OPERA OMNIA VOL VIII

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VOLUME VIII

OPERA OMNIA DI BENITO lv1USS0LINI

EDOARDO E DUILIO SUSMEL

LA FENICE - FIRENZE

(25 MAGGIO 1915 - 17 GIUGNO 1917)

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI VIII. DALL'INTERVENTO ALLA CRISI DEL MINISTERO BOSELLI
LA FENICE - FIRENZE

1• edizione: 1 5 novembre 19) 1

l~ ristampa : 28 gennaio 19 53

T utti i di ri tti d i traduzione e di ri produzione ( anche di semplici brani, ri prodotti a mezzo di radiod iffusione) seno riservati per tutti i paesi, compresi i Reg ni di N onol'gia, Svnia e Olanda .

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I numeri anbi fra parentesi tonda inJicaao k p agine alle quali si r imanda per opportuni confronti o p er maggiori part icolati; i nurr,eri romani fu paren,e~i tonda indicano i volumi dell'Opera Omuia.

I titoli fra parentesi quadra degli scritt i e <lei discorsi 5ono stil.ti dati dai curatori per<hé gli originali ne e rano prÌ\ i

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Il n ume ro d i s ei:;uito alle lettere, indie.a la. pagina. del volume n ell;,, quale lo sccitto è pubblicato.

Gli scritti firmati Undimir.io sono attri buiti a Benito Mus solini d;1. Muino Pmnti in; Bibliogr.rfitt ,rumoliniana (Firm~, G C. Sansoni Editore, 1940), dove, a pag ,6. si l~gge: +' 12. collabora1ione (a l i Popafo d 1l1a/ia ] i inte nsissi ma, ma gli art icoli firm ati Mussolini, sono rdativamente pochi : molti an0n imi o firmati col titolo dd giornale ; nci primi mesi di guerra., con UndiceJimo , chiara alh uione al .reggimento dei bersaglie ri nel q uale Mussolini si en. at · JUo lato • .

Le leltere indirizzate da Benito Musrolini ai redattori de Il Popolo d'IJ4lii1 durante il p eriodo del fronte che hanno il valore di articoli sono intercalate agli scritti e ai diKor~i; le rimilnenti tr-ovilnO invece posto nell'appendice,

Ringrazio i signori Italo Bresciani, O ttavio D inale- e Pietro Rossi per g li autogra.6 inediti ài Benito Mussolini che mi hanno gentilm<"nte concesso di tlp1odurre.

S
D.

DALL'INTERVENTO

ALLA PARTENZA PER, IL FRONTE

(2l MAGGIO 19 l l - 2 SETTEMBRE 19ll)

Dal 25 maggio al 29 agosto 19 15, Benito Mussolini $crive sul bombarda mento effcttuato - il 24 maggio - da imbarcuionì lesgere e da aereoplani austriaci cont ro alrune città italia ne ddl' Adriatico (3); sulla politica e s ull'at, a ·sgi:tmento d ei socialisti tedeschi (:i, 11, 41, 50, 181, 184); suì d iscoNi p ronunciati <lai cam::elliere t«lesco Bethmann, H ollwcg, al Rcichstag, il 29 maggio (8) e il 17 ag osto (175) ; sul mo tivo d e-I suo mancato a rruolamento: il manife~to per g li a rruol P.mentì volontari esclude tassativamente tutti co loro che hanno obhlighi di leva ( 16); sui limiti territoria li e politici d e-Ila nostra guerra ( 17, B8); sull "atteggiamento dei popoli balcanici (20, 158): sul « problt:ma delle muni, zioni » { 23); sui rapporti fra Italia e G ermania e fo. Ita lia e Turchia (26, 100) ; $ulla fi ne dell' « internazion ale ~ (30); sulla corrente pacifista tedesca (H, 62); sugli svilup pi dc-I conflitto cuwpeo ( 37, 40, 43, 106, 134, 141, 150, 1)2, 161 , 168. 189); sul carattere popolare: <lc lla nos tra guerra (55); sulla politica g ermanica d ell'ultimo quaranknnio (58, 6~}; s u « po polo e borghesia lt (71); sulla i.itua. zione dell'Inghi lterra (79}; sull'atteggiamento <lei socialisti francesi ( 84); su un Bollettino del nostro comando s uprc.-mo (87); sullo scio pero dei minatori del Galles dd sud avvenuto verso la metà di lug lio ( 9 0); sulla necessità di provvedere alla revisione dei riformati ( 97); sulla commemoruionc di J ean Jaurès in sct"nata dal pa rtito socialista itafoino ( 103, 112); sul « morale » dei nom i combattenti (1 28); sulla non necessità di un i ntervento n1ilitare g ìapponese (lS ~); sulle tu uative fra la Svil zera e la Q u adruplice Intesa pet il « lrll!I dell'importa.zionc lt (171); sulla dichiauzio ne d ì g uerra ddl' Ita lia a lla Turchia avvenuta il 21 a,1::;osto (1 78); sull' i{ esercito occul to i. 1ed1:! co (18 6}. Inolue commemora gli at1 ent1HOri Ji SE'raj evo ( G9); rievoca la cad uta della Bastig lia ( 74); indirina una lettera aperta al ministro degli esteri belga Emilio Vanderveldc ( 92), col quale si rivede - dopo undici ann i {I , 263 ) - la sera del 20 luglio 19151 d urante un di.scorso tenuto da llo stesso al tea tro dal V~rrne di Mila.no ; recensisce opere di J cau J aurès ( 118) e di Gregorio Alexinsky ( 163).

Verso la metà di lug lio, la polemica Mu5.solini-Serrati - iniziatasi circa sei mesi prima (VII, 2-3) - sì mi riaccesa (77) ed era proseguita per una ventina di g iorni (83, 102, 109, 11 5, 131, 115, 148). Durante la .schermaglia era ritornala in gioco la questione dei mezzi che avev:ino permesso la fonda , zione d~ Il Popolo d' Italia

11· 25 agosto erano .stati chiamati a lle armi i militari di varie classi , ro:nprcsa la 1884 dei ~rsaglieri di prima c s«onda categoria. Perciò la mattina del 31 ago.sto, Benito Mussolini si presenta alla ca.senna di corso Italia i11 Milano (} 27) i.I 2 settembre parte per il fronte (3 28) Nello stmo giorno appare su Il Popo/() d'I1.Jù1 il suo saluto ai lett<A"i (195) e un violento .uticolo contro Giovanni Zibordi che aveva raccolto una delle t ante voci sul manc:ito arruolameoto di Mussolini (192)

L'ALTRA SPONDA

L e cannonate austriache lungo il lito rale i t1l iano dell'Amar issimo - da Venezia a Barletta - pongono fine a u n du bbio, troncano una polemica, ci rivelano una ferrea necessità. Si è m olto discusso, p rima della guerra, su l diritto dell' Italia al riacquisto della sponda orientale della D1!ma2ia. Cerano qudli che rin unc iavano - tout co11rt - al p os· sesso d ella D almaz ia , che nei loro calcoli t roppo neutra!i sticamente an timachiavcllici doveva essere eventualmente di visa fra Austria-Ungheria e Serb ia; c'erano q uelli che .volevano lim itare il di ritto di possesso dell'Italia a quakh e isola de l1'1rcipelago d almata e q uesta era aU'S di ap rile una <<controproposta » deJron. Sonnino ; c 'erano quelli ch e rivendi cavano il litorale e la costa e anch e - in/i.ne - q uelli che volevano estendere la g iurisdi zione i tal iana dall'arcipelago al litorale, e dal l itorale sino alla cresta delle Alpi Dìnariche, Rirn rdi amo il nostro punto di vista, che si basava su questi postulati fondamentali : 1. esclusione assoluta dell' Au· stria-Ungheria dall'Ad r iatico;

2. possesso assoluto dell 'arci pelago dalmata e della 2ona litoranea abitata da itali an i o n ecessaria - per ragioni strategiche - all 'Italia; 3. leale i ntesa colla Se rbia per assicu ra re alla giovane nazione slava una zona di sbocco mercantile ne ll'Adriati co e per salvaguardare i nuclei dispersi o superst iti d ell' italianità. Ora, H bombardamento avvenuto l'altro g iorno delle nostre città costiere - indifese cd aperte - riduce allo stesso denominato re comune tutti i p u nti di vista attorno ai quali fu cosl viva la polemica du rante la neutralità e l'unico punto dì v ista è q uesto: le coste adriatiche dell'Ita lia non saranno ma i sicure si no a quando l'arci pelago e .il li torale dalmata sa· ranno posseduti dalJ' Austria . n ecessaria, quindi, 1a conq u ista deU'arcipelago e del litorale d el!' opposta sponda: il che significa - in altri te rmi ni - che occotre band ire per sempre l'Austria da un mare che non è suo.

Non il possesso di Pola - ci scrive :app unto Alcss:anJ.ro Dud:an, vicep res idente del Comitato Centrale Pro-Dalmazia italiana - bensì il domi n io sui porli e sui canali insu lari dcli.i D alm:azi:a permette :all'Austria.Ungheria di molestare impunemen te con un paio di cacciatorpedi niere, di aeroplani, di rom• mergibifi, t utta la costa adriatica della penisola nostra e con ciò pure di paralizzare tutte le n ostre comunicazion i maritt imt- e in parte q11clle frrroviarie lungo l'Adriatico.

1.· \IUl.

V er issimo Ment re la costa e l'arcipelago dalmata offrono una natura lc e for mi dabile serie di basi d i operazione, la costa ital iana h a tale con formazion e ch e non offre r ifugio o nascondiglio sicmo a navigli d i q ua lche effic ienzl .

l a costa dalmata è vicin issima all' Italia, N elle giornate estive di gr:m de ch iarità, si srnr,ge dall 'alto del Monte Conero profilarsi lontana la cos.ta tormentata e roccio sa della D almazia. La distanza fra runa e l"a ltra sponda è in certi luog hi i nferiore ai du ecento ch ilomet ri , non mai superiore ai t recento. Poche ore di naviga zione _ nottu rna a lumi spent i o d iurna hattendo bandi era ing lese - come hanno fatto le torpediniere aust riac he - ba~tano per arri vare in v ista della costa italiana e per bombardarvi le città e i vi llaggi. T ali incursioni, che potranno anche ri}X'tersi duraritc il corso della g ue rra, sono fatte no n tanto per arrecare dan ni materi al i, quanto pe r « intimid ire >> le popolazioni. Non è improb1bile che qualche unità austr iaca affond i sotto il tiro dei can non i d elle nostre navi vigi lariti in crociera, ma è anche possibi le che i raid; aust riaci s iano - per le ragioni più sopra esposte - quasi sempre fort unat i.

Ora c'è da chiedersi: Ri usc ira nno ~uest i raid; - anc he se saranno fre q uenti più del prevedibi le - a scuotere e deprimere il morale delle p opolazioni del litorale ? Il primo sa luto a ustriaco non ha turbato affatto b calma di Venezia, né 9L1tlla di Ancona , né quella di Barletta che - insieme con Rimini - fu rono il bersag li o dal cielo e d:t l m are d esii obici au striaci. Ha susc itato, anzi , una reazione fort issima. N elle vi e, s ub itamente imbandierate, di An co na e Rimini, si è rovesciata molta folla, che _g ridava: « A bbasso J'A ustria ! ». Dopo dieci mesi di g uerra i n E uropa, si sa, an ch e in Ital ia, ch e cosa è la guerra .

l a Gran Bretagna che dispo ne di una Rotta - unica al mondo!n on ha potuto impedire il bombardamento di alcun e città del Mare d el Nord, perpetrato - il verbo è a posto, trattandosi anche d i un de litti.> - da piccole e rapide unità del la marina tedesca

Non c'è, quindi, da m eravigliarsi e tanto m eno da allarmarsi se avv erran no - presto o t:udi - a ltre incursioni austria.cbe sul litorale ita liano Il nemico pu ò fa rlo perché h a - sotto questo rig u ardo - un ind iscutibile vantaggio su d i noi, mentre la fl otta itali ana è super iore -:--- per numero di unità e per coesione di forze - a quella austriaca. D'altra parte i bombardamenti p arziali di alcun e città della costa adriatica, h anno poca o n essuna importanza nell'andamento generaJe e n ell' epilogo della gue rra Noi non siamo t roppo ottimist i, ma crediamo che il destino della flotta austriaca sia segnato.

OPERA OMNIA
DJ BENITO MUSSOLINI
MU SSOLI NI
Da Il l'o{H;lo d1 !1alia (VII, 7), N . 144, 26 maggio 191~, II.

IL « PERICOLO INAU DITO»

I socialisti tedesch i sono ancora una . \'Olta cont ro il nt10,·o nemico d el su d e non poteva essere altriment i. Comimio a credere che le uit im e manifestazioni in senso pacifista di ta luni capi - più o meno conosciuti - della socialdemoc razia, avessero lo sco._,o di influ ire su ll 'opinione socialista dei paesi ncl!tral i e in pa rticolar modo d i immobilizzare ne lla formula cosidctta « internaz iona list.1 » i socialisti ita liani. B sintomatico il fatto che la censura teutonica pcrmette~se la libera tra smiss ione al· l'este ro di notizie, alle qual i n o n era, fo rse, consentito dl c ircolare liberamente neffìnterno dell a stessa German ia. Comungue - fossero o non fossero sinceri gli u lt imi atteggi amenti d i ;i.kune mi n oranze dd Partitone social-gcrnun ico - sia di fatto che oggi - di nnanzi all ' intervento dell'Italia - l'unan imità si è ri fatta , <{Uasi automaticamente . Le due « frazioni » nemiche - la transigente e l'int ransigente - sono d'accordo. 1 Quaderni m emili socialiJti - la cui collezione p uò essere considerata come il vangelo dell' imperialismo tedesco - e l' A 1,u11ti! - prussianodi Berlino -si esprimono con lo stesso linguaggio. li Kaiser può constatare un "altra volta che nell'I mpero non ci sono che dei tedeschi. Il rifo rmista Heine lo d ice in chia ri termini. Egli chiama a raccolta i so• cia listi tedeschi e l i inv ita ad abband onare le d issertazion i e i cavi lli tcorcticj.

Tutto q ue~IO, scrive Heine, va poSfO in disparte in quest 'ora di p~rùolo ÌllàHJito i:,

Prendiamo atto della confessione . Mentre i fogli borghesi tedeschi affettano un su p remo dispregio dell'Itai ia e della sua capacità militare - il deputato Heine non esita a lanciare un \'ero grido d'an,goscia dinnanzi al « p ericolo inaudito>> dell'int e rvento italiano. ll deputato Heine non ci dice in che con sista questo pericolo inaudito, dal punto di vista socialistico. Poiché, se l'intervento ita lico abbrevia la durata <lella guerra e contribu isce a ristabilire in tutta Europa un equilibrio politico basato su l rispetto dei diritti delle Nazioni, è chiaro che, per un socialista, r in• t ervento dell'Italia non deve rappresentare un « pe ricolo inaudito » bensi un vantaggio sicuro.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Ma il signor Heine si pone esat tamen te su l p iano dell ' ideologia pan.germani sta: il pericolo inaud ito è Ja in evitabile sconfitta d ella Ger· m ania che provocherà lo sgombero de lla F rancia e del Belgio, la perdita d e ll'Alsazia-Lorena, la fine de ll'Austri a.Ungheria, i1 tramon to defin it iv o del sog no ge rmanico di domi naz ione sul mondo. Se la N az ione tedesca fo sse mi nacciata nella sua vera integri tà territoriale e nella sua autonomia p o lit ica il social-riformista Heine avrebbe ragione - ancbe dal punto di vi sta soc ia listico - di gridar e all'a rmi. 11-~a questo non è. Nemmeno un palm o di territorio te desco è soggetto agli eserciti nemici. l rus si che serviv:rno da babau pol emico ai social ist i te desc hi pct g iust ificare la l oro brutale aggression e alle Nazioni pac ifi che e democratich e d ell 'Occidente, i russi non h anno fatto che delle rapide e fugaci incursioni nella Prus sia O rien ta le. Il « pericolo» che l'H einc denunc ia è 9ue llo di vedere - alla fi ne - non compxomessa o frantum ata h Germania, ma schiantata per sempre la cos ti t uzione mil ita resca dell ' Imp ero. 11 ri• formista H eine ragiona come un pangermanista dei più ci.ualifi cat i: egli id entifi ca la musa ddl'Impero desii Hobenzollcrn colla causa del pr.ole. tariat e tedesco.

Quanto a ll'intransigente V orwaert.r, esso è meno catastrofico dei Qua· demi me,uili .rorialisti, ma è infinitamente più umoristico.

L' o rgano d el soci ali smo germanico offre ai suoi lettori un sacco di noti zie sensazion ali. Gli ult imi com izi ctti cl andes t in i e deserti della neutrali ti sudckurnizzata, sono citati sul V orwaerJJ con titoli vis tos i com e se si trattasse d i assemblee imponenti di popolo. I tedeschi bev ono grosso. Paesucoli come Pieve di Teca, .Monteleone Calabro, Pianello Val Ti· done godo n o un 9uarto d'ora di gr1nde n otor ietà in tutta la G er mania come se il destino degli Hohenzolle rn fosse legato in gran parte al neutralismo vinicolare di quei « bravi villi ci » che passata la ubbria catu ra n eutra lis ta si sono presentati regolarmente alle caserme e marciano ora - non meno regolarmente - verso l e frontiere.

V ero è ch e a sentire il Vorw ae rt s l e t ruppe« si sono p res enta te Jettera-Imcntc affamate ». Questa sarebbe una n otizia segnalata d a Z uri go da certi soc ialisti italiani. Noi crediamo inv ece che il dispaccio sia stato fabbricato in r~dazione. P oiché degl i ital ia ni - pe r quanto socialist inon posso no forn ire tali info rmazion i inve ntate di sana pianta, In Ita l ia siamo è vero al <i pane uni co » ma non ancora al pane kaka come in Germania.

Anche il Vorwa~rJJ dunqu e unisce la sua voce al coro diffamato rio e ingiurioso della stampa tedesca . i; naturale. t marxista. S prussiano. b soci al -democratico. Carlo Marx, n e l 1870, faceva voti per lo schiaccia• m ento d ella Francia e gli pareva che i fra ncesi non fossero stati « bastonati » abbastanza. Nulla di più naturale che i suoi discepoli ostentino

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER I L FRONTE 7

Ja loro avve rs ione - socialistica - alla t i\•iHà lati.na che ha il grave torto di \'(lle r resistere alla pressione e all' oppt essione della K11/tut d"O ltce Reno. Tutt-a\'ia il V orwacrt1 e gli a ltri g iornali tedeschi n o n tarderanno molto ad accorgersi d ella fallacia delle Joro previsioni.

I solda ti italiani hanno già varcato il confine e più che affamati di pane sembrano «affamati» di azione e d i gloria. All'interno regna una calma magnifica e solidale, solo, qua e là, fugacemente turbata da qualche « vespro » antitedesco. Ci sono tutti i coefficcnti della vittoria. Il deputato Hcine non .s' inganna. Il « pericolo inaudito » del l'i ntervento italiano batte seriamente alle porte della Germania. M a il « pericolo ~> italiano - sviluppandosì e attuandosi allontana e disperde l'altro pt!rirnlo che ha percos o di .sgomento e: di dolore l'Europa inte ra: il pericolo della harharica egemonia tedesca , trionfante sufle ro \,ine d elle libere Nazioni.

Di\ Il PtJpolo d' l!alia, N, 147, 29 ma,cgio 19 0, li

MUS SOLINI

«SU LE MANI!»

Si dice che l'Italia ha una marina possente, di molto superiore per qualità e quantità a 9uclla austriaca, ed è veio; si dice che l'ltalia ha un esercit o formidabile e - per us.ire l e parole de l ministro Salandra<( ben mun ito e sufficente a tutte le difese». e lo crediam o; si dice ancora che l' Ita lia è go,·ernata da uomini ch e - se non sono stati di prima foaa - hanno però la capacità <h e occorre per muo versi su l terreno difficile della politica interna e su quello ancor più difficile della politica int erna 2ion;1k , e possiJ.mo ammetterlo. A questi tre coefficenti di vittoria, se ne può aggiunge re un quarto che è la condizione prima di quelli : la N azione moralmc-nte ringio-vanit.1 e pronta a qualsiasi sacrificio di uomini ; pronta a dare - volontariam ente - tutta se stessa alla guerra che si annun cia aspra e non br eve. Il numero imponente ùi colorosono .già duecentomila! - che hann o chiesto di offrire la loro vita a lla r:1.usa d 'It alia è il sintomo più confo rt ante di questa grande rinascita della Patri:i. L' Italia - quando lo voglia - può contare su mil ioni e mi lioni di suo i validi figli. Orbene, dopo 9ueste constatazioni che co rrispondono a una s ituazione di fatto, mi r iesce inromp rcns ibile il con tegno dell'Italia nei riguardi della Germania. L'al t ro giorno , dalla t ri buna del Reichstag, in faccia a t utto il mondo, il Cancc-ll ie re dell'Impero ha schiaffeggù:ito ne lla maniera più insolente e p russiana l'Italia. Pra privati, gli schiaffi esigono una. riparazione per le armi nel termine di ventiquattro ore; questo la sso di tempo è già troppo lun go quando lo schiaffeggiato è un popolo intero come l'italiano, il quale potrebbe rintuzzare gagliardamente l'offesa. Col passare dei giorni, il bruciore e il rossore delle nostre guan ce aumentano e colla nostra passività aumenta e si raddoppia la nostra esagit az ione. Bethmann-Hollweg ci ha « moralmente » schiaffeg• giati. Egli -in nome della Germania imperiale - ci ha vilipesi e trattati da l ad ri, da spergimt, da impotenti « Giù le mani! » ha gridato il Can ce ll ie re rivolgendosi agli ital ia ni. Giù le mani, monellacci riottosi, rapinatori di te rritorì che non ~·i appartengono. Giù le mani! Chissà con quale smorfia. di feroce disprezzo, Bethmann-Hollweg deve aver las ciato cadere dalla tribuna del Reichstag queste parole sanguinose.

Ladri, dun9ue, ma non basta. Spergiuri anche. L'uomo che ha stracciato come un inutile pezzo di çarta il trattato cbe garantiva la neutra•

li , d si

DALL1JNTERVENTO ALLA PARTE NZA PER IL FRONTE 9

:à dd Belgio e del Lussemburgo, ha impartito una lezione di « fedeltà »

l'Italia ballerina e volubile, pronta a passare d all'uno alraltro dei m:zatori. Bethmann.Ho llwcg diceva sul serio? Prendeva sul serio se esso, la sua funzion e, la sua ca rica, il Reichstag, la German ia, il mondo, Jando rimproverava all'Italia la sua infed eltà? Risponda il lettore, Io ·edo che la Germania - e i suoi rappresentanti e governanti - ~iano iunti a C)Uel grado di cinica incoscienza che a ltera tutti i rapporti, umlla t utte le con venzioni, capovolge i valo ri tradiziona li della vita e 1ette la ragione a l servi zio dell'assurdo, spinto sino alla fol!ia.

Non basta ancora. Tutto il discorso di Beth mann- Hollweg è una ,a lutazione dell'Ita lia, un acerbo rimbrotto per la nostra ingratitudine ::-rso la German ia. Se l'Italia è una Grnnde Potenza, il merito - secondo ethmann-Hollweg - toccherebbe esclusivame nte a lla Germania. Ora 1,c l'Ital ia esce da lla Tripli ce A lle anza, b Germania ci rinfaccia nella ,aniera più grossolana i suo i pret esi benefici e aggiunge che non ha aura di noi e, fra poco, riprende rà - se g ià non Io ha fa tt o - Ja carnagn a di den igrazione con tro i1 nost ro eH•rc ito.

Orbene, da tre giorni, n oi atte ndiamo con un 'ans ia che è passione, more ed odio, la risposta dell'Italia. L'unica risposta possib ile. lo st1to di guerra». Ma l'Italia tace. O piuttosto parlerà, ma di traverso. i annuncia, in folt i, che stasera - in una cer imonia ( hc s i terrà al Campi· oglio - interverrà l'on. Salan dra e farà delle dichiarazioni politiche in isposta al d iscorso del Cancelliere. Siamo dunque ancora e soltanto alle •alabraJ? A lle inconcludenti polemiche? Non h a d etto - chiaro e ~ndo - Bcthman n-HoJlweg che « gli ita lian i attaccando gl i austriaci, n contre ran no anche i bavaresi ? ».

Francamente e con tùllO il ris petto dovuto agli cccc! lcntissimi cen sori, he quando lo vogliono manovrano l e forbi ci coll'abilità indiscutibile lei 111.illetm dd Lcuvre, no i ci permettiamo d i pensare e di dire che ma r isposta <( orale » alle di chiarazio ni del Can cell iere, è tardi va eopratutto - insufficenle e indecorosa. II Gove rno ha proprio bisogno i assistere alla nomina costitutiva del Grande Com itato romano d ì preiarazione civ ile per farci conoscere il suo pensiero nei riguardi della ;ermania? Non è da una simile assemblea che può partire uno squillo li guerra anti·tedesco, ma da un Consiglio dei Ministri che riconoKa iecessario - come n oi pensiamo - di lavare l'ontl inflitta al popolo ta liano dal d iscorso del Cancelliere e dall'attegg iamento - apertamente stile - di tutto il popolo tedesco. Se la situazione fra Italia e: Germania 10n si chiarisce, u n elemento di grottesco s' abbina alla t raged ia.. Com e 1cl duello d el Sur Panera, nes suno dei due vuo le menar per il primo ; 1essuno de i due vuole pronunciare per pri mo la parola fatale di guer ra, 1uantunq\.le la guerra sia s ià n egli animi e nelle cose. Quanto può

durare t u tto ciò? Per la Germania ch e no n ha interesse a dichiararci la guerra, questa situazione può dura re moltissimo, ma per l'Ital ia il caso è diverso. Tota lmente. t possibile che g li indugi siano determinafi da ragioni m:ondarìe d'indole milita re o tecnica, ma appunto ptrché secondarie tali rag ioni n on sono sufficenti a trattenere l'Italia dal passo energico che deve compiere, dal gesto virile che tutti gli italiani, com• batten ti e non combattenti, attendono con ansia legitti ma. Denunciando la Trip lice Alleanza - nonostante il pericolo di una dichiarazione d i guerra d a parte della Germania - l"Jtalia ha dimostrato ch'era pronta a tale eventualità. 'E nell 'interesse stesso d el Governo dar pro;•a - una secon da \'olta - di capacità e dl forza. L'a vanzata vittoriosa delle nost re tru ppe nei territori austriaci, consen te a ll'Italia di sorridere dinanzi a!Je sfuriate teutoniche e di ri spond ere alle di ffamazioni del Cancelliere nel modo più :;emplice ed esauriente. << G iù le mani! » ha g r idato Beth· mann-Hollweg col g~sto di ch l allontana un borsaiol o di picco li portafos li. M a J'Italia destin ala - per fatalità di eventi - a t ene re nel pug no i destini dell'occide nte europeo, grida im•ece ai mi lioni di uomin i pronti a combattere e a morire per la sua d ign ità e per la sua grandeiza: Su le mani! Su le mani! Su, in alto! In modo che il colpo dei vostri acciai cada a piombo e schiacci l'orda, prima ch·essa giunga ad asser vire l'Europa

MUSSOLINI

D a li Popqfo à'I111/ia, N. 151, 2 g iugno 191'.'.i, Il .

10 OPERA OMN1A D1 BE NI TO MUSSOUNI

<1 KAMARAD ! »

Il Jorialù mo di Marx e la diplomJ.zia d i BiJm11rck Jaz ·orano d'auordo per pangemr1111inare l'E11ropt1.

BAXOUNI N E

Non sapp iamo ancora se qualcuno dei venti corpi d'armata tedesch i - composti q11a1i tulmivameme di socialiJti , secondo not izie che prcn· d iamo da un discorso del famigerato Haase - verrà m a nd:'ltO contro g li ital iani. Ma è probabile che i tedeschi ripeta no cont ro di noi il t rucro impiegato cont rn i f rancesi agli inizi della guer ra. t:; necessario quind i farlo conosce re Ecco d i che si tratta Nei moment i crit ici di certe battag lie, quando la situazione dei tedesch i e ra di sperata, i so ldati uscivano dalle t rincee e g ridavano a voce sp iegata, in coro: <• Kmnarad/ Kamautd! », ] francesi - ingannati -si scoprivano per vedere; avanzavan sen za troppe p reca uzioni - creden do di fare d ei p rigionieri - e poi, gìunti a poch i metri, venivano massacrati tutti, sino all' ultimo, dal fuoco improvv iso dei fucili e dell e mitrilgliatrici. n possibile che il gioco si ri. peta. Tutto ciò ch 0 è t ra dimento, ii;n ominia, i nsid ia, è genui namente te· (.!esco.

Ma i soldati itali ani , quando s i sentiran no chiamare Kamarad, ri• spende ranno con una nutrita razione di piombo. Bisogna picch iar sodo sui tedeschi i n gC"nere e sui t edeschi socialisti i n particolare. Nessuna pietà per costoro. Essi sono i complici d iret ti del kaiserismo sopraffattor e e barbarico : il socia lismo tedesco - dopo poche d imostrazioni contro la guerra inscenate allo scopo di mistificare j socialist i degli altri paesi -si è p ienamente, totalmente identificato colla causa de ll'Impero; tanto che il g esto tardivo di Liebknecbt p uò essere interpretato come una manovra ob li9ua d ella socialdemocrazia,

A coloro che nutrissero ancora qualche d ubbio sulla vera natura e su i veri obiettivi d ella socialdemocca'Zia teutonica, io consiglio v iva• mente la lettura di un libretto che Edmondo Laskine - libero d ocente universita rio di Francia - h a pubblicato recentemente. Sono sicuro che i dubbi scompa riranno, Per me, che non ho mai Jvuto soverchie sim-

patie per il SO( ialismo teutonico, per me che conosco - attraverso i Q 11t1dl'rni m,wili 1oàaliJJi - la spir ito del socialismo tedesco, no n giun· sono nuove e in.lttese le document:i.z.ioni deI Lask ine. Pochi Biomi prima della guerra , po lemizzando - natural mente - coll'on. Graziadei, il quale adesso si ,è offerto al l\tinistro della Guerra, io ri corda vo la dC'fi n izione cbe Roberto Micheb ha d«ta del socialismo tedesco : « un gi gante d i stoppa capace di porta re un ciuin tale e impotente a f econdare una ve rg ine » e affermavo che al momento della prova suprema il si · gante sart"bbe stato incapace di fecondare la vergine Rivoluzione e avrebbe trovato nella su.,i ste1M mole le ragion i e le giu:;tiiicazioni della sua imm obilità. Ma quello che n on d icevo allo ra, e {·he mi affretto a dire adcsm, è che se il socialismo tedesco non è riuscito ad impedi re Ja g uerra, lo s i deve al fatlo che eJJ o voleva la guerra; se non è ri uscito a impo rre la pace, gli è perché non f mai stato sinceramente p acifista; se non ha. a ff ermato - al momento buono - il suo internazionaHsmo g li e perché il Partito socia l-teutonirn eJportava l'interna zionalismo, magari col si!>tema deJ dt1111p i11g. ma non n e comumava all ' interno ln Germ:rnia...

A n( he ser12a i discorsi di Scheidemann, di Heine - recenti~ imiè ormai asso<lato che la res1ions:ibilità ddla conflag razione europea ricade in massima parte - sul socialismo tedesco che è stato ed è tuttora na.ziona lista, mi!itaristJ., espansionista, a nnessionista. I duhitosi diano una rapirla sco rsa al libro del Laskine Tutto vi è chiaro e<( <locumentato ». Chi ha preparato moralmente i1 popolo tedesco a ques/a guerra ? La sociald emoc razia. I numeri di siugno e luglio dei Qu,iderni menJi/i J() cùdi.rti compklano fa già avvenuta fo rmaz ione militaresca dell'opinione pubblica: sociali sti. I Legien - segreta rio della Confeder::izicn.e G enera le del Lavoro a lema nna - i Bemstein, j Schippcl, i QucsseJ, i Fischer e cento altri capi e deputat i, soffiano a pieni polmoni nei corn i di g uerra La colpa è dd1il. Stcbia N el numero del 16 luglio, Ludwig Q uessel s i sc aglia co ntro la Serbia, apol ogizza l'Austria << la cui d istru· z.ione a <ausa dell 'irredeotismo serbo, sarebbe una catast rofe te r ribile per tutta l'Europa l) D i li a poco, trac in scena il vecchio fantocc io periodicamente agitato da! sociali smo tedesro per giustificare la sua. politica di aggressione e di imperialismo; il jt1ntoccio dello 1/avismo. Tutto ciò è nella pma tradizione marxista. Nel 1859 Marx scriveva ad Engcls :

Bìsc&n.1 nell'i nteresse d d b Germ:inia esigere dai governj che si~no pa. triotti Si d ad alla cosa N'/'14 puma ri11u}1,1~on aria , stmplicissimamente, accentuando l'oppo1i2:ione (Ontro la Rus.s la

Nel 19 14, la socialdemocrazia ha applicato alla situazione Ia formtila rnarxist;t della « p1mta rivo/11zio ,111ria » pet esaltare la gui:rra e tutte le

l2 OPERA OMNIA
DI BENITO M USSOLIN[

ba rbarie d ella g ue rra. Esalt12i one non sen t imentale, ma freddamente teorica che r ient ra nella st ima e nella praxis del socialismo t edesco. E in• fatti il socialista Max Schippet che elabora le t eorie del colonialùmo colla formula « aprire i tropici >) e « più ter ra ! l> ; è sempre lui che proc lama la n ecessità per la G e rm an ia di con quistare il Ma rocco e di rifarsi - in ogni caso - a s pese della Francia ; è Hildcbrand che rivend ica per la G ermania il dominio colon iale della F ra ncia e del Portoga llo, assicurando - per tale impresa - al Kaiser « l'appoggio unanimamente acconsent ito dalla classe operaia»; è L udwig Quc:m·I che getta gli occhi sulla 1 · {esopotamia la 9.uale deve diventare t edesca; è Bebel - il pontefice rosso - che a l 7 dicembre 190 S rimprovera Biilow di non avere sufficentemente tutelati g li interessi della G ermania nella quest ione .del Ma rocco; è ~uthn er che consig lia a lla Germania di spinge re al sommo grado la preparazion e militare e defi nisce « la guerra una ist ituzione mora le » ; è Feud rich, il qual e scrive che « dopo agli avvenimenti d el 1914, la G erman ia dovrà a rma rsi per un lungo periodo di te mpo nel· J'avvenire »; è ancora e sempre Seuth ne [ il q uale insegna che« la classe ope ra ia è solida le collo Stato n el qual e vive, col regime che la ,gov erna , e ch'cssa d eve temere una disfatta dello Stato e d el reg ime, più che i l mo nari:a stesso». N on si dica - p er carità - che i Qllade rni m emili wcìa/iJli sono la ri vista del revision ismo e che il social ismo «ufficiale» pensa in modo d iverso. Menzogna ! Il « revision ismo» non solo non h a mai pNduto di ritto di cittadina n~ nel P a rtito, ma v i ra ppresenta una ,,as tiss ima corrente e - inoltre - la pa rte teorica e pen sante. L'i nfl uen za dei Q11ademi mensHi soc;,diJri sulle masse ope ra ie tedesc he è stata enorme. Tanto p iù che il «revis ion ism o» mi litarista e imperialista si r iallaccia al ma r::ismo e può invoca re ai suoi fondato r i, j no mi nati Marx ed Engels che furono tMzionalisti fanar i ri e milirmhti con vimi, come risulta - inoppl1gnabilm~ntc -dai quattro volu mi del loro epi stolario. Veggasi il carteggio durante la gue rra d el 1870 ·71. Sin dal 1867 Marx sc r iveva :

Il no1Jro Bismarà ha questo di buono: ch·eglì spinge le cose in Francia alla crisi.

Il 20 lu,glio d el 1'870, Marx scrive ad Engels :

Se i prussiani vincono, la centrali zzazione dd potere statak 5arà utile alla centr:iliz:zaz ie>nc del la classe operaia tedesca La vi tto ria tcdc!>ea trasporterà ino ltre il centro di g ravi1à del movimento operaio nell'Europa Occideritalt, dalla F rancia i n G erma nia e basta pm1.gonare il movimento nei due paesi dal "66. ad oggi, per vedere che la classe operaia teJesca - dal purito di vista d ella teoria. e d ell'organizzazione - superiore a lla frances e: 13 sua vi ttoria sul teatro dd mondo, contro la classe op..-raia francese, sad. nel!o s\Hso tempo la vit1ori;1 della riostra teo ria su '1uclla d i ProuJhon ,

DALL 0 INTERVENTO ALLA PARTENZA PER I L FRONI'E 13

II 5 asosto 1870, Ensels è entusiasta dei soldatj prussiani e cosl scrive a !'.·1arx :

Che cos.i ne dici dei no~tri soldati che h anno preso alla baionetta una · posi:tione fo rtificata? Br.i.vì, gli zerb inotti!

Il 10 agosto Engels a Marx:

Tu ved i come io avevo ragione di v~ere nell'organizzazione mil itare prus· siana una fona assolutamente enorme che, in una guerra nazionale come rOOic.-rna, è invincibile

L'assed io terribile di P arigi diventa per Engels un « episodio Jj. vertente». Anche do po la p rccla mazione della Repubblica. non sosta l'odio dei due compari contro la Fran,ia , né si attenua il lo ro e ntusia~mo per la guerra. En,gcls copre di dileggi la Repubblica e gli sforzi dei repubbl icani:

Que5ta gente è ancora sotto l'imp~ro della fras~ ; dal momento che le vittorie ted<."Sl. hc- b an J~to loro una Rcpubbl iu , essi r ccl m:mo ch e i tedeschi ab. bandonino il suo lo pu ro del la Francia.

La di.i. lett ica serviva a Marx per g i ustifi care la guerra ad oltranza. << K i.igelmann, scrive\'a Marx, confonde una guerra difemiva con delle operazioni militari Jjfemive ».

Cado Marx, che non volle mai abbandomue la cittadinanza prussiana, si proclama\'a anti- fr ancese e anti-ingl cse, ma e ra anche antiitaliano. 1 nominati Marx ed Engels, nel 1859, erano dei perfetti austriacanti. Essi volevano che la Prussia impedisse, magari colla fo rza, alla F rancia di andare in socco rso dd Piemonte

N ell'opuscolo Po e Reno, Engcls sostiene che« se il Piemonte strappa a ll' Austria-Ungheria le proviucie ital iane, la G erm,mia d eve profillarne per impadronirsi dello S rhleJwig-H olstein )>. Cinque anni dopo l'aug urio engebiano si compie; la Prussia strappa alla Danimarca le due provincie agognate. Naturalmente, questa concezione della polit ica este ra condnce all'anti ·pacifismo e alla giustificazione del militarismo. Nel 1867, Marx chiamava « asini e ciarlatani della pace » gli uomini radunati a Ginev ra, fra i quali c'erano un H ugo e.un Garibaldi! Né si tratta di un m il itarismo <<attenuato». Marx ed Engels sono favorevoli a ll'esercito pe rma nente, profess ionale, ben disciplinato. Engels deride la <~ nazione armata » e trova che il famoso· nonché rid icolo « passo di parata » prus~iano c'entra, in qi1a khe modo, nelle vittorie del ' 70 contro i fr an,esi

14 OPERA OMNIA Dt BENITO MUSSOUNI

« Kamarad! K amnrad/ >> grideranno - forse - i tedeschi per trarre in agguato gli italiani, Ma gli italia ni r ispond('ranno, tirando nel mucchio, con « fuoco accelerato a volontà ».

MUSSOLlNI

Da Il Popo/1> d'l/,i/i~, N. n9, IO t:iusno 1915, IL

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER (L FRONTE 15

« PERSON ALIA »

Alrnni curios i - l egittimamente - lo riconosco - d esidera no sa.pere come avvie ne che io non mi sia ancora arruolato. li a ccontento subito, un a vo lta per semp re Non m i sono a rruolato perché n on posso a rruolar m i Io appartengo a lla prima categ o ria della classe 1884 che. jnsicme con altre preceden ti e susseguent i, è stata esclusa dal primo dec reto di mobil itazione. Essendo soggetto ad obblighi di lev a, non mi si :i.ccetta come volont:irio Jl m:rn ifesto pe r g li arr uolament i dei volontari parlava c hi aro. Tuttavia - pe r scmpolo d i cosrien za - mi son o p rescn• tata ie r i alla Caser ma dei ber5aglic1i in corso S C(.'lso, ma mi sono sent ito conferma re da u n capita no q ue llo che io - non essen do de l t utto a nal• fa bcta - a.vevo letto sul mani festo , ch e, cioè, gli ascritti a classi di l eva m obilita bili e d a rich iamare n on prn;sono armolarsi come v olonta ri.

U n in terventista mi lanese , il t ramviere Buscema, che era r iuscito a farsi vi sitare e.... vesti re, ap pena dich iarò che aveva gi à fa tto il soldato, colla classe non a nco1a richiamata d el 1884, fu im mediatamente spog li ato degli abiti m ilita ri e ma ndato a casa In tempi di guerra, gli ordi namen ti e le o rdinanze milita ri no n si discuton o : si accettano. Se l e classi della mil iz ia mob ile sono state escluse dalla chiamah, ci sarà certamente un.l ra.gio ne, ch e s i p uò an che i ndovinare. lo sono -n atu ralmente - un po' mortìfic:1to di dovere rcs lare qui a scrivere in regime di censura , e m i propongo di « girare >> l'ostacolo. Comu nqu e, il m io turno verri perché la g uerra - al contra rlo di <j Ue!lo che pensano i neutralisti, gli illusi e gli imbecilli - non sarà n é faci le, né breve.

MU SSOI.I NI

D a li Po polo d'Italia, N. 160, ll giugno 191 5, II,

METE E LI MITI

Si è Jiscusso - nei giorni scorsi - su. i g iorn ali romani attorno aUa po~sibile e ventuale estensione delle nostre operazioni militari e Jue opinioni si sono affe rm ate nettamente in contrasto : quella dell'on. De Felice e quel la dcll 'on. Co b.i;mni. Secon do il deputato socialista di Cata nia la nost ra o ffc nsi\•a do vrebbe arrestarsi q uanJo ave sse rag .giunto il l im ite territoriale delle nostre aspirazioni nazionali ; per r on. Colai.inni invece la guerra deve continuare in solido colle potenze con federate ne! Patto d i Londra sino a lla sconfitt a defin iti va degli Imp er i barbarici . Per l' on. D e f e l ice - dungue - la g uerra non esor bit.a d a i confin i n az ion al i e ser ba il carattere n ecessariame nte; limitato e p1rz:i~le di una eu ~rra so ltanto nazion ale o tcrritoflalc; per l'on. Cola ìan ni, i nYece, h gu erra dc!l'Italia persegue - so lo per incidenza - obietti vi n azionali, ma in rcailà c s...;a ten de a raggiungere mete più vaste, ter.de ad essere una gurrra internazionale o m ondi ale, nel senso che Je sue co nseg uenze devono ripe rcuotersi sull'Eu ropa e sul mondo.

P er imp iega re una similitudin e in voga nella politica dei tempi n o rmali, q uello d i D e F elice è il p rog r:imm.1 ({ mi nimo » , q ue llo di Co!aianni è il p rog ramm a «mass imo~> che, ben l ung i da ll'esclude re il p ri mo, è - per la singolarità d eg l i eventi - necessario per in teg ra rlo e g a ra nt irlo.

In altri te rm in i : sen ta la rea liz1.;:i:zione del programma m assimo - sch iacc iamen to deg li austro -tedesch i · i l programm a min imo - r ea · Jizzazion e delle n ost re l egittime a.spirazio n i na zio n ali - è in at t u abile e qualora sia t ra.do tto n ei fotti corre pericolo d i viv ere g iorni b rev i e torm enta ti. lo so n o contrario alla tes i p rospet tata dall'on. De Felice. Prima di t utto essa è in antitesi colle id ee socia liste professate da lui e con ciuelle del g rup po a cui egli appartiene.

T utti cono scono le ragioni che h anno spin to m olti ssimi militanti n elle varie f razio ni del sovv ersivismo italiano a d abbracciare e propag anda re la causa d e ll'in.tervento : rag ioni nazio na l i e social i; q ueste u ltime più fo rti delle p ri me. Anche se l'Italia n on :i.vesse avuto da riv endicar e un solo pa l mo di ter ritor io nei co nfronti dcli' A ustria, noi saremmo sta ti ugua lmente favorevoli alla gue rra, la ciua le av rebbe semp re co nservato il suo genuino carattere di g uerra d i d ifesa n azio n al e e internaziona le con-

tro l'ag.gressione premeditata e fero ce del militarismo aust ro-tedesco. Una guerra semplicemente di occupazione territoriale - come sembra vagheggiare l'on. De Felice - può essere il sogno e costituire l'estrema speranza dei germanofili e dei neutralisti, ma n on è certamen te nei p iani dello Stato Maggiore e nemmeno in que lli del Governo , mentre è ben lontana dall'anima popobrt" che conferisce alla nostra guerra un apparato magn ifico di disinter esse, di altruismo, di solidarietà umana.

Limiti alla guerra non esistono per lo Stato Maggiore: la guerra non può essere costretta entro limiti terr itoriali definiti e insuperabilia meno che non si tratti di una guerra « diplomatica », addomesticata, i l che, n el nostro caso, è da. esdudersi a priori. La guerra, allora, ha in se stessa i suoi limiti e le sue necessità che si riassumono nella formula: abbattere il ncmito, per dettargli le condizioni del!a pace.

Ciò può avveni re entro ì limiti territoriali delie nostre rivendicazioni na2:ionali, ma se, per avventura, le battaglie decisive dovessero svolgersi a l di là delle terre irredente - ne l l'Aust ria tedesca - su lla strada di Vienna, non sarebbe assurdo sino al del itto evitarle collo sp ecioso e crim inoso pretesto che gli ob iettivi <.< territoriali l> della guerra sono già raggiunti?

la tesi dell'on. De Fel ice potrebbe avere un senso qualora vi fosse sottinteso che l'It.:dia, reali:a:ate le sue aspirazioni nazionali, offrirebbe la pa<.e all'Austria-Ungheria e solo nel caso che l'Austria·Ungheria respin· gcssc le proposte, la guerra proseguirebbe sino alla distruzione tota le del nem ico. Ma la « pace $Cparnta )> è impossibile, se è vero come è vero, quantunque conferme ufficiose d2. Roma non siano partite, che l'Italia ha firmato iJ P:i.tto di Londra. Del resto, il mezto migliore per garantire le nostre conquiste te rritori ali è precisamente quello di annientare la Potenza n emica austro-tedesca.

la g uerra italiana non h a un carattere partico larista, non l'ha e non deve assumerlo ne l corso degli avvenimenti. l'on. Salandra, nel suo d iscorso, h a detto che: « il sogno dell'egemonia germanica è infranto», che << i diritti delle lib~re nazionalità non possono venire impunemente calp estati dalla forza brutale )>; ma ciucsto significa a llargare - o ltre Trento e Trieste - gli obiettivi della nostra guerra, sign ifica appunto darle uoa portata europea e mondiale.

La guerra anti-austriaca è necessa r ia, quelJa anti-tedesca è doverosa. La gue r ra contro l'Austria non è che un incident.: della guerra cont ro la G ermania. Un incidente ,geografico Non è possibile di attaccare la Germania, se non attraverso l'Austria. Ma l'Austria non sarà mai battuta, se la Germania sarà vittoriosa. La nostra guerra è sopratutto anti-tedesca.

L 'i ntervento dell'Italia accanto 311a Francia, significa che la latinità è ancora una volta in armi contro il g ermanesimo Il contenuto d i queste

18 OPERA OMNIA DI BE NITO
MUSSOLINI

DALL1lNTERVfNTO ALLA PARTENZA PER.. JL FII.ONTE 19

parole « latinità e germanesimo » può essere controverso e impreciso, ma l' ant itesi romano•germanica è un dato di fatto storicamente incontro-, vertibile. Seguendo il criterio deJle rane, può essere bene che l atinità e germanesimo siano termini e lastici: si può d iscutere su lla latinità dei frances i e anche sul g ermanesimo dei prussiani - originariamente pruJki venuti dalle ste pp e russe - ma se i contorni delle razze non sono sempre n ettamente differenziati, la missione storira dei popoli, la loro forma mmlù , la loro sagoma moral e è in assol uto, perenne contrasto, d urante non secoli, ma millenni di st oria.

Oggi, a ncora una volta , i fran cesi contendono il Reno e gli italiani: le Alpi: so no d i fronte ottanta milioni d i «lat in i» e novanta mil ion i di germani : Russia e Ing hilterra sono due giocato ri estranei a que5ta ch'è la p artita fondamentale: Russia e lnghilterra non hanno in perico lo la loro esistenza nazionale ; per la Russia si tratta d el suo prestigioag li effetti interni e balca nici - per l'fnghilte rra , sotto la vernice d ' ideal ismo, si tratta d i mantenere o perd ere una « posizion e » acquisita; ma Ita lia e F rancia Ju.nno in g ioco tutte se stesse geog ra.ficamen te, politicamente, moralmente. Per i latini si tratta di es>C"re o di non es sere sommersi e ing h iottiti dalla fiumana germanica, si trat ta di sapere se ci sa ra nno ancora nell'Europa di domani una Francla e un' Italia autonome o invece vassalle di una più 1;rande Germania impe ri1le. Din anzi a questa sign ificazione « sto rica » della g uerra italiana, ogni ' delimitazione territoriale è vana e perico losa. L-1 guerra non può obbedire che a lla sua legge suprema : porle d egli impedimenti, imbava g liarla ancor p rima ch'essa abbia scate nato t utte le sue energie è fo ll ia o illusione o delitto. G rande dev'essere la n ostra guerra: g ran de n ello spirito, nella forma, ne lla meta Rimpiccioli rla , significa umiliarla nell 'animo degli italiani e nel giudizio del mondo .MUSSOLINI

Da Il Popolo d'lr.ili11, N. 162, U giugno 1915, II. vnr,

I BALCANICI

Non si muovono. Non accennano a muoversi. la Rumcnia, che m oltissimi ritenevw o pronta a seguire, qu:i.si automaticamente, l'esempio deJJ' Italia, segna il passo. Dopo tanti clamori, questa immobilità ru~ mena ha deluso, e irritato anche, l'opinione p ubblica della Quadruplice Inie.sa. Q u ando si ricordi che v'è stato un momento nel quale pareva possib ile che la Rume nia e persino la Grecia precedessero l'Ital ia, nelrinte n ·ento, si comprenderà fac ilmente come l'indugio odierno e la pro lungata neut ralità dell a Rumen ia abbiano stup ito e sorpreso t utt i coloro che, p er ragioni pi(]. o meno fondate, ritenevano certo e davano per sicuro l'intervento rumeno all'indomani d ella dichiarazione dì guerra dell'Italia. Questo stato d'animo della n ostra opinione pubblica spiega la campagna di sollecitazioni e di pressione m orale sui rumeni, int rapresa nei gi0rni scorsi dalla stampa, campa,gna poco proficua e inopportuna ch'era m eglio, forse, non incomincia re e che, ad ogni modo, è stato assai bene tro ncare. E. probabile e sperabile ch e g l i uom ini di Stato rW11eni non abb i:rno bi sogno delle lezioni dei g iorna li sti di Roma e di Parigi, e in ogni caso le n ost re troppo vive sollecitazion i patevano produrre sugli amic i e i nemici un'impressione sfavorevole. La stampa italiana ha espresso un voto: quello <li vedere i rumeni scendere in armi cont ro l'Austria, ma dal momento che i rumen i nicchiano e terg iversano, noi li abbandon iamo aJ loro destino. 01e la diplomazia della Quadruplice continui a « l avorare » i balcanici , sta bene ; ma noi dobbiamo pensare ai casi nostri e prepararci a v incere, come ci siamo accinti a combattere, senza il concorso dei rumeni e degli a ltri popoli balcanici. La possibilità di un foterven to rumeno e quindi balcanico non è ancora definitivamente scomparsa, nia noi - se vogliamo essere saggi e forti - non dobbiamo fare assegnamento alcuno su questa probabilità. Val meglio, invece, rintracciare le cause della persistente e forse definitiva neutralità balca. nica. Sono molte e complesse. Cominciamo dalle minori. Le Corti di Bucarest, Atene, Sofia sono tedesche. Re e regine diS(endono da ceppo germanico. Nelle nazioni p iccole e senza partiti politici vasti e di ffe reni iati, l' i nfluenza dei princi pi e dei circoli di Corte è. preponderante. La Quadruplice Jntcsa non pnò certo raccog liere simpatie in ambienti dominati da p ersone che hanno strettissimi vincoli di parentela cogl i Hohcr,•

DALL'JNTERVENTO ALLA PARTENZA PER JL FRONTE 21

2:olle rn e soci. Re e r egine balcanici non possono volere una guerra anti,tedeS<a. Quanto al popolo, esso simpat izza, ln G re cia, partico lar· mente per la. Francia; in Rumenia, per l'Ital ia ; in Bulgar ia, per la Russ ia; ma la sua simpatia non è così profonda da determ inart.!, come è av ve· nuto in Italia, diretti,•e diverse nella politica deHe classi dominanti e dei Govern i. La rag ione fondamentale, però, della stasi balcanica è questa: gli ex-soci delia prima Quadruplice s i detestano a vicenda e son divisi da gra\'i <JUestioni d'indole nazionale. La Rumenia non può intervenire, senza preventivamente accordarsi coll a Bn lgaria; la Bulgar ia ha molti cont i da regolare colla Serbia e colla G recia; la Grecia vuole - come sempre assicurarsi la possibilità d i un lauto sbafo a spese degli altri. l ' intervento balcanico a lato della Quadruplice Intesa è condizionato dal preliminare accordo fra gli Stati bakanici su tutte le questio ni che li ten.gono divisi. Ma le di fficolti d i ta le accordo sono g ravi ssime per non dire in sormontabi li La Ma cedonia continua ad es• sere il pomo della discordia . t più probabile una nuova g uerra inte r balcan ica che un i ntervento (lei Balcani nella conflag razion e europea. Altre ragioni rendono improbabile tale i ntervento. Eccezion fatta della Rumenia, che conquistò 1a Dobmgia sen za colpo ferire, con una semplice passeggiata militare, Grecia e Bulga ria versano in condi.zioni interne assa i critiche. La Grecia è squattrinata, la Bulg aria, che sopportò il massi mo onere della prima guerra balcanica, è anco1'a dolorante nelle carni e nell'anima. Un intcr-. vento di queste piccole nazioni nell'attuale immane guerra deì giganti, impone saoifici enormi di sa ngue. Pf:'r affron tarl i, le nazioni balcaniche ch ie dono compensi a.ssu rdi: il cento p er cento E chiaro che la Quadruplice Intesa risponde con un fin de non retet1oir a richieste esorb itanti e si dispone .a dirigere la sua azione dip lomat ica nei Balca ni nel senso di manten erli nella neutralità, dal momento che la vittoria de ll a Quadruplice non dipen de - per fo rtun a ! - dal concorso dei g reci o dei rumeni. In real tà g reci e rumeni c iurlano n el m anico. D oman da no mo lto, appunto per i;iustificare la l oro neutralità , I g reci offrivano alla Triplice Intesa quindìcì mila uominj per il forzamento d ei Dardanelli e pretendevano - oltre a hl.tte le isole del1'Egco - Smirne con un hinterland dell'estensìone di ce ntomila chilometri qu aduti. La censura mi permetta di dire che i greci m oderni mi sono cordialmente antip atici. E un giudizio soggettivo al qua le non intendo conferire un va lo re specialmente polìtico, ma ripeto che, nella scala de lle mie antipatie, i greci vengono subito dopo i tedeschi. [ Cem11ra J.

Q uanto ai rumen i, essi dimostrano di aver aggiunto alle q ualità del ,•ecchio ceppo latino - pilt o meno avar iato dal tempo -le qua lità dei foyantini t ormai a~sodato che per int~rven irc i rumeni chiedono

semplicemente i1 cento per cento. Vog liono la Transilvania e la Bessara• bia. JI novan tacinque au st riaco e il cinque russo. Tutto, insomma. la Russia ha p ensato che l'ap petito ru meno e trop po \'Ora.ce e - d' acco rdo colla Quadru plice - ha spezz;i.to le t rattative. Riprenderanno? Non sap· p lamo. Certo i: che glì austro-tedeschi la, ora no i ndefessamente e non badano a spese. M entre in Italia - scusate il p :m.gone ! - il principe di Biilow non ha potuto compera re che mezza dozzina di giornalisti sc:iualificati, a Bucarest sono sort i in q uesti ultimi tempi ben alto q uoti• diani. 11 che significa che nella sola capita le ru mena almeno un cent inai o d i g io rnal ist i si sono m e~si - per denaro - agli ordini dell.1 Germania. D'J.ltra parte, il momento «tipico>> degli interventisti mmen i è passato e le ultime no t izie segn:mo, appunto, un ri:dzo delle azioni de ll a neut ral ità,

Quan to all' intervent o dei bulga ri es so suppone un accordo colla ~ rbia, colla G recia, colla Rum cnia La cosa è comp licat~ Però, se una sorpresa verrà , è, fo rse, da i bulga ri che poss iamo atteri cierla.

La conclusione di <JUCsto succinto esame è una sola : noi no n dobbiamo spera re ne H'intcr vento bakani<o né adesso, né poi; ma dobbi.:nno fare assegnamento esdu ">ivo sulle sole nostre energie e su quelle dei nost ri poten ti alleat i, che si p re pa rano a compiere tu tti i sacrifici necessari per il conseg uimen to delJa ,·ittoria .

MUS SOLINI

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OP.ERA OMNIA DI BENITO MUS S OLINI
Da Il Popolo d 'liali,1, N 164, U g iugno 1915, Il.

LAVORARE E COMBATTERE

IL PROBLEMA DELLE MUNIZIONI

Ho il piacere di co nsb.tarc che il Popolo d ' Italia è stato fra i giornali italiani il primo che si sia occupato ampiamente del p1oblema delle mL1nizioni. Questo problema è - nel momento attua le della conflagrazione - più importante di tutti gli altri, La sosta. prolungata della guerra nelle trincee ha alterato completamente il caratte re della guerra stessa. La vittoria ormai certa della Quadruplice sarà il risultato dell'eroismo dei soldati, ma, più ancora, dell'attività degli operai. La partita sarà dçcisa nelle officine e non soltanto sulle trincee. La questione degli uomini che par eva 1a dominante è passata in seco nd'ordine dinno1n2i al problema delle munizioni. E infatti di un'evidenza lapa lissiana che un so ld ato dotato di cento cartucce può tener fronte a dieci soldati che ne abbiano soltanto cinque ciasruno. Due avvenimenti militari di quest i ultimi temp i stanno a dimostrare la necessità sempre più urgente di vaste e inesauribili riserve di munizioni. La vittoria inglese a N cu\' C· Chapcllc non fu definitiva, perché mancavano l e mun izi oni Se ci fossero state in quantità sufficente, è assai probabile che gli inglesi avrebbero sloggiato i tedeschi da Lilla. Passando allo scacchiere orientale, è assodato che la vittoria degli austro-tedeschi in Galizia è dovuta unicamente alla loro superiorità in materia di munizioni . Certe statistiche pubblicate in quest i giorni danno un'idea del con~.umo fantastico, iperbolico di proiett ili. Si dice che nella battaglia di S. Martino occorsero in media oltre trecento pallottole di fucile per mettere fuori combattimento un uomo: oggi - colla guerra sotterranea delle trincee e colla tattica dell'ordine sparso - pur tenendo neJ dovuto cakolo la maggio r precisione delle armi moderne - la cifra dei proiettili deve essere almeno raddoppiata.

Per la Trip?ice Intesa il problema fondamentale della guerra, parve, all'inizio, quello degli uomini. E si capisce. Si trattava - in particolar modo per la Francia - di opporre una diga umana a una valanga di eserciti invasori. Cosl la Francia ordinò una mobilitazione ultra generale, L'InghiJterra 1 dal canto suo, si accinse a preparare milioni di sol-

dati. La Russ ia poteva contare sulla sua p rodigiosa dovizia di materiale umano. Il motto d ' allora fu: tutti gl i uom ini al fronte! Pareva che le sorti dcl L:i. guerra di pendessero dal numero dei soldat i. O ggi il motto è camb iato in quest 'altro: uomini e mun izion i M o lti uom ini e molte munizioni e - in ogni caso - semb ra preferibile agli Stati Maggiori una propo rzionata deficenza di uo mini a una dcficenza, anche m inima, d i m un izion i.

li probl ema si pone nei termini seguenti: produrr e nel min or tempo pouibile il maggi or q11anJÌl,1tivo poSJibile di armi e proiettili. La supe. rior ità d eg li eserciti dipende d a lla superiorità tecnico-industriale delle siogo !e Nazioni. Un esercito di e ro i è votato alla disfa tta, se n o n ha m unizioni.

E poiché la Germani a è, se tto questo p unto di vista, la meglio o rgani zz.ata , si spiega com e i suoi eserciti possano tener f ermo a ll'occ idente e attaccare a ll'orien te. Du e ci fre sole sostitui scono un l ung o ragionamcnlo : a ll'inizi o della g uerra le officine Krupp occupa van o 44 mi la operai , adesso ce ne sono 11 0 mila La p roduz ione e - pe r l o m enoqui n t uplicata.

In Francia - p rendiamo le cifre e i l pa ragone dal T empJ - il p iù grande stabi limento m etallurgico aveva 14 mila o pe rai p rima de'lla mobilitazion e; ce ne sono, ora, 10 mila solta nto. Le v icende d ella guerra hanno cond ot to i Governi di Fran cia , R m sia e Ing hilterra ad occuparsi e p reoccuparsi del pn:.blema d elle mu nizioni. Accanto alla mob ilitazione m ilita re si è ordinata quella indust ri ale, non m eno necessaria. Si requisiscono i forni come sono stati reguisit i i qu adrupedi e i veicol i. Ai volontari della guerra si uniscono i volontari delle officine. Bisog na ripara re .illa t1 n ica in fe rio rità della Quad ru p lice di fronte agli I mperi ba rbarici. Così si è creato un organo gove rnativo che ha i l compito esclusivo di in tensificare la produzione delle mun izioni. la Russ ia ha istituito il dicaste ro delle mun izioni. In Inghilte rca il nuovo grande gabin etto di coal izione ha i l minist ro delle m unizion i. La Francia n on ha un m inistro , m a ha nominato un sottosegret ario di stato nella per son a del socia lista Albe rto Thomas. 11 Thomas, che costit u iva sino alla vigilia della sua nom ina ulla specie di anello di cong iun zion e fra )offre e il Governo della Difesa Nazionale, è un uomo di g randi capacità org anizzatric i. E l' uomo della situazione, mi d iceva r ecentemente un amico che lo conosce bene. D ifatt i, la Fra ncia sta rea lizzando dei miracoli.

11 g en e ralissimo Joffre chiede un minimo di 125 mila proiettili al g iorno La metallurg ia francese, sotto a lla direzione di Alberto Thomas, è g iunta da i 60 mila ai 100 mi la - natura lmente quotidiani. F ra qualch e tempo, il minimo fissato da ] offre sa rà superato e, fors e, ra ddoppiato. Il Pa rlamento francese è comp reso della g ravità del problema Ciò sp iega

24 OP ERA OMNIA DI BENITO MUSS0L1NI

J'accog1ieoza ostile tributata alla mozione de l depuhtto Dalbiec <:he aveva ripreso la vecchia formula « tutti al fronte ! )}, Jnv~ce il Governo, in pi eno accordo colla Commissiooe del Seoato, h a preso le seguenti decjsioni di massima:

« Il ~rsonale d egli arsenali e laboratori d i St:\to , dC"g li stabilimC"nli privati che lavorano per l'csC"tcìto sarà ricostituito nella slessa pimta del l Q agosto 1914: tutti gli ingegner i, capi-fabbrica e operai di q ualunq ue categoria, 5aranno ristabiliti nei loro vecchi posti, eccezion fatta di coloro che so no dist.acc.ati nei parchi e nelle direzioni di artiglieria. Tutti gli operai sp ecia listi, attua!mt'nte nei depo• siti o nl fronte, saranno messi imm~diatamente a d isposizione d{gli industriali !Jvoranti per la g u erra che ne faranno d omanda i,,

Come si vede, non si esita ad assottigliare le linee del fronte, pur di ri empire le officine. Lavorare e combattere: in questa formula sta. il segreto de lla vittoria.

Da Il Popolo d'Italia, N. 166, 17 gi ugno 19D, il

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA
L
PER l
FRONTE 2}

BATTI, MA ASCOLTA!

Noi non lasciammo al<1111 J,,,bhi() a Rvma rht 1m attaffo degli italia ni ali'A 111tria a vreb be ÙmJ11tralo 1, uppe U· deuhe

BETHMANN-HOLLWEG

T alvolta può accadere che g li episod i g randi o modesti della cronaca g ett ino un po' di luce su di una situazione ch e io defin irò, eu femisticamen te, cur iosa, diano qualche indizio per decifrare un enig ma che com incia a impressionare ed in qu ietare la coscienza p ubbl ica D opo un me:;e di guerra fortunata cont ro l'Aust ria-U ngher ia, non costituiscono certamente un numero esiguo i cittadin i italiani che domandano a se stessi qua ndo non osano ch iederlo agli a ltri: E coUa Germania? E colla Turch ia ?

N e ssuno -salvo due o tre individui - può rispondere a questi interrogativ i, ma i depositari del segreto si guardano bene dal farloin 9 ua lch e modo - con oscere. Sia mo tota lmente all'oscuro. Ora, come a vv iene ai vian danti che cammi nano tra t en ebre fitt e, siamo costretti ad afferrarci ad ogni vago chiarore , ad ogni oscillante fiammella colla tensione angosciosa di chi cerca - a tentoni - una strada o una guida pe r giungere alla luce. N oi ch iediamo dei lumi. Q ualche lume. Magari a petro li o. L' osrur ità com incia a pesare. I censori sono liberi di straziare q ueste colonne, ma essi non p ossono impedire c he quel p ensiero a cu i si vieta la pubblicità sul g io rnale, sia sentito e condiviso da una moltitudine sem pre maggiore di ita liani.

Pa rliamoci chia ro: a qual genere di rapporti internazionali appartengono quelli che intercedono ora fra Ita lia e G ermania, fra Italia e Turchia? Non è tempo - dopo un mese d i guerra - che il Governo segn i con una pa rola la situazione de!J'Jtalia nei riguardi delJa German ia ?

Sino a quando durerà questa situazione che uno scrittore nazionalista ha giustamente definita - senza esse re sequestrato - « equivo,a e perico [.... cenJrJra] . Cogliamo - nella cronaca recente -alcuni episodi sintoma tici L'on , Sa land[a nel suo discorso ha t rattato la G ermania coi guanti. Ha bruciato un s ~ano g rosso d'incensç, sot to il n aso bitorzo-

Iuto del Fafner a1emanno che av eva parlato attraverso la bocca del gran cancelliere.

Dall'alto del Campidoglio è stata pronunciata una parola di « ammirazione e di rispetto per la dotta, la grande, Ja potent e Germania ». Aggettìvazione troppo abbondante e ad ogn i modo assoluta mente immeritata. Anche senza accettare la tesi radicale di Michelangelo Billiaprofessore universitario - secon do cui « il lede sro non è u omo >>, si possono e Ji d evono , nell'anno di grazia 191', fare le debite riserve alla dottrina, alla g randezza, alla potenza della Germania.

Ma io no n voglio troppo insiste re su questa parte in felice del discorso de ll'o n. Salandra e voglio credere che sia stata dettata da un senso di cavalleria certamente eccessivo Vi sono altri e pisodi più gravi. Perché si è r in viato improvvi samen te il processo contro i marinai tedesch i arrestati ad A ncona? Tutto era stabi l ito: da ll a data ai giu dic i ch e dovevano comporre il tribunal e di g uerra . Orbene - all'ultimo momento - senza alcun visibile motivo il processo è rin viato a n uO\ 'O ruo lo. [ CenJtmt] . la stampa italiana non si è affatto occu pata di questo ri nvio, ma il fatto non man ca dì essere sintomatico. E allora: è proprio vero che si asp etta che la Germania ci dich iari formalmente per prima la g uerra o si vuole invece evitare scrupolosamcnk tutto ciò che può urtare la suscettibi lità dei tedeschi e spingerli a dichiararci la guerra?

!: la ,guerra contro Ja Germania che si vuo le ev itare, tanto se sia dichiarata da noi, come se dichiarata da loro? [Cenmr.: ] . E proibito dir male della Germania . La German ia è tab,ì, ( Cenmr.: J. Ed io domando : che cosa si n a~onde so tto tanta cortesia e cavaller ia ? [ Cemurd ]. Bethmann-Hollw eg d~Jralto del Reich stag ci ha d ichiarato la guerra o ha sche rzato? Voi - uomi ni del Governo italianoche cosa avete risposto? forn mma, delle due r un a: o la German ia è in grado d i fa rci la guerra, di interven ire d i rettamente contro di no i e allora ci manderà incontro j suoi esercit i senza nem men o aspettare 1a nostra dichia ri,zione fo rma le di g uerra, o la G <:rmania non p uò reggere a un a ltro grande sforzo in un n uovo scacchiere e allora dichia randole la guerra non aumenta la graviti d el nostro compito. Con questa differenza: che la d ich iarazione di guerra p recisa una situazione che - lo ripeto - con parole già stam pate - di venta equivoca e pericolosa.

Quando si pensi che a tutt'oggi non ci è stalo ancora detto se l'Italia ha firmato il Patto di Londra, è facile comp re nde re le i nquietudini dell'opinione pubblica pensante. E guell' illu so dell'on. Macaggi chiede la pubblicazione integrale del Trattato d ella Triplice Alleanza!...

Io credo che una delJe ragioni de ll'immobilità balcanica sia la mancata dichiarazione di guerra dell' Italia contro la. G ermania e contro li Turchia [ Censura J.

DALL0 JNTERVENTO ALLA PARTENZA P.ER IL FRONTE 27

I levantini si lasciano facilmente trascinare dai ,gesti: ora, quello d e!J'Jtalia è stato un gesto a metà. Dopo la dichiatazione di BethmannH oJlwcg che r iporto in epigrafe, il silenzio dell' Ita lia è un arout fo r• midabilc nel gioco balcanico d ei te-Oeschi, i quali possono dare del fatto le più fantas tiche e impression anti spiegazioni . I bakaniCJ bevono g rosso e .... non si muovono. Certo che l'asce ndente morale delJ'Italia sarebbe stat o ben di, erso in t utto il mondo, se Ja dichiarazione di gue rra fosse stata fatta all'Austria, a lla G ermania, alla Turchia, contemparaneamcnte e solennemente. Motivi ce n'erano in quantità. Anche restando nell'orbita n azionale, l' ecddib di 18 i taliani accertato da un'inchiesta consolare, a Jarny, bastava e basta per dich ia ra re guerra aJla Germania. Ma anche qui, J'Jtal ia poteva entrare in guerra [ ..., cenrura ] . Poteva dare al SllO i nterve nt o un carattere di assoluto ideal ismo, ponendo a lla German ia l 'mll aut in questi termin i : o evacuare il Belgio in 48 ore o la guerra, Questo atto, mentre avrebbe conciliato alrltal ia le simpatie perenni d elle piccole N azioni, avrebbe prodotto una gr.1nde impressione su l popolo tedesco. Il quale si sarebbe - fina lmente ! - r eso conto che questa è e dev'essere per esso una guerra di espiazione del tremendo delitto col quale fu iniziata. Sotto tal ·,..este l' intervento dell' Italia non avrebbe po· tuto in nessun modo essere gabellato in G ermania per una guerra di aggressione, ma sarebbe appa rso invece come un i ntervento di r ipara· zione, di umanità, di gìustizia. [Cemura].

Quanto all a Turchia Ie violazion i d el patto di Losanna sono tante da g iustifica re pi enamente u n'azione di guerra.

Jnvece, nei riguardi della German ia sia mo ancora, dopo un mese, alla semplice rottura delle relazioni diplomatiche e, nei confronti della Turchia, i nostri rapporti sono norma li, tanto che l'ambasciato re otto• mano se ne sta tranqui lJamente a Roma la situazione b alcanica, poi, non proprio molto confortante. I serbi, che avrebbero dovu to tratte nere delle truppe austriache per agevo lare il nostro compito e quello i n particolare dei russi, sgua rniscono le frontiere e si gettano sul l'Albania; i greci - natura lm ente - fa nno altrettanto; i montenegr ini ri• tentano ancora una vol ta l'etern a strada di &utari; i n ostri «cari », « carissimi »·· frat eIl astri o cuginastri ru men i ci insultano allegrament e - in lingua francese -nei loro org~ni ufficiosi che fanno, in mater ia di ing iuri e agli italiani, una buona con correnza ai fogli della T eutonia , Restan o i bulgari - en igmatici' - ma ch e si gette rebbero volent ieri sulla T u rchia, qua lora avessero sicure le spalle dalle inevitabili pugnalate ru mene Il quadro non è precisamente a rosee tinte, ma - in com · p enso - riproduce la r ealtà di una situazione aggrovigl iata e sinistra. R ipeto: il Governo italiano - dopo u n mese di g ueHa - deve da re q ualche lume sulla nostra situazione diplomatica Io non scrivo

,s
OPEIVI. OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

per c~p riccio e non ch iedo per curios ità: le mie stesse inquietudini travag liaoo migliaia e migl iaia di cittadini. Siamo anche di sc reti : non chiediamo il testo degli accordi colla Triplice Intesa, no: domandiamo so ltanto la conferma o la smentita alla not izia delradcsione dell'Italia al Patto di Londra. E se questa adesione esiste, la dichiarazione di guerra alla Germania non può tardare più oltre. una questione di probità internazionale. 11 popolo italiano senJe la guerra contro i tedeschi: è lo strazio inaudito del Belgio che ha fatto fr emere d'odio e di dolore milioni di cuori italiani, i cuori che battono oggi - senza paura - ndk prime battagl ie sui valichi delle Alpi contese. la guerra del popolo è la guerra ant igcrmanica: il Governo lo sa! E allora?

MUSSOLINI

Da 11 Popolo d'll alia , N. 168, 19 giugno 1915, II.

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER lL FRONTE 29

IL SANGUE E SANGUE !

C'è - da dieci mesi - un cadavere sulla scena del mondo. Attorno a ciuesto cadavere si agita di quando in quando - con atteggiamenti diversi - una piccola folla di piccoli uom ini che si illude - n ei radi intervaJli di sosta - di superare col suo grid io stridulo e fesso il rombare profondo dei can noni. C'è un cadavere e, attorno a lui, ci sono an(Ora dei vivi e dei malvivì. Non tntb si rassom ig liano. Ci sono quelli che n ell'intimo d elle loro anime non credettero mai a lla reale esistenza del m o rto ed ora con una smorfia sardon ica sussurrano: « Po\'eretto ! Anzi, po\'eretta ! Dopo tutto, era ìnnocua ! >>. Vi sono altri - moltiss imiche 0011 credono più alla resurrezione del defunto, ma - per motivi d'ordine p ersonale ed egoist ico - fingono di credervi, perché altruicioè il gregge votante - cada in inganno. Vi sono quelli - minora nza esigua di sognatori impossib ili - che sperano sul scrio n e lla resurrezione di questo povero Lazzaro che aspetta e aspetterà invano il suo Cristo. E intanto pia ngono, invocano, spediscono delle circol3.ri, indicono dei convegni, che andranno regolarmente deserti, ndla Svizzera neoutralc. Vi sono infine coloro - non pochi e non ultimi nelle gerarchie della coscienza e del pensiero umano - che hanno accettato la realtà nuova, si sono sgiog.tti dal carro llorito deHe illusioni e dicono a se stessi e agli altri: « Ciò ch' è morto è m o rto! Inutile dcpre<arc e lacrimare : il pianto irrora , ma non dischiude le fosse. Guardiamo in faccia la vita_!».

Questa necessità superiore, questo s tato d'animo aveva ieri una forte espressione nella m ai:;nifica lettera di F rancesco Sceusa, il vecchio internazionalista siciliano. Quest'uomo vissuto lungamente in Australi.a, agli antipodi; quest'uomo che avrebbe potuto - meglio di chiunque alt roper le sue vicende - accogliere il motto degli stoici: essere « l'uomo il cittadi110 dell 'uniYerso » o quello - scettico - degli uman ist i: uhi bene, ibi patria; quest'uomo che essendo stato a contatto di uomini e gent i diversi avrebbe potuto meglio rintracciare ed cs:1.ltare le qual ità fondamentali sotto ogni latitudine e ogni cielo d ella s~cie umana; quest'uomo getta la sua palata di terra sul cadavere dell'internaiionalismo e torna - assetato d'amore - alla Patria, all'Italia. Il sangue è sangue, egli esclama, e troppo sangue si è sp arso, p erché domani si possa par-

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 31 lare ancora di fratellanza universale. Ogni illusione per il futuro è ban• dita. L'Inte rnazionalismo è spento:· la meteora rossa che ha brillato per cinquant'anni sul cielo d'Europa, è dileguata dietro l'oriz.zonte nero della guc:rra mondiale. Chi illude, è un ciurmadore; chi si illude, vuol mentire a se stesso. Se dopo la guerra del 1870, l 'Internazionale ebbe vita così precaria; se l'an nessione violenta dell'A lsaz ia e Lorena bastò da sola a scavare un solco d ' odio indelebile fra tedeschi e francesi, chi non vede, come la guerra attuale - per il carattere di ferocia e di barbarie ch'è venuta assumendo - per colpa unica ed esclu siva dei tedeschi - è destinata a scavare ancor più profondo l'odio fra i popoli? Chi ha, chi a"rà il coraggio «morale» di predicare all'agnello belga 1a fraternità e: l'amore per il lupo t.:dcsco? possjbile che minoranze esigue di SO· cialisti e di pacifisti riprendano la vecchia tra ma, ma quale influenza potrà avere la loro predicazione su quelli che han visto incendiati. e distrutti i loro casolari, i loro villaggi, le loro città ; fra coloro che han visto focilare gli inermi; violare l e donne ; mozzare le man i ai fanciull i; saccheggiare le case; fare il deserto là dm·e ferve \'a l'attività multiforme del lavoro pacifico?

Perché l'oblio riparatore intervenga a cicatrizzare le ferite e a far dimenticare lo strazio morale e materiale sofferto, dovranno passare anni e decenni. Forse i nipoti dei figli dei figli - d i qui a due o tre generazioni - saranno capaci di ascoltare, senza però accettarla, la pre· dicazionc d ell'internazionalismo; ma i protagonisti e i testimoni della tragedia, no. t impossibile, t super-umano. Cristo che perdonava a CO· loro che gl i trafiggevano le carni e lo abbevera van di fiele, era al di fuo ri dell'umanità. Il suo esempio, se non può esse re imitato dagli indiv idui, non lo può essere - certa mente - dai popoli. Si tratta dell'istinto primord iale della conservazione. l'od io è una siepe; meg lio, è una frontie ra!

Altra volta, le guerre erano combattute dagli eserciti e le popolazioni vi prendevano una parte p:issiva, Guerre cavalleresche. L'odio g uadagnava gli eserciti, ma risparrniava 1e popola zioni. All'indomani della pace i rapporti fra popolo e popolo si ristabilivano. Ma la guerra odierna è diversa da tutte le alt re . Il, una guerra di popoli e non di eserciti. Ogni uomo è un sold:1to. Tutta la Nazione è mobilitata. Tu~ta la Nazione è un campo di battaglia. D'altra parte le atrocità dei tedeschi hanno suscitato tale un senso d1 raccapriccio e di r ivolta, ch e rende impossibili transazioni e a ccomoJamenti. t il m ori t ua vita mea. t una guerra dì distruzione. Anche dopo la pace il nome tedesco continuerà ad essere detestato e infamato fra le genti c ivili ; anche dopo la pace, io sono - per mio conto - sono [sir ] disposto :1. rinnegare il socfa lismo, s'esso mi costringerà a considerare compagni o fratelli i Ja('jri e gli

assass in i d i ier i Altra volta e ca possìb ite distin.guere i popoli da i Go\•crni e non co involgerli in sieme nella stessa con danna ; oggi, no. Pop ol i e Goycrni fo rma no una ident ità, che, in Germa nia, è semplicemente in.frangib ile , perfetta. E allora, poiché il sang ue è sangue, è inutile inseguire le vane chimere, i sogni assurd i. O g nuno rientra in sé, f ra h p ropria gente, nella prop r ia Patria. Quando - n eH'or dì ne dei fenomeni fisici - t utto crolla , g li uomini si attaccano disp eratamente a ciuanto di sol ido cap ita loro fra le mani; quando nell'ord ine delle isti· tuzioni si produce la catastrofe e norme a lla q uale partecipiamo, gli uomi n i si aff errano a ci ò che trovano di rea le e di viv ente. La Pat ria è il terreno du ro e saldo, la cos:t rm::ione m illenaria della stirpe; l' inte rnaz ional is.mo era l'ideolo,gia fo. g ile che non pot eva reggere al soffio della tempesta. Il sangue che viv ifica fa Patria ha ucc iso l'Internaziona le. I fr:iti rossi sa lmodiano ancora le loro n oios issime preci; ma i mort i sono ben morti. MUSSOlfN

32 OPERA OMNIA DI
BENITO MUSS OLIN[
Da 1/ Popolo J' I111!i11, N. 169. 20 giugno 19 15, I
[

LA PACE D EL KAISER, NO!

E stata pub blica ta sui giornali spa,gnoli, dal sig nor Ro driguez d e Sagradoz, una lettera che Guglielmo II a vrebbe indirizzalo a una eminente J>('tsona lità bavarese. La letteu dice :

Siate certi e d itelo a chi vi circonda, che g li eserciti tedeschi saranno vittoriosi Non invano D io ci h a dat o in m;ino una spada senza m:mhia. Non invano, Eg li, d a mezzo s ><:olo, ha un iti tutti gl i Stati germanici ne! fa scio na~ionnle più potente che il mondo abbia ma i vi~to. L'Imp ero l~i'.!SCO non può <limi nuire....

Cerio, le perd ite de i nomi ese rciti sono g ravi . Que lle bav:ucsi sono st:.ite particolarmente notevoli neg li ultim i combatt imenti. lo non JimC"ntic:herò m.ai g li sforzi fatti, i l coragi;io add imostrato, i l sang ue versa:o. H o un.a g ratitudine sp<:· ciale per i bavare~l che h anno combattuto co n valore, s tano e$si vivi o mo rt i...

Ess i h:anno contribuito largamente ad av\•icinarci allo scopo cui tendi amo ; una pace feco nda per gl i Stati ted eschi.

Questa pace potrebbe concluders i p iù prrsto d i qu anto si pensi. Se e 5S3. non dovesse d are immediatamente che un rc5ulca10 incomp leto, essa scrvir ebl:c, a l· meno, d i p replrazione per l'3vveni re. Sarebbe fi rmata doma ni, se io la volessi.

Q uand o il mio augus to nonno fondò l'Im pero su lle sue basi attu~li , esli non ebbe la prete$a d i m 1liizare un·o~ra defi nitiva CiO rht 11011 Ji pnO fart vggi Jj Ja , à piìì tardi

Io non so ch i sia q uesto signor Rod riguez de Sag radoz , e nessuno può di re se la lett era de l Kai se r s ia autent ica od apocrifa. Posto a sce· g liere fra le d ue ipotesi, io scelgo la p rima e sono proclive a c rede r che la lettera sia stata realmente Scritta Come sia capitata in Spag na, è inutile co ngettu ra re : basta r icorda re a tal proposito la campagna antiitaliana condotta - con magnanimo sp irito d i so lidarietà latina - da lla stampa sp agnola e l a pubblicità data alla lettera imperiale si spiega facilmente. Comunque, il docwncnto ep istolare del Kaiser è d i una g rande importanza e noi dobbiamo serbare qualche senso di gratitudine per il signo r Rod riguez de Sag ra doz, che ce lo ha fatto conoscere. la lette ra. del Ka iser è un a lt ro sintomo di q uella corrente « pacifista » che ha avuto in G ermania durante q uesti ultimi t em pi diverse manifestaiion i pubbliche Anche i l K aiser e quin d i la Co rte deg li H o henzolle m , e, 9uindi, lo Stato M aggio re german ico ammetto no la possibil ità di una pace non t rop po lo ntan a. A quali condizioni, non è:icono, e vedremo fra p oco

perché. Apro - qui. - una parentesi per segnalare ed esaminare altre man ifestazioni di pacifismo alemanno. Si hanno - ora - pa rticolari precis i sul tenta tivo di un riavv icinamento anglo-tedesco. Esiste a Berlino una leg a, Net1e1 Vatedand (« La n uova Patria 1>), la quale sostie ne la possibi lità e l'utilità di un'intesa della Germania coll'Inghilterra. A tale scopo, alcu ni diplomatici in ritiro hanno iniziate delle dé11Mrch es a Londra, ma, a 9uanto sembra, con risultato affatto negativo. II che ci fa m olto piacere.

Non meno notevoie è il manifesto lanciato in questi giorn i da un g ruppa di social-democratici tedeschi. Io non condivido gli entusiasmi della stampa democratica per il manifesto in questione e ritengo che esso sia un'altra insidiosa ed ipocrita manovra, se non concertata col Cancellie re, certamente non contraria a certe probabili tendenze ottuse della politica te desca.

La mia diffidenza trae o rigine e g iust ificaz ione da q uesti motivi. A n· zitutto le firm e: Eduardo Bcrnstein è un rifo rmista, revis ionista, co lla• boratore assiduo di quei Q11aderni Memi/i Socialisti che h anno popo· Jari:zzato fra le masse tedesche il << pangermanismo rosso»; il signor H aase è l' uomo che in rap presentanza de lla Frazione Parlamentare social-dcmocratica - unanime - g iustificò l'adesione della social-democra:t.ia alla guerra e votò i crediti m il itari nell'agosto e nel dicembre; quanto a Kautsk}', è noto il suo contegno ambiguo. I firmata ri del manifesto, lo svalutano d'ogni portata rivoluzionaria. Se tale «portata» realmente avesse, se quei signori si ripromettessero di fare sul serio - di agire - cioè - extra-parlamentarmcnte -nelle piazze e nelle st rade per ottenere la fine della guerra - è mai possibile che la censura militare tedesca avrebbe lasciato libero corso in Germania e a ll' estero a un appello cosl... pericoloso? No La censura S3 che si tratta di gente innocua. L' Impero ha avuto anche di recente una prova lwninosa, e tanto più efficace perché non ch iesta, del tenace lealismo del Gruppo Parlamen. tare social-democratico. Quando un g io rnale socialista di Berna ha pubblicato certi particolari di una d iscuss ione dei socia l-democrat ici, a proposito dei maltrattamenti inflitti ai soldati tedeschi, il ParteivorJland si è affrettàto a smentire e a deplorare il colpevole dell'indiscrezione. Posto al bivio fra il prestigio de l militarismo prussiano e la veriti dei fatti, il socialismo tedesco ha scelto il p rimo. Nahualmente. Ma ogni credito e valore al manifesto odierno è tolto dall'epoca in cui viene lanciato. Solo dopo dieci mesi di guerra, tre socialisti tedeschi cominciano.... a sentire rumore la ge11 oueria alemanna va adag io. Peggio : parla di pace nel momento in cui o la pace risponde ai piani della politica del· l'Impero o la predicazione della pace non può lasciare traccia alcuna sull'anima della N azione, dal momento che gli eserciti tedeschi marciano

34 OPERA
OMN[A DI BEN[TO MUSSOLINI

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 3, \•iUoriosamcnte alla riconquista di Leopoli. Si può pa rlare di pace con qt1akhe srn:cesso, èopo una disfatta, non dopo a un seguito di vittorie. E alJora una sola conclusione è possibile: c ircoli d ir igenti deli' Jmpe ro da un lato, social-è,emocrazia dall'altro, most rano di n on essere ostili alla pace, perché sanno che - in qu esto momento - la pace sarebbe favo:evo le alla Germania, mentre la prosecuzione della guerra significa la catastrofe della Germania.

Impero e socialismo non sono in antitesi , ma cominciano [sic ) an· cora una volta per linee convergenti, di retti ad un obiettivo identico: la pace dettata dal Kaiser!

Forse - e qui chiudo la parentesi - la grande avanzata degli a1.r.~tro-tcdcsch i in Galizia rientra ndla eventualità d i questa pace precoce - più vicina di quanto non sembri, prr usare appunto l'espressione del Kaiser, sol che il KdiJer lo voglia. Io non credo che la marc ia su Leopo l i sia fatta all'unico scopo di man tenere i balcanici neUa neutra li tà. Questo è i n subordine. Non c'era b isogno di sacr ificare sui piani di Gali zia centinaia d i migliaia d ì uomini soltanto per rialzare le azioni del neut ralismo a Buca rest e ad Atene. Bastava e basta SC'minare qualche manat a d'.oro e sopratutto acutizzare i dissidi eterni e non facilmente sanabili che dividono quei piccoli Stati. Perché i balcanici intervengano, bisogna mette rli d'accordo fra di loro; ma siccome tale accordo è difficile per non dire impossibile, i balcanici stan fermi a guardarsi in cagnesco. La diplomazia tedesca sa tutto ciò e quando le r iesca - come pan~ - di convincere 1a Tu rchia a mollare qualche cosa a i bulga ri, anche i bulgar i non si muoveranno, aspet tando l'ora di gettarsi sui serbi e sui g reci. L'avanzata i n Galizia ha obiettivi polit ici, ma in senso eurOpeo, non semplicemente balcanico. Se gli austro-tedesch i riescono a l iberare la Ga lizia, che i russi consideravano già ann essa a ll ' Jmpe ro; se gli austrotedeschi riescono a sba raglie.re g1i esercit i russi in modo tale da immobilizzarli per alcune settimane, il Kaiser può volgersi ad occidente e tentare il gran gesto e porre fran cesi e d inglesi d inanzi a questo dilemma: o la pace o )o schi acciamento cogli eserciti <l' H indenburg e colla fa. l ange di Mackensen, reduci dalla Russia vinta , o costretta a una più o meno lunga immobilità. Inutile aggiungere che gli austro-tedeschi si tra· verebbero - d al punto di vista militare e po litico - nelle migliori condizioni per offrire, quindi, per deJJare la p ace. N on un palmo di territorio germanico occupato dagli eserciti nemici; la Galizia già perduta, riconquistata; q uind i lo stesso Impe ro austriaco che pareva dovesse saltare o rimanere - comunque - mutilato, offrirebbe la pace, come una unità politica rimasta intatta, malg rado le durissime prove subite. La pace potrebbe essere trattttta a base di m il iardi e non a base di chi lometri quadrati. la conquista dei tercitori sarebbe rinviata a quel « più 3. -vm.

tardi» cui accenna il Kaiser . La pace dovrebbe essere - ne i p ia n i tedeschi - una tregua. Tra pochi a nni la partita ricomi ncerebbe. Quando si pensi che la Germania incaserma 8 00 mi la sol dati all'anno, si vede che fra cinque anni la German ia a\'rebbe già pro nti altri 4 milioni di soldati d a scaraventare sulla Francia dissanguata....

Ma il Kaise r fa i conti senza gli. Alleati. Anche ammessa la du ra i potesi di una débJcle russa, Fra n cia e lng ltilterra non accetteranno mai una pace imposta dalla Germania. La pace sarà dettata dalle Potenze della Quadruplice vittoriosa . Per le naz ion i de ll'Occidente - Italia comp resa - si tratta di scegliere fra la prosecuzione della g uerra attua le hno alla fine e una nuova guerra d i q ui a poch i anni. La scelta llo n è dubbia. Non può esserlo. Ma a m eglio dimostrare che 9ueste direttive possibili d ell a d iplomazia e de lla pol itica tedesca sono destinate a stroncarsi co n t ro l' inflessibile volo ntà degl i Alleati, no n tardi più oJt re l'Ital ia a sg uainare la sp ada contro la G e r mania. La riconq uista di Lcopoli d ev'esse re amaregg iata dal ne mico ing iu riato, ma «tem uto» del sud.

I.a part ita interrot ta in Russia, dç ve rico minciare in Fia n d ra. L'Ita lia ha uomi n i abbastanza per impedi re la realizzazione di una pax g ermanica che vorrebbe dire: o la schiavit ù d ei popoli o una più grande guerra.. . .MUSSOLINI

Da Il P() p()/() d'Italia, N. 172, 2:} g iugno 191), IJ

J 6 OPERA OMNIA DI BENITO M U SSOLIN I

LEO POLI

L:a ripresa di leopoli dev'essere esaminata e consi derata senza rnJcrc negli eccessiv i e imbecilli pessimismi - nei r iguard i dell'Italia - di coloro che essendo germanofili ostinati, se pure clandestini, conferiscono a q uesta vittoria degl i austro-tedeschi nello scacch iere orientale un carattere deff'n itÌ\'O e q uasi conclusivo della guer ra Il ch e e.... semplìLemen: e assurd o.

Ma non bisogna nemmeno cadete nell' e<cesso opposto e sv;i.lut are completamente questo av venimento che i fogli tedeschi - compresi i socialisti - celebrano con molta esu.!tan:za non J e l t utto ingiusti.6.cata. Bisogna - come sempre - g uardare in fo ccìa la realtà . n il m ig l ior modo per essere p reparati a tutti gli event i. Ora. l'importanza d ella presa di Leo_poli d eve essere considerata da tre pu nti di vista: militare, politico, morale. DaJ punto di vista militare - notino bene i superst iti cd insidiosi germanofili neutralisti di casa nostra - tutti i critici militari concordan o ne llo svalutare l'importanza della con quista di Lcopoli. Prescindendo d ag li enormi sacrifici di uomini che l'avanzata in Ga!izìa è costata alla G <'r mania - non meno di trecentomila sono i soldati me~si fuori di combattimento - è un fatto cbe il colpo mortale ai russi non è stato, non sa rà p iù vibrato. L' ese rcito russo non si è sba n da to, non è stato disperso dall'irrompente furi a della famosa <<fa lange>>, ma si è ritirato ord inata men te, con mov imento regolare. Occupata Leopol i, sgom· brata to talmente la Galizia dai russi , il p rob lema m il itare austro-tedesco sullo scacch ie re orientale non è affatto r iso lto. I t ed eschi inseguiranno i russi oltre 1e riconquistate frontiere d el!' Austria ? Può darsi. M a se t ale è il piano dello Stato M a,ggiore germanico, non è evid ente ch e a un da to momento i russi r iconq uisteranno - quas i aut omat icame nte - la preponderanza? O ppure i t c de5(hi si limiteranno a presidiare validamente la Galizia, seppellendosi nella terra come hanno fatto in Francia? è verosimile. Ma riusciranno - nell'intervallo b reve di t empo necessario perché l'esercito russo sia messo in g rado di r iattaccar e - riusciranno i tedeschi a trincerarsi solidamente? E se q uesto è d ifficil e per non dire imposs ibile, è ch ia ro che la semplice difensiva austro-tedesrn in Galiz ia richiederà un vasto contingen te di uomini, e che il progettato spost a· mento di grandi forze dall'orìente a ll'occiden te e al sud rimarrà un

pietoso desiJc rio, finché incomba v icina, o anche lontana, la minaccia della cont roffensiva russa. Dal punto di vista militare, dunq ue, Ja ri~o n• q uista della Galizia è priva di conseg uenze. Si è detto da altri e giustamen te ch e q uella degli austro- tedeschi è una « vittoria senza domani».

Più notevoli sono dal punt o di vi sta « politico » le ripercussioni della presa d i Leopol i Intanto, es~ è stata operata da i ted eschi e dallo Stato Maggio re germanico. Che g l i austriaci s iano entrati nella città per i p r im i, si comprende: è u na piccola soddisfazio.ne militare-morale che 1' Au st ria ha voluto per se, an che agli effetti d el « prestigio interno », ma è fuor d' og ni dubbio che, ~enza !"a iuto degli eserciti tedesch i, J' Au• stri:1 non sar{-b be mai più to rnata a Lcopoli L'A ustria è stata - regola r• m en te - ba tt ut a d:i i r ussi, anch e perché parcct·hi reggim en t i d i so ldati sbvi si sono arres i in blocco sen2a nem meno sparare una cartuccia. Se r Au st ria riguad , gna osgi i vecchi confini, lo deve alla G ermania. La G e rm an ia si è sottoposta - per riconq u istare all'Austria 1a sua un ità territorial e - a s::icr ifici eno rm i. Q uesto dov rebbe aprire gli occhi a coloro ch e han n o sperato o spe rano in una sciss ione fra G ermania e A ust ria. N on solo la Ge rmania n o n ha abbandonato al suo d estino l'Austria, ma, d opo dieci mesi di guerra , le ha dato un formidabi le a iu to , rha sottratta a lla p ressione russa e le ha ridonato una grand e provincia.

O ra I' Austr i:1-Ungheria è territor ia lmente e politicamente intatta come al p rimo mese di gi1erra.. La sua situa zion e economica interna è te rrib ile, ma la sua situazione milita re n on è - certo - disperata. Quali influenze ese rciterà n ei Balcani la riconquista di Leopoli) Rialzerà Je azioni della neut ra lità, ce rtamente. Che i non bd Jigeranti balca nici stiano fer mi, si capisce; ma qual è - da 9 na lche t empo - il gioco della bell ig era nte Serbia ? Che cosa sig nificano Jc improvvise ten ere2.2:e au stro-tedesche per b Serbia ? Dove vuole a rrivare la Serbia, colla sua ma rcia in A lba nia ? Perdi~ la Serb ia h a: sgua rn ito le sue frontiere verso l'Austr ia ? D a molti in di2i - non ult imo il 1inguaggìo sintom atico ddJ'ufiicioso Samo uprava - è lecito pens.a re che la Serb ia oggi fav o risce il g ioco a ust ro-g ennanico. E. appunto l'inflessibile intransig en za dei serbi - un iti a <jucgli insopportabili fanfaroni d i grec i - che ren de imposs ibile l'accordo coi bulgari e im mobilizza - di conseguenza - tutti i balcanici n ella neutralità.

Infine, la riconquista di leopoli, h a molta importanza dal punto di v ista mo rale. I russi consideravano la Gali zia come una provincia ormai d e fi nitivamente incorporata n ella grande Russia, Ora, la perdono. Per m olt o tempo? P er poco? Nessuno può dirlo. Ma si spiega, dinanzi al successo, l'entusiasmo già straripante di Berlino e di Vi":'nna. Ne av remo p er <juakhe siorno. E ora possibile in vista deJJa situazione economica i nterna - tragica in Austria -Ung h eria ( veggansi j giornali di Bud ap est)

38 OPERA OMNIA DI BENlTO MUSSOLINI

DALL' INTERVENTO ALLA PARTENZA PER Il FRONTE 39

e :mai critica. in Germania - un grande gesto del Kaiser. Un'offerta di pace - cioè - che non sarebbe ce rtamente accett ata dagli Alleati ma che gioverebbe a scopi interni, per fare sopportare alle popolazioni slrc• mate e dissa nguate i maggio ri sacrifici di una guerra che continua. Quali possano essere le med iate o immediate conseguente politiche della presa di Leopoli, resta il successo militare innegabile degli eserciti t edeschi. La «marcia» della falange di von Mackensen attraverso 1a Galizia è un gesto di grandezza sia p ure disperata. Ma anche questi «gest i » hanno la loro parte nella storia dei popoli. L' Ingh ilter ra ha g ià risposto per suo conto. I tedeschi entrano a Loopoli, mentre a Londra si lancia il nuovo prestito di vent icinquemila m ilioni. Cifra fantast ica , sbalorditiva, che denota l 'irremovibile p roposito inglc~c di cont inuare [a guerra fi no alla distruzione totale d el m ilitarismo prussiano. [Cenmra ]. S i vuole o non si vuole chia r ire la nostra situazione nei confronti dcJla Germania?

Da li Popolo d 'lt<Jlia, N. 173, 24 giugno 191 ~ , li

LA GUERRA COMINCIA ORA....

Il significato della presa di LeopoJi è guesto: la guerra continua, anzi, incomincia, ora, dopo dice mesi. Di pace si può parlare in Germania - da con servator i e da socia listi ; - ma si tratta o di aspirazioni utopist iche o di manovre politiche. La rea ltà lt ch e la fin e della g1.1erra è così lon tana che discutere di pace è un innrile eserdzio accademico.

Non per nulla, accanto al grandioso prestito lanciato in q uest i g iornj, il Governo ing l ese ha preso un"altra misura più modesta, ma non meno sintomatica : le el ezioni legislative che dovevano ave[ Iuogo nel dicembre d i quest'anno sono rinviate al dicembre 1916. NeJ « preventivo l> inglese c 'è, èun que, - lo si arguisce da mille ind izi - un alt ro inverno di g u erra , La ri(onq uista della Gdiz ia significa - in fatt i - u n alt ro lungo periodo di guerra europea.

C he l"Austria-Ungheria faccia offerte di pace alla Russia è possibile - di questa pace separata austro-russa si è fin troppo pa rlato - ma la Russia è oggi obbligata a continuare la guerra. E non g ià e come soltan to in conseguenza del « Patto di Lon dra », ma p er necessità storiche supreme. Quella specie di equ ilibrio territoriale, che la g uerra aveva sta bilito e che pote\·a costituire una p iat taforma per eventua li t rattat i,·e di pace, è scomparso: il blocco t edesco-magiaro occupa ancora la Francia, ma i russi hanno sgombrato la Galizia. Ge rma nia e Austr ia sono te rritorialmente integre, e men tre tengono fermo nei paesi invasi, minacciano la Russia.

Può - ora - fa Russia accettare i l « fatto compiuto » d ella r icon· quista austriaca di Lcopoli? No, pf.'r vario ordine di ragioni. L'esercito r usso non è stato battuto.

I critici militari, nel \'erba dei qua li, noi, profani d'arte bellica, dobb iamo giurare, affermano ad alta voce che le armate russe si sono ripie. gate in buon ordine e che - fra qua lche tempo - saranno certamente in coi;idizioni tali di efficcnza, da pater riprendere la loro offensiva. La l ocuzione « qualche tempo » è vaga: p uò significare poche set timane o pochi mesi. Ma l'esercito russo si batterà ancora, come si batte del resto valorosamente su l Niemen, non fosse altro pe r salvare il suo prestigio militare. C'è poi da salvare il prestigio politico-morale della Russ ia sui

popoli della Bakania. Una Russia sconfitta d a ll'Austr ia e incapace poi di p rendersi adeguata r ivinc ita, è una Russia ch e deve rinunciare - p er molto tempo e forse per sempre - alla sua m ission e di protettrice d elle genti slave.

1nfine, l'annessione d ella Galizia era con siderata in Russia come il prem io della g uerra. A questo bott ino te rritoriale la Russia rin u ncerà soltanto il giorno in cui non avrà p iù un esercito degno di questo nome. Ma ciuel giorno non spunterà mai nell'Impero degli czar.

Esclusa - dunque - a priori la possibi lità di una vittoria schiac· riante, d efinitiva deg li a ustro- tedeschi sui russi, restano le altre cv entua· Jità: la guerra stagnante nelle trincee, la guerra d i logoramento che fin irà ad ogn i modo per dete rminare la su per iorità dei russi o una contro offensi\·a non appena g li eserciti saranno rio rgan izzat i e riforniti a sufficienza di mun izioni.

Siamo ben lontani - come si ve<le - da lla pare risolut iva. d e lla guerra ! la r iconquista della Galizia ci riporta quasi esattamente al p unto di prima.

L'un ico scacch iere sul gllale pareva che la guerra dovesse presto concludersi collo schiacciamento di. uno de l bellig era nt i, e ra appunto lo scacchiere sud dov'e rano possibili g randi battaglie campa li Quando i russi - o r son o due mesi - si presentarono per la secon da volta sui valichi dei Carpazi e pan,·e imminente e inarrestabile l'invasione ddI'Unghena, fu in tonato d a varie parti il finiJ A11Jt riae, il che significava anche il fùiiJ belli. t evidente che se i russi fossero entrati a Bud:1.pest, la guerra sa rebbe precipitata verso il suo epilog o B avvenuto invece che g li aust riaci sono rìentrati a Leopol i. L' Ungheria è salva, ma colla s::dvez:?a d ell'Ung heria, che sta - sia d etto fra parentesi - « mag ia ri z. :z:ando » l'Impero austriaco, il blocco aust ro-tedesco ritrova altre possibilità - economiche - pe r cont inuare Ja guerra . l a Ga lizia riacquistata, l'Ungheria salva dall'invasione ru ssa, non significa solo u nità territoriale e politica intatta, ma significa il raccolto del g rano assicura to, l o spettro delJa ca rest ia che di legua. Nelle p1m:1e ungheresi si miete ora tranquillamente e, fra q ualche settimana, ci sarà abbastanza p ane per l a pop olazione e per J'e5ercito combattente, La resisten za degli Imperi Centrali può p rolungarsi per molti mesi ancora. Ma il loro d estino è comungue segnato,

Anche senza ]'intervento dei balcan ici, in te rvento che la ripresa di l r opoli ha reso sempre più problematico.~ chiaro ch e mentre l'Aust ria-V. può, ora, largheggia.re coi rumeni e tacitarli, la Russia non può più essere « intransigente», sopratutto in materia d i cessioni territor iali. Del resto, n on bisogna. assolutamente contare suJl' inte rvento dei bal· canici. Io penso che a un dato m omento la diplomaz:fa. della Quadru-

DALL0 INTERVENTO ALLA PI.RTE NZA P ER IL FRON'rE 41

plice si accorgerà che la migliore politica balcanica è c:iuella di inchiodare bidgari, romeni e greci - sopratutto g reci ! - nella neutralità.

Leopol i torna austriaca, ma Trieste sarà fra poco italiana L'AustriaUngheria rig uadagna i suoi confin i al nord, ma li perde al sud Il pericolo evita lo da un a parte, si presenta dalra ltra. Dopo la valanga slava, l'irruzione italiana.

La guerra incomincia ora ....

Da Il Prlpo!,, d'Italit1, N 174, 25 g iugno 191', II.

MUSSOLINI

42 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

DISCORSI

N oi non law'ammo .dum d11bbio a R.oma die un auarro dtgli italiani ali' A nuria ,wrebbe ùuon",1to truppe l e· dn rhe.

S1,,11i ro,1 Pranda, I11ghil1 errr11 Rio sia da 11n p,mo rht non si distrugge, •IIIJJ .si dùsimula, la nostra g1um:1 , IUI epi1odio della guerra rom1m e1 i Jlloi fini fa ranno ,,aggi,mli, ro,uolùtati, guar,rlliti quando a vremo sentita ed esa1<rila tull:J la neceuirà d ella JJilloria rom1me.

BARZJU.I (nel !tfruaggero)

Inutile nascondersj che 1a riconquista d i Leopoli da parte degli austro-tedesch i, ha gettato un po' di sconforto nell'opinione pubblica delle nazioni occidentali. Lasciando da parte g li inglesi che cominciano - pare - so ltanto ac!,esso ad accorgersi - sul serio - che quella che si combatte in Europa è una «guerra di liqui dazione » (mi riferisco - si capisce ! - alla popolazione jnglese e non ai poteri responsabili), è certo che anche in Francia la ritirata de i russi dalla Galizia ha provocato una penosa impressione. Gustavo H ervé che dev'essere considerato come 1.ma specie di segna latore delle correnti che traversano l'opinione pubblica francese - quella, c ioè, del maggior numero - era assai melanconico l'altro giorno. E domandava :

« I Governi all~!t banno fatto ai popoli b:ilcanici li- concessioni nl"C'essarie? la Ru5sia, specialmente, che riçevetà Costantinopoli, !a a lla Rumenia i sacrifici necessari?».

Ma H ervé non sollecita soltanto quell' intervento dei balcanici che io - se non d epreco, certamente non mi auguro. - Il direttc re delta Gat rra 1ocia/e r imette in questione i giapponesi, Il che è grave, dopo l'intervento italiano,

• Da ultimo, si chiede Hervé, occorre proprio rinunziare dt:fini ti varriente al concorso militare d el Giappone, per q uanto caro !o si debba pagare? Se flnghil1,:,rr:,. avess~ una parte d e! suo territorio occupata da undici mL I e non riuscissi'! a sloggi:are il nemico, mai possibile che non avrd>bc trovato il mezzo per utilizl :Ue )';alleanza ,:::iap p o nese ?

<1 In al tri termini - cond1iudc Hervé - ci si rende conto in t utti i paesi alleati d ("J nostro ardente desiderio di ) J)('zzue le renj al militarismo tedesco St'nza che sia necessaria una campagna d 'inverno ? ~ .

Q ueste 1>:ltime parole, spiegano l'ombra di melancon ia che avvolge b p rosa d ella Guerra socùtle. Gusta\'O Hervé si è accorto che - come d issi l'altro giorno modestamente anch' io sn queste colonne - « siamo a l pun to di prima». La guerra sta pe r d i\·Cnta re - o è g ià diventata - una guerra d'assedio su tutti i fronti, Trincee ai Dardanelli, trincee in Fiandra, trincee sull'Isonzo, trincee in G alizia, Se non si trova il mezzo dj stanare gli eserciti d alle fosse dove si sono sep olti, la seco nda campagna d'inverno si presenta come una certezza che bisog na esamin.ue sin d ' ora con occhio tranquillo e affrontare al momento oppor tuno con la fi ducia sempre incro llabile n ell a vittoria .

Per quanto dotata d i uomini e di mun izioni la fortezza austro-tedesca non potrà resistere all'infinito. Sarà .a poco a poro logocata e dovrà. com unque, presto o tardi, arrendersi a d iscrezione, Ma io credo che la poss ibil ità di alcune battaglie campali - forse decisive - non sia del t utto scomparsa. Il tempo però è breve per una grande offensiva genera le.

Tre mesi o poco più. A metà ottobre, in taluni scacchieri, sarà già inverno. Proble ma di tempo e di spazio dungue. I profani non avventino giudiz i e non si sostituiscano agli Stat i Maggiori Ne mtor ,. con q uel che segue .

Tuttavia se e ra ed è grottesco attendersi azioni fulm i nee dagli eserciti della Quadruplice solo per ragg iungete un obiettivo d' in dole mora le, rialzare - cioè - g li spi riti t urbati dalla riconquista austriaca della Gal izia, c' era un altro mezzo p e r r iportare l' equilibrio nell'opi n ione pu b· bJica e qu r:sto m ezzo poteva e doveva essere impiegat o da ll'Italia ch e è giunta ultima nel conflitto e che è ancora al massimo di effice nza in uomini e munizioni. Che cosa ha fatto l'Italia? Un discorso, Un a ltro discorso. Dopo la parola del Campidoglio, guella del Trocadero, 11 diS<orso dell'Ambasciatore T ittoni è certamente fortissimo. Ma come q uello dell 'on. Salandra, ha un valore sopratutto retrospettivo, q u indi, 11 eg111i,:o ancora una pagina di -storia. Non giudichiamola, p erché g iudiche remmo noi stessi. Candido, che non è sempre un ottimista e n o n è sempre un imbecille, potrebbe chiede re colla voce più candida del mondo più candido, come è stato possibile rimanere per tanto tempo a lleat i di g ente che ci disprezzava, ci minacciava, ci danneggiava spesso

44 OPERA OMNIA Dl BENITO
MUSSOLINI

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 45 e volentieri nei nostri interessi più vitali. Candido potrebbe aggiun.gere qualche cosa ancora e far mettere a verbale - quello della storia !che se ne lrap ril e del 1915 l'Austria-Ungheria fosse stata un zinzino in· telligente, l' Italia sarebbe am:ora nella Triplice Alleanza e avrebbe tinunciato a Trieste.

Non vogl io insistere su certi tasti tro ppo delicati. Dico soltanto che la serie dei discorsi « giustificativi » in fac(ia al mondo - e d iscorsi «giustificativi» sono stati quelli pronunciati dall'on, Salandra e dal!'Ambasciatore Tittoni - dovrebbe conclu dersi con qualche affermazi one concreta, con qualche atto decisivo che non lasciasse più <lubb io, né ombra di d u bbio sulle reali e leali intenzio n i del Governo italiano.

Gli italian i non sa nno ancora - malgrado i d iscorsi del CampiJog l io e del Trocadero - se l'Italia abbia o non abbia firmato il Patto di Londra. L'on. Barzilai che dev'essere - p iù di me certamentea contatto dei manipolatori d èlle segrete cose, scrive sul Me11aggero che il nostro patto colla Francia , co ll'Inghi lterra, colla Russ ia non si distrugge, non si dissimula . Benissimo! Ma allora pe rché il Governo « dissimula » ? Perché il Governo - dopo un mese e più di guerranon ci d ice chiaramente che r1talia è entrata - con eguali diritti cd eguali doveri - nella costellazione d ella Quadruplice? Che cosa « osta )> a un atto che s' impon e? Se il P atto non si «d istrugge », è segno che esiste; ma se « esiste » perché l'Italia non lo fa sapere al mondo e anche - o h dio! - agli italiani? Durante la neutra lità, l'inte rrogativo più fre<Juentc e ra questo: Quando si muove l' Itali:1? Adesso, che l'Italia si è mossa , l'incerta ed oscura posizione nostra nei riguardi della G cr· mania e d ella Turchia, provoca a ltre domande: i'!: colla Germania ? ù colla Turchia? Bisogna uscire dal t erreno d elle pa role vaghe che di• cono tutto e nulla . Di re che il « sogno dell 'egemonia tedesca» è in • franto ; dire che nel consesso futuro èdle Nazioni, la G ermania st.uà p:iri alle altre, ma non padrona, è g ià impegnarsi «moralmente >>, e a llora p erché tardare gli acta? Aspetta re che la G ermanìa ci dichia ri l:i g uerra, non è u n po' ingenuo? In Germa nia si n ota, anzi, un revù·emelll sintomatico dell'opinione pubblica nei riguardi dell'Italia. B probabile che noi non incontre remo truppe tedesche, per il buon motivo che i tedeschi sostitu iranno completamente gli austriaci in Galizia, e pcrmetleranno che J'Austria impieghi tutte l e sue forze contro l'Italia. Un mezzo semplice ed elegante per aiutare l'Austria e non fornire pretesti alI'ltalia.

Ora, p uò ritalia irretirsi in 9uesto g ioco ? Può l'Italia seguire la Germania in questa sua manovra? Può, deve ri ta lia lasciare ancora che fra i tedeschi di d entro e i tedeschi d i fuori si diffondano vaghe speranze? ( Cem11ra ].

Perch é l'l tal ia arretra d innanzi alle dichiarazioni di guerra alla Ger. mania ed a ll a Tu rchia? I morti di "Jarny quando saranno vendicati? Il sequestro degli it aliani in German ia e in Turchia non è una violazione del diritto delle genti? :p

Rispondere a q uesti intt>rrogativi è un dovere. Acta, si Chiedono, e non ver ba.'

MUSSOLINI

Da Il Popolr> d'l lalia, N . 176, 27 giugno 19U, 11.

46 OPERA OMNIA
TO
DI BENI
MU SSOLINI

LA CODA DI PAGLIA

Se i giornali del:a Quadruplice Intesa , che dcd ica!10 colonne e pagine alla cosidett:i. c risi della so6aldemocrazia de l Ka iser, covano la sprr;mza che questo le-g gero venticello di fronda possa indebolire la Germania, vanno incont ro alla peggiore delle delusioni. fo non so se dicesse sul scrio l'on. Sude kum (a p ropos ito, dov·è anda to a ·fmire il valentuomo?) 9 u;;.n do dichiarò a un redattore neulrale de J'Echo de P11ris che ba sta va un se1gente d i città per disperdere una c-0lonna di serialisti , ma è ind iscutibile che il sociali smo tedesco è «negato» ai movimenti di pia zza, gli unici che, in tempi di gue rra, possano t urbare il funz ionamento della macchina statale e p o rre in condizio n i d 'inferio rità mar.i.le e mat-::riale u na nazione belligerante dinnanzi alla nazione nemi ca. Bisogna rnn vincersi che- i socialisti dissidenti, i q uali van clamando pace e pace, rendono ancora un servizio all'Impero, un servizio patriottico, ben inteso. Non ci sono ch e due ipotesi da formulare per spiegar e certe indulgenze <lclla censura militare tedesca: o il mov imento social"pacifista è div mt.tto così travolgente che soffocarlo non è più. p ossibile senza scatenare fo. rivolta popo lare, oppure si tratta di manifestazioni che possono gio· vnre ai lini general i della politica cst<:ra dell'[ mp ero.

La p rima ìpotesi non regge. La f ra?io nc dei socialisti estremi è composta di un es iguo manipolo di cap i, che non h:rnno seliuito fra le masse. Portavoce di costoro è un giornale .che si pubblica a Berna . S ormai chiaro che il movimento ha preso origìne nella Svizzc;>ra cd è altrettanto man ifesto che t11ttgna p :m di questa Je\•ata di scudi, inutile J; erché tard iva, pericolosa pe rché equivoca, è un a sig nora rus ~ le cu i tendenze e simpatie per Ia Germania e per i l socialismo tedesco sono note - fin troppo ! - anche in Italia.

Il g ruppetto dei «radicali» non ha intenzio ni - del resto - di fare sul serio. Si parlava, è vero, nel fogl io volante - lanciato a Lipsia - di una azione «extraparlamentare », ma tale possibilità è da escludersi solo ch e si consideri la tradi2ione, la costituzione, il t empe· ro.mc:nto stesso del sociali5mo tedesco che ha fatto scmp1e e soltanto dell'clezio nismo più o meno s mo rzato e ha ripudiato da tempo imme• morabile l'« insurrezionismo » e l' azione diretta

Quale influenza può ave.re questo J r uppo di « p acifon dai » di fronte

all'enorme maggioranza del Partito che è ancora l egata al patto del 4 agosto, mentre una minoranza ha già fatto esplicita adesione alla t esi « annes:;ionista >>? Ma se l'influenza che possono esercitare all '« interno >> della Germania i dissidenti è n ulla o quasi, il Governo imperiale calcola. sull ' infl uenza d ebilitante o ar renden te che ta le atteggiamento può avere sul socia lismo e sulle democrazie d ei paesi latini. Come l'internazional ismo della vecchia maniera, così ques ta incarnazione pacifista di una fraz ione della socialdemocrazia, è destinata all'estero, non all'interno. un altro a rticolo di esportazione.

Una piccola not izia rivela il trucco. Il deputato socialista Quarck ha dich iarato che « il Governo tedesco non porrebbe nessuna difficol tà a que i social isti che volessero in con t ra rsi in Olanda con socialisti d ei Paesi dell 'Intesa. Ma il prog ramma d ei social isti dell' I ntesa scgn ita ad essere q uello di abbat tere Ja German ia, do nde la diffico lt:i d i un .accordo» T utto si spi-:ga allora! Jl G overno tedesco n o n fra ppor.e più ostacoli a certe manifestazioni pacifiste d estinate a trarre in inganno i popol i d ell ' Intesa e concederebbe anche il viaggio gratuito su lle fe rrovie dell'Impero a que i socialisti tedesch i che vol essero recars i in Olanda a tenta re di mistifica re, a ncora una volta, i troppo ingenui « compagni » d elle nazion i occidenta li.

D edu lione unica: la pol itica im periale h a utilizzato il « socialismo» nella g uer ra e non è aliena dal g io varsen e per la pace.

Il socia lismo a lemanno si acconcia di buon grado ad essere una pe· dina nel g ioco di Bcthmann-Hollwcg. Quando ai fini della politica imperiale occorreva mostrare al mondo che i tedeschi - socialisti com• pres i - costituivano un blocco compatto e infrangibile, il socialism ~ ha volato i credit i militari e intonato il 0etJt5chland iihei· al/es. lo n on ho d imen t icato iJ famoso articolo su l « g io rno della nazi one tedesca », stampato nel V orwaerts e neli'Arbeite r Z ei/lmg all 'indomani de l voto al Reichstag. A desso che si d elinea l'opportunità - sempre ai fini della politica tedesca - di mostrare al mondo europeo e forse anch e a que llo n ord -americano, che in Germania si formano correnti popolari favorevoli alla pace, i signori Bernstein, Haase e Kautsky si prestano volonterosa.mente al g ioco di Bethmann-Hollweg, Quei sign ori ci assicurano che vogliono salvare il Partito ? No: essi vogliono salvare la G ermania e co lla G ermania, l 'Impero.

La p ace di cui ci riempiono le o recchie sarebbe, ogg i, una pace necessariamente tedesca che riconsacre rebbe l'egemonia del Kaiser e, lasciando insolute molti ss ime q uestioni fondamentali, fornirebbe nuov i motivi di guerra a breve scadenza.

Io penso che il movimento inscenato dopo dieci mes i di gue rra da aJcun i gruppi di socialdemocratici tedeschi, ha un carattere n ettamen te

48 OPERA OMNIA DI Bl::NITO MUSSOLINI

conservatore e lea lista nei riguardi della Germ an ia e un carattere « rea2:ionacio », tipicam ente reazion ario, ne i co n fro nt i d ella civiltà eu ropea. Se , ostoro foss eco sinceram ente « rivo luz ionari », se cost oro vo lessero realmente prepa rare alla Germania un avvenire di libertà e di democrazia - fo rse repubblicana - non giocherebbe[ ro] oggi la commedia d ella pace. Qualora non ~vessero il coraggio di d ich iararsi favore1..-oli a lla guerra ad oltra nz:i, dovrebbero la5ciare che le v icende seguissero il lo ro corso destina to a diventare in un dato moment o « catastrofico » p er la Germania.

Profondi svolgimenti politici e sociali nella Germania, - un lungo periodo di t ranquillità europea - non sorgeran no da uria vittoria del Kaiser e nemmeno da quella pace p rematura ch e i socialisti teutonici - presente mente - caldeggiano. I r ivoluzionari tedeschi - se fossero veram en te tali e non maschere truccate - d ovrebbero p ensa re c he la sa lute dell a G erman ia v errà d alla sconfitta d ella Germania e che è necessario - su prema mente n ecessario - per il bene d ella Germania e dell' Eu rop a - ch e il blocco a ustro -ted esco sia fia((ato una buona volta p er semp re Ma i socialisti ted eschi che favoleggiano di pace, miran o unicamente a salvaguardare gli interessi d ella G ermania, della più grande Germania.

Finché c'erano le possibilità delle conquiste territoriali, i socialisti gridavano: ,·iva la guerra e Ludwig Frank a ndava volontario a farsi uccidere da una intelligente pallottola francese sotto le mura di l.unevdle; o ra che non. si può conquistare nulla, ora che la guerra m inaccia d i esse re disastrosa per la Germania, ecco i socialisti sostituirsi a Bethmann-Hollweg in queUa parte d i «pacifista» che i1 Grande Ca ncelliere non p uò - n a turalmente - sosttnere

Anco ra u na vo lta le d ue politiche ; q ue lla i mperiale e quella pro· Jetaci a si compren dono, si a iutano1 lavoran o insieme a t r arre dalle di fficoltà la G ermania , Sudekum facev a il g ioco d el pan ge rman ismo nel sett~mbre del 1 9 14 ; oggi, il turno d i se rvizio , p orta sulla scena Bernsteìn. M a niente v'è di cambiato L 'opin ione p u bblica delle N a2ioni alleat e non de ve illud ecsi, 11 « socialismo tede.sco » non indeboli rà mai 1a N azione dinnanzi al mondo. I pacifon dai tedeschi non aiutano indiretta· mente la Quadruplice Intesa; giovano - invece - direttamente alfa causa d ella Germania,

DALL'INtERVEN'fO
49
ALLA PARTE NZA PER IL FRONT.E
MUSSOLINI
D1 // Popt,/o d'llali,s, N. 177, 28 g iugno 191~, II.

L'ULTIMA PERFIDIA DELLA SOCIAL-DEMOCRAZIA !

Il sedicente socialismo tedesco ha il suo quarto d'ora di attuali tà nella cronaca inte rnazionale. Le sue ipocrite man ifestazioni pacifiste sono largamente ospitate nei giornal i d'Ital ia e di fuori. Io sp ero bene che nessu no rnllerà la vaga speranza di una vittoria sulla Germania ottenuta da ll 'interno, cioè colraiuto di un moto rivoluzionario tedesco contro l'Jmpero ; ma sarebbe opportuno - an che agli efietti della nostra guerra - mettere in guardia il pubbl ico ita lian o dalle l us ing h e pacifonda ic della socia ldemocrazia. Bisogna sventa re l' ultima grande perfi dia d el socialismo del Kaiseo r. Anzitutto, per la chiara i ntelligenza de l fc. nomcno, occorre fissare ciualche dato di fatto. La prima dichiarazione pacifista - firmata da Kautsky, Bernstein ed H aase - è di parecchi giorni fa Appena not:1, fu sconfessata, all'unanimità meno due, da lla Direzione del Partito e da quella del Gmppo Parlamentare sociali sta.

-Ma po i, una p:uola d'ordine dev"essere - evidentemente - vc1;uta dall 'alto : ripre ndete il motivo pacifista! E siamo al manifesto riprodotto ie ri d ai g iornali. La sospensione - non soppressione - del Vor waerl.t che l'ha pubblicalo, non significa proprio niente. L' autorità politica imperiale doveva dare una soddisfazione ai ceti che sognano ancora t;li strav incere e vogl iono la guerra ad oltranza.

Ma Ja realtà dell a situ:i zione è precisamente quale la prospettavo io ieri e che una nota parigina del Cqrriere conferma:

« Il Governo g er ma nico convinto che sarebbe nel suo interesse di nego. :d are al più presto po, sibile i pegni che ha in mano, i territori occup:11i e in· uvolereb!>e subito trattative di pace: ma i! popolo ctt-de di essere vittorioso e non comprenderebbe !"opportuni tà di trattare sulla base dello sf.1t1NJJ10 l>

Bisogna, allora, convincere il popolo deII'« opportunità » di conch iudere la pace: ecco il compito che Betbmann-Hollweg ha assegnato alla socialdemocrazia. Insomma: i1 Governo tollera - nonostante certe p iccole misure vessatorie che dovrebbero illudere le Nazioni nemiche e non irritare i conservatori prussiani -i l diffondersi del pacifismo socialista e i socialisti dal canto loro diffondono il verbo pacifista solo e in quanto esso non ostacola, ma favo risce le mire immediate della politica germanica

Questo il rap porto netto, preciso, irrefu tabil e che spiega l'odierna att ività pacifista deJl a socialdemocrazia teu to nica. E se qualcuno dubitasse ~ncora di q uesta ammirevole identità di obiettivi, di questa p er fett a so· lidarietà del socialismo t edesco collo Stato t edesco; se qualcuno non fosse totalmente conv into ch e quella. che si g ioca adesso in Germania è la più insidiosa, la più pericolosa, la più ributtan te d el!e commedie; q uel q ualcuno non ha che a leggere - per ricredersi - il manifesto pubblicato dal VorwaertJ e che esprime - 6nalmente - il verbo uffici ale del P artito. Io credo che la Storia n o o abbia, nelle sue pagine, documento più miserabile di quello rh'è uscito in questi giorni a derlino. Com me ntarla significa distrc1ggerlo. Dopo diITi mesi di guerra i socialist i tedeschi domandano: << Questo orribile dramma non d eve avere una fine?)> , Certo, rispondiamo noi , ma << quale» fine ? Voi \ 'OJete « una » pace, una pace qualsiasi , che sa lvi per il momento Ja G e rman ia da lla rovina , o la pace ch e assicuri aJl'Europa lunghi anni di cal ma e di benessere?

,. li socialismo - continua il manifesto - ha visto ar riv::ire q u esta catastrofe mo(ldiale e l' ha anii pn:veduta poic hC esso ha kmpre combattuto fa po!itic:i imperialistica e di espansione e le rnt' consc.-guenze ed i pazzi armamenti che alla fine furono la vera ca usa J i questa terribile guerr;, mondiale. Il socialismo non ha mai cessato di influire presso i popoli affinché venisse ro ad un'in· h'Sà, àl !ervi:zio della civiltà co mune. Mig! iitia di :iJuname, milioni di op uscoli, i congre~si internazionali sod:i !isti e le ultime conferenze fninco. ted~sclie a Berna e a Basilea ne fanno testimonianza».

Ris pon dere è facile a questa serie di stupefacenti m e nzogne. Il soci al ismo t edesco ha combattuto l'impe rialismo a ch iacch iere; ma - a fatt i - l 'ha sempr e subito, an2i accettato e spesso caldeggiato. N ei cong ressi internazionali socia list i l' ete rno dissidio aperto d alla guerra del 1870, veniva sempre alla l uce M entre i «latini» si dichiaravano pronti allo sciopero gener ale in casò di guerra, i tedeschi non h anno ma i voluto prendere impegni di sorta. N on per nulla, Bebel proclamava superbamen te di sentirsi prima t educo, poi ,socialiJta, Quanto alle conferenze franco-tedesche di Berna e di Basile::. esse fu rono disertate dai tedeschi che vi mandarono rapprescntaaze esigue di uomini oscuri. V'è consegnato .dia storia il colloquio Jouhaux-legien avvenuto a Bruxelles. V'è - consegnata alla storia - la riunione socialista di Bruxellesalla quale p artecipò appunto il signor H aase . - Pareva, su l finire del lug lio 19 14, ·che la ca.usa d ella pace fosse fo rtemente sentita dai socialisti tedeschi e Giovann i Jaurès to rnò a P arigi - pieno di ottimismo - d eciso a compiere tutti g li sforzi p er evitar e la conflagra· 2:ione, mentre Haase, l 'on esto Haase, tornò a B erlino p ec votare i crediti 4.. -vm.

DALL'IN'rlrtlVENTO ALLA
PARTENZA PER IL FRONTE 51

mil ita ri d i guerra, V'è - consegnato alla storia - il congresso na. zionale dei sociali st i fra n cesi t enutos i nel lug lio, quan do g ià mon tavano all'orizzon te le nuv o le dell'uragano imminente. Fu votata - malgrado l'opposizione ten ace e presaga di G uesde una mozione Vaillant· J aurès favorevole allo sciopero gen era le contro la guerra. Quando m ai in un co n g resso o in una r iunione di socialisti tedeschi, furon o d iscussi i. « mezzi» pratici per impedire la guerra? Generd/streik, gem,ai Un.rinn: sciopero gen erale, follia generale, c:o n questa formula spicciativa fu giustiziata ogn i oppos izione - non platon ica - al militarismo tedesco. Dì più. I proget ti per i nuovi armamenti g ermanici, che portavano gli e ffettivi a nnui a circa 900 mila uom in i, furono votati dai deputati so, c ial isti tedeschi collo specioso pretesto che g li aggravi finanziari sa rebbero stati sostenuti dalle classi abbient i La Fra ncia rispose - n atural· mente e leg ittimam ente - colla legge dei tre anni che i socialisti fra ncesi osteggiarono - pe rò - sino all' u ltimo. N é si può addurre, a g iust ificaz ione dei socialisti tedeschi, la loro ig noranza su le mire dell'im peria li smo. No! Il socialismo tedesco sapeva ch e, dal 190 '.> in poi, la G ermania non ha fatto che prepararsi incessantemente e m etodica· m ente alla guerra. La Germania si prepa rava da dieci a nni a q uesta «sua» guerra; ecco perché era dieci t1olt e più preparata di tutte le a ltre N a zioni messe insieme.

JI manifesto ri p ren de il ve«hi o alibi per giustificare il voto a l Reìchstag. L'alibi n on regge. t parz iale. L' invas ion e russa della P russia orientale, come ha provocato l'in vasione del Bdgio? Al 4 agosto, Betluna n n-Hollweg annunciò la v io lazione de lla neutral ità belga. I russi erano ancora !o ntan i dalla P russia orientale, ma i socialisti tedeschi si ,guardano bene dallo scinder la l oro responsab ilità morale e sto rica da 9 uella d el Cancelliere che proclamava ch e « necess ità no n h a legge » e vota rono i crediti pe c una guer ra che incominciava con u na i nau d ita v iolazione del d iritto d elle .genti e d ella fede nei trattat i E il Belgio fu i nvaso e il Belgio fu ed è ancora strazi ato , colla complic ità aperta, di retta, crimin osa dei socia listi tedeschi Ma - pe r amore di polemica e per eccesso di longanimità - si può tenere per b uona la giustifica z ione postuma dei socialisti alemanni. Accettiamo dunque che essi - ai primi d'agosto - votarono la guerra per salvare 1a Germania dall'invasione dei cosacchi. M a dopo t Nel dicembre la guerra aveva g ià rivelato i1 suo caratte re di guerra d 'aggressione da parte d egli austro· te deschi. 11 Belg io sommerso in u n mare di sangu.e, la Fran~ia invasa, uno sforzo disperato per giungere a Calais: ad oriente, i Cussi ricacciati oltre i confini - definiti vamente. O gni minaccia all'int egrità territor iale d ella G e rman ia era scomparsa, ma ciò n onostante i socialisti tedesch i "Votarono per la. seconda volta - all'unanimità meno uno - i cred iti

OPERA OMNIA DI &ENl'tO MUSSOLINI

militari per la cont inuazione della guerra. D opo aP.COra, ci,uando il socialismo tedesco ebbe la nozione che - malgrado le vittorie militariJa G e rmania s'avviava lentamente , ma ineluttabilmente, alla catastrofe, cominciarono le manovre in senso pac ifista Manovre abortite sinora, p er fa sacra, provvidenziale i ritransigenza dei socia list i frances i. Le frecciate dei socialisti tedeschi a i « membri eminent i del Gove rno francese che fanno parte del Gove rno alleato dello Cur » sono stup idissime. Non è certo a un Guesde che si possono dare - e da qual pulpito! - lezioni di intransigenza. Ma io ripeto che l'intransigenza dei socialisti francesi e belgi. è sacra. Se cedessero al canto delle biondastre sirene d' oltre Re no, i nost ri compagn i belgi e fra ncesi commetterebbe ro ìl p ilJ irreparabi le dei delitti. la seconda 1,·olta - nel volgere di mezzo secolo - che le orde teuton iche si rovesc iano sulla Francia. Se la Francia si salva, è salva p er sempre : se è vi nta o cede ad una pace prematura, è finita: fra qualche tempo la Germania ricomincerà e non saranno certo i so· cialisti ted eschi che impediranno al Kaiser d i realizz:icc il suo sogno di egemon ia europea. Guai, guai se i socialist i francesi si appagassero del le «garanzie )> dei Kam,1rr:1dm tedesch i!... G aranzie che sarebbero date in malafede e il manifesto di cui mi occupo, lo dimostra. Si protesta - è vero - contro le annession i, ma, pare, più per il ,nodo col quale vengono annunc iale che per la sostanza. Si vuole la pace, ma una pace offerta dal Kaiser.

« La G erman ia, dicono i so<iafoti tcdrs<hi, c:he agg,·edita da forze prepondera nti. si è finora \·ittoriosamente dif(sa contro i s uoi ~miei; la Germania che ha dimostrato tutta l'indegnità del vergognoso piano di affamar la, la Germania che (' invincibi k do\'Ctbbe fare" il primo passo p ,:,r il ristabilimen to Jdla pace >J ,

Noi vorremmo sapere se fra g li agg reuori, con forze preponderanti, della Germania , ci sono il Belg io e la Serbia; noi vorr~mmo sapere se b Ge rmania per di mostrare tutta l' indegnità del «blocco» doveva ricorrere a l s iluramento del Lt1Ji/dnia Ud ite, con quale sciovinismo si pa rla di una Germania invincibile che - ma lgrado ciò - offre graz iosa mente la pace ai popoli n emici ch'essa potrebbe - qualora lo volesse - schiaccia re! Se i popoli dell'occidente e delroriente vivra nno ancora non soggetti politicamente alla Gemumia invinribìle, ri ngrazino i socialisti che sospingono la Germania sulle strade - mai percorse fino ad oggi - del pacifondaismo.

Ebbene, no. La pace colla Germ ania i ntiincibile, mai!, perché sarebbe una pace tedesca che lascerebbe - dopo tanto sangu e versato le cose allo stesso punto di prima.

Quell '« invincibilità» militare che voi socialisti tede schi - presi da un impeto di disperata superbia - attribuite ancora alla Germania, è

DALL'INTERVENTO
PARTENZA
ALLA
PER IL FRONTI! 53

stato l'in cu bo d ell'Eu ropa per 'i uarantatre ann i. Se questa volta i popo li dell 'o ccidente non ri escono a spezza re l' in cantesimo, l'ossessione di una « Ge rman ia in v in cibile» graverà anco ra come un a minaccia pe renne sulla co scie nza um iliata e torturata d el l'Europa. L'invincibil ità della German ia costituirebbe - invero - il più tragico destino che sia mai stato pensato p er la specie umana! Bisogna dimostra.:e - a costo di fiumi di sangue - che la barbarie tedesca non è invincibile!

I socialisti tedeschi non si fanno illusioni, ed ecco, ora ch e si avvi cina l' espiazione necessaria, parl an o d i pace e chiedono che i socialisti d eg li alt ri paes i esercitino analog a azi one pr esso i loro Governi. Ancora un a volta, si appalesa il tmcco . Fin ché la Ge rmania pareva veram ente in vincibile, i socia listi tedeschi non h anno mai parlato d i pace ; ade 5SO ch e l'i nvincibilità pare dubb ia, s i c.1. mbia - d'acco rdo col Gove rno impe riale - metro e motivo. Ma chi si p reten de d'ingannar e ? l social isti ted eschi hanno ancora un mezzo p e r di m ostra re la loro buona fede , ma è un mezzo al 'iuale non faranno ri corso mai, appun to perché la loro è un'indegna commedia: facciano la Rivoluzione rnntro i res ponsabili della guerra: se domani non è l'Impero, ma una Repubbli ca te~ dcs ca che offre la pace, i popoli - se non i Governi - degli altri pa esi potranno disarmare e acce dere a un'intesa. Ma chi offrirebbe la pace - oggi - è il Kaiser. Chi rimarrebbe - domani - a preparare nuove g uerre è il Kaiser: ch i si a v\•a nt aggerebbe - oggi - della pace è anco ra il Kaiser e il suo Impe ro. I socialisti tedeschi non lo ignorano certame nte, e col loro pac ifismo fanno appunto il gioco del Kai se r «inv inc ibile>>. Non ma i, come in questo mo mento di <( ripresa » pacifis ta, suonarono ammonitrici e solenni le parole che Emilio Van de r· vd de pronunciò il 18 apri le a Pa r ig i:

« Io vengo - egli disse - oggi qui a parlare sulla guerra e per !a guerra ... Come amico Jclla pace, intcrnaiionalistu e stJcialista, sono per la guerra sino alla fin e.... lo provo un sentim ento di coll era contro quei compagni the vorrebbero la co ncl usione della pace No: al delitto d eve seguire la espiazion.! ».

Alla gesuit ica invocazione d i p ace che scend e dal Nord , risponda un grido solo e unanime: Guerra sino in fondo ! Delenda Ge rm ania.I .MUSSOLINI

D:t li Popolo d'Itali<1, N. 178, 29 giugno 191,, II.

OPERA OMNIA DI BENITO .M U SSOLINI
r: I I I

GUERRA DI POPOLO

Il deputato socialista di Vi enna, Pernerstor fer, uomo di schiena assai duttile..., negli inchini a Sua Maestà Apostol ica Fra ncesco Giuseppe, ha sentenziato in un g iorna le di Be rli no che << non è il popolo italiano che ha voluto e vuole questa guerra» . Il signor Pcrncrstorfer h a to rto e pr ima di noi s' inca rica di farg lielo sapere un g iorna le di Vien na.

• i inesatto - scrive il quot idiano vien nese - è m ille volte inesatto ch e il popolo italiano no n abbia voluto e non voglia questa g uerra Crede forse, il ~ignor PerfK'fslorfer, çhe iJ popolo sia Jimilato al suo Partito Socialista ? Ma anche qui eg li ha ragione a metà, p erché sono soltanto gli stretti cir,oli che fanno capo all' A va-r.li .I che non vollero saperne della guerra .... Se il signor Pernerstorfe r ha udito mai p.ulart d i um guerra di popolo egli dov rà riconoscere » ecc

Ben detto, :e la verità. La verità che da qualche tempo non è più socialista e non ha più dimestichezza alcuna con quegl i organ ismi t eologici che si chiamano Partiti Socialisti U fficiali. E eviJcnte che 1a socialdemocrazia teutonica, deUa q uale l'austriaca non e che una propaggi ne senza differenziazione a utonomia, faceva s icu ro assegnamento sulla neutralità propagata e difesa dal Partito Socialista Ufficiale italiano. E evi dente che quando a Vienna e a Berli no si legge va sull' A i'allli ! che « tutto » il popolo non voleva saperne d i gue rra sol perché in qualche dozzina di villaggi dimenticati si congiurava pro ne utralità; è comprensibile, dico, che a Be rlino e a V ienna si giurasse sul ver bo dcll'.Avanti! e si cadesse n e ll 'illusione, che il giornale milanese ha visto cosl miseramente naufragare al primo annuncio de lla mobilitazione.

:B verissimo -per la fortuna dell 'Jtalia e per l 'avvenire della ri• volnzione - che il popolo italiano non è limit;i.to a l Partito Socialista. Quelle poche decine di migliaia di federati, fra i quali - specie in paesi - abbondano i convinti, ma fra i qual i - specie in alto -non scarseggiano gli specu latori e i mistificatori - p retendono abusivamente di rappresent,ue le masse, si auto-conferisçono questa qualità e questa capacità, ma la massa, il popolo, non è circoscritto nei « q uad ri >> , anzi nei « regist ri » affidati a q uel « povero proletario del commercio » che risiede - oh, strane combinazio ni! - proprio in via del Semina.rio

a Roma . le g iornate di maggio sono là a dimostrare n ella man iera p ìù so lenne che i;li « st retti ci rcoli» dell'Ava11til su i qual i contava Fran• ,esco Giuseppe, sono tanti ch e n on conta n assolutamentt nulla. P e r. nerstodcr, l'au lico socialista Pcrnerstorfcr, è male informato. Il giornale viennese conosce le faccende italiane meglio, forse, delle faccende ungheresi Comunque, la sua è una constatazion e di fatto, ch e non si discute.

Guerra d i popolo è 1a gu erra ddl'Italia contro gli Impe ri barbari e lo spettacolo è nuovo n ella stor ia l popoli subìscono le guerre come una calam ità; le accellano come una necessità, ma sono rarissimi i precedent i storici di una guerra vo luta dal popolo, santificata da questa volontà delle moltitudini. Guerre di. popolo furono le prime guerre d ella F rancia repubblicana, quando i. tamburi de lla Nazionale e della ComTnzionc mllavano nei quadrivi di Parigi: « dei sanculotti l' epiche colonne » uscivano dalle masse anonime e profonde delle popolazioni.

« G li scalzi figli , sol di rabbia arma.ti », èd ça ira <a rducciano, non si reclutavano nei qua rtie ri ar istocrat ici che la gh igliottina ave\'a p rov videnzia lmente « epurato» , ma nei sobborghi operai che era no sh.ti i 9 uart ieri genera li di tutte le insurrezioni. Ebben e, la guerra voluta dal popolo italiano, è pure p~ù g ra nde di q uella che condussero i san· ru lotti vitto rios i a Valmy. Quando io ri penso ai mesi di passione che hanno preceduto le giornate di maggio, io mi chiedo se quella che abb iamo vissuta è storia di ieri o fa vola incerta di tempi remoti.

I fa talisti parlano spesso di uno « stellone » misterioso e bene.fico che veglia da qualche tem po su lle sorti dell' Ital ia, ma lo stellone che ci p rotegge è il popolo. :e, il popolo italiano l'a rtefice del suo p roprio destino. R icordate Scoppia la conflagrazione europea. L'Italia, colta di sorp (esa, dopo qualche giorno di es itazione, si rifugiò nell a neutralità.

[Cen111ra ). Poi, vengono i mes i della depressione morale Un popolo meno fo rte del n os tro, non si sarebbe rialzato. le rivelazioni sulla nostra impreparazione militare smorzano g li entusiasmi, frenano le impazienze.

[Ce11111ra] . T utto è da ri fa re. Alla crimi nosa negligenza degli uomini d i Stato, la natura aggiu nge un'alt ra delle sue spaventevoli catastrofi. t·anno incominciato trag icamente [ .... unsu ra]. lI popolo - nonostante l'azione energica delle minoranze interventiste - sembra giacersi inerte, nell 'attesa fatalistica che un destino qualunque si compia. Maggio sto rico. L'ignobile tentativo dei « parecchisti » scatena l'in. surrezione delle moltitudini [ .... unJ11ra] . E il popolo invoca la gue,rra, il popolo « imp one» la guerra ! 11 pop olo dà tutti i suoi .fig li. alla g ue rra ! Dall'Eur opa e dagl i altri continenti, tornano gli emigra nti a masse per off rire il sangue aJl:i. P atria. I volonta ri sono una moltitudin e. Se l'Italia Io volesse, ne avrebbe un mil ione. I proletori di èue g ra nd i organizzazion i si dichiarano favorevo li alla guerra. Quando mai un

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OPERA O!llN IA DI BENIT O MUSSOLINI

popolo ha offerto simili'! spettacolo? Non è certo guerra di popolo q ue!la austriaca, p erc hé l'Austria-Ungheria è uno Stato non una Na.• zione - e un popolo austriaco n on esiste.

Ma fa guerra dell'Italia è stata voluta, è combattuta, sarà vinta dal popolo; da q uesto popolo che ha qualche volta gli stanchi abbandon i della gente che ha g ià vissuto m illenn i di storia, ma che trova poiforse nel suo stesso passato - fonti di ene rg ia insospl'ttata, pe r i suoi balzi ve rso l'avvenire

MUSSOUNI

Da Il Popolo d'Italia, N. 183, 4 luglio 19 15, H.

DALL'INTERVENTO
ALLA PARTENZ,. PER lL FRONTE 'J7

CHI L'HA VOLUTO !

... cenmra]. Ad ogni modo, mi pare altamente opportuno [.... cen• JtJra ,. J dimostrare a baJe di documenti che la coafìagrazione europea è stata scatenata dalla German ia, e che solo dalla distruzione della Germania militarista, l'Europa dissanguata può spe rare un lungo periodo di t ranquill ità. E ormai conyenuto, è ormai «pacifico», per dirla con una parola che ha in questo momento un certo sapore di iro nia, che la Germania è l'unica e diretta responsabile di questa guerra; ma quello ch'è men noto al pubblico è che la Germania - durante un quarantennionon ha fatto che prepararsi alla guerra di aggressione e non ha avuto - nella politica delle sue classi dominanti - che uno scopo, un obiettivo, una meta: la guerra.

Io prescindo - qui - dal movimento teorico pangermanista, quantunque la sua influenza nella determinazione delle direttive della politica estera germanica sia stata semplicemente enorme. Pensate che durante un mezzo secolo sono usciti dalle univers ità tedesc he centinaia di mig liaia di avvocati, medici, teologi, scienziati, uomini di Stato, diplomat ici, giorna li sti, tutti convin t i discepoli e Zl:'htori delle dottri ne di H. Chamberlain, Treitscke, von Bernhardi e comprenderete come il pangermanismo non sla rima.sto confinato nei libri o nei cenacoli degli intellettu:1li, ma sia diventato una f ede religiosa professata da quasi tutta la popolazione, compresi i socialisti.

Ma io voelio occuparmi qui di fitti e fatti del Gover~o germanico per documentare la mia affermazion e: che - cioè - per un quarantennio la Germania è stata una minaccia perenne per la libertà e per l'i nd ipend enza dei popoli. le vittorie del 1870 inebbriarono i tedeschi. l'oro francese - iniettato .1. m iliardi nell'o rgani sm o della giovane economia tedesca - aumentò la potenzialità industriale e commerciale della Germania. Le socictà per azioni che nel ventennio 185 1-1871 erano 200 per un capitale di duemilaquattrocento milioni di marchi, salirono nei soli quattro anni successi1'i a 857 con un valore totale di tre miliardi e trecento milioni. La guerra del 1870}71 venne considerata in Germania come la prima tappa della conquista del mondo. Ma la Francia mutilata, la Francia priva di Metz che lo Stato Maggiore tedesco definiva « una pistola puntata sulle tempie del n em ico », la Francia andava ra-

ij

pidamente riab:andosi dal gran colpo che l'aveva abbattuta E allora, la G ermania, nel 187 4, minacciò una nuova gue rra col pretesto che.. · cattolici fra ncesi appoggiavano i cattolici tedeschi Il Gran Cancelliere Bismarck dichiarava all'ambasc iatore francese Gontaut-Biron ch'egli era deciso alla guerra. Nel mese di marzo d ello stesso anno 1 8 74 corse la voce che la Germania intendeva an netterli il Belgio e il nord della Francia. Come si vede, il sacrificio del Belgio era da tempo premeditato !

Nd 1875 - nell'aprile - nuova m inaccia di guerra. La Camera

Francese aveva votato un progetto di legge per la riorganizzazione dei quadri e degli effettivi, L'ambasciato re tedesco Radowitz ne pren dC\'a motivo per dichiarare che « politicame nte, fi losoficamente occorreva <he la G ermania attacca5se 1a Funcia prima che rifacesse 1e sue forze e stringesse delle alleanze » . La guerra pare\'a inevitabile. Si ebbe un intervent o in senso pocifista della reg ina Vittor ia d'Ing hilterra che f ece sapere - per m ezzo de ll' am basciatore Lord Russcl - a G ug lie lmo I « ch'Essa non avrebbe to llerato che la pace fosse turbata ». D i lì a poco, l e n u bi d ilegua rono, ma l' eterna minaccia tedesca, costrinse la F rancia a muovere un primo passo ,•erso la Russ ia. Siamo al 1878 la German ia reclama il controllo europeo sul trattato russo-tu rco di Santo Stefano. l e Potenze si riuniscono a Berl ino e il Congresso si ch iud e con un cla· moroso successo della polit ica bisma rckiana. L. Russia si vedeva spo· gl iata de l premio delle sue vittorie, me n t re l'Austria occupava I.a Bosn i.1.Erzegovina. Bisma rck raggi ungeva due ? bic;ttivi; primo; faceva dime nticare ali' Austria la sconfitta di Sa dowa ; secon do : spingeva l'Aust ria verso g li sla vi balcanici e verso Salo nicco.

D a a llora ad oggi, l'Austria-Ung heria n o n è stata che la l onga man11s della Germania nella peni sola b.aka nica: il trattato seg reto aust rogerman ico firmato il 7 ot tobre 18 79 st r ingeva quell'all eanza che resiste anche oggi e: ha fatto dei due I m pe ri un blocco solo Ambizio ni polit iche ed armamenti procedono di consen:a : nel 18 80 una legge mili· tare aumenta di 27 m ila uo mini gli effettivi ann ui ordinari. N el 1886 Bisma rck fa votare una n uova l egge m ilita re. N eUo stesso anno un Jenenle colon nello tedesco e un magg i o re parlano di una immi!lente g uerra franco-tedesca e ne dimostrano l' assoluta necessità . Bismarck sembra dello stesso parere. In un d iscorso dell'll gennaio 1887 il Canceliiere dichiarava :

« Il g iorno in cui rientrertmo a Parig i ci sforzer emo di mcttue la Francia almeno per tcenfanni nell'impossibilità di :igg.rMirci •

Comincia un periodo di in aud ite provocazioni tedesche, alle quali la Francia pacif ica e desiderosa d i ev ita re la guerra, risponde con dig nità e con u na moderazione eccessiva, Bismarck, che si era gettato

DALL'INTERVENTO
ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 59

sull'affare Srhnaebelé per provocare il conflitto, èeve disarmare dinanzi al contegno della Francia eh, sgaarniva le f romiere d e/t'est per non raccogl iere la provocazione ed e vitare il piège teu tonico. Coll'av \'en to di G uglielmo Il, i propositi aggressivi della Get mania diventano più audaci. Il cancelliere ( aprivi - successo a Bismarckdepone il 24 giugno 1890 un progetto di legge militare che deve permet te re agli eserciti tedeschi di « va rca re immediatament~ l e frontiere». L'attegg iamento della German ia, ch e non nascotJ.deva più le sue m i re di egemonia europea, spinge Francia e Rus5ia all'alleanza che vie-ne firmata il 27 agosto del 1891. L'alleanza e-ra s~mplicemcnte d ifensiva. lo stesso Caprivi lo dichiarava in pieno R eichstag. ma due anni -dopo egl i prcsclltava un nuovo prog etto di k gsc che aumentava gli effettivi m ilitar i di 60 mila uomini. M entce in F ra ncia, il desiderio della f'ét ·,m che di ve nl"ava semp re più platonico e letterar io, la German:a si a r• ma va anche p er m,m. La Francia co nquistava delle colonie in Af tica e in A sia, m a i.:iò n o n indi sponeva anwl'a la Germania che p rc frri\'a « la• scia re al g allo fran cese la p ena d i grattare la sabbia africana ».

Sul fi n ire dc.-1 serale l'ideologia pange rm anista fa nuovi progress i, Esce a Berlino un opuscolo 5cmazionale, anonimo, dal titolo: L'Impero tede;ro V.:f'IO ii 19 50.

"' v ...r,-{'J la metà del 5ecolo XX - scrive il pangermanist~ - dut gruppi 53 ranno costituiti nell'Europa Crntrnk.. Uno po litico o Confederazione g C'rm.mica abbia-n eri !"Im pero tcdc:;co, il Lussemburgo , l'Olanèa, i[ Belgio, la Sviueu IC· de5ea, r A u~trla-U nglieria .... I.a Germania avrà a ll ora 86 milioni di abitanti r il territorìo c.x:ouo mico sottomesso db sua azione cornmi::rciale diretta cuntt"fà 13 1 milìon i dì co nsum~to rL. Senza dubbio, i tedeschi non s:iranno soli a popolar~ il nuovo impc ru; ma essi s oli govcmcnnno, essi soli god ranno d<:i diritti politici, so lo e.~si servir3nno nell' esercito e nella marina, solo essi r otr~nno .:om~ rare kr re11l Es~i avra nno allora, comt nel medio-evo, il sentimrnto di esse.e un /'O· polo di padro11i.. . Essi t ulkr~ranno tu t1.1v i3 che i l.wod inferiori siano eseguiti dag li suanieri viven ti sotto i l dominio " g-E-rmanico " ~.

L'op uscolo in questio ne è anonimo , ma esso esp one idee lungamen te diffuse e gen e ralm en t e accettate. li genera le Osterley, ch e nclb g uerra attuale ha ottenuto la croce di f e rro di prima classe, ha dichiarato che « l'annessione del Belgio e dell'Olanda s'imponeva per tc11t rc i l coltello .rott o al naJo della perfida e vile Albione ».

In un altro opuscolo pubblicato all'in izio del nostro secolo la Leg a Pang erman ica esponeva questo prog ramma :

• Noi non esitertmo a suappart alla Pcancia t alla Rus$ia [un.ghe st riscic di tenitorio.... ».

E il Kaiser come parlava?

60 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
I l i

Il l " ma.rzo, all'inaugurazione del forte Haseler, cont ro la F ra ncia G uglielmo II p roclamava :

« fo ti battezzo, forte H nsel~. T11 t,irai ,hiamato " proUggu , I, umq11is1, J, lla Gtrma11 ia dai JJH;Ì ntmid J , Jr ovt1t

La F rancia, che vedeva semp re più vit ina l'a,ggressione germanica , strinse nel 1904 un accordo coll' Ing hilte[ra su queste basi: la F rancia riconosceva l'occupazione ing lbs, dell'Egitto, l'Ingh il te rra s'impegnava a non ostacolare la penet razione fra ncese al Ma rocco.

L'aj faire C.:el Marocco che parve dovesse anticipare di d ieci ann i la conflagrazione mondiale, merita una t rattazione più diffusa. t! storia <li ie ri, ma non è inutile ricorda rla,

M USSOLINI

D a 11 Po polo d'Italia, N 184, 5 Juslio 191 5, H

DALL' INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 6 1

LA « REAZION E » ALL'OPERA

Nessu no cada in jnganno. N on pa rlo della reazione bo rghese. In ItaJia è stata sempre un fenomeno p asseggero, una follia subitanea, toslo guarita e sanata da un'am nistia sovrana Parlo della « reazione >> social- pacifista che, abortita in Germania, ha portato il suo quart iere generale a Berna e allunga i suoi tent acoli anche e sop ratutto in Italia. Non p er nulla i socia listi milanesi - d op o gl i allori conquistati con lo .sciopero generale prima della guerra - vogliono - ora - passare alla storia della fu tura I nternazionale teutonica accodandosi alle pecore più o meno scabbiose che belano di pace [ .... censura]. E Mila nosocia lista - pone aH'ord ine del g iorno della sua assemblea il comma : « Mov imento pro p ace in Germania ». L::i. m istificazio ne no n Potrebbe essere più miserabile. Tutti san no - anche gli sciacalli del social-neut ralismo milanese -che un movimento p ro pace in G e rman ia n on esiste. Le ultime decisioni delle F ederazioni Socialiste, il linguaggio della stragrande maggioranza dei giornali, il \'Oto della Commissione del P artito riun itasi a Berlino, l'atteggiam ento de lla Conf ede razione Generale del Lavoro to lgono og ni dubbio al r iguardo. I soc ialisti del Wmtembe rg - r ap presentati dal deputato Kolb - a ffermano che « i social isti debbono r inunz iare a q ualsi asi campagna cont ro il mil ita r ismo prus• siano e abbandona re il loro antico programma relativo alla creazione delle m ilizie)>. I socialisti d i West falia - regione em inenteme nte proletaria - han no r eso di pubbl ica r agion e una di chi.1razìone colla q ua le essi « condannano nel modo p iù energico il contegno di Bemste ìn, d i Haase e di Kautsk y. Chiedono a l Comitato del Pa rtito e a l Gruppo misure rigorosissime cont ro di ess i. L' onore, la fie xezz.a, la di5ciplina del Partito Socialista teè.esco lo esig ono». U n a Commissi one del Partito riunita5 i a Be rl ino « ha condann ato le mene occulte di certi social isti e sp ecìaLnente l'atteggiamento d i H aase » e l'A vanti !, che dà la notizia senza un rigo d i postilla, non si accorge - evidentemente - che quel p iccolo t elegramma gli distrugge l'articolo di fondo.

Quanto alle organizzazioni d i mestiere, il K orrespondmzblatt - organo u fficia le dell e medesime - ha d isapprovato esplicitamente la tesi paòfista. A che s i riduce - allora - quel « movimento » che i socia1neutral isti vogliono trapiantare in Italia? A un tentativo di una esigua

PER IL FRONTE 63 minoranza, riparata , in Svizzera. Tentativo che non è si nce ro, in quanto non è inspirato dai << principi » sup remi del socialismo, ma da cont ingenze d'ordine materiale, come la situazione at111almenle favorevol e degl i eserciti tedeschi, su llo scacchiere orientale. Sta di fatto - insomma - che se gl i eserciti tedeschi non fossero stati vincitori in Galizia, i signori Kautsky ed Haase non av rebbero fatto nessun « pro nunciamento» e la Direzione del Partito avrebbe lasciato, per chissà quanto tempo ancora, custodito nei propri scrigni , il gran de mani(esto gesuiticamente pacifondaio. Basta fissare l'epoca in cui il bubbone pacifista è scoppiato in Germania, per capire la natura, l'origine dcll'infez.ione. Solo dopo 1a vittoria in Galizia e l'intervento del l'Italia, che - perònon è ancora in guerra dichiarata colla G ermania, i social-pacifisti d ella Teulonia hanno detto: « Ecco il momento opportuno! La Germania ha \ into ancora una '\'Olta ! Il blocco austro-tedesco è territorialmente intatto! Jl domani è oscuro, ma, ogg i, la G e rmania può dettare la pace. Proponiamola! Gettiamo il nostro piccolo colpo di son da fra i popoli nem ici! L'Impero non osteggia la nostra azione, pe rch é, in fondo, è una pedina de l " suo" g ioco.... E poi le nostre int enzioni non sono erccssive Fallito il tentativo - rir cttercmo la co lpa sui popoli d ella Quadruplice - e torneremo compalci sotto la bandiera del Kaiser ».

Or bene, vi sono dei ciechi - volontari - in Italia che si ostinano a non vedere il trucco ordito da i G enon en Anche Hervé fa delle distinzioni e d elle co ncessioni. Non è necessario esse re « agenti del Kaiser » , per fare gli interessi della Germania, che - « in questo momento >> - sarebbero conven ientemente tutelati dalla pace. Ma io lascio volentie ri Hervé alla sua illusion e, che avrà la durata delle rose. Per aie - e non sembri un paradosso - il f enomeno del pacifismo teuton ico è un fenom eno d i reazione più per icoloso, e più infa me, di quello della Santa Alleanza. Chi vuole il ristabil imento in Europa di uno 11atu quo simile o d affine a quello d ella « pace armata » è un reazionario abbomine vole, un incosciente, un perverso. La parola d' ordine dei rivolvzionari che non temono le catastrofi sociali, ma le affre ttano, non può essere in questo momento che una sola : g uel'ra ad oltran za!

Delle due l'una: o la guerra, prolungandosi p er anni, conduce alla rivolta delle masse e allora io non comprendo perché i socialisti debbano deprecare questa eventualità; o la guerra - come è probabile e da auspicare - si conclude in t empo relativamente breve colla sconfitta della G erma n ia1 col ristabilimento del principio di nazionalità e allo ra il campo delle lotte di classe sarà sgombro da un elemento perturbatore e la classe operaia potrà giungere alla realizzazione dei suoi ideali. Ma l' ipotesi spaventevole, che la mente umana non può prendere in esame senza un moto istintivo di ripugna nza e d i raccapriccio, è l'ipotesi di

DALL'INTEllVEN70 ALLA PARTENZA

una pace prematura che lasci le cose al punto di prima. Una pa ce cioè che ci riconduca alla gara degli armamenti e - qn in di - a una nuova guerra. Ora la pace patrocinata e vagheggiata da ll'ovi le bernese, cui fa eco - comp iacente ..:... l'ovile di San Damiano, è la pace reazionaria anti· sociali sta, anti-umana p e rché è la pace nec essariamente germanica.

Ma come! Da dieci mesi corrono fiumi di sangue, si sono ammu cchiati i cada veri a milioni e poi - domani - l'Europa dovrebbe essere uguale :i. quella di ieri , con una Polonia smembrata, con un Belgio forse non completamente evacuato, con una penisola balcanica in fermento , col Kaiser ancora o nniposse nte a Berlino, con Francesco Giuseppe a Vienna, con Maom etto V a Costan tinopoli, con cento ques t ioni rimaste in sospeso pe r fornire il pretesto a un'altra non meno sang uino sa conflagrazione - che i socia l isti di Germ ania non riusci rebb ero cerio ad impedire in q ua nto l' av reb bero - colla loro pa ce prematuraresa inevitabile?

Basta porsi questi interro,gativj per rispondere 110 a quanti, interessati o in buona fede, rifischiano in Italia l'<( arietta>> della pace tcuto· nica. Fortun:.tamente, il popolo itali ano è sordo a queste suggestioni menzognere che scendono dal nord e, avanzando eroicam ente oltre lson zo , aspetta - colla vittoria d elle sue armi - l'a•rvento della pace.

Tutto il resto è accademia in utile o ignobile speculazione. MUSSOLINI

OPERA OMNIA DI BE?-: ITO MUSSOLINI
a li P0polo d'lt<J!ia, N 187, 8 luglio 19 15, 11 , I ,j l
D

LA PROVOCAZIONE TEDESCA

All'indomani deila firma degli accordi franco-inglesi pe[ la ques t ione del :Marocco, il Governo tedesco non sembrò molto pceoccupato. -1i.1 Reichstag il CanceJlicre principe di Bi.iluw dichiarava:

., Noi no n ab bi~mo ragione alcu na di credere che l'accordo fran co.ins lcse sia d iretto contro qualche altn. Potenza In q uanto concerne iJ. pane c:ip 11:ile di questo accordo, ciot il .Muoc,o, i nost ri interessi in que l p;1.~se, co me, d '3I. tronde, in tutto il Mediterram-o, sono d'o rd ine pz incip~ lmente tConomico. t.fa noi non abbi.tmo n ess un mot ivo di r itenere che t noHri interessi economici siano daruieggiati o feriti da una Patema q ualsiasi ».

Ma a questo ling uaggio ipocritamente misurato de l Cancelli ere fa. ccva netto contrasto l'attegg iamento d ei pan germanisti. Costo ro vo levano che la G ermania intervenisse direttamente nelle faccende ma rncch ine. I tedeschi rcsidènt i al Maro cco non e rano molti: nel 190 1 ernno l 90, scrondo una statistica pange rmanista, ma occorreva approfittare dell'occasione -p er mostrare ancora una vo lta i denti alla Francia e cost r inge rla co ll'intimidazione e il ricatto a cede re dinnanzi alla G errr.an ia.

1·agi tazione - condotta con u na vivacità senza precedenti -· culminò nel l'Indirizzo che l'Associa:z:ione, r iun ita in assemblea a Got ha, mandò al Cance lliere Il principe di BUJow - sotto l'impressione d c!l"opinione pubblica pangermanista - n ella sed uta del Re ichstas del 13 a prile 1904, rispose in forma indiretta all' Indirizzo di G otha chiedendo se « la G ermania dov eva dunq ue sg ua ina re la spada nel caso che 1a N a ncia resp ingesse le ·ptetese della Germania nella questione m arocchina». M a questo dubitativo di Bi.ilow non fece che eccita re ed esasperare i pangenm.ni sti Nei mesi successivi la cam pagna p er l'inte rvento al Marocco crebbe ancora di intensità. La social-democrazia, come sempre, tene,•a un contegno ambiguo. I revisionisti dei Q rwderni Mensili Socialisti erano favorevoli all'inte rvento; il Partito non Io dichiarava, ma lo face va capire. Certo è che Augusto Bebd rion ten ne in quell'occasione il conteg no di Giovanni Jaurès. Se la social-democrazia lo avesse seriamente vol uto, av rebbe potuto parali12are lo sforzo pangermanista.

Invece, i pangermani~ti. riusc irono nel loro in.tento e nel ma rzo del 1905 si ebbe un colpo di scena che mise ancora una vo lta l 'Europa

sull'orlo estremo della guerra. li Kaiser sbarcò improvvisamente a Tan· geri e dichiarò in un discorso che egli difenderebbe [.rfrJ g li fo tetessi tedeschi al Ma rocco e no n tollerereb be [tic] che una Potenza s'interpo· nesse fsfrJ fra lui e il libero sovrano di un paese indi pendente , il sul· tano del Maro cco. La provocazione diretta contro la Francia era evidente, ma la Frcmcia che non era preparala alla guerra dovette ch inare il capo e intavolare delle t r attative diplomatiche. Queste trattative lu ng he e penose si conchìudevano n ella prim.1 fa se coilc d imiss ioni del min istro degli esteri Delcassé, volute e imposte dalla Germania e - anzi - dal K aise r, pena la guerra. Dopo due mes i dal ri tiro di D ekassé - e cioè nell'agosto 2d 1905 - una n uO\'a ]egge militare tedesca aumentavr gli effettivi ordi11ari d i 38 mil'1 11omi11i, p ortando gli ef/e!Jivi di pace ,1 505 mila e q11elli di t"erra a 5 milion; e 400 m!la 10/dati , N el settembrr, la Francia accettò la Con ferenza europea ad Alges iras Nel f rattempo l'Ing hil terra si en avvici nata alla Russia e tutt e e due qu este grand i Po tenze e rano det."ise a sostenere - nella questione del Marocco - il pu nto Ji v ista fra ncese.

L'Italia - l egata all a G e tmania - si accingeva a fare uno dei suoi «giri d i valzer », ma, in realtà, l'lt.1.lia contribuì molto alla soluzione p ac ifist,1 del conflitto. Mentre i diplcm atici ,... lfopci iniz iavano fo. discussione ad Al gcsiras, il 26 ot tobre, il Kaise r prommciava, in una riu nione deilo Stato Maggiore genera.le dell'Esercito, queste memorabili parole :

« Voi ,n·ete visto, o signori, in q uale posizione ci troviamo dinanzi al mondo ; quindi : hurrà per la pofrere a.ffiut/,1 e la 1pda affilata

P ochi m esi dopo - 11cl 1906 - una legge nav:alc votal a alla quasi unan imità aumentava di \10 terzo i crediti per la ma rina.

L' Inghilterra propou 1ma ruiproca riduzione degli ltfmamenti, ma la Germa11ia dichiflrò che J'idea era aJJmdi:i . l e discuss ioni di Algesiras condussero nel 1907 ad un compromesso fragil e che rin viava a più tard i la g uerra. I! ministro Picquart d ovette traslorare nel sud un general e che si era permesso di accennare all'eventualità della g uerra. In I talia è avvenuta 1a stessa cosa con Asinari di Bernezzo. La Francia subiva i ricatti germanici , come noi abbiamo subito - in quantità maggiorequelli austriaci, Nel novembre del 1908, nuovo incidente marocchino per i « disertori di Casablanca » , nuove convenzioni franco.tedesche e n uovo trattato che migliorava q uello di Algesiras. Ma l'arre ndevolezza tcdesr a era sospetta. Ciò che fermentava nelle sfere governative, militari e d inastiche tedesche e ra espresso dal genera le Schlieffen , in un articolo sensa.:ziona1e, anch: perché pub blicamente approvato dall'Imperatore:

"' Un duello è impegnato Ira fa Francia e la Germania: la p:1ce di Francoforte - solo in apparenza - ha conchiuso la l otta; malgrado fa tregua

66 OPERA OMN l A Dl BEN ITO MU SSOLINI
I

d'armi la gu~rra è coMinuaca allo stato lattnle e continuerà sino allo scoppio decisi\'O ».

Nel 1909 alt ro grande colpo d i scena. L'Austria-Ung he ria s i a nnetteva la Bosnia-fazegovina; la Russia non ancora riavutasi dal colpo g iap· poncse, sotto la minaccia tedesca dovette rassegnarsi a l fatto compiuto. Il Drang ,wch oJten riceveva un principio di realizzazione. La via su Salonicco era aperta ! L'Austria si slavizzaya ! Come 1a Russia, così l'Italia dovette sottoscr ivere la violazione del trattato dì Berlino compiuta dall ' Aust ria e tacere. Fu l'annessione della Bosnia-Erzegovina che pose chiaramente dinnanzi all'Europa il p erico lo austro- tedesco.

l'Inghilterra aumentò - a malincuore - secondo le dich iarazioni del Primo Ministro, jJ suo budget pec la marini e si avvicinò ancora di più alla Russia. La Triplice Intesa era nata

Il ca rattere di questa alleanza era difens ivo, tanto che il M in istro della gu erra tedesco dich iaravl pubblicamente « che nessuna Potenza europea desiderava o cercava una guerra cont ro la Germania >>. Ed era 1a verità , che si completava col fatto che la Germania desiderava , cercava , si preparava alla guerra. Difatti: nel 1911, nuovi aumenti dcsli effett ivi, 17 mila uomini in più dèl contingente a nteriore; nel 19 12, 3:; mila uomini in più. e uno stanziamento ordinario di 650 milioni di marchi; nel 191,; - complice 1a sodai-democrazia tedesca - nuovo aumcnto di 1:;s mila uomi ni , stanziamento normale di 200 milio ni e contr ibuzione straordinaria di 1000 mil ion i che i deputat i social-demo• crat ici regolarmente votarono, pur non ignoran do che tal e misurn era il preludio della guerra imminen te l a complicità. della social-democrazia col Kaiser è, dunque, precedente al voto famoso del 4 agosto. Si capisce che con un esercito sempre più ouJillé e numeroso, la Germania non aveva ritegno nella sua politica di provocazione.

Nel 19 11, il Governo tedesco piantò una nuova g rana a l Marocco 11 1° luglio il Pantera entrava nel porto d'Agadir. Emozione universa le. La G erm3nia gettava, secondo la formula bismarckiana, n el paniere della ca rta straccia i precedenti accordi del 1907 e del 1909 e doman . dava alla Francia una zona d'influenza al Marocco con la base navale d'Ag a.dir e dei compensi per i diritti che la Germania riconoscerebbe alla Francia.

L' Jnghilterra fece delle rise r ve sul primo quesito, ma le trattative si svolsero tra Francia e Germania. Un terzo accordo fu stipu lato, n el quale abbondavano le clausole di favore pe r la Germania e, come ciò non bastasse, la German ia otteneva - a spesa di grazioso compcmsouna grande parte del Congo Francese. Il trattato di Agadir fu ratificato dalla Camera e dal Senato, ma fu detto - e non a torto -

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA
P ER IL FRONTE 67
6. •VIII.

che esso costituiva, dopo quella del '70, la più gr.mde umiliazione della Francia.

Siamo alle soglie dell'anno tragico. Lt Germ ania non potet)(J no11 pravornre /11 g11erra. Con quara nt'anni di lavoro assiduo, paziente, osti. nato, la Germania aveva montata l'enorme macchina del suo militarismo aggressore; montata la macchina, a un certo momento, essa do, eva ent rare in fonzione, quasi automaticamente. Doveva mettersi in moto, p er una necessità assoluta.

La storia del quarantennio Hl70-1911 può venire scheletricamente riassunta così : la Germania provoca e si arma; la Francia - pacificafa del m ilitarismo« sociale», r iJuce la «ferma», accetta le intimazioni teutoniche ne lle piccole e nell e g randi questioni.

Per l'affare Schnaebelé, la Francia 1gutirn iJCe l~ fronti ere dell'est; per l'affare del Marocco, licenzia D eklssé, prima; cede il Congo, poi. La Fra ncia non voleva la guerra. Ma ora che la tremenda pa rt ita è impcgnlhl., e in cond izioni favorevoli, sarebbe stol to c rim inoso interromperla prim:\ di aver messo l e1 Germa11ia nel!'impoSJibilità m1ol11ta di 1111ocere Solo cosi il sangue di milioni di uomini nor. .sarà stato sparso i nvano,

MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 188, 9 luglio 19D, 11.

68 OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI
j j l J

IN TEMPO OPPORTUNO

Io penso che, a guerra fini ta, bisognerà ono rare nel modo più degno la memoria dei cospiratori di Scra jevo e credo che bisognerà inseri re i nomi di Princip, CabrinoviC e compagni nel g rande registro dei be· nefatto ri del genere umano. Non comprendo come, in occasione dell'anniversario tragico, si siano lasciati nell'ombra i giustizieri che spensero - nella Yecchia città se rba - Ja coppia arciducale.

Mi permetto di riparare alla deplorevole d imenticanza e amo credere si tratti d i negligenza e non di premed itato obli o. Gl i italiani, i fra n<csi, i belg ì, i serbi, g li i nglesi debbo no serbare sensi <li gratitudine viva per g li assassini di Serajevo: grazie al loro coragg io e al loro ,gesto p ro\'Vi· denziale, l'Europa e il mondo sono sfuggiti al pericolo della con quista german ica Fra qualche anno sarebbe stato t roppo tardi. C'è o ci deve esse re nella concatenazione straordinar ia d egli avvenimenti uman i il segno di una volontà superiore, misteriosa, ma onn ipossente. Gli antichi 1a chiamavano Fato. I mo~-erni la chiamano D estino. Princip e (abrinovié ci appaiono come gli strumenti di questo Destino. Essi sono venuti al momento buono, all'ora SC'gnata : la rivoltella di Princip e le bombe di 4brìnovié banno colpito giusto e non potevano non uccidere. la situazione doveva precipitare: sull'orizzonte europeo si accumu lavano da mollo tempo le nubi; l'aria era piena di elettricità: bastava un <( contatto» per scatenare l'uragano.

Grazie a Princip e Cabrinovié anche la conAagrazione europea è scoppiata al momento opportuno, né troppo presto, né troppo tardi. Io mi domando in qual modo l'Europ a avrebbe potuto salvarsi fra qua lche anno dalla conquista e dalla tirannia del militarismo prussiano Ormai s i conosce fa profondità, l'esten5ione, la potenza e l'audacia della penet razione« pacifica» della Germania in tutto il mondo. Non vog lio citare g li Stati Uniti, dove l'elemento tedesco è cosl forte da imped ire a Wilsoo qualsiasi azione che sia un po' meno platon ica dell'invio di una « nota». Ma anche nel nostro vecchio continente l'influenza tedesca nella vita inte rna: dei popoli non potrebbe essere più palese e più esiziale. La Russi a - per cominciare la serie deg li esempi dalla più g rande nazione europea - conosce oggi i pericoli della penetrazione pacifica ted esca. B ormai assodato che le sconfitte in Galizia non sono dovute

soltanto al difetto di munizioni, ma anche al tradimento di parecchi generali dal nome e dall'origine tedesca, come Rennenkampf . Sta di fatto che la Russia a ndava lentamente «tedeschizzandosi». Nei piccoli paes i, come l'Olanda, la Grecia, 1a Rumenia, 1a Germania è onnjpossentc. Sono nazion i ormai conquistate. La vit a p olitica de1Ja Grecia è ndk m ani di un tedesco. In Rumen ia, i tedeschi imperano. La situazione ante·beilmn può essere prospetta ta in questi termini: quasi tutti gli Stati M aggio ri degli eserciti europei erano tedescofili, in quanto il militarismo prussiano è il militarismo tipo, archetipo, il mil itarismo per definizione, insomma. La tedescofilia degl i Stati .Maggiori era un omaggio alla Germania: g li spionj facevano il resto. La storia dello spionagsio tedesco nelle zone di confine, è strabili ante. Se non fosse esaurientemente documentata, sarebbe incredibile. Fra qualche tempo la situazione sarebbe di\'entata infinitamente peggiore e cioè : g li eserciti minati dallo spionaggio e dalla corruzione ted esca; l'industria infeudata dai tedesch i ; le banche i de-m; i terreni di confine in possesso dei tedeschi; giornalismo pagato dai tedeschi. Nel 1925 l' Eu ropa sarebbe stata cosl permea~ e saturata di t edesch i, da rendere assolutame-nte t rionfale la marcia dei loco eserciti. L'Europa inlua avrebbe subito il deJJino del Belgio. La r esistenza imp rovvisa e caotica non sa rebbe valsa che come giustificazione delJ'impiego su larga sca la dei « metodi di guerra»: i popoJi d ecimati e terrorizzati avrebbero dovuto piegare alla legge del più fort e, dettata da Berlino, capitale d el Nuovo sacro romano impero. Se è cosl difficile per l 'Europa salvarsi adesso dalla dominazione del Kaiser, sarebbe stato impoISibi/e fra dieci anni

Ecco perché bisogna ricordare e onorare Princip e Cabrinovié. Il lo ro gesto può aver scatenato la guerra, ma la guerra - a nticipatapermet te all'Europa coalizzata di schiacciare gli austro-tedeschi, mentre - di qlli a poco - gli austro-tedeschi avrebbero schiacciato l'Eu ropa. Sian lodate la rj voltella di Princip e la bomba èi Cabrinovié !

MUSSOLINI

70 OPERA OMNIA DI BENJTO
MUSSOLINI
Da lJ Popolo à'ltalià, N. 189, 10 luglio 191'-, li.

POPOLO E BORGHESIA

A titolo di pregiudiziale, sia pure teorica, esiste in Italia una borghesia, che abbia i requisiti economici, storici, morali e la coscienza dei suoi interessi e della sua missione? C'è in Italia una «borghesia)> nel senso marxista della parola? Basta possedere de i mezzi di produzione o di scamhio, per acquisire l'onore e l' onere di essere catalogati fra fa borghesia? O non ci vuole qualche cosa in più?

Io credo dopo tutto che la d iscuss ione sia accademi ca. La c ritica economica più recente ha fatto giustizia dell'internazionalismo della borghesia, come l'attuale tra,gica esperien za ha demolito il fragile castello dell'internaziona li smo proletario.

Ogni Nazione ha la sua borghesia. li concet to di « borghesia »come quelli, ad esempio, di razza, uman ità ecc. - non è rigido, fi sso, r iconoscibile, identificabile in ogni tempo e in ogni luogo. Non è una verità geometrica, ma una verità ambientale.

Quando io d ico triangolo, la mia men te individua subito un poligono che ha tre lati e tre angoli e non può avere che tre lati e t re angoli, ma quando dico « borghesia » io esprimo un concetto elastico, che può avere un « dato )> fondamenta le, ma caratteri differenzial i da tipo a tipo e, qualche volta, antitetici l'uno coll'altro. P retendere, dun'lue, di scindere l' umanit à in due classi « geomet riche » può essere ut ile ai fini della dottrina astratta, ma la realtà è diversa. N ella realtà va ria , multiforme, dinamica, il «tipo» non esiste: tutto è sfumatura e « approssimazione». E solo ragionando p er «appross imazione» che si può divìdere la società italiana in : popolo e borghesia. Ci so no - per usart' una terminologia un po' démodé - i ricchi e i poveri. Quelli che hanno dei « beni » (terreni, fabbriche, cas.:, miniere, bastimenti, roupom, ecc.), e quelli che vivono q uo t idian amente del loro lavoro e non posseggono nulla. Affibbiamo, ai p rimi, per semplificare il ragionamento, il titolo <<globale>> di «borghesia»; comprendiamo gli ultimi ndla parola bella e g rande di popolo I confronti sono odiosi, ma, come molte a.ltre faccende odiose, necessari.

Ora, la verità, detta senza eufemismi, è questa: mentre il popolo ita liano dimostra d i essere all'altezza dell'eccezionale momento stori co, la borghesia - salvo qualche lodevole eccciione - dimostra nel suo

complesso di essere inferiore alla situazione. Noi, dinnanzi al fatto della g uerra, abbiamo messo al secondo piano le nostre particolari ideologie politiche per ricordarci di esse re italiani e per agire soltanto ne lla nostra qualità fondamentale di italiani; i<< borghesi» antepongono, troppo spesso, la loro qualità di borghesi alla loro qualità di italiani. Esiste una « unione sacra » di popolo, ma la borghesia italiana s i estrania v olontariamente da questa unione. Il popolo dà tutto, la borghesia dà poco o nulla. Il popolo è generoso, la borghesia è tirchia. Lo spettacolo offerto dalle masse popolari italiane è stato ed è ancora semplicemente mera· , •iglioso.

Alle migliaia di umil i fi g li del popolo che si sono rovesciati a He frontiere orientali p er offrire il loro sangue alI'Jtalia, dovevano fare degno riscontro l e folle d ei r icchi che avrebbero dovuto rovesciarsi agli sportelli delle Banche per sottoscrivere - a condizioni, dopo tutto, d i favore - - i l Prestito N azionale. Ma la borghesia nostrana non fa <lei p:Hriottismo nemmeno quando sia premiato, coll'in teresse abbastanza remunerativo del 4,50 per cento ; il contrabbando che continua a ncora e a l quale si prestano fio r fiore di a vvocati, d i ingegneri e - naturalm ente ! - di commendatori, dava e dà molto di più. Anche in materia di denaro, è il popolo che dà la lez io ne e l'esempio a!Ja borghesia p avida e spilorcia. Sembra inverosimi le, ma, diceva Casanova, riferendosi ad altra maleri.1, nulla di più vero dell'in\·erosimile! Agli sportelli va Ia p overa gente; sono i facchini d i Savona che investono t rentamila lire della loro cassa, nel prestito nazionale ; sono i ferrovieri che chiedonope r lo stesso scopo - di poter stornare partite dei loro stipendi; e l'esempl ifi cazione potrebbe con ti nu.1.re attraverso la minuta cronaca delle cento città. la borghesfa invece nicchia ed ha bisogno di un pungolo morale, sotto la forma della.... d ilazione n~Jla chiusura del p restito. Anche le sottoscri.zioni nell e diverse città d' ltalia sono altrettanti indici seg nalatori di questa insufficcnza e deficcn za morale e politica de lla borghesia.

Eccettuata Milano, che segna i m ilion i, nelle altre città la sottoscrizione agonizza nelle migliaia di li re. Bologna, ad esempio, città r icca, non è ancora alle 400 mila ]ire; Cremona, facoltosa, non è alle ,o mila; né me~o irrisoria è Ja cifra raccolta a Fe rrara e Padova, città dove i milionari abbondano,

Farò, un altro giorno, delle considc ra.zioni p iù diffuse sulle contribuzioni date dalle città d'Italia Ma la r ealtà che può essere g ià denun· ciata è questa: le classi abbie nti italiane non offrono alla Patria nem. meno il denaro

E dopo questa constatazione, io aggiungo, che il fenomeno, se n on mi sorprende, certamente non mi addolora, IJ Governo può, quando

72 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNl

voglia, ricorrere ai mezzi energici per t ro vare il d enaro necessa rio alla g uerra, pe r cui, l'avarizia esosa d ei n ostri borghes i, n on potrà inftuire menom am ente sull'indirizzo e. sui risultati della g ue rra, Ma se la taccagn e ria borg h ese rivelasse il proposito sin istro di <<sabota re» fa g uerra , r idu cendola a una g uerra di sem p l ice occupazione territoria le, noi vig ileremo p erché il p iano sia sventato e la p rima guerra d'Itali!1 assuma veramen te guell'amplitudine morale e materiale che noi abbiamo vagileggi::ito e voluto. Comunq ue, quel miscug l io ete rog eneo di ceti al q uale noi abbiamo dato il nome riassun tivo di «borghesia », sì avvia al su icidio Quei signori non han volu to la g u erra: questa guerra non è la « lo ro » guerra. :B la nostra . Ora che la guerra è sco ppiata , il popolo dà - con entusiasmo - tutto il suo sangu e e tu tto il suo d en aro ; q uei sig nori danno pochissimo sangue e an co ra meno d enaro. La « borg hesia » ital iana si esil ia t:lalla Pat ria nell 'o ra su p re ma. Beniss imo. E aperta s in t:la oggi la successione.

La Pat ria di domani , l'Ital ia di doman i, appa rterrà di diritto e d i fatto , a co loro e soltanto a coloro che hanno off erto alla guerra il den a ro ed il s.angu~

Gli alt ri - quei signo ri - sa ra nno violentemente cacc iat i via d alle loro posizioni « economich e >> e pol itiche.

Come l'oggi, anche il domani dell' Italia, sarà del popolo. Gli as· senti h ann o torto, ogg i, m a a\·t anno a ncora più to rto d omani.

DALL'INTERVENTO ALLA P ARTE NZA PER IL FRONTE 73
MUSSOLI NI 0 2 Il Pop olo d' I111li11, N. 191, 12 luglio, U.

LA CADUTA DELLA BASTIGLIA

Persone del dramma; monarchia, borghesia, popolo. Data: 14 luglio 1789. Ricordiamo. Dopo due mesi dalla convocazione degli Stati Gene rali, la Monarchia dei Capeto sembra più che mai refrattaria aUo spi rito dei tempi. nuovi. La seduta reale del 23 giugno disillude il T erzo Stato. Il re dichiara nel suo discorso, che i diritti feudali sono inviolabili. G li elementi avanzati della borgh esi a, prendono atto e si preparano. Sorge a Versaglia il Club .Breton, destinato a trasformarsi, più tardi, nel Club dei giacobini. la Monarchia, a su.i. volta, organizza il colpo di Staio. Obiettivi: scioglimento dell'Assemblea Na zionale, repressione nel sangue di ogni movimento insurrezionale a Parisi, arresto e condanna a morte dei capi della Rivoluzione. Secondo la parola di Lafayette i capri espiatori dovevano essere dodici. Luigi XVI ordina ai primi di lug lio la concentrazione nei dintorni di Parigi di 35 mila sold:iti. I propositi sono definiti. I comandanti noçi li nascondono. « Se occorre bruciare Par igi, di ce il barone di Breteuil, la bruceremo», Il marC'sciallo di Broglie scrive al Principe di Condè che « una Salva di cannoni disperderà i chiacchiC'roni dei dubs p ar igini ». La lettera dcli.i D uchessa di Polignac a Henelles è un'altra prova dcJ complotto ordito a Corte. Data fissata è il I 6 lug lio. Ma g li e venti precipitano, li re è costretto dalla fuga dei princi pi ad anticipare d i qualche giorno l'inizio .delle oÙilitl cont ro l'Assemblea Nazionale. Così il Ministro Necker è costretto a rassegnare le d imissioni a ll ' ll. Necker :iccctta l'imposizione sovran a e se ne va in \•olonta rio esilio a Bruxelles. Non appena, all' indomani, si sa che N ecker se n'è andato, entra in scena ii Popolo, Veramente, il Popolo di Parigi è stato ~empre presente. Dal giorno dell'apertura degli Stati Genera li a Versaglia, il Popolo parigino è stato in contlflua agitazione, C'è a Parigi , un'altra assemblea, che sied e in

permanenza: il caffè e i giardin i del Palais Royal sono grem iti giorno . 1 e notte da una folla che discute, c he canta, che ascolta. Il Popolo conosce i piani della Corte. Alla sera, in tutti i quadrivii della città, i fuochi artificiali uniscono centin aia e migliaia di persone. Ora tori ignoti , d alla parola ardente, esortano il popolo a vigilare, Dopo il discorso del re, non resta che una speranza e una necessità : l'in surrezione. Il 25 siu· .çno i soldati delle guardie francesi fraternizzano col popolo. G iugno

I

DA LL 'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 7')

30: prima giornata di rivolta. Il Popolo libera a viva forza undici solda ti che avevano rifiutato di sparare sulla folla.

Nei quartieri popolari, miseria e carestia. Le misure adottate dal Ncrker, nell'aprile - censimento e parziale requisizione del granonon hanno sollevato le condizioni della povera.glia che soffre la fame.

Al Caffè des Caseaux fioccano le inscri zioni dei volontari dell'insurrezione. Luglio 2 : grandi cortei attrav ersano Parigi. Luglio 8: rivolta dei terrazzieri di .Montmartre. Luglio 10: conflitti, spargimenti di sangue, distruzioni delle barriere daziarie. Luglio 12; le dimissioni di Necker sono un fatto compiuto. Il colpo di Stato è imminente. Voci sinistre si diffondono in Parigi. Una folla imm ensa è raccolta la mattina d el 12 nei dintorni d el Caffè Royal. Questa folla aspetta una parola d'ordine Ecco Camilla Desmoulins. Egli esce dal caffè Frij. Tiene in una mano una pistola, nelJ'altra una spada.

« Cittadini, alle armi!».

Desmoulins stacca da un albero una foglia verde. tl la coccarda dei rivoluzionari.

«Cittadini, non perdete kmpo! Alle armi!». Dopo alcune ore, un corteo im1umerevole attraversa Parigi. Giunto alla Piazza delJa Concordia (allora Piazza luigi XV) sì trova dinanzi .1 forti reparti di truppa comandati dal marrhese di Brcsenvalc. I soldati - visti fallire i primi tentativ i di respingere 1a moltitudine -ce dono. li Bresci:iva le li fa ritirare al Campo di Marte. Il popolo comincia ad essere padroue delle strade.

N ei soblxirghi, il grido d'allarm e passa da porta a porta. Nell e offi, cine si lavora: cin9uantamila picche vengono fabbricate fo trentasei ore. Suonano le campane a stormo. Luglio 13 ! tutte le barriere daziarie in fiamme; assalto ai forni; distribuzione del pane; liberazione dei detenuti alla Prison de la Force. E la borghesia? Tiene un contegno doppio. Arma ed aiuta il popolo quando si tratta di piep;are l'ostinazione dei nobili o della Corte, ma paralizza gli sforzi del popolo, non appena l'insurrezione assume a.spetto di rappresaglia o [di] conguista economica . la borghesia vuole delle riforme, ma d iffida della rivoluzione. Non è ancora repubbhcana. Il 30 giugno, mentre Parigi era in p iena rivolta, l'Assemblea Nazionale protesta « la sua devozione all'autorità del re »; all'S lu,glio incarica Mirabeau di dirigere <~ un'umile supplica » al re pregandolo di allontanare i soldati da Parigi; alcun i giorni dopo organizza la « milizia borghese » c:he avrebbe dovuto temperare gli eccessi del popolo, frenarlo, domarlo.

La borghesia non vuole l'assalto alla Bastiglia, ma, ciò malgrado, alla mattina del 14, la voce unanime che attraversa le strade e le piazze di Parigi è questa: alla Bastiglia.

Da chi è difesa la Bastiglia? Da 114 soldati, di cui 84 inva]i di e 30 sv izzeri, al coman do del De Launay. Il popolo odia la Bastiglia, per• ché è una vecch ia paurosa prigione e perché - in quel momentorappresenta un baluardo in sostesno della monarchia.

I cannoni della Bastig lia sono puntati - con ostentazione - sul sobborgo popoloso e r ibelle di S. Antonio. Un assalto alla Caserma degli Invalidi procura armi in grande quantità ai ribelli : trentamila fucili e alcuni cannoni.

La lotta attorno alla Bast iglia <lura sino a pomeriggio inolt rato. Ma alla fine De Launay si decide a capitolare. I ponti sono abbassati e una folla enorme si precipita nel caste llo. La Bastiglia è ormai in possesso del popolo. la Rivol uzione trionfa. Il re medita per la prima volta Ja fuga

Sono passati 126 anni da quella memorabile g iornata Ma la sua evocazione conunuove an co ra, All'annuncio della presa della Bastiglia, tutta Europa parve libera ta da un incubo che durava da secoli.

Ora io domando: un popolo ch e ha nella sua storia pagine siffatte, può diventar suddito di un popolo che non ha mai conosc iuto g iornate rivoluzionarie? O non sarà destinJ.lo a demolire, dopo la Bastiglia dei Capeto, la Bastiglia infinitamente peggiore degli Hohenzollern ?

2 per questo che si combat te - oggi - in Europa una guerra che è una grande Rivoluzio ne.

MU SSOLINI

Da. Il Popolo d'Jralù1, N. 19}, 14 luglio HHS, li Pubblicato anche so L'ldt11 !Ariua • , N . I, 1 lug lio 1918, J, col titolo : Me11/rt croiia110 le baJtigli, della prtJicJer,za mlnra (XIV /11&/io 1789).

76 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOL1N[
• Uldea 1.Atina, Rivjsta llalo-francese, si .stampava a Milano, sotto l.1 dire· z.ione di Giacomo Di Belsito.

LE MISERIOLE DEL « KRI -KRI »

Il Kri-Kri - organo umorist ico del p iù umoristico socialismo del mondo - riporta la fine di un mio a rticolo nel quale, io venduto &Ila borg hesia , dico a lla.... medesima ciò che il Kri-Kri non ha il coraggio di dire, e constata: 1 che io ho dato cento li re per i biso,gni della guerra e che non ho ancora versato una goccia di sangue*. :È la verità. lo che non sono proprietario di case come molt i sociali sti; io che non prrsto denaro a strozzo come qualche socialista; io che non sono proprietario di negozi di t im bri, di fabbri che di c ravatte, di terreni, di ilt ifondi in quel di C rema, d i ville, d i titoli di rendita come molti, troppi socia l isti, ho dato cento lire, somma esigua ce rto, ma superiore a quelle offer te da moltissim i « mil iona ri» borehcsi e ingente, pa rago nata, ad esempio, coi q uaranta centesimi dell' on. social-neutral ista Nicola Badaloni

O-alt ra parte, se la mia elargizione fosse stata cospicua, ch i avr<."bbe potuto impedire all'esilarante Kri-Kri di r ipetere l'eterno: « Chi paga? >).

Q uanto al versamento del sang ue, no n dipende da me, I panci1fi· chisti del Kri·Kri sanno che io appartengo ad una classe non a ncora rich iamata e che perciò non ho potuto arruola rmi come volontario. Ma P agnacca e soci , sanno anche che la guerra non è finita, o, piuttosto, che la guerra non è ancora cominciata, che l a guerra sarà lunga e che il mio turno verri, quando la guerra sarà d ivenuta anco r più aspra e sanguinosa.

1n fonJ o, io comprendo per f ettamente lo stato d'animo dei gesuiti rac:colti attorno ail'intemerato cittadino di Barre-Vermont; se fosse ro i ntelligenti, dovrebbero preferire un M ussolini che resta, a un Musso lini che va, a lmeno dal punto di vista delle polemiche futu re, ma - dopo le esperienze di questi ultimi mesi - i compari preferiscono un Musso· lini che va a combattere, Ii chiaro ch e u na certez:za e una « speranziella )> sorrjdono al cuore ben tornito del Kri-Kri.

La certezza è questa : Mussolini richiamato non ci rompe p iù i san tissimi e n oi possiamo riprendere, i ndisturbati, la nostra fa tica o nesta la (( speran:ziella » è questa: Mussolini che va alla gue rra, potrebbe

• (l l4).

anche restarci. Qu el giorno si berrebbe lo champagne alla 1edazione del Kri-Krl, si esporrebbe il vessillo g iallo-nero, si canterebbe il D eutu hland .... e si manderebbe un ricco premio in denaro al soldato austriaco.... cui fosse riuscito di mandarmi all'inferno....

La ditta del Kri-K,·i si pasce di questi pietosi desideri. Li rivela.

E umano Ma intanto, io resto A fronte a lta e con cuore tranquillo. E poiché il mio richiamo potrebbe ve nire da un giorno all'aluo, mi p ropongo di non perdere il mio t empo Se ne accorgeranno gli affiliati all'<C onorata Società» dd Krì-Kri

MUSSOLI NI

Da li Popc,/o d'Italia, N. 193, 14 luglio 19 15, lI .

78 OPERA OMNIA
DI BENlTO MUSSOLINI

JOHN D UL L

Da ormai dodici mesi, John Bul1 1 il citta dino pacifico de lla Gran Bretagna, sorprende l'opinione pubblica europea. Meglio, la sconcerta, la disorienta. I latini - per esempio stentano mol to a comprendere certe singolari anomalie e stravaganze della vita politica inglese, dato il convincimento universale che il tipo o il grado dì civiltà inglese sia più elevato del nost ro. Io credo che si identifich i con troppa fac il ità la civiltà col comfort. Certo, la cura della casa e il consumo miggiore o minore di sapone sono indici dì ci viltà, ma non i so li . Anche dei sei· , ·aggi possono finire per prendere l'abit ud ine di fare il bagno tutte le mattine, ma uon per questo diventano «civili». li ((dato» di una Ci· \·iltà è molto complesso. Dal pu nto di vista politico, la maturità civile d i una nazione è in rapporto diretto colla facilità e la rapid ità co lla <JUale l'opinione pubblica s'impadronisce di una situazione storica e ad essa si conforma nelle idee e nelle azioni. Noi, latini, noi francesi e ital ian i abbi.:tmo compreso sin dall"agosto che la guerra attnale non può essere p.i.ragonata a nessuna delle precedenti. Noi abbiamo intuito, oserei se ri• ,we , divinato, se fa parola non fosse troppo grossa, quello che g li inglesi n e lla lo ro generalit.l com inciano soltanto ogg i, e stentata mente, a capire: che questa non è una guerra coloni ale, o una guerra d i dinasti e, ma una guerra di nazion i e di civiltà, quindi una gue rra di liquidazione e di r irnstruzionc mondiale.

Certi squilibri inquietanti, c he si notano in Inghilterra, hanno fa. loro orisine in questa situazio ne di fatto: l'élite inglese ha la coscicm:a de lla g ravità dell'attuale momento sto rico, e de i d overi che incombono all 'Inghilterra, ma la grande massa anonima della popolazione - reputan dosi inviolabile in grazia delle fron tiere acquee che la dividono da l continente - non ha 1a « nozione » della guerra, se non in una forma attenuata che i raid! degli « Zeppelin )) non sorto ancora riusciti a colorire e vivificare. Malgrado il Gabinetto di coalizione, si ha l' impressione che l'unione sacra, in Ing hilterra, esista più di nome che di fatto

Il G abinetto stesso di coalizione dimostra che a un dato momento il Governo inglese ha sentito e misurato le deficenze della sua azione e ha cercato di mettervi riparo

Nella medag lia inglese c'è sempre u n rovescio. Si è esaltata la

forma.zione de toute piè.e dell'esercito inglese a base di volontari, ma, al momento in cui queste armate di volontari dovevano esercitare la loro prcuione sul fron te occidentale - se ciò fosse a vvenuto, molto probabilmente i tedeschi non avrebbero potuto condurre per ben due mesi la loro vittoriosa offensiva in Galizia - ma.ncavano le munizioni. Si è creato un Ministero ttd hor, ma, al contrario di quanto è accaduto in Francia e in Italia - non parliamo delJa Germania - è stata necessaria una tO!lrnie di propag anda de i principali membri del Governo per convince re gli operai ad arruola rsi nell'armata industriale.

Come per l'arruolamento nel l'esercito, cosl per J'arruo!:1.mento ne lle industrie il risultalo è stato soddisfacente, non certamente q uale era da aspettarsi da una nnione a fort issimo sv iluppo jndustriale come l'In · g hi iterra. Se il volont ariato a vesse dato buona prova, non si sarebbe proceduto a guclla specie di « inventario umano» che prelude alla coscrizione obbligatoria. Un'altra med aglia che ha il s uo rovescio è 9ueila del Prestito L' esi to del Prestito è certamente stupefacente, la cifra raccolta è sbalorditiva, ma p ro p rio mentre si annunciano i r isultati del prest ito ceco gi ungere st ra ne e gravi notizie dalla zona carbonifera dd Galles. I minatori , in numero dl ben l )O mila, minacciano lo sciopero. Voi capite che, se i minatori non estraggono p er un giorno solo il carbone, le conseguenze possono essere preoccupanti.

La negligenza - per esempio - colla quale furono caricati i trl · sp o rti m ilitari n ella spedizione dei Dardanelli, ha cagionato il ritardo di un mese nell'inizio delle operazioni di guerra. V'è chi afferma che la irrequiettJdine delJa classe operaia inglese - specialmente nelle categorie dt•i metallurgici, dC'gli arsena lotti, dei minatori - sia provocata da abili agenti tedesc hi. Comun9ue, c'entrino o non c'ent rino la mano e l'oro teu tonico, il fatto non depone molto in fa vo re d ella coscienza e della ma turità politica d el la massa operaia inglese. Il tra des-unionismo deve averla resa re frattar ia a tutto quanto non rientri nell'orbita d egli immediati interessi d'indole profossionale. Ora le ombre nel quadro inglese - ombre che shappavano di recente un grido d'allarme a Lord Carson - sono queste: insensibilit.l e indiffere ntismo di buona parte della popolazione; manifestazioni contraddittorie; un ri5petto della tradizione, che noi latini troviamo - nel1a nostra 10,,plesu intellettuale e s p irituale - un po' esa.gerato, per non dire assurdo. Si tratta di « comprendere» l'lnghilterra. Ma 1a cosa non è facile. Henry Vickham Steed rnnosce più l'Austria-Ungheria, sulla quale ci ha dato un libro d ' ecce2ione, c he non il suo paese natio. Nella sua conferenza L'Anglete rre t't la guerrt (lihrairie Armand Colin, Paris) che ha dato il motivo a ~uesta nota, Vick ham Steed comincia col dichiarare di « .sent ire ancora il bisogno di comprmder e l'Inghilterra, pur riconoscendo che la cosa

80 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

è estwnamente difficile>). Secondo Steed, l'inglese è una « creatura d'ist into)), L'accusa di «perfidia)) è infondata. L'inglese non è p erfido, è « inconseguente ». Gli accade « naturalmente )>, spontaneamente, quasi meccanicamente di contraddire colle parole agli atti o viceversa. « Gli inglesi vivono, dice Steed, nella più pura i nconseguenza e non se ne accorgono ».

Dopo questo preambolo di natura psicologica, lo Steed entra nel vivo della questione, L'attività polit ica estera dell' Inghilterra, in questo ini zio di secolo, è stata influe nzata dal desiderio di veder rnnservata ad ogni costo la pace europea. Gli uom ini polit ic i inglesi a\•evano sçarsa coscienza de l pericolo tedesco. All' indomani della tragedia di Serajevo, fo pinìone pubblica inglese fu orientata in senso anti-serbo. Un gra n de g iornale ndicale, il /l.{(111rh este1· G!l(1rdùm , gi un se fino a scri,·crc che « se fosse stato fis icamente pos5ibile di rimorch iare la Serbia in a lto mare e di colarla a picco, l'Europa sareb be stata p ulita>> T uttavia , passata Ia pri ma imp ressione, non mancarono le voci ch e invitavano il G overno a vigilare sulla piega che g li avveniment i stavano p er prendere. Secondo Steed, sin dalla metà di luglio, Austria e G e rmania erano decise a lla g uerr,1 Il piano era <JUesto:

o: L'Austria doveva schiacciue la ~rhia e apri re la ~t ra,la di Costantinopoli alle truppe austro-tNescht' cht' si ~~rtbbero ri unite 11 1le trnppc ottomane ptr regol;ue La questione d'oriente. Lt Gnmania, con una mohiliu~ione ra pida, doveva travers.ue il Dd,c: ;o; piombare sulla Francia ; schi acciarla; t'5torccrlc u na for te indennità dopo averle dettato ur1a pace di!:astrosa; vol.;ersi quindi contro la Ru~sia e contro ring hiltem1., se ciuesta fo,; ie usciu da lla ne"Utr.alità ».

Dal 25 lug lio a l 5 agosto 1914 la situazione inglese si deli11ea cosl: sfotzi disperati degli agenti tedeschi a Londra per influice sull' opinione pubblica; mon do pol itico e maggìora nza del Governo non all'altezza dell'ora; manovre d e i finan zieri d 'orig ine cosmopolita; assente ismo d elle masse popolari . Le esitazioni d ell' Ing hilterra du rano sino a lla domenic.1 2 agosto. Conosciuta la violazione d ella neut ra lità belga, il Governo ing lese dichiara la guena alla Germa nia. Vickham Steed spieg a le esitazioni del Governo. Il partito dei liberali al potere vole, •a la pace~ anche perché sul tappeto de1la politica interna stavano problemi formi d abili che avevano diviso la nazione in campi opposti e nemici : l' home-rnlt, ad esempio Sta di fatto che al 31 luglio, mentre l'Europa viveva. le ore più t ragiche della sua storia, i ministri inglesi erano tranquillamente in campagna Fu un giovane d eputato conservatore che li andò a scovare, li ricondus se a Londra, d ove te nn ero il famoso Consig lio che troncò gli indug i, Oltre alle ragioni - fortissime - d'indole interna, un altro fatto spiega l'incertezza del Governo inglese.

DALL' INTERVENTO ALLA PARTENZA
8 1
P ER IL FRONTE

• N on si tratta\'a - dice Steed - d 'impegnare nel conflitto soltan to l'Inghi[teru., ma tutte le nnioni britanniche d'oltre mare e di mettere in ptricolo laJoroei istenza» .

C'e ra, in altr i termini, il pericolo che l'Impero «saltasse» al primo urlo! La realtà ha di spc,.so ogni previsione funesta: 1e coloni e inglesi hanno offerto un incomparabi le spettacolo di lealismo verso la metropoli. Secondo lo Steed, anche il popolo inzlese - per quanto lernirsimo a comprendere - com incia ad entrare nell'orbita della guerra e si rende conto delle sue grandi necessità politiche, economiche, moral i. Certo, malgrado le ombre del quadro, la conclusione non può non essere ottimista.. L'Inghilterra, nono.,ta nt e certe défaillanres del suo or.ganismo socia le, costitu isce una delle più sicure garanzie di vittoria per l1 Quadruplice In tesa. Che l'lng h iltcrra rjesca a crçare - in tutta la sua efficenza - un esercito terrestre - è o rmai cosa di secondaria importa nza, dopo l'intervento dell' Ita lia. L essenziale è che l'Inghilterra ponga a dispos izione degli a lleati b isognos i la dovizia de i suoi milia rdi che unita.mente al dominio incon trastato dei mari e degli oceani, metta l a Quadruplice Intesa in condizioni progressive di su}>friorità sugli austrotedeschi.

Jo hn Bull è lento a muoversi, ma quando è in cammi no arriva, senza dubbio, alla mèta

Da li Popolo d'Italia, N. I9'i, 16 lug lio 19U, JJ.

82 OPE.RA OMNlA 01
BENITO MUSSOLINI

A « PAGNACCA » E COMPARI]

Pagnacca, l' illustre nonché onora.r io cittadino di Barre Vennonta proposito, ci sono giunti alcuni documenti inediti c molto intc rcs5:1nti - non parla più. della mia· elargizione al fon<lo pro-bisogn i della guerra, ma dice ancora qualche stupidagg ine m:i.lig na sul mio arrnobmcnto "(< L'onesto incaricato della « continu ità redazionale» in piena malafede Ripeto per l'ultima volta a lui e ai suoi compari :

1) C he il manifesto pe r gl i arruolamenti volontari escludeva tassativamente tutti coloro ch e h ann o obb lighi di l eva;

2) Che ciò malgrado mi sono p resentato al comando di un reggi· mento e mi hanno ripetuto quanto sopra;

3) Che sono andato a Roma, per un ultimo tentativo, e a Roma mi hanno detto come a Milano: aspettate il vostro turno.

Dopo tutto ciò, daghen on Jaj Pagnacca, che è nel tuo stesso interesse. Altrimenti....

[
LINI
" (314), G. - \ ' IH,
D a Il Popolo d'Italia, N. 19~, 16 luglio 1915, II.

« USQUE AD FINEM »

Un giornale semi-serio che si stampa a Milano, come edizione ital iana - debitamente sovvenzionata - del Vo l' w,um s che si pubb lica a. Berlino, annunciava, non più tardi di ieri, alle turbe innumeri d ei suoi letto ri, che l'Internazionale « r itrova se stessa, r ip rende la sua azione» Non p its:>crà molto tempo - d ich ia ra il V orwatrt s di via San Damian o - <e che i so rial isti italian i ch e hanno t enuto fed e all'Jnte rnazio n ale nei g iorni più bui e tempestosi avra nno la sodd isfaz ion e " alti ss ima " di salutare la trionfale ripresa ». Questo è lins uaggio da t urlupinatori e da mist ifica tori.

La «rip resa» dell'Internaz ionale non esiste. Non basta magnificare e gonfiare il paci fo ndaismo più o meno ipocrita di una esigua frazione d ella social-dçmocrazia tedesca, pe r dar corpo alle ombre e realtà ai pretesi desideri di gen te che si g etta sulla faccia neutralista fa nuova m asch e ra della «ripresa» ihtcrna.zionalista. No. Ci vog l ion o d egli « atti». Finora n on abb iam o che d elle «dichiarazioni>> anonime e contraddjttorie. Una scissione n ell' o rganismo della so cial-democrnzfa po · tcva, forse, chia rire 1e p osizioni e le responsabilità; ma tutti - a co m inciare dai « frondi sti » p iù accentuat i come K:mtsky e soci - affermano il loro rispetto assoluto per l'integrità e l'unità <le l Part ito Non è fa n tastico prevedere che q uesta temp esta d ella so cial-dc mocrazia finiràse non è g ià finita - ne l m odesto bicchier d 'acqua zuccherata di u n ordine de l ,gio rn o di concil ia zione. la tattica dello « smo rzamen to » n o n è ignota a i sO(ialisti d el K aise r. Qualcuno può credere che noi abb iam o u na spec ie di « fatto p ersonale» coll'Internazionale, A ssolutamente, n o. N o i siamo disposti a fratern i zzare e a stringere legami durevoli coi socialistì e coi popoli di quasi tutta l'Europa, escluso i tedeschi sino a q uando non si siano « r iscattati » con una rivoluzione o sino a qua ndo non abbiano duramente espiato il loro enorme delitto. Solo dopo wt anno di guerra, pochi e d ispersi g ruppi di socialisti tedesch i r itrova no il m otivo della vecchia canzone internazionalista. Ma se Ja guerra av esse avuto lo svolgimento fulmineo su l quale contavano Bli Hohcm:ollero ; se .gli eserciti di von K l uk avessero schiacciata la Francia; se - i nsom ma - l'Europa fosse caduta sotto l'ege monia politica, econom ica e

_ col tempo - kulturale tedesca , quale sarebbe stato il contegno della social-democrazia?

Si può rjspondere con tutta tranquillità: la social-democcazia avrebbe approvato e sottoscritto tutte l e annessioni, tutte le indennità, salvo a sollevare quald1e protesta platonica e inconcludente. E avrebbe potuto ricoverarsi sotto le ali giustificative di Carlo Marx. Per fortuna, le sei settimane che dovevano bastare p er abbattere la Francia, sono diventat e dodici mesi e... allora i socialisti tedeschi hanno rispolverato il vecchio bandierone dell'Internazionale ch'essi si erano cacciati per du e volte - all'unanim ità - sotto le scarpe teutonicamente ferrate, Così stando le cose, non è evidente che parl are dell'lntccnazionalc che « riprende )) è un perditempo, quando non sia una manovra o una «p restaz ione)>? Molte e tro ppe gravi 9uestioni devono essere l iquida te prima che si possa parlare - oneslamenle - di una « t rionfale » risurrezione di ciò che è morto ne lle cose e nelle coscienze. 1 socialisti francesi Io hanno dichiarato solennemente nel loro congresso dell'altro giorno, « Tutto induce a credere - scriveva il Vorwaerls milaneselhe i socialisti francesi stanno per riprendere coraggiosamente quei rap· porti internazionali che taluni speravano per sempre spezzati dalla guer· ra »; ma i socialisti francesi hanno invece coraggiosamente afferwato il loro proposito di continuare la guerra ad oltranza. La dichiarazione dei socia listi f r:1nccsi è magnifica: tutto vi è preciso, chiaro, impegnat ivo. Siamo ben lungi dalle involuzi oni stud ia te, dai « punti di vista)> ince rti della social-dernocrazia teutonica. I socialisti fran(csi parlano il linguaggio della verità e della giustizia, Dopo un accenno benevo lo, ma sintomaticamcnte fugace, alla minoranza dei socialisti tedeschi, che si son agitati in questi ultimi tempi, la dichiaraz ione si esprime in ter· mini che non ammettono equivoci, Eccola :

« Oggi, dopo undici mesi di guerra, il Co nsiglio nazionale considera che non vi può essere una pace possibile se non è basata, primu: sul principio delle nazionalità, implicante la rinuncia ad ogn i annessione politica cd al rìstabilimcntu J el diritto che hanno le popolaz.ioni oppresse dell'Euroi:,a di di.1porre di sé per far ritorno alle nazioni donde furono brutalmente separnte; secondo; sul rispetto assoluto dell'Indipenden za politica cd «onomica del le anioni; ten:o: sull'orga· nizza2ione di un 3.l'bitrato ua i popoli pe1meuente una limita2ione degli arma· menti, un con trollo democrat ico degli impegni presi da ogni Gove rno e la CO· stìtuzìone di una forza nazionale di sanzione.

« Per ott~nere questi risultati e per scacciare dal mondo i sogni esecrabili Ji un'egemonia che g iungerebbe a porre l'Europa sotto iJ tallone dell'imperi.ilismo

più brutale, più aggressivo e meno 5ctupoloso, il Partito 5ocialis.ta 1i dichiara nuovamente pronto a continuare il suo concorso senza riserve, senza debole21.a né stanchezza, all'opera di difesa na1ion;1Je, Esso conosce i lutti e i dolori immensi generati. dalla guerra; sa che non possono scomparire dal presente come dalle prcoccupazioni del futuro se l'imperialismo tedesco non vinto, e brama

DALL'INTERVENTO ALL.A PARTENZA PER IL FRONTE 85

con t utto il paese e con g li all<'.l.ti la lib(-rnzione ciel territorio <lell"eroico , lea le Be lg io e delle r egioni invase della Francia, come la ri parazione del d iritto ~r J'Alsazia-l orcna.

• Ma per raggi ungere <jUCStO risu h ato, n oi pensiamo che ogni mollezza d eve esstrt' banJiu. Capi e soldati devono es~ere animati Ja una (ede arden te d i ,·ittoria, Questa fede l'avranno se il G<1vc:mo di agli uni e agli altri i mezz i 01;1lecù.li per vincere, se il Parlamento, poid1~ è la suprema ernan.u.ione de l Pae~, i; chiam.ito a sorvegliare l'esecuzione dell e mi5urc di s ah ena, a controllare l'organizznione dei servizi d ella n:1.2ione ìn armi, a vigilare- che lo slancio dt'i ~oklati stessi unn sia 5p ezzato d a misure che sarebbero in conuadd izione con lo spirito clella patria rep ubbli<an a, <on quella gloriosa tradiiiooc d'eguaglianza e di Jiber tà <:he il cittadin o frarn:c-se non vuo l vc-dn perire, anche per effetto Jdla di sciplina, che pr0<lami amo necessaria ed inAessibile nella sua cqui1à « Una frbbre J'attività. arden te <le ve trascinar e il paese all'interno p e r r ipercuotersi sul fronte -..:in vigo re irresist ihite, per dare al so!<laro fa sua p icnJ sicurezza morale, per convincerlo con e videnza che mentre gli si domanda la , ·ita per un ideale e p<.:r b salvczz,1. comune, i suoi sono protetti dal pericolo <ld la mi~ rin . Esi.i;crc d.i tutti colo ro che - ufficiali, funzionari civili e milit~ri, forn itori - abbjano anc:he una parte minima nclb difesa nazi1in:1k·, l'esecuzione più stretta èe! dovere e ddle con..em ioai; p 1·cvr:nin.· k insufficienze e punìre gli c u o ri stnz a t.:Sitazlo ne , mi Jcl>oleua, ne compial'ema ; susci tare J:ippcrtu tto e nergia proJu n,ice; riman esgia re, 0<correnJo, il pr incipio conkr:nle alle auto· riti mili t,u i il potere e~dusivo per !"organizzazione di questa produzione ; mod ifica.te i metodi burocratici che n on sono pi ù io annonla con l'inJ uslria e il la\'Oro moderni, né wmpatibili con la rnpiàità d ei ri sultati da ottenere ; cre:ire <ld le officine nuove se le esi~teati aon bastano: ecco quanto 1cclam iamo J;1 I Governo ( Ome pegno certo e rapido d ella vittoria ».

Questo documento m emorabile - n el 9ualc patrio ttismo e social i· smo perfettamente armonizzano - può essere riassunto in tre sole p:trol e : g 11nr.:i ,tJ oltr1111ZtJ ! li social ismo fra nc ese dimostra di e ssere all'altezza dell'eccezion ale mome nto storico, sia ne i riguard i d ella F ran• eia, come nei confronti dell'Euro pa . Guerra ad oltranza, nonostante « i lutt i e i dolori immen si genera t i dalla g uerra» e niente pace, p remat ur:1 ; niente pace <(bianca » - per usare la parola di un pangerman ista; ni ente p ace sino a l giorno i n cui « i sog ni esec rabili di un' egemonia che giungerebbe a porre l'Europa sotto il tallo ne ddl'imperialismo più brutale, più aggressivo, meno scrupolos9 » non siano definitivamente annientati! Un'Internazionale europea esiste già: serbi, belgi, ita liani, francesi, russ i, ing lesi sono tutti dalla stessa parte, legati t utti a lto s tesso destino, nemici tutt i del blocco austro-turco-tedesco .E qu esta « una >> Internazionale che vive e vi ncerà. Noi rac.:ogliamo il grido di << g uer ra a fondo}> lanciato dai n ostri am ici d"olt re Alpe e collo stesso impeto e con tenacia, che non sarà minore, g rid iamo a nostra volta: guerra ad o lt ranza! MUSSOLINI

Da TJ Popol; d'l ,~lù:, N 196, 17 Juglio 190, Jr

86 OPfìRA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PER I « GIORNI GRIGI»

L'altro giorno - per la prima volta, io credo, dopo otto settimane di guerra - il bollettino quot idiano del Comando Supremo del n o5tro esercito reca.va queste parole: « Nulla d a segnalare su tutto il fmnle. Situazione im' ariata ». Nient'altro. Non si commette un reato di antipatrioltismo, se si dice che il numero d eg li ita liani - cui la l:aconì< ila del generale Cadoma portò sorpresa e disappunto - nou dev'esse re stato scarso. Già. lo stesso ho sorpreso un colloquio fra due signori visibilmente appartenenti alla classe borghese, colloquio che esprimeva uno stato d 'an imo più diffuso, se no n general izzato.

- Ha visto? - domandava il più anziano, tenendo il dito puntato suHa pag ina di un grande giornale lombardo ch'è inutile nominare, tanto i: conosciuto. - Ha visto?

- Gi:ì - rispondeva l'altro - siamo alla « situazione invariata >> , dopo qua5 i due mesi.

- Come in Francia, come dappertutto . Io non comprendo. L'Jtalia ha tanti soldati ....

Poiché i due amici credettero opportuno, a questo punto, di troncare la conversazione, io conservai il silenz io; se, invece, quei signori avessero continuato a gemere - sia pure in sordina - sulla « situa:.iione invaria ta >> del comunicato (adorna, sarei entrltO, terzo, più o meno gradito, nel discorso e avrei detto presso a poco così :

« Egregi sisnori, il vostro linguaggio no n mi sorprende Jo non vi conosco, ma dal tono delle vost re parole sarei in dotto a cata logarv i fra q uei neut ralisti - molti o troppi! - che si sono convertiti - improvvisamente - alla guerra all'alba del s iorno 24 di maggio e sabotano volentieri la guerra partecipan do con citre irrisorie alle sottoscrizioni cittadine. Vi comprendo. Non appena avete letto " situazione invariat.1 " il vostro pensiero è volalo.... i n Francia. Vi siete ricordat i che per mes i e mesi la situazione è stata semp re im•ariata o quasi, lag,giù. L' identità d elle parole vi ha fatto suppo rre un'identità di situazioni. Porse, avete bruciato, in fondo al cuor vostro, un granellìno d'incenso all'invincibilità tedesca. Avete torto, signor i. lo vj suppongo abbastanza int~lligenti, e vi esdudo dal vasto numero d ei superficiali e dei fac ilon i e dei miserabili in malafede - socialisti e g iolittiani, in pri ma linea -

che si compiacevano -a scopo di neutralità - di raffigurare J'AustriaUngheri a sotto le spoglie di u n Francesco Ferrucci, g iacente mezzo morto p er terra, men tre J'Itali a maramalda vibrava i1 colpo di .grazia. No. La guerra dell' Italia non è - per fo rtuna - una marcia rumen a, né una passeggiata di spogliazione d i cadil\'eri . una faccenda aspra, d ura e - con tutta probabilità - Ju nga assai. Oh! certo, sa rebbe stato ·• co· modo " - tro ppo como do! - vo lare di vittoria in vittoria: ogni passo, una conquista; ogni scontrn, un successo. Che gioia p er colo ro che seguono - armati di band ier ine - le operazioni di guerra sulle ca rte geografiche, potere ogni matt ina piantare il ·vessillo sulle cime dei !nonti, lungo il corso dei .fiumi, sulle città tanto a lungo agognate e Jina lmente redente!

« Ma la sucrra non è così rapida, come lo spostamento delle bandier ine. Il Kaise r a<l esempio - che aveva fissa to un pranzo a Pa rigi pe r la metà di settembre - si t rova oggi - dopo dodici mesi - a digiuno

« Voi, egregi signori, siete ri masti indiet ro, mentalmente, s'intende. Camminate colJa vettura Negri. Siet e rimasti au ·epoca ddJe guerre anti che. Quando si combatteva in formazioni serrate, in campo a perto, con bandiere spiegate, colle musiche in testa, cog li ufficiali in guanti e in alta uniforme con medagl ie e decorazioni - il cu i scintillio fo rmava un C(cellente bersaglio per le pallottolè nemiche... Allora Je battaglie H ano g iganteschi duelli e si cercava di non vi olare i codici della cavalleria.... Allora, si combatteva con cannoni, fuci li e - sopntutto - colle baionette; oggi si combatte coi gas asfissianti, colla .zappa e colle min e sotterranee. Allora - con eserciti minimi, paragonat i ai mi lioni e mi lion i di soldati degli eserciti attuali - erano possibili le marcie sbalord itive\ oggi, no. Oggi, la falange di von Macken• sen non avania che di 4 o 6 chilometri quotidiani e ha di nanii un nemico che si ritira

« Ma, poi , la frase " situazione invar iata" , non vuol d ire che l'esercito stia f ermo nei suoi t rinceramenti : tutt'altro. La guerra d 'oggi non h a più le battaglie magnifiche dei tempi andati, perché è, dal princ!pio alla fine , tutta una lunga, quotidia na, logorante, esasperante b,1ttaglia Avanzare, può essere facile; ciò che importa è " tenere " , con · servare. E questo è più d ifficile. Vedasi il singolare e tragico dest ino di Me· Iosa {1ic] che fu perduta e conquistata cinque o sei volte - alternativamente - da francesi e da tedeschi . Quando Ja s it uazione è•• invariata", ciò significa che le operazioni militari in corso non sono ancora giunte a compim ento e quindi è perfettamente inutile segnalare progressi che non sono definitivi. Bisogna render lode a Cadorna, che ci ha abituati a un bollettino sobrio, dignitoso, degno della grande guerra che com-

ss OPE RA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

battiamo. Quando il genera.le Cadoma an n uncia che " non vi è nulla di nuovo ", bisogna rasseg narsi e tacere. Se noi avessimo gli aust riaci n el Veneto o, peggio, in Lombardia, come prevedevano - o vagheggiavano? - gli italiani dr.:l " b en vengano ", la " sitnazione invariata dovrebbe preoccup a rci e rattrista rci . Ma la n ostra " situaz ione in va riata " è in territorio straniero, in alcuni l uoghi a molte decine di chilometri dal vecchio confine; dobbiamo quindi sentire tanto maggiormen te il dove re di rintuzzare la nostra curiosità, di frenare le nostre impazienze.

« Bisogna abituarsi ai giorni grigi della "situazione invariata " e mettere nel preventivo anche q ualche insuccesso. L'essenziale è di co nservare la calma e la fiducia nella vittoria finale ».

Q uesto avrei detto ai due sig nori che si lagnavano - d iscretam ente - perché, l'altro g iorno, la situazione era «invariata». E dal momento ch'ess i pretendono dai soldati italiani le «avanzate» ful minee, li a.vre i preg ati d i fare anch 'essi una piccola ma comoda « avan• 2ata » ve rso gli sportelli dove si sottoscr ive il Prestito Nazionale.

L'interesse del 4,50 per cento è - dopo tut to - più ig ienico di una « marmitta r,, da 3 05

MUSSOLINI

Da li Popolo d'Ttalùr, N. 197, 18 luglio 19 1~, II.

DALL'INTERVENTO i\LLi\ PARTENZA PER IL FRONTI? 89

GLI HERVEIST I D EL GALLES

Ecco: io vi dico che uno sciopero come queUo dei minatori del Galles sarebbe - in questo momento - assolutamente ineffettuabile in Italia, ma lgrado la nostra pretesa inferiorità civile e nazionale. {Cen• Jllfd j m.1. la verità è che sotto cert i aspetti quest a gllerra segna [ .... cen· .mra ] e la piena rinascita nostra I tedcs(hi, sotto la vernice biaccosa e superficiale dell a Kultur accademica e pedantesca, hanno rivelato la loro natura fondamentalmente selvaggia e barbarica; [ .... cemflraJ . Sono i latini - i disprezza.ti discendenti - d<:I vecchio ceppo di Roma, che offrono in questo momento al mondo Io spettacolo più confortante. Io vi ripeto rhc né in Francia, né in Italia sarebbe 'stato possibile lo sciopero completamente he rveistico - chiedo scusa al mio amico H ervé - che immobilizza da lre g iorni la produzione carbo nifera del bacino C'7llllcs l ·-·· ce11;11ra]. Da noi, tornano in pat ria per compiere il lo ro dovere di soldati anche quelli che, nati all'estero, han no soltanto il nome e il sangue ita liano. Non pa~a giorno, senza che i transatlantici sbarchino a Genova miglia ia e mig lia ia di riservisti che vengono dalle lontanis• sime A meriche. [ C ens ura J.

In I tal ia, in questa nostra (<piccola» Italia, che abbiamo troppo diffa mato noi ~tessi, lo scoppio della guerra ha segnato fa fine tempo· ranea, si capisce, delle competizioni tra capitale e lavoro. In molte provincie -- Piacrnza, Bo tOgna, Modena, ecc. - proprietari e lavoratori sono addivenuti ad una t regua leale. Qualche scioperctto scoppia ancora qua e là, ma i t edeschi non lo raccolgono nemmeno più CC'lmc ind izio della rivoluzione: sanno - come noi sappiamo - che si tratla di movimenti locali che durano poco e non hann.p n es.~una influenza - né mediata, né immediata - su ll'andamento del1a nostra g uerra Lo sciopero dei tramvieri roma ni è du rato un giorno. Un teleg ram ma delron. Salandra ha ottenuto un effetto fulmineo. I tramvieri romani , <he non sono inglesi, hanno tosto compreso che non è questo il momento adatto per Je rivendicazioni d 'ordine sempl icemente corporativo. N on si fan question i fra inquilin i, per usare una fel ice immag;jne del ministro socia!ista Guesde, quando tu tta la caJa - dal solaio al p ianterreno - C minacciata da!le fiamme

Sara forse perché la casa inglese non - per il momento - mi-

nacciata dalle fiamme che sono possibili in Inghilterra gli scioperi minerari su vasta. scala. Ma gli hervei sti ritud atari del paese di GalJes non si accorgono che la loro inattività prolunga la guerra e avvicina le fiamme alla loro stessa casa. Io non metto mcno mamente in d ubbio l' asserzione dell'Ammiragliato inglese, secondo cu i, le riserve di carbone sono ingenti e tali da non destare all arm i, anch e se Io sciopero d urasse oltre i l lecito e il prevedibile. Ma ci vuol poco a capire che la sospensione del lavoro ~ r una sola settimana, vuol d i re m ilion i di q uintali di carbone non scav ati, non messi in circolazio ne pe r i bisogni sempre maggiori della Quadruplice. Si grida da og n i pa r te e spec ialmente a Lo ndra : m unizioni, munizioni, m unizioni! ma le m unizioni non si fan no se manca il carbone. Una sosta, un rallentamento n ella produzione del materia le d i g uer ra, non p uò non voler dire un r ita rdo ne lla conclusione del conff itto ?

E se la sosta fosse l unga, non sig n ifica ri to rnare in condizioni di i n feriorità di fronte alla German ia , d ove i minato ri non scioperano, no n pensano a sciop erare; dove uate Je fabb rich e <la Berlino a Monarn, da Francoforte a Breslavia, p roducono, gio rno e notte, arn esi di gue rra?

[Cen.mra ]. t chiaro ch e se lo sciopero durasse qualche settimana opeggio - q ualche mese, la G crm:in ia av rebbe trovato, dopo a l turco, un a1t ro qu arto potentissimo alleato ndl'orga nizzazionc mine ra ria dd bacino del Galles.

Ci augu riamo di no. Specie se f op in ionc pubHica imorge rà, come sembra. Meglio tardi che mai. Certo è che con un'opinione pubblica meno debole, meno «inconseguente»; co n un 'op inione pubblica. che avesse f atto p reventiv amente il vuoto mo ra le a ttorno agli sciopera nti di Galles, q uesti avrebbero r ifle ttuto d ue volte p rima di abbandona re i pozzi e - con tu tta probabilità - avreb bero rimandato la liquidazione delle loro questioni professiona li a ll a fine della guerra. L'opinione p ubblica ing lese si sveglia adesso. Speriamo che sia in tempo ! Sarebbe ve ramente enorme che le masse opera ie inglesi addimostrassero di essere in fe rio ri agli stessi operai russi che a ll 'in iz io della gue rra t ronca rono scioperi g igantesch i...

Joh n Bui! non deve offendersi se ~ li cantano in faccia queste ve. rità nud e e crude. La verità, anche e sopratut to agli amic i.

MUSSOLIN[

Da Il Popolo d'Ttali11, N. J98, 19 lug lio 19 15, II.

DALL' INTERVENTO ALLA P ARTENZA PER IL
9 1
FRONTE

LETTERA APERTA A VANDERVELDE

Illustre e caro compagno, l'assenza - ostentata - dei socialisti ufficiali dal vostro magn ifico discorso di Torino non deve avervi sorpreso, se anche vi ha un po' addolorato. Non so se voi conost:iate a fondo quella cosa sporca, ripu· gnante, grottesca, antiumana -a l grado superlativo - antisocialista che si chiama Partito Social ista Ufficia le, diretto dai Lazzad, Vclla e s imili Barbcris.

Gli è per questo ch e vi scrivo [ .... renmrtt], Quanto ai socia listi, voi potete essere sicuro che continueranno a ruminare le formule Jazzariane e avranno - in cuor loro - una punta di dispetto contro di voi « guerrafondaio>) e ministro di un re!

A un certo punto del vostro discorso, voi avete detto:

{I Se fossi stato socialist2 itJliano avrei esitato a precipitare l'Italia nella fornace .... »

Pa role nobi li e oneste. Ma iJ Partito Socialista italiano ha seguita una ben d iversa linea di condotta. Posto a scegliere fra neutraJità e inte[• vento, e5so non ha esitato un momento a sposare Ja causa de lla neu· tralìtà. E gli sponsali non sono stati platonici, come vi dirò fra poco. Sono stati fecon di di tutte le ignominie, le ribalderie, i mercati, i tradimenti pensabili e possibili. Le esitazioni· e rano comprensibili a l p rin• cipio dell a crisi enorme, anche per l a situazione interna e diplomatica dell 'Ital ia. Governo e Partito Socialista s'incontrarono ne lla form ula della neutralità. Ma ment re il G o verno doveva p er non provocare Ja coJler~ degli ex-alleati o anche per Ie sue tendenze, serbare un contegno benevolo nei ri,guardi dell'Austria e della Germania, il Partito Socialista non e ra neutrale fra i belligeranti, ma simpatizzava colla Triplice Intesa. Al 4 agosto dell'anno scorso, chi vi scrive queste lin ee, cosl commen· tava nell'A vanti! la violazione della neutralità belga perpetrata dal. I'« orda teutonica scatenatasi sull ' Europa»;

« Il fatto sensazionale della g iorna ta di ieri è l'ultima/11m della G er· mania al Belgio. Com'è noto il Belgio è unO Stato neutrale. I suoi con· fini dovrebbero quindi essere foviolabili . Ma la guerra è la guerra e

quando parla i l cannone t;ce il diritto. Anche il supremo dei diritti : quello delle gent i. :e chiaro che il BeJgio non poteva accettare f 11/JimaJ11m brigantesco della Germania. Accettarlo significava suicidarsi ».

AH' indomani cosl commentavo la situazione :

« Gli sforzi nobilissimi dì Sir Grey sono stati frus trati dall'attegg iamento invincibilmente ostinato della G ermania. sulla Germania che ricade la r esponsabilità della guerra ».

Intanto le truppe del Kaiser avevano violato i confini deJla vost ra Patria e marciavano furiosamente all'attacco di Liegi. Io commentavo - perdonatemi l'auto-citazione che è n ecessaria ai fin i di questa letterain questi termini l'invasione del Belgio :

« P rescindendo da considerazioni d' i ndole strategica e militare, resta il procedere inaudito e brigantesco della GC"rmania, procedere che non sarà nui abbastanza stigmatizzato. Si comprende come davanti a qu esta improvvisa e ingiust ificata invasione, il Part ito Socia lista operaio abbi a lanciato il proclama che i n ostri l ettori trovera nno altrove Coll'aggressione al Belgio, la Germania ha rivelato le sue tendenze, i suoi obiettivi, la sua ani ma. Solidarizzare direJJ11mente o i 11dire1tam ente colla Germania - in questo momento - siguifita servire la causa del tnilita,.iJmo nella 11,a espreJJione pitì forsennata e criminale».

Gli eventi precipita no. Li<>gi cede. Bmxelles è occupata. Io mi domando allora, commentando la tag lia di 200 milioni inflitta a lla città , « se il pericolo tedesco non sia 9 ualche cosa di più attuale e pi ù concreto di quanto non si ami p ensa re» e occupandomi negli stessi giorni del caso H ervé, Io giustifico come una necessità imposta da un·a1t ra suprema necessità, « quella di combattere il militarismo prussiano che è, dal ·70 ad oggi, il bandito appostato nelle :,:trade ddla. civiltà europea» . L ' A vanti! orientava i soc ialisti itali an i in senso a nti-tedesco : a l p rimo settembre, l'avv. A lceste Della Seta, che doveva poi r assegnare l e sue dimissioni da membro della Direzione del Pa rtito, riaffermava all'agente pangermanista Sudekum - p iovuto improvvisame nte fra no i col viatico della social-democrazia - tutte l e simpatie dei socialisti italiani per il Belgio e per la Francia.

Al dicci settembre, in un'assemblea dei socialisti milanesi, io sostengo il principio della neutralità. contingente - tanto che il mio desig nato contraddittore rinunciò alla parola - e giun,go ad affermare che « i socialisti italiani avrebbero pot uto guardare con simpatia una guerra contro l'Austria e la G ermania».

Seg ue il p eriodo - breve - della cosidetta neutralità assoluta Se mi piacesse di convertire qu.esta lettera in una lunga epistola, m i sof• fe rmere i a lungo su quC'Sta famosa neutralità ch'era assoluta soltanto a metà, poiché sin dall' agosto, in u na nota polemica col Chiovetto del

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA
PER IL FRONTE 93

Popolo Romano , io avevo esplicitamente ;ccettato la guerra d i difesa nazionale. I.A ne1Jtrdlùà 1JJJ0/11Ji-:, era una posizione teorica e diale1Jict1, di f ronte ai/o Stato borghese, non di fronte ai beJJigeranli. Era una po· sizione di principio astratto e assoluto. N el mio a rt icolo in risposta a Sergio Panunzio, h1tti gli a rgomenti val idi sono stati raccolti al sostegno d i quella tesi. I mi ei successori non hanno fatto altro che malam ente r imasticarli.

Ma questa tesi - appu nto perché teorica - minaccia di straniare il Pa rtito dalla reaJt.à Il Part ito - che non è una congrega d i contem• pianti, ma una comun ità di vÌv('Oti e di operanti - sta p er esse re Ìm· botti,gliato in una formula e separato dalla vita, Io avverto i.I pericolo e apro con un colpo d'ariete il vicolo cieco. A? d iciotto ottobre pubblico lo scritto : Dalla 11e11tralilà a;so/11/a t1ilr1 neutralità attiva ed operante. Qud J'articolo aspetta ancora d i essere confutato. Il Pa r tito ripre ndeva - poteva riprendere la sua libe rtà di movimento, ma le ostriche urna.ne della D irez ione del Partito volle ro rimanere attaccate - con maggiore ostinazione - allo scoglio del la loro pregiudiziale antiguerresca. U n a1tro manifesto fu lanciato alle turbe e da allora j manifesti e gli ordi ni del giorno non si contano p iù. La Direzione del Parti to poteva - dove\•a - convocare un congresso nazionale, ma la Direzione che r improvera alla borghesia il Parlamen to chiuso, è - essa stessa - di un costituzionalismo.... turco. E t riste a dirsi; ma la verità è che nel periodo più t urbinoso della storia europea, H socialismo italiano è stato d iretto da un manipolo di analfabeti. Nessuna meraviglia se, dall"ottobre al maggio, la neutralità socialista è d iventata una vergogna, peggio, un 'infamia. Mentre i capi nicchiano e si chiudono - prudenzialmentein lung hi nonché diplomatici silenzi, i piccoli mest:cranti, i microscopici <<a rrivisti )> J el socialismo imperversano in a lto e in basso.

La propaganda dcll'A va11Ji.' supera i confini dell'abbiezione. I gregari fischiano a Mod ena, Lorand; a Cesena , Battisti ; rumoreggiano Dest rée, a Venezia In alcune local ità di campagna, i «rurali» fanno la caccia a ll 'interventista. Due social isti - l"uno sir.daco di una c it tà, l'a ltro pro· pagandista sti~ndiato e dire ttore d i un giornaletto socialista - affermano- in un pubblico comizio che j garibaldini caduti sotto il piombo tedesco alle A rgonn~, erano dei « c riminali e dei sadist i ». In un con· gresso, presente il vice-segretario d el Partito, si dà la sanatoria al bramito di queste due Iuridissime iene, affermando trattarsi di « opini oni per· sonati e scientifiche». Il neutralismo socialista, caro Vandervelde, non esita più. Ha scelto la sua strada. Le bande dei neutra listi - a rmate di bastone e d i revolver distribuiti n elle sedi 'dei circoli socialisti - aggrediscono i pacifici cortei degli interventisti.

Si sa c he il neutra lismo è ormai un aiuto agli Imperi barbarici Che

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

importa! Si grida : Viva l 'Aust ria! Si scrive : Ben vengano .i tedtSch i

Si afferma -l'ho sentito io stesso da bocche socialiste - che il Belg io se voleva risparmiarsi la rov ina, non aveva che a lascia r passare le tru ppe del Kaiser. L'opposizione all' intervento non è più ideologica , è p ratica, è violenta, è b estiale.

Non s i parla esplicitamente di sciopero generale perché la C. G. del L. Yi si è dichiarata contraria, ma si fa di tutto perché la m a ssa r eagisca alla mobilitazione anche collo sciopero generale. Mentre i d ep utati socialisti si squagliano - reg o larmente ____, nei comizi nazional i ( sono dei vigliacchi che non voglio n o assumersi concrete responsabilità né in un senso, né nell'altro), la Di rezione del Partito «rin via », da un mese al successivo, le sue decisio n i est re me colla seg reta spe ranza <lì tro v.usi una buona vo lta d ina nzi a l fatto com p illto ; l' A wmti .' g io(a la sconc ia partita doppia che fu denuncia ta e bo/l,:1ta nell 'ulti mo Con· s ig lio della Confodcrazione Genera le del Lavoro da Ludovico Ca lda

Ab b revio, ca ro V anderve ld e, perché non e piacevo le rimesta re q ue· sto fa ng o e m i soffermo un poco sulle meravigliose giornate d i magg io che seg narono l a purificazione dell'Italia e l'ultimo passo del Pa rt ito Social ista Ufficiale verso la putredine.

o rma i storico che giolittiao i e socia listi si trovarono - g iun ta l'ora topìca della neutralità - non fo rtuita mente sullo stesso t erre no .

L'an data di Giolitti a Roma, coincise colla convocazione fulmi nea del G nippo Pathmentare social ista. I deputati sociali.rri, pt<r di cons,mJare Ja ne11trrllità italiana, non 10/0 ,1vrebbero apptJggiato tm Minù /e,o G ;tJ . lilli, m11 vi avrebbero - tesi M uJL1t1 i - direttam ente partecipato. JI Part ito avrebbe lasciato fare. Per fortuna dell'Italia e del mondo, una violenta ra ffi ca di pop o lo spnzò via dalla scen a j trafficant i \'ituperc\'o l i che volevano cost ringere l'Italia a seguire il carro d i Guglie lmo 11, d i f 1ancesco G iusep pe, d i 1'.faometto V La g uerra fu decisa, fu voluta, fo imposta dal popolo nelle g iornate d i magg io. M a voi, non ig no ra, c <Crt o , caro ed illust re V andervel de, q uale fu il conteg no dei social isti. N e lle sca rse l ocalità dove poterono, ce rca rono d i sopraffare g l i interventisti

A M i la no si proclamò uno scioper o generale di sedicente protesta rnnt ro l' eccidio d i un dimostrante n eutralista, m a lo sciopero generale era in realtà di retto contro 1a guerra che pareva imminente. L'on. Turati si dimenticò di fare il krumiro come aveva p romesso. Ci pensò la c ifta. dinan za , la stessa massa operaia e lo sciopero fu un fiasco pietoso e piramidale. Non cosl a Torino, eg reg io Vandervelde. A T o rino Jo sc iopern fu violento e di caratte re nettamente neutralista . L e decisioni de llo sciopero furono prese in q uella Casa del P opolo che vi h a ospita to . Se t utte le citt à d ' Italia avessero imitato l'esem p io d i T or ino, voi non av reste potuto « f el icita rvi per la pat ria belg a e p er l a pat ria europe.1 » d el-

DALL'INTERVENTO
ALLA P ARTENZA PER IL FRONTE 9 5
!

l'entrata nel confli tto de ll'Ital ia A b'llerra già virtua lmente iniziata, a m obilita zione quasi compiuta, non cessa la predicazione del socialismo ufficiale, intesa a deprimere lo spirito dei combattenti e a preparare quindi la disfa tta deUe armi italiane. Dopo due mesi di guerra, la situazione è "pparentemente cambiata. Accan to ai ravvedime nt i sinceri, abbondano g li i pocriti che aspettano il momento opportuno per ricomincia re. La. D irezione del Partito non ha t rovato modo di augura re la vitto ria a]. l'Italia, ma ha vota to u n duplice plauso agli scioperant i di Torino; i lavorator i interni dello straniero sono accampati ancora in atteggiamento ostile alla Quadrup iice, simpatico per gli austro-tedeschi, e lo sgìulebbare pacifista d i 9.uesti ultimi giorni è d i fospirazione teutonica: è un altro servigio - non diJintereJJdlo - reso a lla German ia, T ravolti dall'e ntusiasmo pop o lare ch e h a intuito la <(santità» della nost ra guerra, i socialisti si sono - qua e là - avvicinati alla nazione. Ma l'o rgano centrale del Partito ha d efin ito ciuest i atti « vc,e e proprie dedjzioni » e i social ist i di T orino - che vi hanno ospitato nella l oro Casa - han n o proibito ai l oro compagni di entrare nei Comitat i d'assistenza civile Questa è - succintamente narrata - la storia della neutralità socialista italiana, [Cemura].

I socialisti ital ian i si son o esi liati da lla pat ria, pegg io, h anno r innegato ogn i senso d i umanità ! O ra, non v i sembrerà st ra n o, caro compagno Vandervelde, se io non lascio un giorno, un'or a, un minuto solo di treg ua a quest a [ cenmra ] associazione d i professionali del socialismo f .... cm111ra.... ] di bor,gh esi mistificatori della buona fede del p roletar iato. [Censura]

Ah certo! Jl Belg io ri vivrà. Ci sarà un Belgio, doman i, e s:i.rà tutto .:iu reolato dall' ineffabile martirio della sua gente, m entre i crim inali che lo h anno straziato saran no condannati a lla gogna della storia.

Ma ricordate , caro Vandervelde, che i socialisti ital iani hanno fatto tutto il poss ibi le e l' impossibile perch é il Belg io rimanesse sotto la spada tedesca e, col Belgio, l'Europa e coll 'Eu ropa, ìl mondo.

Abbiatemi p e r vostro

96 OP ERA OMNIA DI B ENITO M US SOLINI
~rnssou
N1
D.1 li Pop olo d'!ralia, N . 199, 20 luglio 19 1~, II.

PER TUTTE LE EVENIENZE

la campagna del Popolo d'Italia per ottenere la revisione dei riformati di almeno dodici dassi di· leva, non ha suscitato l'intervento della grande stampa quotidiana. Non mi r ie sce di comprendete la rag ione dì questo atteggiamento,

Si dirà - fo rse - r he è inutile suggerire al Govc:rno dei provvedimenti che esso può prendere quando meglio g l i piace. Certo; il Governo può ordinare la rev isione di tutti i r iformat i e non so lo delle classi a ppartenenti all'esercito permanente e alla m ilizia mobile, ma a n( he di quelle della territoriale. Può il Governo prolungare gli obblighi di leva da i 39 ai 4l anni come in Francia e sillo ai '50, come in Germania e in Austr ia

.Ma il compito della stampa è quello di illustrare queste necessità, per renderle accette alle popolazioni. Ora la questione dei r iformati è d i una importanza fondamentalf', s ia dal punto di vista dei bisogni dell'esercito, come dal punto di vista della giustizia distributi,·a. Un giornale di Milano, L'ltrtUd, clericale, che a ll'in izio non vedeva con s impatia la nostra campagna, aveva ieri l'altro una nota nella quale si prospettava chiaramente la necessità di una sollecita revisione dei t roppi riformati, ora abil issim i, che bigh ellona no nelle città, men tre potrebbero - e dovrebbero - compiere il loro dovere al fronte.

Secondo i calcoli fatti dai competenti , in certe leve, si è aYuto perfino il 40-45 per cento del riformati . La fac ilità con cui si accordava la riforma, dipendeva anche da lla convinzione falsa (ma di ffusa in troppi ambienti anche militari), che una conflagrazione europea fosse impossibile. Per un esercito del « piede di casa » pochi uo mini bastavano: cos1 le classi che avevano n ominalmente 380-400 mila inscritti, t1on forn ivano a ll'esercito che 120- 150 mi la soldati.

C'è, dunqu e, una vasta massa dalla quale è possibile levare g1i effett ivi di parecchi nuovi corpi d'armata . Una revisione dei riformati può dare, secondo le affermazioni del tecnico, un contingente di almeno éoo mila uomini.

T ale provvedimento s'impone e senu indl1gio. Anzitutto è imposto dal carattere della nostra guerra. Noi abbiamo preso l'offensiva su tutto un front e che dallo Stelvio al Mare misura oltre cinquecento chilomet ri.

Noi attacchiamo. Ma l'offensiva - e non c'è davvero bisogno di conoscere profondamente Ja st rategia per affermarlo - presuppone una superiorità assoluta di uomini e dì armamenti. Moltissimi uom ini, moltissime munizioni: ecco la fo rm ula. Ma appunto per ev itare - a cagione del rito rno alle fabb riche cd agli a.rsenali di tutti i soldati specialistiun assottigliamento del fronte, occorre utilizzare tutte le riso rse in materiale umano che la Nazione può fornire. E anche vero che la guerra di montagna non p rmctte vasti spiegamenti di forze, ma se j'offensiva italiana continuerà a svolgersi felicemente, come è avvenuto finora, non sa.rà. l ontan o il giorno in cui le tru ppe italiane usciranno dalla zona dei monti , per distendersi e dilatarsi nelle pianure austriache, Allora il fronte non sarà più << congestionato », « pletorico >>, come è - fo rse - oggi, ma assorbirà nelle sue prime li~ee tutti gli elementi d isponi bi li. Ino ltre bisogna tener conto che l 'occupazione di territori nemici immobilizza una notevole quantità d i truppe. A nche volendo circoscrivere - nei suoi immediati obbiettivi d' indol e territoria le - la nost ra guerra, sarebbe M cessario o per lo meno prudente - in vista d i tutte l e future evenienze - utili zzare tutte le riserve dei ri formati. Ma il pericolo - è la pa rola - di q uesta guerra l imitata, a scartamento ridotto, può dirsi scongiurato. Il viaggio del generale Po rro a Parigi ; 1a consegna delle sup reme onorificen:r.e sabaude a Poincaré e al Principe d i Ga lles ; l'assu nzione al Ministero italiano dell'on. Barzilai, non significano soltanto che l'Ital ia g iungerà - a qualunque costo - a T rieste, ma che l'Italia è pronta, è decisa a cimentarsi cogli alleati dei nost ri diretti nemici; coi tedeschi e coi t urch i. Specialmente nei riguardi della T urch ia la situazione d iventa og ni giorno più critica.

Non è fantastico p revedere che, quando lo Stato M aggiore avrà rag· giu nto ai nostri confini d'oriente certi obiettivi necessari, J'esercito ita· Ji ano sa rà chiamato a combattere su altri scacchieri, d ove si r itenga più fa cile inferi re colp i g ravi e decisivi a lla Trip lice austro·turco-tcdesca, la possi bilità d'una collaborazione italiana n ell'impresa dei D ardanelli non è più un a vaga ipotesi, ma può d iventare, anche in vista della situazion e russa e balcanica, u na realtà, una necessità di un vicino domani . M ~ la partecipazione dell'Italia alfa guer ra su altri scacchieri - parteci· pazione inevitabile perché se n e i rig uardi dcli ' A ustria e della Germania la nostra guerra è presidiata da raéoni superiori de1 diritto e della giustizia, nei confronti della T urchia o ltre al d iritto c'è l'un ità c l'intc· r esse - richie de un ingente contributo di uomini. B isog na ch e la Nazione si prepa ri al massimo sforzo. Se sarà superfluo, tanto meg lio; se sarà necessario, la N azione sarà p ronta a fronteggiare tutti g li eventi. L ' ideale sa rebbe che l'Jta!ia potesse contare su quattro milioni d i combattenti. Se è vero che l'Ita lia, calcolando le colonie .ch e rispondono magni-

98 OPERA OMNIA 01 SENITO MU SSOLINI

ficamente all'appello della Patria, ha una popolazione che si aggira sui 40 milioni, un esercito di quattro mil ioni d i soldati non è sproporzionato alla potenzialità demografica de lla N azione. Ma per g.iungere a t ale cifra, che ci garantisce da tutte le sorprese, ch e ci dà la possibilità dì fare una grande guerra eu rop ea e no~ sol ta nto nazionale, è necessaria la revisione deì riformati !

O ltre a q ueste ragioni d'indole mili tare, ve n'è una d'ordine morde, n on meno persuasiva e convincente delle alt re. Non è g iusto ch e i l sacrilicio di sangue sia limitato a poche class i: è ,giusto invece ch e sia d ilatato sul maggior numero di cittadini : sarà anche meno gravoso per t utti.

Il Governo avrà certame nte st ud iato questo problema . li Popolo d' !Ja/ia ha preparato - nei limiti d elle sue forze - l'opinione pubblica. La revisione dei riformati non solo non produrrà turbamento alcuno , ma sarà accolta con vera gioia dagli i nnumerevoli che si dolgono amaramente di non poter serv ire - col braccio - la causa della Patria.

MUSSOLINI

Da Il Popolo d' ltalii,, N . 202, 2} l uglio 19 15, II.

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA
PER IL FRONTE 99
7.· VIJI

ITALIA E TURCHIA

D opo due mesi di guerra contro l'Austria-Ungheria, i nostri rapp orti colla Turchia sono giunti - a quanto sembra dalle Òotizie dei giornali - a quella fase cri tica ed estremamente delicata che precede lo scoppio <<ufficiale» delle ostilità Veram ente da qualche settimana la Turchia si considera di « fatto )) in istato di gue rra coll'Ita lia; ma sino ad oggi non sappiamo quali siano le intenzioni del nostro Govern o. Alla super1icie i rapporti continuano ad essere normali ; i rispettivi ambasciatori delle due Potenze non si sono mossi da Roma e da Costantinopoli; l'Italia non ha p reso nessuna misura contro i turch i; il ch e non impedisce che j turchi abbiano sequestrato le colonie ital iane dell'Asia Minore. La guerra - però - ha una sua logica interna, pe r cui non è ]ontano il g iorno in cui Italia e Turchia si troveranno di fronte come nemici d ichiarati. lCensura].

Pare che l'Italia desideri che siano gli altri a dichiararle la gue rra, [ cemura], Aspetteremo, dunque, prima di chiarire la nostra situazione e tutelare - colle a rmi - i nostri diritti e i nostri i nteressi, una dichiarazione di guerra che potrebbe anche non veni re mai? [Cens ura]

Ora il Ciccotti fa il pess imista, perché così g li ordinano i priori della Cong rega che lo stipend iano e vorrebbe che il Governo - in vista di un alla rgamento della guerra - convocasse i l Parlamento. Ah no, per esempio. I signori d eputati stiano dove sono. [ Cem11ra].

D 'altronde, che cosa farebbe il Parlamento? Nulla, La guerra ha - nel suo svolgimento - le sue necessità . Ora non è inutile ripetere e insiste.re sul fatto della d ipendenza che l ega la nostra gue rra alla guerra <legli altri nostri Alleati, Di versi scacchieri, ma una guerra un ica, con un obiettivo comune. Se la guerra avesse - per ipotesi - un solo scacchiere, ci sarebbe una fus ione intima, organica, una cooperazione immediata degli eserciti alleati. Se, - altra ipotesi, più vicina alla realtà - fosse necessario, onde vibrare un colpo dec isivo al nemico, un ire su di uno scacchiere le fo rze dì due eserciti, non farlo equivarrebbe a voler prolungare la guerra . La nostra - sia detto per l'ennesima volta - non è una guerra di utilità territoriale, che deve limitarsi alla

..:onquista delle regioni etnicam ente italian e, ma una guerra di liberazione. Ora, se è necessario picchiare sulla Turchia , per indebolire la Germania, bisogna picchiare - e sodo! - sulla Turchia. Ormai la Turchia è un feudo germanico. t possibile che la Turchia si liberi dalla dominazione teutonica e provveda ai casi suol, magari con una pace separata? 8 possibile: la politica dell'oriente europeo è ricca di sor· prese; ma, se possibile, è desiderabile? Non è meglio - dal punto di vista del futuro equilibrio mondiale - liquidare la Turchia? Si afferma che un dissidio anglo-russo esiste per la questione degli Stretti; pue in vece che Inghilterra e Rus sia abbiano raggiunto un accordo. t chiaro che se i francesi e gli inglesi riescono a « forzare» i Dardanelli, la Russia non potrà accampare prekse egemoniche ed esclu:;iviste. Se poi alle forze anglo -fra ncesi si aggiungessero quelle italiane, <JU esta Triplice, nella Quadruplice, potrebbe moderare e fr enare gli appet iti di Pietrogrado.

Ma, ripeto, il dissidio anglo-russo per la questione degli Stretti è una fandonia. Se l'Inghilterra non fosse stata sicura del fatto suo, non si sarebbe imbarcata in un'impresa lunga, difficile e dispendiosa, come quella dei Dardanelli, [Censura]. l ' impresa dei Dardanelli, portata a termine, signiJica la Turchia eliminata e posta fuori combattimento; significa, per la Russia, la possibilità di essere rifornita di munizioni; per l'Italia, di aver grano sufficente ai suoi bisogni.

Certo, la situazione balcanica cont inua ad essere oscura e indefinibile, ma - giunte le cose al punto in cu i si trovano - le decisioni energiche giovano più. delle démarrhes diplomatiche a chiarire le po· sizioni. Quando i nodi sono twppo aggrovigliati, non si sciolgono colle mani, si tagliano colla spada. [Cen sura].

Comunque, la guerra contro la Turchia è inevitabile. Noi non abbiamo dinanzi soltanto l'Austria-Ungheria, ma una Triplice: potremmo dirè - anzi - che abbiamo dinanzi soltanto la Germania, in quanto le sue alleate hanno perduto ogni autonomia militare, politica e perfino diplomatica e sono degli st rument i passivi nelle mani degli Hohenzollern. Bisogna accogliere gli «allargamenti» prossimi della nostra guerra con animo tranquillo, con invitta fiducia ; che si combatta su l'uno o su l'altro scacchiere, quando le porte di casa nostra siano ben sicure, è cosa secondatia; l'essenziale è di vincere.

Da Ii Popolo d'Italia, N. 204, 25 luglio 1915, II.

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL
101
FRONTE
MUSSOUNl

MISERIE SOLITE

L'ed izione ital iana - dehitammle rovvenzionata - d el V orwaerls berlinese non sapeva ieri che cosa dire e allora ha dato l'incarico a un piccolo vigliacco della congrega redazionale di raccattare alcune mi· seriale e di farn e il piatto del giorno per i sudekumizzati. Mussolini.... libico, ecco la geniale trovata *· T utti sanno - e non lo ricordo per vantarmene - che sono stato oppositore dell'impresa iibica, che sono stato arrestato, processato e condannato a dodici mesi di carcere di cui cinque scontati per anti-lìbicismo: Ma il mio libicismo sarebbe provato dal ·fatto che nell'A vanti! da me diretto, scriveva Libero Tancredi. Ora - la collezione può provarlo - 'fancredì non ha mai trattato q uestioni inerenti all ' impresa t ripolina. Ancora: come è a vvenuto che, nei mes i delle polemiche feroci cont ro di m e, non si tenesse conto alcu no di quella « constella2ione di q ue5tioni morali )> di cui sarebbe carico il <C ri velato » Ta ncredi ? facile rispandere: i sudekumi2zati erano in mala fede allora e lo sono naturalmente anche oggi. Non è in un g iornale diretto da un uomo come Pag nacca, che si possano fare delle questioni morali contro chicchessia.

Quanto alla mia << mol ta paura >>, ho dato troppe prove di coraggio morale e personale, per umilia rmi a ragionare coi loschi fam ulidebitamente stipendiati.

Se poi, v'è tra i sicarì di Pa,gnacca, qualcuno che vuol impartirmi ln ioni di coraggio, si faccia avanti. Io l'accoglierò come si deve.

MUSSOLINI

Da I} Popolo d'lJ,1/ia, N 205, 26 lug lio 191,, II

SE FOSSE VIVO

La commemora.tione nuionaJe di Giovanni Jaurès, inscenata dal Partito Socialista Ufficiale, non è che un episodio della campagna neutralista che - ora - ha cainbiato l e forme esteriori, ma non già l'intima natura essenzialmente anti-italiana. II Partito infeudato ai Lazzari e ai Barberis vuole, « in questo momento, n el ricordo di Jaur~s, ,1,ffermare la sua irciducibile e inflessibile linea di condotta». Abbiamo visto , attraverso la cronaca interna di q uest i due mesi di guerra, <J.uanto « irriducibile e inflessibile » sia la lineiì. di condotta dei socia list i italiani. Non vale nemmeno più la pena di rilevare il ridicolo di questa gente che ad ogni svolto di strada proclama la sua « irriducibi lità e inflessibilità », mentre i socialisti - gli influenti - fanno ciò che vogliono, se ne infischiano dei proclami di rezionali e collaboranonei famo5i comitati civili di assistenza - con uomini di tutte le gra · dazioni d ella borghesia. Questa « rigidità» è dunque un bluff, un puro e semplice bluff, nel quale nessuna crede, nemmeno coloro che la pongono in circolazione nell'intento di mistificare le masse tardigrade dei gregari. Giovanni Jaurès deve servire - sequestrato dai socialisti ufficiali - alla riabilitazione della loro condotta antisocialista e a.nti· n azionale.

Il tentativo è audace, è cinico ; ma noi siamo qui a non tollerare ta nta profanazione. Poiché noi siamo fermamente convinti che se Gio· vanni Jaurès fo sse vivo, egli n on sarebbe certo coi congregati di via San Damiano, ma sarebbe con noi . Jaurès sarebbe cog li interven tisti, non coi neutralisti, specie co i neutralisti dell'ultima o ra, coi neutralisti che si dichiaravano pronti ad allearsi con Giolitti pur di rendere un servizio alla G ermania, all'Austri.i, alla Turchia. Il grande tribuno avrebbe compreso e giustificato il neutralismo della prima ora. Era una neutralità anti•tedesca. I socialisti furono neutralisti per impedire ch e in conseguenza d egli ancor ignorati trattati della Triplice, I'Jtalia do· vesse volgere le sue armi contro la F rancia, contro la Serbia, cont ro il Belgio. Per quesu neutralità anti.tedesca fu approvato tacit amente il richiamo di talune classi; per sussidiare e tutelare ta le neutralità, i socialist i ital ian i non avrebbero nulla obiettato dinanzi a una e\·en tuale mobilitazione generale. Ancora: se la G ermania avesse intimato al·

i j

l'Italia di scegliere o l'alleanza delle armi o la guerra, è foor di dubbio che i socialisti italiani avrebbero scelto, accettato - e non .subìto - la. guerra , Giovanni Jaurès - vivo - avrebbe, come tutti i francesi, ~nedetta la nostra neutralità che permetteva alla Francia di ut iliz:zare tutti i suoi eserciti cont ro la Germania.

Giovanni Jaurès - vivo - avrebbe anche compreso il periodo di crisi e di transizione dalla neutralità all'intervento. Un Partito, una massa è tard a nel rappresentarsi i rapporti da fenomeno a fenomeno; nel rendersi conto delle necessità che spezzano i preformati schemi mentali e che gettano la coscienza su vie non ancora percorse alla ricerca di una verità nuova. Le masse sono misoneiste. Giovanni J aurès - vivo - avrebbe compreso tutto ciò, ma io credo che !a cari'l· pagna intrapresa dagli organi del Partito, negli ultimi mesi della neu• tralità italian a, lo avrebbero profondamente rivoltato. I morti - più ancora dei vivi - appartengono a tutt i. ·Non si difendonQ. Ma la loro vita li difende. Ciò che furono, sono. Possono gli speculatori aggirarsi attorno alle tombe, ma Ja profana:i:ione rimane - più che altro - un tentativo indegno di coscienze inquiete . Io dico che Jaurès vivo, sarebbe oggi ministro socialista nel Governo della Òifesa Nazìonale francese.

E non Io dico in base a una testimonianza altissima che mi è giunta in questi giorni da parte di un uomo che fu al suo fianco per tren· t' anni; lo dico per la conoscenza che ho delle opere e del pensiero di Jaurès, Come si può dubitare un solo minuto, che Egli non sarebbe stato al suo posto nell'ora del più grande pericolo? Come si può pen· sare a un Jaurès indifferente - neutralista - dinanzi alla v iolazione premeditata ed esaltata (fra il compiacente silenzio di t,lltì i deputati socialisti del Reichstag) della neut ralità lussemburghese e belga, dinanzi all'invasione, non meno p remeditata e barbarica, della Francia ?

Queili che conoscono Jaurès - n ella vita e nelle opere - non si pongono questi interrogativ i. Il lead1:r del socialismo francese amava t roppo la Francia e la Repubbli ca, per esitare ne:!Ja scelta delle proprie responsabilità dinanzi all'aggressione del Kaiser. Jaurès amava la Fran· eia. Di un amore tenero, delicato, ap passionato, Vi sono pagine nelle quali questo amore di figlio devoto trabocca. Tutti i sofismi, i paradossi degli anti-patriotti infastidivano Jaurès che amava la sua patria, Ja voleva ricca, g r.ande, possente; pacifica, ma armata, formidabilmente armata. N on per nulla H piano di organizzazione socialista della F rancia, ideato da Jaurès, comincia con un progetto di riorgan izzazione del· l 'esercito su basi nazionali e difens ive Jaurès amava la Francia, perché ne conosceva, come il p iù dotto degli eruditi, t utta la storia, come il p iù fine degli umanisti, tutta la letteratura (Péguy ha dedicato pagine inter essanti , piene di simpatia a Jaurès, poeta e letterato) Jaurès amava

104 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLIN I

la Francia, perché la F rancia è una g rande creazione storica che non può , noo deve perire. Chi non sente che la scomparsa o la semplice umi· liazione della Francia, equivarrebbe a un oscuramento della CQScienza europea ?

Ma l'amore per la Francia si sposava in J aurès coll'amore per la Rep ubblica. Jaurès non ha mai gettato lo scherno sulla questione j stituziona1e~ per lui la Repubblica era la forma palitica e necessaria del socialismo e la Repubblica francese, malgrado i suoi errori, le sue colpe era da Lui considerata come il più saldo baluardo della libertà dei poPoli. Nei giorni di crisi, Jaurès pon eva al servizio della Repubblica la sua prodigiosa oratoria, la sua penna, la sua vita, tutto se stesso. Cosl durante l'affare Dreyfus ; così durante la campagna per l 'espulsione delle Congregazioni.

Un anno fa - appena - quando lo scandalo Calm ette-Ca. ill aux dilagò, la Repubbli ca si giovò ancora una volta dell'opera di Jaurès. Come si può soltanto dubitare che la Fra nc ia non avrebbe mandato al Governo q uest'Uomo che, avendo te nuto nd pug no le moltitudini, le avrebbe dom inate e sollevate nell'ora tragica ? E come si può pensare ch e Jaurès non si sarebbe votato - tutto - alla causa della guerra?

L'aggressione della Germania - compl ici diret ti i socialisti teder schì - metteva in pericok1 i beni sommi pei quali tanto aveva combattuto Jaurès. Una Germania vitto riosa sig nificava un'altra mutilazione della Francia e Jaurès non si era ancora rassegnato a quella dd ' 70. Il Kaiser trionfante voleva dire la line della Repubblica ...

Ah no. Compiuti tutti i tent;i.tìvi per evib re la conflagrazione, Jaurès avrebbe compiuto il suo dovere di socia.lista, di repubblicano, di patriota, di fran cese.

Con che voce, con che anima, ,on che i mpeto, egli avrebbe gridato a lle folle pronte a tutte le res istenze, decise a· tutti i sacrifici , capaci di tutti g li eroismi : 11.lloru, enfants de fa Patrie.'

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA P.ER IL FRONTE 105
MUS S OLlN ( D2 Il Popolo d'TtaJia, N. 206, 27 lug lio 1915, II.

LO SFORZO RUSSO

La battaglia impe,gnata fra austro-tedeschi e russi sullo scacchiere est e sud-est, tiene, in questo momento, sospesa l'attenzione dell' opinione pubblica europea. Anzitutto, per le sue proporzioni gigantesche. Si afferma che, per l'estensione del fronte e per la quantità di effettivi, )a battaglia deUa Vistola - chiamiamola, per intenderci, col nonie del più importante fi ume che attraversa i luoghi dove si combatte - sia la più grande della storia. Ma un'altra ragione, non meno urgente e profonda, sospinge i cittadini a seguire con l'occhio intento, attraverso gli indecifrabili nomi polacchi, tutte le vicende della formidabile partita.

Tale ragione, può e55ere tradotta in questo interrogativo: quali saranno le conseguenze di questa battaglia, una volta che sia giunta all'epilogo, colla sconfitta dei tedeschi o dei russi?

Esaminiamo tutte le eventualità d'ordine politico-militare. Prospettiamo da prima l'ipotesi meno attendibile - in questo momentoe cioè che j russi resistano a lungo e riescano - anche perdendo Varsavia -a riprendere di qui a qualche t empo una controffensiva energica e vittoriosa. Ci vuol poco a capire che la Germania riceverebbe un colpo, se non definitivo, certamente gravissimo. Non si arriva a comprendere come b. Germania potrebbe rifarsi - in materiale umano - dall' enorme logoramento di questi ultimi mesi di battaglie incessanti. La Germania dovrebbe ridursi alla difensiva Io credo t:he molto difficilmente la Germania sarà in grado di teotare su altri scacchieri un"offensiva « in grande stile>> come quella che punta - oggi - sulla capita.le della Polonia russa.

Facciamo ora le ipotesi meno piacevoli per noi.... Supponiamo che i tedeschi siungano a conquistare Varsavia. Pare che i russi abbiano nel preventivo Ia perdita di questa città. Ma l'occupazione di Varsavia che cosa risolve? I tedeschi saccheggeranno e deprederanno la grande città, ma poi? Continueranno ad inseguire i russi o stagneranno nelle trincee, attendendo - coll'autunno e l'inverno - jl maturare di nuovi imprevedibili eventi d'ord1ne anche diplomatico-politico ?

Mettiamo sul tappeto l'eventualità più catastrofica: supponiamo cioè che i tedeschi, a1lungando1 da nord a sud, i bracci della loro morsa, riescano ad accerchiare parte degli eserciti russi che si trovano su quello

scacchiere. Anche questa vittoria non avrebbe domani. Gli eserciti ,u.ssi, sfuggiti all' accerchiam ento, continuerebbero il loro movimento di ritirata e si riorgan izzerebbero più indietro, nell'interno della Russia, l t}somma: la Russia non o1irc al nemico un punto vitale, mortaùnente rnJnerabile. E anche qui, come su altri :;racchieri, è il t empo che lavora per la Q ua druplice. E.eco perché la Cermania ha fretta

V'è chi parla di una possibile pace separata rnsso-tede5ca, dopo la presa di Varsavia. L'ipotesi è inveros im iJe. f!. vero che noi non siamo troppo esattamente informati su certi m ovimenti e tendenze deJla CO· sidetta « società russa », che è, poi, la manipolatrice de11a polit ica UJ1 . periale; ma non v'è - alla superfice - alcun sintomo che autori zzi a ritenere possibile tale eventualità. La Russia non può rassegnarsi a una disfatta. V'è il Patto di Londra che Ja lega agli AJleati; v'è il recente p roclama dello czar che afferma la volontà di condurre la guerra ad oltran,:a, vi sono le manifestazioni dell'opin ione pubblica, che so· stiene la linea di condotta del Governo. Una Russia che segnasse la pace, dopo a una disfat ta e a una mutilaiione, sarebbe alla mercé della G e rman ia..

Pietrogrado tornerebbe Pìetrobu rg o. G li impegni che vincolano la Russia agli altri Alleati della Quadruplice sono formali ed espliciti. Ma la Russia continuerà la guerra indipendentemente dal Patto di Londra: la continuerà per necessità nazionali e storiche insopprimibili : la co ntinuerà. per rimanere ancora la Russia e non un'immensa colon ia des tinata a subire di nuovo, doman i, la violenta penetrazione ed egemonia te desca.

Non mancano, fra noi. gli allarmisti scimuniti, che vedono già, dopo la battaglia in Polonia, scendere a! sud le «falangi}> di Mack e nsen, per dare una « lezione >> all ' Italia. Ora, sta di fatto che, fra mo lt i giorni o molte settiman e, la lotta su llo scacchiere polacco sarà giunta al termine, g li austro-tedeschi saranno cosl fisicamente esau riti e numecic-ame11te decitnatì, Lhe non av1a11111) volor1tà né for2a di ini.ziare altre «colossali» offensive contro altri nemici. D' altron de l e g iogaie deUe Alpi non si prestano agli spiegament i in masse serrate, necessari alle offensive tedesche. E ancora: quando la battaglia polacca sarà finit i, le truppe italiane avranno -colla preu di Tolmino e di Goriziaallon tanato dall'Italia qualunque pericolo.

l a sih1azione nello scacchiere russo-tedesco non deve dunque suscitare preoccupazioni. I rossi - anche r itirandosi, anche: disfatticompiono magnificamente la. loro missione: ; logorano la Germania, la impoveriscono dì soldati, la stremano anche nelle risorse economiche. la v icenda della guerra .sui diversi scacchieri può essere per la Q uadruplice - e lo si è visto in questi d od ici mesi di gue rra - ora

DALL 0 INTERYENTO ALLA P ARTENZA PER IL FRONTE 107

favorevole, ora contraria, ma v'è un dato fondamentale che gara ntisce la vittoria degli Alleati: la popolazione.

A un dato momento il fattore « q ualitativo » si agg iungerà - nella Quadr uplice -al fattore «quantitativo» ; a un dato momento, cioè, la superiorità numerica coinciderà colla supe riorità dell'organìuazione : q uel g iorno - vicino o lontano non importa - la sorte della Germania e dell'Au stria sarà decisa

MUSSOLINI

Da I/ Popolo d'Italia, N. 207, 28 luglio 1915, IL

108 OPERA OMNIA DI BENITO M
USSOLINI
j

FRANCHI E... MARCHI

Il V orwaertJ milanese, diretto, per la « continuitl redazionale», dalJ'integerrimo Pagnacca - ricordo, en pammt, che - secondo la t esti· monianza di Alberto M eschi .....,.. negli am bi enti di New-York ven iva appellato col nomignolo di Pag nacca una notissima sp ia del consolato italiano - iI V orwaerfs si industr ia a fa r credere alle più o meno « vaste tribù degli scemi » che lo leggono tre cose * e cioè:

1. Che io voglio.... assassinare il social ismo. N ientemeno! Ora io - per tutta risposta - scaravento sul g rugno di Pagnacca e sicar i ( Pagnacca ha sempre avuto dei sicari) la collezione del Popolo d'/111lia e do non un giorno, ma un mese di tempo a quelle canaglie per vedere se io ho mai .contravve nuto a quelli che sono i canoni fondamentali del sociali smo. Ma per il V or wi:1ert1 non esiste che un so· dalismo : il suo. Pagnacca è uguale al socialismo, il socialismo è uguale a Pa8nacca. Combattere, senza t regua - fra j} coosentimento tacito e palese di moltissjmi socialisti ancora o no n più inscritti al P artitoquella vera e prop ria associazione a delinquere che sfrutta e mistifi ca il proletariato italiano n ella maniera più sconcia; inchiodare alla gogna un sinedr io di preti e di sagrestani illelter11.ti, coi quali vecchi socialisti, come, p er citarne ur:o solo, luigi Maria Bossi (buono eh, quando dava i francon i all' A vanti/), dich ia rano Ji << non voler aver nulla di comune» , è.•.. assassinare il socialismo. Il socialismo italiano è dunque monopolio de U'illustre direttore del V orwaertt? Fuori di via S. Damiano 16, non c'è più salvezza? Il socialismo sta prop rio tutto nel cranio e nella coscienza di Pagnacca e soci? Ebbene, si: bisogna assassinare il Partito, questo Partito, per sah-are il socialismo! Ma non vede il Vorwaerts che tutti quelli che non hanno nulla da guadagnare facendo 1a p rofessione comoda e abbastanza lucrosa del socialista, se ne sono, in questi ultim i tempi, a ndati. - colla nausea alla g ola! - dalle Sezioni del Socia· lismo Ufficiale? Non sentono i pagnacch isti che mai - come in questo momento - passa vicino alla realtà il profetico « ramo secco » di Leo· nida Bissolati? Essi ricorrono all'espediente assai usato di T ecoppa : at·

• (31 6) .

taccare il V orwaerls, è dir .... male del socialismo italiano.... Ma l'espe· cli ente non trae più nessuno in abbaglio, nemmeno gli imbecilli.

2. li V orwaer/1 vuol far credere che se io non sono al fronte, gli è perché non ci sono voluto andare. Ora, la ve rità, ben nota ai * sinistd del Vorwaerts milanese, come a tutti i paracarri delJe mille strade d'Italia, è che - vedi manifesto! - coloro che hanno obblighi di leva non possono arruolarsi come volontari. E malgrado le pratiche che ho tentato in alto luogo, con risultato negativo, e si capisce!, mi tocca attendere pazientemente H mio turno! E verrà il mio turno! Ma sì, verrà! Il V orwaerts non vive ormai -e si rivela! - che di una spe· ranza: che io resti morto in guerra. Accidenti ! Comunque, questa gente è ultra -buffonesca! Avevano minacciato il finimondo rivoluzionado ed eccoli vivi, liberi, freschi, senza che la· Joro fronte si sia in..:oronata della più piccola paLna del martiiio. Questa gente esige che gli interventisti gettino la vita per l'inte rv ent o, ma essi, che si dichiaravano dispos ti a morire sulle barricate, hanno egregiamente salvato - senza nemmeno un giorno di arresto - il loro « nitido ventre» per Je « indite viltà. » del neutralismo futuro... Istrioni!

3. Dopo due settimane, . il Vorwaerl! si occupa finalmente dell'accenno che lo riguardava un po' da vicino. Ci son volute due settimane. Tempo utile per fare molte cose r Il VorwaertJ grida .... sfida. Adagio, lestofanti matricolati .... Io continuerò - sino a quando mi piaceràa chiamare il vostro giornale edizione « debitamente sovvenzionata » del V orwaer/J berlinese. Non strillate! Da mesi e mesi, voi, malgrado un lodo firmato da due socialisti, continuate la vostra campagna contro il Popolo d' Italia, semplicemente perché esso è la spina implacabile conficcata nel vostro :fianco. Adesso potrebbe essere la mia volta!

E vi dico - sempre per cominciare - che non io ho goduto « 1a sovvenzione dei marchi tedeschi», ma l".lf.vanti/ come giornale e qualcun altro che - appunto in quell'epoca - si fece aumentare di cento lire Io stipendio mensile.

Quanto agli elogi da me fatti ai socialisti tedeschi, vi rimando alle mie polemiche coll'on. Gra:i:iadei. Io ho negato sempre qualsiasi capa· cità rivoluzionaria alla social-democrazia teutonica, e malgrado i marchi io mi sono rifiutato - quando il tradimento fu palese -a difendere - come fa ancora il V orwaert! - i socialisti tedeschi.

Ma tornando al vivo della questione, ricorda il VorwaerJJ sotto quale forma fu largito << l'aiuto fraterno» da Berlino?

Ricorda il VorwaerlJ milanese che qualche grande giornale socialista tedesco abbia mai rinfacciato tale « aiuto fraterno » ai socialisti italiani,

110 OPERA OMNIA DI BENITO , MUSSOLINC
• Lacuna del te~to.

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PtR IL FRONTE 111

il che dà uno sp eciale ben chiaro ed antipatico carattere ali'« a iuto fraterno » medesimo ?

Sa il V orwaert J che si sia mai pensato in Via del Seminario al la restituiione di quei U mila marchi, quando il precip itare degli avvenimenti e la situazione politica dell'Italia lo imponeva no ? Specie ciopo il secondo voto al Reichstag che confermò in faccia al mondo il tradimento dei socialisti tedeschi.

E se le cose stanno - come stanno - in questi termini, di che si Jagna il V orwaerts se noi lo chiamiamo come ci piace di.... chiamarlo ?

Punto e virgola, per ora.

0 2 li Popolo d' [JaUa, N 207, 28 luglio 1915, II.

LA SIMPATIA DEGLI SCIACALLI

All'uil;.imo momento, prima d i acc ingersi a raspare cogli artig li, che conoscono i sei per cento stro:zzini , la terra ancor fresca che r icopre i resti di Giovanni Jau rès, i socialist i neutralisti e a.ustriacanti e germ anofili ita liani, i « lavoratori ~u tentici e o stinati dello stran iero~. hanno avuto la incomparabile sfacciataggine, il fenomenale cinismo di indiriuare un messaggio di simpat ia ai socialisti frances i.

« Q uella simpatia pe, voi e per il Belgio no i l'abbiamo conservata inaltera ta attraverso guesfanno di dure prove a cui siete stati sottoposti, benché YOi ab· biate crMuto cli dividere la respcmsabi lità dci regimi politici delle vostre d assi dominanti »

Cosi è detto nel documento che reca le note firm e dei Lazzari , dei Vella e consimili Balabanoff. Io non so come i socialisti francesi risponderanno a questa attestazione di platonica, nonché men :iognera simpatia. I socialisti fran cesi potrebbero fa r sapere ai Kamaraden ital iani, che - q uando il mondo è in armi - una simpatia che si l imit a agl i ord ini del giorno è una inutilit~, quando n on diventi un'ironia. I SO· cialisti fra ncesi polrebbero domandare - a n ch e a sol o titolo d i curiosità - a i Genouen di v ia del Sem inario, com'è avvenuto che Alceste

D ella Seta - l'assertore in facc ia a Sud ek um della fran cofili a d e i so· cialisti italiani - sia stato, poi, cost retto a r as~egnare le dimissioni dalla

D irez ione del Pa rt ito. [ socia listi francesi potrebbero anche resp ingere una simpatia ch e h a tutta l' aria di una «degnazione » e potrebbero di re ai social isti jtaliani che se Guesde, Sembat, Thomas sono andati al Governo, n on ci sono andati per un capriccio o per un ' ambizione, ma per il compimento di un sacro dovere, a l quale non si sarebbe, certo, sottratto Giovanni Jaurès.

Ma anche questo messaggio è un servizio reso alla Germania. Nel· l'ult ima parte, infatti, (è un accenno chiaro ai t entativi dei Quertreiber e una sollecita2:ione ai socialisti fra n cesi di « riprist inare» l'Interna. zionale, accettan do il concetto teutonico di una «pace bianca » che salvi il Kaiser e.. . prepari un 'a ltra guerra. Ma i socialisti d ella Re· pubblica hanno g ià risposto, il 14 lug l io, con uni dichiarazione che

DALL'INTERVENTO AL LA PARTENZA PER JL FRONTE 113 non ammette equivoci, perché si riassume nella formula: « guerra ad o ltranza».

Io non so - ,ripeto - come sarà accolto il messaggio di coloro che H ervé chiamava spesso g li « eunuchi ». Ma se Jaurès - il com. memorato - potesse levare la te-sta, posseont e, dalla fossa, egli allon· t anerebbe con un gesto sdegnoso la mandra degli scìacalJi che specula su ll'anniversario tragico.

D irebbe Jaurès ;

« Chi siete voi, che venite a turbare col \'Ostro chiacchiericcio inverecondo il mio silenzio e la mia sol itud ine? Chi siete? Voi che pre tendete d i commemora rmi, ml conoscete ? Voi, che spregiate ogni idea di patria, voi che avete gridato il " ben vengano " ai tedeschi, avete maì letto La mia Armée nou11e1le? E se l'avete letta non vi sembra che siamo divisi - nonostante le etichette super.6.ciali - da un abisso insondabile? Ah, voi padate di una vostra simpatia inalterata per Ja Francia e per il Belgio Evidentemente voi fate assegna mento sulla labilità della memoria fra i vivi. Ma i morti ch e seguono le vicende dei vivi non dimenticano lo misuro il valore d~lla vost ra simpatia

Io so che se fosse stato in vostrn pote re, l'Ita lia non sarebbe intervenuta mai... . E forse per simpatia a lla Francia che voi - miei od ierni commemoratori - dist ribuivate revolver e randeJli nelle sedi dei Circoli socialisti, allo scopo d i stroncare - nella violenza teppistica - le dimostrazioni ìnterventiste? forse per simpatia alla Francia che p ropa · ga ndist i e si ndaci del vostro Partito chiama ro no sadisti e criminal i quei garibald ini che versarono il loro sangue nelle fo reste delle .Argonne?

.B forse per si mpatia alla F rancia che le vostre Federazioni si pronunc iarono favorevoli anche allo sciopero generale, p ur di evitare la g ueua contro l'Austria e la Germania, e in favore del Belg io e della Francia ? Fu inspirato da simpatia per il Belgio e per la Francia l o sciopero gen erale di Torino ? Se quello sciopero neutra lista si fosse propagato a tutta l 'Italia, non evidente che sarebbe stato una battagl ia vinta per Ja Germania e per J' Austria?

« Voi parfate, oggi, di simpat ia, ma io - motto che segue i vivivi dico che voi eravate pronti a pugnala re alle spalle la Francia e il Bdgio. Jo vi dico che e ravate pronti a compiere il pi ù nero dei tradimenti, Ja più segnalata delle infamie. N on debbo a voi se oggi i cavalli degli ulani non scalpitano sulla mia tomb a....

« Mentre la neutralità dell'Italia agonizzava, m entre i vostri eroic i soldati si am massavano ai confi ni, voi - simpatizzanti per la causa della F rancia e del Belgio - che cosa faceste ? Vi uniste a G iol itti. Vi prestaste al gioco di Biilow. lavoraste - in complicità palese e d i· retta - coi barbari e cog li assass ini. V o i e ravate pronti ad accetta re le

responsabilità dirette d' un Gove rno che avesse avuto 1a neut ralità indefj. ni ta come programma. A vete mai pensato all a terribile r esponsabilità che vi siete assunti in quell'ora ?

« Se un oceano di acqua non basta a favare la piccola macchia di sangue dal le mani di Lady M acbet h, quanto tempo dovrà trascorre re prima che sia oscurato il ri cordo della vostra vergogna?

« Se la rivolta della parte sana della Nazione non avesse sventato l'infa me manovra: [ censura . ] qua li sarebbero state le conseguenze del mercato? Eccole: parziale risoluzione del vostro problema nazionale; l'Italia avvinta di nuovo alla Tri plice dei barbari, con una neut ra! ità n ecessariamen te benevola, che sarebbe d iventata complicità, Coll'in te rvento de ll'Italia le possibilità di una l iberazion e prossima del Belgio e delfa F rancia rap presentano il novantacinqu e per cento; senza l'inter vento dell 'Italia la cif ra delle p robabi lità sarebbe stata mino re e ad ogn i modo sarebbe stat o infinita mente più grave il sacrific io di sang ue della T riplice Int esa. II Belg io sarà redento, la Francia sarà liberata, i l mil itarjsmo tedesco sa rà fiaccato, nonostante l o sforzo avvc-rw dei socia list i italiani &co la vcrjtà D i che simpatie p arlate d unq ue? Se fosse di p eso dalla vostra volontà, non avreste abbandonato al loro destino - cioè all 'aggressione tedesra - Belgio e Francia e Serbia e l e vostre t erre irredente J Per tro pp i mesi voi siete stati gli aiutanti del g rande carnefice europeo... .

« E adesso osate commemo ra rm i ? E, adesso, osate versare le vostre lacr ime di coccodrilli sulla mia fossa? Tacete, vi prego. Io non fu i mai n eut ra le, fra l'oppresso e l'oppressore, fra l'aggredito e l' a.ssussore ; e quando mi gettai a co rpo morto nell'affare Dreyfos, non penjai ch 'eg li era un capitano e un e breo Coloro che mi commemorano - e tutti i g io rni l - si battono sulle trincee per una Francia libera, per un ' Eu ropa migl io re. Si battono e muoiono. M a se fosse di peso da voi, i soldati ita l iani non ~ i sarebbero battuti.... e l'Ital ia sarebbe stata assente dall' immenso certame destinato a forgiare i nuovi destini del mondo....

« lo fui ucciso la notte del 31 lug lio 1914 Non commemoratemi. <<N on assassinatemi un'altra volta!».

MUSSOL INI

114 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
D :.1 Il P" p,,Jo d'ltali11, N. 209, )O lug lio 19 15, II.

11 V orwaer! J edizione italiana - debitamente sovvenzionata dal confratello berlinese - mena il cane per J'ai :i. e non risponde alle mie precise conkstazioni *. Ma io - tra J'u na e l'alt ra spartizione.... dei cont in'enti - m i voglio divert ire a battere, dove p iù gli duole, il gior• nate d iretto per la cont inuità redazionale dall'americano Pagnacca e dai st!oi deg n issimi soci. Punto per punto.

I nostri « pochi » lettori ci seguano. Pochi? Lo dice il V orwtterJ.I. Ma, appunto, i lettori del Vo rwne ,11 numero due, sono pochi o molti? Molti ssimi, ed è per questo che in data 25 giugno ven iva spedita. ai « ca ri compagni delle Sezioni socialiste » una d i quelle circola ri che sì mandano quando i lettori si cifrano 2 mil io ni . Ecco il documentino, caduto n e lle nostre mani :

L situazione nella quale si viene a lrovare l'Amministra~ione d el nostro giornale per lo stato di guerra, ci obbliga dì rivolg ervi un caldo l'-ppello. Il com mercio non fa più inserzioni; i lettori d elle p roduzioni dell a libreria sono quasi tutti ~ tlo le armi ; gli abbonamenti p roletui ed anche mo lti non pro letari fu. rono sos~si o addirittura disd etti prrc M i loco titolari sono richiamati; la Cmsura ci toglie il modo di lanciare maggiormente la rivendita; la sottoscrizione langue; in mo ltissime provincie jJ nostro giorna le non entra più. Per tutte que• ste cause dobbiamo comb3t tere contro nuove e inaspettate difficoltà. L"Ammini· st razio ne è pr rò sicura di superarle, se non sa rà abbandonata d ai compagni rimasti nei lo ro paesi. Vi preghiamo quindi d i intensificare la vostra ope,a pro· curando nuovi abbonati e favorendo la sottoscrizione, spccialment~ in questi tempi in cui il lavoro non manca e i guad ag ni non sono se.usi Accogliet ~ questo nostro invito con animo fra te-rno e ricevete i nostri cordi ali sa luti.

« LAZZARI per la Direzio ne del Partito

« BAcCI pu il Co,uiglirJ di AmminirJrazione.

« BERTINl d i r t ffort amminùtrttJ.ivo.

« P. S. - Vi inviamo una scheda che c i vor rete ritornaze riempita a.I più presto unitan::.ehtC alla somma raccolta •·

Sintomatica, l'assenza della firma di Pagnacca da un documento di que sto gener e e carino qudJ'acccnno al « lavoro che non manca e ai

• (}17).

9.- Vlll

PUNTO PER PUNTO....

lauti guadagni », fatto da co loro che ci parlano ad ogni momento della crisi economica, caricando, ai fini deJJa polemica, esageratamente le t inte Vero è che un mese passato dalla data dell'appello e in u n mese la sottoscr izione deve aver fr uttato ciuarantamila lfre.

Vengo alla questione dei marchi. 11 Vorwaerl1 scrive test ualmente:

« Voi accettaste, godeste e prendeste l' "aiuto fraterno " dt-i tedeschi».

Pare - insomma - che io mi sia recato in persona a Berlino, abbia intascato il denaro e me ne sia tornato in Jtalia a fare la vita allegra dello scialacquatore, Il Vorwaerts non solo è buffo, è canagliesco. 1n Via S. Damiano si sa p erfettamente come andaron le cose Basta .fissare alcu ne date. Il Cong resso di Reggio Emilia ebbe luogo nel luglio del 1912. La direzione dell'Avanti! fu tenuta dal Bacci per oltre quattro mesi e cioè si no a tutto il novembre. Ora, l' « ai uto fraterno >> dei socialisti fu chiesto e concesso durante la di rezione Bacci per superare la crisi gravissima dell ' A vanti! e quando io, aJ 1° dicembre, ass unsi la di rezione del giornale, nelle cassette dell' Avanti!, dei march i ci doveva essere appena il ricordo. l1 cittadino Bacci è pregato d'interloquire. :E. pregato cioè di rispondere a queste categoriche domande, che Pagnacca e soci ha nno eluso e che io ripeterò fino alla noia:

Primo: In quale epoça - giorno, m ese e anno - giunsero in Ita lia i U mila marchi del socialismo teutonico? E chi si recò a Berlino, pec accelera re - coll'ausilio di Bebel - la « prat ica»?

S econdo: Sotto a quale titolo fu rnno concessi? Fu, in altri termini, una elargizione graziosa, come quella dell'Humanité o - per avven• tura - un prestito garantito con azioni della Società editrice del giornale?

T erz o : Risulta a Pagnacca e soci che uno dei pi ù g randi organ i del sociaHsmo tedesco, l'Hamburger Echo , per esempio, abbia rin facciato, dopo 1a guerra [Jic] l'« aiuto f raterno» in altri tempi concesso ?

Qudrto: Si è mai pensato in sede d i Direzione del Partito - dopo il dupl ice tradimento dei socialisti te deschi - a una dove rosa restitu2ione <lei « loro » denaro?

Nell'attesa di una risposta a queste domande, io scelgo nella collana, alt re menzogne,- non meno spudorate, del Vorwaerts milanese.

Eccole:

1. 2 jalJo che io abbia tergivernto nell'accettare il lodo. l'ho anzi pubblicamente e privatamente e reiteratamente sollecitato il giorno stesso in cui il primo « chi paga?» fu lanci ato dal molto « lodato» l.azz.a ri.

2. fa lso che i componenti del lodo fossero amici e setta.tori del-

116 OPERA OMNJA DI BENITO MUSSOLINI

l'opera mia.! indegno gettare un'ombra di dubbio sul compianto Maino, che iniziò i fa.voci della Com missione e sugli altri membri del giury lo d'altra parte non conoscevo né l'avv. Poggio, né il dott. Fodanini.

3. E falso, ma è sopratutto ridicolo, che i denari per la fondazione del giornale mi siano venuti in grande o in minima parte dagli uomini deJI' Agraria bolognese o d'altri siti. Andate a rileggere il lodo, furfant i! Dopo il lodo, c'è stato un processo damoros.o - che il V orwaerJ1 segu iva con ansia segreta - e che cosa hanno deposto i testi introdotti dal dott Licurgo Tioli?

Ma perché Pagnacca - citato anche lui come testimone - non scelse quell'occasione particolarmente propizia per fare delle « rivela. 2ioni » e schiacciarmi, m ent re invece fu di una monosillabidtà stupefacente?

E per oggi può bastare.

Da Il Popolo d'Italia, N 209, 30 luglio 1915', H

DAI.L'INTERVENTO ALLA PART l.<NZI\ PER IL FRONTE 117
.MUSSOLINI

« L'ARMBE NOUVELLE»

Io chiamo fondamentale questo libro di Giovanni Jaurès, per un vario ordine di ragioni. Prima di tutto è il libro della maturità. In secon do luogo, esso rappresenta il primo tentativo di organi1:azione della Francia su basi social iste. Fi na lmente, v'è in questo libro poderoso, tulto J aurès, Jl Jaurès storico, filosofo, politico, poeta.

« 11 Partito socialista vegli costantemente sulla indipend enza della Pa· tria e sui suo i mezzi di difesa i, ,

Tra il 1908 e il 191 t, Giovanni Jaurès credette fo~ giunto il momento propizio per affront are il problema capitale- del socialismo: riorganizzare la Nazione francese su basi socialiste. Ma da quale parte incominciare? Dall'economia o dalla morale? Con un progetto, ad esemp io, di nazionalizzazione delle minie re o della terra o delle grandi industrie o con una grande riforma della scuola intesa a preparare - con conven ienti sistemi educativi - le future generazion i dei cittadini social isti? li campo, come si vede, è immenso. Ma Jaurès comprese che per lavo rare tranquillamente in questo campo, bisognava comincia re col cintarJo, ed è - appunto - colte qu estioni re lati ve alla difesa nazionale - da tradursi in formule legislative - che Ja urès aff ronta jl problema. Esso si riassume in questa duplice necessità:

« Come portare al più alto grado per la Francia e per il mo ndo inci:-rto da cui circondata, la probabilità della pace ? :I:: se malgudo il 5Uo sforzo e la sua voloRIÌ, essa fosse attaccata, come portare a l più alto grado le probabilitit di salvel:za, i mezzi di vittoria? ».

Nonostante il suo più che trentennale apostolato di pace, Jaurès non viveva completamente nell'illusione. Aveva vissuto troppo i lunghi e t r ist i anni dell'affare marocchino, per non comprendere come l' anima e la volontà della Germania fosse ro deliberatamente t ese verso la guerra, d esiderata come il mezzo necessario per realizzare l'egemonia tedesca sull' Europa e sul mondo

Quando Jaurès parla del << mondo incerto » dal 9uale è circondat~ la Francia, l'allu sione è evidente. Non si tratta dell'Italia che ha fatto sempre una politica pacifista inspirata al famoso << piede di casa»; non si tratta delrlnghilterra colla quale era no state g ettate le basi di quell'entente cordiale, preludio dcll'aUeanza forma le; non si tratta, evidentemente, della Spagna, nazione ormai tagliata fuori dalle vicende vive della storia europea. li « mondo incerto » è la G e rmania . La Francia deve preparare le sue difese da una possibile aggressione tedesca.

ARMI E PACE

11 Partito socialista deve inspirare la sua politica estera al dcsidetio d i mant(:nere la pace fra i popol i euro pei. 1:a non ·1a pace per la pace; non la pace ad ogni costo; n on la pace sinonimo di schiavitù e di vergogna. La pice con d ign ità, con g iustizia. Il Partito socialista deve condurre la sua campagna per la pace europea, assicurandola and1e e gagliardamente « colla cost ituz ion e di un apparecchio difensivo cosl far. midabile che ogni proposito di aggressione sia smontato tra i più insolenti e i più rapaci. Non c' è, continua Jaurès, obiettivo più elevato per il Partito socialista, o piuttosto, è la condizione stessa della sua vita». Siamo, come si vede, ben lontani dall'ant i-militarismo herveistico e spre• giatore di ogni preparazione militare, troppo in voga fra i cosidetti socialisti italiani. Jaurès inalza le due colonne fondamentali del suo si sterna: pace con la giustizia delle genti o guerra per la vittoria. II socialismo deve vincolare 1a « liberazione dei p roletari alla, pace dell'ununità e alla libertà delle Patrie».

« Un Paese che non potesse contare nei giorni di crisi, in cui la sua stessa vita è io gioco, sulla devoi ione n:n i0n3 \e della clas~e opetai3. non sarebbe che un mistrabiJe detrito J>,

Ad evitare equivoci Jaurès insiste per parecchie pa,gine preliminari su questi concetti. La citazione in epigrafe ha un interesse pacticolare per noi e noi la dedichiamo a quei socialisti italiani che bizantineggiano sulla partecipazione o meno ai comitati di assistenza. civile e.... camme· l"orano oggi Jaurès. Ma una più lunsa citazione non è inutile per meglio determinare le posizioni dalle quali si dipartiva Jaurès col suo progetto di riorganizzare la Francia. Pace, dunque, abbiamo visto e per mantenerla il Jaurès fa assegnamento sulle relazioni operaie interna-

D/ILL'JNTERVENTO ALLA PARTENZA
PER IL FRONTE 119

zionali, sulla pressione per l'arbitrato fra gli Stati, sulla lotta contro il miLitarismo e: lo sciovinismo, ma tutto ciò non basta. Occorre qualche cosa ancora. E Ja.urès - apri!c bene le orecchie, o socialisti italiani che lo commemorate! - lo enuncia in questi termini inequ ivocabili:

« In questa grande opera - mantenimento d ella pace fra i popolie per condurla alla fine il Partito socialista vegli costantemerite sulla indip(ndtoz.a <lella Patria e sui suoi m<."2zi di difesa; ch'oso non si attenga alla formula generale delle milizìe, ma precisi al Parse il modo d'orr;:mi2z11zione robustissimo ch esso mtmde con questa parola; ch'esso ne dirnosl.!i l' eccelleou. e l'effi.cenza !; ch' esso p rovi con la condotta dei suoi militanti e colla loco propaganda fr.a il popolo operaio, colla loro assiduità e il loro zelo, alle istituzioni vi,·enti di educazione mi litare, alle società di ginnastica e di tiro; alle manovre in c3mpo aperto e , agli esercizi. sul teneno v.irio b . cui efficaci a si sostituirà alla skrile meccanica dell"insegnamento di caserma; ch'csso dimostri, d unque, colla sua attività alk gn, che se combatte il militari$MO e la guerra non è già. per egoismo paw oso, per pus illanimità servile o pigrizia borghese; ma che è anche pronto e risoluto aJ assi.cware il pieno fun.zionamento di un sfotema milita.re veramente popolare e dife nsivo, come :id abbattere i suscitatori di conflitto : allora potrà s6dare I,e C:l· h.mnie, poiché porterl in lui, colla forzi. acrumulata della Patria storica, la forza ideale della Patria nuova, l'umanità del lavoro e del di ritto ,. _

« Un Partito che non avesse il coraggio di dom~ndate alla Nnione i sacrifici necessari alla sua vita e a lla sua libertà ~arebbe un Partito miserabile e ben presto perduto a causa ddla sua stessa indegnità ~

Queste parole dl Jaurès acquistano un singolare rilievo quando siano messe in rapporto cogli avvenimenti attuali. Aveva ben dunque ragione H ervé di proclamare che, se Jaurès avesse assistito alla seduta del 14 luglio del Consiglio Nazionale del Partito socialista fran cese, avrebbe approvato e caldeggiato la formula adottata della« guerra ad oltranza!». Quella mozione è informata allo spirito di Jaurès. Del Jaurès che nelle pagine .d'introduzione deJl'Armée No1111el/e ~,riveva, rivolgendosi agli ufficiali:

« Quando ~si, gli ufficiali, avranno ben riconosciuto che la forza dell"escrcito, come istituzione di difesa, C nella sua unione stretta colla Nn.i.one produttrice, col popolo Javoralo1e, colla for :ca idealista cd ,entusiasta del p1oletuiato, eS5i comprenderanno anche l'eccellenza del sistema di organizzazione militare che il socialismo propone e che ha l'obiett ivo di confondere .,.eramente la Nazione coll'esercito» .

120 OPERA OMN(A 01 BENITO MUSSOUNI

E più oltre, specì6cando gli c,1,iettivi immediati :

<1 Jç non mi abbandono - dichiara Jaurès - a una semplice manifestuione dottrinale e il mio unico scopo non è dì dissipare dei malint esi dei quali soffrizellbe egualm~te 111 nobile P11t1ia che io amo e il grande Partito che io servo. Intendo fare opera pratica, dì un interesse imm(diato e di un effetto prossimo » .

E ancora. :

« Dd le forti milizie democratiche che ridurono la caserma a non essere che una scuola o che facciano di tutta la Nazione 1111 immt1uo e vigt;>rOJQ esercito al servizio dell' autonomia nazionale e della pace : ceco neffordine militare lt. liberazione dcll1. Francia».

E r iba.Hendo:

« L'orgaoitt nione della difesa nazionale e l'organina~ione della pa<e roco solidali». ·

M O RALE

Perché l' Armée Noul!elle, espressione vivente della Nazione, possa - quando l'ora sia suonata - conq ui.stare i serti della vittoria, occorre, oltre alla preparazione logistica, alla capacità dei quadri, alla coesione delle tnippe, un' idea centrale animatrice , un'idea morale che susciti ed esalti - verso un solo obiettivo - tutte le energie. Se è - come d ice Jaurès - necessario che -<< dai capi ai soldati ; dai soldati ai capi d debba essere sotto lo sguardo siruro della morte che si libra, scamb io di vita, comunità d'ideali, unit:ì di an ime», c i vuole un « viatico morale ». Quale? L'idea nuda e sempl ice dell a difesa« terri toria le >> de lla patria, può essere l'armatura, ma n on la costruzio ne; l a glo ria militare - dato il carattere g rigio e anon i mo de lle guerre moderne - non ba.sta pi.ù a incendiare g li animi; l 'orgoglio, la tradizione napoleonica è trop po lontana. D'altronde « N apoleone è stato, dice a ltrove Jaurès, il p iù chimerico degli uomini ; il più limitato degli ideolog i e contro la natura delle cose nessuna delle sue opere ha potuto resistere». La 1évanche è ormai una aspirazione confinata nelia letteratura. Non si deve credere che Jaurès abbia mai accettato la mutilazione inflitta alla Francia. dal Trattato di Francoforte; ma, gli sembra, che 1a révancht non possa - dopo quarant'anni dal fatto compiuto - essere un' idea sufficentementc animatrice p er condurre i soldati alla vittoria. E allora? Qual'è l'idea «mora.le» dell'Armù N o11vtilt?

<I Aiutare nel mondo, col ripudi aré decisamente e solennemente ogni pensiero offensivo e ron una propaganda. ò 'arbitrat(I e di equità, l' avvento della pace

DALL'.lNTERVENTO ALLA PARTENZA
P.fR JL FRONTE 121
L'IDEA

umana. Un popolo che, difondendo~i contro l'aggressore, difendesse questo idea le riassumerebbe in si: tutta la nobiltà. di una gran<le tradizione nazionale, tutta la srandena dcli.a. sperania umana » .

ANTI-VEDENDO

Io non intendo riassu mere il libro di Jean Jamès.

Sono 684 pagine e la fatica sarebbe inadeguata allo scopo. La trattazione tecnica del probl ema di mostra q uali vaste conoscenze d' indole mi litare possedesse Jaurès. N on è il libro di un profano, ma il libro di un tecnico che conosce la storia an tica e recen te dell'oreanizzazione m ilita re in Francia; che è perfettamente informato sullo stato dell'esercito, sui difotti e sui pregi dell'esercito, sullo stato d'animo d egli ufficiali, sui sistemi dello Stato Maggi ore. Sono decine e centinaia di pagine st ringa te e nutrite, nelle qua!i non trovate m ai il luogo comune o l'invettiva banale di moda fra gli ant i•mi lita risti italian i.

Gli ufficia.li sono trattati colla massima deferenza. Già il libro è ded icato al capitano Gera rd ( forse i l capitano che - incog nito - la sera dell'assassinio tagliò precipitoso la folla e si gc:ttò sul cadavere an· cora caldo del tribuno?) e cira al compito g rave che dura nte le battagl ie spetta agli ufficiali, così sì esprime Jaurès. Ecco:

« Se qualche cosa dei passato .sostiene ancora il soldato, è il magnifico esempio di coraggio dato dagli ufficiali ch'egli riconosce ancora in quella sprcie di notte trav~rs;i.ta di lamp i e ai <JU:Jli la gran~teua sovrumana de l loro compito di trt1.scinatori promette di compiere con coscienza degli atti che non sembrano possibili, 5e non all'eroismo quJ.si incosciente ».

Jaurès combatte 1'artificiosa distinzione fra esercito permanente e ri· serva; combatte le fo rmu le napoleor,iche ancor in voga nelle scuole militari di Franc ia e get tando un colpo d'occhio profetico sulla guerra futura., antivede la rea ltà d'oggi. Demain è intitolato il capitolo. A ttra· verso le pubblicazioni dello Staio M aggiore tedesco, Jaurès prevede la . grande offensiva tedesca e la grande difensiva fran cese, Sin d'allora Jaurès ayvertiva che bisognava preparare i francesi a subire l'invasione e l'occupazione di qualche te rritorio.

11 Bisogni che Roma si abitui a comprendere Fabio e gli I.asci. il tempo di diventare Scipione».

Roma è la Francia; Fabio il T em poreggiatore è Joffre: non tarderà molto ch'Egli diventerà Scipione, p er vibrare il colpo decisivo ai barbari

122 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

PATRI A E PROLETARIATO

Dopo una lunga discussione d 'in dole storica, tecn ica e politica, sulla 9uale è inut ile tener discorso, Jaurès apre una n on m eno lunga p arentesi di centocinquan ta pagine per precisare la posizio ne del proletariato di fro nte a ll'esercito e all'idea di Patria

In tempi meno tempestosi, bisognerà t radu rre tutto intero q uesto capitolo , pe[ché « de finitivo >> sulla questione.

Leggano attentamente e comprendano gli ineffabili neutra listi italiani che sono sopratutto anti-ita l iani. ! Jaurès. il commemorato di oggi, che parla. li lin guaggio di Jau rès è chiaro. A pag. 449, eg li dice:

<< lo non ho giamm:ii da parte mia, presi al tip ico i pnadosii contro la Patria . La Pat1ia si lra$forma e $i allarg:i. Son o sempre $lato convinto che il pro!c-tariato non sottoscriverebbe nell'intimità della sua coscienza, a una. dottrina di abdicazione e di serv itù naziona le Ribellarsi contro il dispoti~mo dei zc, contro la tirannia del pad ronato e del cap itale, e subire passivamente il peso della o:onq uista, la domi nazione· del milituismo straniero, sarebbe una contraddizione così puerile, così infantile ch'essa sarebbe travolta al primo a lla rme J a tutte k forze sollevate da ll'istinto e daUa zagione. Che i pro letari , che il conquistatore non libera dal capitale, consentano inoltre a diventare dei tributari, è una mostruo5ilà

Un proletariato che abbia rinunziato a difendere coll"indipcndenza nazionale la libertà nazionale del suo proprio svi luppo, non avrà mai il forza di abbattere il capitalismo, e quando avrà accettato senza resistenu che i l giogo dell'invasore venga ad aggiungersi sulla su3 testa al giogo del capihlc, egli non tenterà ncm· meno più di alzare la fro nte. Quei france-s i, se ancora ve: ne sono, i quali a fferma.no che è per loro indifferente di vivere sotto a l padrone di Fr~ncia o a. quello di Gernunia ; sotto il Kaiser o sotto il P resid ente, en unciano un sofisma che per la sua stessa ass urdità rende al principio difficile ogn i confutazione i,,

MARX ED ENGELS

Ebbene non sono precisamente i social-neut ralisti italiani quelli che non fanno d istinzioni fra Governo e Governo, ma tutti li accumulano nella stessa cond an na? N on sono p recisamente i neutralisti italiani, 9uell i che dichiarano uguali tanto le guerre di conquista come quelle di d ifesa ? N on sono precisamente i neutralisti italiani a raccogl iere e a r imettere nella circolazione sotto un o rpello più o meno scientifico e letterar io, il volgare « F rancia o Spagna, poco importa, purché s i mangi? ». Per Jaurès q ueste erano bestemmie, · paradossi idioti.

A un certo pun to, Jaurès polemizza col Manife;Jo dei ,om11niJti e colla famosa apost rofe « I proleta ri non hanno Patria f ».

DALL'JNTERVENl'O ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 123

« N o - ribatte J a urès - non è vero che il proli:tariato sia fuod d ella Patria. Quando j( M,mij eJlo , 0111u11is1a di Marx e di Engels pronunciava nel 1847 la fa mo sa fras e cosl spesso ripct ula e s fru ttata in ogni senso : g li operai n on hanno P a1ria , non era che una tirala " pa.ssionale, una replica paradossale e d opo tutto d isgraziata alla pol<'ffiica d ei patriotti borghesi che denunci avano i l comunismo <Qme distruttore de lla Patria Mao:: stesso si affrettava a correggere e a rntrin· g ere il senso della su a fo rmula. E aggiunse: " senza d ubbio i l pro letariat o d eve anzitutto conquistare i! potere r,oli tico, erigersi in classe nazi ona le sovrana e costitui rsi lui stesso in Nazione e .in questo seoso è ancora attacrnto a u na n azionalità. Ma non lo è p iù nd senso borghese " . Sono quest e sott ig /i,~ne o scure e abba..st:u1z.a vane, Come potrf bbc il proletariato costituirsi in N azione, se la Na zione non c-sistesse gi:ì. e se il p roletariato non avesse dei rapporti viventi con e,su ? »

I.e pagine che Jaurès dedica a ll'esame dei rappoHi fra socialismo, prol etariato e Pat ria sono certam e n t e le più belle del libro. Sono p iene d'impeto e di pass ione. Come vi traluce l' amo re ~r la Francia ! Le affermazion i degli incoscient i sono demol ite I para do.ssi degl i oltranz isti, debellat i. La P atri a è .

"' Essa n on ha per base d elle categorie economiche esclusive, non può essere racchi usa nel quadro str<'tto di una proprietà d i cl asse Eu a h a ben maggiore p rofond iti organica e ben maggiore alte zn idea le. Essa s i liene co lle sue radici al fondo stesso della vita umana e, se s i può dirlo, a lla fi sio logia d ell'uomo... Anche per g li sfrutta ti, anche per g li schiavi, il g ru ppo umano o v cssi avevano almeno un posto de ~n ito, q ualche ora d i son no tranquillo sul gradino p iù bi:sso del pa lazzo, valeva m eglio del mondo estcmo, pieno d i una ostilità assoluta e d i u na incertezza completa i>.

PATRI A E RIVO LUZIONE SOCIALE

Ecco un alt ro sofisma che Jaurès batte in breccia. t! un sofisma che fu in voga negli ultim i m esi della neutra lità..

• Quand o si d ice - e-sciama J aurès - che la rivo luzione sociale e i nternazionale soppr ime le Pa trie, che cosa vuol d ire? Si prctcn de for se ch e la trasformazione di una società debba compiersi dal l'esterno, con una violenza esterna ? Sarebbe b negn ion e di tutto il pensier o socia lista che affer ma che una società nuova n on può sorg er e se non quando g li d ementi si ano g ià sta ti prep arati n ella SO· cietà attuale. Da allora, l'a zione rivoluzionaria, interna'lionale, universale, pa n erà necessariamente l'impronta di tutte le rea lt.½. nazion ali . D ovr à combattere in oi;ni paese d elle difficoltà particolari; avrà i n ogni paese, p er combattere q ueile d iffico ltà, risorsi'! particolari, fon c proprie d elfa storia naziona le, d el gen io nazionale. 2 passata l'ora in cu i g li utop isti consideravano il comun i5mo come una piant a utifi c:iale che si potl'!Va for 6orirt a volontà, sotto un clima scelto dal capo di una setta N on ci sono più karie »

124 O P.ERA OMNIA
DI BENIT O MU SSOLINI

PER IL FRONTE 125

Non si sfugge alla legge delle Patrie, grida Jaurès. N on è possibiJe. 11 fede ralismo più decentrato, alla Proudhon, non è una distru2ione, ma una trasforma2ione della Patr ia e d'altronde Proudhon era « furie· samente francese». La subordina2ione di tutte le Patrie a una solaidea che i pangermanisti socialisti vagheggiano - sarebbe un « cesa. rismo mostruoso, un imperialismo spaventevole e oppressore di cui il socialismo stesso non può sfiorare lo spirito moderno ».

E allora?

« L'u nit à umana - rispond e Jaurès - può essere soltanto realizn.ta dall :1 lib era federnlone delle Nazioni autonome, ripudia nti ogni impreu di conqui5la e so ttomesse a tegole generali di diri tto, Ma allora non è la soppressione, m ~ il perfez..ionammto dd le Patiie. Esse sono elevate nell'umanità senza perdere nulla d ella loro indipendenza, della loro 01iginalità, de ll a libertà del loro genio!».

NEL MOMENTO DI CRISI...

Volgendo alla fine di questo capitolo magistrale, Jaurès precisa an. cora le sue idee.

« Internazionale e Patria., egli dice, sono legate ormai. .E nell'Intema.zionalc che l'indipendenza delle Nazioni ha la sua più grande garanzia: è ndle Nuioni ind ipendenti che l'Internazionale ha i suoi organi potenti e nobili. Si potrebbe quui dire: un po' d'intema.zioaalismo allo ntana; molta internazionale ci riconduce alla Patria ».

Ma Jaurès prevedeva che nel giorno del pericolo le fragili ideologie anti patriottiche sarebbero state portate via, come piuma al vento. Se Jaurès avesse vissuto soltanto quattro giorni ancora, avrebbe avuto l'in• tìma e gra nde soddisfazione di veder confermate le sue previsioni.

« La vana esagerazione dei paradossi ana.ocoidi non resisterebbe - in un giorno di crisi - un minuto solo alla forza del pensiero operaio completa, che concilia J'Jnternuionale e !,a. Nazione i>.

In Francia, lo si è visto.

JL PROGETIO LEGIS LATIVO PER «L' ARM~E NOUVELLE »

Non si può ora dire che cosa diventeranno gli ordinamenti poli· tici e militari dell'Europa, quando la grande tormenta sia passata. Disarmo? Limitazione degli armamenti? Dipenderà dalla. vittoria della Quadruplice. Ma io cred.o che se i socialistì - in particolar modo quelli

0 INTERVENTO ALLA
DALL
PARTENZA

italiani - vorranno « ag ir e » e non « chiacchierare » per trasformare la società, dovranno - in fatt o di ordinamenti militari - tornare alle idee e al progetto di Jaurès. Si compone di diciotto art icoli. N e fac. ciamo conoscere i principali:

Art. 1. - Tutti i cittadini validi, dall'età di 20 aH'età di 45 anni, sono obbligati .i. concorrere alla difesa nazionale. Dai 20 ai 34 anni, apputeng ouo all'eserrito di p rima linea, dai 34 ai 40 alla riserva, dai 40 ai 45 alla te rritoriale.

Come si vede gli obblighi del progetto Jaurès sono più eStesi d i ciueJli attualmente in vigore in I talia.

Art. 3. - Il reclutamento si fa sul luogo.

Art. 4. - l'educazione dell'esercito di p rima linea comprende tre fasi; l'educazione preparato ria dei fa nciulli; la scuola delle reclute; i richiami p eriod ici.

Art. 5. - Rig uarda l'educazione m ilita re da i 10 ai 20 ann i.

Art. 6. - I g iovan i entrati nel ventun es imo anno di età, saranno chiamati per sei mesi a l ce ntro di guarn igione più vicino, a una scuola d i reclute.... Le date d i chi amata saranno scelte in modo da peimettere gli esercizi all 'aria ap erta e le ma novre sul terreno.

Art. 7. - Durante i tredici anni di servizio di prima linea, i soldati saranno convocati otto volte per esercizi di manovra. Manovre di piccole unità che dureranno da uno a dieci giorni; manovre di grandi uni tà che d ureranno ventuno giorni.

Ogni soldato ha al suo domicilio le uniformi e ne è _pecuniariamente respo nsabile.... Nei dipartiment i de ll 'Est (frontiera. tedesca) og ni sol dato avrà le sue armi a domicilio

Art. 8. - I quadri sono formati , da una parte, di sottufficiali e uffi. ciali di carri era , dall'altra di sottufficiali e ufficiali civili.

· Art. 9. - I q uadri degli ufficiali sa ra nno form at i, p er un terzo, di ufficiali profess ionali.

l e associazioni operaie di qualunque specie, sfo dacati, mutue, cooperative sono autor izzate a sussid ia re - per la preparaz ione al g rado di ufficiale - Je spese di studio dei figli degli operai che avrannocon un-esame - dimost rato la capacità di diventare ufficiali.

Seguono altri articoli concernenti i quadri. Gli ultimi articoli propangono che la Francia negozi coi paesi rappresentati all'A ja trattati di arbitrato integrale e r egoli, con loro, la procedura arbitrale,

Che cosa diranno, oggi, i commemoratori di Jaurès? Che cosa d irà, per esempio, il desisnato oratore per Mil ano, l'on . G enunzio Bentini,

126 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLJNI
CONCLUSIONE

la cui incoJtura - in materia d i socia lismo - è semplicemente fenomenale ? Che cosa dirà l' incaricato della continuità redaiionale dell ' A vanti /?

Come verrà « diffamato ,> Jaurès ! Diffamato, dico Infatti:

Jaurès amava 1a Patria e co storo la dispregiano.

Jaurès voleva un esercito per La di fesa della Francia e costoro vorrebbero apri re le frontiere d'Italia agli invasori.

Jaurès esaltava gli ufficial i e costoro ne parlano collo scherno p iù best iale

Jaurès non com prese mai la « neutralità )) nella vita e nella storia e costoro hanno eretto sulla formula sterile e negativa della neutralità l'edificio della loro futura nonché ignobile cuccagna elettorale.

Jaurès ebbe un palpito d'amo re per tutti gli oppressi; costoro pas· sano chiusi e cinici dinanzi alle sventu re d el Belg io e d ella Francia.

Capaci di t utto, anch e di specu la re sui morti, costoro annegheranno nel pantano deUa loro abbiez ione •.

MUSSOLINI

Da Il PopQ/o d'llalia, N. 210, 31 lug lio 1915, li.

• Di quc-sto articolo, il Comitato Lombard o dell'Unione Generale deg li [n segnanti Italiani , ~tam pò l'estratto: So,;a/ismo , dife1a a rmata della PaJria nel pensiMo di Giovann i ] auri! - Milano, Sede del l'Unione - Univttsità Commerciale t. Bocconi, 1917 - Tipografia socia le d i Carlo Sironi, Via G. Mameli, 15. A proposito di questo estratto, Il Popolo d' I talia, N 210, 3 1 luglio 1917, IV, reca:

« L' Unione Generale degl'lnsegnanti Italiani (Comitato l.ombardo) ha pubblicato in e legante opuscolo uno .scritto di Benito Mussolini su Jo.urès e J'.-1,mù

Nouvelh, La pubblicazione s' intitola: Socialilmo e di fua armflfa della Patria nel pemù,o di Giovanni JatJrJr, t una meravigliosa sintesi, ed accurata, del pro· fondo lavoro del pensatore franctse, che dovrebbero leggere quanti amino convincersi come l'atteggiamento del socialismo ufficiale italiano di fronte alla guerra non sia socia listico.

<1 L·opuscolo costa 10 centesimi. Le commissioni vanno dirette al Comitato lombardo dtll'Unione degl' Inugns.nti pre-sso l'Università Commtrci;ale Bocconi -Milano » ,

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA P ER IL FRONTE 1 27

IL «MORA LE »

L'altro giorno la G11e, ra Sociale di H ervé aveva una vignetta che 5j riferiva allo stato d'animo dei «civili» che stanno a casa e a quello dei «soldati» che si battono da ormai un anno. Un poi/11, tornato dalla breve licenza di quattro giorni, diceva al suo compagno dì trincea : « Mon cher, Ii nous n'étiom pas lil, le; "civiiI" craqueraient J4nJ ,eJttrd.... ». Tolt.t la punta d'esagerazione necessaria per penetrare e far riflettere - esagerazione, dico, perché i « civili » in Francia « tengono » ancora magnificamente - è certo però che non sono precisamente dai soldati che partono le languorose nonché equivoche invocazioni a una pace la quale sarebbe - oggi - wi delitto nefando d.i lesa umanità. 2 avvenuto in Francia - nel p eriodo delle brevi licenze concesse ai poi/111 - un fenomeno straord inario. Non è il Paese che ha incoraggiato i soldati, ma viceversa. I soldati non sono andati a prendere della forza morale per resistere ancora; ne hanno port:ita e assai.

Nella coscienza delle moltitudini enormi di proletari che popolano da dodici mesi le trincee ai quattro or izzonti, dev'essere penetrata l"oscura nozione della loro missione storica . Questi soldati devono sentirsiper intuito più o meno chiaro - gli artefici dell'avvenire, gli elaboratori della prossima e futura storia d'Europa.

Ecco perché nessun di loro pensa a interrompere il Javoro, prima che sia compiuto. Ecco perché ogoun d'essi dice: bisogna anda re sino i n fondo! Insomma, j} «morale » è infinitamente più elevato tra i combatt enti, che fra i civili. t più fa cile che costoro, e non i primi, si pie· gh ino allo scoramento e alla sfiducia La vittoria apparterrà a coloro che - combattenti o non combattenti - avranno più fermamente sperato nelle proprie forze e contato ~ulla propria volontà. Sotto q uesto rapporto, la guerra deffrtalia permette di trarre gli auspici migliori. Il « morale » dei soldati italiani è eccellente, il che rende ancora più inopportune e tediose le querimonie pacifiste dei preti cossi e dei preti ned. Le lettere di saluto che i soldati al fronte mandano ai giornali, sono il documento più interessante della nostra guerra. Anzitutto depo ngono a favore dell'intelligenza dei n ostr i soldati che hanno escogitato subito il mezzo di ovviare al perdurante d isservizio postale col saluto collettjyo mandato a mezzo di un quot idiano. In secondo luogo ri velano il ca-

meratismo perfetto, l'intesa affettuosa che lega soldati, sottufficiali e ufficiali. L'esercito - attraverso le firme numerose che accompagnano i sa• _ Juti - ci appare come una grande famigli a . Infine, quelle lettere sono l'espressione dello « stato d'animo» delle nostre truppe combattenti. Stato d 'animo meraviglioso. Quelle lette re non contengono so ltanto i saluti alle fam iglie, ma qualche co5a di più . C'è l'amore profondo per l'Italia, l'orgoglio di combattere per la Patria, la fiducia ferrea nella vittoria.

La grande anima - ignorata e spesso diffamata - della Nazione si rivela - con freschezza giovanile, con impeto eroico - attraverso le parole dei suoi figli in armi. Io leggo o g n i giorno - con attenzione rel igiosa - questi documenti. E u na lettura c he io consiglio agl i scettici. Ecco i telefonisti del 68° fanteria che Si dichi:irano « orgogliosi di essere al fronte»; un gruppo di auto mo bilist i mi b nesi che scrivono « dal g lorioso campo di battaglia » ; mo lti ,;oldati di fanteria si dicono « vibranti di senti01ento p atriottico ». I rich iam ati bieJlesi salutano da l fronte dove « l'anima nobilissima de ll'Italia si ri tempra.» ; il « pensiero dell'Italia » esalta e rende orgogl iosi due sol dati addetti ai forni; « viva l'Italia, Trento e Trieste!» g ridano alcuni soldati del parco automobilistico; di « patriottico entusiasmo » sì dicono a nimati i finanzieri del1'81. compagn ia. Questi saluti erano nel Secolo di ieri.

Prendo la Stampa. Ecco un foltissimo gruppo di soldati richiamat i i 9uali « assicurano che sono pronti a compiere il loro dovere di soldati e di italiani, non venendo meno alle antiche tradizioni del caro Monferrato e Astigiano». I soldat i di una batteria pesante campale asse riscono che « combattono tutti entusiasti pe r la grandezza dt:!Ja Patria ». Un g ruppo di fu cilie ri dalle aspre e sup erbe roccie montuose del fronte « inneggiano a un'Italia più forte e più g rande» , mentre dalle Alpi Venete, un altro gruppo di soldati saluta pa renti cd amici al g rido di « Viva l'Italia».

Prendo la Gazzetta deJ Popolo. D alle cime del M o nte N ero, u n nucleo numeroso di a rt ig lieri « fa voti p er il conseg uime nto de i pi ù a lti ideali nazionali e di una più g rande, p iù bella, più gloriosa Italia»; i fucilieri della 5e. compagnia anelano il giorno in cui andranno « a fare i bagni a Trieste »; i racconigesi assicurano gli amici e iI Paese della « eroica volontà del sangue italiano » ; oltre 50 minatori del genio salutano « innegg iando alla vittoria che già arride al Tricolore»; i sol dati di una compagnia telegrafisti porgono << saluti cari dalle nuove ter[e ritornate dopo secolare servaggio alla Patria amata»; un gruppo di allegri fanti piemontesi sono « org og liosi di t rovarsi sulle balze de l Trentino» ; i militari di un reggimento di fan te ria. « con a rdore di buoni ital ia ni attendono .fidenti a nuovi ci ment i ». Ecco un saluto che si stacca

DALL'INTEllVENTO ALLA PARTENZA PER Il FRONTE 129

un po' dal consuetudinario. Un scuppo di volontari ciclisti di Torino « solitari su di un'alta vetta, hsso }I) sguardo verso il radioso avvenire, fe rmo i l cuore in una indomita fed e di vittoria, consci di aver vicino la regale anima di Torino, al vecchio Piemonte, dura le rra d'eroi, jn. viano saluti e ricordanze». 1 soldati richiamati di un ospcdal etto da.. campo, dopo aver lasciato i cari « per l'onore e la grandezza della Pa· tria )>, sperano di tornare presto vittoriosi...

Questa antologia - materiale preziosissimo per coloro che nel futuro vorranno rivivere Guest'anno eroico - potrebbe;- continuare a ttraverso le pagine di quasi tutti i giornali d ' Italia, ma la citazione è già suffi. cente. Si può aggiungere che da tutte le fottere - nessuna esclusa - si ril eva che la salute è ottima, il buc o u more e l'entusiasmo generale, come generale e profonda è 1a fiducia nei capi.

D i nanzi a queste voci innum eri e gagliarde la vitto ria italiana non è più una speranza: è una certezza. MUSSOLINI

130 OPERA OMNIA DI BENITO MU SSOLINI
Da Il Popolo d'Italia, N. 2ll, J agosto 1915, Il

[NEUTRALITA E.... QUATTRINI]

11 cittadino perpetuo di Barre Vermont fa con troppa evidenza assegnamento sull'imbeciJlità o la smemoratezza dei lettori dell 'ed izione italiana -debitamente sovvenzionata - del VorwaerlS di Berlino. E si contraddice da periodo a p eriodo con una disinvoltura ,. americana•. Risulta dalla nota stessa ch e Pagnacca ha deposto sulle colonne del Vorwaerts: a) che la pratica pei marchi tedeschi fu iniziata dalla Direzione del Part ito prima del Congresso di Reggio Emilia. Non posso - dunque - averla né approvata, né disapprovata, per la semplice ragione che in quell' epoca io non facevo parte della Di rezione del Part ito, e, forse, del Partito stesso; b) 1a pratica fu ripresa, durante il periodo in cui la direzione del giornale era affidata a Bacci. Quando jo andai all'A vanJi!, al 1° dicembre del 19 12, di ma rchi tedeschi non c'era più nemmeno l'ombra; ,) l'approvazione da parte mia - e senza entusiasmo - di quella misura, fu dettata dalle condizion i disperate in cui ver sava H giornale. O bere o affogare. D'altronde n el 19 12 i socialisti tedeschi scroccavano la reputazione di buoni Genouen ; d) i l5 mi la marchi furono i nvestiti in azioni della Società Editrice; e) non mi opposi alla restituzione dei marchi tedeschi.

L ' egregio Celestino ha la memoria labile. lo stesso avevo tradotto il brano del1' Hamb11rger E,ho, p er SQl!eva re Ja questione n ella riunione della Direzione del Partito che ebbe luogo a Bologna. e nella quale si parlò d ' altro.

Però l'attacco dell'Hamburge r Echo non s ig nifica proprìo che l'atteg· giamento del P. S. I. non piaccia, attual mente, a ' tedeschi ; significa, al massimo, che non piaceva allora.

11 giornale di Amburgo era scontento del mio atteggiamento neut ralista allo ra - l'attacco venne mentre dirigevo io l'Avanti.I - ma antite· desco; non già dell'atteggiamento odierno del giornale, ch'è neutralista, ma tedescofilo. Questi i fatti che qualsiasi escamotage non può trasfor. mare.

DoFO tutto ciò, l'incaricato ecc. ecc. domanda: Perché non restituì?

• ($18). t . . VIIL

Pe rché non restituisco? Ma se l J mila macchi furono investit i in tante azioni della Società Editrice deJl'A vttnti! :e la Società Editrice dell' Avam i ! che lu. ricevuto i marchi. E non è questa che dovrà restituidi? Non è grottesco, ma sopratutt o miserabile, l'« incaricato » , che, dopo la sua stessa donuncntazion e, afferma che io p resi e godetti i marchi dt:i tedeschi , quando risulta che i marchi furo no rìce\•uti e distribuiti prima ch e io andassi alla direzione dell'A vaJJli! e furono - in ogni modo - chiesti con deliberazione collegiale e una nime della Direzione del Partito?

Q uanto al re.sto: a) ci sono l etter e e documenti e colloqui ch e provano co me io sollecitassi a più ri prese la. costituzione e le pratiche della com· missione inquirente; b) la commissione stessa citò tutti i testi d'accusa. La Sezione socialista volle restare estranea al giury ( essa mi aveva già sommar iamente cs erutato), ma il Sin daco avv, Cal da ra s'interessò della (lU CSt ione e propose i nom i per i membri del giury st,-sso.

L'<< inraricato » ecc. è - certo - esperto in mate ria di «lodi». Accetta quelli che gli sono fn'orevoli. Respinge quelli che g li sono contrari. Cerca di togliere ogn i valore al lodo coll'affermare che« i mem· b ri del giury simpatizzavano tutti per l'azione inte rventista», e non è vero, e, più sotto, si giova del lodo per dimostrare che i primi mezzi per l'uscita del giornal e mi sarebbero stati forniti non più dall' A graria, ma dal direttore dell'organo dell' A graria. Quando fu sollevata la q ue· stione di Barre Vermont, l'americano squinternò alle turbe un « lodo » : quello di Lugano, nel quale gli accusatori non erano ra ppre~entati , né e rano stati citati, un lodo « collettivo » che, insieme con que1le di Pa· gnacca, trattava altre questioni. Pagn acca, sa - lo dice lui! - per esperienza , come si manipola u n «lodo»; solamente ha il torto di misurare g li altri alla su a propria stregua

La polemica potrebbe essere chiusa, anch e a q uesto punto. l'« ameri· cano » ha dimostrato ancora una volta di essere un inabile saltatore di f ossi e una canagli etta, ·come sempre. Ma, invece, è adesso che , forse , viene il bello e che la polemica potrebbe divenite ve ra mente inte ressante. Quando il V çrwaer/1 raccolse - d opo due settimane - la fra se circa l'edizione sovvenzionata r.cc. ecc., respinse sdegnoso l'allusione e dich iarò solennemente, cttegorìcamente, testualmente che dopo al famoso sussidio in data 12 ottobre 19 12, J'At1anti/ non aveva avuto più rapporti pecun.iari di nessun genere coi sociali:Sti tedeschi o con chicchessia. Ora c'è una fra se nella nota d i ieri, che mi limito a ciualificare - per il momento - singolare. « Per quanto r iguarda le sovvenzioni tedesche al nostro Avanti/1 a guerra dichiarata, i: muto come un pesce». Verament e, Ja nostra frase (( edi2ione sovvenzionata » non si riferiva ad epoche de· terminate dalla dichiarazione o meno di guerra dell'Italia M a o ra, di· nanzi a questa strana limitazione di tempo, è leci to chiedere qualche

132 OPERA OMNI.A DI BENITO Ml!.SSOLJNI

lumicino, magari a petrolio. A g11erra dich iarala, nessu na sovvenzione d unque. Dal 24 maggio in poi, e cioè d a due mesi, niente denaro te• desco. Sta bene. E prima? Se J'A vaniil dopo al famoso aiuto dei 15 m ila march i, che risale a ben tre anni fa - quando d i neutralità e d i guerra nessuno parlava - non ha avuto più relazioni .finanziarie coi. Cenos. un di Berlino, perché questa curiosa divisione fra il periodo ch e pre· cede ta dichiarazione di guerra e il periodo che segue la dichiarazjone di guerra?

E lasci andare ìl V.Ol'WdertJ di parlare di « quattrini borghesi». Fu con quattrini «borghesi» che Jaurès fondò l'Humanité; fu con « quat· trini borghesi» che l'reves fe ce vivere il T empo, in antitesi e in pole· mica coJl'Avanti! ferriano; e di (( quattrini non meno borghesi » ha v issuto l'A vanti .' che è giunto in q uesfanno - 1915 (anno di g uerra)a pubblicare nella q uinta pag ina le rel azioni am m inistrative dei m etal. ! urgici fo rnitor i di ca nn oni. la verità è che i l nostro è il gio rnale men o capitalista d'Italia. Non abbiamo né le due rotative, né le cinque linotype, né l'impianto tipografico, né la redazione l ussuosa dell' AvanJi! S ia mo meno capitalisti, ma siamo più liberi. E la nostra coscienza non ha le inquietudini sinistre che travagliano i[ citta dino onorario di Barre Ver• mon t. MUS

D a Il Popolo d1 lJalit1, N . 211, 1 agos10 1915, H.

DALL'INT1!AVENTO ALLA PARTENZA P1!R IL FllONT.11 133
SOLINI

VIVA LA RUSSIA!

La sorte di Varsavia è, d unque, decisa. Gli austro-tedeschi sono già alte porte della g rande città polacca, mentre i russi si ritirano ancora per raggiungere le linee dove pot ranno resistere e contrattacca re. Cos), dopo Leopoli, è Varsavia che cade nelle mani del Kaiser. Dopo la Polonia austriaca è 1a Polonia russa che passa al nemico. la vicenda è dolorosa. Ma il doJore che (Ì p unge l'animo non è tale da fard dubitare un solo istante sull'esito finale della guerra. La nostra fidu cia è intatti.. Il nostro ottimismo, inalterato. La ritirata dei russi dalla Po lonia non è che un episodio, un gran de episodio della guerra; una necessità strategìca. Nessuna merav ig lia se i russi abbandoneranno Varsavia, quando si ricordi che i francesi avevano nel preventivo l'eventualità di abbandonare la .capitale: Pari gi. Non sappiiLIIlO se avremo in Russia - fra ciuakhe tem po - una seconda edizione delJa battagl ia della Marna. Può essere. Comunque, l'esercito del Granduca è - secondo gli stessi critici militari tedeschi - ancora nella sua piena efficenza. Questo è l'essenziale. E questo è ciò che rende degne della più viva ammirazione Je armate eroiche d ello czar.

Dal settembre '914 ad oggi, il solo scacchiere dove siano avvenute grand i battaglie campali, è lo scacchiere austro-tedesco-russo. D a t re mesi a questa parte, i russi hanno dovuto quotid ianamente, senza un giorno solo di tregua, combatter e in condizioni di infer iorità assoluta di nanzi ai tedeschi. la deficenza di munizioni ha cost retto i russi a in i, ziare q ud movimento di ritirata che continua tuttora e che ha sventat o il piano concepito daHo Stato Maggiore germanico.

Non appartiene quella dei russi al genere delle « ritfrate » che si chiam_ano, per eufemismo, strategiche, come avveniva, ad esempio, per q uelle austriache, mentre erano « fughe >> in piena regola. No. E lo prova il fatto che i russi, pur ritirandosi, contrastano palmo a palmo il t erreno all'invasore; lo prova il fa tto che pur ritirandosi i russi hanno infiitto una sconfitta disastrosa a uno degli eserciti austriaci comandati da un arciduca; lo prova il. fatto che l'avanzata dei tedeschi proc~de lentissima e con perdite enormi. Se si facesse il bilancio di questi tre mesi di guerra sullo scacchiere orientale si troverebbe che - eccettuate le occupazioni ter.ri toriali - il passivo supera - per le armate austro-

tedesche - l'attivo, Del resto, non mancano in Germania le voci am· monitrici: int ese a frenare i soverchi entusiasmi.

NeJl a storia della Russia c'è un'altra ritirata che fu f atale a un altro Impe ratore. Anche oggi come allora i russi si rit irano la sciando dietro lo ro il deserto: non pìù messi, non p iù alberi, non più strade, n on p iù villaggi, non più città. Per dare il colpo decisivo dì clava all'e se rci to russo , bisogna inseguirlo ancora e sempre, per decine e decine di werste, attrav erso una pianura desolata e bru ciata. Per schiacciare la Russia, bisogna occupare Mosca e Pietrogrado e, forse, non basterà, E poi?

L'inverno in Russia non è lontano e l'ipotesi di una seconda campagna invern ale atterrisce i tedeschi, m ent re lascia indifferenti l e Nazioni della Q ua druplice.

Cosi stando l e cose, si comprende l'ott imi smo d ei circo li ufficiali rus si e del popolo russo. un fatto significativo e confortante che la voce d ella fi duc ia e della speranl':a in cro lla bi le parta precisamente dalla Russia. In un suo a rt icolo scritto nelle sei lingue delle Nazioni Alleate, l a semi. ufficiosa Gazzetta della Borsa sc1ive;

« B g ià un anno che il nemico minaccia la libertà del mondo. Noi appr ez. :.:iamo altamente il concorso pieno di abnegazione che portano gli All eati esercitando da ogni parte contro il nemico comune una pressione conc erta ta. La ferma Jiducia nella vittoria, che è in armon ia con gli interessi mondiali, e nd tri onfo fina le de l diritto, infiamma lo spiri to dell e nostre Nat ioni Tale fiducfa non ba cessato di essere la stella che ba guidato la nostra marc ia atU:averso quesfanno sa ngu inoso ed eMa la guid er à sempre anche d urante i mesi, e può rssue anche durante gl i anni avvrnire di questa terribi le lotta.

« La Ru ssia saluta i suoi All ea ti. Alla Francia, alflnghilterra , all'Italia, a l Belgio, all a Sc-rbia , al Montene,5ro ed al Giappone, a tutti, essa invia il suo saluto per l' eroica lealti1, per la ferma decisione di ~ostcnere la lott a fino al raggiu ngimento clcllo scopo, sin che la luce di~sipr:rà finalmente le tenebre».

Gli Alleati accolgono questo m essagg io colla più cordiale simpatia. e si dichiarano pronti ad ogni sacrificio. ]n Inghilterra, colla presa di Vat· savia, il Governo farà un altro passo verso la coscrizione obbligatori a Su l fronte occidenta le si aspi:tta il momento opportuno per attaccare. Sotto la stasi apparente, ferve una frenetica preparazione per l'offen· siva

La Russia è, dunque, decisa a condurre la guerra sino in fon do.

Ora, nell'anniversario dell'inizio della. con flagrazione che coincìd e coila presa di · Varsavia, dev'essere detto alto e fort e , ch e se la Russia combatt erà sino all'estremo, non ne ha soltanto il dovere verso gli Alleati, ma j1 dovere - supremo - verso se stessa.

DALL'JNTERVENTO ALLA PJ,.RTENZA PER IL FRONTE 13,

La Russia non voleva la guerra. La Russia, posta a scegliere fra la sopraffazi one austriaca ai danni d ella Serbia e la suerca, ha scelto la guerra. Questione di vita o di moite. Se l'Austria-.Ungheria, che era riuscita dopo la prima guerra balcanica, a scagliare gli uni contro g li altri gli Alleati, fosse stata libera di schiacciare Ja Serbia, chi le a vrebbe imped ito di giungere a Salonkco? Coli' Austria a Salonicco e Costantinopoli in mano dei tedeschi, non è chiaro che la Russia sarebbe ri masta imbottigliata nel Mar Nero, tagliata fuori dal Mediterraneo e condan· nata a morire d'asfissia come un giga nt e cui venga tolto il mezzo di respirare? Due strade sarebbero rimaste alla Russia: accettare l 'egemonia tedesca o riprendere il cammino deII' Asia Minore. Meglio la g uerra in Europa. Ma - sia ben chiaro - per la Russia, g uerra di n ecessità, non di capric<.io. Guerra non cercata, non desiderata: accettata

Chi conosce la sto ria recente della Russia sa che i Circoli dirigenti la politica imperiale hanno fatto una politica inspirata a l pacifismo e non scevra di simpatie p er la Ge rmania. La Russia popolare non voleva la guerra. La Russia ufficiale nemmeno. Gore mykin diceva la verità quando ne!Ja seduta della Ouma ddl'S agosto affermava che « la Russia non voleva la guerra ». Sazonoff, m inist ro degli Affari Esteri, poteva dire, nella stessa occasione, che <( non era la politica russa a minacciare Ja pace del mondo » e il presidente della Duma, Rodzianco, poteva insistere a sua volta nel dire che « la Russ ia non ha desiderato la guerra».

Le prove? Eccole.

Dopo la g uerra russo-giapponese del 1904, la politica russa non è stata che un seguito di umil iazion i e di concessioni al blocco austrotcdesco. Nel 1904, esausta dalla guerra col Giappone, la Russia dovette accettare dalla Germania un trattato di commercio onerosissimo, nel quale l~ condizioni furono dettate dalla Germania stessa. Nella famosa interv ista di Isvolsk ij con Aehrenthal faJ Buchlau, la Russia sottoscrisse alla violazione del Trattato di Berlino, consumata dal1' Austria coll'annessione della Bosnia-Erzegovina Alla Serbia che protestava e chiedeva soccorso, la Russia rispose :

« Noi abbiamo i nostri interessi che non sono legati agli interessi del mondo slavo in generale e della Serbia in particolare.... ~.

Nell'intervista di Potsdam, lo czar diede carta bianca al Kaiser pet la matda verso al Golfo Persico e i porti delle Indie inglesi. Sempre per non urtare le suscettibilità austro-tedesche, nel 1910 la Russia allontanò di parecchie centinaia di chilometri la sua frontieu militare dalla sua frootiera politica. Che la Russia non fosse preparata a una gueua europea, è provato dalla sua deficenza di fe rrovie strategiche. Il genera.le

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
I \ I I l I

Kuropatkin nel suo rapporto co nfiden2 ia le del 1900 affermava che la Russia a quell 'epoca n on aveva ch e 9 linee f e rroviarie verso il fron te tedesco, m en t re la Germania ne aveva 2 5 verso il fro nte russo. Dopo quattord ici anni, allo scoppio della co n fl.tgraz ione mondiale, la spro porz ione ferro v iaria fra l'una e l'altra potenza e ra identica. Spingevano forse i circoli milita ri russi alla guerra? M ai più. L'ufficialità d i razza slava conosceva la impreparazione dell' esercito ; l'ufficialità di origine tedesca - o ltre a conoscere l'imp repa razio ne dell 'esercito - non nascon den le sue simpat ie e fobie atav iche.

Ricord.iamo, è non soltanto a t it o lo di curiosità stati stìca, che nel 1902 c'erano nell'esercito russo 144 general i tedeschi d'origine e di rel ig ione p rotestante ; senza contare g li oriund i tedeschi ribattezzati e d ivenuti ortodossi che nel 1905 erano ben 07. [Sic]

Ecco l'oiigarchia «tedesca)> che faceva la politica di reazione in Russia. Ma v'è una testimonianza. insospdtabile che de pone sullo stato d 'animo di Piet rogra do nel lug lio dell"an no scorso: la test imonianza dell'ambasciatore austriaco a Be rlino che <osì diceva :dl' ambasciatore i ng lese:

« Una guerra generale è i mpossibile p erchf I.a Russia no n può, né vuole foce la g uerra.. .. >>

Chi d unq ue h a « appiccato [ il J fuoco alla casa ;>? Non la Russia, come nessun'altra delle Potenze della Quadruplice, ma l'Austria, sobillata, sospinta dalla Germani.i! E dall 'a,gosto del 1914 il fuoco ha divampato terribile in ogn i parte d'Europa. le fi a mme cingono in .questo m omen to la Russia. Ma il fuoco sarà spento. N el sangue dei colpevoli. La Russia, <he ha sosten uto in m ass ima parte il peso immane della guerra, è in p iedi , ferma , irrem ovibile, tetragona sotto i colpi dell'avverso desti n o.

Vivi fa Russia!

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA
PER IL FRONTE 1}7
D;1. 11 Popolo d'l1.t.litt, N . 212, 2 agosto 1915, Il.

SE Il POSSIBILE, Il NECESSARIO !

Il senatore Maniotti ha affrontato, nell'articolo pubblicato l'altro ieri sul Giornale d'IJa/ia, il problema dei limiti territoriali e polit ici della nostra guerra. Non è la prima. volta che tale tema vien discusso in Jtalia. Possiamo aggiungere - non per vana superbia, ma per una semplice e modesta constatazione cronologica di fatto - che su queste colonn e, quasi all'indomani della dichiarazione di guerra, vennero espresse idee che co llimano perfettamente con quelle sostenute ora dal senatore Mazziotti. I nostri amici lettori rlcordano che, essendosi accesa sul Mes· saggero la polemica Colajann i-De-Felice, noi ci dichiarammo risoluta• mente contrari alla tesj sostenuta dall'on. De-Felice, favorevole alla guerra circoscritta, limitata, di occupazione territoriale deJle nostre provincie irredente. L'on. De-Felice aveva torto e, forse, a quest'ora si sarà già convinto che una guerra a scartamento ridotto sarebbe probabilmente una sciagu ra, certamente, un e-rrore assurdo. Nessuno deve cullare la illusione beata e funesta che, giunti a Trieste e a Trento, gli eserciti ital iani abbian toccato la meta e non abbiano che da aspettare - sulla difensiva - lo svolgimento delle operazioni sugli altri scacchieri europei. Occupate che siano e Trento e Trieste, gli italiani avranno - tutt'al pili - chiusa la prima fase della guerra, che deve - però - proseguire fino alla disfatta totale del n emico. 2 solo fo questo modo che Trento e Trieste resternnno all' Ita lia. Il dato può esprimersi in questa maniera: og,ri villoria parziale delle Nazioni defla Quadruplice lntua .1arà iilttsoria ed effimera, ;e non .1arà ,omeguùa la viJJoria «generale» . solo la vittoria nell'insieme che p uò garantire e assicurare le rispet· tive conqu iste e rivendicazioni nazionali. Gli sforzi degli Stati M aggiori della Quadruplice, diretti ad ottenere una sempre migliore collaborazione militare fra le Nazioni alleate, sono appunto la confer ma della verità elementare testé enunciata: d nemico comune, guerra in ,om11ne. E la guerra - pur svolgendosi su scacchieri diversi e lontani - è in un certo senso comune. Ora si trjltta di esaminare sino a qual punto può arrivare questa comunanza e coordina1ione di sforzi su di un solo scac· chiere - cioè - nel quale siano più forti le probabilità di una azione che precipiti la guerra verso Ia 6ne.

Questo è il problema posto sul tappeto dal senatore Maz.ziotti. Eccone i termini : fobbiettivo è: affrettare il corso della guerra - coll a maggiore rapidità possibile - verso la vittoria della Quadruplice. Se l'Italia, espugnate Gorizia e Tolmino, può utilinare tutte le sue forze ingent i per vibrare all'Austria un colpo decis ivo e tale da costringerla a chieder la pate senza condizioni, non si può pensare a di strazioni anche modeste di forze dal nostro scacchiere, che diventerebbe il principale, per mandarle su altri campi. Ma se a un certo punto la nostra guerra dovesse stagnare nello stillicidio esasperante e monotono delle azioni di trincea e sorgesse, per contro, la possibilità di inferire il colpo mortale al blocco tedesco su di un altro scacchiere, e si rendesse, per ciò, necessario un concorso di uomin i da parte dell'Italia, non è chiaro che l'Italia avrebbe il dovere di contribuire - anche in tal modo - alla vittoria?

Se per vincere, fosse necessa rio - p er esemp io - portare alcuni corpi d' esercito italiani in Francia o nella penisola di Gallipol l, piuttosto che sull'Isonzo, perché non si dovre bbe farlo? Che il fronte sul q uale si vince sia al nord e non al sud, all'ovest invece che all'est, p oco importa: l'essenziale è di vincere. Ma, in questo caso, la necessità è subordinata alla possibilit à. Se si può, è necessario; sulla utilità o, meglio, sulla «necessità», l'accordo è uni versale, poiché universale è la volontà. di vittoria; ma chi può« giudicare » all'.infuori degli Stati Maggiori sulla «possibilità» di questa immediata cooperazione di eserciti? Noi possiamo esaminare un solo elemento di questa possibilità: !"elemento nu · mero; su gli altri, che non sono meno importanti, non possiamo tenere discorso. Sulla «possibilità» strategica di tale cooperazione, nulla sap· piamo e ci rimettiamo in proposito - con assoluta fiducia - alla capacità dei nostri generali. Ma alla doman da : ha l'Ita lia sufficente numero d i soldati per potet condurre la guerra, contemporaneamente, su due scacchieri ?, noi rispondiamo in sen so a ffermativo.

Intanto questa distrazione delle n ostre forze militari avverrebbe solo dopo avere bene ass icurato e munito i nostri confini nell'unico caso che si presentasse, su altri scacchieri, la possibilità dell'urto risolutivo. Senza di che, sarebbe inutile mandare in F.rancia o altrove dei contingenti di uomini, per farli marcire nelle trincee. In ogni modo l'Italia non difetta di soldati. Dopo la Russia è l"Italia la Nazione della Quadruplice che dispone di più vaste riserve. Gli uomini attualmente sotto le armi si cifrano a milioni. Inoltre ci sono anco ra cinque classi da richiamare, ci sono venti o almeno dodici classi di rifo rmati da visitare. Mentre l'Austri2.-Ungheria ha proceduto alla leva in massa - non risparmiando gli invalidi - l'Italia non avrà bisogno nemmeno di p rolungare sino ai 45 anni - come avviene in Francia -l'obbligo del servizio militare.

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PE.R IL FRONTB 139

Mentre la Germania anticipa la chiamata delle dassi giovanissime, del 1917 e del 1918, l'Italia non ha ancor:1. deciso fa chiamata della classe del IS96, che avverrà all'epoca consueta.

Le ri sorse - in uom ini - dell'Italia sono sufficcnti a qualunque bisogno. La << possibi lità » dal punto di vista del «numero» di una collaborazione diretta dell' Italia su altri scacchi eri esiste, dunque: le altre possib ilità di strategia di quadri e di a rmamenti ci sono ignote. Q ui, ci m:rnca la materia del discutere, li nostro compito non è cl i risolvere i problemi dei qu~li non possediamo i dati, ma quello di preparare Ja Nazione a sopp ortare - con tenacia e con fie rezza - tutti i sacrifici necessari sino alla vittoria.

MUSSOLINI

Da TI Popolo d'!Jalia, N 213, 3 agosto 191), Il.

140 OPERA OMNI A DI BENITO .MUSSOLINI

11 BELGIO D'ORIENTE

Le vicende della guetta europea hanno riconcentrato l'attenzione genera le sulla Polonia, d ove si combatte - in questi giorni - la p iù gigantesca battag lia della storia. N el suo messaggio alJa Duma, il P residente del Consiglio Goremykin, ha annunciato - nel nome dello cza r - che a guerra .finita « la Polonia avrà il diritto di organizzare libera· mente la sua vita nazionale, soc ia le ed econ omica sulla base deH'auto· nomia sotto lo scett ro d egl i I mperato ri di Russia ». la seconda volta , dalJo sco ppio della guerra, che vie ne solenn emente p romessa a i polacch i la ricostruzione della loro Patria in felice. In questo intervallo di tempo, un altro fatto è venuto a confermare le ottime disposizioni del Governo russo : la costituzione di legioni polacche con ufficiaJi e li ng ua di comando polacchi. avvenuta il IO gennaio co n un o rdine del genera lissimo. M a g ià la prima promessa d'autonomi a, fa tta nell'agosto dello scorso a nno, aveva sollevato i cuori e accese le speranze dei pola,x h i. Basta leggere le d ichiarazioni dei deputati alla D uma e i commenti dei g iornali. L'avversione alla German ia vi è palese e p rofonda. Il deputato Jaronsky a lla D uma cosi si espresse:

e Dio voglia ch e gli slavi, sotto l'egida della Rus~ia, inAiggano ai te:utoni una disfatta simile a quella che polacchi e lituani infli ssero - or souo ~00 anni - sui campi di Griinwa ld :t.

Nella sedu ta del 9 agosto al Consig lio dell' Impero, il deputato Meys2:towicz dichiarava;

t.< I polacchi compiono sempre - senza mormorare - il loro dovere verso la Russia. Lo rotnp ieranno anche oggi. I polacchi andranno sul campo di battaglia. non solo per pagare i1 loro debito alla Russi a, ma anche p<:r dare il colpo definitivo al Drang na,h 0 1ten d ella Prussia e il loro sangue u d. sparso per una causa giusta».

Né m eno lealisti verso 1a Russia ed entusiasti per la promessa auto· nomia erano i commenti dei giornali. 11 Giornale di Kiyow scriveva :

o:: Il p roclama del ge-neralissimo risuonerà come un'e<:o gioconda dovunque vegliano i cuori polacdti ; dove, ,penata, ma non vint.1, la forz .1 d ella Nnionc si rianima ».

La Gttzzeua Quotidiana di Wilna:

« 1.1 bella parola d'intesa, o mtglio, dì fratern i!~, lanciata».

La GazutJ(1 del Mattin o di Varsavia:

« Da oggi noi viviamo nel pensiero consolatore che ogni momento ci avvi• cina alrora anesa da un secolo, in cui ci r iuniremo ai nostri fratdli; quando la rulla della Polonia, che sembn, a, per sempre, distrutta dalle otde teutoniche, sarà tornata proprietà della Nazione. D io benedica gli eserciti russi e polacchi nei micidiali combattimmti il cui risultato finale deve riunire lt tem" di Polonia, fa r scomparire !<." frontiere che strappano, oggi, il corpo vivo e l'anima della Nazione polacca»

La Gazz rlla di Varsavia:

<1 Da frri noi ci troviamo di fronte a un a tto ufficiale del Governo russo, nel q u~le è detto chi aramt'flte, positivamC"n!C", senta restràionC', che uno det:li i;copì della guC"rra attuale la la. ri unione d.i tutte le tC"rre polacche dotate al tempo istesso d i un regime politico conforme alle esigenze dello ~pirito nazionale" •·

11 P 11e1e di Varsavia:

« A coloro che dubitano ancora, che csit~no, ques te parole che partono dal trono sono un conforto: hanno la forza di un impegno • ·

li Co rriere di Viwsavia:

« L'orientazione sfava ed antigermanica non si 5arebbe giammJi rivelata cosl potentemente in Polonia, se fosse stata combinata dai po litici, mentre invece è sorta dalla logica dei fatti e ha trovato una base solida ndl'istinto delle masse »

l'unione dei Partiti polacchi, rappresentati dal Partito nazionale democratico, daI Partito prog ressista polacco, dal Partito realista, daJ. l 'Uniòne polacca del Progresso, rispondeva al proclama del generalissimo nei termini seguenti :

« I rappiesentanti dei Partiti p olitici solloscritti, riuniti a Varn,via il 16 ago• sto del 1914, accolgono il proclama come un atto dì un'importanza storica di primo ordine e credono fermamente che, finita la guerra, le promesse contenute nel prodam.1 !i realizzeranno effettivamente e che il sogno dei nostri padri e dei nostri avi si c:ffettueri e la Polonia membrata da un secolo e meuo si rkost i. tuirà JI sangue dei suoi 6sli, sparso nella lotta comune contro la Germania, ~ari nello stesso tempo un'offerta S\lll'altarc: della res1mezione della Pattia •.

142 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Quattro mesi dopo, le stesse speranze i nfiammavano i patriotti polac, chi. Nella dichiarazione del Comitato Nazionale Polacco in data 26 no• vembre, si legge :

« La disfatta della Germania sarà il nostro trion fo .... Il nostro popolo non vede più che uno KOpo : la distruzione della malefica potenza prussiana e l'un ione della Polonia sotto lo scc-ttro del monarca russo».

Sono passati dodici mesi. la guerra non volge ancora al suo termine e si può dire anzi che ricomincia, prccisamente sui campi di Polon ia. Noi ci siamo giustamente commossi e non meno giustamente indignati per g li innumerevoli e inauditi atti di barbarie ce>mpiuti dal1e armate del Kaiser n el Belgio; ma, forse, sotto certi aspetti, la sorte toccata ai Polacchi è ancora più disg ra.:iata di quella dei Belgi. la Po lon ia austriaca e la Polonia russa sono da dodici mesi il campo di battaglia fra i t re Imperi. Come in occidente, così anche in o riente la Kultur ha celebrato le sue gesta di sangue. Da un rappotto pubblicato dal Comitato Generale di soccorso per le vittime l'.klla guer ra in Polonia e che troviamo riportato sull'ottima Revt# de Pologne (n. 3-4 anno 1915) stralciamo alami dati che forniscono un'idea della terribile situazione creata in Polonia dalla guerra.

La Polonia russa che comprende 10 provincie, con una superficie di 127.500 Km. qi1adrati e 13 milioni di abitanti, fo quasi completamente sommersa dalle ondate dell'invasione tedesca. Più di 200 fra città e borgate e circa 9 mila villaggi vennero OC(lrpati. Di questi ben 5 mila sono stati rasi al suolo. La popolazione rurale soffre una miseria atroce. 1n certe località è ridotta a ciba rsi di rad ici selvatich~. Nelle città industriali la situa.:iOne non è migliore. Quattrocento mila operaì sono senza lavoro, Anche la Polonia austriaca ha conosciuto tutti g li orrori della guerra. Pi"I) di 2000 villaggi sono stat i distrutti, ment re la popolazione superstite che li abitava è stata. costretta a disperdersi nell 'interno della Monarchia, fra inenarrabili dolori, morali e ni.ateriali, accresciuti dall'ost ilità dei tedeschi e dei magiari Ma v'è un altro fatto che rende al sommo grado angosciosa la sorte dei polacchi: essi sono stati costretti a combattere gli uni contro gli altri in t re eserciti diversi. Il contingente polacco di 1.400 mila soldati si trova diviso in parti quasi uguali fra Austria, Russia, Germania. Non a torto, il Proclama che il Comitato Generale di Soccorso ha rivolto ai popoli civili si chiude in <JUCsti termini :

« La Polonia, grandt' e antica fu. le Nazioni civili; soggettt. da 1'0 anni a.i peggiori iupplizi, sopporta in questo mo mento tutti i peggiori flag elli della

i DALL'INT.ERYENTO ALLA PARTENZA
143
PER IL FRONT.E

guerra universale suscitata da altri. Su di un territorio quasì ugua le a quello dell'Inghilterra e della Scozia, questa Nazione infelice, ma laboriosa e di un.a vitaliti possente, è su.ta privata a un tratto di tutti i suoi mezzi di esistenu. Vittima innocente, essa è senza case, senza cibo, condannata alle supreme sofferenze e: forse allo sterminio. Tanta sventuu e tanta ingiustizia è senza eS('rnpio nella storia moderna. E, fra ttanto, il mondo pare commuoversi a pena alla vista di questo spdtacolo tragiw Ciò non dipende certo dalla mancanza di informa, zioni esa tte sul vtro stato d elle cose in Polonia. li Comitato, porundo queste notizie a cognizione del mondo civile, crede non soltanto di ~ervirc b. ous a della SU'll Patria, ma anche qudla della coscienza universale 1>.

Questo appello trova una eco d i vivissima simpatia nei mori d i tutti gli italiani. L'opin ione pubblica italiana veglierà a che la promessa dello czar sia mantenuta e ne ll 'Europa di domani due grandi fond amentali r iparazioni siano compiute: la resur rezione del Belgio, la r icost ituzione della Polonia L' importanza sto rica, polit ica, economica, cultura le di \ma Polonia ricos tit uita n ei suoi antichi confini, è eccezionale. N on per nulla Bismarck diceva che l'aqui la bianca della Polonia risorta avrebbe spezzato l'art i,glio deU'aquiJa nera d i Prussiil.

MUSSOLINI

Da Il Po{'Q/o d'ltali:1., N 214, 4 agosto 191!i, lf.

144
OPERA OMNIA DI BENITO MUS SOLINI

IL «VORWAERTS» SBUGIARDATO

PAGNACCA SERVITO

L'uomo sinistro capace di tutte le azion i più ignobili - egli ha esordito con una truffa; ha, qui ndi, fatto la spia e si è po i caricata la coscienza di un feroce assassin io - (tutto ciò glie lo abbiamo documentato e g lie lo sbatteremo sul grugno barbuto e occh i.iluto di autentico seg uace e :i:clato re di Ignazio di Loyo la); Pagn.icca - il cittadino di B.1rre Vermont -si ostin a a vole r far c.rcdere che se io n on vado al fronte, gli è perché non ci voglio andare*.

Pagnacca, rivoluzionario da latrina, mi ha fatto sapere l'altro g iorno che ci sono due modi per andare : 1. A r ruo larmi volonta rio sotto a l tito lo « per leva anticipata » ; c.ppu re facendo domanda al Ministero della Guer ra per essere nominato sottotenente della milizia territo riale.

L' informatore di Pagnacca ( che sia gne llo scocciatore emorroico e catarroso che risponde al nome del sedicen te colonnello .Mart ini , meglio conosciuto fra il gregge rollo pseudon imo boschereccio di Sylva V iviani ?) è un solennissimo imbecille. Per e< leva anticipata )> può arruolarsi chi ha meno di vent'anni , non chi ne ha più di trenta ed è. soggetto a richiamo. Ciò è chia ro anche pe r una bestia dura, come quelle che mangia no alla g reppia dello sta llauo di Via S. Damiano 16. Poi, Pa· gnacca, p er 9uanto deficente, è alfabeta e sa ch e dal manifesto per gli arruolamenti dei volontari venivano tassativamente esclusi, e per ra.gioni ovvie, que lli appartenenti a classi ancora da richiamare. Ma P agnacca ha l'ostinazione caparbia e best iale dei muli. Così ieri è tornato ad affermare che io mi sono confessat o e che « se non parto, gli è p erché non voglio pa.-tire, che voglio essere obbligato », ecc.

Nessuna meraviglia che Pag nacca sia ancora una volta in malafede. Sono inezie per un criminaloide par suo. Ma io Jo inchiodo al suo men· dacio. Lo sbugiardo, come l'ultima delle carogne Pagnacca sa - perché su queste colonne fu documentato - che pochi g iorni dopo la pubbli• (HO).

cazione del manifesto, io mi recai alla Caserma dei bersag lieri per arruoJarmi e fui - insieme col tramviere socialista-interventista Buscema , che si trova nelle mie ident iche condizi0ni - rinviato al.. .. rich iamo della classe dell'84 . Pagnacca sa, perché su queste colonne fu documentato, ch e indiv.idui arruolatisi con strattagemmi furl)no svestiti e dimessi dalle caserme, quando si scope rse che appartenevano a class i da richiama re. Pagnacca sa tutto ciò. E se non lo sapesse, dopo tutto ciò che ha scritto, sarebbe, com'è, un «mascalzone». Ad ogni modo, ieri -q uantunque prevedessi la risposta - ho mandato a mano, all'esimio colon• nell o Ferrero, Comandante del D ist retto di Mi lano, Ja seguente lettera, un itamente al mio « Libretto Personale Militare»:

« Pregiatissimo s ignor ColonneUo,

« mi. scusi se la d istu rbo per sottoporle il quesito seguente:

« Appartengo a ll a I categoria della classe del 1884. H o compiuto negli anni 1905-906 a Ve rona regolarmen te il mio servizio militare al X Regg, Bersagli eri. Sono nell' attesa sempre più acuta del rich iamo della mia classe. Ora, v'è chi afferma che" io posso - quando voglia - arruolarmi volontar io sotto al titolo per anticipo di leva". Io lo voglio, di gran cuore; sia cortese di dirmi se posso. Mi dica, cioè, se quel titolo esiste e se il mio caso vi è contemplato.

« La ringrazio, ecc. ».

E il colonnelJo Ferreco che, sino a prova contraria, è più versato in materia del nord -americano Pagnacca, ha risposto ,sullo stesso fogl io: ,.

« Av,ndo obbligo di urvi:Uo non può con frarrt arru olam,nJo, m11 b1n11 de v, 111ftr1dert la rhiamaJa della p ropria r/tUu.

«·Non p11ò far domanda per tJJ ere nominato sottolentnlt della milizi.t 1erri10,iale, perrhé la J111z riami appa,liene al/11 milizi11 mobile ed ella } di prima ,a1e, orit1 J>.

Io non m'illudo di persuadere r « incacicato,... » di massacrare il V o r• wa"IJ e di prostituire quel che resta del socialismo italiano. Coloro che hanno qualche dimestichezza con me sanno come questo attendere mi pesi e mi addolori, ma.... la legge è cosl. E non si creano leggi apposta per il signor Mussolini che è un soldato uguale a tutti gli altri. Ci

146 OPERA OMNIA Df BENITO MUSSOLINI
Il

sono, neUa vjta, certe impos5ibi lità. Io sono - oggi - nell'impossibjJità di andare al fro nte, come, p er esempio, Pagnacca è nell'impossibilità oggi> domani e sempre, di cancellare dalla sua inquieta coscienza il ricordo sanguinoso del preme ditato assassinio di Barre Vermont.

MUSSOLINI

Da li Pup olo d'llalia, N. 214, 4. agosto 191'.5, Il,

DALL1INTERVE1'."TO ALLA PARTENZA l'ER IL FRONTE 1 41
10.- VUL

ALLA GOGNA!

Pagnacca sprofonda nel grottesco * . Egli parla di una « situazion e lacrimevol e » laddove la situazione è chiara, chiarissima per chiu nque - intelligente o cretino - voglia vederla.

Ma dove, al mondo, si può t rovare una situazione p iù « lacrimevole» di quella d l Pag nacca? Non è direttore del V o r1t)t1t:rl s, ma« inca ricato della continuità redaziona le»; dopo aver pred icato la R ivoluz ione in nome ddla neutralità, giunto il momento topico, h a gr idato com e- l'imp utato d i Ferravi lla : « l o non a ccetto! ».

E la Ri volu.:ione tante volte m inacc iata è andata ad a ffogare nel Na\•ig lio. l a sua coerenza è tutta q ui. Ammi ratela! Ll sua im becill ità p rogressiva è pa lese dalla sua «t ro vata>> di i eri. Ha pubblicato - allo scopo di in dignare i patriotti - il m io stato di se rvizio m ilitare. Benissimo. E che cosa ha p rovato? Che q uando io potevo essere coerenl e, perçhé dipendeva d a me, soltanto dalla mia volon tà di esserlo, lo ero, senza preoccuparmi - come farebbe un Pagnacca g ual unque - delle co nseguenze penali delle mie azioni. Co)l, se oggi fosse in mio solo potere di andare a l fronte, ci sarei sin dai primi giorn i, appunto p erché h o sempre - dico umpre. - m esso in per fetta coerenza i m iei atti colle mie parole. Ma Pagnarca - falsario - ha bisogno di a ccred itare, per 1a sua tribù, la leggen da che io non parto, perché non vogl io p art ire, perché ho dichiarato d i n o n voler partire . Si tratta di invenzioni stupidissime destin ate a coloro che leggono so ltanto il V orwtterls e giura no nel «verbo >> di Pagnacca , l'onesto cittadino, pardon , assassino di Barre-Vermont.

UNA LETTERINA SULLA QUESTIONE

JI -tramviere Buscema, che casualmente si trovò con me la mattina nella quale, parecchie settimane fa, mi presentai per arruolarm i volontario alla Caserma dei Bersaglieri, m i manda la seguente lettera :

Caro .Mussolini,

la so la faccia tosta di un Pagnacca può se~u itare a scrivere per far credere che tu non vai al fr onte peC<hé non ha.i 'Voglia di andarci. la risposta del colon-

• (321 -,24),

nello Ferrtto tag lia la testa al toro. Confermo p ienamente il cuo mio, per la 5econda volta pubblicato nel tuo giornale e ptrché Pagnacca lo sapp ia, qua ndo foi chiamato 21Ja Maggiorità - dopo aver visto appagato il desiderio d i vestire Ja divisa - (uj invitato ad andarmene perché in attesa di rk hiamo . Chiesi a llora che mi si accettuse p er anticipuione di leva, ma il Capitano dd la Maggiorità mi rispose che dovevo subire la sorte de lla mia classe. Risposta che a vesti iden tica anch~ tu, in mia presenza. lo sappia Pagoacca. N oi saremo rkhi~mati e sptriamo presto, a compiere il oostro do vere e lo f aremo domani alle trincc..--e come jeri lo abbiamo fatto sulJa piazu, mentre Pago.acca e i pagnacchi sti, che psima minacciavano la rivolta, al momento di far seguire i fa tti .tlle parole, hanno eroicamente battuto in ritirata. Questa gente non merita il compatimento, mi il dispreuo.

Salut i, tuo

Già: il disprezzo e la gogna alla q uale bisogna inchiodare i tru ffa . tori, le spie, g l i assassin i, i falsa ri

Da Il Popolo d'ltalùr, N. 2 0 , :; agosto 19 1:i, H.

DALL'INT.EllVENTO ALLA PARTENZA PER IL PI.ONTE 149
M.

VOCI DI POPOLI

Da Pietrogrado, da Londra e da Parigi sono partiti in questi giorn i messaggi pieni di fi ducia e di intrep idità.

Per contro, nei gioma]i del blocco austro-tedesco, traspaiono sempre più accentuate l'inquietud ine e l' incertezza. Sono le estreme illus ioni ch e cadono. N ell'opinione pubblica tedesca doveva essersi diffusa la spe ranza che, colla riconquista della .Galizia e l'occupazione di Vusavia, si sa rebbe costretta la Russia a chiedere 1a pace separata. Eliminata la Russia, il compito degli austro-tedesch i sarebbe diventato più facile. Anche qui, i ci rcoli dirigenti di Berlino hanno sbas liato i loro calcoli.

L"offensiva in Polonia sta logorando e decimando g li ese rciti tedesch i. Ogni passo in avanti è segnato da m igliaia di morti. D'altra parte l'occupazione di Varsavia non avrà conseguenze speciali né d'ordine mil itare, né d ' ordine politico. Militarmente 1a Russia è oggi in condizioni mig liori di due mesi fa.

Le munizioni cominciano ad arrivare con una certa abbondanza sulle linee del fuoco e i tedesch i se ne sono a(corti. Tanto è vero che, in mol ti punti del fronte, sono cost retti a seg nare il passo. Anche la fa mosa falange di Mackensen sembra a lquanto smontata, Le rapide avanzate di prima non si effettuano più.

Il movimento di ritirata dei russi sulle loro linee interne prosegue lento, ordinato, metodico. l o S(Opo principaJe dell'offensiva tedesca che consisteva nella d istruzione e dispe rsione degJi eserciti russi è faJlito. [e armate che combattono in Polonia sono sfuggite all' accerchiamento. N egative, dunque, Je conseguenze d'ordine militare dell'offensiva ted esca in Polonia, e non me~o negative le conseguenze d 'ordine politico.

La Russia - nelle memorabili sedute della Duma - si è ri velata unanime nel voler cont inuata 1a guerra sino alla vittoria e pronta a tutti i necessari sacrifici. L'ipotesi assurda di una pace s~parata russo-tedesca non può più essere oggetto di discussione, nemmeno a ccademica . Jn queste colonne fu più volte esaminata e sempre esclusa come imposs ibile; l'adunata e i voti della Dwna dimostrano che il nostro ottjmismo nei riguardi de lla Russia non era cervellotico, ma fondato. N on c'è bisogno di aggiungere che le riserve umane della Russia sono form idabili: basta ricordare che la p opolazione dell'Impero deg li uar si

avvicina ai 180 milioni, e, cioè, quasi tre volte la popolazione d ella Germania.

L' Inghilterra non è meno decisa della Russia per la guerca ad o ltranza. Le manifestazioni popolari che si sono svolte nel Regno Unito - in occasione dell'anniversario - sono gli indici segnalatori dell'inflessibile volontà britannica. Ch e gli inglesi - nell'insieme - siano stati un po' lenti nel comp render( la gravità e l'importanza della guerra attuale, è certo e le ragioni sono note. M a non bisogna d imenticare, quando si esamina e si guarda la politica ing1ese, che, senza l'intervento ing lese - a q ucst' ora - l'Europa sarebbe tedesca . :B inol tre p robabile che, ri manendo neutrale l'Inghiltena, anche l'Jtalia non si sa rebbe ma i decisa all'intervenlo. L'essenziale è che gli inglesi diano nel futuro c::iuello che non hanno potuto dare nel passato. Uomini occorrono, ma più che uomini, munizioni La metallurgia inglese - che dopo la tedesca è la più 011tillé d'Europa - deve dare un « rendimento massimo », fantastico, in armamento e munizioni. L'Inghilterra deve tramutarsi nel gigantesco arsen ale della Quadrupli ce. Ora, le manifestazioni, che hanno a,'l.lto luogo in tutta l'Inghilterra, dico no agli a lleati: « Voi potete fare assegnamento sicuro sulla tenacia degl i inglesi » .

Perché la guerra sarà lunga. Necessariamente I nvano i l capo dei cattolici fa balenare agli occh i del suo gregge le spe ranze di pace ; egli illude o si i llude. La pace è lontana. La guerra passerà - presum ibi lmente - per altre due fasi. Ad un dato momento, la Germania sa rà costr etta a mutare il carattere della sua guerra da offensiva in difens iva Difensiva, dapprima, ne1le region i che occupa; difensiva, poi, entro i suoi stessi confini. Bisognerà, in una prima fase, cacciare i tedeschi dalla Francia, dal Belgio e da lla Polonià, el iminare dal campo la Turch ia e l' Austria-Ungheria; poi, stringere d'assedio la German ia, s~zzarne la resistenza e costringerla a chieder la pace, senza condizioni. G li invasori devono essere puniti coll'invasione. N essuno pensa a smembrare la Germania : essa dovrà semplicemente « rest ituire>> . Ciò che si vuole è rid urre la Germania nell'assoluta impossibiJità d i m inacciare un'altra vo lta 1a pace europea. Ma ognuno vede che la Qua· druplice è ancora ben lungi dal suo obiettivo. la secondà e la terza fase della guer ra saranno le più lunghe e le più sanguinose. « T enacia», è la pa ro la che ci giunge dall'Inghilterra; « ten acia », rispondiamo no i, sino al giomo in cui la barba.rie della KullJlr sia domata.

MUSSOLINI

Da Il P() polo d'Itali'a, N . 216, 6 agosto 191~, II.

DALL 0 INT;ERVENTO ALLA PAR.'r.ENZA P.ER IL FllONTB 151

MASSIMO SFORZO

L'opinione pubblica della Q uadruplice lntesa ha accolto l'annuncio della presa di Varsavia colla m assima calma. Questa constatazione di fatto è tanto più notevole e sig nificativa, in quanto la conquista di una grande città, più che la conquista di. un vasto territorio, è avvenimen to che colpisce l'im maginazione e il sentimento dei popoli l ' occupazione di centom ila km. quadrati di territorio con qualche m igliaio di vilJaggi non equivale - nelle sue ripercussioni psicologiche e mor:ili - alla presa di una popo losa città. Gli è che nelle città si riassume la storia delle N azioni. M eg lio : n elle Nazioni, solo Je città hanno una storia, Coll ' avvento del regime capitdistico, l'importanza delle città è andata aumentando p a rallelamente al loro sviluppo demografico, al loro progresso civile.

Ma non è 9ui il caso di fare una digressione sull"urbanesimo , per q uanto si tratti di un fen omeno interessante al sommo g rado. Infin e, è la con9uista. delle città che dà ai vincitori l'orgoglio - più o meno fugace - del possesso, l'ebbrezza del dominio, non soltanto suile cose i nerti, ma sugli uomini.

Orbene, se l'occupazione di Varsavia - bella, grande, r icca città di quasi 900.000 abitanti - non ha emozionato l'opinione pubblica russa, e meno ancora quella dell'occidente europeo, c iò signi fica che nelle masse dev'essersi diffuso e radicato H convincimento che l'av"en imento non avrà conseguenze di sorta a danno degl i Alleati Si considera la resa di Varsavia' come un episodio foevitabile, un sacrificio doloroso, ma necessario d ella ritirata dei russi. Se i tedeschi credevano, colla conquista della capihle polacca, di deprimere e demoralizzare l'opinione pubblica della Quadruplice1 si sono ingannati, Se· condo notizie recentis3ime pare che il colpo di Varsavia non abbia « terrorizzati » p iù del consueto nemmeno i neutri balcanici. L'effetto morale è dunque completamente mancato.

Mancate, altresì, le conseguenze d'ordine militare che i tedeschi p reventivavano. I russi si ritirano da ll e parti più minacciate del loro fronte , combat tendo ordinatam_ente e (?ttenendo qualche parziale successo. Per quanto il mo vimento dì ritirata dei russi non sia ancora finito, pure è ormai scongiurato il ~ricolo dell'accerch iamento degl i eserciti Esa-

minate i bollettini dello Stato Maggiore tedesco e troverete la giustificazion e dell'ottimismo che, malgrado la perdita di Varsavia, prevale negli ambienti ufficiali e popolari della Quadrupli ce. Lo Stato Maggiore tedesco confessa che l'ofl:e_nsiva procede lentissima, e a prezzo dì pe rdite ingenti. Di più: nei bollettini de-llo Stato Maggiore t edesco non sono annunciate né grandi, né modeste catt ure di soldati russi. Che dilforenza fra il bottino enorme dei laghi Masuriani e l'attuale! Dal 2 maggio ad oggi il numero dei prigionieri russi fatti dagli austroted eschi non supera il terzo di quelli fatti in una sola battaglia ai Lae;hi Masuri. Il bottino di armi e materiale guerresco è del pari irrisorio. Non si esagera, dunque, quando si affe rma che l'esercito russo è ancora ne lla sua piena efficenza mo ral e e mate riale E impossibile pre vede re qual e aspetto assumerà la guerra nello scacchiere pola cco. Non si sa , cioè, se i tedeschi abbiano l'intenzione di spingersi con l'offen siva sin nell 'interno della Russ ia o se invece -come appare da taluni segnivogliano fermarsi, te.incerarsi e att endere la contro-offensiva dei russi. Tuttavia si può affermare che quando il martello tedesco avrà finito di picchiare sulla Russia, i muscoli che lo reggevano saranno cosi esausti che molto difficilmente potranno ricominciare altrove la loro terribile fatica.

Le conseguenze politiche della presa di Varsavia non sono ancora ben definite. Secondo notiz ie tedesche, Guglielmo II proclamerebbe l'auton o mia della Polo ni a. Si fa an che il nome del piìncipe ch iamato a reggere il nuovo Stato. Di preci so , nulla si 5a. t po~si):)ile che il Kaiser lanci ai polacchi una promessa di autonomia. t possibile anche ch e i circoli dirigenti della Germania trovino che la questione è prematura. La guerra non è ancora finita. L'ultima parola non è 5tata ancora pronunciata. Tuttavia, una semplice promessa non compromette troppo e può giovare nel tentativo di cattivare le simpatie dei polacchi alla Germania. Tentativo destinato a nau fragar e La Polonia tedesca sa -p er esperienza - che cosa è il regim e prussiano. La Polonia russa ha fat to, dalla guerra in poi , caus.a comune colla Russia. Del resto, tra d ieci giorni, alla riapertura del Reichstag, av remo modo di meglio conoscere quali siano, nel momento attuale, le tendenze e gli obiettivi imm ediati della politica tedesca.

Chied ere che la Russia possa riprendere fra poco una controffen siva vittoriosa significa c.adcrc in on ottimismo eccessivo. Pur calcolando nel preventivo eventuali colpi dì scena balcanici, è però indubbio che dovranno passare alcuni mesi, molti mesi, prima che la Russia sia

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTB 153

rifornita ptr tutti i bisogni di un'offensiva che sarebbe aspra nella riconquista della Polonia, asprissima ne!J'invasione della Germania. C'è alforiz:zonte balcanico qualche novità: i rnmeni haono mobilitato il loro eserci to. Per interven ire a fianco della Quadruplice ? O si tratta di una misura di precauzione resa necessaria dalle pressioni e dai ricatti della Germania? Nulla sappiamo. Ma è assai incerto che l'intervento dei }?alcanici possa, oggi, precipitare la guerra al suo epilogo, ptima deJ. l'inverno. Una seconda campagna invernale è da considerarsi inevitabile e necessaria se la Quadruplice vuole raggiungere i suoi obìettivi territoriali e politici. Ora, la seconda campagna invernale si combatterà nelle officine. Sosta sui campi di battaglia, attività frenetica nelle of. ficine, nei cantieri, negli arsenali. Non un tornio, non un operaio resterà inope,'Oso. La paus,. invernale deve servire alla Quadrup lice per ragginngere e superare la produz ione, in proiettili ed arm i, degli a ustrotedeschi. Se a primavera noi saremo dotati e « riforniti » in maggiore quantità degli austro-tedeschi, 1a partita sarà vinta.

154 OPERA OMN(A DI BENITO MUSSOLINI
MUSSOLI NI Vi li P()pc/c d1 1Mli", N 218, 8 agosto 1915, Il.

GIAPPONE

Io lo confesso e credo che la censura non avrà nulla in contrario a che io esprima pubblicamente questa mia con fessione: tutte le volte che si parla di un intervento diretto dei giapponesi sullo scacchiere d'Europa, io mi sento un po' umiliato; dapprima nella mia qualità di italiano; n ella mia qu alità di europeo, poi. Non g ià perché io nutra ciualche avversione pe r i giapponesi. Affatto. vero che i figli del Sole l evante possono essere, sotto certi rapporti, considerati come i più « tedeschi» fra i popoli dell'Asia, ma, una differe nza c'è sempre e profonda fra i tedeschi della Kllltt,r e i t edeschi del Karakiri: per cui io non ho rit egno a tributa re la mia simpatia ai giapponesi. So anche che la questione del lo ro i ntervento si t rascina da mesi e mesi come una di quelle discussioni tro ppo accademiche ch e non finiscono mai. Se ne parla.va i n gennaio, se ne riparla in agosto, e probabi lmente se ne riparlerà in dicembre. 1n Ital ia, l'intervento dei giapponesi non è mai stato oggetto di serie di scussion i. Lo si ritiene fantastico. In F rancia, invece, da quakhe tempo, il Giappone è rargomento del g iorno. Ai vecchi sostenitori delia immediata collaborazione nipponica, come l'ex ministro degli Esteri Pichon, se ne sono aggiunti dei nuovi, come Clemenceau. 11 mezzo milione di giapponesi sorride nuovamente alle speranze di qllalcuno fra i nostri alleat i d·o11 re Alpi.

O ra io comp rendo che si patroc inasse l'intervento del Giappone durante il secondo e più incerto pe riodo della nostra neutral ità. Ma - ed·è qui che io mi sento un po' umiliato come italiano - dal giorno in cui l'Italia speuò i legami della Triplice e scese in guerra, proprio nel momento meno propizio, contro g li austro-tedeschi, la necessità di un intervento militare giapponese doveva essere scomparsa. Sollecitarlo adesso, sig nifica svalutare l'efficacia dd nostro intervento che p uò essere invece e sarà decisivo. L ' Italia - e i nostri alleati della Quadruplice l o sanno - ha un esercito formidabile, rise rve doviziose di uomini e una popolazione civile pronta a qualsiasi sacrificio. Quando sarà superata l a prima athtale fase di guer ra contro il cemento armato, i colpi che l'Italia potrà inferire a ll'Aust ria saranno gravi e mortali.

D 'altra parte , già si sono n otati nell'economia e nelle vicende della guerra europea i benefici effetti dell ' intervento italiano. Senza la nostra

offensiva ai confini meridiona li dell a monarchia austro-ungarica, è probabile che la ritirata dei russi sa rebbe stata meno metodica e più pre• cipitosa. D opo l'intervento dell'Italia, auspicare l' intervento del Giappone, è segno di debolezza. Quello che si deve fare, è coord inare e intens ifica re l' azione militare e diplomatica della Quadruplice, la quale deve basta.re a se stessa.

Ma il problema dell'intervento nipponico ha due aspetti : la possibilità e la volontà. B possibile? I competenti escludono 1a possi bilità d i una spedizione per vìa di mare. Re5ta 1a tran siberiana, f errovia di limitatissima efficrnza, e i russi lo sanno Fatti i dovuti calcol i si viene a q u esta conclusione: i giappo nesi g iungcre'.'bbero in tempo per la ripresa della guerra alla primavera del 1916. La loro appa rizione sul t eat ro della guerra non potrebbe a vvenire - con q ualche utilità - che verso a q uell 'epoca. L' intervento dei giapponesi non eviterebbe d unque la campagna i nverna le; né a bbrevierebbe - presumibilmente - la dura ta della g uerra,

Secondo: qua l è il pensiero dei giapponesi d innanzi a lle voci solJeci tatorie che partono dall'Eu ropa ? <( Vog liono » i giapponesi i ntervenire? lo credo di no. E per q ueste ragioni : pri ma di tutto la situazione economica e politica del Giappone non è molto brillante. In secondo luogo, e questo è l'essenzlale, il Giappone non p uò in debolire, con un inte rvento militare neUe faccen de europee, la sua compagi ne militare.

ll Giappone - piccolo - deve far e la guardia all_a Cina immensa. la Cina - più debole - ha subito finora i ricatti del suo pote nte vicino. La Cina sta ora orsanizzandù le sue forze; ragione eccellente perché il G iappone per ogni futura evenienza serbi intatte le sue Infine: qual'è l'utilità dell' intervento giapponese? Che cosa ci può dare il Giappone? Degli uomini? Ma è forse di uomini che difetta la Quadruplice? La nost ra grande superiorità numerica sugli austrofu rco-tedeschi è già. palese ed è progressiva; in ogni caso, se uomini occorressero, p rima d'invocare l'aiuto dej giapponesi, io crt do che J'ln· ghilterra dovrebbe decidersi a stabilire la coscrizione obbligatoria.

~omini no. Ma il Giappone può aiutarci egualmente e più efficacemente: rifornendo la Russia di a rmi e mun izioni. B q uello che sta facendo. bene non chiederg li altro.

Per una ragione morale. Per la nostra dignità, per il nostro org oglio di europei. Ricordiamo: qual è lo scopo della guerra? Quello di domare Ja t racotanza dei tedeschi, la loro insopportabile boria, <he t raeva ori• gine dalla loro auto-pcoclamata superiorità civile Bisogna sch iacciare i tedeschi, per convincerli che i popoli d'E uropa non tollerano egemonie barbariche; per convincerli colla sp ada alla gola che essi non sono, né

1)6 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

diventeranno mai i padro ni assoluti di questo nostro vecchio e tormentato continente.

Ma sono gli europei, soltanto gli europei che devono infliggere questo castigo alla Germania. Coll'intervento del Giappone, noi po· tremmo vincerla più facilmente, ma non umilieremmo la sua folle superbia. ] te deschi che già si vanta no di combattere e vincere contro i l mondo i:ntero, soltanto perché le colonie fra ncesi e inglesi hanno mandato contingenti più o meno numecosi e validi di truppe sul teatro della guerra, potrebbero domani - con maggiore giustificazione - trovare un motivo di or,goglio anche nella sconfitta quando i l Giappone fosse venuto a giocare la carta decisiva del destino d'Europa.

Questa guerra ha avuto delle ripercussioni mondiali, ma essa è e rimane europea. I problemi che deve r isolvere sono prima di tutto europei ! l' Eu ropa che deve trova re in se stessa la forza di libera rsi dalla G ermania. Coll ' intervento del G iappone, si potrà dire che n on l'Europa ha vinto la Ge rmania, ma che l"Asia ha vinto l' Europa. lasciamo du nque alle lo ro fragili case i piccoli figli dell'oriente lontano. La ,guerra è nostra e nostra deve resta re, malgrado tutto, sino a lla vittoria.

MUSSOLIN I

Da I/ PopQ/o d'!lalia, N . 219, 9 agosto 191), il

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA P.Ell JL FRONTE 1 5 7

«IMBROGLIO»

Non bisogna contare sull'intervento dei balcanici. Non bisogna ere. dere, poi, che qualora si \'erificasse, tale interv~nto possa affrettare d i molto l'epilogo della guerra, Ma sopratutto, è necessario non fars i i llusion i. In generale, l' opinione p ubblica della Quadruplice è un po' fa . talista. Tutti so no persuasi e con vintissimi che vinceremo.

P erò non basta. Anch e gli austro- tedeschi si nutron o della stessa speranza . Ora l a vittoria no n si darà a ch i avrà creduto in lei, ma a coloro che- l'avran no conquistata f ra molte lacrime e mo lto sangue.

T ornando all'i mbroglio dei Balcan i, io sono sempre pessimista circa l'eventualità di un loro prossimo o lontano intervento. Vero è che un « imbroglio » di quel genere può avere tutt~ l e soluzioni anche quelle meno aspettate -e p uò recare ogni sorp resa. Vero è che tutte le p revisioni, anche le più fondate, possono essere rovesciate da uno di quegli improvvisi colp i di scena cosl fr~uenti nella pol itica di quei paesi: comunque è bene guardare in faccia ·la realtà attuale, prendendola in esame prima di tutto dai lati n ega tivi.

Intanto l'intervento dei balcan ici è condizionato da questa pregiudiziale: l'accordo fra di loro, e l'intervento collettivo. U n interven!o isolato d ei bulgari, dei. g reci, de i rumeni, non è m esso nemmeno n el ca lcolo delle possibilità .

Per l e ragioni cbe seguono , ri nte rvento balcani co dev ' essere considerato come una cosa ince rta e in ogni caso non v icin a.

P rimo. - Le dinast ie regnanti in Grecia, in Bulga ria, in Rumen ia sono tedesch e. Tedesch e di ra zza, q u ind i di mentalità e di costumi N essu no può disconoscere l'influenza che J;i. regina di Grecia - sore lla del K a iser - esercita su r e (;ostantino. Ora, re e principi t edeschi and ranno sempre a malincuore con tro i propri fratelli e congiun ti. N on c'è bisogno di aggiungere che nelle Nazioni piccole, l'influenza della Corte e dei Circoli di Corte è p redom inante, specie se mancano forti e autorevoli partiti di opposi zione.

Secondo, - Gli Stati M aggiori della Grecia, della Bulgaria e del la Rn menia sono tedescofili. N on per n ulla re Cosblotino - nel fa moso brindisi di P otsdam - att ribul alla scuola di g ue rra prussiana le vit· torie dei suoi eserciti ne lla p rima guerra balcanica.

DALL1INTEllVENTO ALLA PARTENZA PER JL FRONTE 159

la tedescofilia di quegli Stati Maggiori non è stata attenuata, ma accentuata dalle vicende della guerra europea. I gros bonnets degli "eserciti balcanici, non sono entusiasti di un intervento contro la Germania. Questo è positivo.

Terzo. -I partiti, i ceti produttivi e parassiti di quelle borghesie , appena nate, non sono favorevoli all'intervento. La borghesia in gene re i:: pacifon daia.

la neutralità, poi, è un regime eccellente per i traffici lucrosi. Domandatelo agli armatori greci.

Quarto. - l1 popolo accetterà la guerra, ma non è certo capace di fare una rivoluzione per imporla.

I bulgari - in particolar modo - sono stati decimati dalle guerre precedenti. I greci sono squattr inati. I rumeni preferiscono uoa de ll e loro solite « marcie » incruente a una guerra massacrante di trincee. L'interventismo balcanico - crnne corrente politica - non esiste. Chiacchiere se ne fanno molte, specie nei caffè di Atene, ma ... si segna il passo.

Quinto. - L'influenza deleteria degli agenti te.deschi. Ho detto al· tra volta che in Grecia e in Rumcnia, i tedeschi imperversano, Dal giornalismo all'università la corruzione dilaga. Pennivendoli al soldo del barone Schenk inquinano l'opinion e pubblica. In Grecia la campagna contro l'Italia ha toccato il massimo dell'impudenz.a e della volgarità.

Molti, troppi italiani che hanno un debole per la « cara » Grecia, ne devono esse re rimasti sorpresi e addolora ti. [ Cem11ra).

L'Italia a Vallona e in Dalmazia - isole e parte del litoralesignjfica: a) l'Adriatico lago interno italiano; b) posizione di ferro dell'Italia in tutto il Mediterraneo, specie orientale. La Grecia - piccolina, ma vorace - che vagheggiava di «monopolizzare» il Mediterraneo, vede crollare le sue smisurate ambizioni e, quindi, «protesta.... ». [Censura].

Sesto. - n innegabile che le recenti vittorie dei tedeschi e degli austriaci in Polonia hanno rafT reddato - per non dir congelato - le già tepide correnti interventiste dei Balcani, mentre hanno r ialzato di mol· tissimi punti le azioni dei neut ralist i, Settimo. - La stagione è inoltrata. I balcanici possono trovare che val meglio riparlare d'intervento a primavera. :B dubbio, insomma, che Rumenia e soci vogliano assoggettarsi, alla inevitabile campagna invernale.

Ottavo e principale e pregiudiziale. - L'intervento dei balcanici esige il loro accordo. La qual cosa è assai difficile da realizzare . la Quadruplice ha tentato, ma con risultati poco soddisfacenti. Tuttavia

degli. accordi «a due >> sono possibili; ma un accordo « a quattro » e difficilissimo. Bulgaria e Rumen ia possono intendersi. La Rumenia restituisce la Dobrugia e si compensa colla Transilvania . Non è assol utamente da escludersi una liquidazione onorevole del dissidio serbobulgaro, circa la Macedonia. I serbi possono « rifarsi » a nord, e lauta· mente, ai danni dell'Austria-Ungheria. Ma i greci si può sapere cosa vogl iono? [CemuraJ. Per saziare il più modesto appetito territoriale greco, ci vuole almeno tutta l'Asia Minore!

le difficoltà dell'accordo « a 9uattro » saranno piantate dai greci. Secondo notizie recentissime i grec i non vogliono nemmeno discutere di intese che abbiano per obiettivo scambi o cessioni di territori.

La situazione balcanica ha a nche i suoi Iati positivi, ma, tutto con· siderato, è prudente ag ire come se i balcanici non fossero in ,grado d'interven ire , né adesso, né poi.

La diplomazia della Quadruplice tende da quanto risulta a «chia· rire » le posizion i; cerca di decffrare l'imbroglio e di fissare 'le relative responsabt!ità e - visto che 1'intervento è impossibile - non resta. che inchioduc quei paesi ne!Ja neutral ità sino alla fin e.

La storia d'Europa sarà fatta senza di loro e contro di loro. [ Cemura].

MUSSOLINI

Da li Popolo d'Italia , N. 22 1, li agosto 1915, II.

160 OPERA OMNIA D(
BENITO MUSSOLINI

QUADRUPLICE E BALCANI

Secondo un te legranuna ufficiale c:h e ci giunge da Atene, la Grecia ha già - per conto suo - risposto con u n netto fin de non recevoir a lle proposte della Quadruplice Intesa [ u11111ra].

Affermare ch e il telegramma da Atene segni lo scoglio sul quale è andata a naufragare la navicella diplomatica della Quadruplice, è precipitoso; però esso denota che, pur non essendo colata a picco, la navicella è molto lontana dal sospirato porto.

Lo raggiungerà mai ? Io continuo a dubitarne fortemen te. le ragioni furono da me esposte ot non è molto. G l i avvenimenti g iustificano il mio pessimismo in materia balcanica.

Sta di fatto che la diplomazia ha un bel lavorare, qua ndo si appoggia a una situazione militare favorevole. Sta d i fatto che, nella bilancia ba lcanica, gli uni m ettono delle promesse e una fiducia ne lla vittoria finale; gli altri, gli austro-tedesch i, m ettono delle vittorie att uali che mimcciano non solo il territorio ma il prestigio della g rande Russia tutrice da secoli delle genti slave .

Quando a Pietrogrado si discute su una eventualità che pareva remota - e anzi assurda - quella, cioè, di una marcia tedesca sulla capitale, nessuna mera viglia se A tene protesta contro la ventilata cessione di territori, se Sofia fa l'CJcarpolette fra turchi e nemici dei turchi; se Bucarest, pur divisa t ra pareri opposti , segna il passo ; se la Quadruplice, per concludere, annaspa n el vuoto. J balcanici possono credere, come crediamo ciecamente noi, che la vittoria final e arriderà alla Quadruplice, m a intanto i balcanici constatano che le vittorie - sia pure episodiche-, puziali, non conclusive -sono d egli austro-tedeschi.

1 cannoni di Hindenburg, la « falan ge » di Mackensen: ecco la diploma.zia che paralizza i balcanici, non già l'altr~ corruttrice e spendereccia che d evasta la moralità polit ica di quei paesi.

La necessità è una sala: bisog na spezzare l'incantesimo dell 'invincibilità tedesca. Bisogna profondamente vulnerare fo qualche luogo la triplice austro-turco-tedesca. Se si vuole che i Baka.ni intervengano, ot· corre che l'azione della diplomazia - d eficcnt e e sl egata ·sin qui, come è unan ime constatazione - sia sussidiata da una intensificata attività

militare, precisamente nello scacchiere che più interessa j balcanici: quello dei Dardanelli. [Censura ].

Non più tardi di ieri, un giornale milanese, vecchio, troppo vecchio, La Perseveranza , dopo aver asserito « che il forzamento dei Dardanelli mute rebbe la situazione e sarebbe veramente un mezzo di avvicinare la pace»; dopo avcr aggiunto che « l'impresa per sortire tutto il suo effetto, dovrebbe essere compiuta prima che gli invasori della Russia a bbiano condotto le loro operazioni a tal punto da permettere loro di trasportare gra ndi masse da est ad ovest per aprire la breccia nel fronte anglo-franco-belga» ; dopo aver detto tutto ciò, lo stesso giornale dichiara che « non è conveniente né per l'Italia, né per la Q uadruplice che alJ'impresa dei Dardanelli partecipino le nostt'C truppe ». Logica straordinaria! [Cemur.t].

Siamo, dunque, dopo alla famosa politica del « piede di casa >>, a lla guerra del «piede di casa>>? B possibile? [Censura ]. Se ognuno si rin· chiude nel suo proprio scacchiere, ·ove va a finitt- la cooperazione militare della Quadruplice, cooperazione che, se si vuol ve[amente vincere, deve diventa re sempre più intima ed armonica? [CensNra ], MUSSOLINI

Il Popolo d'lraUa, N. 224, 14 ag~to 191~, H.

162 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Da

« LA RUSSIA E LA GUERRA »

La guerra de] 1904 col Giappone aveva straniato la Russ ia dall'Europa: la guerra attuale ha riavvici nato enormemente la Ru ssia a1 mondo europeò e occidentale. La Russia asiatica è finita: oggi ci t roviamo d innanzi a una Ru ssia, che g ioca una g ran de carta nel dest ino del n ostro vecchio contin en te. La Russia si è e uro peizzata. I! quindi nel nostro interesse di europei e di italia ni conoscere un po' più intimament e l'immenso Impeto che regge in questo momento il peso immane della guerra, senza esserne schiacciato. Non si tratta d i anda re, come suol d irsi, alla « scoperta>) della Russia: si tratta di a pprofondi re le n ostre conoscenze.

A tale scopo, è assai indicata la lettura del libro che l'ex d eputato socialista alla D uma, Gregorio Alexinsky, ha recen temente p ubblicato pei ti p i di Armando Colin , a Pa rigi , col t itolo: la R11uie et la g11erre.

Gregorio Alexinsky appartiene alla schiera numerosissima dei sovversivi russj, che hallno accettato ed esa ltato la guerra necessaria d ella Russja cont ro la Germani a. Gregorio Alerinsky è noto nel mondo degli studiosi per un altro volume: I.a R11uie moderne , indispensabile per coloro che vogliono conoscere e comprende re il mondo russo. Il libro La R.1mie et l a guerre è di attualità.

Dato alle stampe nell'aprile scorso , q ualch e particolare è stato ne i mesi successivi superato dagli avvenimenti Alte questioni trattate ne l libro ci sono note attraverso la cronaca quoti dia na Ciò malg rado, il libro è in te ressante, nutrito di fatt i e di notiziej in una paro la, completo. La prefazione dell'autore costituisce il sommario e abrégé de l libro. I fenomeni, che Alexinsky imprcnde a trattare, sono da lui sintetizzati in queste domande:

« Quali furono i fotti della politica internazionale che prccal eHuo la guerra ? E quali cause obbligarono la Russia a par1eciparvi? Qual'era la sit ua2ione interna della Russia alla vigilia d d la guerra? Si può dire che questa g ueru sia stata voluta dal popolo r usso o dal suo Governo o da tutti e due? Come fu accolta dalle società e dalle masse po po lari r usse? Quale 2tteggiamento prtsero di fronte al conftitto mondiale le diverse nu.ionalità e partiti politici del nomo paest? PercM il soldato russo si batte meglio contro g li austro.tedeschi che contro i &iapponesi? » ccc,

11, ·Vlll,

Dopo le disfatte di Manciuria, l'orso moscovita, d ice Alexinsky, si trovò a un bivio di strade, come l'eroe di una leggenda _popolare russa.

«Dove andare? Verso 01iente? M a il sole giallo del Giappone era sempre visibile alrorìzzonte Volgersi ad ocddmte? L'aquila nera della Germania, col rostro di ferro, stava in armi.... ».

Questi problemi travagliarono l'alt.a società russa dal 1904 al 1911: l a Germania spingeva la Russ ia verso l'Asia Anche a Pietrogrado non mancavano i fautori ostinati della « pol itica asiatica ». Tra gli altri il barone Rosen, ex ambasc iatore russo a Belgrado, Tokio, Washington, e negoziatore insieme con W i tte della pace russo-nipponica di Portsmo uth. Il Roscn, in una « memoria » scritta nel 1913, sosteneva che Ja Russia doveva rinunciare alla sua missione di protett rice degli stati balcanici, per non guastarsi con l'Au stria e dove,·a intendersi e magari allearsi colla Germania. Si comprende che a un dato momento iJ Governo russo abbia tolto dalla ci rcolazione questo pro-memoria del tedescofilo Rosen. Ma il Rosea non era solo. I reazionari russi, per esempio, sono stati sempre contrari à l' entente anglo-francese-russa. Nell'estate del 1912, il principe Methtchersky, redattore della. Grajdanine, conservatrice , scriveva:

"- Una stretta amici:z.ia tra la Russia e la Germania è per la Francia u n bene usai più vanta.5gioso e <lurevolc che la sua d ipcndmza d all'Inghilterra, !empre capricciosa, sempre egoista e giammai sincera».

L'organo d e lle << Bande Nere » aggiungeva:

« t:: tempo d1c no i rinunci:imo alla missione di sa lvatori dell' Europa e in particolat modo dcll'Inghiltemr. ».

Il giornale dei « veri russi » dichiarava:

Ogni disgra:z.ia che capiti agli inglesi, ogni indebolimento della loro po· tenza è cagione di gioia per i russi 1> ,

La realtà è che i partiti di destra russi vagheggiavano la nuova « santa alleanza» d e i tre Imperi. Ecco spiegato l'atteggiamento guerrafondaio dei più autorevoli socialisti russi da Plekanoff a Vera Figner; la. guerra contro la Germania, è la guerra contro la reazione di dentro e quella di fuori; entrambi di oriBioe e di natura tedesca.

164 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

L'Alexinsky prende, quindi, in esame la polit ica balcanica de lla Russia: politica non deli beratamen te ostile all ' Austria, sino al g iorno in cui - dopo l'annessione della Bosnia-Erzegovina (1908), dopo la se· con da g"Je rra balcanica - risultò chiaro i l disegno dell'Austria, longa manus della G ermania, Se q uesto disegno giungesse a compimento, la sih1azione d ella R us· sia di \'entcrebbe tragica . La G ermania a Costantinopoli significa la fine d ell 'au tonomia politica ed economica della Russia.

.fC Il Mu Ba ltico già chiu so dalb flotta tedesca. Se nnche il Mar N u o fosse chiuro, la Russia si troverebbe in un cu i d i s:icco e Jiventerebbe \•assalla del blocco austro-tedesco».

V assallaggio che es ii:teva già in potenza, grazie alla penetrazione tedesca favor ita dal germanes imo d e lle p rovincie baltich e , che sono state - a himé - una vera pepinière di burocratici e di generali « falsi russi >> . Il deputato «populista» (narodnik) Oganiwsky, poteva scrivere nell'ottobre del 1914:

« La Russia acquista sempre p iù i l (arattere di rnlonia tedesca, pai:ticola.rmente nel senso che il popolo russo è diventato un oggetto di sfruttamento per le alte classi del popolo tedesco. Nel 1904, approfittando dei nostri imbarazzi, il Governo tedesrn ha saputo assicurarsi, col trattato doganale colla Russia, dei vantaggi g iganteschi che hanno costato ai nostri produttori agricoli p iù di u11 m iliardo d i rubli ».

Ecco un' altra delle ragioni p er cu i è popolare la guerra contro la G er mania !

Malg ra do il trat tato disastroso dd 1904, la Russia h a sapu to in questi ultimi temp i elevarsi a un alto livello di sviluppo industriale. I dat i che seguono sono interessanti, in qua nto ci danno un'idea delle forze indus t riali e tecniche che la Russia p uò mobilitare per r iforni re i suoi eserciti.

Nel 1909 gli stabilimcr1ti industria l i sottoposti al controllo dell'ispezione delle fabb riche erano 14.733 e occupavano 1.832.783 operai Un ann o d opo g li stabilimenti erano 1 5.721 e gli operai e rano

1.951.955.

Nel 19 11, gl i stab i limenti son d iventat i 17.356 e g li operai 2.Dl.19 1. Parallelo al progresso fodustriale, era lo sviluppo del movimento coope· rati vo agricolo. N el 19 14 il totale d elle cooperat ive agricole era di 19. ;2, con 9 milioni di soci e un capitale di 800 milioni di rubli.

DALL' JNTERVENTO ALLA PARTENZA PER JL FRONTE 16 5

Seco ndo un economista del Rom skya Viedomosli ben due te rzi delle economie agrico le della Russia sono investite nelle cooperative.

La Russia si trovava dunque in un periodo di promettente sviluppo e d i riorganizzazione delJe sue energie inesauribili, quando è stata sor· presa dall'uragano della guerra. Sorpresa, perché la RuS5ia non voleva la guerra. L'Alexinsky lo d imostra, ancora una volta, esaurientemente . Inutile soffermarci su questa parte del libro la coscienza del mondo civile ha già pronunciato 1a su a sentenza: le responsabil ità della guerra ricadono sulla Germania. Più i nteressante è la parte del volume ch e tratta dell'« organizzazione civile » in Russia. la mobilitazione delle « forze sociali » si è svo lta con abbastanza rego larità, tenuto conto -di tutti g li elementi negativi I: stata una nobile gara alla quale tutte le classi della popolazione hanno partecipato. Le università, le società scient ifiche, gl i slabilimenti industriali, le scuole secondarie, le corporazion i d i\'e tse (avvocati, maest r i, ingeg neri, ar tisti) hanno j loro treni-ospedale, i lo ro ospedali, ecc. lo stesso spirito di mutuo ai uto, di soccorso frate rno predomina n elle basse sfere della popolazione. N e lle r egioni dove il m i r es iste, l' assistenza collettiva alle fam ig lie dei richiamati si è svolta con continuità e larghezza. Lo skod (assemblea) di un villaggio del d istretto di Sersk decise all'unanimità che i << lavori agricoli cominciati dagli uomini richiamati sotto le armi , sarebbero ultimati dal mir che farebbe anche le seminagioni di autunno ».

Nel Governatorato di Oufa, gl i abitant i d i 43 villaggi russi hannno fondato u na « fraternità » allo scopo di aiutare le famiglie dei soldat i. In u n volos (cantone) del G ove rnatorato di Polta.va, i contadini non r ich iamati si riunirono in un g iorno convenuto nei campi dei r ichiamati e terminarono tutti i lavo ri in sospeso.

Lo 1k od del villaggio d i Al..?xandrock, n ella Bessarabia, decise che gli abitanti abbandonerebbero i propri lavori per completare, Anzi ttltlo , q uelli dei rich iamati

Ai richi.i.mati fu mandato il seguente telegramma:

Solida li col destino dei nostri cari difemori della Patria, il comune d i Aleuodrock h a deciso di fare la u.ccolta dd grano oei campi dei richiamati, as~icurandoli che sarà provved uto alle loro famiglie

Questo dispaccio è uno dei mille ~ g ni che indicano come la guerra a nti-tedesca sia popolare, anche fra l e masse agricole dei villaggi sperduti.

La terza e ultima pa rte del l ibro d i Alexinsky è dedicata all'esame delle probabili conseguenze della guerra sugli effetti dell'evoluzione politica interna deIIa Russia e delle sue relazioni foternazionali.

l66 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOL INI

DALL0JNTERVENfO ALLA PARTENZA P ER IL PRONTE 167

L'avvenire della Russia, d ice e dimostra A lexiosky, di pen de daJla vittoria della Q uad.ruplice So lo colla vittoria della Quadruplice saranno .risolti i problem i d i nazionalità polacchi, arme niani, israeliti: solo colla vittoria deJla Q uadruplice la Russia può mettere i n valore le sue forze immani : se il destino della Francia è legato a quello della R ussia, il destino della Russia è legato a q uello della R epubblica. Ecco perché dichiara Alexinsky, « 1a democrazia r ussa nc.n vuole, n_on può lascia re che l'avvo ltoio rapace degli H ohenzollern acciechi gli occhi del gallo francese. In questi occhi risplende la fiamma eterna del genio umano ! ».

O .i Il Popolo d'It.:/i,1, N. 225 , 15 agosto 191'.5, 11.

Non biso.gna prendere tropp o al tragico la risposta della Grecia alle proposte della Qua druplice Intesa. Quel comunicato ufficioso diramato da Atene è redatto in termini curiosi. Si capisce una cosa soltanto: che la Grecia p rotesta. Non so perché, ma questa « p rotesta )> della Grecia mi ricorda il fer ravill iano « e io non accetto ».

La protesta può essere anche una manovra pregiudiziale, allo scopo di far cadere dall'alto le de<:isioni che la Grecia vorrà p,endere; per dare a un possibile intervento l'apparenza di una degnazione somma, di un sacrificio supremo. Non sarebbe, per avventura, la cara Grecia simile a una di 9ueUe donne che u dendo una proposta scabrosa, si cotrucciano, si atteggiano a sdegnate, salvo, poi, a dar prova della massima condiKendenza non app ena il cavaliere aumenti di qualche dracma la mercede? Che cosa significa quella protesta? :B possibile che la Grecia abbia risposto solamente e semplicemente protestando? La «nota» rimessa da Gunaris ai rappresen.:anti della Quadruplice . non conteneva altro ? La Quadruplice non ha fatto alla Grecia un discorso di questo genere: voi, greci, cedete dei territori e non chiedete compensazioni di sorta. No. La Quadruplice ha detto alla Grecia; cedete ai bulgari, Kavala e la regione limitrofa; vi r ifarete altrove e più abbondantemente. I greci dovevano scegliere. Hanno invece << protestato ». Può darsi che in seguito agli avvenimenti deJla sua politica interna, la Grecia si dimentichi di aver protestato e scelga migliori consigli; ma è possibile anche che la Grecia - sotto l'influenza deleteria del barone Schenkp referisca rimanere neutrale e... contrabbandiera sino alla fine della guerra.

Ora, io - modestamente - mi domando; è proprio necessario per la salvezza del genere umano ch e la Grecia intervenga nella guerra? Siamo tutti d'accordo nel ritenere che anche senza il concorso dell'Aezoff e degli Euzoni, il genere umano sarà tratto a salvamento. Secondo quesito: è proprio necessa ria l' adesione della Grecia alla nuova costellazione balcanica? Non si potrebbe mettere da parte la Grecia e lasciarla ai sol• lazzi e alle fanfaronate del suo panellenismo? Dal momento che l'ac-

corda a quattro sembra impossibile a rea lizzarsi, non è meglio effettuare des;li accordi a due? Tra Bulgaria e Rumenia è facile un'intesa. P iù grave è il dissenso fra bulgari e serbi, ma non insanabile. Il mini• stra Pasic non ha ri sposto <( protestando » come ha fatto il suo col· lega Gunaris. Un intervento bulgaro.rumeno è utile, sebbene nien te affatto decisivo delle sorti della guerra ; ma l'i ntervento dei g reci è pleo nastico Se n e può fare tranquillamente a meno. La Bulgaria può rimettere al giudizio delle Potenze nel Congresso della Pace il compito di dirimere la sua vertenza colla Grecia. E: chiaro che la Grecia rimasta neutrale si t roverebbe in condizioni di in fe riorità morale e politica di fronte a una Bulgaria che avesse contribuito col peso dei suoi valo rosi eserciti alla risoluzione del problema europeo.

Bisogna, d 'altr.t parte, convincersi che i greci non meritano la <((orte» che vien fatta loro dall~ Qua druplice I greci detestano l' Ital ia Ciò che succede in Egitto tra ita liani e greci dii. un'idea della simpat ia che i figlioli - un po· degenerati - dcU' Ellade sacra, nutrono per no i. Gli italiani devono essere un po' sorpresi della singolarità d i questi rapporti. Poiché v'è stato un tempo in cui ogni più flebile la. mento della Grecia aveva in Ital ia un·eco fo rmidabile. Da Santorre Santarosa ad Antonio F ratti, tutte le volte che la G recia è insorta in armi contro il turco, gente italiana è corsa a combattere.

Questa constatazione non è fatta a llo scopo di strappare della ri· conoscenza ai greci. Ma g li italiani - d opo l'amara esperienza - sara nno più guard inghi nel manifesta re i loro adii e i l o ro amori La contingenza attuale deve averli conv inti che fra i nem ici dell' Ital ia dev'essere contata 1a Grecia. Nemica «mora le» se si vuole; ma anche le ostilità morali h.tnno la loro importanza.

Chi voglia spiegarsi ,gli atteggiamenti gradassi della Grecia , deve tener presente che la Grec ia, in seguito alle ultime gu erre balcaniche, è entrata nello stesso identico stato d i ebb rezza e di esaltazione, che ha devastato per quarantatre anni la G ermania La Grecia è una pie cola Germa nia. Per fortuna, essa non ha che tre milioncini d'abitanti scarsi, alt rimenti costituirebbe una mina.ccia seria p er coloro che le sono vicini,

Come la Germania, anche la piccola Grecia dev'essere umiliata. Basta inAiggerle il regime della neutralità. La Grecia si terrà K avala, almeno sino a l g iorno della liquidazione generale dei conti; ma non avrà nulla nella divisione delle spoglie del T urco. l a « protesta » della Grecia non pregiudica in modo irreparabile la situazione balcanica. D ue fatto ri pos· sono ch ia rirla e precipitarla: primo, l'offensin austro,tedesca contro )a Serbia e la Rumenia; secondo: l a partecipazione dell'Italia n ell'impresa dei Dardanelli.

DALL'INTERVENTO
ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 1 69

Anche ammesso che l'intervento militare dell'Italia contro la Turchia non g iovasse a smuovere dalla neutralità i bulgari e i rumeni, tale in. tervento è sempre una necessità.; l'Italia non può, né deve straniarsi da q uel M edi terraneo orien ta le destinato ad essere il campo deJla nostra espansione di domani.

MUSSOLINI

Da li Popolo d'ltalia, N . 226, 16 agosto 191,, Il.

170 OPERA OMNlA
DI BENIT O MUSSOLINI

SVIZZERA E QUADRUPLICE

A che stadio sono giunte le trattative fra la Svizzera e la Quadruplice Intesa per il famoso (( trust dell'importazione»? Non sappiamo. C'è chi prevede una soluzione concil iat iva ; c'è chi prevede il fallimento delle tratl:ltive stesse. Le notizie che g iungooo da Berna sono incerte: ~ emettono cioè di sperare n ell'una o nell' altra soluzione. Non è iooppartuno - nell'attesa di una condusione ci ualsiasi - esaminare un Po' da vicino questa faccenda, che·potrebbe anch e p rovCY.are complicazioni inaspettate.

Dopo l' intervent o dell' Italia, la Sv i~era è circondata a tutti i suoi con6ni dal fuoco della guerra. Finché l' Italia rimase neutrale, il pro· blema del rifornimento della Svizzera no n presentò gravi i ncon ven ienti, quantunque gran parte dei viveri esportati dall' Italia, passassero in Austria e in Germania. Ma dal 24 maggio, la situazione è cambiata. La porta meridionale della Svizzera è chiusa. La guerra econom ica è il logico e necessario complemento della guerra militare, poiché l'una e l 'altra perseguono l'identico obiettivo: danneggiare e deprimere il nemico. O ra la Quadruplice Intesa n o n ha mai pensato di estendere il <<blocco>} an che alla Svizzera neutrale. La Quadruplice Intesa. non h a vol uto né vuole affamare la Svizze ra; Francia, Italia, Inghilte rra s i d i. chiarano pronte a forni re tutto ci~ dì cui la Svizzera h a bisogno, ma pongono una condi zione pie namente legittima : la condizione che tutto ciò che è stato dato alla Svizzera rimanga in Svizzera, e non se rva a sod · dìsfare i bisogni e a prolungare le resistenze degli Stati n emici della Quadruplice. Un episodio solo - accertato , d ocumentato - bas ta a giustificare l ' esigenza preliminare della Q uad rup lice. O r n on è molto, l a Francia acconsenti a fornire alla Sv izzera 300 vagoni di riso. Questo riso è passato in G ermania. ·Si può pensa re n u lla di più atroce della Francia che - complice la Svizzera - passa dei viverì , e in quantità ingenti, alla nemica. barbarica e spietata? Molti altri episodi del gene re sono avvenuti. la Quadrupiice li ha raccolti in un douier voluminoso. U n a autorevole p ersonalità inglese ha esposto nella Ne11e Ziirche, Z eitung dell'tt agosto la situazione in questi te rmi ni:

« Lt proposta del!a Quadruplice fntesa ci rc:t 1:t proposta di un " 1r u 11 d ' im. portuionc" mita a un doppio 5copo Le Potenze della Quadruplice dc$idcnno

con ta le interven to d i rendere il più semplice possibile il loro solito commercio colla Svizzera, o.late le presenti difficoltà I Govt:mi alleati si sono d ichiarati pronti a garantire alla Svizzcr3 il rego lare approvvigionamento cli viveri e di materie prime appena sia d imostralo che queste mercanzie S(JnO dest inate a lla Svinii-ra e non alle Nazioni nemiche d ella Quadn.iplke I Governi alleati non lianno pc-r queste imporuziorei mai preteso un compenso equivalente, come viene chiesto invece dalle Potenze Centrali. Per il controllo della destinazione definitiva delle merci importate era p reved uto sin dal bel principio una corporazione esclusivamente svizzera, alla costituziont: de!Ja q uale il Con$iglio Federale a vrebbe dovuto proporre degli svineri competenti. In coruiderazione dc-i bisog:i.i di certe indust rie svizzere, che dipendono per l'esportazione dall e Potenze Cen· trali, si è tenuto conto negli statuti, nel modo il più largo possibile, anche Ji tali bisogni. Per q uanto le 1mterie prime possano arrivare in Svizzera solo per r ìnterposizi one degli Alleati, , l' esporrai:iooe necessuia nelle Potenze Centrali è permessa qualo ra k fflt'rci da cspomu c non servano a scopi di guerra, né diret· tamente, né indiuttamente

« Sotto determinate garanzie è persino previsto il commercio d i rame ed altri meta lli colla Germania, per facilit are all'industria svizzera de lle macchine la possibilità di fabbricazione~

Il punto di vista della Quadruplice è chiaramente prospettato; il diritto di controllo non può essere rt:vocato in dubbio, ma, ciò ma lg rado, il Governo Federale non si decide all'accord o e ripudia il t ,usl col pretesto specioso ch'esso ferisce l'autonomia economica e politica della Confederazione.

Ma dopo le rivelazioni sensazional i del Berne, T ageswachl è lecito dedurre quanto segue :

a) f .... cemura J. M entre in n ome de ll ' autonomia, sì respingeva il Jrust della Quadruplice, si accettava il <e controllo» della Germania e dell'A ustria, con ufficio r egola re sedente a Zurigo;

b) La Sv izzera ha tenuto segreto questo accordo cogl i I mperi Ct>ntra li, per oltre due mesi, [ cens11ra].

e) l'accorJ o cogli Imp eri Ccntra!i è infinitamente più o neroso di quello proposto da lla. Quad ru plice. La Germania fornisce alla Svizzera merci che non possono g iova re a scopi di guerra e d esige in cambio altre merci; la Quadrupl ice fornirebbe alla Svizzera - senza alcun cambio d i merci - tutto ciò di rui necessita fa Svizzera;

d) Si è accordato agli austro-tedeschi il diritto di severo controllo sull' importaz ione di merci « fini te », di « materiali lavorati » e si vorrebbe negare il controllo alla Quadruplice che dovrebbe importare v iveri o materie brute. Di più. Si è concesso alla Germania il di ritto di controllo su di una esportazione limita ta a poche voci e si vorrebbe negarlo alla Quadruplice che dovrebbe passare alla Svi2zera quan tità enormi di vived. Basta pensare che la Svizze ra pretende dagli Alleati un minimo giornal iero di 400 mila razion i di riso, da cambiare con

172 OPERA OMNI/I. DI BENITO MUSSOLINI

DALL'INTERVl!NTO ALLA PARTENZA PER IL FRONT:!! 173 prodotti industriali lavorati austri.aci. t! possibile ciò? :8 possibile che gli Alleati vogliano acconciarsi a vettovagliare i nemici?

e) Come è avvenuto per altre meno impoctanti questioni anche per il « lr111J d' importazione» gli svizzeri si sono divisi in due campi. I francesi e gli italiani favorevoli alla Quadruplice, ì tedeschi cont rari. [Cen111ra] .

MUSSOLINI

Da li Popolo à'I1ali.1, N. 227, 17 tgosto 191~, IL

PER UNA INIZIATIVA*

Questo giornale non è stato, non è, non sarà mai organo « ufficiale » di gruppi, federazioni, o partiti. Vuole essere e rimarrà indipendente Ma appunto per questo, il Popolo può appoggiare con maggiore efficacia tutte le iniziative, che - come quella in discorso - tendono a sotharre il proletariato italiano dall'influenza deleteria della nuova Congrega· zionc rossa e a rinnovare la vita polit ica italiana in generale e quella socia lista, in particolare. Il Popolo d'Italia non vuole obbl ighi determ inati, non assume impegni specifici; ma mette a disposizione dei socialisti ita liani dissidenti le sue colonne e le sue pagine, sia per tutto ciò che riguarda l'azione pratica di organizzazione, sia p e r o,gni movimento di crit ica e di revisione di idee.

Da li Pop()fo d'Italia, N. 229, 19 agosto 191:i, n.

• Questo scritto è una postilla ad u n articolo d el redattore capo de li Po- . polo d'JJ~lit,, Giuseppt De Falco (G D F.}, nel quale lo stesso ~samina gli svi. Juppi della p roposta da lui fatta p er la forma:z ion~ di gruppi socialisti indipendenti.

M,

I « NUOVI COLPI»

li Cancelliere dell'Impero - nel discorso per la riapertura del Reichstag - ha annunciato al mondo « nuovi colpi » delle armi tedesche. Ma si tratta di una boutade a scopo di mistificaz ione nei riguardi dei Balcani e dei neutrali in .genere. Nuovi colpi non vi saranno all'infuori di quelli che gli eserciti di Mackensen e di Hindenburg te nteranno di vibrare a i russi. D'altronde il discorso stesso pronunciato dal Cancelliere non è più la fanfara squillante n~U' agosto 19l4, 9.uando BethmannHolJweg poteva giustificare fra le ovuion i del Reichstag intero, socia listi compresi, Ia violazione della neutral ità belga colla formula: ch e necessità non ha legge: ieri, invece, il Cancelliere ha pronunciato un discorso che sembra cd è una affannosa difesa e autodifesa. A nalizziamolo un po'. Il Bethmann-Hollweg ha cominciato la sua esposizione prospettando la situazione militare. vero che i francesi non sono ancora riusciti a sfondare i[ fronte tedesco, ma è altrettanto vero che i tedeschi - malgrado i Joro disperatissimi tentativi sono ancora inchiodati nelle po.sizioni di undici mesi fa e invece di guadagnare terreno ne hanno senza dubbio pe rduto. Il Kronprinz che pensava di cogliere i lauri della vittoria .dinanzi a Verdun, è cost retto a segnare il passo che non è di parata.

Segue nel discorso de l Cancelliere un accenno a ll'Italia le te rre etnicamente, storì camente, moralmente italiane sono « beni a ltrui )> Bethmann-Hollwcg è meno insolente dell'ultima volt; in cui ebbe ad occuparsi d i noi . Ma quando e logia l'Austria che avrebbe sinora brillantemente respinto gli attacchi degli italiani, i1 Grande Cancelliere fa dell'ironia. O come avviene che gli italiani, - brillantemente respintisiano riuscit i a portare tutta la l oro guerra in territorio austriaco? Per ragione di ordine interno, Bethmann-Hollweg ha insistito sui « grandi sacrifici di vite umane» dell'Italia e della Francia come se la Germania non avesse segnato le sue tappe di guerra ad oriente e ad occidente con montagne e montagne di morti. L'esord io del discorso - dedicato aJ. J'esame della situazione militare - term ina con queste parole :

« Pi~ni di fiducia nelle nostre gloriose truppe noi guardiamo l'ancnire con 6crcz:z:1 e senza nessun timore ».

E qui doveva finire il discorso, se la G ermania fosse veramente sicura di sé, sicura. cioè della vittoria. Invece, il Cancelliere ha parlato l ungamente ancora.

Ha parlato ·per tessere un elogio untuoso ed ipocrita degli Stati vi. cin i - senza indicare quali siano - che si sono adoperati nello scam• b io dei prigionieri divenuti invalidi. Anche l'esaltazione dell'opera del Papa, va notata. Tutto il resto del discorso non è che una l unga difesa diplomatica della Germania. Di fesa tardiva, Dopo tredici mesi di guerra, la Germania sembra essere torturata da quello che Nietzsche chiamava « daJ biJse Gewùsen), la mala coscienza, Dopo tredici mesi di guerra la Germania si presenta in veste di accusala dinnanzi al mon do civile e si difende e cerca - invano d i rigettare su altri le responsabilità del conffitto immane. Ma ch i crede di ingannare jl Grande Can.::eJliere ? Il mondo civile ha già emesso il suo verdetto e non v'è .sentenza di appello che 1o p ossa modificare. Nella stessa Germania vi sono uomini e g ruppi - esigu i, sia pureche accusano la Joro Patria di aver scatenato la g uerra. E aJlora t utta la p arte giustificativa del discorso del Ca ncelliere non può tendere che a uno scopo solo: rende re a ccetta alla massa della popolazione tedesca 1a temuta seconda campagna invernale Su questa eventualità il Cancelliere non deve farsi illusioni. La guerra sarà lunga. Durerà ancora. Durerà questo inverno. Le battaglie decisive si a...ranno nel 19L6. Ma è appunto in questo prolungarsi della guerra, che si delinea la catastrofe della Germania. Non v'è nella storia recente esempi o di un popolo che si sia trovato in una situazione cosi tragica come quella attuai~ del popolo tedesco. La Germa ni.a ha vinto, ma queste vittorie non conducono all:1 p:ice. Sono sterili. Pe.gg io. In vece di avvicinare, allontanano 1a pace. Quando i tedesch i, dopo N amur e Liegi, conquista rono Anversa, pa rve lo ro che la vittoria fosse vicina. t passato un anno. I tedeschi sono entrati a Varsavia, marciano innanzi in territorio r usso espugnando fo r. tezze, occu pando città e i1 ne mico e i nemici non chiedono ancora la pace. I tedeschi potrebbero entrare a Pi etrogra do e la g uerra cont inuerebbe ancora. All'annuncio di ogni vittoria il popolo tedesco - decimato e impoverito - apre il cuore alla speranza di una pace prossima e la pàce si allontana invece di avvicinarsi col trofeo delle vittorie.

Ed è la Germania, Ja vittoriosa, che essendo impossibilitata a racc:ogliere un frutto solo delle sue vit torie militari, è costretta a manovrare per aprire trattative di pace

Ma se il vincitore deve cercare la pace, è segno che u n vinto non c'è. t segno ch e le vittorie sono negative Non hanno - c:omc si è detto - domani.

N e lla tema che il popolo tedesco possa finalmente aprire gli occhi

176 OPEllA OMNIA DI
BENITO MUS SOLIN[

e scorgere l'abisso verso il 9 ual e è sospinto, il Cancellie re h a p repa· rato la nuova benda delle menzog ne e delle illusioni. Bisog n a far credere che se la guerra è scoppiata, l o si d eve alla Serbia e al Belgio, n on già aUa Germania e aJJ'Austria; bisogna dare a intendere che se la guerra cont inuerà, sarà co lpa della Quadruplice lntesa. Solo in questo modo è possibile di galvan izzare le superstiti energie del popo lo tedesco. Ecco spiegato il perché della lunga esposizione giustificativa d i BethmannH olJweg.

R ibatte rla punto per punto non è il caso. Ciò che occor re è intens ificare gl i sforzi per affretta re la vittoria e imporre la pace alla G e rmania

Le notizie dalla Rrus ia, per q uanto gravi, n on sono ta li da turba re la nostra fiducia .

T anto più che dal discorso dd Cancell ie re traspaiono le ansie segrete del mondo tedesco. Sotto l'osten tazione della sicureua c'è della t repidazione.

Und narh? E poi ? Questo l'interrogativo t erribil e che ossessiona. la G ermania , P oiché, ad ogn i siorno ch e passa, la volontà de lla Quadrup lice s i tende, si affi na , si esaspera . Nemmeno il piccolo Belg io si è rassegnato al suo d estino, La G e rma nia ha vinto delle battag lie, m a non ha ancora v into e piegato uno solo d ei popo li che combattono e ..::ornbatte ranno cont.ro di lei, sino all 'est remo.

T utti i popoli, dai piccoli come il serbo e il belga, ai g ran di, come i l russo , l'italiano, il francese e l' inglese, sono in piedi e malgrado le sorprese e i procedimenti dell'aggressione barbarica, sono ben d ec is i, in esorabi lmente decisi, a combattere sino al giorno in cui la G e rman ia schiacciata avrà cessato - per sempte - di costituire ur.a minaccia per la p ace e l a libertà dell'Europa.

DALL'INTERVENTO ALL:A. PARTENZ A PBR IL FRONT.E 1 77
MUSSOLI NI Da Il Popolo d'1'r,lù1, N. 231, 21 ago5to 19U, IL

GUERRA AL TURCO !

Gli avven i menti con t in uano a svolgersi secondò la foro logica in• te rna necess ità che è più fo rte della volontà degli uomini Dopo t re mesi d i g uerra vittoriosa co ntro l ' A us tria: o ltre le vecchie fron t iere a bbat• tu te dallo sforzo tenace de i nost ri magnifici esercit i, l'Italia scen de, oggi, in campo contro la T .u ch ia, deg na alleata degli Hohenzollem e degli Absburgo. Questa noti:tia che noi accogliamo con sodd isfazione piena , susciterà - specie in q uesto momento, all' estero - una grande impressione.

Coloro, pochi in verità , che i n Ita lia e fuori, credevano che la nostr a guer ra sarebbe stata semplicemente e puramente te rritor iale; coloro che pensavano o prevedevano l'assu rdo, cioè che l'Italia si sarebbe straniat a dai p iù vasti campi della comp etizione europea, oggi, dirinanzi al nuovo fatto comp iuto, devono ricredersi ed ammettere che l'Italia non rinu ncia al comp imento di nessuno dei doveri che le \'engono imposti dall'ora tragica e grande e dalla tutela dei suoi interessi, e dalla salvagua rd ia del suo a vvenire.

La dichi arazione di guerra alla Turchia è una risposta degna e fo r• tissima al d iscorso, p ieno di me nzogne e velat o di minacce, p ronunciato ieri l'alt ro dal G ra nde Cancelliere tedesco, Beth mann-H ollweg ha pa rlato da padrone, come se l'Europa fosse popolata di servi g ià umiliati dalla tracota nza .germanica, ed ecco che ritalia r ispon de sgua inando 1a spada contro la T urchia, l a nost ra dichia razion e di guerra g iunge, dunque, in momento opportuno . B tempestiva, Si può crede re che a vremo prossime ripercu ss ioni balcaniche del n ostro gesto, Quando le prime navi delle squad re franco-inglesi si affacciarono all'imlxx:catu ra dei D ardaneJli, il fermen to balca n ico fu intenso . J bakanici capirono che non p otevano rimanere 5empl ici spettatori de ll' impresa. La. lentezza d elle operazioni da una parte e ,e vjttorie t edesche sui russi dall' altra, calmarono - posci a - le i mpa zienze. Ma oggi che la pol itica dei Balcani si trova in una fase d inam ica, oggi il gesto audace dell' Italia p uò - come noi abbiamo prospettato più volte, tagl iare il n odo aggrovigl iato e precipita re la situa:zione, Comunque, noi accettiamo la dichiarazione di guerra alla T urch ia, con animo lieto, nella nostra (!Ualità di ita:Jiani, di europei, di social isti.

Come italiani, noi affermiamo la sa ntità e la necessiti di questa guerra. L'Italia ha fin troppo pazientato dinanz.i alJe incredibili provo• ca2ioni turche.

La longanimità era in pura perdita. La Giovane Turchia infeudata agli Enver Pascià, ha voluto spingere le cose all'estremo. L'Italia, posta a scegliere fra la sua dignità e la guerra, ha scelto logicaffiente la guerra. D'altra parte, l'Jtalia - Nazìone mediterranea - non poteva, non doveva rimanere assente dalla guerra contro la Turchia, guerra di l iquidazione che apre nuovi vasti campi all'attività marinara e d economica dell'Italia.

Come europei, noi ci compiacc iamo che l'Italia scenda in ar mi contro il turco. Da troppi secoli la Turchia è un' onta per la civiltà europea. Come se le infamie e le barbade di tutto un passato non bastassero , 1a Turchia ha voluto scrivere l'ultima pag ina nera della sua sto ria, acconciandosi a divenire un f eudo d ella Germania. La T urchia lavora colla Germania, all'asservimento dell'Europa. La guerra contro La T urchia è dunque la guerra per la liberazione dell'Eu ropa. Liberazione ch e verrà sollecita, se le Nazioni dell'O ccidente potranno soccorrere, attraverso lo st retto dei Dardanelli, la Russia. La scesa in campo dell'Italia cont ro il turco è avvenimento destinato ad avere una grande influenza nelle vicende prossime della guerra europea.

Come ~cialisti, infine, noi troviamo motivo di compiacimento nel gesto odierno dell'Italia.

L'Impero turco, come l'Impero austriaco, è stato semp re un' oppressore fe roce delle nazional ità sottoposte a.I suo regime brutale. Il martirio dei candiotti suscitò, nei tempi be llissimi ed eroici del social ismo italiano, fremiti di simpatiii. e di entusiasmo Si formarono - alloral egioni di socialisti, ch e corsero in G recia a combatte re contro il tu rco . Domokos è sacro nelle nostre memorie . Centinaia di italiani - fra i quali moltissimi socialist i - (la sola legione Bertet ne contava t recento) getta rono la vita per l'indipen denu della G recia minacciata . La Grecia h a dimenticato, poi, con fac ilità più che levantina, l' aiuto dei volontari italiani, ma il sacrificio non fu inutile. N el seguito degli anni, Candia, redenta, ha dato alla Grecia il suo più grande ministro: Venizelos.

V 'è un altro popolo che soffre le torture indicibili della dominuione turo: l'armeno. Ultimissimamente le cronad,c p;1rlarono di migliaia e migliaia di armeni massacrati dalle orde turche. Due settimane fa giunse noti.zia che a Costantinopoli erano stati impiccati venti socialisti rei del delitto di aver amato la loro Patria e di aver cospirato contro il reg ime g iovine-turco. Anche quelle venti vite spezzate, reclamano vendetta e l'avr anno.

B con srande solennità d' animo, è con fiducia ferrea nella vittoria

12 -VUL

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER II.
179
FRONTI!

che gli italiani accogli eranno r evento preveduto, ine vitabile, necessario. Preveduto, perché sin dal 24 maggio, fu paleSe che scendendo in campo contro I'Allstria-Ung heria, l'Ital ia avrebbe finito a breve o lttnga scadenza per trovarsi m guerra contro Ia T urch ia [ .... cewuraJ . In evitabile e necessario per ragioni che abbiamo esposto d'indole politica, economica, morale.

Nuovi sforzi occorrono e nuov i sacr ifici. Ma il popolo italiano com• pirà g li uni e gli altri. Il popolo sa ormai che dev'essere p reparato a tutto, pur di vincere. Più· la vit toria sarà piena e più la pace sarà duratura e feconda. Ché la libertà di do mani sarà in ragione diretta dello sfo rzo fatto per con9uistarla : chi avrà dato molto, molto avrà. Via \'ia che la nostra part~cip;izione a lla guerra si estende su altr i campi contro g li altri nemic i, noi sentia mo c he la fig ura morale della Patria nostra ingigantisce al cospetto dell' Europ a e dc1 mondo.

Da li Popolo d'Italia, N 232, 22 agosto 191 :i, II.

180 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
M USSOLINI

LA MASCHERA 1: CADUTA!

I Q11ettreiber, i famosi e famigerat i Quertreiber tanto strombettat i dal socia l-neut ralismo italiano, sono ignom in iosamente finiti. Quest i signori, che stando alla sign ifi cazione letterale delh. parola ostrogota dovevan o « mettersi d i t raverso » . s i sono inve,e fasciati trascinare dalla corrente della maggioranza favore\'o le, come è noto, alla politica d i aggressione, di rapina e d i sterminio inaugura ta dalla German ia i! 4 agosto del 1914. Il fatto non ci sorprende. Noi non abbiamo mai creduto alla sincerità degli atteggiami:nti pacifisti, assunti in q uesti ultimi tempi da una parte del social ismo tedesco. Erano commedie e man o vre con certate con Bethma nn -H o llweg. Fumo negli occh i per trarre in inganno e alla rovina i Pa rtiti social isti deg li altri paesi. V'era chi a l nostro scetticismo opponeva i mall1festi colle 200 firme, di ven tat e, in seguito, 900. Si parlava g ià sui V onvaerJ.r piccoli e grandi di casa nostra di un 'Internazionale che riso rgeva, di un ravvedimento che cominciava e si era disposti - can cellan do tutto il recente ed infame passato -a riannodare i « rapporti » anche colla social-d emocrazia barbar ica e complice del Kaiser. Un giorno ap pa rve una vignetta in cui si vedeva d a una parte un Gugl ielmo 11 in proporzioni !illipuziane, d inanzi a un Carlo Marx gigantesco... I circo li sociali sti - compreso queJlo di Milano - votarono i soliti ordini del g iorno di plauso a i QuerJreiber. C'era dell'attesa per il g iorno d ella riapertura del Reich· stag. Quel giorno è venuto. Il famoso triunvi rato Be mstein-H aase-Kau tsky dov'era? Latitante. I Q11ertreiber d ov'erano? Scomparsi. Chi è andato alla tribuna in nome della fra zione social-democ ratica ? Un revisionista: David. G li altri non hanno mosso dito, n on hanno pronunciato verbo. Si d ice che una tren t ina di. essi se ne sieno andati si lenziosamente e vig liaccam ente a l momento del voto. Ma la fuga non ha impedito l'unanimità dell'approvazione al nuovo prestito di guerra di dieci m iliardi. Uno solo ha fatto sen' · ·e u na laconica protesta: liebknecht.

I QuerJreiber Io h anno 4 isolato» al Rei chstag; Io h anno deplornJo poi. Con questo episodio di omaggio imbecille alla disciplina i Querlreiher hanno scritto l'ultimo capitolo della loro breve e inglo riosa g iornata.

Adesso la m asch era è cadut~. I compari si rivelano. Sarà molto difficil e che i « sozi » di Zurigo r ieS(ano a cambiare le carte in tavola.

l'adesione del socialismo tedesco alla pol itica imperiale è categoriCa, solenne. E poiché la politica dell' Impe ro è politica di conquiste e di annessioni, la politica dei socialisti tedesch i si orienta sulle di rettive di Bcthmann-Hollwe,g. Le basi della pace, secondo i socialisti tedeschi, sono Ie basi della pace gecmanica. N essua dubbio. Quei socialisti delJa Quadruplice Intesa, che sono ancora in buona fede, leggendo la « proposizione » de!Ia social-democrazia alemanna, si convinceranno che tale pace - leg ittimando l'arbitrio e la violenza della G ermania - sarebbe il più grande delitto di lesa uman ità che si a mai stato conunesso da Caino in poi. Le direttive della pace secondo i socialisti tedeschi d ovrebbero essere le seguenti:

· P ri mo :

« L 'indipendenza e /'intant,ibililà del/'Jmpero germa11ico richiedono che siano reJpime lim e l e m.ir1 di toMqù iJfa Je&li ai,i,ersari s"l s110 territon'o Ciò ,,ale muhe per la domanda di reincorporare I' ,1/,,ziia-Loren,z alla Frar.tia JOIIO qua/. uasi fo rma»

Ah dunque: restituire l'Alsazia e la Lorena alla Francia significa attentare aU'itldipendenza e all'intangibilità dell' fmpero germanico ! Come sono privi di scrupoli i Genoum di Berl ino Essi dimenticano la storia! Non teng ono calcolo alcuno dei diritti delle genti e si preoccupano solo dell'intang ibilità e d ell'in di penden2a del «loro » Impero. lntanto questo primo «accapo» del l oro ordine del giorno scava l'abisso fra socialisti tedeschi e socia listi francesi Questi ultimi non hanno mai accettato e non accetteranno mai la feroce mutilazione d ella loro pat ria compiuta da Bismarck. Il Cancellì ere di Ferro è diventato i l profeta - in materia di polit ica jnternazionale - dei socialdemocratici t edeschi.

Seconda direttiva della pace:

<l Nell' interesse della Germania e della sua libera attività economica nel sud-e,t respingiamo tutti gli scopi della Quadruplice rivolti a indebolire o il speiz.ue l'Austri a-Ungheris e la Turchia».

Q1.mto postulato è enorme, è mostruoso! Questo significa che la pace vagheggiata dai socialist i tedeschi deve ricondurre l'Europa allo J/aiu quo ante be/lum; con un 'Austria-Ungheria intatta; con una Turchia insediata ancora sul Bosforo, per favorire la penetrazione econ04 mica della Germania. Che cosa importa ai socialisti tedeschi del martirio delle popolazioni soggette agli Absbu rgo? Che cosa importa ai socialisti tedeschi se la Turchi a massacra a m igliaia e migliaia gli armeni? l o strazio e la rovina dei popoli lasciano ind ifferen te il cuore peloso e felpato degli a utentici discepoli d i Ca rlo Marx : l'essenziale è che la

182 OPE.RA OMN[A DI BENITO
MUSSOLINI

PER IL FRONTE 183

libera attività economica tedesca nel sud-est europeo sia salvagua rdata. l'Impe ro austriaco e l'Impero turco sono reazionari ?' E sia pure. Austria e Turchia in tatte sarebbero un pericolo per la pace di domani? Benissimo. Bisogna lasciare qualche focolare di guerra per dare ancora un'occasione alla Germania di scatenare la forza bruta delle sue orde criminali attraverso il mondo. Comprendete? Non bisogna spezzare l'Aust ria-Ungheria e la Turchia: non bisogna nemmeno indebolirle. 1 socialisti tedeschi si auto-eleggono giannizzeri al soldo di Maometto V e di Franccsco Giuseppe in nome... delrinternazionale futura!

Terzo: i socialisti tedeschi si pronunciano contro i « piani annessionisti dei miopi politici conquistatoci ». Da notare questa frase. Essi sono du nque per l'annessionismo lungi-veggente, che salva le forme ma applica la sostanza; sono per il brigantaggio purché sia mascherat o. L'annessionismo dei socialisti t edeschi è p iù ipocrita , ma non meno vorace di q uello di Bassermann.

Ebbene - bisogna ficcarcelo nella mente - tutto ciò è prettamente marxi_sta. t del marxismo applicato ai rapporti fra 1e Na2ion i. Il di ritto non esiste. Esiste la forza. Come nella lotta fra le dassi. Le ideologie filantropiche, umanitarie, conciliantiste sono inutilità letterarie. Si tratt?. di accumulare della forza. Cosl nelle Nazioni. Prima gli interessi della Germania (prima tedeschi e p oi socialisti, diceva Bebel), poi.... l'ideale e il resto. Si rinnova l'eterno conflitto fra i due socialismi: fra quello democratico, libertario, ottanta novesco delle Nazioni latine e quello elettorale, autoritario, legalitario dei socia list i t edeschi, Da una parte M arx, dall'altra Bakunin. Se Marx pot esse sorger dalla sua fossa rico· noscerebbe ed esalterebbe in Sudekum iJ suo più fèdele e slgace di· scepolo. Liebknecht è uno straniero in patria. Un ~mli -marxista. La guerra alla Germania significa anche guerra al « suo » socialismo rive. latosi strumento perfetto della politica imperialista. La G ermania è un blocco solo. Perché il sogno dell'egemonia tedesca cada, come disse l'on. Salandra, infranto, bisogna spezzare e frantumare la German ia senza distinzioni. La Germania di Bethmann-Hollweg non è che l 'alt ra fac cia della Germania di David. J un ker e sociaJ.democratici si equ ival• gono e si fondono nello stesso granito dell'unanimità nazionale. Coloro che nei p Resi della Quadru~lice s' iliudevano, hanno ancora un'occasione magnifica. Caso contrario, essi dovranno essere considerati come gli agenti - consapevoli - della G e rmania militarista e trattati come si trattano i nemici : senza pietà.

MUSSOLINI

Da Il Popolo d'I1ali11, N . 236, 26 agosto 1915, H .

DALL'INU:!I.VENTO
ALLA PARTENZA

MARX E.... HINDENBURG

Carlo Marx, agente pangermanista, non si è mai dichiarato contrario alla gue rra, Gli analfabeti c re tin i che in. Italia - a so llazzo delle turbemonopolizzano i l socialismo, hanno cioè fau o del socialismo um. specie di « regia », non hanno mai letto Carlo Marx; se Io hanno letto , non lo hanno capito.

Carlo Marx è stato spesso e volenti~ri un fanati co g uerrafon daio. Egli considerava la guerra, c,n pri1gm11tiJlc : cioè, nelle conseguenze buone o catti\'e della guerra, agli effetti della rivoluzi one sociale. Carlo Marx non ha mai opposto al fa tto (( guerra » delle pregiudiziali negative : soc ialismo e guerra possono rapp resentare un'antitesi astratta di « categ orie», ma la vita s i incarica d i conciliare il socialismo colla guerra. Carlo Marx ha speso tanta parte della sua atti vità a rendere popolare in Germania e altrove la g uerra contro l a Russ.ia. Per Carlo Marx, la Russia era una potenza asiat ica da respingere - baio nette alle reni!oltre gli Urali . Q uando nel 1914 i socialisti tedeschi hanno volu to cercare un alibi per masche ra re agli occhi degli ingenui Genosun d egli alt ri p aesi la loro finalmente esplicita adesione alla _politi ca de l Kaise r, han no trovato nei solai del Partito un cliché g ià pronto: la ba rbarie russa, la minaccia deIIo slavismo, lo kimt dei cosacchi, l' igno ranza dei n111g ik1.

Carlo Marx, con quella anti e lungi.veggenza che sembra una carat• tc ristica pecu liare de i dottrina ri di razza ebrea, aveva g ià pensato ai suo i discep oli venturi . Non deve ret·a re nessuna meravig lia il fa t to che i socia listi t edeschi pass ino oggi a d Hindenburg. Il loro M aestronel 1870 - passò a ll'Hindenbu rg dell'epoca, che si chiamava Moltke. La guçrra franco-prussiana fu segu ita da Marx e da Engels co n una passione di patriotti autent icamente tedeschi. Trovatemi nell'epistolirio Marx-Engels un p e riodo sol o in cui sia espresso l'orrore per la guerra . Non c'è . Engels esalta la strategia dello Stato Magg iore prussiano e Marx si duole - i nternazionalisticamente, si capisce - che i fr ancesi non s iano stati gepdigell , cioè bastona ti abbastanza. Queste faccende sono ormai note. Tutto al più, per farl e conoscere al g rosso pubblico, si potrà curare la diffu sione del libro molto interessante · di James Guillaume: Carlo Marx, pangermanista.

ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 18S

Con questi precedenti non c' e ra da attendeisi un discorso diverso da quelJo che in nome della social-democraz ia è stato pronunziato dal deputato socialista Stukler, al Reichsta~. dopo che il Presidente ebbe annunciato la conquista di Brest-Litowsk.

l' illustre Kamarad ha detto:

« Mentre nei Parlamenti di St.ati nemici, i opi dell 'esercito sono violentemente attaccati, non esiste per noi motivo alcuno cli critica verso ì. capi supremi Tutto il popolo tedesco riconosce ed ammira la strategia di Hindenburg, di Mackensen e di Linsingcn che è riuscita a liberare la Germania dalla invasione russa e che furono sorretti dal valore invitto dei oostri soldati. Noi diamo la prova che nell'ora del pericolo non ahbamloni~mo la Patria. Quello che è stato compiuto dalle truppe di Limingen nei Carpazi rimarrà. unico nella storia delle guerre di ogni t empo ».

Carlo Marx sarebbe stato probabilmente più solenne. Il sociaÌismo tedesco - imperialista - è tutto qui. In questa amm irazione della strategia tedesca , insieme con una attestazione di dispregio per g li Stati nemici - leggi Francia - dove si osa mettere in discussione il Generalissimo.

L'ottimo Stukler non dimentica di varare - more.... marxista - la menzogna dell'invasione russa. Infine p one le gesta di Linsingen al culmine di tutto ciò ch'è stato mai c9mpiuto, da quando gli uominiusciti dall'animalità - hanno cominciato a sterminarsi a vicenda.

Gli altri capi-gruppo sono stat i assai p iù modesti e pedestri. L'apoteosi dell'esercito tedesco è stata fatta eia un deputato socialista. Egli non aveva bisogno di aggiungere che « nell'ora del pericolo i socialisti tedeschi non abbandonano la Patria». Lo sappiamo. Anche quando la Patria tedesca non è in pericolo, ma pone in pericolo le Patrie altrui, nemmeno allora il socialismo tedesco trova modo dì scindere l e sue responsabilità.

Cè solo un socialismo al mondo che abbandona la Patria n ell'ora del pericolo; che non trova nemmeno il modo d i augurare la fortuna alle a(mi della Patria; che lavora, insomma, per la potenza tedescae quel socialismo funghcggia in Italia, Ma dal momento che i social-democratici tedeschi passano ad Hin• denburg, non deve essere più consentito ai 50cial-neutralisti i taliani di mistificare le masse ag itando fa bandiera sbrindellata dell'Internazionale. Se i socialisti tedeschi innalzano il loro hoch.' a Hindenburg, noi rispondiamo con un : Viva Cadorna !

DALL'INTERVENTO
MUSSOLINI
Da li Popolo d'l111/i11, N . 238, 28 agosto 191S, II.

« L'ESERCITO OCCULTO »

Se la Germania non avesse a sua disposizione che eserciti armati di a cc::ia io, a q uest'ora il suo dest ino sarebbe già fissato e la sua catastrofe non lontana. Invece, le azion i m ilitari della Germania sono in rialzo, oggi, pi ù che all'in izio della guerra, A lmeno, alfa supe rficie, dal punto di vista territoriale. Gli è che accanto agli eserciti che ma rciano in terra polacca o stagnano n elle i nnumerevoli azioni inconclusive di dettaglio sul fronte occ identale, la Germania d ispone di un a ltro esercito non meno pericoloso, non m eno temibile di qu elli che sono coma ndat i da Hindenburg: un esercito occulto che lavora e combatte in tutto il mon do e con tutti i mezzi per il trionfo della causa tedesca. A questo esercito «occu lto» - più di nome che di fatto, poiché le conseguenze delle sue manovre finiscono per essere di pubblico dominio - appartengono i milioni di tedesco-americani che paralizzano l'azione degli Stati Uniti. Il tedesco, anche agli antipodi, anche dopo un secolo, non dìmentica le sue origini, né la sua Patria Questo esercito è - come ogni cosa tedesca - solidamente organizzato. Ogni tedesco in terra straniera è virtualmente ed effettivamente un soldato d ella Germania. A questo esercito occulto appartengono .i g iornalisti, i professori, g li industriali, i bomb.udatori del Senato Americano, j revolveratori di Morga n, i falsi sin dacal isti che hanno fatto e fanno scoppiare gli scioperi improV\·isi n elle fabbriche d'arm i destinat e alla Quadruplice Le recenti rivelazioni di taluni giornali newyorkesi, danno un °idea di quel che fa all' estero l'esercito occulto della Germania. Come non sospettare, ad esempio, che i periodici scioperi dei m i natori del Galles non s iano provocati da « agenti » della Germania ?

QueSto esercito occulto è composto di persone di condizione diversa, ognuna delle quali Javora nel suo raggio d'azione, secondo le propri e capacità. Si va da Deraburg a Sweikhard, dal principe di BUlow al ba rone Schenk. Il giornalista tedesco lavora in terra straniera per la Germania fucinando e alterando le notizie, facendo dell'allarmismo, ten• tando di creare degli stati d'animo di depressione e di scoramento tra i bdligeranti e i neutrali. Un banch ieze tedesco lavora per la G e rmwia, sovvenzionando tutte le imprese e le ini ziative che potranno recare qualche utilità alla Germania e q ualche danno ai nemici. Un commerciante

ted~o lavora per la G erman ia, organi.z:zando - senza risparmio di spese - il contr abbando. I n Dan imarca, Svezia, Svizzera, Paesi Baka· nid, il contrabbando organizzato da i tedeschi ha assunto pro porzioni formidabi li. Un operaio socialista tedesco si r ende utile ,alla Germania , facendo propaganda.... a.gli altri di interoazionalismo e di pacifismo. Poi ci sono le spie: un'organizZ:J.zione perfetta . C'è lo spionaggio d'i nd o le economica. Jn Italia era affidato all' Istituto Schimmelpfeng. C'è lo spionaggio d ' indole politica. La notizia apparsa sui giornali di ieri, che g li alti ufficiali dell'esercito austriaco a l n ost r o fronte sarebbero in possr1so d elle fotografie, con bio,grafia, dei nostri principali uomini politici sotto le a rmi, è attendibilissima. Infine lo spionaggio militare. Le sconfitte dei russi non si spi egano soltanto colla loro deficenza di munizioni. Le fo rche a ppro~tate a Pìetrog rndo per hlun i sommi funzionari del Dicastero della guerra, indi cnno un'altra causa delta rit irata russa. Q uando io ho lctto - n el libro da me recensito dell' A lexinsk y - che ncll'c~rcito russo c 'e rano più di .5 00 ufficiali superio[ i di origine t edesca o o riund i tedeschi mi sono spiegato ce rte vicende d olorose della g uerra a l fronte orie ntale . B dì buon auspicio il fatto che il Comando Sup remo russo si sia deciso a « epurare » l'armata di tutt i gli elementi infidi e sospetti. Jn questi giorni il campo massimo dd la attività di questo ese rcito ausiJiario della Germania, è la penisola balcanica. Atene, Sofia, Buca · rest form icolano di agenti tedeschi, È un lavoro incessante e i.nd iavolato che procede senza scrupoli politici e morali e che è favorito dall e ripercussioni dell'avanzata tedesca e da lla inferiorità ~ in tal man ie radella Quadruplice Intesa. A B ucarest, l'organo «ufficioso» riel Governo ha dovuto stigmatizzare pubb lica~entc i « rumeni che tradiscono la Patria rumena»; ad Atene, Venizelos sembra deciso a reprimere l'opera di corrompfmento degli agent i al sol do de l ba ro ne Schenk. Ci riuscirà ?

!! dubbio, Anche in Italia l'esercito «occulto » dell a G ermania ha la" orato infaticabilmente in ogni cam po. Forse qualche sent inella morta[ u ns11ra ,.] è rimasta sul nostro te rritorio. N on si spiegano altrime nti certi fenomeni strani e inquietanti. L' ultima gesta clamorosa in Italia dell'esercito «occulto» germanico, è stata quella del trio Nathan -GreuJich-Valar. !! ormai indubitato - dopo le dichiarazioni di Carnegieche il misterioso Nathan - non ancora esattamente identificato - è u n agente d ella Germania. Avrà anch'esso , fra poco, la sua brava Croce di Fe rro, come l'ha avuta Su<lekum.

l a Q uad ruplice ha dunque di fronte d ue eserciti tedeschi: l'uno d i essi Javora alla luce del sole, l'altro nell' ombra e nella penomb ra; l'uno combat te coi can no ni e coi fuc ili , l'altro colla p aro la, colla penna, cogli affo rì, col danaro, colla ca lunn ia e, q uando occorra, coll 'assassinio. U.

DALL'INTERVENTO ALLA P ARTENZA PER JL FRONT.E 1 87

Quadruplice deve opporre esercito a esercito. Mentre la popolazione armata si batte nelle trincee e sui campi di battag lia, la popolazione civile deve vigilare e disperdere i <<soldati» dell' esercito «occulto»: le spie, i contrabba ndieri, gli allarm isti.

Anche qui la Quadruplice può e deve riguadagnare il tempo p erduto.

MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 239, 29 agosto 191,, II.

188 OPERA OMNIA DI DENITO MUSSOLINI

LE VICENDE RUSSE

Gli eserciti dello czar si ritirano ancora su tutta la linea. La Polonia è perduta e anche le ultime retroguardie, lasciate ad occupare alcune zone alle frontiere della Galizia, retrocedono in terra propriamente russa. L'opinione pubblica della Quadruplice I nt esa, che ha seguito e segue con un comprensibile interessamento le fa si di questa lotta gigantesca 'dei tre Imperi d'Europa, non dà segn i di depressione o di scoraggiamento. An che le masse profonde della popola2.ione incolta intu iscono che la ritirata dei russi non sisnifica affatto la vittoria degl i I mp eri Centrali. La nota un po' pessim ista predom ina a Londra, fo rse perché gli ing lesi sentono ch'essi - in fatto di ut ilizzazione di tutte le energie umane della Nazione - possono e devono compiere un altro passo : quello, cioè, della coscrizione obbligatoria. Anche in Russia i ministri non nascondono la realtà della situazione, che è grave, ma non disperata, Sintomatico nella r eceritissima esposizione fatta da Sazonoff a l Times l'attacco alle correnti tedescofile che in Russia agiscono in alto e in basso: in alto fra le camarille burocratiche e politiche - che reclutano i loro camorristi particolarmente fra i tedeschi delle provincie baltichej in basso, fra certi socia listi marxisti «arrabbiati» e tedescofili per elezione, i quali però esplicano di preferenza la loro attività pacifondaia a Ginevra e a Parigi. L 'opera di epurazione necessaria in iziata dal Governo ridurrà all'impotenza questi « falsi ru ssi» Esclusa - a priori - l'ipotesi di un a pace separata, i popoli dell'occidente p ossono guardare lo svolgersi degli avveniment i senza apprensioni esagerate: an· che nella più catastrofica delle i potes i - quella cioè dello sch iacciamento totale dei russi - restano forti ssime per vari ordini di ragioni le pro· babilità di vittoria della Quadruplice Jntesa. Ma i russi non sono, n on saranno schiacciati. Il loro movimento d i ritirata si è iniziato nel maggio. Sono circa quattro mesi che gli eserciti russi si ritirano dinnanzi alla preponderante pressione austro.tedesca. Il senso di ammirazione che circonda le armate del generalissimo Nicolajewic è pienamente giustificato. Quale altro esercito sarebbe riuscito a mantenere la sua compa· gine intatta durante quattro mesi di terr ibili incessanti battaglie contro un nemico superiore per numero e per armi~ Ebbene, sino ad oggi, questo che può dirsi un vero prodigio di strategia, si è rea lizzato. N on

solo. Alcuni episodi di questa lunga battaglia rappresentano un attivo notevole per l' esercito russo. Un esercito austr iaco ricevette in pieno una zampata fo rmidabile dall'orso moscovita; in fondo al golfo di Riga, giacciono undici unità della marina tedesca. L'acceschiamento tentato pìù volte non è ancora riuscito. La vagheggiata Sedan russa, con un bottino in uomini e materiale almeno decuplo, non <'è stata, T utto fa sperare che non ci sarà. Ma questa previsione fondata non deve fu credere alla possibilità di una prossima controffensiva dei russi. La sup eriorità nelfarmamento non si guadagna in poche settimane: tutto al p iù l'intensificata produzione delle officine russe e gli aiuti giapponesi potranno a lterare le condizioni a vantagg io dei russi, ma ci vorrà tutto l'inverno prima che l'esercito dello czar sia in grado di ricom inciare la sua ma rcia verso l'occidente.

l ' occidente p erò non deve, in questo periodo di tempo, rimanere .inattivo. Prendere l'offens iva generale, semplicemente per una ragione d'indole morale, cioè, per far vedere ai russ i che i franco-inglesi esistono e si battono, è pericoloso e potrebbe concludersi in una inutile e dannosa dispersione di energie. Certo però che anche questo fattore morale dev'essere tenuto da chi spetta in giusta considerazione. Sarebbe g rave che - grazie anche alla propaganda insidiosa dei circo li tedesco.liii di Pietrog rado - si diffondesse in Russia la convinzione che gli Alleati si disinteressano delle sorti della Russia e l 'abbandonano al suo destino. Bisogna compiere uno sforzo Dove? A questo interrogativo possono r ìspondere - con cognlzionc di causa - soltanto gli Su.ti M aggiori degli eserciti: il nost ro compito si l im ita a illuminare e preparare l"opi· n ione pubblica alla necessità dei nuovi sacrifici. Tuttavia noi ci permet• t iamo di pemare che, se un"offensiva g enerale sul fronte fra nco-belga non è possibile nell'avvenire immediato, la Quadruplice deve a ,qualunqu e costo affrettare l' espugnazione dei Dardanelli, Qui è Jo sforzo ne• cessario, ur.gente. Quali siano i pian i della Germania non è chiaro. la marcia sll Pietrogrado lusingava l'orgoglio teutonico, ma - evidente~ m c-nte - il Kaiser preferisce oon correre l'avventura. Pietrogrado non vedrà sfilare, sulla Prospettiva N ewsky, i battaglioni daIJ' dmo chiodato. T anto più che fra poco i russi avranno un alleato terribile : l'inverno. B dunque probabile che sul fron te orientale i tedeschi si fermino e si trincerino. T ente ranno il gran colpo ad occidente? :e incerto. Il Kaiser ha fissato un'altra data Nell'ottobre, egli ha detto, i tedeschi entreranno a Parigi. Una «sparata» q ualunque. I francesi che hanno J'esercito in piena efficenza materiale e morale; gli inglesi che hann~ già Fran-

190 OPERA OMNIA DI BiNITO MUSSOLINI

eia olt re un milione di soldati, vedrebbero molto volentieri un tentativo di offen siva in grande stile. Offensiva c.... stile sarebbero destinat i all'insuccesso Il Kronprinz ne ha fatto la dolorosa esperie nza I fran coinglesi non sono ancora in g rado di p rendere un'offensiva vittoriosa, ma possono però respingere qualunque attacco dei nemici. L' ipotesi di una marc ia balcanica è ancora la più véros imile La Germania sente che la Turchia è in una situazione disperata; la Germania sente che, liquidata la Turch ia, non è soltanto il sogno superbo de lla sna egemonia orienta le che tramonta, ma è l'estrema spera nza della vittoria che cade. La Germania ha salvato l'Austria-Ung heria dallo sfacelo che pareva imminente; b Germania tenterà di salvare la T u rchia. M entre le probabil ità di una offensiva austro.tedesca aumentano, la situazione balcanica si abbuia Io non ho mai creduto )lell'inte rvento dei Balcani a fianco de lla Quad ruplice Jntcsa. E non l'ho mai sollecitato .

Comunque, l'offen siva aust ro-tedesca dovrebbe precipitare in un senso o nell'a'ltro la situazione; la Grecia lascerebbe la Serbia sola, alle prese colla Germania e coll 'Austria ? Riuscirebbe a l Governo bu lga ro di spingere il popolo bul garo - istintivamente rus.sofilo - in una guerra contro la Russia? E la Rumenia non sa rebbe forzata a troncare g li indugi e a scegliere la sua strada ?

Un attacco deg li austro.tedeschi a lla Serbia dov rebbe - se le azioni umane fossero guidate dalla logica pura - determinare sub itaneamente la costituzione de lla Quadruplice balcanica, ma la Q uadrup li ce veri e maggiore delle g randi Potenze può contribuire - meglio della mi naccia tedesca - a precipitare la situazione balcanica. V'è un mezzo: quello di vibrare un colpo decisivo alla T urch ia.

Il giorno in cui i cann oni angl o-franco·itaJiani avran no a portata di tiro Costantinopoli, i balcan ici si a ff rette ranno ad uscire dalla neutralit à, per « correre in soccorso del vincito re ».

M i p iace supporre che i l prossimo mese di settembre sa rà caratterizzato da u na g rande attività degli Alleati nella penisola di Gallipoli o in ~ilalche a ltro punto della Turchia. Il che non s ignifica stasi o sosta sug li altri scacch ieri eu ropei. Il 190 non p uò chiudersi senza che gli Alleati siano riusciti a compiere un passo decisivo sulla strada della Vittoria.

MUSSOLINI

Da 1/ PoJ,olo d'llalia, N 241, 31 ago sto 1915, II

DALL1JNTBRVENTO ALLA PARTENZA
191
PER IL FRONTE.

IL TACCO SUL VERME

Giovanni Zibordi è un verme. Viscido, srhifoso. Innocuo, ma repellente. Degno della immondizia morale nella quale vive e morrà. avvenuto che alcuni giornali - d i varia parte - abbiano bollato come si deve J'azione ig nobile compiula da questo socia lista evangelico, da questo «educato re )> dall'aria soddisfatta e dal gorguziolo vorace, da q uesto dep utato al Parlamento ita liano.

Ora il verme si è disteso, ieri, lungo ~n'intera colonna deH'edizione ital iana del Vorwaer/I e vi ha lasciato tutta la bava della sua incommensurabile vigliaccheria e del suo gesuitismo piùeche loyolcsco *.

E: un verme e va schiacciato.

Dopo aver riportato il brano delfa Gi 11JJizia, nel quale era riferita la famosa «voce>), l'onesto <i seimila» prosegue:

Ni~nte di più. Molti compagn i e i deputati socialisti prima di tutti, pos· sooo far mi testimonianza se la voce di questa paura o previsione o sospe1to di rapp((:saglie contro Mussolini da parte di qualche solda to sovversivo, ps.icolos:i· camente simile a lui, sia una mia invenzione o non sia in"Yece diffu5a nelle sfere politiche e militari, e non sia stata citata co me una delle ragioni del non avvtm, to arruolamento del Direttore dd Popoli, >.

P rosa da venne.

Da verme che si divincola, che cerca di strisciare, di sfuggire a lla stretta di una responsabilità qualsiasi.

Ah, du nque !

« Qualche sovversivo» (dove ? quando? con chi ?) espcime il propo· s ito di queste rappresaglie. I deputati socialisti ( chi sono?) si affrettano a raccog liere tali voci.

Fuori i nomi dei deputati soc ialisti, i quali dopo aver «soffiato» nell'animo della gente ignara, h anno po i « raccolto e trasmesso», come pensiero altrui, ciò che fermentava nelle loro anime di « cattivi pastori ».

Fuori i nomi di questi deputati, che possono testimoniare come Gual~ mente il proposito, forse non mai pronunciato, da qualche jndividuo,

• On).

abbia pot uto « diffondersi » n elle sfere militari e politiche, sino al punto· di. preoccuparle . Nientemeno !

Fuori i nomi , vermiciattolo immondo!

V a ne domande.

11 colmo si è che nel titolo stesso dell'articolo vien defi nito come « perfi do e subdolo » il suggerimento . Adesso!

Ma delle due l'una: o la famosa <Cvoce)) è corsa e allora trattandosi di cosa « subdola e p e rfida » un gafantuomo non la ra<Coglie, n on la d ilata , non le porge autenticità e garanzi a colla pubblicità di un giornale; o il fatto non esiste e allora l'azio ne co mpiuta dallo Zibordi acquista più chiaro carattere di mah•agità premeditata. ancor più perfida e subdo la Gli è che Zibordi ha lanciato la pietra, knendo nascosta la mano, ed ora ch'è stato scoperto e st ig matizzato da tutti, compresi molti socialisti ufficiali, cerca di fare l' indiano e si affanna alla ricerca di un alibi. Costume del soc ial ismo reggiano Cosl è avvenuto anche per l'eccidio alla confe renza Battist i.

E da chi - se non da sociali sti e eia p reti uniti ind isso lubil mente nel loro amore per l'Austria - è stata fatta circolare la voce del mio mancato a rruolamento, per la tema, o il sosp etto, o la previsione d ì ra p· presaglie ?

Ma non è « agli atti » che io non potevo - per tassative disposi:donì regolamentari - arruolarmi come vo lonta rio?

E no n è « agl i atti » che, c iò malg rado, io mi sono presentato a una cas('rma , pochi giorni dopo alla mobilitazione, e mi hanno, gentilmente, rimandato al richiamo - ormai a;rvenuto - deIJa mia classe?

Ora il ve rme non mi a ugura la m orte

« Poiché, per noi - dice i l seimila - sarebbe s ravissima jattura la morte di Mussolini che sarebbe tiabilitito, ~r essa, da tulle- le sue vergogne.... »,.

Questa discussione sulla m ia mo rte è un sollazzo grato agli sciacalli e alle iene del sociafomo italiano. Tendono alla necrofilia, Sono ladri di tombe. Borsaioli di cadaveri. Tagliano le dita per rubare un anello.

M a Zibord i - sfruttatore e mist ifica to re della povera gente, prete del socialismo vinicolo e grappista - posto a scegliere fra la mia riabilitazione o la mia morte, preferisce quest'ultima. Egli sa - pur nella sua in famia - che le « mie vergogne>> non impediscono a decine e centinaia di socialisti e non degli u lt imi venuti - in alto e in basso, in Ital ia e fuori - di tributarijli la lo ro amicizia e la loro solidarietà. Q uando uomini come V a illan t, che al socialismo intecnuionale hanno dato q ualche cosa d i p iù di q uanto non abbia dato Zibordi, ap-

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA
FRONTE 193
PER IL

p rovano la mia campagna, io posso - dall'alto della mia tr anquilla coscienza - passare col tacco sui lombrici - senza, vertebre e senz' anima - del socialismo infeudato al Kaiser. Non h o bisogno né di vivere né di morire, per « riabilitarmi » , perché non ho bisogno d i riabil itarmi. N o n cosl nel socialismo ita liano, dove, dal Segretarìo all'incaricato della « continuità », quelli che hanno avuto e hanno bisogno di vive re, per <.~ riabilitarsi o per cancellare qualche pagina n era nella storia della loro vita», sono legione.

Zibordi-verme è il tipico - autorizzato - rappresentante del socialismo vent ricolare, destinato a lla degen erazione e alla putr edine .

Si comprende che non pochi giornali abbiano ri levato, con stupore, la pro1ia zibordiana.

Stentavano a capire che l'ex-professore di italiano, na discepolop er q uanto bastardo - di Giosue Card ucci - avesse tendenze, gusti, linguaggio da sicario.

Già.

Il << liociali smo reggiano» passava fra le turbe coll 'aureola dell' evan• ge lismo.

Era buono, e ra saggio, e ra aposto lico il socialismo reggiano.

Fioriva l'Arcadia attorno a luì.

I.a Pianura Padana aveva ne l cent ro una M ecca e qui accorrevano le turbe degli aspett:mti. Nella Mecca c' era il profeta non ancora imbaJ. samato, ma già canonizzato.

Ora, questa decorazione di mitezza, di gent..i lezza, di bontà; 9uesto scenario da « presepio » naza rethia no è improvvisamente caduto: Si sapeva che c' erano dei mercanti, ma si i~norava che ci fossero dei crimi· nali. Si sapeva che c'erano delle bestie, ma non :i; j sospettava l 'esiste nza di un covo di vipere

La realtà è che sotto la paglia sporca d ella stalla evangelica brulicavano e si rip roducevano all' in1ìnito t utte le specie della zoolog ia infer iore parassita r ia.

Le abbiamo scoperte e bruciate col nostm ferro ro vente.

Ora , quest'operazione di «cau terio» continuerà metodica, ost inata, raffinata, implacabile.

Nulla dieJ Iine linea.'

I vermi saranno schiacciati tu tte k volte che te nteranno di usci re dal loro te rriccio fangoso

8 questo uno dej «legati» che io la.scio a l'estremo manipolo deg li amici, che continueranno l'opera m ia' e terranno accesa, colla loro passione superba., 9uesta lampada di vita.

Da li Popol1J d'llalia, N. 24~. 2 settembre 191,, II .

194 OPERJ. OMN (A DI BENITO MUSSOLINI
MUSSOLINI

ALTRE BATTAGLIE

l 'ora lu ngamente agognata è venuta: da due g iorni sono un semplice soldato dell'esercito italiano. G li even ti che io attendevo, che h o - per l a mia parte - voluto e determinato, mi costri ngono ad abbandona re questo posto. n con an imo veramente lieto che depongo la pmna per i mbraccia re il fuci le. :B con piena consapevole serenità che io lascio le abitudini della v ita civile e mi pre paro a sopportare Je f atiche dure e la rigida d isc ipl ina della guerra. Prima di separarmi - nello spazionon g ià e non mai nello spirito da (jUesto fog lio d i ca rta ch 'è la mia creatur a più viva, potrei concedermi il lusso di un piccolo esame di coscienza e ri vivere - nel baleno de ll'evocaz ione - questi dieci mesi di aspro lavoro, di incessanti battaglie Vi r inuncio. S i vive e si muore :n fretta oggi: manca il tempo di ricorcla re. Ad altri io lascio la fa tica di ritracciare il cammino percorso. Le battaglie di ieri hanno, per me, la mal ia del rico rdo; le battaglie del domani, il fascino di una speranza Va do ve rso queste ultime , Vi vo del domani, Vivo del dopo -do mani. Le lotte del dopo la g uerra sa ranno magnifi che. Bisogna ringraziare il D e• stino che ci ha consentito d i vivere in quest'ora «uni ca» ne lla storia della specie umana . Bisogna esaltare, nella guerra, i l vasto crog iolo dal quale uscirà n,od ellata. l'Europa di domani. Forse spunterà all'orì22011tedopo questo sanguinoso e necessario urto di popoli - l'« uomo curo· peo >> •••• e sarà tito lo di legittimo orgoglio l' aver partecipato a questa fecondazione.

La sorte che pu ò attendermi non mi p reoccupa affatto. Io affido il g iornale a un gruppo di giovani che conosco e nei Guaii ho grande fiducia . Essi, chiamati e non chiamati, si sono raccolti attorno a me, mi ha nno d urante dieci mesi prodigato il loro ingegno, la Joro volontà , la loro fede Ess i còntinueranno colla mia gui da sempre presente la strada che i o ho tracciata.

Certi poveri illusi si ricredano: questo g iornale vivrà du rante la guerra e dopo, perché li Popolo d' JJa/ia si è conq uistato - colle sole sue forze - il diritto alla vita !

Questo foglio è una delle voci profon de dell' Italia nuova che ha

13. ·'YUI.

armato - con un gesto di bellezza e di giustizia - per la pr ima volta dopo tanti secoli - tutti i suoi figli e li h a rovesciati a lle f rontiere sulle strade della immancabi le vittoria. Con questa certezza suprema, o runici, o lettori, salute!

MU SSOLINI

D a. f/ Popolo d'Italia, N. 243. 2 5etlembrl!' 1915, Il

196
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

DALLA PARTENZA PER IL FRONTE

ALLA CRISI DEL MINISTERO BOSELLI

( 3 SETTEMBRE 191) • 17 GIUGNO 1917)

Il 3 settembre Mu sso li ni i g ià in zona di g ue rra ( 328, }29) e il H in zona di operJzioni. Il pHìudo 9 ~elttmb re - 16 no vt"mbre 191 ~. è ddineato in a lcuni scritti q ui rìpo rtJti (199, 202; 204, 293-297) e ne LI mio diario di guem1 ( XXXII). Il 24 novembre è ricoverato ne[l'osped:i[e militare di Cividale per m abttiii. contratt.1 in servi ~io di g uerra; i l 9 dicembre passa in quello d i T re-viglio (3 33, 334) d1wc, il 16 , cekbra matrim onio civik con Rach ele Guidi (I, 24 1); il 22 raggiunge Milano a\'en do ottenuto una Jicem a di convalescema di venticinq ue giorni. In qutsto scorcio di tempo, scrive cinque articoli (206, 21 0, 214, 217, 220) ; teplictt a delle infondate notizie sul su o conto app:use s u un q uotidiano di Nar,oli (2 2-1); ha una conv1maiione con T orqua to Nanni (22 6, 29S), che suscita le i re di un sc-ttiman ak ravennate (34 1), il qua le gii in prectd enza avtva attaccato Mussolini (3 36, 337) li 16 8~'nn aio 19 16 rip arie- per il fronte (339, 340, 343, 29 8-299) e il 15 febbraio r iprende- a scrivere il giornale di ~uerra (XXXII). Sul finire d el mese è promosso cap orale ( 343) e i l 3 mano ottiene uoa lictnz.:i invernal e di c:iuìndici giorni che tr,m.:or rt" a Milano. Qui ha la verteota <on il gt11era le Paolo Spini;a rdi (3-14, 3'1 6) e scrive la p refazione ad un libro di Francesrn Paoloni ( 23 2) . Poi Ì! nu o,•amtnle al f ronte, dove, dal 2S marzo, seguita ad annoial e i fatti p iù sa lio:-nt ì m: ! DiMlo (XXXJI) e da d O'<'t' mand a mo lte lettere agli am ici e 11i rt"datto ri del su o gi ornale ( 234, 2 38, 239, 240, 24!,, 301-308). Nella prima letti:ra ai reJattori d e li Popolo d' lla/;a (234), si ocnipa dellt' dimission i p res'!n::,te Jal ministero Safondta il 12 giugn o 1916. (li 19 giugno sarà a nnu nciata b fo rmazione del nuovo m inistero presieduto dall 'on. Paolo Boselli)

Da l 12 al 27 novembre 19 16 è a M ilano in licenza in,.ernak . In quesii quindk i giorni pubb!i c:, q uatno arti roli (2H, 256, 260, 265). ha u n colloquio con G iusep pe Dc Falco ( 24.S) il quale, il 22 novembre", risponde ad un g iornale di Bologna che avéVa ingiuriato il diretto re de {i Popolo d ' l taiù1 ( 350). Ritor na to a[ fronte, Mussolini riprende il Diario ( XXXII), scrive un artico lo eJ alcune lettere (270, 273, 309-3 10). Il 23 febbra io 19 17, men tre istrui !>Ce la sua squadn all" uso di u11 cannoncino bndabombe, runanc: gravemente f eri to (3 ~2-364, 310).

Trasportato a ll'osped ale- mil itare di Roochi vi tim:in e sino al 2 apr ile (364-377). li 3 passa all'ospedale militare d i Via .Arena dì Milano (377-383), d a l quale uscita verso il 10 agosto sor rt'ggend osi sulle g rucce Durante l'aprile, il magg io e la p ri m a d e"cade di giugno , scrive p ochissimo ( 276, 277, 3ll). Riprende la norma le attività il 1 5 giugno per esaminare g li sviluppi della uisi de! ministero Boselli (280), scoppiata il 12 g iugno 1917 q uando - in seguito ai dissensi di alcuni componenti il ministero sulla p roclamazione dd protettorato italiano su ll' Albania (; giugno 1917) - tutti j min istri avevano messo i loro portafogli a disposizione del presidente del cons ig lio. li 16 Mussolini prosegue nelfesame della crisi (283) che si risolve n ello stesso g iorno (286) con la sostiturione dei ministri d t lla suerra e della marina, con l'elevuione a ministero <lei sollosesretu iato d elle armi e munizioni, con la nomina di un ministro dei traspor ti, la soppressione del commissariato d e.i carboni e con l' entrata d i un nuo, ·o min ist ro senz.a portafoglio.

PER NON DISARMARE !

Carissimi amici*,

Il periodo della « zona di guerra » che non bisogna confondere colla <1 zona di fuoco », è già finito. e stato più breve di quanto non fosse nelle mie speranze. Quando queste linee usc iranno sul nostro Popolo , io mi troverò a oltre i vecchi veramente scellerati confini che bisogna cancellare perché sono un pericol o e una infam ia, troppo a lungo subita. Non ho bisogno di dirvi ch e io sono lieto. Voi siete stati i m iei compagni nella dura vigilia e restate, oggi, i tenaci e fedeli continuatori dell'opera mia, voi sapete <JUan to io abbi3 atteso quest'ora La m ia g ioia trova a ltri motivi nella constatazione dello stato d'animo - forte - che regna fra i richiamati di una classe anziana come 1'84. La propaganda perversa e malvagia del neutralismo criminale non ha nemmeno sfiorato queste a nime sempl ici e schiette che accettano Ja guerra come una necessità che non si d iscute, che è anzi p resente al l oro spirito come un dovere g rave e solenne che bisogna compiere. Nella massa è diffuso e profondo l'odio contro i tedeschi e la simpatia p er il popolo belga Né manca una minoranza compatta di interventi· sti, che danno, come sempre, il buon esempio. Così è avvenu to che t re caporali milanesi, l'ex vig ile Strada, l'ex cameriere al Savini, Roman i, l'ex t ram vierc Bmcema, hanno ch iesto ed ottenuto di pa rti re con noi p er il fron te, q uantunque fo ssero stati dispe nsati p er ragioni di serviz io. Gesto simpatico che n on h a bisogno di essere illustrato. L a massa è buona. Io credo che, nella zona del fuoco, questi mit!i rnmmil itoni saranno pront i ad ogni sacrificio Sono uom.ini solidi, sui quali si può contare. Le mie impressioni sono dunque positive, ottimiste.

L'esercito italiano va verso la vittoria. Certa, fatale.

Ma noi che ci apprestiamo a sopporta re i disagi invernali delle trin· cee e i ri schi inevitabili dei combattimenti, vogliamo avere le spalle sicure. Non ci devono essere, qui, i sabotatori delle nostre energie, gli s~u latori sul nostro sangue. Se ci sono, bisogna assassinarli. LI pu· tredine, sulla quale passammo nel maggio scorso, non è stata ancora

• J rfilattori de 11 Popolo d'Italia,

completamente spazzata via e dispersa. Questo compito i o Jo affido a voi , a mici carissimi. Vig ilate sempre! Picchiate disperatamente ! Non d ate un minuto di t reg ua alle jene che si apprestano a divorare la macabra i mbandig ione dei morti! Ci sono ancora in Italia dei m istificatori della buona fede delle masse operaie; c i sono ancora i sordidi e sorn ion i zelatori della Germania; ci sono ancora delle vecchie cariatidi nel socialismo e fuori che bisogna una volta per sempre frantumare; c'è ancora una repellente g ermina ia pl uricolore nella quale voi dovete irrompe re collo stesso impeto assi duo e spietato, con la stessa crudele e necessaria intrepidità che guiderà Ie nostre baionette all'assalto delle t rincee nemiche

Noi combatteremo : combattete!

Il programma che io vi l ascio è in questo motto:

Per non dha1·m11te.'

Io so che voi terrete f ede a questa consegna lo so ch e ,•oi non disa rmate e non di sa rmerete. Voi bruciate del mio stesso fuoco, voi sent ite p rofondo l'affetto per CjUesto fog lio di carta al quale avete dato la parte migliore di voi stess i; vo i comprendete che la battaglia magn ifica iniziata da me dieci m esi fa n on è finita, ma è entrata semplicemente in nuova fase; voi od i ate - del mio stesso odio - tutti i n ostri nemici che sono i nemic i dell' Italia.

Per quanto mi riguarda, io non ho preoccupazioni personali. Sono p ronto a ricevere tutti i colpi del D estino. Ciò che importa - sernndo la su pe rba formu la romana - è « naviga re)), non « vìve re ».

V iva la guerra liberatrice!

Viva l' Italia!

Una fraterna stretta di m ano a t utti, dal vostro

BENITO MUS SOLINf

A lknito Mussolini , i l direttore, l'amico e il compagno del no stro lavoro, aspro, JI rinnovnione e d i preparazione, giunga il saluto più vivo e più af. fe uuoso di questo suo estremo manipolo che r im ane.

Risolu to ed armato, rimane, inchiodato al suo posto, come nei p rimi g io rni , ben deci so di non cedere un palmo solo di terreno, ben deciso di n on disa rmate né per violenze, né p er agguati, ben d«iso d i scagliare in faccia agli speculatori d ei morti questo foglio di caria, sempre più giovane e più impetuoso Noi l'abbi amo attesa con serena e paziente fid ucia l' ora d i questo d istacco. E quando da ll'altra s ponda giunge vano fin qui le grida d elle jene che chiedevano la nostra pelle e q uella del nostro Direttore ; e quando tutte le serp i ancora vive si sgroppav;,no a lle no$tre calcagna. sibi landoci intomo velenosamente; e quando in tutti i g iorn.:a li d ei più remoti villaggi, ap pestati da un cane, da un socialista e d a u n d eputato, infuriava la canea che ci addi tava al disprezzo per essere ancora q ui, tranqui llamente; e: q uando d alle rosse e ben capaci cantine di Ressio, un

200 OPERA OMNIA
DI BENITO M USSOLINI

manigoldo dal naso invcrmigliato e d a lla bocca cald a di mosto, brindava alla p alla indigena che dovC"Va col pire a ll e spalle- Mussolini, noi - manipolo destinato a rimanere sulla breccia - tacevamo sdegnosi, attendendo. Ed ecco, fuiaJ. mente, J"ora è venuta. L'ora dei colpi, l'ora del fucile. Mussolini entra nel cerchio di ferro e di fuoco, cosl aspramente e rudemente preparato con la sua opera gag liarda. I botoli tacciono Le serpi si rimbucano. I manigoldi si tappano neUe taverne, dinanzi ai boccali colmi, netla speranza di un'altra attesa. Ma que llo ch'cssi attendono non verrà. Non accadrà. E se pur d ovesse avve nire, sarà una ben llhte ora per voi, o « imbom1ti " <lei tradimento.

Noi - intanto - pochi ma ri5oluti, ci piantia mo qui, con tutta la nostra passione giovane, con tutta la nostra a nlma o nesta e violenta, con tutta la nostra forza; oggi e domani, nella trista e liet.a. ventura, qui, ci ritroveranno i nost ri nemici, e per passare dovranno passare su noi.

Le vostre spalle, amici volontari, sono sicure. Non disarmeremo. Implacabili e feroci saremo. Ci batte1emo - in questa mischia sorda ed oscura di tutti i giorni e di tutte le ore - ci batteremo a viso aperto, con calma, con impeto, con ferocia. Dispentamcnte. 6 detto bene E siamo certi, amico Mussolini, che vinceremo - anche noi - la nostra dolorosa ed appassionata battagli~, perch~ con noi, dietro noi, e intorno a ooi, sentiamo i l , espiro più puro di tutta la Nazione rinnova ta ; il respiro di voi, che vi rnlttcte oltre il confine; òi tutti voi, cui la fortuna assegnò un posto p iù bello cd un nemico meno ignominioso e traditore d el nostro,

:Ma ci ò non importa.

Ognuno - ora - rimane al suo posto.

Noi terremo - qui - il nostro, fermamente.

Arrivederci, per le nuove battaglie, amico Mussolini, e voi tu tti, amici• soldati.

Viva la guern!

Da Il Popolo d'lt,1/ia, N . 2~5, 14 settembre 19IS, II.

P Alt.T.E:NZA
PER IL FRONT.E: E CRISI DEL MINISTERO BOSELLl 201
LA REDAZIONE

PREFAZIONE A « PENNACCHI ROSSI » *

Carissimo Rossato,

Le p refazioni - in genere - valgono poco. Come << v iatico » il un l ibro o sono inutili o lo soffocano.

Eppure - perd onam i l'atto di supe rbia - la mia costitui sce un 'eccezione alla regola. Anzitut to no n è una pre fazione, ma un atto di solidarietà e di amicizia; poi le circostanze eccezionali, eccezionalissime nelle quali m i trovo, possono con fe r ire a qu este righe, q ualche pregio.

Scrivo, seduto aI!a turca, in una specie di riparo che truffa il n ome di trin cea. Accanto a me si lavora fu rio samente di piccone. Uno scenario meraviglioso di montagne colle cim e già bianche d i neve e coi boschi spogli già di ogni verde. Una mattinata di una chiarità inco mparabile: tepore di sole.

Sol di Je/fem bre, IN 11e.J cielo stai co m e i'11om che i m igliori anni finì.

Ca rducci Ma è ottobre ino ltrato

Sen za il << ta,pum >> dei Mauser austriaci e d iJ crepitio delle mitraglia trici, non si avrebbe sensazio ne alcuna di guerra.

Vita dura e magnifica Un po' p rimitiva Si << jg norMO » molte co se e se ne imparano t antissime a lt re Ammetti , caro Rossato, che pochi libri entrarono n ella c ircolazione, con una prefa zio ne scri tta in t rincea, nelle linee esterne del n ostro fron l e Anno li dell a g uerra mondiale

M~ se anche gueste parole - pe r una strana combinazione - n on ti g iungessero, le tue note trove reb bero egualmente aperta la via del gran pubblico.

Sono n ote « di getto » ne-I le quali scorre una linfa di v ita che non muore ml passare effimero del fog lio di cart a nel quale furono stampate.

Note impetuose, violente, iron iche , sentimentali: qualche volta, .ro· mantich e.

* ARROS (ARTURO ROSSATO] ·- N n,umbi 1·oui - Milano, Ed izion~ dd Popolo d1 J1al i<1, 191G Arturo Rossato ~ra un ·redattore de 11 Pope/o d'lffllia ,

G ià: il t itolo stesso è un po' «passatista». I « pennacchi» non sono più del nost ro tempo. Da. quanto tempo è morto Cirano? Noi stessi abbiamo abol ito i nostri pennacchi, uoppo facile bersaglio per le ca rabine nemiche.

Il «rosso)> è però attuale. Tremendamente attuale e futuro. Rosso di sangue. t questo l'olio sacro che lub rifica nei secoli e nei millenni le ruot e della civiltà umana.

E qui mi fermo. Non voglio scivola re dalla prefazione alla. .. critica .

Una fortissima stretta di mano dal tuo

18 ottobre 191'5.

PARTENZA PER IL FRONTE F, CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 20}
BENITO M USSOLIN I

PRIVILEGIO DI GLORIA

Dalle trinue del 2 novembre 1915

Carissimo Rossato,

La notizia della morte di Fil ippo Corridoni - portatami dal nostro

• giornale - mi rasgiunge quassù, nelle trincee che abbiamo scavato sui coston i ripidi di questa asperrima montagna, nell'attesa di espugnarne la cima.

L'annuncio, in sieme a un dolore acuto, susçita nel mio animo un , ·ago, indefinibil e senso d'orgoglio: p iù che di compianto, la fi ne di Corridoni, di Rabolini e degli altri fascisti è degna di ammirazione e di invidia.

Combattere in prima linea, sospinti innanzi da una magnifica divampant e p ass ione; cadere con un canto sulle labbra in faccia a l nemico sgominato e ,•alto in fuga; sublimare, nel sangue, l'olocausto della propria vita aU'Idea; è questo il privi legio raro di gloria che il Destino concede soltanto a coloro che g lielo sanno strappare con un atto di volontà, di tenacia, di fede.

Per conosce re da quali sent iment i fosse ro animati Filippo Corridon i e i suoi e nostri compagni, n ella vigil ia della loro giornata estrema , va lga quc~ta ca rtolina che io conserve rò come la più cara e più sacra delle memorie. Porta la data del 22 ott obre.

Carissimo Benito,

Nel mentre attendiamo l'ordine di partenza per partecipa re con tutto il nostro ardore e la nostra fede alravanzata gmernle che deve portare un colpo tremendo· alla trawt.anza tedesca, i nostri p ensieri più pu ri si volgono a le, n ostro duce spirituale, nostto amato commilitone. Pel trionfo dei nostri ideali, per la causa ddla civiltà h.tina s iamo pronti al sacrificio di tutto il nostro sangue. Bacioni e auguri.

D1NO RoB llR.'I'O, GAUBERJNI AUGU STO, GIU• s nPPII Mi!RCANn, loo TACCHI, Ù..'JZIO PANDOLFINI, NINO RABOÙNI, flLI Pl'O CoRRIDONI.

Poche ore dopo, questi propositi eroici venivano consacrati neJla bat. taglia vittoriosa e nel sacrificio cruento.

Ed ora, episodi e ricordanze mi tumultuano nell'animo, mentre raf. fiche di nev ischio imperversano sulle nostre trincee. Io rivivo le gior· nate del ,giugno 1914 e quelle del maggio 191 , . Mal grado l'antinomia ap pa rente, anelli di una stessa catena, man ifestazioni di una stessa ener · gia, sforzo t eso a raggiungere una più grande li bertà nell'rtalia e in Europa.... Ri vedo Corri doni ardente, in faticato sugli spalti dell'Arena, lo rivedo sulle gradinate del Duomo; e, nell'evocazione, la solitu dine di queste montagne m'appare d' improvviso brulicante delle moltitudini che invasero e occuparono nel maggio nost ro le strade e le piazze delle città d'Italia, Il nome di Corridoni resta perennemen te legato al prodig io di purificazione che l'!talia nuova operò su se stessa, nel momento più delìcato e tragico della sua sto ria.

Non piangetelo ! Onoratelo ! N oi soldati non sappiamo piangé re. Noi onoriamo i nostri morti, affilando le baionette vendicatrici e libe· ratrici

Ma voi, che siete in Ita lia a combattere una battagl ia non meno dura e non meno necessaria della nostra; voi, che potete scrivere e pa rla re; voi dovete d ire, sc ri vere, proclamare cd esaltare senza t regua la sant ità della nostra guerra, la bellezza del nostro sacrificio, la certezza della nostra vit toria. Voi dovete incalzare, sen2:a posa, i « nemici di dentro » e gua rdare le nostre spal le dai <( pugnal i fraterni ».

No i faremo tutto il nostro dovere. Passano gli i ndividui , ma il popolo resta; muoiono i suoi solda t i, ma l'Ttalia vive e vin cerà. Come dubita re della vittoria, quando per la vittoria combattono e cadono gio· vani come Filippo Corridoni e mille e mille altri?

Ne l nome d'ltalia, nel nome dei morti e dei superstiti, leviamo in alto le salme in sanguinate dei nostri p rod i e prepariamoci ai più ard ui cimenti di domani.

In q uest'ora grigia di dolore e d'incertezza, mentre gli eventi accelerano il loro ritmo, ripetiamo il nostro grido, rinnoviamo il nost ro solenne g iuramento colle stesse ultime pa role dei nostri ind imenticab ili amici per la causa della civi]tà lat ina:

Guerra senza quartiere ai barbari modern i!

V iva l'Italia! Viva 1a libertà!

Saluti ca ri a tutti g li amici che mi ricordano.

Da TI Popolo d' hali11, N. 311, 9 novembre 191!i, II .

PARTENZA P"ER IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELU 205
BENITO MU SSOLINI

NO, « KAMARAD » !

Q ua ttro mesi fa, quando parve possib ile e quasi immediata una marc ia vittoriosa dei tedcsc'hi su Pidrogr1do o su Mosca, una parte del la social-democrazia teutonica credette giunto il momento opportuno - in vista della situazione milita re fa \ orevolc - di inscena re un primo t en· tativo di mov im ento pro-pace, In Italia, gl i amici di Greu l ìch fecero una vasta réclame ai Genossen pacifondai della Germania. Così, ci giunse notizia di una petizione fir mata da du e<.ento « funzionari » del Partito (la social-democ razia ha g i à un funzi onarismo e una burocrazia di proporzion i imponenti) colla quale pet izione si chiedeva ch e la frazion e soc ia.I -democratica al Reich ~tag abbandonasse la politica cosiddetta del 4 asosto, scindesse, cioè, la. sua azione e la sua responsabi lità d a <iucllc dei d irigen t i la politica imperiale. I duecento dissidenti diventa rono in b reve settecento. I cuori dei sudckumizzati d ' Italia si gonfiarono di spc· ranza e d'orgoglio.

Ecco : la socia l-democraz ia stava pe r ri:i.bilitarsi: ecco, l'Internazion ale - non morta - era prossima alla sua trionfale resurrezione. Noi n on mancammo di mettere in guardia il proletariato ita liano contro le lusinghe pacifiste che venivan o dal nord, denunciammo la nuova mi• stificazione. E che si trattasse di una manovra , se non pcoprio combinata p reventivamente con Bethman n-Hollw eg, di certo tacitamente favorita d a lui , d imostrarono a chia ra luce g li avven imenti successivi. Constatato ch e i popoli della Quadruplice non si lasciavan sedu rre e nemm eno commuov ere dalle querimonie ipocritamente p acifiste dei Genouen e visto che nonostante le avan2ate clclle « fa langi » mack enseniane i tedeschi doVevano non solo rinunciare a P ietrogrado ma anche a .... Riga, la social-dcmocrazia nascose negli arch ivi le sue << petizioni >>; i suoi duecento o settecento « funzionari » eroicamente si squagliarono e la Germania poté nel frattempo iniziare e condurre a termine una nuova sterminatrice campagna contro Ja Serbia, senza che una sola voce - sia pure flebile - di protesta si levasse dai ra nghi della social-democraz ia.

Oggi che la distru~ione deiJa Serbia è avvenuta e la situazione m ili• tare è an co ra favorevole ai tedesch i, rispunta il pacifonda ismo M a 9uanto d ebo le ed oscilfante ! E come r ivela nella sua esp ressiOne la sua

insincerità e la sua perfidia! Finalmente abbiamo avuto al Reichstag due docwnenti del pacifismo ·e della social-democrazia tedesca: i discorsi deU'Ebert e d el Geyer. L' Ebcrt ortodosso, il Geycr dissidente. L'Ebert, prevedendo che i conati pacifisti falli(anno, jgnominiosamente proclama la sua riadcsionc alla politica del 4 agosto.

« Di froote a questo fatto è dovere impres(indibile di .tutto il popolo tcd tsco di continuare fermo e compatto ndla d ifesa (applau.ri J11 111t1i i bant h1) ,e: di tenere pronti tutti i meni necessari alla difesa stessa. (Nuo vi appla1ui).

Q uesti mezzi servono alla protezione delle noslfe case e delle no~tre fami glil', animano i nostri soldati a sconfiggere anche nell'a11i·u1i,e i nemici della Germania )lo,

Come ognuno vede, il social-democratico Ebert condivide esattamente il pensiero del Cancelliere. Da ciò l'una n imi tà dell'applauso al Reichstag. la G ermania si difende la Germania è innocente La Germania si difende dal Belgio e da lla Serbia che la minacc iavano....

Ma dove l'Ebert raggiunge le vette del suo infame cinismo, è qu~ndo afferma, con strari pante soddisfazione, che << il popolo tedesco e i suoi aJleatì hanno fatto cose incomparabilmente grandi; n essuno dei nostri nemici nell '.ivvcnire potrà. arrischiarsi nel tentativo di abbattere jJ popolo tedesco o di paralizza. rio nel suo sviluppo».

Ah, perdio! ecco un rapido e sommario elenco delle cose incomparabilmeate grandi cotntiute da l popolo tedesco e dai moi alleati: da l siluramento del Lmitania all'affondame nto dell'Ancona; dalla distruzione del Belgio alla distruzione della Serbia; dal massacro dei belgi al massacro degli armeni (vanto particolare degli« alleati>> turchi); dalle raccapricc ianti mutilazioni dei bambini alla fucilazione di Edith Cavell ; dovunque è p assata la furia ebbra di sangue e di vendetta dell'ocda teutoni<a, non sono rimasti che montagne d i cadaveri e mucchi di rovine. Queste sono le cose incomparabilmente grandi che esaltano l'orgogl io del social-democratico Ebcrt, il quale dimostra di essere tagliato nello stesso ceppo dei feroci soldat i del Kaiser. Basta questa frase p er rivelare la natura del pacifondaismo dei socialisti tedeschi. N essun du bbio che la <(loro» pace è quella vagheggiata dagli Hohenzollern.

Se poi ci volgiamo a sinistra, ha i dissidenti della frazione socialdemocratica, troviamo altri formidabili motivi per diffidare anche e in particolar modo di questo pacifondaismo che si maschera di scarlatto. Dovevano essere in quarantuno a n egare il voto ai nuovi crediti militari, ma a.I momento « topico », quando si trattava di assumere una precisa responsabilità., sono rimasti in dic iannove. Sono, forse, buoni questi pochi? Affatto. Questi signori che si truccano da rivoluzionari sono, in realtà, dei « reazionari )) pericolosissimi; questi signori che vogliono la pace sono, in fondo, i peggiori guerrafondai. Se il signor Geyer fosse

PARTENZA .PBl IL FRONTE E CUSI DE[. M1N1STERO
207
BOSELLI

un « rivoluzionario )> e un pacifista non so Uecitercb be un ritorno a llo sw11-quo-ante. Geyer ha detto :

« Come noi combattiamo i progetti di conquiste imposti dal Governo t dai par1iti di a ltri paesi, così combaui amo le mene infauste della politica annes~ionistica della Germania~-

Questa dichiarazione è inquinata da una reticenza mentale visibilissima. Poiché il Geycr sa o dovrebbe sapere che nessuna delle Na:zioni della Quadruplice conduce una guer ra di conquista. Si tratta per la F rancia e per l'Jtalia di sac rosante rivendicazioni nazionali. Gli è che il G cyc r - in ciò d'accordo con tulli i social-democratici del Reichstagnon vuol sentir parlare di un a restituzione dell'Alsazia-Lorena alfa Francia. La Francia, che agogna g iustamente il possesso delle due provi ncie perdute, segu irebbe, secondo il Geyer, una politica di annessione. Vecchia favola del lupo e dell'ag nello. Eppure, quando nel 187 1 la F rancia fu lacerata e vio lentata da Bismarck , non mancarono in Germania voci di socialisti che bollarono l'annessione dell'Alsazia e della Lorena come u n gr.inde errore politico e un'ing iustizia storica. Quei socialisti si chiamavano liebknecht, Marx, Engels, Ora, dopo quarantacinque anni, i soc ial isti tedeschi hanno l'opportunità di cancellare quell'errore, di r ipa· rare quella ingiustizia. Ma i socialisti tedeschi - unanimi - respingono p e rfino la semplice discussione sul!' argomento e per colmo d' ironia e d ' impuden :za a:ccusano è:i «anness ionismo» i sociali sti francesi , i q ual.i - fedel i al loro Maestro J aurès - non vogliono accettare come un fatto inesorabilmente compiuto la m ut ilazione della loro P at ria

Col criterio di Geyer, il popolo italiano che vuole conquistati i suoi nat urali confini e redente le terre italiane soggette agli Absburgo, segue una pol itira << annessionist a » Infine, anche il p acifismo dell'intran• s igente Geyer scopre la sua cocla di paglia

.Anche costui insiste sulla « situa2:ione milita re favorevole >) della Germania ; il ch e sig nìfica che per il Gcyer come per l'Ebert la pace dev'essere t edesca. Difatti, la pace - oggi - sarebbe ncce~sariamente t edesca. Ma gli .è appunto per 9 uesto che noi la respin.giamo con t utte le nostre energie. L'ipotesi di un r itorno puro e sempHce allo stato di prima è semplicemente spaventevole. P--.iò sorridere soltanto a coloro che meditano e premeditano una nuova più violenta e forse più fortunata aggressione dopo un periodo - fonatamente breve e tormentatodi pace bianca. No, non è possibile. Non è ammissibile che milion i d i uomini si siano massacrati per mesi ed an ni, semplicemente per rivedere rEuropa di domani simile in tutto alf Europa del 1914. Questa guerra deve sopprimere le ragloni che la determinarono. Deve durare dunque, s ino a quando non sia schiantata la Germania. E poiché col durare della

208 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

guerra, le nubi di un OKuro destino si affollano all'orizzonte tedesco, ceco - 111/'indomani di ogni 1i111azione militare fç1vortvol e - r ispun• tare sulle bocche dei 420 il ramosceUo d 'ul ivo. Ecco i social isti tedeS<:h i rigiocare la loro o rmai noiosa comm edia.

E poiché gli atti p recedenti furono accolti da fischi e torsoli, si è pensato a una migliore d istribuzione de!Je parti . Si applica - in seno alla social-democratica frazione - i l principio universale della « divisione de l lavoro». Cosl la maggioranza ha - do po una gesta;,:ione pe· nosa e labo riosa durata ben diciassette mesi - partorito il gruppettìno degli «arrabbiati» L'ortodossia de lla maggior:in za per il Kaiser; l'e res ia d ~lla mino ranza per i socia listi degli altri paesi.

M a chi credono d'ingannare i sodai-democratici d 'Alemagna, con queste loro grossolane manovre?

Il gi oco dell a loro politica è ormai svelato Noi resping iamo il loro ramosce llo di pace.

N ein, Kamarad l Quando tu ci parli d i « riprendere le re lazion i internazionali )> noi ti rispondiamo colla più comune delle tue i otcrie· zioni dispre-giative:

« Pfui! ».

E passiamo a Cadorna.

D a 1/ Popolo d'Italia, N 3'56, 24 dicembre 191'5, II.

UNOIC[ Sl ~ro

PARTENZA PER IL FRONTE E CRIS I DEL MINI STERO BOSELLI 209

PROFILASSI INTERNA

Ci sono tre categorie d' italiani che possono esercitare ed cse~citano, infatti, un'influenza dc-bili tante e deprimente sullo spirito della N azione i n guerra e sono: gli allarmist i, gli incontentabili e g li zelatori piU. o meno disinteressati della pace.... metafisica. Sui primi non vale la pena di scrivere molte parole : si tratta di gente che non voleva la guerra, di gente che ha << subito ». mal celando il C·ispetto e la colJera, le dcdsioni dell'lt;1lia nel maggio; si tratta di un·accozzaglia di uom ini obliqui - in gran parte legati alla German ia per via dell ' ute ro J elle mog li e per via del ma rco d i BUlow - i quali t raggono una loro miserabile vendetta n el diffondere e d acu edìta re le voci p iù catast rofi<:he e assu rde ai da nni nostri. Non è però difficile liberarsi di questa m ala genia. Bisognerebbe cominciare col gettar fuori dalle fron tiere d'lta lia, le ce ntinaia e centinaia di tedeschi au tentici o di falsi sv izzeri, che circolano ancora impunemente fra noi; bisognerebbe che la son•eglianza <( politica » al confine svizzero fosse fatta sul serio, perché è ormai accertato che Lugano, lucerna e Zurigo sono i centri di diffamazione dell' Italia e per ciò che rigUarda gl i «allarmisti» dell'inter no bastere bbe un esempio, uno solo, ma persuas ivo, per rid urre questi alleat i dei nostri nemici alla perfetta innocu ità.

Nel discorso p ronunciato recen temente dalL'on. Salandra al Senato, v·era u,ùffermaiionc energica che merita di essere ricordata.

" La repression e - <lirn! il Pre-siJ ente Jd Consiglio - un' arma a dop pìo tag lio, ma noi ci taglieremo le mani, pu.r di .recid ere la testa ai nemid J eUa Patria ), ,

Prendiamo atto, ma crediaipo che se il Governo sarà previdente e vigilante, se seguirà - insomma - una politica rettilinea, non av rà mai occasione di ricorrere alle misure estreme. Perché l'equilibrio morale e politico della Nazione sia mantenuto integro, non è necessario proclamare lo stato. d'assedio ; il Governo può colpire con altri mezzi p iù semp1id , meno paurosi e di natun . puramente amministrativa i sabotatori dell' open sua e della guerra nazionale; né g li costerà mol ta fatica il rintracciarli e l'identificarli, da l momento che li ha in gra n pa rte vicini e ta !volta. sono gli esecutori - quanto solleciti e voJonterosi ! -

-- - -.~;~-'- ·" <( Il Popolo J ' lt,dia » J d ', I di(t:rnb r{" 19 1

de i suoi ordihì. In altri termin i: il Governo deve estirpare la gramigna cattiva del giolittismo, cominciando dai prefetti, dai sotto-prefetti e dai fu nzionari alti e bassi di tutte Le ge rarc hie, non esclusa fa militare, i quali dimostrano in troppi modi, di essere ancora fedeli seguaci del verbo parecchista e offrono al GQverno aJll#tle una collaborazione passiva e negativa che può - a lungo andare - risolversi in u n di sast ro e ch iaro che l'esempio dall'alto, avrà immediata e quasi automatica ripercussione in basso.

Vengono poi, tra gli agenti debil itanti dello spirito nazionale, g li incontentabili. Anche qui bisogna distinguere. Ci sono que!Ji in ma lafede ch e assumono l'aria degli insoddis fatti, dei disillusi sull'andamento della nostra guerra, per rendere u n a ltro serv izio alfa invincibile Germania , Il loro p essimismo e di natura politica :e gente che vede nero perché guarda deliberatamente il mondo italiano con occhi a li affumicati di marca tedesca Quando, domani, avremo occupato Trieste, costoro trovc r::i.nno ancora una g iustificazione a l loro malcontento, p e r il fatto che non saremo entrati.... a Vienna. N emmeno una decisiva , conclusiva e rapida vittoria deUe nostre armi , g iove rebbe a ca lmare le insoddisfa. zioni dei neutralisti, i quali riprenderebbero a gemere sug li inevitabil i sacrifici di denaro e di sangue che la vittor ia impone, L'a ltra categoria dei «disillusi » è più vasta, ma, in compenso, un po' meno pericolosa. Comprende tutti coloro che favorevoli in maggio o partigiani ancora della guerra, com incia no ad essere assillati da q ualche dubbio, tormentati da qualche preoccupazione. Trovano che si va adagio; che, anzi, si sta ferm i; si acconciano male alla pur facile previsione di una guerra lunga; avrebbero voluto - come strenna natalizia dal G eneralissimo - almeno la conquista di Gorizia e invece Gorizia è ancora austriaca , Questa categoria d i cittadini offre il te rreno p iù fecondo alla penetrazione e moltiplicazione delle notizie a llarmiste Per cònvincerli che h anno torto, basta o dovrebbe bastare questo semplice e, crediamo, persuasivo discorso. Una constatazione, anzit utto: noi ah• biamo portato tutta la nostra guerra in territorio nemico. Per com• prendere l'importanza formidabi le di q uesto fatto, basta formulare l'ipo· tesi contraria, che cioè gli austriaci fossero riusciti a portare tutta la loro guerra in territorio italiano. Seconda constatazione: le vie per le quali Conrad si riprometteva di cala re colle sue orde in Jtalia sono ora definitivameme sbarrate, :e forse questa certezza - avvalorata da sette mesi di. campagna - che favorisce l'acca demia ipercriti ca e i nconcludente e dannosa di troppi italiani? t; vero che la nostra avanzata è l enta, ma dev'essere nece1rariamente l enta. La n ostra non è una guerra « mara· maldesca » come tentavano di far credere i neutralisti de lla vigi li a: cibattiamo a condizioni eguali. La deficienza numerica degli austriaci è

PARTENZA PER IL FRONTE E CRIS I DEL MJNIS'rER.O _ BOSELLI 2 11
u . . vm.

ri parata dall 'abbondanza dei mezzi materiali e dal possesso di posizioni dominanti e stiaordinarfame nte fort ificate. 11 fatto che l'esercito aust riaco combatta da p iù lungo tempo del nostro, ha conseguenze negative e positive. .e. certo che i soldati austriaci - specie quelli di nazio nalità s lava - sono stanchi, ma è altrettanto vero che i sol dati aust riaci d i naziona lità tedesca o ung he rese, avevano all'inizio delle ostilità il vanta.ggio su di noi di un più lungo tirocin io di guerra. Ciò malgrado abbiamo incalzato e respinto il nemico di chilometri e chilometri o lt re JI vecch io confine.

Noi sottopon iamo alla meditazione di coloro che pretendonostando al caffè - 1e avanzate fulm inee, la situazione sugli altri front i dell a g uerra europea. Quali sono le conquiste, anzi le riconquiste degli anglo-frances i sul fronte occidentale, nei dodici mesi di guer ra del 190 ? Molte volte sono apparsi nei comun icati d i Cadorna i nomi d cJlc stesse località, ma 9uant e volte no n abbiamo noi incontrato nei comunicati d i ]offre il Bois l e Prétre e il Labirinto? Sette mesi d i guerra hanno reso familiare agh italiani il Monte San Michele, ma forse che l ' Hartmannsweilerkopft - preso e ripreso un infinito numero di \'Olte - non è altrettanto famig liare ai francesi e.... ai tedeschi? O italiani, che avete fretta, ci sapete indicare un fronte di guerra dove si sianel 19 15 - avanzato a passo di corsa? Già: il fron te msso, ma le ragioni del sui:cesso d' Hinden burg sono note. Ciò non tog lie che H ind enburg è fermo da quattro mesi e da quattro mesi il comunicato ted esco nel fronte or ientale « non ha nulla da segnalare ». I tedeschi son o inter rat i a quaranta ch ilometri da Riga e non si muovono. Prescindendo dal successo austro-tedesco contro i serbi, reso possibile e facile dalla proditoria aggressione dei bulgari e dall' ignobile tradimento dei greci, la verità è qu esta: l'unico esercito clic nel 191S abbia avanzato in terr it orio nemico - superando ostacoli che nessun altro esercito a l mon do saprebbe superare - è l'esercito italiano,

G li impazienti prendano nota e si guardino da l deprimere - in q ualsiasi modo - lo sp irito della Nazione, il che equivale a deprimere il morale dell'esercito che combatte, ch e ha vinto e vincerà.

Infine, perché la N azione in armi sia sempre presente a se stessa e sia in ogni momento conscia del suo dovere che si riassume nella far. mu la: A qualunque co1to, sino alla vittoria.', bisogna porre u n freno all~ p ropaganda del pacifondaismo astrat to.

Da qualçhe tempo, sui p raticelli fioriti dell'arcadia p anciafich ista, brucano insieme le pecore mansuete dell'ovile cattolico e i caproni della congrega social-ufficiale. Benedetto XV ci propina le sue encidicbe, j suoi disco rsi, i suoi lamenti ; Costant ino Lanari diffonde tra i suoi fede li il verbo emanato dalla convent icola. d i Zimme rwald. Ci rcolano -

212 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

anche fra i soldtJJi r.ombattenJi - de lle ridico le preghiere pro-pace. Non è la pace giusta che preti e socialisti vag heggiano e propugnano, poiché l'avvento di una pace giusta e duratura, è possibile soltanto colla vittoria della Quadruplice Alleanza; ma ciò ch'essi diffondono il desiderio di 1111a pace qualunque, di una pace di compromesso e di transazione, anche oggi., anche se la pace avrà i.I sigiHo degli Hohcnzollcm. E tempo di reagire contro questa pericolosa e insidiosa e subdola opera di propaganda. Chi parla di pace, quando la Patria è impegnata in una lotta per la vita o per la morte, giova coP.sciamente o inconsciamente al nemico. Un solo pensiero deve dominare i cervelli, una sola volontà deve tendere il fascio dei nostri nervi, una sola parola deve riass umere tutte le nostre speranze: il pensiero, la volontà, la speranza della vit• toria. La pace verrà poi, come conseguenza naturale e logica della vit. torìa e sarà tanto più lunga e feconda, qua nto più decisiva sarà stata la sconfitta d ei n ostri nemici.

Oggi solo i proposi ti forti e vi rili possono aver diritto a lla l ibera espressione, non ciò che debilita e divide.

G émir, c'e11 Jrahir! dicevano i ConYenzionali di Francia in uo "altra ora tragica della storia europea.

UNDICES IMO

Da li Popofo d'Italia, N. 358, 27 di<embre 1915, U (g, 49; h, 70).

PARTENZA PER IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 213

FINE D'ANNO

Alcuni avvenimenti della pili gra nde importan2a imprimono un sigiHo particolare, alla fine del secondo anno della guerra .mondia le. Si tratta di fatti confortanti che autorizzano a trarre i mìgliori auspici per hnno che comincia domani. Vedrà iJ 1916 la vittoria decisiva della Quadruplice Alleanza? N essuno può rispondere con sicurezza a questo formidabil e punto interrogativo. Bi sogna - dal momento che ci manca la chiaroveggenza dei j>rofeti -limitarsi a un esame della situazione s cnerale; e ad un calcolo più o meno approssimativo delle fo rze attuali e potenziali dei due Gruppi di Nazioni che si contendono la vitto ria, Che la Quadruplice abbia in sé la capacità per vince re, è fuori du bbio, ma nessuno può affermare, quantunq ue ciò sia da desiderare e da augurare, che basteranno ancora e solta nto dieci mesi di guerra _per schiacciare 1a Quadruplice nemica. Tuttavia, g li eventi odierni permettono di gua rdare all'anno che com inci a con fiducioso ottimismo.

Gustavo Hervé sembra molto sicuro del fatto suo e ha già cambiato il t itolo, ch'era diventato del resto anacronistico, del suo giormle. Passiamo dunque in succinta rasseg na i dati di fatti che aumentano Je no· stre probabilità di vittoria ne l 1916.

la situazione militare della Russ ia appare, dall'ottobre ad oggi, ass:ii mjg]iorata. L'a iuto del G iappone è stato provvidenziale. N o i n on abb iamo mai creduto alla possib ilità di una p ace sepa rata tedesco-rus ~a, specie dopo la riconquista de lla G alizia da pa rte degli austriaci e la perdita della Po lonia, ma sappiamo pe rò che v'è stato un mome nto in cui questa eventualità non era da escludersi in modo assoluto. O ggi , il linguaggio è,i Sazonoff è ancora una voita esplicito. Dinanzi alla Commissione del Bilancio della Duina, il ministro degli esteri russo ha d ichiarato che «1a Russia non farà la pace sino a quando Ja violenza tedesca non sia infranta».

Durante i mesi della sosta invern ale, la Russia può tranquilJament e preparare milioni e milioni di soldati, da rovesciare, ncUa. primave fl pro~sima, sulle linee tedesche e t ravolgerle.

l'Inghilterra si finalmente decisa ad att1.1are la « coscrizione » obbligatoria, Quantunque si t ratti di una «coscrizione» limitata e par-

2iaJe, il fatto è di un'importanza enorme. Anzi tutto, come primo passo su una strad:1 che può condutr'e - se !e esigenze del1a guerra lo jmpor· ranno - alla forma di reclutamento «c ontinentale »; e come i n<li<e d eìla ferma volo ntà della G ran Bretagna di condurre la guerra ad o ltranza. Si p u ò deplorare che le d ecisioni « energ iche» e risolutive dd Gabin!':Uo Asquith non siano state adottate prima di adesso, comunq ue la cosC[izione obbligatoria - permettendo di porre in campo nuovi ese rciti - può affrettare 1a fine d eJla guerra Sembra che gli uomin i d i Stato ing lesi si siano convinti che n on si può infliggere all'Europa « la guerra co lonia.le », cioè « la guerra CJon ica. » che finirebbe in un grande sba diglio di sangue e in una pare inut ile, incerta e ingloriosa. L'ele· mento uomo è ancora e sempre , in questa come in tutte l e guerre del mondo, il fattort: d ecisivo, se non un ico della vittoria. B b en e ché gl i inglesi comincino a rendersene conto .

Anche dalla Francia ci g iungono l iete novelle. Il Congiesso d ei socìalìsti francesi si è chiuso co l voto ci,uasi u nan ime di u na « mo2ione » che tag lia di colpo l e illusioni e sventa i pia ni di u na parte d ella soc ia (. genosscria tedesca. La mozione zimmerwaldiana di Bourderon ha raccolto un numero insignificante di suffragi. La tesi « oltranzista », val idamente so stenuta dai più vecch i e p rovati militanti del soèialismo fran cese, da G uesde a Renaudel ; d a C ompère-Morel a Cachin , ha trionfato. N iente pace, finché il mil itarismo tedesco non sia fia ccato; niente pace sino a quando i paesi invasi e distrutti, ncn siano rest ituiti a libertà e indipendenza; niente pace, senza il ritorno alla Francia delle provincie strappatele violentemen te nel 1871. Molto o pport u n amente, Ja mozione dei social ist i francesi ricor4a il « p recedente » di Bebel e Liebknccht che votarono contro J'annession e d e ll' A lsaz ia e Lorena alla G erman ia. M .. i K amarad en d el 1914 n on ban no n ulla di comu ne çoj Vo rlaiife r (precursor i) d el 18 71.

M entr e la Qu a.druplìcc In tesa ap p resta i m ezzi per v incere e riafferm il la sua. i ncrollabile volontà di v ine.e re, la Qua drupli ce nemica ci p resenta a lcuni s intomi che possono offri re al t re g iustificazion i a l nostro ottim i· smo. la d ébade finan ziaria degli I mperi Centrali è documentata n ei listini dei « cambi >>. Il ministro Helfferich ha un bel magnificare dall 'alto d ella tribuna del Reichstag la solidi tà dell'economia « interna » tedesc.1 , ma i neutri, col « fiuto » proprio d ei n eutri, cominciano ad avvertire g li scricchiolii d e ll'armatura e colla p rudenza sorniona, propria dei n e utri, g irano al largo. Che l a German ia - invincibile - desid eri la pace, è o rmai fuori di dubbio. Può e5se re che da parte del Governo si tratti di una manovra di uso int erno : per giustificare cioè agli occhi d el popolo la. prosecu2ione de lla guerra come una n ecessità. imposta d alla caparbicti irrjducibìl e dei n emici, m a è certo che neg li strati p rofondi d ella

P ARTENZA
E
PER IL FRONTE
CRISI DE L MINISTERO BOSE L Ll 2 l5

popolazione tedesca il desiderio di una pace prossima che ponga fine alla strage e alle miserie assilla gli animi.

La Germania ha ormai giuocato tutte le sue carte: la carta belgafrancese agli inizi della conflagrazione ; la carta russa nel maggio scorso e quella balcanica nell'autunno, e non ha vinto 1a partita. Continuare il giuoco significa perdere. Questa fatalità è avvertita, è sentita dai tedeschi ed è appunto q uesta coscienza - ormai chiara e definitadella .impossibilità di vincere, che li spinge ad offrire la « loro pace». Ma l'offerta è respinta. Sazonoff parla chiaro. Gallieni, dal Senato di Francia, proclama che chi parla di pace è un cattivo cittadino. Il r ivoluzionario russo Burtzefl dà la mano al SOlialista francese Thomas nel proposito della guerra sino in fondo, sino alla vittoria. Gli iogksi adottano la coscrizione obbligatoria. L 'Italia lancia il suo te rzo prestito di guerra.

Gli è appunto per toglie re ai tedeschi un'estrema illusione, gli è per isolarli ancora più; gli è per far sen tire più duramente il cerch io di ferro che si stringe a poco a poco, ma inesorabilmente attorno a loro, che noi reclamiamo la dichiarazione di guerra dell'Italia alla G e rman ia.

Il 1915, come il 1914, muore fra lacrime e sangue; ma se j Governi e i Popoli della Quadruplice lo vorranno e se alla volontà adegueranno gl i strumenti materiali, potremo forse nel 1916 - colla sconfitta totale della Germania - celebrare il trion fo del diritto dei popoli e inaugurare un periodo di pace duratura, riparatrice, feconda.

Ma prima e a qualunque costo: vincere J

Da TI Pop olo d'I111lia, N. 362, 31 dicembre 1915, II.

216 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
UNDICES IMO

DIOCLEZIANO E CUGNOLIO

L'on. Cugnolio, deputato per il collegio di Ve.tceI1i, ha chiuso il suo articolo - pubblicato su\l' Avanti! di domenica scorsa - con u na melanconica constatazione, questa: che esiste un'eclissi attuale del so. cialismo. Il Cugnolio si è ben guardato dallo specificare: dal dircj eia~ se l'ecliss i sia parziale o totale; se il socialismo eclissato sia quello di marca italiana o quello di marca tedesca. Comunque, il Cugnolio, dopo essecsi giovato di ciuesto vago eufemismo astronomico per definire Ja pietosa situazione del socialismo italiano, ha trovato modo di consolarsene ritornando - con un sa lto di acrvba!a virtuoso - ai tempi d i Diocleziano che fu l'ultimo grande persecuto re del cristianesimo. E n 'è venuto fuori con qllesta proporzione: come il cristianesimo non fu annientato, ma fortificato dalle persecuzioni ordinate da Diocleziano, cosi i.I .socialismo non uscirà stroncato, ma vi.vificato da questa guerra.

Un ' analogia del genere può fare una certa impressione sui lettori eclissati dell'Avanti/, ma basta esami narla da vicino, per constatarne tutta la vacuità. !i un povero artificio polemico. Anzitutto la .storia non si ripete. La teoria vichiana dei « co rsi » e dei « ricorsi )> storici, non au torizza a formulare delle analogie a rbitrarie. La storia non .si ripete, p:rcM gli elementi che fanno la .storia non sono sempre gli stessi.

Scene e protagonisti cambiano L.,cessantemente . l'on. Cugnolioquantunque socialista - vuol forse parag onarsi a un a ntico cristiano? g mai stato l'on Cug nolio a tenzonare colle fi ere negli A nfiteatri? L'on Cugnolio ha forse vissuto ne lle catacombe, come facevano i c ristiani nell'attesa di affermare col martirio la l oro fede nel Naza reno ?

L' Europa del 1916 non e l'Eurnpa del 303. Siamo dinnanzi a una guerra che i popoli di razza tedesca hanno voluto e scatenato, imponen. dola, per conseguenza, come una necessità e un dovere agli altri popoli. Qudla di Diocleziano era una p e rsecuzjone. I socialisti italiani hanno forse dei titoli per paragonarsi ai primi assertori del cristianesimo ?

Se il trionfo del cristianesimo è dovuto al martirio· dei suoi adepti che eternavano colla loro morte la fede, quale trionfo può spe,are i l socialismo italiano che non ha espresso daJle sue file un uomo, un uomo solo, che abOia avuto il coraggio di un gesto di negazione e .:!,i rivolta? Dove sono i «martiri» del socialismo italiano? Sono forse i clandestini

e notturni affiss atoti dei volantini 2.immerwaldeschi? Certo è che volendo seguire i rag ionamenti dell'on. C ugno lio si giunge a conclusion i diametralmente opposte a quelle ch'egli ha voluto cava re dal suo paragone fra persecuzione ai cri stiani e gucua attuale. A meno che l'on. Cugnolio non pensi che la .guerra attuale rap presenti una persecuzione escog itata dalla borg hesia per sterminare i proletari; nel gual caso egli dovrebbe ma ledire come ~< persecutori » quasi tutti i socialisti d'Europa. Eppure anche noi crediamo che il social ism o non uscirà distrutto da questa guerra Ma non è il martirio dei suoi p artigiani che salverà il socialismo, poiché nessu no si è sacrificato in olocausto all ' idea astratta della pace o della neutralità. I cristiani si face\•ano bruciare, squartare, lapidare, crocifiggere, mutilare, divorare dalle belve feroci, ma i sodalisti italiani. n on giungono a queste aberrazioni. T rova rlo che non è ig ienico~

L'on Cugnolio, che fa il cris tiano antico, soggiacerà a un solo ma rtirio: quello della m edagl ietta co n annesse e connesse seimil a N ell e a ltre Nazioni d 'Europa il socialismo può avere un avvenire dinanzi a sé. In I ta lia, no In Francia, ci sono tre socialist i al G overno. In Jnghilterra, la classe operaia influ isce dire ttamente sulla politica dello Stato N ella G e rmania stessa, il proleta riato crede di aver messo una ipoteca su llo Stato, segu endo la polit ica dell'Impero, Certo è, che domani, Ie classi dominanti non potranno pascere d i diritti illusori e cartacei i milion i e mi lioni di uomini che hanno fatto la gue rra. Il prolctadato p icchierà col suo pugno di ferro .a lle porte: deilo Stato, chiederà di entrare e, se sarà respinto, si farà Jargo colla forza.

I socia listi d i tutte le N azi oni, esclusa l'Italia "' q uesto d isco rso a i reg gitori della cosa pubblica: « Sig nori, voi avete visto che la classe opera ia ha fatto il suo dovere n corsa ai confini minacciati, si è b11ttuta, ha versato fiumi dì sa ngue. Che cosa dà la Patria a questi suoi figli che l 'hanno di fesa ? Co nt inuerà per l oro a d essere matrigna, o vorrà cominciare a è essere madre? »

A sC(onda della risposta, ci sarà o non ci sarà, d opo la guerra fra le N azion i, un supplemento di guerra civile fra le classi.

Ebbene, i socialisti ufficiali italia ni che cosa diranno e fa ranno domani? Nulla, perché essi sono degli assenti. Potevano scegliere fra il ma rti rio e l'accettazione della rea ltà., Potevano rifugiarsi nella cosidetta to rre eburnea dei principii - pronti a suggellare col sacrificio la devozione agli ideali professati - o p otevano misch iarsi alla realtà nuova, assumendo tutte le responsabilità morali e materiali che una parteci pa· zione diretta e cosciente ag li avveni menti fo rmidabili deH'ora attu ale

218 OPERA OM NIA DI BENITO MUSSOLINI
• Lacun:1. del testo.

avrebbe imposto. Potevano essere deg l i asceti, dei solitari, degli « inat• t uali » sim ili a pret i melancon ici e fa natici che non abbandonano il tem p io anche se minacci da ogni parte ruina e sarebbero stati degni di qualche simpatia; potevano essere dei costruttori che si adattano alla nuova situazione e si foggiano g li stru menti per dominarla. Non han no avuto il coraggio di accettare il martirio, non han no avuto il co ragg:o d i accettare la realtà,

H anno p refe rito rimanere fra il sì e il no; fra l'essere e il n on essere, pencolanti fra l'ideale e il reale; tra i principi i e la pratica; con un piede nella neutralità e un altro nell'interventismo Non sono stati né con Cristo, né con Giove. Né co lla pace né colla guerra. Vinti senza combattere, li attende un incerto e ing lo rioso doman i.

UNDICES I MO

Da Il Popolo d'ftalia, N. 4. 4 gennaio 1916, IU.

PARTE NZA PER JL FRONTE E CRI S I DEL MINISTERO BOS ELLI 21 9

« LA NAVICELLA DI PIERO »

L'on. Claudio Treves, occupan dosi nell'ultimo numero della Critica Sociale del recentis.~imo libro di Missiroli, chiude il suo atticolo con q uesto g higno paradossale :

li vent o gon6a le vele in poppa al]a navicella di P iero. La g uer ra " d emoc ratica " per tu tte le emancipaz ioni, accen na a conchi udcrs i coI trionfo del Sillabo e <lei Potere tempor3le »

Claud io Treves è il primo a non credere a questa sua affermazione. È una br)l1 f 11de ch e tra disce il neut ralista il guale h a ancora e sempre « in gran dispitto » la g uerra della Quadruplice in generale e q uella dcir1talia in particola re. N on c'è prop rio bisogno di essere dei vi rtuosi della dialettica, per dimostrare che le previsioni dell 'on. Treves son o fa ntast icher ie più o meno sp iri tose. Che la navìcdla di P iero proceda a gonfie vele, è - a nostro avviso - un pochino esagerato. Il pilota, che sarebbe Benedetto XV, ci pare un p o' meno ottimista dcll'on. T reves che sta a guar dare dalla ri va, cioè dal di fuori. Intanto, è un fatto che l'« obolo» non « butta » più come per iJ passato. G iungono , è vero, g li omaggi de lla Polonia, del Belg io - q uantunque no n siano rruncate nel Belgio tra i cattol ici le voci di aspra critica alla t rascenden· tale neutralità vaticana - ma cogli o maggi non si riempion le casse. Se veramente la navìcella d i Piero « corresse m ig liori acciue » il Papa terrebbe a lt ro l ing uaggio, troverebbe altri accenti per lanciare a lle mo lt itudini la parola che egli detiene da Dio. Parla invece come p uò parlare un uomo ch e si sente sconfitto, soverchiato dagli a vveniment i « profani » . Le sue encicliche, epistole, allocuzi oni lamentose e gemebonde cadono nella più gelida indifferenza: egli invoca la pace, ma nessuno lo ascolta, 11 cannon e copre ancora e sempre la voce del vicario d i Dio. .

Mig liorerà la sua condi~ione, domani? La « navicella » cattolica troverà domani vento più propizio alla sua rotta?

A sentire l'on. Treves, non dubbio.

• La guerra " democratica .. per tutte le emancipationi, accenna a conchiu. dmi col trion fo del Silla bo e del Potere temporale ».

PARTENZA PER IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 221

Domandiamo anzitutto all' on. Treves: quale dei due gruppi di Potenze belliseranti può - a più giusto titolo - r ivendicare a lla propria guerra il carattere di « guerra democratica »? Non ci sono che tre fi. sposte possibili a questa domanda: o g uerra « democratica >> è ciuclla della Quadruplice anglo-russo-latina o lo è invece la guerra delia Quadruplice austro-turco-bulgaro-tedesca oppure i due gruppi di Potenze belligeranti si equivalgono e la democrazia.... non c'entra.

Jncediamo per esclusione. L'on. Treves - uomo pubblico e legislatore - non vorrà - è sperabile ! - riconoscere spiriti di democrazia in una guerra provocata da un 11/tim'1/Um dell'Austria a!Ja Serbia, che costituiva - a detta degli stessi social-democratici di Vienna e di Berlino - una minaccia di distruzione dell' in d ipendenza serba. Non può J'on. Treves definire « democratica » una guerra che, come quella dichiarata dalla German ia alla Francia, com inc ia coll a violazione brutale della neutralità belga, ,giustificata poi al Reichstac, dal Cancelliere, coll'insoJente : « N oi kennt kein G eboJ ». L 'on. Treves è poi t roppo umanitario per c-ata logare fra le guerre « democratiche» - come furono, ad esempio, q uelle dell.1 Rivoluzione Francese - una guerra che come q uella condotta dai tedeschi ha violato sistematicamente e deliberatamente t u tte le « convenzion i )> e calpestato ogni senso di umanità. I tedesrhi che hanno massacrato cinquemila « civiJi » nel Belgio e affondato in mare, dal LHsitania al Persia, migliaia e miglia ia di in nocenti fra cui innume revoli donne e bambini, sono degni alleati di q uegli austriaci bombardatori delle nostre indifese cìttà, di quei bulga ri che hanno straziato la Serbia e ~-i quei turchi che hanno scannato, in nome di Allah, un milioncino - soltanto un milioncino! - di armeni. Guerra « dcmocratica >> quella degl i austro-turco-buJga rO·tedeschi, no, dunqu e

Ma qui l'on. Treves s i affretta a contestare il carattere di « demo· natica » anche alla guerra che l'altro gruppo di Potenze bell igeranti ha non ce rcato, bensl accettato e su bito ed è appunto da questa contestazione che proviene 1a sua previsione catastrofica di un ritorno al « Sillabo e al Potere temporale ». Noi ammettia mo - per semplice amore di polemica - che l'uno e l'altro gruppo non possano vanta rsi di fare una guerra «democratica», ma se l'on. Treves dovesse scegliere, a quale dei due gruppi darebbe la preferenza?

A quale dei due gruppi augura vittoria l'on. Treves?

Certamente a quello in cui è l'Italia.

Ma con quale animo può un socialista - libero pensatore - augura re una vittoria, se questa significa un tremendo balzo indietro non al pre-'70, ma a l pre-'89? L'on. Treves - esperto nell'arte delle sfumaturel'on. Treves - che non è mai stato n eutral ista sino allo sciopero generale e nemmeno interventista .sino all'accettazione della guerra - deve ri.spon-

dere a questa domanda: c'è più «democrazia» nei regimi della Quadrupl ice Intesa od in quelli della Quadruplice nemica? Franci1 e Belgio hanno al potere ministri socialisti; c'è qualch e cosa d i simile in German ia, in Austria o in.... Turchia? E per quanto concerne gli « obiettivi » della guerra, sooo più «democr atici» quelli della Quadrup lice Jntesa che vuole risolvere il problema delle nazionalità in Europa o quelli della Quadruplice tedesca che vorreb be opprimere e mutilare altre Na.2:io ni per lasciare - come già nel '70 - alt ri germi di futuri conflit ti fra i po· poli?

E dov'è che si p arla di un « ristabilimento del Potere temporale dei Papa» con relativo Sillabo? In Francia, forse? In Inghilterra ? ln Russia? No. La questione « \'at icana » è agitata in Germania e in Austr ia-Unghe ria. Non a ltrov~. Ma no n è lapalissiano allora - troppo lapalissiano ! - che << Sillabo e Potere t emporale» sono legati nlla vittoria germ anica? Non è sempre lapalissiano che per queste sue possibili conseguenze teocratiche quella de.g li austro-tedeschi è la guerra « r eazionaria » per definizione? Certo un ' Austria-Ungheria trionfante sarebbe lieta di cancellare la pagina de l 1870, Ci lascerebbe il Veneto, forse, ma ci p r('fl de rebbe Roma. Non ci mutilerebbe alla periferia, ci strapperebbe il cuore. Gli Imperi Centrali vincitori ci infliggerebbero la «punizione» del papato. Sarebbe è.iabolico, metternickiano. I socialisti - ecco la responsabil ità veramente terribile ch'ess i, più o meno consciamente, si. sono assu nta. - hanno «lavorato» per fa cilita re la vittoria austro-tedesca ; prima, cercando di mantenere l'Italia nella neutralità tJJq11e ad finem; adesso, sabotando neIIe forme più subdole la nostra guerra. evidente che senza l'intervento italiano, le chancn di vittoria per g li austro-t edeschi sarebbero state assai maggiori: Ullpedirc l'intervento italiano significava fa ci litare la vittoria tedesca e la vittoria tedesca voleva dire, vorrebbe dire, Papa-re a Roma e l' elmo a chiodo in tutta Europa.

Equiparate pure - in obbedienza a lla più bestial e logica n eutralista - l'u na e l'a ltra guerra; negate all'una e all'altra - se cosi v i piacel'etichetta democratica, ma il vostro pensiero, la vostra coscienza, respingono l'ipotesi di una vittoria tedesca, perché sentite che essa vorrebbe d ire ag li effetti della civiltà europea il trionfo della German ia.

Sia o no democratica la gue rra ch e la Quadruplice lntesa conéuce, questo è certo: che se sarà vittoriosa, non rivedremo il Papa-re e il Sillabo resterà agli archivi vaticani. Il Potere temporale è tramontato per sempre. E: più faèile restaurare il culto degli dei. Un libro di Missiroli sia pure con prefazione di Sorel e un articolo sia pure formidabile di Bellonci, non bastano a chiudere la b reccia di Porta Pia, perché da quella b recci a non sono entrati soltanto i Savoia che d etengono, è entrata l'Italia. E l'Italia non può rinnegare se stessa.

222 OP.ERA OMNJA DI BENITO MUSSOLINI

Escluso, d unque, colla vittoria delJa Quadruplice Intesa, og ni p eci. colo di cammino a ritroso, quale altro vento gonfia le vele della navicella di Pie ro? Forse il r isveglio del sentim ento religioso provocato dalla g ue r ra? Appunto perché p rovocato dalla gu erra, questa ri viviscen za di r eligiosità, non durerà oltce la guerra. E se anche l'Europa di domani dovesse offrire - come in cer te epoche bule dell'alto medio-evo - lo spettacolo di grandi masse che, ebbre e doloranti di mistici smo, si get· tano ai piedi della Croce, che bisogno avrebbe, allora, il Pastore di Cristo di poche centinaia di chilometri quadrat i di t erritorio ? Che cosa sarebbe questa sua sovran ità profana di fronte all'altra spi ri tuale, immensa?

Ma no. Tutto fa credere che l'Europa di domani non sarà più re· ligiosa di quella ante -be/J11m . Anzi ! A nzi !. .. Dopo a così lungo spettacolo di morte, si amerà di un amo re frenetico la vita. Dopo tanto dolore, si ccrcheri spasmodicamente la gio ia. Ogni gioia. Chi parlerà di <~ rin uncia»? Chi vorrà « rinuncia re » ?

UNDICES I MO

D a Il Popolo d'Italia, N . B, 8 gennaio 1916, III.

PARTENZA PER IL FR.ONrE E CRISI DEL MIN(STERO BOSE LU 22;

Un giornale quotidiano di N apol i - giallo più del giallo della ba nd ie ra austriaca - in una corrispondenza da Milano in data 27 d icembre - mi h a presentato come « sottotenente - nientemeno ! - della T errito riale, dichiarato inabile alfe fat iche di g ue rra » e anche, pe r sop rammercato, autore di Ietterc « commosse e commoventi » ai miei am ici*.

I miei amici e quanti mi conoscono e quanti conoscono 1a mia condizione, sono stat i ì primi a ridere della not izia che non ha base alcuna di fondamento. Intanto, il collega Federico Buffon, che è stato sino al 31 dicembre corrispondente del suddetto giornale, mi ha mandato una lettera ch e dice :

Caro M ussolini,

AHa vostra domanda rigu:udo alla notizia fantastica pubblicata dal MaJtino e datata da Milano non ho nessuna difficoltà a confer marvi quanto vi ho già <letto per telefono, che, cioè, tale notizia non fu trasmessa da me. Cordiali saluti .

.E probabile che la favola stupida e - in fondo - maligna, sia stata posta in circola:z:ione dalla stessa redazione del foglio giallo.

ArroJ rispose p~r le rime una p rima volta **i ma q uesto n on }1a impedito e non impedisce a tutti i g iornali neutralisti, tedescofill e cleri. cali di provincia di cont inuare a r ivogare al loro p ubblico la storiella di un « Mussolini sottotenente della T e rritoriale », dc. etc.

Tutti sanno - credo anche i paracarri delle strade ormai - che sono stato e sono soldato semplice. Non sono mai stato dichiarato inabile alle fa tiche di guerra - tutt'a ltro! - e ter minata la mia l icenza di convalescenza. tornerò a compiere il m io dovere di soldato. Non ho mai scritto « lettere commosse o commoventi >> ai miei amici.

I gio rnali di provincia, a cominci.t re da qt1elli dei lrllJIJ cle ricali, che • Cm). ,,.. (H)),

PER FINIRLA

PAR'J'ENZA PER. IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 225

si sono affrettati a divulgare la fan donia inventata di sana pianta dal giornale sca rfog1iesco1 devono, se la probità giorna listica non è d ivenuta una frase senza senso, prendere onest amente atto di questa mia rettifi ca di fatto.

E - se credono - finirla.

MUSSOLINI

P. S. - Debbo aggiungere, a onor del vero, che c'è stato un g iornale, Li Gd2.ze!ta di Parma, che ha smentito subito, dopo il t rafiletto di A rros, la stupida panzana del Militino. Ma gli altri? Vedremo.

D a Il Pllpolo d'f14/ia, N . 8, 8 gennaio l (H6, III.

UN COLLOQUIO DI GUERRA•

L'ho tr ovato nella 11anze11a di direzione, meglio, , ome egli ama dire, nel 1 110 << c11bicolo )> di Via Paolo da Cannobio, aJJorto, come in t empi normali, n el la vo ro giornaliJtico. N el breve studiolo q11dra10, Jeslimon e dei f remili, d elle ,mgoJCie, dell'emltanza, i nfine, d eJ/a p reparazione, campeggia, i n 1111 angolo, un magnifico rùraJ!o di Filippo Corridoni, l'eroe rii:o/uzion(WÌO e, m l M!!olo di ittvoro, a dnlM, rime/io di gru rra1 1111 groJJo proiellile 4u1triaco da 155, esploso.

lA convenaziom cade 111bito SJ11i\ ugomento della guerra e facciamo anche u n po' di buon sangu e ridicendoCt le varie 1t orieile che Jono w ne 111 / cQ nJo di Mtm olini.

- Ma io non me la p rendo, dice M 1111olini. Chi m i vuole morto, chi esone rato, chi riformato. Ci sono troppi che mi augurano male,

• Colloquio a\'u to con T orquato Nann i ( II, 263), a Milano, il 14 o il 15 gennaio 19 16. Jt resoconto del colloquio è pr~~ uto J al seguente p re:imbo:o :

« H o passato con Benito Mussolin i le ultime ore di questa vigilia del suo rit orno .a l reggimento, che- p r elud e- il suo p ros~imo ri torno al fronte. E mi pare che la nostr.a conversazione non sia priva d i interesse pei kttori del Gl<wn<1lc d ~l M au ino, spec ie dopo che la stampa na2ion:1 le 11.a raccolto voci disp.1rat issime e c-omunque infondate, sulla "posizione" attuale del soldlflO M ussolin i, dando ~ca. al ck~ Jeccio del p<:ttegolezzo ma ligno e cieco

« Una parola d i verità è tanto più necessaria in Romagna, dove, verso " Bffli to si è passati sen za d iscutett d alla idolatria sorniona e ta \vo ha u moristica, all'od io implarabile. Ciò che en forse prevedibile; perché !"amore e r odio h anno il )oro equilibrio inst abile nel sentimento, che va sempre agli ertrcmi e che bene raramente con os ce le vie della logie.a, le quali poi sooo le vie d i me:.:zo, o del buon senso.

« Dal suo canto e - ~rch é non dir lo ! - per lo stesso, stessissirno capovolgimento S<;ntimentak, il direttore del Popolo d'Italia è molto severo verso la sua Romagna "rhe fu sem pre - ripNe sg ranando gli occh i - ,mthe IU tempi p11palini, t1i11aio di bi rri e di 1pie "

« Diversi mesi di discip lina mi lit.ire e due di vita ·· p rimi riva cd anarchica" in trincea - r iassunta in q uel Giornal, di gu,m:, vivace di imp ressioni - a fondo .61osofico - che va s:,ubblicando li Popol o d' IJalia, n on hanno scosso, hanno anzi raffozzato, la 6bra e la fede di Benito Mussolini ». (Da Il Gìornal, dt f Afat,;,,o di Bologna, dcmo<ratico q uotidiano, N l 6, 16 gennaio 1916, VII)

perché la mia buona stella n on mi protegga! Adesso, come sai, dopo venticinque giorni di convalescenza sono alla vig ilia dcIJa partenza, dovendo infatti presentarmi dom en ica prossima a Treviso al ........ << deposito rifornimento uomini». Di là sa rò man dato all'ulteriore destina2ione Spero di tornare al mio reggimen to, dove vi sentivo come un lievito di entusiasmo, circondato dall' affetto e dalla defe renza di molti carissimi amici.

- E il « mnard » del << Mallino » d i Nap oli?

- Invenzioni di fantasia malig n a ! Ho già smentito e sono ben lieto di riconoscere la buona fede di vari g iornali ch e hanno ospitata la mia dichiarazione; gli altri, che cont inua no a tacere o fingono di n on sapere, sono in mala fede.

- Sta di fa tJ o, ...

- che io sono stato in prima, primissima linea per due mesi. Dico i n prima linea, cioè nelle t rincee piene di fango, all'acq ua, al gelo, dove si muore tutti i g iorni con stillicidio inesorabile ed inevita· bile. Con p ericolo di vita due volte: il 10 ottobre p er un o shra pnel che mi scoppiò vicino e mise fuori d i combattimento 11 uo min i, dei quali quattro morti; e il 17 ottobre per lo scoppio d i un a granata da 280 , In trincea . il pericolo di essere colpito è perm:i nente. L e vicende della vita in trincea sono state fotografate nel mio G iomale di Guerra che ha avuto, posso dirlo, un vero successo, anche fra molti socialisti uffic iali. Ta.nto che il primo editore italiano, mi aveva proposto di r istamparlo in volume.

- L'abbiamo letto tutti (On piacere e con entusiasm o: è uriJto con l a sem plidtà del soJdaJo e colla f orza d ella f ede.

- Gli è che la gu e rra l'ho presentata com'è, come l'ho vista, come l'ho vissuta ; senza dissertazion i di st rategia - per la quale m i dich iaro compete nte come un qualunque fa ntaccino - e senza la h: ttcratura di molti « inviati special i » che n on va più

- Co me ti tr ovavi al reggim emo .ì Che fo ndam ento hanno certe vo ci di irritazione dei soldati contro di te? Sei a1pi ranle u ff iciale ?

- Sciocchezze! Per notizia, ti d irò che l'unico grado al quale legittimamente posso aspirare è queUo di «caporale», in segu ito a lusinghiera proposta e motivazione del mio capitano, in data 21 ottobre. Al reggime nto mi sono trovato magnificamente. Gli ufficiali mi volevano bene e spesso si intrattenevano meco n elle ore di sosta; qualche volta mi offrivano la loro ospitalità. I soldati poi mi hanno sempre manifestato in ogni modo la loro cordiale simpatia. Ecco una lettera che m i è giunta proprio oggi. :S un abbruzzese che è stato mio compagno di trincea. Anch e a lui era g iunta la falsa notizia del Mallin o di Napoli. Mi scrive :

« Dai giornali ho rilevat o ch e sei fl aJo di recmle eJoneraJo d td ser-

15. - Vlll,

PARTENZA PER IL FRONT E E CRISI DEL .MINISTERO BOSEL LI 22 7

r1izio militare, ma Je da ima pat'Je 10110 lie~o di !aie n otizia, perchi n on I(1r1ti pùì roJlretto ai disagi della gtterra, dall'altra mi sento alquanto d i.spiaciuJo, percM n on avrò più vicino a me il più Jincero com pagno e consigliere ()/tre che buon padre. Non pertanto io ti terrò 1empre preJe11le n ei m o m enti gai e Jri;J i e il mio ".spirito " Ji ,-iaizcrà certamente col pewiero a t e rii,oJto.... >>.

- E dimmi 1111 po', a propoJito. Com' è i l morale deJ/e no11rc lmppe?

- 1 buono. Credo che nessun esercito saprebbe r es istere a l ungo e avanzare colla tenacia deJ nostro nelle posizioni dell ' Alto e Medio Isonzo Il soldato italiano è paz iente, tenace, valoroso, resistente alle fat iche L ' Ita lia ha un vero e proprio esercito d i a lpini. Uomini che a\'Cvano visto le montagne solo a d istanza; o le coll inette della Conca d'Oro, vivono, si m uovono, montano, discendono e difendono e conquistano da e ro i le montagne più e rte e difficili che si conosco no. Rifletti che i Carpni hanno una altezza med ia che è quasi la metà d i quella de lle alp i nostre. Cadorna è popolarissimo fra j soldati. La fiducia i n l ui è assoluta.

- - Per qnc.~to. i ! pa;:-~.,:; ,'<. ,.-e circondare i suoi soldati di una grande fo rza mo rale, deve ispirare l o ro 1a più sicu ra fiducia nel successo. Bisogna « inquadrare » mo ral mente le reclute del ' 96. In modo ch e, a!Ia primave ra p rossima, p ossano realizzarsi dei successi militari decisivi e la grande terza offensiva italiana riesrn a sfondare il baluardo form idabile dell' lsonzo.

- E, tornando dal rampo, rome h ai /rovaio ii ptuJe?

- Nel co mplesso buo no, Certo, la propaganda dei preti e de i SO• cialisti non è priva di effetti sulle popolazioni delle campagne. M a per fortuna la sto ria non la fanno i paeselli della Vandea, bens) i grand i centri. G uarda il magnifico spettacolo di M ilano: M ilano vuole la guerra; M ilano sente la guerra Sintoma tico il contegno del Mun icipio social ista. Caldara non è con noi - ciò che importa pochissimo - ma non è neppure coi neutral ist i d elrA vant i!

- Adesso q uesti benedetti neutralist i si sono d ati a l « pacifondaismo ». Ri leva re i si nto mi sign ifica prevenire Si parla di pace d i pace ; ma non di viJ/ol'ia (I pacifismo sa rebbe g iustifi cabile, quando fosse sin d'o ra pa lese l'impossibilità d i vincer e e la probabilità éh e la guerra si risolvesse in un sac rificio inut ile di uomin i e di m iliardi ; ma l' invocazione della pace, a llo stato delle cose, si r isolve i n un tentati vo di debilita re com battenti e N azio ne, a benefizio dei nem ici.

- T /lltavia ammeJlerai che, in /111/;a1 r'è una for/t corrente di ne111ra/isJi anrhe in buona fed e, rhe non dùarma .

- Ciò si spiega: la nostra guerra ha nella sua origine il segno

228 OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSSOLINI

del suo peccato e nello stesso tempo i l suo incomparabile t itolo di n obiltà e di g randezza: essa non è stata imposta da un'improvvisa necessità esteriore come in F rancia ove la N azione è scattata come un s0l uomo cont ro l'invasione nemica : ma è un atto di libera scelta, di libera elezio ne, maturato dopo un violento imper versate di polemiche che ebbero nel mag.gio i lampi rossi della guerra c ivile. E chiaro ed è umano c!,e i vinti di a llo ra non s i rasseg nino al lo ro dest ino e, q uelli in malafede, cospirino alla riv i ncita , tentando magari di passare sul corpo della N azione , Ma non ci ri usciranno.

- Che previsioni f ai wlia dtmtttt della gu erra? Quali, i ndipende,1Jemente dalle mem: pacìfine, Je probabilità di pace?

- Bisogna che in settembre i successi mil itari della Q uadruplice siano tali da fa r supporre ch e un terzo anno d i guerra sarà sufficente a fi nirla colla Germania. T re ipotesi stanno sul tappeto: vittoria della Germania, vittoria della Quadruplice, pace d i transaz ione. l a prima i': esclusa nell 'animo stesso de i tedeschi e le manovre di BU!ow sono eloquent i. Per la seconda bisogna metlere in valo re e in azione tutte le miglior i energie dei nostri popoli. J mmagina uno Jla! u q110 aule dopo tanto sangue versato !

- E ti umbra che vi sia unità d'i11diriz20 nella QNadmpJice ?

- Di cono che esista, ma bisogna che cominci a dare fru tti tan · g ibil i ! Credo, ad esempio, che g li inglesi farebb ero bene , se è loro p ossibi le, a picchiare un po' p iù sodo. Non basta aver fiducia nella vittoria. ] pop oli non vog liono sapere solo il « com e )> ma anche i l «quando». la guerra, ch e importa la perdita d i uomini e d i milia rdi, non è un eserc iz io g innastico che si possa ri p etere finc hé n on si sia raggiunta la perfetta esecu zione. Non si può, come gli accad em ici del «Cimento», provare e ripro vare, perché ..:hi prova e riprova su lla pelle degli uomini o se li vede smarrire, o li sta nca. Gli ing lesi, nonostante l a loro am mirab ile pazienza, devono conv incersi che l'elemento dura/ti è di capita le import:i.m::a.

- Dimmi un po', sebbene la domanda p oua um brare ingenua, WJtl ne pcmi dei socialiJmo i taiian o?

- Continua l'esodo dei mig lio r i elementi ed ess o sarebbe magg iore se colleg hi, cooperative e ammin ist ra.zioni non fosse ro alt rettanti cerchi di attrazione : sono assiette1 aa beurre. Certo che in basso si fa una p ropaganda antipatriottica che g iu nge alle più pericolose conclusioni. Si grida persino «abbasso l 'Ita lia ! Evv iva i tedeschi ! » . I Jeade rs no n g iungo no a tanto. La lo ro linea mental e è quella del d iscorso dell'on. Treves : stato d i equilibrio. M a può venire il giorno in cui il basso g iunga alle conseguenze pratiche delle predicazioni teorich e e a lloca i capi potrebbero trovarsi nell'imbarazzo. Li vedremo fi lare per la tangente, sca•

PARTE NZA P ER IL FRONTE E CR I S I DE L MINI STERO BOSELLI 2 29

ricarsi daJJe spalle ogni responsabilità, come a Torino, dopo lo scioper o generale del maggio scorso.

- E q114le aJteggiamenl o poil'va aJJu mere il JorialiJmo italiano?

- Aveva tre posizioni mentali: partecipazione, nesazionc, agnosticismo.

- Partecipazione, magari dietro certe garanzie e certe assicurazioni: il socialismo nostrano, insomma, poteva chiedere e ottenere dei « p egni politici ed economici». Ciò çl1e è avvenuto in Francia; ciò che sta avvenendo per i laburisti in Inghilterra. Negazione trascendentale di uomini fisi all'ideale non partecipi degli avvenimenti di questa terra. Agnosticismo, cioè nessuna responsabilità nègativa e positiva: attesa. Il socialismo italiano su quale via è ? Sulla via solitaria di Zimmcrwald; della pace tedesca, insomma.

- E qual.6 .rarà, a 1110 modo di v edere, l'avvenire d el sad alismo iJaliano?

- Prevedo una grande specuJuione elettorale, che sacà ad ogn i modo, più difficile, se l e armi deJla Quadruplice a.vranoo la vittoria. Ma se anche riu scisse, se anche i deputati socialisti diventassero 200, invece dei 45 attuali, io ne sarei lietissimo: in primo luogo, perché la qualità sarebbe danneggiata dalla q11antità; eppoi, trovandosi in molti , sarebbe tra di loro molto più difficile l'accordo. Io vorrei a.nzi, che i « seimila » rossi di domani fossero esattamente la mcti più uno dei 508 di Montecitorio, perché cosi assisteremmo a quelia buffa cosa che sarebbe 1a proclamazione del socialismo per decreto parlamentare, come si dava a credere « evangeljcamente » alle moltitudini della nuova re· ligione.

- E l' lntermuionalt?

- Esiste. Cè già. Sono ciechi quelli che l a cercano a Zimmerwald: l'Europa è divisa in due campi netti: da una parte c'è quasi tutto jl mondo civi le : inglesi, russi, serbi, francesi, belgi, montenegrini , italiani, polacchi, boemi. C'è H Giappone in rappresentanza dell'Asia Aggiungi le colonie inglesi, che sono il restante deJ mondo che si affaccia al viver civile. Io dico: lavoriamo dentro questa « Internazionale ». le condizioni in cui può svolgersi il nostro lavoro sono favorevol i: c'è un'alleanza militare che accomuna gli sforzi di milioni e milioni di soldati; c'è un'alleanza è·iplomatica. Ebbene, sotto questa impalcatura, che potrebbe essere fragile, lavoriamo a rendere formidabile e infrangibile l'unione dei vari popoli, che 1a guerra sia accomunata nella stessa speranza e nello stesso dolore Perché una Interila2ionale esista, non è necessario, almeno oggi, l'adesione dei tedeschi. Prima essi devono pagare H fio del loro delitto, poi si vedrà. Va da sé che, esclusa )'ipotesi del disarmo universale, l 'Italia di domani non potrà essere

230 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

inerme, disumata. Jean Jaurès ci ha dato un Jibro magistrale, l'ArmJe Nouvelle che, eccettuatine una dozzina, i socialisti italiani si sono ben guardati dal l eggere: da esso potremo apprendere molte ,ose.

- E che ne diti delta 1it11azione del Governo di fronte al Par/a. menlo gioli1tiam1?

- Basta di politica, Io ho già commessa una mancanza, Sono ancora soldato. Da domani ...

Ci siamo lasciati con una poderosa ftretta di mano,

PER IL
.E CRISI
MINISTERO
2 3 l
PARTENZA
FRONTE
DEL
BOS.ELLI

PREFAZIONE A « I NOSTRI "BOCHES" » •

Questo libro che un coscienzoso e forte pubb1icista romano, lancia a l pubblico, è. una fiera rcriu isitoria contro un uomo g ià condannato dalla parte più eletta d ella coscienza e dcll'intelligen2a italiana . G ià condannato? Dunque, pot rebbe osservare qualche ironista, Ja requisitoria è superflua o quanto meno tardiva. Adag io. Un uomo in Italia, non è mai morto. Giovanni Giol itti meno di qualunque alt ro . Egli è semplicemente ~n « appa rta to », ma vivo semp re. Non per n iente q ualche centina io di deputati che portano al dorso l a sua marca di fabbrica, sospirano il ri torno di G iovan ni Giolitti a l potere o a lmeno al Parlamento; non per nulla, ci sono g iornali - e grandi giornali di Roma e di Torino! - ossequienti ancora al verbo del «pa recchio» neutralista e biilowiano; non per niente ci sono ancora prefetti, ex-prefetti , senatori, funzionari, ex-ambasciatori d'Italia, sindaci di grandi città che conservano con Giovanni Giolitti l e più c01dialì r elazioni e fanno comprendere - anche se non lo dicono apertamente - che l'astro mo• mentaneamente oscurato tornerà presto a rifulgere sull'ori.zzonte italiano.... Morto, dunque ? Avvenn e lo stesso per la Banca Romana. Quan do Giolitti, coinvolto nello scandalo, dovette fuggire a Berlino, parve un uomo .finito, sommerso sotto ronda della pubbl ica indignazione. P ochi anni d'attésa ed ecco Giolitti, reduce an cora fresco da Berlino, r itornare al potere, fra g li osa nna dei socialisti, che lo parago narono a Camilla Cavour. Il popolo aveva già dimenticato, aveva già perdonato.

Il libro di F rancesco Paoloni ha appunto questo scopo: t enere viva, peren nemente viva nella memoria, la figura morale di quest'uomo che Je immense moltitudini del maggio 1915 bollarono d'infamia col mar· chio ·del traditore della Patria. E non soltanto contro l'uomo e l'opera sua, vibra i suoi colpi Francesco Pacioni. Giolitti è ormai sinonimo di giolittismo. Attorno all'uomo c'è il sistema, c'è il giolittismo, c'è tutta una vasta coagulazione di uomini e di affari, che Giolitti p roteggeva e protegge. Ora il giolittismo è boche: è tedesco. I suoi più qualificati rappresentanti, a com inciare dal «genero», non fanno·mistero

• FRANCBSCO PAOLONI - I 1/0Jlri « bochn ». li Gioli.iliJmO, PdrJilo wi, u o in IJalia - Milano, Edizione <le! Po polo d'Italia, 19 16.

della loro smaccata e svergognata germanofilia. Le prove che Fra ncesco Paoloni ci offre, sulla tedescofilia dei g io littiani, sono più che convincent i: irrefutabili. Siamo di fronte a un'o rgan izzazione che si propone d i tutelare in Ita li a gli inte ressi d ella German ia. Si noti ; anche oggi Giolitti è <<appartato », ma i g iolit tiani lavorano. N on disarmano. Uno di essi, un radicale prolisso, ha dichiarato di aspettare che il Paese sia « sat uro » di guerra per riportare G iolitti sug li scudi. Certo i g iol ìttiani, in perfetto accordo coi clericali tem poralisti e coi socialisti aust riacant i, sì adope rano per ottenere una « saturazione » soJlecita. I g io)ittiani battaEliano nei corrido i della Camera. Chi p uò essere, se non un giolittiano, il divulgatore delle notizie catastrofiche ai dann i della Quadruplice, [ che ], di quando in quando, vengono propalate a Montec itorio ? I clericali fa nno del pacifismo. I soc iali sti sabotano 10111 court e con tutti i mezzi possibili la guer ra. La « saturazione » avverrà, grazie a questa Trip lice All eanza, presto; e i g iolittiani si r ipromettono col trionfo delle loro tesi, il rito rno del « loro >> duce. le recenti scher· magl ie parlamentari han no condotto a una sempre più precisa demar· cazione fra Camera e Paese, appunto perché la Camera è sempre inti· marnente e profondamente giolìttiana, mentre il Paese si è liberato da ta le impurità.

Orrorse - per ciò - la rivoluz ione benedetta e gloriosa del m agg io. l'Italia - pungolata violentemente da una grande minoranzaritro\'Ò la sua anima ; e posta a l ·biv io t remendo fra il mercato e il sacrificio, tra i l « parecchio » e la conq uista, tra la barbarie e la giustizia, scelse deliberata mente il sacrificio, la conquista , la g iustizia : scelse la via più dura, ma la p iù nobile e scrisse la pagina più bella della sua stor ia.

Permetteremo noi, noi, ch e vivemmo quelle giorna te indimenticabil i, che si ritorni indietro? Permetteremo noi che i bollati, i co ndannati rientrino sulla scrna? Non mai. I nostri morti; da Giulio Ba rni a Filippo Corridoni, da Lamberto Duranti a Lu igi Lori e a mille e mille altri, ci gridano: no.

16 marzo 19 16.

Anno 111 della Guerra Mondiale

PER JL FRONTE E CRIS I DEL MINISTERO
2H
PARTENZA
BOS ELll
con tutti i mezzL Dal l ibro alla rivolta
No
.
BENITO MUSSOLINI

DAL VECCHIO AL NUOVO MINISTERO

UNA LETTERA DI BENITO MUSSOUNI

Il nostro Direttore, da una trinrea della zona Carnica, ha sentito, fu,almentc !, la nosta lgia del suo giornale, del suo p ubb lico e ci ha inviato quest a lettera ch'è Uflil disamina acutissima de' motivi che hanno determinato la cri!i ministeria le. Né semhti opera sterile la pubblicazione di queste note dopo che la crisi è stata - un po' bene un po' male - risolta. Das li errori del ministero Sa· bndra si tne il chiaro ammacstrnmeoto su Jc direttive che do viebbc scgu.ire i l nuovo Governo.

Benito Mussolini dice da par suo: vi sono due modi per condwre la politica italiana mentre la tragedia e uro pe;i. si svolg e: o avvicimusi a l popolo, scaldarsi al calore della sua anima entusiasta, o perde,si ncll~ meschina politica del cor• ridoio o dell'au la parlamentare. Nel popolo è fed e, è entu5ia~mo santo ; in Parlamento è il compromesso, che prncinde dall'interesse nazionale per il trion fo de' gruppi e delle confrediglie

E noi crediamo ancora d'interprttare il pensiero di Benito Mussolini, afferm ando cht- se il nuovo Governo vorri da vero condurre la N.ulone a vittorie, dovrà cominciare l'opera sua con un gesto di energia: dovri sprimgare i.I Parlamenta e non riaprirlo che sessanta giorni do po la guerra.

Un simile provvedimento farebbe urlare molta gente, ed in ispecie i socialisti ufficiali , che avanu reb bero, al .solito, l'uempio d egli a ltri Paesi nei q uali il Parlamento resta aperto. Ma g li è che neg li altri paesi le cos idette ra ppre· sentanze nazionali, pur macu lale di tutti i difrtti inCJenti al sistema, son o molto migliori di quelle italiane, Noi stiamo per l'assemblea popolare. C'è tanta fed e nel popolo italiano che qualsiasi Governo potreb~ trarre da esso forza a ll'interno ed 11.utocità all"estero, Nel Parlamento non c'è sa lu te !

Cari compagniJ

voi sapete che quando sono à.l fronte, e per fronte intendo - si capisce - la prima linea, non mi occupo di politica, per la semplice ragione che faccio il soldato e non mi resta né tempo, né volontà per a]tre faccende. D'altronde - e voi p ermettete che lo dica in pubblicovoi non avete affatto bisogno di essere «inspirati» da me; voi inter• pretate, nelle varie cont ingenze d ella vita politica nazionale e internazionale, cosl esattamente e fedelmente il mio pensiero, che sarei

Sera del 14 giugno.

quasi indotto ad ammettere che ciò avvenga per telepatia; si tratta, in realtà, della nostra lunga consuetudine di lavoro, della n ostra vecchia comunità di idee, che si rivela - automaticamente - nelle pagine del giornale.

Apro, con questa mia lettera, una eccezione alla regola che ho os• servata fin qui e scrivo di politica a proposito delle ultime vicen de ministeriali. Scrivo a crisi scoppiata e non ancora risolta, scrivo fra l'uno e l'altro Ministero, fra il morto e il nascituro, per cui è quasi certo che quando queste linee vi perverranno non avranno ormai che un semplice valore « retrospettivo >> .

La crisi del Gabinetto Saiandra e le conseguenti dimissioni che hanno sorpreso e impressionato - 5arebbe inutile negarlo! - l'opinione pubblica italiana, non meno di quella delle Nazioni Alleate, può essere rnnsiderata. sotto un tripli ce punto di vista: quello del «merito» e - subordinatamente - del ((tempo» e del «modo».

In altri termini :

11 Gabinetto Salandra meritava c!i essere « dimissionato »?

Era questo il momento più prnpizio?

E il « modo » scelto è stato jJ più degno?

Rispondo « sì )> al primo e al secondo quesito e quanto al te,zo faccio le mie riserve che esporrò fra poco.

Non ho bisogno d'aggiungere che: questo terz:o punto della questione è meno importante del secondo e può essere considerato « incidentale » di fronte al primo.

Il « modo » è in rapporto colla crisi, mii. è - sopratutto - in rela~ione col costume poli tico -parlamenta re italiano, N essuno vuole contestare i me ri ti del Gabinetto Salandra du rante la crisi europea, Il merito principale consiste in ciò: che l'on. Salandra era il meno « preparato » ad affrontare la formidabile situazione n uova. Pensate che quest' uomo ha t rent'ann i di vita parlamentare e altrettanti di cattedra universitaria di d iritto costituzionale e t roverete sorp rendente - non ostante il suo ingegno e la sua coltura -ch' egli abbia saputo reggere durante la neutralità e durante un anno di gue rra il timone di uno Stato come il nostro e in circostanze come le attuali.

Ora, l'on, Salandra è caduto vitti ma della sua mentalità di vecchio deputato conservatore e di vecchio professore universitario. Gli è mancata l'audacia sufficente per una scelt a, Si trattava di sceg liere fra Pac· lamento e Paese, fra la disciplina della persuasione o quella della coazione. Si poteva toUerare un tentativo di conciliu.ione fra questi elementi antinomici, ma fallito o r iuscito tale tentativo, non si doveva esitar più nel seguire 1a via tracciata dalla necessità esteriore dei fat ti e daIJ'imperat ivo interiore della propria coscienza,

PARTENZA PER IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 2}5

Che è avvenuto invece? Basta ritornare alle cronache pa rlamenta ri di questo no~t!o primo anno di guerra per vedere di che malattia è morto il Ministero Salandra. Nessun uomo di Stato ebbe mai , come l'on. Salandra ha avuto, più vasto e vibrante consenso e plauso delle moltitudini popolari. le manifestazioni di Genova, Milano, Palermo, Napoli, Parma e persino Torino, sono Jà a testimoniarlo. 11 popolo si offriva, ma Salandra non è a ndato al popolo. Se n'è tenuto lontano. G li restava la Camera, ma, qui, la sua posizione era infinitamente p eggiore. Ambiente ostile e refrattario . Voti di maggioranza pletorici che a vevano parvenza di una n imità soli dale, mentre, invece, lasciavano l'amaro del disgusto in bocca. Quando l'on. Ettore Ciccottì parlò di una ( < magg ioranza che sosteneva il Min istero come la corda sostiene l'appiccato )> , fotog rafo la realtà. La situazione fu salvata una prima volta con un discorso, appunto, de ll' on. Ciccott i, una secon da volta con un d isco rso d ell'on. Cappa. Per solleva re l'ambiente e rend erlo più ossigenato, ci voleva di C)uando in quando il discorso <<lirico».

D o ma ndiamoci: poteva conti nuare una commed ia del genere, nel!., CJUA!e tutt i o mo lti personaggi recitavano la lo ro parte senza impegno, senza passione, senza sincerità ? Il Gabinetto Salandra viveva sopra un d uplice equivoco: quello inte rvent ista e quello n eutral ista. G li inter ventist i lo appog giavano per la tema del peggio, i neutralisti per lo stesso motivo. Quando per effetto di circostanze o volontà di uomini si fosse d eterminata LJOa coincidenza h a. qLJ este due correnti, essa av rebbe proYOCato la caduta subitanea del Ministero, come infatti è avvenuto.

Si chiede : ma era proprio q uesto il momento oppo rtuno per una c risi minister iale, ora che il nemico è ri uscito a pe net ra re nel vecchio te rritorio nazionale? E già stato rilevato che tutte le N azio ni be llige· ranti hanno avuto cambiamenti pa rziali o g lobali dei ris~ttivi Governi. Quella Russia ch e g li austro-tedeschi ri tenevano incapace di riprende re l'offen siva - e se ne acco rgono in G alizia e siti limi tro fi - h a camb iato p iù volte i suoi mi n istri: l'ex [m inistro) della g ue r ra è, fra l'altro, sotto processo e chiuso in carcere. Anzi, il fatto che la crisi sia scoppiata col nemico alle po rte d' Italia, è una gar4nzia, nel senso che tale crisi non .Può avere che una soluzione intert1entùra, cioè d i conlinuità in ciò che di buono fu fatto ieri, di riparazione in ciò che fu manchevole, e in generale di rafforzam ento e miglioramento di tutta la nostra azio ne politica e militare.

Nessuno, nemmeno il più abietto fra i sud'!~umizzati del socia lismo ufficiale, ha osato patrocinare un ritorno alla <( tesi » del « parecchio » di giolittiana memoria, N essuno può p ensare a patteg giamenti, a t ransazioni nel momento i n cui j sold ati si battono e valorosissimamente. La parte invasa del territorio f ra ncese non è nemmeno paragonabile

236 OPERA OMNIA DI
BENITO .MUSSOLINt

PARTENZA

CR.ISI DEL MINISTERO BOSELLI 237 per vastità e importanza a quella che abbiamo perduto noi, eppure Ia Francia ha rinnovato il suo Governo scegliendo uomini più risoluti, i quali si sono addimostrati si nora all'alte:ua degli avvenimenti. Resta il «modo» con cui è stato esec.uzionato il Gabinetto Salandra. Ma qui - come ho detto - si entra in una materia di considerazioni che non sono in rapporto puramente incide ntale colla crisi stessa. I no· stri « seimila » non cambiano natura. Le dimissioni dell' on. Salandra sarebbero apparse sotto luce diversa se fossero venute quale conseguenza di una discussione alta e solenne. Invece ; poca dignità e molta cagna ra . chiaro che la parte giolittiana e neut ralista della Camera ha voluto la sua rivincita -a un anno di distanza - sulle giornate del maggio e, come spesso avviene, quando si possono appagare desideri: troppo a lungo conten uti, non c'è stata d iscrezione, né tatto, né misura, ma molto chiuso. Voi non potete credere come e quanto il contegno dei nostr i <(seimila» abbia «urtato» i soldati che combattono. Potrei trascrive re il florilegio che ho co lto sulle labbra de' miei commilitoni, ma c iò mi farebbe troppo scri vere. Quanto a me, io non rinnego il mio g rido di « Abbasso il Parlamento » e rimpiango che i dimostranti roma ni del maggio non abbiano raso al suolo Montecitorio.

8 certo che i « nostri » deputati ci offrono un vero arsenale d i armi per le battaglie di domani.

Ho finito. Come vedete, anche in q uesta circostanza, il nostro accordo è perfetto. E giacché ho la penna, cioè il lapis, in mano, io formulo il voto che la crisi abbia una soluzione nazionale - non po· trebbe, del resto, averne un'a ltra -che ci conduca aJla vittoria. Bissolati p11ò formare il Ministero. Ma deve, in ogni caso, esserne parte. Definita la crisi, non ci deve essere che un pensiero e un pioposito: quello d i vincere e per ciò tutte le energie siano tese, sino allo spasimo. La massa dei soldati, dopo un anno di logora nte gue rra di trincea, è ancora buona.

La N azione che non combatte fac-cia il dover suo. Noi faremo il nostro!

Ricevete, cari amici, i miei affettuosi saluti. Vostro

MUSSOLINI

P. S. - Coi croati del socialismo ufficiale, che hanno tentato - invano - di imprimere un marchio neutralista alla crisi ministeriale e continuano nel loro ignobile contegno di « lavoratori per lo straniero », faremo i contj dopo la guerra, q uando essi tenteranno d'inscenare il loro solito turpe baccanale ele:donistico

Da 1J Pop olo d'ltttlia, N. 169, 19 giugno 191 6, ITI.

PER IL FRONTE E

LA RISPOSTA DI LEONIDA BISSOLATI

ALLA LETTERA DEL N OSTRO DIRETTORE

Carissimo De Falco,

Ti mando peiché tu la renda di pubblica ragione la bella e signi• .ficativa risposta di Leonida Bissolati alla mia l ettera * . Queste pOfhe righe, attestano ancora u na volta che la n ost ra alta .fiducia in lui e nell"ope ra sua ben riposta e che nessuna delle nostre p iù fervide spera nze andrà delusa.

A te, caro De Falco, che durante questi mesi tanto fortunosi, hai diretto con mano fe rma e sapiente, con vivo intelletto e con passione non meno viva d'italiano e di socialista il nostro Popolo , spetta il compito di far sentire a Leonida Bissolati la nostra diuturna soJidariet:ì.

Ag li amici che chiedono mie n otizie, dirai che io mi trovo in prima linea nella zona dell' ........ dove tutto va bene come avrai veduto dagli ultimi Comunicati.

Con a ffettuosa e immutata solida rietà, ti stringo la mano. T uo

BENITO MUSSOUNI

Ecco la lettera di Bissolati:

Caro Musso lini,

Roma, 26 -6-·16.

voi sapete il valore che ha per me la vostra parola in questo momento Voi intendete ,:he ~ r compiere il mio dovere in questo a lto posto di combattim<'nto io ho bisogno d i sentire vicini a me collo spirito i miei compagni di fede e di armi

E mi avete scritto la vostra forte e nobile lettera.

G ra.zie. E non cxwrre che io vi dica che la mia come la vostra 'fila è tutta per la nostra I talia, per la n ostra guerra.

Vi stringo le mani

Da 1/ Popolo d'Italia, N. 185, 5 luglio 19 16, III.

• (304).

LEONIDA BISSOLATI

PER CESARE BIITIISTI « DATE CANNONI PER DEGNAMENTE ONORARE IL MARTIRE!»

Il nostro Direttore, che dalle uinue non può consentirsi lussi di lunghi scritti, c'invia la lettera che segue e ch'esp rime la sua commozione e la sua indignazione p er l'an assinio di Oisace Battisti

Benito Mussolini fu amico e compagno di lotta di Ce~ate Battist i ndle b11t· taglje del socia lismo e della italianità. N el 1909 il nostro Direttore era a. Trento, redauo re,capo di q uel Popolo, nel quale Ct:Sare Battisti con du,:e.,.11 Ja campagna vi brante, che, quando passò dal giornale sul campo di battaglia, lo condusse alla forca austriaca - alla suprema onorilic.enza che I'Absburgo abbia sempre descina10 a' patrioti italiani.

M ussolini fu espulso dall' Austiia. Eg lj era... troppo italiano perché la polizia dell'impiccatore pott'~~c toltetarne la pt esenza nei tetrltoti tubati. Il nostro Diiettore aveva scritto in una lettera i ndirizzata ai redattori ddJ'Allo Adige che « l'Italia non finisce ad Ala ». Parole sovversive che lo dannarono allo sfratto .

O ra Mussolini, combattendo, dimostra come realmente l'ItaJia non 6nisca ad Ala!

Ed e"o la lettera:

Caci amici,

Dal f,onte, 22 foglio 19 16.

Unite il mio grido al coro universale delr esecrazione che investe ancora una volta - sarà l'ultima? - il g rande crimlna le di Vien na. l'abominazione comp iuta sul cadave re di Cesare Battistj, sarà vendicata.. I colpevoli dovranno duramente espiare. Io che vissi un anno a Trento in fra terna dimestichezza di opere con Battisti, comprimo il m io dolore e vi dico: non ai monumenti soltanto pensate, ma sopratutto ai cannoni. Dateci dei cannoni, ancora dei cannoni, poiché la. , parola suprema u scirà dalle loro bocche e la nostra totale, schiacciante vittoria costituirà la migliore onoranza al nuovo purissimo martire della causa italiana .

MUSSOLINI

Da li l'opol o d' Italia, N . 208, 28 luglio 19 16, IJI.

« JUSQU ' AU BOUT ! »

Il aostro Direttore, cui inviammo tdegraficamente la notiiia d ('l ]a d ichi:trazione di g uerra alla Germania, ci manda <laHa trinct a la lettera che segue. NM pochi Pmid, noti ed ignoti, ci hanno scritto di qu esti giorni parole di congratub.zioni e d'incoragg iamento per il grande e non unico successo di questo nostro giornale; r ingraziamo, ma ri leviamo che il merito n ostro - ove merito sia - co n~iste nelraver seguito co n logica ferrea il naturale svolgimento dei fatti. Siccome n ulla ci lesa a nessuno, n ulla dovevamo tacere e, o llenuto che l'Italia dichiaram: gu('rra a.Il ' Au~r ria, d omandammo che alla g uerra maggiore $Ì addivenisse-, alla guern che avrebbe ancora più nobili tato il gesto nobilissimo del patse nostro: domandammo il nostro posto di sacrificio e Ia nostra parte di merito ni~Jla grande impre5a che sottrarrà l' Europa al minaccioso dominio bar· buico e ritornerl. l'Itali:i. alfr.1 sua g randezza d'un tempo.

Perché la gran Jezza del gesto ita liano è nell'asso luto disinteresse Scendemmo una prima ,olta in lizza allor d1e tutto sembra,a ,olgere al peggio p er le Nazioni d ell'Intesa, dichiariamo la guerra alla German ia - dopo averla praticamenle combattuta per sedici mesi - mentre l'Austria sembra sgretolarsi e rJmpero del Ka iser s·~ddimostrn l'ultimo baluardo d el la reazione ewopea

T utto ciò - è qu i il nostro orgoglio -noi intravvedemmo sin dal principio dell'azione nostra. la G ermania rappresentava il p ericolo vero, onde affer · mammo sem pre che quand'a nche una felice concomitanza di e,·enti non a ves~ disposato l'interess.e generale e u ropeo a q ud lo nai ionale : quand'anche rivendicazioni italiane non avessimo avuto d a a,gitare, noi av remmo ugualmente combatt uto perché rJ ta lia non s'appurasse dal la storia e intervc-nisse.

E il merito della nostra campasna lun8a ostinata è tutto di Benito Mussolin i . Al q ua le il di sagio della trincea, il perico lo cotidi:mo non haa tolto ,giam m ai la visione esatta del compito italiano e, soldato combattente, d h a sempre incoraggia ti, incitati, is pi rati, perch~ domandassimo, imponessi mo all'occorrenza la guerra più grande e più bella.

Però la sua parola entusiasta d i oggi è la conclu sione della lunga estenuante battag lja di ieri. ! una soddisfazione sua, che rappr esenta il premio nostro.

Dalla trinrett, 29 ago1lo.

Urissimi amici,

Quando qu este mie poche linee vi giungeranno, v oi avrete g ià illustrato l'imponente significazione storica e la s rande portata politica e sociale della nos tra dichiarazione di ,guerra alla Germania.

II compimento che noi abbiamo sin dalla vigilia tenacemente pro-

pugnato di questa fi nalità che i tedesca nti di tutte le spec ie fingevano di ritenere e volevano fa r cre de re trascurabile e secondaria, ment re era es~nziale, solleva la coscienza nazionale dal vago malessere ch e J'op· primeva e presenta l 'ltalia in una luce d i lealtà adamantina dinanzi agli occhi dei popoli d ella Quadruplice. Ora siamo a posto. Compiutament e Non più tardi di ieri gli o rgani che ra ppresentano l'opinion e p ubblica tedesca ostentavano verso d i noi q uel loro disprezzo fatto dì spac· com::ria bluffistica e di sufficenza professora le con relativo esperanto di Hindenbu rg; il gesto d ell'Italia dimostra che l'epoca del p upillaggio è finita. E l'It alia che «osa>) per p ri ma. e 1'1talia che rompe l' incanto per prima e risponde con un aHo di fierezza consapevole alle minacce del pangermanesimo bestia le e imbest iato.

Il fatt o che la nostra dichi arazione d i guerra coincide coll ' intervento rumeno riprova cbe la nostra politica estera è affidata a mani sapient i e che il Mini stero N aiionale è merit evole d i tutta la nost ra fidu cia e del nostro appoggio, in quanto dimostra di possede re la nozione europea e mondial e e n on so ltanto territoriale-nazion ale della nostra guerra. q uesto un momento di orgoglio, per noi, o am ici. E l<:g ittimo. Poich é noi, - noi sol i - fra il silenzio della stampa che si affidava al G overn o e l'avversione d eli'altra stampa più o meno disinteressa· t amente infeudata alla Ditta Bii low e Co mpari, abbiamo ag itato - con tenacia, con ins istenza, che poteva sembrare monotona - per mesi e mesi 9 uesto ch' era il problema fondamenta le della nostra v ita di Nazione Ora, il dado è t ratto. Ciò che volemmo si compie. L 'evento ch e attendevamo, è per noi r Cll ltà g ià acqu is ita alla storia. Non e nost ra la fatua van iti delle mosch e cocch iere e non diciamo ch e a noi soltanto - e all 'opera nost ra - s i deve il compimento della ((formalità)> che i tedescofi li tanto paventava no ; no i r iven dichi?mo però e a lta mente il n ostro merito che consiste nell' av er offerto al Governo la prova quotid iana che vaste corren t '. dell 'opin ione pubblica es igevano la rott u ra - anch e form ale - dei nostri ra pporti coJla G ermania e n ell'avere neutralizzato, disarmato la p ropaganda avversaria dei cle ricali, d ei g io li tr tìani e dei socialistì che poteva provocare nel popolo uno stato d·animo negativo e dete rmina re nel Governo dirett ive opposte diverse dalle nostre. Sopratutto nostro me rito e vanto è di aver preparata 1a Nazione a q uesto avvenimento che non g iunge in atteso, ma atte~o come la logica conseguenza della nostra nuova posizion e sto rica fra le Potenze europee. Se lo « stato di guerra dichiarata >>, imporrà n uovi sac rifici, h. Nazione

è pronta a sopportarli .

Ma nella politica interna, come in quella estera, bisog na essere « r ettilinei » ! L'on, Orlando deve imporre alla Nazione la disciplina mora le della guerra. I sabotatori palesi o l arvati della guerra devono essere

PART':ENZA PER lL FRONTE F: CR ISI DH M INISTERO BOSELLf 241

t rattati come nelle file dell'esercito combattente si trattano i disertori e i pusillanimi. Noi chiediamo una politica di energia contro gli austriaci rimasti all'interno, contro i pacifondai, gli allarmisti, i pessimisti, contro t utti i debilitatoci dell'anima nazionale e quindi della compagine dell'esercito. Basta con la politica troppo manchesteriana de l « lasciar correre». Quando sono in gioco la nostra C!SÌstenza come italiani e il nost ro avvenire come uomini, non dev'essere più oltre tollerato che una manica di canaglie o di incosòenti irrida al sacrificio cruento deIJe trincee e si agiti ignobilmente per affrettare l'avvento di una pace gualunciue, di una pace, insomma , che torni di vantaggio ai due Im p eri barbarici.

E voi, amici miei, continuate a vigilare, come priqia, più di prima Siamo finalmente sulla grande st ra da maest ra .

Bisogna percorrerla tlno in fondo. Il pericolo di continuare per i viottoli delle compro missiolli oblique - tipo '66 - è finito.

/1u q11'a11 bo11J. Sino alla vittoria. Questa è la nostra parola d'ordine, il nostro programma, la nostra immutabil e certezza. Vivere o morire p oco importa. Ci consolerà, nelrora suprema, il pensiero di essere stati i pi ccoli artefici di una g rande Ri voluzione.

Vostro

Da Il Popolo d' Italia, N. 24,, 3 s~tembre 1916, lii

MUSSOLINI

242 OPERA Ot.(NIA [)I
BENITO M USSOLINI

FRONTE UNICO NEI FINI O ANCHE NEI MEZZI ?

UNA LETTERA DI B. MUSSOLINI

Purtroppo la lellera che il nostro D irettore d manda - quasi a testimoniare come il di sagio della trincea non alteri per nulla nel nostro bersag liere fa chiu~u delle vedute - non ha valore soltanto retrospettivo. Sepp ure in q ue5ti ultimi siomi le noth:ie della Rumcnia circa la fronte ua.nsilvana sieno mig liorate, quelk della D obrugia non possono da r motivi d i allegre:rna e g.li avveni~nti dimosttano come l'a:zione dell' Intesa. sia tard igrada, pesante, non atta a pre, venire que lla più decisa e più rapida de' oc:mici.

Ma anche se ogni pericol o fosse scongiurato p er la Rumcnia, anche se gli eserciti di Falkenhayn e di Macken!en fossero s tati respinti dal terri torio occupato, lo :;critto di Beoito Mussclini non sarebbe meno opportuno, mentre richiama i Governi del l'Intesa alla valutazione esatta de· loro errori dimostrati e :sopratutto richiama l'attenzione dei popoli - perché vigilino - su quegli errori .

Il nostro Direttore dice benissimo: nelle trincee, i nostri soldati d evono aver provato una impressione diustros:1 quando han visto com·~si tessano col saClgue una povera tela di Penelope, che la diplomazia s'incarica Ji disfare. E ci auguriamo che i popoli vigilino meglio e costringano a meglio agire i propri Governi!

Dalle trime e di prima linea, oJtobre 1916.

Carissimi amici,

Quando queste mie lince vi perverranno, voi avrete certamente e ampiamente commentato gli ultimi e attuali avvenimenti balcanici e « bollato » come si conviene e si merita, una politica che oscilla fr"a J'ingenuità cronica e l'imbecillità più deficente, Sia o non sia un « du· plicato » dei vostri articoli, non perciò questo mio scritto può perdere molto della sua utilità, poiché - mai come in questo caso - fu necessario battere per farsi una buona volta ascoltare, Può essete che nel frattempo la condizione c!ei rumen i sia migliorata. Ma anche ammettendo la realizzazione che noi ardentemente augu riamo di questa eventual ità, troppo acuta è stata l'ansia nostra in quest' ora e trop po minac· cioso il pericolo, perché si debba « p ren dere atto » di un qualunq ue m iglioramento e rassegnarsi al silenzio, senza più discussione. V'è

1 6. -VIII.

- d'altronde - u n' alt ra ipotesi che noi dobbiamo prospetta rci ed è la p iù. C3tastro6ca: quella, cioè, che J'esC"rcito della Q uadruplice nemica, dopo aver fo rzato i passi delle alpi trans ilvaniche, dopo essersi disteso su ll a destra del Danu bio, varchi il fium e e compia l'invasione e il sacco del territorio rumeno. P rego ardentemente quei sig nori de!Ja censu ra di astenersi dal de vastare con le loro fo rbici acefale, quello che sto p er di re. una voce che viene dalle trincee ed esprime lo stato d'animo dei combattenti. I soldati che leggono, commentano e giudicano, sono più numerosi di quanto si creda Bisogna rispettare l'« opinione pubblica )> della N azione in grigio verde; e tenerne conto.

[Censura]

L'INTERVENTO RUMENO

Io non ho troppo tempo e nemmeno t roppa volontà di sviluppare sin nei dettag li g li a rgoment i che tratto Del resto, il pubblico che ci segue, si recluta fra la pa rte più intellisente della popolazione. Afferra a volo Basta prospettare la situazione politico-militare della Quadruplice al 28 agosto, per comprendere p ienamente le speranze di allora e giu• st ificare 1a delusione di oggi, All ' epoca dell' intervento rumeno, la stella della fortuna militare della Quadruplice, era già comparsa e b r ilfava su ll'orizzonte. Ricordiamo. Aila fi ne di aprile, lo sforzo tedesco contro Verdun è infranto. La crisi è sup erata. A l 2 giugno, Cadorna annuncia ch e l'al tro grande tentat ivo offensivo d eg li a ustro -tedesch i, è spe.zzato. Id 4 giugno, Brusiloff, sferra all' assalto i suoi esercit i. Due mesi di battag lie, due m esi di vitto rie. L'Austri a r iperde tutta la Bucovina, g ran parte della Galizia, centinaia di cannoni , migliaia d i mitrag l iatrici, quasi mezzo milione di p r igionie ri Al 2 .5 giugno comincia la nostra brillante manovra di con t ro-o ffe nsi"a nel T rentino L'Au stria ammette l'insuccesso clamoroso dd suo sforzo. Al 1° l ugl io i franco- ing lesi d anno il p rimo colpo di sp alla su Ja Somme e con effi cacia. N ell'ag osto, I'1talia sfonda <:jUel bast ione d ell'Isonzo che Ki tch ener aveva defin ito fo rmida bile e occupa Gorizia. Al 21 agosto, anche Sarrai1 - che ha rice\' UtO n ell' intetvallo i cont ingenti italian i - annuncia al mondo che l'Armée d'Orient sta per muovere j suoi .500 mila uomini. Al 28 agosto la Rumenia scende in camp o In meno di quindici g iorni, j suoi eserciti occupano d ue terzi della Transilvania . P oi vi è un tratto d'arresto. la Quadruplice nemica si affretta alla riscossa. Mentre Falkenhayn e Macken· sen ammassano - con ltna rapid ità ignota alla Quadruplice - Je loro truppe, si h a l'impress ione - a n che per l'improvviso cambiamen to d ei capi - che lo Stato Maggio~e rumeno stia cercando una specie di 11bi consù lt:m a lla sua strategia. L'esercito d i Sarra il segna eroicamen te

244 OPERA OMNIA DI BENITO M US SOI INI
.

i] passo. Soltanto i serbi si battono e ottengono successi parziali. 1 ru· m eni - premuti da forze superiori - abban donano le città e i territori occupati in Transi lvania, passano alla difensiva.

Ciò che è avvenuto in queste sett im ~n e d 'ottobre, dimostra che anche la difensiva è insufficente a conten ere le forze n emiche e - come fiche de comolation - si disserta dai critici militari su ll' errore «iniziale» d e lla guerra rumena. Che il piano rumeno fosse male impostato, è documentato dai fatti. Ma ciò non can cella la responsabilità della Quadruplice. Tre ipotesi si possono prospettare al nostro esame. Prima : Lo Stato Maggiore rumeno ha mantenu to il segreto dei suoi progetti anche nei rigùardi de lla Quad ruplice Intesa ed io a ffermo che la Quadruplice avrebbe dovuto es igere la. conoscenza d ei pia ni e, caso rontrario, rifi utare l'intervento rumeno. Questa ipotesi è a ssurda l'altra è più ammiss ibile: Se la Qua druplice era a conoscenza dei piani d ella Rume n ia, avrebbe dovuto sconsigliare l'offensiva transilva nica e «imporre» l'offensiva contro il nemico p iù v icino e più debole : la Bulga ria. Io c redo che l'Inghilterra abbia contribuito ad al imentare l"illusione rumena circa l'atteggiamento d ella Bulga ria., T erza ipotesi : La Quadruplice h a consig liato la campagna transilvanica, promettendo - in ogni caso - un aiuto ef. ficace e a llora ta nto più grave è la sua responsabilità e tanto più urgente il dovere di mantenere le s ue promesse Da qualunque Jato si guardi la situazione balcanica, quello che n e risulta è la prova dell'insipienza della politica q uadruplicista. Con l'aggravante della recidi va. la lezione tragica inflitta dagli austro-tedesco-bulgari alla Serbia, avrebbe dovuto insegnare qualche cosa, ma p a re che la Quadru plice - in mate r ia bakanica - sia dl una incorreggib ilità insensata.

La Grecia. di Costantino e del ba rone Sch enk, la «vera>> Grecia, d unque, pe rché la G rt>cia dì V enizdos è una pallida la rva, è stata una p edina meravigliosa n el gioco balcanico della Quadruplice tedesca. E. riuscita a sabotare Sarrail e a frustrare l'importanza e l'efficacia dell'intervento rumeno. Ma la Quadruplice nostra non può trovare nella condotta della Grecia nessun alibi al suo fallimento, n essuna attenuante a i suoi errori. Il generale Sarrail non h a tardato un po' troppo ad ac· corgersi che il suo esercito non poteva muoversi se i greci continua. vano a. fare... . i greci? E la stessa energia di cui dà prova l'ammiraglio

D'Artige non ha il grave difetto di essere tardiva? Ci sono, dunque, voJuti m esi e mesi e mesi perché !a Quadruplice cominciasse - dico cominciasse - ad accorgersi che quella d ella G recia era. la più g rande·

PARTENZA PER IL FRONTE E CRISf DE L MINISTERO DOSELLI 24)

aristofanesca turlurinatura che sia mai stata combinata sulle scene del mondo e che la Grecia e ra ed i: schiava del Kaiser, rapp resentato da sua soreJla ?

Ci sono, dunque, voluti mesi e mesi e mesi, per convincersi che la Grecia andava e va trattata dura mente, senza falsi rig uardi, senza scrupoli stupidi e pericolosi insie me ? Quando, durante le monotone giornate della trincea, io segu ivo sui giornali tutte le fasi de lla tragi~ commedia g reca e leggevo di :Ministeri che si componevano al mattino, pe r andarsene alla sera; di forti e cannoni che venivano « gloriosa· mente» regalat i ai bulgari, non più tradizionali nemici de ll'ellen ismo ; di euzoni che si arrendevano :i lla Germania, di marinai che p assavano all' Intesa e di gendarmi che si sch ie ra vano con Venizelos; di « rise-rvisti » che gridavano « Viva la Bulgaria» e revolveravan~ gli spar uti rap presentanti ateniesi dell'intcs ismo e l eggevo della rivolu2ione d i Salonicco e del viaggio di.... Ulisse Ven izelos - jo, traseçolato, domandavo a mc stesso, aHe stelle e.... ai cavalli di Frisia: ma è mai possibile ch e la Quadrup lice Intesa non si acco rga del gioco gr«o? Ma è ma i possibile che non appaia chiaro agli occh i dei nostri gove rnant i, ciò che è luminosame nte manifest o a tutti? Ma intanto l'Intesa cont inuava a fare dei «passi » - il che mi riportava, per l'analogia, a quelle straordinarie « note >> con cui Wilson sta assicurandosi il primo posto nel paradiso dclrimbecill ità neutrale - e a fare l'altalena fra Venizelos e Gunaris, fra Atene e Salonicco, col risultato brilla nt issimo di far ridere aJle sue spalle il mondo greco e quello tedesco. E anche oggi l'azione « en ergica » tanto invocata, è più apparente che sostanzia le. Anche oggi non si abbando nano le « buone maniere » della più squisita polùene diplomatica, nei riguardi della Grecia,

2 di ieri una nota de l T empr, n ella q uale l'autore aveva l'a ria di dolersi che il posto della Grecia fosse stato pres o dall'Italia. 2 di ieri, un discorso di Asquith, nel qua le il premier foglcse - accen nando alfa G recia -le rivolgeva un ull imo accorato patetico « vieni mc<o.... ». 1n verità, mi ca drebbero le b raccia, se non mi ricordassi che debbo portare il fucile !

RESPONSABILITA NOSTRE E ALTRUI

La critica situazione rumena, è, C1.1nque, imputabile alla politica della Quadruplice, Io non so - oggi come oggi, 28 ottobre - se la Rumenia potrà sfuggire alla tenaglia teutonica. Lo spero Me lo auguro ardentemente. Comunque, noi abb ia.mo parlato in tempo. Il mio carteBgio privato in questi otto mesi, che dal marzo in poi h o passato sempre in prima linea, è ll a testimoniarlo In data 3 ottobre, il Po·

246 OPERA OMN l A DI BENITO MU SSOLINI

p olo d ' Italia lanci ava un grido d'a llarme. Noi che abbiamo voluto la gnz rra, no i abbiamo più dì chiunque altro il d iritto e il dovere di pallac chi aro. E diciamo : << Sig nori governanti della Quad rupl ice, è tempo, è gran tempo che \ 'OÌ marciate a l passo coll'op inione e colla coscienza pubblica delle vostre Nazioni. Signori governanti, voi non potete lagna rvi dei popoli che si ete stati chiamati a dirigere. I p opoli - p u r di allontanare per sempre l'incubo d i una Germania iiber a/Jn in der W elt - vi h anno offerto tutto con una prodigalità sacrificale che nessuno av rebbe immag inato. Uomini e dena ri, vi sono stati dati . I.e * lazioni vi hanno detto : prendete i nostri fi g li , eccovi l e nost re r icchezze - prendete, ma vincete ! ] popoli non hanno mai disperato, neppure nei moment i p iù tragici. Ma ora, non sono p iù amm issibili erro ri. Ora che si può villcere, si deve vincere e presto. Il " fronte unico" non deve esse re tale so lt anto nella meta, ma nei mezzi . Vittoria com une , comunione degli sforzi per consegu irla. Signori governanti, la coscienza dei popoli vi impone il l emp11s agendi.

« Vogliamo sapere se la guerra deve segnare la nostra p iena vittoria o se in vece deve condurre al tavolo ver de. "8 venuto il momento di fa rci sape re se si intende di accelerare sino all 'esasperazione il ritmo della guerra, o se si pensa di dare alla guer ra l'aspetto della cronicità, perché - ad un dato momento - si es.:urisca, come tutti i cronici, in u no sbadigl io di no ia e di sangue.... ».

Cari amici, insistete. Sono il vostro M US

D a Il Popolo d'llalia, N. 305, 2 novembre 19 16, III.

PARl"ENZA PER IL FRON'fE E CRI SI DEL MINISTERO BOSELLI 247
SOLINI
* Lacun a del testo.

LE CONDIZION I PER LA PACE*

- T,r, d1mq11e, prevedi che la GÙmania domanderà o offrirà In pace? S11 che baJi '}!HJ/a f JJrt opinione?

- Su molte circostanze. E vedrai che parlerà. di pace sia che si

• Colloquio avuto con Giuseppe De Falco (le Réfractaire), a Milano, verso la met..1 d i novembre del 1916. 11 resornoto del co!loquio è preceduto dal seguente preambolo:

« Scrì ve-mmo altra \'Oita - con grave scandalo di non pochi scagnozzi it11· liani - che quando il Diretto re di questo fogl io è soldato fa il so ldato e nient'altro. N o n ha U ! mpo per altro; tutto rnmpreso della s ua funz ione, legge i giornali, vahaa gli evrnti Jel!a polit ica, ma con l'uia di chi h a meslio d a far~. di chi ha molto p iù utilmente da impiegare il suo tempo.

« La le ttura de' .i;iornali, in trincea, è una SJ>('cie d1 correttivo a lla solitudine più tosto rumorosa d i ch i fa !:i. g uerra . Serve a ricordargli come esista un piccolo mondo, dietro l'altro più grande nel q ua le si lotta e si muore serenamente; ma 5(' Johbiamo giudicare dal tono onde i nostri soldati padano de lle vicende politi che nazionali, bisogna con fessare ch' t"Ssi le guardano con a ria di sup remo disdegno, come un ciarpame ingombrant e buono so lo a fastidirt: acca· demie di chiaçchieroni, che non s,rnno far tacere le voci loro p etulanti, i loro piccioletti interessi nernche mentre la sto ria si scrive co l sangue e col sacrifizio.

« Benito Mussolini è in queste cond izio ni d i. spirito. Dalla fronte egli r iesce appena ad indignarsi contro le p iccole faccende della vita pubblì(a; e non vuole im eressarsene. Di quando in q uan do ,i:;iunge sino a noi una parola di approvazio n e o un'osserv.u:io ne in Ire parole: è tutto quanto deve bastare per indicarci il suo punto di vi sta, perché il g iorn1le si a ··suo", semp re ' ' suo" ed esclusiva.mente •· suo " . Anzi - ci sfo. perdonato questo piccolo e legittimo sfogo d i orgog lio - possiamo affermare d i aver sempre, con p recis ione, indovina to il suo JJ(!1]Sicro, tanto ch "egli u lt im.:unente c i scriveva cosl: "Pare ,he 1m(J u ra,io vi11aJ/o ttlepati.o (I 1miua in tulle le q11euioni ··

'( Naturi!.lmcnte, quando il nostro Direttore fu ultimamente qui - in licen:ta invernale - g li ponemmo t anti q uesiti su le contingenze dc-Ila po litica intern azionale e su lo avvtoire. Ci riSpD;'lC dove g li piacque di ri,ponckrci; tacque o rispose con bouladn su argomenti più tosto intempestivi e la cui risoluzione dipende dag li eventi, stmpre vari, stmpre nuovi, àell'Qra fantastica çhe abbiamo la ventu ra o la sventura di , ivere.

a Ma ora, àopo le proposte <li pace avanzale eia! Cancellie re, assumono u n carattere di attualità alcune cose detteci da. Mussolini, quando nessunQ pensava a lla eventualità che s'è realizzata i n quest i g iorni e che ha m esso a sogqu3d ro.... lutti i p:uccchi~ti internaziona li .

« Riferiamo it colloquio a m emo ri a e da qualche appunto 1 (Da Il Popolo d'Iralùt, N. 347, 20 d icembre 19 16, lii}.

trovi in u na situazione militare « negativa », sia che si trovi in condizioni militari r elativamen te « positive ». Come accadrebbe se ri uscisse a schiacciare la Rumenia.

- E come bl!ogr1erebb(! rù pondere, ;ecbndo te, aila eventuale pro/f eria germanica?

- Io credo che la Quadruplice Intesa farebbe il « gioco germanico » se non sventasse il grande ricatto sentimentale sotto veste diplomatica La Quadruplice dovrebbe r ispondere: La Germania ci facc.ia conoscere a quali condi zioni è disposta ad iniziare le trattative di pace De!Je due l'una: o quelle condizioni sa.ranno «accettabili» e allora si possono iniziare regolarmente i nego:ziati, o sono «inaccettabili» e al. Jora continuerà a parlare il cannone. Così, lo eventuale trucco tedesco di rigettare la responsabilità d ella gl1C rra su la Quadruplice sa rà pienamente smascherato, e come è radicato in tutti il convincimento che- a scatenare Ja guerra è stata 1a Germania, cosi resterà fissato che la respon · sabi lità della continuazione sarà sempre ed un icamente èella G e rmania , che vorrebbe una pace « tedesca » e (}On « europea ». Secondo me questa dovrebbe essere la linea di condotta. Anche perché il nost ro « interventismo socialist ico>> è un po' diverso da quel!o altrui. Allor che g iudichiamo gli eventi di questa guerra non dobbiamo scordare il nostro punto di partenza e il carattere ideale del nostro interventismo. Come n on volemmo lasciarcì « imbott igliare » nella neutralità cosl non vogliamo lasciarci imbottigliare nella guerra. La nostra condotta d i socia• listi non può identificarsi con quella degli Stati, i quali, per la loro costituzione, obbediscono a motivi complessi, che non sempre sono uguali ai nostri.

- Gi11stiuimo, ma O((orrerà bene che Ja g11erra abbia q11al<he ris11/tato per giungere alla pace) d; verJamente....

- Risultato? Ma dipen de dalle condizioni che la Germania si deciderebbe ad accettare...

- E JII quali condizioni .si potrebbe trattare?

- Sono di due generi: alcune pregiudiziali, su le quali non è possibile d iscutere e dovrebbero essere accettate a priori; alcune altre seconda rie, suscettibili di tr.;.nsazjoni.

- E cioè?

- Le condizioni « pregiudiziali », per me. dovrebbero essere que· ste: Ricostituzione del Belgio, della Serb ia, del Montenegro - ( allora non era invt1Ja Ja R11menia) - in istati liberi ed indipendenti. La Polonia riunita e indipendente. Alsazia e Lorena restituite alla Francia; t erre italiane detenute dall' Austria, atrltalia; Boemia ed Ungh eria, autonome; Transilvania a' rumeni ; Bosnia-Erzegovina, Croazia e parte della Macedonia a' serbi ; Albania autonoma sotto la sovranità italiana; Turchia

PAR.U:NZA PER IL FRONTE E CRISI DEL MI NISTERO BOSELLI 249

smembrata e respi nta oltre il Bosforo. Si potrebbe poi discutere su varie altre q uestioni . Ad esempio, su la sorte del!'Austr ia tedesca, che .Po~ t rcbbe essere annessa alla Ger mania o potrebbe costituirsi in istato ~utonomo. L' Austria d i domani, del r esto, potrebbe esse re costituita in f ederazione di t re stat i autonomi : Austria, Boemia, Ungheria. Tutte quest io ni da vagliare.

- E circa le indennità? - do mandammo.

- La G ermania dovrebb'essere o bbligata a indennizzare il Belg io, la Polonia, 1a Serbia, il lvlontenegro ; a << restit uire)>, ins ie me con l' A lsaz ia-Lo re na, i cinque m iliardi che Bismarck estorse alla Francia nel ' 71 , più grintercssi. Ciò a t itolo di r iparazi one g iuridica e morale per la rapina compiuta. La Francia, p er ò, potrebbe rinunc iare alla inde nn ità: : ciò abb revierebbe la g uerra T anto p iù che non v'è danaro sufficente p er co mpensarla del suo strazio.

- Che co sa pensi i11 d ella so rte d elle Colonie?

- Quando fosse stabilita r esclusione de lla G erman ia dal Mediterraneo, pot re bbe essere indiffere nte che i tedeschi riabbiano tal une delle lo ro Colonie senza i ndenn ità, o tutte, p aga ndo un'indenn ità di guerra da stabilirsi.

- Ma a tutto dovrebbe aggiunge rsi l'accettazione di questo con· ce tto : li mitare gli armamenti e ricorrere all'arbitrato internazionale, per r av ven i re .

- Avrai notato che i Governi non hanno ancora precisato i fini della nost ra guerra. D el resto nea nch e gli altri Governi dell"Intesa ha n p recisato nulla. I nazio nalisti fr ancesi, o ltre all'Alsazia ed alla Lorena, r eclamano garanzie e rett ifi che o lt re il Reno ; i nazio nalisti italiani.... ha nno un p rogramma grand ioso ! Qua le dev·essere i l «nostro >> pu nto di vista, n ella nost ra ({ual ità di socialisti e d'interventist i e date le premesse teoriche e pratiche del nost ro atteggiamento? Più ch ia ramente:

a) Quale dev 'essere l'aspet to territoriale de ll' Ital ia di doma ni ? b) Quale l 'as petto eu ropeo e ci rc um-europeo ; r) Quali j postula ti po litici, militar i, economici per il t ra ttato di pace ?

- Anzi tutto : bussola orientat r ice il principio di naz io nalità. Qualche nazionalista italiano no n perde le occasioni per schernire il p r incipio di nazionalità e deriderne i p rop ug natori. E pericoloso ed alq uanto indegno. Gli . e ro i ed i m artiri di questa guerra sono cad uti in n ome di quel principio. B in nome di quel principio che la Serbia ha resi st ito all'ulti matum austriaco e il Belgio si è fatto straziare, ma no n com perare. Per quan to riguarda i fini della guerra italiana, og n i gi udizio dev 'essere subordinato ad alcune considerazioni. Ecco: il T ren• ti no si compone di una zona « un ilingue » compatta (italiana) che ca. mincia da Ala e finisce a Salorno ( seguendo Val d 'Adige e irradiandosi

250 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

nelle valli che in queUa d'Adige sboccano) ; di una zona «bilingue» (italfana e tedesca), che va da Salorno a Bressanone1 con prevalenza di tedeschi; di una zona « unil ingue » (tedesca), che va da Bressanone (Brixen) sino alla Vetta d' Italia, sino al confine geografico naturale che deve, per n ecessità supreme, coincidere a fine guerra co!. nostro confine politico.

- Da ciò risulta che entro i nuo vi contini dell'Italia di domani avremo nell'Alto Adige un ragguardevole contingente di tedeschi

- Non credi che ciò potrebbe co1ti111ire un nuovo pericolo?...

- No. Per evitare un irredentismo tedesco bisogna patrocina re un a p ol itica d i libertà e non di costrizione, ma ssime in ciò che rig uard a la politica scolastica. L'Italia non vuole ita li1nizzare, alla guisa prussiana. La rana nostra è un'assimilatr ice formidabile. Infatti, quattro secoli 2.ddietro Trento era p fr la metà tedesca, o ggi è assolutamente italiana.

- L'elemento itali :i.no va spin~e ndosi verso il nord. Una politica saggia aiuterà questa spec:ie di << lento moto », p er cui a poco a poco i popoli t endono a trova re un equilibrio semp re meno instabile e un aspetto semp re più duraturo Le tradizion i nostre e il nostro spirito ci affida no che la politica dell'Ital ia nei conf ronti de" tedeschi e degli sloveni sa rà t:ile da noo. alimentare agitazioni irredentiste,

- E su gli altri confini?

- In Carn ia, l'Alto Fella, che appa rt iene geograficamente aU'Jta lia, deve esservi incluso politicamente. Staccandosi dal Pizzo del Timau, il nuovo confin e seguirà la linea del Trogkofel (2271), dell'Ostemìg (2035), tocchecl Tarvis per discendere al Jof Fuart ( 2666) e al Monte Canin . Su l'Alto Isonzo il confine politico deve coim:idere con quello geografico. L'Istria, Trieste e Fiume - inutile d irlo - devono essere italiane

- E ml groviglio dafmat,11 q11àl è il tllo pensiero?

- Prima di ritornare alla fronte scri verò, jn p roposito, un pa io di articoli - (« L'Italia, Serbia e Dalmazia» , « Pop ofo d 'Italia », 25 nO· vembre; « Il temmo ddl' inJeJ.t ùaio-Jerba », 26 novembre) - su quest'argomento. Il mio pensiero e questo: tutte l e isole dell'arc ipelago dalmata devono cadere in possesso dell' Ital ia . D a Fiume a Metkovié (foce del Narenta), dal litorale sino alle A lpi Dinariche, la Dalmazia dev'essere i ncorporata entro i nuovi confini politici d'Italia. Dalla foce del Narenta a Cattaro la Serbia si affaccerà sul mare. Sarà una vasta finestra che consentirà alla Serbi:t un vasto tespiro. Si tratta di un l itorale d i circa cento chilometri; vi è compresa Ragusa per 1a quale l'Italia chiede rà apposite garanzie.

- :e un fatto che nei nuovi territo ri geograficamente italian i gli eleme nti <( slove ni » avranno una rappresent anza ragguudcvole. Anche

tipeto quello che ho detto per le papalazioni tedesche dell'Alto

P ARTENZA PER IL FRONTE Ii
CRISr DEL MINISTERO BOSELLI 251
q\iÌ

Ad ige. L'Italia darà garanzie « politiche culturali economiche » a quelle popolazioni. Farà, jnsomma, una politica di libertà.

- Circa. l' Alban ia bisognerà sostenere questa soluzione di massima creazione d'uno Stato autonomo albanese sotto l' alta protezione dell'Italia L' Albania è regione tale che non può vivere e svilupparsi con le sole sue forze, almeno per u n periodo di parecchi decenn i. Una missione di elevazion e e d i sviluppo dell'Albania può e deve essere assunta dall'Italia e per un complesso di ovvie ragioni.

- - E, allora, ,;asmmendo?.. .

- Il nuovo aspetto pol itico-te rritoriale europeo potrebb'essere questo :

a) Restituzione alla Francia dell'Alsazia-Lorena.

b) Ricost ituzione del Belgio. Il Lussembu rgo sa rà !:i.sciato a rbit ro de i suoi destini

e) Ricostituz ione della Serbia ingrandita colla Bosnia-Erzegovina, la Croazia e le altre reg ioni jugo-slav e e col ]\fontenegro, dato che il Montenegro lo voglia .

d") All a Rumenia l a Tran silvan ia e 1a Bucov ina.

e) Alla Russia, la Galizia.

f) Costituzione della Po lonia in regno autonomo e indipendente. l a nuova Polonia deve c<;1mprendece la Polonia russa, quella tedesca, q uella a ustriaca .

Costit uzione dell' Ungheria, della Boem ia e dell'Aust ria tedesca in Stati autonomi.

io Stato austro-tedesco sarà lasciato libero di aggregarsi o no alla Germania.

g) Costituzione deÌI'Arme nia in Stato autonomo.

h) Cacciata dei turchi dall' Europa e liqu idazione deU'I mpero ottomano.

,) Costantinopoli creata città l ibera, a regime democratico-repubbl icano. La sua libertà e la l ibe rtà degli stretti garantiti dal concilio delle Potenze deJla Quadruplice * .

• li resoconto del colloquio, si chiude con Ie seguenti }><'tole d i Giuseppe D (' Fa:ko: « Ripctiamo; abbiamo voluto render not(' le idee di M ussolini circa la pace, petch~ hanno grande valore di altua!ità e possono costituire un'ottima bussola per o rientare i nostri amici. N é conquistatori, né rfoum:iatori, questa la d iv isa nostra. Un'Euro pa basa ta sul principio di nnionaliti. Ma senza la vittoria delle armi nostre si rassegnerà mai la Germania? Ecco il pr oblema per r isoh1ere il quale non e·~ che un mezzo: rendersi sempre p iù forti J)C't poter condurre la guerra vittoriosamente • ·

2 )2 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOUNI

IL MONITO DI UN ASSASSINIO

I giornali hanno dato notizia nei giocn i scorsi di _ un f croce delitto. A ViJJa Sisa (Forlì) un contadino, mentre rincasava in compagnia del figlioletto dodicenne, è stato fatto segno a ripetuti colpi di fucile che lo hanno ridotto in fin di vita. li feritore s'era posto in agguato, come un q ualsiasi tedesco, dentro una fitta boscaglia e non lo trattenne dal da re esecuzione al feroce proposito la presenza del figlio della vittima. Nd contadino Bissi egli voleva p uni re il repubblicano interventista.

Chiunque non ignori le condizioni politiche della Romagna immagina le conseguenze che un tale delitto può provocare. L'anti tesi fra neutra· listi ed interventisti è in Romagna ancora più grave che nelle altre region i perché si è st ratificata nel vecchio dissidio fra repubblicani e socialisti, dissidio che p er lunghissimi anni ha esasperata la vita politica romagnola e ne ha abbassato il livello culturale e morale.

Ma onestamente bisogna confessare che anche altrove la situazione interna è grigia. La propaganda neu tralista, specie in campagna, alimentata di velenosi odi, è ,•alsa, ove le ragioni e le finalità della guerra non potevano per deficenza di cultu ra essere intese, a creare una eccitazione pericolosa. In Toscana e nella valle Padana i propagandisti della «vigliacche ria» , parlindo dal pergamo o dai ci rcoli socialisti, sono riu· sciti a invelenire l'animo delle donne.

Nessun argomento basso e vile essi hanno trascurato. Accusando i favorevoli aila guerra d i essere dei venduti alla Francia ed all'Inghilterra; esagerando il nume ro delle perdite subite daJ nostro esercito; facendo credere impossibile la vittoria; speculando indegnamente sul dolore delle madri e delle spose, i neutralisti sono riusciti a far credere che la guerra condurrà alla rovina il Paese che si sarebbe salvato invece colla neutralità.

Frutto di questa propaganda sono i fatti di cui qualche volta la cronaca deve dolorosamente occuparsi: l'assassinio di Cesena, gli episodi di Genzano - episodi « greci » che fanno ricordare le eroiche gesta dei « riservisti » di re Costantino - l'assassinio di Villa Sisa.

Ora ci parrebbe di mancare a l oostro dovere se non richiamassimo su questi episodi e più sulla sistemat ica opera ddla « triplice neutralità » l'attenzione dell'opinione pubbl ica e del Governo.

Mentre la Germania si appresta - senza contrasti interni , anzi con

l'appro\'az ione del Vo rwaerJJ - alla realizzazione del grande progetto di mobil itazione civile, che metterà a disposizione dei bisogni d i guerra tutta 1a popolazione maschile tedesca da i 17 ai 6o anni, è necessario vigilare a ll' inte rno perch é la n ostra resistenza «morale)> no n sia fiaccata dalfa conig liera neutralista.

Agire risolutamente contro « la triplice boche » è un d o vere per og ni galantuomo al quale stiano a cuore Je sorti de lla Nazione in guena.

11 n eut ra lismo giolittiano è tem ibile per le forze di cui dispone a Montecitorio e nell 'alta h!trocrazia. Rendendo incerta la vita di ogni minist ero che si proponga di condu rre la guerra fino aUa vittoria, senza d ebolezze e senza a<-quiesccn zc, esso d iminuisce i l prest igio mo rale de i governanti, ne paralizza in alcuni casi l'azione, determ ina una situazione p olitica ince rta e anormale della qua le approfittano poi clericali e socialisti. Ma nel paese il g io litt ismo è una best ia dalle zanne spuntate nono.stante i ~uoi appoggi nell'alta borghesia.

11 neutrali smo cle ricale è fr a le masse il p iù per icoloso perché a mbig uo e insidioso; p er l'auto ri tà che verso jJ popolino ha nno i p reti, che se ne fanno banditori, e p er i mo tivi che l'i spirano: motivi d'ord ine essenzialmente politico. Ma i clericali non faranno mai fra le masse opera d i rivolta, dati i fini ch e si propongono: basta a loro di « debilita re » la resistenza morale della Nazione.

Più grave, più sporco, p iù in mal afeèe, più criminoso è il neutralismo dei « gesuiti rossi». Pur gua rda ndosi bene dall'assumere una qualunque responsabilità dava nt i al Paese e davanti alla legge, prima e durante la guerra i so cia l-neutra listi n o n hanno inten tato alcun mezzo per i mpedire all'Jtalia di seguire la via t racciatale dal do ve re e d ai più vitali inte ressi naziona li c d inte rnazional i. Essi che, prima che la guerra fosse dichia rata, vigl iaccamente non os..1rono d i assumere la responsabilità dello sciopero generale, ma cercarono d i spingere! le masse alla rivolta da ndo grande risa lto ad ogni m ini mo incidente che si verificasse durante la mo bilitazione; a gue rra d ichiarata servendosi d'ogni pretesto - il caso Tresca p er esempio - hanno continuato 1a l oro ma lvagia sobillazione della quale carità di Patria v uo le che si tacciano per ora alcune delle p iù funes te conseguenze. Questa sorda , t enace, obbrobriosa propaganda ha avvelenato e sta avvelenando l'an ima delle popolazioni [ ceniura J non impedirà, no, alritalia di raggiungere la meta che s'è p roposta, ma minaccia di rinnovare nel Paese il doloroso fenomeno del « sanfedismo » che tormentò l'Italia durante il Risorgimento. L'assassino d i V illa Sisa è il discendente spirituale di retto e legittimo dei «cafon i» che massacrarono P isacane. N on i mpo rta che egli abbia la t essera di Costantino Lanari in tasca: egli appartiene a quell'epoca -a quel triste mondo.

2 ~4 OPERA
OMNlA DI b l:NITO MUSSOI.INI

Noi denunciamo ancora una volta il pericolo gravissimo. L'assassinio di Villa Sjsa, dopo quello di Cesena. dopo i fatti di Genzano, è un monito altissimo, gridato con la voce del sangue. Che questo succeda in un Paese come il nostro che ha t raè,izioni di libertà e di f ede; che questo succeda mentre tutta la Francia nelle trincee contende il passo ai barbari e lì ricaccia oltre i violati confini; mentre l'Jnghilterra ha offerto alla difesa di se stessa ed alla difesa delfa libertà. quattro milioni di. volontari , è enorme, è inaudito.

Onorevole ministro Orlando, non è il tempo di «ignorare». La vostra politica vacillante, ondeggiante, rnontecitotiale, deve finire. Gli avvocati al Governo, fanno una politica cattiva in tempo di pace; ne fanno una p essima in tempo di guerra! Una Nazione in armi dovrebbe essere go ve rnata dai soldati. Roma, madre della saggezza antica, potrebbe insegnarci anche in questo qualche cosa

Onorevole Orlando, c'è la guerra!, una guerra che distrugge a centinaia ed a mig liaia le g iova ni vite de i nost ri fratell i; una gue rra n ella quaJe l'Italia ha gettato tut te le sue risorse. Bisog na vincere pe rché la posta è la vita della Nazio ne e la lìbe.rtà dei popoli. Bisogna vjnce re ad ogni costo, e perciò è necessaria la discipli na più completa dì tutta la Nazione, e perciò è ugualmente criminoso attentare alla resistenza morale e lasciare che questo attentato si compia. C'è la guerra e un Governo in t~mpi di guerra ha delle responsabilità che vanno oltre Montecitorio ; delle responsabilità gravissime che richiedono il pugno di ferro del soldato e n onTanguillesca acquiescenza del politicante. Noi non chiediamo stolte reazio ni : chiediamo per i supremi interessi della Nazione e della l ibertà una. politica ferma e decisa che rich iami tutti ai sacri doveri di quest'ora eccezionale. Non c' è pietà per il soldato che fugge davanti al nemico; non ci deve essere pietà per chi tenta d i pugnalare aHa schiena la Nu:ione atmata.

Guai, on. Orlando, a chi, essendo chiamato agli on eri e d ai fastig i del Governo, avesse un'anima cosi piccina da non sentire la grandiosità dell'ora che passa, e da acca re22are, per ambiziosi sogni, coloro che nulla risparmiano contro la Patria in armL Vkino al Campidoslio, on. Odando, c' è la rupe Tarpea!

Da li Popolo d'llalia, N. 32~, 22 oovcro.hre 1916, JlI (h, 76),

PARTENZA PER IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 255

S. M. LA FORCA

Fra tutte le notizie che durante questo secondo anno di guerra ci sono g iunte dall'interno delle nazioni nemiche o dalle trincee insanguinate, quella della morte di Francesco Gi useppe è stata la più gradita all'ani~10 nostro. Cr ediamo di esser nel vero, se aggiungiamo che q uesto senso di soll ievo non è soltanto n.ostco, ma è della enorme maggioranza degli italiani e degli uomini liberi. N essuno, in Italia, quando si escl uda una bieca minoranza di temporalisti fanatici e im?Otenti e qualche « idiota e n efando» dell'altra r iva, nessuno accompagnerà all'estrema dimora con un brivido di pietà uman a l'a nnosa ca rcassa del Monarca carnefice, Il foscoliano « oltre tomba non vive ira nemica » qui non ha senso: non si tratta qui di una sosta nelle offese fra due a vversari che si siano comportati cavallerescamente: il rapporto, qui, sta tra la vittima e il boia e fra questi, nemmeno la Morte, nella sua maestà misteriosa, può imPorre il perdooo e l'oblio.

Finalmente! Ecco l'avverbio non p iù di tempo, ma di liberazione, col quale le moltitudini popolari d'Italia hanno commentato l'annuncio di morte. Finalmente!! Tutte le vo lte che dalle mura del Castello di Schèin. brunn trapelava la voce di una indisposizione del vecchiardo, ognuno si chiedeva: ci siamo? questa la volta buona? M a poi, veniva d iramat o un bollettino che ass icu rava i sudditi dei regni e dei paesi dell'Impero come e qua lmente la salute di Fraoz Joseph fosse ottima, tale da per· mettergli di accudire alle fati che dello Stato. Anche la m ala ttia ultima che l'ha tratto alla fossa, pareva dovesse terminare in una guarigione sollecita. ll «bollettino» di ieri', usci to nei giornali contemporan eamente coll'annuncio di morte, diceva testualmente: « che l'imperatore passò tutto il giorno alzato, lavorò fino a sera e ricevette, oltre ad aJtri personaggi, l'arciduca Federico. Buo na l'atti.vità del cuore, regolare il respiro, minore l'appetito». Soltanto l'a ppetito era in leggera diminuzione, ma non pareva escluso che la decrepita macchina dovesse riacquistare ancora una volta la sua capacità fu nzionale. Pareva che fa Morte dovesse perennemente volte,ggiare intorno all'lmpiccatore, senza g h ermirlo mai. O forse, per una imperscrutabile volontà de!Ja N emesi storica, egli doveva morire a poco a poco, doveva (( sentire di morire » come di morire avevano «sentito» le mig liaia di martiri caduti sul g lor ioso ed

ancora insanguinato Calvario del principio di nazionalità? Certo è, che coJ passare degli anni , coll'avvicendarsi degli eventi, nella successione ininterrotta di t ragedie di popoli e di famig liari, q uesto Absburgo, visto in Jontananza, aveva perduto ormai tutti gli aspetti dell' uman ità. Era diventato una «cosa ». Freddo, insens ibile, indurito come una « cosa». E come una «cosa>> pareva ch 'eg li avesse annullato le leggi della vita; come una « cosa » pareva che non dovesse morire mai più.

Ma bastava ricordare il suo nome, maledetto attraverso generazioni e generazioni, perché incubi paurosi sorg essero nelle coscienze dei gio· vani; il suo nome opprime-... a, soffocava come un macigno; dietro a q uelle d ue parole si profilava la forca , tutte le fo rche dal 1850 al 19 16: da T ito Speri ad Oberda n, da Tazzoli a Battisti! Il suo nome so lo, evO(ava immagini di sangue e di rovine. Pi:.: r oltre sessant'ann i, Franz Joseph, è stato in Eu ropa il simbolo della Santa Alleanza st rangolatr ice dei diritti dei popoli Era il pre-'89 Egl i si accampava negatore ostinato di quei principii che la Enciclopedia e l'a rigi avevano fatto t: ionfare i n F rancia e diffuso nel mondo.

Radetzky e Haynau: ecco g li strwnent i della polit ica absburg h ìana dal 1848 i n poi. IJ sistema : carcere duro e forca. Durante mezzo :secolo, questa politica no n è stata alterata dì una sola lin ea. Ci possono essere state d elle attenuazioni nella form a, ma la sostanza è immutata: Metternich e il Concilio di V ienna domin avano e dom ina no la H ofburg. L' Absburgo regna anco ra e semp re per di r itto di D io. La volontà d ei popal i è uno zero. le trage die famig lia ri e le tragedie èei popoli - rivolu· zioni e guerre - non alteravano Ja fisionomia morale del mona rca, non modificavano le dirett ive politiche del suo Impero. G li ann i passavano tt'mpestosi e <lopo il frate llo M assimil iano, fuc il ato a Quereta ro, era la volta del fig lio Rodolfo suicida o assassinato nel castello di M ayerling; e dopo al Pglio, era l'imperat rice E lisabetta che cadeva freddata a G inev ra dal pugnale di Lucchcni e drammi e scandali alimen tavano le ero· nache d 0 Europa, sino al balen io ciclon ico di Serajevo, ma Franz Joseph si era ormai fogg ia ta un'anima di pietra, che lo rendeva incapace di ogni palpito di umana pietà

Gli anni passavano e l'Impero, negazione del diritto dei popoli, veniva mutilato dall'Italia, diminuito dalla Prussia, ma Franz J oseph, sordo alla voce dei tempi nuovi, rifi ut ava la g razia ad Oberdan e più tardi gridava per Trieste un <<mai» che i soldati d'Italia annulleranno colla forza sacra delle armi.

la tribù dei co rtigiani aveva d iffuso prima del 1914 Ia leggenda che il d ecrepito Absburgo volesse ch iud er e la sua vita di regnante du· rante un periodo d i pace. M enzogna! Egli è stato uno di coloro che h anno deli beratamente appiccato l'incend io. l a sua responsabilità n ella

P ARTENZA PER IL FRONTE E CRISI Dl!L M INJSTERO BOSE LLI 2'57

condotta barbarica de lla guerra contro gli italiani, è innegabile e totale, Bastava ch 'egli avesse detto una parola e le stragi degli innocenti, co m• piute nelle nostre città inermi, sarebbero cessate. M a il vecchio principe apos~olico e cattolico - protetto re del Papa - aveva « sete dì sangue». Sangue fresco egli. sitiva per a limentate le vene esauste della sua vecchiaia. Il sangue dei bambin i e d elle donne di P adova -storia di ier i - è stata l'ultima tazza ch'egli ha avvicinato alle sue aride labb ra. E pare che gli sia rimasto nella gola

Meglio era ch e la Morte a \•esse atteso ancora qualche tempo. Meglio era che Francesco Giuseppe avesse potuto assistere - co n lucidità d i mente - all'epilogo d el dramma enorme che angosc ia il mondo. P e r l'espiazione dura, ma necessaria, meglio era ch'eg li avesse insieme colla sua ro vina, vista la rovina del suo I mpero: visto saltare - sotto l'urto esterno che p reme dal Carso ai Ca rpazi - quel conglomerato assurdo di nazionalità eterogenee : m eglio era, s'egli fosse vissuto sino aJ g iorno in cui non gli sa rebbero rimasti che g li occhi per piangere forse per la p r ima volta nella sua v ita. La Morte lo t rascina via, in un mom ento in cui non ancora tutte le speranze son o dileguate, in un m omento in cui sembra allontan ata d i un poco la catastrofe inevitabile degli Absburgo e dei loro a lleati d i Berlino. Allontanata, n o n d eprecata.

E ora, mentre la carcassa d i Fran z Joseph sta per essere composta n ella tomba imperiale, una d omanda balza spon tanea alla mente: quali saranno le conseguenze pol itich e di guesta morte? A nostro avviso, nessuna. Ed è bene che sia detto subito, onde evitare il diffondersi d i pericolose illusioni. Come rassassinio di StUrgkh - presidente del Consiglio dei minist ri - no n ha avuto conseguen ze n otevoli nella pol it ica austro-ungarica, a ltrettanto scevra di grandi ripercussion i pol itich e o m ilitari sarà la fi ne delf imperatorc L' A ustria-U come Stato autonomo, h a cessato di esistere. F inché il vecchi o Absburgo viveva, per un r iguardo personale a lui, la G ermania non ha sp into sino agli estremi la sua invadenza e manomissione nella vita austriaca: o ra, no n avrà p iù scrupo li. U n anno fa, la mor te di F rancesco Giuseppe, poteva determina re dei cambiamenti nella politica austriaca: oggi, è da escludere. L'eser cito, che è l'un ica istituzion e austriaca , è completam en te nelle mani dei tedesc hi: chi detta legge a Vienna è l'Hohenzollem di Bed ino.

Con la morte di Francesco Giuseppe, l'Austria e l'Ung h eria d iven• tana Stati d ella Confederazione Germ anica. L' Impero austro ungarico non è più che un nome. Come l'imperatore non era ormai ch e un inutile e spaventevole anaeton ismo umano, cosl J'lm pero deg li Absburgo non è c~e un anacro n ismo polit irn, storico, morale. La Morte ha levato dalla scen a d el m ondo l'uomo, g li eserciti cancelleranno dalle pagine

258 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
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PARTENZA PER IL l'RONTE E CRISI DE L MINISTERO BOS ELU 2,9 della storia l'istituzione. 11 cannone che urla sul Carso in vista di Trieste suona a morto come le campane lella Cattedrale di Santo Stefano di Vienna. Qualche cosa finisce, qualche cosa incomincia. Sulle tombe degli imperatori spunteranno p resto g li a lberi della più grande libertà di domani.

IL POPOLO D'ITALIA

Da Il Popolo d'Italia, N. ~2G, H novembre 1916, III ( g, n; h, 8 1)

17.-VIII.

ITALIA, SERBIA E DALMAZIA

F ra tutti i problemi c he concernono l'assetto territoriale dell'Italia di domani, guello dalmatico-jugo-s lavo è indubbiamente il più grave e il più angoscioso e quello ch e più turba e d ivide l'opinio ne pubbli ca ita liana. Questa la ragione per lui noi no n vogliamo indugiare più olt re ad aff ront:ulo ; non vogli amo ta rdare p iù oltre ad esporre il nostro punto di vist a, anche se la guerrn che deve condurre a soluzione, insie:me con questo, alt ri ben più formidabili problemi, è anco ra assai lungi dal suo ausp icato e ormai ce1to ep ilogo vittorioso.

Ad ogni modo, quali possa no essere le vicende future della g uerra, è sempre bene di precisare in anticip.o e in tempo utile la nostra « posizione» politica; il che significa, in altri termi ni , scindere k nostre dalle responsabilità altrui , e imped ire, possib ilm ente, il compiersi di errori le cui conseguen ze funeste r icadrebbero sulle generazioni futu re. Q uan. tunque il nostro interventismo traesse i suoi motivi da una concezione ideologica•moule di r ivolta contro fa minacciata schiavitù del mondo, da parte del milita rismo prus!iiano , noi, come cittadini, non possiamo ri6utarci di prendere in serio esame gli obiettivi territoria li della guerra, quantunque ess i siano stati puramente « incidcnt:i.l i o coinciden· tali» nel determina re il nostro atteggiamento teorico e pratico d i inter· ventisti. ' .

lnsomma, noi saremmo stati patrocinatori della guerra, and1e se l'Itali a non avesse avuto nenuneno un chilometro quadrato di t erre pro_prie da rivendicare; ma questo nostro mag nifico dis inte resse i ndiv j. duaJe non può diventare norma di politica per uno Stato. Noi non pos· siamo pretendere che uno Stato chiami a lle armi milioni di suoi cit· tadini, faccia una guerra costosissima e sanguinosa, come l'attuale, SO· Jamente per la g loria, solamente per l'ideale. Possiamo chiedere la realizzazion e di un certo equilibrio fra l'astratto e il concreto; fra gli ideali che illuminano le coscienze e g li interessi che salvaguardano e aumentano le ricchezze dei popoli Infine, degli eventuali e rror i della nostra. politica di guerra, noi pure o i nostri figli , dovremo subire le conseguenze; non possiamo dunque, non dobbiamo res ta re indifferenti

affidan doc i alla buo na ventura de llo stellone italico; non possiamo, non d obbiamo accettare tacite, attive o n ega t ive, comp l icità. D icia mo a ncora, a g uisa di conclusio ne di questo esordio, ch e non p retend iamo al monopolio della ve rità : n on pretendiamo , cioè, che il nostro p u n to d i vista e la soluzione che noi vag heggia mo del problema jugo-serbo-italod almatico, sia no perfet ti ; andiamo an ch e più in là e diciamo che qualo ra nuovi d ati di fatto intervenissero o nuove situazioni si delineassero, noi saremmo p ront i a modificare il nostro punto di v ista e ad accet tare un 'altra soluzione; ma nell'attesa e sino a prova contraria, noi crediam o che si a possibile - tra i l cozzo e l ' infuria re e le esag e razioni d egli o p posti imperialismi italia no e jugo-slavo - t rovare u n a soluzione conciliat rice, che eli mini i vecch i dissid i, j n \'ece d i alimenta rne di nuov i ; una solu zione che rappresent i un massimo di garanzie d i pace e un m in im o di pericoli di gue rra fra noi e i p opoli slavi

D ue elem enti turbano i g iudiz i e influenzan o l' esatta com p rensione d el problema jugo-slavo-ital ian o. Anzitutto la campag na de i rispett iv i n azio nalismi. I ci rcoli jugo-slavi di G inevra, di Parig i, di Lon dra sembran o affamati di territod ben più dei nazion ali sti di casa n ost ra. La chilomet rite jugo-slava non so lo ri vend ica Gorizia - ved i comm ento strabilian te della Scrb ie di G inevra a lla n ostra vittoria d i G ori:z.iama no n sa rassegnarsi alla rinunc ia d efinitiva di 9.ue i p ochi comuni d ella Val N atison e - da Civid ale a P u lfero - in provincia d i U d ine, d ove .c:i p .tda il dialetto sloveno.

La Jug o -slavia, vat icinata d a tal u n i Jegli imperialisti che imperversano n eJle c;ipitali d ella T riplice Intesa , i ncl uderebbe n el suo seno e T r ieste e Fiume e sp in gereb be i suoi confi ni sino a quell' Iso n zo che è d iven tato sacro e vermiglio de l più bel sangue ital iano. Ch i scrive ha g ià m esso alla p orta u n certo d otto re st! rbo nazional ista , ch e osava porre in dub bio la l egittimità del possesso italiano d i 'Tries te Q ueste grottesche esagerazioni dei panserbisti, d eterminano uno stato d'irri tazione e di opposte eccessiv ità nei n azionalisti italiani, i q uali r ivend icano t utta la Dalmazia e non hanno an cora ben saputo precisare in quale parte del l itora le d ell' Adriatico lasce rebbcio la porta d 'accesso mercantile alla più o m eno g r; n de Serb ia di domani. Fra q ueste d ue a nt itesi, una sintesi è possibile : noi no n crediamo che il dissid io italojugo-slavo - a ca.i.;ione della Dalmazia - n on consenta che u na solu zion e di « violen za»; noi pensiamo che tale dissid io, i n q uanto no n è fond amentale, ammette una solu zione di « ra,gione » e di g iu-

PARTENZA PE R IL FRONTE E CRI S I DEL MINI STERO BOSELLI 26 1
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stizia, tanto più fac ile in quanto è p rep:irat.a dall'attuale fraternità delle armi.

Ma uscendo da ll a zona ardente dei nazionalismi, noi troviamo in Italia u na vasta corrente dell'opinione pubblica che esamina il problema dalmata da un punto di vista che potremmo chiamare « di guerra ». in quanto è stato determinato dalla « guerra » e dallo sconvolgimento che la guerra ha provocato e provoche rà. Quelli che propugnano una rinuncia «totale», «francescana» della Dalmazia da parte dell'Italia; quelli che sostengono il programma di una annessione (< totale » della Dalmazia alla Serbia di doman i, cioè alla Jugo-slavia, dimenticano un fatto che non dovrebbero d imenticare, dato che non è di piccola t rascu rabile entità: il fatto d ella guerra. O.imcnticano che se una Serbia -come quella di ieri o più ingrandita - esisterà ancora domani, il meri to maggiore va all'Italia, ai sacrifici già ingenti di sangue e di denaro sostenuti dall 'Jtalia. Da l giorno in cui i primi contingenti italiani !Sbarcarono a· Salon icco, dal giorno della dichiarazione di guerra alla Germania, l'assurdo che l'Jtalia potesse fare una «sua» piccola guerra territoriale, è totalmen te dileguato. L'Itali a fa una guerra europea di liberazione europea. Quale monito altissimo viene ai fanatici di una impossibile Jug o-slavia, dal fatto che alla riconquista di Monast ir, hanno pa rtecipato anche truppe italiane, facendo, da sole, un terzo del totale dei prigionieri annunciati dal Bollett ino di guerra! Sapp iamo bene che il sentimento della gratitudine non ha i nfluenze decisive nelJa politica delle Nazioni, ma il sangue italiano versato per la conquista di Monastir, il sangue italiano che sarà versato in seguito per la re'.'surrezione delta Serbia di ieri e per la creazione di una più grande Serbia di domani, dice a i serbi ch 'essi devono inspira rs i a una politica di moderazione e di saggezza nei riguardi dell' Italia e non insistere nel loro programma massimo d"imperialismo jugo-slavo

Noi italiani, quando fummo aiutati a risorgere come Nazione, conoscemmo, d opo Magenta e Solferino, la strada delle n ecessarie rinuncie.... Noi ci rifiutiamo d i c redere - e ciò sia detto agli ital iani che iperbolizzano i pericoli e l'entità di un eventuale conflitto italoslavo .,._ noi ci rifiutiamo di crede ri;.. che i serbi delia più grande Serbia di domani saranno, oltre che ingrat i, cosl impolitici da opporre un « veto» assoluto alla realizzazione di t utte l e nostre aspirazioni suJl'altra sponda. Noi crediamo - anche in base a un articolo ufficioso della Bi rzevia Wjedomo sti di Pietrogrado che fa Serbia abbia g ià accettato il nostro ragionevole programma adÌ-i atico. :e sintomatico e simpatico che proprio dalla Russia vengan o gettati secchi d 'acqua fresca sulle -teste calde degli irresponsabili megalomani è-ella Jugo-slavia.

262 OPERA OMNIA DI 8ENJTO MUSSOLINI

Coloro che, in Italia, sono disposti a sacrificare << tutta » la Dalmazia alla Jugo-slavia mastodontica degl i imperialisti panserb i, ragionano su una semplice ipotesi: la Jugo-slavia non è infatti che una « ipotesi », una «creazione» politica sulla carta. N o n esiste. Esiste una Serbia , con una D inastia, un Parlamento, un Governo, un Esercito che si batte magnificamente, ma la Jugo-slavia, è di là da venire, in quanto è subordinata all'esito della gut rra: Ja Jugo-slavia non c'è, Dovrebbe essere formata coi seguenti territori: Serbia storica, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e tutta la D almazia :

Noi .accettiamo gli ingrandimenti territoriali notevolissimi che verrebbero alla Serbia in seguito all'annessione della Bosnia-Erzegovina. N ulla abbiamo in contrario se la Croazia, superando le r ivalità relig iose - i croati sono, com' è noto, cattolici, mentre i se rbi sono ortodossi - vorrà confonde re il suo destino con quello della Se rb ia. Ci augur iamo che ciò avveng a. Così pure se il Montenegro vorrà unirsi più st rettamente alla Serbia, il fatto ci lascia indifferenti. Su ciò, no i non tro viamo mate ria di grandi dise:ussion i. Sappiamo bene che ci sono dei nazionalisti in casa nostra che prefrrireb bero uno stato di Croazia indipendente a una Croazia fusa ne lla Serbia; anche l'unione del Montenegro alla Serbia suscita diffidenze in taluni circoli. Ma noi nçin andiamo a caccia di larve. La conclusione è che la Serbia o J ugo-slavia di domani, anche colle rinuncie imposte dal nostro programma adriatico, avrà t riplicati i suoi territori e la sua popolaz ione.

La g rande Serbia di domani avrà dodici milioni di abitanti, invece dei tre o quattro attuali E con un accrescimento territoriale e demog rafico cosl ingente, dovrebbe, proprio la Serbia, far quest ione con noi per alcuni territori che le sono « periferici », quando le fosse assicurato un ampio sbocco sul mare ?

P ost ulato fondamentale. Ammesso e concesso lo smembramento del1' Austria-Ungheria, il problema adriatico non comporta che questa soluzione : l'Adriatico diventa «militarmente» un lago italiano; politicamente un mare italo-serbo. Quanto al destino della Da lmazia noi abbiamo un punto di vista che sta fra gli « imperialisti » e i « rinunciatari ». Fra quelli che dicono : n iente Dalmazia! e quelli che gridano;

J'IAllTENZ/t PER Il FRONTH E CRISI DEL MINISTERO BOS ELLI 263
III
IV

tutta la D:ilmazia! ,·è il posto di una terza corrente Queilo della D almazia, come molt i altri problemi, non comporta soluzioni rad icali, << gordiane»; il « tutto o nulla)) in ciuesti casi non ha senso. Bisogna cercare una soluzione « per approssim azione», «med ia)) . La Dalmazia non deve costituire il pomo della fu tu ra discordia italo-st::rba e non lo sarà, se l'Ita lia e la Serbia sapranno rin unciare alla p ropria q uota-parte di eccessivi appet iti territoriali . Il dissidio italo-serb o sarebbe ((distruttivo )>, l'intesa kalc italo-serba sarà eminentemente creatrice.

264 OPHA OMN I A DI BEN ITO MUSSOLINI
[L P OPOLO D' ITALIA Dl Il Po polo d'Italia, N 328, 2'io nov mbre 19 16, III U , 211)

IL TERRENO DELL'JNTESA ITALO-SERBA

1 termini della controver.~ia fra r inunciatari e imperialist i italiani a proposito de ll 'annessione o men o della D al mazia a ll ' Ital ia polit ica di domani , sono oramai di dominio pubblico. noto che i rinun ciatari abban donano tu tt a Ja Dalmazia a lla grande Serbia di doman i. Q ualcuno d i loro non h a opin ioni definite circa il dest in o che dovrà essere riservato a Fiume. Annessione a ll' Ital ia? Oppu re autonomia pol itica e amm in istrativa alla città, garantita d a un impegno forma le e solenne italo-serbo? Qu ì le op inio n i sono an cora flu ttuan ti. G li a rgome nti dei rinunciatari sono egualmente conosciu t i. Per la sicu rezza s trategicoma rit tim a d ell 'Ital ia n on è necessa rio il possesso dell'a ltra sponda del!' Adriatico. Quan do l'Itali a abbia Pola, Va lona, Taranto e l'isola di Lissa, l'Adriatico diventa - de faao - un lago militare i taliano. Inolt re si p uò stabilire che la Jugo-slavia si vincoli - almen o per un determ inato p eriodo di ann i - a non crearsi una ma rina m il itare e a non costmire sul litora le opere d 'indole strategit.:a.

Etn icamente, la maggioranza rldla popolazione da lmata è serboc roata. Su o ltre :;oo m ila se rbo-croati - co sì argom entan o i ri n unciatari - g li ita liani - p ur largheggian do e rifiutando fede alle stat i· st ich e austriache - non ragg iungono i 60 mila, disseminati n elle città e nei borghi, sopra u na angusta zona l itoranea. Pol itirnmente è vantagg ioso per la sicurezza m ilita re-politica delr ital ia, il sorgere di un g rande Stato jugo-slavo, che sarà anti-germanico, specie se ogni ragione di dissenso italo-serbo verrà elim inata Econo micamente, l' intesa italoserba da rà alla giovan e , ma già \'igorosa economia ind ustria le italiana, vaste poss ibi lità d i traffici nella Jugo-slavia a economia agricola rud im enta le e in tutto l'oriente bak a n ico

Storicamente, la Dalma2ia, nel pensiero d i T ommaseo e di Mazzini e ne i d ocumenti e in d irizzi delle associazion i trent o-triestine1 n o n fu ma i consi derata come terri to rio italiano da « red ime re»

Ma q ua le sarà - ogn uno si chiede a q uesto punto - l'avvenire delle popolazioni italiane ch e - in contestabilmente - son o vissute da

secoli e vivono t uttora in Dalmazia e vi hanno rappresen.tato e rappre. sentano il fatto re preminente di civiltà?

I fautori della tesi che st iamo esponendo rispondono: « N ell' accordo italo-se-rbo, verranno inser ite appos ite clausole, colle qua li la Jugo-slavia garantirà il rispetto de lla nazionalità italiana, n ella lingua, nei costumi, nella vita politica ed ammin ist rat iva ».

Trascu riamo gli alt ri elementi che fann o da contorno a q uelli su esposti. la tesi - nei suoi capisaldi essenziali - è tutta q ui .

II

J nazionalisti so no, naturalmente, agli antipodi. Essi si rifiuta no anche semplicemi:nte di discu te re la legittimità del possesso italiano di Fiume e quanto alla D:ilmazia è nel loro programma che essa deve passare, tu tta quanta, da Zara aUe bocche di Cattaro, a ll 'Italia. I nazionalisti non accettano la d ivisione g eografico-pol ltica in Dalm azia settentrionale e in Dalmazia merid iona le; la prima che a ndrebbe da Zara al fiume Narenta e l'altra che dal Narenta finirebbe a punta VoJovica, presso Anti\lari.

Non c'è che «una» Dalmazi a « italiana» che deve polit iramente entra re a fa r parte del regno d 'I talia. Per i na2ionalisti, 1a tesi rinu nciataria è inquinata da sofismi, da false interpretazioni di determinati fenomen i storici, da errate premesse di fatto, da p~eoccupazioni che non han no alcuna ragione d i essere, Secondo i nazional isti la posizione miiitare-marittima dell'Ita lia, non sarà. mai sicu ra, fi nché l'a ltra sponda dell'Adriatico sarà in possesso d i un'altra potenza, anche se molto minore per popolazion e e potenzialità, come la Jugo-sla\' ia, dell' Austria -Ungheria attuale e di ieri. Pola, Valona, Otran to, il possesso dl Lissa e dell' intero arcipelago dal mata non bastano. Orcorre all 'Italia tutto il l itora]e dalmata in lunghezza e in «profondità», tutto il retro-tena sino al displuvio de lle Alp i Dinariche C i risparmiamo di seguire sino nei dettagli questa discussione d ' indole strategica Ci basta esporre il punto di vista nazionalista Né - secondo i nationalisti - la legittimità del possesso_ «totale» della Dalmàzia viene « inficìata » dal fatto che g li italiani sono una mino ranza, ment re i serbo-croati rappresentano la maggioranza. A questo propositO i nazionalisti fanno no tare: a) che l'elemento italiano, pur essendo in minoranza , e stato sino a ieri - specie in alcun e città costiere come 2.ara - maggioranza assoluta e ovunque, anche nelle campagne, e lem ento di lievito civile; h) che anche i contadini del retro-terra comprendono e sanno parlare un dialetto veneto e l'itali;mo; e) che le statistiche de l

266 OPERA OMNIA DI BENITO MUS S OLINl

Governo austriaco sono da p rendersi con molto beneficio d 'inventar io;

J) che, se }'jtalianità della Dalmatia non è più ccsl compatta come prima, c iò è dipeso dall'opera sistematica di slaviizazione int rapresa dal Governo austriaco, fed ele alla vecch ia formula del diii ide el impera ;

e) che l' anness ione all'Ital ia sign ifiche rà il riso rg imento e il predomini o c!ell' itali an ità dalmata oggi conculca ta dall'Austria e dai serbo-croati, Economicamente, la for tu na e l'avvenire della Dalmazia sono l egati a lla sua annessione politica all'Italia, Sto r.icamente, la Dalmazia fu prima romana, poi verieta. Jl pensiero di Mazzini e di Tommaseo, non ha valore di dogma immutabile. Quando Mazzini e Tommaseo scrivevano Je parole ch e oggi i « rinunciatari » pongono in testa :tlla loro tesi per meg lio suff ragarla, erano tempi diversi dagli attuali, Nessuno prevedeva a llora il grande cataclisma che sconvol1s,e il mondo dall'agosto del 19 14, nessuno prevedeva che gli italiani sa rebbero and:i.t i a Monastir per far risorgere - col sacrificio e col sangue - Ja Serb ia violentata e di· strut ta dai due I mpe ri di Germania e d 'Aust ria Il problema dalmat a è sta to posto a l primo piano del « fa tto guerra ». Di qui la necess ità di risolverlo e in senso itali ano. Q uesto , riassunto pe r sommi capi, nei l im it i forzatamente ristretti di un articolo di g iorn ale, è il pensiero d ei n aziona list i jtali ani del Comitato Nazionale Pro-Dalmazia, Jn conclusione, anche i nazionalisti vagheggiano u n'intesa ita lo-serba ch e dovrebbe conciliare g li opposti interessi circa 1o sbocco serbo su l mare e stab ilire le misure scolastiche, ammin istrative per la salvag ua rdia dei nud ei di popolazione serbo-croata che passerebbero, col retro-tetra d almat ico , all'Italia, III

Il nostro p unto di vista è intermed io, Respingia mo il «nulla» d ella prima tesi; respingiamo il <<tutto» d ella seconda, Bisogna tenersi lontani da quest i estremi, se si vuole raggiungere un'intesa leale, che, in fon do, tutti, e dall' una e da ll'altra pa rte, ritengono possibile , d~siderabile, n ecessa ria. Intanto, per ciò che riguarda il problema di Fiume, noi non accettiamo nessuna delle eventuali soluzioni prospettale dai <<rinunciata ri ». l' « autonomia» di Fiume non potrebbe reggersi a l un go. Nell'« autonomia » di Fiume, noi vediamo profilarsi que i pe· rical i d i conRitti che si vorrebbero evitare. Fiume ita!.iana , sottratta all'opera d i sna2ionalizzazione già i ntrapresa violentemente e inutilmente da i magiari di Budapest , n on può essere consegnata ai croati di Zagabria. Che il retro -terra immed iato d i Fiume sia croato, non è argomento sufficente per consigliarci Ia rimincia d i quella città, Che i l

E
PARTENZA PER IL FRONTE
CRI SI DE L MINISTERO BOSE LLI 267

nuovo confine debba passare sul ponte tu Fiume italiana e Susak croat;1, poco importa. Anch e tra Pontebba italiana e Pontafel tedesca il con fine è segnato da un ponte che sta sul Fella . Fiume può e deve esser e italiana e nelJo stesso te mpo - con opportune m isure fer roviarie c d economich e, rese più faci l i dall'intesa o meglio dall'alleanza jugoslava-italiana - può servire da sbocco commerciale marittimo a lla retrostante Croazia.

Q uanto alb Dalmazia, noi rivendichiamo all'Italia il possesso di tu tto l'a rcipelago e del li torale, sino al faune Narenta. D al Narenta in giù sino a Cattaro, la Serbia si affaccerà con ampio respiro suJ mue Ragusa, ch e fu già Aori da d i commerci marittimi, sarà il gra nde porto com merciale d ella Jugo-slavia di domani.

Noi o siamo crede re che il nostro punto d i vista incontrerà il fo. vore dell'op inione pubblica italiana, in ciuanto ci offre il massimo di vanta,ggi e i l min imo di pccicoli. Certo le soluz ioni de i problemi polit icitercitoriali non sono mai per fette come quell e dei problem i di matemat ica. t ·approssimazione q ui è la regofa:. Se ,gli jugo-slavi insiste ranno nel loro programma nnional ista, tanto peggio per lo ro. Sara:mo sconfitt i dalla logica e dal buo n senso. Come noi r inunciamo alla Dalmazia meridionale e non seguiamo i nazionalisti italiani nel pretendere Ragusa e Catta ro, così i serbi in buona fede sapranno rinunciare a ll 'a ltra parte delJa Dalmazia. Colla nost ra soluzione è possibile per l'Italia il raggiungimento d ei seguenti obbiettiv i essenziali.

Col possesso di tutto l'arcipelag o dalmata, non escluse Je isole d i Sabbioncello e M eleda, la nost ra sicurezza m ilitare-marittima non può più essere né minacciata, né dim inuita. L'Adriatico diventa un lago militare escl usivamente ita lia no Si p uò, tutta\•ia, esige re , ad ab1mdan1ùtm, l'impegno da parte della Jugo-slavia di n on costruire nav i da guerra. Del resto, tali p recauzi on i sono esagerate ed eccessive, quando si pensi che la J ugo -slavia di domani, uscirà da una guerra l unga e costosa; q uando si rico rdi che la Serbia, nucleo di rigente dell'Jugo-slavia, ha sopportato in pochi a nni tre g ue rre, una più dissanguatrice dell' altra. La Jugo-slavia n on potrà fare che una politica d i raccoglimento e di economia Il p ericolo che la Jugo-slavia possa diventare in avveo ire una longa m anm ·della Russia n ella s ua espansione mediterranea, è molto vago e lontano. L'esperienza storica più recente ci d imostra che i mino ri Stati slavi tendono a d affrancarsi, se non ad e rigersi in antagon isti, della loro grande protettrice.

Col possesso del litorale, l ' Ital ia si assicura:

a) la salvagl1ardia dell 'ital ianità. ln Dalmazia;

b) un ot timo « piede a terra », per la penetrazione economica e cultu rale nella J ugo-slavia e nei Balcani.

268 OPERA OMNIA DI
BENITO MUSSOLlNI

Questa zona terrestre di tr:1nsiz ione fra il mondo l atino e il m ondo slavo è utile a en trambi. t il terreno natura le d'incontro e d'intesa dei due popoli.

Quale dev'essere la p rofondità del retro-terra della Dalmazia italiana ? Credi amo che non sia neressario di spingere il n ostro confi ne politico sino a lle Alpi D ina riche Ciò sig nifich erebbe annetterci un vasto contingente di serbo-croati col conseguente pericolo riel loro irredent ismo. P oiché non siamo affamati di territo ri come i p ropagan disti ginevrini della Jug o-slavia, noi ci li mitiamo a chiedere un retro-te rra che ci dia sufficiente resp i ro, che abbracci tutti g li e lemen ti ìtaliani e contenga il mino r numero possibile di altri elementi st ran ie ri. Va da sé, ch e l'Ita lia da rebbe le opportun e garanz ie a i n uclei serbo-c roati che passerebbe ro sotto i l suo dominio pol itico.

Rag ioni fondamentali che ci co nsiglino di portare il nostro confi ne alle Dinarich e, non n e vediamo. Si comprende che l 'Ital ia tenda a portare nel T renti no-Tirolo i l suo confine politico a coinc ide re esatta· mente con q uello g eografico - quantunque con ciò venga ad includere una vasta 20na unilingue tedeS(a - perch é là si tratta d i sbarrare una volta per sempre le porte d' invasione al german ismo; ma i l caso d ella D a lmazia è diverso, in quanto che, col solo possesso dell'arcipelag o da lmata, viene garantita la nostra s icurezza ed egemonia completa nel· l 'Adriatico .

Questo è il nostro punto di vista. Forse i G overni serbo e ita liano si sono già accordati, almeno neUe linee essenziali, e for~ il lo ro accordo non è mo lto lontano dall e idee nostre. Comunque, più che l'attar darsi in lungh e discussioni, è ora necessa rio di p repa rare, con t utti i mezzi, la nostra vittoria. La Quadrup lice vittoriosa pot rà risolvere t u tti i p roblemi che stavano sul tappeto n11te bellum e quelli che 1a guerra h a provocato: coll a vittoria, accord i e compensi e intese saranno più facilmente realizzabili

L'essenzia le è - pe r tutti - ch e l'Europa esca da q uesta crisi . formi dabile con un eq uilibrio meno in stab ile e colle prospettive d i una pace lunga , giusta e riparatrice.

Da li Popolo d'I1,1lirr, N }29, 26 novembre 1916, III (f, 217).

PARTENZA PER JL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO flOS ELLI 269
IL POPOLO D1 ITALIA

PACE TEDESCA, MAI!

NELLE TRINCEE NON SI VUOLE LA PACE TEDESCA

UNA LETTERA DI BENITO MUSSOLINI

&nito M ussoli ni, da una uincea avam:ata del Carso - un.1 posizione delb quale spesso devono occu parsi i bollet tini dei nostro Comando Supremo - ci ni.1 nda u na lette-u che il pubbliw legger.i volentieri. p i:-r noi m otivo di comp iacimento J' id entilà di ix-nsiero che d unisce al nostro Diretture : t:;mto più ora, mentre q ualche ignoto rer(a - un icame nte perché taluni atteggiamtnti del giorna le non .:ollimano con le s ue preferenze - di avventare d ubbi temerari persino su l'autentkitl degli 5Critti pubblicali d a M u,,o lini quanJ'e ra in lictnza i nvernale

M.1. w no miser ie code~te. che no n meritano ulte ri o re attenzione.

Nella lettera del nostro bersagliere è un accenno a lla impres sione che ha destato la pro posta germanica fra i sold;1t ì della trinr:ea p iù avanz.iita d i tutta la fronte. Cu là, d u nq ue, non si vuole la pace tc-desr:a. E se questo i l pensiero d i co loro rh e fan lii guerra e di essa provano e vivono i d iu gi cd i pericoli, maggior(' energia dev' essere nel Paese qualora questo voglia renders i degno Je· suoi wmbattcnti.

Ma ciò non basta; il mini5tl0 Sonnino h a inquadrato gr:aniticamente il punto d i vista che g li All eati opponsono alla troppo senerosa p ropcsta teuto nica G li a ltri ministr i de!l"Inks11. h anno affermato un identico concetto. T ale pun to di vista non p uò sub ire modifiche dopo il passo » de' neutri. Non ut.ì per le buone intenzioni di costoro che l'Intesa vorrà o potrll rin unziare alle sue rivendìcaiioni.

Ma in attesa che la Germa nia esca dalle en unciazioni genera li e p recisi i suoi pu nti di v ist.1 ; nel l'attesa che la Quadruplice esponga le <ondizioni su le quali non è dlsposta di derogare, sarll politica saggia intrnsifìcarc l'attività ag· grcssiva de' nostri eserciti.

I.a Germania ha preso l'an eggia men10 d i colui che può concede.1si i l lusso d ella generosità dopo aver vinto ; una vittt)ria tutt'altro che oondus iva, tutt'altro che "t:eaie, m a sufficcntemente teatra le per dare 11.l C ancc-lliere il diritto di far g li occhi torvi e di mi nacd are fe rro e fuoco.

Ove qualche successo nostro, sul Carso o altrove, giungesse a opportunamente dimostrare con la suggestio ne de l fatto come l'offerta t.li »ethmannHollweg fo sse un bluff di pessimo g usto, avremmo un risultato politico di prim'o rdine, perché sarebbe dimostra lo a' neutri fa nostra forza e la nostra upa(iti di rivo lgere in nostro reale favore uoa situazione che solo ad un osservatore supedi.dale appare come favorevo le all a Germania; avremmo una benefica ripercu ssione aU' intemo, per<hé non si .alimenterebbero speranze illusorie d'u na paCe intempestiva e dimostreremmo a' popoli de" paes i nemici com'($si ed i loro Stati sian{) b~n l un3i dalla vittoria, nella quale forse credono

l'aspettazi one d e' nosui so!Jati non d eve essere tradita. L'attendere che si concretino - se pur mai $.ttan concretate! - le proposte de' gruppi belli· geranti, non deve far sostare- le- operazioni di guerra, ché anzi biwgna renderle più att ive e più decisi ve. Bisogna vinctrC' le difficoltà. della stagione o ltre quelle che oppone il nC'mico ; ma dopo le gesia g loriose ,.l'un prossimo passalo, dalle nostre truppe si possono attendere alt1i miia<Oli.

D 4/ Carso1 22 dicem bre 1916.

Carissimo D e Falco, hai perfettamente ragione ed io ti rinnovo pubblica testimonianza : i n tutte le questioni tu hai interpret ato il mio pensiero a m eraviglia

Non poteva accadere diversame nte Ji fro nte al passo ultimo del lupo t e desco camuffatosi da agnello Tu hai scritto quello che avrei scritto io, se i nvece di e ssere « im boscato » n elle trincee, oltre il lago di D o· berJò, mi trovassi a Milano. A ggiungo sub it o che sto m eglio qui. Pace t ed esca, d un q ue, né oggi, n é domani , né ma i; p ace g iusta, d uratu ra, eurn,pea - g u indi fondamentalmente e preg iudizialmente a nti-tcdescaanche oggi. Questa è la formula che tu h ai illustrato e che ha inspi rato in questi ultimi ,giorni i discorsi di tutti ·i ministri responsabi li d ella Quadruplice, da Trepoff a Sonnino. Solam ente, tu sci andato a 1iesum are gli appunti che ti ho lasciato e le conversazioni che ab biamo avuto durante la mia u ltima Jiccnza invernale e ne hai ricavato u na intervista retrospettiva, il che mi costringe a scriverti. .

Ora, se· tu fossi qui a constatare in quaJi circostanze di tempo, di luogo e audit ive, traccio queste Jin ee, ne avresti un po' d i rimor.50. Infine, qualche parola ancora non sarà p leonastica. li nostro p un to di vista cfrca la pace è prosp ettat o. Grosso modo, si capisce , p e rch é la soluzione « radicale» di talune 9 u estion i,· d ipende d all'esito più o meno radicale de lla gue rra. Questo ti dico, r ifer endomi al p robab ile d esti no dell'Austria-Ung h eria Tu sai che le op inioni sono d iv ise: c 'è chi vorrebbe di m i nuire la G ermania, a n nctt ead o la Baviera ali' Austria ; c'è chi non av rebbe difficoltà a vedere aumentato di un'aJtra dozzina di milioni d i tedeschi la Germania, purché il conglomerato austriaco «sal tasse » in frantumi; c'è infine chi vagheggia una specie di Svinera austriaca - formata dai tre gruppi etnicamente compatti (tedesco, czeco, magiam); il quale Stato sarebbe innocuo ne i nostri riguardi e ci p otrebbe servire - cosl si a.fferma - da baluard.o contro le eventuali m inaccie del panslavismo. Questioni da approfondi r e e non soltanto colle penne d egli scrittori, ma preferibilmente colle baionette dei soldati.

Cosl , a proposito della Dalmazia, un esame più accurato della questione, mi h a persuaso che non è prop rio assolutamente n ecessario di

PARTENZA P.l!R IL FRONTE fl: CRISI DEL MINISTERO BOSE1 U 271

portare il nostro confine politico sino al displuvio delle Dioariche. Ci possiamo contenta re di un retro-terra più limita to, la cui garanzia « strategica» consiste rà nel possesso «totale» dell'arcipelago dalmata.

NeJrinte rvis~a, non parlo dell 'Inghilterra. E a disegno. L'Inghilter ra ha già provveduto a « real izi.azioni » coloniali molto importanti e verificandosi Io smembramento dd l " Impero ottomano, vi sa rà ancora larga parte di bottino. D'altronde l'Ing hilterra avrà raggiunto i suoi «fini» di guerra impedendo il costituirsi di una egemon ia continentale. La guerra ha salvato la. secolare posizione imperiale dell ' Inghilterra, che sembrava g ià min acciata da un'incipiente degenerazione adiposa. [n ciò sta il massimo dei « fini di guerra » inglesi.

Saltando ad altro, prevengo u oa tua domanda e di altri : quale imp ress ione ha prodotto nell'animo dei soldati il « passo tedesco» ? la prima notizia portata a sera tarda dai conducenti - che sono i gazzett ie ri parlati dell e prime linee - suscitò incredulità e scetticismo . Poi - dopo Ja lettura dei giornali - nelle trincee si è anche parlato di pace. Ma senza entusiasmo e con una certa indifferenza.

Nessuno, però, vuol saperne di una pace tedesca. Quando si lesse che una delle probabi li condizioni <li pace era - secondo i tedeschila ric:onscgna all'Austria deJlc terre che abbiamo conquì5tato, fu uno scoppio d'indignazione. Però, questa sp eci e di << tempo di attesa» deve essere accorciato, ridotto al minimo possibile, perché altrimenti si p otrebbe fare il gioco tedesco. Specie per il ~( morale » delle popol.:azioni, Di me, personalmente, poco ti dico. Jl Carso - oggi - non è così brutto come lo si dipinge ancora, in base ai ricordi di ieri. O ggi, qui, siamo noi i padroni e i tedeschi devono <i subire)> la nostra volontà che si esprime coUa voce fo rmidabile di cent in aia e centinaia di batte rie di og ni calibro. Come avrai visto dai Bollettini, siamo stat i attaccati due volte, ma i tedeschi sono stati ricacciati nelle loro tri ncee a colpi di cannone . U n prigion iero superstite ha narrato:

<< O gni uomo, ha avuta Ja " sua " granata! ».

I poi/111 d ' Italia sono degni dei loro commiliton i di Francia. Io mi trovo a mon aiu tra il popolo che presidia le trincee, pronto a « scat· ta re» quan<lo suoni l'ora dd l'assalto; come mi trovavo nel mio am. biente fra il popolo che in altri tempi occupava le piazze. Ho - malgrado disagi e pericoli - il privilegio di assistere alla forma2i one ddla Jrùuerocrnzia, della élit~ nuova e migliore, che reggerà l'Italia di domani.

Saluti affettuosi a te e agli amici.

T uo

Da Il P()pola d'l1alia, N. H~. 27 dicembre 1916, III.

MUSSOLINI

272 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

IL PAVIMEN TO D ELL' INFERNO

Il signor Wilson forni sce una straordinaria prova d i buo na vol ontà ! Sa remmo da vero villani se lo trat tassimo m ale ! E noi siamo persone educate, onde apprcz:t:iamo le buone intenzioni che ispirano il presidente de!Ja repubbl ica americana, ma siamo spiacenti di dovergli sottt>porre uno stato d i fatto, che an nulla o rende semplici aspirazioni molto p latoniche le sue on este proposte.

Ché il signo r Wilson - ci p erdonino tutti i n umi de lle varie Americhe - fa un po' l' effetto d i coloro che parlano agli astri , mentre nessuno lo ascolta su la terra. E visto che g li uomini sono cosl per· fidi da non prestargli at tenzione e da seguitare nell a dissennata opera l o ro d i vicendevole distruzione. si rivolge a ch i t! in alto con la vecchia pregh iera rab binica: « Signore, perdona loro perché non sa n no q uel che s i facci~mo ».

A giu dicare dal suo messaggio al Senato sembrerebbe che il p resi.dente della repubb l ica americana viva ... . fuor i del mon do, come as tratto nel· l'alto mistero d' un sogno ten tatore, come se il suo paese n o n avesse sentito d i che pasta sieno impastat i i tedeschi , come se, standosene t ranqu illamente fuori della mi sc hi a, non a\'csse avuto la possibilità di valutaria e di attribui re, con ciuak h e scr<:n ità, il torto e la ragione

Ma il signo r Wilson no n g iunge 6n là; egli non g iu d ica, manda E senza di re una parol a che a rieggi un qua lsiasi giudizio su le n:sport· sabilità de l l'immane conflagrazione, agita il ramoscello d'ulivo. Chi ha avuto ha avuto, chi h a dato ha dato e .. . fclici ss ìma notte. Ritornino tutti a casa; passerà, vedrete, il bruciore delle botte e sl come nessuno sarà posto nella condizione di non nuocere, potrà. dedicarsi, con più esperienza, a lla preparazione d i nuove aggressio ni....

Il signor Wilson c i fa un po' l'effetto d ' un Romai n Ro ll and a merica no. I n certi uomini manca compiutamente la facoltà dell' indig nazione, onde possono salire al d isop!3 della mischia e , sì come l e cose del mondo , viste da l'alto, son t utte U8ual i, possono anche trattare tutti su un p iede paritetico senza d isting uere fra vittime e aggressori, senza per lo meno da re a colo ro che si di fendono contro il t entativo d'u na grassazione il piacere di riconoscere che, non foss'a ltro, hanno ragione.

Soddisfazione magra, ma che di fronte al nulla rapp resenterebbe qualche cosa!

In vece, coloro che si sono trasformali in zelatori di pace ignorano le ragioni della guerra e conch iudono le Joro sa lmodie con queste pro· posizioni: « Pace fra uguali, pace senza. v inti né vinc itori ». la formula dei soc ial-neutralisti italiani, i quali iscriveranno certamente al Partito Wilson p er evitare che sien ritenuti alleati di qualche.... borghese ! Senza vinti, né vincitori! Ma una pace s) fatta è impossibile, Il signor Wilson mostra d' ignorare come l'influenza d'una Nazione su le altre si crei anche per ragioni puramente morali. Dopo la pace del '71 l'influenza t edesca in Europa e fuori non conobbe più limiti. Eppure la Prussia aveva vinto soltanto la Francia. Oggi, perché fosse impedita la conquista europea da parte della Germania, c'è vol uta una formidabile coa lizione, che fu improvvisata di fronte al comune pericolo; ma che nulla garantisce possa realizzarsi an cora domani, di fronte ad una nuova aggressione teutonica.

Ché la storia non ~i ripete e g ua i a chi non sa acciuffare la fo rtuna n el momento in cui questa porge, sorridendo, la chioma d'oro!

Ora, una pace senza vinti né vincitori, oggi, significherebbe ap· p ena questo: la G erman ia avrebbe conquistato l'egf.'monia europea per la quale ha scatenato la g uerra! F inora, in vero, la impreparazione e la sorpresa delle Potenze nemiche della Germania hanno permesso a q uesta di ottenere successi, che ben lungi dall'essere decisivi, sono tuttavia importanti. Il Belgio; par te de lla Francia invasi ad occidente; m olti te rritori russi occupati ad oriente ; la Serbi;1, il Monten egro, parte delta Rumenia occupati ne' Balcani. Ammesso che la Germania., per i d olcissim i occhi del signor Wi lson, ri nunziasse ad· ogni compenso, avrebbe acquistato fra le potenze europee tale un"influenza preponderante da consentirle quella p enetrazione teuton ica, ch'è ne' voti e nelle cu pidigie di P angermania.

S vero che la Germania non h a vìnto; ma non h a v into pe rché con tinua la guerra; non avrà vinto - quale che sia l a carta militareGualo ra essa medesima si decida a domandare la pace e a precisarne Je condizio ni e ad accetta re quelle pregiudiziali dell'Intesa; ma ove la guerra finisca e ove la pace fosse conclusa per l'intervento di terzi, la Germania anche se a ' fini pratici e territoriali non avrebbe ottenuto la v ittoria, l'avrebbe ottenuta a· fini morali· e politici, che contano come e più di quegli altri.

Ed allora l 'Intesa, alcune Nazioni della quale hanno visto cospicua parte d el proprio territorio invaso e saccheggiato, delle popolazioni loro m assacrate, deportate, condotte in servaggio, prop ri o nel momento in cui il nemico s'indebolisce mentre cresce la propria forza con pro-

274 OPERA 0M1':IA DI BENITO MUSSOLINI

gressione per lo meno aritmetica, dovrebbe rinunciare alla vittoria cui ha diritto, che s'è conquistata col sangue e col sacrificio in omaggio al p acifismo candidetto del signor Wilson.

Jn verità, pa.i si hetel

Ma il presidente della repubblica nord americana non s'occupa di queste miseriole, E cosl comodo parlar di pace quando la gt.1.erra .... la fanno gli altri! Egli non ha neanche curiosità pericolose. Onde, mentre l'Intesa ha ormai precisato i suoi punti di vista circa la pace, egli non si cura di sapere quali siano. i punti di vista degli Imperi Centrali. Ed è questa una deplorevole amnesia, perché se la Germania parlasse chiaro, forse il signor Wilson si convincerebbe della sterilità cui sono destinati i suoi tentativi.

Anzi, se jJ signor Wilson avesse guardato ben e, avrebbe anche com• preso come la Germania non intenda restaurare alcun diritto oltre il proprio arbitrio. Perché, alla fuie, che cosa han domandato le Nazioni dcll'lnlesa che potesse autorizzare il Kaiser a gridare contro i deside ri annessionistici? Proprio nulla che non sia la reintegrazione del dir itto nazionale.

Allor che, in vero, la Francia domanda I'Alsa:zia-Lorena - proponendo persino di interrogare le popolazioni - domanda ciò ,ch'è suo e che le fu rapinato dagli attuali detentori. .Allor che l'Italia domanda che le sian date Trento e Trieste, reclama ciò ch e è suo!

Ma gl'Imperi Centrali non la intendono cosl. E da ciò Wilson avrebbe dovuto capire quali sieno i loro fini di guerra. Egli, però, ha p teferito esprimere qualche buona intenzione.

Come se l'inferno avesse bisogno d'un nuovo pavimento!

11 Popolò d'l!r11ia, N. 25, n gennaio 1917, IV (i, 103).

P ARTENZA PER lt FRONTE E CJUS1 DEL MINISTERO
27S
BOSELLI
Da u. - vm.

CIRCA LA « POLITICA DI GUERRA» E SU L'AGITAZIONE DEGL'INTER VENTISTI MILANESI

UNA LETTERA DI BENITO MUSSOLJNI

Il nostro Direttore, che, malgrado le feri te dolorose che lo tengono inchiodato in letto, sc:gut app:miona tamc:nte le vicende della polit ica italiana ed ÌO· teroa:iio nale, ci manda la seguente kttera :

Dal/' 01pedale1 9 maggio 1917.

Ca ro De Falco,

l'ordine del giorno-intimazione, che verrà portato a Roma dag li inte rventist i milanesi raccolti nel Comitato dì resistenza interna, risponde aHe supreme necessità dell'attuale situazione politica Se mi fossi potuto trovare all'assemblea mi. sa rei associato all'acdama2ione con la quale · fu votato.

1n verità è da temp o che noi, sulle colonne del Popolo, abbiamo denunciato, con insisten:.:a che poteva sembrar talvolta monotona, tutte l e deficenze deUa nostra politica d i gue rra . All'indoma ni della caduta del ministero Salandra ponevo lo stesso quesito che oggi sta dinanzi agl i elementi interventisti di ogni parte e scuola e che chiede - dopo tanti mesi d'inutile fiduci a - di essere finalm ente risolto.

A 111-aut!

O il Governo nazionale mostra d i essere all'altezza deHa situazione e ci dà - negli atti e non solo nelle intenzioni - una politica anti• tedesca di liberazione all'interno e all' este ro, una politica che non trascuri nessuno degli elementi che d evono darci la vittoria decisiva, o noi - presentato l'uJtimaJum - passeremo all'opposizione dichia rata, fa ttiva e fat trice.

Non è ammissibile un ulteriore indugio. Lo intenda chi deve.

BENITO MUSS0L1NJ ( +).

D a li Popolo d'TtaUa, N. 128, IO maggio 1917, V.

La mentalità positivista dei nostr i conservatori appare un po' sconcertata dinna nzi alle vicende della ri voluzione russa. Il positivismo-sistema è un terribile incrnstatore delle inte ll igenze. Anche molti fra SO\'· versivi che temono i sovvertimenti, vedono nero e si lasciano, nel giudicare gli avvenime nti russi, guidare o sopraffare dal pessim ismo. Io vogl io essere ottimista. lo mi rifiuto di credere che la Russia rivoluzionaria - assassinando la libertà europea - emergente da i trngicì solchi delle trincee - voglia segnare nel te mpo stesso la sua sentenza di morte.

la Repubblica di Miljukoff - e sia pure una Repubblica b orghese! - salva la Russia e salva quell'idea repubblicana - dal contagio eno rme! - che uscirebbe annientata e in Russia e in occidente dal trionfo militare degli H ohenzoll ern; la Rep ubbl ica pacifondaia di Lenin non è che una parentesi -p iù o meno tempestosa - fra Io czarismo di ieri e quello di .:!omani.

Una domanda maliziosa che non avrà risposta: nei nost ri conservatori è più forte il timo re di una pace separata o quello della Repubblica che si afferma e si consolida - malgrado tutto - nel paese più vasto di Europa? ·

Signori, fate un po' di credito morale e politico alla Repubblica russa: non ha che due mesi di vita. Vero è che oggi il tempo da categoria cosmica e filosofica, è diventato fatto psicolo,g ico: è l'a nsia degli spi riti tesi nello sforzo supremo della liberazione....

CARTELLE CLINICHE 1,
2. J. 4.

HJatto guerra e il sabotaggio completo di qu ella g igantesca e delicata macchina che è l'organizzazione di un gra nde Stato, operato scient emen te e sistemati camente dalla burocrazia autocratic1 e dalle camarille tedesche, spiegano - ad ab1mdantiam - il pcoceJere un po ' a balzelloni del nuovo Governo. La Rivoluzione in Russia - come demoliz ione e ricostruzione - è appena appena incominciata.

6 .

Bisogna tener p resente un dato fondamentale: senza la Rivoluz ione , noi, a quest'ora, ci troveremmo già dinnanzi al fatto compiuto della pace separata fra la Russia e la G ermania Due mesi fa il pericolo e ra i m• min ente, e in via di attuazione; oggi è insussistente, pe rché nemmcn g li est remisti vogliono la pace sepa rata . [ se8uad di Leni n hanoo in programma la p ace universale, il che nelle circostanze attuali è sempli• cemt'nte assurdo. l a pace universale è un'insegna di cimitero. Così nato lo scritto di Kan t.

Quale meraviglia che il nuovo regime russo non sia ancora « sistemato »? Qual'è il r egime politico che non ha attraversato crisi nei primi tempi? La Repubblica fra ncese dal '7 1 in poi, non ha nella sua stor ia, il bulangismo p1·ima, il dreyfusismo poi ?

Non inalberate\•i troppo dinnanzi a quelle che sembrano le esaltazioni e Je follie dei popoli. La libertà ha le .sue ebbre2ze dionisiache. Licet in anno umel inJanire, dicevano gli antichi che « esercitavano nella vita il muscolo e discendevano g randi ombre tra gli inferi ». Lasciate che il popolo russo « iosanisca » per la prima volta nei secoli. Sa rebbe fatal e ch e accadesse i] contrario. Rinsavirà. Occonendo, colle fucilat,.

278 OPERA OMNI A DI BENITO MUS SOLIN I )
7. 8.

9.

La Russia sarà ancora capace di un g rande sfor:zo militare nei prossimi mesi ? Comunque, anche ammettendo la peggiore delle ipotesi, la mancata o diminuita collaborazione russa sarà compensata dall'intervento americano. Si annunzia da W ashington che le reclute nord-americane sommano a dicci milioni.

IO.

Unde S11m è di buona razza. Si fa rà onore. Ci metterà tutto J'imp egno possibile. Non lesinerà il suo co ncorso per 1a vittoria comun e. Per gli Stati Uniti la guerra è la p ri ma grande prova nazion ale, ma è anche l' esame ch 'essi devono sostenue di fronte a lle vecch ie società europ,e. G li Sta ti Uniti non a vevano una storia sino a ieri.

11,

L' Atlantico non è più un oceano. Si è rimpicciolito dopo che fu settato fra le opposte r ive il gran p onte della solidarietà dei popoli neJla g uerra g iusta contro i barbari d i Panteutonia. Epopea mond ial e. Ring raziamo il Destino che ci ha p ermesso di viverla!

12.

Non sollecitate l'inte rvento spagnuolo! n tempo sp recato ! Lasciate che la Spagna mostri come un popolo p uò essere divorato d ai preti

Notate una differeoza psicologica di massima impo rtanza . 11 soldato che ha combattuto, non invidia l' im boscato, lo dùprezza, Questo signi6ca che i reduci dalle tripcee saranno domani con noi, per alt re, forse non meno cruente avanzate.

Da Z.:ltalia Noma, 24 maggio 19 17 •.

• !!Italia Noslra, numero unico oel secondo anniversario de l'ini2io della gutrra, veMe su mp ato a Mila no dalla Tipogra6a Moderna, Corso Buenos Arres, 9.

PARTENZA PER !L FRONTE E CRJS I DEL MINISTERO BOS ELLI 279
n .

ACTA, NON VERBA

G li ottimisti incorreggibil i, i Pangloss che vedono tutto il mondo attraverso la nebbia rosea di una fiducia che resiste alle più amare le· zioni dell'esperienza, hanno l'ari a di merayigliarsi del fatto che n oi ab· biamo aperto ·le ostilità cont ro il Ministero cosiddetto nazionale. E si d o lgono dd nostro atteggiame nto , come di un attentato a lla con cordia degli animi e delle forz~ .

Che la ,mion 1acrée italiana abbia vissuto forse solt anto nelle prim e ore della nostra guerra e sia stata poi sepolta con un fune rale d' in fima classe, nccroforn il Governo stesso, è un fatto ormai açquisito alla sto• ria. e inutile t rastu llarsi nelle ipocrisie. C'era, ci p otrebb e ancora essere, domani , una con co tdia d i inte nti e di fe di e di proposit i fra tutti coi oro che hanno voluto la guerra o almeno l'hanno accettata come una necessità alla quale la Nazione non poteva sottrarsi, pena il suo suicidio; m a una concordia coi nem ici interni - coi de p recatoti , oppositori e sabotatori della guerra - è un assur~o in termini. Non s i può volere e no n volere; lavorare per la vittoria e per la sconfitta; essere italiani di nascosto e sentirsi austriaci di elezione Non si può - ecco la colpa del Governo nazionale - assidersi al disopra della mischia e pretendere di mantenersi neut ral i f ra le corre nti opposte. Bisognava, bisogna scegliere. Un Governo che si rispetti; un Governo che voglia condurre la Nazio ne alla vittofia, ha seg nata Ia strada. Il Governo deve r iassumere in sé quell '« unione sacra» che raccogl ie t utti gli u ominis ia no pure di fed i diverse - uniti nel volere assicurate le fortune della Patria. G li altri, tutti g li alt ri, sono ne mici, vanno vig ilati e, quando occorra, trattati come nemici.

Noi non aspettiamo nemmeno da Boselli l'annuncio del nuovo Min isterO, per confermarci nella nost ra l inea di condotta. U na delle prop rietà dell'addizione è ch e il totale non cambia, anche i nvertendo l'ord ine degli addendi. Un Ministero è una somma di poteri, di forze, di temperamenti, di responsabilità, Cambiate pure j posti occupati dagli uomini, la situazione r ima rrà la stessa 13 un circolo chiuso V izioso P/111 ra rhange, et plu1 c'eII la mémt choie. Giacché la crisi - nd la sua for ma - è, dicono i competenti, incostituzionale, bi sognava fare un passo innanzi; spe22are l a compag ine fit t izia del Ministe ro, salta re il P ar· lamento e pren dere g li uomini dove sono. A questa che sembra oggi

un' utopia, si arriverà. certamente domani Tutto sommato la crisi ministeriale si riso lve in sé, è una crisi a d uso interno. Rimangono gli stessi uomini e gli stessi sistemi.

Lasciamo da p arte l'on. Boselli, che è troppo vecchio e troppo facilmente r imorchiabile e ha un troppo lungo passato parlame ntare; prendiamo quelli fra. i min istri ch e hanno su lle spall e i pesi maggio ri della polit ica. estera e di quella interna.

Il barone Sidney Sonnino è il ministro degli esteri ancien , égime. B tempo d i penetrare nei tabernacoli d ella. diplomazia, è tempo di ro vesciarne gli idoli bugiardi. Un min istro degli esteri chiacchi erone, ripugnerebbe al nostro temperamento,- ma un ministro che non patia se non nelle occasioni solenni, è un non senso in questa che non è guerra di d inastie, ma guerra d i popoli.

Vedete. In Ing h ilterra la politica este ra è oggetto di d ibatt iti contin u i. Non c'è episodio d iplomatico o politico della gueua, che non sia p ortato in quella Ca me ra dei Comuni, che è - sino a prova contraria - il più alto consesso pol itico d ' Europa. ln Francia, R ibot è d isposto a rendere noti d inanzi alle due Ca mere i trattati diplomat ici conclusi dalla Francia coi suoi Alleati, Jn Italia, ni ente. Si diceva una volta che fos se più facile togliere la clava ad Ercole che un verso dell'Odissea; ora è più faci le fare l'una cosa e l' altra piuttosto che ~issuggellare l e labbra sottili del nostro m inistro degli esteri Bisogna leggere le cronache parlamentari ing lesi, per conoscere come q ualmente l'atto di procl amazione dell' ind ipen denza albanese, s ia stato compiuto all'i nsaputa degli Alleati. Gli avvenimenti si svolgono, si complicano, precip itano, sì sciolgono colla rapi d ità delle grandi o re storiche, ma noi siamo sempre .i pupilli che si ri mettono all'in fa llibilità di un solo uomo.

Q ual i: , per esempio, Ja p arte avuta dall' I talia negli avvenimenti di G recia ? Ricord iamo ch e per gesti infinitamente meno importanti di q uello compiuto da J onnart, veniva sempre rilevata l'adesio n e dell' Ital ia ai « passi » delle Potenze p rotettrici.... L 'Italia si astie ne, aderisce, non aderisce; in somma, che ha fatto per l'abdicazione del cognato del Ka iser ? Noi vogliamo una politi ca este ra meno chiusa, meno sospettosa, più conforme allo spirito di democrazia che g randeggia nelle masse deg li uomini. I discorsi dei governantì oggi non sono orazioni inutil i, ma cont ribuzioni a tener duro, ma cementa zion i di quella forza morale, coeffi.cente, fra i p rimi, della vittoria.

E Orlando ? Se è vero che il massimo problema del nost ro inevitabi le ormai terzo inverno di guerra è un problema di resist enza morale della Nazione, l'on Orlando deve andarsene via, poiché la sua o pera è st:lta eminentemente demoralizzatrice dello spirito pubblico italiano.

PARTENZA PER IL FRONT E E CRJ S I D.E L MINISTERO DOSELLI 28 1

Egli ha percorso l a stessa st rada inaug urata dd Gabinetto Salandra. ma con passo più accelerato. Quello che nel sistema di Governo di Salandra era prodotto di una concezione dello Stato liberale - errata in tempo di guerra - neU'on. Orlando è divenuta n eg l igenza, compro· missione . N ell ' on. Orlando, c'è del Sa la.ndra per la teoria ; del Giol itt i n ella pratica. A lui e al min istro degli esteri si deve fra l'altro l'in· d u!genza colpevole contro i sudd iti e i beni dei paesi nemici.

E gli altri? Non vale la pena d i occuparsene. Sono conosciuti nelle loro virtù e nei loro difetti. In complesso meritano Jo stesso dest ino .

Ma q u and o ci mettiamo ad esamin are 1a nostra situazione politica paradoss.ale, il pensiero nostro corre altrove. Noi pensiamo all'Inghilte rra

E un nome c i scivola dalla penna : lloyd George. L'Ing hilterra d ' ieri che ingrassava e viveva di rendita, è scomparsa. Quella Nazione è o ggi un fa scio di nervi, una fucina di energie, il più g rande vi vaio della volontà umana. lloyd George, sp i rit o sp regiudicato, pieno d i intuizion i geniali, connubio felice della t<'nacia britannica coll 'impeto latino, energico, dinamico, che va allo scopo per la via più bre ve: ecco l'uomo che h a comph1to il mi racolo. Egli regge il peso enorme d ell'lmp ero in guerra, e lo cond uce alla vittor ia. C' è in lui la gioiosa serenità del mie· titore che si carica le spalle col raccolto matmo. C'è in ltalia, qualcuno, fra i governanti del Ministero « rimpastato)>, che possa essere parag onato a lloyd George?

Non si vedono che dei ruderi, degli elementi statici, dei politicanti inv ischiati nei metodi di ieri; de lle mentalità incapaci di muoversi in questa terribile tempesta d i sangue che sconvolge il mondo.

Signori del Governo, basta di ch iacchiere ! Con un solo mezzo voi potete riguadagnare la fiducia del popolo. Cominciate la nuova fase de lla \'Ostra vita minister iale p resenta ndo per l'immediata approvazione de lle due Came re un progetto di legge di un 1rticolo solo:

« Il Governo italiano sequest ra i beni dei su~diti nemici pe r costi• tuire un fondo a dispos izione dei soldat i mo rti in g uerra p er Ja più gra nde Italia e per la più libera Europa ».

Ma voi non avete avuto e non avrete il coraggio di queste risoluzioni log iche e provvidenzia li perché siete dei conservatori e p iù che combattere volete vivere e più che attori volete essere spettatori del dramma e più che gu idare vi a cconciate ad essere guidati : i n voi la g uerra è una pratica di Stato, più difficile e pc.sante delle alt re, non la p assione ardente e il calvario doloroso di un popolo.

Da ti Pop olo d'Trt1U11, N 164, l'.5 giugno 1917, IV.

282 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
M,

FORZE VECCHIE E NUOVE

Siamo a uno svolto critico e pericoloso della storia d'Italia. Non siamo qui a gridare che Annibale è alle porte, né che la Patria è in pericolo, perché Cadorna fa buona gua rdia ai confini, ma e certo che da alcune settimane il Paese intero attraversa una crisi p(Ofonda. Jl terreno sul quale si cammina non è più soli do; l'incertezza turba g li animi; molti pensano al domani con una trepidazione acutizzata dal· l'amore per la Patria e per il suo avven ire che non può essere sacrificato dagli scioani di una q ualsiasi rinnovata Vandea : si avverte, si sente ch e l'equilibrio delle forze è spostato e che non si può vivere a lungo in questo ambiente impossibile di passioni e di odi contenuti, ma pronti ad esplodere, [ Cet1Jt1ra] .

La cr isi ministeriale no n è che un pa llido riflesso della più vasta cri5 i naz ionale, e la denuncia e la documenta anzi, per il modo come si è iniziata, svolta, per la lentezza della sua g estazione, non anco ra, a quanto sembra, finita. Dove andiamo?

I movimenti dei primi g iorni di maggio non ebbero carattere di eccessiva gravità, ma il loro colore « pol itico >) non può essere m esso in dubbio. L'inevita bile ri n(a ro dei vivtri non era che un pretesto Alla vigi lia della nostra offens iva, le di mostrazioni tendevano ad altro, e, se non raggiun sero lo scopo, che g li em issari austriaci e i loro amici si proponevano di raggiung ere, lo si deve a l conteg no delle g randi città che isolarono i moti rurali. Qualche cosa di simile è avve nuto in Francia. Ma il Governo di Ribot ha dominato presto la situazìone. In Italia, non J'opera del Gove rno, ma i bollettini dell'avanzata carsica soffocarono le ultime grida delle manifestazioni suburbane d ei circoli vinicoli e cattolici, e tutto il Paese fu nuovamente percorso da un' ondata di en tusiasmo purificatore. A poche settimane di distanza precip ita la crisi. D eterminata da un movimento d' interventisti, contro la politica interna, si complica con avvenimenti di natura internazionale: si sott rae Ja crisi al Parlamento ed è stato un b ene, ma non si osa di seguire Ja indicaz ione e la volontà del Paese, espressa attraverso l e m emorabili d imost razioni per il secondo annive rsario della dichiarazione di guerra, e l'opinione pubblica - sottoposta a un regime è-i censura grottesco e

bestiale - è. alla mercé di t utte Je voci, è oggetto di t utte le manovre sabotatrici della guerra .

l a situazione è questa: il M inistero rimpastato s i p resenta alla Camera osteggiato da una duplice opposizione che parte da moth•i profondam ente antitetici , ma che t rova un punto di coincidenza : i social isti neu tralisti sono all 'opposizione perché oramai il loro scopo dichiarato è quello d i giungere ad una pace separata. 9uaJun9ue, che salvi dall'estrema catastrofe gli Imperi Centrali ; gli interventisti accusano il Governo Boselli di aver a iutato colla sua condotta - il proposito crim inoso dei socialist i. Come potrà m uoversi e vivere i l Mir.istero Bosèll i fra .gli scogli di questa opposizione? II Ministero Salandra non cadde, appunto, in seguito a una rnincidem.a di q1,1csto genere? A noi poco im1)orta del l'accoglienza. che il Ministero cosiddetto « rimpa.c;tato » avrà a ll a Camera ; a noi poco importa d el suo successo parlamenta re. Pe r noi la crisi rimane aperta e n on può essere risolta dagli attuali ministri, pregiudicati, compromessi, che hanno dimostrato durante un anno intero la loro incapac ità di fare una pol itica di guerra. [ Cermmr] . JJ mondo di questa gente si riassume in Montecitorio. Non più in là. È possibile di t rarre a rinnovamento della gente, anche fisiologica· mente, esaurita? Quando l'Inghilterra si è accorta che As9.uith e C. co l loro tem peramento, colle loro preferenie dottrinali, non avevano l'anima di guerra, Ii ha sostituiti con Ll oyd George. Non solo, ma si è fatto appello alla fo rza del Paese. Cosl avviene che lord Northdiffe, direttore del Time1, sia mandato in America, a continuare l'ope ra di Bal four; come T a rdieu, un g io rnalista del T emp1, continuerà quella di Viviani. Il r i• med io alla crisi della Nazione può veni re da coloro che ne sono i respons.1.bili. Co nfortarli ancora d ella nostra fid t1cia sarebbe la peggiore deJJe ingenuità.

Eppure, un Governo che avesse voluto vera mente agire, nel maggio del 1915 e nei primi mesi successiv i alla dichiarazione di g ueu a, pote\'a d isporre d i fo rze ch e oggi non t rova più. Quantun que osteggiata dal Governo e dalla poli zia g ioli ttiana - chi scrive q ueste l ince fu battuto dalle guardi e di V igliani furiosamente in una delle piai.ze di Roma un mese appena prima deJlo scoppio delle ostilità - una certa p reparazione «mora le» del Paese all'arduo cimento era stata compiuta. Anche le cam. pagne avevano attenuato la loro refrattarietà, dovuta a molte cause che è inutile prospettare in questo momento. Gli elementi interventisti avevano sbaragliato in tutte le principal i c ittl d'Italia i neutral ist i, r idotta alrinnocuità l'opposizion e dei rurali, messi a silenzio i cle ricali, fugat i ignominiosamente i giolittiani Noi offrimmo allora al Governo il grande patrimonio spirituale della Nazione. E sso doveva esserne il deposita rio, il custode. Esso doveva conse t,•are questa p reziosa offerta dei nost ri ideali,

284 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

delle nostre anime; offerta che fu da migliaia e migliaia dei nostri consacrata più tardi co1 sangue

E invece?

Cominciò Salandra ad allontanarsi da quegli elementi che p ure ]o avevano ricondotto al potere, malgrado e contro l'ignobile trama dei g iolittiani; cominciò Salandra ad imbtogliarsi nella politica parlamentate, egli che doveva le sue fortun e ad un 'azione prettamente extra-parlamentare; cominciò con Salandra la separazione fra Governo e Paese e lo sciupio dei tesori mora.Ii della Nazione. Questo sciupio è diventato uno sperpero rnl Ministero Boselli-Orlando. Bisognava alimentare la sacra fi amma, perch~ illuminasse l'aspro camm ino; fu invece lasciata in halia dei venti e se oggi non siamo p iomhat i nelle tenebre, ma nel crepuscolo che le precede, se oggi nella Nazione le correnti vandeane hanno rialzato la testa e giocano d'audacia, lo s i deve es.elusivamente al Governo.

Forse, u n ultimo tentativo può essere fatto . Ma g li uomini de l Mini• stero BoseJIL n on ne son o capaci Ecco perché noi li abbandoniamo a se stessi e li lasciamo precip itare E inutile prolungare u n' agonia.

Quan to agli interventisti, il loro comp ito è ch iaro. N oi non appoggiamo i Ministeri solo perché si orpellano dell' aggettivo « naiionale »; noi facciamo ancora assegnamento sulle piazze.

In ogni caso, noi siamo pronti a tener testa alle forze della reazione, anche se pronuna èal capo, e sia capeggiata dal!' on. Orlando o da Filip po Turati.

L'Italia attravf:"rSa una crisi , ma non è ancora, per fortun a, così fradicia che sia necessario l'intervento d i Giolitti per seppellirla nella fossa del « parecchio». Può g uarire ancora. [Cemura].

M .

D a f/ popol o d'ltdfia, N . 16', 16 giugno 1917, IV.

PARTENZA PER IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELU 28S

« SPIRITO DI DECISIONE »

Che la guerra mondiale, abbi.a term ine nel 1917, un'eventualità da escludersi per un complesso di ragioni fortissime, ma non v 'è dubbio che col 19 17 la guerra è entrata nella sua fase decisiva e conclusiva. L 'efficenza militare degli Imperi nemici è in decadenza continua. Qua ntunque i pegni territoriali de.gli austro-tedesch i non siano diminuiti, ma piuttosto aumentat i coll 'invasione dcll'in fe li,e Rumenia, tradita ignobilmente dagli « Sttirmer » conservatori e rivoluzionari di Ru ssia, è certo - però - che da l luglio del 1916 l 'iniziativa del le operazioni militari è p assata totalmente neJie mani della Qua d rup l ice Intesa. Da quell'epoca non c'è stato uno spostamento terri to riale vistoso sul fronte franco-inglese, ma vi è stata una così tenace e profonda corrosione degli eserciti tedeschi, che Hindenburg ha dovuto rinuncia re ai suoi progetti d'offensiva, dato che egli li abbia mai concepiti .

Tutti gli esercit i del Kaiser si tengono sulla d ifensiva, attegg iamento, alla fine, più costoso in uomini e materiale, di un' offensiva ben preparata: gli eserciti dei suoi Alleati segnano il passo. La contro-offensiva attuata da Boroevic sul Basso Isonzo, non è che un episodio d'i nteresse locale con obiettivi pa rziali. Una contro-offens i,•a di allC'ggerirnento. L 'altra offensiva, quella lungamente studiata e preparata dall'excapo di Stato Magsiore Austriaco, avente per obiettivo le pianure dd Veneto, sembra tramontata per sempre La nostra superio rità numerica e di mezzi sul nemico, non è in questione, mal.g rado J'ina:zione russa. La nostra certezza di vittoria, permane immutata. Certo, se 1a Rivoluzione russa non fosse divffitata sotto l'influ enza vicina dei Lenin e lo ntana d ei Tolstoi, un monopolio del S0t1ie1 pacifondaio di Pietrogrado, gli eventi guerreschi avrebbero av uto un corso più veloce e fortunato, ma noi dobbiamo disincantarci dal miraggio russo. Non è da escludersi in via assoluta che un 'offensiva russa abbia luogo durante l'anno. BrusiJoff sem bra avere in pugno l'esercito del fronte meridionale. Un' offensiva laggiù sarebbe da parte c:!ci russi il compimento di un dovere morale verso i .rumeni. Comunque, bisogna che g li occidentali non facciano p iù assegnamento sulJa Russia che disonora se stessa e la causa della Rivoluzione. Guardiamo altrove. Ad un'alt ra repubblica che prende volontaria.• mente il posto disertato dalla Russia. Basta di Russia, di Pietrogra.do, di

lenin, di S0t1ieJ, di Tseretelli, d i Balabanoff; basta desli operai che lavorano nelle fabb riche di m unizioni sei ore al g iorno mentre gli operai delle Trades- Uniom rin unciano alle vacanze; basta cogli eterni Comizi <lei delegati della fronte, d iventata un a parola p ri va di significato. G li Stati Un iti hanno già varcato l'Oceano. Pershing, il generalissimo nordamericano, è ar rivato a Parigi. Valgono più mezzo milione di americani che sanno perché si battono di cinque milioni di mugikJ, la cui forza è esclusivamente data è:al loco n umero, fattore primo - ma non unicodi vittoria

Quanto alla resistenza interna delle Nazion i alleate, nessun dubbio c irca l'Inghilterra, G l i ing lesi non erano preparati e non volevano la guerra, m a non si può dubitare della sincerità dei loro propositi di non d eporre le armi prima d eHa sconfitta nemica Il pacifismo inglese è limi· tato a un esiguo gruppo di politicanti e d i tecnici. Non tocca le grandi masse operaie. i tip iço e consolante a l riguardo l'episodio di Aberdeen . La Francia tiene. li linguaggio di Ribot è stato solenne e categorico.

I social isti stessi, che nell'affare di Stoccolma si e rano un po' appa rtati daH'unione sacra dei Partiti, vi sono tornati ieri colle dichia razioni di Re naudel per j n uovi creJiti di guerra. Il socialismo francese non vuole allontanarsi dalla Nazione. I cont ingenti americani , mig lio reranno la situazione della F rancia, che potrà congedare, almeno per i mesi invernali, le classi più anziane dei suoi me ravigliosi poi/111.

Se la F rancia - come non v'è da dubitarne - resiste, l'Italia, ma lgrado tutto, terrà. d uro, anche per una terza ca mpagna invernale.

Il problema che sta dinanzi a.i Governi della Qu intuplice Jntesa ha casl due termini: resistenza morale dietro le linee del fuoco, attività offensiva su tutte 1e fronti . « Spir ito di decisione >> ovunque.

Può essere che !a German ia - g iunta nel mese anniversario della sua prima manovra ufficia le di pace - rinnovi il tentativo, ma con nn alt ro spirito e con a ltra fo rma; chieda la pace e non l'offra. Ma perché questa possibilità abbia luogo è necess,u io inchioda.re la Germania davanti alla visione netta della catastrofe finale; è necessario mostrare a ll a G erma.nfa che l'opera dei suoi emissari e degli amici dei suoi emissa ri non riesce a far saltare Je sjngole res istenze nazionali

Che questa sia una guerra d 'esaurimento, è un fatto, ma noi vogliamo « affrettare » l'esaurimento dei n ostri nemici. Il fattore tempo, che a llo scoppio della guerra ha lavorato per noi, oggi è contro di noi. Non bisogna affidarsi al tempo, ma bisogna lavorare nel tempo e in tempo. Può convenire a lla German ia di dare a lla guerra, che i suoi generali sperarono fulminea , l'aspetto della cronicità, non a no i. Al cessar delta guerra, noi vogliamo trovarci n on in stato di prostrazione comatosa che <i re nda incapaci d i godere i f rutti della vittoria, ma in -stato d i efficente

P/illTENZA PER. IL FllONTE E CRISI DEL MINISTE.JlO BOSELLJ 287

virilità fecondatrice. I Governi devono intendere questa suprema necessità..

La ragione precipua della nostra opposizione al Ministe ro rimpastato è appunto questa: nei suoi uomini non c'è quello che il presidente del Consiglio francese - rispondendo a interrogazior1i sulle faccende greche - ha chiamato « spirito di decisione». Non .si può dire che questo spirito abbia sempre guidato l'azione diplomatica e militare deUa Q uadruplice - specialmente in Ita li a - e se ne sono visti i risultati defoterii; ma ove questo spirito di fermezza e di audacia informi le azioni della Quadruplice, possiamo dire di a\•er nel pugno - e vicina - la v ittoria,

Tra la dittatura militare che esula dalle nostre concezioni polit iche libertarie, ma che accetteremmo e sosterremmo qualora si rendesse necessaria per la sa lvezza della Nazione, e i Ministeri pletorici che affogano la loro scarsa vitalità in un mare di discussioni e nelle prat iche dell'ordinaria bu rocrazia, n o i siamo per un Comitato di guerra che concentri in sé tutte le forze, ch e affini e valorin:i tutte le (Ompetenze, che non abbia scrupoli di portarsi al di là di tutto quanto costituisce in temp i normali l'inviolabilità di leggi, di ist ituzioni , dl pregiudizi, di uomini.

L'ordinaria amministrazione deve passare all'ultimo rango nell'attività d i un Governo di guerra.

Anche gli errori sono t ollerabili, perché chi agisce può sbagliare; ciò che rivolta è l'indolenza, il torpore, l'aton ia degli organi e delle funzioni; il vivere alla giornata, come se il tempo non fosse oggi moneta, ma sopratutto sangue.

Narrano le leggende di un messaggero greco che, g iunto alla meta, cadde al suolo estenuato e non si rialzò più, Noi vogliamo toccare Ja meta, ma con garretti ancora saldi, e con intrepido cuore, non ostante la lunga, sanguinosa fatica.

Poi riprenderemo la marcia interrotta sulle vecchie e le nuove strade del mondo, verso nuovi o rizzonti, con nell'anima un'ombra della morte di ieri e con nei sensi un desiderio pertinace del1a vita più grande di domani.

Da li Popolo d'ltaiù,, N. 166, !7 giugno 1917, IV.

288 OPERA OMNU DI BENITO MUSSOLINI
M.

APPENDICE

Caro*,

assente da Milano solo oggi posso rispondere alla tua lettera. Com·

al fronte. E invece, debbo attendere. non~~!0

at aJrovn~~~"~fip:;:o,~~~il~~~vfn:i~l~~ischi~1;a"~sida~~e)i:epa~

In materia militare io sono incompetente. In ogni caso, poiché la guerra sarà lunga, anche le nostre energie o presto o tardi saranno utilizzate.

Q uesta speranza mi consola . Credimi con affetto, tuo

BENITO MUSSOUNI

Saluti agli amici che ancora mi ricordano. Ciao.

• Lettera a Cesare Berti ( nt, Lmere) Fu scritta, con ogni probabiliù., nel giugno 1915 (Le lettere di Benito Mussolini. a. Cesare Berti, sono riportate da : Film 1lori11. J.luuo/ini vuo - Edito da « U-ntomila I}, Rom!, 1950, pagg. 65, 90, 91, 110).

Carissimi amici.*,

non potendo essere - come era mio des iderio vivissimo - tra voi, vi mando queste poche linee che devono significare la mia adesione alla vostra adunata e la mia. grande sim patia per voi tutti. Alla vig ilia di partire per il fronte a combattere la nostra guerra, nostra perché il popolo italiano nelle meravi.gliose giornate di maggio, l'ha unanima. mente voluta e imrposta, vi a:1unga il mio fervido augurio e il mio saluto fraterno. Augurio di vittoria e la vittoria non mancherà. Duplice sarà la vittoria. Contro i nemici di fuori, contro gli Imperi barbarici che, grazie anche al concorso dell'Italia, vedono tramontare il loro sogno

• Lettera di .t.desione indirizzata .t. un gruppo di volontui sovversivi del 68 C.nteria » in putenu per il fronte, in occasione di un banchetto dei medesimi, teoutosi a Milano, nel ri!itorante « Aurora », il 3 l\l&lio 19ll. (Da Il Popolo d'ltaha, N. 184, 5 luglio 1915, JI).

19. - Vlll

LETTERE
r;~t~~~o~!
:~~~:~ii(r;~i:: s~~~le~l ~~'tnctio c::rei0;tlg~~r~

ài egemonia e di tirannide e contro ai nemici di dentro che cospirano ancora a i dan n i della Patria e de lla civiJtà. l o vi d ico ch e v'è g ente sozza in agguato : gente ch e si p re para a to rn are giol ittiana, vatica nista, h er•

v i dico ch e le battagl ie d i dom ani n o n saran no meno tem pestose d i quelle di ieri, né m eno a.bietta 1a coa liz ion e ch e si formerà - automaticam en te - cont ro d i noi col pevoli di avere voluta e imposta la guerra,

dive nta ogni

acuta, i l mio turno, Ci ri vedremo alla fron • ~:; !sSifant~i ~~~!0t~~n;1raM:~n~fi~a%~~~~~:r~1feati1:bb~;~ ci inquieta

Co me è bella Giovi nezza, Ch e Ii f11gge tuttavi a.' Chi fln ol eJJer lie10, 1ia, Di doman non v'è certezza /

Lieta è la nost ra g iovi nezza, lieta anch e din nanz i al ~ ricolo; e quanto al nostro doma ni esso è certo ; le nost re oscure ind ividualità possono non avere un doman i, ma i l popol o ital iano l o av rà, ma l'umanità stessa av rà il suo doman i, qu ando i ba r~a ri saran no stati ricacciati o lt re i l Reno che n on dovranno r iva rcare mai p iù.

Cari compagni fasc isti, abbiatevi il m io abbraccio cordiale

Carissimo *, comprendo Je tue generose im pazienze, ma io ti ass icuro che n on perderai il turno. Il fronte è pletorico. Ci sono troppi soldati e la l inea sulla quale possono dist ende rsi è breve. Anch ' io ho fretta di andare

1~~~ed0du~ _i i0 f~cil~ n~~~~ec~: 11~ eserciti; è difficile schiacciare dei popoli . E questa è una gue rra di popo1i. Jntanto colla n ecessaria e doverosa guerra a lla T urchia, il campo a eIIe o perazio n i si a llarga

Saluta tanto i volo ntari di S. Pierino. M i ralleg ro con loro. C'è ancora una Ro ma~na !

Ciao, con viva a micizia, tuo

• Lettera a Cesare Berti, Fu scritta certamente tra il 22 e il 24 agosto 1915.

292 OP ERA OMN I A DI 8F.N ITO MU SSOLINI
:i s:~r1i~o~~a~;~ j~f~~~f1lns%~~~!~~~edt:f~:st~k~o~! 1~0 ?~
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dI~ 1~~~:~:lin~ ~~ano~a~lt:
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an~~~~i:rec~!
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1t: f ~ci~g~:en
tornopiù
BENITO M U SSOLI NI
~~ùn:ae
BENlTO M USSOLINI

Carissimo*,

il YOlume io J'ho ricevuto e l'ho passato alla professoressa Regina Teruzzi che si è presa l'impegno d i farne una recensione. Finora, non l'ho vista . Se tarda molto, passerò, meglio farò passare la tua, perché da stamani sono soldato e f,ra poco me ne andrò da Milano. Saluti a Gio, a tutti e credimi

• Cartolina a Camillo Marabini . Reca il timbro postale : « Milano, 1·9-l9 I5 » (Da: C/i.àflLLO MARABINI - LA r rJHtJ avangU/i,di., Je/l'Arsrnma - Anonima Tipo Editoriale Libraria, Roma, 19:,4)

Ca rissimo*,

mi trovo a 1800 metri, a poche d iecine d i passi dalle trincee austriache, dalle ultime trincee austriache i n questa zona. La mia compagnia è di rincalzo e non .i.bbiamo ancora partecipato

teste. Dormiamo fra i sassi all'aria aperta.

la mia tranquillità d'animo è g rande e la mia salute ottima. Saluta, a mezzo del giornale, gli amici. A te un abbraccio.

Tuo

MU SSOLINI

• lettera ad un r edattote de IJ Popolo d'Italia ( probabilmente Giuseppe De Falco) (SALUTI DAL FRONTE, da 1/ Popolo d'Italitt, N 26~, 24 settembre 1915, II}.

Giovedì, mal/ina, 23 [uttembre 191.5 J *

Carissimo, da di~i giorni mi trovo _in prima linea, ma non ho a'IUto anco ra il piacero d 1 vedere la faccia d, un austriaco. G li austriaci stanno nascosti nelle loro formidabili posizi_oni e ci aspettano, ma non assumono mai l' in iziat iva d ì un attacco o d1 un cont rattacco.

Ci troviamo in una delle pos izioni più avanzate di tutto il fronte, sul costone di una montagna alta q uasi duemila metri e ripidissima. Per salire e discendere ci aiutiamo colle corde. Di notte fa freddo, ma di giorno c'è un magnifico sole.

• lettera a Giuseppe Dc Falco. (MUSSOLlNJ Cl SCRIVI:, da li Pr;polo d'I1alitt, N . 270, 29 settembre 1951, JJ).

APPENOlCE ; LETTl:RE 293
MUSSOLINI
it~~~rc~c~~~~ai>!Fi~:~~::
~rj~~mtfi·s:::i:n:;~ri~ionn!tt
0

La guerra, a queste altezze. viene fatta colle pietre e con le bombe.

poche centinaia di metri da noi, c i mandano qualche pallotto1a.

L'altro giorno il tenente.... - buono e valoroso, nonché mio caro amico personale - è stato ferito a una spalla, per fortu ,ia non gravemente. Alla sera, i nemici nella tema di <JUalche nostro attacco, cominciano a ro tolare sassi e macigni. A notte alta, gettano sulla nostra posizione d ecin e e decine di bombe. Noi siamo protetti dagli alberi e cerchiamo di proteggerci, con ripari e sacchetti di terra, ma il morto e j ferit i ci cascan sempre

Non so guanto tempo rest eremo gui e che cosa faremo doman i. Questa vita all'aria aperta di giorno e di notte, non mi dà fast idio, Nessun malato. I miei compagni sono tutti splendide fibre di combattenti, ricchi di energie, nonostante le dure prove subite in q uesti pr imi ciuatt ro m esi di guerra. G li ufficiali ci trattano con una camaraderie ve ramente fraterna. Non so se la posta fun.:tiona con ciualche regolarità Non ho ancora ricev uto un r igo dall'Italia, né una copia del giornale.

giorni e ci si abitua anche alla voce del cannone.

Tantissimi saluti agli amici e tu credimi, tuo

BENITO MUSSOLIN[

Carissimo * , la tua deJl'l l sett. mi è giunta ieri 6 ottobre.

Dal 13 settembre mi trovo in primissima linea nella zona d i Ple:zzo Dopo jJ battesimo « negativo » d el fuoco, attendo quello ~< positivo ». Guerra dura, soldati meravigliosi. Sto beAissimo, malg rado le pioggie, il freddo e le bombe austriache. Un abbraccio fraterno da l t uo

MUSSOLINI

XI bersaglieri, 33'° batt., 7" compagnia

• Unolioa al redattore d e Il Popolo d' Italia Ottavio D inalc, che nel 1915" prestava servizio, in qualità cli soldato semplice, p resso la 4• compagnia del 55° hntttia ( zona d i guerra). La ca rtolina reo il timbro postale: Ufficio posta militare, speciale B., 11-10·'15 ».

17 oJlobre, mt11tina *

Mio caro Rossato, stamane - con un magnifico cielo italico - gli austriaci mi hanno f atto un regalo kolout:d. Il bombardamento con cannonci ni da mon-

• lettera ad Arturo R(>SSato. (UN <t 240 », MUSSOl.JNI SCRIVE, da Il Popolo d'fo,lia, N. 294, 2~ ottobre 19D, Il).

294 OPERA OMN IA D I BENITO MUSSOLINI
f l!tistti:~at~rf,h~~~~~~~t!:1 '~U: f~~:~i~od~)kstfo~~a~t:i~c~~~o~;;i «fl~~!~~
:bktd;11~0 ba~~~\:":t~ ~~e~~~~~o.sct:0 •0 g;ssc:n~esu}!: ìa~~tr;i~~s;oc~:

tagna è incotrunciato all'alba. Verso le sette; il« loro t « 240 » ha unito i suoi colpi profondi alla sinfonia generale. Sei colpi in tutto, ma l'uJ.

tim'L! %':Ktatfo:m!d~bil:r~

enormi e terriccio.

- Sono vivo ! - mi ha detto i l mio compagno di giaciglio, l'abruz. zese Giacobbe Petrella.

- Sono vivo! - gli ho risposto io. Abbiamo atteso un minuto e poi ci siamo alzati.

li nostro riparo era scoperchiato: gavetta, fucile, tascapane, tronchi

~f~e!\~od~~~Af~:o~t~~~om~o;~!~ar!it7oin~~)~~~- di terra :

I miei rommi:Jitoni hanno g ridato al miracolo!

Certo, sono stato fortunato. Pensa che si tratta di un proiettile, del ~eso ~he raq&iunge. i cento _chili _e c~e arriva con una velocità fantastica . er t .t~#ic~ali.0 ~ri1:t0C:taa sono venuti ad osserva re il luogo dove j,J ragazzino, come si dice in gergo cli guerra, è scoppiato.

Nessun fe rito, tra noi Anch e il Reggimento non ha avuto perdite sensibili . Questo episodio ha chiuso il mio primo e abbastanza accidentato mese di vita in tr incea.

Con t ranqu illità d"animo sempre uguale attendo... il r esto. Ricordami ai compagni di l avoro e agli amici.

Tuo

BENITO MUSSOLI NI

P. S. - In questo momento il Maresciallo della Sezione Mitraglia-

anche gli :f'tri soldati sono tornati n ella loro abituale tranquillità e stanno - ora - al sole, divorando il rancio. Questione di abitudine, di coscienza, di fatalismo !

Cariss imi a mici,

t rovo nel nostro Popolo noti2ia della geniale invenzione diffamatoria, a mio danno, fatta circola.re fia Le tribù semiaotropoidi stabiJite ndla

• lettera ai redattori de Il Popolo à'lld/i.t. B preceduta dal seguente « uppello • :

o: .Ad avvalorare la nostra dichiaruio ne di ieri - c;he manteniamo parola ptr parola in atte.sa d'un muso qualsiasi o d i una Jisposla - ci. giunge proprio ogsi questa lettera, datata dal giorno 2:5. Si amo orsogliosi di poterla pubblicare. Essa è un1 valida e serena risposta indiretta, contro le favole e i sibili delle viptte ,osse

« A •oi, mercanti di ,ermi e di ·· scampoli " di fede; a voj, ciccaiuoH dd socialismo ufficiale; a voi, bulgari accoltellanti alla schiena il fratello di iefi;

APPENDICE : LBTTERB 29S
~e~ie~!:1::·
!~t~rg
!r~i~::0 0eafr~0dla~ai:bb~ cd~em;:rc~e10 :::ti~0 1r:~0 ~oz1o~:
2.5 ottobre
M .
19 1.5 *

gran terra di Romag na, a eserc itarvi la rimunerativa « industria statale clell'a rgine )>

La cosa mi ha divertito assai. ~. infatti, di un grottesco spaventevole. Fotografia al lampo d i magnesio. Qualcuno. che si ostinava a non credere, anà - volendo - motiYo e occasione dr misurare il grado di perversion~afc~~r~f:;n;~~l\/::J::g~o

mente la Romagna abbia potuto co5l a lu ngo e impunemente scroccare la

mio conto - risposto.

JI Destino è cosi stravaga nte che - forse - non accorderà ai « mangiatori di cadaveri» il pasto ch'essi prediligono e attendono con tro ppo ev idente impazienza.

io mi trovo infatti da quaranta giorni continuamente al fuoco e sotto al fuoco di giorno e di notte; mi sono scoppiati attorno bombe, .shrap· n els, granate- e obici di varia natura e di differenti dimensioni ; non parlo delle fucilate alle quali nessuno bada più ; eppure sono an cora vivo, incolu m e e dotato di un appetito formidabile.

li «mo ra le », poi, è ta le che mi rend e prepara to a qualsiasi evento Tutto va, almeno per mc, panglossianamente come nel migliore dei possibili mod i i n g ue rra.

Quanto al mro contegno in trincea, esso è stato oggetto di particolare e logio da parte dei miei superiori. Di più: il mio capitano mi ha pro· posto per J'avan2amento al grado di caporale, con una serie di motivazi~~Jeus~.~ff:,reh:s:~~h'fo nello zaino il bastone.... di caporale, per il momento!

Infine, qui Ia vita si vive in piena comunità di rischi e di disagi e all'aperto, per quanto lo permettono i nemici.

Ognuno di noi è osservato , controllato e ~iudicato da d edne di uffi. ciali e da centinaia di commil itoni. N o n ve n'e in realtà bisogno: perché 11111i compiamo - con serenità e con coraggio - il nostro dovere Guerra dura e vittoriosa: soldati solidi e valorosi.

Ripetetelo ancora una volta agli esilaran ti cannibali neutralisti di Romagna.

Una cordiale stretta di m ano a. tutti voi, dal vostro

P. S. - So che qualcuno attendeva da me le solite lettere dal fronte. Se ne ~ono scritte troppe e da gente che ha visto il fronte col.... binoccolo. Io che vivo la guerra, annoto diligentemente e quotidianamente hltto ciò che accade a me e attorno a me. A suo tempo e 5C mi piac;erà di farlo, pubblicherò sul Popolo il m io Giornale di Guerra.

a vo i consegniamo l'uomo tranquillo e il soldato "semplice" che si ri vtla in questa !C'Itera; l'uomo che seconJo voi "dovrebbe piangere di paura e dj ri-

« Scrive Mussolini :». (IN BUON PlJNTO. UNA LBTIERA DI MUSSOLINI, di li Pof,q/o d' lralia, N. 307, S novembre 1915, II).

u 029, 33 1).

296 OPE!l..l\ OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
*"' ·
I.:_c~~~: equal·
<~fo~~:11 f~n~~~s~.pcr
fQu~t
.MUSSOLINI

Da una trincea avttnzata, 29·10·191J *

Carissimi :unici,

vedo dal Po17olo che avete ricostit u ito il Comitato Centrale d ei Fasci e intendete imprimere nuova vita a un movimento che ha avuto la sua pa rte - e non trascurabile! - nelle u ltime vicende fortunose della storia italiana.

Forse, e ra meglio non interrompere completamen te In ogni caso, e ra tempo di « riprendere >) IL compito dei « Fasci » n on è fini to. Non basta aver voluto ed imposto la guerra; ora si tratta di salvarla. Salvarla nelle sue finalità ideali dal turpe sabotaggio che della nostra guerra di liberazione vorrebbero fare preti, giolittiani, socialisti ufficiali , unit i sem-

disperde i dubbi e segna la via. Questa parola è: audacia. Audacia contco i nemici interni e contro quelli esterni. Le mezie misure sono le più esiziali.

dì vita o di morte. Essere o non essere. Manovre oblique di politicanti, pacifismo imbelle di preti non spezzano

dilemma: bisogna r ischiac tutto. Una politica « usuraia>> si concluderebbe in un disastro e in un' in-

A ltro compito dei « Fasci » può essere quello di disintegrare e d i· sorganizzare i vecchi partiti. I partiti « statici » hanno fatto il foro tempo. I partiti di domani saranno « dinamici )). Non più costruzioni r igid e,

ragione di vivere.

Su ciueste prospettive potremo tornare in seguito Sono idee da elaborare.

Vigilure, rnmbattere e sospingere, fate insomma che i combattenti magnifici dell a nuova ItaJia e della ,più grande libertà umana non siano p ugna lati alle spaile.

Affi.dato alJe vostre mani, il movimento fascista tornerà rigogl ioso come p r ima.

Abbiatevi tanti fervidi saluti dal vostro

BENITO MUSSOLINI

• Lettera a.i redattori dc 1/ Popolo J'I1alta. t preceduta dal seguente « cappel lo »:

« Il Ja.voro iniziato per la ricostituzione dei Fasci, deve essere condotto con la massima energia. Il tempo e le vicende iocaliano. I nostri glov;mi amici lo sappiano Non più l'ora dell'attesa fidente o so1pettosa. Non è più l'ora di indugiare e trarre oroscopi e. l'o ra del r isveglio, l'ora del lavoro, l'ora della virtù e dd ucr.iJicio. Cittadini, che foste con noi nelle giornate di maru:;io, riunitevi e rimanete in piedi.

(( Scr ive Mussolini: » (Pl!R LA RtCOST1TUZION8 081 « fA SCl », da li Popolo d' llaHa , N. }07, , novembre 191', II).

APPENDICE; LETTERE
297
pre l;~ if~/f:r;::;~;\~s:~,:e,gettareal po olola
che
~~f;ec:fll ~Irt:~:~~~o:~:Ji:l~:t tja 1;~:azid~j t~r~~/mJtf:~ :
parola
9uesto
fj;~~:;is~:J1~:;a1~;:en~f:::~ss~~ri~~J1°<kJ:~{~:~a~~/ edev'essere
fi:~ ~: ~~~fa:i~~iem~=~~i:~bts~i~;1~h~0 :it;:~~:i~~~t~/

Milano, 8 gttmaio 1916 • Caro Torquato, mi pare che mio fratello si sia già insed iato come segretario in un Comune di .:ui non ricordo il nome. A Cividale, mi accennò vagamente alla faccenda; ma mi parve poco proclive a raccogliere il tuo invito. Né io voJli insistere. Ora mi par troppo tardi. Tu mi permetterai di non mischiarmi neJl'affare.

Che a Santa Sofia si possa vivere ancora te lo credo, ma nella Bassa Romagna. il neutralismo diventa sempre più feroce. Giun,ge fino ad accoppare i volontari reduci dal fronte. Non c'è che dire: gli austriaci hanno degli ottimi alleati nella « forte e generosa » Romagna, che fu sempre

in trincea. M i piace molto quella vita primitiva e anarchica. Castagnoli è qui fat. torino-capo al Popolo d'lJa/ia. Sono lieto di averlo levato da un ambiente impossibile Una fraterna stretta di mano dal tuo amico.

MUSSOLINI

• Lettera a Torquato Nanni. (Le letter e di Benito Mussolini a T o rquato Nanni, sono riportate da: Toll.QUATo NANNI - Bolffevismo e fauismo aJ INme della uitha marxista. BmiJo Mussolini - Cappelli, Bologna, 1924, pagg. 208-209).

Cari amid *, stasera - mercoledì - sarò al mio reggimento che si trova dall' .... corr , di nuovo in prima linea.

Voi sapete che andare in prima linea sisni6.ca qualche volta - cosl

• Letter:1 :ti redattori de Il Pop()/o d ' Jtalilf , i preceduta dal seguente g cappello»;

« Benito Mussolini è ritornato in trincea. Cc ne dà eBlì .stesso ooti:.ia con quella sua simpatica semplicità, che DOP attribuiS<c alcuna importanza. al sa• cri6zio, né al periglio.

e B ritornato in trincea "'°" lo Tteuo enluii,umo 6 ron I• JfeISa frde - pi# sin,a, piiJ (érfa ,mw,11 - J elltt pri m11 t1q/Ja ". B di H. ci manda le sue impre5sio ni rapide, s«ehe, nervose sull'inrursione in Lombardia dei velivoli austriaci.

• Ha. raBione Benito Musolini: tra l'eroico borgomastro di Bruxelles e il Sindaco Na.nde di Milano c'è il divario di un abisso, ci corre, cioè, tanto guanto ci vorrebbe a fu diventar Pagnacca un uomo d"ingegno e un assessore del Comune d i Milano una persona dal fegato sano.

• I tedeschi, a furia d'essere fovocati neJle giaculatorie coddi.a.ne d~ •• SO· cialisti" ufficiali, sono vcouti..., 11 fai,1 ,11,11 s u Milano, scnu turbarne l'amore• vole serenità e raggiungendo un effetto cer to e immediato : di rinsaldare la virilità

298 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
- ~~~~~;\ntl~r~zraSt!~~vYes;!~: :11ì/1~·rnerò

per caso! - rimanerci. Torno in trincea con lo stesso entusiasmo e con la stessa fede - più sicura, più certa ancora -de Ua prima volta.

Ho avuto ieri sera fa p rima notizia dell' incursione degli ar.iion; su

nemici, è misterioso. Altro misterioso fatto è quell'assicurazione totale di uno stabilimento tedesco, fatta pochi g iorni p rima.

Manifesto deJ sindaco: reticente Vi si parla t,cneri.amente di una barbarie guerresca, e non si ha il coraggio d i dire che si tratta di una barbarie t ipicamente, esclusivamente, fondamentalmente tedesca.

Ahimé: tra Marx e CaJdara ci corre! !!

Mettete in rilievo l'enorme, la tremenda responsabilità del socialismo italt ~~t i:iJ:z~~~/~t:0

{i~;/;C:,idatori, i briganti aerei, contano sui loro complici che sono i sattatori ;ot:erranei delle energie della N azione.

inte!sl~:~~~:i~r~~;n~~ri~~~a~~}f:1fi~~~z~.~~ta in questi ult imi tempi

Ben vens ano i tedeschi.... hanno detto e dicono e pensano i neut ,a· list i roui e I tedesch i arrivano .

Non è d'ieri l'a;t emione del sindaco Caldara. dall'inaugu razione del· l'ospedale francese di Milano?

Non è di ie ri un elogio Jo,;aJiJta sulla Brianza delle virtù guerriere dellQ~tf~~~ao:;Ji~:; m orale del socialismo italiano e questa complicitl morale - speriamo soltanto morale - bisogna denunciarla senza pietà e presto.

Fervidi saluti a voi tutti.

MU SSOLINI

negli animi e nei propositi, di ain.are co ntro la barbarie tedesca - tedesca perché guem.•sca, fondamentalmente! - anch e i tiepidi, anche quelli che non erano entusia.sti, anche quelli - pochi, ma sicuri - che erano contrari « Restano irremovibili, amico Mu»olin i, solo i tedeschi d' Italia, i dttadini dell'A11•nli!, gli 1tffi&iali del socialismo: quelli, i nsomma, che sono ita liani per combinu.ione, nati io Italia per una stranissima ventura, ma che nel fondo dei loro cuori bruciano incensi. a franz Joseph, al Kaiser, a Re Nasone cii Ru lgaria, a tutti ì delinquenti coronati. E quell i - stanne certo! - non li p erdiamo di vi5ta •• (BENITO MUSSOLINI I! L'!NCURSIONR DBI VELIVOLI AU STRIACI su Ml· LANO, da// Pop olo d' Italia, N :n, 20 febbraio 1916, lii)

Dalla zona del R ombon , f ebbraio (1916 ] "'

Cariss imo,

mi trovo - come già ti ho S<ritto - da. parecchi giorni in trincea neHa .zona del Rombon ( Alto Isonzo).

• liettera a Giuseppe D e Falco. B preced uta dal seguente «cappello • :

« Anche se ciò possa dispiacere alJ'oo. Zibordi, il q uale è giu nto ad uno

APPENDICE : LETTERE 299
~i·~:1a0 ~:i1:~,~~;~si~0n~u~~1;f~~1ct~eJf.:t1~~~~~o.d3t~:!rf~~arj~
b~~/ttv/à

leva~~nl~ ::~1:,t~ ~c~1rt:~~:c1~~~\~~b~~~~c!:::i1i~v~:~alt~1on;

un meritato, ma bre ve r iposo - per recarsi aJla nuova posi:tione.

Sono stato accolto colle più toccanti man ifestazion i d'affetto e di

:/~tit~;u!;r~~: ~a!~:t

sì fa con un buon am ico lungamente atteso.

Ho t rovato molti ufficiali giovanissimi coi quali vivo nella più grande d imestichezza.

Lo Javorcek, sassoso e calcinoso, era duro, ma la posizione che occu· piamo attualmente è più dura assai.

Siamo a 1700 metri d'altezza e viv iamo tra la neve. Quasi tutte le notti si monta di guardia alla trincea avanzata che dista da q uella austriaca non più di 80-90 metri. La t rincea è scoperta, e di notte il fredt;et~:/:1:e;~::~1;1r~;i

9rad:a:~0 m:~~gne: l 'occhio - nei giorn i di azzurro - g iune;e sino alfa pianura dell'Alto Veneto , Lontano, laggi

0;ithr~~~~~ 1:iot~:r J:u~agt~?:c:a !1;:I~he cannonata e il fuoco

de lla fucileria. Perdite, finora, non $ravi. Q ualche morto, qualche ferito. L'al tra notte sono an~ato anch'io a portare de i reticolati o ltre Ja nostra trincea Mi ero vestito tutto di bianco; nessun incidente !

Malgrado la neve, il freddo, le fuci late, i bersaglieri n on pe rdono la loco serenità e il lorq coraggio La loro resistenza ai disagi è supe rba. i nverosim ile Mi domando spesso quali altri soldati, di quali alt ri eserciti. sa rebbero capaci di vivere e combattere 'l uassù.

Ho letto nel Popolo il necrologio che gli amici di Monza hanno dedicato al tenente Volontcri. Il maggiore iehtori, degli alpini, mi ha pa rlato di lu i, con parole commosse: « I:: morto da eroe, il povero Volonteri, mentre, impavido, sotto al fuoco austriaco, incorava gli alpini all"attacco ».

l uog~

zone, fulmin ato n ella nostra trincea dalla fu cilata di una vedetta austriaca. Altre croci solitarie, sono qua e là.

Non so se resterem o lungamente qu i, se attacc heremo o no. Siamo p ronti a t utte le eventualità Molti bersaglie ri s:ono impazient i di battersi,

sta to così deplorevole d'imbecillità da attaccarsi alle fuliggini, diamo, ptt i nostri amici, una lettera di Benito Mussolini, del quale, moltissimi cotidianamente ci domandano notizie.

« Dd re5to, Mussolini costituisce tutto il nostro orgoglio e siamo sempre litti quando possiamo dar noti?ie di lui

« Ecco la l ettera : )I, (BF.NITO M USSOLINI ALLA FRONTE, da J/ Pot o/o d'lt11lia, N . 63, 3 mano 19 16, Ili).

300 OP.ERA OM N IA DJ BEN ITO MUSSOLINI
1:t~~v:;~~Jt~~0;:i~~:odaelf~i èj{a~~;~:~::f~~~
0do~~aildi~l~~r~r?1
~:~: :a 0 df t a~i0!°ieioe ~~ft:!i~i di0 l ~ i:~o / idfut:d::
MUSSOLINI

{Mdano], 12 marzo 1916"'

Carissimo J. J. >!I*,

mi giunge questa cartolina e te la mando subito. Anche perché mi si offre l'occas ione di farmi vivo con te e di rallegrarmi per la t ua rip resa collaborazione al nostro P. *~*. Tu sai che avevi già un posto pubblico la nostra situazione mi sembra incerta. Si agitano correnti sotterranee che d ivengono ogni giorno più audaci. I sudekurnizzati .aprorofit-

1a:~fl~ddi~c~~1fnagid~J1~i:~tttrf:s~llach;1eb~ :r1~~~.

che plotone d'esecuzione. Ma da Roma Ja parola d'ordine è: lasciar fare, lasciar passare. Ci risveglieremo male. Ciao, con molto affetto

• uttera ad Ottavio Dinale. n / ean Ja,pe, (pseudonimo di Ottavio Oinale}.

••• Popolo d'Italia.

Caro Mastri,

13 aprile 1916 *

solo oggi ricevo la Sua cartolina. Ho lasciato il Rombon il 2 marzo e mi trovo da tre settimane nella zona Carnica Grazie per il ricordo Continuo e pubblicherò il mio Diario.

Mi creda con molta stima e con cord iaH saluti

MUSSOLINI

• Cartolina a Paolo Mastri. (Da: [MUSSOLINI, BENITO - U n.i (.trtolina del c.ip oMla B. M ., a cura di PMlo M a.Itri] N one Edda M1lJJOJir:i •Gafrazw Ciaru, ; R oma, 24 lf/Jrila 1930, Vlll - Gatteo, tip. dcll'ist. Fa.ndulli pover~ 1930).

Da un « Blockh,nne >> rulle Alpi Carnicht, 20 aprile 1916 *

Carissimi amici, la notizia della morte del nostro Serrani mi ha profondamente ad. dolocato. Un altro che ci 1as.cia ! Il primo, della nostra più intima famigl ia,

• Lettera a.i redattori dc 11 Popol o d'Irali.i. 13 prec~ uta dal 3cguente « cap. pello»:

q; La notizi a della morte glo1iosa di G aetano Serrani ha sorpreso in trincea

APPENDICE: LETIERE 301
:;ot~~~= t':~;p~!~~:r;e'J~~e;h~ !~1 ~~~er;~ofo!!~e~~tr~vol~:~~~ d~:!~d!u\~;t}
I~
MUSSOLINI

l'amicizia che nasce e si fortifica nella consuetudine deifo stesso lavoro, nella passione dell a stessa meta, io non so aggiungere nulla. 11 Seuani eu veramente e bravo e buono. Fu con me, abbandonando l'Avttnli!, fra q uelli d1e mi offe rsero la loro attività nel primo periodo agitato di ,,ita di questo giornale.

Att ivJtà materiale preziosa e non m eno preziosa collaborazione morale.

Ricordo una fiera e nobile lettera scritta da lui a un q uotidiano di provincia che aveva rivolto ai suoi lettori le solite stolide menzogne sul nostro conto !

Dopo essere stato al nostro fianco per molti mesi, dopo aver vissuto della nostra vita, l avorando indefessa.mente e silenziosamen te nel nostro cantiere, volle contribu ire coi fatti alla realizzazione delle nostre speranze ~it~rtr:e!tl

all'orgoglio; e sarà quando i figli del nostro Serran i saranno in grado di comprendere tutta la bellezza e tu tta la g randezza del sacrificio compiuto per un ideale di libertà e di g iust izia.

Noi ch e gli fu mmo amici e compagni e gli volemmo bene, conser• veremo a lu11go la sua memoria di uomo e di soldato d 'Italia nei nost ri cuori.

BENITO MUSSOLI NI

Benito Mussolini, mentre sta per compiere frrvorosament e e con grande semplici1à schiva d'ogni rumore, il s uo dovere d'italiano Le brevi lince ch'egli detta pel nostro Scrrani sono veramente l'csp,cssione di un affetto fra terno, di un dolore sentito, d'un acre .rimpianto. Esse lumeggiano un pa rt icolare cui non fu dato sufficcnte rilievo: il gesto di simpatia e solidale devozione con cui G aetano Se rra.rii, non a ppena Mussoiini usçi dall'A vanti!, gli oJicrsc la p ropria collabora:tionc, vivendo il primo agitato periodo di quc.sto foglio d i battaglia, con serenità e fermezza D, ( )L COMMOS SO SALUTO 01 BENITO Mu sS OLtNI A G. Se1uv~w, da li Popolo ti'J1aUa, N 116, 26 aprile 1916, JlJ).

22 aprile [1 916 ] •

Carissimo,

sono :,- non e'è quasi bisogno di dirio - comr letamente solidale con te e con g li altri amici nella campagna contro 'ignobilissimo Ma.rangoni. Bisognerà fargliela pagare a q ualunque costo. Oggi o domani

• Lettera al sindacalista Dino Ro~rto. t preceduta dal seguente « cappello,.:

« Benito Mussolini così scrive a Dino Roberto a p roposito delle sonurli lezioni ind.itte dai sllldaca listi .... "convertiti alla gucrn dai fond i segreti" all'o o Anguilla di Coma.cehio : :t (LA SOLIDARIETÀ O! BENITO MUSSOLINI NBLLA

CAMPAGNA CONTRO L' IGNOBILISSIMO MM!.NGONI, da li Popolo d'llalia, N. 121 , 1 ma8$io 19 16, lii),

302 OPERA OMNlA DI BENITO MU SSOLINI f~ef~d~ec~~u~ae~PAr d~o:~af~~~e~~~s~~:;~;~01n:~;~f!c\~ !dt:tie<l:~
g;t:/;~
~;l~~eJ!cfi:t·aIt!~~~fi!ciln~oJ~~e 1 ] a~;~dr;:;~
~en

o dopo, non importa: l'essenziale è che - more italico -,. non si diment1~i tro~ro sollecitamente il sanguinoso affronto. Qui lavo rano Ì can'u~' abb~a~ci!0d~r:~ MUSSOLINI

Dal Fronte Carnico [maggio 1916} *

Carissimo, strat~f;~~~a.di considerarmi presente - a lmeno in ispirito - alla 0 o.

Aueurio di buono e proficuo lavoro contro i tedeschi rimasti dentro.

Vostro con fede e fraternità

• Lettera a Miche le Bianchi, promotore del congresso deg li intervcntis1i italiani 1enutosi a Milano il 2 1 maggio 191 6 (Da I/ Popolo d'Italia, N 141, 22 maggio 19 16, Ili)

5 gh,gno 1916 ·"'

Carissimo, grazie del saluto e del ricordo. Io mi trovo in una 2:ona, dove, come dice il Comunicato, « nulla di importante accade». Stiamo organizzandoci e dentro l'estate parteciperemo a battaglie decisive. la vit• toria sarà nostta, a qualunque costo.

T uo

" Ldten a Torquat() Nana.i.

16 giugno 1916 *

Carissimi amici,

gettate, per me, i ga rofani rossi del mio più amaro rimpianto sulla salma del povero mio e nostro amico Emidio Castagnoli. lo lo conoscevo da tanto tempo! Ricordo che negli anni lontani clella mia giovinezza, un po' deserta, egli veniva spesso a casa mia ed io seguivo, con atten-

• kttt:ra ai redattori de li Popolo d' Italia. (IL NOSTRO O ra.ETTORE PER LA UORTB 01 E. CASTAGNOLI, da 1/ Po pol o d'llnli,r, N . 168,' 18 giugno 1916, lii).

APPENDICE: LETl'ERB 303
c;;,11~11: !1ut~;":f: :;~;:~o re~~~d:l~
Aiu~::Ct~:~i!a~~i
edecisivo.
.MUSSOLINI
B . MU S SOLINI

zione, i discorsi politjcj che teneva con mio padre. Era quello il periodo d'oro del sow .lisrno ital iano. C'era della fede i n a lto e i n basso; d el disinteresse nei grandi e nei piccoli uomini; del coraggio civile nelle città e nelle boreate so lita rie; dovunque un vivo e diffuso spir ito di fra.

magna T oscana; seminatore e pungolatore di quelle masse, ch e, dopo al primo fiammeggiare dell' Internai:ionale, si erano nuovamente chinatein atto di rassegnazione - verso la terra Scioperi economici e polit ici,

battaglia e di responsabi lità.

Autodidatta, scritto re semplice, ma dot ato di chiarezza; oratore efficacissimo ·come possono testimoniare quanti ebbero occasione d i udirlo ne,gli innumerevoli comizi di Ro magna, egli a veva tutte le . q ualità per

cammina re per le strade che vanno Jontano. Ma egli non volle. Non vo lle muoversi. Restò umile fra g li umili. Operai~ fra gli operai.

Nelle ultime elezioni amministrative, i socialisti conquistarono j J Comune ed egli fu eletto Sindaco.

Venne la guerra, Emìdìo Castagnoli non nascose il suo interventi· smo. Le ire neutraliste gli si scatenarono contro. La congiura di poche canaglie e di molti incoscienti bastò a creargli un ambiente irrespi rabile. Sorvolo - per carità del natio loco - certi tristi episodi eh egli mi. raccontava nelle sue lettere, Finalmente, decise di venire a Milano. D ella. sua modesta, ma non meno necessaria e volonterosa attività in osa no· slra, voi, carissimi amici del giornale, siete stati testimoni durante dieci mesi. Ora ch'è morto, il paese che aveva dovuto abbandonare reclama Ja sa ln:,a per t ri butarle deg ne onoranze.

Ah, le postume riparazioni!

Vostro

IIENITO M USSOLINI

Dal D , 20 giugno 1916

Caro Bìssolati,

t ra le espressioni del più alto compiacimento per la vostra assun• zione al Governo annoverate 1a m ia di Jtaliano, di soldato, di socialista. So Che non vi perverrà sgradita.

invece di avvicinare la vittoria, la rendeva improbabile o comunque Jon tana.

Gli elementi interventisti che si trovano sotto le armi confidano che

• Lettera a Leonida Bissols.ti, in occasione della sua nomina a ministro ~ nza portafoglio nel n uovo minis tero Bosclli (BENITO M USSOLINI A Ll!ONIDA BISSOLATJ, da li Popolo d' Italia, N 174, 24 giu.sno 1916, Ili).

304 OP.l:RII. OMNIA DI B.ENlTO MUSSOLINI
~e;~:~~. E~it~ni;:tajclf·1~r:~~tz~~iJi:g~l~~i~! t:Jt:,~~~:: ~!i1aca~~
d~ec~~nie
t~!~a:~:n::~e~~em;j~fl!~~f~iJei
esii~f;~siio
jel;~aiti~/di
!f11 : ~ss~0~~ci: abt!~/o~:;~h~r;!t}~~ft,ansi~a~~oenea;fs!~ai:~n:t~
*
il !;~I~em1er t!e~:~ifin!'11;:;n~!f:;i!e1! ~r~~~!i~'de~h~~~:~!:~id:.

il nuovo Governo. del guale siete membro eminente, darà eresto alla

nonché insidioso e pericoloso parifonda isrno ed eliminando - senza remiss ione - tutti coloro che - per convinzioni o incapacità - non sono all'altezza della situazione.

som~!:a~e

id~:::~f,ti~:Ìla1·!~~~fitt~e~:;jpf:p;J1~~n~:!~.iap{lt}~~n;

più g rande - e non soltanto di territori - guarda fidente in voi. L'attesa non può andare delusa. Il vostro passato costituisce la nostra migl iore garanzia per l'oggi e per i l d omani.

Saluti cordiali. Vostro B

Si,g. Silvio Lombardini *,

pad1~a:~: i:t1Q!~~~~oa:lid~~s~!!~:r ;~~:J:!:t~,~r?: !~~:g;:r

r ibile resa dei conti. Non bisognerà avere pietà per quelli rossi e neri che hanno t ramato contro i nostri combattenti. Salute e fraternità . Viva l'Italia! MUSSOLINI

• Cartolina di risposta :l diversi cittadini di Forll, firmatari di un mt'SSaggio aug wale a BenitD Mu ssol ini. ( UN SALUTO I)f BENITO Mu s sOl lNl, da li Pen!Ùro Rom11gnolo (I, 184), N. 27, 1 luglio 19 16, XXIV).

18 lug/;o 1916 *

Caro De Falco.

Torno in questo momento da un' « azione» contro P .... nella :zona d ell'Alto Fella, che mi ha tenuto in movimeoto due giorni e una i:i,otte, inslem e colla mia pattug lia di volontari esploratori.

T utto è andato bene. ll nostro fuoco cominc iò alJe 15 di domenica scorsa. La fucil eria nemica si fece appena sentire. Chi lavorò, fu, c ome al solito, il nostro e il « loro » cannone. Quando gli austriaci si avvidero

• Questa Jetteu. pr~duta dal seguente « cappeJlo >J:

« Cera un soldato - tempo,ib,u iJ/ù - che aveva la mania innocente d i grid.are la parola: ··camorra! ··. Noo ho ma i capito s'egli conoscesie interamente il significato di quella parola; ma è positivo che ogni mattina, prima che sanasse la "sveglia", sentivamo la voce sonno lenta del commilitone, che tra uno stiracchiamento cd uno sbadiglio, urlava: " a mo rra ! ".

«Conseguenza: tutte le scarpe della compagnia s'abbattevano su lo S<iagurato. Allor che il poveretto non poteva, perché alle scarpe, una sera, tennero

APPENDICE: LETTERE 305
~~z~~~~ui~eas~::t.;m~~z:_b~!l~cafe~~~~~:l: =e!~~~I:_arf
MUSSOLINI
t

d ella nostra p resenza in un certo bosco che fronteggia immediatamente le loro posizioni, comincia rono a bombardarci in piena regola. Non e rano g rossi calibri (credo fossero bocche da 75, 105, 120 e qualche 15 5), ma le granate t>iovevano - letteralmente -a quattro a ciuattro, con

~asso. Una g ranata da 120, scoppiata f ra me e un alpino, ferl quest'ultnno, ma non $ ravemente, a un bracoo.

E il pomeriggio finl in una relativa calma, che fu di breve durata. A notte più alta, alcune fucilate di pattug lie richiamar ono al fuoco l'art iglieria nemi(a. Ricominciò il bombardamento a shrapnels. Spettacolo fantastico, sinfonia in ~ra nde sti le. Noi e ravamo all'addiaccio sotto una f.~~fc~

si lavorava furiosamente di piccozzino e di mani pe r scavarci la buca semprepiù profonda. II col po di partenza ci metteva sull'avviso. L'orecch io « abituato » distingueva in ~uale direzione filava il proiettile e quando si dice"·a: - Questo è per noi ! - g iù colla testa ....

La fiamma dello scop pio incend iava il bosco per u n attimo e poi e ra il solito v asto sc rosc iare di pallette, d i ramaglie. Certe spolette ave• v:mo nel s ibilo qualche cosa di u mano.

Sette shrapncls si abbatterono su l solo nostro albero en on ci fe rirono. Alcune pallette vennero a schiacòa rsi contro il nostro «elmo» o rat.110,n, come diciamo noi, nel ,gergo di guerra. Alia mattina, spostand oci altrove, gettammo u n'occhiata d 'addio a ll 'albero che ci aveva salvato e che ora profila - m elanconico - il suo tronco spo~liato.

Con tutto ciò, le nostre pèrdi te furono insigniE.cantl, Intanto, nessun

d ietro gli zaini, le gavet te, le borracce e qualche altro arnese più tosto contundente, griù,1.re la parola, si isolava in un angolo e con una voce cui d ava tutlc le inBessioni d'una romJn2a d 'amore antica, ri peteva, in sordina : " camorra !".

« Una man ia come un'altra; fort unatamente innocua

cc Per un certo tempo, nel Panito Socialista l taliano, Enrico Ferri era il " flagel lato, e delle camorre ·· Il grido " abbasso la camorra" e Ferri procedevano insieme. M'è accaduto di assistere ad un discorso feniano, molto lirico, imaginoso, ma senza invettive. Il pubblico, entusiasmato, gridò: "abbasso la camorra ! " , Non c'entrava : ma non importa. Ferri richiamava la mmia del grido. Le leggi· dell'affinità !

« Ora nel Partito Socialista ! in uso un .t.ltro luogo comune : " gli eroi del fronte interno! ". E ciascun scrittore dì giornaletti di provincia scrive l a fza:ie con un -compiacimento tra il cattivo e l'idiota ; a proposito, raramcotc; a sproposito, quasi sempre.

« Una mania anche questa! D ella guale è affetto anche il Grande Gaetano Zitardini, il guale ha trattato Bt nito Mussolini da "eroe del fronte interno•·, ci: Ora M ussolini mi invia una ktter:11 p ersonale, non destinata alla pubblicazione. Ed io - anche a rischio d'una rt primenda - la sta.mpo. Non gil per Zirardioi, che n on conta; ma per i non pochi Zirardini più grossi e pi ù piccoli ond'è popo la ta l'Italia! ·

« Purché si sappia su quale fronte combatte Benito Mussolini. G. D. F. lt, (IL Nosn.o D1R?TJ'ORB ALL/1 FRONT! INTU.NA, da J/ Popolo d'Italit, N 20,, 23 luglio 1916, III).

306 OPERA OMNIA 01 BENITO MUSSOLINI
!:rrv~l;e~1a:~ni :ep!?~0 d~~re1ir:~~~i~~;on;t~~~,~~fn·~tt~u~
~:~f.0
br:: i~1te~::r;i g~:C:o ~~,~;n:f:~··a1~ra:
treas~~s~\e:~~~N~1
Autoi:;rafo ,1 Pi .-t ro Ro ss i ( 23 gt nmio 1917)

morto. Ci sono dei morti abbandonati , nel bosco, ma si tratta di austriaci. Uno d i ess i, del quale bo raccolto i l berretto, è nato nel 1898 , come r isulta dal piastrino di riconoscimento. 8 molto confortante constatare che l'Austria ha g jà al fronte , e in p rima lin ea, uomini del 1898, m entre noi dobbiamo chiamare la classe del '97 e ab biamo quella del '96, per grandissima parte, intatta o quasi, senza contare tutti i riformati dall'82 al ·9~.

Ho l'imp ressione - auditiva, visiva e morale - che si avv ic inano giomj sempre più movimentati, ma ormai la partita è d.ccisa: gli Imperi Centrali sono votati alla disfatta. Questo sicuro presag10 mi riempie di gioia, qualunque possa essere il destino che mi attende domani.

Cordiali saluti a te e agli amici che mi ricordano.

* Poche n ovità qui, Appena una Staman i, una granata nemica, mi ~i:r!i%.it~o~0

Figaro delJa compagnia, tal Ciucchi Profeta, di Orte. la granata ci è scoppiata sopra. Ha schiantato due grossi travi come due fuscelli di paglta; ha buttato all'aria tutto quanto e io niente. E il mio commilitone, niente. Pare che m l cerchino, quei signori, ma fino ra. non sono r iusciti a trovarmi.

Dirai all 'ottimo Nar ** che Wickham Steed non può, né deve esse re considerato un « amico » dell'Italia.

Steet11:h~ajg~~1a:~i ~?ùSla s~!~t:i st:/:nii

s~~:le~~e!id:i~ti~!~1;i~a0ch~d!n~

0 ~

diventare un lago militarmente italiano, e u n mare italo-.serbo da l punto di vista economico.

Ma noi abbiarno g ià parlato chiaro ed è - a desso -inutil e ripeterci.

Tant i cordia li saluti agli amici di fede e di lavoro.

T uo

BENJTO MUSSOLINI di professione ,poi/11

• Lettera ad Arturo Russato. Fu s<:ritt:a, con ogni probabilità, il 6 agosto 1916. (UNA GRANATA IN PIENO, da I/ Popolo d'lla/ia, N 222, 11 agosto 1916, Jlij

•• Pseudonimo di Gaetano Polverelli.

20.• Vlll

APPENDICE : LETIER8 307
Tuo MUSSOLINI
a1eia~~!~~~:' 1tr:~tff~t~t~. èSe;;;pf:t;~ur~o!:rrii rrc::~~~ . ~t~J:~e~t~r~u~(:tl~~~e ci:s r~!:~~ r;~:~.rata~~~otri~~~e i~·a2~:tt,i:eu?t
p::t't~tass~~lio,ilsf!~
~:r~~ii1
fAdci~ff~o
ad!:~

Sera delJ'8 ago.sto 1916 *

Staser:1 sono giunti i primi bollettini dell'offensiva carsica. Noi qui teniamo il fronte e forse il nostro turno vie=rrà c:iuando spunteranno gli elmi a chiodo.

Le notizie ci hanno elettriuato. Su l più alto picco è stata issata una band iera tricolore, in tutti i ricoveri si canta e s1 inneggia alla vittoria. Odo: è un coro solenne:

E non pianget e, o madri

O cdri gemtori.

Che noi, d'Au.stria e Germania, Saremo i vinciJori, E avanti, Italia!

Da una vetta all'altra si $rida.

Poco fa, un grande fuoco e apparso su una delle vette dietro il M , e ha incendiato l'orizzonte, nella notte.

Gli alpini cantano :

Le bomhe, le bombe all'Or1ini.

capa~tdtt~mb:~d~~~ ~= ~i~~/e/J:t~---~ nostri cori, saranno anche • Cordialissimi saluti.

MUSSOLINI

* Letteu ai redattori de [/ Popolo d'ltali11 (SONO GIUNTE IN TP.INCB/1. LE PAI.Mll NOTIZIJI DELLA VITTO!tlA, da li Popolc d'Italia, N. 224, 13 agosto 1916, lii).

Carnia, 2 rmembre 1916 • Carissimo,

MUSSOLI NI

• Cartolina ad Ottavio Dinale.

Caro Berti"'·

il primo. dovere d.eI soldato è quello di ubbidire e di stare dove ti mettono. Un passo e importantissimo l ' hai già compiuto. Io non

• ltllera a Cesare Berti. Fu. !CriUa, con ogni probabilità, il 29 ~cttem· bre 1916

308 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

credo che il Ministeco della Guerra vorrà ut il izza rvi, escl usivamen te e continuamente in servizi territoriali. Verrà anche il vostro turno e avrete a nche voi il battesimo del fuo co. Bisogna sapere attendere. Lo scombussolamento fisico di cui ti lagni è effetto del cambiamento improvv iso di clima e di abitudini. Ma passerà e ti indflrirà come ho fatta io, vecch io poilù, che ho o rmai a l mio attivo dod ici mesi di trincea. Del resto, se i disturbi non accennassero a fin ire, marca visita. i! un tuo dovere. ep~:f~~~/~;!~ertr~~}aa/ìfJ.;r~l~eN:nc~~~~~,

remo tanto t empo in questa zona alpina e tranguilla.

D ammi tue notizie, perché io dimentico 1'i ndi rizzo e attendi fiducioso lo svolgersi degli avvenimenti.

Cordialissim i saluti e auguri da l tuo

Caro commilitone *

MU SSOLINI

g ra:iie del ricordo che h ai avuto dì me. Dirai ai tuoi amici di Colle Val d 'Elsa che ho sempre cer cato di mettere in armonia le parole coi fatti,

Questo spiace ai preti i quali - pur sapendo che ho tredici e più mesi di t rincea - hanno cercato di gabellarmi per un imboscato.... 0

Qui mi hai visto e puoi dire in quale bosco io mi .trovi. Ma basta di queste miserie, Porgi i miei saluti a Meoni e g lì alt n. Qui niente di nuovo. Piove sempre.

Auguri di buona vacanza e saluti

MU SSOUN(

• 1~1.tcra al bersagliere Silvio Filippi, :a preced uta. dal seguente , cappello i,: <e Dal N110110 Giornale, edizione d i Siena, tolgo la lettera che il nostro Di· rettore ha#ioviato ad un suo commi litone di Colle Val d'Elu che g li aveva fatto pervenire copie dd settimana le ckricale cittadino li Popolo di Siena, organo dd più. lurido settari smo sagri?Stano , (UNA UTI'ERA DI MU SSO LINI, da li Pr,, po/a d'llalit1, N. 253, 27 dicembre 19l6, lll).

•• On).

21 dicembre 191 6 *

D a una trincea avanzata del Carso, mi unisco al vostro vi vo rim. pianto furr la morte di Giuseppe V idali. Egli appartiene alla schiera, f;:J:~eìtfd~al~~io~:~: ~~~ocfae s~:n::i~~~{fae~tde~~~~~~:;c~ ~:a~d~ avremo issato il tricolore dell' Ita lia vittoriosa su San Giusto. Sul Carso,

• Lctten ai redattori de 1J Pop<;/o d'Italia. ( IL NOSTRO DIRETTORE Pfll G1US1!PP1l VU>ALI, da /I Popolo d'Italia, N. 353, 27 dicembrt 1916, III).

APPENDlCE: LETTERE 309
~f1~rc%/~~~l r~~:;:
0

La v;it~~reremo sino alla meta.

23 gennaio 1917

Egregio commilitone, la sfacciataggine bugiarda di quel prete imboscat o, non mi sorprende. Si trat~a di gente che vive da venti secoli nella e per 1a menzogna . Io sono sufficenternente difeso dai miei 17 mesi di t,rincea. Se vieni sul Basso Isonzo, io credo che pottcmo facilmente incontrarci, perché la tua Briga ta fa pa rte della mia Divisione. Non solo, ma siamo noi della 21. Brigata Bers. ch e fo diamo il cambio di prima linea. Non so se tu sei stato Sià al fronte. Ad ogni modo sappi che il Carso

(ac~ssero nentralisticamentc dell 'a llarmismo. Ricordami ai giovani soldati milanesi che, ne sono sicuro, terranno alto l'onore di Milano e

cato <jUCsto compito duro e sublime: ricacciare e punire i nu()IVi barbari e predoni d i Germania.

Saluti cari e cordiali B. MUSSOLJNI

• Cartolina al soldato Pietro Rossi dc-I 2S ° Fanteria, VI Compagnia, Castelnuovo Val Tidone (Piacenza).

* Non ti allarmare se non vedi la mia scrittura. Al giungerti della presente sarai già in possesso del mio telegramma rol quale ti annunciavo il fatto. Sono ferito in diverse parti de l corpo; ma nessuna d elle fe ri te è grave. Non ti scrivo io stesso, per~hé sono ferito anche alle mani.

"' Brani di una lettera a Rachele Mussolini, dettata in data 24 febbraio 1917. (Da Il Pop<,/o d'I1aHa, N. S9, 28 febbraio 1917, IV).

310 OPERA OMNIA DI fl.ENITO MUSSOLINI
~j11i:~triG~iU{r;i
~i~/ te:::~.» ci~: ra~Ns~i
r!di!i~;~:~
MUSSOLINI
*
n~~uf fjt t~~s/ ;~:~f/t:n~o;~e0f~ss~~~m~nte;;'dhi3u~~~r~:s:~n~~l~ :
1d~~:~;r:n~ {e~~;d~~a~t~:e ~~sJ::ag!n~::!t~:i eè
:?:iic1/~~:r~a~:

Presid . Congresso Socialist a Rifo rmista

Piazza Trevi Roma *

bari:our~;t 0c:~i~~lf~ :

lotta re con ,•oi in questo tragico culminante periodo della storia u mana pe r il trionfo dei comuni ideali socialisti, dngraziovi fraternamente ,•ostra attestazione simpatia ** .

• Telegramma spedito il 16 ap rile !9 17. ( Da Il Pof,olo d' Italia, N. 106, 17 aprile 1917, IV)

•• ( 38'1).

Egregio ecaro amico*,

vi prego di reca re la mia f ervi<la adesione alla manifestazione commemorativa di >'tase ra .

Un anno è ormai passato dal g iorno in cui Cesare Battisti volle del iberatamente consacrare col suo ma rtirio l'italianità delle terre che f~r~ne~·z; 0 a 0

s' innalza e grandeggia nel cuore di nost r:1 gente. rinn~ffri~

Central i che vollero e scatenarono la guerra non siano fiacca ti; sino a

piuto. AJlora, softanto allora, la pace sarà non una tregua, ma uno. liberazione.

In vista di questo idea!e supremo, Cesare Battisti, che fu internazionalista e patriota, socialista e soldato , affroutò sereno la morte e porse, senza fremere, il coilo a] laccio del g rande impiccatore. foss~

• Ltltera diretta - indata 16 giugno 1917 - all'o n Adolfo Zerboglio, per ader ire alla rommemorazinne di Cesare Battisti tenu ta da ! Zerbog[io a M ilan o, nel sa lone dd Const'rvatoi::io, la st'ra de llo s1csso giorno. (03 I/ Popolo d' l:alia, N . 166, 17 giugno 1917, IV).

A l> PEN DICE: LETTERE
3 11
1~tf~ri:i1t:~di~a~~i
~.~;~;e,vi:~d~01dt:~~~re~ t 1~=~b~a di t~i
~ait/~;s~~0e
~~rlr~:od~r~~~si;::01::~r° !u~~~r;in~ ;u~~annd~ s~it~~:r~
i~=~~~n:: 8!},:iii:aJd~ kf;:~h,:S:~!:ic:~~~\~~is~ciu:;ie;;~~~o~~
it:}:d~'t ~t~clG 1 i ~~~~ti~·~ft i~:n1!ftaL:ir:. di
mor ire, nella Vostro

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATIRIBUIBILE A BENITO MUSSOLINI

A W ERTl>NZA. - Il materiale giornalistico non seguito da nessuna indicazione t ra part>otesi tonda, è anonimo; i l materiale giornalistico co ntras:;cgnato da (t) è di p rima pag ina, da (2) di seconda e così via.

DA « IL POPOLO D'ITALIA»

ANNO 191H I

N. 14 ) .

27 maggio. L ellerina spttlam:ata a S. S. Benedetto XV (Uno scagnozzo) (2) 28

Senza ( 1) 28 » li « generaliu imo » (2)

3 giugno

La mposta (i)

9 » Gli evangelici (1)

15

La sigHora censura (2)

D iritJo di aii/o! (1) 19

18

L'u/Jima fat ica dei sorialisJi ( Il corsaro) ( 2) 20

i;z::i~;:j~

,)

11hiodo (1) 22 ))

10 luglio

i.Azzari « comunicd »..., (2) 20 ))

2, »

Rie1umazioni neuuarie. la Pafria che t orna ( 3)

Le dù t razioni del « Kri-Kri » ( 2)

2 agosto L o scandalo . Dedicato ai 10,ialiIJi italiani ( 2) , »

l mbecillel (2)

Più in fondo ! ( 4) 9

5

H ))

Certa musa! (2)

Il Jo/ito plebùcito (2)

Silentium! (2) 14 ))

H ))

27

28 ))

<:_11rnegie non c'entra nel lenJaJivo di corr11z10n e rn cialùta ( 1)

Quelle Jignore (2)

« Lagrim osa uto pia» (1)

18 dicembre I l cadavere vivmle (1) 20 »

Oherda11 (1) 28 »

Ver boten (2)

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146.
146.
1)2.
158.
164.
167.
168.
169.
17 1.
189.
199.
202.
2 12 21, 2 15 .
219.
22,.
223.
224 .
2,7. 2,8. 350. )) 3)2. )) ,59.

APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ECC 313

ANNO 1916-III

N. 40. 9 febbraio

» 72, 12 marzo

» 1s. 1a r

» 130. 11 maggio

» 3 18. l S novembre

» 327 24 »

N. 137. 19 maggio

» 142. 24 »

» 1 SO. 1 giusno

» 1 59. 10 »

Gli ideali della no1tra gueN'a (1)

Ri11novnrJi.' (« Il Popolo d'Jtalia ») (1)

La <:omune (« li Popolo d'Italia») (l)

SocraliJmo, gu erra e face. Letterina all'on. Filippo T urati (Cencto rosso) (1)

Il gioliuiJmo ( l)

Un nemico è ,norto: guerra più tena,e.' (1)

ANNO 1917-IV

· Senu anneuioni ( 1)

Due anni (« 11 Popolo d'Italia ») ( l)

Esultanze ( 1)

In alto mare! (1)

....

TROPPO POCO *

Q uesta guerra non è la « loro » guerra. la nostra. Ora che

ancora meno denaro

.... La Patri::a d i domani, l'Jtalia d i domani apparterrà, di diritto e di fatto, a coloro e soltanto a coloro che ha[).nO offerto alla guerra il sangue e i1 den aro.

.MUSSOLINI

Ma quanto ha dato il 5ignor Mussolini? Denaro lire cento, sangue niente. Troppo poco per ,hi pretende di scriver e cosl gravi minacce alla borghesi,: che gli va dietro e fa come lui fa.

• Dall'Avanti !, N 192, 13 luglio 1915, XIX.

BATTIJTA D 'ASPETTO•

Il fondato re dell'organo pippcttiano scrive mezza colonna di prosa sbrodolata eer dire che per andare alla guerra egli aspetta che essa « sia d iventata più aspra e sanguinosa )>.

L'augurio sarà certamente assai g radito. Ad ogni modo aspettiamo anche n oi, non senza fare nota re però che se q uesta facoltà di scelta fosse stata concessa a tutti quelli che si ;~~r:°n ~~g;i ~a~~ite a;a~~:~r~éa:r~~a~é c:s;~. « lui ». probabilmente la Ma intanto, per abbondan za, rilevi amo che l'eroko fonda tore - col capitale P.ippettiano - comincia a mettere le mani avanti ancm per i ,giorni più aspri e sanguinos i. Infatti egl i accenna già alla necessità di serbarsi in ,•ita per le future polemiche Ragion e per cui potrebbe an ch e darsi che un bel g iorno il pubblico facesse la mirabolante scoperta che

• Dall' A11anri.', N. 194, 15 Jus lio 190, XIX.

DOCUMENTARIO
!:n~~:rr: t~t~~0 rr~~~· j~n~~r1~u~t sign~~?d:n~~~ia;:~i~m~t:n~u!0 ~

l'« eroe » è stato semplicemente rifo rmato Ed a11a guerra - a questa, mite e dolce, come a 9ueUa aspra e sangu inosa - avrà lasciato andare bellamente gli a ltri. Aspmi1tno dunque e vedremo.

[A BENITO]•

Benito - che da questa guerra, se non ha ferro ha pane - ha ri· cevuto contro di mc nuovi documenti inediti assai interessanti, e rni mi· naccia. O io taccio o egli sfodera la dornrne nta2ione terribile. Benito ha la stoffa del ricattatore, più che d el giornalista. Ma io continuo l' opera mia. Non taccio. Benito pubblichi quanto gli pare e farà ridere a ncora una volta alle sue spalle.

G, M, S , *"'

• Dall'At:.inti!, N. 196, 17 luglio 191), XIX. o Gia<into Menotti Sti rati.

MEMORANDUM

MUSSOLINI.. LIBICO *

Uno dei contubernali [sic] del giornale pili ridicolo di Milano ha deplorato con aria molto compunta che l'A vanti! aprisse le sue colonne a un eietto anarchico.

J.'a[ia era compunta, quasi quanto la lamentela classica « N.on c'è più reHgione.... » di buona memoria. n lacrimevole uomo del T ime,, , di via Pesce, o via Paolo da Cannobio che dir si voelia, aveva ra-

nel prcpìnquo « 9uotidiano soc ialista » (Cop y,;r,/;t b)' Pippetto Naldi e Co.) e uno squadernar,e diutu rno de l a g amma d e i col ori che va dal v~rde piscllo massonico marca Pontremol i, al rosso bria..::o t ipo Deambr is.

iue~~~t!

X~.1nfalli~f1emd·~113~i~: :a·v~lte p;:~d~

pesca i disturbatori ne l'acque turbolente di Montecitorio, e poch i altri. Fra questi, invero, non v'è o' profeJw' Benito, il ~ualc Benito and rà si curamente n el più basso inferno, se l'A van ti/ dovra far sosta in purgatorio ptr il veniale p«cato di flag rante collabora:zione anarchica. Infatti : !C è g ran fa llo quel de l'Avanti.', qual mai vero peccatuccio è quel di Benito che, ne i.... fortunosi g iorni de la sua diretione de l'A vanti.', fa ceva co11aborare il nominato Libe10 Tancredi non solo anarchico ma

• Dall'Awn#!, N. 204, 2' lug lio 1915, XJX.

APPENDICE : DOCUMENTARJO 3 1S
t0;~au~:ii;i~1~~ ~aeli~
;;:~~o
v:n~7,;s;,e:~~
arr!~·a~:rc1~~~.
0

anche faut ore de /'imprna libica.' Peccato grave: peccato di eresia nel contatto con l'anarch ico, peccato di dissimufazione facendogli ( ~ t vergo~a ?) firmare s:li articoli con pseudonimi ( quali Mario G111di, A l·

proprio peccato : come vedete è Ja dannazione eterna!

Bello eh, l'uomo che sull'A tianti ! faceva la campagna antilibica contro i Bissolati e i Bonomi mentre si faceva fare gli articoli per il giornale stesso da un libico de' più fervorosi, anarchico per soprappiù? Beilo e onesto l'uomo che voleva cacciare dal Partito i compagni favorevoli a la guerra l ibica, mentre attirava nel giornale g li estran ei al Partito fa. vorevoli a l'impresa? Ne l'uomo che caccia Bisso1ati, libico ma d'onestà adamantina, per prendersi Tancredi, l ibico , ma costellato di « questioni morali)>, v'è t utto, completo, Benito Mussolini, campione con macchie, ma con molta paura, e guerrie ro da richiamare. [FRANCHI

con

gli par suo, .gli ha tolto la calma e la ragione. Farnetica. E farneticando

sinare i.I socialismo. Egli, J fondatore, farà da sicario. Quando coloro che sono partiti rei campo, ritorneranno, egli - rimasto a casa - li sca~lierà contro i nemico interno, cont ro il socialismo. E cosl continuerà a d imostrare il proprio coraggio. Perciò egli, a quelli che partono, grida: arrivederci.

Tornate, · voi giovan i audaci, to rnate. Egli vi aspetta. Egli calcola sulla vostra andata e sul vostro ritorno. E come quella gli è stata proficua, così spe ra gli sia utile 9uesto. T ornate! L'uomo, che ha tanto coraggio p ersonale, si varrà di voi doman i, come se ne è valso ieri, come sempre. Questo egoista, che non ama che se stesso, sta meditando un altro prano per fare di voi nuove vittime. Tornate!

fntanto, ncirattesa, i l sovvenziona to da Pippetto, continue rà 1a subdola campagna contro i socia.listi « debitamente sovvenuti ». Cretino! Sovvenuti noi? Da chi? Come? Quando? Parli, parli chia ro« il fondatore». E gli ricacceremo fino in fondo della gola la calunnia turpe.

Sovvenuti?... Ah! Sl. (j ricordiamo, infatti. Noi abbiamo avuto dai

faceva parte - noi no - della Direz ione del Partito, e il primo novembre r1ù ] stesso anno lo stesso signore, pur colla sovvenzione dei tedeschi, assumeva· la direzione del nostro giornale. Se quel fraterno aiuto fu una vergogna, lui deve arrossirne, non noi.

• Dall'A vimtil, N . 206, 27 luglio 1915, XIX.

~16 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~:~{~~·i ),S0~~~:/01a~dat~ erdii~u~;~bl~t:~iisa~d~maltr! x;i
E.... MARCHI] •
etbr1~:c1JeN·~1~~~i v:rti:ro:eri~~
~~~c;:i~~I
~~;c:ldi
1!r~~;~a~:w:~8 j1~r~:1 : tt~~ii~~tt
Epico;:t~r=o
1~::s~
!~~;!:;~
fe~~'~;; it~ob~~t~·9S~ì~d/t:r~~~rmB;~~;~ k:u~~H~i

lui che, dopo avere goduto la sovvenzione dei marchi tedeschi, si

Francia.

Da allora il nostro giornale non ebbe più alcun rapporto del genere in nessun modo coi socialisti tedeschi, o con altri.

Noi sfidiamo il sovvenuto da Pippetto a dire diversamente.

E gli ricordiamo che il compito ch'egli s'è assunto di assassinare il Partito soci:lii5ta è duro assai. Se ne accorgerà AL «FONDATORE»*

J pochi lettori del ~iornale d_i Pippctto debbono essersi ass.ti meravigliati ieri dal tono piu del solito rabbioso col quale il « fondatore >> ha risposto alle nostre tranciuiJle e serene constatazioni di fatto.

Quel pov<.>raccio si contorce penosamente e ad ogni contorsione si mosto sempre più piccino e volgare.

Come, ad esempio, n on provare un senso di p ena per questo grand'uomo, che verga gli artkoloni dì fondo in cui si ripartiscono i continenti e si creano e si disfanno le Nazioni, tanto meschinello da rinfacciare gli aumenti di stipendio ottenuti da qualcuno durante il suo direttoriato all'Avanti/

O quegli aumenti erano equi e il « fon datore ». poverac<io, non ha ragione di muoverne Jagno ora, a tre anni di distanza, O erano contro equità e giustizia, ed egfi è stato o un b ischero o un disonesto a permette.rii, senza protesta, allora.

Ma il « fondatore » - roteando fu ribondo gli occhioni spauritici intima: «Perché non restituite i marchi tedeschi presi n ~l l912 ?» . Per la stessa stessissima ragione per cui voi l i accettaste, li prendeste, e li godeste a.Uora, amico Ciliegia ! ·

Per noi - che di quei marchi n on abbiamo visto neppure la c roce - essi non costituivano e non costituìscono affatto una vergogna. Se più di quelli di Pippetto, que i quattrini vi bruciano le ma ni, voi - che foste per tanti mes1 al VorwaerJ1 di Sant Damianustrasse propr io in quel tempo in cui quel denaro fece comodo pel vostro stipendio - non avete che a versare la vost ra parte sia pure pe: quella guerra a lla q uale finora avete dato tante chiacchiere, ma pochi ghelli e niente sangue Sarà un sacrificio degno di un solenne encomio. Tanto più che trattasi di una discreta sommetta.

Ma voi non restituirete niente, come non restituiscono nulla - e fanno bene - i socialisti · francesi dell'Humanité, che ebbero come l'Avanlil e più dell'Avanti.I il fraterno soccorso del proletariato socialista tedesco n elle loro lotte politiche e in qu elle economiche.

Voi però - parliamoci chiaro - non alludevate con le vostte insinuazion i a quei marchi di allora. No. Voi volevate lasciar credere che

APPENDICI!: DOCUMENTAllIO H7
f.~: ~ff~~aql·~\1;gtoei d~ìt:c~e1~:at:;~
~e1 ~g~! ~~:t~ccr!;~1~:i~e d~{/;
0
• Dtll',fra,uil, N. 208, 29 luglio 191 :5, XIX.

a qU<":sto Avanti/ in.contaminata bandiera del Partito Socialista, fossero giunti per la sua batta.g lia inconfessabili e vergognosi aiuti come a voi vennero, da altra via, a mezzo degli agenti dell'Agraria bolognese. Ma la insinuazione -o piccolo uomo meschino - vi è morta sul livido labbro.

E, poiché non avete il coraggio di una affermazione precisa, voi protestate che in due settimane c'è tempo utile a far tante cose ! Già, espertissimo «fondatore», ma non abbastanza cauto ! E siete proprio voi che - assolto pu r ieri in quel modo che tutti sanno da un lodo, a costituire il q uale tergiversaste dei mesi - ven ite a confessare in pubblico che in <]U indici giorn i si possono infinocchiare tutte le inchieste dì q uesta terr.giteci du nque, continuando, come la jnfinocchiasté quella che vi giud icò?

Quel lodo tuttavia - al quale voi fa te così spesso appello con così poco riguardo - con tutte le deferenze che amici e settatori dell'opera vostra vi dove\'ano, con tuttc le attenuanti accordate a!Ia vostra buona f ede ( ?) - stabill con precisione che i quattrini pe l vostro giornale voi li aveste dal signor Filippo Na ldi , esponente di q uel!' Agraria bolognese, contro cui battagl iavate poco tempo prima sull'A vdl1ti!

Ricordate le eroiche scioperant i molinellesi alle 9uali - il 18 ottobre - lanciavate ancora - in Molinella stessa - l a parola delia lotta ad oltranza, mei:itre già nell'animo meditavate il «colpo»?

E il lodo - che voi invocale - ,accennò pure alla possibilità che quei 9uatt~ini vi siano stati dati in od io al P artito Socialista ed alla sua orgamzzaz1one.

Niente cli strano dunciue che voi continuiate la parte cQe Filippo Naldi - il braJJeur di tanti a ffari giornalistici - vi ha affidato.

Ma è una parte assai volgare quella che vi siete assunta. Molti « puttani >> - il termine è vostro - vi si sono provati -prima di voi, inutilmente.

Quando avrete esaurito il povero vost ro ingegno, coloro ch e vi han no sovven uto per la brutta e inane bisogn a, vi abbandoneranno a vo i stesso. E voi sarete, per loro, oggetto d i dileg;:io ; per noi , di com passione e di p;eti.

BOTTA E RISPOSTA•

Prendiamo atto. Il giornale fondato cogli aiuti di Filippo Naldi ha messo 1a berta in seno. Per quanto riguarda le sovvenzioni tedesche al nostro A vanti! a guerra d ichiarata è muto come un pesce. Non Data più. La insinuazione gli è rimasta conficcata come una spma nella strozza,

cialiste colla quale noi chiediamo l'aiuto dei compagni. t la circolare sollecitato ria attestante i bisosni di Ufl giornale che non vive d i fondi segreti o pippettiani, di un s1ornale che è o ra sistematicamente sabotato dal Governo in dodici provincie. 2 il documentario preciso della purità

• Dall'Avanti!, "N. 210, 31 luglio 1?15, XIX.

318 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
!~~i e9;i1t~~~radàesl!te~~~1~~0 ~tb1i~~m1~st:rrc~G~~ea1l~i s!:!:T~o~

delle nostre fonti. Noi ri ngraziamo il giornale di Pippetto di averla posta alla luce. Quella circolare è la zappa sui suoi piedi.

ven!~i-:i~fn! ~ d~ta~i!!!:!aJ!ef~~c~n~:tate!~i~iJ~nd:t:aerchir

del 12 ottobre 1912. Ora intorno ad essa noi vogliamo essere precisi: botta e ris posta.

Primo 1 marc hi tedeschi furono sollecitati dalla Direzione Riformista prima del Congresso di Reggio Emilia. La « pratica » che languiva, fu ripresa dalla Direzione Rivoluzionaria , consen2:1ente e plaudente il « pi p· vettiano fondatore ». Chi andò a Berlino per accelerare il versamento lo fece col pieno, completo enh.!siastico consenso del << fondatore >> di giornali rivoluzion ari coi ciuattrini borghesi.

Secondo. I quindicimila marchi furono investiti in tante azioni della Società Editrice della 9uale il mag~iore a2ionìsta è il Partito Socialista. ,Mai e per nessuna ragione g li azionisti possono influire sull'andamento de ll'azienda contro il volere del Partito. Se l'H umanité non s l sentì in dovere di restitui re i marchi avuti in elargizione «,graziosa.)> perché

e d alle nostre organizzazioni economich e l'aiuto altre volte con cesso, come lo ricordò ai socialisti franc esi che ebbero dai socialisti tedeschi

~~~j:~nns~~~n~,~~rr1,

rìgor di logica - che essi non erano e non sono d'accordo con no i. f«e~::~:~

il qualese non andiamo e1rati - era direttore dell'Avanti! Perché dunque non restitul ? Perché non restituisce?

Ed ora veniamo ai « falsi >:. .

v~rstjv~~:eru

ficante e amena » la proposta del giury .

Divenne premuroso soltanto - e la premura si capisce! - quando riuscl a. « mettere a posto tante cose ».

Sen!:C;::1~;/\Ic~~a

noi possiamo affermare che j m embri del giury simpatizzavano tutt i per l'azione interventista.

Terzo . :e vero che i p rimi mezzi per la fondazione del « suo » giornale furono procurati da Filippo Naldi, direttore de il R esto del Carlin o, organo dell'Agraria, e i primi redattori tli vennero « passati» dagli uffici di quel foglio bolognese ultra-rivoluz1onario, marca Carrara e compagni. Il famoso lodo Oke:

• Mussolini.... telegrafò in proposito al Naldi che accettò setu"altro di aiutarlo a n.ggiungere il suo scopo li'

E fra le parecchie ragioni che indussero il Naldi a questo aiuto il lodo elenca:

« Il giustificabile compiacimento, in l ui, uomo di parte cd avverso al socialismo, di aiutare il sorgere di. un giornale che avrebbe potuto difendere e quindi indebolire il Partito».

APPENDICE: DOCUMENTARIO 319
1~~:ni~
l'A v;;::~.as;~;a1i;:~i;;ij:rdiqG~~i:;j:st:t~;relt1:i~ici~~i~
J!
fL:J~;; ,~~01d:~ t1d!~~~: :;~:l;c~ :
r~:t~t~i~lt0
0
::~p~st! l:1~!~f~o ar:ui.~i:to;;pis~ f;a;~h;ertt~d~~s~ol~~
P:t:~at d!tu::e Jlc!~~b7~ ifn«::t~tS:a» !e;t:
gjt~l1~i~,~~~f;0~:~r:ad? CT:re:~~~~:

chia~o? t preciso?

E se, dmanzi al giury e di fronte al magistrato, chi scri\'e si è rifiutato redsamoote di deporre in materia si è ~rché noi abbiamo sufficente

vista nel Partito Socialista gli hanno dato il calcio dell'asino per d i- :tilli':~ted':;ve~~~~~z10dfa!~;~/~J~~~nÌ~

Resta aclunque ancora una volta dimostrato che chi prese quattrin i dai tedeschi fu « il fondatore » - quale membro della Direzione del Partito Socialista - chi Ii godette fu «il fondatore>> - quale direttore de.U'A vanti.'. Prese e godette all'A vanti! gli aiuti tedeschi come prese e

Noi siamo qui per da rgli .... il resto del carlino.

« E SE NON PARTISSI ANCH'IO»*

canta il volontari{) partente pcl campo del sacrificio e de]la gloria.

E Je non part iJsi anch'io sarebbe sma viltà!

ripete il canto, E viltà sarebbe davvero. Ma come partire? E il dubbio tormentoso attan~siia il cuore ed il pensiero dell'eroe.

Se vado io cht resta?

Se resto io chi va?

Senonché come andare? E le polemiche future chi le farà ? Chi le. verà la bandiera dello scisma, quando non ci sarà più lui : Benito, figlio di Pippetto?

Come andare oggi che la ~erra è ancora la piccol a guerra ? Chi pugnecà quando la lotta sarà più asp ra. e difficile?

Come andare mentre la penna qui presso al calamaio lo chiama alle più alte pugne della Novella Idea?

E (knito, figlio di Pippetto, trova che « non lo vogliono». Oh ! fortunato fean Jacques che, pur sovverviso e sovvertitore, hai trovato chi ti ha accolto nelle eroiche schiere! l'u che - cappeliano della rivoluzione - stai rianimando coi tuoi sermoni le truppe al fronte. E fortunato, tu pure, o glorioso f. p. delle squadre sindacali, che, volontario, con tanta ti accolsero condiscendenza, perché a.i soldati della nuova Ital ia dicessi la parola dell'entusiasmo e della gloria. E fortunati voi tutti, sovversivi animosi, il cui sovvecsivismo fu men sospetto di quello di Colui che , non vogliono ».

320 OPERA OMN.IA DI BE.NITO MUSSOLINI
~s~~!~z:s;~! ~q~~to _: ~~~c:t~.[os~~~~~:t ~:i t:ii ~~:;r
t:;;i:l~an~ dri i!*t~d~. però
go: ~~a« ;~~Jr cft~~~l~g~aa~1:~d~;ir:f~~gere.
!i~el~a~:n:aal0 ·;::a1JJt'°«fun&\:~eild~Ìf~~g~~~al~;~a~ori;~io-
• Ddl'A v• nti.', N. 211, 1 .igo~o 191', XIX,

Eppurec'è modo di « andare », Ci sono anzi due modi,

1. Appartenendo alla leva de l 1884 od a qualunque leva dal 1882 al 1:_s~is~òu~a~sd~~:~d~o~ltiMi~ti~t:!oti~~\Ja<J::r]:v;e~n!!~~~=t~~~inati sottotenenti della milizia tcrritoria)e ( non avendo titoli sufficenti ~~~!o":!esa~lie ::lci~tu}~J1: u!ili:i~e/;r~~ari:J~edt{ ~~t~~laf:,mi;~~er~:'1~

l'esercito ope:rante.

Due modi, dunque, per partire anche Lui. Non perché - inten-

alla partenza.

~hé:l~e~t~gtt~~~ti~e~~::/1 s~io~~ed{ per stabilire un fatto Noi non possiamo augurargli peggior morte di questa.

Giovanni Bacd ci manda da Ravenn a una lunga r i&posta

do-

tra volta..

BAR O *

Il sovvenuto da Pippeto ciriola. Cerca d i sgusciare. Ma invano. Egli era parte della Direzmne del Partito ch e continuò le pratiche per ·i quindicimila marchi e che li ebbe. E!ili venne all' Av.anlll quando appena - col suo consenso - i quin dicimila marchi erano stati ricevuti. ·Esli tenta invano d istinguere - il gesuita! - fra Società Anonima EJilrlre e Avanti!, che sono la stessa cosa. E poiché sopra ogni altro terreno è stato battuto, sonorameote, irrimediabilmente battuto, egli s'appiglia ad una frase E tenta un piccolo gioco di perfetto ésramotage.

« Veramente - egli scrive" edizione sovvenzionata" non si ri- feriva ad epoche determinated alla dichiarazione o meno di guerra det1'It4ia. Ma ora, din anzi a ciuest a strana limitaz ione di tempo,- è l ecito chiedere ciualche lumicino, magari. a petrolio».

Sl, caro. Non petrolio, ma luce e lettrica ! Ed il lume è questo : e~ voi side un volgare cialtrone. Perdié - per aver ragione avete bisogno dì barattare le nostre frasi. Noi non abbiamo mai scritto di guerra d eli'l 1alit1. L'avete a,!sgìuoto voi, baro volgare, E non v'è eersona con

guerra. .Agosto 1914.

E ri petiamo: « Noi vi sfidiamo a sostenere che - dopo la vostra

• Da1J'A11.1ntil, N . 212, 2 ago.sto 19 15, XIX.

APPENDICE: DOCU MEN T ARIO 321
!
~~:~~u;radÌa0 ~o~e ddt~~!i ~oio:o s;;1r;~;;~g~:: ?;~a'!~0 es~t1
alle
b}f,:~ i~:f:.~~t:nia!opll':a~~sc~~~h~icBea~i~~~e;;~rib~~::; ~au!:t
~tr!r
'dichl~~a~in;d&tt:tr~r~~~to;:r~:b~~i,~0 ;~~~
: t~!~:i0de1t

uscjta <la questo posto tanto indeg namente tenuto o dalla dich iarazione di

mai. A voi basterà con tinuare col sistema della insinuazione, più comodo e meno pericoloso. Noi comprendiamo del resto la vostra di· sgraziata situazione e la compian.gìamo. M entre voi stavate agitandovi per far credere attomo che n o i siamo intinti della stessa vostra pece, ecrn<<

t:~c~:tstie

q 0

franchetto, l'ho afferrato al volo! E l'ho tenuto stretto! ».

FINALMEN TE *

l'eroe ~i è confessato ! N on parte perché non vuol e partire. Aspetta che lo chiamino. Vuole essere obbl igato. Perche desidera serbarsi pet j

agli affetti , ed hanno dovuto partire. Anch' es si avevano cure, preoccu-

guerra sarà più aspra>>. Oppure : « Abbiate p:i.zìenza, bisogna che ci serb;~:~tg;~1~:/~t~e(!n~!:;~~h:

queuo di. Garibaldi e 1a Marsig liese e

il popolo ag li a ngoli delle v ie - colla rivoltella in tasca - per incitarlo all'eroica gesta, se ne stanno agoders i le vacanze evanno a pescare sul Lago Maggiore.

Essi si va lgono -intendiamoci - di un loro diritto. Ap partengono a classi non ancora mobilizzate e stanno ad aspettare che maturino i tempi a nclie ·per Joro. Poi , guando i tempi saranno maturati e la guerra si sarà fatta più as,pra, chiederanno di essere mandati in fortezza o di essere ad ibiti ad un deposito qua lsiasi E saran no ancora nel l oro diritto

M a anche noi siamo nel nostro di ritto q uando constat iamo tranquillamente l'opera loro e li aspett iamo per l e fu ture pole miche. N on d ubit ate, l ettori, ci sara nno ancora. Perché hanno un coraggio da leon i.

* D all"Àvami.l, N. 213, 3 agosto 19U, XIX.

DOPO LE PAROLE GLI ATTI•

L'uomo di Pippetto è irritato, è in bestia. Dunque è vinto. Le sue escandescen2:e dimostrano che gli va mancando la sicurezza di una volta

• Da!l' Av,:rnti!, N . 214, 4 agosto 19 1:i, XIX.

322 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
:~~t1~::e:e.nt~;1 :~lsj~;~r:i~~re~~~v~~~io;;e:ftch~::~
\t:rr:oin~~
j~~l\;~::
u~tit ad idt;:~:~1::f~~ustrasse hanno diìf)~~0zai f~; '~:rr~ c;em:i, r:,ri:~;;n~orpip~;~~ ~th~s~«::?q~~~:
'l~~~jl
:si~~a1~;opc~~riai8li~;~iffa~t:t1a~~::
p:~t!rdt~:e;e~~ss~: :9~a~~;et~:te~< tl~a:ia;:~d~0r~
i ;u~~~~~ odrr:~~ Xi~~~e1i e
~;o;:i~i11fa~~~·ebEbe~~c~~~1!t~r~rt!
arringz.v:mo

e la baldanza di mesi or sono. Egli sente, forse, che la sua posizione è Jagrimevolc, Laonde. poveraccio - va arrampicandosi agl i specchi. E sono specchi per le sue a llodole le volgari it:igiurie e le meschine insi• nuazioni delle quali - in mancanza di rag ioni - infiora le sue espcttorazioni

Noi - nat uralmente - non rispondiamo né alle une né alle altre. Siamo abituati a parlare molto alto e molto chiaro. Perciò deside riamo ~ie'~~srn~::~~ztcfl~sci~~:1t~~~~~Ni/~tr:za~uest~~~;f~a~!· mettendo al muro i nostri accusatori.

In attesa intanto che egli precisi ricordiamo che il «fondatore» del tornale pippettiano s.crisse e disse che non parte soltanto perché non ;;i~~~iE'd°'e~f\1:b~~t:;,0 ;irm~~~:~~e

perché vuol serbarla per le fu ture polemichc. Fin gui l'am ico è a posto. E noi ne prend iamo atto.

Ma è necessario anche che i patrioti in buona fede sappiano chi è

~fi~1r~re~)t rarei1~:;: ec~~~~:n;i~frd~ /f: r~:t:aa~ris:~i~;e~~at~i antimilitarista, non solo di idee, ma di fatti. Ecco il suo stato di servizio:

• Arruohto in prima categoria cl,mc 1883 li 8 g iugno 1903 dal R. Conso lato dì Bd linzomi.. Chiamato alle armi e noll ghmto li 27 marzo 1904 . Richiamato d isertore li 30 aprile 1904 Dem.mzi;ito ble al Trilrnnal e mi litne di Bologna primo marzo 19 04. Condannato in cont umacia ad un anno <li redu ~ione militar e pt-t diserzione se-mp!ice 2 agosto 1904. Costituitosi al dis trt'tlo mi lita re di Forlì 2'5 novembre 1904. Dichiarata prescritta l'azione pena]~ per diserzione 3 dicembre 1904. Trasferito alla classe 188<1 peJ interrudu t1e nella f erma d ì otto mesi 5 dicem bre 1904. Ch iamato alle armi e Aittnto 5 dicembre 190-1. T ale nel decimo reggimento bersa,: lieri 9 ,sennaio 1905. Tale nel deposito del reggimento bersagl ieri d i Bologna e mandato in congedo illi mitato 4 settemb re 19{)6. Chìa· mato alle armi per istru2inne e non gi unto 18 agosto 1909. Dispensato d.a[. !"istruzione perch~ all'este ro con regolare n ulla osta IR agosto 1909 »

• Questo lo stato di servizio, pe c il tempo di pace, di cp1esto a rdente gucnaiolo. Uno stato di se rvizio che fa alto onore ad un herveista prima maniera.

M a, ora che la guerra c' è e ch e l'antimil itarista s'è conve rt ito a l nazionalismo, avrebbe il dovere d i fa r seguire gli atti alle parole. E far pen itenza dei trascorsi erro ri.

pre~e~t~I

T anto più che q uando Gustavo Hen.-é, infiam mato di santo a rdore patriottico, corse per arruolarsi volontario e fu s.cartato, il nostro eroe pippettiano cosl commentava:

«Gesto sciupato, quello d i Hervé ! Io avrei fatto le cose con meno teatralità. Non m i sarei iivolto al M inistero de lla G uerra, ma mi sare i recato - to11t bonnemenl - al primo uffic io di arruolamento nella strada vicina Hervé ha voluto recitare il suo illto di contrizione dall' alto de l " pilori ". Ma intanto, H ervé è stato "scartato". I mal isni

APPENDICE : DOCUMENTARIO
la;
,:~e~°lo ~~~egrre~chc~r~0
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f fu~Iì:rf~r1c~ ptimlo~~r~=~e~r~u~~:~ e~:zfi~~~t~i:~rista, deve
2 1.-VJII

che alcuni anni fo andavano in pcJlegrinasgio a Lourdes ~ r richiamare l'attenzio ne d el pubblico sui lo ro stupidissimi volum i. ... » .

E, infatti, i! nostro e roe, ha fa tto le cose con minore teat ralità. Se ne è r imasto a casa.

COL DEMENTE*

H o in cont rato un ubb riaco sulla m ia strada. St ralunava gl i occh i, roteava u n enorme spado ne di legn o , u rlava a quanti passavano:

- A rruolatevi, partite, cor rete con tro il secolare n emico. Pa rtite tutti. Parta no anche i r iforma ti. Pa rtite pe r la gra nde guerra. 01i n o n pa rte è un panciafichi sta.

Poi - ment re il vino lavorav a in lui sempre più potentementer iprendeva più forte ad urlare :

- Chi non parla come me è un venduto. Chi non risponde a l mio '"appello è u n vigl iacco

M i fermai a guardarl o. M i fece compassione. E poich é ho d a tanti a n ni il brutto vezzo di voler far u gionare chi no n ragiona1 g li ch iesi t o11t bonnement : ·

- E hi ! amico, perch é sbraiti cosl? P erché agiti cosi ciuella inoffens iva, lignea du rl in dana ? Vuoi t u p artire? La v ia è aperta, libera dinanzi a te V a n n o giovanetti d i quind ic i an ni, vanno vecchi di setta nta . U omin i di lutte le età, di httte le condizioni sen za fracasso parto n o pel f ron te P a rt i tu pure, se vuoi. E lasciaci in pace.

Non l' avess i mai d etto. L'ub r iaco si vo lse cont.ro d i me con la teJla alta e con r11bbi0Ja fame

- Tru ffatore, ladro, spia, assassino!

Tulle le contumelie, che s i impa rano n ei t riv i, gl i corse ro alle labbra, liviJ e e ,grasse. E su di mc ten tò rovesciar la piena dei suoi livori. O rrida e pestifera pien a!

Mi allontan ai d ' un poco e stramazzò per terra. Non m i sosnai di

soddisfazione di nessun genere perché agl i ubbriach1 n ulla

Ad u n ce rto uom o, che io re putavo a llora. n ella cap acità di dare una qua lche soddisfazione, avevo chiesto una volta di premare e d i N ova re, ga rante ndog li ogni impunità Ma quello e ra fuggito come lep re dinanzi alla categorica intimazione. Ed a ve va dato di sé triste spettacolo, proprio come il povero briaco.

D unque? Crollo l e spalle ed argomen to canticchiando:

,oi vend11ti e coi d ementi, no, non giova ragionar.

• Dall' AJJaRti!, N . 21), ) agosto 191), XIX.

3 24 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
r::tbtil~ :1:~; ~h~jf~;: ~inaè ~~:;:~; ~~ ·~o:e uc~/::~a~~~:~ ft~~
~~i~:;f~'.

C'è però una certa faccenda che è bene chia rire anche nei rap port i col « demente ».

risr,!~;ud:\~0 ~ofo~::1i; a~'~n-;-sl:r~~e~a~\~uttfe~:ti~~ ie~~v~t~c~:;,!: chi afferma ch'io posso - quando lo voglia - arruolarmi " per ant ic ipo di leva··. Io Io vogl io di ~ran cuore : sia cortese di dirmi se posso. M i dicaÉ ci\0 ~'ofin~e1foelr~~~~d:

contrarre arruolamento ma bensl deve atten dere la chiamata della p ro pria classe»

Ma il co lonnello. risponde anch e - cosa assa i st rana inveroa domanda che non ri sulta essergli stata fa tta, e cioè afferma che : « non può far domanda per essere nominato sot toten ente nella mili zia t erritotiale perché 1a sua classe appartiene alla milizia mobile ed dia è d i prima categoria ».

sto t;~tI'a~r~~~CJ~o;r;~~nc%ch~?~~n~S~~~::~f ~ ~ 0Jtti~~:rrr~~;/a~~~

le 1Wo/ ~ 1!t~~~1a:~d~0 ~ se renissimi sempre - nella nost ra co:.cienza

tranquilta abbiamo i l tempo di attende re. Possiamo attendere - come abbiamo atteso finora invano - che le insinuaiioni si m ut ino in accu se circostanziate e precise. Abbiamo tempo di att en dere che la guerra come assicura il << fondatore l> - si faccia più aspra. Abbiamo tem po d a attendere le fu ture polt'mi che. N o i non passi amo né ad Hindenhurg

n~ a Cado rn a. Restiamo <J Uali fum mo ieri , quali fummo sempre. E nessun Pippelto ci smuove dalla nost ra linea d'az ione come ha smosso colo ro che pretendono calarci [IicJ l ezion i di dirittura politi<a e morale.

PER UN SUBDOLO E P ERFIDO SUGGERIMENTO *

Caro Avanti.',

la storiella d ella mia ist igazione all' omicidio d i Mm sol ini continua a gira re pe r certa stampa interventista . D alle colonne del Po p olo è stata su per giù ricalcata su quelle dell'A zione S0cialùtt1. e da queste è rimbalzata al Lavoro e, domenica, su su fi no al Secolo

Vero è che la viltà di quei cag nuo li ha taciuto il mio nome, ma l' identifica2ione è facile pec certi accenni di fatto e per certi bassi attr ibuti polemici.

N o n mi soffermo a rilevare la volgare malvagità dell' az ione bissolatiana Vedendo quel gio rnale , al cui nome invo lon tariamente si associano .figure e ricordi di le:i.ltà e di cavaller ia, rotola r g iù per la china di sl profonda miseria, si prova più dolore ancora, che schifo.

• Dall'A ,,anii .', N 242, 1 settembrt 19 1:;, XIX

APPENDICE: DOCUMENTARIO 3 25
~~!t:<:v~:~~:~0b11:~o t s~~1;i~~~~at~:Ò

Soltanto, poi~hé la storiella si ri~te e va in giro, permettimi r ife~ rire le f amose ng be della GùJJlizia del 14 agosto, da cui q uella ebbe fonte .

Si annunc iava a Milano una commemor azione di Jaurès fatta da Be ntini. E Mussolini denunci,wa all'autorità quell'evento, come fa(ent e parte <li un piano tenebroso dei 1abo1atori della guerra, dei traditori della pat ria.

A proposito di ciò, io scrivevo :

t. Mussolini in nna amJ ii ione pe11osa, misere1,1ol e, p er YÌ:l di q u el l,e-. neJetto "fronte" al quale non si decide di recarsi, Allrga (è vero) le ragioni b urocratiche; ma ur1 ribeJle come lui, se volesse d ;i.vvero, sarebbe già a ruggir nelle linee prime, in b:,rha ai re.gobment i.

« Egli invece preferì:;ce M.ìlano e le scararnucc:e con la pmm1. Se g li si rinbccia di non essere p .1rlito, risponJt che noi si dt~id era di \'tt.la l o morto (t M açché ! Illusione di v11nesio. Per il male e rer il bene che fo al nostro Partit0, noi abbiamo tutto l'int eresse che \'iva e continui a dimost t:i.rt', ( o! suo C'SC'mpio, che i trans fugh i d d le nostre fi le sono zavoru umana. Se mor isse, si riabilirerchbc, bene o male, ag li occhi del grosso pubb lico; e ciò a tu'.to danno nostw e della moralità pvlitica e civile.

« JJ fatto i! che Benit{, ha una doppi a paura di r ecarsi a l fronte : p~ ur:t del piombo aust riaco, /.Numi dd piombo nazio"a!r. Egli ha p,no alla lt:llt:a l e uxi che 11arr<1110 che, se BmiJo ,wdt11Jr al campo, qualche palla i ndigena fa · rebbe r er.detta dei suo tradimt' /Jlo, f uàfan dolo per di dùtr~

(( F,mtaJi e maubre, a mi Be11i1t? fa male a credere ., Sono Kuse per non :m da , e. E frn ttaoto egli si 5profonJa sempre più g iù ne l bra&'l'l professional e del tristo meniere che {1.;1 s,;elto, 110n esitando a fare opc·rc d i spia contro i S()(iali sti

« Oh forte e .gennosa Romagna ! tt.

N ie nte d i più. Molti compagni, e i dediu tati socialisti ptima di _ !Ùtti, 0

sowcrsivo, psi<ofogicamcnte s imile a lu i, sia una mia invenzione) o non sia invece diffusa nelle• sfere politiche e militari, e non sia and1e st1ta c itat:1 come un a delle rag ion i del non avvenuto ar ruolamento dd d itet· tore del Popolo.

L'avessi anche inventata io (e davvero la. mia fa ntasia non è feconda

s:~~rT:.~~(/~\Pd~

essere in uno stato di orgasmo e di ossessione persecutoria, o essere pret i nell 'anima, come i chierici dell'A zione bissolatiana.

che !~ebb~~ :~5~oi~}~u~~~::\1{

le s u e vergogne!

E m entre ho la penna, permettimi, caro Avanti.I, di rispondere d u e r ig hi sui fa tti miei, a P ietro ;\ rtioJi d i Scan d iano, che sull Azione suc- citata, venendo in difesa di un corr. correggese del Popolo, scrive di me:

« Il sig. Zibordi sa rà un bell 'astro pel suo ingegno, ma io non ho mai stn(ito parlare dei suoi sacrifici pel Partito So invece ~he i po11i pi# onorifici e ben paga1i 10110 sempri Jlali rilenaJi per INi ,.

326 OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINI
:~~te~t1~r:nìr:es;~:~~{r;~~n~ :o 1M:~ilini d~e;~r t.~ad{aqu~1Jt:vs1;Jd~~
tfs~r;::i;i!'è'«~~bcfoi:01!
~~rtJ~;o t! !1n·b~~~~~
t~r~fl~t ~f!bittl:o g;:;i~:ad:a~~~:

Ora, quanto ai sacrifici, sono perfettamente d'accordo con l'Artioli. lo non ho fatto né un giorno d1 carcere (me lo rimp roverava a nche Mussolini l'a:ltro giorno) né alcun atto di vera e saliente abnegazione pec il Partito. Le eventuali rinuncic, il lavoro continuo della vita quotid iana, né sono sacdfid in sé, né, comun<jue, potrebbero esser chian:a.ti tali. M'è parsa sempre cosa indegna oltreché assurda, parlare di Jacrt/1ci fatti per una fede ch'è la ragione e la g ioia della vita: fatti, dunque, per se :stessi!

Jem~:

fatto, ho il dovere di risponde re pronto e preciso.

Lasciai l'insegnamento governativo, d i mia volontà, desiderando ve· nire alla aperta milizia giornalistica del socialismo, nell'agosto 1901. E avevo uno stipendio di circa 2SO li re mensili .

Vei\ni alla Nuova Terra di Mantova, e vi rimasi sino alla fine de l 1903, con 150 lire memili. I;)evo confessare però che non bastava no alla mia (amigliuola, e contrassi dei debiti che lentamente sono andato e

con 200 l ire mensili,

tate l'anno dopo a 250, e altri cinque anni più tard i, a 275 salu!~

alla Girm,zia settimanale, E ho sempre ri tenuto d 'essere più che pagahJ, secondo il concetto ch'io ho del giornalismo socialista. A tale stipendio è da a.ggiungne il provento di collaborazi one in altri giornali. e d?t:11!0c:iJtii~nr0a!~~:dc;:i:ts:.rl~~e~it~~~c~tiprìi~tostf;:nd?:s~i direttore.

Se, in questi anni, io abbia lavorato, i compagni, e anche un po' la mia cosc ienza, rispondono di sì. Eppure vorrei poter vivere con meno, vouei dare tutto e nulla ricevere , essere insomma socialista nel la pili pura forma ideale se nza la speranza che perciò il morso degli Artiol i mi rispettasse! ·

30 ago.rio 19 1;

LA CHIAMATA DELL' '84*

Ieri i bersaglieri richiamati appartenenti al Dist retto di Milano e ai Dist retti vari d'Italia, si sono puntualmente e in buon numero pre sentati alla Caserma di Corso ltalia. Uno dei p rimi a presentarsi fu il nostro Direttore. La vestizione procedette rapida e ordinata.

• Da 1/ Popolo d'llalia, N. 242, t settemb1e 19 15, Il

APPENDICE: DOCUM ENTARIO 327
<,r:;~:nt!,t~11ttl:::r:t{~o!1, li~~a~i
;:;~!; '~;t~l!
stitfet~;~4\~:~a~~ri1~ G~~f,;;/~~~fdi~~a.
d~~è~i f~~:~oÌ~nt' e'bb1':nJu;~~;n~ss;~i:vfs~~ion~ne/~~~~ep;J~~~:
·po,.
GIOVANN[ ZIBORDI

LA PARTENZA DEI BERSAGLIERI RICHIAMATI•

MUSSOLINI FRA I PARTENTI

Ieri, alle 13, mosse dalla Caserma di Corso Italia, uno scaglione dì

alla classe del 1884, ultima-

Era tra i bers3.glicri partenti il nostro Direttore, Benito Mussolini. lungo il percorso h folla plaudì ai baldi soldati, il cui spirito era ele,·atissi mo. Essi manifestavano mn grida e canti la loro gioia di servi re Ja

della Croce Rossa offrirono ai bersaglieri bibite viveri e fiori.

A salut are il nostro Diretto re erano alla stazione ,parecchi suoi compagni di lavoro e di fede. A ttorn o a lui si stringevano i suoi commiliton i, t ra i gua i i si trovava a nche il t ramviere interventista Bus·ccma

Alle 15 e un quarto, tra cant i ed evviva, il treno si mise in moto, verso la zona di g uerra, mentre i bersaglieri affacciati tutti ai finest rini agitavano in segno di saluto e di g ioia i loro berretti r ossi.

· • Da fl Popolo d'llrtlia, N. 244, 3 settembre 191\ Il.

AGLI AMICI•

JI nostro Direttore Benito Mussolini 5i trova già in una città zona di guerra. La corrispondenza, che non sia strettamente persona le, dovrà quindi essere inviata a ll' in d irizzo e alla redazion e del g iornale. Ciò per e\•itare ritardi ndla pubblicazione delle notizie che possono interessare. Gli amici e i corrispondenti ne prendano ciuindi nota.

• Da Il Popolo d'IJali11, N. 244, srtlembre 191 5, Il.

LA NOSTRA PARTECIPAZIONE ALLA GUERRA*

( +) Coloro i ~uali accusarono Mussolini di disertare la guerra oggi devono tacere. Egh avvicinandosi a l fronte ci scrive parole -di compia-

• Da lJ Popolo d'Jt,i/i,i, N. 2H, 12 settembre 1915, II.

328 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~~C:tedt~f~h?:r~~fr!jf}i:~~ritti
appartenenti
g::·
P~:ii·i~~e%~stdefi~er5:aj~~~eCe2~r;11/ l~i

b:~~a~- «EF:o~r~~~sJ1~1:· deidà:iu~l

seppe De Falco, M anlio Morgagni, Alessandro Giuliani, Ottavio D inale, Cesare Rossi, Benedetto Fasciolo, Aurelio Calassi, Gaetano Serrani, Gino Rocca, Raba ioli-Apostoli, Alessandro Chiavolini sono già sotto le armi. Arturo Rossa.te, luigi Razza e Caianì presentatisi volontari durante i primi g iorni di mobi litazione furono inesorabilmente rimandati ?erché non ritenuti idonei alle fati che di guerra Bonservizi è t ra i riformati compresi nella prossima revisione. Giacomo di Belsito di terza categoria aspetta l'arruolamento e chi scrive appar tiene a una classe di milizia mobile non ancora chiamata a!Je a rmi. Fra poche settimane, di d iciotto

n~e~e 0 ~~izl~~~~·

nostri collaboratori ecorrispondenti. Notiamo a memoria, cercando di non im:orrc re in dimenticanze:

N

M asotti, Aroldo di Crollalanza, Mario Bonzini, G ino Temerari, Gu idi

Italo Bresciani, il quale è già st ato ferito, Vezio Monticellì, Angiol ino Bartoli, Arturo Conçone, G. Comparetti, Attilio Longoni, Emilio Speziale, ecc. ecc ( + ). ANTONIO PIRAZZOU

BENITO MUSSOLINI

saluta a mezzo del giornaJ.e·t:ut-ti gli amici che g Ji hanno scritto e che lo ricordano. Comunica a. loro il suo 011ovo indirizzo: 11° Reg,g . Bersaglieri . 33° Battaglione . 7• Compagnia • Zona di guerra.

• Da li Pqp çfo d'I111Jia, N . 277, 6 ottobre 19 15, li,

CANAGLIE!*

P a re impossibile! :e ancora dalla Romagna, dalla forte Romagna , che viene una insinuazione che è insu lto e nel tempo stesso un mendacio.

Ci scrivono degli amici da Forll e da altri siti ancora che i neutra-

• Da. li Popolo d'ltali.r, N . 290, 19 o ttobre 19n, Il,

APPENDICE: DOCUMENTARIO 329
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en~~~vè~~repèt~ss~iu}~~rpopé:~~~~1, i,~~tiR~b;~~~ii\'d·cb~~~~~ it°acri~
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Z;:en~;n~~~i~
*

l isti roma3noli, che frid arono alla corru2ione d i Benito M ussol.in iessi, i sudicioni, che I avevan o visto all'opera, ch e l'avevano con oso uto da presso, che l'avevano esa ltato e a ma to! - quando questo fo8 Iio vide la l uce, oggi che il nostro Direttore e in prima linea, a compiere magni. ficamcnte i ! suo dovere, van rliffon<lcndo la voce che Mussolini è al fronte di Roma igienicamen te al sal vo dai proiettili che bucano la pelle.

U na sudiceria, jnsomma , e una malvagità di pili; che noi rileviamo non tanto per smentirla - cer te po rch erie hanno in se stesse la causa de lla lo ro morte precipi.tosa - q uanto .per definire codesta mala genia d i 1eprotti della rivoluzione, << imboscati » di tutte le agitazioni , vocia-

~:6tute ):r~;~P~~~ili~1~/ ~~l~u~~l~~~!a~:~/m~it~~r:~d~J!~a;ae::~ei~

gaki~ : bt~;;c~~~oteill~1i, p~id! !f(e1:S~':r!~rf.\~i1:u~:~~anna~e r~~ld~adclia

ìt }ìe7saunr~ .d:t1~ :i~~~~/hi

a S. Mar in o, s'allumavan o a <:oslit-ui rsi g l i alibi comod i coi re ite ra t i ~ 0Txr: ; ad i:~~rmanti che in Romagna

Segu iam oli n ella loro idiota o pera di d iffam<1zione sistematica ; Mussoli ni propugna la guerra ? l o fa per moneta ....

ché ha degli obblighi di le va e pubblica in proposito una dich ia razione esau riente del colonn ello F erre re.

Sono storie: dicono i malvagi e non san dire di più.

Mussolini richiamato e pa rte per i l fronte.

N on è vc ro niente, sìbil ano le vipere: Mussolini è a Roma a g o· d ersi 1e tiepide aure dei sette colli.

Cosa ci vorrà per farli tacere ?

Non di ciamo convin cerli: la gente in malafede negherà anche r eviden za.

P erché nbb ia.mo scritto?

Non ,già per difendere Beni to Mussolini : egli è tropj>O in alto e troppo superiore a co desta volg ariss ima canizza .

Abbiamo scritto p~r dire -tutto il n ostro profondo disprezzo pei neut ral isti austriarn nti di Romag na e pe r esprime re il d olore nostro di romagnoli nel ved ere una terra, dove la gen erosità e l a bontà e la buona fe~e sono un mito, in p iena balla cl.i gente senza coscienza e senza ideali che fan bottega di ogni cosa p ì.ù santa.

E chiediamo ven ia a Ben ito Mussolini se ci siamo fatti lecito mischiare il suo nome in una faccenda che non lo riguarda.

330 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI
J~fl:
~i; ;::;~ :riFtr~~~:!~i deif.~~~ii:t!~:;;~
~ · ~uf;Jr~: df::f:s::a: cfi~r~~én 1:1tf~~~ibil~ ;~:u:f~~~t~;~J:ntario per-
M. M. ,_
• Con ogni probabilità Manlio Morg~gni.

UNA LETTERA DI BUSCEMA A PROPOSITO DI CERTE CALUNNIE*

Carissimi, leggo nd Popol~ d'oggi, sotto il titolo Cdnagli~l, che alcuni vig l iacchetti aust riacant i d1 Romagna vanno insinuando mfam ie sul con to del nostro caro Mussolin i Codesta razza di cani, fid i se,gu,gi di G reul ich e di Sudekum, sappiano ch e Mussol ini è su l Monte..., in trincea, ove ho dovu to forzat:imente lascia rJo perché sono stato ferito . C h e eg l i ha rifiu tato di ri manere a Brescia, n o n solo , m a n on volle staccarsi d alla sua compagn ia e pa rtì con tutt i noi il 13 del mese scorso.

pe,ché a,,esse potuto scr ivere la sto r ia d el Reggimen to; ma egli vo lle as~olutamente ri mane re in t r incea ed ora è- i n compafnia degli al t ri bersa,gl;::·

. e simili altee porcherie, il titolo di canaglie, q uindi, è troppo poco.

Le m i e feri te va nno_ migliorando e non ved o l'ora d i usci re da ll 'ospeda le e di tornare in t rmcea Laggiù non ci sono, in:;ieme alle canaglie rosse, gl' imboscati neri che sp:i.droneggiano q ui.

Vostro aff.mo

BUSCE MA ROSAR IO

* Da li P() p()/o d'l/,1/itt, N. 292, 21 ottobre 19 1), IL

A BUON INTENDITOR.. *

Siamo a Bologna, la città che lancia al cielo la torre deg li Asin elli, e tiene fra le sue mura tanti somari mcdag l iettat i e non medagliettati da fo vidìare l'Arabia . E siamo al Caffè Ponzio , il covo di Bentini e compagni. Chi,::chc rc sui tavoli, cicche in bocca, maldicenza in cuore. Entra un soldato ch e h a ricevuto una lettera da un altro soldato suo amico ( ch'è in trincea con Mus.i;olini) nella quale lettera è scritto che il Mussolini << si t rova in condizioni pietose e che p iange tutto il giorno e che è dileggiato e insultato dai suoi compagn i d 'arm e per la sua campagna interven tista».

Stupore, g higni e bava n egli occh i ·e nella bocca di quel saltimbanco

• Da . 1/ Popolo d'I1alfa, N. 306, 4 novembre 19 1S, Il.

APPEl\'DlCE: DOCUMENTARIO 33 1
t ·r~r :iM~:siftit,ld~0 ~f: 8i~ia;c!ft~:J~~ :
nell~1 ~
~~:1f~
pf~;~:a d7e;~~~
:h~o :!in;b~~~ta~a:~~

de ll'avvocatura e della politfra ch'I? fono rcvole Bentini. Si accende una d iscussione. Akun ì di quei man~old i sostengono ch e M ussol ini piange

piange per «rimo rso>>. lnime, r onorcrn le Dentini, i ntasca la lettera pl'eziosa, si pesta nella. costia una manata di soddisfazione ed esce, dal caffè, allegro e conten to com~e~~- P;f~~ac~/i~cJt~~~.q~on riportiamo nemmeno le n umerose e fi ere lettere di Mussoli ni, r icc>vute an che ultimamente, nelle quali l ette re dichiara d'essere vivo e 5ano, e lieto, e trattato con frat erno am ore dai

J/ Pemfrro Roma1::1wlo l pubblica J in d ata 30 ottobre 191 '.> :

C:tri~simo amirn,

approfitto di questo momento d i sosta per ~prinicrti la be ll a imprt"Ss ione ricevuta da un fortuit o incontro con Mu.~solini. L' uomo tanto cclt-hre ne lla \•Ìta politica l'ho t rovaco qua sempl ice bersag liere che vive insi em <.' a no i in tu tto e per tutto Trova ndom i ~g li ultimi posti i.van:.ati sotto [e tri ne~ nemiche su l moi:lc.... che fu poco sa rd preso - e ò e.ato chi di noi la u amperà. ! - sen to gridare il nome di Mussolini. Non era. certo il mo mento d i fare mo lti comp limenti perché le pa lle fisclii.1v.ano e le g ra nate piovevano costringrndod a setl;Hci a t crn ogni momento e corsi a stringergli la' mano e aJ offrirg li un po' cli marsa la. Credevo di trovarlo ma!e, ma nonostante l'osc urità vidi lo sfavillio elci suoi g rand i occhi, mi acco rsi che era sveltissimo, contento e p ìeno d i ardo re. J\·li par lò d ella gu erra d icenJosi certo della vittoria fi nale e r ivelandosi pieno d i cora,çgio e d isposto a tutto, mentre aspcttav:imo di uscire insieme per conquistare altri 10 metri Ji t erreno Pa rlammo dl Forlì e dC'g lì amici m en tre :.opra le nostre teste un inferno vero e p roprio rombav.i per ogni verso, e ci veniva d a lontano il grido del nemico in f uga, colla notida che dappertutto i nostr i a vanzavano.

$.i lu ta a n ome di Mu sso lini t utti gl i am ici e d i' a tu tti quanti che egli h a rifiutato i gradi per rimanere con noi semp lice sold ato. Saluti dal t uo

MAl:: STR! A MERIGO

Non aggiung iamo aJtro. N ull a. N emmeno una pa rola. M a a que i bulldog idrofobi e sciancati del Caffè Ponzio, a quel mucchio di vigliacch i che non hanno mai avuto un gesto di coraggio in tutta la Joro vita, e sono saliti, su, su, su, strisciando e dimenando il muso nel fa ngo e Je~~~a~aJ,~~aÌia(~e~ucli!v~;Ìm:e~;t:is~~d~e~:~n;~

malvagia sud iceria di quel vis liacco vestito /a soldato Uno solo ne chied iamo, per tutti. Uno solo, 10 tutta Italia, che stampi o che ci scriva, firmandosi con nome, cognome e d òmicilio, che Mussol ini è un ,·ig liacco, E quello - che trasci neremo sul terreno col lividore di cadavere sul muso - pagherà per tutti.

332 OP ERA OMNIA DI BEN ITO M USS OI INI
b~.'u~
~~zi;~rdi~:1tfi.a :j~:i~~i1i:~ ti.g!~:t~:~~io at":~~2cl~~iM~~J:~i
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Coraggio dunque, 6.glioli di un croato qualsiasi. Osak. Scrivtte già tanto non firmando. Siete cosl lieti, di farci sapere « che prima amavate gli austriaci, ma adesso li adorate pe rché hanno ucriso Corridoni ». Su: non vi tremi il cuoricino raggrinzito. Uno so lo; un nome, una canaglia, un facchino; uno solo che ci si rizzi di fronte e r ipeta l'insulto contro un uomo che fa intero il suo dovere Aspettiamo.

LA REDAZIONE

IL NOSTRO DIRETIORE AMMALATO*

Abbiamo notizia da Treviglio che il nostro Direttote Benito Mussoli~i è colà giunto con un treno della Sanità Militare ed è stato accoJto m un ospedale del luogo.

A lui vadano i saluti e gli auguri nostri più fervidi.

• Da li Popolo d ' Italia, N. 343, Il dicembre 19 1:5, Il.

L'ADUNATA DEI FASCISTI PER LA GU,ERRA ALLA GERMANIA

E PER UN'AZ IONE ANTITEDESCA •

UN TELEGRAMMA A BENITO MUSSOLINI

Ieri sera ebbe luogo l'adunata generale rlei fa scisti milanes i, rie. scita i mponente.

Era presente, in rapptcsentan1.a dei fascisti di Genova, l'on. L M. Bossi.

p:es~dti:~m~~~:f!cesre;if ~p~ÌÌt01a~':f/u:1 1:~ scisti(+).

Viene spedito il seguente tdcgramm:1 a Mussolini ; L'assemblea dei Fascisti, a te, d uce e condottiero, iovia il proprio saluto e l'augurio suo. ·

• Da Il Popof(I d'/14/id, N. 344, 12 dicembre I9n, JJ.

APPENDICE: POCUMENTAP.10 333

UNA VISITA AL NOSTRO DIRETIORE •

Abbiamo potuto avere, ieri, un breve colloquio col nost ro Direttore d~eg~/e::~:)a,i~o:to èd~;r~·o;~od:ira: contratta (( in servizio

A Trevig lio fanno una tappa p iù o meno breve tutti i mil itari che, a mmalati o feritì, sono rcduo dal fronte. Dopo alcuni g iorni di cont umacia, \'engono smiJtati e assegnat i ad altri ospedali, dove si completa Ja cura sino alla guarigione.

Abbiamo trovato il nost ro D irettore in p iedi, in una bella e b ianca stanzetta dell'Ospedale Collegio degli Angioli. Con lui c'è un altro bcr~glierc, il mi lanese Reali Oreste, pure malato.

M ussolin i ci è apparso quasi ckg an.te nella sua mJ!e ospedaliera.

1: s~a'.Ètoco~f ~ 0 •8ft 1~/i~;J~1~m~i~gd~0 ·quanti giorni sei ammalato?

- Dal 24 novembre. Sono sw o tredici giorni all'Ospedale di Cividale , ora sono qui.

- E com e va?

di2i~i n~~o

ciuattrn g iorni e non ho avuto ma( febbre, La parte superiore d ella carcassa è in condizioni eccellenti ; quella inferiore è un po' sciupata. Sono g li inevitabili disagi della vita in t r incea e le conseguenze di un reg ime alimentare affatto speciale. Però , in trincea, lassù, sono sta to sempre benissim o. Il mio caro amico tenente medico Musacchio faceva t alvo lta gli elogi de lla mia resistenza fisica. O ra sono stato aggredito da qualch e m icrobo insidioso nascosto in un bicchier d'acqua equivoca Ma l'ho ormai debellato. E questione di pochi g iorn i.

- Come sei stato trattato ?

- A Civ idale e qui in modo supe riore ad ogni elogio . Il serv izio sanitar io mi pare organizzato bene. ì con molto piacere che io facc io questa constatazio ne. L e d eficenze dei p rimi tempi - spiegabi lissimesono cessate. Or:i. si funzi ona.

- E la nostra g uerra?

- Va bene e andrà meglio Non bisog n a aver troppa fretta. La certezza della nostra vitto ria è a ssoluta cd jncrollabile nell 'animo dì tu tti i soldati; da (adorna all'ultimo fantaccino. E vinceremo. Ma di trincee ·e di guerra avrò occasione di ri parlare.

- Ora debbo guarire e presto. Ti sembrerà stravagante, ma io sento acuta la n ostalgia della trincea. Vi h o passato delle giornate indimenticabili e vi ho lasciato molti umili a m ici carissimi che mi ricordano spesso con tanta simpatia. la fratern ità d e lle a rmi è veramente profonda. Non per nulla nasce nel comune e cont in uo rischio della v ita

Una suora discreta e silen2iosa è entrata con ciuakh e medicina e ha interrotto il colloquio che poi ha rip reso e divagato su altri temi. Ac-

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
i;ij!t:e~i~!'.e ~~at~j:
• Da li Popolo d' ltalù1, N. 34S, 13 dicembre l91S, JJ.

cennando agli odierni avvenimenti parlamenta ri, il nostro amico ha espresso tutta la sua nausea per il contegno di certa parte della Camera, f~!i l~e;h;e s~dri i:p~~~r~e~7oi~ll!~~~~i;::r~.apitanate dalla figura più

A l nostro Direttore, all'amico buono augu ri :imo completa gua rig ione per riprendere ciuel le battagl ie alle quali h a dato tutto il suo entusiasmo.

BENITO MUSSOLINI

ABBANDONA IL FRONTE

E TORNA AL « POPOLO D'ITALIA » *

MILAflO, 26.

Il Direttore dt:l Popolo d' /14/ia, Ben ito Mussolini , tornerà fr a breve b 1i~~ ~ i 11:ir~rc~:

m ica coll'Avanti/, che chiedeva a Mussol ini d i arruolarsi vol ontario ,

egli ammalava di disturbi viscerali , e ven iva ricover:i.to nell'ospedale di Trevig l io. Di lì scr iveva al suo g iornale u na l ettera c~mmossa e commovente, nella quale d eplo rava che non i l p iombo nemico ma un bicchier d'acqua inciuinata lo avesse costretto a tenersi lontano dai desiderati rischi d ella gue rra. Un'alt ra sventura lo col pi sce ora (sventura che ha il suo fa to vantagg ioso n el ~cnso che l'att uale momento politico ricupe ra un ferv ido combattente dell'i dea) e cioè possiamo an n unzia re che Benito Mussolin i è stato dichiarato inabile alle fatiche J ella guerra, e che probabilmente torne rà quindi a l gio rna lismo.

• Da l i Militino di N apoli, N. 362, 28-29 dicembre 1915, XXIV.

LA FAVOLA*

La favo l a raaontata dal M attino di Napol i (oh ! una favola tutta bionda come le pupattole letterar ie della Se rao m a a nch e tutta stracciona

unti nei giornali.... cattolici, e g iun1e finalmente anche a noi, lan-

• Da Il PopC1lo d'llalia, N. ~6 1, 30 dicembre 19 15, II

APPENDICE: DOCUMENTAR IO }l\
~i~
1t,~~n~~~:.1~o~~d::~rae;~~e~
0 1:i~~.~~~to~1::
;rl!r!~ ~:h::~tod~~a e~~as:l~~!a~ s;~;:ot~~:~!~c ~~;~rt c~~;ocrit~a; :~~:~r:; f~~~s:c:a 1a0 ::/1et~ie i1os~rt:io~~
i~~~z~~~i:tieto~i~a~t:d
:i~:1; ~e1~~i~~~d~t t!n~i:ri~~;!e b~:~~e~rd~0 t~~ 0c? e'~T:1~ea J:1: ~: pelli
f~~~to i~fe~c~pi, s&f1~ri~:~p~11:r : i6;~ n:a ii~~ t 1~,e~~~~i:i~t i~i!~;:

« Come ricorde rete - <licono precisamente - egli fu richiamato colla classe s4 e servi per qua lche tempo come bcrsagliece; ma poco dopo veniva nominato sottotenente nella ttrritoriale e raggiungeva Brescia, ove $Cguiva il corso d i 1$truzione regolamentare. Mandato al fronte.... " ·

La creatura si gratta i capelli unti interrompendosi : il tepor ~io

« Mandato al fronte - riprffide la favo la la sua debole costituzione non resisté ai disagi ed egl i ammalava di disturbi viscerali e veniva ricoverlllO all"ospedale di Treviglio. Di lì ~rivcva al suo giorn[lle una lettera commossa e commovente, neHa qualr deplorava che non il piombo, ma un bicchiere d'acqm. inquinala lo a~·esse costretto a tcnusi lontano dalla guerra. M.i. un' altra sventura ora lo colpisce : qudla di essere stato d ichiarato inabile :dle fatiche di g uerra .. .. »

Ahimé! Quante sven ture. Mussolini ride e contempla la favol a, con i suoi grandi occhi divoratori.

Ma noi diciamo per lui : T orna a rnsa, bella pidocchiosa e mettit i ~efi~~:rr~i:iriff;,m~~

è mai stato « dichiarato inabile alle fatiche di guerra » perché ha un saldo tonce ancora, man i dure, pochi giorni di Iicenza, e non vorremmo r icevere da lui una pedata, specie quando porta i suoi scarponi fer rati da soldato. Mussolini, infine, non ha mai scritto « lettere commosse e commoventi » perché è un uomo che scri ve breve e poco si commuove, E soldato e rimane soldato. Fiero dì sé e della sua opera

Apriamo la porta alia creatura so?.za ed intirizzita, togliendola al calore e alla risata del nostro ceppo. Ma prima di metterla sul marciapiedi, la came ra da letto degli Scarfoglio, masch i e femmine, le offriamo anche un tozzo dì pane di soldato: pe rché il Mattino che infona soltanto ! crr~::u;~~a:oid~sr; ;~1,e;e

e <]Ua i saldi denti Va': stracciona. Va', cara. Larga è la foglia.... di fico della Serao. Stretta la via.... nostra.

E non ti vogliamo incontrare p iù .

MOTIVI E NOTE

LU I ! *

ARROS

Dopo rinque mesi di profonde riflessioni, s'è fatto animo e s'è arruolato.

2 rimasto al fronte non più di quindici giorni.

• Da La Romagna Socialista di Ravenna, settimanale di politica proletaria, N. 9}6, l ,geanaio 1916, XVHI.

3}6 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOL1NI ~ft;r~~~aavt1:an~ ~J~~~ef/~n!cd~J°J~Poi~mpano
è già
che Mussolini
~~1r~~~fi~s~Zvfi:~m:!Ji~la;~of:~e;;led!ll:e s~~al~;ll~:r~~ pura tradizione
b~~ita~·rf!~~s:,\~1i1a~~ sèe:;t~tt~:~~~r:~
ÌJ°;a~/deitf~Ji:.O

Poi ha fatto doo,anda per tirarsi un po' indi etro .... a1 plotone Allievi Ufficiali.

Poi s'è ammalato.

Ora sta per essere riformato e tornerà a di rigere quel giornale che mai ebbe denaro dalla Francia.

E cosl Lu i h a « fatto » la guerra L

MOTIVI E NOTE

MUSSOLINI RITORNA BORGHESE*

1: stata una disdetta! Si è ammalato d'i ntestini. E l'hanno rimandato

htf~na l1i~oor~t:!si~~~:;"~11!a

ai suoi amici fa.goandosi ch e non le acm i n emkt.... ma un bi"hiere di arqua to abbia vinto.

Consiglio a chi ha con lui affinità o consuetudine: n on bere!

Vale la pena di essere un eroe se un miccobo può vincervi di sorpresa, insidiandovi gli organi più prosaici della vita in un bicchie re di acq ua ?

Ora è ritornato a casa. E scrive ~ml Popolo d'Italia Je sue imprenioni di ~11erra.

Curarsi gl'intestini !

• D.1. LA Romr1g1Ja Socialùta, N 937, 8 gennaio 1916, XVIIL

I «CAFONI» DI ROMAGNA.. .

Il foglietto ravennate dc' socialisti, de' neutralisti e di Nullo Bal<lini, il parroco sempre inginocchiato a' piedi di Giolitti per otte nere lavod e quattrini per le sue cooperative - ed il tramonto del muni6co astro d rnneriano potrebbe essere la ragione del neutralismo assoluto di

belati della compiacente stampa clericale, favoleggiante di un Mussolini dichiarato inabile alle fatiche di guerra, ufficiale della Territoriale e t i· tornato, per sempre, qui, al giornale.

Ecco a titolo di documento il trafiletto comparso nel numero del 1,:, gennaio della Romagna JOcilMista :

« Dopo ti11q11e mt Ji di profot1.dc riflessioni s'è fatto animo e s'è arruolato.

« a rimasto aL fronte non piU di quindici giorni.

"' Da Il Popolo d 1 I1alù1, N . 10, 10 gennaio 19 16, III.

APPENDICE: OOCUMENTARIO 337
:h~a;Ù 1
f~;tt:
df Jti1r;;~:~e1lt~
*
~~=jhr:~!
!trib}~a~~t1!~~ !)~1f1k:~~f~i ,ri ~àa ;:nr~~~

« Poi ha fatto domllnda per tirarsi un po' ... indietro al plotone Allievi Ufficiali.

«. Poi ~·è ammalato.

<1 Ora sta ptr essere ri formato e ritorncrà a dirigere quel giornale che mai ebbe dt"nato dalla Franci a

« E co~ì .. Lui .. ha fatto la g ut"rra !. .. ».

Non metterebbe conto rilevare e ribattere le stupide d emenziali insinuazioni d\m signor Bianch i, ch e di candido non ha che il nome, mentre la rn~ienza ha gravida di non poche marachelle polit ico-mas:-oniche e ch'è uno dei mcn.-enari p i ù sospettati del socialism o u ffi ciale ita liano Ma gli è che a t ra\•e rso la persona del nostro D irettore si v u ol colpire l'idea deil'intervent ismo e Jella guerra. Solo per q uesto facciamo al fogtictto ravennate J'onorc dd rilievo. Ché Mussol ini potrebbe i nfischiarsi di ~ ualsias i attacco tanto è superiore a' piccoli gnomi rossi e neri ch e gli sgambettano attorno.

Si vuole, dunque, sval utate la guerra, e non neghiamo che si po· trebbc anche dare un fiero colpo a' mot ivi che hanno t ratto a d a f fermarne la ncrcss ità tutt i co loro che pensano e c he non vivono solo di se rvì tù e di stipendio, se s ì riuscisse ad insimllre il d ubbio ch e M ussolini non compia i l suo dovere d i soldato dopo avet compi uta <] uello, non meno pc.ri~·oloso, cella tepp.tglia del sodal-ncut.talismo, d i pubblicista e di uomo di parte. f\.fa g li è che in casa no stra si è sempre coerenti nel pensiero e nell' azione, per la guerra come per Ja ri voluzione, che fu asserita <la Mussolin i quand o a Ravenna i 1:>ianchi J.al pel ma· cuhto lucubrav:1110 vilmente su b di fferenza fra sonalismo ed :i.narchia, o , pe,ggio, com'è acc:1.duto a Forlì , andavano a consegnare di notte tempo alla Questura gli ordini d el g iorno votati in riunioni segrete Da l)CÌma scrse il g iornale d i v i:1 San Dami:rno a rimprovera re che il n0$tro Direttore non t ras forma sse, p er suo U50 e con5Llmo, le di.~posizion i rego lamentari della mobil itazione Fu smentito, confuso cost ret to

i~~Ìa~i!~~r~oif1iJc~}nd~0 \~ 0cr:Je~f1:e;~i~às~\~;i~~~ su pE'ra il ridicolo, cirq, il momentaneo - pul'troppo! - ritorno d i M ussolìt1i al giornale!

Smentire? C: slato già fa tto, e<l esaurienteme nte. Ma la smentita non ha valore pe r certi uomin i che vogliono disones tamen te tentare una speculazione pol itica, La smentita h a importanz a per i gala ntuom in i, non già pe r Bianchi e per gl i a ltri che non lo s~n o. Pro\'atc ad insegna re a quella gente refrattaria ad ogni st:nsjbihtà morale che Mussolini' è stato per due mesi in uno dc' punti più esposti d e lla fronte, in pericolo continuo di vita; provate a dirle ch'è tornato in licenza. brevissima, di convale~ccnz,1 dopo malattia più tosto grave contrat ta. in

appena la licenza sarà 5caduta; dite et non è ufficiale della Territoriale, anche perché- non può nudo, a ppa rtenendo alla prima categoria. d'una classe de1la. milizia mobile~ ditele che è stato soltanto quattro g io rni al Plotone Allievi Ufficiali in zona d i guerra, dite tutto ciò cd a ltro

~~ita nullatenen2a morale e intcl·

338 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
t~~~~n~f:o
fi~a~
~:ii~h!; Jt0gv:::r/: :~:~m;:: ;~~sen°~n!~, :~~1c~ich~r~~~\:cb~~:
anc~ag~~t! n:~:tt~U:c~

l ettuale, ha bisogno di fucinare ed accreditare fa menzogna; sono abiettissimi sicofanti, vilissimi giannizzeri, mi serabiJ i aggrepp1ati ad una mangiatoia proletaria, che m entiranno sempre, consapevoLnente, perd1é 1a bugiarderia è l'arma degli esseri infe riori

il n~1m 1 ; :t~f~~esd~I1:icst~~~;tt~

IN BUON PUN TO... *

Il tenente Giraud, che era super iore di retto del nostro Mussol ini appartenendo entrambi alla stessa Compag nia, stesso plotone, e fn ~~~i:~afer~vernente accanto a Musso lin i - così gl i scrive in dirinando al 8-J.1916.

Caro Mu,solìni,

Ti ringrazio delle gentiii espressioni di sti ma e d"affetto a me dirette ne l tuo diuio d i guerra. Sempre rkordimdo l'amico caro e il mio fi ero berJagliere t'invio una cord iale stretta di mano, T"o L G!RAU D

• Da Il Popolo d'll1llia, N. IO, 10 gennaio 1916, III,

La licenza di Benito Mussol ini - troppo breve pel nostro affetto, pel nostro bisogno di sentirci scaldati dalfa sua fede immensa, di sentirci illuminati da ' lam pi del suo ingegno - troppo lunga per lui che avvinghiava la nostal~ia del reggimento, della lotta, degli amici soldati - è terminata ien. Ed il nostro Direttore, l'amico nostro car issimo ieri partiva, nel pomer iggio, pel suo reggimento.

Tacerà finalmente la. canizza vile de' detrattori, che lo vol~·ano inabile, ufficiale della Territoriale, incapace di resistere alle f atiche della

0ha 1:~~t:t:0 ~ :Ot

~~st~d~~h/t';!ri~Z~~ed:r~:o e: del suo affetto fraterno~ alle gazzette d iffamatrici il suo disprezzo più sorridente.

• Da Il Popolo d'lt~!ia, N . 17, 17 gennaio 1916, 111.

22.-VUJ.

APPENDICB : DOCUMENTARIO 339
::;!~~a~;r ;~è liie':a1,~~~:t1 al
[ AL NOSTRO BERSAGLIERE]
t::;iie~

Restiamo, però, ancora sol i. La ca~crma nostra si va man mano risfollando E mentre sentiamo t utto il peso della responsabilità che assumiamo ac(ingendoci a continuare l 'opera di Ben ito Bussoli ni, .i.ffront iamo serenamente la bella fat ica. P e rché ~ui, nella modesta casa nostra , alita una fede che tutti ne ispira, ne sohdari2za, ne sospinge con pari entusiasmo, nella lotta, verso 1a vittoria.

Il nos tro Direttore è malerial mentc lontano, è là dove l'han t-ratto il suo cuore temprato e la ferrea (Oere nza, che h a sempre arm on izzato in lui pensiero eJ azione; ma è <jLii , con noi, incitatrice, la sua i dea

irettore ; cerch eremo d 'intuirne il pensiero su le vicende quotidiane e tale in terpretazione non ci costerà fatica, perché - ne siamo sicu r i - quel pensiero :-arà sempre il nost ro.

Al bersagliere nostro, dunque, il sa luto orgoglioso de' suoi co llaboratori, ed a noi l'aug urio di n o n r iuscire inferiori alla grave bi sogna. LA P. EDAZIONE

LA PARTENZA DEL NOSTRO DIRETTORE PER LA FRONTE*

Il nost ro Direttore è ri partito ieri per il fronte col t reno di Venez ia dell e ore 15,1).

Spirata la brevissim~ licenza., dopo venticinque giorni, ri n fa rdellato lo zaino, Ben ito Mussolini si è r imesso con rinnovata gagliardia in camm ino verso i duri cimenti d ella guerra col suo sorriso buon o, coll a sua bella sempli cità che gl i accatti va la simpatia e l'affetto di quanti l o avvicinano

A sa lut arlo alla stazio n e, o lt re i fami g liari e i componenti la Redaz ione, erano accorsi alcuni compagn i di fede, avve rtiti della partenza all'u ltimo momento.

II nostro Diret tore - che non è ufficiale della T erritor iale e non è mai stato dichia rato inabile a lle fatiche di guerra: è bene r ipeterlo fino a lla sazietà per tappare la bocca sconcia a lla mald icen za - n ell'atto di separarsi dagli essen a l u i cari e dagli amici devot i, mentre il tren o si metteva lentamente in moto verso il suo destino, porse a noi t utti anco ra una vol ta una forte stretta d i m ano.

A Lui, interpreti sicu ri dì quanti gli vogliono bene e ne app rezzano Je altissime doti, il saluto e l'au gurio più cordiali.

Che la sua ga,t;liard&. fibra di combat.tentc sia conservata a lu ng o alle buone battaglie, pel trionfo del dintto, in nome de lla P atria e del socialismo.

• Da Il Popolo d'ltalù,, N. 17, 17 gennaio 19 16, llJ.

340 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~~~~ofin~ur~e~;:e ~fe~~s:~;·D
Perti~~~~ ~uj;~~a~~mt~r:;oo

lazz!m1ecr;;r;,~,:it1 capo il velo della con danna e beviamo ormai la Q uesta fer vida tena di Romagna h a partorito i g iud ici nel t ra:~i~i1Jo~t~~c~z~0d~~~c;ic~~~~er: : ~~a~~u~~aJ:~;; cfJtt~:t:n~~ez~a dannò perché le sue genti non sapreb bero vedere e se ntire oltre il venire e ,J seme. Sentenze mandate con la coda dd politicante o con la caramella del pub blicista rnob. Sentenze che l'accusavano di mcn:ata re con l'A ustr ia le g io rn ate ir regola ri della sett imana rossa. Sentenze dette « sgranando gli orc hi »

Ed è l'ultima ques ta, detta « sgranando gl i occhi». Poiché Mussolini sembra non possa pa rlare senza guesta es pressione fisica del nerbo de lla vista. t'. come se aprisse le fin est re del cerve llo per fa rne usc ire l' aria viziata da un int imo fe rmento di corruzione me nta le. Così a lmeno lo presenta al pubblico una interY ista da lui concessa ad un re<la.Uore de l Giornale dei Mattino « Sgranando .gli occhi J> eg l i ha sentenziato che « la sua Ro magna fu sempre, anche ai tempi papalin i, vi\·aio d i bi rr i e di spie ! »

Se ì figli d i questa t en a fossero d i cattivo gusto invochcrc:bbcro comro l'esule ost ile t utte le frecc ie d ei campanili delle loro v ille solatie Ma in Romagna, malg ra do p iù di un cittadino pa rli ed a.sisca « sgranando g l i occhi >>, in Romag na si è indulgenti assa i. E si pensa, con la sapiente esperienza di uomini sani, che mal si giuù i(ano le cose del mondo al lume di occhi offesi dalla itterizia e mal si g iud icano i rap· porti umani nella commoz ione urgente J ei visce ri addominal i infiammat i Ah! quel maledetto bicchiere a·acqua che trascinò l'e ro~ d::1.lla t ri ncea n el <<cubicolo » di Via Pao lo da Ca nnobio

La Romagn a vista col dolore d i pancia deve infatti essere detestabile.

~.fa non tutti bevono liquidi inguinatì, né p rosa sofi sticata, né vino delle vigne massoniche.

E nemmeno lui , Mussolini, nemmeno se l'acqua delle t r incee fosse quella leggendaria del Lete, nemmeno Mussolin i avrebbe dovuto d imen· ticare ben aJtre sentenze pronunciate su!Ja terra e sugli abitato ri della Romag na in t empi non t roppo ]ontani Smtenze che giud icavano del

APPENDI CE : DOCUMEN.fAft lO 34 1
« .. .. VIVAIO DI BI RR I E DI SPI E ! » *
• * •
• Da LA Romagna Soriali11a, N . 939, 22 gennaio 1916, XVJJ J.

presente e del passato, ne Ua p iena coscienza. d ell'uomo che n o n è v issuto senza attingere dal passato il lume del giudizio sul presente.

« .... Vivaio di birri e di spie l ».

Oh, vostra mente obliviosa !

Non così , non cosl all'indomani della settimana rossa. Allora, quando la rnn ca delle gazzette monarchiche im precava con eccess i d i sentenze ,contro guesta terra inquieta, allora voi insorgevate contro < ( chi di ffamava sconciamente una intiera r egione ».

Ma con maggiore chiarezza d1 linguaggio, commentando i risult ati d ì una inchiesta che riabilitava i d iffamat i, voi stampavate comp iacen dov i che si rendesse giustizia « ad u na popolazione insofferente e rivoluzion aria per natura e per trad izion e».

Così invece addì

I 6 g en naio 1916.

le frasi corrono p:aallele n e lle li nee d e ll'antitesi

li vivaio e la tMf!1r11: La tradizione, e i tempi d el papa , l e contraddizioni che C<)n~enrono l'assmdo ch e di\'iene

Nemmeno di cinesto si domanda ragione al pubblicis ta eh.e non vuole esse re ro m ag nolo. Poiché esiste n e i suoi contrari atteggiamenti J"ideale punto di contatto che unisce gli estremi.

Ma non si convoca sul filo acrobatico delle contraddizioni anch e b tes timon ian za dei fatti vissuti. E n on si può traviare la coscienza altru i lino a violentare quello che è acq u isito alla conoscenza dei v ivi.

Le « spie » e i « birri » ap(Xlriscono talvolta nella. memoria dei vecchi e nella fantasi~ dei giovan i. Ma cosl, come furono sommariamente condannati dal!'od10 5elvaggio e talvolta dal solo sospetto: inch iod ati di coltello nella schiena!

E i r.tomo il siltn:zio.

Né birri né spie poterono mai conSl1mare vendetta né tr:ure g iust izia intorno. ad csec:uz i'oni sommarie che era no anche delitti

H anno fatto qualche volta alla Ro m agna accusa di. coltiv are J'« omertà» come virtù di uomini d i parte.

Era J'acrusa uguale e contraria a q uella del commesso di nego:>:io dc-Ha bottega anti-socialista a lla moda d 'oggi.

Ma era meno impudent e.

Noi non sappiamo se il p atriott ismo richieda oggi la diffa mazione della ltt::ria. Né ci seduce il cons.i.glio di entrare n el concerto nazionate

SC aJ[ :i~~:all~t;e~ioh~eJi~te~~:;a:~

bicolo >> ha voluto notare che questi « è :assai severo con la sua Romagna»

t anch e questa una invers ione di termini La Romagna ha molti vizi , tntt i umani. Ma h a p ure una q ualche v irtù: fasa detesta i fa n-

342 OPERA OMNIA DI BENITO :MUSSOLINI
;~~a!~ di\i~:t01cdr:;r:~~ d~l t~:tl11J:ì\~ta1!~
* •
. ..
dr~:!1a;~::ian~rs:~e~(CU·
1 i ~e~~i

tocci impagliati che credono di regolare gli eventi e ne sono invece i P,rigionieri e le vittime. Detesta le canne che muovono la cima dove

altrui di dare esse al

MUSSOLINI PARTE PER LA FRONTE*

UNA DIMOSTRAZIONE DI SIMPATIA

FERRARA.., 25, nofle.

Come sapete, il vostro Benito Mussolini è da pochi giorni a Ferrara; eg li riparte domattina pd fronte

gati

alla Trattoria del Caste llo; il banchetto è stato oltremodo cordiale

Il prof. P anunzio pronunc iò un brindisi inspirato, portando a l fes teggiato il saluto aug urale a nome d i tutti i co11vitati, esaltando, fra ap· plausi, la forte 6gura dell ' uomo d isinteressato che seppe sempre suscitare im~eti s encrosi nel popolo.

inc!Jl!~oinla ndff~:~

~:rr~;Iraecchii cflod~~~~~\dmt

più energica e rett ilinea

Grandi applausi accolsero le parole di Mussolini, cd il banchetto si sciolse fra strette di mano e abbracci.

lii Da Il Popolo d'Itrt!Ìd, N. 26, 26 gennaio 1916, III,

BENITO MUSSOLINI PROMOSSO CAPORALE IN TRINCEA•

Il nostro Direttore, ch e ha passato q uesre ultime settimane nelle tirincee avan21te dd Monte Rombon (Conca di Plezzo), è stato promosso capcrale. Il Comando della Compagnia cui ap partiene il nostro bersagliere, ha cosl motivato la proposta:

« Pe r l'attività. sua esemplare, l'alto spi rito btuaglieresco e la serenità d'animo.

« Primo sempre in ogni imprcs& di lavoro e di ardimento, incurante dc' disagi, zelante e scrupoloso nell' adempimento dei suoi doveri >:1.

la promo~ione è comparsa nell'ordine del giorno reggimentale dd 1° m ano.

·• Da Il Popolo d'halia, N . 67, 7 mano 191 6, III.

APPENDICE'. DOCUMENTARIO 343
~;en~~ntiy ~ot~ie9:11ae1i~oe a~::~n1~r:r~!lrdere
:Jc~:~r:SM~;s~i~t~~ t~rth~~~1•i~J:1~
r~:ff;~~~0 'in~ear::1~0 J~~~:~ c~f ~~;~;a%d!tc;::
tfr:I~~f
drfJ:r1.

SI VUOL « SABOTARE » IL CORPO D'ARMATA DI TORINO ?*

Fra pochi giorni si compiono due mesi dall'ìmprovvisa morte del ~ 0

ca rica, n essun ufficiale senerale vi fu destinato finora.

Qual è il motivo ,11 q uesto st rano indug io? ... Nelle sfere mil itari

<< rimosso >> d,d Coniando elci Corpo d' A rmata di Mila no per « io capa· cità e manca nza assoluta di tatto » - non contento della sinecura di Pre.<.idente delJa Comm issione dei P,rigionieri di suerra, che gli fo i ndc.·,gnamcnte Jarg ita, aspira OAAi a rifarsi una verginità, e briga con tutt i

comando dicesi esser dovuto alla lef.Jl11711tt"trt11banza del Pres idente del Consiglio, onorevole Salandra, a p iegarsi ad una « nuova in vest itu ra e glorificazione » del .13enerale Paolo Spingardi, che farebbe tro ppo cattirn (:/ietto 11el Paese.

fa

5ia!~\,ri~~~~:it:!ldi

eserc ito - che il Presidente del Consiglio, il quale conosce a fon do le imperdonabili , olpe che pesano sull'ex-mini stro Spin,gardi, non ceda ai tenebrosi intrip,hi settar i e non si pieghi a sanziona re colla su a au.toritil. una novella glorifirm;i(lne d i colui che, dopo la guerra l ibica , ingant1ando la Nazione, nonostante i p:irecchi mili oni rnncess igli, fasc iò il nostro Esercito << di strutto m aterialmente e moralmente», cosicché - come scrisse Barzin i sul Corriere della Stra - « ciuando J'!t alia, allo scoppiare de]b. conflagrazione europea, senO il biiogno d el 1110 ner<ilo, dovette dolorosamente constatare che J'eu'f<ilo non esiiteva, che la mala politica l'aveva ridott o ad una apparen:za , e se in nove mesi fu fatto risorgere, lo si deve unicamente al patriottismo di Lu igi Cadorna ».

con

con le fiorenti c ittf di T rento e Trieste, se il proprio esercito fosse stato nella possibilità di spiegare una pronta offensiva nel momento più

344 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSS0L1Nl
LA TEMERARIA ASPIRAZIONE D'UN GENERALE G!OLITTIANO
o~:;;,n~o b~:t~d::~od~a~~~hi !to~:a;~ed~!r:!~~·
t~:::~a8:7:::!:
~iot~~'1:~a d~~ilij~~;io~~ni;g~~~fo l\u;~;a]!JJ~;~~i~i: ~1ciqM!~·i~~m ;~
~::~~ri~f; t df~~~~f!0 ~i1aal n~0n;~~dde1e~i~J:re JiAC1r;::~
«~i~ci;~/ai~::;io
rp:!~t~, ilt~i;nd~t-;;osf;i
~r::.r"s~,tkcidu7;ta~t!tig~ond6nt'"na~~~i i·:~,ii~a Ài~1b~e s~lg~t:r~~
Da. li PoprJ!o d'llalia, N. 70, 10 marzo 1?16, III .

propi!io per la vittoria, quando cioè gli eserciti. russ i, p rossimi a dilagare dai Cupazi neJla pianura ungherese, tenevano impegnata sul loro fronte Ja massima parte d i quell 'esercito austriaco che, per contro, ha p~tuto fino ad oggi ave re tutto il tempo e l'opportunità d i affcrrnars1 ed ingag l iard irsi nelle sue formid ab ih p os izioni dell' Isonzo, della Carnia e del Trentino, renden do lunga, dura, la nost ra guerra e, ~r cont raccolp o, anche q uella dei nostri A lleati .

!ell a presente e delJe fu ture generazioni , all 'uomo cui un Governo forte e d u n Parlamento ed una Stam pa non ass er vit i avrebbero fi n da l p rimo g iorno de lla constatazione dei suo i fatti decretata la pena s pettante a i

p er ottenere riv incite e nuove glorificazioni .

l 'on. Salandra, iJ q ua le ha fa tto tante volte appell o a lla « concordia naziona le », non può aver d imenticat? che il 2 febb raio 19 16 , nel· l'oma,ggio resogli in T ori no dal! ' Associazio ne M ona rchica, il suo amico senatore Fetrcro Di Cambiano gl i ricordò - fra gl i applausi unan imich e « tutti auspich iamo alla concord ia degli animi , ma la c~ncord ia non suona obito né possibilità di ritorno a un paJJato d1 Jl ommi e di core ormai giudicato, e che tià troppo JContiam o, e ch e l'anima italiana, tem prata dalla ,guerra, fo tende ed anela a d una elevaz1011c m orale e pol,tira ».

Noi scontammo già e sconteremo ancora am aramente le colpe d i uomini ch e, noncuranti de i supremi inte ress i della Patria e mira nti

ostinatamente ripo rtati a galla da cricche setta rie e da una mala po· litica dlsa:-t rosa per la Naz ione,

La no mina del generale Spinga rdi a comandante i l Corpo d'A rmata di T o rino - qua lora malauguratamente avvenisse -no n solo sarebb e co ndannata da tutti gli onesti , e segnatamente dai cittadìn~ to rinesi, i q uali sono fie ri del p restig io del loro paese, ma la presenza dello Spingardi , investito dal G overno del supremo potere m ilita re , alla sede stessa di associazioni, cui è affi li ato , e ment re stanno svo!g~ndosi le

d i q uelle tal i associazioni, fa rebbe sospet tare nel Governo << l" intenzione » di tofforarli, nello stesso modo onde fu recent~mente soffocata la grande romm~dia del processo sul Palazzo di Giustizia.

APP ENDICE: DOCU~IENTA.llO
ir/;ft~fi;/~~,i~ufs;;~~;i:n~ees~r;~~;ol'f::C:~:i o~e/ rt::ttzi:~i
~a:i~i::~/t{af!ri't·m:n~t:r~gti!~~~~g?ns~~i!hf1: ir:fr:~~t~ta~;Tct~;t:
...
~(~~
:~~:~net: r! ff~J~~r:~O~S;~It~!frf~d( ! r~~rin~~j ~;:~~!Cf~f~j~~
::i't~:~:r%iri::~'~)
fr : ft~0 ~r:te~~:~
d~o;;r~a!~~~~ ~~;;~~r:nt~o~~rt;~tt~

Per do vere di pubblicisti. no i inform iamo il pubblico ed il Governo di q uanto si dice, si ripete e si condanna dall'opinione pubblica, onde - ~el. proprio interesse - non cad a in errnri ed in responsabilità grav1ss1me.

Non è ancora spenta reco delle lagnanze e delle proteste di tu tti i g io rnali - ed anche di quell i a mici del Ministero - i quali in q uesti u ltimi giorni hanno ins istentemente dovuto rilevare che i l Go;:~l~n:;a;r~::sf'~Pt:p~~~,d~(;a~:~!'it/1~~~i>Jf1::/;it~offt~1~

della (( fidu cia » e della « c:onrn rdia )> Come- ha ammonit o l'on. Rai· mondo sul M e.rs<1u<?ro ·

« Di questi timori , pr~oc,upaiioni e lagn11n2e che- conono od Paese i l Ministero non potd. aver rafjione chiud,.-ndo~i nd silenzio e nell' isolamento, i quali son fatti per logorare la fiducia e Ja roiu ordia e non psr ring:ig/iardirh i>

VERITAS IL Vl'RllALE DELLA VERTENZA

S. E. iI .generale Spingardi, avuta no tizia il giorno 11 marzo 19 16 di un articolo appar so nel n. 70 del ,giornale Il Popolo d 'Italia del 1o ma rzo, a firma V eritt1.J e nel <JUa le lo stesso generale Spingardi r i~

Dionigi Tornaghi di chiede re all 'autore dell' articolo o al D.i rettore del giornal e una ri earazione all 'offésa, accordando loro il più ampio mandato. Recatis i i clue rappresentant i del generale Spin ga rdi il g iorno J 2 marzo all e ore 14 alla Direzione del predetto g iornale vi t rovavano il

3t~i1:C~igj ~~:,s ~Jf t ~ji: ~t e J~aldetn~:: iJ: ~~ ~:~; r~~~:!~;i: dich ia rò di non poter sv elare il nome dell'autore dell'articolo e di n:lff!a~~~:1~ l~ d1s~~

c~lt :~::~td~dJ1i:;ff~:

ancbbc fatto conoscere le sue intenzio n i per mezzo di due rappresenta nti dei A1'i~i i!/rtdvei ~j!;~o(0 f fs~:er2i0n~itr~sentarono nella casa d i Via Conservatorio n. 28 i sigg. avv. Arturo R1va e dott. Pio Schin etti, i quali P.rodusseto una lettera del prof. Benito Mussolini, qui giunto in l icenza aaJ front e, nella q uale reclamava per sé come Direttore del· g ior·

• Da li Popolo d'Italia, N. 74, 14 mar:r.o 1916, ~II.

346 OP.ERA OMNIA DI B ENITO MUSSOLINI ...
it~l:~l;r1~
FRA IL GEN. SPINGARDI E BENITO MUSSOLI N I *
~~~~:r::\~a
1e~~~:t~~~:ar ~~:~;'.1%~~:~v;1~:in!u :
at=~~t!i~f~i
j~d:~~~~ez:ìgdef
~:a~~~t!ip~;~~i~~t;

na le la responsabil ità dell'articolo in parola e dava ai predetti signori

il Ptv::;1J;,Ì0 im:a.~!:~~~ntanti del generale Spingardi riconosciuto n el s ig. Mussolini ~uesto diritto di priorità, i quattro rappresent an ti iniziaro no la d iscussione su lla vertenza e, dopo uno scambio di idee e di apprezzamenti, si venne alla seguente con cl usione:

I raperesentanti d el prof. Mussol ini si sentono autorizzat i a dichiar a re che il prof. Mussolini stesso come Direttore del Pop olo d ' Italra, pu r r ivendicando al suo giornale il di ritto di critica e di censura all'opera di M inistro del generale Sp ingard i ed accettando quindi la responsabilità

~:~r~~~~:~t1~:1Fool!~~~~od~~/r~cs~~on~nt!~:~~olae,;~;~nc~~s~~!~e:~ez~~e~d onorabilità d el generale Sping ardi come uomo e come cittad ino essendo <JUeste fu ori di og ni di scussion e.

I rappresentanti del generale Spingardi prendono atto di tale dich ia. ra zion e, dopo d.i che i ~uattro rappresentanti, redatto il p resente verbale, lo fi rmano e dichiar:i.no chiusa la ver tenza.

M ilan o, 13 marzo 1916.

Pll!TRO M AR IN I

DIONIGI TORNAGHI R I C O*

R l VA PIO SCHINETIJ

Ad ogni tanto un o sb~rleffo G l i sberleffi. sono i baffi sottili della cronaca, vecchia gatta on esta che fa le fusa colla Storia, vecchia g atta ladra. Ricò Ricò non è il nome di un galletto che scrolli le penne, come un 'a rmatura, e affondi nella terra calda gli speroni novelli - ca· valicre del pollaio - ma è il nome di un paesello in quel d i Meldola nelle terre generos e di ForH. Una bra ncata di case sparpagliate come un s~:a ~ff;c~i:i11~ 1ft:::;d:tìe ~:1~:~~ea1l·:~ci~i~e s~:~anc!li:O?ne~ cd una sacrestia in ve rde come u na ranocchietta in croce con l e q uatt ro zam~; ;:iR!;th: ; i~c i~~.te~i ~~n~n:d:ii~ :~a~d~tea~l~~!al~ i~aÒ. Ci sono - un pa ' dal far macista e un po' nella sacr es tia che deve odora re un poco d 'mccnso -degli sdegnos i bardi deHa Libe rtà a Ricò. Ricò ! Candid a, tonda, come un av o appena scivolato dal grembo materno,

1:1~a d~a1~e!~!if:t~~ la ~~!/!~cf:~::!erèe l~i ct:st:i t~G::::a rd~j~ tolleranza degli sf':"ttat i; è l'affermazione tangibile, in mattoni e in l eg name, dello squillante versetto del Co rano ri belle; « la prnprietà è un fu r to » e nessuno può mai immaginare quale gigantesco passo - SO· nito di sproni, rumori di picche e bafenii di ferro - verso la ri voluzione

• Da 11 Popolo d' Italia, N 82, 22 marzo 1916, lii

.APPENDICE: DOCUMENTARIO 347
JI.RT URO
;~~li

socia le s ia l'inaug ur azion e d i una casa socialista, in un paese come Ricò. E<l eao iJ g iorno solenne. Sulla casa si mura una lap ide. Ma a Ricò i social isti sono rigidi in fatto di o rn ate parole Si manda q uindi una commissione al prete don G iuseppe Bale lli , che con poca baldan~a rimaneva in dis.pa.rte senza intromettersi all a festa o a parlamen to ; il p rete accetta l'alto onore di d ettar~ l'epis rafe gloriosa , e al sole, al ,,ento, mentre le campane g ioca no a n m piatt1110 sul campani le cantando, fa incid ere sul marmo i seguent i versi.

Parla casa:

Glorio sa sttrri ed ogwmo mi applaude.

Lflngi da me l'ipoairùr e l,t f ramù:.

Ch, di m i a f.CJla vuol .ug,tir iti 1/'t.ccia

A borra i l M 11JJolin i d/è ,m 110 /tafrtrria.

Noi non vogl iamo nemmeno le\•are quel i per mettere in pi ed i yuItimo verso: si di rebbe che mettia mo i pu nti sugli i . No. Sorrid iamo

c he a Musso l in i non s i può tag ~re la.. .. testa, i socia list i ed i pret i d i Ricò....

La rivoluzione è alle oorte con un endecasillabo di dodici si llabe.

Sig nori ! B la volta *·

i Lacuna d el k"!òlo.

ARROS

Be nito Mussolini ha mandato una lette ra alla sig nora Battisti. Il n ostro Diwttorc, meglio che og ni altro, conosceva l'~roe che l'A ustria volle dannare all 'ignominia del capestro, non riuscendo ch e ad eleva rlo su l'altare de' m artiri into mo aJ qu ale aliteranno etern ame n te la ricon oscenza e la veneraz ione de' venturi . Mussolini fu, con Cesare Battisti,

0 tr~~tT::0 ~i~s~ i, !ue:a

t repidanze, le spe ranze.

Ed è questa un.' alt ra ragione che s'aggiunge alle mille, onde ci sentiamo nel diritto dt gridare a' 1ivend icatori t ard ivi della proprietà ideale di Cesare Battisti le pa ro le orgogliose; è nostro! Ben ito Mussolini , i n questo foglio, ha cont inuato l'opera c he aveva iniziato - in p iena fratern ità di amicizia e d 'ideali con Cesa te Battisti - a Trento. l i Popolo d ' / t(llia è, in certo modo, una filiazione del vecchio g lorioso Popolo del la città irredenta 1·Austr ia espelleva Benito Mussolini precisamente come faceva... il Partito Socialista I tali:tno - un pezzo d 'Austria trasmigrato in Italia.

• Da Ii Popolo d'Italia, N . 202, 2} luglio 1916, III.

348 OPERA OMNlA DI BENITO MÙ SSOLINI
~ttofaas~/~f1~~1/:~/u~\g~{;t~ f aa; ~~ t 'Ì~
APOTEOSI *
(~~i~a gl:::;~:~o:: ;:~~t:i:i~~tie
b;t~1ir:
falell:

Anche P.c-r quest'identità di trattamento , anche per questa insoluta co~tinuità ai vicen d a, ma sopratutto pet la unicità del })l:nsiero n essun art,fizio dialettico po trà strap parci la gloria che p romana Ja fossa di Cesare Battist i. N on già, non già pe r una meschi ~a ga ra di pri orità, che d isdegnarno. Non B,ià, non già pe r una specuJaz1one ch e non ci lus ing hereb be e che non è n ell e.' abitudini nostre; solo per sottrarre la memoria del M artire d alla s'lo·alutaz:ione, solo perc h é il SAcrifiz10 nob ilissimo non venga d eturpato da postumi rimpianti , da !anime insincere, dal la bava san· g uigna di sciacalli fruganti fra le t ombe.

s'impone per evitare la postuma ing iu r ia , perché il martirio n on subisca la diminuzion e d'essere sfruttato da u na parte politica che il m artire intese forse a metà, fors'anche non l a intese g13 n1111;1.i, Però, ripetiamo, italiano e socia li st a , Cesar~ Battisti è: nostro!

I social neLJtrali sti ita li ani s'a llo n ta narono da L'.lì una pr ima volt.t a llor ch e tentarono d'impedire a ll'Italia l'interven to nella grande (On· flagrazione per collaborare alla restau razione del diritto nel mondo e per ottenere insieme il conseg uimento delle natural i ashirazioni. Si al lo n -

omuncoli inca,paci dementi che pretendevano, ne' piccoli sined ri , impedire che la fatalità s:i com pisse! Quante srnmuniche! Quanti ostracismi! Ft~ro~o ~s pulsi dal P artito sin coloro che dettero opera e attività a' comitati d 1 a:Ssìstenza civile; furono inginriati i volontari ; fu consentito a un forlunato mer-

~~~~:0dic~f:r~i

Se C~are Battisti fosse i;tato insc ritto nel Pa rtito Socialista l taliano,

1d~·a~~cl~t;a;:~;,'.~:i, ~e~~~~r~u\J;n~uf1~\l's~~ la~~it~ ha compiuto per conquistar la gloria d i annoverare fra i suoi i l M a rtire immorul e ?

t ava i suo i imcr itti e d il proletariato - come se il prol etariato fosse u n feudo socialneutralistico - a d ise rtare J'apoteosi ::he oge i Milano deCiete rà pd M a rtire, perché quell'a poteosi - n elle intenzioni d eg li i n i:1:iatori - vorrà dire g lorificazione della guer ra!

gue!a·ft~r:: ~u~:~;ae: ~i~ti~i

dalla glorificazione della gesta che gli h a. dato martirio ed immortalità . Che cosa, dunque, vorreste glorificare se non l'eroismo e l'eroe, l'u omo e !'.evento? Vorreste forse foggiare un'imag ine scialha senz'an ima senza fedi; un martirio offerto « per pura accidentalità»?

V ia, r ispettate almeno i morti ; alm eno q uei morti a to rno de' quali. sì stringono l'affetto e il dolore d ella N azion e intera!

APPENDICE: DOCUMENTARIO 349
1·am~~mra0;c~11~u~!\']~11.i~~t~:~e~ievT~sr~r~h~~t~~~i ;e0;i!a1~:~~~~~:
r~}~
~~~::~r0m~~
k ~,;~ r~:r:1~u:;;fì:t~ f~ i~:,?:~~ scgtv;~il:1:~~t~[ib~/~~o~~ ~e~fi!:~~t;~· i degli
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venale dileggi osccrii
,1a;ic:,ti:i:'!ns:~~:b:tte~~~~
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deb!a,~i~tr~e!~e~~-~e J;usa:~f~~ets:,~~~Ìis::~il:s~~;~e? 6h'."O~~~~~Otl~n~t
;s~f~ ~i dr!~

D' altra parte la Sezione Socialista ha fatto bene 11 suo intervento sarebbe stato ipocrita Avrebbe indignato. Cosl l'apoteosi del Martire sarà pura. non soffrirà inquinamenti. Saranno le donne, i bimbi d i Milano che recheranno fiori al mon umento g lorificante tutti i martiri, del passalo- e del presente. Recate molti fiori, donne, birnl:.i. Recatene a fasci; fate che la colonna ranune~ morante le giornate gloriose di Milano barricadiera scompaia sotto il carminio ed il bianco de' fiori. Fate che la piazza aulisca come un giardino; popolo gentile, intendi l' omaggio ,gen tile al .Martire!

Ed anche il corteo - ch e s·~ voluto spoglio d'ogni carattere uffic iale perché più verace riesca l' espressione del sentimento - sarà uno di ciuei grandi trion~ che Milano s1 appresta re nelle gra ndi ore della storia. Di tutti, anzi, il maggiore

- belva insaziabile che tan to sangue purissimo italiano ha bevuto, amore amore immenso per questa nostra terra gentile e feconda, mad re di geni, madre di eroi, che sarà domani, libera di catene, madre be- nedetta d i più vasti eventi.

Sarà un giuramento che si rin nove rà, un rinsaldarsi di energ ie, l'espress ione di un pro posito ; quello dell a vittor ia compiuta, fino allo schiacciamento del nemico od iatiss imo .

M il anesi, oggi non abbiam tempo per lacrimare su i nostri mort i! ?o1re;/f~~::~nt~t~~l~~~r1~

0 ~

come biascicano g li zelatori. del generale rammollìmento. t invece il proposito d ' un popolo forte, che domanda la sua parie di sacrificio e di g loria e che all'Idea le consacra i l suo sangue più vermig lio, sacrifica la sua più gagliarda giovinezza.

Tutta M ilano al rito, a ll 'altare!

L'ENNESIMA CANAGLIATA DE' PRETI•

G li scagnozzi di Bologna, che depositano le loro amaritudini ter,l• p o ra!istiche su L'A vt!enire d' /111/ia, stampano una lettera ribalda di non sappiamo q ual cappellano militare , trasfo rmatosi in bersagliere, per l'oc· cas1one.

Anzitutto riJ<:vi amo, perché la censura bolognese ne prenda nota, che in quella l ettera si danno notiz ie mili tari la mi divulgazione è vietata da tassative disposizioni luogotenenziali E si sa come si tratta di preti,

• Da li Popolo d'Italia, N. 325, 22 novemb1c 1916, III.

350 OPERA OMNIA D[ BENITO MUSSOLINI
vot}df :o~11~Jj~af~~o!e1\:t~o~~~t:~2 ttt~~n,:i!~iiavo;~s:~r;i~~~
:~~t~:;.p~h~h~o~
:!n:r~~~~~ i~~riti~

%c~jt~/af~er~~Uà'.a sfe:;t r'!S;~s~~nif:::; ~ffae~~t~1~rJ;;

Austria informandola de' nostri spostamenti mil itari, Perché la pubblicazione dell'A vvenire è cosi animalescamente diffamatoria da determinar;; il dubbio legittimo che nasconda un trucco di altro gene re.

L'epistolografo insinua che Mussolin i sarebbe « il volontario delle retrovie» ; ma a questa turpitudine pretina rispondono t rionfalmente i 23 1 giorni oltre quelli passati sul Rombon e sull 'Alto honzo, che il nostro Direttore ha passato in trincee di prjmissima linea, oltre le quali c'è.... il signor nemico, i suoi fu cili, i suoi cannon i; risponde trionfalmente una carta del lugl io 1916 pe r la quale Mus~lini è autorizzato a fr~iarsi del distintivo di guerra, istituito con r. decreto 1 mag-

b

perché nulla ha mai çhiesto e fa il soldato al fuoco, nella t rincea o col badile - come tutt i s ii altri - a scavare e a sistema re tr incee.

Ma poiché a que1 chiercuti mascalzoni occone assolutamente sapere dove sia precisamente l'uomo ch'essi temono perché anche con loro vorrà fa re i suoi conti, un g io rno, diciamo loro - e lo d iciamo a tutti: amici e nemici - che Mussol ini, dopo lunghi mesi di trincea, è a Milano, in licenza inverna le, ch' è cominciata il 12 novembre e che finiti ~~~~ ;i,vo~;b:h:c~~i~ic~c~i~~~i

rosso del q uale è provvist o - « è partito da l Reggimen to soddisfatto d'ogni sua competenza , di una scatoletta d i carne e di una razione d i pane, provvisto d"unl t~~nz~3 te~~~~~~a~i~fo~isotl~:f~~:ni~ ~·I

T utto ciò è noto ad ogni persona in buona fede; a' pret i no. Perch é i preti sono una massa di mascalzoni, vi li per tendenza congenita, che

vono a' loro stipendi sono concime naturale brulicante di \·ermi lutulenti, ch e non concepiS<ono cosa ala.ma fuori della -perfida dilfa. mazione.

Contro la loro malafede ogn i p ietà sarebbe colpevole e noi indu rremo Benito Mussoli ni a consegnarli al Tribunale Senza di la2ionc e senza rinunziare al gusto di rom per loro il muso porcino alla p rima occasione.

DOV'E IL CAPORAL FRACASSA ?

Un bersagliere compagno d ' a rmi del fam oso Professor Benito Mussolin i, il Caporal Fracassa del Popolo d'Italid, quello che gridava: « guerra, guerra » e poi se ne stette tranquillamente a casa, aspettando

• O.a Il Popolo di Si.-11a, Ptriodico settimanale cattolico per la Provincia Senese, N. 51, 16 dccembre 191 6, XIX.

APPE~DICE: DOCUM ENTARIO 3)1
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t;st~~n~~K~a
11:~~ri;;: il~~!~r~
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df°pas,:~~~ecd~ftt~~o~1ri1°:f:t:,h!~:~ ;e;:~~i t~1r~~ti c~~r~ac1f~e~t
e;, D. F,
*

che fosse chiamata la sua classe, scrisse all'Av venire d'ltt1lia una gustosissima lettera, di cui non vogliamo pri vare i nostri lettori.

Sapresti tu dirmi, <aro Avvmirr , ove attualmente trovasi il signor Benito Mu»olini , il di rettore dello spudorato giorna le Ii Popolo d'llalia? B divenut'> come rAraba FcnifC. Tutti sanno che il terribile B<:nito si trova in zona d i guerra, rn a dove es!i veramente sia, n essuno lo sa. Che si s ia imboscato?!... Inc01porato in un reggimento d i bersag lieri, col grado di capon i maggiore, mentre i suoi commi litoni dalla Carnia pittor~a sono ,11ati di~locati sull'aspro e insanguinato Cuso, egli, il terribile fbgellatore degli imboscali, l'eroe volontario di:-lle retrovie, il coraggioso pr«ursore dei destini della Patria, è putito due giorni prima per destina:zione ignota Sapresti tu, caro A.1wenir1, darmi qualche indka:zione precisa del luogo in cui attualmente trovasi i l capora l maggiore M u5sol ini? P erchè di una <u~a si amo cer ti : in prima li nea, coi bersaglieri del la sua squadra, n on c'è

H professor Mussolin i d1c dalla sera alla mattina passò da neu trali sta furioso che era nell' A vanlil a interventista non meno furioso nel Popolo d' ltalù,, giornale nato per incanto anch'esso d all a sera alla mattin a, dice vamo, è stato difeso con le solite insolenze dalla ciu rma del

che il Mmsolini di questi g iorni era i n l icenza a Milano Pce;,;iosa notizi a, che il Corriere non h a mai data di n essun alt ro ~iornalista e dfr;i;:todic:1

screte domande deJ giornale milanese. Ma bisogna che il Capora le si rassegn i. Perché quando ci si ch iama Benito Mussolini, si hanno molti dove ri ol t re guello di rispondere come si vive alla fronte, essendo ben n oto che vi si p uò vivere l ontan i da ogni pericolo di morire. Ta nt'è ve ro che Benito Mussolin i può essere da 18 mesi alla fronte, scma essersi b uscata una. scalfittura. Con que sto n on vogliamo concludere che quando r i si chi.1ma Benito :Mm.solini sia proprio indispensabile di far b fine di Filippo Corridoni e di tanti alt ri; ma - oh D io! - una graffiatura, appena così, come Bissolati p . e., dopo 18 me si di ardimenti a ll a fronte, è assolutamente necessaria. Se no si p resta il 6anco alle punzecchiature d ei bersaglieri dell' Avvenire... l e quali non fasciano gloriose cicatrici

·BENITO MUSSOLINI FERITO SUL CARSO

L'ATTESA ANGOSC!OSA - I PRIMI VAGHI PARTICOLARI -

LA NOTIZIA*

leri mattina ci è g iunto il seguente telegramma :

Beni10 Mussolini feri to.

Tenente 0,\NBSI

352 OPE RA OMNIA DI BliNJTO MUSSOLINJ
f~~ofi~~rni~~'.,.;;.: ~~lla et~:. ~ttt~a~ffa~~ ?al1:~:i ~\r~~~~0 h:'1~~o;m~~~
; ~a1g1~~~:~~.r~~~1ili h~ii~ J~:!c1~:r~~~hi:b~:i~01t1fu1~
• Da 1/ Po/10/0 d'ltalia, N. 57, 26 fd>braio 19 17, IV.

Reage ndo a l primo sentimento d'angoscia, abbiamo subito c:h iesto ansiosamente noti.zie. Queste ci pervensono all'i.iltimo momento.

Dtnito M ussolini comandava in pnma l in ea un plotone di lanc:iatorpedini Ce ne aveva scritto quakhe giorno fa, di,endosi fi ero <ielle sue nuove funzioni e soddisfatto de l cont ributo q uotidiano recato dalla sua va l ida squadra a lla dist ruzione delle di fese nemiche. Come in ogni sua cosa , Musso!in i po neva un grande entusiasmo nell'adempimento delle pericolose mansioni affidategli.

Ieri, mentre da una trincea di prima linea sul Carso, eg li stava addestra ndo gl i uomini del suo plotorie al Jancio de lle micidialissime torp ed ini, una di queste - non si sa come né perché - scoppiava in partenza, ferendolo in varie parti del corpo Raccolto p remurosamente

1i~c:~~:r:~mJi~,~~;e ep:~f!°J!a}~ri~eual1f~~~~it aj ei1!~a:~:Jf;, ~\:eb;::,~~ e al capo.

P(estatig li i primi urgenti soccors i, veniva poi avviato ad un ospeda le

i:of:t~r,, Bc~~i~o i

c:on uno stoicismo euna fermezza d ' animo \'e ramente ammirevol i Dalla sua bocca non uscì un lamento, né un ' imp recazione. Egli conservò fin o all'ultimo la su a magnifica serenità. Akuni alt ri proiettili sono ancora c:onfic:c:ati nelle sue carni, il che imporrà la necessità, a breve sadenza, di n uove operazioni.

~~:arael :~on:~t;~zz~l~ e confortandolo nelle form e più affettuose Jl suo stato genera le è ora abbastanza sodd isfacente. La guarigione - a meno di complicazioni - sarà però lunga e laboriosa.

Lo spirito del nostro ferito è elevatissimo. Egli non ha avuto per sé u na parola di rimpianto e non ha fatto che e sprimere, con chiunq ue l 'abbia avv icinato, il suo dolore 1;>er la sciagu ra toccah :ii suoi c:ompagni ai quali era legato da teneri vincoli di amicizia e di fraternità e il proprio rincresci mento di ave r dovu to abbandonare la tr lncca prop rio quando si prcsumr:va non lontana l'ora della riscossa La notizia sarà certamente ac:colta con vivo dolore da quanti, fra

it a::cr:ioi; i,

siero ed azione, lo spirito sconfinato di sacrificio che g li faceva acc:ettare con gioia le più dute soffetenzc e le più atroci privazioni.

Qualche an ima malnata g ioirà in segreto, dolendosi soltanto che un1 pallottola « provvidenzi:de » non l'abbia liberata definitivamente dall'avversario formidabile, Qua lche sciagura to socialneu tral ista o prete o ~iolitt ia no si fregherà di nascosto le mani, sperando ch e il luttuoso

j~c~e~!:ss~~~~a,J/~a;fonnipd~r:~te:v~~f:~:~

l'attività o sminu irne la magnifica e suggestiva opera d i propulsore e di an imatore

Vana speranza 1 Benito Mu ssolini, compiuto per quasi due anni il suo duro cfovere all a fro nte, ritornerà alle batta.glie civili d1e l o aspe(· tano, all'affetto deg li ami ci che lo idolatrano, alle cure sollecite della sua compagna e alle carezze dei suoi bimbi. Benito Mussolin i. è d i

AP PENDICE : DOCUMENTARI O 353
~~~1/i1;0
rett!)diÌti1o~/~~~!~~~~ :~r; !:~~0rr! n3:r:
~~!~;~;/j~':~s~t~k:rza;od:
~~n~~~r~::s;~~let~ : ::;it;~~~
;/volu:~~~a~,j~~rr:io,SC~:ar~:

~:pl~eesf:~~1l~itba~!~~11~;cer~st0t:~tja1;0~~us~0:~bi1i ~~~gc~'ì

cessare dc!J'ultimo rcspito, Del suo stato d'animo, alla vigil ia de lla sciagura, sta a test imonianza questa lettera che egli ci spediva dal Carso:

« Carissimo De Falco.

« I ,giornali del tmst cler icale, q uelli stessi ch e due o tre mesi fa - con un esempio di malafede squisit:amente pretina - inscenarono

tivano sapendo di mentire, adesso pretendono di, mandarmi a messa, semplicemente perché ho plandito a un discorso "1taliano" pronunciato da u n cappellano militare. Grazi e, ma non accetto ....

« 1'utte le volte che mi llccadd di ascoltare - spc<::it fra queste dol ine tragiche - un discorso ant i- tcdcsco, uno cli gu ~i discorsi d 1e non deprimo no, ma tendono le energ ie dei combattenti, io iride1ò "bravo" all o ratore, senza guardare a lla veste che indossa o alfa sua fede re• Jigiosa. Pur troppo, di tali diocorsi, io ne h o sentiti por hissimi, e se il morale dei soldati è ancora buono, lo si deve alle virtù della razza, non certo all'opera di propaganda persuasiva ed esaltatrice ch e è stata deplorevolmente trascurata.

« Comprendo ch1.: i clerical i s i aggrappino ad un episodio singolo per giungere a una generalizzazio ne, ma come una rond ineHa non fa p rimavera, così un cappellano militare patriotta non giova che a met~ t ere in luce i troppi altri che patrioth non sono o lo sono in una maniera assa:.i equivoca.

« S.1h1tissimi a tutti.

IL DUCE•

BENITO MUSSOLINI »

A Benito Mussolini, n t ll'ora in cui la sua idea sì riconsacra n el sangue, il nostro saluto di amici, di fratelli, di discepol i!

E scrivendo queste parole è in no i una. commozione infinita, è in

co:f:Cf!~J~ ~~;a~~:troV~:fceZ:~o~0 ):er1~0:r/~:m1fl~ zione;· vorremmo esprimergli tutta 1a gratitudine d'Italia, di ·coloro che fa guerra concepirono come fatto r ivoluzionario, di coloro che la torb ida utilitaria prdirazione socialista hanno visto vivificata dal sacrificio, hanno v ista ab bellita dalla purissima austerità del sangue.

E scrivendo c:iue.ste parole noi vorremmo che le folle, le grandi folle italiche che ascoltarono ed intesero la parola del Duce sentissero il fremito che ci pervade, sentissero I'impazienia che ci assi!Ia, com,prcndessero tutta la bellezza ch'è nel sangue puro sgocciolato sul Carso,

• Da li Popolo d'Italia, N H 26 fcbb nio 1917, IV.

351 OPERA OMNIA Dl BEl\lTO .MUSSOLINI
~:a~!0
~;/au~a~r;i::ca~~~~~~;:ia1 0 ~:~i t ~~~r~e~tf~~~t/ic ~re:~
:~r~,n v~~!~:~~
0
11 Popolo d. Italia. .., • .,_ .,_ 111oer,o,-, ••r:t1•u•r• ...-.~-.....- ro da&on, Bl';Nl'f'O MUt,80(,lf'II BENITO MUSSOLINI
L' attesa angosciosa -I primi vaghi particolari (\ Il Po polo d ' lta li.1 » dc-I 26 fd :ib rn io 19 17
FERITO SUL CARSO

come comprendessero la promessa e la minaccia ch'è nei fumi di quel sangue.

Co nfessiamo: il carnevaletto inscenato da' microcefali e da' microcardiaci sospiranti la morte del Nostro non ci aveva mai allettato, non

l'Incitatore, ci fosse tornat o in t egro dall a t rincea insanguinata. Ce rte

Benito Mussolini ha dato alla sua, alla n ostra Idea il cont ributo del

anche i ndu lgere a' malvagi, ag l' idioti che lo caJunniarono, a colorn che

a' boto li ringhianti all e sue calcagna, perché j! suo san,guc tulio san· t i.fica, perché il suo dolore tanto d eva t utt i noi - che lo seguinuno, ch e ne percepimmo l'idea - da tog lierci lo sd egno, d a soffoca rci il blasfema su le labbra, d a ingenti l irci questa nostra anima ad usata a lla battaglia , al colpo rude, a lla botta ch e massacra . ... Ora sa ran con tenti i cianciatori avversi, che tendeva no ad insi d ia re lema.5SC' con la ca lunnia cauta, con la d iffamazione v irtuosa. O ra nulla ass iste rà !"insinuazione loro. La fer ita , la ferita occorrente P"! d imost ra re che il N ostro combatte, che il Nost ro è nelle prime linee è g iunta per soddisfa re le cann ibalesche aspirazioni. Ferita mul t;pla çhe piaga t utto il co rpo; ma che ~ia,ga sopratutto il nost ro affetto, che fa è o•

lora;: r~ar;~:a

fer ita probatoria, sarà lieta la immonda g eld ra de' com pagni di ieri, che anch e oggi speravano in u n imboscam ento che sarebbe stato tanto ut ile alle loro interessatissime specula1:ion i.

Silenzio, progenie d i v ipere! Benito M ussolini ave\'a d imost rato, sem pre, come si concili il pensiero con l' azione, Allorché imperversava in I talia lo sc iopero g enerale contro la guerra di Libia, il N ostro era in piazza e sfid ava la galera che lo avv inghiava per molt i mesi, ma

~~~~: a,J'J;e{!tt!~a~~ 0 ~o~a~

t~~!~li~I ~!1a?n° i~~fd~:

;:r8: i~~~tac~e 1fo v~~li;:~o d~ :as~~;J iz;ri~;: ~! rea 1~l~~r~~~;a, ;af ~)l~ proletarie reclamavano un aiuto, Benito M us solini , tra il di scettar de' cauti e dc' vili, affrontava la Corte d ì Assise ed affermava di amare il suo uimine, e d affermava che l' avrebbe riperpctrato !

Altri tempi, altre cure! Allot che la g uerra reclamava il suo braccio, Benito Mussoli ni abbandonava b pen na ed imbracc iava il fu cile. E nessuna t ra.scurava d elle fat iche guerresche. L'intellettuale, l o scritto re, il g iornalista, che n on era poi J'ultimo venuto nel campo del pensiero e dell'intelligenza , italian i, aveva r ifiutato con olim pi ca se renità o g n i privilegio. Invitato a scrivere la stor ia del suo reggimento - generoso sped iente per sottrarlo a' maggi ori p erico li - aveva ri fiutato ; invitato ad aver cura della sua salute non sald issima, av eva r ifiutato colla fierezza magnifica del rivoluzionario e d el romagnolo: aveva scd to il fu 23. • \'lll,

APPENDICE: DOCUMENTARIO
c::i;~ il
r:~!ifost~~~;r~i dt~r·m1,vr~~at~~:~
0 ~
f~~~!r:.~~0 l n°ella :it/1!. t~ :~;t?~anrid~~::s~;=~:~· l s;os~ i:
!~nf~e~~t;e~l~i5 ~~tr~ezi~~s~r1~r~ltd:i1~!i; :~~i:, 1%:~!;~ic:~l~ofi;:::~~~
o~~ia:~~p~~
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0du7!c;ti:~r';:i~?· /;/ a~tt:~~~f a~~ss /a:~e i~J:1~~:~
J~o;;~~gt~tapr;o!e:e~~~~n~~:~t~l:~:?:~r::~·1 l~:~t~::J 1;
b
:~i:~

cile, la trincea, il rischio. E la vita della trincea visse come un umile soldato. << Dopo h. guerra - ci s.<riveva ultimament e - avrò ac(]uistato un' altra competenza: quella d i riempire sacchi di sabbia. Sono d iventato un perfetto bracciante!». Nessuna ama rezza in queste sue parole. Solo un compiacimento, l a fierezza sublime di chi sa di inte· ramcnte assoh,cre la sua missione

q ue mr

sereno, scriveva ancora; « l asciateli peraere, ·io r iconosco per me u n giudice soltanto: la mia coscienza ».

Ah , no, fratello nostro d'armi tre volte nobilitato nel sangue, nel sacrificio, nel seren o eroismo, il p ubblico deve sapere ! Jl pubblJCo deve saeere che il Direttore di CJUCStO fog lio ~ j b~ttaglia fu, è soldato nel senso piu squis ito di questa parola; il pubblico, 11 gran pubblico d ' Italia deve f~)J~e

il~~~o;~n~e~ladf:~~\ n<~di~r~~ t:a st~~~r!o~~

fu là, sul Carso insanguinato, ad assume re tutte le sue responsabi lità, a r ispondere di persona ! .

Oggi stesso, mentre giunge va a noi il t clegranuna che ci faceva sangui~:Qu\1

a1Fa\~!iu:i~r~~alche combattimento. I m ie i lanciatorpedini sono a posto ed anche i cannoncini con i quali do il buon giorno e la buona se ra ai boches.

« Speriamo bene. Fa bel tempo. Il Carso in febbraio è stato delizioso.

Semf:~;~~e;;J~! E che altro Egli ha mai cercato fuo ri del sole? Sole pel pensiero, sole che l'abb,ubaglias.se e gli desse la visione dell'Ideale. Che importano le cannonate austriache? C'è sole nel Carso! Che importa il rischio di o~ni ora, di ogni minuto? C'è luce su la linea del fuoco ! Sempre cos i! Innamorato della bellezza, di fronte all'ideale ogni alt ra visione :si annulla! stra

pericoli scampati e descritti nel suo « diario» - pagine suggestive di vita bell ica, nelle guali il giornalista si fonde mirabilmente cOJ letterato che possiede squisitam ente l a leggerezza di tocco, nelle q ual i il psico log o vince l'uomo politico e n'è vinto, l'osservatore si abbraccia col soldatonoi. avevamo acqui stato la superstiziosa convinzione ch'egli fosse invulnerabile! Noi ca rezzavamo l a secreta speranza ch' egli c i ritornasse integ ro per l 'oggi, per il domani de' n ostri ideali

Invece, egli è fer ito, lassù, a lla fron te!

A t orno a lui è tutta l'anima degli amici d'Italia, a torno al suo l etto di dolore hltta l'anima nostra.

Ch e invia al Diretto re, al Maest ro , all'amico, al fratello, i suoi voti beneauguranti e la manifestazione del suo affetto senza limitazioni, senza confini!

OPERA OMNIA DI BENIT O
MUSSOLINI
bd:r:~~!:-'hr~ta~~"so~~a1~:~td/j~~; f~~~~d~;/i~IE~~r
1!~:fini
é~J)1,h:~~ciÒ
1!
;i~~~·
R~{;~~r:n~· ~:~~: 1!~e~d::~~;:sod~:~raeq:~~isdi f;;~ii, uan~~:~:s~ 0
i
GIUSEPPE DE FALCO

ED ORA RAG ION IAMO *

Mentre siamo in attesa di notizie p iù confortevo li del nost ro D irettore, forse per abitudine professionale, forse per ché dobbiamo con isfoczi tff:~~ti~diri:~~;ol\;l~:~J~th:o~i

di r~:::t~:: ~:~1f,°f~teci~i:ro°;~~rin:iiv::~:id~:~:v1::~a r~.n'im

superiore al valor loro, ch'è zero; ma unicamenteperc hé quelk gente senza scrupoli sia messa al mu ro, s ia costretta, cioè, a spifferare nuove

eh~ s i a.bbiano ,gli elementi esatti per una valutazione mora le che a noi Ati f":h!e~:~ito Mussolini era in attesa di esser chiamato alle armi, fu accusato di non esse rs i presentato volontario Chi lancia va l'accusa era in compiuta mala f ede perché non poteva, né doveva ignorare - non foss'altro p erché e ra stato pubblicato sul man ifesto di mob ilitariooe - come gli aventi obbligo di leva fos sero esclusi tassativa

%1 è~:~~~ad!a1~, g iis:rr~;~ed~1/,:~o:rr,::t.itzi~~l~rl~ì

g rado tutti i divieti! Come se la fron te non fosse guardata un pochino meglio delle bottiglie di Lambrusco, ch e sono negli scant inati di Reggio ....

Più tardi il nostro Direttore fu chiamat o sotto le armi. Entrò subito in trincea, la canizza doveva attendere e tacere. Nossignori! Cominciarono i sottovoce, le caute insinuazion i. Mu ssoli ni in t rincea! Siete matti ?.

Egli era a Bologna, a Roma, per tutto meno che nella .zona del fuoco. Di queste cattive sc.imunitaggini si s.arsarizzarono a lungo i neu· t ralisti d'ogni colore. Persm Barberis d i 1ormo - tanto nominiassicurav;1, con l'aria di. chi la sa ,lunga , che Mussolini era tranquilla· mente imboscato .a .... Brescia.!

Ed anche - ma l ontano di qui - gli amici, qualche volta doman• d avano con aria mi steriosa : « Ma è proprio vero? :B alla fron te Mus• sol ini? »

S i capisce: le diffamazioni si confezionano a Roma o a Torino, poi si lasciano scivolare lungo le sez ioni , per i c ircoli , /::r i ci rcoletti, doke-

;;~te,ii:n~es:~~zepts:~~l:;e fi:e~: ct:i 1~:;a~;:?a e~re~~:· ;r~v 1 : q uale r/oi comprendemmo subito che quelle piccole calunnie erano più il r isultato di un desiderio che altro: ché Mussolini imboscato sarebbe stato un a vera fortuna per la socialneutraJistagl ia teutono-italica! Si scherza! Chi sa come avrebbero s fruttato la faccenda Quell'imboscamento forse ayrcbbe f atto con quistare qualche sta llo di deputato nelle prossime el ezioni !

• Oa li f'opolo d'Italia, N . ,s, 27 feòbnio 1917, IV.

.APPENDI CE: DOCUMENTARIO 3)7
::;~~!: ~~r;r:reg~u;bt~~~l!i~~;
rlanza
~~:i i:atu:;;~~~a:F.b~~gW!~~
:~n;~
;~:~,i:r~
5t~~~~tfo~~if;~adt~~dai!io:acg~ùb~;!r;e:al~
~f:'<l11!n;;!n1:oR~fs~~I:~

Finché un giornale di Bologna - una cosa sconcia che non nomin iamo per ovvie ragioni i-s;ien iche -, mentre il nostro D irectore er a in licenza invernale, sotto Ji velo del dubbio, con arte tartuffesca , free crede re che Mussolini e ra imboscato.

Acciuffammo per l'adipe del collo il t urpe chiercuto e g li battemmo

n on è, invece di riconoscere il suo torto insisté con una sfrontatezza d i femmina da conio.

Come .non bastas se, giunse, buon ultimo, un chi«?satore to rinese R1:t:e~~\;1!i51:~,~:~at\!~~r~;~n%5t~~

f erita era giu nta a provare c:he il nostro D i rettore fosse in trincea. Come, d iceva, neanche una fer ita? Neanche una piccola ferita ? Come se le

H anno alt ro da aggiungere ? Q ua le nuo\•a profonda sconcezza diranno ora? Comprend iamo il !oro disap punto: morto ra vrebbero voluto ; ma si vede che non devono aver pregato con tro ppo fervoce il lo ro dio! Non sono stati esauditi.

Abbiamo già scritto ch e noi avremmo voluto che Benito M ussolini

s:E:%ti~o:ni~~~,~c s!;p1:1!::er~vc~p~;~, i!01

rodio fe roce di quei bastardi d'ogni i dea ch e sono i suoi nemici. Essi

fan:~:sif1~g~~sci~n;, 0r<l~ ~:r: 3a9°~~if apt 1~~r:ic~~r~ trovato d i sterili22a2ione

Ma il Nost ro ha combattuto per ben altro. ~st!,t:àèch:~Ji

, ,ag i, dungue , eg li è stato sed ici mesi in t ri ncea. H a combattuto perché crede nella bontà della sua causa. E sl come è di quelli che pensano ed ag iscono, dopo la battaglia per l'intervento, intervenne.

Ora è ferito. L'ansia con la quale da ogni parte d' Italia ci vengono domandate sue notizie, rafT.:tto per lui, che sentiamo alitare intorno, ci rendono così superbi, cosi fie11 da farci sprezzare, profondamente, i vig liacchi d'ogni specie,

Ed un so lo voto formuliamo ; q uesto: che Musso!ini ci venga reso. Tutti li far emo i conti, in seguito. E coloro che diffamarono ristntiranno su la cotenna il sapore di sferzate, che trasformano certe larve umane in cenci irriconoscibili.

Per ora ci li mitiamo a coprirli del nostro più tranquillo disprezzo. Fin che non avran me ri tato qualcosa d i meglio!

3l8 OPERA OMNIA DI BENITO M USSOLINI lor/è ~~~~~n~~n~;ori:b~1~. ~ 0~t;~ò f~;u~~e t~t/if1/~~~itr;~~~li~::li~i~ ~!,:iol~nr~~!teda~~ll:o~:i~; j ~~sr~~:0 ~:~~:lt~~. t:11~oii~~l~~~~~~:
correva
t~~:!eafat~~P:ardiff:in:7i,:i/ ~~~ssj~~!ii%ed~e~\::ie;~Jt~ h~e.g~:~:~
t~ts:Ìf~~
'3}trt ?efi~~s~~gs:~~1,!; f~r~~: :~~\1e~ticfd~:~~~[ i?
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st~~ ra~g~;~:t~rz~~
;~~ch:1f~:~
~~~tfo~1\J~!s~~~arj~ ~~~es7d::~fin~
t :~tsc!
id:itt~a ll~
LA CIURMA*
• Ps ~udonimo di Gios~ppe o~ Fa lco.

AUGURI E TESTIMONIAN ZE D 'AFFETTO •

In tutta la giornata d'ieri una ininterrotta processione di amici, d i compagni, di ammiratori s'è affollata ne' nost ri uffici per avere notizie su le condizioni di Benito Mussolini

Moltissimi banno d imandato notizie per telegrafo e per tele fono.

Noi, fino al momento in cui scriviamo, non poss iamo d ir nulla. Siamo prìvi assolutamente di notizie, e questo fatto ci tiene in un ' an· g oscia indicibile.

I giornali che finora si sono occu pati del nostro Direttore danno notizie contradittorie a traverso le q ual i non è possibi le ancora orien· ta rsi

Speriamo, speriamo che Benito Mussolini guar isca compiutamente e presto ; sper iamo di poter dare, doman i, più con fo rtanti notiz ie. ( +)

• Da Il Popolo d1 {1:1lia, N. )8, 27 febbraio 1917, JV.

UNA VISITA A BENITO MUSSO LINI*

LE OIT!ME CONDIZIONI MORALI DEL FERITO

Z ona d i guerra, 28 febbrt1io.

(r. a.) La notizia che Ben.ito Mussolini e ra caduto fe ri to, in lin ea, sul Carso, per l'esplosione d i un nostro lan ciamine da trincea, si a p· prese ie ri sera tard i al Qua rti ere Genera le Stamattina, per tempo, m i sono recato in traccia dell'amico ch e trovasi ricove rato in una villetta di Ronchi, un tempo diroccata, ed ora quasi totalm ente ricostruita dai soldati della Sanità. L'ospedaletto da campo, stabilito nella pa lazzina calc inata di fresco, porta il n umero 46 e p resentemente è quasi vuoto.

11 Mussolini occupa un lettuccio, fra due sol dati fe riti della Valtellina, uno dei quali ha subito l'am putazio ne dell a gamba destra .

Con i compagni d 'a.rrni spesso scambia parole amichevoli, meravigliando i medici per la seren ità dello spirito e l'in differenza con cui sopporta il dolore delle numerose lacerazioni, una ciuarantina circa, sparse in tutto il corpo.

l ' incidente nel quale il battagl iero D irettore del Po polo d'Italia per poco non ha l asciato la vita. gen erosa è avvenuto i l 23 del corrente mese, verso il mezzodl, in una dolina nei press i di <jUOta centoqua,an·

• Da Il Secolo di Milano, N. 18258, 28 febbraio 1917, lii La cor.rispondeoza è dl Rino /dessi,

APPENDICE; DOCUMENTARIO 3~9

taqua/lro d u rante un esperi

mento d' istruzion e con i l ancia-spenon i da trincea . Compiva l'esperimento un re parto d i bersagl ieri volo ntari, a l comando di un giovane e valoroso ufficiale .

Il Musso lin i, come capo ra l maggio re e p rimo ,grad uato del n ucleo,

p ire un reticolato posto a una data distanza; e g ià l'aveva colpito pa· rccchie volte quando, per l' arroventarsi del tubo di lancio, una mi na, appena in seri t a n ella p a rte ante riore del d elicato strume nto, è scoppiata, producen do all'intorno una vorag ine d i q ua lche metro di a mpiezza.

D iradat isi i fumi del tremen do scoppio .il Mussolini è stato raccolto in u na poz2.a d i sangue~ con le vesti bruciacchiate, m~lli e t rapassate da più che t r enta schegg1c le quali lo àvevano investito in t utte le parti del cor po. Anche d alla testa e dal viso gli colavano g rosse stille di sa ngue , ma fortunatamente tra ltavas i d i sempli ci f erite supe rficia li. Cosl dis parve sub lto il sospetto, dalr an imo dei compagn i e dei su periori acco r si s~I luo,go, ch e egli aves~e sofferto ag li occhi.

Adagi ato sopra una barella, per ordine del comanda nte d el suo re~imento che, tenendolo m ol to caro, ha avuto Sltbito per lui le pa role p iu affettuose di conforto, è stato trasportat o alla sezione di Sani t à di Dobcrdò e di qui , in a utocarro, a ll'ospeda letto di Ronch i.

Nell a sera mo lt i u fficial i, fra cu i il coman d ante d e lla b rìgata e molt issimi soldati del suo reggimento, sono scesi a chiede re del f erito i l q uale, non ostante Ja febbre e la s possatezza del d issanguamento, tutti

a lla cui sorte nulla più a'lo·e va saputo.

l e f er ite che lo fanno soffri re non sono gravi Quelle di maggior entità, compresa u na lacerazione d e i muscol i della coscia destra larga

il b raccio; un" a lt ra scheggia, abbastanza volum inosa , g l i h a p ro dotto la infrazione delln clavicola destra.

rurgi~a~i~i~ ic;J~f~s~;~ti~~ittt

s i ha un'idea d ella te rr ibile raffica di frantu m i infuocati e laceranti ,te lo ha travolto al momento de llo scoppio Si può dire che nessu na pa rte d el corpo è rimasta illesa. M a lgrado ciò l a temperatu ra s i mantiene buona ed i medic i sperano che, salvo compl icazioni, fra cinquanta g iorni a l m assi mo il fe rito possa lasci are il letto.

Ieri il tenente dei lancier i G iannino Antona T raversi si è recato a v isita rlo. Il M ussolin i n on ama parla re d i sé per q uanto , in vece, am a

~t~:de~~e~~f~~eav;~;/d ~'ì:! ~~f~~::2 t:t1ba~: i}:e~r;~;v~ian J~omd!i

27 novembre dell'anno scorso e dove aveva part~cipato a vari e azioni

Ioca~iiitf/ff 0;f~f~~e· a cui a,ppartcneva era stato sorte iato per una nuova for mazione. Esli a vrebbe, q u indi, potuto lasc iarMa prima l inea per u n certo tempo e ristorarsi da l l o~oramento deriva n te da lla lunsa p ermanenza in una delle posiz ioni p iu d isputat eci d a l n emico. Ha p referito entrare in un repa r to ;1rdito, 9uello appunto che si eser ci -

360 OP ERA OMNI/I DI BENITO .M USSOLINI
:~~l~~v!b~nfi\;~~~~oilalnfr~~~-o '~f tits~Ìf;~ ft!~gf~a~~
~éaiì'
0 ~ ~~~soì7ir:i : f~~fr~~~:1 : de:r
ii ss;~~enr~Pa~~~
si~~!!ra~rt:c~n;i;1~~i~m~;t~ ~!!~tti iz~n~~~:~
~::~a n~r~ar~e;t~:u~ri~:~0
::;~~t;~,}~11~aci:11:adi~~::fi ~uf:u~h t

tava per le future avanzate e dal qua.le si è distaccato con profondo rammarico.

- Queste ferite sono seccantissim e - egli m'ha detto - sopra· tutto perch é mi immobilizzano qui prop rio in uno dei momenti più importanti e decisivi della nostra guerra. Avevo trovato dei compagni di un ard ime~to imparegg iabile e degli ufficiali che erano dei veri fratell i. Mussolini non è t acile alla commozione; pure nei suoi occhi ba· l enant i, nei suoi lin eamenti forti , nella sua voce un po' dura e profon da è passato quasi un tremito di pfanto.

Domani i medici, che Io curano con grandissimo amo re, gli estrar· ranno le num'"rose scheggie che t uttora gli rimangono conficcate in tutto il corpo; poi verrà inviato coi m ezzi comuni , ad un ospeda le territoriale, probabilmente a Milano.

CON MUSSOLINI SULL'ISONZO *

Scendevo da D evetak e Doherdò dopo av er as~istito al formidabile quanto va no atta cco ~elle artiglierie austriac he cont ro Dosso Faiti e cercavo ;n un'osteria di Pie ris, pres'>o il ponte dell'I sonzo, il modo di mangiare un po' umanamente.

Appena entrato in un cortile - proprietà di una signora, antica patriota che conserva preziosamente un autog rafo di Garibald i sottratto alle perqui sizioni dei gendarmi - mi sento battere su lla spalla . Mi giro: Eh?

M i sta di fronte' un soldato di media statura, bruno, angoloso, duro.

.

- Non mi riconosci.?... Mussolini. ! Gli butto le braccia al collo;

- Mussol ini!. .. il più caro incontro che io mi pote$SÌ fare! Oggi è ccrtC\ la più bella giornat;\ di quante ne ho passate a l fronte. Cento domande, cento ris poste io pochi moment i. Entriamo nell ' osteria.

I suoi superiori - un maggiore e a lt ri ufficia li - vengono a noi:

- Ha voJuto scova re il nostro imboscato, eh?

- n una pura combinazione. E dire ch e l'altra notte, durante ciuel po' po' di bombardamento, ci trova vamo a pochi passi l'uno dalr~ ltro. Voi in li nea, io accoccolato sotto u na r occia, sopra Devetak , godendomi la cappa sibilante dei proiettili che si in crociavano sulle n ostre teste.

- Noi - mi disse Mussolini - no n potevamo aver notizie p recise che del nostro settore, ma t u certo ti sei formato un concetto sintetico dell'azione. Com'è fini ta?

- Con la resistenza miracolosa dei nost ri dopo tanto uragano Con una notte e un giorno di bomba rdamento intenso gl i austriaci pensavano di trovar le trincee piene di cadaveri e vuote di Oifensori. Uscirono

APPENDICE : DOCUMENTARIO 361
!1J~n~,at~~ :;~·e;;~~·cef1~ fu~t'. ~e~bbro~~~~~ra:1')i:i~,i~:;~. e i dent i
• Dal Giornale d,el M(ltri,10 di Bologna, N. 59, 28 febbraio 1917, VIII.

~ungue all'attacco t ranquillamente, con le mani in tasca e la sigaretta m bocca, sicuri di occuparle senza più colpo ferire. I nostri - dei calabresi tenaci che non vollero lasciar neppure Ja trincea più avanzata

t ric i. Fu una fuga improvv isa disordinata, micidiale, e fu la nostra Yittoria.

- Sono soldati, tutti meravigFosi t - disse Mussolini con Ja sua voce grave striata di tonalità metalliche. - lo li amo tanto! divider;

alrinferno.

- E c'è chi lo ha detto imboscato!

- E lo han no an ch e stampato!

- Mentre anche in questi ultimi due mes i sul Carso ha partecipato alle azic-ni più movimentate e pericolose

--:-- Gli è, vede-, maggiore - ho risposto - che la nostra vita politica è fatta di ipocr isie e di m enzogne. Per combattere dei princ ipi si tenta dì screditar e le persone: si vuol dimostrare che il rifo rm ismo è un errore ? Si di pingerà Bissolati come tin aspirante alla feluca Si vuol confutare il ~aterialismo? Si _dirà che i liberi pensatori sono degl i affarist i. Si vuol dimostrare che l'interventismo non era necessario? Si d irà che gli interventisti sono degli imboscati. Così l'attenzione del popolo è sempre sviata dal problema centrale e attirata sulle pe rsone che sostengono le opposte tesi.

- È pec ciucsto che le masse si orientano con molta difficoltà .

- Però - osservò M ussolini - hanno qualche volta delle intui2ion i profonde.

- Lo vede - dico al maggiore - questo bersagliere? t stato il mio pubblico ministero al congresso di Regsio Emilia. I!: stato inesorabile, ma g li volevo bene a nche allora. Sent1vo in lui l'uomo di fede, schietto e lea le, che non fa mercato della propria inl1uen2a e non pe r-

seg~ iEc~htf~at;v~ebt! che ci si sarebbe trovati - do o due a nni di guerra - a stringerci la mano sullo stesso terreno, con sfl stessi entusiasmi, con le stesse speranze?

- Ed è proprio cosi! Tu seì t roppo rivoluzionario per non sentire h~\fr:~~~aar~~tutoi:~:,~ia:

te ~~:i~~sedfh;r~~i~/~!:t~a~h~ ~ei i~:~t:r/;:;Jt:~t:o; dovranno conten.dere all'Europa pacificata f la vecchia tesi di ~orgari. ~t'~a iJ!~~~;/1:;~a~~~t! t~l~0 i~r:an1~et~~e:J/;u~~~~arJ~~~l.:__ noù

- E neppur dalla Germania proletaria che sarebbe Jieta di arricchire sfruttando le conquiste dell'Impero, pur aderendo platonicamente all'lntcrnaziona le.

Uno squillo di tromba. Andirivieni e affollarsi di ufficiali e soldati nel corti le.

362 OPl:RA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
;or~~on~ua;;~f:io~ri~:s~~a ~~J'}1 s~::~toesa qdf"l~il~ri:b~e~~it;ag\ii:~
1ttiig~~~i~o,i. t;It{
0~a\~~~~:! c~s~~t::b~!,:aàe~~r~~
,:~ \:~i~~~fe1 ; c~~~h1:q~1 ~
1~;e;s~r a.ssa~i~0c;cM~s~;f~fa~a~iod~~/
~u~:i1~ 1~cf:srs~ta'd~iÌ~ tu;~~r~ofo~~11'.

- E l'ora del rancio - mi dice Mussolini. - Il mio gcadoe ride - mi impone doveri speciali. Ti lascio. Ti regalo una mela che mangerai a colazione.

i:t~ :ii~a~:gnese che mi hai daio le meleun 'altra volta, ma adesso l'accetto più volentieri.

Gli esprimo poi il desiderio di dar notizia del nostro incontro al Popolo d'Italia e al Gfornale del Mattino.

- No, no! Scrivi dell'altro, H anno parlato abbastanza di me e sarebbero J,1g/ierini di famiJ?lid.

- Anche la modestia è un pregiud izio, caro Mussolini, Tu sei assai più interessante di tanti cappellani militari ai quali si fa tanta réclame ! Però t i accontento e 1a. gioia d i averti ved uto la terrò per me !

01~r~~; 0 f~~r~bb1i~~r~rl~is~~t~~~ da campo.

LE ULTIME NOTIZIE DI MUSSOLINI*

Solo st amane ho visitato il nostro Beni to. Tutto il corpo è coperto di ferite; fortunatamente nessuna è gravissima.

Il suo morale è ottimo; <:gli si rammarica solo di non potere pel momento compiere il proprio dovere.

e fr~~t;:;jiof~6ha~a~~1\~v!:t~~o

scoppio.

Le ferite sono quarantatre. . razi~~~ j~lo~~s~s~al~an;~~a r:/l:a J:~0er~~~t~a a~ci~iar:c ;fnc~ destra, gli è impossibile per ora scrivere.

Eg li è visitato dagli ufficiali del suo reggimento, dai soldati del settore, da giornalisti, dal Comando, e amorosamente curato d1i medici dell·ospedale ,

Fu vera fortuna se ha avulo salva la vita. Ricorda e saluta insieme alla fam i~lia sua tutti voi del giornale e tutti gli amici e compagni.

MANLIO MORGAGNI

• D.1 li Popolo d'Italia, N. 60, 1 marzo 19171 IV.

APPENDICE : DOCUMENTARIO
~o::;t
fp~~ n;:v:ij;~ro0 :~i
GUIDO PODRECCA
jfs~:t:ieoi~~!~riu:t!~1:ln:~~111:~

0 LI ITALIANI PEL «POPOLO»*

Somma racc olta i11 cinque mesi L. 4 7. 085.80. Iniziata per imp11Jso sponlaneo il g;orno 20 lul, lio 1916,

Ringraziamo vivamente qui - da questa mbrica che 1a spontanea manifestazione d 'amore e di devozione pel Duce nostro ha in questi g iorni alimentata di nuovi gr:idit i s ig nificativi tributi cd omaggi - tuttì

hJa0

coraggi:i ndo e appoggia ndo il giornal e di Benito Mussolin i,

Il gi orn ale, ch'è direttl , viva, squisi.t:unente persona le emanazione dell 'Uomo che hl a rrischiato la vita pe r le stesse superbe, generose idealità pe r cui ieri trascinava in piazza l e folle con la parola fascina-

proseguirà le più vive, appassionate, promettenti

D omani, sl.

Pe rché Benito Mussolini t ornerà, con la vittoria, al suo posto che l'attende, e ci sl'l.rà ancora compagno .e duce - dal giornale, dalla t:~~n;r~i.i\~t~~;~a

i )tti, sempre, sempre primo

• O ;i. Il Popolo à'llalia, N. 62, 3 marzo 19 17, IV.

AL CAPEZZALE DI BENITO MUSSOLIN I*

(Da un nostro redatlore JOldato alla f ronte)

<< Sono orgoglioso di avere arrossato col mio sangue, nell'adempimento del mio più rischioso dovere, la strada di Trieste».

Dai Carso, I marzo, noi/e.

Ho appreso il tragico incidente di guerra che per poco non costò la vita al nostro intrepido combattente, dal Popolo d'Italia. l 'altra seu.,

f Da li Popdo d'I1aNa, N. 64, , roano 1917, IV

OPERA OMNIA DI SENlTO MUSSOLINI
RINGRAZIAMENTO
i1a1:;;a~o:~
r~0l~i;i:Zv!a t~~ltibÌ1:0: 0~1~bt!
t ~~gIT:r
,1~lli~omani
aÌltf;i;tf:r~~ti(

La mia trepidazione, il mio doloce furono il dolore e la trepida· zione vostra. Non occorre che ve ne scriva.

Poco più tardi potevo p rocurarmi d ei giornali di Roma, Si diceva che le fe ri te di Mussolini erano molte, ma non erano gravi; m i tr:rn•

idea del suo male. la

bove fosse !'Ospedaletto 46 n on fu possibile sapere Non risultava che esso es istesse. Pensammo ad u n errore. Convenimmo nel crt"derc che s i trattasse del 046, in fu nzione p resso Cormons. E la mattina dopo partii.

Quali siano state la del us ione e l'amaritudine provate arrivando vi sarà facile immaginare. Trovai l'Ospedaletto, ma il fe rilo n ost ro non c·era ! Perdetti così, inutilmente, la mia /iornata, riusçendo tuttavia a sapere che il 46 era molto lontano: « a Aq uileja >).

Torna i alla città redenta nella ~ uale risiede il mio Ospeda letto con l'anima in pena, sconfortato, avvi lito. Mi restava .una sola speranza : q uella di avere un secondo permesso. E lo ebbi, mfatti.

Ripartito stamane pe r tem po, autorizzato a fruire d'og ni mezzo di trasporto, mi diressi amiosamente alla mèta. Marciai in tutti i m odi, con c;1mions, con carri d'artiglieria, con carretti carichi d i materiale, in molti tratti .... pedibus calamJibm . Ma marciai sempre. Alle quattro del pomeriggio, a Sagrado, mi imbattei in M anlio Morg agni - il direttore amministrativo d el nostro giornale -e nel

ma a Ronchi.

Da Sag raèo a Ronchi. - sei o sette chilometri - n on trovai alcun meuo di trasporto. Giuns i lo stesso, però. E giunsi presto !

All'ing resso dell'Ospedaktto - situato in un:1 bella palazz ina rimessa a nuovo dopo le « ing iurie » della guerra passatale accanto - si precluse il passagg.io.

Il sottufficia le d' ispez ione aveva una conseg na precisa e non era disposto ad infrangerfa, a nessu n costo.

-I medici hanno proibito ogni visita. Ce ne sono state troppe Il ferjto è molto sofferente. Ha la febbre a 40, stasera. Egli stesso desidera di essere lasciato in pace. Mi dispiace tanto, ma è impos· sibile

Declinai la mia qualità di redattore t!el Popolo, dissi la m ia angoscia per l e sorti di lui, parlai del mio affetto fratern o per il mio Direttore e Maestro Nulla!

D o mandai d i parlare con il D isettore dell'Ospedale, con qualche medico..,. Fui accompag nato dal tenente dottor Scipioni. Ripetei l'esser mio, lo scopo del mio viaggio ; domandai se era solo concepibile chi:

APPENDICE: DOCUMENTARIO 365
~~lt~di ~irr~~~t~i~adt;bb;;~~i:r~o: asfra:~~~n~~:r~i~l~i:!~~: i~osi~:~~
~~i~is~~oo~:;1i ~~a~~oatl 01~:::;;~o ti~~e;i:; :~r;;:ole cortesia per
collegaGari nei del ;:r:~~~ ;::;t;~~~/;Jb:e~~~ato~p~sd~f!~t~ 1f~lr;~i e~: ;~t ~:ei~:~~f~
L'INCONTRO

foss i venuto da tanto lontano per.... tornarmene via senza aver veèuto Mussolini.

L'ufficiale comprese.

- Aspetti, l 'annuncerò. Ma le raccomando: visita breve, Promis i e .... non mantenni, men'?eu~o:i;~~~o~ora

rise lievemen te. I suoi occhi lum inosi tenevano il posto della parola, Appari va chiaro, da essi, che la mia apparizione inattesa era mo lto gradita Per un poco tacemm o . L ui soffriva. Io n o n sapevo com e CO· minciare....

COME FU FERITO

- Come state?

- Sto bene!

- Avete molta febbre.

- Passerà.

l a cartella termografica seg n ava 39.9. Gli manifestai i miei SCll• timenti migliori, i voti dei comp:as ni, d~gli runici, degli estimatori suoi, di tutti _i::li onesti , di tutti 1 buoni perché la ,guarigione sia sollecita e compiuta .

- Guarirò perfettamente e -presto.

L'a iuta i insieme ad u n infermiere, a cambiar posizione nel letto. Lo interrogai sulle cause dello scoppio.

- - Non le so bene - egli rispose. Poi raccontò come avve nn e :

- Nel pomeriggio del 23, verso le 13, si eseguivano a quota 144 J ei tiri d ' aggiustamen to con un lanciabom be da trincea. Erano attorno a me venti uomini , compresi ak11ni uffic iali. La sguadra era composta dai soldati più arditi della m ia compagnia. Il tiro si era svolto senza il mi n imo in~tdente sino a l penulti mo proiettile . Questo, invece - e n e a vevamo g ià spedile due casse - scopp iò nel lanciabombe. Fui investilo da una . ra ffi~a d i scheggie e proietta to parecchi metri lontano, Non posso òre d1 più. So che venni raccolto quas i subito da altri bersaglieri accorsi; adagiato in una barella, trasportato a Doberdò per le prime cure, portato più tardi in quest' O spe daletto dove trovai un 'assistenza affct!uosa, premuros issima. Il capitano medico dottor Gaspare Piccagnoni, Direttore dell'Ospedale d1 Busto Arsìzio, ed i do ttori, tutti e due te nmt:i, Egidio Calvini èi S. Remo, e Luig i &ipioni di Rosoli ni (Siracusa) mi curano come se fo ssi un fratello.

ESEMPLARE ARDIMENTO E MAGNIFICO ORGOGLIO

Domandai a Mussolini come avvenne la sua assegnazione a d una squadra di lanciatorped in i.

- Nel modo più semplice - eg li rispose con altrettanti sem· plKità - : Il primo di febbraio potevo andare in ]talia per un pe riodo d i tempo più o meno lungo. Ho preferito - e l'ho fatto d i mia volontà - di passare al comando di una ~ezione lanciatorpedini, agli ordini di un ufficia le Alla guarniBione italiana ho prefento le Doline del Cacsoj sulla quota più tragica. Ecco tutto

366 OPERA OMN!A DI BEN ITO MUSSOLINI
J~roba:~~\"inaf~~tel~o~o~tff~tt~ c~~:~d/uE~it:~::

<;osl dicendo Egli scrollava l.ievemente la testa sul guanciale. G li occht si spalanca rono.... a nche d1 p iù.

nen~~o ~r~i:i~ta1lin~~~t:'!~~a b; io~c~S:e~~ ~I

~r~~/f P~rl~~;~rii~·:

Me ne accorsi. Glielo dissi. Lo esort ai

- Darò notizie di questa mia visita a. i nostri compagni, agli amici.

- Sì, fatdo. E dite chiaro e /ort e che per il trionfo detJi ideali

J; g;uJtizia che g11idano gli ner cìt i d ella Qu(td_ruplice, avrei accettal o, Jrmza rimpianti, anche un più duro destino . Dite che sono orgoglioso di ,wer4 arrossato col mio Jan?,ue, nell'ad empimento del mio più ,.;. ;chio,o dovere, la strada di Trie1te !

PLEBISCITO DI AFFETTO

Parliamo d' altro per akun poco. Poi in c!·uco il valoroso al silenzio affondando le man i in enormi fasci di telegrammi e di lette re che sono sul comodino, su una sedia, a i piedi de l fetta.

Uno spoglio - se il tem po lo p.:rmettesse e se il farlo nella stan· :zetta biahca nella quale giacciono altri cinque o sei feriti, fosse opportuno - sarebbe interessantissimo.

Tra ì primi dispacci che mi capitano tra 1e ,mani, ne trovo uno assai p remuroso e cordiale del mìmstro Comandini. Ne vedo 9uindi è,i gente d i ogni condizione sociale, dal nob il e Guido Notari dei Duchi della Ro\'ere ai più modesti ed umili opcra.i.

Il min istro Comandini ha telegrafato cosl :

VivJ mt"ntt commosso per il bautsimo glorioso che ti ha piegato e forti fo:ato, ti m;rndo i. più ft:rvidi .,·oci d.i s uaris ione so llecita e completa.

l'eroica madre di Fi li ppo Corridonl telegrafa da Pausula poche parole:

La mia fami glia è estremamente commossa e le vic:na.

N elle poche parole è tutta l'anima della donna semplice e stupenda. Margherita e Cesare Sarfatti si esprjmono così:

Salutiamo il caro runico, l'eroi(O combattente, ammiranti, trepidanti, a.ugu· ranli.

E il dottor Rjsi :

&aiuto le tue gloriO!e feri te che fo idealità nobilissima leniscono e g uari ranno.

APPENDICE : DOCUMENTARIO 367
;1~r~\~~mci~Òttf1ri~~1~~ J:
a:vr~
1}~Ì°bre1~1t:~c~~:ias;~:se~~tdi\'!~t~:t,oi~oli~~;~~mc;;te?~~

E l'on. Boss i, da Genova :

Personalmente e per il com itato nazionale antitedesco, auguro fe rvidamente di r ivederti presto più che mai va lida guida nelle lotte del fron te interno, mm meno impo1tante dd fron te esterno, do ve ti temprasti ed emergesti tanto,

Ma uno spoglio comrleto, ri peto, è impossibile.

Vedo, t ra g li altri, è,1spacci assai affettuosi del tenente medico dottor Alber to Mostari - ferito assieme a Mussol ini nel tragico accidente di guerra - ; del collega Uccelli del Corriere dellt1 Sera; deU'avv. Ermanno J arach Jj Milano; del com pagno Galassi; di Giampaolo Manfredi da Castel di Sangro; dì un nu meroso gruppo di amici 2-i Roma ;

Milano; di giornali sti romani e mi lanes i; della « Fratel\anza Fratti», d i Forlì; della << Stamp:1 Periodica»; de i « Fascisti Mtlancsi »; dclJ'ing. Valsen.:hi e di Cle mente Pinti; d el Comitato ~elle Federaz ion i dei Gruppi Autonomi di M ilano; del Comitato di propaganda patriottica pu re da Milnno; de ll' cx-consi8liere comunale Lmg i Bonomelli e di m oltissimi moltissimi altri.

Il maggio re dei bersaglieri R. D. dello stesso reggi mento del n ostr o valoroso soldato, scrive così:

Caro Mussolini, non ti raccomando di fa rti animo Ti offenderei perché ti conosco mio fiero bersagliere. Ti auguro di cuore pronta guarigione per avert i ancora tra: i m·iei e presto. Arrivederci, mio buon camerata de!Ja tri ncea, e vin !"Italia.

Alfonso Vaiana dice :

le idee sopravvivono ag lì uomini : però quando le idee hanno asserto,i delta vostra tempra, d iventano a ltari sui qua li gli uomini si immo lano vo lentieri Per questo vi auguro la vira e la ~al ute.

E il dottore Ambrogio Binda, capitano medico, da Milano:

Fervidissimi auguri e un abbraccio. Ti aspetto qui

Vedo poi lett.Jre e telegrammi bcneauguranti di D ante Dini, di Giovanni Capodivacca, cli Giselda Brebbia, Ida Bacchi, da Milano; Cam ilJo ed. Erminia Guaitani da Cassano d'A dda, Luig i Bon i da Fodl, l'editore Fem an~o Zappi da Verona, un g ruppo di operai da T o ri no, p rof. G. C. Ferrari, da Imola, soldato G. B. Ronconi, Pietro Montani

i:la Reggio Emilia ecc.

con 11; rr::ri~lo~il~t~~~ate~~a~;;stt~

1·:ure::ar~~lti a caso

Eg regio, come posso augurare bene a mio figlio, co mbattente sul Carso, auguro a Voi, so ldlllo itali ano soci alista, una pront a guarigione. Vostro À.NG6LINl

GIOVANNI, umile lavoratore,

Quanta nobiltà. e ciuan to cuore in queste poch e righe plebee?

368 OPERA OMNIA DI BENITO
M USSOLINI
m Ji
te~eftPS~ s:r;u:ti tdi!~id:njis~ideFf~~ll~~;\;u:iuL:g:ep~!~t~d:~:a
1~e::;\~

tuat~ t: ; rre.u:e~~ii~n~tt:Ùm~~::t0 1ia èfctb::· a~!~n~~·a~a

Gli sussurro qualche parola, Apre gli occhi , mi tende la mano, sorride l ievissimamente.

- Che ~ovizia di affetti in questi telegramm i, in queste lettere !

- Veramente ! - risponde il nostro e ro ico bersagli ere. -· Vera-

Silivf:_icf.I~l~afono stati con me in q uest'ora. Rin·

Jl volto f1 Mussolini, incorniciato dalle bende che g li fasciano la testa, mi appare anche più pallido, ora. Pure la fronte scotta.

Mi chino su Lui. Ci scambiamo un bacio. Mi allontano volsendomi verso il suo letto, quando arrivo alla porta. I suoi occhi mnt illant i

s~ns:gie~\i~in~r~oi~t~:;~~o~~nd~~n~~obi1i~o~e~~ stupen~a mente sereni.

All'uscita mi intrattengo con i do ttori Sc ipioni e G.lvin i.

- Le cond izio ni di Mussolini - essi mi d icon o - non sono molto

jnfer ìor i, Una d i esse, alla cox:ia destra, è vasta circa dieci centimet ri. Altre ferite interessano il capo , la spa lla destra (c'è rottura della clav icola) e, più gravemente, nella mano des t ra, nella 9uale si riscontra. la lesione <lei carpo. Le scheggie t rovate sul suo corpo, in seguito ad esami radiografici, sommano a ci rca q u1ranta. Sono state estratte quas i tutte in due successiv i tempi ( o~razioni). la febbre alta che lo ha

In ogn i mJo, salvo ogni complicazione, Mussolini ne avrà per almeno una cinquantina di giorni. Se scompare la febbre potrà lasciare questo ospedaletto t ra circa una settimana Ho raccolto que.>te notizie per gli am ici Mi sono conged ato con l'anima t riste e solle vala insieme , A notte alta - splende la luna e tuona il cannone - butto giù queste note affrettate. Fa freddo.

APPENDICE: DOCUMENTARIO AGLI
AMICI
;!~~!te?P~fra!:~~
fa~~~: di
f~~!~1t%~nE:it~·a:~ft~r}~r~~5\r!ie~;a~~mee aqf~~cJi0ci~to, r~~';ift:~~i
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~t,~ 2e:l~~~~1p:;~fiG!f ii
Jt~:ss~ei;:;;ats;~;~!t
A. C.*
• Alessandro Giuliani.

LE CONDIZIONI DI MUSSOLINI SI MANTENGONO

BUONE *

Il capitano medico dotto r Vella ci comunica cortesemente in data 2 corr. :

Egregi amici, stamane, coll'ai uto dell',lettro-vibulore, è stata es.lurita la ricerca e l'~ tra, zione d e lle numerose scheggic O!m: 10 ne furono estratte nel!a seduta., che n atura lmente è s tata un po' laboriosa e dolorosa. Ni~nte ~rò che possa far n:ascere preoccupazioni .

le condizioni di Benito si mantengono b uone.

Sa luti cordiali

Noi ringraziamo il gentile informatore e rinnoviamo, a nome degli amici tutti, gli auguri più ferv idi di guarigione a Benito Mussolini.

• Da Il l'opclo d'lt1Jiù1, N, 65, 6 marza 1917, IV.

LO STATO DI SALUTE DI BENITO MUSSOLINI •

L' amico ca rissimo Amleto Miserocch i ci scrive, i n data 3 corr., èan· dcci notizia delle condizioni di salute d e l nostro Mussolini: ·

CartSsimi amici,

lo slato di salute del nostro Benito è buono Ieri nel pomeriggio la febbre avtva oltrepassato i· 40 gradi; ora è diminuita di due linee. Ntlla notte ha riposato.

Nessuna operazione gli è stata fatta swnane e tutto lascia a sperar bene b enito invia saluti alfeuuosi a tutti voi del Popolo. Anche da parte mia abbiatevi tante cose affettuose.

• Da li Po polo d'Italia, N . 66, 7 mano 1917, IV.

370 OPERA OMNIA 0[ BENITO MU SSOLINI
A. MrsBJ.OCCHI

LE ULTIME NOTIZ IE D ELLA SA LUTE DI BENITO MUSSOLINI *

In data 5 corr, il capitano med ico dottor Vella d scrive:

Eg regi amici,

s i va meglio decisamente. S:i.Juti. VELLlt.

In un aogol o delJa cartolina, abbiamo. indovi nato, con grande com• mozione, la lirma d i M usso lini. La call igrafia è i ncerta, ma l'in J izio è con fortante.

P o che ore dopo ci è pervenuto il seguente telegrnmma:

Le condii.ioni di Mussolini sono in Yia d i decisivo mig liornmento Capit. P!CCAGNONI

Abbiamo passato èelle are tenib il i d'angoscia; ma le not izie eh :! ara ci pervengono, mentre aprono l' an imo nostro alle più con for tanti speran ze, Cl racconsolano tutti, compensandoci largamente delle giornate g rigi e d i sconforto. Ritorni Mussolini , rito rn i presto alle battag lie civili che Lo reclamano, per incide re le ca rni della viJissima vcspaìa n eutralista, per ricaccia re ind1etro l'orda aspettante dei nemici interni!

Il plebiscito d' amore per Ben ito Mussolini conti nua ad atl'estaJe d ì ~lli~ as:: bar:ti~e1!~1

t ìvità di ,giornalista, d'uomo politico e d i sol dato.

" D a li Popr;/o d'Italia, N. 67, 8 mano 1917, IV.

IL RE VISITA L' OSPEDALE

Q uartier Generale, 7 m.arzo.

Stamane il Re ha visitato l' ospedaletto da campo ove è tico\·erat~ il cà'poral maggiore Benito M ussol ini. T ornavo g iù dalle t rincee di

* D a li Sm;lo di Milano, N. 18266, 8 mano 1917, LII.

H

APPENDICE: DOCUMENT/1.RIO
}71
~~~~ntr~W a~r 1!ta;~~ ~~~tf~:amf:ti~~1~~:
~i~~
ll RICOVERATO BE N ITO MUSSOLINI*
DOVE
·
\' IU,

Monfalcone e mi recavo a ch iedere notizie dell'amico fe rito, le cu i condizioni <li salute negli scorsi aiorni avevano avuto un notevole peg· g ioramento, allorché l'automobile grigia del Sovrano lasciava lo spiazzale che si distende a lato della palazzina dove ha se de l'ospedaletto che ospita Mussolini.

fcstato il &stderio di visitare Benito Mussolini e gli altri feriti ivi .ricoverati.

Qualche istante dopo, il Sovcano face'Va il suo ingresso nella corsia dove Mussolini era rientrato allora allora, reduce da quella che per lui è la più straziante operazione : la medicazione quotidiana. Mussolini era leggermente abbattuto: la medicaz ione era stata forse piU doloros< del solito.

II Re ha domandato al capitano P iccagnoni quale fosse il letto sul quale era adag iato Ben ito Mussolini.

- 1:: lì sul secondo l et to vicino alla fin estra.

Mus5olini aveva frattanto riconosciuto il Re, ed il Sovrano aveva scorto immediatamente il ferito.

Avvicjn.:1tosi al rno Jctto, jl Re ha domandato a Benito Mussolin i:

- Come sta, Musso lini ?

- Non tropro ber.e, Maestà

Il cap itano Piccagnoni, interrogato dal Sovrano, ha aggi unto particolari precisi :

- La f ebbre si è man ifestata otto giorni fa, quanèo sorse una complicazione infettiva nelle ferit e alle gambe: 1a temperatura superò i 40 gradi: l'infermo passò notti agitate, in preda al delirio. Ora fa febbre è diminuita: 38 gradi. Le schegge sono state tutte estratte e le feri te vanno rimarginandosi Ma Mussolini soffre molto. Figurarsi che la superficie lineare di tutte le ferite ch e torturano il corpo di Benito Mussolini raggiunge complessivamente ;;li 80 centimetri. le due ferite alle 8ambe sono cosl ampie, che, divarJCate, possono accogli ere il pugno d1 un uomo!

Jl Re ascoltava, guarda ndo il volto del ferito.

-D eve soffrir molto, lei, pur così forte, in questa dolorosa i01· mobilità!

Poi ~ I ~ne j~:_p~~r~~·o ~M~!~li~ai ri

p:~i~ora;ri~~i\ioloroso episodio di guerra, ed il ferito l i ha narrati con precisione. Quale crede che sia s tata la causa d ello scop pio? - ha chiesto il Re.

- Il tubo di Jancio era troppo arroventato

- E già - ha aggiunto il Sovrano - forse il tiro era stato assa..i rapido.

E poi, mutando discorso;

- Ricorda? lo lo vidi sei mesj fa a ll'Ospedale di Cividate.

- Ricordo perfettamente; allora ero in osservazione per malattia

- Ed o~i - interruppe il Re - dopo tante prove di valocc, è rimasto fento.

Segul un istante di si1.enzio. Tutt i gua rd avano quel sol~-ato valoroso, ch e, ammaestrando i suot nom ini sotto il fuoco austriaco, perché essi

372 OPERA OMNIA D l BENITO MUSSOLINI
tor/d~f·oe:a J1!:::~, ~tz:~;~fa%~it~t~~:~te~~c:;~~~i,ch;~st~v!!

p otessero del nemico aver rag ione, e ra caduto con pari eroismo del soldato che in trincea è sopraffatto dall' impeto dell 'avversario.

Poi il Re continuò :

- L'altro giorno, sul D ebeli, il generale M . .. mi ha pa rlato molto bene di lei....

- Ho cercato sempre di fare il mio dovere con disci plina, come ogn i alt ro soldato: è: molto buono con me il mio generale. zion;

- Grazie, Maestà.

Re. - Sopporti con rassegna-

JJ Re si volgeva allora ve rso gl i altri feriti.

Al lato sinistro di Mussolini era un valoroso mutilato, il se rgente Gasperi n i, valtellinese, che fu ferito dalla bomba di un aeroplano presso Dobe rdò. Anche pe r lui il Sovrano ebbe pa role di elogio e di incoraggiamento, e fece segnare il suo nome a d un ai utante di cam po, insieme a quello di u:1 altro mulilato: Anton io Bertola, sicil iano.

Iasc fl l~e~o/s~~n~i,vi~~~o1/:!~r/asl~~tde1 l ·~~~da}~~eco~

col direttore ca pitano Piccag noni per l'ordine che aveva t rovato

Ho avvicinato Mussolini q ualche m inuto 2opo che il Re aveva lasciato l 'ospedaletto

- Sono assa i contento - egli mi ha <letto - della man ifestazione di ge ntilezza avuta da parte del Sovrano, e delle buone parole che ha rivolto a me ed ai m iei compag ni.

RAFFAELE GARINEI

IL MIGLIORAMENTO DI BEN ITO MUSSOLINI SI ACCENTUA *

Un'altra trangnillante noti2: ia sulla salute dc! nostro fe rito. 1n data 6 core. l' egregio ca pitano medico dottor Velia ci scri\'e:

Egregi amici, il mig lioramento si accentua .sensibilmente. Saluti.

VEL LA

In calce 12. fi rma di Mussolini spicca più nitiè-a. e sicura. La mano, che ha ricmjfito della sua scrittura minuta e regola re tante cartt-lle, ife{ucJ!e~df;eb!~1b~~5fd%~ e 0 3 ~a impugnato prima 1a sciabola, Cosl si rimarginino pronta~nte le altre innumeri ferite che hanno dila niato iJ suo corpo! Q nesto è l'augurio che sgorga dai nostri cuori di frateJii.

" Da li Popolo d'I1ali,1, N . 68, 9 man:o 19 17, IV.

APPE NDICE : DOC UMENT!uU O 373
1~;;~b~i~r~à"iii
il
do!~~~~rruppe
i
~~~\~1f~d~!f1~

Pure in data 6 corr. riceviamo da l caro amico dolt. Risi che trovasi alla fron te, Ja seguente Jettr ra:

Cui amici, Ricevo da Ronchi in data del ; :

« Caris~imo Risi:

« s i, Mussolini è qui con me e siamo diventa.ti intimi amici. D ice che non lascerà il mio ~pedal etto che a guarigione compiuta. Venne colpito - come a11rAi le!ro - da una quantità di s cheggie (.:ima una quarantina), pe: fortuna però soltanto •Bli arti, con prefe11:nza pu qud li inferiori.

• Ieri mattin:i., in una te rza Sblu ta, gli ho estrnllo le u ltime U , 11alendomi anche d eJJ"eletuo-vibratore, ch e mi g iovò a meraviglia.

« Ho d ovuto ammirare in quelruomo una forza di .resistenza più unica che rara Non sempre ho potuto ricorrere a l cloroformio per l'estrazione. Esli sla va più fc-rmo da sveglio, quasi, che addormentato,

t< Vennero a trnvarlo molti giornalisti e ufficiali, compreso il Comandante la 16• Dìvisione.

« Non manchiamo di fare qualche ri r>atina

• Egli ti è grato dd buon r icordo.

BENITO MUSSOLINI MIGLIORA*

1 ·egregio capitano medi'° Jott. Piccagnoni, facendo seguìto al suo telegramma che abbiamo pubblicato ieri, ci scrive:

O;pedalet10 46, 6·3-'91 7, Eg:egi Signori,

come vi ho deuo nel mio ttlegramma di oggi, le conditioni di Benito Mussolini vanno continuamente migliorando. La febbre non è scompa!5a del tutto ma tutti i giorni diminuisce Le feri te o peratorie alla mano ed alla spalla sonc, guarite complet11.mente sem:a b. minima reazione (oggi si levarono a queste i punti di sutura); le altre vanno pure bene pokM il procc:sso a'Uppurativo va grado grado estinguendosi.

Fu vera fortuna potere rimuovere in tempo tutte le scheggie perché si im·

,. Da Il Po polo d'lra/;a, N . 69, 10 mano 1917, IV.

H4 OPERA 01'>1NIA DI BENITO MUSSOLINI

pedi cosl che le infeiiooi - che in questi casi purtroppo non manca_no maiprendesstro piede in men.o ai tessuti. Questa fortuna, diciamolo pure, la dobbiamo in gran pillte a quell'intelligente strumento che è f dtttro-11iMato,e, il q uale seppe - vero can~ da fermo - indicare un a ad una tutte, anche le più piccole, scheggioline.

Concludendo c'è da credere ~hc tra pochi g iorni Mussolini s.ia comp!ctameote ~febbrato, cd a llora potrà prendere la via. di Milano.

Dcvot.mo

In èata 7 cor r. il dott. Vella ci scrive :

N iente di nuovo. Mig liora. Sa luti.

10 STATO DI BENITO MUSSOLINI NON DESTA ALCUNA PR EOCCUPAZIONE*

11 capitano medico dott. Vella d comun ica in data S corr. con la sua consueta squisita cortesia:

Egregi amici, il miglioramento di Benito Mussolini lento, ma progressivo. N essunissima preoccupazione Saluti.

VELLA

• Da Il Popolo d' l1alia, N. 70, 11 marzo 1917, IV.

LO STATO DI BENITO MUSSOLINI *

IJ caro amico Amleto Miscrocch i ci scrive : B·J-1917.

ho visitato stamane e sta.sera il nostro Benito. Va lent2mente migliorando e la lebbre tende a diminuire. Saluti.

AMLETO MISEROCCHI

• Da li Popolo d1Jt,i/ia, N 71, 12 mano 1917, I V.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 375
Capit. PrCCAGNONI V ELLA

LO STATO DI BENITO MUSSOLINI *

Riceviamo dall'egreg io capitano dott. Piccagnoni:

Egregi amici,

10 m arzo 1917.

sono lieto di potervi <lare w mprc rni5liori notizic <ld vostro Di rettore kri la teI::,re è m:sa a 37" per ris.ilire un pochino verso b sera, ma t utto lascia credne che si awà !'apiressia cc,mplet:i. e definit iva entro 11h r~io di g iorni.

L'umore dd br:ivo ferito è Ollimo.

Con (()rd iali osseq ui.

O t vot.mo

Capii. P JCCJ\GNONI

• Da li Popol o d'lr<1/l.1, N. 72 , B mano 1917, IV.

LO STATO DI BEN ITO MUSSOLINI *

13 m nrzo 19 17 .

Evegi amici,

ieri in due punti si son dovuti provocare piccoli sbrig liame nti, ed oggi tutto riprocede bene; anzi parecchie delle f erite chirurgiche si avviano ormai alla g ua rigion e completa, mentre altre Cicatrizzano di già , Saluti cordiali.

Capitano medico RJCCAROO v'ELLA

• Da lJ P()po lo d' J1a/ia, N. 7~, 16 marzo 19 17, IV.

L'OSPEDALE CHE RICOVERA MUSSOLINI COLPITO

DA GRANATA AUSTRIACA*

Il Secolo di ieri pubblica:

Zena di guerra, 20.

L'ospedaletto da campo di Ronchi, colpito cla JJ'artiglieria a...vmatia, cui accenna l'odierno comunicato Cado rna, è p recisamente quello J ove trovasi rÌ·

"' D a Il Popolo d'l!aUa, N. 81, 2 2 m:mo 19 17, IV.

376 OPERA OMNIA DI BENITO MU SSO I I NI

coverato Benito Mussolini. Una granata da 280 ha investito il Ido orientale dell'edificio che pure reca una grande croce rossa su fo ndo bianco, visibile a distan2a di chilometri.

l'inosservanza delle sacre leggi della carità cla parte degli artig lieri austriaci no n aveva bisogno, del resto, -di qutsta ulteriore prova Nelta saletta dove è avvenuto lo scoppio, si trovavano cinque degenti. i quali tu tti rono rimasti in vario modo feriti, fortunatamente senza gra ·:ità. Benito Mussolini è questa vo lta incolume, nonostante le numerose operazioni subite, l'ultima delle quali do vr¼ aver luogo proprio domani. Il permanere della febbre non preoccupa i medici, i q uali, aozi, sono ttanquillissill'li circa la prossima, definitiva risoluzione del m:ile.

ciav~~reb°:m~~~da~e~~:,u~!ca~r/?~~:~a.d~:·a~:~0e!a\~~~ 0 d:hc:;;~udi

Ronch(, in uno dei quali trovasi ricoverato - com'è noto - Ben ito

Mussolini, abbiamo teleg rafato d' urgenza per chiedere not izie. Il telegramma del Secolo arriva in buon pu nto a dileguare le nostre ansie e i nostri timori.

Dello scampato ~ericolo sa ra nno certamente l ieti i numerosi a:nici, che in questi ,giorni ci han telefona to o sbn ,•enuti di persona per assumere in formaz ioni sul nostro Diret tore.

A Benito Mussolini r1nnoviamo i migliori auguri, e5primendogli tut ta b gioia 2ei nostri animi per lo scampato pericol o.

LO STATO DI MUSSOLINI *

22- 3 -19 17, ore 7, 30

Egr. Sig. Morgagni,

1'.fossolini sta molto meglio. Questa mattina la temperatura è 37,3. Ha dormito tranquilla mente tutta la notte.

) eri lo medicai per la prima volta do po rultima ope razion~ trovai che andiamo benon e!

Cord ia li saluti

• Da Il Popo lo d' Italia, N. 84, 25 rnar:co 19 17, IV.

Cap. PICCAGNONI

IL NOSTRO DIRETTORE, FERITO ALLA FRON TE, GIUNGE A MILANO *

Da alcuni giorni attendevamo l'annuncio del trasporto a Milano del nostro Direttore Benito Mussolin i, le cui condizion i, da notizie pe·

• Da Il Popolo d'Italia, N, 93, 3 aprile 1917, IV,

APPENDICE: OOCUMENTARIO 377

rioò cam entc inviateci dai sanitari che ne ebbero cura, dopo giorni dì vere ansie, di vere e terribili preoccupazioni si erano alcun poco mi• gliorate

Le ul time dolorosissime o perazioni per ottene re l'arresto del processo d'infezione verificatosi alla gamba d estra , avevano avnto buon esito, producendo un certo sollievo al nostro feri to.

Ii nosrrn Morgagni si C'ra appositamente recato in zona di guerra per faci l itare le pratiche per i l suo soll ecito t rasfer imento a Milano,

dott. Piccagnoni ed un milite di san ità accompagnassero Benito Mussolini durante il viaggio.

D omen ica mattina, dopo un 'ultima accuratissima visita, venne de-

del ferito una magnifica automobile per il trag itto è-a Ronchi ad U dine. Nell'auto-lettiga, assieme a l ferito , p resero posto il cap itant> Picca· g noni, M~rgagni ed il mil ite della Sanità Michele Paris1,

A Udine, Mussolini venne posto in un compartimento letto del direttissimo di Milano, dove giunse ieri mattina alle ore 7,15 con una trentina di minuti di rita rdo sull'orario normale.

Alla stazione erano a riceverlo pochi intimi, informati dell'arrivo all'ultima ora . C'erano pure il nostro redattore-capo Giuseppe De Falco, D ino Roberto, Dal Sillaro, Marce!Jo ViBanò e Silvestri, redattore del Corriere deJla Sera, ed altri.

Mussolini e ra disteso so pra un lettino; era calmo, sereno. li suo volto pallido, scarn o, ne-I quale brillano gli occhi che sembrano ingrand iti, ri\'elano le inaudite sofferenze dei giorni passati, Il nostro Direttore guardava commosso gli amici che si affollavano intorno al lettuccio nel breve spazio dello scompa rtimento.

biat~'!bb~~~~? ~i

al q uale D e Falco rivolge calde attestazioni di grati tudine per le cure affettuose di cui ha circondato il nostro Dire ttore. che deve esclusivamente a lui la salvezza.

reca 1 ~

! pronunciare una parot . Abbracc ia il nostro Direttore in silenzio, poi impartisce_gli ordini affinché il vagone che reca il ferito venga rimar• ch iato sopra un binario morto per effettuare il trasporto.

1 militi della Croce Verde, coadiuvati da alcuni soldati della Croce Rossa, si accingono a ~·iscendcre M ussolini dal treno.

Una barella è appoggiata al finestrino del vagone, mentre due soldati. con infinite cautele rimuovono il ferito dal lettuccio, avendo cura. di non produ rgli scosse che potrebbero rinno varg li gli spasimi delle piaghe,

I.a barella viene guindi portata a t erra, e due soldati la traseortano al posto di primo soccorso della Croce Rossa. Molti .Passeggen e parecchi ferrovieri assistono all 'operazione e salutano mpettosi, al passaggio della barella che reca il nostro valoroso bersag liere.

378 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
;e~i;e~!~b::l~~~~~;~01~1f.U1Wci~0sita:1~o:d~~!~s.~efI'~1 ;;:~~ r:;:e!~~ ~;~~e:J:n:Jlloils~~~~e~;~~J1i:a~~[~:1~~i~~~or;~rct:r i}' i~v~di:O
~}!Ùa1a
&~~en;~ss11tri:i~;ci,c11~:.p~~lroB~~fam~~ed! 1~~1;o!:f~~~
!r~~::~t~tedo~t~niri~;i~~
~~k~:~~
f~eg~!i~~io/~~~i~~~~[:;~toco:t1 ~: ~r;is;i c:;u~~~~t~s;~
0

Il maggiore P.rof. Segrè accoglie Mussolini a l posto di soccorso, dis ponen<fo per 11 suo sollecito trasporto all'ospedale territoriale della Croce Rossa di via Arena

Sul piazzale della stazione l'auto-lettiga della Croce Verde attende il ferito per trasportarlo all'ospedale. Prendono posto con lui_ alcuni redattori del nostro giornale, e l'automobile, procedendo con molta cautela,A~f.~iri§!1ev1[sfer:!~ t~f;:;uto dal ca p it ano dott. Ambrogio Binda, legato a ~ussolini da vincoli di fratern i!. arrf'icizìa. cam~r:!it~hc;eBr~~~~/~:S~1~afar.esso l'ospedale Io t rasportano nella

L' accuratissima medicazione praticatagli dal dott. Piccagnoni prima della partenza da Ronchi, rende superfl ua u na vi~ita immediata. D'altra parte i l ferito è SP.ossato dal lungo viaggio, q umdi d'accordo col oPiccagnoni d dott. Binda rimanda a questa mattina l'esame delle

Il colleg:t Arturo Rossato, degente presso lo stesso ospedale, si reca a salutare Mussolin i.

li nostro Direttore durante la g iornata ha ricevuto la visita di O t· tav io Dinale e di altri pochissimi intimi, int roèotti presso di lui per alcuni istanti. Le sue condizioni però non sono anco ra cosl decisamente favorevoli da permette~gli di intratteners i con visit atori, Il .medico curantt

mai sap remo con p recisione 1a quantità delle ferite che hanno straziato tutto il corpo e specialmente la gamba destra. la mano sinistra ha le d ita anchilo~ate, fd1e] han perdllto og ni funzionalità. Forse le

curecr~~:i:~:~1~~::

~~ovato unaterri bile angoscia, quando abbiamo visto Mussolini, Energico, sereno, sl, sem pre, perché in ci11ell'uomo la volont à sovrasta tutte le sofferenze fisich e; ma è·evc a.ver provato, deve prova re sofferenze inaudite.

Ma è vivo e guarirà. e l'unica assicurazione che poss iamo dare oggi agli am ici.

LE FERITE DI BENITO MUSSOLINI *

MOMENTI DI GRAVISSIME PREOCCUPAZIONI

(No stro colfoquio col Capitano dott, Piccagnoni )

I nostri lettori sono stati cotidianamente informati delle condi2ioni di sa lut~ del nostro Direttore, Benito Mussolini. In quelle n ostre notizie traspariva il più sereno ottimismo; pareva che le ferite, seppure numerose e dolorose, non avessero ca rattere sicuro di g ravità: sembrava

• Da Il Popol,:, d'[ fa/ia, N 94, 4 aprile 1917, JV,

APPENDICE.: DOCU ME.NTAlUO 379
a;:~ri~fo;; ntgl~~ss~~nfssrt~~~d!~f 0 : oft:r f~~:C~·. Mai,

che rutto si riducesse a semplici lacerazioni della pelle, che nessuna compl ica zione fosse inte rvenuta, che, in fine, il nostro bersag lie re se la fosse cavata con lo sparg imento di mo lto san gue, m a senza perico lo serio pe r la s ua vita.

e noi fummo presi nell' i.nsanno affettuoso degli amici e demmo notizie o ttimistiche , mentre Benito M ussolini era là, confinato in u n lett uccio. a ' p iedi del Carso, bruciante di feb b re, col corpo straziato ag onizzante !

letto . Conoscevamo un Mussolini e ne rg ico i.rregnieto da' movi menti b ru ~ch i, un Mussolin i che trasfonde\'a i n tutti noi - come per effetto

pallido, immob ile. Solo gli ()(Chi e rano ancora gli occhi che conoscev:uno, gran di brilla nt i come pe r f eb bre .

Fuori delle coperte sporgeva un braccio esile, un braccino di b imbo, agit ante u na pove ra mano impo.'-Sibili tata ad ogni movimento, t esa, sfornita persino de lla forza occorre nte a detergere jJ sudore del la fronte, con un fazzoletto.

Ah, quel l' uomo che avevamo dina nzi non eu il nost ro Mussolini

;:or% escdt~~lj~tà oy;;re!~a parola, in ogni suo gesto u na tensione

Lo sforzo ~ta evident e. Com p rendemmo che le famose lievi, o , qua nto meno, non pericolose ferite , delle quali cianciammo noi ed altri, èovevano essere ben altrimenti grav i, Interrogammo Mussolini .... con questa domanda piuttosto idi.ota :

- Ma son gravi le tue fer ite? Egli sorri se e rispose:

- Ho portato jndietro la peJJe e non ho mai sperato tanto.

- Dove sei ferito?

- Chi lo sa! In tutto il corpo.

- E dove avvenne l'i ncidente ?

-

- N ell e trincee di quota 144 , Gl'ignari per ignoranza o per malafed e so no pregati di rileggere j comun i(ati del Coman do Supremo per capire - così da lontanodove sia quota 144 !

Volemmo sa pe re di più e riusci mmo a blocca re, dopo sforzi inau~iti di buona volontà, il capitano p ro f. Piccag noni che, Direttore del. l'Ospcdaletto da Campo 46 ov'era r icoverato il nostro fer ito, fu per Mussolini un amico, un ftatel!o, unmedièo valentissimo che gli salvò la vita.

LE PRIME IMPRESSIONI

- Anzit utto, dOttore, permetta che la ringraziamo pe r le cure as-

; poi.... c'in fo rm i u n po' !

380 OPERA OMNIA Dl BENITO MU SSOUNI
0mt~fi::1b~~n~ 0 f!d ; a~~np~1t0:i:ree:ttta!~r~i
na~;ov1rtttonrr.i ~cll;
del ~~~tr:~f::~r~,es;~~~~~er~ii;i~i~~o~;ll~h~< ~~c!;~t: :: f:l~g:i~~~
:~o~~ffo:~~.0
~~nf;
(i~Jia:::no~e~~~'fl~e~l:tt!~:. ad~if
1adi~~b~~;~n;fi;~:,
tutt~bebcertefo~~~tod~i:::r7à:r:{ ~1"~:~i!,~ t ~f~~,j~J~:~~~l~~me sempre,
~:ee 5 ~n:~~r~~~ft!es 1~t:0~?ostro
D irettore

Questi benedetti scienziati sono m uti . B più difficile far p arlare lo ro che l'on Sonnino Tuttavia, a mezze parole, riuscimmo a ricavare qualche i nformazione.

- Mussoli ni - ci d isse il m edico - mi fu condotto a ll'ospeda le il 23 febbra io . Era stato f e rito a quota 144 dallo scoppio dl un can· noncino lancia -bombe.

- In una prima visita riscontra i ferite multiple alla fronte, al terzo su periore dell a faccia anteriore del braccio ~estro, al d orso dell a mano sinist ra, agli a rti. infe riori. Anzi le gambe apparvero subito le maggiormente colpite per la penetrazione Oi p iccole scheggie,

O PERAZION I DOLOROSE

- Estrassi subito le prime due scheggie d::tl!a coscia destra,

- Il 27 febb raio procedetti alla est razione d i una sch eggia piuttosto g rossa dal dorso della mano sinistra. Un'operazion e dolorosissima, che M ussolin i sopr.ortò con grande coraggio . Basti d ire che l:r. scheggia si era conficcata fra· due ossa cd occo, ~e un lavoro non indifferente per estiarla.

un'a-;raDd~11aal;:~ ii~l; e~\~1ces~~:~~~-

lini mantenne una temperatura non compiutamente regolare; ma neanche

-D ue giorni dopo la febbre raggiunse i gradi 40, l : il dolore alla gamba e ra è-ivcntato semplicemente atroce Ne restai impressionato e f'opera i ancora, riuscendo ad estra rre t re altre scheggie da!la coscia destra. Po i gl i estrassi ancora tred ici scheggie ap pli cando l'appare.::chio e lettro-vibratore. E rano scheggie d'u na g rossezza variante da un chicco

- Sulla coscia destra, e precisame nte alla faccia ante riore, s'era prodott~a

garza, come tutte fe altre numerose incisioni o pe rate quel giorno e p rima.

- D'allora sem brò che Mussolini miglìorassc.... ·

- M eno male !

tenervi il drenagg io del pus, che al t rimenti non defluiva; altro drenaggio di garza clovetti operare alla regione t ibale di destra.

- E fin irono.... le torture?

40,2 DI FEBBRE !

- Le risparmierò le operai ioni d i minore import anza. ll 20 ma rzo fu una g iornata terribile. La febbre era sa lita a 40 ,2. Pensi. Si era tut ti impressionati. Gl'infermieri ri tenevano che da u n momento all'altro potesse soprav venire una catast rofe E non avevano tutti i torti Lo stato del f erito e ra davvero graviss imo,

APPENDI CE: DOCUMENTARIO 38 1
d;~a1·~~r:o ~~~:o;,p:~acu~es~~ss~~
t:~~c:s:~;·l!at0 : 0:9,tred ~((~e:lto<lol ~~t f~~~ib:i11t~a!0b!i·d~~~a.sa •
~~11~5~a~~tau0d c~t~~odi! f~it:~·t:r~Jia \ ~g~~~gi!J1i11~~tesi~ii st:~.e erano
~:::ft~ziin~rr:: 1~;~1pra~;t~: adì j~~~i~~/r:ti!ti f~cl~:ffa~?f~~
a llafe,t!a della':s~\ag}~~~i; ~~t~;io~~~e;~sie~r~jrc:r:du:e:~:11;;:a%::~

miel ite.

- D ecisi di operarlo ancora, senz'altro. Misi allo scoperto i due punti di osteo-mielite - che erano uno al terzo superiore e l'altro al terzo inferiore della tibia - e su d i essi prncedetti alla osteotomia, un po' con la gubbia, un po' con la freise, g iungendo fino al canale midolla re,

- Scusi, dottore, che sign ifi ca tutto ciò?

- E semplicissimo ! Gli scalpellai l' osso fino al midollo !

- Accidenti!

- La febbre si ·mantenne tutta la notte a ltissima. Il ferito non chiuse occhio e soffrì atrocemente pe r il dolore nel punto operato.

- In somma, è stato conti nu amente st razi ato, inciso, scalpellato . E lo d icono.... imboscato!

- Li la sci di re. Da allora la temperatura si aggirò fra 37, , e 38,9.

anteriore, a partir e dall'estremità inferiore della t aga de lla iamba dest'a~~No~05f/~fl:ia~acÌ:~

tidiane. Certo, Mussolini h a sofferto molto ed ha corso un pericolo, diii q uale è stato un vero m iracolo se si è potuto salvare, - Merito suo, signor capitano.

- E suo Ché se M ussolini non avesse avuto il coraggio e la fo rza d'animo c he possiede, molto d ifficilmen te sì sarebbe potuto operare tante volte e cçm tanta fortuna. Pensi che si trattava è-i o perazioni sempre dolorosissime, massimequella della scalpellatnra dell'osso.

- Ed ora?

- Ora guarirà! Ce rto. Ma ha bisogno a ncora di molte cure e di molto tempo.

li dott. Piccagnooi pa rt iva e la conversazione dovette essere necessariamente affrettata \

In v er ità, in tutti i term ini medic i detti dal valentissimo professiof{~:·gfn~

compagn q d'armi agonizzava su un lettuccio di ospedale e .nessuno 2-i noi sapeva nulla, nessuno di noi pote\ra dargli , non foss'altro, ìl confotto d 'u na parola fraterna.

Ed abbiamo voluto pubblicare q uanto ci ha detto il san itario, Non g ià - si tranquil1i22ino i vilissimi botoli, che su tanta sofferenza han tentato di sbavazzare qualche in nocuo latrato! - non già per q uei boto l i; ma per noi, p er g li amici, pet· coloro ch e amano Mussulini e da lu i s'attendo no ancora nuove battaslic e nuove vittorie.

Il nost ro Direttore - a guarig ione compiuta - tornerà al suo g iornale, a.I quale, del t esto, è stato sempre presente, col consigl io, con

382 OPERA OMNIA Df BENIT O MUSS OLINI facc;;-
d~as~~/~i!~bn::~iatt:t~::;li i~~~imJi·
e!::r~~1t}11:r~t/d?
1'i ;:s/~t::is~rir~~a ~~;;:f~ni;tJ;~~~iril 2~~~;:o cd~1 dei'~lbf!I~
·~;;~:~f!~ie l 0 : l~~;~ r;~r!~~:~. i~~a~\cs:~:
d~t~~;aca~!lla b;:a1:0 ~f·!~r~"Dj~~::oi~.èjt:;tr~ i~:1::\ t
!~ifai~:ii<::\e'~\ :~~:,r~~~~!;~/t?,a:~~::,~o;~c;~frn; !0 a irc:/:~~

nostro il commento fiducioso d'un ferroviere mentre la barcll.a sccn deva 61 vagone: - Ha sano il capo? Ha. sano il braccio destro? E basta.

Sicuro : è tutto quello che occorre e che Benito Mussolini ha più sano e più gagliardo c he mai !

Son le armi che occorrono per la « sua >> antica trincea, non meno gloriosa di quella del Carso: il giornale!

IL NOSTRO DIRETTORE VISITATO DAL MINISTRO COMANDINI *

Ieri rnatt.ina il nostro Direttore fu visitato, nell'ospedale di 'via Arena, dal ministro on. Ubaldo Comandini.

Nella ,amerelta Benito M ussolin i era con sua mog!ie, 1a signora Rachele, che da quando il nostro fe rito è a Milano, è sempre a l SllO capezzale, vigile infermiera e tenero conforto. Il ministro E,!iunse accompagnato dal tenente Maschi e dall'a vv. Eucardio Momig liano . Salutò

felle generose tradizioni e non maculata dall'utifitarismo neutralistico.

L'on. Comand ini volle essere informato delle vicende che han con·

ebbe ocrasione di constatare l' elevatissimo morale di quelle fiere popo· lazioni.

li ministro s'è trattenuto a lungo cordialmente col nostro Direttore.

• Da li Popofp d'[lalia, N. 9G, 6 aprile 19 17, IV.

LA SALUTE DEL NOSTRO DIRETTORE•

Da varie parti amici, colleghi ed ammiratori ci chiedono notizie :sulla :salutr. d i Benito Mussolini.

A loro e nostro conforto possiamo informare che da qualche giorno la te mperatura si mantiene normale e che l e condizioni del ferito sono abbastanza soddisfacenti. Continua, però, il martirio delle medicazioni dolorosissime, che equivalgono ad altrettante operazioni chirurg iche.

Se le cose, come si spera, procederanno come in questi ultimi giorni, ogni ulteriore pericolo pottà fra poco di rsi decisamente fugato, consentendo cosi la lenta e laboriosa guarigione del Nostro Ferito.

• Da li Popolo d'llalia, N. 102, 13 aprile 1917, IV.

APPENDICE: DOCUMENTARIO JBl
f1r:1~rtr:f~f;trr\d~:\~~n~c ~fi f:~~~rf S!f1:;òo!~ defte~~t;
tG~~ ~I~~!;"! as1!~r~a~~tf~tud!t· sett0~1~:~ò :i;~;!0 !e1~ 0a:S~~~~.Pi~;

IL CONVEGNO NAZIONALE DEI SOCJALISTI RIFORMISTI

INIZIA I SUOI LAVORI

SALUTANDO BENITO MUSSOLINI*

(

+) UN SALUTO A BENITO MUS.SOLI N I

solini.

Il telegramma è cosi concepito :

li Conve,gr.o s.oc::iaJista rifor mista, a p rrndo i 5uoi lavori, s u proposta di L!oniJa Bi w>l~ti, acc::);1.ma il tuo nome, augurn nr.lo tu si;1 presto reso lllle batteglic pc::r la Patria e per l' umanita, auspiundo l:t stretta unione tra quwti socialisti seppero comprendere la profonda p ortata r ivoluzionaria J ella guerra. altualC', lhe dovrà liberare il mondo intero da minacce militariste e da tutte le superstiti autocrazie.

Il Presidente del Convegno

DERTESI

D opo poche parole dcll'on, Berenini di saluto e di augurio ai lavori del Congresso, si è chiusa 1a seduta in augurale, rimandandosi i lavori alle ore 15 di oggi.(+)

• Da Il Popolo d'Ittilia, N, lOS, 16 apri le 1917, IV.

L'ON. PANTANO VISITA BENITO MUSSOLINI*

L'altro ieri l'on. Edoardo Pantano si recò all'ospeble di via A[ena per visitarvi Benito Mussolini. IJ colloquio durò quafche tempo, cordia lissimo. L'on. Pantano volle essere informato circa le ferite riportate dal n ostro Direttore, al quale fece auguri_ calorosi di guarigione prossima .

11 nostro Direttore - mercé le sapienti ed affettuose cure del p rof. Ambrogio Binda - sta meglio, ma deve restare ancora a letto per parecchie altre settimane.

• Da li P~polo d'ltt:,lia, N. 135, 17 m.1.ggio 19 17, IV.

384 OPERA OMNIA DI B}:;NITO MUSSOLINI
sia ~~Jat;·~: !i~~/:~1t:0àf:~~~iie~u~f s~}i<lfrf:~i\
clhe1;.~::Mt:

L'ON . CANEPA VISITA BENITO MUSSOLINI•

L'on. Canepa, il guale - com'è noto - si trovava. a Milano per partecipare ad una riunione della Società Agraria di Lombardia, si recò ier i a visitare il nostro Direttore Benito Mussolini, degente all'Ospeda1e Territoriale di via Arena.

L'on. Canepa era accompagnato dal prof. Pio Sch inet~i, redattore del Sewlo, dall'avvocato Can~st ri e dal dottor Ambrogio Bmda. Egli s'in-

battaglie giornalistiche contro tutti i nemici esterni ed interni.

• Da Il PopQ/o d'ltirlitt, N. 150, l giugno 1917, IV.

APPENDICE : DOCUMENTARIO ,8l
~:a~~~ ~:i:~~~~:n;egt~0~u~~r?0Jfr:~1::t~r~.it~!n~u:A! ::c,r::ree ~:~:

INDICE DEI NOMI A

Ab~burgo, la dlnastia degli, 178, 208, 2S8.

AeluC'htha.l ,..\lois Ludwig Lexa, conte di, 136.

.AleS.'Ji Rino, 359.

Alcxinsky Gregorio, 2, 166, 164, 16:S, 166, 167, 187.

Angdini Giovanni, 368

Annibùe, 283

Antona Traversi Giannino. 360.

1lrb, ir1nz,it"11g, 48.

Artioli Pietro, 326, 327

Asinarì di Berneno, 66.

Asquith Herbert Henry, 21}, 246, 284.

11.v.tnJì!, 5, 5S, 56, 62, 77, 78, 84, 8S, 92, 93, 94, 9:S, 102, 109, 110, 111, 11S, 116, 127, BI, 132, 133, 4:S, 146, 148, 192, 217, 228, 299, ,02, 314, 3n , 311, 3I8, }I9, 320, 321, ,22, 324, 32:s, 326, 33-:;, r:sz.

Av11,11i,1 (L') d'Italia, 350, 351, 352.

Aricn, ro,iali1111, ;2:S, 326.

B

Banini Luigi, 3·H

Basserman Albert, 183.

Battisti Bittanti Ernesta, 348.

Battisti Cesare, 94, 193, 239, 2'7, H1 , 348, 349, 3SO.

Bebel FerdiMndo .Augusto, 13, H , 6S, 116, 183, 215

Bellooci Goffredo, 222.

Bentini Genun2io, I 26, 326, 3.H, 3}2

Bererù ni .Agostino, 384.

Bergr.mo Mario, 329, Bergerac, Cirano de, 20},

8 erner Tagerwachl, 172.

B ernhardi, Friedrich von, SB.

B ernstein Eduard, 12, 34, 48, 49, )0, 62, 181.

&,tesi Alfredo, 384.

Bertet JL-an, 179.

Berti Cesare Augusto, 291, 292, 308, 329,

Bertini Enrico, 115.

Berte la Antonio, 373.

BcthmaM·}jollweg, Teobaldo von, 2, 8, 9, 10, 26, 27, 28, <13, 48, 49, so. S2, 1n, 176, 177, 178, 18 1, 182, 183, 206, 207, 221, 248, 270.

Bianchi Michele, 30 3.

Bianchi Umberto, 338.

Bacchi Ida, 368.

Bacci Giovanni, 11', 116, 131, }21.

Badaloni. Nicola, 77 .

Bakunin Michele, 11, 183.

Ba.labanoff Angelica, 112, 287.

Baldini Nullo, H 7.

Balelli Giuseppe, don, ;48, B2lfour A.rthut James, 284,

Barbarich Eugenio, 378.

Batberis Francesco, 9 2, 103, 357.

Barni Giulio, 2n.

Bartoli Angiolino, 329.

Banilai Salvatore, 43, 4S, 99.

2s.. vm.

Billia Mi.chel angelo, 27,

Binda Ambrogio, 368, 379, 384, 385.

Birzevia Wj,domOJtì, 26 2,

Bisroatck, Ottone di, t 1, 13, S9, 60, 144, 182, 208, 250.

Bissi, 2S3.

Bissolati leoni.da, 109, 2H, 238, 316, n2, 362, 384.

Boni luigi, 368.

Bonomtlli Luigi, 36!1, &nomi Ivanoe, 316.

Bonse-rviri Nicola, ;29, Bonzini Mario, 329

Dorali Ugo, 329

Borellacci Bruno, ;29

BoroevicSvetozar, 286.

Boselli Paolo, 198, 280, 284, 2a,.

Bossi Maria Luigi, 109, 333, 3GB .

B ou nleron, 2 1)_

Brebbia GiRlda, 368,

Bresdani Italo, V, 329.

Bresmvale, il marchese, 75.

Breleuil louis Charlcs Au.guste, 74.

Brianza ( Lt), 299.

Broch G . S ., 378.

Broglie François MMie, 74.

Brusil off A lekscj AlckseeviC, 244, 286.

Bruzzone, il s ergente, 300.

B uffon Fede rico, 224.

Bull John, 79, 82, 9 1.

Biilow, lkrnard von, B , 22, 6'.i , 113, 186, 2LO, 229, 241,

B usct-ma Rosario, 16, 146, 148, 149, 199, 328, 3H.

Busìna Ig nazio, 329.

Carson Edward Henry, 80.

Casta gnoli Emidio, 298, 303, 304

Cavell Edith, 207.

Ca.vour, Camillo Benso di, 232.

Ch:unberlain Hous ton Stewart, 58.

Chiavolini Alessandro, 329.

Cia.rdi Livio, 329,

Ciccotti Ettore, 236.

Ciccotti Sconese Francesco, 100.

Ciucchi Profeta, 307.

Clemenceau Georgt', 15'.5.

Cocl!<ln lldt'brando, 329.

Colaianni NapoIcom\ 17, 138

Comandini Ul>aldo, 367, 383.

Comparetti G., 329.

Compè1e ,Morel, 215

Conco nt" Anuro, 329.

Condè, il principe, 74.

Connd von H Otiendorif, Fran2, 2 11.

Corridoni Enrichetta, 367

C.Orrido n.i Filippo, 204, 205, 226, 2H, 329, 333, 3~2, 367.

Corriere della Sera, )O, 344, 3 52, 368, 378.

Costantino, re di Grecia, J 58, 24-', 2 H.

Crilita So rùde, 220.

Cabrino vié NOOeljko, 69, 70.

Cachin M arce!, 21'.i .

Cadoma l uigi, 87, 88, 89, 18'.S, 209, 211 , 2 12, 228, 244, 283, 325, 334, 344, H 6, ) 77.

Caiani Lldo , 3 29.

Cailla w: Joseph, 105. Cain o, 182.

Calda Ludo.vico, 9'.S

C:lldara Emilio, 132, 228, 298, 299,

Calmettc Gaston, 1 05

Calvin i Egidio, 366, 369,

Canep a Giuseppe, 38:i

Canestri, l'avvocato, 38'.5,

Caotucci U};o, 329.

Capcto, la monarchia dci, 74, 76.

Capodivacca G io vanni, 368, Cappa Jnoocen:i:o, 236,

Cappagli Bruno, 329.

Ca.privi di Caprara di Montecuccòll, G corg Leo, 60.

Ca.rducci Giosue, 194, 202.

Carnegic Andrew, 187, Carrara Francesco, 319

Carnmio Cesare, 329.

Cug nolio Modesto, 217, 218.

D

Oalbiec, il deputato, 2,.

D al Sillaro, 378.

Danesi, il tfflente, 352

D 'Artig e du Fournet, Lou is, 245.

O avid, il deputato, 19 1, 193.

D c Ambris Alccstl", 3D, 329,

De Ambris Amilcare, 329

De Falco G iuscppt:" (La Ciurma, Le R éfrataire), 174, 198, 238, 248, 252, 271, 276, 293, 299, 30,, 30 6, }29, 3 39, 35 1, 3 54. 356, 3)8, 378, 383

D e Felice G iuffrida Giuseppe, 17, 18, 138,

DelcassE Théophile, 66, 6B.

D e lla Chiesa G iacomo (Ben~etto XV), 116,21 2,220, ns, 312, 31,.

D ella Seta A!Ct'ste, 93, 112.

D eraburg, 186.

Desmoulins Camilla, 75.

Desirée Jule"S, 94.

388 INDICE DEI NOMI
e

Di Bclsito Giacomo, 76, 329, •

Di Ctollalanu .Aroldo, 329.

Dinale Ottavio (/t an J,uqius), V, 294, 301, 308, 320, ;29, 379

D ini Datile, 368.

Diodeiiano Gaio Aurelio Va!C"rio, 217.

Di Staso Al'(angelo, 329.

Dreyfos Alfrcd, 105, l 14.

Dudan Absandro, 3.

Dwa nti l amberto, 233,

Gallieni, il .senatore, 21 6

Gamberini Aug usto, 204.

Garibaldi G iuseppe, t4, 322, 36 1.

Garinei Raffaele, 365, 373,

Gasperini, il sergffite, 373.

Gazz.et111 (i.A) del Po p olo , 129.

Gazietta (La) d dla Borsa, 135.

Gt:Jzzella (U,) ,f; Pa rma, 22'.i

G!!tard, il capitano, 12 2.

G eyer, il deputato, 207, 208.

Gihelli Mario, 329.

Giolitti Giovanni, 9 5, 103, 113, 232, 233, 28 2, 337

Ebcrt, il deputa to, 207, 208.

Echo (L') de Paris, 47. ·

Eli~a~ua, l'imperatrit:e, n7.

Engels Eduard, 12, 13, 14, 123, 12'1, 184, 208.

Envec pudà, 179.

Fabio Massimo Verr ucoso, Quinto, 122.

F alkenh.ayn, Erich von, 24}, 244.

Fasdolo Benedetto, 329.

Fasulo Silva no, 329.

F errui G. C., 368.

F erravilla Edoardo, 148.

Ferr«o di Ctmbiano, 3 45.

F crrero, il colonndlo, 146, 148, 330.

F erri Cesare, 329

:Ferri I:!nrico, 306, 335.

F e rrua:i Ft3ncesco, 88,

Feudrich, 13.

Figner Vera, 164 .

F ilippi Silvio, 309.

Fischer, il deputalo, 12.

Forlanini Giuseppe, 1 17.

Fronc~o Giuseppe, 55, 56, 64, 9,, 183, 239, 256, 257, 258, 299.

Frank: Ludwig, 49.

Fratti Antonio, 169.

G

G alassi A urelio, 329, 368

GaJimberti Da.rio, 329

Giorn11fe ( ll) dd Martin(}, 226, 341, 361 , 363.

Giornale (Il) d'Italia, 138.

Giraud L., 339.

Giuliani Alessand ro, 329, 369.

Giulietta Giuseppe, 329.

Giuuizia ( LA), 19 2, 326, 327,

Gootaut.Biron, Elie de, 59.

Gorcrnykin Ivan Loginovié, 136, 11 1.

Gr,;;danint , 164.

Grandi Dino, V.

Graz.iadei. Antonio, 12 , 11 0.

Greulich Ermanno, 187, 206, 331.

G rey Rdward, 93

Gmtitani Camillo, 368.

Guaitani Erminia, 368.

Guerra Sodale, 43, 44, 128.

Guesde J uks, 52, 53, 90, 11 2, 215.

Guglielmo I d'Hohenzollern, 5~

Guglielmo Il d 'Hohenzol!em, ) , 13, 3}. 35, 36, 39, 47, 48, 49, 50, 53, S4, 60, 6 1, 63 , 64. 66, 67, 70, 84, 88, 93 , 95, 104, 105, 112, 123, 134, H6, 143, 1}3 , 158, 181, 184, 190, 194, 207, 209, 240, 246, 258, 28 1, 286.

Guidi Alfeo, 329.

Guillaum"' James, 184.

Gunaris Demetrio,·168, 169, 246, H

Haase, i l deputato, 11, 12, 34, 48, ~o. 5 1, 62, 63, 181.

H am burg er Erbu, 116, 131.

H aynau Juliu.s Jakob, 257.

H eine, il d eputato, , , 6, 7.

H elffericb Kad, 211.

lNDICB DEI NOMI 389
E
F

Hffle Jles, 74..

H erv~ Gust:wo, 4 3, 44, 63, 90, 9 3, 113, 128, 214, 323,

Hi1debranJ., 13.

Hindenburg Pau l 1udwig, von, 35, 16 1, 17 5, 184, 185, 186, 212, 241, 286, 325

H ohenzollern, la dinastia degli, 6, 20, H , 76, 84, 101, 167, 178, 207, 2 B , 277.

H ugo Victor, 14.

H um anitJ (L'), 116, 133, 317, 319

Lafayctte, 74.

Lan:c.i llo Agostioo, 329

Laskine .Edmondo, 11, 12,

Launay, Louis de, 76.

Lavo ro (li), 325.

Lazza.ti Costantino, 92, 103, 112, 11 5, 212,254,312.

ù-gim, 12, H

Lenin (a.I sern!o Nikola j Vlad ìmi r IlliC Uljmov), 277, 278, 286, 287.

lerda Giovanni, 384, Libero Tancredi (vedi R occa ).Ussimo).

lde11 ( L' ) lAtin,z, 76 l svolskij Al en ndr Pavlovil, 136 / Jttlia ( L') , 9 7.

Italia ( L') N o11ra, 219.

Liebknccht Karl, 11, 181, 18 3, 208, 2 15, lins ingen Alexander , von, 18 5

U oyd G eorge, 28 2, 284

loyola, Ignazio d e, l •U. lombardini Sil,..io, 305

Longon.i Attilio, 329, lorand, il deputato, 94.

Lorenzo J e' Medici, 292

Lori Luigi, 233,

Jarach Ermanno, 368, J aronsky, il deputato, 141.

Jaw ès Jean, 2, 51, 52, 65, 103, 104, 105, 11 2, lB, 118, 119, 120, 121, 122, 123 , 124, 125, 126, 127, 133, 208, 231, 326.

] o ffre Cesar Joseph Jacques, 24, 122, 2 12.

J o hnart Charles, 28 1. Jouhaux l eone, :Il.

Junker, il deputato, 183.

Luccheni Luigi, 25-7.

Luigi XVI, 74 M

M acaggi Giuseppe, 27.

Mackensen, Aug ust voo, 35, 39, 88, 107, 150, 161, 175, 185. 243, 244

Maestri Amerigo, 332

Maino Luigi, 117, 319.

Mameli Goffredo, 322

Manrhnter G1n rdian, 81.

Manfredi Giampaolo, 368 .

Mantica P aolo, 329.

M aomett o V , 64, 95, 183.

KKaiser (vedi Guglielmo d'Hohen20J. lem).

Kant l:mmanuel, 278.

Kautsky Karl, 34, 48, 50, 62, 63, 84, 181.

Kitchener Horatio Herbert, 244.

K Ju.k .Alexander, von, 84.

K olb, il deputato, 62.

K/Jff1Jj)Ond~1u.b/11Jt, 62,

Krupp, le officine, 24.

Kijgd man n, 14

Kuropatkin, Aleksej Nicolaevié, 137.

Marabini Camillo; 293.

Marangoni Guido, 302,

Marchdti Mario, 329

Marinelli Giovanni, 33~.

Marini Pietro, 346, 347.

Marx Karl, 6, 11, 12, 13, 14, 85, 123, 1 24, 181, 182, 183, 184, 185, 208, 29 9.

M aschi, il tenente, 383.

~ b sotti Tullio, ;29, M:mimiliano d'Absburgo, 2 57.

Mastri Paolo, 301,

390 INDICE DEI NOMI
L

Mlltlino (il), 224, 22S, 227, 33S, 336.

Muzini Giuseppe, 26S, 267.

Maniotti Matteo, 138, 139.

Mcche;i Eno, 329.

Mconi, 309.

Mercanti Giuseppe, 204.

Mcschi Alberto, 109.

MrssaggeTo (Il), 43, 4S, 138, 346

Mcthtchmky, il principe, 164,

Metternich Clemente, 2'7.

.Meyntowicz, 141.

Michels Roberto, 12.

Mìlju koff Pavel Nilc:olal!Vii:, 277,

Mirabeau H. G. Victor, n.

Miserocchi Amleto, 370, 3n.

Miuiroli Mario, 220, 222.

Moltke, Carlo Bernardo de, 184

Momigliano Eucardio, 383.

M on ta ni Pietro, 368.

Monticelli Vezio, H9.

M orello Vincenzo, V.

Morgagoi Manlio, 329, 363, 36!i, 377, 378.

Morg:ao, 186.

Morgari Oddi no, 362.

Most.ari A lberto, 368.

Musacchio, il medico, 334

Musatti Elia , 9~.

Mussolini .Arnald o, V.

Mussolini Guidi Rachel e, 198, }10, 383.

Oberdan Guglielmo, 2S7, 312.

Ogani.wsky, l6S, Orlando Vittorio Em1muele, 241, 25:5, 281, 282, 285.

Orsini Felice, 308.

Osterley, 60.

Pali Co.1.imo, 329.

Pandolfini Cao.:io, 204

Pantano Edoardo, 384.

Panun.:io Sergio, 94, 343.

Paoloni Francesco, 198, 232, 23;.

Papini Giovanni, 329.

Parmti Marino, V.

Parisi Michck, 378.

Panei Vomand, 34.

PasiC N ikola, 169.

PCguy Oiarlcs, 104

Pensie,o (I/) Rom11 gnolo, 30S, H2 .

Pernerstorfet, S5, 56.

Pmeveran?a (La), 162.

Persh ing J ohn Joseph, 287.

Petrella Giacobbe, 295.

Piccagnoni Glspare, 366, 371, 372, 373,

Pichon Stephen Jean Marie, ISS. 374, 375, 376, 377, 378, 379, 380, 382

Picquart G~rges, 66.

Pint.i Clemente, 368 .

Pirazzoli Antonio, 329 .

Naldi Filippo (Pippetto), 31', 3 16, 31 7, 318, 319, 320, 32 1, 322, 325.

Nanni Torquato, 198, 226, 298, 303.

Napoleone Bonaparte, 121, 13 5

Nathan, 187.

Necker Jacques, 7:5.

Nenni Pietro, 329.

N 111111 ZUrrhe, Ztilung, 17I.

Nkola Il, 136.

Nicolajo!Wic, 189.

Nit1:i:scho! Federico, 176.

Northd i6e Alfred Cha.rles Willìam

H armsworth, 284.

Notaci Guidi della Rovere, 367.

N11ot1d ( La) Tm-a, 327.

N11ovo (li) Giomp/e, 309.

Plckanoff Georgij Valentinovit, 164

Podrecca Guido, 363.

PoSBiO Oreste, 117.

Poincaré Raymond, 98.

Poledrelli Mlt!ÌO, 329.

Polignac, la duchessa di, 74 .

Po lverelli Gaetano (Nm), 301.

Pontremoli, 315

Popolo (Il), 239, 348.

Popolo (li) d'lllJUa, 2, 4, 7, 10, 15, 19, 22, 23, 25, 29, 32, 36, 39, 42, 46, 49 , SA, S7, 61, 64, 68, 70, 73, 76, 78, 82, 83, 86, 89, 9 1, 96, 97, 99, 102, 105, 108, 109, 110, 111 , 114, 117, 127, 130, 133, 137, 140, 144, t47, 149, 1s 1, 1s.1. 1 51, 160, 162.

INDICE DEI NO.Ml 391
N
o
p

327 .

PrCTzolini Giu5CJ)p{', 329.

Princip Gayrilo, 69, 70.

Proudhon Pierre Joseph, B, 125.

QQ1111àt rni Me,11i/i SotialiJti, 5, 6, t;, 34, 65.

Quardc , il d eputato, 4 8

Qu~ml Ludwig, 12, !3.

Rabaioli-Apostoli , 329,

R abolini V incenzo (Nino), 204.

Radetzk y d e Radetz Giuseppe, 2n

Radowiti Jose-ph Maria, von, 59.

R aimondo Ora.do, 346.

Ratti Celestino, 131, 319,

Razza Luigi, 329, 346.

Reali O m t e, 306, 334.

R eggiori G . B., 329.

Renaudel Paul, 215, 287.

Rennenkampf PaveJ K adoviC, 70,

R~J/() (li) d el C.irlùtfJ, 319.

R,v11, d, Pologn,, 143.

ltibot, 281 , 283, 287 .

Risi, 367, 374,

Rivt. Arturo, 346, 347.

Roberto Dino, 204, 302, 329, 378.

Rocca M assim o (A.havilfa, LJbrrfJ Tan• ,redi, Mario Guidi), 102, 315, 3 16 .

Rocca G ino, 329.

Rodolfo d 'Ab~burgo, 2H.

Rodriguez de Sagradoz, 33.

Rodzianco, 136.

Rogier, il genuale, 344

Rolland Romai n, 273.

R.omagua (La) S0cialiJ111, 336,337, Hl .

Romani, 199.

Rooconi G. B., 368.

Rosen, l'ambasciatore, 164.

Rosuto Arturo ( Arro!), 202, 20<I, 2 24, 2n, 294, 307, H 9, 336, 348, 379,

Rossi Cesare, 329.

Rossi Pietro, V, 310.

Ro,mkya ViedomosJi, 166

Russe!, 59.

Russomanno U., 329.

Salandra Antonio, 8, 9, 18, 26, 27, 44 , 45, 90, 183, 198, 210, 234, 235, :?36, 237, 276, 282, 284, 265. 344. 345

Samo11 prava, 3R.

Santarosa Santorre, 169,

Sarfatti Cesare, 367.

S:.irfatti Margherita, !,67

Sarrai l Mau ricc, 244, 245 .

Sauro l\'azario, 310.

Savoia, la dinastia dei, 222.

Sa.zono lf Sergej D mitrieviè, 136, 189, 216

Scarfoglio Edoardo, 33 5, 336, 337, 338.

Sceusa Francesco, 30.

Scheidemann, 12.

&henk, il barone, 159, 168, 186, 187, 24 5.

Schimmelp(eng, 187.

Schinetti Pio, 346, 347, 385.

Sch ippd Max, 12, 13.

Schlie:lfen, é6

Schnaebele, il i::ommismio, 60, 68 .

Scip ione l'africano, l 22.

Scipfoni Luig i, 365, 366, 369.

392 INDICE f')El NOMI 167, 170, 173, 174, 177, 180, 183, 185, 188, 191, 192, 194, 195, 196, 198, 199, 20 1, 204, 205, 209, 213, 21 6, 219, 223, 225, 226, 237, 238, 23 9, 242, 247, 247, 248, 255, 259, 264, 272, 275, 276, 282, 285, 288, 291, 293, 294, 295, 296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 303, 304, 306, 307, 308, 309, 310, 311, 312, 325, 326, 327, 328,329, 331, 3H, 334 , 335, 336, 337, 337, 340, 343, :H4, 346, H7, 348, 350, 3H, ;n, 354, 3 }7, 359, 363, 364, 3h5, 370, 371 , 37}, 374, 375, 376, 377, 379, 38 3, 384, 385 . Popolo {Il) d'Italia (pseudonimo di Denito Mussolini), 255, 2'9, 264, 269.
(Il )
Sic11,1,
opQ/o
Popolo
di
309, 3H. P
(Il) R omrino, 94. Porro Ca.rio, 98. Prampoli r.i Carni Uo,
R
s

s~,olò (11), 129, 325, 359, 365, 37 1 376, F7, 38) .

Segrè, il maggiore, 319,

Sembat Georges, 112.

Seno M atilde, 33!i, 336.

SeFbie, 261.

Serrani Gaehno, 301, 302, 329.

Serrati Giacinto Menotti (Pagnacca), 2, 83, 102, 109, 11), 111, 131, 132, 14) , 146, 147, 148, 149, 298, 31).

Seuthner. 13.

S il vestri Carlo, 378.

Sylva Viviani (al s ecolo il colonnello M artini), 14).

Sonnino Sidney, 3, 270, 271, 281, 381.

Sorel G eorges, 222.

Speri Ti10, 257.

Speziali Emili o, 329.

Spingardi Paolo, 198, 314, 34), 3'16, 347.

SJamJ,a (La), 129

Steed H enry Wick:ham, 80, 81, 82, 307.

Strada, 199.

Stukk:r, 185.

Stiirgkh, Kart von, 258.

Sudekum Albert, 47, 49, 93, 112, 183, 187, 331.

Supi lo Francesco, 307.

Swcikhard, 186.

T

Tr~ a, 2!i4.

Tseretelli, 287.

Turati Filippo, 95, 285, 313, 349

Uccem, il giornalista, 368.

Undfrtsimo (pseudonimo di Btnito Mussolini), V, 209, 216, 219, 223, V

V ai ll ant Edoardo, 52, 19 3.

Vajana A lfonso, 368.

Vafar, 1S7

Va\sttehi , l'ingegnere, 368.

Vandervelde Emilio, 2, !i4, 92, 94, 95, %.

V elia A rturo, 92, 112.

V elia Riccardo, no, 371, 373, 375, 376.

Venezian Felice, 310.

V enizclos Eleuterio Ciriaco, 179, 187, 245, 246

Vidali Giuseppe, 309, 310.

V ig mò Mamllo, 378.

Vig liani 1'10!0 Onorato, 284.

Vittoria, la regina, ,9.

Vittorio Emanuele lii, 37 1, 372, 37},

Viviani René, 284.

Tacchi, 100, 204

Tardìeu A., 284.

Tazzoli Enrico Napoleone, 2 57

Temerari Giri.o, 327.

T empo (Il ), 133.

T em pi (U) , 24, 246. 24 8.

'J'entori. il ma,c:g iore, 300

Te'lenè Alfredo, 329.

Thoma., Alberto, 24, 112, 216.

Times, 189, 284.

T ioli Licurgo, 117.

Tittoni Tommaso, 44, 4),

Tolstoj Leone, 286.

T ommaseo Nicolb, 265, 267

Tomaghi Dionigi, 346, }47,

Treitschke, Enrico de, 58.

T rcves. Claudio, 133, 220, 221, 229.

Trepoff D F., 271,

Volonteri, il ten ente, 300.

V ()fWdntr, 6, 7, 48, ,o. )I, 84, 102, Bl, 254.

Wibon Woodrow, 69, 246, 273, 274, 27),

Witte, 164.

ZaPPi Fernando, 368.

Zerboglio Ado lfo, 311.

Zibordi Giovanni, 2, 192, 193, 194, 299, 326, 327, 33 2, 357.

Zirardini Gaetano, }06

INDICE DEI NOMI 393
u
w
z

INDICE

Àvverlenze , .

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE (25 maggio 19 1) - 2 settembre 1915)

Nola

L'altra sponda (26 maggio 191)) .

Il « peric<,lo inaudito» (29 maggio 1915)

« Su le mani!» (2 giugno 1915)

« Kamarad! » (10 giugno 1915)

« Personalia » ( 11 siugno 1915) .

Mete e limiti (13 giugno 1915).

I Balcanici ( 15 giugno 19 15) .

Lavorare e combattere. Il problema delle munizioni (17 gno 191))

Batti, ma ascolta! (19 g iugno 19 15) .

Il sangue è $angue! (20 giugno 19 15) .

La pace del Kaiser, no! (23 giugno 1915) .

Leopoli (24 giugno 191 ) )

La guerra. comincia ora.... (2) s;i ugno 1915)

Disoorsi (27 giugno 19D)

L!l coda di pagl ia (28 giugno 1915).

L'ultima. perfidia della social-democrazia ! ( 29 giugno 191S)

Guerra di popolo ( 4 luglio 1915)

Chì l'ha voluto! (' luglio 1915) . .

La «reazione» all' opera (8 luglio 1915) .

La provocazione tedesca (9 luglio 191')

In tempo opportuno (10 luglio 191 )). .

Popolo e borghesia ( 12 luglio 191))

La caduta ddJa Bastiglia (14 lug lio 1915)

Le miseriole del «Kri-Kri » (14 luglio 19U) .

p,g. 8 Il 16 17 20 giu23 26 30 33 37 40 4'1 47 )O )) )8 62 6) 69 7l 74 77
396 INDICB .... J ohn Bull (16 luglio 191)) . 79 A « Pagnacca » e compnri (16 luglio 1915) . 83 «Usque ad finem » (17 luglìo 19 15). 84 Por i « giorni grigi» (18 lu,glio 1915) 87 Gli herveisti del Galles (19 luglio 1915) . 90 Lettera aperta a Vandervelde (20 luglio 191S) 92 Per h.itte le t.<Venienze (23 luglio 1915) 97 Italia e Turchia (25 lugl io 19D) . 100 Miserie soli-te (26 luglio 19D) 102 Se fosse vivo (27 luglio 19D). , 103 lo sforzo russo (28 lugl io 19 15) . 106 Franchi e marchi (28 luglio 1915) 109 La simpatia degli sciacalli (30 luglio 1915) , 112 Punto per punto.... (30 luglio 19 1S). 11 5 « l 'armée nouvelle» (31 luglio 1915) . 118 H «morale» (1 agosto 19 15). 128 N eutralità e.... q uattrini (1 a.s06to 191S). 131 Viva la Russia ! (2 agosto 1915) . . 134 Se è possibile, è necessario! (3 agosto 19 15) HB ll Belgio d'Oriente (4 agosto 1915) 141 Il « Vorwaerts » sbugiardato. Pagnacca servito (4 agosto 19 15) 145 AJla gogna ! (5 agosto 1915) 148 Voci di popoli (6 agosto 1915) 150 Massimo sforzo (8 agosto 1915) . 1.52 G iappone (9° agosto 19D) . 155 « Jmbroglio » (11 agosto 191 ~) . 158 Quadruplice e Balcani ( 14 agosto 1915) 161 « La Russia e la guerra» (1~ agosto 1915) 163 Grecia e Greci (1 6 agosto 1915) . . . 168 Sv izzera e Quad-ruplice (17 agmto 19 15) 171 Per un' iniziativa (19 a.gosto 1915) . 174 I« nuovi colpi» (21 agosto 1915) . 17' Guerra al turco! (22 agos.t:o 19 15) 178 La maschera è caduta! (26 agosto 1915) . 181 Marx e .... l-lindenb-urg (28 agosto 1915) 184 « L'esercito occulto» (29 agosto 1915) . 186 Le vicende russe (31 agosto 1915) 189 11 tacco sul verme (2 settombre 1915) 192 Altre battaglie (2 ,ettenx,,e 1915) , 19)
INDICE o.-.LLA P ARTEN'LA PER IL F)WNTE ALLA CR IS I DEL MIN ISTERO BOSELLI (3 settanbre 1915 · 17 giugno 19 17) 397 p ag N old 198 Per non di sarmare! (14 settembre 19D) 199 Prefazione a «Pennacchi rossi » (18 ottobre 19 15) 202 Privilegio di gloria (9 novemb re 19D) . 204 No, << Kamarad »! (24 dicembre 19 1~) . 206 Profilassi interna (27 dicembre 1915) 210 Fine d'anno (31 dii:cmbrc 19 15) 2 14 Diodeiiano e Cugnolio (4 gen na.io 1916) 217 « La navicella di Piero>> (8 8ennaio 191 6) . 220 Per finirla (8 gennaio 1916) . 224 Un colloquio di guerra. (14-15 genna io 19 16) . 226 Prefazione a « I nostri "boches" » (16 marzo 1916) 232 Dal vecchio al nuovo ministero. Una lettera di Bc:nito Mussolini (19 giugno 1916) 23,j La risposta di Leonida Dissalati alla lettera del nostro Direttore (5 lug lio 1916) 238 Per Cesare Battisti. « Date cannoni per degnamente onorare il martire» (28 luglio 1916) 239 « Jusqu'au bout! » (3 settembre 1916) 240 Fronte unico n ei fini o anche ne i m ezzi. Una lette,ra di B. Mussolini (2 novembre 1916) . . 243 le condizioni per la pace (novembre 19 16) 248 Il monito di un assasiin.io ( 22 novembre 19 16) 253 S. M. Ja forca (2 3 novembre 1916) 256 Italia, Serbia e Dalmazia (25 novembre 19 16) . 260 11 terreno deH'intesa italo-serba (26 novembre 1916) 265 Pace tedesca, mai! Nelle trincee non si vuole Ja ,pace tedesca. Una lettera di. Benito Mussolini (27 dicembre 1916) 270 Il p avimento dell'inferno·(25 gennaio 1917) , 273 Circa la politica di guerra e su l'agitazione degl'interventisti milanesi. Una lettera di Benito Mussolini ( 10 maggio 1917) 276 Cartelle cliniche (24 maggio 19 17) . 277 Acta, non verba (15 giugno 1917). 280 Fonc vecchie e nuove ( 16 giugno 1917) . 283 « Spirito di decisione» (17 giugno 19 17) . 286
398 INOKB APPENDICE pag. Lettera a Cesare Berti (giugno 191') 29 1 ad un gruppo di volontari del 6So fanteria (2 luglio 19 15). 29 1 ~> a Cesare Berti (22-24 agosto 19D) 292 Cartolina a Camillo Marabini (1 se-ttembre 1915) , . 293 Lettera ad un redattore de « Il PopoJo d'Italia» (24 settemhre 1915) 293 Lettera a Giuseppe De F ako (23 settembre 1915) 293 Cartol ina ad Ottavio Dinale (11 ottobre 1915) 294 Lettera ad Arturo Ros.sato (17 ottobre 19 15) 294 ai redattori de « Il Popolo d'Ital ia » (2' ottobre 19 15) . 295 » » » » » » (29 ottobre 191 5), 297 » a Torqu ato Nanni ( 8 gennaio 1916) 298 ai red attori de« 11 Popolo d' lta.lia » ( 20 fobbra io 191 6) 298 a Giuseppe De Falco (febbraio 19 16) . 299 » ad Ottavio Dinale (12 marzo 19 16) . 301 Cartol ina a Paolo Mastri ( 13 aprile 191 6) 30 1 l ettera ai redattori de « U Popolo d'Italia» (20 arprile 1916) 301 » a Dino Roberto (22 aprile 19 16) . 302 a Michele Bianchi ( ma,g,gio 19 16) . 303 » a Torquato Nanni (5 giugno 19 16) 303 » ai redattori de« H Popolo d ' Italia» (16 g iugno 1916) 303 » a J...er.nida Bisoohti (20 g iugno 1916) . 304 CartoJina a Silvio lombardini (1 luglio 19 16) . 30} Lettera a Giuseppe De Falco (18 lugl io 1916) 30S » ad Arturo Rosslto (6 agosto 191 6) 307 » ai redattori d e « Il Popolo d'Italia » (8 a:gosto 191 6) , 308 Cartol ina ad Ottavio Dinale (2 sdtembre 19 16) 308 _Let tera a Cesare Berti {29 settembre 19 16) . 308 a Su1/io Filj.ppi (27 dicembre 1916) . . 309 » ai redattori de« Il Popolo d ' Ita:lia » (21 dicembre 1916) . 309 Cartolina a Pietro Rossi {23 gennaio 191 7) 310 Lettera a Rachele Mus.solini (24 febbraio 1917) . . 310 . Telegramma alla presidenza del congresso socialista riformista ( 16 aprile 1917) 311 Lettera ad Adolfo Zerboglio (16 giugno 1917) . 311 llENCO I>EL MAT!lllALE GIOl'.NALJSTICO A1TR18U1BJLB A 8EN!TO MUSS OLINI 3 12
INDICE OOCUMBNTAJ.10: 399 p,g, T,oppo poco (13· luglio 19ll) . 314 Battuta d'asp<tto (ll luglio 191)), 3l4 A Benito (17 luglio 19 1) ) . 315 Memorandum. Musso lini .... libico (25 lugli o 19D) . 3 15 Franchi e marchi (27 luglio 1915). 316 Al «Fondatore~ (29 luglio 1915) 317 Bott a e risposta (31 luglio 190) . 318 «E se non partissi anch'io» (1 agosto 1915) 320 Baro (2 agosto 1915) . 321 Finalmente (3 agosto 1915) . 32 2 Dopo le parole gli atti (4 agosto 1915) 322 Col demente (5 agosto 19 I 5) 324 Pec un subdolo e p erfido suggerimento ( I settembre 190) 325 La chi amata dell' '84 ( 1 settembce l 9l 5) 327 La partenza dei becsaglicti ci<hiamat i. Mussolini f.ra i partenti {3 settembce 191 ) ) . 328 Agli amicì (3 settembre 1915) . 328 La nostra parte<i·pazione alla gue.tra (1 2 settembre 19 15) 328 Ben ito Mussolini (6 ottobre 1915) . . . 329 Canaglie! (t 9 ottob,e 191 5) , • . , · , 329 Una lettera di Buscerr.a a proposito di cer{e calunnie ( 21 ottobce 1915) 331 A buon intenditor (4 novcmb.te 1915) . 33 1 Il nostro Direttore ammalato (11 d icembre 191.5) 333 L'adunanza dei fascisti per la guerra alla G ermania e per un 'azione antitcdesc.a. Un telegramma a Beni to Mussol ini ( 12 dicem· b,e 1915) ,3l Una visita al nost·ro Direttore (13 dicembre 19 15) H4 Benito Mussoiìni abbandona il fronte e torn a al « Popolo d'lta..!ia » ( 28-29 dicembce 1915) . 335 La favola (30 dicembre 191 ) ) . 335 Motivi e note. Lui!... ( 1 gennaio 19 16) 336 Motivi e note. Mussolini ritorn a b..>['ghese (8 gennaio 191 6). 337 I << cafoni» di Romagna (10 genna.io 1916). 337 In buon punto (10 gennaio 1916) • 339 li.I nos~ro bersagliere (17 gennaio 1916) . 339 la parteru:a del nost,ro D irettore per la fronte (17 gennaio 1917). 340 « Vivaio di birri e di spie ! » (22 gennaio 19 16) . . . 341 Mussolini parte per la f,ront~. Una dimostrazione di simpatia ( 26 gennaio 1916) . . . . • • 343
400 lNDICE ..,. Benito Mussol ini promosso ca.poraie in trincea (7 marzo 1916) 343 La tcmc,raria aspirazione d 'un generale giolittiano. Si vuol « sabotare» il corpo d 'armata di Tori no ? (10 ma rzo 19 16) . . 344 Il verbaJe deUa vertenza fra il gen. Spinga.idi e Benito Mussolini ( 14 marzo 1916) . 346 Ricò (22 marzo 1916) . 347 Apotoosi (23 l uglio 1916) 348 L'ennesim a canagliata dei preti (22 novrunbre 1916) 350 Dov'è il capo.ral Fracassa (16 dicembre 19 16) ,:;,i Benito Musso.lini ferito sul Carso. l ' attesa angosciosa. primi vaghi particolari. La notiz ia (26 fobbraio 1917) 352 Il Duce ( 26 febbra io 1917) , 3l4 Ed o ra ra.gioniamo (27 febb:~. io 1917) 357 Auguri e testimonianze d'affetto (27 f ebbraio 1917) 359 Una visita a Benito Mussolini. Le ottime condizioni mo rali del feri to (28 f ebbraio 1917) 359 Con M ussol ini sull'Isonzo (28 f ebbraio 1917) . . 36 1 l e ultime notiz ie di Mussolini ( 1 m a rzo 19 17) 363 G li italiani peJ «Popolo» (3 ma rzo 19 17) 364 Al capezzale di Benito Mussolini (Da un nostro red attore soldato alla fron te) (5 marzo 19 17) . 364 Le condizioni di Mussolini si mantengono buone (6 marzo 19 17). 370 Lo stato d i salute di Ben ito Mussolini (7 marzo 1917) 370 Le u lt ime notizie della salute di Ben ito Mussolini ( 8 mano 1917). 371 li re vi sita l' ospedale dove è r icoverato Beni to Mussolini (8 marzo 19 16) . 37l Jl migl ioramento di Benito Mussoli ni si accentu a (9 mano 19 17). 373 Benito Mussolini migliora (10 marzo 1917) . . 374 Lo stato di Benito M ussol ini non desta alcuna preoccupazione (li marzo 19 17) . . , 375 Lo stato d ì Ben ito Mussolini (12 marzo 19 17) 37.5 Lo stato di Benito Mussolini ( 13 ma!LQ 19 17) 376 Lo stato d_i Benito Mussol ini (16 marzo 1917) 376 L' ospedale che ricove ra Musso1ini colpKo da granata austri aca (22 mano 1917) . , . . , , . , , . 376 Lo stato di Mussohni (25 marzo 19 17) 377 Il nostro Direttore ferito alla fronte giunge a Milano (3 aprile 1917). . . 377 Le ferite di Be nito Mussolini. Momenti di g raviss ime preoccupazioni (Nostro colloquio col capitano medito dott. Piccagnoni) (4 a.prile 19 17) . . . • . . . . . . . • . . . 379
INDICE 401 piig , Il nostro Direttore visitato dal ministro Comaodin i (6 aprrle 19 17). 383 La salute del no stro Direttore (1 3 aprile 19 17) . 383 Il convegno nazionale dei socialisti riformisti inizia i suoi lavori salutando Benito Mussolini (16 aprile 1917) . 384 L'on. Pantano visita Bonito Mussolini (1 7 magg io 1917) 384 L'on. Canepa visita Benito Mussolini ( 1 giugno 1917) 385 I NDICE DEI NO.Ml 387

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IL CONVEGNO NAZIONALE DEI SOCJALISTI RIFORMISTI

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LE ULTIME NOTIZ IE D ELLA SA LUTE DI BENITO MUSSOLINI *

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pages 385-397

LE CONDIZIONI DI MUSSOLINI SI MANTENGONO

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AUGURI E TESTIMONIAN ZE D 'AFFETTO •

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pages 373-383

UNA VISITA AL NOSTRO DIRETIORE •

42min
pages 346-366, 369-372

UNA LETTERA DI BUSCEMA A PROPOSITO DI CERTE CALUNNIE*

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pages 343-345

APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ECC 313

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APPENDICE

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pages 301-316, 319-323

FORZE VECCHIE E NUOVE

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ACTA, NON VERBA

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PACE TEDESCA, MAI!

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pages 280-289

IL TERRENO DELL'JNTESA ITALO-SERBA

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ITALIA, SERBIA E DALMAZIA

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S. M. LA FORCA

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pages 264-266, 269

LA RISPOSTA DI LEONIDA BISSOLATI

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DAL VECCHIO AL NUOVO MINISTERO

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DIOCLEZIANO E CUGNOLIO

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PROFILASSI INTERNA

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PRIVILEGIO DI GLORIA

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pages 210-215

PER NON DISARMARE !

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DALLA PARTENZA PER IL FRONTE

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pages 203-204

LE VICENDE RUSSE

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« L'ESERCITO OCCULTO »

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pages 192-194

I « NUOVI COLPI»

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pages 181-191

PER UNA INIZIATIVA*

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SVIZZERA E QUADRUPLICE

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pages 177-179

DALL0JNTERVENfO ALLA PARTENZA P ER IL PRONTE 167

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pages 173-176

QUADRUPLICE E BALCANI

9min
pages 167-172

«IMBROGLIO»

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pages 164-166

IL «VORWAERTS» SBUGIARDATO

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pages 151-163

11 BELGIO D'ORIENTE

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SE Il POSSIBILE, Il NECESSARIO !

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pages 144-146

[NEUTRALITA E.... QUATTRINI]

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pages 137-143

LA SIMPATIA DEGLI SCIACALLI

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FRANCHI E... MARCHI

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ITALIA E TURCHIA

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PER TUTTE LE EVENIENZE

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LETTERA APERTA A VANDERVELDE

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A « PAGNACCA » E COMPARI]

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LA CADUTA DELLA BASTIGLIA

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POPOLO E BORGHESIA

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LA PROVOCAZIONE TEDESCA

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CHI L'HA VOLUTO !

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L'ULTIMA PERFIDIA DELLA SOCIAL-DEMOCRAZIA !

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LA CODA DI PAGLIA

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LA GUERRA COMINCIA ORA....

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LEO POLI

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LAVORARE E COMBATTERE IL PROBLEMA DELLE MUNIZIONI

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DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER I L FRONTE 7

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L'ALTRA SPONDA

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DALL'INTERVENTO

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OPERA OMNIA DI BENITO lv1USS0LINI

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