OPERA OMNIA VOL XVI

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VOLUME XVI


OPERA OMNIA DI

BENITO MUSSOLINI A CURA DI

EDOARDO E DUILIO SUSMEL

LA FENICE - FIRENZE


OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

XVI. DAL TRATTATO DI RAPALLO AL PRIMO DISCORSO ALLA CAMERA (13 NOVEMBRE 1920 - 21 GIUGNO 1921)

LA FENICE - FIRENZE


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FIRENZE

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I numeri arabi fra parentesi tonda indicano le pagine alle quali si rimanda per opportuni confronti o per maggiori particolari; i numeri romani fra parentesi tonda indicano i vo lumi dell'Opera Omnia, I titoli fra parentesi quadra degli scritti e dei discorsi sono stati dati dai cunto.ri perché gli o riginali ne erano privi.

Gli m-iui anonimi o non firmati con il nome dell'Autore contrassegnati con (a) sono pubblicati in: BENITO MussoLINl - Mestaggi e proclami. Jtalia Nuova. Pagine di politica fascista scelte da Augusto T urati. Volume terzo - Li-

bmfa' d'Italia, Milano, 1929. Il numero di seguito alla lettera indica la pagina del volume nella quale si trova l'attribuzione.

Gli scritti anonimi o non firmati con il ·nome dell'Autore contrassegnati con (r) sono di Benito Mussolini come .risulta dagli originali in possesso di Vito Mussolini. (Vedi: Carteggia Arnaldo-Benito M,molini. A cura di Duruo SusMEL - I.a Fenice, Firenze, 19~4, pagg. 2-3), la paternità degli scritti anonimi non contrassegnati in alcun modo è evidente.

Ringrazio la signora Emma Baroncelli ed il prof. Arturo Marpicati per gli autografi inediti di Benito Mussolini che mi hanno gentilmente concesso di riprodurre.

D. S.

1. • XVI,



DAL TRATTATO DI RAPALLO AL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI DELLA VENEZIA GIULIA (13 NOVEMBRE 1920 - 6 FEBBRAIO 1921)



Dal 13 novembre al 31 dicembre, Mussolini si occupa del problema dalmata e fiumano dopo la situazione cfeata dal trattato di Rapallo (\ 9, 11, 14, 17,

20, 23, 32) e degli avvenimenti fiumani e dalmati del dicembre, che, dopo tentate vie di accordo fra Roma e Fiume, sboccano nel « Natale di sangue» e si concludono con l'abbandono di Fiume da parte di D'Annunzio ( 34, 36, 38, 4 1, 4~, 50, 52, 6 1, 66, 72, 73, 75, 78, 81, 84, 86); scrive sull'assassinio dell'avvocato Giulio Giordani, consigliere comunale di minoranza, perpetrato dai comunisti a Bolog na il 2 l novembre, durante l'insediamento dell'amministrazione comufla!e socialista a palazzo D'Accursio {25); sui conflitti tra fascisti e corounisli ( 27, 29); conico la decisione governativa di emettere tre milìardi di nuova carta• moneta (47, 54); sull'atteggiamento antifascista dei deputati socialisti (64); premette « cappelli» ad articoli di Gioacchino Volpe (22) e ad uno intitolato L'llaliA e il ranro11 Ticino ( 49); redige «Il Popolo d'Italia» nel 1921 (44); D ecadmza (56); Il ritomo dei re { 58); Fine d'anno ( 88); l'articolo inaugurale di Giovinez'Z4 ( 63). Dal 1° gennaio al 6 febbraio, Mussolini commenta un ordine del giorno \IO· tato dalla direzione del partito repubblicano italiano (92, 95); evoca la legione di Ronchi. ( 96); si occupa del XVJI congresso nazionale del partito socialista italiano tenutosi a Livorno il 15·21 gennaio (n,, 1241 126) ; partecipa ad una riunione del comitato centrale· dei fasci (107, 112); parla ai legionari 6umani (128); commemora il g iovinetto ebreo Roberto Sarfatti (134), caduto il 28 gennaio 1918 (X, 305); postilla una lettera di Dante Quercioli (147); scrive sugli orientamenti della politica economica kninista (118); sull'avvento di Aristide Briand alla presidenza. del Consiglio dei ministri di Francia (122) ; su una even· tuale tregua tra fascisti e socialisti (il 22 gennaio, a Modena, era stato assassinato da un gruppo d i socialisti Io studente Mario Ruini e durante i suoi funerali erano stati assassinati anche· i fascisti Antonini e Baccolini; conflitti, agsuati, rappresaglie, incendi, che avevano portato a morti e feriti, erano avvenuti a Bologna, Ferrara, Perugia, Cecina, Firenze) ( 129, 1~2, 140, 143, 14,); redige Prel11dì ( 90}; Conlro il ritorno d ei re (98); Il f,uchmo nel 1921 (101); Per mere liberi ( 104); L'Italia e Zar,1 ( 110); Contro U 1ilorno dei re, Il « veto I) non basta ( 113). Il 6 Mussolini è a Trieste, dove partecipa al primo convegno regionale dei fasci della Venezia Giulia ( 461). Durante i lavori del convegno parla su Il fa. uiJmo di fronte di princiJ,dJi problemi, su li f.ndJmo e i problemi del!" poli/fra e1tera italiana e interviene nella discussione del comma .riguardante la questione del .regime ( 150).



CIO CHE RIMANE E CIO CHE VERRA A sentire j( Secolo, l'on, Paolo Orano, vecchio campione della causa daLnata, avrebbe fatto le seguenti dichiarazioni, appena conosciutasi a_ Montecitorio la notizia degli accordi di Rapallo:

« Sa.rei un criminale, un traditore d~gli intcrc5si della mfa Patria, se, di fronte a quello che si è ottenuto, seguitassi a dire che non abbiamo vinto~Dichiarazioni analoghe hanno fotto gli on. Gasparotto e Vassallo. Le op irùonj d ì questi deputati ci i nteressano, in quanto si tratta di interventisti - specie il VaSSa.IJo e l'Orano - non rinuncìatarì. N oi, ad esempio~ ci troviamo in uno stato d'animo alquanto diverso da quello dcll'on. Orano, ma prima di continuare a esaminare la situazione nazionale e generale quale si delinea dopo gli accordi di Rapallo, è necessario premettere alcune semplici e fin troppo lapalissiane constatazioni, la prima delle quali è questa: l'Italia ha moralmente, economicamente, politicamente, · fisiologicamente bisogno di pace. L'Italia ha compiuto dal maggio del '15 al novembre dd '18 uno sforzo immane che la renderà gloriosa per tutti i secoli, sforzo compiuto in condizioni di inferiorità di fronte a nemici e alleati. Ha vinto, meravig liosamente, per" sé e per gli altri. Conclusa fa guerra, a uno sforzo nervoso è susseguita una _terribile ten· sione di nervi per Ja. non-pace. N e sono derivate complicazioni di ogni genere. :E. fa nostra dolorosa storia di ieri. Ora, anche un gigante, dopo la fatica compiuta, ha bisogno di riposo. Cosl l'Italia ha bisogno di pace per riprendere, per rifarsi, per incamminarsi sulle strade della sua immancabile g randezza. Solo 11n pazzo o 11n criminale può pemare a sca-

tenare n11ove guerre, che non siano impost13 da una improvvha aggressione. Tutto ciò che avvjcina la pace, tutto. ciò che segna un punto fermo a un capitolo dell:i. nostra storia, è accolto, qualora non sia umiliante o

lesivo det· nostri supremi interessi, con un vasto respiro di soddisfazione da ogni classe di cittadini; Per questo noi riteniamo buoni gli accordi per il co~fine orientale e per .Fiume. Quanto alla Dalmazia noi dissentiamo nettamente dai nazionalisti , romani. Questo equivoco fra nazionalismo e fascismo - sorto in taluni centrì - deve cessare. I nazionalisti, come tutti ì buoni· partitant_i legati a un sistema mentale rigidamente imm~tabìle, biascicano le giaculatorie


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strategiche del 1914 (i socialisti quelle economistiche !), come se da allora ad oggi niente di cambiato ci fosse sul mondo. Inoltre, il nazionalismo romano è imperialista, mentre noi siamo espansionisti; è pregiudizialmente monarchico, anzi, dinastico, mentre n<,>i, al disopra della monarchia e della dinastia mettiamo la nazione. La lunga serie di punti interrogativi con cui ncll' Idea NttZionale si passano in rassegna tutte le isole e gli scogli dell'Adriatico, ognuno dei quali celerebbe un'insidia di guerra e di rovina per l'Italia, ci dà un invincibile senso di anacronismo. Ci accorgiamo sempre più, che dalla prova tremenda delJa guerra, un solo movimento spfrituale e politico è uscito, che.sia libero nei suoi movimenti, spregiudicato ed elastico, ed è il fascismo. Tutto il resto è tritume di mentalità dogmatiche. Terzo dato di fatto è questo: che gli italiani non devono ipnotizzarsi nell'Adriatico o in alcune isole o sponde dell'Adriatico. C'è anche·- se non ci inganniamo - un vasto mare di cui l'Adriatico è un modesto golfo e che si chiama il Mediteuaneo, nel quale le possibilità vive dell'espansione italiana sono fortissime. Ultima e superlapalissiana constatazione: se per cause interne o esterne, per colpa dei massimalisti o dei militaristi l'Italia va al disastro, il disastro colpirà tutti, socialisti e non socialisti e soprattutto gli italiani che attendono ancora la redenzione. Ciò dev'essere chiaro soprattutto ai dalmati. Stabiliti questi dati di fatto e molti altri d'ordine secondario che si potrebbero aggiungere, veniamo illa redenzione della Dalmazia. Siamo in tema di politica estera fascista ed è necessario quindi riportarci ai postulati che furono approvati all'unanimità nell'adunata nazionale del 24 maggio 1920 a Milano. In essi postulati è chiesta <<l'applicazione effettiva del patto di Londra e l'annessione di Fiume all'Italia e ]a tutela degli italiani residenti nelle terre non comprese nel patto di landra ». Questo postulato è stato superato per ciò che riguarda Fiume; è stato applicato per ciò che riguarda il N evoso e la tutela degli italiani oltre Sebenico; non è stato applicato per Sebenico e retroterra. Siamo dinanzi a una dolorosissima rinuncia. Soltanto c'è da ricordare che il fascismo non è intransigente in materia di politica estera. Es.so pensa che - vedi postulato n. 4 - « l'Italia debba fare, nell'attuale periodo storico, una politica europea di equilibrio e di conciliazione fra le diverse potenze». Niente di antifascista se questa ·politica di equilibrio e di conciliazione l'Italia comincia a farla colla sua vidna , orientale: la Jugoslavia. E ancora: il fascismo - vedi postulato successivo·- pensa« che il trattato di Versames debba essere riveduto e modificato in quelle parti che si appalcsano foapplicabili o la cui applicazione può essere fonte di odi formidabili e di nuove guerre». Con che 1


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

in vista del fine - mantenimento deila pace - si viene ad ammettere implicitamente la revisione non del solo trattato di Versailles, ma di quanti altri possano presentare lo stesso pericolo. Gli è aila luce di queste premesse programmatiche fondamentali del fascismo che bisogna giudicare gli accordi di Rapallo. l1 fascismo rivendicava, rivendica e rivendicherà - salvo il modo e il quando - le città italiane della Dalmazia, non per mere considerazioni strategiche, nelle quali, t_ra parentesi, non si trovano due cosiddetti tecnici che abbiano l'identico punto d i vista, ma per considerazioni di ordine essenzialmente morale. Gli italiani di Dalmazia sono i pirì puri, i pirì Janti degli italiani. Sono gli elelli deJ popolo italiano. Per eui la raz.za non è un fatto etnico, è un Jenlimento, è ima devota, ge/01,11 intrepida religione che ha avuto i suoi martiri. Noi

adoriamo gli italid11i di Dalmazia, pe,.ché 10110 sf,1/i e .10110 i pùì fedeli, ·al ,-ùhiamo delle voci eterne e insopprimibili della nortra rtirpe. Per CJ.uesto noi avremmo voluto che sin l'ultimo nucleo d'italiani fosse stato accolto nella nostra grande famiglia. Da due anni abbiamo tena.cemente lottato per questo, Per questo noi saremmo pronti ad insorgere, se sentissimo che l'italianità dell'altra sponda fosse irreparabilmente sacrificata e perduta. Per fortuna, non è così. Anzitutto i diritti ùei popoli non si prescrivono. Quello che una generazione non può compiere, sarà compiuto da un'altra. La nostra. ha dato alla Patria i confini al Brennero e al Nevoso, Fiume, e ha riscattato Zara. QueJla che verrà dopo di noi, farà jl resto. La \'ita degli individui si conta ad anni, queila dei popoli a secoli. Dal 1866 al 1914, Trento e Trieste furono al primo piano delle nostre aspirazioni nazionali. Oggi è la Dalmazia che parlcrl alla passione degli italiani. Tanto più che gli itaJiani di Dalmazia potranno, con più facilità, difendere la nostra razza. Senza la guerra, non v'è dubbio· che, coll'andar del tempo, avremmo perduto la Dalmazia. A poco a poco, l'opera subdola e violenta di snazionalizzazione intr:iprcsa dagli Absburgo avrebbe smantellato gli ultimi meravigliosi baluardi dell'italianità dalmatica. Oggi, la situazione è radicalmente cambiata. Se l'opera di snaziona!izz3zione sarà ritentata, naufragherà per questo vario e formidabile· ordine di ragioni: gli italiani saranno protetti da un'Itali::i. che ha debellato un impero; l'opera di snazionalizzazione non avrà l'impulso come quando partiva da Vienna o da Budapest, che durante un secolo erano rius_cite a toccare la perfezione nell'arte diabolica di dividere i popoli. Non sono le popolazioni agricole e primitive addossate alle dinariche e per metà non croate, bensl m:inro• valacche, che potranno snazionalizzare gli italiani: accadrà, fatalmente, il viceversa. Anche e soprattutto perché !°Italia non è più allo Judrio, ma è a Trieste, a Pola, a fiume 1 a Zara: come potranno resistere le


OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

popolazioni croate di Dalmazia al nostro pacifico straripamento econo· mico e culturale? Coll'Italia allo Judrio, la Dalmazia era in pericolo di vita; coll'Italia a Zara, gli italiani da Sebenico a Cattaro vedono spuntare l'alba di giorni migliori. Non è ancora 1'.ideale, ma nessuno può contestare che .un _passo prodigioso - a malgrado di tante avverse circostanze, alcune _superiori alla volontà degli uomini - è stato compiuto. Quello che si può fare per dare al probl.ema dalm~ta una soluzione integrale o fascista - intesa la Dalmazia da Zara a Cattaro - esporremo domani. MUSSOLINI

Da 1/ Popolo d'ltalùt, N. 272, 13 novembre 1~20, VH.


DALMAZIA Gli uo mini che hanno firmato il protocollo di Rapallo non possono illudersi e non deyono illuder$i: Ja questìone deJla Dalmazia non è finita, incomincia; non è chiusa, ma rimane tristement.e e tragicamente aperta. le clausole· del trattato che riguard;rno la Dalmazia pos~ono essere ritenute soddisfacenti da coloro che hanno.. g ran parte di responsabilità nell'accaduto (respònsab ilità di Go, ·erni e, ahi1nè!, anche d i p:utiti e d ì popolo), ma n.on possono essere accettate e nemmeno subite-, se non pensando che e.i troviamo dinnanzi a una terribile soluzione di necessità. Esaminiamo freddamente le formule dell'accordo. D elle d ue città che ci venivano garantite dal patto di Londra, solo Zara viene annessa all'Italia, N oi speravamo, nella nostra prima nota, che la perla della Dalmazia avrebbe avuto un retroterra suiliccntc pci suoi b isogni e per il suo respiro, mentre quello assegnatoci dal patto di Rapallo ·è limitatissimo, angusto e ,·a appena appena oltre la cerchia del1e case. Ma peggiore ancora è la situazione di Zara dal punto di vista marittimo. l e isole dava nti a Zara sono state assegnate alla Jugoslavi:!.·. Il mare che poteva costituirè la contiguità fra l'Italia e Zlra è stato mozzato dalla Jugoslavia. t un assurdo crudele! Ci si domanda - sgomenti - come gente d'ingegno e di cuore abbia potuto firmare un patto simile. Valeva meglio ridurre ancora il retroterra z"aratino, ma lasciare a Zara aperta 1a grande strada dell'Adriatico ! In questa situazione che cosa è Zara? Uno sc·oglio italiano, circondato da un mare jugoslavo. Per fortuna, l'incrollabil~ fermezza degli zaratini ci garantisce che lo scoglio saprà resistere alle tempeste. Quanto alle garanzie, la migliore è quella che riguard1 l'acquisto della cittadinanza italiana; facoltà estesa anche agli italiani esclusi dal patto di Londra. Confidiamo che, con questa misura, gli italiani di Traù, di Spalato, di Ragusa e di Cattaro potranno sfuggire allo sterminio che era nei propositi dei più arrabbiati elementi croati. Spiegazioni supplementari occorrono per la ~ormula che dice :

« G li italiani conservr.>ranno il libero uso della propria lingua. ed il libero esercizio della propriil religione, con tutte le facoltà inerenti a. detta libertà ».


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mio conto, non posso accertare finché non sia al .corrente di ciò che accade e di ciò che ci si prepara, e positivo che i fascisti, quando· sull'altra sponda ci fossero degli italiani che si battessero, avrebbero il do, vere di accorrere in loro difesa, impedendo le misure .del Governo e correndo in soccorso dei fratelli in pericolo **. 0 Segue la. di~cussione, neUa · quale Mussolini interviene tre volte. La prima dice: « I dalmati preumti devono J ;,e che cosa rappresentano. Noi siamo

umi dalmarofili e non abbiamo bhogno di spiegazioni uberiori e .srntimenlali.

S/ Ira/la di dire che cosa si deve /ue e qHali sono gli obieltivi polilid rhe I i vogliono r:onug11ire in Dalmazia. Sofomto l'aimeuione della Dalmazia del _/)allo di Lof!dra? L'anr:essione della Dalmnzià fino a Cattai·o? Una rep11bblica it,1/01/an,? Una autonomia compie/a?» . I.e parole dette nel .secondo intervento sono Je seguenti: « Comprendo , he i Jal,11a1i .!i untano dei gregari semplici di D'Annunzio, ma noi non abbiamo 10! tanio la rn ponsabilità dei gregari; abbiamr> anche qu,l/a dell'azione. Se donMti D' Anntmziq innalzti.rse la hMdfrra della rep11bblica italo-iugoslava, /'opinione pub• bli fa italùma urrebbe forse favorevole; se in'/lere 1,1omi annett"e tutta la Dalmazia all'Italia, /'opinione pubblica sarà ro"1r<11·ia. PoIJiamo .tgitare la questione della Dalmazia ,mica da Zara a Cduaro? I dafourti.; de'/lorto dire , hiaranunle che roia t1ogliono. L'arrnes1io,:e pura e u m plice del territorio comprrm, nel patio di Londra? Sollo forma di ima tempO'fanea reggenza? Si vuole l'a11Jonomia della Dalmazia? s; vuàle p,wpetJare dinanzi all'opirrione pubblica il problema dì 11114 Dalm<Ktia che deve e1sere dei da/mali irr 11ne1a di euere degli italiani ? Qtmti 1ono p11n,i da ,hiarire ». Il tenore del terzo intervento è il seguente : « Ogntmo che veda la 1it11azione da un punto di vista generale e non 10/J4ntq ientimentale, de'/le con'/lenire che 1i , ommetter,mno errori e ne andrà di mezzo la nazione. Mantengo il mio ordine del giMno p11ro e umplice, 1peda/meme dopo il discorso di Dud.:tn. Se D1d @ di.e:· mellete al primo piano la 411uJione della D.zlmazia, ii vde cbe egli avrJ le s11e r;1gionì. D ire , he il Jra/Jato è Jotalmente rinunrìalario è n,;n dire la verità. lo n evo romigliato di andare da D'Annunzio e che bfrogr.ava interpel/a,e gli Ì'1lh'1Sati. Una diploma:ia abile a:i,ebbe chiamaJo gli emiu4ri di D'Annunzio e dei dalmati per lt'nlire la loro opinione. A c,eno l'o((upazione di V eglia e di A rbe, poiché io 10110 convinto che 1i p 11ò a'/lere una solJ1Zione toddiJ/acente, .A.um o di dichiarare /4 rrostrd piena Jo!idarietà (()i dalmati, PoicM a'/lremo tama maggiore probabilità di presa Jli/l' opinionc pubbhca quanto nuno l'imprrsa avrà l'aspetlo di e11ere militarista o imperialhta. A chi prospettava delle ipoteJi caJaJ/rofirbe, dirò che può darsi che le co1e ii 1volgano pacificam ente. MtZnlengo il mio ordùte del giorno, tanto piiì che Dud4n lo accettò. Vi aggiungo .q11ella Juzrte de/l'ordine del giorno Br11zze1i , be riguarda il diritJo di au,odecisione di Fi11me, Zara e della Dalmazia e 14 prima parte dell'ordine del 11io1"0 Belli circa fazion e 1vr>lta dal Fa.ui!mo ». Alla .fine della discussione rimane approvato questo ordine del giorno·: « Il Comitato centrale' dei Fasci di Combattimento: « riconosciuto come il trattato di Rapallo abbia deJi~rato dei' confini. e per· ciò· dell'avvenire dello Stato indipendente di Fiume senza alcuna interpellazionc dello Stato indir>enclente stesso; ~ abbia deciso parimenti della Dalmazia dentro e fuori i confini del patto di Londra senza nessun intervento degli interessati ;


DAL T.RATTATO DI .llAPALLO, ECC. ~ constatato che il J>rogresso

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conseguito con il confine al N~oso e con il riconoscimento della indipendenza dello Stato fiumano rappresenta la diretta ed immediata conseguenza dell'azione e delfa minaccia fasdsta e legionaria durate oltre Wl anno; 41 circa il 'trattato di pace concluso a Rapallo lo giudica sufficente ed accet· tab.i.le per il confine orientale, insufficente per Fiume, deficente ed inaccettabile per la Dalmazia; . . « ritiene giustificata l'occupatione di Veglia ed Arbe, cosi pure l'occupazione di Castua e Sussak, che non si possono scindere dai territori spettanti alla reggenza del Catnaro. « Quanto alla Dalmazia, i fasci si impegnano di agitare il problema fondamentale di una Dalmazia italiana una ed integra da Zara a Cattaro davanti alla co-· scienza nazionale e di dare ai dalmati tulle quelle forme di solidarietà che saranno imposte dallo svolgersi degli avvenimenti, tenendo presenti i supremi interessi nazionali italiani e vigilando a che le correnti antinazionali di tutte le spe,cie non fin.iseano di compiere per i loro fini di parte a d:mno dei fratelli irredenti la loro disonesta ed immorale opera di tradimento; o: ed .invia H suo saluto ai fedelissimi del pensiero italiano, G.abriele d'Annunzio ed Enrico Milio, riconfermando ad essi tutta la incondizionata solidarietà per l'azione che sVolseranno a vantaggio della Dllimuia italiana .,. (Da li Popolo d'ltalù,, N. 274, 16 novembre 1920, VII).


MEZZI E FIN! Poche volte e forse mai mi è accaduto durante la mia vita politica di assistere a una discussione più intetessante è passionale di quella che si svolse alla sede dei fasci domenica scorsa e della quale i lettori troveranno in terza pagina un resoconto quasi stenografico. Discussione interessante, per la complessità della sihl:azione e passionale perché dominata da un sentimento profondissimo di amore per i fratelli di Dalmazia. Sentimento e ràgione vennero più volte in urto nella persona dello stesso oratore e questo accrebbe in certi istanti la drammaticità della discussione. :t inutile che su certi ·giornali si introduca, per ciò che riguarda il fascismo, la terminologia dei vecchi partiti. Le parole di massimalismo e minimalismo, per noi, non hanno senso. Sta di fatto che il Comitato centrale era unanime, compreso j] Rossi, nel voto per la D almazia, mentre il dissenso era circa i .modi e i tempi dell'azione per salvarla. Così è avvenuto che Libero Tancredi, dalmatofilo e non solo dell'ultima. ora, quella di Rapallo, sostenesse il punto di vista .dell'accettazione senza rinunce della pace di Rapallo; e cosl è avveò.uto che lo spalatino Dudan accettasse l'ordine del g iorno di quel Mussolini che taluni vorrebbero d ipingere come una specie di minimalista ad riatico. Tutto ciò è ridicolo. la verità, in sintesi, è questa: l. Il Comitato centrale è stato unanime nel dichiarare inaccettabile la pace di Rapallo per ciò che riguarda la Dalmazia. 2. Il Comitato centrale è stato ed è unanime nel rivendicare 1a Dalmazia italiana da Zara a Cattaro. 3. Il Comitato centrale è stato ed è unanime - meno. uno .....:.... nel voto di uc ordine del g iorno Bruzzesi-M1.1:ssolini-Marsich-Pasclla, che parla chiaro e sul quale è difficile sofisticare. Soprattutto è chiaro che il fascismo s'impegna di agitare dinanzi alla coscienza nazionale la questione deUa Dalmazia. Sui mezzi, che vanno dal· sussidio al giornale, chiesto da Dudan, ad altre· estrinsecazioni più energiche, non è if caso di fare lunghi discorsi

E nemmeno non è il caso di abbandonarsi a catastrofismi per ciò ·che è accaduto in questi g iorni sul Carnaro. l a Patria non è affatto in peri-


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC,

colo. Il comunicato, diramato assai ,opportunamente dalla Reggenza, legittima pienamente le ocq1pazioni di Arbe e Veglia. 11 caso di queste due isole rientra nel diritto di autodecisione dei popoli. I consigli comunali delle due isole hanno chiesto di appartenere alla Reggenza. e la Reggenza. deciderà. Quanto a Sussak, c'è da chiedersi: pu_ò questo sobborgo di Fiume, separato da Fiume da un torrente largo quattro metri, essere avulso dalla città? No. Sussak fa parte integrante di Fiume. · Quello che è accaduto a Fiume doveva essere previsto dai poteri respon~abili di Roma. Grave er(ore essi commisero non passando da Fiume prima di andare 11 Rapallo. La ·Reggenza doveva essere consultata e invece si è preferito decidere in sua assenza. Del pari dovevano essere consultati i dalmati. Più volte noi sollecitammo il Governo a questi contatti e a queste intese. Non ci sono state e si sconta l'errore. Non bastava fare della diplomazia: bisognava fare anche della politica. Comunque, l'occupazione di Arbe, Veglia e Sussak, crea un incidente che può essere risolto amichevolmente fra gli interessati. Noi crediamo che la Jugoslavia prenderà atto del fatto compiuto. Circa la Dalmazia, niente v'è di nuovo. Magnifiche proteste di popolo e nessuna azione, ariche perché il Governo italiano non può pensare a uno sgombro immediato e nemmeno prossimo. Noi sentiamo che 1a causa della Dalmazia italiana ha fatto maggiori progressi in questi ultimi giorni che non in cinquant'anni. Lo stesso Governo, nominando senatori alcuni apostoli della causa dalmatica, ha posto, non chiuso, la questione della Dalmazia. Ma all'infuori e al disopra del Governo, la causa della Dalmazia è sposata dai .fascisti, 11 che significa che presto o tardi sarà sposl ta da tutta la nazione. M USSOLINI

Da Il Popolo d'l1t1lia, N. 274, 16 novembre.. 1920, VII.

2. · XVI .


TELEGRAMMI D a Genova ci mandano : Fascisti liguri, riuniti convegno regionale, colpiti del sacrificio città dalmate, sacre all'Italia ed alle nostre aspirazioni, approvano le direttive del vostro articolo di. ieri, ispirato al supremo intere5se nazionale. LÀ PRESI DENZA

Insieme con questo telegramma, ho ricevuto quest'altro: Sorpresi, indigriati vostro atteggiamento, italiani fascisti incorruttibili significhiamo la nostra solidarietà co l Fascio fiumano di combàttimento, usertore risoluto dei nostri diritti. GRUPPO F ASCISTI ROMANI

Non avrei pubblicato questo telegramma anonimo,.se non fosse stato premurosamente ospitato dal Giornale d'Italia, la cui condotta nei riguardi del fascismo è eminentemente ambigua e; sospetta. Questi signori, pochi o molti che siano, non hanno il coraggio di firmare quello che pensano. Sono dei grandissimi buffoni e dei grandissimi vigliacchi, Se credono di introdurre nel fascismo i settarismi imbecilli dei vecchi par· titi, sbagliano di grosso. AlJ'ultima ora c'è giunta questa lettera: Signor Benito M ussolini • Milano. Questo Consiglio direttivo ha l'obbligo di avvertirvi che il telegramma odierno, firmato gruppo fascisti, è opera individuale di alcuni fascisti e non del Fascio romano di · combattimento, che non ne era a conoscenza né lo ha autorizzato. Tanto per la verità e con tutta osservanza. ed ossequi credetemi semPre Per il Comitato direttiVo Il segretario Jidw.:iario , D. l.ETIJEU

'

Ma con ciò l'incidente n~n è chiuso. Quanto ai fascisti, il Comitato· ·centrale· ha indicato loro come devono agire. Da Il Popolo d'Italia, N. 274, 16 novembre 1920, VII.


SUPREMA GRANDEZZA A soli sette giOrni di distanza dal mio articolo Ciò che rimane e ciò (he verrà, articolo pieno di fede nell'avvenire della nazione e di devozione fraterna per i dalmati, si nota lo spettacolo ch'era facile prevedere : nessun~ apertamente consiglia e pessuno di coloro che potrebbero tentar di spez.zare l'accordo di RapaJlo coJle armi. Gesto di suprema saggezza, che io ho, senza stupide modestie, l'or· goglio di avere anticipato su tutti, suscitando qualche emozione, che io, tra parentesi, altamente comprendo, data l'eccezionalità dell'ora e la tonalità acuta delle passioni. Eppure, niente di più « fascista » della mia valu·

tazione della pace di Rapallo. No. I fascisti non possono essere con coloro che esaltano Ia pace di Rapallo, come una vittoria brillantissima della diplomazia italiana e quasi quasi vorrebbero inscenare delle luminariC di gioia. Sono, costar(!, i .rinunciatari eh~ hanno una enorme, ma non facilmente dimehticabile, responsabilità di quanto è accaduto. Vero è che nessuna delle paci finora concluse è stata trionfale, per nessun popolo, salvo, forse, quello. greco, il quale ricompensa Venizelos.... mandandolo a spasso. Non è più il tempo in ·cui il vincitore tracciava colla spada i segni dei confini raggiunti, Tutte le paci sono state, necessariamente, di transazione. · ·· Comunque io penso che se altri uomini ci fossero stati al Governo dall'armistizio in poi, se non avessimo avuto per un anno al Governo il vero diabolico demolitore della coscienza nazionale, se si fosse potuto attende_re ancora, patti assai migliori potevano uscire dalle trittative italo-jugoslave. Per questo non intendiamo minimamente associarci al giubilo - che ha a'vuto anche manifestazioni funerarie dei rinunciatari. Ma non ci sentiamo nemmeno di accodarci a coloro che, snubilata la ragic;me da nobilissimi impulsi sentimentali, hanno quasi l'aria di credere e far credere che il trattato di Rapallo sia una specie di grave pietra sepolcrale sul cadavere della vittoria italiana. Credere questo, in un momento come l'attuale, quando la storia d'Europa conserva ancora un· ritorno di vicende quasi cinematografiche e il vasto terreno è ancora tutto un sussulto bradisismico e niente c'è che. possa chiamarsi anche approssimativamente definitivo, credere che il patto di Rapallo costituisca il sacrificio inesorabile e irreparabile della


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Dalmazia, è semplicemente assurdo. T anto più che la D almazia è diventata J'ìnsegna di battaglia del movimento fascista e uno degli obiettivi della nostra azione di domani. · ·

Così il trattato di Rapallo dev· essere valutato con fascistica mentalità. Ad ogni mo~o segnate le firme in calce al protocollo, il dilemmà posto da me domenica scorsa ai fasci e rJpreso con tre giorni di ritardo da quella fervida, ardente anima di italiano che è Vincenzo Morello, sorgeva dalla coscienza e non si poteva eludere o ignorare. « Per rendere irrito e nullo )) il trattato di Rapallo, io dissi che una sola cosa può farsi: l'insurrezione contro il Governo che l'ha firmato. Ora l'insurrezione in Italia è impossibile, perché i fascisti non hanno Je forze sufficenti per scatenarla. E se anche le avessero, Ja loro insurre• zione, dato che fosse vittoriosa, non risolverebbe il problema che da un punto di vìsta strettamente interno, perché il Jato esterno o internazionale della questione rimarrebbe tale e quale, se non maggiormente complicato, nei riguardi cioè della Jugosla,,ia e delle altre potenze. Esclusa la rivoluzione, si poteva, per un complesso straordinario di circostanze, stracciare il patto di Rapallo, facendo la guerra da parte di chi poteva e può farla: la· Reggenza del Carnaro. Ma qui altre gravissime, formidabili difficoltà sarebbero insorte e sono state valutate da chi aveva il supremo dovere di valutarle. Ed ecco la mia tesi ( quella di considerare · la pace di Rapallo come una triste soluzione di necessità senza rinunciare ai diritti italiani sulla Dalmazia) ·trionfare anche là dove le corde della passione erano tese sino allo spasin:io. Che cosa significa, infatti, il voto dei rettori fiumani ? Che cosa vuol dire il voto del Consiglio comunale di Fiume ? Non c'è bisogno di illustrarlo ampiamente. Ci basta notarlo con una soddisfazione profond~.. Finalmente c'è qualcuno, in questa Jta. Jia, dove ognuno, individuo, classe, categoria o villaggio, fa di sé il centro dell'universo; c'è qualcuno che si subordina agli interessi generali della nazio!l.e. 11 gesto di umiltà e d i disciplina fatto da colui che più sta in alto è un ineffabile esempio ed è il privilegio della vera grandezza. . Io non· ho telegrafato a D'Annunzio per consigliargli di accettare la pàce di Rapal1o, come hanno fatto i GiuJietti, i Marconi e innumere· voli altri. Né gli ho rivolto appelli pubblici, come hanno fatto i Barzilai e i Morello. Mi sono ]imitato a scrivergli per chiedergli le direttive da imprimere all'azione intesa alla salvezza dei diritti italiani nell'Adriatico. Non gli ho consigliato l'accettazione e nemmeno quella che si chiama la sedizione. Sentivo che, senza consigli estranei, Gabriele d'Annunzio avrebbe scelto e scelto bene, guidato dal suo genio e dal suo ardentissimo amore di. patria.


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

Coloro che si attendevano immediati colpi di scena sono un po' delusi. Noi, no. Non abbiamo mai pensato a un precipitare catastrofico degli avvenimenti, anche per la buona ragione che da Zara a Sebenico . ci sono gli italiani e nessuno può dire con certezza che se ne andranno, date le possibili complicazioni jugoslave; e da Sebenico a Cattar~ il problema è più difficile e si presta a diverse soluzioni, una delle quali potrebbe anche essere, in un primo. tempo, di transizione, racchiusa ne_lla formu1a « la Dalmazia ai dalmati», se gli italiani l'accettano .

••• Tutto ciò è materia per l'avvenire mediato o immediato. L'essenziale è che non si aggravi la crisi nazionale; che si dia un minuto di respiro e di tregua a questo titano italico, che ha dimostrato di non essere ignaro e che dal '15 al '1 8 ha compiuto gesta mirabili. L'Italia odierna non è quella di Custoza e di Abba Garima. Di ciò devono convincersi i dalmati. Ai quali non abbiamo bisogno di rinnovare la nostra cocente attestazione di solidarietà materiale e morale. Molti di coloro che oggi urlano, saranno i primi ad acquetarsi al fatto compiuto. Il sentimento fa di questi giochi e conosce questi bruschi trapassi. ì invece con meditata coscienza. che noi c'impegniamo solennemente di agitare, anche quando il tempestoso mare della politica naz:ion~le sarà tornato in bonaccia, il problema della Dalmazia italiana da Zara a Cattaro. MUSSOLINI

Da Jl Popolo d'ltali11, N . 277, 19 novembre 1920, VH.


LA TRAGEDIA DALMATA Non è cominciata a Rapallo. Non si è conclusa a Rapallo. Non è opeça soltanto della diplomazia italiana. La tragedia dalmata, o, per intenderci, della Dalmazia italiana, f:la origini lontane e lineamenti più vasti. La tragedia' della Dalmazia· italiana è sotto un certo aspetto la tragedia del popolo italiano. Spieghiamoci e comprendiamoci a vicenda, senza di che non sarà possibile costruire niente di solido per il futuro. la verità è questa: in Italia non è sentita, anche perché la si ignora nei suoi termini, la questione della Dalmazia. In linea generale \1 popolo italiano., _intesa questa espressione nel senso di masse profonde di" popolazione, non sente la politica estera concepita come espressione o affermazione della propria nazione nel mondo, E ciò proviene a sua volta dal fatto che il sentimento nazionale non è profondamente sviluppato nelle moltitudini degli italiarii. Non si può pretendere che un popolo rimasto per secoli « oppresso e deriso » assurga, nel termine di pochi decenni, a una solida omogenea coscienza nazionale, come in Francia o in Inghilterra. La guerra ha indubbiamente accelerato, malgrado certe manifesta· zioni di autonomismo che potrebbero far credere il contr:irio, il processo di unificazione della coscienza nazionale.· L'italianità non è soltanto un'anticipazione di pochi sognatori; è una tendenza, un sentimento; una realtà viva e luminosa. Ma è seaipre un privilegio limitato ad una minoranza relativamente esigua. Dopo il 1870, la parola d'ordine delle nuove generazioni fu racchiusa nel binomio Trento-Trieste. Queste parole funzionarono da « mito ». · Pochi COf!.Oscorio esattamente i. termini storici e geografici del pro· blcma. Non certo i contadini repubblicani di Romagna, che avevano intitolato i loro circoli a Trento e Trieste. Non importa! Nel nome di quelJe due città si riassumeva una fede, una passione, un proposito, che animava la migliore gioventù d'Italia, compresa la socialista. I socialisti di allora non disprezzavano l'irredentismo: ne facevano; tanto che Andrea Costa, per un discorso commemorativo di Guglielmo Oberdan, fu con-dannato a tre anni di carcere, Mille episodi alimentavano quasi quotidianamente la fiamma del «mito», che, a poco a poco, abbracciò zone sempre più vaste della popo-


DAL TRATTATO DI RAPALLO,

~cc.

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!azione e fu un incentivo potente nel precipitare e ?eterm.inare la guerra antiaustriaca. Dopo la guerra apparve alla coscienza degli _italiahi il problema di Fiume. 1 voti .del .Consiglio nazionale, la marcia ·d i Ronchi e - non dimentich.ìamolo! - l'opera dei Fasci Italiani di Combattimento deter· minarono - insieme con altri fattori ed elementi - .l'unanimità nazio· nale su Fiume. Oggi è la volta della Dalmazia. La pace di Rapallo apre la questione dalmata. Esclusi alcuni cenacoli, nessuno in Italia ha agitato la questione della Dalmazia italian:t. La battaglia tra dalmatofili e datmatofobi non è uscita dai ristretti ambienti dei politici e degli intellettuali .. Il popolo è rimasto assente e lontano. 1 partiti che si possono chiarrÌare popolari - dal socialista al cattolico, al repubblicano - hanno posto la que~tione dalmatica soltaqto per ri·

solverla in senso slavo. Qui comincia la tragedia. Il g~osso pubblico ignora. 1 nomi di Trento e Trieste gli avevano rintronato gli orecchi per mezzo secolo; adesso nomi che gli appaiono nuovi ballarto sui giornali: Sebenico, Traù, Curzola, Ragwa, Cattaro, Spalato. In questa situazione singolare e angosciosa il compito dei dalmati e quello di coloro che, come noi, si sono schierati a fianco dei dalmati, si precisa: bisogna tracciue un piano di lavoro e attuarlo senza_)ndugio, colla massima upi~ità. Bisogna far conoscere la Dalmazia agh· italiani. Non basta: bisog na, perché l'azione divenga a un dato momellto travolgente, creare il « mito», creare cioè la passione per la Dalmazia italiana. Dati i precedenti politici e diplomatici e h. situazione generale italiana, l'opera è delicata e difficile, ma deve essere tentata e compiuta. Il corso degli avvenimenti mediati e immediati dipenderà dal dù:,pason cui sarà g iunta nella coscienza nazionale la passione p er la D almazia

italiana. Al lavoro, durique, o fratelli di Dalmazia, o fascisti d'Italia!_ MUSSOLINI

Da Il Popolo d'ltalùr, N. 278, 20 novembre 1920, VIf.


PER LA NUOVA ITALIA Il prof. Gioacchino Volpe non ha bisogno di essere Presentato al pubblico milanese· e nemmeno al pubblico degli studiosi italiani. Egli non è proprio un «oscuro». Insegnante di storia moderna nella Regia facoltà di lettere dell' Accademia scientifica letteraria di Milano, egli è, lo diciamo senza piag- ' ' gcrie, un uomo di prim'ordine nel campo della cultura. Non è un professore nel senso pedantesco della parola, ma un uomo dallo spirito agile e complesso, che partecipa alla vita contemporanea e ne coglie g li aspetti, e ne traccia le direzioni. Gli siamo assai grati per le attestazioni di simpatia ch'egli rivol,gc all'opera nostra. Opera lunga, aspra, che dura da sei anni e continua animata sempre dalla stessa f ede nella grandezza della nazione italiana. Q uanto al contenuto delJa lettera del prof. Volpe, esso è squisitamente fascista. Lo giudichino i nostri lettori. M

pa 1/ PoprJ!o. d'foz/;a, N. 279, 21 novembre 1920, VII.

(+)


ATTESA VIGILE Oggi vi~ne presentato alla Camera il trattato di Rapallo. Non sappiamo se darà luogo. a una lunga discussione. Quel che appare certo è che .il trattato sarà approvato a maggioranza. Ma con il voto parlamentare, la questione non è finita. Resta la ratifica jugoslava. Quella del Reggente e del Consiglio dei ministri non basta. ,Spetta all'Assemblea Costituente jugoslava dire l'ultima parola. In ogni caso l'Italia non deve minimamente iniziare l'esecuzione del trattato sé prima non c'è stata la ratifica da parte della Costituente jugosJava e se prima non sia stata definita Ja 9uestionc: di Fiume, nel senso di annettere Fiume all'Italia. lo stato d'animo jugoslavo è fieramente ostile al trattato. La Vedetta d'Italia di Fiume, che ha un buon servizio di informazioni dalla Jugoslavia, ci giunge colle seguenti notizie. A Belgrado esiste un « Comi-

tato di difesa dell'Adriatico», che ha convocato un comizio al casinò degli ufficiali a Belgrado. Ecco la cronaca : <1 La sala e la galleria del casinò erano zeppe. Una massa di popolo, che non aveva trovato posto nd locale di convegno, stazionava sulla piazza Teresia e le adiacc-nze. « Bianchini, che presiedeva il comizio, disse " che Rapallo ~ la seconda Kossovo, che però non durerà a lungo, perché contro gli slavi stanno gli eroi di Caporetto penetrati in territorio jugos lavo di frode", « Il presidente ddl'Associazione dei volontari di guerra, Scojanovié, as·s kurò che l'odierno nemico morderà l;i. terra peggio dell'antico. Il pubblico soltolineò il suo discorso con grida di '' Abbasso l'Italia ! Guerra all'Jtalia ! ". « Il prete serbo Sergije Johric incitò a preparare i fucili, le granate, le bombe a mano contro gl'italiani ingordi; e l'assemblea inneggiò ai "comitasci" e al p:i:triottico clero serbo. « Un altro serbo, Guiro Dramonja, in nome degli eroi serbi caduti nella guerra, elevò il grido di rivolta contro l'infamia di Rapallo. Ribar, il deputato sloveno dei dintorni di Trieste, il quale si disse liet o di aver potuto constatare come tutti i serbi siano solidali con gli sloveni traditi, concluse così il suo di:Scorso: .. Noi sloveni non siamo stati rappresentati alla conferenza e perciò non la riconosciamo " . « E come se tutto questo non bastasse, ai profughi irredenti e ai serbi nazionalisti si aggiunge un socialista autentko, aderente alla terza Internazionale, Milorad Rajcevic, il quale, pur nOn avendo prot~tato quando la Jugoslavia s'è incorpÒrata territori ungheresi, monkncgrin.i, albanesi e bulgari, partecipa ora


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

alla manifestazione antitaliana e g~ rantisce la solidarietà del suo pa~tito cootro l'imperialismo italiano, che impose dei con.fini che stanno contro il diritto del!' autodecisione. « L'applauditissimo ordine del giorno dice che la cittadinanza belgradese oon ristarà dalla lotta fmcM le aspirazioni degli Slavi non avranno soddisfazione. e " Dopo il comfaio - scrive l'Obzor - oltre diecimila persone si reorooo sotto il ministero degli Esteri, al quale furono mandati in frantwni i vetri a sassate. li corteo vole-va poi recarsi alla Legazione italiana. La gendarmeria vi si oppose. Ne nacquero conflitti. Accorse la truppa. li serbo Matesk, che fu segretario del comizio, arringò la. folla " l>.

Dato questo stato' d'animo belgradese, che si esaspera quando si sale verso Zagabria e Lubiana, il compito dell'Italia è delineato: non muoversi ·dalle posizioni della D almazia, vigilare la situazione jugoslava, che è piena d'ìncognite, e attendere in ogni caso il responso della futura Costituente jugoslava. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Italia, N. 280, 23 novembre 1920, VlI.


L'ECCIDIO DI PALAZZO D'ACCURSIO Il primo istintivo moto dell'animo dinanzi ai fatti tragici di Bologna è d_i compassione per tutte le vittime, compresi quei poveri contadini illusi e fanatici, che, obbedendo al richiamo dei falsi pastori, sono corsi a Bologna per farsi massacrare dalle bombe dei compagni. Ma questo moto istintivo è immediatamente fermato daJ pens.iero ·che ì socialisti sono i responsabili diretti ed indiretti, morali e materiali, della strage:. Morali perché da due anni a questa parte, spècie nel Bolognese, i socialisti si sono abbandonati alla più · incosciente e malvagia propaganda di violenze e di odio; m ateriaF e immediati perché le bombe che hanno ucciso i « compagni » socià.Iisti ammassati sotto le finestre di palazzo d'Accursio sono state lanciate da un socialist.i, diventato pazzo dalla paura.

Un senso di grande pietà per la vittima, unitamente a WI senso di riprovazione e di sprezzo per gli assassini, ci afferra, quando pensiamo aJ barbarico omicidio dell'avvocato Giordani,. mutilato eroico e fervente fascista. [ particolari danno all'episodio una tremenda significazione. Il Giofdani era inerme e .non poteva in alcun modo difendersi. Un criminale in veste di socialista lo ha freddato a bruciapelo e nessuno dei consiglieri socialisti ha sentito il bisogno di interporsi. O complici, o inchiodati dalla paura. Questo il dilemma. Certo è che il sanguè del povero Giordani non può e non deve rimanere invendicato. Noi non intendiamo ora abbandonarci a coflsiderazioni di filosofia politica. Non vogliamo fare della «morale ». I bei discorsi sono inutili. La realtà è questa: il Partito Socialista è un esercito russo accampato in Italia. Contro questo esercito straniero, i fascisti hanno intrapreso la guerriglia e la conducono in una maniera eccezionalmente seria. I fascisti sono veramente la migliore, la pìù impetuosa, la p iù coraggiosa, Ia più fresca gioventù d'Italia. Essi dominano nettamente il loro nemico. · Derisi, misconosciuti, vilipesi, ignorati, i fascisti si sono imposti e sl imporranno dovunque, con inesorabile energia. Risparmiato nelle trincee· del Carso dal piombo austriaco, il nostro Giordani è caduto sulJe trincee della guerra civile, colpito, forse, dal piombo di uno di quei disertori che l'immondo Cagoia amnistiò tre. voÌte. Il fascismo bolognese e italiano è s~ato ·consacrato dal sangue di


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OPERA OMNIA Dr BENITO MUSSOLINI

questo combattente caduto sulla breccia per difendere, come sempre, l"Italia ! Preghiamo vivimente i nostri amici del f ascio bolognese di gettare sulla sua salma, in nostro nome, grandi mazzi di fiori, Ai forti fascisti di Bologna giunga in questo momento l'attestazione della nostra più fraterna simpatia, MUSSOLJ NI

Da li Popolo d'Italia, N. 280, 23 novembre I920, VII.


COSE A POSTO La Stampa di Torino, unico e solo dei giornali italia_ni, continua nel suo sistema che è quello di mettere suJJo stesso piano, coll'identico grado di responsabilità, fascisti e comunisti, Scrive il giornale piemontese :· « C luttuosi fatti di Bologna., dove otto morti e sessantaquattro feriti hanno :1.trossato le vie cittadine di smgue, dimostrano, con 3paventma doquen:za, come il contr2sto tu. fascisti e comunisti si venga sempre più selvaggiamente acuendo, ed assuma oram.ii le forme di suerr a guerreggiata. Cresciuti a lla stessa si:uola, trascinati all' adorazione dello stesso principio di violen2a, fascisti e comunisti non hanno più forza di dominio su se stessi, e nel ·cravolgimento folle della pas. sione, ebbri di sangue, di odi e di vendette, si scagliano, con i fucili, con le rivoltelle, con Je bombe, con i pug nali, gli uni contro gli altri . .8 inutile ramm~nta.re i casi dei mesi passati >).

Alto là. I casi dei mesi passati, dalla prima passe&giata intimidatrice inscenata dai socialisti milanesi il 16 febbraio del 1919 all'orgia di violenze consumate dai socialisti durante le ultime elezioni politiche alle gesta criminali dei tribunali rossi culminate neJl'assassinio di Scimula e di Sonzini, bisogna rammentarli tutti, perché senza questa rievocazione è impossibile comprendere come qualm~nte il movimento fascista sia nato e abbia preso proporzioni imponenti in ogni parte d'Jtalia Si noti : noi non respingiamo le nostre responsabilità. Le ai:cettiamo in blocco. Non apparteniamo al genere dei socialisti molluschi e tecoppeschi che vorrebbero commettere impunemente ogni specie di violenze e non subirne mai. Noi diciamo qui alto e forte, perché tutti intendano, che siamo oramai sufficentemente « attrezzati » per respingere e schian· tare ogni violenza degli estremisti del PuI, Ma noi non abbiamo ~ come è avvenuto neJ social.ismo russificato - elevato la violenza a. dottrina e a metodo di battaglia. Noi non siamo bevitori di sangue, né .esteti della violenza e mille: volte su queste colonne abbiamo d@tto che di tutte le guerre possibili e immaginabili è quella civile che più ripugna all'animo nostro. Abbiamo sempre dichiarato e dichiariamo che siamo pronti ad accettare, quando ci sia imposta, la guerra civile ed a condurla con la necessaria ener8,ia e intrepidezza. L'una o l'altra eventualità dipende dai socialisti. Se costoro tornassero al linguaggio « cìvile )) d i altri tempi, a quel linguaggio che conferiva al socialismo un alone di bontà umana;


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

se parlas~ero come ha parlato dopo l'eccidio il neo-sindaco di Bologna, l'atmosfera infuocata diventerebbe immediatamente respirabile e le lotte di idee fra i partiti non sboccherebbero più nell'urto micidiale. :Ma non ci facciamo illusioni. Proprio le cronache di ieri davano notizia delle gesta dei socialisti a Chioggia, dove dodici fascisti veneziani sono stati assaliti varie volte da migliaia di bruti infuriati. Proprio ìeri l'Avanti! portava una cronaca cos1 bugiarda dei fatti di Bologna da suscitare negli « onesti » ai quali aveva la sfacciataggine di rivolgersi, un senso di profondo schifo. Cari signori, che salite in cattedra per farci la morale, le cose stanno in (fuesti termini. Il fascismo è nato dopo l'estremismo pussista e come una logica, Jegittima; wnana . ritorsione. · Il fascismo ha risposto colla violenza alla violenza altrui. Questa la verità che non si cancella. Se i socialisti non sono tagliati per 1a Jott,1 cruenta nelle strade, la smettano di imbonire il loro gregge per condurlo beatamente al macello. Quanto al Governo esso ha gli elementi per giudicare. Comunque le eventuali misure governative non potr::1nno né scuotel'.e, Oé debellare il fascismo, il quale risponde a un istinto })rofondo di salvaguardia della compagine nazìonale, minacciata da coloro che vorrebbero fare dell'Italia una piccola e più miserabile Russia,. MUSSOLINI

Dal Popolo d'Italia, N. 281, 24 novembre 1920, VII.


COCCODRILLI ! Da quei consumati sinistri commedianti che sono i deputati socialisti alla Camera si sono divisi la parte: quella del coro è stata riservata al bestiame minuto dei vad Barberis, mentre il canto a una voce è stato affidato, per imbonire le platee proietarie, a due centristi : Treves e Turati.. Quest'ultimo ha intonato una specie di serenata della conciliazione e soprattutto ha insistito nell'invocare provvedimenti dal Governo • di Giovanni Giolitti. Quali provvedimenti? Forse lo scioglimento dei Fasci di Combattimento? E: ridicolo pensarci anche per un solo minuto. Guai a chi tocca i Fasci! D'altra parte sarebbe curioso un provvedimento di rigore contro i Fasci, che sono un organis~o squisitamente politico, creato in vista del raggiungimento di determinati obiettivi politici, Comunque noi ce ne in6schiàmo ! Soppressi i Fasci, sorgerebbe la Carboneria fascista e questa sarebbe inafferrabile e irraggiungi~ile. t veramente moderno stile vedere dei socialisti che invocano dal Governo misure di repressione contro i loro avv~rsari, Ma la ipocrisia vile del tentativo cosidddto di conciliazione, è palesata dal contegno tenuto dal PÙs, immediatamente dopo il discorso Turati. Un orato,e avversario non ha potuto aprire bocca. I deputati pussisti hanno dimostrato di. essere degli intollernnti, dei prepotenti, dei violenli, proprio nel momento in cui gesuiticamente avevano l'"aria di deplorare le violenze fasciste. L'on. Sandrini è stato violentato nella sua libertà di parola. Questo l'esempio dato alle folle ieri, dagli scanni di Montecitorio, immediata' mente dopo il discor·so (pacificatore) dell'on. Turati, Ecco 1a cronaca dell'incidente. N arra LJJ.vanti! : « I tre setcori di sinistra pieni di deputati socialisti mandano invettiv~ di ogni genere. Tutli sono in piedi, tutti gridano le più acri ingiurie contro l'oratore, il quale vuol parlare ancora, ma la sua voce si perde nel tumulto. « Velia, dal primo banco dell'Estrema, comincia a cantare. " Bandiera rossa ·· e tutta J°Estrema lo segue. J cattolici e i deputati". di destra allora applaudono al presidente, che .redarguisce i socialisti per la loro manifestaiione. « IJ reazionario S11ndrini, che ha gesticolato per qualche tempo senza che nessuoo abbia potuto sentirlo, finalmente si siede, confortato dai quattro colleghi di destra, che gli stringono la maoo, mentre i socialisti continuano a colpirlo di ingiurie», ·


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OPEJ:!.A OMNIA DI BF:N ITO MUSSOLINI

Jl Corr;ere del!tt Sera è costretto ad annotare: « Il conte,gno assunto dal Gntppo socialista, dopo il discouo di Turati, mentre parlava l'on, Sandrini, non è stato certamente tale da incoraggiare a sperare che propositi di vera moderazione prevalgano nd Partito Socialista. Si è manife5tata infatti di nuovo oS&i queffintolleram:a per le opinioni e quella mancanza di. rispetto per la libertà di parola d~g!i altri, attraverso le quali si è rivelata sempre l'intima violenza del .socialismo parlamentare. E queste prove dimostrano che i rappresentanti del Partito Socialista sono ancora ben Jont,mi da quello spirito di moderazione e di concili.tzionè che l'on. Turati auspicava nel suo discorso e che solo può determinare una leale e durevole pacificazione degli animi ».

L'ignobile cagnara dell'jgnobilissimo Gruppo parlamentare socìalista è stata tale e tanta che il presidenÌ:e della Camera e il presidente del

• Consiglio si sono indignati. 'il: Solo l'on. Turati narra il Setolo - st3 in mezzo all'emiciclo e tenta J i raccogliere le parole de!J'on. Sandrini. In difesa di lui si alza qualche deputato di destra, esasperando il furore dell'Estrema, che, a questo punto, i11tona. il ca11to d i " Bandicra rossa" tra gli urli e le proteste del resto della Camera. A destra e al centro si grida: "Viva l'Italia!". Il clamore infernale dura qualche minuto. Ogni volta che !'on. Sandrìni tenta di riprendere il fi lo del suo discorso, i socialisti soffocano Je sue parole col grido: "l! falso, è falsol '', Per troncare Ja scenata si alza fon. Giolitti e l'Estrema si quieta come per inçanto. "Io direi - dice il presidente del Consiglio _;_. di accogliere r appello dell'on. Turati per il disarmo degli animi e non solo delle armi " ».

Verrebbe voglia di do~andare all'on. Giolitti: avete visto? Avete inteso? Se i « capi » sono così fazios.i ed intol1eranti, il gregge che cosa potrà mai essere? Vi siete o non vi siete convinto, davanti alla cagnara ributtante dei deputati socialisti, che per questa gente non c'è che una medicina possibile: piombo e ferro freddo? L'Italia, popolare, narra: ci Naturalinente però gli epigoni dd massimalismo hanno messo subito in pratica l'appellò a disarmare dalla violenza quando ha parlato J'on. Sandrini, cercando di impedirgli - ma senza rill!drvi mercé l'energia del presidente on. D e N icola - di ricostruire i fatti secondo una versione diversa da quella messa in circolazione dai socialisti. Lo spettacolo dato dall'Estrema questa sera è stato quindi miserevole sotto ogni rapporto e ron. Giolitti ne ha approfittato racco· gliendo · l'appello dell'on. Turati a[ disarmo degli spiriti e annunciando nuon mente che e-gli chiederà al Parlamento di provvedere energicamente al disa rmo ... delle armit}. \

Conclusione: si è ".oluto far parlare Turati per tributargli un successo generale. a scopo di coesione interna del Partito, Si è fatto· un


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D~L TRATTATO DI RAPALLO, E·cc.

appello aUa pacificazio'ne, seguito immediatamente da uno spetta.colo di bruta violen2;:1., Bene. Parliam~i chiaro. Fascisti di tutta Italia: « A noi! ». D avanti alle rinnovate gesta dell'intolleranza parlamentare in alto e della criminalità tesserata in basso, la nostrà linea di condotta non muta. Respingiamo gli appelli aila calma che ci vengono dai pussisti. Sono menzogneri. Strìngìamo le file, inquadriamoci,' serriamoci l'un contro l'altro. Facciamo un ariete di tutte le nostre . vite. Siamo oramai invincibili. Il fascismo sboccia irrefrenabile in ogni angolo d'Italia, inentre il prolet:i.riato, nauseato, deluso, <<massacrato>>, comincia a sbandarsi. O gni fascista giuri di vendicare nella maniera più tremenda, più « grande stile» ogni affronto fatto al fascismo. In alto i cuori! Si approssima fa nostra grande, la nostra grandissima ora! MUS SOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 28}, 26 novembre 1920, VII.

9. · XVl.


LA CAMERA APPROVA IL TRATTATO DI RAPALLO La Cam~ra italiana, dopo una discussione che non si è assolutamente levata daJla sQlita mediocrità, ha approvato il trattato di Rapallo. Non c'era da aspettarsi un voto diverso, data fa. mentalità e la composizione del Parlamento italiano, creato da N itti a sua immagine e. somiglianza. Da rilevare l'atteggiamento dell'on. Federzoni, il quale, . dopo una minuta e brillante critica del trattato stesso, ha concluso col dire che « qualunque atteggìaffiento possa essere preso dai f.rateIIi adr'iatici, abbia a trovare un limite vigoroso nella necessità suprema della pace interna e del buon nome d'Italia>>. Più notevole ancora l'atteggiamento dell'on. Di Cesarò, presidente della Pro-Dalmazia, che ha aderito al trattato. · Siamo dinanzi a una specie d'unanimità parlamenta.re, che si completa con quella del paese. Noi, invece, non troviamo motivo di cambiare il nostro punto di vista· circa il trattafo. Torniamo a dire ch'esso è accettabile per ciò che riguarda l'Istria, deficentissimo per ciò che riguarda Fiume, pessimo e inaccettabile per ciò che riguarda la D.ùmazia. Restiamo, quindi, all'opposizione. Né ci preoccupa di essere soli. Ora si tratta di vedere quali forme può assumere 1:i. nostra opposizione. Una sola a nostro avviso: di solidarietà con quanto farà la Reggenza del Camara per i fratellì dalmati. Confidiamo anzitutto che l'Italia attenderà, "prima · di procedere a sgOmbro, la convocazione della Costituente jugoslava;- in secondo luogo, confidiamo che l'Italia non interverrà, nel caso che la Reggenza del Carnaro - Stato indipendente - si proponga azioni d 'indole diplomatica o militare verso terzi. N on conosciamo i propositi della Reggenza. Ma non ci abbandoniamo a previsioni catastrofiche. L'azione o la tregua ; il differimento, non mai la rinuncia, dipendono dà Gabriele d Annunzio, il quale è, in questo momento, l'arbitro supremo del destino nell'Adriatico. C'è chi teme «follie» o <, colpi di testa» . Noi, no. Gabriele d'Annunzio saprà valutare - col suo sangue freddo e coJla sua antiveggente anima - .tutta: la situazione adriatica, italiana e internazionale, nei suoi vari complessi elementi e nelle sue possibili ripercussioni. Gabriele d'Annunzio·può e sa, dall'alto, vedere 0


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DAL TRATIATO . DI RAPALLO, ECC.

Je cose nel loro insieme. Né traScure;à la sih!Azione interna italiana, sempre difficile. L'Italia s'avvia verso un inverno durissimo, come non sofferse mai dal '14 ad oggi. Bisognerà tenere strette tutte le forze coi denti per superare la crisi, che ha carattere universale. Gabriele d'Annunzio è uno spirito eminentemente meditativo e nient'affatto impulsivo. Le sue decisioni sembrano, ma non sono improvvise. La marcia su Fìume è stata preparata in molti e molti mesi. RiAessione lunga, quanto occorre, e azione fulminea: questa sembra essere la divisa dannunziana. Ad ogni modo resti stabilito che noi, se D'Annunzio agirà, Saremo con lui. Noi che siamo stati i combattenti ·della prima ora, non saremo mai i disertori dell'ultima. E resti inteso ancora, indipendentemente dalle eventuali azioni della Reggenza del Carnaro, che noi, anche dopo Rapallo, continueremo ad agitare la questione della Dalmazia e che daremo ai dalmati tutte le prove tangibili della nostra più fraterna solidarietà. MUSSOLINI

Da lJ Popolo d'llt#ir1, N. 28), 28 novembre 1920, VII.


SANGUE FREDDO ! Sin da quando ci giunse la prima notìzia,. noi trovammo pienamente giustificata l'occupazione dì Veglia e di Arbe da parte deI1e truppe della Reggenza del Carnaro. Tale nostro punto di vista fu approvato dal Consiglio nazionale dei Fasci, in un ordine del giorno, nel quale era detto che Veglia e Arbe fanno - geograficamente, storicamente, etnicamente - parte dell'arcipefago del Carnaro, dal quale non. possono essere avulse. Ora, voci strane ci g iungono dalla Venezia ,G iulia e i propositi attribuiti al generale Caviglia - in ossequienzza a ordini del Governo - sono di una g ravità eccezionale. Sta di fatto che ìn questi ultimi giorni si è operato un forte concentramento di carabinieri e di altre truppe « regolari » attorno a Fiume. Per chiamare le cose col loro vero nome, si sta effettuando da parte degli italiani l'assedio di Fiume italiana. Ma che cosa vuole in realtà il Governo di Roma? N~n~ appare ben chiaro. Far sgombrare colla forza Veglia e Arbe? E perché? l1 Governo di Giolitti esagera per ciò che riguarda l'esecuzione del trattato di Rapallo. Che glì esiguissimi nuclei di truppe regolari che p residiano le due isole siano, a un dato momento, ·ritirati, ammettiamo. Ma quando ciò sia avvenuto, non spetta al Governo di Roma impedire, soprattutto collo spargimento del sangue, che truppe di uno· Stato riconosciuto indipendente procedano all'ocrupazione delle due isol~. Questa occupazione potrà creare un incidente fra Ja Jugoslavia e la Reggenza del Camara, non g ià: fra la Reggenza del Carnaro e l'JtaJia. Quando l'Italia. abbia sgombrato le isole, non ha altro da fare. :8 in p erfetta regola. Quello che può succedere dopo, non la riguarda. l'! ammissibile quest'assurdo mostruoso: che l'Italia massacri i legionari di Arbe e di Veglia, per conto e mandato degli jugoslavi? :e. ammissibile che l'ltalia dichiari - nel fatto - ]a g uerra alla Reggenza del (amaro, per fare un piacere agli jugoslavi e per avere il piacere di consegnare ai croati due isole italiane ? Non è assolutamente ammissibile. A nostro avviso la situazione è limpida. la Reggenza del Carnaro è stata ri, conosciuta a Rapallo come uno Stato indipendente e quindi con tutti gli attributi deUa sovranità. Senza averne interrogato il Governo, sono stati assegnati alla Reggenza del Carnaro confini insuffi.centi e perico-


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DAL TRATTATO DI RA PALI.O, ECC.

losi. La Reggenza non accetta questi confini ed è nel suo pieno diritto. Ciò può creare la necessità di un supplemento di trattative a due (Reggenza e Jugoslavia) o a_tre (Reggenza, Jugoslavia e Italia) per venire ad un accordo. Nell'attesa, la Reggenza fa occupare due isole. Con ciò le ha annesse? No. I consigli comunali di Veglia e Arbe hanno chiesto di appartenere alla Reggenza. Siamo nel campo del didtto di autodecisione. La Reggenza non ha ancora accettato ufficialmente questo ,·oto. Quando lo ·avrà accettato potrà sorgere l'incidente diplomatico, non prima. Ogni azione dell'Italia contro l'occupazione legioru.ria di Veglia e Arbe è non solo fratricida, ma intempestiva. In ordine agli obblighi di esecuzione del trattato di Rapallo, Belgrado può chiedere a Roma - quando il trattato sarà diventato esecutivo - che i regolari italiani sgombrino Veglia e Arbe, ma non può assolutamente chiedere che i regolari italiani massacrino o si facciano massacrare dai soldati della Reggenza del Carnaro, che sono, · a loro volta, « regolari » di uno Stato sovrano. Nessuno ha chiesto ai polacchi regolari di marciare contro i polacchi di Zelikowsky che avevano occupato Wilna. Tutte le situazioni, anche quelle che appaiono più complicate, possono avere uno sbocco pacifico. L'essenziale è che non si ctei l'irreparabile collo spargimento di sangue

fraterno. On. Bonomi e generale Caviglia: noi pensiamo, malgrado tutto, che vi rifiuterete di giungere a questo estremo! MUSSOLINI

Da 1/ PQ/)Q/o d'ltalid, N. 287, l dicembre 1920, VII.


FIUME! La situazione adriatica cambia di ora in ora. Nella giornata di ieri abbiamo avute diverse manifestazioni ·c he a'ggravano sensibilmente Ja situazione, pur non rendendola, ancora, catastrofica. Tutte le speranze di un accordo non sono perdute. .la nota ufficiosa del Governo, malgrado il tono dimesso, non ci convince. Non è vero che « l'occupazione di Veglia e di Arbe minacci:t di far passare davanti al mondo l'Italia come un paese senza onore e senza parola». L'Italia non c'entra. N on si può pretendere dall'Italia quello che non può dare. Si può pr_etendere dall'Italia lo sgombro di Veglia e di Arbe, quando il trattato sia diventato esecutivo, ma nessuno può chiedere all'ltaJia di massacrare i suoi soldati in un episodio di guerra civile. La situazione fiumana si è aggravata e complicata per questa ragione: perché Giolitti yuole sloggiare i legionari della Reggenza dalle isole di Veglia e di Arbe. Questa precipitazione di Giolitti non si spiega o si spiega troppo. N on ci risulta che da Belgrado siano partite rimostranze in proposito e non potevano partire perché il trattato non è ancora esecutivo. E allora perché il cav. Giolitti si propone di sgombrare, a qualunque costo, anche a costo di sangue, le due isole del Carnaro? Poi è venuto, a tarda ou, il comunicato Stefani, nel quale è detto che il generale Caviglia ha « intimato alle truppe della Reggenza di rientrare nei limiti deJJo Stato di Fiume stabiliti dal trattato di Rapallo». Ma questi limiti non sono ancora definitivi, perché il trattato è ancora sub j11dice, tanto in Italia, quanto a Belgrado; e di più: questi limiti non sono stati riconosciuti dalla Reggenza perché sono stati tracciati senza · averla minimamente consultata. Anche dal punto di vista g iuridico la Reggenza è perfettamente· a posto. La questione del porto Baross, di Sussak, di Castua e delle due isole, rientra nei dettagli che potev_ano formare argomento di ulteriori trattative a due o a tre. Non c'era e non c'è bfaogno di ricorrere a iniqui mezzi coercitivi come il «blocco» per consegnare terre italiane ai croati. ll «blocco», anche «pacifico», come si vuol dare ad intendere debba essere quello gioJittiano, è sempre una misura odiosa e _tanto più indegna quando col· pisce itàliani. .. Le incognite del blocco sono paurose: o è veramente « blocco », e


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DAL TRATTATO Dl RAPALLO, ECC.

allora un giorno o 1'altro i legionari faranno la sortita della disperazione e riavremo. jn più vaste proporzioni, la tragedia di Aspromonte; o non è « blocco >), e al!ora la situazione attuale si prolw:ighetà penosamente all'infinito. Non è con questi mezzi che si risolve il problema. Noi invocammo inv"ano che prima. di andare a Rapallo si passasse da Fiume. Ora si sconta l'errore. Si è in .tempo a ripararlo? Interrogativo angoscioso. Tutto è possibile. Ma perché sul tormentato Carnaro ritorni la pace, bisogna andare verso D'Annunzio non con battaglioni di carabinieri o con reticola.ti di fili di ferro, bensì con lealtà da Governo a Governo, da italia.,ni a italiani. Il «blocco» è, forse, il preludio della guerra civile, la cui responsabilità ricade sul G.overno di Roma, perché - ripetiamolo ancora una. volta - non c'è nessun bisogno e anche nessuna urgeflza. di consegnare ai croati Veglia e Arbe, che vogliono essere italiane. MUSSOLINI

Da li Popolo d' fo,lia, N. 288, 2 dicembre 1920, VII.


[VALUTAZIONE DEL TRATTATO DI RAPALLO]• L 1auemblt!a a questo punto chiama a gran vore alla tribuna il noJlro Direi/ore, rhe cede alla Jua volontà. Egli dice: : Esprimo innanzi tutto 1a mia ammirazione per assistere a questa magnifica assemblea, che mi presenta un panorama di facce inteiligcnti e pensose; uguale ammirazione ho provato" nell'ascoltare ìt forte d iscorso del mio amico Bolzon, salvo alcuni dettagli. t questa una concessione che voglio fare al mio temperamento pessimista. Soprattutto un· punto del suo discorso io condivido entusiasticamente: quello in cui si nega al trattato di Rapallo un valore definitiYo. Se io avessi pensato .che Rapallo è una. pietra tombale sulla novella storia d'Italia,· io sarei uscito con il mio g iornale listato a tutto ed avrei suggerito a tutti gli italiani degni di questo nome le più rigorose gramaglie per manifestare il loro dolore. A Rapallo non si è firmata « la » pace, ma soltanto « una » pace; nel caso specifico la soluzione in questione è la meno inviolabile di qu.1.nto si può pensare. Il pericolo maggiore, invece, è che, per ulteriori e deprecabili vicende, si renda ancora peggiore la già grama pace. Se tutto il patrimonio ideale del popolo italiano, tesaurizzato con immensi sacrifici di sangue, si disperdesse, la révanlhe slava non tarderebbe a profilarsi. Fra noi e gli jugoslavi c'è un equivoco fondamentale ed insanabile: essi, che bramano « mari caldi», considerano quale confine naturale l'Isonzo, mentre noi non potremo mai rinunziare al N evoso ed alle Dinariche. -

• RiaSsunto del discorso pronunciato a Milano, nella sede dell'Alleanza industriale e commerciale sita in piazza San Sepolcro 9, la sera del 2 dicembre: 1920, durante l'assemblea del Fascio Milanese di Combattimento. Prima di Mussolini, Pjero Bobon aveva svolto la relazione sulla politica e!tera e sulla politica interna. (Da J/ Popolo d'Itali(l, N. 289, 3 dicembre 1920, VII).


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC,

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Mwsolini, che p(lf/a fra contin11i ed l{nanimi applausi, accenna ora alla valutazione da foi dttJa ftl JratJttlo di &palio. Mai come in questi giorni l'anima nostra è stata tormentata fra i suggerimenti del sentimento e gli imperativi della realtà. Solo gli spiriti comuni e semplici si mantengono permanentemente statici; gli spiriti superiori si possono, invece, prendere il terrib.ile privilegio di elevarsi al di sopra di tutti i giudizi normali e continuativi, quando nuovi cJe. menti indichino più ampi orizzonti. Gabriele d'Annunzio, che ieri ver· gava sempre parole di rampogna, oggi dalla ringhiera stOrica del palazzo lanciava ancora una volta la sua pafola altamente umana, sovrumana anzi.~.. Egli ha detto che sangue italiano non sarà sparso per mano ita. liana; perché se noi accettiamo senza preoccupazioni e senza riserve la guerra civile - quando essa ci viene imposta - non possiamo prospettarci con letizia e disinvoltura siffatta crudele necessità. Continuando Afouolini dire che se Giolitti rimane una pessima figura politica, Bonomi - interventista fervido ·e volontario di guerra - merita il nostro rispetto. Si deve a lui se il fr:1.tricidìo non è stato fin qui consumato. (Applausi). Volgendo di/a fine del suo discor101 l'ora/ore riconferma la sua completa ed illimitata solidarietà con 1a Reggenza del Camara e ~on le occupazioni comandate in difesa dell'italianità di Fiume. La questione di Arbe e di Veglia si riconnette al diritto di autodecisione, considerato che quei due Comuni hanno già espresso i loro sentimenti e la loro volontà d'attaccamento all'Italia. :8 qui.ndi assurdo e criminoso che proprio il Governo italiano faccia da gendarme agli jugoslavi. Io, che per disciplina nazionale ho detto che non si può chiedere la insurrezione delle folle italiane contro un trattato che chiude un periodo terribile per la nazione, domani inviterei ad insorgere come un solo uomo contro il Governo qualora' osasse armare l'esercito regolare contro i legionari. ( L'a;semblea scatta i 11 f!114 acdamazione clamorosa). Ugualmente sento di poter affermare che il fascismo non disarma nelle rivendicazioni della Dalmazia; è bene però che su questa questione ci si dica chiaramente qual è il pensiero dei dalmati. Penso anche che con le armi soltanto si conquistano i territori, ma si conquistano e soprattutto si conservano con lo spirito. Quello italiano è cosl suggestivo da indurre. gli slavi diventati italiani da pochi anni ad esserne orgogliosi. Bisogna dare una continuità a questa nostra vita nazionale. Questo è forse jJ compito dei f ascisti, perché noi siamo dei precursori e degli anticipatori. L'Italia non aveva una storia, salvo quella angusta del pie·


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

colo Piemonte; ebbene questo popolo, che ci fa cos1 spesso arrabbiare, l'ha saputa scrivere una storia d'Italia, offrendo con gesto regale cinquecentomila morti sull'altare della vittoria. Ma il gigante ha bisogno di riposo; non i fascisti, che sono giovani ancora. Noi Cl porremo al suo fianco a sorvegliarlo. Verrà il momento in cui potremo ancora dirgli: svegliati e ripiglia la spada per le supreme giustizie ! (L'a1.semblea accoglie la perorazione finale con una lunga, unanime, commossa acclamazione).


PAUSA Come dicemmo ieri, la. situazione nel Camara cambia d'ora in ora con rapidità cinematografica. Sono -momenti di alta, indicibile passione quelli che noi fascisti, avanguardia insonne deUa grande Italia di domani, ,·iviamo. Nessun italiano, nessun fascista, nessun uomo ha potuto prospettarsi in questi giorni l'eventualità o la fatalità di uno scontro fra

regolaci d'Italia e regolari di Fiume, senza sentire in tutte le fibre un brivido angoocioso di dolore. Qtiesta eventualità sembra dileguare, Noi pensiamo che Caviglia. spezzerà la sua spada piuttosto che !evada contro i legionari, che egli, in cuor suo, stima ed ammira. D'altra parte, dalla ringhiera del palazzo, Gabriele d'Annunzio ha detto ieri la grande parola, che è caduta come 1a luce chiara delle aurore su gll occhi bruciati lungamente dalla febbre. Noi l'attendevamo, L'attendeva Fiume. L'attendeva l'JtaJia. E il mondo ostile ringoia ora la bieca soddisfazione colla quale avrebbe salutato l'effusione di sangue italiano. Non avremo, è oramai legittimo crederlo, una seconda tragedia di Aspromonte. Lo stesso Giovanni Giolitti, per quanto cinico egli sia, come tutti gli uomini che hanno lungamente vissuto e lungamente governato o sgovernato i loro simili, deve avere arretrato davanti all'idea di un eccidio fratricida sulle rive dell'Adriatico. Ma Gabriele d'Annunzio, mentre Ja prosa burocraticamente e untuosamente g iustificativa del blocco circolava per la stampa italiana, ha preceduto, nella deprecazione del confiitto1 lo stesso Governo di Roma. Gabriele d'Annunzio h; fatto cadere queste parole solenni come certi giuramenti antichi: Non sarà

versato ;ang11c italiano. Comandante, con .questa vostra promessa, voi avete toccato -la vetta del divino e umano amore di patria. Ora tocca al Governo di Roma. Noi chiediamo l'immediata aboli2ione del blocco. Mandare la grande delegazione adriatica a Fiume, in regime perdurante di blocco, è un.non senso. Il blocco è un atto di ostilità. Quando si iniziano trattative, si sospendono le ostilità. In secondo luogo il Governo di Roma deve tener. conto del voto unanime della cittadinanza pec ciò che riguarda il porto di Fiume, .che non.può essere balordamente mutilato, com'è avvenuto a ·Rapallo; e quanto alle due isole dì Veglia e Arbe, il fatto nuovo dell'autodecisìone deV'essere va-


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OPERA O.MNJI!. DI BENITO .MUSSOLINI

lutato e compreso. Di tutti gli uomini che formano il Governo di Ro1:1a, il più onesto, ,il più probo, il più de,·oto alla Patria, è certamente l'onorevole Bonomi. Volontario di guerra, tenente degli Alpini, egli deve vivere intensamente, Come noi, la tragedia dì questi giorni e amiamo credere ch'egli si dimetterà piuttosto che compiere un atto contrario alla sua fede di combattente italiano. Ad ogni modo, niente violenze, ma trattative aperte, leali, da uomini a uomini. Questa crisi fiumana dev'essere superata senza spargimento di sangue. Questo il voto ardente di tutti gli italiani. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 289, ; dicembre t920, VII.


ATTESA E FIDUCIA le nubi che si erano ammassate in questi ultimi giorni sulle rivi! del Carnaro sembrano dileguare. La settimana trascorsa è stata di grande passione, non soltanto per noi, che siamo Jegati anima e corpo alle sorti di Fiwne, ma per tutti gli italiani degni di questo nome. Sembra liquidato uno dei punti che avevano pienamente giustificato l'insurrezione del Comandante e della cittadinanza. Il porto di Fiwne non sarà mutilato, come si temeva: il porto Baross e il delta saranno compresi nel territorio fiumano. Sembra anche probabile il riconoscimento della Reggenza da parte del Governo di Roma. La qual cosa offre altre possibilità di accordo. Nemmeno la questione delle isole di Veglia e Arbe è tale da condurre a punti estremi. Non si può non tener conto del voto dei Consigli comunali delle due isole. Rest:t'Ja questione della Dalmazia, che si è in questi ultimi giorni notevolmente aggravat.1 e complicata. La passione dei dalmati è così alta, cosl ardente, così re.ligiosi, che non può lasciare indifferente il cuore degli it:iliani. Quanto ai fascisti, che rappresentano in questo momento le forze più vive della nazione, il loro compito è segnato da,11.'ordine del giorno pubblicato ieri. Noi siamo pronti a fiancheggiare - colle nostre forze, coi nostri mezzi e con tutta la nostra anima la lotta dei dalmati tutti in difesa della loro libertà e della loro italianità. Non è possibile prevedere quali forme precise assumerà questa lotta nell'immediato domani e poiché non possediamo tutti gli elementi di fatto necessari per emettere un giudizio, ci rifiutiamo di dare consigli in un senso o nell'altro. Spetta ai dalmati di decidere, Essi non vogliono creare imbarazzi all'Italia e non intendono impegnare il popolo italiano in nuove piccole o grandi guerre; ma nessuno potrà impedire · a loro di sacrificarsi per consacrare col sangue, se occorre, la loro fede; e nessuno potrà impedire alla parte migliore del popolo italiano di,. , solidarizzare coi dalmati. L'avvenire è incèrto. L'essenziale è che si proceda con ponderazione. I gesti precipitosi sono i più pericolosi. L'esperienza di questa settimana deve insegnare qualche ca.sa al Governo. MUSSOLINI

0 .l li Popolo d'fotlia, N. 291, 5 dicembre 1920, VII•. • N ello stesso numero, un telegramma di saluto dei fascisti toscani a Mussolini, è postillato nei termini seguenti: « R.irttmhio q1u1to ululo ron la più fra: Jer11a rorditt/iJà. M U SSOLINI ».


« IL POPOLO D'ITALIA» NEL 1921 Col 1921, Il Popolo d'Italia entra nel suo ottavo anno di vit:i. Scriviamo questa parola «vita» con intenzione e con senso pieno di responsabjlità. Non spetfa a noi passare in rassegna gli eventi per cui ci vantiamo di aver « vissuto >> e non soltanto di aver posto in circolazione un foglio di Carta stampata come ce ne sono tanti. Noi ci sentiamo sem-

pre cosl tesi verso l'avvenire, che il passato ci resta nella memoria solo nelle sue grandi lince, non già nei suoi dettagli più o meno episodici. A costo di peccare d'immodestia, noi affermiamo che tre avvenimenti non si possono rimemorare nella recente stori:i d'Italia senza che per logica e legittima associazione di idee non balzi alla mente e alle labbra il nome di questo giornale. _E sono: la campagna pro-intervenlo nel . 1914-1915; la campagna per la resistenza prima e dopo Caporetto; finalmente il biennio 1919-1920 della lotta contro il bolscevismo italiano, che rantola ormai per terra, colpito a morte. Questo il quadro della nostra vita e della nostra storia, tracciato nelle sue lince maestre fondamentali;, tutto il resto è contorno tumultuario e pittoresco di individui, di folle, di dedizioni, di abbandoni, di vittorie e di sconfitte. Noi guardiamo con occhio tranquiUo il panorama del nostro passato, mentre rip rendiamo la marcia verso l'avvenire. Colla stessa fede di ieri: la fede nei grandi destini della nazione. Noi favoriamo alacremente · per tradurre nei fatti quella che fu J"aspirazione di Giuseppe Mazzini : dare agli italiani il « concetto religioso della propria nazione». N ei Ricordi dei f rale/J; B11ndiera, il Grande di StagUeno cos) diceva: « Manca agli italiani pur troppo il concetto religioso della nazione e dei doveri del citt:tdino, quindi l'unità delb. vita che dev·esscn: un'armonia progressiva d"idee rappresentate coll'ope-re di pensiero espiesso in azione. Trn i materialisti che diseredano l'uomo d'ogni alto intento, abbandonandolo agli 11tbitri del caso o al dominio ddla. forza cieca, e i neo-cattolici (peste nuovissima del paese), che lo chiamano ad adorare un cadavere galvanizzato, gli italiani hanno smarrito il pensiero di D:inte, il pensiero della grande missione commessa da Dio alla patria loro e con quello l:J COSC"ienza delle forze che Dio dà sempre esuali alla vocazione. Il loro patriottismo non è il proposito solenne, severo, ienace, che rivesta ì car:atteri d'una fede e proceda in continuo sviluppo, sen:ta. foga, ma senza posa, come le stelle nel cielo, verso il fine, ·remoto o pr03simo,


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

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non importa, segnato dalla provvidenza al paese; non è l'idea dominatrice d'un"intera ,ita, scintillante di tutta la poesia del sole che sorge negli anni fervidi gio· vanili, incoronata di tutta la poesia del sole al tramonto negli a.rìni canuti, fon e come il diritto, perenne come il dovere, grande come l'avvenire».

Oggi la lacuna che Mazzini lamentava, non è più cosl vasta come nel 1844. Non per niente l'Italia ha vinto 1a sua guerra e l'orgoglio di averla combattuta e vinta riprende milioni d'Italiani. Gettare le ,basi della grandezza italiana nel mondo, partendo dal concetto religioso dell'italianità, che deve diventare l'impulso e la direttiva essenziale della nostra vita: ecco l'orientamento del Pop()lo d'Italia,

**• .Ci presentiamo alle soglie del 1921 col nostro patrimonio ideale intatto e riconfortato dall'esperienza di questi due anni di dopo g uerra. la nostra campagna antì-bo1scevica è stata coronata dalla vittoria. Ma continueremo a vigilare. Crediamo che il proletariato ci sarà un giorno infinitamente grato perché noi abbiamo agito - magari pesbndo onde evitargli di piombare nel baratro russo o magiaro. Quello che il Colombina scopre nel 19Ì O - e il volume sarà, si dice, edito dall'Av'1nJi! - noi lo abbiamo scoperto nel 1919: in anticipo di. due anni. La nostra attività, diretta a suscitare le forze vive della nazione, va verso il successo. Il fascismo, il misconosciuto, deprecato, odiato e temuto fascismo, si diffonde irresistibile in ogni parte d'Italia. t, per il momento, una specie di grande adunata delle forze nuove, una spede di mobilitazione civile. Nell'anno prossimo saranno elaborati su queste colonne e fissati Oella grande adunata nazionale che si terrà a Roma gli obiettivi della futura azione fascista, uno dei quali obiettivi avrl questo nome : Dalmazia.

• •• Noi non ci attardiamo a fare delle promesse. Va da sé che noi faremo tutto quanto potremo per avvicinare il giornale alla perfeziope, sia dal punto di vista politico, quanto tecnico. I lettori avranno certa~ mente notato che la stampa del giornale è enormemente migliorata. Abbiamo sei compositrici nuovissime, che fanno parte dell'impianto tipografico moderno di via Lovanio. La riorganizzazione di tutti i servizi di corrispondenza dall'interno e dall'estero è oramai completa e tale apparirebi>e se non ci difettasse lo spazio. Sino a quando, diminuito il prezzo esorbitante della carta, non ci sarà possibile fare le sei e le otto pagine quotidiane, molta utile materia rimarrà inedita. Contiamo, per


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

la· collaborazionC, di raccogliere nel 1921 attorno al Popolo d'ltalùt le·

migliori intelligenze d'Italia. \ Non c'è bisogno di ripetere che il giornale resta indipendente - se si vuole, si può usare il superlativo! -:-- e organo personale del sottoscritto. Abbiamo delineato, in questo modo, i nostri propositi con parlare schietto e franco. Con altrettanta franchezza, noi chiediamo al nostro pubblico l'attestazione della sua solidarietà. Chiediamo dodicimila ttbho,rati annui. Rappresentano il minimo necessario per la vita del giornale. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 292, 7 dicembre 1920, VIJ.


BASTA CON IL TORCHIO! Gli avvenimenti che si svolgono sulle rive del Carnaro non devono far passare sotto silenzio un delitto che si sta commettendo in questi giorni a Roma: un delitto terribile, che avrà conseguenze disastrose sulla vita della nazione. Si è deciso dì stampare tremila milioni di nuova carta moneta. Perché? Dai << mugugnamenti )) di Giovanni G iolitti e dei suoi ministri, si. è arrìvati ·a capire la ragione di questa funestissima torchiata. Ci sono le industrie siderurgiche che stanno male e dovrebbero chiudere. Ou iJ Governo ha autorizzato le Banche di emissione a stam• pare tanta carta straccia quanta ne occorre per tenere in piedi la baracca siderurgica. Occorre la spaventévole cifra di tremila milioni. C'è da rab· brividire ! Ancora un passo su questa strada e siamo agli « assegnati », cioè alla carta che non ha più valore alcuno, cioè alla catastrofe totale

ed irreparabile. Aumentare invece che ridurre la massa della valuta, significa volere deliberatamente piombare nell'abisso. Secondo le norme elementari dell'economia, fra massa di beni reali e massa di beni simbolici, ci dovrebbe essere un rapporto di equilibrio. Quando awnentano i beni simbolici - carta-valuta - e diminuiscono gli altri, si ha il fenomeno dell'inflazione cartacea, con relative conseguenze tangibili a chiunque. Durante la guerra, il fenomeno delJ'inflazione, cioè dell'emissione a getto perenne ~i carta-moneta, si poteva anche spiegare come una necessità dovuta all'eccezionale regime economico e politico imposto alla nazione. Ma dopo la guerra bisognava obbedire a questo imperativo cate• gorico: non aumentare di una sola lira fa massa cactacea circolante e provocare il fenomeno inverso della « deflazione ». A ciò dovevano servire, si diceva, i prestiti nazionali. Ora, n~n solo non si ·riduce la massa della valuta circolante, ma viene aumentata in una misura semplicemente enorme! Le spiegazioni date dall'on. Meda in Senato non sono soddisfacenti. Domandiamo, senza tanti tortuosi giri di frase : il famoso torchietto è in attività o in riPoso? Avremo o non avremo nei prossimi mesi un aumento della. circolazione cartacea? Queste sono domande chiare e semplici, alle quali l'on. Meda deve rispondere in modo altrettanto· chiaro e semplice. 4.. • XVI.


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OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

Davanti alla disinvoltura con cui si progetta di emettere tanta carta. moneta. c'è da porsi questo dilemma; o quei signori del Governo sono dd p.izzi criminali, o se, malgrado tUtto, non precipiteremo, bisognerà concludere che veramente, come si opina da taluni, l'economia politica è un'allegra fantasia. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Italia, N. 293, 8 dicembre 1920, VII"'·

* Nello stesso numero, alcuni messasgi fascisti di saluto a Mussolini sol'IO postillati nei termini seguenti: « Rkambio r(lf·dialmen1, i 1aluti Ili f.:sristi di Ccdogno, d( Lerco, di Conegliano, di Semi, di Pegli ed esorta r1111i aJ/4 mag. gi(He a11i11i1l, MUSSOLINI)),

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L'ITALIA E IL CANTON TICINO Abbiamo sul. tavolo un grosso plico di giornali e di ritagli che documentano le ripercussioni provocate nel Canton Ticino, in Svizzera e perfino in Germania dal messaggio di D'Annunzio ai giovani ticinesi. Ci occuperemo di tutte queste manifestazioni, alcune delle quali sono degne di italiani bastardi e « kulturiziati ». Solo un giornaletto ha tenuto nell'occasione un contegno decente e corretto. Ne riparleremo. E per continuare, pubblichiamo questo articolo in cui è chiaramente dimostrato come e qualmente il Canton Ticino sta ~iventando un cuneo tedesco, piantato nel cuore d'Jtalia a un'ora da Milano. Non si tratta di «redimere» i ticinesi, cosa a cui nessuno pensa jn Italia; si tratta di « redimere )> quaranta milioni d'italiani dalla minaccia tedesca, prima che die schOne deutuhe StadJ U ,gano sia diventata una città della frontiera germanica ! M.

Da Il Popolo d'llalifl, N. 294, 9 dicembre 1920, VII.

(+)


ERRORE! Il Governo di Giolitti ha dunque deciso di non riconoscere in alcun modo la Reggenza del Camara: Perché? Perché negli statuti della Reg· gcnza -. è detto esplicitamente che scopo della Reggenza è l'annessione di Fiwne all'Italia, il che è in contrasto con una clausola del trattato dl Rapillo, nella quale è riconosciuta l'indipendenza «perpetua» dello Stato di Fiume. Tutto ciò da un punto di vista puramente formale appace giustifi. cato, ma, nella sostanza, il diniego giolittiano è un g rosso errore, che non semplifica, ma complica all'ìnlinito la situazione. Da Rapallo è uscito lo Stato perpetuamente indipendente di Fiume. In questo atto di « stato civile» c'è un primo e reale riconoscimento e poiché chi dice Stato indipendente di Fiume dice necessariamente Reg· genza del Carnaro ( che è h forma politica costituzionale dello . Stato di Fiume), ne consegue che il trattato di Rapallo ha riconosciuto la Reggenza del Carnaro. La questione della« perpetuità» è una questione bizantina. Niente di «perpetuo» c'è nel mondo; e pretendere di aver ipotecato a Rapallo tutto il corso delle umane future vicende, è leggermente grottesco. E poi, delle due l'una: o lo Stato di Fiume è indipendente o non lo è. Se è indipendente, esso può disporre di sé ·come meglio gli piace: può .1nche, a un dato momento, alienare Il sua indipendenza. L'Italia ufficiale potrà accettar~ o respingere l'annessione : ma questo atto successivo non è affatto in relazione di causa a effetto col riconoscimento della Reggenza. Riconoscere la Reggenza. è un conto; accettare l'annessione è un altro, Gli orientamenti della politica italiana, nella questione speciale della. Reggenza fiumana, sono in contrasto cogli orientamenti generali della nostra politica estera, Postulato della politica estera ufficiale è stato il riconoscimento di tutti i Governi di fatto, non esclusi quelli bolscevichi. Il Governo di Giolitti riconosce il Governo di Lenin, inizia col Governo di Lenin regolari relazioni diplomatiche (ed è quel Lenin nel cui programma di Governo c'è Ja rivoluzione universale e l'universale distruzione del capitalismo attraverso J'insurrc· zione violenta), e non riconosce il Governo di fatto di D'Annunzio, soltanto perché negli statuti della Reggenza è espresso il voto fonda.


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC,

mentale dell'anima fiwnana che è quella di essere annessa all'Italia . .B un paradosso grottesco. · Che cosa succede ora? Malgrado la mancanza del crisma diplomatico del Governo di Roma, la Reggenza del Carnaro esiste e come! Lo dimostra la cronaca marinara di questi giorni. E allora qual'è la partata pratica del non-riconoscimento? I guaì del non-riconoscimento non si appalesano già infinitamente peggiori dell'eventuale riconoscimento della Reggenza? Infine, qual'è la pasizione precisa del Governo di Roma n_ei riguardi del Governo di Fiume? B una posizione di ostilità o di agnosticismo? Roma dinanzi a Fiume, cioè al fatto concreto della Reggenza del Carnaro, può trovarsi in una di queste tre posizioni: amicizia, inimicizia, indifferenza. L'indifferenza non è possibile; l'inimicizia, nemmeno, poiché una guerra guerreggiata fra Roma e Fiwne è inammissibile; e allora non c'è che battere la terza strada: anche perché bisognerà pure riconoscerlo un giorno o l'altro questo Stato che esiste ed è geograficamente un'appendice dell'Italia ! Si può pensare uno Stato perpetuamente indipendente e perpetuamente non riconosciuto: una specie di « ba. stardo » nella famiglia dei popoli? La linea di condotta del Governo di Roma doveva essere un'altra : riconoscere la Reggenza del Camara, perché esiste, perché è un Governo di fatto, il che Don significa di accettare immediatamente il programma integrale di questo Go\'erno. Aiutare Fiume a risollevarsi sollecitamente daI1e tristi condizioni in cui 'versa. Chiedere a Gabriele d'Annunzio lo sgombro dei territori non assegnati alla Reggenza. Con queste direttive si poteva risolvere Ja crisi. Ora, le decisioni del Governo di Roma la. complicano e la aggravano. Noi insistiamo nel riafferma.re che il primo passo da compiere per risolvere la crisi ~umana è il riconoscimento della Reggenza. Con Giolitti o senza G iolitti o contro Giolitti, di H bisogna passare, pNché tutte le altre strade condu. cono alla perdizione, non alla salvezza ! MUSSOLINI

Da li Popolo J'IJaJi.., N. 295, 10 dicembt'C' 1920, VII•

• Nello stesso numero, messaggi di ·saluto e di augurio a· Mussolini, inviati dalle donne fasciste cremonesi, dai fascisti di Erba-Jncino e di Abbiategrasso, sono postillati nei termini seguenti: « Rirambio rcmli<1/mentr tutJi qursli saluti. Mu s- . SOLINI »,


DISCIPLINA. ... Grande strepito· in tutta la stampa italiana - dalla socialista alla nazionalista - per ,,fa delle tre siluranti passate a D'Annunzio, Sia concesso a noi di appartarci da questo coro e di d ire la nostra parola di brutale sincerità. Per noi le parole disciplina e indisciplina, autorità e libertà, reazione e rivoluzione e simili, in cui si d iletta la mentalità anchilosata dei dogmatisti, sono vesciche piene di vento o, se si vuole, termini della nomenclatura scolastica. Per noi non esiste un concetto della << disciplina» che sia eterno, etereo, immutabile, assoluto e valido per tutti i luoghi, i tempi e le circostanze. Ci rifn~tiamo di considerare la disciplina e l'indisciplina sotto la specie dell'eternità. La storia del genere· umano - anche la leggenda è « una » storia ! - è cominciata con un atto -di indisciplina: quello di Adamo. La storia del Risorgimento italiano è cominciata precisamente un secolo fa con un atto tipico d'indisciplina e di sedizione militare: quello compiuto dai due tenenti di cava11erià Silvano e Morelli, che innalzarono a Nola Ia bandiera deJla rivolta contro il Borbone. Quei due precursori manca· cono a una disciplina: quella del Dorbone; ma obbedirono a una d isci· plina : quella della Patria. Tutta la storia del risorgimento italia.no e tutta la storia del mondo è un'alterna vicenda di discipline che si im• pongono e di disciplirie che si spezzano. In certi momenti è la disciplina puticat:l sino al perinde ar radav~r che spiana le strade della grandezza; in altri momenti invece è il gesto d'indisciplina quello che schiude i varchi dell'avvenire. Nel 1866 la parola della grandezza fu: obbedisco; mezzo secolo dopo potrebbe essere: disobbediscÒ. Insomma, questi concetti di d isciplina e di indisciplina sono relativi e devono essere va·lutati a seconda delle circostanze e a seconda delle conseguenze, buone o nefaste che possono avere. Niente apriorismi, dunque, il che sarebbe squisitamente antifascista, ma esame freddo della rea]tà nel presente e delle sue possibili proiezioni nel futuro. La defezione di alcuni equipaggi - nelle attuali contingenze stor iche - quali risultati può avere? Due sono facilmente prevedibili : peggioramento della nOstra posizione internazionale e peggioramento <i~ll!l noStra situazione interna. L'esempio è contagioso. Se g li equipaggi defezionano per andare a Fjume, niente impedisce di prospettare l'even~


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC,

tualità di una defezione per altri obiettivi. Gli equipaggi portano Je siluranti a Fiume; domani una batteria di artiglieria porta i onnoni alla Camera del Lavoro. Chi accetta. la prima indisciplina, non può protestare contro fa seconda. Chi non accetta la disciplina della pace, non può pretendere d'imporre la disciplina del pane. Ognuno fa di se stesso, dei suoi ideali e dei suoi capricci, il motore deila sua disciplina. Si va al caos. Ecco perché nelle attuali circostanze, quando la nazione è già minacciata mortalmente dall'indisciplina pussista, un'altra indisciplina a destra può significare il colpo ·di grazia. Ecco perché noi vorremmo che in questo momento ci fosse una disciplina unitaria per tutti, ferocemente unitaria per tutti i cittadini alti e bassi, borghesi e proletari. Quando Ja nave è sbattuta daJla tempesta, se Ja ciurma si divide si va a picco. E l'Italia corre serissimo pericolo di andarci! La fortuna del fascismo sta nel fatto di aver creato una forza di resistenza alla tregcnd.i dell'indisciplina nuionale. Ma di chi la colpa se l'indisciplina militare e civile è minata.? La colpa non è di D'Annunzio. Lo Stato italiano non può pretendere una disciplina da un Uomo che è stato cacciato al bando, poiché la sua Reggenza non è riconosciuta ed è trattenuta nel limbo dei bast:udi. l 'unico mezzo per far cessare lo spettacolo di queste defezioni - che non ci allietano per le loro conseguenze, dato il momento speciale - è quello di « riconoscere la Reggenza del Carnaro ». Con questo riconoscimenlo D'Annunzio muterebbe atteggiamento e daH'inimicizìa odierna passerebbe all'amicizia cordiale, Finché voi tratterete D'Annunzio come un nemico, sarà assurdo che voi pretendiate da lui omaggi e riconoscimenti alla vostra disciplina. Pretendete, forse, che respinga degli uomini destinati ad aumentare le- sùe forze ? E come lo potrebbe? Se si v~ole ristabilire la disciplina, .. bisogna. togliere la causa dell'indisciplina. Bisogna finirla col considerare la questione fiumana da un punto di vista prevalentemente di politica poliziesca: bisogna riconoscere la Reggenza, primo passo · per avviare le trattative a una felice conclusione. La strada che batte il Governo è errata. Alla stretta dei conti si vedrà che il non-riconoscimento apporterà complkazioni infinitamente maggiori del riconoscimento. Quando il conte Sforza riceve a Londra il bolscevico Krassin, non ~a più diritto di irrigidirsi nei formalismi diplomatici davanti a Gabriele d'Annunzio. MUSSOLINI ·

D:1 11 Popolo d'ltdfia, N. 297, 12 dicembre .l920, VJÌ.


BASTA COL TORCHIO

L'ON. MEDA CIURLA NEL MANICO ! Sino a pochi giorni fa non era lecito porre in dubbio che l'on. Meda non fosse un galantuomo; cioè un uomo probo, che non mistifica il prossimo e non spaccia lucciole per lanterne. Ma dopo il suo recente discorso in materia finanziaria, bisogna cambiare opinione. L'on. Meda ha dimostrato di possedere tutti i numeri del ministro che conosce l'arte di dite e di non dire; di mentire e di smentire; di cambiare le carte nelle mani degli avversari. Proviamolo. Un bel giorno si sparge in Italia la terrificante notizia che il torchio ha ripreso a funzionare e che si stanno «tirando» ben tre miliardi di .nuova carta moneta. Emozione enorme e perfettamente giustificata, anche perché pareva che i tre miliardi fossero destinati a tenere in piedi la siderurgia italiana. Si richiedono spiegazioni. I profani, come noi, non adusati agli eufemismi montecitoriali, domandano : « Signor ministro, la ·• rotativa" dei biglietti di banca lavora? O non Javora? E a quanto sale l'ordine di tiratura?)>. 11 ministro in questione, on. Meda, non rispondendo, risponde : « Consta al Governo che, contrariamente a verità, si fanno correre in questi giorni notiUe fantastiche intorno ad operazioni per prrleso finanziamento d'indu· strie minacciate dalla disoccupazione. Ora, è bene avvertire che né al Tesoro, né agli Istituti di emissione vi è alcuna operazione del genere in corso, e n"Ppure alrun impegno.od accordo è allo studio, e tanto meno per la misura. che, nelle voci corrmti, si precisa addirittura in tre miliardi. « La Banca d'Italia ed il Con~orl.io per sovvenzioni sui valori industriali, nell'interesse · dell'industtia - di ogni forma d'industria, compresa quella delle costruUoni navali e dei trasporti marittimi - hanno aumentato di poche centi. naia di milioni le rispettive esposizioni (non piU. di trecentocinquanta. milioni in tuuo); . e non vi è maggior affidamento di operuioni di maggior conto per l'avvenire, salvo le richieste che i commerci. e le industrie potessero presentare per soddisfare ad ulteriori' ne<:essità, richieste che gli Istituti sono liberi di ac• cogliere e di non accogliere, secondo il giudizio che facessero sulle sin~le ope· r~iooi, tenenç.lo conto de!h1. situazione propria. e di quella dei richiedenti &,


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC. _

Da questo tortuoso discorso emerge la verità, l'ingrata verità. Espressa a paragrafi, eccola : 1. il torchietto ha lavorato, vomitando, sinora, trecentocinquanta milioni di nuova carta moneta; 2. questi trecentocinquanta milioni sono stati « torchiati >> per sov• venire talune industrie bisognose o pericolanti; 3. non è escluso che nelravvenire i trecentocinquanta milioni di· ventino, colla semplice aggiunta di uno zero e di un congruo di giri di torchi, tremilacinquecento milioni, perché il Governo tollererà questo inaudito delitto. Il che porterebbe la nostra inflazione monetaria a toccare la rispettabile e tremenda cifra di venticinque· miliardi, diconsi venti· cinque mmudi ! Da tutto ciò risulta che il ministro Meda, pur avendo l'aria di smen· tire, ha pienamente confermato. Ora noi ci dichiariamo nemici acerrimi di questo come di qualsiasi altrn ministero che aumenti o tolleri che sia aumentata, anche nella proporzione di una cartina da una lira, la quantità della nostra valuta cartacea, Se tutto ciò che dicono gli economisti di professione sulle conseguenze dell'inflazione cartacea è vero, le prospettive per il nostro domani sono tali da giustificare Ja richiesta e fors'anco l'applicazione de}la pena capitale contro i ministri responsabili. la parola d'ordine, la parola della salvezza dovrebbe essere non aumento, ma diminuzione della circolazione cartacea. Accade invece il contrario. L'on. Meda. e i suoi compagni si caricano le spalle di una gravissima responsabilità. MUSSOLINI

Ca 1/ Popolo d'Tlttlia, N. 298, 14 dicembre 1920, VII.


DECADENZA Tutto quanto succede in questi giorni a Roma ha un chiaro signi· ficato : la Camera attuale, creata ad immag ine e somiglianza di Nitti, -il d isintegratore della vita nazionale, è in istato comatoso, è vicina a mo· rire. P una Camera screditata, disonorata e che disonora la nazione. Che ci sia stata una « pastetta. » nel computo dei voti a proposito del numero legale, è pacifico. L'aggiungere, come si fa da taluni e dall'on. Meda, che ciò è sempre avvenuto da cinquant'anni a questa parte, significa agg ravare, non attenuare la portata morale dell'episodio, il quale getta una luce torbida sui °:ostri· e<JUiv~ci costumi parlamentari. Conosceremo oggi i nomi dei responsabili, ma, a prescind~re da costoro, l'episodio segna un altro tracollo delle azioni e delle istituzioni parlamentari e costituisce l'atto di decesso di questa Camera. Può darsi che l'agonia duri sino a febbraio, ma non v'è dubbio oramai che all'avvento di primavera 1a Camera di Nitti sarà composta nel suo inonor3:to sepolcro. I signori « quindicimila » di h tUi i" partiti non rapp resentano più nessuno. Dal novembre del 19 19 ad oggi lo stato d'animo della n.izione si è trasformato e i partiti hanno alterato profondamente i loro connotati e la ]oro intima essenza. Nel novembre del 1919, ad ese'mpio, i centocinquantasei deputati pussisti rappresentavano il massimalismo elezionista, uscito trionfante dalle assisi di Bologna. Oggi non più. Il massimalismo elezionista si è frantumato nel comunismo purissimo dei « bor· dighiani », in quello puro dei toriòesi, in quello adulterato, perché unitario, dei « sem1tiani », mentre il centro-riformista gravitante su Reggio fa la. raccolta deile sue forze. Possono, in coscienza e in \'Crità, i deputati (( bombacceschi » di Roma dirsi rappresentanti di quel proletariato che si rifiutò, all'epoca dell'occupazione delle fabbriche, di far sboccare il movimento economico in una insurrezione a fini politici? Anche la temperatura del Partito non è più arroventata come un anno fa. Retour de R.Pssie, Serrati si è proposto di spicconare dalJe fondamenta il mito bolscevico e ci si è messo d'impegno. Non basta l'ostruzionismo contro l'aumento del prezzo del pane a« rifare» la verginità al Gruppo parlamentare pussista. t un'agitazione artificiosa, che non è (( sentita » da almeno due terzi dei deputati pussisti.


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DAL TRATTATO DI RAPALI.O, ECC.

Il Gruppo popolare, che, dopo quello socialista, è il più nwneroso nella Camera attuale, presenta già segni evidenti di esaurimento. l a costruzione di don Sturzo minaccia rovina. L'ambizione del prete siciliano era di fare un partito. Ne è uscito un amalgama informe, dove il rinunciatarismo cozza coll'imperialismo; dove il temporalismo fa a pugni col lealismo; dove il bolscevismo « bianco >> dei Miglioli stride furiosamente di f conte al conservatorismo dei Cris_polti. Non solo. Il dissidio fra Partito e Chiesa, fra politica e religione, fra i vescovi e gli organizzatori di folle, si è approfondito in questi ultimi tempi. Che e che cosa rappresentano, adesso, i cento deputati pipisti? In mezzo ai due partiti più numerosi, c'è tutta fa minutaglia degli altri. Una Destra ridotta ai minimi termini e che sogna la forca ; un « Rinnovamento » di chiacchieroni e di incompetenti che non rinnoverà mai nulla; i radicali ridotti di numero e di prestigio, vallettaglia per i ministeri e i sottosegretari minori; e, infine, le pattugliette repubblic.ina e riformista, che contano poco nel paese e nulla nel Parlamento. Coll'esperimento Giolitti si esaurisce la vitalità di questa Camera. Se la crisi parlamentare sfocerà neHa crisi ministeriale, non si vedono uomini nuovi che possano sobbarcarsi a reggere il .timone dello Stato, specie in questo periodo di procelle; e, soprattutto, non si vedono più partiti omogenei e comp;i.tti che possano sostenere un Governo, poiché tutti i partiti sono in travaglio di trasformazione, mentre nel paese si è venuto affermando vigorosamente, in questi ultimi tempi, il movimento fascista. Può darsi che il fascismo sia, nel 1921, l'arbitro della situnione politica. Può darsi che nel 1921 spetti al fascismo il duro compito di precipitare gli eventi, per ciò che riguarda una nuova consultazione del paese. Può darsi che si renda anche necessario spezzare la cornice del regìme per allargare. il quadro delle possibilità della vita nazionale e immettere nuove forze nel gioco. Noi non abbiamo pregiudiziali. Il delicato e difficile momento politico che attraversiamo impone ai fascisti il dovere di affrettare l'inquadramento delle loro forze, tenendo sempre pèesente !"obiettivo costante della nostra battaglia: la grandezza materiale e morale della nazione. Da li Popolo d'I1ttli11, N. 299,

1,

M USSOLINI

dicembre 1920, VII,


IL RITORNO DEI RE L'Averoil, che, salpata da Venezia fila in questo momento \'erso fa Grecia, non reca soltanto il prezioso carico di Costantino, che torna, dop:> gli esili di Lucerna, sul trono, ma porta un carico infinitamente più prezioso: il principio della restaurazione monarchica, che comincia ad Atene e finirà, assai probabilmente, a Berlino. ln altri tempi il ritorno dei re era spesso accompagnato o preceduto o seguito da macchinazioni di congiurati, da colpi di Stato o da rivolte di popolo. Niente dì t~tto ciò è accaduto al cospetto di quell'Acropoli che strappava a Renan le pagine meravigliose della sua Preghiera. Costantino ritorna l'Oluto e fiancheggiato da un democratidssimo plebiscito dì popolo ed è la quasi unanime unanimità nazionale che gli restituisce Ja corona . .E inutile che al Quai d'Ol'say, dove non si può dimenticare la smlccata tedesco• filia di Tino e la parentela - assai stretta - della mog lie col Kaiser, si minaccino rappresaglie finanziarie. I fiato ·buttato al vento! Cicerin dirama una nota di protezione del popolo greco che rivuole i suoi re. Il famoso principio dell'autodecisione dei popoli è stato inventato per qualche cosa. Quando un popolo si autodccide per novantanove centesimi a favore della monarchia, non c'è che da registrarlo a verbale.... Tutto queIIo che accade in Grecia, è la riconferma luminosa di quel relativismo che sta al centro delle dottrine fasciste e per cui i termini di monarchia e repubblica non hanno senso nell'eternità, ma senso nella vita. e nella storia degli uomini. Ci sono stati e ci sono dei popoli che non hanno saputo o non saprebbero vivere un momento solo in re· gime dì monarchia; e, viceversa, ci sono dei popoli che non possono, né sanno vivere in regime di repubblica. Per noi, H ritorno di Costantino prelude ad altri ritorni. Fra tutte le eventualità più probabili del 1921, una appare la meno stravagante e la meno assurda: quella di un ritorno degli Absburgo a Vienn"a e a

Budapest. Qul vogliamo esaminare, colla brevità impostaci dallo spazio, le con· dizioni obiettive e sosgettivc che rendono probabile ass~i questa seconda


l>AL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

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restaurazione; quale politica debba fare l'Italia e quali le conseguenze mediate e immediate di una ricostituzione della monarchia da nubiana.

L'esule di Prangins, ha, anzitutto, una stampa e'cceJlente. Aprite una Rundscha11 tedesca, un Magazine inglese, una rivista italiana o francese o americana e troverete l'immancabile fotografia di Zita, di Cado, e relativi pargoletti nelle pose più svariate e suggestive. « Carlo pesca sul lago.... » , « Carlo insegna il francese alle figlie .... ». Oppure « Carlo canta la " ninna nanna " alfultimo nato.... >>. Quelle fotografie passano sotto gli occhi di milioni di uomini, nei salotti, negli hOtels, nei clubr politici o intellettuali e suscitano una impressione di simpatia e quasi di rimpianto. No, non ha l'aria truce del legnaiolo di .Amerongen questo ex monarca d'Absburgo; ha l'aria, invece, di un borghese distinto, corretto, che patta, con molta disinvoltura e rassegnazione, il destino che Io ha scaraventato dal sontuoso castello imperiale di SchOnbrunn a una mode.>ta villetta sul Lemano. E poi ha tanti figli, il che aumenta il calore della simpatia che lo circonda. Gli uomini che riproducono con tanta biblica prodigalità la specie, non sono, nel fondaccio, malvagi. Sono piuttosto panglossiani paciocconi e si può logicamente supporre che abbiano un concetto piuttosto ottimista della vita. Le eccezioni ci sono, si capisce, per confermare la regola. Se la stampa, - che chiameremo di « varietà » - e fa cui influenza è enorme - è piena di- tenerezze per Carlo d' Absburgo, la stampa politica di tutti i paesi non gli è ostile. In Francia chi non giura su Carlo? Una campagna è stata fatta, e si fa ancora, per mostrare che Carlo non me titava il suo destino, per mostrare che egli non voleva la prosecU2ione della g uerra; ch'egli voleva la pace, sin dalla primavera dd 1917 e - si noti - sulla base della restituzione dell'Alsazia-Lorena alla Francia; che la colpa del macello è, sin dal 1914, degli Hohenzollern, non già degli Absburgo, D ecine e decine dì riviste politiche e dì giornali francesi hanno presentato sotto questa amabile luce pacifista l'esule dì Prangins. Ora, la campagna absburgica della stampa francese risponde ad _un piano politico e questo piano politico è la risultante di una terribile tealtà di fatto. Francia e Germania stanno ancora di fronte come nel 1914 e anni successivi. Non è cambiato di molto il rapporto delle loro «masse». Nel 1914, erano trentotto milioni i francesi e sessantotto milioni i tedeschi. La po.ce di Versailles ha ridotto i tedeschi a sessantaquattro milioni e aumentato i francesi a quaranta. La sproporzione è sempri p aurosa. Tutto ciò ' che può aumentare anche di una sola iinità la massa tedesca è considerato con terrore dai francesi. la politica del


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

.Quai d'Orsay ha tentato in un primo tempo di smembrare la Germania, che continuava a chiamarsi Reich, sebbene· al posto di G ug lielmo ci fosse andato iJ sellaio Ebert, sedicente repubblicano. Chi non ricorda Je cinem.itografiche repubblichette che nascevano e morivano nel termine di ventiquattr'ore in talune città del Reno? la Francia non ha dimesso ancora tutte le sue speranze e lavora a Monaco per fare della Baviera il controaltare della Prussia, ma fra poco dovrà convincersi della inutilità delJe sue manovre. Fallito il tentativo di smembrare la Germania, la Francia teme una sola eventualità: il passaggio alla Germania dei sei.sette milioni di tedeschi austriaci. Ma per impedire che Vienna diventi la capitale del sud de lla più grande confederazione germanica, per impedire soprattutto che la massa tedesca ragg iunga il totale imponente di settanta milioni, è necessario che Vienn:1 ritorni la capitale di uno Stato o di una federazione <li Stati; è necessa rio che i tedeschi dell'Austria, dalla condizione di l ibertà in cui sono precipitati, tornino ad essere b classe dirigente di uno Stato. I tedeschi dell'Austria non possono vive re nelle condizioni in cui sono. Due strade si parano loro innanzì: o l'annessione alla Germania, o la restaurazione di uno Stato presso a poco come l'antico. I viennesi preferiscono la seconda soluzione alla prima. La politica di « restaurazione » francese va incontro a questa prefere nza. Perché Vienna non guardi più a Berlino, bisogna che torni la capitale di un grande Stato danubiano. Questa è ancora la segreta speranza dei viennesi e dei tedeschi dell'Austria e anche di Urlo ex-imperatore. Secolari tradizioni politiche e spirituali, nonché imperiose necessità Cconomiche - posto che il D::inubio non è un'invenzione! - ricon• d ucono finalmente l'asse della politica danubiana a g irare fra Vienna e Budapest. MU SSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N, 301, 17 dicembre 1920, VII.


LA COLPA Sino a ieri, l'atteggiamento del Governo nei confronti del riconoscimento della Reggenza del Camara, poteva essere considerato un errore; ma oggi è una colpa. Abbiamo atteso che i fogli ufficiosi ci dicessero perché il Go•;erno di Roma non può <e riconoscere» quello di Fiume. L'attesa è stata vana. Si è detto che prima di procedere a questo riconoscimento bisognasse attendere l'approvazione del trattato di RapaUo da parte del Senato. Tale approvazione è avvcnut:i.. Ma la proibizione giolittiana del comizio che dove,·a tenersi domani al « Lirico » e confro la quale prer testa in altra parte del giornale l'amico De Ambris, cì dimostra che fa politica del Governo continua ad essere assurda, cicca e pericolosa per il Governo stesso e per la pace della nazione.

Il riconoscimento della Reggenza come Governo di fatto non · si, gnifica, come già abbiamo dimostrato, accettazione degli statuti e dei programmi della Reggenza. Anzitutto tali statuti. sono sottoposti alfa revisione popofore in ogni momento e poi .... l'avvenire è nelle m:i.ni di Dio. Un uomo che di precedenti storici in m:i.teria molto s'intende, l'on. Roberto Mi.rabclli, prendendo sul Roma di Napoli posizione a favore del riconoscimento della Reggenza, cosl scrive e scrive bene: « Il riconoscimento delfa Re&,genza del Carnaro è una cosa:· l'annessione di Fiume alrltalia è un'altra. Riconosciuta Fiume come Stato indipcndmte, è per ciò stesso esclusa l'annessione all'Italia. Così oggi, domani, e un altro giorno. E nessuno può pregiudicare le vie dell'avvenire. L'annessione dcll" ltalia centrale fu ricusata due volte. Così volevano Napoleone III e il papa. Venne Cavour e l'Italia del Centro entrò nella grande famiglia nazionale. E non valse un c:ippio : il trattato di Villafranca. E non fu il finimondo. Fata viam invenient. Il trattato di Rapallo - che pure segna un gran progresso rispetto alte balordaggini ed ii.Ile turpitudini di due scalzacani della politica di papa Celestino - non presumer~ di aver risoluto il problema adriatico e, ·soprattutto, il problema integrale delle rivendica2ioni italiane. La politica estera non si chiude con l'anno ventesimo del secolo XX».

Con questi precedenti storici, che non debbono essere ignoti a Giolitti, le riluttanze del Governo di Roma non si spiegano o si spiegano troppo. La situazione è semplice: Gabriele d'Annunzio chiede il rico·


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OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINI

noscimento della Reggenza. Voi del Governo di Roma tutto al più potrete porre, prima di concedere tale riconoscimento, delle condizioni1 ma non potete negarlo a priori. Si dice che D'Annunzio non ha con• sultato ancora il popolo fiumano. · A parte i comizi plebiscitari, domandiamo al conte Sforza come, quando e dove Lenin ha consultato il popolo russo. Eppure il Governo di Roma ha riconosciuto di « fatto » il GoYerno di Lenin. A Roma sanno, come noi sappiamo, che la prima condizione posta da D'Annunzio nel memoriale portato dall'ingegnere Quartieri è il riconoscimento della Reggcn.za. Perché non andare lealmente e francamente incontro al desiderio del Comandlnte ? Perché non riconoscere, attraverso un gesto diplorru.tìca e politico, che Gabriele d'Annunzio ha salvato Fiume? Nel riconoscimento della Reggenza non c'è nessuna violazione del trattato di Rapallo. L:i violazione ci sarebbe se l'ltalia sollecitasse l'annessione di Fiume ; ma se Fiume, fra uno o cinque o dieci anni, rinunciasse alla sua indipendenza, vorrebbe forse l'Italia costringere Fiume ad essere indipendente per forza ? Il che equivarrebbe a una imposizione di schiavitù. N oi pensiamo che il riconoscimento della Reggenza faciliterebbe raccordo, perché, finalmente, le trattative si svolgerebbero fra elementi responsabili e non fra i troppi improvvisati dilettanti e automissionari che imperversano fra Roma e Fiume. D'altra parte che cosa pensa di fare il Governo nei confronti di Fiume? Non ci sono che due ,•ie: o il riconoscimento o la guerra. G iolitti non può pensare che quest'ultimo corno del dilemma passerebbe senza scatenare una crisi g ravissima nella nazione. Bisogna convincersi che l'esecuzione del trattato di Rapallo, per ciò che riguarda Fiume, non può assolutamente avvenire contro D'Annunzio o all'inluori di D'Annunzio. Ciò è oramai di un'evidenza cristallina. Sia dunque fissato, sin da questo momento, che le responsabilità circa, le conseguenze derivanti dal mancato e invocato riconoscimento della Reggenza del Camara ricadono tutte sul Governo di Roma. :B coll'insistere su di un miserevole puntiglio che il Governo rischia di giocare le sorti della nazione. Parliamo in tempo. Domani potrebbe essere tardi! MVSSOJ.INI

Da Il Popolo J'fo1lh1, N. 302, 18 dicembre 1920, VII.


COM' E BELLA , GIOVINEZZA ! Lorenzo de' Medici cantava ai suoi tempi:

Com'è bella giovinezza Che Ji fngge tutJavial Chi vuol esur lieto, sia, Di doma11 non v'è certezza! C'è in questi versi una eco dell'orgiano Cttrpe diem. I.a gi_ovinczza è bella, p erché ha gli occhi limpidi coi quali s'affaccia a rimirare il vasto e tumultuoso panorama del mondo; è bella, perché ha il cuore intrepido che non teme la morte, Strano, ma vero! Solo la giovinezza sa morire! la vecchiaia si aggrappa alla vita con disperata tenacia ! Non è questo il tempo della letizia. All'epoca di Lorenzo de' Medici, quando si dischiudevano gli orizzonti dello spirito nella rivoluzione del Rinascimento, era possibile l'allegria spensierata che non si preoccupa del domani. Era il tempo delle beffe e delle burle. O ggi non più. la gioia non è che una pausa nella battaglia. Il mondo non è ancora guarito. la giovinezza sta nell'accettare e nel violare il destino. Gioventù italiana! Sii degna del tuo passato e del tuo avvenire. I libri siano l'arma della tu1 intelligenza, non il veleno che la uccide. I tuoi santi sono Balilla e Mam~li, gli adoloscenti di Curtatonè e Montanara, Oberdan e Rismondo e gli innumerevoli che dal '1 5 al '18 Ja. sciarono le aule per le trincee, andarono all'assalto gridando « Viva l'Italia! » ed oggi dormono nei piccoli cimiteri dimenticati. Fa, o g ioventù italiana di tutte le scuole e di tutti i cantieri, che la Patria non manchi al suo radioso avvenire; fa che il XX secolo veda Roma, centro della civiltà latina, dominatrice del Mediterraneo, faro di luce per tutte le genti. MUSSOLINI

Da Giovineutt, N. t, 18 dicembre 1920, I•.

• Giovin~zz4, « orsano dell'Avanguardia Studentesca dei Fasci di Combatti· mento », si stampava a Milano. S, • :XVI.


MANOVRA VILE deputati socialpussisti continuano, nei ripari comodi del Parlamento, la loro miserabile cagnara contro il fascismo. là dentco si sentono al sicuro. Fuori non è la stessa cosa. Fuori nemmeno la sacrosantissima medaglietta li pfoteggc. Ma che cosa pretendono questi esemplari della più infetta 2oologia politica che si conosca in tutto il mondo? Che cosa pretendono ? L'impunità? Dovrebbe essere concesso a costoro, forse, di vomitare, dalla tribuna parlamentare, tutte le più basse contumelie contro il fas~ismo, additandolo all'odio delle masse come venduto e criminale? E poi, non dovrebbero i fascisti rispondere con argomenti persuasivi e penetranti? Dopo l'ignobilissimo discorso di Modigliani, gli episodi di Bologna sono perfettamente giustificati. RiYendichiamo la nostra quota parte di responsabilità morale e ci dichiarfamo moralmente e materi:1lmcntc solidali coi nostri braYi compagni arrestati a Bologna. Sino a guando i deputati pussisti non la finiranno col loro turpiloquio immondo, sarà guerra, senza misericordia. H fascismo è un grande moYimento politico, ispirato a ideali superiori e oicnt'affatto un'associazione a delinquere assoldata dai cosiddetti _pcscic.ini, nel qual caso sarebbero assoldati cl.al P111, perché è oramai universalmente provato che b. maggior parte dei pcscicani si è tesserata nel Partito Socialista Ufficiale. Ma noi scopriamo gli altarini. Questo baccano antifascista non è che un « diversivo » a scopo di imbottimcnto dei crani proletari e a scopo di coesione interna del Partito. Guardate ! Dopo i fatti di Bologna, chi parla a no.me dell'intero Gruppo parlamentare pussi.sta? L'on. Turati. Il rifocentrista Turati, Dopo i fatti di Firenze, è a un altro scç>municato da Zinovicff, è all'on. Modigliani che iJ Gruppo dà l'incarico di parlare. Tutto ciò a scopo di varare il comunismo unitario, che deve com· prendere anche i Modigliani e i Turati. n evidente altresl che agitando paurosamente lo spettro del fascismo insieme coll'annunzio di prossime elezioni, si vuole rinforzare la tesi unitaria. Quando si tratta di votare, il comunismo diventa accomodante: rimane massimalismo, coll'aggiunta della musco_sa saccarinà d ezionista (1919) e unitarista (1920). Infine l'obiettivo estremo della campagna pussista è squisitamente « polizie-


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DAL !RATTATO DI RAPALLO, ECC.

sco ». I deputati pussisti ,·ogliono costringere il GO\·erno a reprimere il movimento fascista, Ora il Governo. di Giolitti - e di nessun altro - non può mettersi su questa strada. Il fascismo conta oramai ì suoi adepti a centinaia di migliaia; domina i capoluoghi di regione; è rappresentlto anche nei più remoti villaggi. Rappresenta lo sbocciare della nuova coscienza na:z:"ionaie maturata colla vittoria. Lo si può perseguitare, ma non lo si può estirpare! :e una terribile gramigna cd ha un'insegna non meno terribile: è pronto ad uccidere, è pronto a morire! Ha già i suoi morti : da Sonzini di Torino a Priori di Cremona. E ha i suoi soldati devoti. Non solo la rabbia socialista è destinata a spezzarsi contro il muro granitico della nostra passione esasperata, ma se continueranno a insult:ire il fascismo, la r:tppresag lia fascista Ii raggiungerà sempre e do\'unque l Inesorabilmente ! MUSSOLINI

Da Il Popolo d'lla!ia, N. 30}, 19 dicembre 1920, VII,


(IL TRATTATO DI RAPALLO NON E ETERNO]* lo sono alquanto turbato e quasi pentito di avere accettato l'invito rivoltomi con tanta lusinghiera insistenza dalla vostra presidentessa signora Riz.zioli. Perché io non sono oratore da cerimonia : ma piuttosto oratore da tempestosi comizi e vi confesso che mi trovo un po' a disag io davanti ad una assemblea come questa. Voi quindi perdonerete se il mio discorso sarà per avventura alquanto disordinato. Anche perché dopo l'eloquente discorso della signora Rinioti e Je belle parole della contessa Visconti non ci sarebbe proprio nulla da dire, in quanto che le cerimonie dì battesimo non hanno abitualmente contorrio di lunghi discorsi. Ma· poiché questa è un'assemblea politica e ha luogo in un momento tipicamente politico della storia del nostro paese, mi consentirete una digressione sulla questione che in questo momento più profondamente appassiona la coscienza nazionale. Prescindo dal fatto elettorale che ci sta dinanzi. Il 15 maggio non è un arrivo: è una tapp:i; non è la fine di tutto ìl travaglio di elezione che turba il nostro paese in questo momento: è una fase di questo travaglio. E voi non credete che già io voglia raccomandarmi ai vostri indiretti suffr.:igi. D'altronde voi potete certamente essere utili anche in questa contingenza, se porterete, attraverso gli inevitabili contatti che avete con l'umanit:\ maschile vOtante e elettorale, la vostra opera d i persuasione. Ma vi sono altre questioni che ci appassiomno e che sono più import:anti. Siamo all'indomani di un trattato di pace che non ci ha dato la pace. Intanto dico subito che nessun trattato di pace dari mai la pace definitiva. Li pace perpetua d i cui parlò in· un celebre opuscolo il filosofo -tçdesco Kant era l'insegna di una osteria dove c'era un ci. mitero di croci. Or dunque tutti i trattati di pace non sono definitivi: non sono scritti su tavole di bronzo: sono scritti tutti con gli inchiostri • Di!corso pronunciato a Milano, nel salone ddl'Ardomobil Club, il 20 dicembre 1920, durante una manifestazione indetta per celebrare il primo anniver· u.rio dell:1. fondazione dell'<e Associazione nazionale legionaria di Fiume e di D almazia it , Prima di Mussolini, la presidente dell'Associazione, Elisa Rizzioli, avev1t inaugurato il g:1.gli.trdctto sociale, di cui era stflla madrina la contessa Cari& Visconti di Modrone Erba, (Da II Popolo d'Italia, N. 149, 29 maggio

1941, XIX).


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

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pi.ù o meno labili della diplomaz.ia, e il trattato di Rapallo non fa ec• cezione a questa regola. 11 trattato di Rapallo è una soluzione bastarda di necessità. Avanti di condannarlo, come noi lo condanniamo, bisogna spieg~rlo e comprenderlo. Spiegarlo e comprenderlo, prima di tutto con l'ostilità palese e indiretta degli alleati, con 1a incomprensione del mondo di plomatico americano, con la deficenza delle nostre caste politiche dirigenti. Anche questa deficenza deJla nostra classe politica dirigente deve essere spiegata. La spiegheremo pensando che appena da cinquant'anni, questo popolo che fu per quindici secoli diviso, ha il lusso di una storia comune e in cinciuant'anni di storia non si può pretendere di realizzare quell'alto tipo di coscienza nazionale che è il privilegio di naiioni che da secoli e da secoli tali sono state. Certamente questo non giustifica la deficen?a degli uomini. Certamente vi sono uomini che' devono essere portati alla sbarra del pubblico giudiiio. ~isogna rifare, e lo rifaremo, il processo a tutta l'attività diplom:itica dclb classe dirigente italiana. Ma tutto ciò non può portarci a un giudizio meschino di fronte alla complessività degli avvenimenti. Il trattato di Rapallo sarà revisionato come tutti i trattati usciti dalla grande guerra europea. Il trattato di Versailles - lo voglia o non lo voglia la Francia - è già in pezzi. Il trattato di Trianon, di Sèvres e l'altro di Saint-Germ:dn lo sar:1nno fra poco, ché avendo demolito un'Austria ne hanno costituite due : uoa al nord, la Cecoslovacchia, dove cinque milioni di boemi intendono dirigere una nazione che conta tredici milioni; e al sud la cosiddetta Jugoslavia; costruzione barocca e balorda, emanante dal Times e da un giornale italiano, essa è il trionfo della tesi panset· bista, della tesi di Belgrado, che vuole accentrare in sé tutte le popolazioni slave del sud divise fra di loro da lingua., religione, costumi, storia e CÌ\'iltà.

Il trattato di Rapallo non ci dà l'amicizia con la Jugoslavia. Questa era ed è una pietosa illusione. Basterebbe vedere quello che si è stampato a Belgrado dopo Rapallo per comprendere che quella gente non avrà mai per noi amicizia sincera. E la ragione è un formidabile equivoco; per noi il confine naturale, giusto, sacro e sacrosanto è alle Alpi Giulie; per la Jugoslavia il confine sacro, giusto, natu rale e sacrosanto è all'Isonio. 1 Ora, fra queste due concezioni cosl nettamente antitetiche, non c'è possibilità di compromesso. Tutta la stampa serba tiene un contegno di eccitazione e di provocazione contro di noi. Appena entrati ne1la Dalmazia sgombrata e nelle isole i Serbi hanno demolito sistematicamente tutto ciò che ricordava l'Italia,


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSS0L1NI

Voi comprenderete che il problema dei rapporti fra l'It:dia e 1a Jugoslavia rientra nel complesso delJa politica europèa. Non potremo mai affrontare la questione dei rapporti italo-jugoslavi se prima non ci saremo liberati dall'egemonia del mondo anglo-sassone. Bisogna riportare tutte le piccole questioni nel quadro delle grandi. Fin che noi saremo presi alla gola dai nostri alieati per via del carbone, del pane e delle altre materie prime, noi non potremo avere che una relativa autonomia in materia di politica estera. Ma il giorno in cui questa soggezione economica sarà finita, allora noi, popolo di cinquanta milioni di abitanti, popolo in stato di sviluppo, popolo intelligente, laborioso e proli.fico, che non abbiamo bisogno di atterrirci di fronte alle stati:.tiche dello stato civile, così come fa la Francia, la quale vede la sua popolazione diminuita di quattro milioni di abitanti, noi potremo dire una parola decisiva in tutto il veniente periodo dell:l storia europea. 1J problema si pone in 9ucsti termini: bisogna che gli italiani crescano in forza, civiltà e g randezza, sì che quando nella imminente nuova crisi delia politica europea verranno in discussione i trattati noi si possa dettarne le condizioni a nostro favore; e non avvenga mai che si:rno gli jugoslavi, sostenuti dai loro alleati, a imporre le loro. Ho detto e scritto che gli italiani delb Dalmnia sono i più puri degli italiani, perché sono i più perseguitati, perché veramente ascendono un calvario di sacrificio e di ml!tirio. Noi portiamo questa passione nei nostri cuori, la portiamo profonda e la vogliamo tramandue. Che cosa dovremo fare ora noi perché gli italiani dell'altra sponda non si sentano dimenticati e abbandonati? Molte cose: un'agitnione all"interno; fare conoscere la Dalmazia agli italiani (bisogna che cessi l'enorme ignoranza geografica degli italiani); fare conoscere la Dalmazia con pub. blicazioni, con conferenze, con cinem;"ttografie, con volantini e manifesti; fare insomma tutto ciò che deve servire a orientare la coscienza italiana verso 9ue1Ia questione. Poi vengono le alt re forme pratiche di italian ità. : mandare degli aiuti concreti a· quei nuclei d i italiani che si battono per mantenere acceso il focolare e aperte le scuole e pubblicare i gìornali. E soprattutto agire per Jiquidare la vecchia casta politica italiana, Può darsi che nel giudizio degli storici futuri la condotta di quest1. classe trovi dei giudici disposti ad attenuare ]a loro colpa. Ma noi che viviamo in questo secolo di passione, noi che sentiamo il bruciore e la. ,·ergogn1, noi .diciamo che questa classe politica dirigente ha fatto ed esaurito il suo compito. Era la classe politica dirigente che cominciò con Cairoli, che regalò Tunisi ai. francesi e finisce con l'uomo del « parecchio »; è una classe politica che non può più tenere -il timone dello Stato in una nazione


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come l'Italia, dove ci sono delle minoranze frenetiche d~ll'orgoglio di dirsi italiane. · A questa trasfo[mazione voi potete "dare vasto contributo. Non è vero che la donna non abbia influenza nella vita politica nazionale. Io ora non voglio lusingarvi citando 1c donne che hanno .saputo dirigere il destino dei popoli in una maniera più brillante degli uomini, ma è evidente che, se le donne ,·ogliono, possono determinare degli st1ti di coscienza e provocare quel fatto strano e potentissimo che i filosofi chiamano l'imponderabile. II socialista può asseverare che tutto si spiega col me<canismo dei rapporti di produzione e il positivista può venirci a dire che nell'universo quello che conta è il fatto bruto. Ma oggi le nuove correnti del pensiero hanno fatto tabula ra1a di queste concezioni puerili. Nel mondo vi sono altri valori, che non misurano, che non si spieg:100 col materialismo storico. :E: il dominio della passione, dei seòtimenti; di quegli stati d':i.nimo che in un dato momento fanno andare gli individui al martirio e fanno m1rciare i popoli verso le più grandi epopee. Questi sono gli stati d"animo che voi potete formare con "Ja vostra opera assidua, silenziosa, delicata, che circuisce piuttosto che fronteggiare, che cerca di persuadere, che giuoca, infine, le vostre carte: le carte deJJa gentilezza, deJJa cortesia e del fascino. Voi, o legionarie di Fiume e D1lmazia, vi siete assunto un compito straordinariamente delicato e difficile. Noi fascisti stiamo realizzando un capovolgimento della coscienza n.uionale; ma voi, vivendo in mezzo al popolo, sentite che il popolo teme che quando si parla di questioni nazionali si voglia riagitare ancora lo spettro della guerra. Ora non c'è bisogno di dire che noi non siamo dei guerrafondai, ma nemmeno dei pacifondai. La vita esula da questi assoluti. 1:: criminale volere sempre la guerra, ma qualche volta può esser~ criminale volere sempre la pace. Tutto ciò dipende da un complesso di circostanze storiche e di situazioni sulle quali è inutile discutere. Vi dicevo dunque che voi vi siete assunto un compito delicato e difficile, che è quello di creare in Italì:i lo stato d'animo dalmatico e adriatico, E mi spiego. Dal '70 in poi ci fu un particolare stato d'animo in Italia, al quale collaborarono tanti elementi. Chi da studente non ha partecipato nei begli anni della giovinezza alle dimostrazioni pro Trento e Trieste? L'Università, il g iornalismo, la Ca.mera, il Senato e il Partito· Repubblicano agitavano sempre il binomio Trento e Trieste, Molti non sapevano di preciso se T rento e Trieste fossero vicine o lontane; sapevano che erano due città sottoposte all'Austria.. Ma Io stato d'a~imo, in tutta la nazione, esisteva; cioè una vasta parte della coscienza nazionale era orientata come stato d'animo vers·o queste due città sorelle. Peccato che anche allora non


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OP.ERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

si sia parlato di Fiume e della Dalmazia! E per quanto riguarda la Dalmazia, noi, pur essendo rispettosi ammiratoci di Mazzini, osser• viamo che Mazzini non ha mai parlato di una Dalmazia slava; ha par· lato di una Dalmazia italo-slava. E d'altra parte resta a domandarci, dopo cinque anni di guerra mondiale, dopo enormi sacrifici dell'Italia, dopo che i battaglioni italiani hanno conquistato Monastir alla Serbia e la Marina italiana ha salvato l'esercito serbo, resta, dicevo, a domandarci se oggi il. grande esule riconfermerebbe il suo giudizio. Che cosa importa che nella Dalmazia gli italiani siano minoranza? Prima di tutto bisogna vedere come si è addivenuti a creare questa situazione di minornnza. Bisogna fare le somme delle diaboliche persecuzioni della politica viennese, che era . matricolata nel sistema di dividere i popoli. E se si potesse scrivere 1a storia della Dalmazia, e si sta scrivendo e si scriverà, si vedrebbe che la snazionalizzazione della Dalmazia è stata opera perfida e criminosa del governo di Vienna. Nel 1880 tutte le città della Dalmazia avevano dei sindaci italiani. Ultimo sindaco di SpaJato fu quelio chiamato « il mi!3bile podestà», Antonio Bajamonti, il che vi dice che anche Spalato era trent'anni fa italianissima. D'altra parte l'elemento qualificativo non conta per, nulla? Se noi siamo più civili, è logico che i meno civili siano annessi a noi e no~ già che gli altri annettano i più civili. Per l'opera che voi dovete compiere non è necessario che voi facciate della politica di piazza e di violenza. Del resto la donna che vi guida è fine cd equilibrata. Sa bene quello che si deve fare e quello che non si deve fare. E sa stabilire i rapporti di possibilità e di necessità che devono ·intercedere seìnpre fra gli interessi del tutto e g li interessi della parte, fra gli jntercssi della nnione italiana e gli interessi di una piccola parie della nazione italiana. l problemi n:lZionali non sono ancora risolti; ne abbiamo .al nord, a oriente, a occidente; qui mi sia concesso dì deplorare che oggi un grande giornale milanese dica che Napoleone non è nato in terra italiana quando si sa · benissimo che la Corsica' è terra italiana. Se voi legionarie manterrete vivo questo stato d'animo avrete ;molto · al vostro dovere. Io so che i risultati non saranno inunediati e appa· riscenti. So benissimo che iri.contrercte delle difficoltà. Le difficolt.à del misoneismo, dello scetticismo, di quella superficialità che è una caratteristica di qualche elemento maschile italiano. Ma non vi formalizzate di ciò. Quando il giorno verrà, e il problema della Dalmazia sarà posto di nuo\'o dì fronte alla coscienza nazionale, voi, avendo tenuta accesa la fiamma, avrete il sovrano privilegìo che è quello di dire: oggi tutto il


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vasto fiume del popolo italiano segue, ma pochi mesi fa noi eravamo il Oudeo dell'avanguardia, appartenevamo alla falange dei pionieri, di quelli che tracciano il cammino, che marciano in prima .fila, che nou chiedono tanto di vincere quanto di comb~ttere. E sarà vostra la grande soddisfazione del dovere compiuto. E davanti al popolo che risolverà il problema dalmatico in senso italiano, voi agiterete il vostro gagliardetto e direte : siamo fiere della nostra opera. Questo è il gagliardetto della laboriosa vigilia; è giusto che sia il gagliardetto della trionfale vittoria.


FATTO NUOVO Il· Governo dell'on. Giolitti si accinge ad eseguire il trattato di Ra. palla. Domani se ne discuterà nel Consiglio dei ministri. Ci si domanda: dove, con chi o contro chi sirà applicato il tr:i.ttato? Per queHo che riguarda la Dalmazia, dopo Ja condotta dell'ammiraglio M ilio, non sappiamo niente di preciso. Si ha l'impressione che le difficoltà maggiori, l'on. Giolitti non !e incontrerà nelJa :zona fra Zara e Sebenico. Ma a Fiume !a situazione è diversa. Applicare il trattato nei confronti di Fiume, è una faccenda delicata. Il Governo di Roma non può intraprendere azioni di guerra contro la Reggenza. Non si può wnanamente pensare, non si può umanamente chiedere che pec applicare un tr:ittato, in un suo dettag lio d'ordine secondario, si scaglino i fratelli contro i fratelli. Per ciò che riguarda fiume, il trattato di . Rapallo impegna il Governo di Roma a consegnare le isole di Vegli:i · e di Arbe agli jugoslavi. Ora c'è da notare che l'occupazione dannunziana di quelle due isole

non è definitiva, ch'essa è il risultato di un voto dei due Consigli CO· munali e che, in ogni caso, può essere oggetto d'ulteriori trattative a tre : Italia, Reggenza, Jugosbvia. Secondo noi, il Governo di Roma deve, per ciò che riguarda l'esecuzione del trattato, tenere presente la crisi interna della Jugoslavia.. Esiste più una Jugoslavia? Le cronache ci danno notizi:i di un movimento separatista croato. Se le guarnigioni serbe non riescono a do.minarlo, fa Croazia farà da sé e questo condurrà alla decadenza automatica del trattato di Rapallo. Nel ministero Giolitti cì sono degli uomini di vecchia e provata fede interventista; è ad essi che ci rivolgiamo perché fa. loro azione sia diretta a non precipitate gli eventi e ad evitare che sulle rive del Carnaro scoppi la guerra fra italiani e italiani a vantaggio degli jugoslavi e per la gioia dei nemici d'Italia, numerosi e diffusi in tutto il mondo. MUSS0L1Nl

Da Il Popolo d'Italia, N. 304, 21 dicembre 1920, VII.


EPILOGO? Forse, quando vedranno la luce, queste linee saranno superate dagli a,•venimenti, All'ora in cui le tracciamo, non sappiamo quale risposta abbia dato Gabriele d'Annunzio .i.ll'11ltimaJ11m di Cl.viglia che scadeva ieri alle ore diciotto. D'altra parte una dichiarazione fatta dall'on. Giolitti all'on. De Nava, presidente della commissione parbment.ue deglì Esteri, starebbe a significare che le cose non volgeranno al tragico. L'on. Giolitti avrebbe dichiarato che « fa situazione a Fiume è tale da non destare impressioni e preoccupazione alcuna». Questo ottimismo veramente olimpico contrasta col tono generale della nota di Caviglia e coll'11/timal11m già scaduto da parecchie ore. Comunque, l'affermazione di Giolitti fa supporre che da parte del Governo di Roma non ci sia l'intenzione di far precipitare gli avvenimenti in senso catastrofico. Il

nostro giudizio sulla situazione concorda appieno con quello esposto daJl'on. Vassallo, deputato di parte popolare. Né il Vassallo, né altri contesta che il tratt1to debba o non debba essere eseguito; ciò che il Vassallo trov3. strano è la precipitazione, fa. fretta da cui sembra pervaso il Governo. E noi, 3 nostra volta, conveni1mo con l'on. Vassa.llo. Le r:igioni ch'egli espone sono esattamente quelle da noi prospettate e illustnte più volte. · Prescindendo d:illl situ:i.zione interna dclfa Jugoslavia - situazione che consiglierebbe una prudente :o.ttesa invece che una troppo sbrigativa esecuzione del tratt:i.to di Rapallo - cì sono altri fattori di cui bisogn:i. tener conto. L'esecuzione del trattato, per ciò che riguarda Fiume, si riduce allo sgombro delle due isole di Vegli:i. e di Arbe. O ra doman· diamo: n proprio assolutamente necessario che queste due isole siano immediatamente sgombrate? Ed è umanamente e giuridicamente ammissibile che per sgombrarle si debba procedere a operazioni di guèrra da parte di italiani contro altri italiani? Come ben ricorda il deputato po· polare, quasi tutti i trattati di pace non hanno avuto una so)lccita esc• cuzione. Valga per tutti il trattato di Vcrs:iglia. La Germania ha potuto ottenere delle dilazioni e dei temperamenti e anche degli esoneri nell'adempimento dei suoi obblighi. Domandi:imo ancora: la Jugoslavia ci sta, forse, colla pistola puntata alle tempie, perché non si possa ritardare di un minuto solo l'ese:


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

cuzione di un dettaglio del trattato, che è, tra parentesi, de6nito solo nella sua parte territoriale e non lo è ancora in tutto il restò ? Noi, ad esempio, riteniamo che, per ciò che riguarda Fiume, l'Italia dovrebbe proporre un suppleniento di trattative a tre: Italia, Jugoslav_ia, Reggenza. Il fatto nuovo per giustificare tale procedura t'Siste. Avete creato uno Stato; gli avete segnato, senza minimamente interrogarlo, dei confini; questo Stato non accetta i vostri cori.fini e dav.inti a questa ripulsa, che può essere ed è legittima, voi non credete che ci siano altre strade da battere all'infuori dì quelle della violenza? Un uomo, come l'on. Giolitti, che ha fama di essere un Rtalpoliliker - nel senso buono e pessimo della parola - non può non vedere tutto l'assurdo e il pericolo di questa situazione. Attenti, dunque, ai mali passi e ai gesti precipitosi. L'esecuzione del trattato di Rapallo, per ciò che riguarda Fiume, incontra un ostacolo. Per noi, lo si supera riconoscendo la Reggenza e chiamJndola a risolvere, insieme colla Jugoslavia, Ja questione dei suoi confini. Crediamo che fa Jugoslavia non rifiuterebbe. di trattare, insieme col blocco dei problemi economici rimasti in sospeso, anche la questione dei confini dello Stato di Fiume. In ogni caso, solo dopo un rifiuto formale della Jugoslavia, si presenterebbe nei suoi caratteri di necessità e di urgenza Ja esecuzione del trattato. Prima no. Sentiamo dire dJ. ogni parte che è ora dì finirla. Comprendiamo. Dopo sei anni di tempeste, di guerra, di armistizio, di dolori e d i miserie, il desiderio di un sollecito r itorno a condizioni di vita normali è umano. Finirla, s1, cari it.11i:1ni che avete pazientato tanto e pazienterete ancora; ma finirla bene, perché altrimenti, invece di finire, si ricomincerà e in peggio. Oca, se per la frctt:i inesplicabile di eseguire un trattato, non ancora approfondito in tutte le sue parti e non ancora fati6cato dalla suprema assemblea jugoslava, si dovesse vecsare s1ngue fraterno; le responsabilità sono chiar;imcnte fissate. Come prima di Rapallo, cosl oggi l'essenziale è di accord:i.rsi coila Reggenza. Questo il pensiero anche di moltissimi italiani che non sono imperialisti o fascisti. Quanto al. blocco, tale misura, Oltre che ad essere antium.1na, è inefficace: n un nuovo incentivo alla resistenza. Per questa strada si va al massacro. Ora, quel qualunque Governo italiano che offrisse questa macabra soddisfazione ai croati, avrebbe il destino segnato. Il popolo lo spazzerebbe via. MUSSOLINI

D:i. li Popolo d'ltaliit, N. ~o,, 22 dict-mbre 1920, VII.


PACE E GUERRA Quaranta mesi di guerra aspra e atroce contro gli austro-tedeschi, una vittoria grandiosa come non sì vide mai nella storia, due interminabili anni di armistizio, una pace makombinata, risultato di una politica sb1glbta, che trovò la sua più clamorosa manifestazione nel famoso patto di Roma, ed ecco che ncll.1 Venezi:1. Giulia si riproclama lo stato di guerra, si stringe il blocco attorno a· Fiume, ci si prepara a combattere fra italiani e italiani. Pare un sogno sinistro ed è invece una viva e triste realtà. Giunti all'epilogo di questa turbinosa concatenazione di eventi, il dilemmo. si impone: o tutto ciò che accade è ancora un segno di grandezza o è im•cce l'inizio dì un disfacimento, la prova palese che il popolo italiano è incapace di muoversi, di circolare, di vivere, di Jott1re nella i;rande storia del mondo, perché si ripieg3. eternamente, disperatamente nella rissa delle sue fazioni. Il domani immediato darà una risposta a questo estremo dilemma, A noi spetta, oggi, il compito di precisare le responsJbilità, non già allo scopo di fornire mJteriale ai giudizi futuri della storia, bcns1 allo scopo di segnare la linea della nostra azione attuale. Non è difficile tracciare questa linea, quando si prospetti la situazione nei suoi elementi essenziali, che sono i seguenti. A Rapallo s; conclude un trattato di pace. Noi, e con noi tutti i fascisti e g li uomini ragionanti d'Italia, dichiarano soddisfacente il trattato per ciò che riguarda l'Istria, insufficente per ciò che riguarda Fiume, pessimo per ciò che riguarda fa Dalmazia. D avanti al fatto compiuto la nazione offre uno spettacolo di disciplina e di obbedienza, come_ l'on. Giolitti non avrebbe mai osato sperare. Critiche acerbe ai la.ti manchevoli del trattato si sono fatte su queste e su altre colonne, ma all'interno non c'è stato nessun movimento di sedizione o di rivolta contro il fatto compiuto. La nazione ha dato uno spettacolo di unità. Gli italiani sono stanchissimi, lo ammette anche D'Annunzio; ma noi, che non siamo stanchi, abbiamo valutato il trattato alla stregua di un documento transitorio, s)i una specie di tregua fra Ja contesa di ieri e quella dì domani. Non si sono avuti, in Italia, cortei, comizi, manifestazioni, rivolte contro il trattato di R"apallo. Gli italiani lo hanno accettato .senza entusiasmo,


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

o subìto a denti stretti, nella speranza di preparare la prossima rc•:isione, che ~i deve portare - se rimarremo in piedi - alle Dinariche. Si voleva l'obbedienza degli italiani davanti a .un trattato di pace, che, come la dichiarazione di guerra, vincola lo Stato al disopra delle opi· nioni dei singoli cittadini? Ebbene, tale obbedienza, più o meno forzata, c'è stata. Dagli italiani non sì poteva umanamente pretendere di più. Gli è nella esecuzione del trattato che questa obbedienza finisce. Di fronte alla precipitosa e violenta esecuzione del trattato noi seril:iamo il dovere di prendere posizio_ne nettamente contro il Governo di Roma. Ripeti:Ìmo: perché questa fretta? Concluso il trattato di Rapallo senza avere interpellato nemmeno in· via confidenziale la Reggenza, il Comandante aveva due vie dinanzi a sé : accettare il trattato o respingerlo. Sceglie quest'ultima. Perché? Lo dic!! egli stesso nel suo più recente discorso: « Si chiede - dice D'Annunzio - che siano accordati a Fiume i confini che le furono sempre riconosciuti. Non si risponde. ~ Si chiede che le sia dato almeno il suo porto intero col delta. Non si risponde. « Si chiede che le sia almeno ravvivata la vita industriale e comme-rciale, con soccorsi italiani, con provvedimenti italiani. Non si risponde. Non si può neppur questo. Fiume' è venduta».

Da questo brano dell'ultimo discorso di D'Annunzio si può desumere che un accordo era possibile pactendo dalle basi suaccennate. A chi Ja responsabilità del mancato accordo? E su questi tre punti non è forse possibile di riprendere a trattare? Noi siamo contro il Governo di Roma per la fretta con cui vuole applicare il trattato, ma anche e soprattutto per il« modo». L'11/Jimat11m di Caviglia è un documentO tipico di iniquità. Bloccare una città intera è un atto che ripugna alla coscienza umana e nazionale, ma tra le condizioni del1'11/Jimaf11m ce n'è una che rappresenta un attentato alla indipendenza dello· Stato fiumano. Si può chiedere lo sgombro delle isole di Veglia e di Arbe, ma non lo scioglimento del corpo dei legionari, perche questo è un affare interno dello Stato fiumano, riconosciuto indipendente. Curioso! Il conte Sforza è alieno dall'intervenire negli affari interni dcJla Grecia 3 proposito di Costantino e non ha sccupoli di intervenire negli « affari interni» di Fiume, che è « indipendente » almeno come la Grecia. N on esageriamo il numero e rentità dei colpi di mano compiuti dai legion.iri in condizioni spesso di dura necessità. Durante l'occupazione delle fabbriche si fece di peggio e l'on, Giolitti non impiegò la maniera forte e fece benissimo.


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

Se il Governo di Roma non vuole gettare il paese nelle convulsioni di una crisi spaventevolc, prenda in parola Gabriele d'Annunzio. Nel suo ultimo· discorso egli chiede: a) che siano riconosciuti a Fitune i suoi confini storici; b) che le sia rispettata l'integrità del s~o porto; e) che sia ravvivata la sua vita industriale e commerciale. Tutto ciò è possibile, anche senia violare la lettera del trattato di Rapallo. Tutto questo dev'essere fatto dal Governo di Roma. Infine noi chiediamo che sia prorogata sino all'ultimo l'esecuzione del trattato di Rapallo per ciò che riguarda Fiume, e si tentino ancora tutte te vie per un accordo. N on si può ignorare I.1; passione di Fiume. Non si può ignorare la volontà di D' Arinunzio. Non si può negare a uno Stato indipender.te il diritto ·di d ire almeno una parola circa i suoi destini. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'/Jalia, N. 306, 23 dicembre 1920, VIJ.


POSIZIONI E- RESPONSABILITA Ci sono, nella .storia antica e · recente, dei trattati di ·guerra e dei trattati di pace. . Trattato di guerra fu quello concluso a Londra il 26 aprile 1915 col quale l'Italia si impegnava entro un mese a scendere in guerra a fianco dell'Intesa; trattato di pace è stato quello concluso a RapaUo il 12 novembre del 1920. Noi accettiamo la tesi che quandç, lo Stato ha concluso un trattato - sia di guerra, sia di pace - i cittadini devono acconciarsi al {atto compiuto. Respingiamo la tesi tedesca che i trattati, sia di }'ace sia di guerra, possano essere considerati dei chiffon.s de papier. l trattati non sono e non p:>ssono essere eterni, ma non sono nemmeno giochi d i fanciulli capricciosi. Giova ricor~are che, scoppiata la guerra, noi non abbiamo dato un minuto di tregua a coloro che non accettarono il fatto compiuto, conseguenza di un trattato rimasto, si noti, per oltre tre anni completamente sconosciuto alla totalità dei cittadini. Il soldato che non accettava di eseguire, per la sua infinitesimale quota-parte, il trattato di Londra, veniva semplicemente fucilato, 11 cittadino· che insorgeva con atti o con parole contro il fatto compiuto della dichiaàzione di guerra, veniva severamente colpilo da leggi eccezionali. lo Stato esigeva e imponeva, dinanzi al fatto compiuto della guerra, l'unanimità della disciplina nazionale. E quello che D'Annunzio fa in questo mo~ento a Fiume. lo stesso discorso si può applicare quando uò. trattato di pace è diventato un fatto compiuto. I fascisti, che furono i più energici sostenitori della ~isciplina nazionale, nei confronti dei neutralisti, durante la guerra, han.go perfettamente intonato il · 1oro atteggiamento odierno al loro atteggiamento degli anni di guerra. H anno criticato acerbamente i lati man_chevoli del trattato di Rapallo, ma non hanno compiuto gesto alcuno di pratica rivolta contro il Governo che l'aveva concluso, né pensano di impedire l'esecuzione del trattato stesso per ciò che rigu_arda l'Italia da una parte e la Jugoslavia d all'altra. Giunti a questo punto, qualcuno può chiederci: come superate la contraddizione fra il vostro atteggiamento di forzata o spontanea di· sciplina alJ'interno e la vostra solidarietà coll'indisciplina e la rivolta dannunziana? Non ç'è da superare nulla, perché la contraddizione no_n


DAL TRATTAl'O DI RAPALLO, ECC.

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esiste. Fiume è uno Stato indipendente. Fiwne è al di fuori della giurisdizione politica di Giovanni Giolitti. Fiume ha perfettamente ragione di opporsi alla esecuzione del trattato di Rapallo nelle clausole che la riguardano. Non bisogna dimenticare questi fatti d'importanza essenziale. 11 trattato di Rapallo ha creato lo Stato indipendente di Fiume senza consultare Fiume. Ha dato dei confini a Fiwne senza consultare Fiwne. Essendosi ignorata Ja ,;olontà di Fiume, Fiume ignora Ja volontà dei cont,raenti di Rapallo. Il _trattato di Rapallo, per ciò che riguarda Fiume, non può essere eseguito contro Fiu_me. :E. di una semplicità, di una Jo. gica e d~ una giustizia cristallina. Roma potrebbe tenere a Belg rado questo leale discorso : Noi abbiamo creato a Rapallo Io Stato di Fiume, indipendente; ma appunto perché indipendente, questo Stato chiede· di poter intervenire nella delimitazione dei suoi confini. Vi proponiamo una discussione a tre : Italia, Jugoslavia, Reggenza, limitatamente alla questione fiumana. Chi può negare a priori la possibilità di un accordo? E chi può escludere a priori Ja possibilità di un accordo a due - Italia e Reggenza - sulla base delle tre richieste dannunziane da noi riportate ieri? Il nostro atteggiamento è così nettamente definito : solidarietà con Fiume, che è nel suo diritto quando si oppone alla esecuzione del trat• tato di pace, concluso a sua insaputa e con dispreg io di alcuni suoi diritti e interessi fondamentali. Quanto alla Dalmazia, non intendiamo di firmare cambiali in bianco. Attendiamo di vederci chiaro. Il 14 novembre giurammo in Milio. la lezione deve renderci prudenti. Anche perché non crediamo all'estremismo del senatore Ziliotto. Dopo le pubblicazioni impressionanti di Pagine Libere, il neo-senatore dovrebbe chiudersi nel più rigoroso riserbo o anche buttarsi in mare f ra Zara e Pasman. Insistendo - e insisteremo - perché il Governo di Giolitti riconosca la Reggenza e s'accordi a due o a tre con Fiume per l'esecuzione del trattato di Rapallo, noi vogliamo aggiungere che l'on. Giolitti non è il più indicato a esigere da Gabriele d'Annunzio l'ossequio al fatto compiuto . di un trattato di pace. C'è un precedente famoso. Nel maggio del 191S, l'on. Giolitti sapeva che un trattatò di guerra c'era e che, stipulato dai poteri responsabili dello Stato in ··nome del re, non poteva essere violato. Eppure l'on. Giolitti non si piegò, allora, alla disciplina del fatto compiuto, ma tentò di provocarè un'aperta sedizione parla.mentare e popolare contro i poteri responsabili. Egli allora peccò d'indisciplina contro un trattato di guerra; oggi' Gabriele d'Annunzio pecca, o meglio non pecca, d'indisciplina contro un trattato di pac.e, perché c'è questa 6. · XVI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

differenza capitale: che Giolitti era a Roma, mentre D'Annunzio è capo di Governo di uno Stato indipendente straniero, al quale non si pos· sono imporre patti e confini, prima di averlo almeno almeno interpellato. Con questa nota intendiamo orientare la discussione all'odierno Consiglio nazionale dei fasci e risparmiarci, se possibile, ùn discorso. MUSSOLIN I

Da Il Popolo d'lialid, N. 307, 24 dicembre 1920, VII.


LA SITUAZIONE Le voci che ' giungono da Roma e da Fiume sono concordi su un punto: nel credere che non si spargerà sangue fraterno. Per quello che riguarda il Comandante, dichiarazioni in tal senso" sono state fatte da

Alceste De Ambris, secondo un'intervista del Giornale d'Italia, e anche a Roma si tiene l'identico linguaggio. Ma questo non ci acqueta. Questo non basta e non può bastare. Sta bene che. non si voglia spargimento di sangue fraterno; però se il Governo dj Roma continua a bloccare Fiume, fra poco non ci sarà sangue, ma ci sarà la fame e la fame è una pessima consigliera. Se il Governo di Roma intende veramente di evitare, come· dice, Jo spargimento di sangue fraterno, deve togliere immediatamente il blocèo, perché il blocco condurrà inevitabilmente a un urto violento di disperazione· e di rappresaglia. In realtà il blocco è una misura più odiosa dell'attacco diretto e cruento,. perché il blocco colpisce tutti_ ed è un gesto di coazione barbarica. Che cosa spera di ottenere Col blocco il Governo dì Roma? La resa per fame. Ma prima di giurlgere a tale estremo, prima di arrendersi per fame, i legionari tenteranno di spezzare il cerchio che li assedia e si spargerà del sangue. N oi non ci ripetiamo, se non quando è strettamente necessario. Orbene, se si vuole eseguire il trattato di Rapallo per ciò che riguarda Fiuflle, bisogna intendersi con Fiume e con chi rappresenta Fiume : Gabriele d'An· nunzio, Altre strade non ci sono che non conducano al disastro. Il blocco dev'essere levato. Bisogna riconoscere la Reggenza, bisogna accettare i tre postulati elencati da D'Annunzio nel suo ultimo discorso. Giolitti non può illudersi che una tragedia ' sulle rive del Camara non avrebbe grandi ripercussioni in Italia. Comunque le posizioni sono oramai segnate e le responsabilità precisate, Ognuno giocherà la sua carta. MUSSOUNI

Da Il Pepalo d'llali11, N. 308, 2S dicembre 1920, VJI.


IL DELITIO ! Il primo 'moto dell'animo alla Jettura delle notizie che ci giungono dalla nuova « zona di guerra » è un moto . dì inesprimibile angoscia. Quello che si sparge in quest'ora sulle rive del tormentato CarnaÌo è sangue italiano. Le operazioni avvengono fra italiani e italiani. ti la guerra civile! I rniile e mille combattenti che caddero nelle trincee dal maggio del 1915 al novembre del 1918, non pensarono mai, nemrnen9 in un attimo di follia apoc3.littica, che la loro grande passione sarebbe sboccata nel Natale del fratricidio. Eppure, questa è fa realtà odierna. Ma noi reprimiamo il movimento · umano della nostra angoscia perché sentiamo grandeggiare in noi un senso di indignazione e dì rivolta. Tanto più profondo sentiamo penetrare nel nostro spirito l'aculeo della rivolta, in quanto che noi avremmo desiderato un epilogo diverso del dramma e abbiamo lungamente carezzato tale speranza. Ora, noi affermiamo solennemente che la nostra speranza, condivisa da milioni e milioni d 'italiani, è stata dispersa dal Governo di Roma, il quale si carica in faccia agli uomini e in faccia alla storia della tremenda responsabilità del sangue che s'.è· versato. N oi parliamo del Governo di Roma, in blocco, scn:z.a distinzione. La nostra rampogna non colpisce soltanto G iolitti, ma in particolar modo i cinque ministri che furono interventisti. Essi hanno mancato a un imperativo categorico pr~ciso; questo : non doversi in nessun caso provocare lo spargimento di sangue fraterno. La polemica retrospettiva circa il trattato di Rapallo è oramai superata. Basta ricord:1.re. una volta per .tutte che la Reggenza creata « indipendente » non fu minimamente interpellata sui problemi che la interessavano. Ma ci ·sono due fatti che inchiodano alla croce delle sue responsabilità il Governo di Roma; primo: la dichiarazione di blocco; secondo: la misteriosa, inconcepibile1 frenetica precipitazione nell'eseguire il trattato. Dopo l'ultima dichiarazione di blocco, era sommamente ipocrita affermare, come si faceva dal Governo di Roma, che non si voleva spargere sangue fraterno. Il blocco della fame non poteva risolversi che in una di queste dUe realtà: la capitolazione per fame o la resistenza ad oltranza. Il blocco preludeva, dunque, al massacrò. Né l'ordine di operazionì è, sia pure lontanamente, giustificato dalle scorribande dei legionari, Durante l'occupazione delle fabbriche,· si fece di più e di peggio. Eppure


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC,

Giolitti riconobbe Io « stato di fatto» e trattò da pari a pari coi rappresentanti di coloro che avevano violato in mille modi la legge e perpetrati delitti atroci. L'intransigenza contro Fiume non si legittima nemmeno con motivi d'ordine internazionale. Il trattato di Rapallo non pone limiti di tempo per la sua esecuzione. Ci sono altri trattati, che, dopO mesi e mesi dalla loro stipulazione, attendono - per talune questioni il principio della loro esecuzione. Quello di Rapallo è stato stipulato da appena quaranta giorni. Perché tanta fretta nel voler consegnare terre italiane ai croati? Questi interrogativi turbano la coscienza di tutti gli italiani, anche di quelli che non possono venire classifica.ti fra gli imperialisti o i fascisti. Ed ora che sui fili delle agenzie telegrafiche corrono per tutto il mondo le notizie·dei sanguinosi conAitti fra italiani regolari e irregolari, i nemici d'Italia - che stanno ai quattro orizzonti spiando con anticipata voluttà i segni della nostra rovina - giubileranno segretamente o manifestamente al pensiero che l'Italia sta per inabissarsi nell'Adriatico. No. Non ancora. Non mai! L'Italia nuova - quella che arde della fiamma di Fiume - non può perire. , Le posizioni sono definite e con esse le rispettive responsabilità. Da una parte, la cosiddetta fredda « ragione di Stato,>, decisa sino in fondo, sorda a tutte le voci, capace soltanto di sigillare, come in una tomba, _il passato, e seppellirvi la vittoria; dall'altra, la calda « ragione dell'ideale)), pronta a disperati sacrifici supremi che dischiudono le vie dell'avvenire. Non abbiamo rinunciato a un ultimo barlume di speranza, ma, posti a scegliere, noi, minoranza di irrequieti e di anticipatori, scegliàmo, senza esitazione, la « ragione dell'ideale». « Eja! » a Gabriele D'Annunzio, a Fiume italiana, all'Adriatico riconsacrato col sangue, all'Italia, che ~upererà - ne siamo certissimi quest'ultima prova! MUSSOLIN[

Da li Popolo d'I1aliq, N. 309, 28 dicembre 1920, VII.


TITOLI D'INFAMIA Ci sono nella cromi.ca di questi giorni alcuni episodi che non vanno dimenticati. Vahno, anzi, convenientemente illustrati, perché secvono a gettare fasci di luce interpretativa sulla condotta politica tenuta in questi g iorni di sangue dal Governo di Roma, condotta stigmatizzata violentemente dalla parte migliorç della nazione. Sono episodi che indicano stati d'animo miserabili e bastano a bollare per sempre il Governo di Giolitti. Elenchiamo in bell'ordine, cominciando dal Collare della Santi~sima Annunziata, largito ai negoziatori di Rapallo, Bonomi e Sforza. Se quel trattato fosse un capolavoro di diplomazia, si poteva compren-

dere la concessione subitanea del1a suprema fra le onorificenze; ma quel trattato è, salvo per il Nevoso, _un compromesso triste e tragico che gli italiani hanno accolto, accetfato o sub1to senza la menoma manifestazione di entusiasmo. Quel Cordone acquista un valore simbolìco: sembra il · laccio del capestro al quale è stata appiccata - a Rapailo - la superstite gloriosa italianità della Dalmazia. Come se il Collare della Santissima Annunziata non bastasse, ecco la Corona Comitale per il commendator Volpi. Non abbiamo il piacere di conoscere questo signore. Ricordiamo soJtanto ch'egli ha preceduto a Belgrado il convegno di Rapallo. E l'uomo delle paci ·ambigue. Era ad Ouchy', fu - presente in ispirito - a Rapallo. Sarà un fior fiore di patriotta.., ma l'opera sua è stata oggetto di acerbe critiche e di g ra,•i. dubbi. Il re! poteva rimandare a migliore occasione il suo gesto, che ha· urtato 1a vigile coscienza nazionale. Un altro episodio che sig illa di -vergogna l'opera degli attuali governanti è l'or~ine d'attaccO a Fiume, dato per il giorno di Natale. Tutto era stato diabolicamente calcolato. Natale ! Festa della pace. Giorno di sost;i e di raccoglimento. Niente giornali per settantadue ore. Mentre la nazione era raccolta attorno ai focolari, da Cantrida al Recina si sferrava l'attacco fratricida. Il generale Caviglia, scegliendo per attaccare proprio il giorno di Natale, ha voluto aggravare l'enorme parte di responsabilità che gli spetta. Jl Natale insanguinato del 1920 non sarà facilmente di~ mentkato dagli italiani. Posto sulla rovinosa china, iJ generale Caviglia non si è fermato: La cronaca registra un altro gesto che si deve_qualificare come, abbomine-


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vole: è il soprassoldo concesso alle truppe attaccanti Fiume. Il generale Caviglia ha, con questo episodio, infangato irreparabilmente il suo pas. sato di condottiero vittorioso. Non si premiano in denaro coloro che sono cOstretti a battersi nella più triste e penosa delle guerre: quella che mette di fronte i fratelli ! Altro episodio di una criminale, straordinaria gravità: le cannonate sparate dall'Andrea Doria sul palazzo del Comando 3. Fiume. t! per un puro mir~colo che Gabriele d'Annunzio non è .caduto ucciso. Colui che ha ordinato il fuoco sul palazzo del Comando a Fiume è un croato degno di servire nella marina jugoslava. Finalmente rileviamo l'atteggiamento di Giolitti dinanzi al Senato. Fate la collana di questi episodi, intrecciatela cogli avvenimenti di questi giorni, colla violazione del trattato di Rapallo compiuta da Giolitti attaccando lo Stato indipendente di flume, e sarà legittimo concludere che la condotta di questo Go\•erno è stata, nell'insieme e nei dettagli, odiosamente antinazionale e antiumana. :B al Governo di Roma che bisogna chieder conto del sangue che invcrmiglia la Dne del 1920: anno di pace senza pace. MUSSOLINI

Da Il Popola d'Irali<1, N. 310, 29 dicerobre 1920, VII.


VERSO LA FINE Le notizie che giungono dalla nuova zona d'armistizio sono tali da permettere un certo ottimismo circa l'imminente risoluzione della que· stione fiumana. I fatti nuovi che giustificano t:i.le ottimismo sono: la riassunzione dei poteri da parte del vecchio Consiglio comunale, J'a.cccttazione pregiudiziale del trattato di Rapallo, la tregua concessa e riprorogata e soprattutto

le condizioni poste daJJa Reggenza, condizioni che il Governo di Roma non può e non deve trovare eccessive. l'essenziale è che la guerra sia Sospesa, L'essenziale è che non si riprenda più, per nessun motivo. Sugli avvenimenti di questi giorni l'ultima parola sarà detta quando molti elementi di giudizio ci saranno noti. Niente pottà cancellare le già acquisite responsabilità del Governo di Giolitti, responsabilità che noi abbiamo ripetutamente elencate e illustrate. La questione ha altri aspetti che bisognerà a tempo debito esaminate. Si poten evitare l'urto sanguinoso? Questa la domanda che bisogna fare. La impongono alcune centinaia di morti e di feriti. C'è da confortarsi pensando che la tragedia non è giunta alla catastrofe, colle distruzioni progettate del!a città e del porto, con altre ecatombi di uomini e colla morte di D'Annunzio. I filistei insoddisfatti dell'epilogo non mancano. C'è sempre qualcuno· nella platea pronto a gridare ttd beslias. C'è scmp.re !'incosciente o subcosciente sadismo di chi vorrebbe coronato il dramma secondo le regole dell'arte. Noi ci compiac<::iamo invece che Gabriele d'Annunzio si sia rifiutato, all'ultimo minuto; di gettare il « suo corpo sanguinante » fra Fiwne e l'Italia. L'Italia non aveva vaghezza di questo sacrificio e supplicava da ogni parte, nei più diversi accenti, che il Poeta si rìsparmiasse e fosse risparmiato. N é si dimentichi troppo facilmente, in quest'ora un po' grigia, che se il confine orientale d'Italia è oggi al Nevoso, se Fiume è contigua all'Italia, se Fiwne non è diventata e non diventerà mai più croata, il mecito spetta esclusivamente a Gabriele d' Annunzio e ai legionari di Ronchi. Senza quella marcia, avremmo oggi Trieste e Pola prive di retroterra e sotto il tiro dei cannoni jugoslavi. L'Italia di Cagoia era disposta ad accettare l'assurdo e criminoso confine Wilsoniano a Monte Maggiore. 1:: la marcia di D' Annunz:io che ha jm. pcdito questo g rande delitto contro la sicurezz.a della Patria


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Noi riaffermiamo oggi che jJ capitolo fiumano si chiude. che il 12 settembre del 1919 resta una delJe date più luminose nella storia italiana e che le ultime vicende non offuscano lo splendore del gesto di Ronchi, che ha salvato Fiume e l'Istria orientale e risparmiato all'Italia una paèe arico.r a più vergognosa di quella combinata a Rapallo. Un pensiero di ricÒnoscerua e di ammirazione va anche ai cittadini fiumani, che hanno resistito meravigliosamente. L'Italia ha ora un dovere sacro da compiere: fare il possibile perché l'emporio fiumano ritorni in breve alla sua antica attività, la città esàusta rimargini le sue ferite, torni a vivere e sia, come ha da essere, la porta attraverso la quale l'espansione italiana deve straripare nell'Oriente. MUSSOLINI

Da JJ Popolo d'l1afia, N. 31 I, 30 dicembre 1920, VH.


FINE D'ANNO La fine dell'anno impone una rapjda ricapitolazione degli avvenimenti ed un esame di coscienza. · Cominciamo dalle cifre. ·Sono sempre più eloquenti di" ogni discorso. Le quotazioni dei cambi del 31 dicembre 1919 erano le seguenti: con fa Francia 123; con l'Jnghilterra 50; con la Svizzera 327; con New York 13,20. I cambi di ieri, 30 dicembre 1920, erano i seguenti: 171 con la Francia; 441 con la Svizzera; 102 con Londra; 28 con l'America. Le cifre dimostrano che i nostfi cambi con l'estero si sono inaspriti esattamente del doppio. Dal d1e si deduce che la nostra situazione economica è notevolmente peggiorata. Non vi è dubbio che dal punto di vista della produzione l'anno in corso può dirsi quasi totalmente perduto. Si è cominciàto con uno sciopero dj postelegrafonici, cuì fece seguito uno sciopero di ferrovieri, con danni enormi inferti all'ingranaggio già cosl poco funzionante delle nostre comunicazioni. Scioperi parziali e generali si sono susseguiti per i più svariati e ridicoli motivi. Gli episodi tipici dei movimenti di classe sono stati l'invasione delle terre e l'occupazione delle fabbriche. La prima ha giovato i. porre davanti -alla nazione il problema agrario in tutta b. sua immediatezza e complessità; l'occupazione delle fabbriche ha modificato o m~di6cherl il vecchio rapporto giuridico fra datori di lavoro e salariati,. Conseguenza di questi movimenti è stata un:.1. enorme non produzione di ricchezza. :e onesto, però, aggiungere che da tre mesi a questa p:.1.rte, e precisamente dal referendum indetto per la occupazione delle fabbd che e dal ritorno dei mjssionari andati in Russia, Ja psicologia della massa operaia italiana si è profondamente modificata. La famosa ondata di svogliatezza e pigrizia appare superata. Le masse operaie sembrano convincersi che il problema fondamentale del momento è un problema di prodwione e che nulla si p~ò costruire sopra la miseria universale. Sintomo certis• simo di questo stato d'animo delle masse . operaie è 1a relati.va facilità con la quale in questi uWmi tempi sono stati raggiunti accordi dopo trattative pacifiche nelle grandi categorie dei tessili e dei chimici. b indubitato che ·se Ja classe operaia italiana, pure nella diversità delle sue organizzazioni, continuerà ad offrire questo spettacolo di laboriosità


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e di disciplina, non le potrà essere vietata una partecipazione più o meno vasta al Governo dell:1 nazione domani. Noi pensiamo che il movimento operaio italiano può realizzare grandi conquiste se riuscirà a liberarsi daJle scorie del politicantismo di professione. Dal punto di vista politico l'anno che muore ci otite alcuni elementi degni dì rilievo, e cioè il tramonto di Nitti, il ritorno di Giolitti, l'irrom· pere trionfale del fascismo e le elezioni amministrative. :e indubitato che il prestigio del Parlamento non è aumentato, ma è sensibilmente dimi• nuito. La Camera appare già esauc;ta, invecchiata e non è da escludere per l'anno prossimo un nuovo appello alla nazione. Più interessante è fa storia italiana del 1920 dal punto di vista della politica estera: prima di arrivar~ al trattato di Rapallo ci sono state le inutili trattative di San Remo e di Pallanza. N on abbiamo bisogno di ricordare che la posizione diplomatica dell'Italia era delle più delicate e difficili, né vale la pena di ripetere tutte le critiche che noi abbiamo mosse al trattato di Rapallo. L'avvenimento che più ha commosso gli italiani è stato l'attacco del Governo di Roma alla Reggenza del Carnaro. Le responsabilità del .Governo ·sono innegabili e grandissime. Dovranno essere discusse ampiamente ·alla riapertura della Camera, ma dichiariamo subito che certi armeggii Qell'infimo bestiame parlameot~re ci ripugnano profondamente. Con gli accordi di Fiume il Governo può dare esecuzione integrale al trattato di Rapallo, ma la politica jugoslava è ancora piena di incognite, Il popolo dai tre nomi riuscirà a consolidarsi_in uno stato o non si fran· turnerà, invece, come appare da molti segni, tipico fra i quali il rifiuto di prestare giuramento al reggente di Serbia d:1 parte della maggioranza assoluta di tutti i deputati della Costituente jugoslava? · Comunque, noi pensiamo che, pu! non perdendo di vista l'Adriatico, la nostra sfera d'azione debba essere gradatamente portata verso il Mediterraneo; noi pensiamo che l'Italia debba iniziare quell'opera di pene· trazione nell'Oriente, che è stato uno dei postulati della nostra opera politica durante il 19 19. Malgrado la depressione economica di cui gli indici sono le cifre dei cambi, noi guardiamo l'avvenire con ragionevole ottimiSmo: quello che .occorre all'Italia non è gil un'esperienza di estremismo bolscevico od imperialista, Il 1920 ci lascia una parola d'ordine, che noi trasmettiamo all'anno che incomincia domani. E: una ·parola molto semplice : lavorare. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Italia, N. 31~, 31 dicembre 1920, VII.


PRELUDI L'anno che comincia sarà l'anno della vera pace, della necessaria costruzione e della ripresa di tutte le forze attive europee? La fine del vecchio e gli esordi del nuovo anno non permettono di · cullarsi iri troppo rosee illusioni. L'Europa è ancora malata e inquieta, mentre popoli interi si dibattono nella più nera miseria. L'orizzonte non è ancora chiaro: conseguenza inevitabile di certi trattati jugulatori. Una ringhiosa e sospettosa mentalità di g uerra sopravvive in molti di coloro che hanno in questo momento il tremendo compito di .dirigere la vita delle nazioni, E di ieri d discorso pronunciato alla Camera francese dal ministro della Guerra Lcfèbvrc, nel quale ·si annunzia l'esistenza di una form id~ ilc organizzazione segreta _militare nella Germania, che non ha disarmato e che anela con tutte le sue forze aila rivincita. Le note sul disarmo, che in questi giorni vengono scambiate fra i Governi di Berlino e 'di Parigi, sono indice di una situazione piena di incertezze. Tra i popoli usciti dalla disfatta degli Imperi Centrali non corrono rapporti di amicizia; divergenze di interessi pongono di fronte queste nazioni, ognuna delle quali sembra avere ereditato dai vecchi dominatori lo spirito di sopraffazione e di violenza. Mentre la Germania noll vuole disarmare o si arma segretamente, la Russia tiene ancora mobilitati milioni di uomini. L'ipotesi di una ripresa gu"erresca fra la Russia e i limitrofi Stati confinanti non è da considerarsi come assolutamente fantastica. Non occupiamoci, per il momento, delle acri contese fra l'America ed il Giappon_e, né della gara navalistica che mette di fronte l'Jnghi_lterra e g li ·Stati Uniti. Tutto sommato lo spettacolo che ci offre il continente europeo denota che la crisi, pur avendo superato, secondo il noStio avviso, il punto culminante, è ancora estremamente grave. 1: venuto il momento di dire, anche su queste colonne, che o si riesce a dare una unità alla politica e alla vita europea o l'asse della storia· mondiale si sposterà definitivamente oltre Atlantico e l'Europa non'avrà che una parte secondaria nella storia umana. Ma l'unità della politica europea presuppone una fondamentale unità degli spiciti, che deve rea• Iizzarsi attraverso l'accettaiione di poche semplici ed umane verità, prima


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fra tutte questa : che i popoli ..europei debbono smobilitare non solo materialmente, ma anche spiritualmente, e tendere a ricostruire, superando gli angusti nazionalismi che trovano modo di fos.silizzarsi su tutti gli scogli, l'unifà economica e morale della vita europea. Bisogria astrarre dalle nazioni per salvare Je- nazioni. Bisogna considerare il continente. Posta questa necessità rimane una domanda: quali sono le forze che possono compiere quello che appare un prodigio o una fatica durissima ? Non la Lega delle nazioni, organismo che sembra già svuotato di ogni suo contenuto storico e ideale, moto puramente tendenziale, che, dal lato pratico, ricade perennemente nei singoli egoismi nazionali; non il socialismo pòlit_ico, che ha oramai fallito il suo compito e si frantwna in tutti i paesi nella pluralità delle sette irreconciliabili; né la Chiesa di Roma ha oggi la forza per dire una parola che diventi il crèdo dei Governi e dei popoli. Noi pensiamo che l'unità europea può c~stituire la mèta cui dirigansi gli sforzi della borghesia produttdce e del proletariato, consapevoli della loro missione. Poiché l'Inghi lterra ha milioni di disoccupati che implorano un sussidio governatjvo e cortei di affamati sfilano per Je strade di Londra come per quelle di Vienna, cosl il dilemma si presenta in questi chiari termini: o si realizza l'unità europea sul terreno produttivista e sindacale della ricostruzione economica; o la civiltà europea, che fu un giorno il faro di guida della civiltà mondiale, è condannata à spegnersi. Noi ci proponiamo, durante l'anno che comincia, di rendere popolari queste idee tra il nostro pubblico. O la solidarietà fra gli europei o la catastrofe. I popoli, guidati dai loro istinti di vita, devono scegliere e sceglieranno. MUS SOLINI

D a Il Popolo d'lt11/ia, N . l, l g ~nn3io 1921, VIII.


UN ORDINE DEL GIORNO PARTITI E POLITICA

Si è riunita in Roma la direzione del Partito Repubblicano, presenti Giuseppe Cerquetti, Cipriano Facchinetti, ·l'on. Gaudenzi, l'avv. Egidio Reale, Teobaldo Schinetti, Gino Rcggioli, J'ing. Stradella, l'on. Mazzo-

fani per il Gruppo parlamentare, i l segretario politico del . Partito, prof. Schiavetti, e il segretario amministrativo, Cono di Lena.

A proposito del fascismo, è stato votato il seguente ordine del giorno: « La direzione del Partito Repubblicano Italiano, presa visione dd risulta ti dell'inchiesta intorno all'aggressione compiuta <lai fascisti gorìziafli a danno dei repubblicani di quella città, invia agli amici di Gorizia l'espressione della propria affettuosa e incondizionata solidarietà e inC;J.rÌca il Gruppo parlamèntare · di interes.s:irsi della questione. Constata jnoltre che il fascismo, nonostante le ·sue afferinazioni programmatiche, si è ri\·elato apertamente come una forza di rea· zionè, che contrasta qualunque movimento antimonarchico e di rinnovazione soci:1le, ed è volto, in effetto ad e5plicarc funzioni di difesa brutale degli interessi del regime capitalistico; invita · le sezioni a mantenersi del tutto estanee a.4 ogni mani!est.u:ione dell'attività fascista ed a compiere in ogni evenienza opcr:1 netta• mente cd esclusivamente repubblicana, ispirata. ai nostri principi ed al nostro metodo patticolare ».

Pubblichiamo questo ordine _del gìorno· e dichiariamo subito che ·esso

è profondamente ingiusto e iniquo. Ci meravigliamo come dei repubblicani, i quali hanno certamente seguito l'opera. di questo giornale, Je rui colonne sono state sempre largamente ospitali per tutte le manifestazioni del Partito Repubblicano, abbiano potuto votare un così fatto ordine del giorno. L'incidente di Gorizia appare quasi come un pretesto. Noi che disprezziamo le regole dell'omertà, così abituali nel seno di vecchi partiti, abbiamo per primi deplorato l'incidente di Gorizia. Abbiamo mandato un membro della Commissione esecutiva dei fasci a fare un'inchiesta e, pubblicando la relazione, non mancheremo di espri• mere apertamente il nostro biasimo, sebbene i fascisti di Gorizia abbiano deHe attenuanti.


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

Quanto poi alla successiva affermazione, secondo la quale il fascismo · sarebbe una forma di reazione contraria a qualunque movjmcnto anti. monarchico, è di una sanguinosa ironia. Evidentemente quei signori che dirigOno il Partito Repubblicano ignorano, la cronaca di questi giorni. Ed è proprio nel momento in cui quattrocento fascisti triestini sono in carcere per avere tentato un movimento in senso nettamente antimo· narchico; è proprio in questo momento che i dirigenti del Partito Re· pubblicano ci accusano di monarc~ismo. Hanno dimenticato tutto lo spazio che questo giornale ha concesso alle manifestazioni repubblicane; gli articoli sempre deferentissimi che noi abbiamo dedicato all'ultimo congresso repubblicano di Ancona, che sarebbe passato completamente inosservato se il Popolo d'Italia non gli avesse dedicato parecchie delle sue colonne. · Noi sfidiamo formalmente i firmatari di quest'ordine del giorno a trovare. nelle pagine di questo giornale - che è, in fin dei conti, la voce quotidiana del fascismo italiano - qualche cosa che somigli, anche di ]ontano, ad una manifestazione di leal_ismo monarchico. Quanto alla seconda accusa, che cioè il fascismo sia un movimento di conservazione sociale, essa è completamente sballata. I didgenti del Partito Repubblicano non hanno certamente l'obbligo di sapere che il p[imo sciopero dei fonditori dichiarato a Milano imme· diatamente dopo l'armistizio fu da noi moralmente e finanziariamente appoggiato (Rossoni informi); non hanno l'obbligo di sapere che, du· rante il primo sciopero metallurgico, la resistenza degli iscritti all'Unione sindacale milanese fu possibile grazie ai larghi sussidi forniti a quella organizzazione dai Fasci Italiani di Combattimento. N on hanno evidentemente l'obbligo di ricordare il nostro atteggiamento durante l'occupa· zione delle fabbriche; i nostri articoli in difesa delle rivendicazioni opc· raie e le nostre ·assicurazioni di benevola neutralità date Ja mattina del 10 settembre scorso ai signori Buozzi e Guarnieri, sino ; quando il movimento dei metallurgici fosse rimasto nei limiti di una competizione economica. ! per lo meno straordinario che si crei una antitesi tra le nostre premesse programmatiche, che si ispirano, in fatto di rivendicazioni operaie, ai postulati del sindacalismo nazionale, e la nostra azione pratica, quando tra l'una e le altre c'è stata sempre una concordanza perfetta. Indubbiamente noi siamo insorti contro taluni scioperi che giovavano alla speculazione politica dei socialisti. Se i repubblicani non hanno avuto jJ coraggio di fare altrettanto, noi possiamo compiangerli, ma non imitarne, né proporne l'esempio. Sappiamo che, chiunque in Italia abbia il coraggio di fronteggiare le degenerazioni del Partito Socialista, coqe il pericolo di essere bollato come reazionario; ma poiché tali degenerazioni esistono e poiché il CO·


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raggio di fronteggiarle lo abbia.mo dimostrato seminando anche di nostri modi le· piazze d'ltalia, noi abbiamo la spregiudicata disinvoltura. di sorridere se ci chiamano rcuionari. Malgrado quest'ordine del giorno, noi rion intendiamo di iniziare rapporti di ostilità contro il Partito Repubblicano, perché sappiamo che in molti ambienti repubblicani .il fascismo gode simpatie vivissime. E forse per questo che i padreterni di Roma hanno voluto lanciare un grido di allarme. Lo scopo appare sempre lo stesso: riconciliarsi col Partìto Socialista e rientrare nella cosiddetta famiglia sovversiva. · Ieri si fece un tentativo col rinunciatarismo: oggi coll'antifascismo; ma il risultato sarà lo stesso. I socialisti continueranno ad essere deiringhiosi antirepubblicani e considereranno il Partito Repubblicano come un anacronismo, una sopravvivenza del passato, una quantità trascurabile di cui non valga nemmeno la pena di occuparsi. Verrà g iorno, forse prossimo, in cui molti documenti potranno esseri! pubblicati senza correre il rischio d i compromettere chicchessia e allora cadrà, ne siamo certissimi, questo f enomeno · e. j repubblicani, o, per meglio dire, i dirigenti del Partito Repubblicano, si vergogneranno del loro odierno voto antifascista, che non avrà, del resto, nessuna ripercus-

sione sulla vita e lo sviluppo prodigioso del fascismo italiano. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Itrtlia, N. 2, 2 g i-nnaio 1921, VIII.


DOPO

IL VOTO ANTIFASCISTA DEI REPUBBLICANI TESTIMONIANZE E DOCUMENTI

L'amico Alfonso Vaiana· muove colla seguente lettera in rincalzo alla nostra nota di risposta all'ordine del g iorno od iosamente antifascista votato dalla direzione del Partito Repubblicano. Pubblicando la sua lettera, non ci facciamo iliusioni di sorta. I q uadrupedi ruminanti di tutte le stalle continueranno a incanagliare nei loro noiosi luoghi comuni per quel che concerne la nostra attività. Quella del fascismo italiano è la linea di condotta di questo giornale. Abbiamo moltissimi nemici. Alcuni aperti e dichiarati, i quali potranno contare - nel giomo ·delle grandi rappresaglie - sul nostro generoso spirito di cavalleria; ce ne sono alcuni che incarnano, il pettegolezzo citruJlo e impotente e di costoro non vale asso. lutamente la pena di. occuparsi; c'è, finalmente, la categoria delle serpi . viscide e velenose, alle quali schiacceremo - non in senso metaforico! la testa, senza alcuna pietà. Noi non scendiamo più sul terreno delJe interminabili polemiche scritte o verbali, roba da provincia d i altri tempi, poiché delle due l'una : o si tratt:i di gente in malafede, che non si lascerà convincere mai; o di gente in buona fede, éhe non ha bisogno di essere convinta. Se la lettera che segue non cc l'avesse mandata un amico della vig ilia, l'avremmo cestinata. Perché m algrado D almine e .... il resto, si troveranno sç:mpre quattro melanconici repubblicani o dodici canaglie d'altro colore a ribiascicare che noi siamo reazionari, monarchici, siderurg ici, ecc., ccc., ragione per cui sovranamente ce ne infischiamo e passiamo oltre. M.

Da Il Popolo d'Italia, N. ~. ~ gennaio 1921, VIII.

7. • XVI.

(+ )


LEGIONE DI RONCHI L'avvenimento è di ieri e già esso appare come trascolorato nei cieli della leggenda. Gli 'è che. il tempo della vita è oggi straordinariainente affrettato e i fatti, grandi e piccoli, non appena accaduti, sembrano precipitare in un gorgo profondo. Chi si ricorda più, in Italia, dell'abbandor:o di Valona? Eppuce fu una cosa dolorosissima, straziante. Questione, per taluni, di ore; per altri, di giorni. Oggi nessuno ci pensa più. la ferita è rimarginata. Addio Valon:i.! E il gcido echeggia come r eco di un avvenimento remoto. Giunta al suo 9uinto atto - e dobbiamo riconoscere che non è stato completamente di « stile » come ì precedenti, poiché varie e contrastanti necessità e passioni e deficenze ne J1anno turbato irreparabilmente la linea di sviluppo e tutto ciò è stato, in gran parte, indipendente dalla volontà dei singoli protagonisti - giunta al suo quinto atto, la tragedia fiumana, che va dal settembre del 1919 al gennaio del 1921, perde le -sue stigmate precise, b. materialità che l'accompagnava, le inevitabili scorie, il tritume dell~ cronaà, per diventare passione saé:ra e pura bellezza e incancellabile storia ! Oggi è lo spirito che spezza le catene della contingenza. Che cosa vale e che può importare se domani scenderanno a Piume· i nemici della prima e dell'ultima ora, i subdoli e i violenti; quelli che hanno diffamato la causa con Je p arole e gli altri che hanno tentato di assassìnarla coi cannoni e sciòrineranno al sole i piccoli, insignificanti, miserabili dettagli del lungo p eriodo di ocrupazione dannunziana e tenteranno di diminuire, con la diffamazione, la grandezza dell'impresa vittòriosa ? Già si scorgono' gli inizi di questo sordido lavoro, al quale si dedichcr:mno, particolarmente con zelo, i compagni di Mi_siano e i compari di Giolitti. Inutilmente. Forse che i legionari di Garibaldi erano tutti farina da fare ostie ? E nella sequela delle meravigliose gesta garibaldine non· è forse mai accaduto di vedere insieme l'infinitamente grande e !'infinitamente piccolo, J'idealista e l'avventuriero, f estremista e il moderatore? E dissidi e polemiche e abbandoni? Non sempre è concessa all'artefke che la· vora nella storia la possibilità di scegliere accuratamente i suoi mate: rialì. Li prende spesso come li trova, come sono, come gli si offrono;


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e qui comincia la sua dura fatica di coordinazione, di selezione, di preparazionej qai comincia -:- e la parola non è grossa - iJ martirio. Ora noi, evocando la legione di Ronchi, non ci attardiamo a sofi· stkare o spulciare i quindici mesi di occupazione fiumana. Prescindiamo da tutta questa cronaca. Qualunque cosa si dica, si scriva o si faccia. Anche se la ·cronaca fiumana fosse tutta « nera» - e non lo è, perché è, invece, fulgida di resistenza, di eroismi e di passione - l'impresa che ebbe nome da Ronchi e animata da Gabriele d'Annunzio rimane intatta nella sua grandezza. La legione di Ronchi, che oggi va dispersa in ogni angolo d'Italia, obbedl, partendo nella lontana notte settembrina dalle sponde del fiume rosso, a questi principi: libertà e giustizia. Fu un'impresa di libertà, poiché Fiume stava per essere schiacciata dalla polizia inglese e per es. sere consegnata all'orda croata; fu un'impresa di sovrana giustizia, perché evitò l'esecuzione preordinata di un enorme delitto. E fu - an· che - un gesto di volontà, una sfida superba al mondo; Ja pro~a che accanto all'Italia ufficiale, già compromessa nei più obliqui patteggia. menti, un'altra Italia esisteva, un'Italia guerriera, che non intendeva fa. sciarsi aggiogare .al carro delle plutocrazie trionfanti. Per ben quindici mesi l'attenzione del vasto mondo fu inchiodata sulla piccola città ribelle e indomabile! Tre parole, tre id~ , tre forze : volontà, libertà, giustizia; ecco lo spirito incorrotto, incorruttibile e_d immortale della legione di Ronchi. A dorllare questo spirito non v'è forza sufficente in Italia e nel mondo! :B questo spirito che ha dettato a Gabriele d'Annunzio la sua ultima orazione funebre. Il Poeta ha ritrovato nell'umanità le attitudini eccelse e ha dato a tutti gli italiani il brivido della sua commozione· profonda. Inginocchiamoci con lui accanto alle salme dei quaranta soldati caduti e accogliamoli nel nostro cuore. Sono gli ultimi caduti della grande guerra e, come g li altri, non invano! Il tricolore italiano li saluta, terra italiana li copre. Le loro fosse sono una testimonianza che cancella ogni divisione. I morti del Camara, regolari e frregolari, attestano che Fiume e Italia sono la stessa cosa, 1a stessa carne, la stessa anima e che l'inchiostro opaco delle diplomazie non riuscirà mai a disgiungere ciò che fu sigillato per sempre dal sangue. Gloria alla legione di Ronchi, al suo duce, ai suoi vivi che tornano e ai suoi morti che non tornano più. Sono· rimasti a presidiare il Nevoso e a indicare le Dinariche. MUS SOLINI

Da Il Popolo d'l1alia, N. 4, 5 gennaio 1921, vm.


·"' . CONTRO IL RITORNO DEI RE Questo articolo riprende un motivo che fu interrotto dagli avvenimenti, :E la sorte che capita di' frequente agli scrittori dei fogli quotidì:mi. L'attualità del soggetto non s'è perduta. Anzi! Le azioni d 'Absburgo appaiono in rialzo. Si parla di una restaurazione, che comincerebbe da Budapest per fini re a Vienna, con novanta probabilità su cento a Zagabria. l 'allarme è vivo nei circoli politici di Praga, di Belgrado, di Bucarest e un po', anche, . di Roma, fra gli eredi - insomma de~ vecchio impero sfasciato. P.cima di illustrare il nostro atteggiamento bisogna prospettare ·a fenomeno e mettere in rilievo le forze che cospirano alla ricostituzione - trialistica! - della vecchia monarchia. Accade un fenomeno apparentemente strano : Francia e Germania, inesorabilmente antagoniste sul Reno, coincidono - partendo da premesse diverse e con obiettivi diversi - nella politica danubiana. Dicono i politici parigini: tutto, anche il ritorno di Absburgo, ma non mai l'annessione dell'Austria tedesca al Reich germanico. Ma l'Austria, ridotta com'è al lumicino territoriale, economico, finanziario, spirituale, non può vivere da sé : quindi f ederazione d.:tnubiana. .Ora, questi piani della politica francese, s'accordano con una « preferenza » germanica. La Germania pcns.:1 che i tedeschi dell'Austria le sono p iù utili staccati politicamente che annessi, purché abbiano la possibilità dì tornare la razza .dominante e dirigente delle popolazioni danubiane. Meglio che con l'annessione, la Germania potrebbe riprendere, attraverso i dieci milioni di tedeschi austriaci e confederati, la famosa marcia sulla direttrice Berlino-Bagdad di antebellica memoria. Diciamo dieci milioni di tedeschi, · perché nel caso ·di una restaurazione i quattro milioni circa di tedeschi incorporati nella Cecoslovacchia ricadrebbero fatalmente su Vienna. Non solo fa politica fra ncese,_in ogni tempo smaccatamente absburgica, ma la stessa politica, germanica, non contrasta Je forze esterne che tendono a ricostituire la monarchia danubiana. A ciò bisogna ·aggiun· gere le forze interne, che sono formidabili. L'Ungheria è già monarchica di dir.itto e di fatto. I1 re è in vacanza a Prangins, ma Hortis gli conserva il trono. Chi conosce un poco l'Ungheria attraverso la sua storia, la sua costituzione, la psicologia delle sue masse rurali, non può


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immaginare un'Ungheria repubblicana. Aggiungr::te i centotrentatre giorni di tirannia bolscevica e comprenderete come e qualmente sia aumentata ancora la popolarità del regime monarchico. In Ungheria il ritorno di Cado non incontrerà opposizioni di qualche rilievo. Anche in Austria la repubblica è una decorazione puramente superficiale. :E. una cosa scialba, senza vita, senza anima. Il partito che ha raccolto il maggior numero d_i voti nelle recenti elezioni è il Cristiano-sociale, notoriamente monarchico e absburgico. I comunisti sono ridotti a zero. I socialdemocratici, diminuiti e screditati, sono repubblicani d'occasione, e sono gli stessi che con Ellenbogen alla testa si recavano, in altri tempi, a riverire l'imperatore. In_fondo all'animo di tutti costoro c'è la segreta nostalgia della Vienna imperiale e il disgusto per la Vienna repubblicana, ridotta a vivacchiare di elemosina, malgrado il berretto frigio che s'è cacciata in testa, semplicemente perché il re due. anni fa se ne andò in esilio. La situazione presenta ancora un curioso parallelismo fra i due Stati slavi sorti dallo sfacelo dell'impero. Gli slovacchi non guardano tanto a Praga. Pendono, piuttosto, verso Budapest. Cosl i croati si stàccano da Belgrado per tornare - attraverso il repubblicanesimo radiciano verso tedeschi e magiari. Zagabria odia Belgrado, anche in conseguenza del trattato di Rapallo. La Serbia non ha perdu.t o niente, ma ha gu.1dagnato moltissimo; mentre invece i .... poveri sloveni, che sognavano Gorizia. e Trieste, sonO stati ributtati al di là delle Alpi; e i cari croati, che volevano l'Istria, Fiume e Zara - oltre a tutto il resto - sono furibondi perché si ritengono « traditi » dai serbi. Il cittadino Radié, sul quale si fondavano tante' speranze, è un imperialista.... che porterebbe, se potesse, i confini della Croazia a... Barcola o giù di Il. 'n ora di fi nirla colle illusioni! Finché sloveni e croati restan9 aggiogati al carro serbo o jugoslavo, devono rinunciare ai superbi sogni del confine all'Isonzo. Sloveni e croati pensano eh~, solo entrando a far paite di un nuovo più grande conglomerato statale, potranno riaffacciare le loro aspirazioni sull'.Adriatico. Si verrebbe a costituire una specie di Stato coagulato dagli irredentismi tedesco, croato, magiaro, Aggiungete, per completare il quadro, la somma dei vecchi e dei nuovi interessi economici; le necessità di vita di due grandi centri umani come Vienna e Budapest; tenete nel dovuto conto il fattore psicologico, per cui le zone grigie e amorfe della popolazione sono portate, specie in tèmpi d,i nera miseria, a rievocare gli antichi splendori, rnentce gli individui, dovendo servire qualcuno, trovano preferibile un grande signore a un pitocco rifatto, e avrete dinanzi la situazione nei suoi elementi fondamentali.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Tre ipotesi, in caso di crisi, possono verificarsi nell'immediato o mediato futuro: una confederazione danubiana repubblicana; una confederazione danubiana monarchica senza gli Absburgo; una confederazione danubiana con a capo gli Absburgo o lo JJatu q110. Non si potrà forse impedire una confederazione di popoli danubiani. Quello ~he l'Italia deve impedire è la ricostituzione - sia pure colle gravi amputazioni periferiche - deJla monarchia degli .Ab~burg6. Tutto ciò che può rimettere in discussione i nostri confini è da bandire. Tutto ciò che può riportarci a Salorno o a MOnte Maggiore è da combattere. Ma allora, giocando, bisogna scegliere: se si vuole, come noi vogliamo, evitare il ritorno degli Absburgo, bisogna puntàre sui serbj di Belgrado e sui czechi di Praga, che furono veramente e ostinatamente in ogni· tempo antiabsburgici. Il che non esclude una politica di amicizia e di cordialità con tutti gli altri popoli. del bacino danubiano. MUSSOLINI

Da Il Popo/Q d'Italia, N. 5, 6 BConaio 1921, VIII.


IL. FASCISMO NEL 1921 Prima di scendere a precisazioni d'indole pratica, bisogna, a nostro avviso, orientare il nostro spirito. Non si tratta di fare del « finalismo >> nel senso in cui Io fanno i Vecchi partiti, i quali sono legati a determinate premesse e ad inviolabili dogmi _e si propongono dì realizzare un « tipo )) astratto di istituzioni o di società; sì t ratta piuttosto di p rendefe posizione di fronte a determinati problemi, la cui soluzione, in un senso o nell'altro, è gravida di buone o di pessime conseguenze -nella storia della nazione. Bisogna precisare la posizione del fascismo di fronte allo Stato, di fronte al regime, di fronte al problema operaio, di fronte al problema agrario, di fronte alla politica estera. À.ccenniamo per sommi capi, come lo spazio consente. Lo Stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vu!nerabilissirno, perché ha assunto una quantità di funzioni d'indole economica, che dove~ano essere lasciate al libero g ioco dell'economia privata. Lo Stato oggi fa il tabacchino, il postino, il ferroviere, il panettiere, l"assicuratore, il navigatore, il ~affettiere, il bfacottiere, il bagnino, ecc., ecc. Ogni azienda statale è un disastro economico. Si spiega. Manca neila. burocrazia la molla dell'interesse .i ndividuale e non c'è nemmeno l'ombra di una preoccupazione per l'interesse collettivo. L'esperienza è· irrimediabilmente conclusiva in materia. Chi dice Stato economico e monopolistico, dice fallimento e rovina. Due tendenze tengono il campo: l'una socialista, che vorrebbe ancora accrescere la mostruosa mole dei monopcli di Stato; l'altra che si oppone ad ogni nuovo monopolio, non solo, ma vuole smobilitare lo Stato di tutto il fardello insopportabile delle sue gestioni economicbe. Il fascismo è antimonopolista, · .. . lo Stato deve esercitare . tutti i controlli possibili immag inabili, ma deve rinunciare ad ogni forma di gestione economica. Non è affar suo. Anche i ~ervizi cosiddetti pubblici devono. essere sottratti al monopolio statale. Noi crediamo - ad esempio - che il tanto e g iustamente vitu-


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

pento disservizio postale cesserebbe d'incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta.Stato, che lo esercisce nefandamente in regime dì monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. Riassumendo, la posizione del fascismo di fronte allo Stato è questa: lotta contro lo Stato economico-monopolistico, ·.essenziale allo sviluppo delle forze della nazione; ritorno dello Stato alle funzioni d'ordine politico-giuridico, che sono le essénziali. In altri termini: rafforzamento dello Stato politico, graduale smobilitazione dello Stato economico. Quanto al regime politico, il fascismo può accentuare il suo carattere tendenzialmente repubblicano, Ma in un paese com~ l'Italia, dove la monarchia è una superfetazione senza grandi tcadizion! storiche e senza radici profonde nell'anima popolare, la repubblica non può non venire dall'urto violento contro un ostacolo che esiste appena, più come · finzione che come realtà, ma da una elaborazione di nuove forze e di una nuova moralità e mentalità politica, alla cui creazione può contribuire potentemente il fascismo. Circa il movimento operaio e le organizzazioni professionali di lavoratori manuali o intellettuali, la posizione del fascismo è precisa. Esso · accetta quello dei sindacalisti, che conciliano sul terreno del produttivismo gli interessi della classe con quelli della nazione. 11 fascismo appoggerà, quindi, ogni movimento teorico o pratico che tenda a creare una mentalità sindacalista di disciplina, di vo_lontà, di capacità produttiva nel campo del lavoro, stretti ·Ìo potenti organizzazioni autonome ed unitarie; e a impdmere aJle organizzazioni ~i classe un sano idealismo ed un carattere nazionale, come pregiudiziale alla attuazione effettiva e scambievole di solidarietà internazionale. Di fronte al problema agrario, la posizione del fascismo tendenzialmente è questa : fa terra a chi Ja lavora e la fa fruttare. Niente « socializzazione della terra», frase priva di senso, e niente - soprattutto Stato agricoltore. Il problema agrario è diverso da regione a regione ed è di una complessità grandiosa. Guardarsi da certe frasi fatte! Il fascismo non solo non deve contrastare, ma aiutare le masse agricole a togliersi la secolare e -sacra fame della terra. Ultimo punto: la politica estera. Il fascismo adotta una politica estera che favorisca « l'espansionismo pacifico» delJa nazione italiana nel Mediterraneo ·e nel mondo. Nel tema politica estera, rientrano: Adriatico (Dalmazia, Albania), M editerraneo orientale, rinnovamento della diplomazia, rapporti con le colonie indigene e con quelle italiane disseminate in tutti i continenti. La nostra politica estera è, tuttavia, in dipendenza assoluta dal maggiore o minore sviluppo delle nostre forze pro· duttive interne. Non è possibile l'autonomia nella politica estera, se si è


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

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costretti a subire un vassallaggio di natura economica fondamentale come quello del carbone e del grano. Sono dunque formidabili problcmf quelli che ci stanno innanzi. Af. frontiamoli con intelligenza e con fede incrollabile nell'avvenire del popolo italiano. MUSSOLINI

Da I} Popolo d'Italia, N. 6, 7 gennaio 1921, VIII.


PER ESSERE LIBERI Abbiamo lanciato una parOla d'ordine agli italiani per il 1921 : riguadagnare il tempo perduto,. che, per il _solo 1920, s_i comp'endia in questo ·pauroso totale : ventuno milioni di giornate di.... vacanza! lavorare ! Questo monito ha il torto di rkordare il famoso nonché nittiano.... produrre. Ci limitiamo ad. osservare che, già durante l'ultima fase della guerra, noi ci eravamo posti sul terreno produttivista e dal

punto di vista nazionale e dal _punto di vista sociale. l avorare !, noi diciamo o ripetiamo oggi, non soltanto per ridotare la nazione e l'urna· nità dell'enorme, inverosimile quantità di ricchezze distrutte dalla guerra. Questo è un lato del problema. Certamente, non è trascurabile. In tempi, come gli attuali, di nera miseria, malgrado certe ostentazioni dell'alto e del basso e di spaventoso caro-viveri, che si producano o non si producano beni materiali, non è cosa The possa fasciare indifferenti gli uomini. I quali non vivono di solo pane, ma nemmeno di sole frasi, siano pure cantaridizzate dalla più smagliante rettorica. Le cicale, si dice, vivono e muoiono del loro canto; gli uomini di carne e d'ossa, no. Del resto anche quelli che paiono avere in somme> dispregio le banali necessità della vita, alla prova de( fatti sono meno ascetici di quel che amino far credere. Non è semplicemente per aumentare la. quantità di beni materiali che noi incidiamo sulie nostre insegne la parola « lavarare ! >) ; e non ~ .· soltanto in omaggio ai criteri della vecchia, rispettabile morale secondo Ja quale il lavoro nobilita e l'ozio, ecc., ecc. C'è una ragione più pro-fonda, nella quale si riassume tutta l'esperienza e la lezione tragica della nostra guerra: bisogna lavorare, cari italiani, se volete essere liberi a. casa vostra e nel mondo. Lavoro è uguale a libertà. Un popolo parassita non può sfuggire al suo destino, che è quello di essere ridotto nella più miserevole delle schiavitù. -L'equilibrio dell'Europa, qual'è uscita mal combinatà dalle radunate diplomatiche di Versailles, Trianon, Sèvres, N euilly, Rapallo è instabiJissimo. L'Europa non ha ancora ritrovato la sua pace. O la ritroverà, giungendo a creare la sua unità politica, economica, spirituale, il, che le permetterà di non essere semplicemente il bottino da spartire fra i due continenti virtualmente già in guerra (America e Giappone-Asia);


DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

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o continuerà a vivere qualche decennio ancora nell'attuale stato d'incertezza, ottimo per la penetrazione commerciale americana e giapponese. t lecito preve~ere che fra qualche decennio i rapporti demografici fra le varie nazioni europee si saranno di nuovo profondamente alterati. li mondo russo, ricacciato in piedi dall'americano. Vanderlip e dal tedesco Stinnes, tornerà a. gravitare, fatalmente e pesantemente, verso il Mediterraneo e l'Atlantico. L'enorme ondata del mondo slavo spazzerà via gli Stati periferici, come la Polonia, e si abbatterà, in un primo tempo, sulle pianure della Vistola. I settanta-ottanta milioni di tedeschi si metteranno allora di nuovo in movimento, « aspirati » dalla rarefazione della massa francese, il cui squilibrio fra territorio e popoJazione - malgrado i premi di natalità - tende irresistibilmente ad aumentare. L'Inghilterra, c4e, nel frattempo, sarà stata bandita dall'Oceano indiano e dal Mediterraneo, grazie alla sollevazione - già in atto - del mondo islamico,. affiderà alla sua Botta navale e aerea Ia protezione estrema della sua libertà. Nessun dubbio che la storia europea di domani sarà opera principale del mondo russo e_ del mondo germanico. E l'Italia? Dopo Ja Russia e. dopo la Germania, l'Italia è il blocco nazionale più compatto ed omogerie_o. Verso il 1950 potrà contare circa sessanta milioni di abi~ tanti, quindici o venti dei quali diffusi sulle rive del Mediterraneo o nei paesi d'oltre Atlantico. Nessuno può mettere in dubbio la vitalità straripante· delb. nostra razza. Ebbene, nel momento nuovamente topico e tragico della stciria europea, quando gli infiniti nodi verranno fatalmente al.pettine, noi, italiani, potremo o non potremo scegliere, potremo o non potremo fare una politica da nazione libera, a seconda della maggiore o minore libertà economicà che ci saremo conquistati neJl'inter• vallo di tempo. · Noi siamo oggi economicamente schiavi. Schiavi di chi ci dà. il carbone; schiavi ·di chi ci . dl il grano. Se verso il 1950 ayremo ancora bisogno d'importare dall'estero trenta milioni di quintali di grano, e non avremo « redenti » nemmeno gli ottocentomila ettari di terreno paludoso - che, secondo il recentissimo studio deU'on. Buoncompag ni ludovisi, possono aumentare la superficie del nostro terreno coltivabile a cereali - noi saremo costretti a fare la politica che piacerà allo Stato nostro fornitore di grano: Russia o America che Sia. Se verso quell'epoca non avremo elettrificato le nostre ferrovie, utilizzato e sfruttato sino al possibile tutte le risorse del nostro sottosuolo, la nostra politica sarà . dipendente dalla politica della nazione che ci darà o ci negherà il carbone. Insomma: bisogna ridurre al minimo il nostro. vassallaggio eco· nomico per avere il massimo di libertà e di _autonomia in materia . di politica estera.. In altri termini : bisogna lavorare!


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Solo a questo patto l'Italia può diventare la nazione dominatrice del bacino del Mediterraneo e scaricare sulle rive africane di quel mare il più della sua popolazione e delle sue energie. Il mondo che circonda l'Italia ad oriente e ad occidente è straordinariamente rarefatto. Per po· polazione e territorio, Italia e Spagna stanno come Francia e Germania. Certi straripamenti delle masse umane sono inevitabili e n·ecessari. Rap· presentano i fecondatori « rovesci » d ella storia. Il dilemma che attende l'Italia è questo: o dividere con Germania e Russia l'onere e l'onore di dirigere la vita del nostro vecchio e tormentato continente, o diventare un grande « casino » internl!zionale. ·

Gli italiani che non amano il ruolo di Alfonsi della loro patria smettano d'incarognire su ognuno di tutti gli scogli dell'Adriatico e met· tana mano ai tomi, ai telai, alle navi, agli aratri. ~vorare per essete l~~ri e grandi! MUSSOLINI

Da li Popolo d'llnlia, N. 7, 8 gennaio 1921, Vlll,


IN ONORE - DI LEONIDA BISSOLATI * M1molini loda Farinttai per il senso di disciplina che lo ha animato in siffatta richiesta**. Per conto suo accoglie senz'altro la proposta, perché g li errori che si possono attribuire a Bissolati in fatto di politica estera erano ben riscattati dal suo apostolato di fede, spesso a beneficio delle classi operaie, quando il socialismo era ancora una palestra di virtù e di .civismo, e dalla sua virile opera di strenuo interventista durante il maggio 1915 e dì combattente a cinquantaquattro anni nelle trincee del Montcnero.

(Il Comitato centrale approva unanime autorizzando anche il concorso finanziMio) ***.

* Riassunto delle dichiarazioni fatte a Milano, nella sede del Fascio Italiano di Combattimento sita in via Monte di Pietà 34, il pomeriggio dell'8 gennaio 1921, durante la riunione del Comitato ceotrale nazionale dei Fasci. In precedenza, era stato votato all'unanimita questo ordine del giorno compilato da Mussolini : t< TI Comitato centrale dei Ftt.rd Italiani di Combattimento, udita la , elnione fatJa con molta dilige,ru da Giovanni Marine/li sull'incidente di Gorizia, delib"a di pubblirarla integra/men/e sul Fascio, organo ujficiale dei Faui l t.zliani di Combattimento, e ne euuJta le conclusioni, riser11andosi di prtriJar, in una dichiarazione di principio la po1itione Jtorica e politira. del f.zuiJmo di fronte al Partilo Repubblicano ltalia:no ». (Da Il Popolo d'Italia, N . 8, 9 gennaio 1921, VIII). •• Farinacci aveva chiesto « l'autorizzatione del Comitato centrale per l'apposizione di una lapide in onore di I.eonida Bissolati da inaugurarsi in Cremona per iniziativa del Fascio locale». (Da li Popolo d'Italia, N. 8, 9 gennaio 1921, VIII). • 0 Indi « Mussolini richiede che siano fissati senz'altro i teÌni da sottoporsi alla discussione delle prossime adunate regionali, che si scelgano i r~latori e si stabiliscano subito le date. A. tutte queste adunate dovrà partecipare il segretario generale politico». Nella seduta notturna, si parla, Ira l'altro, del!'« azione politica del fascismo dopo gli avvenimenti fi.umani. Pascila riepiloga brevtmente le ultime vict-nde .6.umane ( + ), Rossi presenta subito. un ordine del giorno ( +), sul quale si impernia senz'altro la discussione. Pasella solleva una pregiudiziale per sostenere che il Comitato centrale non ha la facoltà di modificare le linee programmatiche approVate dal congresso nazionale. Questo dice a proposito dell'accenno e-splicito al '' rinnovamento degli istituti politici". Rossi osserva che il Comitato centrale,


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOI.INI

che ~ un corpo consultivo, ha bene il diritto - anche da un punto di vista di procedura e di forma - di esprimere un giudizio e di orientare in un determinato senso l'opera del fascismo italiano dinanzi ad una nuova situazione politica. Mussolini dke: e" La pregiudiziale Paulla non i difendibile. li nouhitro di Uf1a nave _411ando il mar, è in JempeJla no11 può allenderr l'aiuto o il w,uiglio degli equipaggi asu nJi o lonlani. Del resto J'huùo dell'ordine del giorno RoHi no,: è deliberalivo; 1pe11erà al rongreJJo di re1pingere od r«teltare i nuovi "iuri in eJso t onlenuli. Per mio tonto, .ralvo qua/rhe modificazione di forma, accetto .fa,unno al rin11ovamento delle ùtituzioni politiche". ~ La discussione prosegue ordinata e si conclude con l'approvazione del seguente ordine del giorno: « " Il Comitato centrale dei Fa.sci Jtaliani di Combattimento, _adunato in :Milano 1'8 gennaio 1921 per esaminare la situazione politica generata d;1gli ultimi avvenimenti; •"mentre si riserva di compilare nel più breve tempo possibile una rela• zione particolareggiata da inviare a tutti i Fasci d'ltalia ·illustrante tutta l'opera svolta dal fascismo in favore della resisten2.a legionaria dal 12 settembre 1919 in poi ed i rapporti interceduti in questi ultimi tempi fu la Commissione esecutiva ed il Comand o di Fiume e le sue varie rappresentanze -ufficiali ed ufficiose; « "ratifica il voto emesso la sera del 27 dicembre dalla Commissione esecutiva, voto di assoluta solidarietà ed ammirazione per Gabriele d'Annumio, per i legionari, per la città di Fiume e dì condanna di tutti i responsabili del grande delitto perpetrato contro Jo· Stato libero ed indipendente di Fiume; «"dichiara che siffatto delitto non può essere · considerato un episodio da rdega.rsi nella cronaca facilmente dimenticabik, poiché esso costituisce invece una ril'elazione decisiva della incapacità politica e della insensibiHti nazionale dell'Italia ufficiale; « "df conseguenza giudica che l'azione ulteriore del fascismo debba tendere ad assicurare al Paese, soprattutto attraverso l'educazione delle masse, un fondamentale rinnovamento dei suoi istituti politici che conduca al potere le nuove forze ed i nuovi valori scaturiti dalla guerra e · dalla vittoria; <1 "ed infine rinnova l'attestazione della prop_ r ia fraterna simpatia ai dalmati redenti di Z ara cd a quelli irredenti del resto della D:llmazia; ai fiumani, che appoggerà sempre nella loro rivendicazione ed annessione all'Italia, impegnandosi a non desistere dalla lotta sino a quando non siano consacrati tutti i d iritti dell'Italia sull'Adriatico"», Poi « Mussolini propone che "il Comitato untrale rhponda &on un prop,io o,dine del giorno alla p,oteJta anti/auiSJa emessa ieri dal Comiglìo nazionale della Confederazione gener11le del 111110, 0" " · L'ordine del giorno è del seguente tenore: « Il Comitato centrale dei Fasci Italiani di Combattimento, presii. visione dell'ordine del giorno antifascista votato dalla Confederazione generale del la· voto, dichiara falsa l'asserzione confedera.le che le violenze fasciste siano esercitate contro le organizzazioni di classe, mèntre si tratta di legittima ritorsione a violenze perpetrate dalle frazioni bolsceviche del Partito - Socialista Ufficiale; s6da formalmente il Consiglio direttivo della ConfederaUone a provuc come e qualroente Je violenze fasciste siano aiutate finanziariamente da gruppi di capitalisti o da agrari; denunda come un atto poliziesco l'invio di una missione con• federale dal Governo allo scopo d i strappare provvedimenti repressivi contro il fascismo; protesta contro le stolte calunniè inserite nell'ordine del giorno con-


DAL .TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

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federale; e mentre rinno,va l'atteslaÌ ione della sua fervida simpatia alle classj laboriose della nazione, simpatia più volte tangibilmente dimostrata coi fatti, il Comitato centrale afferma che non darà tregua ai mistificatori e politicanti professionali che sCrtlttano - come i padroni - le masse operaie». Sul .6.nire della seduta, « Marsich ptopone che i Fasci Italiani di Combatti· mento - a consacrare la costante solidarietà e l'assistenza prestata ai valorosi legionari che hanno chiuso la marcia di Ronchi con la strenua difesa di Fiwne assalita dall'esercito regolare - provvedano a fornire di uno speciale segno di riconoscimroto tutti i reduci da Fiume. « Mussolini approva con entusiasmo la proposta di Marsich ed il Comitato centrale incarica la se,greteria di attuare questa proposta nelle forme che riterrà più opportune». Nella riunione dell' l febbraio, « Mussolini comunica che ancora non ha .redatto la sua relazione, perché si riserva di farlo in un prossimo discorso politico che terrà a Trieste; in tal caso la rela2ione sarà ugualmente stampata e ditribuita in precedenza ai Fasci 1> . (Da Il Popolo d'Italia, Nn. 8, 9, 29, 9, 11 gennaio, 3 ·febbrai~ 1921, VIII),


L',ITALIA E ZARA

it

Zara ha festeggiato, unica fra tutte Je città adriatiche redente, gìorno della sua annessione definitiva alla madrepatria, Il telegrafo ci ha dato notizia di imbàndieramenti, luminarie, discorsi, campane a festa e fuochi a salve. Se 1a tragedia fiumana non avesse avuto a Zara· le ripercussioni che sappiamo, è certo che il popolo zaratino avrebbe offerto manifestazioni ancora più vibranti del suo patriottismo. Di tutte le città italiane della Dalmazia, solo Zara è stata salvata. Ora il problema che zaratini e italiani devono risolvere è questo: come garantire la vita e lo svj]uppo dì Zara, come tramutare Zara in un punto solido per l'applicazione deUa nostra forza d'espansione nel resto della Dalmazia e oltre le Dirtariche. la posizione di Zara è difficile. Davanti ci sono isole slave e mare slavo; a pochi chilometri daila città comincia il retroterra slavo. Se i negoziatori jugoslavi di Rapallo ci hanno concesso Zara, gli è perché - è lo Stojanovié che lo ha esplicitamente con· .fessato - ritenevano e ritengono che Zara italiana non possa vivere e sia costretta ad un dato momento a chiedere l'incorporazione nel regno dei tre nomi. Ora noi, pur non nascondendoci le difficoltà certe ed cven• tuaJi, riteniamo che Ztra può vivere ed assolvere il suo grande compito storico. Quando si parla dell'avvenire dell'italianità dalmata non bisogna mai dimenticare che- l'Italia d'oggi non è più quella che aveva i confini all'ludrio, ma quella che ha portato i confini al N evoso e riscattato Fiume. L'Italia è vicina a Zara. Può immettere nella città dalmata vasti, continui getti di buon sangue spirituale ed economico. A nostro avviso, la vita economica di Zara è legata alle comunicazioni terrestri e marittime. Bisogna evitare nelle ~lteriori trattative che alJe spalle di Zara sorga una specie di muraglia cinese o jugoslava; bisogna stabilire celeri e rapidissime comunicazìoni marittime fra Zara e Ancona, Zara e Trieste e gli altri punti della sponda orientale dell'Adriatico. I navigatori, specialmenie triestini, devono assolvere il loro compito, che è .q uello di rialzare le sorti marittime di Zara e fare del parto di Zara un emporio di merci italiane per la Dalmazia. . Altre iniziative d'ordine locale, che devono garantire l'avvenire economico d i Zara, sono allo studio e speriamo che daranno proficui risul-


ili

bAL TRATTATO Di RAPALLO, ECC.

rati. Dall'ordine economico, passando a quello spirituale, Zara deve rap· presentare la fiaccola viva della bimillenaria civiltà italiana per tutta la Dalmazia e il mondo slavo. Ci sono delle scuole secondarie a Zara, ma non bastano. Noi vorremmo che la nazione dotasse la piccola città re· denta di una grande « Università adriatica», classica e moderna. Le facoltà tradizionali di lettere, filosofia, diritto, medicina, ecc., dovrebbero essere integrate' da una specie di seminario italo·slavo, che ·dovrebbe fon. zionare da punto d'incrocio, d'intesa delle due razze e delle due civiltà. Le facoltà: scientifiche dovrebbero essere attrezzate superbamente, in modo da invogliare gli studenti slavi e balcanici in genere a disertare a poco a poco le università tedesche. Per una iniziativa del genere occorrono molti milioni, ma i risultati compenserebbero tutti gli sforzi. Noi sognamo - e da gran tempo! - l' <( Università adriatica» a Zara. L'influenza di questa università suH'italianità dalmatica e sullo sla· vismo dalmata sarebbe in breve tempo enorme e preparerebbe quella conquista spirituale dei territori che è meno sanguinosa e infinitamente più duratura di ogni conquista militare. L'Jtalia ufficiale e, soprattutto, l'Italia_ commerciale, marinara, indu· striale, deve fare tutto il possibile per garantire l'avvenire economico di Zara. l'« Università ·adriatica » farebbe il resto nel campo dello spirito. Abbiamo l'impressione che Zara redenta saprà superare tutti gli osta· coli e saprà assolvere la sua missione: rappresentare l'Italia e costituire un punto d'appoggio formidabile per la difesa dell'italianità dalmata. Gli italiani di Sebenico, di Curzola, di Traù, di Spalato, di Ragusa guardano ora il tricolore italiano che garrisce libero al vento su Zara e, malgrado il trattato di Rapallo, che non è l'ultima parola della storia italìana, le speranze si ravvivano e la fede si ritempra. Viva Zara! Viva la Dalmazia italiana! MU SSOLINI

Da li Popolo d' Italia, N . 9, 11 gennaio 1921, VlII.

8. • XVI.


I SVILUPPO Le discussioni svoltesi in seno al Comitato centrale dei Fasci, e delle quali il lettore troverà traccia più oltre, sono. state di una grande importanza politica. Il voto sulla questione .fiumana, preso alla unanimità, riprecisa, se ce ne fosse stato bisogno, la posizione del fascismo di fronte alla tragedia e ai suoi responsabili. La relazione di cui parla fa prima parte dell'ordine del giorno, e che sarà non soltanto spedita ai Fasci, ma pubblicata nelle sue parti pubblicabili, metterà in chiaro molte cose e persone e stroncherà ogni manovra più o meno avvolgente e vipe· rina degli antifascisti. Il fascismo, del resto, continua la sua marcia ascendente e non saranno certi avversari p iù o meno « sotterranei » che potranno fermarlo. Occorre soltanto una cosa ed è urgente ed è necessaria: selezionare ne11a maniera più radicale i Fasci. Troppa gente s'è introdotta nelle file fasciste, grazie alla ondata di successo che ha accompagnato qua e là l'azione fascista. Né mancano infidi elementi - di dubbia origine e con moventi obliqui - che t.cntano, senza. fortuna, opera di disgregazione. Il fascismo resiste e resisterà. Non solo, ma provvede ad individuarsi, sempre più nettamente, di fronte a tutti gli altri -organismi politici. All' individuazione, diremo .così pratica, consistente nel fatto che solo il fascismo .ha saputo schiantare, coll'esempio della ~ua violenza, ~a . violenza del cosiddetto estremismo rosso, farà riscontro, fra poco, un'individuazione programmatica, che sarà elaborata nelle adunate regionali, g ià convocate per tutta l'Italia. Cosl il fascismo si differenzia e non sarà più confondibile con altri movimenti più o meno effimeri. Intanto la fioritura dei Fasci contìnua. I giornali fascisti si moltiplicano. Col nuovo anno vedranno la luce altri giornali fascisti a Torino, Ferrara e Verona.., Noi ci adopreremo acché il movimento, effondendosi, non perda la sua coesione e .intensione. Ci si delinea dinanzi un panorama politico interessantissimo. Se il fascismo saprà rimanere fascista, cioè se saprà adeguare la sua azione - successivamente - alle mutate circostanze, esso è destinato a diventare una delle forze direttrici della vita politica nazionale. Il programma di lavoro è già tracciato. E avanti, fascisti, con · decisione e con disciplina! Da li Popola d'Italia, N . 9, 11 geMaio 1921, VIII (,).


CONTRO IL RITORNO DEI RE IL «VETO » NON BASTA

Il movimento per la restaurazione absburgica ed hohenzollerniana precipita il suo ritmo. I fatti si moltipJicano. Carlo I risponde a un telegramma d'augurio firmandosi « re apostolico dell'Ungheria» e in Germania l'azione dei partiti monarchici ripren~e vigore. No{ abbiamo illustrato in articoli precedenti il fenomeno e definita la posizione, che, a nostro avviso, deve assumere Ja politica italiana : opposizione assoluta ad ogni ritorno degli Absburgo sul trono· di Budapest o di Vienna. Siamo quindi favorevoli a quella politica, che, puntando su Praga e Belgrado e Bucarest, renda vane tutte le manovre della restaurazione monarchica: nei paesi dell'ex-impero d'Absburgo. Ma bisogna aggiungere subito che il_ « veto » non basta. Il « veto » puro e semplice può apparire a quei popoJi come una odiosa intromissione dell'estero nei loro affari· interni e può all'ultimo minuto saltar fuori un Cicerin bolscevico ad affermare, ~n nome del famoso principio d'autodecisione, che se gli ungheresi vogliono un re d'Absburgo hanno perfettamente ragione di' prenderselo e di tenerselo. Bisogna integrare il « veto » dell'Italia e della Piccola Intesa. Se i m3.giari vogliono un re e un re vogliOno anche i tedeschi d'Austria, non è soltanto per il fatto che popoli abituati da secoli e secoli alla monarchia non sanno vivere in una repubblica d i fame e di disfatta com'è quella viennese, ma anche ~perché quei popoli sono g iunti àl limite estremo d'ogni umana miseria, per cui il ristabilimento dei vecchi regimi appare -còme un'ultima tavola di salvezza nel naufragio_ immenso. La corona ungherese, nelle quotazioni della borsa di Zurigo, vale un centesimo; e quelia austriaca vale di meno. La situazione in Austria, dal punto di vista economico, è semplicemente disperata. La repubblica va alla deriva. E quando la repubblica agonizza, spunta il re all'orizzonte. · ' 1 circoli monarchici di Vjenna, di Budapest e di Prangins, non giocherebbero, come giocano, a carte scoperte, se non sapessero di contare, per la realizzazione· dei loro piani, sul fattore psicologico e sulla spa· ventevole depressione economica di tutte le popolazioni del bacino da. nubiano. Il « veto » diplomatico. italiano contro il ritorno degli Absbwgo


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSòUN1

non sarà valido per lungo tempo, se non sarà i~.t egrato da una politica che tenda finalmente a ricostituire l'unità economica e europea. Bisogna rivedere i trattati jugulatori conclusi a Versailles, al .Trianon ed a Ncuilly, poiché la restaurazione dei re è la prima manifestazione del sordo, ma irrefrenabile bisogno di rivincita.

Bisogna soprattutto rialzare economicamente le sorti dei paesi tedeschi e magiari. Che volontà, che fede, che spirito repubblicano può avere

un paese come l'Austria, che vive, da due anni a questa parte, giorno per giorno, di sempre -più umilianti elemosine? Nell'imminente convegno di Parigi, l'Italia deve porre nei suoi chiari e brutali termini il problema non solo danubiano, ma europeo. Non si può impiccare tutta la vita e la storia d'Europa al chiodo delle folli paure francesi. Che si disarmi la Germania, va bene; ma è anche l'ora di dire alla G ermania quanto e come deve pagare. 'S assurdo pretendere che un popolo lavori per pitgare, quando non· sa ancora l'ammontare del suo debito. Si fissi una buona volta la cifra. Si dia al mondo tedesco la possibilità di vivere e 1:)prendere. Se un barlume di speranza tornerà a brillare nel tempestoso ciclo dell'Europa centrale, i re rimarranno per lungo tempo ancora o per ~mpre in esilio. Ma se la politica europea diretta dall'lntesa continuerà ad oscillare fra l'assurdo economico e l'iò.timidazione militarista, i popoli tedeschi e danubiani torneranno ai re « per disperazione » e tutto sarà da ricominciare. Quando si legge che venticinque milioni di individui dell'Europa centrale vivono nella più atroce miseria ; quando, d'altra parte, si assiste allo spettacolo doloroso e grandioso della crisi economica inglese con quattro milioni di disoccupati, il dilemma si pone ancora una ,·alta nella sua inesorabile necessità: o si va verso una politica ed una economia europea; o si ca!Tlmina, a tappe sempre più brevi, verso la totale rovina. MUSSOLINI

Da 11 Popolo d'Italia, N. 11, 13 gennaio 1921, VIII.


IL

« PUS» A CONGRESSO

Il congresso di Livorno, che comincia domani, ci interessa dal punto di vista della semplice cronaca politica e anche mediocrementè. Si tratta di una delle solite accademie e poiché tutti i delegati vanno a Livorno muniti di quello speciale viatico che si chiama « mandato » imperativo, . invece del ·congresso si poteva indire un referendum. le manifestazioni pussiste - anche le più clamorose - ci interessano mediocremente, perché l 'incantesimo di .quel movimento è, almeno per noi, irrimediabilmente spezzato. Oh, conosciamo bene la solita giaculatoria: centocinquantasei deputati socialisti, duemilacinquecento Comuni, trentasei Consigli provinciali, un milione e ottocentomila voti, tremila sezioni, duecentocinquantamila· iscritti, tre milioni di operai organizzati. Cifre superbe, ma si ·tratta _di cifre. Il Pus, cOn annessi e connessi ( non vogliamo passare .sotto silenzio le banche e le cooperative !), ci appare come un pachiderma enorme senz'anima. Ciò che si guadagna in estensione, sì perde in estensione. Cosi il Ptts italiano ha accresciuto la sua mole, ma dentro l'apparato morale è deteriorato. Se la sincerità più brutale presiedesse ai rapporti fra gli uomini che appartengono alla fauna dei politicanti, dal congresso di Livorno non due, ma cinque partiti dovrebbero uscire; perché non due, ma cinque sono le tendenze affiorate e p iù o meno efficenti, senza contare che ogni tendenza ha la sua destra e la sua sinistra, col relativo centro, e cosl via, per insensibili sfumature, all'infinito. Ebbene, per noi, che il Pus resti unito o si divida, è quasi indifferente. I comunisti o;>siddetti « puri » predicheranno, ma non praticheranno la rivoluzione. Tanto è vero che si allenano g ià a scaricare sulla nuova testa di turco unitaria la causale degli eventuali fallimetni e della loro certissima, imponente· immobilità. I comunisti -unitari, che porteranno nello stomaco il grosso mattone dei turatiani, dovranno giuocare dequilibrio per tenersi equidistanti dallinsurrezione e dalla collaborazione. li fatto ·nuovo di un certo interesse politico potrebbe essere costituito da una c~llaborazione dei socialisti al potere, ma a questa possibilità si ribella lo stesso Turati. Non pare· che ci saranno immediate ripercussioni nell~ organizzazioni proletarie. La divisione del Pur potrebbe fornire al Governo motivo sufficente per indire nuove elezioni generali, poiché, a Partito diviso, i « quìn-


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

dicimila » non rappresentano più nessuno. Le pre~isioni sono favorevoli ai comunisti unitari. Costoro avranno una gran~e maggioranza al congresso. Tutta la fortuna di un movimento sta nell'attributo, o, se vi piace, nell'aggettivo che si appiccica al soStantivo. Perché i massimalisti elezionisti trionfarono a Bologna ? Perché si chiamaronO « clezionisti ». 11 massimalismo nessuno sapeva d i preciso che cosa fosse; ma tutti sapevano che elezionismo voleva dire votare e, soprattutto, farsi votare. L'aggettivo<< puro», attaccato al sostantivo « comunista » 1 è un aggettivo che spaventa. Ognuno è tratto ,a domandarsi con una tal quale ansiosa preoccupazione: « Sono io " puro "? Sufficientemente puro? O sono, Lenin noi voglia, alcun poco " impuro"? E Ia purità da che _cosa si conosce? Quando si acquista? E quando anche si perde? E chi è il " purissimo" che può arbitrarsi di giudicare in tema di purità?». T erribili interrogativi. J1 comunismo di Serrati, che unitario si appella, è un affare più alla mano. Comunisti unitari vuol dire che si sta rutti insie~, compreso l'evangelico Prampolini, il causidico Treves, il cago· iesco Ciccotti e l'infortunistico Turati. Trionferà questa tendenza, perché è la più comoda e tocca certe corde sentimentali .... Comunque la vada, una realtà si delinea in aspetti a contorni sempre più precisi per chi sappia vedere nel tumulto degli attuali fenomeni so• ciali: il socialismo e il suo erstttz, il comunismo, è oramai fallito. Fal· lito in Russia, Ìailito dovunque. La società · contemporanea ha g ià as. similato quel quantum di socialismo che poteva inghiottire senza perire; e laddove ne ha inghiottito di più, è in pericolo di morte. La società capitalistica ha realizzato quel tanto di socialismo che le poteva giovare e non si avranno ulteriori progressi in tale direzione. La verità storica è qu~sta: il capitalismo ha portato il mostruoso peso della guerra e oggi ha ancora le forze per riprendere i gravi carichi della pace: li capita· lismo non è soltanto un apparato di sfruttamento, come opina l'imbecillità pussista: è una gerarchia; non è soltanto una rapace accumula· zione di ricchezze : è una elabora2:ione, una selezione, una coordinazione di valori, fattasi attraverso i secoli. Valori oggi insostituibili. Così accade çhe ne.i cieli algidi della Russia impallidiscono gli astri del CO· munismo ( assurda dottrina, che ha sempre accompagnato le epoche- di miseria) e spuntano i nomi di Vanderlip e di Stiones, formidabili ca. pitani d'industria; e torna in azione quella speciale organizzazione della produzione che si chiama « capitalistica ». C'è chi pensa, e noi siamo del numero, che il capi~lisrno è appena agli inizi della sua storia. Che l'e.rsor capitalistico, nel arande significato della parola, non c'è ancora stato. Continen~i immensi ca.me l'Asia e l'Africa e g ran parte dell'America e dell'Australia non sono stati « messi in opera ». La civiltà capitalistica è appena europea, mentre è destinata


DAL T~TTATO DI JlAPALLO, ECC.

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a diventare mondia{e. Le spalle del proletariato sono ancora troppo gra·

cili per assumere questo compito immane. Appare sempre più evidente che il proJetariato si farà rimorchiare dalle minoranze_ « capitalisti. che », colle quali si accorderà a un dato momento per dividere il bot• tino, ·escludendo tutti i parassiti di destra e di sinistra che vivono in margine alla produzione. Se il socialismo fosse· stato veramente una dottrina di vita, la sua « nobilitate » doveva parere negli attuaii periodi di crisi, perché il SO· cialismo dtigli anni delle vacche grasse è facile a concepirsi ed_a realiz. zarsi. 11 socialismo là dove è giunto al potere ha accumulato rovine su rovine, Ora è evidente che se ,il capitalismo riesce a tr~ rre l'umanità a salvamento, esso si appaleserà più vitale, più storico di tùtte le conce· zioni socialistiche, Dopo queste considerazioni - che varrebbe la pena di sviluppare, magari citando le confessioni ultrapessimistiche di .p~recchi teorici del socialismo, i quali ammettono il fallimento pratico e morale dei loro sistemì -

il congresso del Pns a Livorno ci appare vuotato di ogni con·

tenuto avveniristico. Nulla di più ridicolo ch e voler _costringere la realtà in una formula. La realtà attuale è al di fuori dd socialismo politico e professionale. Quei due o tremila tesserati che si riuniscono a Livorno non sono più nel solco della storia. Le società umane non s'avviano al comunismo: marciano verso l'anticomunismo, cioè verso sempte p iù nette differenziazioni e gerarchie di valori e plenitudini più larghe di libertà e di vita. I1 comunismo è per le tribù, non per i popoli. MUSSOLINI

Da Il Pop_olo d'ltali:1, N. 12, 14 gennaio 1921, VIII


MENTRE IL PUS SIEDE

LENIN, VANDERLIP E C. Mentre a Livorno i teologi e i chierici della pro~ttevole religione socialista discutono e si accapiglfano, non è forse inutile documentare - con fonti esclusivamente socialistiche - i nuovi orientamenti della politica. economica di Lenin e consorti. Che di comunistico in Russia non ci sia più nulla, è oramai pacifico. Niente comunismo nell'agricoltura, ma ripar~izione all'infinito della piccola proprietà. Potremmo dire che in Russia si è fatto, a proposito di terre, un ··s9 di proporzioni grandiose. Ci sono decine di milioni di piccoli proprietari. Quanto all'industria, si è effettuata la statizzazione e i risultati sono stati catastrofici. ln Russia, non esistono più i Consigli di fabbrica, non esiste più l'orario di lavoro di otto ore, l'uniformità dei salari, l'aboJiz:ione del cottimo, dei premi e della disciplina. Si è tornati completa· mente all'antico. Si applicano i metodi più perfezionati e feroci del capitalismo ultramoderno, Se gli operai scioperano, mitragliatrici e campi di concentrazione. Vorremmo che i comunisti italiani ci spiegassero questa straordinaria anomalia di scioperi effettuati da proletari sotto un regime di dittatura del «proletariato». L'applicazione delle dottrine comuniste nel campo dell'industri.a ~ stata appena tentata; poi si è visto che la massa non dirige la massa e si è rettificato il tiro o, piuttosto, si è rinnegato l'ideale. Dall'annullamento di ogni forma di produzione comunistica in Russia, i SoviètJ sono passati alle « concessioni » al capitalismo straniero. Chi cì legge, ricorderà probabilmente un· nostro articolo di alcuni mesi fa, in cui veniva illustrata l'imminente c11rée del capitalismo mondiale alle spese deUa Russia. Questa cuccagna è in atto. I bo{. scevichi non ne fanno mistero. Trotzky, nell'ultimo congresso dei Sovièts, ha detto:

« Noi vogliamo la pace, anche a costo di serie transuio-ni, fra le quali, non ultime, le concessioni. ~I resto, anche volendo, non potremmo mai sfruttare le enormi· ricchezze forestali di cui siamo possessori. Le concessioni forniscono akuni seri vantaggi economici, giacché noi siamo troppo deboli per poterne trar profitto da noi soli. I.e conce5sioni sono anche una garanzia della nostra politica pacifica. Quelle che abbia.mo già accordato nel Kamciatka, da. una part~


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ci garantiscono contro i piani di conquista del Giappone; mentre, dall'altra, faMo sl che il Giappone sorveglierà acciocché il capitaJista amt"ricano sbarchi nel Kamciatka soltanto macchine e non soldati».

E Radck, che ha giocato, nel recente congresso dei Sovièts, la parte dell'Anticristo, nell'lnternationale Comuniste cosl giustifica la politica delle concessioni : « l a situazione è diversa da . quella che i bolscevichi avevano prestabilito che fosse: la rivoluzione mondiale, non come una esplosione, ma come dissoluzione in un lungo processo vincerà il mondo capitalistico. +: Si tratta d'un lungo processo, e perciò la Russia dd S011ièt1 non potrebbe continuare la g uerra sempre. Sorge quindi la domanda ; ricostruzione socialista nel campo d ì un compromesso provvisorio o guerra senza alcuna ricostruzione economica ? Questa domanda venne fatta già nella primavera dd 1918. Allora il colonnello ameriono Robins aveva portato da Mosca a Washington proposte di concessioni economiche; nello stesso tempo, Bronski, aiutante del commissario del popolo per !"industria e il commercio, faceva proposte per la collaborazione della Russia dei Sovièn con il capitale tedesco )).

Dopo queste ammissioni, è perfettamente giU5tificato l'attacco poJemico del Vorwaerts, che dic.c:

«Radek ha proclamato cosl una comunanu di lavoro U:a capitalismo e socialismo. A questo risultato si giunge riconoscendo che il capi_talismo mondiale non può esse-re abbattuto dairoggi al domani. Questo riconoscimento è senza dubbio giusto, ma non è esso " riformistico" e "traditore del socialismo " ? Si può ancora parlare di un .. movimento operaiò senza compromessi··, quando si riconòscc 1a necessità del compromesso stesso ? In q uesto modo comunismo e democraiia sociale sarebbero soltanto d ue metodi diversi per concludere •· compromessi con il capitalismo " e sarebbe soltanto da vedere q uale dei d ue sarebbe il migliore. « I lavoratori tedeschi - è sempre il Vorwaert1 che parla - non vorranno certo abbattere il capitalismo tedesco per fare poi entrare nel loro paese q uello americano, ing lese o quello francese, per liberarli cosi. dalla concorrenza di quello tede~o. Non è certo un avviamento al socialismo che un popolo perda ogni infiueriza sulJe ricchezze del proprio paese e che foreste, miniere e fabbriche Cadano in possesso degli stranieri ». Queste battute del Vorwaerts colgono nel segno e confermano l'accenno contenuto nel nostro articolo di ieri a proposito dei rapporti che possono intercedere domani fra organizzazioni capitalistiche e organizzazioni lavoratrici. Sempre sul tema delle « concessioni », ecco altri particolarj: · « Lo S-ve,uktt Tttgeb/1111 annuncia che i bolscevichi hanno accordato a Stianes, il ben noto industriale tedesco, la concessione di elettrificare la rete ferroviaria


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

russa. L'Echo ie P.ttris, nel riferire là notizia, la mostra come l'indice di più vaste macchinazioni germano-bolsceviche. La Russia -

consegnata l'lelle mani d elle

grandi società elettriche tedesche, sindacate da Stinnes, l'uomo della rivincita, e delle quali fonno parte notoriamente Krassin, Salumon, Lomenosoff - diventa lo slrwnento della rivincita tc<lesca, di cui il miglioramento delle Cen ovie russe è un elemento di preparazione, Per mettere questo piano in scacco - conclude il giornale - basterebbe semplicffllente esercitare il nostro diritto di creditori su tutto l'oro che Lenin versa nelle casse tedesche».

Che Stinnes, dopo avere avuto una parte preponderante neI1'attuale ripresa tedesca, possa contribuire alla riorganizzazione de1la viti economica russa, è positivo. Non gli mancano le qualità personali, né l'appoggio dell'intera nazione tedesca. L'agenzia telegrafica ufficiale russa - la Ro1Ja - comunica una dichiarazione del signor Lomoff, vicepresidente del Consiglio supremo economico a Mosca, con l'elenco dèlle seguenti concessioni : « Una ·concessione ad una ditta alTlericana per l'istallazione di concerie ad Akmolinsk nel sud-ovest della Siberia (62.000 ettari di terreno per venticinque anni). « Una conc(.'Ssione alla Compagnia generale elettrìca svedese per la costru· zione di par~chic: officine di turbine di navi, concessione che potrà essere anOullata dal Governo russo con un pre;i,vviso di tre anni. « Una concessione di venti anni ad una compagnia tedesca per la produziont: di tinture e prodotti. chimici. « Una concessione di venti Il.Mi ai fratelli Steineberg (nazionalità non designata) per la produzione di articoli di cuoio con materie prime russe. « Lomoff ha inoltre dichiarato che il Gove-rno dei Sovii ts è disposto ad af. fittare 17:i milioni d'ettari di foreste nel nord della Russia e della Siberia; che si stanno discutendo accordi con ditte inglesi per 22 milioni · di ettari e per un periodo dai sessanta ai settanta anni; che i particolari della concessione Vanderlip al Kamciat'ka per un periodo di sessanta anni sono stati regolati; e, infine, che i concessionari sono autorizzati ad occupan- jJ settanta per cento dei loro impiegati, a condizione che si sottopongano alle leggi in vigore nel Governo dei Sovi èrs · per Je condizioni di lavoro e dei salari ».

Dopo questò elenco, ascoltiamo Je giustificazìoni del sommo pontefice Lenin: « J socialisti vedono nelle concessioni la bancarotta del comunismo. Ma se il capitalt: str.ini!':rO vuole avere da noi le concessioni, questo prova solo che la borghesia ha riconosciuto la nostra invincibilità. La rivoluzione mondiale, sulla quale noi contavamo, non è ancora venu ta, ma vincere noi è impossibile. Inian10 noi poti:~mo sfruttare bene il capitale· borghese. Il miliardario americano disse che l'America vuole comprare il Kamciatka ed insieme a questo ci fece comprcn-. dere che ne vorrebbe fare la base militare contro il Giappon,e. Se rioi Vendèrernò il Kamciatka, il popolo americano ci rfngrazierà, obbligando il Governo americano a riconoscerci. Per ora noi daremo in affitto il Kamciatka. solo per" diccì anni. l'accordo non è stato ancora firmato. Inoltre noi vogliamo dare in conc~sione anche nella provincia di Arcangelo parecchi milioni di ettari di fo... rcstt: • ·


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Dopo questa dimostrazione impressionante, desunta tutta dai gior· nali $<Jcialisti (Avanti! compreso), è legittimo domandare che cosa c'è di comunistico in RusSia. Comunismo, no. Democrazia politica, nem· meno, poit:hé la «libertà» come la intendiamo noi occidentali in Russia non esiste. Di democrazia sociale ed economica non v'è traccia. Esiste, al di sotto e ai servizi deJla casta polttica dirigente, una gigantesca burocrozia, che conta i suoi funzionari a centinaia di·migliaia, tanto che Lenin, impressionato· di questa fioritura burocratica, ha ammesso (vedi discorso pubblicato sul Lavoratore .d f Trieste) che « le fondamenta economièhe necessarie alla vera società socialista non esistono ancora ». Difatti Lenin, dopo due anni, torna al punto di partenza; torna, cioè, al capitalismo, che è, soprattutto, una forma di organizzazione della produzione moderna. Le «concessioni» significano la rivincita del capitalismo, poiché dietro le « concessioni » verrà fatalmente tutto il resto, cioè una classe, russa o straniera, di capitalisti. Il comunismo abdica. La sua organizzazione, le sue forze, i suoi valori non possono sostituire le organizzazioni, le forze, i valori del capitalismo. Con questo non intendiamo difendere il capitalismo o i singoli capitalisti. Come tutte Je cose umane, esso non è itnmune da errori e non va scevro da colpe e da delitti. Né pensiamo che sia rigido, chiuso e intrasformabile. Ci limitiamo ad affermare che il suo compi_to non è finito e che le anticipazioni russe non sono anticipazioni di comunismo, ma antici· pazioni di .... capitalismo. Questo i po11cri deficenti del pussismo italiano non hanno ancora capito, Nicola Uljanov tenta gettare la sterminata Russia, liberata dalle strettoie dell'autocrazia, colle sue colossali rie· chezze, nel gioco vorticoso della società capitalistica. Il merito stofico di Lenin è quello di preparare il terre_no a Stinncs e all'esercito dei capita· listi, che marcia già, da Berlino, da. Londra, da N ew.York, da Tokio, ·in schiere sempre più serrate, verso la terra promessa, destinata a diventare, fra qualche decennio, una delle più potenti forze produttive del mondo. MUSSOLINI .

Da 11 Popolo d'Italia, N. 13, 1'5 gennaio 1921, VIII.


BRIAND L"avvento di Aristide .B riand alla. presidenza del Consiglio dei ministri di Francia fa tornare aJle labbra la domanda: la politica estera francese subirà una più o meno leggera rettifica di tiro o continuerà a giurare sul verbo di Poincaré, Tardieu, lefèvre e consorti? Il fatto che Poincaré è stato soltanto ministeriabile, rria non è riuscito a diventare ministro, è già sufficentcmente significativo. Il dilemma che inquieta e divide l'opinione pubblica francese è il seguente: il trattato di Versailles deve essere eseguito interamente, alla lettera, o si deve, invece, pur non mollando nelle clausole fondamentali d'ordine politicoterritoriale, mé"ager 1a Germania per ciò che concerne l'applicazione delle altre clausole d'ordine economico-finanziario? Coloro che agitano il pericolo della immediata révanche tedesca affermano che bisogna ap· plicare il trattato di Versailles e stroncare le velleità del nazionalismo e del militarismo germanico. Il trattato di Versailles deve costituire una specie di catena che immobilizzi per mÒlto tempo la- Germania. Non un anello di questa catena deve essere spezzato o semplicemente allentato o la Germania tornerà a buttarsi sulla Francia. A questa tesi di coloro che chiameremo « versaillisti », si oppone l'altra di coloro che non sono alieni dalla revisione del famoso e fa. migerato trattato. Costoro pensano che .la continuazione di una politica · • di guerra dà alla Francia scarsi vantaggi ed infiniti mali. Isola prima di tutto e completamente la Francia. Questo isolamentò è il miglior in· centivo per l'azione dei pangermanisti. Una Francia isolata è una Friincia irreparabilmente battuta. Le cifre della. popolazione tedesca e francese sono di un'eloquenza semplice e convincente. Una politica francr:se di continuativa compressione del mondo tedesco non fa che alimentare l'odio tradizionale dei tedeschi e qlUndi accrescere il pericolo di una nuova guerra. UJtima e non ultima considerazione: la depressione economica della Germania non è un disast ro soltanto tedesco ma europeo, A quale delle. due tesi si accosta Aristide Briand? I precedenti del· l'uomo e certe sue manifestazioni, fanno ritenere ch'egH sia più vicino aJla tesi dei pacifisti. Sino a qual punto egli voglia camminare sulla strada_della riconci1ia2ione europea, lo sapremo dalle sue dichiarazioni


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ufficiali; per ora ci basti stabilire che egli non appartiene al gruppo degli estremisti del nazionalismo francese. Noi amiamo sperare che la politica del ministero Brià.nd sarà guidata dalle supreme necessità del momento. Due questioni devono essere definite nel più breve termine di tempo possibile: il disarmo e la cifra dell'indennità. Noi siamo favorevoli al più radicale disarmo della Germania, anche per ragioni nazionali. Abbiamo fra Salorno e il Brennero un covo di viperette tedesche che si rassegneranno con maggiore docilità ·alJe esigenze delle nostre inderogabili necessità di sicurezza nazionàle, quando sapranno di non poter contare sul concorso armato della Germania, ridotta - come dev'essere - all'jmpotenza militare. Quanto all'indennità, pensiamo che non si può tardare più oltre a fissare il forfait definitivo. la cifra di questo forfait non dev'essere fantastica e dettata dall'odio, ma da calco]i obiettivi sulle reali possibilità dell'economia tedesca. Noi saluteremo con soddisfazione un nuovo orientamento della pol.itica francese in senso pacifico e conciliativo. Non la. Francia soltanto, ma tutta l'Europa, sconvolta dalJa spaventevole crisi del dopoguerra, è giunta al bivio tremendo che impone di scegliere o una politica di conciliazione e di pace o la rovina generale. Non è una politica di suicidio q·uella che seguirà la Francia governata da Briand? MUSSOLINI

Da Il Popalo d'lld!ia, N. 16, 19 gennaio 1921, Vili.


ASFISSIA Ancora qualche giornata di discorsi livornesi, con relativa emissione di gas fumogeni estremisti e facrimogeni unitaristi, e l'ondata pestifera - grazie alla compiacente solidarietà di. tutta 1a staffipa borghese, nei cui fogli il congresso pussista beatamente si distende - asfissierà mezza Italia, quella almeno che Jegge i giornali. Non sarebbe l'ora di chiudere? Una valanga di parole, ma idee, nessuna. r dischi dei diversi fonografi ripetono monotonainente lo stesso discorso, che cambia appena nel titolo: ieri era integralista, oggi è, putacaso, unitario; ma la sostanza è sempre 1a stessa. Di notevole, ne~la g iornata di ieri, il successo clamoroso di Filippo Turati. A sentire i cronisti, il vecchio leader del riformismo italiano è stato salutato da una unanime ovazione. La faccenda di questo espellendo che finisce per trionfare · non ci sorprende. Prima di tutto, perché Turati, come tutti coloro che seguono una linea diritta d'azione, raccoglie simpatie anche fra gli avversari p iù feroci; in secondo luogo, il successo di Turati è dovuto al fascismo praticato dai Fasci Italiani di Combattimento. Questa affermazione non è paradossale. Il povero Turati poteva continuare per un bel pezzo ancora a fare discorsi dentro e fuori la <;amera, a scrivere articoli dentro e fuori la Critica Sodale, a prefazionare i libri demolitori di chi ha Visto sul posto l'e_den bolscevico; egli sarebbe rimasto sempre un tollerato, un accusato, un capro espiatorio in seQO al Pus. Chi ha operato il p rodigto per cui l'eretico Turati si fa ascoltare e plaudire, sostenendo la nota tesi del socialismo riformista? Chi? Il fa. scisma. Proprio così! Se Turati fosse sincero, dovrebbe lealmente riconoscerlo. Senza le leg nate, le revolverate e le fiamme fasciste, quando mai sarebbe stata smaltita la tremenda ubriacatura russa del bolscevi~mo italiano? Senza il fascismo, non ci sarebbero stati a Livorno i discorsi BaJdesi, lazzari, Vacirca, Turati. Il fascismo ha giovato, quindi, alla causa del socialismo tradizionale. Che questo fosse o non fosse nei suoi obiettivi, poco importa. Si sa che i risultati delle azioni degli uomini non sono di frequente in relazione colle premesse. 11 fatto rimane. Senza la « reazione» del fascismo, il socialismo di Turati non avrebbe più diritto di cittadinanza in seno al Partito. Avrebbero imperversato i violenti. Poiché jJ fascismo ha sgominato e disperso preèipitosamente questi


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violenti nelle provincie dove avevano organizzato il terrore rosso, tornano sulla scena i contrari alla violenza e incontrano il favore delle masse. Il fascismo è l'eloquentissima documentazione quotidiana che in Italia l'introduzione dei metodi· russi non è pensabile se non da cerebrali esasperati e cinici .come i torinesi o da confusionisti scervelJati come i « bombacciani ». Il successo ~i Turati è ricco di significazioni. Anche perché il capo riformista interpreta il pensiero dei confederali. Dopo una settimana di discorsi, con manovre, contromanovre e retroscena, il Ptu, carico il groppone di sacrosante legnate fasciste, ritorna ai suoi vecchi amori ministeriali e alla praticaccia elettorale. Giolitti ammicca al Viminale, MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 17, 20 gennaio 1921, VIII.


DOPO lL VOTO Il congresso .di Livorno è finito così come avrebbe dovuto cominciare: colla scissione e conseguente formazione del Partito Comunista, aderente alla Terza Internazionale di Mosca. ] risultati della ,·otazione si prestano a qualche interessante rilievo. Gli unitari hanno riportato centomila voti circa. In questo to~ale sono d~ annoverare alcune migliaia di voti degli intransigenti rivoluzionari. Assai notevole la forza numerica dei comunisti <e puri » : il nuovo partito conta già sessantamila tesserati. Sono troppi ! . Dal punto di vista puramente quantitativo, la frazione di concentra~ zione ha riportato un numero meschinissimo di voti, e, per di più, quasi tutti reggiani. Ma fra i centristi ci scino le forze qualitative del Gruppo parlamentare e della Confederazione Generale · del Lavoro. la mozione di Reggio è, infatti, la mozione dei confederali. Il vecchio pa1tito conta esattamente il doppio dei soci del nuovo. Sin qui i rilievi in base alle cifre. Passiamo ad analizzare succintamente il « carattere » dei due aggruppamenti antagonistici. I comun·isti cosiddetti « puri » hanno anche loro una destra, Una sinistra e.... un centro. La sinistra è rappresentata dal gruppo « bordighiano », che si spingeva sino alla pratica squisitamente anarchica dell'astensionismo; il centro è formato dal gruppo torinese, che è inoltre l'elaboratore teorico del comunismo italo-russo; la .destra conta i suoi membri fra quegli imolesi - tipo Graziadei .- che hanno manovrato sino all'ultimo momeoto per costituire l'unità fra le frazioni comuniste, con esclusione dei centristi. QuantQ ai comunisti unitari, hanno anch'essi una destra, una sinistra, un centro, più il mattone centrista-tur:itiano, che si farà assai sentire in un prossimo domani. Gli unitari, che hanno conservato in seno al partito i centristi, smetteranno definitivamente di giuocare alla rivoluzione e si butteranno sulla strada delle riforme da conseguirsi attraverso l'agitazione elettorale. I « puri » non faranno nie:Ote di straordinario. N ei prossimi mesi sararino' occupati dal Javòro di organizzazione del partito; e quando il partito sarà organizzato, diventerà, per necessità di cose e di affari, conservatore e antirivoluzionario. I «puri» si specializzeranno- nell'imbottitura dei crani proletari a base di Russia e di Lenin, ma di insur-


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rezioni non se ne tenteranno. Non vedremo mai Graziadei· o Bombacci sulle barric;te ! Conseguenze?. Il Gruppo parlamentare del PN! si spezzerà in due frazioni. La divisione avrà ripercussioni nei Consigli comunali e provinciali e in tutte le istituzioni e botteghe del partito. Anche le organizzazioni economiche - leghe e cooperative - subiranno il contraccolpo della scissione di Livorno. I confederali sono corsi immediatamente ai ripari, ma già organizzazioni notevoli hanno aderito al Partito Comunista. :8 difficile e forse impossibile evitare la scissione fra le masse operaie. La Confederazione Generale del Lavoro «paga>> cos) Ja sua ignobile decennale sudditanza al Pus. Le tocca quello che merita. L'abbacchiamento delle masse organizzate è evidentissimo. I proletari cominèiano a mangiare 1a foglia, russa, italiana,. ottentotta. Dopo due anni s'avvedono che sono stati turlupinati nella maniera più miserabile, Invece della rivoluzione, la scissione. A chi credere ora? Chi tradisce? l: Serrati o è Bordiga? · 11 partito che doveva regalare il paradiso al proletariato si spezza in due frazioni nemiche. Ecco la triste realtà. ì la fine di un'ilJusione. • Sarà il principio della saggezza? MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 19, 22 gennaio 1921, Vili.

9. · XV!.


[ AI LEGIONARI FIUMANI] * Ero riluttante a parlare perché non sapevo se voi avreste ascoltato volentieri un discorso. (Grida 1tnanimi di «Parli! Parli!» interrompono

M111solini). Il mio ritegno era anche originato dal fatto che voi tutti avete avuto l'invidiabile onore d'ascoltare i discorsi pii! belli d,e siano mai stati pronunciati in lingua italiana. La marcia di Ronchi segna una delle più gloriose pagine della nostra storia. Voi avete avuto l'onore: di «agire» in essa e di costruire con la vostra opera e colla vostra fede la storia nuova. La marcia di Ronchi_ è il simbolo dello spirito dell'Italia vittoriosa. I _nuovi confini d'Italia sono stati. conquistati in virtù dell'opera va- • stra e di quella mirabilmente ardita del vostro Comandante. L'Italia deve a voi il Nevoso ed il confine giulio. E voi avete anche consacrato per l'avvenire il diritto d'Italia sull'Ad_riatico e sulla Dalmazia tutta, da Zara a Cattaro. (Appia.uri rcroJCÙmti). Noi ora non vi rivolgiamo parole seducenti. Voi siete perfettamente coscienti e saprete scegliere l'aggruppamento politico verso il quale orientarvi. I fascisti sono stati i soli a difendervi, ma non intendono con questo di ritenervi obbligati verso di loro, Noi vi diciamo una sola parola: mantenete perennemente accesa la stupenda fiamma ideale che fino · ad oggi avete alimentato col vostro eroismo e con la vostra fede. Per essa sola l'Italia potrà raggiungere la sua vera g randezza e ritornare degna del suo grande passato e della sua recente vittoria, dominatrice d.el Mediterraneo, faro di civiltà per tutte le genti. Per l'Italia, per il Comandante d 'Annunzio, ora e sempre: «alalà! ».

(Il discorso di Mussolini, inchivo, tagliente, pieno dì forza, viene accolto da uno scrouiante applauso e da un Jriplire « alalà.' »).

• Parole pronunciate a Milano, nel ridotto del teatro «Urico», la mattina del 23 gennaio 1921, duronte un ricevimento in onore dei legionari fiumani org:i· nizzato dal Fascio Milanese di Combattimento, (Da Il Popolo d'Italùt, N . 21, 2, gennaio 1921, VIII).


FASCISMO E «PUS» A QUALI CONDIZIONI LA TREGUA ? Narrano le cronache che l'on. Giuseppe Bianchi, deputato socialista e capo deJJa Confederazione Generale del lavoro, s'è recato a Modena. Riconosciamo che questo è un piccolo gesto di coraggio, tanto più si. gnificativo in quanto i capi locali, a cominciare dal comunista, nonché milionario Pio Donati, si sono dati alla più diligente latitanza. Sbarcato nella città della Ghirlandina, l'on. Bianchi si è, naturalmente, imbattuto in un gruppo di fascisti, i (lUali Jo hanno fermato. L'on. Bianchi non si è. smarrito ed ha espresso il curioso desiderio di recarsi alla sede del Fascio locale, come chi dicesse al covo dei banditi, sicari, gua1die bianche e simili pussistiche bestialità. Giunto al Fascio, l'on. Bianchi, dopo aver guardato prudentemente attorno, ha dichiarato: << Mi accorgo dì essere fra gentiluomini ». Oh meraviglia! Che cosa credeva l'on, Bianchi: che i frequentatori delle sedi dei fasci rassomigliassero anche lontanamente a quelli dei circoli vinicoli della periferia milanese? Fatta questa constatai:ione preliminare, si è accesa una discussione calma e. Ordinata fra deputato socialista e fascisti; dOpo di che l'on. Bianchi: ha potuto andarSene e circolare in• disturbato per la città, salvo in un secondo tempo, quando ha avuto la melanconica idea di recarsi ìn p refettura. Non ci curiamo d'indagare se le opinìoni antifasciste dell'on. Bianchi. subiranno u.na modificazione, almeno per · ciò che riguarda. la rispetta. bìlitl personale dei fascisti. L'episodio modenese resta. E resta anche luminosamente documentato che i fascisti, costretti alla guerra civile, la conducono apertamente, alla bella maniera latina, non a base di iinbo· scate e dì agguati, come fa la canaglia socialista. Ora, a proposito delle ultime, terribili e giustificatissime rappresaglie fasciste, l'A1.1anti! di ieri esce in qU:esta affermazione: « Ma, (On tutto dò, noi siamo sem:pre qui per dire un "basta" a tutti. Vorrà forse dire altrettanto - ·in ogni. caso - la. stampa della borghesia? Non lo crediamo, poiché, anche se qualche raro scrittore potrebbe ispirarsi finalmente a sensi superiori di civismo, essa stampa deve d'altra parte accontentare .il gusto forte del fascismo, o, per meglio dire, il vero odio di classe e di persona che


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

costoro nutrono contro lavoratori e socialisti, e che esplicano così.... brillantemente ! In tal modo la stessa stampa prepara queste giornate messicane disonoranti un intero paese r « Gli è che v'è di mezzo l'interesse dei pescicani, che non perdona alle conquiste civili e legali del proletariato, e che tenta di abbatterle con questi tristi mezzi, visto clic gli altri sono fa lliti! « Ma staremo a vedere».

L'A vanti! si decide finalmente ad invocare il <<basta!» per tutti, anche per i suoi tesserati e lettori e parla di <<civismo». Ipocrisia o Jeaitì? Questa tregua Che l'A vanti! implora, da quali motivi è dettala? Noi rinunciamo all'inòagine, ma aggiungiamo subito che fu fascisti e p ussisti nessuna tregua è pensabile o _possibile, se non si realizza., da parte dei pùssisti, questa condizione assolutamente pregiudiziale: una valutazione meno settaria e meno imbecille del fenomeno fascist"a. Nessuna tregua è possibile fra noi e i pussisti sino a quando costoro ci calunnieranno come assoldati ai pescicani. Niente di più grottesco di questa accusa rivolta contro di noi, che, ben due anni fa, al nostro na. scere, chiedemmo la confisca t?tale dei sopraprofitti di guerra, la deci· mazione dei capitali, la tassazione delle eredità e tutti gli altri provve· dimcnti fiscali, votati quindici mesi dopo dalla Camera italiana. O non esistono pescicani in Italia, o sono una specie ruriosa: pescicani con tendenza pronunciata al suicidio. Nessuna tregua è possibile fra noi e i pussisti sino a quando ci pre· senteranno alle plebi agricole in veste di .sicari degli agrari, pur non ignorando - vedi relazione Polverelli in terza pagina - che il fascismo vuole tendenzialmente che la terra sia data a chi la favara e a chi meglio l:L fa produrre. N essuna tregua è possibile se i deputati pussisti, dai ben muniti ri· coveri di Montecitorio, continueranno a vomitare ogni sorta di vituperi contro il fascismo. Senza 1a tregua, sarà la guerra; ma _in questa guerra è ~atematicamente sicuro che la peggio toccherà ai socialisti e al loro gregge piuttosto pacifondaio. Noi ripetiamo qui, con tranquilla CO· scienza, che siamo attrezzati perfettamente per la guerra e siamo anche , disposti alla pace. Il movimento fascista, squisitamente politico, va assumendo un'am· piez.za impressionaflte. Se noi fossimo dei fanatici delle cifre, ci sarebbe facile dimostrare che anche numericamente siamo più forti dei socialisti. Ma non è alla massa che noi teniamo : è alla qU:alità e · la nostra qualità è di buona razza italiana. Il fascismo ha motivi e radici profonde. Spiegarlo colle sovvenzioni dei cosiddetti pescicani è segno di una desolinte limitazione spirituale. Non si raccolgono, ~n meno di due anni, centinaia di migliaia di cittadini italiani attorno ai gagliardetti del fa.


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC.

scisma per un capriccio, per un assurdo o ~r l'idolatria di un uomo. C'è, nei ·fasci, lo diciamo con profonda convinzione e con gra.ndissimo orgoglio, il fiore, l'aristocrazia della rana italiana. Ci stupisce che l'on. Giuseppe Bianchi, dotato largamente di acume critico, sia rimasto alla banalità mentale di spiegare il fascismo come un << prodott? della guerra ». Nel senso puramente cronologico, può essere vero; ma non in tutto il resto. Più la guerra diventa lontana e più il fascismo si sviluppa. Come_supera l'on. Bianchi questa contraddizione? Gli è che il fascismo risponde ad un oscuro, insradicabile istinto di difesa della stirpe, e, per intenderci, della stirpe nostra mediterranea e ariana. Il vento che viene daUa Russia è il vento di una nuova, tcriebrosa disintegrazione di valori. Oca il fascismo si appalesa contro i livellamenti bestiali e i tracolli apocalittici del bolscevismo, come il custode del nostro tipo sllperiore dì civiltà e di vita. In ciò è la sua forza perenne, in ciò è la sua grande missione. MUSSOLlNJ

Da li Popolo d'Italia, ·N. 23, 27 gennaio 1921, VIII.


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f FASCISMO E «PUS»

DIFFAMAZIONE E · RAPPRESAGLIE Nel nostro articolo di ieri, abbiamo elencato le condizioni assolutamente pregiudiziali per addivenire ad una tregua fra noi e il Pus, quella tregua che l'AvanJi! aveva invocato nel giorno antecedente. Dobbiamo convi!lcerci - e, in verità, non nutrìv::imo eccessive illusioni al r iguardo - che la mossa' dell'organo pussista era sleale, La prova · di ciò è contenuta nell'A vanJi! di ieri, ·che ospita colonne di articoli velenosi, ingiuriosi e carogneschi contro il fascismo. IÒ questa opera di diffamazione ridicola e ignobile a un tempo, si danno fraternamente l'abbraccio i centristi e i comunisti unitari. li signor Gino Baldesi, riformista più che centrista, e _pezzo grosso della bottèga confederale, ha Ja sfacciataggine insigne di stampare cose di questo genere·: « Questa - scrive il signor G ino Baldesì - è la dimostrazione evidente che il fascismo non è una associazione politica; che il fascismo non ha direttive proprie: che nòn ha neppure quel tanto di senno politico che occorre ~r distinguere un partito dall"altro, un ideale da un altro. « Il fascismo è il braccio allungato della borsh~ia, la sua guardia del corpo, la sua armata di venturn, che, come le compa,gnie · medioevali incaricate dal " sisnore " di portare la devastaziori.e e. fa morte nelle castella dell'avversario, ha il preciso incarico di colpire il proletariato nei suoi fortilizi. • Il fascismo non può dunque pretendere la considerazione che merita un partito poli tico, qualunque esso sia. Il fascismo ,è il reclutamento della . violenza. individuale al servizio ed al soldo dt"lle impr~e meno nobili; il fascismo, finita la parentesi fiumana, che poteva in qu:tlrhe modo coprire 1,!- propria insana via. lenza con l'altra violenza più forte e maggiore dell'imperialismo europeo, è il disfrenamento degli istinti più bassi e bestia.li ».

Ripartiamo per la documentazione, non per la pol~mica. Non sentiamo il bisogno di farla, specialmente con l'inchiostro e con un avversario in cosl perfetta. malafede. Più sotto, neUa stessa pagina, un anonimo scrittore unitario aggiunge.... queste amenità : . ·.B anzitutto evidente che, sotto i più svariati pretesti di paÙia, di.ordine, ecc., queste bande difendono, sopra ogni cosa, gli interessi del capitalismo, .il pri-


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vilegio della classe borghese. Più o meno aperta ed orga~ca, ma ~'intesa fra pescicani e scherani va stabilendosi ogni giorno di più, anche perché, in buona parte, queste bande sono formate dagli elementi più baldanzosi e senza scrupoli della stessa classe dominante)),

Alla _Camera, poi, l'on. Elia Musatti ha aperto, in nome degli unitari, la cagnara contro il fascismo! Così stando le cose, non è nemmeno pensabile una tregua. Noi non disarmeremo né materialmente, né spiritualmente. Cè, a giustificare il nostro proposito, oitre i fatti contingenti della polemica, un fatto trascendente di principio ed è la dichiarazione della nuova direzione del P uJ, C'era della gente che sperava in una rettifica di tiro. C'era qualcuno che pensava che i comunisti unitari l'avrebbero smessa colla esaltazione della Russia, del bolscevismo e relativa dittatura dei SovièJJ. Niente di ciò. Si continua a mistificare il proletariato e a rovinare 1a nazione. Dopo Je centinaia di inchieste socialiste sulla Russia, · dopo le pubblicazioni di Colombina e di Nofri-Pozzani, dopo tutto. quello che è noto, documentato, pacifico sulla Vera natura · antisocialista e antiumana del bolscevismo russo, i nuovi direttori del vecchio partito hanno la sublime faccia tosta di proclam_are: <1 Nel nostro congresso di Bologna noi fummo - e noi restiamo oggi più che mai - aderenti ai principl che formano la base della Terza Internazionale : dittatura del proletariato; regime della democrazia dei Consigli in opposizione alla democrazia parlamentarista.; organizzazione centralizzata delle forze proletarie in un partito politico capace di. impadronirsi del potere politico; azione internazionale strettamente centralizzata e disciplinata Ònde i proletari dei diversi paesi possano muoversi uniti all'abbattimento del privilegio borghese D.

Poiché da questo documento si rileva Che il Partito Socialista Ufficiale non ha rinunciato ai suoi obiettivi, che consistono nd voler far indossare all'Italia jJ camiciotto rosso; poiché e « puri » e corro~ti e centristi sono solidali nell'accanimento impotente contro il fascismo; poiché i delinquenti pussisti continuano a tendere sanguinosamente agguati ai fa.scisti isolati, mentre nessuna voce di aperta e ·leale deplora2ione delle violenze parte dalle cattedre o dai pulpiti socialisti, è chiaro che i fascisti devono stringere le file, perfezionare - in ogni senso - la loro organizzaziòne, e, quando l'occasione si presenti, picchiare nel mucchio senza perdersi in distinzioni superflue, dal momento che Baldcsi vale Serrati e tutti insieme sabotano l'avvenire della nazione. MUSSOLINI

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Da li Popolo d'llalia, N. 24, 28 gennaio 1921, VIII.


ROBERTO SARFATTI • FattoJi Ji/enzio, prende a parlare l'dmico Ce/Jo Morisi, in nome del FaHio Milane;e di ComballimenJo, che ba indetto la m'anifeJlazione. Dopo opportune e commo.ue parole, Muuolini, n11ovamente accolto da un app_lauso, inizia il suo discor;o, Egli esordisce dicendo che· sarà inferiore al suo compito. 1A J/14 oratoria, che veni'anni di ballaglie polùiche hanno induriJ01 i1on si adatta alle cerimonie. Molti lo hanno preceduto nella commemorazione. Per Roberto Sarfatti, Ada Negri ha dettato pagine meravjgliose di forza, di semplicità, di vita; Gabriele d'Annunzio uno scritto lapidario e perfetto, come quelli di Buzzi, Pan· zini e Siciliani. la celebrazione di tutto ciò che è guerra, eroismo e martirio di guerra dovrebbe essere riservata agli spiriti elettj, che vivono al di sopra della mischia quotidiana e furibonda, nella quale noi,· uomini cosiddetti politici, siamo impegnati in modo da far apparire assolutamente escluso ogni dubbio di esibizionismo, ogni sospetto di speculazione politica. Infine, come le salme dei caduti in guerra non devono essere confuse nei cimiteri comuni, coi morti delle malattie ingrate, cosl le rievocazioni dei morti di guerra dovrebbero avvenire in assoluta purità d'intenzioni, sui luoghi dove caddero, perché solo lassù possono avere carattere religioso .e guerriero a un tempo. Dopo queJto pru mbolo, il Muuolini rilraccia la giovane vita dell'eroe. Ricorda una fraJe di lui, pronunciata a otto anni, e nella quale rivelava già la direzione del suo spirito avventuroso, poeta e guerriero. Era un adolescente che cresceva robusto come una quercia, .fortissimo e bellissimo, quando scoppiò la guerra europea. Seguì, con entusiasmo, le battaglie e le polemiche che culminarono nelle giornate di maggio. Il decreto ·di mobilitazione lo raggiunse a Bologna. Aveva appena quindici anni, ma già bruciava del desiderio di combattere. L'oratore, 1eguito· a/Jentamente dal pubblico commosso, legge diversi brani di letJere, che rivelano l'indomito amor di Patria dell'eroe. Ricorda

• Ri:assunto del discorso pronunciato a Milano, nel salone dei d erhi sito in via Vivaio 7, il pomeriggio del 30 gennaio 1921, durante la commtmoruione di Roberto Sarfatti indetta dal Fascio Milanese di . Combattimento. (Da I/ Popolo d'l1alia, N. 27, l febbraio 192 1, VHI).


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/'episodio di Bologna, quando· Roberto, sotto il falso nome di Alfonso Allasia, con documento apocrifo procuratogli da Filippo Corridoni, ti· masc oltre un mese fante modesto del 35° fanteria. ( Al nome di Filippo Corridoni; la folla rileva in piedi e ;coppia in un /11n"go apptaroo). Mu11olini riprende la 1ua rievocazione. Rùorda la crociera del« Llli1ùma », Ju/ quale Roberto veleggiò oltre Atlantico, il ritorno in patria e l'arruolamento nel battaglione alpini « M onte Baldo». · Il pubblico 10110/inea con un grande appla1110 la lellura di q11e1ta lettera di Roberto, che reca la data del lt> novembre 1917, l'epoca ÙJ· famta di Caporetto. « Chiunque 1ia in grado di poter difendere l'Italia deve farlo e JU· bilo e 1enz,:i a1pet1are. Que1ta di oggi, che rinnova " A qnae Sextiae ", è più che una ba/Jaglia. E /'urto di due razze: cimbri e teutoni contro i latini. E da eua dipende !tt guerra, o meglio dipenderà, poiché la batlaglia non è incominciata ancora. E a Roma I/Jella ancora una volta di 101/enere l'urto e lo JOJJerrà.... ». L'oratore legge -altri brani di lettere, 1empre più ardenti, mano vumo che la fatale tragedia Ii avvicina. Sono del novembre e dicembre, quando, dopo aver compiuto azioni eroiche a Sassorosso e Montefior, come volontario del plotone arditi, Roberto ottenne i galloni di caporale per merito di guerra è una licenza premio, che scadeva la sera del 26 gennaio 1918. Quelli sera parti nella tradotta, come un soldato comune e giunse sulla linea del fuoco all'indomani sera. La successiva mattina 28, sul colle d'Echerle, l'Italia rialzava il capo nella vittoria; per la. prima volta dopo Caporetto e le Melette. 11 battaglione Monte B(ffdo veniva citato « per eroica condotta» nel bollettino Diaz. Durante il micidiale bombardamento, Roberto Sarfatti fu meraviglioso di ardimento. lo documCnta ·1a motivazione per la proposta di medaglia d'oro al valore sul campo, che dice: « Rienlmto dalla licenza e t'lvmdo 1ap11to che la ma compagnia era · impegnala, raggiungeva nel più breve tempo il proprio reparto, che a/laccava una forte po1izipne. Tra i primi a giungere nella trincea avver1aria, si gel/ava Jfl un camminamento nemico e da 10/o rùuciva a c.tllurare trenta prigionieri e ad impadronir1i di una mitragliatrice. Per tul/a l'azione diede prove eccezionali di ardimento e di m b/imi virtù militari. L u~ciatori n11ovamenle all'attacco di una galleria dove trovt1vt1n1i dei nemici, cadepa eroict'lmente colpilo alla fronJe )), ( A questa lettura la folla m1tta ;n piedi applaudendo lungamente). Con quel prezioso sangue vermiglio - continua A111110Jini -- si segnava l'« alt» all'austro-tedesco; con quei morti si sbarràvano le vie della Patria e si iicominciava per vincere. Dopo il triste inverno e la primavera incerta, ecco l'offensiva di giugno e finalmente il trionfo d'ot.


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tobre, quando « i re1ti di quello che /11 uno dei pid potenti eserciti del mondo rùalivd senza speranza le valli dalle q11ali era dis(eJO con

orgogliosa sicurezza.... ». . Sono passati tre anni. Egli dorme, ora, nel piccolo. cimitero solitario e lontano. Di notte lo vegliano Je stelle che toccano le cime dei monti · sacri e attorno c'è il grande silenzio inaccessibile. E noi che siamo i superstiti, spesso siamo tratti a domand;r,i nei segreti, misteriosi esami di coscienza : i risultati sono adeguati al sacrificio? :B stato sparso invano tanto giovane sangue? Questi anni ~del dopoguerra, anni grigi per tutti, ma specialmente per gli italiani, di crisi economiche, di amnistie ai disertori, conducono sul labbro questi ansiosi interrogativi. l\fa· noi rispondiamo che il sangue non è stato sparso invano. Nel 1915 bisognava scegliere e coloro che non hanno scelto stanno infinitamente peggio di noi. Il pericolo di un'Europa prussianizzata dagli H ohenzollern è scomparSo. L'Italia ha al nord e ad oriente i suoi ~onfini sicuri e ha dimostrato al mondo che il suo popolo si batte e sa vincere per sé e per gli altri. Fra qualche tempo, brillctà nella sua . splendida luce la vittoria italiana, le cui conseguenze benefiche andranno, se non a noi, certo alle future gerlerazioni. G chiniamo su!le fosse dei morti che sono più cari, perché, come Roberto Sarfatti, andarono deliberatamente alla prova. Indimenticabili morti, diteci : che cosa dob~iamo fare noi vivi per essere degni del v_ostro sacrificio supremo? E una \'oce sale dalle tombe: difendete il nostro sacrificio; difendetelo dall'ingiuria dei disertori e dall'oblio degli immemori; siate italiani, uomini; conciliate la Patria coll'umanità, l'umile fatica di ogni giorno colle più vaste speranze ideali, l'orgoglio coll'amore. La terra ha bevuto tante lacrime e tanto sangue; non mai il genere umano ebbe a portare una così vasta somma di dolore. I morti domandano di essere gli anticipatori e-d j battezzatori di una nuova grandezza, non solo materiale, ma spirituale~ non solo italiana, ma universale. I morti dicono .ai vivi: proteggete le Alpi che vi riconquistammo, ed il mare che vi riçonsacrammo. Lavorate la terra che si- abbeverò del nostro sangue vermiglio e navigate su tutti i mari oTlde si accrescano le fortune d_ella Patria. Abbiate la nostalgia delle altitudini e il disprezzo di ogni calcolo vile e quando la Patria vi chiama, siate, come noi fummo, senza tremori e senza rimpiantìi pronti ad uccidere, pronti a morire e con una fede sola nel cuore, con un grido solo sulle labbra: Italia ! (Una grande acclamazione .salii/a la 'f;ne del dù,or.so. Quindi il pubblico s'avvia lentamenle a/1'11.scila).


DOVE MUORE L' INTERNAZIONALE.... Accadono a Trieste cose straordinarie nel campo che fu sino a ieri, almeno formalmente, unitario del socialismo. I comunisti << puri », guidati da elementi slavi e precisamente dal cocainomane Tuntar, dal volontario austriaco Callegaris e da altri Juraga dello stesso calibro, sono andati all'assalto del Lavoratore, lo hanno conquistato è non vogliono a ·~ nessun costo mollarlo. L'on. Cosattini, recatosi a parlamentare con Tuntar per vedere di placare 1a belva, si è sentito rispondere drammaticamente cosl: « Piuttosto che cedere i1 lavoratore lo distruggeremo». Lo slavo non scherza. Perire sotto il mucchio delle rovine di qud che fu un fortilizio socialista. Quale grandezza! C'è in Tuntar, evidentemente, la stoffa di un Nerone caricaturale. Né meno straordinari_e sono state le ripercussioni del gesto tuntariano in mezzo alle masse sempre più evolute e coscienti del proletariato trie· stino. In ·alcuni cantieri si è fatto sciopero. Sciopero di opcui comunisti in segno di protesta contco i socialisti. In realtà sciopero di elementi slavi o austriacanti contro l'Italia ~ gli italiani, siino "pure quelli pessimi dell'ex Lavoratore. Gli scioperi sono rapidamente finiti, perché il loro carattere si suicidava nel grott"esco, ·ma non sono finite le beghe e le complicazioni Oet campo di Agramante. La._vile borghesia è intervenuta. Plotoni di guardie regie hanno bloccato via' delle Giudecche, dove si stampava jl Lavoratore. A che scopo? Per assediare i << purì >> e costrin· gerli alla resa p er fame? O per evitare il contrattacco degli « addome· sticati » e risparmiare all'umanità cosiddetta civile il brivido di una nuova lotta, con relativa « orrenda novella» dei «fratelii che hanno ucciso i fratelli »? Mistero! la situazione è aggravata dal fatto che i « puri » non si limitano a tenere Ja fortezza nemica, ma con azioni di sorpresa impediscono ogni tentativo di risposta avversaria. Tuntar ha giurato: il Lavoratore non deve uscire più ·a Trieste; e quando si è saputo che in una tipografia privata si era composto un supplemento del giornale condannato, i « puri », come dei fascisti qualunque, vi si sono precipitati e hanno buttato tutto all'aria. A lato dì questi, che sono i dettagli emozionanti detla cronaca tri~stina, c'è Ja questione di diritto, e, pet intenderci, del diritto di pro. prietà. « Puri » e « impuri » si contendono la « proprietà » del giornale,


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con ~rgomenti d'indole, più che socialista, borghese. Né deve escludersi che i contendenti, o uno di essi, faccia ricorso alla giustizia della vile borghesia; e questo, accanto agli scioperi, costituirebbe la seconda nota di delizioso grottesco che s'incastra rieJJa vertenza. Tutto quello che accade a Trieste doveva accadere. I socialisti triestini pagano la loro sudditanza all'elemento slavo. Scontano H loro peccato e delitto d'internazionalismo, il quaie internazionalismo è quella cosa che deve farsi, per lo meno, in due, altrimenti si risolve in un esercizio onanistico o in una solenne mistificazione. Comunismo puro e comunismo impuro, sono frasi o camuffamenti della realtà. la lotta è fra italiani e slavi. Ha una sostanza intimamente nazionale. Perché gli slavi sono tutti comunisti «puri» e« purissimi» ? Non soJo per le simpatie e affinità insopprimibili della loro psicologia, ma per fare, detta volgarmente, la forca all'Italia, E se per avventura g li italiani fossero stati i «purissimi », voi avreste veduto certamente il Tuntar g iocare la parte del comunista unitario, pur di osteggiare l'elemef}tO italiano. N on è un contrasto di socialismo; è l'eterno contrasto di razza, che si appalcsa, dati i nuovi tempi, in forme diverse. Ragione per cui l'internazionalismo va a spasso in villa coll'angelo custode, come diceva Carducci, o va in malora, come diciamo, meno pceticamente, noi. L'Avanti! Stesso, che da Livorno in qua va assumendo la posa ridicola e funerea dcli'« avo neH'imbarazzo », lo constata, quando scrive: « Cosi coll'irritazione appassionata dei vinti e dei tormentati, che hanno nell'animo tutto il giusto dolore e i risentimenti delle torture ingiuste di un regime che essi non volevano e cui non intendono collaborare, le genti slovene e croate si sono prima rivolte al nostro Partito, che sapevano preoccupato delle loro sorti e dei loro interessi, e poi sono passale più oltre, veno il piU rosso, verso il più acceso, sperando di averne maggiore protezione o forse anche m,1g. giore vendetta. Incomprensibile speranza, « Nella regione in cui era senza fallo più necessaria l'unità, in cui tutti i lavoratori senza distinzione di lingua, di razza dovevano mostrarsi concordi per dare il più bello, il più pratico eloquente esempio di qu:mto fosse l'idea internazionalistica, nell'animo del proletariato si è dato il primo esempio, e più doloroso, della ,'iolenta scissura; e lo Si è dato purtroppo facendovi _partecipare, in scorno dei nostri ideali, argomento dei nostri avversari contro di noi, un elemento di carattere nazion:dista &.

Proprio così. Nella reg ione in cui doveva verificarsi il prodigio della « f ratcrnizzazione » e del più patetico «abbracciamento» accade il pro• sairo viceversa con « voce roche e suon di man con elle». Crudele ~estino ! M ala tempora (lifrtml per il socialismo. '.e in~tile, cari signori, di ribalbcttare il catechismo internazionalistico. Le vostre sono ciarle ventose; mentre la razza è un fatto, duro come il granito.


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DAL TRATTATO DI RAPALLO, ECC,

In ogni caso l'internazionalismo è un privilegio -

più o meno sirn· patico! - delle classi alte, non già delle vaste masse operaie, le quali, oltre i confini del loro villaggio, non si ritro\•ano più, non respirzno più, perché sono dispératamente attaccate alla loro zolla di terra e quando il destino o la miseria le proietta lontano, oltre i _monti, al di là degli oceani, è_sempre la voce potente e mister.iosa del paeseUo abbandonato quella che canta nelle loro anime primitive, con ritmi e accenti di in· guaribile nostalgia_! In piena New York sorge Murberry Street, dagli usi e costumi immutabilmente napoletani. L'internazionalismo è una merce di lusso, buona per le aristocrazie delle arti, della banca, dell'industria o dell'imbeciÙità snobistica; in· somma, per i borghesi del capitalismo e per quelli del . socialismo; ma, nel basso, l'internazionalismo è una favola assurda. Le masse profonde non superano, 'né possorio superare - ed è somf!}a fortuna - il « dato » insopprimibile della razza e della nazione. Va la to paes ! : ecco la for. mula che rfasswne l'internazion:l.lismo operaio. La dottrina socialista dell'internazionale operaia è campata in aria o incisa soltanto nelle tavole. Nella vita non esiste. Mettete a uno stesso tavolo, vedi conferenza di Washington, rappresentanti operai di diversi paesi e riudcete il baccano incomprensibile di una nuova Babele; md · tete a contatto forzato masse operaie dj .razze diverse e avrete la ero. naca dell'alta Slesia o del bacino di Teschen o di Trieste. L'interna. zionalismo può essere un'idea. limite; una di quelle idee, cioè, che l'urna. nità caccia nei suoi bagagli, in vista di lunghe peregrinazioni nel remoto futuro ; ma da questo a farne un articolo di fede, un dogma assoluto, ci corre assai. E poiché i popoli, che, come g li stavi, si affacciano per la prima volta alla storia, sono i più prepotentemente nazionalisti e i meno internazionalisti della terra, anche· quando inalberano falce e martello (che -è poi l'efTlblema del loro nazionalismo panslavo), i casi di Trieste hanno una. significa:Zione e una portata che va ben oltre le · beghe del partito e devono richiamare l'attenzione di tutti gli italiani. Se coloro eh;: si · dicono comunisti e internazionalisti sono così ferocemente anti· italiani, c'è poco da consolarsi fidando nella amicizia degli altri jugoslavi, che fanno aperta professione di nazionalismo, come i d iversi _Koroseé e TrwnbiC. La morale è una sola : vigibre al Nevoso! .MUSSOLINI

Da Il Popolo d'lttrlia, N. 27, 1° febbraio 1921, VIH.


MENZOGNE! 1 precedenti dell'attuale e perfettamente inutile discussione parlamentare sono i seguenti. Un bel giorno si diffonde alla Camera la notizia di una ag'gressìone fascista consumata ai danni degli onorevoli Bentini e Niccolini. Grandi clamori, generale indignazione e po_ i la bella pensata dell'on. Giuffoda di mandare una commissione a Bologna, votata all'unanimità. La commissione va, lavora, ritorna e riferisce. L'importante è la relazione, la quale documenta le innumerevoli gesta di violenza barb:.trica perpetrate dai socialisti da molti anni a questa parte; ma sull'utilità della discussione parlamentare facciamo le Clostre più ampie

riserve.

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I discorsi di Montecitorio che scopo hanno? Quello di condurre a una leale pacificazione degli an_imi? E allora il metodo col quale si vuole raggiungere tale obiettivo è perfettamente sb:.1gliato. D:.1vanti a un discorso cosl mis~rabilmente bugiardo e vile, qual è quello pronunciato dal pussista Matteotti, i fascist i, che sono dei gentiluomini e degli uomini assolut::unente liberi, non vincolati ad alcun interesse che non sia quello generale della nazione, non possono nemmeno prospettarsi l'ipotesi di un disarmo materiale e spirituale. Fino a quando i pussisti continueranno a presentarci al loro gregge come degli assetati di sangue, come dei ne· miei delle organizzazioni operaie ( che su questo giornale furono sempre trattate coi guanti e certi dirigenti della Confederazione Generale del Lavoro Io sanno); come degli strumenti del Governo, ogni tregua è im·, possibile e ogni tentativo, da chiunque fatto in tal senso, sarà <h noi fieramente respinto. Il discorso del disonorevole Matteotti è olio buttato sul nostro fuoco. Non si mentisce còsl spudoratamente quando si voglia veramente ricondurre le competizioni politiche sui binari della civiltà. Quelli che sono gli « assetati di sangue » co~tano i loro morti a decine. Solo in queste ultime settimane i fascisti hanno avuto quattro morti a Ferrara, uno a Modena, due a Bologna, senza contare j nwnerosissimi feriti fo altre parti d'talia. · Constatiamo, senza lagnarci e senza. levare inutili querimonie, in quanto i fascisti hanno per loro insegna << pronti .id uccidère e pronti a morire ».


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Ma ci fanno profo!'ldamente schifo questi pussisti che ora. si atteggiano ad agnelli, mentre .fino a ieri furono lupi intolleranti e assassini. Si è detto alla Camera dal disonorevole Matteotti che il Governo di Giolitti p rotegge ,il fascismo. Altra turpe rrienzogna, della quale ha fatto giustizia lo stesso Giolitti ricordan.dO i molti fascisti che sono in carcere e la commissione parlamentare di Bologna, la quale dichiara c~e, << per quanto riguarda j rapporti fra Governo e fascismo, la commissione non ha trovato alcuna traccia di direttive del Governo intese a favorire il movimento fa. scista ». Nella stessa relazione delfa commissione parlamCntare, c'è un inciso che sfata luminosamente le grottesche calunnie dei pussisti, intese a dimostrare che i fascisti sono dei difensori delle associazioni agrarie locali: « I fascisti hanno dichiarato di essere decisamente contr:u i a tutti gli eccessi e gli abusi e k spttufazioni e di essere favorevoli al progrtsso della classe lavorat1ice. Hanno inoltre dichiarato che il loro movimento ha carattere di punizione, di repressione e di .rappresaglia, ma non p.rende mai un'inh:ialiva di violenza».

Se questa attestazione esplicita non bastasse, ci sono i postulati del fascismo (raccolti in_ un opuscolò che i dirigenti del Pus non hanno mai letto), nei quali postulati sono accettate le tesi del sindacalismo nazionale. Coi sistemi di falso e di diffamazione inaugwati dall'on. Matteotti, si eternizia la crisi. ,. I pussisti pagheranno duramente lo scotto per la loro volontaria cecità, per Ja loro doppiezza morale, per i loro discorsi pacificatori in Parlamento e viceversa in piazza, sino a quando - sotto l'influenza dei sacrosanti pestaggi - non si renderanno conto della vera natura del fascismo; il quale - ripetiamolo ancora una volta altissimamente no.o sta a guardia di interessi particolari di individui o_ di gruppi, ma dell'interesse collettivo. Il fascismo è un movimento « politico » e sociale, di rinno,•azione, che si diffonde dovunque, anche là do\.·e mancano tutte le condizioni che secorìdo i socialisti spiegano la sua rapida fortuna. Se i deputati pussisti credono di infamare il fascismo attraverso i loro sproloqui, si ingannano; se pensano, poi, di demolirlo, s'illudono pietosamente. Il fascismo italiano, attraverso le sue imminenti quindici adunate regionali, preludio della grande calata fascista su Roma, che avverrà · in maggio, sta perfezionando la sua a~ione e orientando le sue idee.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

L'on. Sarrocchi, ad esempio, che ritiene il fascismo un fenomeno transitorio, sbag lia di grosso. Il fascismo è appena agli inizi della sua missione. QuelJo che il fascismo compie oggi 'è un'opera dì rastreJJamento e di sterro per le fondamenta. H resto verrà e sarà la dura e nobile fatica del nostro certo trionfale domani. MUSS OLINI

Da li Popolo d'Italia, N. 28, 2 febbraio 1921, VlII.


COME PRIMA, PEGGIO DI PRIMA i Il discorso pronunciato dall'on. Giolitti non offre motivi di lunghe considerazioni. la prima parte è una schematica rievocazione storica delle

vkende che vanno dal 1890 ai giorni nostri. Nel corpo del discorso ci sono delle divagazioni di scarso interesse e finalmente un appello « agli uomini di buona volontà, senza distinzioni di parte, sia a quelli che amano sinceramente le classi popolari, sia a quelli che amano sinceramente Ja Patria ! >>. Noi che amiamo sinceramente le classi popolari e consideriamo le masse lavoratrici come un elemento fondamentale delle fortune e della grandezza della nazione, noi che amiamo sinceramente la Patria, ci troviamo nella dura necessità· di non accosliere l'appello alla pacificazione. Lo abbiamo già detto e. torniamo a ripetedo. Prima e pregiudiziale condizione per addivenire alJa tregua è una migliore, più realistica, più giusta e più umana comprCOsionc del fenomeno o movimento fascista. Finché questo non avverrà, ogni appello o tentativo di pacificazione è destinato a fallire. Del resto è oramai evidente a chiunque che la fiumana di chiacchiere pussiste che dilaga dal Parlamento non è che un tentativo di controffensiva in grande stile e che la « pacificazione » è l'ultimo pensiero che passa per l'anticamera del cervello dei « quindicimila » deputati del Pus. lncomprensione del movimento, sconcia diffamazione del medesimo, onde ai fascisti, che non intendono in alcun modo di assoggettarsi a questo vilipendio, non resta che un mezzo di- difesa : la rappresaglia. Come quello dell'on. Matteotti, il discorso di Ludovico d'Aragona, il quale ha voluto sottolineare sin dall'esordio la sua qualità di segretario confederale, è altro olio buttato copiosamente sul fuoco. 11 discorso D'Aragona è un discorso di ignobile provocazione e_di incosciente mendacio. :f: falso che Ja « borghesia » abbia organizzati i Fasci Italìani di Combattimento, che sono nati il 23 màrzo del 1919 e furono sempre sdegnosamente ignorati dall'Arlecchino pussista, sino a quando non lo raggiunsero con fior di legnate. l:: arcifalso che « il movimento fascista sia oggi l'espressione più viva della reazione borghese in atto >>. Anzitutto che cosa è « reazione » e che cosa è « borghesia »? Davanti alla improntitudine e alla· menzogna pussista, noi che abbiamo re~lmente salvalo il proletariato italiano disubriacandolo, siamo tratti a 10. • XVI.


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OP~RA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

domandarci se non valeva meglio fasciare ché' 1·csperimento si compisse. In Ungheria durò centotrcntatre giorni; in JtaJia sarebbe durato assai di meno. Sarebbe stato rovinoso, ma a. quest'ora D'Aragona e coffipagni sarebbero scomparsi per sempre dalla circolazione e il proletariato sarebbe completamente guarito. . Noi diciamo ai pussisti; fate il vostro gioco e noi faremo il nostro!

Come prima, peggio di prima J :MUSSOLINI

Da Il Popolo d'lzalia, N. 29, 3 febbraio 1921, VIH.


MALAFEDE E MISTIFICAZIONE Quali scopi si prefiggevano di raggiungere quel centinaio di piccole carogne social-pussiste inscenando alJc Camere una lunga settimana di cagnara antifascista? Noi che li conosciamo bene e perciò li disprezziamo infinitamente, possiamo rispondere a questa domanda. Primo obiettivo pussista: creare il diversivo, un diversivo qualunque, onde intontire il bestiame tesserato all'indomani del disastroso congresso di Livorno. L'antifascismo del P1u è, in primo luogo, un trucco, uno spediente per far vedere a S. M. il p roletariato che il Partito Socialista può essersi diviso, ma si ritrova· automaticamente unito, quando si tratta ~i fare delle chiacchiere contro l'incubo nuovo: il fascismo. Ma questo trucco ha breve dtirata. Finisce col dileguare dell'eco degli ultimi discorsi.

Secondo obiettivo: montare contro il· fascismo il cervello e il braccio delle masse. Tutti questi deputati pussisti, che amano ostentare il _loro senso critico di fronte ai fenomenì della storia, hanno dimostrato una pietosa insufficenza mentale di fronte al movimento fascista. Tuttavia, prospettandolo come un movimento di reazione, un esercito bianco, preparano e sobillano le future violenze antifasciste del1e loro masse. Rag ione per cui, noi proponiamo, in primis, di fare pagare ai deputati socialisti la settimana di calunnie alla quale ~i sono abbandonati. L'ipocrisia di certi ,appeIIi alla pacificazione appare evidente. In realtà, i socialisti prctcnd.e rebbero che il fascismo scomparisse dalla vita politica italiana. Illusione ! Il fascismo si è g ià conquistato, attraverso dure battaglie e con sacrificio di purissimo sa.n gue, il diritto di cittadinanza politica e morale nella vita italiana e tale diritto conserverà, anche ricorrendo alla violenza più inesorabile. Terzo obiettivo: imporre al Governo misure restrittive contro i Fasci, trattati alla stregua non di un movimento politico, ma di bande armate. Anche questo obiettivo non sarà raggiunto dai socialpussisti. Il Governo non ha simpatia di sorta per i Fasci, tanto è vero che pendono contro i fascisti centinaia di processi. E i fascisti non strillano, come fanno i sovversivi per le loro « vittime politiche». Ma il Governo sa che il fascismo è un movimento squisitàmente politico, che ha centinaia e centinaia di gruppi fortissimi e di nuclei in ogni plaga d'Italia, che si


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OPERA OMNIA DI BEMTO MUSSOLINI

diffonde con rapidità impressionante e che non si può.... sciogliere, perché, sciolto, si ricostituirebbe immediatamente, più forte e più combat-

tivo di prima. · Curiosa, poliziesca mentalità quella dei socialisti! Il fascismo è nato nel marzo del 1919; ha quindi due g loriosissimi anni di vita. In un pcimo tempo i socialisti lo hanno irriso come una quantità trascurabile e si sono iliusi di averlo sepolto in fondo alle urne del novembre. Battuto elettoralmente, ma più vivo di prima, il fascismo riprende lentamente e poi con ritmo accelerato la sua marcia trionfale e schianta, da Trieste a Bologna, il leccio fantoccio del pussismo leninista. Sbandamento generale del Pus e bagolamento alla Camera, dove i socialisti cercano invano l'alibi deJla loro insufficcnza rivoluzionaria attraverso il fascismo, Questi i precedenti schematicamente riassunti. Ai . fascisti di tutta Italia trame Je conclusioni. Le conclusioni non possono essere che queste, N essuna tregua è possibile, né 'd'ordine locale, né d'ordine nazionale, con un Partito che per una settimana intera s'è giovato della tribuna parlamentare per vilipendere il nostro movimento e per diffamare i nostri uom ini. Perfezionamento dell~ nostra organizzazione, specie dal lato «azione», e del nostro metodo di contrattacco, che deve riuscire tea. volgente. Contro chi si ostina nella cafunnia non c'è che un rimedio: picchiare sodo! E confidiamo che a poco a poco, pestando sui crani, si snebbieranno i cervelli ! N on passerà molto tempo che i. socialisti si arrenderanno all'evidenza · dei fatti e riconosceranno l'assoluta purezza dei nostri ideali ,e della nostra fede, Nell'attesa, e.Ssi ci hanno reso un grande servigio. H anno contribuito a popolarizzare enormemente il fascismo con una spettacolosa réclame quale noi non avremmo mai fatto coi modestissimi mezzi a nostra disposizione. Centinaia di g iornali hanno buttato nelle orecchie di milioni di italiani questa parola vagamente misteriosa, suggestiva e preoccupante : ·fascismo! Molti italiàni, fra questi milioni, saranno tratti a domandarsi per curiosità: che diavolo sarà mai questo fascismo, che incanaglisce e spaventa tanto il più grande partito politico d'Italia, il partito che si riteneva « padrone del vapore»? La curiosità Soddisfatta aumenterà le forze del fascismo. Grazie, signori. La « mancia » verrà, MUSSOLINI

Da li Papolo d"ltalia, N. 31, 5 febbraio 1921, VIII.


CURIOSITA.... DOPO LA DISCUSSIONE

Un socialista bolognese, ben noto fra i socialisti bolognesi e triestini, ci ha mandato questa lettera che ci affrettiamo a pubblicare e a postillare. Bo/ogn,s, 2. 2. 1921. Caro Mussolini, Malgrado tu abbia sempre più accentuato la. campagna contro il P.S.I., tuttavia io ho Ja ingenuità di credere ancora (come dkevo un tempo ad Aldo Spallicci) che, in fondo in fondo .... non devi essere pres& dalla suggestiVa potenza della l>orghesia industriale. Anzi! E mi illudo che U1 possa ancora essere utile alle povere masse istupidite e accasciate, dopo tanti spropositi e capitomboli di

rivoluzionari ·di cartone! Ti prego di farmi mandare una copia dei Po1tu!a1i del fasciJmo. Voglio leggere, voglio seguirvi da vicino, anziché urlare bestialità, seoza sapere che cosa volete. Cordiali saluti. 0ANTll QUEII.CIOU

Via Collegio di Spagna, 9

Q uesta lettera rivela un galantuomo e un'anima onesta. Non insisto per quel che r iguarda me personalmente sull'ammìssione che in fondo

in fondo, ecc., ecc. B un motivo vecchio di polemica superata. Nessuno cì ha mai creduto o ci crede. Più importante, ai fini politici, è la speranza che il Querciol i sembra accarezzare circa l'atteggiamento futuro di questo giornale e deJ fascismo ìn genere. Noi ci vantìamo di avere potentemente cont ribuito a salvare il proletariato italiano dall'immane baratro dove stava per precipitare e dal quale non si sarebbe rialzato che fra cinquant'anni. I socialisti stessi, quelli in buona fede, dovrebbero am. metterlo. Se dal seno della nazione non si fosse levata una minoranza energica e decisa ad impedire l'esperimento, chi può negare che l'esperimento non ci sarebbe stato? E qual è il socialista, da T urati a Vacirca, da Baldesi a .... Graziadei, che non ne a~ia g ià prospettato le terribili conseguenze da og ni punto · di_vista? La nostra opera negativa di op-


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OPERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI

posizione è stata di reale enorme giovamento alle masse operaie italiane. Contro le quali non ci siamo mai posti tutte le volte che mantenevano

le loro agitazioni sul terreno delle rivendicazioni di classe. Nostra è stata, all'indomani dell'armistizio, fa vivace campagna per l'introduzione delle otto ore di lavoro e dei minimi di paga; nostra è stata l'insegna che occorreva andare incontro al « lavoro » che tornava dalle trincee. Persino nel periodo culminante delle agitazioni operaie del dopoguerra, quello delle occupazioni delle fabbriche, noi abbiamo, specie nel p rimo tempo, solidarizzato cogli operai e polemizzato contro gli industriali. Tutto ciò è storia doaunentata. Naturalmente ci siamo· messi di traverso a tutti gli scioperi «politici » , fatti a spese delle masse operaie per . conto· di determinati g r_u ppi d i politicanti e per motivi estranei alla coscienza e alla mentalità delle classi lavoratrici. Quanto al programma dei Fasci che il Q uercioli ci domanda, esso è consegnato in un opuscolo di ventotto pagine, che ci affrettiamo a mandarg li. Aggiungendo, però, che tale programma · non è definitivo. Nuovi orientamenti dei Fasci si stanno elaborando in questi g iorni attraY~rso le adunate regionali, prodromo della grande adunata nazionale, nella quale gli orientamenti saranno nettamente formulati. Ecco quel che si · legge nei P0I1ula1i faiciiti a proposito di organizzazione operaia e di lotte operaie. « I Fasci manifestano la loro simpatia e il proposito di aiutare ogni ini.t:ia- · -~ tiva di quei gruppi di minoranza del proletariato che sanno armonizzare !a difesa della classe coll'interesse della nazione. E nei riguardi della tattica sindacale consigliano il ·pioletariato di servirsi, senza predilezioni particolari e senza ~clusivismi aprioristici, di tutte le forme di lotta e di conquista che assicurino lo sviluppo ,della collettività ed ·il benessere dei singoli produttori. « Noi non siamo a priori per la lotta di classe né per la cooperazione di classe. L'una e l'altra tattica devono essere impiegate a secori<la delle circostanze. La cooperazione di classe s'impone quando si tratta di produrre; la lotta di classe o di gruppi. è inevitabi le" ciuando si tratta di dividere. Ma la lotta di classe non può spingr!tsi fino ad assassinare la produzione. « I fasciSti non sono e non possono essere contrari alle masse laboriose, né alle loro giuste rivendicazioni. Sono contrari invece alla infatuazione che ha preso certi gruppi operai; sono contrari alle speculazioni demagogiche che i partiti politici fanno sulla pelle degli operai. « I fascisti chiedono in concreto: « a) la sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratoci la giornata legale di otto ore; « b) una legislazione sociale agsiornai:a dalle necessità dei tempi nuovi, sp«ie per ci!!) che riguarda gli infortuni, l'invaliditi e la vecchiaia dei lavoratori, sia agricoli che industriali e impiesalistid; « e) una rappri=sentanzo. dei lavoratori nel funzionamento dell'industria limitato nei riguardi del personale; « ti) l'affidamento a lle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente .e tecnicam~nte) della gestione di industrie e servizi pubblici;


DAL TRATI'ATO DI RAPALLO, ECC .

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.: e) la formazione dei Consigli nazionali tecnici· del lavoro, costituiti dai ' rappresentanti dell'industria, dell'agricoltura, dei trasporti, del lavoro intellettuale, dell"igiene sodale, delle comunicazioni, ecc., eletti dalle collettiviti professionali di mestiere con poteri legislativi; « la sistemazione tecnica e morale dei g randi servizi pubblici, sottraiti alla tardigrada burocrazia dello Stato che li manda in rovina. « Non c'è bisogno di sottolineare l'importanza degli ultimi due postulati, coi quali i fascisti accettano le tesi più radicali e innovatrici del sindacalismo europeo».

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Ora, domandiamo al Quercioli e a tutti coloro che ci leggono: può essere tacciato di reazionarismo, nel senso bruto della parola, un movimento che ha nel suo prog ramma questi postulati? No, evidentemente. Le rappresaglie contro talune S~di di organizzazioni operaie sono pcrfèttamcnte giustificate dai precedenti, ma si tratta di episodi, non di in~ dirizzo programmatico. Noi, fascisti, non sia.mo la ·guardia di una classe o di una casta, ma la guardia della nazione, intesa nella sua attualità e nel suo divenire ideale. N oi difendiamo dei valori spirituali immanenti. Pensiamo che non ci può essere g randezza di nazione con masse operaie abbrutite, diseredate e sfrutt?-te. Pensiamo inoltre che, in seno alle stesse masse operaie, attraverso l'inevitabile processo selettivo, si siano formate delle minoranze aristocratiche di capaci e di coscierìti, ai quali può essere affidata una _parte della ~irezione dell'economia na· 2ionale. Pensiamo che nessuno dei valori morali e tecnici - della bar. ghesia o del proletariato - possa essere misconosciuto o soffocato. Il nostro ideale sarebbe quello di associare sempre più intimamente ìl proletariato alle fortune e alla grandezza della naiione. E se, domani, dalle masse operaie, si esprimessero valori tali e tanti da poter sosti• tuire in meglio gli attuali che formano tutte le gerarchie della politica, dell'eConomia, dell'amministrazione pubblica, noi non solo non avremmo nuJla in contrario, ma aiuteremmo il necessario, logico e utile trapasso fra ciò che muore e ciò che nasce. Queste sono le nostre idee. Non solo « personalmerite », ma collet· .tivamente. Tutto il resto è mistificazione, voluta dai troppi - socialisti ufficiali in prima linea - che non vogliono spiegarsi l'ascendere del nostro movimento.· Se è nato, se vive, se si diffonde e trionfa, non è per un inesplicabile assurdo, ma perché risponde a µna fondamentale esigenza del nostro periodo storico, a uno stimolo acuto della nuova coscienza nazionale. MUSSOLINI

Da . li Popolo d'Italit:, N. ~2, 6 febbraio 1921, VIII.


IL FASCISMO E I PROBLEMI DELLA POLITICA ESTERA ITALIANA• Per delineare quali direttive debba seguire la politica estera del. l'Italia, nell'immediato e mediato futuro, è opportuno gettare, preliminarmente, uno sguardo d'insieme sulla situazione mondiale, sulle forze e correnti che vi agiscono e prospettare quali possano esserne gli sbocchi e i risultati. Tutti gli Stati del mondo si trovano fra di loro in rapporto fatale d'interdipendenza, il periodo della !plendid iso/aJion è passato

"' Al politeama « Rom~tti » di Trieste, la mattina del 6 febbraio 1921, si inaugu ra il primo convegno regionale dei Fasci della Vene-zia Giulia. Dopo i discorsi di Francesco Giunta., Umberto Pasella e Luigi Freddi, Mussolini parla su Il fauùmo di fronte ai principali problemi. Ecco il riassunto dèl suo d iscorso: « Mussolini rifà brC\'emente la storia del fascismo : dal suo sorgere, alla vita stentata dei primi tempi, alle elezioni dd 1919 (nelle quali egli s'ebbe... un funera le a dimostrazione che il fascismo era stato vinto per sempre), all'in· cendio dell'..ivanti.1, che segnò la ripresa, alla travolgente affermazione attuale. "Tutto ciò - dice - /Jffché il /111.fcismo risponde ad una rtale neceuità politfr,r, ad un elfeJtivo hùogno de/l'anima ilr:Hana". Jllustra . i postulati massimi del fascismo. "Euo è contru ·ugni dogma; di nulla euu .ri .rpaventa. Nei rig11ardi iuitt,zionali .ri ri!erva di euere quel che la realtà storica imporrà; al di sopra dellt preghidi:iali, purchl si sia umpre contro ogni polùica di rinuncia e di ,noru, che la nostra giovane nazione e la nqJtra vecchia ch•iltà 110n vogliono più seguire. Neì rig11...rdi del movimento operaio, il faui.1mo dà ad euo umo H JU() diJintereua/t> aiJ1to, ma non vuole che dietro li, .1palle del sindacato J'4nnidi il tradimento m:tùun ionale. Ne/14 politica estera non lo spatJenta la taccia di impe,;aliJla: sa di non esserlo nel senso te11to,riro della parola; ma Mn intemle, però, di rinunciare a vivere per rùpello delle formule. E vivere vuol dire non rerùare1 ma· ronservare ed aumentare. l4 11()S/r,., civiltà, /,., nu'stra menlalità, la nostra operoJità intelligente u ne d,mno dirhto. Il compito dei Faui delld Ve, nezia Giulia è importante in sommo grado, N,m saremmo al Nevo.101 malgrado ; u icerrtomila morJi, se Ro,uhi non atJesse spezzato le trame diplomatiche. Ma oltf6 il Nevo10 c'è tutto un mo,rdo che deve euere conquistalo dal noJJro lar,oro, come oltre l'Adriatico c'è lii/So "'' mare che deve euert !tKro alle nt>Jlre prore, Md pudò ouorre ,he la Jpada si manw1ga vigile, che gli spiriti non disarmino". (! salutato da interminabili applausi) 1>. (Da Il Piccolo della Sera di Trieste, N. 371, 7 !ebbra.io 1921, 37°, nuova serie). · Nella seduta pomeridiana, dopo le relazioni dei. rappresentanti dei. singoli Fasd, « Pasella porta in discussione il comma riguardante la questione del re-


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DAL TRATTATO D[ RAPALLO, ECC,

per tutti. Si può ben dire che coIJa guerra e dalla guerra, la storia del genere umano ha acquistato un ritmo mondiale. Mentre l'Europa, dissangu~~a. stenta a ritrovare il suo equilibrio, economico, politico e spirituale, già si annunciano, oltre i ·confini del vecchio continente, formi• dabili antitesi d'interessi. Alludo al conAitto fra Stati Uniti e Giappone, i cui episodi recenti, che vanno dalla faccenda del «cavo» al bilt contro l'immigrazione gialla in California, sono nella cronaca dei giornali. Il Giappone '(onta oggi settantasette milioni d'abitanti; gli Stati Uniti centodieci milioni. Che la coscienza della inevitabilità di un Ùrto fra questi due Stati esista, può trovarsi in questo particolare significantissimo: il libro che ha avuto ed ha a Tokio 1a maggiore diffusione ,in tutte le

gime. Afferma che "i Fasci devono rimanere nella linea fin qui seguita. Bisogna negare ogni pregiudiziale per lasciarci libertà di critica". Ugge l'ordine del giorno proposto dalla presidenza, che è il seguente: «" La prima solenne: adunata dei Fasci di Comb:ittimento della Venezia Giulia, di fronte alla questione dell'attuale regime politico dominante in Italia, riafferma la sua adesione ai postulati fondamentali del ·fascismo, che non am• mettono alcuna pregiudiziale e pei quali la questione del regime è subordin~ta agli interessi morali e materiali della nazione, intesi nella realtà e nel suo divenire storico; dichiara che il cambiamento del regime dev'essere il prodotto cli una opera di educazione e di elaborazione delle fone della nazione, scaturite, :il di sopra dei vecchi e dei nuovi partiti, dalla guerra e dalla vittoria " . « Jacchia chiede se il fascismo intende assumere le caratteristiche vere e proprie di un partito. « Mussolini constata come "l'ordine deJ giorno è intimamente fa.sciita e rispecchù, ii rentime,uo del congreuo, che /'hd dCNlle con un .appld1110. Mortarchid e ,epubblùd sono PMole. 1.4 realtà 8 la Patrid. Nei siame per la Patria. L'dziene, in un semo o in 11n altro, si esplica quando la grandezza del popolo italiano lo richieda. Q1mto i il fine unico. ~ "L4 que.1ticne dtl regime in /t.tJlid non ì af/aJto srntit.tJ. U istituzioni in I1alia non hanno os,eggiato lo sf!iluppo delle libertà poliàche, né Jascen1ione del proletariato". Lo dimostra accennando a varie questioni. "/.4 monarchill ii è 1poglia1a dei suoi a/tributi, Domani forse potrà darsi il caso che i fascisti sund,mo in piazza corrtro la monarchii:. Dopedomani fersr contro la repubblica. Sempre per l'lldlid. Non vogliamo legare la no.rtra azione a dogmi o a uhemi preconcetti, a immortali principi. L'ordine del giorno proposto è 1quisitarr;ente fauilt,s ". (Applausi). « li contrario ' ' alla Jra.rform,uiom! del fa.uiJmo in nn c:e,o e proprio partito, legate, impa.rtoit:tto e f'incolato a dogmi e pregi11diziali o già .ruperaJe o che pos1eno euere 111perate dal continuo 1volger1i dei fat1i. N oi, finché non avf!erranno fatti nuovi, dobbiamo mantenere la nostra b.tJndin.s" i>. Intervengono nella discussione ancora.· Jacch.ia e Olivieri. Poi « l'ordine del giorno è posto in votazione e viene approvato per acclamazione. « A questo punto la presidenu dà la parola a Mussolini perché svolga il comma riguardante il fascismo e la politica estera». E Musse>lini pronuncia il discorso qui riportato. (Da // Popolo d'Italia, Nn. ,;, 34, 8, 9 febbraio 1921, VIII). 1


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

zone t.l~lla popolazione s'intitola l..A nostra prouima guerra cogli Stati Uniti, Quella che si profila è la guerra dei continenti per il dominio del Pacifico. L'asse della civiltà mondiale tende a spostarsi. fu, sino al 1500, nel M~diterraneo; dal 1492 in poi, scoperta dell'America, passò ncll' Atlantico; da oggi, si annuncia il suo trapasso al più ,grande oceano del pianeta. Dissi altra volta che ci avviciniamo al secolo «asiatico>>. Il· Giappone è destinato a funzionare da fermento di tutto il mondo giallo, mentre non è detto che Isaac Rufus, diventato lord Reading e viceré delle Indie, riuscirà a salvare in quelle terre l'imperialismo britannico. Spostandosi l'assr: della civilità da Londra a N ew York (che fa già sette milioni di abitanti e sarà, fra poco, la più grande agglomerazione umana della terra) e dall'Atlantico al Pacifico, c'è chi prevede un graduale decadimento economico e spirituale . della nostra vecchia Europa, del nostro continente piccolo e meraviglioso, che è stato, sino ad ieri, · guida e luce per tutte le genti. Assisteremo a questo oscurarsi ed eclissarsi del « ruolo» europeo nella storia del mondo? A questa domanda inquietante e angosciosa rispondiamo : è possibile. La « vita » dell'Europa, specialmente nelle zone dcll'Eurnpa centiale, è a1la mercé degli americani. D'altra parte l'Europa ci presenta un panorama politico ed economico tormentatissimo, un groviglio spinoso di questioni nazionali e di questioni sociali e talvolta accade che il comunismo sia la maschera del nazionalismo e viceversa. Non sembra vicina realtà quella di una « unità » europea. Egoismi ~d interessi di nazioni e di classi si accampano in fieri contrasti. La Russia non è più un enigma dal punto di vista economico. In Russia non c'è ·comunismo e nemmeno socialismo, ma una rivoluzione agraria a tipo democratico, piccolo..bor· ghcse. Rimane l'enigma dal punto di vista politico. Quale politica estera. persegue in realtà la Russia? I una politica di pace o di guerra ? La va. rietà dei fatti a nostra conoscenza ci porta ad osèillare perennemente fra l'una e l'altra ipotesi. In altri termini : sotto l'emblema falce e martello, si nasconde o non si nasconde il vecchio panslavismo che, oggi,_ sarebbe inoltre ~ominato da una fer.rea necessità « rivoluzionaria )), che è quella di allargare· 1a rivoluzione nel resto d'Europa per s~lvare il Governo dei SoviètJ in Russia? Se la Russia farà una politica di guerra, la sorte· degli Stati baltici (Lituania, Lettonia, futonia) appare segnata. Incerto - anche il destino della Polonia, che potrebbe essere schiacciata al muro ostile tedesco dall'eventuale straripare dei russi. Ci sono in quelle -plaghe dell'Europa nord-orientale punti di dissidio fra gli Stati. C'è uri dissidio polacco.. lituano-russo a proposito di WiJna e di G rodno. Il diritto, in base alla storia e alle statistiche, è dalla parte dei polacchi. Ci sono nel distretto


DAL TRATTATO DJ RAPALLO, ECC.

di Wilna 263.000 polacchi, 118.000 lituani, 8000 bianco-ruteni, 83.000 israeliti. le stesse cifre proporzionalmente si hanno per Grodno. Quanto all'Alta Slesia, che tiene agitatissimo il mondo tedesco e quello polacco, le statistiche tedesche danno queste cifre: 1.348.000 polacchi; 588.000 tedeSChi. L'Alta Slesia è, dunque, polacca, ma il suo destino sarà deciso dal plebiscito convocato pel 15 marzo. La grande guerra si è . conclusa con sei, finora, trattati di pace: Versailles, San Germano, Trianon, N euilly, Sèvrcs, Rapallo. Nessuno di questi trattati ha accontentato in tutto i vincitori; nessuno d i questi trat· tati, nemmeno quello di Rapallo, che si volle definire un trionfo delle negoziazioni amichevoli e pacifiche-, è stato accettato dai vinti. Ognuno di questi trattati ha dei punti controversi o di difficile realizzazione. Per quello che rig uarda .il « trattatissimo » di Versailles, è in piedi, proprio in questo momento, la grossa questione dell'indennità che la Germania dovrebbe pagare: è una cifra che dà le vertigini. L'ultima parola non è stata ancora detta. Tutto quello che si fa, specie dai d iplomatici, ~ un definitivo che ha sempre un ironièo carattere di provvisorio. I tedeschi, che hanno realizzato l'unio.n sacrée del non pagare, annunciano che faranno delle controproposte e · se ne riparlerà a Londra, presenti gli stessi tedeschi, fra . qualche settimana. la nostra opinione è che se i tedeschi possono pagare, devono, sino al grado della loro possibilità, pagare. I « tecnici » stabiliscano questa loro possibilità. Non bisogna dimenticare, prima di abbandonarsi a compiangere i tedeschi, che se vincevano, la indennità che noi avremmo dovuto pagare era. già stata fissata in cinquecento miliardi oro; che i tedeschi hanno scatenato la guerra e che jl primo irredentismo inscenato dai tedeschi è diretto contro l'Jtalia, per la loro minoranza calata abusivamente nell'Alto

Adige. ·Dal' trattato di San' Germano è uscita l'attuale r'epubblica austriaca. Può vivere cosl com'è formata? Generalmente si opi~ di no. Rimane l'ipotesi dì una confederazione danubiana sull'asse Vienna-Budapest, ma la « Piccola Intesa », composta degli eredi, vigila a che non si ritorni, sotto una forma o l'altra, all'antico. Noi pensiamo che, per forza di cose, a una èonfedèrazione economica danubiana, presto o tardi, ci si arriverà; e allora le condizioni del· l'Au.<ìttia e in particolar modo quelle di Vienna, ne verrebbero miglio~ rate, sino ad attenuare il movimento annessionistico pro-Germania. Dal punto di vista delia· giustizia, e quando ci fosse una manifesta e chiara volontà di popolo, l'Austria avrebbe diritto di «alienarsi» alla Germania. Questa ipotesi non ci può lasciare indifferenti, per via del confine ~l Brennero, questione di vita o di morte, e per ]a sicure:ua della valle padana. Un'Austria affamata ed elemosinante, non può scatenare un


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

irredentismo pericoloso contro di noi; unita alla Germania, la questione dell'Alto Adige si farebbe certissimamente più acuta. Quanto all'Ungheria, essa può attendere una ragionevole revisione del trattato ché la

mutilava da ogni parte. Bisogna però aggiungere che il capitolo <( Fiume >> è definitivamente sepolto nella ..storia ungherese. In tutto il mondo ba.lcanico esistono focolai d'infezione di nuove guerre. Citiamo: Montenegro, Albania (siamo per la indipendenza del primo e·della seconda, se dimostreranno di saperla godere), Macedonia, che è bulgara (1.181.000 bulgari, di fronte a 499.000 turchi ed a 228.000 greci). la Bulgaria ha diritto a un porto sull'Egeo. :e questo dì un interesse capitale per l'espansione economica italiana in Bulgaria. Il trattato di Sèvres ha massacrato la Turchia per iperbolizzare la Grecia di Venizelos e di Costantino, che ha dato alla guerra europea il sacrificio di ben 787 « euzoni » ! Pensiamo che per ciò che riguarda iJ Mediterraneo orientale, l'Italia debba seguire una politica piuttosto turcofila. A suo tempo, immediatamente dopo la firma del trattato, il Comitato centrale dei Fasci diede il suo giudizio sul trattato di Ra pallo, trovandoJo « accettabile per il confine orientale, inacc"ettabile e deficente per Fiume, insufficente e da respingere per Zara e la Dalmazia~. A tre mesi di distanza, quel giudizio non appare smentito dagli avvenimenti successivi. Il trattato di Rapallo è un .compromesso infelice, contro il qu.ale sul Popolo furono elevate pagine di critica, che è ora inutile riesumare. Si tratta di spiegare come l'Italia vittoriosa sia giunta a Rapallo. E la spiegazione non richiede eccessivi sforzi mentali. Siamo arrivati a Rapallo come conseguenza logica della politica estera -- fatta ·o impo· staci - prima della guerra, durante la guerra e dopo la guerra. Per spiegare Rapallo, bisogna pensare agli alleati, due dei quali, essendo mediterranei per p~sizione geografica (Francia) o per interessi e colonie (Inghilterra), non possono vedere di buon occhio il sorgere 'deffltalia in potenza mediterranea, onde si spiegano, in loro, lo zelo e tutte le manovre più o meno oblique con rui sono riuscite a creare ncll' Adriatico superiore e inferiore il contraltare marittimo - jugoslavo e greco dell'Italia. _Rapallo si spiega pensando a Wilson e ai suoi cosiddetti experts; alla mancanza assoluta di propaganda italiana all'estero; alla stanchezza mortale e perfettamente comprensibile della popolazione. Ra. pallo si spiega col convegno delle nazionalità oppresse tenutosi nell'aprile del 1918 a Roma· e quel convegno si riattacca all'infausta pagina di Caporetto. Tutto si paga nella vita. Il 12 novembre del 1920 abbiamo pagato a Rapallo la rotta del 24 ottobre 1917. Senza Caporetto, niente . patto di Roma. In ·quel congresso, gli jugoslavi ci vendettero del fumo, poiché in realtà essi nulla, assolutamente nulla, fecero per disintegrare dall'interno la duplice monarchia, della quale forano fedelissìmi servitori


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sino all'ultimo, con lealismo tradizionalmente croato. Non per niente, dopo il suo decesso, la monarchia d'Absburgo tentava regalare agli jugo· slavi la sua flotta di guerra. Ma nell'aprile del 1918 si creava - conscn• zienti tutte le correnti dell'opinione pubblica italiana, compresa la nostra e.la nazionalista - l'irreparabile; si elevavano, cioè, al rango di alleati effettuali e potenziali i nostri peggiori nemici e si capisce che, a vittoria ottenuta, costoro non hanno accettato jl ruolo di vinti, ma hanno insistito sul loro ruolo di collaboratori e hanno rivendicato anche nei nostri confronti la relativa quota-parte del bottino coffiune. Dopo il patto di Roma, non si poteva piantare il ginocchio sul petto alla Jugoslavia: questa la verità. Così è accaduto che il popolo italiano, stanco ed jmpoverito, snervato da due lunghi anni di inutili trattative, demoralizzato dalla politica di Cagoia e dalla tremenda ondata di disfattismo postbellico alla quale solo ,i Fasci hanno potentemente reagito, ha accettato o subito il trattato di Rapallo, senza manifestazioni di gioia o di rammarico. Puc di finirla una buona volta, molta gente avrebbe trangugiato anche la linea terribile di .Monte Maggiore. Tutti i partiti, di tutte le: gradai.ioni di destra o di sinistra, hanno accettato il trattato come un « meno peggio,>. Noi lo abbiamo subìto considerandolo'soprattutto come una cosa effimera e transitoria ( c'è mai stato nel mondo e specialmente sulle sabbie mobili della diplomazia qualche cosa di definitivo?) e nell'intento di preparare tutte le forze affinché la prossima o lontana, ma fatale revisione, migliori il trattato e non lo peggiori; porti il nostro confine alle Dinariche, ma non porti mai più il ·confine jugoslavo all'Isonzo. La sorte toccata a]la Dalmazia ci angoscia profondamente. Ma la colpa della rinuncia non è da attribuirsi tutta ai negoziatori dell'ultima ora: la rinuncia era già stata perpetrata nd Parlamento, nel giornalismo, nell'università stessa, dove un professore ha stampato libri - naturalmente tradotti a Zagabria - per dimostrare - a modo suo - che la Dalmazia non è italiana ! · La tragedia dalmata è i n questa ignoranza, malafede, e incomprensione, colpe alle quali speriamo di rip.i.rare colia nostra opera futura, intesa a far conoscere, amare e difendere la Dalmazia italiana. Firmato il trattato, si poteva annullarlo con uno o l'altro d i q;esti due mezzi : o la guerra all'esterno o la rivoluzione all'interno. .L'una e l'altra assurde! Non si fa scattare un popolo sulle piazze contro un trat• tato dì pace, dopo Ci(!.que anni dì calvario sanguinoso. Nessuno è Capace di operare tale prodigio! Si è potuta fare in Italia una rivoluzione per imporre l'intervento, ma nel novembre 1920 non si poteva pensare a una rivoluzione per annullare un trattato d i pace, che, buono o cattivo, era accettato da1 novantanove per cento degli italiani! Io non tengo, fra tutte le vi.r tù


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possibili e pensabili, alla coerenza; ma testimoni esistono e documenti stenografici fanno fede che, dopo Rapallo, io ho se.m pre dichiarato che due cose mi rifiutavo di fare contro il trattato: la guerra. all'esterno e la guerra · all'interno. Pensavo anche che era pericoloso imbottigliarsi i~ un'opposizione armata al. trattato, rimanendo in un punto pcrifeèico della nazione come Fiume. Due mesi di polemiche e note quotidiane. dei mesi di novembre e dicembre, stanno a testimoniare tdonfalmcntc la mia opera di solidarietà colla causa di Fiume e la mia aperta e recisa opposizione al Governo di Giolitti. Gran peccato che l'oblio cada così rapidamente sugli scritti di ull quotidiano; né io ho l'abitudine melanconica di riesumare ciò cl,e pubblico. Ma la realtà indistruttibile è che giorno per giorno ho battagli:.tto' perché il Governo di Roma. riconoscesse quello di Fiume; perché al convegno di Rapallo fossero invitati i rappresentanti della Reggenza; perché da parte del Governo di Roma si evitasse ogni attacco armato contro Fiume, A tragedia iniziata, ho boliato come un enorme delitto l'attacco della vigilia di Natale e ho segnato all'indomani ì « titoli d'infamia» del Governo di Giolitti e sempre ho esaltato Io spirito di giustizia, di libertà e di v·olo~tà che è lo spirito immortale della legione di Ronchi. Accade per gli avvenimenti della storia come talvolta a teatIO ; ci sono delle platee ringhiose, che, avendo pagato il biglietto, pretendono che la rappresentazione, a qualunque costo, vada a termine, Così oggi in Italia incontrate due categorie d'individui:· gli uni, tipo Malagodi o Papini, che rimproverano a D 'Annunzio di essere sopravvissuto alla tragedia fiumana e gli altri che rimproverano a Mussolini di non aver fatto quella piccola cosa leggera, facile, g raziosa, che si chiama una « rivoluzione». Io ho sempre disdegnato g li alibi vigliacchi - deficenze, impotenze, rancori e miserie - coì quali e pei quali in Italia ci si sfoga su teste di turco reali o immaginarie. I Fasci di Combattimento non hanno ffiai promesso di fare la rivoluzione in ltalia in caso di un attacco a Fiume, e specialmente dopo la defezione di Millo. fo, poi, personàlmente, non bo mai scritto o fatto sapere a D'Annunzio che la rivoluzione in Italia dipendeva dal mio capriccio.- Non faccio del bluff e non vendo del fumo. La rivoluzione non è una boiJe à surp,iJe che scatta _a piacere. Io non la porto in tasca e non la portano nemmeno coloro che del suo nome si riempiono la bocca rumorosamente e all'atto pratico non vanno oltre al tafferuglio di piazza, dopo 1a dimostrazionceJia inconcludente, magari col provvidenziale arresto che salva da guai peggiori. Conosco la specie e g li uomini. Faccio la politica da Vent'anni. A guerra iniziata fra Caviglia e Fiume, o c'era Ja possibilità di scatenare grandi cose o altrimenti, per un senso di pudore, bisog nava eVitare fec-


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cessivo vociare e le sparate fumose, dileguate subito senza traccia e senza sangue. La storia, raccolta di fatti lontani, insegna poco agli uomini; ma la cronaca, storia che si fa sotto gli occhi nostri, dovrebbe essere più far, tunata. Ora la cronaca ci dice che le rivoluzioni si fanno coll'esercito, non contro l'esercito; colle armi, non senza armi; con movimenti di reparti inquadrati, non con masse amorfe, chiamate a comizi di piazza. Riescono quando le circonda un alone di .simpatia da parte della maggioranzaj se no, gelano e falliscono. Ora, nelJa tragedia .6wnana, esercito e marina non defezionarono. Certo rivoluzionarismo fiumano dell'ultima ora non si definiva: andava da taluni anarchici a taluni nazionalisti. Secondo taluni <( emissari>>, si poteva mettere insieme il diavolo e l'acqua santaj la nazione e l'antinazionc;· Misiario e Dckroix, Ora io dichiaro che respingo tutti i bolscevismi, ma qualora dov~ssi, per forza, sceglierne uno, prenderci queUo di Mosca e di Lenin, non fosse altro perché ha proporzioni gigantesche, barbariche, universali. Quale rivoluzione allora? La nazionale o la bolscevica? Una grande incertezza - complicata da tante altre cause minori - confondeva gli animi, mentre la nazione, più che in un senso di rivolta per ciò che accadeva attorno a F~wne, si raccoglieva in un senso di_ dolore e una sola cosa auspicava: la localizzazione dell'episodio e la sua rapida, pacifica conclusione. Delle due l'una, nel caso che ci fosse stata e non c'era assolutamente, dato il contegno delle forze armate di cui disponeva il Governo,· la possibilità di un inoto insurre~ionale da parte nostra: o la disfatta o la vittoria. Nel primo caso tutto sarebbe andato perduto i_rreparabilmente nel baratro di una inutile guerra ciVile. Facciamo pure, per amore di polemica, 1a: seconda ipotesi : l'ipotc_si della vittoria colla caduta del Ger· verno e del regime. E nel secondo tempo ? Dopo la più o meno facile demolizione, quale direzione avrebbe avuto la rivoluzione ? Sociale, come volevano taluni bolscevizzanti - quelli della formula « sempre più a sinistra », equivalente della grottesca « corsa al più rosso» - o nazionale e dalmatica ç reazionaria, come la volevano altri? Non possibilità di conciliazione fra le due correnti. Per una rivoluzione socialoide, che significato avrebbero potuto avere ancora le questioni territoriali e precisamente dalmatiche ? Nell'altro caso, di una èivo· luzione nazionale contro il trattato di Rapailo, il tutto si sarebbe limitato ad un annuJlamento .formale del trattato e a una· sostituzione di uomini, per poi addivenire a un altro trattato, in un'altra Rapallo qualsiasi, poiché, un giorno o ·l'altro, la nazione avrebbe doVuto finalmente avere la sua pace. Non si sanava un episodio di guerra civile, scatenando più ampia guerra, in un momento come quello che si attraveèsa, e nessuno è capace di prolungare o di creare artificiosamente situazioni storiche conchiuse e


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superate. A chi sa elevarsi al disopra delle meschine passioni e sa trarre una sintesi dal vario cozzare degli elementi, e scernere il g rano puro dal log lio equivoco, è concesso il privileg io dell'anticipazione sul Natale fiumano, che può esser.e chiamato il punto d'incrocio tragico fra la ragione di Stato e la ragione dell'Jdeale; il convegno terminale di tutte Je nostre deficenze e di tutte le nostre grandezze! Il primo è quello di Fiume. Non sentiamo il bisogno di accumulare frasi per ripetere la nostra solidarietà colla città olocausta. Abbiamo dato, proprio in questi giorni, le prove più tangibili della nostra solidarietà al Fascio Fiumano di Combattimento, per rimetterlo in condizioni tali da impegnare la lotta contrO la croataglia che ritorna a farsi viva, .L'azione dei fascisti deve tendere a realizzare, per il momento, l'annessione eco· · nomica di Fiurile all'Italia. Sollecitare Governo e privati. Nello stesso tempo maatcnere con og~ mezzo la fiamma dell'italianità, in modo che daJl'annessione economica si passi in breve a quella politica. A ciò si arriverà, -malgrado tutto. T utta la solidarietà fascista, nazionale e. gover~ nativa dev'essere concentrata. su Zara, in modo che la piccola città possa adempiere al suo delicato e grandioso compito storico, Tutela efficace degli italiani rimasti n egli altri centri della Dalmazia. Niente collegio separato per gli slavi in Istria o per i tedeschi neH' Alto Adige. Non si può creare un precedente siffatto, ~e ci porterebbe molto lontano. I f rancesi della Val d'Aosta, che ·sono, in realtà, ottimi italiani, non ,1anno collegio speciale o altri privilegi del genere. Questa duplice circoscrizione sarebbe un errore gravissimo. Tocca ai fascisti del Trentino e di Trieste impedire a qualunque costo che si compia. Gli orientamenti stabiliti l'anno scorso - nell'adunata del maggio a Milano - non sono invecchi.i.ti o sorpassati. Il fascismo gode fama di essere « imperialista». Quest'accusa fa il paio coll'altra del « reazionarismo». Il fascismo è antirinunciatario quando «rinunciare » significa umiliarsi e diminuirsi. A paragrafi: L. il fascismo non crede alla vitalità e ai principi che inspirano la cosiddett~ Società delle nazioni. In questa Società le nazioni non sono affatto su un piede di eguaglianza. :E una specie di santa alleanza delle nazioni plutocratiche del gruppo franco•anglo-sassone per garantirsi - malgrado inevitabili urti d'interessi - lo sfruttamento della massima parte del mondò; 2. il fascismo non crede alle Internazionali ross; che muoiono, si riproducono, si moltiplicano, tornano a morire. Si tratta di costru· zioni artificiali e formalistiche, che raccol8,ono p iccole minoranze, in confronto al!e masse .di popolazioni che vivendo, movendosi e progre· dendo o regredendo, finiscono per determinare quegli spostamenti d 'in-


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teresse, davanti ai quali vanno a pezzi le costruzioni internazionalistiche di prima, seconda, terza maniera; 3. il fascismo non crede alla immediata possibilità del disarmo universale; 4. il fascismo pensa che l'Italia debba fare, nell'attuale periodo storico, uoa politica europea di equilibrio e di conciliazione fra le d iverse potenze. Da queste prem~se · generali consegue che i Fasci Italiani di Combattimento chiedono : a) che i trattati di pace siano riveduti e modificati in quelle pa_rti che si appalesano inapplicabili o la cui applicazione può essere fonte di odi formidabili e fomite di nuove guerre; b) l'annessione economica di Fiume all'Italia e la tutela degli italiani residenti nelle terre dalmatiche; e) lo svincolamento graduale dell'Italia dal gruppo delle nazioni plutocratiche occidentali attraverso lo sviluppo delle nostre forze produttive interne; d) il riavvicinamento alle nazioni nemiche - Austria, Germania, Bulgaria, Turchia, Ungher_ia - ma con atteggiamento di dignità, e tenendo fermo aUe nccCssità supreme dei nostri confini settentrionali e orientali; e) creazione e intensificazione di relazioni amichevoli con tutti i popoli dell'Oriente - non esclusi quelli governat i dai S0v;è1s - e del Sud-Oriente ewopeo; /) rivendicazi_o ni, nei riguardi .coloniali, dei diritti e delle necessità della nazione; g) svecchiamento e rinnovamento di tutte le postre rappresentanze diplomatiche con elementi usciti da facoltà speciali universitarie; h) valorizzazione delle colonie. italiane del Mediterraneo e di oltre Atlantico con istituzioni economiche e culturali e con rapide comu· nicazioni. Ho una fede illimitata nell'avvenire di grandezza del popolo italiano. Il nostro è, fra i popoli europei, il più numeroso e il più omogeneo. :R · de5tino che il Mediterraneo torni nostro. ::e. destino che Roma tofni ad essere Ja città direttrice della civiltà in tutto l'Occidente d'Europa. Innalziamo la bandiera dell'impero, del nostro imperialismo, che non dev'essere confuso con quello _di marca prwsiana o inglese. Commettiamo alle nuove generazioni che sorgono la fiamma di questa passione : fa re dell'Italia una delle nazioni senza le quali è impossibile concepire la storia futura dell'umanità. Resping iamo tutte le stolide obiezioni dei sedentari che ci parlano di analfabetismo e di pellagra ed altro, <]Uando si vede che mezzo secolo ll. · XVI.


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di « piede dì casa » non ci ha guarito da questi eh.e non sono né delitti, né vergogne. Al disopra dei pessimisti che vedono tuttO g rande in casa altrui e tutto piccolo in casa propria, dobbiamo avere l'orgoglio della nostra razza e della nostra storia.· la guerra ha enormemente aumentato i l prestigio morale dell'Italia. Si grida « Viva l'Italia! » nella lontana Let· tonia e nell'ancora più lontana Georgia. Italia è l'ala tricolore di Ferrarin, l'onda magnetica di Marconi, la bacchetta di Toscanini, il ritorno a Dante, nel sesto centenario della sua dipartita. Sogniamo e prepariamo - con l'alacre fatica di ogni giorno - l'Italia di domani, libera e ricca, sonante di cantieri, coi mari e i cieli popolati dalJe sue flotte, colla terra OVllil(lUC fecondata dai suoi aratri. Possa il cittadino che verrà dire quel che Virg ilio diceva di Roma antica : imperi11m oceano, f ama termi11avit a.1Jrir : « l'impero finiva all'oceano, ma la sua f~ma arrivava alie stelle». ·

(Q11ando M11uolini termina, il p11bblico che gremirce l'ampia sala. rimane .1ilemio.Io per un attimo. . Sollo l'impreuione d el podero.Io diJeor.Jo, pron11nzittto co1T ,ma efficacia J1Jgge.1tiva e conilincente, es.Jo non 01a rompere il silenzio. Poi, a rm t ratto, ii 'pubblico ;catta in piedi. Un applamo frenetico, ,m grido altiuimo e;plode. T11tti 10110 elettrizzati. I pù) vicini abbracciano e baciano Mt11solini. Si deve ;o;pendere per alcuni mini/li l'auemblea, menJre una signorina porge a A11tSJoli11i un grande mazzo di garofani roJJi legati da 1111 neutro tricolore, offerto dalle donne trie;tine) *. ... « .Alla 1ipresa della seduta, la presidenza legge il !eg..1ente ordine del giorno, proposto da PaseUa, che è approvato per acclamazione : «" Il congresso regionale giuliano, udita la superba relazione sulla politica estera che Benito Mussolini ha svolto con vastità di vedute e con profondità di concetti attraverso una si ntesi formidabile, approva Ja relazione stessa per acclamazione:" ». Poi il convegno passa a discute.re i seguenti comma: LA CortitNzione fir,. mdna e/ Fatri e /'o,-ganizzazione .rindaale. Prima della fine della seduta, « Mussolini, commosso per le entusiastiche accoglienze fattegli, prima di ripartire per riprendere la battaglia nella trincea giornalistica, .ringrazia tutti i fascisti. Li invita a continua.re la lotta in mezzo ai -singoli Fasci ed a tutti porge il suo cordiale e fraterno arrivederci ». (Da Il Popolo d'Italia, N. 33, 8 febbraio 1921, VJII).


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI DELLA VENEZIA GIULIA AL PRIMO DISCORSO ALLA CAMERA (7 FEBBRAIO 1921 - 21 GIUGNO 1921)


Rifntrato a Milano, dn.11'8 febbraio al 2 aprile, Mussolini premette un « cappello» ad un artièolo di Franco Ciarlantini ( 165) e ad una lettera di Giusc:-ppe Bottai ( 168); postill_a un messaggio indirizzatogli dal fascio fiumano di combattimento (167) e una lettera di un repubblicano di Meldola (209); partecipa ad un'ass«oblea del fascio milanese di combattimento { 169) e al convegno dei fasci della Lombardia tenutosi a Milano i ! 20 febbraio ( 174); si occupa delle idee dei fasci circa il problema agrario ( 170); replica ad un giornale repubblicano ( 180); commenta una lettera dei legionaÌ'i fiumani della sezione triestina (201); scrive sui convegni fascisti di Trieste, Milano e Venezia ( svoltosi il 4 febbraio) ( 178) (nel dicembre del 1920 i fasci erano circa ottocento, nel febbraio del 1921 sorpassano i mille, nel maggio dello stesso anno saranno oltre duemila); sulla violenza fascista (181); sulla questione di porto Baross (183}; sulla necessità di nuove elezioni politiche (186); sui fatti di Firènze e di Sant'Ilario d'Enza del 27 febbmio-2 mano (sanguinosi conflitti tra fascisti e socialisti erano avvenuti il 27 febbraio anche a Trieste, Reggio Emilia, Ferrara, Spezia, Reggio Calabria, Cerignola, Vercelli (189, 191); su un comunicato, relativo agli scontri del 27 febbraio, diramato dalla direzione del partito sociali.sta italiano (193); sulla diffamazione del fascismo perpetrata dall'Avan1i! e da altri giornali (il 6 marzo, a Casale Monferrato, un'imboscata tesa dai SO(ialcomunisti ai fascisti aveva provocato quattro morti e numerosi feriti) (196); sul discorso pronunciato alla Camera dei deputati da Filippo Turati nella tornata del 1' ·marzo (199) e su quello tenutovi dal conte Sforza nella tornata del 19 marzo (205); sulla questione della revisione degli stipendi agli uffidn.li (202); sull"agguato e sul conflitto di Greco Milanese del 20 marzo, nel quale trovano la morte il fascista Aldo Setti ed una donna (207); sul movimento fascista a due anni dalla fondazione (211); sull'attentato terroristico consumato dagli anarchici a Milano, nel teatro « Diana », la ' sera del 23 marzo, fo segno di protesta contro l'arresto di Errico .M'alatC"sta : si lamentano diciannove morti e un centinaio di feriti; il 24 i fascisti incendiano per .rappresaglia la sede del giornale anarchico Umanilà Nu,ova, il nuovo edificio (in co• s!iuzione) dell'ilv.mti! e devastano la sede dell'unione sindacale (214, 219, 221, 222, 223, 225, 227); sull'attentato organizzato contro di lui dagli anarchici (216); sul fascismo ferrarese (229); sull'arrivo in Ungheria dell'ex imperatorc d'AustriaUnghecia, Carlo I, avvenuto il 30 mano (231); sulla posizione del fascismo di fronte alle prossime elezioni politiche (223); sul primo convegno dei fasci del- . l'Emilia e della Romagna che si terrà a Bologna il 3 aprile (236). Il 3 3prile - il 2 mano Mussolini era stato vittima di un incidente aviatorio (4n, 464, 46S, 466, 467) - p:utecipa al convegno di Bologna (238, 239, 2~2, 453, 467, 468, 473); il 4 pula a Ferrara (247, 454, 475); il ~ ha un colloquio con Gabriele d'Annunzio (412, 4~3. 476). li 7 aprile viene firmato dal re d'Italia il decreto che stabilisce lo scioglimento della Camera dei deputati, la convocazione dei collegi elettor:tli per il


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15 maggio e la convoca.eione della Camera e del Senato per 1'8 giugnu. (I fa.sci~ti si uniranno ai liberali, a.i democratici, ai nazionalisti e a frazioni di minore importanza e formeranno i « blocchi nazionali»). Nello stesro giomo, Mussolini redige In temit e/morale (250). Dall"8 al 20 aprile, Mussolini si occupa della relazione Giolitti sullo sciogli· mento della Camera dei deputati (253); partecipa ad un'assemblea del fascio milanese di combattimento (255); redige Pa1rismu ed elezioni ( 256); Posizioni (259); In temit di blocchi (272); il manifesto dei fasci per le elezioni (264); com• menta il mani(esto elettorale lanciato dalla direzione del partito socialista italiano (261); un'intervista concessa dall'on. Treves a l Tempo (266); un articolo di Battaglie Sindacali (268); scrive sui ·conflitti tra fascisti e socialisti avvenuti in Toscana il 17 aprile (270). Il 21 aprile parla a Fiume (274, 451); il 22 pubblica L'equi/ihrio (276); il 24 Pt!rché l'estefo 1appia. D1u p,,opo_Jle (278) e si occupa della situazione elettorale a Fiume (281}. Dal 26 aprile al i4 maggio, Mussolini redige I blocchi e Gioliui (283); li senJ.tJ del limite (287); Scherzi elertorali (289); un pezzo per la rubrica Tiro a Segno (312); scrive sui candidati fascisti. (286, 476); sulla situazione in Alto Adige: nel febbraio si erano costituiti i fasci di Trento e di Bolzano; sul finire de! mese erano avvenuti conflitti tra fascisti e tirolesi ad Egna; il 24 aprile altri incidenti a Bolzano: si lamentano un morto e una decina di feriti, si pro. clama lo sciopero generale ( 291, 305); sui manifesti lanciati in ocçasione del 1° maggio ( 294) ( durante la giornata viene effettuato in tutta Italia lo sciop.:-ro geneu le ferroviario; quasi dovunque avvengono incidenti); sulla costituzione del primo fascio negli Stati Uniti (296); sull'ordine del giorno votato dalla dire· zione del partilo socialista italiano nella riunione del 5 maggio 007); sulla rivolta scoppiata in Alta Slesia verso i primi di maggio (309); sui (.( blocchi nazionali» (326); sugli avvenimenti fiumani del 24 aprile-11 maggio (328); commenta arti· coli di socialisti (303); discorsi di Bonomi, Sacchi e Salandra (318); premette un « cappello & ad uno scritto intitolato /Jalia e Germania (306); rifiuta di inten·e· nire ad alcuni comizi elettorali (311); concede un'intervista ad Emilio Settimelli (322); pubblica Alibi (3H); J/ Jignificaro (337); Consolazioni e co"llat~oni (339); pronuncia discorsi elettorali a Milano (299, 341), a Mortara (313) e a Verona (334, 4S8). Nelle elezìoni i fascisti otteng0no quarantatre seggi (349, 351, 3)3). MussoJini rfaulta eletto nelfa circoscrizione di Milano-Pavia con circa 195.000 voti ed in quella di Bologna-Ferrara-Ravenna·Forll con circa 100.000. li 21 maggio Mussolini si occupa dell'assassinio del fascista Luigi PJatania (356) e conçede un'intervista al Giornale d'Italia (358), iniervista che porterà a qualche dissenso tra i fascisti, a cospirazioni tra gli avversari e ad a lcuni scritti e ad un discorso di Mussolini di precisazione (363, 368, 370, 373, 377, 378, 380, 381, 383, 38::>). Nel contempo, esalta il volo di Fertario su Belgrado (369); redige due pezzi per la rubrica Tiro a Segno (386, 407); scrive sugli intendimenti degli avversari del fascismo (389); sullo sciopero degli stat;i.li scoppiato il 1° giugno (396); concede un'intervista al Giornal, di Sicilia (391); parla :id un convegno fascista tenutosi a Milano il 2-3 giugno (400). Il 7 giugno si occupa del. l'antifascismo (410) e 1"8 ancor:i. dello sciopero degli statali, che termine!:\ il 12 giugno (413). La sera dell'8 parte alla volta di Roma ( 479). li 9 partecipa alla prima se· duta del gruppo parlamentare fasçista (415}. L'll si inaugura la XXVJ legislatura. Il 13 ed il 14 tek-fona al giorn:ile nrticoli sulle due prime sedute della nuovo.


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Camtra Jei deputati ( 417, 419). Il 1' rientra a Milano, dove scrive sulla puÌ,. blicnione relativa alle atrocità compiute nei due anni dell'armistizio dai socialisti e dai comunisti, pubblicazione che sari distribuita a Montecitorio (421); sulla posizione Jel fascismo di fronte agli altri partiti ( 423); sull'atteuiamento del fascismo di frontè alle agitazioni contro il caroviveri (425). Il 18 g iugno riparte per Roma. Qui concede un'interVista all'Epo,a (427) e telefona un articolo al giornale sulla tornata del 20 giugno (429). I1 21 pronuncia il suo primo discorso pulamcntare durante la discussione sull'indirizzo di risposta al discorso della corona. Gli oggetti di questo discorso sono due : il primo è la critica alla politica italiana nell'Alto Adige e alla politica del conte Sforza; il secondo è la posizione del fascismo di fronte agli altri partiti ( 43 I).


ITALIA, AUSTRIA E GERMANIA LA NOSTRA POLITICA ESTERA Nel mio discorso di Trieste, destinato ad orientare in materia di ·politica estera le idee di tutti i fascisti italiani, ho detto, a proposito de11e relizioni fra Austria, Germania e Italia, quanto segue: « Dal punto di vista deHa giustizia e qualora ci.fosse una manifesta e chiara \•olontà di popolo, l'Austria avrebbe diritto di alienarsi alla Germania. Questa ipo~ tesi non ci può lasciare indifferenti, per via del confine al Brennero, questione di vita o di morte per la sicurezza della valle padana. Un'Austria affamata ed elemosinante non può scatenare un irredentismo pericoloso contro di noi; ma, colla sua unione alla Germania, Ja questione dell'Alto Adige si farebbe certissimamente più acuta». Sono lieto che l'amico F. Ciarlantini, assai competente in materia, venga colla lettera seguente a rincalzo formidabile del mio punto di vista, che può formularsi cosl: in tesi di massima favorevole all'unione dcll' Austria colla Germania; ma, per il momento, nessuna modifica allo Jta/111 quo, per non ingagliardire l'irredentismo tirolese, le rui pretese di"ventano ogni giorno più esorbitanti e ddicole, mentre noi al Brennero ci siamo e ci dobbiamo restare, anche a costo di spazzar via tutti i tedeschi da Bolzano in su. E ci resteremo. Giacché siamo in discorso di relazioni italo-tedesche, ci piace rilevare un appello al popolo italiano che la Ne11e_Freie Preue pubblica nel suo numero del 5 febbraio giuntoci oggi. Il giornale viennese sì rivolge all'Italia « per la salvezza della Germania», per indurre l'Italia a «mitigare » le pretese francesi a proposito dell'indennità; e si dilunga in consigli e moniti circa l'avvenire della nazione italiana. lo stile dell'aÌ,pelio è fra l'untuoso e il melodrammatico. « Noi confidianio - dice ad un certo punto - nella chiuoveggenza del popolo italiano. Confidiamo anche nella profonda saggezza del presidente dei ministri, Giolitti, il quaJe può oscillare nellC' sue direttive, ma non può mancare allo scopo che l'Italia era decisa di raggiungere.... Giolitti non ha, jnvero, dimosirato la fermezza e l'idealismo di Nitti, ma anche a lui, uomo di vasta esperienza, deve apparir chiaro di quali indicibili calamiti è minacdato H genere umano se cresce Smisuratamente b sfrenata sete di vendetta e il militarismo dell'Intesa .... · 1·11alia si acquisterebbe un merito per tutti i secoli, se intervenisse per temperare le richieste dell'Intesa 1> ••••


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OPERA. OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

C'è appena bisogno di sottolineare l'elogio dell'idealismo di Nitfr.· Lo conoscono poco o troppo a Vienna ! Né ci soffermeremo a rilevare il fatto che da Vienna, per conto di Berlino, si chiede .disperatamente il soccorso di quei we/uhei d'Jtalia, senza dei quali, però, non si può pensare la storia d'Europa. L'Italia, dunque, non è più q11antilé 11egligeable. Può dipendere dal contegno dell'Italia se la Germania andrà o non andrà a picco. Ora in ]talia, Governo e popolo, con una unanimità che può dirsi perfetta, non vogliono prostrare senza remissione il mondo tedesco, pur pensando che la Germania deve, nel limite de1le umane possibilità, pagare, La linea di condotta dell'Italia ufficiale e non ufficiale è guidata da criteri di conciliazione e di pacificazione, non di esasperazione o di vendetta. Lo sanno a Vienna ed a Berlino. Ma allora è tempo di dire ai" tedeschi di Vienna e di Be-rlino che se vogliono l'appoggio dell'Italia devono anche meritarlo. la Neue Freie Presse, dopo l'appello al popolo italiano, faccia il santo piacere di rivolgere un appello a certi tedeschi dell'Alto Adige e dì Monaco e di Berlino perché la smettano una bu(?na volta di rompere le scatole all'Italia. · 'E. ora di finirla con questo grottesco spettacolo di vedere l'Italia vilipesa a Bolzano e invocata come suprema tavola di salvezza a Vienna o a Berlino. I signori tedeschi so_no perentoriamente invitati a scegliere. O altrimenti s'accorgeranno che gl_i italiani sono buoni, ma non min: chioni. Attendiamo che la Ne11e Freie Presse parli chiaro, come parliamo chiaro noi. M USSOUNI ( +)

Da Il Popolo d'Italia, N. ~6, 1l febbraio 1921, VJII.


IL FASCIO FIUMANO DI COMBATTIMENTO AL NOSTRO DIRETTORE Ci ulegra/ttno da Fiume, 13: L'adunab del Fascio Fiumano di Combattimento eleva· uri poderoso« alalà ! »

à Benito Mussoli ni, condottiero del fascismo. IL DI RETTORIO

Rjngràzio di vivo cu6re gli amici del Fascio Fiumano di Combattimento, rimasti sulla breccia per continuare la dura, buona e necessaria battaglia per la salvezza di Fiume. La situazione a Fiume richiede ai fascisti altri sacrifici. Non è tempo di smobilitare. Sino a quando non sia stata defin_ìtìvarnente fiaccata ogni manovra deg li zanelliani, i fascisti fiumani, sorretti dai fascisti di tutta ]talia, rimàrranno vigili sul campo, pronti a tutto. Il programma fascista per Fiume ha due tempi: l'annessione economica, prima, perché Fiume vuole e deve vivere come parte della vita economica italiana e non jugoslava o internazionale; e l'annessione politica, poi, che dev'essere preparata tenendo sempre alta e accesa la fiaccola dell'italianità, al disopra delle più o meno balorde costrizioni e ripieghi della dipl?mazia. Per il Fascio Fiumano di Combattimento, per le sue battaglie e per le sue vittorie: «alalà ! ». >I.

Da Il Popolo d'llalùr, N. 38, 14 lebbraio 1921, VlII.


DOPO IL DISCORSO DI TRIESTE CONSENSI

Ho ricevuto in questi giorni molte attestazioni di solidarietà per ·il mio discorso pronunciato a Trieste in tema di politica estera. Ringrazio e non pubblico, facendo una sola eccezione per questa cartolina di Bottai,

perché ho molta stima del suo ingegno· e perché credo di vedere in lui uno dei giovani << ricostruttori » più intimamente sulla linea del pen-

siero e dell'azione fascista. M.

Da Roma, 8-2-'21. Caro Mussolini, kggo, in questo momento, il Vostro magnifico discorso di Trieste, Voi sapete quale devota amicizia mi leghi a Voi, ma .non Vi sembri né superOua, né retorica la necessità assoluta che mi spinge ora a dirVi la mia entusiastica approvazione. Avete detto parole stupende, alate e reali, frementi d' ideale e concrete della più densa materia. Ancora una volta Voi siete l'interprete pill 1ic11ro della noMra italianità, della nostra maniera di concepire la na:zione. L' Italia 13 tmiù:mo cosl noi! Permettelt>mi un abbraccio fraterno. 'BoITAI

· Da li P,()/}(.iJo d'Italia, N. 39, U febbraio 1921, VIII.


r [IN VISTA DEL CONVEGNO _DEI FASCI DELLA LOMBARDIA)*. Evocato imùtentemente da J11tta l'aJ.Jemblea, pronuncia 1111 breve di.uor.ro Muuolini. Egli dice che le relazioni rappresentano dei punti di riferimento, delle linee di orientamento e non affatto dei vangeli più o meno dogmatici nei quali tutti i fascisti sono obbligati a giurare. l asciamo queste cattive abitudini ai vecchi partiti! L'assembJca deve accet-

tare o respingere in tesi · di massima le conclusioni delle rC!azioni. Le precisazioni vcmmno poi e saranno _stabilite dalle circostanze. Egli si dichiara contrario ad ogni movimento separatistico od autonomistico che possa condurre al separatismo. L'Italia è unita, ed è una dai piedi delle Alp.i all'estremo lembo della Sicilia e della Sardegna. (Appla1ui fre-

netia). Q11cmto alla manifeJJazione di domenica dei comunùti, Muuo/ini dichùm: che i fascisti non devono in alcun modo disturbarla. Libertà per tutti, anche per i comunisti. Ben inteso che se i comunjsti avessero inte nzioni provocatorie, troveranno pane per i loro denti. Ma ritiene che la giornata di domenica trascorrerà nella calma più perfetta.

Ricorda l'ag;tazione agraria che JÌ svolge nella valle padana, dove j fascisti tentano di applicare il postulato della terra a chi la fa produrre

di più ed a chi la lavora. 1'ermifla rivendicando al faJ(iJmo di essere il portabandiera dei valori spirituali cd eterni della nazione, al di sopra delle classi e dei loro interessi, al di sopra dei part iti e delle loro più o meno false ideologie. Augura che la manifestazione di domenica segni una affermazione trionfale del fascismo, non solo per la Lombardia, ma per· tutta l'Jtalia.

* Riassunto del discorso pronunciato a Milano, nella palestra delle scuole di corso di Porta Romana 10, la sera del 16 febbraio _1921, durante l'assemblea del F.ascio mi lanese di Combattimento, riunitasi per discutere sulle varie relazioni che saranno preseatate al convegno dei Fasci della Lombardia (convocato per il 20 febbfa..io) e su altri argomenti all'ordine del giorno. (Da li Popolo d'llalia, N. 41, 17 febbraio 1921, VJJI). ·


FASCISMO E TERRA Le discussioni appassionate che si svolgono nei singoli Fasci attorno · alla relazione Polverelli dimostrano che i fascisti tutti hanno compreso l'enorme importanza economica, storica e morale del problema agrario in Italia. l e idee dei Fasci si raccolgono unanimemente attorno a questi

capisaldi. I. Non solo per ragioni di giustizia astratta cristiana o socialistoide, ma per ragioni più concrete - aumento della produzione attraverso una grande democrazia rurale e quindi aumento del nostro autonomismo in materia di politica estera e riconoscimento dei meriti acquistatisi nella guerra nazionale dalle plebi agricole - il fascismo tende a realizzare il programma « la terra a chi la là.vara e sa fecondarla ». Questa la bussola che orienta il fascismo nel pelago della questione agraria. 2. L'economia agraria in 1talia è, per ragioni storiche, geografiche, politiche, grandemente varia e complessa. Non vi può, quindi, essere una soluzione unica e miracolistica del problema agrario, ma tante soluzioni adattate ai diversi ambienti. E per esemplificare; in talune zone non si può attentare alla piccola proprietà già costituita e redditizia; in talune altre si può creare la piccola proprietà;. in talune altre s'impone l'affittanza coJJettiva o analoghe istituzioni d 'indole cooperativista. 3. Data la complessità del problema, la sua soluzione non }'uò essere che graduale o pacifica. L'economia in geneie, ma quella agraria in ispecie, non si trasforma a colpi di violenza se mancano le c~ndizioni per la trasformazione dell'economia stessa. Le invasioni dei latifondi sono passate senza lasciar traccia e il loro valore è stato puramente simbolico. I contadini hanno voluto riaffermare un diritto e hanno fatto bene; ma, conquistata la posizione, non l'hanno potuta mantenere, perché il latifondo non si prende d 'assalto come una trincea. Per spezzarlo o bonificarlo occorrono strade, case, acqua e macchine. Tutto ciò richiede molto tempo e molti mezzi e l'aiuto collettivo della nazione. Precisati questi capisaldi, ci domandiamo: toccherà al fascismo italiano il compito duro e l'onore altissimo di avviare e condurre a termine la pacifica rivoluzione agraria italiana? 1J Fascio d,i Ferrara !li è lan· ciato su questa strada e i primi risultati sono lusinghieri.


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

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Il Fascio Ferrarese ha sintetizzato in questa formufa le sue idee : « la terra ai lavoratori attraverso contratti 'd i enfiteusi od a sesidu0i pre-ao, bandendo ogni criterio di considerare la faccenda come una ghiotta specula. zfone ».

A questa dichiaraz-ione, l' « Agraria ferrarese » ha risposto con que· sto documento, che si potrebbe chiamare, senza peccare d'esagerazione, «storico»: Spett. Direttorio del Fa.scio Ferrarese di Combattimento. Questa Federazione agraria ha esaminato con intenso intert>Sse il programma di pacili.cazione de-Ile nostre campagne tracciato nel primo numero del settimanale &JiJJ,a. Già prima <ldla pubblicazione, aveva discusso e preso un deliberato di importanza decisiva, qual\do il Fascio pubblicò un manifesto su questo stesso ar· gomento. J::cco infatti f ordine dei giorno che la nostra Giunta ha votato all'unanimità.: « La Giunta, riconosciuto a/l 'unanimità il concetto moderno e sano degli ideali svolti e ·propugnati dal Fascio Ferrarese di Combattimento, delibera di invitare le singole consociazioni a nominare nel proprio seno dei dclegati, che raccolgano,_ attraverso il Fascio, le richieste degli aspiranti ii trasformani in piccoli affittuari e piccoli proprietari e facciano opera Ji persuasione e pressione presso tutti j proprietari terrieri e presso i grossi affittuari onde cedano una parte del terreno ai suddetti richiedenti. « la Giunta inoltre delibera di nominare tra i suoi membri. una commis• sione avente l'incarico di collaborare col Fascio per raggiungere le .6.nalità che il Fascio stesso si propone». Con ciò la Federazione agraria intende di aver risposto con franco e disinteressato atteggiamento al vostro nòbile appello e si augura che t'opera dd propri e dei vostri delegati riesca pronta ed efficace neollo scopo superiore di una reale p-1ciiica2ione sinceramente desiderata. Con distinto ossequio. Il Presidente lng. VJCo MANl'OVAN!

Il Balilla, vivace organo del Fascio Ferrarese di Combattimento, così commenta: « Noi accogliamo il deliberato della Giunta agraria come un impegno federale. « Noi ci teniamo anche in diritto di credere che, pe.':r conseguenza, tutti gli agrari federali riconosceranno l'impegno assunto dalla loro rappresentanza e fa. unno onore alla lirma del loro presidente. « D'altra parte, dalle parole ai fotti la mora sarà breve. Fra poco si vedrà se la classe dei proprietari ha compreso che una rivoluzione qu:dunque sta per venire. Noi favoriamo per tula rivoluzione che deve profond;i.mente riordinare le condizioni · del capitale e dc-1 lavoro nella nostra provincia, restituendo alla terra le antiche energie p[oduttive e l'antica pace, allielala da u11a n uova g;,111i-::.ia cronomùa.


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OPCR/\ OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

« Se i proprietari accetteranno la nostra rivoluzione, meglio per tutti. « Se, inve<e, un ostinato, un disj)erato e cieco egoismo chiudesse gli odierni detentori della terra in una resistenza passiva, e li mantenesse attaccati con le llnghie e coi denti a un pri vilegio ormai sorpassato, oh allora. ... t1 Allora, la storia di qi1esti signori si conterebbe in poche parole. Al di là. del fascismo, col suo programma dì pacifica e retribuita espropriazione, col suo fermo proposito di dare ad ogni lavoratore tanta· terra ·quanta ne può l,worare, c'è l'avventiziato insaziabile ed ine5orabile, guidato da gente che spe· cula politicamente ed economicamente sui più bassi istinti per ptep:uare un c:i.tac\ìsma nazionale. « La scelta è necessaria. O la rivoluzione dei· nemici della Patria o la nostra. « Sappiamo bene che anche fa rivoluzione fasci sta è dolorosa e che· -per stn.ppare qualche lembo d i terra a più di un agrario d vorrà il forcipe. Ma il Fascio saprà essere anche un ostetrico. « Ci par di vedere, a questo punto, più di una bocca spalancata in un gesto di stupefatta desolazione, Dunque - dirà qualcuno - il Fascio non è la "guardia bianca", il fornitore dei crumiri, il calmiere dei salari ?. « No, signori. Il Fascio è qualche cosa di ass3.i più nobile e onesto. Jl Fascio ! un tribunale di giustizia e un esercito di liberazione. Finito il rntrclJamento della delinquenza liberticida annidantesi nd le leghe, il Fascio volgerà l'opera sua a dèstra, nd campo opposto, in cerca dì quei' proprietari, che, per conservare sistemi agricoli sorpassati, finiscono per essere dementi. di vera e propria perturbazione sociale. « Noi non vogliamo la loro scomparsa, come vorrebbe un Bombacci qualunque, ma la loro trasformazione. « I pill pericolosi · rivoluzionari sotto questo punto di vista sono noti e ne citiamo subito alcuni: cav. Navarra, cav. Malaguti, · conte Gulinelli, Gino Salvagninì, cav. Federico Zamorani, Rava lli, Giordani, Conti Duosi, S. Minerbi, A.. Pavanelli, Dino Lodi, Gino Lisi, Fratelli. Tedeschi, ecc, « Tutte queste egregie persone, che sono tuttavia intelligenti ed oneste, non hanno ancora ben compreso che la loro proprietà deve a~ere una funzione sociale più rispondente alla grande ma.ua dei lal)Oratori; du IJUdfta mt1JJa deve eJJere sisJemala · sul udo e non artificiosamente e precariamente, come si vorrebbe dalla ·speculatrice demagogia rossa, che fino a ieri ha devastato moralmente e materialmente l a nostra provincia. « Se quC"Sti signori vogliono sul serio la pace dei campi dovrànno accettare questa necessità storica, che oggi si ·chiama la terra ai lavor111od, scxondo i l programma fascista». ·

Dalla lettera degli agrari e dal commento dell'organo fascista, è lecito trarre ottimi auspici. L'oscuro, irresistibile e profondo travaglio delle plebi agricole può trovare, attraverso il fascismo, il suo sbocco liberatore. Noi ci opponiamo fieramente alle soluzioni socialistiche, colle quali si vorrebbe burocratizzare la produzione sacra deJla terra e proletarizzare tutti i contadini.


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DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC,

Se il livellamento economico· ha da essere, sia nella ricchezza, non già nella miseria. _ · Il fascismo, che ha fiaccato nella pianura padana la bestiale tirannia del « leghismo cosso>>, ha nel suo arsenale armi sufficenti per debellare il misoneismo dei ceti agrari o conservatori. MUSSOLINI

Da li Popolo d'ltaba, N. 43, 19 fehbrnio 1921, VllI.


[ Al FASCISTI DELLA LOMBARDIA] * Dopo rm preambolo di circo1tanza1 M1molini dice: Noi fascisti siamo diffamati perché non crediamo a nessuna verità rivelata. Siamo dei critici, dei temperamenti di critici, che ogni giorno vogliono saggiare la loro verità. E se la verità è incrinata, è invecchiata, è superata, noi non ci attacchiamo a questa verità come le ostriche allo scoglio, ma la gettiamo perché è diveqtata un impaccio. al nostro cam-

mino e al nostro progredire. Siamo ancora circondati da molte diffidenze ed io me le spiego. Accanto ai vecchi partiti tradizionali e tradizionalisti, che non arrivano a spiegarsi e non vogliono spiegarsi _Je ragioni intime, profonde ed essenziali del ·nostro movimento, d sono tutti i frammenti dei nuovi partiti, i quali> o per deficenza di prog ramma o per deficenza di uomini, non hanno costruito niente, non sanno costruire niente e per questo sono un po' invidiosi e gelosi di noi che abbiamo portato una nota nuova neUa vita politica italiana. Ci si accusa di portare nella vita politica italiana la violenza. Noi siamo violenti tutte le volte che è necessario esserlo. Mi pare che questa formula sia soddisfacente. La nostra deve essere una ,·iolenza di masse, ispirata sempre a dei criteri e a dei principi ideali. Noi sfasciamo, iocen· diamo, distruggiamo tutte le volte che siamo costretti a farlo. Non già per difesa degli interessi personali ed individuali: perché il fascismo non vuole e non può e non deve essere che il difensore di interessi supremi, immanenti, immortali della nazione. Ed allora, a questa luce, tutti i nostri atteggiamenti si spiegano. Altra calunnia sciocca e balorda: -noi siamo contrari al movimento di elevazione delle masse lavoratrici. Quelli che ancora sostengono ciò sono in perfetta e malvagia malafede. Non c'è niente nei nostri postulati programmatici, e nemmeno nella nostra azione pratica, che possa giustificare

• Riassunto dtl discorso pronunciato a Milano, al teatro « Lirico», la mat· tioa del 20 febbraio 1921, durante il comizio inaugurale del convegno dei Fascl della Lombardia. Prima di Mussolini, aveva parlato J'on. Valentino Coda, depu. tato fascista di Genova. (Da Il Popolo d'llalia, N. 45, 22 febbraio 1921, VIII).


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anche indirettamente questa· stupida diffamazione, Noi non possiamo essere nemici delle classi operaie, perché riteniamo che esse siano un elemento integrante cd integratore della vita nazionale. Noi agiamo quando si dà ad intendere alle masse operaie che è possibile raggiungete, attuverso colpi sterili di violenza, il paradiso assllrdo, tipo Russia. Allora, quando troviamo di questi sacerdoti e di questi preti rossi, noi, che siamo nemici di tutte le chiese, pur rispettando le religioni decentemente professate, penetriamo in questo gregge vile di pecore e· spazziamo tutto. Non siamo giustificati? Non avete sotto gli occhi la prova palese e plastica. della enorme mistificazione che si è compiuta per tre anni in danno delle masse operaie? Ma non siete stati, ognuno di voi, testimoni di una predicazione che tèndeva a convertire l'Italia in una Russia, fatta da apostoli in malafede, perché non erano stati là, perché non conoscevano niente di là, e quando ci sono andati hanno visto che invece del pan diso c'era un inferno di miseria e di farne? Per due o tre anni,<( Viva Lenin ! Viva 1a Russia! », bolscevismo, dittatura del proletariato. Si va al congresso di Livorno e tutto il castello di carta va in frantumi e crolla. E noi, che per due anni abbiamo combattuto qualche volta soJi in mezzo a difficoltà enormi, perché due anni fa era più difficile_ essere antibolscevichi che oggi, noi allora diciamo al

proletariato: vedi come sei turlupinato! E diciamo a. loco: basta! Voi non mistificherete più il proletariato italiano perché lo consideriamo carne d1:lla. nostra carne, nazione della nostra nazione, perché pensiamo di asso· ciarlo sempre più p rofondamente e sempre più intimamente ai destini gloriosi della nazione. n fascismo è un torrente che scaturisce dalle profondità della nostra stirpe. Oh !, io non \'.i nascondo che questo torrente, ricevendo delle _fiumane da ogni parte, convoglia anche dei materiali di scarto; ma alzi la mano coluì che può dire che esistono partiti composti dal primo all'ultimo di uomini puri .... C'è sempre una parte di zavorra, perché siamo uomini e g li uomini non sono perfetti e forse non sono nemmeno perfettibili. Ma intanto questo torrente ha rovesciato parecchie chiuse, ha smontato il fantoccio bolscevico davanti al quale era sempre esitante _e trepidante certa parte della borghesia che deve perire perché ha dimostrato di essere vile. Ha. rialzato dei valori spirituali, che credevamo eclissati, cioè i_valori dell'interventismo, i valori della guerra nazionale, della vittoria. Oggi questo torrente diventa sempre più gonfio, sempre più impetuo~o, va cioè oltre i confini della sua nazione; e si fondano dei Fasci di Combattimento in Franciaj in quella Tunisia, dove ci sono centoventimila italiani, dei quali ci ricorderemo; cì sono dei fascisti a Bolzano, i quali, in quella terra abusivamente. tedesca, stanno a rappre1 2. • XVI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

sentare la nostra implacabile decisione che si · riassume in questa for-

mula: {( AI !3,rennero ci siamo e ci. resteremo». Cosl, malgrado .tutte le manovre degli slavi dell'interno e di Zagabria, al N evoso ci siamo e ci resieremo. · Cosl, al di sopra dei compromessi basta[di deJla diplomazia, Fiume dovrà essere annessa all'Italia. (Appla1111). Così è fatale che da Z1.ra l'Italia si spanda in tutta la Dalmazia perché il sacrificìo di Rismondo non deve essere stato compiuto invano. Ogni generazione ha le sue fatiche e le sue stanchezze. Ma è necessario che nel seno dcJle maggioranze nazionali, in mezzo all'enorme massa della popolazione, vi siano gli svegliato!i, gli stimolatori, i camminanti, i CJ_Uali non g~ardano se nella bisaccia ci sia ancora del pane, ma vogliono ci sia sempre un'ideale. E il nostro ha un nome: Italia! (LA fine deJ discorso di Muuolini è ~colla da 11na dimo1traziot1e· imponente)•.

* Segue un breve. discorso di Piero Bolzon. Poi il pubblico sfolla. Al· J'US(ita del teatro, si forma un corteo, il quale percorre k principali vie del centro e si sofferma al Trianon (corso Vittorio.Emanuele), acclamando a Mus- ' solini e a Coda, che si recano ad un banchetto di fascisti. Alla fine del banchetto, Muss_olini f:>arla « con wia felice e brillantissima improvvisazione». Alle sedici, nella palestra delle scuole di corso di Porta Romana 10, hanno inizio i lavori del convegno. Aila sera, i lavori proseguono nel salone superiore dell'« holel Corso». Si discute sugli argomenti Il f,ucismo e lo SJalo e li fa· uiJmo e la politira ertera. Vari oratori parlano sulla relazione esposta da Mussolini a Trieste. Indi costui replica con le dichiarazioni qui riportate in riassunto. « Circa fa questione delle riparazioni, egli sarebbe addirittura per un forfaù. Rivendica all'Italia il diritto d i un'aliquota maggiore. Accenna all'irredentismo tedesco nell'Alto Adige, che bisogna stroncare. Sulla questione fiumana fa recise dichiarazioni, che pongono in chiara luce quanto il fascismo ha fatto per Fiume e per D'Annunzio. Accenna al problema dalmatico, " che i farcùti debbono (tgi/are, imponendo, fra /'itilro, l'isliJuzione d; una univerJità a Zara". Dimostra rt"Sasperazione jugoslava contro il trattato di Rapallo e accenna ai problemi montenegrino e albanese. Rievoca i. precedenti diplomatici riguardanti fa Tunisia e prospetta i compiti de!razione fascista a favore dei centoventimila italiani laggiù residenti. Vorrebbe l'istituzione di ambasciate del lavoro accanto a quelle diplomatiche. Oopo aver accennato a diversi altri problemi, conclude: "Nei; ,he abbiamo la pilt gloriosa tradizione storica, dobbiamo eu~re gli . inizit1tori della storia f11J11ra, per la .grandezza del no1Jro paeu". « Viene quindi approvato all'un~mità il seguente ordine de! giorno: « Il convegno regionale dei Fasci di Lombardia, udita la magnifica rela2ione di Benito Mussolini sulla politica e~tera, l'approva e plaude ai concetti in essa magistralmente affermati ». Dopo la' trattazione del tema ·I.a quruione· agraria, si passa a quello su li problema JÙ1dacale. Sulla r.elazione Pasella, « parlano lungamente Celso· Morisi, Aristide Contessì, Dante Dini, Teodori, Mussolini, Melch~ori, Giurin, Fa·


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rinacci, Angiolini, ecc. Viene poi approvato il seguente ordine del giorno proposto da Melchiori : « .. Il congrtSSo regionale lombardo, udita la .rdazione di Umberto Pasdla circa i rapporti tra i Fasci e l'organizzazione sindacale, l'approva nelle sue linee di massima e si dscrva - caso per caso - di esprimere il proprio atteggiamento nei confronti degli scioperi dei servizi pubblici, in considerazione delle cause varie ·da cui potrebbero essere originati, in attesa che si addivenga alla istituzione degli arbitrati obbligatori··». (Da Il Popolo d'Italia, N. 45, 22 feb. braio 1921, VJJI).


LE ADUNATE Il successo trionfale delle prime tre adunate regionali fasciste ci permette di prevedere che saranno completamente raggiunti gli obiettivi pei quali tali adunate furono convocate. Primo obiettivo era quello di dimostrare .che il fascismo italiano, anche dal semplice punto di vista numerico, al quale non teniamo ecces• sivamente, ha assunto un'ampiezza meravigliosa. A Trieste, erano regolarmente rappresentati cinquantasette Fasci; a Venezia, sessantasette; a Milano, esattamente centoquo.ttro. Le successive adunate di Torino, Genova, Bologna, Firenze, Macerata, Bari, Roma, Napoli, Palermo, Cagliari riveleranno ancor più nettamente Io sviluppo preso dal fascismo italiano in ogni zona della penisola. Jn questi mesi di g rigia transazione politica, le adunate regionali fasciste rappresentano il fatto saliente della cronaca. nazionale, Altro obiettivo pienamente raggiunto: dimostrare che attorno all'organizzazione vera e propria dei Fasci c'è una vasta moltitudine di popolo simpatizzante. l'enorme folla-convenuta al« lirico>) domenica mattina, è l'indice sicuro che lo stato d'animo fascista si diffonde irresistibilmente, Terzo obiettivo: conoscerci e farci conoscere. Data la rapidità tumultuosa colla quale il fascismo si è sviluppato, quasi per generazione spontanea, in ogni plaga d'Italia, non si sono ancora potuti stabilire tutti quegli affiatamenti, contatti e conoscenze personali che formano Ja trama di ogni movimento. le adunate regionali servono perfettamente a questo scopo. Attraverso le adunate si forma e cresce la sbrigliata e veramente fraterna cmnaraderie fascista. Al pubblico, intelligente e non troppo intelligente, che ci conosce attraverso la cronaca delle nostre pratiche manifestazioni, noi offriamo, colJe nostre adunate, materiale sufficente per un onesto giudizio. 11 fascismo ha delle idee. Le sue idee, il suo punto di vista su ogni problema concreto. Chi ha assistito alle appassionate ed elevate disrussioni delle adunate, si è convinto che al fascismo convergono a poco a poco tutti gli spiriti più alacri della nazione. I cinque problemi fondamentali dell'attuale periodo storico - fascismo e Stato, fascismo e politica estera, fascismo e movimento operaio, fascismo e regime, fascismo e questione agraria - sono ampiamente dibattuti. Gli ordini del g iorno in merito a tali problemi, ordini del giorno quasi sempre votati all'unanimità, rappresentano il pensiero


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fascista e ad cssì bisogna riferirsi, egregio signor Salvatoreili della Stampa (tanto per citarne uno), quando si voglia emettere un giudizio - che non sia imbecille o settario - sul fascismo italiano. Bisogna conoscerci, prima di giudicarci. Questo va detto spe<:ialmente ai nostri avversari, compres~ certi repubblicani, j quali pare vogliano riàbilitarsi uri poco nel mondo cosiddetto sovversivo correndo la grottesca maratona dell'antifasdsmo. I nostri orientamenti ideali sono consegnati nelle dichiarazioni di principio che escono dalle nostre adunate; e su quelli, mentre è lecito cd ammissibile ogni critica, non ammettiamo la ridicola mistificazione di chi vuol farci apparire diversi da quelli che siamo_ in realtà. Se si vuole che il fascismo disarmi e rimetta nei suoi ripostigli pugnali, bombe e petrolio, condizionc pregiudiziale è quella di smettere la calunnia·, la diffamazìom\ l'ingiuria, alle quali cose i fascisti fanno bene e faranno sempre bene a rispondere con argomenti tangibili e penetranti, Attraverso le adunate regionali, che sono precedute dalle assemblee· localì, il fascìsmo perfeziona l'inquadramento delle sue forze materiali e delle sue forze ideali, Gli orientamenti politici e spirituali del fascismo non cadono dall'alto, ma sono elaborati dal basso. Ogni fascista lavora all'edificio comune. Cosl il corpo delle nostre dottrine - ci si perdoni la solenne espressione - è il risultato di un travaglio collettivo e rap~ presenta quindi un titolo di orgoglio e di nobiltà per tutti i fascisti dal primo all'ultimo. Finalmente, queste adunate regionali costituiscono una magnifica preparazione per la grande adunata nazionale che si terrà nel maggio a Roma. A vvcrrà allora una grande concentrazione di fascisti. Si· può calcolate che ci saranno i rappresentanti di oltre mille Fasci e non meno· di ventimila fascisti. Le adunate regionali e un'opportuna divisione del lavoro in sezioni, salvo per certi argÒmenti, renderanno fascisticamentc sbrigativa e proficua l'adunata nazionale. Attraversò tutto questo faticosO, aspro ed incessante lavoro, il fascismo prepara uomini e anime ade"guati . al compito di un domani imminente : · governare la nazione ! MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 46, ·.23 febbraio 1920, VIIJ,


PER FINIRLA Un giornale sedicente repubblicano che esce a Roma, per fare dell'antifascismo mi dedica una colonna di contumelie. Le solite. Le invariabili. Quelle a volta a volta dei socialisti ufficiali, dei « migliolisti » e - dolce, significativa compagnia! - dei repubblicani ultimo stile. Rispondo in un modo molto semplice: che me ne infischio. Da parecchi anni mi si dicono le stesse cose. Ci ho fatto il callo. Non attacca più. B·isogna cambiare. Che io sia un « venduto » lo sanno anche - per dirla nuova! - i boccali_di Montelupo. f:>er interessarmi e interessare il pubblico bisognerebbe dire chi mi ha << comprato ». Qui casca ed è sempre cascato l'asino',· non importa se montato da quel fiero patriotta che ri• sponde al nome dell'on. Miglioli o da quel tremendo Robespierre livornese che risponde al nome di Fernando Schiavetti. Il quale, però, prima di autopromuovcrsi a Catone ·censore dell'universo, non disdegnava chiedere la collaborazione e l'ospitalità a questo «venduto» giornale. Coloro che vogliono impartire lezioni di puritanesimo dovrebbero avere meno labile fa. memoria! M.

D:i TI Popolo d'ltalùr, N. 47, 24 febbraio 1921, VJU.


IN TEMA DI VIOLENZA Le cronache quotidiane folteggiano degli episodi di violenza neUa lotta impegnata fra fascisti. e socialisti. . Abbiamo l' imprèssione che il fenomeno sia neJla sua parabola di declino, per la semplice ragione che il fascismo si è imposto dovunque vittoriosarri.ente e che il socialismo bolscevico morde dovunque la polvere. Le conseguenze di questa disfatta, che si può chiamare, come fa Enrico Corradini, una vera e propria « rivoluzione nazionale », appariranno chiare fra qualche tempo; e allora si vedrà che il fascismo ha salvato l'Italia· dallo sfacelo che la minacciava. Si tratta, ora, in vista della continuazione della lotta o in vista di un possibile tentativo di riscossa nemica, di dare una« linea» all'esercizio della nostra violenza, in modo che essa rimanga tipicamente « fascista » e non sia fatta, colorata e sfruttata da altri elementi per altri scopi. Anzitutto torniamo a dichiarare che per i fascisti la violenza non è un capriccio o un deliberato proposito. Non è l'arte per l'arte. B una necessità cbirùrgica. Una dolorosa necessità. In secondo luogo, la violenza fascista non può essere violenza di« provocazione». Non solo i fascisti debbono evitare di « provocare » gli avversari; ma non debbono ritenere, salvo circostanze speciali, come atti di provocazione le manifestazioni politiche dei pussisti. Costoro, per quanto detestabili siano, hanno diritto, finché le leggi comuni non siano cambiate, di « manìfestare » le loro idee, di fare la loro propaglnda. '.B soltanto nel caso che essi abusino di questo diritto per lanciare diffamazioOi e contumelie contro di noi, che i fascisti hanno il diritto e il dovere di intervenire. Bisogna, inoltre, scegliere gli obiettivi della violenza. Non è sempre possibile, nella eccitazione del momento, ma si deve tendere a colpire coloro che meritano di essere colpiti, non gli altri. · Finalmente, la violenza fascista deve essere cavalleresca. Assoluta. mente. Bisogna lasciare ai pussfati il privilegio ignobile di buttarsi in mille a pestare uno solo. Come in tutte le manifestazioni della vita umana, così anche la violenza ha un suo limite, oltre il quale,- invece di danneggiare coloro ai quali è diretta, danneggia coloro che la esercitano. Non si superano impunemente certi confini, La violenza, per noi, è una eccezione, non un metodo, o un sistema. La violenza,


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OPE.R.A OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

per noi, non ha carattere di vendetta personale, ma carattere di difesa nazionale. Quando un gesto di violenza ha raggiunto il suo scopo, grave errore è J'insistere ! Violenza intelligente, non bruta; violenza dì guerrieri, non di teppisti. Questo il « tipo >> della violenza fascista, sino . al giorno in cui sarà possibile disarmare perché la vita avrà ripreso il suo ritmo di pace. MUSSOLINI

Da li Popolo d'!Jalia, N. 48, 25 febbraio 1921, VIII.


« QUATTRO SILLABE» ? Al di sopra e al di fuori della discussione parlamentare impostata dai «rinnovatori», i quali hanno il torto di non potere e volere « rinnovare » nulla, dal momento che si sono cacciati al seguito di N itti, il fatto rimane e si riassume precisamente nelle « quattro sillabe » fronizzate dal «giovane» e scettico ministro degli Esteri del Regno d'Italia: la questione di porto Baross è g ià stata pregiudicata dal famigerato trattato di Rapallo ? :E: stato o non è stato già deciso che porto Baross sia assegnato alla Jugoslavia? Oppure è ancora possibile, in sede di delimitazione dei confini dello Stato fiumano, di comprendere porto Baross nel corpm separalum di Fiume? Queste I.e domande. A Belgrado si risponde categoricamente che porto Baross è ormai jugoslavo; a Roma si ciurla nel manico, con una serie di dichiarazioni ambigue e gesuitiche, intese a procrastinare ogni affermazione precisa in materia. Il pubblico italiano è all'oscuro. Si avrà un po' di luce dalla prossima discussione parlamentare, quando sarà presente il signor conte Sforza, reduce dai Suoi soliti trionfi parigini o londinesi, the sono, in realtà, prese di bavero, più o meno eleganti, dell'Italia e degli italiani?Vedremo. Ma intanto notiamo che ogni ulteriore discussione in argo-mento poteva essere evitata se Giolitti avesse risposto un sì o un no. Avesse risposto qualche cosa. I casi sono i seguenti. O porto Baross è già stato assegnato alla Jugoslavia, e allora non si capisce la retìcema del Governo italiano (il Governo di Giolitti, che ha avuto il triste coraggio di attaccare i legionari, a tradimento, nel giorno di Natale, si vergognerebbe, oggi, di comunicare un dettaglio del trattato?). Oppure porto Baross non è stato ancora àssegnato alla Jugosfavìa, nella quale ipotesi i casi sono certamente· due: · o si pensa di assegnarlo ai croati· o si vuole inve(e assegnarlo ai flumani. Chiarita cosl la situa.?ione, resta da controbattere una manovra degli sforziani 1 secondo i quali la questione di porto Baross sarebbe un gioco che Oon vale assolutamente la candela. Sta ..di fatto, invece, e a Roma lo sanno benissimo, che porto Baross è un elemento essenziale, integrante del porto di Fìwne; che cedere porto Baross agli jugoslavi significherebbe mutilare il porto di Fiume.


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, OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Non solo. Tutti i tecnici fiwnani, uomini di studio e di affari, enti politici ed associazioni economiche, sono unanimi nel ritenere che non si può umanamente scindere quello che è unito n.ituralmente nel porto di Fiume. Dunque: la questione di porto Baross è fondamentale per la vita e lo sviluppo dei traffici nello Stato fiumano, vita e traffici legati necessariamente al porto. Quella del conte Sforza è una frase cinica, degna di un freddò e poco abile diplomatico di carriera; è una boutade priva di ogni spirito e di ogni discrezione. Non si fanno giochi di parole su questioni ardenti, mentre non è ancora asciugato, sulle rive del Camaro, il sangue sparso fra italiani e italiani. Tutto sommato, noi siamo indotti a credere che porto Baross sia già stato inesorabilmente assegnato agli jugoslavi. Ma con questo atto di vile e ingiustificata rinuncia, la questione non è finita. Fiume è o non è Stato indipendente ? Se è Stato indipendente avrà pure diritto d intervenire nelle questioni che lo riguardano, specie nelle qucstion_i daJJa cui soluzione dipende la sua vita o l:l sua morte. O Fiume sarà ammessa, coi suoi tecnici, a delimitare i suoi confini, e allora la questione di porto Baross sarà riaperta; o i ·confini saranno delineati in assenza di Fiume, e allora chi imporrà a Fiume l'accettazione dei nuovi confini? Assisteremo a un'altra operazione di guerra, a tenaglia italocroata, j,er imporre a Fiume la mutilazione del suo porto? Tutte le complicazioni passate, presenti e future non ci sarebbero state se a Rapa!Io l'accordo per ciò che riguarda Fiume fosse stato preso a tre, come noi ripetutamente e inutilmente invocammo su queste colonne. Si commise, allora, un vero e proprio delitto, poiché il sangue del Natale fiumano ricade su coloro che a Rapallo vollero ostinatamente ignorare lo stato di fatto e di diritto deJia Reggenza. Gò che accade in questi giorni a Londra gitta altri fasci · dì luce · sull'atteggiamento dei negoziatori italiani a Rapallo. A Londra, davanti al grande consesso delle potenze, è stato o non è stato invitato il Governo ribelle di Kemal Pascià, ribelle a un trattato di pace che recava tutti i sacri sigilli e rimasto ciò non 'di meno lettera morta? C'è un'analogia evidente fra quèllo che è accaduto in Anatolia e quello che è accaduto nel Carnaro: tantò ad Angora come a Fiume si è avuta una rivolta armata contro un trattato di pace. Ma l'epilogo è stato .diverso. A Londra è stato amml'$SO il « terzo » protagonista ribelJe. A Rapallo no. Si noti che sino a RapaUo non esisteva, né in diritto, né in fatto, una rivolta dan• nunzian:i contro il trattato di pace; venne dopo e fu ·pienamente giustificata dal contegno tenuto dal Governo italiano, il quale volle sdegnosarricnte ignorale la Reggenza, mentre l'Intesa non « ignora» la Reggenza di Kemal Pascià. Perché, insomma, a Rapallo non si volle trattare « a tre», almeno per la questione di Fiume? Gli incensatori à to11t prix 0


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DAL PRIMO CONVEGNO DE[ FASCI, ECC.

del ministrq Sforza, che non è poi tanto giovarie ed ha l'aria. stracca e lo sgu~rdo scialbo di coloro che evitano ogni movimento di passione nelle questioni che trattano, hanno un bdl'agitarc i turiboli : i fatti non si. cancellano. La politica di Sforza nel trattato di Rapallo è stata meschina, tortuosa, ambigua, paralizzata dall'apriorismo della pace « a qualunque costo», Quanto poi ai «successi.» della politica «europea» del ministro Sforza, mancia competente a chi saprà ·indicarli, a meno che non sia un successo di .... idealismo il rivenirsene dagli interminabili convegni interalleati regolarmente e cairolescamente ·a « mani nette ». Il ministro Sforza è una creazione, anzi un bluff dei ri nunciatari. E questo basta a renderci nemici della sua politica. MUSSOLINI

Da l i Popolo d'ltaiid, N. 49, 2(, febbraio 192 i, VIII.


NUOVE ELEZIONI Che la Camera attuale presenti già visibili tutti i fenomeni dell'esaurimento, è ammesso da chiunque. Malgrado l'aumento dell'indennità, i deputati brillano per la loro latitanza. Ci sono dai duecento ai trecento assenti in permanenza. Neppure nei moment~ solenni la Camera ha superato il nwnero di quattrocento presenti. C'è dunque un discreto quant itativo di deputati i quali non prendo no affatto sul serio la loro qualità "di « rappresentanti della nazione». Fra coloro che possono essere chiamati gli assidui di Montecitorio non si sono rivelate nuove capacità politiche degne di qualche rilievo, Non ci sono stati, finora, discorsi storici o sedute memorabili: la piatta mediocrità ha trionfato. Se il bilancio del Jayoro legislativo presenta quakhe attivo, non lo si deve alla Camera, ma piuttòsto al Governo di Giolitti, che ha imposto alla Camera di fon. zìonare. Cosl sono state «riformate>> le leggi fiscali, s1.1:lla cui efficacia risanatrice si avanzano molti dubbi, anche da parte di tecnici niente affatto teneri del cosiddetto pescecanume grande e piccolo; è stato varato il trattato di Rapallo, per cui l'Italia, più che firmare la pace, ~a segnato o creduto di segnare la . parola «fine » ad un capitolo della sua storia; è stato votato l'irrisorio a1.1mento del prezzo del pane. Ma si è perduto moltissimo tempo. . Con un·altra Camera, molti altri ponderosi problemi avrebbero trO· vato la loro soluzione. Tutto. sommato, questa Camera non può presen· tare titoli speciali di benemerenza per avere la gratitudine e la soppor· tazione del paese. Anche perché dal novembre del 1919 alla prima,•era del 1921 la situazione generale politica è profondamente cambiata. Il panorama politico è più complesso, ma è soprattutto diverso dal 'triste autunno del 1919. Alfa sinistra, il socialismo si è diviso formalmente e dcfinitivamente. Ci sono i comunisti « puri », i quali de,·ono guardarsi dalla sinistra anarchica e sindacalista ...Per ciò non ripudiano l'elczionismo. I comunisti « puri » rasSomigliano, da questo lato, agli «impuri ». Voteranno, Vengono quindi i comunisti <<unitari», i quali, mentre devono difendere le loro ·posizioni politiche ed economiche dall'attacco dei << pwi »; non possono ignorate il centro turatiano, scarso di numero, · ma ricco di valori e· di personiilità .... confederali. la divi· sione del partito quale ripercussione p uò avere avuto fra quel milione e


DAL PRiMO CONVEGNO DEI FA!?Cl, ECC.

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ottocentomila elettori, che, nel lontano novembre del 1919, si affermarono su scheda « fake e martello »? Comunisti « puri » ed «impuri>> raccoglierebbero ancora, pure scendendo in lotta divisi, l'imponente totale di voti delle ultime elezioni? n lecito dubitarne. Ciò che accade altroVe permette di pensare che il totale sarebbe ridotto di assai e che della diminuzione generale sarebbero i comunisti « unitari » i predestinati a soffrirne di più. La divisione operatasi nel Gruppo parlamentare socialista all'indomani di Livorno è puramente cervellotica: tanto i comunisti « puri » quanto gli « impuri » non rappresentano, dal punto di vista elettorale, che se stessi. Solo attraverso una nuova consultazione si può vedere su quali forze si basino gli uni e gli altri. Dei partiti intermedi di sinistra e di destra, non mette conto tenere lungo discorso. I « rinnovatori )> non hanno nessuna seria posizione nel paese. I « radicali )'t non hanno un"organizzazione vera e propria: con· tana delle più o meno solide situazioni personali. Tutte Je varie sfumature del liberalismo nascondono, in fatto di organizzazioni bene i nquadrate, il nullismo. A destra, troviamo il Partito Popolare, che ha, come quello socialista, una vasta base nel paese : migliaia di sezioni politiche, un'organizzazione economica, giornalistica, cooperativa, bancaria, ricca di mezzi e di soci. Questo partito è già. virtualmente «scisso». Il « comunismo nero» è destinato a separarsi dal grosso del partito. Miglioli e Crispolti non possono continuare a camminare insieme: un abisso li divide. I due partiti neri e rossi, che uscirono trionfatori dalle elezioni del novembre 1919, devono, o dovrebbero, invocare la nuova consultazione del paese per liquidare una situazione superata e definire quella di domani, attraverso il nuovo rapporto delle forze che si esprimeranno dalle urne. Da questo esame rapido della situazione, si vede che gli attuali Gruppi parlamentari sono la prosecuzione fittizia di un periodo storico sorpassato. JI fatto nuovo e dominante è il fascismo, Su quel che possa fare il fascismo in tèma d i elezioni, si potrà dire iry. seguito, quando, attraverso le adunate regionali, !"organizzazione e la mobilitazione delle nostre forze saranno diventate perfette. , Cosl stando le cose, Je elezioni generali si impongono. E per liquidare il passato e per aprire le strade alle possibilità di doma~i. Anche in terrÌpi normali, un· Parlamento, dopo due anni, presentava i segni della vecchiaia; nell'attuale periodo storico, dal ritmo così precipitante, qualunque assemblea invecchia ancor più rapidamente. A situazione nuova, uomini , nuovi e Camera nuova. Ammesso come pacifico che il paese debba essere consultato, si tratta di esaminare, sah-o l'imprevisto, qual'è l'epoca più adatta per le elézioni generali. Maggio od ottobre? Poiché si tutta di stagioni, scegliamo la primavera. Prevediamo l~_5>biezioni, che si ridu-


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OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

cono, poi, ad una sola: a1la necessità. dj non turbare il paese ancora convalescente con una. nuova agitazione elettorale. Questo pericolo non è cosl grave come si vuole dipingere. Si tratta di quindici giorni, durante i quali le masse profonde della nazione continueranno a vivere, a lavorare, a produrre, come per ·a ·consueto. Meglio, del resto, i quindici giorni di agitazione elettorale, che l'attuale paralisi della vita politica nazionale. 1 fascisti di tutta Italia si preparino sin da questo momento ad affrontare la battaglia. MUSSOLINI

Da Il Popofo d'JJaiùr, N. )O, 27 febbraio 1921, VIII.


RESPONSABILITA

Più volte, in articoli e in discorsi, abbiamo precisato il carattere, definito il «tipo » della violenza ·fascista, nei suoi tempi, nei suoi metodi e nei suoi obiettivi. Lo facevamo non più tardi di alcuni giorni fa su queste stesse colonne e crediamo di avere interpretato il pensiero comune di tutti i fascisti italiani. Non è il caso di ripeterci davanti agli eposidi· di quella che può essere chiamata una delJe più rosse domeniche italiane di questi ultimi tempi. Definiamo, invece, le responsabilità, Quelle prime, iniziali, che determinarono gli avvenimenti successivi. I fatti di Firenze e di Sant'Jlario d'Enza, sono eloquentissimi nella loro tipicità. Domenica mattina, a Firenze, si è svolta una cerimonia politica liberale, con scarso numero di pubblico, in gran parte studentesco. Alla fine un modesto corteo di giovinetti viene revolverato e bombardato a tradimento. La rappresaglia che ha seguito la barbarica aggressione è pienamente giustificata. La . provocazione non è partita dagli elementi antisocialisti. I fascisti fiorentini si erano riversati n~lle campagne è non avevano . premeditato nulla. l comunisti invece avevano teso l'agguato micidiale. Altrettanto dicasi per Sant'Ilario d'Enza. La realtà è questa: i socialisti, comunisti o non comunisti, pretenderebbero che il fasciSmo rinunciasse ad ogni azione di propaganda e di proselitismo; pretenderebbero che il fascismo accettasse o- subisse le sconce diffamazioni di cui lo gratificano i comunisti di tutte -le specie; pretenderebbero di imbavagliare, bastonare, uccidere fascisti senza scatenare le adeguate rappresaglie. 11 calcolo è stolto e vile. I fascisti hanno stampato più volte a quali-condizioni· sono disposti alla tregua; dall'altra parte si è ·diventati più codardi, ma non meno criminali e non si è rinunciato al vilipendio degli uomini e dell'idea fascista. Ora, dopo ogni delitto pussista, la rappresaglia fascista piomba inesorabile. :B triste, valutato da un punto di vista umano, tutto queilo che accade, ma è inevitabile, :E. attraverso questa crisi interna che la nazione , ritroverà il suo equilibrio.


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OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINf

I fascisti sono fermamente decisi a. non mollare di una linea. Essi renderanno sempre più intelJigente fa loro violenza, ma non vi rinunceranno sino a quando dal campo avverso non sarà levata, e sinceramente, la bandiera bianca ddfa resa. I fascisti di tutta Italia si tengano serrati e pronti a tutti g li eventi. MUSSOLINI

Da li Pope/o d'ltt1li<1, N. 51, 1 marzo 1921, VIII.


SI CONTINUA ! Si levano da ogni parte invocazioni di pace. L'Avanti.', sulla · cui scellerata opera di propaganda perpetrata dall'armistizio in poi ricade la responsabilità del sangue che si è versato, oscilla ambiguamente fra la deplorazione della pretesa violenza fascista e l'invocazione ipocrita alla tregua. Persino il foglietto anarchico, nel suo nwnero di ieri serà, è costretto ad ammettere che « il corteo degli Studenti fiorentini era paci6co ». E aggiunge che« il fatto del lancio della bomba è terribile». Pianto di coccodrilli o brivido di umanità"? Non importa sapere. L'essenziale è di stabilire che la giornata di domenica sarebbe. trascorsa a Firenze nella calma più completa se non si fosse sparato sul « pacifico » corteo degli studenti. Basta leggere le generalità dei feriti per convincersi che giovinetti e giovinette dai dodici .ai diciasSett'anni non potevano avere e non avevano intenzioni provocatrici contro chicchessia. L'eccidio fu fero. cemente premeditato. Dapprima i colpi di rivoltelJa per suscitare lo scompiglio, poi il lancio della bomba, Tutto quelJo che accadde nel seguito è pienamente giwtificato. Gli «umanitari» che fossero tentati di commuo_versi per la fine del Lavagnini, sono pregati di pensare all'~ssassinio del giovinetto Berta, pugnalato e buttato nell'Arno. La realtà è _ - bisogna dirlo per certi signori che vorrebbero ienersi al di sopra della mischia, mentre stanno Strofinandosi nella maniera più scandalosa al cosiddetto<< sovversivismo"» di Misiano e soci - la realtà è che.il fascismo è magnifico di impeto, di fede, di spirito di sacrificio; la realtà è che i fascisti pagano un_ vasto e sacro tributo di sangue al loro ideale, come nessun altro movimento_ in Italia fece mai. Un morto a Firenze, un morto a Ferrara, un morto a Trieste e altri ancora. Tracceremo un elenco dei nostri _caduti. Stamperemo il loro elenco perché s'incida nella inemoria di tutti. E i feriti f~cisti ? Si contano a decine. Nella generalità dei casi, i fascisti non sono colpiti in combattimento aperto sulle piazze, ma nell'agguato, nell'imboScata, come a Sant'Ilario d'Enza, a Cerignola,- a Canfanaro. Anche il « modo » di lotta dei nostri neinici giustifica l'ampiezza e la profonditi deUa rappresaglia fascista. S'invoca da molte parti la tregua. Rispondiamo brutalmente che non è possibile. Manca pér stipularla una condizione pregiudiziale: quella di una più onesta conoscenza e di un giudizio meno settario su di un mo13,. - XVI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

vimento formidabile di passione e di fede qual è il fascismo. Ma come si può decentemente parlare di tregua quando un Cazzamalli qualunque; un imbecille spuntato come un fiore maligno suJle fogne elettor~li del pussismo italiano, ha il coraggio di ripetere in piena Camera che « il fascismo è assoldato dagli agrari »? Si tiene un'importante adunata fascista a T orino. L'A vanti! non può ignorarla, ma la comunica al suo gregge in questi termini: « Solite frasi roboanti, solite ingiurie, solite imbecillità di delinquenti &.

Queste citazioni potrebbero continuare, ma non vale la pena. Il furore e la stupidità socialista si spiegano perfettamente. Il socialismo era . in Italia uno Stato neUo Stato. Il fascismo è una rivoluzione in atto contro questo Stato, che aveva privilegi, franchigie, gendarmi, istituzioni, leggi, carceri e persino moneta, come l'altro. Lo Stato numero due .e ra infinitamente più tirannico dello Stato numero u no. Il fascismo comincia a demolire lo Stato peggiore, nell'attesa di ·riformare l'altro. Questo, in termini schematici, l'essenza nucleate di quanto accade oggi da un lato all'altro della penisola, Credere che questa vera e propria rivoluzione sia il portato di s_ovvenzioni industriali è di un idiotismo portentoso! Credere che bastino commissioni più o meno pad amcntari d'inchiesta, misure di pubblica sicurezza più o meno ordinaria o più o. meno generici appelli senti mentali per ricondurre la bonaccia nel mare tempestoso della nostra politica, è puerile. A1 punto in cui_sono g iunte le cose, dato lo sviluppo del fascismo, la · sua forza di proselitismo, .il suo spirito di sacrificio, l'intervento dei terzi, quali essi siano, può riuscire a complicare le cose ed esacerbare maggiormente gli animi. La tregua o la pace non dipendono da noi. N oi siamo attrezzati per tutte le eventualità: per la tregua o per la pace, come per la lotta a fondo. Abbiamo parlato chiaro. Intenda chi deve. · Ed ora mandiamo il nostro più fervido saluto ai fascisti impegnati direttamente nella lotta e ci inchiniamo, con devota reverenza, con fer· vida ammirazione davanti ai nostri morti. Non li dimenticheremo. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'!Jalia, N. 52, 2 marzo 1921, VIII.


DOPO LA BUFERA La direzione del Partito Socialista ha diramato un comunicato che merita· da parte nostra qualcl1e · esj,Iicito ed immediato rilievo. Prescindiamo dalJa parte pokmica· del preambolo. Noi non sappiamo se· gli avvenimenti di questi giorni possono essere legittimamente interpretati come i sintomi della decomposizione del presente corpo sociale. Credia~o

piuttosto si tratti di decomposi2ione di quella parte speciale del corpo sociale italiano che è il Partito Socialista. Per la stessa ragione facciamo le nostre riserve sull'affermazione successiva che il partito e i suoi organi si rinvigoriscono sempre più. La realtà è d iversa. Non per niente a Livorno, da uomini che vivono da dieci anni in m ezzo al movimento,

si è parlato di uno stato di abbattimento e di prostrazione in cui sono cadute le organizzazioni, specialmente politiche, del socialismo italiano. Ma su ciò non è il caso di fare lunghi discorsi. Prendiamo atto che la direzione del partito consiglia ai suoi gregari di restare fermi sulla difensiva, né aizzando,·né provocando. Vedremo come e quaJmcnte questo invito sarà accolto. Non ci facciamo soverchie illusioni. Più oltre la direzione del partito ammette che sono stati compiuti atti che fanno inorridirè. ~on specifica quali. Ma speriamo che vi siano compresi anche i raccapriccianti assassini di Canfanaro, di -Ferrara, di Ffrenze, di Empoli e di Terra di Bari. Speriamo che questi assassini non rientrino neJla categoria di quelle semplici pestature di callì, di cui favoleggia l'Avanti! nello stesso numero, in un trafiletto della sua seconda pagina. Bisogna, continua la direzione del partito, cessare da ambo le parti; bisogna rientrare tutti nel grembo della civiltà. Il proposito, lo dichiariamo subito, è ottiffio; e noi, per nostra parte, c~nseguenti alle direttive che harino ispirato sempre la nostra condotta, siamo disposti ad · accettarlo, anche perché riteniamo di non essere mai usciti dal terreno liuI quale i socialisti oggi vogliono ritornare. Reiterate voltè noi abbiamo detto di essere disposti alla pace e di essere disposti ·a cofltinuar'c la battaglia, Se i socialisti disarmano sul serio, i fascisti disarmeranno alla loro ·volta. Ripetiamo che noi non abbiaffio il gusto della violenza, che la violenza per noi è un'eccezione, non una regola: Abbiamo accettato questa specie di guerra civile come una


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

tremenda necessità per fare comprendere ai socialisti che l'Italia no~ può 1 essere convertita e tramutata impunemente in una Russia numero due.

Ma se le condizioni variano, ca"mbiano anche i nostri mezzi di lotta. Bisogna intendersi, però. Non basta disarmare materialmente:' bi$ogna che ì socialisti disarmino anche spiritualmente; bisògna, doè, _che i socialisti smettano di infamare e vilipendere il movimento fascista com• portandosi da veri reazionari, da veri filistei. Accadeva qualche cosa· di simìJe nei pri~i tempi della pi-opaganda socialista. Dal 18i0 al 1880, agli-albori del movimento socialista; quando erano da poco spenti gli ·incendi della Comune, e da poco asciugato il sangue sparso fra Montmartre e Belleville, i socialisti non dovettero Jottare soltanto. contro le persecuzioni dei Governi, ma dovettero soprattùtto lottare e soffrire per l'incomprensione dell'ambiente che li cirrondava." Le stesse calunnie che oggi i socialisti scagliano contro i fascisti, erano allora lanciate1 dai vecchi ·pa,titi demociatici e repubblicani contro g li internazionalisti. Costoro non erano considerati come degli uomini ·che avevano un ideale, spesse volte disinteressatamente professato, ma come dei mostri che volevano spartire le terre, distruggere 1a famiglia, scristianizzare le popolazioni e commettere ogni- sorta di orribili delitti. Era l'epoca in cui Mazzini scriveva parole di fuoco contro la Comune, mentre più tardi Felice Cavalletti, malgrado la sua fiera anima garibaldina e cavalleresca, tentava di infrangere il Partito Operaio Milanese soltanto perché iapprescntava un elemento nuovo dì squilibrio e dì competizione di fconie alla vecchia tradizionale democrazia. Ci volleco vè nt'anni di lavoro e di propaganda perché l'eterno filisteismo dell'ambiente precostituito rendesse un _po' di giustizia ai socialisti cominciando dal comprendere le "ragioni essenziali dcJla loro esistenza. · Oggi, nei confronti del fascismo, l'ambiente filisteo è rappresentato dal socialismo ufficiale. G li uomini di questo socialismo, con una ostinazione grottesca, si rifiutano di comprendere il movimento fascista e lo spiegano alJc loro turbe come un movimento di reazione retrograda, come un'organizzazione di bande assoldate per la difesa di interessi privati. I socialisti sanno che questo non .è. E ·sono_ quiridi in malafede, Ora fa condizione perché la tregua sia sincera e duratura pregiudizialmente è sempre una: cercare di compreridere e smettere di diffamare. Se il vilipendio degli uomini e dell'idea fascista continuerà, saranno inevitabiH ulteriori episodi di violenza. . La direzione del partito afferma che è sicura della disciplina dei suoi organizz3.ti e dichiara che non parlerà inutilmente ai sùoi. Vedremo. nei prossimi tempi quali fatti seguiranno a queste parole. Quanto a noi, ci basta solennemente affermare che se il socialismo


DAL PRIMO CONVEGNO DEl FASCI, ECC.

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ufficiale italiano, quello, per intenderci, rappresentato dall'Avimli!, si metterà definitivamente sul terreno delle competizioni civili e la smetterà di predicare e di praticare la violenza, il fascismo disarmerà a sua volta, convinto di avere con le sue battaglie bene meritato dalla nazione · e convinto altresl di avere reso un grande setvigio al socialismo restituen· dolo ai sensi della dignità e della umanità. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 55, 5 marzo 1921, VIH.


DOCU},{ENTAZIONE Alcuni giorni fa, all'indomani degli eccidi di Toscana, perpetrati, salvo uno, colla più barbara ferocia dai pussìsti, comparve sull'Avanti! un appel_Jo alla pace, firlriato dalla direi.ione del Partito SociaJista Italiano. IJ giornale del Pus lo pubblicavi in prima pagina, senza vistosi!à di caratteri, come un qualsiasi c_o ffiunicato di indole amministrativa, Vi si diceva che bisognava« cessare dalle lotte sanguinose» e che bisognava

«·rientrare . nel ·grembo della civiJtà ». Prendemmo atto di queste ammissioni ·senza illuderci. I fatti hanno smentito. le bugiarde parole del La condizione Pcìma della tregua, cioè la cessazione dellè calunnie stolte e infami scagliate contro il fascismo, non si è verificata, All'agguato, more pussista, di Casale, ha fatto riscontro la continuazione _della perfida campagna di diffamazione contro il fascismo nella quaJc si è spedalizzato l'organo del Pus. Documentiamo una volta per sempre. Nel suo numero del 5 mar:z:o, l'A vanti!, a proposito del conVegno di Londra, stampa questo titolo: LJl maschera del fctJcismo giolit~iano è caduta, Malafede! L'accosti1mento è assurdo. Gli organi ufficiali del fascismo non si sono pronunciati sulla recente conferenza di Londra, ma j pussisti dovrebbero sapere, e sanno, che i Fasci rappresentano in Italia una grande e pratica ç fattiva corcent~ d'opposizione all'imperialismo franco-ingle$e e quindi sono contrari alla politica di Foch e di Tardieu, di retta allo smembramento e allo schiacciamento delJa Germania, Ma non d imentichiamo, come fanno i socialisti nella Joro inguaribile tedcscofilia, le colpe enormi delia Germania e l'obbligo che essa ha di riparare, nella misura del possibile, le devastazioni provocàte daIIa guerra voluta dal Kaiser e dal suo popo_lo. Nella seconda pagina dello stesso numero, si ha il coraggio d'insinuare tra le- righe che il lanciatore della bomba sul corteo degli studenti Jiorentini potrebbe anche essere stato un fascistai che i fascisti cesenatl convenuti a S;i.vignano per una manifestazione di propaganda sono «canaglie »; e che i fascisti Jiorentini sono i sìcari della « borP111.

ghesia».

·

Nel numero d el 6 marzo, l'Avanti.' parla di Un « fascismo dì Stato » e di industriali che « forniscono al fascismo armi· e sicari ». Il signor Velia dichiara in una intervista che ·« bisogna superare il fascismo attac-


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.cando la borghesia che lo vivifica, fo finanzia, lo sorregge e sfrutta anche la ingenuità disinteressata di tanti . giovani ». Un corrispondente da New York dell'organo pussista manda dei ritagli di giornali americani dove il fascismo è giud\cato come « un brigantaggio medioevale». Gli americani hanno j[ supremo privilegio di non capire niente delle cose europee in genere e di quelle italiane in particolare. Nel suo numero del 9 marzo, l'At,WtJi! è tutta una sconcia diffamazione del fascismo dalla prima parola all'ultima. L'autorità di Nunzio Nasi, il putrefatto risuscitato, è messa in vista per provare l'esistenza di un'alleanza ·« poliziesco-fascista», mentre Treves parla di una « complicità del Governo col fascismo'» e gli altri ignobili « quindicimila »· rossi ricamano sullo stesso motivo le stesse calunnie, a base di brigan-· tags:io, di bande bianche, di sicari, di venduti, ecc. Nel suo numero d\ ieri, l'Avanti! parla ancora di provocaiioni armate fasciste; tira fuori l'illustre commendator Cortina, direttore di una clandestina rivista, per documentare l'accordo Giolitti-fascismo; di una versione bugiarda dei fatti di Casale; si scaglia contro una nuova Camera del Lavoro sorta a Bologna e il cui programma nettàmente sin_dacalista pubblichiamo altrove; dedica, insomma, un'intera pagina alla diffamazione più perfida e.... inutile del movimento fascista. L'Avanti!, mentre si dà le arie di predicare. la pace, arn:ia in realtà il braccio ~egli assassini. Non è solo in questa opera. Gli fanno degna corona i foglietti minori · del sovversivismo. Di costoro non ci .occupiamo. Pcimo, perché contano poco; e, in secondo luogo, perché almeno hanno il pudore di non salire sul pulpito a predicare untuosamente la pace. Cosi non ci occupiamo delle diffamazioni inslllse della Voce Repubblicana, perché a farne giustizia ci pensano molti repubblicani, i quali pensano che quando si è bolscevichi si va con Lenin e non si contamina Mazzini. Vogliamo però dare una consolazione alla «muta)> idrofoba di cani che abbaia alle calcagna di quel gigante giovinetto che è il fascismo italiano. -La «muta» è completa._Ci sono anche i preti. L'arcobaleno antifascista va dallo scarlatto dell'anarchia al nero tenebroso del clericalismo. Anarchici, socialisti, repubblicani, democratici e.... preti: che meraviglioso « fronte unico » contro il fascismo! Ecco qui l'Azione C.iovanile, organo della Federazione giovanile diocesana di Milano, che stampa queste graziosissime amenità nel suo numero del 5 marzo: « Il fascismo non è solo alleato dei pescicani; esso è venduto alla -massoneria, all'anticlericalismo più bolso)).

Lo dice anche l'Umanità Nuova che il fascismo è alleato dei pescicani·. Abbracciatevi fratelli anarchico-preteschi ! Siete fatti per intendrrvi. Siete colpiti dallo stesso male : la comune incurabile imbecillità. C'è un


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

giornalino clericale, La Semente, che esce a Bologna, ha tredici anni di vita, diffusissimo nelle plaghe cattoliche, nel quale ·si parla del fascismo come ne P?rlano i.. .. cosiddetti sovversi:vi. Sono i luoghi comuni dell'antifascismo che passano comodamente dalle colonne dei giornali rossi a quelle dei giornali neri. ·Contro questo cerchio d'interessi offesi o minacciati, di gelosie politiche, di violenze in agguato e di bestialità esasperate che si propone di stringere e soffocare il fascismo, il coffipito dei fascisti è uno solo e })re• ciso: visto e considerato che le invocaziooi alla pace, partite dall'altro campo, sono manovre di guerra; visto e considerato che si continua ad itlfangare il fascismo nei suoi esponenti e nelle sue idee, non c'è che un mezzo per imporre a chiunque ji nostro sacrosanto diritto di cittadinanza ideale e politica in Italia: continuare come prima, meglio di prima. MUSSOLINI

Da I/ P()p()/() d'Italia, N. 61, 12 mano 1921, VIII.


PARLA TURATI ! LA PAURA DELLE ELEZIONI L'on. Filippo Ti.irati chi è? La domanda può sembrare a tutta prima assurda, data la larga notorietà di cui gode in ogni" ambiente politico d'Italia il direttore della Critica Sociale. Turati chi è? t! un deputato socialista debitamente tesserato e credente nelle ve·rità rivelate del socialismo cosiddetto scientifico ( carino e boche il socialismo scientifico !) o è invee~ il tutore, il procuratore, Ja .Jan.cia spezzata delia monarchia e di quella· sp~ iale monarchia che regge l'Italia ? L'interrogativo è pienamente giustificato -dall'ultimo discorso delron. Turati. Il quale ha enunciato queste due proposizioni. Prima: non si deyono fare in questo momento le elezioni generali, Si obietta: perché? Risponde l'onorevole socialista che in questo momènto una battaglia elettorale diventerebbe necessariamente, quasi aùtomaticamente una guerra civile. C'è uno spettro in Italia.... Lo spetho del fascismo. Ora noi siamo assolutamente lontani dal catastrofismo turatiano. Si trà.tta forse di un altro- infortunio su] lavoro, pro;ocato dalla emozione per la morte improvvisa dell'on. Pie· coli, decapitato dalle ruote di un treno, e non già ~ài coltelli fascisti, come ha nefandamente tentato di far credere nella sua prima versione l'organo magno del Pu>. Le eventuali elezioni saranno o non saranno sanguinose, a seconda del contegno del P11J e organismi minori. :B evidente - e _lo stampiamo qui a chiare lettere perché noi amiamo assumerci sempre ed intere le nostre re· sponsabilità - che se i socialisti impostassero la loro agitazione elettorale sul terreno non deUa lotta contro il fascismo, ma della diffamazione sconcia e vile contro il fascismo, sarebbero legnate e revolverate su tutta la linea. In verità, sono animali curiosi e buffi questi socialisti italiani ! Essi vogliono vivere, prosperare, vincere, stravincere, tiranneggiar~. e imbestiaré, senza noie, senza difficoltà, « seggendo in piuma »! E se accade che la professione,. del resto assai lucrativa, del socialista, costi qualche imbarauo., i socialisti si mettono a strillare e invocano perfino il galateo! Eh no, mustri .commedianti. Se voi volete la guerra, dovete acc,ettarla, com'è, coi suoi rischi, coi suoi p ericoli, colle sue tra·gedie ! Ma tomia~o a Turati e alla sua proposizione. Se malgrado il veto


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

del P111, il re sciogliesse la Camera, il Pui. annuncia Turati, « farebbe Ia' repubblica». Ma allora, a fil di logica, i casi sOno due: o si presume che la repubblica sia migliore regime della monarchia, e in questo caso non bisognerebbe deprecar.e lo scioglimento della Camera,· ma augurar. selo e affrettarlo; o si pensa che Je cose, data la generale situazione, non cambierebbero profondamente, e allora la sparata twatiana è pfiva di ogni senso, compreso quello comune. L'on. Turati sa benissimo che, specialmente in Italia, lo scioglimento della Camera s.arà chiesto ed effettuato da Giolitti e nient'affatto dal ·re, il quale si .limiterà a metterci tanto di spolverino. A pre.Kindere da queste complicazioni .... rep~1bblicane, rimane il fatto che i socialisti non vog!iono le nuove elezioni ; non le vogliono per la paura di rischiate sul serio la loro graina pellaccia; non le vogliono perché sentono che uscirebbero dalle urne letteralmente decimati. Ma sino a quando potrà durare l'equivoca situazione di una Camera nella quale nessun giuppo e nessu n deputato rappresenta qualcuno o qualche cosa all'infuori di se stesso ? Nei confronti dei socialisti, i casi sono ancora una volta due:· o essi ritengono di avere ancoxa il loro gregge fedele, e allora la _prova deHe urne non dovrebbe spaYentarli; o· sanno, invece, che il gregge si è sbandato, non «beve » più, e allora con quale « pudore » i deputati socialisti continuano a ritenersi i rap· presentanti del proletariato? Per noi, fascisti, che siamo in Italia arbitri, in gran parte, della situazione, le nuove elezioni sono inevitabili. Se fossimo ansiosi ·e pensosi soltanto delle nostre fortune, p iuttosto che a maggio, saremmo portati a preferire le elezioni in ottobre o ilnche più tardi. L'organizzazione fascista, formidabile e irreJistibile nel suo travolgente, meraviglioso prosèlitismo, è appena agli inizi. Possiamo ben dire che il tempo Javora j:,er noi. l e elezioni in primave"ra coglierebbero il ·fascismo nel travaglio fa. ticoso delJe sue adunate regionali, mentre più tardi l'organìzza"zione sarà còmpleta e perfezionata. Contiamo di avere a Roma nel maggio i rappresentanti di mille Fasci; sìamo sicuri che nell'ottobre tale cifra sarà raddoppi-ata. I socialisti credono, dilazionando le elezio_ni; di evitare la disfatta : l'avranno, invece, totale. MUSSOLINI

Da 1/ Popolo d'Italia, N,· 6 S, 17 marzo 1921, VHI.


ONESTÀ! A Trieste, durante 1a prima assemblea costitùtiva della sezione dei legionari, è stata data lettura di una lettera mandata e sottoscritta da una quindicina di legion_ari repubblicani, un brano della quale ci piace riportare su queste col_o nne: « Noi legionari diSseotiamo in moltissimi punti dalla condotta del Parlito Repubblicano, specialmente di quello locale, per la posizione assunta di fronte al Partito Socialista; ma pure nel Fascio noi dissentiamo, per varie ragioni, in hpecie dopo la m gedia li.umana. Il merito di aver infranto l'idolo moscovita, che teneva in ischiavitù il nostro proletariato .generoso, è solo del fascismo e delle sue gloriose squadre d'aziont, i quali giovani ancora oggi insanguinano a centinaia le vie d'Italia per la realizzazione di queffideale che è nato dal fiumane1imo

».

Questo è un documento di profonda onestà politica. N on intendiamo polemizzare sulle affermazioni che vi so.no contenute a proposito della tragedia fiumana, perché ci riserviamo di farlo a tempo opportuno e a fondo; ci ]imitiamo a rilevare l'ammissione che « l'idolo moscovita » è stato infranto dai fàscisti. L'idolo pauroso che copriva .con la sua mole enorme tutta la vita e la storia italiana del 1919, oggi è a terra. Molti altri m~vimenti possono oggi affiorare ed affermarsi, movimenti incompresi e derisi, come quello repubblicano, nell'ora in cui jJ Pm trionfava. La memoria di certa gente dovrebbe essere un po' meno labile e il giudizio sul fascismo un po' meno vigliacco, non fosse altro perché la lotta fascista· non ·è stata una comm,edia, ma una tragedia, nella quale decìne di fascisti hanno lasciato generosamente la vita. Da 1l Popolo d' flalia, N , 65, 17 marzo 1921, VIII (r),


ON. BONOMI, PENSATE AGLI UFFICIALI ! Anzitutto le cifre, che sono più eloquenti di un lungo discorso. Oggi gli stipendi percepiti . dagli ufficiali del regio esercito italiano sono, JetteralmentC, stipendi di fame. Un sottotenente riceve lirè 526,75 mehsili; un tenente lire 569,40; un capitano lire 722,50;. un maggiore lir.e 842,90; un tenente colonnello lire 885; un colonnello lire 976,90. Tutto compreso; compresa cioè l'indennità caro-viveri, l'indennità speciale e l'indennità di « grande re· sidenzà », che è fissata nella iperbolica cifra di lire 8,90 a1 mese ( diconsi lire otto e novanta centesimi al mese). . Ci sarebbe materia per fare del!'ironia, se l'argomento fosse meno penoso e meno urgente. · DomandiaÌno ai cittadini che ci leggono, compresi gli uomini del qoverno e in particolar modo il ministro della Guerra: è possibile vivere oggi, pure assoggettandosi a tutte le economie più rigorose ed umilianti, cogli stipendi percepiti dagli ufficiali dell'esercito? No. Assolutamente no. Le agevolazioni di cui qualcuno parla ad orecchio si riducono a ben misera cosa: gli oggetti che l'u_fficiale può prelevare dai magazzini militari rappresentano una infima · quota parte in confronto alla totalità dei bisogni e "in ogni caso sono pagati a prezzi dì mercato o quasi. Questa esposizione è sommarii, ma è già sufficente per trarne una Conclusione: bisogna migliorare seriamente le condizioni degli ufficiali. Diciamo seriamente, perché sinora i provvedimenti escogitati dal Go· verno, data 1a loro irrisorietà, hanno, più che attenuato, esasperato il disagio, aggiungendo alle sofferenze d'ordine materiale altre d'ordine psicologico e morale. Non solo i miglioramenti devono essere radicali, ma devono veriire senza indugio. Non si può attendere oltre. Il Governo non deve rinviare alla Camera la questione, come ha fatto per . i magistrati. Il Governo può_provvedere d'autorità. Nell'attesa che l'esercito esca - come organizzazione - .dalla crisi del dopoguerra, bisogna dare agli ufficiali il modo di vivere decentemente. L' impongono ragioni alte di giustizia e anche d'opportunità e saggezza politica. Gli ufficiali dell'esercito hanno nelle mani l'ordine pubblico. Inquadrano e . istruiscono le forze su cui Ia_ nazione può contare nelle ore di crisi all'io-


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terno e all'estero. L'importanza enorme della funzione dell'ufficiale nèj nostri eserciti e la estrema delicatezza delle sue funzioni sono evidenti a chiunque. Un esercito inquadrato da ufficiali contenti e volenterosi, è ·Un organismo sicuro e fedele; caso contrario, è Un'accozzaglia bruta, che può disperdersi al primo urto. Non v'è stato mai un momento, nella storia politica italiana, in cui le sorti «interne» del paese· non siano state in stretta dipendenza dallo spirito dell'ufficialità che comanda la truppa. ' Finora non ci sono state manifestazion( clamoros·e di questo · disagio, tanto che il grosso pubblico ignora, ragione per cui intendiamo rompergli l'alto sonno nella testa; ma non è lecito, non è umano e non è _bello speculare sul fortissimo spirito di disciplina che anima i nostri ufficiali. . Noi scongiuriamo il Governo onde eviti di spingere le cose all'estremo e di correre ai ripari quando sia troppo tardi. Prevenire e provvedere: ecco il monito che sale dall'ufficiali.tà, Provvedere con sol. Iecìtudine e con larghezza. Meglio niente, piuttosto che un'altra specie di elemosina. Gli Ufficiali sanno benissimo che le condizioni dell'erario non sono floride e per questo Ie loro richieste sono modeste. Noi crediamo che Ja nazione non andrà al faliimento se il Governo si deciderà a dare un au.mcnto g~nerale minimo di almeno « cinquecento » lire mensili sugli attuali -stipendi. Perché questo aumento sia reale e non fittizio deve èssere libero dalle ritenute della ricchezza mobile, come avviene per altre categorie di dipendenti dello Stato. Così l'indennità di« grande residenza>> dev'essere. abolita o portata a una cifra minima di almeno centocinquanta lire mensili. Questi i desiderata fondamentali. Non sono eccessivi. Né H Governo può considerarli tali. R.ipprescntano il minimo indispensabile per vi,•ere con quel decoro necessario per chi porta il grigioverde e il grado di ufficiale. Si facciano economie in altri campi, ma sì migliorino le condizioni degli ufficiali. 11 dilemma si pone: o si scioglie l'esercito, o si dà a coloro che l'inquadrano e lo istruiscono i mezzi per vivere dignitosamente. P_oiché,· malgrado tùtte le Internazionali bianche, rosse e verdi, malgrado il wilsonismo societariò, la nazione· non può rinunciare ad avere un esercit_o, rimane il secondo corno del dilemma. Se glì uomini che stanno al Governo hanno la sensibilità necessaria ~d afferrare l:t portata e la gravità di certe situazioni che fatalmente m~turano, provvederanno in co·nseguenza. Noi abbiamo lanciato il nostro richiamo, che pot~ebbe anche essere un grido d'allarme.


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On. Bonomi, rendetevi conto della realtà e provvedete, Non attendete che ci siano dei « pronunciamenti ~> come è accaduto in ti lune città da pacte della magistratura. Anticipate, . Ad ogni modo noi prendiamo impegno di agitare la questione, sino al gìor_no in cui giustizia sarà , atta, MUSSOLINI

Da li PQpolo, d'Italia, N. 66, 18 marzo 1921, VIII


-I

MISERIA Il discorso del ministro Sforza non merita un lungo commento: m'la povera cosa. Ed_ è la documentazione ormai definitiva di una menzogna: quella che riguarda porto Baross. Procediamo con ordine. Sulla prima parte, che è la più diffusa e che tratta del convegno di Londra, poco c'è da dire. lo Sforza ci fa sapere ch.'egli si è tenuto su di una linea mediana di conciliazione, ma ha dimenticato di agg iungere quello che è universalmente noto; e cioè che la politica wilsoniana del conte Sforza ha suscitato acute diffidenze fra g li Alleati e nessun sentimento di riconoscenza o di semplice cordialità da parte dei tedeschi. Politica di conciliazione o politica· di isolamento? O , peggio ancora, di fallimento? L'unico attivo che il conte Sforza, -reduce da Londra, ha potuto esibire alfa Camera italiana, è l'accordo coi turchi. Ringraziamo Allah che ci sono ancora dei .... turchi· sulla faccia della terra! Non sappiamo quanta parte abbia avuto il conte Sforza nel provocare la revi$iOne del trattato di Sévres; e, quanto all'accordo italoturco, le indicazioni date dallo Sforza sono cosl vaghe, che ogni giudizio di merito è _im_possibile. Domandiamo piuttosto. Quand"è che potremo conoscere nel suo testo, possibilmente integrale, l'accordo italo-turco del 12 marzo? Nel seguito del suo discorso, lo Sforza ha tessuto ancora una volta l'apologia della Piccola Intesa, cioè della Cecoslovacchia e della Jugoslavia e precisamente delle due più arbitrarie e artificiali costruzioni statali che ·siano uscite dallo sfacelo dell'impero absburgico. Il conte Sforza è vittima di strane illusioni per ciò che riguarda l'amicizia jugo.slava. Egli non vede che Praga, non ha o~chi che per rimirare Belgrado.. Non esistono per lui una Bulgaria, una Ungheria, una Romania, tre paesi dì sicuro avvenire, nei quali, grazie alla politica del conte Sforia, le nostre azioni vanno ribassando. Il nostro ministro degli Esteri ha vantato gli aiuti dati dall'Italia all'Austria, ma ha dirne11ticato di aggiungere - e doveva farlo! - . che è tempo che i _tedeschi dell" Alto Adige la smettano di assumere atteggiamenti provocatori in casa nostra. L'Italia ha contribuito più di .qualsiasi altra potenza dell'Intesa a sf3:mare i"tedeschi di oltre Brennero ed è stata prodiga di ogni agevola-


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2ione coi tedeschi di qua ~al Brennero; è ora che gli uni e gli altri si rassegnino al fatto compiuto di Vittorio Veneto. Il conte Sforza non ha detto verbo sull'Albania. N on ha 'nemmeno ricordato il Montenegro. Il che significa che la politka italiana ha consegnato il Montenegro alla Jugoslavia; ha quindi scritto, poco wilsonia- . namente, una pagina di grande vergogna. Ci ripromettiamo di tornare sulla questione montenegrina, che non è liquidata, come si pensa a Roma

e a Belgrado. Chiamata ripetutamefite in causa, il senatore Sfoua · ha dovuto toccare la questione di porto Baross, ma l'ha fatto in modo tale da convincere chiunque che oramai porto Baross è stato segretamente consegnato alla Jugoslavia. Abbiamo in Jtalia un ministro deg li Este.ti con. fesso di reticenza e di mendacio. In un primo tempo, I.o Sforzà dichiarò che la questione di porto Baross . non era pregiudicata; in un secondo tempo, tentò di svalutarla del tutto colla famosa e infelicisSima frase deJle « quattro sillabe», Ieri il conte Sforza ha riconosciuto, bontà sua, che la questione di porto Baross ha la sua importanza. Ha annullciato che si svolgono trattative delicate e che ogni discussione sarebbe clan· nosa agli interessi di Fiume e d ell'Italia. Il pubblico italiano ne sa quanto prima e torna a chiedersi: è vero o non è vero quello che si dice e che si· stampa impunemente a Belgrado, che cioè porto Baross è stato già assegnato alla Jugoslavia ? Il senatore Sforza non risponde a questa precisa domanda; gira al ·largo e invoca il silenzio. Se le faccende fossero pulite e chiarite,· il discorso sarebbe diverso. Nel complesso l'esposizione del senatore Sforza non · diversifica dalle precedenti: è un'eterna oscillazione fra il reale e l'irreale, fra il sacro egoismo e certo wiJsonismo andato a male; si dà le arie di una politica . di anticipazione e si risolve in una realtà miseranda. E, in fondo; una politica nittian_a. la politica della vecchia, non della nuova Italia. MUSSOLINI

Da li Popç/r, d'llalia, N. 68, 20 marzo 1921, VIII.


L'AGGUATO CRIMINALE L'Avanti! dell'altro giorno, con un candore quasi angelico, stampava, neJJa sua seconda pagina, queste precise parole: « Noi non consigliamo certo la violenza personale, né metodica, né sporadica; né, provocatrice, né vendicatrice, come, anche senza fa. più lontana ·giu. stificufone o inventando i p!etesti purchessia, praticano per sistema i signori

fascisti1>.

Il trafiletto si chiudeva con queste altre parole : « Rifuggire con oculatezza da tutte le provocazioni, persino dalle parvenze di provocazioni; ma rinunciare alla legittima difesa in casa proprfa, no » .

Ebbene, il trafiletto stessO era nel testo tutta una gesuitica, perfida opera di provocazione. Vi si dice, infatti, che « i fascisti hanno un gusto belluino »; che la foro opera è « un ritorno medioevale e barbarico)>; che_ sOno « appoggiati dalle autorità»; che hanno l'abitudine di « schernire le loro vittime ». ' Nel numero di domeniai mattina- giorno dell'agguato di Greco l'Avami! usciva con un trafiletto di questo genere : « Fascismo è la parola nuova. Ma la cosa è vecchia. Si tratta pur sempre della borghesia. Figli di papà, agrari, industriali, commercianti, banchleri, gallonati, pochi d tmenti torbidi, veri ingenui illusi, T ale la composizione. D unque la borghèsia vuole sopprimere la lotta di classe e il socialismo, Per arrivare a ciò, infischiandosi deJle sue leggi, rimorchiando il suo Governo, essa am• mazza i lavora.lori e incendia le loro istituzioni».

· Dunque, conclude il lettore proletario, il fascismo, equivalente della borghesia, amma2za i lavoratori ·e incendia le loro istituzioni. Nessuna meraviglia per quello che accade come logica e inevitabile conseguenza di questo perverso imbottimento di crani fatto dalla pacifondaia stampa del Ptu, alla quaJe tiene naturalmente bordone, con maggiore violenza, se pur con minore efficacia, tutta l'altra stampa cosiddetta sovversiva. I conflitti sono resi inevitabili da questa propaganda infame. Quando un corteo o un gruppo fascista è costretto ad attr~versare un quartiere popolare, j tesserati e gli organizzati, avvelenati dalla 14. · XVI,


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propaganda antifascista, o sparano per il terrore o per la vendetta. Essi sono tratti a vedere e a paventare il fasc~smo sotto la maschera con çui viene presentato dai loro <:api ; cioè come una associazione di « ammazza-lavoratori» e di<< borghesi». Ci vorrà del tempo e - ahimè! altri sacrifici prima che in tutta Italia accada· quel che si svolge in certe Ìone della Valle padana, dove operai e contadini si organizzano spontaneamente sotto i gagliardetti del movimento fascista:· L'agguato di Greco, che ha costato la vita al nostro carissimo .:.mica Setti, uno dei fedeli del faScismo · fin dalla prima ora, è il risultato della ignobile diffamazione antifascista; :B provato che jl corteo fascista non ave\'a ·intenzioni provocatrici, era una marcia ordinatissima, tipo militare, come fanno i fascisti. :B naturale ché i fascisti cantassero j loro inni, intercalati dai loro gridi di combattimento; è naturale che vigìbs. sero, ma ~ vero e provato che i primi colpi non partirono dalla (olonna fascista. 11 nostrò caduto era inerme e si difendeva coraggiosamente a sassate: questa è la verità. Se le parecchie centinaia di fascisti avessero avuto rivoltelle e bombe a sufficenza, dopo pochi minuti i sovversivi del famoso viale Monza avrebbero avuto una di quelle lezioni che si ricordano per un pezzo. Lasciamo alle inchieste ufficiali e non ufficiali 1a cura dei · dettagli. E lasciamo nella penna deplorazioni, invocazioni e simile bagaglio retorico. C'è, tutta avvolta nel tricolore, una giovane vita spezzata; c'è una madre che piange l'unico figlio perduto per sempre; ci sono j fascisti, i quali, sfilando a migliaia davanti al morto, lo aggiungono nella loro. memoria alle decine e decine di altri ·caduti gio· vani nelle vii.i imboscate del bolscc\lismo italiano,· Che mera.viglia- se il sangue chiama la .fiamma? La tregua è impossibile, -poiché si continua a diffamare un movimento fresco, impetuoso, travolgente, purissimo, com'è il fascismo. Questa diffamazione arma il braccio dei fanatici e dopo l'aggressione perpetrata da costoro segue fatale la ·rappresaglia fascista ·· .• ~ ,·: ·•f1:f;t;J~i Fas~isti milanesi : raccogliamoci attorno al nostro morto· ~ · co~tinuiamo la nostra durissima strada. Arriveremo dove dobbiamo arrivare : a qualunque costo! M~SSOLINI

Da Il Papolt, d'ltalùt, N, 69, 22 marzo 1921, VJJI.


CHI DIFFONDE CERTE VOCI INFAMI ? I. PUSSISTI ! Aie/dola, 18-3·1921. Caro Mussolini, non so s·c in buona feJe od artificiosamente, ad ogni .modo in quella man.ier:t. incontrollabile, come sempre avviene in simili casi, s'è sparsa in Forlì e dintorni Ja voce che nurlei di faHùti verrebbero, neli'oc,asio11e della tolenne lnaµgurazione del monum,rm, ad Aurelio Sa/fi, per ostacolare e disturbare la cerimonia. lo non solo credo inverosimile Wl tale gesto, ma penso invece che, qualora forze fasciste credessero intervenire alle onornnze ad Aurelio Saffi, ciò non potrebbe essere che per rendere omaggio al sommo romagnolo ed al grande italiano, che per l'Italia, realtà ideale comune ai fascisti e ai repubblicani, soffrl, osò, lottò. E, appartenendo a quei repubblicani che assi~tono con intimo ·scooforto all'insana e impolitica avversione che si va, con tenacia degna di miglior causa, fomentando fra il fascismo e il Partito Repubblicano, ho pensato far cosa utile a voi e a noi dandovi notizia dì· quanto sopra, acciocché inesistenti motivi di odio non siano sfruttati ad armare sempre più gli uni contro gli altri animi, che, invtte, dovrebbero aver comuni molti palpiti. · Al vostfO apprettame-nto, poi, di servirvi di que5ta informazione come stimerete più opportuno. Cordiali saluti e auguri. • GUERRA Pn1MO

I ptmisti ·continuano -nel loro povero mestiere. lo facevano durante la guerra, quandò diffondevano fra il popolino le voci di terribili decimazioni; lo fanno oggi, attribuendo ai fascisti propositi che non sono nemmeno nella più r:emota anticamera del loro cervello. Ci spieghiamo perfettamente gli obiettivi della turpe voce c_h e il nostro fedele amlCo ci segnala: si vuole scavare ancora più profondo il solco che divide (e ·non dovrebbe!) gli elementi dirigenti del Partito Repubblicano e il fascismo. La spedi2io_ne di Forli è una malvagia invenzione, una ridicola favola, I fascisti sono tendenzialm~nte repubblicani; sono, s\11 terreno dell'economia, mazziniani, Io vogliano o non lo vogliano certi piccoli chierici del grande genovese; e non .possono nutrire che senti· menti di profonda ammirazione per Aurelio Saffi, l'eletto triumviro


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

della gloriosa repubblica romana, il maestro d.'ogni gentilezza latina, l'tsempio più alto di una vita vissuta secondo la dottrina di Mazzini. Bene a ragione, , Cllro Guerra, voi potete dire che, se . il loro inter· vento sarà gradito, i fascisti saranno presenti alla inaugurazione del monumento a Saffi, non per turbare in qualsiasi modo la cerimonia, ma pet renderla, anche soltanto numericamente, più solenne. Purtroppo, dati i rapporti poco amichevoli che taluni dirigenti hanno voluto creare tra il fascismo e repubblicanesimo, i fascisti non interveiranno di persona alJa cerimonia di Forll, ma saranno presenti in ·ispirito; perché, dovunque si esalti un'anima di grande italiano, il fasci~mo è presente !

"· Da Jl Popola d'ltalù,, N. 69, .22 marzo 1921, VIII.


DOPO DUE ANNI Oggi compiono i due anni dal giorno in cui sorsero i Fasci Jtaliani di Combattimento, Abbiamo appena il .tempo di evocare la data, La battaglia infuria dovunque'. Le cronache sono rosse e arrossate dal Iatin sangue gentile fascista. E poi, non abbiamo la stoffa dei commemoratori. Camminiamo in avanti e guardando dinanzi a noi. '.E! il nostro stile.

Siamo ·giovani, · nati _ieri e non abbiamo stocia. O ne abbiamo troppa. Ma non ci pesa, Non grava sulle nostre anime il passato, perché il tumultuoso presente c'incalza verso l'avvenire. Non eravamo in molti, nella Sala di piazza San Sepolcro due an·ni fa quando gettammo le prime basi della nostra ·c ost~zione ideale. Un centinaio, f(me. lo .stesso - m i sia consentita in cjuesto caso )a prima persona - non mi cullavo in iJlusioni eccessive, Mi contentavo di costituire, in prosieguo di tempo,

un centinaio di Fasci nelle principalì città d'Italia. Il f~scismo non aveva molti numeri per conseguire un successo di adesioni e di popolarità. Si chiamava di «combattimento » e questa pa- · rola, dopo quaranta mesi di. guerra, suonava ingrata alle orecchie di molta gente; partiva in lotta contro il rinunciatarismo di marca più o meno v.,jJsoniana, il che alienava al fascismo le simpatie della democra· zia tradizionale; la quale ha avuto dal destino la funzione di fa re dd1'« imperialismo» per tutti i popoli,·salvo che per quello italiano; rivcn· · dicava la necessità ·dell'intervento in guerra e la grandezza della vittoria, la. quale cosa urtava i nervi a coloro che intendevano superate le storiche differenziazioni di neutralismo e interventismo; finalmente scendeva in campo apertamente ·contro la demagogia socialista che convogliava tutti i malcontenti delle classi medie ed esasper_ava, _nell'assur~a aspettazione del paradiso russo, tutti i fanatismi politici e le miserie morali del cosiddetto proletariato. Dopo due anni di lotte, di varie e tempestose vicende, gettiamo u no sguardo sulJa strada percorsa: il punto di partenza ci .appare straordinaria.mente lonta.J\o. IJ fasCismo; dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne. Che cosa ~ .questo fascismo, contro ì1 quale si accanisce in· vano una multicolore masnada di nemici vecchi e nuovi ? Che cosa è questo fascismo, le cui gesta riempiono .l e cronache italiane ? :B proprio


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« J'anticiviltà >>, come ha detto, non più tardi di ieri, in un momento di acuto spappolamento .cerebrale, l'oo. Filippo Turati? Sia concesso a noi, che abbiamo l'orgoglio di aver lanciato nel mondo questa superba creatura, piena di tutti gli impeti e gli ardori di una giovinezza fraboccante di vita; sia concesso a nOi di rispondere a queste domande. Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo. senza false modestie: governare la nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicura.re la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto. Non importa se il nostro programma concreto, com'è stato notato· g iorni sono da un redattore del Rerto del Carlino,, non è antitetico ·ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti per tutto ciò che riguarda 1a riorganizzazione tecnica,. ammjnistrativa e politica del nostro paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto "lo spirito fascista rifugs:e da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro. N oi non crediamo ai p rogrammi dogmatici, a questa specie di cornici rigide che dovrebbero contenere e sacrificare la mutevole cangiante complessa realtà. Ci permettiamo il lusso di assommare e conciliare e Superare in noi quelle antitesi in rui si imbestiano gli altri, d1e si fossilizzano in un monosillabo di afferÌnazione o di negazione. .Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici; conservatOfi e progressisti; reazionari e rivoluzionari; legalitari e illegalitari, a seconda delle. circostanze di tempo, di luogo, di ambiente, in una parola «di storia», nelle quali siamo · costretti a vivere e ad agire. Il fascismo noll. è ui:ia chiesa; è piuttosto una palestra. N on· è ·un partito; è un movimento; non ha un programma beJl'e fatto da realizzai-si nell'anno duemila per la semplice ragione ·,he il fascismo costruisce giorno per giorno l'edificio della sua volontà e della sua passione. Com'è buffo, assurdamente buffo, J'on. Turati, quando si intestardisce nella incorriprensione bestiale del movimento più interessante e originale che· 1a. storia del nostro paese ricordi! Cè un dato incontrovertibile che att.esta la vitalità prorompente _del movimentO fascista: ed è il proselitismo. N essun altro partito può competere con noi." I vecchi partiti non fanno reclute nuove; Stentano a conservare le vecchie, che, qua e là, accennano anche a sbandarsi; il fascismo, invece, vede sorgere i suoi gruppi a decine .e decine per generazione spontanea, tanto che fra qualche mese tutta l'[talia sarà in nostro potere e ci sarà concesso di condurre a termine l'unica rivoluzione possibile ed auspicabile in ltalià.: quella agraria, nei modi diversi suggeriti dalle diverse condizion'i a{W)ientali.


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le masse agricole hanno un sacro tefrore della cosiddetta socializzazione della terra. Sentono che sarebbe la « burocratizzazione >> assassina della terra. Ma comprendono la fç>rmula fascista e vengono a noi. Va da sé, che noi non ci nascondiamo le dcficenze del nostro movimento. Più che di deficcnze si tratta, in realtà, di esuberanze. I fascisti sono uomini e qualche volta eccedono. Affiorandosi ed affiatandosi sempre più il movimento, queste deficenze scompar_iranno e il fascismo apparirà come l'eletto a dirigere i destini del popolo italiano. :n la forza nuova che segna l'avvento dei tempi nuovi. Noi portiamo questa superba certezza nel noStro cuore e sentiamo che questa certezza scalda il cuore di tutti i fascisti d'Italia. Du"e anni ! Rapida succ<-:ssione di eventi! Tumultò e passare di uomini! Giornate grigie e, giornate di sole. Giornate di lutto _e giornate di trionfo. Sordo rintocco di campane funebri; squillare gioioso di fa nfare all'attacco. Fra poco il fasdsmo dominerà la situazione. NeJl'annuale della fondazione, inchiniamoci dinanzi ai morti e salutiamo in piedi i vivi che si raccolgono. a fiumane attorno alle nostre bandiere. :8. la migliore gioventù d'Italia, la più sana, la più ardimen~ tosa, Intanto, dietro le armature possenti, tutto il cantiere fascista è all'opera. Chi porta. le pietre, chi dispone, chi dirige e traccia i piani. Avanti fascisti! Tra poco saremo una cosa sola: fascismo e Italia! MUSSOL INI

Da Il Popolo d'llalia, N. 70, 23 marzo 1921, VIII*.

* Ndlo stesso numero, messaggi augurali a Benito Mussolini dei Fasci di Ravenna, Muggia, Scandicci, Mogliana, Fabriano sono cos~ postillat.i : « Ricambio rordialmenlt qutnl sal111i ».


L' ORRENDA STRAGE ANARCHICA D' IERI SERA AL TEATRO «DIANA» A MILANO Tracciamo poche righe sotto l'impressione inesprimibile della trage· dia che ha piombato nel lutto Milano. Sin da ·quando fu conosciuta la decisione di Malatesta di iniziare Jo sciopero della fame, noi invocammo dalla magistratura milapese una solJecjta definizione della faccenda e per motivi di principio e per ra~ gioni di opportunità politica. Sentivamo - e bastava seguire certi indizi, leggere certi scritti che <iualche pazzo criminale avrebbe trovato nel digiuno del leétder anarchico il pretesto per una strage in grande, ort'ibile stile come quella che è avvenuta ieri sera al «Diana». Colui che ha lanciato l'ordigno infernale in quel teatro popolare e ha seminato la morte in un pubblico d'inn~enti, ha pregiudicato irreparabilmente Ia causa del detenuto a San Vittore. L'eccidio di ieri sera solleverà una formidabile ondata di sdegno e di odio. L'attentato è stato non solo barbarico e crudelissimo, · ma inutile e stupido. Il sangue versato ieti sera, sang ue . di estranei alla contesa, sangue di piccola gente, sangue di proJetari, sangue di donne e di bambini, grida vendetta. i:: un gesto che riabilita le più selvagge tribù del deserto. C'era da aspettarsi un gesto d'intimidazione contro edifici speciali, e c'erano stati dei preludi l'altra notte, ma nessuno avrebbe mai immaginato che la pr~testa anarchica' si sarebbe abbattuta su una folla assolutamente estranea e lontana_ dalla contesa. Non la protesta e nemmeno la rappresagHa; ma la strage per la strage, in un delirio diabolico che disonofa l'umanità. Che cosa penseranno oggi le centinaia di famiglie milanesi che piangono un morto o contano un ferito ? Che cosa penserà la cittadinanza e la nazione e il mondo davanti a questo che è uno dei più grandi crimini che la storia ricordi? Se i . parenti delle vittime o i cittadini esasperati linceranno gli esecutori materiali e morali del delitto, chi potrà negare giustificazione alla rappresaglia che sboccia sul sangue ancora. caldo di tanti inno·


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centi? Noi siamo angosciati, ma decisi. Un "abominio di siffatta specie non può restare impunito. E nòn resterà. l'ora tarda non ci consente · dire di più. . Salutiamo con cuore commosso i morti e i feriti e attendiamo che la giustizia pC>polare si compia! MU SSOLINI

Da lJ Popolo d' I1alia, N . 71, 24 marzo 1921, VIII.


L'ATTENTATO ORGANIZZATO CONTRO MUSSOLINI Ci eravamo imposti un certo riserbo, giustificato dal fatto· che l'inca- ricato degli anarchici di Piombino ci era apparso sinceramente pentito di essere venuto a Milano con l'incarico di compiere un mandato omicida. · E poiché a Masi Biagio non poteva convenire di tornare a Piombino fra i suoi amici anarchici con le mani ancora pure e la coscienza in subbuglio, avevamo provveduto perché si recasse a Trieste, ràccomandandolo al capo del fascismo triestino con questa lettera consegnata al nostro centralinista telefonico Luigi Sant'Elia, incaricato di accompagnare il Masi: « Caro Giunta, il latore è il centralinista deJ Popolo Luigi Sant'Elia. Egli accompagna a Trieste certo Biagio Masi, sovversivo piombinese, venuto espres-samcnte a Milano per attentare ai miei poveri giorni. All'ultima ora ha avuto il buon gusto di pentirsi e di confessarsi a me, ragione per cui non ho fatto denuncia di sorta alle autorità, nonostante che la questura abbia avuto per altre vie noèi2ia della faccenda. « Il Masi non può, dicè Jui, tornare in questo momento a Piombino ed io gli ho fatto fare un biglietto per Tcieste. Non bisogna perderlo di vista. In ogni caso abbiamo predisposto rappre.saglie le'Uibili per ogni affronto che fosse fatto a me o ad altri c;1pi .del fascismo. li Sant'Elia ti dirà il rt>Sto a voce. « Cordiali, fervidissimi !aiuti».

LE DICHIARAZIONI DEL MANDATARIO Prima di lasciare lJ Popolo _d'Italia, il mandatario del circolo anarchico di Piombino ha fatto ai nostri amici Galluzzi Mario, Giannino Colombo e Marzotti Vittorio, queste testuali dichiarazioni: « M.i dichiaro Masi Biagio di Emilio e Narcisa Lupi. Sono nato il 22 agosto 1896 a Marsiglia e dimoro con la famiglia a Piombino. Partii da Piombino la mattina del 18 corrente alla volta di Milano per attentare alla vita del direttore del Popolo d'balia, Benito Mussolini . .. « La <lecisione di sopprimere Mussol ini era stata presa da un gruppo di anarchici di Piombino, dopo un convegno avvenuto fra i correligionari (segu~no


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i nomi di alcuni corrtligion.ad convenuti al convegno, che non pubblichiamo). Partendo da Piombino fu i armato di una rivoltella automatica Berrma, modello

gr.ande, calibro cm. 7,S, munita di quattordici colpi, e ricevetti la somma di lire duecento per le spese. « Prima che io partiss.i, il compagno che mi aveva dato il denaro scrisse a un compagno di Milano, abitante in corso Buenos Aires, di professione meccanico, che conoscevo anch'io. Questi mi attese alla stazione all'arrivo, avvenuto sabato mattina col treno delle 7, e mi accompagnò all'albergO "PCS<e d'Oro" situato in via Paolo da Cannobio, Lungo la strada parlammo deJl'at.tmtato e l'.imico mi diede notizie sulle abitudini di Mussolini. « Nd pomeriggio mi accompagnò fino in Foro Bonaparte, dove abita il Mussolini, indicandomene l'abita2.ione. Vidi anzi il Mussolini stesso, che, in quel momento, trovavasi alla finestra. Il giorno dopo, la domenica, rimasi in albergo. • Nel pomeriggio uscii ed ar:,.dai a trovare un compagno abitante in corso Garibaldi, che mi avrebbe dato, qualor;i. il colpo fosse riuscito, una somma di denaro e tutte le possibili facilitazioni. per farmi fuggire. « Senonché, andando da questo compagno, m'imbattei nel corteo delle Cinque giornate e volli assistere alla manifestazione. Lo spettacolo inatteso mi fece subire una resipiscenza, dovuta al fatto che, mentre credevo di trovarmi in una città alla mercé dei comunisti, constatavo di troVarmi in un ambimte dove più pulsava lo spirito patriottico. « Nel pomeriggio del lunedì mi recai all'abitazione del Mussolini in Foro Bonaparte, allo scopo di confessare il mandato che mi era stato affidato. Li. portinaia mi avvertiva che Mussolini non era in casa. Ritornai la sera verso le 19 ed ancora una volta la portinaia mi disse che non era ancora rincasato. Allora rimisi la Cosa al martedl. lnfatti il roartedl mattina verso le 9,30 mi recai di nuovo in Foro Bonaparte e, montate le scale, suonai all a porta di casa del Mussolini. Uno dei suoi. figli mi aprì chiedendomi che rosa desideravo e avvertendomi che il babbo era ancora a. letto. Discesi allora le scale ed aspettai che Mussolini scendesse. « Egli non si fece aspettare molto. Quando Io vidi lo fermai e gli chiesi di parlargli da solo a solo con l'intenzione di rivelargli ogni cosa. Ma poiché egli era accompagnato da alcune persone, passai più tardi al suo ufficio, dove feci la confessione delle intenzioni colle quali ero partito da Piombino. « Ora dichiaro sul mio onore di libertario di non voler attentare alla vita di persone che, per quànto combattano il nostro movimento, lottano per una causa ideale priva di preconcetti politici e sociali ma semplicemente perché animati da uno spirito di libertà. « Dichiaro pure che nella giornata passata al Popolo· d'[JaiitJ. sono stato trattato, tanto dal direttore prof. Benito Mussolini come dagli addetti alla mia cu· stodia, con ogni riguardo ». ·

IL MASI ARRESTATO Queste Je dichiarazioni del Masi. Uscito dai locali del Popolo d'Italia, accompagnato dal nostro centralinista telefonico Sant'Elia, che lo conduceva alla stazione ferroviaria,' egli è stato fermato in via Principe Umberto da alcunj agcntj di polizia e condotto in questura, dove è stato


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trattenuto e subito sottoposto ad un primo interrOgat.o rio di cui ignoriamo i particolari. Questa è la cronaca. Non aggiungiamo commenti. I commenti Ji facciano i lettori; i nostri avversari politici e tutti gli apostoli più o meno libertari del firmamento demagogico italiano, nel quale è tempo di cominciare a identificare gli originari e veri responsabili dell'atmosfera di violenza che si è andata formando in Italia. Da ll Popolo d'Italia, N. 7I, 24 marzo 1921, VIII.


PAROLE Dopo il sangue e la strage, furore d'inchiostri e di manifesti. Vediamo se dietro il velame delle parole si nasconde la perfidia o la sincerità. Saremo schietti, com'è nostro costume. Il' manifesto dei" confederali non è malvagio. Riconosciamo che co-

storo non hanno mai fatto l'apologia della violenza e della distruzione, ma bisçigna · aggiungere che non hanno mai contrastato sul serio la pre·dicaziorie dclJa violenza !atta da quel partito col quale la Confederazione è stata per lunghi anni ed è ancora aJleata. Se non diretta, certamente esiste una indiretta responsabilità confederale. la Confederazione si è fatta rimorchiare dal bolscevismo. Questa è la verità, Ci attendevamo .un manifesto gesuitico e disgraziato da coloro che reggono le sorti del Comune di Mila.no, ma quello che ci sta dinnanzi è semplicemente ignobile. Vi si parla vagamente di « attentati criminali >>, senza specificare chiaramente che di attentati criminali non ce n'è stato che· uno : quello del teatro «Diana». I firmatari del manifesto municipale hanno inteso di dirigerlo contro il fascismo, non contro le belve che gettarono la bomba al «Diana·». Tutta l'ultima parte del manifesto, in cui si parla di « un'ora tenebrosa» e si aggiunge che « nessuna violenza fermerà il riscatto del lavoro», è una puntata evidente ·al fascismo, il quale non ha tnai commesso e non commetterà mai violenze inutili contro la gente che lavora. Comunque, tutti questi manifesti avversari, ·non riyelano che uno scopo: quello d ì camuffare e . attenuare responsabilità che il sangue versato docuriienta in faccia al mondo. L'unico manifesto che non avvolge il pensiero nelle nebbie dell'ipocrisia è quello del Comitato d'azione formatosi ieri fra fascisti, nazionalisti e arditi. Pensiero chiaro: le vittime non devono rimanere invendicate. Ma a questo proposito noi dobbiamo parlare fc~nco anche ai fascisti. Nessuno dei fascisti deve assumersi il compito d'iniziative individuali che possano gettare una luce meno simpatica sul fascismo. Gli organismi dirigenti non possono assumersi la .responsabilità di tutte le azioni più ·o meno brillanti che clementi non sempre controllabili possono compieée. Non bisogna fare del pussismo a rovescio. N on bisogna, con gesti inconsiderati, aiutare il pussismo a rifarsi una reputazione. Non bisogna lavorare per i nostri nemici. Ora, certe azioni di iniziativa individuale


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non giovano al fascismo e gli allontanano delle forti simpatie perché lo mettono quasi automaticamente sul piano morale e materiale dei ne• miei ch'esso strenuamente combatte. I fascisti devono intendere il significato di queste parole e lo intenderanno. Alla sacrosanta rappresaglia della prima ora, deve seguire J'opera quotidiana di preparazione, inquadramento e attrezzamento delle nostre forze, in modo da non trovarci mai in condizioni di debolezza o di .inferiorità. L'eccidio del «Diana» è già un terribile sintomo. Ma il fatto che pur ieri si sia tentato di scioperare, il fatto che si siano trovati nelle osterie dei sobborghi dei cannibali pronti a giustificare in: qu~lche modo Ja strage, è la prova evidente che l'infezione è più profonda di quanto non si creda e che solo i rimedi eroici o fascisti - tempe1/ivamente e intelligentemente applirati - possono salvare l'organismo ·mortalmente minacciato. Dall'assassinio del povero Giordani al Consiglio comunale di Bolog na. al massacro atroce, bestiale e vigliàcco del « Diana », è tutto un crescendo di efferatezze. In questo sangue affoga e deve affogare l'estremismo italiano, miscuglio repellente di ingenui, di ciarlatani e di delinquenti. .MUSSOLIN[

Da li Popolo d'Italia, N. 72, 25 marzo 1_92 1, VIII.


PER GUARDARCI NEGLI OCCHI ! Bisogna insorgere immediatamente onde evitare una grossa deformazione delle verità, la qual cosa ci pare di intravvedere nei commenti di taluni dei maggiori giornali. milanesi alla raccapricciante strage d'ieri l'altro sera. Si tenta, cioè, di mettere il barbarico attentato nel quadro della lotta fra fascismo e socialismo e si stabilisce una concatenazione e successione

deg~i avvenimenti assolutamente arbitraria. Eccola in brevi termini : domenica aggressione socialista e morte di Aldo SetÙ; lunedl rappresaglia fascista in Foro Donap,u te; mercoledì controffensiva comunista-anarchica al teatro« Diana». Ora, occorre subito dire che fra i primi e l'ultimo di questi avvenimenti non c'è nessuna relazione. L'attentato al «Diana» è di ispirazione e di attua~ione anarchica ed è in relazione coJlo sciopero della fame inaugurato da Malatesta e soéi. la strage del «Diana. » è in relazione cogli attentati di Pegli, di Imola, di Genova e di altre località. :B. una· esplosione di terrorismo anarchico, allo scopo di influire sulle decisioni della mag istratura milanese. Chi vuole scorgervi influenze fasciste, per arrivare a dimostrare una specie di indiretta e vaga responsabilità fascista, s'inganna. Chi ha letto attentamente, ~ anchè tra le righe, il foglietto anarchico di questi ultimi giorni, è in grado di confermare

quanto diciamo. Tanto è vero che, a strage compiuta, a sangue· abbon· dantemente versato, il sinistro profeta digiunante a San Vittore si è deciso a mangiare. C'era bisogno di molto sangue, di molti morti, di molti feriti, di uno strazio immenso, per plaçare il farabutto macabro dell'anarchismo italiano. Con questi elementi di fatto, si ristabilisce la verità, alterata in buona fede da taluni giornali. I quali ci ricantano la solita canzone della tregua e della pace. Non è questa l'ora! M.

Da li P&J,Q/Q d' I1alia, N. 72, 25 marzo 1921, VIII.


IL MANIFESTO DEL COMiTATO D'AZIONE Milanesi/ .

:e inutile piangere e commemorare. :8, sopr.tttutto, delittuoso distinguere. Non ci sono solamente dei delinquenti; esistono in larga misura dei responsabili, Troppo odio e da troppi è stato seminato - dal Partito· Socialista, al Comunista, all'Anarchico· - per potere oggi scaricare il terribile far-

dello della colpa sulle spalle dei più umili gregari. Bisogna vendicare! Solo in tal modo si ristabilisce la giustizia. In tal modo soltanto Ja

_pietà può essere placata.

Milanesi.' La supina acc:iuiescenza delle autorità politiche alla deniagogia imbestialita, dà i suoi frutti. Mentre si perseguita il fascismo per soddisfare le manovre parlamentari dei socialisti, provocando cos) le. necessarie rappresaglie, che sono il risultato della assenza di tutela, si dà modo alla furia belluina dei sicari di assassinare i nostri fratelli, le nostre donne, i nostri fanciulli. Vendetta, dunque, sia! Perché le gioie, le dolcezze, Ie bellezze della vita possano tornare a risplendere ~ella purificazione della fratellam:a e dell'amore. COMMISS.IONE ESECUTIVA DEI FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO FASCIO MILANESE DI COMBATIIMENTO GRUPPO NAZIONALISTI MILANESI

· Da Il Popolo d'Italia, N. 72, 25 marzo 1921, VIII (o, 31).


SEGNI DI NUOVI TEMPI ? La strage del « Diana » è destinata a segnare veramente la fine di un periodo della vita politica italiana del dopoguerra e il cominciamento di un altro? Il socialismo, che s'era a· poco a poco straordinariamente abbrutito e imbruttito, sta dunque per riassumere un volto um<!,no e possibilmente italiano? Siamo dinnanzi a una reale rettifica di tiro o non ci troviamo, invece, di fronte alla' necessaria ambiguità di g ente che si sente in dolo e cerca in qualche modo un alibi? Non è possibile

rispondere in modo esauriente a queste domande. Gli indizi sono cosi modesti. e incerti che non ci permettono di trarne conclusioni precise, sia positive· che negative. L'Avanti! di ieri ci lascia ancora dubitasi e scettici. 1 g iudizi che vi si leggono sul fascismo sono sempre falsi e scettici. Vi si legge che -« il fascismo ç un fenomeno anch'esso di guerra, un'irritazione morbosa della lotta di classe, una pazzesca difesa borghese» e simili grottesche assurdità. In terza pagina c'è di peggio. Un anonimo collaboratore, che fa di professione l'ottimista, stamp3s definizioni di questo ge~ere: e< Il fascismo non è fenomeno da inquietare chi guardj l'avvenire e tenga l'occhio alla mèta. Esso è il comune termine denominatore di tutti gli interessi offesi dal socialismo; gli interessi dei pescicani e degli industriali, che danno le loro automobili e il loro oro; gli interessi della borghesia agraria, che dà 31 fascismo i suoi figli e il suo denaro; gli interes~i delle oligarchie plutocratiche, ministeriali, parlammtad e comunali, che determinano fa complicità di poteri statali; ed infine di interessi del militarismo Professionale, che dà le guardie regie, i carabinieri e l'elegante ufficialità».

Davanti a manifestazioni cosl bestiali di incomprensione e di diffamazione del nostro movimento, la tregua che da più parti s'invoca è impossibile. D'altra parte, ci sono nell'A vanti! di ieri deplorazioni così categoriche della violenza individuale in genere e di quella perpetrata al · « Diana » in ispecie quali non si videro mai. Nel complesso, la situazione in cui si trova il P111 può eSsere chiamata crepwcolare. Ma due realtà emergono nel grigiore ·del trapasso. la prima è che la Predicazione e la pratica della violenza da parte dei socialisti ha scatenato la reazione fascista oramai trionfante; la seconda è che sul terreno della violenza llS. • XVI,


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civile, i socialisti saranno sempre battuti, per la ragione assai semplice che, saJvo minoranze trascurabili, il proletariato, nella sua enorme massa, è ·pacifondaio e poco propenso al sacrificio della vita. Può darsi che il Partito Socialista getti definitivamente alle ortiche quell'insurrezionismo per il quale non è assolutamente tagliato, e allora si determinerà una situazione di fatto nuova, che avrà ripercussioni sul nostro atteggiamento; può darsi che il Partito ami trattenersi ancora per· qualche tempo nell'ambiguità in cui s'è posto da qualche giorno, e allora non potremrri.o dargli tregua. Certo è che il fascismo finirà coll'imporre quella « chia. rificazione » che oggi si delinea appena. Noi, che non facciamo della violenza per la violenza; noi, che ci preoccupiamo soprattutto delle sorti della nazione e non di quelle delle fazioni, sia pure 1a nostra; noi sa. luteremmo con viva soddisfazione Ja fine dei conflitti cruenti e l'inizio delle pacifiche competizioni, anche perché siamo com•inti che il fascismo ne uscirebbe rafforzato. n un errore credere, come accade a certuni, d1e il f ascismo sia destinato a tramontare non appena sia resa inutile la sua violenza . .E un grosso errore. Il fascìsmo è un movimento ideale, che non si esaurisce nell'esercizio della violenza. La violenza nel fascismo è,un incidente. L'essenziale, l'immanente, l'eterno nel fascismo è la Patria ita. liana: nei suoi diritti, nei suoi interessi, nel suo più grande futuro. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'llaNa N. 73, 26 marzo 1921, VIII.


I,

ACCETTIAMO LA SFIDA ! C'è un giornale in Jtalia, che si stampa a Torino, che è scritto in lingua italiana, che è scritto da jtaliani più o meno autentici che noi conosciamo e che sono mos"truosi e deformi nel corpo e nell'anima~ e·~ un giornale, l'Ordine N110110-, che giustifica la strage del teatro «Diana». Può a tutta prima parere incredibile, ma è cosl. Nella manchelfe dell'Ordine Nuovo di ieri, sabato, 26 marzo, si legge quanto segue: T11Jti ; giornali oggi Ji Jdegnano per gli orribili episodi della tragedia del "teatro «Diana)>. Gli orribili episodi della loJta armata contro i comadini nel Bolognese, nel Ferrarese, nel Poleiine, ne/la Lomellina sono taci11ti. L1Italia non sa più che cora sia gù1Jtizia. Non c'è bisogno di sottolineare con prolissità di commenti la perfidia loyolesca e barbarka di questa equazione fra. quel ch'è successo nelle plaghe agrarie della. Valle padana e quel ch'è avvenuto nel tea~ro «Diana». Nel Bolognese . e regioni limitrofe si sono svolti conflitti più o meno sanguinosi fra fascisti e socialisti, con morti e feriti d 'ambo le parti. Solo dei criminali qualificati, come dimostrano di essere i gib· besi scrittori del foglio torinese, possbno riscontrare delle analogie fra le due tragedie e trovare in quest'analogia una parvenza di giustizia. Se l'Italia sapesse che cosa è la g iustizia, dicono i comunisti tori· ncsi, manica d i falsi intellettualoidi e di perfettissimi vigli:lcchi che non andranno mai, mai, mai sulle barricate, non si commuoverebbe per le vittime del «Diana». La bomba del <(Diana» sarebbe un atto di giustizia. Nella mamhette dell'Ordine N11ovo c'è una evidente apologia. degli assassini dì Milano, ragione per cui raccomandiamo viviuimamente il giornale torinese, non alla Procrna del re, che giungerebbe fra qualche mese, ma a coloro che hanno l'abitudine di. arrivare assai prima. Se capitasse, putacaso, che il padre della cinquenne Leontina Rossi · andasse a Torino e 11endicaue negli apologisti dell'assassinio la morte della pie• cola figlia, chi potrebbe condannarlo? Se la manchelle del foglio comunista è ig nobile, il manifesto lan· ciato dal Partito Comunista ai lavoratori milanesi è ancora più perverso. Vi si parla di « facili motivi sentimentali » e vi si dichiara la piena soli· darietà coi bombardatori del « Diana». In esso manifesto si rimprovera


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ai socialisti bolognesi di non eSsere ·stati solidali cogli assassini del muti• Jato Giordani, che viene chiamato « un consigliere comUnale borghese>~; e ·basta la rievocazione di questo precedente per capire ché i comunisti

italiani intendono di essere totalmente solidali coi massacratori del «Diana». Del resto, nel lungo manifesto, non una parob di pietà, di rimpianto per le vittime. Non basta. Alla fine del docu'mento c'è una specie d'intimidazione, della quale ci ridiamo altamente. la riportiamo per Ja documenfazione. « Si facciano adunque i funerali delle vittime. Noi 5aremo estranei ad una manifestazione cui si dà artatamente un carattere antiproletario o colla quale si vuole ancora. una volta realizza.Ì'e u.na solidarietà di classe, che cela J' agguato e Ja libidine di dominio della classe privilegiata. Ma se la manifestazione farà un passo solo sulla via dell'aggressione al proletariato ed ai suoi istituti, dell'olt.r:asgio alle nostre e vostre idealità rivoluzionarie, allora, lavoratori milanesi, coi nostri mezzi, sul chia.ro terreno del nostro programma, bisognerà rispondere con tutta la nostra e la vostra energia. Il piano dei controrivoluzionari non dovrà riuscire. li proletariato milanese, non dimentico del suo pmato, sarà a l suo posto per difendersi, per difendere l'onore della sua rossa bandiera, le sorti della sua offensiva di domani, con cui prenderà il suo posto tra i compagni d'Italia. e del mondo nella vittoria della rivoluzione social e ».

Se questa è una.sfida, noi l'accettiamo, subito, senza nemmeno discutere. Gli organi direttivi del movimento fascista . non tarderanno un minuto solo a decidere e a fissare le opportune miswe per schiantare col piombo O la .fiamma questa ribalda e nefanda provocazione comunista. I diciotto morti innocenti del « Diana » lo impongono! MU SSOLIN[

Da Il Popolo d'llali11, N. 74, 27 marzo 1921, VIII.


TREGUA? SL Quella di ieri è stata la prima giornata di tregua dopo la turbinosa lotta di due anni. Tutto un popolo ha voluto, nel suo dolore, consacrare questa tregua. Gli allarmisti o i pusillanimi, che temevano chissà quali altre catastrofi per il fatto che le due schiere nemiche si raccoglievano contemporaneamente attorno alle bare degli uccisi, devono essersi convinti della vacuità delle loro apprensioni, m<'ntre noi ci siamo persuasi che quel ch'è stato possibile oggi davanti alla morte, può ·essere, qualora lo si voglia, davanti a tutte le manifestazioni della vita. Si tratta, insomm;i, di mcttCrsi sul terreno che si potrebbe chiamare del « minimo comune denominatore » dell'umanità. • Noi, come abbiamo dichiarato e ripetuto le mille volte, siamo pronti a modificare la nostra linea di condotta e non chiediamo che una cosa sola: una più intelligente çomprensione del nostro movimento. Abbiamo dinanzi a noi un Partito Socialista che sembra deciso a liberarsi dalla inassacrante zavorra russa e a rientrare nelle vecchie strade. Se questo orientamento nuovo è veramente sincero e non è dettato da meschine preoccupazioni del momento, _è chiaro che a nostro atteggiamento dovrà cambiare e adattarsi alla nuova realtà. Abbiamo di fronte il neo-Partito Comunista, il quale ha · il coraggio ribaldo e criminale di assumersi la solidarietà morale cogli assassini del «Diana». Bisognerà combatterlo senza quartiere. Altrettanto dicasi degli anarchici. Questa b:1ttaglia che continuiamo, spostando bersaglio e vigilando sempre sugli avversari di ieri, questa battaglia non ci pone contro aJie masse operaie. Tutti questi partiti sovversivi non sono ÌQ. realtà che escrescenze parassitiche, che vivono succhiando il sangue alle masse laboriose del popolo italiano. La nostra è, quindi, una'· battaglia di liberazione, 11 lunedi della Pasqua, che ha visto, sotto la gloria del tepido sole primaverile, un gesto cosi grandioso di pietà popolare, diventerà una g iornata storica di pacificazione almeno parziale? Noi, che siamo uomini e umani e che non ci sentiamo stranieri a tutto ciò che è umano, lo auspichiamo <lai profondo del cuore. Noi non pensiamo alla fazione. Pensiamo alla nazione e al suo avvenire. la nazione ha bisogno di pace ' per riprendersi e marciare innanzi. La nazione vuol chiudere il capitolo d_eJJa guerra civile. Questo il monito che; sàliva daJla moltitudine, stra-


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OPERA OMN1A DI Bf.NlTO MU SS OLINI

namente silenziosa, di stamani~ Noi lo raccogliamo. Facciano altrettanto g li altri. Tregua fra i partiti, ma niente tregua e niente pietà pei crimi· nali che colle parole e coi fatti si sono cacciati al bando dell'umanità. MUSSOLINI N. B. Al titolo di questa nota, pubblicata nella nostra edizione supplementare di ieri, conviene aggiungere un piccolo punto interrogativo. Le notizie giunteci da Alessandria, dove si è tentato vanamente di turbare la manifestazione fascista, d imostrano Che il desiderio di pace, palese e sincero in taluni capi, non ha ancora penetrato le masse dei tesserati. C'è di più ·e di peggio, Un deputato, socialista o comunista non sappiamo bene, ha avuto il coragsio sciacallesco di esaltare i vig liacchi - soprattutto vig liacchi! - bombardieri del « Diana». Rac• comandiamo l'on. Cagnoni a tutti j fascisti d'Italia. La sua faccia di delinquente deve diventare la « sputacchiera naz.ionale » numero due. Non è ammissibile che possa circolare impun~mente in Italia un personaggio moralmente mostruoso come ha dimostrato di essere il deputato pussista Cagnoni. Certo è che se non Si muta totalmente registro, la treg"Ja e la pacificazione sono impossibili!

M.

D a Il Popolo d'Ilalia, N. 75, 29 marzo 1921, VJII.


DA PROVINCIA ROSSA A PROVINCIA FASCISTA IL FASCISMO E IL PROBLEMA TERRIERO NEL FERRARESE Diamo jl posto d'onore a questa corrispondenza che ci ragguaglia sullo sviluppo preso dal fascismo ferrarese, Sui problemi ch'esso ha affrontato e va affrontando; sulle possibilità del suo ulteriore sviluppo e consolidamento; sul capo\'olglmento, insomma, di tutt-a una situazione politica ed e<:onomica, che pareva dovesse sfidare gli uomini e i1 tempo. Il fasd smo ferrarese è quello che ha dato nella dura battaglia il maggior numero di caduti. Anche ieri le cronache ci davano notizia di un altro barbaro assassinio di un fascista, perpd rato a tradimento da alcuni leghisti. Sono gli ultimi sanguinosi conati di una tirannia che tramonta. Il fascismo ferrarese non è soltanto degno di ammirazione per i morti che ha dato alfa causa nostra,. ma per un'altra ragione. ì il fascismo che, per primo, ha affrontato, sul terreno -della concreta realtà, it problema agrario, risolvendolo nel senso fascista della terra a chi la !a1,·ora. e la fa maggiormente produrre. Le cifre che il nostro corrispondente ci fornisce sono abbastanza eloquenti. Possiamo affermare, senza cadere nell'iperbole, che in provincia di Ferrara il Fascio sta gettando le basi d i una vera e propda « democrazfa. rurale >>. Sono centinaia di famiglie che hanno avuto la terra. Sono molti i proprietari che l'h;i.nno ceduta, di buona o di cattiva voglia. Se non avessimo un sacro orrore delle parole grosse, potremmo dire che i fascisti ferraresi hanno iniziato quella rivoluzione agraria che i socialisti avevano progettato e intrapreso con direttive antieconomiche, antinazionali e antiproletarie. Il loro piano, che consisteva nel togliere a tutti la terra, per burocratizzarla nelle mani dello Stato collettivista e - ahimè! - collettivizzato, doveva essere demoJito dal piano fas_cista, che consiste non nel togliere, ma nel dare la terra al maggior numero possibile di famiglie di lavoratori. I lavoratori delia terra preferiscono ta nostra soluzione a quella dei socialisti, la cui famosa « socializzazione della terra » deve essere relegata nel· tipostig lio deg li stracci, perché ma~ più stup ida e pericolosa frase venne p ronunciata. Ne abbiamo abbastanza deIIo Stato ferroviere, postino, lottista, assicura-


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

tore, ecc., ecc., per non inorridire alfa semplice idea dello Stato che « burocratizzà » la te-rra !! ! Va da sé che noi incoraggiamo i fascisti ferraresi a continuare e, giacché siamo in argomento di fascismo ferrarese, ci sia consentita un'altra osservazione. Giorni fa, in una corrispondenz~ ferrarese al Secolo, si parlava di un fascismo ferrarese diverso, se non proprio antitetico, a quello degli altri Fasci italiani. Si tratta di pura fantasia. Il fascismo ferrarese è parte integrante del fascismo italiano. Si spiega perfettamente che l'azione pratica del fascismo ferr~rese sia diversa da quella - putacaso - del fascismo milanese. La situazione ambientale è totalmente diversa, né j1 fascismo è una congrega di frati, immobilizzati in _una << regola » immutabile. Se una simili_tudine può far.si, noi paragoneremmo il fascismo italiano a una g rande orchestra, dove ognuno suona uno strumento diverso, una partjtura diversa, e il tutto fluisce, quando l'into· nazione sia perfetta, nel mare comune di una divina armonia. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 76, 30 marzo 1921, VllI.


LA STALLA E IL BUE DI PRANGINS Eccoci dinanzi a un altro quadro di quella spettacolosa e vertiginosa pellicola che è Ja storia contemporanea: il ritorno di Carluccio in Ungheria. Lo avevamo previsto su queste stesse colonne e non ce ne vantiamo eccessivamente. L'avvenimento che noi spiegammo in anticipo merita oggi qualche nostro rìlievo preciso e categorico. Anzitutto deploriamo l'insipienza, non tanto della Grande Intesa, quanto della Piccola Intesa, più direttamente interessata nella faccenda . .Tutti sanno di quante. e quali simpatie sia circondato l'ex impe"ratore fra g li austrofili di Parigi e di Londra, non esclusi quelli che fanno la grande politica estera; ragione per cui se la fuga non è stata favorita, non è stata nemmeno ostacolata. Ma che dire deJia Piccola Intesa? Ma che cosa pensare. di quel luminare di politica estera che risponde al nome del conte Sforza? Si può fare al mondo .una figura più barbina di quella del conte Sforza e coUeghi di Belgrado e di Praga? Q uesti b ravi signori, che avevano giurato solennemente in faccia all'universo di impedire il ritorno di Carlo [ in Ungheria, vivevano evidentemente nel limbo dei santi padri se non sono stati cap?-ci di organizzare nemmeno un modesto servizio di polizia di vigilanza attorno alla villa di Prangins. Per la Svizzera, il signor Carlo von Absburg era un ospite, non un recluso o un internato. Erano i Governi della Piccola Intesa che dovevano prevenire o impedire le mosse dell'ex imperatore ! E invece costui ha preparato ai ministri di Belgrado e Praga e - ahimè! - di Roma, la più pasquale e graziosa delle sorprese. Se ne è andato trnnquilJamente in automobile sino a Budapest. Ora che la stalla di Prangins è vuota, ci par di sentire· un ironico stridore di catenacci.... Se Carlo si è deciso al gran passo, gli è perché non gli sono mancate le assicurazioni di benevolenza da parte di clementi francesi, inglesi .e di altri elementi della Boemia e della Jugoslavia, oltre alle attestazioni frequenti e g randiose del lealismo magiaro. U partito dei Cristiano-sociali, non solo d 'Austria, di Ungheria, ma di Boemia e Jugoslavia, è a fianco di Carlo. Questa è una realtà. D'altra parte, sempre per via del famigerato principio di autodecisione dei popoli, non ci stupiremmo se Lenin rinnovasse a Carlo la soUdarietà offerta a Costantino di Grecia.


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OPERA OMNIA Df BENlTO MUSSOLINI

Che cosa farà adesso la Piccola Intesa ? La risposta è semplice: se i Governi d'Italia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Romania sono impegnati in Wl «veto» antiabsburgico non possono· tardare un minuto solo ad agire. Ogni ritardo o esitazione può pregiudicare irreparabilmente la situazione, Bisogna imporre all'Ungheria lo sfratto di Carlo I. O altrimenti rassegnarsi a vederlo incoconato re, fra pochissimo tempo. Noi pensiamo ·che un passo energico può ottenere l'effetto desiderato, Se l'ingiunzione non bastasse, bisognerebbe procedere all'attuazione di misure coercitive come il blocco. Se si perde del tempo, Ie faccende si complicano e, in ogni caso, rendono più difficile il compito della Piccola Intesa. La permanenza di Cado I in Ungheria non può essere tollerata, nemmeno s'egli si limitasse a fare il cittadino privato. Se Prangins era un formidabile centro di intrighi, immaginiamoci che cosa d iventerebbe il castello vescovile dove l'ex imperatore d'Austria ha stabilito la sua dimora, L'intervento immediatissimo della Piccola Intesa che noi invo~hiamo può convertire in una specie di farsa l'avventura di Carlo; ma se gli si lascia del tempo - il tempo di alimentare gli stati d'animo tradizionali - addio « veto» della Piccola Intesa. La restaurazione magiara condurrebbe, nel prosieguo, alfa confederazione danubiana, evento che l'Italia deve, nel suo interesse, almeno per qualche tempo ancora, impedire. Noi crediamo che il tentativo di Carlo, essendo prematuro e urtando contro i piani della Piccola Intesa, è destinato a rapidamente fallire; ma c'è in questo gesto di restaurazione un insegnamento che va dtenuto. I paesi dove ii 001scevismo è passato o minaccia di passare col suo tremendo corteo di morti e di fame, sono quelli dove va.ste masse di popolo invocano o accettano il ritorno ai Governi - pi4 o meno assolutisti - di ieri. In Ungheri;1, chi ha fatto da battistrada a Cacio I è stato Bela Kun. Non ci stupiremmo se dopo 1a bufera comunista che imperversa in questi giorni nel centro della Germania, appa risse all'orizzonte l'internato di Amerongcn. I popoli sono assetati di ordine e di disciplina, Se le repub· bliche vecchie o nuove sono impotenti d'imporre questa disciplina, tornano, presto o tardi, le monarchie. MUSSOLINI

Da I~ Popolo d'ltalùt, N. 77, 31 mano 1921, VJJI,


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PRELUDI ELETTORALI Non è ancora una certezza assoluti lo scioglimento della Camera, per quanto da mille segni appaia sempre più sicu~o.

Occupiamoci, dunque, di elezioni; e comincia.mo col precisare la po· sizione del fascismo italiano di fronte alla prossima cons1.1Itazione generale della nazione. 11 fascismo non è programmaticamente o pregiudizialmente elezionista o astensionista. Se il gioco vale la caildela, il fascismo va alle urne; caso contrario - e Io si è visto in .occasione deJJa recente lotta

amministrativa -

si disinteressa del fatto elettorale. Nessun dubbio che

nelle imminenti elezioni il gioco vale la candela e la partecipazione alla battaglia elettorale si impone quindi come una suprema necessità, come un categorico dovere per tutti i fascisti italiani. Si può aggiungere, senza ·tema di esagerare, che l'intervento del fa. scismo darà il « colore » alle prossime elezioni. Lo riconoscano o non lo riconoscano i nostri multiformi avversari, la realtà è che il fascismo appare, in questo periodo della storia italiana, il fattore saliente e dominante della situazione. In primo luogo, per la sua fresca, stupenda capaCità e potenza di proselitismo; in secondo luogo, per la sua disciplina, la quale, anche nelle sue manifestazioni esteriori, pm essendo volontaria, è magnifica e offre a chi osserva l'impressione di una sola ferrea, inesorabile volontà. N es• suno dei vecchi o dei nuovi partiti può competere oggi, dal punto di vista della « forza interiore)> e della « potenzialità d( sviluppo», col fascismo italiano. Il socialismo è smontato moralmente e diviso materialmente; il popolarismo, per quanto sia ancora unito formalmente, è scisso in una destra e in una sinistra, non divergenti, ma antagonistiche; degli altri partiti, vecchi e nuovi, non vale assolutamente la pena di tenere lungo discorso. La conclusione è che il fascismo dominerà le elezioni. A questo punto è necessario affermare che il fascismo non si propone di menomamente turbare con atti di violenza lo svolgimento della battaglia elettorale. Le preoccupazioni in materia dell'on. Turati ci sembrano eccessive. Abbiamo l'impressione che le elezioni si svolgeranno pacificamente.. In og ni caso il fascismo, fedele alla sua tattica di combattimento, contrattaccherà


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OPERA OMNIA DC BENITO MUSSOLINI

se attaccato, ma non prenderà l'iniziativa di azioni violente,· in grande o in piccolo stile. Ammessa, come dato di fatto, la necessità della nostra partccipazi~ne_ alla lotta elettorale, in quanto il risultato degli' scrutin1 deve dare al mondo Ja ridocumentazione del radicale capovoigiffiento operatosi nella coscienza nazionale ad opera quasi esclusiva del fascismo, passiamo ad altre utili osservazioni. · Nessun contatto o intesa o alleanza pùò verificarsi fra fascismo e partiti e gruppi che·non·accettino il progranuna elettorale fascista, quale sarà prossimamente prospettato dagli organismi ·dirigenti o dai candidati del fascismo. Enunciata questa proposizione, che deve guidare l'attività elettorale del fascismo, es:tminiamo le eventuali applicazioni pratiche di questo principio geneca]e. N elle zone - poche in verità - dove il fascismo è ancora agli inizi e i vecchi partiti sono · i dominatori della situazione, almeno dal punto di vista elettorale, il fascismo schiererà le sue forze a lato dei partiti nazionali che abbiano le maggiori affinità col nostro IDO\'Ìmento e che presentino candidati politicamente e personalmente rispettabili. Nelle zone dove il fascismo ha assunto un grande sviluppo, ma dove però esistono ancora forze nazionali considerc\'oli e, dal punto di vista elettorale, importanti ai fini della sconfitta dei partiti .nazionali, il fascismo deve essere perno del blocco nazionale. Ci sono infine delle plaghe dove gli avvenimenti di questi ultimi due anni hanno sbarazzato il terreno da tutti i partiti intermedi per lasciare in lizza soltanto il fascismo, il socialismo · e il popolarismo. B chiaro che in tali plaghe il fascismo non diserta, ma scende in campo fieramente da solo. Delle tre ipotesi qui prospettate, è la seconda queJJa che può rappresentare il caso più frequente. Ma qui dobbiamo parlare molto chiaro agli armeggioni dei partiti affini (liberalismo, democrazia, rinnovamento et simifia). Dobbiamo ricordare loro che il fascismo è H dominatore della situazi_One;.che il tempo delle piccole manovre elettorali è passato; che i « blocchi nazionali» devòno avere l'impronta fascista, anche nel segno della scheda, in quanto che, senza l'azione irrompente del fasci· smo, senza le decine e oramai centinaia di morti che il fascismo ha dato generosamente alla riscossa nazionale, liberalismo e democrazia sarebbero stati t[avolti per sempre. I /ettders di questi movimenti che affiorano.ancora, devono, poiché sono in buona fede, da rci atto di questa innegabile verità e quindi concedere di buon grado al fascismo il posto d'onore che gli spetta. Abbiamo fondato · motivo . di ritenere che su queste direttive, che


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC,

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avranno fra poco il crisma ufficiale e che interpretano - ne siamo sicuri da mille indizi - lo stato d'animo dei fascisti italiani, il fascismo impegnerà e condurrà a felice, vittoriosa conclusione l'imminente battaglia elettorale, destinata, nel nostro proposito, a segnare un'altra tappa sulla via del progresso morale e materiale della nazion·e. MUSSOLINI

Da Il _Popolo d'Italia, N. 79, 2 aprile 1921, VIII•.

• Nel numero precedente, m~saggi augurali a Mussolini dei Pasci di Menolornbardo, PiN e di Sacco, Lamporecchio, Tivoli, Città di Castello, Forcoli, Gambassi, Pinatola erano stati postillati nei termini seguenti: « Ri~amhiq ('ordial• mentt qntsli stduti, M. ».


BOLOGNA Un avvenimento politico di prjmo ordine, sul qualè è destinata a convergersi l'opinione pubblica nazionale, si svolge oggi a Bologna, con l'adunata dei Fasci. dell'Emilia e della Romagna. Tutto fa prevedere che l'aV\'enimcnto sarà memorabile, almeno nella storia del fascismo ita, liana. 11 fascismo bolognese ha scritto in questa nostra storia, ed in quella della nazione, pagine di fiamma, di sangue, di sacrificio, di gloria, che non saranno facilmente dimenticate. Si è verificato a Bologna un evento che nessuno avrebbe mai potuto prevedere. Chi avesse detto, ~oltanto un anno fa, che giorno sarebbe arrivato in cui il castello fastoso e dalle apparenze formidabili del socialismo bolog nese sarebbe crollato fragorosamente in una tempesta d i tragedia e di grottesco, chi avesse osato prevedere ciò, avrebbe raccolta

la commiserazione tr.1 pietosa e burlcsci, che i saggi offrono ai pazzi. La tragedia bolognese ha un nome : Giordanì. Il grottesco ha un nome : Bucco. Il «coso)) che ha riconquistato Bologna ha un nome che squilla come una fanfara in un mattino chiaro di m:1ggio: fascismo. . Eppure il regno di Bucco e consorti aveva piegato ai suoi voleri . . uomini e gruppi e lo stesso Governo. Davanti a questi fantocci in caricatura di tiranni, si erano prosternati i vecchi partiti, i rimasug li nlU· fraghi delle vecchie fedi, e i rappresentanti clell'autorità statale, ridotta a una pi~tosa m enzogna, iron icamente detta costituzionale, Tutto attorno le moltitudini rese opache nell'animo da una predicazione bassamente edonistica, che scatenava solt:i.nto g li istinti primordiali. 11 tricolore era bandito dalle case di quella vecchia adorabile Bologna, che pure, in altri tempi, sulle. barricate antiaustri:lche o dalla cattedra carducciana, aveva acceso le fiamme della più alta passione italiana; i valori nazionali, quelli che formano i nostri vangeli, e rappresentano la storia, il costume, la lingua, l'avvenire, il segno perenne della nostra razza mediterranea, . erano scherniti, in nome di un profeta lontano che rimang ia a poco a poco se stesso. Bologna pareva avesse un'an1ma sob, una voce sola, u na fede sola: quella che parlava per la bocca di una serie di mediocri personaggi, che si davano le arie di fare della storia, mentre non. arrivavano mai a toccare le soglie della cronaca. I cittadini erano oramai rassegnati a subire la terribile bestiale tirannia del numero.


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC,

Eppure, un bel giorno, un pugno di animosi, di audaci, di idealisti, riusd a spezzare l'incantesimo. 11 gigante, come nella vecchia leggenda, aveva i piedi di fragilissima creta. Con una martellata dei fascisti, sa• reb~ andato in frantumi. Davanti al primo episodio della rivolta fascista contro l'intollerabile regime bolscevico, i capi e i gregari si guardarono muti daJla sorpresa e dal terrore. Un brivido passò nelle loro reni, èhe il sedentarismo o rganizzativo ed il pratico lucroso più o meno coopera• tivo commercio aveva leggermente tabetizzato. L'organismo era grande c grosso, ma non rispondeva, perché le trame nervose erano rimaste atrofiz. zate dal senso di sicurezza e dalla lunga impunità. Passata la prima sorpresa, i capi cercarono di soffocare la rivolta fascista. Questi capi del socialismo bolognese erano in maggior parte dei pusillanimi che non avevano né voluto, né fatto 1a gueru; non avevano grande dimestichez:z.a cogli ordigni di guerra; e, soprattutto, poiché in Joro declinava la fede, non avevano stoffa di eroi, né volontà di martirio. N ella Bologna grassa, il socialismo era naturalmente grassissimo. E accadde quel che doveva accadere. Alle prime avvisag lie fasciste, i capi tagliarono la corda, il g regge si sbandava. La tragica imboscata del 20 novembre segnava la parola fine di un lungo periodo della storia bolognese. Da allora la situazione si è capovolta. Il fascismo domina nella città e diffonde le sue avanguardie anche nella campagna, Vittorioso, ora esso proiede a fortificarsi nelle posizioni conquistate. Si è imposto, ora si farà conoscere. Molte prevenzioni sono destinate a cadere, molte idiote calunnie saranno disperse dai fatti, la verità irromperà nelle coscienze proletarie, deluse e mistificate, ma suscettibili, noi crediamo, di riscatto e di elevazione. :n questa l'opera alla quale ci dedicheremo senza indugio. L'adunata d'oggi a Bologna celebra un anno dì battaglie fasciste. E la consacrazione di una vittoria. :8 la preparazione per altre battaglie e per altre vittorie. Il fascismo dilaga perché reca in sé i germi della vita, non quelli della dissoluzione. n un movimento che non può fallire prima di aver toccato Ja mèta. E non fallirà . « In questo balenio di colori è la vita». dice il vecchio Goethe davanti allo spettacolo mirabile di un arcobaleno fra il monte e il mare .... Nel balenio policromo dei gagliaidetti fascisti è la vita e l'avvenire della Patria! MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N . 80, 3 aprile 1921, VIII.


[SALUTO AI BOLOGNESI]• Fa.scisti hologne1i.' Cittadini!

Io sono profondamente commosso della vostra accoglienza e ve ne ringrazio dal profondo del ·cuore. N ella v.ostra manifestazione ho scorto il segno· di una nuova vita italiana, profondamente fascista. la manifestazione di domani è destinata a consacraie degnamente il capovolgimento di una situazione politica. Il merito è vostro, cittadini! Perseverate in questa battaglia p er la gr:tndczza dell'Italia. Per i fascisti dell'Emilia e della Romagna «Eia! Eia ! Alalà! ». (la f olla !dlula con lunghi applausi il commosso ringraziam ento ripetendo il grido dannunziano).

• Parole pronunciate a Bologna, da una finc~tra dell'« H6tel Savoia~, nel lardo pomeriggio dd 2 aprile 1921. (Da· Il RestQ del Carlino, N. 80, } aprile 192 l, XXXVII):


DISCORSO DI BOLOGNA* FaiciJJi dell'Emilia e della Romagna/ Cittadini bolognesi! Tutte Je circostanze, a cominciare dalle accoglienze di ieri sera~ dai canti di questa notte, a questo magnifico mareggìare di teste, al saluto che io accettai con trepida venerazione dalla vedo\'a del nostro indimenticabile Giulio Giordani (ttppla11s1), alla presenza in un palco di .due donne eroiche, vedove di eroi grandissimi : parlo di Battisti e di Venezian (appltum); tutto ciò potrebbe trascinarmi sopra il terreno dell'eloquenza che non è la mia. Ma io credo, io sono quasi certo che voi non vi attendete da me un discorso rettorico, ma vi attendete da me un discorso duro cd aspro, come è nel mio costume. Ed allora noi ci parleremo schiettamente, fascistica.mente. Io ringrazio l'avvocato Grandi che mi ha presentato a voi con parole troppo lusinghiere. Io le accetto e credo di non commettere un peccato di orgoglio. Potrei dirvi socraticamcnte che se ognuno deve conoscere se stesso, anche io conosco e devo conoscere me stesso. (Appla,m). Come è nato questo fascismo, attorno al quale è così vasto strepito di passioni, di simpatie, di odi, di rancori e di incomprensione? _Non è nato soltanto dalla mia mente e dal mio cuorcj non è nato soltanto da quelJa riunione che nel marzo 1919 noi tenemmo in una piccola sala di Milano. ::n nato da un profondo, perenne bisog no di questa nostra stirpe ariana e medi· terranea, che, ad un dato momento, sì è sentita minacciata nelle ragioni essenziali della ~ istenza da una tragica follia e da una favola mitica che oggi croJla a pezzi nel luogo stesso ove è nata. (Applamt). Noi sentimmo allora, noi, che non eravamo i « maddaleni. » pentiti; noi, che avevamo il coraggio· di esaltare sempre l'intervento . e le ragioni delle giornate del 1915; noi, che non ci vergognavamo di avere sbaragliato l'Austria sul Piave e di averla poi mandata in frantumi a Vittorio Veneto~ noi, che volemmo una pace vittoriosa, noi sentimmo subito, appena cessata l'esaltazione della vittoria, che il nostro compito • Discorso pronunciato a Bologna, al teatro Comunale, la mattina del 3 aprile 1921, dunnte la cerimonia inaugurale del primo convegno dei Fasci dell'Emilia e della Romagna. (Da li Popolo d'/Jaii"> Nn. 81, 82, ), 6 aprile 1921, VIII), l6. • XVI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

()on era finito, ed io stesso sentii che il mio compito non era finito. Difatti, ad ogni volgere di stagione, si dice che il mio compito e il compito delle' forze che mi seguono sia finito. Nel maggio 1915, quando

i Fasci di azione rivoluzionaria avevano spazzato da tutte Ie strade, da tutte le piazze e le vie d'Italia, perfino nei più piccoli borghi d'Italia il neutralismo« parecchista », si disse: Mussolini non hà più niente da dire alla nazione. Ma quando vennero le tragiche e tristi giornate di Caporetto,

quando Milano era grigia e terrea perché sentiva che se gli austriaci passavano e venivano nelJa città delle Cinque giornate sarebbe stata la

fine dell'Italia tutta, allora noi sentimm~ di àvere ancora una Parola da dire. E dopo la vittoria, quando sorse la scuola della rinunzia più o meno democratica, che intendeva amputare la vittoria, noi fascisti avemmo il supremo spregiudicato coraggio d i dirci imperialisti ed antirinunciatari. Fu quella la prima battaglia che denuno nel teatro della « Scala » nel gennaio 1919. Ma come ? Avevamo vinto, avevamo vinto noi per tutti, avevamo sacrificato il fior fiore della nostra gioventù, e poi si veniva a noi coi conti degli usurai, degli strozzini. Ci si contendevano i termini sacri delJa Patria, e c'erano in Jtalia dei democratici, la cui democrazia consiste nel fare l'imperialismo per gli altri e nel rinnegarlo per noi (applam1), che ci lanciavano questa stolta :iccusa> semplicemente perché intendevamo che il confine d'Italia al nord dovesse essere iI Brennero, dove sarà fin che ci sarà il sangue dì un italiano in Italia. (Appl111m), Intendevamo che il confine orientale fosse al Nevoso, perché là sono i naturali, giusti confini deIIa Patria e perché non eravamo sordi alla passione di Fium~ e perché portavamo nel cuore lo spasimo dei fratelli della Dalmazia;. perché, infine, sentivamo vivi e vitali quei vincoli di razza che non ci lega soltanto agli italiani 9-a Zara a Ragusa ed a Cattaro, ma che ci lega anche agli italiani del Canton Ticino, anche a queg li italiani che non vogliono più esserlo>· a quelli di Corsica, a queJJi che sono al di là dell'Oceano, a questa grande famiglia di cinquanta milioni di uomini che vogliamo unificare in uno stesso orgoglio di razza. (Appla,w). Si notavano già le prime avvisaglie dell'offensiva pussista. Il 16 febbraio, Milano assistette, fra lo sgomento e il terrore di una borghesia _infiacchita e trepidante, ad una sfilata di ventimila bolscevkhi, i quali, dopo avere inneggiato a Lenin dall'alto dei torrioni del casteIIo, dissero che la rivoluzione bolscevica era immincrite. Allora io uscii all'indomani con un articolo> che fece una certa impressione anche ad alcuni amici, intitolato-Contr" il ritorno della be,tia trionfante. Era un articolo in cui si diceva: noi siamo disposti a convertire le p iazze delle città d 'Italfa in tante tdncee munite di reticolati per vincere la nostra battaglia, per dare l'ultima battaglia c~ntro questo


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nemico interno. E la battaglia disfattista iniziatasi cOn quella parata continuò per tutta l'estate, quando fu rimestata 6no alb. nausea quella inchiesta suJ disastro di Caporetto che un ministro infame, infamabile, da ìnfamarsi (grida di « Morte a Nitti! Morte a Cagoia! Viva D'Annunzio/»; applausi) ave.va dato in pasto alla es.asperazione ed ai giusti dolori di gran parte del popolo italiano. Anche allora noi fascisti avemmo il coraggio di difendere certe azioni che col misurino della morale corrente non sono forse difendibili. Ma, o signori, la guerra è come 1a rivoluzione, Si accetta in blocco, non si può scendere al dettaglio, non si può e non si deve, Ma intanto questa campagna aveva le sue risultanze elettorali. Un milione e 850.00Ò elettori misero nell'wna la scheda con la falce ed il martello: 156 deputati alla Camera. Pareva imminente la catastrofe. lo fui ripescato suici?a nelle acque niente affatto limpide del vecchio N aviglio. Ma si dimenticava una cosa: si dimenticava il mio spirito tenacissimo e la mia volontà qualche volta indomabile. lo, tutto orgoglioso dej miei quattromila voti, e chi mi ha visto jn quei giorni sa. con quanta disinvoltura accettassi questo responso elettorale, dissi : la battaglia continua ! Perché io credevo fermamente che giorno sarebbe venuto in cui g li italiani si sarebbero vergognati delle elezioni del 16 novembre, giorno sarebbe venuto in cui gli italiani non avrebbero più detto iri due città quell'ignobile disertore che io in questo momento non voglio nominne. (Applausi; grida di« Morie a Mùiano! »). Tanto è vero che costui oggi, essendo incapace di vivere nel dumma, scende. nella farsa; e, dopo avere disprezzato 1a Guardia regia, chiede a quella divisa l'impunità e la salvezza. Ma ancora non è finito l'avvento.di questo fascismo, di questo movimento straripa·nte, di questo movimento giovane, ardimentoso ed eroico. Io solo quakhe volta, io che rivendico la paternità di <]Uesta mia creatura cosi traboccante di vita, io posso qualche volta sentire che il movimento ha già straripato dai modesti confini che gli avevo assegnato. Infine noi fascisti abbiamo un programma ben chiaro : noi dobbiamo procedere innanzi preceduti da una colonna di fuoco, perché ci si calunniava e non ci si voleva comprendere. E per quanto si possa. deplorare la violen:i!a, è evidente che noi, per imporre le nostre idee ai cervelli, dovevlmo a suon di randellate toccare i crani refrattari. Ma noi non facciamo della violenza una scuola, un· sistema o, peggio ancora, una estetica. Noi siamo violenti tuhe le volte che è necessario esserlo. Ma vi dico subito che bisogna conservare alla violenza necessaria del fascismo una linea, uno stile nettamente aristocratico o, se meglìo ·vi piace, nettamente ..chirurgico. · Le nostre spedjzioni punitive, tutte quelle violenze che occupano le


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cronache dei giornali, devono avere sempre il carattere di una giusta ritorsjone e di una legittima rappresaglia. Perché noi siamo j primi a riconoscere che è triste, dopo avere combattuto contro i nemici di fuori, combattere ora contro i nemici di dentro, che, vogliano o non vogliano, sono italiani anch'essi. Ma è necessario, e finché sarà necessario assolveremo al nostro compito in questa dura ed ingrata fatica, Ora j democratici, i repubblicani, i socialisti ci muovono accuse di di,·erso genere. I so'ciaiisti fino ad ieri hanno detto che si.lmo venduti ai pescicani e all'agraria. N on ci sarebbero pescicani sufficenti in Italia per sovvenzionare un movimento come il nostro e d'altra parte vi devo dire che sarebbero pescicani piuttosto stupidi perché fin dal marzo 1919 noi nei postulati fascisti abbiamo messo dei provvedimenti fiscali assai gravi e che sono in ogni caso antipescicaneschi. Le altre accuse che ci fa la dcmocrai.ia sono ridicole. l e .1.ccuse che ci fanno i repubblicani altrettanto. lo nOn mi spiego come dei repubblicani possano essere contrari ad un movimento che è tendenzialmente repubblicano. Io comprenderei che fossero contrari ad un movimento tendenzialmente monarchico. Ci si dice : Voi non avete pregiudiziali. Non ne abbiamo ed è nostro vanto non averne. Ma voi dovete spiegarvi il fenomeno dell'ira e della incomprensione dei socialisti. I socialisti avevano in Jtalia costituito uno Stato nello Stato. Se questo nuovo Stato fosse stato più liberale, più moderno, più vicino all'antico, niente fn contrario. Ma questo Stato, e voi Io sapete per esperienza diretta, era uno Stato più tir:tnnico, più illiberale, più camorrista del vecchio, per cui questa che noi compiamo oggi è una rivoluzione che spezza lo Stato bolscevico nell'atfcsa di fare i conti con lo Stato liberale che rimane. (Appla11Jt). C'è chi pensa che la crisi socialista sia soltanto una crisi di uomini, di questi piccoli uomini che ,•oi conoscete, i Bucco, i Zanardì, j · Dentini (urla di «abbauo1 »)esimile tritume umano. M a l::t. crisi è più pro· fonda, cari amici, è un tracollo di tutti i valori. Non è soltanto una fuga più o meno ignobile di uomini perché fra tutte le cose assurde c'è stata questa : di batte22are il socialismo come scientifico. Ora di scicn· ti6co non c'è niente al mondo. La scienza ci spiega il come dei fenomeni, ma non ci spiega anche il perché di essi. Ora se non c'è niente di scien· t i6co in quelle che si chiamano le scienze esatte, pensate se non era assurdo, se non era grottesco gabellare per scientifico un movimento vasto, incerto, osruro, sotterraneo come è stato il movimento socialìsta; il quale ha .avuto una funzione utile in un primo tempo, q uando si è diretto a queste plebi oppresse e le ha fatte scattare ve,so nuove forme di vita. Voi converrete con me che non si torna indietro. Non si deve fare del contrabbando stolto, reazionario o conservatore sotto


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il gagliardetto del fascismo. Non si può pensare à strappare alle masse operaie le conquiste che hanno ottenutO con sacrifici. Noi siamo i primi a riconoscere che una legge dello Stato deve dare le otto ore di lavoro e che ci deve essere una legislazione sociale rispondente alle esigenze dei tempi nuovi. E ciò non perché riconosciamo la maestà di sua maestà il proletariato. Noi partiamo da un altro punto di vista. Ed è questo: che non ci può essere una grande nazione capace di grandezza attuale e potenziale se le masse lavoratrici sono costrette ad un regime di abbrutimento. (Appla1m). n necessario quindi che attraversò ad una predicazione e ad una pratica che io chiamerei mazziniana, la quale concilii e debba conciliare il diritto col dovere, è necessario che questa m:ma enorme di decine di· milioni di gente che lavora, che questa enorme massa sia portata sempre più ad un livello superiore di vita. :B stolto cd assurdo dipingerci come i nemici della classe lavoratrice e laboriosa. Noi ci sentiamo fratelli in ispirito con coloro che lavorano; ma non facciamo distinzioni assurde, ma non mettiamo al primo piano il callo, specie se è al cervello. Noi non mettiamo sugli altari la nuova divinità del lavoratore manuale. Per noi tutti lavorano: anche J'astconomo che sta neJla sua specola a consultare la traiettoria delle stelle lavora; anche il giurista, 1';1rchcologo, Io studioso di religioni; anche l'artista lavora, quando accresce il patrimonio dei beni spirituali che sono a dispo· sizione del genere umano; lavora anche il minatore, il marinaio, il contadino. Noi vogliamo appunto che tutti i lavori si compendino e· si integrino a vicenda; vogliamo che tra spirito e materia, fra cervello e braccio si realizzi Ja comunione, la solidarietà della stirpe. Ed allora questo fascismo è la ventata dì tutte le eresie che batte alle porte di tutte le chiese. E dice ai vecchi sacerdoti più o meno piagnoni : andatevene da questi templi che min.1cciano rovina perché la nostra er_esia trionfante è destinata a portare Ja ·luce in tutti i cervelli, i tutti gli animi. E diciamo a tutti, piccoli e grandi uomini della scena politica nazionale: fate largo che passa la giovinezza d'Italia che vuole imporre la sua fede e la sua passione. E se voi non farete spontaneamente largo, voi sarete travolti dal1a nostra universale spedizione punitiva, che raccoglierà in un fascio gli spiriti liberi della nazione italiana. (Applauu). Siamo dinanzi ad un fatto che è il fatto elettorale. Essendo la CametJ vecchia, e, pc-ggio che vecchia, fradicia ed imputridita; essendo tutti i protagonisti di questa semitragedia degli uomini us<!ti ed abusati, stanchi, e, peggio ancora, stracchi, si impone la nuova consultazione elettorale. Ebbene, non sentite voi che se le elezioni del 1919 Curano disfattiste e « misiaoesche », le elezioni del 1921 saranno nettamente fasciste? Non sentite voi che il timone dello Stato non ritornerà più ai vecchi uomini della vecchia Italia: né a Salandra, né a Sonnino, né al lacrimoso Or-


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lando, né al porcino Nitti? Non sentite voi che il timone passa per un

trapasso spontaneò da Giovanni Giolitti, l'uomo del « pare.cchio » neutralista del 1915, a Gabriele d'Annunzio, che è un uomò nuovo? (Appla11si; ovazioni prolungate; grida di« Viva D'Annunzio,/»). Questi vostri applausi dicono molte cose e disperdono equivoci· che sono già dispersi. Ho ricevuto oggi un messaggio in base al quale posso affermare sinceramente che il dissidio creato più o meno ad arte fra quelli che hanno difeso Fiume - e noi tributeremo sempre loro l'omaggio della nostra riconoscenza - e noi che la difendemmo all'interno, non ha ragione di essere. E Gabriele d'Annunzio porrà fine a questo dissidio, il quale, più che dai legionari, partivà da certi politicanti, che forse non erano neppure a Fiume quando a fjume ci si batteva sul serio. E 'credo di aver detto a sufficenza perché tutti mi comprendano. (Appla11u). .

AJtro_ elemento di vita del fascismo è l'orgoglio de1la nostra ita· Jianità. A questo proposito sono lieto di annunciarvi che abbfo.mo già pensato alla giornata fascista. Se i socialisti hanno il 1° maggio, se i po-polari hanno il 15 maggio, se altri partiti di altro colore hanno altre giornate, noi fascisti ne avremo una: e~ è il Natale di Roma, il 21 aprile. In quel giorno, noi, nel segno di Roma eterna, nel segno di quella città che ha dato due civiltà al mondo e darà la terza, noi ci riconosceremo e Je legioni regionali sfileranno col nostro ordine, che non è militaresco e nemmeno tedesco, ma semplicemente romano. Noi anche cosl abbiamo abolito e tendiamo ad abolire il gregge, la processione. Noi aboliamo tutto ciò è sostituiamo a queste forme di manifestazioni · passatiste la nostra marcia, che impone un controllo individuale ad ognuno, che impone a tutti un ordine cd una disciplina. Perché noi vogliamo appunto instaurare una solida disciplina nazio~ale, perché pensiamo che senza questa disciplina l'Italia non può divenire la, nazione mediterranea e man· diale che è nei nostri sogni. E quelli che ci rimproverano di marciare aila tedesca, devono pensare che non siamo noi che copiamo i tedeschi, ma sono questi che copiavano e copiano i romani, per cui siamo noi che ritorniamo alle origini, che rjtomiamo al nostro stile romano, latino e mediterraneo. E non abbiamo pregiudiziali. Non le abbiamo perché non siamo una chiesa:· siamo un movimento. ·Non siamo un partito; siamo' una palestra di uomini liberi. Quando uno è stufo di essere fascista ha vènti botteghe e venti chiese cui battere la porta, cui domandare ospitalità. Non abbiamo nemmeno istituti: li riteniamo super.flui. Il nostro è un eserf;ito che si riconosce dalla sua ·passione e dalla disciplina volontaria; che si riconosce soprattutto per ritenersi non guardia di un partito o di una fazione, ma soltanto guardia della nazione. Ci riconosciamo soprat• tutto dall'amore che sentiamo per l'Italia, per l'Italia, resa e raffigurata


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ne11a sua storia, nella sua civiltà e raffigurata anche nella sua struttura geografica ed umana. Ieri, mentre il treno mi portava a Bologna, io mi sentivo veramente legato con le cose e con gli uomini; mi sentivo legato a questa terra; mi sentivo parte infinitesimale di quel magnifico fiume che corre dalJe Alpi all'Adriatico; mi riconoscevo fratello nei contadini, che avevano il gesto sacro e g rave di colui che lavora la terra; mi riconosceYo nel cielo azzurro, che suscitava la mia inestinguibile passione del volo; mi riconoscevo in tutti gli aspetti della natura e degli uomini. Ed allora una preghiera profonda saliva dal mio cuore. :i! Ja preghiera che tutti gli italiani dovrebbero recitare quando le aurore incendiano il cielo o quando i crepuscoli obnubilano la terra. Noi italiani del Secolo XX; noi, che abbiamo veduto la ·grande tragedia del compimento nazionale; noi, che portiamo nel profondo del ·nostro animo il ricordo di tutti i nostri morti, che sono la nostra religione; noi, o cittadini d'Italia, facciamo un solo giuramento, un solo propos.ito: vogliamo essere g li artefici modes~i, ma tenaci delle sue fortune presenti e avvenire. (li pubblico è in -piedi.

Acclama. U11 urlio incemmte, 1111a pioggia di fiori, 11110 sventolio di fid1nme, un corale t1Mesl0Io formano un t11tto fanltutùo ed indescrivibile. Una scena commove11Je .ri svolge qtJando la ,vedova Giordani, moglie del mu1ila1c, a.musùutta dai p,misti nella tragica giortta/a di novembre, offre a .M11uolini un mazzò di garofani, prontmcia11do piange11do queste parole:« A lei la redenzione dei ,rostri morti/». Fiori gli 11engono offerti daJ/e signore Battisti e Venezian) "'· • Dopo brevi discorsi delle signorine Callegari e Boccolin.i, il pubblico sfoll:i, Davanti :i.I teatro si ricostituisce il corteo, che sfila per le principali vie del centro. « Mussolini è sulla loggia del caffè "Maiani" in via Indipendenza. L'esercito fascista stila dinanzi a lui ( +). J fascisti passano dinanzi a Mussolini !andando "ala là!" tuonanti. Poi alla folla radunata, 1',fossolini parla nuovamente così: « "A,uora 1111a J'olt,i un grtl'l.ie di <11or, per questa t'OJlra mrrnifestazio1te, 111 rui riperr11Hione va bene al di là dei ronfini della nobi/iuima vo1tra città. P, l'Italia g11,rriera, l'Italia libera che prende le moJ,e da futle le lerre per finire al Campidoglio a con111er,utli la grandezza d,lritalia di domani. Viv,i Bologna faJCiJta! Vh·a, viva umpre l'Itali<; fascista di domani!" (La folla acclama)». Nel pomeriggio, nella sala del Bibbiena, posta .ad uno dei piani superiori del teatro Comunale, hanno inizio i lavori del convegno. Sono presenti 117 Fasci. Dopo le relazioni dei rappresentanti i singoli Fasci e la trattazione del comma Il faJriJm o e lo S11110, si passa a discutere il terzo articolo all'ordine del giorno : li fauim_io ed il problema agrario. Parlano Polverelli, Baroncini, G aggioli,, Baldo, Corgini, Pasella, Zuccolì e Benito Mussolini. « Quest'ultimo presenta il seguente ordine del giorno, che è approvato all'unanimità: « "L'adun11fa f11uht11 de//' Emifia e dell,i Romagna, mentre plaude vivamenlB alle .m1liZZ11zioni pratirhe iniziate dal faJfiJmo ferrareu, riaflerma il suo po.


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J1Jil11to Jendenziale rhe la terra debba app4ru,u re a ehi la lavMa , la fa produrre di più, riro1.l@do ,h,, per i'attJt,nione di ttrle postulato, Ji debb11 tenne conto delle diverse rondizioni di lempo, di luogo, di ambiente, di preparazicme tecnica , morale delle ma;u lavoraJrici agrfrole " ». Nella seduta serale, « si apre la disrossione sulla politica estcu, .trgomento del quale è relatore Benito Mussolini». Parl:ino vari oratori; poi, « accolto da unanimi applausi ed ovazioni, si alza a parlare Mussolini. Parla delle richieste dei dalmati, ai quali, a nome dei Fasci, ha chiesto che cosa voles5e.ro. Annessione? Repubblica italo.slava? Ricorda che i zaratìni eblx-ro a dichiarare di preferire di affogare nell'Adriatico anziché consentire alla costituzione di una repubblica italo-slava. Riconosce h n«essità di non chiudere definitivamente fa porta che conduce verso la Russia; quindi non chiede voti di intransigenza. Termina invi. tando il Governo a prendere provvedimenti contro i russi che sono in Italia, dicendo: "Se il Governo non vi penJa, vi pemeremo noi". (Il discorso di Mussolini è salutato alla fine da un lungo cd entusiastico applauso)». Si passa quindi a discutere il tema Il f(I.Jcismo e /4 qunJione 1ind.tcale. « Parlano Mussolini e P.1sella e vil"rte approv.ito l'ordine del giorno presentato da Mussadori (+) ». (Da Il Popolo d'l1alia, N. 81, 5 aprile 1921, VIII).


AL POPOLO DI FERRARA * Popolo di Ferrara!

Dico «popolo» con intenzione, perché quella che mi sta dinnanzi è una meravigliosa adunanza di «popolo». intesa la parola· nel senso romano ed italico; e perché io vedo fra di voi i fanciulli · che sono suH'aurora della vita e poco fa ho abbracciato e baciato un vecchio garibaldino, un superstite di quell'Italia eroica che nacque nel 1821, quando due ufficiali di cavalleria inalberarono a Nola lo stendardo della libertà contro il Borbone cd ebbe fine a Vittorio Veneto con la nostra grande e magnifica vittoria di popolo italiano. Vedo fra voi gli operai delle officine e vedo fra voi i fratelli operai dei campi. Noi fascisti abbiamo un grande affetto per Ja classe operaia, per fa classe lavoratrice. Ma il nostro amore, in quanto è puro, è seriamente disinteressato ed intransigente. Noi amiamo non bruciando grani di incenso, non creandoci nuovi idoli o nuove maestà. Noi amiamo dicendo sempre e dovunque, schiettamente, la verità; tanto più è ingrata questa verità e tanto più bisogna dirla apertamente. Ebbene, se questo è il nostro amore per le cose laboriose, noi fascisti, calunniati fino a ieri, diffamati fino a ieri, noi abbiamo voluto· continuare fa guerra per ottenere i l diritto di libera circolazione in Italia. Noi fascisti siamo i primi a riconoscere, non già per cedere ad un senso di vile demagogia, che i diritti delle classi laboriose della nazione sono sacri e che tanto più sacri sono i diritti di coloro che lavorano la terra. E qui mi è grato pargere un vivo plauso ai fascisti ferraresi, i quali hanno intrapreso, coi fatti e non con le ·chiacchiere insulse _dei. politicanti, quella rivoluzione agraria che deve dare ai contadini, gradualmente, senza trapassi epilettici, il possesso definitivo della terra. Io incoraggio vivamente i fascisti ferraresi a proseguire su questa strada e ad essere all'avanguardia del movimento agrario fascista in tutta Italia. Come si fa a dire che noi siamo dei venduti alla borghesi:!., al capitalismo ed al Governo? Già gli stessi awersari non osano più sostenere questa accusa, tanto è ribalda e ridicola. Questa vostra adunata imponentissima, che commuoverebbe un cuore anche più indurito del mio, mi dimostra che voi avete fatto giustizia di queste turpitudini . • Discorso pronunciato a. Ferrara, al Pmto della ·Mar!isa, il 4 aprile 1921. (Da Il Popolo d'I1aUa, N. 83, 7 aprile 1921, VlII), ·


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messe in circolazione da gente che credeva alla eternità delle sue fortune, mentre in realtà troneggiava in un castello che doveva cmllare al primo soffio della rivolta fascista. E qu'esta rivolta fascista, -e potrerruno usare anche la parola più sacra e più grave, questa rivoluzione ·fascista si ispira ai motivi eterni, ·indistruttibili della morale e niente affatto a m~venti di indole materiale. Noi fascisti diciamo che, al di sopra di tutte le competizioni, al di sopra di tutti i dissidi che dividono gli uomini (e che sono quasi naturali e quasi fatali perché l'umanità sarebbe straordinariamente noiosa se tutti pensassero nello stesso modo); noi fa. scisti diciamo che, al di sopra di competizioni e dissidi, c'è una realtà unica, come a tutti quanti, ed è la. realtà della nazione, cd è la realtà della Patria, alla quale siamo tutti legati come l'albero attraverso le sue radici è legato alla terra che lo ha fecondato. Cosl, lo si voglia o non Io si voglia, la Patria è una unità indistruttibile, eterna, immortale, che può avere - come tutte le idee,. le isti. tuzioni e i sentimenti di questo mondo - delle eclissi; ma ad un dato momento essa riscoppia dal profondo delle anime come il seme gettato neJ solco riscoppia qua~do la primavera diffonde il suo tepore. Cosl noi abbiamo, con le nostre martelJate furiose, spezzato la crosta indegna che copriva l'anima del proktariato. Cerano dei proletari che si vergognavano di essere italiani; ce ne erano di quellì che, imbestiati d:1 una tristissima propaganda, gridavano « Ben vengano i tedeschi!», ed anche << Viva l'Austria !». Era_no in gran parte incoscienti, qualche volta malvagi, Ebbene, noi fascisti vogliamo portare in tutte le città, in tutte le campagne, fino ai casolari più remoti, la p:1ssione, J'orgoglio di appartener~ aJla nobilissima razza italiana; e, se le plebi non conoscono ancora questo orgoglio, noi fascisti faremo in modo che questo avvenga, noi fascisti faremo in modo che tutti gli italiani abbiano l'orgoglio di ap· partenere alla razza che ha" dato Dante .Alìghieri1 che ha dato Galilei, che ha dato gli artisti sommi di tutti i capolavori dell'arte, che ha dato Verdi, che ha dato Mazzini, che ha dato Garibaldi, che ha dato D'Annunzio e che ha dato il popolo di Vittorio Veneto. (Applausi viviuimr). Non sqlo noi non intendiamo di portare le masse laboriose in posizioni arretrate. Tutto ciò che i la\•oratori hanno conquistato è sacro. Tutto quello che conquisteranno è sacro. Ma devono conquistarlo attraverso ad un miglioramento non soltanto materiale, mi morale, delle anime. Noi fascisti non parliamo soltanto di dirittÌj parliamo anche, come voleva Giuseppe Mazzini, di doveri." (Applausi viviuimr). Noi fascisti non abbiam·o soltanto · il verbo « prendere »; abbiamo anche il verbo «donare», perché in certe orè, quando la Patria chiama, sia essa minacciata da un nemico interno o da uri nemico esterno, noi allora esigiamo dai nostri aderenti e da coloro che sono nostri simpatizzanti di


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essere pronti anche al sacrificio supremo. E voi, o fascisti ferraresi, voi avete consacrato col martirio l'idea fascista. Se l'idea fascista non avesse in se stessa una potenza grandissima, una nobiltà, una linea di bellezza, pensate voi che si sarebbe diffusa con impeto cosl travolgente? Pensate voi che ci sarebbero dei giovarii i quali rischiano la vita semplicemente per !"orgoglio di dirsi fasci sti? Pensate voi che avremmo avuto sette morti, i morti sacri che noi por· tiamo nel profondo del nostro cuore, i morti che ci additano le vie della _perseveranza e della vittoria? Poco fa io mi sono recato al vostro cimitero. Ad una ad una abbiamo visitato tutte le tombe ed abbiamo gettato su di esse i nostri fiori. Erano attimi pesanti di silenzio i nostri. Ognuno di noi sentiva che dentro a q~clte bare, sotto quelle pietre, c'erano dei corpi in disfacimento, dei giovani ai quJ.li era sorrisa la vita, dei giovani che erano certamente amati, che certamente amavano, che avevano dinanzi a sé tutta fa grande strada della vita. Sono morti! Sono caduti! Ma noi, in questa grande ora della tua storia, o popolo ferrarese, noi questi morti li chiamiamo all'ordine del giorno, uno. per uno; e siccOme no.o sono morti, perché la materia mortale di cui erano composti si trasforma nel gioco infinito delle possibilità dell'universo, cosl noi chiediamo a" questo sangue purissimo e Yermiglio della gioventù ferrarese l'ispirazione profonda ad essere fedeli alla nostra idea, ad essere fede li alla nostra nazione. E saremo soddisfatti e contenti quando tutti i nostri gagliar· detti; dopo avere salutato i morti, sorrideranno alla vita, perché il po· polo lavoratore di Ferrara e di tutta Italia avrà ritrovato la vera strada che àveva dimenticato, avrà spazzato via tutti gli ignobili politicanti che gli avevano infarcito il cranio di favole menzognere. Noi, o ita· liani dì Ferrara, non abbiamo bisogno di andare altrove, oltre i confini ed oltre i mari, per trovare la parola della saggezza e della vita; non abbiamo bisogno di andare in Russia per vedere come si assassina un grande popolo; non abbiamo bisogno di sfogliare i vangeli moscoviti sui quali gli stessi apostoli stanno sputando perché Ii rinnegano, sopraffatti dalla realtà della vita. Noi non abbiamo bisogno di copiare, perché in Italia ci sono gli originali brillanti di tutta la civiltà . e di tutte le dottrine. E se socialismo ha da farsi, non può essere il socialiSmo bestiale, tirannico e liberticida di ied; non può essere che il socialismo di Carlo Pisacane, di Giuseppe Ferrari e di Giuseppe Mazzini. Qui, o popolo di Ferrara, è la tua storia. Qui, o popolo di Ferrara, è la tua ,•ita. Qui, o popolo di Ferrara, è il tuo avvenire. E noi, che abbiamo impegnata questa dura battaglia, che ci è costata decine. e centinaia di vittime, noi non ti chiediamo stipendi, non ti chiediamo voti. Noi ti chiediamo una sola cosa. Grida con noi; « Vi"a l'Italia!».


IN TEMA ELETIORALE Oggj sj riunisce a Milano, in sessione di consiglio nazionale, il Comitato centrale dei Fasci Italiani di Combattimento allo scopo di pren· dere decisioni definitive in m~rito alle imminenti elezioni. Due sole, delle sette adunate regionali, hanno emesso voti in proposito e tutte e due si. sono trovate nello stesso ordine d'idee : quella di Trieste e quella di Bologna. Quest'ultima alla unanimità ha \'Oluto dare una specie di ratifica al mio primo articolo sul tema elezioni. Nell'attesa del voto odierno, non è inopportuno prospettare alcuni aspetti del problema in riferimento alla costituzione dei blocchi nazionali. Noi abbiamo detto, e manteniamo, che è augurabile una concentrazione delle forze nazionali, facendo da perno il fascismo, cioè l'elemento più importante e fattivo che sia emerso ne1 nostro travagliato dopoguerra. Se il fascismo rivendica la sua priorità e ìl suo diritto d'iniziativa b1occhistica, non è già per futile esibizionismo o per varare i suoi uomini, quasi tutti non eccessivamente entusiasti delle lotte elettorali, ma per altre più fondate ragioni. 11 fascism.o intende veder consacrata nelfa. formazione dèi blocchi tutta la sua azione e la sua vittori:i. 01e cosa sono stati, che cosa hanno fatto gli altri partiti più o meno organizzati dopo,l'armistizio? Che cosa h.ànno fatto di concreto i costituzionali, i democratici, i r.:i.dicali, i repubblicani per impedire in Italia l'avvento del bolscevismo? NuJla o ben poco. Il bolscevismo li schiacciava. C'è stato un momento in cui un solo partito pareva che avesse diritto di esistere in Italia: il Partito Socialista Ufficiale, che, nd suo congresso di Bologna, aveva proclamato la necessità è l'imminenza della rivoluzione bolscevica. Chi ha agitato la coscienza nazionale contro la politica rinunciataria dei nostri Governi e di una certa parte dell'opinione pubblica? Il fascismo. Senza l'azione del fascismo, tesi ancora più balorde dì quelle trionfate a Rapallo avreb· bero twvato il consentimento generale. Chi fronteggia oggi nell'Alto Adige Je bravate ita1ofobe dei pangermanisti? Il fascis'!lo. Chi ha fatto sapere ai signori tedeschi che, al di fuori e al di sopra di Credaro, c'era un'altra Italia, dalla schiena diritta? n fascismo. Chi ha nella Venezia. G iulia, da Trieste a Pola, bruciato i covi più infettivi e pericolosi dell'austri,.cantismo? Il fascismo. La storia del fascismo g iuliano ha le


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pagine del Balkan e quelle odierne di Carnizza. Il fascismo ai confini fa da buona guardia alla nazione e non conta i suoi feriti e i suoi morti. In Italia, nel 1919:20, l'enorme fantoccio bolscevico copriva con la sua ombra tutto il resto. Nessuno osava lottare contro il socialismo ufficiale e, meno ancora degli altri, certi partiti o frammenti di partiti, che si danno oggi deHe arie di idiota insufficenza antifascista. Davanti a certa gente vien voglia di dolersi che l'esperimento russo-ungherese non si sia effettuato. Sta, comunque, di fatto che senza l'azione del fascismo, senza i martiri (e si contano oramai a decine) che il fascismo ha dato generosamente all'Italia, incontrastato dominatore delJa situazione oggi, come ieri, sarebbe il PII!. C'è del!a gente che parla, respira, si muove, si agita, si fa, più o 'meno debolmente, sentire, semplicemente perché il fascismo, dopo avere impegnato una tremenda battaglia, è oramai vittorioso su tutta la linea. Bisogna riconoscere e sottostare di buon animo a questa situazione di fatto, dalla quale si può onestamente concludere - e uno scrittore del lUemrggero lo ha fatto - che il fascismo h.1 salvato la nazione. Un movimento come il nostro rimorchia, non si fa rimorchiare; dà il suo colore, non accetta quello degli altri; è disposto, tuttavia, ad unirsi con altri uomini e con altri partiti nazionali, quando costoro riconoscano che il fascismo ha il diritto di dare l'impronta della sua fede, della sua passione e del suo programm1 alla imminente con· sultazione nazionale. Noi abbiamo superato certe idiÒsincrasie di puro nominalismo. Per noi .fe parole destra e sinistra sono vuote di senso. Ci sono dei vecchi e dei giovani liberali coi quali possiamo andare benissimo d'accordo in materia di politica interna ed estera; mentre esistono delle insuperabili incompa tibilità fra noi e certi elementi della più avanzata e più sociale o socialistoide democrazia. Noi giudichiamo gli uomini e i partiti non dalle loro etichette esteriori, ma dalla loro intima sostanza e dalia loro attività. Con queste premesse necessarie, il fascismo non è alieno dal procedere, là dove il gioco valga la ca ndela, alla costituzione di blocchi a più o meno vasta base fra i partiti , nazionali. D'altra parte devesi considerare che il responso delle urne gioverà, se favorevole, al fascismo; non lo danneggerà, se contrario. Noi ci siamo attrezzati in ispecial modo per altro terreno e per altre battaglie, il cui risuit:ito è consacrato nella storia di ieri, e, se necessario, sarà consacrato nella storia di domani. MUSSOLINI

Da lJ Popolo d'lh1/i,1, N. 83, 7 aprile 192(, VIII.


ECHI DI UN DISCORSO

COSE A POSTO In un primo, affrettato resoconto del mio discorso di Bologna, t :i.luni gi~rnali mi hanno fatto dire che « il fascismo vuole abolire i p reti e le processioni». E allora una donna cattolica di Reggio Emilia1 un

gruppo di credenti d'altra· località. ecc., mi scrivono rammaricandosi di tale afferq-iazìone. Il rammarico non ha ragione d'essere, perché tale frase, degna di un anticlericale vecchio stile, non è mai uscita e non poteva uscire dalle mie labbra. Quelli che mi conoscono, conoscono anche le mie idee in materia religiosa e specialmente cattolica. Ho detto · che i fascisti non facevano la processione durante le loro manifesta· zioni per le strade, perché si ordinavano militarmente e « marciavano » come soldatL IJ fascismo abolisce le processioni per sé, non per gli altri, i quali

- cattòlici o no fia suggel.. ..

sono liberi di processionare all'infinito. E questo .M.

Da li Popofo d'Italia, N. 83, 7 t prile 1921, VllI.


IL DOCUMENTO La relazione G iolitti sullo scioglimento della Camera è un documento di notevole importanza politica. Ci sono dei punti che noi accettiamo pienamente; ce ne sono altri che non accettiamo; e ci sono anche lacune che devono essere rilevate. Tutta la parte, ad esempio, che riguarda la politica adii;i.tica, è infelice. Vi. si accenna all'Albania pacificata e non sappiamo bene se e quanto amica dell'Italia, senza ricordare il modo miserando col quale abbandonammo quella città e la baia di Valona, che Wilson stesso non· ci aveva negato. Non una parola per il Montenegro che il trattato di Rapallo ha indegnamente sacrificato. Quanto alle cordiali relazioni col popolo jugoslavo, la relazione esageu nel precederne gli sviluppi e le conseguenze. Niente c'è nella politica ufficiale.e non ufficiale di Belgrado che autorizzi in qualche modo questo· ottimismo ,giolittiano. A proposito di Fiume, ci limitiamo ad osservare che, se il trattato di Rapallo ha _assicurato l'indipendenza e l'italianità di Fiwne, tutto quello che si è fatto o non fatto a Roma è un attentalo continuo a questa in~ipendenza. Perché, ad esempio, non si è invitato lo Stato di Fiwne alla conferenza di Roma fra i successori dell'ex impero absburgico? Anche per ciò che riguarda le Colonie, la relazione è assai vaga. Altrettanto "dicasi per la politica estera. Se questa relazione rappresenta il prograUlma. che il Governo offre al blocco nazionale e all'opinione pubblica, esaminiamo brevemente i punti foridamentali di questo programma. C'è un elenco di problemi e di riforme che s'impongono. All'interno, un decentramento amministrativo che sburocratizzi Io Stato. Questo vuole il fascismo. La fine del « monopolismo » statale, per cui le funzioni economiche che l'? Stato si era addossato prima della guerra e soprattutto durante la guerra devono ritornare ai privati, individualmente presi o associati. Lo Stato deve ritornare alle sue funzioni d'ordine strettamente i;iuridico e politic0:. Questo vuole il fascismo. La questione finanziaria deve essere risolta . e naturalmente deve pagare chi più possiede. Questo vuole il fascismo. Altrettanto dicasi per ciò che riguarda lo spezzettamento . del latifon4o e le assicurazioni sociali. Rimangono sul "tappeto due grosse questioni : l'esame di Stato e il


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OPERA OM~IA DI BENlTO MUSSOLINI

controllo sulle aziende. Noi manifestiamo, per la prim:i, questa nostra opinione: che cioè le scuole secondarie devono essere· lasciate libere.

Quanto al controllo, lo accettiamo in tesi di massima, se fatto a scopo di collaborazione; caso contrario, è un trucco o una rovina. Accettiamo tutta l'ultima parte della reiazìone. Nell'insieme, questa relazione offre un orientamento abbastanza preciso all'opinione· pubblica. C'è molto fascismo. Non svolazzi teologici, ma problemi concreti, palpitanti e formidabili che attendono di essere risolti. Il fascismo è oggi la più grande forza di propulsione e di realizzazione che conti l'Italia. Esso imporrà, dopo l'era del!e chiacchiere, l'era dei fatti. M USSOLINI

Da Il Pop,:Jo d'Italia, N. 84, 8 aprile 1921, VIII.


PER LA PROSSIMA LOTTA ELETTORALE * Mtuso/ini ribadisce e rico,rferma i concelli già precedentemeflte esposti in alcuni articoli s,.d « Popolo d'Italia». Sortiene che, come prima affermazione, le schede elettorali dei blocchi dovranno portare, come emblema, ìl simbolo dei Fasci : il Fascio littorio. Rievoca Ja lotta da due anni sostenuta da soli dai Fasci di Combattimento, lotta che ha condotto al rovesciamento della situazione. I Fasci, che lottarono da soli, hanno il . diritto d'imporre il loro programma. E questa è la condizione che gli altri partiti dovranno accettare. Si tratta di ·separare con un taglio netto l'Italia morta dall'Italia viva. E le elezioni dd 15 ·maggio dovranno segrlare finalmente il sèppcllimento della vecchia Italia .politicante e parassitaria. e l'avvento dell'Italia nuova. (li discorJo di Muuolini è Jfalo viv'itmente applaudito)**.

* Ria~uato del discorso pronunciato a Milano, nella palestra delle scuole di corso di Porla roman:t, Ja sera dell'B aprile 1921, durante l'assemblea del Fa.scio Milanese di Combattimento, (Da li Popolo d'Irafitt, N . 85, 9 aprile 1921, VIIJ). ** « Viene quindi approvato all'unanimità il seguente ordine del giorno proposto da Mussolini : · «" L'ttJJemblea del Fai.io Mila,me di Combattimento approva l'opentto della Commissione eJemtiva, la sprona a mantenere Jdldi i principi fa.Jtisti e gli dà ampio mandato di fiducia ". « L"assmiblea quindi si scioglie fra rinnovate acclatnazioni a Mussolini e a D 'Annunzio». (Da li Poj><;lo d'Italia, N . 85, 9 aprile 1921 , VIII). 17. • XVI.


FASCISMO ED ELEZIONI Perché nelle imminenti elezioni i Fasci di Combattimento bloccano, là dove sia possibile e dignitoso, coi partiti nazionali? Non già per un bisogno di propaganda; perché il fascismo è oramai troppo conosciuto e temuto, né si può sperare di convincere coloro che sono ostinatamente in !llalafede. Meno ancora per poter esibire candidati e mandare deputati alla Camera. I fascisti, in genere, non soffrono di queste ambizioni. La loro grande unica ambizione è queJia di lavorare per J'ltalia, C'è una ragione più profonda, fondamentale anzi, e nettamente fascista : il fascismo non è, come tutti gli altri, vecchi e nuovi partiti, fine a se stesso, schiavo di se stesso; il fascismo non ha per missione di ampliare indefinitivamente il suo organismo, per trovarselo poi a un dato momento artcriosclerotizzato e paralitico; il fascismo, cari si· gnori, è un mezzo, è uno dei « mezzi » coi quali i fascisti intendono di portare l'Italia ad un'epoca di grandezza. Quando il fascismo perdesse questa sua intima, essenziale ragion d'essere, bisognerebbe ucciderlo - ed io vorrei essere il giustiziere! - piuttosto che vederlo vivere sotto la specie di un organismo politico-amministrativo. Per questo il fascismo scende anche sul terreno elettorale; per questo il fascismo, superando i cretini concetti del tradizionalismo nominalista, a base di destra e di sinistra, che nella realtà non esistono, accetta anche di bloccare cogli elementi che gli sono affini, senza rinnegare, ben inteso, i1 suo programma, senza disertare dal suo specifico terreno di combattimento. Noi non apparteniamo alla turba delle ,•erg ini inciprignite e zittellone, che temono sempre di perdere il loro privilegio (e, nell'intimo, lo desidererebbero tanto!); noi non apparteniamo a coloro che hanno un costante terrore di contaminarsi, di diminuirsi, d i appannare, sia pure di un velo, la loro splcfldida e onanistica iJo/aJion. Effetti di debolezza organica. Chi è forte, non è posseduto da questi tremori. Destra! Sinistra! Ecco qua degli uomini di destra che sono stati degli interventisti con noi, fiumani e dalmatici con noi, fascisti con noi! Ecco qua degli uomini dl sinistra (Nitti non è a sìnìstra ?) che ci danno un senso di repulsione sino alla nausea. Parole! Noi guardiamo alla sostanza, al passato degli uomini e ai loro propositi per l'avvenire.


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È ragione per noi .di aJtissimo compiacimento fare queste clnc con.

statazioni: . 1. che il fascismo itali.i.no, attraverso due delle sue meravigliose · adunate regionali, s'è pronunciato all'unanimità in quest'ordine di idee, il che significa che il grado di coscienza, di intuizione e di sensibilità fascista si è straordinariamente accresciuto e raffinato, e non si poteva pensare a un voto diverso del Consiglio nazionale riunitosi a Milano; 2. che giornali e riviste, come documentiamo, riconoscono apertamente il carattere necessariamente fascista che le imminenti elezioni assumeranno, ragione per cui al fascismo tocca e deve toccare il posto d'onore, anche nelle liste e senza manovre di retroscena. « Fra lotte accese - scriveva ieri il Corriere - fra contrasti furibondi, fra tempeste e marosi, la nave che porta le fortune d'Italia fa la sua strada e procede ver$o la salvezza. Corse rischio di p~rire, ma la salvarono le stesse forze che nel maggio 1915 vollero l'intervento, che scongiurarono Caporetto, che dopo Caporetto non tremarono e vollero la. vittoria integrale. Colla loro mentalità, imbevuta da pregiudizi e oscurata dalla ristrett.1 visione di cose materiali, i socialisti considerano queste forze come espressione dell'interesse di un regime. Non è assolutamente vero. Se fosse possibile ad un regime di salvarsi cosl, allora fa. borghesi3 non avrebbe tollerato i due miserevoli anni che ha trascorso. Il fascismo è, invece, lo abbiamo già d'etto, l'espressione più esasperata clella coscienza nazionale risorta. I suoi eccessi possono esser deplorati; ma deve essere ben chiaro che i fascisti sono l'ala estrema di un grande partito nazionale, che ha voluto jJ sacrificio della guerra per il bene d'Italia e non vuole che l'Italia perisca soffocata da una stolida ~. presso le genti più civi li, ormai superata utopia».

Questo giudizio è obiettivo e corrisponde a verità. Circa le esigenze dei fascisti, la Perseveranza stampava ieri queste parole: « Il fascismo colk1borerà a quest'opera patriottica. Non ne dubitiamo. Le origini del movimento, al quale l'Italia. va debitrice, per tanta parte, della rinata fiducia in se stessa, ci affidano ch'esso non diserterà la buona battaglia. 1! un movimento giovane e di giovani, ed ha tutti g li impulsi e le impazienze della gente che si affacci.a alla vita in nome di un°idea; ha. anche il giusto orgoglio deJl'opera compiuta e niuno meglio di noi lo comprende e lo giustifica; come niuno sa indulgere come noi di chiaroveggente indulgenza agli errori nei quali può essere caduto, Solo chi non fa non falla. « I fascisti intendono di veder consacrata nella formazione dei blocchi 13 loro azione e la loro· vittoria. 8 una. fierezza che va apprenala e che sarà dop· piamente meritoria se ad essa andrà congiunto quel senso di disciplina, ch'è condizione indispensabile a!J'csito fortunato d'ogni impresa».

ll Secolo, invece, non guarda con eccessiva simpatia alla formazione spontanea e naturale di questi blocchi e stampa malinconie di questo calibro : « A stento si salveranno dalla confusione di questi blocchi i cattolici, là dove siano in forze prevalenti ·sui conservatori liberali, i non molti repubblicani


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

e quei d emocratici sinceri che non vogliano mentire al loro programma e smar.

rire la. loro ragion d'essere. Ma Giolitti sa di poter contare sulla .scarsa resistenza. ;1nche di molti ·dcmocratid . alle passionali contamin:aioni ddl"or'a che passa. La reazione antisocialista, che facilmente può diventare antiproletaria ed antipopolare, è in moto. E non sì può dire che i sociaJisti · non abbiano fatto di tutto per provocarla ».

Di quali contaminazioni passionali ci parla l'organo della contaminatissima democrazia? Da che pulpito e quale predica! La paura che la reazi_one antisocialista diventi antiproletaria e antipopolare non ha ragione_d'essere. Comprendiamo, àel resto, le tristezze del Se,olo. Egli non vorrebbe scegliere. Vorrebbe svolazzare di qua e di là. I tempi duri Jo costringono invece o alla scelta o al suicidio. Nel complesso fa. stampa jtaliana riconosce. che il fascismo ha il diritto di esigere il privilegio dell'iniziativa e dell'avanguardia da tutti coloro che vogliono fa r blocco con lui. M USSOU Nl

DJ li Popolo -d'ltaUa, N . 8\ 9 ;1prile 1921, VIIT.


POSIZION I Parliamo chiaro per tutti e c'intenda chi de\'e, Ci ascoltino gli operai, ci ascoltino i datori di Ja.voro. Le linee che seguono devono disperdere

qualsiasi equivoco, se equivoco esiste. Si nota d~ varie parti che in quel complesso di istituti e di uomini che si appalesano globalmente borghesia si manifestano da qualche tempo più decisi propositi di resistenza alle pretese degli operai. V'è chi riconosce senz'altro che i tempi sono straordinariamente difficili e che le cause del disagio sono particolarmente obiettive; .m a pare che certi atteggiamenti di resistenza, dire·mo così, pregiudiziale, trovino la loro giustificazione nel grandeggiare del movimento fascista. Ora, se v'è qualcuno, industriale, agrario o banchiere che si fa delle illusioni al riguardo, deve disingannarsi immediatamente. Noi abbiamo avuto il-_coraggio di riconoscere, anche nei momenti in cui sembrava più difficile il far.lo, per via del miragg io russo che scaldava ed abbrutiva i cervelli e invigliacchiva mo1ta parte della borghesia, l'utilità sociale della borghesia produttrice, quella che dirige le aziende, e che non può essere sostituita dai valori nuovi proletari, che non esistoho ancora o esistono semplicemente e vagamente.... · in · potenza. N oi abbiamo proclamato e proclamiamo I;i necessità di una rigida disciplina tecnica e morale nelle officine. Ma colla stessa franchezza dobbiamo dire alla borghesia produttrice e _politicante che non si torna indietro, che, cioè, le conquiste realizi ate dalle masse operaie nel campo sindacale sono sacre e intangibili. Le otto ore, ad esempio, devono diventare legge fondamentale dello Stato. ':futte le provvidenzze che passano sotto i1 nome di legislazione sociale devono essere conservate e migliorate. La cosiddetta borghesia non può_ripromettersi di fare il viso delle armi a richieste di indole economica, quando la situazione obiettiva permetta di accoglierle in tutto o in parte. Agli stessi ceti dirigenti della borghesia non conviene di avere maestranzze miserabili e riottose, sabotatrici passive o attive del processo di prodllzione. Bisogna elevare sino al _possibile il livello economico e spirituale delle masse operaie. Questo nell'interesse, · soprattutto della nazione. .R ipetiamo quello che abbiamo detto varie volte. Il nostro ideale sarebbe quello di associare sempre più intimamente il proletariato alla vita e alla storia della nazione. !! stupido dip ingerci quali nemici delJa


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OPl:RA OMN lA DI BENITO MUSSOLINI

gente che lavora. N oi la rispettiamo profondamente e ne comprendiamo la psicologia e ne tuteliamo i giusti interessi. Ci opponiamo· a certi cortigiani e coctigianismì, secondo i q9ali la classe operaia sarebbe onusta di tutte le virtù, avrebbe soltanto dei diritti ed una _misteriosa missione universale da compiere. Ci opponiamo agli sfruttamenti e alle ·mistificazioni in danno di chi lavora. Per questo siamo odiati dai professionali dell'organizzazione economica. Costoro ebbero un periodo di utilità, quando suonarono la prima diana. Poi l'organizzazione da mezzo diventò fine. Diventò una specie di ,miette au bmrre per una caterva di mestieranti della più mediocre politica. Si chiuse e si isterilì. Le organizzazioni economiche servirono da piedistallo alle fortune elettorali del partito c1!e si era autobombardato a pedagogo e curatore infallibile della masn operaia. Tutto ciò accenna a·finire, grazie all'azione fascista. Ma i datori di lavoro non devono credere di poter profittare di questa speciale situazione per passare alla c~ntroffensiva. Perché se questo accadesse, se cioè esistesse ciualcuno capace di meditare un ritorno alle cond izioni d i mezto secolo fa, noi, che non siamo le guardie d_i chicchessia e possiamo quindi permetterci il lusso deHa più g rande latitudine di atteggiamento, a'l di sopra della cosiddetta borghesia e del cosiddetto proletariato, prenderemmo posizione,· tenendo sempre presenti non gli interessi più o meno discordanti dei singoli, ma gli interessi immediati e futuri della

nazione. MU SSOLIN !

D:.i. li Popolo d'Itali", N . 86, 10 aprile 1921, vm.


LA VOCE DEL « PUS »

UN DOCUMENTO MISERABILE Abbiamo sotto gli oc.chi il manifesto che la direzione dd P11s lancia al paese per le imminenti elezioni generali. ~ un documento che si può boI1are con questo aggettivo: miserabile. :E; un rosario d i menzogne. 1:., nella sua prolissità, l'attestazione inequivocabile della persistente malafede dei pastori pussisti. Esaminiamolo rapidamente. Comincia coll'affermare che non esiste una ·« mutata opinione pubblica». ~ un colmo. Sono sorti in qùesti ultimi due anni migliaia di Fasci in ogni plaga d'Italia, con decine di giornali e centinaia di migliaia di iscritti, fiancheggiati da una nascente, ma già forte e promettente organizzazione sindacale; ci sono delle provincie intere dove i socialisti sono letteralmente scomparsi dalla circolazione, ed ecco che i d irigenti del P11s saltano fuori, ·con un'aria del più squisito grottesco burattinaio, a proclamare che essi « non sentono rumore» e che l'opinione pubblica non è mutata. Per imbottire i cervelli proletari, jl manifesto pussista p:lssa quindi ad addossare alla borghesia i più neri catastrofici disegni reazionari, che donebbero ricacciare il proletariato alle condizioni non di mezzo secolo, ma di dieci secoli fa. Tutto ciò è di una stupidità sublime. La borghcSia italiana, quella che fa la politica, ha parlato per bocca di Giolitti e non c'è n~lla relazione presentata da Giolitti al re niente, assolutamente niente che giustifichi, sia pure_da lontmo, il pessimismo apocalittico del sinedrio del Ptn. L'altra parte della borghesia, quella che fa e lavora, quella che è indispensabile al processo produttivo, non cova disegni liberticidi; vuole, cd ha perfettamente ragione, che la disciplina ritorni nelle fabbriche, ma non- pensa a compiere nessuno di quegli orribili delitti che le sono affibbiati dalle buie Cassandre del socialpussismo italiano. D'altra parte, poche righe più oltre, i dirigenti del Pus si rimangiano allegramente il loro catastrofismo, quando riconoscono che il più selvaggio dei loro avversari ( che sarei io e me ne vanto!) non sogna nemmeno di éicacciare il proletariato, o, per meglio dire, le masse laboriose della naz:ione, a posizioni storiche, politiche cd economiche superate. Il P,n ha, dunque, creato, per uso· e consumo del proletariato, che be~ e ci crede,


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

una borghesia di maniera, che non esiste nella realtà, specialmente ita· liana, dal momento ché le. avanguardie della stessa borghesia, che saremmo noi ...:... sempre secondò quei buffoni matricolati - non pensano affatto di schiacciare il proletariato o di ridurlo a condizioni di vita peggiori delJe attuaJi. -Tutta questa parte del mallifesto è, dunque, un trucco e un bluff. Ma nella commedia che quei signori stanno recitando, questo bluff ci voleva · per dimostrare come e quaimente se non si tornerà indietro, non è già perché nessuno nutre cosl malvag·i e inattuali propositi, ma perché ci sono lor,o - capite! - loro, quelli che vantano « una indomita intransigenza » e che paio'1 pronti alle supreme difese di stati di fatto consacrati ormai dalla coscienza nazìonale e a difendere i . quali non si rischia nulla. Giustissimo: non si torn:t indietro! Ma non si va nemmeno avanti, sulla strada segnata dalla di_rezione del Pus. Qui c'è il formi· dabile « veto » fascista . Parlare ancora, come si legge nel manifesto del Pm, di dittatura proletaria, è di un anacronismo fastidioso; lanciare come obiettivi la socializzazione del suolo, del· sottosuolo ~ simili, in tempi ~ci quali perfino Lenin torna alla gestione individualistica delle aziende, significa trastullarsi colle parole. Altro « veto » su questa strada: noi ammettiamo pei socialisti il diritto di collettivizzare, scomunistizzare soltanto la loro inèommensurabile vigl iaccheria e la loro matta mentalità. Non vale la pena di soffer· ·marsi ad analizzare tutta la minutaglfa. programmatica che forma il corpo centrale del manifesto. Ci sono molti punti che non sono specificata· mente socialisti, ma comuni a tutti i partiti, anzi a tutti gli uomini. Ma che dire del beato, panglossiano ottimismo che ispira la politica estera del socialismo ufficiale? l suoi dirigenti vogliono l'Internazionale del lavoro. Quale? Ce ne sono, sul mercato, diverse. C'è quella di Amsterdam, di Mosca, di Vienna e forse un'altra ancora è in gestazione. Di quale Internazionale si parla? Quasi quasi vien da sospettare che si alluda alJa Società delle nazioni di wilsoniana memoria, quando si ac· cenna a una « confederazione internazionale delle nazioni sorelle» di là da venire...._ Comunque è da rilevare a questo punto che ti.cl manifesto non c'è traccia di Lenin o di Russia e che la parola «rivoluzione» vi è scrupolosamente bandita. L'ultima parte del manifesto è una sviolinata che Ja. scerà freddo il grande pubblico, compreso quello proletario. Anche qui sarebbe facile spilionare le contraddizioni più assurde. In tutto il manifesto si dice che la borghesia è ancora capace di difendersi e di attaccare; e poi, all'ultimo, per il solito fuoco dell'artifizio retorico, si dice che l'attuale epoca è« morta e superata». Povera gente ! Aspettano, questi si~nori, che il tempio crolli con inaudito fragore sulle loro spalle,

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per convincersi che le nuove generazioni crescono in a·ltra atmosfera e che lo spirito contemporaneo, nelle sue direttive vitali, è lungi dal materialismo socialista, mentre hi dura realtà economica manda in frantumi la dottrina. ~ vero che colle frecce non si spengono le stelle, ma le vostre, o pussisti, non sono stelle, bensl C1loccoli fumosi di sacrestia che uno spegnitorio di latta o un leggero soffio basta a spegnere. i3 vero che con le bombe non si uccidono le idee, ITla le vostre non sono idee : sono noiose giaculatorie che ruminate da mezzo secolo; imparaticci pseudo-dottrinali rimasticati all'infinito; dogmi senza l'immobilità tragica dei dogmi delle religioni; miti già ingloriosamente tramontati senza gesti di bellezza e di eioismo. La vostra immensa povei"tà spirituale e morale si appalesa dal giudizio che date sul fascismo. Siete ammalati di vecchiaia e deIIa più ingrata fra tutte le senilità : quella che non comprende la giovine-.tza e ne irride le audacie e ne diffama gli entusiasmi, mentre si aggrappa disperatamente all'odo della fossa dov'è destinata a precipitare, Ma noi siamo qui decisi ad abbreviare, con appropriati e tempestivi interventi a ferro freddo e caldo, 1a vostra triste agonia. MUSSOLINI

Da li Popolo d'ltd!id, N. 88, 13 aprile '1921, vin.


MANIFESTO DEI FASCI PER LE ELEZIONI GENERALI . /fd/;a11il

Il fascismo, che non diserta da nessuna battaglia, scende sul terreno elettorale con tutti i suoi gagliardetti superbamente spiegati al vento. Altri partiti - e vecchi e nuovi - si . diffondono in dichiarazioni prolisse, nell'ilJusione di suscitare le simpatie delle masse; noi saremo brevi e schietti com'è nel nostro costume. Due anni di storia teStimoniano per noi. Se oggi la nazione si leva e ritrova se stess.a. - degna della vittoria e avviata a migliori destini - lo deve in massima parte all'azione del fascismo. Se il mito russo è tramontato, se i valori nazionali si sono rialzati, il merito ·non è dei Governi che incoraggiarono o toJlerarono l'opera nefanda di dissoluzione e meno ancora dei partiti liberali o democratici che non osarono fronteggiare l'ondata bolscevica. L'onore di avere liberato l'ltalia spetta al fascismo, ai suoi combattenti, ai suoi caduti. Per questo il fascismo, pur accedendo, ove sia possibile e tolle~ cabile, al principio dei blocchi nazionali, rivendica nettamente il suo privilegio di iniziativa e di priorità e intende di imprimere all'avvenimento 1a sua insegna simbolica e reale.

Jtalia11i! Il f ascismo rivendica ancora una volta la necessità dell'intervento nel 1915; celebra la vittoria che fo vittoria di popolo; esalta la legione immortale di Ronchi e il duce che la guidò dal cimitero carsico, la condusse e la tenne vittoriosamente per quindici mesi nella olocausta Fiume, e, m~Jgrado Rapallo, non rinuncia alla Dalmazia, Nel campo interno, reclama 1a fine del collettivismo statale, che burocratizz.1 e isterilisce le energie economiche; vuole lo Stato ricondotto alle sue fondamentali funzioni politiche; respinge l'idea del controllo sindacale, sino a quando i suoi propugnatori lo intendono come arma per esasperare i conflitti di classe; non è alieno dall'attenuare - se non abolire il m~nopolio scolastico dello Stato; favorisce quel movimento operaio, che, a fato degli interessi legittimi di chi lavora manualmente e intellettuaJmentf\ tenga conto degli interessi della produzione e delle necessità nazionali; addita nel1a graduale creaziof1e di una democrazia rurale e


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non nelle assurde socialìzzazìoni la soluzione del problema aguri.o ; è favorevole alla sburocratizzazione dello Stato attraverso un decentramento amministrativo razionale e regionale; invoca un regime di libertà doganale, non assoluto, ma in relazione colle esigenze dell'industria nazionale; chiede la sistemazione ddinitiva dei combattenti e dei mutilati. Nelia politica estera, il fascismo riafferina i suoi postulati, che tendono a creare Je condizioni necessarie e sufficenti per la pacifica espansione italiana nel Mediterraneo e oltre Oceano. Obiettivi che saranno raggiunti da una revisione di alcuni trattati di pace e dallo stabilìrsi di relazioni amichevoli con tutti gli Stati. Il fascismo ricorda solennemente agli italiani che non vi è possibilità di autonomia in politca estera finché duri il nostro vassallaggio economico verso gli Stati che ci forn iscono materie prime indispensabili, come grano e carbone; donde la necessità suprema di sviluppare fino ai limiti dd possibile le forze produttive della nazione. Il fasc ismo, pur essendo favorevole a una politica generale di pace e di conciliazione, afferma che, fino a quando le condizioni del mondo non siano cambiate, la nazione deve disporre di forze armate adeguate ai suoi bisogni.

italiani.' Altri pcoblemi potremmo elencare, da quello tributario a quello marinaro cd aviatorio, ma è superfluo. Si tratta di formare la çlasse politica che tali problemi affronti e una buon:i. volta risolva. Questa la voce della realtà, che sale, alta, fra il richiamo chiassoso delle varie demagogie. Il fascismo, che si è affermato vittoriosamente sul terreno dei fatti, non teme il responso delle urne. Esso continuerà impbc:i.bilmente per la sua specifica strada. Tocca agli italiani cancellare le cle:zìoni del 1919, che diedero al mondo l'impressione di una Italia prossima allo sfacelo. Le elezioni imminenti devono mostrare invece che l'Italia, malgrado le avversità inter~e ed esterne, si avvia con tenacia romana verso i suoi grandi destini. 1l con questa attestazione di fede certissima nell'avvenire della Patria, al disopra degli uomini e dei mutevoli e mutabili regimi. politici, che i Fasci di Combattimento impegnano la battaglia. Italiani a ·Voi! Viva l'Italia! Viva il fascismo ! IL COJ.UTATO CENTRALE

Da. Il Po/10/0 d'IMli.1, N. 90, I 5 aprile 1921, VIII (o, 32),


IMPOTENZA L'intervista concessa dall'on. Treves al Tempo, il quale si è naturalmente affrettato ad ospit.irla nelle sue capaci colonne, è una clamorosa confessione d'impotenza. Vi si profila la possibilità di un'astensione generale dei socialisti dalla imminente battaglia. Non ragioni, ma pretesti addure il deputato socialista per spiegare questa disastrosa, non strategica ritirata. Le violenze fasciste: ·ecco il motivo che spinge i socialisti, già cosl ferreamente elezionisti, a disertare le urne. Oca, le violenze fa. sciste, che sono generalmente violenze di ritorsione, non hanno, nel ccmplesso, quel carattere di gravità catastrofica che i socialisti amano proclamare: sono violenze sporadiche, che si accendono or qua ora là, a seconda delle provocazioni e delle bestialità dei tesserati. Che costoro rinuncino a 1otbre su un terreno per il quale non sono tagliati, si capisce. E qui va detto che la colpa dei capi è imperdonabile. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare che il partito più elettorale del mondo avrebbe fatto per viltade il gran rifiuto. Può darsi che il discorso Trcves non abbia séguito, ma è già enormemente sintomatico che uno dei p iù quotati leaders dd P 11J abbia avanzato l'eventualità dell'astensione. Tutto ciò si spiega. Il Partito Socialis'ta sente nelJe ossa arteriosclerotizzatc il brivido della disfatta. Il grosso delle sue forze clcttor::t.li dov'era? Nell'Alta Italia, in genere, e nella Valle padana, in particolare, Ora è !'recisamente ne11a Valle padana che il capovolgimento è stato più profondo, se non ancora del tutto radicale. Spiegare o cercare di spiegare colle incursioni fasciste il rivolgimento degli spiriti che si verifica ne11a Valle padana è puerile. Parlare, come fa J'Ava'llli.', di contadini e di operai non passati al fa. scisma, ma fatti prigionieri dal fascismo, significa regalare a se stessi la più solitaria deile consolazioni. L'organo della Confederazione dà un giudizio assai meno superficiale del fenomeno che si propaga dal Fecraresc in tutte le plaghe limitrofe. n un nuovo orientamento deg1i spiriti, l socialisti devono cercare nella loro propaganda e nella loro azione camorristica e liberticida , le ragioni vere di questa riscossa. Mancando o essendo decimate le forze e1ettorali della Valle padana, il socialismo si sente « per aria»: Anche· in Toscana e nelle Puglie spira cattivo vento e, quanto al resto d'Italia,


I.

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il socialismo vi è ignorato completamente o quasi. Aggiungete un'altra considerazione: il proletariato organizzato è in uno stato d'animo ne· gativo. L'insuccesso dell'occupazione delle fabbriche, la ·divisione del partito, Ja lotta feroce fra «puri)) ed «impuri)> e il silenzio degli uni e degli altri - silenzio ufficioso! - sui casi di U ngheria e di Russia, sono elementi che contribuiscono a provocare fra le masse operaie un grande movimento di astensione spontanea, :e. l'ora delle ceneri per il partitone! Tutti si paga, nella vita e nella storia. li Pm italiano sconta i suoi delitti di lesa nazione, la sua tre·mmda e miserabile mistificazione bolscevica, la sua predicazione della violenza e la sua povertà spirituale. Ch'csso si astenga o no, è già moralmente liquidato. Comincia una nuova epoca nella storia politica della nazione. Quanto aJie masse operaie, esse non perdono niente colla liquidazione del partito politico che pretendeva dirigerle e in realtà le sfruttava: ci guadagneranno in benessere e in libert:\. · MUSSOLINI

D.a Il Popolo d'Italia, N. 91, 16 aprile 1921, VIII.


MEMENTO Nell'odierno numero di Bat1aglie Sindacali c'è un articolo che merita qualche immediato rilievo da parte nostra. L'organo della Confederazione Generale del Lavoro, che aveva sia qui tenuto un atteggiamento abbastanza obiettivo nei riguar~i del movimento fascista, si pone al livello di quei fogli pussisti o comunisti pieni, zeppi di vane contumelie contro di noi. Ci sono.. insinuazioni di questa specie ridicola e malvagia: ~ Nelle liste ministeriali, il fasciSmo ha i suoi uomini. A p:irte certe vociferazioni di intese dirette, stabilite fra. gli uomini di fiducia degli onorevoli GioJitti e Corradini e i rappresentanti del fascismo, mai come in questi ultimi giorni di cominciamento ddla battaglia elettorale il Governo ha dato prova di connivenza. con gli incendiari e i distruttori di Camere del Lavoro e delle nostre jstituzioni. Com'era facile ~re\lcdere, le eleiioni sì svolgeranno jn condizioni !lddirittura tragiche».

C'è, in questo brano di prosa, la squisita perfidia dei gesuiti professionali. I confederali sanno benissimo che è insulso anche il solo accenno a intese dirette o indirette fra noi e il Governo. Basta del resto gettare uno sguardo sulla situazione elettorale per convincersi di queste lapalissiane verità: che il Governo non rimorchia, ma è piuttosto rimorchiato; e che i blocchi nazion.ili o si fanno coll'impronta fascista o si sbloccano. Quanto alla tragedia, non bisogna esagerare. l a vita è difficile non solo · in Italia. I socialpussisti piangono sulle loro Camere del Lavoro distrutte o incendiate per rappresaglia; noi non piangiamo, ma ricordi:i.mo i nostri assassinati, e si contano oramai a decine, o iilustri padreterni della Confederazione.' Voi avete perduto delle case, degli stracci rossi, delle cartacce inutili; noi abbiamo perduto molte giovani vite. Prendiamo atto che la Confederazione Generale del lavoro si dichiara ancora e sempre fedele inseparabile alleata del Pus. Questo basta 3 far tramontare le illusioni unitaristiche, che fioriscono, a intermittenze, qua 1 e là. L'articolo dell'organo confederale si chiude con questo periodo: 4< Ricordino gli avversari tutti, così pa\lidi un tempo non lontano, così spavaldi adesso, che i più essenziali strumenti della produzione sono ancora nelle mani del proletariato. Ricordino che cosi è delle ferrovie, delle poste, dei tele-


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gra6, dei telefoni, della navigazione, dell'alimentazione, della. luce., della stampa; mentre nd campi~ fra qualche mrse, la situazione può divenire tale onde non basteranno più le "squadre d'azione", né tutte le forze repressive dello Stato ad infrenare. la collera proletaria ».

A verbale, q uesta intimidazione, il cui senso potrebbe anche essere questo: se dalle urne uscirà - come deve uscire - la disfatta del Pm e quindi del con federalismo, suo alleato, la. Confederazione · addosserà la colpa del disastro al fascismo e risponderà con uno sciopero generale, che dovrebbe - stando all'elenco delle organizzazioni - paralizzare completamente la vita nazionale. Rispondiamo: 1. che le elezioni e l'esercizio del diritto di voto si svolgeranno in condizioni di relativa tranquillità e in ogni caso non spetta ai socialisti di levare troppo acute querimonie, quando si ricordi l'orgia d i violenze cui si abbandonarono nel novembre del 1919; 2. che se è ,,ero che « i più essenziali strumenti della produzione » sono ancora nelJe mani del proletariato, è altrettanto vero che non tutti i proletari italiani sono disposti a morire per la barba del signor Ludovico D'Aragona. I proletari italiani sono ·almeno dodici milioni e la Confederazione non arriva a raccoglierne due. Ad ogni modo, noi Vigili'amo. Il fascismo partecipa alle elezioni perché è necessario, ma non abbandona la sua forma speciale d'azione e continua ad irrobustire e perfezionare il suo organismo. Se all'indomani de1la d isfatta elettorale che i confederali sentono sicura si vorrà inscenare un movimento di sciopero e giocare una grossa carta, il fa. scisma sarà :il suo posto, pronto a compiere i più aspri doveri e ad assumere le più dure responsabilità nell'interesse della nazione. MUSSOLINI

Da li Pepe/o d'llaiirt, N. 92, 17 aprile 1921, VIII ,


LA MORALE L'altro giorno, quasi obbedendo ad una parola d'ordine, alcuni quot idiani di Roma hanno pubblicato articoli pedagogici nei ccii.fronti del fascismo. L'ispirazione era d'ordine elettorale. A Milano, il blocco era efltrato in crisi e in altre circoscrizioni tardava a comporsi. Tutto ciò per via della intransigenza fascista. Di qui la intemerata da parte della

Trib111M. Naturalmente questo vero motivo della levata di scudi della stampa ministeriale veniva ~ottaciuto e gli articoli divagavano a esaminare e deplorare il fenomeno de1Ja violenza fascista: La risposta a questi articoli pacifondai è stata immediata e l'hanno data i comunisti di Toscana, ordendo i sanguinosi agguati di Arezzo e di Prato, La tragedia ha oramai i suoi atti, fissati nella sua monoton:1 e mi-

cidiale ripetizione. Ecco. I fascisti battono la campagna. Escono dal chiuso della città, dove oramai il loro dominio è incontrastato. Il loro arrivo nelle borgate è contrassegnato da movimenti di panico nella popo· la.zione minuta, spesse volte eccitata e imbestiata dai cosiddetti sovversivi. I fascisti tengono il comizio e si accingono al ritorno. Si sa quel che accade. I comunisti si nascondono dietro una siepe, attendono il passaggio dei camions e fanno una scarica. I fascisti acçcttano il combattimento anche quando si trovano numericamente in condizioni di inferiorità e riescono regolarmente a sbaragliare gli avversari. Dopo di che cominciano le log iche e legittime rappresaglie fasciste. Il coraggio di cui hanno dato prova dwante le imboscate di domenica scorsa i fascisti toscani e bolognesi è altam_eote ammirevole. Nessuna delle troppe carogne infette, che su fogli più o meno clandestini fanno atto di sputare un po' della loro bava sul fascismo, potrà affermare che a Pianoro, a Prato e ad Arezzo ci fossero guardie regie o carabinieri a lato dei fascisti. I fascisti erano soli, tremen·damente soli e, malgrado la ·sorpresa, malgrado i morti e i feriti, sono riusciti a porre in fuga gli assassini appostati. Mandiamo un fervido voto di plauso ai fascisti toscani e salutiamo con commozione e con orgoglio i caduti - morti o feriti - nello scontro. li sangue versato dalla gioventù fascista non rimane infecondo. B una prova, una testimoniai:iza, una consacrazione.


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Disarmare davanti al rinnovarsi di simili gesta barbariche, sarebbe stupido e criminoso non solo nei riguardi del fascismo, ma nei riguardi della nazione. Nelle cronache della violenza fascista, o colleghi romani che ci avete impartita una lezione di morale umanitaria, non c'è niente che rassomigli, anche da lontano, _agli agguati di Bologna e di Ferra_ra, agli aggua~i di Casale Monferrato, Prato ed Arezzo. Malgrado tutto, la violenza fascista si contiene nelle linee della ritorsione giustificata. Certo è che questo ripetersi di agguati impone ai fascisti il duro compito delJa più vasta_ rappresaglia, Su questo terreno, i comunisti saranno dispersi e schiantati. Parlare, in siffatte condizioni, di tregua, è assurdo. Il discorso che noi teniamo ai fascisti di tutta Italia è molto semplice. Più che un discorso, è un ordine categorico. Il senso profondo e spontaneo di disciplina, che è la più preziosa caratteristica .del movimento fascista, ci affida che il nostro imperati\•o sarà raccolto. Non p rendere mai, se non nei casi. specialissimi, l'iniziativa di una azione violenta. Eliminare dalla storia del fascismo la cronaca delle piccole aggressioni individuali. Nel caso di incucsioni di propaganda in zone ostili, prendere le più diligenti e rigorose misure di sicurezza. In caso di aggressione o di imboscata,· esercitare Ja rappresaglia fulminea e inesorabile, evitando di estenderl:i a uomini o istitu2ioni non impegnate nel conRitto. Ripetiamo ancora una volta che fa. violenza fascista dev'essere ragionante, razionale, chirurgica. Non deve diventare un po' esercitazione estetica o sporti,•a. Deve conservare il carattere di una bisogna ingrata, alla qu:i.le è necessario sottoporsi,· finché certe condizioni di fotto non si:100 cambiate. Questo discorso ai fascisti vale soprnttutto per l'imminente periodo <li agitazione elettorale. MUSSOLINI

Da Ii Popolo d'ItaUrr, N. 9~, 19 aprile 1921, VIII.

lB . • XVI,


IN TEMA DI BLOCCHI blocchi nazionali si vanno formando con qualche diffico ltà. Potreb~:: dirsi a fatica. Per le evenienze future, bisogna prospettarsi le ragioni del fenomeno. I blocchi non sbocciano in una vampata di entusiasmo, ma attraverso estenuanti contrattazioni e transazioni. :E: il destino <lei blocchi. In realtà il blocco nazioo:ile non sorge per sventare un pericolo imminente. Questa era. la situazione nel novembre 1919. E allora il blocco non si fece. Oggi si t ratta di consacrare sul terreno elettorale la d isfatta politica e sindacale del Pm. Questa l::i. prima ragione per cui i blocchi si formano con lentezza. Bisogna mettere in seconda linea l'ingerenza governativa, che si fa qua e là sentire in forme intollerabili. Questo disgusta molti elementi - come noi - che deplorano l"inframettenza prefettizia nel fatto elettorale. Poi ci sono i deputati uscenti, Naturalmente agognano di tornare a Montecitorio. Costoro, quando non hanno un partito d ietro di sé, hanno· una numerosa clientela, di · cui bisogna tener conto nel conteggio delle schede. Finalmente ci sono le mille e milie ambizioni degJi aspiranti, che, di sovente, improvvisano un gruppo, un partito, un'associazione qualunque, a scopo di candidritura bloccarda. Tutti questi elementi ·della situazione spiegano abbastanza come j blocchi si formino egualmente dopo laboriose trattative, aperte e subacquee. La posizione dei fascisti, in quest'ora di bloccardismo a tutto spiano, è straordinariamente delicata. Il fascismo non ha e forse non avrà mai un'organizzazione elettorale. Delle due l'una: o astenersi, op· pure bloccare, alJo scopo di utilizzare l'altrui organizzazione tecnicodettorale, l'altrui corpo elettorale, offrendo, in compenso, le forze politiche del fascismo. Poiché l'astensione non è nelle direttive fasciste, rimane i! secondo corno del dilemma. In base aIIe prime liste bloccarde che affiorano qua e là non si può formulare un giudizio d'ordine qualitativo. Ci sono molti uomini vecchi, (msti; ma ci sono anche uomini magnifici, veri combattenti fascisti, la cui eventuale entrata a 1\fontecitotio avrà ripercussioni politiche di una certa importanza. In geneule l'impronta fascista ai blocchi c'è. Se le elezioni si fosst'ro svolte in ottobre, il fascismo avrebbe avuto altre migliori carte per il


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suo giuoco; comunque, anche in questo momento, il fascismo rappresenta l'elemento essenziale e \'italc dei blocchi. Di ciò devono tener conto j blocchisti degli altri colori. Non è superfluo ricordare che il fascismo non si ipnotizzza nel fatto elettorale. Buono o cattivo il responso delle urne, le cifre non· varrànno a cance_llare il fatto che il fascismo ha già vinto, perché ha demolito moralmente e materialmente il bolscevismo. M lJSSOLINT

D:i. Il Popolo d'llnlù,, N. 94, 20 nprile 1921, VIII.


.1

(PER LA VITTORIA ELETTORALE DI FIUME]* M111solini comincia dichiarand,o che non è venuto a Fit11ne per dire 1111 dùcorso.

lo sono un soldato che obbedisce a un ordine; e il Comandante mi ha ordinato di parlare a Fiume. (Un grido immenso si leva:« Vit,a iJ · Coma11danJe! »). E sono venuto anche per portarvi il saluto dei Fasci di tutta Italia. Essi guardano a voi, fiumani, e seguono con viva atte:n• zione la vostra lotta. Storica è l'importanza dell'elezione del 24 aprile : perché essa ha realizzato il blocco, la fusione di tutti coloro che si dichiarano italiani contro tutti coloro che rinnegano l'Italia e si coalizzano con Io straniero. (Grida di furore:« Abbauo i ,-innegati di Zm1ella! ))). Nel blocco jo trovo fraternamente uniti il Partito Democratico Nazionale col Partito Popola.re Italiano, il Fascio di Combattimento col Partito Repubblicano, col Gruppo nazionalis~a, con la C-imera del Lavoé'o. Anche qui ci sono i servjtori dello straniero: quelli che si sentono maledettamente croati! Costoro combattono l'Italia in nome dei loco sudici interessi. Noi li schiacceremo. In Italia si .sta preparando ]a totale cancellazione di quel le tristissime elezioni che portarono al Parl:1mento il traditore Misiano, quello che t 'inseguito e, fuggitivo come altri vili che ben conoscete, degni, al pari di lui, di perire colpiti dal « ferro freddo» ! N oi faremo in Jtal ia tutto il possibile perché l'epurazione sia totale. Contro l'Italia vecchia, esaurita e rimbecillita, noi organizziamo lo sforzo che la _spingerà nella fossa. N on sarà dunque la vecchia e sorda Italia che accoglierà il vostro voto d'annessione, o fiumani! Non accadrà più che la voStra voce e il vostro pianto, le vostre sofferenze è i vostri sacrifici siano inascoltati,· misconosciuti e derisi. L'avvenire di Fiume, per l'Jtalia che sorgerà dopò il 1S maggio, è uno solo : la rinascita delle forze nazionali, l'affermazione piena e completa della vostra italianità e, infine, J'annessione. Tutto il resto è fase dolorosa di transazione : perché .i} trattato di Rapallo, firmato in ri va • Riassunto del discorso pronunciato a Fiume, in piazza Dante, il 2 1 aprile 1921, (Da /.A Vedt!f(I d'It(llia di Fiume, N . 9~, 2~ nprile 1921, Ili). ·


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al mare, è scritto sulla sabbia mobile del mare..., e Jo dimostrere!llo ! Gli italiani non potranno mai rassegnarsi al sa'crificio delle decine di migliaia di italiani della Dalinazia ! Ascoltino o non ascoltino i nemici di Fimne, io vog lio dire: noi vogliamo fare tutto il possìbile, dentro e fuori del Parlamento, perché l'Italia si annetta econornìcamente Fiume; e quando Fiume, come ne abbiamo la certezza, avrà fatto il suo pie· biscito d'italianità alle elezioni, noi, forti della vostra volontà, o fiumani, costringeremo l'Italia a non respingere più il voto di Fiume, creatura diletta d'Italia! (Applauii entttsiaslict). Questi sono i nostri precisi intendimenti: lo sappiano a Zagabria, Io sappiano entro le mura della vostra città i traditori e le canaglie dello straniero! Noi vi portiamo, o fiumani, l'espressione della nostra piena, completa, incondizionata solidarietà. Tutta l'Italia attende ·la vittoria cl.i Fiume. Le vostre elezioni sono il vestibolo delle nostre elezioni. Il Parlamento cl.o\'fà tenere conto d i voi, o fiumani, e non sarete piU soli né dimenticati. E questa nuova Italia di domani d.ovrà tenersi pronta a fare i conti con quella piccola petulante Austria che si chiama Jugosla~ via. Siamo pronti volentieri a venire a patti, purché non facciano l"impe· rialismo sulle terre e sulle genti d'Italia e ci diano ciò che è italiano.

Fi1Jmani! Devo io dirvi che domenica dovete tutti, sino all'ultimo, recarvi alle urne? Debbo ancora spronarvi a fare il vostro dovere di italiani, di buoni e coscienti cittadini? Alle elezioni ciascuno concorra non solo col voto, ma con tutte le sue energie; dia tutto'ciò che può significare ed esprimere la meray igliosa anima italiana. di Fiume. Domenica sera il telegrafo ci annuncerà la vostra vittoria. La -an. nunci all'Italia.... e anche alfa Jugoslavia ! Gli autonomi rinnegati e quasi tutti croati (urla althsime di riprovazione e di mù1aaia echeggiano da ogni lato) non devono prevalere. La vittoria deve essere italiana, soltanto italiana. L'arco romano, simbolo di Roma eterna, è il vostro contrassegno per domenica prossima, o fiumani! - e1dama con p.:tJJione l'oratore. In tutta Europa il genio latino di Roma ha lasciato la sua. impronta, ha edificato i suoi a1chi, capaci di reggere le montagne, simboli incrollabili ed eterni della latinità trionfante. Voi dovrete, o Jìumani, fare sl che la scheda dell'arco romano esca t rionfante dalle urne. Asitate i gagliJrdetti ! Io sono sicuro che domenica sera voi li agiterete in un tripudio di gioia, nell'ebbrezza della vitt~ria.


L' EQUILIBRIO Le deplorazioni della stampa n;1,zionale a proposito di talune sporadiche violenze jndividuali del fascismo meritano da parte nostra un immediato rilievo, Cominciamo col d ire che, domani o dopo, documenteremo abbonda ntemente, attraverso la collezione dell'Avanti.', l'orgia di inaudite violenze verbali e fisiche cui si abbandon.trono, nella precedente campagna elettorale~ i socialisti di tutte le specie e in ogni parte d'Italia, non escluse quelle beneficiate dalla cosiddetta propaganda evangelica. Questa documentazione varrà a dimostrare che, a rigar di termini contabili, la nostra ritors ione è ancora lungi dall'agguagliarsi alta provocazione che qua e là continua ancora nella maniera più criminale. Aggiungiamo subito che certe violenze più o meno individuali se non si giustificano, si spiegano con ragioni ambientali. Al nord del Po, la cronaca non registrn queste Yiolenze. Milano, ad esempio, non le conosce. Si spiega. In queste plaghe, j socialisti, pur avendo rivcbto in parecchie occasioni i loro istinti di bassa prepotenza, non si sono mai spinti, come i loro contesserati di altre terre, ad instaurare un vero e proprio regime di brutale tirannia. Dove la compressione si fa più violenta e assoluta, ivi 1a ritorsione, anche individuale, è più frequente. Ma, passato il primo tempo, conviene ai fascisti di non insistere e di non incoraggiare le violenze· individuali. l'andamento ddla lotta eletto.raie ci ha convinti di q uesta confortantissima realtà, che ci può essere invidiata da tutti i vecchi cd i nuovi partiti: il senso di disciplina fra . i fascisti è grandissimo, formidabile. n qi.Jesto un privilegio, un orgoglio, un titolo di nobiltà, una garanzia di ,·ittoria, una manifcst.azione possente di forza. Se noi chiediamo a_i fascisti di cessare da tutte quelle azioni d"ordine personalistico, che: poSsono anche indirctt:.1mente d·anneggiare la causa fascista, siamo sicuri di essere obbediti. I capi del fasciSmo non hanno la stoffa degli altri capi, i quali segµono,. invece di precedere; si lasciano rimorchiare, im·eèe di rimorchiare. La gerarchia fascista, cosl come si esprime attraverso le nostre adunate, deve essere obbedita . .:B. ai capi ed ai gregari che va il nostro appello. Esso suona in questi termi_ni. I fascisti non devono tuebare fa propaganda elettorale deg li altri partiti, n~n devono imped ire, ma ,garantire l'esercizio del voto per tutti ; e, a parte la violenza legittima


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di rappresaglia, ogni altra violenza de, e essere bandita. :ù assolutamente necessario seguire questa linea di condotta per consolidal'e fa nostra vit• toria e garantirne tutti ì possibili svolgimenti futuri. la situazione generale del fascismo è straordinariamente brillante. Può eS"sere prospettata in questi termini. Forze numeriche imponenti, superiori di gran lunga a quelle di tutti gli ~Itri partiti. Oltre mille Fasci e dai trecento ai quattrocentomila iscritti. regolarmente, senza contare i gruppi in formazione. L'organizz.12ione militare del fascismo, che è la sostanza di quella politica, va perfezionandosi sotto ogni riguardo. Accanto al fascismo, e come conseguenza ddJ'azione fascista, sta sorgendo una grande organizzazione sindacale e cooperativa. I vecchi partiti liberali e democratici sono rimorchiati dal fascismo. Le elezioni dd 15 maggio hanno una improrita fascìsta. Su decine di- milioni di schede s:i.r:ì impresso il nostro fasciò littorio. Il Partito Soci:i.Iista è a terra. Disfatto. Vaste correnti dell'opinione pubblica si orientano verso di noi. Il fascismo è la pill gr:i.nde mobilitazione di forze spiritu:ili che ci sia in It:i.lia. Movimento spontaneo. Che ha in sé qualcosa di irresistibile. La vittoria materiale e morale <lei fascismo è oramai una realtà indistruttibile. In queste condizioni bisogna agire da forti. Vigilare sempre, colle pistole puntate, perché il nemico non sia più tentato di riprendere fa sua controffensiva bolscevicaj e, nello stesso tempo, permetterci il lusso di essere _generosi e cav:i.llereschi verso i mistificati e i ravveduti. Il Ptu non è più in grado di tentare offensive cont~o di noi. n assai prob:i.bile che, ammaestrato dall'esperienza, non rigi.ocherà più le sue carte su un terreno che non è suo. Voci in questo senso si fanno intendere sempre più chiare. Una volta che J'organizzazionc politica del socialismo sia resa inoffensiva, non c'è più motivo di violenza contro i singoli o le istituzioni. Bisogna distinguere, in ogni caso, l'organizzazione economica che si può conquistare, dal partito politico che si deve combattere. E nel Pm b!sogn:1 distinguere le carogne dai galantuomini, gli innocui dai delinquenti. Noi chiediamo ai fascisti di non assumere, specie durante il periodo elettorale, l'iniziativa della violenza, salvo nel caso di ritorsione o rappresaglia contro fa violenza altrui. In questo modo si realizzerà la missione del fascismo, che è quella di ricondurre la nazione al suo eqùilibrio politico, economico, spirituale. 1

MUSSOLINI

D~ Il Pof,olo d' fotlia, N . 96, 22 ,1prilc 192 1, Vll[.


PERCHg L'ESTERO SAPPIA

DUE PROPOSTE Il signor Quùlam, nell'Avanti! di ieri, jnvita la direzione del P 111 a pubblicare una specie di «libro» sulle violenze del fascismo italiano, libro ad uso, consumo e imbottirnento dei socialisti internazionali, i quali dovrebbero protestare e agiré sino a provocare da parte delle loco nazioni iJ boicottaggio de11'1talia. Non sappiamo se la proposta sarà tradotta nei fatti. Può un « cadavere putrefatto » - la definizione non è nostra, ma appartiene ai comunisti - può compiere ancora questo gesto di vitalità? Ne dubitiamo. Ad ogni modo l'articolo del foglio socialista non deve passare senza la nostra risposta. · Prospettiamo, ·anzitutto, quel che accade, Davanti a talune manifestazioni di violenza individuale da parte di fascisti o di falsi fascisti, noi abbiamo nettamente dichiarato la nostra · deplorazione e abbiamo non meno categoricamente invitato i Fasci ad accogliere il nostro appello. Ma protestiamo subito contro le interpretazioni tendenziose che di questi nostri richiami fanno i socialisti e taluni fogli ministeriali. Si. vuol dare ad intendere che il \'entilato ·astensionismo socialista ci preoccupa. Smentiamo nel modo più reciso. I socialisti sono liberissimi di praticare il sacrificio di Origene. Se intendono astenersi, si accomodino. L'affare li riguarda. Ma è stolto far credere che questa diserzione comprometta irrèparabilmentc la vitalità della . nuova Camera, 1a quale può vivere e funzionare anche se i socialisti, spaventati dall'astensionismo spontaneo cl1e si verificherà fra le masse deluse degli operai, vorranno imprimergli il sigillo di una deliberazione ufficale di partito. • :B stolto e èriminoso ancora far credere che il non voluto e desiderato esercizio di voto da parte dei socialisti sia in relazione colle violenz.c del fascismo. La realtà è diversa e i socialisti, che non riescono ad ingannare l'opinione pubblica nazionale, non riusciranno nemmeno ad ingannare l'opinione pubblica mondiale. Noi ci ripromettiamo d'informarla - se sarà necessario - col massimo della rapidità e dell'esattezza. Stanno sorgendo, proprio attualmente, in tutte le nostre colonie aJl'estero, rigogliosi Fasci di Combat.timento. n a loro che affideremo il compito· di sventare la manovra


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socialpussista, I~ quale vuol dare a bere ai ,proletari d'oJtre Alpe che in rtalia c'è un terrore bianco simile a quello magiaro. Un'altra proposta ci preme avanzare ed è questa. Noi invitiamo il Comitato centrale dei Fasci ltaliani di Combattimento a raccogliere prestissimo in una pubblicazione le biografie e le fotogrnfie dei nostri morti, dei nostri feriti,- di tutti coloro che hanno subìto la bestiale violenza dei pussisti. Non basta. Noi invitiamo lo stesso ComitatÒ centrale a racco-gliere in un'altra pubblicazione 1a docwnentazione dì tutte le enormi, incredibili violenze compiute dai socialisti nC'lle elezioni del 1919. Con queste due pubblicazioni, che - se necessario - potremo diffondere a milioni d'escmplari in ogni paese dell'estero, ci sarà facile controbattere e annullare l'offensiva cartacea dei nostri avversari. Le nostre proposte non sono originate dal timore che la campagna socialista passa condurre a complicazioni, come quelle del blocco ungherese. Gioverà anzitutto ricordare che questo. blocco, ordinà.to d~la Confedc· razione internazionale dei sindacati sedente ad Amsterdam, si concluse, dopo due o tre settimane, nel fiasco ~iù colossale e ridicolo che si ·ricordi, in quanto i danneggiati non erano gli ungheresi, ma I tedeschi dell'Austria, L'eventualità del blocco è dunque un ridicolo b/11/f, lancialo là per rianimare i proletari italiani, i quali - poverini! - stan fresd1i se intendono aspettare un qualsiasi soccorso da quell'Internazionale che si è sempre strainfischiata dì loro. Intendiamo che all'estero non si diffami impunemente il fascismo .... Questa la ragione che ci" induce alle propaste di cui soprn. Nel complesso, l'articolo dell'Avanti! è uri. coJpo mancino, tirato, come sempre, contrp l'Italia. li colpo è destinato a fallire. I deputati socialisti degli altri paesi faranno molto bene se !JOO si immischieranno nei nostri affari, perché 1a rappresaglia fascista potrebbe r.tggiungerli oltre le frontiere. Se poi, per dannata ipotesi, dovesse accadere che, sotto la pressione combinata del socialpussismo indigeno e straniero, si venisse a creare un ambiente morale, politico, economico ostile all'Italia nel mondo, la faccenda sarebbe regolata da noi, direttamente coi complici italiani o gli autori italiani del delitto, La monile è questa : che i socialisti - pur protestando la loro inoffensività, pur ele\'ando al cielo i più strazianti lamenti elettorali - non disarmano e continuano nel loro atteggiamento di incomprensione e nella loro campagna di diffamazione del movimento fascista. Se noi pestiamo nel mucchio, siamo dei violenti; se noi consigliamo ai nostri gregari una intelligente moderazione, ecco i socialisti dipingerci come gente che è allibita dalla loro minaccia di astensionismo elettorale, mentre tutti sanno - e loro anche - ché tale minaccia non ci scompone minimamente.


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OPERA OMN1A DI BENITO MUSSOLINI

Bisogna avere il coraggio di affermare che la Camera e il Governo possono funzionare benissimo anche se non ci saranno i socialisti a Montecitorio. :B. ora di spezzare il feticcio. :B tempo di ridunc alle sue proporzioni questo partito, che rappresenta una parte infinitesimale delht nazione italiana e si arroga, con grottesca prepotenza, il privilegio di dirigerla. I deputati socialisti non sono né indispensabili, né insostituibili. La loro presenza a Montecitorio si è ridotta a un onanistico esercizio di opposizione· pregiudiziale. Si può fare a meno di loro. Si può governare senza di loro e anche «contro» di loro. Il compito delle riforme che

essi hanno abbandonato può essere assunto da altri gruppi. In fondo, iJ Gruppo parlamentare socialista era una zavorra, E si può gettarla senza pericolo che l'Italia vada in frantumi. MUSSO LINI

03. Il Popolo d'll"lia, N. 98, 24 ;aprile 1921, VIII.


VERSO IL FUTURO ! La battaglia elettorale, condotta vivacissimamente, che avrà oggi- il suo epilogo a Fiume, non interessa soltanto fa città olocausta, ma interessa d irettamente Trieste , la sponda orientale dell'Adriatico e l'intera nazione italiana. Dà.I risultato degli scrutini, dipendcrl in g ran plrte il destino di Fiume. Anche a Fiume, come in Italia, si è 4eterminata, per necessità

di cose, una situ12ionc che chiameremo bloccarda. Da una parte si sono schierati tutti coloro che al disopr:i. delle singole idee pongono gli inte-

ressi morali e materiali della nazione; dall'altro. si sono coalizzati, quasi automaticamente, tutt i coloro che hanno di mira il raggiung imento d i obiettivi personali o di fazione. Stanno da un lato g li italiani, d all'altro gli antitaliani. Fra i primi sono i fascisti, i repubblicani, i democratici, i popolari, la Camera del Lavoro; gli altri si raccolgono fra gli autono-

misti, i cro;i.ti1 i zelatori dclb. <<defunta>>; insomma fra tutta la bastardcria importat:i. nei vecchi tempi per corrompere il carattere tipicamente italiano della citt:\. l a lotta è stat3.. aspra e accanita, ma condotta in modi opposti, Il blocco zanelliano non ha osato tentare la propaganda nelle piazze; si è limitato a compiere manovre suhlcquee, a fare qualche gesto d'intimidazione, l organizzare un mercimonio in grande stile fra le parti meno coscienti della popolaz.ionc immigrata. Il blocco nlzionale, invece) ha tenuto i teatri e le piazze. 11 programma del blocco z:indliano è quello ({ autonomist1 », a perpetuità, il che significa Fiume croatizzata fra una decina di anni; il programma del blocco nazionale, mentre mantiene come suo programma massimo l'annessione. politica di fiume all'Italia, vuole, sin da questo momento, effettuare l'annessione economica della città all'Italia. Per Zanclla, Fiume deve guardare a Zagabria; per il blocco nazionale, inve~e, fiume non può che guardare a Roma e congiungersi spiritualmente ed economicamente con Roma, pena, caso contrario, la decadenza e la rovina. I risultati della lotta odierna sono di una portata decisi,•a. Noi siamo sicuri che il blocco nazionale vincerà e brillantemente. la vittoria del blocco nuionale vorrà dire l'assunzione di un'assemblea costituente decisa a riaffermare il suo voto di annessione del 30 ottobre 19 18 e nello stesso tempo decisa a seguire una politica economic:i. di piena solidarietà con J'Italia. Vorrà dire la fine delle miserabili ma-


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OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSSOLINi

novre di Zanella; vorrà dire la salvezza del porto di Trieste, che sarebbe domani seriamente minacciato dal porto concorrente d i Fiume in regime autonomistico. N ei confronti d ell'estero, la vittoria del blocco nazionale sarà la riconferma luminosa del carattere indistruttibilmente itafo.Ìlo delfa città. Per queste ragioni d'ordine economico e politico e per altre d'ordine spirituale e -morale, sulle quali non è il caso di insistere, gli italiani hanno seguito con ansia le vicende della battaglia elettorale fiumana, e saluteranno, con gioia profonda, fa sicura vittoria. Viva Fiume, ora e sempre italiana !

"· Da Il Popolo d'ltttlù1, _N: 98, 24 aprile 1921, VIJl.


I BLOCCHI E GIOLITTI Ed ora che i blocchi nazionali si" sono quasi generalmente costituiti, occupiamoci di coloro che rappresentano la parte dei critici brontoloni e malcontenti, mentre noi ci dichiariamo subito soddisfatti. Cominciamo dai democratici e specialmente da quelli del Secolo. Costoro, da venti anni a questa parte, non hanno avuto che un ideale: strofinarsi, roto· · farsi ai piedi del P111. O alla parte più temperata del Pus. l\fa quest:t specie d i sadismo non è uscita dai confini della platonicità inesorabil-

mCnte respìnta. Il P111 ha risposto con pedate e altri complimenti del genere alle reiterate profferte della monna democrazia secolina, la quale, essendo decrepita, è cronica ed incorreggibile. Ci sono altri democratìci a Milano, per esempio, che- hanno arricciato il naso davanti a certi nomi della lista locale, per via di un cattolico nazionale messovi dentro. Non c'è motivo di preoccupazione. Basta pensare che all'assemblea ddla D emocrazia lombarda, dove l'altra sera si è discusso sulla faccenda, i presenti erano trentadue, dicesi la cospicua cifra di <<trentadue ». I socialisti tirano a palle infuocate contro i blocchi nazionali, per via della loro composizione eterogenea. l! vero. I b locchi raccolgono clementi diversi, ma ci si dica, di grazia: c'è qualche cosa al mondo di più ete· rogeneo dell'attuale composizione (o decomposizione) del Pus, dove stanno allegramente insieme i r iformisti tipo Turati, i centristi· tipo Treves, i rivoluzionari tipo Serrati, i partecipazionisti e gli astensionisti e tutti insieme fanno blocco e schifo? Altra gente che fa le smodiette dinnanzi ai blocchi nazionali sono i pipisti. Qui si tratta di preoccupazioni elettorali. '.8 evidente che i blocchi nazionali sono destinati a falcidiare la rappresentanza parlamentare del partito di don Sturzo. I repubblicani, i socialisti. unionisti e g li altri frammenti di analoghi partiti respingono i blocchi, non senza di· scussioni e crisi interne. Vedi atteggiamento dell'on. Morcaggi, un re· pubblicano d i vecchia fede, a Genova. Anche molti elementi liberali - in particolare quelli a tinta giolittiana - protestano contro la pre· ponderanza del fascismo. I più feroci antibloccardi sono naturalmente i seguaci di Cagoia. Basta leggere il loro nuovo giornale, nd quale Cic· cotti-Scozzese, altrimenti chiamato lo spudorato, vi distende abbondan-


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUN[

temente le sue colonne di prosa diluita. f: evidente che il trionfo del blocco nazionale ricaccia all'ultimo piano l'ignobile Nitti e j suoi gregari. Riserve sui blocc~i vengono anche dagli elementi che chiameremo i «puri». Sorìo le più disinteressate. ·}.,fa la vita, per chi non voglia

trascorrerla nella solita remota torre d'avorio, impone certi contatti, certe transazioni e, diciamola la p arola terribile, certi compromessi. Pagine di comproi;nesso sono nella vita d i tutti j grandi Uomini, dag li antichi ai recenti, e non sono pagine di vergogna : sono pagine di saggezza. Un conto è fare del compromesso un sistema di politica, e un conto è accettarlo quando si presenta come una necessità. In tal caso non si tratta di seguire o ripudiare dei « principi immort:i.li », ma si tratta di valutazioni d'ordine pratico. Noi ci dichiariamo soddisfatti. Quasi pienamente. Le cose potc,·ano andare meglio, ma potevano andare peggio. Il fascismo esce dalla priina fase della battaglia elettorale, che era la p iù ardua e delicata, non diminuito, non compromesso, non contaminato in nessunissimo modo. G li scopi che il fascismo si proponeva aderendo al principio dei blocchi sono stati pienamente raggiunti. L'insegna dei blocchi è il Fascio littorio. Nelle liste dei blocchi si è fatta la giusta parte ai candidati fa. scisti. L'intervento dei fascisti ha p roYocato una discreta ecatombe di mezze figure. Lì dove certe situazioni non si potevano liquidare colle. buone, il fascismo pugna da solo, come nella circoscrizione di VeronaVicenza, la qual cosa è da noi entusiasticamente approvata. A T rieste e colleg i limitrofi, il blocco nazionale potrebbe più esattamente chiamarsi blocco fascista. Il risultato più brillante t; p iù d :uno roso della partecipazione fascista ai blocch.i è I.i delusione che si nota in taluni ambienti ministeriali, Jovè, con una incomprensione f enomenale Jd nostro movimento, si accarezzavano le più assurde speranze, Si può dire dei blocchi quello che il capriccio, la bestialità, la buona e cattiva fede suggeriscono, m1 una cosa non si può - umanamente e decentemente - dire; questo: che i blocchi siano giolittiarii. Sono tutti antigiolittiani. Se G iolitti avesse previsto siffat~a situazione, forse avrebbe dilazionato lo scioglimento della Camera. Di giolittiani in Italia, come sempre, non ci sono che i socialisti ufficiali. Ma i blocchi nazionali no. N emmeno :i. Torino, .la Mecca del giolittismo. Non lo diciamo noi. lo documentiamo attraverso 1a prosa dcll'Awu!i.': « Per ora ci intercss:i rilevare <lice il corris pondente ùcll',iva111;! questo 1:ito curioso della concentrazione e dell'alte,!tgi:uncnto ddla S1m11pa: men, tre essa afferma di considerare Giolitti il solo \1omo che possa governare l'lt:tli:t, linisce coll':ipposAiare una lista che è nettamente antigiolittiana negli uomini e nei programmi. (( L'organo più autorevole del blocco int:into non è la Sr11mprr, m:1 la Gaz·


DAL PR~MO CONVEGNO DEI FASCI, ECC,

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:.ella d;t/ Popolo, che è più al suo posto della SJamp,i in questa campagna elettorale. Ma guardate i nomi che la lista comprende. Fate eccezione per Facta e Rossi, quali alt ri giolittiani sul serio compre-nde la lista? Levate pure J..fontù, che non è niente ed è. pronto a seguire chiunque lo faccia diventare deputato; levate anche il dott. Molinari, che può anche passare pcr giolittiano, per quanto sia stato molto dormiente quando il gioliuismo era in ribasso. Dove sono i giolittfani? Tutti gli altri candidati non lo sono. 511 dùim111011e, qui11dici umo r01uro il Go1-•e,-no che li (((1pc,gght. « La campagna elettorale è stata proprio iniziata dal fascisti e dai nazionalisti, che occupano tre posti, malgrado gli scongiuri del giornale g iolittia.no. G li altri candidati non mancheranno a l ()[O volta di pc-stare i rnl!i ai giolittiani. La S1ttmpa ingoierà tutti i rospi».

Quello ch'è accaduto a Torino, è accaduto in tutte le altre circoscrizioni. le elezioni fatte da Giolitti schierano i blocchi contro di lui. Solo l'elemento fascista h::i. potuto operare questo che potrebbe dirsi un prodigio. Li Camera nuo\'a non sarà fatta a immagine e somiglianz;i di Giolitt i. In questa. incalzante ora, egli appare come un uomo sover· chiato da ;1Jtre forze. La gente nuova è in vista e si p repara a navigare. Lt navigazione è appunto un Governo. .MUSSOLINI

Da Il Po/m/c, d'l!.1/ir,, N. 99, 2ll aprile 1921, VJU.


I CANDIDATI I candidati del fascismo italiano non sono numerosi. Non raggiungono forse il centinaio. Ma abbiamo l'immodestia spregiudicata di affermare che sono « qua_Jitatìvamente » buoni e si potrebbe dire ottimi. Vi è compreso Alessandro Dudan, spalatino. 1l suo nome non ha bisogno di ilJustrazioni. I un programma; è il nostro programma. Ci sono, fra i candidati che chiameremo « adriatici », uomini come il capitano Bilucaglia di Pofa. e il capitano Mrach, ben noto ai fascisti e ai legionari fiumani. A Trieste c'è il capitano marittimo Danelli, compagno di battaglie di N azario Sauro, Scorrete 1a lista. e troverete alcune medaglie d'oro e moltissime d'argento. Il fiore dei combattenti è con noi. l nostri amici corrispondenti sono pregati di mandarci dettagliate notizie biografiche dei nostri candidati. Vogliamo farli intimamente conoscere al nostro vasto pubblico. • La lista del fascismo dà l'impressione di un'ondata di giovinezza che irrompe conlro i vecchi baluardi destinati a crollare. Basta questa ottan• tina di nomi a consacrare il carattCrc squisitamente nazionale dei bloc· chi che i fascisti tianno a'ccettato, p er disciplina di patria e senza vili rinunce. Poco ci importa il successo clcttoràlc. Nel 1919, in pieno ciclone di disfattismo nittiano, ci siamo gloriati dei quattromil.i poverissimi voti. Anche se nessuno dei nostri candidati uscisse trionfante dalle urne, il signifi,cato della nostn. partecipazione alla battaglia elettorale rimarrebbe intatto nei suoi uomìni e nel suo programma. Mummie e carogne pos~ono sofisticare all'infinito, ma non riusciranno a cancellare la profonda e divina realtà. C'è qualche cosa di radicalmente cambiato in Italia, si respira un'altra atmosfera, si circola in un diverso ambiente, F: questo il risultato della dura e sanguinosa lotta impegnata d:tl fascismo italiano contro un mondo di nemici e di falsi amici, lotta che deve concludersi - con o senza le urne - nella nostra più .trionfale vittoria. Fascisti di tutta Italia! A V(_)i, più che i candid:i.ti, affidiamo le no• stre idee e la nostra passione. Portate nella battaglia il vostro mirabile impeto, il vostro superbo disinteresse, il vostro provato coraggio e la giornata del l '.5 maggio sarà segnnta tra Je più « fauste )> della nostra storia ! MUSSOLINI

Da li Popolo d'lflllit1, N . 100, 27 :iprile 1921, VIII.


« IL SENSO DEL LIMITE » L'on. Arturo Labriola, nel discorso pronunciato domenica scorsa 1 Napoli, ha deJinito èsattamente il compito storico assunto dal fascismo italiano nei riguardi del movimento socialista massimalista: il fascismo ha restituito al socialismo italiano il senso del limite; il senso cioè delle proporzioni e delle distanze, delle possibilità e delle impossibilità, la nozione di ciò che è saggezza e la nozione di qud che è follia. ::B un fatto che nelJ'immediato dopoguerra il socialismo italiano ha dimostrato, in tutte le manifestazioni dclJa sua attività politica ed economica, l'assenza completa di ogni « senso del limite». E stato, a volta ·a volta, grottesco e malvagio, ridicolo e delinquente. Ci sono st:iti degli scioperi provocati da cause di una futilità inaudita, Ogni trascurabile inci· dente era p1etesto sufficente per paralizzare - parzialmente o tota}. rricnte - 1a vita della nazione. Il socialismo, plctorizzato da tutti i mal• contenti della guerra, si dava le arie di certi villani rifatti, di certi parvemu zoticoni che credono di poter commettere impunemente ogni prepotenza. Cè stato un momento - durato alcuni mesi ! - dopo le elezioni del 1919 nel quale il Partito Socialist:i. oscurava, coll'ombra della sua mole gigantesca, ogni altra diversa espressione di pensiero po· litico. Pareva che la storia e la vita italiana non dovessero avere altro sbocco all'infuori del trionfo immediato delle teorie di Lenin. la borghesìa iuliana, specialmente quella politicante rappresentata da Nitti e dal socialradicalisrno che in lui sì raccoglie, era oramai ras· segnata . al suo destino. Era la stessa borghesia che prima della guerra aveva creduto a una « verità scientifica del socialismo » e dopo la guerra credeva alla «fatalità » dell'avvento del socialismo, per cui non resi· steva più, nemmeno passivamente. Quanti borghesi si tesserarono nel Pus dopo le elezioni del novembre? Decine di miglfaia. Con un Governo straordinariamente esautorato, con partiti politici avv'enui scom· paginati, il pussismo la fece da padrone, abusò della sua forza, fece credere imminenti le supreme realizzazioni, non ebbe alcun ritegno e alcun pudore. :e la cronaca di ieri. La dovrebbero . ricordare soprattutto certi politicanti che oggi ass~mono arie di ipercritica e di sufficenza di fronte al fascismo, mentre due anni fa, quando 1a nostra battag lia era nei suoi duri cominciamenti, persino l'esistenza di certi partiti e di certi politi· 10. • XYT.


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OPERA OMNIA DI BENlTO M USS OLINI

canti veniva ignorata dal grande pubblico. Se questi partiti, se questi politicanti affiorano alla superficie, circolano ancora e trovano qualche credito; se il socialismo si è ritratto in tempo dalle terribili esperienze

russe e magiare verso le quali inclinava, il merito spetta al fascismo e soltanto al fascismo. Per dare il « senso del limite » al socialismo italiano, per ricondurlo, insomma, nei limiti della realtà. nazionale, il fascismo non ha vergato dei fieri e vibrati ordini del giorno, come si costwna dai ruminanti del cosiddetto sovversivismo: ha versato del sangue, molto generosissimo sangue. Non si può leggere senza un brivido di commozione il testamento del giovane fascista caduto l'altro giorno a Torino nella sacrosanta rap· presa.glia contro la Camera del l avoro. Solo quando' l'animo è scaldato da un profondo ideale, si può andare con tanto stoicismo incontro alla morte. I nostri martiri si contano a decine e a centinaia. Questo sangue è la migliore smentita alle turpi calunnie dei" nemici lan·ati o palesi del fascismo. Ora si tratta per i fascisti di non perdere alla loro volta il « senso del limite ». Questa perdita può sabotare una grande vittori:1. Quando si è vinto, è pericoloso cercare dì stravincere. Da oppressi non si deYe d iventare tiranni . .È ass;ii d ifficile, in genere, sia per i popoli come per g li individui, fermarsi al giusto segno e conchiudere in una sintesi di equilibrio la tragica, alterna vicenda di una guerra. Ma il segreto dclb vittoria è in questo giusto segno. I fascisti sono, quasi tutti, giovani, e quindi esuberanti, ma sono anche intcJligcnti e capir;inno ìl senso di queste parole. Le quali, tradotte in volg:ire, significano che il fascismo non deve contribuire a una ripresa del Ptu, come le infinite bestial it;\ del P,u hanno giovato allo sviluppo del fascismo. La vittoria fascista non deve ;iverc un significJ.to soltanto nei con· fronti del Ptts, ma deve essere feconda nei riguardi della nazione. N oi abbiamo impegnato fa lotta contro il P11s in quanto assassinava la n.'.l· zione. Reso innocuo il P11s, non bisogna turbare la nazione, ma aiutarla a riprendere il suo faticoso cammino verso b. pace interna ed esternJ.. Il monito, q comandamento dell'ora è questo: Se il fascismo perde il « se·nso del limite » perderà la sui vìltoria ! .MU SSOLIN I

D:i Il Popolo d'Itaha, N'. IO I, 28 :aprile 1921, VJJT.


SCHERZI ELETTORALI Livorno, 28. In op°posizione alh lista del blocco nazionale è sorta una oosiddetll. lista liberale, capegg i:1t::J. 1:bll'on. Benedetti, deputato uscente di Lucu , insieme col Grabau e con Filippo Naldi, tAf1to caro all'on, Giolitti, il qua le aveva cercalo di farlo includere, senz:i riuscire, nella lista del blocco. 1n questa lista sedicente liberale, allo scopo di dugli u.n po' di v;i.lorc, è

stato incluso il generale Sante Cecchcrini. .Sante Cecchcrini ha :m:cttato c cosl

l'c-roe della nostu guttr:i si trova insieme col germo.nofi.Jo Filippo N alJi. Sono scherzi elettorali che si sviluppano sotto l:J. protezione di Giovanni Giolitti, allo scopo di favorire i suoi beniamini; e armeggiando non si b3da a rovin:i.r~ la reputazione di persone eroiche e rispettabili come li generale Ceccherini, dannegsi1mdo la lista dd blocco,

A proposito di queste elezioni; è necessario fare qualche esplicita dichi:i.razionc per di radare equivoci più o meno puliti. Ieri, :i.d esempio, ci è giunto questo telegramma da Lucca: · Assicurasi che generale Cccc!u:rini, ·in lista con Na\Ji e Benedetti, ~ appoggiato dai (3scis1i romlni. Att~ndonsi schi:irim(nti ( d istruzioni.

FASCIÒ Luccm,s u Noi, che conosciamo i fascisti romani, ci pe rmcttìamo di smentire nella maniera pi_ù categorica fa fandonia che si fa circolare in quel di Lucca. Ma dal momento che i buoni fascisti di lucchesia ci chiedono chiarimenti ed istruzioni, noi diciamo loro: 1. che i fascisti eventualmente candidati nella list:1 Benedetti devono essere immediatamente espulsi dai F:lsci;

2. che tale sorte deve toccare anche a coloro eh~ appoggiano tale lista;

3. che tal{" lista dev·essere combattuta da tutti i · veri fascisti. Qu,sto, se non mi sbag lio, si chiama parlare fuori dei denti. Del


2SO

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

resto, sin· dal 14 aprile, qUando si stava cucinando il polpdtone NaldiCeccherini, io manda\'o questo telegramma al Fascio Pisano:

« Filippi - Fascio Combattimento - Pisa. « In risposta tuo telegramma comunicoti mia recisa opposizione <JU.11siasi candidatura Naldi di codesto collegio. Naldi, arnese obli<JUO giolittismo, va inesorabilmente combattuto. MUSSOLINI »

Anche questo, se non mi sbaglio, si chiama parlare chiaro, T ale telegramma io riconfermo ~n pieno, Invito quindi formalmente i fascisti del collegio di Pisa a tener conto delle mie dichi:i.razioni e ad agire in conseguenza, senza indugio. Mi dispiace che il generale Cecchcrini si sia prestato a coprire, col suo eroico p assato di soldato, merce tanto infetta di giolittismo e di peggio; ma io non ho riguardi, nemmeno per mio padre. Siamo intesi,

"· D.i li Popolo d'I1a/ia, N. to2, 29 aprile 1921, VIII,


FASCISMO E ALTO ADIGE La rivolta di Carnìzza nell'Istria e l'episodio di Bolzano, sono fatt i sui quali occorre richiamare nel modo più energico l'attenzione dell'opinione pubblica italiana e di quella fascista in particolare prima che sia troppo tardi. Portando il nostro confine al Brennero, com'è etnicamente, geograficamente, storicamente e moralmente giusto, una massa di tedeschi, che oscilla fra i 150-160.000, è passata a far parte dello Stato italiano. Immediatamente dopo l'occupazione militare dell'Alto Adige, il Governo italiano poteva e doveva procedere a una selezione fra i tedeschi dell'Alto Adige per ridurre la loro massa a più modeste proporzioni. Questa misura, che i francesi hanno adottato Jargamente nel!' Alsazia, non venne presa; non solo, ma tutti coloro che si erano allontanati dall'Alto Ad ige, vi ritornarono tranquillamente, visto e considerato che tutto era come prima e meglio di prima. L'autorità italiana largheggiò in ogni modo colJ'elemenio tedesco; sfamò quelle popolazioni; cambiò le corone a sessanta centesimi, in un momento in cui fa corona della « defunta >> valeva meno di un centesimo; aiutò 1a repubblic.1 austriaca; accolse con onori quasi sovrani il canceJ!iere Renner; e, soprattutto, lasciò intatti, ben conservati e vigilati, tutti i segni del vecchio regime, tutte le insegne degli Absburgo. Per colmo dell'ironia, fu mandato a governare la Venezia Tridentina l'on. Crcd:uo, che sarà un bravissimo sig nore, ma privo di tutte le attitudini necessarie a governare una regione bilingue e in tempi così difficili. :B superfluo riprospettare la situazione determinatasi nell'Alto Adige grazie alla insipienza e alla vera e propria vigliaccheria del Governo italiano, Bastano poche parole: umiliazioni continue per l'elemento_ italiano; strafottenza e prepotenza dell'elemento tedesco, Se ci bastasse il tempo, noi vorremmo stralciare dalla collezione dei giornali tedeschi alto.atesini tutte le infamie stampate contro l'Italia e gli italiani di questi due anni; e si vedrebbe come la· libertà o liberalità nostra sia stata utilizzata da gente al;>ituata al duro bastone della vecchia disciplina. Ma il povero Credaro è un democmtico-positivista. Come tale crede in certi misteriosi princip i che varrebbero per tutti i popoli e per tutte le epo· che; mentre invece la du ra espcrienz:1 dovrebbe insegnargli o avrebbe


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OPERA OMNIA

or BENITO MUSSOLINI

dovuto insegnarg li che gli italiani si trattano in un modo e i tedeschi in un altro; che quel che va bene al di sotto di Salorno, va malissimo da Salorno in su; che 1a cortesia latina è interpretata. dai tedeschi come debolezza e dedizione e che i tedeschi non si trattano .coi guanti di velluto, bensl col pugno di ferro. Anche perché i tedeschi preferiscono di essere tcattati in quest'ultima guisa, conformemente aUa loro speciale psicologia. I tedeschi non capiscono l'invito, l'csort:izione, 1a preghiera. Tutto ciò vale per noi. I tedeschi sentono l'ordine,· l'imperio. Non è già sintomatico che 1a repubblica germanica si chiami Reich? Non entra in questa denominazione anche l'clcn:iento psicologìco cui abbfamo accen• nato? Ne risulta che tutta la politica del Governo italiano nell'Alto Adige è stata « psicologicamente » sbagliata;· ne consegue che, ad un dato momento, la << fa lsità » della situazione <loveva neccsslriamcnte precipitare in un episodio di sangue. L'ignobile assenza dello Stato dove\'a finire per suscitare nuclei di cittadini che allo Stato imbelle si sostituiscono. Cosl anche a Bolzano sorse il F:.1scio di Comb:.1ttimento. Q ualcuno esitò- sul principio circa l'utilità del Fascio, poiché si sperava in parte sulla rassegnazione dei tedeschi al dominio italiano e dlll'altr:i. in una riaffermazione delb nostra autorità, ma queste speranze furono deluse. I pangermanisti dell'Alto Adige accentuarono la loro campagna contro l'Italia, mentre a Monaco e a Berlino - il che dev'essere ricor· dato ai capi. italiani eternamente ~ stupidamente germanofili - si inscenavano dimostrazioni irredentistiche reclamando il confine tedesco a Salorno nell'attesa di portarlo ad Ala e forse a Verona. A questo punto entra in scena il fascismo, che è la guardia suprema della nazione. Il signor Credaro può recit:ue fin che vuole la p1rtc di in1Stro Tentenna o mortificare ancora, e all'infinito, il prestigio dell'ltali:1 di Vittorio Veneto. Ma i fascisti parlano chiaro, tanto agli italiani disposti a gridare ancora una volta un« via!», come ai bo,hes dell'Alto Adige e di tutti i paesi. 1l fascismo, in nome dei suoi quattrocentomila iscritti, perfettamente disciplinati e inquadrati, è deciso a? agire secondo queste direttive. 1n primo, fr~tcrna solidarietà coi fascisti deJla Venezia Tridentina. C~stituzione di altri nuclei al sud e al nord di Salorno. Tutti i fascisti che possono recarsi, per poco o per molto tempo, nel· l'Alto Adige, devono farlo. Lotta senza quartiere contro le autorità itaJiane invigliacchite, Sfasciamento d i tutto ciò che ricorda l'Austria. Nel caso, poi, che i fascisti della Venciia Tridentina impegnassero combat· timento, i fascisti di tutta Italia sanno qual è il loro preciso dovere; correre immediatamente in aiuto dei compagni. I fascisti si distinguono per la loro straordinaria mobilità. Non ci s:1ranno ordini ulteriori. Ciò elle qui è scritto, vale per sempre. I tedeschi dell'A lto Adige prenda no nota. Non ci ripeteremo. Non scriveremo altri articoli. I tedeschi ere·


DAL PRIMO CO~.EGNO DE;! FASCI, ,1:cc.

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dono che tutti gli italiani siano della p~sta molle e rammollita di Credaro. Sbagliano! La bomba di Bolzano è il primo solenne av,•ertimento. la guerra "ittorios;1. hi suscit:!.tO nuove generazioni d'ìtaliani, che sono forti, disciplinate, audacissime. Sono le generazioni fasciste, ~ono le generazioni che con"inceranno i tedeschi dimoranti abusivamente nell'Alto Adige come e qualinente al Brennero ci siamo e ci resteremo, perché questo è il confine segnato da Dio, perché quello è il confine raggiunto a prezzo di immensi sacrifici di popolo, perché Dante e Mazzini e Battisti e cinquecentomila morti hanno commesso ai vivi il compito di di-

fendere ad ogni costo quel confine. MUS SOLINI

Dil Il Pvpvlo d'ltali1t, N. 103, 30 ~prile 1921, VIII.


LA FESTA A giudicare dal tono e dai colori dei manifesti lanciati dai socialisti per il 1° maggio, · la giornata di oggi dovrebbe trascorrere nella calma più assoluta. la differenza di tono e di form.i fra i manifesti dell'anno scorso e queUi odierni è troppo palese e clamorosa per avere bisogno di illustrazione. 11 proclama del Pur è una lamentazione in stile lacrimoso. Il manifesto del Partito Comunista torinese è troppo prolisso per produrre altro effetto che non sia quello di una limonata lassati\'a, Gli intellettualoidi torinesi parlano, è ~ero, di rivoluzione mondiale, ma lo fanno per la galleria: ci credono come noi crediamo alle virtù terapeutiche della piscina di Lourdes. D'altra parte le novemila domande di riammissione mandate alla Fùtt sono un sintomo di una eloquenza irresistibile. I fascistì obbediranno alla paroJa d'ordine, che è questa: non commettere gesti di violenza ai danni delle manifestazioni inscenate dai partiti politici o dalle organizzazioni operaie. Dobbiamo però deplorare nel modo più energico l'atteggiamento del Sindacato ferrovieri. In nessun:i. nazione d'Europa si ha oggi la p:i.raIisi totale del servizio ferrovia.rio, Il Sind:i.cato ferrovieri hl voluto riservare all'Italia questo privilegio e recare alla n:izione un danno ingen· tissimo. 11 Sindacato ferrovieri poteva partecipare simbolicamente alfa. manifestazione, facendo sospendere per breve tempo fa m:i.rcia dei treni ed il lavoro nelle stazioni. Ma una. ~ospensione di ben ventiquattro ore è un. gesto eccessivo, che non si giustifica. Si spiega soltànto pensando alla demagogia di cui sono infetti taluni dirigenti di quel Sindacato. Dieci minuti di paus:i. avevano ai fini del simbolo fa stess:i significazione che ventiquattro ore di arresto totale. E non ci sarebbr stata roffesa agli interessi materiali e morali della nazione: Il Governo ha ancora una volta minacciat:i. l'applicazione del regolamento; ma noi, ammaestrati dall'esperienza, non ci facciamo troppe illusioni. Non crediamo che lo Stato riuscirà a far sentire il suo imperio. Lo sciopero odierno dei ferrovieri ci convince sempre più della necessità di abolire gradualmente lo Stato economico, lo Stato socializzatore e nazionalizzatore, che, per la sua vasta superficie, è vulnerabile in ogni parte e nel principio essenziale che informa o lo avrebbe infor-


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mato: quello dell'autorità. Ogni gesto contro lo Stato economico diventa necessariamente politico e mette in gioco, almeno parziale, il prin· cipio dell'autorità dello Stato. A parte queste considerazioni, è evidente che Ja festa del l O mag· gio si avvia ad un grigio crepuscolo, che si potrebbe abbreviare alla fine ·convertendola in una specie di festa nazionale del lavoro, la quale, celebrata da tutti, non avrebbe più significato per nessuno. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 1(}1, t maggio 1921, Vili.


L'AVVENIMENTO Ci è giunto ieri questo telegramma che merita il posto d'onore:

New York, I. Il primo Fascio Italiano di Combattimento negli Stati Uniti radunato oggi saluta i fasci di tutta Italia; rivendica agli emigrati lontan i il diritto di parte<ipare al risanamento e ::dia ricostruzione n:izionale; interprete della loro volontà di partecipare alle ele-.doni, (Onta sulla simpati:i. dei congiunti e dtgli :unki di lutta la p r:nisola perché dovunque trionfi la lista fascista, perché l'i<lea fascista tsalta la for;t.a nazionale italfon:1 e impone rispetto e dignità dei fratelli esuli che lavorano pel b'"nessere della famiglia e per l'onore J'Jtalia. DE BLAS1-ikNICUCCI-PASSAMO!'i!E

Questo dispaccio ci riempie di gioia, anche perché uno dei firma tari, il De Bfasj, dev'essere il direttore della bellissima rivista il Car. roaio e, quindi, un italianissimo, e non dell'ultima ora. n di ieri un arti· colo « primom1ggiolesco » dell'organo del Pm, nel quale l'autore si ab-

bandonava a questo genere di beate e beote illusioni : o: li fascismo, questo mostruoso fenomeno di aberrazione sociale che Jd blocco è stata Ji3mma ed anima, s.id re legato nel musco dei ricordi, tu. gli -ordigni che servivano ai raccapriccianti supplizi di epoche tramontate».

Osserviamo che prima di .finire noi in un musco, ci metteremo a marcire tutti i socialpussisti della penisola. n ·di ieri un articolo del giornale repubblicano - che fa soltanto deU'antifascisl)1o velenoso, rabbioso e impotente, tanto che comincia a nauseare non pochi gregari del partito, speci~Imente in Romagna - nel quale articolo, con qudfa specie di << incomprensione ipocondriaca» che distingue certi scrittori, veniva diffamato il nostro movimento coi più bestiali luoghi comuni. n di ieri il discorso ·pronunciato da fjlippo Turati alla <;:amcra del Lavoro di Milano, nel quale il sinistro buffone del riformismo italiano ha dimostrato di non aver capito nulla del movimento fascista, attrÌ· buendolo a cause artificiali, mentre è H prodotto di clementi e di im· pulsi fondamentali della coscienza italiana.


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Accade che il fascismo, mentre deve difendersi dalle imboscate dei pussisti e dei comunisti, deve anche fronteggiare una canagliesca campagna di calunnie, perfide e imbecilli, che accomuna socialisti e comunisti e repubblicani e socialisti riformisti e democratici di Cagoia e clericali di Bocca d'Adria e bolscevichi neri di Miglioli in un'amalgarna ibrida e nauseabonda. Ma il fascismo ha sufli.cente piombo e petrolio per rispondere alle imboscate e per vendicare i suoi morti, mentre abbandona al Ioro ingrato destino i cani e gli sciacalli di h1tti. i p:utiti abbaianti melanconicamente dietro fa nostra superba c:1rovana, « Non a\'ete un programma! », ci gridano le zitellone inacidite, che hanno convertito l'ideale nel cinto ferreo di una castità, che, se trovasse, amerebbe tanto di essere violata! E l'abbiamo un programma cd è stato diffuso a centinaia di migliaia dì copie in tutta Italia, ma quei signori Jo ignorano, del che, alfa fine, noi ci strafottiamo. Gli è che il nostro programm:i. non ha l'apparato solenne dei vangeli sui quali si giur.1 per l'eternità; non ha. niente di chiesastico, di ieratico; è una specie di ordine del giorno: l'ordine delb nostra giornata, che può avere Ja durata di un anno, di un lustro o di un secolo. Il programm;i, il piano del nostro bvoro, Io ;1.bbiamo e Io condurremo a termine. Non vale 1a pena di ribattere l'asserzione di coloro che credono il nostro un « compito provvisorio». n un provvisorio che non 1o sarà tanto, visto e considcr:i.to che .i;li obiettivi del fascismo, in materia di politica estera ed interna, sono complessi e richiederanno assai tempo per la loro attuazione, Intanto, a confusione dei calunniatori del fascismo, il movimento dilaga. Tutta l'Italia è presa nelle maglie del fascismo, che fa la buona guardia ai confini. In tutte le nostre colonie med iterranee sono in forniazionc nuclei e fasci di Combattimento. A Tripoli c'è un Fascio. Ma altri sono in formazione nelle principali città dell'Egitto. Dovunque sono dieci italiani, là deve formo.rsi, là si formerà un nucleo fascista. Nelle Americhe il lavoro di preparazione dà già i suoi frutti. Il Fascio di New York è costituito. A Filadclfia non tarderà molto, perché la. Vocl' del!,t Colonia può dirsi un giornale fascista. Prima della fine dell'anno, centinaia di Fasci saranno sorti in tutte k repubbliche del nord, del centro, del sud America. :B certo. Anzi è fatale, Coll:t costit uzione dei Fasci oltre Atlantico, è una parte del nostro programm;i - lo abbiamo, lo abbiamo un programma! - che si attua. Suscitare, conservare, esaltare l'italianità fra i milioni di connazionali dispersi per il mondo; condurli a vivere sempre più intimamente 1a vita della metropoli; allacciare e intensificare j rapporti d'ogni ,genere fra CO· Ionie e madrepatria; stabilire dei veri e propri « consolati fascisti» per la protezione lei:;ale ed extra-legale di tutti gli italiani, specialmente di co~


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

loro che siano salariati da impresari stranieri; tenere alto, sempre e dovunque, il nome della Patria italiana : questo è i1 formidabile significato della costituzione dei Fasci di Combattimento fra italiani all'estero, questo è il nostro programma. Fascisti di tutta Italia, leviamo il nostro più entusiastico « alalà » per i compagni di New York, che costituiscono l'avanguardia dell'inarrestabile fascismo al di là dell'Oceano! MUSSOLINI

Da li Popolo d'It«/ù,, N . 105, 3 maggio 192 1, VJII.


[DISCORSO DI PIAZZA BELGIOIOSO]* E sorge a parlare Beni/() i\foJJoli11i. La folla esplode in 1111 ,,rio, i11 1111 /11ono di ncclamazio11i, Le grida di « Et•vù•a M11uoli11i.' E,:vint il fascismo!» riempiono Id piazza di 1111 clamore aJsord,m!e. L'arengo è ciuo11da10 dalla !ttce sa11g11ig11a dei bengt1la e da quella abbaglitwte dei rttzzi. Poi Id folh, s'arqNieta, si lare. i\Imsolini cominci,, a parlare. le me prime parole rie1•ocP110 l'altra 1/ ori ca urala in mi, ,:ella stnM pùtzz,r, 1i s_i·olre tm ,1'tro Jtarico comizio f,uciJ/a. Questa piazza - egli dice - potrebbe a buon diritto essere chiamata l'arengo fascist:i del Comune di Milano. Io - così , ontimut. - che ho l'anima sempre tesa nervosamente verso il domani, posso ben evocare oggi quel giorno in cui noi, avanguardia pugn:1.cissim:1, avemmo il coraggio dì lottare da soli contro b. violenza negJtrice della bestialità trionfante. Eravamo pochi allora, m:1 inquadr:iti da una forza e d1 una volontà formidabili. E il nostro irruente assalto ha disperso ai quattro orizzonti b mass.1 dei nostri nemici. Ora non siamo più un manipolo. Siamo una fabnge. Ma ;,.Ila qu:rntità noi non abbiamo disgiw1to la «qualità». Questa è la nostra forza. Noi disprezzfo.mo il gregge. Amiamo i gruppi che si controllJno e si dirigono. la nostra forza è nelle nostre idee, che devono avere in se stesse una potenza grande se conquistano i cervelli e Jc anime. Molto si parla della violenza fascista. Ebbene, noi non la rinneghiamo, Rivendichiamo a noi soli il diritto di controllarla, vigilarla, eliminarla, se occorre. Quando la turpe campagna di diffamazioni che ci circonda s:i.rà esaurita, allora, soltanto allora, disarmeremo. E finché sarà necessario noi continueremo a tocca.re più o meno delicatamente i crani dei nostri avversarì, cioè finché la verità si sarà fotta strada nei loro cervelli. (Acdamr1ziom). • Riassunto del discorso pronunciato a Milano, in pia:zz:i. Belgioio$0, la sera Jel 3 m:iggio 1921, durante il primo comizio elettorale del ~ blocco nazionale milanese». Prima Ji Mussolini, avevano parlato gli onorevuli luzzalto, Candiani, Bigm.mi e De Capihni. (Da. li Popolo d'Italia, N . 107, 5 maggio 192 1, VIII).


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OPERA OMNIA . DI BENITO MUSSOLINI

Noi siamo un movimento, non un partito, non un museo di dogmi

e di immortali principi. A coloro che si fossilizzano di fronte ai grandi problemi jn un monosillabo, noi opponiamo un programma plastico e dinamico, di energia e di lavoro. Per questo programma noi lotteremo al di là e al di sopra del patto e della battaglia del _15 maggio. Bisogna spezzare il circolo chiuso dclfa. vita politica italiana, che ora si esaurisce coi nomi di N ìtti e di G iolitti, i quali rappresentano la vecchia Italia superata e decrepita, che si ostina a non voler morire. Attraverso alle elezioni attuali cd alla nostra continua, incess.1 nte azione legale - ed anche extralegale, se occorre - noi dobbiamo tendere tutti i nostri sforzi a creare una nuova classe politica dirigente ~el-

l'ItaJia sgorgata da Vittorio Veneto. Dobbi::imo compièrc un'opera attiva e inesorabile di selezione e di raffinamento; dobbiamo suscitare e inca· raggiare le energie degli uomini nuovi, che dovranno Operare alla testl di tutte Je gerarchie senza pensare agli interessi individuali o alle proprie ambizioni, rnirandÒ solo all'jnteresse collettivo del popolo e dcll:1 nazione. 11 popolo italiano, nel suo tradizionale buon senso e nel suo m:.ii smentito equilibrio, chiede, vuole un Governo che non sia un circolo di vecchi uomini impagliati, ma che sia composto di individui che abbiano il coraggio sufficente e l'energia necessaria C]U::mdo si tratta di imporre fa regoh della disciplin.1 comune. Li. tragedia dell'Italia è un:1. soluzione di necessità, 11 governo deil;1. nazione è passato dalla Destra storica - che, a buon diritto, può af fermare d'aver contribuito in buona parte a far l'lto.lfa. - a delle clientele politiche che hanno vissuto alb giornata e che al momento culminante della nostra storia non hanno saputo subito scegliere la. esatta via, e l'hanno scelta quando è sopraggiunto l'urlo del popolo ad imporre fa sua '-'Olontà, col famoso dilemma scritto di suo pugno: <( o gucru . o repubblica ! ». Il programma di politica estera del fascismo è in una parob: cspan. sionismo. Siamo stufi della politica rachitica del piede di casa. Dovunque·si agitino gli interessi del genere umano, Jà deve essere presente l'Italia. t anche ora di finirla di vivere di rendita ·sulle glorie del passato. Bisogna finalmente vivere e lottare e la\'orare per b grandezza :ivvenirc. (lmomincia110, fl questo p1111101 a cadere lenle gorre di pioggia, ma la folla, (Wida d'aJCol!ttre /,1 parola di M1osoli11i, rimane ferma sollo la minaccia del tempo). E Mussolini intrflprende colla follr1 ùnmema ,m gM11dio;o colloq11io. Torna alla ribalta - egli dice - il problema dell'Alto Adige. Ma


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ditemi, o milanesi, non siamo noi giunti :il Brennero attraverso sacrifici immensi e per il nostro buo'n diritto ? (« E ci rnleremo », grida la folla). Ebbene, se oltfe centomila intrusi, sopraggiunti a inquinare lassù la nostra razza, faranno ancora la voce grossa, noi li spazzeremo!

(Applrmsi enJ11siastir,). _ Siamo giunti, o cittadini milanesi, al Nevoso? («E ci re.JJeremo », ,ùponde c011." 1111 11rlo la folla). E ci resteremo perché ci si:1mo giunti in un momento di p:iuroso collasso cOUettivo di tutta la nazione, per virtù di un uomo solo, che seppe vincere aud:1cemcnte, con un pugno d'audaci e di ,•alorosi, giungendo a pianta.re il tricolore a Fiume. E lasciate che all'anima grande di Gabriele d'Annunzio, io, interpretando il vostro sentimento unanime, invii un riconoscente saluto; a D ' Annunzio, che è fa sintesi e f attest:uione più fresca e più grande del popolo italiano. L'Adriatico è ancora in parte, per noi italiani, l'« amarissimo». Il trattato di Rapallo, che Joven segnare e consacrare la tanto conclamata amicizia itaJo.jugosbva, è pietosamente fallito e condannato. La Dalmazia vive in una vicenda tragica. I dalmati sono gli italiani più puri perché \'ivono o,·c più difficile è essere e rimanere italiani. Ai dalmati, o mibnesi, inviamo il nostro saluto e la promessa delb. no· stra solidarietà. La formula noslu, per il m:1.rc nostro, è: ìl 1\kditerranco :2i popoli mediterran~i. E noi avremo il diritto del predominio, per b nostra configurazione geografica e per le tradizioni· marinaresche della no· stra stirpe, In tutti i p.1esi del mondo, ovunque viva e trav.1gli l'anima di un italiano, noi vogliamo port.1re il nostro verbo; vogliamo rendere partecipi della nostra vit:1 di gr:indc nazione tutti i nostri fratelli lontani; in essi vog liamo far rin:iscere l'orgoglio di essere e dì sentirsi it:iliani. Al Parl:unento andrà una pattuglia di fascist i carichi di aggressività. Ed essi vi andranno per lavorare al di sopra di ogni ambizione, per il popolo e per la nazione. Ed essi diranno ai pussisti di tutta la. zoologia: se tenterete di sabotare il nostro lavoro e il lavoro della na· zionc, noi vi romperemo fascisticamente le ossa qui e fuori di qui! (A pplauri scro1cia11/J), M11uoli11i proug11e aff"rmando che il Ptu invano tenterà d i infir. mare le elezioni attuando b. minaccia dell'astensionismo. G ià vi sono dei precedenti, come queJio dei cattolici; e mai ne venne fatta una questione. Se essi si asterranno, avranno segi:aata la loro definitiva sentenza di morte. Ma non bisogna credere che c:ol 15 maggio la partita sia finita. La nazione sta compiendo un lento travaglio di assestamento.


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OPERA OMNIA. DI BENITO MUSSOLIN[

Noi siamo le guardie della nazione. E continueremo ad operare al di. sopra della cosiddetta borghesia e del cosiddetto proletariato. Marceremo sempre puntando didtti alla realtà. Vi sono· dei ,·alari, scaturiti dal proletariato, che vanno difesi ed incoraggiati. E bisogna pure lasciare che la borghesia, che ha il compito della dìrezione delle aziende, possa svolgere tranquillamente il suo lavoro. Tutto. il popolo deve iniziare un tirocinio di volontà e di passione che si potrebbe definire mazziniano: libertà e disciplina, diritti non disgiunti dai più sacrosanti doveri, e, finalmente, armonia e solidarietà wnana. E bisogna lavorare, Il problema della ricostruzione è il più immanente. Il comunismo è grottesco e degno delle più incivili tribù. t. ridicolo ,•oler dividere ciò che non è stato prodotto, socializzare la miseria, parlare di comunismo in un paese di cittadini divinamente e genialmente individualisti. Lenin constata ora l'impotenza della sua dottrina. La Russia si tra· sforma in un paese di piccoli borghesi. Eg li è stato un artistl diabolico, che ha lavorato, per i suoi fini, in corpore ,,ifi, la m.1tcri:1 umana. L'esperimento i:: fallito. Ed ora i corvi rapaci del capitalismo scendono a frotte sull'immensa Russia immiserita. Per noi non si tratta più di entrare nel socialismo perché già ci viviamo; si tratta bensl di uscirne, · spogliando Io Stato delle attribuzioni che non g li competono e che compie male. Noi marciamo verso quest'opera di ricostruzione. Si tratta di agire e di reagire, di essere, coraggiosa.mente, a Volta rivoluzionari, a volta implacabilmente reazionari, e ciò quando il popolo, come al tempo in cui era invaso dal mito russo, marcia \'Crso l'abisso. (Applami frenetio).

Muuolini proug11e inciJivo, q11t1si violento. Co11c/11de con 1111 rapido 110 10, nel q11ale egli brcita la folla che l'ascolta, forgiala e 111odella1a dalla s11a oratoria p()'uente, a compiere il dov~re supremo, nel nome dei morti, nel nome dei superstiti, per Ja gloria e l'avvenire d'Italia ! (La chiusa ispirata di Mtnsolini è accolta da ,m fragore frenetfro d'appla111i,

L'ollda pùt prouima degli a.scol!trlori scuote;/ camion per tentar di gitmgere fino a Mussolini; i pùì vicini l'abbl'acciano. Ulla esplosione di razzi, mz balenio di bengala, sali e di «evviva! » e di « 11/alàl » circo11dd110 1

!'ftfengo. l'entmiasmo raggiunge 1111 vortice altissimo, che supera l'aspe110 110/111rllo della storica pidZZd e si spande per la CÌl!à).


PER CONTINUARE Fra noi e la congrega socialpussista non ci può essere pace, -non ci può essere tregua. Potranno modificarsi, attenuarsi, o anche radicalmente cambiare i nostri metodi di combattimento, ma b. lotta non può esaurirsi sìno a quando non siano st:iti completamente raggiunti i nostri estremi obiettivi. Ci trovilmo dinanzi a pcrfidissima gente, in pien::i. malafede. Pltteggi:ue con costoro è un gesto d'ingenuità. Tutti, dal primo all'ultimo, dal più acceso dei comunisti al più rammollito degli unitari, tutti si riconoscono in una stigmata comune: l'odio e l'incomprensione del nostro movimento. Non ci è m:ii accaduto di vedere un uomo della tessera accostarsi al nostro movimento - cosl singolare e complesso - per cercare di comprenderlo. Solo il Dugoni, nel suo recente discorso a.I consiglio n:izionaJe confederale, solo il Fanoli e qual. cun altro nell'organo della Confederazione (Ba/Jaglie Sindaca/J), hanno tentato dì spezz:1re questo misoneismo socialista, proprio e tipico di tutte Je chiese che sentono imminente il crollo dei loro dogmi e-delle loro dottrine. Ma tutte le m:1nifestazioni politiche del Pm rivelano l'identico fondo di idiozia e di paµra, Vincenzo Vacirca, uno dei tanti professionisti del pussismo, nelJ'A1 •a111il di ieri, allo scopo di rianimare le file degli sbandati, stampa castronerie di questa specie: « I fa scisti s':ittcnd<'V:ino o un:i controreazione, che scagliasse il prolct:i· ,iato nelle piazze e nelle strade e desse pretesti per un1 più ampia carneficina; o .l'avvilimento, lo scoramento delle masse, e il tradimenio e fa fuga dei capi. E poiché null.'.1. ~ avvenuto di tutto ciò, i loro piani vengono rovesciati e molti sì doma.nJmo in che m;iinsioni potranno occuparsi le bande (:uciste quando non ci saranno più Camere del L:i.voro da brud:ire, amministral.ioni socialiste da dimissionare, deput.'.1.IÌ pussisti a cui fr.'.I.Ca$sare le OS53. li terrore- della disoccupazione cominci:1. a pervadere le "squadre d'azione" e i loro dirigenti, Gli ozi di Upua sarebbero fatali alle nuovissime armate mercenarie moventi alla distruzione dell'impero del lavoro».

Ci vuole tutta l'improntitudine di questo «bollato» per negare lo scoramento delle masse e la fuga dei capi. Che spaventosa labilità di memoria ha questo chierkhetto pussista. Egli non ricorda più i Bucco, i Quarantini, i Ferraci, i Bernardini, i Donati, i Bentini, i Zanardi' e gli innu·merevoli altri caporioni del partito che sono << scappati » igno~ ~O. • XVI.


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OP.ERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

miniosamente, lasciando le masse illuse, abbandonate a se stesse. Quanto poi ai nostri ozi di Capua, non se ne preoccupi il cittadino Vacirca. Non è contro l'impero del lavato che il fascismo porta a battaglia i suoi magnifici e invincibili battaglioni, ma è contro gli sfruttatori, i pa· rassiti, gli imbroglioni del lavoro che il fascismo sferra e sferrerà i suoi colpi sempre più decisi e implacabili. Quando b. mala genia dei

politicanti del Pus avrà cessato di costituire un pericolo nazionale, ci c;oncederemo il· Iusso di una pausa, E, a proposito di mercenari, che cosa sono questi socialisti italiani,

se non i mercenari della Russi1 di Lenin? Nella qwle Russia - e il Vacirca che c'è stato lo sa e quindi tanto più impudente ·e spudorata è la sua malafede - Ja classe lavoratrice non è nffatto assisa sul trono del potere. « Sua Maestà fa classe lavoratrice in Russia >> è una trovata di una sinistra ironia. Ma questa esaltazione della enorme mistificazione russa, dopo tutto quello che si sa, fatta da un socialista unitario sopra il giornale degli unitari, è la prova p:ilese che non si vuol desistere dalla campagna intesa ad abbrutire bestialmente il popolo lavoratore, ragione per cui il fasdsmo non può desistere, nemmeno per un minuto, dalla sua azione. Tutta la propaganda socialpussista è una continua e vile provocazione. Ecco il signor Emilio Caldara, che ha, malg rado certe sue arie rugiadose, la talla di scrivere che la nostra è « un:t guerrìgl_ia feroce scatenata contro le pe~one e le cose e dìretta a ritogliere al proletariato posizioni già conquistate». E il signor Emilio sa che questo è falso, Jetteralmente falso. Ecco l'obliquo Turati, che manda un messaggio ignobile ai contadini pugliesi, nel quale propina loro delle illusioni vane e delle speranze inutili e nel quale dà dd fascismo fa più jmbecilJe delle spieg,"IZioni. Povero Turati! Prete grasso e sospettato di un g regge infetto. Egli biascica da trent'anni i rosari, 1e giacubtoric, i salmi classisti, internazionalisti, positivisti del suo soci:l.lismo. Il _suo cer·. vello si è anchilosato in quest'ordine di pseudoidee. t chiuso. Impe· netrabile. Refrattario. Mezzo milione d i g iovani italiani affollano i ra nghi del fascismo; e il grosso prete ignora e irride ! II movimento fascista. dilaga e irrompe dovunque; ma il grosso prete lancia il suo anatema, fa gli scongiuri e ·si rifiuta con tutte le forze di aprire le finestrelle della sua animuzza. monosillabica all'impetuoso vento delle nuO\'C primavere. Del resto è profondamente giusto che tutta la vecchia Ital ia dei vecchi partiti, delle vecchie clientele, delle vecchie camorre borghesi, pro· letarie, politiche, culturali, stia serrando il suo fronte unico contro di noi. La partita sta diventando sempre più decisi\'a e noi la giocheremo sino all'ul~ima carta. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Itali4, N. 107, ~ maggio 1921, VIJT.


LA « NOSTRA MANIERA » Persone che vivono nell'Alto Adige, e non sono tremebonde di pa.ura come certi italiani e precisamente quelli firm.1tari del famoso ordine del g iorno del 25 aprile, ci scril'ono per dirci che i nostri articoli e il nostro fermissimo monito hanno avuto effetti salut:ui sulfa mass:1 dei tedeschi. Costoro credevano evidentemente che l'Italia fosse soltanto quella di Gio· litti e di Credaro. Adesso se ne accorgono e sempre più s'accorgcranAo chece n'è un'altra: quell:1 d i Vittorio Veneto. E questa Jtali;,1,, qùando si1 svillaneggiata e provocat:t, picchi1 sodo. Un episodio che togliamo dalla Sera di ieri d imostra che i tedeschi hanno un sacro terrore dei fascisti. <1 Si faccia Jiceva l:t Sc-r,1 - un1 buona vo\t:i. pin:a puli1:1. di coloro che non h:inno titoli per immischi,usi nelle cose itali.me, in primo luoi;.o dei molti funzion:ui stranieri che il nostro G overno paga e mantiene in srrviz.io r er imposizione del Deutuher VNhm1J. « Si tolga, infim:, ;>, co.Jcsta associazionc, çhe n<':Ssuno h:1 appronto né desnato di far appro\'arc, il modo di far ddl'imperfalismo antistatale, mettendone i c:1pi rigiJ:tm(·nte al muro, pretendendo per ciascun atto di :ipcrt:1 ostilit,Ì che o r:1 si compie l.t gì usu s:inlione contro quei loschi individui prc:z.zol:ui J ella G c-rm:ini.i cui b rcspons:tbilitl. ris1le. In t,11 modo, ani:he il Deimdur V,·rb,md si squ1glicrl come nL~C al , sole, come. quel migliaio di tcJ<':Schi che :1 Merano ieri l'altro si p1·ccipitarono J)er ogni dove :1]],1 vista di un cam;o11 .... vuoto sC:tm.· hiato per un u mion d i foscisti ! »,

Questo dettaglio umoristico ci insegna che un po' di maniera forte val più di tutte le politìcantcrie di Credaro.· Intanto, per ciò che rigu:i.rda i fatti del 24 aprile, l'inchiesta · ha oramai assodato che la pro· vocazione partl d:ii tedeschi, con lancio di proiettili e sparo · di rivo}. tclle. Per cui la rappresaglia foscist:1 fu - Io ripetiamo - pienamente giustificata. Ndl'attcs1 dei risultati Jìn1JL, noi protestiamo contro !'on. Credaro per l'arresto e la detenzione dei fascisti di Bolzano e per le inevitabili vessazioni che saranno costretti a subire da parte dei c:ucerieri tedeschi. 1 nostri amici trentini e alto-atesini ci scongiurano di non mollare nella nostra campagna diretta a mettere a posto i tedeschi alto-atesini e a d:1re un po' di spina dorsa.le alle nostre autorità. I nostri. amici di Trento e di Bolzano stiano tranquilli. T utto quello che si deve face sarà fatto. Diciamo «fatto» e non chiacchiera. M.

Da Il Popolo d'llalùt, N. 108, 6 m:1ggio 1921, VIII.


ITALIA E GERMANIA Su questo articolo mandato al Popolo d'Italù, per mezzo del nostro amico e collaboratore Giuseppe Rensi, richiamiamo l'attenzione del giornalismo germanico in generale e tirolese in particolare. Per quanto ci concerne, noi non siamo alieni dall'accogliere la. tesi centr:ile d ell'articolo e crediamo alla possibilità e alla utilità di una <.< leale » colbborazione d'indole economica fra l'Italia e 11 Repubblica tedesca. Circ:t il confine comune, de fact<>, se non proprio de jure, b. Germania ha già - dopo· il recente plebiscito del 24 aprile - portato i suoi confini meridionali al Brennero. Ma il confine comune non deve sigr.ificare un nuovo impulso alJe mene del cosiddetto irredentismo pangcrm:mico; deve essere, invece, la consacrazione «leale» che il confine d'Italia. è al Brennero e al Brennero deve restare. Le considerazioni che il Corne-

lius fa a proposito degli abitanti di lingua tedesca dcli' Alto Adige dc, vono essere in particolar modo meditate dai diversi PerathOner e Nicolussi. Per il Cornelius, ]a questione dell'Alto Adige è ormai liquidata. Desidereremmo però ch'eg li ci precisasse un poco i limiti ddl'autono· mia che dovrebbe essere accord:ita alle genti di quel!a regione. Autonomia amministrativa, sì. Ma pol itica o militare, no. Bisogna intendersi su questo punto. E bisogna riprodamarc soknnemente d1e se i tedeschi vogliono· l'amicizia dell'Jtalia devono riconoscere che l'annessione del1'Alto .Adige è un fatto irrevocabilmente compiuto e giusto, Da li Popolo d'lralii:1, N, lOf!, 6 maAf;"io 1921, VIII (,).


MALAFEDE

,:a.

La direzione del Partito Socialista Italiano, coll'ordine del giorno tata nella ·sua riunione di ieri, ha documentato ancora una volta la sua malafede. Parbre di « bande armate» che « terrorizzano gran parte d'Italia » è un:i solenne menzogna. Le « bande armate» non esistono che nella fontasi:i. sovreccitata dei socialisti, a meno che questi signori non ritcng:ino « bande armate » le potenti organizzazioni fasciste, che sono, in realtà, associazioni di carattere squisitamente politico e per le quali h violenza non è un sistema o un mestiere. Altra menzog na è contenuta nd secondo nccapo di quesf ordine del g iorno1 quando sì accusano i partiti cosiddetti borghesi di condurre la campagna elettorale con « mezzi tcrroristicì .». Ora basta scorrere le cronache di questi giorni per convincersi che la \'iolcnza va di\.·entando sempre più sporadica. Non vi fu mai, ad esempio1 campagna elettorale più tranquilla di quelh che si svoli;e seralmente nei comizi milanesi. I richiami degli organi dirigenti dei Fasci h:i.nno già ottenuto lo scopo. Voti di assemblee, scritti di gio rnali, p:i.role di or:i.tori e gesti dei Fasci - tipico quello di Chiari citato dal. l'AvaJJtil dell'altro giorno - stanno a dimostrare che il fascismo sta controllando le sue m::tnifestazioni e respinge senza indugio e chiara· mente le responsabilità che non gli spctt:1no. D'altronde, un partito che hJ. nel passivo della sua storia la campagna elettorale veramente terroristica del novembre 1919, dovrebbe sentire il pudore di non alzare troppo la voce in argomento. Dopo una serie di lamentazioni, l'ordine del giorno sente il bisogno di denunciare al proletariato nazionale e internazionale il terrore bianco itiliano. Questa denuncia ci trO\'a indifferenti. Il proletariato internazionale (quale: quello di_ Mosca o quello di Amsterdam?) ha sull'Italia le più incerte nozioni. In genece, se ne infischia. Si è commosso mcdio~remente per il vero « terrore bianco » ungherese; non si commoverà affatto per l'inesistente terrore bianco ita• liano. Quanto al proletariato nazionale, esso si divide nelle seguenti fra. zioni. Ci sono molti milioni di proletari - dai d ieci ai dodici - che non sono organizzati in nessuna congrega. Dei rimanenti tre o quattro milioni, non arri\'ano a due gli openi che seguono più o n~ no da vicino ,il Pm, Pronti a combattere o a morire per l'idea ce ne sono pochis• simi e lo si è visto. Sintomo straordinariamente eloquente dell'attuale


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

stato d'animo degli operai è il ritorno alle officine delle maestranze della Fùll. La disfatta del fanfaronesco comunismo torinese - fanfaronesco anche e soprattutto per quel suo bcrgsonismo andato a 01:1.Ie ! 7"" non

·potrebbe essere più clamorosa e completa. Gli operai hanno dimostrato di essere stanchi della esosa tutela dei pedagoghi che si contendono il monopolio dell'ideale. Si può dunque affermare che l'appcl1o del Pus

cadrà nel vuoto. Inta!lto i socialisti si recheranno alle urne. Voter.tnno - vedrete ! - anche nei paesi dove h:mno dichiaratò di astenersi. La notizia che i socialisti voteranno ha tolto un grosso peso dal cuore d! troppi borghesi, i quali - im•igliacchiti ! - non sanno assolutamente immaginare un'Italia che non abbia nel suo Parlamento una rappresentanza del socialismo politican·te. Per quel ·che riguarda i fascisti, essi non commetteca.nno violenze per impedire l'esercizio del cliritto di voto. Ma il signor Fabrizio hfaffi è pregato di non interpretare b:ilordamente - come ha fatto nel numero di ieri dcll'Avauti.' - queste nostre raccomandazioni. Senza assumere arie da profeti, si può anticipare, per quel che -riguarda i socialisti, il risultato delle elezioni: saranno decim:1ti e il trionfatore sarà Filippo Turati. Una delle conseguenze più appariscenti dell'azione fascista è la ripresa turatiana. Le azioni di quest'uomo, che non valevano una (( palancagrcca » nel cong resso di Bologna, oggi sono 9uotatissime nel « bo[sino >> del Pm. la storia gli ha dato ragione. Ma senza il fascismo, Turati sarebbe già precipitato da un pezzo nel gorgo dei dimenticati. Comunque, J'azione fascista, titanica ondata purificatrice che ha per· corso e percorre in ogni senso e sino nei suoi più remoti angoli l'Jt:i.lia, non ha ancora esaurito la sua missione, come fingono di credere certi clementi confederali. Il fascismo, dopo essere stato combattimento, s:uà equilibrio; dop~ essere stato, come doveva essere, distruzione, sarà creazione. MUSSOLINI

Dil li Pop()/r; d'/tJ//4, N. 109, 7 m;1gsio 1921, VJII.


ALTA SLESIA Per parecchi giorni di seguito sono giunte in Italia gravissime notizie daJl'Ait1 Slesia circa h sorte tocc:lta a contingenti italiani di occupazione e finaln:icnte ieri b. Stef,mi si è decis:i a d:i.re le cifre accertate delle perdite, che sono abb.1stanza rile\•anti: si tratta d i diciannove morti e di trenb.qualtro f eriti. Per questo sangue italiano noi chiamiamo direttamente in causa i! ministro degli Esteri del Regno d' Italia. Questo

s:wgue ital_i:rno ricade sulla diplom.1:zìa dell'Intesa, lenta e sorniona, che, a tre anni dall'armistizio, non ha dato ancor:i « una » pace all'Europa. Cominci:imo d:li precedenti del moto insurrezionale polacco. Come i nostri lettori ricord:ino, il 20 marzo fu indetto il plebiscito dell'Alta Slesia. I votanti furono 1.188.000, Per la Polonia hanno votato 480,000. Per la Germania 708,000. Il risultato del plebiscito è fa. conferma che l'Alta Slesia è in parte prevalentemente polacca. Nella. zona tedesca, che è quella del nord, si sono pronunciati per la Germania 620 comuni e per la Polonia 32; nelfa. zona polacca, su 888 comuni 662 hanno votato per la Po!oni:1 e 226 per la Germ:mia. I.a. tesi dei polacchi, e ci fu prospettata anche in questi g iorni d:1 un:1 commissione alto-slcsi:ina di socialisti, è b seguente: la parte di territorio che ha vot:ito per Ja Germania sia annessa alfa Germania; la parte di territorio b cui popolazione ha votato, :1 schiacciante m.:iggioranza, per la Polonia, sia ano.essa alla Polonia. La tesi ci sembra fondamentalmente giusta. Ma poiché nella zona che ha datò il maggior numero di voti alla Polonia ci sono i grandi bacini carboniferi, fa Germ.:inia ha avanzato, basandosi sui ri· sultati globali del plebiscito, la tesi dell'indivisibilità dell'Alta Slesia, per cui tutta l'Alta Slesia dovrebbe passare alla Germania. Sul terreno del trattato di Versa.glia, questa tesi non è sosteni~ile. Difatti i paragrafi quattro e cinque annessi all'articolo 88 di detto trat• tato, dicono che « iJ risultato del voto sarà determinato per comuni, secondo la maggioranza dei voti di ciascun comune». Il trattato di Versailles contempla la divisione dell' Alt:i. Slesia. Ora sembra che Italia e Inghiltcrn1. abbiano_ appoggiato la tesi tedesca. I minatori polacchi, che non vogliono subire il giogo prussiano: sono insorti, alb vigilia delle estreme decisioni, per conservare alla Polonia quei territori che, con o senza carbone, si sono dichiarati per l'annessione alla Polonia.


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OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

Osserviamo : 1. L'Alta Slesia doveva essere presidiata da tcuppe interalleate. Com'è avvenuto che solo gli italiani si siano trovati impegnati? 2. Le autorità interalleate non avevano avuto nessun sentore di quanto si preparava? la parte che si è imposta ai contingenti italiani ncll' Alta Slesia è stata delle più ingrate : gendarmi della Germania per conto dell'Inghilterra, mentre la Francia ha g iocato la sua doppia partita. Noi deploriamo che i polacchi insorti abbiano attaccato e massacrato i contingenti italiani. Questo è un episodio destinato a pesare sui futuri rapporti italo-polacchi, ma dobbiamo aggiungere che la responsabilità ricade pregiudizialmente sull'Intesa e sull'Italia. Il Parlamento è chiuso, ma il conte Sforza dovrebbe sentire il pudore d'informue pjù de~tagliatamente l'opinione pubblica. E finalmente l'Intesa dovrebbe decidersi una buona volta a liquidare qualcuna delle innumerevoli questioni che si trascinano vergognosamente da tre anni, coll'unico risultato di esasperare i popoli e di provocare nuovo sparg imento di sangue. MUS SOLIN I

Da Il Popofo d'ltali", N. 110, 8 maggio 1921, VIII.


NIENTE DISCORSI Da moltissime società si chiede il mio intervento irì comizi elet· tarali. Ho rice,-uto inviti da Piacenza, Modena, Napoli, Ferrara, Bondeno, ccc._, ccc. t assurdo. Se io acccttassì tutti questi inviti, dovrei abbandonare completamente il giornale, il che non intendo fare e non farò, specie in q uesto momento, a nessun prezzo, nemmeno a quello della medag lietta, Dichiaro, quindi, che parlerò oggi a Mortara e vcncrdl a Verona, e non pronuncerò altri discorsi elettorali. Gli amici prendano buona nota e risparmino tempo e moneta. M.

Da li Popolo d'Jt.1/i<J, N. 110, 8 maggio 1921, VIII,


TIRO A SEGNO A VERBALE

L'Ordine Nuovo di Torino, giornale del comunismo italiano e organo di quattro deformi intellettualoid i che ci « sbafano » sopra (t:lnto è Lenin che paga!), chiude un suo articolo di fondo - un bel mattone di due colonne - con queste parole: • Questa irruente foru b ruta, armata di tutte le armi e di tutte le insidie, straripata dalla mente di un rinnegato e corsa per J'Jt.ali:i. scmin:mJo ovunque la distruzione e fa morte, non sp:avmt:i noi comunisti, adus:iti alfa concezione che ci fa ammettere tutte le vioknze; anzi ci fo d esiderare che il fascismo non si esau risca in una vittoria elcttorale che lo renda idropico, ma continui a sfcr7.are il proletariato dormiente nella dolce illusione che così facendo il si.i;ante ceda a l pi_i;meo. « Non è profezia l'attendersi fa \•era rinascita, quella dd prolel:irì:ito mar. torinato ed umiliato dal risentimento degli sfruttatori; non è profezi:i l'alter· mare che miglior propai:;anda p ec noi non possono farla che i fascisti. « E quel giorno di controreazione proletaria duerno bando a tutti i residui di pietà umana e saremo con i ribelli per l:t più spietata rappresaglia. « Tanto è detto che le pag ine del diritto hanno d.i essere scritte col s.insue ».

lnvitiamo tutti i fascisti di tutta Italia a prendere atto di qucsf ultima affermazione e a trattare - di conseguenza - i comunisti come cani arrabbiati e immondi. Tener sempre spiamfe le pistole su questi rifiuti

della razza umana! SORPRESE E PROFEZIE

L'organo- della Confcderazjone Gcneulc del Lavoro si occupa natu· ralmente del fascismo e scrive: · « Senza pretendere di essere Jotati di virtù profetiche, ci sembra di non errare pensando che fra tre me,sj il {a:;cismo, come fenomeno di reazione, sar:i. liquidato dall'indignazione della stessa t'lcrogenea opinione pubblica; mentre il fascismo medesimo, come attesslamcnto di azione, dovrà. subire la scissione tu i suoi dementi più contraddittori. E coloro che sono in buona fede passeranno :tltrove. G saranno anche delle sorprese •.

La profezia va modific:ita in questi termini. Fra tre mesi la reazìone fascista avrà cessato di funzionare se i pussisti e: i comunisti l'avranno


DAL PRlMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

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smessa di fare i pagliacci del b. rivoluzione bolscevica. Caso · contrario, la nostr.i. « reazione ,> sacrosanta continuerà come prima, meglio di prima.

LA NOSTRA DISCIPLINA

A poco a po,o b nostr:i. i:;unde mobilitazione spirituale si completa e la nostra disciplina si perfeziona. I Fasci controllano energ icamente le azioni dei singoli e sconfessano le iniziative ind ividuali non autoriz.zate. t di ieri la confessione esplicita e il monito dei fascisti fiorentini a proposito dell'incendio della Casa del popolo di Rifredi. A Rom:i., ecco in quali termini il coman&1.nte delle << squadre fasciste», Igliori (notissimo fra tutti i combattenti e gli italiani, ferito sci volte e decorato di medaglia d'oro), ha richiamato i singoli alla disciplina: *'. F;1scis1i, in guardi.i! Si;1te comp;1tti e h.·ti:ici. L:i. disciplina b:1!:uta da[l'impt:to J ei nostro .spirito giov:tne .si:t, ogf:i come m.ii, rigida, Nessuno agisca se non Jielro ordine; i fasci~ù che p renJcr:1nno ìnizi;itive i.solate sar:inno immeJi;it:tmcnte C!ipulsi ».

Ci pi.1ce anche rilcv.1re, dato che i Socialisti si guarderanno bene dli farlo, l'esempio d i Clv;i.lleri.1 dlto d.1i fascisti :i Sogliano e riferito nelle nostre cronlche d cttor;1Ji,

UN ABUSO E UNA PROTESTA Riceviamo e pubblichiamo: U rn Popofo d'ltJli.t, permettimi un poco di SfM?.io sul tuo c.uo giorn:i.le per portare a tu:t cono!icmu che fa FerrO\'i1 nord e la Socfrt..ì di navig.izione del b so .M:1.ggiore, ieri 5 m;1,~io c. .l., h:t. follo p;1gare :ii sif:nori vi:tggi;1tori oltre :1\ preno dovuto di t.;1riffa am:hc il supplemento festivo. Ora r isulta che questo su pplemento non er.1 dovuto, poiché il d,'("rcto di 3umento ~ solo domenicale, tantq è vero che né le Ferrovie dello Stato, né l'esercizio tranviario di Mil:ino applicarono alcun aumento. Non sar~bbc logico e doveroso obbligare que~te doe amministrazioni a ri· tornare quanto hanno incassato in più indebitamente, distribuendo tale somma ai nostri m,1gsiori mutilati di guerra? E qualora Ì-eplicassero tale abuso, oltre al ritorno del dan,1ro app licare una grossa multa? Un povero diavo lo che rcr 1.1 fame ruba un pane viene carcerato. Che qu~ti succhioni l'abbiano a passare liscia è ver.imente ingiusto. UN TUO ASSIDUO LETTO!l.t

Appro"i:imo p ienamente quanto ci dice il nostro assiduo e ·invitiamo la direzione della nord a fare il bel gesto in favore dei .mutiI.:ati che

ne hanno bisogno. IL F ROMBOLI ERE

Da. li Popolo' d'Italia, N. 11 0, 8 maggio 192 1, VIII (,.).


[DISCORSO DI MORTARA]* Popolo della Lamellina! Pr ima di intraprendere il mio discorso, io sento prepotente il bisogno di esternarvi la mia più profonda ammirazione per tutto ciò che mi è stato concesso di vedere e di vivere fra voi. In altre plag he d'Italia

ho assistito a sfilamenti cd a comizi imponentissimi, ma vi confesso che il giuramento dì oggi delle squ:i.dre fasciste mi ha indicibilmente commoSso, perché mi pareva di assistere ad un giuramento di fede, di passione e di sacrificio deJle nuove milizie civili della Patri.1 nostra. E vada il mio voto di plauso, l'attestazione della mia simpatia all'uomo che ha scavato i primi solchi di questo terreno che non era sterile e non era

infecondo: parlo di Gigi Lanfornconi. E \'aglio con lui ricord1rc il colonnello Magnaghi e tutti gli altri che sono stati i pionic·ri e gli anticipatori di questa vostra magnìfica adun1ta. Af11uo/i11i 1i addentra poi a 1piegare al/'immemo uditorio che coM i:ia il ja.Icùmo nella mtt intima 10J1tmza. Che cosa vuole il fascismo ? Vuole prima di tutto che la nazione riconosca il suo debito di gratitudine verso i combattenti, verso i mutilati e verso le famiglie dei caduti! (App/drm). Già ci sono le forze nuove che bussano alle porte del potere per ricost ruire in senso di beOe 11 nazione e queste forze certissimamente assolveranno al loro do\'ere, che è quello di consacrare in maniera tangibile la riconoscenza della Patria a coloro che l'hanno difesa per quaranta mesi a prezzo di inenarrabili sacrifici e di tanto purissimo sangue. Qualcuno può dirvi che il fascismo è nemico della religione, che vuole scristianizzare. l'Italia. Questa è una ridicola ed ignobile calunnia. Noi non facciamo deil'anticlericalismo vecchio stile: noi rispct· tiamo profondamente la religione quando sia sinceramente prnfcssata. (i< Bene!»). Ed insulti e sacrilegi e calunnie contro coloro che credono in un ente supremo non usciranno mai daIIa mia bocca, né dalla bocca

• Riassunto del discorso elettorale pronuncbto a Mortara, in piana del municipio, il pomeriggio ddl'S maggio 1921. (Da Il P()polo d'Italia, N, li I, 10 maggio 19.21, Vili).


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di coloro che seguono le mie idee. Tutti ci dicono che noi siamo dei guerrafondai, gente che sogna delle nuove guerre, che Yuol fare della guerra il suo mestiere: altra turpissima calunnia. Coloro che con mc hanno fatto la guerra, coloro che si sono macerati il corpo e l'anima nel fango e nel sangue della trincea san no che fa. vita um3na è. straordinariamente sacra e preziosa e che non si può chiedere al popolo un sacrificio di sangue se le ragioni sono non meno solenni, eterne, im· prescindibili. Noi non ,·ogli:1mo una nuova guerra e nemmeno un militarismo ecceSsi"o nel seno della nostra nazione. Ma, pur respingendo il militarismo in tutto ciò che può essere eccessivo, noi respingiamo anche l'internazionalismo socialista, che è una ridicola. menzogna (np. plmm) e che ha già dimostuto di essere una finzione. Ci dicono che noi siamo dei nemici dd popclo che Ja"ora con le braccia, delle masse operaie: Anche questa è una sconcil diffamazione. Noi abbiamo dovuto compiere dtglì .mi di violenz.1, ed io li riconosco e li approvo perché qu:lndo degli individui o dei gruppi si ostinano sul terreno della m:l· !:i.fede, qu:i.ndo delle ragioni non bastano più è necessario ricorrere :i.d a.Itri argomenti. Ma. noi, o cittadini, saremo i primi a cess:i.re ogni ge· sto di violenza, e individu:i.le e collettiva, quando i nostri avversari avranno smesso di calunniare il nostro movimento dipingendolo guerra· fonda.io, imperialista, Ycnduto -ai pcscicani, nemico delb. classe operaia. 1 fascisti non possono essere contrari ai giusti diritti del popolo che l:wora con le braccia. M1 noi :1ggìungiamo però che sopra questo po· polo bvor::i.torc, che l1a dei sacri diritti, si era formata una c:1sta di partiti politicanti che aveva imposto le sue decime, le sue t:1sse, le sue t::aglie, i suoi boicottaggi, le sue camorre. Ora, è contro questa classe di politicanti parassitari, che non lavorano mai, che noi dirigeremo i no· stri formidabili colpi (Appl111m). Ed è tanto poco vero che noi siamo contro le m:lsse operaie che nelle località dove i Fasci hanno trionfato abbiamo costituito le nostre leghe, le nostre cooperative, le nostre Ca· mere del Lavoro. Oggi il popolo deve essere arbitro d_ei suoi destini. Non voglio farvi un imbonimento c1cttoralt, né raccomandarvi la mia candidatura. Ma è necessario che io vi racco~andi la massima sincerità nell'esercì· zio del voto. Non dobbiamo commettere violenze; anzi i nostri avver• sari devono avere il diritto di \'Oto, devono poter vot:tre. Ma voi an• dando alle wne non dovete guardare la bella lìsta dei nomi; né dovete guardare la situazione da un punto di \'ista strettamente personalist ico : voi dovete guardare alle idee. M11ssoli11; est1mi11a i diversi partiti ùt lottt1. 11 socialista unitario, che ha ubriacato le masse con la menzog1_1a [ussaj i comunisti, che iri Italia rappresentano una minoranza infima e che devono essere combat-


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

tuti senza remissione e sènza quartiere; i popolari, divisi fra la destra e la sinistra. la destra rappresenta coloro che hanno ancora Je nostal-

gie del potere temporale dei papi; ma la breccia di porta Pia fissa per sempre tà soluzione della questione. Vi sono alla sinistra i bolscevichi neri, che sono qualche volta più odiosi dei socialisti perché hanno la maschera, il .linguaggio, il gergo dei pussisti. Questa gente noi dobbiamo combattere e combatteremo senza remissione. Finalmente si presenta dinanzi a voi il blocco. Chi .dice blocco, dice necessariamente raccolta di uomini che non 'hanno le stesse idee, che vengono da scuole politiche diverse, ma che però hanno un dato comune, questo: la fede nei corriuni destini. della nazione, Nel blocco vi sono i liberali, i · democra • .tici, i nazionaJisti, i repubblicani non .bolscevichi, i fascisti, ·gli :irditi, i combattenti, i mutilati; insomma tutte le forze dell'Italia nuo,·a che vuole vivere e vincere ancora. Ora, o cittadini, se voi mi ascoltate con qudJ'attenzionc che mi pare di vedere da!k· vostre facce, voi troverete . che il doYere di ogni buon italiano è quello di votare per la vittoria del blocco. Esso porta come distintivo la stc1b. cd il Fascio littorio di Roma antica. lo non vi faccio l'elogio degli uomini. Se volete scegliere e dare il vostro voto preferenziale, voi qui lo dovete dare all'.aV\'OCato Lanfranconi, che è stato il pioniere cd il fondatore dei Fasci Lomcllini. (Applawi; gridtt di «Evviva Umfra11co11i! »). Nel 19_19, quando furono eletti i 1.56 deputati socialisti, all'estero si disse che fra pochi mesi vi sarebbe stata la repubblica dei S(n,iè/1 in lta.lia. 11 credito morale e materiale pr~cipitò: nessuno volle più farne ad una n::izione che si dimostrava cos) infctt:i. di estremismo bolscevico. Ora la situazione è ~utata. L'abbiamo rovesciata noi e non solt.anto coi discorsi, IJ fascismo h:i. lasciato decine e decine di morti sulle pi:.1z2c J 'Jta. lia. Sono morti eroicamente nella certezza di compiere ancora un SU· premo dovere. le urne di domenica de\•ono cons:i.crarc nell.a manier.a più clamorosa la rinascita della nazione. Deve uscire in trionfo fa lista della· stella e del Fascio. Mi è di buon auspicio di poter inaugurare oggi stesso i trenta o quar.anta gagliardetti, che sono il simbolo più .alto della nostra p.assione, : Noi, o cittadini, non siamo i salvatori di interessi privati o individuali. Non siamo i s:ilvatori della cosiddetta borghesia e non bruci:i.mo inctnso · dinanzi al cosiddetto proletariato tesserato. N oi rispettiamo il lavoro, noi chiediamo che i1 lavoro Conquisti tutti i suoi diritti. Si:lmo, o cittadini, e questo è il nostro titolo inassimo di orgoglio, b gu:udia della nazione italiana (apph11w): siamo la gu:ndia dei quar:lnta milioni di "italiani e dei dieci milioni d'italiani che sono all'estero. O alfieri dei gagliardetti fascisti, alzateli al sole! (Tfltti i gagliardetti 'Ii alzano spie-

gati al vento fra ,ma viv/:f, mtmia1lica, rommovente ma11ife1tazioue di 1


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popolo). Ì\lzateli in questo cielo purissimo italiano! E il tricolore. consacrato dal sangue glorioso e sacro dei nostri morti. Noi rinnoviamo qui il giuramento: o magnifica gioventù de1l1 lomellin1 redenta, non permetterai più che i tiranni di ieri tornino a imperversare su queste terre. Ad esse ,,ogliamo consacrare h nostra prima vittoria. Noi abbiamo combattuto ed abbiamo vinto, Ora si tratta di ricostruire. E per la ricostruzione siamo un esercito immenso. 1 fascisti in Jtalia. sono ormai cinquccentomib.. Tutti giovani, tutti gagliardi, tutti pronti alla battaglia per l'Italia, per farla grande non soltanto di territorio, · ma anche di ricchezza e di civiltà. Voi, o cittadini dclb lomcJlina, voi siete ccrt:imcnte all'avangu:udia: il grosso dell'esercito è in marci:1. Quale è la mèta fin:i.le ? L:i mèt:1 finale della nostr:i. m:uci:1 impetuos:1 è Roma. E a Roma vogliamo consacflre il diritto e la grandezza del popolo italiano. Ora e sempre!


SALANDRA Fra tutti i discorsi pronunciati in questi giorni da uomini dell'attuale Governo o da uomini di passati Governi, tre meritano speciale rilievo: quello di Bonomi, quello di Sacchi e quello d i S::ilandra, L'on. Bonomi è stato reticente di fronte al fascismo. Egli ha attribuito alla nazione, intesa nel suo complesso, il merito dell'attuale rinascita di valori che si credevano tramontati; mentre, invece, il fermento è merito fascista, senza del quale è assai dubbio che fa nazione avrebbe ritrovato cosl rapidamente se stessa. Eccellenti, nel discorso Donami, le considerazioni circa la necessità di una disciplina, intesa come coordin:1zione spontanea od anche coatta di sforzi, intesa come ristabilimento delle necessarie gerarchie colle connesse responsabilità; ma il Governo dell'on. Giolitti, del quale l'on. Bonomi fa parte, ha pur ieri capitolato ancora una volta, attraverso l'ambiguità di una transazione, dì fronte all'agitazione degli impiegati statali. Delle due l"una: o il Gon~rno si era realmente impegnato a concedere questo aumento di duecento lire mensili, e allora aveva l'obbligo <li mantenere le sue promesse; o non av~va mai fatto promesse del gen'erc, e allora doveva mantenersi sul terreno della negativa, nell'attesa di deferire alla nuova Camera tutta la complessa questione della pletorica burocrazia statale. Non è con questi sistemi che si restaura l'autorità dello Stato. Del resto è inevita· bile che lo Stato economico sia assassinato e divorato dalle sue crca· ture, che tendono a riprodursi e a moltiplicarsi alJ'in.finito. Un discorso coraggioso ed onesto è stato quello pronunciato dall'on. Sacchi a Cremona in difesa del movimento fascista. Gli sdegni dell'A vanti! sono perfettamente comprensibili. L'on. Sacchi è un vecchio democratico; ciononostante egli ha compreso l'essenza e le finalità del movimento fascista, il che torna ad onore della sua mentalità e documenta )a sua probità politica. Ma il discorso più importante - per contenuto e anche per forma - è que1Io pronunciato dalJ'on. Salandra a Bari. Si può affermare che con questo discorso l'on, Salandra ha fatto Ja sua reutrée nella politica militante . italiana, mentre la presenza in tea• tro dei fascisti pugliesi contribuisce a dare una significazione ancora più chiara all'avvenimento. Trionfante il disfattismo di Nitti, era naturale che Salandra, l'« uomo


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della guerra )>, fosse tra gli esclusi e i . dimenticati. Capovolta la situazione, è altrettanto naturale che l'on, S:ilandra ritorni al suo posto. Quello di S1landra è un discorso fascist:i. Coloro che ci seguono da qualche tempo nclb nostra incessante battaglia, avunno ritrovato nel discorso di Salandra esposti ·e S\•iluppati i postulati programmatici fondamentali del fascismo. L'altra sera, dall'arengo fascista di piazza Belgioioso, chi scrive queste lince affermò che « non si trattan di entrare nel socialismo; si trat· tava di uscirne». Si trattava cioè di spogli.1.rc - sia pure gradu:1J. mente - lo Sl.lto da tutto il complesso delle sue attribuzioni economi· che e di ridare l'economia della nazione alla libera iniziati\'a degli indi"idui soli od associati. Ecco in qu:ili precisi termini si è espresso l'on. S:11:tndra : « Le tendmze gil pttV;i!enti \'erso le t'Conomie collettive e co;itti\'e si espii. c:uono con la massima cffic:tcia durante gli anni della gnndc: guc:rrn, quando, son o l'impulso dellòl nt'Cc-ssirll imperiosa N ur;cnte, tutte le ener,:::ie di un popolo devono essere mt"Ssc, per ,::rado o per fon:i, a Ji~posizione Ji pClChi uomini r,<"l consei,:uimento di un uniro fine: a cui ogni altro clcve cedere. « Li. ,:::uerrn, infatti, che i soci;ilisti a torto maledirono, fu il massimo t"Spe· rimmto cli soci:ilismo rhe ricordi fa storia. Jei popoli moderni. Produzione, srambi, trasporti, distribuzione: delle cose nc:cC'Ss:uic all:i \'Ìt:l, si ridussero in potere dc.gli 5(3Ji, EJ ora un consenso univrrs;1k, del quale non occorre addurre le: prove, ci grida. che l'esperimento è completamente fallito. Non m:ii quanto in quC'Sti giorni è invocato J;1. ogni prcrte il ritorno a\l;i libertà et:onomic;i sotto 1uue le sue forme. }.fa esso non potd av\'cursi se non vincendo g rado a ,::rado le rc~istcnzc, non tutte illegittime, degli interessi e delle situ:izioni pc:rson:ili che rcconomi:1. colkniva h:i crl"ate, favorite e :iccumulatc; e v i o«orreranno tempo, garbo e ruien1..1, " · sn1•r;1.ttuttn, vo lnntl illuminata e tcn:.re ».

Come ognuno può constatare, le idee dell'on. Safa.ndra e le nostre coincidono perfettamente. N é qui si fermano le coincidenze e le iden· tità. Noi .1bbiamo grid:ito ai cosiddetti borghesi che « non si torna in· dietro!». Che.", in altri termini, tutto ciò che le m.1sse operaie, sia in· dustriali, sia agricole, hanno realizzato, non può, non deve essere tOC· c:1.to. Nessuno può pensare di respingere le masse lavoratrici a condizioni di Javoro e di vita peggiori delle attu.1Ji. Noi, per j primi, ci mette· rcmmo di traverso a simili tentativi. M:i nello stesso tempo noi dichia· riamo alt:imente e nuovamente che il proletHiato, attraverso le sue forme ancora parzialistc e rudimentali, di organizzazione e di cultura, non può prct~ndcre di sostituirsi, nemmeno in parte, all'organizzazione ca· pit3listica, che t: il risultato di un secolare. travaglio di affinamento, di tentativi, di selezione. L'on. Salandra afferma: 4

« Cieco è chi non vcde che all'operaio d ella grande industria e al conta· <lino nella coltura della terra, bisogna ispirare, per quanto è possibile, l'interesse ::?l. • XVI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

immediato e diretto, che è la ·gioia del duro lavoro; e che fondamento delle disciplinate organizzazioni d e-ve esseie il consenso, non la sopraffazione. Ma stolto è chi crede e ingannatore chi finge di credere che le colossali, Complesse intraprese, che richiedono, per vivere e prosperare, tutti i sussidi della tecnic:1 e tutti gli avvcdimentì del commercio internazionale, possano sottrarsi alla direzione e alla iniziativa .individuale dei i,iù intelligenti, dei più operosi, dei meglio preparati ». ·

Se dalle direttive d'ordine generale, per ciò che riguarda la politica interna, passiamo alla politica estera, troviamo altre identità assolute _fra i nostri punti di vista e quelli dell'on. Salandra. L'ex presidente del Consiglio ci tiene a dichiarare che non è un militarista, ma aggiunge, e fa benissimo, che « la nostra potenza presente e futura dovrà trovare la sua guarentigia nell'adeguata e continua preparazione degli spiriti . e delle. anime». L'on. Salandra dichiara che non è imperialista nel senso prussiano della parola, ma esalta, però, qucll'cspa~iònìsmo economico.e spirituale della razza, che è uno dei cardini dell'azione· fascista in tema di politica estera. Additiamo alla meditazione degli italiani in genere e dei fascisti in particolare queste parole dell'on. Salandra : « B vasto il mondo, sconfinato f;ivvenire, troppo diversi sono i gradi di civilcà dei popoli circostanti. Quaranta milioni di uomini, insigniti ed onusti del più grande nome che la storia ricordi, non possono rinchiudersi netrasteo· :sione, nella mortificazione, nell'isolamroto. Espansione non vuol dire conquista, dominazione, imperialismo. L'Italia risorta rivissuta, compiuta come Stato liberale, non· può divenire nazione di oppressori; ma non può rassegn3rsi ad essere la democrazia degli impotenti accanto alla democrazia dei potenti D.

Per quanto concerne la soluzione bastarda del problema adriatico, così come fu (aticosamente escogitata a Rapallo, non v'è, nelle parole

deJl'on. SaJandra, niente eh(' suoni rinuncia definitiva agli ìmprescritti· bili diritti ddla nazione: « In un giorno indimenticabile, al (ospetto della· divina maestà delle Alp( io potei ringraziare la Provvidenza di non aver vissuto invano, perché mi fu dato consegnare il tricolore ai prodi alpini piemontesi chC' presidiavano il valico, oramai chiuso per sempre, donde solevano scendere in Italia le soldatesche stra· niere, guidate dai loro imperatori. Ma qui, a Bari, al cospetto del mare che fu nostro, voi sapete; voi sentite come me che la questione deirAdriatico non si è chiusa con piena soddisfazione del sentimento e degli interessi della nazio~. « In voi, come in me, rimane angoscioso il dubbio che troppo sì . sia conce~o rinunciando a Valona, il cui acqui5to anteriore ·311a guerra, rappreser1tav.a il del1nitivo successo di parecchi lustri di tenace la\'Oro della nostra di , pfomazia; rinunciando :i Seb~nico, donde i nostri ligi.i se non voi potraMO temere il rinnovarsi di insidiose e .incoercibili aggressioni nemiche. Bene ! yern che possono rinunciare gli \10mini e j Governi che passano, non i popoli, che sono immortali ». ·


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Non solo per questi punti di contatto, noi salutilmo con soddisfaqualche cosa di più; ed è l'esalzione il discorso dell'on. Salaodra. tazione della vittoria, fatta daJl'on. Salandra con accenti di grande efficacia e di grande nobiltà: Quello di Bari è il discorso di un interventista, non pentito né deluso. :E il discorso di un uomo, che, avendo assunto in un momento tragico della nostra storia la più pesante delle umane responsabilità, non la rinnega, ma ne è preso, convinto di avere bene servito gli in~eressi della nazione. Con questo discorso vibrante di fede e pieno di coràggio, l'on. Salandra torna al priO'lo posto. sulla scena della politìca italiana.

:cè

MUSSOUNf

D:i. li Popolo d'l1ali11, N. 111, IO m:iggin 1921, V III.


CONVERSAZIONE CON MUSSOLINI• Rombo di automobili, via vai di vell11re, sq1utdre di giovani. li canto degli drditì in sordina e ml alta voce. JJ palazzo/lo del « Popolo d'Italia », basw e tarchiaJo, è avvolto in ,m'atmoifera di ene1-gia, di colore e di mmori. E degno di Mt11J()/ini. Ha q11ttlche cosa della nave e del grande albergo-. E ,m miscuglio vi/a~ liuimo di cou· moderne e Jipiche. Speuo ·1e · reda:zioni d ei gior,ur/i hanno l'aspettq del rovo mi11ilteriale o de/1.tJ roua chin a 1111011(1. Aftiuolini è, al tempo 1tes10, tm nutrinaio1 un soldato e 1111 signore.

Però non v110/ saperne di nnm110 (jfl<111do sta scrivendo. li mo- cervello è in moto sul binario preciso della logica infallibile e un diJchet/o rouo 011verte sopra la JUa porta che 11011 si p11ò entrare, - linea ingombra - mi dice Vicentini, 1imp,1tico ugre/drio di redaziÒne e mi fa attendere. L'anticamera è piena. di gente. Di 111/le le elà, di /11/te le cof!dizioni. Vogliono 1111/i veder/01 parlargli, avvici11nrlo, l'11omo prodigio1d, che1 inebriame domina/ore di m,me, deflagra/ore f ormidabile, ttttende al suo travaglio formidabile. Finalmente po1so entrare. Senza 01Je11tazioni mi .conade l'intMviJltt. Conoue la mia' pt1s1io11e rinnovatrice e sa apprezzarla. Sa che 11011. sono il gazzelliere ii, cerw di curioSité che domani in-terviiteYà nella stem, maniera D'Anmmzio· e l'11omo che beve dieci litri d'acqua. - Mi pare che la tua elezione segni rma Jtorica dal~ ne!ld tun vita polilica1 non per la sua imporlanza1 ma per la Jua natura. Sei Jta/o iempre ttllivci in rma zona auolutamenle per1011ale, Dept1tato, diverrai anche, Juo malgrado, 11omQ 11fficit1le. Come intendi ma1/lenere il /No sJ!lel Lo potrai? - Conto che non dovrò compiere sforzi eccessivi o ·modesti per mantenere il mio stile. Esso è la mia vera ed essenziale natura e non è facile cambiarla, Mussolini deputato è la stessa cosa · che Mussolini

• Intervista concessa ad Emilio Settimelli, durante la prima dee.ade di mag. 'gio del 1921. :B . preceduta· dal seguente a cappello»: a Sotto· questo tito lo, L'Uamo e· l'/ded,. il settimanale éli va lorizzazione italiana diretto da SettimC°l!i, pubblica la seguente intervisti\ dello stesso Settimelli con il nostro Direttore». (Da Il J'.opofo d' Italia, N. 114, H maggio 1921, VIII).


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giornalist:1. La differenza consiste nell'aggiunta di un terreno d'azione. Dato che le urne mi diano un quoziente, io entrerò alla Camera colla stessa franca soupleue, che è lo stile delle mie azioni. Non diverrò più solenne o cattedratico o parlamentare di quanto non sia stato. Si può, qualche volta, assumere il ruolo dell'uomo «ufficiale» ( che adempie qualche funzione come rappresentante cli qualche collettività), senza prima assumere l'asp etto fra funebre e grottesco, che sembra di moda in certi ambienti.

- I socialisti sperano in tm<' controreazione p_roletaria. Conside1'an0 il fascismo come Jramilorio, C~e ne dici? - . N iente di più stabilé in Italia di tutto ciò che si chiama tran~ sitorio. Cerio, il fascismo, come tutti i fenomeni. naturali e sociali, non è eterno. Passerà, ma l'ora del suo trapasso è, a miO avViso, ancora lontana. Questa della transitor.ictà del fascismo è una specie di consolazione che i socialpussisti devono necessariamente con(cdcrè a se stessi cd al loro gregge sba~dato. Il fascismo è il più potente inquadramento, la più formidabile organizzazione di forze politiche e naturali che conti oggi la nazione. Invece di essere nella sua parabola di declino, come affermano i socialisti, è ancora nella fase ascendente del suo svi· luppo. D'altra .parte, i problemi ch'esso agita è che si propone di riso(. vere - assumendo anche, totale o parziale, il potere politico, quando l'ora sia scoccata - sono tali che richiedono molto tempo, spirito di continuità e g rande energia. ' Di transitorio nel fascismo, c'è il fatto della violenza, che cesserà naturalmente quando avrà esaurito il suo compito, che è quello di spezzare una situazione di privilegio e di tirannia, come Guella del Partito Socialista in Italia. la violenza nel .fascismo è l'incidente, non l'essenziale; una tattica di necessità, non un sistema. Violenti coi violenti, intendiamo dì essere umani e geflerosi con quanti siano più che nemici nostri degli illusi o degli iné:oscienti o dei traviati. · ...:.... Che ne dià dell',11,Jeggiamemo di D'An1111nzio? Co1Tdividi il s110 assolttto disprezzo per l'isJiJuzione parlamentare?

-

Comprendo perfettamente l'atteggiamento di D'Annunzio, che

è l'a.tkggiamento di. una personalità a.ssolutamente eccezionale. D 'Annunzio non è un uomo politico nel senso ordinario della parola e non può esserlo. Egli è al di sopra della politica e specialmente della politica parlamentare. t l'uomo delle ore straordinarie che scoccano ad intervalli sul quadrante -della storia. Così nel maggio del. 1915, così nel settembre del 1919. Per il suo altissimo significato,·D'Annunzio potevà tutt'al più accettare - ed io lo avevo consigliato in tal senso - la Candidatura adriatica e da]matica di Zara; ma, esclusa tale possibilità per le manovre sabotatrici della con.cordia nazionale -perpetrate a Zara


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

dagli uomini del Governo di Giolitti, non rimaneva a D'Annunzio che estraniarsi dal fatto elettorale imminente.

Non condivido iJ dìsprezzo di D ;Annunzio p'er l'istituzione parlamentare, ma non sono un entusiasta del parlamentarismo in genere e di

quello italiano in particolare. Ritengo, però, che le elezioni del 15 maggio costituiranno un formidabile passo innanzi sulla via del rinqo,•a. mento economico, politico, morale, spirituale della nazione. Non per niente i blocchi sono stati domin_a ti, quasi ovunque, dalle forze impetuose del fascismo italiano.

-

Che prevedi di Gioli1tì? Dicono che ha fa/Jo le elezioni per de-

cimare i socialisti e che poi, pago della villoria, si ritirerà. Dicono che . altrimentf, data la sicura entrata di .elementi giovani a ifli ostili e ,apa,i di abballerlo, la sua sarebbe ,ma politica di suicidio. Altri - i pessimisti - dicono lhe Giolitti non v_11ole mollare il potere; che 1e ne infischia degli elementi 11uo11i1 1icuro com'è di stravince-rii; che, battuti i socialisti, anche con la t11a enlrata la sua posizione Sa(C-Ì di mollo migliorala. Che ne dici? - Credo che Giolitti si ritirerà in buon ordine. Non immediatamente, ma poco tempo dopo la ripresa dei lavori parlamentari. Giolitti non può pretendere di governare la nazione all'infinito. :E:. vecchio ed è anche oltrepassato. La sua politica i nterna· ed esterna si presta alle più acerbe critiche. Del resto il sistema parlamentare di Giolitti non è quello di affrontare Je situazioni in pieno, bruscamente. I fascisti saranno 1,aturalmcnte all'opposizionC, non sistematica, perché è stupida e degna della dogmatica mentalità pussista, ma, a seconda delle circostanze, ap·poggeranno o rovesceranno i m inisteri. La diminuzione dei socialisti non migliora. la situazione ministeriale, a nche perché fra socialisti e Giolitti c'è sempre stata una corrispon4enza d i amorosi sensi. Vedi relazione sullo scioglimento della Camera.

- Con;ideri asso/11/amellfe ù1eo11cilit1bile ,ma collaborazione ministeriale fa.rdsta? - Con Giolitti, sì. Con altri elementi, il caso sarà vagliato da punti di vista essenzialmente realistici. Si tratterà di sapere se il gioco varrà la candela.

·

- Dimmi le tue ùnpressioni u,lle parate /aJCiile e sulle accoglienze popolari. - Le p arate fasciste sono quakhe cosa di stupefacente, di meraviglioso. Anzitutto, perché sono uno spettacolo superbo di g iovinezza. Aggiungi la perfetta disciplina dell'inquadramento e dello sfilamento .

.n un ~eccito civile che ma"rcia. 11 vecchio corteo caotico e disordinato o la processione salmodiante è abolita. Il fascismo marcia. Q uattro per quahro. Tre per tre, A contatto di gomito. Ogni fascista controlla se


DAL PRIMO CONVEGNO DEl FASCJ, l::CC.

}2)

stesso e i suoi vicini. I capi còntrollano i fascisti e viceversa. I nostri cortei non si sbandano mai, nemmeno quando ricevono in pieno l'urto di moltitudini prese da panico folfo, come accadde in piazza del Duomo a Milano per i fune_rali delle vittime del «Diana». Più che militaresco, c'è qualche cosa di. romano e di guerriero in tutti i nostri atteggiamenti. Né manca il lato ~oreografico o pittoresco. A questo io tengo assai. Io non capisco la politica irpmusonita e melanconica, come sono alieno dagli atteggiamenti tragici. Mi piace la gaiezza. Il passo leggero. Secondo me sorlo da citarsi all'ordine del giorno questi episodi. A Ferrara, un fascista è andato sotto le finestre della Camera del lavoro e ha offerto ai pussisti adunati l'inno Giovinezza, con una elegante mandolinata. A Pola, alcuni fascisti hanno inte~rotto una festa e, con frack e sparato bianco, son montati su dei camion! per correre a domare la rivolta

croata di Carnizza. - E ora dimmi anche che ne pemi del mio .seltima,1ale « L'uomo e l'idea». Ci tengo. - Mi piace e g li auguro µn buon successo e lunga vita! Mi congedo. Penso a celllo cou di ft1oco. L'Italia giovane ha trovato il 1110 capo realiziatare. E -molto. E quasi _t11tto.


LE IDEE IN COMUNE Socialisti, preti, democratici dissidenti, tip"o Secolo, accusano i blocch i nazionali di essere formati da uomini e partiti di opposte o divergenti fedi. :B. la verità. Ma questa eterogeneità non è un titolo di vergogna o di infamia. I partiti principali che compongono il blocco nazionale sono i liberali, i democratici, i nazionalisti, i· fascisti. Ci sono altre frazioni di m inore importanza, come ij Rinnovamento e taluni g ruppi di repubblicani dissidenti in Liguria e in T oscana. Prima di tutto si può obiettare che anche i partiti i quali, p er ragioni di principio o di contingenza, scendono in lotta da soli, sono dei blocchi. In ogni partito ci sono divergenze d'idee. Il PuI è un blocco. Il Partito Popolare altrettanto. C'è meno differenza fra De Capitani e Cappa, di quanta non ne passi fra Miglioli e Meda o fra D ugoni e Serrati. Comunque i blocchi nazionali hanno un programma che può servire e serve da minimo _comune denominatore fra i partiti aderenti. Si leggano i discorsi del liberale giolittiano Soleri, del social-riformista Bonomi, del democratico Sacchi, del liberale dì destra Salan4ra, del repubblicano Macaggi, · o del nazionalista Fedcrzoni, e sarà facile constatare che una base programmatica dd blocco esiste. Più che antitesi o divergenze fra i diversi partiti del blocco", si notano delle sfumature·. Quali sono i « dati » dei blocchi sui quali l'unanimità degli aderenti è perfetta? Primo: i blocchi ~ono inte~ventisti. Il blocco nazionale parte dal maggio 19 15 e non rinnega l'interventismo. Secondo: tutti i componenti del blocco concordano nella necessità di smobilitare lo Stato, di togliere immediatamente ogni più o meno socialistica bardatura di guerra. T erzo: tutte le voci diremo così bloccarde che si sono fatte sentire sono unaninii nelJ'affermare che le masse laboriose ·della nazione non devono essere vessate, taglieggiate o respinte a condizioni di vita peggiori. B quindi ridicolo accusare i blocchi di reazionarismo, quando nessuno,

letteralmente nessuno dei lettders bloccardi ha manifestato propositi d i strappare al p roletariato le conquiste cl1e esso ha realizzato. t!: un grottesco trucco elettorale quello cui ricorrono i socialisti e che consiste nel dare ad intendere che il trionfo del blocco· vorrà dire ritorno alle dieci ore, decimazione dei salari, eliminazione di tutta la legislazione sociale. Niente di tutto ciò e lo si vedrà dal seguito deglì avvenimenti. Non si


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torna indietro. E nessurio ci pensa: Anche per ciò che riguarda. il pro~.,. blema agrario, le · idee dei partiti componenti il blocco armonizzano. Sulle linee generali della politica interna, non c'è dissenso di sorta. Tali lince si riassumono in questo binomio: lavoro e disciplina. 1n materia di politica. estera, l'unanimità non è assoluta. Tutti i bloccardi sono esp.insionisti. Che cosa significhi espansionismo ha detto magnificamente J'on. Salandra nel discorso di Baii. Ma per ciò che riguarda la non-soluziorle del problema adriatico, le sfumature fra taluni elementi del blocco si accentua!)O. Su tutte le altre questioni non c·è divario. N on è dunque _vero che i blocchi per 1a. loro origine e composizione siano destinati a sfaldarsi la sera del 15 maggio. Le idee che i blocchi nazionali hanno agitato nel paese sono ariche una piattaforma per l'azione governativa di dom:1.ni. la missione dei blocchi non è dunque soltanto negativa ( quella cioè di sconfiggere elettoralmente il socialismo), ma è anche positiva, in quanto può fornire gli uomini atti a ·reggere il grave timone dello Stato. Come tutte le cose di questo basso mondo, così anche i blocchi non sono dovunque dei capofavori della politica. Qua e là ci sono òelle liste nomi di illustri ignoti, nomi di vecchie cariatidi o di gente compromessa. Le situazioni locali hanno avuto gran peso nella "formazione delle liste. N~l complesso, però, malgrado gli inevitabili rospi, il blocco nazionale si presenta in condizioni migliori di tutti gli altr~ partiti, sia in fatto di uomini, sia in fatto di programmi. I fascisti elettori o non elettori si accingano a compiere il loro dovere votando, incitando a votare e facendo rispettare la libertà di voto. Sarebbe g rande e degno deJla civiltà italiana che la giornata di domenica 15 trascorresse senza un solo episodio di violenza. N oi sentiamo che dailc urne uscirà la consacrazione della nostra campagna e della nostra vittoria. MUSSOLlNI

D a li Po/10/0 d'Italia, N . 112, Il maggio 192 1,

Vn1.


FIUME Il clamore clettorale che diventa sempre più alto coll'approssimarsi del giornò fatidico, non ci assorbe e non ci confonde sino al punto di trascurare o ignorare quello che si sta tramando a Fiume fra Zanella e il Go,•erno italiano. la situazione va·prospettata in chiari termini, per precisare le singole responsabilità e approntare i mezzi per la necessaria difesa. 'B. inutile ricapitolare gli episodi della recentissima storia fiumana. le elezioni del 24 aprile segnarono Ja sconfitta del blocco nazionale fiumano, nel .quale si raccogl/evano democratici, .repubblicani, naziona· listi, fascisti, popolari; tutte le· forze nazionali della città. Non è qui il caso di esaminare le cause della sconfitta, Mentre i zanellìani si accingevano a prendere possesso della città, i fascisti fiumani e triestini s'impadronirono del municipio con un colpo di mano, crearono un Governo eccezionale e dopo due ,giorni affidavano i destini della città a Salvatofe Bellasich. Resti dunque stabilito, per la cronaca e per Ja storia, che se oggi Z1.ne1la non è ancora il padrone di Fiume, lo si deve all'estremo disperato tentativo dei fascisti. Ma la situazione è rimasta incerta. Il blocco nazionale si è sfaldato; Zanella · preme perché la città gli sia concessa~ l'Italia sembra oramai decisa a permettere che si compia l'attentato più pericoloso e criminoso all'avvenire di Fiume. La manovra è combinata coi soliti trucchi. Si fa credere a Fiume e in Italia che le elezioni debbano essere ritenute valide; che di un altro appello alle urne non è il caso di parlare; che - dopo tutto! ·- lo Ztnella non è quel brutto diavolo croato che tutti dipingono. Se a Fiume non ci fossero i fascisti ogni cosa andéebbe naturalmente e sollecitamente a posto, hanno l'aria di pensare molti patrioti appartenenti alla categoria dei benpensanti. Ora i fascisti a Fiume ci sono·e ci resteranno per impedire che !'assassinio sia perpetrato e in ogni caso per poter denunciare e documen~ tare la nuova vergogna, Prima di consegnare Ia città a Zancl!a, si vuole evidentemente delimitarne i confini. I JaVori della commissione mista sono incominciati e la Stefani ce ne· dà assai parche notizie. Una cosa è chiara : eh~ noi abbandoniamo terreno e che il cerchio jugoslavo at· torno a Fiume si serra sempre più stretto. Da un'intervista concessa dall'ing. Quartieri, sembra oramai decisa la questione di porto Baross.


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Egli ha detto che, « per considerazioni d'indole varia, le truppe italiane continueranno ad occupare il territorio compreso fra Martinschizza e la Fiumara»; il che significa, commenta la Nuova Ris,ossa,· organo del Fascio Fiumano di Combattimento, che la sorte di porto Bar(?SS è già segnata. <1 Per <jUanlo si sia scritto in Italia dice la Nuov.:1 R.iicoJJa - per quante pubblica.zioni si_eno state lanciate per chiarire la posizione della Fiumara rispetto all'Eneo {Recina), si comprende che questi diplomatici da strapazzo •; ogliono giuocare nuovamente stÌll'C'<juivoco generato dalla vicinanza del corso d'acqua dell'Eneo, vero confirie dello Stato di Fiume, col canale morto della Fiwnara giacente nell'interno della città, per turlupinare un'altra volta il popolo d'Italia e crearsi qu_ell'ambiente di opinione pubblica necessario affinché la nazion_e permetta o almeno accetti la soluzione contrattata a Rapallo dagli svergognati pe!cica.ni internazionali. « Il confine della Fiumn3, lo -s:ippia l'Italia tutta e il mondo intero, vuol <lire cessione, con piena sovranità. alla Jugoslavia, della Braidizu, D elt11. e p0[l0 BarOss, che, rimanendO ad oriente Ji tale confine, di pien diritto apparterrebbero ·allo Stato vic ino ».

La responsabilità del Go\'erno d'Italia neJlo strangolamento di Fiume è dunque terribilmente specifica e manifesta. Mentre la commissione compie questo bel genere di « lavori >>, l'Ufficio stampa del Go\'ctno provvisorio di Fiume dirama un memoriale, di cui una copia è ·caduta nelle nostre mani ; e nel quale i propositi antinazionali di Zanclia e consorti sono espressi con brutale limpidità. 11 Governo provvisorio di Fiume - quello d i Zanella, Gottardi e brutta compagnia, che siede a Buccari e che sembra essersi traslocato oggi ad Abbazia (il che è altamente sintomatico!) - tende a riaprire la questione di Fiume internazionalmente invocando, « per ristabilire l'ordine a Fiume, l'intervento degli Stati dell'Intesa». Dopo a\'er ringraziato il Governo jugoslavo per « la squisita cortesia e cordialità » con la quale h_a osp itato a Buccari_il Governo p rovvisorio di Zandb, costui annuncia, e noi riportiamo testualmente, di essersi rivolto direttamente per via telegrafica : « ai Go\·erni di Francia, Inghilterra, Italia, Jugoslavia e Stati Uniti d' America per informarli della situazione a Fiume ~e pregarli di Provvedere al solle-. cito ripristinamento a Fiume di condizioni normali e du rature. I provvedimenti neces~ari p1r corueguire un sollecito e duraturo ripristinamento clell'ordine e della legalità a FiurIJ.e sono i seguenti: a. 1. Occupazione militare efficente di tutto il territorio della città ·o <listretto di Fiwne con truppe di assoluta fiducia e disciplina, provvedendo spe• ciatmente alla sorveglianz:a "dei confini per impedire ulteriori infiltrazioni di elc· menti pericolosi in linea di pubblica sicurezza. « 2, Scoglimento e disarmo dell:t milizia fiumana, che ·è una Jeg"ione di armati d i ventura quasi tutti forestieri e che non ha base legale. « ~. Scioglimento e disarmo del Fascio di . Combattimento (costituente


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

una banda di armati, in grande maggiorarua forestieri, organizzata allo scopo di terrorizzare la cittadinan.za) e dell'Associazione dei combattenti (composta di regnicoli, che hanno i medesimi fini). <1. 4. Arresto immediato e deferimento alle competenti autorità giudiziarie di 1utti i rei responsabili della distn.:zione dell'incarto elettorale e delle violenze criminali commesse a danno della vita<: degli averi dei cittadini e dalla collettività. « 5. Rastrellamento e allontanamentO ~a Fiume di tutti indistintamente gli ex-legionari non originari di Fiume e delle armi trovantisi nel territorio fiumano, giusta l'accordò di Abbaiia, e disarino <li tutti i cittadini in generale. « 6. Riconoscimento della validità dell'atto elettorale del 24 aprile anno cortt11te e garanzie pel funzionamento dell'assemblea costituente».

Le condizioni di questo memoriale sOno di una gravità estrema.· Col primo accapo si chiede, fra l'altro, l'occupazione militare interalleata della città. t:, dunque, un ritorno a due anni 'fa. Con questo memoriale zandliano tutte le maschere cadono. I tempi successivi dell'azione combinata fra Italia, Zanella e Jugoslavia sono facilmente prevedibili. Dopo . il riconoscimento del Governo di Zanella, si compirà la delimitazione dei confini di Fiume; delimitati i confini, il Governo Haliano farà quello che Za.nella chiede e avanzerà - ne siamo·sicuri - _questo alibi": che si trattava di evitare l'occupazione interalleata e forse jugoslava deJla città. li dramma fiumano non è ancora giunto al suo epilogo. fy{a è dubbio che l'Italia riesca a ricondurre sul · trono Zanella, senza scatenare altre opposizioni, senza versare altro sangue cd è soprattutto dubbio che i responsabili della nuova impresa riescano a sottrarsi al gius·to castigo. Inutile dire che noi siamo_solidali coi fascisti fiumani. l a nostra fedeltà alla città tormentata è costante e ci piace di riaffermarla ancora una volta al disopra del transitorio tumulto elettorale. MUS SOLINI

Da // Pop()/() d'lt11lia, N. 113, 12 maggio 192 1, VIII.


ALIBI Ci sono dei documenti che rivelano il piano dei socialisti. Ci occupiamo con particolare predilezione di costoro, perché dispongono delle forze maggiori; ma vigiliamo attentamente anche i comunisti cosiddetti

«puri». L'on. Giovanni Bàcci, socialista ufficiale e persona piuttosto innocua, ha manifestato in una intervista romana le più bellicose intenzioni. « Noi voglia.mo - egli ha Jichiarato - che le violenze che ora si compiono abbiano una ripercussione alla Camera e non mancheremo di. compiere, nei primi giorni della prossima legislatura, un vero e proprio atto di accusa contro il Governo, che abbiamo ragione di ritenere colpevole di connivenza coi perturbatori dell'ordine. N oi dovremo levare alte grida d'indignazione contro le presenti violenze e far sl che Ja nuova Camtta viva solamente l'attimo in cui nasce».

Se questi propositi dei socialisti non subiranno ulteriori attenuazioni,

è evidente che le prime sedute della nuova Camera saranno st raordinariamente interessanti ed emozionanti. Noi stiamo già organizzando il contrattacco e non è' escluso che all'ultimo momento ci sia dato di prendere l'iniziativa delle operazioni. Stiamo raccogliendo una terribile documentazione. Il g iorno in cui si riaprirà la Camera, ogni deputato troverà sul suo banco l'albo ·d 'oro dei caduti fascisti, con fotografie e biografie. Q uesti nostri morti formeranno la g rande scorta spirituale della pattuglia fascista. Si.imo certi di stroncare sul nascere la turpe speculazione che i socialisti vogliono inscenare. Anzi dichiariamo sin da questo momento che la stroncheremo a qualunq11e costo. ! evidente che i socialisti stanno preparandosi l'alibi della d isfatta che essi hanno mille ragioni di ritenere inevitabile. La loro malafede è manifesta. Essi non parlano più di_ Lenin, della Russia, . dei Sovièts è simili ·amenità tragiche. Per deviare l'attenzione del prolctar_iato· dal riconoscimento che la rivoluzione tante volte promessa è sempre stata regolarmente rinviata, partono in g uerra contro i blocchi nazionali, ac~ cusandoli di voler ricacciare indietro le masse laboriose della nazione. D a questo punto di vista, il manifesto lanciato dalla Confederazione G c-· ncrale del Lavoro è il . capolavoro della menzogna. « Se dalla lotta elettorale del 1) maggio il proletariato uscirà sconfitto, anche quelle conquiste che si .affermano intangibili saranno frustrate. Cosl delle otto ore di lavoro, dei. concordati di lavoro, d<>i patti colonici».


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Si p otrebbe invitare quei ~ignori della Confederazione a trovare una sola (dicesi una sola) manifestazione scritta od orale dei blocchi nella quale si siano affacciati catastrofici· e reazionari propositi. Non esiste, ma noi comprendiamo che la Confederazione ricorra a questo trucco per scuotere "l'apatia delle masse elettorali e strapparle all'astensionismo spontaneo. Si potrebbe domandare alla Confederazione del Lavoro dove va a fini~ 1a sua proclamata autonomia quando invita i suoi organizzati - soltanto in minoranza infima socialisti - a votare per i candidati del Partito Socialista. L' Avmti.' batte a tutta forza il tema della violenza e della reazione. « Vinta sul terreno delle lotte civili, gialla dei rimorsi della sua guerra, la borghesia vuole la sua rivincita col terrore e colla distruzione, col ferro e col fuoc~. Il proletariato, inerme e fustigato, massacrato nei suoi uomini e nei suoi istituti, è invitato ad accedere alle ume in un'atmos(era di coozione morale e materiale che ricorda tc·dominazioni austriache ».

Tante affermazioni; tante menzogne. Una borghesia italiana che sogni le rivincite col forra e col fuoco non esiste. l socialisti sanno che una parte della borghesia italiana - la borghesia democratica, nit· , tiana e ·anche giolittiana - ha spasimato e continua a spasimare d'amore per il pussismo. Ci sono in ltalia decine di giornali borghesi, finanziati da autentici pescicani borghesi, che hanno tra i loro collaboratori ordinari e lautamente stipendiati gli scarsi cervelli pensanti del Pus. N on è questa Ja borghesia che prepara il_ferro e il fuoco. Questa borghesia deficente non J1a che un ideale: collaborare col socialismo. Non è la cosiddetta borghesia quella che ha affrontato e sgominato il pussismo. n altra gente. Di altra razza .. Sono uomini che stanno al di sopra e al di Jà _della borghesia, specialmente di quella para:ssitaria e politica. l giornali di questa borghesia sono gli alleati naturali e logici del SO· cialismo nella sua campagna di diffamazioni contro il fascismo. · Nel fronte unico antifascista non mancano le frazioni della borghesia. Tutto questo rende più nitida la nostra posizione. Da una parte sta la vecchia Italia, colla vecchia democrazia, il vecchio socialismo, la _vecchia borghesia, la vecchia mentalità procacciante, panciafichista, calcolatrice, parla: mentare; dall'altra. sta la nuova Italia, che è di tutti i partiti e dì nessun partito. E per esemplificare: Nitti e Giolitti e Turati e il Secolo e il Pane appartengono alla vecchia Italia. Si rassomigliano e si integrano a vicenda. l a nuova ltalia è rappresentata dagli elementi che ci seguono e che vinceranno. Jnvano i socialisti muovono alfa. ricerca affannosa degli alibi. Anche se, per fantastica ipotesi, ·riuscissero trionfanti dalle urne, il responso elettorale non modificherebbe le proporzioni della loro disfatta. ~a vit-


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toria elettorale non cancellerebbe la disfatta politica. Le schede non potrebbero rianimare un partito che i comunisti « puri » hanno recen~ temente chiamato « cadaver~ putrefatto». Le urne cOndanneranno un partito che fece della violenza· una teoria e un sistema, salvo poi a rin· negarla quando le fortune ebbero un corso divèrso; liquideranno un partito che ha al suo passivo storici) la più mostruosa _delle mistificazioni spirituali che siano mai state inflitte all'anima incerta e primitiva delle moltitudini; un paftito che fu sabotatore della guerra, vituperatore della yittoria, denigratore, in ogni tempo, della nazione. MUSSOLIN I

D.1 Il Popola d'l!alitt'. N. · 114, 13 maggio 1921, VIII.


I•

[DISCORSO DI VERONA] * M11uolini ha cominciato col porgere il s110 cordiale Jaluto a Verona, la rillà che fu teaffo delle sue prime battaglie contro gli estremisti e i

cotmmi.rti. • Ha ricordato con brevi. fra.ii la .110,·ìa della 111a esp11/iione del Parli/o SocitrliJta, esp11lsion~ che segnò l'i11izio della s11a lolla senza quartiere conlro le comorterie demagogiche, amlro 1111/e le viltà, co11/ro lfl/fi i . tradimenti,' loJfrl che attra,,erso t1lla guerra liberatrice ·e nel dopO"g11erra lormento10 è au11rta àl grado di epopea, h(l Mggi11nto l'apo1eosi nel sorgere e nel dilagare dei Fasci. Interrotto da appla,ui a stento repreu i, MuSJolini ha continuato il discorso a,ra/izZando .renza pietà, ma anche senza basto lfrore, i partiti che oggi si contendono la 11illoria elellorale. Ha pa,,s1ato in rassegna cùtsamo di eui, mettendone a llfldo l'anima, mostrandone le manchevolezze, i difetti, le colpe. Ha dimostr.:110: con frtui rapide l'asuudità dell'idea com1111ùta, l';n. 1ùlst1ggine di qunto p.:1rtito; che bandisce da anni la f1uio11e dei popoli ;,, IIIJ mm1ero sempre treitenJe di l ntemazionali, senza mai gi1J11gere a ccmcrelt1re mt!/11 di preciso e di ta,rgibde. Ha demolito rapidamente, con argomentazioni fel'l'ee, il socialhmo 1J11ihtrio. Ha dimo1lrttto /'impotenze, del Ptlrlito Liberale, ormai troppo lo11ta110 dai moi fastigi del 1ecolo scorso. Con pochi colpi di maglio podermi e ben asustali, .ha I1t'o1tcttto il Partito Popolare1 che, sotto la veste della religione, lrascimmdo Crislo sulle piazze è nei trivi, ft1 fa co,uorrenza al socialismo- al 10/0 scopo di aeare clientele elettorali per i mdi mttggiorenti. Dopo pochi Jecondi di 1·ipo10, Mt1uolini_ ha pre_ro ad .illu1trare il progrttmma dei Fasci, Ciò che Muuolini hd detJo era già cot1oschtto da t111Ji. Ma dalla

• Riassunto d~I discorso elettorale pronunciato a Verona, in piaz:za dei Si-

gnori, Ja sera. del 13 maggio 1921.. (Da At1d(tàa, settimanale verone5e fascista, N. 19, 14 m:tggio 1921, I).


DAL PIUMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

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ma parola scultorea, net/e .me argomentazioni li~ pide e stringenti, le direttive programmai/Che del Fascio hanno P.re10 l'a1pe1to di . verità nuove. Il fascismo - egli ha detJo - non è un partitO. t un movimento, perché ogni giorno porta con sé un problema nuovo, un nuovo dovere. Il fascismo non è asservito a nessun dogma, rosso o nero; non combatte per gli interessi di una classe 'e di una casta, ma combatte soltanto per l'interesse sup remo della nazione. Il fascismo è contro tutti perché è con tutti. n contro la bor_ghesia parassitaria e putrida, contro gli industriali, contro gli agrari, contro il proletariato _st_esso ogni volta e sempre che l'interesse del paese, che è l'interesse di tutte le classi,_lo esiga; ogni volta e sempre che la salute della Patria sia compromessa o minacciata da una classe o da un partito. Il.,fascismo, manifestaZione sublime e stupenda di coscienze nuove, sorte e formatesi nel crogiuolo sanguinante della guerra, è un movimento che deve rinnovare l'Italia; ~ una organizza. zione di coscienze e di intelligenze, tese a raggiungere la grandezza del paese; è una battaglia dalla quale devono scaturire le soluzioni dei problemi immanenti; e, senza insegùire chimere dogmatiche, senza esaurire le sue energie vitali e creatrici alla ricerca del toccasana universale, studia e. attua i. mezzi per ricondurre l'Italia alla riconquista del mondo che una volta fu suo. Il fascismo è sopra e prima di tutto il partito deg li italiani. Il fascismo, contrariamente a quanto asseriscono falsamente i suoi nemici, che, non potendo combatterlo a viso aperto, lo aggrediscono alle spalle con la diffamazione e b calunnia, ha un programma ben definito e vasto. Affronta p roblemi di ogni genere. Problemi di ordine politico interno, di politica estera, di indole economica e sociale. Il fascismo vuole che il confine d'Italia, che storicamente ed etnologicamente è al Brennero, rimanga al Brennero. Vuole che l'Alto Adige, che fu italiano e che diventò tedesco, torni italiano. Vuole che Fiume, la città olocausta che fu salvata da D'Annunzio e dai legionari, sia finalmente annessa al· l'Italia. E tutto ciò non per uno spirito di imperialìsmo, ma per ragioni impeJlenti di espansionismo. L'Italia, popolo di cinquanta milioni, che saranno sessanta fra un ventennio, non può vivere eternamente nei suoi angusti confini senza il pericolo di soffocare e di morire. :B perciò necessario che si prepari il modo di espandersi, e questa espansione non può avvenire che nel Mediterraneo, sua culla secolare, suo dominio naturale, perché nel Mediterraneo e del Mediterraneo essi vive. Anche il problema coloniale è un problema viÌale per la nazione italiana, priva come è di materie prime necessarie alla sua vita e che · sono state acc!parrate dalla Francia e daII'Inghiltcrra. L' Italia deve :!:?.• X Vl.


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. OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ricordare che dieci milioni di cittadini della sua· stirpe sono disseminati nel mondo in nuclei numerosi ed operosi. Deve .ricordare che, dovunque essi si trovino, debbono sentire di appartenere ad una nazione potente, rispettata; hanno il diritto di sapere che, dovunque sventoli un tricolore, da chiunque si veda e si senta che l'Italia è una grande nazione. Ha chiuso il .Ill(J discorso con ima evocazione delle più grandi e più

pure glorie italiche, dim0Itr1111do che soltanto il fascismo può cond11"e />JJa/ia ai JIIOi più a/ti deJ/ÙiÌ. (i:erminato if /ungo di.ICOf.IO, è .f{()ppiatO nella piazza rm applawo scrosciante, lungo, delirante, fra i tonanti « alalà! » dei fasèisti, friJ le grida di plauso- di ventimila persone).


IL SIGNIFICATO La battaglia elettorale, che avrà il suo epilogo domani, non va sopravalutata come un avvenimento d'importanza mondiale. Non è Waterloo e nCmmeno Vittorio Veneto. Ma non deve essere nemmeno svalutata, tentando di ridurJa ad un episodio modesto e quasi trascurabile . della cronaca nazionale. Basta prendere in esame taluni elementi della situazione per convincersi che le elezioni generali di domani escono dai limiti angusti della cronaca per assumere l'aspetto e b porta:a di u~ f::.~to storico di primo ordine, E questa la prima ·vera consultazione nazionale del dopoguerra. Alle elezioni del 1919 non padeciparono infatti le popolazioni della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia, che non erano ancora state annesse all'Italia. Per la prima volta, dòpo secoli e secoli, le terre italiane dei nostri confini manderanno i loro rappresentanti al Parlamento di Roma. Fra costorO _ce ne saranno pcobabilmente degli appartenenti ad altra r~zza e ad altra lingua. 1n secondo luogo, le elezioni di domani si svolgono in atmosfera completamente diversa da quella dell'infausto novembre 1919. Allora, malgrado la vittori~ militare, le popalazioni sentivano soltanto il peso materiale della guerra finita. E, aiutando la politica suicida di un ministro, quasi due milioni di cittadini votarono per un partito, che, quando non aveva subdolamente o violentemente ostegg iato la guerra in corso, l'aveva sabotata moralmente; per un partito, che, nel suo congresso della vigilia a Bologna, aveva subissato Turati e apologizzato Lenin, e si era ubriacato, sino alla più matta bestialità, di vodka tartarica. In questi ultimi due anni la situazione si è profon~ damente alterata e qua e là capovolta. Il socialismo si è diViso a Livorno in due partiti, che sono carichi run contro l'altro. di odi politici e di furibondi rancori personali. Niente di più feroce dell'odio teologico; e ogni buon corriunista o socialista è un « teologo >> di una nuova divi~ nità : il Proletariato. Né si può affermare che socialismo e comunismo non subiranno altre crisi. N el \'ecchio Pus dest!i e sinistri si sopportano male e si detestano volentieri. N el nuovo PuJ l'armonia non è perfetta. Ci sono i temperati e gli arrabbiati; quelli che condannerebbero al rogo tutti i socialisti e quelli che sono ancora legati da nostalgie sentimentali alla vecchia famiglia e non riescono a dimenticare i bei tempi passati.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOL!Nl

! probabile che P,u vecchio e Pus nuovo si divideranno ancora, perché, dato il tracollo delJe loro dottrine, sono destinati a frantumarsi ancora nel1a pluralità fanatica, rabbiosa e onanista· <li innumerevoli sette. Nel campo sindacale, la situazione non è brillante. Gli organizzati si sbandano, disubbidiscono, se n e infischiano! Domandiamo a certi signori: sono dunque prigionieri di guerra del fascismo i diecimila operai della Fiat, che, nonostante g li scongiuri e le minacce della sacrestia comunista di Torino, si sono ripresentati alle officine firmando la famosa dichiarazione individuale ? Se la Confederazione Generale · del Lavoro vuole salvarsi, deve rendersi nettamente autonoma da tutti i partiti, nel qual caso cambierà anche il nostro atteggiamento. Detto in sintesi, la situazione dei partiti che usciranno trionfanti dalle urne nel novembre del 1919 è totalmente cambiata. Anche il Partito Popolare subirà le conseguenze della sua doppia politica, fra temporalista e bolscevica. Il voto di domani deve cons:t_crare, agli occhi della nazione e del mondo, in cifre inoppugnabili, l'avvenuta trasformazione dclJa coscienza naZionale. Per il mondo soprattutto. L'Italia è malconosçjuta all'estero e anche diffamata. I nostri lettori conoscono le ragioni di questa incom· prcnsione e ostilità. Quando non si dice che in Italia c'è il colera, si afferma però che il bolscevismo domina la nazione e che il brigantaggio imperversa. La verità è che la salute fisica in Italia è eccellente e che la , salute « morale » è ancora migliore. Le urne di domani daranno ad amici e nemici una chiara' 'solenne risposta, questa: che c'è in Italia un popolo laborioso, intelligente, prolifico, il quale ha fatto e vinto b guerra attraverso un indicibile cal· ,·ario e che, malgrado urti e bcerazioni inevitabili dopo tanto cataclisma, vuole vincere la sua pace, chiudere il periodo delle lotte intestine, rimettere-ogni par~ito nelle sue vere proporzioni, intensificare la produzione, rimuovere negli istituti politici ed economici tutto ciò cbe si è appalcsato deficen~e, espandersi pacificamente oltre i monti e oltre · i mari, essere fattore di equilibrio fra le nazioni vecchie e nuove d'Europa, -MUSSOLINI

Da. Il Popolo d'Italia, N. 115, 14 maggio 1921, VIII.


CONSOLAZIONI E CONSTATAZIONI L'At1anti! si consola. come può. I tempi sono per lui straordinariamente penosi. Dag li altari è nella polvere e pare che sia destinato a rimanerci per un pezzo. Ragione per cui si abbranca a tutte ]e tavole che gli possono galvanizzare quella tale dea, che è l'ultima a morire. Ieri l'altro, ad esempio, si compiaceva, a denti un pochino stretti, di una rinascita del Partito Repubblìcàno, al quale compiacimento l'organo del Partito Repubblicano rispondeva con poche e piuttosto scortesi parole. Ieri Jo stesso A va11t;J pubblicò una lettera di D'Annunzio sul fatto elettorale, nella quale lettera sono contenuti giudizi che si riferiscono evidentemente a noi fascisti, dei gloriosi - sì, gloriosi! - Fasci Italiani di Combattimento. Noi non siamo « i bassi domestici » di nessuno, proprio di nessuno. E meno ancora del signor Giolitti, che abbiamo combattuto e combatteremo. Noi abbiamo imbottigliato l'on. Giolitti. Lo riconosce lo stesso AvanJil, prima pagina, stesso nwneco, ·articolo di fo ndo. E ci compiacciamo che l'autore di detto articolo, che è l'avv. Dino Bonardi, renda omaggio alla verità (se così si facesse sempre, le polemiche cambierebbero stile!) riconoscendo che, se negli in~enti di Giolitti c'era queJlo di «giocare» i fascisti, il gioco non è riuscito affatto perché i fascisti hanno giocato Giolitti cd il resto. Ma Io strumento (il fascismo) - dice l'avv, Bonardi - già accennava a sfuggire dalle palme del suo maneggiatore, sino da quando si trattò di costituire i blocchi. L'ingerenza governativa fu respinta in malo modo e anche le forze costituzionali, sulle quali il presidente dei ministri pensa,•a di poter contare come su elementi fidati, mandavano a carte quarantanove--cosl il Governo come le loro teorie politiche e si sottomettevano bellamente alle impostazioni del fascismo. Il piano giolittiano era già virtualmente liquidato e si risolveva in un pieno insuccesso. Questo si chiama parlare onestamente. Riconoscere quella che è la pura e . genuina verità. Confermare quello che sulle nostre colonne fu stampato all'indomani delle formazioni bloccarde; e cioè che tutti i rimproveri si potevano muovere - più o meno giustamente - ai blocchi1 meno uno: quello dì essere giolittiani. Continuando ad illustrare


OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

il fenomeno pc:r cui la ciambella giolittiana noò. è una ciambella, il Bonardi afferma: « Per farsi perdonare il suo neutralismo, il presidente dei ministri si era genufiesso davanti ai suoi detrattori; e aveva consentito l'incendio, H delitto, la violenza senza confine sorti all'ombra dellà sua compiacenza. Oggi le fon:e della nazione, completamente restituite nella loro efficenza per merito e virtù del miniStro « democratico », si apprestano ad allungargli la pedata definitiva. E sarà . la pedata dell'annientamento. « A. pochi giorni dal giudizio delle urne, la ribellione dd massimi organi <ldla borghesia contro il capo del Governo è palese, mentre i blocchi sooo già virtualmente sbloccati e prq,arano alla nuova Camera spettacolo di deliziose lotte intestine. Non è però difficile prevedere che i più audaci eJ i più spregiudioti avranno il sopravvento e il pre:!iidente dei ministri si troverà attorno, piuttosto che la docile maggioranza che aveva sognato, UI1a folla di ribelli pronta a gettarlo alla palude».

La realtà attuale e futura è esattamente fotografata con queste parole. Per quel che ci riguarda, prendiamo atto di questi espliciti ri<'onoscimenti dei nostri più accesi avversari e li preghiamo di mettersi d'accordo fra l'articolo di fondo e la postilla alla lettera d'ammirazione. Noi ·ci sentiamo superbamente a posto. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. I O, 14 .maggio 1921, VIII.


[DISCORSO ·DI PIAZZA BORROMEO]• Ci11adi11i! Questa è l'ora tipica nelJa quale si raccolgono le vele in vista del porto, mentre le ciurme gridano «Terra ! Terra !>>. Ma non attendetevi da me un discorso patetico. lo mi vanto di non appartenere alla specie dei candidati che giunti all'ultima sera grattano con mano delicata l'arpa dei lenocini rettorici! Attendetevi da me un discorso cattivo, aggressivo

èd antielcttorale, un discorso che deve necessariamente completare quello che io ho a:vu_to l'onore di prontinziare in un'altra storica piazza milanese. Stamane l'organo quotidiano del pussismo faceva dello spirito di cattiva lega sul carattere delle nostre manifestazioni. Io, a costo di scandalizzare ancora quei signori, ripeto che mi piace infinitamente l'elemento pittocico e coreografico delle nostre manifestazioni. Mi duole

di non vedere questa sera dei razzi e delJe fiaccole, di non vedere tutto quell'apparato, che tton è superfluo, in quanto indica un dato fondamentale della nostra psicologia. Quando i comizi fascisti diventeranno assemblee mortifece di preti e di chierici salmodianti, un dìet irae impossibile, io non sarò più fascista. E comindo con l'attaccare a fondo coloro che in questi giorni fanno profèssione di purismo. In questo momento io ammetto e comprendo e ammiro il purismo in un solo uomo: parlo di Gabriele d'Annunzio. (Appia.uri t1iviuìm1). Ma quando vedo salire sulla cattedra a dare lezioni di purismo uomini che hanno trescato continuamente e perdutamente fra la banca, la sacrestia e la loggia, io sento in me tale un invincibile schifo da fa rmi gridare « Viva l'impurità!». D'altra parte Ja vita non è tutta purezza e non è tutta impurità. Capita anche al peg~ giare dei furfanti di avere un attimo di candore angelico e capita qualche volt~ ai più perfetti dei santi di rivelarsi una matricolata canaglia. Noi siamo al di sopra di questi formalismi e di queste etichette. Siamo quindi contrari alla campagna di un giornale milanese che

• Discorso pronunciato a Milano, in piazza Borromeo, la stra dtl 14 mag, gio 1921, durante un comizip elettorale del <cbJocco nazionale milanese» . . (Da li Popolo d'l111lit1, N. 116, 15 maggio 1921, V III).


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consiglia l'astensionismo (grida di « Abbauo ii "Secolo "l ») visto e considerato che non gli è riuscito il gioco di strascinarsi ancora ai piedi del socialismo politicante italiano. Né mi stupisco, o cittadini, di vedere rientrare nell'ovile i cosiddetti socialisti autonomi o indipendenti. Di indipendente non avevano più nulla; erano in realtà degli uomini per· cossi e turbati da una sola nostalg ia, che Ii ha condotti a rientrare nella vecchia chiesa. Noi invece abbiamo tagliato nettamente i ponti e non ab· biamo mai nelle nostre laboriose giornate qualche cosa che rassomigli a incertezze, pentimenti o rimpiant i. Noi siamo al di qua delJa barricata e cc ne vantiamo e intendiamo di gettare tutti i nostri colpi contro coloro che sono dall'altra parte della barricata. Ma fa. storia, nelle sue complesse vicende, nelte sue tormentose complicazioni, dà qualche volta dei risultati che non erano nelle intenzioni di quelli che si incammin:100 per una determinata strada. Se qui ci fosse il don Prudenzio del socialismo d'Italia, io vorrei dimostrargli, come gli dimostro, che l'azione del fascismo ha giovato anche al socialismo ufficiale italiano: prima di tutto perché l'ha spogliato automaticamente da tutta la caterva dei parassiti e degli arrivati dell'ultima ora, che, all'indomani dell'armistizio, si sono precipitati nella congrega del Pus (e moltissimi erano borghesi) per ottenere il lasciapassare nel mondo del bolscevismo. Tutti costoro se ne vanno precipitosamente. Abbiamo impedito non tanto al socialismo italiano, della quale cosa io me ne infischierei solennemente, ma al proletariato italiano di ripetere in Italia l'esperimento che si era rivelato. già disastroso in Russia, in Ungheria ed in Baviera. Finalmente ha ricondotto questo partito in una zona di misticismo falsamente eroico. Esso. si da queste arie di martirologio semplicemente per turlupin:i.re le masse. 1! sotto i colpi del fascismo che questi signori si sono decisi a praticare una leggera modificazione nel simbolo elettorale. Fino a ieri c'era soltanto Ja· falce cd i1 martello. Finalmente si sono accorti che nella vita, malgrado le dottrine assurde del materialismo cosidde.tto storico, ci sono degli immensi valori spirituali; si sono accorti che c'è anche ìl libro, che può essere un sillabario per le anime che cominciano, che può essere un poema mcr:tviglioso, che può fissa re la più alta delle filosofie, e può _anche essere lo spartito di una musica

sublime, (Appla11J1). Ed allora questi signori h:inno confessato che oltre al ventre c'è anche il cervello, che oltre i muscoli bruti c'è lo spirito eternamente irrequieto e sognatore. Questi signori, aggiungendo il libro al simbolo delle loro schede, hanno riconosciuto apertamente che fino a ieri essi erano st:iti dei mistific~tori, ,in buona o cattiva fede, di quella nuova


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misteriosa divinità che si chiama il proletariato. Tutto questo noi abbiamo imposto. Tutto questo noi abbiamo ottenuto. Ed ora i candidati, e voi vedete che io non ho proprio la stoffa del candidato, sono assillati da domande. Può essere un po' paradossale e grottesco di spartire la pelle dell'orso elettorale prima di averlo ucciso. Sono impegni che prendiamo con Ja nostra coscienza, non già con coloro che ci muovono delle domande. Ed allora io comincio· col dichiarare che la revisione del trattato di Rapallo è un fatto certo ed inevitabile non appena si presentino congiunture favorevoli. (Appla1m). Quel trattato_è una pagina infelice della nostra storia ed il popolo cosciente di domani non potrà non cancellarlo. I responsabili dell'assassinio di Fiume dovranno essere chiamati in causa. (Appla,m). Io non so sotto quale forma, perché non mc ne intendo di queste procedure abbastanza complicatej ma è positivo che non soltanto per l'attacco fratricida a Fiume il Governo di Gjolitti deve essere combattuto e condannato, ma anche per tutta fa sua politica interna ed esterna. Che cosa è questa restaurazione dello Stato che avrebbe operato Giovanni Giolitti? lo non la vedo. Sono forse affetto da miopia spirituale, ma io vedo invece che lo Stato continua ad abdicare. Constato che se non ci fossero stati gruppi di fascisti a pagare qualche Volta a prezzo di generosissimo sangue i loro tentativi, lo Stato oggi in Jtalia sarebbe abulico ed assente. Se la barca va un po' meglio, se galleggia, non è certo per merito dCi piloti ufficiali. Essi appartengono a quella specie di borghesia politicante che noi combatteremo, in primo luogo perché è parassitaria, e poi perché amoreggia continuamente con i nostri peggiori nemici. Che cosa pensate del controllo? Il problema del controllo va posto prima di tutto neH'ambientc italiano. In Italia si può spiegare quellO che altrove non si spiega e non si può ammettere. Vi cito un esempio palpitante di attualità. Il 6 marzo, una delle più potenti società industriali italiane, l' //vd, fa un'assemblea ed annunzia un utile di sei milioni. Non erano molti, ma denotavano una· specie di vitalità. Passa un mese e scompaiono i sei milioni. Pazienza!, direte voi. Ma il bello si è che scompaiono anche 425 milioni. Talché un bello spirito avrebbe potuto nietterc sui giornali. un avviso di questo genere: « mancia competente a quel cittadino italiano che ritroverà 425 l!Jilioni smarriti fra ROma, Piombino e Pozzuoli ». Quando in Italia è possibile una cosl solenne e criminosa sperperazione del pubblico denaro e del privato risparmio, voi sentite che i cittadini onesti debbono avere il diritto di gu;udarc dentro a questeaziende chC sembrano colossali, che .sembrano industriali, mentre sono semplicemente borsistiche. Ma il controllo, prima di essere ac(ettato, deve essere esaminato nelle sue conseguenze pratiche, Noi non abbiamo


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niente in contrario per i principi teorici: essi sono di una elasticiti fenomenale; però si tratta di vedere come saranno applicati e quali saranno le conseguenze possibili. Ora il controllo, dopo essere stato instaurato in Russia, è stato abolito. In Germania e in Austria; dove pure: vi sono repubbliche socialiste, non ha dato buone prove. In Francia e in Inghilterra non se ne è ancora p1dato. Delle aziende se ne possono avere di due categorie: · le aziende oneste, che è inutile controllare; le aziende disoneste, che è inutile tenere in piedi perché bisogna liquidarle nelJ'int~resse del paese. E che cosa pensate della burocrazia ?_ì un problema capitale questo e la nostra risposta è semplice, La nostra formula è questa: poèhi impiegati e pagati benissimo. (Vivi appla11u). Basta con questi uffici pletorici! Gli impieghi dello Stato e dei Comuni non sono congregazioni d i carità, né .debbono essere deUe agenzie ekttorali. (Applauu). Il problema della burocrazia va risolto con mano spietata e chirurgica perché la restaurazione morale e politica dello Stato è in relazione d iretta con la risoluzione del probkma burocratico. In quanto al problema militare, le nostre idee fasciste sono altrettanto schiette e semplici. Se domani tutti i popoli disarmeranno, noi che siamo H popolo più pacifico della terra, disarmeremo alfa nostra volta. Non. è nostro intendimento di caricare sw.le spalle del popolo italiano un vasto cumulo di spese militari, ma fino a quando gli altri popoli non disarmeranno, sarebbe pura follia disarmare noi per i primi (appla1m); e allora qualunque regime ci sia in Jtalia, sarà sempre necessario che Io Stato possa contare sopra un contingente di forze militari. Questo contingente deve essere svecchiato, tecnicizzato, ridotto ad tin organismo con poca gente che stia negli uffici, e con molta gente che stia nelle pakstre e nelle p iazze d'armi, in modo che la qualità pos~ sostituire l'elemento guantitativo. Ciò dicendo noi non siamo naturalmente dei guerrafondai: siamo degli uomini che non iUudono il popolo, che non gli fanno credere imminente il disarmo e la pace universale, perché_la storia d'Europa non è ancora giunta all'ultima pagina, a quella della _pacificazione perpetua, né sappiamo se vi arriverà mai! Noi siarrio degli uomini che si preoccupano delle condizioni in cui l'Jtalia oggi si trova: minacciata ad oriente d al pericolo slavo e ad occidente dall'atteggiamento ostile delle potenze che un giorno ci furono alleate. Ora, in questa condizione di cose, anche ~e per avventura domani - e questa avventura non sarà mai - ci fosse un Governo sociaJpussista, questo Governo non potrebbe fare a meno di creare il suo esercito per la d ifesa delle frontiere della p;itria socialista. Dobbiamo protestare ancora contro le manovre dei rossi e dei neri. I rossi, per spaventare le masse operaie, hanno fatto già diffondere la


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voce che jJ trionfo del blocco vorrà dire il ritorno alle dieci ore di lavoro. Questo è tipicamente falso. Uno dei candidati del blocco sono io e mi vanto di avere lanciato, immediatamente all'indomani dell'armistizio, questa parola d'ordine: << Andate incontro al lavoro che ritorna vittorioso dalle trincee». Sostenni la necessità delle otto ore di lavoro e mi ricordo che durante questa campagna molti organizzatori di leghe scrissero a.rticoli sul Popolo d'Italia. Noi non abbiamo motivo di smentire il nostro atteggiamento di allora, perché pensiamo che otto ore di lavoro produttivo siano sufficenti quanto dieci, di cui otto produttive e due non produttive. Cosl non vogliamo menomare fa legislazione sociale, Siamo orgogliosi di constatare che in questo terreno l'ltalia marcia in testa a tutte le nazioni civili, perché noi abbiamo una legislazione sociale avanzatisSima, non solo applicata agli operai delle industrie, ma anche applicata agli operai dei campi. Questa legislazione sociale rimane e deve rimanere intatta. Anzi noi vi diciamo che deve essere· migliorata, in quanto tutto ciò migliora la razza. Tutto quello che può contribuire al perfezionamento fisico e spirituale delle masse operaie, ci interessa in sommo grado, in quanto k masse operaie sono parti integranti della nazione e in quanto vorremmo inserire H progresso e il perfezionamento operaio nella storia della civiltà. Ma eccoci ai neri. In questi giorni si è fatta un'abbondante distribuzione di ,,oJantini, nei quali viene riportato un brano di una nota pubblicata sul Popolo d'Italia del 1916, Ho l'onore e il piacere di dirvi che allora mi trovavo in trincea. Ma vi dico subito anche che vedendo quella scritto lo avrei disapprovato. Io posso combattere e combatto il clericalismo, ma non intendo combattere la religione, spccia}J1lente quando è onestamente professata. Ma però avverto i preti di non andare oltre su questa strada· e di non credere di avere l'impunità soltanto perché si appoggiano al muro formidabile delJa fede cristiana. Poiché noi ad un dato momento faremo 1a necessaria selezione : distingueremo quella che è fede da quella che è politica più o meno sporca; distingueremo quella che è religione di anime semplici da quella che è speculazione di politicanti scaltriti. E allora, mentre rispetteremo la religione, picchieremo come noi soli sappiamo picchiare sugli speculatori della religione Stessa. (Applaùsi. Umi voce:« Dicono che noi faremo un'altra guerra»). t falso. t stupido. Può essere anche delinquente. Noi non possiamo inseguire e non possiamo polemizzare con tutti coloro che parlano e sparlano o con ~utti quelli che hanno la possibilità di buttare l'inchiostro sulla carta bianca e paziente, Non andremo a caccia di farfalle sotto l'arco _di Tito e diremo una frase memorabile, quella dì Giovanni Bovio: « I nemici mc Ji scelgo io e deyono essere vivi». Quando si tratta di


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individui di poco polso e 'di scarsa intelligenza, non è seria cosa scendere a polemica. Non è il caso quindi di g iustificarsi di fronte ad una accusa così balorda come è quella di volere scatenare una nuova guerra. Non abbiamo niente nelJa nostra vita recente che possa giustificare questi malvagi a diffondere tali calunnie. Noi diciamo solta nto, siccome abbiamo sempre il coraggio delle nostre opinioni, che ci vantiamo d i avere :,.,a iuto l'intervento e 1a guerra nel 1915, (Applausi viviJJhm), N on

intendiamo, anche se le folle ci fossero avverse, di ripiegare un lembo solo di quella bandiera interventista, che, insieme con un grande, con F ilippo Corridoni (appltum), abbiamo agitato sulle piazze di Milano precisamente sei anni fa in questi giorni. (Una voce: « Ed i tedeschi

dell'Alto Adige?». Proteste del pubblico). N o. Lasciate che si svolga questo dialogo fra me ed il· pubblico. M i piace moltissimo. Se non vi stancate, continueremo fino alle ore pic-

cine. L'interruttore vuole sapere che cosa io pensi dell'Alto Adige. Lo accontento subito, non senza averg li prima osservato che se egli fosse stato presente al comizio di piazza Belgioioso, non avrebbe oggi avuta l 'opportunità di farmi questa domanda. Dichiaro subito, in linea di fotto inoppugnabile, che al Brennero ci siamo e ci resteremo. Aggiungo che i tedeschi sono abusivamente nell'Alto Adige italiano. Aggiungo che se ci fosse stato un Governo meno imbeJie e meno deficcnte, i 180 mila tedeschi dell'Alto Adige sarebbero ridotti ad una cifra più modesta; e d ico anche che noi fascisti faremo il possibile per italianizzare quella regione, aggiungendo che se i deputati tedeschi verranno a Montecitorio cd oseranno parlare nella loro lingua, noi lo impediremo (applatm) perché non deve essere permesso ai piccoli gruppi allogeni di imporre alla grande nazione la conoscenza di una lingua straniera. Parleranno in italiano perché d 'altra · parte Jo sanno benissimo, o non parleranno affatto. Penso anche che il nuovo Governo e la nuova casta politica di domani, attraverso l'economia, attraverso le scuole, la politica, le guarnigioni riuscirà a rendere italiano l'Alto Adige, E semplicemente ridicolo domandare a noi che siamo tacciati di imperialisti e che siamo in ogni modo espansionisti, che cosa pensiamo del Bren nero. Pensiamo che è presidiato già da molte m igliaia di morti e d~ milioni d i vivi. La g iornata di domani è una giornata di importanza decisiva. Prima di tutto se le elezioni non avessero altra . utilità avrebbero questa: che m ilioni e milioni di individui, i quali per mesi ed anni non pensano che ai loro uffici particolari, sono travolti in questo turbine di idee. Sono martellate che g iungono sui loro cervelli, sono ondate spirituali che invadono come le strade e le piazze cosl le anime. I problemi generali trascurati durante mesi cd anni vengono più o


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meno esattamente prospettati dinanzi al popolo che ·deve scegliere i suoi rappresentanti. Quale situazione presenta l'Italìa in Europa? Dobbiamo essere ottimisti o pessimisti? Siamo ancora al crepuscolo della sera o si vede già delineato all'orizzonte il crepuscolo della nostra aurora? Io sono ottimista, Quando guardo all'Europa, trovo che se Messene piange, Sparta non ride. Stiamo male noi in Italia, ma ecco l'Inghilterra, la grassa, l'adiposa, l'opulenta Bretagna, che è presa alla gola da una crisi sociale dì acutezza enorme, la quale mette in pericolo la compagine interna e quindi la compagine di tutto l'impero; la qual cosa potrebbe determinare la rivolta di tutti i popoli del Mediterraneo dominati dall'Inghilterra; la qual cosa potrebbe anc~e determinare la realizzazione · della nostra formula: il Mediterraneo ai mediterranei. Guardiamo la Germania: eccola .uscita da una crisi comunista acutissima, E la Francia credete voi che crepi di salute? Non bisogna credere panglossianamente che tutto si svolga nel mjgliore dei modi possibili. Anche la Francia ha le sue crisi nel sottosuolo sociale e se appare più tranquilla gli è per una ragione grande e tragica: la Francia è lette· ralmente svenata dallo sforzo guerresco. E se passiamo alla Svizzera, dove la disoccupazione infuria, alla Spagna, al Portogallo, agli Stati usciti dallo sfacelo dell'Austria, all'Austria stessa, noi abbiamo- ragione per confortare il nostro ottimismo. Proprio questa sera le cifre dei cambi danno un sensibile miglioramento. Siamo sulla strada della salvezza. Io Io credo fermamente. Evidentemente la convalescenza sarà ancora lunga. I segni di questa rinascita abbondano. La stessa lotta che noi in Italia siamo costretti di combattere è una necessità. Dobbiamo rista· bilire un equilibrio. Quello che i fascisti compiono è una vera e propria rivoluzione, cioè il frantumamento di uno stato di fatto che sembrava inoppugnabile e inattaccabile. Il Partito Socialista fino ad ieri aveva la posizione dominante: ricattava i Governi e l'opinione pubblica, faceva sentire il suo peso camorristico e tirannico. Noi, andando contro questo partito, Io ridurremo a proporzioni più modeste; e ciò valga non già per il bluff largamente praticato, ma per quello che potrà sopravvenire. Tutto quello d~e vi dico questa sera è un discorso che io faccio a me stesso con schietta sincerità. Quindi accettate una raccomandazionè: la giornata di domanj deve trascorrere senza violenze. Noi fascisti non le provocheremo, Le respingeremo energicamente. Noi vogliamo che do· mani i nostri avversari possano dire che non abbiamo violentato la libera manifestazione della volontà popolare. lo credo e mi auguro che i pr()letari vadano a votare. Ad ogni modo se si astengono, peggio per loro. Ed è inutile che il giornale pussista crei uno stato di panico quando la città è tranquiIIa, quando la città tutta si dispone ad esercitare il suo diritto con animo calmo e alieno da violenze.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Preparino i socia.listi il loro alibi, ma noi prepariamo 1a nostra ri• sposta. Essi vogliono documentare le violenze che hanno subito, ma noi dorurnentercmo le violenze che abbiamo dovuto respingere; e Io abbiamo già fatto con gentilissimo e grandissimo tributo di sangue. Ed il giorno dell'apertura della Camera se quei signori avranno il coraggio di inscenare la loro turpe e macabra specul:i.zione, noi faremo trovare su tutti i banchi dei deputati di rutti i colori l'albo d'oro del martirologio fascista. E quei morti ìndimenticabiJi parleranno per noi. (Appla,m). Noi, cittadini, appunto perché siamo pochissimo candidabili, possiamo affermare che ci distingueremo in Parlamento. Faremo cessare,

essendo noi dei selvaggi e degli intrattabili, quella specie di camaraderie che accomuna tutti e che è un indice d i superficialità politica e morale. Quelli che sono nostri nemici in piazza, saranno tratta!i da nemici anche a Montecitorio. E poiché si minaccia un gesto di una certa teatralità, che consisterebbe, a quanto mi si riferisce, nel fare il vuoto intorno al primo oratore fascista, che potrei essere io, annuncio fino da questo momento, coram papula, d1e se quei signori se ne andr:inno volontariamente, molto difficilmente potranno rientrare a Montecitorio. Non abbiamo perduto la testa quand~ Je urne di Milano ci diedero l'enorme cifra di quattromila voti. Accettammo il responso con perfetta disinvoltura, Non perderemo fa. testa nemmeno nell'ora che tutti dicono del trionfo. Io non so se il trionfo sarà pieno e incontrastato; e poco mi interessa di saperlo, paiché...:.... lasciatemi fare questo atto di superbia - chi vi parla non ha bisogno di andare alla tribuna parlamentare per suscitare degli odi, per scatenare degli amori, pr:r dare una fiamma alle passioni. Qualunque sia l'esito della lotta, siatno noi vinti o vincitori, noi continueremo a camminare. Se una similitudine fosse possibile, io dovrei scegliere questa per me : sono un camminante che non ha sosta, ed è eternamente inquieto, eternamente preso dallo spasimo dell'avanzata. Noi siamo i camminanti deJla quatta ltalia. E vi si assicura, cittadini, non solo in nome dei nostri garretti d'acciaio e dei nostri capaci pol· mani, ma nel nome deIIa nostra fede, che abbiamo anche consacrato col sangue, che noi cammineremo senza sosta e cogli occhi sempre fissi ad una mèta radiosa: la grandezza della patria comune. (La chùna del vibrante diuorJO viene accolta da unO scroJcio di« ala!à! » e di appla,ni. E lutta l'anima popolttre ehe Ji Jettde e v11ole qnaJi toaare l'Moe mer'1viglioso. La piazza, ora che egli Jda, ripiomba qNasi nella solennilà di 1mtt 111/0t!tt ft.'teJtt, Non ri11q11emila persone, ma tu/M l'/Jalia è in piedi ad acclamare. M,nsolini, chiamato a gran voce Jre volte, saluta con gesto secro della mano. L'uditorio ribalza ad applaudire).


FASCISTI D'ITALIA: « A NOI!>> Se noi avessimo le perverse, bestiali abitudini dei -socialpussisti, le quali consistono nell'imbottire e mistificare i cervelli d i chi li segue, sin da ieri avremmo potuto concederci il lusso di stampare a caratteri di scatola sulle sei colonne della prima pagina questo titolo corrispondente alla genuina verità: il fascismo ha vinto! Dal complesso dei risultati parziali che ci venivano sott_o gli occhi, balzava chiaro che il fascismo era uscito trionfante dalla prova delle urne, eppure ci siamo limitati a parlare di « successo notevole» semplicemente. le ultime notizie sono tali che ci consentono di proclamare che il fascismo ha vinto in pieno la sua battaglia elettorak. Questa constatazione di fatto non ci spinge alle vette del lirismo, Non· ci esaltiamo. Prendiamo atto con soddisfazione. n oramai sicuro che dai trenta ai quaranta deputati fascisti _.:.... esclusivamente fascisti - andranno alla Camera. La cifca è rispettabile. Non è soltanto per il nwnero che ci compiacciamo, ma è per la qualità dei nuovi elettì, che suscita nell'aniino nostro le più superbe speranze. Dall'Istria, che manda alla Camera una dècina dt fascisti., tuttì exdisertori dell"esercito della «Defunta», alla Basilicata, dove i fascisti hanno provocato l'insuccesso di Nitti, in tutte le quaranta circoscrizioni i candidati fascisti occupano i primi posti. Questo dà · alle trascorse elezioni quel carattere nettamente fascista che ero. nei nostri ideali. Non si arriva a capire - quando si voglia astrarre dai metodi della propaganda e della polemica pussista - non si arriva a capire come i socialisti osino cantare vittoria. Perd_eranno non meno di quaranta seggi e vedono arrivare alla Camera quaranta fascisti autentici, di qualità garantita e collaudata in mille prove. Anche la strombazzata vittoria di Milano, quando si prescinda dai · ventimila e- più dipendenti del Comune socialista, si riduce a più modeste proporzioni. In ogni caso, il blocco na2iona]e, che supera i centomila voti> è una forza che il pussismo non può· ignorare. N on è una « quantità trascurabile » questa massa imponente di liberali, fascisti, na· zionaliSti, democratici. Quando il computo nazionale degli scutini sarà ultimato, si vedrà. che gli inni, sia pure in tono minore, dell'A vanti!, erano prematuri.


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A computo ultimato, sar:ì possibile prospettare altri elementi della situazione, Sin da questo momento si ·può affermare che il comunismo esce schiacciato dalla competizione e che il Partito Repubblicano, malgrado il suo filo.bolscevismo ultimo stile, non ha migliorato le sue posizioni. Il fatto dominante rimane sempre l'entrata in Parlamento di un folto gruppo ~i giovani e piuttosto combattivi deputati fascisti. Che cosa voglia significare l'entrata di questo gruppo allà Camera italiana lo si vedrà in seguito. La gioia legittima per la nostra vitto ria elettorale è però turbata profondamente dal sangue fascista che in questi giorni ha irrorato le piazze d 'It:dia. C'è stato un disfrenamento della efferata criminalità SO· cialista e comunista. Il metodo non è cambiato, è sempre lo stesso: il merodo dell'imboscata o dell'uccisione a tradimento. Davanti al rinnO· varsi di tali gesta, il compito dei fascisti rimane invariato : non provo· care, ma applicare la rappresaglia immediat:i e inesorabile! La nostra pagina di ieri, terribilmente documentata, dovreb~ fare arrossire di vergogna l'on. Turatì, che parlava in questi ultimi giorni di sterminio « progrornistico » di socialisti. I fascisti non hanno mli e poi mai com· piuto gesta che rassomiglino, anche da lontano, a quelle di Vercelli, di Pisa, di Mantova! Ma col sinistro buffone del riformismo italiano riprenderemo il discorso in separata sede. Daremo molto filo da torcere alle carogne parlamentari del Pus. Ora potrebbe venire il bello! Fascisti di · tutta Italia: « a noi! >>.• MUSSOLINI

Da il Popolo d'ltnlia, N. 118, 18 m.iggio 1921, VIII.


PIRRO SOCIALISTA 1 L'organo socialista è semplicemente sbalorditivo. Il suo grottesco raggiunge e supera i confini di ogni bestialità umana. Parla di vittoria, anzi di grande vittoria, e va a riscodellare per il suo gregge l'immagine della valanga, che, nelle circostanze attuali, è squisitamente assurda. Valanga è queIIa cosa, che, p artendo dalla cima di un monte, precipita a valle, « batte sul fondo e sta», ma aumentata di volume. Ora wu valanga s~ialista che comincia con 156 deputati e fin isce a 130 e forse meno, è una v:tbnga di un genere· speciale. Vittoria pussista ci sarebbe stata se gJi elettori avessero rimandato alla Camera lo stesso numero di deputati; vittoria poteva ritenersi il rimanere ancora nelle vecchie posizioni, ma gabellare per vittoria la perdita di molti quozienti è un fare eccessivo assegnamento sulla credulità balorda dei tesserati. Sappiamo : i socialpussisti avevano già preparato l'alibi in anticipo: quello delia violenza fascista. La realtà è che, salvo a Reggio, in tutto il resto d'Italia la massa votante del P11s si è recata tranquillamente alle urne, senza subire molestie. I morti della giornata elettorale e di quella successiva sono quasi tutti fascisti. Ora noi, nonostante i pencolamcnti di ccrt:i p:ute dell:.t borghesia e le ignobili lustrate di certi giorm1li come li P,1ese o il Se(()/o e altri fogli della borghesia infetta e detestabile più dello stesso socialismo, affermiamo altamente che, nonostante b lieve diminu:z:ione, Ja disfatta dei pussisti è damornsa. Entrano alla Camera dai quaranta ai cinquanta deputati fascisti. G iovani. Bellicosi. Gente· di fegato e di cervello. Alla testa di costoro c'è chi scrive queste linee e che è l'incubo della congrega miserabile che si chiama Pus. Nel novembre del 1919 il giubilo pussista non era provocat~ dal fatto che 156 fra canaglie, scimuniti, fanatici, lestofanti e pederasti andavano alla Camera. La ragione era un'altra. La vera. L'unica. Q uella d'ordine fondamentale. Mussolini aveva raccolto quattromila voti. Clamorosa disfatta. Lo diedero per morto. Suicida. A diciotto mesi .di distanza, l'annegato raccoglie centinaia di migliaia di voti a Milano ·e a Bologna. E andrà, quindi, alla Camera. E andrà a Montecitorio deciso ad ogni battaglia. I pussisti se lo troveranno dinnanzi dopo sette anni, intrattabile e implacabile come sempre. · 23. • XVl.


OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Questo turba i sonni dei vincitori. Questo turba le digestioni labonose di queIJa parte della borghesia democratica e costituzionale, che, da Nitti a Bertesi, non ha altro ideale che offrirsi e prostituirsi al Pus. Attorno a Mussolini quaranta uomini. Ci sono, fra essi, degli arditi, degli aviatori, dei combattenti, dei navigatori. Attorno a costoro verrà necessariamente a coagularsi un'altra massa. Non è già pieno di significato il fatto che in quasi tutte le circoscrizioni i candidati fascisti sono alla testa del blocco? Non è questa la prova che le elezioni hanno avuto, attraverso la compilazione delle liste·, le indicazioni della massa elettorale, il carattere nettamente fascista che er_a nelle nostre speranze? · Ed ora fasciamo che i socialisti si divertano a cantare vittoria. Il canto non esce limpido dalla strozza. C'è un osso duro che Io impedisce. Sebbene molti organi della cosiddetta opinione pubblica fingano d'ignorarlo, noi ci ritenìamo in gro.do di sentire e dichiarare che il dominatore della situazione parlamentare sarà il fasc!smo. Quello che entra alla Camera non è un gruppo. 1": un plotone omo· genco, inquadrato, disciplinatissimo. Plotone fascista di· azione e di « esecuzione ». MUSSOLINI'

Da Il Popolo d'lialia, N. 119, 19 maggio 1§":f!, VIII.


CHI HA VINTO ? A qualche giorno di distanz:i, si comincia a capire ·chi ha vinto e chi ha perso. Vincitori non sono i comunisti, i quali, del resto, hanno abb::istanza disinvoltura per ammettere la loro piena disfatta. Vincitori non sono i socialisti ufficiali, i quali perdono venti seggi. Jl loro organo canta già in tono minore. All'esalt:izione delle prime notizie, è suben-

trata una semplice, discreta e anche - siamo giusti! - umana « soddisfazione», .:u;nareggiata però dalla crisi che le lettere del 1ilosofesso Baratone documentarono al pubblico. I popolari non hanno vinto: hanno consen•ato le loro posizioni. Non possono parlare di ,1ittoria taluni partiti intermedi, alcuni dei quali non si .sa nemmeno che· fine abbiano fatto.

Chi ci sa dare notizie, ad esempio, del Rinnovamento? I liberali non possono cantare vittoria. Qualche seggio riconquistato non sigriifica nulla. Adesso, ,poi, i Jiberali denunciano il loro insuccesso inscenando la campagna contro la« proporzionale». Che la legge possa subire modificazioni, siamo d'accordo; ma abolirla, no. Quale pretesto adducono gli abolizionisti liberali? Che la legge della proporzionale giova ai partiti organizzati. E pe[ché, cari signori liberali, non decidete a darvi un;i. salda organizzazione che si irradii in tutta la penisola? Se non ne avete le forze, è segno che siete esauriti, e allora sgombrate il passo, perché - ve lo diciamo noi! - non ci ricondurrete ai vecchi sistemi. Chi ha vinto dunque e in pieno? Il fascismo. Aveva cento candidati. Cinquanta sono uscitì trionfanti dalle Urne e quasi dovunque ~a· pilista. Questo significa che la massa elettorale non ha votato per i blocchi, ma per i Fasci. Di più e meglio: L'esito delle elezioni nella circoscrizione di Verona-Vicenza sta a luminosamente dìmostrare che anche lottando da solo contro tutti il fascismo avrebbe strappato per lo meno ,« un » quozie!)-te in ognuna delle quaranta circoscrizioni. lJ Re1to del Cf/r/ino riconosce la vittoria' fascista in questi termini : « Socialisti e popob.ri si rallegrano dell'esito delle ele:zion.i, ma lo stesso fanno anche i fascisti, E tutti più o meno hlllno ragione, perché se i socialisti si trovano meno indeboliti di quanto temevU10, e se i 'popolari si rinforuno alquanto, i fascisti. per la prima volta v;l!Ulo alla Camera in gruppo compatto, che potrà coagulare intorno a sé non pochi degli elementi costituzionali più attiv'i e spregiudicati,


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OPERA OMNIA

or BENITO MUSSOLINI

« Per apprezzare dunque giustamente il risultato ddle elezioni, bisogna conçepire il fascismo come un vero partito o il nucleo di un partito. Non basta più parlare di "tendcma" ·o di ·•movimento " fascista, come si è fatto finora. Fuori dei blocchi e dentro i blocchi, i fascisti hanno lavorato con metodi autonomi e con disciplina assoluta, il che indica la tendenza a formarsi in partilo. Perciù da questo lato essi sono i veri vincitori. La vittoria dei blocchi naz.ìonalì è venuta come per forza d'inerzia, al rimorchio_ della loro fazione più audace e combattiva, quella fascista, L'elefante pigro è stato spinto avanti dal pungolo del ,ornar; ma vi ha motivo di credere che questi al più presto scenderà dal collo dd bestione e combatterà da velite, con armi proprie ed acconce. E 13. sorte dell'elefante? Speriamo non faccia la 6.ne di quelli di Annibale».

Il riconoscimento della nostra vittoria, dovuto alfa nostra formi<lab,ile organizzazione e alla nostra « assoluta disciplina» ( che è e deve essere il nostro privilegio e i~ nostro o rgoglio), è esplicito. 1vfa il Valori, che è l'autore dell'articolo, e che è uno dei pochi scrittori politici che abbiano compreso o cercato di comprendere quel complesso movimento politico e spirituale che h:1. nome fascismo, dopo avere constatato che « i veri vincitori sono i fascisti », passa ad affermare che il fascismo sarà uno degli elementi dominanti Ja .nuova Camera. « Se non ci inganniamo, la novità della nuova Gunera consisterà in questo : che la capacità. del Partito Socfa lisla di diventare partito di governo sMà ancor:2 messa alla prova, e in conJizioni t:lli da :i.vere lin ,·alore quasi decisi\·o. Inoltre questa prova sariì. fatta sotto il controllo immediato del gruppo fosdsto.. Le vicende della Jottl politica in Italia si fanno sempre più incalz:tnti; si i 1cmpi».

E, aggiungiamo noi, la s ituazione politica uscirà dal caos per chiarificarsi e definirsi. L'Avvenire d'!tei/ta fa, a sua rnlta, ammissio ni significative, come il confratello bolognese. " I fascisti salgono a Montecitorio - dice L'Avve11ire d'Italia - in un'ab. bondantc pattuglia: dai trenta ai quaranta. Innegabilmente si sono affermati bene, tenendo conto del loro carattere di movimento d'avanguar<lia. Ma sar1 interessante vedeie come si comporteranno e che cosa faranno. Troppi elemmti eterogenei e troppi "improvvisatori " portano con sé. Non è stato per esempio definito "fascista" odia circoscrizione di Romagna l'agrario-mMsone on. Man· tovani? Sarà ad essi serbata in questa legislatura la sorte incerta e divisa, toC• rata nella. passata ai "combattenti " del Rinnovamento? Il loro ingresso crea però di fronte alrEstrema sinistra una foru reattiva, ricca di combattività, che, colb destra na:cion.alista e liberale più che raddoppiata, potr:\ equilibra.re e con· tmere gli eccessi avvers:.ri ».

L'A vvenfre d'/Jrrlia non si preoccupi della nostra salute, ché è- g lielo assicuri.1.mo -

eccell~nte! II nostro _plotone sarà il più omogeneo e il


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più disciplinato e non ci toccherà affatto 1a sorte dei «combattenti»,

molti dei quali, fra parentesi, non avevano mai visto una trincea. Anche l'Epoca di Roma riconosce ed esalta la nostra « invidiabile disciplina.». « Dei partiti costituzionali sembrano, se non in prevalenza. a$.SO]uta, in prevalenza nella lista a cui hanno partecipato, i fascisti e i nazionalisti. Musrnlini è capolista della sua scheda a Milano e a Bologna; il prof. Misuri a Bologna; il c:ipicano De Vecchi ha ottenuto una notevole votazione a Torino e il ferroviere Farin:m:i. a Cremona. Essi si sono scambiati i voti, da provincia a provincia, con una disciplina invidiabile».

Dopo una settimana, si comincia a veder chiaro. Si riconosce la ve· rità. Aggiungiamo - sah•o a ritornare SLtll'argomento -che il « Gruppo fascista d'azione pJrlamcntarc » non entrerà a Montecitorio per compiere sparate beceresche, tipo vinicolo o socialista. li nostro contegno sarà estremamente corretto, ma altrettanto severo e inesorabile. Non pianteremo cagnan\ ma non ne tollereremo. O per amore o per forza (la nostra forza) il livello dell'assemblea dovrà naturalmente elevarsi. Se gli altri partiti ci imiteranno, 1a XXVI legislatura darà uno spct· tacolo nuovo negli annali parlamentari d'Italia. Sarà un'assemblea di uomini ragionanti, non una gabbia di scimmie urlatrici. O altrimenti, dopo tante commedie, Montecitorio potrebbe vedere if dromma. MU SSOLINI

Da 1/ Pbpblo d'l1nli11, N, 121, 21 maggio 1921, VIII.


1 L' ESECRANDO DELITTO DI RIMINI Bologna, 20. Stanotte, alla stazione di Rimini, mentre il mutilato di guerra Luigi PJa. tania, _decorato di medaglia d'oro e tre d'arg,mto e segretario dei Fasci di Combattimento, nella .sua quaJità di guardiasala alla stazione ferroviaria, stava attendendo al ritiro dei biglietti, venne prodjtoriamente aggredito da uno sconosciuto, che gli sparò contro tre colpi di rivoltella. Quantunque gravemente ferito, il Platania cercò d i fennare l'assassino, ma venne nuovamente colpito al cuore rimanendo cadavere. L'assassino ~ fuggito lungo la spiaggia ed è finora latitante.

e; telegrafano da Rimini : li fascista luigi Platania, mutilato di guerra, de<orato con medaglia d'oro e tre d'argento al valor militare e con altra medaglia al valor civile, venne assassinato stanotte alla stazione ferroviaria da ignoti delinquenti bolscevichi,

Noi non· contiamo i nostri morti. Non è nei nostri costumi insa:nare la speculazione sulle tombe, Lasciamo queste perverse abitÙdini ai nostri multicolori nemici. Diciamo soltanto che da lunedì à oggi, in pochi giorni, i morti eh~ il fascismo ha lasciato sulle piazze d 'Italia, dall'Istria alla Sicilia, sono oltre quaranta. Tutti giovani, molti adolescenti, non pochi comb:ittenti e decor:1ti. II fiore della nostra razl:l. Non solo sono stati uccisi, ma si è fotto lo scempio più bestiale dei loro cadaveri. In quel di Novara, un giovinetto fascista è stato trucidato sotto gli occhi della madre; a Vercelli, un altro fascista è stato lapidato e poi impiccato dietro un portone; raccapricciante è stata la fine di un operaio fascista, decapitato a colpi di scure e poi gettato in una fossa piena di borace incandescente; né si può pensare senza un briciolo di orrore al supplizio dei giovinetti fascisti colti a tradimento e tagliati a: pezzi nelle strade mantovane. E che dire delle prime due vittime, dei primi due martiri della passione fascista in Roma'gna? L'uno, l'Amici di Cesena, era uno dei giovani più stimati , della città, Ave\'a combattuto. Era stato ferito e decorato più volte. Assassinato a tradimento. :e. ancora fresca e smossa la terra che lo ricopre nel camposanto di Cesena, quando ci giunge la notizia del feroce misfatto di Rimini ! ll PJa. tania era uno dei più gagliardi ed eroici figli di Romagna, Era di un


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coraggio leggendario e di una cavalleria squisita, Apparteneva a11a Romagna dei Ruggi, dei Bruzzi, dei Baracca, dei Guarini, dei Piccinini e di molti altri che hanno scritto col sangue pagine meravigliose nella storia della nostra guerra. Non c'è da stupirsi che il Platania fosse di,·cntato <<fascista». Non è forse il fascismo la fede nella quale giurano, combatt900 e muoiono le generazioni dclJ'Italia che sorge? La prima città d i Romagna dove sorse il Fascio fu Rimini. Di qui l'odio contro il fascismo da parte degli estremisti locali. Quest'odio doveva saziarsi nel sangue. Nel sangue di colui che aveva gettato la prima semente e teneva le redini del movimento. L'assassino non ha sbagliato. Non ha mutato tattica.: sempre l'agguato, sempre il tradimento. Davanti alla tragica fine del nostro Platania, non gettiamo ?-ltre parole. Già a quest'ora cd1nions su camiom di fascisti si precipitano a Rimini da ogni località della Romagna e la rappresaglia non potrà non essere adeguata al delitto. Non si può attendere l'intervento delle aUtorità. A Pisa, chi ha nrrestnto rass:i.ssino dell'operaio fascista ? I fascisti. Non già la polizia. E allora ? Noi pieghiamo tutti i Fasci della Romagna e dclie reg ioni limitrofe di riversarsi ·a Rimini nel giorno dei funerali. Ai fascisti di Romagna e di Riffiini mandiamo, con l'attestazione del no· stro virile rimpianto, -la · riaffermazione della nostra volontà, tesa e de-

cisa a schiacciare con ogni mezzo la delinquenza socialcomunista!

Da li Popolo d'Italia, N. 121, 21 maggio 1921, VJII ( r).


« I FASCISTI SARANNO ALL'OPPOSIZIONE»* Ho rhiesto ali'a"Jttorevole capo dei fascisti un'itJtervista che egli mi ha gentilmente accordato. - Il risultato delle elezioni dal punto di vista fascista - ba detto Be11ito Muuolùzi - è oltremodo soddisfacente. Avevamo presentato al corpo elettorale cento candidati. Cinquanta di essi sono usciti trionfanti dalle u'rne. Non solo i blocchi avevano una decisa impronta fascista per via dei simboli delJe schede e degli uomini, ma i1 responso del corpo elettorale ha consacrato questo carattere fascista spingendo g li elementi del fascismo al numero massimo dei voti e strappando un quoziente anche là dove, come nella circoscrizione di Vicenza-Verona, i fascisti . hanno lottato magnificamente da soli contro tutti. Dopo il Gruppo socialista e il Gruppo popolare, il più omogeneo e il più compatto è indubbiamente quel1o fascista, che è attualmente di cinquanta deputati, ma attorno al quale potrebbero concentrarsi altri elementi affini. Nel Gruppo fascista c'è .il deputato più giovane, che è Bottai; e c'è anche il recordman del numero dei voti che si siano forse mai avuti da candidati in una elezione. Vi ricordo, senza volere con ciò fare un peccato di superbia, ma a semplice Molo di constatazione, che io ho raccolto 350.000 voti. · - Siete ancora un mo:;imenlo o tmdele a diventare un partito? - Siamo ancora un movimento, di una ampiezza però imponente. I Fasci Italiani di Combattimento sono al momento attuale circa 1400, d isseminati in tutte le regioni d'Italia, non esclusi i più remoti vil-

* Intervista co·ncessa a Il Giornale d'llalia, il 21 maggio 1921. (Da li Gior· nale d'Jtalia di Roma, N, 122, 22 maggio 1921, XXI) .. L'intervista, dettata da Mussolini {401), è pubblicata anche su Il Popola d'Jtalia "( N. 122,· 22 mag• gio 1921, VIIJ), preceduta dal seguente «cappello»: « Roma, 21 notte - Il Giornale d'Italia. di staseri, pubblica, in prima pagina, questa intervista col nostro Dirèttore. L'inten1ista ha sollevato vivi commenti e molta impressione negli ambienti della capitale. Il n ostro Direttore arriverà a Roma, assai probabilmente in aeroplano, verso la fine del mese. I fascisti romani, laziali e delle regioni limitrofe g li prepareranno grandi accoglienze. Ecco il testo dell'inter,·ista i.,


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laggi. Gli iscritti superano il totale di mezzo milione. Disponiamo di due quotidiani e di circa cinquanta settimanali, alcuni dei quali hanno tirature che potrebbero essere invidiate da molti quotidiani : ad esempio L'AJJalto di Bologna. Jndubbia!Ilente dopo i risultati elettorali il fascismo deve perfe~ionare b. sua organizzazione, sia quella politica sia quella che può chiamarsi propriamente di azione. Può darsi che diventi un partito, ma può anche darsi che il movimento continui sulle rotaie attuali. - Quale atteggiamento terrete dinanzi aJ Governo di Giolitti? - Il Gruppo parlamentare. fascista si riunirà prossimamente a Milano insieme col Consiglio nazionale dei Fasci. In quella riunione sarà precisata la nostra attitudine di fronte al ministero Giolitti. Ma io mi permetto di anticipare dicendovi che di fronte al ministero Giolitti noi saremo all'opposizione, non soltanto per ragioni di politica interna, ma anche e soprattutto per ragioni di politica estera. La politica estera del conte Sfor2a, che ha al suo passivo la pace di Rapallo, le giornate di Fiume, il sacrificio fo rse irreparabile del Monteneg ro, l'abbandono di Valona e i massacri dell'Alta Slesia, non può essere che combattuta da noi. Quanto alla politica interna, Giolitti ha al suo passivo la tollerata occupazione delle fabbriche, I~ mancata restaurazione dell'autorità statale e le ingerenze prefettizie nella formazione dei blocchi elettorali, che, qua e là, sono state assolutamente intollerabili. D 'altra parte, io penso che le · elezioni abbiano dato torto a Giolitti e che Giolitti appunto per questo non n ppresenti né possa rappresentare nessuna deUe forze dominanti della vjta politica italiana, che sono tre: popolari, socialisti e fascisti. - Quale (011tegno terrete al/1apertura de/Ja Camera? - 11 fascismo non ha pregiudiziali monarchiche e repubblicane, ma è tendenzialmente repubblicano, in ciò differenziandosi nettamente dai nazionalisti, che sono pregiudizialmente e sempiternamente moflarchici. Il Gruppo fàscista si asteccà dal prendere parte alla seduta reale. Q uanto al nostro contegno alla Camera, esso sarà, come ho avuto il piacere di dichiarare sul giornale, estremamente corretto. I fascisti rappresentano un'aristocrazia del pensiero e dell'azione. Fra i nostri deputati ci sono degli uomini di valore, non solo da un punto di vista, di rò così, pugilistico, ma anche e soprattutto da un punto di vista intellettuale. Su cinquanta deputati, quarantacinque s~no di nuova elezione, quasi tutti giovani e tutti sdegnosi di compromessi e degli equivoci in cui per troppo lungo tempo si è immiserita la vita politica parlamenta[e in Italia. Noi non provocheremo tumulti, non solleveremo incidenti, non· ci abbandoneremo a schiamazzi e interruzioni fuori di luogo. Saremo


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esempio di disciplina e di ordine> di dignità e di buona volontà di lavorare per contribuire a risolvere qualcuno dei problemi fondamentali che assillano la vita della nazione, non dimenticando in primo luogo fra questi 1a sistemazione defi.nitiva dei mutilati invalidi è combattenti in genere. Va da sé che i fascisti per questo loro contegno chiedono la reciproca comprensione. Se i socialisti e i comunisti non scenderanno a provocazìoni, i favori parlamentari si svolgeranno· nella necessaria calma. Ma se i socialisti e i comunisti tentassero, forti del loro nwnero, di iugulare la nostra voce o di sabotare i lavori del Parlamento, noi porteremo immediat.amcnte nell'aula di Montecitorio i sistemi della nostra lotta e non avremo riguardi per nessuno: Non ho bisogno di dirvi che fra i fascisti vi sono dei valorosi di terra, di mare e di cielo, degli uomini che ha.nno dimostrato in mille occasioni un coraggio straordinario. - Ma se i socùt!isti tenessero 1111 conlegno educalo e civ!le? - Se i socialisti terranno veramente questo còntegno, non è da escludersi un'ipotesi che uno scrittore di un giornale bolognese, li Resto d el Carlino, ha prospettato in questi termini: «Sul programma di tutela del lavoro e di redettzio1re dei lavoratori, i socialisti possono trovare inattesi alleati in seno allo steIJo fascismo, per il quale la conqrdsta delle masse resta ancora il problema più importante, La salvezza del ptfeie deve essere assirurata non dalla soppressione materiale di queste antitesi, ma dalla loro conciliazione nel f1mzionamento sleuo d ell'organo parlammtare ». Sta di fatto che il nostro programma sindacale è un programma che accetta taluni dei postulati immediati avanzati dalle massime organizzazioni operaie italiane, come, ad esempio, le otto ore legge dello Stato e il perfezionamento di tutta la legislaziOflc statale. Facciamo le nostre più ampie riserve sul controllo sindacale, perché l'esperienza in materia è negativa negli altri Stati e perché Io spirito classista con cui questo controllo viene doman_dato ci . mette altamente in sospetto. 'Abbiamo ragione di ritenere che più che uu ·controllo di collaborazione; aVremmo un ·controllo di sabotaggio della pro. duzione stessa, di vincolamento deJle necessarie libertà che ì capitali della grande industria . devono avere, per cui il controllo deve essere respinto. Del resto, il_ sindacalismo puro, rappresentato in Italia dal mio amico Rossoni, direttore della Cultura Sindacale, respinge l'idea del controllo. - Che cosa ne _dite della event11tJle collaborazione socialista? - Non è da escludere, specie in un secondo tempo, quando sia giunto a termine il processo di precipitazione delle idee e delle tendenze che in questo momento travaglia di nuovo acutamente il ~artito Socialista. :B evidente che la coabitazione fra quelli che implorano anc~ra


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l'ammissione a Mosca (i moscoviti) e quelli che di Mosca non vogliono più saperne, diventerà a lungo àndare impossibile. Del resto un partito r:1:on può continuamente piétiner mr plare. Ad un certo momento deve assumersi delle responsabilità o positi1,'e o negative: o la rivoluzione, o Je riforme garanti!c da una partecipazione parziale alle responsabilità del potere. Vi prego di notare, per valutare esattamente la portata di questo fenomeno, che i collaborazionisti si reclutano specialmente fra j leaders deIIa Confederazione Generale del Lavoro ed hanno quindi gran peso sulle decisioni del partito. - Che rqsa pensate della proporzionale? - - Penso che è µna campagna idiota, anche per i motivi che vengono prospettati dai suoi sostenitori. Che la proporzionale vada ·mo• dificata, siamo d'accordo; ma il principio in sé è sano e: giusto. Avan· zare l'obiezione, come si fa da taluno, che la proporzionale giova soltanto ai partiti agonizzanti, è un segno di insufficenza e di impotenza. Perché i liberali non si organizzano? Perché i liberali, alla guisa dei socialisti o dei popolari o dei fascisti, non creano un'organizzazione che abbia i suoi nuclei in .ogni parte d'Italia? O IO possono, e allora lo debbono fare; o non lo possono, e allora, dopo questa manifesta pi:ova d 'impotenza, non· hanno il diritto di voler ricondurre la nazione a sistemi elettorali a loro tempo unanimamente condannati. D'altra parte, è certo e inevitabile che la proporzionale aJJarga il respiro politico della nazione. '.E: tempo di scampanilizzarc l'Italia, è tempo di · sprovincializzare l'Italia, se si vuole che gli Italiani guardino oltre i confini e procedano sulla via di quelle aspirazioni mediterranee e mondiali senza · le quali un popolo di cinquanta milioni non è degno di civiltà e nemmeno di storia. Tanto peggio per quei deputati che invece di avere un partito avevàno una· clientela." Sono quindi sicuro che se la questione della proporzionale venisse portata in dlscussione alla C.'tmera, il Gruppo fascista voterà per la proporzionale. Non bisogna d'altra parte dimen· · ticare che la campagna per Ia proporzionale fu_ fatta e sostenuta dai Fasci di Combattimento nel 1919. - Esc/1110 l'appoggio e la ro//ahoraiione al ministero Giolitti! dove andrebbero le vostre simpatie e la eventuale voslra (o/lahcmrzione? - Ad un ministero capitanato da un interventista, che potrebbe essere l'on. Salandra, o da qualche altro uomo nuovo. Per esempio, non vedrei malvolentieri · un ministero Meda, uomq di valore, interventista a suo tempo e lontano dalle fraziòni degli arrabbiati del suo par6to. D'alfra parte il Meda è l'unico uomo che abbia dietro di sé un gruppo imponente di seguaci. lnsomma, se a un dato momento il gioco varrà la candela, noi appoggeremo e collaboreèemo anche direttamente con il


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OPER A OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Governo. Un'esclusione facciamo però fin da questo momento: memori dei danni enormi morali e materiali inRitti da Nìtti alla nazione, ci opporremo con tutti i mezzi ad una sua eventuale risurrezione. - E circa le violenze faicis/e? - Vi rispondo brevemente. Smettano g li altri e smetteremo anche noi a nostra volta. Ma poiché il risultato delle elezioni ha scatenato di nuo\'o la bestia che pareva domata, noi non possiamo a nostra volta disarmare senza esserci rigorosamente cautelati e premuniti,


DOPO L' INTERVISTA

PAROLE CHIARE ALLE RECLUTE Non sono, intendiamoci, Ie reclute che vestono il nostro gloriosissimo grigio-verde quelle a cui vogliamo rivolgere queste parnle schiette e sincere sino alla brutalità, come è nel nostro costume; sono te reclute del fascismo che devono aprire bene gll orecchi per afferrare <: r.itencrc e meditare il nostro discorso. Queste ·reclute non sono tutte de!Jc giovani classi. Anzi noi pensiamo che per i nu.ovi alla vita politii.:a, per coloro che si _affacciano per la prima volta sulla scena, questo discorso è assai probabilmente superfluo. 1 giovani ci comprendono magnificamente e non hanno gli strani timori, le curiose oscillazioni proceduristiche e formalistiche nelle quali molta gente s'impiglia e perde la propria coscienza. Molte reclute che sono venute al fascismo nd 1921 ignorano evidentemente la storia del fascismo italiano; non conoscono evidentemente le idee programmatiche direttrici del fascismo italiano e stanno pescando . dei granchi piuttosto vistosi, che non hanno proprio niente d i comune col fascismo italiano, Tutto ciò a proposito della mia intervista al Giornale d'Italia, nella quale prevedevo e sostenevo che il Gruppa parJamenta.re fascista non deve ufficialmente partecipare alla seduta reale d i ~iapertura della Camera e deve disinteressarsi dell'avvenimento. Qual~ che fascista si è dimostrato « curiosamente» sorpreso di queste affermazioni che io naturalmente mantengo e spiego, Affermazioni che sono tipicamente .fasciste e perfettamente intonate alla linea generale del fascismo. Io non sono qui a rivendicare «autenticità>> di sorta; ma non permetto nemmeno che siano alterati i connotati di quel fascismo che io ho fondato, sino a renderli irriconoscibili, sino a farli diventare monarchici, anzi dinastici, da « tendenzialmente repubblicani » che erano o dovevano essere. Quella che si svolge alla riapertura della (:i.mera, è una cerimonia squisitamente dinastica, che dà luogo a inevitabdi manifestazioni di lealismo dinastico. Si grida: « Viva il re!>>. J. fascisti gridano: « V iva l'Italia !». Il nostro simbolo non è lo scudo dei Savoia; è il Fascio littorio, romano e anche, se non vi dispiace, repubblicano.


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ÒPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Nei postulati fondamentali del fascismo viene ·respinta ogni pregiudizi:i.Je ( quindi anche quella repubblicana e la monarchica), .ma vi si aggiunge che « nessuno deve considerare i Fasci come monarchici o dinastici». Sempre negli stessi postulati è detto che i « fascisti non si ritengono affatto legati alle sorti delle attuali istituzioni monarchiche, come domani non si riterrebbero legati ad eventuali istituzioni repubblicane se la repubblica si appalesassc prematura o incàpace di garantire maggiore benessere e maggiori libertà alla nazione». Ora, di fronte al caso della seduta «reale», il disinteresse è veramente l'unico atteggiamento fascista. L'intervento con carattere di adesione sarebbe grave offesa alla « tendenzfalità » repubblicana del nostro movinlento; l'intervento a scopo di protesta potrebbe accomunarci con altri elementi, dai quali molte cose ci dividono profondamente, Non resta dunque c.:he disinteressarsi di questa formalità dinastica. O le parole hanno un senso o non ne hanno alcuno; ma se la frase « tendenzialmente repubblicano » significa qualche cosa, significa che - per lo meno - non si può decentemente aderire a manifestazioni d'ordine dinastico. Altrimenti dove va a nascondersi la nostra « tendenzialità repubblicana»? Le reclute nuove, quelle che sono venute, in buona o mala fede, a deporre le loro uova nel nido caldo e ardente del fascismo italiano - noi gliele romperemo le uova e qualche cos'àltro, se sarà del caso ! non conoscono la storia del fascismo. Non sanno niente delle tre grandi adunate regionali, nelle quali il fascismo si è dato - checché ne dicano i faciloni e gli imbecilli - una fisionomia e un programma ideale. Ecco che siamo costretti a compiere la più noiosa delle nostre funzioni·: sfogliare la collezione del giornale. '.t necesslrio. ! inteiesSante. istruttivo. Può esseie convincente. Ridarà la quiete a talune coscienze alcun poco turbate. N ella prima adunata costitutiva dei Fasci Italiani di Combattimento, quella tenuta a Milano nel marzo del 1919, chi ha l'onore e il piacere di buttare dell'inchiostro (e anche delle idee !) su questi- fogli si espri· meva in senso molto tendenzialmente repubblicano. Ecco le idee a~torno aJle quali si raccolse l'unanìmità di quelli che furono i pionieri del fascismo italiano. « lo ho l'impressione - diceva allora Mussolini - che il reg ime· attuale in Italia abbia· aperto la successione. C'è una crisi che balza agli occhi di tutti. Abbiamo sentito tutti durante la guerra l'insufficenza della gente che ci governa e sappiamo che si è vinto per le sole virtù del po· polo italiano, non g il per l'inteIJigcnza e la capacità dei dirigenti. « Aperta la successione del regime, noi non dobbiamo essere degli imbelli. Dobbiamo agire. Se il regime sarà superato, saremo noi che

.e


DAL PRIMO CONVEGNO. DE! FASCI, F.CC.

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dovremo occupare il suo posto. Perciò creiamo j Fasci, questi ·organi di creazione e agitazione capaci di sc~ndere in p iazza a gridare : " Siamo noi che abbiamo diritto a_11a successione perché fummo noi che spingemmo il paese alla guerra e lo conducemmo alla vittoria ! « Dal punto di vista politico abbiamo nel nostro programma del!e riforme: il Senato deve essere abolitò. Mentre traccio questo atto di decesso devo però aggiungere che il Senato in questi ultimi tempi si è dimostrato di molto superiore alla Camera. (Untt voce: " Ci voleva poco! "). . · « :E vero, ma quel poco è stato fatto. Noi vogliamo dunque che quell'organismo feudale sia aboJito; chiediamo il suffragio universale, per uomini e donne'; lo scrutinio di lista a base regionale; ·ta rappresen· tanza proporzionale. Dalle nuove elezioni uscirà un'assemblea nazionale alJa quale noi chiederemo che d~ida sulJa forrrut di governo dello Stato italiaoo. Essa dirà: repubblica o ·monarchia, e noi che siamo stati sem• pre tendenzialmente repubblicani, diciamo fin da questo momento: repubblica ! Noi non andremo a rimuovere i protocolli e a frugare negli archìvi, non faremo il processo retrospettivo e storie,) alla monarchia. L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rap· presentanza diretta dei $ingoli interessi, poiché io, come cittadino, _posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità· professionali. « Si potrebbe dire contro questo programma che Si ritorna verso le co!porazioni. Non importa. Si tratta di. costituire dei Consigli di categorie che integ rino la rappresentanza sinceramente politica. « Ma non possiamo fermarci su dettagli. Fra tutti i problemi, quello che oggi interessa di più è di creare la classe dirigente e d i munirla dei poteri necessari. « :E: inutile porre delle questioni più o meno urgenti se non si creano i dirigenti capaci di risolverle ». Dunque: costituente e repubblica ! Ma poiché la crisi che si veniva delineando minacciava di sboccare nel bolscevismo, noi, giustamente pen· sosi soltànto del destino della nazione, non già dei nostri programmi, virammo piuttosto a destra e mettemmo un po' di sordina a quelle corde. Ciò non di meno, pochi mesi dopo, nelJ'ottobre_, a Firenze, in una grande adunata nazionale, il fondatore del fascismo teneva un discorso, in cui, a proposito del regime, si esprimevà in cotal guisa : « E veniamo alle nostre cose. Noi siamo degli antipregiudizialisti, degli antidottrinari, dei problemisti, dei d inamici; non abbiamo· pregiudiziali ·né monarchiche né repubblicane. Se ora diciamo che la monarchia è assolutamente inferiore al suo compito, non lo diciamo certo in base ai sacri trattati. Noi giudichiamo d_ai fatti e diciamo: in questi mesi


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di settembre e di ottob:e si è fatt;1 .in Italia più propaganda repubbli-

cana che non si fosse fatta negli ultimi cinquant'anni, perché qwnclo la monarchia chiama al Q uirinale G iovanni Giolitti (grida as;ordanti di " A bb11JI0 Gioliui! ");quandola monarchia mantiene al potere quello che ormai passa bollato col marchio d'infamia trovato ' a Fiume; quando essa scioglie la Camera e tollera dle N itti pronunci un discòrso in cui si fa un chiaro appello alle forze bolsceviche della nazione; quando essa tollera al potere un uomo che non è Kerensky, ma Kàroly; quando infine ratifica 1a pace per decreto rt'llc, allora io Yi dico chiaramente che il problema monarchico che ieri non esisteva per noi in linea pregiudiziale, si pone oggi in tutti i suoi termini. La ffionarchia ha forse compiuto la sua funzione cercando ed in parte riuscendo ad unificare l'Jtalia. O ra dovrebbe essere compito della repubblica di 'unirla e decentrarla reg ionalmente e ·sccia!mente, d i garantire la grandezza che noi vogliamo di tutto il popolo italiano>>. Queste idee r:iccoglievano l':idcsione unanime di tutta i'assemb!e:1 senza eccezioni. Queste idee noi' ritroviamo nell'acuta, fortissima relazìone che sul « problema del regime» sten deva l'amico Cesare Rossi per l:i seconda adunata nazionale dei Fasci tenutasi a Milano precisamente un anno fa. Anch'egli respingeva ogni pregiudiziale e respingeva l'idea che si dovesse fare una rivoluzione · ( che sarebbe stata, specialmente allora, un terribile salto nel buio) per abbattere il regime mona rchico, ma riafferm:iva però nettissima.mente lo spirito tenderizìalmente, spirituaJmente repubblicano del movimento fascista. « Così nei .riguardi dei problemi politici eJ istituzionali - diceva RoHi non ci srntiamo legati a nessuna fonna precisa. Se il grido evocatore <!ella re• pubblica· significa fedelt~ ad un nome e ad un'idea tradizionale che ha sempre in6amm::at::a la nostra fede, per mio conto l'ac-ceuo, anche perché io particolarmfflte noo ho m~i creduto né alle virtù né alle glorie di casa Savoi:i. ».

Con questi chiarissimi precedenti· storici e ideali, .il caso di partecipare o meno alla seduta reale non deve più turbare le coscienze di chi sia veramen te fascista nell'ani ma e oon soltanto nella tessera, L'astenersi dalla sedut~ reale non impegna certamente il fascismo ad un'azione ·antimonarchica. Per questo ci sono i repubblicani. L'astensione fascista è un gestO di pura e semplice coerenza. Partecipando alla seduta reale, saremmo in sospetto ai momrchici e ai repubblicani. I primi potrebbero chiederci : se siete monarchici e dinastici, perché avete inciso nel vostro programma che siete tendenzialmente rcpubblic:1ni ? I secondi, a loro volta, potrebbero domandarci: se siete tendenzialmente repubblicani, p er quale motivo p:1rtecipare a una cerimonia dinastica? Siamo certi che il fascismo parlamentare si orienterà su queste idee.


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L'enorme massa dei fascisti - e c'è l'unanimità fra quelli delJa vigilia - le condividono. Comunque io sono disposto a sostenerle contro tutti. Non è permesso di predicare in un modo e praticare in un altro. Se per avventura queste mie idee non incontrassero l'apprOvazione del fascismo, non me ne importerebbe affatto. Io sono, un capo che prcced.e, non un capo che segue. Io vado - anche e soprattutto - contro corrente e non mi abbandono mai e vigilo sempre, in ispecie quando il vento mutevole gonfia le veJe della mia fortuna. MUSSOLINI

D:i. Il Pof>O/o d'Italia, N. 123, 24 m:..ggio 1921, VIU.

24, • XVI.


[DOPO L'INTERVISTA] I commenti deila stampa .romana aU'intervista del Giornale d'llalia . meritano qualche linea di chiarimento o di replica. Cominciamo dal giornale che ha ospitato l'intervista e che mostra di aver afferrato qualche demento essenziale dell'azione fascista: il pragmatismo, ad esempio. l'esperienza recentissima dimostra che i partiti valgono in quanto sono organizzati. Ora noi non· condanniamo a morte il Partito Liber.:i.le; diciamo soltanto che se vuol vivere, deve cess.ire di essere una nebulosa per diventare finalmente un'organizzazione. Noi non vogliamo rimorchiare e meno ancora essere rimorchiati da gente che sembra eternamente colpita da paralisi, salvo i risvegli elettorali, che durano al massimo due settimane. Il Partito Liberale ha un'organizzazione che possa competere con quella popolare, socialista o fascista? No. ·Ragione per cui deve subire le conseguenze di questa sua inferiorità e deficenza. DeJ reSto il fascismo è l'erede della più qualificata scuola di liberalismo: quelJa di Manchester. Non è il fascismo che grida oramai da due anni: abolite lo Stato economico, demolite il collettivismo di Stato, ridate la libertà economica alla nazione, 6nitela con gli assurdi monopoli, ecc.? Quanto alla Tribvna, aJl'Epocd, all'Idea Nazionale,- che dissertano sul. no~tro <<repubblicanesimo>>, Ii rimafldiamo al nostro articolo di fondo. Non sappiamo se tuth i nomi dei deputati fascisti citati dai pre· detti gìornaJi parteciperanno .i.Jla seduta reale. Noi crediamo di no. N el fascismo l'elasticità dcglì atteggiamenti non può e nari deve. giungere sino al funambolismo. Senza contare che i deputati portati dai Fasci osserve_ranno le regole della disciplina come· in nessun altro gruppo. Come sarebbero ridicoli- dei monarchici, anche soltanto tendenziali, che partecipas~cro ad una cerimonia repubblicana, cosl sarebbe inopportuna fa partecipazione ad una cerimonia monarchica di gente che da ben due anni si professa tendenzialmente repubblicana. Da Il Popolo d'/111/ia, N. 123, 24 maggio 1921, VIII (-r).


FERRARIN, ALA FASCISTA, IN VOLO SU BELGRADO Riceviamo da Belgrado il seguente telegramma dal nostro amico Fer· rarin, asso dell'aviazione, ala tricolore e fascista : Be/grdào-, 23 , Stamane il ncstro tricolore salutava dal cielo la grande metropoli serba accolto con schietta amicizia·. Proseguo per Bucarest. Ossequi. F eRRARIN

Salutiamo l'asso Ferrarin, che, in cielo lontaéio nebuloso e straniero, ha trionfalmente portato ancora lo splendore del tricolore italiano. L'ala nostra, l'ala fascista, ha sorvolato sulla capitale serba, superba ed ammonitrice. E laggiù, e verso altre mète ancora, più lontane e più straniere, essa sorvolerà sempre, ovunque portando i1 segno della nostra potenza, del nostro coraggio, del nostro genio. A Ferrarin, gloria italiana e fascista, « alalà ! ». Da 1/ Popolo d'ltalfo, N. 12}, 24 maggio 1921, VIII ( o, 34) .


INTERVENTO CHIRURGICO DovrC'bbe verificarsi questo caso straordinario: un movimento politico - e non soltanto di pestaggio - si proclama, attraverso decine di adunate nazionali e regionali, << tendenzialmente repubblicano » e contrario _a tutte le pregiudiziali, non esclusa quella monarchica; poi, quando si tratta di manifestare nella forma più corretta, meno d amoros:i, la sua « tendenzialità », ci sono deputati fascisti e fascisti ddl'ul. tima ora i quali arretrano davanti a questo gesto come se si tratt1sse della più spaventevole delle catastrofi:. t ridicolo e assurdo. Crediamo che in nessuno dei · mille gagliardetti che simboleggiano la passìone fa. scista ci sia la croce sabaùda. Non ci risulta che il fascismo abbia mai partecipato alle celebrazioni, putacaso, dei genetliaci reali. Jl fascismo è, in fatto di regime, al disopra della monarchia e della repubblica. Considera queste speciali forme di istituzioni politiche non già << sotto la specie dell'eternità>>, ma dal punto di vista delle contingenze storiche. Per i pr.egiudiziaioli della monarchia, questo è il regime perfetto, buono per tutti i popoli e per tutti i tempi; per i pregiudiziaioli della repubblica, che cadono nello stesso errore assolutista dei monarchici, il regime perfetto è quello dcila repubblica. La storia di ieri e di oggi ci mostra 1a fragilità di queste concezioni. Ecco perché i fascisti resp ingono la pregiudiziale monarchica e quella repubblicana e si riserYano .Ja più vasta Iàtitudine d i atteggiamenti. Se il fascismo è monarchico, non è più fascismo; se il fascismo è rep ubblicano, non è più fascismo. Repubblicani e monarchici vadano nei loro partiti. Per la stessa ragione per cui il fascismo non h a preso parte a manifesta_zioni repubblicane, no n deve prendere parte a manifest:i2ìoni monarchiche o dinastiche. l! tempo di chiarire certe posizioni; è tempo di definirsi: il fascismo non è ·una specie di attaccapanni, al quale ognuno appende i propri indumenti. L'astensione dalla seduta reale è un atto di correttezza e anche di saggezza politica. Chi gli attribuisce moventi misteriosi, è un prodigioso imbecille. Chi, da questo atteggiamento fascista, vuole arguire che it fascismo sposa la causa repubblicana, rivela la più lamentevole incomprensione politica. Non intendiamo sostituirci al Partito Repubblicano, ma non inten-diamo · nemmeno dì genufletterci dinan2i al trono. Questo i fascistì Io


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faranno dopo che avranno dichiarato di accettare l~ preg iudiziale monarchica, dopo che saranno diventati « partito mo narchico >>, unico sistema, forse,· p er dare vita e vitalità rigogliosa a un Partito Repubbli· ·, ano. N oi abbiamo il vago. dubbio che il ·re stesso - in fondo in fon do apprezzi più il nostro atteggiamento di uomini liberi, che non il plauso dei suoi cortigiani di vecchia e di nuova maniera. Nessuno dei quali sarebbe disposto a morire per lui, come nessuno h a avuto il coraggio di affrontare - a prezzo di sangue - l'idra bolscevica. Ma io, e qui parlo in prima persona, ho voluto fare intenzionalmente Ja nota affermazione, perché volevo gettare u n sasso o ·iniziare addirittw:i: una sassaiola contro parecchi ranocchi, più o meno verdi e crocidanti, che ho visto affiorare laddove il magnifico fiume della giovinezza fascista minaccia di stagnare nel morto padule della conservazione e dell'egoismo. S tempo d'affondare i coltelli prima che il « lardo» della sodd isfazione beata e beota minacci di paralizzare quella: che fu la magnifica caratteristica del nostro movimento. Come nel dicembre del.1 919 accadde al Pm, così - fati.lmente ! - è accaduto a noi. N el fascismo sì sono na..scoste delle « indite ~Yiltà >> di gente che aveva paura degli altri e paura di noi; si sono insinuati nel fascismo egoismi rapaci e refrattari ad ogni spirito di conciliazione nazionale_e anche non mancano coloro che del prestigio della yiolenza f:iscista si sono serviti per i loro miserabili calcoli personali o che la Violenza intesa come mezzo hanno tramutato in violenza fine a se stessa. Malgrado centinaia di articoli e decine d i discorsi, alcuni dei quali memorabili, c'era gente che coòtinuava a dipingerci come quello che non siamo e non siamo mai stati; gente che sotto l'etichetta fascista contrabbandava j liquidi più equivoci e utilizza\•a1 • ai fini non della conservazione della civiltà nazionale, ma del p roprio tornaconto personale, il generosissiffio sangue versato dalJa gioventù fascista in tànte piazi:e d'Italìa. E allora io mi sono detto che bisognava strappare con un gesto clamoroso almeno qual· cuna delle troppe maschere che amici inintelligenti o nemici in malafede avevano, in vari tempi, appiccicato al gagliardo g iovane \•alto del fascismo italiano. · n forse la prima volta che in Italia il capo di un movimrnto cscr· cita, come faccio io in questo momento, il diritto di c(itka in modo cosl acerbo e, si potrebbe aggiungere, cosi spietato. G li è che noi, prima di dire la verità agli altri, la diciamo a noi stessi. In questo coraggio è il sigillo della nostra aristocrazia. In .ciò è il vero segno « distintivo >) del movimento fascista : il coraggio di gua rdare in sé, e quello non mi• nore d i infisc hiarcene del successo. Se il movimento fascista non avesse 3.ncora ragioni formidabili di vitalità, noi cì risparmìeremmo questo discorso; ma il movimento è forte, g randeggiante, luminoso. Bisogna Ji.


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OP.ERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI ·-

berarlo dalle scorie, dai profittatori dell'ultima ora, dalle farfalle che sono accorse attorno alla nostra 6am.ma, da tutti coloro che fiutano l'aria del successo e vanno e vengono a seconda dei casi. Il fascismo, che fu concepito come una milizia, deve rispettare la linea della ·sua coèrenza spirituale. Esso non è la guardia di. Sua Maestà Vittorio di Savoia, o Ji Sua Maestà il Proletariato, o di Sua Maestà la Cassaforte; esso - ripetiamolo ancora una volta! - non è la guardia di caste o di·dassì, . ma della nazione, intesa nel suo complesso politico, economico, morale e nel suo divenire. Questo era ed è il fascismo. Tutto il resto è mistificazione o inganno. Fascisti della vigilia, fascisti dell'azione, difendete il fascismo! MUSSOLINI

. Da. Ii P() poio d'Italia, N. 124, 25 ma.g8io 1921, VJII.


DOPO L'INTERVISTA

TERZA E NON ULTIMA PUNTATA Alti clamori si levano dalle disorieOtate turbe ·bloccarde ! Accanto agli articoli ponderosi dei cari colleghi della Per1everanza, i quali si erano creati un Mussolini per loro uso e consumo personale, su figurino vecchia. consorteria milanese, ceco Je lettere anonime degli elettori savoiardi, che riverrebbero indietro - gli strozzini! - il loro voto preferenzia le. Non mai si è visto· spettacolo più buffo di questo strepitare di mandre liberali e democratiche, che fingono una sorpresa mentre altri fermenti meno nobili - fermenti di gelosia e di invidia - "inquietano la loro oscura coscienza. Ma di che si sorprendono, aila fine, questi signori? Della loro stupidità? Hanno ~orto. Perché essa è palese ad oc11/os, come si diceva in altri tempi. · 1a sì che avrei ragione di sorprendermi, se non fossi già premunito abbondantemente contro siffatta specie di contrattempi spirituali. Io sì che avrei diritto a qualche moto di sorpresa, vedendo oggi fra gli sfegatati realisti uomini che nel dicembre avrebbero gettato la mona[chia neJie acque del Carnaro. La linea della mia condotta politica è perfetta. Sfido chiunque a trovare in questo giornale, prima, durante e dopo la guerra, qualche cosa che anche da lontano rassomig li a un atto di adesione alla dinastia. La parola « re » non è mai stata stampata colla maiuscola su queste còlonne. Le cerimonie reali non hanno mai avuto spazio soverchio. Il cenno di cronaca e basta. Quanto ai comizi elettorali, tutti possono dire che vi ho partecipato dando prova di una strafottenza completamente ig nota ai candidati di altra misura. Ho tenuto due discorsi nelle pi~ze di Mìlano. Non ho cercato voti. Non ho esaltato il blocco. Mi sono anche discretamente infischiato del medesimo, tanto che io non ho mai letto sino in fondo la lista bloccarda dei nomi. Nei due discorsi milanesi non ho avuto - è vero - accenni repubblicani, malgrado un costante richiamo all'insegnamento «morale» dì Giuseppe Mazzini; ma non ho àvuto nemmeno vagamente accenni di adesione o di simpatie realiste.


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OPERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI

signori bloccardi che protestano, che assumono quelle :1riç_ tra ieratich!! e burlesche di padreterni incocciati, che fanno cadere i loro saggi ragionaci dall'alto, come se si trattasse di profondi pensamenti e non invece di qualificate «fesserie», J1anno assolutamente torto: Si ripromettevano, forse, di avermi _chiuso nella gabbia dei loro voti preferenziali? Credl:vano forse di aver sepolto il vero Mussolini - quello di ieri, quello di oggi e quello di domani - sotto la valanga delJe -loro schede? Io ero il candidato dei Fasci,, Sono il deputato dei fascisti miJanesi. Da loro ho ricevuto il mandato. A loro lo restituirò, quando e se Io vorranno. Non ho conti da rendere al «blocco». :B. piuttosto il « blocco » che ha dei conti da rendere a me e al fascismo. E li faremo questi conti. Non è detto che le « spedizioni punitive » debbano sempre avere per mèta i circoli buiosi del Pus. C'è una parte della borghesia italia~a - infetta e miserabile - che affida il Secolo a Missiroli e. il Tempo a Ciccotti Scozzese, universalmente conosciuto come l'uomo più spudornto che circoli in Italia; che si accoda a Nitti e volatilizza, nel volger breve di una luna, centinaia di milioni del pubblico e sudato risparmio; che, insieme col socialismo, mangia a piene ganasce nelle greppie dello Stato. 1:: la. borghesia che noi cureremo col piombo e col · petrolio, in quanto, come e forse p iù del socialismo, è nociva al pro· gresso ·della nazione. Quale labilità di memoria affitggc questi bloccardi, i quali fanno gli scandalizzat i semplicemente perché i deputati fascisti (diciamo f?,scisti!) non intendono partecipare ufficialmente a una cerimonia dinastica! Ep· pure chi ha, difendendo l'esistenza della nazione, salvato anche la Jinastia? Nei dieci primi teri:ibili mesi · del dopoguerra, quando Je turbe estremiste, gonfie di rancori e cariche di randelli, straripavano tempestose per i selciati cittadini e grìdav300 « Viva Lenin! Abbasso il re! », siamo stati noi -a fronteggia rle e a sgomi!'larle. Non sarebbero bastati g li articoli della veneranda Perseveranza e nemmeno le prose di altri giornali. più o meno europei a frenare la marea, che, se trionfante, avrebbe in primo luogo sommerso e bandito la dina.stia. D avanti alla imminenza e alJa gravità del perkolo, noi fascisti abbiamo dimenticato la ·triplice amnistia ai disertori (ed erano ancora fresche di sangue le trincee del Grappa!); abbiamo chiuso nel nostro cuore il grido di rivolta per il Montenegro sacrificato; per Fiume assassinata; e non abbiamo voJuto che la nostra indignazione avesse larghe risonanzè quando nel castello di Agliè, con una insolente esibizione di elllli prussiani, si ferivano i sentimenti più intimi del popolo italiano, che non aveva ancora asciugato le lagrime per. i suoi morti. ~oi non abbiamo fatto il processo alla monarchia, nemmeno quando


DAL PRlMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

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molti monarchici non ci nascondevano la loro rivolta. E non Io abbiamo fatto, perché pensa\.'afT10 e pensiamo che llll cambiamento di regime non è cosa da prendersi alla leggera. Pensiamo anche che sino a quando la cornice contiene. il quadro, è pericoloso spe-aarla. Guardia,Jlo soprattutto alla nazione e riteniamo che in questo momento non si debbano complicare le situazioni, ma che si debba invece tendere al ristabilimento sollecito dell'equilibrio nazionale. Notiamo soltanto che le artificiose scalmane monarchiche di questi giorni nuocciono e non giovano alla monarchia. Ma questo non ci riguarda. Non . intendiamo, in q'uesto momento, e Io ripetiamo per l'ultima volta, sposare la pregiudiziale antimonarchica. lasciamo tale compito al Partito Repubblicano, che esiste per questo. .Ma non vogliamo nemmeno, non permetteremo mai che il fascismo diventi da ·un giorno all'altro savoino, que.l fascismo che nelle elezioni del 19 19 ebbe il coraggio dj affermarsi per la .Costituente. Tutto ciò è lontano e può essere superato, ma non si chieda a noi piU di quanto onestamente ci sentiamo in grado di dare. la monarchia ci deve molto, perché senza la nostra battaglia antibolscevica chissà quale ·corso avrebbero avuto gli eventi, Nei tempi in

cui ci si batteva nelJe strade, quasi tutti i savoiardi attuali si nascondevane nelle più recondite cantine e molti di loro erano già rassegnati alla

« repubblica » ( diciamo « repubblica dei Sovièts »). Adesso che cosa si vuole da noi? Che sì cancelli con un colpo di spugna.... elettorale tutto il no:.tro passato? Bestialità e follia. Il fascismo non si getta ai piedi del re, _perché il re non s'identifica con l'idea di Patria. Nella biennale storià del fascismo non , ·e niente che giustifichi la sorpresa più o meno sinceramente indignata dei bloccardi. Non un articolo. N on un discorso. Non un gesto. Potremmo ricordare che l'organo ufficìale dei Fasci di Combattimento ha subito e deve subire un processo per avere inneggiato, co11111/ e Nìtti, alla repubblica. E molte altre manifestazioni pohemmò rievocare a conforto della nostra tesi. Ci limiteremo a quella che in ordine di tempo è la più recente e la più solenne. L'S maggio, io ho assistito al giuramento dei battaglioni fascisti della Lomellina e rare volte mi è accaduto di vedere gioventù più gagliarda. Ebbene, nella formula letta dal colonnello Mag naghi, non si accenna nemmeno vagamente alla monarchia o alla dinasti.a : Si parla di una fedeltà assoluta a « una santa causa, chC' è la causa d'Italia>>. Italia! Ecco il nome, il sacro, il g rande, l'adorabile nome, nel quale tutti ì fascìsti si ritrovano. N essuno può giurare che la causa d'Italia sia necessariamente legata alla sorte della monarchia, · come pretendono


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OPERA OMNIA DI 81:NITO MUSSOLINI

i nazionalisti, o alla istituzione della repubblica, come credono· i repubblicani. L'avvetlire è incerto e l'assoluto non esiste. Ecco pcRhé ripudiamo le camicie di Nesso delle pregiudiziali che non ci consentono di agire liberamente sul terreno mobile e complesso della vita e della storia. MUSSOLINI

D~ Il Popolo d'/Jalù1, N. 125, 26 maggio 1921, VIII.


IL FASCISMO SI ORIENTA....

LA COMPLETA SOLIDARIETA DELLA COMMISSIONE ESECUTIVA DEL FASCIO MILANESE La Commissione esecutiva del Fascio riunitasi ieri sera, presa visione delle polemiche svoltesi sui g.iornali e riflettenti la recente intervista avuta dall'on. Mussolini con il Giornttle d'Italia, dopo ampia discussione, ha votato i seguenti ordini del giorno: . ' <i A Benito Mussolini, creatore ed animatore del nostro movimento, che all'indomani d i un successo elettorale ha avuto il coraggio e l'ardire di richiamare il fascismo alle sue fondamentali, primitive e non mai smentite linee proRrammatiche e di evitare tentennamenti e compromessi voluti da elementi opportunistici infil tratisi nella nostra organizzazione, la Commissione esecutiva del Fascio M ilanese~rivolge il Suo plauso e gli riafferma la sua devozioni!' immutata cd immutabile». « A quei fascisti che credono con minacce di dimissioni di impedire o Ji ritardare il nostro cammino, la Commissione esecutiva del Fascio Milanese cli Combattimento ricorda che fascismo. significa "Italia" e non interessi di caste o di istituzioni trans\t~rie ».

La fraterna ed entusiastic.:a solidarietà della Commissione esecutiva del Fascio Milanese ·mi torna assai cara, ma non mi sorprende. Già ieri sera i comandanti di molte squadre fasciste, in nome dei gregari, che sono i rappresentanti della più animosa gioventù ìtaliana, vennero ad attestarmi la loro incondiziOnata solidarietà, decisi a tutto. I documenti di questa solidarietà di uomini sempre pronti a consacrare col sangue la bellezza e la saàtità della passione fascista, vedranno la luce domani. La Commissione sesecutiva interpreta, dunque, col suo voto, l'anima del fascismo_ inùanese, per il quale io ho un debole.... p.ronunciato. Quando ricordo che il fascismo milanese, con un pugno di audaci,· ha te· nuto le piazze nel novembre del 1919 e le tiene ancora, un moto di simpatia prorompe dal mid animo. Prendano dunque nota i giornali borghesi di tutte le gradazioni e anche taluni deputati fascisti o pseudofascisti. Non c'è crisi nel fascismo. Non c'è dissidio nel fascismo. Ci sono delle scorie che se. ne andranno automaticamente. la magnifica forza [esta intatta e ·pronta per le battaglie future. «Eia! >> al fascismo milanese. D a li Popolo d'Italia, N . 125, 26 maggio 1921, VIII.


COLPO FALLITO Riepiloghiamo, ora che la battaglia sta per chiudersi nel trionfo completo della nostra tesi, che è la tesi fascista, riepiloghiamo i precedenti e le fasi della nuova magnifica settimana di passione del fascismo-italiano. Un bel g iorno mi accade, come a tutti i mortali, di concedere una intervista al Giomale d 1lttrlia. In essa io fissavo taluni punti di vista miei personali, che non dovevano e non potevano impegnare la totalità del fascismo italiano e nemmeno i ·neo-deputati fascisti. Ciò era ~videate dal contesto della oramai famosa intervista. Io dicevo: · 1. che il fascismo non poteva dare il suo appoggio a un ministero - nuovo o rimpastato - presieduto da Giovanni Giolitti; 2. che il fascismo parlamentare si riprometteva di tenere alla Camera un contegno corretto e severo, alieno da violenze, ma disposto a rintuzzare nella maniera più energica quelle degli altri avversari ; 3. che il fascismo avreb~ eventualmente appoggiato un ministero presieduto da un uomo grato al fascismo o tollerabile dal fascismo e facevo, fra· g li altri, i nomi di Saiandra e di Meda; 4. che, a mio avviso, il Gruppo parlamentare fascista, emanazione e rappresentanza di un movimento tendenzialmente repubblicano, avrebbe dovuto astenersi dal prendere parte ufficialmente alla seduta reale. Questo il succo essenziale della intervista. :B accaduto èhe di tutta l'intervista, i bloccardi e i monarchici - pessimi e inintellìgenti servitori della monarchia - hanno staccato una frase, l'hanno incriminata e ne hanno fatto una specie di gancio al quale doveva finire appiccato chi traccia queste righe; 11 calcolo è andato male. Io ripeto per l'ennesima volta che, dopo essersi proclamati tendenzialmente repubblicani) solo dei burattini possono p ar tecipare a cerimonie di nastiche o a manifestazioni che asswnono fatalmente carattere di omaggio e di esaltazione della din~stia. Resping iamo tutte le più o meno eleganti e caviJ!ose disquisizioni che si possopo fa re in argomento. Mi basta constatare che le mie p revisioni si avverano esattissimamente: tutto il fascismo italiano, salvo trascurabili ~ccezioni dell'ultima ora, si raccoglie sulla strada che è la vecchia ed è la buona. N on vale quindi la pena di spendete lunghi discorsi a ribattere le obie-


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DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

zioni di taluni sedentari o di altri che si ostinano - con uno zelo degno di miglior causa - a non capir niente. Il Gi<Jmale' d'Italia cade in un grave, errore quando limita il compito del fascismo all'azione antibolscevica. Il fascismo è contro il bolscevismo, ma è tempo di dichiarare che di bolscevismi in Italia ce ne sono di diversi colori. C'è il bestiale bolscevismo dei comunisti moscoviti, sul quale teniamo e terremo puntate le nostre pistole; ma c'è anche un bolscevismo dell'alto, un· bolscevismo borghese, il bolscevismo inaugurato da N itti, quello che esplode negli scandali, nelle dilapidazioni, nella frode, quello che insidia le energie produttive della borghesia sana, mentre esaspera i rancori di talune zone lavoratrici, Oramai è evidente che, per purificare l'atmosfera della politica italiana,' bisogna colpire i parassiti che stanno in basso per non abbandonarsi a tripudi prematuri e si limitano a raccog liere le briciole, scampoleggiando. Il fascismo non è jn crisi. Di più : non può essere in crisi, intesa questa parola nel senso volgare socialista. Proprio in questi giorni, il fascismo italiano ha dato una straordinaria prova di forza e di f ede. lo ne sono semplicemente ammi rato, se non sorpreso. Circondato da un folto nucleo di nemici e di falsi amici, mentre socialisti e pipisti si serrano contro di lui, ecco che questo meraviglioso movimento si sottopoi1e spontaneamente a un severo esame di coscienza, ficca lo viso nel fondo della ·sua compagine, non arretra dinanzi allo iniziale probabile disorientamento e ritrova· alla fine la sua volontà intatta e temprata come una buona lama d'acciaio. Altri p ar6ti non avrebbero e non hanno mai avuto questo coraggio. Tutti i p iani dei nostri avversari - d.1.i g iolittiani ai nittiani, ai comunisti, ai nazionalisti sono dunque a terra. li Fascio delle \'erghe non si divide e non si ·spezza. I deputati socialisti si accorgeranno alla Camera della sempre stragrande vitalità del fascismo nel caso ch'essi abbiano lo sfrontato coraggio di chiedere ris:ucimentì per l quattro sfracci sporchi che abbiamo bruciato nelle loro nauseabonde cantine. Fascisti di rutta Italia, còntro tutte le deviazioni, per la vecchia strada, avanti! MUSSOLI NI

Da Il Popof" d'irt1/ia, N. 126, 27 maggio 1921, VIII,


MANOVRE INSULSE DELLA STAMPA MINISTERIALE ' Roma., 26. li « Gio,nale d'llalìa » pubblica: « Ci vìene riferito che tutti gli ufficiali in servizio attivo iscritti ai Fasci di Combattimento si dimetteranno ,se il Gruppo parlamentare fascista non interverrà alla seduta reale. Lo stesso faranno lutti gli ex ufficiali, che, in viri~ del

giul';1mt11to prestato al momento della nomina, non sono esenti dagli obblighi · di ossequio e di disciplina verso il regime costituzionale e verso la monarchia. « Se la tendenza repubblicana affacciata da Mussolini avrà una qualunque m3.11ifcstazione o sarà accentuata, i fascisti monarchici e i Fasci · di Combattimento, che sono, poi, la maggioranza, si costituiranno in ·Fasci di ordine, che saranno capeggati dai deputati fascisti, che riaffermeranno la loro fede monarchica_».

Abbiamo dato questa notizia a titolo di pura curiosità e per far vedere sino a qual punto di superficialità maligna arriva certa stampa. Gli ufficiali in servizio attivo iscritti ai Fasci sono in numero esiguo. Ad ogni modo noi abbiamo· documenti per affermare che, salvo taluni d'alto grado, tutti gli altri sono completamente con noi. l a manovra del Giornale d'Italia è puerile, anche nella seconda parte che riguarda i fa. scisti monarchici. Finora sono quattro o cinque al massimo i deputati, che, eletti in nome del fascismo, ·intendono di partecipare alla sedutJ reale. Costoro faranno dei Fasci d'ordine? Tanto piacere. Ma prima dovranno fare i conti colle nostre « squadre d'azione». Si direbbe che il Giorntde d'JJalia voglia - per fi ni obliqui - precipitare le situazioni. S'accomodi. Ma alla fine chi non ci guadagnerà proprio nulla, saranno le istituzioni e il relativo bene inseparabile. Il senatore Bergamini è pregato di leggere il Popolo d'Italia e si accorgerà che la musica suonata daJla enorme maggioranza, dalla quasi totalità deì fascisti italiani, non. è precisamente quella di Gabetti. Da Il Pnpolo d'Ttalùt, N. 126, 27 ma~gio 1921, Vili (r).


A CHI GIOVA? Qualcuno ·comincia a capire che la stolta cagnara inscenata dai gior· nali liberali e ministeriali. contro il fascismo giova assai poco al prestigio delJa monarchia. Da una settimana, in tutta Italia, la parola « repub· blica », che sembrava .quasi bandita dal vocabolario, circola ovunque e ovunque .appassionatamente si discute al riguardo. Questo è il risuJtato

della campagna dei fogli liberali, che, dopo avere sfruttato il fascismo, vorrebbero ora liquidarlo. Il calcolo è folle e vile, come la « sorpresa » era falsa. Lo ammette il SecrJ/o, g iornale non sospetto di simpatie eccessive per il fascismo. Scrive il vecchio giornale nel suo numero di ieri: « Il liberalismo bloccarJo, la borghesia industriale bloccarda., la democrazia bloccarda, trovarono conveniente spit"gare la più indignata. sorpresa dinanzi ad un fascismo che definiva se stesso, le sue origini, le sue tendenze, i suoi programmi. E quando il capolista della circoscrizione Milano-Pavia_disse o scrisse che iJ fascismo, senza sposai-e la pregiudiziale antimona rchica, non si sentiva di gettarsi ai piedi della monarchia, precisando per conto suo un pensiero contrario all'intervento del Gruppo fa!>Cista alla seduta reale, allora la rissa polemica s'accese, una. rissa gonfia c;li sdegni e di stupori, di rimprovtTi amari e di sottintese rivalse per l'avveni!'t'. Perché tanto strepito? Il liberalismo doveva sapere. La borghesia monarchica non poteva ignorare, Quando a Milano i F3sci si ~taccarono d al blocco, furono le organiz~uioni bloccarde a sollecitare nuovamente l'alleanza. I Fasci dettarono i loro patti, che vennero sostanzialmente accettati. Ora quelle stesse organizzazioni bloccarde hanno tornato ad atteggiarsi a vittime di un inganno, esistito soltanto nella loro ill usione elettorale e nell:t loro infatuazione socialista ».

Riconosciamo che questo linguaggio è objettivo e che il torto marcio è dalla parte di coloro che gridano: « Ah! Se lo avessimo saputo prima! ». Dovevate saperlo! I postulati programmatici del fascisffio sono in circolazione da oltre un anno. Gli è che nel movimento fascista bisogna distinguere tre elementi. Il pcimo è costituito dai vecchi fascisti; da quelli, per intenderci; del 1919; da quelli che brudarono, assai in anticipo su tutti gli altri, l'organo del P11J; da quelJi che affrontarono Ja canea bolscevica e si gloriarono di aver riportato nella Milano bolscevizzata di quei tempi la superba cifra di quattromila voti. Tutti i fascisti della vigilia sono con me. Attorno a costoro si sono coagulati i fascisti


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OPHA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

del « secondo tempo ». Molti di essi sono diventati « fascisti » leggendo il Corriere, non il Popolo. Hanno sentito parlare di fascismo; hanno visto le manife.stazioni dell'energia fascista; hanno sperato o temuto qualche cos:i. e si sono buttati nelle nostre file. Di questo secondo elemento, una parte, quasi trascurabile, è infetta e va bruciata, Fra gli « infetti » da sopprimere ci sono uomini che dai vecchi partiti hanno migrato nel fascismo ritenendolo c.omc un baluardo per la conservazione assoluta dello slatu q:t0 politico ed economico; hanno tentato di spingere il fascismo esageratamente a destra; lo hanno qua e là utilizzato per scopi puramente personali. Qllesta brutta gente ha cm1tinuato a leggere il Corriere e non si è affatto preoccupata di conoscere !'essenza del fasçismo. Giova però ag~ giungere che fra gli elementi venuti al fascismo nel secondo periodo della sua storia, ci sono moltissimi giovani che sono unanimemente al nostro fianco. Terzo ed ultimo elemento: i simpatizzanti. Costoro levano più di og ni altro acute strida e si danno pa.zzamente all'anonimo. ~ la massa acefala, grigia, retrograda che va con chi vince. Ci sono, fra i cosiddetti simpatizzanti, individui che avevano del fascismo il concetto più bizzarro. Si erano foggiati un fascismo a immilgine e somiglianza della loro piccola anima di invertebrati e ~desso sembran.o colpiti da ebetism·o. Con questi elementi di fatto, non v'è da stupirsi di quanto è accaduto dopo la mia intervista. Il dato più interessante e confortante della situazione è questo: il fascismo ha già superato la crisi. Cadono le scorie e rimane il tronco gagliardo nel quale scorrono le linfe ·della nostra pàssior_ie. Siamo però d'avviso che, se la cagnara non cessa, bisogna dare qualche ese1Tlpio. La malafede di taluni giornali è cosl evidente, che dev'essere <( curata» coi nostri mt;z.zi. Il fascismo ha avuto il coraggio_ di affrontare un ·partito che aveva centinaia di migliaia di soci e milioni di organizzati; g li cos_terà poca fatica affrontare e sgominare il liberalismo giolittiano e quelJo nittiano. Un nemico si° aggiunge ai molti che ci combattono. Ma è del fascismo r orgoglio e il privilégio di non cont;tre i nemici. Non saranno ~ertamente poche decine ·di migliaia di rammolliti territoriali del liberalismo a sb:l[rarci la strada. E passiamo oltre. E troveremo, al di là del liberalismo incanaglito, un altro bersaglio. .M USSOLINI

D:1 Il Popolo d'lta/i(!, N. 127, 28 maggio 1921, VIII.


DOPO LA TEMPESTA Si può ormai chiudere la polemica scatenata dalle mie affermazioni, Ci sarebbe da compiere il rastrellamento delle ultime incomprensioni o bestialità che riempiorio troppi giornali, ma non perderemo troppo tempo in questa ingrata fatica. Cominciamo col rilevare un dispaccio Stefani, pubblicato dalla Tribune de Genève, con questo titolo: M.1molini rerte uull Difatti .... la tendenziosità della notizia data dall'Agenzia S1efani è assai significativa. U n altro giornale che pesca un granchio di proporzioni· vistose, è il Tempo di Roma, il quale stampa, coll'aria più autorevole di ·questo mondo, amenità come le seguenti : « Il fascismo - sentenzia il Tempo - è in crisi. La crisi, pili. che essere Jatente e tendenziale, è nei fatti, ti bastato un accenno polemico .d i Mussolini perché tutto il castello fasdsta scoprisse le sue deboli impakatute. La cosa sorprende un po' tuttir _per qua!)tO non sia mancata a qualcuno l'esatta visione e valutaz~one della forza e ·del movimento fascista. Occorre però essere più · precisi nella identificai ione di questa crisi. Se si parla del fascismo mussoliniano, la crisi c'è ed è profonda ed irriducibile, a meno . che chi ama personificarlo non si ricreda; se si parla del fascismo, espressione puramente schietta di una forut e di un movime-nto d.i aval)guardia che la f>?rghesia italiana ha messo in campo in un'ora di pericolo della vita nazionale, fa nisi non esiste, oppu.r", se C'è, può essere facilmente superata».

Manco a farlo.apposta, il fascismo che rimane compatto, omogeneo, disciplinato è p roprio_quello, diremo così, mussoliniano; mentre il fascismo che va in malora, che si squagUa, è propri_o quello che piace al Tempo. Si direbbe che lo scrittore del Tempo non trovi il tempo o 1a dignità per gettare un'ocd1iata sulle nostre pagine, irte da una settimana di telegrammi eloquentissimi. Tutto sommato la polemica è stata utilissima. Coloro che negavano l'esistenza di un nostro programma, si ricredono. Coloro che speculavano già sulla eventuale scissione dei Fasci, sputano amaro. Il fascismo ita· liana ha già superato brillantemente la sua cosiddetta cri_si. Le conseguenze di questa settimana di polemiche si fanno e si faranno sentire. Il fascismo è sempre pronto ad attaccare e a contrattaccare. Non importa se ai comunisti e a.i socialisti si aggiungono ora le scialbe mezze figure del liberalismo monarèoide e della democrazia plutocratica; e se 25. • XVI.


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OPER A OMNIA. DI BENITO :MUSSOLINI

ultimi venuti - ·anche i popolari non disdegnano di entrare a far parte di questo meraviglioso e mostruoso fronte unico antifascista! Non importa! J fascisti sono abbastanza ~ne attrezzati - materialmente e spiritualmente - per difendere e Offendere. Chi può escludere che la sorte toccata ad un giornale « popolare>> del Friuli non debba toccare anche a qualcuno dei più velenosi ed abietti fogli a.ntifascisti del liberalismo Haliano? Certi bubboni vanno bruciati. Dopo aver pestato a sinistra, perché il fascismo non « pesterebbe >~ un poco fra i nemici di destra? MUSSOLINI

oa· Il Popolo d'Italia, N. 128, 29 massio 1921, VIII.


CHIUSURA 1 Oramai la polemica può dirsi esaurita. Per questo non intendiamo pubblicare molti articoli e lettere giuntici da varie parti. Citiamo Gor· golini, De Casto e moltissimi altri. Tutti favorevoli alla mia tesi. Ma dopo il suffragio solidale impressionante e unanime di tutti i Fasci, perdere spazio e tempo è superfluo. Invitiamo però tutti i Fasci che non l'hanno ancora fatto a mandarci il loro parere. Da li Popolo. d'l1alia, N. ·128, 29 maggio 1921, VJII.


TIRO A SEGNO UN ELOGIO L'on. Adolfo Zefboglio, occupandosi del fascismo,' scrive sal Piccolo di T rieste: « Non andiamo, però, o ltre questo onesto riconoscimento del vero; non 1.livcotiamo ingiusti p<.-r furore di assoluta giustizia. Il fascismo ha salvato il paèse. compreso il socialismo degno di essere salvato; ed il sangtie sp:uso da.lii giovemù d'JLali:i ne-Ila terribile, angosciosa guerra . intern.i. non · può esst-r men

sacro di quello gettato sulle frontiere cootro il nemico esternò p iù Je;ilmente... nemico. La· inabilità elettora le dei fascisti implica, semmai, un loro grandissimo d ogio. · « Avrebbero po_tuto e dovuto· risparmiare molte Camere dd Lavoro, ma ch i d isconosce che essi, apprc~tando cnsì g li elementi della solidarietà pro letaria a loro danno·, sono stati poi ingenui - se il loro proposito fosse stato per. verso - non confiittando, ma, a J>referenza, assicurando la . Jibertit del voto nell'atto deJl'ele'Lione? « ll fascismo non aveva una mèt.1 strettamente elettorale ed esso, agevofando il ritorno di qualche massima.lista di più - . con accresciuto animo minimalista - al Parlamento, ma smantellando l'arsenale di muniz.ioni fratricide nel le citt.ì e nelle campagne; e diffidando i ribelli sulla semplicità della loro impresa, ha reso alla Patria un servizio, che basta ad a!solved o dai suoi errori J i ( akolo .... elettorale».

Giriamo queste parole a taluni incarogniti barbassori, i quali da .venti anni portano a spasso, sempiternamente, la stessa cravatta, lo stesso cappellone, e la stessa impotente malignità.... ideale; i quali parlano_sia pure in riviste clandestine dirette d a italiani di dubbia stirpe --' di blHff fasci_sta. · UNA ECCEZIONE C'è uno scrittore in Italia., scrittore di giornali, il quale non sballa, quando scrive di fascismo, le insulsaggini fra perverse .e ridicole ~ e sono

un privilegio di quasi tutti i g iornali. Questo collega si ch iama Aldo Valori e scrive sul Resto d el Carlino dimostrando di aver capito le ragioni de:I' gesto mussol iniano: « L'improYVisa mossa del direttOre del Popolo d'Itali,~ e il tono stesso, acceso c-..:1 aggressivo, della sua pokmka, mi paiono determinati da due preocropaz.ioni.


DA_L PRJMO CONVEGNÒ DE1 FASC[, ECC.

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Prima: di conservare al movimento fascista un:i. certa autonomia nell'imminenza del suo ingresso al Parlamento, cioè proprio in quell'ambiente dove tutte le originalità tendono a smorzarsi. Second.1: di sottrusi, cogliendo il momento favorevole della viltori:i.. elettorale, all'egemonia conservatrice o addirittura reazionaria troppo evidente nelle formazioni bloccardc-. Questo secondo scopo è quello politicamçnte più importante e corrispondente ad \lo·acuta percezione delle condizioni del momento. E chiaro che, ove il fascismo rinvigorisse !é pure correnti reazionade, mentre il comunismo polarizza a sé tutte le tendenze d"Estrema sinistra, ne accàdrebbe Che il socialismo ufficiale, con un buon colpo di timone a dC5lta, apparirebbe al paese come un partito. intermedio, il solo capace di assumere, magari con °un connubio coi popolari, la responsabilità del potere e l'iniziativa delle riforme. Contro questo pericolo l'atteggiamctJ.to del Mussolini vuol dare, se non m' inganno, un segnale d'allarme. Esso vuol significare che il fascismo non è alle dipendenze dei ceti reazionari, dei quali, per fona di cose, ma solo in modo contingente, dové fare (in parte) il gioco durante gli ultimi sei mesi · e più ancora in occasione dei comizi elettorali. Vuol dare la sensazione che i [ fascismo è un movimen·to· indipendente, col quale bisogna fore i conti, ma col qua.le, anche, tutti i partiti possono andare· d'accordo in ogni p iù sincen. audacia ri formatrice nell'ambito degli interessi nazionali. V uol confermare il principio che questi interessi non sono legati a categorie od a consorterie superstiti del vecchio mondo politico o economico italiano ». ·

Perfettamente. E se ci. sono dei fascisti che non hanno capito queste cose ele~entarissime, facciano il · santo piacere di restituire la. tessera.

IL COMPAGNO BROGG! ESAGERA, ... N ella recente assemblea del Pus rr.iilanese, il cittadino Broggi in cotali termini si è espresso:

* Il nostro eterno ncrnicò - Li. classe capitalista burA,:hcsc - ha" espresso dal suo seno una nuova forma di aggressione, rappresentata da l fascismo, contro i1 nostro Partito, le nostre organizzazioni, i nostri uomini. Troppo s'è- detto e scritto e non c'indugiamo· ad esaminare _qui questo fenomeno, a sezionare questa escrescenza purulenta, che troverà in se stes5a le ragioni e le condizioni della sua morte con grave e già visibile rammarico di chi ha scaldato il serpe in seno ». Il signor_ Broggi è pregato di mettersi d'accordo con l'articolo che il suo giornale pubblica in prima pagina, stesso numero. Quanto alle escrescenze, il purulento sarà lui .. Peccato ch'egli si pasC:e anche di beate illusioni! « Lo stesso accade ne! momento attuale. Il fenomeno fascista è in dissoluzione, la classe borghese è ancora adeSso allibita di rabbia e di paura, sono già cominciate le _liti interiori, il procèsso di putrefazione-, il disfacimento».


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OPJiRJ\ OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Il « f enomeno fascista » è in dissOluzione? Povero Broggi ! Quanto sei scemo ! Quattro soci dimissionari sulle parecchie migliaia di aderenti al Fascio Milanese: questa è Ja realtà che .schiaffeggia e disperde le tue sper.1nzielle e quelle degli altri.

DICHIARAMENTO.... Nell'organo del Pus, abbiamo letto questo tremendo,· nonché ~uralmentc ! - vibrato ordine del giorno : ·

Ila-

1< Il Comitato centrale del Sindacato trasporti secondari, esaminata la Situa2ione da tempo creata dalle gesta del fascismo, constatato che non accenna· a terminare, ravvisa la necessità che sfano adun3te le rappresentanze di tutti gli organismi proletari nazionali e locali allo scopo di concreta~e un piano di azione che valga a ristabilire il diritto alla vita del proletarfato e alla libera azione deU'organizzazione di classe; e invita la Confedcraz.ione Generale del Lavoro a farsi iniziatrice; della suaccennata adunanza~.

NeU'attesa della « ~uacc~nnata adunanza», diamo un paterno con· siglio ai lavoratori della manovella : quello di non romperci le scatole. Ci guadagneranno in tranquiJlità e - putacaso - anche nella salute. IL FROMBOLIERE

Da li Popolo d'Italitr, N. 128, 29 magsio 1921, VIU (,).


I PIANI AVVERSAR! . I piani dei nostri nemici e dei nostri avversari cOminciano a deli-

nearsi con sufficente precisione. Bisogna conoscerli per approntare le necessarie misure. Secondo l'organo ufficioso_ del Ptn, il Gruppo parlamentare socialista proporrà « una inchiesta generale sul fenomeno della criminalità reazionaria ».

Riportiamo per l'esattezza della documentazione : « Sul nome dei nostri eletti, forti della protesta prol.etaria, tanto più significativa in quanto si ottenne senza la più mod.est:1 p ropaganda, quasi nel segreto e fra le persecuzioni, noi vogliam·o chiedere non soltanto la più amPia amnistia, integrata coli.1 sollecitazione di tutti i progett'i e coli' immediata delibera di un'inchiesta generale sul fenomeno della criminalità reazionaria, ma dobbiamo anche pretèndere il risarcimento dei danni arrecati alle istituzioni economiche (Leghe, Cooperative, Cainere del Lavoro), la cui funzione sociale non è chi non

riconosca oggi giorno ». Le· inchieste, è notorio, lasciano quasi sempre il tempo che trovano. Que1_1a di Bologna, quali· conseguenze «pratiche» ha avuto? Nessuna. Ad ogni modo, perché l'eventuale inchiesta non sia parziale, dovrà allargarsi sino a comprendere << il. fenomeno deUa · criminalità socialconi.unistr- >>, fenomeno che i Fasci stanno documentando. ~ ridicolo pensare che Io Stato, cioè l'Erario,·cioè il denaro di tut_ti i cittadini, possa risarcire j danni subiti dai socialisti. Se questo concetto avesse a prevalere, noi. domanderemmo congrue indennità per le centinaia Oei nostri morti e dei nostrì feriti. Il pussìsmo si p ropone anche di far annullare le elezìorli nei collegi dove, a sentire l'organo magno, si sarebbero svolte in regime di terrore. Anche questo colpo è destinato a fallire, Da quanto sopra, risulta che .il Gruppo parlamentare socialista intende debuttare. contro il fascismo. Prendiamo atto e provvederemo in con~egueni:a. Se i propositi dei pussisti J)On si modificheranno al nostro contatto, è facile p revedere qualche «calda» giornata .a Montecitorio. Perché noi non tollereremo. cagnare· antifasciste. Perché noi scaraventeremo sul "grugno dei mestieranti parlamentari del socialismo la pub. blicai:ione che documenterà. le infamie e i delitti compiuti dal pussismo. Impediremo con tutti i mezzi, non esclusa la violenza, la profanaz~one dei nostri moltissimi e gloriosissimi morti.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Parliamo chiaro e in tempo perché tutti intendano. Non solo. Sin

da questo momento i fascisti di /ti/lo il Lazio, deli'Umbria1 de//1Abr11zzr11 della Torcana, delta Campania 10110 moralmente impegnali a .concentrarsi a Roma fil primo appello che rarà lancit:to dagli organi diretiivi del nostro moviinento. , Sembra che dovremo contare, fra · i nostri nemici, anche i popolari. I pipisti si danno all'antifascismo. F_orse per ingraziarsi il Pus a scopo di collaborazione? Uno dei loro organi si esprime a proposito del fa. scisma cogli stessi termini diventati dei luoghi comuni nelle colonne dei g iornali pussisti. « Sta intanto il fatto - scrive l'Italia pipista di Milano - che il fascismo ha esercitato la sua violenza anche contro_ il Partito Popolare, che non lo aveva in alcun modo provocato; che a danno di questo furono esercitate nel periodo elettorale indegne .sopraffazioni nel Friuli, nel Ferrarese, nell'Umbria; che due giornali cattolici, il Corri/re dtl A1r:11ino di Verona e il p,;11/i di Udine, furono devastati e incendiati per cicca e brutale rappresaglia. Tutto ciò getta una luce . ben fosca sul" fascismo d'oggi·•. E tutto ciò crea al Partito Popolare ed al suo G ruppo parlamentare dei doveri ben precisi inn3nzi alla Camera ed al Governo, come innanzi al paese; tutto ciò solleva dei quesiti ben precisi, che bisogna. affrontare . apertamente e risolvere senza sotterfugi».

L'llalia dimentica di dire che il giornale friulano è stato bruciato dopo che aveva chiamato j -Fasci di Combattimento un'associazione a è.elinquere. E quali riferimenti h3 la frase che chiude il-·brano da ooi riportato? L'ltaHa vuol forse ((condizionare» l'appoggio del Gruppo parlamentare popolare all'impegno che Giolitti dovrebbe prendere di lottare e sopprimere_il fascismo? Anche questi calcoli popolari sono ·erratissimi. Non c'è forza um:ina, in Italia, che p ossa, in questo momento, abbattere il fascismo. Chiunque si arrischiasse in siffatta impresa, ne uscirebbe schiantato. Comunque, la situazione è questa: i deputati fascisti si propongono di mettere le loro forze. al servizio degli interessi generali della nazione e si propongono di non turbare i favori legislativi. Ma l'esposizione dei piani dei nostri avversari ci porta immediatamente su un altro terreno. Pare che il Gruppo dei· fascisti siederà al centro e in alto. Malgrado le sfumature di questi giorni, esso sarà un Grllppo compattissimo; e, se sarà pèovocato, darà molto grosso filo da torcere ai suoi avversari e ai suoi nemici. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Italùt, N. 129, 31 maggio 1921, VJII.


UN SALUTO DI MUSSOLINI ALLA SICILIA * - Poiché ella ha affermato che il fascismo non 1i co1tituisce per ora in par!ito ma reJJa una tèndenza, quale azione JVolgerà in questo Jemo alla CtJmera? Manterrà una fisionomia_ tt11to.noma o si· auocierà l1d altre tendenze, così nei pfoblemi di puro cartt/Jere p_oliJù:o, come in q11e//i di più- sl~ello carattere fina~iario? • Intervista concessa al Giornale di Sicitùt, I' l giugno 1921. :6 preceduta dal · seguente preambolo :" « Attraverso la polemica, susçitata dalle prime dichiarazioni di Mussolini a proposito della tendenzialità repubblicana del fascismo e che - come doveva avvenire, considerando la materia della discussione ed i temperamenti - ha degenerato nelle sue ultime espressioni, non era stato pos· sibile veder chiaramente quale azione politica nel Parlainento il fascismo avc:sse assegnato a se stesso in rapporto all'atteggiamento degli altri gruppi ed in rapporto alle shuazioni che, per effetto di esso, si determinassero alla Camera. L'intervista del Giornale d'Italia, infatti, aveva· piuttosto illusttato il fa!;Cismo in sé, e, ci si permetta la frase, piuttosto come tendenzialità globale che come programma, Essa ha giovato tuttavia a chiarire dei P.unti, i quali sarebbero rimasti oscuri e sui quali .invcre il congresso fascista ha oggi una maggiore preparazione ed è certo che, se sulla que-stione principale della polemica un accordo non potrà esSere u ggiunlo, il Gruppo almeno avrà tracciato davanti a sé una linea d'azione, che in caso diverso ayrebbe rischiato di risentite troppo dc-Ile iniziative e delle autonomie indiViduaJ~. Ora, Pur in attesa delle decisioni del congresso, ci C sembrato opportuno - al di là del suo.... fa.tto ptrsonale - inlerrog.ire il Direttore del Popolo d'ltdii, sui problemi vivi del funzionamento st~so della XXVI legislatura e sulla influenza ch'essi potranno avere nella determinazione dell'atteggiamento _fascista; per conoscere, cioè, quali sono le pregiudi:iiali di intransigenza e quàii le possibili conciliazioni nel!'azione del gruppo. Abbiamo, quindi, distratto per un pO(O J' on. Mussolini dalla sua quotidiana fatica, mentre scriveva uno di quegli articoli di fondo che sono quasi sempre un grido di battaglia e suscitano ovunque oo'ondata di vivaci discussioni. Il_ lea-der fascista non ama i preamboli. Il pensiero, fluido e cristallino, si sp1igionava dalla sua mente nell'islante stesso in cui noi terminavamo di e-sprimere la nostra domanda », (Dal Giornale di Sicilia, N. 131, 3-4 giugno 1921, 41°). l'intervista è pubblicata anche su I/ Popolo d'Italia (N. 1}7, 9 giugno 1921, VIII), precl'dula dal seguente « cappello ti: « Nel numero del · 3 giugno del Giornale di Si,ilia, è stata pubblicat,a la .risposta di Mussolini ad un'inchiesta promOSsa da quel giornale per conoscere il pensiero ,degli uomini politici itàliaoi sulla situazione. D opo il preambo lo dei corrispondente di Milano . del Giornalt' di Sicilia, preambolo che è inutile r iprodurre, Mussolini si è cosl espresso D,


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OPERA OMNIA Dl BE.NITO MUSSOLINI

- Il fascismo non intende costituire un partito,. specie nel senso lradizionale delJa parola. 'f:, per le sue origini, per il suo carattere e per la sua composizione, una specie di supcrpartito, se può comprendere, come comprende infatti, uomini di diverse tendenze politiche. Aggiungo però che da qualche tempo si accentua un processo di raffinamento e dì selezione in seno al fascismo stesso, che ne guadagnerà in fatto di omogeneità ideale e pratica, Non è -escluso però che la prossima adunata nazionale dei Fasci affronti e risolva 1a questione. L'azione che il fascismo svolgerà alla Camera è in reJazione Con la situazione pofaica che si verrà determinando. Il fascismo non ha apriorismi collaborazionistici o anticollaborazionistici. Se, ai fini dc!Ja nazione, e cioè ai fini di un sollecito ristabilimento delle condizioni di -normalità politica ed econom~ca, è necessario appoggiare un determinato Governo o anche entrare a farne parte, il Gruppo parlamentare fascista, io credo, . non sarà ·refrattario a entrare in questo ordine di idee. Il fascismo parlamentare manterrà una fisionomia autonoma anche per dare maggiore rilievo a quel p rocesso di differenziazione e di soluzione di cui parlavo. Ma questo non esclude, evidentemente, l'intesa con i ·gruppi affini, sia sulle direttive della politica italiana, sia su determinati problemi concreti. - fo qt1al semo va intesa, allora, la pregiudiziale antigiolittùma? Condurrà essa ad una fallica immediata di opposizione? - Il Gruppo parlamentare fascista, nel suo atteggiamento, potrà subire _quakhe modificazione anche nei riguardi del ministero Giolitti, secondo le circostanze. Io sono antigiolittiano per ragioni di politica interna _e sopr;i.ttutto per ragiorii di politica estera. Ma le estrinsecazioni pratiche di questo antig iolittismo saranno, per quel · che riguarda il Gruppo fascista, in relazione colla posizione politica che prenderanno i gruppi cosiddetti sovversivi. - Come giudica la iituazione d e//1at1uale Governo? - Indub~iamente fa posizione dell'attuale Governo è molto scossa. t il Governo che ci ha dato una pacè di compromesso, che ha disgustato moltissimi italiani e che ha avuto l'appendice tragica deIIe giornate di Fiume. Passando alla politica interna, l'attuale agitazione degli impiegati dimostra che jl Governo non possiede' 1a coesione e l'organizzazione necessaria per fronteggiare determinati problemi. L'agitazione degli impiegati mette ancora una volta i.n gioco l'autorità dello Stato e fa apparire sempre più problematica la ricostituzione dell'autorità statale, che parve uno dei capisaldi della politica giolittiana quaq.do l'On. Giolitti riprese le redini del potere.· A mio avviso, il ministero naviga in· acque infide fra Scilla e Cariddi, fra gli scogli dell'antico collaborazionismo, quasi pregiudiziale del Gruppo parlamentare socialista, e i garbati, ma continui e recisi ricatti del Partito Popolare Italiano. . Se Giolitti si riprometteva


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC,

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di ottenere attraverso le ele~ioni una decimazione delle rappresentanze dei due partiti più potentemente organizzati, la sua sconfitta è manifesta. Certo, anche il probl~a della successione, data la penuria di uomini, si pone con una innegabile gravità. - Ma l'azio11e parlamentare d el Gruppo fascùta, anche rùpe1to al Govemo, non potrà euere turbata da quella tendenzialìtà repubblicana, che non sembra co11di-vùa da tutti i suoi componenti? - Quanto alla teridenzialità repubblicana,-. per cui tanto inchiostro è stato versato sulla pubblici stampa, ho la quasi certezza che essa pre· varrà cOn forte maggioranza in seno del Gruppo parlamentare fascista, come è prevals:1 nella qua.si totalità del fascismo italiano. Non si deve credere, ed .io Io ripeto per l'ennesima volta, che questa famosa tendenzialità c'impegni ad una azione immediata contro le attuali istituzioni politiche. :2 una porta che noi ,intendiamo di lasciarci aperta per l'avve. nire, ed è stato anche jJ mezzo per scinderci risolutamente da quegli elementi che identificano la monarchia con la nazione, o, peggio ancora, mettono la monarchia al di sopra della nazione... - lndipendmtemente dalla pregi11dizitt!e an1igioliuiana, come vede lei il problema della maggioranza parlamentare e q11indi ;t problema di governo? Sarà q11e!la formata dalle antiche coalizfoni e rarà qt1erto rifq/1() nell'orbita dei partiti cqrfituzionali?. - Il problema della maggioranza parlamentare è certamente spino· sissimo. Finché i socialisti rcsteranllo sull'Aventino,. qualunque ininistero dovrà tener conto di una minoranza àll'opposizione forte di l ~O deputati. Senza l'adesione del Partito Popolare non c'è quindi possibilità dì maggioranza, anche se tutti i partiti e tutte' le frazioni costituzionali, coinpresi i fascisti, si collegassero insieme. ln ·questa singolare _condi· zione di cose, il perno della situazione appare il Partito Popolare, Oc· corre quindi che j costituzionali si rassegnino a questa situazione di fatto e governino con i popolari,_ previa intesa sulle linee generali della po· litica e sulle soluzioni di _determinati problemi sociali. Aggiungo . però che se i popolari, scimmiottando i socialisti, volessero darsi il lusso di fare dell'antifascismo, si troverebbero contro· ìl Gruppo parlamentare fascista. Non credo nella possibilità di una immediata collaborazione dei socialisti al potere, nonostante che gli elementi confederali non siaoo totalmente alieni da. questo passo. L'organo del partito parla ·chiaro. In ogni caso, la collaborazione o meno .deve essere decisa da un congresso. Bisogna considerare che i socialisti collaborando si esporrebbero alle critiche più feroci degli estremisti di sinistra, comunisti ed anarchici, i qual.i cercherebbero di Spezzare il contatto fra governanti socialisti e masse organ_inate. Del resto non c'è da farsi illusioni sui risultati di una collaborazione socialista al potere. Si può prevedere che sarebbero nega-


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OPliRA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI

·tivi o quasi, come è a~enuto in altri paesi. Lusso demagogico di parole, progetti in grande stile, ma Je realizzazioni concrete cozzerebbero contro Ja realtà economica, che non si può violare a colpi di decreti, come dimostrano le esperienze storiche ed anche quelle che viviamo quotidianamente. Del resto, in fatto di ,fìscalismo e di legislazione sociale, precediamo talune rcpubbli<he sorte dopo la guerra, nelle quali buona parte del potere è toccato ai socialisti. Non credo ad un accordo fra popolari e socialisti, nonostante i precedenti austriaci e germanici. La situazione italiana_è diversa e la concorrema fra bianchi e rossi ha _scavato dei ·solchi difficilmente colmabili. Questa ·collaborazione può avvenire quando popolarismo e socialismo si siano nettamente orientati verso destra. D'altra parte la eventuale collaborazione popolare-socialista non risolverebbe nella Carnei-a attuale il problema della maggioranza di Governo, qualora ci fosse la coalizione contraria di tutte le frazioni costituzionali. - Fra le polemiche (he Je elezioni hanno determinaJo, v'è anche quella sulla proporz;onale. Crede che la nuova Caniera dovrà occuparsene? · - Siamo tutti <l'accordo che' l'attuale legge deve essere modificata. Il principio deve ·essere conservato, ma certi inllegabili difetti devono essere eliminati. --:- I,~ generale, ritiene lei (he q11e1ta Camem Jia deJtinata ttd àvere miJera vita e che invece non J_Ìa poJSibile un eq11ilibrio di _partiti e di metodi, in mod() (he Jia iniziai(! e si poua svolgere con 10/enniJà, pari alla Jua grdVità, il compito della ricostmzione economica e morale J.el

pdeu? - Fare p revisioni sulla vitalità di questa Carneia è particolarmente difficile per me, nuovo agli ambienti di Montecito.rio ed ignoto personalmente alla quasi totalità dei miei co.Ueghi. la ·prima seduta ed i primi discorsi daranno la risposta a questo quesito. Se sorgerà un Goxerno popolare costituzionale con l'adesione dei· fascisti, le probabilità dì vitalità dcila Camera saranno maggiori, anche perché i fascisti si propongono di controsabotarc l'eventuale sabotaggio parlamentare dei s_ocialisti ufficiali. Per concludere, i fascisti si presentano alla Camera senza · pose pro\-'ocatorie e con il proposito d i servire unicamente g li interessi della· nazione. Non _saranno quindi un elemento di ~isordine, ma di ordine. E. però inteso che se i socialisti. tenessero nella nuova Camera il contegno indecente che tennero nella vecchia, l'atmosfera di Montecitorio potrebbe diventare ardente. :E probabile che i socialisti stessi, i quali conoscono i fascisti in genere, cd alami dei fascisti deputati in particolare, si mantengano sulla linea della correttezza per evitare la nostrà azione di rappresaglia. Io mi auguro che Montecitorio cessi di essere


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

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una specie di teatro o di comizio per diventare un'assemblea che discuta con serietà e probità spirituale, adeguate alla gravità del momento, i problemi che assillano in questa epoca di trapasso di vita la nazione, cui arride,. malgrado tutto, un grande avvenire. E giacché ho l'occasione di padare al giornale più diffuso di Sicilia, permettetemi di manifestare le mie più ampie simpatie per l'« isola di eroi antica madi:e », aggiungendo la promessa che tutti i problemi che interessano la Sicilia troveranno in me un ai:dente sostenitore*.

* L'intervista è così postillata: « Sjamo grati a Benito Mussolini del saluto che egli manda alla nostra Sicilia e della promessa ch'tgli fa d'essere un ardente sostenitore dei suoi interessi. Noi . sentiamo che la promessa non . è pura espressione di cortese ,amarade,ie. Comunque le idee Politiche possano farci muovere io campi avversi, sappiamo che il battagliero collega sarà un valoroso . compagno nell'azione che il Gruppo parlamentare siciliano dovrà svolgere d'ora in avanti, acquistando un più preciso senso del suo mandato e delle sue responsabilità. « Per quel che si riferisce alla sostanza dell'intervista, siamo lieti di aver tratto la polemica fascista da quel caratteristico dì acredine che l'ha materiata nelle sue ultime fasi, Noi riteniamo, in realtà, che il fascismo sia destinato ad essere una forza politica, · ma in un diverso senso: agendo come · fattore di risveglio morale e spirituale della nazione, come strumento di valorizzazione del patrimonio ideale e sociale del popolo tutto. Come partito, forse, esso si corromperebbe e corromperebbe; destino di tutte le organizzazioni dalle finalità pratiche inuncdiatt". Perciò nessuno più di noi è convinto che la revisione delle tinalità fasciste sia necessaria e necessaria anche la selezione. I.a crisi che la giovane e forte istituzione attraversa è, in rci1tà·, crisi di esuberanza, di vivacità, che può divenir pericolosa a se stessa e che va, dunque, couetta, perché ne siano salvi i valori morali ond'è mossa e che non deve né oltrepassare né deformare. « Tutta la vivace e acre polem.ica di questi giorni potrebbe essere in questo senso cancellata. Mussolini stesso, in fondo, conferma che una tendenzialiti fascista repubblicana in quanto orientamento di organizzazione politica, non può esistere. · Se il fascismo è un supC'rpartito che comprende uomini di "diverse tendenze· politiche ", queste tendenze vanno ri~pettate e valorizzate. Il fa. scismo non può, quindi, avere a sua base una dottrina, m~ piuttosto una morale~ non un dogma, ma piuttosto un sentimento. Se vuol vivere, deve costruirsi una propria legge, diversa da quella del partito e dei gruppi politici. « Questo per il contenuto particolare del fascismo. Sugli altri problemi, specie su quegli parlamentari, Benito Mussolini espone delle considerazioni, le quali, in quanto t iassumono una critica di elementi obiettivi, hanno grande valore di attu:i.lità. Sulle conclusioni a cui arriva v'ha luogo a discussione; e c:erto ne approfitteranno i partiti ai quali in special modo si riferiscono».


FASCISMO . E BUROCRAZIA Lo Stato economico, socialista o collettivista che dir si voglia, lo Stato che ha assunto un complesso di funzioni economiche che non gli spettavano e per le quali non era assolutamentè «tagliato», lo Stato postelegrafonico, ferr_oviere, ecc., ecc., è preso nuovamente alla gola c.lalla turba enorme dei suoi stipendiati . . la crisi attuale è la riconferma palese delle nostre idee e dà uno straordinario rilievo al nostro programma. J1 quale vuole ritogijere allo Stato tutte le funzioni ch'esso non può, non sa, non deve fare, per limitare il numero delle sue funzioni a quelle d'ordine politico-giuridico, che sono le· fondamentali e le essenziali. In ogni vertenza· fra Stato e dipendenti statali, l'elemento economico viene immediatamente · sopraffatto e s~mmerso da quello politico. L'attacco all'er:uio è complicato dall'inevitabile crisi dell'autorìtà sta~ tale. le nostre idee in materia di burocrazia sono chiarissime. Anche ammesso, per dannata ipotesi, che Io Stato voglia continuare ad esercitare in regim'e di monopolio taluni servizi, è necessario: ·1. dotare questi servizi di tutti i progressi della tecnica modern1; 2. ridurre il numero degli impiegati, che sono troppi e di qua. lità negativa; 3. pagare g li altri benissimo, in modo che essi -non abbiano mai la vita de1Ja nazione. motivo o pretesto per turbare _ Queste idee programmatich e ci giovano da bussola per scendere li: considerazioni sul caso concreto. RESPONSABILITÀ DI GOVERNO Volendo risalire l'albero delle responsabilità governative, si giun~ gerebbe molto lontano. Ci limitiamo a individuare quelle _del ministero Giolitti. Sono gravissime. L'.agitazione degli impiegati comincia ad ingranarsi malamente nella· settimana precedente le elezioni. 11 Governo a Roma non c'è. I ministri sono nei rispettivi collegi; Giolitti è in Piemonte. Rappresentante dello Stato a Roma è il sottosegretario on. Corradini. I rappresentanti degli impiegati trattario, quindi, coll'on. Corradini, il quale, più pensoso delle sue sorti elettorali che di quelle del-


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l'Erario statale, largheggia cogli impiegati sino a promettere loro lire duecento mensili, a guisa di anticipo.... sul futuro. L'on. Corradini smentisce, di aver mai preso un impegn.o del genere. Vengono le controsmentite dall'altra parte. Ma dopo le dichiarazioni del èomm. Balboni, bisogna acceftare come attendibile la dichiarazione degli impiegati. L'on. Corradini ha realmente promesso 1c famigerate duecento Jire; ha cioè . tentato di regalare alla classe impiegatizia l'inezia di tre miliardi e mezzo di lire. Bisogna conoscere le abitudini di faciloneria, di superficialità, di negligenza. che caratterizzano ala.mi . circoli ministeriali e . politici romani per spiegarsi come qualmente si sia potuto compiere, da parte" dell'on. Corradini, questo vero e proprio delitto contro l'erario della nazione.

L'ERARIO

t DELLA NAZIONE

Se altri uomini di polso fossero stati al Governo, gli uomini che noi vorremmo vedere una buona volta al timone dello Stato, essi avrebbero tenuto ai rappresentanti degli impiegati questo chiarissimo ed elociuente discorso :. « Signori, i ministri non possono dispone né di un milione, né di un centesimo. Essi hanno la disponibilità del " loro" denaro, non di quello della nazione, che è sacro. La nazione è rappresentata dal Parlamento. I ministri trasmetteranno al Parlamento sovrano Je vostre richieste e · il Par1amento sarà libero di accoglierle in tutto o in parte o di respingerle. Né i miriistri, né gli impiegati possono sovrapporsi o sostituirsi alla rappresentanza della nazione. Il Parlamento nuovo sta per riW1irsi. Attendete le sue decisioni». Questo il disc"orso che bisognava fare. Il discorso che avrebbe impedito ogni equivoco ed ogni · speculazione. Nori ci sarebbe stata quest'agitazione, in cui il Governo ci fa una meschina figura di mancatore di parola.

L' ESTREMISMO DEGLI IMPIEGATI 11 Governo ha la coscienza gravata di inolte responsabilità, ma le misure adottate ieri dagli impiegati rivoltano contro di loro la cosdenza , nazionale. N oi siamo disposti ad appoggi_are in Par1amento quanto v'è di legittimo nelle richi_este delle varie categorie di impiegati, alcune delle quali hanno stipendi miserabili che disonorano lo Stato, ma ad un patto : che la si smetta coll'ostruzionismo e collo sciopero bianco; che 1a si smetta di sabotare la nazione, di insidiarla e offenderla e paralizzarla nel suo sistema nervoso. Il Parlamento si apre l' 11 corrente. Perché i postelegrafonici non possono attendere questi pochi giorni?


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OPERA OMNIA 01 BllNITÒ MUSSOLINI

Perché questa precipitazione inconsulta ? Col loro ostruzionismo, col loro sciopero bianco, a chi recano.offesa i postelcgrafoni,ci? Forse a Giolitti? Forse a Corr~dini? Forse agli altissimi papaveri dei .diversi ministeri ? No. Essi recano offesa alla nazione, al popolo italiano, il quale ha accettato tutti gli inasprimenti quasi fa ntastici delle tariffe postelegr:i.foniche; al }'Opolo italiano, che si svena, sotto il torchio delle ,imposte, per stipendiare il forni.icaio immane della burocrazia. E se domani i contribuenti, _stanchi di tante intollerabili vessazioni, iniziassero lo sciopero dei contribuenti, chi pagherebbe g li stipendi al 27 del mese? Forse Len in, czar di tutte le Russie_? E non pensano gli impiegati che, danneggiando 1a vita della .nazione, danneggiano anche se stessi? E non pensano - soprnttutto - che se la barca andasse a picco, che se lo Stato precipitasse al fallimento .finanziario, i primissi~i ad andare in fondo sarebbero precisamente gli impiegati dello Stato, che, posti fuori dai loro uffici, strappati ai loro sporteJli e alle loro seggiole, non saprebbero in qual modo rifarsi una vita?

RIFLESSI · POLITICI La stampa è unanime nel condannare l'estremismo degli impiegati. Il Serolo, malgrado gli inevitabili ondeggiamenti propri dello stile democratico, dice: « Lo sciopero o le forme anche peggiori dell'Òstruziooismo e dello sciopero bianco nei pubblici servizl industriali della nazione, turba la funzione dell'insegnamento, sconvolge i traffici postelegrafonici, paralizza la vita dei pubblici uffici, ecc. Sono fotti inammissibili, fotti che. costituiscono, dal punto di vista sociale, uno inconcepibile assurdità ».

Anche l'Italia, organo di CJUel Partito Popolare che fa .b. concorrenza, in fatto di democrazia, al Pus, afferma che ·« il paese, pur comprendendo le necessità degli impiegati, non può tollerare la ribellione al GoVerno e. allo Stato». Il Corriere si esprime negli stessi termini. La stampa italiana è unanime, salvo l'ipocrita Avanti! Anche perché innegabilmente elementi « politici » lavorano fra gli impiegati, Quando a Roma i fattorini del telegrafo si recano al comizio al canto di « Bandiera rossa »; quando uno degli oratori dell'Orto botanico, il signor . avv. Nardi, giunge sino ad affermare ·« la necessità di . rovesciare tutto il decrepito edificio dello Stato, puntellato sulJe tarlate fondamenta del capitalismo » (portentoso imbecille : il « capitalismo >> tòm a e trionfa anche nella Russia di ,Lenin!); quando al comizio milanese prende la parola un .redattore dell'organo pussista; quando ~utto ciò ed altro an-


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cara accade, è necessario da parte di tutti i fascist'i vigilare e prendere nettamente posizione non contro le leg ittime rivendicaziòni degli im• piegati, che devono essere e saranno accolte dalla nuova Camera, ma contro i mezzi e i sistemi coi quali essi intendo~o di farle trionfare. Insomma, i telegrafi non sono dei telegrafisti, le ferrovie non sono dei ferro".ieri e non deve essere tollerato ·che gli jmpiegati si giovino degli strumenti del" loro ufficio per ritardare o assassinare Ja ripresa econo· m ica della nazione. Oggi il Gruppo padameotare fascista di~cuterà in primo luogo del· l'agitazione deg li impiegati e avrà il coraggio, io credo, di prendere una decisione conforme ai nostri postulati, che si riassumono in uno solo: avanti tutto e soprattutto e contro tutti l'interesse generale della nazione. , MUSSOLINI

Da ·II Popolo d'fo1lù1, N. BI, 2 giugoo 1921, VUI.

26. • XVI.


[CONVEGNO FASCISTA DI MILANO]* Se io dovessi seguire l'impulso del mio pessimo tempàamento polemico dopo questa discussione, io dovrei aderire ad un ordine del giorno estremo, e precisamente a quello di Mastromatte.i. Ma per una volta tanto voglio frenare questo impulso e voglio mettermi sopra un terreno di valutazione obiettiva. Perciò, visto e considerato che stamani il fascismo parlamentare è stato unito in una questione di straordinaria importanza come era quella della burocrazia; e visto e preveduto

• A Milano, nel ridotto del teatro « Lirico», il 2 giugno 1921, si iniziano i lavori di un convegno cui parte<:ip:mo i membri del Comitato centrale dei Fasci, i segretari regionali e i deputati fascisti. Nella seduta antimeridiana, prim.i di passare alle relazioni dei segretari regionali, Mussolini dice: « Prima di passare a_ queste re1'n ioni1 chiedo che mi si permè!Ja di sollo· Ptwre altassemb/ea la que!Jione del giorno, che è molto grave. A bbiamo u110 srioperq bianco, un ostrnzioniJmo e /11 min1tccia di uno sciopero ger,erale nei servizi pubblici. Cre,do che sia neassario- dire nettamente il n011ro peniiero; se Jiamo, cioè, favorevoli a 'questa forma di 111botaggio deiia nazione o se siamo contrari. BiJogna cioè e1primere il 1101/ro pensiero in meri/o a questi ire efe. menti: circa le respo,uabililà del Governo; circa l'equità di talune rirhieue degli impiegati; circa la deplorazione esplidta di qunlo ouruzioniJmo e rciopero bianco, che provocano tm danno incalcolabile a/(a nazione. Io rottopongo olla vostra · apprtwaZione que110 ordine del giomo: · « ''Il Comfrato cMJrale dei Faui /Jaliani di Combauimenlo ed il Gruppo parlamentare fa.iciJta irwùano solenneme!lle gli impiegati statali di lutJe le catrgorie a non aggravare, con l'al!Jtazione di scioperi bianc~i 'ed fJJlruzioniJmi, l:t crisi econfJmica della nazione; deplora nella maniera phì e1plicira /d ,ondoJta incerta, in111fficente e reticenle dei Governo; eJQrta gli i mpiegaJi ad aJlendere che il Parlàmento, 10,mrno rappresentante 4i tutta la col/eui11ità italiana. e già inve!litfJ della questione, af/ronJi e risQ/v,1 il problema, n,on dal wlo punto di vista finrrnziario, Jenendo conio di qur11t10 è legittimo nelle richM11e degli im• piegati e di quanJo è neceJJario per ulvare dal bari:rtro favvenire ecfJ11omico della mc.ione; invita i fduhti Jingo!i, 1pedr1/me11/e impiegati, ad Qrientarsi P:,.a· ticamente verso ljueite direlliveP i>. · Segue la discussione, alla quale partecipano molti dei prC'Senti. Alla fi ne, l'ordine del giorno Mussolini è approvato all'unanimità meno quattro. Nella seduta pomeridiana, si discute sulla questione dell'intervento o meno dei deputati fascisti alla seduta reale. Agli oratori che lo hanno preceduto, Mus· solini risponde con il discorso qui riportato in riassunto. (Da J/ P()pQ/Q d'lta/irr, Nn. 132, 133, 3, 4 giugno 192 1, VIH).

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che il fascismo parlamentare si troverà ancora unito nella questione deUa politica estera, ritengo che non sia il caso per il momento, .fino a quando almeno non interverranno altri clementi, di scavare più profondo il dissidio e di portarlo·aJJe sue conseguenze estreme. L'intervista al Giom ale d'ltal-ia l'ho dettata io: Perché ho dato l'intervista al Gio;mtle d'Italia? Per una semplice ragione : perché non tutti i fascisti leggono Il Popolo d'Italia, che in questo mese dovrebbe tirare un mezzo milione di copie. Io avevo bisogno. di un inegafono nazionale e ho scelto Il Giornale d'Italia. Ora quell'intervista, se voi ricordate, era un'intervista non esagerata né eccessiva,- a cominciare dal contegno che io profilavo per· il Gruppo parlamentare _fascista nei riguardi dei socialisti, .fino alJa eventualità di un appoggio ad un ministero Salandra ed anche Meda. Voi vedete che c'era una linea collaborazionista e di adesione a tutte le correnti che devono ristabilire presto l'equilibrio nella vita economica e spirituale della· nazione. Nel- . !"intervista c'era una frase che ha scatenate: la "polemica. Io vi prego di riflettere che, s_e per una settimana interi in Italia si è potuto discu• tcre su questo problema appena delineato, ciò significa che sta affiorando e maturando negli strati più vivi della coscienza nazìonale qualche cosa che ieri non esisteva. Perché si è ritenuto che quella frase fosse minacciosa? Perché poteva diventare parola d'ordine dei fascisti. D'altra parte, siccome tutte le azioni umane hanno uno sviluppo illogico ed apparentemente contraddittorio, cosl è avvenuto che questa frase è giovata alla monarchia, perché molti monarchici si sono risvegliati; e la monarchia, che non aveva difensori, almeno ora pare che ne abbia trovato qualcuno. Perché intenzionalmente ho bùttato quella frase? Perché da parecchio tempo un male minacciava la compagine del fascismo: il male di essere in t!oppi. Molti sono venuti in questi ultimi tempi al fascismo senza comprendere bene che cosa fosse o no il fascis_mo. Facendo i blocchi, noi abbiamo dato l°ìllusione ai nostri amici bloccardi che il fascismo fosse diventato loro prig ioniero. Evidentemente i liberali, i democratici e le altre gradazioni politiche credevano di avere per sé e per sempre il fascismo italiano. Bisognava dunque gett'are in questa miscela un ingrediente che determinasse il Proc!!sso di chiarificazione; e difatti q\lesto processo sta veri.6candosi, perché·molti elementi che erano ·venuti al fascismo per motivi individualistici· se ne vanno e fanno benissimo. :B evidente che la mia tendenzialità repubblicana è la porta Che il fascismo italiano intende di tenere aperta per. il futuro. Questo è il senso della m"ia tendenzialità. Perché può essere che domani si renda necessaria la crisi del regime, perché non sempre i popoli fanno scontare ai ministri che passano le colpe maggiori. Si va sempre oltre il


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINl

piccolo bersaglio dei pochi uomini messi al banco dei ministri e· si scelgono le istituzioni. '

Noi vogliamo che gli spiriti dei fascisti siano fin da questo momento orientati verso questa possibilità, che può. essere del lontano futuro, ma anche dell'immediato domani. D'altra par.tè chi guida un movimento, è un navigatore che ha jl timl?ne. Ed io so .benissimo che non si può sempre andare in linea -diritta. Quando due anni fa una crisi di regime istituzionale si profilava, io · ho dato una violenta sterzata a

destra, Ma se domani la situazione mutasse e se una. crisi di regime fosse guidata da noi, dobbiaffio avere fin da questo momento le mani libere. Certo che la mia repubblica aritidemocratica ed antis?cialista e antiplutocratica piacerebbe poco ai monarchici, ma ancor meno ai repubblicani. . Quanto alla seduta reale o inaugurale che sia, è innegabile che, ~olendo restare sul terreno puramente giuridico costituzioriale, la faccenda si presta ad interminabili discussioni. Ma la cronaca è cronaca ed i fatti sono fatti. Non si può impedire che cerimonie di tal genere si concludano s~mpre con una manifestàzione di lealismo. Quindi per far S3.pere che ci siamo anche noi, sarebbe un gesto dì pessimo g usto, uno sfreg io e niente altro. Il re sa che esistono i 500.000 fascisti in Italia; egli sa benissimo che se non ci fossero stati i fascisti molto probabilmente oggi al Quirinale non ci sarebbe più lui. Non è proprio quindi il caso di andare a fare un gesto d i schiamazzo; non è nelle n_ostre abitudini e nel tempèramento fascista. Ed allora astensione. · A mio avviso, con questa astensione noi non ci impegniamo in una campagna repubblicana, ma non ci impeg niamo nemmeno a sostenere ete.rnamente il principio monarchico . .Vi confesso che l'unica. cosa antipatica in questa faccenda è jl trovarsi accomunati ai puSsisti. Ma nella vita vi sono delle coincidenze strane e d'altra parte · il nostro gesto non si presta ad equivoci. Con questo però non intendiamo nel futuro di andare "al Parlame"nto per sabotarne i lavori, né per fare quello che già fece il Rinnovamento nella scorsa legislatura. Intendiamo di essere dei servitori devoti della nazione. Riassumendo, io credo che il fascismo non debba dividersi su questa questione, appunto perché può essere ·unito sopra altre questioni più importanti. Non abbiate il pensiero se Mussolini può restare solo. Non dovete avere questa preoccupazione di natura . sentimentale. I.a vostra. decisione deve essere libera. Se nel 1919 si poteva concep ire come una specie di calderone nel quale trovavano posto elementi di tutti i partiti, da qualche tempo il fascismo va selezionandosi e creando dai diversi tipi affluiti a lui dalle diverse vie, l'unico tipo del fascista. Ragione


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per' cui la necessità di questo processo deve essere affermata anche in questo gesto, che non è soltanto di forma, ma di sostanza. Io insisto perché il Gruppo parlamentare fascista si astenga dal par• teciparc ufficialmente alla seduta_. Se qualche individuo ci vuole andare, ci vada. l asciamo le forme grette della disciplina ai partiti politici organizzati.' Ma sarebbe molto bene che il fascismo desse un esempio di di-sciplina anche in questo primo 'passo della sua vita parlamentare. D'altra parte, vi ricordo che, dimenticando le molte colpe del regime, siamo stati noi a scendere sulle piazze e nelle strade quando si trattav:a di difendere sul serio la Patria. E molti di · questi bloccardi allora non c'erano. E se vi sarà ancora il pericolo dì vedere Ja nazione ·sull'orlo del caos, noi dimentic_hercmo ancora una volta le colpe e gli errori di coloro che ci reggono per difendere i valori immateriali e immortali della nazione *.

* Terminato il discorso di Mussolini, il presidente avv. ..Aversa legge !"ordine del giorno firmalo da Tcrzaghi e Bottai e sottoscritto da Marsich, Mussolini e Rossi, e che suona cosi: «"Il convegno dei deputati fascisti riunito a ?I.filano insieme al Comitato centrale dei Fa.sci di Combattimento e ai fiduciari politici regionali; approva l'atteggiamento assunto da Benito Mussolini, che corrisponde fedelmente ai postulati fondamentali del fascismo agitati dinanzi agli elettori ed accettati dagli eletti; e, mentre riafferma l'antipregiudizialismo fascista nell·ambito della tendcnzialità repubblicana, delibera che il Gruppo rion partecipi alla seduta reale della nuova Camera, ritenendo per altro che la questione deirintervento a qoella seduta possa rappresentare, nella libera interprctazionè dei singoli deputati fascisti, l°ottemperamento ad una mera formalità di carattere costituzionale". ~ Dopo alcune dichiarazioni delron, Tenaghi, il presidente legge anche un altro ordine del gjorno, presentato dall'on. Vicini, e che è del seguente tenore: ~" L'adunanza dei deputati fascisti, riaffermando solennemente '13 concordia e la unità inscindibile del movimento fascista; ri~ffermando che il fascismo non ha pregiudiziali né pro né contro le attuali istituzioni, delibera di lasciare pienamente liberi i deputati fascisti di assistere o no alla seduta inaugurale della XXVI legi5latura"; a Si mette in votazione il primo. ordine del giomo, il quale viene votato per divisione. La prima parte, che comprende i due primi a ca.po 6no alle Parole " teodenzialit.à repubblicana", ha valore di approvazione all'atteggiamento assunto da Mussolini e raccoglie l'unanimità dei voti, essendosi astenoto soltanto !'on. Vicini; sulla seconda parte, che cqmprende l'ultimo a capo e che riguarda la partecipazione alla seduta reale, l'esito della votazione ~ il seguente: hanno votato contro g li onorevoli U lesia, Coda, Chiostri, Devecchi, Acerbo, Maizucco, Albanese, Gray, Torre, Corgini, Vicini, Misuri, Caradonna, Gano, Bottafuochi, Ca~ panni, Gay, lupi; hanno votato a favore gli onorevoli Gi-andi, Bottai; Benelli, Bilucaglia, Oviglio, Lancellotti, Piccinato, Mussolini, Farinacci, Giunta, D e Stefani, lanfranconi, Terzaghi, Finzi, Gattelli.


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OPERA OMNU Dl BENITO MU.S SOLINI

Viene quindi messo in vota:done_l'ordine del giorno Vicini, il qua le rac. coglie diciotto voti favorevoli contro quindici contru i. t< La seduta ha cosl termine alle 21,15. I, commenti sono prolungati e vivaci. Discussioni ani mate ed appassionate .si accendono in ogni punto della sala. All'uscita, Benito Mussolini e gli altri sono fatti segno a una calorosa dimostrazione da parte dì moltissimi fascisti, che hanno atteso pazientemente la fine- del convegno jn via La.rga ». Nella seduta antimeridiana del , } giugno, «Mussolini propone che " si.formi 111bito oggi Jleuo il Gr11ppo fauista. llòrdine del giorno del rcmvegno dìn:i•a rhe si doVeva ro1tituire il Gruppo. Non .omprendo per.hl d .ri debba riunire ·a Roma. li Comitato re,ntr~e dica quello che pensa, I deputati fauùli che condividono q11eJle idee .ri hcriveranno pci in eno "». Segue la discussione, nella quale Mussolini interviene due volte, La prima volta dice: « Saranno dieci o quindici i dep11tati che potranno formare oggi il GrJJppo : questo numero sarà aumrntalo o no; ma · oggi ou.orre costituire il Grnpfio »: Il tenore del se-condÒ intervento è il seguente: « ·' Q11ello chg ci ha detto il rappuw11a,1u della Sidlù,, Vìllelli, i molto Jdggio, Il Gruppo parlamenli:rre non esiste dc jure, ma eJiJte de f~cto. Il Gr11p/10 fa.uhia ha già fatto d,u mani/eJlazioni: in ,ma JÌ ~ mo1trato compaJto rulla queJJione urge11te ed imporltmfe degli impiegati. la seconda manife1tazione del· Gr11ppo d ha trovati divisi. Ma bisogna rileggere altentam~nte /'erdine del giomo · di ieri. Il solo on. Vicini ha capito che bisognava votare contro /111/i I'ordine ·del giorno. L'alleggiamrotc, di J\fus10/ini, che i Jlalo approMJo, che coJa significa? Questo atteggiamento Ji riferiue a q11alche coJa di tiiCino, a q11alche cosa che ha d eterminato lo scoppio della polemfra. Per cui io dev(! ritenere che i deputali che hanno vottllo contro sono tendenzialmente .repubblicani". (Approvazioni da alcuni di essi). "Nella scco,ula pal'te de/l'ordine del giorno ci siamo tr"ovati divisi: quindici conJr'o diciotto. Evide11temenle i di~iotto 1,·anno selezionali in q11e1Jq ien!O: tre o qtJaJlro o ci11q11e o Jei interu!ono o vogli ono a11dare alla Camua per fare atto dì omaggio t1I sovrano; ,na almeno cinque o ui o Jelle sono invece altri , he credono , he q11e1to inrervento non 1ignifirhi neusuriamenté allo di omaggio alla monar,hia. Dopo q11esto piuolo diuenso, è da escludere che non ti Ji trovi piil d'arcordq 1opra altre que1Jioni piil importanti. Se per esempio Marsich vi pone il p;·oblemtt della polilica eitera in 11n ordine del g;orno ,he ha in cantiere e 1i trov,uu ,he 1u q11e1tq ordine del giorno di politica eJtera 1iamo /11tti d'auordo, l'imprenione che Ji darebbe all'opinione pubblica Jarebbe queJta: il fascismo è d'a,cordo. E d'auordo 1alva che nel dettaglio della seduta reale, Il Gr11ppo, già ,01iit11ito in li11ea di faJJq, de1,'e euerlo anche i11 linea di dirillo,· e piuttosto ,he stare a diuertare, è bene ,he affro11Ji altri problemi 111i quali ci poi!a eJure I'11nanimità. Bisogna cercare le coJe che ci pon ono divi. "dere. E quest o è po11ibile fare con ,arai/ere di pura lealtà e u11za pretendere che 1JÌ 1ia110 delle rinunzie molto e((eSJive. Or.t, per me. la queJtione della . uduta reale è importante: ma i piil .impo,Janle quella degli impiegati e della politica eJ/era. Quanto alla uduJa real,, io 4vevo detto di astenerJi "ufficialmente" e prevedevo che vi 1arebbero ;tali degli iJol4Ji che Jarebbro andati. l n que1to mo- . mentq si deve dichia.rare , 011iluito il Gruppo · fauiJta,' si .devono raccogliere le immediate adetioni,· si deve affronla!'e il problema dr/la politica ,itera, specie in villa de/J'elem·ento fiumano, perrhi so110 convi11to ,he su q11e1ta noi troveremo l'undnimità. ", ( Appia.usi) ». Nella seduta pomerìdiana, « Marsich legge il seguente ordine· del gioi:no : « "Il Comitato centra le dei Fasci Italiani. di Combattimento C · j deputati t<


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fascisti adunati jl 3 giugno 1921, solennemente dichiarano che non intendono che il trattato di Rapallo, for:zatamente subito dalle più sa.ne for:ze na:zionali, significhi rinunzia definitiva all'annessione di Fiume all'Italia e al riconoscimento delle rivendicazioni dalmatiche; condannano la politica: rinunciataria, mercantile ed offensiva della dignità nazionale, seguita dalle- caste politiche dominanti e dal conte Sforza in ispecie, sia per quanto riguarda h . questione dd! 1Alto Adige, sia i problemi adriatico, orientale e coloniale; s'impegnano ad agire nel paese e nd Parlamento colla massima m l"rgia per im~ire la cessione di porto Baross alla Jugoslavia, lo sgombero di Sussak e di Sebenico e il predominio in Fiume ha.liana dì elC'Jllenti :zandlian.i o comunque antina:zionali; assicurano ai Fasci Fiumano, Zaratino e Tridentino l'incondizionato app:oggio nell'azione che esso svolgerà diretta a tali obiettivi", « {+) Mussolini propone alcuni emendamehti all'ordine <lei giorno Marsich. Uno di essi riguarda. le rivendicazioni dalmate. Per quanto riguarda -la politica rinunciataria vorrebbe che la condan.na non fosse limitata alle -rinunce dalmatiche, ma si rifletta. anche su tutte fo altre questioni: Alto Adige, Fiume, ecc. Propone alcuni. altri emendamenti. , . « Marsich accetta le modificazioni di Mussolini». Sull'ordine del giorno Marsich, parlano ancora Gigante, Zimolo e S1arace.. Poi l'ordine dd giorno Marsich viffie approvato per acclamazione. Segue la votazione del Consiglio na:ziona!e sulla partecipazione o mffio dei deputati fascisti alla seduta reale. « Crolb.fanza., dopo avere inviato un saluto a Benito Mussolini cd al Comitato· centrale dei Fasci, pi:opone il seguente ordine _del giorno: «" Il Consiglio nazionale dei Fa.sci, esprimendo la sua completa solidarietà colla Commissione esecutiva del Comitato centrale, approva l'ordine del g iorno che sull'intervista di Mussolini fu da essa votato e quell o presentato ieri dall'on. Terzaghi e votato da quindici deput3ti, che suona completa ad~ione al pensiero e$presso dall'on, Mussolini; e prende atto della coslituzione ufficiale del Gruppo parlament3re fascista e fa appello ai fascisti di tutta Italia perchC t!~angano disciplinati nelJ"org:rniuazione, sventando ogni manovra· di SC1SS1one « Farinacci, dopo avere riassunto e criticato la discussione di queste due giornate, invita a convoc:are prossimamente il congresso nazionale e p~senta il seguente ordine del giorno intransi.gente: , «" Il Consiglio nazionale dei. Fasci. di Combattimento, preso atto dell'intervista Mussolini e susse,guenti articoli pubblicati sul Popolo d'l/(t!id, esprimendo l'incondizionata solidarietà al d uce del fascismo italiano, invita il Gruppo parlamentare fascista a non partecipare alla prima seduta del Parlamenlo, seduta che ha un carattere spiccatamente" dinastico". « Mussolini dichiara di acce-tiare l'ordine del ,gjorno di Crollalanza. Fa numerose ed ìnterCssanti dichiarazioni esplicative. Crede che il congresso non potrà dfettuarsi che in settembre. Farinacci ritira il suo ordine d el giorno. Marsich propone questa aggiunta all'ordine del giorno : " e ai depu tati fascisti, cui fa obbligo di seguire nello svolgimento del proprio mandato i postulati fascisti e le direttive politiche che saranno vià. via tr.i.cciate dal Consiglio nazionale". « Ferrone crede che prima del congresso sia necessaria un'opera di epurazione fu. alcuni elemenli infiltratisi nei Fasci. « Parla ancora Sansanclli. Quindi Aversa propone la seguente aggiunta al· l'ordine dd giorno: "dà mandato alla Commissione esecutiva di rappresen-


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tare i Fasci al convegno del Gruppo parlamentare fascista per lo scambio delle idee prima dell'inizio e durante i lavori parlamentari", « P.ulano ancora J'avv. Bruzztsi, Guerrcsi, Scarpa, Mussolini. Quindi si passa alla votazione dell'ordine .del giorno colle aggiunte Marsich e Aversa. Pereone dichiara che vota perché il Gruppo parlamentare deve ubbidire al Comitato centrale. Gay vota per sentimento di perfetta disciplina. Padovani e Sansanelli chiedono di potersi astenere non avendo int'erpellato i Fasci, Crollalanza vota d'ordine del giorno quale rapprese"ntante del Consiglio nazionale, sicuro <lelJa fiducia votatagli dall'adunata regionale, dichiarando ·che non ha creduto far indire le assemblee. Vitlel!i si astiene. Bresciani, che rappresenta l'estrema. ìntransigente, voterà contro in segno di protesta, perché non approva che i. deputati fascisti · intervengano alla seduta reale. Guerresi dichiara che si astiene. Scaffi, come membro del Comitato centrale, voterà l'ordine del giorno. « Hanno votato a favore: Angiolini, Aversa, Besana, Boh:on, BrU22esi, Marine-lii, Mussolini, Rossi, Pasella, Freddi, Terzaghi, Marsich, Grandi, Mastromattei, Bastianini, Ferrone, Bottai, G ay, Di Crollalanza, Farinacci, Gioda, Buttafava, Scarpa, Arpinati, Giacomelli, Cimorooi, Scaffi, Zimolo, Starace, Giunta, Celi i. Totale trentuno. Si sono astenuti, colle dichianzioni surriferite; Padovani, Sansanelli, Villelli, Aiello, Guerresi. Totale' cinque. Ha votato contro Bresciani (+) ». (Da Il Popolo d'J1alia, N. 133, 4 giugno 1921, .VUI).


TIRO A SEGNO POESIA .... I pussisti si sono dati agli esercizi più o menò solitari della poesia. Un amico ci manda l'Inno ai fasciJti, da cantarsi sul mot~vo di Giovinezza, che dovrebbe essere cantato dalle giovani speranzieJlc del PuI. lmmortaJiamo la poesia e anche il poeta, che - oh il modcstino ! vuol conservare l'anonimo :

Solitario sei tm codardo un leon Ii! siete in tanti il tuo cuore fiacco e tardo trema al pari dei furfanti. Verrà il dJ della rÙcoJJtt verrà il dì della vendetta romperem le voJtre ona e le daremo ai nostri can. O fascista, o teppista l'uno e l'altro è il tuo nome la vendetta è già in vhta

ogni fallo scontar ti fa. Prendiamo atto dei. geritili propositi che sono espressi in così mirabili strofe. Stia, stia tranquillo il poeta: egli sconterà, fra . gli altri, anche· il peccato commesso contro le Muse.

PROSA.... Dopo la poesia, ecco un volantino in prosa. :B stato stampato dalle Industrie g rafiche moderne di Milano, reca in calce· la fuma « I giovani comunisti milanesi » e dice : « La classe lavoratrice deve cofflprendere che se la reazione · fascista sembra Oggi affievolirsi, ciò ! àppunto perché essa pensa di aver abbastanza fiaccato le organizzazioni proletarie, tanto da renderle impotenti a · condurre la loro unica e vera lotta : la lotta rivoluzionaria,


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OPERA O.MNIA DI BENITO MUSSOLINI

« E non perché le bande armate della guardia bianca temano di non poter bastonare i 123 deputati dd la presente legislatura, ,ome hanno abbo11dan1cmtt1lt' baJ1om11i i U6 della legi;latura pa;1a1a. · « Convincetevi die la "valanga " delle schede, che tanto entusiasma il Partito Socialista, non ~ che una valanga di carta; che con essa non si seppellisce e_ non si annienta la forza organizzata e armata della classe dominante, la quale porrà eJJere Jc,/tanlo debella/(1. dalla forZ4 organizz,1ta ed 11rmata., ma infi11itamente più numeroJa e perciò più potente del proletarùto. (( La Federazione giovanile comunista vi land a questo appello per sl ringervi intorno alla sua rossa bandièra: la bandiera della gioventù operaia rivoluzionari a di tutto il mondo, la bandiera dell'Internazionale comunista. · ~ Essa vi chiama a raccolta per inquadrarvi e per organizzarvi in squadre d'azione disciplinate eJ annate ; l'avanguardia della riscossa rivoluzionaria del proletariato, ~he per primo !ferrerà la !tta (O"troffemfra alla viole"z" f,ndtla ».

Segnaliamo questo documento alle nostre squadre e basta. Quanto alla controffensiva pussista, essa è destinata a rimanere eternamente sulia carta, magari sotto la forma di vibrati ordini del giorno.

.... E UN VOTO Eccone uno di ordini· del giorno. È quello vot.ito dal Comitato cen· trale deJla Federazione italiana operai chimici :

~-

.i Il Comitato' cèntrale della F.I.O.C., riunito giovedì sera in seduta straot· dinaria per esaminare la situo.zio.ne creatasi in conseguenza degli avvenimenti

. abbia « constatando come il fascismo mercenario nella sua fobia devastatrice inconsciamente colpito, insieme a tante altre, anche le nostr.e organizzazioni pa· cificamente operanti sul terreno economico; manda il saluto solidale a lutti i comp:asni colpi ti direttamente o indiretumente dalla furia . pa rtigfana, che ha voluto visitare anche le nostre istituziorii e i nostri uomini per danneggiarli materialmente e moralmente». E poi si. la,gnano, se dopo tante diffamazioni i fascisti si rifiutano di fare troppe distinzioni !_ VERITA SACROSANTA

li Voce Repttbblicana ha stampato diversi articoli in marg ine alla recente polemica. In uno degli uJt imi era detto: « Può darsi che Benito Mussolini voglia fare una repubblica jn Jtalia, ma non la nostra. Voialtri conservatori gli avete dato di che sperare, permettendogli la rieazione· di un vero esercito armalo di ::tlcune migliaia di uomini, con forma· zioni agilissime, inquadrato militarmente, comandato da ex-ufficiali audaci, che


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DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASC(, ECC.

giurano fedeltà :L lui .come al re. State attenti e vedrete: il gioco si serra. Intanto noi crediamo che i partiti farebbero bene a guardare con un po' più d'intel!i. genza questo movimento fascista. N on i vecchi partiti, ma quelli che attingono le loro forze dal popolo, affinché quell'autentico colpo di Stato (non quello della · Perseveraflu} che si prepara non giunga inatteso>).

Indovinato, · ammesso e concesso che Mussolini voglia una repub· blica, non sarà affatto identica e nemmeno affine a queJJ~ che vuole o . piuttosto non vuole il repubblicanesimo ufficiale. Quanto al resto .... del gioco, la partita è agli inizi e chi vivrà, vedrà.

UN GRANCHIO L'organo quotidiano de_lla repubblica .. , sociale Stampa livo -:- questa no"tizìa :

tutto giu-

« !i06 F ASCISTI ESCONO DA L FASCIO DI BOLOGNA « Bologna, 30. « 8 bastato soltanto che il capo c.lel fascismo italiano 5Ì dichiarasse un repubblicano •• tendenziale", che per noi è equivalente a repubblicano ""per ischeno " , perché buona parte della massa variopinta di cui erano composti i Fasci di Combattimento si spaventasse, e, per · amore della_cas.i. Savoia, uscisse dall"organizzazione fascista e si dichiarasse solidale col regime monarchico. « Infatti in questi ultimi giorni ben 506 soci hanno dato le dimissioni dal .Fascio bolognese. « L"o rgano del Fascio locale, L'Assalto, invita nel suo ultimo numero .i 506 fascisti a restituire sen:z"altro la tessera ed a ugura loro il "buon viaggio ". Per noi non e una sorpresa e crediamo che altre d"imissioni seguiranno queste~ -

Si tratta di un granchio tipog rafico d i proporzioni colossali. I dim issionari sono cinque o sci .... Si è }'reso T « o » per uno zero e i dimis· sionari sono d iventati immediatamente , 06. D istrazione ? inintclligenza? Malignità ? · IL FRO).{BO LIERE

. 0,1 Il Popolo d'ItrLlia, N. 1}4, 5 giugno 1921, VIII (r)..


FRONTE J)NICO ! Da qualche tempo, e precisamente da ·quando il fascismo si è affermato come forza politica di primo ordine, che viene jmmediatamente dopo, per potenza numerica, ai due partiti organizzati, la campagna contro il fascismo ha ripreso in vigore e i n accanimento ed ha accomunato in un fronte unico quasi tutti i partiti politici d'Italia . .Antifascismo: ec;co i l minimo comune denominatore trovato per riunire gente divisa in tutto il resto. Nel p rimo tempo, nemici del fascismo furono soltanto i socialisti ufficiali, ancora unitari. La loro tattica consisté dapprima. nell'ignorarci, poi nel diffamarci, poi - quando furono legnati a dovere come · meritavano ·codesti -predicatori professionali della violenza - si misero a piangere. Ci fu un momento - due o tre mesi fa - in cui. il mfard pussista toccò il massimo deJl'abbatt.imento e della mortificazione, Era il periodo in cui la direzione del partito lanciava, quasi quotidianamente, appelli_ patetici mielosi. per la pacificazione degli animi. f urono alcuni mesi di tolstoismo in piena regola. Passato! Dopo la prova delle urne e malgrado Ja diminuzione .degli eletti e dei suffragi, il P11s, e naturalmente il super-Pus, rappresentato dai cosiddetti còmunisti, si è ringaIIuzzito e da Tolstoi è tornato a Lenin. Dopo i socialisti ufficiali e comunisti, dobbiamo cont"are fra i nostri nemici i popolari. Certo flirJ fra popolari e fascist i è finito. I popolari hanno avuto qualche simpatia per i1 fascismo nelle province dove il fascismo ha spezzato le tirannie rosse, che erano anche bestialmente antireligiose e antipretine. Ma adesso che il pericolo . è scomparso, i fog li del Partito Popolare fanno a gara cogli organi del Pus nel diffa. mare il · nostro movimento. Ecco, ad esempio, l'Italia di ieri affermare che il « fascismo è tutto nel metodo -della violenza, della legnata, delia rivoltella alla ·m ano». Quasi tutta la borghesia politicante, quella che pretende di agire nell'ocbita della costituzione, è schierata, attraverso i suoi giornali, contro il fascismo. La frazione giolittiana, che può dirsi r.appresentata dalla Stampa, fa dell'antifascismo .a tutto spiano, anche per jngraziarsi - a scopo di collaborazionismo - gli elementi più temperati del Pus. Là coércnte della borghesia nittiana, quella che fa capo a Cagoia e al suo organo Il Paese, miscuglio repellente di tutto quanto


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si agita nel bassofondo della politica italiana, è · ferocemente, e si potrebbe aggiungere naturalmente,. antifascista. La campagna del Paese, giornale costituzionale contro il fascismo, supera nel falso, nell'inven· zione, . ne!Ja spudoratezza, tutto ciò che si stampa dai fog li del socialismo ufficiale. A questa campagna malvagia e scempia di · socialisti, di preti e di borghesi g iolittiani · e nittiani, si sono aggiunte le gca~e forze ~el repubblicanesimo ufficiale, il cui organo antifascista è sempre premurosamente citato nelle colonne del P111. Perché il carnevale fosse completo, dopo - ripetiamolo! - socialisti, pipisti, inc~goiati, democratici socialisteggianti, ecco farsi avanti ( e trascuriamo i gruppetti minuscoli che si abbandonano anche lofo - poverini! - agli esercizi onanìstici dell'antifascismo), ecco farsi avanti l'« Associazione_ nazionale dei combattenti » col suo organo I.A Pare. Non varrebbe fa pena di rilevare l'attacco insuJso e ridicolo di questi signori, se la loro· abbondante CO· lonna di prosa non fosse stata riportata dal quotidiano pussista. Non sappiamo precisamente dì quaJe <( Associazione di combattenti » si tratti. Di quella, forse, notoriamente agli ordini e a\ servizi di Cagoia ? Non guasterebbero alcune delucidazioni in merito. Comunque sia, aggiun~ giamo alla schiera dei flostri pluricolori nemici ( quale meraviglioso arcobaleno: dal nero allo scarlatto!) anche i combattenti, che si divertono sull'organo che si chiama Pare. E cosi la· lira è completa. Tutte le corde ci sono. . T utta la musica è in chiave di antifascismo. Gli obiettivi di questa cacppagna, di questo blocco, sono evidenti: sono d'ordine parlamentare, perché la situazione d eterminatasi nel paese avrà ripercussioni :inalo8he a Montecitorio, e d'ordine economico-finanziario. :B la borghesia plutocratica, che flirta col socialismo e teme il domani fascista. 8 la borghesia internazionalista dalle dubbie orig ini e dal sangue impuro, la quale guarda con preoccupazione al nostro esasperato senso ed orgog lio di razza. E molti altri elementi sono nel gioco, e di essi terremo parola in seguito. Davanti alla coalizione nemica, nessun brivido d i trepidazione ci attraversa J'animo. I nostri nemici sono in ritardo. Anche uniti, fusi e confusi, non potranno incrinare la compattezza délle nostre schiere. Le discussioni recenti hanno disperso parecchie illusioni. Data la g ravità generale della situazione, data la «ripresa» degli elementi antinazionali, Ie gerarchie già solidamente stabilite dal fascismo devono attentamente vigilare sulle mosse nemiche e soprattutto devono «perfezionare» sino ai limiti del possibile l'inquad ramento delle no-. stre forze.


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OPERA OMNIA DI BENITO M U SSOLINI

I dirigenti dei mille ..e cinq11ue11/o Fi:tui sanno, che cosa intendiamo dirC col ver~o «perfezionare». 11 giorno in cui l'ibrida e ripugnante coalizione nemica tentasse di accerchiarci, allora Je squadre fasciste, l'esercito fascista, nel quale si raccoglie la più animosa gioventù d'Italia, impegnerà il combattimento su tutta la linea. E la partita sarà finalmente giocata nella .sua fase decisiva ! MUSSOLINI

D a li Popolo d'Italia, N. 135, 7 giugno 1921, VIII.


LA CRISI ACUTA Gli statali possono avere ragione nei confronti del Governo, ma hanno torto nei confronti della nazione. Certo, le responsabilità del Governo sono gravissime e le odierne manifestazioni della sua energia non bastano ad attenuarle. La colpa di ciò che accade risa.le a questo Governo e a quelli che lo hanno preceduto, compresovi, in primo luogo, Saverio Nitti. Quando gli statali hanno mosso Je prime pedine della lot.ta, il contegno del Govern~ doveva essere chiaro e tale d:i non prestarsi a sofisticazioni. O ·rispondere con u_n bel « no», secco, da prin· cipio, rimettendo il tutto all'esame e alle decisioni della nuova Camera; .o precisare le concessioni, senza ambiguità, Il Governo, e per esso l'on. Corradini, che ebbe fra mano la delicata questione, non seppe o non volle scegliere fra le due strade, Non disse « no » e non seppe concretare il «sì>). Una promessa ci fu: ·a · parte la cifra, il fatto innegabile è che il Governo era entrato sulla strada delle concessioni. Se la condotta del Governo · fosse stata diritta e chiara, il Paese non si tro- · verebbc oggi nella paralisi quasi totale della sua vita. Il Governo ha dunque le sue colpe, ma ·g li statali scioperanti hanno le loro. Il comitato che li guida è stato impulsivo e inferiore alla situ:i.zìone. G li statali potevano, non abbandonando le vie legali, imbottig liare il Governo; si sono, invece, pietosamente imbottigliati in un'agitazione violenta, che danneggia il Governo ed esaspera la nazìone. Gli · statali potevano continuare la loro agitazione nelle forme legali; inscenare una grande campagna di stampa; smuovere tutti gli organismi industriali e commerciali ; portare, con comizi e cortei, il problema globale deJla burocrazia nella coscienza del grande pubblico; chiedere ai gruppi e ai singoli deputati un impegno· sulla questione; e potev:rno lanciare l'11ltimat111n non al Governb, ma alla Camera nuova. Si trattavi di attènderc due settimane al massimo e poiché g li eventuali aumenti avranno indubbiamente una certa retroattività, niente si perdeva còll'attesa. Solo nel caso che la Camera nuova avesse rimandato alle calende greche la soluzione del problema, gli statali avrebbero avuto jl d iritto di ricorrere ai mezzi estremi e noi saremmo stati al loro fianco. Questa era la strada logica da erenderc: agitarsi contro il Governo per la sua condott1, rimettersi al Parlamento, non offendere la nazione


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OPERA OMNIA DI B.ENITO MUSSOLINI

nei suoi interessi materia_lì e morali. Si è ricorso allo sciopero, perché di sciopero si tratta ·e non di ostruzionismo. Sono decine e decine di milioni di .danni inflitti alla già debole economia nazionale; tutti. i traffici sono arenati; il sistema nervoso della nazione, costituito dalle comunicazioni postelegrafoniche, è paralizzato. Noi qui ricordiamo i danni e i dolori d'ordine morale che sono provocati da tale stato dì cose, poiché essi appartengono agli imponderabili che non si traducono in cifre. Ecco il paradosso: gJi statali, e in particolar modo i postelegrafonic-i, danneggiano la nazione per centinaia di milioni e poi pretendono che la_ nazione così stremata· trovi altre centinaia di· milioni per aumentare i loro stipendi. Ora la coscienza nazionale itlsorge, dimentica i torti del Governo e si scaglia contro gli scioperanti. la società itiliana si divide, dunque, in due grandi categorie? Una enorme maggioranza di cittadini, che lavorano per un'ìnfima minoranza d'impiegati, pronti sempre alla minaccia e · al ricatto? T utta la stampa condanna le degenerazioni del movimento. Moltissimi impiegati sentono che il continuare coi metodi delfa violenza sìgnìfica perdere comp letamente la battaglia. Mentre gli scalmanati che hanno -perduto ogni senso di dìscìplina nazionale spingono la loro classe al disastro, gli impiegati fascisti ritrovano la strada, giusta: quella che sa conciliare gli interessi delle categorie con queili generali dcUa nazione. Gli statali hanno ancora un mezzo per trarsi dal vicolo cieco in cui si sono cacciati: desistere dall'agitazione e rimettersi al Padamento. Se, come affermano, la loro causa è giusta, troverà nel Parlamento mOlt i difensori e, fra questi, non ultimi, i deputati fascisti. Ma la· condizione pregiudiziale è questa: finirla collo sciopero e rimettersi al lavoro ! P. gran tempo! MUSSOLINI

Da li Pr;polo- d'ltalùt, N. 136, 8 giugno 1921, VIII.


[PRIMA SEDUTA , DEL GRUPPO PARLAMENTARE FASCISTA] * Mussolini fa alcune dichim;azioni colle quali ritiene che, pure avendo ciascun fascista libertà. .di formulare pensieri ed esp rimere concetti, il solo congresso nazionale è competente a modificare le direttive del movime11:to. Perciò i deputati dovranno essere ligi ai postulati fondamentali del fascismo; e come egli non intende accentuare la Jendenza re· pubblicana, altri non può p(n're pregi11diziali dinastiche, ni in tal semo agire in seno ai Grupp_o

*"'.

• Ri:i.ssunto delle dichiarazioni fatte a Roma, nella sala di via Barbieri, il pom~riggio Jd 9 giugno 192 1, durante la seduta del Gruppo parlamentare

fascista e della Commissione esecutiva <lei Fa$Ci Italiani di Combattimento. PreceJcntemente, in una sala dell'« hOtcl Moderno», la Corrunissione esecutiva, dopo breve e iapida discussione alla quale avevano partecipato tutti i manbri, aveva votato all'unanimità meno due· (Rossi e· M:trinelli) il seguente ordine dd giorno : « La Commissione esecutiva del Comitato centrale dei Fasci Italiani di Combattimento, riunit:1 in se<lut:i. p len.tria a Roma il 9 giugno, riferendosi ed uniformandosi al voto emesso dal Consislio na..zionale tenutosi a Milano il 3 giugno, ritiene incompatibile che i deputati eletti nella foro qualità di candidati fa.Scisti entrino a far parte di altri Gruppi parl:unmtari, sia pure affini, e richiama · i componmti il Gruppo alla ossertanza disciplinata delle direttive generali del movimento fascista». (Da Ii Popolo d'Jtaliir, N . 138, 10 giugno 1921, VIII). 0 · Segue la discussione. .Alla Jinc, l"ordinc del giorno votato precedentemente dalla Commissione esecutiva « viene accettato e fumato da tutti i deputati presenti, tranne dall'on. Gray, che si. r iserva di decidere. Mussolini presenta poi e sviluppa il seguente ordine del giorno: «"Il Gruppo parlirmentare Jasci1tir, nel/ir IUa prima riunione romana, riirfJerma il tlOIO emem', d.J Comigliu naz.io11ale dei Fasci a proposil.t> del/'agilirtione degli impiegirti Jtatirli; ri.hiirma ancora una volta gli impiegati " de1iJtere Jirf. i'agùazione violenta che offende 1oprirtlutto gli intere11i mirteria/i e morali dellir , n4Zione; e conàhiona l'appoggio del Gruppo fascista per le legiuime ri vendicir~ zioni degli s1111ali .Jl'i mmediat1.t ·ripresa del lavoro", · .e L"ordine del giorno è approYato all'unanimità. (+) ». AJl'usdta.. dalla sala, i partecipanti alla seduta sono acclamati da alcune miglia..ia di fascisti. .L'on. Bottai sale sul basamento del monumento a Pirtrasanta di piazza Cairoli e pronuncia brevi e veementi parole salutando Mussolini a

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OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINI

nome del popolo vivo di Roma. Quando Mussolini :1ccenna ;1 parlare, un grande clamore si innalza dalla folla, fra uno sventolio entusiastico di cappelU. Rifattosi il silenzio, Mussolini pronuncia un breve discorso. Egli saluta Roma ed il popolo romano. Ricorda come il fascismo torni · ad essere, quale era : "un bloua di volontà, di ardore e di pa.r1io,u. IdentiÙmente il Gr11p po Ji prese11terà a! Par· lf1men10 per servire unframente la nazione ed il ruo popolo ", Mussolini così cÒnclude: "Con tale fede, con 111/e ard()'Te, con tale volontà, o dtta.dini romani, a chi ur) la vittoria? " (" A noi", risponde con un udo la folla) ». (D a I/ Popolo d'Itali(I, N. 138, 10 giugno 1921, VIJI).


DEBUTTO RO~ 13 notte. Il Gruppo parlamentare fascista ha mantenuto l'impegno morale pieso din.:anzi al corpo elettorale: l'impegno, cioè, di impedire l'entrata. in Padamento all'ormai famigerato disertore Misiano. · Più oltre i nostri lettori troveranno la .cronac:i. dell'episodio che ha messo a rumore Montecitorio cd anche un po' piazza Colonna. Noi ci limitiamo ad alcuni rilievi interessanti. 1. JJ Gruppo parlamentare fascista ha dimostrato, nella' di~ussfone che n'è seguita, b. sua perfetta fusione e ·compattezza, e malgrado l'enorme disparità numerica, i deputati fascisti hanno tenuto testa non solo ai socialisti, m_a anche ai popolari. 2. Le correnti democratiche e costituzionali deJla Camera si sono date ad una prudente latitanza e non hanno appoggiato il Gruppo fascista. 3. I popobri, guidati dall'on, Cavazzoni, assurto improvvisamente alla dignità di fettder, si sono accostati alla tesi pussìsta, confoi-tando con b. loro solidarietà i compagni del deputato e~p'\,}Jso; e, finalmente. ì comunisti, squagliatisi precipitosamente, e j socialisti temperati alla Tu· rati e alb Modigliani sono stati completamente dominati dal Gruppo fascista. La manovra tentata dai socialisti, che c~nsisteva ncl proporre di rinviar.e fa nomina del presidente fino a quando non fosse stato· con• cesso a Misiano di porre piede alla Camera, è fallita. U deputato disertore non è entrato, il presidente è stato eletto e i ·deputati socialisti si sono convinti che a Montecitorio ci sono delle novità singolari e che non poss"ono più farla da padron_i come una volta. Quanto al con~ tegno del Governo, i socialisti lo hanno ritenuto parziale: in realtà il Governo non entrava in causa. · Non bisogna ere.dccc che i deputati fascisti intend~no proVocarC" il fattaccio quotidiano. la verità è nel contrario. I deputati fascisti hanno fatto benissimo a impedire l'ingresso a Montecitorio di Misiano·; ma l'episodìo rimane a sé e non deve ·essere .interpretato come un sistema. Gli alti lamenti dei socialisti e dei comunisti· erano dettati dalla più


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

evide.nte malafede. I pussisti conOscono perfettamente quali sono i prO· positi del Gruppo parlamentare fascista: l'episodio Misiano può ri manere isolato; ma se i socialìsti non terranno un contegno decente, episodi del genere potrebbero rinnovarsi. L'impressione generale è che il manipolo fascista può determinare la situazione. I prossimi giorni lo proveranno èon maggiore evidenza. MUSSOLINI

Da li Pnjmlo d'hdii«, N. 141, 14 giugno 1921, VIII.


ORIENTAMENTI (Per telefono al« Popolo d'ltc:lia »). ROMA, 14,

la Camera ha rinviato a lunedì le sue sedute. L'intervallo è destinato a mettere in opera la complicata e piuttosto macchinosa burocrazia interna dell'assemblea con le molte inevitabili commissioni. La seduta odierna è stata brevissima· e tranquilla. Il deputalo Misiano ha capito che non poteva ripr.csentarsì, a dist:inza di sole venti: quattro ore, senza p rovocare la manifestazione ostile del giorno prima, ragione per rui il disertore ha disertato e non si è fatto vedere. La seduta è stata occupata quasi interamente dal discorso dell'on. De Nicola, che potrebbe essere chiamato il presidente plebiscitario, perché i socialisti, pur non avendogli dato il voto1 non gli hanno lesinato applausi. Il discorso dell'on. De Nicola appartiene al genere dei componimenti retorici che si fanno mescolando talun~ droghe che hanno nome di luoghi comuni. II discorso dell'on. De Nicola è stato generico : ha accontentato i socialisti per cèrti riferimenti all'episodio Misiano e ha accontentato i nazionalisti per talune affermazioni di vibrato e sentito patriottismo. Durante il discorso si sono avuti taluni episodi degni di rilievo. L'accenno a Battisti è stato accolto dall'unanime· plauso della Camera . .Al grido di « Viva l'Italia ! » si sono associati molti deputati socialisti. E, finalmente, il Gruppo fascista ha dato ancora una volta prova della sua disciplina agnostica quando nessuno dei suoi componenti si è levato in piedi al grido di « Viva il re!». La seduta· è stata tolta dopo una proposta dell'on. Gasparotto per discutere d'urgenza il progetto dì legge sulla burocrazia, proposta votata alla unanimità. · L'intervento del socialista Zilocchi ha offerto motivo all'on. Giolitti di fare akune brevi dichiarazioni sull'argomento. Della pausa approfitteranno i gruppi per meglio definire e perfezionare la loro costituz.ione. Accanto ai due gruppi che sono i più numerosi ed ·i più Omogenei,


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i socialisti ed i popolari, si sta imbastendo una concentrazione delle cosiddette Sinistre, fatica cui si dedica con particolare attività l'on. Gasparotto., i1 quale però. sembra disposto a rassegnare il ba~tone del comando nelle mani dell'on. Fcra. · Si oppo~c da taluni che questa concentrazione delle sinistre finirà in un aborto più o meno pietoso; non solo per penuria di aderenti, ma anche per l'assenza di un programma comune. Intanto il gruppetto di deputati dell'ex-Rinnovamento si è appartato dal.Ja democrazia· sociale di marca <( gasparottiana » e sembra voglia co1

stituire, con le estren:i~ reliquie di quello che fu il Gruppo parlamentare repubblicano ·e con alcuni combattenti saèdi, un « Gruppo autonomista federalista ». La possibilità di un"altra coalizione si delinea nel campo della dc. stra e di essa è fatta menzione nell'ordine del g iorno votato dai deputati fascisti. Si tratt~ di una eventualità appena prospett:lta, di una ipotesi che non si sa se· e quando potrà diventare fatto. · In ogni caso il Gruppo parlamentare fascista,. che è il p iù nume· roso ed il più omogeneo1 è destinato a rimorchiare g li altri affini, non già a farsi .rimorchiare. Sono dunque quattro le forze politiche che lotteranno nell'agone di Montecitorio: la socialista, la popolare, una terza intermedia non an· rnra definita e, finalmente, la fascista. Nella prossimJ. settimana, chi detta queste linee avrà l'onore, giu· sta l'incarico affidatogli dal Gruppo parJamentare, di d eterminare i lim iti, le forme e gli scopi dell'azione fascista nell'attuale periodo della storia nazionale. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'ltalù,, N . 142, 1~ giugno 1921, v m .


BARBARIE ROSSA Lunedì prossimo, alla ripresa dei lavori parlamentari, tutti i deputatj e i senatori riceveranno l'opuscolo che documenta le atrocità compiute nei due anòi dell'armistizio dai socialisti e dai comunisti. La pubblicazione non sarà voluminosa, perché non c'è tempo per comp letarla, ma i da.ti raccolti saranno sufficenti per bollare del marchio dell'infamia e della barbarie il socialismo italiano. La seconda ediziorie che seguirà immediatamente, conterrà tutti i dati biografici, tutte le fotografie dei nostri uccisi e dei nostri feriti e sarà un documento di primo ordine, che basterà a sventare 1a turpissima speculazione inscenata dal P11.1. Accedendo a voci assai diffuse nella stampa romana e nazionale, qualcuno dei nostri era proclive a rinviare la pubblicazione in un secondo tempo e ciò a scopo di pacificazione. Ma il libro dei socialisti sul fascismo, avallato con una prefazione miserabile da quel .sinistro politicante che risponde al nome di Filippo Turati, costringe a rompere gli indugi, per opporre cifre a cifre, morti a morti. Questi ludi funebri ripugnano rin poco al nostro temperamento, ma ci pieghiamo alla necessità della battaglia. n· un fatto che dopo le ele2ioni il P11s ha rialzato ia testa. Non leggete più sull'AM1Ui.' la prosa bugiarda, falsa, lacrimogena, che fu ostentata ed esibita dai redattori di quel. foglio dopo l'atroce misfatto del «Diana». Oggi si è ripreso o si sta riprendendo l'antico tono e la vecchia baldanza. Troppo tardi, oramai, Il fascismo non si piega e non si spezza, ma continua .a propagarsi in tutto il paese, come un fenomeno, che dei fenomeni naturali ha l 'ineluttabilità. Se il desiderio di pacificazione fosse sincero, se Filippo Turati non avesse; nella sua prima parlata alla Carnera, giuocato una commedia, la stolta e vana requisitoria colltro il fascismo sarebbe stata rinviata ad altri tempi. Il proletadato sarà ancora una volta mistificato.. Il $UO cuore . sarà ancora abbeverato di odio contro i fascisti. Di qui gli agguati dei pussisti e le logiche, le sacrosante rappresaglie fasciste. L'on. Turati, prefazionando la pubblicazione antifascista, si è assunto l'enorme responsa~ilità morale per tutto quanto potrà accadere in seguito alla· nefanda pubblicazic;me. I Pussisti s'ingannano se credono di riuscire a riconqui-


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stare l'opinione pubblica. Basterà un nome per sveritare 1a manovra: Scimula o Sonzini o Giordani o Berta o Platania o i cento e cento altri che sono stati trucidati dalla ferocia accoppiata alla viltà pussista. Davanti a questi accenni. di ripresa pussista, il compito dei fascisti è chiaro : il fascismo deve diventare, JuJto, un esercito, inquadrato, disciplinato, attreizato per tutte le eventualità. MUSSOLINI

D à Il Popolo d'ltalùt, N. 144, 17 giugno 1921, VIIl.


NOI E GLI ALTRI In un primo tempo, quando la tirannia bolscevica imperversava - si era nei mesi estivi e autunnali del 1919 con inchiesta su Caporetto e amnistia ai disertori - tutti i partiti guardavano con una specie di simpatia aJl'aziooc del manipolo fascista. Nessuno, prop rio nessuno, aveva avuto il coraggio civile di affrontare le moltitudini che u na prop1ganda di illusioni aveva fan.itizzate e imbestiate. Non i socialisti riformisti, che rientrano oggi nel gregge dimenticando le legnate ricevutè nélla penultima campagna elettorale; non .j repubblicani, che pa· cevano sommersi dall'ondata deirestremismo pussista, che a Bologna aveva trovato la sua formula; non i partiti intermedi della borghesia liberale e democratica, che parevano oramai rassegnati all'ineluttabilità del trionfo socialista, Nemmeno il Partito Popolare che, oggi, in taluni dei' suoi organi, fa fa concorrenza al Pus in materia dl antifascismo, ebbe il coraggio di affrontare i bolscevichi, che facevano, fra l'altro, ddl'anticlericaJismo a base di scherni ai sacerdoti e di invasioni di chiese. 1 pipfati hanno dunque dimenticato la festa da ballo indetta dai comunisti in una chiesa della diocesi bolognese? :B triste, ma non ci sorprende di dover constatare che gli stessi partiti i quali han.no più Jargamente beneficiato dell'azione e del sangue versato dai fascisti, sono oggi più canaglieschi del P,u e affini nelle loro calunnie. Il Partito Popolare, ·verso il quale il fascismo ha tenuto un conteg no di assoluta lealtà e correttezza, va sempre più dimostrando il suo malanimo antifascista. Mentre gli stessi fogli socialisti non hanno più coraggio di mantenere in circolazione le favole dei fascisti stipendiati a cinquanta lire il giorno, tali favole sono riprese dai fogli pipisti e ripiombano ancora, cavalli di ritorno, sulle colonne degli organi del Pus. Di vio: lenze fasciste contro il Partito Popolare non si può parlare : eccezion fatta del sacrosanto incendio di un giornale udinese, che aveva definito il fascismo << associazione a delinquere » non potendo in alcun modo scimmiottare il Pus nella ridicola posa del martirio. Ma come si spiega l'universale malanimo di tutti i partiti · organiz. zati - e vecchi e nuovi - contro il fascismo? Si spiega per ragioni di « conservazion_e ». Il fascismo è un elemento di disintegrazione nel seno dei vecchi p; rtit i. Le direzioni di questi partiti hanno un bel


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votare Ordini del giorno di fiera ortodossia, ma il fatto è che tra le fiJe dei ·g regari il veleno dell'eresi1 fascista si insinua, r isvegl.iatore ·e liberatore delie coscienze. n il movimento che ha ragione della stati• cità dei partiti regolarmente organizzati. V'è poi una ragione di concorrenza. Il fascismo comincia ad essere ingombrante e molesto per tanta brava gente. Si credeva che, esawito il · suo compito nella lotta anti-bolscevica, il fascismo si sarebbe volatilizzato, mentre, invece, si afferma sempre più solidamente ìn ogni par~e d'Italia. Si credeva, comunque, che il fascismo, « bloccando » durante le elezioni, avrebbe finito per confondersi cogli affini; ·ed ecco, Ìm'ece, il fascismo che si seleziona, si differenzia, si perfeziona in una sùa propria linea di autonomia spirituale e politica. Era comodo far credere alle turbe che il fascismo è legato agli agrari, ai capitalisti, ai parassiti, i nsomma; ed ecco, invece, la nemesi imporre ai nostri nemici di confessare ch e il nostro programma in materia economica non è affatto.... rnctternichiano. Era comodo e and1e lucroso d ip ingere i fascisti come ca.ni di guardia alle casseforti degli speculatori; ma il movimento di questi giorni contro il caro-viveri disperde quest'ultima infame menzogna. Questo complesso di rivalità, di delusioni, di gelosie, spiega a suf- . licenza la. formazione del fronte unico antifascista. La pattuglia di punta della « grande armata )> antifascista è formata dai comunisti . . Segue il grosso del PtfI. Immediatamente dopo ci sono gli ortodossi della repubblica bolscevizzante, come dice Colafanni. Segue 1a rispettabilmente numerosa folla del popobrismo e altra piccola gente, che fa numero, ma non pesa. Quali sono g li alleati del fascismo? Non esistono. Il fascismo è solo. Completamente, ma basta a se stesso. Intanto gli avversari ammettono, anche se non lo d icono, che senza . la reazione del Governo, il fascismo non può essere battuto e disperso. Noi rispondiamo che se anche il Governo· partecipasse al fronte unico, le sorti deUa battaglia non muterebbero: l'unico cambiamento sarebbe nell'ampiezza ddla guerra civile. Cosl prospettata la situazione, j fascisti sanno qual è il loro dovere. M USSOLINI

Da Il.Popolo d'll.alù,, N, 145, 18 giugno 1921, VIII.


FASCISMO E CARO-VIVERI Per mesi, e si potrebbe dire anche per anni, i nostri pluricolori ne. miei, che peccano soprattutto di misoneistica incomprensione del nostro mìrabile movimento, haùno dipinto il fascismo coi colori che più irritano l'occhio e lo spirito. Noi affermavamo di continuo: non siamo le guardie di una classe e di una casta; non difendiamo gli interessi dei singoli; siamo, im·cce, le guardie dcJla collettività nazionale; di-

fendiamo gli interessi dd popolo itali:1.no, che possono ·essere minacciati tanto dagli egoismi e dai parassitismi dell'alto, come da quelli del basso. Ma le nostre esplicite dichiarazioni non smuovevano dalle loro posizioni aprioristiche i nostri diffo.m:itori. f?. destino però che, presto o tardi, fa luce della verità. disperda· la nebbia delle menzogne. L'ag itazione contro il caro-viveri, che si diffonde in ogni parte_d'Italia e che ha dovunque un'impronta nettamente fascista, è scruPolosamentc ignorat:1 dagli org::mi del P11s. Se questi· g iornali annunciassero quello che accade, dove andrebbe a finire il lucroso imbonimento antifascista dei crani proletari? n necessario, ai fini della bottega pussista, che i proletari continuino a considerare· i fascisti come gli scherani - pagati con ben cinquanta lire quotidiane! .- della borghesia esercentesca o parassitaria; e allo scopo di mantenere il più a lungo possibile neHe tenebre l'anima del popolo, i pastori del medesimo boicottilnO anche fa seil'!plice ·cronaca del movimento fascista contro il caroviveri. Ma iJ movimento ha già assunto linee cosl ampie e vigorose che i ·pussisti saranno fra poco costretti ad abbandonare la tattica dello struzzo e a riconoscere la realtà dei fatti. Anche in questa agitazione, il fascismo non · abbandona le strade maestre della sua azione. I fascisti non incitano e non possono_incitare a saccheggi, perché sanno che in simili frangenti non è sui più bisognosi che cade l'effimera manna, ma sui più brutali e vio lenti. Sanno ancora che la dc,,astazione e il saccheggio rappresentano una. distruzione dì ricchezza e quindi una causa di nuove corse al rialz.o. Quella dei fascisti è e deve essere una « pressione morale». Laddove. i fasci· sti, come a Milano, sopo att rczz:iti per lottare, con spacci propri, sul terreno della libera concorrenza, è inutile introdurre i metodi che possono valere per Napoli e per Trieste. Nei luoghi dove il fascismo è


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esclusivamente u~a forza politica, esso deve esercitare sulla classe del commercio quella pressione che, pure essendo d'ordine morale, è, alla fine, irresistibile, specie se non esorbita dai limiti delle possibilità umane e tiene in equo conto tutti gli interessi. li fascismo deve far comprendeie che per salvare la nazione occorre qualche sacrificio da parte di tutte le classi : non esclusa quella del commercio. Bisogna ridurre al minimo i guadagni e rassegnarsi magari ·a perdere, pur di salvare la vita economica della nazione. N ell'ordine del giorno votato dalla Commissione esecutiva del Comitato Centrale dei Fasci Jtaliani di Combattimento è precisamente determinata, nei suoi metodi e nei suoi obiettivi, l'azione del fascismo nelle contingcnie attuali: pressione morale, il che non esclude in linea assoluta talune misure d'ordine materiale contro qualche ingordo strozzino; azione sulle autorità; contro11o attivo e inesorabile .sull'applicazione pratica ·del concordati; opposizione a moti tumultuosi in cui fa teppa guadagna e il vero popolo perde. La parola d'ordine è partita per tutti i Fasci d'Italia. Essi inizino, dirigano, convoglìno, sorveglino il movimento, acché non degeneri e non saboti la causa. E, nello stesso tempo, non dimentichino uno dei postulati fondamentali del fascismo: quello che esige la fine di ogni bardatura di guerra, di ogni inte_rvento statale neI1e vicende dell'economia, il ripristino alla libertà econom_ica, con• dizione necessaria e sufficente per il ritorno alla normalità. · MUSSOLINI

Da 11 P()p()lo d'fozlid, N. 146, 19 giugno 1921, VJII.


IL PROGRAMMA DEL FASCISMO* Abbù:tmQ chiesto a!J'on. Benito M ussolini:

-

Cbe può dfrri del progrmmna del Gruppo fasciJJa?

_ - Il Gruppo fascista ha già. trentacinque iscritti e rlon sono improbabili altre adesioni, che potrebbero portare il loro numero a quaranta. Sono pienamente soddisfatto per il modo con cui il Gruppo ha comin-ciato a funzionare, rivelando in diverse occasioni, più o meno clamorose, la sua perfetta fusione ed omogeneità. Sono nel Gruppo fascista dei valori intellettuali di primo ordine, del valori . tecnici, che a~·rannò campo di rivelarsi nelle dis01ssioni future. Il Gruppo è anche molto attivo e lo d imostrano i comunicati dei suoi lavori, Ritengo che l'in~ flucnza politica del Gruppo parlamentare fascista sarà sempre più sensibile. Dopo quella dei socialisti e dei popolari, è b forza più numerosa e compatta che ci sia. nel Parlamento italiano.

-

Lei parlerà m!J'itrdirizzo di rùposta alla Corona?

- Sì, e ciò mi darà l'occasione di precisare le posizioni politiche e storiche del fascismo, sia di fronte al Governo Giolitti, come di fronte a tutti gli altri partiti. Da questo punto di vista il discorso stesso può determinare conseguenze politiche di qualche rilievo,

- Sarà movi1ne11tttto, interrotto dtti socialisti, ... - Il mio discorso non può dare·origine ad inter ruzioni e violenze, pe'rché, pur essendo qua e Jà forte ed aggressivo, manterrà Ja polemic:1 nelle sfere elevate del dibattito dell'idea. - Il jf1I(hmo è i11 periodo di sviluppo? - Il fascismo è in un periodo di promettentissimo sviluppo. Le manifestazioni regionali ne sono la prova.· A quella umbra di Perugia erano presenti ben 210 Fasci con i relativi gagliardetti; a quella di. Trento, dove h a pronunziato un discorso vibrante il mio amico on. Giunta, erano presenti 100 gagliardetti,_ moltissimi di questi discesi da queU' Alto Adige dove il Deutscher Verband vorrebbe dettare la .sua legge italofoba e pangermanista. La miglior garanzia che il confine no-

• Intervista concessa a L'Epo,a Ji Rom:a, il 20 g iugno 19 21. (Da Il Popo!Q d'Itttli'1-, N. 147, 21 giugno 1921, VIII).


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stro rimarrà al Brennero sta nel mOvimento fascista tridentino in particolare e italiano in generale, Le . recenti polemiche non hanno nem-

meno scalfito 1a compagine del fascismo. Qua e là c'è stato un esodo di d ementi infidi, gente che valeva meglio perdere che trovare, ma il grosso è rimasto fedelmente nelle file. A poco a poco _tutte le calunnie lanciat('. co~tro il fascismo dovranno cadere. L'attuale agitazione contro il caro-viveri sfata la calunnia che il fascismo è vincolato a difendere g li interessi dei parassiti. Il fascismo, è bene notarlo, è invece sorto a difesa degli interessi generali della nazione, di_ quei valori imponderabili il t racollo dei quali segna talvolta la irreparabile decadenza delle nazioni. Quanto ai socialisti, smettano di diffamarci, smettano di ten· derci imboscate e noi disarmeremo. E anì 4icendo - Jcrii:e il collega Ca1te/l~ del/!« Epoca » - 1\fwsolini sbarr/'J gli occhi viviJJimi, f acendo m1tt delle wmuete « g1ù1Jttces »

enigmatiche nella fttaia di antico r o1111mo-.


CONTRO SFORZA (Per telefono al <e Popolo d'Italia»). ROMA, 20.

La prima giornata di discussione sull'indiri2zo di risposta al discorso della Corona si è esaurita con due discorsi. All'inizio della seduta, è stato liquidat~ il caso Misimo: il deputato disertore - che, in questi ultimi tempi, er:i. stato completamente abbandonato dai socialisti, i quali,

a mezzo specialmente dell'on. Vella, lo avevano stroncato anche nella sua rinomanza di « interventista rivoluzionario>> (in realtà M isiano ha disertato, racconta Velia, dopo avere invano postulato per essere nominato ufficiale commissario)- ha giurato furtivamente e non meno furtivamente se n'è andato, convinto e persuaso che a Montecitorio non ci rimetterà il piede mai più. Quando il Misjano ha fasciato Taula, nessuno dei comunisti o dei socialisti che lo a\'evano scortato al principio, si è levato per fargli 1:1n cenno di saluto, Eslurito questo episodio~ che non poteva e non doveva paralizzare più oltre l';ittività del Gruppo fascista, i1 qu;ilc ha effettivamente raggiunto lo scopo che si proponeva, cioè l'espulsione di Misiano dall'aula di Montecitorio, l'on. G iuriati ha proposto, in nome del Gruppo fascista, che nella discussione il numero degli oratori fosse limitato ad uno per gruppo e ciò per evitare le cateratte dell'eloquenza parlamentare. Modigliani è sorto a combattere la proposta pure accettandola nel suo spirito, e si è convenuto alla fine, senza un voto specifico dell'assemblea, che verrà limitato spontaneairiente il numero dei discorsi. Non saremo costretti ad ascoltarne beri quarantatrc, ma una dozzina al massimo, tanto che è lecito prevedere per sabato o prima la fine della discussione. li primo oratore, l'on. Orano, si è intrattenuto diffusamente à spiegare le ragioni del movimento au_tonomista sardo, rappre.s:entato da quattro deputati candidati ed eletti dal Partito Sardo di azione. L'on. Orano ha negato che il movimento nasconda fini separatistici, ma lo ha spiegato come una nec:essità e non soltanto per la Sardegna, ma per tutte Jc altre regioni, allo scopo di tagliare al Bdareo dello Stato qualcuna delle sue cento mostruose braccia. Dopo il dccenttamento amministra-


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tivò, J'on. Orano si è occupato di una grave lacuna nel discorso della

Corona: quella degli emigcanti italiani, diffusi a milioni. in tutte le parti del mondo. 11 discorso dell'on. Orano è stato ascoltato con attenzione, ma non ha convinto la Camera. Più largo e meritato successo ha ottenuto l'on. Federzoni parlando per oltre un'ora e sottoponendo la politica "e"Stera dèll'on. ·Sforza ad un'aspra, ma giustificatissima critica. Il « nullismo » ddl'on. Sforza è stato vivisezionato e fa Camera ha potuto avere il quadro panoramico dei disastri materiali e morali in cui ci ha condotto il ministro rinunciatario. · In particolar modo analitica e commovente è stata l'ultima parte del discorso dell'on. Federzoni a proposito del tragico abbandono di Fimtle

e della Dalmazia, La Ca.mera è rimasta impressionata e ha tributato un caldo app/auso al deputato nazionalista. la seduta è statà q uindi tolta. Il contegno dei socialisti, che presenziavano in d iscreto nwnero, è stato di calma perfetta, senza .nemmeno u na interruzione. Evidentemente anche i tradizionali, malvagi costumi di Montecitorio hanno sùbito rinAusso J ei tempi nuovi. Domani paderanno Morgari e Mussolini. MUSSOLINI

D:i. li Popdo d'Italia, N. 147, 21 giugno 1921, VIII.


IL PRIMO DISCORSO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI* (Segni di a1te1izione). Non mi dispiace, onorevoli colleghi, di iniziare il mio discorso da quei banchi dell'estrema destra, dove, nei tempi in cui · Io spaccio della bestia trionfante aveva le sue porte spalancate cd un commercio avviatissimo, nessuno osava più sedere. Vi dichiaro subito, con quel sovrano disprezzo che ho <li tutti i nominalismi, che sosterrò nel mio discorso tesi reazionarie. Sarà qUindi il mio uri discorso non so quanto parlamentare nella forma, ma nettamente antidemocratico e antisocfa._lista nella sostanza (appromzioni all'ei/rema destra); e quando dico antisocialista, intendo dire anche antigiolittiano (ilaritd), perché non mai come ìn questi giorni fu assidua 1a corrispondenza d'amorosi sensi tra l'onorevole Giolitti e il Gruppo parlamentare socialista. Oso dire che fra di essi esiste il broncio effimero degli innamorati, non già l'irreconciliabilità irreparabile dei nemici. Ciò non ostante ho la immodestia di affermare che il mio discorso può essere ascoltato con qualche utilità da tutti i settori della Camera. In primo luogo dal Governo, il quale si renderà conto del nostro at· tcggi3mento verso di lui; in secondo luogo dai socialisti, i quali, dopo ·sette 3nni di fortunose vicende, vedono innanzi a sé, nell"atteggiamento orgoglioso dell'eretico, l'uomo che essi espulsero dalla loro chiesa orto· dossa. D'altra plrte essi mi ascolteranno perché, avend9 io tenuto nel p ugno le vicende del loro movimento per due annì, forse nel loro cuore sono anche delle segrete nostalgie. (Comment,). Potrò essere ascoltato con interesse anche . dai popolari e da tutti gli altri gruppi e partiti. Infine, poiché io mi riprometto di precisare alcune posizioni politiche, e oserei dire storiche, d i quel movimento cosl complesso e cosl forte che si chiama fascismo, può darsi che il mio discorso provochi conseguenze politiche degne di qualche rilic\'O.

• Disrorso pronuocio.to ncll:t tòmo.ta del 21 giugno 1921, durante la. disCussione sull'indiriuc> di risposta al discorso della Cororia. (Dagli Alli del Par·

lnmenfo il11lian'1. Camtra dti drputati, Suiio11e 1921. Prima della XXVI legiI/11//mt. Diu1111io11i. Volume l - Rom:i., Tipogrnfia della Camera dei depu tati, 1921, po.gg. 89-98).

2s. . xvr.


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Vi prego di .non iritc,rrompcrmi, perché io non interromperò mai nessuno; e aggiungo fin da questo momento che farò un uso assai parco in questo ambiente della mia libertà di parola. E vengo all'argomentò. Ne] discorso della Corona, \'Oi, onorevole Giolitti, avete fatto dire al sovrano che la barriera aJpina è tutta in nostro potere. lo ·•i contesto l'esattezza geografica e politica di questa affermazione. A pochi chilometri da Milano, noi non abbiamo ancora, a difesa dì tutta b Lombardia e di tutta la valle del Po, la barriera alpina. Tocco un tasto molto delicato; ma d'altra parte in questa Camera e fuori tutti· sanno che nel Canton Ticino, che si sta tedeschizzando e imbastardendo, affiora un movimento di avanguardie nazionali, che io segnalo e che noi -fas.:isti seguiamo con ,viva simpatia. Che cosa fa il Governo p resente per difendere 1a barriera :1lpina al Brennero e al Nevoso? La politica seguita da · questo Governo, per ciò che riguarda 'l'Alto Adige, è qmnto di_p iù facrìmevole si possa immaginare. L'onorevole Credaro avrà i numeri per governare un asilo infantile (ilarità), ma io nego recisamen_te che abbia le qualità necessarie e sufficenti per governare una regione mistilingue dove il contrasto delle razze è antico e acerbissimo. Altro responsabile della situazione difficile che gli itali:mi hanno nell'A lto Adige è il signor Salata. Egli ha regalato il collegio d i Gorizia agli sloveni e ha regalato quattro deputati tedeschi alla Cuner1 italiana, D el resto, l'onorevole Credaro appartiene a qucli1 categoria di pc-rsonaggi, più o meno rispettabili, che sono schiavi dei cosiddetti immor· tali principi, i quali consistono nel ritenere che ci sia un solo Gover.no buono in questo mondo, che esso sia appliéabile a tutti i popoli, in tutti i tempi, in tutte Je parti del mondo. Mi p ermetto di esporre alla Camera i risultati di una mia inch iesta personale sulla situazione dell'Alto Adige. Il movime!lto politico antitaliano nell'Alto Adige è morÌÒpolizz.:r.to dal D e11tscher Verband, il quale è-la emanazione dcll'Andreas H oferb,md, che ha sede a Monaco, e che rivendica quale confine tedesco noll già fa stretta di Salorno, m.:i. la Bern Clmue o chiusa di Verona. Ora i1 signor Credaro è. responsabile della propaganda pangermanista nell'Alto Adige, perché ha avallato, prefazionandolo, un libro dove si dice che il conflne naturale della Germania è ai piedi· delle .A lp i, verso Ja valle del Po. Nei primi t~mpi, immediatamente dopo l'armistizio, della occupazione militàre, il movimento jtalofobo non fu possibile, ma d a _quando


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

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per somma sventura sulla seggiola ·di governatore si pose· l'onorevole Credaro, i rapporti cambiarono immediatamente; e alia sottomissione sorniona sì sostitul l'insolente arroganza di gente che negava la disfatta austriaca e covava nell'animo le ardenti nostalgie degli Absburgo. La fiera campionaria fu v.oluta dalla Camera di commercio di Bolzano, nido di pangermanisti, con esclusione di ditte italiane, tanto ,•ero che gli inviti furono fatti solo in lingua tedesca e durante il periodo delh fiera urn: banda bavarese in costume suonò continuamente. Vengo ai fatti del. 24 aprile, quindo una bomba fascista, giustamente collocata a scopo di rappresaglia e per la quale rivendico la mia parte d i responsabilità morale (vit•e approvazioni, commenlt), segnò il limite al di là del quale il fascismo nòn inÌende che Vada l'elemento tedesco. I.a. manifestazione dd 24 aprile nel Tirolo nor.. era che una manifestazione simultanea al pkbiscito che in quel giorno oltre il Brennero era stato indetto. Perché, nell'Alto Adige, i . pangermanisti ricorrono a questo sottile t rucco : di far coincide-re le stesse m:i.nifestaz ioni sotto "este diversa. Così quando oltre Brennero si fecero le cerimonie di lutto per b perdita dell'Alto Adige, di qua del Brennero si comin~morò con altrettanta manifestazione il lutto per la morte dei caduti d i guerra per l'Austria-Ungheria ! D el resto, quando i fascisti Si presentarono a Bolzano, trovarono una polizia con tanto di eln~o e fiocco; e quando furono arrestati, l'istruttoria fu affidata al conte Brcitembcrg, il quale è notoriamente socio del h

De/1/uhe, Verbaud. . Non , ·i \•ogqo intrattenere sui casi Ji Mamelter perché formano un capitolo da romanzo; ml non posso rinunciare a citarvi un episodio curiosissimo. Il commissario Ji Merano si reca al comune di Maia Altl, ed è ricevuto non g ià al municipio, m:i in un:i stamberga nella quale si sono radunati il sindaco cd i consiglieri, Il commissario legge la formula del giuramento, il .sindaco ed i consiglieri immediatamente si mettono a sedere, si coprono il capo e· scoppiano in una gr:inde ris;i.ta. Il commissario non si è ancora rimesso dalla .sorpresa che il sindaco,- levatosi in p iedi, con una v_alanga d 'insulti lancia ingiurie al re, alla monarchia, all'Italia e al commissario. Questi ritorna a Mer.lno e domanda a Trento lo scioglimento di quel Consiglio; ma interviene il DeutJcher Verbr,1nd presso il go,•ernatore. E Salata restituisce· il rapporto scrivendo al commissario che non bene fare dell'irredentismo. E la rappresentanza del Comune rimase quale era! Da quando Credaro sgoverna nell' .Alto .Ad ige la bilinguità è totalmente scomparsa. Il Perathoner, che non è altro che un Pierantoni, rin-

e


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negato italiano diventato tedesco, si rifiuta dì accettare 1a deposizione · che egli stesso invita: a fare sui fatti del 24· aprile, perchf narrata e scritta in italiano. Sono piccoli episodi analitici, ma che danno il pa· norama della situazione. A Malgré, J'italofobo Dorsi don Angelo, presidente del Circolo giovanile cattolico di San Stefano, fa cacciare da questo una decina d i g iovani perché hanno presentato a lui domande scritte in italiano, ed afferma che la lingua italiana no n serve per i suoi uffici: l'italiano tenetevelo per voi! Ciò evidentemente è fatto allo scopo di alterare i documenti e di ritardare i pagamenti delle pensioni a coloro che ne hanno di ritto. E a presidente della Corte di Appello di Trento, redenta, italiana, tra tutti i co!lcorrenti si è scelto u·n tale che nel 1915 si d imise da mag istrato per poter correre volontario, come Kr1iserjiiger, a sen •izio de}. l'Austria-Ungheria! Costui oggi ::i.mministra giustizia nel nome deil' Ita-

Jia ! (Commenti).

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Credete che le comunicazioni postali e telegrafiche dell'A lto Adige siano in rrÌani italiane ? .E. un errore, è un.i iliusione : il De11t1cher Verbnud ha in mano tutte le comunicazioni e ne dispone a piacimento. Il 24 aprile, per quanto giorno festivo, i pangermanisti e i capi del movimento di Innsbruck erano informati minuto per m inuto dello svolgersi dei fatti di Bolzano. A lnnsbruck, cinque m inuti dopo l'incidente, si conosceva b. partar.1 di esso in tutti i suoi particolari, mc'"!,t re venivano tag liate tutte le comunicazioni colle autorità civili e militari e per quasi ventiqu.ittro ore isolate completamente da Trento e dal resto d' Italia. Q uesta è la sitllazionc. Ma a questo punto io debbo chiamare in causa l'onorevole Luigi Luzzatti. lo l'J10 già chiamato ~n causa sul mio g iornale; ma siccome quest'uomo appartiene alla specie dei padri eterni più o meno vener:ib ili e venerandi, ~on si è degnato ancora d i rispondere. Ora io spero che, chiamandolo in causa alla tribu na parlamentare, si deciderà di rispondere :td un quesito, che g li pongo ne lla m:mier:'l più chiar:'l e C:'l· tegorica. 11 NfJovo Tren/hl(), un g iornale molto serio che esce :'l T rento, il 27 maggio scrive:

« L'onofevole. L!iigi ÙJZZdlli, ((lm/iere delltt SS. A1111mrzit11r1, 1-eltttore de/l(t Commiuione pttdmnenldre che eJdlninò ed dpprovò il lratlttto di Sm1 Germmto, disse in pre1e11zn di Salata1 del barone Togge11bmg, già minÙ/l'O d!/Jtri{f("o di Fra11a1ro Gùueppe, del leneJ1/e 11mlric1ro Re11lh Nicol11JJi: "Avere 1rriJto nellrr relazio11e al Parltrmelllo il pas10 rig11tt1'flm1te l'm11011omia dell'Alto Adige, aggitmgmdo però euere 111(1 opinione per10-mrle rhe la regione tedewi del/'A.//o Adige m,!ebbe fallo


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bem: 1t 11011 1111mdare alcun deputato t1! Pada.mmio di Roma, gi11cché eistt ,wrebbe av11tn poi, s'intende dall'It{l/ia, istituzioni proprie e tma pro• pria uipprumtanza politica, rinum~ndo cos} il s1rO agio rmiltt all'l ta!itt fi110.(t che ai,esse pot!l! O riro11gùmgersi <rll.1 ma mf'Zione ·· ». Ora noi contestiamo a Luigi Luzzatti, fosse egli anche più sapiente o più grande di <Juello che in realtà non sia, il diritto di disporre del territorio italiano. (Appromzioni, commenti). E allora, :.ignori. del Governo, per la situazione dd f AJto Adige, noi vi domandia mo queste immediate misure: Lo sfasciamento di ogni forma, anche· esteriore, chè ricordi fa mon1rchia austro-l!ngarica. Perché è inutile, onorevole Sforza, fare dei patti per tutti gli eredi austriaci, più austriaci dell'Austria, per imped ire il ritorno degli Absburgo, quando noi lasciamo intatta gran parte dcl1' Austria dentro i nostri confini. Scioglimento del Delllscher Verb<md. Deposizione immediata di Credaro<: Salata. (App,oiwzio11i ,dt't:J"!rema

de1tr.r). Provincia unica Tridentina con sede a Trento e stretta o::;scn':mza Jdla bilinguità in ogni alto pubblico cd amministrativo. Non so quali misure saranno adottate dal Governo, ma dirhiaro qui, senza a.ssumcrc pose solenni, e lo dichiaro ai quattro deputati tc<lcsd1i, d1e essi dcbbOno dire e fa~ sapere oltre Brennero cht" al Brennero ci siamo e ci reste_remo a qualunque costo. (Applami. Giolilli, pre1ide11/C! del Comiglio dei ministri, mini.rtro dell'fotemu: « S11 que.rtu siamo tutti

d',ucordo )>. Vivi appla11J1). Prendo atto con molto p iacere della di(hiarazione cspli(ita, fattami in ~uesto momento d:11 presidente del Consiglio, Nel discorso della Corona si parla di Alpi che scendono_ al Ca r· naro. Ora si desidera sapere se queste Alpi comprendono Fiume o l'csdudono. Io deploro che nel discorso della Corona non ci sia stato un ac· cenno all'azione esplicata da Gabriele d'Annunzio e dai suoi legionari (t1J1plr111si all'es/rema dNtr~t), senza la quale noi oggi saremmo col con· li.ne al Monte Maggiore e non già al Nevoso. Un tale accenno era generoso cd anche politicamente opportuno. lo non mi dilungo sul sacrificio della Dalmazia. Ne ha p:1rlato ieri, con molta eloquenza, il mio ami_co onorevole Federzoni: Ma mi fa sorridere il discorso della Corona quando afferma che Zara deve rappresentare sull'altra sponda un faro di luce italiano. Zara è una città assassinat:1 di fronte al ma re slavo, e al retroterra completamente slavo. ·C'è a Z·ua oggi un Buonfanti Linares, che, se vi rimarrà ancora, sarà causa di fieri e seri incidenti,


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLIN I

Sempre in tema adriatico, o signori del Governo, non possiamo dimenticare, noi che parliamo per Ja prima volta in quest'aula, il contegno che avete tenuto di fronte all'impresa di Fiume; non possiamo dimenticare che voi avete attaccato Fiume alla vigilia di N atale, utilizi:ando anche i due giorni di sospensione di tutti i giornali; non possiamo dimenticare · che avete imposto l'accettazione del trattato di Rapallo con u n atto d i violenza e di crudeltà raffinata. Quando il 28 d icembre il generale Ferrario disse che « non poteva sospendere l'ordine di esecuzione di bombardamento, che avrebbe raso al suolo Fiume», quel generale e il Governo, che gli ordinava di agire in quel modo, si misero un poco fuori dai limiti della coscienza e della dignità nazionale. E non poSsiamo dimenticare nemmeno quel foglio riser\'atissimo numero 22 del generale Fcrrario, in cui per il giorno di Natale si dava .un sopras· soldo, più o meno lucroso, a soldati italiani, che andavano a combat· terc contro altri italian i. (Approvazioni a dertra). A v~te posto un coltello al collo di Fiume, ma non avete risolto il problema di Fiume. Avete mandato là il comandante Foschini, con un piano diabolico di realizzare un Governo, che accetti i patti che sono stati convenuti col signor Q uartieri a Belgrado, che accetti cioè quel consorzio, che è la rovina, se non immediata, mediata del porto di Fiume, perché voi sapete che dopo dodici anni porto Baross e il Delta dovreb· bero andare alfa Jugoslavi1, perché , oi ora alla Jugosla,·ia l"avete g ià consegnato e, se non l'avete conseg nato, avreste dovuto fa re già delle dichi:uazioni specifiche, che sono mancate. Infine quali sono g li orientamenti della nostra politica estera di fronte a quel vasto focolare di d iscordie che il trattato di plce, o meglio i vari trattati di non pace, hanno lasciato in tutte le parti del mondo? Non · vi parlo del focobre di d iscordie greco-turche, q uantunque esso possa avere delle complicazioni impensate, se è vero, come si dice, che Lenin è alleato di Kemal Pascià e manda già 1c avanguardie degli eserciti , rossi verso l'Asia Minore. Non vi parlo dell'Alta Slesia, perché non sono ancora riuscito a decifrare il punto di vista del nostro Governo. Non vi parlo degli avvenimenti di Egitto, ma non posso tacere sulla sorte che si prepara al Montenegro. Come ha perduto la sua indipendenza il Montenegro? D e jùl'e non l'ha mai perdutà; ma de facto l"ha perduta nell'ottobre 1918. E pure il conte Sforza mi insegna che l'indipendenza del Montenegro era complebmentc garantita dal patto di Londra _del 1915, che prevedeva l'ingrandimento del Montenegro a spese dell'Austria e la restituzione di Scutari; dalle condizioni di pace esposte da W ilson agli Alleati, in cui !'esistenza indipendente del Montenegro veniva garantita come quella del Belg io e della Serbia; dalla decisione del Consiglio supremo della 1


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conferenza della pace del 13 gennaio 1919, nella quale si riconosce~a al Montenegro il diritto di essere rappresentato da un delegato alfa conferenza di Parigi. Non solo, ma quando Franchet d'Esperey andò, con alcuni elementi francesi e serbi, in Montenegro, diede ad intendere che avrebbe governato in nome di Sua Maestà re NicoJa. Quando, però, re Nicola, là Corte ed il Governo intendevano riguadagnare la Montagna Nera, la Francia, che aveva tutto l'interesse di creare la grande Jugoslavia, per· fare da contro-altare nell'Adriatico all'Italia, fece sapere al Governo. del Montenegro che avrebbe rotto le relazioni diplomatiche se il re e la sua Corte fossero ritornati a Cettigne. Quale è stata la politica italiana in questo frangente? L'onore\'o)e Federzoni ha ieri parlato di una convenzione, che è diventata uno straccio di carta, cd è la convenzione del 30 aprile 1919. In questa convenzione sono chiaramente stabiliti dei patti tra il Governo d'Italia e il Governo de~ Montenegfo. E si dice precisamente: « A uguito dell'arrordo i11terve1111to fra il miniitro italùmo degli Af/ari Elteri e il Go1 erno del M ontenegro (dunque un Governo del Montenegro esisteva ancora in data 30 aprile 1919) rapprne11ta10· dal JflO console geuerale i11 Roma, commeudatore Ramanadovich, si co1lituirà a Gaeta, per mra del Governo montenegrino, un nucleo di militari, uftici,tli e lruppt1, /ratti dai prof11ghi mo11tenegri11i. li Governo montenegrino riceverà da quello italiano i fondi in ddnaro necessmi per il pagdmento degli d11egni, tmppa ed 11/ficùtli ». Seguono altre condizioni, fra le quali l'ultima è: « La presente co11dizio11e 11011 può essere modificata che col pieno ,1aordo Ira il Governo italiano ed il Governo del Montenegro» . Ora questa convenzione è stata stracciata dopo la morte di Nicola del Montenegro. Si notarono sintomi di disgregazione in mezzo . alle truppe montenegrine, ed il comando di queste tiuppe chiese organi militari al nostro Governo per procedere ad una epurazione. Fu nominata una commissione, che venne presieduta dal colonnello Vigevano. La commissione, che doveya salvare dalla disgregazione l'esercito montenegrino, fu Ja causa principale della sua dissoluzione. Non solo, ma, in data 27 maggio, il conte Sforza mise· nuovamente il coltello all_a- gola del GoYcrno montenegrino dicendo: « O 1tioglie1e le 1mppe o 11011 vi darò pùì i fondi per m,mtenere que1ti vo1Jri soldati!». E con ciò il conte Sforza violava la convenzione 30 aprile 1919, perché in essa era 9etto: « Ld presente tonv_ enzione non può euere modificald t he di pieno accordo fra i due Governi». Dunque decisione unilaterale, perché il Governo del Montenegro, rappresentato dal suo console generale in Roma, non l'aveva mai accettata. 1


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Ma, ì~fine, il conte Sforza si è giovato dell'esercito montenegrino per un calcolo politico. Agev~Jandone l'esistenza in Italia, il conte Sforza n edeva di potere avere dei patti migliori dalla Jugoslavia. Questo non è avvenuto, ed in un dato momento l'esercito montenegrino è stato but• tato sotto il tavolo, come una carta che non si poteva più g iuocare. Il fatto nuovo, Ie elezioni della Costituente, non basta a g iustificare J'abbandono tragico in cui l'Italia ha lasciato il Montenegro, perché solo il venti per cento degli elettori hanno partecipato alle elezioni, e solo il nove per cento_ha votato p er !"annessione alla Serbia. Le autorità serbe hanno jnstaurato nel Montenegro un regime di vero terrore e hanno impedito la presentazione di liste che contenessero nomi ·di ood idati favorevoli all'indipendenza del Montenegro. Ma non ri teniate, onorevole Sforza, che la questione del Montenegro sia stata liquidata ! Prima di tutto perché il popolo del M ontenegro è ancora in armi contro la Serbia, e voi lo sapete; ed in secondo luogo 'p erché il popolo italiano, per una volta tanto, è unanime in tale questione! Persino i socialisti, e lo dico a loro onore, parecchie volte nel loro giornale hanno dichiarato che fa causa della indipendenza del Montenegro è sacrosanta. le università, da quelle di Bologna e di Padova, si sono pronunziate per la indipendenza del Montenegro. Noi, fascisti, abbiamo presentato una mozione. Voi dovete riscattare fa pagina vergognosa che avete scritto ass;i,ssinando il popolo monte-· negrino, con l'accettare la nostra mozione. Se voi l'accetterete, cioè se voi porrete ancora la questione davanti alle grandi potenze, e se farete in modo che sia indetto un pkbiscito, io sono certissimo che questo plebiscito, fatto in condizione di libertà, darà dei risultati antiserbi. Vengo ad un'altra questione, molto ddicata. n una questione che bisogn.:i affront.:ire, prim:i. di tutto perché b cronaca lo h:i. imposto, cd in secondo luogo perché, dopo l'allocuzione pontificia davanti al Concistoro segreto di giorni fa, non è più possibile ignorare che esiste una questione della Palestina. Bisogna scegliere; bisogna che il Governo abbia un suo punto di vist:1. O sceglie jl punto dì vista sionistico ing lese, o sceglie il punto di vista di Benedetto XV. · Credo di non tedi.:irc la Camera ricordando brevemente i prcccdenli de1Ia questione. Il 2 novembre 1917 il Governo inglese si dichiarava favorevole :i.Ila questioC'le della creazione, in Palestina, di un focolare nazionale per il popolo ebraico, restando bene inteso che nulla sarebbe fatto che potesse recare offesa ai diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina, e ai diritti cd agli istituti politici, dì cui godono gli ebrei in tutte le altre nazioni del mondo. In un secondo tempo le po·


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teme alleate hanno adottato questa dichiarazione. Finalmente con l'arlicolo 222 del trattato ·di pace, sottoscritto il 20 agosto 1"920 a Sèvres, la Turchia rinunziava a tutti i suoi diritti sulla Palestina, e le potenze alleate sceglievano come mandataria l'lrÌghilterra. Ora, mentre le nazioni civili dell'Occidente non hanno modificato il regime comune di libertà per le, diverse confessioni_ religiose, in Palestina è accaduto tutto il contrario, anche perché l'amministrazione di quello Stato in embrione è stata affidata all'organizzazione politica del sionismo. Ma in Palestina ci sono seicentomib. arabi, che vivono là da dieci secoli, e settantamila cristiani, mentre gli ebrei non Jrrivano che a cinquantamila. Si è così determinata una situazione straordinariamente interessante. Gli ebrei autoctoni, che hanno vissuto per secoli e secoli all'ombra delle moschee di Gcrusalcmme, non possono soffrire gli elementi ,he vengono dalla Polonia, dJll'Ucrain:t, dalfa Russia, p erché hanno dclle arie straordinariamente emancipate; e quell i che sono imq,igrati si sono già divisi in tre frazioni, una deJle quali, che si chiama ·abbreviatamente Mop1i, è già iscritta regolarmente come frazione comunista alla terza Internazionale di Mosca. Apro una parentesi, per dire che non si deve vedere nelle mie parole alcun accenno ad un antisemitismo, ·che sarebbe nuovo in quest'aula. Riconosco che il sacrificio di sangue dato dagli cbrci italiani in guerra è stato largo e generoso, ma qui si tratta di esaminare una determinata situazione politica e indicare quali possono essere le direttive eventuali del Governo. Ora in Palestina si è detcrmin.1ta l'a lleanza tra i:ristiani cd arabi, si è form ato il partito della conferenza di Giaffa, che si oppone colla gucrra civile e col boicottaggio ad ogni immigrazione ebraica, ed il l<O maggio c<l il 14 maggio si sono verificati disordini sanguinosi, in cui ci Sono .stati qualche centinaio di feriti e vari morti, tra i quali uno scrittore di una certa fama. Ora, a quanto si legge sul B,dletin du . Comité des délégatio111 j11ive1, a pagina 19, pare che il testo del mandato inglese per la Palestina debba essere sottomesso al Consiglio dcl_la Società delle nazioni nella prossima riunione di Ginevra. Ed io desidererei che il Governo accCtta.sse, in Guesta questione delicatissima, il punto d i vista espresso dal Vaticano. · Ciò è anche negli interessi degli ebrei, i quali, fuggiti ai pogroms dell'Ucraina e della Polonia, non devono incontrare i pogrom1 arabici della Palestina, ed anche perché non s·i determini nelle nazioni occidentali una penosa situazione giuridica per g li ebrei, in quanto, se domani gli ebrei fossero cittadini sudditi ·del loro Stato, potrebbero diventare immediatamente colonie straniere ncgli altri Stati.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Oh, io non voglio allargarmi in tema di politica estera, perché allora potrei navigare in alto mare e potrei domandare al conte Sforza qual'è fa posizione dell'Italia nei formidabili . conflitti che si delineano nell'agone internazionale. Ma, in fondo, il conte Sforza fa . una politica che ~ riflessa dai suoi lineamenti di un diplomatico blasé (si ride).... dell'uomo che ha molto vissuto, che ha molto visto, del diplomatico di carriera, in fondo scettico e senza palhor. (Si ride). Finché al Governo di Giolitti vi sia, titolare della politica estera, il conte Sforza,. noi non possiamo che trovarci all'opposizione. (Commen11): Passo alla politica interna. Vengo cioè a precisare -la posizione del fascismo di fronte ai diversi partiti. (Segni di attenzione). Comincio dal Partito Còmunista. 11 comunismo, l'onorevole Graziadci me lo insegna, è una dottrina che spunta nelle epoche di miseria e di disperazione. (Commenll). Quando la somma dei beni è decimata, il primo pensiero che balza . alla mente degli umani è quello di metter~ tutto in comune, perché ce ne sia un po' per tutti. Ma questa non è che la prima fase del c9mu· nismo, Ja fase del consumo; dopo vi è la fase della produzione, che è enorrnement~ difficile, tanto difficile che quel grande, quel formidabile artista (non già legislatore) che risponde al nome di Vladimiro Uljanov Lenin, quando ha dovuto foggiare il materiale umano, si è accorto che esso è più refrattario del bronzo e del marmo. (Approvazioni, rommentt). Conosco i comunisti. Li conosco perché parte di ·toro sono i miei · figli .... intendiamoci... spirituali (ifariJà, commenti; presidente : « non è tmw1eJJa la ricercà della paterniJà, onorevole Afussolini! »; si ride).... e riconosco con una sincerità che può parere . cinica, che io per ptimo ho infettato codesta gente, quando ho introdotto nella circolazione del socialismo jt:diano un po' di Bergson mescolato a molto Blanquì. C'è un .filosofo al banco dei ministri, ed egli certamente m'insegna che le fi losofie neo-spiritualistiche, con quel loro ondeggiare continuo fra la metafisica e la lirica, sono perniciosissime per i piccoli cervelli. (/1,rriJà). Le filosofie neo-spiritualistiche sono come le ostriche: gustosissime al palato.... ma bisogna digerirle l (l!t1ritfl). Codesti miei amici o nemici.... (Voci ali'eJtrema si11ÌJ/M: « Nemici! Nemici.I»). · · · Questo è pacifico, dunque! ... Codesti miei nemici hanno mangiato Bergson a venticinque anni e non lo hanno digerito a trenta. Mi stupisco molto di vedere tra i comunisti un economista della fo~a di .Antonio Graziadei, col quale io ho lungamente polemizzato quando egli era ferocemente riformista.... ( ilarità) e aveva buttato sotto


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il tavolo Marx e le sue dottrine. Finché i comunisti parleranno di dit. tatura proletaria, di repubbliche più o meno federative, dei SoviètJ, e di simili più Ò.meno oziose assurdità, fra noi e loro non ci potrà essere che il .combattimento. (lntermzfoni all'estrema siniJtra, commenti, ru· m<Ni. J!residente: « N on interrompano! LaJCino p(l[lare! »). La nostra posizione varia quando ci poniamo di fronte al Partito Socialista. Anzitutto ci teniamo bene a distinguere quello che è movi· mento operaio da quello che è partito politico. (Commenti all'estrema 1i11islra). Non sono qui per sopravalutare l'importanza del movimento sin· dacale. Quando si pensi che j · lavoratori del braccio sonO sedici milioni in Italia, dei quali appena tre milioni sindacati, e sindacati in una Con· federazione Generale del Lavoro, in una Unione sindacale italiana, in una Unione it::diana. del Javoro, in una Confederazio11e dei sindacati economici italiani, in una FedcraÌione bianca e in altre organizzazioni, che non sono ìn questo quadro, e queste organizzazioni aumentano o diminuiscono secondo i momenti; .quando pensate che i veramente evoluti e coscienti, che si propongono di creare un tipo di civiltà, sono un'esigua mino· ranza, avete subito l'impressione che noi siamo nel vero quando non sopravalutiamo l'importanza storica del movimento operaio. Riconosciamo, però, che la. Confederazione Generale del Lavoro non ha tenuto di fronte al1a guerra il contegno di ostilità tenuto da gran parte del Partito Socialista Ufficiale. Riconosciamo anche che, attraverso la Confederazione Generale del Lavoro, s~ sono espressi dei valori tC'Cnici di prim'ordine; e riconosciamo ancora che, per il fatto che gli organizzatori sono a contatto" diuturno e diretto con la complessa realtà .economica, sono abbasbnza ragionevoli. (ln!ermzioni all'eJlrema siniJtra1 comme11t1). Noi, e qui ci sono dei testimoni che possono dichiararlo, non ab· biamo rriai preso aprioristicamente un atteggiamento di opposizione con· tro la Confederazione Generale del Lavoro. (Voci all'estrema sinistra: « Voi br1JcÙtle le Camere del lavoro-!)), Commenti. Presidente: « Fac· ·cùmo- silenzio! Poi parleranno.' Avranno diritto di parlare! ))).. Aggiungo che il nostro atteggiamento verso la Confederazione Gc· nerale del Lavoro potrebbe modificarsi in seguito, se fa Confederazione steSsa - ed i suoi dirigenti 1_o meditano da un pezzo - si distaccasse ( commentt) dal Partito politico Socialista, che è una frazione di tutto il socialismo palitico, e che è co:St~tuito . da gente che forma i quadri e che ha bisogno, per agire, delle g rosse forze, rappresentate dalle organiz• zazioni operaie. Ascoltate, del resto, quello che sto per dire. Quando voi presenterete


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OPERA O.MN!A DI BENITO MUSSOLINI

il disegno di legge delle otto ore di Ja\loro, 1loi voteremo a favore.: (Com-

memi al/'e.rtrema .;iniJll'd, intermziòm). · Non ci opporremo e voteremo anzi a favore di tutte le _misure .e dei provvedimenti che siano destiriatì a perfeziona.re la nostra legislazione sociale. Non ci opporremo nemmeno ad esperimenti . di cooperativismo. Però vi dico subito che ci opporremo con tutte le nostre forze a tentativi di socializzaziòne, di statizzaz.ìone, di collettivizzazione! ( Commenll). Ne abbìamo abbastanza del sociàlismo di Stato! (Applami all'es,remcr destra e m (/Itri banchi, com,nenti _11/J'e.rtrema si,risti-a, i11termzù:m1). E non desisteremo nemmeno dalla lotta, che Yorrei chiamare dottrinale, contro il complesso dcIIc vostre dottrine, alle quali neghiamo il carattere di verità e soprattutto di fatalità. Neghiamo che esistano due classi, perché nC' esistono molte di più ( co11mrentt); neghiamo · che si possa sp iegare tutta la storia umana col determinismo economico. (Appla1ui ,rll1estrenw destra, tipprow1ziom). Neghiamo il vostro internazionalismo, perché è una- merce d i lusso (collimmti ai/'e1trema 1inùtra), che pu.ò essere p raticata solo nelle -alte classi, mentre il popolo è dispcr_atamcnte legato alla sua terra nativa.

(Applami a!l'e1trema destra). Non solo, ma noi affermiamo, e sulla scorta di una letteratura· socialista recentissima che voi non do\'reste negare (commmt1), che CO· m_incia adesso la vera storia del capitalismo, perché il capitalismo non è soJo un sistema di oppressione, ma è anche una selezione d i ·valori, una cOordinazione di gerarchie, un senso più ampiamente svilupp.1to della responsabilità individuale. (Approv(1ziom). Tant.o è vero che Lenin, dopo aver istituito i Consìgli di fabbrica, li ha aboliti e vi ha _messo . i dittatori; tanto è vero chc1 dopo aver nazion.1lizzato il commercio, egli lo ha ricondotto al regime di libertà.; e- (lo sapete voi, che siete stati in Russia), dopo avere soppresso, anche fisicamente, i borghesi, og__~i li chiama da tutti gli orizzonti, perché senza il capitalismo, sen:z:.a i suoi sistemi tecnici 'di produzione, fa Russia non si rialzerebbe mai p iù.

(Applt111.ri all'estrema destra, wm11te11t1), E permettetemi che vi parli con franchezza, e vi dica quali sono stati g li errori che ave.te commesso immediatamente dopo l'armistizio. Errori fondamentali, che sono destinati a pesare sulla _storia della vostra 'p olitica: voi avete prima di tutto ìgnorato e disprezzato le forze superstiti del1°interventismo. (App,-ovazionr). Il vostro ·giornale si copri d i ridicolo, tanto Che per mesi non ha mai fatto il mio nome, come se con questo fosse possibile eliminare un uomo dalla vita· o dalla cronaca. ( Co1mnmt1). Voi avete incanaglito nella diffamazione della g uerra e della vittoria. ( Vive approMziotrì al/'e.rlrema destra). Avete agitato il mito rnsso, suscitando ·una aspettazione messianica enorme. (Approvazioni


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al/'eJJrema desJra).' E solo dopo, quando siete andati a vedere la realtà, · avete cambiato posizione con una ritirata strategica più o meno prudente! (Si ride), Solo dopo due anni vi siete ricor<l~ti di mettere accanto alla falce, nobiliss·imo sttume nto, e al martello, altrett:mto nobile, il libro («bravo/ »), che rappresenta l'imponderabile, i diritti dello spirito al disopra della materia, diritti che noi;i si possono sopprimere o negare (<< bene! bravo/»), diritti che voi, che vi ritenete alfieri di una nuova umanità, dovevate per i primi incidere nelle vostre bandiere! (Vivi ap-

plausi all'eJ/remà destra). E vengo al Partito Popolare. (Commenll). Ricordo ai popolari che nella storia del fascismo non vi sono invasioni di chiese, e non c'è nemmeno l'assassinio di quel frate Angelico Galassi, Jinito a revolverate ai piedi di un altare. Vi confesso che c'è qualche teSnata (co,mnenll} e che c'è un -incendio Slcrosanto di u n giornale, che aveva definito H fascismo una associazioOc a delinquere. (Com·

menti, i11Jerr11zio11i {1/ cen/ro, mmor,). Il fascismo non pred ica. e non pratica J'anticlericaliSmo. Il fascismo, anche questo si può dire, non è legat.o alla massoneria, Ia quale in realtà non merita g li spaventi da cui sembrano pervasi taluni del Partito Popolare. Per me Ja massoneria è un cinorme para, •cnto dietro al quale generalmente vi sono piccole cose e piccoli uomini. ( Commenti, si ride). Ma veniamo ai problemi concreti. Qui è stato accennato al prob lema del divorzio. _lo, in fondo -in fondo, non sono un divorzista, poiché ritengo che i problemi di ordine sentimentale no n si possono risolvere con formule giuridiche; ma prego i popolari di riflettere se sia giusto che i ricchi possano divorziare, andando in Ungheria, e che i poveri d iavoli siano costretti q ualche volta a portare una catena per tutta la vita. Siamo d'accordo co n i popolari per quel che riguarda fa libertà della scuola; siamo molto vicini ad essi per quel che rig uard_a il problema agrario, per il quale noi pensiamo ch e, dove la piccola proprietà esiste, è inutile . sabotarla, che dove è possibile crearla, è g iusto crearla, che dove non è giusto crearla perché sarebbe antiproduttiva, allora si possono ~<lottare forme diverse, non esclusa la cooperazione p iù o meno collettivista: Siamo d'accordo per quel che riguarda il decenframento amministrativo, con le doYute cautele: purché non si parli di federalismo e di autonomismo, perché dal federalismo !egionale si andrebbe a finire al federalismo provinciale e così via di seguito, per una caten;a infinita, l'Italia rito rnerebbe a quella che era un secolo fa. Ma vi è un problema che trascende questi problemi continge.nti e sul quale io richiamo l'attenzione dei rappresentanti del Partito Popola[e, cd è il problema storico dei rapporti che possono intercedere, non solo


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OPERA OMNIA. Dl BENITO MUSSOLINI

fra noi fascistj e il Partito Pop6fare, ma fra l'Italia e il Vaticano. (Segni

di 'attemione). Tutti noi, che dai quindici ai venticinque anni; ci siamo abbc\'erati di .lette~atura carducciana, abbiamo od iato « uria vecchia. vaticana: lu.p:i cruenta», di cui parlava .Carducci, mi parè, nell'ode A FerM,:.a; abbiamo senÌito parlare di ·« un pontefice fosco del mistero», al quale _faceva contrapposto un poeta<{ sacc!dotc dell'augusto vero, vate dell'avvenirè »;

abbiamo sentito parlare.di una« tiberina, vcrgin di nere c·hiome »; che avrebbe insegnato « la ruina di un'onta senza nome» al pellegrino avventuratosi verso San Pietro. Ma tutto ciò che, relegato nel campo della letteratura, pu() e~scrc brillantissimo, oggi a noi fascisti, spiriti eminentemente spregiudicati, iem!:,ra alquanto anacronistico. · Affermo qui che la tradizione latina e imperiale di Roma oggi è rappresent:ita dal cattolicismo. (Approvr1ziom). Se; coffie diceva Mommsen, venticinque o trenta anni fa, non si resta a Roina senza una idea uni,,ersale, io penso e affeormo che l'unica idea universale che oggi esista a Roma, è quella che si irradia dal Va-

tic.100. (Approvaz;om). Sono molto inquieto quando. vedo che si formano delle Chie_se nazionali, perché penso che sono milioni e milioni di uomini, che non guardano più all'Italia e a Roma. Ragione per cui io avanzo quesb ipotes i; penso _anzi che, se il Vaticano rinunzia definitivamente aì suoi sogni temporalistici - e credo che sia g ià su questa strada - l'Italia, profam o . JaiC;1, dovrebbe fornire al Vaticano g l_i iliuti materiali, le :i.gevobzionì materiali per scuole, chiese; ospedaJi o altro, che una potenza profann. ha a suà disposizione. Perché lo sviluppo del . cattolicismo nel mondo, l':iumento dei qu:ittroccnto milioni d! uomini, che in tutte le parti · della ti;rra guardano a Roma, è dì un interesse e di un orgog lio anche per noi che sfamo . italiani, ll Partito . Popolare deve 5:Ceglie re : o amico nostro o nostro nemico o neutrale. Dal momento .che -io ho parlato chiaro, spero che qualche oratore del-Partito Popolare parlerà altrettanto chiaro. Quanto alla democrazia sociale, essa ci appare molto equi"oca. (Si ,·ide). ·Prima di 'tutto non sì capisce perché si chiami sociale. Una democrazia è già necessariamente sociale; pensiamo, pcrciò1 che questa democrazia sociale_ sia una specie di ca.vailo di Ulisse, che rechi nei suoi fianchi un uomo che noi combatteremo continuamente. (Commen/1). Sono all'ultima parte del rruo d iscorso, e voglio toccare un argom ento molto difficile, e ch e, dati .i tempi, è destinato a richiamare r attenzione delJa Camera: Parlo della lotta, della guerra civile in Italiri . Non bisogna prima di tutto esagerare, anche di fronte allo straniero,


DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI, ECC.

445

la . vastità e }e proporzioni di ' questa lotta. I socialisti hanno pubblicato un volume di trecento pagine; domattina ne esce uno nostro di trecento. D'altra parte tutte le nazioni d'Europa' hanno avuto un po' di guerra civile. C'è stata in Ungheria, c'è stata in"Germania, c'è oggi in Inghilterra, sotto forma di un colossale conflitto sociale. C'è stata anche in Francia, quando Jouhaux l ~nciò le. sue famose <<ondate », che furono infrante da un Governo che aveva pìù coraggio degli uomini che sono ora a quel posto. :E inutile che Giolitti dica che vuole restaurare l'autorità dello Stato. Il compito è enormemente d ifficile, perché ci sono già tre o quattro Stati in Italia, che: si contendono H probabile, possibile esercizio del potere. D 'altra parte, per salvare lo Stato, bisogna fare un'operazione chirurgica. Ieri l'onorevole Onno diceva che lo Stato è simile al gigante Briareo, che ha cento braccia. Io credo che biSogna amputarne n ovantacinque; cioè bisogna ridurre lo Stato alla sua espressione puramente giu· ridica e politica. Lo Stato ci dia una polizia, che salvi i galantuomini dai' furfanti, un:i. giustizia bene organizzata, un esercito pronto per tutte le eventualità., una politica estera inton:ita alle necessità nazionali. Tutto il· resto, e non escludo nemmeno la scuola secondaria, deve ricntr:ire nell'attività privata dell'individuo. Se voi volete salvare lo Stato, dovete abolire lo Stato collettivista (« bene!»), così come c'è stato tras'oiesso per necessità di cose <lalla guerra, e ritornare allo Stato manchcsteriano, La guerra civile si aggràva anche per questo fatto: che tutti i partiti tendono a formarsi, a in'quadrarsi in eserciti; quindi l"urto, che se non era pericoloso quando si trattava di partiti allo stato di nebulosa, è molto più pericoloso oggi che g li uomini sono nettamente inquadrati, comandati e controllati. D 'altra parte è pacifico, ormai, che sul terreno della violenza Je masse operaie saranno battute. Lo riconosceva molto g iustamente Baldesi, ma non ne diceva la ragione profonda; ed è q uesta : che le masse operaie sono naturalmente, oserei dire santamente, pacifondaie, perché rappresentano sempre le riserve statiche delle · società umane, mentre il rischio, il pericolo, il gusto dell'avventura sono stati sempre il compito, il privilegio delle piccole aristocrazie. (Approvazioni all'e1tremt1 de1tra), E allora, o socialisti, se voi convenite e ammettete e confessate che su questo terreno noi vi batteremo (rumori all'e1trema .riniJtra), allora dovete concludere che avete sbagliato strada. (l11teffuzio11i al/' eJfrema

.rilli.rlra). La violenza non è per noi un sistema, non è un estetism,1, e meno anc9ra uno .rporJ : è una dura. necessità alla quale ci siamo sottoposti. (Commenll). E aggiungo anche che siamo disposti a disarmare, se voi disarmate a vostra volta, soprattutto g li spiriti.


446.

OPERI. OMNIA DI BENITO MUSSOLIN I

Ndl'Avi111ti.' del 18 giugno, edizione milanese, è detto: « Noi 11011 predichiamo lt1 ve11de1ta, come fanno i 110s1r i avversari. Pemù1mo all'asc'esa mm:JJosa dei popoli e delle ciani con opera· pacifica

e fecondr, p11r 11elle ineviMbili, mni 11ece1.1arie, lotte civili. Se qunto è il vostro punto di visJa, o signori, si~ a voi illuminare gli incoscienti e dùarmare i criminali. Noi abbiamo già detJQ la no1tra· parola, abbiamo

già compiuto la nostra opera)>. · Ora io ribatto che ·anche voi dovete illuminare gli incoscienti, che ritengono che noi_ siamo degli scheranì del capitalismo, degli àgrori e del Governo; dovete_ disarmare anche i criminali, perché abbiamo nel nostro martirologio I 76 morti. Se voi farete questo, allora sarà possibile segnare la parola « .fine » al triste capitolo della guerra civile in Italia, Non dovete pensare che in noi non vibrino sentimenti di umanità profonda. Noi possiamo d ire come Terenzio: siamo ,l!mani e niente di quanto è umano ci è straniero. Ma il disarmo · non può essere che reciproco. Se ·sarà re<:iproco, si avvererà quella condizione di cose che noi ardentemente auspichiamo, perché, andando avanti di questo passo, la nazione corre serio pericolo di precipitare nell'abisso. (Co111me11II). Siam? in un periodo decisivo; lealtà per lealtà, prima di deporre le nostre armi, disarmate i vostri spiriti. Ho parlato chiaro: atte.odo che la vostra risposta sia altrettanto alta e chiara. Ho finito. (Vivù;imi e reiterali 11pp!mni t1!1'eslrem11 destra, commemi pml1mg111i, mo//e ro11grtrt11!11Zioni).


APPE.N DICE

29. • XVI.



LETTERE I) novembre 1920. * Mio caro Comandante, il lungo silenzio non ha reso fioca la mia voçe, né attenuata la mia devozione. Come avete vi.sto e vedrete, io ho approvato, incondiziona• tamente, l'azione di Reggenza per l'annessione d i Veglia, Arbe e Sussak. Solo cosl la Reggenza ha ì suoi giusti confini. Quanto alla Dalmazia, voi mi permetterete di esprimere la mia opinione ed è . questa: che bi· sogna precisare i nostri obiettivi, onde smuovere, commuovere e svegliare 1a coscienza nazionale. E cioè : Dalmazia intera da Zara .a Catta ro? O invece convergere i nostri sforzi per salvare almeno quella -d el patto di Londra? Ditemi una parola su questo argomc'nto. Per il modo e il tempo, io ho fede in voi. Comunciue vi prego ardentemente, per la necessaria sincronicità e armonia dell'azione, d i d irmi quali sono gli obiettivi mediati e immediati della Reggenza. Sono con devota fede vostro MUSSOLINI

• · Lettera a G:ibriele d'Annunzio. (Le lettere · di Benito Mussoli ni a Gabriele d'Annunzio, sono riportate da Epoca Ji Milano, Nn. 115, l lR, 20 dicembre 1952, UJ, 3 gennaio 1953, IV).

Milano, 22 novembre 1920. * Carissimo, ti faccio le mie più vive congratulazioni per il tuo ritorno allà vita civile. e fascista. Ero sicuro che tu avresti condiviso il mio atteggiamento

:r~~nd~~:::oendei~!~~~~~1i~f (~ r~':~~?»_dagli opposti furori uterini dei Ciao. MUSSOLINI

,i, Lettera ad Italo .Bresciani (VII, 423). (Dalrori,çinale).


4)0

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

26 novembre 1920. * Carissimo Marpicati,

ti prego di fare una scappata a Milano per intenderci su tutto ( compreso Je retribuzioni). Va bene? Intanto tu sei il corrispondente da Fiume del P. d'lt.

Saluti affettuosissimi. MUSSOLINI

• Lettera ad Arturo Marpicati. (Datl'originale).

>!<

Caro Gorrieri,

E~! ~~~~i~:a ~\ ~~~~~t c:Hf~~heJae~~~r:a~d tà ri· fa~~e~{rt;;:~ilt: ~~~al~i ~sib1~ò i~ :~~t Q:r!t: è ~~~rs~~ e non 0 0

cev~oa~~~;ari~csJ~

Può darsi che io dia il mio nome a coloro che ne avranno bisogno 2

0

0

3

Tieniti presente per ogni evenienza e credimi con viva simpatia e amicizia tuo . MUSSOLINI

• Letkra a Gastone Gorrieri, Fu scritta, con ogni probo.bili,~, nel i en, n:iio dd 1921. (Dall'originale).

Milano, 24 febbraio 1921. * Cara Signora ed amica, in seguito ai nostri colloqui e ai vostri memoriali, mi sono pienamente convinto deJia opportunità di un'intesa italo-romena sulla base del comune programma da voi enunciato. Vi prego, guindi, di formare un comitato di personalità romene, il quale comitato, al momento necessario, diventerà organo d 'azione parallelo a quello dei Fasci di Combattimento. ' vt· prego di portare sollecitamente a compimento il lavoro di preparazione e vi saluto cordialmente. MUSSOLINI

., Lettera alla scrittrice romt>na Elena Bacaloglu. (Dall'originale).


451

APPENDICE: LETTE.RE

* Carissimi amici. del Fascio Milanese, stasera ** mi proponevo di intervenire alla vostra assemblea per pronunziare un discorso sugli ultimi avvenimenti e sulla situazione politica penerale italiana. L'incidente aviatorio di ieri mi costringe alla forzata immobilità del letto. Queste linee sostituiscono in parte. quello che avrei dovuto dirvi a voce. Penso che l'assemblea di questa sera debba in prirpo luogo mandare un reverente saluto ai nostri morti, quasi tutti giovani, venuti al nostro movimento con alto spirito di sacrificio, con fede totalmente disinteressata. I giovani fascisti che sono caduti vittime degli agguati criminali dei socialisti a Canfanaro, a Ferrara, a Firenze e nelle Puglie devono avere ed avranno ricordanza imperitura nei nostri cuori. Tributato l'omag:gio reverente t!.i caduti, i famsti milanesi devono attestare la loro più fraterml solidarietà coi fascisti di tutte le città impegnati nella battaglia, la quale non è ancora finita e non può finire fino al giorno in cui il fascismo non abbià schiantato e ridotto alla impotenza tutti i nemici interni della nazione. Sono certo chi:! dalla vostra assemblea· uscirà fermo ed icrevoc:i.bilc questo proposito e \•i prego di accogliere · i sensi della mia più viva cordialità.· Viva il fascismo! BENITO MUSSOLINI

* Da li Popolo d'ltah,z, N. 5,, 5 marzo 1921, VIII. u

3 marzo 1921.

Milano, 9 marzo 1921. * Caro Susmcl, ricevo la sua lettera oggi appena levato per la prima volta dal letto, dopo la mia caduta dalrareoplano. Io accetto in massima l'invito, ma è necessario dire qualche rosa 10 precedenza. Non so Sj:: lei ha seguito davvicino la stampa legionaria o sedicente tale di questi ultimi tempi. Cito: Ltt Testtt di Ferro, 1A Vigilia1 La Rivoluzione, e .Jimilid, :B tutto un seguito di attacchi più o meno v_eiati, più o meno decenti a me, al fascismo. Ora io rivendico la bontà deI mio atteggiamento dopo Rapallo, atteggiamento che se fosse stato seguito avrebbe risparmiato a Fiume l'orribile tragedia del Natale e il trionfo di Giolitti ·all'interno. Ora io non sono ancora sceso a polemiche e spero di non essere costretto a farlo, perché non risparmierei nessuno. Sul tenore delle polemiche legionarie il ritaglio che le accludo le dirà più di qualsiasi mio

• Lettera ad EdOiirdo SusmeL (Dall'originale),


4)2

OP ERA OMNIA DI BENITO MUS S OLINI

discorso*. Sdegnoso come sono di qualsiasi po polarità. e selvatico per natura, non voglio dar l'impressione che io abbi:i in qualsiasi modo sollecitato l'invito di venire a Fiume. Lei comprende la delicatezza della mia posizione. Quindi desidero, s·e mi si vuole a Fiume nel momento culminante della lotta, dal 1° al 10 aprile, che l'invito parta dalle singole assemblee componenti il blocco nazionale. Poi ne riparleremo. Io ho parlato franco e leale com'è nel mio costume. Sono sicuro che lei, mio caro vecchio amico, farà altrettanto. E neil'attcsa, la ringrazìo e la prego di salutare tutti i buoni amici fascisti di Fiume. 0

M US SOLINI

P. S. - Questa lettera vale anche come risposta ad analoga lettera del capitano Mrach.

* li ritaglio i: il seguente tufilelto pubblicato su La Vigilia di Milano del 28 febbraio ·1921: « Il Fascio Fiumano di Combattimento ha inaugurato nella sua sede un busto a Gabriele d'Annunzio. Forse non ce n'era bisogno perché troppi piccoli uomini l"iempiono le piazze di tulte le città con i 1010 severi cipigli, N i loro atteggiamenti trucul~ ti ideati solo dalla fantasia desii scultori immaginosi. Senza essere degli konoclasti, desidereremmo che si andasse mollo piano nel monumentare gli uomini. Quando poi si tratta di certuni come G ab1id e d'Annunzio, il loro monumento saldo di fNe e di passione se lo sono costruito da sé nel cuore di ogni cittadino, e gli altri, quelli dì marmo, ci scmb1ano superflui, o almeno troppo piccola cosa. Ma il grave è che i fascisti fiumani hanno voluto contemporaneamente inviare un telegr.1mma augur;1.le a Mussolini. Ci è sembrato di vedere in questo gesto una mano che impugnasse un martello ed abbattesse subito il busto del Comandante. Amici fascisti fiumani, compagni (edcli della nostra lotta e della nostra disperazione di un anno e meizo, avete forse scordato tanto presto un altro vostro telegramma di protesta .contro lo stesso Mussolini, . dopo il trattato Pi Rapallo, e sopra tutto, avet~ dimenticato i l commento ridicolo e strafottente che Mussolini fece a quel vostro tdegramma. sdegnoso?».

29 marzo 1921 . .*

Mio caio Comandante, ro~po un lungo silenzio, dovuto a un disagio morale, provocato r iù o meno in buona fede da taluni individui vissuti in margine alla tragedia fiumana. Ieri sono venuti da me il maggiore Zavari e il tenente 1, agri a esternarmi il vostro desiderio di u n colloquio con me. Ve ne ringrazio dal profondo del cuore. Sarò imm ancabilmente· da voi martedl prossimo 5 a p rile. Se non potete per quel primo giorno ricevermi, vi prego di darmene avvisç,. Nell'attesa, pr~parerò alcuni appunti per il nostro col·

"' lettera a Gabriele d'Annunzio.


453

APPENDICE : LETTERE

loquio, che dovrà essere esauriente e conclusivo per httte le questioni che agitano in questo momento la coscienza nazionale. S:iluti devoti dal vostro DENITO MUSSOLINI

P. 5 . • Vi mando due ritagli del numero odierno. del Popolo,

6 aprile 192 I, * Mio caro Comandante, anzitutto un gr:izie profondo per la fraterna ospitalità. Vi mando in plico a parte il nostro piccolo vangelo fascista, che, essendo stato dettato un anno fà, è qua e là superato. Aggiungo le risoluzioni votate alla grande adunata di Bologna, im• portac:iti :inche perché votate tutte alla unanimità. Se pronto, vi prego di m:i.ndarmi subito il messaggio-programma. N el complesso la situazione si deli nea buona. La notizia del nostro incontro ha sollevato una viva emozione in molti ambienti! .Spero che a quest'ora avrete già risolto in senso zaratino e dalmatico il vostro caso di coscienza. Con devota cordialità, vostro t.CUSSOLINI

• Lett~ra a Gabriele d'Annum:io,

Milano-. 6 aprile 1921. * Carissimo Arpinati, permettimi di ringraziarti per le accoglienze trionfali. t anche stato il tnonfo della tua· fervida attività e di quella dei tuoi amici che mi sono presenti. Ricorderò per sempre le giornate del fascismo bolognese. Ora ti prego di consolidare il movimento, seguendo queste direttive g enerali: 1. limitare l'uso della violenza allo strettamente necessario · e impiegarla cavallerescamente; 2. penetrare nelle campagne. Un abbraccio fraterno, tuo MU SSOLINI

• Lrttcra a · Leandro Arpinati, segretario politico del Fascio Bolognese di Combattimento. (Da L'AualtQ di Bologna, N. 1,, 16 aprile 1921, lij.


454

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Milano, 6 aprile 1921. * Mio caro Balbo,

ancora un fervido grazie per le accoglienze tue, dei fascisti e di :C:e rrara. Ho vissuto or.e di ~ommozioi:ie jndicibil~; N~ ser1?e.rò il ,grat~ ricordo per tutta la vita, Ti prego .d1 ncordarm:1 agh af1:!lCt com 10 h ricordo, in ispecie al « celi bano » Gaggioli Un abbraccio dal tuo

**.

MUSSOLINI

P. S. ~ Mandami la tesserina « celibanista ».

• Lettera ad Italo B.1lbo. (Da: G . A. CHIURCO - SJi:,ria della rivolNzione fasrhta, voi. 111 - Vallecchi, Firenze, 1929, pag. 343). ** Olao Gaggioli apparteneva alla squadra d'azione fasdsta di Celibano di Ferrau.

11 aprile 1921. * Carissimo Ferrone,

rispondo subito e per iscritto ·al ca.so che sottoponete a.I mio giudizio. Brevemente e fascisticamcnte : Basta coi Frisoni ! Basta coi Luzzatto ! Basta con tutta ~uesta schiera di vecchi personaggi usati, abusati e consumati neJJa politica parlamentare della specie ptù ambigua ed infctta. B tempo, g ran tempo di spalancare le finestre, non escluse quelle di Montecitorio, pe.i;ché una ventata d'aria nuova e pura ,vi penetri. finalmente. Questo il mio personale pensiero. «A noi!». Vostro MUSSOU NJ

• Lettera al marchese Dino Ferrone Compagni. (Dall'originale).

Milana, 21 aprile 1921."' Carissimo, le notizie che mi dai sono molto interessanti e confortanti. Ti prego di manifestare a .... il mio più vivo compiacimento per la sua one1ta decisione. Gli attuali dirigenti · del Partito Repubblicano Italiano giocano • Lettera a Genserico Baroncclli, condiscepolo di Mussolini durante g!i anni scolastici 1898·1901. (Dall'originale).


APPENDICE : LETTERE

455

una carta falsa. Comunque, io darò ordine ai fascisti di Romagna perché si tengano in rapporti di buon vicinato coi repubblicani. E il mio con· siglio sarà seguito. Era tempo di portare una nota nuova nèll'atmosfera stagnante della nostra terra. Non ti scrivo a lungo perché debbo partire fra poco per Fiume. Cordialissimi saluti a te ed amici. Tuo MUS SOLINI

Milano, 29 aprile 1921. * Carissimi amici, dell:i ~~n~~i f~!!:rZ:t~~e1~da~t~à~s~~tt:vj~t;~~ir~a:sfas~i!;i~~~a:;~~>~ La politica bloccarda non era e non pt?teva essere pre~iudi2:iale per noi. I blocchi potevano farsi e si sono conclusi là dove Jl gioco politicamente e moralmente ,,aJe,•a e vale la candela, ma dove mancavano certe ele· mentari condizioni Ji probità, non bloccare si doveva, ma sbloccare! La vostra condotta è, quindi, irreprensibile. In 9uasi tutte le quaranta cir· coscrizioni elettorali, il fascismo è riuscito ad 1mporsì _nei simboli e negli uomini, ma è solo nella vostra circoscrizione che il fascismo ha l'onore e l'onere di scendere garibaldinamente in campo da solo! Per questo l'attenzione di tutti i fascisti d'Italia converge su \'Oi e sulla vostra battaglia. Il modo con cui l'avete impostata, la nobilita e l'innalza e serve a confondere i nostri pluricolori nemici. In siffatte condizioni, j( responso delle urne passa in seconda linea. Per mc non è necessario vincere : è necessario combattere e combattere bene. Questa è già una grande vittoria! Vi giunga, gridato a voce ferma , il mio « alalà ! ». E con me, ne .son certo, Jo gridano tutti i fascisti dalle Alpi alla Sicilia. MUSSOLINI

• Lettera ai (ascisti veronesi. {Dall'originale).

Milano, 1 maggio 1921. * Caro, 1. ti mando la mia fotografia e relativo autografo;

2, il libretto coi postulati fascisti puoi rintracciarlo al focale Fascio ; 3. gli appunti di cui mi parli non so dove siano andati a finire. Pro· babilmente nel macero. Tante cordialissime cose dal tuo vecchio e fedele amico MUSSOLINI

• Lettera a Genserico Baroncellf. (Dall'originale).


OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Caro Previato *, eccovi le poche lìnee che mi chiedete in occasione delJa vostra cerimonia inaugurale. Scrivo per esprimervi la mia viva ammirazione e la mia cordiale solidarietà.. Voi avete ingaggiato e vinto una meravigliosa battaglia. Avete - checché ne dicano i nostri pluricolori nemici - rO· vesciato una situazione, compiuto una « rivoluzione » di libertà e d i giustizia. Il primo tempo delle vostre e nostre battaglie è concluso. :B stato il tempo della demolizione violenta: oggi prende inizio il secondo tempo, quello del1a ricostruziorle oculat;c. e tenace - romana - che dc\"e fendere definitivo il trapasso e invulnerabile il fatto compiuto. Non è solt:into il PoleSine - dolce e fecondo - che torna aJl"ItaJia, ma è tutta l'Italia che ritrovi se. stessa e s'avvia, faticosamente, ma fatalmente, verso i suoi più g randi destini. : Continuate, dungue, la buona battaglia fascista, o amici fierissimi del Polesine redento, e fate che il vostro gagliardetto sventoli. al sole italico, quale simbolo di giovinezza, di passione, di incontaminata e in· contaminabile fede! Fascisti del Polesine, « a noi! » MUSSOLINI

•. lit:tera al segretario del Fascio di Adria, in occasione dell'inaugurazione dd gagliardetto dei fascisti adriesi. Fu scritta, con ogni probabilità, alla fine di m:r.'.ggio dd 1921. (D.i Il Papafo d'lt,r/itt, N . 130, 1 giug no 1921, VJIJ).

4 gi1'gno '2 1 * Caro Brezzi, il latore, che è il mio caro amico e maestro di pilotaggio Cesare Redaelli, Je- spiegherà a voce lo scopo di guesta missiva 0 . Io la esorto a fare il possibile perché il mio desiderio aviatorio possa realizzarsi. la prego di credere alla mia più alta considerazione. Di Lei devotissimo MUSSOLINI

"' lettera all'insegner .Breizi (XIV, 476). (Da : GUJOO MAn1ou solini aviaror~ - Casa editrice Pindana, Roma, 1936, pag. 57). ** 11 Redaelli era stato inviato per chiedere. un apparecchio. . ,

M u;.


457

APPENDICE : LETTERE

* Consideratemi pre·sente alla vostra superba àdunata. Voi assolve· rete il compito sacro assegnatovi dai gran<ii martiri trentini. ·Il tricolore proteggerà la vostra magnifica regione dalle cime immacolate del Brennero. M USSOLINI

• Telegramma ad Achille Sta.race, segretario del Fascio di Combattimento di Trento. (Da. Il Popolo d'Italia, N. 147, 21 giugno 1921, VJJI).


ELENCO DELL' ATIIVITÀ ORATORIA DELLA QUALE NON RIMANE IL TESTO AVVERTENZA. listici.

Il presente elenco è compi lato esdusivamente su d ati g io rna·

1920

23 novembre. MILANO. - N ei locali di via Monte di Pietà, partecipa alla riunione della Commissione esecutiva dai Fasci Italiani di Combattimento, facendo « una minuta relazione in rapporto alla situazione

generale >>: 1921

marzo.- MILANO. - Nei locali dei' ristorante " Orologio", partecipa ad un banchetto di arditi, dicendo << brevi, acclamate parole> riYendicanti le ragioni ideali della guerra ». 8 aprile, MILANO, - In via Monte di Pietà, ad una colonna di fascisti che g li innalza un triplice « alalà ! », dirige « brevi parole inneggianti al fascismo». 8 maggio. - Durante un giro attraverso la Lomellina, parla a M EDE, SARTIRANA e a VALLI!. 13 maggio. VERONA. - In piazza Vittorio Emanuele, parla brf vemente « suscitando una nuova ondata di entusiasmo». D


ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATIRIBUIBILE A BENITO MUSSOLINI Tutto il materiale giornalistico qui elencato è anonìmo; il m ateri.1.le giornaliStico contrassegnato da ( 1) è di prima pagina, da (2) di seconda e cosl via. ·

AvvEP.TENZ.A, -

DA « IL POPOLO D'ITALIA>> ANNO 1920-VII N. 27:5. 17 novembre. » 281. 24 » » 291. 5 dicembre.

» 295. 10

))

» 296. li

Per ricordare (1) Rilievi (1) Il corsivo che comincia: « Siamo fieri di dare t1J?.fi amici Ufld fiela 110/Ìzitt: ( +))) U>) Cappello all'articolo di X: Un problema tlf~

xente. « Mi~liorare le condizioni economiche detli ufficiali» (3) Il grassetto che comincia: « Abbiamo esposto il 1101/ro programma per il 1921 ( +) >> (!)

» 297. 12 » . 300. 16

Spediziòne p11niliva.... ( 1) Cappello all'articolo di Carlo Zuccoli : Unçt

soluzione « faJCista » del problema della pt1·. ce (1) ANNO 1921-Vlll

N. 3S. IO febbraio. » 38. 13 » >> 75. 29 ma rzo.

D opo J1ad11nata di TrieJJe. Postilla (3) · Cappcilo all'articolo di Gioacchino Volpe: 1 progetti di Croce e /,1 moz;one nittiana (1) D11e maeJ/à (2)


DOCUMENTARIO LETTERA DEL COMITATO CENTRALE DEI FASCI A GABRIELE D'ANNUNZIO* ,Milano, 23 nàvembre 1920, Caro Comandante, abbiamo r reso attentamente in esame i rapporti e i verbali rìmessici a mezzo dell avv. Marsich e dopo lung:i discussione siamo venuti nell'ordine di idee che vi esponiamo con la massima brevità. 1. Noi riteniamo che prima di intraprendere qualsiasi azione in DaJmazia debba essere sistemata definitivamente 1a questione d i Fiume, sia dal punto di vista territoriale, come da gudlo politico della sua annessione all'Italia. · 2. N on riteniamo che il moto insurrezionale della D almazia (a~se-

gnataci dal patto di Londra) debba partire dai dalmati nel momento aeJlo sgombero dei regolari. Tale sgombero non dev'essere a nostro avviso ostacolato. Le truppe volontarie dalmate e legionarie sostituiranno le regola~i. Il _Coman~o di tali truppe assumerà ogni potere nei territori sgombrati e noccupat1. 3. I Fasci di Combattimento s'impe.gnano ad agire con ogni energia per formare nel paese la coscienza e la passione dalmatica, che oggi man· cano o sono agli inizi; e, richiamandosi all'ordine del g iorno votato nel recente Consiglio nazionale, s'impegnano di dare ai dalmati tutte le

t0S~%t::~·~e C~:e:~~~~nd~r~~~~ tgto~b:~~:~~~~

fof~ ritiene SU· pcriluo richiamare la vOstra attcrizione sulla delicata situazione interna dell'Italia. Noi tutti abbiamo fiducia incrollabile nella vostra chiaroveggenza, nella vostra ~aggezza e nella vostra intrepida coscienza di italiano. Vi porgiamo i nostri devoti saluti. BENITO M USSOLINI - EN RICO BESANA - AW, GIUSEPPE AVERSA - GIUNIO BRUZZESI - GIOVANNI MARINELLI - PIERO BOLZON - FRANCESCO ANGIOLINI • LUIGI FREDDI

Assenti giustificati: il segretario geneule Umberto Pascila,. il vicesegretari_o generale Cesare Rossi, il membro Ferruccio Vecchi. • Da ~par,, N . ·116, 27 dicembre 19S2, lii.


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APPENDICE: DOCUMENTARIO

UNA RIUNIONE ED UN VOTO DELLA COMMISSIONE ESECUTIVA DEI FASCI* Presenti Mussolini, Marinelli, Aversa, Angiolini, Rossi, Freddi, Bol· zon, Besana, Vecchi e Bruzzesi, ha avuto luogo ieri sera, presieduta d;i Marinelli, l'adunrnza della Commissione esecutiva del Comitato cen· trale, la quale, dopo animata e lunga discussione sulla situazione nuova creatasi a Fiume, ha approvato all'unanimità il seguente ordine del giorno presentato e illustrato da Mussolini : « La Commissione esecutiva dei Fasci Italiani di Combattimento nella sua riunione del 1 dicembre, presa notizia della prodamaiione del blocco contro la Reggenza del Carn.uo, protesta altamente contro questa misura anticivile ed antitalian3 che disonora in faccia alla storia il Governo di Roma; · ~.,;-~.t: « dichiara che non essendo diventato esecutivo il trattato di Rapallo, anche da un punto di vista strett;imentc giuridico che non si può accet· tare, non c'è necessità alcuna di procedere ad operazioni d i sgombero delle isole di Veglia e di Arbe, la cui occupazione da parte dei legio· nari è rispondente al diritto di autodecisione dei popoli; « invita i Fasci a mantenere viva nel paese l'agitazione e ad attenersi agli ordini degli org3ni: direttivi dei Fasci,. perché Fiume non sia sacri· :ficata e non si ripeta, senza che le responsabilità siano espiate dai colpe· voli, la tragedia di Aspromonte». · <)

• Da li Popolo d'Iralùt, N. 288, 2 dicmibre 1920, VII.

IL FASCISMO DELLA VENEZIA GIULIA* Trieste, 7,

La popolazione italiana di Trieste ha vissuto, nelle giornate di sabat_o e di ieri, ore di entusiasmo schietto e fervente, che possono trovare n· scontro soltanto in poche altre occasioni di questi due anni di vita italiana. In molte città Oella Venezia Giulia si festeggiava ieri, in forma uf. :ficiale, !"annessione all"Italia. A Trieste, nessuna· festa era stata indetta dalle autorità. Ma i cittadini, guidati, ind irizzati ed entusiasmati dal· l'elemento fascista, hanno solennizzato ugualmente !'avvenimen~o in una fotma ancor più austera e. grandiosa perché profondamente e fortemente . . . . . . . . . . sincera e spcntanea.

~d~~,e~i~1di~e~:g!, :!:}:n~:

1 deu~1~:~~;:0c?:1i~~n~1ft:i~:tditTr,~~t!

• Da Il Popolo d'Ir11lia, N. 33, 8 febbraio 1921, ·vm.

1


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OPERA OMNIA Di BENITO MUSSOLINI

si era già vittoriosamente affermato - esso ha esteso ora la ·sua diffusione in tutta Ja regione. Tutte Je città e paesi del Goriziano, del Carso, del~ l'Istria, fino a Fiume, hanno il loro Fascio ed il loro nucleo di fascisti.

Intorno alla bandiera del fascismo, s'aggruppano tutti g li ita.liani più puri di quelle terre: uomini che sotto l'Austria hanno subito ognì sorta di persecuzioni ed angherie; donne che per anni ed anni hanno vissuto in una aspettazione ansiosa della liberazione; soldati che hanno al loro attivo pagine sorprendenti di eroismo e di sacrificio; gente sfuggita all'esercito austriaco attraverso miJle avventurose peripezie per venire ad arruolarsi ed a combattere sotto il tricolore italiano. Tutti costoro, che hanno mantenuto intatta 1a loro fede anche du· rante questo accidentato anno d i gueua in cui l'assenza o le colpe del · Gm•emo hanno fatto rinascere e nnverd ire l'antico austriacantismo (camuffato da comunista e da slavo), hanno ,·eduto attraverso il fascismo la vera Italia che essi avevano amato e per la quale per tanti anni avevano sofferto. E sono accorsi ad ingrossare Ie sue file. Il fascismo della Venezia Giulia, da Gorizia a Fiume, è la sentinella· avanzata dell'italianità più pura verso le frontiere di recent!! conquistate e già da più parti insidiate. Egli combatte ogni giorno la sua acre s~n~t~n~~~~o1i°fr~~t~e:~~1ii~~l d~ft<li~e:~; ~!~r~t~,~~~.ionalista slavo E. bene h a fatto il Comitato centrale a concedere ai Fasci della Venezia Giulia l'onore di iniziare la sèrie dei congressi regionali; a quel formidabile e serrato gruppo di Fasci, facente capo a Trieste, che ben si può chiamare « la guardia italiana al Nevoso! ». Sabato, giornata in cui era annunciato l'arrivo dei congressisti, la città er:i imbandierata. Il fatto non· sorprende. I cittn.dini di Trieste cosl sanno esprimere la loro riconoscenza a tutta quella gagliarda gioyentù che da due anni combatte una lotta accanita, serrata, implacabiJe contro ogni forma di _disfattismo e di antitalianità. I cittadini triestini guardano :1L fascismo con simpat ia ognora crescente, che assume spiccatamente il carattere di appassionata adesione. Essi non dimenticano che . l'azione dei Fasci culmina Jn d ue eP.isodì tipici e caratte ristici : l'incendio del Brrlkan, focolaio di croati e éii slavi, centro d ì tutte le cong iure degli inguaribili malati di nostalgia absburgica; e la distruzione del Ulvora/01"t:, covo degli .pseudo. comunisti, rinnegati e disertori, che al tro scopo non hanno che quello di osteggiare comungue ogni e qualsiasi manifestazione di italianità. L'opera infaticabile dei dirigenti del Fascio Triestino di Combatti· mento e deg!i amici del Popolo di Trieste aveva preparato una organizzazione perfetta. All'instancabile avvocato Giunta, a Piero Belli, a tutti i fascisti triestini, si deve se il primo convegno regionale dei Fasci della Venezia Giulia è riuscito cosi imponente cd ha raggiunto il carattere di una solenne affermazione. La prima dimostrazione si è improvvisata alle ore 15. Era annunciato l'arrivo dei rappresentanti dei Fasci della costa istriana. Il molo Venezia era invaso da una vera folla. Il F,:iscio Triestino era presente al completo, con bandiera e con musica; c'erano pure le sguadre d'azione e l'avan• gu"ardia studentesca coi rispettivi gagliardetti; un gruppo numerosissimo di legionari fiumani, ufficiali e sofdati, si stringeva intorno ad una bella bandiera di Fiume.


463

APPENDICE; DOCUMENTARIO

te

Poco dopo 15, il piroscafo Istria approda, fra clamore di canti e di evviva, mentre da esso ne d iscendono i fascisti d i Pl rcnzo, Rovigno, Lussimpiccolo, Brioni, . ecc., pure con i loro gagliardetti. Poco dopo tutti i fascisti, uniti agli ultimi giunti cd alfa folla, s'incamminarono, gagliardetti in testa, fra un tumulto di canti patriottici, formando un grandioso corteo, che raggiunse la stazione di Sant"Andrea, dove, alle 16,30, arrivarono le rappresentanze degli altri Fasci istriani. 11 corteo raggiunse poi la stazione centrale, dove, alle 17,20, arrivarono gli altri Fasci della regione. Proveniente. da Bologn_a giunse nella giornata anche il segretario generale dei Fascì, Umberto Pasella. Alla sera tutti i fascisti cd i congressisti si riunirono alla Dante. L'arri,·o di Mussolini era preannunciato per mezzanotte. AHe 11,30, ì fascisti, ordinati in_ corteo mìlitare, perfettamente inquadrati, ciascuno al seguito del rispettivo gagliardetto, raggiunsero la stazione. Jn ~reve essa venne invasa. Sul marciapiedi interno i gagliardetti si .allinearono perfettamente. La folla sostò pazientemente, alternando il canto degli jnni n:1zionali nell'attesa del treno. Questo giunse alle ore O,!i~. La musica intonò le note squillanti del· l'inno f ascista Giovint>zza. In breve da tutta la folla si elevò un coro

s;t~~:~g:~R~ i~~l;~:~~~~:~gi;~t~a ae:J~; :~on~~ s~: ~si ;~:~a~oeng~~~~~~:

mente i gagliardetti. I dirigenti del Fascio Triestino, fra cui l'avv. Giunta, Bellì, il prof. Jacchia e molti altri, accorsero alla vettura nella quale si trovava Mussolini, il quale era accompagnato dal segretario generale delle avanguardie studentesche, Luigi Freddi, e <la Manlio Morgag ni del Popolo d'ltalia. Il creatore del movimento fascista italiano venne circondato dalla folla acclamante ed entusiasta. I gagliardetti s'inchinarono in segno di saluto. La musica intonò ancora inni nazionali. A m;.1.lapen:1 la folla poté uscire dalla stazione, dove altra folla che attendeva scoppiò in un appbuso lungo, interminabile, caloroso. Il corteo si ricompose. La teoria multicolore dei gagliardetti tornò a distendersi .in una. lunghissima fila. Erano già passate le una. La folla immensa., accorsa a. dare jJ benvenuto a Mussolini, sfilò nell'alta ora notturna a passo svelto, in una marcia impetuosa, attraverso le stcade dcHa

I~~;:r;

~~~~ b!!~;a~a:f~t:.ntìn~a~d~~!o~~n';;;;ct faaC:U~W~ e mille petti di giovani e le note squillanti della fanfara, ruppero l'alto silenzio. dclJa città dormiente. Un fiume sonoro, impetuoso, incalzante, l'attraversò, dal corso Vittorio Emanuele III alla piazza della Libertà, accompagnando in un trip1.1dio di acclamazioni e di evviva l'uomo che aveva generato il movimen,to tipicamente più italiano: il fascismo. Il corteo, con una veemenza, una foga ed un inesauribile entusiasmo - caratteristiche veramente garibaldine del movimento fascista - si sciolse dinanzi all' A_d ri.3tico italiano, mentre i gagliardetti, p rima agitati e spiegati in alto, s1 inchinarono ancora rendendo il saluto (.+).

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LUIG[ F REDDI

:rn. · X VI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

UN PROCESSO CONTRO MUSSOLINI E CONTRO I FASCI PER GLI AVVENIMÈNTI DI FIUME • Il giudice istruttore del tribunale di Milano ha spiccato nundato di cdmparizione innanzitutto contro il gerente del Popolo d'Italia, De Amici Defendente, contro il nostro Direttore, contro il prof. Francesco Angio· lini, Giovanni Marinelli e gli ay,,,ocatì Druzzcsi e Aversa, per articoli apparsi nel nostro giornale nel numero del 28 dicembre scorso, nei quali - dice il mandato - « si fo pubblicamente l'apologia della resistenza armata di Gabriele d 'Annunzio e ·dei suoi leg ionari contro i pateri dello Sfato italiano e si eccitano ì citt;1.dini a insorgere contro 1 poteri

dello Stato ».

* Da li Popo/<1 "d'Italia, N . 3:i, 10 fè.-bbraio 1921, VHI.

UN INCIDENTE AVIATORIO AL .NOSTRO DIRETTORE* Come i lettori sanno, Benito Mussolini è un entusiasta dell'aviazione. Da <JUakhc tempo sta allenandosi per conseguire il brevetto di pilota aviatore al campo di Arcore. Ieri il nostro Direttore si recò in bicìcletta al campo per i soliti voli. Nell'Aviatik presero posto: davanti Mussolini e dietro il pilota asso dell'aviazione CcS1re Rcdaelli. li piimo volo si svolse senza incidenti. Nel sernndo, invece, durante la fTlanovra di atterramento, veniva improvvisamente a mancare il motore. L'aeroplano perdette subito b velocità, si sbandò, e, dopo avere sci\·olato d'ala, precipitò fuori c:i.mpo da un'altezza di circa quaranta metri. Tutta la parte destra· dell'apparecchio andò in frantumi. Il Redaelli riportò feri te leggere alla fronte; il nostro Direttore dive~sc ferite alla faccia, guaribili, a giudizio dei medici, in una quindicina di giorni salv.o complicazioni e varie contusioni assai dolorose alle gambe ed alle braccia. Dopo una sommaria medicazione al campo, Mussolini ebbe altre cure dall'egregio dottor .Leonardo Pallicri alla Guardia medica· di porta Venezia. Il suo stato non desta apprensioni. Il suo spirito è,. cnmc sempre, elevatissimo. La redazione del Popolo d'IMlia saluta con devoto fraterno :tffctto Mussolini vivo e non si meraviglia che egli sia ancou al mondo!

• Da I/ Popolo d'Ira/id, N. ~3, 3 marzo 1921, VIJI.


APPENDICE: DOCUMENTARIO

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t l'uomo di quota 144, dove cadde maciutl:uo da una bombarda e da dove tornò, traverso una lunghissima perei;ri naz.ione di dolore fisico e morale, più gagliardo, più audace, più.... Mussolini di pril!la. Ed ! sempre l'uomo di quel tale incidente automobilistico nel quale la vettura che moncava, J.anciata a grande velocità, scardinava le dighe di ferro di un passaggio a livello, saltando per aria essa stessa e restituendo il passeggero alla terra con lievi abrasioni e con la testa più «salda• di prima. Ii l'uomo, infine, di quelle medesime audacie e di quegli stessi ardimenti d'ogni giorno, d'ogni or:t, per i quali noi che gli stiamo accanto gli vogliamo tanto bene, vivendo lietamente con Jui, ben decisi a cadere per Jui, ove ce ne fosse il bisogno. Al suo fianco. Lietamente ancora. Per qu_esto salutiamo il nostro Direttore 11foo .•• . nella certezz.a che egli tornerà a volare - come ci dice il cuore - e ad andare più alto sulle famose acque dd Naviglio di socialistica memoria!

MUSSOLINI MIGLIORA* Dopo avere trascorso una notte insonne ed agitata, il nostro Direttore si i: avviato ieri acl un sensibile miglioramento. L'ecchimosi all'occhio sinistro accenna g ià a perdere il tipico colore sanguigno-bluastro che la contorna. Le ferite al capo non furono seguite, fortunatamente, da akun.t complicazione. Più grave è, invece, la contusione riportata al!a gamb·1 destra. Il ginocchio è molto gonfio e richiede insieme cure e riposo. Ma tutto sommato può ben dirsi che Mussolini se l'è cavata .... bene. Poche decine di metri di maggiore altezza sarebbero state sufficenti a rovesciare l'apparecchio e a dcterminare una vera catastrofe. Ma questa non c'è stat:1 e .... tiriamo via ! Tanto più che il nostro D irettore si ripromette ancora di prendere il brevetto di pilota e di volare, staremmo per dire di .... Jorvolare, su tante miserie umane. Oltre ai medici che Io hanno curato subito dopo l"incidcntc, Mussolini fu visitato ieri mattina dall'amico suo personale dott. Ambrogio Binda, a~c?rso di proposito al suo letto. Anche il dott. Binda ha escluso la possib1htà di ulteriori complio. zioni cd ha fatto una prognosi felice. Più tardi il. nostro Direttore fu pure visit::ito - oltre che da molti altri - dal suo maestro di aviazione, il valoroso asso Rcdaclli, pre:i· pitato insieme a lui con l'aeroplano e più leggermente ferito.

...

Per tutta la g iornata di jeri i nostri uffici e l'abitazione di Mussolini sono st::iti mèta di un vero pellegrinags.io di amicì, di estimatori, di cittadini di tutte le classi sociali, ansiosi dt notizie e latori di f ervidi auguri. 1 No~:ches~i~~1~r:~11;r::d:zi~~~eh;:t~ f~~;i~nato continuamente .fino

"' Da Il Popolo d'Italia, N . ~4, 4 mauo 1921, VIII.


466

OP[RA OMNIA DI BENITO MUSS0LIN1

a tarda ora. 11 telegrafo e fa posta ci hanno inoltre recato un vero diluvio di parole buone e di voti fraterni. ~ n~me di Mussoli~i, esprimiamo a tult~ indistintamente noti cd 1s not1 - 1a sua cordiale riconoscenza, aggiungendo al suo il nostro ferviclo grazie(+ ).

DOPO L'INCIDENTE AVIATORIO A BENITO MUSSOLINI

COSA DICE IL DOTI. BINDA* Il nostro Direttore è sempre obbligato a tenere il letto. Ieri mattina

fu medicato dai dottor.i Ambrogio Binda e Riccardo Pozzi.

,i~~i~~~ 1ldft~t~~solr~f.8io

noti~~~~1Jco e valoroso amico Bindi esltte 0 - Sono buone - egli ci ha risposto - e tali da escludere ogni complicazione. Le ferite alle regioni sopraorbitali sinistra e destra mi· glìorano rapidamente e non dannò più pensiero. Esse sono, tuttavia, di natura assai più grave di quanto tu possa credere. Lunghe d:1 cinque ai sei centimetn lineari, interessano entrambe i tessuti molli. Per esse M ussolini ha corso il rischio di rimanere accecato ! - Ed il g inocchio? - Al ginocchio c'è un esteso versamento endo-articolare derivante dalla forte contusione riportata, - Per quanto ne avrà ?

M~li~rr(u f~c~~~ f!~~~i,g~~~~~rn;!h~;r~~~~tttad~~~rf:':b~e~~~ ~~~:: 3

3

ha tuttora racchiuse tre piccole schegge. Per dicci o dodici giorni egli

dovrà Stare nel più assoluto riposo, poi vedremo. Ma fa gu:.uìgionc sarà rapida, anche perché vi contribuirà. il temperamento eccezionale del ferito ed il suo spirito indiavolato. ·

• Da li Popolo d'It«litJ, N. 5\ 5 marzo 192 1, VIII.

PER MUSSOLINI * IJ nostro Diretto re si è alzato ieri per qualche tempo. 11 g inocchio destro migliora rapidamente e le ferite al capo sono pressoché rimarg inate. Tra i molti altri, fu a visitarlo e si intrattenne lungamente con lui il segretario politico del Fascio Milanese di Combattimento, Piero Bolzon. Durante la giornata di Mussolini ha ricevuto tclegrammì e Jet•

ie_ ri,

* Da Il Popolo d' Italia, N . )8, 9 _marzo 1921, vm.


APPENDICE. : DOCUM~NTARIO

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te:rc di saluto e di augurio dai Fas'c:i di Trento, Qu.:trona, lussimpiccolo, Ragusa Inferiore, Riposto, Gug lionesi, Chioggia (per voto di assemblea), Luce.a ( pure per voto di assemblea), Parcnzo, Ciriè (Piemonte), dall'avanguardia studentesca di Udine e dall'avanguardia studentesca mantovana.

PER MUSSOLINI * Anche ieri il nostro Direttore si è alzato da letto. Egli è anche venuto in ufficio ed è ormai in via di guarigione.

• Da Il Popolo d'lt,z/i,z, N . .:59, IO m.uw 1921, VJII.

PER MUSSOLINI * La forte fibra del nostro Direttore ha ragione del male ogni g iorno di più. La guarigione non è, infatti, lontana e nell'attesa M ussolini fa

già capolino al giornale.

• Da 11 Popolo d'ltaH", N. 61, 12 marzo 1921, VIII.

LE MANlfESTAZIONI LUNGO Il PERCORSO* Viaggio trionfale quello d i o·g~i: via~gio di consacrazione dell'affermazione del fascismo nella provincia ·gid. rossa ed ora completamente emancipata da11a tirannia pussista. G ià alla f;utenza da Milano, Mussolini era ~tate salutato dai fasc isti milanesi. Su treno prendono posto, insieme con lui, i componenti del Comitato centrale, della Commissione esecutiva del Fascio Milanese, molti fascisti milanesi e rappresentanti di Fasci delle località limitrofe. A Parma, l'arrivo del treno è salutato da un formidabile « alalà ! » a Mussolini. Parecchie centinaia di fascisti si precipitano per salutarlo.

~'ìf~\ ~~ ~~!s~~~a~ ~~d! ~~,:~~zi~~la:a~~jt~li~!nii.n~i::~!n}u!i ~:~= 1

dono a stringere la sua. I cappelli si agitano e g li inni fascisti si elevano fra gli<< alalà! » e gli evviva. I viaggiatori prendono parte anch'essi alla manifestazione. I ferrovieri stessi assistono meravig liati a questa dimostrazione ed alcuni cjì essi, forse con rammarico, pensano all'improvviso • Da li ·Popolo d'Itali,z, N. 80, 3 aprile 1921, VIll.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

capovolgimento della situazione, che non poteva immaginarsi neppure lontanamente pochi mesi or sono. Il t reno si rimette in moto fra nuove acclamazioni ed ovazioni. A Reggio Emilia, il dominio del santone, la scena si ripete: sono centinaia dì giovani, di operai, di cittadini che applaudono al fondatore dei Fasci e lo invocano a g ran voce allo sportello. Anche qui Mussolini è costretto, dalle insistenze dei dirigenti del Fascio locale, ad affacciarsi. Anche qui si ripete la scena di Parma, ma con un maggiore e più spiccato carattere, se si pensa che siamo nella Mecca del socialismo emiliano. Nuovi « alalà t », nuove strette di mano, nuovi canti di battaglia. Al momento in cui il treno si muove, si avanza un lampista, nella sua sudicia tenuta di servizio, che afferra e stringe più volte, con evidente commozione e soddisfazione, la mano di Mussolini. Gli applausi si ripetono, echeggiando nella lontananza. . Eguale manifestazione, con maggiore imponenza, si rinno,•a alla stazione di Modena. Qui il fascismo ha ormai il sopravvento e esso ha al suo attivo le più belle battaglie; qui le conquiste sono state consacrate dal martirio di animi generosi; qui il pussismo è caduto per sempre, vittima dei suoi agguati e della sua barbarie. La stazione rigurg ita di cittadini di og01 ceto. . I fascisti sono tutti sotto la tettoia, coi loro vessilli e coi loro dirigenti, si avanzano e si. accalcano presso il vagone ove sta Mussolini. Ovazioni, acclamazioni, « alalà ! » formidabili c·inni di battaglia si confondono di nuovo. Mussolini è commosso per l'accoglienza. Egli si affaccia al fi nestrino e grida: « Viva Modena fascista! ». Il suo grido elettrizza la folla, che acclama e fa a gara per vedere e stringere la mano al duce. Si giunge alla stazione di Bologna. Il treno \'iene assaltato da una ondata di popolo delirante, fra uno scroscio di ovazioni. ARTURO FASCIOLO

ACCOGLIENZA TRIONFALE• Giorno di festa oggi a Bologna. Giorno di festa t ricolore. Il ri· sveglio de1la città, in quest:1. mattinata di precoce primavera, piena di sole, è stato accompagnato da squilli di fanfare e da canti di gioia. L'aspetto della città è fantastico. Nessuno ricorda tanta festa di tri~ colori, Ogni finestra è imbandierata e via Indipendenza è un trionfo dì drappi dai colori italici, che sventolano con gioia e con orgoglio in questa città, che fu già considerata come la Mosca d'Italia, dominio incontrastato di ogni setta rivoluzionaria. La gioia è sul volto di ognuno. Dappertutto si incontrano fascisti venuti da og ni parte d'Italia. I combattenti sfogg iano le decorazioni come in una s iornata di festa nazionale. E, infatti, questa è una festa nazionale. Oggi si consacra 1a redenzione di un'altra provi ncia italiana cl alla barbarie e dal giogo che una. masnada di men• Da 1/ Popofo d'Italia, N . 80, 3 aprile 192I, VIII.


APPfNDlCE: DOCUMENTARIO

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tecatti voleva imporre alla fisionomia stupendamente latina di questa. antica città italiana. Per questo oggi Bologna è in festa. Festa italiana, festa tricolore. L'ASSALTO .TRAVOLGENTE

C'è della gente che ancora guarda stupita il garrire delle bandiere nello sfolgorio del sole e il ritmo dei battaglioni fascisti, che passano cantando. Come spiegare questa rapida, impetuosa, travolgente trasfor. mazione?

sant!~~~t:e:o~~~:tomr:i 1~:p~~o~!t~~;: f~~v~~!i1:~da;!1!~n;o~:r~; di ogni forma e di ogni genere. la propaganda è stata fatta con audacia

tf ~~~~i~i1f:~ ~il\ed~;i~od1. 6~~~ ir::is~1. cNtit~o~?:i.b~~t~t~:~ tente, operaio nella città dì Imol::i., che sembrava chiusa per sempre ad 0

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ogni manifestazione patriottica, ha dovuto e voluto ,·endere per setti· mane e settimane L'Amt!to, il locale giornale fascista, stando sull'angolo dì due contrade col pug nale in pugno. I diris:enti del fascio locale - ArPinati, Grandi, Baroncini e tanti altri - s1 sono prodigati con una generosità e un coraggio incredibili. 1 Ad d:fitl~~tadills~a~~s~:;1~~~~ st;:~:it~; ricorda. Il solo Fascio Ferrarese: conta ben sette morti, tre queflo di Bologna, uno quello di Modena, uno quello di Busseto, e molti feriti e molti che ancor op,gi soffrono in carcere, Ma la vittoria è venuta gran· diosa, piena, come forse nessuno avrebbe potuto sperare. E ora Bologna è italiana. li fasc ismo ha risvegliato le coscienze degli apatici; ha scosso guelle degli avversari, dei quali molti si orientano verso il Fascio; ha spezzato ciuelle dei nemici irriducibili. Ora la vittoria è ricna e nella città, usa fino a pochi mesi or sono ad ascoltare soltanto i ritmo monotono ed esasperante di Bandiera rossa, ora si alza ~ioioso il canto di Giovinezza e il grido immortale di « Ev. viva l'Italia !».

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LA SCALATA FASCISTA

Fino dalle prime ore di stamane, le arterie prlncip:1Ii della città sono state percorse da squadre di fascisti in bicicletta ed a piedi. Per le 9 era preannunziato l'arrivo dei fascisti triestini. A queIJ'ora la stazione rigurgita\-·a di gente. Un piccolo incidente è avvenuto prima dell'arrivo del treno. Il sindaco socialista di Rio Ferrarese, che si recava al convegno di Rimini, venne motteggiato e fischiato. · All'arrivo del treno scoppia un foimidabile « alalà! ». i a musica del Fascio Triestino intona Giovinezza. La stazione risuona di canti; poi si forma un corteo, che, a passo di marcia, con la musica e gagliardetti in testa, percorre le vie della città. . .Con la rappresentanza triestina sono giunti Piero Belli, l'avv. Giunta, 11 signor Salto con la stia signora, una quarantina di fascisti con la fan~ fara e un gruppo numeroso di signore. Vi è pure una rappresentanza dei Fasci di Ronchi, di San Pietro sull'Isonzo e di altri delJa Venezia


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OPERA OMNI A DI BENITO MUSSOLIN I

Giulia e dell'Istria, Vi sono pure due tenenti mutilati degli arditi: Fari~a e Ciucci; e legionari .fiumani in d ivisa, con decorazioni. Sono giunte anche le rappresentanze di Vi,gnola, Pistoia, Bondeno, Argenta, Correggio, San Giorgio di Piano, Rimini, Galliera, Bazzana, San Pietro in Casale. Questa sera sono arrivate anche rappresentanze di Fasci di Carpi, Modena, Parrria, Re~gìo ed innumerevoli centri d'Emilia. :E annunziato

!~1J~vfor~!Ji!~is~ì t~/b:rt~:~li~~~ ~f0~~~~~~c:~1t~ ~o!~~i 1!~~g~canno

Nella mattinata è giunto da Ferrara, Porcù, del Fascio Milanese, reduce dai funerali del fascista Moretti ; e da Milano il cav. Saccheo, col fratello cd il figlio. Strilloni fascisti hanno percorso per tutta la giornata Je vie della città vendendo il giornale L' Aua/Jo, organo del Fascio Bolognese di Combattimento, il quale reca un vibrante saluto a Benito Mussolini e a tutti i fascisti dell'Emilia e della Romagna. 11 giornale è andato letteralmente a ruba. L'attesa della cittadinanza per Mussolini e per il convegno è enorme, ì da rilevare l'atteggiamento della stamp:i Jocale, che ha simpatici articoli di saluto. Il Progtesso, particolarmente, sçrive :

« A Benito Mussolini, fondatore dei Fasci di Combattimento, che questa sera sarà tra noi, il saluto, il plauso, l'ammiraiione della cittadinanza, che è lieta ttl orgogliosa di ospitarlo».

11 ffif nifcsto del Fascio, che vi ho comunicato ieri, ricopre il muro di tutte le contrade ed è 1ctto da gruppi di persone che si soffermano continuamente e lo commentano favorevolmente. Alle 16, l'animazione per Ja città si intensifica e diviene fo rmidabile. Altre bandiere ancora si aggiungono ai tricolori che già ornano ogni finestra. La folla si incanala foltissima per i portici storici di via Indipendenza, che presenta un colpo d 'occhio maestoso, tutta imbandierata com'è. Il servizio tranvi-ario viene sospeso. G li uffici si chiudono. Tutto il popolo si riversa nelle strade e suJ. petto di ognuno spicca il tricolore. LA MAESTOSA COLONNA FASCISTA Via Marsala, la contrada dove ha sede il Fascio Bolognese, quella sede che· diventò camera ardente per ospitare i nostri morti di Mod~na, è trasformata, Si può affermare che la strada è ormai di-venuta un:i. storica contrada, L'ampia sala del Fascio rigurgita di persone. Sono migliaia e migliaia. · Lungo la strada si allineano con ordine le cinqu.e compagnie. Ciascuna compagnia è composta di cinquecento· uomrni e OJ;ni gregario porta, col distintivo fascista, una piccola fiamma del colore dei rispettivi · gagliardetti. Alle .17, la via Marsala. è rigurgitlnte di folla. N ell'attesa di muoversi i fascisti cantano. Una ventina d i automobili imbandierate, in colonna, aprono la marcia; segue un battaglione di circa trecento ciclisti, circondati d a pattuglie motocic!Jstiche e Jidecars. Q uando fa colonna si muove, lo spettacolo è superbo. n un esercito P,erfetto, disciplinatissimo. Q uattro battaglioni sfilano in ordine magmfico, per quattro, cadenza marziale, sotto il comando del tenente dei bersaglieri Roppa.


APPENDICE: DOCUMENTARlO

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Sul ,·olto dei fascisti rifulge una fierezza indomita. Ciascuoa compaf;nia ha un nome, nome di martire, nome di eroe: Cesare Battisti, Filippo Corridoni, Giulio Giordani, Benito Mussolini, Gabriele d'Annunzio. Sono j nomi più belli e più fulgidi delt'Jtalia nuova. L'esercito, perché_ proprio così. bisogna chiamarlo, sfila .silenzioso. La gente ammira e ap· plaude. Dalla via Marsala, il corteo raggiunge Ja piazza Nettuno e poi per via Indipendenza arriva alla stazione. Il percorso è fatto tra un incessante sventolio di bandiere, un continuo scrosciare dì applausi, una pioggia di fiori. Quando la interminabile colonna imbocca via Indipendenza, essa presenta una grandiosa visione. Ora i fascisti sono parecchie migliaia. Il canto m:iestoso di Giovinezza si innalza possente e ammonitore.

ALLA STAZIONE Sotto fa tettoia, è un rigurgito. di folla impaziente. La musica del Fascio Triestino intona gli inni, che sono c:rntati a gra n voce da tutta ]:i folla. Sono presenti i gagliardetti del Fascio, dell'avanguardia e degli arditi d i Bolo[!na, del Fascio di Comacchio, di quelli di M ilano, di Trieste e di molte altre città. Sventola pure una grande bandiera fium:ina, portata daì le,::ionari fascisti. L'attesa' è febbrile, Giungono dall'esterno le acclamnioni della folla.

L'ARRIVO DI MUSSOLINI

s~~\~re1e~~~f:;r ;~P,~~d:~~~ t :~!r;;

11 0 1 Tut~i~~~;~!a:~ ~ ~ni~:s~Ll~f intona Giovinezzd. I ga5liard~tti sì agitano in alto, sopra b. marea umana. Sono presenti Belli, Gmnta, Arpinati, Aversa, Pasefla , Rossi, Marinelli e Steffcnini del Comitato centrale; Parenti, Gumc:lli, Sementi, Morisi, Postiglione, Massa ed altri della Commissione esecutiva del Fascio Mi· fanese; Vismar.1 dell'avangu.irdia mibnese; i fascisti di Cremona, Piacenza, Modena, Parm:t, Reggio ed altre città dell'Emilia. Sono anche presentì Arnaldo Mussolini e Manlio Morgagni del Popolo d'l f<1lia. la folla si riversa nelI.1 piazza. Fuori lo spctt::icoJo è indescrivibile. Le finestre sono g remite. Tutta 1a piazza è invas.1 dal popolo acclamante. Ad un tratto un « alalà ! » possente, formid:ibife, impressionante, uscito da mille petti di giovani, risuona altissimo, rimbomba, si propaga. Bologna fascista, Bologna italiana salu,ta Benito Mussolini. Le bandiere d'Jtalia fremono al sole, poi il canto di Gioviuezzd si innalza come un corale maestoso, marziale. La comp:tgnia Afuuoli11i, con una rapida manovra, circonda J'automobile sulla quale, con Arpinati, Marinelli e Pascila, ha preso posto il nostro Direttore.

IL TRIONFO Il rnrte'o immenso si muove. Precede l'auto dove si trova Mussol ini in un ferreo quadrato di fasc isti. Seguono le comp:ignie, le ,rappresentanze dei Fasci, !'avanguardia, il g ruppo femminile e poi tutto un


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

popolo. La musica squilla, le . bandiere fremono. Lungo tutto il percorso, vi sono due ali fitte e jointerrotte di popolo plaudente a Mussolini. Ovunque nereggia la folla, ovunque scrosciano gli applausi. Una pioggia di fiori ricopre l'automobile di Mussolini. Migliaia e migliaia di manifestini bianchì, rossi e verdi accompagnano i1 suo cammino. N essuno forse ha avuto mai a Bologna un'accoglienza siffatta. Il delirio si propaga, si intensifica, esplode, prorompe ovunque con ·una intensità

prodigiosa. Mussolini è commosso. L'anima sua di lottatore indomito è percossa dalle urla, dalle acclamazioni, ,che lo investono incessantemente. Il suo nome è gridato dovunque. Il suo volto maschio di guerriero romano non riesce a rimanere impasSibile. Egli ha g li occhi lucidi. Ringrazia con cenni rapidi e brevi del capo e delle mani. Ritto, maestoso sull'automobile, è investito da raffiche di applausi. L'. uomo che i rossi di Bologna cacciarono perché italiano, troppo italiano, ritorna in un t rionfo di. canti, di applausi, di tricolori; ed è acclamato cofrle il più grande. deg li italiani, Come il salvatore d'Italia. · Il corteo risale via Indipendenza fra una marea di popolo festante. Dovunque si applaude e si acdama. Quando. l'automobi le ra~iunge piazza Vittorio Emanuele, dal Torrione del Podestà imbandierato la sto• rica campana suona a stormo.

L'APOTEOSI La piazza è gremita. Un brivido pervade·la folla. Poi ancora Ja gente acdama. . . · 11 corteo pàssa sotto il palazzo d'Accursio. :E. il luogo fatale della t ragedia del novembre. Mussç,lini ·saluta commosso. Il ricordo dei morti di o~ni parte attraversa .il pensiero di ognuno. Poi il corteo immenso, J?:randioso, imponente, riprende la sua marci:1. trionfale e ancora dalla Torre del Podestà scendono i rintocchi solenni della grande campana. Davanti alla chiesa di San Petronio, la cui scalinata è gremita di popolo, nelia piazza N ettuno rigurgitante di foila, l'automobile di Mus· solini si forma. Le compagnie fanno il giro della piazza e sfilano in pa~ata davanti a lui. Le compagnie sono divise in plotoni. Ogni pio: tane passando lancia un « alalà ! », che la folla ripete. E uno spettacolo grandioso. Nessuno ne ricorda uno simile. Mussolini è salutato duce e forse mai condottiero alcuno ha avuto truppe cosl fedeli, cosl entusiaste. Il popolo d'Italia si è risve~liato per virtù del fascismo e per virtù del fascismo raggiungerà con sicura certezza il suo avvenire grandioso. Si calcola che a ricevere Mussolini fossero convenuti ventimila fascisti · ed altri centomila cittadini ( +). LUIGI FREDDI


, APPENDICE: DOCUMENTARIO

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[L'ADUNATA DI BOLOGNA]* Chiunque abbia vissuto queste fantastiche ~iornate bolos nesi anche _se .dotato dello scetticismo più arido, della indifferenza p1ù gelida - non può non esserne rimasto profondamente colpito. · Non è possibile farne efficacemente la cronaca. Nessuno potrebbe fissarne - in note brevi e rapidissime - il ritmo impetuoso e l'entusiasmo travolgente. Troppo uso s'è fatto in questi ultimi tempi - in cui fatti d'ecéezionale importanza ·si sono susseguiti incessantemente - delle iperboli più fantasiose e dell'uso più inopportuno di parole grosse. Ora bisognerebbe creare parole nuove, osare immagini audacissime per cercare O.i tendere il delirio di 9ueste giornate con approssimata esattezza e realtà. Delirio che ha origrne dal moto più spontaneo dell'anima, che sgorga ·dalle: più intime virtù della nostra razza buona, e che esplode in un impeto irrefrenabile di entusiasmo, Non giova far confronti. Né se ne potrebbero fare. Nessuno ranimenta manifestazioni consimili. Diceva oggi qualcuno che UQ.a dimostrazione simile a quella di ieri, simile a quella di oggi, si è veduta soltantp a Milano per l'arrivo di Wilson. · Ma quella fu una manifestazione di curiçsità t ransitoria ed effimera. Quelle di queste g iornate son vibranti d' una fede che nulla può distruggere e lasceranno certo tracce indelebili nell'animo di tutti coloro che vi hanno partecipato o che vi furono testimoni, E i frutti di queste giornate saranno raccolti nell'avvenire, nel giorno del trionfo totale. La notte, stupendamente punteggiata di stelle, è stata lacerata continuamente d:i" canti guerreschi. Squadre innumerevoli di fascisti, g iunte da ogni parte dell'Emilia e di Romagna, hanno dovuto girare per tutta 1a nottata per mancanza d'alloggio, E l'han fatto rimanendo inquadrati e cantando. · I luç,ghi più eccentrici della città - dalla Bolognìna a Bocgo San Vitale, laddove sono, o meglio erano, le rocche inaccessibili del bolscevismo nostrano - sono stati percossi stanotte dal ritmo travolgente delle canzoni guerresche dei fascisti. In un'alba piena di sole, in una festa di luce e di tricolori, le fanfare fasciste hanno suonato la diana. Una diana guerriera, una diana di- vittoria ! Ed ecco da ogni via, da ogni corso, da ogni portico. sbucare squadre di fascisti, col gagliardetto in testa, marcianti a cadenza rapida e perfetta. Sono giunti nel frattempo i fascisti di Ferrara e provincia. O ltre mille in treno e circa cinquecento in· auto ed in bicicletta. Rappresentano ottantotto fasci. Hanno con sé oltre quaranta gagliardetti neri. Sfilano per la città a cadenza marziale. l a folla lì · saluta con applausi e con evviva: A poco a poco, da ogni parte d~lla città, le squadre dei rapp[esentanti

• Da Il Popo)o d'ltalù,, N. 81, 5 aprile 1921, VIII.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

dei Fasci affluiscono al luogo dell'adunata : la sede del Fascio Bolognese in via Marsala 30. · In breve, la stretta contrada costituisce uno spettacolo imponente. Ha l'asp~tto d i un paese di retro,,ia, alla vigilia cli un'azione carsica. E le truppe che la riempiono son truppe garibaldine, di quelle che possono e sanno raggiungere ogni mèta, sllperando ogni ostacolo. Poco dopo le nove, la radunata è completa. Ogni fascio porta a fianco del rispettivo gagliardetto un cartdlo con l'indicazione della città. Q uanti sono? Il cronista a questo punto vien meno al suo compito. Son cento e cento . n impossibile contadi. Son di tutte le città, di tutti i paesi, di tutti i borghi di questa Emilia generosa, di questa Romagna forte. I Fasci s'aggruppano a seconda delle province. E sfilano. Son quelli del Bolognese, quelli del Parmense, quelli del Reggiano, quelli del Modenese. e ancora del Ferrarese, dell'Imolese, , del Ravennate. E ancora altri: T rieste, Milano, Vicenza, Cremona, Venezia e tante e tante altre città, che son venute ad assistere alta f esta dell'itaiianissima Bolog na, liberata dalla schiavitù rossa. Sono giunti ancora Marsich d i Venezia, Polvcrelli, Paladino. Calza-Bini e Genovesi del Fascio Romano e tanti altri, che è impossibile, enumerare. Il corteo marziale e imponente - son più di ventimila fascisti! attraversa Ja città festante e giunge, sotto un'incess;1nte pio22ia di fiori, al Teatro comunale, il quale è già gremito da una folla di pubblico d'ogni catc,1?oria sociale. Chi faceva previsioni macabre? Qualche malinconico pussista s'era preso la bri,ga d'inviare lettere minatorie al Fascio: « sul corteo pioveranno bombe vendicatrici»; <( domani eseguirete i funerali di Mussolini», e tante altre simili buag,gin i sciocche. scritte in lettere s,grammat icate o con sgangherati caratteri sui inuri delle località eccentriche. · . Ma non il .sz:hi.'!:nO scontento di un avversario ci è stato dato d i vedere in questi g iorni ) E in tutte le manifestazioni d'ieri e d'oggi il servizio di pubblica sicurezza era assolutamente assente. T utte le truppe erano dislocate a .d ifesa nei pressi della Camera del Lavoro e d'altre tane comunist~, completamente deserte.... Forse le esigue schiere del superstite P 111 locale sono andate oggi a rifug iarsi nelle più respirabili au_re dei colli bolognesi... ! Il teatro presenta uno spettacolo imponente. I palchi ri_gur~itlno di folla. In uno di prima fila assistono Je \'edove di Battisti e di Venezian, alle quali il pubblico invia un « alalà ! » reverente. N el loggione, la folla straripa. La platea è un mare umano. Il palcoscenico presenta un aspetto fantastico. Una selva di ceri:tinaia di gagliardetti policromi l'ha invaso. ' · Il Comitato centrale, la Commissione esecutiva del Fasciò Milanese, i dirigenti dei Fasci d'Emilia e di Romagna hanno preso posto su alcune file di poltrone. . Nell'attes:1 la musica del Fascio Triestino intona gli inni, che il .pubblico canta a gran voce. Ondate sonore di canti stupendi s'innalzano, si propagano, si susseguono incessantemente. I gagliardetti multicolori, agitati in alto, costituiscono uno spettacolo fantastico. Fiamme · d'ogni colore tremano, agitate dall'onda sonora d ei canti marziali. Il Teatro comunale è quello ove si tennero due famosi congressi socialisti, quello del 1904 e quello del 191 9. L'ultimo fu quello dove


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APPEND[CE: DOCUMENTARIO

venne consacrata l'etichetta bolscevica del Partito Socialista, Ed ora si presenta alla tribuna in un tuonar di ovazioni, nellò stesso teatro pavc• sato di tricolori, l'uomo che colla su.a volontà tenace ha stroncato e per sempre ! - la follia moscovita. C'è una giustizia nel tempo e . negli avvenimenti. Quella d'oggi è una giornata storica, non per il fascismo soltanto, ma per l'Italia tutta!(+). LUIGI FREDDI

INDIMENTICABILE MANIFESTAZIONE FASCISTA A FERRARA* CINQUANTAMILA CITTADINI E VENTIMILA FASCISTI DI CUI DIECIMILA CONTADINI ACCLAMANO BENITO · MUSSOLINI (Per telefono al« Popolo d'ltalia »). Perra.ra., 4 noi/e.

Oggi' alle 13 è arrivato da Bologna il vostro Direttore, accompagnato dai componenti del Comitato centrale dei Fasci e della Commissione esecutiva del Fascio Milanese, col segretario generale Pasella e Freddi dell'avanguardia studentesca. Benito Mussolini si recò dapprima all'« albergo Europa » per la colazion,e e ciuindi, in stretto incognito, si portò alla Certosa, per recare un saluto alle nuove vittime della barb:irie bolscevica. Alle 15, ebbe luogo la sfilata dei nuclei fascisti della provincia. Cen· tinaia e centinaia di bandiere erano circondate da oltre ventimib fascisti, tra i quali diecimila comadini, allineati, che portarono il loro saluto a 0

t~%ti~i~d~~~~~i;,!-c~hT.att:~t~i ~:1~~a:i~~nil' t::en1ib~~~t~~;·d~l,:n~~~ rannide bolscevica. Alla « Palazzina », dopo che ebbero parlato il dottor Balbo, segretario del Fascio di Ferrata, Michele Bianchi e Umberto Pasella, pronunziò uno sfavillante discorso Benito Mussolini, Al discorso, che fu accolto da infiniti, deliranti· applausi, segui un immenso corteo fino alla sede del Fascio, dove, ripetutamente chiamato dalla folla, Mussolini dovette dire ancora alcune parole di ringraziamento. ,; 1 Quindi egli si recò, assieme al Comitato, al Circolo negozianti, ove ebbe luogo un cordiale ricevimento. All'ora in cui telefono, Mussolini partecipa ad un banchetto di oltre duecento coperti Ìf'\ suo onore. La cittadinanza prepara luminarie per accompagnarlo alla stazione.

• Da Il Popolo d'Iralia, N. 81, ) aprile 1921·, Vm.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

L'entusiasmo della cittadinanza è addirittura indescrivibile. Il ricevimento è stato indimenticabile. L'ora tarda ci fa rimettere i particolari e il discorso integrale a domani. Mussolini . è stato acclamato candidato per Ferrara neile prossime elezioni.

MUSSOLINI A GARDONE RIVIERA UN COLLOQUIO CON GABRIELE D'ANNUNZIO* Ga.rdone, 5.

Dopo una marcia notturna di otto ore d'automobile da Ferrara, attraverso il Polesine e 1a . provincia di Verona, Mussolini è giunto a Gardone stamani alle 8. lo accompagnavano diversi amici fascisti e della ,fam~f 1i!c!n~~~~; o~veva invi~to a Brescia h sua automobile, ma, conosciuta la notizia dell'anticipatO arrivo di Mussolini, lo ricevette alle 11 alla villa Cargnacco. Il Comandante accolse con grandissima gentilezza il nostro Direttore, abbracciandolo. Il colloquio, appena interrotto dalla colazione intima, alla quale partecipò anche l'avv. Marsich di Venezia, riprese e durò sino alle 15. Il Comandante v?llc · far dono a Mussolini della piccola medaglia di Ronchi e di una copia del Dante adriatico. · A conclusione del. colloquio fu diramato questo comunicato: « Oggi a G ardone Riviera D"enito Mussolini è stato ricevuto da Gabride . d'Annunzio. Nel coll0<juio è stata esaminata la situazione politica e furono get· tate le basi per gli accordi della futura lotta nazionale i>;

All'uscita del nostro Direttore da villa Cargnacco, i fascisti che Jo atfendevano levarono un poderoso « alalà ! » al Comandante. • Da li Popofo d'lta!i<1, N. 82, 6 aprile 1921, VIII.

I CANDIDATI FASCISTI* Ecco l'elenco delle candidature ufficiali dei Fasci Italiani di Combattimento: Alessandria: I. Mazzucco Ettore, generale; 2. Torre Ettore, dottore. Ancona - Pesaro - .Macerata - Ascolì Piceno ; 1. Gay Silvio, ingegnere. A quila - Chieti - T eramo: 1. Acerbo Giacomo, dottore ( 3 medaglie d 'argento); 2. Cimoroni Oreste, avvocato (mutilato); 3. Paolucci Raffaele, dottore (medaglia d'oro). • Da Il Popola d' Italia, N. 100, 21 aprile 1921, vm.

•i


APPENDICE : DOCUMENTARIO

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Bari • f Qggia : 1. Gius~p pe Caradonna, avvocato ( mutilato e decorato).

Benevento • At·ellit10 • Campobasso: Vittoria Pasquale, Bologna - Ferrara. R.1wenna . Porn : l. Arpinati Leandro, ferroviere; 1 1 1 ~:Benito, ~::~dfg iornalista; tin~: ~v~tii~;~eif:nt~:~1 t ic!:r~:~~g!:::11. tu~~~~r~~ 7. Ovig lio Aldo, avvocato. 0

Brescia · Bergamo : 1. Suardo Giacomo, avvocato; 2. · Turati Augusto, pubblicista. CaJania . Aieuina - Siramsa: 1. D'Ayala, avvocato; 2. La Ferla Filadelfio; 3. Sapienza Luigi, generale; 4. Calabretta; 5~ Rizzone. Como - Sondrio: l. Ostinelli Italo, caP9ternico. Firenze; 1. Capanni Italo, commerciante; 2. Chiostri Manfredo, impiegato. Genova ·. Porto .Mamizio: 1. Aonzo Giuseppe, capitano (medaglia d'oro); 2. Coda Valentino, avvocato; 3_. Gandolto Asdepia, generale. Gorizia : 1. Bonavia Giovanni, avvocato; 2. Consolo Piero, dottore; 3. Parmeggiani Vincenzo, avvocato; 4. Pinat Giuseppe, agricoltore. A1anJova - Cremona: 1. Farinacci Roberto, ferroviere. Milano · Pavia : 1. Boschi Ettore, tipografo (3 medaglie l argento); 2. Lanfranconi Luigi, avvocato; 3. Mussolini Benito, pubblicista; 4. Rocca Massimo (Libero 'i'ancredi), pubblicista; 5. Varni Mario, avvocato. Napoli: I. Ciccotti Ettore, professore; 2. Paolucci Raffaele, dottore ( medaglia d'oro); 3. S~ntine!Ji, 4 . Carafa d'Andria; 5. Jmperato. Novara : 1. Gray Ezio Maria, professore; 2. Paolucci Ottorino, dott?te; 3. Pinzi Aldo (ex-a".iatore della Serenissima); 4. Del Cado Fcder1co. Parenzo : l. Albanese Luigi; 2. Bilucaglia luigi, impiegato; 3. Mrach Giovanni, capitano dei legionari. Parma • Piacenza • Mode,ra · Reggio: 1. Bocchia Icilio, professore; 2. Corg ini Ottavio, dottore; 3. LanceJJotti Virgilio; 4. T erzaghi Michele, avvocato; 5. Vicini Marco, avvocato. Per11gia : 1. Arcangeli. Domenico, dottore; 2. Miswi, · professore. Pi.sa . Livorno • ùtrca • MasJa Carrara : .1. Giano. Enzo, commerciante;_ 2. Menicanti Nello, professore. Roma : 1. Bottai Giuseppe, · pubblicista; 2. Dudan Alessandro, professore; 3. Mangani Domenico, avvocato. Siena . Arezzo • Grosseto: 1. Lupi Dario, avvocato; 2. M azzetti, dottore. Torino : 1. De Vecchi Cesare Maria, avvocato; 2. Rocca Massimo (libero Tancredi), pubblicista. ' Udine • Belluno : 1. Dal Fabbro Antonio, generale; 2. Ravazzolo Arturo, ferroviere. V enezia - Treviso : 1. Coletti Gino, professore~ 2, Magrini Gino, capitano. Ve1·011a : Vicmza : 1. Arrivabene Tiberto; 2. Bresciani Italo, impiegato; 3. De Stefani Alberto, professore; 4. Piovene Cesare; 5. Serenelli Giuseppe; 6. Zamboni Umberto, generale. T rmJo: 1. Emer Guido.. T,-ieste: 1. Benelli Giovanni, capitano marittimo; 2. Giunta Francesco, avv~ato; 3. Menesini G iovanni, ingegnere.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

canfJ!~/~ffi~~aitd~f°f!:~f·d:\,ii~:~el~~~~~~rfzi~~fPDj~~~eo:~l~~:~m1

deg li altri candidati, che, pure essendo fascisti, sono presentati neJle varie liste dei blocchi nazionali da altri aggruppamenti politici ~ sindacali. Aquila: TroHo (combattcriti). . Catanzaro - Cosenza - Reggio Calnbr;a: Maraviglia ( nazionalisti); Antonio Trapani-Lombardi. Firenze: Agnoletti ( combattenti). Genova: Cclcsia (liberali); Ollandini (radicali); Pontremoli (democntici); Ansaldi (liberali); Pessano (liberali). · A1ilttno - Pavia: Vitale ( democratici); Provenza ·(Sindacati econo~ miei); Fontana ( agrari). Novara: Forni (agrari). Parma • Piacenza - Modena - Reggio Emilia: Petrazzani ( riformisti); Sarfatti (riformisti). . Pisa - Livorno - L"cca - AfaJJa Carrarcr: Lanza ( nazionllisti); Benvenuti; Zerbjni ( democratici); Chiappa.rin i ( combattenti). Roma: ·Pellizzari (liberali); Federzoni (nazionllisti).

UNA VISITA DI MUSSOLINI ALLE SIGNORINE CRIPPA VITTIME DEL « DIANA» * I lettori ricorderanno la lettera diretta giorni or sono a Mussolini dalle gentili signorine Lina cd Ida Crippa, vittime dell'esecrato delitto al «Diana»; lettera che pubblicammo subito dopo e che suscitò, per la. nobiltà di sentimenti e l'eroica fermezza ond'era ispirata, la più profonda emozione. li nostro Direttore fu vivamente commosso da così clcva~a e si.gni6cativa manifestazione e però si era subito ripromesso di recam a visitare ed a ringraziare personalmente le due giovani sorelle, affidand~ intanto al collega nostro Sandro Gi1:1Iiani l'ambito e dolce incarico · d, portare alle s ig norine Crippa - unitamente al suo più devoto saluto - due fasci d ì rose, legati da s randi nastri tricolori. Nel pomeriggio d'1eri, poi, Mussolini. effettuò la visita che aveva promesso, cortesemente accolto alla Poliambuianza di via Arena dal distinto prof. Gerolamo Ba.gozzi ( il valoroso operatore e mcdko delle signorine Crippa) e dagli egregi dottori Ambrogio Binda, Luigi Arrigoni, Riccardo Pozzi, Luigi Pizzigalli e Giuseppe Marobbio. L"incontro tra il nostro Direttore e le vittime dell'inaudito 3ssassinio, alle quali Mussolini ha baciato rispettosamente la mano, fu commoventissimo. Oltre le signorine Crippa - delle quali 1a Lin:1 ha. perduto entrambe _Je gambe .e la Ida ebbe amputata l'una e lesionata !"altra è pure ricoverata alla Poliambulanza Ja bambina dodicenne Angela

• Da Il Popolo J Itr1'ìa, N. 129, 3 1 maggio 192 1, VIII. 1


APPENDICE; DOCUMENTARIO

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Maggi, rimasta anch'essa gravemente ferita ad una ~amba, mentre il fratello suo Giuseppe, diciassettenne, moriva sul colpo. Il nostro Direttore si intrattenne lungamente al letto delle pazienti, scambiando qualche parola anche con la mamma della Maggi ( che gli mostrò, con Je lacrime agli occhi, la fotografia del bel figliolo perduto). e interessandosi con i medici delle condìzioni delle inferme e avendo alla fine per tutte toccanti parole di conforto e di fraterna solidarietà in ·tanto strazio. Le signorine Crippa, due tesori di bellezza e di virtù, hanno narrato a Mussolini i più minuti particolari della grande tragedia che le ha colte, dando_prova di una bontà d'animo e d'una serenità di spirito veramente eccezionali. Esse hanno gradito molto la visita di Mussolini ed hanno tenutO ad esprimerg lielo quand'egli ha preso congedo.

GLI IMPIEGATI ED OPERAI FASCISTI DELLA DITTA PIRELLI OFFRONO A MUSSOLINI UNA PERGAMENA* Ieri sera, verso le 2~, si è presentata ai nostri uffici una commissione di impiegati ed operai fascisti della ditta Pirelli allo sco_P.O di fare omag• gio a Mussolini di una bellissima pergamena, .recante 1l Fascio littorio, fa bandiera nazionale ed un serto di fiori. la commissione era composta dagli amici Dante Boattinì,. Au~sto Tavazzani, Siro Ramponi, Jenner Mataloni, Augusto Bristo, Giovanm Orsolato, Carlo Donati, Edoardo Pierotti, Domenico Carbonara, Riccardo Forzinetti, Ferdinando Guglierrnaz, Giuseppe Spotti, Franco Ferri, Achille Tretti, Aleardo Foresti, :Emilio Zerbini, Remo Dehò ed altri. I quali tutti furono ricevuti da Mussolini, che, assai commosso per l'atto gentile, esprdse alla commissione tutta la sua riconoscenza. I.a pergamena reca una vibrante dedica~ dettata dal Tavazzani. La. redazione del PtJpolo, la quale l'ure ha altamente apprezzato il nobile e significativo atto solidale degli 1mpiegati ed operai fascisti della ditta Pirellì, esprime a questi la sua più profonda riconoscenza. • Da Il Popolo d'!lalia, N. 131, 2 giugno 1921, VIII.

MUSSOLINI A ROMA • Ieri sera il nostro Direttore ha lasciato le acque stagrianti del Naviglio, nelle ~uali lo avevano «suicidato» i valorosi e gentilissimi colleghi dell'Avanli., per recarsi a Roma due t1o!te deputaJo. .:

,.., ;

• Da Il P,opolo d'lrtdid, N . 137, 9 giugno 1921, VIII,

St, . XVI.


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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

.Abbiamo visto come Mussolini ha condotto la barca fascista da un capo all'altro d'Jtalia traverso il giornale e le piazze; vedremo in seguito · . come navigherà nelle acque ·di Montecit6rio. · Noi speriamo bene, però. Il nostro Direttore è un abilissimo timoniere ed ha con sé una discreta pattuglia di lupi di mare....

TIRO A SEGNO

DI UNA COLAZIONE PER LA QUALE FU CHIESTA LA.... SOSPENSIVA * Com'è noto, nelJe ele:zioni p<?litiche del i5 maggio 1921, Benito

Mussolini fu eletto con votazioni plebiscitarie nella circoscrizione MilanoPavia ed. in quella Bologna - Ferrara - Ravenna - Forl1. Nella prima circoscrizione, il duce nostro raccolse circa duecentomila voti, settantamila preferenze {il divo Turati ne ebbe ventimila meno!) ed un migliaio di voti aggiunti. Di quest'ultimi - inclusi nella lista dei .... popolari! - l'on. Twati ne mise insieme parecchi di più!... La proclamazione ufficiale della .votazione a Milano città diede i seguenti risultati: Mussolini voti 124.918, Treves 62,961, Lazzari 31.480, Buffoni 17.988. Come si vede l'attuale capo del Governo ebbe da. solo (nel 1921) parecchie migliaia di voti in piu di tutti i tre.... campioni del sovversivismo italico messi insieme (Treves unitario, ~zzari massimalista, Buffoni comunista). Nella seconda circoscrizione, Mussolini raccolse circa centomila voti e 73.483 preferenze. . . Era pertanto naturale che tutti i redattori .del Popolo d 1Ilalia esultassero per la duplice clamorosa vittoria, succeduta. a tante battaglie e ad una non meno clamorosa .... sconfitta elettorale politica : · queJJa del 1919, . quando l'AvanJil - ironi3: delle.... ironie ! - credette di 'aver pescato un cadavere in istato di avanzata putrefazione nelle _acque_del Navig lio! : ~ra !:cJ~~i~~~~une fu anzi consacrata in questa lettera,_ affiorata ora 17 maggio i921. Caro Direttore,

La Reduione, unanime, intende offrirvi una colazione per festeggiare la vostra duplice vittori,a. Essa reclama il dirùto di partecipare all'avvenimento e di. far sapere. che il primo segno di gioia vi è venuto dai quotidiani, modesti, affezionati compaJni di lavoro.

• Da Il Popolo d'Italia, N . ~2, 6 febbraio 192), XII,.


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APPENDICE; DOCUMENTARIO

Se- non avete nulla in contrario, il « rancio l) potrebbe essere consumato giovedl alle 13. Vi prego di danni un cenno di riscontro. GIULIANI

«Risposta: Chiedo la .... sospensiva. MUSSOLINI .>>

d'JJ!tt~~n~e~t~~it!e~:i~a~-;~· :~~s~~::a»

::a

0

d~1rau_~ à~i:n~~l Popolo

« I redattori hanno accordato quanto si chiedeva, osservando con piacere che il Direttore già comincia ad impar:tre.... il "gergo " parlamentare».

Inutile dire che la « sospensiva » rimase sempre tale e che la cola· zione i redattori la fecero ciascuno per conto proprio. Se pure la fec~ro.... (Un maligno di grosso calibro - l'on. Treves, ad esempio - potrebbe anche sup~rre, magari senza dirlo, che.... offrire una colazione al proprio Direttore eletto due 110/te deputato in una volta ;ola, è cosa al~uanto diversa dall'andare a colazione per proprio conto e per pagare.... il conto!). IL FROMBOLIERE



INDICI



INDICE DEI NOMI A Absburgo, la dinastia degli, 7, 58, 59, 98, 100, 113, D5, 291, 4.33, 435. Acerbo Giacomo, 403, 476. Adamo, 52. Agnoletti, 478.

Aiello, 406. Albanese Luigì, 403, 477. Alighieri Dante, 44, 160, 248, 293. Amerongcn, 59.

Amici, 356, Angiolini Francesco, 177, 406, 4.60, 461, 464. Annibale, 3H, AnSaldi, 478. Antonini, 3. Aonzo Giuseppe, 477. Arcangeli .Domenico, 477. Arpinati Leandro, 406, 4B, 469, 471, 477.

Anigoni Luigi, 478. Arrivabene Tiberio, 477. AualJo (L'), 3)9, 409, 453, 469, 470. A.11da,it1, 334. lfva,,,n, 28, 29, 45, 121, 129, 130, 132, 138, 150, 162, 191, 192, 193, 195, 196, 197, 207, 223, 266, 276, 278, 279, 284, 303, 307, 308, 318, 332, 339, 349, 398, 421, 446, 479, 480 . .

Avwa Giuseppe, 403, 405, 406, 460, 461, 464, 471. A.vvnrire (L') d'ltalid, 3H. A.ziont Giqy11ni/e, 197.

B Bacaloglu Elena, 450. Bacd Giovanni, 331. Baccolini, 3. Bagoni Gerolamo, 478.

Bajamonti Antonio, 70, Balbo Italo, 454, 475.

Ba.lboni, il commendator, 397. Baldesi Gino, 124, 132, 133, 147, 445. Baldo, 24'.5. Balilla, 63. Balilla (Il), 171. Bandiera, i fratelli, 44. Baracca Francesco, 3H. Baratono Adekhì, 353, Barberis Francesco, 29. Baronee lii Emma, V. Barom;elli Genserico, 454, 455. Baroncini Gino, 245, 469, 477_. Barzilai Salv.atore, 18. Bastianini Giuseppe, 406. Ba/Jaglie Sindacali, 163, 268, 303. Battisti Cesare, 239, 293, 419, 471, 474. Battisti Bittanti Ernesta, 239, 24'.5, 474. Bellasich Salvatore, 328.

Belli. Piero, 12, 462, 463, 469, 471. Benedetti, il deputato, 289. BenelJi Giovanni, 403, 477. Bentini Genunzio, 140, 242, 303. lknvenuti, 478. Bergamini Alberto, 380. Bergson Enrico, 440. Decnardini, 303. Berta Giovanni, 191, 422. Berte-si, il deputato, 3'.52. Besana Enrico, '406, 460, 461. Bianchi Giuseppe, 129, 131. Bianchi Michele, 475. Bianchini, 23. Bignami, il deputato, 299. Bilucaslia luigi,,286, 403, 477. Binda Ambrogio, 46'.5, 166, 478. Bissolati Leonida, 107. Blanqui Augusto, 440. Boattini Dante, 479.


486

ll'l.'DICE DEI NOMI_ .

Bocchia. l cilio, 477. Boccolioi., la signorina, 245. Bolzon Piero, 38, 176, 406, 460, 461, 466. Bombacci Nicola, 127, 172. Bonardi Dino, 339, 340. · Bonavia Giovanni, 477. Bonomi lvanoe, 35, 39, 42, 84, 163, 202, 318, 326. Borbone, la dinastia dei, 52, 247. Bordiga Amedeo, 127. Boschi Ettore, 477. Bottai Giuseppe, 162, 168, 3)8, 403, 406, 415, 477. Bovio Giovanni, 345. Breitembetg, il conte, 433. Bresciani Italo, 406, 449, 477. Breni, l'ingegner, 456. Briand Aristide, 3, 122, I 23. Bristo Augusto, 479. Broggi, 387, 388. Bronslc:i, 119. Bruzzesi Giunio, 12, 14, 4D6, 460, 461, 464. , _Bruni, 357. Bucco Ercole, 236, 242, 303. Buffoni, il .deputato, 480, Buoncompagni Ludovisi, il deputato, 105. Buonfanti ·unares, 4, 35. Buoui Bruno, 93,

Butt:1.fava, 406. Butta.fuochi Carlo, 403.

Bozzi Paolo, t;4,

e Cagnoni, il deputato, 228. Cairoli Benedetto, 68, Calabretta, 477, Caldara Emilio, 304, Callegari, la signorina, 24 5. Calza.Bini Gino, 474, Ca.ndiani, il deputato, 299. Capanni Italo, 403, 477, Cappa Innocenzo, ;26. Caradonna Giusepp~, 403, 477. Carafa D'Andria, 477, Carbonara Domenico; 479, Carducci Giosue, 138, 444.

Ca.rio I d'Absburgo, 59, 60, 98, 99, 113,162, Hl, 2;2. C,morcio (Il), 296. Ca:->:lli, il giornalista, 428. Cavallotti Felice, 194. Cavaz.zoni Stefano, 417. Caviglia Enrico, 34, 35, 36, 41, 73, 76, ·84, s,, 156. Cavour, Camillo Benso di, 61. Cauamalli, 192. Ceccherini Sante, 289, 290. Celesia di Vigliasco Giovanni, 403, 478. Celestino, papa, 61. Celli, 406. Chiapparini, 478. Chiostri Manfredo, 403, 477. Chiurco Giorgio Alberto, 454. Ciano Costanzo, 403. Ciarlantini Franco, 162, · 165. Ciccotti Ettore, 477. Ciccotti-Scozzese Francesco, 116, · 283, 374. Gcerin Georg Valcntinoviè, 58, 113. Cimoroni Oreste, 406, 476. . Ciucci, l'ardito, 470. Coda Valentino, 174, 176, 403, 477. Colaianni Napoleone, 424. Coleui Gino, 477. Colombina Emilio, 45, 133. çoJombo Giannino, 216. Colonna di Cesarò Giovanni Antonio,

;2. Consolo Piero, 477. Contessi Aristide, 176. Conti Buosi, 172. Corg.ini Ottavio, 245, 403, 477. Cornelius, 306. Corradini Enrico, 181, 268, 396, 397, 398, 413. Corridoni Filippo, 135, 346, '171. Corriere (li) del M41tino, 390. Co-rriere della Sera, 30, 257, 382, 398. Cortina, H commendator, 197. Cosattini, il d~putato, 137. Costa Andrea, 20. Costantino di Grecia, 58, 76, 231. Ccedaro Luigi, 250, 291, 292, 293, 305, 432, 433, 435. Crippa Ida, 478, 479. Crippa Lina, 478, 479. Crispolti Filippo, 57, 187.


487

JNDICE DEI NOMI

·c,ilira s~;a1~. 124, 199.

EJinoJI, 462.

Croce &-nedetto, 459. Crollalan·i a, Araldo di, 405, 406. C11/J11ra Sindacai~, 360.

EUenbogen, il deputato, 99. Emer Guido, 477. Epoca, 449, 460. Epoca (L'), 164, 355, 368, 427, 428.

D Dal Fabbro Antonio, 477. D anelli, il capi1ano, 286. D 'Annunzio Gabriele, 3, 11, 12, 13, 18, 32, 33, 37, 39, 41, 49, 50, !i l, 52, }3, 61, 62, 73, 75, 76, 77, 78, 80, 8 1, 83, 85, 86, 97, 108, 128, 134, 1:56, 162, 176, 24 1, 244, 248, 255,. 274, 301, 322, 323, 324, 335, 339, 341, 435, 449, 452, 453, 460, 464, 471, 476. D'Aragona Ludovico, 13, 143, 144, 269. O 'Ayala, .il deputato, 477. D e Ambris Akes1e, 61, 81. De Amici D efendente, 464. DeBlasi, 296. D e Capitani d'Anago Giuseppe, 299, 326. De Casto, 385. Òehò Remo, 479. Del Carlo Federico, 477. Dekroix Carlo, 157. Dd l.1 Chiesa Giacomo (Benedetto XV), 439. D e Nava Giuseppe, 73. De Nicola Enrico, 30, 419. De Stefani Alberto, 403, 477. De Vecchi C('Sare Maria, 355, 403,

477. Diaz Armando, 135, Oini Dante, 176. Donati Carlo, 479. Donati Pio, 129, 303. Dorsi }i.ngelo, 434. Dramonja Guiro, 23. Dudan Alessandro, 12, 14, 286, 477, Dugoni Enrico, 30:}, ,326.

E Ebert Friedrich, 60.

Echo de Parfr, 120. 82. · XVI.

F Facta Luigi, 285. Fanoli. Gino, 303. Farina, l'ardito, 470. Farinacci Roberto, 107, 176, 35'.5, 403, 405, 406, 477. Fasciolo Arturo, detto Benedetto, 468. Fedenonl Luigi, 32, 326, 430, 435, 437, 478. Fera Luigi, 420, Ferrari, 303. ,Ferrari G iuseppe, 249. Ferrarin Arturo, 160, 163, 369. Ferrario, il generale, 436. Ferri Franco, 479. Filippi, 289. Finzi Aldo, 403, 477. Foch Ferdinand, 196. Fontana, 478. Foresti Aleardo, 479. Forni Cesare, 478, Forzinetti Riccardo, 479. Foschini Antonio, 436. Francesco Giuseppe, 434. Franchet d'Esperey Luigi, 437. Fmldi Luigi, 1, 0, 406, 460, 461, 463, 472, 475, Frisoni, 4'.54, Friuli (Il), 390, Fromboline (li) (pseudonimo di Benito Mussolini), 313, 388.

G Gabetti, il maestro, 380. Gaggioli Olao, 245, 454. Galassi Angelico, 443. Galilei Galileo, 248. Galluzzi Ma.rio, 216. Gandolfo Asclepia, 477. Garibaldi G iuseppe, 96, 248. Gasparotto Lui&i, 5, 419, 420,


488

INDICE DEI NOMI

Gattelli Barbato, 403, 477.

H

Gay Sìlvio, 403, 406, 476. Gazzerta (La) del Popolo, 284, 285. Genovesi, 474. GiaromcHi, 406. Giano Enzo, 477. Gigante Riccardo, 405. Gioda Mario, 406. Giolitti Giovanni, 29, 30, 34, 36, 39, 41, 47, 50, 51, 57, 61, 62, 65, 72, . 14, 16, 19, s1, s2, 03, s4, ss, 86, 89, 96, 125, 141, 143, 156, 163, 165, 183, 186, 197, 200, 244, 253, 258, 261, 268, 283, 284, 289, 300, 305, 318, 324, 332, 339, 343, )l9, 361, 366, )78, )90, )92, )96, 39s, 419, 421, 431, 432, 4n, 440, 445, 451. Giordani Giulio, 3, 2.5, 220, 226, 236, 239, 42 2, 471. Giordani, la signora, 239, 245. Giornale di Sùilia, 163, 391. Giornale (I/) d'Italia, 16, 81, 163, 358, 363, 368, 377, 378, 379, 380, )91, 401. GiuJirida Giovanni, 140. Giuliani Sandro (// Fromboliere), 478, 481. Giulietti Giuseppe, 18. Giunta Francesco, 150, 216, 403, 406, 427, 462, 463, 469, 471, 477. Giuriati Giovanni, 429. Giurin Amedeo, 176, Gioviruzza, 3, 63. Goethe Wolfang, 237. Gorgolini PietrO, 385. Gorrieri Gastone, 4'50. Gottardi, 329, Grabau, il deputato, 289. Grandi Dino, 239, 403, 406, 469, 477. Gray El.io Maria, 403, 41'5, 477. Graziade-i Antonio, 127, 147, 440. Guarini, 3'57. Gllamieri Mario, 93. Guerra Primo, 209. Guerre-si Agostino, 406. Guglielmo H d'Hohenzollern, ,8, 60, 196. Gug liermaz Ferdinando, 479, Gufinelli, il conte, 172, G umelli, ,471.

n.

Hohenzollem, '59, 136. Hortis', reggente d'Ungheria, 98.

I •, Idea (L') Nazionale, 6, 368. lgliori Ulisse, 313. l mperato, 477 . Interntt~ionale Comunùta, 119. Itali<t (L'), 30, 390, 398, 410.

Jaochia Piero, 151, 463. Jouhaux Leone, 445. Juraga., 137.

K Kaiser ( vedi Guglielmo II d' Hohen. zollern). Kant Emanuele, 66. Kàroly, il conte, 366. Kemal Pascià, 184, 436 Kcrensky Aleksandr Fedorovié, 366. Koroset, 139. · Krassin Leonid Borissovié, 53, 120. . Kun Beln, 232.

L l.abriola Arturo, 287, La Ferla Filadelfio, 477, Lancellotti Virgilio, 403, 477. Lanfr:rnconi Gigi, 314, 316, 403, 477. Lanza, 478. l.avagnini Spartaco, 191, Lavortttore (Il}, 121, 137, 462. La.nari Costantino, 124, 480. Ltfi.¼>re, 122, Lenin (al secolo Nicolaj Vladim.ir JI. JU Uljanov), 62, 116, ,118, 120, 121, 126, 1}7, 197, 23 1, 240, 262, 287, 302, 304, 312, 331, 337, 374, 398, 410, ' 436, 440, 442, Lcttied D., 16.

,o.


489

INDICE DEI NOMI

Lisi Gino, 172. L<Xli Dino, 172. Lomenosoff, 120. Lomoff, 120. Lorenzo de' Medici, 63. Lupi Dario, 403, 477. Luzzatti Luigi,_ 434, 43:l. Lunatto Fabio, 299, 4H.

M Macaggi, il deputato, 326. Maffi Fabrizio, 308. Ma"gazin,, :;9. Maggi Angela, 478, 479. Maggi Giuseppe, 479. Maggi, la signora, 479. Magnagh.i, il colonnello, 314, 37:l. Magri, il tenente, 4)2. Mag rini Gino, 477. Malagodi Olindo, 1%. Malaguti, il cavalier, 172. Malatesta Errico, 162, 214, 221. Mameli G offredo, 63. Mangani D omenico, 477. Mantovani V.ico, 171, 354, 477. Maraviglia Mauri~o, 478. Marconi Gug lielmo, 18, 160. M:irinelli Giovanni, 107, 406, 460, 461, 464, 471. Marobbio Giuseppe, 478. Marpicati Arturo, V, 4)0. Marsich Piero, 14, 109, 403, 404, 405, 406, 460, 47'1, 476. Marx Karl, 441. M arzotti Vittorio, 216. Masi Biagio, 216, 217. Masi Emilio, 2 16, Ma_jj Lupi Narcisa, 216. Massa, 471. Mutromattei, 400, 406. Mataloni Jennl"r, 479. Matt"Sic, 24. Matteotti Giacomo, 140, 141, 143. Mattioli Gu.ido, 456. Mazzini Giuseppe, 44, 45, 70, 194, Ì97, 209, 210, 248, 249, 293, 373. Mazzucco Ettore, 403, 476. Meda Filippo, 47, :i4, 5:;, % , 326, 361, 378, 401.

Melchiori Alessandro, 176, 177. Mcnesini Giovanni, 477. Menicanti Nello, 477. Menicucci, 296. Mmaggm:, (Il), 251. Miglioli Guido, 57, 180, 187, 297, 326. Millo Enrico, 13, 72, 79, D6. Minerbi S., 172. Mirabelli Roberto, 61. Misiano Francesco, 96, 157, 191, 241, 274, 417, 418, 419, 429. Missiroli Mario, 374. Misuri AlfrMo, 3:i5, 403, 477. Modigliani Giuseppe Emanuele, 64, 417, 429. Molinari, il dottor, 285. Mommsen Teodoro, 444. Montù, 28:l. Morcaggi, il deputato, 283. Morelli, il tenente, 52. Morello Vincenzo (Ra11igna,), 18. Moretti, 470. Morgagni Manlio, 463, 471. Morgari Oddino, 430. Moris.i Celso, 134, 176, 471. Mozzet.ti; il dottor, 477. Mrach Giovanni, 286, 4:i2, 477. Mus::itti Elia, 133. Mussadori, 246. Mussolinì Arnaldo, V, 471. Mussolini Vito, V.

N N aldi Filippo, 289, 290. Napoleone Bonaparte, 70. Napoleone III, 61. Nardi, l'avvocato, 398. Nasi Nunzio, 197. Navarra, il cavalier, 172. N egri Ada, 134. N ~ue Prt ie Presu, 16:i, 166. Niccolini, il deputato, 140. Nicola di Montenegro, 437. Nitti Francesco Saverio, 2:l, 32, 56, 86, 89, 165, 166, 183, . 241, 244, 256, 283, 284, 287, 297, 300, 318, 332, 349, 352, 362, 366, 37'4, 37!i, 379, 410, 4ll, 413.


490

IND[CE DEI NOMI

Nofri-Pou:ani, 133. NMova (la) Risroua, 329. N«ovo (Il) Tr~ntùro, 434.

o ·Qbcrdan Guglielmo, 20, 63. Obzor, 24. Olivieri, 151. Ollandini, 478. Oraoo Paolo, 5, 429, 436, 445. Ordine (l1) NNOVO, 225, 312. Orlando Vittorio Emanuele, 243, 244. Orsolato Giovanni, 479. Ostinelli Jtalo, 477. Oviglio Aldo, 403, 477,

p Pau ( la), 411, Padovani Aurelio, 406. Paeu ( li), 332, 351, 410, 411. Pagine I.ibere, 79. Paladino, 474. Pallieri Leonardo, 464. Pamini .Alfredo, 134. Pa9lucci Ottorino, 477. Paoluc-ci Raffaele, 476, 477. Papini Giovanni, 156, Parenti Rino, 471. Parmegs:iani Vincenzo, 477. Pasella Umberto, 11, 14, 107, 108, 150, 160, 177, 245, 246, 406, 460, 463, 471, 47l. Passamonte, 296. Pavanelli A., 172. Pellìzzari, 478. Perathoner, il sindaco, 306, 433. Ferrone Compagni Dino, 405, 406,

454. Perseveranza (La), 257, 373, 374, 409, Pessano, 478. P~razzani, 478. Piccinato Mario, 403, Piccinini Francesco, 357. Piccoli, il deputato, 195, Piuo/() (TI), 386. Piu olo (I/) della Sera, 150. Pierotti Edoardo, 479. Pinat Giuseppe, 477, Piove-ne CCSare, 477.

Pisacane Carlo, 249. Pi?zigalli Luigi, 478. · Platania Luigi, 163, ¼56, 357, 422, Pollini Nino, 469. Polverelli Gaetano, 130, 170, 245, 474. Pontremoli, 478. Poincaré Raimondo, 122. Popolo (Il) d'Italia, 3, 8, 10, Il, 13, 1S, 16, 19, 21, ;u, 24, 26, 28, 31, 33, 3S, 37, 38, 42, 43, 44, 4S, 46, 48, 49, S1, S3, 5S, 57, 60, ' 62, 6S, 66, 72, 74, 77, ·80, 81, 83, 8S, 87, 89, 91, 93, 94, 9S, 97, 100, 10:3, 106, 107, 109,. 111, 112, 114, 117, 121,123, 12S, 127, 128, I;l, B3, 134, 139, 142, 144, 146, 119, 151, 160, 1661 167, 168, 169, lH, 174, 177, 179, 180, 182, 18'.5, 188, 190,. 192, 19:), 198, 200, 201, 204, 206, 208, 210, 213, 21S, 216, 217, 218, 220, 221, 222, 224, 226, 228, 230, 232, 23S, 237~ 239, 246, 247, 2'.51, 2S2, 2S4, 255, 258, 260, 263, 265, 267, 269, 271, 273, 277, 280, 282, 28}, :Z:86, 288, 290, 293, 29}, 298, 299, 304, 30}, 306, 308, 310, 311, 313, 314, 321, 322, 327, 330, 333, 338, 340, 341, 345, 350, 3H, 355, 357, 3}8, 367, 368, ,69, 372, 376, 377, 379, 380, 382, 384, 385, 388, 390, 391, 399, 400, 401, 405, 406, 409, 412, 414, 41'.5, 416, 418, 420, 422, 424, 426, 427, 430, 4}0, 4H, 453, 456, 4'7, 459, 461, 463, 464, 465, 466, 467, 468, 471, 473, 475, 476, 478, 479, 480, 48 1. Popolo (Il) di Trirslr, 462. Porcù Orazio, 470. Postiglione Gaetano, 471. Poni Riccardo, 466, 478. Prampolini Camillo, 116. Previato, 456. Priori, 65. Progmw (I/), 470. Provenza, 478.

Q Quarantini, 303. Quartieri, l'ingegne-r, 62, 328, 436: Querrioli Dante, 3, 147, 149.


491

INDICE DEI NOMI

R · Radek, 119. Radiè, 99. RajCC"YÌC, 23: Ramanadovich, il diplomatico, 437. Ramponi Siro, 479. · Ravalli, 172. Ravazwlo Arturo, 477. Redadli Ctsare, 456, 464, 465. Ren.tn Ernes10, 58. · Renner Karl, 291. Rensi Giuseppe, 306. Re!IO (li) del CdrliM, 212, 238, 353, 360, 386. . Reu1h Nicolussi, il deputato, 306, 434. R..ib:i.r, il deputato, 23. llismondo Francesco, 63, 176. Rivolu:ion, (La), 451. Rizzioli Mayer Elisa, 66. Rizzon(', 477. Robespierre, Maximilien de, 180. Robins, il colo1U1el10, 119, Rocca Massllllo (Libero Tancredi), 14, 477. Roma, 61. Roppa, il tenente, 470. Rossi U'sat!'.", 14, 107, JOB, 36é, 403, 406, 460, 461, 471. Rm~i. il àeputato, 285. Rossi l !'."ontina, 225. Ros"soni Edmondo, 93, 360. ll,011,:1., 120. Rufus Jsaac, poi lord Reading, 1,2. Ruggì, ¼57. Ruini Mario, 3. Rundufus, 59.

Saccheo, il cavalier, 470.. Sacchi Ettore, ·163, :Ha. Saffi Aurelio, 209, 210. Salandra Antonio, 163, 243, 318, 319, . 320, . 321, 326, 327, 361, 378, 401. Sa.Ida Fra.ncesco, 432, 4H, 434, 435. Salto, 469. Salumon, 120. Sa\vagnini Gino, 172. Salvatorelli luigi, 179. Sandrìni, il deputato, 29, 30.

Sansanelli Nicola, 405, 406. Sant'E!ia' Luigi, 216, 217. Santinelli, 477. Sapienza Luigi, _477. Sarfatti Ce5arc-, 478. Sarfatti Roberto, 3, 1}4, 135, 136. Sarrocchi Gino, 142. Sauro Nazario, 286. Savoia, la dinastia dei, 363, 366, 409. Scafli., 406, Scarpa Agostino, 406. Schiavetti Fernando, 180. Scimula, 27, 422, Sm>fo (//), 5, 30, 230, 257, 258, 283, 326, 332, 351, 374, 381, 398. Sementi (L:t), 198. S('menti, 471. Sh'a (UJ, 30). Serenel!i G iuseppe, 477. Setti Aldo, 162, 208, 221. Serrati Giacinto Menotti, 56, 116, 127, 133, 283, 326. Settimelli Emilio, 163, 322. Sforza Carlo, B, 62, 84, 162, 164, 183, ta4, 185, 205, 206, 231, 310,

359, 40\ 429, 430, 4l5, 436, 437, 438, 440. Siciliani Luigi, 134. Silvano, il tenente, 52. Soleri Marcei!o, 326. Sonnino Sidney, 243. Somini, 27, 65, 422. Spallicd Aldo, 147, Spotti Giuseppe, 479. Stampa (14), 27, 179, 284, 285. Starace Achille, 40'.i, 406, 457. S,efani, l'agenzia, 36, 309, 328, 383. Steffenini, 471, Steineberg, i fratelli, 120. Stinnes, l'industriale, 105, 11?, 120, 121. Stojanoviè, 23, 110. Sturzo luigi, 57, 283. Suardo Giacomo, 477. Susmel Duilio, V. Susmel Edoardo, 451 • Sve,uka Tttgeblmt, 119.

T Ta.rdic-u AndrE, 122, 196. Tavazzani Augusto, 479.


492

INDICE DEI NOMI

Tedeschi, i fratelli, 172. T empo {li), 163, 266, 374, 383. Teodori, ·116. Terenzio, 446. Terzaghi Michele, 403, 405, 406, 477. T esta ( LA) di Ferro, 4!H. · Times (The), 67. T oggenburg, il barone, 434. Tolstoi Leone, 410. T orre Edoardo, 403. Torre Ettore, 476. T OSCanini Arturo, 160. Trapani Lombardi Antonio, 478. 'fretti Achille, 479. Treves Claudio, 29, 116, 16 3, 197, 266, 283, 480, 481. Trihun,s ( LA) , 270, 368. Trib,me de Genève, 383." Troilo, 478. Trotzky (al secolo Leo Davidovich _l eiba Bronstein), t 18. TrumbiC Ante, ·139. T untar, il d(1)utato, 137, 138. Turati Augusto, V, 477. Turati Filippo, 29, 30, 64, 115, 116, 124, 125, 147, 162, 199, 200, 212, 233, 283, 296, 304, 308, 332, 337, 350, 417, 421, 480,

Vene-zian Felice, 2}9, 474. Venezian, la sig nora, 239, 245, 474. Venizelos Eleuterio, 17. Verdi Giuseppe, 248. Vicentini Luigi, 322. Vicini Marco Artruo, 403, 404, 477. Vigevano, il colonnello, 43 7. Vigilia (La), 451, 452. Villelli, 404, 406 Virgilio, 160. Visconti di Modrone Erba Carla, 66 , Vismara, 471. Vitale, 478. Vittoria Pasquale, 477. Vittorio Emanuele lii, 79, 84, 162, 200, 261, 37t, 372, 374, 3n, 402, 404, 432, 433. V oce (La) della Colonia, 297. Vore (La) Repuhhlirana, 197, 408. Vo lpe G ioacchino, 3, 22, 4)9. Volpi Giuseppe, 84. V orwaertJ, 119.

w Wilson Woodrow, 473.

1,4,

253,

436,

z V UmaniJJ N uovir, 162, 197. Uomo (l'J e l' Idea, 322, 325.

V Vacd ca Vincenz0," 124, 147, 303, 304. Va.iaoa AlfoniO, 9 5. Valori A.Ido, 354, 386. Vaoderlip, l'industriale, 105, 116, -118. Varni Mario, 477. Vassallo Ernesto, ,, 73. Vecchi Ferruccio, 460, 461. Vedma (La) d'farUa, 23, 274. Velia Arturo, 29, 196, 429.

Zamboni Umberto, 477. Zamorani Federico, 172. Zanardi, 242, 303. Zanell:i Riccardo, 274, 28 1, 282, 328, 329, no. Zavari, il maggiore, 452. Zelikowsky, 3>. Zerbini, 478. Zerbini Emilio, 479. Zerbos lio Adolfo, 386. Ziliotto Baccio, 79. Zilocchi, il deputato, 419, Zimolo Michelan,gtlo, 40,, . 406. Zinovieff, 64. Zita d'Absburgo, 59. Zuccoli Carlo, 245, 459.


INDICE pag.

Avvertenze .•

V

DAL TRATTATO DI RAPALLO AL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI DELLA VENEZU G(ULJA

(13 novembre 1920 - 6 febbraio 1921) Nota

Ciò che rimane e ciò che verrà (13 novembre 1920) . Dalmazia (14 oovembre 1920) • . . Dopo Rapallo (D novembre 1920) . . Mezzi e fini (16 novembre 1920) . Telegrammi (16 novembre 1920) . . . Suprema grandezza (19 novembre 1920) La tragedia dalmata (20 novembre 1920) Per la nuova Italia (21 novembre 1920) . Attesa vigile (23 novembre 1920) . . L'eccidio di palazzo d'Accursio (23 novembre 1920). Cose a posto (24 novembre 1920) . . . Coccodrilli ! (26 novembre 1920) . . . . . . . La Camera approva il trattato di Rapallo (28 novembre 1920) . Sangue freddo ! (1° dicembre 1920) . . . . . . . Fiume! (2 dicembre 1920) . . . . . . . . . . Valutazione deJ trattato di Rapallo (2 dicembre 1920) . Pausa (3 dicembre 1920) . . . Attesa e fiducia (5 dicembre 1920) , . . . . « Il Popolo d'Italia» nel 1921 ! (7 dicembre 1920) Basta con il torchio! (8 dicembre 1920) . . . L'Italia .e il Canton Ticino (9 dicembre 1920) Errore! (10 dicembre 1920) . . • ·Disciplina.... (12 dicembre 1920) . . Basta col torchio. L'on. 'Meda ciurla nel manico! (14 dicem: bre 1920) . .

9 11

14

16 17 20 22 23

25 27

29 32

34 36

38 41 43 44 47

49 50 52

54


494

INDICE

p,g.

Decadenza (15 dicembre 1920) Il ritorno dei re (17 dicembre 1920) . I.a colpa (18 dicembre 1920) . . . Com'è bella giovinezza! (18 dicembre 1920) . Manovra vile (19 dicembre 1920) . . . . Il trattalo di Rapallo non è eterno (20 dicembre 1920) . Fatto nuovo (21 dicembre 1920) . Epilogo? (22 dicembre 1920) . . Pace e guerra (23 dicembre 1920) . Posizioni e responsabilità (24 dicembre 1920) . La situazione (25 dicembre 1920) : . Il delitto! (28 dicembre 1920) . Titoli _d'i~famia .(29 dicembre 1920) . Verso la fine (30 dicembre 1920) . Fine d'anno (31 dicembre 1920) . . Pn:ludl (l' gennaio 1921) . Un oidine del giorno. Partiti e politica (2 gennaio 1921}. Dopo . il voto antifascista dei repubblicani. TeStimonianze e documenti ( 4 gennaio 1921) . . . . Legione di Ronchi (5 gennaio 1921) . . . Contro il ritorno dei re. (6 gennaio 1921) . . . Il fascismo nel 1921 (7 gennaio ,1921) .· . . . Per essere liberi (8 gennaio 1921) . . . . . In onore di Leonida Bissolati (8 gennaio 1921) . l'Italia e Zara (11 gennaio 1921) Sviluppo (li gennaio 1921) . . . . . . Contro a ritorno·dei re. 11 veto non basta (13 gennaio 1921). ·11 «pus» a congresso {14 gennaio 1921) . . . . . Mentre il «pus» siede, Lenin, Vanderlip e C. (15 gennaio 1921). Briand (19 gennaio 1921) . . . . . Asfissia (20 gennaio 1921) . . . . . Dopo il voto· (22 gennaio 1921) . . . Ai legionari fiumani (23 gennaio 1921) . Fascismo e «pus». A quali condizioni la tregua? (27 gennaio 1921) . . . . . . . . . Fascismo e «.pus ». Diffamazione e rappresaglie (28 gennaio 1921) . . . . · . . , , . . Roberto Sarfalti (30 gennaio 1921) . . . Dove muore J'Internazionale.... (1 febbraio 1921). Menzogne! (2 febbraio 1921) . . . . . . , . Come prima, peggio di prima! (3 febbraio 1921). ·

56 58 61 6) 64 66 72 73 7'5 78 81 82 84 86 88 90 92 95

96 98 101 104 107 110 112 113 115 118 122 124

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134 137 140 143


INDICE

495

pag.

Malafede e mi~i6cazione (5 febbraio 1921) . 145 Curiosità..... Dopo ia discwsione (6 febbraio 1921) . 147 Il fascismo e i problemi della politica estera italiana (6 febbraio 1921) . .' . . . . . . . . . . . . 150

DAL PRIMO CONVEGNO DEI FASCI DELLA-VENEZIA GIULIA AL PRIMO DISCORSO ALLA CAMERA

(7 febbraio 1921 · 21 giugno 1921)

Nota

.

.

Italia, Austrià e Germinia. La nostra politica estera ( tt febbraio 1921) . . . . . , . Il Fascio Fiwnano di Combattimento al nostro direttore (14 . feb. braio 1921). . . . . . .· . . . Dopo il discorso di Trieste. Consensi (15 febbraio 1921) . In vista del convegno dei Fasci della Lombardia (16 febbraio 1921) . . . . . . . . . . . . Fascismo a terra (19 febbraio 1921) . . . , Ai fascisti della Lombardia (20 febbraio 1921). Le adunate (23 febbraio 1921). • '. . Per finirla (24 febbraio 1921) . . , , In tema d i Violenza (25 f ebbraio l921) . «Quattro sillabe» ? (26 febbraio 1921). Nuove elezioni (27 febbraio 1921) . Responsabilità ( 1 marzo 1921). . Si continua T(2 marzo 1921) . . . Dopo la bufera (5 marzo 1921) . Documentazione (12 marzo 1921) . Parla Turati! La paura delle elezioni! (17 marzo 1921). Onestà (17 mano 1921) . . . . . . . . . . On. Bonomi, pensate agli ufficiali! (18 marzo 1921) -. Miseria (20 marzo 1921). . . . . . L'agguato criminale (22 marzo 1921) , . . . . Chi diffonde certe voci infami?. I pussisti! (22 marzo ·l 921) . Dopo due anni (23 marzo 1921) . . . . . L'orrenda stra8e anarchica d'ieri sera al teatro «Diana » di Milano (24 rnmo 1921) . . . . . . . L'attentato organizzato contro Mussolini (24 marzo_1921) . Parole (25 marzo 1921) . . . . . . . . . . . .

162 165 167 168 169 170 174 178 180 181 183 186 189 191 193 196 199 201 202 205 207 209 211 214 216 219


496

INDICE

pag,

Per guardarci negli occhi! (25 marzo 1921). Il manifesto del comitato d'az.i one (25 marzo 1921) . Segni di nuovi tempi ? (26 marzo 1921). Acc~iamo la sfida! (27 marzo 1911). '

221

Tregua?. (29 marzo 1921) . . . . . Da provincia rossa a provincia fascista. Il·fascismo e il problema terriero nel Ferrarese (30 marzo 1921) . . La stalla e il bue di Prangins (31 marzo 1921) . Preludi elettorali (2 aprile 1921) . . Bologna (3 aprile 1921) . . Saluto ai bolognesi (2 aprile 1921) .

227

Discorso di Bologna (3 aprile 1921) .

239

Al popolo di Ferrara (4 aprile 1921) . In tema elcttoraJe (7 aprile 1921) . . . Echi di un· discorso. Cose a posto (7 aprile 1921) . Il documento (8 aprile 1921) . . . . . . . · Per la prossima lotta elettorale (8 aprile 1921) . . Fascismo ed elezìoni (9 aprile 1921) , Posizioni (10 aprile 1921) . . . . La voce del «pus)>, Un docwnento miserabile {13 aprile 1921) . Manifesto dei Fasci per le elezioni generali (15 aprile 1921) . Impotenza (16 aprile 1921) .

247 250 252 2)}

Memento (17 apriJe 1921) . . La morale (19 aprile 1921) . . In tema di blocchi (20 aprile 1921) . Pei:. Ja vittoria elettorale di Fiume (21· aprile 1921) .

268

L'equilibrio (22 aprile 1921) . . . . . . . . Perché l'estero sappia. Due proposte (24 aprile 192 1) , Verso il futuro! (24 aprile 1921) . . I blocchi e Giolitti (26 aprile 1921) . . I candidati (27 aprile 1921) . . « Il Senso del .limite>> (28 aprile 1921) . Scherzi elettorali (29 aprile 1921) . . . Fascismo e Alto Adige (30 aprile 1921) . La festa (1 maggio 1921) . . . . . L'avvenimento (3 maggio 1921) . · Discorso di piazza Belg ioioso (3 maggio 1921) . Per continuare (5 maggio 1921) . La «·nostra maniera » (6 maggio 1921)

222

223 225

229 231 233 236 238

255 256 259 261 264 266 270 272 ~74 276

278 281

283 286

287 289 291 294 296 299

Italia e Germania (6 maggio 1921) .

303 30, 306

Malafede (7 maggio 1921) •

307

.

.


INDICE

497

pog.

Alta Slesia (8 maggio 1921) . 309 Niente discorsi (8 maggio 1921) . 311 Tiro a segno (8 maggio 1921) . 312 Discorso di Mortara (s· maggio 1921) . , 314 Salandca (IO maggio 1921) . . . ~ . 318 Conversazìone con Mussolini (prima decade di maggio d el .1921). 322 Le idee. in comune (11 maggio 1921) , 326 Fiume (12 maggio 1921) . . . . . 328 Alibi (13 maggio 1921) . . . . . . 331 Discorso di Vt"ròna (13 maggio 1921) , 334 Il significato (14 maggio 1921) . . . 337 Consolazioni e constatazjoni (14 maggio 1921), 339 ¾1 Discorso di piazza Borromeo (14 maggio 1921) . Fascisti d'Italia:« A noi!» (1 8 m,sgio 19 21). 349 Pirro socialista! (1 9 maggio 1921) . . . . • 351 Chi ha vinto? (21 m.1ggio 1921) . . . 353 L'esecranda delitto di Rimini (21 maggio 1921) . 35(> « I fascisti saranno all'opposizione» (21 maggio 1921). 358 Dopo l'intervista.. Parole chiare alle reclute (24 maggio 1921) . 363 Dopo l'intervista (24 maggio 1921) . . . . . 368 Ferrarin, ala fascish., in volo su Belgrado (24 maggio 1921) . . 369 Intervento chirurgico (25 maggio 1921) . . , . . . . 370 Dopo l'intervista. Teria e non ultima puntata (26 lTlaggio 1921) . 373 Il fascismo si orienta .... La completa solidarietà della commissione esecutiva.del Fascio milanese (26 maggio 1921). . . . 377 Colpo fallito (27 maggio 1921) . . . . . . . . . , 378 Manovre insulse della. stampa ministeriale (27" maggio 1921) . 380 A chi giova? ( 28 maggio 1921) . • 381 Dopo la tempesta (29 maggio 1921) 383 Chiusura! (29 maggio 1921) . • , 385 Tiro a segno (29 maggio 1921) . . 3~6 I piani avversari (31 maggio 1921) . 389 Un saluto di Mussolini alla Sicilia (1 giugno 1921). 391 Fascismo e buro_crazia (2 giugno 1921) . 396 Convegno fascista di Mìlano (2 giugno 1921) . 400 Tico a segno (5 g iugno 1921) . . . . 407 Fronte unico! ( 7 giugno 1921) . 410 La crisi· acuta ( 8 giugno 1921). . 413 Prima seduta del gruppo parlamentare fascista (9 giugno 1921) . 415 Debutto (14 gòugno 1921) . . 417 Orientamenti (15 giugno 1921). . . . . . . . , . . . 419


498

INDICE

pag.

Barbarie rossa (17. gillgno 1921). . Noi e gli altri (18 giugno 1921) . . Fascismo e caro-viveri (19 giugno 1921) . 11 programma del fascismo (20 giugno 1921) . Contro Sforza (21 giugno 1921) . Il primo discorso alla camera dei deputati (21 giugno 1921) .

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APPENDICE

Lettera a Gabriele d'Annunzio (lS novembre 1920) . lettera ad Italo Bresciani (22 novembre 1920). . Lettera ad Arturo Marpicati (26 novembre 1920) . Lettera a Gastone Gorrierl (gennaio 1921) . . , Lettera ad Elena Bacaloglu (24 febbraio 1921). . Lettera agli amici del Fascio milanese (3 marzo 1921). lettera ad Edoardo Susmel (9 marzo 1921) . . . Le.ttera a Gabriele d'Annunzio (29 marzo 1921) . »· » » » (6 aprile 1921) . Lettera a Leandro Arpinati (6 aprile 1921). , ., Lettera ad Italo Balbo (6 aprile 1921) . . . . Lettera a Dino Perrone Compagni (11 aprile 1921) . Lettera a Genserico Baroncclli (21 aprile 1921). . Lettera ai fascisti veronesi (29 aprile 1921) . . . Lettera a Genserico Baroncelli (1 maggio 1921) . Lettera a Previato (fine di maggio del 1921) . . Lettera a Brezzi (4 giugno 1921) . . . . . . Telegr~mma ad Achille Starace (21 giugno 1921) . ELENCO DELL'A~VITÀ ORATORIA DELLA QUALB NON RIMANB IL 'TESTO •

449 .-'49 · 450 450 450 4:51 4:H 452 453 4H 454 454 454 455 455 456 456 457 458

ELENCO DBL MATERIALE GIORNALISTICO ATIRIBUJBIL.n A BENITO MUS· SOLINI,

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DOCUMENTARIO :

Lettera del Comitato centrale dei Fasci a Gabriele d'Annunzio (23 novembre 1920) . . . . . . Una riunione ed un voto delJa Comm.isslone esecutiva dei Fasci (2 dicembre 1920) . . . . . . . .

i . . . . . . . . 460 461


INDICE

499 pag.

Il fascismo neJla Venez.ia Giulia (8 febbraio 1921). Un processo contro Mussolini e contro _i Fasci per gli avvenimenti di Fiume (10 febbraio 1921) . . . . . . . . . . . Un incidente aviatorio al nostro direttore (3 ffiarzo 1921) . . . Mussolini migliora (4 marzo 1921) . . . . . . . . . . Dopo l'incidente aviatorio a Benito Mussolini. Cosa dice il dott. Binda ( 5 marzo 1921) . . Per Mussolini (9 marzo 1921) . . . . . . . . Per Mussolini (10 marzo 1921) . . . . Per Mussolini {12 marzo 1921). . . , • . . . Le manifestazioni lungo il percorso (3 aprile 1921) . Accoglienza trìonfale (3 aprile 1921}. . . . . . L'adunata di Bologna (5 aprile 1921) . . . . . Indimenticabile manifestazione fascista a Ferrara. Cinquantamila cittadini e ventimila fascisti di cui diecimila contadini acclamano Benito Mussolini (5 aprile 1921). . Mussolini a Gardone Riviera. Un colloquio con Gabriele d' An. . . . . . . . . nunzio (6 aprile 1921) . . . I candidati fascisti (21 ·aprile 1921) . . . . . . . . . . Una visita di Mussolini alle signorine Crippa vittime del «Diana»

(31 maggio 1921) . .

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Gli impiegati ed operai della ditta Pirelli offrono a Mussolini una pergamena (2 giugno 1921) . . . . . . . . . . . Mussolini a Roma (9 giugno (1921} . . . . . . . • . . . Tiro a segno. D i una colazione per la quale fu chiesta la..... so-

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spensiva ( 6 febbraio 1925) . Indice dei nomi .

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