel corso del secondo se s i fanno prendere degli alimenti alrammalalo tenuto a dieta rigot·os a fino allora, si manifestano dei piccoli brividi dut·ante la digestione. Un medico poco sperimentato potr·ebbe in quesLo caso creder e a l ritorno dello stato morboso. Quello è un sin tomo riflesso di nessun valor·e ptonostico, ma che gioYa conoscere s e non altro per rassicurare)'a mnwlato e la famiglia. Può anche a vvenire che durante il corso di una pneumonia si producano dei brividi mollo forli e ri petuti e che questi sieno accompagnali dal dolore puntor·io laterale. Potreb be essere questo il segno di un aggravamento dello Jl ogosi o della s ua ùiffusione alia pleura. Se il dolore puntorio manca, s i potr·ebbe con :qualche r agione so:-pP.Ita r·e l"inliltt•a zione gt·i gi a. Però bisogna ancora distinguere: i brividi delltt pleur·i te sono violenti e ritornano a bte vi intennlli , il hl'ivido della suppurazion.~ polmonale è leggero e s i pr·oJuce specinlmcnte nlla s era. 4• Sta to della lingua. Se il maiolo è minacciato d'ep:atizzazione g r•igia la ling ua si fn secca e tremolante, si copre di fuli gi nositi.l; sopraven ~Jono spesso nausee e diarree. La car•pologia è sempr·e un sintoma inquietante e che accompagna spesso la suppu!'azione. La diar·rea, quando non sia stata cnusa ta da sba gliato regime dietetico è uno dei fenomPni generali più di ~pesso as~ociali all'epatizzazione g r·igia. Es!"U è un segno ùi assorbimento di pus e il polmone tra lutti gli or~tmi è r1uf'llo che é piu disposto, dal punto di vista unatomico per facilitare il riassorbimento, specialmente nelle


MEDICA

rnalailie a rapido corso, nelle rruali il polmone non ha tempo (li isolaee le raccolte purulenle colla fot•mazione di tessuto congiuntivo. b) S intomi locali. 1" E:=:ame microscopico degli sputi.- Secondo l'autore é il microscopio che ci deve dare il se~ no propriamente caratteristico della pneumonile che passa al let•zo ~tadio. Si può obictlat·e che in quel momento il malato non espettora; ma per quanto scarso sia il mutet'iAie, la f'Ua (juantilà snrà sempt•e sufficiente per un'osservazione microscopica. La èolor azione g1·igia degli sputi è costante? cPt'Lamenle chr no. Si possono osse1·vare tulle le colot·azioni dello tinta griginslra 8 r'[UC!Ia di SUCCO rli prune. Quello che è CO!-<lante (o il pus di cui il mic1•oscopio t·ivelet·a sempre la p1·esenza. :!• A!'-collazione. Le parole hanno (jualche volla una inJlnenza capi tale su lle idee. L e pat·ole epalizzozione ros!>a e gTig-ia sarebbero state impiegale a torto pet' designare due conrl izioni di ver::e del polmone pet•cltò se n el secondo pet·iodo vi è cpali zzazi one cioé indurimenlo, al terzo invece abbiamo la fu sione . .1\la In poroln éhbè il !::Opravenlo, ha fl\l!,ìala l'idea , e secondo fJliCsla idea si e detto elle nell'epatizzazione grigia si ha il soffìo e nienL'allro che il soffio, precisamente come nel 2• reriodo. L'autore rigetta come en·onec que!;le asserzioni. Le cond izioni fi siche del polmone, cangiano nel momento in cui la supput•azione l'invade; è una materia solida che si fonrle. En trando la molallia in questo terza ed ultima fase i fen omf!ni slcloscopici rlevono variare. Si sentirà cerlarnt-nle ancot·a ·del soffio perc!Jtl la maggior pat•Le del polmone può esser·e ancora impermeabile e più ancora pet•chè il malato r espira in un modo superficiale ma se lo si costri n ~c a respi l'tll'e la t•garnen l~ sì da far entra re l'aria 11elle csll'('rnill'• ht'onchiAii, fJuesl'tn·ia non incontret•il più un oslncolo soliJo ma un delrilo più o meno molle elle le sarà fuci le a llraversat·e; rm·ia rompcra l'ostacolo e q:.1indi si formerà il r antolo. L'osset'vuzione clinica conforta i111 ogni punto questa spie~azione leOJ·i,.a . ;-\ ella ca rn iDeazione o epalizzazione rossa . soffio puro e mcscololo a rantoli crepitanti del primo pe-


·l OH.

RII'IST.\

riodo; nell'infJitt'n;:ione put·ulenta o fusione gr·i gia del polmone, soflìo wcscolato a grossi rantoli umidi nell\3 grondi inspirazioni . Da quanto precede si possono aver tlali sufficenli per r-i so i\'Ct'e il qucs•to, se c;.: istono cioè dei segni col l'aiuto dci quali si po:;:-a dio,.:-no:;licare il passoggio Jclla

polmonite dul secoudu ol ti:'I'ZO pl:'rioùo . Ne e:::isle uno sicuro ed è la peesenza del pus nc>gli sputi, ne esiste un allr·o che ra senta la cer·Lezza ed é l'associ azione del soffio a rantoli umidi, grossi con a<:;gr'avatnento dci sintom i generali.

Contribuzione alla. sta.tistioa ed eziologia delle polmoniti nei militari. - (K:...flVE:\AGF.N. Centl'ali.Jiutt, 3 giugno 1882, N. 22).

li sig. Knthenngen, elle, nell'in\'et·no '1879-80 dit·ige,·a la sezione inlerrw ùe:t'ospedale della guat'niç-ione di Colon io, l'ole osset'vare 80 casi di pncumonio. Pèr l'anali si accur ata di questi casi, e per· gli studi r elnth·i raccolti nel la lelt.et·alura medica, egli rili eue esset·e ~iusla la leur io, cl1e l'iufìammazione polmono1·e, come si manifesta nei militari, cioè a perm anenza (endenlicamente) e, coo aumenlùlu temporanea fl'equenza (epidemicamente) sia condizionala i n quest'ultimo ca:::o dtlll'ozione comune di ùue cause, cioè, di miasmi perniciosi, i quali per mezzo dell'in::<pirazione giungono alla superficie r•'Spit·alor·ia; e di una for·te pressione atmosferica, accompvgnala ùa ~iccilù . L e quvli due condizioni, pt>rché di oz!one cumttlaliva, pr·oducono il loro effello sola men te dopo un tempo indelet·min8lo bostanternente lungo. La polmonite non è nwlallin casuale cagionala da ra ll't·eddt\mento, dallo ~olilo umidità, da strapazzi di ser·vi;:io. L'infìammazione polmonare non è contagiosa; gl i inùi\'iùui che esc-t'cilano cer·te professioni, per cui i rolmou i sono per Lempo esposti nll'inJluenza di soslanzo noci"e, hanno più che gli allr·i una prcdisposizione a rtue~ lo molallia.


)JEOJC:\

Sulle aft'eztont oardiache 1n relazione oolle neVt·a lgie del membro superiore sinistro, pel <lott. POTAIN . - Gazette des llopilau:r:, settemLre 1 88 ~, N. '107. I l dott. P o lain r iporta le osser\·az:ioni seguenti: 1• Ad un soldato, fer ilo Mila guert'a del '1870 fu amputalo il broccio sinistro; l'opPrùzione ebl•e buon !'isullato, ma i11 appresso si sviluppò sul moncone un ne'-roma doloro~ i ssi mo. Qul?sla nuoYa lesione suscitò dis lut·bi cm·,liaci e palpitazione; il cnmminat·e di Yien faticoso; in una parola tull'un insieme di fenom eni che lo costringe a rinunciat·e a lla vito alli va. In appresso essenJo cessali i dolot·i al moncone, cominciò nolevolmenle a diminuire J'i pertt·ofia d i cuore. 2° Nel seco11do caso, si l t'alla va di un giovane che in ollimo stato di sal ute, ebbe il b!'llccio sinistro sch iacciato da una vettura; donde fraLlu1·a comminuti va e piaga suppurante pet• un anno. Le cicat J•ici clivennero assai dolot·ose. Un giorno tale individuo fu coslt·ello da suo padre, in una pat•lila eli caccia, ad una marcia fulicosa. E ~l i è ben presto colpilo da oppt•essione e da palpitazioni cosi intense che è cosll'ello a rinunzial'e alla vita alliva . Dopo qualche tempo si con~lalò un'iperll'ofìa !:emplice del cuore senza alcun'altra lesione cardiaca. I noltre il m alato divenne ipocondriaco. 3• Il terzo malato è pure un soldato del 1870, la cui ascella fu traYersata da un proiellile che usci a livello del gra n dorsale . La piaga suppurò per lungo lP.mpo e si ebbe pe1' risultato una r etrazione cicatriziale, tale che ques t'uomo poteva appena a llontanare il IJI'accio dal corpo. Un chiru rgo fece tentativi d'al lontanamento fot·zalo che delerminnrono un dolore vivissimo. Ne conseguilò un dislul'lJo persistente caratter izzalo per la prima volla da palpitazione e da oppressione. Le polpilazioni aumentarono a poco a poco e il m ala to entrò a11'ospedale Nccker con un'ipe1·lrofia eli cuore semplice, ma assai rimarchevole. Il ri poso dell'ospedale e la digitale pt•odusscro un lieve mi glioramento. Ecco dunque lo storia di tre individui che, solto la stessa influenza nervosa, sono colpiti da iperlrofia di cuore, m entre iìn allora non avevano 11vuto alcuna lesione cardiaca. In


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RIVISTA

lJUeste tre osservazioni, furono lese soltanto le cavità sinistre del cuore e la malattia ebbe principio con sintomi di soffocazione e di palpitazioni; poscia sopragiunsero fenomeni polmonali ed un'ambascia piu o m eno gt'ave. All'incontro nei cosi di ecci tazione di nervi gastrici e intestinali, l'iper trofia colpisce sollanto le cavità destre del cuore ed in seguito a fenomeni primitivi per parte dell'apparato respirativo.

Perdita dell'udito per oreoohlonl, di BucK.- (In Trans of American of Society, 1 ~8 1).

L'autore r iferisce due casi di r epentina sordità in un orecchio in seguito aù uno attacco di orecchioni. In LJUesti casi la pet•dita dell'udito avvenne nei tee o quattt'O giorni dalle rna lotlit:l; in un coso con dolor e, nel secondo senza, ma in entrambi accompagnali da rumor i subie ttivi. Nel 1• caso le due regioni por otiùee P.t'ano appar entt!mente e nello stesso grado affette, ma solo l'orec.::hio deslt·o di· vennE' sot·do. Nd 2• la r egione sinistra era maggiormente ammala ta e da questo lato vi fu la perdita dell' udito. In ques to caso poi, circa 15 giorni dopo il primi li vo altacco, ve ne fu un secondo con nausea e vertigini e gratide dif1icollà a mantenere l'eq11ilibrio. L'aulOt'e pretende che nel pr imo attacco fosse interessata la solo coclea, mentre nel secondo una emorragia o essudazione plastica fosse av,·enuta nel vestibolo o nell' ampolla dei canali s emicircolari. Questi sintomi non vi furono nel 1• caso, nel quale quattro giorni dopo la comparsa del dolore e della sot'dità l' orecchio medio non pr·esenlava segni di infiammazione. In tutti e due i casi la sordità fu it'remediabile, solo nel 2• diminui gr andemente col sang uisugio. Varie opinioni potrebbero sorgere cir ca al modo nel quale viene in teressato l'orecchio, e l'autore crede, che, se le vedute di Vogel sono esatte che ciGò la straùudelladiffusione della infiammazione sia il ner vo faccia le, sat·ebbe facile comprendet•e come l'orecchio medio rimunga illeso, menlt'e la . solu porzione cocleat·ia del labirinto r esterubbe affetta.


MEDICA

Iperpiressla nel reumatismo acuto. italiana, se ttembre 1882, N. 38).

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(Ga:uetta M edica

Le conclusioni di uno studio di Southey, vVeber,Ord, Tay lor, Barlow e Coupland sopra C(ues to argomento, sono le seg uenti: 1. la frequenza dei casi di iperpiressia é maggiore in certe epoche che in altre, e non dipende in tutle dalla maggiore frequenza del reumatismo acuto. Il piu dei casi di iperpiressia accade in primavera ed estate, mentre il reumatismo é piu frequente in autunno ed inverno. 2. Mentre nel reumatismo vi è una tenue diflèrenza tra il numero dei casi che accadono negli uomini e quello dci casi che accadono nelle donne, si ha per l'iperpires sia tra gli uomini e le donne un rapporto di 1,8 a ·1. L'età e le occupazioni non sembrano influire sulla frequenza di questo fatto e neanche le disposizioni ered itarie. 3. I casi di iperpiressie accadono specialmente nel primo attacco, non sono legali di necessità a complicazioni viscerali; le piu f1·equenli ad osservar si sono la pericard ile e la pneumonite. 4. In questi casi la mortalità é molto frequente; l'iperpiressia è una del~e forme di mol'te nel reumatismo acuto. 5. Quantunque accada s pess o, non è sempre tra i s intomi contemporaneamente. esistenti, la improvvisa cessazione delle affezioni articolari nè quelle del sudore. 6. Assieme all'iperpiressia si osserva spesso delirio, o qualche dis turbo nervoso. 7. L'iperpiressia varia quanto a durata e ad insorgenza dal 4• al 30• g iorno di malattia. 8. La morte per iperpiressia accade per lo più nella seconda o 3• settimana. 9. La necroscopia, in un certo numero di casi, non dà nessun risultato; in qualche altro mostra leggere complicazioni viscMrali. 10. La pronta appH· cazione del g hiaccio alla superficie ùel corpo, è l'agente più attivo contro l'iperpil'essia, e maggiori sono le speranze quanto prima si fanno tali applicazioni; una temperatura superiore a 40,6 non dovrebbe mai raggi ungersi. Se non si può fare il bagno freddo, si possono fare invece applicazioni di ghiaccio, impacchi freddi, ecc.


IUVISTA

Contributo alla c onoscenza del rumori diastolloi del cuore. - \\'Etss ( Wien. meli. WoehenschT'., 1882. Rio. Clin. eli Bologna). Ai falLi già puiJhlicati, noi fJU!"d i si Lr·ovar·ono r·umori dias tolici ot·a alla punta, ot•a al w a r·g-iue slcmnle sinistro in cor t·isponJcnza del 3• e q.• spazio in lercoslale, mancando alla necroscnpia fJualsiasi dimostra lJil e a lterazione del cuore, l'Autor e ne Hggiunge un allro. l nollre notifica un caso in cui si udi di continuo per· selli manc un rumor e dias tolico alla punLn , pt·odoLLo da piccole in::;enatur·e aneur ismatiche all'orlo della mitt·ale, senza che però que~tc paresser o dover proùut·re ulleeaziuni funzi o11ali clt'llo ' 'ah ·0la, e senza le altre a ller·nzion i consecu tive alle antiche aJft·zioni mitrali . Il caso dimostr·a come an e ur·i ~mi della milt•ale, al pari d elle scabrosità dr·lla ::;ua su pcl'licie, possano pet' sè pt•odurre dei rumor·i diastolici, e rimane qu indi infirmola la r egola diag nostico finora amlllessa, che tali rumor·i siano sempre a rifel'irsi alle solite lesioni ,·alvolari (slenos i, insufficenza). R ig uardo nlla diag nosi, i de lti rumor·i pot1·anno r ile net·si eli questa categot'ia solo quondo mancano di allC'razioni card iache o circolatorie cor r ispondenti alle solite cardiopatie.

La. pettoriloquia afona neU.a. tuber.oolosi. Getzz. deyli Ospedali , 1882, N. 40.

GREGOIRE . -

Da vari anni alcuni osset'valol'i honno potuto concludere che la p~ltoriluquia afona, ol trechè in quasi tulli i casi di pleul'ite con v et•samen to, come r esul lava dai primi studi di Baccelli, trovasi iu polmoni indur iti e tubet·colosi. Gregoil'e nei casi di indurimen lo polmonare per infiltrazione di lubercoli, s enza che p er ò siano ancora compar se caver ne o t'a mmollimenti, t1·ova il dello fenomeno unito al t•espit•o ruvido, a ll'espirazione pr ùlungata, a i rantoli e alla b r oncofonia. Si ode put·e quando vi sono scavi, e a llora si ll'1Ì" r,e il r espit'O caver·noso o anforico al gor·goglio, a lla


MEDICA

hr·oncofonia. :\la ò come modo di diagnosi di lTci·enziale clw ucq uislu ( Budi n, Vassilesco e G1·egoi re) la massima i mpol'· tunza, é più ancora della broncofon ia, inquanlocltè nei ca!'<i in cui non si ril11 va cliiTer em.a dai due lati per la voce alla . la voce bassa la ra tt·ova1·e. L'autore quindi viene alle seg uenti conclusiOni: 1• Si ha nella tubercolosi la voce afona quando vi sono indurimenti o cavel'l1e, e spesso anche quando la lubcrcoIL)Si é irH'ipienlc; 2' SeJ,bene Fi uni sca sempre alla broncofonia, puee è più fucile 11 trovarsi di quf~sta, e Laloi'a è la ~a la eire possa r icei'carsi (ma:;sime nei tisici afoni); :1• Put1 far t1·o var e l e lesioni Lubm·colai'Ì in mezzo a 1111a hi·onchit.e gene1·ale che coi suoi rumo1·i impedisca rascolta'l.ione minuta; 40 l111ìne può, con l e variazioni di timh1·o, insegnar e quando vi i'! indut•imenlo tubercolare e quando vi sono ca\'OI'ne, osse1·vandosi che in (juest'ul l imo caso il timbro della voce cosi trasmessa è più intenso di quello della voce eire -emette l'i llfei·mo.


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RIVI STA Cfi iRU RG l C~

Undeotmo Congreaao della Società tedeaoa eU chirurgia.. a Berllno. - (Deutsche medicinisclte W ochenschrtfi, 2G agosto 1882, N. 3:'>) - (continuazione e fine) .

Il dott. Ki.isJ.er parla di due ferile d'arma da fu oco al capo con pene trazione della palla nell3 cavità craniale. Il primo caso si rife risce ad un suicida, il qunle si tirò un colpo di revolver alla tempia destra. Passati pa recchi ~iorni si manifestarono crampi al fa ccia le e all'ipoglosso, e due settimane dopo difficollù di uùi lo a destra e scolo dall'orecchio. Tali dis turbi sva nirono a poco a poco, e la palla, probabilmente, è rimasta nella rocca petrosa. Il secondo caso avvenne al tiro del bersaglio; la palla penetrò nella pal'le siniska della fronte, e il ferilo cadde a terra privo di ~ensi. P ortato all'ospedale, si combattè la· narcosi, si estrassero dalla ferita ossea le scheggie che appartenevano specialmente alla lamina inter na, e si scoperse ai lobi fr•ontali l'apertura della ferita. Il corso fu più grave che non nel primo caso. Fin dal terzo giorno si manifestarono dei crampi al trigemino destro e all'oculo-motore; poscia, fenomeni di paresi con irregolarilà di polso. Tali sintomi però dimin uirono a poco a poco per dar luogo all'afasia. L'ammalato poteva parlare; ma interrogato non dava una a dequa la risposta. Egli fu porta to all'ospedale giorni fa, e


RIVISTA CBICWRGICA

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tutto fu cretlct·e che l'esito sin favore vole. La sede pt·esumibi le deIla palla é la fossa cerebt•ale posteriore. Il dott. Kraske t'lfei·isce onch'egli sopra uua fe rila d'arma da fuoco al cap(l pot·ta la iu cliuica poche or·e dopo l'accidente senza alcun fe nomeno cerebt·ale. Dalla sua apertura dilatata · si a ve v1:1 scolu della massa cerebrale, ma fu impo~sibile trovare la palla e si dove tte rinunciare ad ultet·iori tentati,·i. Il paziente g uat•i senza incidenti Ji sorta. Il dott. Bet·gma nn a sseeisce, che in molti ca!;i Ji ferite al cervello, prodotti do col pi di revo! ver con palla rimas ta incavità, lu lJ•apanazione non è indicata e basta una medica· zione a11lisettica. Anche il pror. Langenbeck vide guarire cinf(ue fe r·i te simili senza bisogno ùi alcun atto opet·otivo. Uno di questi casi, pe1·ò fini con la pazzia. Anche il pror. Bar·deleùen in quattr•o casi! simili non constatò alcun sinistro accidente . Inoltre uno di essi era alquanto dubbio. La palla aveva perforalo lulte due le tempie ed egli crede che abbia potuto passare fra le g1'1'111di ali dello sfenoiJe. In u~ caso, in cui pat•eva che la palla si fosse divisa in due parli, si esegui cautamente la dilatazione, e il paziente fu trattato col rnelodoantiseltico; ne seguì un grave prolasso ce1·ebt·ale. 11 dott. Kiister domanda al cloU. Bergmann, se egli si op· ponga per principio alle operazioni nelle fer ite del cap<> prod•>tte da arma da fuoco; e questi risponde, che la lra panozioni é indicata solamente quando ci s ia sLrilolomenlo dell'osso. Ma quando si tratta di piccoli proiettili i quali non producono che dei fori, ritiene inutile qualsiasi allo operativo. Fa d' uopo però, come nelle fratture per perforazione, provocare la guarigione con tra ttamento antisettico, senza· ricorrere alla dilatazione della ferila; poiché i casi, in cui si r iuscirebbe u trovare la palla sono molto rari, in paragone a quelli, in cui questa ricerca resta infruttuosa. Il dott. Kraske osserva che: l'incisione non fu falla che nei casi in cui si a veva la spert~nza di trovare la palla. Il dott. Klisler non ne è totalmente convinto, e neppure il dott. Langeubeck, il quale dice, che una ,·oJla si penetrò· con la sonda fino a 6 centimetri di profondill:i. senza toccMe-


111\"ISTA

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la pnllù. Quando In sonda non dù alcun risultato, il doll. J.angeniJeck r inuncia n qualsiasi ulteriore ollo opernlivo. Il doll. Schiiller> (Bel'lmo), r ifer>endosi alla relazione da lui f~llla il p-ior>no l'recE:dente, presenta un intere!';sante pt·epar olo, di un inlìommazione sifilitica dell'al'licoluzione del ginoccl JiO. li doll. Giulio \VolfT presenta due casi: 1• n·una J'ogazza di 1:2 anni, alla quale noYe anni prima et'<' stata falla la r esezione ddl'urticol<nione d~::l gomito si· nislro, del rruale si può Yet·itìcaJ·e lo mo!Jilila completamente libera e attiva. L'omc1·o sinisli'O di cui fu falla una J'.:lsezion~ di 2,2 centimetri, è lungo qnant0 il de sli'O. L'ulna sinistr·a, da ('Ui s i aspor·Lar·ono 3 centim., c più corto della desLJ'a di 2 s• •li C••nlim. Le cat·lilng-ini ùell'cpifìsi del gt>111ilo non hanno ulcuna importa nza sull'accre:<cimenlo normale. 2' Ad un ragazzo di JO anni fu falla, dieci anni or sono, la I'esezione dell'a rticolazione ileo-femor'ale per centim. 2 '1/ '2 al di soll0 del gr·an lr·ocanler·c. Tulli i movimenti di estensione e di escursione sono ora com1llet.amenle noJ'mali . I l

femore dt>sLro è rimasto più corto del sin i ~tro di ccntim, ~ 1/2 Ju qual cosa pel'Ò non può otll'ibuir·si alla epifìse coxale. A n che la Libia destra, cd il piede deslt·o souo accorciali,

1w r di~lurbi Lrofici, che p l'Oven~ono pel' via riflessa dall'articolazione amml:llut.a; disturbi, sui quali il doll. Giulio '\Volff, c più laJ•di i doll. Le F or'l e Charcol t'ichiamarono l'allenzirme. Un secondo ca~o di resezione coxo-f0m01'ale in un l'a gazzo di 13 anni non ebbe un ris ullnlo funzionale cosi lodevole come si cr·edeva, cio che prova che il risullalo lìnale delle r e::;ezioni é essenzit~lmente influenzato dai distu1·bi trofìci ritl'e !:'Si Il doll. Busch (Berlino), 1wesenta un paziente di 21 anno, cui egli aYeva disal' li co~ato un braccio pet· osteite òell'omero con paralisi dd neJ'VO ratliak. QuaLli'O onni pl'ima il paziente aveva soiTerlo un· osleo-nJ icllite acuta che nello spazio di due anni pl'Odusse la fi s tola e la ne v1·osi. In uno sequeslt·olo mia, il chirurgo g li &\·e,·a reciso il nervo radiale; non si potè però accel'lare se fosse stata eseguila la sutura del


Cllll\l"RGIC.\

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net'\'0. Dolo:'i flculis8imi r·idu sser·o l'individuo incnpoce ~l la,·or·o . P or tato alro!"pedale, il doll. Buscl•, dopo aver gl i inulilmenl~ sCJmminislr·a to il iutluro di pt)l&$Sio, esegui In disar·Licolazimw, rlie fu por·tala o gunt·i~i o ne in J5 ~io rni . Il nPrvo r adiale si most r-ò con•pletamenle adeso allt} ossa; t~ fra le duo eslt·emilu si er•a ft.a•mato uu neut·o ma dill'uso ed esteso per 3 o 4 centim. di lun~hezzt~ . Il doll. Hiedi n:zee (\\' i r·zbnt'i!n), illu-; lra unn sttt1 eelnzione. co nprepar•at1 del lo s tern o, i quo ti di mosll'ano che, ordina r·iam enlP. lt'tl il manu lJt'iO e il cor•po es i ~le una sincondr·osi. Il c!0ll. Krn ske (H n Ile), pr~senla d ne individui di unu f;tcss9 fum igl in r on l u:-;,.:azione Pr·eJ i l éi t·ia con p-e11 i la drll'tl J'licolnzione del pietlt'. Su 17 nw mbl'i rli qu esta famigli a, ve ne sono d'onormnlmt>nte pirrol i; i lor·o piedi setnbr·Gno alluccnti late•·almenle, e la gamba è anch'essa d'una cor·lf'zza anol'male. I n un bambino di un anno si tr·ovò dopo la sua mOI'lP, elle la fìbu la, IIHJJWa va, ma solallll'l1 le ne Ila s ua m et;i su per·ir)r·e. :\011 c'era a ncoi'O l u~~azinnr, la n lo che s i do vello a m me l ler·e, chP, nell o clt'tl tnuulnzinne, il malleolo inler·no veniva spinto in g iù. Eu è pe•·ci<\ che in un raso simile si e::<Pgui la l'e;:ezione dcll'ar·ticolazione del piede. Il dolt.. K ru;:.ke pr esenta inoltre una r es•·zioue <.lell'articolazione dt'l gi nncclaio, la •1uale tr·e t~ nni pr·im a era s lnta eseguita con l'tìS('ortaziorv3 rnetlia nlc la sega, e guar·itn pet· p1·i ma intenzione, put• ri manendo un'arlicol1-12ione mobi le e utile co11 r otella pure mobi lr.

Il drenaggio nel trattamento dei grandi tra.umatlaml ohtrurgiol. - Pb:-~ - (Gcw:tte d es Hopitatt-..e, N. 2~; 188:2). li doll. P(•an s i ~ch i e !·a dallòJ p:1!'le di quei chir·ur•ghi che r·accomoHdano ui l enlat•e IO ,1!'1101'igione pet' pr·itna inlem:ÌOOe anche nei tr•uumnlistni i più gnì\'i. Egli ebbe sempl'e a lodar si d'aver· segu ito •1ue;: ta nornw . P ee olle:nt-r·e pero il desidera lo efT'e llo, bisog-na nuliG tl'ascurare neJrimpedir·e ai liquidi di insinuaesi nelle anfr·alluosilà della ferila, nr l cor so ed in seguito a grave operazi one. l g l'anùi pel'icoli clre si


RIVISTA

son attribuili ai vasti lraumotis111i cl1irurgici sono appunto dovuti nl soff~rmarsi <Ici liquidi, e tr·o i mezzi valevoli ad evitare questa ritenzione il Pean accenno alla buona direzione do ta alla piaga o ferita come pnre a l conveniente modo di chiusura. Inoltre attribuisce una gronde importanza all'accurata emo~lasia dando la prefPJ'enza alle legature perdute. Finalmente la più impor·tanle delle risorse che possediamo per assicurarci ad ottenere la guarigione per primam è l'opportuna applicazione dei tubi fenestr·ali. 11 P òan però non pratica la fog-na! uta nel modo ]Wecis amenle corne l'ha insegnata il suu inventore, Chassaignac, e nemmeno come si pratica mn genc•·nle; egli ha intt·oùotto nel processo delle sostanzia li mod ifi<'azioni. Il metodo seguito dalla tn8~gior parte dei cl1irur·ghi, con!"iste nel lasciare nel fondo de lle piaghe una porzione più o meno estesa del tubo fenest1·ato di cui una delle es t•·emilà esce dalla fer·i ta . In ')uesto modo s i ottiene il pieno e tretlo trattandosi di piccoli lrAum8lismi. Ma ' 'i è un g•·an numeto di piaghe a fondo ineguale, anf••atlu oso, e perciò mal di!O'postc n liberarsi dei loro liquidi di sccr·ezione colla ordinm·ia rognalura, ed è appunto per questi casi che il P éan a\•t•elJbe introdotta o raccomanJa la la sua modificazione. Ecco in cosa t~sa consis te: Invece di porre sempl icemente uno o più tubi in modo che le IOJ'O estr·emitù escano da uno de:;tli angoli, eg li si occupa !=Opccìalmente dì assicm·ar·e il passaggio del tubo atll'averso le par·li più profonde, ed a lt1le scopo, se abbisogna, crea dei p11ssaggi ar·tifìciali sia col trequarti. sia col bis lori senza che sia necessaJ'io di far •·i pt~ ssar·e il tubo tra i punti di suluJ'a che si mellono di poi pe 1' oltener·e la riuni o n~ immer! inta. In questa maniera lo scolo dei liquidi è assicuralo per lfl via più diretta e il tu bo non agisce come irritante sui labbl'i della fc!'ila che si devono riuni1·e. A chiarire meglio la cosa egli odd uce un esempio: Supponiamo che si tralli di un'amputazione, sia essa cil'coJare o a lembi; la mc,~gior parte dei chirur·ghi collocano nel fondo della ferila un ansa di tubo di cui le es lremita es:cono dagli angoli opposti della fcl'ila stessa. Ecco come JWOII'cdel'ebbe egli in questo caso. Me lle la parte media dell'ansa al


ClliRURGICA

centr•o della fer·ila il più pr·ofondamente che sia possibile e in un punto che non corrisponda esattamente alla superficie di sezione dell'osso, e l'estremità del tubo la dirige in modo non ~ià per uscire dagli angoli della ferila ma per la via più corta e più diretta attraverso un canale artificialmente provocato nelle parti molli. PP.r' una resE~zione usa lo stesso processo, utilizzando però per il passaggio del tubo anche un seno fistoloso se esiste in un punto opportuno. Conclude poi che i tubi da drenaggio così applicati otTrono sul drenaggio comune numerosi vantaggi, cim\: 1· Determinano pochissima ir•rila:>.ione nelle parli che altr·aversano; 2• Sono più solidamente fi ssaLi, hanno minor tendenza a sfuggire e per conseguenza han m eno di frequente il bisogno d'esseee cambiati; 3• Essi facilitano lo scolo dei liquidi delle piaghe erl assicurano questo scolo per la via più corta; 4• P ermettono al chirurgo di riunire per prima intenzione qualunque ferita, sia essa fatta col bistorì oppure col lermocaulerio. 5• Nelle amputazioni ess i non cagionano maggiori disturbi dei fili di sutura profondi e facilitano l'immobilità dei lembi. 6• P ermettono di aumentare in una notevole proporzione, il numero dei successi in seguito a grandi traumatismi clùrurgici come l'autore ha potuto verificare confrontando questo nuovo modo d'applicazione del drenaggio cogli altri metodi fino ad ora usati.

Otltlsuppur&teln seguito al tamponamento delle fosse nas&ll per l'eplatassl. - GELL È. - (Jorn. de Méd. de Paris, 1882, N" 15). È già molto tempo che Créquy pubblicò un fatto di questo genere. Verso la stessa epoca l'Autore ebbe occasione di vedere allo spedale una donna attempata che, a seguito


IUVI !'T.\

di un lnmponamcnlo pc'r un'epita ~si ostinata, mm·i nel comn con uno scolo d'orecchio unilalare. Supposto che flui foss~ mancanLo l'oLorl'Cil clenunziotJ·icc, lo. morto sor-cbbe r·imas lt\ inf'Splicnbile. Ora etrli ripol'la un caso di otite hilalel'ale che pe1•ò l et·minò colla gun•·igione. L'accidente si spiego per l'azione del lompone, che lenuln a lungo in poslo disll•nde e irrila i muscoli nei movimr·nli inevitabili di tle~lulizion e , e per esser·e J'opiftzio della l!'om ha bugnato dal sant{ue e da l pu tl'idume che r iempie l e fos:::e. nasali, pe1· cui questi l iquidi Jìniscono col p enett'are nella lr·omba sLP:;l;U e quindi m•lla cassa del timpano. L 'Autor e consi:.dia. i:.vt:!ce tlclla filaccia, di sPr ,·i l'si piuttosto dei piccol i pall oni di guttnperca, che s'introducono pialli p•~ t· l'oJ•i!'ìzio es temo, e che poi si g<)nfinno. Di 1·ecenle egli, in un caso gTS\'8 eli epitassi, ha o ttenu to un pr oulo e pieno successo con unu sola iniezione ipode1·mico dd la soluzi one d'c1·gotino.

Dello sviluppo dei tumori me.lignl dalle oioatriol, pC'r il doll. BoEGEII OLD . - (ttrch. tli t'ircow e Spet·imcntnle, 1ti82). Le cicatrici C~'=Sen do povm·e di vasi san gui ~ni. pnt•J>e!Jhe rlte non si do vessero preslat·e allo sviluppo dei ncup l:l!':tni . eppure, n ola l'aulOI'C, non è cosi . Dopo cile Alib<'t·t ebb~ dC'scrit to i clteloidi , 1111 gran Jtll· rn ero di autori hanno r ifcrilo esempi di lum ~ 1·i nati dalle cicatrici, di naltll'n fibrosa e benigni, od epil(.lliale e m aligni. P ~l'ò non lulli sono di questo paJ•ere, e ne ~n no le propr·ietò. nJalif!nH a l ulli i tumol'i che nascono dal te!"sulo cicatr iziale· I l nostro autore C.!ube occasione di os!"er vnt·e lr·e casi di 'fttesl'ullimu spcciP.: i n l utti e tr e il neoplasma era sot•Lo ùo cicatt•ici pe1• ustione. ;\lar·j olin ne cilu pure un caso: il l umore si pt•esenlò solto l'ospello di ul cc t·a pupillare. Hawkins vide sviluppaesi sopra una c:icatt·ice uno ver1·uca :-<ecca che si copt•i ùi sollile pr>llicola: a questa ne tennero dietro ullr·e all'intorno; finalmente le vet·ruche si ulcerarono


CllfllrllG fCr\

f0rmand o una pr rdila di sostanza ad odi a rro ve;:.ciali che ~ i a p ,wofo r\dò Jino n ll'o~so . In questi casi i maiali 111uoiono per esaurime nto, al seguito di SUJl!)Urazio ni abbonda nti, ma no n per m el.asta"'i : i tumo ri esli l'pt~ti no n s i r·ipr'odurouo. ' Nello s lrsso senso s i espr·esse Rober·l W . Smitli , a~f!iun­ W'ntlo che il corso ò l enli ~simo e può dur·are :w anni, prrma che il tumore s ia larg-amente ulcen1 1.o. Due \'Oil<• con!:'latò l ' in ~ros~amento d!'lle glandu lc inguintoli. Hawki ns osservò quattr'o casi: in uno di quc>"'lr l'esame ra tto da Lyons mostr·r) c.he l>Ì lr·atla va dr form uzinnr• lipomalos!'l . F ollin in un Javur·o uccuri:lto :::;ulle ulc~re ~~ ::>u1 t umori Jelle cicalt·ici, clislinp-ue qucsVulli m i in due l'o rme: in fibt•o cellula ri ed in iper·Lrofi B local i e rnaliune; n•'ga P•-·rò la D f:I Lur·a cancer O!'FI . \\'•1rnhe r descr ive un caso di d•·generazione carcinomatosa Jella cir atr·ice , e lo classa fra i ca11 cri epid•1rmoid i, nnlla va r·ie tl\ a cavo) fìoee, mr·tte ndolo ne lla s lc~sa cate~oria dei cancroidi del lai>IJI'O e dd l'utc ro. Phe r "'on li ha veduti insorger·e nel la popolazione del Be ngala sulle cicitteici ris ullonti dalla fl agt>llazione, ed anco da ll'uso del ferro incandescente ne lla cura del tumore della milza . Divide la malattia in 4 stadi i; il t • con siste nella elevazione inr·ipie nLe d<•lla cicatrice: il ~· nel riempimento di sangue di tute ele vatpzza: a~ ne ll'in fossamento al centro della rnf'desima; ;~.• ne lla ulcerazio ne e nf'! pa !<!'agg-io in cancro. V. Ad1•bmann d0fiCI'ive un caso di dege ner azio ne carcinomaLosa di una c icalrice da u::slion e s ull'avambl·accio . De mar'qu y neo rife ri!'ce alleo caso irnportuntis!'imo, e Clém e nt 7 ca"'i, 6 de.i quali son o que lli ~i à ricordati. R uunow ne ammette di due maniere; il ch<'loide semplice ed il cheloide combinato con partecipazione d13ll'epitelio (cancroide); chiama il priu1o formazion e omologa, et! il secondo cterolo~?a. P e ti l vide pure svilupparsi il cancro dalla cicatrice di vna mano; Burdel in 3 cas i, dal m oncone; e Marcuse daUJ cicRtrice a l disopr a della patella: in questo caso fu eseguila l'amputazione dPlla CO!'Cia; e cosi fu ottenuta la g uarig ione.

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Dei tr·e cas i operuti , da l nostro A., m tutti e tre la cica. trice el'a il der·iva to di u::;tioni g uarite; in uno risiedeva a l dorso, e la mala ttia s i pee;;enlo solto l'aspetto di ulcera ri · belle ai mezzi tli cura; nel secondo caso, la cicalt;ice risiedeva a l braccio destro, ed anco in questo la malattia si o(ferse coi car·a tlcri dell'ulcer·a. Fu praticata l'amputazione: l'esame al microscopio del pezzo asportalo fece vedere la tessilur•a del carcinoma vero. P oco tempo dopo l'amputa· zione le glandule asccllul'i si ammalarono, e quindi la ma' l lattia si generalizzò. Nel 3• caso la sede del m~le eta a lla gamba sinistra; l'ulcera carcinoma tosa s ulla cicatrice era~i sviluppata dopo 2-i- anni. Secondo l'A: , anco i lumol'i epi~elial! osse1·vati da Follin e rla SmiLh erano carcinomi · Q u~sti falLi possono gallar e un po' di luce su lla etiologia dei tumori. Se'!ondo Vi rchow epiteliali si svilup· . ,, i tumm·i ' .. pano nei luoghi che sono soggetti a f1•equenti irritazioni; come sarebber o gli oritizi i dei canali mucosi. Secondo Cohnhei m essi avr ebbero origine d~ germi em?rionali, ed il ved e~li di pre fr renzt~ agli oJ·ifici dipende da ! faLLo che q ~iv i nell'embrione, ad un certo periodo di svrlu ppo, a vver.:rebhero più che altrove lecompliranze l'eia ti ve a! J•ovesciamenlo dei foglietti gerroi~ati vi e la. l'iu,nione di e~si ai foglielli epiteliali. Il nos tro A. fa notar·e che questa· ultima teoria viene conlrade tta dal fatto dei tumor·i mtli dalle cicatrici. P erciò a~­ cella la teol'ia del Virchow come più gius ta, per ché q ua, lunque leggera irritazione bas ta a distruggere l'epidermide d!i• una cièal (eice, é in conseguenza a determinat'e• l'ulcer a. · • ' • Per ultimo l'A. s i domanda da qual p~rte nascono i tum ori in" discor so,• sapt:mdosi che alcuni li limno derivare dal ' 1(• ) ' tessuto di gr~nulazione, ~? a11;tri ~!l'epit elio 7 E t;isp.onde.: da principio pare difficile dare un giudizio. J>1arcuse cr., ede ' • .. • l l •• . • che l'epi telio cronicamente irrita to vada inr.inuandos i d,~.lle parti p~l'if~,\'ich~, nel tessuto di1 gr~Jfula~!on~ cl;l.e non pptè trasformarsi in cicatl'ice pet· mancanza dello s trato epic~erff . ' : . mico. Per·ò all'A. pare importante per la soluzione dj tale J1 '• l ì q~,i sti ~.~~J il repe~~o d,el a· cas9 da, ~sso r,i f~rit?. lr), q~~st9 l

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CHIRUHGICA

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caso il tumore eea tulL'all'intol'no ci1'condato da un anello di tessuto benigno ulce1·ato, lal'gO 2-3 centime tri, nel qua le, al microscopio, non gli venne fallo di osservare la più piccola vegetazione deil'epider·mide. Da ciò l'A. é portato ad ammetter e che l'origine di tali lu111ori debba ricercarsi nel tessuto di granulazione, pur riconoscenJo che non si potrebbe nella stessa mis ura accetl~t·e tale opinione per quei tumOJ'i che nascono s u cicatrici non ulcer·a te.

Della riunione immediata nei te••utl1Doi1i oon U termao,uterio , dol dottor N!CAISE. - ~Reoue de chirurg ie, l ?i>ì:L o

Il rlottor Heclus ha r·ichiamato l 'a tl~nzio ne ùei chiru1·ghi sulla riunione immediata, che avviene talvolta malg1'atlo l'escara prodotta dal tet·macauterio e il cui spessore é variabile a St}conda della temperatura alla quale fl stato portato il coltello di platino e la r esis tenza del tessuto, che necessita. un conlallo più o meno prolungato. Il dotLor Nicaise che fece un rapporto alla società di chir urgia su questa m emoria accenna che talvolta si osservano dei fenomeni analoghi, all'infuori dell'uso del termacauterio, nelle contusioni con attrito dei tessuti senza impiagamento, in certe ferile da arme a fuoco complicate da fratture, nelle legature di a rterie, e nei peduncoli da ovariotomia che si lasciano nell'addome; in lutti questi casi si può veder mancare la suppurazione. Vi sono due gruppi di fatti; le lesioni sotto-cutanee o rese ·tali (peduncoli) per le quali questo pl'ocesso é la regola, e le lesioni esposte che si è potuto mettere nelle condizioni precedenti con una tletersione sufficiente ed una medicalura antisettica rigorosa. Il poco di spessore dell'escara ha cer, tamente dell'impo!'tanza; ma la condizione capitale è l'assenza deleinfez.ione l'asep~ia dell'impiagamento. La mortificazione dei tessuti e degli elementi anatomici può d~nque .Presentarsi sotto due forme, con o senz.a infezione settica,


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TlJVJSTA

e ;;nrt·hhe br·ne d isling11C1'e •1ue;:;IC' due f01·me con Jei nomi dtffcr e.nli C(•nser vando ti nome di ga n g 1·ena pe1• i casi ove •1ue::-1a infezwne e;.i sle e designando l'alleo stato dell a morliiicazione con il nome ùi necrobiosi (Schullz) o di n ecro~i a,.:elL1ca ( li o1·1e wc!!)-

Contribuzi,ne allo studio della dtlatazione rapida nella oura degli stringimenti uretrali, ]1" 1' il dollo1· LAVR1 RÈ. -

(Grtzzelfo med. rli Roma, N. LX).

l risnllali fel ici e t•apitl i ollenuli con un p1•ocC'SSO pat·tico-

hJ 1'P di dtlalfi Zione ehe l'H,!!p-iunge lo scopo drllo ù ilntazione pt•og 1·essi ,-a (i nnocui litì e delln lll'elr ntom ia ittlerna ( l'apidill i) ~enza <) \'C1'C la lentezza del l'una e la grtlvilà dell'al li'a, hanno indollo l' aulot·e a pubblt ctH'e la Rua lesi, ed C'eco il suo tiiPlodo: Il clii1'Urgo si sel've di un dilalalnr e di nichelina co nsisl~>nle in due valve melalbiche, cur·ve, par·alleh>, r iunite p••r· di \'C l'Se piccole la me eh(;) ri un i Ls fm loro si tli slaccano col m o,·i menlo d i una vile chH f11 scorret•e le due val YC l'una snll'alll'a, f'On i r·ij)uendo così a mantenere lo sCO!"Larnenlo. Alla ,..,Lremi lù dPll' apparecchio, H ar Auù ha SO!<lilu ilo un pezzo di vile dcslinuto a I'ÌCPver e !'~:~g~i unla di una sii'tn l!a condnll l'iC"e sim iiP a quella dell"u1·ctt·ot0no eli Mai !"onneuYe. Si ha co~i un dtlntr>t'e Ropr a un conclullore di for·ma conica corn in cianl~'> con lll t !"11nda filifoPme ~d i\Uilii~ 11 liìltdo zr ,,d ualrn••ntP rli Yl>lutne pet• aiTivn r e alle s i1·i ng-hc~ del n. !l e 10. L'i ntl·nduzion•• della si 1·in gn condu!lt·ice nlt r nver·"n o l r·esll'in · l! i nwn lo co;.ti l uiRce i l pr·irn o tem po dc·ll'oper•azione. Oll en uto •1ueRlO scopo nPl <.:eeon.Jn V•mpo, il dil atator e è invi Lnto sop1·a l'rt;..'P'iunlo della '" i r·ing~:~, e !>- i pr•nlicu in un Ler zo l•'mpo di cltlatazi" ne d1•l I'~>St l·i n gi me nLo con una lr ntr.zzu ed una dol cezza incapaci di far· na«cf'I'e la menoma idea di dh·ulc:ione. Per cons•:r·vare. a que:-Lo metodo tulla l a sun innocui l~• si r·accomAnua d 1 tenei' ~"nn t n rl•>l dolor·n pr ovato d'' l pazien le, e d i non pl'Olnn ~· n·e In srclu ta al di lì1 di 2 o :l minuti, e rn eLLendo 1'1·a le se clul" nn inlen·nlln cii '1-R ot·•;.


10Li1.

Clllfl l.i HGICA

S ull'orig ine del pns bleu, pel D. Gr-:-;:-A RD Jittcte, sellt!tuin·e 18R~, )!_ 12.)

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(R<!vue seien li-

La mutPr i<' colot·anle del pus bleu è una sostanut cltimica ben del et•minata, che For ùos !t a ùenomiunto piocianino. l l dt)ll G r~sstn•J !"ha studiata con ogni accuratezza, sebbPil f'l ~ i tt molto difficile a r uccogl ierne quantilò notevoli. L a piocianina, estr·alla merci~ il clot·ofot•mio dal pus e da hianchcr·ia im bevu ta di pus bleu, si sciogl ie nell'acr1na aciduluta, cl te colot'i:l i u t·o;;::;o. Tu :soluzione neutra , è di un bleu stupendo; essa cl'islalliz:t.a . nel clo t•o{or·mio in aghi l un ghi e solli li, l olvt'a i n laminette e in pri smi. Esposta alrur·ia o sollo l'azione di ap-Pn ti ri dultot•i si colora in giu lio. Diviene t'Ossa t.rallata cogli acidi e bleu colle basi , di modo che pet• molli ri spetti so mi~lia alla materia colomnle del tol'nasol e. L e sue r Pazioni gener ali sono rru clle degli alcaloidi. Pt·ecipi ta coi clrwut•i d'or o, di platino e di mercurio, coll"ac.idu fnsfom ol i hdico e col tannino c ri duce il fert·icianm·o in fepr·ocianut•o di potassio. Quest'ulli mo cat·atLer·e la l'ovvicina olle ptom11ine. Pr r ò esl"a, a ùiiTet·enza delle ptomaine non ho prop r·i età tossiche. L a dose di due milligrommi non ha pPùdnllo notevoli effetti su di uu pa s~ero . Oltre la piocionina il pus bleu contiene 'Un'allt•a mal>:!t'ia c0iot•anle cioè l a pioxanthosi. L o pi oxanthosi é un pt'odollo d'o"'sidnzione della p iocianina. È un a sostanza anal og-a pur e agli fllroloidi, che posta a contatto di basi ftlll?.iona da acido debolf•, ma può nonostante combinarsi cogli acidi.· Il doll. Gessru·d ha isolato e coltivalo n micr obo che pro duce C( uesl e due mntet·ie col oron Li. l n un lirfu ido r eso s tet·ile s'inlt·oduce rrunlche filamento di tela tinta rli pus bleu. T osto il l ir1uido s'intor hicla, si color a in bl eu, e può osservar si al microscopio i'Ot'ga nismo che è l'agente di siflalla colot•azione p r·og-ressiva. È un micr obo rotondo, mobilissimo, che sembt•n aembio, per ché è più attivo nelle parti del liquido vicin e all'ossi geno atm osferi co, che nelle altre t•egioni sottra tLe 'all'influenzA dell'aria. L a port e i nferio t·e del la pl'eparazione è gialla, m entr•e l a supel'iore è bleu. Cosi il microbo che pr od uce la pyocyanina gode della pi'Opt•ietà singolare di sco-


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RIVISTA

!oraria, come fanno tutti gli agenti ridullol'i di questa soslon~acoloranle. Se si agita all'aria la massa liquida, si colora in bleu uniforme, quando precedentemente il solo s trato superfi cia le era bleu·. ì'\essun dubbio può emettersi sulla esallezza dei J'isullat.i ottenuti dal dott. Gessa 1·d, quando saprassi che ha potuto fare succe~sive coltuee del microbo cianogeno sino alla sed icesima ge11erazione. Il dott. GessaJ'Ù rammenta che il do tl. Sch1·oele1' nel1870, il doll. Cohu nel 1872, isolar uno fermenti che lJI'oducevano sostanze colora n li, ma non determinarono la sos lam~a chimica da essi prodolla. li dott. Gessa l'd p!'Opone di chiamare Micrococcus pioci<meus il miCJ'Obo che egli ha scoperto ed isolato nel pus bleu. Questo Micrococcus pyocyaneus non é identico al Micr ococc.us cia ne us di Cohn. In conclusione, il dolt~ Gessard . conferma l'opinione ben nola ai chirur•gi, cioè che la compar sa del colore bleu ne~li apparecchi di medicatura non ha a lcun valore prognos tico; e che se ne ha uno, è piuttosto di un'inf·lue nza favot·evole pet•chè indica l'esistenza di un pus di buona nalura. Aggi ungiamo poche parole s ull'osservazione falla dall'a utore intorno alla fluot·escenzA dei liquidi esamin a li. Dopo che la piocianina è stata tolta mercè il clorofo rmio, i liquidi pm·ulenli posseggono ancora una flu o1'escenza ma nifesta. Questa colorazione é dovuta ad un microbo particolar·e (M. Chlorinus di Cohn) che coesiste con il M. Piocianeus.

Sull' apparecchio permane.11te adoperato nella clinica ohlrurgloa 1n Xlel., pel dott. I. PAULY.- (Berliner Klinische W ocltenschr iJ(). Dopoché incominciarono nella clinica chirurgica di Kiel gl i espet>imenLi colla fuscialura antisettica a perma nenza, si sono truadag nati a lcuni falli importanti sull'anlisepsi; per le buone prove che ha fa llo d urante un lavoro <H lre anni la q uestione della fasciatura a pet·manenza si può dir g iunta ad una certa risoluzione. L'idea di ottenere la g uarigione delle ferì le s0llo una fa-


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·1003 scialura, è una lo!-iiCR con~~·~ue nJ:u 1ld proc<'!'RO anlist:Llico. È lo s tudio allen to di ollcne ro In t·inninno per pt>ìma inlenzirH1c col sus~idio dì lulli i n w zzi adalli; si Lt ·t~lla ad unq u0 d i ulk:"~r·e n1~l modo piu solll~ci to, pill a(·concio, più econo mico la g u :wi ~ionc delle feriLe; e pet·ciò al poslulalo del Lis le r: di lnseia t'O la fe t·ilit a l'i puso, s i è cOmf.!letamc lll!:l soddisl'allo. La prima ronù izionr è perciò evidentemente l'emoslusia. 'Non v'ba dubbio c he i migii(jri ris ullali ottenuti in clinica metlian te la l'n 'lcialur a a per·mane nza si de b!Jo no all'emoslasia; non è ('l'etlibile rpuwta diligenza pong-a il cltirut'f:;O di Ki el eri i s uoi assisl•·nli nel to rcere ed a llacciare ogni più pkcolo vaso sanguigno. In un ampulaJ:ione del fe m<.w e , aJ esempio, vengono a pplicale 40 allacciaLut·r1. Il S"coudo punto r·iguarda il matcr-iule d i sutura. S cmbt•ò in pri ncipio che in questo me todo il Cnlgut non s i fo sse munif••stoto usSrJin lu me nte asettico. Ciò non fu conlrt1ddlo dalla 1waLica; in l'alti fu spesso trova to fino dal principio il pus nei punti s ulut·a. S i rico r so perciò a lla seta ùi Cze rny , che semht·u con·ispot•ùer e a tulle le cond izioni ric hieste. I n appresso s i palesarono pure lJUi degli inco nve nienti. Dopo alcune sellimane rilol'navano gli amputati con piccoli ascessi, in cui s i tro vavano i lacci di s utura. P oco tempo fa l'ilo t•nò una signora 11 cui era stato sei mesi prima estit·palo un carcinoma della mamme lla, cssendo." i m a nif'e slala una J'rc id i,·a ai l'ascelln . Incominciarono sulle eslit' pale gla nd ule piccole g ran ulazio ni attorno alle legature con seta, con ciò n essuna tracyia di neoplasma. Tanto più l'<I VOt'evolme nle qui ndi furono accolte le osse rvazioni sul c ro moca Lgut fatte dal Lisler colla nola s ua es& llc·zzn; tullavia a nc he •iues lo in Kiel non corrispose. Ora co l nuovo m e zzo propos to dal Kochet· sembra s i possa otten e re un perfetto catgul. Il calgul del commer cio vie ne immerso per 24 ore nell'olio di gincpt·o e poscia conservato n ell'alcool assoluto, donde vi ene estratto direllamente . Le fa tte es pe rienze son o a fa vo r e della innovazione inlrodolla dal Koclle r . Quale te rza necessità è da r icordat'e la nota modificazione de l drenaggio: cio~ il drenaggio assorbibile dive nuto del Lullo necessario n ell'apparecchio pe rmanente .


111 V!STA L'abbond~:~ntcsccr•·ziunc ~iel'osa della Jet·ilèlrtel pt•imogiurno,

specialwenle d<Jpo l'ampul~lZÌ<me t.lel l'utnore e l',~::; lit·pazi one della m amtoella t•icltiese i l J'innnvame11to clell 'appul'ecchio e del drenag~io di gormu a ~:~nclw co11 Hi-:W sLI'ali di cr';)erLt.:ra dopo a o 4 ;::iOl'ni. Sulla Il lO il dt·ena~gio con osso decalciuato r ese pos><t bile ](;l gual'igionc collo si esso ap)Jareccltio. Ft·a llanlo anche qui ebbero luogo alcuni inconvenienti. Sr. il più delle volte ebbe put' luogo il t'ia~sorbuncnto, questo talora p erò s'arr estava li. ::;peciulmeute o ve il dl'enug!fiO osseo si tr ovava nel centro di un grumo ,.;ang-ui~no. Sollunto dove erano ri gogl iusc ~t·unulazioni, si potelle conlal'e coa ptù s icul'ezza sul rtassoi'IJimenlo cosicchè i camLiameuti che subiva un lulJO etano diveesi a seconda della natut·u dei tessuti .;~,,. atlruver suva. Noi tessuti della cute e mnscolare clte gt·anulavano presto veniva tosto conSulllnlo; nel grasso e neijc aponevr'usi r esla\·a inalLeJ'aLO. Questi incon venienli 1wn ur·ee,.;lat·ono il N eube;;e dal eicorl'et'e ad tdlt•i sussidi. In un ca r ci noma r ecitlivo della mam ella t1el cavo ascellut·e f!cl'cò egl i d i stabili t•e (lei ca1:1ali ùi scolo, teafornndo con uno sll·untento di sua- invenzio ne la pelle in più pun li alla ùisl t1 nza tli ::J a 5 ceulimett•i. Quei caTlèdicoli fuuzi,m avano egt'rgiRmcnlc scaricando fuu1·i il pus, .comr :::i poten~ w·c.e t·tC;lt·si nel fat·e l'irr·igazione ddla parte. Con quùsla caunlizzazione, senza il tlt·enagg-io assorbibile (ne li.· f ·l'ile cieli~> par·li m uli i situate solto la pl·lh:) e con drlmag!li rinsstwbibili (nelle f•·rile ('he abbisognano di ulcune setlimar 11.~ per la guat·igiune) si rng~iunse la massima pel'fezione di ri!'5ullalo. lJrrnag-gi di ~omma vengono posti soltan to nelle feeile supput·anti, nessun dr·enaggio deve venit' adoperalo uelle fet·i le superficiali o piane. Cosi anche l'impO!' I.aule CJUesti one tlel drerwggio sulrapparecclrio a permanenza ha otlPnulo u11a soluzione adeguala. Mu un pt'O)!J'e::;so ina~l"'llA io e mollo irn, ,orlonlc hu r icrvutv l'appat·,•ccltio a p(•l'l11ollellza in gt•aziu del iodt>fot'mio, rlel cui uso n ella c.ura delle l'et·i l e 110i a nrliamo dtlbitori a Moselig-l\fool'ltofmP.nlt•t! IJitlt·rJth delle ra.z:runglio all'ultimo congr esso per mezzo di Mikuli cz dl!gli impol'tanli ris ultati ollenuli. Dicontro ai b•'ll n<Jti inconven ienti rl ell'uciJo fenico, per la sua umid itù, pc· r l u sua azione tossica, e pet' l a sua azione


ClliH UH(; ICA

irtilaute della pelle, stanno ultt·ellanli van taggi del ioùoformio: e~so è poc·u volnli le ed ò uno dei più rolenti antise ttici. L'imbibizione tlul lessulo è mollo sem plice c se si potesse cout'~rtclat·e, elle po;.;;.;icde un'azione spc•cifìca sul peocesso lubet'coloso, si apt'il'ebbe una speranza, che non solo vert·ehbe soddi,...fHtto il dc>sidet·io di Lisler di abbandontwe il pericoloso acitlo l'l·n ico, 111a tlov t'Pbhe eallegt·arsf· ne allomenle il cuot'e di ogn i l:llllico .l ell' um~n i lù. Anche un'allra spet·anza devo io br•evemenle rammertlar·e, l ' tmpiq~o di esso sul c.ampo di ballaglia. M a Lomit~mo all'appal'ercldo d i m edicatu t·a col iodoformio. 500 g r·ammi di Juta o di ovatta di I3r·uns s i mescolano con 1000 g t·ammi di alrool rctlilicalo, iu cui sono da sciogliere a poco a pocQ da 90 a 100 g r·ammi di iodoformio. Qucsli venl!ono, med iaule una macchina polvt• rizzfllt ice, sminuzzati, quindi asciugale e conservale in Ct1S'Setle di !alla; nello stesso m odn vicn prepat·a t.. la ga1·za al iodoformio. La carta prolelli\'a e gommala non e di assoluta n ecessi ta; il così dunominalo g r osso cuscino ùi cr·i ni viene sostitui to da ~arza gref!:.da e da J ula. Dircllamenle s ulla ferila viene posto il piccolo cuscino del Neubcr, le eventuali disug-uaglianze di livello vengono pareggiute con ovalla n l iodofor' mio , e poscia viene fermalo l'tlppar>ccch io con bì! Otle di garza, o il lullo r icoperto con l'oril inat·ia ovatta e colle bende di g(Jmma. A nche in (jttelle ferite a cui non conviene l'o<;clusione a ntisettica, r ecu il jodofor·mi? mollo vantaggio, come nell'c~st ir­ pozione della lin g-ua, nella r•esezione della spà l h~, nelle fis tole intestina li, nel lupo . nei paler•ecci, nelle ferile del naso e del viso, che n ella clinica deii'Esmarch riecorrono il più ciP-Ile volte senza r·eazione di sorta. T rcsullati che vpngono solto desct·illi, dimostrano qua nto vantaggio appor·li la completa em·a anlise llica anche nei s uoi più piccoli pat•ticolari. Ora io vorrei prima brevcrnen tè toc· care delle inte ressanti coucl us ioni a cui & penenuLu I'Esmarch sulla qu.::stionc della carie nelle articolazioni. Mentre ottimi sono i ris ultati nello resezioni del g-inocchio e del piccle per· inliammazioni tubercolari , e anzi q uelle del ginocchio in grazia dell'apparecchio coll'iodoformio ha nno dalo buoni r isultali, invece i risultati oll.enuli m•lle re$ezioni dell'anca, sono stati pe!"simi. Percio ~a ra mestieri per quanto


IOliti

RIVISTA

po:;sibile di attenersi alla chit'u t·g ia conset•valiva. Da ppt•ima s i funi r icot'So Hll'eslens io ne pct· parecc:llie sellimttue e gh iaccio , quindi al metodo di Hulchinson (ingessu me nto dell'anca malata, rilasda m e nto dell'estre mità sana, grucce) seguito sempre da splendido s uccef;SO. Pe r loenare a ll'upparecchio pe t•manenle, son osi finor·a in 5 se mc ~tr·i cut•ali in ta l modo 600 m aiali. Dal dicemb re 1879 al lug lio I R8 1 sono s tate eseguile, face ndo astrazione Jei picco l i t umori 397 g 1•a ndi opCJ' azio ni per le q uali soltanto selle individ ui morit·o no. Lo specchio c he SP~ue ne dà i ragg uttgli. t• Eslirpazioue di lumot•i . 146 m orti 3 di cui 40 CtH'cinorni della m nrnmélla con t·iproJuzion<: al le ;:da ndole ascellat•i, casll'azioni 14.

2• Res~zion i~.

Tu tti g uarirono: in tre •fu necessaJ•ia l'ampu-

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l~:~z i o ne se;:conda t'ia

una volta dopo la r esezioue del g inocchio, una volla dopo re:;ezione . de l calcagno. Le l'esczioni guoriLe sono: del ginocchio 1!), del gomito 1-i, della rotula 1, del piede 8, della mano 3, della spalla '7, delle costole 7, dello s te rno 1. :j" Ampu t.azioni. Del fe m oee 18, gamba 27, om e1'0 5, a vambracdo l. i • [Jisar ticoluzio ni. Coscia 3 (l morto), g inocchio 1 (tno rlo), piede 5, orne ro l . ;:,• Svuc1lamen ti . . . . G• Profonde ferile delle parli m olli i• Ascessi feeddi congeslizi 8' S Liramento di ne rvi . 9• Erniotomie . AILt'e opCI'azioni e I!Jsinni diVI'l'SP. (fra cui frnllul'e complicu tt')

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CHI IlURGICA

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sette cos i di mo r le a v,·enne ro indipende nte m e nte dall'opet·azione: mot·irono infatti uno IH!r telo no non oslan te l'ese· guìto slìra me nto di ne r ,·i, uno , oper·n to pe t· sat•coma delle glandole li nfati c he in u m i.J~due Il.' par·ti d ~ l collo, uno pe t· apople,s ia (à vve nula per e ml>oliu d urn nt~ l'ope razio ne) 14 gior·ni do po; un ca so di a mpu tl'lzi() ne del fe mor e in cui e ru incomincia to il proce~so settico, uno pe r collas~o d uo ~i orni do po la dìsar•tico laziono del fpmo r e; un o c ui era s ta to disarticolalo il ginocch io mo ri pe r· dc !!enerazione adiposa del cuo1·e, enfisem a ~ornrn c del testicolo, sifilide inve terata; un caso di asporta zione della n uo~ mm ell a e~egu i ta in privata abitazione, m orto pe r· per icard ile e ple urite pu l'Ule nla (coP~iste vu s ilìl iùc); fin a lme nte un caso di sarcotna !'r imi livo delle glo ntloll' linfali che de lla t'e g io ne inft·amascella r·e destru mcwlo por delit' ium tre· me n ~ ed ipos tos i polmona t·c; la fe r ila e t•a q uasi com ple ta. . me nte c tcalrtzzn la La t'is ipola, in grazia dcll'appat·ecchio per ma n ente , i1on s i è m a nifestato più da 5 semes tr·i: l' ultimo caso s i osservò nell'aprile 1879. In Rii ·; . dei casi no n fu rimosso l'a pparecchio a perma nenza : non è difficile a riconosce t·e ITU"!i cas i in cui fa m e s liet•i a rinno va rlo; d'allt•ontle no n bisog na im pen sie rit•si s ul princi pio per g li a umenti di tem pera turH se nza sc llicemia; per ò è certame nte necessa rio un tal qua le esercizio ed una ywatica com e in tutte le allt•e c<w lele a nli se tti~he .

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E•perlenze

•ugli &ppareoohl c1l lodoformlo e torba, ese-

g ui le nella clinica J el pt•ofcss or Esmarc h. R elazione del dottor NEuo~ R, - (St . PetcslJlLr fJer meclicin ische Woch enSchr(f t,- 5 agosto, l 882, N . 39)· Dopo le molteplici relazio ni s ull'iodoformio quale mezzo, di m ed icazio ne, sat·ebbe quosi s u perfluo riferire minuta mente anche s u ques to t'appor lo del professar N e ube r. In compl ~:s::;o nella clinica Ji Kiel fu co ns~ta to che l'iodoformio si confe rma come eccellente antisettico. I ris ultati pe rò non sono roig liot·i di quelli ollenutivi coll'tìppa t·ecch ìo permanente di juta cEwbolica. Ad ogni m odo l'appat·ecchio pe t•mane nle composto di sosta nze iodoformiz-


IOG8

RIVISTA CHIH!;IIGICA

zule ho un prezzo notevolmente piu ba!'su di quello compusto di sostanze carbolizzale. L'a ulo r·~ esperimP.ntò ultimamente percaso una sostanza, la quale sostituisce eccellentemente la juta, ed è mollo più a buon pt·ezzo di questo: cioè la tor·ba. Due anni fa un opePaio che lavor·uva rwlle lorhicr•e, si ruppe tutte due le ossa dell'avaml)l'accio, riportando ancora una este~a ferila ùelle par·tì molli. l suoi compaj:rni, in mancanzu d'altro, gli npplicorono uno strato di torba rid olla a poltiglia. Ollo o dieci giorni dopo, l'opet·aio si presentò alla clinica con lo stesso apparecchio. La fer·iLa aveva buonissi mo aspetto e il paziente non si lag-nava di aver• sofTerlo, alcun dolore, n(} diceYa e;;sel'si sentito mal e. Questo caso indusse f"aul<11'e ed P.Sper•imenlar·e l a torba n ella CUI'a delle f•>r·ite. Egli usò la sfarinalura della torba bianca.Dalla metà di settembre alla fine di n ovemht·e 1R8l , egli ebbr ati usare questo apparecchio in 55 ferile su 53 pnzienli, senza alcun caso di morte; cio·~ in 7 r·esczioni ed oslPOtomie, in 7 raschialure delle os~a e ùell~ articolazioni car·iate, in i> amputazioni, in 12 estir•pazioni di umori, in (l necrolomie, in 5 ascessi ed in 3 altre diverse ferile, fra cui 2 erniotomie e 7 di~tr n sioni di ner·vi. L'apptWP.cchio, in m edia, r•imase appli cato per J :) giol'lli eù anche piu. L a g-uar·ig-ione, completa o (]uasi si V('rifì c6 in -H casi , non ntulandosi mai !"apparecchio. I vantaggi Jella tor·ha in par·agone ad altr·c sostanz•' sono i seguenti: l' li tr)/:fm ull (cioè lor·bo rAC.colla i n nn ~<H'r,o di garza cuci ta, simile al cuscino dell' 11pparecchio stabile Neuher composto di jute car·holica), assor·bfl più liquido che nort la juta, la gar za e l'ovatta; 2' 11 tot•fmull possiede in g-r·ado eminente h'l qualità di assorhir·e i pr·odotli di decomposizioni ot•g-aniche, ed Ira perciò un'azione nalur·Rie antisettica; 3' Questa sostanza inumidita é un mnteriale ollr·emodo !=>of"fice etl it~ SiP m e mol lo elaslrco; ;~o La medesima ha un prezzo minore di qualsiasi altro mnleriale per gli appur·ecclti anli~elti ci. TI costo di un a!)pamcchio di lorfmull con iodoformio per un' arnpulaziPne dd la coscia viene calcolalo dall 'auLor·e a marchi l , :~9; ' luf:' Jio di un apparecchio rli juta Clll'hnlica: a mar chi :3. ·'"·


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HIVISTA lll tlCULISTICA

Esperienze comparative sull'azione della atropina, della , duboillina, e delr omatl·opina sull'o t~chio . - (!lalia Nfedirrt, 17 sPtL~> Jn bre J :-;~:! . N. ~!!); . I l dullor

H et'man-Scl wef1;1r l1u est-guilo delle esperienze nel cane e nell'uomo pel' dclCJ'minnre coJnpaJ'alivamenle gli elfetli che r1u esl i t1·e alcaloidi p1·oducono sull'occh.io. t· .-\Zione sulla pupilla. N el cane la mirlriasi appar e (ì min uli dopo le in ~tillazi oni della soluzione di atropina, e sconlfWI'e :!G o 3~ oee dopo. La d u&oisina, e l'omatropina producono la mùlria:·u.. in 5 m i nu ti, mi(1riasi che ùura 16 o t·e appena. - Nell' uomo la m irl ,.ia,qi appar•; [.} o 15 minuti dopo la instollizione dell'a·tropina, e per siste fino u .} gio t·ni; lo rlul•oisina la pt•od uce nello spazio di G a<.l 8 minuti e la fa pet'dUI·are anch'essa 4 giOJ'ni ; cnn l' omall'opina si presenta la di latazione dopo 9 minuti e per siste :l or e. 2° Le modifìcar.ioni nell'accomodazione e nell'acutezza visiva si pt•esen lHn o più r anidamente con la duboìsin a che im pi e::ra 10 minuti di (ruello che non l'atr opina che ne impiep-1'1 28 o :H e di::<paiono quasi nello stesso tempo coi due pt·imi alcaloidi e mollo più ptestamenle dopo l'uso dell'omatropina. 3• L 'in;;tillazione di una soluzione di eser ina sospende in capo a ;) minu ti la miclria8i pt•odoLLa dall'atropina, ed in capo a 20 mi nu ti quella causata dalla duùoi.sina.


Hli O

RIVISTA

Qu.Jsln azione nt.:u lr·alizzall·ice pero è passeggiera , giacché dnpo un ce1•to tempo più o meno br eve, l'a7.ione midrialica de i due anzidcLLi l'imtlùi si manifesto di bel nuovo. N ei casi però in cui fu adopet·ata l'omrttropina, la eserina non oper·a se non dopo òO minuti almeno, ma l a m.idriasi non si pl'Oduce più. 4• Per ciò che r iguar·da la rapidità colla quale vengono assoPbiti i tre alcaloidi i l dottOI' H e1·mann ha vi~ to che pungendo l'occhio ùi un cane sottomesso già all'azione di un midrialico, ed inslillnndone sopra la congiun tiva di un altro can e l'uruor acquoso sa turato di atropina, questo umore oper a pi ù rapi dam en te che quello che contiene la duboZsin(l,

e l'omairopina. Dalle sue osser·vazioni ha deùollo l e conseguenze che la mùlri(lsi si produce r·apida,men le e dur·a più tempo coll'atropina che con la rluboisina, che l'azione ùell'omatropina è ph\ vi va, però p1·oduce minor dilatazione; che l' accom odazione si paralizza più rapidamen te colla d uboisina che

coll'oma.trOJiina; per ò con (JUesL'uiLimo alcaloide i fenomeni clur;m più tempo che con la duboisina, e più con quesl'uHima che coll'atropina. 5• P er ottenere una paralisi temporanea dell'accomodazione ed allo scopo di esaminare il fondo dell' occhio, è peeful'i bile la omairopina: ma se si cer ca ollener e un effetto lerapeu Li co durevole, si deve ri cor!'ere alla' duboi~irut, od alla atropina. Per esempio quando esistano sinecchie si farà u so sul principio dell'atropina, più lardi della duùoisina. I nfine la du/Joisina diminuisce più l'apidaroen~e che la atropina le iniezioni congiunlivali; non irrita la congiuntiva ed é preferìbile quindi nei casi di congiunlivile acuta.

Effetti d&mloa1 del calomelano impuro apflioato aull'ooohlo. - HATZ.- (Knapf/8 A l'Chio,. vol. xr, n. 1; London M ed. Ree. , 1!', giugno lR8~). In un caso, dopo l'applie<lzio11e del calomelano, s'era no sviluppati fenom eni gravi di congiuntivite e cheralilc; l'su-


DI OCL LISTI CA

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tore, cercando 11c: la spiegazione, esaminuntlo il calomelano stesso, trovò ch" esso co nlenr~ va una dose assai forte di acido cloridr·ico libe ro. L'anLrJre ' luindi attr ibuisce quei fenomeni alla formazione del biclor·uro di mer·curio nell'occhio. Ma bas ler·ebbe già di pet' s è l'acido clol'idt•ico a proeludi.

Pet•altro questo falLo non mer ita d'esser passato s otto s ilenzio . •.

C~lllrto

per 4-t•~.logll'-re l oorpl 1tr~lert 1ulla oor~e~. - Do LL. R ODHIGUEZ. (TIW praclifioner, magl!iO 1882).

L'aulol'e r i!hrisce la s toria di un fabbro che nel lavorare un pezzo d'acciaio disgraziaLamenLe una particella di questo metallo and ò o colpir•gli la cornea, 11s sa ndovisi in modo che s ebbene fo ssero s tati adopraLi tutti i mezzi curativi che la pr atica consiglia, non fu possibile remuovere il cor po es traneo. Allora l'autor e pens ò di ricorrer e ad un collirio speciale, a llo s copo di scioglier e il metallo in sito. A tal uopo si servi della seguente soluzione: Acqua di rose grammi 90, jodio 0,5 grammi, joduro di potassio 0,5 grammi. I ris ulta ti furono s oddisfacentissimi, essendosi la particella metallica ·tras formata in un prodotto solubile, ioduro di ferro che in breve tempo fece ritornar e la cor nea .nelle condizioni normali senza che la visione fosse minimamente compromessa 1

L'oUalml& difteroide, del dolL. GIULIO FoNTAN, medico di ·1· clnssa n ella R. Marina. - (Recueil d'ophtalmologie, 9 settembre 1882, N. 9). , L'o~L~lm!ll- difteritica segnalata per la prim~ volta, d!l Bonis-

son di 1\lfontp~llier. 30 anni or ~ono, é oggi una malallia ben. d~t~x;millR-~ in gr~zia alla clescrizjpne, m~~istr:ale di Gràfe e -d~ c~pitQl,i i.IP,p,qr~~nti f!d. essl:l con,s.acrati dagli flUtQr i classici


lUi t

111\' JST.\

\Vecker, Galezow l-'ki, PCC. Questa mal n lliu, ben chi · m olto rara, sa l vo in alcuni ccntr·i di popolt'lzione, 1\ co nosciuta da Lulli i p1·atiri che si ocnt['allo di malHLliP. d'occll i, o di malallie dei bambini ; e n e~sun o csilH a disl in!JUI·J·c !f' false mPmbrane diflerilir hr vere. dPgl i es:;udati muco-purulenli a fol'ma m cmhra;Josn, che s i riscon L1·ano com e cnmpliruzione nccidentale in buon numct•o di cong1unlivili purui•Hlti . Sono qut:>ste rhe Cliu:-:saif!nac twe,·a d <~!-'cr·itLe n ei ùambini appena nati: essr non hnnno rapporto con alcuno stato generale m01·hoso, m enlt·e le pr11n e snno una manifestazione di un'aiTezinne p-en•'rah;, la rliflr~rilt-, r he hn un contraccolpo su lu llo l'organisme>, P. compu t•isce ronlPmprH·aneomenle su par •'cr hie nmr.osr. I c~:wallct·i obir•l livi dt-1\a malollia sono rnollo difTc·J•enli nell 'uno o neU:allt·o cnso. La m l'nnlmma punllenta è gener almPnlc gr•ossa 1 opaca 1 di un binnro g iulio; E>S!<a è elastica , l Pnace, poco 1'1·iuhde: nc111 tldee1sre alla roll~i unliva, da cui ::;i slac·ra fa ci l nwule, lèl~ria~~tlola t'ossa e sa n~ui nolen la, ma poco allerula uclla sua costituzione. In se~uilo alla caduta della mcrnbt·o na, d r·ivestimenLo PpiLdiale della congiuntiva t•imanf' ord inAriaml'nte al suo posto. L a membrana di ftet'Jlicn ò> p-rig ia, fr·ngil!•, 5<CnllaLn solnmcnle sui suoi marg ini, e fOI'lemente tldPr enlc alla murosn , A]mPno dal suo centro. Per ln~l ie!'la, 11 1) 11 vi ~ i r·ie:::ce chf' r om pPndoln: e lascia una mu cn~a du r·n, in g t•ns;.n La, pnll idn, punl" 5<0n;::ruinol cnla, ma priva invece tli ciJ·colnzion e. L' Ppi leli0 ~~ !<COmparso, e g li 5<lt·ati soUopn"li s0no in(ìllr·ali di un Pssudnlo lìhrinoso coagulalo, che pt·nduco lo slr·ozzt'lnlc·nlo dPi capillari. I cat·attm·i islnlogici di queste rhu! speri e di fn l se m embrane S1mO m ••no prrci<:i. La m agl!inr par·tc dcf.!li aulot•i si limita a descrivere un r f'lirn lo di fibt•inn c he r in,.liiuùe de i g lobuli rli pus; é questa una spiPf.!azionr m ollo sommm·ia e comun ~', poif'\1è !'i atl ALler ehbe contemporaneamente all'una e all'altra sl'eciP. 1 e vi mHn ca ro~!<et'vaziltlle. Ed in falli, se noi ci r ipor l iam0 a 'luanl(l !'ii ronosce in W'll er l\l e snlla membrana dil'lrritira pr Psa pP !' Psem!'io nella rrlrn~ola, ~ i ossCI'\'8, che . la pr-esen7.f\ tle\l8 fìhri na 11011 è *l mm r~~o.;a du l tnC\f!'gi OI' 11ltn1(' 1'0 d•'l!li 81\lol'i. L a 1i l! t· i ua cara tli•t·izzrrPb bf> la sem pl ice co nere -

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Dl OCUI.ISTICA

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?.ione purulenta , men tre la merubr·anu tlulla ùiflerite v<•ra non snreùbe fot•mola che di epilellio Lrasrormalo (E. v\"ag-ner). Questa caraltef'isLi<'a accelfata per il croup da Rin<lf!Pisch, da C0t'Hil, e da RAnvier deve es~ere pure applicaLa alle pst>udo· memlwane della congiunti va, se è vero che queste pseudoJtiPmbrane apparlPngono in realta alla dirt.~ rite , la qual cosa non potr•ebbe essere posta in dubbio; d i mo<io che. pet· esset•e d'nr!corclo con l'a natomia patolo~ica gener ale, bisol{na dir·e: A . P sE'udo-membrane lìbrino-pur·ulenle = otlallnia purulen la. B. Pscudo-membrane di or igine epi teliale = oltalmia di{~ LPt'ilica. Fra questo~ due specie m01lo conoaciule in clinica, e che ho len lo lo or~:~ di dPfì n irAistolngicamen te, vi sono altre forme, che mer itano un pos to a p<U'le ? lo lo ct·edo, ed è appunto 'IUesto lo sr.opo del mio articolo. . P f'r poter essere bene inteso, paragonerò gli essudali delle congiuntive ammala lP. a quelli delle reriLe, con infiammazione. Ora, tra r[Ut.lRli essudati ve n' ha che non sono formali che di pus, di fibt• ina, e di un po' di sa n~ue. Essi sono gli essuda Li no t'mali; prodotli Mcessari d i una perd ita di sostanza e~posla all'aria, r.he si ripa t'a con un lavoro fisiologico senza complicazione, e sP.nza dar luogo a maggiori inconvPnienti di •Juelli clw porlf•ssero un'infiammazione morlerala e ri paratr·ice. Que-;te materiP. possono ~e nza alterarsi, e per semplice condensamPnlo, assumere un aspetto pseudo:membran o5o; la pellicola fìbrino·pur·ulen la c:1e ne risulta è analoga a quella delle ollalmie pnr ulente; è l'ultimo LerminH di un proc esso legittimo. Ma la ferita può complica rsi; la s uperficie granulante divenuta ammalata rivrs te unA <ii qur.gte fot•me ragedeniche, punteggia te, pseuclo-membranose, ecc., che si chiamano molto g iustamente rlegli essudati difler oid.i, dal ~emplice intemaco grigiastro s ino alla cancrena d'ospedale. Ho detto che s i ch iamano gius tamente difteroidi, perché si avvicinano alla vera difterite, da cui la cancrena d'ospedale differisce ancora per un punto importante, essendo la cUfter ite una mt=liallia gen erale, e la cancr pna una complicazione· G!<


JllVISl'A Ili OC ULISTICA

locale. Ebbene, al modo stesso che per le ferile esiste una qua ntità di complicazioni difleroidi, da non confondersi con la vera difterite, io credo, che vi sia pure per la congiu111tiva degli essudati provenienti da complicazioni locali, diversi dalle semplici concrezioni purulente, e che per analogia si possono chiamar e difleroidi, qlllando manca nella loro struttura anatomica, e nelle circostanze che accompagnano la loro apparizione, i caratteri tipici della difterite.

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RIVISTA DI ANATOMIA E FfSWLOGJA

Delle uomalle uatomlohe più importanti per la medloina operatori&, del Jotlor IGJNIO TANSJNJ, Docente libero di medicina operativa nella r egia università di Pavia. (Gazzetta degli Ospedali). l. Anomalie delle ossa.

Tra le anomalie dei vari sistemi quelle delle ossa rispe tto al chit'urgo non sono numerose né mç>lto frequenti e la maggior parte delle volte la loro· accessibilità ai nostri sensi ce ne r ende facile la valutazione e ci mette in tempo sull'av:viso. Sarò breve pertanto nella loro enumerazione, riservandomi maggior larghezza per quelle anomalie che più_ urgentemente ri chiamano l'attenzione dell'operatore. Le anomalie delle ossa si possono dividere in varie ~pecie: 1• Si può osservare un osso sopranumerario unito mediante una sutura coll'osso normale o coi vicini: un osso può anche essPre diviso in due meta, ovvero si frappone tra gli altt•i - p. es. ossa sopranumerarie del carpo e del tarso, o si sviluppa in località insolile - p. es. ossa sesamoidee negli attacchi muscolat·i; 2' Si formano in determinate località corrispondentemente ad inserzioni m11scolari, tubercoli, processi, ovvero si osservano solchi che indicano il decot·so di tendini, di vasi, e che normalmente nelle ossa non possono essere dir ettamente conosciuti; '


·l 076

RIVISTA

~· Pc•r lo contrario f'mmcnze r>d ovvallamPnti che normal -

mPniP. si descrivono po;::sono mancare. Questa anomalia è assa i impor·Lanle pel chirurgo.Tutti i punti di r·itrovo delle ossa pP.r mezzo dei IJWl.li si ha talora un 'idea dell'm•di ne di rli spo!=<izione dPIIP parti molli vicine, sono di allo i nler esee lopogr·afico. Essi sono punti di ot•ienlazione stabili in mancanza dei qua li potrà talora il chirurgo perdere, come si suoi dir e, la strada. L o !=<Ludio inteso ad illustr·arne dei nuovi (, cerlameme ùeguo di ~pt>cial~ attenzione; ·'t· I Cl:lflali ou i fiJri scavati od ap~rt1 nelle ossa possano mançar·e où es!::òerè insohlameule l ar·gb i; ~,·· L e cavi là o le cosi delle cellule ossee, er:-islenli in alcune ossa del Cl'anio, possono esser e sll'anrriinat•iam<'nle svilu('pAte a spese delle o~s~' vicine. Alle ossa del c1·anio qnelle che r-appresentano anomalie in r·t>lazione della m ed icina oper·atol'ia sono il rr·onla le ed i l pari etale; l'esisl~nza della sutura fr·on tale e di qnella - piu r ar·a - p>~ri t!lale, che divide l' osfòo in unA meli) superi ore ed una inreriore. può indur·re in caso di tr·auma nl cnpo, a p+'nsat'~> a una ressur·a che non esiste ed influenzape per tal guisa l' i nd iPizzo Lerap~uLi co. Fr·o le ossa dAlla faccia il masc~l lar•e super iore presenta fr AfJu•·nti anomalie, come Lraccie della embrionale divisione d<>lla parte i ncir:-iva od osso inler·ma scellare. l e traccie Ji Cl ll'lUI\ SUlUI'E' alla parte anler ior·e nel palato dUI'O ll()l ate da L PU<.:kurt "' ùa Albre dt~•·ù a!Lre va t'i e ùi tal falla che n w1 La n no pel chirurgo un ser io valore pratiro. Quella che più di r +'llamente lo riauar·da è r elativa. a lla poiiizi.,ue del fi"Jr't' infraot•bitale. Di r·egola esso sta a.ù un cenL1melro solto la par·Le rli me.zzo del mar gine infrant·biLale tld ahnormen11mle può essere a :, millimelr'i più sopt·a o più sotto (!); d11vanli a que;;la VAt'iPtà la neurotomia e l a neur·~cloro ia del r amo sotto•·bitale sarà r~>sa rliffici~ ed incer ta, ~<r~r.IRI meni"' qnfl orlo si adoperi il proredunenlo endoora l e, o l o lll'f~itm tl SOltllr.llltlll6a .

(l • llru os. Han ctb><ch rJer po artiscl\en rhtrurgl~ Vol. l 18'>9.


01 A.'i.\TOl!IA E F IS IOLOGIA

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T!.tl<Jt'a (10- l!t !H:!' ·, ,) il fot·o in fruol'IJi lale é fc..wmulo da più. aperlnre a vvir111ale come un innaffiatoio: Il G1·uber ne os:servò firr o a cinfJue (1 1: ed allora la divisione e la escis· sione Jel net·vo nella operazione so vn.tinuica la !JOLI'à e:; set'e ineOillplela, per cui l'allenzione del chirurgo in '[uesla circoslanz,a dovt'é esser e più. irnpeguala per oltenet'e il r·is ullalo voluto. Al mascellare infel'iore r·iscon trunsi put'e anomalie ri guar danti il foro mcnLale che m enll'e s i trova frcqu o>n lemente (~G p. ' / .) sullo I't!lveolo del secondo molare, meno freque ntemente (IO p. '/.) st trova sotto quel lo del pt·imo, e r 1:1r a· m unte sullo quello del terzo. Talora è doppio (1,5 p. •1.1 ed ancho:: tripl o (0,2 p. '/.), r arissimamento manca. T l'a le cause pr ouubi li Ji insuccesso nella neurotomia e neur·ectomia del ramo net'voso corr;isponJente, sàtà beue L>Jncr conto dellu con ti ngibili là di queste a normali dispOSizioni, in qua ntoché sot·à l'operazione ver causa lot'O incom pleta sebbene il chiturtio abbia, colla n eurectomia s pecialmente, in mano la pro va evidf:inte J i avere conve nien temen te opertl to. Al margine s uperiore della prima costa s i tt·ova normalmente una piccola pi'OOJinenza, il tu bercolo di Lisfranc, éd ttll"in fuori di esso il solco dell'arteria s ucclavia. Il tuiJercolo di Lisfranc è uno dei punti di ritrovo piu pr eziosi nella le~at ura della s ucclavia fuori clegli scateni, per cui la sua ma ncanza renderà pd chit•urgo piu at'dua la bisogna. Si è osser·vato, rarissi111umenle pl·rò, la prima costa t'appresentata du un rudimt::nto di osso lullgo dai 3, 5 agli 8 centimetri, col· legato' collo ::;terno per mezzo di u11 nas tro fibroso; eù io osservai nel M useo di R okilansk y a Vienna un'altra anoma lia, per cui la t'costa si ar ticola"a colla seconda in un punto lonta no clullo sterno. Nella legatura della succlavia, in quest.e cir·costanze, per·det•ù l'opel'alnre uno di quei rad che ordinariamente gli arld itavano la slt·ada da seguire, epperciò se s fornito di :, ,l /P n l.?f rel rlt: l'rrcartemf,. l mpr:drrlc <i~·" 1J l(llf'>~.~ ~le s.

11>: l ,;e d ·· \' Il. l ' XX l.

l'elr'r ·b'''lrq


1078

RIVISTA

es tese eonoscenze anatomiche si smat·rirà, dilacerando inutil-mente una regioue Joveil manovrareéarduo e le conseguenze di questo gravissime. All'omero si nota un' anomalia ritenuta come rara dal Gruber (l) che consiste in una apofisi o processo sopracondiloit.leo interno situato a 4 o 5 centimetri al di!5opra del con dilo ulnare ùell'omero: può raggiungere fino i 14 mm. di lunghezza e 7 mm. di spessol'e, di forma arcuata o ad uncino. Ad esso prende di l'egola appicco un capo accessorio del pronalol'e rotondo, e da questo e dal legamento che da quello va al condilo ulnare, può ess~re copet•ta l'arteria bracchiale col nervo mediano. Questa anomalia pertanto potrà, se non sviare, rendere però poco agevole la legatul'a di quel vaso in quella località. li. Anomalie dei muscoli.

Le variela muscolari sono frequenti e come quelle delle ossa si possono distinguere in diversi gruppi. Mancanza di un muscolo: .muscoli sopranumerari: divisione abnorme del muscolo e del lendi~e; riunione con muscoli vicini. Per la medicina operatoria però sono SDlo importanti quelle anomalie per cui vengono modificati rapporti di vasi e nervi , o ne vengono creali dei nuovi. Al capo, sebbene quasi tutti i muscoli possano essere soggetti ad anomalia pure non ve ne ha alcuna che meriti particolare menzione. Al collo lo slernocleidomastoideo può essere- raramente - diviso in tutta la sua lunghezza, per cui il suo margine in,. terno, prezioso nella ricerca del fascio vascolo-ne!'voso, non più !'appresenlerebbe un sicuro ed infallibile indizio; se si pensi però che tale muscolo é superficiale e che è s empre palpabile, chiaramente risu lta che tale anomalia non potrà co· stiluire una seria difficoltà. Il 1 A'>il andlt~n!)eJL rn~s aer nwn•rhllcl•en u .ul vergletchoulen mte, 1o!i4 s :112.

Anat~


Dl .U.ATOliJA E FISlOLOGJA

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I muscoli scateni presentano taloea verso i loro attacchi c<1SLali dei fasci muscolat' i multipli, specie di muscoli sopranumerari che pot·lano variazioni nei rapporti llcll'at·teria succlavia coi muscoli e col plesso brachial~c: . Lo scaleno designalo da Soemroerin~ solto il nome di medio, forma come un sepimento nel plesso in modo che una parte dei nervi si tt·ova tra lo scateno e le fibre carnee sopranumerarie, l'aJ•teria occupando la sua posizione ordinaria, ma In conlnllo immediato coi ner·vi da cui essa è s'epara1.a comunemente da un piccolo inte1·vallo: questa disposizione rende dillicile la legatura dell'at'leria cacciata in avanti dai cordoni nervosi. Riconosciuta l'anomalia, se divenisse causa di difficollà nella manovra operativa, non vi sarebbe alcun inconveniente a dividere le fibre muscolari. Il Ct·uweilhier (1) notò un'anomalia del gran pettorale, che consisteva nella mancanza completa delle inserzioni clavicolari e che esso riconobbe durante la vita. P erciò l'ascellare (destra) era t'icopet·la sol ) dai tegumenti, dal fascia toracico e dal piccolo petlorale. Si distinguevano alla vista le pulsazioni dell'arteria la quale meno protetta contro gli agenti esterni, si prestava però assai bene alla compressione · ed alla legatura. Il Fambri osservò pure la mancanza · della porzione sternocostale. Sotto al piccolo pettorale s i è li'Ovato talora un'allro muscolo che si inserisce alla apofisi coracoide e ricopre l'ascellare per una certa estensione. Tale muscolo distut•berà certamente il chirurgo quanùo vorrà applicare una legatura alla ascellare disopea del piccolo pcltorale, ma conoscendo l'anomalia se ne potrà liberare incidendo l'attacco coracoideo del muscolo sopranumerario. Una importante anomalia venne osservata dal dott. Tecchini (2) relativa ad un muscolo sopranumerario costo-omerale. Egli trovò che dalla s uperficie esterna della 4' costa, appena al (Il Tratte a· anatom ie M sc?•tpttve. 2 ed i t ion Pat·ie 1843.

Di un nuovo muscolo 1opraoumerario (costo-omerale) del braccio umano. Pavia 1880 (Dal Bolletrino $Cienttflco). ('1)


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RIVI STA

disotto dei le digiLazwm mu::,culuri del pteculo pello,.ale, e confuso anzi in parte cou qutlsla e io pa1·tb con alcu ne flln>e del muscolo grande de11lalo, par li va un cospicuo fascio u1 uscola re ddla ltu·gbez7.a di due centimell'i e dello spessoru di uno. Queslo fascio gradatamente assotligliundos1, dopo di avere allr a ver sata la base del ca vo Jdl'a;;cella an da va a perder s i nel sep1mento 11poneur•etico interno della r ep-ione del braccio per irJserii·s i sull'epilrocle~:~. Notò inoltre un a ltro fascio analogo che par tiva dal tendine del muscolo g t'UIIlle JOI'sule a 7 cen lime lri circa dalla s ua inserzione all'omerù, a llraveJ·sa v1:1 pure la base dell'ascella e si porta va in basso r·~:md11ndot>i piu sottile Lino a confo ndersi col lendine dell'altro. Nel cavo tiS('ellare pet·tanlo ollre la pelle ed il cbllular·e sottocula two s i irH.:out1·ava uno str uto muscola re a poneurotico. Il fusc10 va;;colare della regione era n ormale, ma acquistavtt pe1· le uno1nale inclivldualil.ù anatomiche nuovi t•a ppot•ti, uC~ Iui slando anche nel muscolo abnot·me un novello sulellrte. Si compt·endtl di leg~eri che nella legatm·a dell'ascellare nel cn vo omouimo, la presenza di questo muscolo possa indu r·r·e in dubbio il chit•urgo se abbitl o meuo cOJ·rotlam~nt~ incominciata l'operazion;;: e renderlo incet·Lo sulla via da lent:re. Oltr·e a ciò il vaso é per cerlo più profondamente collocato <.l t-lla no l'rnu, E: l'isolar·lo e l'appl ic~:~ rvi un lacc10 a Lt•aver·so a que:;Lo muscolo sat·it meno a gévole che non ndle condizioni not•muli. Alln eeg-ione ùel br·ucciu a vviene a ncora di osser vat·e l'arteria omerale coper·la <•lll'oJ che ùall'aponeut·osi Anr.lw da libt•e muscolari cl1e li anno di ver·sa ot•igint:. Cos i nel marg ine inferiore del g t'tHld.e peltoJ'alu, men tre s la p e t' di ve n la r e tendi neo pat·lono, piegando in basso ed all'interno, ft1sci muscola ri sottili cl113 con l'aponeuro:::i omerale passano davanti all'art.et·ia e v anno ad inSl:l'ir·si nll'CJ'Ìll'oclea. Il prof. Giacom ini (11 che osservò a lcuue vullc lHit: awJmal ia, rile vò che il punto dove avveniva l 'iuet·ocrccuiam,~uto cou J 'ar·teeit~ omera le era vet·so la metà del brao.:cio e nd pu11 lo in cui il mediauo si faeeva


01 Al'IATO~HA J:: FlSJOLOG lA

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inLet•no all'al'leria. Le Iìbt•e lllUScolat•i si facevano Lendinee o !Jri ma o subito dopo J'incrociawenlu, ed il tendine 8fi[J8riva COiùe una corda lesu che aveulio la ;,tessa direzione del nervo mediano, avrehbo potuto fac ilru~nte simulul'ue il dècorso e deriare le rir!ei·clu:! del pratico nello scoprime ulo dell'oruerale. AI Gulle volle le !ìl.we muscolat'i che coprono il fa· scio' vascolal'e alla n~tl là dd braccio sono un1:1 dipendenza delle tìbre più supel'lieiali Jel u:uscolo coraco-bruchiale li muscolo~bit:Ipite e so~getlo fl'o::quentemenle ad anomal1e; esso ltu tre e pet•sino rtuallro inserzioni supet•rori. Quando il t'ascio sopranum<.w ario ricopi't'lldO gliaiLt'i due si pot·ta in alto ad inse1'i1·si alln faccia int.erna e SU!JSriore dell'omer·o, la ri · cerca dell'ornerale alla pai'Le più elevl:l.La del bntccto è cer·t.&mente più arùua, e non vi si p•)ll'à pt:t·veniee sen<:a incidere le fìbre di ques to tnuscolo sopranumerario. Verso la piegotut·a del cubito vi possono essel'e disposizione muscula!•i anumalll che hanno v&lor·e pet' le allen1zioni che portuno nei ra ppot•Li clo311'arteria brachiale. Fu osservata una lumina aponeu!'Olica pl'OV•Htienle dalle fibr•e della faccia anterior e dd muscolo b1·achiale anterior e che passundo al da van li a ll'ar·ter·ia omorale ne lla sua par te più bassa andava a spiegat·si come l'espan:sione a.poneut·otica del bicipile alla pa1·le inlel'ua e superliciale della aponeur osi antibf'acbiale. L'arLeria omerale et•a r·icoperta perlar1lo da due espansioni aponeurotiche, da 'luollo del bicipite, e più pt•o rondamente da quellu del bt•achiale anteriore. Ta lot·a in vece è qui vi l'arte ria mollo meno proLeLla e rcS!Jansione aponeurotica del bicipite può essere cosi solLile da essere di llicllrnenledistmguihi le ()al tessuto cellulare ordinario. Nella legatura dell'omeralc alla p1egotuea dd cubito, l'o::spansione del bicipite segna un punto di ritrovo importante, e se accidentalmente viene redsa senza che l'operalot·e si sia accorto di avm·ne pass~:~li i limiti. potranno insot·g•:re diflìcolta nel tr·t> var~:~ il va!>O. E qui vi a completare quanto bo già accennato nelle <JilOlllalie r..lcllu ossu r iguardo aù un !JrOcesso sopr·atrocleac-e in r elazione coll'a1·leria omerale,dirò: cheques La ed il nervo mediano deviando alquanto all'inlerno, vengono a collocarsi sollo il p1·onalore r·o~ondo pat·allelamenle al mar·-


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RI VISTA

gin e s uperiore del med,~s imo ; e fu osservato talora spiccarsi dal de llo p1·ocesso dci fasci fibrinosi, che lo convertono alcune volle in cana le , ed un bel fa~ cio di fìbr<~ nms colari che si porta in basso ed 1-lll'estemo, copr e per· u n picco!o tratto l'arteria ed il nPr·vo media no, poi discende più obliquamente e va a congiungersi col pr ona tore rotondo. Il CaiOI'i (1) trovò e descrisse un fnscollo muscolare anormal ~ che cl al ventre del lun gosupinatore discende sull'arteria rRdiale obliquamente ~:~ttravet·sanjola e va ad inserirsi alla fasciaantibrachiale in corrispondenza del tcndinedel muscolo radiale interno e grande palrnare. Anche questo fascio sopranumel'ario ha impor·Lanza solo pet• la legAtura della radiale che riuscendo per esso più profonda, può anche meno facilmente essere isolata, fJU ando In presenzA del muscolo anomalo non isguidi addirittura l'operatore. Anche all'ar to inferio1·e vennero osservate anomalie moltepliri, anzi si può dir·e che per ogni muscolo fnrono notate anomalie. Quella che mi parve però in più diretto rapporto colla medicina oper a tiva r·iguarda:un fascio muscolare che modifica i r opport.i della Libiale pos lo>l'iorr. Una porzione mnscolar e accessoria del gemello interno, situata alla parte inferìore e non l ungi dal calcagno segue il lato interno del tendine d'A chille e si inserisce al ealcagno per un tendine particolare. La tibiale posteriore è coperta dalle fibre carnee accidentali al luogo di elezione e non la si potr~ bbe isolare se non attraverso lo s pessore del muscolo anormale. li!

Anomalie dei oisceri. Accenner ò in breve a quelle poche anomalie anatomiche dei viscer·i che possono interes sare il medico operator e. La trasposizione tota le dei visceri è tale anomalia che dovrà modificare direllamenle ed indirettamente molli fra i processi o piani operativi. In questi cas i però s i possono avere n u(l , .lierna>·te cicli' ,\ cc(lcl<!m ia delle Srlen.ze àt Rologna. 187S.


DI .~NATOmA E FISIOLOGIA

merosi cù indubbi indizi dell'esistenza di tale abriormità. Siccome per l'onlinario un viscere non è mai isolatamente trasposto, ma è accompagnalo dalla lrasposizione degli allri, cosi il chirurgo, dovendo per a vventura procedere verso uno dci visceri addominali, troverà nell'&samc generale dell'ammalalo - al torace p. es. - segni pa lpa!Jili dell'anomalia in discorso; reso però circospetto, coll'aiuto della percussione e di quelli altri mezzi di indagine clinica che la scienza gli insegna, pott•à format•si un concetto esatto della nuova posi· zivue del viscere che lo occupa cd evitare pertanto i più gt'avi accidenti. Da questa anomala posizione dei visceri potrà poi il chirut·go at·guire all'evenienza quella dei grossi vasi e e di quei canali che sono l'obbietto di val'ie operazioni chirurgiche. L'e:;ofu go p. es. nei casi di trasposizione totale dei visceri e pure collocato dalla parte opposta alla normale e quindi la esofagotomia dovrà in tale cit·costanza essere trasportata alla parte destra del collo . Tt·a le operazioni che si praticano s ui viscer·i, f'(Uelle che possono trovare in anomalie l'origine di serie difficoltà sono; la nefrolomia, la nefroectomia e la colotomia. Nei casi ùi due reni insieme riuniti con la loro estremità inferiore o di rene unico foggiato a ferro di cavallo situato al davanti della colonna verlebrale, che ne è abbracciata nella stessa maniel'a che il cor po tiroide abbraccia i primi anelli della trachea, egli è certo che la nefrectomia sarà assolutamente impossibile, vuoi per la meccanica operatoria, vuoi pet' il radicale cambiamento de lle indicazioni. Snndifort ha veduti i due reni uniti insieme sulla lo destro della colonna verLebrale, ove formavano una figura straordinaria. Il . tumore che puo essere sentito al da.vanti della co· lonna vertebrale è molto atto a gettare della oscurit.à nella diagnosi dell'affezione, ed anche in questo caso bisognerà desistere dalla nefrectomia perocchè se l'operazione è per sè possibile, privet·ebbe però l'individuo di ambedue i reni. Ruiscbio ha riportato un'anomalia per cui la scissura del rene destro era volta in alto ed il mat·gine convesso guardava in basso: l'uretere passava al di diett·o del rene. Furono osservati i reni verso la fine della regione dei ·lombi_


1os.i.

!Il VISTA

nella fossailwca stessa, talor a sul c~ t·chio formalo dallo slreUo supet•i ur e cl~l bacino, unl la escavnzionc pel vica al davanti del sacr o (l), tra il r etto e la vescica. Questi vizi in ter essano talora uno e lalot•a aml.u~ùue i r eni . l n ltlli casi, egh é vet·o, le di fficolta della d tagnost t·enderanuo as8ai g uardingo il cltirut·go, il q uale tutta via mer cé i pr ogt•essi della m oli<Wna chH•ut•gia ·può talora col mezzo del ta tto constatar e direLLam en te tali ~;~ betTazioni e prestat·si qui ndi a modi fìcar·e i suoi m ezzi curativi. N ella colo tomia lom ba r e col m etodo detto d i Ca Ili se n, specialmente nei neonati. conviene ricor·dare che non eli rad o si osserva il colon pot·tatn <J il'i ndentt•o e tendente a guadagnore il lato desll'o, per cni. non lo si sa prebbe lt•ovare nel campo dell'incisione pt·es~.:t·i tto ordinat•ià mente da Ila medicina operativa. Il chiL'UI'gO pe1·ò, a vendo presente •Iuesta pt·obabili tà, rim ontando più in allo lungo il margine esterno del r ene cot·rispondente, potrà lt•ovare il colon al s uo poHlo n ormale nella sua pol'zione s up~!'iore . LV. A nomalie tlellq a rfe ,·ie.

Ginngendo or a All'i mportante capitolo delle ano111al ie delle arter ie, lOCI'hiamo la. pnt·le più in to>r•e:::sa nle pPr la meòieina ooerativa: in O[<ni impt•esa r hi t•upçrica l'accidente chi' ~e mpt'e più preorru pò e preocc upo il chit•ut•go è l'emort•a gia, e l 'elemento va!';colare é sempt•e quello che domina la situazione. La emost11si, di ce O. ~Vehe t·, n e ll r~ fet•ite Aperte è il fondam en Lo di tuttA la chir11rgia; la slot·ia cl t?ll'.emostnsi è in pari tempo la storia rl nlln nostra twte, e si può considerare come la mism•a dei pro::rr essi e dei t•egrcssi di' Ila medesimo. Lo spi rito ùei chit·urghi fu se mpt'fl riv olto a ques to importante Cfuesito o fin o dai tempi più t't'moLi si compr ese che col ~ angue nel paziento ne U!'>Civa la vi ta. Ma l'ignoranza dell'Anatomia non perm etteva loro di frenat·e i l !'> angue nellE' sue principnli ~caluri gini, e lfi nmpulazinni


DI AN ATO:IIIA E FIS IOLOGIA

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col ferro rovente ed oltre tecniche, piu o m eno barbartl, segnarono un'epoca i n cui la chir•u r'I-ÙB ei'a scesn m ollo IJtlSSO. L o SYi luppo degli stud i anulorni ci comincio a pol"larla in un campo Ine::rlio elevalo, e dopo cl1e i chirurghi conobl,er·o il decMso JWeciso delle ar·ler 1e, essi vi applicarono mezzi che volesseeo ad impedir" l 'e mu~!';O d(• l !';flfll"tre, e ne or·r•eslo.sseJ·o il cor·;;o a differenti ~copi t•·rapt·uti<"i . La Jllt'loJ ica sospensiorw del cor·so del SHil!!ue dnl''lllie uJJfl upc r·azi one mecli anle la compr·essiuno di gitale e stroHneulule del pr·ecipuo tronco artr r·ioso rlcllo r eg-iont', segnò un gr ande pl'OP'I'esso dell'ar·Le, ed il tournir, uet di G. L. Peli l, sosti tuito ora da mezzi più acconci, r imar·I·à pur· sempr·e negli arsenali di chirurgia ad i ndicar•e un pro~r·esso df·ll'arle, ed un'epocn di chirurgia anatuJadra. E , coudulto tjlllVi H Cvii::HÙt:l'OJ'e r.;nw;:;tusi preV<.!IIliva in I'uppul'lo colla annturota, II L•II jJu:sso l i'u:;cucare Ji r enJeL'e evidc11le come lo sti'llnl ~nto di P~> lil fosse i nsulfici enle davanti ati un'a nomalia ai· leri o~a: il chiruq:ro cl 1e pur conoscendo l a anal•Jmio nor·malf', i::ruo r·nssr~ l a possibilità di (]uello, appl icher·ebhe ciecamente ln comp1·essione colà dove esso ha impn,·n lo es~e1· vi il li'Onco principale, e nella pieno fìtluf'ia di es..o;;or•si Mmplr tamo•nle premun ito con tro ogni em orr agia, :'l'ac~ill!l('J'I'bl>e a llu opPrazirue e pcr dNebbc il pazien te per emOI'Jngja . • Ai nostri p-iorni per n coll'isdremia aJ·tificiale, a cui s'allaccan o i 11om i di E!';mnrcl, e Grand esso-Si l ve~lri , qualunrrue sia lo analomi ra disposizione òf!i ('an ni i sanguigni, otl~n i :1mo compi ulamenlA lo scopo . Gia fino dalle pri me epoche i n cui si miser o le basi dell'nnalomia normale, vennero ossPt·vale alcune anomalie, ed AndJ't"a Laur enzio (l) notò anomalie per l 'ascellar e e l'omel'aie. Rerl!en per la ver·lPbl'l\le' Biumi (3) per il tronco bJ '<lChio-ccfo li co. N cl secolo scorso poi, por oper o di quella t->lella schiPra di cel cl.J!'ali analomiri , M or gagni , H eislero, \Vinslow, M p l').; el, Ha 11Pr ed allr·i , s'accrebbe iJ novero clelle

m

- - - - - -- - 111 R•slo>•la. anatomtca cot·port• huma>tl. Frnncof. 1600. t2• Acte Er uàit . Ltps ia l tì9!!. t91 Oblt:rt•allO>tes anat.


101:H.l

Ili\" l STA

twomalie note. L'opera di S oemmering (1), le tavole di Tiede•nann (2), i lavOJ'i dello ScaJ'pa rischiarat•o no sempre piu questo campo. I p 1·u ~ressi de ll'anatom ia chil'llrgica hanno sopralutto arriccllito la storia delle anomalie c lo dimostrano le opere di Blandin (:3), Malgai gne (4), P et•·equin ( 5) e Velpeau (6). Il siste ma ar·Lerioso è o1·mai quello la di cui tessitura è meglio conosciuta, le a lterazioni ben descritte, ma le anomalie r e iati vamcn Le agli aH1·i sistemi vi sono frnquenli~s im e: !"operatore è spesso L•·atto M I campo dell'imprevisto, e l'imprevisto segna un difetto delle nost1·e cogn izioni. Gli archivi della scienza ci apprendono come a lc une operazioni praticate in ciJ•coslanze in cui la natura del m a le e l'abilità del chiruJ·go promettevano il s ucce,.,so, ebbeJ'O un esito fatal e dipendente da unu anomnlia arteriosa. La legatura della succlavia tra gli sca teni è talora estrema riso•·sa pet• salvare un ammalalo: il clùurgo p1•alica l'operazione secontlo le I'Pgole de?ll'a rte, ma arrivalo fra i muscoli sculcni le sue l'icerc l•e sono ' 'ane, e non può trova1·e l'ar teria che è invece si tuata al davanti dello scaleno an teriore. L'omer a te può esse1•e feri la in un salasso, il vaso viene isolato e legnto, tuttavia l'emorrag ia continua: l'a•·Le J•ia é doppia e non fu legata quella ferita. L'igno1·anza di questa divisione abno rme fu la causa d'un' inutilr. operazione, e questi fatti non sono di rara occor1·enza. Anche per le a no malie delle a1·terie si son fotte distinzioni, gt·uppi div('J'Si, c così il pr of. Zoia (i) le distinse in: .4nomalie di oriltine. - Queste ponno avvenil'e in diffe renti maniere: un'at·te•·ia parte da un'altra insolita; si stacca da un tronco anzichè da una b1•anca o viceversa; talora sorge (l ) De I'OI'JJOrls /unnan t ( rwrica. l$00, t. V. {2 Tt>b lll'J.<' a •·teriarwn co>·pu•·l• hum ( trb>•/ra C:u·J,ru lw 1892 (3' Traitd a'an(I(Qmte t otmorar'h1'ttU Par' '· 1~14.

14) Tl·attd cfa1ltll. chfrurut~ale ec tli' r lllrur v

~.rperl>n.

P u ri s 1S:1~

(5) T>·alté (l'anat. m ecttro chirm·g l'" ""' 1~13. (6) Trftl!t! r.omplet. ll'm•(l(. ch•r •u•. er t or,ogr de rorp /J1wt. Par•~ I~GS (7) D t:lo nm·co a-lle .<cietJ.u »w:ttwlle. com p•lat o dii P. ~·fANT~OAzz ... A · CORR 4 DI e G. BIZZvZZKRO

v l. p . l. M 1lano 187 1


DI A.NATOYiA E

FISIOLOGIA

1 0~7

da un punto dilfu•·etJtè del normale sullo stesso L•·onco o sulla sles:;a branca, p. e. il tronco brachio-cefalico, quando sot·ge dall'arco dell'aorta sul lato sinis tro òf•l corpo: altra volla paete da un lt·onco nuovo comunù ad allra arteria, p. e. le due cat·otidi primitive ùa un t('(mco comune. Anomalie eli numer·o e di divisione. - Il numero delle aJ·le l'ie pu0 variare diminuendo od aumentando; in taluni casi coll'assoluta muncunza. Le anomalie di numero sono generalmente subordina te a quelle di Ol'igme, ed il più delle volle l'aumento e la diminuzione nel numet·o delle arterie in una d<~la l'egione dip.,nclc unicamentH dalla diYisione precor.e o ta rdiva di un t1·onco nelle sue branch& ordinarie. Anomalie di volume e di lnn;Jhe.ua. - Le anomalia eli volume sono poco importanti, imper ocché non potranno modi ficare senRibilmente un allo operativo, n è comprometterne ' l'esito. In quanto alla lunghezza è essa pure subordinata al punto d'origine: a no!'ma che l'arteria si slnccberà più o meno lontano dal punto nol'male e dall'org-ano, sarà piu o meno lunga dell'ordinario. Il tronco innominato, la carotide primitiva dostra, la vertebr a le sinistr·a, l'omerale, la radiale l'ulnare, l'inlerossea, le iliache primiliv(,!, l'iliaca interna, la fe-

morale profonda ed il tronco Libio-peroneo sono arterie che frequentemente s ubiscono vaPiazioni di lunghezza. Anomalie di situazione e eli rapporti. - Queste sono importantissime pel chirurgo, tanto piu che vi sono piu f•·equentemente soggelle le arterie che pet·corrono regioni s u cui cadono spesso opePazioni chil'uPgiche, come il collo e le membra. Talol'a queste an<1malie sono congiunte a quelle d'origine come per es. quando la succlavia destra parte a sinistra dell'arco dell'aol'ta per raggiungere l'ar to superiore <iestro, passa o tra la trachea e l'esofago, o tra questo e la colonna vertebrale, o davanti alla trachea. Anomall:e di terminazione cbe sono di nessuna importanza pratièa. Insieme alle anomalie delle ar terie io accenner ò anche a quelle delle vene e dei nervi più importanti da cui es'<e vengono accompagnale. Le loro anomalie non hanno valore se non per gli alterali rapporti colle arterie, che come ho già


I OXS

Ili\. l STA

accennaLo sono q n.,lle che occupnno per impOJ'lanza il posto principale nel campo opPralivo. Lo sv iluppo abnorme di vene superficiali e pl'ofonde indotto da condizioni palologicbe che alterano l'id l'aulica d'una J'eg-ione, non mi pal'e si possano comp1•endere nel la ca t!· gor ia dt> Ile anomali e analomkhe: desse fOJ' mano in certo qual modo una concomilnnza mOJ'bosa strettamente collegata coll'entità patologica, che a 101'0 diede sviluppo. Le IOJ'o va rietà snnn poi così n umemse, le loro reti cosi differentemente e sll'alJ8mHnle intJ·eccif•te e di cosi poca imporhmza pl'Htica , che nun v' l1a metliconto il ~a rn e minuta e parlicoiA r f' l'i cerca. l.e an,Jrna.IJC dPi nervi , sebhene ai n o~ lt'i g iOJ'ni se ne ccmoscano ntoltissi~ne , hanno pe1· la m oq~i or• pArlA un fCJ'ande interesse teorico (l) e le più impoJ·tan ti sa1·ann0 accenna lP colà dove eo:;se acfJui s tnno un valot'e pralil'l) evidP.nle. (conlirmn)

La funzione osteoplastica della midolla 111 diet;mbre liiX I)••

(The Lancel,

L'Ollier e i l Maas avendo provato mnlte volLe di trapiantaJ·e la midolla sollo la pelle, fta i muscoli e nelle cavità ><ierose, non r·iuscirono mai ad avere la formazione ùi nuovo osso. Il Gaujon, il Baikow e il B1'uns hanno ripetuto l!Uesti S!Jerimcllli di trHJJianlazioue, e i due ultimi hanno ottenuti . degl i es1 ti mollo lll1JIOI'tan ti. li Ba1 ko w ha puLblicato solo una comunicazione preliminare dei s u·oi esp1~rim euti, ma il Bruns ha minutame nte riferito al congresso dei chirurghi tedesc1ù in Berlino i s uoi risullRmen ti che concordano esattamente con quelli del Baikow. Il Br uns prese pei suo1 sperimenti dei giovani animali, prima asportò un pezzo di femo1·e o di libia e quindi stringenùolo in una morsa lo spaccò Jongi 1,udinalmente e cosi potè trarre fu ori un s~gmento cilindrico contini.\" Ji midol1a non danneggia ta. Questo fu piantato in una fer'ita di fresco fatta

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DI ANATOMIA E FISIOLOGI.'

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sotto la pelle che fu quindi diligentemente ricucila. Di sessanta spcritn':lnti in cui la midolla fu presa in un animale e tr·apiantata in un altro, neppure una volla fu L!'ovata la minima produzione ossea, ma alla fine di tre a sei selli ma ne, una linea affondala era tutto quello che rimaneva del tessuto innestato, ed il quale era atlÌ:Itto disteutlo dalla suppurazione della fe rita. Di diciannove simili esperimenti, tutti fatti sui cani in cui la midolla escisa fu piantata in una ferila dello stesso animale, tre fall irono pe1· la suppurazione, di quattro la midolla fu semplicemente riassorbita senza altro esito locale, e negli altri dodici, ossia in 75 per cento di questi casi iu cui la midolla non era subito distrutta, si formò un pezzo d'o~so grande la me li~ della midolla Lt•apiantala. In questi casi r iusciti ci fu. per pochi giorni mollo gonfiore intorno la ferita, ma dopo circa quattordici giorni era calato, e pungendo il nodulo lasciato, poteva essere scoperto l'osso. Spesso fu trovato l'ossificazione cominciat·e in cUversi centri che si fondevano in uno dal ventunes imo al venliqualtresimo giorno. L'esame micl'oscopico della produzione a vari periodi di sviluppo mostrò che durante i primi 15 giorni la midolla era infiltrata di cellule che appariscono dapprima alla sua circonferenza; queste assumono prontamente figura fusiforme e disponendosi a fasci dividono 1a midolla in piccoli spazi comunicanti. Per lo assorbimento delle cellule midollari rotonde e delle cellule di grasso, quesli spazi a poco a poco si ristringono. Alla fine di questo periodo comincia ad apparire l'osso e con esso si vedono la cartilagine jalina e il tessuto os teoide, e il Bruns crede che l'osso è formato in parte direttamente dal tessuto osteoide e in parte dalla ossificazione della cartilagine. Il pezzo di osso che ha terminato la sua formazione ha uno strato compatto esterno, internamente è areolare e prendEl tutti i caratteri dell'osso normale. Ma col tempo aumentando la areole di numero, spesso si sono viste delle grandi cellule giganti, come se il processo di riassorbimento seguisse prontamente a quello di formazione dell'osso, e potrebbe finalmente distruggere l'osso stesso. Fu trovato che l'esito era lo stesso, sia che fosse trapiantato il giovane midollo rosso o il midollo maturo giallo, ed anche che se era 69


1O!H)

RIVIST.-\

ust~lo

per lo spCI'lOienlo il tessuto di un osso spon,.;ioso, appena s i lt·ovaYa una LI'nccia di formazi one ossua, inlantochè le lrabecole dopo ù ue o Lre settimane erano pien e di cellule giganti e sogf!iuce vano allo assol'lJimen to. È dunque djmostrala la proJ uzione Jt-1 lessu lo osseo dalla midolla trapiantata ndlo s tesso auimale. JlyJa perchè nello stesso animale e non in alli'Ì è fnllo di molta impol'lanza e per ora difficile a spiegarsi.

Circolazione aplenioa, del pr·of. C. S. 1\oY. - (Philadelphia merlic. T imes, 25 f~ Lbt'aio 1RS2). Il prof. C. S. Roy ili Londr·a c venuto ndle seguen ti conclus ioni risguarùanli ltt circolazione dello milza, r esultato di accuJ'ali sperimenti con uno s l!·ullle nto da lui inventato per mis urare i minuti cambiamenti nella massa ùeglì organi intm·ni. La circolazione nella milza d ill'erisce da quella degli altri organi pur la iulpOt'tanlc paJ'licolai'ilà <:hc la fot·za la quale spinge il saug ue attraverso J'oJ·gano, no n è ' fuella della pres· sione del sangue nelle a J·tel'ie. La circolazione splenica è attivala lH'incipulnwnle, se non esclu:;ivamenlc, da una contrazione ritmica ùei muscoli coulcnuli nella cnssuln e ne lle trab ccole della milza. Questa contJ·azionc J'ilmica è J'egolaris, sima in qunJJlo a lla nlpidilù del l'ilmo, variando quasi punto in una dala persona anche ne l cor so di uno sper·imenlo della dUJ•ala di più ot·e, in cui lo stato d<'ll'animale dovelle di necessità cambiare n otevol mente. Ciascuna contrazione con la successiva dilatazione ùu1·a allo incirca un minuto n ei cani e ga lli. Come g ià ru accennalo, i cambiamenti nella pressione sangui,:rna al'let·iosa hanno comparativamente pocu inlluenza sul volume de lla milza, da cui può concluder si che le vie di passaggio per cui il sangue arLerio~o penetra nella sostanza del vis cere, sono relt\Li vamen le mollo strell~ , e clw la pressione del sangue contenuto nella polpa ùella milza non è così intimamente legata con quella della pl'essione delle al'lerie, come dovreLbe esse1'e se qul!slu avesse una parla preùominanle nello allivare la cit•colazione aU1·averso il viscet'e.


DI

ANATO~IIA

R PlSIOLOGIA

109 t

La contr·azione ri l111icn e la ùilntazione della milza sono di natur•a diver•sa dalla contrazione rilu1i ca e dallo dilatazione che si os~ervnno in vari Ot·gani secondo l e Clll'\'e Tr·aubeH er·in g r elative alla pressione sanguigna , La milza pure pr·.... nde po rle al11.1 prod uzionc dr Ile curve Tr·nu be- I-l eri n go •Iella pressione !':Rngnig-na, conti'Aenùosi n ciascun innalzamenlo ed espantlcnJosi a ciascuno abbassamento dèlla pl'essione al'lel'iosa , ma queste contrazioni sono facilinenle distinguibili da fJUelle che sono propr·ie della milza e che sono indipendenti do camlJiamenLi nella pressi one sangui!{na. Mollo frr'quPnl .... mr nle la cnmbinozione dr>ll0 contrazioni T r·nubP Hm·ing e dt?lle cnnlr·nzioni specilichr: della milza si confomùe in unn cu rva di int•·r·fer·enza chè é desr"ritla Jallo slr·umenlo il quote S"~na gr•o rì ctlmente i cambiamenti nel volume ùell'orgAno. L' ecci tamento sia di)] capo centr•alc rli un net·vo senso rio lnglialo o della midolla allunga la, cagiona una rapiJa contr·azione della milza . L e ore che queste influen ~e vaso-costl'itti·ici possono S!"!p-uire dai cenlr·i cerebro-spinali sono var·ie. Come è stnlo dimo>'Lr·alo l'eccilamenlo dci capi per•iferici di amb~'ùue gli !=:plar"nici e di ambedue i vaghi, ragiona una rapida r"ontr·azione della milza . Dopo la sezione di questi qualLt'O net•,·i (i vaç!l• i Ili rollo e gli splacnici nel punto in cui allr·uvr·l',;ano il diofr agm: •) l'ecci lamento di un nervo sensitivo cagi<ma ancora una coukazione della tnilza, focr>ndo segno cosi che le i nllur>nze vaso-cosll'iLit•ici possono pas1'ar·e dai centri cer·rbro-spinali alla milza per qualche altra via o al tre vie divel'se dni nervi soprot•icor·dali. I n condu~ione il fallo che la S'~zione dei ner·vi pr·irH·ipali che lr·a~mrtlo no l e influenze v aso-moll'ici dai cenlr·i cer·ebro-spinali alla milza ha cosi poca azione sulle contr azioni ed espansioni ritmiche, pnrrehbe indicare che queste ultime sono r egolate e monlenute da qualche meccanismo esistente nella milza stessa.

Influenza. della. digitalina. sul vasi sanguigni, del dottor e KLuG -

(The Lancet, 19 novemhre 18RI).

Il doU. Fel'dinando K lug ha teslè pubblicato neii'Archio fii r Physiologie i r esullati di una lunga serie di osservazi oni


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RlVI STA DI ANATOMIA E ll'fSfOLOGIA

che egli ha fatte riguardo l'azione della digitalina sul sistema vascolare. I suoi sperimenti furono fatti su vari mammiferi, e i resultati a cui egli è giunto riassume nelle seguenti proporzioni; 1" La digitalina agisce meno potentemente sul sistema va scolare del coniglio che sopra quello del cane. 2' A piccole dosi aumenta semplicemente la pressione sanguigna; a dosi un poco più grandi modifica l'azione del cuot·e. 3' Le grandi dosi di digitalina ~pecialmente se introdotte direttamente nella vena giugulare diminuiscono la frequ enza dei battiti cardiaci per la eccitazione prodotta sul centt·o del vago. 4' La frequenza maggiore che segue a questa diminuzione non è dovuta a paralisi del vago, ma è la conseguenza della diminuila azione sul centro del vago e della aumentata eccilabililù dei gangli cardiaci acceleratori. 5' Mentre i battili carùiaci sono cosi più frequenti, la eccitazione del centro del vago diminuisce progressivamente; cosicché può dirsi che C'Jllesto centro è prima esaltato, quindi lentamente depresso. 6' La morte per digitalina resulta dalla paralisi del sistema nervoso centrale. 7' L'aumento della pressione sanguigna che s egue costantemente la iniezione della digitalina deriva dalla azione del veleno sui centri nervosi e vasomolori e sulle cellule muscolari delle pareti dei vasi. Questa ultima circostanza è pure la causa immediata dell'aumento della pressione sanguigna che segue allu iniezione della digitalina dopo la se zione della midolla spinale.


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RIVISTA DI TERAPEUTlCA

Del permanganat o di pota• •a oome antidoto del veleno det •erpentt. - RICHARDS. - (Gcuzetta Med.iea Italiana, 1882, N. 38).

Continuano le esperienze e le asserzioni contradditorie circa l'efficacia del pet•manganato di potassa contro le morsicatura dei serpenti. L'lndian medical Gcuettedel marzo1882 contiene la relazione delle esperienze del dottor V. Richards, 7·esidente al Bengala, sul veleno della Naya tripudians. Per accertarsi della penetrazione del veleno in dose sufficiente sotto la cute degli animali assoggellati alle esperienze egli non si è limitato a forli morsicare dai serpenti velenosi, ma ha introdollo il veleno stesso sotto la cute mediante iniezione artificiale. Egli ha disciolto 8 centigrammi di veleno essiccato in un centimetro cubo e mezzo di acqua, ed ha iniellato metà di questa soluzione ad un cane del peso di cinquanta libbre, e l'altt·a metà ad un cane del peso di trentadue libbre. A questo secondo cane sei minuti dopo l'iniezione del veleno fu fatta nel medesimo posto un'iniezione di 20 centigrammi di permangato di potassa disciolto nell'acqua. 11 primo cane presentò tutte le manifestazioni ordinarie dell'avvelenamento, e peri nello spazio di sei ore e mezzo. 11 secondo cane invece non offri nessun indizio di males~ere, tranne l'escara al punto dell'iniezione, e otto gior ni dopo l' operazione era in perretta sa l ~o~te. Altre esperienze similmentl1 eseguite hanno indotto nel dottor Richards la

L


ll!Vl51'A

convinzione che il pertnan gunato ha il potet'e di neutralizzare· il veleno finché è nei tessuti, m n non più quanùo sia stato a!'isorbito e poetato nel rit·colo. L'antidoto non ha più polet·e, fJUlmdo appaiono i sintomi dell'avvelt-narnenlo; perché esso rit'!'-ru efficace è nccessat·io che giunga a contatto immediato col Yel~t to. Ridotta enlt·o questi limiti l'azione del perm ungunato di potassa t•t:sla a stubiliesi se a qne;;lo nnlidolo non sia pt·etèeibile una buona incisione al punto della morsicatura con successiva C!"lr'azione del veleno m edi ante surchinmento colle labbra e cou coppetl~; riservando tutt'al più come ullimo espediente, per ohbondat·e nei rimedi, quello di versare nellrt ferita cosi depurala o resa esangue •Jualche po' di soluzione concenlt·ota di permanganato <ij polasso. ì\ on si deve pet•ò Lacere, per de!JiLo di giuslizta, elle i giot·nali politici e m edici di Rio lane iro r cgislt·aitO ogni giorno casi di guar igione da m ot·sicalut·e di set·penti vele nos i dovuti ull'immed iat.a applicazione del pet·manganalo Ji potas~a.

Il timol nelle scottature. - Ft:ELLEIR. l R~2, N. 33).

(Italia Jfcdira,

Ecco come pratica il doltot• fo'udl et·. Ogni m~;~l alo al m omento dell'ammissione all'ospedale prenJe un bag no caldo(?) Le !;uper!icie scollate e loro dintorni sono lavati con una soluzione di limo! al mill es im o~ indi pe t• alcun i minuti vi si fa una polver izzazione di limo!. La supe!'licie a vi \'O e in seguito imbevuta ti' olio di timol al centesimo. Il malalù è quindi coricalo su di tut malel'asso im pr~ t·menbi le. Al pT'incipio l'applicazione dd limo! deve esse re ripi.Jlula ogni dieci minuti,' e comechll essa calma il dulot·e, sono i maiali s tessi che ·Ja t·ichieùono . Pr<(gt·cssivamc nle s'inLet·cnla toag-gior ' tempo Lru le Hpplil:azioni; e a questo ri p-uaedo :;i consulta lo stato della pelle cho è la mig liot· guida: fi:l mostiet•i di pt·alicarc una nuova applicazione suLilo cile l'olio è asso t•bilo dallu supel'fìcie scollalu. Duranti i pt·imi giorni si ful'ù bene di usm·e il piu sovente ch'è possibile la poh·el'izzazione ti moli ca.


Ul T t:: li.\ l' Et.:TICA

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n triolorofenole, il miglior disillfettante delle piag he ed uloeri gangrenose. Woclwns. N. ::Il'\, J ~R:Z) .

Outt.

UJA;-;J :c -

(Peter s&. J1P.d.

Fino dul lfli!J il Doll. Dian in, all0 scopo dì einforzar·e una soluzio11e car·bolìro, provò a mescolar-la cou un'ultt•a soluzione di clot•uro dì cD lco, ed os!:'crvu cltc applicala s opr·a s uperfici ulco:-r·ale in preda a rwores::;i putridi o ga ngt·•3nosi queste s i dPlergevano con una r·<~pi dilà mer•avigliosa e si coprivano Ji buone f{l'a nul t~ zìoni. Egli 11veva pure osservuto che • da questa miscela sì sviluppava un parlicolar·e odore penetrante e che s ì faceva un deposito il !]uale doveva togliersi colla fillrazìonP. Da questi falli egli fu ind otto a sospettare che si trottasse di una vera combinazione chimica e che a ques ta combinazione si dovessero allt•ibuire g li effetti let·apeutici della miscPia. ln falli dopo oppot·tune ricerche fa tte solto la direzione del pr·of. Bot•odìn tt•ovò che t}) lc combinazione cl 1imicn non er·a che puro lriclor oj'enole. QuPsta sostanza e t·a giu conosciuta fìno dal JR:JU, nel qual tempo fu scoperta da Lot·a n, ma il modo di otlenerla come lo consigliò lo scopritore ed allt•ì che gli s urcedrllr.t·o ù molto più complicaLo e dirfìcilc di quello trova to da H'autore. Nella p ratica chit·urgica e specialmente nelle m edicazioni si può usar·e con vantaggio tanto il ll'iclorofc nole put'\l come il tr·iclorofenato di calce. Dopo d'aver e indica to il modo migliore per ollener·e una soluzione all'uno per certo di triclorofenato di calce e per peepnr are il tricloeofenole puro passa ad e numerar·e, ap· pogf!ia ndosi ad osservazioni chimiche pt'Opt·ie, gli efl'elli vantaggiosi di questo nuovo d i ~infetlanle. Le ossrrvazioni raccolte dall'autore si rifer•iscono a ca:-:i di ulceri gnngrenose delle eslremiln, flemm oni gnngrenosi, lesioni complicale trauma tiche, antr·aci, ulcel'i cancrenose, cat'ie, ecc. le quali tullc crono in preda a processi pu tridi e seceruevano umori fetcnl1ssimi. Il più delle vol lrJ ba:;laYa pet' la completa dcl e r~i o ne di superficie gan grenos~ e per In produzionC' di buono f!t'a uu-


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RI VISTA

!azioni 4 fino a 6 giorni, di rado e solo in casi complicati furono necessari 10 lìno a 13 giorni. Più. frequentemente le parti gangrena te si pennellavano con una soluz.ione al 5 per 100 di tr iclorofenole e si coprivano con upa fasciatura medicata con una soluzione all'i per 100 di triclorofenato· di calce. Altr·e volte si cospargeva l'apparecchio col puro triclorofenole in polvere, dopo di che l'apparecchio restava in posto da 5 fino ad 8 giorni. L•autore crede pertanto poter venire alle conclusioni seguenti: 1. Il tPiclorofenole possiHde qualità disinfettanti 25 volte più forti dell'acido fenico; 2. Bosta anche una dose minima di questa sostanza per neulralizzare qualunque processo di fermentazione; 3. È un polente anlisellico il quale in energia s orpassa tutti gli antisellici fino ad ora meglio accreditati, come i sali permanganati, cloruro di calce, acido fenico, timolo, acido salicilico e borico; 4. Esso é non solo un energico disinfettante, ma anche neutralizza i fetidi odori (deodorante), rodore proprio delle sostanze vien poscia levato col l'olio di lavanda (5 goccie per oncia); !5. Adoperalo in sostanza esso spiega una debole azione caustica, ma la sua soluzione non esercita irritazione al· cuna sui tessuti; 6. Gli effetti del medicamento nell'ulcera molle, nella difte rite sono evidenti; 7. Ogni medico può preparare da sè per suo uso il triclorofenole; -8. Il sale del triclorofenole possiede le medesime qualilà disinfettanti. Il sale di soda è inodoro; 9. Il triclorofenato di calce costa meno dell'acido fenico.

'Uso .ottoo11taneo di me4loamentl purgatlvl , del dottore A. Hl LLER - ( Deufsche medicinische Wochenschrift., 9 settembre 1882, N. 37). L•auLore fece degli esperimenti con le seguenti sosta nze: 1• con l'aloina (dall'aloe); 2• con la coloquintina degli antichi


DI TERAPEUTlC.~

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aulol'i, e con la coloquinlina pura (Merck), la citrullina e l'estratto di coloquintide officinale dal frutto coloquintide; 3• con la catartina e l'acido caLartinico (dalla fo glia di Senna); 4• con vari preparati di momordica elaleria; ;>• con la lellandrina (dalla leltandria vicginiana); 6• con l'evonimina (dall'evonima atropu1·purea); 7• con la baptisina (dalla baptisia tinctoria ). Per uso sotlocutaneo si adottano, tanto l'aloina, .quanto la coloquintina pura, e la citrullina; la prima nelle dosi di 0,15- 0,2, e le altee due nelle dosi di 0,005-0,01. Come mezzo di soluzione si raccomanda p~r le sostanze tratte dalla coloquintide, l'alcool, la glicerina, e l'acqua in parti eguali. L'aloina è solubile nella glicerina, si usano le soluzioni fatte con una parte di aloina per 8 di glicerina. Mentre le iniezioni di aloina non sono punto dolorose, quelle delle altre sostanze sopraccennale p1·oducono dei forli dolori, tanto che l'utilila del medicamento solto forma di iniezione viene molto pregiudicata. Come rimedio interno, si raccomandano le dosi nelle proporzioni già indicate per le iniezioni ; l'azione del s ummenzionato glucoside, e resinoide del frutto di coloquin:tide è certamente piu sicura, che non quella della sostanza madre, analogamente a quanto si osserva riguardo l'azione della morfina e c!ell'oppio; l'esperienza dimostrò che le altre sostanze hanno azione mollo meno efficace di queste ora descritte. A motivo degli effetti secondarii ed anche perché l'uso sottocutaneo, sia riguardo alla potenza come alra·prontezza d'azione, non ha vantaggio alcuno sopra il metodo per bocca, esso non dovrebbe servire che per certi dati casi, nei quali non è possibile apprestare per bocca medicamenti purgativi. All'incontro, l'applicazione per l'ano delle sostanze nominale, offre dei vantaggi, essendo semplicissimo il loro impiego, venendo intcodotle nell'intestino alle dosi indicate, vale a dire, in quantita liquide piccolissime (5-10 c.cm) sciolte, secondo si usa nei comuni clisteri.


RIVfSTA DI UinilCA E FARjfACOLOGIA

Sulla pre•enza delle ptoma.lne negli a.ntmall d'ordini lnferlorl, ui Sc!ILAGOE:'IIIAUFFt:N. - (Journal de Chimie, a gosto 1 8~:!). Il sig. A. Go.ulier lw emessa l'opinione che le p loma ine risultino du uno sJoppiamenlo delle m ulet·ie al buminoidi. E gli le ricer cò f1·a i prodotti di secr ezione di cel'Li animali doLati di ghiandole speciali e ne conslnlò la presenza nel veleno dei r ellili. r Proseguendo il Gaulier n ello sua idea circa alla formazione fisiologica di questi composti, s'affacciò alla s ua mente il pensier o se mai, per avvBnlura, le ghiandole salivari degli a nimali d'o rdini superioei non pt•otlucessero delle sos ta nze tossiche analoghe al veleno dei s erpenti. Egli trovò, infatli nella scialiva umana not•male una sos tanza assai tossica, in particolor modo per gli ucce lli che essa rende profondamente slupidili; risulla principa1roente costituila da un'alcaloide velenoso i di cui cloro-aut'ali e clot·oplalinali sono solubili ed incrislallizzabili, di n<~l ura simile a quella degli alcaloidi cada veri ci. SchlogJenhauffen, basandosi s ui risu llati di Ga utior, s i propose di s cop1·ire le ptomaine in an imali situati nei gradini infer·iol'i della scula zoologica; l'osL!'ica cd il dattero di more g li servit•ono quale soggetto d'espe1·imento. L'anima le, staccato dal s uo guscio, venne privato della mag gio•· parte de'suoi tessuti per non conservarne che l'or-


Rl\'IST.\ DI CIII\IICA E FAR~ACOLOGJA

gano ceult•a le, stomaco e fcgu lo, su cui furon o esPguite le opOJ·nzioni. La materia fu lriturata entro un mortaio con sabbia previamente lavata con acido e co lcinatt~. . S'inlt•odusse in seguito, d<•po essicazione completa a bagno-mal'ia, enlt•o un a ppurcecltio n spos tamento co ntinuo o l.J'aLLossi con etet·e a caldo. 11 littuido eler·co evaporalo a consisleuza d'estratto, racchiudeva uua notevole quunttlu J i materia ~rassa mescolata a ciOI'Oiilla, la cui pt•osenza eJ'tl fucilo sve!ure s ia col mezzo dello spc ttJ·oscopio, sia col mezzo dc ll'aciJo clotiJ rico concentralo. L'estratto etereo fu esaurilo con acqua senza np;giunla d'acido; la soluzione a cquosa , convenientemente e vapOI'ala, presentava lulli i caraltet·i dt'gli alcaloidi cadaveri ci. P reci pi la va in bianco giullostt·o coi iodm·i doppi di mercuJ·io e potassio, di cadmio e potassio. In bruno col ioduro ioJuralo ùi potassio e col ioJuro doppio eli bismuto e potassio. L'acic.lo pict•ico, il fosfomolibuato ui sodio eu il tannino producrvano e::waLruenle dci (Wucipilali e~bbonùanli. 11 cianuro t•osso, al conta tto del clot·uro ferrico, dava luo~o ad un deposito ui bleu di P 1·ussia. L'iniezione ipodermica p l'o voca va nella r ana u1ù1zi o n e s tupefacente, ma scnzn pt·odurne la morte. Questi cuJ·allcri concordano con quelli delle plonwine. Il sig. Schlagdcnhauff~n conchiudc dalle sue esper ienze che i molluschi contengono dei compos ti analoghi agli alcaloidi vegetali. In quanto alla loro ori g ine, sarebbe difficile, dice, di allribui!'iu itù uno sdoppiamenlo dello materie albuminoidi dei tessuti poichù niente lo dimos tra peren tor iame nte; si potrebbe fot·se riferirla ad una lrasfoJ'nlazione delle mate1·ie alimentari.

La chinolina, auo tartrato, auoi uai farmaoeutlci. (Journal de Cltimie, 18x~, agosto). La chinoli na, scoperta 11el 18:34 da R unge negli olii del call·ame di carbon fo:>si lu e rwll'olio tlnimalc ùcl Di[•pel, l'i-


·Il 00

RIVISTA

cevelle dapprima il nome di leucolina. Gerhardt denominò chinoleina il prodotto di disLillazione della chinina e della cinconina sugli alcali caustici. È il sig. Vv. Holfmann che r iconobbe l'identità di ques ti prodotti. In seguito Skraup ollenne sinleLicamonle la chinolina scaldando l'anilina o la nilro-benzina con della glicerina e degli agenti disidratanti. È un liquido oleoso, fluido, molto rifrangente, d'un odore particolare; bolle a 228• C; è incoloro, ma solto l'influenza della luce coloi·asi senza cambiare composizione. La chinolina combinasi cogli acidi; i suoi sali sono in generale deliquescenti e cristallizzano difficilmente; libera, è insol u.bil e nell'acqua, ma solubile nell'alcool, etere, cloroformio1 benzina e liquidi analoghi. Il tartralo di chinolina, cristallizza in aghi seta cei che

l'aria umida non altera e l'acqua scioglie fa cilmente. Il suo odore s'avvicina a quello dell'essenza di mando!'le amare; il sapore della sua soluzione rammenta quello dell'acqua di menla peperita, è rruesto tartrato che somministrasi oggidl internamente. Il sig. J. Donath con chiuse dai s uoi saggi terapeutici e fi s iologici che la clùnolina gode pressoché delle s tesse proprielà della chinina. Abbassa la temperatura del sangue, agis ce come antisettico, impedisce la decomposizione putrida. D•allra pnrte, essa può sostituire la chinina nel trattamento delle febbri putride, delle nevral gie inlermitlenti, senza produrre stordimenli e sordità come la chinina. Non essendo amara, la chinolina riesce di piu facile somministrazione ai bambini. Si dà agli adulti da g r. 0,5 a 1 g r. di lorlrato, due YOlle al giorno; nelle aiTezioni intermillenti, se ne fa prender e 'l gr. tt·e or o prima delraccesso, s i rinnova due o tre volle, sia entro a pane azimo, sia sciolta in 58 gr. d'acqua dis tillala unita a del sciroppo di more ed a ·1 o 3 gr. d'acqua distillata di lauro ceraso. Si utilizzano le proprietà antisettiche del t.nrtrato di chinolina nella cur a dei denti, delle gengive, nella pulitura della bocca; si adopera la soluzione seguente che si dil uisce con 5 o 10 volte il suo volume d'acqua, secondo il caso;


DI CHIMICA E FARMACOLOGIA

TOI'lrato di chiuoli na Acqua distillata Alcool r ellificato . Essenza di menta .

H 04

g r. 1,50 • l 10,00 • 20,00 gocce ·1

Con•ervazlone degli oggetti dl caoutohouo, di EowJN J OHANSON. - (Journal de clt imie . . . l8S2, agosto). Fu proposto di assicurare la conservazione degli ogfrelli di caoutchouc vulcanizzato mantenendoli entt•o un'acqua contenente 18 p. "/. d'alcool ed una piccola quantilO. d'acido salicilico. Ma questo metodo non ò applicabile che a pezzi di piccola dimensione; inollre, la maggior parte di essi trova piu difficollà ad essere smerciata a motivo dell'aspetto untuoso e sgradevole che le comunica un s oggiorno anche bre ve in que!:\LO li'luido. L'autore constatò dopo otlo mesi la perfetta conservazione d'un tessuto di caoutchouc allerabilissimo racchiuso entro un recipiente di vetro accanto ad un piccolo tubo affilato contenente dell'ammoniaca. Un eguale tessuto chiuso in uno stesso r ecipiente, ma non in presenza di ammoniaca, venne invece distrutto con sviluppo d'acido solforoso. Questo saggio pare adunque che indichi come per assicurare la conservazione degli oggetti di caoutchouc vulcanizzato s i operera bene racchiudendoli entro recipienti di vetro con un tubo affilato ad una estremitA e pieno d'ammoniaca. Questo recipiente dovra avere i bordi rotondi ed esser chiuso con una piastra di vetro dopo che si sarà stesa sui bordi stessi una certa quantità di vaselina.

U•o d'un' aoqua legprmente aloaUDa quale veloolo nella 110mmtntetrazlone del loduro e bromuro 41 pota..lo, del dott. SEGUIN. - (Journal de chimie, ecc. agosto 1882). Le ricerche dell'autore furono eseguite in modo comparativo:


1102

!H VISTA

1• Adoper'nrhlo 111Hl soluzione dei suddetti soli nell'acqua s"'mplico; 2• Somministrando la !;Oluzione salina Yenli o tr·onla minuti dopo il pasto, quando lo stomaco è pieno d'alimenti; :3' Usando i sali scialli entr·o un arqua alcalina. Fra i vantnggi che l'nutore incontm nell'uso dell'acrruu alcalina, quellu ùi Viclry nntur·altl od ar lifìcialc per esempio, il primo è di ridurTe al minimo l'irr·itazione della mucosa stomacale causala dal io<luro o Lr·omu ro, il secornlo di mascherare il gusto sgr·adevole di qu·,~li sali. Cosi pul'e il salicilalo di soòio l'iésre di più facile somministraziono con questo m Ptodo pnicbè il suo sopor·e Yiene compli'LumPnto coperto ed il suo assor·bimenlo è più completo c rapido.

Circa la solubtlità delaolfato dl morfina. - 1li F. PowER (Joumal dc C'himie, ec.c. a,\!oslo 1 ~1'\2).

Ln dirTet·onza esisl~ nlG fr•a i nurner•i dALi da divm•si autori sulla !::oluLililà del sale i n questione; spinse il 1wof. Power a fare nuovi sog~i. Le sue pr·ime esperi enze lo condussero a r iconoscer·e che una paPle di solfato di m orfina si scio~lie in 23,!10 e 23,00 par•ti d'acrtua di stillata a lf•' C. In altr·o soggio, g1'. 0,588 d'una ·soluzione satur a a 1f>' diedero gr . O,:l53 di solfato di morfina aniclr o, seccato a 130•, ovvP.ro g-r•. 0,1005 Ji solfulo crislalliz:zato, ossia 4,G63) p o;.. In conclu!=<ione, a 15• 1 parte di solfato di rnorlìna si scioglie in 2 ~ par·Li d'acqua.

Azione della aconitina.. -

Sp('t'Ìm('nli del prof. PLUGGE.

( The Lancel, ~ aprzle !R~:l). Alcuni casi d' aYvelenamrnlo !•Cl' l'tH'nnitina 8\'\'enuli di recente hanno richinmalo J'nllenzimw sullo potenza e azione fisiologica di pa1·ecchie vaJ•ietà com mercinli c-lì aronilinn, ed impol'la.nli sono a questo propo~ilo gli ,::p~rimenli del pro-


01 CII DII CA E F.-I. IOJ At:Ol. OG IA

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fessot'e Pl up-go ùt Gnmi ngcn n ei Paesi Bnssi, i c ui t'csuHnti sono s ta ti pubblirali nell'.ìl r cltic di \Virchow . Un punto esamina lo è se l'aconitina ha Vf'romenlo aziono pat·alizza nte sui n ei' vi motor i, ed a vendola, se accade C'I-(IIUimonte c0n tutte le va r-icla d i aconitina . l campioni s pet' imenlali cons istevano nel 11 itrato d'acon itina olle nulo dal .Peti Lin fomlll dj duri crista lli hianclti , clul .:'ll oT·son come una poh ct·e g inllastt'a bruna (pseutloacon ilina), dall'Hollot come una poh"ere biancu, dall'Hopkin e \V illia ms como una mas~a ~om m osa translucic.la di color e verd nsll'o br uno (pscudoaconilinll), da l l\l crck come una polvere ~i a llul" lra , dallo Sc:huchnt'l come una polver e bia nca, e c.lal Friedlii ntlcr di Tt'Ornmsci OI'f come u na massa contluen te big ia. Questi prcparnti Cllmtnerr.inli furono usa ti in forma di soluzione ac'( uosu delh1 forza d1 1/ 5 o 1 pe1· cen to . F u ll·ova lo che avevano una po tenza molto di versa, quella de l P elil essendo la più forte, quella del F J'icdlanJer la più dcbole, e r1uella del Mor s on ora fra le due. Fu inollt'e tr ovato che le te1·minozioni inlramuscolal'i dei ne!'vi di molo erano costan temente porolizzate, la para lis i essendo pe1·ò incompleta quando c runo usRle piccole dosi. Gli sper imenti fur ono falli s ulle rane, e la influenza s ui nervi motori fu s empr e trovata la s tessa, qualunq ue varietà di ra na fosse s ta ta a doperala. L'azione dell'aconiti na e dellll pseudoaconilina pel' questo r is petto r assomiglia a quella dol curar o. I ll'onchi ne1·vosi non sono pa i'alizzali . I ne1·vi di senso sono a ffetti solo in lcg-f,!ierissimo g l'ado o non lo s ono punto . Il B oehm e il \ Voi·tman n venne1•o nella concl us ione che l'azione p ar alizzan te è pt'Odolla per mezzo dci ce ntri ncn •osi, ma il Plugge ri tiene ques to come no n provato , e ammelle come m olto p robabile che lulle le pat•ali s i pl'Oùolle dalla aconitina sieno dovute a lla s ua azione s a lle Le t'minazioni dci net•vi motori. l m uscoli stessi cons er va no la loro in ·itabili là anche dopo dosi di acon itina che s ono da cinrJUC a dieci v olle più for ti d i quelle che s ono necessat'ie per annullal'e la eccitabililà delle lerminazioni ner vose inkamuscolal'i. Il P lugge non ha confermato la r assomig lia nza asserila dal W eyland fpa l'azione della aconitina e della veJ' alrina. TPa le altre parlicola t•ità noLa le nei sintomi dello avvelenamento


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RIVISTA DI CHIMIC.... E FARMACOLOGIA

per l'aconitina, v'è che le contrazioni mus colari fibrillai'i si osservano raramente e certamen te cosliluiscono nella rana un sintomo incos tante. La dilat.azione della pupilla è .ft·equente ma non co!"tanle. Nella maggior par·te dei casi vi era una secrezione di muco dali!!- pelle, ma la dose necessaria per produrre qut>s lo sintomo vaeiava coi diversi preparati. La r espirazione diveniva sempre fati cosa e cessava dopo pochi minuti. I movimenti di vomito er ano quasi costanti, ma erano provocati in di verso g1·ado dai diversi preparati. Il sang ue ':lra sempre di color· violeLto scul'o, cosicché le vene dis tese appa rivano nere. A questo pel'ò facevano eccezione le preparazioni del Friedliinder e dello Schuchart che alteravano pochissimo il colore del sangue. II cuore era sempre arrestato in diastole ed era disteso da sangue scuro. Le orecchietle si contraevano per· più lungo tempo dei ventricoli. Il cuore avvelenalo, mentre ancora batteva, non poteva essere arrestato nè l.lalla eccitazione elettr·ica del va go~ nè dalla irritaziollle dei seni, né, una volta arrestato, pote va più essere in lui risvegliata alcuna contrazione.


Il Q:j

RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDI CO MILITARE

La Orooe roaaa auatrlaoa durante l'lnaurrezloue del 1882. - (L'Eserc ito, 1882, N. lOG). l n occasionP. cl.e l richiamo d<>gli istilu Li san ilo ri Ila co 1npo ùella C1'0cc nossa che ave vano funz ionato dur•onte il peri odo in surrez~o n a le nel lerr·itorio d'occupazione, il minis tero della guer·ru avcvn incnrica lo il comando g encr•nle delle tr·uppe in Se1·ajevo di prP~enla rg li un rnppor lo ~ ull'alli\'O d~ lle colonne per trasporto di fer·iti formate dalla Croce Rossa aus tr·iaca e sul deposito centrale da essa stabilita in quella ci t là. Tale r ap port0 che ò pm•ve nuto al minis ter o della guerra e che è stato comunicalo p ~r sua conoscenza al comitato per la Croce Rossa é del tenore s eguente: • Serajevo, 1 agosto 1882. • In relazione al dispaccio telegrafico, 14 sezione,' num. 1748 del 29 giugno a . c. ed in appendice al mio l'apporlo num. 6·104 del 18 ma~gio u. s. 'mi pregio riferire quanto appres so. • La colonna, per trasporto di feriti num. 1, rientrò il 3 marzo 1882 in Serajevo e mosse pel' Vienna il 17 maggio. Durante tale periodo di tempo altese al trasporto di 646ammaloti. Il trasporto si è effettuato da Serajevo a Romania, Mokro, Gorazda, Kobildol, Kiseliak, Zenica e vice ver sa.

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RIVISTA DJ TEC:"'II: A

· " La colonna K. 2 t·ienlrò qui il 17 marzo da Moslat•, parti il 4 luglio per Vienna ed a ttese in questo tempo all!·aspor lo di 6:38 ammalati. Lo mai!t.rior pur·te del lavoro della colo nna fu im piegato nel Lt·asporlo di ma lati. d tl Set·ojevo a Ciseliak e a .Zen ica. · • O~ni colon na ave"a un comandante, un sotlufficiale , due appuntali, ullo so!dptj (.ii sQ niLà, s~ Llc cat·ri òa fel'ili, un furgone di sanità non fu adopcwuto. I cmTi da ferili sono solidamente co~ Lt·uili e mollo utili s pecialmente nel traspo1'lo di m ulali g t·avi. u SarebLei'O pe1·6 du far:;i a lo1·o riguardo le seguenti os s ervazioni: « 1. Le pareti posleriOI'i c !te se1·vono di nppo::rgia lo io pei carri dei malati che stanno a sedere sono un po' troppo a perpendicolo e quindi meno alle al riposo. Per non stanca i' troppo i maiali, specialmente nei lung hi viaggi, sarebbe desider abile che vi fosser o applicali dei cuscini a scarp a , i quali potreLbero esser tolli n el caso di dove1•si trasportare dei maiali a giace1·e. c 2. Lo spazio tr·a il sedile ed il cielo do! carro potrebbe esset·e maggiore e ad a mpiarlo bas terebbe mettere i sedili un po' più in basso. • 3. Al fondo tlel cat'I'O per mala ti a sedere starebbe bene un piccolo rialzo per sostegno dci piedi. c ·i. Le barelle furono lrovale alq uanto corte ciò che può essere facilmente rimediato. " 5. Anch e pei trasportandi a g iacer e un sostegno pei piedi sarebbe ulile purchò applicato a ceJ·niet·a e da potersi alzare od abbassare a volonta. • G. Ad ogni carro dovrebbe venir assegnata una dotazione di una tela impermenbile per gli ammalati gravi, d' uno o due bicchieri, d' un vaso orina1·io e di due coperle. • 7. Per paesi di montagna sarebbero a preferirsi piccoli carri da sei a selle umma lati perché baslei·ebber o così due cavalli ed i carTi potrebbero meglio avanzare anche sulle strade culli ve. • L e colonne furon o adope rale [per quanLo possibile e la


E SEH\'JZ!O MEDICO MILITARE

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o r o a tlivi ta fu sod1Ji:;facen Lissima ove s pecialmente si considel'i che i m alati a trasp01'La rs i furono quasi sempre g ravi 1 e lle tah ·ol ta non s i pote ,·a m etterne che uno per cat't'r> . Che il costo della lor o operu fosse vi5toso è solo da allribuirs i a l modo di a ttacco troppo caro . • Da l punto di vista economico ù cons igliabile di non prènùe t·e a nolo per le colon ne i con.ducenli e le bestie necessut·ie al tt•aspol'lo dci f9t·iti o ùei m a la ti, ma, qualo t' a non possano a,·er si da l cot·po del tl'cno , di c omper a t'e addir·itur•a g li a nim uli da liro e di vendr,rli tos to che s ia cessato il bisogno, p et•chè m entre cof:'ì da un Ia lo si avr·ebbe vanta::rgio pecuniar·io pet' l'a llo prezzo del nolo, dall' allt'a l'impie; o di solda ti di'l Lt'(HIO sat·ebbe mi gliore g uarentig ia per la disciplina . " Nel complesso l'ug-gr·eg!lzione delle colonne della Croce n os>'a allo spedale di questa guarni gione fu un vero ben eficio. u Anche il deposito centr·ale della croce Ro~~a in Set·aje vo fu di gr·ande giovamento pel servizio di sanità dura nte il p et•iodo dell'i ns mTezione . • Dello deposito fu s tabilito q ui il 19 gennaio di ques L'onno ·e non fu sciollo che a lla fine di g iug no. « E~'<SO e t·a provvi s to di abili, bianch et·ia, bende ed a ttrezzi d'ospedale. La pr ima dotazione fu tosto impi t>gat~ a ppe na a ttivalo l'ufrìcio di sanità della divis ione di fantet•ia, fu tenuta s empre al completo per la munificenza dei m embt·i dell'associazione e col cangiat•si della stagione provvista di nuovi articoli a seconda dei bisogni. u Tale depos ito col materiale di cui era pt·ovvislo coslitul n el territorio dell'insurrezione un benefizio indimenticabile, di uti lilà somma per tutti gli allri istituti di s anità che senza 'l'ai uto suo non sarebbero mai sta ti in gt•ado di provvedere ai pt·opri bisogni nei casi di gravi ed improvvise malattie con quella rapidità colla quale da quell'unico deposito fur ono soccorsi . • Esso fece senlit·e i suoi benefici ~ffe lti in luLLi gli istituti di sanità della Bosnia che direllamente ricevettero mala ti o ferili dal lealt·o dell'insurrezione ed estese lo sua attività qualche volla anche nell'E rzegovina.


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RIVISTA DI TEC:'ilCA l! SERVIZIO l!EDICO Mli,JTAIIR

L'associazione austriaca della Croce R t~ssa ha quindi altamente me,·ilato dall'umanita, sia colla istituzione dellecolonne da ll'aspor·to pei ferili, sia colla creazione del deposito sanitario c.li Serajevo, sia dalle pres tazioni di o~ni genere fa lle alle trup pe combattenti nella Bosn ia, alle quali la benemer ita Associazione ha fallo ogni possibile per attenuar e le privazioni e le sotrer·enze compaf{He della g ue1·ra e ùella ~tagi o n e cruda nello qual e fu combatlula. u

• F i1·malo: DAnLE:--1 • Tenente maresciallo •.


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RIVISTi\ D'IGIENE

"Eziologia della febbre tifoide. DE-PIETRA S c\NTA. - (Gazzette mcclicale, N. 36;. L'epidemia di febbre tife>ide eh·~ infìer isce altualmenle a Ptwigi, ha dalo occasione agli ig ienisti di pubblicare im por· la 11 Li la vori e stud i s u questa m a lat tia . Pregevole per og ni ri~ua rdo è la lelluea del clotl. De-Pietra Sa nta n ella quale è lrnttala specialmen te la questione ta nto combattuta dell'eziologi a . 11 dott. De-Pielt'a Santa comincia a s tud iare le due pl·incipali teorie a mmesse og~i gi omo p er spiegare l'eziologia ddla febbre Lifoide; la teor ia inglese dell'origine fecale clell'enleric .(eoer e la teoria fra ncese c he sostiene che le cause più diverse possono d.J re orip-ine ad epidem ie di febb t·e lifoide . L'autore com batte la dottrina ing lese dell'unicità eziologica di questa febbt•e ri fer·endosi specialmente alle osservazioni dei m edici milita ri i quali con siderano I'JUesL'affezio ne come sempr e d ipendente da un complesso d'influenze tra loro d ivel'se, e sempre tendenti a colpit•e individui specialmente preJ isposti pet· la loro età, pt•o ve nien li dalla campagna e non ancora acclimatali al sof!giorno dei g randi centri di popolazione e messi solto la tristo ìrnfluenza dell'agglomeramento ed esposti all'auto-infezione. L'autore poi conchiude che la molliplicilà delle in fluenze tifog-ene, il loro accumula rsi nelle epidemie con evoluzione rapida e con notevole m ot•talila e finalm ente la lor o d isso-


~IlO

RIVISTA D 1GIE~E 1

ciozion e nei gruppi umani soltt·alti all'ambiente morbifìcor ind icano chiai'amente che la cau::a de:lla febbt•e lifoide è decomponii.Jile e che nella generalità dei cosi essa non si sinleLizza in un Oi;ente unico, prcfol'mato, avente gli attr ibuti delle cause esclusive o specifìclte. L 'esame minuzioso dei documenti degli uffìci d'i giene dei di versi paesi europei ha messo in e vid enza i seguen li fu lli ; 1• L'esistenza in lulli i gt·andi centri di popolazione, d'una febbre la quale nonostante le denominazioni di ver se clte lta ricevu te, possiede una fisionomia speciale coratteristica delt& stato tifìco o tifoide. 2• La recrudescenza ad epoche variabili (tra il m ese di l uglio e novembre) della mala ttia che esiste ovunque allo stato endemico. L e r ec1·udescenze sono lalot·a cosi forli da assumere l"aspello di un.a vera epidem ia . 3' L a diminuzione costante e progr essiva dello stato endemi co della febll!'e tifoide per numero e gravita di mano in m ano che i lavori di ordinamento delle grandi città t•icevono on maggiore sviluppo.

DJminuztone del tifo addomlDa.le In Vienna. - L ORIN SF.R . - (W ien. mcdi:s. Wochenschr., 1882, e Gazz. degli Ospedali N. 49). Basandosi sulla statistica dell'ospedale di W ieden dal 18}3-81, l'A utore notò una gr ande diminuzi one dei casi ùi Lifo e dei cutarl'i gastr o-enteri ci dell'epoca della derivazione in Vienna dell'acr1ua potabile H ochquelle, mentre pt•ima si bev eva esclusivamente l'acq ua del Danubio, sebbene fill1·ata. Analoghi r esultali diedero i rapp orti deii'Uffìcio d'igiene della stessa ci ttà, da cui si r ileva che il numero complessivo dei morti andò man mano decrèscendo dal 1865 fino aJ 1881, malgrado l'accrescimento notevole della popolazione. Come ript·ova serva il seguente fatto. Nel ·J8i7, per l'i pal'l"tzioni necessarie ai tubi, si dovette privare alcuni di stretti della città dell'acqua potabile per alcuni giorni del genntli& e febbraio. Ebbene in dello anno si ebbe notevole aumen to


RIVISTA o'!CIE:\t:

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dei casi di tifo. Il ma ~gi o1'e numet·o occorrendo in febbraio e ma i'ZO, e di piu il massimo numero s i verificò a ppunto in quei di:>Melti che oYevano dovuto IÌ:\1' U!:>O dell'acqua del Danu bio . La febbre tlfolde in Algeria. -

S oRE L.

La febbre tifoide s i estende sempre più in Algeria; ciò dipende dalla formazione di grandi gua rnigioni e dalla man· canza di igiene nelle caserme. In Algeria si trova no piccole epidemie locali, fugaci, ma es iste pure l'endemia come lo mostrano i ro ppOI'ti degli ospedali di Bòno e di Sélif. L' endemia sembra eseguire una curva annuale, clte ha i s uoi massimi nel pel"ioJo eslivo-a utu nni11c. Ollre a ciò, la ricom pa rsa della febbre nei mesi di giugno e ui luglio è favorila da l LI'asloco annuale delle batterie J i artiglici'ia, come lo mostrano le epiJr. mic dì ~Iilianalt e di Cost.anLina. In queste due città, i primi casi proYengono da i campi, ove glì uomini tr aggono una vita mollo laboriosa, sono più agglomerali e l'igiene lascia mollo a desiderare. Al pal'i che in Franc ia, la febbre infuria sulle reclute, e la maggio!' pal'le dei casi si ha nei s oldati chestannoda un anno soLto le ba ndiel'e. L'aulol'e combatte la dottrina della febbre tifoide pa lus tre emessa da Colin. Mentre la r emittente è gcner11le , e s i rinviene nelle piccole citta e nelle carnpag ne tanto e for se anche piu che non nelle g randi cilla, la lifoide invece ig nota nelle piccole città (tranne il caso di importazione) rinasce ogn i anno nelle grandi cillà dove sovente essa è endemica . I casi eli coi ncidenza individuale non significano gran che. La diagnosi e difficile quando i sintomi speciali sono poco accu~ali, e ciò perché i ritmi febbrili intermillenli e r emiltenti appar tengono tanto alla febhre lifoide quanto a quella Lellurica. In gener ale si può affermare, che sono le forme leggier e o mol lo gt•avi delle due intossicazioni che è più facile con fonde.re fra di loro.


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CONGRESSI

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Congresso medico di lllodena.. Il X cong1·esso dell'associazione me,lica italiana che, come ebbe ad annun cia1·e il nostra f!iornal<', doveva aver luogo a l\fodena ru solennemente inauguraLo il giorno 18 sellemhrc. Pr•onunciò il discorso di ape1·tur·a il pr Of. Vaccà l'ettor e dell'universit.à modrmese e rapptesenlanl..e in fJUesla occasione S. E. il ministro della pubblica istl'Uzione. Tosto dopo fu aperta la e~p osizione di oggetti allinenli all'a rte salutar e, ed il giorno stesso le varie sezioni cominciaron o i loro lavori. La città che d iede i natali ed ospi tò nelle sue mura F alloppio, Scnrpa, Ramazzini, Torti , Spallanzani, era in festa pm· vede1·s i in quel giol'no popolata ùa una folla di medici convenuti da ogni parte d'llalia. Mi propongo in f] uesla breve relazione degli atti del congt•esso di fare un cenno, a modo di cronaca, di f]Uanlo s i r irerisce ai med ici ed alla medicina milita l·e; riportando in ultimo un semplice elenco degl i a1·gomenti cbe fùrono oggetto delle comunicazioni e delle discu:i<sioni nelle varie sezioni. Il 18 settembre H capitano mcrlico doll. Aslcgiano trallò , nella sezione d' lgicne, il seguente tema: « Relazioni fra le meteore e le malattie , basandosi s ulle osservazion i da lui ralle per h'e anni nella R. scuola militare, durante il quale periodo di tempo tenne n ota giorno pe1• giorno delle condi-


COXG-RESSI

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zioni ulmosrm·ichc e delle malallie che man mano ~l i si pi'escntavano. In qurJ giot·no istcsso il prof. i.\luzzoni di H.oma tenne cna confe1·enza scJ·ule "Sulla croce rossa •. L'uditorio seguì allenlamenta ltl nur·razione d1!lle ot·igini e dei prog1·essi di questa istituzione che deve preslat•ci cosi valido aiuto n elle guerre futuro. Il g-iorno :21 seltembre rinliera sezione d'igi ene, insieme a parecchi altri medici, r ecavasi a visilal'e la scuola miliLat'e, manifestando poi lu sua sodtlisf'uzione per le buone condizioni igieniche nelle quali essa è mantenuta. Il prof. Sormoni di Pavia che, r educe ùul congt•esso inteJ•nazionale d'igiene riunitosi a GineVI'a, Lt'o\·avasi fr·a i visitatori, colse l'occasione per faJ'e in pt·osenza ùci collBghi e di un numero so g1'uppo di ufficiali, una confet•enza d'igiene mi litare. Il comando della scuola a[Jerse a tal uopo una sAla d.,! monumentale palazzo. Il pt•of. Sormnni non cessa dall'amare l'esercito al quale appat·Lenne per lunghi anni e continua a fal'lo Of{gello dei snoi studi. Cominciò dal ricer cat·e 'tuale fosse la mortalila d..tl'csePcilo iluliano in confJ'Onlo cogli eserciti sleanieri, e 'Jiluli siena lP- pt·incipali cause di questa mortalità. Fece, come egli si espt•esse, pt·imu la diagnosi indi propose la cura, ossia una seJ'ie di m isure igieniche tendenti a riJurre a minori propot·zioni le cif't·e funct•ee dci nostr·i quaJ1·i statis tici. 11 giOI'no 22 settembt•e il p1·of. P agli ani di T orino pal'lò dell'alimentazione del popolo e delle cucine econom iche da lui studiate a L ipsin, Bt·uxclles, GineYI'a, Glasco w, Gl'enoblc, ecc.; e dimoslt'ò come M odena sia s taltt la pri1na in Lulta Ilalia all isliluir·e, co11 lodevol bsima iniziativa, una cucina di tal genere. Di questi) ar·gomento non avrei fallo par ola se il pr ofessore tOI·inese non avesse in un punto del suo inleJ·essanlissimo discorso accennalo al .vantaggio che da simili cucine popolal'i può r·icavare l'amministrazione della guct·ra, utilizzando il loro matet•iale eJ il loro personale nei casi d'improvvise e grandi adunale di truppe, nelle opet'azioni di mobilitazione, nelle s tazioni di tappa, nei tra-


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CONG RESSI

sloclli di malati, ecc. Già ne f'u fallo l'esperimento a Lipsia dove le cucine popolat·i resero buoni servigi all'ese!'cito. Nelle sedute del 19 settembre il colonnello medico cav. Cipolla pt·ese la parola in una importante discus::;ione sull'uso chirurg ico dell'jodoformio, esponendovi i risultati della sua espet·ienza. L'esposizione medica è ricca di apparecchi, d'istrumenli, tli preparazioni, tli liiJt·i, di medicinali d'ogni falla. Il capitano medico cav. Franclaini espose nel riparto della idrologia le acque minerali di Monte Romboli da lui scoperte ed alcune preparazioni farm aceutiche della lt1lluga mat•ina. Il capitano medico tloll. Supet·chi espose un isteumento di sua invenzione, destinalo ulln misura della periferia del tor ace e di allri orgnni. La storia ù·~lla medicina non fu dimenticalo, ed il cav. Foucard, direttore dell'Archivio di Stato, mise in mostra e commentò ai visitatori, una ricca s e!'iO di documenti l'iguardanti malattie ed autopsie di uomini insignì, pestilenze, strane ricette, aulogt·afi di metlici e scienzia ti, ecc. Si usciva di là rimpiangendo che la brevità del tempo non permettesse di sct·u ta!·e più a lungo e più minulament~ quelle preziose memorie del passato. Chi non si sente commuovere lef('gendo, ad esempio, le ordinazioni fatte dal metl ico a Torqunlo Tasso in Fenara 1 Il cav. F oucal'd manifestò l'idea di ricercare ed or·dinar·e i documenti rJferibili all'assistenza tiei fet•iti e dci malati in guet·ra; del che gl i s tudiosi della medicina militar·e gli sat·nnno assai g t•ati. Ecco ora l'elenco delle comunicozioni fatte nelle vm·ie lezioni; il quale servit·a se non altro a segnalare gl i argomenti a cui nei dive!'~i rami dello s cibile medico, è oggigiorno pat·licolar·menle volla l'attenzione. Il nome dell'uulot•e precede il titolo de lle singole comunicazioni.

Anatomia e Fisioloyia. Pinolini - Ricet·che sopra il bacillo della tubet·colosi. Foù- Sugli effe lli lisio-patologici dd fe rmento libt•inogeno.


CO~GIIKSSI

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Fano - Di una nuovu propriclù dei corpuscoli ross i ùbi mammil'eri. Bocci - Prese ntazione ùi un miog rafo a spil·a. Giacosa - R icerche sull'irl\'olucr·o mucillaginoso nell'uovo ddln rana. F oà - Fisio-pa tologia della milza. T izzoni - Sello cn;:i ùi Sf'lenolomio nel cane. Mosso - Nuovi metodi per sludiar·o In circolazione del sangue. Cor so - In torno olio variazioni di temperatura ccr•cbt•ole nell'nllivilà pc:ichica. Paladino - Sulla più intimo conoscl'nza nel primo s,·iluppo di alcuni mamm iferi. Bizzozcro - Sulla produzione dci globuli rossi nelle dive!'se clnssi di'i vct·Lcbrali. P elloC<lni - Rice r·che chim iche e patologiche sul gr•uppo della ca n t'cl!' a. Bcrgonzini c Toni n i - Intorno a~li etTelli di alcune i noculazioni bac ler iche. Oeltl - Conlr·tbuzione allo sluùio della eccitazione elettrica dci nervi. Go:gi - P ropt·iolil riscontrate nelle fìbt'c nervose. P ellacani - Pt•incipii a lli vi dello niuella salifla. Gio,·anar·di - Inlor·no alla terminazione dei nervi pudendi. · Bocci - Nuove ricerche sull'epitelio vibralile. Romili - Comunicazioni anatomiche. Conti - Tumor·e complessi,·o mixo-encondromaloso. Vincenzi - Sclcr•osi del corno di Ammone di un epilettico. Piana - Studi sullo stato larvalo dci distomi epatici. Buccola - Sul senso ùel tempo .

.'o·fedicina.

Cot·ona - Nuovo m eloJo di lrasfusione del snnguo nel pe ri tone.o. F ellelli - , , ibt•ozioni plessiche delle costole.


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COSG!RESSI

.\.scens i - Pl'esenlozio n t~ J i un g ralluaLore pneumo· tel'_D pico. Hua - Sug li aspiratori inie tlnlori. ::'IIat·agliano - Una nuova fo 1·ma di n ec!'osi . Id. - PIC>!"simell·ia della m ilza . IJ. - Infetlivikl de lla pneumonite. P e lri Ili Comunicazioni va1·ie. Vizioli - Pr·cscnlo un ammalalo alfello da crampo funzionai"!. P erroncilo - Innesto pPe Yenlivo d·~l cal·bonch io. :\Iassei - Del mughetto. Becchini - Sopr·a alcuni co rAtleri speciali del reumatismo articolare nella provincia di Grosseto. F1·igno.ni - Un cnso di olassia locomolt•ice prog 1·essiva . Ge!1Pr·nli - Sopr·a una ci;:;Li addominale. Pe1•r onci to - Dt>ll'anemia dei minatori . .Mas,.,e i - Sulla cura delh1 diflct•iLe. P as$Cr·ini .: Sui rappot•li fi'.:I le malattie dell'apparato d igerente C<.l i vizi del cuor e tleslro. Giampieleo - Sul tinniLn Ollricola!'c. Fiori - Dell'azione del limolo sulla ci r·colnzione. Canlalarnessa - P1•esenla due suoi appa r·ecciJi un" doppio slelogr afo • e un • lavalore automatico.

C!tirw·:tia. Caselli - Resczione dello s tomaco . Marg ar•y - Sull'osleolomio. Ceci - Azione anlisellira dell'iJrocloi'aLo di clrinino n el!~ m ediculul'c ; s ue indicazioni e suo uso. ;\lucci - Dt>ll'elellrolis i negli aneurismi e nelle vaeici. Panzcri - Dei m clodi incruenli per la cm·rezione delle defo•·milà degli ar·li inferiori. Grilli - P!'ocesso di cislolom ia lateralizzala. Tassi - Alcune osservaz.ioni intorno alla Ctll' a nella malattie delle ossa nella tene ra elà, e sull'abuso delle resezioni . RaO'u - Un caso di neft·o tomia.


GONG I\E~SJ

Novaro - E stirpazione del t'e llo . 1\l ap-gioli - Sul lrollomenlo cxtr·n eJ inlraper·itoneole delle mioto mie. Nova ro - Sull'eslir·pazione della lol'inge. Paci - Resezione de l ginocchio anchilosalo. Caselli - Resezitme della ' '')Ila om•·t'(I-Hcr oll1iale. Ceci - Di un !"Ìfi!!OiarP . .pr•dun('0lo troYalo s u un ca;;o di ovariolomiu. Paci - Cinrtue cas i eli Jussnzion i de l f,>.mor·e. Fibbi - Amovo-inamovibile per le frallure tlel mascellar e illf<' l'iOt·e. Simoneini - Asce::<;;o intradllominale. Angelini - Aneut·isma del tf'onco brocilio-cc falico. Ostetricia e GinecolO{t i a.

Casal'ini -L'iodoformio nella cuPa di alcune malallie dcll'ulet·o. Cuzzi - Sul for·cipe Tat'niot· e s ul P elvigoniomelt'O. Man g iaga lli - Hotlura d'utero in LPavaglìo. Novat·o - Relazione r::opra ollo casi di fistola vescicovaginale. Id. - Due casi di tìb:·oma inlerstiziale dell' utero. Picinn ini - Sull'ozionc dcll'assa fetida come pl'ofìlattico di mig liore sviluppo fetale. Fabbt•i - Alcune open,zioni g-inecologiche. Mangiagalli - Operazioni di c is lovario. Oliveti - Applicazione del suo peiYigrafo. S(fìlopatia e Dermopatia. Maj occhi - Studi sperimenLo.li coll'olio di crolon nel Kecion. Razzaloni - Un caso di eclima sitìlitico gravissimo e precoce. Barduzzi - Sulla sifilide ereditaria tardiva. Majocclli - Sulla protesi meccanica nella terapia della sifilide del palato osseo.


CO:'iGfiESS I

Cunini - Sulle lerminazioni ner vose della pelle della lar va delle rane. l\Ianassei - Sulla sifìlide pig mentaria . Id. - Dei lichen i e piu paelicolarmenle del lichene piano. Co:>n t·ini - Sulla pot•t•i go decalvans. n! ujocclti - !\uove ricct•cft e micologichc s ul l'aeea celsi . Id. - Ricerche is lolog iclte sopra i neoplasmi congeni ti della pelle. Cz iclli - Sifiloma in sede lontana dalla regione genilounale Oc ul isliea-Otojatria .

Bono - Studio s ull'anl!'opomeLt•ia in rnppol'lo alla r ifl'azione oculal'e. Sallin i - Sui rappot'li ft·a il tipo cl'aniensc e le anom alie n ella r cfrazione ocular e. llusincl li - P t·esenlazione di is lt·u m enli e di fo tografie. 1\ol ar;i ni - Sull'u 5o clr:lla resorr.ina nelle malallie delrorcrchio. BerlCJlozzi - P e rfot•azione della m emlwana del tim pano. M a nft'l'tli - Doppia cclopia nel ct·is la liino. P el!'iili - Sulla faradizzaziono n r·i disturbi visivi. Bono - Sull'us ligmolismo ni?gli opct·ali di ca la ralla. F ullct•oni -Sull'uso della colami la nella chi rurgia oculare. Sallini - Sull'impiego del l'iodo fol·mio in oculisUca. llfedicina legale e psichiatria.

T amussia - Della neces~ ité di cussure clalle nos tre leggi l'obbl igo pCI' par•tc del medico delle denuncie delle le· sioni violente. GiOYDnardi - l nlOJ'nO ad una f•Jr·ita con perdita dell'apice rlel lu linguo. T a masi"ia - Sulla possibilità nei polmoni del rilorno allo sla lo alelr rtosico. P elri lli - Se~u o patognomonico della s lrangolazione.


CO~G ilE

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Hi va -- Sulle psicosi de!,!enot·ative . .Mot·selli e B uccola - La pazzin. siste matizzata pt•imitiva. T amburini - Conlr·ibuto alla casuisUca della mor fìomania. ·Giovanat•ùi - Delle concousc di m01•te n ~i ferimenti. Tamassia - Sul ùecot·so della lempet·atura negli animali avvelono ti con nicotina. Tam bur ini - Sui periti medici in lrihunnle. S r>t't'a - F ot'ila d'arma da fuoco con lesione del cuore senza ferì La del pet•ica rd io. ì\lol'selli e Ber gesio - l n lo l'no all'azione ipnotica della l•at•alùeide nelle al ienazioni mentali. ·Giovana rdi - Dell'osteogcnesi in r oppot·lo colla idenlil.à. S0pilli - Ri cerche sul tempo di r eazione n ei riflessi lendi nei degli alienali. Buccola - Sulla paralisi progressiva nelle donne. Amadei - La capacità. dd ct·anio negli aliena li . RoYighi - Sulle convulsion i epilelliche per veleni. P ergami - Un caso clinico. 'Riva - Alimentazione coi peptoni negli alienali s ilofobi. Id . - Cura idroler1lpica nelle malallie mentali. Tamburini - Sulla misofobia e le idee fisse. Amadei - Craniologia negli epilelticci. Tonini - Slot•ia di due giovani donne nevropatiche. Tamb urini e Sepilli - Contributo allo studio sperimentale dell'ipnotismo. Ruini - Contt•ibulo all'analisi dell'orine n egli alienali .

Igiene. Gamba - Sulle scuole dei r achitici. Ver alli - Inlot·no alla medicina cat•cet•aria. R ezzara - Sulle cucine popolari di Ber gamo. Giani - Contro la cremazione. Gr·osoli -In fa vor e della cremazione. Pagliani- Dell'alimentazione del popolo e delle cucine economiche. Bontà. - Dell'obbli go del governo di sorvegliare le sostanze alimentari .


CO~GfiES:O:T

Iclrolooia e Climatologia. Rava glia - Sull'uso ed efiicacia delle acque di P orrella. Albamoncli - Comunicazioni sul le acl]ue di Telese. Asceusi - Cosi clinici di idroter apia.

Chimica e Farmacia. Prola-Giurleo- Au torizza:.::ione all'esercizio farmaceutico dei vecchi eser centi. D'Emilio - Importanza delle associazioni farmaceuLiche. IJ. - Studi s u ~l'ossigeno ed alll'Ì gas di uso ter·apeutico. Prola-Giurleo - Sul salicilato di canfora. IJ . - Libero eser•cizio della fa r macia. Plevani - La medicina dosime trica. A ciò si debbono aggiur1ger·e le adunanze gener·ali, le conferenze della socie tà per· la cremazione, le numerose dimosll'azi oni pratiche ne i var·i is liCuli univer·s i~ari e negli ospedali; poi la vi s ila al celebre frenocon1io di Reggio-Emilia. Tullo sommato questo congr·es!':O al qua le inter vennero 326 dollori ed una dottoressa, riescì assai bene e cer·Lamente pr·ofìcuo a ll'increment0 della cultur a medica nazionale. A. G.

r1 Di rettore

ELIA COio!\nello medico, membt·o del Comitato di 1anità militare

Il R edat t ore CARLO PRETTI capitano medico.

N u TJNr FE DER ICO,

Gerente.


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Sig. Dott . l

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GIORNALE DJ

MEDICINA MILITARE PUBBLICATODAL COMITATO DI SANITÀ MILITARE (PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA GUERRA} f

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N. tt - Novembre t882.

RO M A VOGHE RA CAR L O , T IPOGRA F O DI S . N .

1882

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SOMMARIO DBLLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESBNTE FASCICOLO.

NecroloJia -

Antonio Comlnettl -

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Memorie orl,;loall. Studi sulla pneumooi~e e sulla P.leurite uell'eaercito del dott. Pietro lmbrlaco, c•~:tano medico . . . . . . . . . ,.

111!

IUvisla di ~toroall Italiani ed !Esteri. RIVISTA MEDICA. 1157 Sull? spasmo respiratorio o fonic~ della rima vocale - Hack pag. Restpola propagata al tubo lotesttDale . . . . . . . , . ,. 11511 Orcb1te io conseguenza di orecchioni . . . . . . . . . . • 1181 Cancrena p al udica . . . . . . . . . . . . . . . . • 111\t Ti ftite e periti tlite nella febbr~ tifoidea . . . . . . . . ll..S L'aai one delle al te temperature sui f<lrmenti non organiZctati - Hllppe . . • • • . . • . • . • . • • . . . , . • " 1164

..

RIVISTA CHIRURGICA

Esperim enti sulla estirpuloue dei polmon i - Gluck . . . . vao. 11116 Esperimenti elettrici atri ne di dej,erminare il punto io cui si trova una palla di piombo o qualsiasi altro oggettO metallico ne l corpo umano - Graham Beli . , . . . . . . . • ll7l Risultati di alcune esperienze del maggi••re medico dottor • 117t Anscbiits sulla medicazione colla naftallna . . . . Cura dell a fistola all'ano mediantG la legatura elastica. . • 1174 RIVISTA DI ANATOMIA E FISlOLOGIA.

COntrazioni dello stomaco dell' uomo - SchUtz. . • . . . Delle anomalie anatomi ch E: più importanti J;ler la mediciaa operatoria - lglnlo Tanslnl (continuazione) . . . • • • . . .

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1181

RIVISTA Dl TERAPEUTlCA.

Ricerche aul principio lHtivo dell'adoni& vernalìa • Cura della dtfterite con la cbinoli na - Selfert. . . Nulriziooe artificiale dei ~isicl . . . . . . . . .

. paq. 1>07

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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO .WLITARB pog. \!itt Org&niuaziooe del servizio sanitario nedese . . , . lt corso di perfeziooamenlo medico-militarA per il Xll corpo d'a rmata (Sassonia) - w. Roth . . . . • . • " 12 t O ( Pt:~· la CO>Jtlnua.zlon e cttll'ìndfce, "'-da ella ter s(t. pauìna tklUJ oosurtfnaJ


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ANTONIO COMISSETTI

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Il Jl ~4 dPIIO SCOI'SO Sdlernbre 1110!'Ì\'8 a Tor·i110 l'illusll'e comm. d0tl. COMISSC:TTI A NTO:>~JO, Pl'esident•• Ù•'l Con!"iglio suwotoior·e di sanilù mil1la!'e i n r·rlii'D. Cal1na, serenH t·nme appunto quella dei ~iUSlO fu rul limll SUB Ol'f\. Egii avea l'P"i oll' l•:sercito t:'d al P ac;::c r:minenti ser·vi gi, ed i n cir•cosli\nze gr~JV i >;~i nw : fu law.l irt> capo ùP.l corno di spedizione in Or i• n te, e Jnedico cupo dell'Eset•cito nelle cam pHglle del 1 ~~9 e 60. Ebbe la ven lm•a ed il merilo d'e~sere l'interprete fed ele e genr r o;;;o degli inlenùimenli del gove1•no pei diver·si fau sti ama lgamenti eh•• da i1Ri8 al 70, ma spedalm ente dopo il1859 ebbero luogo tl'a il cor·po sa nittH'io Sa baudo ed i n uovi elementi che mano mano vi si innestarono e da cui lrae la sua nobile O!'igine l'attuale cor po san itario ital iano. Fu il primo direllol'e 1ir l (;iornale di M edicina M ilitare; anzi ne fu il vero iniziatol'e, nell'intento che una pr·opria periodica pubblicazione venisse od all'arm ar e l'oper osità ed il valore scientifico del col'po su ni t:a r·io militare. Pubblicò appr ezzate memorie attinenti nlla medicina milil.al'e, e degna di speciale ri cordo è quella sulle condizio11 i san i taJ'ie e lP epidemie che tartassarono il cor fJO spedizionar·io in Crimea. Riserbato1 modestissimo, tutto intento ai suoi dover•i ed al bene, egli lascia un nome onorando che non sarà di certo dimenticato dai m oltissimi elle sono ancora n eii'Eser·cito, i quali ebbero lu ventur·a, l'onore di avvicinar·lo; conoscerlo, affezionarlo. Il corpo sanitario poi ha l'obbli go di conser•varne con r eligioso amore la car·issima memoria, r•i cordand one l'allo sentire, la squisita bontà, la devozione costante ai suoi interessi nei lungh i anni che ne fu il venerato capo . . . . Quanti coll eghi debbono rammentarne l'equa fermezza, la proclivilà al beneficio e doverosamen :te tribulargli sincet•o un omaggio d'affetto e gratitudine ! Dott. F. BAROFFJO.


MEMORIE

O R I GI N A L I

STUDI

SULLA PNEUMONITE E SULLA PLEURITE NELL'ESERCITO

I.

In quasi due anni di esercizio clinico in un riparto di medicina ebbi occasione di vedere e curare molti malati di pneumonite ( 1) e di pleurite. Tale favorevole circostanza da un canto, e dall'altro la speciale importanza che hanno per noi codeste due forme morbose, per essere fra le più frequenti malattie dell'eseJ·cito, e fra le p1•ecipue cause di perdite per mortalità e per riforma, m'indussero, per verità dopo molta esitazione, ad esporre i miei pochi studi sui casi occorsimi. Fondato sull'osservazione clinica questo lavoro, non è mio intendimento debba allontanarsi .nenomamente dal campo pratico onde pa1·te. Egli è perciò che senza far pompa di teorie a tutti note, e di sterili o mal fondate ipotesi mi propongo di riferil·e i miei appunti clinici relativi all'eziologia, al decorso ed ai fatti sintomatici che a me parvero più notevoli, e di far poscia qualche breve considerazione sulle cause della frequenza (Il In questo scritto non a'int.,ode parlare che della forma piu com1111e d& pn~umouite, cioè della poeumonite cJ·upale.


STUDI SULLA PNEUl!ONITE E SULLA PLEURll'E, ECC.

11 23

·di quel lt:~ malauie nell' e:;ercito, sulla loro terapia, e sul loro valore rispetto alle perdite che inducono nell'esercito stesso, come pure su quello dei loro postumi ri spetto all'attitudine fisica al servizio mililare. II . Il quadro n. ' rappresen ta il movimento dei malati dal1 °ot-

tobre 1879 al 3,1 agosto 1884 .


STUDI SULLA PNEUliO~ITE E SULLA PL EURITE

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NEL!. ESERCITO

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Dall'esposto quadro emerge che ri covemrono nel1 ° riparto .di merJi,·iiHI del nostro ospedale N. 1687 infermi, di cui, affetti da pneumonite N. 10,1 e da pleurite N. 1 IO. I rimasti nei mesi precedenti erano 4.5 , fra i qual i due pleuritici. Sopra 1000 curati si ebhero le seguenti proporzioni: Ammalati di pneumonite . 58,3 Id. di pleurite 64-,6 Id. di altre malattie interne 877,1 Tn altri termini si ebhe un polmonitico sopra n, ed un pleuritico !'U poco più che 15 ammalati . Fortunatamente, le proporzioni che risultano dn lle cifre delle relazioni medico-statistiche sulle condizioni sanitarie d_el R. E=-1m iLo negli anni ·1876-77-78 sondi molto inferiori a quelle dianzi riportate cosi per l'una che per l'altra malattia: dappoichè, come si vedrà meglio in seguito su ' 000 entrati nei riparti di medicina, si ebbe in quel trienoio la media complessiva. di 33,2 polmonitici e di 36,7 pleuriti ci , vuoi dire un malato di polmonite su circa 30 ed uno di pleurite su 27 entrllt.i. Premesso ciò, non sarà inutile il rappresen tare nello specchio comparativo che segue, le varia7.ioni meteorologiche nei mesi di maggior frequenza delle malattie di cui intendo occu-

par-mi.


Specchio comparativo delle variazioni meteordloglche nel seguenti mesi del 1879-àO ed ao...S l. -

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Aprile 1880 . Id. 1881 .

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+ 6.7

764,6

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10,8

+ 2,0

763.8

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N. O.

- 7,0

700,8

78.5

N. O.

752,5

81

o.

-

-

1,0

+ 1,6 + 6,1

-

2 ,1

+ 9,0

761,0

78

N. O.

+ 8,7 + 9.3 + 15.8 + 13,1

759,1

68

s o.

761,9

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N. O.

749,0

70

N. O.

750,1

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s. Ili.

0,0

+ 0,8 + 6,0 + 7,7

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Stato del cielo ed annotulonl speciali

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10,2

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+ 14,4 + 7,5 + 13,8

Id.

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1-<

+ 6,0

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Temperatura

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-

5 giorni nevosi; nebbia qua•! t utti i giorni: gelo tutti l g10rni; cielo quasi sempre copert.o. Nessun giorno piovoso, ntl nevoso; due giorni di gelo; cielo Jlrevaleo"'mente coperto, però COn rareCChJ l(iOrni SerADÌ. Un so giorno di neve; nebbia quasi tutti i giorn i, gelo 92 giorn i, c:e lo quast • empre co· perto. Sette g iorni nevosi: 24 di gelo; qualche gior no sereno; molti nebhiosl e coperu. Selle giorni dt pioggia; uebbta quasi t utti i giorni sebb~>ne non continuata; gelo tre giorni: c t e lo prl.' valentemente coperto. Quat.t ro gi orui piovosi; quAtt ro di gelo; mol t i sereni: spesso neblJia. Cinque giorni di pioggia; gelo tre giorni; s~>easo nebbia; ci elo prevalentem e nte coper to Sei giot·u i piovosi; uno con ne•·e; molti se reni; spesso nebbia litta. ma non continuata. Giorni ptnvosi 15; nebbiosi 21; cielo spesso cop.,rlo; veoti forti. Giorni. ptovosl 12; sereni 5: gli a l tri nuvolosi o mtstt.


11 2ì

In siiTallo ~perc:hi o :-:pic:rano ,;o pr:~ llutto le diiTerenze della temperatura nei corrisponden ti III C'ii in"ernali dei du e anni dei quali sono riportate le osservazioni. · G11ardando ora illJn>citalo quadro N.1 risultano subito agli orchi du e falli: una ::;rn:-ilcilc difl'crenza fra il n11m ero dl:'i cnrnti ne1·1880 r f [llf'II O tll'll'nnn o surce,;:;ivo, cd una gr;lnde:::proporzi one nella ripartizi,n e dei malat i, se).!natamente di pneumonile, fra i rari me:> i . E per fermo, mcntr<' clal g~" nn u io all':~go~ to H~t:>O furono 58 i ricon•rati per lJneum oni te acut,l, nello ~ tesso turno di LC'mpo ddl'anno 18K I. La li ma lati non :>o rpa s~aro no la t il'ra tli :1}. t a morlalilà poi m o~tra cn1::e pari alla ntrin frrqurnza, sia stala la gravezza della pneumonile nei due anni, stanl~'cilè nel l KHO !' i lru nentarono ~ dPcc~:-;i ,;opra ::>s curati, ric;è il 13,8 p(' r l 00 e nel ·188 1 !'Il :14. malati nnn l:ii chhrro rh e d ne morti, vale a dire meno del () per 100 . l pleurit ici fnrono in numero prcssncl111f'gnale nei due anni, 4-!l nel 1880, 4? nel l HK l , e tale fu altresì la cifra dei decc:;si. R.ispett<>ni mP:>i di mnr.'g ior fn•qufnza sr.or).{iamo, siccome a,·ccnua' a rlianzi , diiTerPnze nnl evn l i~:'i nl e per la polmonite, poco sen,;ibili per la piPu ritc. Nel primn annn, marzo si fa no1are per la cifra piu elevala ( l~) di pneumonitici: seguono immediatamente fel,braio ecl apri l e, po~e i a vengonomnggio, giugno e lu ~li o; in gennaio ed in ago~lo nessun caso. NC'l 188 1 il numero maggior·e di entrati (l O) si verifirò in fehhraio; segui immediatamente il mese di marz(}, quinùi gennaio e gli altri mA.>i ccm poco apprezzabili differenze. Nella ripartizi one della pleu1·iLe vediamo ben!'i il maggior numero dei casi ( 13) cade re nel mese di marzo 1880, ma la cuna che es:-a descri ve è molto meno accentuata eli quella della pncumPn ite.


1 ·128

STUDI SULLA. PNEUMONITE E SULLA PLEUI\lTE

Nel tr·ienoio 1876-i7-78, stando alle cifre complessive desunte dalle rf'lazioni :Htlle condizioni sanitarie ddl'esercilo, i casi di malattie acute del polmone e della pleura, secondo i mesi di maggior frequenza presentano la gradazione seguente: ME SE

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Il

l

DI

Marzo

Febbra io

Aprile

Magg•o

Giugno

S0:10

50~0

4163

!l;; IO

2760

11

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Quindi sempre nei mesi di primavera accade che le affezioni acute deil i organi re$pira.Lori sono ma.\{giormente diffuse fra i militari. ln quanto poi alla mortali tn, i pochi dati di cui io dispongo sono privi d'importanza, e perciò non ne pal'io. Riferisco piuttosto quelli delle relazioni sHmmentorate, dall e yuali apparisce la mot·tal ità. per pneumoui te essere costa n temente più elevata uei mesi primaverili, mentre per la pleurite l'epoca di mag)!ioremortalitil è assai variabile. Nel Lriennio 18/6-77-78, il nwJ!gior num ero di deressi per polmonite avvenne in primo l11ogo in marzo ( ~. 180), pnscia io febbraio (~. 158) ed aprile. Por pleurite invece la cifra più alta di morti, in un anno si ebhe in aprile, luglio e magl{io. nell'altro in giugno, febbraio e seLLemlJre e nel Lerzo in marzo, felJbraiu e giugno. (jscirei dai confi ni in cui donà restare questo scritto, se volessi inslituire in proposito confronti con altri eserciti , ovvero con la popql :lzÌo lt ~ ci,·il c. ~li limi tu soltanto ad os.;er·va.re come la legge stab ilita dal ,Jiirgeusen ( l) che nei climi continentali la mas:;ima frequenza della poiUJonite cade nella pri1

----------n: v. Z•RMSSSN Pa( ologia c t erapia ,Ued. .<J>ecl ale, YOI. l, trad. italia na 1'\apolì 1880, pag. l'l.


·1·129

mavera, al contrario di quanto avviene nei climi insnlari, ove si verifica nell'in,·erno, sia in generale confermata dalle sLa'l istiche sàflilat·i e del nostro e:;ercito, come pure, se si voglia tenerne conto, dalle mi e poche cifre. Non credo int;ll1to di poter Lrane conclusioni dallo scarso l!lumero dei casi che io P()'-Siedo. Nondimeno ancor essr, a me pare, rivelano un fatto già constatato da non pochi osser·vatori, fra cui c it ~rò il Laveran (1) il Colin (2) e lo stef.i'O .Jiirgensen (3) cioè che In pleurite suQ l ri correre in un modo as:;ai direrso da quello della pueumonite. Un semplice sguardo al <}uadro generale riportato di sopra. farà scorgere chiaramente una tale diversiti1, perchè non soltanto si vede il massimo di frequenza dell'una infermità non coincidere sempre con quello dell'a ltra,. ma si notano ancor·a molti casi di pleruite nei mesi di e:;tate, quando evidentemente non può esser·e invocato altro momento eziologico immediato che le br·usche vicissitudini atmosferiche da una pa rte, e dall'altra l'esposizione degl'individui colpiti all 'in fluenza di sill'alli agenti morbosi. La pneumonite invece inlìerì grandemente in due o tre mesi dell'anno e negli altri non diede che pochi casi. Anche un altro fallo semhnimi comprovalo dalle cifre da me raccolte, ed è che cosi sull'una, come sull'altra malattia la temperatura costante, per quanto ha::;sa , esercita molto minore influ enza delle grandi e rapicle escursioni termometriche. Il maggiore numero di pneumonitici, infa1ti , non si verificò g ià nei mesi freddissimi di dicembre ·1819 e di gennaio ·l H80, sibbene in febbraio e marzo qunnclo il rigore della stagione avea ced uLo il posto alla insln bi li til delle condizioni meleori che e specialmente alle grandi oscillazioni termiche. ( l) v . LA V BRA N . Maladle& et epidèmtes des armees. Paria

18i5, pag. 49.

(~l Cot.rN. Ètuaes cli>tlquee de mèdtctnes milltatre, pag. 40.

(SI ZrawsssN, loc. cit. pag. 13.


1130

STUDI SULLA 1':-iEU .II O~l T~ 1': SULLA PLEU RlTE

Tn fine mi piace notare c;hc la cun'a clescrilla dalla pneu-

mun ite oel biennio delle mie osservazioni fu porfettame~te parallela a. quella del morbillo. Q11 esta malattia nel 111·imo anno scopp iò in febbraio. ebbe il suo mnximum di diiTns ione col N. di n casi in marzo e cominciò subito a decrescere in .apri le: nPI secondo an no invecH i primi ca~ i compa rvero in gennaio, la pierola epidemia raggiunse il suo tolmo io fcJhbraio col N. di 7o casi, ecl andò ma n mano estini-!uentlo,;i nPi mesi con~ecutir i. La polmonite. come ho antecedentemen te esposto, non presentò un direrso andamento. Una tale coincitl enzn, ovc vrni,:~e accertata da ulteriori os· servazioni, polrehhe essere nn valido argomento in favore di coloro che vorrebbe ro nH ,·icinare la pneumon ite fibrinosa alle malallie el'llt ti ve. Nel quadro N. 2 i militari pre~ i da pneumonite e da pleurite appni<•no cti:;tinLi per rrgione di nasc ita. QUADHO N. 2. Ammolrdi tli pncnmrmite e di pfe,,r ife rlioi.~i per T'egioni eli nascita. D I \'ISIOI\1!: DI

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attribuire un g1·ande vnlo1·e prob:uivo, anche quando le os-


~ Eu' E:'E RCITO

l 131

:;errazioni non ros:;rro, come son q neste, limit nLe i\1 corp1 di una :'Oia divisione militare, ed i1 numero dei ca:.i fosse mollo ma ggiore. La ragione eli ciò sla nC'I fallo che le regiom di nascita sono cln~silirale ~ec.o nd o la r.ircoscrizione mil it:ll'e territoriale. è perciò eviòcnte come per la spec iale confi gul'azione geografi ca del nostro paese. bene s pes~o nel perimet ro di:' li a !:LeF:sa di visione dcb hnno esser comprese loca liLit per cl ima, per ahirnrtria , pP.t· sn lnbrilit di suolo, per dengità eli popolazione, ecc. i n condizioni alTa Ilo oppo;,Le. Jn ogni moùo il sur:::po,;lo qnadro dimostra che i so lcinti proven ienti dall'rtalia meridi onale e centr:1le diedero il maggior contingente tanto all e pneumoni ti che all e pleuriti. Lo stes:;o si verilic:ò nell e morlalitit con.te si sco rge dallo specchietto clte srgne. D!VISIOI'IE U l

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Setoncio le rclazil,ni slati::.tiche già citale, nella mortalità del trienoio per pneumonite fi gurano come regioni di nascita in prima linea le divisioui milita1·i di Chieti con 59 morti, di Salerno pu1·e con 59, di Bologna con 48, di Napoli con 46 e di Perugi<l con 4-5. Per pleurite invece morirono: militari nati nella di visione di Pado,·a n. 26, in quella eli P e ru ~i a, n. 22, nella diYi sione di Verona n. 118 ed in quella di Bol ogna n. 15. La prevalenza adunque a danno dell e regioni meridionali


1133

STUDI SU Ll-A PNEU.IIONITE E SU LLA PLEURITE

e centrali sareùbe molLo :;picc:1 La nella mortalità per pneumonit.e, non cosi in quella caf!ionala dalla pleurite. Nel quadro n. 3 gli st.e$si malati sono rappresentaLi per anni di ser\'izio e per armn. QUADHO N. 3.

Malati di polmonite e di pleurite dioisi pet• anni di ~;e,.rizio e per orma. Al\ N l DI SBR V1ZIO

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Per. quanto ha trntto agli anni di serv1z1o, le cifre relati ve confermano pienamente quel ehe d'a ltronde è il risultament o della esperi enza quotidinna di O!-!ni medico militare, cioè la molto maggiore ,·ulnerabilità, che per la più parte degli agenti morbi geni, pre~ ent an o i nt1ovi soldati ri spetto ngli anz1am. Le cifre dei mor'Li vann o anc;he sotto questo r·i!'perto di conserva con quelle dei colpiLi, alm eno per la polmonite, giacchè degli undi ci decessi, cinque, cioè poco meno della metà avvennero nel •1° anno di servizio. Nel lriennio più volte meozionalo i morti rer pnouruonite nel •l o anno di se rvizio in N. di 4-81 rapp1·esentano circa 2t3 della mortnlilù toLnle per sitl'aua. malattia che fu rli 74-G indi-


NELI.' ESEHC ITO

vidui. Per pleurite, sopra un totale di 239 decessi, quasi la metà cioè 1'13, an-enne fra i nuovi soldati. Considerando poi le anzidette malallie secondo le armi, tt·oviamo, giusta le cifre esposte nel quadro, dapprima la fanteria col 77 per ~00 di polmon itici, ed il 68, 75 di pl euritici, segue immediatamente l'a rtiglieria col ,15 per 100 degli uni ed il 14, 18 per -100 degli altri, in terzo luogo viene la ravalleria col 7 per 100 di w lpiti da ciascuna malattia. Gi overà notare che la ripartizione dei rualati per arma avrebi1e un sign ili cato beu diverso se si fo::;se potnto ragguaglinrla alla forza di ciascun 'arma; ciocchè mi è sembrato inutile, non l'nppresentando i militari ricoverati nel riparto di cui io ero a capo, che solo una parte cfi malati delle varie armi. Frattanto, se si sta.bilisce un rapporto proporzionale degli entrati per pneumonite e per· pleurite cogli altr·i infermi del riparto si vedrilla cavalleria seguire immediatamente la fanteria e dappoi veni re l'arti gli eria e genio. La mortalitA fu in grandissima parte a spese della fantet·ia, percltè quest'tu·ma eiJIJe ,l O decessi sopra I l , per pueumonit~, e u su 9 pet· pleurite. Giusta i dati dell e reh11.ioni statistiche del nostro co'm italo, la il'adazione sotto questo ri spetlo sarebbe la seguente: {ante'l·ia, bersaglie'l'i,, cavalleria, artiglie·ria e genio. Pas~and o poi a quelle condizioni individuali elle potrebbero considerarsi come cause predi sponenti interne e lasciando da parte l'età, poco di versa nei nostri malati, è facile a determinarsi in massima dall'esame del su riportato quadro N. 3, che quella che richi ama innanzi tutto la nostra allenzione è la costituzione fisica. In 3:3 casi di pneumonite fu notata la debolezza çostiluzionale ed il deperimento nutritivo, in altri 45 la costituzione organica era appena mediocre, ed in 24 si trovò buona e robusta. 1


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STUOl SULLA I' NEU lfO~ITE E SULLA PLE URITE

Dei pleuritici, 59 erano deboli e denutriti , 33 di costituzion e metliocre, e so lt anto in ·:w questa fu giudica ta buona o robm;ln. Ciò emerge da ll e annota:r.ioni scritte sui registri nosologici del riparto. Come ognnn vede meno di l 13 di tuili i mala l i di pneumonile venne trovato di valida CO!>lituzione fisica, e solo il 16 di tutti i pleuritici. È questa un'altra prora (lt•ll'illlpot·tanza che conviene attribuire per ogni rig-11ardo allo stato di nutrizione dei nostt·i soldati. li polmone destro fu attaccato 49 volte, il sini stro 38, entt·ambi i polmoni in:;ieme U .. La pleuri Le fu riscontrata a destra in 58 casi, in 52 a sinistra, in due so lamente era bilaterale. In quest'ultima malauia adunque non fu ossen•ata apprezzabile diO'erenza nella sede anatomica del processo . È per contrario chiara la pre,•alenza dell'infiammazione del polmone destro, e corrisponde ad un dipt·es~o ai ri sultamenti delle cifre raccolte dal G1·i solle, da ~f agnns Huss e da J i.irgen:;en (t ) . In quanto alla parte di polmone più di f1·equ ente presa, si eb hero '18 casi d'infiammazione dellouo superiore; 7 a sinistr·a e H a destra. Negli altri, cioè nella grandissima mng;zioranza dei casi, sede dell'affezione furono i lobi inferiori . Il lobo medio non si riscontrò aO'euo che solo in 9 maiali di pneumonile destra tolale; da solo nessuna volta. I l polmone destro fu. come ho dello, colpito in totalità 9 volle e 5 il sinistro. Anche questi dati collimano con quelli riportali dagli autori . Nulla di determinalo potrei riferire circa l'inOuenza ereditaria e quella della 1·eci divi là sulle malattie in disamina, percbè, come tuLLi sanno, alle riccrt he anamnestiche in generale mal si prestano i nostri infermi, mas:'ime se si tratta di raccogl iere notizie di data remota. {l) V. ZIKMSSKN, loc. Cil pag 17.


NELt'ESt:.RCITO

,, 135

Rispetto alle malattie pregresse, fu notato che in l 6 casi di pneumonite ed in 2~ di pleurite, tali infermità erano state in un'epoca piii o men lontana preceduta da altre affezioni dell'apparato respiratorio. L'infezi(lne malari ca pregressa fu constatata in H pneumonitici, ed in 24. pleuritici. In nessun malato fu rilevato il pt·ecrdente abuso di be,·ande ~piritMe a tal grado da indurre nell'organismo le note cliniche p1·oprie rlell'alcoolismo cronico. Fuvvi un soggetto oli{;(oemico che dopo un mese di degenza nel riparto contrasse la pleurite; ed un altro già convalescente di fehb1·e tifoide, venne colpito da grave polmoni t~ dell'api ce sinistro. Sono i due soli casi, nei quali la malattia scoppiò essendo già gl'individui all'ospedale. Nemmeno sulle cause occasiooali , o dirò meglio immediate, potrei dare minuti ed esalti ragguagli per la stessa ragione accennata dianzi della difficoltà di raccogliere in proposito notizie di un qualche valore. Un fatto solo e~·edo di aver bene verificato , ed è che il più delle volte l'origine del male venne riferita ad una qualehe causa di raffreddamento, come l'aver preso parte ad un'eset·citazione militare o ad una marcia e soprattutto l'aver montato Jaguudia uno o due giorni innanzi .

III.

Vengo ora al decorso ed ai falli sintomatici più notevoli, e comincio dalla pneumonite, come quella che sotto questo punto di vista merita di fissare maggiormente la nostra attenzione. JJolmonite. - Nel1880 la polmonite fibrinosa fu pre:>so di noi più diffusa e più grave che nell'anno successivo,'e pre· sentò un decot·so ed una forma sintomatica sotto molti rispetti


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STUDI SULLA

' PLEURITI:; PNEUMONlTE E SU I.I.A

eccezionali: ciò non ftt osservato soiLanto nei militari, maaltresi nellil popolazione civile, siccome può dedursi da quanto ne puhhli carono il prof. Tommasì (4) ed altri medici italiani. In quanto ai casi da me r·accoltì l'esame del qu,ldro N. ·l, ed il parallelo già instiluito fra l'anno 1880 ed il 188,1 sulla ripartizione dei malati per i mesi corrispondenti dell'uno e dell'altro anno, come pure quello della rispell iva mortalità, sono una prova evidente di quanto teste aecennayo intorno alla maggiore frequenza e gravezza della malrltLìa dì cui discorriamo, nel primo degli anni anzidetti. ?i ei miei casi inollre sì nola uua proporzione maggiore d'individui colpiti da pneumonìte bìlaternle nel ·1880, mentre le polmoniti dei lobi superiori furono t·elnlivamenle più numerose nel '188 1. rnfatti su 58 casi si contal'ooo ·I l polmoniti doppie, mentre su 3,~ se ne ebbero soltanlo 2. Per coutrario, nel 1• anno, alla cifra più alta degli allaccatì corrisponde il N. dì 8 polmoniti dell'apice, nel secondo alla cifra più bassa di colpiti conìsvonde quella più alla di 9 casi d'infìammazìone del lobo superiore. La feubre presentò molti caratteri degni dì nola. Innanzi Lutto l'invas ione sua fn quasi sempre accomp_agnata dal brivido. Rare volle i malati non parlarono di questo fenomeno, il quale per lo più fu brusco, veemente, prolungato; ma non mancarono esempi dì brivido ripelt!lo ad intervalli vHiabìlì, una o più volle. [n ciò quindi, le mie O!'~ervazìoni vanno d'accordo con q nanto affermano gli autori, che, cioè, nell'elà giovanile ed adulta l'esordire della pneumonite nell'SO (Grisolle) o nel 90 (Lebert) per l 00 dei casi, è seguita dal brivido di freddo. Non saprei , però, altrìbuire molto Yaiore all'unicità del ftt V. Morf)a(lni. <1i~p. 9~. l&lO. pal!

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NELL ~SE ilC lTO

41 37

brivido, quale segno differenziale della polmonit e dalla pleuri te, siccome non credo abbastanza provato quel che taluno afferma, cioè che il br·ivitlo ripetuto sia in generale legato alln concomitanza della plr.nriiP A che l'intensità di esso stia in r:lf(ion diretta dcll'cle\·azione term ira e clelln graxczza del morho. E~ami nanllo le tute termosco piche ( l) lw potuto co n ~ta­ tar·e c:ome l'elevnz ione dr'll::t LPg1peratura abbia .nella grande magg-ioranza dci cnsi, superato i .w gradi e talvolta raggiunto il 4. 1°e quakh e d e~' im o . i\ei pn lmonitil'i dl' ll' anno IKSO que:o>lo fallo si o~,;er v ò ron grandi:;:-;ima frcqrrcuza, ed inoltre l' elevata temperalll t'il si protras:;c in es:;i a;;sai a lungo, e:-.sendoclté in non purll i casi la felll1re cou deboli c pow apprezz<.~bili clisr.e~e m :utin<~li si m;~nt enne per 5-6 giorn i o più , al eli sopra di 4-0 gradi. La for·ma febbrile preva lente, massim e nei casi ùel primo anno , fn qu nlla ~u h co ntrnua con remissioni mattinali sempre min ori di un gr·aclo. In pochissimi malat i si ebbero n:::cu rsioni Lerm ometrid1e cosi accentuate da far assumere alla febbre il tipo remitl{'n 1r propriamrn Le del to . ~l i sembra perciò molto ben deli neato l'andamento della medesima da lle pnrole del .Jiirgen::;en (:.>) << In curva febhrile risul ta dalla c11n a norm~l e dell'individuo coll 'aggiun la di '2-3 o più gradi di temperatura»; perchè inf<ltti le osci llazioni wrmirhe coincidono di solito colle variazioni giornaliere della Lemperntur() fi siologica. Ma è una legge que:;ta che pre~en La pa recchi e eccezion i, le quali d'altronde non la privano di unacert.a importanza; io sLesso posso

(l ) Le f)S8ervaz ionl termometri ~h e vennero fattP pPr norma due volLe a l giorno poco prima o durante la •iaita mattinale e v espertina. Talvolla . n.. i casi pi ù gravt si pra ti cò anc he una terza applicazioue del t':.'r momet r o nelle ore not turne. (l ) v. ZtBNSSJIN: loco citato: pag. 62.

72


•11 38

STl'OI SULLA P:'fEUMONITE E SUL LA PLEURITE

t'CIIl ltii'C 5 o li ca:; i in cui l' elevazione termica non che avveHire, co me nello sialo norma[e, nell e ore seroline, &i verificò al mattino. Ln terminazione della fr hbre senza confronto piu frequente, fu per crisi o, se si vuoi meglio, pur ùefctTu:.~om:a. collie la ùi:;se i l Trauhe. Tale defervescenza cominciò nel ma ~g io r n un~ ero <lei casi, confor'memenle' alle osservazioni del Wunderlich e del Lebert, nelle ore avanzale del la ser:t o nell a nolte, cioè quando anrhe In curva della temperatura normale ha tendenza ad abh;1ssarsi. La durata in genere variò dall e ·12 all o 36 ore, di rado si protrasse oltre quest' ult imo termine. In 4-3 pneunwn itiei del 1 8~0 di cui con,;ervo le carte lermoscopiche, furono notate le "egnenli diiTerenze, rispetto a l giornO> di m:-1laLtia in ctti :;'injziò la defer,'est'enza .

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L\ el primo anno adunque il massimo numero di cn s1 avvenne la 9" ;!iornata ùi mn lattia, nel 2° a uno la 7" . Nei malati del ~ 880 inoltre la defervescenza :;i verilicò solo 6 volte su 4~ casi dal 5° al 7° 1-( iorno, e nei malati del 188 1 n volle su 2:.> casi io cui vennero i> Ludiate le fasi della CUI'Va ter mometrica.


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1•139 "Eppt>1·ò, solo in questi ultimi avrebbe trovato conferma ciò che da Wunderlicll e da Tll omns in poi è generalmente amme,;::o, vale a dire che la feb bre dl'lla pneumonite cade d'ordin:u·io l'rfL la 5• e la 'i" giornata di malattia. Fina lmente in 2/ infermi la crisi si determinò in giorni p ari . ed in 40 in giom i dispa ri , all'in circa nel la proporzione di 5 a 7. si.·,·ome vorrebbe .1 i.irgensen . In qualdtt> malato rbb.i a notare tnlrolta un fu gace ahhflssamP.uto di tem prratura a~sa i mn~g i o re delle remissioni solite, senza alt una cau:;a riferì bile all 'azione dei rimedi od al decor:;o del processo morboso. Un esempio chiarissim o di cotesta falsa defervescenza venne oiTerlo dal soldnto Fiumino del1·egg. caval leria Aostn (6°) entrato il 27 aprile 1880, nel quale la. mattina del 29, 4° giorno di malattia, la temperatura cadde a 37°,3 per risalire all'indomani a 40°,'1 il mattino, ed a 40n.7 la sera. In altr·i tre casi la l'ebbre non scomparve bruscamente come d'ordinario, ma si dileguò per tisi, non raggiungendo i limiti normali che in uno al 15°, nell'al tro al 16° e nel terzo al 23° gioroo di malattia. Qualche altra ossen azione di minor importanza intomo alla temperatura, merita appena di essere accennata. Tale sarel.l ue la così detta perttu·batio c1·itica, la qual e spesse volte fu segnalata dal termomelro e che in qualche caso per la coin· ciclenza soa con la comparsa di rantoli di ritomo e con altri fenomeni relativi al polso., ci permise di prognosticare la prossima caduta della febbre. Anche la di scesa termica al disotto dei limiti normali fu constatata in parecchi individui, sopratlutto se la defervescenza era stata molto rapida, discesa che in due di essi, se mal non ricordo, perdurò tre o quattro giorni, associata ad un polso estremamente lento e ad una grande depressione generale.


4 140

STUDl SU LLA P:'\EUMONJTE E SULLA PL EC RITE

~ oterò in ultimo che in Lutti gli 11 casi di decesso, la morte

avvenne n te111perntura superiore ai 40°, anzi ricordo quatu·o ca:; i nei quali o3ssa sorpassò nel lo stadio preagonico il'" l" grado. Per contrario in ne:;suno constatai ab b a~~ament•1 di tenrperatura iu tale lJCriodo. l l pulso fra i sin tomi general i Jella pneumonite occupa dopo la tPmpernlura il primo po:;to, r non è tanto remota l'epor·a in cui, mentre all a lelllJJera tura si da\lt poco o rw;;sun valore, il polso richiamava Lutla l'atteuzione dei 1UPdiri. Oggi !"importanza del polso dct·iva sopralullo dacchè es:'o, dopo l"r:;ame diretto del cuore. è il mezzo migliore di ricono;o;r1·re l'insufficienza caniiaea , cau:::.a ùi morte nell a polmonite, se non unica come .Ji.irgensrn vorrebbe, certo la 11iù comu11e e la più terri hil·~ ; edède;.;uudi nota il principio stabilito da f[II C~to anture: nel tifo. sine. 1hennometro nulla th•mpin, ttr•lla pulnwu ite nnlla lherapìa sine ptdstt. Negl'infermi che furono oggello d ~' miei :-;tudì, In frequenza del pobo ~egn i in generale di pari pa:>so le oscilla1.ioni termometri cfte. Il num ero delle pulsazioni si mantenne in ma~:;ima fra le l 00 e le l ?O nl minuto, raramente se ne contarono ùi meno o di piu, salvo nei casi di morte. Stimo inutile fermarm i sn i caratteri del polso e sulll' mn(lificazirmi che di solito subisce nel corso del proc~sso morboso; acrennerò soltanto due fatti che mi ~emhrano Dl l· ritevol i di menzione; il primo è l'irrcg(darità cll·lle contmzioni del cuore e qu indi delle pulsazioni a.rreriose. che poln::hhe sembrare indizi o di gravez1.a e che iuvece ..;uol precedrre di poro la d e fer\'Oscen~a critica, siccome fu ussen alo dnl Grisolle, da .Jaccund e dn altri, e siccome io sles:-;o !JOle i rilevar~ in quakhe caso; l'altro è la lentezza estrema del polso che spesso Lien dietro alle crisi molto prec.ipilose e che :; i associa sempre ad una grande disce~a della temperalnrn. Questo fallo


Il -~ 1 è uno dei ~f').! IIÌ eli m:1:;2ior ralc>rP per di~tin gu f' rP IJllella de-

prr,-,.ione ncn·n:o;a . l' r::pcrialntf'nle dell 'azionE' cardiaca, che Slll't:Nle .ll la tlPfPn'P!'c'E'm:.n , dal colla,;so morlale nl'l qnnle il pol-:o i• ~Pmp rr pircolo, ,-a!·uo Nl P~Lrrmamrnte ft'N[IIPnle. Fra i r.•nnmPni lo~al i df'!ln pncu moniLP il più imponente è ceri o la tli:'tmc•a. Tuttaria io hn arq11i-1talo la convinzi one che coòl"~ll, fenomeno non è in sostanza cosi gmre r·ome ,;nole apparirP. TaiP r·onv inzione è fonduta s11 l fallo rhe Jtwltì malnli in •:n i la din .·olt it di r~>piro parf'ra proprio nl larnwnt P fìno a r:'I ,I;!inn;..rrre i :iO nel i (iO alli rr~piratot·i al minuto, li lt o visti guarirP prdc'llanwnte. Oel rr:-to. 11c' miei infe1·mi il fenomE'no in c>~ame nulla pre:-:P rHò di ,;pec· iale. Col ccs~ar tlc~ lla feh iH·e. 1\l[f;m no di rf'spiro in gPnf't·;de J;rnmò dì mollo; anzi ~ovr nli volte. prima ancora di gnarrbr· l;-t carla let·m ogralira. il solo aspetto clel l'itndi,•iclno, non co~ì an~a nl r come: i gìnrni antrce~innti. ci ferP avvf>rLìti dell'aHcnnla cl l'fervrs('enza fnhhrile. Ciò ùìmo~Lra comP. anche nc>lla pnr.umon itr la di~prwa ò in gran par!P. IPf!ala nll'elcvazinne Le t·mìt:a. Sono lou ta no però rla l negar<> la grand i:';;ima pnrt(' eh<> nella produzione di lale fenomeno vuoi es;;ere aLIrihuita alle le;; inne locale elle restringe dìretlarnrntr il rampo dell'emnto!'i. tln fenomeno cMtante nella pneumon ite, non meno della dispnen. è il dolore. Io non ricordo con precìsìoue quante volte <>sso sin mant:alo ne' miei casi. ma certo furono rari s~i me. Molli tnalali di pneumonitc dell'apice non lo accusarono, o lo accusarono lon tano dalla sede del male, per lo piu in vicinanza dell a papilla mammaria. Ricordo pure che stm 14 colpili òa pneurnon ito bilaterale in un solo il dolore fu avvertito iu entrambi i lati; gli altri l'ebbero bensì, ma unicamente dal .lato prevalentemente aiTetto. È probabile che nella maggior


11 '·2

S TUDI S ULLA PNEmJONITE E SU LLA PJ, El! RITE

parte di questi malati, non essendo stati co lpiti simultaneamente i due polmoni, quando avvenne la dill'u:;ione del processo a quello dapprima sano, l'eccitabilità nervosa era troppo deficiente per potf'l' permell ere la tra:>miss ione dello stimolo e la percezione della :;ensazione dolorifica. Un indi viduo , il soldato Spina del 4.1)0 regg. fanteria, affetto da p neumon ite destra, act:usò in vece il dolore pun torio solto il capezzolo della mammella sinistra. 1Jnnslo fau u dell'incrociamento dolorifico fu notato da molli osservat ori a venne spi egato dal Gerl1ardt e da Magnus Huss per le ana:'tomosi dei ne1·vi int ercostnli fra loro, mediante le ljtlali, l'eccitam ent o delle fibre sensifere di un lato si diramereb be alle lerminazJoni nen ose del lato opposto. In quanto alla forma del dolore, i medici antichi partendo dal principio che, come aveva dello ArNeo: « rfolo·r vacat si solus inflammetm· pulmo >> pcrchè quest'organo « nawra · l i ter doLoris e.rpers est» e che nella pneumoni te, solamente «pecwl'is snhest gravitas » eleym·ono qncsto fenomeno a :;egno distintivo fra la pleurite e la pneumonite. )l a oggi, coi tan ti mezzi obi eu ivi di cui disponi amo, n iuno \' Ol'l'eli be foudnre sul dolor11 la sua diagnosi di pneumonite o di pleurite. In ogni modo sta il fallo che la forma puntnria è più propria se non esclusiva, come vorrebbero il Peter ed altri, della pl euri te, e quella gravativa della pneumonite. Questo fr uomeno, com'è noto, venne variamente interpretato: .l Urgensen lu attribuirebbe ad uno stimolo meccanico e chimico che il Lurgore infiammatorio ùel polmone e la qualità dell'essudato eserc.iterebhero sui nervi delln pleura; per Peter i nvece non è ~h e una oeH ite intercostale (·I l. Non parlo delia Los;;.e e dcll'cspellorato se non pt•rchè que:;Li (l ) PKTEK. L eçon • de cltntque m ectfca/e, t . l, Paris, 1877. pag. 129 e s <>g.


1'iELL.ESEHCITO

due sintomi f·~cr ro •lil'etto in moll i illfenni, IIHlS::ìlme fra i cura Li nell 'a11110 l li80 . Ui frequente, in fa tti , el1hi a nolare che men tre l'orer,chio appli calt> al torace faceva sentire nulllero~ i s~ imi rant ol i, il paziente non emetteva che rari e scarsi sputi , e la lus.;e o mant·.ava aiTatto, 0\ Vero era insurfìcienle a prt)\ Ocare l'cspelt orazione. Talrolla l'e:>pell orato ent he n ~ì abuondanle, ma ll uido e !;Jl Uln ll~O conte si presenta ne[ l'edema polmonare. Iu tali risrontr i e' idenLemenl e Lratlavnsi di nnn. deprps:,; ione dt>ll 'ecr itah ilit il nervosn, grn vi :;~ im a, spesso anzi forir ra di morte. E :;un qu esti appunto i ca,i, i quali mi fanno p en~o re e~sc r troppo :1ssoi11 L a l'opinione eli taluni i qnali J!Ìudir.an o la to:;se nr lla pnrumonile :;empre molesla e pei·icolnsa, essai raramente utile(! l, perd tt\ in simili circostanze sarebbe, a me pare, troppo chiara l'azione benefica della. Los:;e, ove si p otesse giungere a prll\ Ol':l rla. r miei appunti ~.;irca i fenomeni ril eYati dall'esam e obbiettivo, si riferi::;cono quasi e:;C'I u:;iramente ai maiali occ:orsi nel 1880. La. tardi"l comparsa dei s~·gni fisi cj in alcu ni casi; la poca estensione della Ilogo.~ i, non in rapporto colla i nteHsilà e molteplil'iLit rlei fE'nomr nugenerali in allri; in molti la forma migratorin od n focolai surces.-ivi. e ~ p e::;so anl'be la in s t:-~ bililìt <l ei segni pl e"ii im e~ri ri e ~ ltMscopi c i, ecr,o in ;;ur.cinlo i priucipali falli notati. Qui c:tùe in acconcio far- cenno di du e infermi, nei quali i sintomi propri della pnPtunonit e furono così Mcuri, che in uno la rna.laLLia non venne n!Iatto ri conosciuta, e nelE'allro si r estò per molto tempo i1werti fra la pleurite e la pneu monile. Il primo fu l'appuntalo Giordano del 3° regg. artiglieria, entrato in feubmio 1880, al terzo giorno di nlalattia. Egli aveva soffert n nell'autunM preecdenle le fehh1·i miasmati che, 1

1

(l) Z1 EM S8~N .

lnc CÌ t. pap;. i 7.


1 '1 4~·

STUOl SU I, LA PNEUMOXITR E SULLA PLEURITE

ed avea Luaora uu gru:;so 1u1nor·e di mib;a . .\!l 'esame presentava febbre al di ~o p ra di W gradi , sinLo10i di adinamia, poca tosse co11 :;c·arso e:: pCLLonuo fluido e:;punw:;o, diarrea e meteori~ m o inlesiinaie. Era vi inoli re leggera ipofuuesi in conispondenza della ba~e del polmone de~lro, e si udivano rantoli subcrepitanti a va1·ie bolle in lullo l'ambito Lorat;ico. ma più :)pecialmente nell'area il'ofoneli ca. Del resto non esisteva hroncofon ia; nè l'elasticità della parete loraci ca, nè il fremito vocale talli le 1\i ID•lstr·avauo in modo sensil,ile alterati. Si pensò a tntla prima ad una fehhre miasmalica, ma dopoché furono iudarno amministrale furti do:<i di :::o lfato di chinina. c.oLesta ipotesi renne ahhaudonala, p€'r ct> rl ~n~ il posto a qttella di una febb re tifoidea. Nè i sucre,:sivi esa mi nhir ltiri val"ero a rischiarare m1momamen1e la diagnosi; anzi mi sovviene elle un gioruo, precisamente 1'8° della malaLiia, gli ufficiali medici a:;:;istenti ed io fummo nel più pieno di:;accordo circa il risultato del rispelti vo e>:ame fisico, avendo laluno trovato ìpofone:;ì, ove :1ILri senti suono normale; lalunu sollio bronchia le a destra. altri a sin istra, alt ri nè a destra nè a sinistra. Frallanto il (;iordauo mori e la necroscopia mo:;trò l' esistenza della p neumonit e lnl'alizzata in qua,;i lutto il lobo inferiore destro allo stato di epatizzazione grigia . lndu!Jbiamcnlf' in rrue,;to caso si lratlam di una pneumoniLe iLSlell ica, o l'errore uiaKnostico pro ,·enne iu gran parte, r.nnvieH coufes:;arlo, dacr:lrl! fu dato magKior pe:;o ai sin tomi generali, eli'' ai f:1lli lor.ali dt>;.di organi rerpirat.ori. l'roiJahilmenLe, an d w " "l 1; i~>rd • llr o si dPlerminil un'essuduzì one li Itrinosa incom]lleta , pcwu ~oli da. che si rammollì e pa~sò troppo presto all' inlil lraziotiP p,.rulcnLn; cion :hè conlrihui u rend ~re poro nwniresti i se(!ll i u!J I,ielt i' i. Il :wronòo infrrmo fn il ;;oldato Cozzi Òl'l 7 1" rc,(!g. fanler·ia,


-entr-ato in giu)!nO 1881. Questi nou accusava precedenti morbosi ed era di robu!ìta costitnzioue fi ~ica . Juriato allo spedale ilterzogiornodi malattia, presentava vivodolorepuntorioal costalo s ini ~Lro e mollo afTanuo di respiro. f:oll' esame obbiettiro SÌ t•i:;conLrava ipofoncsi e somo bronchiale forte ed aspt'O alla base del torace sinistro, fremito voc.:ale ta.ll.ile meno sensibile del nttrmale. ~on si udivano rantoli oè broncofonia, l'e.;pettorato era nullo, pochi~>-ima la tosse. ~ei tre giorui ~ucress iri i sue~po s ti si utomi si P-stesero a tutto il lato si nist ro; mn la per~istenre diminuzione delle villl·azioni torneo-vocali, e In mancnnza di rantoli, di cspellomto e della bronct)fon ia, non permisero un ~i cu ro giudizio cl iagnostico, avvegnarhè molti fatti parlassero per la pueumonite, e segnatamente la qua lità del sofrio bronch iale, il poco o nessuno spostamento del merliastino e del di aframma e l'ottusità li mitala alla sola parte posteriore del torace. La diagno;;i fu risch iarata soltanto dalla ditTusione della polmonite al lobo inferiore destro, rivela la da segni non dubbi i. Il Cozzi mo!'i 1'8• giornata del morbo, ed all'autopsia si trovò cpalizzazione rO!>Sa di tutto il polmone sinistro, tranne i lembi anteriori i quali erano enfìsematosi. L'essudalo assai solido ri emph-a molta parre delle ramjficazioni bronchiali. Ent iuoltre epatizzata una piccola zona del lobo inferiore del polmone ùcstro, ed era.vi pleurite sinistra con spesso ed abbondante cs~uòato fibrinoso e con poco versamento liquido. Le ragioni perle quali in questo infet·mo fecero difetto tal uni sintomi rilennti generalmente come ca ratteristici .della poi· monile cruposa, sono fornit e ùa l reperto necruscopico. L'albero bronchiale in gran parte ollurato da secreto, e l'essudato fl ogistico che tapezzava le lamine pleuriche spiegano, a mio gìndizio, perché il fremito petlorale si trovasse indebolito e perchè mancasse an~:he la hroncofonia. Tien poi ragione della


Il 5-G

STU DI SU LLA PN IW.IlO ~l TE E SU I, l.A PLEURITE

ma nC'anza dei rantoli crepitanti la grande copia di es~ udato :'Oiido che ri empiendo gli ah·enli polmonm·i ed 1 minimi hronrlt i, ne tenne co:-tnn 1emen te allon1ana te le pareti ~ v'i mpecii la penetrazione di:' Il 'arin. t a studi o rl ei due casi di c.ui ho tenuto disr.orso mi rese sempre più convinto ehe nemmeno la pneumoni le ha segni

pat ognomonici, e che la diagnosi di solito tanto facile, in lalun e circostanze spcr,iali non pnò e..sere l"1sta in luce che da un'as!'ennata e dili gl'nte coordinazione Pd interpretazione di tullo il complesso sintomatico . Con tinuando l' e~am e dei prin c.ip::~ li sintomi incontrati nei_ casi da me raccolti, dovrei dir qua lche parola sull e alterazi oni della secrezi one urinaria. Ma le poche analisi uroscopiche ese-

guitle non oll'rimno ali:una cosa meritevol e di speciale menzione, tranne la diminuzione dcll'urea riscontrata in qwlllro casi gravissimi. Tale di min uzione, :;econdo l'opinione del Burresi, alla qnaie io mi associo, è sempre un indizio prognostico assai triste, per l'avrelenamento uremico che suoi consegu1rne. J turbamenti funzionali del sistema nervoso non furono rari.

sop1·atutto nei pneumonitici clel ,l880. Il delirio fu notato in quasi un qual'lo dei c.asi, o nell a pncumonite elci !ohi superi ori fu anche proporzionatamente più frequeute. E $SO, senza parlare di quel pò di van e!!~ia m &uto che e pro1Jrìo della temperatma elevata e che r.om parn• qu alehe ,-olta lì n da i pri missimi giorni, ordinariamente non ~ i presentò che all'avvicinarsi del periodo critico , protraendosi sovente anche oltre la defervescenza. Dì so li to fu calmo e lranquill o, <:onsoci;JLOo non a fenomenidi dep rc:--sione; laluna volta fu agitato in guisa che i malati strepilavano e si dimenavano violentemente sul letto. In nes:-un infermo avrei potuto invocare come causa di tale


NEt. L'ES El\ CITO

IH 7

fen omeno il precedente ahu;;o delle be-vande alrool id1e, nè una lesione organica del cervello o delle meningi. compl i,;a nle la mal<tllia poimomre. AIla produzione di esso nella pn eumonite roncorrono validamente, senza dubbio, le condizioni individuali del sistema nervoso e l'elevazione dell a temperatura; io però credo c'm .Jaccoud (·l) che l'isc hemia nrtèriosa ne sia la cau:;a p1·inr ipal e. L'in len:-ilit febbl'ile non pot1·ebbe, a me pare, dare spiegazione di (juel delirio che persi:-;Le e che talora anche compare dopo la defervescenza, nè della maggior frequenza sna qnando sono in Lcres~;ati i lobi superiori. L'anemia cerebrale poi trova ragione nella fiacchezza delle si s l~1 l i cardiache e nell 'a umen to della pressione venosa, condizioni facili a verificarsi e ad intcnrlers i nell a pneumoniLe. Oltre al del irio, non mancar·ono altri fenomeni nervosi, tali da costituire la forma r.la;.;sica della pneumonile, o più spesso ancora, lrt forma adinamica. Mi resta in ultimo a far cenno ò.elle più notevoli complicazioni, la prima delle quali è la pleurì te. Giova notare clte la forma essudativa nei pneumon ìtici ac-colti nel mio riparto, venne risc0nlrata solo quallro vol te. Se però ~ i vuoi prendere in co nsiderazione la pleuri te pla ~ l i ca co u scarso e~sud a t o fibrinoso , sia diiTu ~a a lu tht In si ero~a o soltanto limitata a quella parte rhe ricopriva il sPgmenLo \li !Jolmone aiTelto, allora la troviamo :18 volle su lUI caso . ~è credo di e~ prim ere con que;;ta cifra il rapporl() esallodi siffnlla compli canza colla pneumoni te crupa le . .Tengo solo conto d i qnei cosi in cui essa fu rilevabi le clini camente e pel dolore punlorio e per i segni fi sici. Per quel che a me consta, gl i nntori adrlur.ono cifre disparatissime intorno all a concomilanza in disamina, appunto per ti ) V. JA.ccou o. Tr'aité ctu PhatO(OfTie tntel"'lC. Tom e Il. Pari s 1873 p. :w.


i 1 .~8

Sn: nl Sl'I.LA Pl'iKUlfO~ITR E !';UI.L.A PL.IWRITE

il modo diverso d'inlenderla e di apprezzarla. 11 De Renzi da la proport.ione del 4·1 pt>r 1UO l 1) il Gri ~o ll e invece dava meno del 13, etl il .Tiirgt>nsen alleg11 rapporti varialtili dal 16 al 4. o 5 per 100. Comunque sin però, cole.,le pleuriti non dànno mollo pensiero al med ico, perchè in generale non disturbano gran falLO l'andam enLo della malallia principale e guariscono rnJtidamenLe. Meno frequente ed anche meno importante della pleurite fu la bronchite. S\'nza lenerr.onLn di fJuel po' di catarro bronchiale dipendente da llu:;sione collaterale. che si acco mpa gna quasi sempre ~o lia pnenmon ilc, nna hrnnr.llite che si potesse comidera1·e come vera e propria complicanza. non fu nulata che in H casi. In qualche infermo la polmonite si associò alla fchhre miasmatica, in altri alla poliartr·ite reulllali,·.a, in uno alla febbre tifoid ea. In quesl'nllimo la malattia si :wiluppò nel lobo su~ periore sinistro e ro n co r~e potentemente a cagionare l'esito letale. Da ultimo, in 11on pochi casi fu osservata la complicazione clell'itlerizia. Non calcolando qu ella legger·a tinta ginllògnola r he non di rado accompagna anche la polmonite fihrino:;a ordinaria e di cui tengono ragione le ostacolate> escursioni del diaframma e la slasi venosa del fC'ga to, una \'Ora e propria iiiPrizia non fu da me riscon trata che nelle forme nslenil'he. l~ inutile dit·e clte uiuno oggi vot'l'ebbe, in simili casi, far dipendere dall'illerizia i gravi dist urbi delle funzioni nervose. Forse, como dice il Leyden (2) la presen1.a degli aC'id i hiliari nel sangue varrà ad aggravare la forma:>inlomati ca, ma4nesto

!l ) v . n s RKNZr. l.a v olmonìte Clinica cont~ m po r~nell: i ral i ~na e straniera, ••ol. Il . pUJ;. 181. ,21 V ZI&MS SKN . loc. cit. pag l ~t.


'i KI.L. •ESEI\CI l'O

fallo non )JO 'Irehhe essere riguarda10 come la r:a u::a diretta degli altri fcnumeui. Pleurite. - Ri::ervandonti ùi e:> porre in seguito quanto con cerne gli e:;iti dt•lle pneumoniti da me stuJiane, !JtlS:iO ora all e Jdcuriti. Ciò r he innanzi lullu colpi ;;co chi si fa ccia a stutlia re il modo d'in~o rge re et! il decorso della pleurite n\.'i no::; ~ri soldali é, come hl) dello Ìllllauz i, la grande frè'(uenz;l di tale infermità in individui dt•l,oli e deperiti. Ora è avpunlo in t(IH'sli orga· ni:>mi che la mal au ia di ~ulito esordisce e sì sYilupva in modo suiJllolt' è lento. Il dolore in gerH' ral c è lieve o nu ll o, poca la tos:;e e l'.dTa nno, maneante o poco accentuala la reazione febbri le; nondin1eno l' esame ohbielli\o rivel a sovl'nLe un enorme spa11d imento ]Ji eurico prontamente for·matosi che sorprende assai pìu del medi co il malato sles,;o, il quale ne era prima incunsriE>nte. Il La\'eran (1)nn·crma taio forma insidi osa d'infiamma ziune pleurale non e:;sere più frN{uenle nei milit ari che nella pu11ulazione ch'ile; ma senza conlradclire una tale a:>serzioue la quale potreul.>e ei;ser vera per l'esercito rrancc:;e, mi crodo autorizzato a ritenere che almeno nel nostro sercito, l'inllicato modo d'inra:'ioue del:a plem·ite è mollo comune. Viene eli poi in ordiue di fr·el{ueuza, almeno nei mi ei ma· lati, un'ul tra forma iu è ui il processr. morboso era bensi cominciato ~oi soliti sintomi locali, ma questi rimasti per certo tempo isola t i o solo congiunti con poca febbre, non costrinsero il malato a ricorrere ul medico se non quando erasi già costituita unaconsidere,·ole effusione liquida nel cavo pleumle. Am iJetlue le accennale forme per quel che io ho polulo veùere, sono le più pel'linaci all'azione dei rimedi ed a cui (l ) V. L.UBEUN, op. cit. pag. 47.


•I l 00

STUDI SuLLA PNEU"ONLTE E SULLA PLECRIT E

piu fa eilmente tengun dielro esiti tri:;Li o per la vita o quanto 111eno per la sal ute dell'infer·mo . Altre volte, in li ne, la rnalallia innde con febbre alta, vivo dolore al costato, respiro all'annoso, in bre1'e con tutto l'apparato fenomenico di un gmre processo acuto. Sill'atta manier·a di esordire della pleu rite fu la meno frequente nei casi e me presen latisi. Ri scontran do i registri uuso l og i t~ i. la tnwo segnat:l solo 27 volte su tutti i H 3 infermi e per lo più in soggelli sani e vigorosi, nei quali il proce:;so mor ho~o, d'ordinario , si e:;anrì con rapidità pari alla tumultuaria i11\·asione. l\ispello alla sintomatologia, mi limito <Id esporre poche annotazioni. Innanzi tulto, la temperatu ra, al contrario di quanto s'inco ntra nella pneumonit e, raramente raggiu n$e i ~·O gradi; notai è ,·ero spes:Se volLe 39° o 39°, 5, ma solo in otto carte termos~.:op i ch e IJ·ovo sPgnal:1. la fAhb1·e a .i-0° od :d .O" e qualche decimo. A me pare adunque che nella pleurite la febbre, in massima generale, non !JOssa n è debba weoccupat·e gmn fallo il medico pet·la sua intensità. Jt piuttosto importante per la sua durata, persistendo sovente per più seuimane, ostinata e ri belle a qnal si v'oglia ant ipiretico. Un'altra considerazione conce me In tos:;e. Mentre nella pneumonite salvo casi mol!o rari e grav i la tosse è un sin-· tomo costante, nella pleurite ~pesso manca od è pochissima. Ciò è noto a tutti i medici. Nei miei malati verificai sovente il fenomeno rilevato dal Peter (1) cioè che le forti scosse ed in particolar modo i mo,•imenti del tronco possono suscitare bru sc~hi accessi di tosse in individui non molestati punto da questo fenome no nell o :;ta lo di riposo. tll V. PSTER, op CÌI. pag. 5~ e seg.


'il<. LI.' ESJ:: II CITU

Qu esto fatto il quale fu sp iega to da Peler per l'irritazione dei rallli polmonari del pneumogaslriro, sui quali prima il liquiùo non esercitava influen za, poLrchhc essere un buon indizi o, in certi casi, di ,-pnndilllenlo li bC'rO e non molto ahhondante. Ellui so li ci uf] ue cu,;i Lli pleurite purulcn ta, non molli iu coufronto deluumcru tolale dei pleu l'itici. TLiltli liUCi malati erano senza eccezione deboli e scaduti nella nutrizione generale . In tre Ji essi il processo seg11i un decorso decisamenLe at:uto, e l'es~ tu lato, sta n do a i segui lisici e raziouali, si preseHiò pumlenlo fin da principi o; negli altri due si verificò, co me sovente accade, la trasformazione graduale del prodotto Il nt! i,; 1ico, dnppri ma so Il <111 Lo siem- fibrinoso. Di qu esti ciuque infermi aHò occasione· di riparlare altrove un poco più a lungo . Mi piace però notare CJUi un fallo di semiotica fisica non co mune nella pleurite, ed è che un malato di pio-torace, il ~o ldato Burigana del 4i:>" reggi rnenlo fanteria, presentava mollo distinto un suono metallico di percuss ione a.:suciato a timbro ugualmente mel~llli co delltt voce e del t'espi ro. Tale fenomeno era circoscritto es<:l u:;ivamente nello ~pazio scapolo-vt>rlebrale, e com parve primachè l'individuo fosse operato di toracenlesi e senzachè si potesse menomamen tè dubitare dell'esistenza di una fistola bronco-polmonare.

Oi fatti somiglianti furono pure ossel'vali da Skoda, da Fri edreich e da altri ( 1); ma un a soddisfacente spiegazione che io sappia non n'è stata data, nè io saprei darla ammenochè non si volesse pen~are che siansi svi luppati dei gas nel caYo pleurico dalla scomposizione del pus ivi raccolto. Il/ v. fto NOA TI. l ndlrluo alla d!agnoM deUe malattt e del petto, ecc. 3" e 11n pCJg !11.


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::illiOI SULLA P ;'!I·:V~I O~JTE E SULLA PLEIJRITE

Di pleurite scccn si ebbero parecchi cn,;ì, qnalcnno anche di pleurite essutlaLin.l enci;;tica, gli uni e gli altri di poco interesse clinico . Dopo i ln.vori delh1 J <1ccoud e del Conr,ato (1) portai speciale allem~ i one :;ulla forrna multil ocn lare, ma non mi [u dato · di ri scontrarla in nessun malato. Veramente i due ti1 •i che gl'illusl ri clin ici precitati ne distinguono, massime quello polilor.ulare, _sono e;;tremarnente rari; tuttavi a, non potrei a.;!>iCUr:lre cile nessun esempio ne abbiano presentato i malati a me orc:OI'si, stante la g:randissima diflìcoltà ond'è circondata la diagnosi clinica dell'essu dato pleuritico a più logge. J accoud (2) avea bensi indicato dei segni mollo particolari della menLovata forma di pleurite; ma cotesti segni, di cui non è qui il luogo di parlare dillusameute, furo110 trovati non aJ,bastanza validi n11n solo dal prof. Concalo, ma dal Voillez, dalHa}JHtUd, dnl Bu!Tesi e da altri. In quanto poi alla pleurite ordinari a, il meùico di solito si trova dinanzi ad nn cumulo di segn i fì:;i ci così coslant:i e così cara1Leri5ti ci che, tranne rari>;simi cnsi, non incontra la menoma difficollh a riconoscer-la. Ma se si traLta di determinare la quantiLit e soprattuuo la quali là. del conlenuto li quido della pleura, la ll isogoa corre di \'er~am e nle Rispetlo alla valatazione quunlitativn , io mi giovai sopraLtull•J di tre criteri che credo i più dimostrati\i: la maggiore o minore estensione all'insù dei segni obhietlivi dell·~~sudato: la dilatazione loracica nella parte affelta, congiunta all'appianamento od alma sporgenza degli spazi intercostali ; lo spostamento del mediastino edel diaframma. ( LI v . R fvl•t a clinira di Borogna. anno ISSO. pag. 9.>- lP3-2t>i . !'~l V . Co m men tario ol1nico di Pisa. a n no 3°, n 5 e 6. de t t. FI!Jio cr Dtavno1f CùJl/a. preurtte u nilocutm·e. bUorutm·e. ecc.


~ELL'ESERCITO

1·153

Nelle pleuriti con etTusione liquida scarsa, non sempre trovai agevole distinguere que~ ta dall'ingrandimento degli organi ipocondriaci. ed in taluo ca~o, nel quale il ventre si mostrava disteso da liquido o da gas, anche da quello stato atelectasico della base polmonare, che deriva dalla compressione. Nondimeno in simili ri:"contri un esame attento dei sintomi fisici , ed in ispecial modo àe.lla linea di livello dell'ottusità che nella pleur·ite e sempre discendente da dietro in avanti e non è spostabile negli atti respiratori, rischiara a sufficienza il diagnostico. Circìt la natura dell'essudato, un mezzo acconcio a dino tarlo venne additato da Peter (·l ) nella nota linea parabolica del Damoiseau o meglio nelle modificazioni che essa presenta col cambiar di posizione del malato. Secondo il Peter, facendo passare l'infermo dal decubito sul piano inclinato del letto, alla stazione assisa, se il contenuto pleurale è molto fluido, il liquido necessariamente si spingerà in avanti e la linea di livello diverrà. orizzontale. Se per contrario l'essudato sarà assai denso, in altri termini, prevalentemente fibrinoso, non potrà ubbidire cosi prontamente alla legge di gravitit; onde molta parte nel cambiamento di posizione del tronr.o resterà ancora aderente alla doccia vertebrale e la curva del Damoiseau si manterrà obliqua. Allorchè infine il prodotto fl ogistico è siero-fibrinoso, la parte si erosa si sposterà bensì in avanti, ma lascerà uno strato più denso sui punti della pare~e costale che abbandona; sicchè si avrà afonesi sulla parte verso cui il liquido è scarso, ma rimarrà pure una zona ipofonetica a fonna pnrabol mca laddove esso trovavasi dapprima. In tal guisa, dice l'autore citato, la curva del Damoiseau non solo rivela l'esistenza del versamento, ma ne esprime altresì la natura. Io, semprechè mi si presentò l'oc(l) v . r~:Tn . op. cii. tom . 1, pag. 51!4 e. •ell.

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·l f i).j

STUDI SULLA PNEUXONJTE E SUI.LA PL EU JUT.E

rasione, ricercai questo segno di agnostico, non credo però che abbia tutto il valore ad esso attribuito dal clinico francese. Ed in vero, la linea pa.rabolica ~anca appunto nei casi di maggior momento, quando cioè il cavo pleurico è totalmente ri-pieno di essudato, ed è spesso fallace anch e ncgl i altri, percM ader·enze fl ogistiche facili a stabilirsi, possono rendere il liquido per nulla spostabile. Comunque poi sia, un tale segno non risponde al quesito più importante, cioè se it contenuto

pleurale sia o no purulento. A mio giudizio l'unico segno che abbia all'uopo un valore, non assoluto di certo, ma superiore assai a quello di tntti gl'i aftri è il fenomen o di Baccelli , la pettoriloquia afonica. È risaputo r,ome un tale segno abbia richiamata l'attenzione non soltanto dei med ici italiani, ma sia stato altresi oggetto di esame per motti medici stranieri. Mi basterà ricordare che nella cli·nica di Wiirtzburgper opera del dott. KreU assistente del Gerhardt, venne sottoposto anche alfa prova sparimentale (i). La quale prova confermò pienamente il principio su cui l'illustre clinico romano fondava la sua scoperta, cioè che la massa di un liquido si presta tantopiù alla trasmissione integrale dell.o vibrazioni fone tiche, quanto piti omogenea ne è la composizione, o, ciò che è lo stesso, tanto meno quanto maggiore ne è l'eterogeneità morfologica. Tuttavia, non son pochi coloro che affermano di aver colto in fallo anche questo segno; dappoiché gli uni non lo trovarono do"te l'essudato era certamente sier0$0, e gli altri lo riscontr:a:ronu quando la pleurite era senza dubbio purulenta. Il prof. Burresi in un suo lavoro recente (~} cita in proposito (lJ V. Lo Salute. Sezione di

.

scienze m ediche , n. l, 1878. Sulla o·a•mt•· ~fone della voce arona attraverso gU u&udatl endop/euricl. (i) v Sulla cura degli essudati ple-aritici Utttwe aulla mecttefna. 'Yol. 1, u. 10. 1881 , pag. :l4a e 346.


NELL'ESERCITO

1,155

molti nomi di osservatori; ed egli stesso riporta due casi di pio-torace ed uno di emo-torace in cui il trentatrè aronico pure si udiva distinto. · Io son lontano dall'oppugnare la verilil di tali asserzioni e di fatti; mi piace però notare che molte volte si domanda alla pettoriloquia afona più di quello che realmente può dare, perchè vedendnla mancare o pr-odursi imperfettamente, taluno vonebhe dedul"Oe senz'altro la naLura purulenta dell'effusione endopleurica, ciocchè è certamente erroneo. Il Baccelli inoltre tien conto solo della qualità del liquido, non già delle condizioni del parenchima polmonare attraverso cui debbono passar·e le vibrazioni foneti che della laringe. Questa lacuna tuttora esistente nella dottrina del chiarissimo autore, potrebbe forse dar ragione di molte fra le eccezioni cui la legge da lui stabilita va incontro. Checchè ne sia, se devo stare ana mia propria esperienza, sono indotto a trarne questa concll.l!sione, che la trasmissione della parola afonica mancante, non permette di ritenere che il contenuto pleurale sia pus; ma quando im•ece essa trasmissione avviene chiara e perfetta , si può escludere se non con piena certezza, con grandissima probabilità la natura purulenta dell'essudato flogistico. Dopo tutto, nei casi dubbi io mi valsi della puntura esplorativa colla ordinaria siringa del Pravaz o di Luer. È un mezzo semplice e pronto che vidi adoperare dal maggiore medico Bonalumi fin dal 1873, epoca in cui non ancora era ritenuto, come al presente, per consentimento generale e per

innumerevoli prove, un espediente affaLto innocuo. Per abbondare in cautele spesso eseguii la piccola operazione sotto la nebbia carbolica, ma non credo ciò necessario; basta soltanto che l'ago-cannula sia pervio e siapreventivamente disinfettato in una soluzione fenicata al 2 ~ t2 o meglio al5 per~ 00. Talvolta mi venne meno anche la puntura esplorativa, e


4156

STU DI SULLA PNEUMONITE E SU LLA PLBURITE ECC.

ciò può accadere quando l'essudato sia assai denso. In tali contingenze ripetei sempre la prova con un ago-cannula di calibro alquanto più gros~o: però si potrebbe, io credo, anche ricorrere all'aspiratore del Dieu-la-foy o del Potain. Da ultimo, stimo inutile fermarmi sulle complicazioni della pleurite le quali furono poche e tutte ili poca importanza. (Co-ntinua ì Dott. P IETRO EMBRIACO capi tano m4'da co.


RJVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

R.IV IST A ~1EDICA

•ullo •pumo l'e8plratur1o e foDloo della rima vocale, W . H AC K ( IVien. m.ed. Wocltens. 1!!8~. N" 2-5 - Ceniral&. fur die m.ed. Wissens. N" 36.). • In Juu dei quattt·o casi di ligeulemenlu ùeseritti da l dottore H ack si trattu va di spas mo r espiratorio e in due di s pas mo fonico. In quanto a llo spasmo t·espirator io l'autore a vverte, ella lo spas mo incompldlo della g lottide ha magg iore impot·ta nza di quello com pleto, poichè nella chius ura non co1n pleta della fessura vocale , la poca a ria inspit•ata ma ntiene l'eccitubilità Jel r elativo ce ntt•o ner voso e cosi la dut·ata ùdlo spasmo e con CS$0 necessaria mente la diminuzione dell'ossigeno introdotto; e per· ciò uno ~pasmo par•zia le r ichrede un solleci to soccorso operatorio, il cateteris mo della lari uge o la tracheotomia, laddove lo spasmo t'espiratorio co111pleto s i r·isolvc sponta neamente. W. Hac k pe1~sa che siffatto spasmo abbia or igme da un sovercllio s fot·zo di uno degli t~dd u ltot•i per pa re.s i dell'altro m conseguenza di un catat'I'O. In que::l•> modo sono forse da s piegut·si a nche molti ca s i di lal'ingismo s tridulo nei fa n ci ulli. Il primo cuso si rife riva ad una ragazza ùi 2:J anni affe tta da lue e Lt'attata coi mct•curia li; durante questo tempo ella s i pt•ese un catarro Jaringeo con paresi dei muscoli interni e del tea verso . Ben pt•esto, dopo che il cata rr o P. le paralis i


H 58

RIVISTA

erano cessati, sopraggiunse di notte una violenta ambascia di respi1•o con perdita della conoscenza. W. Hack verificò uno spasmo dei muscoli crico-arilenoidei laterali. L e corde vocali erano fra loro strettamente contigue, lasciando pet•ò avanti e in dietro una apet'tura della g lottide. Con la intr·oduzione di una candeletta N. 3 di Schrotler fu con q ualche fatica fatto libero il passaggio dell'aria e l'aceesso terminò. Un secondo accesso più Lieve fu nello stesso modo troncato fin dal suo incominciare. Nel secondo caso si tr·attava di un uomo di 80 anni, rlel rimanente s ano, che da 25 ann i sofft·iva di ac~:ess i di soffocazione tor·mentosissimi che er ano andati continuamente a umentando di frequenza. W . Hack trovo la loro causa in uno spasmo completo del la glottide provocato, come potè dimostrare sperimen ta lmente, da un piccolo punto infiammato nel sinistr o seno piriforme corrispondente Alle . pii ca del laringeo dcscriLla dal Hyrtl. La più piccola irritazione di questo punto determinava lo spasmo. P er mezzo delle spolver•izzazioni d'allume, l'Hack riuscì a guHrire questa infiammazion e e cosi a far cessare gli accessi spasmodici. I due casi di s pasmo fonico della glottide hanno questo di comune che avvennero in uomini robusti per uno slorzo. Il primo caso relativo a un banditore aveva anche questo di importante che le cause morali, il timor·e s tesso uell'accesso, almeno sul pl'incipio dell'affezionH, esercitavano una grande influenza, cosicché il malato aveva l'accesso solo quando pel suo ufficio di banditore parlava All'aria libera mentre par'lanùo in uno spazio chiuso non succedeva. Il quarto caso è quello di un r obus to sotlufficiale il quale s'era procurata la malattia cer cando compensare nel coma ndare ai solda ti una fiochezza per raffreddore con eccessivi sforzi di voce. La sua affezione è uno spasmo isolalo dai m uscoli vocali. Nel sonno e nella narcosi clot•ofor mica parla con voce naturale. La g uarigione non é s lala possibile (:1). (l) Nilla dispeosa d1 g~enuaio-febbraio 1889 a p~. 138 <le i nostro gior-nal e fu ri por-uno lo studio di QUdSlo caso souo il punto dì vis ta metlko-

m ilitare.

N. o . R.


li.I!:OICA

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Betdpola propagata al tubo tD.te•tbaale. - (Journal de M edicine et de Chirw·[Jte, ollobl'e '1882).

Il sig. Rendu r ifer isr:e n•>lla France medicate un caso, che

non pel'metLe più il J ubLio su Ila pos:;~i bi! i la ch11 la resipota possn ditl'onùt:rsi alito vie J1gestive. Una doruw di 3.} ann1 dopo av~r-e a~si ::;tilo un'auuuala la di f't-~sipu la truurnaticu, fu col ta essa s tessa da l'e,.q.Jola alla faccl8, cht-: principiò sulla g uancia a l punto irt cui es is teva una pustola J'acne escoriala. P er alcuni giorni l11Llo pr(lcedetle mùllt> t'eg{Jiarmeule; nta ve1·so il ~wslu, s1 m rtni res tarono degli accitle n li i usuli ti ed inaspellati. Una mallina inJatli si viu ~', che la I'esipola, in decrescenza sulle Ol'ecc: h il'! e su l cuoio capo"llulo, si era estesa in vect':l ra pidmueute a tnt Llt la c1w t là hocca.Je. Le Jue la bb1·a e le n a l'ici noLI:'vuhnenle tumel'ulle, eruno coperte di croste scure e fuliginosu. La lingua >;et:ca e ner·a, era ingrossa t~:~, dole ute e si mauleu·~va diflicil1nenl•' no•ll'inLerno della bocca; i denti vi ave vuuo lasctato ~ugli ot'li la lor•o impr·onla. Il fontlo della gola e1·a quasi iuuccessibil n. in causa d..t foi'Le Jolore provocato dall'esplor·azione bocntle e dalJ';jpPt'tura delle labbra; ma giudicando dall'intensit.ù della drsfitgia, clH" nu11 pe1'mnl· leva all'ammolala d'in~<hiottir·e i liquidi e r·a evidente esser·e la fa r·inge la s ede d'unn gonfiezza t·...sipulncea dello ~lesso genet··~· La cura fu eli glriacf'io permanente in bocca, .J i latte Khiacciato pe1' l>ibile e sp~-:ltellaLul'a sullo lingua •·on la glicerina uni ta a s uccu d'a1·ancio. l n tanto lo stato gene1·a le si et·a aggl'a valo. La ft-> bbr·e si m an teneva alla; JiW pulsazioni o 40° di l~-!ntperatura; la prostrazione eslt•emu; persisl~::va il del il'iu, bc nchè legg'H'O e ad intervalli; l'ammalata r espirava con difficollil e penosamente per l'ostr•uzione meccanica dello gola e delle nar·ici; l'ascoltazione non ri velava complicazione polmonar·e o c.ar-diaca di sorta. L e orine erano 1egf!er mente albuminose, rare e cariche di materie coloranti e di ul'a ti.


·l ·160

RIVISTA

l n s eguito delle nausee incessanti accompagnate da un vivissimo dolore epigas trico venn~ro a complicare la situazione; poscia una forte diar1·ea accompagna ta da notevole tu•·g-ore del ventre. Tutto questo accresceva la gravita dello stato generale e minacciava la vita dell'ammalala. Il signor Rend u ordinò delle bagnature fredde con aceto per dimin u i r~ l'ipertermia, e internamente pr escrisse il caffè gelato, l'acetato d'ammoniaca e clisteri fenicati. Tale s tato g1•ave durò per diversi giorni di seguito; finalmente si manifestò un leggero miglior·amento; però l'ammalata accusava tutto intorno all'ano e nella regione perinoale un forte dolor·e. Si trovò infatti nell'esame una gonf-iezza diffusa, che terminò in un'ascesso voluminoso. A q uesto punto lo stato gener alt! migliorò, e l'ammala la entrò in convalescenza . ÈJifficile, aggiunge il sig. Re ndu, dopo avei' s eg uilo atte ntt~mente l'evoluzione di questa resipola, di non essere convi~t li, che l'infia mmazione settica, dapprima localizzata ai teg umenti della faccia e del cuoio capelluto, abbia invaso completamen te la muco:>a intestinale, dalla bocca all'ano. P el' la cavità orale non vi può essere dubbio; la gonfiezza pro~r·essiva delle labbra l l della lingua, la disfagia e l'angina indicano la pr·opag-azione ddla dormite cutanea la quall! pre~entuva g li iùentici caratler·i tanto sullu mucosa delle guoncie e delle labbra, come dalla pelle. L'indomani si manifestarono le nausee ed i vomiti e sembt·avuno indicare che lo stomaco rosse invaso anch'esso, il giorno dopo pr edomina vano sintomi d'un enter·ite violenta, for•Lf: turgirlezza del ventre, coliche sorde, diarrea profusa e f'e li.la. Questa timpanite e ques ta diar-r·ea pel'ilistettero con i11 l~nsi ta a llai'mt~nte per cinque giorni consecutivi, e non c ominciaeono a sce mare che in capo ad una settimana. Allor a si r11an it'e sta•·ono i dolori vivi, la gonfiezza perianale e tutti i si 11towi J ' un fle mmone, clte, in tr·e o quattr·o giorni perve~tn e ad un'ascesso del rual'gino dell'ano. Ques l'u!Limo epift>nomenrJ, secondo il sig. R<mdu, è il r is ultato del tlernmn ne •·csipelact>r), ii1Juule, dopo avei' pene trato dall'esterno all'inl•·r·no per l'orifizio b occale, lr ndeva nuovaInante vtH·,;o l' '!;o;le•·no, <)ltrepass ando lo s tì ntere anale.


)fEDI CA

Orohlte lD oonaeguenza d1 vreoohtonL (.!OI'rnal rle .Hcdecine el Chir ur(Jie, o ttobrr, lfì821. Il sig. dott. Vedr ènes pubblicò nel Recueil des Memoires de Medecine et de Chirurgie m ilitaires, un ra pporto in ter ess ante s u una epidemia d'orecchioni osservata nel 1881 alla scuola politecnica. Questa epidemia fu notevole per la prop o1·zi one delle orcluiti, che complicarono la malattia; poiché, su 25 casi di or ecchioni, si ebbero 15 casi di orchite, con una pro porzione J el 60 per 100, mentre la m edia osse rvata in altr e 25 simil i epademie, di cui egli trovò le relazioni partic olareggiate, non vi fu che la proporzione del 26 per 100. l n quest'ultima epid-emia, egli non oss ervò alcuna orchi te la quale non fosstl stata preceduta da orecchioni. L 'orchite s enza orecchioni era stata notata parecchie volle in ultra epidemie. Il s ig . Vedròne:; non osse1·vò neppur e in questa, ~li or ecchioni dopo l'orchtte; inv ..w::;tone chfl fu qualche volta citata. Finalmente u11a pal'ticola rita degna di nota s i è che in quasi tutti i cas i la testa J ,:;JI'epidirlllno fu la prima ad esserne affetta. Questo caso fu già. c011statato; ma. è bene insistere su tale punto, poiché alcuni autori conside1·ano ancora l'orchite in consegue nza degli orecchioni come escl us ivamente parenchimatos a mentre l'o1·chite blenorragica in loresseJ•ebbe unicamente l'epididimo; q uesti fatti dimostrano dunque che non si può cons iderare detta localizzazione come un s~gno diffe· r·enziale ass oluto. Il Vedrénes fa pure osservaee, ehe nei s uoi ammal~ti la tendenza all'atrofia testicolare. consecutiva all'or chite, e che da qualche tempo fu rno!Lo studia ta, fu assai f1·equ enle anche nei cas i sop1'aCCJlati. Tale tendenza si manifestava con una notevole dimmuzione nel volume del testicolo; però gli ammalali non furono os servn ti per un tem p o abbasLanza lungo dopo la malattia da pote.rsi g tudicare in modo definitivo tale complicazione. Quan to u lla eul'u, il Vedr·ène~ n1i r·ò s perialmenle a com-


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IUVlSTA

ballere con la maggiore atti vi là la stomatite che esiste d'ordinario nel momen to dell'invasione degli orecchioni. l r apporti tra la bocca e le glandule salivari giustificano questt~. supposizione; invece dei gargarismi di allume e di clorato di polassa, che ebbero poco efretto , egli prescrisse in alcuni casi una soluzione al1 [200" di cloralio, r·accomandando all'ammalalo di eonsumarne uno, o due litri circa in 24 ore per risciacquarsi le bocca; nessuno di questi ammalati fu colLo da orchile; può esser·e elle ciò sia accaduto per semplice coin<'.ide nza; ma il r·imedio inoffens ivo in ogni caso é tale da stabilire un'indicazione antisettica, e distru ~gere i g ermi morbos i, se ne esistessero, i quali 1lalla cavitcl boc-cale potrebbero g iunger·e alle g landule pet• mezzo dei condotti salrvali. Il trattamento pallia ti vo consiste in semplici emollienti , calmanti, r iposo e sospensorio, escludendo qualsiasi emissione s ang uigna locale o gene1·ale; medicazione questa !(iudicala allJ'e volle atta a preveni re. la s uppurazione, a lla cui pl'Oduzione , come si sa, non v'è alcuna tendenza. Conviene ag-giungere finalmente che la ricerca dei mict'Obi fu fatta in parecchi di questi ammala ti, ma i ris ulta ti u LLenuti furono contr-additori; e per nulla definitivi.

Oanorena palu41oa. gie. ollobr·e '1882).

(Journal de Midicine et de Chirur-

il sig. Verneuil nola fra le manifestazioni poss ibili d e l paludis mo, la cancrena che può prese ntarsi so lto tre differ enti for·me; talvolta in prossimità d' una infiammazione, di vescicanti, di ulcere, ecc. tal altra, in seguito a traumatismo, e finalmente solto forma s pontan ea. Quest'ultima, la pill frequente, inler·essa le parti le p iù superficiali, come i l naso, le orecchie, le dita, ecc. Si corre~ge sotto l'influenza .del solfato di chinino , e presenta molle analogie con l'asfissia locale tlelle asLremità.


MEDI CA

TWte e periti1llte nell& febbre tifoi dea. MedeciM e cle Chirurgie, ottobt·e 188:!).

1163 (Jour·nal d-e

Questa complicazione della febbr-e tifoidea fu piuttosto semplicemente indicata, che non descrilla dagli autori; anzi la maggior- parte di essi non ne ra quasi cenno. Il dott. Gouronec in una pubblicazion e su tale argomento t•iuni un numet•o abbastanza gt·ande di fat.li che g li permisero di farn e una completa descrizione. Le notevoli a lterazioni che subisce il cteco durante la malallia, la tendenza alla sta gnazio ne delle materie in questa par te dell'inteslillO, le cui funzioni sono alter·ate , apportano un vero intasamento, e sono sovente una delle cause della lillite; in questi casi può a nche sopravvenire una perforazione, benché di rado. In generale la liflite sopravviene nel mom ento della convalescenza, quando lo stato acuto é del tutto scomparso. Il principio dell'affezione è raramente segnato da un brivido accompagnato da un m ovi me nto febbrile;l'attenzione del medico é richi~:~matn per lo rpiù dalla manifestazione di fenomeni dolot•osi. Ii dolot•o può esser e localizzato nella regione ileo-cecale; la pressione è dolo r•osa nella fossa iliaca ~e.stra, ed il ma lato presenta costipazion~; sopraggiunge anche il singhiozzo con nausee e vomiti, e ben pt·eslo si scopre nel punto doloroso una specie di tumefazione, di pas tosità ancora J iffu stl; ed ecco che la liflil.; è stabilita. Da pl'incipio il dolore, variabile nello ~ua intensità , può essere abbas ta nza forte per far Lemere una pet·foruzio:1e intestinale; ma passato qualche gior·no si fa più moderato, e la tiftite segue allora il s uo soli lo cot·so, vale a dire che fini sce o per riso l ve1·si o per s u ppurare. Riguardo a ciò s i può far notare che nel caso di liflile ordinaria, q uando il tumore è cilindrico, m obile, e in forma di salsicciotto, s i riconosce che essa non ha suppurato, rua che finira per risolversi. All'opposto quando la massa infiammatoria non è costituita che da una tumefazione mal limitata, immobile e profonda, la s ua tendenza è alla s uppurazione. In ogni caso è s empre necessario di esaminare attentamente la biancheria dell'ammalato per s apere se n on ha em esso per l'ano o n po'


RIVISTA

di s ang ue, o di pus; ed è questo un prezioso mezzo di esame pel pronostico . Questa variet.à di tiflite e di peritiflit.e presenta ancora la particolarità cl1e essa può malllfestarsi non solo nella convalescenza della febbt•e tifoidea, ma anche negli anni susseguenti alla malattia; la qual cosa è da ascriversi evidentemente alle alterazioni molto profonde che si sono prodotte nel cieco. Il p1·onosticn di questa complicazione è m eno g t•ave che non parrebbe a primo aspetto; l'esito per risoluzione avviene molLo frequentemente e quando, avvenuta la suppurazione, l'evacuazione si fa nell'intesti no, si può contare sulla guarigione. La piu grave fra tutte le complicazioni è costituita dalla perilonile gene •·alizzata. La cura di questa variet.A di Lithle differisce poco da quella della Liflite ordinat•ia; ma in causa d ~lle gl'avi conseguenze che può vrodut're l'ostr-uzione intestinale nella febbre tifoidea, ne risulta la necessitA di sorvegliare con la. piu g l'ande atL.enzione la fuuzione regolare dell'mleslino, dut·anle la convalescenza, anche quando .la g uar1gione pa1·e assicu1·ata .

L'azione delle alte temperature •ui fermenti non orcaniszatl. - F. HiiPPE. (Centratb. fur die medie. Wissens. J882 2~ luglio N. 29.)

Il dottor Hiippe si accertò che la pepsina perfdtarnenle asciult.a si può l'iscaldttre molto sopt•a 100• senza perde1·e la sua attivilli, d'accordo 111 questo con A . Schimidl e C. Salkowski. Il limite di Lelllperalut•a, in cui questa sua allivit.à non c!l cessata, ma comincia ad esseee inlievolita è verso 110• C.; però é uecessat•io che la pepsma sia assolutamente a:scru lla. e il riscaldamento non deve du1·are più di un quarto d'or·a . La quantità ùi sinloniua e ùi peptone fot•malasi dalla fibt•ina e quasi uguale tunlo cbe si adopri la pepsina semplicem cule asciuUa o quella riscaldata a 115• - La Jiastasi J~ll'orzo bollilo nf)n dette tis ullali Lauto sicuri: pet•ò a nche questo feJ•menlo soppot•Lò un riscaldamento di sopra. 100• e delle Ol'igin•l ag~i s tessi 'pl'oriolti else quello non riscaldato. -


RlVJ SH

li KDICA

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R esullati a ffalto P,!!Ua li si P,bber.o con la pancreatina. L 'azione dig-estiva dPila pancreatina per l 'a lbume non cessò neppure col ri scalda mento fino a 160., soltanto diminul un poco, come l'autor e potè dim ostrar e con la determina zione della l'juantità del peptone formato. Anche il fermento diastasico contenuto nella così detta pRncrPatina si compot•tò ugualmente col ri scaldamen to. L a sua azione fu solo in piccolo grado dannef,!giata dal ri scaldamento, a 160' er a ancora dimostrabile la sua aUiYità; cosicchè i li miti della r esistenza dei fet•men ti stanno fra 160• e 170•.


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RIVISTA CHIRURGICA - ~·-

Eaperlmentl aulla e•tlrpazlone del polmoDJ., del doltor Gt.ucK. - Berliner Kli n W ochensch. - (3J ottobre 18tH, N. 44).

Di tulli gli or·gani doppi é stata eseguita la estirpazione, testicoli , ovaje, reni, ed oggi sotto la salvaguardia del trattamento antisettico l'ardimento dei chirurghi è stato spint.o Lanl'oltre da operare l'estirpazione della laringe, la resezione dello stomaco, degli intestini e persino della vescica e della proslata. Solo fino ad ora nessuno ha osato estirpare un polmone. Il dott.or Gluck ha volulo tentare degli esperimenti sugli animali, alcuni dei quali essendo riusciti a buon porto ne offre ora la relazione. Innanzi tulto sono da farsi diverse considez•azioni. Il pericolo dell'edema polmonare é da mettersi in prima linea. Gli sperimenti del Cohnbeim-Welch dimostrarono che con l'allacciatu.ra dei grossi lr'onchi arteriosi può generarsi l'edema polmonare, un edema per stasi, ma che un edema di qualche rilievo nei polmoni è solo prodotto da una enor· me resistenza nella grande circolazione. Solo quando l'arco dell'aorta fra il tronco innominato e la succlavia sinistra e uno dei due rami del tronco innominato sono chiusi, vale a dire quando l'unico sbocco dell'aor ta è costituito da una car otide o dalla succlavia destra si produce certament..e l'edema polmonare per stasi. Gli sperimenti sullo impedimento del de,


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flu sso sangu1gno rlelle vene polmonari nel venlricolo sinistro hanno moslral.o che per questo può veramente prodursi l'edema polmonare, ma che questo impedimento deve essere enorme, c he quasi tuUe le vene polmonari debbano essel'e chiuse pl'ima che l'edema si pt'oduca, e che solo con questa estrema resistenza, la pressione nell'arteria f.!Oimonare é notevolmente aumentata. L'edema polmonare sue· cede quando nella paralis i del ventricolo sinis tro, il ventri colo destro continua a lavorare, e cosi la paralis i del cuore sinistro costituisce la causa efficiente dell' edema polmonare. P l'ima di procedere alla estirpazione dei polmoni, il dottor Gluck, esegui una ser'ie di sperimenti legando in un. certo numero di animali la radice del polmone di un Ialo. Con le precauzioni Antisettiche ed una lesione piccola piuche è possibile, le ferile guariscono per lo più di prima intenzione. Due volte accadde la morte istantanea per arresl.o del cuore, ma alla autopsia si trovò che la legatura era posta troppo vicino al cuore, una parte del cuore stesso e del nervo frenico erano ~tali compresi nella legatura. Nessuno degli animali mori pAr diretta cagione dell' atLo operatorio, né per iperemia collaternle, né per fatti flogistici videsi mai comparir- l'edema nel polmone lasciato intatto. In alcuni coni~ gli che morirono sei od otto settimane dopo la operazione si trovò il polmone sottratto alla circolazione come trasformato in masse caseose. Negli animali uccisi per esame si riscontrò il fatto importante della immediata chiusura per prima intenzione ddle pareti dei vasi allacciati. In nessun caso si trovò una trombosi parietale al cuore, circos tanza necessaria per la normale continuazione del circolo. Dopo queste considerazioni e questi esperimenti preliminari, ii dottor Gluek si decise a eatirpare un polmone, valendosi di una estesn resezionedelle co!le e l'apposizione di profonde cuciture per poteret'estringere più che possibile dopo la operazione lo spazio toracico. Gli sperimenti preliminari avevano mostrato che l'edema polmonare e la tl'omb~si parietale anche negli animali .deboli non era da temerai, lo sdrucciolare della allacciatura non sembrava in alcun modo probabile.


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Il pr·ocedimento antisettico, la più che possibile limitata lacerazione e contusione delle parli, l'accurato ristagno del sangue ·e1·ano le necessarie condizioni per il buon esito della ope1•azione. Dopo avere provatu la manualilà della operazione sui quattro cadavepi di cani che a ve vano !"ervito ad altri sperimenti, la e!;eguì per 20 volle su animali viventi, su 4 cani e ·J4 conigli. Gli animali resistettero bene alla lesione immediata, in nessun caso avvenne l'emor1'agia secondaria. Alcuni conigli soccombellero fr·a il 7' ed il iO' giorno ad una per.i carclite e pleurite con abbondante essudaLo fib1·inoso. Altri invece ~uarirono e due particolarmente ne cita l'autore in uno dei quali fu estirpato il polmone sinistro, in cui la ferila guar•i nel corso di 10 12:ior ni senza reazione, senza dispnea , senza altt•o sir:tomo morboso, e gli auimali anche oggi, dopo tre mesi dalla operazione, sono perfettamente sani. E qui il Gluck, si fa a descrivet•e minutamente uno dei s uoi esperimenti, e in questa descrizione ci sembra non inutile il seguirlo. Sottoposti i cani a una profonda narcosi clorotormica (i conigli f\lrono operati senza narcosi) fu la parte del torace su cui si doveva operare rasata e disinfettata . Una incisione curva con la convessità verso lo sterno, dalla terza all:a sesta costa divideva la pelle e i musco]j peUoral i. Le parli molli erano tenute distanti con uncini acuti. Le larghe digitazioni di inserzione del muscolo gran dentato erano separate e le coste dalla terza alla quinta inclusive, fuori del corso della mammaria interna resecate sotto il periostio. Nei conigli bastava esporl.arne un pezzo lungo 4 o 6 centimetri, nei cani erano necessari sei e dieci centimetri di lunghezza; il più. piccolo sp-orgo di sangue era accuratamente arrestato. Allora si presentava la pleura intatta, sotto cui si vedeva il polmone e il diafragm:a eseguire movimenti respiratori. La pleura era incisa fra due pinzette parallelamente allo sterno in tutta la estensione della ferita. All' istante il polmone si accascia, il respiro diviene un poco più frequente.


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Allora o si allaccia la radice polmonar~ (bronco, ar·teria e vena polmonare, vasi linfalici ner·vi e vasi bronchiali), o invece un dopo l'altro esli r·pflnsi i lobi polmonar·i. Una par·te del polmone trnlla fuo l'i con una pinzetta di P èan è munita di una le~alur·a , il filo non è laglraLo ma serve a tra r re fuori nuove parli drl polmone, fìnchè lutto è estir palo. L'ul tima leg-atura ablwnccifl la r·adirP del polrnone,sollo la quale esciso ciò che r imane dr! pare1whimn polmonare. 11 pPdu ncolo polmonaf'e allaccialo, secondo \r~ mie e;:.perienze, pel solito non va sog1"ello alla necr·osi asettica e alla mummifìcazione, ma può, analognmenle al ped uncalo ovarico, continua re a vivere e prender e partr~ attiva alla !'<Oiida cicatrizzazione della r·adice polrnonar·e. Dt)po la esLi 1·pazione ùe l polmone si esamina attentamente Lutto il contenuto dei med ins lini, il mediaslino postt>r·ior•e cnn la lrarhea, l'esofago, amberlue i vaghi, la vena azigos e semiazigos, il dutlo toracico, il lutto circondalo da las~o tessuto celluiHre, come pure il cuore coi grossi va s i; rJUindi si fa una accur·nlissima pulizia della vuota cavità pl eurule. Ta lora sucl'ede un fenomeno s ingo la re. Gli animali sono presi da viva dispnea e da cianosi delle mucose visibili. Ma il respiro diviene subito normale dopo che con la apposizione di profonde suture é accu r·atamente chiuso lo spazio tor·acico e più che possibile ristre tto. Nello s tesso moJo il dottor Gluck ha operato sui polmoni umani la eslir·pazione del polmone. Il trattamPnto consecutivo degli animali costa mollo tempo e fatica. Solo cosi è garantilo con quasi assoluta certezza un corso favor evole della feri ta. Da queste esperienze risulta indi sculibile il fa llo che nei conigli dopo la estirpazione di un polmone può seguire una duratura guarigione. Dopo questo l'a utore discute la possibilità della estirpazione di un polmone nelle malattie, diremo chirurgiche, di questo viscere, ascessi, cangrena polmonare, caverne, tumori ecc., dei polmoni, e riferisce alcuni falli che in certo qual modo la confortano. Si conoscono n ella letteratura chirurgica alcuni casi in cui è stata eseguita la pun tura 74

e


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RI\' IS'I'.\

n la in t·i ;; i on ~~ dì cavet•ne si ltt~:~Lé

Sli()~t·fi citdrnetlle .

Cn autore l'tanc:ese ha in una l'iccola e r11 ia polmo nut·P ll'tlU malica fuLla l<~ l e:.talura P l'nspOJ·Iuzil)lle della porzio11e useila fuori con buon s urccsso. Jm purlunLe è il St'gue11Le ca so che il uollo t· Gluck pul>ùlì•·a o t·a pe t' la pl'imu ,·nlla col permesso ÒfJl pt·o fessor La ngrn beck: Un ntablo e!JI,e u11 fl•· tuuto tw icoroso ulla gm11ha sinis lt·a. No n oslanle l'amputazio ne della co<;cia si s,·iiuppò una pi•· mia metns latica , 11<}1 cot·so de lla quale fo t·mat·on;;i d<>gli in ftll'li poi mona!'i, uno d t> i q ua.li s uscitò una pleurite icorosa della ca,·ité. ple urale des tra . Non oslanl& lo stato di!-<peralo del malato furo no resecale due coste, vuo tato l'empie na ico to~o, e do po an.n·e t'fltn•)SSO con copiose lo vande una e norme r1uanlitù J.i bt·a ni putl'idi di polmone ci pet·suademroo, iut t·oducentlo lulta la mnno, che il lobo inferior e del fJOimone destro fo rmava uno cavità piena di masse necl'olic he. Fu in que st.a i11iella la una soluzio ne di ipermauganaLo poLass ico, dopo che con violenti s for zi di tosse fu cacciala per la bocca una parte del liquiJo rosso. Il d t·~n.aggio s i faceva così m ollo b ene , poichè le mate rie avevano una doppia uscita ùa!la Lt·ac hea e da lla ferila delle coste. Il malnto ~uu rì perfetLa m Pnle ed ora ch e è pass aLo un anno e mr~zzo è a ncora vivo t'l sano. L ·autor e conclude questo la v oro con le s eg uenti proposizioni. 1• L'allacciatura della radice di un polmone come la es li rpazione di un polmone è dai conigli be nissimo sopportata . 2• Con un dilige nte tratlam e nlo cons ecutivo ed il corso asellico della ferita può avet·s~ la guarigione permanen Le. 3• Con quesLo COJ'SO segue la l'iuniune immediata delle parete dei vas i allacciati; non succede mai la trombosi parietale del cuore. 4• Il p eduncolo polmonare allaccialo pel solito non va soggetto a u na necl'osi asettica, ma co ntinua a vivez•e e prende par te aLLiva alla solida cicatrice nel posto della legatura. 5• L'em orragia secondaria p er scivolamento del l.a ccio non fu mai osservata.


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6" Ne i caRi cl•e anchu·ono a male, seguì la morte per peeic~ml i le e pleu•·•le del polmone intatto, ma anche in questi casi non avvenne la trombosi purielale del cuore. 7• Da •ruesli sper imenti sugli animali s embra giuslilkata la 101'0 ap!'li r azione le1·apeulica alla patologia \l -

roana.E•perimentt ele ttrici a ffine d1 determinare 11 punto ID. out si trova una palla di piombo, o qual•la•i altro oggetto metallico nel c orpo umano. - LetLe1·u di M. A. GRAIIAM D ELL all',\ ccacleu1ia delle Scieuze iu Pal"igi. (Deutsche .\ledicinisch e Woc:henschrtft, N. 2j, 1882.) Il S!g. Gl'a lla m Beli diresse una comunienzione all'Acca demia delle Scienze, ullo scopo di fa1· couoscm·e un metodo semplici:;simo, m ccliaule il quale il dolo re e il pe1·icolo ùell'eslJ'azioue di una palla dal cor po, sono ridolli al minimo grado. A vvi ~ 1 1 e ùi frerruenle nelle opet·azioni di questo ge11et·e, che la palla no11 s i trovi 11el punto in cui si pralic.a l'incisione. È quindi necessario rice1·carla altrove, e il primo tentativo inutilmente fallo può peggiorare lo slalo dell'int'tmno. Egli proponfl pet·ciò che nell'esame p1·eliminat'e, al [punto dove si suppone abbia scJe il proiellile, s i inlt·oduca un ago fino. Ques to ago dovt·a com unicat'e con un'estr emità cii un tele fono, che il cllirut·go applichera al suo orecchio; l'al~ra estremità verrà posta a contatto della superlìci.t:l cutanea dell'ammulato, mediante una piastra m etallica. La punta dell'ago nel toccare la palla di piombo produce una catena galvanica tra il piombo e la last1·a meta llica, da cui nasce una corrente elelLrica percorrente le spirali del telefono; e nel momento, in cui l'ago è a conta tto del piombo, si ode nel telefono un rumor e. Il chirurgo può 11uindi eseguire con fiducia l'incisione, e servirsi perfino dell'ago come conduttore del coltello. Se al contrario la presenza della palla m e tallica non viene constatala dall'ago, si eviterà una seconda feri ta, mentre che la semplice puntura è, come ognuno sa, tanto poco peri.colosa da potP-t•si impunemente traforare ogni parte del


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corpo. Il ùolor e poi è legger issimo, e p o~•·ebbe anrhe essere tollo completamen te coll'eteJ·iuozione l or·alt~ . I miglio ri E>l'fetti 8i oltengouo l.ipplicando sull11 cute UIIB pia!': tra ,!ello st··~so metallo, di cui è com po:;to l'ugo, evitando cr•si cl11' !>i manift>sli in 'lualche punto un eccitamen to gai Yt, nir.o PI'ÌIIIB an cora del contatto l1'a questo e la pulla m.·tallico. T ale metodo venne :::pe1·imentalo 11!;!1 lnbo1·nlorio VtJIIa a W ashinglon. Introdotta un palla ùi piombo 111 un pezzo d i C'Il l'Ile di manzo, fu ricercata col metodo accenunto. Il co nt~:~llo ùt•ll'ngo con l'osso non pt·oJnsse alt•un effetto, ment.l'e O!!lli ,·nlla c he questo veniva a cOi ttallo con la IHilla, il suono PJ'a chiaris simo. Questo nH:todo spe1·imentale pot1·ebbe, a par·e1·e dell'mJtot·e, essere utilissimo sul cawpo d i battaglia . dove pi i app<H"ecrhi compl icati non possono -;et·\·irè. I suon i che si rn u ni fi~stu•·ono, sebbene sutricient••mPnte chiari, e1·ano u ePess~;~ri111llPnt,· alquauto deb(•l1; ma IIIOdificanclo l'apl•arcccluo g li elft::Lti sa l'anno m ollo più ar r ·~·ntuati . La modifica zi•me consiste•·cbb<J rwll' i ntercultll'e m• l ci r·cu i l o un inter cullore dello COJ't't:nle il qual•', pì:!l'le nutn•'l'l>:<e inlel'l'llzioni p1·odolt•~ ad ogni contatto dr· l la l'alla con l'ago, dà ot'l 0 inc nel telefono tH.I uu suono mu sic~o~ l e .

RliUlt&tl dl Aloue èlperlenze del maggiore medloo dottor Anaohiita aulla medicazione ooll& naftalin&. (Deulsclw Militararlzliche Zeitschr~(f, oltubrc l l'S:?l. Quando in sul ifìniee dell'anno pus~ato, l~ pubblica zion i sui casi letali prodotti della met!Jcaz10ne col jodofo•·n tio a 1rrla va no aumentundo d i sellimana in setlrman a, il sig. E. F1 scber (Berl. !(t. Worhensch rcft I ahrgany, 1881, :--.:. Hi, und lallrgang, 1 ~82, N. 8 e 9), ri chi amò l'attenzione SOJ'I'tl un n uovo antisettico che non presenta alcun pericolo, ciulì sullt'\ nafLalina, di cui colle sue molleplici espe1·ienze aveva potuto v erificare, anche mediante r icerche pcalichc, l e notevoli qua-

lilà antibatteriche ed anliselliche. Riconoscer1do l'impoPlanza


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che ha la uwrlico zione anli:-:t>lli ra polv<•rulenta sul campo di bo ltngli~, l'au tor e usò la na rtalin a nPila cur·a di m olle ferite fl e!le sez1oni chiru q.pche dei g raudi ospedali mil itar•i ; ma non ra !:!!iunse gl i sles~i rii"ullali <li F ischer. Servirono come m ezzo n gli espcr·imenli, 90 casi ch it' UI'gici (ulcere alle gambe, bubboni Sll j'pur'a li ascellari ed inguìnali, palerecci, cal·bonchì, fel'ile contuse, ascessi, f('rite per alli oper al!vi, ecc.,) u sando 215 med icazioni. L E· sup erlìcie delle ferile venne1·o cospar ·~e l'er lo spessor e d'un centi metro di nafl t1l ina p urissima c t•isl allizzuta, ed occl use i mmed iatamen te con slrali di IO l"'l' c••nlo di juta naflalinala . P er· usare la juta con la soluzione di na rLa lina, si dovra prender e un chilog. di juta COillpres'>a, !:<filacciandola e ìmrncr gendola in ogni sua pal'Le in una soluzion e di '1()0 gr. di nafla li na, in 40j gram. di eler·e, e 400 gr. dì alcool. Ne t'istilla un ('Ccellnnle appa recch io, sornce come la seta, CP.dlevole e at.lallo per· quals iasi caso dì fer·ite, in qualunque pa t•le del corpo. N ('gli esperimenLi, la nal'tali nn porse un uppar ecchio salubt·e, r e;;isl Mle, e capace di eccì lllt'e lo svillq•po delle gr•a nulnzì oni ; lantn che l'aulol·e ltt r ar•comanda negl i ascessi l enli con g r·anu lazioni n ucci df~ ed inerti. Compar·se però le granul azioni alliVf~llo del n1argine del la fet·itù, o dell'a~cesso cbe sia, l a nanAii na no n dimostP.ò mai un' azìrme rnaggìor'e di qu ol~ia~i ult1·o r·imedio per· accelrrfll'e l 'ullet·ior·e pr·ocesso di guu r·igionf!. In un r ar·o caf'O di g"l'<l nulozioni atoniche e tlaccirlc di croup, il r·ìmed io r•imase s•'nza effetto. L e quali là anlisellich·~ dell' appar Pccltio Ji naflalina , non polrebbe!'o nella pi u pm·LP. dei Cf1si , esser·e disconosci ute e SJH'Cialmeote pe1· qu ell r~ fel'ite e ((Ueglì Hscessi i qual i, fino dal pr·imo mom enlu non rno,; lr·;~ r'rJ n o t1·oppu lendonza a copiose secr ezioni. Quandn la !'ecePzìone si m oslr·uva m ollo abbondante e bastan · l (,-mflnLn densa, erR ncces«ario corr·Pggel'e il puzzo della decom posizione cam biando fre., uentem enle l'apparecchio. N on sì n olRrono mai fenom eni tossici; e l'uso locale del rim edio n on provocò rh e qunlche r arissima infiammazione. Due furono le co nseguenze spiacevoli avute n ei non poclti casi Lr·att.ati, cioè: 1• La m escolanza frequente del sangue col secreto della


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fe r ita, probabilmrnle per lesio ne delle g r anuiRzìon i tener·e p,.odolla <lnlle pun~'·' ncule l' dn{!li orli lh:i Cl'isla lli di nnftalina. 2• La concr t·zio ne ùelln pcrlvt·r·e cop-I i umor·i ~ecreli, )'t'l' cui ristagnava nel fon rlo delle ft' rilt~ gr·a.n rpaanlilll di m ater ia mol lo ~'•' le nte. T ali incon,·enieu li fur·o no os~PJ'V!<li il pl'imo 17, il st>conclo 21 vol le, nel le 215 medicazioni JWalicu l<). Il srcondo inconvenie nte, cioè la concr·ezione della polwr·e r oi serreti delle fe ri le me l'ikrrbbc, ~econdo l'auto re , di esf<er·e mollo ponde rato, primu di intr·odurr··· sul campo di bnllnglia l'nppnr ecchio d i poh·ere di nuflali na. Inolt i·e convien r ifletter·•', che :-ebbene le ferilo le~g-ere guarise11no pt• r· prima intenzione sotto il sanp:uH naflnlinrzza to, vAl•· a dir·e , sollo lu cr·osla del S".cr·l'ln, esi!'\LI' Lulla ,·ia ne l mlllg"gior nume r·o dt•i ca~i nei lungh i lt·agiUi delle fer·i te ri pieni di bnmi di tessuti m ur·lifica li, un l'islagno el i secr·e ti decompo>=li capaci di e ffetti delo>Le t·i; tanto più mur·ita '(Ueslo fallo c-n n ~idt' l'azione , in quanto t'ire, come si disse 1il anzi, non si può fare sicur onssegno m enlo s ull r quali là anliselliche de lla naftolina .

Cura della ilatol.a all'ano mediante la legatura el.aatloa. - (Journal de .\tfedecine et tle Chirury ie, oltnbr·p ts82) . L'operazionr della fi stola all'uno col m ezzo della legatura elas tica è di g r·an r·rso r·sa pr r il medico praliro, e merita di esser·c sludiula n ~>i s uoi par·licolar·i. Gli esili s favoi'P.voli, o gli inconw>nienli, cu i diedi:! lut•go, pare !'\ i debb uno ull ri buire ~-td alcu ne moo hllilu nella sua aptdicttzione, eh~ sono podrissim o conosci ulc. L ·applirazione della le:zalul'a e lnslica rus pe:;so trallata tro ppo g•' net•icamenle. Allorquando alruni an ni o r sono, il filo di caulchouc venha consigl iato come mezzo di e x e resi, n e~egu i un vr-ro fanali~mo in l'hirut· gia; l!:' più gr·un d i opera zioni, come ampulftzione della coseia ,della rnommelln e cc. furono pra t rca te in tal tnudo. Da 1111 pezzo il mr lodo a ntisettico fece si, che si r·itoruasse alla sa na opplicAzione del bis llti'Ì lasciando da partP. lutti q upsti m etodr di r•x8re~ i , che si proclamarono allor'A prote ttor-i drgl i accidNlli infettivi .


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Ma la legutur·a C'lt\!=:tir·a lro)'pO vantnta, fu andw troppo prP!=:lO ubbnndonnta, m••r·rta rHlu mvr•r·e di ess,• r•o cnnservala P" r CPt·le dHLe OJll'l'flzi,.ni . La rnif,:l inr l' fr·n le nppliraziuni, è for~e tpr .. lln rh· lla fi ~tol o nll'ano, P~'l' l tl 'lU t il t: gli ullr i m<1lodi hanno seri inr.on VPllÌPIIli. La sezionn JHII'Il e !=:t>mplice del bistol'i con o s•·nza escisioHi, provoca emnrro!!it>, lalvr•lla si com plira a fl emmoni e u ece:;~;i ta il ~upp lizio <h·llo sl uello illtt·a-rf· tlule ·~ dù l uogo a fr·eqnonli reridiv"; linolmnnle in alruni ea»i ccrt•ziona.li, s i pt> r·d eller·o d••gli amr11u lali pt•t' i11fczio ne purul•·nlu. Lo sr·lriaccia to r e lilll'at·n dà r·i ~u llati r ni~li o ri, ma non si può Hf'plical'lo sPnt.u ser vit•-<i del clorof•')l'mio; se il tragitto ò l u n!-{O l'oper·nziune bene c;;r>gu i La è lunghis"i ma; e sar·•·bbe impt•uden le soppr·imer•e lo ><l UPiln. L'an::;a golnmo-cau.;lrca è un n1elodo ecccll.•n lo e sempJj. cissimo che non pr·oduce C' mrt tTa;;ia, ma è duloroso ed applicallll c !";olntnPnle col cJcq·ufOI'rnio. L'uppar·Pcchio che all'uopo v iene adopentlo è Lanloco111 plicoto da r·r•ntlPt'e questo mdodo non pratieo. Da par erehi anni il dott. Chaml'ionnièr e si er·u fe1·mato al metodo rui slo, che eonsiste a far·e l'incisione nt•i tl'xgilti col bistur·i, e col termo cauter·io, oppur·e con lutti e due combiunli insit·mfl; poscia, aper·ti bene 1 tr·a~itti cauterizzarne Lulli i pun ti J' ÌÙ nascosti m olto minuzi osat~~enl(· col I.Pt•mocauler·io. Ciò fallo, non si introuuceva lo sl uello; ma poca fllarcicll irnpr·,..gnalu d'ai''JUO fonicula r appresentava la sola medicazi one. ;'\umer osi ra!"i di (Ìsl ole, e anche di grandissima importanza oper·ate in tal modo, gli dit•dero buuni ssillìi r·i sulloti. Ma qnesto nw lodo dolot•osissimo non può essere applicato senza clor·oforrnio, e il tempo pce la cur•a ha, pr•esso a poco, la stessa dur·ata ùi truella per l'·~sci ,:; ion e semplice; cioé, dalle sei alle SPlLc selli mano almeno, e un completo rip oso molto prolun ~ato .

Il sig. c~mpionièr·e incat•icat.ofdi esaminare una bellissima m em oria dP. l sij.!nor Queiricl di M at·siglia su •ruesto argomento, pr·est'nlalo alla societiJ di Chir·urgia, r•ipr csc lo studio


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della le~alut•a elastica, e fece 12 di queste operazioni. Il r isultato gli pat•ve abbastanza buono per decirlerlo a impiegare tale m•:lodo nella g ra ndissima magg iol'anza dei casi. L'operazione dappt·inl'ipio è semjJlicissima. Se la fistola è completa, è facile trovat·e l'orifizio supe1· iore: e uno slilletto ag hiforme pel'metle di passat·e il filo. Dovendo perforare la mucosa t•ellale basterà una sonda scane lala s olida e appuntito, e s ulla sua scanelatura si fissa lo stiletto aghiforme dall'ulto al basso, e si ripol'ta poi indietro la sonda, che trascina lo s tiletto. Non é necessat·io un istrumento speciale per passal'e il filo. Le fi stole mollo estese con rnolleplici oril1zi vogliono d'ordinario l'uso del clot•ofoemio: Nun bisog-na comprende re ne l filo uno spessore di tessuti troppo voluminoso: appunto in ques ti casi sat·a utile e vantaggioso di di vide t•e il ll'agillo in due o tJ·e parli, quando s e ne ri conosca la necessità. Il signor Chamvioniè1·e opet·ò l'anno p~:~ ssa to una fis tola, con due orifizi perianali, m~ianle l'aiuto di tre fili; uno di q uesti comp t•ende va l'Ot·ifizio più lontano ed una pet·focazione artificiale in pr ossimità de ll'ano. In ta l modo si ha il v~:~ntaggio d'un t·isu!Lalo più rapido e meno doloroso. Messo a pos to il filo, s i può s tringerlo in d ue modi: o lo s i lega sopt·a se stesso, e in tal caso bisogna fare un tr·iplice nodo, che s i r a llenta a poco a poco, che è piuttosto gr os!:'o, e pt•oduce s ul mRr'g me dc>ll'ano una pt•essione incomoda, opput'C' tirando a s è i due capi del filo si riun iscono con un fil o ceeato, che qua lche volta è difficile portare all'allezza voluta. La fot·za che s i adopet•a nello slt·in ger e fu a ssai male ind icata dag li autori, se si eccceLlua il doLlor• Simon cbe n e tralla nella sua otLima pubblicazione sulla legatura elas lica. Que!"ti ha ~la bi lilo benissimo che una pr·essione molto debole ba s téiYU pi--d\:tlc.uw~ nle senza t·ectu· dolon'! , e cita pertino la stor·ia di un oper ato dal sig. Terrier· al qua le un l semp l ic·~ lubu a drenaggio, posto nel Lragttlo senza essere annodalo, tini col rompere il pon te della fistol a e guarirla definili va mente. i'vla un punto capitale che non fu indicato é la necessità


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di non usare che dei fìli di piccolissimo diametr•o. li signor Championière crede, che la gr·a n diiTer·enza tra i fenomeni dolorosi p1•ovenga specialmente dalla dilllwenza esistente Lra il diamelr·o dei fili. Questo diametr·o è variabilissimo: gli uni adoper ano un filo che g iunge appena ad un millimetro di diametro: al tri ollrepa~sano i tr·e millimetri: chi adopera dei piccoli fili ll ieni e chi dei tubi in caulchouc. Bisogna e!Ocluder·e l'uso dei tubi a drenaggio che sono tr•oppo voluminosi, e la cu i elasticità non è r egolare. Tra i fili bisogna scegliere sempr•e il più sottile possibile. Il signor Queiriel s i servi del filo elastico con cui si chiudono i libretti di car·La da s igar·ette; ed è questa una eccellen te idea. Le s ue oper·azioni non furono mai seguite da dolori. I fabbr·icanti di istr·umen li di chir·ur·gia vendono a tale scopo dei piccoli lìli pieni cilindrici, m!l. sono sempre troppo grossi. Il sig. Championière, dopo aver esegui lo tma ser·ie di oper azioni senza dolore, esperimentò un fil o che aveva un diamelt'o p i u che doppto ciel p l'imo, egli notò nelle osservazioni successive, che il dolor·e n on era che mediocre; in una di queste per·l'l il ristl'ingimenlo del fi lo fu dolorosissimo. Il filo gt·osso ha del res to parecchi inconvenie11li; non s i può calcolare affatto quanto si string a, o piuttosto s i è inclina ti a str·ingrre Lt·oppo; inoltre il filo taglia con molta piu lentezza. Il nodo che sì fot•ma n ell'ano è sempre più incomodo. T ulli i vantaf;'g i sono per il filo di piccolissimo diametro. Esso dovrà. essere stt•etto molto moderatamente, quantunque gli au tori abbiano in generale affet·malo, che s~ri n gentlo molto, non si ha dolor e. 11 sig. Simon , come bo già dello, fece osservar'e che non era cos'r. Il sig. Chompioniéee cominciò per s tringere abbabastanza forte, ma vide ben presto che questo me todo n"n presen tava alcun vantaggio essendo esso dolot•oso, d'allt·a parte non è certo cosa utile il tagliare il filo tro ppo p resto. Uno dei g rand i vantaggi di questo metodo si 'è che la cicatrizzazione della fistola si fa al didietro del filo quasi r egolarmente a mis ura cbe esso taglia i tessuti; e cosi quando il fi lo cade, la fistola é quasi g uarita. Ma se il filo è s tato


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HIV l STA

sLrPllo mnlto, cade in tre~ o quatli'O giorni, e la fistola impil'ga p tu·eccllie s ellirnune pet· gtungere a ~oruari g ione. Se poi la fì s lola è m ollo p1•ofonda , in tal cns o hisogna s orve~li a re attentamente In ferila pPr evitare una recidivo. Cosi, nelle suCo> ultime. opel'azioui e gli ba ris trello pochissimo il filo da principio, per s ll'inp-erlo un poco più nei giorni se~ucnli . l n qu e~ le cond izioni, esso cade mollo più lentamente, cioè in 12 o 15 giorni , a m eno che il ponte s ia sli•eltis simo. E facilnw nte mobile all'inlomu ul punto da tagliare, come lo sarebb.: un orer chino; e quando cade, dietro ad esso re~ ta sola me ule una pic('ola superficie ulce 1·ata , lu cui cicatl·izzazione avviene quando il malulo lta ript·e se le prop1·ie occupttzioni . U sata in la! modo, la legatura elas tica è un m•·lC!dO di gra n lunga SliiH!l'lore a LulLi gli altri. Gli am mala Li po~so no essere ope!'a ti s enza clm·ofunnio, sal vo il caso ùi fi s tole mulli pli eu i 1·r·~golari. Anche i cachetici possono s ubire Lale opt t·aziorle, poiché il t1·aunu\lis mo è insignificante, e non si banno perdite di sang ue. Il sig. Queiriel ha r·ilf:H·ilo di un caso di op•~r·azione in un diai.Jetico, e un a!Lro in un pAziente all'e llo da grave diatesi urica. E vero eire si possono operare g li a mmalati senza imporre loro ass oluto riposo'? Ciò non g li pa1·ve possibile s e non nelle fistole piccolissime; ne lle al tre, il ùolore non si manifesta, se non quando g li ammulali si mltOvono. Ed è pet• questo che ordinariamente ->'illlpone loi'O di s tare a letto du1·artle i ll'e o quattr'O primi ~i01· ni. Il sig. Champronnière no n li l~:~ s <"ia neppur·e senza m edicazione ; 'Juanlun•Jue la s uppul'azi ~>n <" sia m ollo s carsa, lo scolo è puzzolente, e l'a no i-• circnndalo da cros te dure . Se non si alzano, e ~li fa applica l'e un pò di fìla ccica impre~nata d'ac(jua fen icata, fl 1110•, che si rinnova una o due volte a l giol'no. Ovver·o la m edicazione si fa con un po' di ovatta s alic ilala, ed acido borico nella vaselina a 1)5; o.J a nche con della fìl or cica impregn11 ta d'accrua di foglie di uoce. Se il pazi1- nte si alza, s i deve cons igliurgli di laval'si parecchie volle al giorno con un po' d'acq ua feni cata, con de lla soluzione concentrata d'acido borit;o, e della decozione d i fogl ie di noce, o di !"Cor za di fJu ercia.


CHIRURGICA

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Finalmente, appena sia pn~s ibile, il sig. Championnièl'e pr~"Scr·ive ùei ll~lgni genet'a li clte sollevano mollo l'ammalalo e sono favor evolissrrni alla cicatrizzazione. Apl'cna il fi lo è cad uto, egli fa ftH' fl l'P!!()la r·m enle ùr·i bagni solfcwosi, ulil issi mi per la cica trizzazione dl'lle feeile un po' lor•p idc. È certo che la cicall'izzazione è pitl !'apida con la legatura cbe non con gli altt•i mezzi; ma la ditl'cr t•nza non è tanto n otevole (juanto si dice, essr·ndo la cicalr·izzazione delle fer ile di fìslole sempr e lentissi ma . Nondimeno gli ammalati sono in caso di riprend er e con maggiol' pr·onlezza le lot·o occupazion i. L e r ecidi ve sono l'are, specialmen te quando il tìlo fu poco str ello, e per·ciò taglia !Pnlatnen te; ma se fu pas~ato un po' r apidamente, può ar.tader e chr sfu:;!ga una tìslola o un cui di sacco; e in lal caso, alla caduta del fil o rimane an cora una fi stola da opet·ar·e. Allin ghS;Jm nPI suo libro sulle mal ntlie del r etto e dell'ano ha parlato di questo fallo. Per evilal'io, sarà bene di esam inare gli ammalali ndla posizione della cistolomia la quale permette un esame mollo piu comple to, e il passaggio dei fili t•iesce piu facile, che non nel decubito =-opra un Ialo.


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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

·Contrazioni dello •tom&oo dell'uomo, J. ScuiiTz. - (P r ager med. Wochens e Cent ralu. fiir med. W issens. 19 agosto 1882, N. 2:li. Il ris lring irne nlo dello s tomaco osser·vato nei conigli n el mezzo fra la porzione cardiaca e pilorica sLato descritto dal Mayer , lo ScbiHz ba potuto ver·iticare in due casi anche n ell'uomo. Il prim o caso riguat·dava un uomo di 67 anni con notevole eclas ia dello s tomaco. Nei m ovimenti r egolari egli osser· vò uno s kozzamento verticale di lutto lo stomaco al lim ite fra la porzi one pilot•ica e la cardiaca. Da questo s trozzamento partiva un movimento antipet•istal tico di quesL'ultitna da des Lr·a ver so sinisll'a, a cui s<~J:!uiv a immediatamente un movimento pct•istaltico dt\ s inis tra ver so destra. Quando il movimento er·a g iunlo al luogo del ris tr in girnento, questo si risolveva; cJopo eli che seguiva prima un m ovimento peristaltico della porzione pilot•ica e quindi uno antiperislaltico, oppena q uesto era arr·ivato al confine delle due parti dello stomaco; dopo di che s i ripeteva lo s tesso g iuoco . Il m ovimen to totale dello s tomaco s i componeva della somma dei sin goli movimenti. In un minuto l'autore contò 10-12 m ovimenti to tali. I n un esttme fallo dopo m ollo tempo invece dei m ovimHnti r egolari dello stomaco s i osservò una agitazione peristallica. Nel secondo caso s i trattava di un uomo di 58 anni che


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da qualtor·dici an ni soffriva di violenti accessi cardialg ici notturni. Qui pal'imenle s i sentiva un manifesto s lrozzamento ed una contrazione Lelanica dello stomaco, in modo però che pei primi due o tr·e minuti er a contl'alla tetanica men te la porzione pilc)l'ica e ne i 2-3 minuti st•guen Li il crampo occupava la porzione car·d iaca , me ntre l'allt·o cessava . Col <!ileguarsi dello spAsmo, anche i dolori svanil'ono . Con sole brevi inte r'I'Uzioni g li accessi durarono fino alla mo1·te. Lo Scltutz inclina a cr•etlere che lo ~ lrozzamento dello slomaro s ia un fallo fi s iol ogico che ha per oggello di separa r·e la poezione cnrdiac a i cui movimenti tendono a portar·e su tutti i punti gli a li menti in combinazione col su ~o gnstrico dalla pol'zione pilorica le cui cont1·azioni agevola no il passaggio del ch imo n el duodeno. Anche i movimenti anliperislallici dPlle due pal'ti dello stomaco hanno il lor·o scopo; que!li della porzione cardiaca per· spin~eee da una parte e dall'a ltra gli alimenti, quelli della porzione pilorica per riporta re le m11sse non anco1·a passate ne l duodeno a contatto coi sughi gaslr·ici.

Delle anomalie anatomiche plù Importanti per la mecllolna operatoria, del dollor IGINIO TANSrNr, Docente libero di medicina oper·ativa nella regia unver·si là ùi P avia (Ga.::~ettadeuli Ospitali.- Continuazione- v. num. peecedenle).-

Tronco brachio-cefalico. Quantunque i risultati J ella legatur a di questo cospicuo tronco arterioso non siano punto incoraggianti, tuttavia essa é presa in éons iderazione dalla medicina operativa, ed il successo olltenuto da Smyth di New York, grazie alla legatur a della vertebrale, potrebbe essel'e il punto di partenza di allei con!'ìimili. La impossibilità di ottenere coagulo Sl)lido nella par·te della s ucclavia che fo!'nisce la verLebrale e la Liroidea inferiore, e la facili là con cui si ristabilisce il circolo collaterale sono causa di emorragie consecutive fatali. Esse sono -


RIVISTA

compa rse il settimo giorno dell'operazione , il 23• nel caso di Mott e fino il GOO nel caso ùi Smyth. li tr onco innominaloè frequentemente soggetto ad anomalie. Ri g-um·do a quelle di o1·igine, lo si é spesso osset·valo sorgere dall'arco dcll'a.orla d ue o tr·e centime tri a destra della linea medio.na, la ![Uale a nomalia ta lora coincide coll'esistenza d 'un tronC'o brachio -cefa lico sinistro. Fu vis to na~cere a due o tre ccnlimell'i a sill istl'a della linea mediana, !'inve rsione cioè del medesimo, ed a vvie ne allora che fornisce La l volla i medesimi vas i che partono dall'inn ominuta normale, talvolta le due carotiùi e la s ucclaviu. Le anomalie d i nnrnero e divisione s ono poco impor•tanti sia pet• la [oro rar•il.à come per la poca i ufluenza s ulla medicina oper·ativa, se ne eccettui il caso di mancanza totale che si confonde colla va l'ieta di Ol'i gine isola ta della carotide e succlavia. L'assenza è lalor·a incompleta, e si ha in ques to Ctl so una saliem:a poco maxcata, situata vicino al centro dell'arco dell'a orta della onlinariamente tronco bicaroiideo. P oche a t·terie sono più variabili ne lle loeo dimensioni della brachio-cefalica. Il Dubreuil (1) ha osserva to un tl'onco innominato che si elevava Hn verso la quinta vertebra cer vicale per diviclel'si colà in car otide e succlavia. In quel punto lo s i sarebbe facilm ente confuso collo. cal'otide JH'imitiva aven te sua origine dall'ar·co dell'aorta. Allan Burns (2) lo asseevò che raggiunge v n il corpo lir·oide. l n ques ta cir costanza l'is ullano evidenti le gr·avi conseguenze d'una ferita al collo, la peculiare g r·a vità che a q uis tel'ebbero l'estir·pazione del cor·po ti l'o ide e la Ll'acheotomia. Questa disposizione deve essel'e presen te alla men te del chir·urgo che s'accinge a prali\:are inr.isioni dirette alla cura di tumori cistici del collo e alla spaccatura dei cis lomi del lobo destro della tiroide. Un gene1·e d'anomalia meno freq uente è la brevità dell'arteria, per cui, essendo alterati i rappor ti colle par·ti vicine e favorita la situazione profonda del vaso, la legatura diventa (l ) Des anomaUes ar·térlelles. ecc. Paria. l!W7. (~)

Observal.tO>ts o n the surgical Amatomv or t Ile lreaa ana necA. L on-

dou 1824.


Ul. ,\ '\.\ 1'0\tl.\ J.; FIS!OLI)(; l.'\

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prt>S!<O~I Jè iu1pral1cal>ile e con ogni

verosi m igliauze il fìlo a nclrehlm a cude1·e sulla carotide pri mitiva. Ricoede1·ò in li ne elle il tronco bi·ar llio-cefalico olft·~ vurielà di dirt·zio ue e di •·<nopot•li nssai inle t't""Sanli. Giù il Vd pea u (l) a vPva o >;;;r-1·vuto Lre ' vollt! l'arle1·ia elle s i pot·lunl a s inis tra, copt•iva lo trachea e lle l'iusciva quindi abbracciala dal vaso dall'avanti all'iru liE'Lro, e eire dopo d'avet· inc rociato la l'accia pos te rior e dt•ll'esofugo e la colo rwa ve rt""bt·ale, guad a~navtt la pi'Ìma CO!'to . Al lr•e vulte fu OSSf'l'Vala lr·a lali'aCIIPo e l'esofa giJ; altt·e volle an L·ora la s i vide s01·gere a s inistr·a o ft·a l'csofaçro e la LJ•aclll'l\ o fra l'esoi'Ago e la colo nna ve r le brule . 11 Chirurgo oculato però con un alleu to esame dellai·egionfl potr à s pesso rilevare 1 balt1 li di quel co>;pic uo tro nco, c qua nùo sia insorto il d ubbio sulla estslenzR d'un'a no m alia, procederA con lu lle qu rllc cau lele clw l'a r·te insegna e che valgono a melter·lo al cope1·to dei piu g ravi pe1·ip-li.

Carotitl i primilioe e loro branche principali. La carotide pl'irni livo, lun [.:ia, indivisa, si pres ta favorevolm en Le per l'nllaccialura ; e qu ~s tu o per·azione venne in fa lli p 1·alicala un gt•andissimo numei'O di volle ed a clilfel·enti scopi. Co~ì la s i le!-{ò per· gli aneut·ismi, per· le emor·ragie, p t• r la c ura di certi tumol'i ad ir rigàzione sanguigna esu.bt·t·unte, per facili Ln J·e alcune opel'azioni, pe r• l' e pilessia e

prll' eerte aff;' ;doni nervose infine, per oper·a di Mae Clellan H amillon, Br own, Parke r, ·w e ber , Molt e Nussbaurn. Due fa lli Ji ele va to inte r esse hanno dimostralo: che ane urismi di cui s i er a supposta la sede nella car o tide primitiva s inistra, quantlo in vece appar·Lenevano all'arco de ll'aorta furon o tra ttati co n s uccesso colla legatura della carotide stessa. Un coag ulo bianco, solido, si era formalo nell'a orta al punto dilatato ed ave va porlalo la guarigione. E!'iaminando le anomalie ùel tronco brachio-c efalico ho già accennato ad alc una r elali va all'orig ine della carotide primi-

( l ) J. c.


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tiva. Quando le carotidi provengono dal tronco bicarolideo, sono !ìOpra un piano più s uperficiale, meno divergente, abbracciano lu trachea, per cui, allorché s i porta lo s trumento tagliente sulla parte anleJ·ioJ'e del collo, si corTe pericolo di ferirle. La carotide sinisl1·a in special modo, vicino al luogo di emergenza è piu lonlanu dalla g iugula1·e, tlal pneumagaslrico e dall'apofisi trasvers a della sesta vertebt·a cet•vicale, e pt•esen ta in ta l g uis a minOI' i garanzie di s uccesso la compressione di quella s ul tubercolo di questa, come consiglia C h assa ignac. Quando le carotidi nascono amentlue dit•etlamenle dall'arco dell'aorta, il che avviene nella mancauzct cum pl~ la dell'innominata, quella di sinisll'a prtlsenta un origine anterio re ed inferiore u.lla destr a, e ne dc1'iva una dis posizione curiosa, come venne mos trata da Waller (l): la caJ'olide si applica sulla succla via dello s tesso Ialo nella put•zioue in li'aloracica per modo che una lesione tr·aumali ca od OI'ga uica d'uno di ques ti vasi pot1·ebbe esse1·e r1 f~:: eita all'a ltl'o, e uovenJo applicare una lega tura sarebbe faci le lo scumb1arl i. Là ca roliJe s in i ~ tra nasce Lalot·a dall'innomiilula , ma sempre al disotto dei vasi I'OJ'nili da questo lt'OII CO: aliOJ·a essa passa al davanti della tn•achea, cosicchè og11i operazione ~ u ques t'organo acquis ta in quel caso una pecul 1a r·~ g r·u,·ità. Un'anomalia importante si r·ileriscc ai r·apl'orli dell'arteria col pncumogastr·ico, il quale, come osservò due volle il Dubreuil pel Ialo deslJ'O, era si tuato al Javan li della ca r·otide e della g iugulare in terna. Nella legalu1·a della CtlrotiJe pertanto, quando il chirurgo non sapesse riconosci:' l'e queste anoma lie, potrebbe o comprenderei! nervo nd laccio o mala mente trallarlo nel momento della denudazione del vuso. Si è vista la carotide primitiva s inistra divisa ver so la qui11ta vertebra cervicale nelle s ue branche secondariP accollale l'un a aiJ'alLr·a ed ollrapassanti il volume ordinario di unu cai'Olide primitiva: questa divisione pre matura può esislei'O tìuo alla base del collo. (l ) Mèmolre• àe &' Académt• de B e•·ttn , 1783 T J8DEMAN .

Vedi auc he l 'atlante di


DI ANATOMJA E FISIOLOGIA

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P ér lo contrario venne osset·vuto, a destr a il biforcamento, al disotto del\'a n ~olo della mandibola ed il l!·on<"o earolideo forniva la liroidea supet'iOt'e o la ffiiJSCellar~ inl~> t'na. L ang-en beck accenna ad una carolid ~ pt·imiliva c he si dividpva in car·oti<ie inte!'na e tiroidPA s uperiot·e, e, per la m ancanza ddla cat·otide es let'na, le branche di qw ~sta e r·ano fornite dalla primitiva . In tul c11so pet·dB la ca eotidA quella Lt'a le sue propl'ieta a~talomic lw impflrlaHti::<;.ima di H<m dor·e dit'amazioni lun go il SU O dtJCOl'SO . La tiroidPa superiot'f', in vece di sor~er•~ da 11 a caeotide e::<terna, può dipH rlirsi dal\a prim itiva. Nl o!Lo r aramente ne pr o viene la lit'oid..a inferior·e; il Dttbt·euil p<>t·ò asseri va clte questa v~:~­ rietà fu piìt volle os':ier·vata; eppet·riò ~ impor·t.-,nle t·icordare una simile d i ~po~ izione •JUttndo la le::ratLn'a uel vi'! so de ve aver' luogo vir ino t~ Ila s ua origine. La liroidet-~ rli !\eubauer f'u pttt'e vista sor'gere dalla ca rotide primitiva, per La quale anoma lia é m t> no sicura la l•"gl'llura di questo vaso col metodo di Sedillot. f1·a i due ~'tlp i inferiori dello s terno cleido-mas toideo, imperoc.cùé è difficile che il coagulo possa ot·ganizzars i ed otl'rire consis tenza tale da r esis leJ'e con v antaggio all'onda sanguigna. La varietà di numet·o H di orig ine de lle liroidee costituisce 'Un argomento contra rio alla lt>g-A tura delle tiroidt•e normali per la cura r aùic.ale dP. l gozzo. Le larghe anastomos i che anche nei casi meno complicali uniscono le tir·oidRe superiori ed inferiori c.on quella di NHubauer quando 4;sis le, sono la causa di emorra g ie primitive e secontlaeie tli Pvidente geavezza. Le branche di biforcazione ddle carotide primitiva ricevetLero il nome di esterna ed interna più per le parti a cui si distribuiscono che per- i l'apporli che affe ttano fra di loro. Non é sempre facile il discernere la carotide esterna dall'interna al luogo di origine, e bisogna ricorrere a criteri anatomici diyersi per s ape1·lo determinare . L'imbarazzo aumenta poi nel caso d'anomulia per inver sione, e bisognera fare appello a tutte le circostanze collAterali per potcrle sicuramente discernere. Tra le diramazioni della carotide esterna amo di lermare

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l'atlenz:ione ,:;ulla ling-ualù, come 'lU"Il'a i'Ler·ia eire ai nostri l!iomi può acq u i" tnre irnpot'lalt~a JWr le Ol•er·oztoni sulla li n g ua. Gia F laubert e:\1ira ult legnt'on o la linl!uale per esportare una estesa parte- Jella ling ua, il Menzel m epoca a noi più vicina propose e mise in pr·alica quell'operazione per l'amputazion e lolale della lingua, e rec·~ utem euh: t l 13Jl ll·utlt lta t;::>cl;;utlo un noYero s ignifìeanle di urnpulazioni di linguA pl'~ via la lP~alura delle linguali . Questo antica operazione pet'lanto, intesa a questo scopo, nuovamente e vocala, tlà importanza .a quel vaso eJ allt> varietà a CLu può anda t•e soggello. Il ì\liraull (1) il quale non r iuscì la pl'ima volla a tt•ovar·e il vas o, s' accinse ad aceut'ale t'icerclte, e ::>OJ>1'8 3R cadavet·i coustatò ehe 21 volla esso et·a all'altezza dell'osso joiJe, 15 volte dai 2 ai 18 mm. al disopra, due volle dai 2 ai 9 rom. al disotto: infine si é vis ta la linguale s taccarsi Jalla carotid u al d isopt·a della mascella t'e estcr11a: bisogna pet•6 nCitare che dopo la sua emet•genza i ra ppot•li coll'i poglosso ladtlove la incr·ocia res tano cosLanti. Clli si accing-e alla legatura della linJ!uale deve a'·ere inollt·e pr·ese11te che numerose vene, variabili per numero e pc•r sbocco, possono di;.;turbare il campo operativo. Il M.i l·aull annovera fr·a le dit'n..:oltil dell'operazione il caso t•a r·i>;siroo dell'es istenza di due giugulari int<>rne, imperucchè, in ques tA cit·costanza, l'anterior·e toglie a llo ,:gua rdo l'i n lL'r,·a Ilo esistente tt·a la ca L·otiJe eslet·na ed il gt·a n corno ùell'o~so joii.le.

Suec/aoia e branche. Le anomalie dc,lla succlavia sono numer·o~e ed a lcu ne di :o;ommo inter esse pratico. Quelle di or i gin ·~ vennero riassu nte dal Bourgery (2) nel le :=;pguenti: ·t• esistenza isolata della s ucclavia destr a in seguito ad ectopia del lr()nco innominato traspot·tato a sinis tra; 2• pr·e~e11za di due arter·ie brachiocefaliche; 3°succlavia destr a emergente dall'aorta; 4° c..oincidenza di l')uattro tt·onchi a rter·iosi isolati, ciascuna succlavia ( l ) M tf»totre• de I ' Ma.rtemte •·ovale de m értlci11e Par1s. 1838, t. VII. (21 Tralt~ et·anatomie de l' homm.e. Pa ris l h:l:>.


DI

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p rovPnie nLe da un lato del lr·onco mediano comune delle caJ'Olidi; 5• succlavie che: nascono isola tamente :a sin is tra delle car·olidi; 6° origine della succlavia alle due estre mi Là dell'ar·co a nr•tiro. Fr·a 1... anonwlie tli luogo e di rapporti si è osserva to fre'l''" 'tlernenle che l'at'l(->ria succlavia può siluar·si a l davanti dello scnlcno on ler·iore un ilamente a lla vena <.•d isolata; può tr·ovar s i lra !!li scalvni assieme alla vena ; diYiSa in d ue passa con una br·anca anl• ·rior·men le e coll'aJl,·a postt' t'iorme nte a llo scaleno an iPriOI'C. L a succltw ia do:::lra pal'lendo a sinistra deJ r ar<'O dell'no r·la fu OS!"tli'Vt\l<l, l't!l'llllit!l'lle (1), lra J'esofugo e la rolo nn u \'er teiJt'ule senza r appot·lì col lar·i np-eo inferiore ; trH l'esofar:o e la tr·acbea; al davonli deEia lr·achca dietro la succla via si nistra ed al la carotide des tra ed anche alle d ue car otidi; al daYanli delle du ~:: erwolidi. A meglio fir<sare l'a tte nzione snll'impol'Lanza di alcune di queste anomalie l'icorde r ò a lcu ne os>;c-r•vazioni specia li che si tro\'ano nc-gli auto r·i. Il S nppey com unicava al Oubreuil (l. ci t.) l'osse l'vazione di un'ar·Le1·ia succlavia s inis tt•a che si dirigeva oi.Jlir(ltSmPnle in o Ilo ed a desLt·a , pass ava ll·a il corr o della pr ima vertebt·a dor sale e l'esofa go, poi ùielt·o la carotide pr imitiva destra e si s ituava fra g li scateni pet· diveni re normale . La \·ertr,b t•al e che emana or·ùinariamenle dalla succlavia destra, et·a forni la da lla carotide primitiva rtes tr·a, da cui s i s taccava a cinq ue cen tirnetr·i a l disopra dell'arco dell'aorta; questo tronco a r te r ioso por·ta ndosi quindi davanti delle apofìsi trasverse delle 7' 6' e 5' verlebl'a cervicale si immette va nel canale che le è proprio tra la 5' e la 4' vertebra del collo. Qui si aveva una anomalia di dis tribuzione rara, ma di interesse pratico e vidente, pet• le trislù conseguenze che ne potrebbero derivare in due cit•costanze: in caso di fel'ita. df'lla succlavia destra, o nel caso di aneuris ma della s tessa al disopt·a della clavicQia. Nel primo caso l'operatore vedendo un tronco che s i divide fornendo la carotide primitiva des tra, la scambierebbe col tr·onco brachio-cefalico e vi ap(l ) Zoa. oulla ootnctden•a dt u na anomaua a•·terlosa con una nt:1'oosa. Rendiconti <1ell'lstitu to lombardo, 1872, vol. 5, fa$C. Xli.


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plicherebbe un lac·cio St!m:a alcun uLile effetto; n el secondo ca so l'ope•·ozione sa •·cbbe ancol'l'l senza risultato, ed int~ •·ce t ­ tel'ebbe la cil'colazione in un tronco di primo ordine . . Qmmd o la succlavia ùesl ru nasce a $inisll'a delraJ'cala aor· tica e pa~sa al duvanti della tt·achea, può dar~ ori gine a se1·1a emurra~ia u d le oper azioni sulla pa1·te infL't·ior e di questo cRnale; es"u inol tr e può dirigeJ'si 11·a la lr·nc·heu e l 'esofa go, o fpa ' l" ~'><lo P la colonna v ... rlebr Aie, t>d in <'n so cii aneul'isma da!'L· OJ'ig ine al la cosi ciPil.a clis.fagia lusoria . l pe1·iro\i della esofag<Jtomia in <')Uf.>;.::te c i1·1'0~ tanze ~ono stt\ li Sl'nza dubbio e~ugerati, i m pP1'occht' sa r·ebbe mestieri r•·aLicc.wla 11tol lo i n basso per pule•· ft> r·i r e il vaso. 1"\elativameule n (jtmesta disrosizinue amo r·if•~I'II'e l"i ~t lere;;san le fallo che si devo a K t>r h ( 1). Una donna a\'eva iugltioll i lo insiPme con al imP11li una sc h e~g i u os~ea; ,·enl u' prat icata Ju l t•acheolom io, ma la donna mor-i poco dopo. Al l'autopsia si r·invennr>r·o malf>ri e alinH'Itlari che compr·imevtt no la tr·achea, e l'e~of'ago pe1·fo•·ato alla sua pa r·te poslerio t·e dallu sch ~ggiu ùi oss<• c'i cui una e~ lr't'mila et·a po_•neti'ala nella succlu via de5Lt·a a quella accollala, cag ionondo un emo•Togia mol"lal tl. Ca si ùi disft~;ria pP.r '!u esla di;;posizione anrormal e della sucrla via ,·,:nn•·t'<• osserrati do M onro, B ayrorl t2) Aulenr ieth (:l) Mu1·t·ny (~) Zoia (f1) ed altr·i. Un chit·ur·g-o in t•!"prrlo, in lenl olivi inconsu lti d i dìlataziorae dell'esofago, in (jlll sli casi polrP-bbe uceide•·<.> imrnedialam<>nte il pr-opi·in am mu lato; pet· cui S& l'à nteslieri nella cur·a d i que lle disf'al-!ie c he non tr·ovano negl i anlltt t tW:'Ii<'i una plau!-ibi le ra ~ i urw, l"mtdl:\t'e mollo cauti e s t:~b i l il'e una diagno~ i COI'I'P.lla, In qtw le pnò trova p 1uce n Pila modt>J'na entloscopia elellricu (G). Le t~ n vmul ie ùelln sut ci;:Mvia dipt•nùcnli rla~li allf' rnli 1·ap-

(l) Dublm Ho.•ptt al 'Repor ts. To mo Xli. VPdi Dubreu11 (4 ) Memott·& o( the mtdtral • oclety. Loodoo 171)9.

loe. cl t. p . 11\~.

(3) De dis(a(l•a 111sorta. Dtss. T iiblugen lè06. (4) ,\bltanctltmgen der shmedtschen Akad. det· Wfs6enscliaften, 1~68 {5) Sulln <'Oincfrlenza tU una ({dOmalfaarte>"fosaron una nervosa, 18711.

.6 v . Elrkti "O· erl(/osk opt.•rhe Jn.rtl""mente. - Jleschrtoibung uu d l o• tru.:c i on ' ' '"' lJ. M No tz~ u nd l. L~ilt'l'. Wien 18811


1189 por ti collo vPtHJ, e le anomfl l ie di qu•·sLa sono lolora i n str etta r Pinzi" ne coliu IIV'tlicina oper·<J lot•ia. La vena venne osseev ala JHIJILo più in ullo J el not•Jnalu al dA,·unti deg li scall' ni, e vuò l>iloJ'a cùsl i Lui ee un o:;Lacolo nella l egaLuJ·a dello sucf'.ltl via. V enue and 1e os;;en·aLa una vena sopranume1'uria che, menll'<~ l'a 1l1·a !'La ,.a nella vosizionc n01·ma le, era accollaLa tr~ g li sculf'ni all'a J'let·ra; nella l t> gO l ul'O d i questa si compr·cnde di l•!ggcr·i la ùi flicnltil che tale anomal ia ci Pf:ll'a davanti . 11npel' Or cl1ò la veua poLl'r hbe essPr e s~ambiala pet· l'arteria , e le at·let·ic .tenudèl le, pel' u ua cer·ta l oro conlJ•azione spa!"tir·a, tH•n ... , ft• r n;,..r on(l ::oemp1·e il pl·t·<.i oso indiziO dcllu pulsetziotll'. La naLut·u J ~l va;<O potrebbe e!:'sere chtarila da una pr·nl'flnda inspi ra zi one dr ll'nmmala l o, pe1· cui, ment t•e r imar· t'el1bPt'o i na Il er a te le dimensioni d PII' a t·tel'iP, vat·ierebber o quelle della vpna. L a tJ·aspoi"iziOJH' della vena succlavio é più fJ'ei (Ue ntl~ della sua clualil11, lullavia s i trovo ancot·a tra g li sr aleni a ricopr·i1-e l'arteria. li OuiH·euil !'iferisce un Cèl ~·o inte1·essa nte di un soldato che ' aven1 ricevuto un colpo di sciabolèl vicino alla base dell'ascella - l'emorJ'a g ia era abbondan te: il chirurgo sopr ach ia· m nto si decise a legare la ~u cclaviu fuori degli scnleni , ~a non riu scendo a trovarla, JJr e"ede qua lche anomalia P. cerca di scopril'l a tra gli scoleni; mo a11che qui v i i suoi tentati vi r iescono inft'uLtuosi e dopo J'aver fet·ito, in vane ricer che, un tronco Yeuoso, dovette possaJ'e alla legaluJ'H dPII' ascellare. L'autopsia dimoslt'ò che dieLt·o allo ~ra l e n o anteri ore al posto dell'arlet' ia sLava l a vena appiattita quasi vuota; l'arteria si tr'ovava più lontana dalla pl'ima costa, più vicina allo scal eno posll' t'ior,~ appl icata ai cor doni dPI plesso bra chia le.

A rteri.a oeriebrale. S~bbene la legatura dell'at·ler·ia VCJ•lebrale Sia s lala disap-

·prov ata da Boyer , consi der·ato come eccessivamente pericolosa da Liicke, poco slimata dal Luschka (1), e sebb ene il

(l) A.>wtomte ([a· ,lf~ch~n. Der Hals, lt!<l2.


1•190

RIVISTA

suo obbie ttivo sia a lq ua nto du bbioso secondo R0gnoli, Landi ed alt1·i, tuttavia 1> des!ìa un'upe l'azio ne no n priva di s per anze e come e secuzione, se è assai tll~li ca ta, nun è però s traor1linaria nwn te difficile. Le a no ma lie d'orig ine r\(•lla ve rteb1·ale s ono rr·ei'!uenli e por· lano necessariamente u11a m odificazion e alla di1·ezione ed a i r appo r ti di q uesto vaso; ed é m as~ime solto q ues to punto di vistn che lo s tu<!io di tali anomalie merita tutta l'attenzione del chirur~o. Si osserva f1•equenteme nte la ve J·tebra le s in i!'l i'a SOI'f~ere dall'arco dell'ao1·ta tra ltì s uccla via e la ca l'oli de. H i~IW I'do a quella di dest r•a gli esem pi di tale emergenza sono m ollo più rari. E ssa fu vis ta da l Dubt•euil sorger e dalla caro tidE\ primitiva destra, in talA cir coslnnza un'a nAurisn1a de lla ve rle brale destra a lla sua ori g ine Stll'ebbe slalo ascrillo a lla ca · rotiJe; la c ura pe1·6 is ti tuita col rne toJo di A ne l a vrei.Joo sorti lo pHr·im enli e 1fello fa vo1•evole. Fu vis ta anc he que lla ùi sini:::t1·a sor ger e ùalla cHrolidC', ed in tal i circostanze la legatu ra di '{ uesto vaso avr·Pbbe per· l'irl'ig-a zione sa n ~ uign a del cerve llo lo s tesso \'a lo r··~ d i i'!ue llo de ll' innominata. Il Ba t·bie ri (1) avreb be osservato un u volta la \'ertebr•a le (a destra) nasce r~ du lia tiroidca infe r iore; e r'8 piccola ed en trava nt:l canale osseo in cOI'I'ÌSpondenza delln quinl!:l ve r·tebra cervicale . Le ve rte bra li han no uon rarame nte molli plicità d 'ori g in ·~, e trag-go no le lOT'O r nrlici dalla s ucclav ia ovver·o una da que· s ta e l'altra dall' aor ta. Meckel me nziona una veJ•le brale a lrrplicc ori gi ne, la lei'ZH dovuta alla tiJ·oiden inferior·e . Que sle br·unc ho d'o l'igi ne pol'ò s i riu n iscono p r·ia ua o Jopo l'ing r esso del vaso ne l ca nale vertebr ole. In quanto ad a n oi nali ~ di di1·ezione e ci i l'appo rli coll a li· r oidea i n fe riore, il Barbieri (2) ha a vvc rli lo che la ver·teb1·ale destra, a uOl'malmente nascendo dalla s ucclavia a ppena dopo l'or igine de lla carotide p1·imiliva, s i pol'lava un po' all'infuori

(l ) M ooo{trf1/ffl rltll'artc>·la ~·ertetwale. Mllauo J8oì· ··s. ~~~

l.oco cu a to.


01 A:'iATO~fA E FISIOLO GIA

11 \) l

eri in alln pa-;;~an. lo al Jovan li d··lla pot•zione lrao:vu·s•de dr. Ilo li l'nit.leu ili r.. r·iot•e. Si sono osset·,·n te anomalie di divisione della verlebrale lungo il suo tragitto e si notò- non mollo frequeulemt•nteche l'al'Leria o prima di'l suo ingresso nel canale tr·asvr•rso, o, più di •·aòo, lungo lo stP.sso s i divide in due l'umi. Ord illariarnenle l'uno è piccolo e •·app resenla la vertcbrale vera; l'allro è maggiOI'A di volume e derol'l·e per buon Lt·allo fuori del canale t1·as verso, o dalla sua ot·igin e., se la diYisione avvenne prima dell'entt·a la del vaso nel canale osseo, od ufòcrudo dal C<lnale fòtesso rer alcuno degli Sp8ZI inlCI'lrasversi. Appar e eviden te come in caso di ferila della verteb.·ale in allo, se l'allaccìalura andassP a cadere sopra quPIIo dei t'auli n on fe1·iti , conlinuerebhe l'tllalmt>nle l'emo•·ra:,.:ia. L e arterie vArtebrali non se m p l'e penelt·ano nel ca n a le tr·asver·so pPl frwo della 6• vf'rtPbra cervicale. Non di r ado per·corrono li bere al davanti della colonna vtrtebrale per un trNllo va,·iabi lc e cambiano il punto d' ing t·esso nel c~;~nale lrasverso. Esse penett·ano a no•·mahnenle pei fori della o•, 4•, 3•, 2•, 7•, ed anche ollre l' atlan te. Quest'~ anomalie p•· r· le operf!zion i che s i praticano alle r egioni laterali del r.ollo hanno evidentemellle una nolf'vl'lle impot•Lanza come l'hanno per le ferile a ccidentali in l(Uesla sles!>a r·eg-ione, dove mal si sapr·ebbe wlon1 ascriverealla vel'l•!brtt le alcun accidt' nle quando non rosse ne lla memor·ia dd chirul'!!0 la poss ibilità di tu li anouwlic. Le b1·anche seconda r·ie della succlavia - dice Vel!•eau non !tonno veramenlr• importanza in chirLu·gia che l'nr la legalurN di questo li'onco, e rv~ l s~>nso che esse ofl'rl'lno alla colonna sanguigna una via di de1•ivazione sfavot•evole al la for·mazion e del t rom bo, qua ndo il laccio è applicato in loro vicinanza; e che per le lor·o ~:~nastomosi colle at·LeriP. della spalla intl'allengono la circolazione dell'ar·lo supe!'iore quando il vaso principale è chiuso nello >:pazio omochwMre.

Arteria ascellare. Un'Rnomalia importante dell'ascellare consiste nella sua dua li tà, la quale non comincia se non raramente alla sua


1192

RITISTA

pa1·te suprrin•·c, ma pi u lloslo o Ila p<l rle i nfl~ eiore dell'ascella. L'ascella re s i divide laiOI'a in duo· a J•let'ie braccbiali conlinuanti:::i nella f't1diale c cubitalE', talvol ta invece si può dire che es ista iu t•eallil uua sola ar le1·ia a!:ic~ l hu·e e l'altra non sar ebbe che un vago abenanle. Il ner vo mediano in cas i di ascellat·e doppia si trova nel me,zo delle due branche. Il La ulh (l) principalmente ha notato che in ques ta aberrazione l'inlerossea soJ•ge quasi costantemente dall'ascenare. S e il chiru•·o;o si accinge, in quest-e c ircostanze, alla legatura del v~ so col metodo di Anel, potr-8 allaccia re quello a cui n011 s'aunelle l'une ui·isma, e da cui non proviene l'emorragiu. Se si )Jensa pe1'0 alla pl)ssibilila di sentire prima dell'opcJ·azione le pulsazioni dr l vaso, e se s i osse1•vi la cautela di cnmpt·ime ,·e i1 vtJ>iO scoper to, prima cJi a llacciarlo e vederne ~li elfl'lli, s i comprende di legg•.wi che s i potranno evital'e rru pgli .~ rrori che a primo aspelLo sembre1·ebbero inevitubili. Si SO·IIO veduti pe!'ò. ed Ha t•rison vi annclle gius tamente molta impo1·lauza, più »l'ler ie anaslomoliche a direzione Lt•as ver sale le quaìi stabiliscono una libct•a comunicazione L1·a le due a scellar·i; in questi casi non vi &arà altro par·tito che legade amendue, erl in caso d'ane urisma impieg are il me todo antico. Il tronco veuoso ascellare può essere dop1•io ed, in tali casi, i due rami fm•mano una g uaina all'at•teJ' ia !'endendone a ssai difficile l'isola mento. Esso nou prese11ta molle altre an ornç~ !if', e et•edo solo di l'ifer i•·e quella osservata dal Dubt·euil (1. c.) mentre legnva !"arteria ascellare. Le vene brachiali e la basilica sj aprivano nell"ascellare più in alto de l cons;ueto, l'arle r·itt er a aLLomiata da un plesso venoso, e l"opet·a zione per lanlo era assai delicata e pericolosa. Le bt•anche dell'arteria ascellare offr·ono va1·ielà assa i nu· merose e cosi frP.•fuenli per c ui é d iffìcile assef!nar loro un tipo costante. v ... nueJ'O oss.:rvale atcune branche della succlavia fo r·nile dall"asc••lla re. ed il pr.alico cei·tamenle si tr overebbe i111hlli'I1ZZnlo quando per la ferila o per aneuri s ma di uno d.i questi vasi doves;;e interveuit·e . La s ituazione più (l ) !llt!mot>·et cte la soct~te' d'llistot•·e naturellc de St1"Mbow·o. l sa-3, t . l


DJ Al'iATOYIA E FISIOLOGIA

4193

bassa dPll"n•·tr•ria sarebbe il solo ind izio dell'esistenza d'una anomalia. Le anomalie delle alt re branche offl'ono poi pel chirurgo poco interesse, ed , in vis ta della loro fi'C!Juenza, è ottimo consiglio, in casi di ferila, di cercare sempre per quanto è possibile nella fcl·ita i due eskemi del vaso diviso ed applicare un laccio a ciascuno.

Arteria omerale. Le anomalie dell'ome1·aiP- sono le più frequenti ùi tullo il sis tema arterioso c si possono ra ggr uppai'~ sollo quattro categorie: 1• divisione pcematura del vaso; 2' anoma lie delle a rterie coJlaterali e r·icorcenti; 3' ai'Leci e abe1·ranti; 4' anomalie multiplt>. La anomalia più impot·tante, e che !!> in piu stl'etto rapporto colla 1nedicina opera toria, é la peima accennata; e il valore della medesima fu l'iconosciuto da antico tempo. &ul principio di quèsto secolo poi per opera di Barclay ('l) di Mekel (2) di Tiedemann (~); più tardi per i lavori speciali di Lauth fi::rlio (4) di Quain (5) di Gruber (6) di Calori (7) di Parisot (8); più l'ecentemente pel' quelli di Foltz (9) e Gia-comini ( IU) venne l'argomento ampiamente sviluppato.

Il) .De•~r·tptfon or the human arterie•. Edimbourg, 1812. " (~) ObsenaLions sur les did'erentes variétes qu'on observe dana la di· stributioo d e n·artère brachiale (Journ.al compUmeotalre ctu at·cttonnaìr e t1e1 sctences medtwes, l. 111, Paris, 1831). (3) Tabulae arte•·to•·um. co•·po•·t! humanf, Carlsrue 1822. ( l ) Auomalies daos la dislribution des artères de l'horn me (Memoìre• de la Socteté cte• ~CI.ences naturellu de Strasbourg, tom. l , fase 2). (5) The ana:tom.v or the artéres, Londoo, 18t•l. lfl) Abha·nc1l unqen au• cter men.schtchen unà turgletchenaen . ..tnaromle, S. Pete tstiourg, 1852. (71 Delle anomalie più importanti d i ossa , vasi, ecc. (Memorie ctell"At· cademia delle Scienze ctt Bologna, ISGS). (8! Corosidératioos sur les anomalies de l'artère bumerale (Compte nmdu IUs t r·ovau:r cte la sorfeté de medectne dc Maet<3:, l ~69. (Lyon M ed1ral). lfll Statistique sur les anet·osll umerales doubles (Socteté ctes con(. Anat .de Lvon 1873!. ( 10 Def!o. p•·ematw·a dtvtsto11e ctell'arterla ctel bracato, Torino, 1871.


1·194-

Hl l' l STA

L'nl'lerifll omer·ale può di,·ider·s i prematur·anw nte in due o più br·anche; la dicotomia però è: la più fr·equenle. Se tale anomalit1 coincida fJ·equentemenle nE'i due lati, se sia più fre'luenle a ùeslro od a si11is tra, non è ben chiarito ancora: cosi puee l'opinione che gli uomini di piccola sla~ura vi s iano pi ù soggetti degli altl'i, avanzata t.la Tiedemann, non é fon dala su ra lLi cosi numerosi da poteri a assolutamen te a cce tla l'C. Allo frequPnza della dicotomia prematura in radiale e d ulnare va contrApposta la ra ri~à deliR s ua biforcazione al disoLLo Ilei lung-o Ol'dinario . Le conseguenze per· la medicina operatoria della p rP ma ~uJ'a divisione sono evidenliss ime, e numerose sono le osservazioni di accidenti occorsi per codes ta anomalia. Danyau {1), per una emor r·a ~i a del le arterie dell'avam braccio, pratir<1 la legatura deWor n erah~ . l'emorrag ia continua ; sospetta di dupli(·ità, ce!'ca l'allJ'O vaso, lo l e~a, e la perdita di sangue ce!"sa. Per lo contrario, nel pra ticar e il salasso t.lella vena c efalica un flebotomo ferisce un'ar·tt:t•ia; uon sa pe rsuad t~rsi d'a ve t• incappalo in sim ile accid"ln lf', lenta diversi mezzi dimenticando il pa·incipale, e l'ammalalo muo1·e . L'autopsia mostrò una ori ~i ne alltt della rllCi iale. Un indi viduo riceve una ferita alla pa rte inferiore dP.l braccio, ne segue emorraf!ia. Velpeau (2) le~a i due capi dell' a rteria , ma l' emorragia rioppure. un' a llJ·a arteria grossa come la pt•imo , s ituata un centimetro e mezzo all'esterno era stata divisa ; eri anche di questa vennero legate le eslJ'emi ta. Il Oubn: uil rar:r·nnta che un chirurgo per estra rre un pezzo d'ossò mortificato, in seg!•ilo a ferila d'a t' mà a fuoco. praticò un'incis ione a l lato ester·no f'd inferiore del braccio; si manifestò un'emor·r·agifl arlt•t·iosa , clte J'i pP. lendosi condusse a mor·tc il paziente: l'autopsia dimostrò una d uplicità dell'arteria omeralP.

(I l ALPII. RBNDU. Me molrs pou t· 13ervwr i\ l'bi s toire des aoomalies arte rielles (Oa-zette M'rlicaùJ de Pa?'ls, 1842). ti) M éà fcln e operalt'Ve. 1839 t. 2 , pag. 1$8.


DI

A~ATO I!I.o\.

E FISI OLOG IA

l 19:)

P e r·Lanlo, qua ndo la legatura dell'omer·ale, pr'alicala p~ r una fer·ita profonda ùella prt' ga lura del cubito, o per un aneur is ma s viluppato;.i in IJUesLa r·egione, non me tte1·a un termine all'er nol'l'f.l)!i a o !>arà ineiTicace per l'a ne urisma, s i clnv r•à corr·twc col pensiero alla di vis ione precoce del vaso. Un a tLeulo esame potn'l talor·a permettere di •·ile vare un'arler·ia SO]Jr'anurnerar·iu: il volume minoPe, i cambiarne nti di pos izione iner·enli alla anomalia in discor so potr·anno gellare il dubbio s ull'esistenza della medesima. Se i vasi sono poi scope1·ti, con alte r·na le com pr~>ssio ni, s i potrà vedere a quale di essi corrisponda la aflezione morbosa. Siccome poi gli autoPi si accOt·dr~r 1 o nell'ammette•·e clre la divisione pr ematu ra avvenga più fr·eq uen lemente n·~ lla ureta inl'er·iore del braccio an zi clr ~ nella supc rio•·e, cosi si sat'à megl io al coperto da ogni acciden te procedt>1 1dCJ alla legatura del vaso nella parte a lta del braccio, do ve anche per la maggiore superficiali la di (juello sarebbe più facile il consla lare un'anoma lia. Le osser·vazio11i numerose di Meckt::l e quelle di Heisteeo, Monti, P enchienuli ed altJoi, conducono a tenere per vero che nella dicotomia prematura dell'ornel'ale, IAl'adiale é quella che più fr equentemen te sor ge più in al to. Ordinariamente, quando l'ome!'a le è so::;tiluila da due arterie, la loro posi?.ione è più su]Jertìciale; lullavia non bisogna dimenticare che Blandin nel s uo tr·uttato di anatomia topog:r·afìca accenna 23 rasi di divisione pl'ecoce dell'omera le s enza che mai la hrarrca a nol'ma ll:l si rosse a lui offet·la sottocuta nea . Ad ogui modo nJ'('fll'~" e"idènl•~ che la r·ad iale nata in allo sara a lla pi<>;:nlnr·n ciel ht'a<'rio solloslante alla vena cefalica. con quale pP rirulo pl'l salas>:l) ogonuno puo facilmente imnrAgin are . La radiale nata pr·emaluramente prose n La coll' allr•o va so diversi rnodi di connettimento, sia per mezzo di rAmoscelli che va nno dt~ ll'uno all'allr·o, s ia per •·ami più avvicinati, più voluminos i, sia per r icca anastomosi in corr·is pondenza dell'ar·ticolozione del cubito. In quest'ultimo caso, specia lmente, la flebotomia acf')uisla una speciale difficolla, irnperocchè n on vi ha più alcun cl'itcrio anatornico di scelta, e conviene quindi adoltar•e il precetto d'esplorare dap)Jrima la regione ..


·1 196

RIVI STA DI ANATOàiiA E FIS.I OLOG IA

Si compl'ende di legge1•i, in caso d i a cciden te vascolare, l'inulilila della compressione mediata, e ùella legatura di uno dd vasi; per cui sarà duopo ricOI'I'OI'e ulla lt'gatuJ'a del-:. l'~:~sce ll are . Dov1·A inf.ine ricor·dare rl chirurgo c!Je la radiale può esse1·e divisa in un r·a mo palmm·e ed un ramo dot'sale a l terzo s uperiore dell'avambraccio, e che talora essa passa sul ma r gine radiale e si por•La sulla t'accia dorsale del medesimo. L'arteria cubitale, nella prematu1·a divisione dell'omerale, sarebbe pure collocala più superficia l men~e e cioé immediatamente sui muscoli flessot•i, o lrt1 l'aponeurosi e la pelle; ed in questo caso la legatur a deve essere pratic.alu con molLa allenzione. Essa può nascere dall'ascellal'e; può a nche roancal'e assolutamente ed esser e sostituita ùa rami pat·&lleli procedenti o dall'omeJ•ale, o dall'inlerossea, o, come osservò Calori (1 ) da l'ami de.IIH r adiale, dell'in ler ossea e d n un ramo anomalo che nasce da ll'omerale o dall'ascellare per· un tronco comune colla LOI'acica lun ga. Fu vista dallo stessu aulor·e anco1·a la mancanza di essa di conserva colla pl'es e nza di una volum ino~a Arlet•ia mediana, la quale non sosli lui va la cubitale mancante, ma il ramo palmare superficia le della radiale che, per lo sviluppo eccedente della me(rontinua) .diana, non si e!'a formato.


1 107

RlVlSTA DI TERAPEUTlCA

Bloerohe •ul prlnolplo attivo dell'adoni• vernall•. - (Ga:ette méciicale de Paris, 7 ollobre 188~, N. 40). L'adonide vernate, pianta della famiglia delle t·anuncolacee é adoper·ata da lungo lernpo doi contadini russi per vari usi terapeulici , come la conoatlaria mai"alis, che richiamò la nostr·a attenzione in quest'ultimo tempo. Al pari di questa essa diede luogo a 1·icer·che cliniche e fisiologiche nella sezione del prol'essor•e Botkin di Pietroburgo; e, al par·i Jclla convalloria si dimostrò, in una data misura, quale succedaneo della digitale. Il sig. Bubnow nella sua tesi inaugurale espose i risultati ottenuti dai suoi espel'imenti. Degli ammalati idropici trattati coi preparati d'adonide, pr·esentarono i seguenti fenom eni. SolLo l'influenza di questo me.. dica mento, le contrnzioni cardiache si r·endevano piu ener · giche, il polso si facea più lento, più eegolat·e e più largo, il cuore, e così pure il fegato, diminuivano di volume, la secrezione urinaria aumentava considerevolmente da 300 cc. a 2 e 3,000 cc.; l'albumina e i cilindri scomparivano dalle urine. Negli ammalati affetti da semplici disturbi d'innerva · zione car•diaca, tale cura era assolutamente inefflcace. Le esper·ienze eseguite sugli animali a sangue freddo e a sangue caldo con diversi prepnrali d'adonide (infusione, estrallo acquos o ed alcoolico i dimostrarono che questa pianta eccita il sistema d'arresto ed i gangli motori del cuore, accresce l'elasticità e la contrattilità del muscolo cardiaco


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Il.! VISTA

e ftl s i che il cwwe pr0duca una maggiO!' rrua nlilà di lavoro utile; nel tem po sl.esso le piccole aJ'lei'ie delle diffei·enti reg ioni Jell'orp:anis mo s i J'eslringono notevolmente al punto elle il lOJ'O lume puèl scom parire del tutto, s enza alcun inteJ·vento del centro vaso-motore. Su~li ani mA li a sa ngue caldo, l'au tore s tudio le differenti azioni dPII'ado nide e della di p:ilale; concludPndo dai l'is ulla ti ollenuli , che in Cf>rli CllSi di lesioni OI'ganiclte del cuore l'uso tlell'aùonide é pi ii indic-ato rhe non quello dt~ Ila di!!i tale, mentre in altri casi anif'ne precisam enla il contror·io. Su queste concluRio ni !Je rò l'autore fa a lcune rise1·v e. È da nota rsi che l'adonide come la convallaria mai"alis non presen lo quea l i effetti com u lali vi prodotti da !l'uso pro l ungato della digi tale. All'inconlro l'adonide predisponP. più che qw~s la ag li eiTelti secondari pr ovenienti dal tubo diges tivo, i quali s i ma11ife~Lano con nausee, vomiti e diarrea. N d complesso fjuesli esperimenti !!i ustifica no la reputazione che p:ode in Russia l'adonide vem nle> quale rimedio popolnre efflcace conlJ'O le idropisie e le ma lattie di cuore. TI dott. Ce rvello che operò sotto la direzione ciel professo re Schmiedeberg e~lrasse da ll'adonide un glicoside, che ne sa1·ebbe il principio allivo. a cui egli diede il nome di adonidina.

L'ado nidina non contiene azoto. Essa é una sos tanza amorfa, in color·a, inodora, di sapore amR ri s~ im o, solubilissima nell'alcool e debolmen te solubile nell'etere e ncll'ac(jua. L 'acido La nnicn la pr ecipita dalle sue soluzioni. e il precipitato si ridi scio~li e in un eccesso d'acqua. Riscalda ta al con lallo di un acido melle in li bertà dello zucchero ed un'allra sos tanza solubile nell'etere . Gli effclli fi s iologici osservati s ugli animali, nei quali si er a introdotta l'adonidina furono, secondo il dotL. Cerve llo, perfettamente e.auali a quelli della digi talina, al punto che l'autore credPlle inutile fare una enume1·azione psrticolRrPg · giata di questi efTelli.


Ul TERAPEUTICA

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Cura della dt.tterlte oon la ohinollna , del dott. SetFERT. - (Bert. Klin. Wochens. N. 22· 2-l e S. Petersb. medie. Wochens, N. 27, 1882).

La chinolina é un cos tituente del catrame di car•bo n fossile , insolubile nell'acqua, facilmente solubile nell'alcool, nel· l'etere, nel clorofot•mio e nella bPnzina. È un polente antisettico ed ha azione analoga alla chinina. P er sugget·imento del prof. GPrh.ardl il doll. S€>ife l'l s per·imenlo il tar·truto di chinolina che é solubile nell'ar.(jua in di, cr se malallie fe brili e lo provò poi in due casi di diner·ite facendone pennellolul'e n P-lle ftwci; l'ell'ello fu m ollo rapido. A co usa dell'odot'e e s apot·e' spiacevolis simo del tar·lntlo il Seifet•t si s ervi in Lutti gli altri casi di una soluzione di chin olina pura 5.00 in 5.00 di alcool e f>O.O di a cq ua !"lillula. Con questa :;oluzio ne furono pennellole le l'nuci una, due. tr·e volle il giorno, secondo la gNn·ezza dei rasi, fa cendo ft~l'e su~ilo dopo, a C1l U!;S del mollo Sgt"adevoJe bi'UCiore alla gola, gargarismi •COn 8C(jUa gelata. In a lcuni casi fur ono anche falLi gargaris mi con la segu~ nle ricetta: ch inolina pura 1.0, acqua stillata :)00, spirito di vino 50, olio di menta pipet•ita gocce 2. L'azione della chi · nolina fu in lulli i ca!->i manifesta, le fauci si Jeter·sero per lo piu r a!Jidamenlc in 12-24 ore, In febbre cessò; anche gli eO'etti !!ubbietlivi furono mollo favo nwoli, poichè al bruciore che seguiva immediatamente alla pcnnellatura s uccedeva pl'eslo un alleviamento grandissimo del dolore nello ingh iottire. In un ca!'O molto g1•ave in cui oltre tutla la gola, anche le coane e la cavità del naso erano affette, furono falle nel naso scbizzellalure di una soluzione di chinolina a 2: 1000 e ne segui la guarigione. Di tulli i casi trattati in rtuesla guisa dall'autore non m oi'ÌJ che un fanciullo di un anno e mezzo, affetto da sifilide congenita e male nutrito. tutti gli altri g uarirono, e ta luni non osLante gravi complicazioni, come l'endocardite ecc.


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RIVISTA

Xutrislone arWlolale del ti•loi. - (Deutsche meclicini$che Wochen.schrift, 9 setlomb•·e 1 8~2, N. J7). Nell'ottobre 1881 Debove riferl ù' una giovane lisic.a , la quale non potendo piu lolle!'are verun cibo, r iusci mediante la sonda esofagea ad introd urre nello stomaco, da pprima un litro di latte, e in seguito ca m e ed uova, finché ~iunse a tollerare due lilri di !alle, 200 w. di carne e IO uova. Con questa cura continuala le ritornò l'appetito, Cl'ebbero insieme al peso ciel corpo le fot·ze e m igliol'arono i sintomi della lisi. Debovo traLLò allo sLesso modo un altro caso grave. Un tisico a ~Lad io già ava nzalo con estese caverne e sudori profusi, in islalo di l'apiJo decad•menlo, tan to che non poteva ri manere alzato che qualche ora; p1·ivo d'appetito al punto da non pr·ender e che un quar·to di bicchiere di latte al giot•no, potè nel pr·imo giorno d'l;lpplicazione della souda esofagea , cui fu premessa la la vatuea dello stomaco, toll·~rare un litt·o di la lle. N el SPcondo giorno, e nei s usseguHn li, l'alimentazione venne fiUrne n lata lìno a due litl'Ì di latte, 200 gr. di ca1'ne cr·uda pesta e 10 uovn, dividendo questo cibo in due po1·zion i. L'ur nmalalo diger·i lutto benissill1o, e si notò dopo pochi gioJ·ni un aumento giol'naliet•o nel peso del corpo tli

90 a !J~ gt•t~muì i. I suùol'i cessat·ono, rilvrnl:l.rono il sonno e le forze, di111inui 1\,)s pellorazione, cessò la febbr ·e notturna. Un terzo ~u rnmalato non così avanzo lo, con rantoli um1di in tu tti due gli apici polmonari, molto dimagralo, con tosse forte, cattivi sonni, s udori notturni e pl'ivo d'appetito, prese la stessa dose di cibo liquido come l'ammalalo precedente, guadagnando in 20 giorni consecutivi, giornalmente 192 g1·. di peso. Un quarto paziente all'ultimo stadio della malattia, con ul·cerazioni laringee e intestinali, ottenne un certo migliora m en to nei suùori notturni, nell'insonnia, e nella diarrea; ma il suo peso andava con tinuamente diminuendo. Duja r·din-BauuJe tz fece gli stessi el'perimen li nel suo ospe-


DI TERAPEUTICA

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dale, con alcune modificazioni, d! cui la più inleressante è quella d' introdurre una data quantità di olio di fegato di merluzzo, cioè dai 100 ai 200 g r., che per ò non viene usato quando vi sia diarr ea. I suoi I'isulla ti sono gli stessi di De bo ve.

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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

Organizzazione del •ervizlo •anitarto nell'uerolto IIV&de•e (•). L'esercito svedese si compone di truppe terrUoriali da non confondot·o colla m ilizia terriforiale italiana - e di truppe arr olate e di soldati •ldempienii al .~eroizio obbligatorio generale. Questa parlizione rimonta a tempi antichi. La Svezia è divisa in provincie: quasi ogni provincia fornisce un reggimento, Lnlvolta più, i quali portano il nome della provincia medesima. L 'e!'ercilo si riporLisce fra 5 distretti militari. I I distretto comprende più pl'ovincie coi rispellivi reggimenli; ad ogni distretto é preposto un comandante generale. I r eggimenti territoriali sono formali nel modo se~uente: un cet•lo numero di proprietà fondiari e della provincia sono obbligate a fornire a quel r eggimento, mediante un compenso, come pel' esempio la d iminuzione delle im poste~ un solda to o un cavalier·e col cavallo. Questo soldato che ba n el r eggimento il suo numero particolare, in caso cii vacanza deve essere s upplito entro tre mesi. (' ) Da uua lettura del dott. Ki.iu, medloo di bn~tagliooe dell'esercito svedese alle confe renze seienLillche presso l'ospedale militare di Rome..


llH'ISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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La teelula ~ accellata tlR a ppos it e comrnis!=;ioni ed esamina ta dal m edico del r·eg girnento . Deve trovarsi s enza difP-Lli fi s ici, s enza dispos izione a rna la tlie,di for·me r egolar·i, di statur·a n on minor e di 1,.65 ed aver e non meno di 18 anni nè più di :!6. P•)i, prima di dive ntare sold nto effettivo, pass a per rlue "="6tTizi ù i lit·ocinio eJ uno di ref!gimento. Il solùato riceve i compens i segueuli: entr·antlo nel s erv izio u nt\ rna !!;gior e o minor·e s orntna di denaro, posciu un piccnlo slipç•ndio annuale , e infine un così de llo • lot'p • cioè una ca$elta cnn un cant po in torno, la quale Lenula a ppat•lil"'ne SPI'l1Jll'e al numer o o al !=<Oldato rl, l reggim,..nto. Qu .~s li s old-ati vrvnnf) nl'l l·· hwo tenute, sono a rti p-iani o lavora t.wi nell'inlet•vnllo di tempo fr·a g'li eser cizi i, sono ge n Pra lm ~nle ammogliali , e si distin guono fJu asi senza eccezione per la loro vita mot·iget·a ta, per la re~n lari ta ed il modo coscienzios o onde ad empiono ai lo ro do veri. Il s oldato una volla accettalo non può esseee congedalo senza il con sen!';O Jel pr•opt' ietario ei re lo ha fornilo, o se non ne sia diventato inabile per eta avanzala , per infermita o indeg-no r ee cattiva condotta. Può tullavia , se abbia ac'luistalo un podere p roprio , o se la s ua condizi one economica si sia m igliot·fl la al trim•mti, chiedere il congedo, coll'obbligo però di sos lituire un allt·o, il qua le allora peende il suo nnmer o - e talvolta il s uo nome - e re11~im ento. Il congedo si domanda e si dà da appo:::iLe commi!Ssioni. Dopo 50 anni compiLi e 30 anni ùi s et•vizio il s olda to può riliears i con pensione. I reggimenti arr olati si r eclutano pee mezzo :Jell'arruoJamenlo, per· il ryuale s'inlentle l'obbl i ~o volontariamente contratto da lllna per sona di servire nell'esarcilo un certo numet'O di anni conlt'O uno stipendio dete r·minato. P e r esser e a cce ttali i giovani che si anolano non debbono a vere oltre pas sato i 26 anni, devono essere s ani e s enza difetti ed avere una statura non minore di un metro e 65 centimetri (un regg imento di caccia tori accetta perfino uomini d i un me tro e606 millimetr•i). Essi sono art•olati per un tempo di :ì a 6 anni. Finita la capitolazione sono congedati, ma possono, se hanno sP-rvito bene, contrarla di nuovo per· un tempo più breve.


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lUVlSTA DI TECNICA

Fr·er1uenlano una scuola di tirocinio pe r circa un a n no, ed io questa t~p~wovali, si aceeLtano come soldati. L'ar·rolalo riceve uno s lipendio fisso, ma è in ~raJo di aumenl al"lo prestandosi li ser·vizi sl1'aordinarii. Può es!'ere congedalo JH"imt\ della spil'ala capitolazione per caus1:1 d"inl"e l'milà e r·iceve in tale caso il cosi dello • congedo d i os pedal e o. Può inolke esso?r·e congedALO per g li stessi motivi del soldalo le rrilm·iale, pr·ima de l k rrnine d•~ lla capitolazione , ove sostituisca un ultro in sua vece . Il soldato ha d ir·illo A pensione d<•)?O 40 anni di f' La e 20 di ser·\·izio. Mediante at'l'olame oto si compongoao i cosi de lli reggimeu Li, di guarnigione, ci ot~ la brigula delle guardie d i corpo a SLoco lma, un re ggimento dPg li usse1·i, tl'e ùi ael iglit•ria. uno di for·li ficazio ne ed uuo Ji cacri"lori. I COL'p i d'es•~ r·cito si completano, e le lru ppe di l'i:;;et·va n e cessal'ie si formano I04:dia nle il seroi;io ob&ligatorio. Og ni svedes e libe r o da difetti fisici, malattia incurabile od in fe t'mtta vi è vincolato dall'anno in c ui compie gli anni 21, e pet· 5 a.r;m i. Tale obbligo si adempie personalmente. Dopo la vts rla del m edicu dd reggimnnlo, ed acce ttati, de,·ono pre nder& parte ag:li eset·cizi pe r 2 anni, ogni anno per !:l g-iomi. F inili gli esercizi, tornano alla loro co ndizione precede nte. I n quanto all'ol·dinam~ nto sauilurio, come ora è regola to, é da premetLe re rhe la sup('ema dire zione di lutto quanto il s er• vizio sanitar io civile t! tniltlat e, si dell'ese r·cito cb» della marina, spetta al consig lio sn nilario c he consta di un d it·ett,9re ge n e t'•lle come pr~'>sid • ·nlo e di quattt·o consigliPri m eJici, di c ui uno é n r> llo ;.tesso tempo capo medico dell'e:-: t:r cito. Questi é il cal'o de l cor• po sanita!'io mililtU'e, col grado di colonnel lo. ImmeJinla menle sulLo d i lui s ta nno 5 m edici col grado di tenente colonnello, dei quali ognuno è capo medico enl1'o il suo d is tretto mi) ilare. Questi SOHO insie m e m edici di reggimenti presso uno dei reggimenti. Presso ogni t·eggime ltlo vi sono tt·e m edici - eccetto qualche minOI'-8 reggimento che non ha che uno o due m edici, cioè un medico di ref!gir.neuto col grado di ma ggior.,, e due . mt>d ici di ballaglione, il pr·imo col grado di capt~a11o, ti S•~condo con f]Uello di tenente.

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E SeRVIZIO MEO I CO MILITAIIE

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DalH una vManza, lwnno dit·itlo a roncorrPt'e ai posti di se·cond., mf'diru d t bolta:tl ione i laureati in mPdicinn; ai po5li di pt•itttO tu•·<li<:o di IJilllit§!lioue i m edici òi balluglioni !"lraor<l i ntu•tt aventi tre anni ùi Sllt·vi zio; l]uelli di mt>dico di r eggi nwnto i medici di battagl ione co 11 tre unni di g t•udo, i rtuo.li al•l.>tauo fre., uenlatu un cot'so Ji !lledic.ina miltlat·e olio spedaiB mililnt'P. rli Storo! ma. Dal consif.!lio san iLario sono pr opo~ti i lt•e cl te pt•esentano magf,!iori liloli, e l a nomina e J ovu ta al R··· Nel l'ot·po sHnilat·io m i lilat·e c accollo un certo numero di stud··nlt di ll1CJidita, i fJLlnli non han no 8nrot'8 fini to il loro corso nella qualità di pcnsionarit e di sti pPndiuti, e si aclope r nno ul S•·t·vizio ove si richieJa. Qunsli hann o g~neral rn enle pt'i mll prestato Sl't'vizio come c;ollo-mnrlici pt'PSSO l'o;;p:-dule m ilitare .li Storcolma o pt'es""o u n allt·o osp•~dale; illlltno, s econdo le cit·cMLanzP., il gr udo di tcn P-nte odi soltol enente. Ai medtci militari sono r·csi ~{li sl iJSSi onori dPgl i ull'h;ial i, e ser von o nPJle stesse condizioni di essi. Il medico ùi regg-imento hR diritLo al1·ìtiro con pen sione a 60 an ni cnmpiuli r dopo 30 di SPJ'vizio, fJUello di battaglione a 5:-, anni . La pPnsionc è all'imporlo di 80 per 010 del lo stipen dio. A ragione del suo stipendio relalivamenle modesto, il me· di co militar e è ro!'ilrctto ad e>~erc ita r·e la pt·a~ica privata. P·~ r ril nntu>t'e nel luogo dove lta la sua clienLP ltl deve l'i· nunzia r e alla promozione in un altro r Pggi mf'nlo. La consegu•>nzu é che dei medici rni lilari più giovani sono, per l'.a u!"a della loro dom anda promossi a primi medici di batLagl ione dopo un tempo di servizio r elativamPnlP. b1·eve, m " ••l1·e vi sono molli che in seguito a mancante vacanza di m ed ici pr esso il regp;iment(> cui sono addetti, sono obbl ip;ati a r imonPt'e per· unA lunga sel'ie di anni secondi medi<~i di b!ltlaglione, I]Uintli con nno stipendio minot•e ed un grado inferiore, una concii.~io n e questA rhA è in poca armonia colle esigenze dPII"el]u i tà . Secondo il nuovo 1•r ogctlo tale 11uestione è pure stata slu· diata e sllra certamente r isoluta. A fine di fm·mare la truppa necessaria al servizio sani-


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IIIVISTA DI TECNICA

tario. s'islt·uiscono annualmente dei sol,lati infermieri p re~so i più imporlauli n:>p<'Juli mililai·i. Il loro cot·so dura 4 mest ed abbraccia i pr·11ni olemenli d'igiene , anatomia, ccc. l'arte delle fu sciature, ~~:3<:l'cizi di tt·asporlo di ammalati e feri ti, la coslt·uzione di lenùe, e:-;er·ci zi coi carri di ambulanza, e cosi viu. Dopo 11 ualche tempo di presenza ,all'ospeda le gli allievi sono ammessi ad assister e alla cura degli amma iHti . Come allievi si pr endono da ogni reggimento di tu tto l'es~:~rcilo uno o più soldati pe1· rare un tale co1·so, ùi modo che un nu m er·o di soldati inferrnieri corrispondente a quello del regg11 nento si tr·ovu sempr e rn·esso il medesimo. All'ospedale miliLHI'e di Slocolma s'islt·ui scono ugni anno 611 soldati infermieri. I solda ti di sani tà si distinguono in: L Soldati infermieri che fanno un curso d'istr•uzione agli ospedali e si trovano in un numer·o di 1 o 2 pr•e;o:;so og111i eompagnia; essi assistono 11 medir:o nella r.ura Jc·gli ammalali. - :.l. Soldati porta~(eriti che s'istruiscono sul Lraspot•Lo dei feriti; si trovano n d num ero Ji 16 presso ogni compa~mia. - 3. P iantoni che non si scelgono r~be al momi::nlo della mobilitazione affì•1e di provve. dere alle cure minute 11e~li ospedali. Il ~et·viz io sanit~:~ ri o rwll e r:aserme e diretto dal m edico del re~~in1e nto il quale r ipartisce il servizio ll'!l. i meùiCi di batta g lione. Ogni mattina a tempo lissalo l'uno dei medici di battaglione fa la ;:ua visi la alla quale sono pre~enli l'ufficiale sui.Jalterno di guardia e il soLLufli ciale. A l ui si conducono fll i ammaLali dal c~;~poral ·~ di settimana, il quale porta seco i l giornulc san1Lori o della compagnia 111 c ui il medico, come pure nel propl'io giol'nale, fa le sue annotazioni concernenti lo stato degli amu1alati. Quelli Jel-!'li ammalati che non poBsono trovarsi lll'esen ti alla visi ta, :sono visitati dal m edtco nella cas~ nna. Quest' ultimo in<Jilt't! dt>ve inlt•rv enit•e ol{ni volta elle sin chiamalo per cintstt di malattia. Gli ammalati leggeri si curano nella casermu dalla (juale non è pe1·messo allontamlrsi. Essi sono esoneraLI dui St•rvi zi più l'a licosi. l convBiescenti sono cu ra ti n ell'inl'ermer·ia della caserma da


E SERVIZIO MEDICO M.ILITAI\B

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' ogni giut·uo vi fu la s ua \'iuno dei medici dr Latlagliuuc clw sila, presenl~ lullo il p•·r·;.;onale sunnominalo. Fon no ser·vizio ulle inl'e r·m eri~ un soldato dr sani ti! ed un pi~.wtonf:. Le compag-uie pt·ovveùono l~ infei'Jne1·ie ùel materiale occorrente. Gli ammalali più gl'BY i si knspOI'lano all'ospedale, dopo essere muniti dal medico di bnttnglione ùi uu appostlo bigliello. Sono accompngnali all'ospedale da un caporale. l convale$cen li sono ricoudolli dall'o:;p••Jale da un solluffìciale . l nler·vengono il g ir>J·no ~eguenle alla visi la d»l m·~dico. Le visite sunita1·ie pe1· le malullie vent•rer~ s i fanno dal medico di battaglione, quando sono riclnestt: da Ol'cline del comancla n Le Dur·ante g li eser cizi lu cut•a d~gl i ammalali t) ordinulu cosi: in ogni ltt.>go di •::<ercizio si tr·ova un lazza1'ello, a cui si tr·aspo1· ta no gli a fft:LLi da g t•ave mala ttia, e in cui fa il ser·vizio uno dei rnedir·i di battaglione, men tre l'altr·o t'a SP.I'· vizio sul carnpo, per le visite degli ammalaLi, e per trovarsi p1·onlo nel cuso di eventuale malattin o accidente. Ad ogrllmo dei medici è addetto un sultlato di sa111la. Il più g1'and~ ospedale militat·e della Svezia s ilualo a Stocolr11a s i ch iama" l'ospedale ~e n er·al ~ della gua rni gio ne~· nel c1uale i caporali e so!Jali dt~ lla gua1'nig ione di Stoc0lma ricevono una cur'a gratuita, me ntre p~i soldati tl~::gli altri r eggimenti si paga un imporlo di una lir·a o :!O centesimi pe1· g iorno. l ~w lluffìciali pagano 'iO centesimi, gl i uffìciali una lira e 90centesimi. L'o:-;pedale può albergare 6 o iOO ammalali. I l comanda nte gm•erale Ji Stocol ma ha la so1·veg lianza suprema sull'ospedale; il capo medico dcll'eset·cilo ne ha la suprema direzione. Il consig lìo Jirellivo consta Ji un presidenlu nominato dal R e, e come m<ìrnbr-i dt>l corpo meilico d dl'csen.:ilo, di u u umciale dei 4 r eggim euLi Iii guarnigione

(il rruale ufficiale si cambia ogni anno) e di un membro civile. Dei memb1•i militari uno ftl servizio per tre mesi come maggiore del giorno; ed inoltr•e invigila s ul mantenimento dell'ordine un uflìciale subalter·uo del giorno desunto dallo stesso r eggimenLo.


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RlVlSTA Dl TECNICA

Dallo sltlsso regg imento si comanda pure un sott' ufficia le come ispetlore ed uno come sotl'u fficiale del giorno. Il personale dei medici compt·enJe due medici di ospedale (di cui l'uno pel' la sezione medica, l'allt·o per quella chirurg ica e ven er ea), i quali sono medici militari ed obbligati a questo servizio per un anno, non che 7 sotto-medici. U pet·sonale rimanente consta di un segrtllario, un farmacista, un commissario, uno scrivano, un ecclesiastico. Nelle varie sezioni s i trovano delle infermiere (suore) e degli ispettori. Presso quP.st'ospedale si tiene il cor so pei medici militari, ogn i anno di 4 mesi. L'a ver segui lo con profitto ques to corso é condizione necessaria per pote re a spirar e alla posizione di medico di ireggimenlo. Qui s'istl'u iscono inoltre dei soldati infermieri, la cui is truzione spella ad uno dei medici dell'ospedale. Vi sono lt·e cor si ne ll'anno, ognuno di 4 mesi. Ne l 1876 fu is tituita per dt>ct·eto l'ea le una commission e di medici Otililari per studiare un nuovo ordi namento de cot·po sani tario e deg li infermieri . Questa s i è unifornala nelle s ue proposte Hile conclusioni del cong1•esso di P arigi del 1878, slabilenùo l'a utonomia del cot•po sanitario, come già et·a stata stabili la dagli Slali Uni li d'America, dalla Svizz•·r·a e dall'Italia. li pat·et·e della commissione indictJ pt·ima di lullo un prog~=> Llo più i mporlt~nlu fon da lo sopra. un nuovo or·dinumenlo mililar·e s ulla base del servizio obbligator io gen et·u le , poi uno di minor rilievo da esser e adattalo a ll'ordinalllenlo olluale. Secondo la prima prorosta la s up!'ema direzione del ser vizio sanilal'io speltel'tlbbe al gtwe rale medico il quale dipentle t•A un icamente dal ministero della g uerr a e sarti. coadiuvalo nel s uo ufficio da due uftìciali, l'uno destinato principalmente agli affari pet·!<onali, l'a ltro all'acquis to e alla conserva:do ne Jel matr~ rtale . Ad ogni disL!'elLo sarà prepost.o u n colonnello tuedico, aven te aulOt'ilà non s olo s ug-li ospedali militari, ma s u lullo il per sonale sa nitat•io di quella cir-co· scrizione, ch'ei ripa rtirà f't ·a. fili ospeda li e i c01·pi J i tt•uppa. L'entrata uol corpo sanitario s i farLi n ella qualità di aspir ante (rol l·n·ado dì sollotenen le), per la quale dovrà richie-


E SERVIZIO MEDICO KI LITARE

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dP.rs i la conseg-ui lo licenza in ml'dicina e l'aver fa llo un corso semeslrale in p arecclùe materie mil itat·i dì medieina aJI'ospedale militat·e di Slor.colma. Dopo due a nni di seJ·vizio e conseguita la la urea in medicina, gli aspira nti potranno ave re la promozione a l ~ ~·ado di tenente medico. P er la promozione a ca pitano si richiederà l'twe1'C fee')ue ntato il corso superiore pei medici rnililal'i all'ospedale militare di Slocolma, il quèlle cOJ'SO compt'enderPblw le ma Lel'ie sPgue• tli: igiene militar e, chit•urgia di guena, esc1·cizi n•!l servi;>;io sa nita rio. Tutte le promozioni si furanno secondo le stf•Sse regole vigenti per g li altri co rpi dell '•~sercilo . Le propost~ per g li aspira n ti saranno falle dal generale medico. Perché lo SLHlo ottenga un numef'O di medici corrisponde nte ai biSOffni dell'eset·cito e ne possa d isporre a llo s copo per cui sono dlestinati la comm issione pr opone non solo che ab biano cleg-li slipc>ndi confo1·mi al gt'ado che occupa no nell'esercilo, ma che put'e possauo aspi 1·are ad un avanzamento che abbia in s é tali com pensi da assicurare loro un'ag ia ta vecchiezza . La commissione ha pur·e proposto la is tituzione di un corpo sanitario di riserva costituita dei med ici civili con l'obbligo n on solo di se-rvire in caso di g uert'a, ma anche di pl'endere parte agli esercizi gener ali, ricOJ' renti ogni tre anni, del corpo san itco r io nel dis trcLLo milittwe cui oppaelengono. P e1· questo riceverebbero in compen so un piccolo s ti pendio annuale ed avrebbero il di r itto di l' itirars i a 55 a nni con una pensione del medesimo im porto dello stipendio. Come g li altri uffi ciali medici, anche gli ufficiali sanitari di riser va ririmarr anno in d is ponibilità pel caso di guE>rJ'a fin o a 65Anni compiuti. La tru ppa sa nitaria saJ'8 cosliluila in un corpo milita r e composto di ufficiali, l:iOllurtìcialì e sol d~1ti, il qual corpo occuper·à nell'esercito una po!'<izione a nuloga a l'juella delle altr·e armi speciali. Il comando di questa truppa spellerà ai medici mili tari, i quali av!'anno una pos izione puramente militare. r sotl uffìcia li e caporali di s anità usciranno dai quadri dei soldati sanitari arrolati i quali abbiano agli ospedali militari freq uenta to le scuole per essi is tituite. La truppa


Rli' ISTA DI T!CNlC A

obbl il!ata a l servizio sanitario c·ony;islerà in parte di soldati iuft.HTnieJ·i e i11 parte di soldati poeta-ferili. In te mpo ci i guer1'a ogni CO I'PO d'ese1·c ito sarà accompag nuto da ollo spedal i andJUianti, ognuno provvisto di 15() leLLi ~ di un battaglione di sani til di quattro compagnie, del le •ru uli due r in:1angono d'rwdinar·io in riserva, e le altre due sono adù~tle alle due b1·igate di fanteria del col'po me des imo. L'uttiglieria e la cavalltll"ia sul'anno pr ovvis te di distaccamenti di sanilà trasportati s u carTi, poicl1è l'esperie nza ha dimostr a lo nvu pott~ 1 ·e essi scgu1re a pietli r1ues te armi nelle mar ce ~;~ccvler·ate . L'ar·Ligliel'ia t.li 1·iserva come pure le divis ioni ùi cavaller ia a vJ'anno ognuna un minore spedale provvisto di 100 letti . Tullo il personale :;unitario addelto ad un cOJ·po d'eset:"cito c.onstrmì di 50 uniciuli medici, 62 soltufficiali, 60 caporali, 6D soldati arTolali e 81::! soldati di leva, in tutto uomini 100:3. L'i11ter o pei'SOilale sanita l'io presso un ese1·cito dì 10U,O•JO uomi ni ammont•• r·u , scconJo il progetto della com mi ssione, a (i:180 uomini. L'altro p1·ogetto di or diname nto sanitario da adattarsi a ll'org~t nizzazioue attuale clell'eser·cilo conserva la parlizione per r eggimen ti e lascia le pr·oposle agli uftici ,.:anil.ar•i 8upe,·iori, dretro domanrla degli aspira nti, all'autoJ·ità medi ca, sentito il parere del ge11er a le medico. Nef.{l i ailri luoghi di guar·ni gione non che nei luoghi dì ese1·rilazioni campali si t1·ovo no J<"gl i O!<pedali che stanno solto l'arnminislr·azionc dei reggimenti.

D corso dl perfezionamento medloo--mlltt&re per 11 XJ:I 04Jrpo d'arma.ta. (Sa.ssonia.) nel semeslre in verna le 18Si -82. -dott. W. RoTo gt>ner·ale medico - (Deutsche Militéirar;;;t Z eitschrift, a gosto l t!t<2•. Anche nel semestre ultimo !!'cor so, come nei precedenti, fu tenuto in Dresda un cor so di perfezionamento per i me-


E SERVI ZIO MED ICO III ILlTARE

l! l l

dici militat•i (che fu ru udeci ino dal 187() in poi) in unione aù altro corso pe1· i medici superiori simik a quello che ebbe luogo già nell'autunno del 1875. Fui·ono o~gello d'insegnam e nto le segueu li malet·ie; Eset•cit.azioni d'Islologia, di me· dicina oper ativa e d'autopsie. lnJ a gini ottalmoscopiche ed otoscopiche, igiene mililat·e, chimica applicala all'igiene, paLologu> iuterrw meJico-n1ilitare, r egol amen ti sanìlat•i militari, set·vizio di lreuo ed equitazioue. Al secondo dei summenzionali cor·si rurono comandali 7 ma!!'git• ri meJici (oberslabsàrzte), a l primo 2 capitan i m ed ici, 6 medici assistenti e '10 sotto-medic·i volontari di un anno; inoltre vi ru amiue:-;so, in seguilu a sua dimanda, un uffici ale sanitario di 1• classe dell'esercito N eer landese. Da ultimo presero parte alle eserci tazioni di operazioni chirurgiche '16 m edici assistenti della ri><erva durA ute un servizio di tre settimane intrapreso per ottenere la nomina d i capitani medici della riserva. Il corso di pm·fezionamento durò dal 'l7 ottobre 1881 !òino al 17 febbraio 1 88~, il corso d'operazioni per i maggiori m edici dal 17 ottob!'e si no a l 17 dicembre 1.881. Tulle le eser citazioni e letture, eccettuate le autopsie che si praticavano nel civico spedale e l'eq uiluzione che si faceva presso il buttagliene Jet treno ;:-.~ • 12, ebbet·o luogo nell'ospedale di pt•esidiù. Dalle JO del mèlllino alle il pom. s i altendeva a ll'igtruzione scientifica, nelle a ltr·e OI·e pomei'idiane alla scuola d'equi tazione. Il numet·o delle nect·oscopie ascese a 2S e furono l'seguite iu tutto e per tull.o !òulla ba!:ie dègli schemi e norme vigenti (Jei' le autop:sie m etli co-l~::ga li. Inoltre fu utilizzato il malet·i:.de di 163 cadavel'i sezionati n ell'ospedale civico, per all estire pr epa l'azinni mict·oscopiciJe. In ogni eserci tazione s i potè fare la t'elaliva dimostr·azione rnicr o!òcopica con numeros i suggi in pat'le preJ,al·ati a fresco col micr·ol0mo a conge lazione di R oy e in parte ottenuti coll'indur amento. In q lfeste osser vazioui fu t•ivoll.a speciale attenzione alla diagnos i e a llo studio delle infezioni paros,.,itarie. Nel cot·so di ope!'azioni, oltr·e ai molli l:!ser·cizi di I·esezione di costole, di n ecrotomie alla Simon e d'allnccia luea Jell'arte t·ia meninginea


RlVIST:\ DI TECNI CA

media secondo Hueter, si proredeUn drl resto come n•!gli altr·i ;umi. In !'(ueslo cnt':<o si chhPr·o a disposizione 18 cadav er·i d i suir.icli e :"U qu••sti cudtWAI'i furono esegui te du 43 intervenuti ·J084 oper uzioni uel tempo di 9~ ot•e. Nelle lezioni clinic.o-chit•ur•giche fut·ono tr·atlali i più impor·lanti capitoli dPi le chirurgia eli g uert·a, i metodi di fa sciatura r egola men lat• i, mostra li e dt•srt•rlli glr appa r·t>cchi el! il)trum euli eire si p~Jr•lano in campo, citale e co mmentale le più r ec•>nli p r·opo~te di m izl 10r·amenlo da intr·orlursi in q uesta mater·ia. A complemento del r.orso f'ur·ono fatte operazioni, dimoslPazioni ecr.. sopr·a malati tanto nell'ospt1dale militare cor ne nella clinica pt'ivaLa dd cloll. Cr·eJè clte era l'iusegnante incm·icato pP.!' que!';lo ror·so. Ollr•• a l tnn!',;aggro, i n cisi<,ne P rM;chianwnl.o di p:)lPrPcri e buboni, l'ap plt ct~zio n e di diversr appar·ecchi nelle lussazioui e fratture, furono pur e es(•g:uilc in pal'te deglr slr>ssi fre•1ut>ntat01'i rlel r.orso, le oper·azioni seguonli: 2 o>slirpazioni totali di gozzo, 2 l'esozioni del ner·vo inrr·aot•bitl:llt.:, 1 e:5lirpa;:ione di ganglio linfatico cat·cinomaloso al Ctlllo, ~ eslit·pazioni J ì gr autli linfomi al collo 1 es tir pazione~ della pat'le ìnft"r·iore del r·ello, 3 operazioni per lupus, con differ enti m etodi, 1 "sliqJazione dr cicatr•ìci, seni fisto losi, ghi11ndole ecc. dell' inp:11i ne. l'esLirpazìone di un 'e~tes a veK<'lazione papilloma tosa delr·elto, l esti t•pazione di un carcin omad<~ l naso e del labbro super·i or e, con r·icosliluztone plastica, 1 tr·aclwotomia per· ca ncro dellu lurintre, 1 oper azione di una fi:=:Lola inle::;li nale, 1 cit·concisione pel' llmosi, 1 ovaro. tomia bilalPrale, 1 cislotomiA IAtl!ral izzala, 2 amputazioni di man1mellr- con enuf'lcazìone delle g lanclllltl a!-'cellarì, 1 e~­ lir·pazione di tlll osleo-sarcou1a della mascella super•iot:-e, 1 resezione del ginocchio, t toLol t> rstirpazione del r·elto, 1 p unzìonc ed irrigazione eli una idr·artrosi ùel ginocchio, 1 eslir·paziono di due gr1111di lipomi &l dor so, 1 ruscl,iatu ento per afft•zione scr·ofoloso dPlla p<"lle e d ~ lle oss:t, 1 opera zione r adicale di una er nia inguinale. Oltre a queste opet·azio ni ne ful'ono faLle allr·e di m inor· conto come per' lussazioni, fratture, nscessi, ulceri e pircole l~siuni, co·n trattazione specrale di'fin cura, co:1 apprezzamento crilico delle più r ecenti pt•oposle ù i mj glior amen li. L 'istruzione rìgtu ardon te l e in d a-


E SEHY IZJO MEDI CO MI LITARE

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g ini ollal moscnpi<" he flt r·i partit a in 55 ot·e delle qual i nLto fur ono specialmente destinate al corso d.•i rna~g10ri medici. P ar leripM·ono a 11uesla i1'LJ'uzione 24 rn eJtci. A ndw in questo caso d'nculi!'< Lica si tenn e lo ,:;tesso metodo dt' gli anni scor·si. N e lla prirna n tela di esso cor·so SL p1·ocedtlte ~t!l'to:;e rci­ t uzioue ndl' esa m~ obhjettJvo, s,-gnulamen le r.oll'Aiulo tlel· otln l rnos<:opia; nella sP-conda metà ::;i r·i vl•be sp~>r·i nlr: stud io all'esHme funz.iomd.•. ="••Ila pA tologia oculur·e si el>IJ~> r'O a dis posizione (il cu"i di maiRltte oe•Jiar•i , compr·eO>e alft~z. ioni cl l'li cr istallino, tlel vitr ..::o, dellll r ... lina e .!Pila cor·oidea. Le indagin i funzion;; li si pt·aticar onn con r·igu:-~t·do Lulto speci td·~ èlllo stato di l'i(l'l:lZione, al vi:;us ed al la p•H·cezione lumi nosa ·~ cr outali('.a. Sit nilmentl' '5i eser cito l'esùme d ...gli occhi nel easo di cedt.à unilateJ·ale sim11 laltl. L~:· di mn»tr·azioni ~-;Ò e!'er cizi ,•eurwr·o sussiliiati da t·i•:ro materia le di letLat·alura e d'islrum!'nli . L'ist ruzione di o lojf.llJ'ia, di cui er a incat'r r.nlo il maggior·e m edi co di 2' clAsse dolt. Becker er a t'ipaf'lil.a cotn!l pc;e il passalo secondo il piano d'iusegrwmento, m tl ai gio1·ni lis;;t\ Li da questo pi<wo furono aggiunte speciali ot·e di studio prati co per i m ag!-(iut•i medwi . Fre•ru entar ono questo co t•so 29 m edi ci e l'islJ•uzione venne falla i n 34 Ol'e, delle CJ Uali ollo erano destinate ai m aggiori medici. Medwnle r1uesta. separazionP- dni frequentatori in due categorie si face va un in s... p:numento diverso pe1· ciascuna, il quale vor11va cosi disposto da pe1·meltere che per i maggiori medici non sr slud iusser o ei re certi capitoli della materia, mentre che per· gl i altri lh:quentatori era man tenuto il corso re~olare d 'i ~lr·uzione degli aHr·i anni. N el cor·so dei maggior i medici, ollr·e ai numer·usi esami obbietlivi faLli sopra ammalali dive1·si, furono in modo speciale .,Ludia l e l e perforazi oni della membrana del timpano, con ri guar do ai giudizi medi co-leguli da dat·si nelle lesioni di tal genere in t'appor lo alle simulazioni delle malattie d'or ecclù ed ai m etodi' per ricon oscer le. Fu trattato pe1' esteso delle m alattie dell'orecchio m edio e della loro l e1·apiaJ con speciale m enzione di tutti quei disturbi i quali possono considerarsi come condizioni. causali della malattia oppure come suoi etfetli consecutivi. Con parlicolaJ'e diligenza si esercitarono tutli nell'eseguire il


IHV1STA DI TECNICA

pr•oce;;so di Politzer, come pure nellr> t•icP.r~ he rinoscopiche e laring<lscopiche. Nel corso per· i medici più. giovani non si tr·ascur·6 l'esame anrhe rl ella membrana del limpano normale rnadiuvando questo studio r.on ft~ure d i alianti, con pr,~pa­ razioni a secco e n ~ ll'alcool, coi IJUflli mezzi si rend eva esalto r.oncello delle condizioni ft~iologico-analomiche delr or !!ano; e dOpO fJU6SlO prPii1Uilllll'6 RSei'CiZiO C8dU•'I'O in esame l<' aller·azioni nell'nspatlo normaln do;olla membrana del limp1.1no e l 'osservfl zinna di ![Ui:!lli individui che ebbero a sorfl'ir c l ••sioni OI'ganirhe diver se drlla memhr·ana, come in ~pe!<sirnento, crPlifìcuz ione, cicali'ici, atrofie, r·ekuzi one, arl.. t·enze, ecc. Ollr·e il pr·ocesso di Polilzer· ebbe larga parte n elle eser·cilazioni pr·aliche anchE' il ca l1>lerismo. Dapprima questa tna.novra si esegui I'ipelulam~n le su di una sezione v ertical e di lesta O!ltle itnput·are a tr11var pr•ontamenle la tromba d'E ustacchio, in seguito ;;i ebbero sempre da :1 a 6 individui da catelet'iZz<n·e. Ogni fr·pquenlalot•e Pbbe occasione di pr·ALicare quf'S lA u1wrazione e di fam igliarizzal'si col manP!!gio del ca telet·e a ~ uflìcienza dfl potpr•lo adopPt'are come sl t·umP.nlo di dia~nosi e di rut•a. Parlir0lal'e stuclio fu nalut·almente t·ivollo Hlle affezioni clH~ colpisC"nn o più di spesso l'organo dell'udito e l l'8 f(U t>stP S81!1111lamente l'olile ffif)Òia cronica suppur ttta con lulle le sue multiformi success ioni moebo~e.

Dai ft•equentatol'i del cot·so furono prulicate trp operazioui di polipi, 2 incision i di'Ila m embr·nrnl del litn p~;~ no e 5 in ci ~i on i di fonmcnli del condotto udil.iYo. Furono J'Ur f\ studiati due ca si di rotture deliA rrlt'tnbr·ana dd timpnno in seguito u schiurlìl, le quali hanno dalo motivo a ri ce t•che medir.o-l~>gali ed analoghe pet·izie. V enneeo pure prr·senlali pat'ùcchi casi eli simulazione e di esa ;;<~rilz ione ; e r1ni ko\'O oppli (~azinne l'e~ame dell'organo coll' or•nl ogio, col cor·ista e colla favella; nè si trascurarono g li a!Lri diversi pr·oc:l'ssi consirrliali r.ome valevoli a smasr·lwr·Me la si m uln zinnr. N ~~ 1 f!'' llnR io e fl'bbr a io cia scun f1•equenlalnre r·i ceveva un malnlo d' or•ecrhi da visiLarsi per poi f'sporre una rli "sl'rlazi0nP sui fE.'nQmeni ob biellivi oss,'rvali, s ulla tlla:;rno"i, pro~nosi e terapia, con


1-: SE RVIZIO liEDJt.:O lllLITAilE p al'licolar i os~e1 · vazio11i ci rca l'iltflue nza della malallin s ulla idoneiltl al servizio, prendendo p cw base il regolamento sul r·eclulnml"nlo. P l"r questo esa m.~ fu1·ono a,!ibili in loLale 118 i ndividui che soll'r'ivano di mala.lLie d'or ecchi contemplale dal regulamenlo. Le lPlLUJ·e s ulla med icina mililcH'e in lerna fut'ono fatte .anc.he in quel'to corso come nei prèc~'dP nli dal dott. Stecher· mnggiot·e m r>d iro. J lc•ni svolti in relazwnc a rasi p1·alici p1·esenlali fu rono i se~uc>n li: tifo addominale, paralisi dei ·ner vi peri l'el'ici , ca rdiopatie cr oniche, pneumouia cruposa .acuta , rHum t•lismo a1·ticolare ac.uto, polmonite sifililica, osLeot·laslie m•gli addullOI'i fl'mora li c nei musroli r·elli dell'addome. affezioni flogi s tiche clt·lla r egione addomina le des tra infel'iore, suiridin e f·innlmente descr izione d'un caso di anemia perniciosa prntopnlica rol dPcor so d i sei seLtimane . Le l0zioni ne l laboralot·io igien1c0 tlvll'o!'ìpcdale di pr esidio fuPono tenute dal ma ggior·e m erl1co dolt. Hclbl'y in !"o rma di dilllosLI'azìont ip:ienit•o-c.lt imiche.. Queste le;.:ioni furono in num\"1'0 di 13. Il 1·iparLo ùelle maL!:'rie fu l'aLto in modo che pnlPssP servi1·e anche a l COI'SO dei maggio1·i m eùici eh·~ dovfwa fin ire al 2 1 dic:embrE'; a •tues:.la istruzione si P. dala larga pfll'te alla conosr•' nza delle varie oper azioni c himiche ed appnrnti . (ì\•1isuJ'SrP, pesar e, evapol'a re, riltt•are dislill al·~. ecc.) coll'af!giunla di ~1lcuni fucili pt·ocessi per !1:1 valutazione> el i so,:; lanze alimenta ri (akool, bi rea, lalle, albumint~, ecc.) e pe1· la deter minazione dell'aria a tmosferica . In sr·g-ui lo si lralt6 della ricerca dell'acqua potabile come è indicato dal r egola mento s ul servizio sanil&rio. Alle lezioni sc.:.{uirono ~l i eset•cizi di chimica igienica ai quali presero -pa rle 13 meri ir.i; fJUesli lavoJ'a va no t•iparliti in due sezioni compiendo il corso in 23 set·e. In ogni S1Wa veniva proposta ed eseguila la ricer ca chimica ciell'arido carbonico dell'aria, o per lo m eno un t>same d'acqua o di qualche sostanza alimPntare. Ln valutozione dell'acido carbonico, a m otivo del la s ua importanza pratica, formò uno dei princi pali oggetti di studio in quesle eser citazioni. Peecio ru disposto cl1e ogni praticante potesse ogni sera eseguiee una determinazione de ll'acido car bonico secondo il metodo di Hesse; inoltPe l'a-


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RIVISTA DI TEC~ICA

ciclo cai·bonico dell'aria fu valutato sAcor.do J;>ettenkofer. Il ca lcolo dPi ris ultati era fatto dag li s tessi praticanti, a prefPI'enz;l dai rn 01no esperli col le lavolè di H(•sse, e q uelli che a ve va no !,!ià 1'l'<lgl'~'Ù i lo d!l p prima cairota ,·a uo colle formule or ,Jina r·ie, poi col llleludo di Hes;;e, colle tavole di Liebermuns ed anche coi logaritmi . Si eseguiron o calcoli a nche pella ricer•ra di altri corpi, dello stato igr·omrotr·ico, dei nil1·a ti secondo Sc lti.iJlze. L'ossid•> t.! i carbonio ven11e ti i mostrato collu spellroscopia secondo il metodo eli Nempel e lo si dimosll"ò ne l sang ue di un Individuo morto pet· uvvelena me nto di '( uesto gas; cosi fu fatto per molte a llre sosla11ze gu zo s~. L'esa me dell'ac•Jua potabìle fu co11dotto iu modo eh~ in una soiA sera medianle la ca:>selta dci reagenti s i pol.esse sommaeiamen'le col me todo di Bohr rileva1'e da un'acqua tutti i suoi ele menti nocivi. Alcuni frequenlalori eseguiirono delle ricPr che tjualitaliv.. col metodo eli W eil sop1·a acqua ar·tifìcialruenle inquinata <l'impurità. E;;alte misur·azioni si fecer o sulle s ingole parli compunenli un'acqua potabile, vale a dire s ui nitr·ati, s ul clor·o, s ulle soslunze organiche s ulla calce, ::;ulla mngncsiu. Delle sostanze alimentari si presero ad esaminare l~:: più semplici, così il !alle coi lattede n simetri divr• rsi e col laltoscopio eli Feser; inol tre furono successivaln<~nlc· m·icercati l'aceto, la farina, lo zucchero e labirra. Nè le r·icerche s i limitarono a lle sosta nze alimentari, ma s i estese!'o a nche ad oltri ogg-c Lli p. es. pezzi di stoffa, cene1·e di sigaro, saponr~ e pclJ•olio. Si ebbB occasione di ricercar·e l'arsenico sopra il cadavel'etli un individuoche morl per avvelenamento ùi ques ta sostanza. Le rice1·che chimico-cliniche ebbero per· oggetto l'orina dei malati LI'allali a ll'o:spedale col jodoformio, col joduro di potassio e col nuovo unguento me,•curiale di Die llrich. Nell'es ame del materiale di medicazione si ricercò l'acido salicilico e l'acido fenico. Le lezioni d'igiene militare del generale medico di prima clas'>e tlolt. Ro lh versarono s ui capitoli liCf!Ua, bagni, aria, v entilazione, ri~caldamento, illumiHuZiune, S)Jurghi, caserme> campi ed ospedali.


E SERVIZIO ~EOICO MILITARE

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L'istruzione s ui regolamenti ~anitari si compi ripartita in 24 ore e versò specialmente sopra esercizi, di pel'izie di leva sui giudizi motivati sopra l'inabilità o invalidità del soldato, compilazioni di documenti e critica dei medes imi. Finalmente si attese anche all'istruzione del servizio del treno, del comando di una colonna.

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RIVISTA D'IGIENE =w

I. 'l•tituto vaoolnogeno mUltare ,4•Anvena.- Dott. VA L lN. - (Revue d'Higiene, N. 8, 1882).

In uno dei suoi rapporti sul movimento dell"ospitale militare di Anversa il dott. Riemsla.gh medico principale di prima classe dell'eserciLo Belga, segnalava nel 1881 il mediocre risullato ottenuto colla circolaJ·e ministeriale del 20 giugno 1865, la quale prescrh·e la rivaccinaz ione di tutti gli uomini del contingente -chiamati ogni anno sotto le armi. Non v'ha dubbio che il numero dei casi di vaiuolo è sensibihnenle scemato da venti anni a questa parte nell'esercito belga. P erò si conta ancox·a ogni anno una media di 22 decessi per vaiuolo, ciò che fa s upporre all'incirca 200 casi di malnttia. Si può ottenere di più; secondo una comunicazione del doll. Zuber alla società medica, il vaiuolo sarebbe scompat·so o quasi dall'esercito germanico: dal 1873 al 1878 non vi furono in tutto l'esercito che&> casi e nessun morto; nel 1879 '13 casi e nessun morto. Nell'esercito francese vi è ancora annualmente una mortalità elevata, cioè 200 morti sopra 2000 cas i. Riemslagh stt1·ibuisce questo imperfetto risultato all'insufficienza del vaccino e ad una cattiva pratica della rivaccinazione. Quando il vaccino non ha prodotto alcun effetto in seguito alla prima inoculazione bisogna rinCùminciare l'operazione in capo a qualche settimana con del nuovo


RlTISTA l>'IGIKNE

virus e ricominciare due volte, tre volte ed anche più. Allnra si vede diminuire notevolmente il numero dei refrat-tari ed aumentare deliO per "lOO la cifra dei successi. Nell'esercito l!'òesco vige la pratica costante di rincominciare la vaccinazione 4 o 5 volle di seguito quando abbia fallito un primo tentativo ecl è quella indubitalamente una delle cause della rarità del vaiuolo in quell'esercito. ~a por moltiplicare cosi le inocula7;Ìoni fa duopo avet-e costantemente a disposizione una grande quarrtità di un viru s profilAtlico sicuro ed attivissimo. Dovendosi ritenere come poco attivo e quindi da rifiutarsi per .te inoculazioni succes8ive il vaccino somministrato dai soldati rivaccinati, · il dott. Riemslagh ha pPoposto di non ricorl'ei'e pju che aJ vaccino di giovenca e d'improvvisare degli istituti vaccinogeni mil itari. • Noi possediamo abbastanza, egli dice, nelle nostre risorse, da poter creare senza grandi spese un istituto vaccinico che funzionerebbe in ogni città di grossa guarnigione. • Oiffatti abbiamo i nostri mecelli militari, abbiamo vacche nelle stalle. P erchè non si potrebbe utilizzare quelli animali nf'lla vaccinazione ~ Noi potremmo cosi cre~t·e delle fonti per enni e ci sarebbe possibile vaccinare direttamente dal cape'3· s olo'81 braccio, un gran numerod''individui ,colla certezza d'aver inoculatç> del virus di buona q!Ualità. Questo voto espresso incidentalmente in un r apporto periodico produsse il suo effetto: alcuni mesi dopo infatti il ministero della guerra con decisione del 19 agoRto 1881 autorizzò la creazione di un istituto vaccinogeno militare all'ospitale militare d'Anversa e l'inaugurazione dj questo stabilimento ebbe luogo li 13 novembre dell'anno medesimo. L'istituto comprende: 1• una stalla oportunamenLe costruita, capace di accogliere quattro bestie bovine; 2' una sala da VRccinazione vastissima, bene muminata e capace di riunire 200 uomini. ln questa sala si trovano due tavole solidissime, elevate 50 cent. d!li lerreno, e congegnate in modoche in meno dj 5 minuti e mediante ritegni ed una manovra eseguita militarmente, -si collocano gli animali vacciniferi e si rendono completamente immobili.


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RIVISTA

Un vRlerinario sceglie fra i bovini de~linati nei giorni se guenti all'alimentazione dell'esercito (vitelli, giovenche, vaccl1e) quolli che per la l oro età e per l'assenza òi ogni traccia eli cow-pox anterior e sembt'ano più atti all'inoculazione. Infatti nell'ultima campagna, non si é trovato che una sola vacca r efrattaJ'ia, e un esAme ullet'ioro fece scopt'ir e sul capezzolo una cicalr1ce di cow-po x, ciò chi:! prova che tu tte l e altre erano state scelte bene. L 'illustJ'e Warlomonl andò egli stesso ad Anversa per inoculare una giovenca dello stabilimento con della polpa vaecinfl le pt·ovenienle da cow-pox coltivalo all'istituto nazionale. L'inoculazione riuscì perfettam ente e d'allora in poi la sorgente vaccinica fu intrattenuta colla massima cura. Ciò che pa1·e mollo interessante ed assai semplice é J'iùca di far servit'C allfl rivaccinazione dell'eserci to gli animali che dopo pochi giorni si fanno seevi Pe alla sua alimentazione. L'espePienza fatta ad Anvet'sa ha m oslt'alo che gli animali deperivano un poco durante il loro soggior no nP.lla stalla, ma che la perdita di peso commercialmente era sc~n za importanza. La carne fu riconosciuta buonissima, e non si Leovò, dal punto eli vista dell'.igiene alimentare alcun inconveniente. Di più la spesa ò piccolissima. l r isultati, per ci6 che 1·igua!'da la vaccinazione, furono eccellenti. Dal 43 novembre al 13 Jicembre 1881 , furono vaccinate '11 vacche che serviron o alla vaccinazione ùelle r e. clute dei 14 t"ef(gimenli che sondi g-uarnigione ad Anvei'sa. Ad ogn i giovenca si facevano da 60 n 70 SCR I'ifìcazioni S<)pra i capezzoli. Con una sola pu stola si inocul avnno l f> o 20 uomini, di modo che un solo animale avrebbe potuto servire a 1,200 uomini. In r eAILà si sono inoculati circa 5,000 soldati e l'azione locale del vaccinoarnimale non pare più forte di quella del vaccino umano perché sopra 15,000 inserzioni n on vi fUt·ono che tlue ca~;; i di adenite della forma la più leggera. Il ri sullalo totale fu t!i 37,8 pPr ·! OOdi successi. I n parecchi reggimenti si é anche ottenuto il45,4R,50 e pel'fino 53. per 100. Forse lra i successi compl eti vi sono anche r egistrati i casi di falsa vaccina ( vaccina attenuata). Non è improbabile d'altr·onde che fJU esta falsa vaccina conferisca una im-


D IGIE~E

mun;lil tcmpl)t·aria o l'ela liva. Tulli gli individui presso i quali l'inoculazione era rimas ta s terile venivano sottoposti una seconda eLI una t~t·za volla ad una nuo va inoculazione; or bene, in questi supposti reft•allari il s uccesso veniva finalm ente a ricompensare la perseveranza. Per contro in quelli c he a vevano avuLo pus Lole di fal s a vaccina le nuove iuoculazio ni s uccess ive rimanevano costantemente senza effetto. Il dott. Hiemslag h propone che in tutte le citta aventi guarnigioni un po' impol'tanti si stabiliscano istituti vaccinogeui temporarii simili a quello d'Anversa. Essi non funzio ner ebbrr o c he al momen to rlell"ar·l'ivo de lle r eclute. La spesa sar ebbe insig nificante. Egli poi soggiunge: Non dobbiamo solamente vaccinare e riva ccinar·e tulle le reclute ch e vengono sotLo le armi, fare l'oper•azione con del vaccino legittimo inoculato direttame ntr dal capezzolo al braccio; noi dobbiamo seg-ui1·e l'esempio della Ger mania e r ivaccina re og ni anno tutti gli uomini.


CONGRESSI

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Oongreuo 4l Ginevra- S edute generali - 5 settembre .

- Il doUor Pasteur annuncia all' assemblea-, però con le dovute riset>ve, che egli crede di aver trovato il microbio della febbre tifoide. Una epizoozia che ha regnato a Parigi l'anno scorso e conosciuta sotto il nome di febbre lifoide dci cavalli . gli diede occasione di ripetere gli esperimenti ia lui fa lli a proposito del colèra dei polli e del carbonchio, cioè colti vazione del microbio tiroso, l'attenuazione e l'innesto del m edesimo sovra altri )animali, con che si rendevano refrattari alla infezione tifì ca. L'annw1cio di questa scoperta non passò sen za viva contes tazione da parte principalmente di qualche scenziato tedesco. Seduta del 6 settembre - Il prof. Corradi di Pavia comu · nica le proposizioni seguenti sulla contagiosilà della lisi pomonare dal punto di vis ta della s toria dell' igiene pubblica. La credenza della contagiosita della tisi è antichissima e nei tempi più remoti non solo era abbracciata dal volgo, ma s'insegnava nelle scuole; nella melà del secolo scorso era cotanto diffusa ques ta opinione che i governi hanno pertlno adoltato delle misure preventive di polizia medica per impedire la diffusione ciel mor bo. La dottrina della contagiosita p erdette terreno nella prarua meta del nostro secolo, per risorgere poi in questi ultima


CO..NGR.iSSl

aon• m grazia dci ris ul t.a.Li delle esl!erienze intrapres e s ulla inoculazione ùei prodotti tubercolosi e in seguito alla sco ~ peda di un bacillo che si vorrebbe pt•opl'io della malattia. A.speU.a.ndo che la clinica s i mella d'accordo colla palo~ logia s perimentale, l'igiene, rispetto a ques ta maratLia, deve r egolarsi in modo come se avesse a fare con una malattia sospetta e quindi p1·escrivere nol'm~ profilatliche corrispondenti. A ques ta discussione presero parte parecchi autorevoli membri; fra i qualj nooot•emo il Vali n di Val-de-Gù·ace il quaJe non creùe che l'igienista sia aut.orrizzato a pl'oporrc u1is ure vessalot•ie per la profilassi della tubercolosi fia la11to che la contagiosilli del tubercolo non venga pienamente confe.rl)lata. Adolfo SmiU1 fa osset•var·e che il miglior profìla.ttico della t.is i polmouare è il miglioramento delle abitazioni; 11e farebbe prova il sistema Tolletapplicato alla costruzione delle caserme. Dove fu adottato questo s is tema la cifra della mortalità per tisi nei militari s i è notevolmente abbassata. Seduta del 7 settembre - Fu tutt.a occupaia di una sola questione sollevata dal consigliere sanitario eli Franco forte D. Vru·rentrapp e riflettente le colonie clegli scolar i in oacan.;a. È questa un'istituzione in vigore specialmente nella Svizzet•a, mediante la quale s i provvede che duranl~ le ferie scolas tiche i giovanetti malaticci possano godere qualche mese di vita all'aria libera dei campi, in lu.oghi salubri e vengano alimentati secondo un regime fortificante e tonico. Seduta dell'8 settembre - Il dotl. Lombard presidente del congresso fa. una interessantissima comunicazione sulle inftu.enze igieniche, fisiologiche e lerapeutiche delle altituilini. A questa fece seguito un'altra non meno importante del dott. Bert s ullo stesso soggetto. Crediamo opportuno riportarle ambedue in compendio. L'insufficienza dell'ossigeno, dice il Lombard, ris ultante dalla dilatazione dell'atmosfera delle alte regioni può pro· durre l'asfissia se essa non è combattuta colle inalazioni di 0ssigeno.


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CONGRESSI

' Il mal di montagna ha per causa essenziale la diminuzione dell'ossi geno atmosferico, quando appunto le contrazioni muscolari sLI'8ordinari e ne recl amano una quantil8 supplementare. i!: l 'insufficienza dell'ossigeno che cagiona i ,dolori muscolari ed obbliga ad un riposo immediato. La r espirazione e la circolazione diventano più r apide a misur a che ci eleviamo al disopra del livello del mare: N ello stesso tempo l'esalazione dell'acido carbonico aumenta fino ad un certo limite che si può fi s~a re approssimativamente tra 1,500 e 2,000 metri mentre che al di là essa diminuisc-e in ragi one diretta dell'altezza. Al di sopra dell'allezza di 2,000 metri, nonostante che la r espir azione e la cir colazione siano accel erate l'inl'ufficienza dell'ossi geno contenuto in un'atmosfera dilatata sYiluppa una anemi a costituzionale che il dott. Jourdannet ha qualificata <:ol nome di anoxiemia. Nelle altitudini la digestione. l'esercizio muscolare e l 'abbassamento della temperatura aumentano ed accel erano la esalazione dell'acido carbonico. Il soggiorno delle altitudini r ende l e inl'pirazioni non solamente più frequenti, ma anche piu pr ofonde, donde risulta un aumento della capacità e della circonfer enza toraciCA. Un soggiorno temporaneo o permanente delleallezze m edie situate al disotto di 2000 metri esercita un azione stimol ante ~u tutte le funzi oni. Le alte e medie altitudini hanno un'azione profilalti ctl e t erapl'Utica deliA lisi polmonale. Il doll Berl condi vide le opinioni emesse riai dott. L ombard sulla que~tionedelle allitudini. È dcsr-;a una questione che ha fomito materia per le teorie le più variate, emesse da med ici igienisti, fi sici, viaggiatori, i quali nell e loro spiegazioni s'inspiravano naturalmente fll!li studi ùi l oro specialità La più cC'Ielwc di qucr-;te lC'ori c può formularsi cosi: L'atmosfera el'el'cil.;'l sul cor po umano un peso di tanti chilogramm i ad una data altitnolinc. Elevandosi ad altezza magp-iorequeslo peso diminuisce in pl'oporzi onc. Da ciò ne consegue cho i fluidi interni del noslt'o ot·gani smo, tenuti in posto dalla


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CONGRESSI

pressione che essi subiscono nelle circostanze ordinarie, fu ggono fuori del corpo quando questa pressione diminui$Ce: donde gli accidenti conosciuti sotto il nome di mal di m ontagna. Questa teoria e tutte le a!Lre emesse su questo ar~omento sono cadute cilwanti all'espet•ienza di Bert la quale dimostra che il nostre o rganismo sopporta impunemente abbassamenti di pressione giudicALi incompatibili con la persistenza -della vita, a condizione che gli si fornisca una certa quan·t.ità d'aria da t'espirare. Quando si è saputo che l'ossigeno in sospensione nel nostro sangue è intimamente legato alla materia colorante dei globuli rossi, si f> creduto poterconchiuderechele moùifìcazioni della pressione esterna fossero senza influenza sulla quan· tit.a d'ossigeno combinata Ct:ln l'e moglobulina; era un errore. Quando la pr ession e atmosferica diminuisce l'èmoglobuRina abbandona una certa quantità del suo ossigeno di combinaziOne. Ecco perchè gli abbassamenti della pressione esterna sviluppano Jlel nostro organ4smo accidenti paragobili a quelli dell'asfissia; conosciuto il rnMcanismo degli accidenti non si è più incet•ti sul rimedio d'amministrare. Giacché sotto l'influenza della decomposizione l'emoglobulina cede ·una parte del suo ossigeno, per combattere l'asfissia che ne risulta bisogna fat·e r espirare all'organismo immerso in .u na atmos fera rarefatta due volle più d'ossigeno di quello ,che ne contiene l'aria in condizioni normali. L'esperienza ha dimostrato l'esattezza di questo ragionamento come si è potuto convincersi mettendosi sotto una campana chiusa in .cui si sia· rare fatta l'aria. Gli igienisti non hanno da occuparsi delrinfiuenza delle altitudini al di sotto di 3000 metri. L'esperienza dimcstra che l' uomo si trova benissimo all'altezza che non passi i 1000 a 2000 metri. La cavit..a toracica si dilata e mentr e che la quantità d'ossigeno tissalo dalla emoglobulina non diminuisce sensibilmente, il sangue si libe1-a con più facilità del

suo acido cat·bonico. Le altitudini più elevate a3,000e4,000metri esigono una c:erta abitudine. L'Europeo elle arriva alla Paz


CONG.RESSl

s i sente sfinito dopo d'aver faLLi lre1tl.a passi mentt•e che1'1:1Hlìgeno che marcia al suo fianco !':'la· beniss-imo é non si· nisonte per nulla della diminuzione clelia pressione atmosferica. Le cagioni di questo nvezzamento sonn probabilment.& muJLiple. Si può ammetter e un miglior uso delleforze, conseguenza. dell'adatJ.amento al r1uovo mezzo; una espansione del torace,. uo..a denutrizione meno attiva ed an-che una tnaggior at.Litudine de.i globuli rossi a fissare l'ossigeno. L'esaUema. di quest'ultima supposizione è stata di mos.tra.La dalle esperienze. di Paelo Ber·t. Questi fatti, soggiunge il dotto fisiologo, sono consolanti per l'avveni-re. Gli astronomi ci hanno 'predetta> un'epoca, lontana egli è vel'o, incui, per l'estinzione progressivu del fuoco cen trale, l'aria penetreeebbe sempre più nelle prof.oadila del ~lobo, s icché un gior n.o non se ne troverebbe più alla superficie una quanlil.à s ufficiente per mantenere in vi.la gli esseri. dm mettendo che queste predizioni pessimiste. posino s0pra una. base cerl81 bavvi motivo a sperare si produrrà nei nostri discendenti il fenomeno che osserviamo negli abi ~anLi delle corùigliare, Ui1 Mlettam.enlo dell'organismo e dei· globuli rossi in parLieolare aii~A progressi va diminuzione della pression.e esterna. 9 settembre, seduta. di chiusura - Il dolt. Haltenhotl' parla sui mezzi di pre,venire la cecità- Il congresso fissel!a il pro· gramma. e nominerà il giuri inlernaziouale d'11n concorso sop1'8 questo argomento. La- society (o r the preoenlion of blindness di Londra ha depos itata una soroma, di 2000 lire rtes tinala a ricompensare La migliore memoria scrilla iu inglese, in fran cese, in tedesco o in italiano, e propone d'aceordo col comitato d'organizzazione del congl'esso, il programma ·seguente: 1" Stu.di delle cause della cecilà: a ) cause eeeditarie, malattie dei genitori, matrimoni consanguinei, ecc.; b) malattie ocula.ri dell'infanzia, ottalmie diverse; c) per'iodo di scuolae di tirocinio, miopia pr ogressiva, ecc.; d) malattie ~enera li , diatesi, febbri di"Verse, avvelenamf,lnli, ecc.; e) influenze professionali, ferile e accidenti, ollalmia si mpatica; f) influenze sociali.


CONGRESSI

e climateriche, ottalmia contagiosa, aglomeramento Abitazioni insalubl'i, illuminazione deficente g) mancanza di curn e cura difettosa delle affezioni oculari. 2• Studiare per ciascuna di queste categorie di cause i mezzi di prevenzione più pl'atici: a) l~gislalivi; b) igienici. e professionali; c) educativi; d) dell'arte medica e filantropici. Se<lule delle sezioni.

Sezione 1• (Igiene generale intet·nazionale ed amministrativa). - 11 tlotL Prousl espone l'influenza tlei pellegrina~gi alla Mecca sulla diffusione tlol colet·a e loda le misure prese dalla commissione sanitaria internazionale d'Alessandria. Il prof. Amould leg/};e un suo lavoro sulla eziologia e profilassi della febbre ti foide. In quanto all'eziologia l'ipotesi della sua natura parassilario è razionale, benché da non polet•si ancora accogliere come una dottrina confermata - Il terreno, l'ari&, l'acqua l'uomo e gli oggetti che adopera e gli alimenti sono altrettanti mezzi di conservazione ed eventualmente di riproduzione dell'agente tirogene. Le ricettiviLil per la febbre tifoide è complessa e positiva: invece di essere semplice e negativa e<•me é la ricetLività pel vaiolo. A costituire questa riceltivilà conlt•ibuiscono: la mancanza d'infezione ant~riore, l'età dai 16 ai 40 anni, mancanza d'abitudine, l'influenza solita delle immondizie, le fatiche, gli eccessi e le passioni tristi, l'uso di alimenti putrefa lti. La profilassi deve essere ri,•oltA, prima dell'epidemia, a sorve~liare i mezzi di conservazione rlell'agente tifogene, quindi ai fattori. della ric~ttivilà. Durante l'epidemia · si deve comballere l'Agente tifogene stesso e trallarlo corae un vel'o pArassita dovunque si sospetta la s ua presenzR; quindi disinfezioni locali e generali. Finalmente le misure profilaltiche devono essere dirette s ull'uomo s tesso; l'isolamento dei malati non ò ri~orosamenLe­ indicato, ma sarti sempre efficace, come pure lo sarà il provvedere all'allonlanamento delle persone dotate di maggior ricetlività.


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CONGRESSI

L e l etture piu rimarchevoli che si fecet·o in questa sezione furono ancora l e seguenti: Sull'al coolismo (Roulet); La feebh e ginlla di feonte all'igiene intet·nazionale (Layét); Dulia profilassi intet·nazionale (Da Silva-Amado); Profìla!:<si dello Pella~ra (Felix). Sezione 2.• - I giene pubblica, militare ed ospit.aliera . Tt·a l e var ie lesi svolle m questa SPzione ftwemo cenno delle seguenti: Valin, della disinfezione delle inferm eri e - Sonrler eg-ger, della disinfezione delle pet·sone - Pini , della cr emazione Gross, della scelta del terreno per un cimitero - Sormani, studio di statistica medica sulla mortalità dell'cset•cito - Ziegler , effetti di una oolzatura viziosa e mezzi (li prevenir! i. Cr e· diom o non inutile ri c<ìl'rl ar e le prop osizioni princi pali contenute in quest'ultimo lavor o. Dice l o Ziegler: Se si pr ende sul suolo l'impronta d' un piede non defot·ma to si vede che l'asse del dito gr osso passa nel m ezzo ù~l tallone. Il piede é in r ealta una volla eLle si appiattisce e si rialza ad ogni passo per l'elasticità pr·opria di quest-a m et•avigliosn macchina organica. Il calzolaio, in general e, poco istruito sulla forma anatomica del piede crede imitare la natura e invece s' inganna. Uno dei più gr avi err ori consiste a non dare al gr osso dito la liberté. suftlciente do! m ovimento laterale ed a cacciarlo spietatamente in fuori, cioè ver so l e aHre dita del piede. Un alll·o male gravi ssimo di cui si deve incolpare la calliva calzatura é lo sviluppo del picrle piatto. !:>econdo il dott. Ziegler le due suole d'un paio ben fallo non devono toccarsi ch e colle dita e col tall one; bisogna che

:l a sear pa sia da 15 a 20 millimetri più lunga del piede a cagione dell'allungamento not·male durante il movimento della mat•cia; fìnalment.e la scar pa deve ripr odurre le eminenze e gli avvallamenti naturali alla fot•ma del piede. Tra le co n ~lu­ sioni pratiche del rapporto d t~l medico in capo dell'esel'cito sviz z~> ro ci limitiamo a citare le seguenti : t • I struzione pratica da impartirsi ai calzolai milital'i. 2• Obbligazionrl della calzatu1•a nor male in tulti gli s tabil itnenli dipomJenti dnllo Stato.


CO~GHESSI

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a• l nC()t'aggiamento morale e linanziar10 agli stabilim e nl~ di calzoleria che forniscono al pubblico una calzatura razio· naie. Costrin ge•·e gl i altri per mezzo d•·lla concor renza am cttet·si sulla stessa via. I l dott. Mathias Rolh di Lond•·a non poteva r aslarr. indirfer~nw in tale questione della qualr egli si occupa già tla m olli anni. Egli pr esnntr) alla :!• sezione, alcune scm·pc prùvcniunti do Lonclt•n, le quali in r r<tllà concordAn o pet·fr ttamente coi princip1i espo;;Li dal col on nol lo Zicl!let•. L a scru·pa d11 lui propo;;ta è basata su quc;;to •·c~o l a, cl!~> i l mtwgine interno drlla suola è in linea r etta; egli poi soggiunp;e che non bisogna iu simile materia accw;are soltallto l'i~noranza del calzulaio ma anche l'indifferenza del medico. Ecco ora il titolo delle letture più imporlnnti faLLe nelle altre sezioni: Sezione ~. ' (A pplicazione all'i~ie n e della fi;;ica, chimico e dell'arLellell'in gef!nere l gieoe pt•ofessional e e i nduslt'iale). Durnnd CIAye - delle cloache. - L avins - dei mezzi semplici facili ed economici di ri!';caldamento e rinn ovamento d'aria nelle ubitnzioni d'oper ai. - B ourril -alcune consiòet·azioni d'igiene delle Abitazioni privato. - Brnuard('t - dell'avvelenamento prod0tlo dnlla sostanze ingerite giornalmen te a piccole dosi. Ganticr - l'inlorsica zione satur·nina, eziologia e profila!';;;i. - B ollet - influenza dei fìllri naturali sulle acque polobi li. - Ganliet• - della putrefaziou e delle matet·ie animali e dei pt•odolli che ne derivano. - Pagliani -le ricet•che m eteorologiche c l'igiene. Sezione 4• - ( l gif'ne dell'infanzia, igiene privata e veterinat•ia). - K uborn- dell'mOuenzadci progt'Ammi scolastici sulla salute dei fonciulli. - Gibcrt - della cura delle malattie paras;;itarie della pF<IIe come corollario dell'ispezione m ed ica delle scuole. - Dally -sulla deformazione del corpo durante il periodo delle scuole. - Overbek de Meyer ·pr ofi lassi inlemazional e della rabbia. - Gallier - eziologia della •·a bbia. Sezione 5.• - (D em ografia e statistica sanitaria) - K ot·osi - natura e limiti della demografia. - B odio - statistica


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CONGRESSI

~all'emigrazione. -

Lotz - constatazione medica delle morti, mezzi per perfezionarla. - Janssen- bollettino di statistica sll.nitaria uniforme per tutte le nazioni. - Kor osi - spoglio unifo•·me dei dali forniti dal censimento delle popolazioni.

Per incarico del sig. generale presidente e dover·e d' ufficio assumo la Direzione del Gionwledi medicina militare ... Non nuovo a si delicata ed onorifica bisogna, voglio sperare dì poter conservare al Giomale quell'egregio indir·ìzzo scientifico e pratico che ha assunto con tanto vantaggio e lustro del nostro corpo. Dott. F&LIC& BAaorrro col. med.

11 Re<la.t-torc CARLO PRETTI Capitano mtdfco.

NUTINI FEDER ICO, Gerente.


NOTIZIE SANITARIE

Stato 1anltarlo 41 tutto ll R. E1erolto nel mese 41 mano 1882 (Gio m. Mi l . U/)ìc., del l~ novem bre 1882. N. 29, p. 2').

Er·ano negli ospedali mìlilal'i al 1• marzo 1882 (1) Entr a ti nel mese U sci lì . Mor·ti . R itnl'ls lì al J• am·ile 1882. Gjot·out.e d'ospedule . . Erano nelle inrenoe.rie di corpo· al 10 marzo 1882. Eu Lr·&ti nel mese . . . . C sci li g uariLi . . . . . . . • per pas::;a r·e all'ospeJale

Morti . . . . . .

748ti 9802 9803

236 7249

226303 :2539 10268

8772

:1.963 1 217'1

Rimasti al 1• apr·ile 1882 . . Giornale d'ìnfermerìu . . . 77043 :\l orti fu ori degli ospedali e delle infermerie di corpo 32 T ula le dei mor ti . . . . . . . . . 269 F IJr·za media giornaliera dellt1 truppa ne l mese di mar·zo 1882 . . . . . . . . . . . . 216·180 EntrAta media g iornaliera negli ospedali per 1000 di fu rza . . . . . . . . . . . . . . 1,46 Entr·ata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie dì corpo per 1000 di forza (2) . . . . . 2 l 99 M edia g iot·naliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo pe1· 1000 di forza . Numero dei mor ti nel mese ragguagliato a 1000 di forza . . . . . . . . . 1,24 (l ) Ospedali militari (principali, succu rsali, infe rmerie di preaidìo e épeeiali) e oepedali civili. l!) Sono dedott i gli a mmalati passa ti agli ospedali dalle infer merie di corpo. .~

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• NOTIZIE SANITARIE

Morirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie d È presidio, speciali e di corpo) N. 174. Le cause delle morti furono: meningile ed encefalite 7, bronchi te acuta 9, bronchite lenta 1 , poi monile acuta 31, pleurite 17, tubercolosi mi· lis.1·e acuta 3, tubercolosi ct·onica 3, peritooite 2, ileo-tifo 16, de rmo-tifo 1, morbillo 51, miliar·e 1, meningile cerebro-spi· na ie 3, catarro enterico acuto 2, catarro enterico lento l, a!LI·e malattie degli o1·gani respir·atol'i 2, malattia del fegato l, ma lattia del Brigbt 2, pustola maligna 1, ascesso acut.o 2, apoplessia cer ebrale 3, commozione viscerale 1, idro-piotorace 1, frenopatia 2, resipola facciale 4, vizio organico del cuore 1, febbre da malaria 1, cachessia palustre 2, dinerite 1, angina tlemmonosa 2. - S i ebbe un morto sopra ogni 84 ten uti io cura, ossia 1,19 per 100. Morirono negli ospedali civili N . 63. Si ebbe 1 morto sopra ogni 43 tenuti in cura, ossia 2,33 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili N. 32, cioè per mala ttia 25, per ferite d'arme da taglio 2, per causa accidendale 1, per suicidio 4.

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SOMMAR I O (>ELLE :\IATERIE CONTENUTE NEL P RESENTE FASCICOLO.

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Studi sulla nneumonitll e sulla pleurite nell'esercito del dott. Pietro lmbrlaco, capitauo med•co - con~. e fine . . . . . pag. 1~

lllvisla di r;lorooli Ita liani e d f!ste r_l . (

RIV ISTA DI OCULISTI CA.

AppliCI\:done del processo di de ter minazione della rifrntione, ,~ 1 det.to cheraloscopia, all'esamP. dei m11itari - Lolseau . · pob Estraz1one dt un corpo e&U'IIIll'O da l vitreo - Chod ln . . . ' i S Determinazione del tempo dei ruov1men ti di u n'iride Vlntaohgau • lt~:l

•·•g.

R.lvtSTA DJ ANATOMIA E F ISIOLOGIA.

Delle anomalie anatomiche più importanti per la medicina ope· rator;a - lginio Tanslnl - cont e fioe . . . . . . · · · TX19· 1' ' 2 RIV ISTA DELLE M A I~ATTIE VENEREE E DEI.LA PEt.LE.

Sui baclerii de'Ila gonorrea. . . . . . . . . . . . . · Prtfl· lN Uso del.Ia .s.. gala. cornuta n elle malattie della pelle - Heitzmann " ~~-t' Su ll:t. s1fihde e \e acque solforosc - Spillmamn . . . . · · · " "" RI VISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MI LITARE

Ordi namento del ser vizio sanitario nt>ll'eser cito francese La guer ra io Egi tto. • . . . . . . . . . . . · · · R IV IST A D'IGIENE.

Questi_oni d'igien e m il ilare . . . . . . . . . . . . · . · . PUIJ lstruuooe popolare dill'usa io tutta rJoghi lterra sul modo d1 rl· chiam are in ' 'ita gli annegati . . . . · • ~ ~ebbre ltfoidea a Pal'tgl . . . . . . . • L 1g1eoe e la pro1llassi oel Belgio - Proust ..

.

18-18

1:113 131~

1316

NECROLOGI A.

Ceno i. necrglogico-biograflci sul dottor catnm. Gio. Aoto~io Coml&S.eltl. maggio r genera lo medico presidente emerito d~ l com•tato di eaoitl\ militarP. ecc . ...:. Mantelli Nicola colonoel 1 o medtco . . . . . . . . '. . . . . . · • lodi ce gen era le delle materie per l'anno 18S2 . . Elenco d t>i la\"ori scientifici per venuti al comitato

131ij 1331

13H


MEMORIE

ORIGINALI

STGD I

(contimuu. e ttne t>. {ate. clt nov.)

IV. A dimostrare la grande diiTusione nell'esercito delle rnalauie onde si è fin ora di scor><o, e la parte assai rile,•ante che

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esse tengono nelle perdite per mortalità o per riforma, non credo occorrano molte prove. Non pertanto mi sia conce:;so di spigolare per un momento nel campo della statistica allo scopo principalmente d'instituirc sottn questo rispetto un ·confronto colla popolazione civil e. Secondo le cifre raccolte dal Ziemssen e da J iir·gcusen ('l ), la pneumonite rappresenta dal 20 al 30 per 1000 di tutte le malattie che colpiscono l'umano organismo, e dal 50 al 65 per 1000 delle sole mala !Lie interne. Altri osservatori dì diversi paesi, compt·esa I"Italia. trovarono ad un dipresso g-li stessi rappotti proporzi.onal i. La pleurite viene per frequenza poco dopo la pn ~! uiDonite, ma se si potessero mellere nel nover·o quelle forme secclt e che si svolgono subdolnmente e si ri conoscono solo sul cada-

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( l ) V Ztl<~I SS KN. loc. eH. pag. 10.

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1'.'\ El" \l tl\ lf' E l. :-.l i.I.A l'l. lì. IJHI"J E

' Pre per le aclcn•nze elle la :;r iano, la proporzione :':ll"cbbe

certo lllil).!giorc. Consider:t lèl ~· o m e causa di· morle la pneuntonilt> sta iu tJrima linea in:-ieute l'O li la Lisi e cui lifu; circa il u, 5 lJer 1_00 d i tuili i det.;e,:;i. ed il l.:? ,:j per t UU di quelli cile arYeHguno per IH snl e mal ntli e inteme sono prodolli da es:'a. ~t.(l ntlo a i dati raccolti dal Sormani ('l) in Italia , la mortaiitit medi: t e:-,l'ndo di CJU<tsi 30 iJl't' l 000 ahil:tnti, qu ella per infi:tull ~ :az i o n e polm onare co rri~po n ùe rc hbe al ~ .20 per 1000: eon :1tllre parole, viù del 7,:1per 100 fra tulli i decessi a1vctTeiJhero prr polmonite. t a pleurite, 11 0 11 tl'nendo t:onto de'suoi p~ >=- l mni , cagiona un numet·o a:-:sai miu orl' t1i esili leta li: nteno de ll' 1 per 1000 abil aut i. I u ~1 1l rc , al dire dello stesso Sormani , mentre alla pneumonite ù cla riferirsi eirea la meli\ dci morti per alfe· zioni degli organ i re:;.pira lori, la pl euri te non erappre;;entata che Pf~ l J o .-} pr r 101) 11ella lttorlni ilà per tali affezioni. Sarel>he imporlanto por noi il determinare l'in flu enza del ~e:;so c < lell'elit , ma l ~ ll<Jiiziest:Histic- he cil e io poss ied o non !.anno un ;,!r<tnùe 1'al 01·e prohali111. :Xè io le riport o. conle ntt1ttdonli so lo di notaro che le donne, a qnanto pa re, ammalano nw11o d e~ li twmini tli pnenmoniLe e ùi piC'urire, ma ne muoiono in maggiore proporzione; e che l' elil giovanile . 1nentre di:'ponr di più a Lali i11ferntilit, è qu ell a in r ui la mortalità e min ore . Ora , per quel ell e 1·iguarda J'csereilo, dall 'e,:ame delle cifre raccolte nelle sl<i Li :'tiche medico-mi litnri, e segnatamcnle ne lle più volt e cil:tle n· lazioni del nostro ~·u mitato , cifre che per bre · vilit non ve ngo no qui all ega le, si po:;souo trarre le seguenti • deùuzioui : 1. La media pror)o r:r.ion ale tle i 111ilitnri colli da alTe( l ) Y . SORI4ANI. GeO{/I'a /1<& IIOSO/Oql ca d ell'l/alla, Roma 188 1, p

2 &.1.


Nl~ l. L'E!; !':l\CITO

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zioni de,!.!! i orgH ni respirato ri ed i poco minore del 60 pe1· 1000 delh1 forza eù c di r.i 1·,~a il 30 per 1000 per le soie pneumonili e pleuriti: - :? . La proporzione dei ril'overali negli o;;pedali 111ilitari per C[ll P:'l' ult ima infermità è di 4.:1, 20 per 1000 enlrati in genere, e di 70,00 pr r tOllO ricoverati per nllre uwi<1ttiP inlerne - :1. Fin alml'nte In metlia compl es!>ivn rlcll e perdite pr1· mort<11itit e per riforma è di .\.,:)Q prr l 000 dt'lla fo rz;~ , cioè mnrti 2,'28,riformati ·2,22. D'allra parre nel 1ri t~ nn io 187G- 77 -78la media w· nera le dei morti per alTe1.ioni dell'appnrato re:;piralori o a:;c e~e a :1,00 per l 000 ch' ila forza, e su l'l' Il lo rlece:;,-i 27 ali ' ineirea ''ennero cagiona Li tla Il e medes im e mnlalli P: la quale propor·1.ioneè egual e a quella trovata dal Sormani ne;.:li anni l S7 .~-7i.i-76. E'erlan lo si pnò rondurlcre che se In frr.qncnza delle pleuriti e· dell e pn eumoniLi nei mililari è pressochè la sle~sa che nella popolnzi o11e civile, In morta lità da esse prodottavi è di moll o maggiore, rapp1·ese ni~!Hio qua~ i la ryuarla parte di tutta la mortali la dell'esercito per nwh\ll ie, men:re, siccome appare da •luanlo ho arcennalo innanzi. la morl nlila media per polmonite e per pleurile nella popolazion e civi le risulla assai mu1orr. Tenendo poi pre:;enle da una pnrlc la frequenza delle infermi~adi cui di:>cotTiamo, e dall'altra la somma clelle perdite pe.- mnrtalitfl e per riforme, si potrà avere una misura ahbnstama prec i ~a dei dnnni c he e~se apportano all'esercito. i:\la donde d!'riva una proporz ione cos1 rilevan te di mCIIali. di riformati e di morti per pneumonite e per pleuri1e? Ques to quesiLo è slreltamenLe legato a quello pi il esLkso e più impo1·Lante, delle cause delle malattie e della mortaliti1 neU'escrcilo, su cui si è mollo parlato e discu ·so, massime in . questi ullimi noni. È assai lunga la filza dei momenti causali messi innanzi sic-


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STUDI SULLA PNEUMON11'E E SULLA PLEURITE

come valevoli ad ingenerare infermità ed a seminare la morte fra i militari. Né io li ripelo, e~sendo a tutti noti. AlTermo solta.nto, e con ciò non credo di dire una novità, che il primo fallare della morbositil e della mortalità dell'esercito sta nel modo di e,;egu ire la scelta del solùato. Certamente la nota apposta all'articolo ·l del uuovo Elenco B delle imperfezioni ed infermità e.~ imenti dal senizio militare è destinata a far presto scemare la. cifra percentua le dci riformati e dei morti per malattie dell 'apparato respiratori o. Ma, a mi o avviso, restano ancora molti problemi non ancora del tutto risolti, com'è quello dei rapporti del medico peri to col co osi t-dio di leva; dell'unifonnità d'istruzione tecnica dei medici militari; della man iera più corrella di formazione ùel contingente di •l • categoria, cd altrellali che sa reh !Jc inopportuno tl·att.are in questo lavoro. Yr•glio piuttosto fermare l'attenzione sopra qualche altro punto che ha un'attinenza pi i1 diretta w ll'argomento vrincipale del mio st.uuio, e precisa lll ente :;u t.aluno ca use moruigene che sono inerenti alla vita ed al servizio ot'·d innrio del so ldato. Una, la pi ù note\'Oie, e legata al servizio di guarùi<J. Jl :>t)ldalo cu i spetta ta le servizio nelle fredde ed umide uutli di certi nost1·i cl imi è solloposlo al la condizione di pa,sare ltru:;c;unente, lulle le ,-olte che gli tocca il suo turno di :'t'Iltinel la, da nn amiJieutc ~pCS:)o caldissimo qual'e tJUello Jel cor!JO di guard ia, all'arin libera . .È vero che trova sul po:-to il cappotto da scolla, il quale gli vien ceduto dal com pagt1o, cui egli è :;ostitui to, ma è costrelto a recarsi sul posto w i soli vesti1ncnti elle a,·e,·a nel corvo di guu t·dia. Ora uon v'è chi non veda quanto debba e$:;ere nociva una tale repentina riccmla termica etl igrometrica alla quale va incontro l'organismo in ,;imiti ci rco:;ta nze; prova ne sia che llDa gros:'u falange di maiaLi di petto fa rimontare l'inizio del male al giorn u appunto del servizio di gun rdia.


:'i ELI: ESEHCJTO

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Non sareiJ he utile somministrare tanti cappolli da ~co lla quan ti ne occorrerebbPro pcrchè lutti ne siano forniti, ~o l­ dati c r.aporale che dere accompagna!'( i? Ma io ho pure una altra idea cho non voglio tacere anche a co:-to d'incontrare molte opposizioni; per me dov1·ebb'es:-ere abolito il fu oco nt'i locali dcstinnti per gli nomini di guardia. ~i rendano qu e~ t i locali il più che sia possibile igienici, sieno ampii, asciutti, puliti, si mrmiscano di p:wimenti di lrgno, le fin e~ tre abbiano im po.;te ed invE>triate in perfetto ordine, si dieno inoltre ai solcl:lti cnprrtE' a sufiicienza pe1· riparru-si dal fred!lo nelle ore notturne, mu si l'Opprima il fu oco che di contro ad inconv('nien ti grand is:>imi, non presenta che pochi e duhbi van tn)-'gi. Si potrebl1e forse, ove si credesse, far eccezione per certe luca litit stranrdi:utriament e ri gide; ma allora io non vorrei nltro che stufe di terra co lla, non stufe di ghisa e mollo menu carboni arcesi in un braciere improvvisalo, siccome sovente ar-

cade di vedere. Un'altra i'-OJ·gente di ma lallie degli organi del respiro proviene dalla necessità che ~p in ge i soldati ad uscire di notte dni dorrn: tori per ~od d isfare a i loro bi:;ogni corpora li. Apnrte ciò che si potrebbe dire dell'igien e delle latrine. fino a poco tempo fa a::;:;ai negletta, not o !;Oitanto che i soldati in simili circostanze vnnno fuori delle camerate qua~i sempre seminudi , di solito in cami cia e mutande; e quindi si espongono all'azione dirella deEI'aria esLerna col corpo molto caldo o talrollasuòanle. Come ovviare a siiTatlo sconcio? Fornire il vaso cln notte alla truppa non l':u·ebbe, a mio giudizio, uo provvedimento nè serio nè efficnce. Si polreube piullosLo sperimentare l'u:;o degli orinatoi comuni mohili, come si fa, mi pare, pres~o qualche altro esercito. Un terzo inconveni ente for;;e ancora più grave per gli effetti nocivi rhe possono der·ivarna, sta nella maniera vera-


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STUDI SULLA PNEUMONITE E SULLA PLEURIT E

mente primiti' a eli laYnrsi che i l'olòlati son costretti acl usare nelle n o~ tre ca~erm e . La mi:;ura di dar loro la catin ella, già adottala nella divisione miliLare d i .Bolttgna, Luori ram r ute logi~ a e giusla , d uI.Jil o. e per diversi motivi, che nella pralir.a non COI'l'i:-:ponda al lo scopo . Annettere ai dormit cJJ·i dei !avaudini con ruhineuo auturoa tiro, come :;1 vednnu in 1uolli stahi limcnti :w che militari, ecco quanto a tale uopo si possa desiderare di meg-l io. . Tullo considerato, l'opera del merlico nel servizio ai c.orpi, dirella con acconcemisure igieniche e profilaui cheapremuni re la vita del soldato dalle malatti e, è per lo meno egualm~'nte utile che il cu rarle. Qu e::.ta ' 'e ritù bene inte~a e bene appli ca ta frullerà a'sni meglio di tnnte vane proposte e di tanti Jlrovvecl imenti inallualtili .

v Tl'rapia della puennwnile. -

Al tmttamento curativo della pneumon ite si rann oda la quesLi one della natura del processo, perchè evidentemen te, ove ne fo;;se dimostrala l'indole infettiva, questo fatto di per sè :solo traccerebbe la via da tenere nella cura. [ :'Cirei dai limiti impostimi, ::e volessi trn ltare arnpia mente un tale tema sul quale pende nneo1· vi\'a la controrersia nell a scienza. Certo le rag-ioni su cu i si fonda no i sostenitori dell a natura loca le della malnllia, desunte dalla ezi ologia, dal modo di svolgersi e di pre~enLars i della l'orma sintomatir.a e dal det:orso, non hanno poco va lore. Ma quelle olle qua li si appoggia la dottrina oppo::ta, non ;;ono nwno ::erie e positive. DappoidH~ i propuHnatfJri della lllt'de:<illlu da u11a parte tra:.r~onu argo-


i'i El. L' ES EllCITO

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mt'nti in loro f;n ore da ll e :-:le:'sC leggi eziulog ir he oncle dipenclOiw lo sr ilnppo, lu cl i:;tril>uzione ge!Jgmfint e la varia grarrzza dPIIa polruonitc ( 1) non ehl! dai sin t(lmi t' dal ror:;o, e dall '; dlra alldrrrono pro,·e ùeri' an li dalla palolngia ~p e ri­ ment alr . Infatti , ll l' gli e~pr rim cnti di Hcidt>11hai n (:?) il •1unle rec·e in,;pirnreagli animali vapori di acqua ca lda. nè cp u~ ll i del Sommerurodt , rhP inlrodu.;.:e nel polmone un a cPrta qna ntit:t di perr loruro di fL•rro, ri prLuli cta .T iirgcnscn r da Sd tiiJlprl, sarebbPro nlsi a pror ot·are un processo flogistico co i caratteri propri della pneurnonile cl'llpale. Il Klr bs, pr r c.c;ntrariu colle iniezi oni il•' lla matr ria espr tto rnta. c·nntr ncnte un ntir rulilo ~ p r•-.i a le che egli f'l1inmò monas p1dmonnlP, arre hl,e ott r n11 to risullamt• nli positiri, sehl1ene qnrsli :<inno :'la ti cnntraddNLi dappui dal \",•r;tgillh e da n.llri (3) . Null ameno la questione e, a mc pare, ancor ~ont a na rl<tlla sua :-;ol11zionr . Egli ò pcreiò che pre:;::;o di noi prevale un'opi nione mi sta, amrnell endosi una forma di pn eumo nit e lttlta locale ed un '<'tltra di natura ini'e!liva , anr.or·chè la magg-ior part r d*:•i più rinomati pntologi e clinir i stran iPri , ma;;:;ime Lerle::;chi. partPggino csclu,;iramr nte per qurst' uiLima forma. \'olendo ora 11a%a re rapidamente in ri vista i principal i agenti tC'rapeut ici co n ~ i g lia t i ~,;o 11tro la polmonit e. ci SI presentano dapprima la cura de pletivn e quella sti Lnala. ~ ci mi ei ammalati non ru mai prati cato il salasso , nè amministrato il tartaro emetico. Questa confessione che io altr·i tempi non anebhe mancat o di suscitare accuse e rimproYeri acerbi , ora nnn desta alcnna sorpre,;a, e non ra. sentire n P Hlmanc.o il bi sogno di g i 11 ~tifl (' azi o n e . (l) V, ZI E:\ISSE:<. Op

r.it. pag. 4& e SE'g.

(2) v . Gto•·,uue (li meelictna militm·e, anno IS78. pag. 1;. ~. (3 ) v. G iOI'IIal.: llltl!l'n(~JIQ.! ale <li SCIU!.::e m"dlr.lte, ~n no IF82.

rase .a.

r ag 357 .


124.0

STUDI SULLA PNEmr ONITE E SULLA PLEURJTE

Quando nel proces:iO flogi stico l'iperemia vascolar·e era tullo, e le quallro cltl.';siche note della fl ogosi si facevano dipendere dall'affiusso sang~igno e si spiegavano con esso, era logico che, sottraendo sangue lm·ga manu n~l l'infiammazione polmonare., si dovesse credere rimosso l'elemento vitale della malatlia. Piò. tardi, venuta in vigore la teoria del Vircbow, e mutate le idP.e sulla fisiologia patologica della fl ogosi, il salasso cadde. E quei medici i quali Lena ci ancora deli 'antica pratica. non vollero accettare la nuova dottrina, sostennero dinanzi all'evidenza dei risultati clinici, che era cangiata la costituzione medica, onde avveniva che i polmonitici guarissero anche senza salasso. La dottrina del Cohnheim, la quale venne in seguito ad abbattere que lla del celebre fondatore della patologia cellulare, parrehbe che concedendo di nuovo, sebbene in aiLro senso, una parte importante al sangue nel processo infiammatorio, avesse dovuto rimettere in onore la flebotomia. Tullavia si è continuato a non salassare, che anzi si è resa vieppiù accentuata l'awersione dei medici per 'le emissioni sanguigne. E ver·amente il salasso, secondochè di recente fu dimostrato, far:iliterebhe, anzichè ostacolare, l'emigrazione dei leucociti dalle Jlaret.i vasali. Ma ancorchè ciò non fosse, ~e è vero che l'irritazione cellulare è il mot ore primo e fondamentale del pr·oce;-;so fllogistico, si sollragga pur· sangue quanto si voglia, si prodnrr·à. forse un'anemia acuta dell'organismo ma non s' impedirà mai che l'iperemia si formi e per·duri nella sede dr.ll' il'l'i ta.7. ione. Oltre all'azione an ti llogi:;tica venne, com'e noto, altri l>u ito altresì al salas~o un potere antipiretico; n1a chi mai penserebbe oggi a ri correre ad un mezzo solto tanti rapporti infe,;to all'oq~anismo per eonseguiro un effe!Lo cosi effimero e così incerto qual'è quello del salasso contro l'elevata Lempe-


ratut·a ~ Un'indi cazione del ~a lasso accettata anche oggi da molti , deriva dalla Onssione collaterale del polmone, minacciante la morte per solrocazione. In simili riscontri una pronta e rapida diminuzione della massa del sangue può essere effi cace a sgombemre alquanto il campo respit·awl'io ed ascemare altresì il lavoro del cuore. Pet·ò anche una tale indicazione la quale, come di leggieri s'intende, non si presenta che a periodo inoltrato del morbo, non è molto frequente, e come giustamente ossen·a il Cantani ('l ) è difficile coglierla nel momento opportuno, quando cioè non siavi il pericolo di favorire l'accideule maggiormente !em ulo qual'è appunto ia paralisi cardi aca. Egli è per tale ragione che io nemmeno in queste contin genze eseguii il :-:ala:;so. Mi valsi bensì parecchie volte di una larga derivazione sangu igna mediante ventose secche e scaritìcate in gmn numero, applicate localmente, ma mi appigliai a preferenza e, se mal non mi appongo, con vantaggio ad una energicacura eccitante. In quanto al tartaro stibiato ed agli antimoniali in genere, sono rim edi ormai ahiHJndonati anche dai più li gi seguaci delle tradizioni anti che. Secondo le esperienze di Achennann, di Leotz e di Rabutcau, le quali collimano perfell<unente su questo punto cogl'insegnamento della clini ca, il tartaro emetico a dosi 1er11peu 1iche indebolisce le contrazioni del miocardio e diminuisce la lensione arteriosa e la temperatura del corpo; a dose tQ~si ca uccide pamlizzando il cuore. È quindi un veleno di quest'organo, ed a tal prezzo soltanto può spiegare un'azione antifebl)l'ile. · Invece l'al cool è un prezi oso rimedio nella malattia di cui si tmlla, come quello che combatte più efficacemente e più ( l) V . Il M or(lagnt. anno 188~ fase. :l. pag. 171.


1:;?1.~

STU DI SUI.I.A P'H.I ' \11\~IT!>: E SUL LA PLEU RITE

direltnmenle l' in suffirien za cardial'a Nl il rollasso. C01wien so lo tener presenle rlte non nwl t':.~E'l'L' <1tluperato senza necc~:;itit e che non se ne al.u~HI't' l •ht• i111pun mneule ~i n ciò anzi sta il pt'I'Cipuo difetto clèl 111elodo del ToCHl) dappoicltè sferzando Lrop[JO il si ~Lemn nr.rvtl:>o ed e:::a~Pr::mdo a lungo il lavoro del miocardio, viene fa ri lmenlf' la d •' rwes~ione e la stanclt !'zza. l~ cnuesto . a mio ani:;o, il motiro pt!l quale è ai no;;tri giomi un po' sholl ilu l 'entw~ia~n1o su~r il illO dalla metlicazione stimolante ancl 1e cont ro altre malallie. [ o feci largo u~o ckll'akool ::oll<' fnl'lna per lo piit tli \'ino di ~l ar~a l a e Lnlvo lla, all orr hè l' indirazione nP.era pii! urgente, di rltum o di at:quav ite. Gi:'t nou ftt ùa mu prescritto se non agl'infermi le cui fum:i oni nermse eran o a,;~ai infiacchite ell eravi illsui'ficil'nza c.ard iacn; ma mi sltul ia i inoltro eli non eccedere nella do,.;e e eli non protrarne di troppo l'uso. C:ome è noto, si 1olle attribuire al rim ed io in e~:une anche una' irtù antipiretica; però gli ~ tudi e le esperi enze di Obernier, di lliegel, e di Lei' in spct.:ial menle, e quell i più reeent i del Bouvier, dell '.\.lhertoni, e del Lus,;ana dimo~lrarono che a dosi tossiche so ltanto esso tntò pmdu rre una dep re:'~io n e termi•·a apprezza bile e durevole. Un rimed io cito fu cd è tuttora. mol to in uso m'Ila terap ia della polmonite c la di;.!i lal e. Tra nbe e Wundcrlich credevano r he grandi dosi el i tJuesto mcdiLalllcn to p o le~scro esercitare un'iunuenza Lenefl ca su l ro r~o tlPIIa mal<tl tia, ma il Thomas specialmente pro\'ò c:hc i po lm•)llitiri traltati in •:o,;ifTatlo modo morÌ\':\ 110 :u~,;aj pi~L Clt P. Sf' (' l'allO la~Ciati alt balia tJella natura medinttrirc . Pare intnnl o a,;sit·nrnto dalle o:;setTazioni cliniche e dagli esperi111 ent,i che la digit;1le, anche a dosi mtJllerale, produca unu dilltinllzinne t! i H•fll iH'rillura. Tuttavia dalla gc~n era litit cl ei nwÙÌt' i \'l'ngon o o;.tgi prrfrri ti altri an tipireti ci più pro n Li

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NELL'ES E Il Cl l'O

e meno pericolosi del rimedio in discorso, di cui c malnge''ole de-terminnre i C(lnlini dr ll 'azione cumulatira ed ev itare che colla drJire:;,;ione termico coinrida quPIIa canliaco-raseolare. La digita le non fu da me usata. tranne in tre o quallru infermi cd al solo scopo di rallen tare il pul~o ecces~inunc> nte frequente e sostenere la fum:ion e del cuore. All'indi cazione anlipiretic·a io cercai Ji provvedere co i due medicament i og~i(Li più u ~at i , cioè la rhinina e l'acido salicilico . Senza l'ar~ disr1uisizioni intomo olia l'rop ri età dplla chinina di abuai>sare la tem perat ura , sulla quale fra gli altri e,;perimenti ranuo in bper ial modo ri cordati quelli del J3intz, si p1 1ò ritenere come inCLitHC':>ta lJi le una tale propri età. ~ e i polmouilici ei re io el• hi in cura, e~~a venne adoperata molto di freq uente; potre i anzi dir ,;empre quando la tempera tura feb bril e eiC' I'ala al di~oprn dei 4-0 gradi, perdurara a lungo con re111i:-;sioni giornaliere poco apprezzabili, sopraltullo se coincidera con fenomeni di adinam ia. I l J)I'Pparato ordinariflmente adollalo fu il :;olJ'aLo btlsico somm inist rato a largl te dosi ed n pt·eferenza in soluzione. i-: risaputo che ti ebermeistet· e J urgcnsen ne pre:-;c rivono COi ne dùse ordi11aria nell'ctit adulta, il primo gramm i 'l ) iO a 2,i.i0 in mezz'ora od in un'ora; il sC'COIHio t grammi in una volla sola, la (]llalc rlo::o in talun i ra:<i Pgli spinge fìn o a 5 gnu llllli. Entrambi (jllesti mectici dùnno il rimedio nell e ore del la sera, dalle 6 a Il e 8, a J'1i nehè, r:orne dire Lieber meister ( l) l'azione antipiret ica, Chl' di solito cum iur ia a nwnifcstar::i dopo G-i ore, po~~a coi ur idere coll a re mi ~s i nne na turale del la

(Il V . l.t -.uF.-. )I E I S TP.tt. Mrr111 ' fii<J <li patoiO(Jt a e t e rm){a t/c'Ila ( <'l>l,re • trnd. tlltl. "~poli i'$1. p:t g. 17-l- 17:•.


12~H·

STUDI SU LLA PN EUAIONITE E SULLA PLEURlTE

febbre e pr·olungnrla, convertendo i:n la l guisa la febb1·e stessa in una. forma meno pericolosa per l'organismo. L'effet to poi è anche maggior·e, perchè l'azione del rim edio segue la tendenza naturale dell'organ ismo infer·mo e la rafforza. Io però, pur tenendo grand.issimo conto della pratica adollata e co n ~ ig liata dagl'illustri· clinici summento,Tati , preferii in genernl e le ore del mattino nllo scopo di far· coincidere l'effetto antitermic.o della chinina col maggiore sviluppo della febbre. È questa la norma a cui si auiene lo .Jaccoud ('l ) ed altri. Devo artgiungere, che vennero anche da me ammin istrate sempre grandi dosi di r.hinina , ed in breve tempo, senza veder mai effett i nociri; sono anzi convinto che se si temono effelli tossici e si fraziona il rimedio in molte prese, è meglio rinunciarri perchè fallirà certamente l'efTello. Ciò d'altronde è ben naturale, per· In rngione che la rapidità di eliminazione del farmaco non pcrmetle che l'or·ganismo subisca mai l'azione del l.a dose com plessiva. Anche dell'acido salicilico mi giovai in molti casi, sebbene, n dire il vel'o, un po' meno che della chinina, finch è l'esperien7.a propria non mi appr·ese ad rr doperarlo con fiducia. L'ncido salicilico venne pr·ima usrrto nella pneumonite da Rosenthrrl, da Fischer e drr Riers, e poscia entrò definì ti vament e nella terapia di tale inrermitil per opern di Immerrnann e di Li ebermeisLer·. Hi :;u lta da tut.le le os:<ervnzioni che l'ahhassamento di temperatura il quale è immancahile e si manifesta in gen.erale più sollecilamente che cui preparati di chinina, è acco mpagnnto di solito da sudori profusi e da diminuziòne della rrequenw del pol so e del respiro. Son pure più fa cili a compaIl ) v. JAccou n. ('w·ttiJIIità c tt•alftPIUnto della tt.ti p ofmona•·e. Ver~. i t., Naiiol i lllti~. pa~: IOl.

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NELL'ESEllClTO

rire fenomeni nervosi, per altro liev i e fu gaci, e la durala dell'effetto è min•lre. Anche per l'acido salicili co vale la regola sanzionata dall'esperienza per la chinina, che cioè l'elretto è tanto maggiore e piu pronto, quanto minor tempo s'impiega nell 'amministrarlo; la lJUantità. poi vuo i essere almeno doppia della dose ellì•;a~:e di quest'ttltimo rim edio. All 'acido io preferii il sal ici lato di soda, il q naie menu·o, :;i usta gli es peri mc n ti del Kohlcr ha eguale azione. ~punto o poco irritante della mucosa gastro-enteri ca . Lo amministrai di solito nelle ore serotine, spesso dotJo di aver data al mallino una l'ori~ dose di chinina e ta lvolta consociandolo ad essa. 11 prof. Canlani ( l \ ritiene l'acido salicilico come un deprimente carùiaco-rascolare e lo sconsiglia nella pneumonile al pari della ~.;hinina ad alte dosi. Secondo ltti 'qùe::-Li famwclti corue tutti gli antipiretici fin oggi conosciuti, so lo a dose tossica possono indul'l'e una diminuzione ùi temperaturn appreZi',a bi le nell'organismo. Sel.Jbene •:otcsla. opinione dell'insigne clini co di ~atJoli trovi non poehi fautori, pur io mi permetto eli non acceuarla, percioc.:chè prima di tutto non è provato che l'elleuu antitermi co dci medicamenti di cu i ~ i tien parola, sia doralo alla loro azione Lossira, e poi •;'è l'esperienza clini ca, la quale con migliaia di l'alli prole;;ta conrro la temuta influenza nociva delle dosi an tipiretirl1c dt:i medesimi. Ed ora poche parole sul bagno freddo o raffreddato, quantunque non sia mai stato da me pralicaltl nella polmonite. l~ noto che la medicazione idriatica venne applicala alla pneumonile cruposa solo in quest'ultimi anni. Es;:a però non (Il V. CANT.\1'11. Manuale di mate~·ia medica e tlwapeucira. Mil ano 1869 ,

pag. 6ò2 e 1001.


l .Z\.()

STU DI SUI.I.A 1';-iEmtOSITE

1<:

S CI.l.A PLEUJ\ITE

può dirsi un'ardita innovazione , rome taluno Yorrebhe, della moderna medi cina tedesca , perc.hè non pochi medici stra.lli cri ed it ali ani , fra cui va srgnalato il Giannini, l'aYe\'ano prat ica ta e consigliil ta nell e malallie febbrili, cd r~n c h c nelle inlì ammazinni acute rli petto,· primachè per merito del Currie, Ji l'ri e~ nitz e di nrand si rr ndc!>:-:e met odiro il lrallamento idrotrrapiro elci le malalli c. O ue~ to punto ~ tori co YCnne messo in e1·idrn:r.a con rnolta erudizion e ùal nm~zo l o in un s11n rerente laYoro ( l) . Fr·auanto i ri~ltlt a ti ottenuti dal Li ebe rm e i ~ t er in più di 200 cnsi, da J iirgen:>cn c da altri, furono molto in coraggianti, co s i ~:c lr e oggi il l>a gno frrdùo o rnffreddr.to , nella polmonite è adoperalo da mol ti anr:he nel nostro pne$e; ed il prof. Bozzolo che cuno di qu e~ti , riporta nel suo lavoro sncr iloto una staliiiti r·a di mortalità veram ente esigua, cioè il IO per 'l 00 e contl ude nssai fa voreYolmenle per la rura idrinti ca. Contro i' falli, mn ~s ime se ulteriori e più estese osservazioni clinic.he li conferma:-:;ero. dovrebbero infr·angersi lui Li i ra~do­ namcuti e le ohbiezioni teori che. E eli ohhiezioni se ne potreblwro fare e se ne fanno molt e e di mollo rc~o. Giit il b r~gn o f11 sempre a:;::ociato nd altri compensi trrapeuli ri; quindi a rigore gli c~ ili con:.r>guili linora non si potrebbero rifr. rire escln ~i.,..am c nte r1 quello. Tnoltre non furon o i casi più g ra~· i che vennero trnllali in sitTallo modo, giacr hù quando er·avi minaccia di colla:;,;o o di pn.rali si cardiaca, l'inTen no non fu immerso mr~i nell 'ncqua fredrln. O'oltronde per mio conlo nou so per::uadrrmi co me in una mnlauia a breve scadPnza (per ad or erare l'espressione del Rernhein) ~i debba 'dare tanta imporlnnza alla temperatura, fns~e pnre elevata nl (l ) V. Lett w ·t s111fa m~dtdna, n. l. 1. '~ 1 dat o l!clle zm eumon l te p ·uposn.

Il bag110 {t'ec/rlfJ o r·otn·cd -


di ,:op ra di W", da rirurrere ari un nwzzo perico loso c pel cuoro e jWr In stp:;;;o poi1 11011P, drlq11nlr ('S~O ll CCl'S~a ri a.ll!' lll C concorre acl ;H~t· r· ·~rrre l'in gor~o rouge,;l.izio, mentre :>i ;;a che la ft·hhrt: tl'onliuarit• non dura più di un ;;olo S(•tlrnariu . ~ è dico di lanti altri gnwi appu11ti che t•ur si f;umo alla lllNlicaz iune in es:11ne: rna nun r oglio Lat·ere dte tenuto cont.o delle rondizi on i prf'~('nti dt'l per:>onale e dei 111C>zzi m;tlcriali onde i no.:.t ri n;;pedali di=-ponl!ono, qu~ ll a medic•;tzione sarf' hhe, a mio )!inrlizio, po1·o meni) rlle inalll tal1ilc in cs~ i , se nqn in ea;;i rari t-!1 erceziona li. P11po r iù cunrluùriHl(l, P''~~o a!Tt·rn tare che noi pneumouitic i da mc curali f1t LPuula ognnra prp;;enln l' e,·olnzionc ='IHllltanen r falalt.> del p t·n(·r~;;o r11nrho:>o. e piur.r hè la malatti a in st•, si JWPSI'l'O di mira 1~ cond izioni dell'oqw nisrno infermo ed i ;;intnn1i piu minarc·iosi . Eppt' rò rw i casi ordinari t'l'l adl'rOr='O rr;;nlare, la curn fnrmace uticn fu pre~~orhù nulla. l 'i nl erv..,11to tenq~t' uli co ve rnru<•nle auivo non ebbe luogo se 111111 allora quando si ntomi gra,-i impPrins:nnrnte lo richiese ro. ~è ocrone dopo quel che ho di giit {•sposto. :-.Ct'lld•·re a minuti rngguagli intorno ai rimedi mc:;si in u;;o IH' Ì ~;as i connc ti . TPrO!Jia dPlla 11lwr i re. - La cu ra dci pleurit ici c tertanw rlle prr noi uno dei più serii e pilt dirtì cili probl emi ùi terapt' utica, non solo per la grande d iiT11sione della pl eurite uei ::;olcl;,tti , ma snpratulto per le c.oatdizi oni generali inl'elicis:'imc in cui e::.si sogliono presentarsi e per la resi,t enza che la lllalnttia oppl)ne all'azione dei rim eòi. Fm gli autori moderni, il Peter ('l ) ha tenlulo di rim ettere in onore la med icazione anti llogistica contro l:1 pleurite, all'a])hant1ono della quale, egli diee, devesi se oggi vediamo lf l V. PETER, Op Ci t lQm. l, J>ag. 5S7 e s eg.


124.8

STUD I SULLA PNEUliOJ~ITE E SULLA PLEURITE

tanto frequenti le effusioni endo-pleuriche, e lauto comune l'operazione della toraee:Hesi. Ma la fisio-patologia della llogosi e l'esperienza clinica contrastano direllamente questo modo di vedere del citato scrillore. Ond'è che ne' miei infer·mi nessuno rimedio venne adoperato nell'intento di comballere il pr·ocesso morboso . Oggetto di un metodico trallamento curativo fu invece il prodotto del proce:>so medesimo, cioè l 'essudato pleurale. SareuLe inutile fare l'enumerazione di tutti i mezzi curativi messi in allo nei singoli casi. Dit.:o soltanto in una maniera generale e sommaria, che oltre agli ordinari diuretici ed ai rivellenti cutanei, fu largamente adoperatala cura lattea, segnatamente nello :-;Indio subacuto della malattia, quando cioè la fe bb1·e cominciava a cedere e lo spandimento p oteva

considerarsi già del Lutto formato. Il lau e l'enne sempre somministrato insieme col cibo ordinario e fu spinto fino all ' estrema tolleranza: nel maggior numero dei casi fino a '2000 gramm i, in qtwlcuno fino a 2500 o 3000. Se i mi ei appre1.zamenti sono esatti, credo di aver ottenuti positivi vantaggi da questa med icazione, la quale è per me un a prezio"a risorsa nella terapia della pleurite e$sudativa. Negli spandimenti cronici mi giovai pur molto della medicazione ind ica e propriamente del iodnro potassico, a:;soc iato o non alla cura tonica coi chinacei e coi ferruginosi secondo 1 casr. li ioduro di potass io venne prescritto ad alte dosi . fin o a 10- 12 grammi al giorno, senzachè siansi, in generale, manifestati fenomen i d'intolleranza da parte dello stomaco o sintom i molt o pronunciati di attos::; icamento iodico. Ad e1'itare cotc~ ti sintom i è pèrò necessario clte il medicamento nnn contenga iod io liltero il qtw lo irrilf'rehl1e senza fallo la mucosa


l

NEL!.. ESERCITO

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gastrica e che venga sommin istt·ato a dosi refratte ed in una soluzione acquosa assai allungata, per rendere meno sentita l'azione di contatto sulla mucosa stessa. Spinto dai favorevoli risultati conseguiti dal Grasset, dal Landrieux dal Cantieri e specialmente dal dott. Tassi (1) provai in quattro pleuritici con mediocreversamento le iniezioni ipodermiche d'idrocloral<• di pilocarpina. Però malgr:1 do il sorprendente effetto scialagogo e diaforetico di questo nuoYo rimedio, l'essudato restò sempre qual' era prima. Lo stesso effetto negativo segui all'applicazione che feci in due casi• della corrente elettrica d'induzione trovata utile dal dott. Brambitla (2). Tutto sommato non mi ripromisi grandi vantaggi dalla eura medica degli essudati pleuritici, nè li ottenni; ma son lontano dal dividere l'opinione di Heitler (3), di Peter e di Burresi sull'inutilità di essa. In ogni modo è incontrastabile che in non pochi casi non "'Ti ba di veramente efficace che l'intervento chirurgico. La toracentesi, tuttochè per merito del Dieu-la-foy de Castiau); e del Potain non presenti per sè medesima veruna difficoltà e ve t~un pel'icolo, conta ancora oggi detrattori acca·niti e fautori entusiastici. Gli uni l'accusano di metlere a repentaglio la vita per sincope o per embolismo ovvero per broncorrea sierosa de-

·rìvante dalla rapida ed abbondante flussione sanguigna nel -polmone: di favorire la trasformaione purulenta dell'essudat<> .e ·di aumentare acutamente il depauperamento organico per (l) V. CHornale tnternartonale at •cieotze meafche, aooo t878. pag. 206. ·- T.-nt. ·Con&r~l>-uto 4lla cura cùt ver•~tt plew'ttto!. (! ) v. Giornale at meatctna, anno 1881, pag. 201. '(:l) "V. -clinica contemporanea italiana e dranfera, " OI. 1, dispensa l, Napoli 18'18.

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4'ì:)Q

STUOI SULLA P~El.\IO~ITE c SULLA PLEt:RITE

la facile e pronta riproduzione dello spa ndimen lo . Laonde es~i rifiutano l'alt•> operativo allorcbè non sia imposto o dal pericolo imminente della morte ovvero dalla prolungato resi:Stenza dell'essudato al riassorbimento. Gli altri pon;jono in rilievo i danni della permanenza del liquido nella cavità della pleura e propriamente il pericolo .della morte improvvis,l, non infrequente anche in seguito a raccolte non molte copiose e risieòeuti non solo a sinist1·a ma anco a destra, secondoehè fu in questi ultimi tempi dimostrato dal Leicbtenstern (•t ); ovvero quelli della diuturna compressione esercitata dal liquido stesso sul polmone. Quindi alcuni, e fra questi è il prof. ButTesi, consigliano la punzione del petto nei casi in cui l'efl'usione occupi appena la metà del cavo pleurale e tostochè, scemata la febbre ed il dolore, .sia passato il periodo d'incremento dell'essudazione flogistica. Altri non si peritano di ricorrere all'atto operativo nel.t'acuzie del morbo, confortati dagli esiti favarevoli ollenuti in tale periodo; anzi giungono perfino a trovare un'indicazione nella persistenza ed intensità della febbre, la quale ne rimarrebbe alleggerita o vinta. Fra queste opposte sentenze, io credo che solo la clinica potrà dare una soluzione adeguata all'importante questione. Però ora sarà miglior partito quello di non farsi trasportare né dai timori eccessivi nè da troppa ardiLezza. Nei miei operati fu seguita appunto una tale norma, e mi lusingo che i risultati vi abbiano corrisposto abbastanza faYorevolment.e; dappoichè su otto malati di pleurite essudativa, nei quali fu praticata. la toracentesi, tre guarirono perfettamente e ripresero il servizio dopo sei me;;i ad un anno di licenza per convalescenza: gli altri cinque pure guarirono dal(l) V. Sperlm~ntale 1811 -

La •tnoo~ ttella pleurtte.


NELL ESERCITO

' l'essudato pleurale, ma si dovette riformarli per i reliquati del -·morbo, e segnatamente per la n(}tevole retrazione toraci ca, ·che ne susseg uì. -In tutti questi casi, meno uno nel quale -si usò il processo di Reybard, l'operazione venne eseguita -coll'aspiratore del Potai n, o con quello del Dieulafoy. Dei cinque casi di pleurite purulenta che ebbi in cura, uno solo non venne operato, perchè in questo essendo la malattia -complicata con peri cardite suppurat.iva, avvenne rapidamente l'esito letale. Sui qualtro operati si ebbero due guarigioni e due decessi Mn dipendenti per verità in modo diretto dalla malatrtia della · pleura, nè imputabili all'operazione. Intorno alla cura dell' empiema, sia esso di antica o di fresca data, -vale a mio avviso più che mai il classico precetto 'ltbi pus evacua. Egli è perciò che oggi non ~i ha che due metodi operatorii possibili: o l'incisione della parete toracica avvalorata dalla medicatura antisettica, ovvero la puntura col trequarti associata sempre all'applicazione di un appropriato sistema di fognatura chirurgica. Il primo metodo ba senza dubbio molti pregi, ha dato già • esiti assai soddisfacenti ed è mo'ho raccomandato. Tuttavia, mi si conceda di affermarlo, codesto metodo non isfugge a due serie obiezioni. Una è tecnica e riguarda le innumcre. voli difficoltà ond'è circondata l'esecuzione perfeuadella medicatura alla Lister, in particolor modo poi se applicata ad ~m a località come il torace, obbligata ad ogni istante a re• stringersi efl a dilatarsi. L'altra è relativa all' influenza che ' l'incisione della parete costale esercita sul processo di oblite.. razione della cavità suppurante .e sulla funzione del polmone. Entrando liberamente l'aria nel cavo pleurale evidentemente al pio-lorace dapprima esistente, si sostituisce un pneu. ma torace, ciocchè pel polmone è la stessa cosa: esso resta


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STUDI SULLA PNEUMONIT.E R SULLA PLEURITE

sempre depresso e schiacciato~ pr·ima era il liquido che si· opponeva alla pressione intralvoolare -deH'aria -atmosferica ed impediva alle cellule p!ilmonari dì espandersi; dopol'opeJ•azione, è J',ar~a atmosferica medesima, la qua1e colmando il vuoto virtuale prodott.osi dall'azione deì muscoli respiratori, non consente al polmone di dilatarsi. Per la qual cosa, una maniera di guarigione, la migliore, è resa in tal guisa impossibile e non rimane che la depressione della pnr-ete .costale e la retrazione toraci<'a. Per tale ragione io credetLi preferil>ile negrinfermi a me occorsi l'altro metodo summentovato. Non pochi tentativi furono falrti per raggiungere il <tripl1ice ~ntenLo d'impedire l'entrata dell'aria nel ca~o pleul'ico, di .mantenere questo netto dal pus che di continuo vi si forma e di potervi agevolmente praticare irrìgazioni medicamentose. BoJTelli, Riva, Burresi, Peter, Fernet-e d'Beillez praticarono nei lor·o infermi iniezioni detersive e mòài6cau•icì d-ella pleura ammalata, e Dieulafoy immaginò un piccolo tre quarti toracico che egli lascia a permanenza e che innesta alla sua siringa aspiratrice per l'estrazione della m8Jr•ciR e per le iniezioni. Prima ·anoora di lui il Potain fece costruire un doppio sifone costituito da un tubo di caoulchouc biforcato a forma di l, affinché una .branca potesse servire come conduttrice del pus e l'altra del liquido d' iniezione. l!nfìne il dottcre Paolelti ha descritto nella Rivista olim:Ca di. Bologna (l) un altro appar;ecchio di simil genere, ingegnoso, mn complicalo assai, il quale è fondato sull'azione di un sistema di valvole ad eiTett.o in verso e pone a profit.to i moti respiratori , per lavare automaticamente la cavità purulenta. Nella clinica medica di Bologna, ove fu applicato in un caso, pare abbia (1) V. Rlctsta clln. dt BolOgna, anno 1882, mano, pag lf4:


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NEL!, "SERCI10

fallo buona prova. Ma quello che soddisfa bene a tutte le indicazioni suaccennate ed è anche semplice e di fa cilissima al:'plicazione è l'apparecchio inventato fin dal ~ 873 dal nostro maggiore medico cav. Bonalum i. Disgr·aziatamente non essendo stato ancora reso di pubblica ragione siffauo apparecchi o ed il pr·ocesso oper·ativo che vi è inerente, non potei avvalermene nelle mie cu re, e nemmeno per la stessa ra. gione. mi credo autorizzato a parlarne qui estesamente. fntanto. er•·n in hr·evi parole come mi regolai nei miei quattro operati. Punta l~ parete toraci ca con un grosso trequar·ti del diametro di 8 millimetri, introdussi nella cavitù pleurale, per la canuta, non appena estr·atto il dardo, un pezzo di gro:;so catetere di gomma contenente due tubi di cauotchonc vulcanizzato di differente grandezza e lunghezza. Il piil lungo che era anche il più grosso, pescava nel torace per circa 10 centimetri, l' altro per la metà. Una placca di caoutchouc spes!'a 6 millimetri e larga circa i centimetri quadrati. foratn nel centro Ossava il tubo invaginante di gomma alla parete costale. e la placca stessa era tenuta aderente al torace mediante un Otto strato di collodioned una larga striscia di cerollo adesivo. Il tubo da drenaggio più piccolo destinato alle iniezioni, era tenuto chiuso con una piccola pinza elast ica, l'altro pii1 lungo e di maggior calibro, pescava colla sua estremità intema in una bottiglia di vetro p~Jsla a piè del letto, nella quale si raccoglieva il pus. Le iniezioni eseguite mediante un pompa aspirante e premente si potevano fare comodamente e senza pericoli) perchè il liquido che penetrava nella cavità suppurante, trovava, come è facile imma ~inare , una via rli scar·ico nel tuho conduttore della marcia. Quantunque col descritto modo eli cura io abbia conseguito . due guarigioni, e tlegli altri due curati uno sia morto per tu-


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STUDI SULL.\ PNEUMO:"{ITK E SULLA PLKURITK

bercolosi e l'altro per la complicazione della bronchite capillare, pure devo confessare che esso presenta non pocbi ne piccoli inconvenienti. Non permette l'uscita ai fiocchi di fibrina coagulata nuotami nel pus; facilmente· l'aria penetra. . nel cavo toraci co per i piccoli vani che re:;tano fra i tubi; e più facilmente ancora i tubi si otturano. Quest'ultimo inconveniente è il più fastidio so di tulli, percbè fa perdere moltotempo e spesso re_nde nece:>saria. la rimozione di tutta la medicalura con pericolo, se non si tien pronto un altro apparecchio di ricamlliO, che si perda il parallelismo nel tragitto e non si riesca se non dopo molto tempo e prolungati stenti a rimeLtere in sito i tubi da fognatura. Una volta ricorsi alla dilatazione del . tragitto, mediante un cilindro di luminaria digitata: ne fui tanto contento, che raccomanderei molto in simili casi un tal.e espediente. Prima di lasciar·e questo argomento della cura della pl eurite, non voglio omellere un'avvertenza relativil alle mi5ure preventive delle successioni morbose e segnatamente dell'immobilità e retrazione toracica e del rattruppimento del polmone. Ad impedire cotesti postumi a cui d'ordinario, convien confessal'lo, non vien data tulla l'importanza che meritano, potrebbe essere utilmente sperimentata la compressione sul Ialo sano alla maniera del Conca lo, ove essa fosse ben tollerata da.. gl'infermi. Meno molesta, ma del pari efficace è la cura meccanica coll'aria compres!'a, nonchè la ginnastica polmonare. Il prof. Burresi si vale dell'apparecchio del Waldemburg, facendo respirare due volte al giorno ai suoi malati l'aria compressa ad 1140 o ad ·1!30 di alfmosfera. l o mi appi 0liai ugli · e~ercizi ginnastici incitando i pleuritici nel periodo di riassorbimento dell'essudalo od in quello consecu tivo all' operazione, a compiere a quando a quando energici movimenti coi muscoli tlt!lla respi razione e !'opra tullo lunghe e profonde ·


NELL'ESERCITO

inspirazioni. Sai·ebl,>e però desiderabile che i nostri ospedali fossero dotati di un apparecchio ad aria comprèssa, tanl() utile non solo in questa, ma in molte condizioni patologiche <le gl i organi re:;piralori .

VI. Non mi restano ora che poche considerazioni sugli esili del le infermità, le quali hanno fermalo fin qui la nostra attenzione. Secondochè appare dal quadro n. •l , i decessi per pneumonile furono Il , quelli per pleurite 9. I p1·imi avvennero lutti nello stadio acuto del processo morboso e precisamente nella ~rima o seconda setlimana di malattia. Senza alcuna eccezione ne fu causa dirella ed immediata lo stesso processo pneumonilico. Invece, dei pleuritici soltanto tre morirono nel corso della malauia, gli altri soccombellero dopo lunga permanenza nello S!Jedale, alle successioni morbose dell'inriammazione pleura le e seguatameute alla tubercolosi. Ciò è desunto dal registro dell e necrosco]Jie dello spella le. Arlnn11Ue mentre la pneumonite cagionò una mortalità di 'l 0,09 per l 00, la pleurite non diede elle 8,4•1 per l 00 e se non Leniamo calcolo dei 6 decessi avvenuti per· le succes:. ioui moruose summenlovaLe, risulterà l'esigua proporzione di 2, 7 per l 00. _ Parrebbe secondo questi dati, i qual i d'a ILronde couconlano perfettamente con Lulle le statistiche medico-militari e della popolazione civile, che, av uto riguardo alla mortalità la pueumonite dovesse esse1·e assai più dannosa all'esercito della pleurite. Eppure solto qualunque altro aspetto da noi si considerino le dne malattie, si è inllotti arl una cnnclu~ i on e Lutto affatto opposta. Innanzi tutto il processo pneumonitico l'i t>-;11 1-


1256

STUDI SULLA PNEUMONITE E SULLA PLEURITE

risce colla stessa rapidità con cui si svolge, per contrar·io la pleurite è malattia a decorso più lento e di durata in generale molto protratta. Il De Renzi ( 4) nei suoi malati di polmonite calcolò una dimora media in clinica, compreso il periodo della convalescenza, di giorni 15,4-1; nè maggiore è quella notata da altri osservatori. Nel mio riparto la media degenza dei polmonitici fu di giorni 2~, quella dei pleuri tici invece fu di giorni 4-7, cioè più del doppio. Ma la più importante differenza a carico della pleurite si rileva dal confronto delle perdite cagionate all'eser·cito o per rifor·ma o per esenzione temporanea dal servizio. Cotesta differenza negli ammalati a me I)Ccorsi emerge chiaramente dal quadro n. i , da cui apparisce, per non citare che le sole cifre relative ai riformati, come la pneumonite abbia motivato la riforma in sol i 8 soldati, e dalla pleuri te la stessa misura sia stata causata in ben 4-5 individui. Se poi consultiamo a tal uopo le statistiche medico-mili tari di tutto l'esercito, noi troviamo costantemente maggiore il numero dei pleuritici inviati in licenza per con va l e~r.enza in seguito a rassegna. Infatti mentre questi nel triennio 1876, 1877 e 1878 asce~ero al n. di 418, quelli per pneumonite non sot·passarono la cifra di 34~. È vero bensì che le riforme per la pr·ima malattia, nel numero di 5 12 apparirehbero mino1·i in tali statistiche di quelle motivate nella cifra di 778 per pneumonile e per altre maattie croniche del polmone; ma convien por· mente che la pleurite sta da sola nella ripartizione dei rifor·mali per malallia, do\·echè colla pneurnonite sono raggruppate altre alfeziooi croniche del polmone. E tale a me pare la ragione dell'apparente differenza a carico della pneumonite. O'altronde questo mio apprezzamento è confermato dalle 'I l Loco citato. pag . 10~ .


NELL' ES &RClTO

4257

cifre concernenti il movimento dei ri coverati negli ospedali militari, riportate nelle rela1.ioni statistiche del summentovato trienni o. Oa tali cifre deducelli che i malati di polmonite usciti con esiti diversi dalla guarigione (riformati, inviati in licenza di conva lescen1.a) furono nella proporzione di 24-,2 per 100 ed i malati di pleurite in quella di 36,7. Lasciando ora dtt parte le cifre e studiando un poco più dapprflsso i modi di terminazione e le successioni morbose delle due infermità, noi vi scorgiamo ad un tempo la spiegazione dei dati numer·ici e la conferma delle deduzioni che da essi risulta no. La pneumonite fìbri nosa, mi sia lecito ricordarlo, è una mnlattia a breve decorso, che des1:rive con pari celerità l' una e l'altra curva della sua parabola, terminando solitamente colln perfetta guar·igione. È vero che accanto a quest'esito favorevole v'e l'esito letale, ma la morte avviene, secondochè è provato dalla statistica, nel 15 per ~ 00 dei casi; anzi nel nostro esercì Lo si !fatta proporzione è molto minore: è del 9 per WO soltanto. Nè più della morte sono frequenti altre termina1.ioni od altri postumi, quali sarehhAro la pneumonite cronica, l'ascesso e la gangrena poi monnre. Oi tali surcrssioni, la meno rara è la forma caseosa. Essa per altro si verifi ca in i!:pecial modo nelle persone deboli ed in seguito a polmonite degli apici, e secondo i ca lcoli del Louis, del Grisolle, di Herard e Corni l solo nella propor1.ione di &. a 8 por 100 colpiti. La forma intestiziale è rarissima, tali sono pure l'ascesso e la gangrena; dei quali ultimi esiti , l'ascesso, secondo il Leiden ( 1), terrebbe dietro soltanto alle forme atipiche della malattia, avente per lo più sede nei lobi superiori e svilup(l) V. Oonte~·enu elt,.tche df Volkmtmn , N. 00 e 100.


t258

STUDI SULLA PNIWMONlTB E S UI.L ..\ PLEURITE

patasi in un parencb ima alterato; la gangrena poi non si presenterebbe cbe in soggetti profondamente ipotrolJci ovver() presi da alcoolismo cronico. Io viw in selle casi la terminazione nella tisi easeosa ed in· uno l'ascesso il tJuale diede luogo, come è naturale, alla vomica polmonare. Souo gli ouo riformati in seguito a pneumonite che fi g urano nel quadro sta tisti co N. •1. ~tolto di ver·samente si comporta sotlo questo punto di vista la pleurite. Tale infermità, qualunque ne sia la forma, lo sv o l~imenlo­ e la durata, rende quasi impossiuile una completa restitltLio-

ad integrum; perocchè la molli plicazione1degli elemeuli connettivali e l'infiltrazione cellulare che avvengono uello stroma della membramt sierosa e nel suo epitelioO, determinano per lo meno, a processo finito, oltre ad un impessimento pennanente della membmna stessa, forti ed invincibili aderenze fra le sue lamine. Ora, l'impor tanza delle aderenze pleuriche per la funzione respiratoria non è di poco rilievo, per,chè quando il polmone ~ fissato saldamente alla parete tor<~c ica, i suoi movi menti, che nell'allo dell'inspirazioue fisiologicamente avvengono così nel senso trasversale come nel seuso verti cale, sono per necessità impediti. Quind i in que:$Le circostanze un numero più o meno grande di alveoli non• si distende liberamen te ed il volume d'aria che perviene in essi, è minore che nello stato nol"male. t)uando poi si è fo rmato nel cavo toraci co uuu SjJ<llldimento liquido, potranno d~rivarne altri più notevoli effetti nocivi. Se l'essudato non ftt molto copioso e venn e prontamente riussoruito od estrailo, allora non esseutlo avvenuta per l'azione lllùccauica del li lptido che una semplicedi minuzionedi volume del polmone t1Ò un par-ziale vuotamen lo degli al ve oli, questi potranuo ùi n twvo riempirsi di aria e l' or~ano riprendere le sue


NELL. ESERCITO

dimensioni primitive· Nullameno. in simili casi che d'altt·onde sono i più fortunati , è assai difficile che l'espansività polmonare si ripristini presto ed inlieramente, opponendovisi da un lato le sinecchie pleumli e l'inspcssi mento della lamina viscerale dt:llla siero:;a, e dall'altro la riduzione di volume del polmone e la sua imbibizione siero:Sa, durate per certo tempo~ Se poi consideriamo che, come osserva il Cohnheim (1), le pareti dei minimi bronchi e degli alveoli per essere state ad immediato contatto, riman gono come impaniate ed aderi· scono tenacemente fra lot·o, avremo pure un'altra ragione in conferma di quelle dianzi esposte. ln lìne, se l'eiTusione endoplcuri ca fu al.Jhondante e resisleUe a lungo al riassorl.Jimento, ne derivet·anno lesioni gravi e permauenti sia del polmone che del cuore.tLe prime si possono comprendere sotto il nome di ragwinzamentopolmonare. Laennec aveva già intraveduta questa successione della pleurite essudati va; ma il nesso che esiste fra la cirrosi del poi mono dalla quale proviene propriamente il raggrinzameuto,. e la pleurite fu messo in luce dal Corrigan. La pneumoni le interstiziale può Lener dietro a luLle le forme d'infiammazione della pleura (2); però si può stabilire in massima che l'empiema ne è seguito più lucilmente e che nellapleurite e$sudativa comune esso ha luogo con frequenza tanto maggiore quanto più tarda ad iui-ziarsi il riassorbimeuto e quanto più lentamente progredisce. Non occorre aggiungere che questo grn ve postumo a cui si consocia neccssariomente la retrazione e l'immobilita del torace, si vede assai di frequ ente uei nostri pleuriLici. Le conseguenze poi dell 'impedito circolo polmonare non sono di minore momento. (J primo fallo, com'e naturale, e 11) Co un N&I N. Lezton l eli pat!JivQia r;en .. !liSI. ~' "Il · 12!), 12) V. NoTHNAORL

co,t{er~·n : e eli n t elle dt V otk ,.ann .


~260 STUDI SULLA PNEU~Ol'HTE E SULl,A PLEURITE, ECC.

la dilatazione con o senza iperlrolla compensativa delle cavità destre del cuore; più tardi possono seguire le stesse alterazioni nel ventricolo sinistro se per l'impedito scarico delle vene cave rtimane altresì disturbata la grande circolazione. Alle altre su~cessioni della malattia, di cui ci siamo finora occupati, conviene aggiungere ancora la tubercolosi che è fr&quentissi ma in seguito ad ogni iorma d'infiammazione della pleura e che trova una valida ragione di sviluppo nella metamor-fosi caseosa alla quale vanno incontro gli avanzi dell'essudato flogistico. Da f}nesti pochi cenni risulta dll!nque provato che la pleurite pet· i suoi roliqu1tti ed effetti morbosi è più gt•ave della polmonite, e che perciò essa cagiona all'esercito maggiori perdite per inabilità al servizio militare. Ma qui sorge spontaneo il quesito: un soldato che hasoiTerto d'infiammazione pleurale potrà essere egli ulteriormente idoneo al servizio 7 in altri termini i postumi della pleurite non dovrebbero costituire sempre, di qualunque specie e grado essi sieno, motivo di riforma? È un tema che merita di certo tutta la nostra attenzione e che andrebbe svolto con maggiore ampiezza di concetti ed anche con maggior competenz:l della mia. Io però da quanto ho esposto e massimamente dell'-e::perienza propria ed altrui sono indouo a rispondere in modo affermativo, salvo forse mo.lto rare eccezioni. E cosi pongo termine a questo scritto riescito oramai più Jungo di quanto avevo prestabilito. Dott. PIETRO IMBRIACO capitano medico.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA DI OCULlSTICA ....

--....-. _

Applloazione del processo di determinazione della ritrastobe, detto Cheratoseopia, all'esame dei milltar1 L OJSF:AU -

(A r ch ioes m ddicales belges).

Il mt'lorlo A del Quignel. È poco conosciuto benché sia stato oggello di numerose pubblicazioni (La ndol l, .Mengin, Parenl, For bes, Morton). Eppure meriterebbe di esserlo perchè la teoria ne è semplicissimo, di fa cilissima appl ica· zio no, e non esige c he la minima conoscenza pr atica dell'otl»lmoscopia, limilf!ta all'illumi nazione dell'occhio con uno specchietto. Consiste nel riéercare gli spostamenti dello spazio illumina to e dell'ombt·a che lo limita, quMdo s i muovo rotandolo, lo specchietto (ad .accomodazione, ben inteso, inassoluto ri poso). Nel fondo J:a tectria non dUfedsoe dà quella della determinazione della rifrazione det movimenti appuentt ilel vasi (del fundo retbtioo) ... . E ciò si comprende facilme nte nonpotendol'ossenatore,qualunque siulla parte 'l'lsohlarata della rettna, v~erla ·ohe oome lmmagt.ae 'diretta o oeme immagine rovesol&. Solo l'esame cheratoscopico é piti facile non r ichiedendo che il semplice rischiaramento dell'occhio, e non dovendosi temere la complicazione, come nel processo della determinazione del movimento de i vasi, della illus ione ottica dovu~ · ai· movimenti dell'osservatore. Lo specchio concavo rende convergenti i raggi e li riu-


RIVfSTA

nisre in un punto dAto giusta lA posizi()ne dello ~pecchi o. Dopo esRers i incrociati in e~~o punto ( F ) i ragl!i luminosi continuano il loro cammino d i ve~gendo. La pa1·te del fascio che penetra n ell'occh io attraverso l'apert ura pupillare sirifi·ange, a"vicinanùosi all'asse oculat·e e va a formare un cerch io illuminato, piu o me no g1•ande. sulla r etina, le altre parti della quale non snno ri~ch iara lo . Se si ruota lo specc hietto il punto di incrociamenlo (F) si sposta (in F' ); si sposta pur l'asse di rifrazione del cono luminoso penetranke si sposta conseguentemente il cerchio illuminato.... Il cerc llio di rischiaramento a l'ombra che lo contorna camminano quindi s ulla retina erl in sen~o inverso a quello dello s pecchietto . È noto che la parte rischiarata della retina riflette dei raggi che escono dall'occhio in paralle lis mo, se è emmett•opo; in divergenza se é ipermelropo. Siccome l'osser vatore veda in queste due condizioni il :fondo dell'occhio in .immagine diritta, il cerchio d'illuminazione e l'ombra si sposteranno per ltti come se camminass~ro in r ea llà sulla r etina, vale a dire in senso inverso del movimento del riHessore ~l o specchietto). Se l'occhio è miope, i raggi escono conver genti, e vanno a pingere, al punto r emoto, un imma~ine rovescia del cerchio d'illuminazione. Per conseguenza -di esso rovesciamento dell'immajline lo s plendore oculat•e e l'ombra camminerano per l'osservatore nello stesso senso dello specchietto, benchè in reAlta camminino sempre sulla r etina in senso inverso a quello dello specchietto, qual s i sia la :rifrazione dell'occhio osservato. Perchè l'osservatore possa avere innanzi a sè l'imrna.gine r ovesciata d'un occhio miope di 1 diottria soltanto , è .,necessario cbe s'allontani fino a 1•20 dal sog~etto (l meli'<> pol punto r emoto, una ventina di centimetri pel proprio punto prossimo). Ora l'esame a tanta dis tanza esiger ebbe uno specchio speciale, a raggio di curvatura assai ~rende. Per potere usare d'uno specchietto ordinario bisogna tenersi .. a 70 cent. di distanza (a tale distanzA le lenti di prova poss ono essere tenute dall'os~ervalore al dinanzi dell'occhio esa.minat.o, ciò che è più pratico che servirsi di occhiali).


DI OCUI.ISTICA

L'osservatore tr·ovandosi collocato allora, tratt.andosi d'un occhio miope tli una diotria, tr·a l'occhio e il suo punto remolo (si tuato aJ 1 mctr·•)) la parle rischiarata dulia retina ~li apparirà in itumagine diritta. P er la uisLanza s tabilita il movimento ddl'ombr·a 1n senso inver so a quello dello specchio indichet•à quindi che !"occhio è em metropo, iperope, o miope .di 1 diottria, mentreché il suo movimento nel sensodello specchio darebbe la pl'ova che si tratt.a d'unA miopia eguale o superiore a 2 diotlrie. Con uno s pecchio pia no i fenomeni sono invers i. Basta per compren1lerlo, di rammentArs i che questo specchio imprime ai r tlp;f!i emessi Jalla lampaua ht stessa direzione come se provenissero da un punto si tuato dietl'o allo specchio, ad una dist.anza e~ ual e a quella che separa la lampada dallo ·specchio. L'apice del cono luminoso che si dirige all'occhio si spost.a di conseguenza in senso inverso dello specchio, .e no r isult.a che il cerchio eli illumint~zione si dis loca sulla -retina come lo specchio. Se si fa ruolat•e lo specchio concavo sul suo asse verlicole da dirilta a sinistra o viceversa, s i determina lo stato -della rifrazione nel meridiano orizzontale; per fare la stessa ricerca nel meridiano verticale, bisogna naturalmente farlo .ruotare sul suo asse orizzontale, vale a dit•e dall'alLo al basso o vicever!.'a. Quando si tr·atta d'un occhio astigmatico del quale i meridiani princhali sono inclinati, l'inclinazione dell'ombra rivela quella dei meridiani. Nel cas o di astigmatismo irregolare o di conicità della cornea, l'esame col riflessore da dei giuochi d'ombra e di luce che variano per ogni piccolo movimento .impresso allo specchio. Supponiamo che i meridiani principali siano l'uno verti. cale, l'altro orizzontale, come è del resto la regola. L'osservatore tengasi a 70 centimetri; egli rischiarerà l'occhio •.e facendo ruotare lo specchietto studierà gli spostamenti delPombra in essi due meridiani. Si possono presentare due ·casi: l'ombra cammina della stessa maniera nei due meridiani, sia nel senso dello specchietto. sia in senso inverso; ~ossivero si comporta in modo diverso nei due meridiani.


IUV!ST.o\

PRIMO CASO. - L'OMBRA CAMMINA NELL'ISTESSOMOOO NEl DUE MEFODIANI.

l. Nel se11.8o dello specchietto

Conclusione: l'occhi.o è miope di 2 diottrie o più, os~iveJ"o .t,rattasi d'un astigmatismo miopico composto, nel quale un mer idiano è miope di 2 dioLlrie o meno, l'altro lo é neces sariamente ad un grado più elevato. Bisogna allora collocare al dinanzi dell'occhio esaminato, alla <list.anza alla quale abitualmente collocansi gli occhiali, una lente concava di 4 diottrie, e J'icercare se l'ombra continua a spostarsi nel senso dello specchietto. Se si, sarebbe .provato che la miopia raggiunge almeno 6 diottrie, giacché ne restano all'occhio ancora due almeno avendogliene sottratte quattro. L'inabilita al servizio è quindi stabilita. ~e l'ombra muovesi in senso inverso dello specchio, La miopia non può che essere inferiore a 6 diottrie, ed è in-dispensabile per pronunciarsi assicurarsi che non esista astigmatismo. Sostituiscasi la lente di 4 con una di ·J diottria. Se J'ombt'a camminerà allora in senso inverso dello specchietto nei due meridiani, bisognerà conchiuderne che l'occhb è miope di 2 diottrie giacchè bastò di sottrarvi i diottria di miopia per cambiare il senso del movimento dell'ombra.... ,Giovel'à sul proposito ·ricordare il _già detto, .che per un osservatore che .tengasi a 70 cent. di distanza l'ombra muovesi in senso inverso dello specchio, quando l'occhio è miope di 1 diottria, emmetropo od ipermetropo. Se l'ombra cammina in senso inverso dello specchio in un ·solo meridiano, mentrecchè continua a muoversi nello stesso senso dello specchio nell'altr•) meridiano, é stabilito che :si tratta d'un astigmalismo ·mioprco composto, nel quale il meridi~roo il meno rinfrangente è miope di 2 diottrie. Se l'ombra .continuo a muoversi nel senso dello specchio nei due meridiani, si sostituisce una lente di 2 diottrie alla precedente. ·Con essa lente, s econdo che l'om·bra camminera nel senso inverso dello ·specchio nei due meridiani ossivero in uno


Dl OCUt!STICA.

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solo, si sA.ra m diritto di conchiudere all'esistenza d'una miopia ùi 3 diottrie, o nd un astigmat1smo miopico composto nul quale il m eridia no il meno rin1'1•angente é miope di tr e diottrie. Finalme111te, se il movimento dell'ombra nel senso di quello dello specchietto pe rsiste, s i proverà la lente concova di tre diottrie, e s i passerù pur anche, se ciò é neces snrio, a quella di 4. Ma è assolutameute inutile di iusistere, tanto sono i fatti facili ad iu terprelal'Si.

In seMo inoerso dello specchietto. Si colloca dinanzi all"occhio una lente convessa di 1 diottria; si possono !Jrt3sentare t1•e casi: 1• L'omb1·a m ovesi nel senso delle specchio nei due meridiAni. L"occhio é m iope ad 1 diotlria . 2• t:omb1·a m ovesi nel senso dello specchio in un solo meridiano. Può e~scre q uestione in tal caso· d'un astigmatismo miopico semplice, il meridiano miope essendo miope ùi 1 diottria; ossivero d' un astigmatismo mis t.o, il meridiano miope essendolo otl 1 diotll·ia. Per risolvere il dilemma, bastora esaminare il giuoco dell'ombra con una lente convessa di 2 diollrie. Di fallo se s i tratta d'un astigmatismo miopico !:-emplice, l'ombra comminerà n13l senso dello specchietto nei due meridiani, cosa che non accadrà se l'astigmatismo é mi!'lto. 3• L'ombra continua a muoversi in senso inverso dello specch io nei due meridian i. Si userà allora la lente convessa di 2 diottrie. a) L'ombr a s i muovo nel senso dello specchietto nei due meridiani. L'occh io è emmetr opo, ciò è evidente . b) Si muove nel senso dello specchio in un solo me ndiano. È chiaro che questo meridiano è emmetropo, mentrecchè l'ollro deve essere ipet·ope. c) Continua a muoversi in senso inver so dello specchie tto nei due m eridiani. Non può allora essere ques tione che d'ipermetropia o d'as tigmatis mo ipermetropico composto, gia cché la lente convessa di due ùiollrie non può r ender e miop~ di 2 diottrie nessuno dei meridiani. 80


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RIVISTA

La lente convessa di 7 diottrie ci permetterà però di decidere d'un tratto !58 l' ipel'opia raggiunga le 6: diottrie. Dì fatto se il movimento dell'ombra non è modificato da quella lente, almeno iD un meridiano, il soggetto dev'essere consi· deraio come iperope <li 6 diollrie od al di lA e quindi .inaLile. Un cambiamento, l'inversione cioè nel movimento dell'ombra, ci deve dare al contrario la certezza che l'iperopia 6 d'un grado meno elevato. In tal circostanza si ricorrera successivamente alle lenti convesse di 3, 4, 5, 6, 7, diottrie e ne potremo conchiudere, dal numero della lente che ci dora un ombra sposl.antesi nel senso dello specchietto, che l'occhio è ipermetropo di 4, 2, 3, 4, 5 diottrie, se esso movimento si osserva nei due meridiani; ossive1·o che è astigmatico, d'astigmatismo composto, se non si produce che in un solo meridiano. sECONDO CASO- L'OMBRA SI SPOSTA IN DUE MODI DIFFERENTI NEI DUE MERIDIANI.

L'occhio è necessariamente astigmatico. L'astigmatismo può essere miopico composto, l' uno dei me1·idiani esserndo miope di 2 diottrie per lo meno, l' allro miope di l diottria, del che è faciliss imo assicurarsi coll' aiuto della lente convessa di 1 diottria, che in tal caso, .fa mover l'ombra nel senso dello specchietto in entrambi i meridiani. Un astigmatismo miopico semplice può essere egualmente in alto; la lente convessa di due diottrie darebbe allora un ombra nel senso dello specchietto nei due meridiani. FinallllP.nte, se con essa ultima lente, l' omb1·a continua a dislocarsi nel senso dello specchietto in un meridiano ed in senso· nverso nel secondo, non può essere questione cbe d' un ailigmalis mo mis to. T utlo il melo do è riassunto nel seguente quadro: A= L'ombra movesi nella m{lniera s tessa nei due meridiani principali (verticale ed orizzontale). L'osservatore tiensi a 70 centimetri dall'occhio osservato, che devesi dirigere ad un oggetto collocato a 4o 5 metri.


DI OC ULISTlCA

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, l. N el se nso dello specchie tto . . . Co n le nte c011cava d i 4 d iolll'ie: 1. Omhi'a nel ~'!n so dello s pecchie tto (nei due od un solo m e ridiano) = Miopia alme no 6. D.; 2. Ombra in sens o in ve rso . . . . Con lente conca va da 1 a 4 diolli'ie = ì.\fovimento inve rs o; a) n ei due m er idia ni = Miopia di 2 a 5 D.; b) in un solo me r id ia no = Astig ma ti s mo mio pico (d i 2 D. almeno). } li. I n se nso inYei'SO . . . Con lente + 1 D. 1. Ombra in s enso dello s pe cchie tto : a) nei dne me1·idia ni = Miopia 1 D.; b) in un m ei'id ia no . . . . Co n le nte + 2 D. l'ombra ca mmin a noi sens o dello ~ recchi ello : x ) nei due m eriJiani = A s tigmatis mo mio pico sempli ce (M= 1 D); y) in un m er irliano = Asti:zmalismo mis to (H ed M= 1 D); . 2. OmlJJ'a in sens o invr~ rso .. . . Con lente +2 D: a) spostame nto nel S·mso dello s pecchietto; x) nei due me1·idiani Emmetropia; y) in un m e r idiano =Astig matis mo ipermetro . pico s em plice; . b sposta mento in senso inve r s o ... Con le nte + i D; x) ombra in sens o inverso (nei due ed in un solo m e t'idiano) = lpei' metropia di 6 D almeno. y ) ombra nel se nso dello specchietto . . . Con le nte + 3 a i D= l'ombra commina nel se nso dello specch iello; o) nei due meridiani= l pe rmelropia 1 a 5 D; ; ) in un me ridiano = Astigmatismo ipermetropico composto. ! B = L'ombra si m o ve in due distinte maniere nei due memeridiani principali, con una lente convessa di 1 D. l. Cammina nel se:1so dello specchiello n ei due meridiani = Astigmatis mo miopico composto (almeno di 1 D . .. Il. Continua a movel'si in senso opposto nei due meridiani con lente 2 D.

=

+


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RIVISTA

J. L'ombra si sposta nel senso dello specchio nei due meridiani= Astigmatismo mio pico semplice (M=~ D almeno). 2. L'ombra si sposta in senso opposto nei due meridian i Astigmatismo misto (H ed M = 2 D almeno).

B.

Eatrasione 41 un corpo eatraneo 4&1 v itreo. - Pror. C~:~o­ DJ:-1 . (.\1ed. Westn, 18 2 N. 36 e S. Pet. M edie. Wochens, 1882 N. 42). Un giovane di 18 anni nell'agosto 1881, provando un fucile senli scllizzarsi nell'0ccltio sinistro un pezzetto di cassulu, onde dolore, lacrimazione e r ossore che durarono c irca selle giorni e poi scomparvero, ma la vista andò perduta con una colo razione g-rigia della pupilla sinis tra. Il 17 febbraio 18R2 fu accollo nella clinica oculistica d'Kiew nel st•guente stato: Alla illuminazio ne vblif!ua il p!·of. Chodin osset·vò una cicatrice lineare nel mezzo fra il ceu tro e la pet•ifeL'ia interna della cornea s inistra che si esle nde\·a circa 1 mm. in lunghezza da! basso e doll'inlet•no all'allo cd esternamente. La camera anle!'ioee alluegala, una sioechia p oste riore alla parte superiore in t.et•na dd contorno dell'iride che com · prendeva 3 mm. dell'orlo dell'ieide, e lutto il campo pupilltlre occupato da una massa catel't'lllosa bianca. Dopo la inslilluzione della all'Opina appaeve che lo inLo1·bidamen to interessa v~.t solo la parte centrale della pupilla, e elle di FJlt•o la lente intot·ùitlula verso il ùasso e l'interno con la illuminazione obli'lua era visil>ile un cot·po quadrilalero allungato, ùi splendOI·e metallico che ~cmbruva essere lu ngo 2-2 !,'2 mm. largo 1-1 :/2, e nei movimenti della tes ta scompar iva nella profondità; non si scorgevano in torbidame•1ti del corpo vit1·eo. L'acutezza visiva a tal grado da riconoscere le dita a 3'. n prof. Chodin cercò due voi~, la pl'i•ua stando il malato sed uto, la seconda coricalo, di est rur1·e il corpo estt•aneo mediante un taglio scleeale, ma pel l'ilrarsi indietro di quello, mutalmeute. Alloea subito dopo il secondo ten ta livo fece u na


DI OCULISTICA

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larga iriùetlomia nel luogo Jella s inecbia, e 14 giorni p iù lardi dopo che e ra pas sa ta la infiammazione, un allro ~aglio sclerale in prossimità del primo, ed es tt·asse con facililà il pezzo di cassula lungo 1 mm. e largo I / <J; dopo 10 giorni era tuUo guat•ilo. Dopo poco piu di un mese con la se mplice incisione lineare col mezzo di un uncino acuto fu estratta la ca teratta (per la maggior parte cassulare) e il malato nel las ciare lo speciale mos trava H . as. t/a e H . gen~rale 1/3'/1 , V. 20/7c, nel meridiano orizzontale !.10,50 · Ques to fallo mos tra che non sempre, come vuole il Knapp, . nei casi di corpi es tranei nel vitt'eo deve farsi la enucleazione del corrispondente occhio.

~eterm!Dasloae del tempo del movlmenU 41 un'iride. -

dolt. V. VtNTSCHGAU. - (Pjlùger's Arch XXVI-XXVII e Centra l!J fur d ie medie. Wissens. 2 s ett. 1882-N" 35). P er mis urare il tempo del movimento d'una iride in con. segu~nz.a della azione della luce sullu retina dell'altro oc.chio , bisogna cons iderare la durata delle seguenti condizioni cioè: 1• La slimolazione della re tina dell'occhio in cui cade la luce. 2' La propagazione della eccitazione lungo il nervo ottico fino al centro · di ri.Dessione(corpi quadr•igeminil. 3" Il passaggio di questa eccitazione dal ne rvo oUico al nervo oculo-molore dell'altro occhio. 4• La propagazione dell'eccilazio ne nel nervo oculo-motore fino all'iride. 5° Il tempo di latenza del muscolo sfintere della pupilla. 6• Il principio della conll'az.ione di queslo muscolo. 7· La eccitazione della corrispondente retina quando comincia il r istringimento pupillare. 8• La diffusione della eccitazione lungo il nervo ottico fino all'organo della rappresentazione. 9' Il giudizio sullo avvenuto cambiamento del diametro pupillare. 10• La decisione di dare il segnale e la eccitazione del corrispondente centro motore. 11' La propagazione della eccitazione attraverso il sistema nervoso centrale e i nervi. di moto per l'incurvamento dell'indice della mano sinistra. 12" H tempo di lalenza dei corrispondenti muscoli e la loro • crescente attività fino a superaTe il piccolo ostacolo per dare • il segnale.


~270

RJVISB.

Il dott. V. Vintschga.u seg nò per mezzo di una ele tlroc.alamita sul cilindro girante il momento in cu.i uno schermo fu levato davanti uno dei suoi occhi e quindi il momento in · cui il margine dell'iride dell'altro occhio cominciò B. copr•ire per conlrnzion~ dell'iride una macchielta lenticolare visibile eotoLlicamente, posta ui contini di quello. L'esercizio per queste osservazioni è mollo importante. Dal momento iu cui la luce cade nell'occhio sinistro fino a quello in cui il dito indice della . mano s inis tra dà il segnale del comincialo restr·ingimenlo della pupilla sinistt·a passa un tempo di 0,5 di secondo. Pel ristr·ingimento t•iflesso della pupilla destra risultò come va... lore medio 0,565 di secondo. Fino al completo ristringimento riflesso Lt·ascorsero ris pettivamente 0.81" -O. 91". Il t•is trin gi·mento della pupilla destea l'autor e notò s empre piu t.urdo · di quello della sinistra. Lo sfintere della pupilla impiega a destra 0.34" -O.i9", a sinistra 0.23"- 0,28" per la contrazione. Dall'ins ieme di un certo numero d'osser•vazioni anche di altr'i autori, il Vintschgau trae la conclusione che nell'accomodazione per gli oggetti vicini l'iride si muove più lentamente · che quando il rislringimento della pupilla accade in conse• guenza della ecciLazione luminosa dell'altro occhio. Il tempo di reazione alla eccitazione luminosa dell'occhio sinistro risultò dalle esperienze dell'autore in media di O 241, _ all'occhio destro di 0.245 secondi, cosicchè tanto la retina • desLra quanto la sinistra reagiscono con egual potenza allo stimolo luminoso. Secondo queste esperienze si calcola · il tempo di riflessione del l"istringimento dell'iride dall'occhio sinistro alla pupilla destra di 0.30 a 0.31 di secondo, dall'oc- · chio destro alla pupilla sinistra 0.30 a 0.32 di secondo. L'autore ha pure cercato di determinare il tempo di rifles- ~ sione della dilatazione pupillare. Per il cominciamento della. dilatazione riflessa trovò a destra 0.78 a 0.79 di secondo & sinistra O. 74 a O. 78; probabilmente anche la dilatazione pupillare dopochè la luce è sottratta da un occhio, comincia ifl> ambedue le pupille con eguale rapidità. Da qui si scorge pure · che la dilatazione riflessa dell'iride in conseguenza della sottrazione dello stimolo luminoso comincia sempre piu tardi . <lei r istringimenlo riflesso per azione di questo stimolo. L'au~


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DI OCULlSTICA

tore misurò pure il tempo di reazione per la sottrazione della luce e l!'OVÒ anche qui che iJ tempo di reazione per la SOtlt•azione della luce dttll'occhio sinistro è sempre un poco in anticipazione come per la eccitazione luminosa. P er ques to tempo di reazione dalla sottrazione luminosa a desll•a alla ùilatazione pupillare a sinistra V. Vintsc!Jgau ollenne0.525", dalla sottrazione luminosa a sinistra alla dilatazione a destra 0.556''. Se cun tutte le possibili cautele si fa nno agire le scintille di una macchina di induzione sopra un occhio, s i ha in pat·i tempo una piccola cont!'azione della pupilla dell'altt·o occhio, ma non c1ua ndo l'occhio espo"Lo alla scintilla rimantl chiuso. L'autore conclude dai suoi spel'imeuti cl1e quando la luce agisce anche sono momentaneamente sullo retina succede un ristriug irneulo ùella pupilla dell'altro occliio e che quinùi il ce ntro di riflessione pet· il risll'ing imento p upillare è ecc.ilalo anche da una momentanea impressione luminosa .

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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

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Delle a.nomalle anatomiche più importanti per la medicina operatoria, de l doll. Icr:-;10 T A~s•:-:r, Docente libero di medicina operativa nella r egia università di Pavia (Ga.;.;eltn degli Ospedali.- Continuazione t: fine v. numero pt·ecedenle). Aorta addominale.

Sanza entrare in particolari apprezzamenti sopt•a la legatura di r1ueslo vaso, accennerò a quelle anomalie che al riguardo possono interessare al chir urgo. Il luogo di biforcazione non é affatto costante, e varia tra la 2• e la 5' vertebra lombare. Si è osservata la trasposizione del vaso, la quale pero avviene unitamente a quella dei visceri, nella quale evenienza sono molteplici i segni che la fanno pr·eveclere all'ope1·atore. Robert riferisce un'anomalia della vena cava inferiore, la quale si divideva come l'arteria sull'articolazione. della prima colla seconda vertebra lombare. Zagorsky (l), cita un caso in cui le vene che ordinariamente sboccano nella cava in questo punto, come le renali, !P. spermatiche, ecc., mollavano nelle vene iliache primitive. Se pertanto si vole!-'se fare la legatura dell'aorta in queste circostanze, potrebbe uvvenire che si legasse invece l'iliaca

(l ) D. DUBRRUII,, L. C.


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primitiva. Dovrà infine il chirur·go pensare alla possibilità di a ltre varielù nella dispoo:izione delle vene che talora mascherano il tronco aortico. Aoclte le Iliache primitioe, la di cui allacciatura occupa un posto elevato nella meJicina ope r·ativa, non offeono né frequenti, nò molto gravi anomalie. Que:,;te si riferiscono all'origine cui ho ~ia p1·ecedentemente accennaLo, eù alla mancanza di una destra (osservata da W eber), nel qual caso le iliache esterna ed intet·na nascevano direUamente dcll'aortu. In generale é la iliaca destra più frequentemente affèLla da anomalia. Iliaca esterna.

La cornpt·essione e la legatura di questo vaso sono fl'equenlemenle adopet·ate nella pratica chirurgica, e fortunatamente esso é rat•amente all'etto da anomalie. L'oss~rva­ zione piu curiosa é rruella comunicala da Jaunes: l'arteJ•ia era doppia dallo stesso lato, ed ambo i vasi passavano l'uno

a Jato ùell'aiLro sotto l'aecala crurale. Tale anomalia però non può sfuggit•e al cbirur~o slante la vicinanza e il parallelismo delle du~ at·teJ•ie. Dovrà infine il chirurgo avere ri guardo, nella lega tura dell'iliaca este1·na, alia variabilità d'origine dell'epigastrica e della circonflessa iliaca, affine di ·non applicare il laccio in troppa vicinanza di una di queste diramazioni. Arteria epigastrica. - Lo studio dell'artet·ia epigastrica si connette in special modo con quello delle et•nie, e rispetto alle legatura per sè, non pr~senta molto interesse pratico. La posizione normale e le anomalie ~u quest'arteria devono essere ben impresse nella mente del chirurgo quando s'accinge alla kelotomia. La presenza di questo vaso indirizza l'operazione, e le di lui anomalie espongono ai piu seri accidenti. L'epigastrica può nasce re più o meno basso; passa tuttavia die tro il cordone spermatico od il legamento rotondo incrociandone la direzione, ed affetta rapporti di intimità tanto maggiori coll'anello inguinale, quanto pii! esso è esteso, e


lll VISTA

voluminos o il tumore erniario. L'arteria invece di trovat·s i sotto ulla fascia trus ver·s ale nel cellulure sotto-perlitoneale, può essere al dava nti di c1uello s lr·ato aponeurotico. Momò ed Hesselbach hanno inoltre os serva to l'epigastrica s orgere dalla ischiatica e dalla glulea: è a.'isai nota la frequente comunitù di origine dt::ll'epi gustrica e detl'oltural!·ice , o meglio il numero ragguarde vole di volle in cui l'epigas trica fot•nisce l'otlut·atrice. Fu a ltt·esl ossel'Valo un ramo dell'epigas tt·ica, situa to per pendicolar·menle dietro il pube, chPs'inosculava con una branca dell'ottura loria: il che sta ancora a dimostrar e una s pecie di solidarietà tra questi due vasi. L'epi gastrica s i osserva frequentemente sorger e dalla fe morale; nel qual cas o ne è ft\cile la lesione nella ke lotomia ing uinale; la si vide anche nascere dalla femorale pt•ofonda ed un esempio di tale anomalia fu osservato dal Dubt·euil. Immediata mente dopo la sua o t·igine, la crut'ale sinis tr·a forni va dal suo lato interno la profo nda, la quàle a suu volta dul punto più elevato dava ot•igine all'epigastrica che più vi-

cina all'angolo interno rlislava solo sei millimetri dal margine concavo dei legamen to di Gimbernat. Questa arteria rimontava direttamente e s i distribuiva quindi normalme nte. In un'ernia crurale in simili circostanze la si incontrer ebbe proba bilmente verso il Ialo interno del tumore e potrebbe P.sser e ferila in un ampio sbrigliamenLo sul legamento di Gimbernat. Il Laulh ha notate due epigas lt'iche dallo stesso lato, e la sopranumerat'ia traeva origine dalla ombellicale. In caso di ferita dell'addome con err.orragia, codesta dualità dell'epigastrica potrebbe conùurTe ad un allo operativo insufficenle od atl'allo privo di r isultato; in questa evenienza ùovra quindi il clùur go pe nsa re alla possibile anomalia, e proced.e re alla ricerca dell'altro vaso. Dirò infine che In pratica insegnata dallo Scarpa, di sbrigliare dir·ettamente in alto, ·parallamente alla linea alba, l'anello i ng uinale, se è da consigliars i nei casi Ol'dinarl 1 non serve s empre n metterei al coperto in talune anomalie; per cui sora sempt·e ottima me todica quella di l'a r e incis ioni li-


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milale e multiple, la rruale, oltr·e ad esporci meno ad accidenti vascolari, for·nisce una risullanle dilatazione maggiore che non un'unica ed estesa incisione.

Iliaca interna. L'anomalia piu frequente, e cbo è in maggiore relazion6" colla med icina operativa, riguarda l'estensione del vaso col-legata colla variabilità di origine delle sue branche; imperocchè si è pet•ciò c;:posti ad applicare il laccio sopra une: delle collaterali, e non é facil e il discernel'e chiaramente lo stato ùelle cose nella profonJila dell'addome. La legatura dell'ipogaslrica è entrala nel dominio della buona chit•urgia, e negli aneurismi spontanei della regione glutea è una preziosa t•isoi·sa. La diffìcolla di distinguere se l'aneurisma appartenga alla glutea, piuttosto che alla ischialica, ci obbliga di ricorrere a rruel temperamento. La ipogaslrica comunemente si divide in due tronchi secoodai'ii, uno anteriore e l'altro posteriore: dal primo emanano l'ombellicale, l'olturatrice, l'emorroidale media, le vescicali, la pudenda interna e l'ischiatica; il posteriore for·nisce l'ileo-lombare, la sacro-laterale, la glutea, e nella donna, l'ulerina e la vaginale. Ora avviene di frequente che alcuno branche appartenenti al tronco anteriore provengono dal po-

steriore, e viceversa. Fra tutte queste branche ve ne hanno due di somma importanza cl tirlll'gica, e cioè l'otluratoria e lapudendu interna. Arteria otturatoria. - La frequenza della ir regolarità di originH di questo vaso ed i novelli rapporti che conseguen-temente affetta coll'anello crurale ne rendono le anomalie di elevalo interesse pratico. Fino a che l'otturatoria nasce normalmente dall'ipogastrica, non affetta rapporti diretti coll'anello crurale; quando anche abnormemente sorga dall'iliaca esterna, penetra nel bacino, si dir ige verso il fo ro otturaLore e non si collega direttamente coll'anello crurale. La sua anomalia più frequen te e più importante è di nascere dall'epigastrica. In questo caso ancora, se il tronco comune dei due vasi è assai breve, l'otluratricc si dirige nel bacino-


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rimanendo lontana c.lall' aQello; ma quando il tronco comuna è più lungo, allora esso passa al disopra ed indietro dell'anello crurale e riposa s ul legamento di Gimberna~, vicino fil s uo margine esterno; in questo caso l'otturatrice corri~ponde alla parte s uperiore ed interna del colletto del sacco. Si ba pertanto intorno all'anello in questo caso, un circoloat•lerioso Jiffìcile ad eviture. I chirurgi però hanno in ogni tempo cercalo di diriger•e le incisioni per moùo da schivare ogni per icolo, e difatti diversamente diresser·o il bistori Polt, Sharp, Gimbe.rnat, Scarpa, Cooper, Dupuytren. I rapporti, del l'eslo, dell'anello crurale ci mostrano chiaramente che non è permesso di sbl'igliare a ll'infuori pel' la presenza della vena femorale e, se si vuole, dell'arteria epigasll'ie&; non in alto per evitnre il cordone spermatico od il legamento rotonùo ed il tronco comune anomalo dell'epigastrica e dell'otluratoria; non indentro diretlsmenle per non andare incontl'o all'otturaloria affetta da anomalia, per cui non rimane altro partito all'infuori di quello di dirigere l'incisione indentro ed in basso verso l'att.acco ùel legamento di Gimbernat alla ct•esta pellinea. Ma anche quivi, siccome ho già accennato per l'ernia inguinale, non sorà mai abbasLanza raccomandata la pratica delle incisioni piccole e multiple, e la consecutiva dilatazione col dito. È ques to il modo più acconcio per otlener·e, col minimo sagrificio di par·ti, la dilatazione più vantaggiosa e più esente da perieolo. Arter ia pudenda inte rna. - È una delle più cospicue di ram azioni dell'ipograslica, e delle più importanti, vuoi con· sidcrata nella su~ posizione normale, vuoi per le anoma1ie che la a!Tellano e che si c,1nuetLono ad una grave operazione, lo cistolomia perineale. Quando la pudenda interna non esce dal bacino, frequentemente devia nella regione perineale, si allontana cioè dalla sua posizione normale e si avvicina alla linea mediana verso la prestata. La superficiale del perine.o offre rarament-e anomalie e merita d'essere notata la sua direzione all' inùeutro e l'origine ùella tra v~::r~a dt:l peri neo.

Talora la pudenda in terna non ha il suo calibro normale e si nola allora un'at·leria supplementare, di origine assai


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varia, che passa ~a lto il pube e fini~ce nel pene. Può esistere inoltre una pudenda inter·na nccessor·ia, la quale per ln sua intima connessione colla proslala può esser·e causa d'emorragia. Queste abnormilà allet·ano necesst11'iamente la anatomica costruzione del perinco, ed evidentemente si rilc ,·a la possibilità pet• cuusa loro di quello fra i più g1·avi a ccidenti tiella cistolomio, l'emort'!lgia. Ed inve1·o !"Corre mlo gli autori che scri5sero ~ul ta;:;lio perincale si apprende che l'emorral!ia è fr·equente, eù il D upu~· trrn (l) a vrebbe avanzata l'opinione che un quarto degli oper·a ti di pietra soccombono per quell'accidente. Arno però aggiunge1·e, che talora l'emorragia si manifesta· an<'he senza clte siano stati ferili Yasi di anatomico. rilie,·o; l imper·occhè negli inrlividui da lungo tempo affetti da crucoli vescicali si sarebbe talot·a osset·vato un aumento generale nel calihl'o delle arterie ,·c!"cicali o perineali, cd uno sviluppo maggiore delle vene, t;h e pure sono alcune voltu l'origine di emormgia non indiffer ente.

Arteria f emorale. I rapporti della femorale colla vena omonima sono così intimi che lt:! anomalie di questa acquistano importanza chirurgica elevala. A v viene lalor'a che ad otto centimetri cit•ca dell'areala di Poparzio la vena si scosti doll'arleria, attr·avet·si obliquamente l'adduLor·e medio e ~uadagni la regione posterio!'e della coscia. Si e notato una veua crurale doppia e l'al'teria è allora collocA l.a Lr·a le due vene; t[ n este sono tal volta inc.li pendeuti, tah·olltl i n vece l't· a loro collegate per molteplici branche, cosicché la denudazione dell'arlet·ia, quando IR :;i dovPsse allacciare, sarebbe on momento assai delic11to e pet•icoloso. Fra le anomalie della femorale superficiale va annoverala

f\) Mlfmot•·e .vur une manttire nouvelle de v•·attquer l'omwatlot~ de la plc•·re. Paris ISJ6 e Mémoi•·es de I"Madt m le etc Ah'ùlclne, Paris 1816.


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.'.' .,. RIVISTA

la s ua dualità , che deve p er ò essere ben distinta da quella che dipende da un'origine mollo alla della femorale pl'ofonda. Nei casi di dualità. la femorale verso la sommità del trian· golo inguino-crurale si divide in due arterie a ùil'e?.ione par allela e di cui l'interna rappresenter ebbe pei rapporti la vera femorale; ver·so il terzo inferior e della coscia si riuniscono e continuano in un unico vaso normale. Tale anomalia è rara , ma Re esistesse nel caso in cui , p er un'an euris ma -della poplitea., si a llaccias:::e la l~m o ralt> alla melil della coscia si comprende che, cadendo il laccio su una sola delle br·anche, J'opera~i one so.!'ebbe p er lo meno inutile, sebbene per precedenti ricerche colla compr essione della femorale io alto si fossero falli cessare i battili del tumore aneul'ismatico. L'arteria fem or'ale super ficiale può, rar a mente, mancare. In un caso citalo da Theilc (1), essa non esisteva: la femor ale profonda sorgeva dall'iliaca esterna, ed un tronco del calibro della femorale emanava dall'ipogaslrica, veni•1a dal bacino ins ieme nl nervo ischia lico, e pr!r·cor·I·endo la parte posteriore della co:::cia, finiva nC>IIo poplilea. Qualche allro ca so di si mil genere è spar·so negli annali della s cienza. Tale disposizione dove va avere una grande importanza allorquando, n elle amputazioni, la comp1·essione isola ta dd tronco principale era lo 50lo I'isot·sa pe1· evitare l'emorragia: per Lale pnomalia infine dovrà esser·e cambialo il piano operativo per gli aneurismi della poplilea . Il Dubre uil accenna acl una triforcazione della femorale: la femo1·ale destra immedia tamente dopo la sua origine e solto il margine inferiore dell'arcnla di Falloppio si bifo rcava; da questa divisione insol ita risultavano tre branche di cui l'esterna era la circonf!Pssa, rimarchevole per il volume .e diretta obliquamente dall'allo in basso, dall'indenlro a ll'infuori; la femorale superficiale costituiva la branca media; l'interna era la fe morale profonda di capacilà superiore-dell'ordinario e formava, in vicinanza all' a1·cnta crurale, una curva a convessità interna: dopo un certo tratto non !ungi Cl) Tt·atU a'M1gliolologte de l'Encvcloped te a-natomique. Paria, !818, T. 111 , pag. 553.


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DT AXATOmA E FISIOLOGfA •

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dalla sommiLa del lr·ian~o lo di ScArpa e~~a si accollava posteriormente a lla ft' moralc super·nciale. Questa anomalia è evidentemente di inler·esse pratico elevato per il chirurgo clre si accinge a praticare la le ~atura della femorale alla base od all'a pice del t.l'iangnlo di Scar·po. In allo una co~picua brancA che si stacca dal tronco, rend e l'allacciatura in quella località p oco sicul'a, in busso la femorale profonda è accollata alla superficiale, e si polreiJbC!'O pre nder e abbagli, sebbene il volume del Yaso Rbnormemcnte collocalo sia tal e che diflìcilmente pnò sfuggire all'allenzione del chirurgo. Un'atlra onomalia, che costituisce una circostanza sfaYO· revole a lln legatura della femoral e in vicinanza dell'arcata di P oparzio, è una br·anca che nula della femor·ale in alto la melle in comunicazione colla ilioca esterna. F emorale profonda. - Il punlo d'origine della femorale profonda fu o~g-etlo di studio speciale per gli analomo-chirurghi - imperoccl1è desso ha importanza n on lieve per la lèg~tura dell_ a crurale nel ll'iangolo di Scarpa. Finchè quello varia entro confini lim itati, non Cllde n el campç delle anomalie, e si può dire che l'origine d~lla femorale profonda è normale sia che avvengo a due od a qualll'O centimetri solto l'areaLa di F i!lloppio. L'origine precoce della femorale profonda varia per l'al.tezza dove s"efTellua, e variazioni subiscono la direzione ed j rapporti del vMo: esso può slaccarsi dall'iliaca esterna, o dalla femoral e al di sopra dell'arcnla o .:l al suo li vello, od al diootlo. A Ila origine prematura si annettono caratteri costanti ed utili ad essere conosciuti. Cosi il v olume del vaso è maggiore dell'ordinario-e la posizione, secondo Cruveilhier, è all'esterno. Il Dubreuil però avrebbe osservato il contmrio ed avanza diversi esempi in proposito, i quali sono di inter esse pratico indiscutibile, avuto riguardo ai rapporti che per quella disposizione veniva ad acquistare l'anello crurale . In un caso la femorale profonda forniva l'epigastrica che si trovava compresa nella parte media dell'anello crurale, si portava ver•t.icalmente dietro il canal inguinale e guadagnava il muscolo r etto dove si distribuiva normalmente. La profonda, da poi, era situata all'interno ed assai esposta ad es-


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RlV1STA

sere ferita in uno sbrigliamenlo dit•etto verso il legamento di Gimbernat. Anche in un altro caso osservato da Bouisson, e da questi comunicato al Dubreuil. la femorale pt•ofonda era a ll'indietro della s uperficiale: ed alcuni millimetri dall'arcata crurale forn iva l'epigastrica che si staccava dalla parte anteriore per dirigersi nell'addome. Situa ta all'indielt·o dell'anello crurale, tale at·tcria sarebbe stata ir e vitabilmente ferila da un'incisione su q uella diretta nella kelotomia crurale.

Quando ci accingiamo a legare la femorale supeJ•fìciala, c la profonda ne occupa invece la posizione, è facile lo scambia re un vaso coll'allro, ed allora un cr·itet•io utile, che valga almeno a farci sospellare l'anomalia, ci viene fornito dalla vena femorale elle è isolata dal suo vaso satellite, imperocclJè trova ndosi fra le due arterie è indipendente si dall'una che dall'altt·a. Arteria popldea. - La ?Oca importanza delle anomalie dell'arte ria poplitea rela tivamente alla medicina operativa, e la rarità de lle medesime mi determinano ad accennarne s olo le precipue brevissi mamente. Fu osservata un'itwersione nella posizion e della vena relativamente all'arteria, la quale era divenuta superficiale. Rarissimamente l'arteria fu osservata doppia lungo tutto il! suo decorso. La poplitea talora non è la continuazione della femorale superliciale; e questa anomalia è dipet:Jdente da quella della femorale quando è sostituita da un tronco proveniente dalla ipop;aslrica. In questo caso l'applicazione del metodo di Anel r esterebbe senza risultato se si pretendesse di sospendere la cir colazione della.crui"ale, la quale in queste circos ta nze s i p1•esenla assa i esile e quasi rudimen tale. Se il Chirurgo però conosce la possibilita di questa anomalia, esplorando la parte posteriore della coscia, potrà rilevare i balliti del vaso, ed incidendo nella parte posteriore media della coscia. nella direzione del nervo scialico, tt·a il bicipi te ed il semi me mbra noso, potrà t•in \·eu ir·e rat·teria ed allacciarla. Arteria Ubiale anteriore e posteriore. - Un carattere a natom ico distinto della libiale aulcrior·e è la situazione prof()nda nella parte superior e della gamba, e la Stta s upet·f:ìcia1ità ulla pvr le inferiore. Abnormeme nte la si é osse1•vata


RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

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supedìciale anche. in allo - disposizione la quale menll'e la espone più fa cilmente ad essere ferila., ne renderebbe cosi la legatura piu facile. Fatti di simil genere vennero osser· vali da P elletan (1) e da Velpeau (2) e le pulsazioni facilmente pe r cepibili dell'arteria p(:jrmettevano di riconoscere l'anomalia. Fu constatata l'assenza assoluta della tibiale anteriore che e!"a sostituita da ra mi perforanti della tibiale posteriore, e la peJidia proveniva -dalla peronea. In rruanto alla tibiale posteriore dirò che fu talora vista ridotta ad esilissimo calibro e talora affatto mancante. Ho già accennato, nelle anomalie dei muscoli, an fascio muscolare accessorio al gemello interno che ricoprendo il vaso ne r ende malagevole la lega~uca. La pedidia infine può talora mancare, talora originare dalla peronea. Un'anomalia imporLante fu osservata dalLauth, di una pedidia assai tenue che finiva nel primo spazio interosseo con un'arteria çapillare e profonda, anastomC:ltica ; m entre la .peronea anteriore formava una seconda pedidia grossa, e che forniva le arterie del tarso e metatarso. Questa rapida cor:sa nel campo delle anomalie anatomiche ci apprende che lo studio delle medesime s arebbe ognora degno di particolare attenzione, specialmente ai nostri giorni in cui lo spirito dei chirurghi, volto ad elLri studi d'indole per vero assai elevata, for·se dimenLica troppo quella parte della chirurgia, che ne fu la base primiera, e su cui si potè cosLruii'e l'aLLuale edificio. Una d,e viazione dalla norma è una pietra tuori di posto nella base dello stesso, ed il prevedere le conse~uenze di tale spostamento ed il sapervi porre efficace rimedio è rigoroso compiLo del chirurgo. Aumentando il materiale, e colla continuata osserv~~ione avvalorandone quella parte che merita maggiore riguardo, si ar.ricchirà il chirurgo di un corredo di conoscenze cosi ~tili, qa soUrarlo quasi interamente alJa penosa sorpresa, d'imprevveduti accidenti. (l) Clinf.qve clllrurqfcale Parìa 1810 t. l p . 101. (2) Meatc«tta o~ratorft~.Paris, 18'70 t. 2 p . 119 ·

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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

Sul baoterU della gonorrea. - Discussione nella riunione dei medici della Charité di Berlino.- (Berlin. Klin. Wochena e Gau. degli Osped. N. 81).

Nella seduta del16 febbraio, il dottor Leislikow espose che in 200 e più casi di affezioni gonorroiche dell'uretra e della congiuntiva da lui esaminati, egli trovò sempre come reperto costante, quei bacterii, già stati descritti da Meisser nel1879, i quali si distinguono da altri bacterii per questo, che essi sono sempre racchiusi dentr.o le cellule purulenti. In altre affezioni congiuntivali ed uretrali non gonorroiche ègli non trovò rMi sìffatli baeter1 ehe per lui quindi sono caratteristici del [processo gonorroico. Per quel che concerne i vari stadi della malattia egli trovò che all' inizio di essa i bacterii sono meno numerosi che in seguito, ma che nella gonorrea dioentata cronica i bacterii 'Di ci si trooano ancora per cui non si deoe più credere che la malattia giunta a questo stadio, non sia più infettante. Egli trovò che i rimedi comunemente u~ti contro q11esta malattia fanno scomparire i bacterii del secreto, e viceversa, il su!Jlimato tanto raeeommandato da Koch come diBinfettante, adoperato in aolruione di 1 : 20000 o di 1 : 30000, costituiBce un eccellente rimedio per la gonorrea. I tentativi tatti da IU:i e da Lòffler di inoculazione del plls blenorragico sulla congiuntiva e sull'aretra degli animali diedero risultato negativo, anche esperimentando sopra le scimmie.


RIVISTA DELLE MALATTIE f.ENEREB E DILLA PBLLR ~ ~83

n dottor Hirschberg, dice che dalle esperienze da lui in'< t ra prese col dottor Krause risulta che il solo pus blenorra-

gico costantemente si comunica da un occhio ad un allro senza precedenti alterazioni. Neanche a lui riuscirono le inoculazioni sugli animali, mentre gli riesci, inoculando del pus di una . congiunti vite blenorragica, di ottenere una uretrite gonorroica, nel Clli secreto si potevano osservare i micrococchi caratteristici. Per ciò che concerne l'uso del sublimato egli dice cbe gia da lungo tempo è conosciuta la virtù di questo rimedio (soluzione a 1 : 30000) nelle congiuntiviti blenorragi. che, ma che le soluzioni all':t-2•;. di nitrato d'argento sono da preferirai. Il Lewin accenna all'importanza dei bacterii nella gonorrea, siccome carattere diagnostico differenziale tra l'uretrite blenorragica e quella sostenuta da ulcera molle situata nel• l'interno dell'uretra. Egli poi, a differenza di quanto osservò Leistikow ,. non rinvenne nello stadio cronico della blenorMgia che una volLa su otto, i bacterii caratteristici. Quanto . alle iniezioni <li ·sublimato all'i :20000 egli le trovò efficaci, ma molto dolorose. · Giite•·bok, appoggiandosi ai buoni risultati ottenuti dai medici del Belgio nella cure delle gonorree con iniezioni di semplice acqua, si chiede se nelle iniezioni di debolissime · soluzioni di ·sublimato, è questo o l'acqua che agisca favo· revolmente. Rispondono Leistikow e Lewin, dicendo che la gonor: rea guarisce anche spontaneamente, che le iniezioni d'acqua agiscono s0lo meccanicamente, ma non uccidono i bacterii, e che in seguito ad esse, più frequentemente · ehe non con -qualsiasi altra cura, si hanno delle complicazioni. ·'VH lell& Nsala oonaa:t& nelle maJatUe Iella pelle. .·DotL. C. Heilzmann. - (Philadalphia Medical T imeBJ 23

settembre 1882) . . Il dott. L.e Goo.nd. d'Euslow, allorché frequentava il mio· ~1aboralorio nella primavera del1881 riehiamò la mia atten-


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RfVISTl\ DELLE MALATTIE YBNIII>E&

Z1one s ull' uso interno della segala cor.rmta per 'la cura dell'acne dis,:;eminata e rosacea. Egli pubblicò i risultati della! sua esperienza nel New .Yark Medical Journal, ed io, diet1'10 suo s uggerimento l'ho adoperata in par-ecchi casi, il oui esito mi pare che meri ti di essere portato a pubblìca cognizione. Usai l'estr-allo liquido in dose di mezza dt•amma (gram. 1 ,50) due volt-e il giorno misto a· glicerina ed acqua. Ques Lo me- · dicamento nelle mie mani non produsse mai alcun calt,ivo effetto e fu efficace in diversi casi. Posso confermare pienamente le asserzioni del dott. D. Euslow nella cura delle sovrarammentate malaUie. Nella maggior parte dei casi la sega la cornuta riusci a produrre una rapida guarigione per quanto riguarda l'acne disseminata specialmente le forme con grandi pustule, mentt•e in un piccolo numero di casi non si poté osset•vare alcun effetto. N elle forme eritema tosa o voscolare dell'acne rosacea, i'l rimedio si moslrò efficace In alcuni dei casi, in minor numero che nell'acn~ semplice. lo riguardo la segata cor-nuta come un importante coadiuvante nella cur-a• delle citalìe malattie specialmen~ se combinata con un appropriato trattamento locale. Ho provato la segale cornuta anche in un piccolo numero di casi di eczema, di psoriasi senza alcun apparente resu]tato; ma nell'eritema, nella orticaria e nella prurigine sem...bra avere avuto sicuro effetto in gua rit•e pi•anlamenle la malattia, ma non in tutU i casi. In quanto all'eritema bisogna essere cauti nell'affermare tFoppo ricisamenle, poiché s i sa che questa specie di dermatite va e viene rapidamente e talvolta sparisce senza alcun intervento terapeutico. In alcuni casi di orticaria che duravano da mesi ed anni, la segala cornuti.a parve avere immediato eftet~o cut-alivo, non solo sulle donne, nelle quali potrebbe avere agHo sull'utero, ma anche nei maschi. Nel prurito la segata cornuta procurò immedial.o soHievo in un ce1•to numero di casi, mlrutl'e in. altri non si notò alcun effetto dopo la sua somminislrazione. La ragione della sua azione è mollo oscura. l'l dott. D'Eu slow crede ,c he nell'acne semplice e rosacea agisca sui muscoli erettori dei peli, la cui contrazione aiu!et-ebbe a vu&tare le masse sebacee.


E DELL.o\ PELLE

.Sulla •UlU4e e le aoque •olforo•e, pel dott. SPILLMAMN. - (Archives Meclicales Belges, febbraio '1882). Le terme solforose non hanno alcuna azione specifica contro la sifilide; il che viene dimostrato dall'uso e dall'abuso che si fa dol mercurio e del ioduro di po.tassio in quelle stazioni balnearie che menano vanto di guarire la sifilide. Le acque solfot·ose nemmeno godono della proprietà di rendere manifesta la sifilide quando è latente. La pretesa azione r ivelatrice delle acque solfoJ·ose é assai limitata. Bagni caldi comuni o bagni semplici a vapore possono produrre gli stessi effetti. Recandosi ad una stazione solforosa pet• terminare una cura, il malato acquista una probabilita per la guari gione, ma nulla di più. Non si pÒlrebbe accordare alcun valore terapeu,ico alle acque nella g uarigione> o non della sifilide ed alla conseguente inattitudine al matrimonio. L'uso combinalo dei bagni solforosi e delle frizioni facilita il trattamento curativo che è più sopportabile, specialmente nelle forme gravi. Il mercurio può essere somministl'ato a dosi più elevate, e più lungamente, e senza accidenti di mercur ialismo. I bagni solforosi non godono affatto la privatìva di far sopportare meglio il trallamento specifico. Gli stessi risultati si ottengono facendo prendere agli ammalati dei bagni semplici. Il bagno termale favorisce l'eliminazione del me rcurio; è un agente tonico e ricostituente; e perm~:~tte di r icorrere di nuovo al mercurio nei casi fino ad allora ribeili a questo . medicamento.


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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE'"

o.cuaaauto 4el 1enlslo I&Dltarto aell'eHrolto traa...-·

""· Nel fascicolo di giugno abbiamo l'iportati i decreti di riorg~nizzazione del servizio sanitario militare in Francia ed accennammo come con appositi r egolamenti (giusta l'Art. H •) ed istruzioni dovessero essere determinate le modalilé. esecutive. Riproduciamo ora l'istruzione provvisoria (7 novembre) sul funzionamento generale di esso servizio, P ARTE P RIMA- SERV IZIO NELL' INT ERNO. TITOLO l -DIREZIONE NEr CORPI D'ARMATA .

Direttore.- Fun::ioni ed attribu::ioni generali. Art. t• - Il direttore del servizio di sanità d'un corpo di armata o governo militare h~, solto l'autorità del generale comandante il ~orpo d'armata o del gover natore militàre, e nelle condizioni deter minate dalla legge 16 marzo 1882 e del decreto 27 maggio, la direzione e la sorveglianza generale del servizio di sanità della regione del corpo d'armata. In quanto al suo servizio, non dipende che dal comandante del corpo · d'ar mata. In quanto alla disciplina generale dipende dai generali comandanti del territorio.


RiVISTA DI TECNICA l SERTlZIO JlEDICO JliUTARX

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Art. 2" - Risiede al capoluogo del corpo d'armata. Quando si assenta dal capoluogo è in dovere di prevenirne l'autorità militare locale. Art. 3• - Le licenze di assenza sono accordate al direttore dal comandante del corpo d'armata, nel limite di otto giorni. Il Ministro soltanto può accordare al Direttore licenze eccedenti la durata di otto giorni. In caso di assenza il dir·ettore è surrogato da un medico designato secondo i casi dal generale comandante o dal Ministro. Art. 4• - Per l'esecuzione del servizio, il direttore ha ai suoi ordini un personale costituilo da un medico aiutante maggiore di 1' classe, d'un ufficiale di amministrazione del servizio degli ospedali e òi due segretari. Il medico e l'ufficiale di amministrazione sono distaccati dall'ospedale militare del capoluogo: i due segretari sono tratti dalla sezione infermieri. Art. 5•- Il direttore visita gli ospedali della regione tutte le volte che il servizio lo esige. Egli domanda a tale effetto l'autorizzazione del generale comandante. Egli accompagna l'ispettore generale del servizio di sanità nel s uo giro, quando questi lo giudichi a proposito e col consenso del generale comandante. Art. 6 - Il diretLore riceve e fa eseguire gli ordini e le istruzioni del Ministro e del generale comandante il corpo d'armata concernenti il servizio degli ospedali. Sottomette al generale comandante le proposte che gli sembrino utili per asicur·are il buono stato sanitario delle truppe e gli indirizza, per essere trasmessi al Ministro, dei rapporti su tutti i fatti importanti che interessano il servizio di sanità. Art. 7 - Il direttore tiene il controllo dei medici e farmacisti dell'armata attiva, della riserva e dell'armata territoriale appartenenti ai corpi e servizi della regione o che banno domicilio in esso territorio. Egli per tale scopo riceve dal capo di stato maggiore, tutte le notizie necessarie. Il medico capo del se1•vizio di ciascun corpo gli fa conoscere, con un bolle-ttino, le variazioni dei medici sotto i suoi ordini. Questa comunicazione, come tutte quelle che rJsultano dall'applica-


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RlVIS'l'A

Dt TICNlCA

zione delle disposizioni dell'articolo 5 del decreto del 27 maggio i882, ha luogo pell'in~rmediario dei capi di corpo. l medici capi degli ospedali g-li indil'izzano direttamente i bollettini di variazione concernente i medici ed i farmacisti sotto i loro ordini. Art. 8. - Le domande di conlZedo, di cambio di r esidenea, ecc., fatte dal personale degli ospedali della regione passano pel suo intermezzo. Egli trasmette al generale comandante quelle dei medici e farmacisti e fa pervenire, col s uo avviso, quella degli ufficiali di amministrazione all'intendente del corpo d'armata, incaricato di loro dare l'ulteriore seguito che comportano. Art. O. - Egli indirizza il primo d'ogn i mP.se, in doppio esemplare, al generale comandante, lo s tato nominativo dei medici e farmacisti addetti al servizio spedaliero della re. gione. Questo stato indica la posizione dei medici e farmacisti a l primo del mese e le variazioni sop1·avvenute fra loro durante il mese precedente. Una copia è destinata a giungere a l Ministro; l'altra é conservata a llo stato maggiore. Art. 10. - Il direttore centralizza i rapporti dei medici degli os pedali e dei corpi di t ruppa sulle vaccinazioni e rivaccinazioni e li tras mette al Minis tro. Qnelli dei medici degli ospedali sonogli inviati direttamente dai medici capi, e quelli dei corpi di truppa lrasmE\ssi per la via gerarchica gli pervengono per cura del capo di stato maggiore. Egli centralizza egualmente, solto l'autorità del gener ale comandante e col concorso del copo di stato maggiore, gli specchi della statistica medica del corpo d'.armata. Art. 11: - Il diretlore stabilisce, dietro gli stati r ecapi tolativi delle suddivisioni di regione, lo stato generale numerico dei posti domar.dnti nei corpi d'armata per gli apedali di acquA minerali. Gli stati recapitolativi delle suddivis ioni di regione gli sono a tale scopo diretti dal capo di stato maggior e. Questi stati numerici sono tras messi dal generale comandante el Minis tero (od al generale comandante. i116 corpo per l'ospedale di Amelie les·Hains) . Fissata la ripartizione, la partenza dei malati è r egolata dal generale comandante s ulle proposte fa tte dal direttore. Le domande dei militari d'ogni


E SERVIZIO II.RDICO MlLITAI\K

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grado della gendarmeria , indirizzate al generale comandante dal capo della regione, sono trasmesse al Ministero (ufficio della gendarmeria), dopo esame del direttore. Art. 12. - Il dir•etlore trasmeU.e al ministro le memorie ed i lavori scientifici che gli sono jnviati dai capi di sanità militare. SorDeg lianza sugli ospedali m ilitari.

A l't. 13. - Il direttore del servizio di sanità esercita una sorveglianza generale s ul servizio interno degli ospedali della regione. Egli si assicura che non si deroghi alle regole concernenti il regime alimentare e le p1·escrizioni farmaceutiche. Qoando v'ha necessità ed urgenza potrà, dietro rapporto ùei medici capi, autot•izzare provvisoriamente e per iscr·illo una derogazione a queste regole. Ne rende conto immediatamente al generale comandante che prende, se ne ~ il caso, gli ordini del Minis tro. Arl. 14. -In caso di epirlemia o di ingombro, il direttore propone al generale comandante, li sgombri collettivi su d'un altro ospedale del corpo d'armata o sugli spedali d'un altro corpo d'armata. Li sgombri collettivi sono ordinati dal generale comandante che si concer ta, quando ne sia il caso, col comandante del cor po d'armata sugli ospedali del quale debbono eseguirs i. Sulla proposta del medico capo dell'ospedale, ed alla condizione di renderne conto, il direttore autorizza direttamente gli sgombri individuali dei malati ad un altro stabilimento spedaliere militare o civile del corpo d'armata, quando i mezzi di cura sono ins ufficenti o si tratta di malat i colpili da alienazione mentale. Art. 15. - Nelle sue · vis ite agli spedali il direttore é accompagnato dal medico capo o dal medico di guardia. Può pur convocare i medici curanti, i farmacis(i e gli ufficiali d'amministrazione. Soroeulian:ta degli ospizi ciDili.

Il direttore esercita, swle sale militari degli · OSpizi civili, la slessa sorveglianza che sugli spedali militari. Art. 16. -

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RIVISTA DI T!Cl'UCA.

Egli veglia all'osservanza delle convenzioni stipulate collacommissioni amministrative per ciò che è relativo al trattamento dei malati, all'alimentazione ed al regime farmaceutico. Egli ha autorita sugli allievi in mP-dicina ammessi al tirocinio (stage) militare che lo compiono nelle sale militari. Egli si assicura che i militari ammessi nelli ospizicivili propriamente detti non vi sono trattenuti a cura ultimata.

A.zione del direttore sul personale. Art. 17. - Il direttore propone al generale comandante,. a sua richiesta, la designazione dei medici chiamati a tar servizio negli spedali civili, o ad assistere i consigli di. r evi$ione e, in generale, quelle dei membri del corpo di sanità militare chiamati a compiere una missione all' infuori. del loro servizio normale. Arl. 18. - In caso di insufficenza del personale degli stabilimenti spedalieri, il direttore ne informa il generale comandante che, secondo il caso, ordina di distaccarlo dal personale del corpo di sanità dei corpi di truppa, prescrive

requisirlo tra i medici civili, invita l'intendente del corpo d'armata a colmare le mancanze di ufficiali di amministrazione e di infermieri, fa somministrare dai corpi di truppa. degli infermieri ausiliari, o prende gli ordini dal ministro. Se in un osp~dale il numero degli infermieri eccede i bisogni,_ il direttore ne rende conto al generale comandante che fa. inviare gli uomini in eccedenza su d'un altro stabilimento, o prescrive rientrino alla porzione centrale della sezione. Art. 19. - Il direttore ha l'iniziativa delle proposte pell'avanzamento o per la legione d'onore, in quanto concerne i medici capi degli spedali della regione. Eg!i dà il suo avviso motivato sulle liste :di proposta per l'avanzamento, per la legione d'onore, ecc. formulate dai medici capi degli ospedali a favore del personale ai loro ordini. Dà pure il suo avviso egualmente motivato, ma dal punto di vista tecnico solamente, sulle liste di avnnzamento relative al personale del corpo di sanità dei corpi di truppa. Le liste di proposi-


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E SERVIZIO MBOICO JrlLITARE

zione degli ospedttli gli sono indirizzate direttamente dai medici capi. Trasmelte all'intendente militare del corp(} d'armala quelle che concernono gli ufficiali di amministrazione. Le liste di proposizione stabilite in favore dei medici dei c.:orpi di truppa, inviate per la via gerarchica al generale· comandante, sono al direttore fatte pervenire poi dal capodi stato maggiore e sono quindi restituite [per la stessa via·. Soroegliansa sul materiale.

Art. 20. - Il direttore regola come lo stima utile, o secondo gli ordini ch'egli riceve dal generale comandante l'esercizio d~lla sorveglianza sul materiale e sui magazzini degli! ospedali e di ambulanze della regione. Per- quanto riguarda la sorveglianza del matel'iale dei corpi di lr~ppa eglj si qoncerta coi capi di corpo. . , TiTOLO 11. -

·' SERVIZIO DI SANITÀ R.E GGlMBNTALE.

Art. 21. - L'autorità del capo di servizio di sanità in un corpo di truppa, definilo dall'articolo 19 della legge delli 1& marzo 1882 e dall'articolo 5 del decreto delli 27 marzo, si esercita per quanto riguarda il servizio, sotto il controllodel capo di corpo, e specialmente, per quanto riguarda la parte tecnica, sotto la sorveglianza ed il controllo del direttore. Art. 22. -In tempo ordinario il• medico capo del servizi(} indirizza al direttore (il t•, 10 e 20 di ciascun mese) uno stato indicante il movimento dei malati neil dieci giorni precedenti. In tempo di epidemia, e dietro l'ordine del generale comandante, questo stato può essere somministrato ogni cinque giorni ed anche più frequentemente. Art. 23. Sotto la riset·va dell'accettazione del ~ap(}di corpo, . il medico capo del servizio ha· l'iniziativa delle proposte per l'avanzamento e per la legione d'onore, concernenti i medici sotto i suoi ordini. P er ciò che personalmente lo riguarda (Juesta iniziativa appartiene al capo del corpo. At•t 21. - I lavori e le memorie scientifiche dei medicr.


• RlVJSTA. .Dl , T&\,.:iJCA

~ei cor11i . d! Lr!Jpp{l sono indil·iua~ al direttore dal medico

<:apo del ser:vizio. . Ar~. 25. - ~ medici dei qorp.i .di LJ.'4PP8 d.istacc!lli negli s peciali militari . q negli ospi.zi tn ilitarizzali, per prestar vi servizio, dipend,ooo, per tale se!'vizio specillle, .d~l dire:llore .o dal medico capo dell'ospedale o dell'ospi~io neJ,le condizioni stesse che i medici ùegli ospedali. Quando chi,an,lali a contemporaneamente prestar servizio nei loro corpi ed agli .ospizi, le ore dei d,il(~rsi servi~i S(\110 flssa,te dal co mandan t~ .Jocale. • TtTOLO III·. '

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S ER·VJZIO DEGLI OSPEDALI.

M edico capo.

Art 26. - ~n ·ogni ospedale militare od ospizio miliLare , il medico il più elevato di gr ado, od il più anziano nel g rado pitì elevato, pl'ende il Lilolo di meJico capo. L'autorità P, le .atlribumoni gener&li del medico .capo sono deftnile dagli articoli 7, 8 e 9 del decreto ùel.27 ma ggio 1882. Art. 27.. - Il medico capo responsabile della esecuzione -del. servizio, è posto solto l'aulot•ità del direttaJ•e del ser·vizio -<ii sanità e .dei generali comanda n !.i le suddivisioni dì regione ed il corpo d'a.rm!lta.. Egli r ipapf..e il serviziq d.ell' ospedaJe .tr•a i medici. La ripantizion.s deì farmMisti, Jegli ufficiali .d'amministrazione e degli infermieri delle ùiv~rl:!e categorie -è falla dietro tin sua approvazione rispettivamente dal far· m.acilfla più evalo iu gl'ado e dall'u.tficiale contabi le. Egli fa conoscet'e all'uopo d~ ordine l'entrata in fuozione di ciascun medico, f~rma.cista &d. ufficiale di :amministrazione addetto al serv~io deU'ospedale. In caso di insuffldenza del p.ecsonale, o quanù<Ul. numero degli infermieri é superiore al bisogno, rende conto al d,ireltore, che prende gli ordini dal comando, come è ~Lato detto all'articolo 18. Art. 28. - La p0Jjzia dell'ospedale. app~rti ene al medie() capo. Egli r~ige e firma la consegna del portiere deH'ospedale e quella del comandante il posto o le fa affìgget·e dopo averle peròsoHopo~Le al visto del comandante d'a.rflli. Egli au· .torizza l'uscita o le passeggiate esteriori degli ammalati non


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E SERVIZIO MEDI CO Mll.lTAI\E

detenuti. Accorda le autorizzazioni richirste per visitare gli nmmalati. Decide sull'invio dei molati alla sola dei consegnati e fiss a lo du1·ata della punizione . Domanda, se ne è il èaso, nl comondante d'armi (del pT'esidio) la punizione degli uffìciali in cura. Art. 29. - 11 medico capo ha l'iniziativa delle proposte per l'avanzamento e per la leg ione \l'onore, a fa vor e del' personale pos to sotto i suoi ordini. Eg li s tabilisce le liste di p1·oposla e le trasmette al dii·ettoi·e. Stabilisce egualmente e trasmette al dir·eltore i rap porti pal'licolari che si riferiscono ad esso per sonale . Lo stato ~onei·al e del le pt•oposte di rincompenso a favoredegli i11fermieri di tulle le categoPie è redatto dal medico· capo, dietro le rispelli ve proposte dei medici curanti, del fat•m acistn il più elevato in grado, dell'ufrlciale con tabile. È. indi!'izzalo al direttore che l'annota· e lo fa pet•venire al sol· · l' intendente miliLare, sotto l'autori t.a superiore del q.uale sla. la sezione. Arl. 30. - Il medico copo dete1·m1na i giorni di riunionedella commissione prevista dall'articolo 9 del decreto del 27 m aggio 1882. All'infuori delle t•iunioni periodiche, egli ta~ duna egualmente la commissione die lro la domanda motivata d'uno dei suoi membri. Egli rice'9e, in commissione,. comunicazione delle istruzioni date direttamente al farmacis ta ed all'ufficiale d'amministrazione contabile, dal sult'intende n te ol·clina tor e. Art. 31. - li medico capo da al generale comtin.d ante le soltodivisioni della r egione ed al direttore, o"gni cinque giorni, èd anco più soventi se egli ne la richiedono, lo stato del' m ovimento dei malati. ~gli si informa immediatamente di tutt'avvenimento grave o"ccor·so nello spedale. ' Arl. 32. - Il medico cupo è l'intermediario delle 'domandedi ogni natut•a falle dal personale solto i suoi ordini. Egl& riceve e trasmette al direttore le mem.o rie e lo,lol'i scienti1ìci dei medici e farmacisti. -

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RIVISTA DI TECNICA.

Farmaci8ta. Art. 33. - Il farmacista il più elevato in grado od il più .·anziano nel grado più elevato dirige, sotto l'autorità del me·dico capo, il servizio della farmacia. Distribuisce il servizio tra lui i suoi subordinati, e ne assicura l'esecuzione. Egli è l'intermediario gerarchico per tutli i rapporti di servizio, tra .il medico capo ed il personale farmaceutico dello stabilimento.

Ufficiale d'ammini8trazione contabik. Art. 34. - L'ufficiale d'amministrazione contnbile è incaricato, solto l'autoritil del medico capo, della gestione e della :polizia generalè dell'ospedale. Riparte il serviz.io tra gli uf· ficiali di amministrazione fiOtto i suoi ordini. È l'interme·diario gerarchico per tutti i rapporti di servizio tra il me·dico capo ed il personale amministrativo dello stabilimento. ·Comanda il distaccamento d'inferm1eri addetto all'ospedale -e fa, dietro approvazione del medico capo, la ripartizione ~egli infermieri d'ogni categoria, nei differenti servizi. Tiene il registro matricola dei medici, farmacisti ed ufficiali d'amministrazione addetti al servizio dell'ospedale. Polùùz e discipli·na.

Art. 35. - Il personale del corpo di sanità militare, degli <Ufficiali di amministrazione e degli infermieri militari impiegali negli ospedali sono soggetti, in materia di disciplina, .d'esecuzione dei regolamenti, di polizia degli 'ospedali e di polizia generale, al generale comandante il corpo d'armata -o al governatore miiitare, ai generali investiti del comando t erritoriale dalle suddivisioni di regione, ed al direttot·e del :Servizio di sanità/ Per ciò che concerne specialmente la polizia e la disciplina generale, essi stanno soggetti ÌJ10ltre al· l'autorità militare locale. Art. 36. -- Le punizioni ad infliggerai ai personali del corpo -di sanità militare e degli ufficiali di amministrazione sono .quelle determinate dal regolamento per il personale della ,gerarchia militare. A1·t. 37. - Il medico capo può punire tutti i medici, far-


E SERVIZIO KEDICO IULlTARE

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macisti ed ufficiali d'amministrazione sotto i suoi ordini. Nella gerarchia che è loro propria i membri del corpo di -sanità militare, gli ufficiali d'amministrazione possono es-sere messi agli arresti semplici dal loro superiore in grado, .o da un eguale di grado se nel tempo stesso è loro capo di servizio. Tuttavia per le mancanze commesse nel servizio, -e ssi non possono essere puniti che da un superiore della stessa professione. Art. 3!l. - I medjci e farmacis ti maggiori di 2" classe, gli aiutanti maggiori di 1• classe, gli ufficiali d'amministra2:ione di 1• e 2" classe ed aggiunti di 1• classe, possono ordinare 4 giorni al più di arresti semplici; i medici o farma·Cisti principali, otto giorni d'arresti semplici; il direttore del servizio di sanità 30 giorni d'arresti semplici o di rigore e 15 giorni di prigione. L'ufficiale di amministrazione incari·cato d'una gestione può, qualsiasi il suo grado, infliggere 15 giorni d'arresti semplici agli ufficiali di amministrazione sotto i suoi ordini. Art. 39. - Il medico ispettore generale ed i medici o far.macisq ispettori in mi!-sione possono prolungare fino a 30 giorni la durata della prigione. Essi ne rendono conto al .generale comandante il corpo d'armata. Il medico capo può aumentare le punizioni inflitte dai suoi subordinati. Quando .giudica esservi luogo a diminuire una punizione, ne fa la domanda al direttore. Il direttore può aumentare o diminuire Je punizioni; può pur cambiarne la natura e ben anco farle .cessare. Art. 40. Il medico capo è informato di tutte le punizioni "inflitte al personale sotto i suoi ordini. Tiene il registro di punizione, comune a tutto il personale, e notifica al sott'in·.tendente ordinatore le punizioni rìsguardanti gli ufficiali di amministrazione. Egli rende conto immediatamente al generale comandante la sottodivisione ed al direttore, delle punizioni per mancanM gravi, ~d indirizza ad esse autorità, il t• di ogni mese, il bollettino delle punizioni inflitte durante il mese precedente. Questo bollettino è trasmesso dal gene·l'ale .di brigata al generale della divisione e dal direttore al ~mandante il corpo d'armata.


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nl'VISTA DI TECNICA

Art. 41. Per quanto t•iguarda il personale di truppa, ogni medico, farmacista od ufficiale d'amministrazione può punire dire~lamente i sotLufftcìali, caporali e soldati posti sotto i suoi ordini; il direlto1'e del servizio di sanità, U medico capo e l'ufficiale contabile possono punire tulti i sol· \ufficiali caporali e soldati impiegati nell'ospedale. P el direttore ai sottu!flc:iali: SO giorni di consegna in quartiere od in camerata, 15 giorni di prigione. Ai caporali e sol· dati: 30 giorni di consegna, 30 giorni di sala di polizia, 15 di prigione e di cella. Pel medico capo: ai sottufficiali: 15 giorni eli consegna in quartiere od in camerata, otto giorni di prigione. Ai caporali e soldati: 30 giorni di consegna, !5 di sala di polizia, 8 di prigione. Pei medici e farmacisti principali e maggiori di t• classe, e gli ufficiali di amministFazione principali: ai sottufficiali: 8 giorni di consegna in quartiere od in camerata. Ai caporali e soldati: 15 giorni eli consegna ecl 8 di sala di polizia. Pei medici e farmacisti maggiori di 2' classe od aiutanti maggiori, gli ufficiali d'amministrazione di 1• e 2• classe od aggiunti: ai sottufflciali, 8 giorni di consegna in quartiere, due giorni dì consegna in camerata. Ai caporali e soldati: 8 giorni di consegna al quartiere, 2 giorni di sala di polizia. L'ufficiale contabile comandante il distaccamento di infermieri ha, qualunque siasi il suo grado, il diritto di punizione quale l'ha il medico capo. Il direttore ed il medico capo si conformano, per gli aumenti o le diminuzioni delle punizione, alle regole trac-ciate per quanto concerne le punizioni di ufficiali. Art. 42. - Dev'essere reso conto al medico capo d'ogni punizione inflitta alla truppa. Egli incarica l'ufficiale contabile comandante il distaccamento della loro esecuzione e della loro inscrizione sui libretli malricolari. Congedi e permessi.

AP t. 4-3 - Le·domande di congedo (licenza) sono trasmesse al Ministro per l'intermediario del comandante e colle seguenti norme:


E SEitVlZlO !I.&OlCO MlLITA.RE

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Per il medico CS.PO, dal direttore, i generali ili brigala e di divis,mc investiti ùel comando lel'l·itoriale delle suddivisioni di regione e il generale comandante il corpo d'armata. Per il personale del oorpo di saniti.l, dal medico capo, il direttore ed il l!omandante del corpo di armata; per gli ufficiali d'awministrazione, a mez:zo del medico capo, il diretLore, l'intendente militare ed il comandante del corpo d'armata. li sottointeotlente ordir1atore ùà il suo avviso in ciò che concerne la tenuta d~lle scritlurazioni, quando si tratta del farmacista e ùcll'ufficiale d'amministrazione gestionario. Art. 44-. - Le licenze di esenzione d'una parte del servizio e f)Uelle per la giornata !Sono ar.cordate ai medici capi dal direttore, ai medici, farmacisti ed ufficiali d'amministrazione, daJ medico capo . Le licenze d'assenza sono accordate al personale degli ospedali nei limiti seguenti: Ual direttore: 4 giorni con soldo di presenza senza. accesS{)ri, od 8 giorni con soldo di congedo. Dol generale di brigata comandante la suddivisione della r egione: 8 giorni con soldo di presenza, o 15 giorni con soldo di congedo. Dal generale di divisione comandante territoriale: 15 giorni con soldo di presenza, 30 con soldo di con~edo. , Dal generale comandante il oorpo di armata: 30 giorni ·con soldo di presenza. Art. 45. -

Le licenze della giornata·sono accordate ai sot-

tufflciali. caporali e soldati dal medico, farmacista od ufficiale d'amminislt·aziene solto ordine . . dei quali es~i sono .dir ettamente posti. Le licenza di assenza sono accordate nei limiti seguenti: Dal medico capo . . . · . . . . . ·. 4 Dal clirettore ·. . . . . . . . . . 8 Dal generale comandante la suddivisione 15 Dal generale di divisione comandante territo30 riale . . . . . . . . . . . .. Il comandante del distaccamento informa il comandante della sezione delle licenze accordate. '

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RIVISTA DI TECNICA

DispOSi3ioni speciali arr: Algeria.

Art. 46. - Per ragione dell'estensione considerevole del territorio d' Alget•ia, della difficoltà delle comunicazioni e del gran numero di stabilimenti che racchiude, il direttore del servizio di sanità del 19• corpo è autorizzato ad incaricare il medico più elevato di grado in ciascuna delle divisioni di Orano edi Costantinadi centralizzare il servizio di sanità della divisione. Il comand!mte del 19" corpo regola, sulle proposte del direttore, e nello spirito della presente istituzione, i rapporti di questo medico coi generali comandanti le suddivisoni e la di visione. Art. 47. -

Fino a nuovo ordine, il regolamento sul servizio di sanità del 31 agosLco i865 resta in vigore in tutto che

non sia contrario alla legge del 16 marzo 1882, al decreto del 27 maggio ed alla presente istituzione. Ora si attende venga compilato un regolamento sul sct'vizio degli ospedali in ar monia ·coi principi su cui si basa l'istruzione sopra riportata.

La guerra 41 Egitto.

Le notizie sanitarie pervenuteci !IU questa breve campagna s_oslenuta dagli Inglesi sono piuttosto scarse. Frattanto di tutte le relazioni che ci caddero so tt'occhio due ci sembrano contenere qualche par ticolare non privo d'interesse ed è perciò che crediamo opportuno di ripor tarle succintamente. La prima è tratta da una corrispondenza della Deutsche Mitarar;tliche Zeitschrift dello scorso ottobre e si occupa specialmente delle condizioni igieniche locali, la seconda è di un corrispondente particolare del Lancet il quale r iferisce più propriamente sui provvedimenti sanitari. Ecco quali erano, secondo il corrispondente tedesco, le condizioni igienico- topografiche trovate dagli Inglesi dei luoghi principali che servirono di teatro d'operazioni mi · litari.


E SERViZIO liEDICO MlLlTARE

Alessandria. - È degno d'interesse il s aper·e quale foss" nei mesi di agosto e seltembt·e, in cui la Jeficeoza d'acqua accresceva i di sagi e le conseguen:t:e del bombardamento e del saccheggio, lo stato sanitario in Ah-:ssamlria d'Egitto. Si potrebbe credet·e a prio•·i che questa condizione, resa più grave dalla stagione calda, avrebbe dovuto influit•e sinistramenle sullo stato sanitat·io generale; cosa, clte non si ve1·itìcò con grande meraviglia di tutti, le date compar·ative dimostrando quasi il contrar·io. Il corrispondente del Brit. M eclical Journal, che è indubiamente degno di fede, port.a una statistica, essa pu!'e compat·ati va, tra la mortalità nelle decade ùal 24 agosto al 2 settembre degli anni 1881 e 188! . Nel 1881, Alessandria cont.ava 250,000 abitanti circa; e · nel periodo sopra citalo ebbe 273 mot'li (2:JO indigeni e 43 europei) fr·a i casi di morte sono d'annoverarsi 14 febbl'i gastriche, 5 febbr i tifoidee, 22 gastro-enteriti, 35 diarree, 17.dissenterie e 2 ascessi al fegato. Nell'anno 1882 con 350,000 abitanti circa, si ebbe, nella stessa decade fra la !popolazione borghese, soli 44 morti (34 indigeni e 10 europei); cioè, 4 per febbri tifoidee, 8 per febbre gastrica, 4 per dissenteria, 9 per diarrea, e 1 per ascesso al fegato. Si sa ino: tre, che gli ospe · dali in Alessandria erano in quell'epoca quasi vuoti, e tulli i medici disoccupati. ·È da aggiungere, che il Kedivè immediatamente dopo il bombardamento aveva istituito una lempora.nea commis- . sione sanitaria con pieni poteri la quale, nell'assumere l'incarico avuto, adoperò ogni precauzione per impedire l'infezione proveniente dai cadaveri degli uomini e degli ani· mali, e per esportare l~ immondizie di qualunqe genere. Questa commissione aveva cessato di funzionare in quel tempo, e · il suo elaborato potè essere consegna to all'ufficio . d'ispezione sanit.ario, presieduto dal signor dott. Saleru, Pascka, fino dai .primi di settembre. Nelle prime settimane di agosto, avanti che la base di ., operazione fosse st.ata trasportata al canale di Suez, l'esercito inglese aveva subito una notevole deficienza di uomini , jn causa di malattie veneree contratte in Alessandria.


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RIVISTA DI T&C!'iJCA

Era pericoloso l'accostars i alle case di prostituzione reclutate · in tutte le nazionalilà; il chirurgo di bt•igala Manly propose di d khiarare terreno proibito quello destinalo alle cas~ e al qua r tiere della prostituzione, e di cas tigar.e qualunque soldato che vi penetr asse . . E da r ammenla!'e inoltre il tentativo fatto in Alessandl'ia di er·igere una casa di salute secondo gli us i ed il lusso europeo . A la! uopo si fe..:ero veuit·~ dall'Europa gli esemplari di un progetto, disegnalo dal doU. Mackie, pel fJUBie · furono invitati gli Egiziaui a raccogliere denat·o e male J·iali . per gli a mmalaLi e fet·iti. In tal modo le autorita a-V!'ebbero potuto sor vegliai'e la cura ed assistere i fel'ili e gli ammala ti egizi:àni. Il progetto, reso pubblico dai giornali in glesi eù arabi , non teovò chi rispondesse all''in vi lo. 11 sentimen lo r eligioso dei rnaomeltani non accettò progelli europei. Il 27 agosto di buon mattino la nave ospeda le (Carthago) depose ad Ismailia i lazzarelti da campo 6•, 7', e s•, i quali col loro matet•iale s i diresser·o in part..a ve.rso la fronte dell'esercito, in parte al palazzo del Kedàvé ad Ismàilia per riunirsi poi in un grande lazzarelLo centrale. Le compagnie di por ta feriti N. 1, e 2 erano già state imba rcale precedentemente, e mandate in prima linea. Non si conosce esattamente la data dèl loro arrivo ad Jsmailia, si sa però, che nel combattimento del 26 agosto essi furono molto utili all'eserciLo, poichè i feriti da loro raccolti erano provvisor iamente collocati a ter1'8, ed ess i formarono dei quadrati, e li proteggevano armati di fucile fino a che ar rivava il soccorso r ichiesto. Fu in questo comballimenlo che cadde il chirurgo maggiore Schaw della 1• compa,gnitl. dei port.n·feriti. Sul clima d'Ismailia e de i dintor ni, calr.olando dalla. fi ne di agosto al princìpi J di s ellembre; le relazioni di molti individui che pr·esero parte alla spedizione sono oltremodo soddisfacenti. L a temperatura giornalie ra raggiungeva all'ombra, in media, JOO• F . Il calore non aveva però quel carattere saturo d'acqua e di vapori come in molli luoghi della costa a rricana; era un caldo asciutto che si rendeva sensibilmente oppr imente dal tocco alle 4 dopo mezzogiorn o.


1301 Verso le 5 spirava, d'orJinaPio, ùn vento fresco ed agg•·a-devole, che continuava tutta la notte rendendola fresca . ·Il suolo è sabbioso, mescolato a terra ridotta in .polvere finissima, che il vento solleva facilmente rendendola molesta. Lo strato di polvere-sabbia in alcuni punti ha lo spessore di ùue a tre piedi, la qual cosa fa si che la locomozione per la fanteria è estremamente difficile. Un relalore attribuisce a · quel"to suolo l'azione del sistema • dry earth, • cioè di togliere ogni proprietà infettiva alle sostanze fecali; grande vantaggio quesl.o per le truppe che debbono premunirsi contro le malattie infettive. Riguardo all'acqua, l'esercito inglese, da l smailia sino alla fronte del campo di battaglia, fu provveduto dal ·canAle d'acqua dolce. Una relazione dell'i1 settembre contiene delle lagnanza sulla qualità di quest'aqcua, asse!'endo categoricamente che mRlgrado ciò si continuasse ad usarla. Una coPrispondenza del 3 l>ettembre del Britt. M ed. Journal pag. 536, dice anch'essa che l'acqua è impura al massimo grado per decomposizioni di sostanze animali e vegetali. Al vede·rJa somiglia . Alla minestra di pi~;elli e mette quasi paura a berla. I comun . filtri tascabili non giungevano a chiarificarla e tanto meno . a 1pU11ificarla. E nondimeno, quando era bollita e filtrsta a norma dalle istruzioni impartite non si poteva considernr!a ~ome causa di malattia . Per allontanare tutto ciò che é immondo, come· rimasugli · di viveri ed aUvo, e con!Servare in .Ismailia la pulitezza voluta, gli Inglesi si servrvano dei p1·igionieri egiziani, i quali sotto il comando di ufficiali sanitari spazzavanole strade e le piazze -per •un fr.anco di mercede al giorno. L'ospedale centrale del corpo d'esercito che stazionava in vicinaza del canale di Suez •avevala sua sede nel pala(lZO del K edivé in l smailia. un grande fabbpicato a due piani molto comotlo; le due navi ·CaT'tltago ed Euphrates fungevano, in prossimità di esso, ·da lazzaretti galleggianti. 'Le sale degli amtnalali nel palazzo-lazzaretto erano straoroinariamenLe fresche ed aereate. Percorrendole non si avvertiva .aHro odore che quello dell' acido carbolloo. • Questo lazzarello era destinato agli ammalati e feriti non traE SERVIZIO MEDICO 111LITA.I\K


RIVISTA DI TECNICA

sporlabili, e poteva contenei'e fino a 300 letti. Gli ammalati trasporlabili dovevano, a norma delle istruzioni, essere portati dai lazzaretti galleggianti a Gozo e a Cipro. In una relazione del 3 settembre si lamentava amaramente l'assenza d'infermiere nel palazzo-lazzaret.to, mentre sulla Carthago · vi prestavano servizio le suore del National-Aid. Un telegramma però dell'ti settembre annunziava, che 6 infer- ~ mi ere soUo Ga dipendenza della suora Caullìeld erano a rrivate

dall'Inghilterra per prestare l'opera loro in Ismailia. Quanto alle malattie dell'esercì to inglese in questa regione, un lelegt•amma dell'ii settembre faceva conoscere che il nu- · degli ammalati e dei feriti in lsmalia e dintorni, ascendeva a 240, ricoverati nei lazzaretti di terra,~ e a 192 e 9 ufficiali • a bordo della Carthago. Si pal'lava pm·e di Wl ospedale indigeno, 'ove erano curati i feriti e giziani. Sul trattam ento chirurgico dei ferili non si hanno ancora esatte rela_zioni. Si sa tuttavia che il sistema della chirurgia conservativa fu adottato mollo larga mente ~ Ci mancano pure notizie relative all'uso ed ai mezzi della chirurgia antisettica, e se essa sia slalta adoperata s ul campo di battaglia, o solamente · nei Jnzzaretli. Riguardo alle malattie dell'esercito ru notato, che la. diarrea si diffuse tanto che ben pochi ne furono esenti; s'intende trattarsi di diarrea acuta. In Ismailia oltre all'acqua se nealtribuiva il momento etiologico alle frutta che si v~ndevano bencbè proibite, e specialmente al cocomero. Si ebbero inoltre colpi di sole di vario grado, e colpi di calore, ma questi m eno frequenti. L'abbagliamento prvdolto dalla sabbia vien descr itto come assai tormentoso. Jn s ul principio pareva insoppor tabile; e nondimeno dopo breve tempo er-a cosa rara il vedere un soldato con gli occhiali, od altro ripal'O, perché gli occhi si abituavano prontamente alla sabbia lucente. Si ebbero tuttavia · molte ottalmie vere, ma furono ritenute quali conseguenza di insulti diretti della sabbia, e non già quale prodotto del calore · e del bagliore di questa; molle volte erano anche etfetlo di . contagio.

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Kassassin. - Le relazioni sull'alimentazione del soldato la dicono buona e abbondante. L'unica mancanza che si nola è la Yerdura. Per l'acqua esistono sempre le stesse lagnanza, e si deplora l'assenza dei mezzi per chiar ificarla, adducendo che pochi granelli di cloralio bas tarono a far depositare l'acqua tor bida contenui.Ji in 4 grossi galloni (mis ura di 4 boccali), o a rendcrla potabile. Lo stato sanitario generale era soddi!;;facente; parò anche in questa regione si verificarono parecchi casi di colpi di sole; nè mancò la diat•t•ea come consc;;ueuza di una dieta irregolare, e del metodo di vita in genet·ala. Sir W olseley aveva perciò ordinato che le truppe sotto i suoi ordini ricevessero una triplice porzione di thè e una doppia porzione di caffè. La guerra ln Egitto ••oon4o U corr18pon4ente parttoolare del Lancet.

Probabtlmente nessuna campagna fu intrapresa dall'Inghilterra con tanti preparativi: il materiale e il personale degli ospedali di campo e di riserva (base hospitals)> le provviste mediche e chirurgiche eù ogni genere di medico soccorso fut·ono imbarcati in abbondanza accompagnati da un corpo di bene istruiti infermieri, da ospedali di campo allestiti con grandi spese, macchine da far ghiaccio ecc. Tutte ques te provviste e mezzi di soccorso non furono utilizzati quanto avrebbero potuto esserlo, e questo deve attribuirsi principalmente a due fatti, cioè alla natura necessariamente precipitata e impe-tuosa delle operazioni militari e alla mancanza di adeguati mezzi di trasporto. Il servizio medico di campo delle guerre moderne è stabilito in pochi semplici principii che tutti possono comprendere facilmente. Nella vita civile, nei nostri ospedali ci vili per esempio, vi è spazio e tutte le comodità possibili per l'esercizio della scienza chirurgica. Ma in guerra è altrimenti; lo spazio non manca, ma la organizzazione e il sistema dominano sopra ogni altra cosa. Se l'amministrazionP. non P. fondala sopra saldi principii, n è la più gran periz!a in d i vi-


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duale, nè le più abbondanti · e migliori provviste saranno di Alcun soccorso. Questi principii consistono nello sgombrare continuamente i mala ti e i feriti dalla fronte aliA base di operazione, é prGvved'er e per i bisogni della forza combattente una proporzionata quantità d'oggetti d'ospedale ~ di medicalura, c che questi siano nello stesso tem po mobili più che é possibile. Il meccanismo con ·cui si eseguisce tutto questo è un sistema rli ospedali di cam po o mobili, e spr>dali di riserva o ~enerali. Il principio fondamentole di uno spedale di campo, è la mo·bilità; la utilità, d'un sistema d'ospedali da campo, la possibilità di soddisft~re aa ogni occorrenza è in ragione ùiretta della s ua facilità di movimento. Se quostalé assicurala lutto sat'à facih~ . La divisione di nno spedale di campo in più sezioni, qualunque s ia la sua ~rand ezza, è ques tione ài ot·dinamento pre'"enlivo e di imballagfrio; in pt·opot'· zione chè diminuisce la mobilita, diminuisce l'utililà di uO"o spedale di campo, finché è privaLo del suo carattere essenziale ed é regolato nella categor ia degli spedali stazionari o ili t'ic:;erva t~mporam~i o permanenti. ùn altro principio è che i soccorsi sieno distribuiti alla fronte dell'esercito in ragione della loro raccolta e disposizione alla base d' operazione e dei preparath•i che s tanno facendosi alla rétroguardia dell'esercito. Questo è cosl naturale che sembra inutile il r icordarlo. Ma non bisogna dimenticare che la rapidit:à dell'azione fu una necessita militare in questa campagna, che prima che lulta la {ruppa rosse sbarcata una parte di essa dovette marciare avanti e combattere; un'altra parte dovette essere sbarcata in fretta e marciare in soccorso della prima per assicurare la provviste d'acqua e occupare le s trade fet·rate; e dal primo all'ultimo trasporto vi fu una ~ra n clif·tJcoiLà non mai ih'lieramente superata è vero, ma andata diminuendo di giorno ih giorno, a mano a ma no che si poteYa servirsi delle barche dei canali e dei carri delle strade ferrate. Le truppe arrivarono a Ismailia il 22 e 23 agosto e furono prestamenle sbarcate in questo e nei giorni successivi. Un palazzo, il pala:zzo del Kedive fu in fretta trasformato in ospedale; era UJn bel fabbr icato, ma un pl.ùazzo, e quindi


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mancante di tant.e necessita e comodità che occoJTono per uuo spedale. Il t3 fo sbarcato una partt:: ddlo s peda le tl1 campo n. 3 sotto il chirurgo maggiore dott. Beattie eprese possesso di questo fabbricato, il che era a ppona fa~to quandv cominciarono ad arrivare i malati e feriti. Il lavor o fu molto faticoso; notte e giorno per molti giorni di seguito lutto 'dovette es~ere imp1·ovvisato c ol materiale che si aveva alla mauo e come veniva alla mano. Ci volle molta des trezza ed e ner·gia per m ettere in ordine f{Uesto spedale, che nello spazio di un tempo r elslivamente breve dopo l'arrivo, il giorno 28, della nave ospedale Cartagine con le provvi~te e le mas serizie per lo speciale di riser·va, divenne e l tempo che io lo vidi sotto la dir ezione del dott. Oliver Bamell ono s pèdale ammirabile, pulito, ben ventilato, ben provvisto e bene ordinato, con un a triwsre,·a nelle ca met·e ta nto IPggera e grata ai sensi quanto l'aria esterna. Questo spedale riceveva tutti quelli che venivano dalla fronte dell'eserc;to et! alimentò tutti i lra!SpOl'li provenientì da Is majlia coi lot•o car ichi di malati e di fet•iti diretti per Crpro, Malta o Inghilterra, la maggior parte per questa ultima destinazione. Il molto lavoro compilo in ryuesto ospedale può esser e valutato dal fallo che 2667 infermi passarono per esso nel cor so di un mese di cui, 500 o 600 erano feriti. In questo spedale fu adottalo fin dapprincipio un sìs ~ema di ehirur-gia antisettica, fin dove era possibile la s ua pronta e pratica a pplicazione, o, come .nel -caso dei ferili alla batta~l ia di Tel-et-Kebir, continuato quando - era sta to prima applicato. L'ampiezza della sala centrale e della scala, i ventilatori aperti nei corr idoi e la natura del clima che pet•meLtevll di tener le fin estre aperte notte e giorno · e il largo uso dei ùisinfeltanli nel medicare le ferile mante nnero l'aria dello s pedale purissima; e possiamo assicurare, p er cognizione personale che il sistema della terra asciutta ceambiala periodicamente rese quella parte di fabbricato trattata in questa maniera perfetta mente salubl'e. Ed infatti benc hé le porte e le finestre di questa parte permettessero la libera comunicazione con il resto dello spedale, non si sentiva alcU»a traccia di cattivo odore. .Jn questo ospedale fu pure provveduto per la segregazione delle malattie iufeltive.


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Passondo sopra gli eventi militat•i del 24, 25 e 28 agoslet, veniamo a quelli Jella ballaglia di Tel-ei·Kebir ed immeilialamenle precedenti. V'el'a gean quanlità;di mezzi Ji trasporllo,. vale a dire, una larga provvista di cavalli, muli e carri; in Inghilterra erano slali falli preparativi per cinque spedali; ognuno capac.e di 200 malati; 111a era impossibile utilizzare tulli questi mezzi. La natut·a sabbiosa del suolo non permetteva fa re uso dei veicoli a ruote pel trasporto dei feriti. ll generale(Sir Garnet) aveva maturato i suoi piani e stabilito la sua strategia la più ardita e la migliore che si potesse adottare. Sulla marcia notturna, l'attacco alla punta del giorno e sui fatti successivi non accade discorrere; ma è essenziale fermare inmente che la forza assalitrice aveva a s ua disposizione dietro di sè la linea della s trada ferrala per r itirata; e sul fianco sinistro lungo il canale un sistema di trasporti per acqua. Le disposizioni sanitarie furono quesLe: Due spedali da campo erano stati stabiliti presso la chiusa di Kassassin circa otto miglia lungo il canale da Tel-ei·Kebir. Una mezza compagnia di portaferiti era assegnato. a ciascuna divisione durantel'azione e uno speciale sistema di cacolet alla divisione di cavalleria. Il contingente indiano che si avanzava sull'altrolato del canale aveva i suoi propri appl'estamenli. Nella nol.te del12, pel canale d'acqua dolce in una flottiglia di cultet•s e di barche a fondo piano furono mandaLe ìe provviste pe1· unospedale da campo pr·onto ad essere sbarcato in qualunque punto occorresse, e da Ismailia erano ogni giorno mandate provviste di ghiaccio allo spedale di Ka::;sassin, dove era copia di meùicine ed altr·i soccorsi sanitari par i fet•iti pr()venienti dal campo di battaglia. Il chirurgo generale fu per tempissimo sul campo a diriget·e gli ordinamenti sanilal'i, quindi corse su K~tssassin per assicurarsi che i vi era pos.to lo spedale pel ricevimento dei ferili. I preparativi per lo spedale della chiusa di Tel-el-Kebir sembrano avere ben cor· risposto. Le barch.e scaricavano le loro pt•ovviste, uno spedale di veu ticinrtue lende fu formato sop1'8 un'altura vicina al canale d'acqua dolce, e fu issata la bandiet·a di Ginevra s ulla sommità di una tri.nceb di terra sgombrata dal nemico. SnUe barche fu di!:'leso un alto strato di rìeno e quelle lit•ate lungo.


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E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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gli argini del canale. Dalle 9 antimeridiane alle 8.ao pomet·i-diane circa 200 fer·iti europei furono ricevuti e curati nello spedale e inviati in due mandate allo spedale della chiusa di Kassassin. Il sistema dei lt·asporti per acqua è adattatissimo · pel tr·a~porto dei feriti. Fr·a i 200 ferì lì vi erano setta ufficiali,. cinque dei quali erano ferili gravemente. Fut·ono pure ivi accolti 200 Egiziani feriti, medicati e accomodati per essere trasportati per ferrovia al Cairo. Fu proposto con molto · buono effello di amministrare sistematicamente l'oppio o per bocca o per la via ipodermica, aù ogni ferito. Le ferile fu-· rono tutte trattate con la medicatura antisettica. I feriti furono trasportati su pagliericci, dhoolies, o barelle a cacolett da cui, per• regola, non erano tolti fino al loro sbarco allo spedale della chiusa di Kassassin. In questo spedale v'erano cinque ufficiali medici e un chirurgo civile per la pt·eparazione di tutte le soluzioni antisettiche e delle medicatura, oltre a tre ufficiali medici che accompagnavano i feriti e temporaneamente aiutavano gli altri, il tutto, compresi i trasporti, sotto l'autorità di un chlr·urgo generale. Un gran numero di feriti egiziani oltre i pree;edenti furono raccolti sul campo e mandati a uno spedale di campo pre~so la stazione della fel't'ovia di Tel-cl-Kebir o ve furono eseguito molleoperazioni. Duecentodue furono mandati alle loro case e gli allri dopo essere stati provvisti del necessario furono mandati con treno speciale al Cairo in cura ai loro medici.


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RIVISTA D'IGIENE

·QUeltioDl d'igiene mllltare.

Dal resoconto del X congresso gAner ale dell'associazione m edica italiana tenuLo in Modena dal 18 al 24 settembre 1882, che ci è dalo dogli annali universali di medicina e chirurgia (Rivista fa s. o-ttobre) togliamo il seguente sunto della confer enza sulla igiene m ilitare, fattavi daU'egregio profes· soee dott. cav. Sormani Giusep(le, ed alla quale intervennePO pu1•e gli ufficiali della scuola militare. Il prof. Sormani in:oomi.nciò dall'aceennare ·alla mortalita nei var i eserciti europei dimostrando che le truppe francesi , prus!:!iane ed inglesi soffrono annualmente un minor numero ùi perdite che le truppe italiane. Analizzò partita mente a quali malattie si debba l'eccedenza della mortalità nell'esercito. E dai confronti inleenazionsli risultò che essa è dovuta specialmente alle malattie acute e croniche degli or·gani respiralot·i, alla febbre tifoidea, al :morbillo, alle infezioni palustri, alle malallie del tubo gastroenterico. Il pro!. Sormt~ni a diminuir e la mortali là del nostro esercito, propose di adolLare le misure seguenti: f• Chiamata delle reclute in autunno; 2• Istruzione delle r eclute per alcuni mesi ai distretti; 3• Isolamento delle reclute appartenenti a distretti dove .serpE-ggiano malattie epidemiche;


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4' Miglioramento nella costruzione delle latrine nei quartieri, e sor veglianza sui pozzi delle acque potabili. o• Concedere almeno 40 metri cubi di. spazio per uomon elle camerale, e servirsi della illuminazione notturna pel" favorir·e la ventilazione delle medesime. 6• Trasportar·e le truppe !ungi dai luoghi palustri durante· l'es late. 7° Risparmial.'e il maggioi' numero possibi le di posti di sen li nella; s• Concedere la camicia di flanella alle truppe ed alla. fanteria il capello degli !ilpini; 9" Mi gliorare l'appr•estamenlo del rancio peu modo cheriesca più sapido; 10• Risparmiare, più di quello che Ol'a non si faccia, Je, forze delle t'eclute. Con tali misure, che impegnano poco il bilancio, l'autoi'espera che s i salvel'à la. vita n parecchie centinaia d'uomini ogni anno. Lieti del ricordevole affetto che il dott. Sormani conser·val pell'escrcito al quale appartenne per lunghi anni qual dis tinto ufficiale sanitario; convinti dell'autorit.é che le sue idee possono assumere per ciò stesso e pella speciale posizione che attualmente occupa qual professore d' Igiene nella R. Universi tà di Pa via, crediamo opportune alcuneparole di commen to ed osservazione alle s ue argomentazioni e proposte . . . . Non infirmiamo lo scientifica esattezza dei suoi concetti; ne discutiamo semplicemente l'opportunità, l'attuabilità dal punto 'di vista p1•atico. Ciò r-eputiamo tanto piu doveroso avendo i congr·essisti credulo di dare ello stesso professore Sormani l'incarico dv r iassumel'e le sue osservazioni e proposte per polerle indit presentare al ministero. Ciò premesso ossei'viamo: . Che le truppe francesi, prussiane ed inglesi soffrono an-· nualmente urr minor numero di perdite che le truppe italiane sla di fa.hlo; però pell" venire. a sì !alte conclusione certamente l'egregio disserenle avra tenuto ealcolo .dell'influenza< dei diversi fattori che rendono le nude cifre insufficienti a.


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stabilire esatti raffronti. La modalità speciale del reclutam ento per le truppe inglesi fa per esse difficilissimo ogni ·statistico riscontro. Nelle altre l'analogia é più atte ndibile; però nei computi devesi pur mettere a calcolo le invalidità, i r imanùi, ed ancora riscontra!'e la mortalità milita!'e colla ci vile: la vita militare di certo aumenta ovunque la morbosilà e la mortalità in rapporto alla popolazione civile (maschile e . della stessa eta) ma bisogna tener conto delle condizioni di q uesta per valutare q uella m ilitare. Di sicuro, lo r ipetiamo, il ·profe3sore Sormani avrà calcolate tutte esse condizioni, tutti essi coefficienti, cosa che dal resoconto non può però dedursi. Nella determinazione dell'epoca della chiamala delle reclute .alle armi é mestieri farsi pur carico, massime per un paese agricolo quale è il nostr o, delle esigenze sociali, delle necessità economiche civili . Non é da ora che si studia come ·scansare gli inconvenienti della chiamata nel cuore dell'inverno. La necessità dei congedamen ti anticipali, di avere un ·sollievo del bilancio con una diminuzione degli uomini per . a lcuni mesi; l'indiscutibile necessità di ciò fare solo ulLimate le istruzioni campali estive, fu l'insuperabile ostacolo alla benissimo compresa e desideratissima riforma. Ora però che quasi •J!5 (13000 su 70000) del contingente di 1• categoria :non ha a prestare che soli due anni di servizio solto le armi e sarà quindi po!'!sibile nei limiti del bilancio tenere gli altri sotto le armi per interi tre anni, renderà meglio 1fatlibile ottemperare a quel igienico desiderio. Dicendo autunno, certo il professore ha voluto indicare i primi di novembre .. . In tal caso è precisamente l'epoca ·che da diversi anni si vaghegRia per essa chiamata dalle .autorità militari tutte, appunto perché concilierebbe meglio -<l'cgni altra le esigenze igieniche colle militari ed econo.m iche. L'istruzione delle reclute per alcuni mesi ai dislrelLi non -sarebbe cosa nuova: fu già tentato farlo, ma gravissimi inconvenienti d' ordine militare ed economico ne sconsigliarono la continuazione; ed anche considera zioni igieniche la l:!consigliano nelle attuali nostre condizioni. Si rifletta alle ·.COnseguenze dell'agglomeramento delle nuove reclu~ ai di-


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stretti, a lla necessi ti! del loro accasermamento, e forse si noteranno inconvenienti egualmente gravi a quelli dell'immed iato loro riparto ai rispettivi corpi. t!: in condizioni at. attualmentn l' ltali.n d'accorda re doppio accasermamento? L'isolamento clelle reclute appartenenti ai distretti ove serpe!!giano malntt.ie epidemiche fu sempre prescritto, sospendendo l'invio e.i corpi ogni Yolla che si ve1·iiìcò quella condizione di cose. P erò fl UÌ è giusto anche notare che le più severe inchieste fallesi in Italia ed anche all'es tero hanno dimostrata che la popolazione militare più che allro soffre delle influenze della civile. I miglioramenti nel la costruzione delle latrine nei quartieri e la sorveglianza sui pozzi d'acqua polabile, sono utili e note norme d'igiene che sarebbe far torto all'azione medica (oggidi libera, autorevole, ed efiìcace) nei corpi ed al· l'interessamento oculato dei capi militari, il metterne in dubbio l'attenta ed assidua esecuzione nei limiti del possibile e ragionevole. Diciamo cosi per rigoardo alle poco felici condizioni di molti dei nostri quartieri, ne' quali radicali riforme in questo limHato scopo significherebbero inutile spreco, giacché appena le nos tre finanze il comporteranno s'avrà a fare ben altro. Il concedere almeno 40 metri cubi di spazio per uomo nelle camerate è tale proposta che supera e notevolmente la misura della quale s i accontenterebbero molti altri igienisti: la proposta sarebbe inattuabile collo stato generale del nostro ar.casermamento, e per attuarla si dovrebbe impegnare, checchè se ne dica, moltiBsimo il bilancio. P er ottenere invero 40 m. cubici con dormiloi alti !'i metri in media, con due file di Ietti e quindi larghi da 51t2 a 6 metri, sj esigerebbe avessero per allo,ggiarvi 20 uomini una lunghezza di 30 ossi vero 27 metri, con un aumento di oltre 13 metri per ogni 10 uomini in più, 3 letti sarebbero allora tra loro distanti, da asse ad asse, quasi di 3 metri, e quindi · con uno spazio tra l'uno e l'altro di più che 2 metri. Si esigerebbero poi 9 metri superficiali per ogni uomo; 10,800 m. quadrati di superficie per· 1200 uomini, la forza media d'un reggimento . . . e ciò pelle sole camerate o dormiloi!


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Il trasportare le truppe fun gi dai luoghi palustri durante l'estat.e, fino ad un certo punto è già fatto, giacchè non vi hanno guarnigioni propriamente dette in luoghi ·palus lri propriamente detti. Per togliere ancora certi piccoli presidi bisogna far i conti colle esigenze della pubblica sicurezza, colla ubicazione di certi stabilimenti carcerari, pElnali, ecc. È uno stato di cose che il dicastero della guerrl) subisce, e sarebbe ben lieto si trovasse modo perchè potesse sottrarvisi. Risparmiare il maggior numero possibile di sentinelle è un desiderio che costitui già da tempo una preoccupazionecostante delle autorità militari e che si attua già fino all'ultimo limite del possibile. Il concedere la camicia di flanella alle truppe fu nei li~ miti pratici, benché con non lieve aggravio del bilancio, già aHualo concedendola agli alpini ed ai carabinieri. Lo adottarla per la fanteria tutta è ques tione gravissima. La spesa, le esigenze della polizia, le speciali condizioni del soldato nella stagione estiva, e, non vuolsi obliarlo, le condizione dell'abitudine contratta, che pella ma{!gior.anza dei congedati non: potrebbe conservarsi, sono ragioni da pre ndersi a calcolo. Forse allm'8. la vecchia camicia di cotone (colla maglia o la sottoveHte di cui è pur il soldato provveduto) non apparirà tanto impari alle igieniche esigenze, consideratoe nel soldato. sotto le armi e quando le abbandona. Migliorare l'appr·e stamento del rancio per modo elle riesC8' più sapido, é una questione che collegasi f!ll'allra dell'accasermamento ed alla gravissima del sis Lema regionale •. ~ Essa si risolverà perciò solo col tempo, concorrendovi però e non per poca cosa, il bilancio. Ad ogni modo qualche cosa è anche fin d'or•a possibile. Rispar.miare più di quello che ot·a si faccia le forze delle r eclute è oggidi piu che àltra volta e sarà ancora più col progresso del tempo, un pio desiderio . . . La diminuzione della permanenza alle armi e l'acceleramento dell'isttllzionesono due qualita compensative, che chi ha pratioca delle cose militari sa che non po~sono s<'.indersi . . . Se voglionsi j, vantaggi sociali ed economici dell'una, bisogna soppot·tar e


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gli inconvenienti dflll'altra. Certo un illuminato metodismo è necessario ed è il solo pratico profilaUico possibile. Queste nostre osserva:tioni non sono all'indirizzo dell'egl·egio collega pt•oponente: sono piuttosto una delucidazione necessar·ia ai profani per ben apprezzare le formulate proposte e le prailiche pretese dell'igienista. Son cose note, notissime. -Il Sormani, ne siamo certi, le ba ripetute conscio dell'evangelico adagio • ballete, battete e vi sarà aperto ,. ... Però chi deve convertirsi non è nè i medic.i militari, nè le stesse auLorila militari: spetta ad altri il generoso compito; ed al tempo il darne la possibililà. Qua ndo tutti ci sat·emo persuasi dell'alt!'a assoluta verità, che in fotto di malattie il prevenire .costa neppur il quarto di quel ch0 costi il rep1·imere, allora con costante perseveranza inizieremo e riesciremo più facilm ente a compiere i comuni desidel'i .. Ma appunto per ciò non è sana tattica il nasconderfl il lato debole, il finanziario cioè, della questione e dire che non s'ha per ciò ottenere alcuna necessità di impegnare il bilancio . .. Nò, il meglio è dimostrare che il rendimento dei ris ultati sara rimuneratorio e notevolmente superiore ai pur onet·osi sacrifici che al bilancio s i impol'ranno, quando potrà sopportarli.

B. I•truslonepopolar• cU.ftunlnta.tta l'IDgJallterra. aulmoclo 41 rlolalamare lJl vita gli &DD&g&tl. (Gazette des Hopi. tau:c- settembre ·1 882- N. 113). 1• Adagiate immediatamente il paziente sul ventre, po-

nendo un involto largo e res istente, formato di vestimenta sotto lo stomaco e sotto il petto. Collocate un suo bmccio sulla fronte, in modo da tenere la bocca lontana dal suolo. Comprimete col peso del vostro corpo, due o tre volte, per quattro o cinque secondi ciascuna volta, sul dorso del paziente, in modo da far risalire l'acqua penetrata nei polmoni e nella stomaco facilitandone l'uscita per la bocca. 2• Voltatelo rapidamente, collocando la faccia in alto e mantenendo l'in,•olto delle vesti al di dietro delle sue sca83


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pole, e procurate che la testa sia estesa indietro per quanto sarà possibile. Ponete le s ue mani sopra la testa. Inginocchiatevi in modo da avere le sue anche tra le vostre ginocchia e tenete i vostri gomiti appoggiati fortemente alle vostre anche. Allora afferrando la base del petto nudo, stringetene nello stesso tempo i due lati, comprimete gradatamente in avanti con tutto il peso del vostro corpo per circa tre secondi, finché la vostra bocca sia quasi al disopra di quella del paziente; poscia ad un tratto, r espingetelo bruscamente indietro. Riposatevi tre secondi, poscia ricominciate, ripetendo siffatti movimenti di soffietto con perfetta regolarità, in modo da cacciar fuori l'aria corrotta, e da farne penett·are della nuova nei polmoni, da otLo a dieci volle al minuLo, almeno per un'ora o fi nché l'individuo respiri normalmente. Nota. Le raccomandazioni che precedono devono essere eseguite immediatamente all'istante stesso in cui l'annegato viAne estratto dall'acqua: un momento di ritardo e ogni s peranza di successo può essera perduta. Evitate l'affollamento attorno al paziente; importando che gran copia d'aria fresca giunga ad esso. Abbiate cura di non interrompere le sue prime e corte inspirazioni natu1·ali; se esse sono scarse, continua te accuratamente negli intervalli i movimenti di soffietto. Quando la ispira::ione è dioenuta regolare, eseguite frega gioni secche, avvolgete il pAziente in coperte calde, somminis trate gli liquori alcoolici caldi con acqua a piccole dosi ripetute, poscia !asciatelo riposare e dormire.

La febbre tifoidea a Parigi.

La febbre tifoidea che, come già accennammo, domina d a mesi a Parigi è oggid! in decrescenza, benché segni ancora una cifra elevata pei colpili e pei decessi. Nell'anno, anzi nei primi 10 mesi dell'anno s'ebbero per essa malattia 2300 decessi, nell'ottobre occasionò 926 morti, con 2112 entraLi an li ospedali.


n'IGIENE

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Dal 2 ottobre le ammissioni negli' spedali asceser·o a 315 • coi 66 decessi; il mattino del 2 erano degenti in essi ospedali 1967 tifoidei, il 9 mattina 175G: s'ebber o in media 4,93 entrati al giorno nella settimana, 9,.\3 morti. In citta poi nella stessa sellimana si ebbero 102 decessi, vale a dire in media 14,57 al giorno. Dal 26 ottobre al 2 novembre i decessi notificati all'ufficio municipale di statistica furono 173 per ft3bbr•e tifoi. dea, sul totale di 1077, per una popolazione (censimento 1881) di ~ ,225,910 abibanli, compresi 18380 militari. Dal 6 al 12 nove mbre s i avevano avuti :!50 m01·ti e 1001 entrati ag li spe. dali; dal 9 al15 non si ebbero che 341 e ntralia gli spedali, 193 casi in cilla, 112 morti. Dal 16 al 20 novembre si ebbero 120 entrati ed il 20 novembre eranvi degenti 1476 tifoidei. Da ulteriori notizie il numero dei degenti sarebbe ancora diminuilo {a 1415 il 24 novembre). Nella aunga ed elevata discussione, alla quale l'epidemia tifoidea dié occasione nell'Accademia di medicina l'illustre m edico ispettore generale militar·e Legouest ha scolpate le tru ppe dal duro appunto d'essere il semenzaio od almeno ~jl . focolaio or·ig inario dell'epidemia nella popolazione civile. Come già il Colli n pure ispettore sanitario militare aveva in più occasioni fallo, cercò dimostl'are come w~r converso i milita ri subissero l'influenza delle tristi condizioni della popolazione civile e specialmente dei meno iRienici centri di ~ssa in cui di regola i qual'tieri sono ubica ti. Le trup pe sono la pieh·a di paragone della salubrit.a delle città, pel'chè riuniscono e condensano tutle le condizioni di receLti vità del male, condizioui dis seminate nella popola· zione civile e, per tener si più che possibile vicini alla ve· rilà, conviene ammettere almeno che le .due popolazioni si influenzano reciprocamenLe. Sul proposito il LegouesL con competenza piena e con . tatto pratico inspirato dalla più valida esperienz~t soggiunge: - esse1·e inopportunissimo risolvere a mministrativamente delle questioni mediche. I miglioramenti qualunque si sieno, nel1l'armata come ovunque, sono l'opera del tempo, del denaro, ., della perseoeran~a e della oolonta. Ora almeno la buona -·volontà dei superiori comandi militari non fa mai difetl(}


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RIVISTA

n sostegno dell'opera medica ..... È una verità che é utile il ripetere, onde le fami glie si rassicurino e sappiano che i · lor·o figli chiamati alle armi sono trattati con ogni riguardo nei limiti del polòsibile attuale, e sono l'oggetto d'una vigilante sollecitudine. A queste egregie parole (che ripuliamo utili quanto almeno le proclamazioni di certi igienici desideri cbe ness~Jno ignora nè contrasta, ma che purtroppo non possono attuarsi col . di vino fiat) noi sottoscriviamo convinti.

B. L'Igiene e la proatulll nel Belgto - PRousT.

Al manifestarsi d'un caso di malattia d'indole comunicabile, trasmessibile, diffusibile, il medico curante invia immediatamente all'amministrazione centrale (Ufficio d'igiene) un Bollettino .... Non è sostantivamente prescritto di ciò fare, ma è cosa co~>i fattamente accetta ed entrata nelle abitudini che non solleva la menoma reclamazione e praticasi sempre e da tutti . L'ufficio d'igiene manda immediatamente sul posto un ispe~ tore che prende immediatamente le misure necessarie e fa analogo rapporto alrufficio. Se t.raU.asi di un ammalato la cui presenza nella casa può diventare pericolosa, una vettura speciale viene immediatamente a prenderlo e a trasportarlo all'ospedale. Nei casi di vaiuolo si vaccina immediatamente tutta la famiglia ed anco tutti gli abitanti della casa se trattasi di certe abitazioni miserabili, sommamente popolate, ecc. Un impiegato dell'ufficio dei ponti e strade è pure inviato dall'ufficio d'igiene a verificare la salubrit.é. della casa e delle sue dipendenze, ad esaminare lo stato delle comunicazioni delle fogne e pozzi neri, a disinfettarle colle sostanze che gli agenti sanitari stessi portano seco loro. Nel caso che siano necessari d'urgenza dei lavori perassicw·are la salubrità dei locali, sono immediatamente eseguiti; salvo il successivo reclamo pel rimborso contro il proprietario. Tutte le sere, alle 5 ore, il direttore dell'uCficio d'igiene


D'IGIENE

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· trasmette al sindaco un piano della città pel quale con spii! di colore, sono indicati i casi di affezioni contagiose, trasmissibili, ecc. che accorsero nella giornata, e gli sottomette pella segnatura i documenti atti a regolarizzare tutte le mis ure che esso direttore fu obbligato di prendere egli stesso d'orgenza. I risultati di questi procedimenti hanno dimostrata la verità di quell'ass ioma, che • ogni spesa fatta in nc)me dell'igiene é una vera e reale ec:onomia; le spese per impedire una epidemia non essendo mai neppure al quarto delle neces. sarie per combatterla quando sviluppatasi • . Ciò che si è ottenuto coll'adozione delle sovra accennate misure profìlattiche, é dimostrato dalle seguenti cifre indi. canti le medie mensili dei decessi per malattie infettive. croup Cebbre ed angi na scarlattina morbillo •aiuolo tiloide

· 1•periodo(1864-73) 10,5 6,0 6.3 17,0 16,5 2• per·iodo (1874-80) 3,4 1,1 7,1 5,3 8,3 E dalla scala dei decessi per malattie zimotiche pell'anno 1881 raffrontati alle medie annuali dei trent'anni 1850-1880 . (lanssen): Febbre Lifoide 9-i contro H9; colera 8 a 142; vaiuolo 17 a 102; croup 23 a iO; sequela di parti 50 a 87; morbiUo 58 a . 58; scarlattina 8 a 52; tosse convulsi va 48 a 48; difterite 4 a 3-i.

B.


N ECROLOG lA

Oelllll neorologtoo-blograflot ••l dottor oomm . Glo. A.D.tonlo OomiaHttt, maggior generale medloo, pr..ldente ' emerito del oomltato dt •&nltà. militare, eoo. Parecchi giornali fm·ono !-iOlleciti ad on orare di un cen no necrologico la tomba del compianto comm. Gio. Antonio Comisselli, non appena ne conobbero la morle avvenuta il 24- settembre ultimo scorso in Torino. Ma gli egt•egi scrittori nella lodevole loro sollecitudine non poteron a vere agio ed opportunità per investigare nell'op er osa e virtuosissima vi la dell'illustre defunto. Il perchè a mici intimi e colleghi distinti si appr estavano, fu detto, a scrivere più diffusamente degli eminenti m eriti e delle rare qualità del m edesimo, con quella competenza e valentia letteraria ben nola nei sommessamente indicati al grato ufficio. ' Per contingenze di avver so destino, come s i riseppe di poi, la fortunata ventura, agognata da tutti che deplorano e piangono tanta perdita, non potè avvet·arsi; e quindi, per· quan to impari al confronto, l'invito fatto mene da colleghi ed amici perchè ad ogni m odo avessi o. sobbarcarmi al pio e doveroso com pilo. A ITetto, de vozione, gratitudine, priorila stessa di volenter·oso intendimento n on era quanto venisse a ciò meno in me, ma timore, e timore fonda to, di riuscire inferiore l1·oppo al compito stesso. Doveva ad ogni m odo prevaler e e -p1·evalse nella mia •


~ECROLOGIA

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r isoluzione il sempre caro e prezioso r icordo della benevola e confiùenle amicizia di cui il Comissetti mi onorò costantemente nei 27 anni nei q uali, Lui medico capo od ispettore o presiden te del consiglio (ora comitato), ed io semplice addetto o segretario, concorrevamo ad identico scopo, pel' quanto in ben diversa mis ura, negli uftìci di detto consiglio in Tor·ino ed a Firenze. Che se ad osu r·e fosse occorso stimolo maggior e, e più r ecente e più soave e più sentito questo mi veniva dalle larghe pr ove di stima e di affetto di cui mi ricolmò, lontano o vicino, negl i anni dell' onorato s ao riposo ed in questi stessi ultimi gior·ni del viver suo. Figlio a Giovanni ed a Domenica Doralo, il Gio. Antonio Commisselti ubbe i natali a Peaana vercellese il 12marzo t 805. Della s ua infanzia e puerizia non fu possibile avere fuorché poche e sconnesse notizie, da cui s i raccoglier·ebbe aver egli perduto lu madre quasi appena nato, e giovinetto ancot·a esser e sta to or bato del padre, il quale, già p&ssato ad altre nozze, lo la,;ciava afl-idato ad una maclr•igna chtt però (caso raro!) ebbe pt::r esso cuore e cure di vera, tenel'a madre; tanto che la ricordava con sentita compiacenza, rimpiangendola troppo prematuramente estinta. Alcuni pochi tra i suoi coetanei e condiscepoli ne ricordano il brio giovanile, la bontà dell'animo, la gentilezza del tratto, la sveglialezza d'ingegno, l'amore allo !:.tuJio ed irapidi progressi che lo dis tinsero sino alla laurea chirurgica, conseguita nell'università di Tot·ino il 2G giugno 18:30. Scelta, poco di poi, la carrieea medico-militare vi entrava, previo loJa to esame, i! 2:> febbraio 1832 col geado di chirurgo ma ggiore in 2 do di 2• classe, da cui il 9 luglio 1833 faceva gia passaggio alla 1•. La lenta carriera di quei tempi, benchè falla più rapida dall'avanzamento a scelta per via di esame di concorso, e benchè il Comisselli vincesse appunto il posto in uno di tali concorsi, non gli consenti la promozione a chirurgo maggiore in 1• se non ai 14 ottobre 1843. In la! grado, falla con onore la campagna di guer ra dPI 1848, lo troviamo tutlot•a nel 18,i9, in cui però, con di~JVlS i ·


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Nli:CROLOGIA

zione ministeriale 8 marzo di dello anno, fu incaricalo delle funzioni di chirurgo capo presso l'esercito combattente contro l'Austria per l'indipendenza italiana, non senza aver in questo riportato una men:zione onoraoole. Reduce da tale campagna, di fronte al nuovo ordinamento che stabiliva la doppia laurea medico-chirurgica per tutti indistintamente gli ufficiali di sanità militare, il Comisset.ti preparavasi ai r elativi esami nell'univer·sità di Torino, ed ai 29 novembre dell'anno suddello aggiungeva a quello di chirurgia il diploma di dottore in medicina. Apertosi poco tempo a ppresso un esame di concorso a chirurgo capo effellivo vi si presentò, vinse uno dei posti e ne ottenne la nomina con regio decreto 26 agosto 1fl50 con destinazione all'ospedale militare di Cuneo, dove per effetto del cilato nuovo or dinamento assunse la denominazione di medico divisionale di 2' classe. Trasferito in tale qualità, prima allo spedale di Chambery il 22 dicembre 1850 e quindi a quello di Genova il 5 febbraio 1853, ideava in quello coi colleghi dipendenti la creazione (1) del Giornale di Medicina Militare, di cui fu per lungo tempo direttore e collaboratore di pregiatissimi articoli scientifici che vi andò man mano pubblicando. Nell'altro ebbe u trovarsi di fronte a micidia!issima epidemia choterosa, contro di cui lottò coraggioso coi più razionali mezzi dell'arte, scrivendone poi la dotta Relazione che, pubblicata nel giornale stesso, fu raccolta e ristampata in un fascicolo a parte dalla tipografia Subalpina nel 1855. Al grande e provvidenziale concetto dell'immortale Cavour, per cui buona parte dell'esercito Sardo fu avviato nei gloriosi campi della Crimea sotto la guida del prode e valvroso Alfonso Lamarmora e di fianco agli eserciti francesi ed inglesi. la scelta d'un medico in capo della spedizione stessa era cosa difficile e delicatissima, giacchè vi si ric hiedeva persona che, oltre ad incontrastata valentia scientifico-pratica ed a prove gia fatte di speciale attitudine,

(l) Veggasi. la prefazione allo steaso in data !8 luglio 1861.


NECROLOGIA

avesse lingua, caratte re, modi e fisica vigoria per assicurar il buon andamento del servizio in quelle lonta nE' eù inospiLi regioni, e per render avvalorate allresl presso ~li eserciti confederali e presso il nemico stes!:lo quelle conquiste scientifiche, intellettuali e morali che il nostro cor·po san ilario militare aveva già saputo acquistarsi in paese. Col sottile e sicuro s uo criterio al Ri beri si affacciò tos to la persona del Comissetti siccome per ogni ver·so la più adatta a l difficile incar ico; così che, fa ttane la proposta al Ministero, questi ve lo nominò con Regio Decreto 4 aprile 1855, non senza per•ò che, prima ancora della nomina, gli venisse affidata l'onorevole missione di r ecarsi a Ma rsiglia per visitarvi i lavori preparatorii che allo stesso scopo cola facevano i Francesi, e constatare quanto dei lavori stessi potesse acconciars i al nostro materiale sanitario (1 ), ed in pari te mpo affiatarsi ed affratellarsi con quei colleghi, nel comune maggior interesse di un identico servizio. In tale missione il Comissetti col fine s uo tatto seppe raggiungere pienamente lo scopo di renderla proficua al nostro corpo di spedizione a di assicurare a sè la stima e l'amicizia dei sanitari tutti, ma specialmente quella dell' illustre Larrey (figlio) medico io capo della spedizione francese in Or·iente, come il padre lo era !:!plendidannente stato in q uella di Egitto nelle guerr e del primo impero. Quanto poi la scella del Comissetti sia stata felice, ne fa fede la s toria, la quale regislrando le glorios e gesla del corpo di spedizione sardo in Oriente e dell'insigne suo coman(l) Negli apprestamenti relativi in cui tntto il materi ale aanitar io per la spedizione e ra da ritoccare, ridurre e prov~edere, parecchie coae creando (lettighe. cacolets, l~ tto di operazioni, apparecchi g essati per !ratturn. modellati in cartone, 11cc.) ed altre modiOcaodo (zaino d'ambulanza, cofani, busta e cassette di s tru menti chirurgici) onde adattarle per guerra di montagna, lo locah t.à. in cui nessun aasegnamento poteva farei di provviate sul luogo, m t è grato ricordare !"efficace concorso prestato al Comlssetti d al sig. Ispettore fU Barone Maseara di Previtle col ricordo di quanto aveva 011ervato e praticato fra altri campi d i battaglia e con i s uoi talenti di meccanica chirurgica-militare. Fu io ques ta ci rcostan:ta c he sotto la direzione d el Comiasetti il dettor Solaro, testè defunto te nente .colonnello medico, pubblicava per ordine del ministero la prima lstrtutone (presso di noi) sul set-vtzto ttegl"tn(ermtert tn campagna.


NRCROLOGIA

dante supremo, ha pure una bella P~"~ gina pel relali vo corpo· s anitario militare e per il degno suo medico in capo. Fatto nel 1856 ritorno a Torino, ru applicalo al Consiglio, dove, mentre con voce deliberativa coadiuvava efficacemente i lavol'i del Consiglio, imprandeva altresì la bella sua Rela~ione sulle malattie dominate nel corpo sardo di spedi:;ione in Oriente. Il 2i febbraio 185i fu promosso Ispettore, carica cotesta in cui, mentre attendeva con esattezza e puntualila esem· plari, lavorava eziandio alle sue Annota~ioni sulle febbri tifoùii d'Europa, le quali, accolte con plauso nel mondo scientifico, vider·o la luce nello stesso Giornale di medicina militare per il 1859 (1). Con tali precedenti la scelta del m edico in capo per le guerre del 1859 e 1860 non poteva esser dubbia, e di falli il Comissetti vi fu nominato, per la prima col Regio Decreto 26 aprile, o per la seconda con l'altro 6 settembre degli anni suddetti, riportando in entrambe la soddisfazione dell' esercito ed il plauso dei supremi Comandanti. All'immatura e sempre deplorala morte del Riberi (11 novembre 1861) essendo rimasta vacante la carica eli presidente del Consiglio superiore mililat•e di sanità, una Commissione di apprezzali generali fu convocata dal Ministero della guerr a per avvisare, all'appoggio di documenti e titoli di merito, intorno a quale dei signori Ispettori avesse a cadere la nomina del succe5'SOt'e in tole s upet'iore carica, e la scelta fu concorde in favore del Cornissetli, il quale per• ciò vi fu promosso con Regio Decreto 16 febbraio 1882. Dire dei lavori compiuti e delle benemerenze acquistale dal medesimo r1ua.le presidente del Consiglio di sanità militare, sat•ebbe lo s ll!sso che tessere la storia del corpo sanitario militare italiano, ùal 1862 ai 10 luglio 18i3, in cui il Comisse tli con relativo Regio Decr e to ottenne il collocamento a t'iposo.

(l ) Vedi Giornale ài medicina militare 1/Jii!J e l'aunotazione relativa nel. JlUmero 43


NECROLOGIA

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Ciò non essendo nello scopo di questo scritto, m[ limiterò ad accennare solo ad alcuno dei più rimarchevoli: Creazione del corpo sanitario militare italiano per mezzo· rlella fusio ne nell'antico esercito dei medici militari delle due Sicilie, non che di queglino dei vari corpi :'Oolontari e dell'Emilia (la fu sione dei medici militari toscani era già s tata fatta sotto il Riberi, con delegazione speciale pel'Ò allo stesso Comissetti' . Tale opez'azione, eccezionalmente delicata e scabrosa, perché irta di contestazioni provenienti dall'applicazione di ordinamenti diversi e di varia interpretazione, fu un'operazione minuta, paziente ed intricata. Quando perciò non fo sse stato della pazienza, della giustizia, dell'imparzialità,'dellatto e dell'abnegazione che vi portò il Comissetti, non se ne sarebbe (c1·et1o) venuti a capo in quel regolare modo che avvenne. Trasloco di ufflzio cla Torino a Firenze, e contemporanei apprestamtnti per la guerra de l 1866.

Frammezzo al grande sconvolgimento di pP.rsone e di coseper tale ll'asloco, avveratosi per l'intiero Consiglio di sanita militare solamente nell' ultima decina dell'aprile 1866, il presidente del Consiglio col segr~tario dell'uftlzio furono, con dispaccio telegrafico 31 marzo antecedente, invitali dal Ministez'o delltt guerra a trasferirsi immediatamente a Firenze per comunicazioni del Ministero s tesso ; comunicazioni che • si prevedeva sarebber o state, come furono, in relazione con lo scoppio temuto imminente della guerra di detto anno, vale a dire con gli apprestamenti sanitari di vario genere alla medesima riferibili. Soli, ~>enzo ufficio, senza aiuti e con ql'lei pochi mezzi che si poteron alla rinfusa provveder in città allora sconosciuta, lavorando indefessi il giorno e gran parte della notte. in meno di 20 giorni si riuscì alla designazione e ripartizione del personale e del materiale sanitario indispensa-


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NECROLOGU

bile per coprir i singoli set•vizi relativi presso l'esercito .destinato ad entrar in campagna. Quale e quanta sia stata l'operosità del Comissetti in que' giorni, quanut l'intelligenza, la presenza di spirito ed il ~gue freddo con cui si mantenne all' altezza del grave còmpito, pott•ebbe pttrer inc1·edibile a chi, come toccò in sorte a me, non lo avesse gia ammiralo, quale aiuto, negli .eguali apprestamenti per la guert·a d'Oriente, per quellla del 1859, come nella successiva del 1870.

Commi$BÙJni per la riorgani.ulUione del corpo e del seroi;io sanitario militare.

Oltre a quella che, presiieduta dal generale Alliaud, e di ·cui l'ispettore Comisselti fu membro, ebbe luogo nel1859 pet· la compilazione del nuovo Regolamento del servizio s anitario in campagna, tre furono le commissioni per detta organizzazione ordinate durante la presidenza Comissetti, m a ritengo siano s tate due solamente quelle a cui il medesimo prese parte offìciale, chè in quella del 1866 potrà essere ~lato consult.ato (lo ignoro), ma soltanto in via privata. La prima fu tra il 1862 ed il 1863 sotto il minis tero del .generale Della Rovere, t!d era, solto la presidenza del generale duca di Mignano, composta di gener ali ed ufficiali s uperiori efleltivi, meno (che io ricor di) il Comisselli, a lla

cui convinta e persuasiva parola si dovette la organizzazione -d'un proggetto che sino d'allora approdava all'attua le get·ar.cl.Jia saoitario-milit.are, tra nne però la effettivita der gt·ado, . e la estensione di comando negli ufficiali medici, mi not-e della presente, ma però con maggiore autorita di rappresentanza nei gradi s uperiori; giacchè in quella i me mbri .del comitato era no per assimilazione equiparati a maggiori .generali, con possibilita al presidente di raggiungere l'eq uiparazione a tene nte generale dopo un dato tempo (ùa .+ a 6 anni) di permanenza in ca!'ica; r est.ando anche sino d'allora riconosciuta la qualità di combattenti negli ufficiali medici, immeditilamenle dopo a queglino del genio a cui erano assimilati , condividendone come ora le paghe ed i vantaggi.


~ECROtOGIA

Fu per l'intet•o esercito, ma particolarmente per il corpo sanitario militare, sventura gravissima che la parca fatalfr troncasse in quel volgere di tempo, quasi subitaneamente, lo stame di una vita ancora rigogliosa e cotanto preziosa 'luale era quella del gener ale Della Rovere, nel momento appunto in cui con l'applicazione dei molli suoi talenti ,_lava per agg-iungere allori a quelli già conquistati in Oriente, in Ancona ed a Gaeta. Alla seconda commissior.e, ordinata dalla vasta e logica mente Jal ministro generale Riccotli-Magnani, e presieduta-

dal generale Incisa di S. Stefano, il · Comissetli funzionava •Juale presidente di sotto-commissione, in gr·an parte medicomilitare, ed ai risultati della medesima si deve l'inizia mento all'ot·~anizzazion e presente. In proposito di delle commissioni più d'uno tra gli antichi colleghi ricorderò meco come al Comissetti dolesse (e lo t·ammaricava ancora nei giorni del suo ritiro) che ragioni di disciplina, di deferenza, edaltresi di stima per·sonale verso le autorilti intermedie fra il suo posto e quello del ministro, lo avessero fatto troppo riguardoso nel propugnar in esse che, per rife rire e trattare di cose relative al corpo ed al s ervizio s anitario militat·e, il presidente del comitato, o chi immediatamen te dopo ne facesse interinalmente le veci, fosse direttamente ammesso in via ordinaria ad udienza del ministro; eccelluazione cotesta nella scala gerarchica, la quale aveva, egli diceva, fondamento nel fatto che, trattandosi d i servizio strettamente in relazione con una scienza estranea agli studi militari, gli argomer:ti a questa relativi, quando oralmente portbti al ministro da chi non li avesse prima con autorevole competenza maturati ed imparzialmente co nere- , lati, correvano pericolo di pervenir a destino o fraintesi, o non al giusto loro valore interpretati. Soggiungeva poi ancor in pr oposito, pochi mesi addietro, parergli tanto evidente l'utilità di tale disposizione da port-are fiducia di sua applicazione, massimamente per parte dell'attuale ministro sig. generale F errero, il quale parecchie altre buone e lodate cose aveva gia operate in favore •lell'eserci to.


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Ma a non ollt•epassar di troppo i limiti di questo scritto sorvolerò su altri non poc~i tiloli di merilo del Comissetti .durante la sua presidenza, compendiandoli nel fallo che, cioè, l'ess er egli immediatamente succeduto ad un Riberi, cit'condalo come questi era da immenso me1'ilato prestigio pPr vastita di dottrina, per superiore valentia medico-pratica -ed operativa, per sommo acume e facondia nello insegnamento, e per eminenza di ca riche, quali quella d'Archiatro, di s enatore del Regno, di membro del Consi glio Superiot·e dell'istl·uzione pubblica ecc, ecc; e l'aver saputo in cosi rilevante posto conservare non :>olo inalterata, ma progressiva la bella fama che il corpo san itario, con sudate fatiche e severi studi, andò sempre acquistandosi dentro e fuori paese, sia pel Comissetli il più s plendido serto che , in quanto a carriera sanitario militare, possa essere deposto sulla s ua tomba. Ond'é che le onorificienze ricevute, quali il grado per assimilazione di m1:1ggior generale medico, la medaglia per le guerre dell' IndipendeMza Italiana, quella inglese per la guerra di Crimea, l'altra francese pure per la guerra dell'Indipendenza Italiana; la croce di uftìziale della Legion d'onore di Francia e quella di uffìziale e di consigliere dell'ordine militare di Savoia; ed in fine, le croci di grand'ufficiale così nell'ordine della Corona d'Italia come in quello de' Ss. Maurizio e Lazzaro; tutte queste onorificienze, se tornano rl'elogio al Governo perché giusto rimunerator e, sono tanto più splendide per lui che le meritò in oHre tO anni di sempre lodato ser-vizio attivo ed effettivo; in ben 7 campagne di guerra, con due m enzioni onorevoli; nella carica quattro volte coper ta di chirurgo e medico in capo in dette campagne; e finalmente perchè .concesse a chi per tal modo e con largo corredo di scienza , non meno che di pregiati fecondi scritti (1) si fece strada aUa più eminente carica nel corpo sanitario-militare, carica non mai pr ia presso di noi raggiunta da chi avesse esclusiva:mente battuta la carriera d'uftìziale sanitario militare. La qual'ullima ben auspicata contingenza, che ci compiac(1) Nel 1867 pubblicava ancora coi tipi del Fodratti io Firenze

notazioni stdl"a1Htt4dlne deglf Italiani al senn:to militare, ecc.

le An-


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ciamo vedere già rinnovata nell'egregio attuale suo successore, ed amico carissimo, mentre sott'ogni riguardo è improntala a giustizia, stH'à in jJari tempo, non vi ha dubbio, .feconda di benefizi alla scienza, all'esercito, al paese ed alla -carriera sanitario- militarE;. Riassumendomi ora sull'Uomo, sul Medico e sul Cittadino -dirò come egli fosse . Di nobile ed intelligente aspetto, sempre calmo, sorridente, -di ~ni toso, benevolo anche nell'ironia, d'eloquio facile, arguto, piacevole; lindo, aggraziato, elegante senza ricercatezza: .. scrutatore sottile e profondo: eliffì cile·nel contrarre amicizie, ma sicuro amico quando contratte; amantissimo del lavoro, dell'oreline, della disciplina: studioso del pari, e tanto che f1·ammezzo alla svariata congerie di sue occupazioni, seguiva con a1•dore i progressi scientifici medico-chirurgici e delle scenze affini; compulsatore pazientt~ eli s tatistiche medico-m;litari e degli ordinamenti tecnico-sanitari nos trani -ed esteri; cultore altresì della buona letteratura, con rara chiarezza di mente e felicità di memoria sino a gli ultimi suoi giorni, tanto ne profittava che, già facile e corretto scrittor e, nel s uo epis tolario degli ultimi anni, per venuslà di lingua e per concisione di brioso stile si era fatto elegante. Altrettanto benevolo quanto modesto, ma eccessioamente modesto, i suoi pregi, i:suoi talenti si faceva s tudio di nascondere, per lo piu celiando d'altra cosa quando se ne parlava; cosi che la sua fama, per quanto consolidata da prove irrefragabili, non raggiunse certamente l'altezza de' suoi meriti. Gli onori che gli vennero, lungi dall'esser ricercati, furono anzi respinti in parecchie circostanze, quali quella eli cui fui testimonio, della ricusata offerta rinnovatamente fattagli da compatriotti influentissimi eli portarsi candidato alla depu-tazione politica di Vercelli; e l'altra di avere diniegato ad un amico, scrittore di bella fama, un sunto de' suoi titoli di benemerenza, di cui questi intendeva avvalersi per comprenderne il no~e, in una biografia cui si era accinto rela.tivamente ai personaggi illustri del Vercellese. Membro e socio corrispondente eli parecchie accademie a


NECROLOGIA

medico-chirurgiche nazionali ed estere (Torino, Genova, Firenze, Palermo, Costantinopoli- di cui ru anche vice-presidente - DrP.sda e Baden) è ben difficile che se ne ri5appia all'infuori forse di qualche intimo: cosa questa che si attaglia altresì ~Ile relazicllli (di cui alcune improntate di vera dimestichezza) con ministri, generali e funzionari!altolocati, non meno che con illustri scienziati e medici di larga fama, specialmente militari, sia nazionali, sia di Francia, Belgio, Germania, Russia ed Inghilterra. Già medico pratico distinto ed assai ricercato, prediligeva però la chirurgia in cui fu operatore franco, ardito e foi·tunato. Di questo suo valore clinico, da poi che dal servizio attivo passò al riposo, non adoperava più fuorché in poche amicissime famiglie, e coi poveri, particolarmente coi poveri della sua diletta Pianezza, cui ben sovente era anche largo di sovvenzioni materiali e pecuniarie. Cittadino di probità antica, tenero di libertà ordinata, avversissimo agli intrighi, prudente nel dubbio, parco ma schietto di consigli, di facile e benevolo accesso ad ogni classe degli onesti, ebbe riverito seggio nel consiglio comunale di Pianezza, dove fu pregiato per guisa che, scadulone ultimamente per turno di anzianità, nello stesso giorno 24 settembre in cui verso il tocco pomeridiano spirava, filosofo CI'istiano, la sua bell'anima in Torino, i comizi radunati in Pianezza (ironia del destino!) non solo lo confermavano consigliere, ma con una relativa significantissima concordia di oltre 200 voti lo additavano quale ambito sindaco al Governo. Non è quindi a tacersi come in ogni bella buona opera avesse fida e sollecita compagna la sua ben amata ed apprezzatissima consorte, la nobìl donna Do· menica Negroni, la quale, intenta sempre con ogni più de· licata cura a studiarne e prevederne i bisogni ed a prevenit·ne i desideri, ben si può dire gli abbia cosparsa di fiori la vita nel vP.ntennio della loro fortunata unione, come proseguiré, ne sono convinto, ad abbellirne la lomba con fiori di carità scelti fra i prediletti dell'adorato estinto, e particolarmente verso i poverelli della cara Pianezza. Ed ora nel vuoto immenso che sente intorno a sè, quasi ebetizzata dalla.


NECROLOGIA

1329

profondità del dolore acerbissimo, è appena se può trovare lieve conforto nel copioso pianto che spargono intorno ad essa teneri parenti ed amici; prima fra lutti una virtuosist'lima e gentile nipolina, non peranco quindicenne, già idolo d'entrambi i coniugi che la vollero figlia di adozione e predestinata certamente ad essere l'angelo consolatore in tanta domestica sciagura. Sempre conseguente a se stesso nella rara sua modestia, in un confidente scritto a parte del testamento, caldamente raccomandava fosse evitata ogni vunità di pompa funebre, pregando che la sua salma fosse trasportata e sepolta nel cimitero di Pianezza, come fu strettamente eseguito, a patente rammarico di numfwosi amici ed ammiratori, e particolarmente degli ufficiali medici del pt·esidio di Torino, desiosi di poter rendere un ultimo atto di riverenza ed onoranza al distinto e ben amato loro ex-presidente. Più for·tunala in ciò la popolazione di Pianezza, potè adempiere all'amorevole e pietoso ufficio di seguirne mesta e contristata la salma nei funebri dalla villa alla chiesa parrocchiale, e da questa al cimitero (fra cui molli villeggianti e parecchi parenti, àmici e colleghi del luogo od accorsi da Torine'), con tanta frequenza di persone, forse neppur un povero eccettuato, che non è iperbole il dire essersi la medesima tutta quanta riversata ad onorare con cantici e preghiere la salma dell'amato suo benefattore e consigliere. Nel citalo scritto il Comissetti, enumerando con grande compiacenza i meriti ed i vantaggi già raggiunti dal corpo in cui immedesimò la sua vita, ne vaticina ed augura dei futuri sempre maggiori, non senza un rimpianto per l'impotenza a concorrervi per sua parte con una materiale significazione degna del corpo stesso e corrispondente al vivo. desiderio per tanti anni vagheggiato. P ossa questo umile, ma caldo tributo di devoto affetto e di g r at-a estimazione, possa raggiunger almeno in parte lo scopo di lenire la grave e profonda ambascia dell'esimia tua compagna, Comissetti, insieme col vivo cordoglio de' par enti, amici e colleghi, e cosi pure possa rendere meno cacluca

o

84


1330

NBCROLOGIA

nel tempo la riverila memoria delle tue virtù, a nobile esempio e stimolo di special emulazionè in quel corpo sanitario militare che tanto prediligesti, da averlo presente ancora negli estremi aneliti del viver tuo! Torino, 3 dicembre 1882. MANTELLI dott. N !COLA colonnello medico alla riseroa.

Il Direttore

!1-u,

Dott. FELICE BAROFFIO col. med.

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11 Redat.t..orc

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CARLO PRETTI

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Capllafto medl~o.

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Essendo stato promosso e traslocato il dott. Carlo Prelt i, la redazione del giomale viene affidata al capitano medico dott. Claudio Sforza.

NuTJNl FEDERICO,

Ger·ente.


.I.NDICE GENERALE : DELLE MATERIE PER L' ANNO 1882

MEMORIE ORIG iNALI . .BARBAT IILLI ETTORE - Trecasi d'ittero grave seguiti da morte pa(l. 817 BAila OCCDINt ENRICO. -Circa un caso di

detmato•i oceorso ueU'ospe-

dale militare di ·Firenze ,. SOO .BOBBA E anLh>. - Re ndiconto sulle cure t.ermo minerali det mi l iLari in casciana • ili CIPOLLA GtOSBP.PB. - Sulla medicatura antisettica • S87 Fsna.uu PJBTRO. - Intorno ad un caso di epati te interatiziale OC· corso nell'ospedale militare di Fi renze • • 7Q8 · GIUDICI VtTTOJUo. - Ancora due parole aulla miturazione della miopia ed ipermetropia " S GtTooas Gto. BATTISTA. - Rt~laziooe sul riparto d elle malaltie Ìll· fullive ed in particolare del morbillo " 837 . GozzANO FRANCEsco. - S tori!\ di un caso di atrofia dei muscoli della mano sinistra per lesione del nervo cubitali! pag. 5t GUARINI CAillollNB. - Sulla cura antipiretica df'l tifo addomin11le ,. 102r. hiBRIACO. - St udi snlla pneumooite e sulla pleurite dell'eserc ito " ll'il

e 1Y:l3 L.u;u EIIIMANUEt.B. - Sopra un caso di bronco-alveolite caeeosa seguita da ileo-tifc • 64 l.ANz o\ E.wMaNOBLE. - Esposizione dei casi -:li n ici chi r urj{ ici occor~ • ·• nello sped.ale mililaredi Oava dei Tirreni durante l'anno 1881 , 1009 • Ltvi RoooLF<> - Dd1 morb illo uell'esercil.o ed io particnlare di ut1a epidemia dominata nel presidio di Firenze nel 1880 . • 611 MA'FFIORSTTI CaSARE. - Contribuzione alla cura dell'oftalmia purut.mta e ble oorragi<:a .. » 7$~ l.IA RINI FRANCESco.- Un trieonio d'osservazioni ali ospedale militare succuraale di Venezi:l • ,. 449

e 561

MoNTANARI t.urot. - Tr•acheotomia eseguita r.. ucemente In un ago · niuante PH a~tlasia da edema sintomatico della j:!lottide . " 6$5 P AN ARA PANFILO. -La valutasio~e dell'acido carbonico nei dormitori del collegio militare di Firenze. • 8'l7 Pscco GIACOMO. -Operazioni ehirur~riche 8lale praticate negl i ospedali militari durante l'anno 18$0 ~ 86 • R1zzt P.&ot o. - I.e ptomaine -in reluione alla patologia medica • 58~


~332

Rossr FBDBRtCn Gsaot..uro. - Aneurisma popliteo guarì to col metodo del prof. Vanzetti . . pag. 673 : Saou IeAcco. - Rendiconto tulle cure termo-mlnerali dei militari in Acqui . ,. !t6 SBoaa lsAcco. - Igiene delle caaerme ,. 693 : ..,.JOLlKl Ahac.t.NTOKJO.- Rendiconto tulle cure idrominerali dei mi· litari in Recoaro . • .2.4T

RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI. RIVISTA M&DICA. Actinomicosi nell'uomo - Pon6c. p 1!62 Afonia apa.stica (Un caso di) dal punto di vista medico-militare Nicola! • 138 Ana tomla patologica e patologia dell'idrofobia - Jenoing • ,. 115 Anestesia per meno del cloroformio. • 878 Aaces.o della milza per cachessia malarica - Villemin ,. ~112 Albuminuria e aua 1oftueosa aulla temperatura nella titi - WiJllama,. 711 Arterie coronarie, elre tti della loro chiusura - Cobobeim. ,. 716 Alcaloidi nelle urine durante il decorao di a lcune malattie iofet.tln - Boucbard . • 91$ Aneleoameoto prodotto da scatole di conser ve alimentari- Banner • 935 A·nelenameoto con cloruro di Iodio . ,. 935 Alrezioni cardiache in relazione colle nenalgie del membro superiore sinistro - Potaio . ,. 104S · Bile nella saliva e variazioni d el solfocianuro di polaalo io diverae malattie - Termovlck. .. 490 Bacteruria - Robert • 7tt Condizioni nelle quali ai sviluppano colonie di microcoechi nei vasi aanguicni - Waaailief . ,. 117 Contrattura dopo morte - Brown-Sequ.&rd • 133 Cecità Improvvisa dopo l'uso del ealicilato di soda ,. 147 Cambiamenti del teautl nell'inftammazìone . • 812 Calcoli biliari scoperti coll'ago ipodermico • SI-t Distruzione dei fermenti nel can~le alimentare - Langley ,. 146 Diabete zuccherino, sua diagnosi - Magitot . • 378 Di&inoai (nuovo mezzo) di malattia unilaterale dei reni - Gluck. • 31>0 Bmoglobinuria prodotta dal oa!tol - Naiaaer. .. 110 Bmplema, utilità della fasciatura addominale. .. 130 Btio1ogia della tvbercoloei miliare ,. 148 Epidemia di pneumoni te llbrinosa - Peo.k.ert. • S18 Enterite catArrale e eua localinaziooe - Nothoagel .. 112 Emoglobinuria nell'uomo - Fleìscber • m Elettrlzzaalooe della laringe - Roaabach • ,. 7111 Eaperienae aulla compressione del cuore - Kooll . • 1131 Febbre (uno studio sulla) - Wood • 41l~ Febbre tifoide conaido~rata come una intoaaicar:ione fecale- Guerio • 799Fosforo, sua azione sull'organismo animale - Meyer . • 1133 •


4333 , Gozzo epidemico nella guarnigione di Belfort. • P4Q. 180 Gangrena gasos.a - Molller . • 135 Gaatroscopia • 185 · Olucosio, sostante gllcogene e loro preeenza negli eaaudatl pleuri· tici - Eìcborat • 621 · ·Oiandule u.livali nell'idrofobia - Elaemberg . • 714 · Gangrena palud ic.a , • 116! Impaludiamo dell'orecchio • 18t ln•agi oamento intestinale e sue cauae - Leubuecber . • 120 Iniezioni di sostanze medicamentoae nel teuuto poi monale - Frin· kel " 718 · lnfluensa delle malattie sul volume del cuore - Spatz. • 81 4 • J pe rpiress ia nel Lraumatismo acuto . " IO·t7 Morbillo; epidemia nell'ospedale marittimo di Rochefort- Bourrou • 618 lLicrorganismi , loro presenza nell'orina freaca - Roberta . • 810 Nuovo segno pe r la diagnosi distintiva fra l rumori de~ cuore e quelli del pericardlo - Lynch . • 136 • Odori e loro importaota diagnostica- Albane • ISO Oasigeno (metodo d i r icerca) evolgenteai dagli org&nismi aaimali e • 3S1 e veg~tall - Engelmano Oscillaria malariae - J.av eran > 620 Orchite ,.accinale - Gerard • 6U Orchi te io conseguenza d'orecchioni • 16ll Patologia d e l mal di mare - Irwio • 12' Pol monite genuina nella aua evoluzione e oeUa aua criai- Fernet • 131 . Peptonuria - Otl'meiater. • 6l6 · P .. ritooite, sua dlagnoai llslca - Plint • 721 Perooospora lutea, fungo della febbre gialla. • sto l'neu mooite, sego! per ricoooecerne il paesaggio dal 11• al a• etadio Met7.quer • • 104l ' Polmoniti nei militari, contribuzione alla aL&Uatica ed eziologia Knoveoagen • 1044 • Pettoriloquia afona nella tubercolosi - Gregoire ,. 1048 Riflesso palpt>brale e sua import.a oza- Berger ~ 1it Rantolo crepitante daiologico • 148 . Ricerche sperimentali aulla relazione tra le malattie dei noi e le alterazioni d el eiatema circoJ.atorio - larael. • W - R e1pirazioni irregolari; loro 't'alore come segno della tubercoloei poi· monale - O•·aocber • 8111 Rigidi tà caclue-rica (cauea della). • 938 • Rumori diastolici del cuore, contribuzione del dott. WeiM. , 1048 Resipola propagata al tubo intestinale • lllf Sllgmografo nella pratica privata. • • 137 Sclerosi del sistema arterioso e euo trattamento - i'raenkel ~ sa! Sensibilità cutanea altera&& negli stati febbrili - Rìbalkir. • 8\1 Spumo reapirat.orio e fonico della rima Yoeale - Hack • • 1167 Tumori, ricerche sperimentali aulla klro eziologia~ Leopold » 261 Tubercolosi - P'ratonltel . ,. ~ Tiei graaulosa pleurale - Lannaia • • 610 T iftite • peritiftit.e nella tebbre tifoidea • lliS Temperature alte, loro .asione sui fermenti non organiaaati- Hiìppe,. 1164 • Udito, aua perdi·t a io seguito ad oreccbioni-Buck • . . • 104~ ; .Zucchero nelle urine, aua ricerca, principali cau.. Il'errore- Robin • 1039


RIVISTA CH IRURI)ICi\

Acido fenico io polverizzazione contro i d olori traumat ici . Ane leo am eoto !>("r iodorormlo, aw tom lilologia- Schede . Arter ia ascellare. sua legatura sotto la clavicola - FarabeuC Ascoltazione tra nsauri colare - Gellé A nelenameoto per iodoform io (due casi) - Henry • 783 Acqua osaigen ta usata in chirurgia • 783 Arterie, loro allacciatura con nervi cnrbolìzzati • • 828 Aneurisma delrarterla brachiale. • PS3 AYvelenamento c ronico per acido fenico - Shrady • Q55 Apparecchio p~t·maneute adopera to nella cl uica chirutj;ica di Kie l • l~ Apparecchi d i iodoformio e torba - Neuber • 1067 Catgut (esperie nze sui) - Grua e Rhomer • 1M Coogiuotil•l te pu ruleota reumatica- l'erri o • 178 Cloroform io, accidenti dovuti alia sua impurità - Lucas-Cbampio• 7311 n iere . Contusione del teeti coio, ricerche sperimentali- Terillon e Sucbard • 838 Dist razioni p~roneo-tìbiali, m ..zzo pratico per distinguerle do Ile rratture del piede - Verueuil . • 8'~7 DrensggJo nel trau.amerllo dei grandi traumat.ismi - Peno • 10:.3 Dilatazione rapid a nt•lla cura degli strrogimenti uretrali. COntribuzione di Lavrirè • 1000 Emorragia poltopere.ll'<a osscnata In seguito aii'&Jli-< lleazlone del metodo rl 'Eamarch, conclusioni di Ramonet . " lai Recitazione meccanica d el neu o ottico . ,. 171 Eruzioni cutaoee ~h.s si manlfeetano in •~goito ad operu .oo i c hir urgiche e a traumi re centi - Stlrling . • 4~11 Emiopla. orizr.ontaie dell'occhio destro consecutiva ad un colpo dillo· retto all'angolo interno d~ll 'o rblta - Cbauvel' " 6H Emorragia pnrencblmatosa dopo la fasciatura d' Esmarch, tratto· men hl - Wolf. • 7:5 Ernia del polmone attra'l'erso il diarramma • 737 Emorroidi, loro trauamento- Gavoy " S'l7 Embolismo di graNo nelle fratture- Jdinicb. " S32 Esper im enti 1ulla esti rpatlone dei pol moni - Gluck " lieti Bsperlmeo ti el e ttrici e tlloe di determloare la ude di Ull proleuile nel corpo umano - Graham B~ll .. 1171 Ferite d'arma da fuoco, loro riunione immediata- De Santi . > 1:'4 Feri ta de l polmone sin istro, caso atJ·aordlna rio - tlolme• . ,. ltl! ,. 170 Fascia di gom ma elastica vulcaoizzato, sue applicazioni- See. Ferite prodotte da palle da revo! rer . • m Frattura della cla•ico!a complicata a lac~razlone della •ena luccla•ia, operoxione, morte pe r E'morregl a ed entrata dell'orla nelle •ene - Manoury . . • '>Ot . . • SJl F erita penetraote oel petto - Quirico de !os &Jozos . Ferita d 'arma da fuoco alla te m pia pe r tentato suicidio, emlopla passeggera vin ta col bromuro di potnsMio - Marlan i. • 51i Perite dei vasi sanguigni, loro rrattam cnto in gut>rra - Eamarcb,. 727 Frattu ra della rotula, causa dello s postomento dei framme1111 e modo tli rlmed inrvl - Ho tch lnson . • 834 .


1333 Ferita. d'arma da fuoco del cranio guarita con permanenza del proiettile . pag. 1137 lo'erite penetrantì, due caai . • t>U Innesto della spusoa - Hamllton. • 161 Jodoformio per uso ipodermico- Thomann • 16 1 lodoformio, pericoli del suo impiego chirurgico " 391 lofuaione inrrarteriosa di una soluzione alca.lina di cloruro di sodlo in casi di emorragia con pericolo di vita - Bischolf . • 507 Iscbemia a rtillcial e e sua Influenza sull'assorbimento delle sostanze liquide - Wolfer . ,. 625 loJorormio, medica tura sul campo di battaglia • 7!4 Idrocele, nuovo metodo di cura radicale - Bomplani . • 833 ln4uenza della soppressione di un membro sul slatema nervoso centrale • 956 Lesioni reoali consecutive a prolugate auppurazioni - Bruchet • Si.& Laringe felicemente estirpata con ristabillmento della voce mediante • 9(1! laringe artificiale . Lesioni anatomo-funzionali prodotte da estese scottature della pelle Catiano " !'H Legatura elaatica nella fistola all'ano . • 117<& Medicazione colla naftalioa, risultati di alcune esperienze del maggiore medico .a.nscbfi ta . " 1172 Naftalina, nuovo antisettico - Fiscber. • 173 Ottalmoscopio nelle malattie dell'orecchio. • 179 Otiti suppurate in seguito a tamponamento delle fosse nasaliGellè .

" 10b5

Patereccio nervoso - Quinquaud. • 168 Proiettile penetrato nel capo e trovato dieci anni dopo :1ella laringe - Tamvel . • 500 Pus bleu. sua origine - Gessard. • 1061 Rl!lazione patologica tra l'occhio e l'orecchio .

,. 17(;

Rottura della membrana del timpano cagionata dal tulfnrai nell'acqua ,. 938 Rottura del muscolo largo adduttore formante un tumore che aimulava un,ernia crurale - Burney ,. 955 Rinoscleroma ,. 959 Riunione immediata c.lel tessuti incisi col termo-cnuterio- Nicaise ,. 1059 Stiramento del nervorsciatico- Panas ,. 390 Setticoemia occulta- Wa11ner • 390 Sbrigliamento primario delle rerite d'arma da fuoco - Reyer . ,. 627 Sequestri, loro assorbimento - Lanneloogue . ,. 736 STuotameoto delle vertebre . :. 82S Tetano seguito alla vaccinazione col vaccino animale . " 725 Tumori della vescica, diagnosi e trattamento . " 732 Tumore maligno consecutivo a traumatismo - ADtony " 8'~-i Torcicollo funz1ooale, resezione del nerve_spi nale. • 819 Tubercolosi della lingua- Finger • 930 Trapauazion e del cranio per l'estrazione di uo proiettile- Ga.llozzi • 9<>7 Tumori maligoi sviluppati da cicatrici - Boegehold . . . ,. 10~6 Virus, rapidità d'assorbimento alla aupercie delle ferite - l.lavain,. 502


1336 RIVISTA DI OCULlSTrCA. Applicazione del processo dì dete])minazione della rifrazione detto cheratoscopia, all'esame de i militari - Loiseau . . pag. 1~1 Aft'ezioni oculari di natura palustre - Kipp . • 517 Accomodazione . ~ P6S

Azione dell'atropina, duboieina ed omatroploa, eaperienu comparati ve. " 1069 Centro pel eenso dei colori - Samelsobn . ~ 5119 Cornea, sue intorbidamento nel gnaucoma- Fuchs • 961 Contrasto simultaneo - Slllagyi. ~ 96~ Cornea, sua nutrir.ione - Pfliiger » ~ Calomelano Impuro e suoi etl'etti dannosi sull'occhio - Ha.tz .. 10'7<1 Collirio per disciogliere i corpi stranieri sulla cornea- Rodriguez ~ 1071 Determinazione del tampo d ei movimenti di un'iride- Vintschgau • 1269 Estrazione di un corpo estraneo dal vitreo - Chodin . ~ 1268 Fluorescenza negli occhi, fenom&ni provocati - Ehrllch " ~5 Massaggio applicato alle malattie oculari - Klein .. 515 Midriatrico (nuovo) - Emmert . • 96l ,. 1071 Oftalmia difteroide - Fontan ~ 517 Ottalmoscopìo di nuova invenzione Ottalmoscopio a doppio fuoco - Gal ezowskl " 836 Oftalmia pnrulenta artificiale prodotta dai semi di liquirizia• 911 Wecker Retinite traumatica - Daguenet . " ~14 Spasmo d'accomodazione, caso s traordinario - Adams. " 400 Trncoma e sua natura - Satller.

. ,0

RIVI STA Dl ANATOMIA E FlStOLOGIA. Albuminoidi, loro importanu nell' economia animale - Liebig. ,. 741 Anomalie anatomiche più importanti per la medicina operatoriaTansini » 1075 1181 e 127! Cenello, suoi movimenti - Burkbardt • !178 Circolazione sple nica - Roy. " JOPO Contrazioni d ello stomaco nell'uomo - Schutz. " liSO Digitalina, sua intluenza sui •aar sanguigni - Klug • 1091 Elettrolooo di) i peTVi !!ell'uolllO vi vente - Walledrillo e Watter • '748 Esperimenti aulla pressione intracranioa N&nnyn e Schreiber . ,. T49 Fisiologia ce rebrale - Brown-Sequard • 'J77 Microbi presenti ne ll'organismo sano. • 1~1 Milza, sua contrazione ritmica ~ 7~1 Midolla, su a funziono osteoplastmca • 1088 NuoYO elemento morfologico del sangue dei mammiferi e della sua importanza nella trombosi ~ nella coagulazione - Bi110nero » 40'l Piastrine del sangue e la coagulazione - Bluozzero " 405 Struttura del tessuto muscolare striato - Ruiua . • 9'7:. Vago ed ore cc h io • ~74


1337 P.IVISTA DELLE MALATTIE VENBRBB B DELLA PELLB. J.tusla locomotrice d'origine elftlitlca - Fournier . pag. 981 •Bacterli della gonorrea . » lt!82 Bubboui suppurati, loro trattamento - Petereen . ,. 411 · Cas cara amarga nella cura della sifilide - Coyner • 186 Contriburlooe alla dottrioa dell'erpes &oster - Leaer " 187 Disturbi ne noai oei primi pt<rlodl della eitllide » 189 •Dermatomicosi (una form11 ouova) - Hebra . • 411 De rmatosi parassi tarla scouoacìuta nelle oostre contrade - Ntelly • 754 Eliminazione del mercurio dal corpo - Scbmidt • " 409 ll oduro di Lìlio nella cura della ailllìde - Zeiul . • 188 Iniezione eo ttocutanea di peptooe mercurico-ammonlco nella eiA· Ilde • 184 • 75( Joiezioni sottocutanee di iodoformio nella aiftlide - Tbomann . • 980 Llodermia sifllitica, caso raro- Finger . .P orpora emorragica considerata come nevrosi " 185 Sclerosi della li ngua - Zeissl • 839 Sulla sifilide e le acque aolforose -Spillmann » 1285 · Ulcera fagedenica curata colle iuieziooi parencbimatose dì nitrato d'argento - Tbie rscb . • i~ Ulceri fadegenicb e curate coll'acido a;ìrogallico • 756 Ulcera indurita, suoi parassiti • 757 1 Uso d ella segata cornuta nelle malettle della pelle Heit&mann • 1283 RIVISTA DI TERAPEUTICA . .

Acido borico, ricerche eperimentali sulla sua azione • 646 Apomorflna come espettorante - Beck • 770 Acido aalicilico nella cura della febbre tifolde • 9S9 Asfl88i& per eommersione, sua cura . • 984 Adonis vernalla, ricerche aul suo principio attivo. .. 1197 Bromuro di potuaio nella cura del diabete - Felizet . • 988 Caverne polmonali curate coll'iocia10ne e col drenaggio - FuegerHolllfer .. 769 -Orlsarobina - Jarael. » 193 C'\uteriuuione pu nteggiata. delle pareti toracicbe nella cura della · bronchite cronica - Bartb . .. 6•8 Chinina, suoi elfetti auglì organi della vista e dell'udito , ,. 8~3 Convallaria maialis, nuovo medicamento cardiaco - See . " 11(5 Cistite blenorragica curata col nitrato d'argento » 035 Chinoli na nella cura della difLerite- Seifert. • 1199 Epistassi ribelle guarita col tartaro emetico - Escudero • 6411 t Emottisi tu bercoloaa e eu a cura - J accoud • 766 l<'erro per iniezione iJ>Ode rmica - Ciaramelli . » 190 · Fumo dell'oppio come agente terapeutico. • 849 ·Giicerolato di calcio e glìceroborato di sodio, due nuovi antisettici Le Boe • 981 Idrogeno aolforato nella tubercoloai . • 7~ •lodoformio nelle malattie delle muco1e - Friinkel • &>O • 989 ilniezione aottocutanea di alcuni aali d'argeol9 - Bulenburg


1338 Nutriz1one artiftciale dei tisici . pao. 12w-· Pustola carbonchiosa curata senza cauterizzazione - Rose • 984 Permaoganato di potassa, antidoto del veleno dei serpenti- Ricbards • 1093 Purgati vi amministrati per via ipodermica - Hiller . • 109.1 Respirazione artificiale - Flashar • •58 Resorcioa, sua azione tossica e medicamentosa - Callas ,. 84! Stiramento dei oervi ,. 760• Sugo dell'oxalis acetosella come caustico - Eltìnge • l!r.! Spermatorrea, sua cura - Nowatscher " 193 Saccarato di calce contro le scottature - Pau! ,. 84S SOttrazioni saoguigoe. locali e loro azione anti6ogiat1ca- Genzmer• 8(8 Tet».no traumatico guarito col solfato d'eserioa·- Layton . • 647 Ti si polmonare, sua guaribilltà- J accoud • 764 Timo! nelle scottature - Fueller ,. 7U Triclorfenole, il miglior disinfettante delle piaghe ed ulceri gangre· nose - Dianin . ,. 1095 Vaccinaziolle praticata come mezzo terapsutico- Walter--Wikbam" 76S

CHIMICA E FARMACOL0GJA.

Adipocera - Ludwig " '>71 Acqua leggermente alcalina quale nicolo del joduro e bromuro di polassio - Seguin . lt 1101 • 1102 Azione d ell'acon itina- Plugge • 1099 Chinolina, auo tartrato, suoi usi farm aceutici . Conse r•azione degli oggetti di caoutchouc - Edwin Johnson • 1101 • 622 Dosameoto degli atotaLi nell'acqua potabHe - West. Koigbt Fermenti dlastalici artificiali • !>21 Kola o noce di Oourou . ,. 852 ldetodo per riconoscere gli alcaloi di • • t>'ll Presenza del fosforo e del jodio negli olii di fegato di merluzzo Chlll'les ,. 773 Pep toni mercuriali - Delpech " 775 Peptooato di ferro ammonico - Taillet e Vecillart ,. 7ì8 Ptomaine negli animali d'ordini inferiori - Schlagdenhauft'en . ,. 1098 Reazione dell'urina in seguito all'uso del balsamo di copaive • 519 Thoma Scoperte ultime del Selmi ,. 520 Sur.cedaneo artUlciale della chinina • 528 Sostanze nuove scoperte uel cervello - Parkea " 8f>3 Sintesi de! Ja chinina • 115'

MEDICINA LEGALE. Ipertermia simulata - Mackeozie • 4.19 Malattie sim ulate negli es~rciti moderni - Zuber. » 270 Modificazione della pupìlla e de lla respiratione ' nella diagnosi dell' epilessia -Eche verria " •li!)


~339

TECNICA E SERVIZIO WBOICO MILITARE. Bagni nelle caserme. Campo sanitario oell'laola di Paqucrollea

. pag. m • 289

cause ed eaeui del ufo petcochlale nell'esercito russo durante la guerra 1877·78, maoifeBtatoal nella penisola dei Balkaoi- MI· chaelìa • 42~ CooveDZIODe di Ginevra • > 6G9 Chirurg1a militare in Egitto - Larrey • g93 Croce rosea austriaca durante l'iosurrellone del 1~ • 1105 Corso di perft>ziooamento medico-mllilare pe1 XII corpo d'armata (Sassonia) . • 1210 La guerra In Egitto . » 1298 Medaglia di ricoguiaione. • 2~9 Nuovo organico dei medici mili tari io Francia • tll:.

Nui-apt.>tlali approntate dall'Inghilterra .

• !191

Ordinamento del senizio sanitariO nell'esercito francese • 1?81} Progeuo di tr·eno·ospitale col materiale mobile della società ferro\'iariu Milaoo-Saronoo-Erba·Como - Crespi . ,. So7 Rappo rto medico sulla guerra del Zululand - Wolllyes ,. 257 R lorgao lzza1.ione del servizio aaui tar·io dell'ese!'ci to francese • 6()8 Ser\•Jtio di sanità. nell'esercito russo . " !1113 Servizio sanitario presso le truppe fraoceal io Algeria. • 290 Ser vizio di sanuà nell'esercito degli Stati-Uniti • fll6 Servizio ~ani\ario mi litare oelle provlncio~ meridionali dell'impero austro-ungarico • 665 ser~ izio sanitario oell'eserei to uedl!se - KUII • UO!I Tecmca chi rurgica oe!l'istr1ulooe dei porta feriti - Korting » 525 Treno spedale con carrone atte io tempo d i pace al servizio ordinario dei viaggiatori per treni ..11 breve percorr eoza. " 870 IGIENE. Ca lzatura delle truppe a piedi ,. !05 cooservaxione degll alimenU colla boro~tlicerlna • Sv!l Disposizioni organiche sulle nuove costruzioni di Desdra - Roth • ~~ Dlminutlone del tito addominale In Vienna - Lorioser. • IliO Epidemia di cholera nostral c in s~gu i to all'uso di acque putride Gontermann ,. 555 Eziologia sulla febbre tifoide - Do Pietrasanta • l!OV Febbre ti foide io Alge ria- Sorel • 1111 Isola mento degl'infermi alfeui da malattie contagiose . ,. ~ ltti l uto vaccinogeno militare d'Anversa- Vallio. • 1?28 Istruzione popolare diffusa in tutta l'lnsbilterra aul modo di richiamare lo vita gli annegali . " ISI8 La febbre tifoidea a Parigi . ,. ISI5 L'Igiene e la profilassi nel Be lgio. .. 1821

Metodo di respll'Ui{loe artiftciale.

it

Mezzi di disinfezione Nuo•a falsi llcazlone MI caiTll - SormMI Questionu d",git>ne milit are .

,. 436 • 778 • 1:\?8

29S


• pag. 5W Risanamento delle caserme con acido aolforo1o Sifilide vaccinica io Algeri . " SOl -Tricopbytoo trasmesso dal cavallo all'uomo - Jdeguio e Laoger • 800 VacciDazione carbonchiosa - Paateur. > 298 Vaccloaaione, Inferiorità. del vaccino di giovenca- :Burq . .. 301

STATISTICA WBDICA.

Alcune cifre sulla leva della claeae 1861 e sulle vicende dell'esercito - (tolte dalla relazione del tenente generale Torre) • 3~3 ~ondiziooi sanitarie dell'esercito inglese . • 3!.'0 Mortalità della popola.ziooe o dell'esercito in Pruaaia. • 315 ""Notitie atatì.atiche sull'esercito austro-ungarico " 306 .;Stato sanitario dell'esercito Inglese nel 1880 • • 88S VARIETÀ. ~elluloide

. " JO; Extrolla della vescica • 831 Medico eroe. • f>59 Morti per anestetici io Inghilterra " ~ Prima operazione italiaoa di reaedooe gastrica per carcinoma pilorico . • 7dl Singolare aeolorameoto di capelli " 195 CONGRESSI.

,. ws ,. 210 6701 e 111! " r~'<S

•Quarto congresso Internazionale d'igiene a Ginevra .Decimo coogreuo dell'aasociaziooe medica Italiana a Wodeoa • Xl congresso della società chirurgica tedesca di Berlino .

945 e 1050

RIVISTA BlBLlOORAFIOA

'.La domogra8a italiana - Zampa. • 198 ·Contribuzione allo studio della cura radicale del gouo - Deucchi • 216 •Difterite prolungata - Vincenzo Oouolìoo " 8SG Nuovo !strumento per la elettro-terapia - Del Greco • • 888 Proftlaasi della ailllide - Giuseppe Sormani . • 890 Leciones teorico-pratìcaa acerca de las eofermedades del corazooAntonio Espina • 89i Sega a forbice - Aleasaodro Oeccarelli . " 801 .()eoni medico-wologlci •u di un viaggio all'America del Sud- Vin• 9GS cenzo Ragazzi . : 8u di un nuovo metodo per la cura delle fratture della rotula EoricorMUsso •. • 100t ~


1341 CONCORSI. OOocorlo al premio Riberi pei medici militari

. pag.

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Conco rso del Comitato int.ernazlonaJe della Croce roaaa Concorso dell a società medico-4aica 4orenlina

• "

883 448

NOTIZ IE SANITARIE

Notiaie sanitar ie del R . Bs ercito pag. 221, 445, 447, 671, 788, ees, 1005, 1007 e 1281 Annunzi

Necrologia .

,. 1815-

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ELENCO DEl

b vori scientifici pervenuti al Comitato di Sanita Militare durante l'annD 1882 e fino ad ora nan pubblicati.

Aprile Fortunato, aottotenent'! medico - Sopra tre casi clinici di alienazione mentale . .Asteglano Giovanni, capìlano medico - Relazione tra le meteore e le ma·

lattie. Barzl Ezio, aottotenente medico - Brevi cenni intorno ai disturbi funzionali prodotti dal catarro delle vie NJiarì. Bogl Ernesto, sottotenente me dico - Storia di un caso di ulcera rotonda dello stomaco. Capra dott. Pietro Luigi, sottotcnente medico -Enterite cronica utcerosa ICanalla Pietro, sottotenente medico - eonrerenza sopra alcuni casi di o lite media acuta. ~anCelll Adeotato, maggiore med ico, Allacciatura della succlnvia pe r aneurisma traumatico. Id Id. id. id. - Disarticolazione tarso-taraea col metodo di Cbopart modificato. Carlonl Leonardo, sottotenente medico - Relasione sulla reseziooe s:>tto· periostea dell'articolazione omero-cubitale sinistra per o steo-mieli ite granulosa. Cuaburl Francesco, te ne nte medico - Storia clinica. di una trombosi autoctona dell'arteria poplitea che de terminò la gangrena d ella gamba. Cermelli dott. Corrado, capitano m edico - Un caso clinico. Cipolla cav. Giuseppe, colonaello m edico - Sopra due casi di malattie ne rvose. D'Aiello Raffaele, tenente medi co - Storia clinica di un caso d'aneurisma traumatico primitivo dell'arteria liblale anteriore . .Del Vecchio Ruggero, soltotenente medico - Sullo ade niti sponta:tee e loro successioni morbose. De Toma Pietro, sottoteuentt~ med ico - Dell'alimentazione. Id. Id. id. id - Al cune osservazioni sull'ali me ntazione d el soldato: Faralll Celestlno, aottoteneute medico - Sopra un caso di morte avvenuta per calcio di cavallo all'addome. 1'lllppl Clacome, farmacista prin cipal e - flromuro di etile.


·forti dott. Gluaeppe, capitano medico - La torace n tesi nella cura della. pleurite. Giorgio dott. Cesare, tenente medico - Storia clinica di un caso di morbillo complicato a pneumonite doppia. Groul cav. Filippo, maggiore medico -Di un'ernia inguinale strozzata guarita colla chelotomia. • Guaetonl Giuseppe, sottotenente medico- Storia di un epitelioma cutaneo. LIYI RodoHo , tenente medico - Ragguaglio statistico sulle misurazioni praticate sulle classi 1850-60 del 69 fanteria e 1861-52 det4JO battaglione mili::ìa mohile, con speciale riguardo all'accrescimento della sta tura. Madaschl Glo. Battleta, maggiore medico - Contribuzione alla storia delta med icat ura antisettica. Maestrelll Domenico, capttano medico - Caso straordinario di ferita penetrante. Mangiante Ezio, capitano medicv - Riflessioni in quartiere. Marchettl Te111istocle, tenente rntldico - Poche parole sulla causa delle epi· demie morbillose nt!lte reclute. Mendinl Clueeppe, sottot<~nente medico- La endoscopia, contribuzione alla diagnostica fisica. Mlnlcl Eugenio, tenente medico - Considerazioni sulla scelta del soldato. Id. !'. id. id. - Sopra un nuovo apparecchio per la toracentesi. Montanari cav. Luigi, tenente colonnello medico - Alcune conferenze sulla congiuntivite granulosa. ·Ognlbene dott. Andrea, capitano medico- La leva dell'anno 1881 in Castro· reale, considerazioni e proposte. Pallula Domenico, sottoltmente medico - Caso di ferila d'arma da fuoco perforante del torace. Pecco cav. Giacomo, colonnello medico - Operazioni chirurgiche state praticate negli ospedali militari durante l'anno JS81. Pep6 cav. Achille, tenente colonnello medico- L'ileo-ti1o nel quadrimestre luglio, agosto, settembre e ottobre nell'ospedale militare di Napoli. Pera11i Anlonlo, sottotenente m edico - Dell'allacciatura dell'arteria ferno· rate all'apice del tridngolo della scarpa per (erita della popli tea. Petrocchl Luigi, sottotenente medico - Di un caso di malatlia cronica di Brighi. Pisano Giovanni, capitano medico, - Il metodo Llster e i microbi. Pugllsl Michelangelo, tenente medico - ~ono sui casi di polmonite osservati nell'ospedale militare di Caserta. Quadri Giuseppe, sottoteote modico - Appunti clinici sopra un caso d'infezione tifica. Romano Giuseppe, capitano m edico- Conferenza d'introduzione allo studio del servizio di sanità io campagna e della chirurgia di guerra. $ ortlno Salvatore, tenente medico, - Tre mesi presso il bagno di Santo Stefano. . Strano Antonio, sotlotenente medico, - Idrargirosi in seguito alle frizioni mercuriali.


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. ' Trart Allllllldi"', capitano m<>dico - Suhe granulazioni palpebrall. ~

Vita dott. Caatano, tenente medico - Considerazioni aul decorso clìoico e sulla terapia di alcuni cosi di polmonite llbrinosa. Id. Id. 111 id. ld. - Ancora una parola sull'interpreta· dooe di una ·complicanza cerebrale cegulta a frattura. Zanclll Duta, tenente medico - Nefrite ghiandolare albuminosa con ematuria amorfa.

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