Storia di ieri e di oggi -1939

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DI IERI E DI OGGI

RIVISTA QUINDIC IN ALE

ANNO l • N. l • ROMA

16 L\JGLIO 1939 · XVII

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE

DIREZIONE E REDAZIONE

Rome, Le rgo Cevellegge r l n 6 -Tel. 51.6 48

PU88LICIT À

Mileno, P le z u C e rio Erbe, numero 6

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Romono, l A, oppuro vertore l'Imporlo aul conto correnlo poatolo l 24910

l monoacrltll oncho ao non pubbllcoll non al roalltulaeono

OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINELLI & C EDITOR I

1.\NNI Ctll SCtNCt

UNA SMENTITA « Il comm. Vin cen zo Gin\'Jn· nini e il sig M archese Pio Trajetto, il p rimo Sin· daco di Anagn i e il stcondo Si nda co d i Sav ognann. r<:c30dosi a f ar visi ta al Papa, che è patrizio di Ana· gni, fecero atto di cortesia e r ing raziando di aver el evato alla porpora un loro conci tra dino pure patrizio del luogo.

« l nemici del Giovannoni, fra i quali precipui alcuni d evoti do S. Biagio cercano ogni modo per porso alla testa dell a cosa pubblica forse per uti J. z zare ancor p où i ter reni comunali. Oggi lo trovano cle ricale, nel IR 77, concesse la sa la muno· c ipale a p alestra evangelica, lo tro , •arono lilxrale e g l i mossero guerra in n ome della rel igione c lo fc. cero saltare dalla carica.» (Il 1\ferrag/!,rrO. H g iu· 18 89).

UN NUOVO FUC I LE. «Il sign or Vannini Emo li o, un giovanotto pi eno d'ingegno, ha presentato al sotto prefetto di Terni la d omanda di pr ivativa pc o un nuovo fuci le da e sso inventa to. D etta arma è a ripetizione a l } colpi che possono esplodersi con un sem pl ice movi mento dell'otrurato rc, in poco p iù di 20 secondi, Con un caricatore automatico si rimct· tono le cartucce a posto in una sola volta Il mcc· can ismo è semplicissimo, solido ed elegante » (Il 1\f('rsaggno, 24 giugoo 18R9).

UNO SCONTRO CAVALLERESCO « Alle ore otto, a Ro ma , ha avuto luogo uno scont ro alla scia· boia t ra i deputati l mbriani T o rrani La cau<a di quc'Sto duello sta olia Camera ma rtedi n. L'a r ma era la sciabola senza esclusione do colpi. Gli assalti furono tre ; al second o assalto l'ono. revole T orrani ebbe una lieve sca lfittura all'avam· braccio, al terzo fu ferito al collo." (Il M n ra.r:grro, 26 giugno l 889).

DOLOROSI PRONOSTJCI. " Il stnatore Cle· mente Corte scri ve un articolo sull' A.Jriatif o, qu a le affe rma che le cause che devono a una guerra vanno maturando ». (Il t.i tssagge-ro. 20 giugno 1889)

LA GRAZIA A P I ETRO SBARBARO. a Ro ma una deputaz ione di cittadini savonesi per ch ic. la grui a di Pietro Sbarbaro. La deputazione presenterà un album con parecchie migliaia di firme Ji pe rsone che impl orano la g raz.i:t. " Pi et ro Sbarba· ro, esse affernu.no, non t un m a un del uso. Abbiamo sott'occhi il c.atalogo delle sue o pere politiche e scientifiche, che assommano a 112 volumi. » (Il 30 g iugno, 1889).

UN MONUMENTO « Le preoccupaz ioni che si a\·evano su possibili d•sordini per l'inaugurazione del monumento a Gio rdan o Bruno so n o apparse in· fondate. Migliaia di rappre sentanze convennero al Campo de' Fiori, dove « il rogo arse», come dice l'epigrafe del Bovlo, c nessuno inconveniente è s u cceduto. Il monumento fu scoperto d om enica a mez· zogiorno , salutato da un grande applauso. Po i la sua base fu co perta di co ro n e. Anticl e rica li e massoni per loro conto ne deposero varie diecine. Parlaro n" lo studénte Basso, il si nda co di No la e il d iscorso, Jircmo così , ufficiale fu pro nunziato da Giovanno Bo,•io. » (Dall '« / llll<t•,,:iQI/11 /1.1/iana », 24 giusnc•· l luglio 1889).

LA SPEDIZIONE DI ST ANLEY " Un vapure proven iente dalle coste occidenta li d' Africa reca no· tizie che confermano o pa t i:nenti do Sranley e dei sui uomini, di cui 4000 su 6000 sono morti d i fame e do stenti. St30iey raggiunse E mir Pasc•à che aveva 90011 - olda ti e si dirigeva verso la costa con una quantità do a\•Mio. » (Il ,\fessagg<'ro, 2 lugl io 1889).

L A Ql; ESTIONE DEl BAFF I «Ne lle ore anti· me r idiane la Camera si è adunat a i n comitato se· greto per d iscutere il bilancio. In ques ta occasione si sono ri so llevat e due quisti o ni s pin ose , qu ella dei baffi degl i uscieri di terza categ o ria e quella della nuova aula per lOL seduta. La questione dei baffi fu sollev ata dall'onorevole Cavalletto che p ero rò la di quei poveri stipendiati che debbono subor dioare il pane che si guadagna n o colle lo ro fati che a l sacrificio dci b affi, a questo ridico lo marchio do inferiorità. A Cava ll e tto fece eco Cavalloni e la Ca· mera approvù un o rdine del gio rno col quale si mostra in massima cont rari o n qu est'obbligo che fa di un vo lto umano la faccia di uo castrato. » (i l t.fe ,r.;ggero, 3 luglio 1889).

UN ONOREVOLE RIBALTATO IN VIRT-u · DEl SALAMELECCHI D El PROPRI ELETIORI. «Scrivono d a Felizzano (Al essand ria) in data 3:Alle sette e )0 pomeridiane di ieri, l'onorevole deputato E rcole recavas i a p asseggio in vettura coo un suo am ico d quale guidava lui stesso i l cavallo. Qua.ndo furono giunti nelle v iconanze della suzione essendo molti quello che si il ca ppell o Jl passaggic> del deputato, il cava llo so adombrò a un tratto, e ' 'o nceodo la mano all'auriga, so d iede a precipitosa fuga che oon f u possibil e t ra tt eoerlo L'onorevo le Ercole, buttato dalla car rozza, r imase miracolosamente i lleso. 3 (Il MI'S saggero, 5 lugli o 1889).

UN ESPERIMENTO « I er sera i rappre sentanti di Edison d iedero l'annunz ia to espe rimento d i f ono· grafia. E' stato un s uccesso compl e to : l'apparecch io di Ediso n raccoglie tutti i suoni, pronunzia chiara· mente le parole, le sillabe, dà loro l'intonazio ne di voce di chi le ha pronunziate, i nso mma questo stru· mento fa la f o togra fi a delle voci , dci s uoni, dì tutti i rumori immaginabili : una vera meraviglia. Se si va avanti di questo passo, il giorna lism o dovrà tusformarsi : invece d i dare ai lettor i un fogli o di carta s ta mpata, bisognerà provvedere lo ro un bmina foto· grafica, nella quale i re dattori parl era nn o gli art o· coli, le notizie , le c via dicendo>>

UN POETA. « Enrico Panzacchi (: p erfctt3mtnte guarito; e il suo aggressore notturno è al tmniw · mio. Il poeta rientra in campo con uno splendido articolo che porta per tito lo « Littcrarum intemperaotia,. e che parla dd "Piacere» do D ' Annunzoo. Nello stesso n umero dell'eccellen te giornale bolog nese « Lettere ed Art i» si trova una g r,17ios:1 pt't'· di Guido Ma zzoni «Per un mano ,t. rh ra' i " · ( 11111</rttzitmr 1·8 luglio 1!1R9)

Sc riv e tec i o gg o stesso pe r chiedere le prime lezione del NUOVO CORSO DI

TED' ESl:O INGLESE FR"Nl:ESE SP"GNOLO PER

coo pro nunci o e nomenclelure figurete che pubblico le Rov isle

LE E S LINGUE T E R E

e vi convoncerele che col noslro melodo lo stud io delle lingue è v e reme nle fac i l e e dilell e vol e

• LE LINGUE ESTERE • è l'unica nviooa italiana dì d ivuiqazlone hnguistica e 1n oqni numero , di 40 o 48 pagme, pubblica notevoli arhco li in Haliano e In lingue straniere. un interessante corso superiore e un corao di pralica e di corrlapondenza eommareiala Il\ todacco 11\glase. franeeae o spagnolo. un corso di cmarico, rubriché hngc.istich\t. brani recnic:1, novelle e ro manzi, tutto quanto puO g iovare • tnleressare a1lo studios.o di hnoue atraniore L'abbonamento annuo coata Liro 25 e pu6 aver ini2io do qualsiasi znese Voi potete anche abbonar vo dal l• ottobre 1938 e<i acquislare le prime IO 1eztoni gi6 pub blical e per sole Ur e S R!metlendo L 30 sarete dunque abbonata dal l" ottob:f!' 1939 al 3D settembre 1939 e riCe\' cret<' s u bito le IO Jezion1 dol corso rer pon t"l La rivtSto tn vendila an 1 r· edicole a lire

Inviate o

LE LINGUE ESTERE

MILA HO

V1e C CA NTÙ. 2 C oniO co•r po " N 1

Rll &gliore o c op1a1e ques ro logt io nd o ·

lnviolemi greti} prtme d iscense del nuovo corso. Gred1re1 enche un completo numer o d i se ggio de lle "v'"" ed e ll e go p., ciò l. !..SO tn frercobolli IC.onc.ellere se , o., t"111!'f'' '-"

Nome e cognome

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PRINCIPIANTI
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STUDI! DI IERI EDI OGGI

UNO SGUARDO al «Calendario del Regi. me» convince che d ' estate in Ita lia si lavora quanto e forse più che d'inverno. Per certe attività, l'inverno non è che la base preparato. ria, il periodo d'incubazione che sbocca al. fine nell'azione solo con l'aprirsi dell ' estate Cosl per le «Colonie estive >> che s' ini. ziano nel giugno e si chiudono nell ' ottobre, mentre durante gli altri mesi dell'anno vivo· no come organismi che vanno accumulando energia per il momento del lavoro.

Le « colonie estive » nulla hanno a che fare con la villeggùttura. Questa parola bor. phese, se pur non ancora ufficialmente espul sa dal vocabola rio del Regime, è già di fatto nello stile della nostra vita Le «colonie estive» sono il frutto e la manifestazio. ne di un lavoro; nelle «colonie est ive » Ja. \'Orano i dirigenti, gl'istruttor i, i medici, gli assistenti; lavorano ì ragazzi che le popolano e che vi apprendono le prime fondamental i regole della comunità politica e della vita colIettiva, che vi si addestrano ai san i esercizi fisici ed alla disc iplina militare.

Quante sono le « colonie estive » ? La stati. stica è quasi impossibile. Si pensi c he in ogni

Comune, in ogni frazione, ovunque esista un segretario di Fascio, un Comando G.I.L., una sezione di Dopolavoro, una scuola, una fab. b rica, ivi s'organizza una «colonia estiva» che spesso s'apre a giugno per chiudersi, dopo tutta una serie di « turni », soltanto in ottobre.

Anche certe iniziative del Dopolavoro sono caratteristiche Il «Carro di T espi» creazione della nuova vita teatrale italiana, le feste popolari, i convegn i dopolavoristici, i viaggi in gruppo, la musica all ' aperto.

Cosl tutte le i niziative estive dei G U.F. : campi, escu rsioni, gare sportive. Cosl, infine, le manifestazioni della G.LL. Soltanto due basta ricordarne, due che orma i hanno fama in. ternazionale : i campi « Dux » e « Roma » che raccolgon o nell'Urbe migliaia e migliaia di avanguardist i e di giovani fascisti inquadrati, att rezzati in modo perfetto e anche a rmati per l'addestramento militare. Come si radunano ad un t ratto tanti giovan i a Roma , da tutte le parti d'Italia?

E' il lavoro inverna le di preparazione, di addestramento, di prova, che si manifesta; perciò si potrebbe dire che l'estate è la sta. del «collaudo» di innumerevoli atti -

vità del Regime. Ma non è soltanto questo, perchè mentre si collauda si migliorano i si. sterni, si perfjelion ano le attrezzature e, so. prattutto, si educa e si prepara la massa. Non è, quindi, un puro lavoro di prova, ma an che un lavoro costruttivo, un lavo ro di pro. pulsione della vita politica del paese.

Basta pensare alle numerose mostre, espo. sizioni, fiere provinciali, regionali e naziona. li che si svolgono d'estate Si comincia con la «Fiera triveneta » di Padova che s'apre ai p rimi d i giugno e si· protrae quasi alla fine del mese; segue la << Mostra della pc· sca » di Ancona dal luglio al agosto ; poi la « Mostra internazionale cinematogra. f ica » di Venezia; la « Fiera delle attività eco nom iche siciliane» di Messina; e, infine, la «Fiera del Levante» a Bari nel settembre.

In queste manifestazioni le industrie si con. frontano, si misurano a v icenda e si perfez io. nano nella reciproca emulazione.

Tuttociò mette in moto organizzazioni, uf fici, istituti, che non rallentano affatto, du. rante l'estate, il ritmo della loro attiv ità U n a volta chiunque avesse avuto una « pratica » da sh riga re in ufficio doveva affrettarsi a fl rl.1

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concludere prima del luglio; col presentarsi di questo mese, le «pratiche » venivano messe, come si diceva, « a dormire » e bisognava aspettare il settembre c magari l'ottobre perchè si risve. gliasscro dal lungo letargo estivo.

Il nuovo ritmo oggi non consente più queste soste, nonostante le eventuali nostalgie. L'estate è un periodo di attività come tutti gli altri c più degli altri; vi sono lavori che non si po!SOno compiere che d'estate; vi sono mete che a fine estate devono essere raggiunte. La «Commissione suprema dell'autarchia» si riuniKe tutti gli anni ai primi d'ottobre; per quell'epoca la realizzazione dci piani autarchici deve aver compiuto un balzo in avanti e le Corporazioni, che vi provvedere, devono aver esaminato i problemi, devono averli discussi c risolti e devono aver date in tempo utile le direttive.

Quest'anno per il mese di luglio è prevista la riunione di ben otto corporazioni : quella della zootecnia e della pesca, quella edile, quella del vetro c della ceramica, quelle della previdenza e del credito, dei combustibili li'iuidi, delle industrie estrattive:, della carta e della stampa, c quella dello spettacolo. Ciascuna di esse dovrà esaminare molti problemi di grande importanza per il che il lavoro di dirigenti, tecnici, impiegati, organismi ed istituti di ogni genere che saranno impegnati tutti a dare il massimo delle loro energie. Nel mese di agosto se ne riuniranno forse a ltrettante, e nel settembre si dovrà cominciare a tirare le somme.

Alle decisioni defle corporuioni fanno riscontro le opere dei pro. duttori. Da qualche anno a questa parte il ritmo della costruzione in Italia di centrali idroelettriche si è quasi raddoppiato; ma queste installazioni, almeno per certe parti essenziali della loro struttura, non possono essere compiute se non nel periodo estivo durante le «magre» dei corsi d'acqua. Il bilancio preventivo del Ministero dci lavori pubblici, recentemente approvato alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni cd al Senato, prevede, per l'esercizio finanziario che ha avuto inizio il l" luglio corrente, una spesa di 75 milioni di lire per opere ma6ttime, di 85 e più milioni di lire per opere idrauliche; ma molte di queste opere non possono essere compiute se non d'estate 11 bilancio del Ministero deii"Agricoltura prevede, per lo stesso esercizio finanziario, la spesa di 161 milioni c mezzo per bonifiche; ma le opere di bonifica devono .essere compiute, nella loro maggior parte, d'estate. Così le opere di sistemazione montana, di miglioramento fondiario, d ' irrigazione e, in genere, tutte le opere agrarie

In forza di questo ritmo impresso alla vita economica, !"esta te appare non solo come la stagione del collaudo, ma anche della realizzazione La Federazione dci consorzi agrari aveva 574 magazzini per cereali, e ne ha è-ostruiti, o ne ha in corso di costruzione altri 53 8 ; aveva 8 essicatori per granoturco e ne ha in corso di costruzione a.ltri 1 1 La Federazione dei canapicultori aveva 21 centri ammassi della canapa capaci di 650 mila quintali in complesso e ne ha in costruzione altri della capacità tota le di quintali Cosl la Fedérazione olivicultori ha costruito 7 oleifici per la lavorazione giornaliera di 1300 quintali di olio e ne ha in costruzione altri 17 per 2300 quintali. Le cantine costruite da ll a Federaz(one consorzi viticultori hanno una capacità di n2 mila ettolitri. Così i sili per foraggio hanno una capacità di un milione e duecentomila metri cubi e raggiungeranno quella di due milioni di metri cub.i.

Per questo ritmo di attil'ità Duce ha potuto disporre che in autunno abbia esecuzione la seconda ondata della colonizza. zione demografica della Libia, bcnchè la prima sia stata condotta a termine meno di un anno avanti. Anche in Libia, dunque, ferve il lavoro estivo e si vanno preparando altri n50 nuo,·i poderi con oltre 100 milioni di li re d'impianti. Anche nell'Africa Orientale non c'è sosta, e quest'anno il numero delle famiglie coloniche installate nelle case costruite dall'Ope ra Combattenti e dagli Enti Puglia e Romagna d'Etiopia, potrà essere raddoppiato

Per questo il Ministro Rossoni in aprile ha potuto dare precise direttive di lavoro alla Federazione dei consorzi agrari Per questo il Ministro Thaon di Revel ha potuto iniziare di recente la revisione del catasto fondiario e quella del catasto immobiliare urbano Per questo il Foglio d'Ordini del Partito Fascista può segnare, nel « Calendario del Regime » al 15 settembre la cerimoni a a S. Maria di Leuca per il completamento dell ' Acquedotto pugliese e al 24 settembre l'inaugurazione del primo lotto della bonifica fondiaria del Tavol ierc. L'estate è stagione di la\'oro, forte e proficuo, sen za rallentamento e senza soste

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W. T.

LE RIFLESSIONI sul. la guerra europea. in previsione della guerr:t futura, hanno provo. cato t o m e reazioni estreme due atteggiamenti , rassegnata atcettazione o repulsione nei confronti delle condizioni, modi e risultati della guerra di logoramento

I rassegnati afferma. no che una n u o v a guerra europea avreb· be su per giù i caratteri di quella passata e cioè, per la msupe. rabile pre, alenza delk forze della difensi\'a, di quella guerra di lo. goramento nella quale l'esaurimento poi itico. economico del più debole precede, anzi determina, la vittoria militare finale di quella parte che ha saputo resistere, durare, il più a lungo possibile. Quindi lotta fra nazioni; so p r a t u t t o per lo più reciproc i grandi assedi di nazioni. durante i qua l i perciò l'interesse per i blocchi econom ici; ptr l ' accaparramento delle lt potenze cosl dette neutre, per la propagan. da ideologica rivolta a indebolire le forze mora li , sociali, politiche dell'avversario, prevale tn realtà su quello rivolto alle operazioni mi. lirari , ere e proprie. Una simile concezi one ba. >.tra sull.t t}uasi impossibilità di far precede. rt· l.t distruzione delle forze armate nemiche, U>'l.l una sc hietta vittoria militare. al collas

'0 mtc:rno e 9uindi alla resa politica dell'a\'' ersario. <Omporta evidentemente una decis.1

,, alutazione della strategia e della tattica, al. offensiva. Ma dalla svalutazione alla sfi. ducia , dalla sfiducia alla mancanza di iniziative t alla inerzia è breve il passo e, nel campo militare. lo compiono facilmente i rassc · g nati alla guerra di logoramento. E questo con l'aggravante, nei confronti della passata guerra. che in quella gli eserciti almeno partirono c on la ferma intenzione di S\'olgere una guer. ra di movimento, una guerra di rapido corso <: pot in, ece, per una quantità di motivi allo. r.t piit o meno prevedibili (fra i 9uali molto unportante l'armamento inadeguato alla desi Jerata dfensiva) caddero nella guerra di logoramento ; mentre la rassegnata accettazione di questo tipo di guerra fin dal tempo di pace , comporterebbe naturalmente che ad esso sareb. be conforme :mche lo spirito della prepara. zion e morale e materiale degli eserciti. Ora la guerra di posizione, la guerra di trincea e di logoramento in quanto tale, non favorisce certo il senso di iniziativa e di responsabilità sia nei combattenti sia nei capi e non educa k tr uppe alla agilità tattica e non stimola la foronazione di forti personalità di comandanti lovero lo stesso carattere fondamentale di tssedio fra nazioni induce a stendere le trup-

pc a cordone lungo le frontiere creando quin. di lunghissime fronti e su queste, sia pure con oscillazioni, le forze contrapposte tendono a stabilizzarsi. Ma la guerra su fronti stabiliz. zate si cristallizza; f organizzazione intesa SO· pratutto come metodica sistemazione di schiedi posizioni e di servizi prevale sulla agilità, sullo slancio operativo; la gerarchia, pur mantenendo il suo spirito di sacrificio, tende a diventare una spec ie di burocrazia che in generalç regge piit ccn c riteri di amministrazione bellica che di iniziativa guerriera grandi masse amorfe poco mobili ed memente armate che St fronteggiano su interminabili linee ; gli stessi Altissimi Comandi rischiano di trasformarsi << in organismi masto. dontici, ingombranti e in gran parte burocrati,i , poco a cont atto delle truppe, delle quali non conoscono le condizioni morali e materiali nelle varie fasi della lotta » (Caviglia: La ballaglia della Bainsizza).

Così « il vigore operativo » naufraga nella teoria , nel culto del metodo e, nella pratica, nell'abitudinario; tanto è sottointeso che la ri. soluzione della guerra non sarà raggiunta nel campo di battaglià. Ma se un esercito si rassegna ad avere una simile concezione dell a guerra c cioè se crede che «parlar d'arte, di sorpresa, di duttilità e di iniziativa nella guerra moderna è cosa assurda e che il segreto unico , · infallibile per battere il nemico consiste nel «metodo », nuovo nume regolatore di una mistica del materialismo, geometrica, piat. ta, mal inconica, rigida e ritmica nei suoi sche. mi e nelle sue forme» (Geo. Zoppi: I ce/m), è certo che la stessa prepa razione di tale eser. cito sarà viziata dall'intorpidimento burocra ·

tico dell.t gerarcht a d a l l a consideraziont: sopratutto quantitati\'.t delle t r u p p e come massa, dalla uniformi. tà degli a rmament i, con conseguente rigi. dità e rozzezza dei pro. cedimenti tattici e così la sfiducia di poter supenire la guerra di lo. goramento creerà quelle premesse condizioni che la rendono rea!. mente inevitabile.

Ma, a parte qualsi a si giudizio di carattere strettamente milita. re sulla guerra di logoramento, la critica defi. nitiva a tal genere di guerra, va mossa nel. l'ambito politico La g u e r r a ha un senso soltanto c o m e stru. mento della politica ; orbene, la guerra di logoramento non cor. risponde ai fini, si può dire, di nessuna poli. tica possibile. A uno .f( .-hS h ·t.i-1 v tato, Sta c e si pro- .t•...;_y ponga di abbattere l a l':;"· dell'avversa.

no, s1a soltanto p1u fini politici, comè i

esemp io la conquist.l \;,<.:.>' di parte dd territorio di un altro Stato, non ?.{-;_:') converrà mai di intraprendere una guerra V di logoramento totale, una guerra nella qu a le il disastro politico del più debole determint la stanca vittoria militare del meno debol e. La guerra deve essere un atto di vita che consenta ad una nazione di aumentare la propria l' italità sia pure a spese di altre na. zioni ; non una corsa all ' esaurimento per cui il disastro economico e la disintegrazione sociale del vinto trascini n el proprio vortice an che il vincitore; questo è tanto vero che dopo la grande guerra europea si i: assistito a 9ue sto assurdo (sia pure necessario assurdo data la interfunzionalità e la solidarietà di tutta la vita economica e politica a lmeno in un mede. simo continente) : che la maggiore attività de. gli esauriti vincitori fu rivolta al rialzamento dei vinti: e conomicamente, perchè si è d imo- , strato necessario rial:z:are come cliente quella potenza che si era ritenuto necessario di com. battere come concorrente commerciale; politi. cament e perchè gli stessi vincitori hanno sentito la necessità di ristabilire quel generale equilibrio di potenze che, se si mantiene, è ancora la migliore garanzia di una 9ualche sta. bilità e sicurezza nei rapporti internazionali Pertanto, se è proprio deciso che per lo più la strategla e la tattica non possono dare niente altro che guerre di logoramento, allora è necessario concludere che « ormai la guerra è veramente assurda pcrchè non è più la spada agile della politica, ma una mina brutale la cui forza non può più ven ire diretta e che di. strugge ciecamente tutto ciò che si trova nel suo raggio di esplosione». ( Claremoris: L o spirit q della gum a moderna) x

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VETR I INFRANGIBJ LI

Ur.t che il R e e l:t Regi na d'Ingbiltt:rra, Jopo avere percorso J l.OOO migli t in treno e l O!lO in cortei, dopo aver distribuito mig l iaia .li st rette di mano e die.:ine di migli.tia di sorrisi, sono tornati in patria ; ora che i l si. p.tri o è calato sulla grande commedia dtll'ami. , iz i:1 anglo-americana e della fedeltà a l l;t m.t. Ire patria del Dominio dc:l Canadà; ora ch e la festa è terminata, cominc iano a farsi sent ire le aitiche. E si apprende che non tutto .tndò a meraviglia nel co rso del viaggio real e, , ome la stampa ufficiosa ha fatto credere al l'"bbbco inglese, e che non c i furono soltan. ro applausi e fiori, ma anche molte stonature, molte gaffes, molto malumore c molta disor ga ni zzazicne: in una parola molte e molte spi. ne, non soltanto per i soHani, mJ anche p er le numerose persone, che, per r.tgioni profession,di, erano condannate a seguirli.

Il primo giornale che osasse - teme si ;uol dire - rompere i Yetri e rivelare parti. LC IHi piuttosto infel ici del viaggio, fu un set. riman alt: deg l i Stati Uniti. La c rona( a, che tsso pubblicò della parte del viaggio che si , empì nel Canadà, era estremamente maligna; ma aveva tutta l' aria di essere veridi c a. Le cose co minc iarono male fin dallo sbarco: così il Re, come la R egina, nello scendere daii'Em. ,h' eu of AuJir<IIi.t, tocp rcno il suolo americaoo co l piede sinistro. E il c.:atti' o augurio si riflettè subito nella maniem molto fredda, in .:ui la c ittadinanza di Qud:-ec - che , <'O me è noto. è di lingua francese - accolse i so\' f ,tni. E questa non è una malignità del sett imanale, perchè il ccrrispendtntc del S e w Y ork Ti m es co nstatò: « l,t fo l l.t nuuJese esprime il suo compiaçimefi!O in si len zio se n on in tristezza ».

Quindi i sovrani p r esero posto in una Buick fornita di vetri a prova di pro iettili. Anche ques to particolare ha suscitato proteste ca par:e di franco-canadesi, c he hanno ,·cluto veder. l'i una i n sinuazione in ordine al loro lca l i;mo; ma non sembra che si possa metre.-e in dub bio il fatto, dat o che in altre c ittà dt l in,t:u.t inglese si sentì gridare: << Qui non ave te bisogno di vetr i a pro\'a di revoi\'Ccrate, M.1està siatene si cure ».

Quando i Sovrani attra\'(:rsarono Quebec, si udì la folla mormora re con sorpresa: « Q11' • Il' e.rt rhir.1 » Sta di fatto, che la Regina era \ 'tramcnte ben vestita, il che le c apita ass.ti r,tra mente, chè anzi di sol ito, è la persona me no elegante di tutta la famiglia reale d ' In. ghilte rra , uom ini e donne.

Segui rono varie ce rimonie e funzioni. Poi , prima co la z ione ufficia le al lo Chateau fronten ac. Il Re, per l' occasione:, smise la divisa di am mirag l io e indossò l'abito a coda da mattic il cilindro. Gamberi, petti d i pollo alla griglia e un J011jjl.! al Grand Marn ier Ma n?. il Re, nè la Regina, con tut ta la buona volontà. riuscirono a manda r giù il Jouff !é al Grand Marnier. Gli altri i'nvitati si credettero In docere di fare come facevano il Re e la Regina.

c tO((Ò il sr.mfflé Ma i \alletti pcrdd Re - in lìvr<..oa scarlatta - fecero presente ai l'alletti del Castello - in livrc:.t blu - ( uno per ogni due ospiti) - che gli avanzi del soufflé - senza offesa - poteva n o pure d ividerseli fra di loro.

L a c ronaca del viaggio reale nell'indis crew ebdomadario continuava su questo tono. Nessun particolare, sebbene minimo, che fosse o wnoristi co o grottesco o curioso, era sfuggito all'occhio del perspi cace e maligno corrispondente: da l Sindaco di Montreal, che, insieme con la moglie, si mise attorno ai sovran i in modo da togliere la \'ista della regina agli spettatori ( c he pure ave,·ano pagato, per ve. dere, trenta dollari ciascuno per un posto a l le finestre) alle ans ie dei funzionari di Scotland Yard e della polizia ca nadese , che solo quan. do Hde,·ano i Sovrani seduti nella automobile dei · , e t ri a prova di re' olverate traevano un profondo e soddisfatto sospiro di sollie, o. Questa cronaca pro,'ocò, come era da prc. "edere, l'indignazione di akuni ca nadesi «La , ostra vile e miserabile narrazione della v isita rea le al Canadà » scrisse un lettore. E un altro: « la vostra stupida relaz icne >>; c così di seguito. Ma dei molti fatti specifici, riferiti dall'ebdomadario, solo due furono mn. te:st;tti.

Prima di tutto il puticol.ue dei « H:tri a pro, a di revo l verate ». Scrisse un tale: « Voi ,t,·ete fatto confusicne fra , ·etri i nfrangibili , come quelli di cui sono fornite tutte le automobili moderne, e vetri a pro\'a di revolverate. L'automobile reale era fornita di vetr i infrangibili, come tante altre; voi a\'ete trasformato i vetri infrang1bili in vetri a prcva di proiettili per fare una e diosa insin u,tz ione ai danni di un popo lo fede le al suo R e ». R ispose senza turba esi i l settimanale: « Nessun vetre è as. solutamente a prova di proiettile, ma tutte 1<: quattro automobi l i, di cui si serviròno il Re e la Regina al Canadà, erano fornite di ,·erri ra pa ci di resistere a proicttilt ».

L'altro partico lare contestato fu la marca ,Jell'automobile usata dai So,•rani a Montreal. << Avete detto una Buick' - scrisse un lettore .:-. A me sembrò una Lincoln; poteva .mche essere una Arrow ». E un altro, in tono sc,•eriss,mo: « l vostr i co rrispenden ti , se pr e tendono parlare di automobi l i, devono esse re in grado di riconoscerle Non era affatto una Buick. Era una Chrys l e r ».

Se i c anadesi non han n o altro da rettifiC.t re o da smentire, quel che resta della detta c ronaca è pitt che suffi ciente per gettare una piccol.t cmbra di ridicolo sul famoso viaggio e sull.t solennità di cui lo si è c i rco n dato.

FIOR I D I SECONDA MANO

americani, come si "ede, CO· minciarono a dar prova d i indiscrezione mentre il viaggio ancora durava; g li inglesi, invece, furono p iù riservati Essi serbarono, fi no all'ultimo gio rno, u n atteggiam ento di irre. pre nsib il e uffi ciosità; ma, poi, parlarono an-

c h 'ess i e n e di tutti ' colon. Natu. ralmente non se la presero coi Sevrani, bensì con gli orga n izzatori, coi dirigenti i vari ser, izi, con le autorità canadesi, ecc Ma, in fon. do, fecero ch iaramen t e capire .:he maledice. \'ano il giorn o e l'ora in cui si er.mo imbar. cati a l seguito de l le Loro Maestà.

In que,ie oc.:casioni, la v ittinu n.llurale del nukontento dei giornalisti è il disgraziato funzionario, cui sia stato aff idato il così det. to ser\'izio stampa: e (ioè d compilo di dare alla st.tmpa le not i zit:, di cui ess.t bisogno , i suggerimenti e l e direttive cpportune, e, nello stesso tempo, di LOitiLtrne c inco. raggiarne le buone disposizioni E ' se mpre un compito d:t far fare i capelli b1.tndti. p e rLhè i giornalisti, in tutti i pa t"'S i del mondo, sono una catego ria assai difficile a maneg· giare. Ma, per il viaggio Jci Sonani, la scel. ta fu particol:umente infelice. Fu scelto Geor gt: Steward. Questi è un ex giornalista, ma, sia perc hè str.tordinariJn:ente riscn·ato e ta. c iturno, sia per chè, usòto dal gio rn.llismo militante, ha fatro una ,gr,mde carriera, non è molto ,unato dai suoi colleghi.

Pert.tntc , i giorn.tlisti furono tutt',dtro che lieti quando appresero che costui li .lHebbc <\eruditi » durante il v1aggie. Pure fecero buon , iso alLt sgrade,ole cir,o,t.tnza e , forse nella sper.tnza di addolure l'ando ,uore dc:l loro Mentore, gli offri ro no un gra nde ban. chetto per festeggiare la su,t imm intnte no. mina a Cn al iere. St.t di fatto, po 1 , lht la nom ina non è ancora an c:nuta.

F inchè si fu in nure, i rapporti fra Sttward c: l.t stampa furono normali. Ma, a ppena si sban ò 1n America. Steward piantò i giorna. listi e st nt: wl seguite immediato de, Sovrani, mostrandosi più prt-'Occ upato di procurars i amicizie e di far la ce rte ai potenti , cht: di adempiere i suo i do,·c:ri di ufficio.

Per il momento. i gie rnalisti non poterono protestare. Si au:ontentarono di far freddure piuttesto , eleno>e .ti danni dell 'ex t.:: lleg .t. Dissero, per C>emp1o. che Sir Al.tn Lascelles - uno dei del Re , - :1\ eva « fatto » il naggic c Sreward lo a ' ' C\'d. disfatto. Ma appena il \'iaggio finì , es pres>ero in tutte lettere i l loro malcontento.

« A ve , amo co n no i - SLnsse ne: l Su11d.:1) Di rp.tt<'h Lord Doneg.tll, che gli amici chia. mano « Don >> - un mio vecchio incantevole: amico, George Steward, che d i so l ito riceve uno stipendio per r isparmiare al Pr imo M i nistro fastidi da parte della Stampa. Egli era, una volta, un buon giornalista.

« Dopo c he partimmo da Queb<.:c , Steward si attaccò al se:gui t o rea l e , e po ic hè il treno di testa, in cu i ,·iaggia,·ano i giornalisti, preccde, a il treno re-.de di mezz 'o ra. i giornalist i perdettero ogni co n tat to con lui

« Tutti quelli c he eran o ne l tre: no ,1 i testa si lamenta, .tno perchè per due giornate intere non ' •idero più nessuno di colero c he er ano nel tre n o reale. e conseguentemente si trovarono nell'impossibil ità di fare t ln adeguato ser\'izio per quel che ac cadde a Windsor o in altre località

«Da Van<Ou\'er in poi , non sarebb<: rinusto un solo giornalista ameri ca no nel treno , se i l Re e la Regina non avessero fatto il colpo di far loro continuare i l viaggio senza atte. nersi ag l i crdini ufficial i.

« Per esempio, io, sebbene mi si fosse detto che n on c'era post o per me nel mrteo, pure-

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;,dii in una automobile con una persona Jel segu ito. Non ci fu nessun d i so r d i n e per questo, e dò dimostra c he r o r d i n e e ra mal dato.

«C'erano sempre due grandi vetture per la stampa nei cortei; ma nessuno potè mai ot. tenere il biglietto per salirvi ».

Lord Donegall disse in pubblico. quel che a n;:\ a da dire. Gli altri seguirono la via uf. ficiale. Esposero ai direttori dei loro giornali i l ca ttivo trattamento che era stato loro fatto , c: i di rettori si recarono a protestare in forma ufficiale al Whitehall. Persino !"uffic iosissimo T ;meJ per avere il suo corcisponden. : c M C. Burus « incontrato una completa mancan za di cooperazione>>.

Nonostante queste proteste, pare che l"ex _;; iornalista Steward otterrà il cavalierato,

aspetta e per il quale fu festeggiato prima della partenza.

Per i giornalisti americani parlò l"autorevo. le Ed•;tor and P11b/iJher di New York «Al principio. si era nell"intesa che Mr. Steward sa rebbe, frequentemente, salito sul treno di tes ta e avrebbe fornito ai giornalisti le informazioni relative al viaggio reale e alle impressioni, che esso susc ita va Ma Mr. Steward, tranne che in aJcune rare occasioni, si occupò mo ltissimo di se stesso e non diede nean ch e il minimo COf!tributo.. J.e poche volte, che egli salì sul t'ceno di testa , Yo- q re troppo tnol trate per i corrispondenti di del mattino e, di solito, quando il treno si fermava per la notte a parecchie miglia di distanza dall'uffic io telegrafico più vicino Il suo punto di vista era che il Re e la Regina fos-

sero ospiti, da questa parte dell"oceaoo, e che non sarebbe stato cortese esprimere loro alcuna opinione ».

Potremmo continuare a citare commenti di questo genere. Ci sarebbe da comporre un"antologia del mal co ntento. Ma quelli, che ab. biamo citati, possono bastare a far capire quan-. to entusiasmo i Reali d'Inghilterra abbiano semi nato lungo il loro viaggio.

Solo ci sembra opportuno aggiungere un particolare Due fu rono le cose che diedero maggior fastidio ai giornalis ti americani. La prima : che i fiori nel vagone ristorante del loro treno avevano sempre l'aria di essere« di seconda mano» , e -cioè di essere stati già usati per orna re le tavole de l treno reale. La seconda: che c"era solo un bagno per cento pe rso!'e.

[Le Mmtot dt' della principessa Barba Nil olaievna Galitzi_nc:, sposata Golovine, son:.> rttenute universalmente come il quadro pi\1 vivo di mezzo secolo di storia russa da (a. tc:rina seconda acl Alessandro primo. Qui riportiamo la narrazione della morte dell'in ,. peratore Paolo ucciso da un gruppo di ufhciali in una congiura alla quale non pare che· il figlio Alessandro rimanesse estraneo].

IL CARATTERE delqmperatort• divenrav.l sempre più ·irascibile, la su,a condotta più arbi · traria c: singolare. Un giorno, era di primavera dopo il pranzo, che era solito fare all'una passeggiando all'Ermitage. si ferme> su un(; dei balconi che danno sulla strada. Udit.l sonare una campana, non di chiesa, e Lnte pren dere informazioni , seppt: cht: era la campan.o da pranzo della baronessa Strogano,· che abi. tava nei pressi deii'Ermitage. L' l mperAtOr{' si inquietò assai perc hè la baronessa Stroganov pranzava alle tre e inviò immediatamente un ufficiale di polizia per ordinarie di pran. zare d ' ora innanzi all'una. Essa aveva dellt: visite guando le fu annunciato l'uffi ciale do

polizia e tutti ne rimasero atterriti; m,l guaro do la commissione fu fatta con moltv imb.trazzo e grandi sforzi per non ridere, solo lo stupore e il terrore della padrona di casa im. pedirono i convitati di abbandonarsi all'ilarit.i prodotta da quest'ordine di nuovo genere.

Questo episodio si diffuse ben presto P"' tutta la città, e se tali voci fornirono ai m.l· levoli il pretesto per accusare l'Imperatore do disordine mentale, la tirannia domesti ca cht: egli si arrogava esasperava tutti Dopo an:r fatto togliere ai librai le opere di Voltairt: c: di Rousseau, proibì l'entrata di gua lsiasi libro La scrupolosità con cui venne eseguito quest'ordine diede luogo a una scena assai razzante, accaduta a Pavlovsk.

l granduchi e le granduchesst: c: tutta l.1 tOrte aspett avano una sera le Loro ne l piccolo giardino pri1 ato dell'lmpc:ratrice. Ja dove urdinariamente partivano per andart: a cavallo, passeggiata molto in uso alla com· :n guell'anno, c ome nel precedente Erano ra( colti sotto le finestre del pianterreno del r appartamt:nto delle Lorc Maestà, guando uJiro-

no che l'Imperatore si rel'avJ. dall'lmper.mì" e subito dopo le voci che si alzavano di tono. L' lmperatrite parlava piangendo e come St rimproverasse, mentre l'Imperatore rispond eva seccamente; non si perdeva un ' intonazione senza distinguere le parole.

La scena si prolungava. Gli asco ltato ri ne l piccolo Giardino rimanevano nel più profondo silenzio; si guardavano con aria confusa ; non si capiva come sarebbe andato a finire, quan. do l'Imperatore uscì di pessimo umore, dicendo alle Granduchesse e alla compagnia : << An dj amo, Signore, montiamo a cavallo ! » Biso gnò seguirlo, senza osare aspettare l'Impe ra. trice che comparve su bito dopo, cogli occho gonfi, e segu ì l'Imperatore con aria addolorata.

Solo l'indomani si conobbe la causa di questa scena: l'Imperatrice aveva fatto venire deo libri e la dogana, non avendo ricevuto alcun ordine che la esentasse dalla legge comun<:, aveva fermato i libri a lei indirizzati. L'Imp<:r<&t rice lo seppe e se ne offese. Scelse il mo. mento in cui l'Imperatore stava per uscire peo lamentarsi con lui per la mancanza d i rispetto c he le era stata fatta e che egli sembrava au· torizzare Benchè seccato e grandemente impazientito l'Imperatore o rd inò di riparare 1 guesto errore. Ci si mera viglia a ragione cht con un carattere violento e irascibile come il suo, egli abb ia sopportato a lungo le piCCine. rie dell ' Imperatrice e la' sua con ti nua man can. za di tatto e di misura

Dopo il soggiorno a l>eterhof la co rte pass<> a Tsarskoie.Sielo, invece che a Pavlovsk , l.t line di luglio e il principio di agosto. Fu a Tsarskoie.Sielo che la granduchessa Elisabetta perdette su a figlia. L'Imperatore fu colpito da questa morte e spaventato dall'effetto che il dolore aveva fatto alla granduchessa. Ella non piangeva quasi affatto e l'Imperatore fu molto preoccupato del suo stato La sensibilità che egli dimostrò in questa occasione fan:-, .1 c redere che non prestasse un'intera fede a1 dubbi che erano stati sollevati nel suo spirito e che tuttavia lo avevano fatto agire con così poco riguardo l'anno prima.

La mcrte d ella piccola granduchessa m1 t'ete un'impressio ne spaventosa. Il mio cuort" era straziato dalla pena che soffrivo e Jall.1 nectssità di tat:ere e di reprimere i miei sentomenti. La contess a Stroganov venne a farmi visita e m i trovò che singhiozzavo disper.l!.t· mente; ella fu molto sorpresa nel vedermi cos i affl ittJ, sapendo che la granduchessa El isabet. ta mi a q:va allontanato comp letamente e fatto liSl ire dal SUO CUO r{'

Il ,orpo della bambina fu imbalsamato t port.lto al (Onve nto di Nevski , dove fu esposto per molti giorni. Propos i a Mmt d i Ta rJntc Ji Andarla a vedere. Ella acconsenti Arri, ate al con\'ento, entrammo nella camer.• .trdentc, ,he era tutta parata di nero Dei cero .trde\'ano attorno al piccolo angelo. Mi avvitinai per baciarle la m ano, ma appena le mot· labbra la toccarono, i singhiozzi mi soffota· oono. Il m io animo fu tormentato dai sent imenti più teneri e penosi. Il mio profondo affetto per la granduchessa si fece sentirt in modo tale che non mi sentivo pii1 me stessa Il suo oblio, il suo abbandono , la sua ingiu sti zia verso di me, tutte queste verità crudel i. mi laceravano ol cuore, guando un nuovo sen timt:nto mi ronsolò. Dicevo a me stessa: e/1: non ti ama più, ma in questo momento il su u cuore è spézzato come il tuo per il loro "'

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c• c»
AUTORITRATTO OILLA PRINç i PIIIA OOLOVINt:

m une dolore. Le mie: idee si fecero più chiare ; una gioia dolorosa successe alla penosa conf usione dei miei sentimenti. Ma il conte Tol)toj, che stava là per sorvegliare le cerimonie funebri , venne ad aspergere con essenze il corpo della bambina. Mi guardò con un sorriso trionfante ; si rallegrava sicuramente pensando che mi a\'eva perduto nell'animo dei miei giovani signori. Confesso che la sua \ ista e il suo aspetto \'ersarono nel mio cuore l 'O nuovo veleno

• * *

Nel mese di ottobre (1800) il re di Svezia fece un secondo viaggio a Pietroburgo. Venne per concludere con l'Imperatore un trattato d'alleanza contro l'Inghilterra. L' Imperatore ricevette il re come parente ed alleato. Aveva, o per lo meno sembrava aver dimenticato, tutto quello che era accaduto durante l'ultimo del re. l due sovrani trattavano direttamente e le questioni politiche si erano accomodate con sodd isfazione, quando un capriccio dell'Imperatore guastò questa buona intesa. Durante il soggiorno del re, aii'Ermitage c'era tutte le sere spettacolo. Un giorno si rappresentava « la Bella Arsenia » e i carbo. nai, che figurano nd terzo atto, avevano in lesta i berretti rossi. Il re, che aveva della ri\'OIuzione francese e di tutto quello che ne ave. va fatto parte la stçssa opinione dell'Impera. tore, credette lecito scherzare in proposito, dicendogl i:

- Mi pare che vi siano dei giacobini da voi.

L'l mperatore, che probabilmente quel giorno era d'umo re più nero del solito, non gradi lo scherzo e rispose assai seccamen te che non ce

n 'erano alla sua corte e che non li avrebbe tollerati nel suo impero. Da quel momento poi trattò il te tanto duramente e con inciviltà che sua Maestà ritenne opportuno abbreviare il suo soggiorno a Pietroburgo.

Spinse a tal punto il suo cattivo umore da dar ordine di richiamare la cucina e il servizio di corte, che, secondo l'uso, precedeva il re fino alle frontiere della Sve2ia. Il principe, che ebbe tanto spirito da prendere tutto questo dal lato comico, informato di quest 'ordine, si divertiva ad affrettare il viaggio in modo da guadagnare sempre qualche stazione su chi lo seguiva per affamarlo.

- Sù, sbrighiamoci, - diceva al seguito, alle stazioni in cui si fermava per cambiare i cavalli - forse mangeremo oggi.

Il carnevale di quell'inverno fu molto animato. L' Imperatore ordinò al granduca Alessandro di dare dei balli nel suo palazzo, e a! teatro deli'Ermitage, ove ci furono mascherate e per intervenirvi fu distribuito soltanto un piccolo numero di biglietti, in modo che la società fu più scelta di quanto sia abitua!. mente in tali riunioni

Fu proprio a questi balli che il granduca incominciò a notare la bella signora Narychkine. L'intrigo era al principio ed egli si credeva sulla buona strada, quando il principe Zubov, che aveva per lui una grande devozione, un. giorno scherzando col granduca sulle attenzioni che prestava alla Narychkine, e dopo avere ri cevuto la confidenza della speranza che questa gli dava, gli confidò a sua volta che anche lui era assai soddisfatto del modo con cui ella lo riceveva In seguito a que. ste reciproche confess ioni strinsero un patto

assai strano. Si promisero scambievolmente eli riferirsi con esattezza i progressi che avrebbero fatto nella lo ro corte, e si det tero la P·l· rola d'onore che il meno favorito avrebbe l'C· duto il posto a chi avrebbe portato le prove di un maggior successo.

I r ivali osservuono le condizioni del coHa fedeltà più scrupolosa, finchè, dopo po..:o tempo, il principe Zubov mostrò al grand uca i biglietti che gli erano stati passati ballando la polacca. Il g randuca che non pote va van tare che delle parole si ritirò senza rim pianto. Parlò anzi con disprezzo di quest a_ donna e di tutte quelle che erano capaci di simili rigiri "'

Il palazzo Michele veniva costru ito in gran fretta. E' facile immaginare lo stato in cui do. veva essere, ricordando che la prima pietra di questo edificio fu posta nel novembre 1797 e che l'Imperatore pretendeva abitaclo con tutta la corte nel febbraio 1801. Sembrava presentire che non ne avrebbe goduto a l ungo ed affrettarsi a stringere i pochi giorni di poten. za che gli restavano.

Il primo febbraio, l'Imperatore con l' 1m peratrice e le persone del seguito passarono al palazzo Michele. I granduchi Alessandro e Costantino, che non avevano gli appartamen. ti ancora al completo, alloggiarono insieme in un'anticamera. Le mogli dovettero restare a l Palazzo d'Inverno. Ognuno temeva per sè e per i suoi le conseguenze dell'aria nociva, m.t tutti erano lontani dal p revedere che questo palazzo sarebbe divenuto la tomba di uno solo e dì quello stesso che solo era incantato d i questo soggiorno. (Contr11ua)

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P B l :W C Il' E H 8 A (,; O L O \ ' l X F.

·fa C11CtllNI

GRATITUDINE. A Dearborn nel Michi. gan, la signora Stella Maude Kronberg vedeva un cane che lottava con i Butti del fiume Rouge che stavano per travolgerlo. Metteva in acqua un'imbarcazione, lottando anch 'essa con la corrente, per due ore; riusciva infine a portare a riva il cane. Appena in salvo la bestia le addentava una guancia. Due giorni dopo la s ignora Kronberg moriva arrabbiata

RIVELAZIONI. Due episodi ignorati rivelavano nei giorni scorsi i giornali, il primo riguardante il viaggio di ritorno della gita fatta lo scorso settembre Sig. Daladjer a Mo naco, l'altro il viaggio ai andata della gita fatta il mese scorso aai reali inglesi in America. Mentre !'aeroplano che lo riconduceva in patria atterrava a Le Bourget, l'aeroporto di Parigi, Daladier scorgendo una gran folla che lo attendeva, si sbiancò in viso Disse egli, temendo il peggio e afferrando un braccio del segretario: «Mio Dio, dov'è la guardia mobile?».

In una cittadina canadese al ricevimento in Municipio, la Regina Elisabetta chledeva alla moglie del sindaco come mai suo marito non recasse le insegne_della sua funzione. Balbettò confusa la moglie del sindaco: « Egli le met· te soltanto nelle circostanze eccezionali ».

TREDICI. A Chicago l'Associazione degli albergatori annunciava l'altro giorno un nuovo servizio: un commensale compitissimo e brillante da prestare a tutti i banchetti nei quali i convitati siano in 13.

FRANZ II. Qualche giorno fa al defunto Franz Josef I succedeva con regolare cerimonia suo nipote Franz Josef II come pri ncipe d el Liechtenstein (pop. 11.500, sup. 159 kmq , }esercito regolare 0). Il suo compito più de. licato: preservare l'indipendenza del paese che è stato in guerra con la Germania per 73 anni (perchè Bismark lo considerò troppo micro. scopico per includerlo nel trattato austro-prus. sia no di pace del 1866)

L ' ARCA. In Jugoslavia durante le recenti alluvioni, il colono Dragoutin Milovic avendo deciso che la fine del mondo era imminente, si costruiva un ' arca. Quando le piogge cessa. rono e le acque si abbassarono il governo con. liscav:\ l'arca per evasione fiscale.

EREDE. A Portland, nell ' Oregon, la setti· mana scorsa, John Nelson Ridgley di anni 106 e1editava una fortuna di 60 mila dollari da sua figlia morta di vecchiaia.

BASTARDO. Dopo una defezione durata 14 anni, un paio di mesi fa John Barrymore tornava a calcare le tavole dei palcosceAi ci di Broadway L'al tro giorno a Chicago, dopo una recita, l'attore partecipava a un banchetto of. fertogli da trecento studenti di giornalismo

Uno di essi gli chiedeva : « Che cosa vi ha indotto a far ritorno al teatro?». Rispose Barrymo re: « Ebbi tempo fa una visione; mia nonna (la grande a ttri ce Louise Drew) mi diceva in sogno, con voce sprezzante e imperio. sa: « Torna ai luoghi ai quali appartieni. tr 1 , Jitore bastardo» .

IO
UN OPERAIO ITALIANO IN UN CANTIERE 01 BAOOKLING

Catania • /.a caSJ. di Fedenco De Ro berta dava sul g•ardino pubbliCo, e nelle sere d 1 estate chi percorren il v1ale d1 mgresso 'edeva, aJ di sopra degli albe n nel riquadro di un balcone, un signore, dal colletto duro, curvo sopra un libro e con la lampada blu quasi sulla fronte. Per le strade, Fcdcriw De Roberto .lndava vestito con molta eleganza, la ca ra me Ila nell'occhio destro, pens1eroso, assente. (On la testa alla medesima altezza, quas• scivolasse sopra un lago tranqu•llo. 1mpossibilc, a causa di una ma. latt1a, staccare i pied• daJ suolo. I s•gnon d1 Catania lo avrebbero preferitO a Verga per la sua aria mondana e la buona CO· noscenza dci francese, ma, aYcndo s.1puto che il preferirlo a Verga era un errore di grammatica letteraria, e non riuscendo d'altra parte a innalzare la figura del buono e onesto Verga nella loro amm• raziOne, risoh·evano questo raso d1 lO· scienza col tener!. tutti e due nello stelo50 grado d1 cortese mdiffcrcnza. T gio,·ani letterati, m generale. non ammir,wano De Roberto. Sembra,·a molto \Cùhia e mutde quella mania di consultare cento m·iste e monografie prima d'iniziare un romanzo; quegli scrupoli nell'usare d proprio nome e cognome: t]uell'and.ut· wi piedi di piombo nelle questtom l<:t terarie, quel leggere due 'olte un hbro prima d1 parlarne. I nuoYi tempi SI ini. ziavano con più lieti auspici per l'uomo d1 lettere, che pareva d'un tratto raro da CIÒ che in lettcratur.t si chi,l.Jn.t fatiCa e n morso. Il Verga era più amato: non tanto, io credo, per il suo gen1o m.1 perchè in lui sembrava dimostrata 1.1 nuo. 'a regola che, in arte, basti al. l'istinto. In verità, il Verga non cr.1 ,,( fatto uno scrittore di puro istinto, c :1\ C\ :l forse p1ù dubbi, esitazioni, e rimorsi che non lo stesso De Roberto ; ma m V erga era p1ù facile non vedere questa pe!'antc armatura di onestà. In De Roberto , i n. vece, le fatiche, gli scrupoli, le esitaz1on• SI leggevano con troppa chiarezza Al di sopra delle magnolie dci g1ardino pubbli. co, quell a testa di signore calvo, chinata sopra un libro e illuminata da una lampada blu, nelle sere di estate, in cui era coslgradcvole andare per i viali, sembrava l'ultimo avanzo di letterato ottocentesco il cui esempio fosse insieme solenne c fastidioso , intimidatorio e sbagliato. S1 sp1avano in quell'opera, con un'ansia non tatt ava ma certo egoistica, i segni del fai. limènto; e quando essi apparivano netti, 'eni,•an festeggiati, non per il male che s1 volesse a De Roberto , ma per il bene l he SI voleva alla ca tesi che un lavoro cosl leopardiano riesce del tutto inutile Anch'io partecipavo a quelle i ngenue f e. stc. E 1:1. sera in cui il «Giornale dell'Isola » mi mandò da lui a riprendere un fascio d1 bozze, ch 'egli non si decideva maa a restituire, quando ebbi fra le 1 fogli c. guardandoli, nella scala, li vidi copert1 d1 parole a penna, li avrei portati di corsa ai miei amici come un mostri ciattolo ,·ivo, se egli non mi avesse ri. chiamato dalla porta perchè vol eva an. 'ora correggere le sue correzioni. A una signora, che raccontava come, da un mese,

Federico De Roberto trascorresse le prime quattro ore della g iornata a scrivere, e le seconde a cancellare, e portasse a cena il ' ' iso pallido di un sofferente, uno di noi disse in siciliano : « Ma perchè soffre ? Chi glielo fa fare ?» La frase, che si Jeg. geva dipinta ne i nostri gai visi, era in. fatti questa, naturalmente in ve rnacolo: « Chi gl ielo fa fare a Federico Dc Ro. berta di star seduto tutto il santo giorno con la penna fra le dita?» A noi , per getla re i nost ri primi ra.:conti, bastavano un'ora del mattino e un 'o ra del pomcrig. gio E credevamo che, appunto per questo , nelle nostre pagine ci fosse « più vita ! »

Una sera, Federico De Roberto , rit iratosi nell'angolo buio del suo balcone con un vecchio amico, diede sfogo alla sua amarezza : «Nulla resterà di me!» si mise a dire. «Nulla! Sono uno scrittore fallito! » Tali parole. pronunciate da quello stesso balcone che, in altre sere. co l quadro illuminato dello sc rittore che st udiava , pareva "oler getta re su di noi un superbo quanto vano rimprovero, fu. rono come il segnale che il caso De Robe rto meritasse o rma i t utta la nostra uma. na simpatia, ma nessun 'rimorso e timon:. Opera faticosa c fallita la sua, opera fa. ci le c riuscita la nostra De Roberto morì poco più tar di, in una gio rnata ca ldissi · m::, sbattendo la testa sop r.1 un gudino. Devo confessare che, prima di morire. egli mi diede altre impressioni Ji sè. Lo incontrai an cora due volte La prima, ne l giardinetto de l «Giornale dell'Isola » Era un pomeriggio di luglio e d a un tro aperto , diviso dal giardino per un muro sottile. g iungeva no le voci degli at. tori che provavano <C Santa Giovanna » Ji Shaw Federico De Roberto parlò di que. st'opera con parole così calde, misurate, bene scelte. chi mi domandai, spaventato, se in me non fosse sbag liato tutto, anche la voce La secon da , per la via Etnea Era di luglio anche <:juella vol ta, ed egli non doveva senti rsi sicuro nel passo, pecchè spesso si fermava come chi cammina nel la nebbia fitta. L'onestà, la malinconia, i dubbi, con c ui parlò di taluni argomenti, mi son rimasti ne ll a memoria come quel suono misterioso che un esplo rato re sentì di notte, fra il sonno, in un momento del suo viaggio, ma non seppe mai più dove, da quale strumen to e come lo avesse sentito La casa di De Roberto è oggi affittata a una sartoria ; e dal balcone della stanza , in cui egli soleva studiare, un grande ca rtone bianco consiglia ai pas. santi di comprare g li abiti a rate L' oc. c hio va all'interno della stanza, alla porta nera. Chi ha ce rcato, in tutta fretta , di Ja. vo rarc nell'intimità di se stesso, seguendo il consig lio che Federico Dc Roberto so leva ripetere da un suo maestro : « Chiu dete la porta e lavorate ! » , ha t rovato che ormai la porta del proprio studio non chiude bene, sicchè non si riesce a im. pedire c he entri dalla strada, a mescolare i fogli , un vento sporco di polvere Sulla diversità di tono fra le pagine dci « Vicerè » o dci «Processi verbali », e le nostre pagine, tutti sono in grado di giudica re. Lo possiamo an che noi

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, l T A. 1 l A X O Il K A. X (' 1 l T l

L' UNDÌCI Luglio del 1899, tre gentiluomini torinesi fòtnlavano la Fiat : per la storia, era. no il conte Emanuele Cacherano di Brichera. sio, l'avvocato Ludovico Scarfiotti e Giovanni Agnelli. Quest'ultimo fu il consigliere dele. gatt( della nuova società. Il nome << Fabbrica Italiana .Automobili Torino » già annunciava Io scopo del nuovo organismo: si iniziava · la costruzione della prima vet1ura automobile Fiat con un capitale di 800 mila lire e con . uno stabilimento ove lavoravano cinquanta operai, in Corso Dante, presso al Valentino. Veramente di automobilismo, in 'Italia, già si parlava da un paio -d'aiini. Il signor Mi. chele Lanza aveva anzi glà costruita, proprio in Torino, una macchina semovente; a Milano, nel 1897, si era costituito çon cento soci il « Club Automobilisti Italiani ». Gli almanac. chi com inciavano ad occuparsi dei possessori delle 01acchine senza cavalli, e terminava con successo la prima « passeggiata sociale » del' Club dell'Automobile, da Milano a Monza Nel 1894 il PetiJ Pat!isien aveva lanciato, da Parigi a Rouen la prima corsa su strada, con la partecipazione di trentotto macchine a benzina, ventinove a vapore, cinque ad aria compressa, cinque elettriche e venticinque ad altr i sistemi. L'anno dopo, eran venuti Miche. !in e i suoi pneumatici a far compiere all'auto.

mobilismo un gran passo innanzi. Seguendo la moda straniera anche gli autisti italiani , da principio, salivano sul nuovo mezzo di locomozione in abiti sportivi, simili a quelli usati per cavalcare.

Infatti l'automobile, nei primi suoi anni di vita italiana, serviva solo per passeggiare Jun go gli ampi viali dei parchi e tali abbigliamenti erano i più adatti. Più tardi, quando ci si avventurò anche per le polve. rose strade di campagna, gli automobilisti, si coprirono di pellicce d'orso lunghe fino ai piedi. In capo, portavan tutti un berretto piatto a visiera, e gli occhiali pronti a coprire metà del viso ; le signore salivano sul nuovo trespolo ondeggianti di veli grigi e di ampi cappelli sportivi.

Intanto, nello stabilimento di Corso Dante si lavorava alla prima auto. Fu pronta per uscire sullo scorcio del ' 99. Era un arnese su due paia di ruote disuguali, a raggi sottili come quelli delle biciclette; formavano la car. roz.zeria due sedili ancora arieggiant i quelli dei c&lessi; il primo, su cui bisognava sedere dando le spalle alla meta, simile alla cassetta del vetturino, l'altro con il soffietto a man. tice. Il motore, con la trasmissione a ingra. Paggi, tre cambi di marcia e le persiane per l'areazione, era incastrato fra le ruote poste-

riori. l parafanghi elegantemente i completavano l'aspetto della vettura, insieme con tre grossi fanali che 'dovevano servire a rischiarare la strada; non c'èra ancora il vo. !ante, ma si pilotava per mezzo di una specie di manovella in corrispondenza con l'asse an. teriore. Una tromba lucente e ritorta ammo. niva i passanti.

Contemporaneamente, si iniziava il lavoro di reclame : i foglietti volanti distribuiti per i caffè di Torino promettevano solidità, leg gerez:za, eleganza, nessuna trepidazione nè rumore. Si offrivano vetture da passeggio e da montagna, con una velocità di 60 km. orar1. li conte Roberto Biscaretti fu il primo ad ap. parire per le strade larghe di Torino sulla 4 HP, a spaventare i cavalli dei fi.acre con i l puzzo e gli scoppi del suo motore infernale. Lo accompagnavano, durante la sua prima gita al Valentino, la moglie col bavero alla stu. arda e le figlie, due bambine dalla marinrwa piena di fiori.

Poichè i primi ad usar l'automobile furono. naturalmente, i signori, quelli che si pote -. vano permettere una tale spesa; e allora, come la ricchezza era ancora quasi tutta nelle mani di vecchie famiglie, cominciarono i nobili a passeggiare in auto di domenica mattina. Cera anche qualche negoziante o industriale, che,

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pur non potendo vantare un nome illustre, era arricchito negli ultimi anni del secolo; ma costoro conducevano vita modesta e poco dispendiosa: i nuovi ricchi non amavano mettere in mostra le loro ricchezze e preferivano anJare a piedt. Inoltre la nobiltà era l'unica che possedesse, in quel tempo, ville o tenute non troppo distanti dalla città, lungo quei bei viali alberati che si partono da ogni città italiana c quelle ''ie dle ormai fan parte dei nuovi 9uartieri urbani, con le proprietà sminuzzate per i villini degli impiegati o scomparse sotto altissimi palazzi. Ma dopo il primo successo la costruzione conti nuò: la storia della Fiat non conosce d « periodo eroico » di lotte per la vita, anzi gli stabilimenti della società subirono un immed1ato ingrandimento, poichè ci si occupò anche delle carrozzerie che, al primo C$perimento, erano state lasciate a tal Alessio, carrozzaio torinese. Le macchine venivano di. stinte e chiamate secondo il numero dei ca,,aJli di rendimento nei vari tipi: nel 1901 si creò la prima quattro cilindri; ma già l'anno prima, all'alba del secolo, si era cominciato a partecip.are alle corse automobilistiche.

Poichè, agli inizi, il metodo della F1at fu yuello di affermarsi e di farsi conoscere attra. verso le prove italiane ed estere riservate alle automobili Si otteneva in tal modo un duplice risultato: il più sicuro collaudo del materiale e, vincendo, una magnifica reclarn. Più tardi, quando l'automobile si fu sicuramente affermata, le gare furono abbandonate.

Comunque, la Fiat vinse ad Asti; quella •he probabilmente fu la prima corsa automobilistica italiana; nel 1902 batteva per la prima volta le automobili straniere io una corsa all'estero, occupando il primo posto nella Figueira-Lisbona. Ma, qualunque fossero i trionfatori o gli sconfitti, chi vinceva sempre, come dicevano i giornali sportivi dell'epoca , era l'automobilismo. Nel 1903 Vittorio Emanuele Hl ordinava la prima automobile per la Casa Reale, ed era una Fiat.

L'automobile, del resto, aveva già subito un'evoluzione radicale. Per prima cosa, le ruote eran divenute tutte dello stesso diametro, e il motore era passato in avanti, occupando un cofano dalla forma di parallelipedo nelle vetture di serie e con gli spigoli tagliati in quelle di lusso. Anche i sedili erano stati volti nello stesso senso, uno l'altro, e i quattro posti avevano alte spalliere e comod i bracciali. Il volante, altissimo e robusto , aveva sostituito la manovelljl, i fanali enormi erano quattro, d'.ottone lucente, e la tromba era suonata da un valletto che sedeva accanto all'autista. La sua presenza, oltre che dalla tromba, era resa necessaria dalla necessità di aiutare j padroni a salire e scendere i tre gradini alti che conducevano a quel nuovo trono per gente ricca.

In quegli anni, intorno al novecento, il distintivo della Fiat era un rettangolo di bronzo con il nome in grosse lettere. An. ch'esso, naturalmente, subl lunghe evoluzioni : nel 1906, seguendo il gusto dei tempi, si fece più complicato e leggiadro. La sigla era scritta in bianco sulla riproduzione di una« torpedo >) di smalto e su due corone d'alloro; intorno correva la scritta «una marca che è una garanzia ». Durante la guerra, quando la produzione fu so!ta)lto di camion e di auto milita.r:i, il nome Fiat fu scritto in corsivo a rilievo direttamente sul radiatore; poi, verso il 1920, apparve la gran targa ovale, azzurra e bianca, di foglie

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1808 • (OlSBONO DI M OUDOVICN OBL 1808) 13

<: di riccioli , quella della 501, per intenderei; verso il 1926, l'altra, roton da e più piccola, con intorno la corona d'alloro e il nome: in blù o in rosso. Il distintivo moderno a lettere bianche e allungate è del trentadue

Ma mentre queste trasfo rmazioni subiva il suo distintivo, la Fiat continuava a vincere gare e a conquistare mercati. L'anno cruciale della Fiat cade dopo le ultime vittorie delle 24 HP, nel 1906. Il capitale viene portato a milion i di lire, gli stabilimenti subiscono un grande ampiamento e Giovanni A'g(lelli rima. ne solo alla presidenza della società.'-.

Egli, per prima cosa, ha un'idea felic' si accorge come dover d i re sempre Fabbri<:a ' Italiana Automobili Torino, per nominare una modernissima industria, sia molto lungo e, per il fiato, antieconomico e come dalle iniziali delle quattro parole si possa ricavare un nuovo vocabolo per il diziona r io italiano, un fiat rapido e significativo, facile da ricordarsi.

L'industria, nata F.I.A.T., diventa Fiat, con. sacrando la trasformazione nel distintivo delle

sue auto. Gli anni che seguono vedono la vit. toria su di un biplano Curt iss, la costruzione del « l::> ter » per la guerra libica, la formazione di quei corridori, Bordino, Salamano, Nazzaro, che daranno alla Fiat le più belle vittorie Nel 1913 entra in gara e corre le strade la famosiss ima « F iat zero», una china che fece epoca, robustissima e con molte varietà di carrozzerie, dallo spyder alla ber. /ina, elegante con i fanali da !andò ai lati dello sportello e la trasmissione a catena. Le sue predelle erano ingombre delle pompe per l'olio e la ber.zina, di lattine con le scorte e d i cassette per gli arnesi.

Il Touring Club di Milano si appoggiava , a.i possessori di « Fiat zero » per la diffu' sione dei suoi servizi : l'automob ile cominciàva a divenire un vero modo d i comuni. cazione rapida e a presentare dei vantaggi anche pèr çhi avesse fretta. La Fiat, trovatasi già al suo nascere in concorrenza con case fortissime, la Ford, la Mercedes.Benz e la Opel, fu nota 1\el mondo, da principio, come produttrice di maCchine di lusso ed eleganti

Ben p resto, però, i cr iteri di costruzione dovevano mutare, e in parte sotto la spinta del cambiamento che stava compiendosi nella società italiana. La borghesia mandava innanzi i suoi primi campioni, a conquistare industria c finanza, e con esse la ricchezza. l costi di produzione, come questa cresceva di anno in anno, si abbassarono natu ralmente; mentre le altre industrie automobilistiche italiane rimanevano fedeli alla vecchia clientela d'eccezione, la Fia,t si rivolse ai professionisti e ai borghesi non t.Into ricchi da potersi comperare un auto che non fosse di serie. Ormai l'epoca dei cocchieri con il risvolto di pelle gialla agli stivali e la coccarda sulla tuba era tramontata.

Allo scoppio della guerra, la Fiat raccolse tutti i suoi sforzi sulla produzione di materiale bellico, creò fabbriche d'armi, sfornò m igliaia di camion e di motori. Il «l!! BL » degl i squadristi nacque dall'attività febbrile ed ordinata d i quegl i anni.

Nel 1919 la produzione riprese con ritmo crescente. Le necess ità della guerra avevano

fatto (Ompiere un gigantesco passo in ava•1ti alla costru zione delle automobili e, ormai, la macchina quasi perfetta non poteva neppure paragonarsi all'arnese di venti anni prima. An. che lo spir ito e le necessità del pubblico erano mutati: il forte giro di denari e d'affari si determinò nei primi anni del riassestamento, il desiderio di correre e ·di muoversi, l'abitudine alle macchine acquistata dai comba t tenti, portarono ad un impensato sviluppo delle costruzioni meccaniche. L'automobile àiventava il simbolo della pottnza finanziaria dell'individuo, e non c'era pescecane che non ne avesse tre o quattro. Si cominciò ad usare anche presso i proprietari e i gentiluomini di .:ampagna, t l'ebbero persino gli abbacchiaci per portare alla mattina !t uova sul mercato. Le donne co n le sottane alla (av iglia e i cappellini alti, cominciavano a prendere lezioni di guida: è la fortuna dei concorrenti alle «ca c. toline del pubblico » della Domenica del Cor. riere. Non c'era ragione, infatti, secondo una oratrice al Congresso per il voto femminile del 1922, perchè le donne non si mettessero al volante. Lo sport le aveva ormai conquistate tutte, o quasi: rifulgeva l'astro di Susanna Lenglen e la pl'ogreuione Laetitia, compiuta da una squadra di ragazze in bluse bianca alle Olimpiadi Universitarie di Roma nel 1923, aveva fatto furore. La moda dettava già per le figlie degli arr icchiti in guerra e p!:r le prime dattilografe emancipate gli abiti adatti · per la guida: swealei'J <:an cifre ricamate e /ai/. lum di pelle.

E' la volta della « 50 l » Gli automobilisti si slanciavano alle prime gite in campagna e, yualche pioniere, ai primi lunghi viaggi. Erano imprese da far tremare i polsi : si tornava pieni di polvere e con i parafanghi amm accati per le sassate dei ragazzi della compagnia. • Nei paesi che si attraversavano po.:hi erano i vo lti amichevoli : appena i componenti della famiglia del Touring Club, primi fra essi il farmacista, aiutavano i forestieri.

In seguito, la « 503 » e la « 509 » aggiunsero due nuove pietre alla popolarità dell'au. tomobile. Le usarono gli avvocati per le loro gite domenicali, timidi preludi di ben altre e più galanti avventure dei nostri giorni; gli i ngegneri per recarsi al lavoro nei nuovi quartier i di villini in stile medievale che andavano sorgendo intorno alle città; le ultime dive del cinematografo italiano e i preti.

Poichè proprio questi son gli anni che vedono i primi preti al volante delle loro macchine. Accontentatisi dapprima di una bi. cicletta, diffusa per · il clero di tutta l'Italia attrave rso r esempio dei parroci romagnoli e marchigiani, poi di qualche rumorosa moto. cicletta, i preti furono conquistati dalla «509» : fu come un turbine di velocità che durò per qualche anno. l preti svolazzavano da un paese all'altro con gli spolverini grigi sulla tonaca; nella cronaca dei giornali si leggeva di inci. denti stradali capitati a vescov i e a prelati. Anche i preti politicanti e organizzatori di as. sociazioni cattoliche usavano l'automobile. Mi pare anzi che se ne costruissero alcune per scopi elettorali, con una triBuna per gli ora. tori sulla parte posteriore.

Ma dopo la « 501 » e l'entrata in attività delle officine del Lingotto, la stor ia della Fiat è storia di oggi.

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TORINO t e :HI ·IL DUCE OSSERVA UN NUOVO CARRO ARMATO

FU _ L' INCORONAZIONE delle improvvi. s:\lri ci in Campidoglio, descritta n e l l a cc. lebre Co t inne della Stael, a dare lo spunto all a Vigée- Lebrun P._Ci suoi vari ritratti di « dama con la lira » ? Chè certo alla pittrice di Maria Antonietta dobbiamo quelle che furono, se non le prime, certo le più notevoli figurazioni di signora in veste di Musa, con la corona di lauro sul capo, in atto di reggere o di suonar la lira. Questa pitonessa che, vestita d i tunica e di peplo decorato d'un fregio a palmette, tocca la lira volgendo al cielo gli occhi ispirati mentre a destra si leva un ripido monte coronato da un tempio greco, è Madame de Stael; quest'altra che, all'ombra d'uno speco, in fondo al quale s'intravedono cielo e mare lontani, accompagna sulla testudine il canto che le sale alle dischiuse labbra, e con gli occhi segue un luminoso sogno, è !;.aure d e Bonneuil, impeccabilmente vestita d'un rosso peplo sopra la gialla stola. Nel romanzo della Stael , tuttavia, Corinna è vestita come la Sibilia del Domenichino, col turbante in capo, mentre la pittrice veste le sue dame come la Tersicore e la Erato del Museo Pio-Clementino, e del resto già prima del 1795 aveva ritratto la contessa de Fries in veste di Saffo.

In ogni modo, al principio dell' Ottocento si stabill la convenzione : Che una donna avesse appena appena qualche talento di poe-

tessa o di cantatrice, ed ecco, aveva dir itto al ritratto in veste di Musa, col manto rosso, la corona d ' alloro, e l'elegante testudine : per lei adottava lo stile eroico il pittore che ritraeva le sue non canore consorelle negli abiti di tutti i giorni; a lei competeva per sfondo con l'anonimo giard ino, ma la pendice di Parnaso. Essa era « la Musa » , figura, del resto, cosi familiare al principio dell'Ottocento, che una delle incisioni del Bot/ genre che illustra il gioco di società detto della « statua », rappresenta due gipvanotti intenti a mettere una ragazza della famiglia in posa di Musa, con una mano sulla chitarra-lira appoggiata a un alto piedistallo, e cop l'altra alzata decorativamente sopra la testa Una mascherata facile a mettere insieme, giacchè poche o punte alterazioni richiedeva il costume della donna per imitar quello delle antiche statue, e quanto alla chitarra-lira, codesto decorativo strumento era divenuto indispensabile al salotto Impero non meno dell'arpa Lo vediamo posato contro un pilastro nell ' appartamento rigorosamente « alla romana » in cui Gérard ha effigiato la. leggiadra Madame Zamoiska. Qui la chitarra-lira non è che un elegante accessorio, più elegante per Io scialle che si ravvolge intomo ai due snelli bracci ; chè la signora ada. giata su un divano, tra i suoi due bimbi nudi come Romolo e Remo, non sembra animata

da alcun afflato pindarico, ma intenta solo a ricevere complimenti come quelli che le tri. butò la duchessa d ' Abrantès: «Madama Za. moiska era un misto di grazie e di dolci maniere, il cui ricordo ha qualcosa di soave Che incantevole personale era il suo ! » Ma imbracciare e suonare la chitarra-lira era poi un'operazione che richiedeva una certa destrezza. Si veda la dam a in atto di pizzicar le corde dello strumento nel ritratto della famiglia di Luciano Bonaparte disegnato dali'Ingres: v 'è qualcosa di scomodo e di sforzato nella posa ; immaginiamo che la dama si dovesse contentare di cavar dalla lira qualche accordo, qualche grave o acuta frase, ma suonare proprio Che i contemporanei dovessero rimanere Wl po' imbarazzati dinanzi al bello strumento, troppo bello per esse[ vero, ce lo prova Sophie Gay, che descrivendo il salotto di Mademoiselle Contat (1) in un 'epoca, è vero, in cui il classicismo era passato di moda ( 1837), racconta questo curioso episodio :

Era stata di r«ente donata a Mademoiselle Conta t una d i quell e nuove chi tarre-lire ; ma tra quant i dilettanti di chitarra si trovavano là, nessuno poteva o voleva servirsene tanto ridicolo era l'attewamento a cu i sfo rzava questo strumento pind arico Il visconte de Ségur solo ebbe il coraggi<> d i accettare la lira dalle mani di Mademo isell e Contai, e di accompagnarci una nuova canzone Il costume antigr«o del cantore, _la sua pettinatura

16 A NN A J OUB E ,.THOH I H G R ES : LA F A M IGLI A 0 1 L UCIAN O BO N APA R T E ( Gi l COLLEZ PRI II!IOL I)

• mciohni incipriati sulle tempie, i suoi leli JJ ant ica corte, i suoi cinquant'anni , la sua voce gra· cile e la sua pronunzia alla moda degli to ni di Versailles, quella lira posata alla maniera di Fidia, tutto ciò offriva l'immagine d ' un Apollo cosl grottesco , che io non potei trattenere le risu, e la mia risata dette corso a tutte le soffocate. Allora il visconte, volendo rendersi conto dell 'ef. fetto che produceva, la sua in modo d. potersi mirare in uno specchi o, e meglio di chiu nque altro prendersi gioco del suo at· tcggiamento olimpico.

Sophie Gay era dd resto l'ultima persona a doversi prender gioco della chitarra-lira, poi. se mai vi Curon donne infatuate dall 'imi. tazione di Corinna, queste furono lei e sua figlia Delphine, divenuta poi Madame de Girardin. Sophie Gay, una delle celebrità dei primi bei giorni dell'Impero, ne aveva conservato il gesto e il sonoro accento, la rima Gioire c Vùtoire (2), l'arpa di Ossian e il turbante di Madame de Stael, e proprio con questo turbante la rappresenta il quadro di Hersent ; signora piuttosto formidabile che pare rimproverarci di mettere i n non cale i suoi romanzi che Goethe, bontà sua, all ineò sugli scaffali della sua biblioteca per le loro doti di finezza e d 'osservazione del cuore umano, Napoleone apprezzò al punto di consolare l'ultima notte passata alla Malmaison prima dell'esilio colla lettura di uno di essi, Anatole, quella piuttosto sciocca storia d ' un bel sordomuto, e Sainte-Beuve infine stimò degni di onorevole menzione ( 3) Sophie Gay la quale, più che pei suoi volumi illeggibili (eccetto quello sui salotti celebri), ci si raccomanderebbe per aver legato il suo nome a un paio di squisite tazzine di porcellana, fatte in onore di lei, « Sophie de la parole», e dell'altra men vezzosa (anzi, francamente brutta) Sofia, la Gai!, « Sophie de la musique », autr ice, tra l'altro, d ' un 'opera buffa, L n De11x Jaloll x: una delle tazzine rappresentando un amore in atto d 'i ncoronare uno spartito musicale, con dietro una lira e la leggenda : << Elle fai t plus de deux jaloux »; l'altra, una veduta del ca. stello d i Frankenberg sotto la quale si legge una strofetta accompagnata da note musicali , e, dall'altro lato, un personaggio in uniforme militare, poichè le due Sofic avevan rispettivamente contribuito le parole e la musica d ' una romanza dedicata al principe Carlo di Prussia, Le Chatea11 de Fra11kenberg ( 4)

Ma più che alla madre, Sofia, la lira spetta alla figlia, Delfina, la più impressionante incarnazione dell'ideale Musa a cui miraYano tutte le darne colte d 'allora Chè a lei non era capitato, come alle altre, di tro vare un giorno che l'acconciatura da Musa, il turbante il peplo e la lira le si confacevano, sì da desiderare d 'esser commemorata nella classica posa. No, Delfina era nata con tutti gli attributi al completo, la posa di Musa le era naturale, e perciò poteva apparire ispirata senza affettazione, e rimanere bonne enfanl nonostante che, lei pure, rimasse Gioire c V ictoire. Il fisico periino aveva, della Musa, colla sua figura slanciata, il petto possente, la chioma bionda, gli occhi luminosi, e soprattutto il forte profilo aquilino che faceva dire a un naligno che essa aveva l'aria d 'essere «la fiUe de Vénus et de Polichinelle ». Tanto era Musa, fin da quando, sedicenne, si senti invasa dal dio nel dolce, boscoso e ovattato paesaggio dell'Iledc-France, che non aveva neanche bisogno di ostentarli, i suoi divini attribuiti, c la veste

17 l L a l O C O D a L L A l T A T U A (D A L l 8 O N O l N lUI

di mussolina bianca e la fascia. celeste, da Immacolata, valevano tunica e peplo, e i capelli, semplicemente pettinati senza fiori, reca. vano un ideale turbante, e le mani non avevano che da disegnare un gesto, ed ecco, appariva la lira.

«La nostra Corinru. fanciulla, sacerdotessa della lira, oh! bella nel suo nascente delizio li.

Cosl l'invocava il poetino Belmontet, che s'immaginava insiem<.> coi consorti sulle tracce di sl bel genio :

« Rivali della sacerdotessa e ammessi nel suo tempio, noi tutti, circon· dandola dei nostri amici allori, ridiremo i suoi canti sulle nostre lire con· iuse, e la invocheremo: s'invocavan le Mwe ».

E un altro, Jules de Rességuier:

«Ella canta! e l'eco dei pii recinti aggiunge un nome di più al nome delle sante Muse; e sognAndo trionfo e immort4lità, si nomina con orgoglio questa giovin bellezza che, sulla sua lira d'oro o sulla sua arpa di ebano, fa sorrider o pianger Maddalena ».

Ella stessa si paragonava alla Sibilia;

« Felice e orgogliosa se io posso rassomigliare alla Sibilla, la cui lira esala un flebil suono senza saper I'IJ.Odulare, ma il cui solmne delirio annun.

c1a a tutti che sta per parlare il dio! ».

e a Santa Cecilia « con una cetera sotto le sacre dita » (6), e certo si vedeva nei panni di Th6>ra, del suo Dernier jour de Pompii:

41 Sacerdotessa d'Apollo, in questo comun delirio, Teora non salvava che il suo velo e la sua lirA ».

Quella Th6>ra di cui, tornando alla luce dopo duemila anni il tempio ove la sacerdotessa perita vicino al suo innamorato, no'}

rimane altro vestigio se non, quasi reliquia emblematica, ap. punto la lira :

«Si trovò nel recinto dove si leva il tempio, sull'altare una lira, e presso i l limitare una spada ».

E si vedeva anche nei panni della infelicissima Napoline, supposta figlia naturale di Napoleone, eroina d'un poema natole sulle orme del RoJia mussettiano col suo bravo roman. tico suicidio al braciere, e aneliti di gloria che anticipano L'Aiglon di Rostand, quella Napoline cbe si professava ancor più infelice di Corinna, ma intanto, fra i gridi di angoscia e gli spasimi della delusione, si lasciava sfuggire un verso che il Sainte.Beuve accuratamente erborizzava:

«Ah, poichè l'eleganza è poesia ».

Troviamo ancor oggi almeno eleganti i versi di Deifula?

Il suo volwne di Poésin compJèteJ, temo, ha per noi un ben debole sapore, sapore che con un po' di buona volontà pos. siamo definire d'antichi fiori secchi, tanto per non dire, scor. tesemente: di paglia. Sicd1è l'immagine della giovane Musa la ricerchiamo piuttosto nelle descrizioni dei contemporanei, e così la sorprendiamo in atto di leggere i suoi versi n<.>l sa. lotto di Madame Récamier all' Abbaye.aux.Bois, col viso rivolto, naturalmente, al quadro di Coritma al Capo Mùeno del Gérard, o addirittura al Capo Miseno stesso, dove si reca in pellegrinaggio per identificarsi ancor meglio con la sua eroina, o presso l'altare di Sainte.Geneviève, dove declama i suoi versi in occasione dei nuovi affreschi della cupola, del Gros, versi che le meritano l'epigramma d'un contemporaneo degno della più arguta tradizione secentesca :

« La folla t'accompagna al divin recinto; ti brucia ai piedi un incenso che ti è dovuto, e sottovoce si chiede, <tSColtando Delfina, se la donna è salita al cielo, o l'angelo disceso».

O addirittura nel maggior tempio della Cristianità, dove, mezzo nascosta sotto un lungo velo, riceve la benedizione del Santo "Padre pei suoi versi sul ritorno dei marinai pontifici

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liberati dai Francesi ad Algeri. Ma due descri. zioni ce la rendono viva, soprattutto, quella, maliziosa alquanto, del conte di Haussonville, che la dipinge a una serata di Madame de Chastenay, e quella, perfetto quadretto di tar. do claccicismo romanticheggiante, del Lamar. tine, che la sorprende nientemeno che ai piedi della cascata delle Marmore. Ecco Delfina sen. za aureola, coi suoi innocenti trucchi messi a nudo:

Ella era vestiti" semplicemente come al solito, d'una bianca un po' accomodata «all'antica,., sprovvista di qualunque o rnamento, alla pari della sua pettinatura non d'altro bella che del color biondo dei capelli che ricadevan sulle spalle in buccole abbondanti e seriche In tutto ciò era una apparenza di messa in scena, come d'una statua che soffrisse da all'ammirazione degli amatori. A mo· di piedistallo, la statua si sedette su una isolata in meno della stanza, sl da poter usere contemplata sotto tutti i suoi aspetti. La posa conforme ai precetti dell'attore Won, cbc di· ceva : " Guardate com e faccio io, questo è e:cssen ziale pel teatro. Quando il mio corpo di qua, la mia te,;ta di là ; non c'è cbe questo per far risaltare le forme ». Fedele a tale estetica, obli· quamente assisa sulla sua seggiola, con le belle braccia bianche volte da destra a sinistra, c le dita negligentemente intrecciate sulle ginocchia, col capo riverso e gl i occhi rivolti al cielo, cioè al corni· cionc, Dclphine Gay dette inizio alla recitazione. La sua voce era deliberatiU'lletltc grave, languida, e com.e sgorgante dalle profondità del suo

Ed ecco Delfina con l' aureola, creatura in. vasata dal nume contro il divino sfondo delle cascate di Terni :

Ella era mezzo seduta su un tronco d'albero i bambini delle casupole vicine avevan rotolato là pci forestieri; il suo braccio, ammirevole di forma e di candore, s'appoggiava al parapetto: Sosteneva il capo pensoso; la sua mano sinistra, come ili an. guidita dalla piena degli affetti, reggeva un maz. zolino di pervinche e di fiori acquatici legati ad un lilo, che le dita distratte lasciavan toccare l'erba umida. Nella nesligmu della posa s'indovinava la sua vita slanciata c snella; i suoi capelli abbondanti, serici, d'un biondo severo, ondeggiavano al soffio tempestoso delle acque, come quelli della sibi li a snodati nell'estasi; il suo seno gonfio di sentimento soll"ava con forza la sua veste; gli occhi, dello stesso colore dei capelli, s'immer· gevano · nello spazio Il suo profilo leggermente aquilino eta simile a delle donne a brunesi; essa faceva pensare a loro anche per l'energia della sua impalcatura e la gra:tiosa curva del collo. Questo profilo si disegnava in luce sull'azzurro del cielo e sul verde delle acque; la fierezza vi contrastava ron la sensibilità, in mirabile equilibrio; la fronte era virile, femmlnile -la bocca; questo. boccu recava, su labbra mobilissime, l 'ìmpronta della me· lllnconia. Le guance impallidite per l'emozione dello spettacolo, e alquant o depresse per la preccci tà del pensiero, avevan la gioYinczza, ma non la plenitudine della primavera : è il carattere di questa volto che attirava m.,gsiormente gli sguardi mcscolando alcunchè di tenero all' intereuc per la donna. Più fresca, ella sarebbe stata troppo abba· sliante. La sua. testa. c il portamento della sua testa, ripetevano linea per linea al femminile quel che l'Apollo del Belved'erc è al maschile; si scor· geva che sua madn', recandola nel srembo, ave-va contemplato troppo lungamente gli dei di mMmo.

IlA Ili O

l) In Salo11s l'lfjbm. • 2) Daniel Stcrn, Mn So11venirs, Parigi 1877, pp. 306-7 3) LJmdis, VI, p 64 segg.• 4) H. Malo, U11r M11u rl sa mhr, Drlph;,e Gay "' Gira"/;,, Parisi 1924, p, 113.• 1) lmpro111Ùatio11, in Polsils romp/;us, Parigi p. 219.• 6) Stt'inte Clrile, Ugentle. ibid., p. 337

'

IL 15 MARZO 1841 il battello americano

IVi/lianJ !Jrorvn tolse l'ancora a Liverpool e allargate le sue vele al vento fr«<do iniziò il lungo viaggio di ritorno per Filadelfia. l passeggeri, piegati sui parapetti della nave, sa lutavano festosi i parenti e gl i amici rimasti a terra Due settimane di ritardo li ave,•a resi nervosi. Adesso, a misura come le vele s1 piegavano e si gonfiavano al vento, i loro spiriti sembravano risorgere.

La vita di bordo trascorse monotona. Le cabine e gli altri locali riservati ai passeggeri, angusti, e maleodoranti erano spesso allagati dall e onde s'alite sul ponte, che trovavano un , arco in qaalche boccaporto socchiuso. Ma nè questi inconvenienti, nè il vitto, fagioli e porco salato, variato qualche volta da un po' di ca rne fresca, di un maiale macellato a bordo, avvili. vano gli animosi viaggiatori.

Il t rentaseesimo giorno del viaggio, il lune. dl 19 aprile, il William Brortm era a 325 mi. glia a sud est del Capo Race, di Terrano va. La mattina il ponte fu rischia rato dal sole, ma il cielo, avvicinando la notte, diventò a un tratto coperto e scuro, e lunghe onde frequen. ti in cresparono il mare di piombo e le vele grigie, go nfi ate da un vento potente si tesero fino a spezzare.

Arrampicatasi sull'albero maestro, la vede:!. ta Thomas Elders, preoccupata dalla vicinan. za dei ghiac<:: i, scrutava la notte fonda. Ma all'orizzonte non c'e rano che il mare nero e il cielo ancora più nero, quasi confusi. Nell'aria vibrò il primo rintocco della cam. pam che segnava i quarti di guardia. Poi, a un tratto emerso improvvisamente dalla not. te, trasparente, nebulosa, o rribile, una forma gigantesca si parò davanti al lf/il/iam Brou n. Elders la vid e e fu paralizzato per un istante ; poi, ritrovata la parola. urlò con tutte le sue forzz al nostromo : « U n iceberg ! La morte a prua».

La di Newton fu bruscamente interrotta. Precipitandosi verso il t imonie re : «Eh i del timone ! » g ri dò « A sinistra ! tutto :1 sinist ra !>>.

La ruota girò ver tigi nosa mente ; il 11'/i/liam Brorvn, lentamente, pesantemente, cominc iò a obbedire al suo timone Ma una scossa in. terruppe il suo movimento; un brivido salì su per gli alberi e la nave si arrestò, mentre le vele battevano flaccide

11 capitano Mac Alister balzò fuori dalla sua cabina infilandosi la gia cca.

«Che cosa abbiamo urtato ? ».

«Un iceberg, signor capitano. H o dato t utto il timone a sinistra, ma era troppo tardi ».

Mac Alister e il secondo ufficiale andarono a prua a constatare i danni. Da una larga falla, aperta nel fianco sinistro della nave dai denti dell'iceberg, l'acqua penet rava abbon. dan te Il danno era serio. Ma c Alister si acco rse che il Wi/J iam Br orvn già comi nciava ad affondare.

L'equipaggio, senza aspettar gl i ordini, comi nciò a stacca re la sc ialuppa e il battello

Un uqmo che vuoi aiutare i marinai a slegar" l a scialuppa viene colpito da un colpo di remo. «Va all'inferno !» gli si g rida.

Il battello viene calato in mare, e il capitano il nostromo, il secondo ufficiale e sette mari'nai vi entrano nell ' istante in cui un grup. po di passeggeri disperati vi arriva a sua vol. ta. I remi si alzano, ricadono con forza e la maggior parte dei passeggeri cade sotto i co lpi feroci. Gli altri si fermano, atterrit i ; ma uno solo, Edward Phelan si conquista un posto battendosi da leone

Viene quindi calata la scialuppa grande, e sette uomini, il resto della ciu rma ad eccezione di Holmes, esperto marinaio, v 'entrano Pigiati contro le murate, i passeggeri lottano in una mi schia selvaggia per co nquistarsi un posto Le donne singhiozzano : un uomo solleva una ragazza e la butta verso la scialuppa. Holmes, freddo, con g l i occhi tragici. ce rca di cal mare i passeggeri

Trentadue passeggeri gremiscono la sc ialuppa e la ciurma, in attesa di Holmes, si ag. giunge a loro. Finalmente scende an che lui e l' equipaggio si piega sui remi velocissimi che sfiorano appena le onde per evitare che il vortice della nave naufragante trascini con se anche l'imbarcazione.

Giunti a una distanza sicura, la scialuppa e il canotto, coi remi a riposo, galleggiano affiancati sulle lunghe onde lente. Ipnotizzati, passeggeri ed equipaggio tengono gli occhi fissi sul lf/illiam Brorvn. I passeggeri rimasti a bordo gridano al capitano di prenderli a bordo Riunendo le mani a coppa intorno alla bocca il nostromo risponde « Povere anime, a ffonderete soltanto un po' prima di noi ».

Le due imbarcazioni trascorsero la notte vi. ci ne. La scialuppa, lunga vent idue piedi e mezzo, larga sei e profonda da due e mezzo a tre era talmente ca rica che i l suo parapetto era solo cinque pollici al disopra del pelo de]. l'acqua. Toccato appena il mare, aveva co. minciato a far acqua e per tutta la notte ser. vendosi di secchi, scatole di latta e delle mani l'equipaggio aveva lottato per tener basso il livello dell ' acq ua gelida che trapelava continuamente dalle giunture. Intorno le tur binavano massi di ghiaccio che, urtandola, l'a. vrebbero certamente sconquassata. L'aleggio del suo fondo era andato sma rrito e un pezzo di tela avvolto intorno a un coltello impediva all'acqua di entrare. I passeggeri seminudi tre. mavano di paura e di freddo.

Il martedì 20 aprile solo qualche lieve barlume del sole sorgente, riuscì a traversare le opache n uvole informi che pendevano basse sul mare color ardesia come un vasto baldac. chino. Poco dopo l' alba, le due imbarcazioni si accostarono e il nostromo, che s'intendeva di navigazione, passò, per ordine del capita no , nella scialuppa.

Effettuato il trasbordo, il ca pitano si alzò in piedi e rivolgendosi a quelli dell'altra im. barcazione disse: « Se Dio vorrà arriveremo in porto salvi Siete stato un fedele equi paggio

'20

Nel dividermi da voi vi raccomando di obbedire agli etdini del signor Newton come ai miei».

Il mormorio d i assenso della ciurma fu 4nterrotto dalla voce supplichevole di Newton : « Per amor del Cielo, signore, guardate quest'imbarcazione. Ve ne scongiuro, prendete almeno qui!cuno di questi passeggeri nel vostro canotto, altrimenti dovremo lasciare che la sorte decida chi di noi dev'essere buttato in mare!».

«So quel che dovrete fare» , rispose il Capitano. «Non ne parlate ora. Che sia l'ultima risorsa»

Impercettibilmente, i due puntini neri si allontanarono l'uno dall'altro sull'immensitl del mare. Una profonda apatia calò sulla scialuppa. Solo Holmes, un bellissimo tipo di finno, alto e grosso« uno dei migliori m11.rinai che si siano mai imbarcati », non si era arreso all11. disperazione. Spostandosi continuamente, nudo, tranne per un paio di pantaloni (il resto dei suoi panni li aveva dati a una vecchia) cercava di rincuorare i suoi compagni. La notte fece diventar più fredda la pioggia implacabile. Blocchi frastagliati di ghiaccio, come pezzi di un rompicapo gigantesco, rasentavano l'imbarcazione procedendo fulminei. Le onde, fattesi più turbolente, flagellavano con forza raddoppiata i fianchi della scialuppa. l passeggeri ammassati erano percorsi da lunghi brividi; i loro corpi erano inzuppati di pioggia e di schiuma. Al. cuoi dei marinai remavano con visi induriti, il resto combatteva contro l'acqua che continuava a entrare dalle falle e di sopra ai parapetti. Era una battaglia senza speranza Centimetro p er centimetro l' acqua saliva: e arrivò alle cav iglie, arnvò ai polpacci A un tratto, la cresta d i un'onda enorme s'infranse sulla prua della scialuppa. L imbarcazione precipitò nel cavo dell'onda come per af. fondare, ristette un attimo poi pesantemente si raddrizzo e comin ciò a scalare la massa successiva d ' acqua « La scialuppa affonda ! Il tappo è saltato fuori ! Dio ,tbbia pietà delle nostre povere anime! ».

Newton smise di vuotar acqua. Raddrizzandosi, con un secchie in mano, gridò con voce stridula e atterrita : «Questa fatica è inutile. Dio mi aiuti ! Uomini, al lavoro ! ».

I marinai ristettero, s'interrogarono un istante con lo sguardo. Solo iJ lamento di una donna, lo sciacquio dd. l'acqua contro i secchi e il lungo scri cchiolio dei remi si mischiava all'urlo dèl vento e ai tonfi delle onde contro la scialuppa. Improvvisamente Newton allargò le braccia e supplicò: «Al lavoro, o periremo tutti! ».

I passeggeri non erano stati informati su quello che sarebbe accaduto, se un'onda o un colpo di vento più forte avesse messo in pericolo la vita di tutti. I marinai non se. rano consultlti, ma già sapevano ciò che avrebbero fatto.

Holmes e due altri della ciu rma si avvicinarono a Tho. mas Riley « Alzati! » Spaventato, quasi congelato, Riley tentò di mettersi in piedi. Ma, prima che riuscisse ad alzarsi, fu afferrato per le braccia, sollevato in aria, e but. tato fuori bordo. La scena si svolse cosl rapidamente che lo stupefatto Riley non ebbe certo un'idea del suo destino.

Il seguente fu Philip Duffy. Invano egli supplicò: «Ho una moglie,_ Nora, e cinque figli. Saranno distrutti, se io muoio».

Holmes e i suoi compagni afferrano adesso un uomo, grigio e mezzo cieco che si aggrappa al parapetto. Mentre i marinai lo staccano brutalmente, sua moglie implora : « Lasciatemelo ! » Holmes esita, interroga con lo sguardo Newton.

« Non dividete moglie e marito e non buttate in mare nessuna donna » ordina il comandante della scialuppa

Il vecchio nas-.:onde il viso tra le braccia ed è liberato Il «lavoro» procede rapidamente. L'ordine di Newton è l'unica regola che guida la scelta.

Charles Conlin, che a bordo del William Brown aveva stretto amicizia con Holmes dice, mentre tre uomini si affollano intorno a l ui : « Holmes, caro, non vorrai certo farm i affogare?».

« Sl, Cha rli e », gli viene risposto, « dobbiamo butt:uc anche te». Toccata appena l'acqua, Conlin volt:. c

l NAUFIIAGHI
TAHITI AFI"ONOATO
21
OSL I'IIIOSCA"O
H IIL I'ACI,.ICO

comincia a nuotare verso la scialuppa. Quan. do è sotto, un marinaio solleva un piede sul parapetto e lo colpisce al viso.

Francis Mc Evoy, magro e smunto, dal viso dolce, viene sollevato in piedi. Freddamente dice: « Datemi cinque minuti per dire le mie }'reghiere ». Non gli danno ascolto; stanno per buttarlo in mare, quando « Fleece », il cuoco del IJVi/Jiam Brow, un negro basso e tozzo, di struttura atletica, e con gli occhi tinti di giallo intercede per lui. Sollevando il viso al cielo, mentre la pioggia mitraglia il suo corpo nudo fino alla cintola, Mc Evoy prega : « Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi ora e nell'ora della nostra morte ». Poi senza porre resistenza si fa buttare in mare.

Alcune donne nascondono il viso tra le mani tremanti, altre guardano mute e spaven. tate. Una giovane donna s'inginocchia nel. l'acqua, che riempie il fondo della scialuppa e stringendosi al seno un bambino mormora preghiere, col rosario avviluppato a una mano. As ki n si toglie dalla cintura cinque sovrane,

e offrendole a Holmes: « Prendetele » , gli dice, « e risparmiatemi fino a domani mat. tina. Allora, se Dio non ci avrà mandato aiuto, tireremo a sorte, e se il designato sarò io, mi butterò io stesso in mare».

«Non mi occorre il tuo denaro, Frank », risponde Holmes allungando la mano verso Askin Ma il g\ovanotto col pugno ancora chiuso intorno alle monete gli si avventa e lo colpisce.

Holmes si piega e riesce ad agguantarlo alla vita. L'imbarcazione oséilla pericolosa. mente, un torrente d'acqua la inonda. << Fer. matevi! » grida Newton da prua. Holrries piega il braccio di Askin che vaci lla per il dolore, poi lo solleva e lo butta in acqua.

Mary singhiozza pietosamente: « Datemi qualcosa con cui possa coprirmi, e non m'im. porta più di vivere!». Prende uno scialle che una donna le tende, se lo avvolge con cura intorno alla persona e salta in mare.

Elie, l'altra sorella, si avanza fino a prua, si volge e guarda i passeggeri I suoi occhi

azzurri li fissano senza vederli. Sale su un sedile, si volge al mare e precipita giù.

Askin raggiunge a nuoto le sorelle e tenta di sostenerle. I tre corpi sono sballottati qua e là dalle onde, infine l'oscurità li inghiotte.

Quattordici passeggeri maschi sono stati buttati in mare. Una donna domanda, in la. crime, se ne dovranno perire altri.

Holmes risponde: « Nessuno sarà più buttato fuori. Morremo piuttosto tutti insieme ».

Il mercoledl mattina il sole si levò chiaro e brillante illuminando il mare fino a farlo risplendere come una larga fascia di metallo. L 'imba rcazione filava cullata da onde leggere. Sul suo fondo stavano i passeggeri, i corpi incrostati di sale, come un ammasso di mise. rabili avanzi umani congelati II vento umido e freddo non li tormentava più, ma ad ogni scossa languida della scialuppa, l'acqua del fondo sciacquava sui loro corpi irrigiditi.

Una delle donne si rizzò sui gomiti e vol. gendosi all'equipaggio «Che il Fig lio di Dio>>, pregò, « vi perdoni la morte di quei po,·eri

6SCfÌ. l \"Jilli<

Nes: Due rliÌ SI nrim to,gli furooc buttati

Gli contre colpo incor: una 1 aveva no a C'e nave, occors zonte, fosse re IO, J"e Apoc< re aJr, Dire le me il 1 gemito Non ci ihe do bi ai fr.ndo, lite pet Holmes

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S( ( 1tt de' (J cit

22 UN SALVATAGGIO SULLA
CASCATA

esseri. Che uomini siete, se potete sedere tranquilli col loro sangue sulle mani? Meritereste di seguirli in fondo al mare ».

Nessuno le rispose

Due uomini (con questi i passeggeri ma. schi superstiti erano appena tre) furono tro, ati nascosti fra le donne. Uno era quasi morto, gli altri due troppo istupiditi per muoversi, furono sollevati per la testa e per i piedi e buttati fuoribordo.

Gli uomini ai remi, esausti dalla lunga lott a contro il mare remavano lentamente. O gn i colpo dei remi' sembrava l'ultimo. Holmes li incoraggia va, mentre cercava di confezionare una vela con uno scialle rosso che una donna aveva portato nell'imbarcazione avvolto intorno a una statua della Vergine.

C'era solo una debolissima speranza che la nave così lontana che al resto dei naufraghi occo;sero vari minuti per disti nguerla all' orizzonte vedesse il segnale. Quasi i suoi occhi fosse:o magneti, capaci di attirare il bastimento, l'equipaggio fissava le vele lontanissime. A poco a poco si disegnarono sempre più chiare all'orizzonte, quindi cominciarono a svanire lentamente, quasi impercettibilmente, come il giorno si trasforma in notte. Un debole gemito disperato si levò : « Sia"'o perduti. Non ci hanno visti». A queste parole le poche donne che si erano sollevate aggrappandosi ai fianchi della scialuppa ricaddero nel fondo, semisvenute. Le braccia erano indolenzite per aver agitato così a lungo lo scialle. Holmes lo passò a un suo compagno dell'equipaggio e salito su un sedile, una mano sulla spalla di Newton, seguitò a fissare quasi con sfida la nave che si allontanava. A un tratto la sua voce si levò forte e vibrante: «No, no ! Hanno cambiato rotta : puntano verso di noi!».

Un istante prima, il secondo ufficiale della nave, (il Crnrent), di guardia a prua, aveva raccolto il lontano segnale.

Al grido di Holmes le donne ricominciarono ad aggr1pparsi. «Giù tutte! » ordinò loro Holmes con voce tonante «e non vi muovete ! Se capiscono che siamo in tanti, cambieranno rotta fingendo di non averci visti ».

Cinque giorni dopo il « CreJcent » entrava nella rada di Filadelfia. L'intero equipaggio del Wil/iam Broum fu salvato, il canotto essendo stato incontrato da un battello francese da pesca. Dei 65 passeggeri 14 soli erano in vita. Privi di parenti o amici, senza denaro nè possesso alcuno al mondo, raggiunsero più morti che viv i il nuovo mondo, la terra promessa.

Poco dopo che il Creuent aveva gettato l'ancora, Holmes fu arrestato dietro accusa di ass assinio nella persona di Frank Askin. L'accusa sostenne al processo che il W iJJiam Brown era comune carico e che il primo dovere dell'equipaggio era verso i passeggeri Avrebbero dovuto venir sacrificati i membri della ciurma, non i viaggiatori. La difesa ri5pose che l'omicidio era stato necessario per legittima difesa. «Questo processo dovrebbe svolgersi in una scialuppa mezzo sommersa c on 14 disgraziati seminudi, affamat i e tremanti ».

La giuria trovò colpevole Holmes, ma lo racco,nandò all'indulgenza dei giudici. Fu condannato a sei mesi di lavori forzati e a ven ti dollari di ammenda.

THOJI.&8 MC C.lRRY ( TrAd- di """" lll"rton•)

LO SNOB

TEOFRASTO, Orazio e Petronio Arbitro lo avran pure conosciuto quel tale che bassamente ammira e scimmieggia i costumi e i gustì di chi va per la maggiore, ma ci volle un borghese dell'Inghilterra vittoriana - un puritano del secolo scorso - per dare al tipo un nome carico di ribrezzo morale. Perchèa \'Oler proprio risalire all'origine- il Thackeray diffidava delle cose ostentamentP. l!randi. nei gesti eroici, dei personaggi sul piedistallo, e credeva in una virtuosa e schh•a 111ediocrità; vizio supremo era ai suoi occhi cercar di parere da più di quel che uno sia, volersi spacciare per vin di Borgogna quando non si è che vino ordinario: sicchè prima di avvicinarsi alla sua scoperta dello nob occorrerebbe rileggere e meditare la sua Sma//.beer Chronicle. Cristiana modestia, onesto pudore del Thackeray, quintessenza d 'un secolo bor· ghese! Senonchè, poi, c'è da se quel piccolo gran vittoriano credesse, sia pure_ in limiti molto circoscritti, al grande, all'eroiCo, alla di queste elevazioni tra gli uomini

Pronto a smontare l'eroico conclamato (vedete come spoglia, letteralmente spoglia di ogni attributo e d ' ogni maestà il Re Sole, nel PariJ Sketch Book), questo « apostolo della mediocrità » che, trattando un soggetto storico dichiarava: «Noi non siamo la Musa Storia, ma il suo cameriere, pel quale nessuno è eroico l>, aborriva naturalmente ogni

de liberata imitazione dell'e roico, d'el grande. Dinanzi all'autentica grandezza scuoteva il lapo, dinanzi aUa finta esercitava la sua sferza. Gli umanisti, che soprattutto stimavano l'intelhgenza, se l'eran presa cogli stolti e avevano scritto la Nave degli stolti e l'Elogio della follia; il borghese vittoriano, che vedeva nella modestia la più bella e cristiana virtù, se la pigliava con gl'immodesti, coi pretenziosi, e scriveva 11 Libro degli snob.

La parola appare nel vocabolario inglese nel l 78 1, come termine dialettale per << ciabattino » ; nel 1796 la troviamo usata a Cambridge a designare le persone estranee all'Univers ità, il towmman contrapposto al gowmman (il semplice cittadino contrapposto all'uomo in toga, studente o maestro; si chiamava appunto The Snob nel 1829 un giornale studentesco che si professava « non redatto da membri dell'Università »); infine negli anni fra il 1830 e il 1840 troviamo i sensi, assai vicini, di «socialmente inferiori » e di « persona volgare e affettata l>. Su quest'ultimo senso il Thackeray innesta la sua analisi morale. Analisi minuta che per un anno ( 28 febbraio 1846-27 febbraio 1847) si protrasse sui numeri del Pu11ch, per poi riapparire nel volume The B ook of Snob1 (1848). Come tutti gli specialisti, il Thackeray vede la sua specialità dappertutto ; un medi co di malattie tropicali vi dirà che soffrite d'ameba, quando il medico del cancro vi aveva diagnosticato un tumore; un umanista come Erasmo vi chiamerà stolto, un borghese vittoriano come Thackeray vi defmirà snob. Perchè a quante affettazioni, a quanti vizi egli applica la paroletta magica! Snob è George Marrowfat perchè mangia i piselli sulla punta del coltello, snob è miss Snobky che va in brodo di giuggiole nel leggere sui giornali mondani la descrizione del suo abito di gala, snob è il tenente Weilesley Pento che spende somme fantastiche dal sarto, snob è lady Susan Scraper che si priva del necessario pur di conservare le apparenze del suo rango, snob è chi s'inchina alla potenza del denaro, e chi sa a memoria la lista dei pranzi dati dall'aristocrazia du rante la uaJon. e poi abbiamo Io snob sciovi nista, o indiscreto in amore, o invid ioso, o maldicente, e via via fmo a quel solenne bestione che, in un salotto letterario afferma gravemente che, dato l' immenso genio di Shakespeare, qualche nobile gentiluomo dovrebbe fargli ottenere una pensione. Stoltezza, malignità, gelosia, ambizione, sentimentalismo, maldicenza, · avarizia, duplicità, ostentazione tutto ciò è snobismo. E non è snobismopossiamo aggiunger noi - voler trovare lo snobismo in tutto ciò.? Dopotutto il Tackeray stesso concludeva che era «forse impossibile per un Britanno non essere snob in qualche misura l>. Snobismo, ipocrisia, è pretendere di sentire e di ammirare quel che l'etichetta prescrive, o 'il gusto segnala, o la gerarchia esalta; ma, in fin dei conti, che malattia utile è lo snobismo! E' quasi - se ci si può permettere di tirare in ballo un santo - un esercizio spirituale di quelli che raccomandava Sant'Ignazio: a forza di pretendere di ammirare e di sentire, si può anche finire per ammirare e per sentire; e non detto che le cose che uno snob ammira sian sempre vuoti simu !acri. Vuoti erano pel borghese apostolo della mediocrità, per l'onesto Thackeray, che uccideva sl lo snob, ma negava anche l'eroe.

l
1.0 SNOB (O AI. PUNCH, 11111)
BllEVE l IJI1JNA ..Jl
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X. P.

FINIRONO anche le piogge insistenti di maggio, certe piogge fredde che sapevano dell'ultima neve tramutatasi in nubi sulle alte montagne, in dense nubi g rigie che non potevano diradarsi a nessun vento

E la terra marciva nell'umidità trabo( ca nte. Poi fattosi il primo quarto di luna, la pioggia quasi continua, si tramutò in pioggia temporalesca con tuoni e fulmini e grandine, il cielo parve liberarsi da quesfincubo di acqua, e la luna sottile apparve finalmente nel cielo chiaro dopo il tramonto sulla terra ag. grovigliata di erba e di foglie dovunque, armo-

n iosa di rane e di grilli. E il sole venne folgorante ad illuminare le irti spighe di fru. mento, e i n pochi g iorni ci si convinse dell'estate.

La sagra al piccolo tempio della Madonna miracolosa coincise con questo ritorno del sole e del caldo. Il piccolo tempio sorge nella pianura sottostante ad una dolce fila di colline c dietro a queste si elevano le alpi con sottili tiloni d i neve tra l' i mpaziente ver. deggiare dei pascoli. Il luogo è deserto di case, lontano dai villaggi, diviso dai campi da un ruscello, e da aJti e frondos i a lbe ri di

ippocastano. I contadini mi parlavano da tempo di questa sagra alla quale partecipano in p revalenza donne, di quelle che volgarmente vengono dette stregate. Il giornale abitualmente ne dà l'annuncio nella cronaca del comune locale, pa rl ando con indifferenza di questi infermi venuti ad assistere le numerose messe che si celebrano in quel giorno, ma i contadini mi dicevano che queste donne durante l'elevazione si buttano a terra e vomit ano fiori, sassi, rospi ed altre cose terribi l i. Per andarci bisogna abbandonare le strade p ri n cipali, passare n elle secondarie, seguire l l

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IL LOI'IO IOUAI'IDO

u n.1 straJicl io la Ldmpc:stre fano a quando SI >corgc la macchia degli ippocastani che na. >conde il piccolo tempio. Nel giorno della >agra è facile arrivarci perc hè da ogni parte i: tutlo un affluire di gente a piedi, in bici. detta, in carro, in ca rrozza e in automobile c perchè i contadi n i dei villaggi e delle case iso late sono tutti sulle porte a goardare il passaggio e a indicare la strada. Il sole faceva scintillare le spighe erette e s'approfondi. va tra i gambi a segnalare i papaveri e i fior. Jalisi, il ru scello a causa delle lunghe piog. g e era torbido, giallastro e un grande cartello avvertiva di non bere di quell' acqua chè poteva essere nociva. Non riescivo a sp iegarm i lOme mai la g en te conve nuta potesse aver btsogno di andare a bere al ruscello, quando invece nel piccolo pra to c'era una fontana ,li getto abbondante, ma uno mi disse che l' acqua del ruscello era ritenuta miracolosa e che tutti erano ansiosi d i berla, ma il prete aveva potuto farne una grande provv ist a prima che il rus cello si intorbidisse e c hiun. que avrebbe potuto berla entro alla ch iesa. Attorno all' in gresso dei campi erano stati in 5tallati depositi di biciclette e il lucido dei manubri splendeva tra i filari delle viti, poi attorno, sotto gli alberi erano stati eretti g randi capanni per la vendita del vi no, e bancherelle per la vendita delle sacre imma. 5ini ed altre di dolciumi e di frutta. Davanti .;l piccolo tempio era stato teso un grande telone bianco, rattoppato come una vecchia 'ela e qui sotto venivano radunate le donne indemoniate, accompagnate da un grande numero di par"Cnti. Vicino al tdooc una gran. de macchina per fare i gelat i, istoriata di vi. sioni polari e di caricature della suocera, tur binava incessante le creme e le c ioccolatt<: ge late c he venivano smerciate racchiuse tra le Ju e ostie biscottate Al di là del ruscello era la serena e solare pace dei campi , di quà come racchiusa in un cerchio magico era l' an. a, la follia, r allucinazione, che addensate prima in poche, le indemoniate, si comunicava gradualmente quasi in tutte le altre donne, le altre, quelle che non lo erano, ma che te mevano di diventarlo, e attorno a questa massa di donne, si frammischiava, spingeva, cercava di avanzare per vedere, avida, esuberante, acutamente decisa , tutta un'altra mass a di giovani, inauguranti in questa giornata J i sole estivo, l e loro ambiziose magliette che mettevano a nudo le lunghe braccia e i colli liberi a sostegno delle teste spavalde di ca. pelli folti o l ucent i. Dentro alla chiesa le donne si dissetavano di acqua miracolosa Vi. cino all ' altare, difeso dalla balaustra contro l'avanzare in frenabile delle assetate, un sagre. sta no giovane e fortis simo, ma quasi spaventato nello sguardo da vitello, dist ribuiva l'ac. qua nei bicchieri che gli venivano protesi. l ndemoniate o no tutte volevano bere, e i volti accaldati dalla ressa si alzavano perchè fino r ultima goccia potesse scendere nella gola infuocata, bruciante di demoniaco ardore.

Perchè sembra che tutto il loro furore sia fissato nella gola, in questo roseo passaggio del cibo e dell'aria. Esse dicono che si sentono soffocare e bestemmiano atroci nel di c hiararlo oppure non riescono ad inghiottire, nè il gelato che i parenti immettono tra le labbra tenute dischiuse con le dita e il capo recl inato all'indietro, come si usa con le oche quando si vogl iono ingrassare. Ma l'acqua

U.fiA INDIMONil TA RISANATA

miracolosa riesce da sol a a dischiudersi la via tra le fauci ardenti e stregate, eccitandole a gridare mali e fastidi , tra invocazioni e bestemmie.

D'un tratto la voce possente di un saet·r. dote avvisa che la prima messa sta per essere celebrata aiJ:aperto e che tutte le inferme ' ' engano portate sotto il tendone. Qui la fot. la si addensa, le indemoniate portate a braccia, sorrette o trascinate di forza dai loro pare nti e tutto attorno ad tsse i plotoni di giovani e di altre donne e ragazze sane, ma che temono un giorno d i cadere pure esse nel gorgo demoniaco di questo tormen to. Il grande telone bianco dà un'ombra leggera come se un velo di nube avesse coperto il sole. Nel silenzio al principiare della messa si sente i l borbottare del sacerdote,

d turbinio della macchina dei gelati e il cantare dei grilli nei campi. Ma al primo suono del campanello che annuncia l'elevazione dal centro della folla si alzano strilla che fanno pensare ai maiali quando gli si getta sopra l'acqua bollente per poterli più facilmente scoten nare. Strillano e tutte insieme si divin. colano, si ergono; strillano, urlano, maledi. cono, gridano di sentirsi soffocare; i parenti cercano di trattener! e; sfuggono, succedono parapiglia, si ergono come fossero salite su trampoli, agitano furiosamente la testa , i ca. pelli si sciolgono, le scarne braccia si sollevano coi pugni chiusi, le spalle fremono, e le strilla non si sà se siano di spasimo o di piacere. Le donne sane ora si confondono con le malate, il loro sguardo già fremente e alterato s i fa fisso, spaventato, ossessionato,

p<LurO>O, < · u m vube , vg liono vedere e .IVan. zare verso i l i centro; i giovani eccitati dalle grida, dalle scarmigliate, dalle brac. eia protese, dalle schiene c he si dimenano si sentono rome chiamare da appelli amorosi c si turbano, attratti c ripulsi, per finire a div incolarsi tra la stretta delle donne e aJ uscire liberi per correre ve rso l'ombra degli ippocastani dove si buttano sull'erba distendendo gambe e braccia come per ritrovare al contatto della terra fresca di verde il ristoro ad una fat ica d'amore? Le donne sane, finita l'elevazion t, di cono c he un'indemoniata ha vomitato un garofano, un'altra quattro palanche, un'altra caramelle, e una ripete a ll 'altra aumentando sempre di più il numero delle cose uscite dalle gole ardenti Intanto si è fatto largo tra esse la prima risanata, vestita d'az. zurro, biondina, coi capelli tagliati corti, il passc. lungo, libero, le braccia pendenti pallida ma felice e sopratutto come liberata da un ;;• ande peso, felice come avesse sodisfatto un tour.entoso desiderio, snodata alle anche, camm;n ,l da sola, mentre prima l'avevano accompagnata sorretta, cammina come avesse smesso dt ballar<: a lungo, leggermente stanc a ma felice, come fosse discesa Jal turbinio d'una g iostra. solleva un braccio per rialzarsi i c a. pelli della fronte. Tutti si fanno attorno a guardarla, ella li , eJe e non li vede e sor ride nel suo pallore. Un'altra ne esce, bruna solida, giovane e nello sguardo; i parenti la seguono trepidando che il suo passo vacill i , ella posa le mani sui fianchi , va verso l'ombra deg li ippocastani, sorride, reclina lo sguardo; i parenti versano vino nei bicchieri, tirano fuori le provviste, mangiano, bevono e offrom:J alla risanata che sorseggia con timidezza, che assaggia delicatamente. La messa sta per fini re, quando d'un tratto un grande urlo e un impeto sbanda la folla: una donna massicci a, spettinata, rossa in volto esce belluina e si scaglia contro un plotone di g iovani che era ritornato a vedere attratto dalle risanate; tutti fuggono. due carabinieri si precipitano per trattenerla, l'afferrano, essa si scioglie dall a loro stretta, corre a ncora, poi si butta per terra, si d ivincola, agita in aria le gambe, scopre le coscie gras. se d'una carnaccia limone fuori da rosee mutande, i carabinieri torna no a riafferrarla. essa si libera, si rialza corre ancora, ancora si getta per terra, ancora agita le gambe e scopre le coscie, una donna si butta su di Ic i e la ricopre con le sottane, ma quelja riagita le gambe e riscopre la sua tet ra carne tra i l roseo delle mutande. Turbina la grande macc h ina dei gelati, coi suoi paesaggi polari e le sue caricature, le stesse donne che si sono dissetate con l'acqua miracolosa ora si rinf rescano con le creme e le cioccolatte ; alle tavole sotto i capanni altra gente si è messa a bere c a mangiare. La forsennata è stata portata via. Una madre sconsolata gira come smarrita da una parte e dall'altra portando in braccio una bambina di guattro anni e che sembra di pochi mesi , dal viso rincagn ito e piangente, adorna d ' un giubbetto verde a fiorelli n i rossi ed azzurri Altri sono andati a sedersi tra il frumento , altri sono seduti sulla riva del ruscello torbido dove l' ombra è più densa, un'ombra già bella e desiderabile, per il grande sole che awampa , sebbene non siano passati che poc hi giorni dal lungo periodo di piogge e di dense nubi che nessun vento poteva disciogliere e spazzare via.

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BALLO POPOLAHE NELLA CAMPAGNA TREVI S AN A
N I C O !Il
S!ò; O
G IO V.t.X
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:::IAMO a Parigi, nella vta Sant'Onorato. Se. cuiamo i numeri alla nostra sinistra, e da. ti al :>3 pensiamo per una facile deduzione che il portone seguente porterà il numero 55 Ma il portone seguen te non ha numero. La c.asa del Presidente della Repu bblica non por. la numero nè piccolo nè grande, e a questo $Olo si distingue dalle altre.

Sulla casa di fronte, all'altezza del mc:z. zanino, un cartello pubblicitario esalta le virtù di una polve re insetticida, perchè le cimici costituiscono uno dei più gravi problemi di Parigi. Chiudiamo gli occhi e tendiamo i n en i ir. un « riassorbimento storico >> Un sordo ru. more di rullo ci avverte che il tempo si è messo a girare a ritroso , e i di,·ersi odori che ci battono in faccia segnalano via ,·ia il pas. invert i to delle epoche.

Quest'odore di violette avvizzite·sale dalle (f i noline di Eugenia Montijo. Quest'odore d'incenso raffreddato ci a\'verte che abbiamo traversato l'Impero Ma nessun odore inter. medio, forse perchè troppo scipito, ha segna. lato l' alternarsi di monarch ie e repubblica tra il 1814 e il 18:>1. R iapriamo gli occhi ma subito l i richiudiamo, presi alla gola da un fetore di carogne: riconosciamo il Terrore. Dietro a questo si stende, e a poco a poco s biadisce, un sentore misto di ci p ri a e di mu .

schio, di muffa e di cenere: le monarc hie dei Luigt. Le case a sei piani sono sp arite sotto terra. A un vecchio zoccoluto che estrae n egli orti attorno 1 cavoli pe r la familiare 1011 pe a11x choux, domandiamo come si ch iami quel luogo Colui risponde: « Les gourdes »

G o1ade chiamano in Francia la zucca vuot,l e , figuratamente l'uomo balordo. E' predestl · nazione forse se il luogo nel quale un g iorno risiederanno i Presidenti della Repubblica, si chiama « i Balord i »' Nel posto medesimo in cui poco prima stava la Casa senza Numero. vediamo sorgere un·abitazione, circondata di giardino. Questa tenutella appartiene al contt· di Evreux, ma alcuni anni dopo, che si con. sumano davanti a noi nello spazio di altrei · tati secondi , tgli la vende al re di Franci a per cinquecentomil a libbre, il che, i tempi , costituisce una somma enorme.

Luigi XV non ha comprato le Gourdes per suo uso pe rsonale, ma come ricovero della sua favorita ; e infatti, poco dopo, dalla porta del. l'abitazione ved ia mo usci re, carica di panieri come una chioccia enorme, la ma rc hesa di Pompadour, nata Poissoo.

L'acquisto delle Go11rd n e le altre spese vol utt uasie ispirate dalla Pompadou r mettono il Re Gallina a secco, e nel 1773, un anno prima di modre , egli vende la casa della

favorica .1 Nicola Beaujon, per un milion t· di libbre. Questi è fi nanzi e re ed espert is$im o di affa ri , e del m ilione pattu ito paga solo un a metà, ma in compenso mob ilia il villino nel gusto del suo regal predecessore, ossia i n istik Lui kim.

A Nko la Beaujon è intitolato quell'ospeda le d i Par igi ch e sta tra l 'Eliseo e il palazzo Rotschild, e nel quale, il 5 maggio 1932, Paolo Doumer fu trasportato di peso, reso più pe· sante dalle pallottole di Paolo GQrguloff.

Anche l'ospedale Beauj on, come tutti gli ospedali di P arigi, è un monumento d i sporcizia. Alcun i anni fa ci t rovammo per caso in questo ospedale, nel momento in cui traspor. tavano una giovane mondana che, la sera pri. ma, aveva ingoiato una fo rte dose di Garde nal. La sua faccia addormentata esp rimeva un a enorme cocciutaggine Bench è fosse gennai o e la temperat ura molto rigida, las cia rono J,, disgraziata per p iù di m ezz 'ora sopra u na lec. tiga, in mezzo al cortile.

Quando Paolo D o ume r, ferito, fu traspor. tato all 'ospedale Beaujon, egl i andava mormo rando dentro la ba rba insanguinata: « E' pos. sib i le? E' possi b ile? » E la moglie, che gl i stava accanto, rispon de va: << Non è Non è possibile! ». l g iornali scrissero c he l o stato del Presidente era disperato, ma nessu -

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CASIMIA PltRIEA E SADY CAANOT IN UNA VIGNETTA DEL LE A IRE" 189 6

no aggiunse che quell'ospedale sinistro, il suo disordine, la sua sporcizia, il suo «cinismo », erano stati complici dell'assassino.

Dell'assassinio di Doumer qualche lettore ricorda forse la versione ufficiale, ma ignora éertamente la versione « seg reta >> rivelata da alcuni giornali del tempo.

L'assassinio di Paolo Doumer precedé di sole quarantott'ore le elezioni del maggio 1932. Si aggiunga che l'attentato contro la propria pe rsona, Paolo Doumer lo aveva preparato da Jè. Le destre erano talmente spaventate dalla vittoria che si andava d elineando dei partiti di sinistra, che deliberarono di deviare la tendenza degli elettori per mezzo di un « avvenimento sensazionale». La polizia f rancese, e in seno a questa il cosidetto D euxième BJtreau, fratello dell' inglese lntelligence Service, è maest ra nell'organizzazione dei delitti, e anche per salvare le destre nel 1932, il D euxième Bureau ebbe l'incarico di organizzare un bel delitto, ;n collaborazione col gabinetto in carica e con la complicità stessa del Presidente. Lo « strumen to » fu trovato nella persona di Paolo Gorguloff, arrivato di fresco a Parigi e fondatore di quel Partito V erde che voleva essere

qualcosa d'intermedio tra la monarchia zarista e il comunismo di Lenin Go rguloff ven iva dalla Cecoslovacchi a, latore di una lettera di raccomandazione di Massarik per il Presidente Doumer, ed era stato ricevuto all'Eliseo, in quella sala « del biliardo » del secondo piano che in origine era lo spogltatoio della Pompadour, e che oggi è riservata ai colloqui segreti, come quello che il 7 gennaio 19 1 5 Poincaré ebbe co l generale }offre, dopo un'offensiva particolarmente disastrosa per l'esercito francese. Gorguloff fu nuovamente convocato all'Eliseo, e questa volta davant i all'i ntero cons igli o dei ministri, seduto intorno a· una tavola verde e presieduto dal Presidente della Repubblica. Gli fu spiegato quello che si voleva da lui e gli furono elencati i compensi Ma Gorguloff rispose che « lavorava per l' idea ». Egli doveva attentare alla vita di un personaggio importante, ma « per finta » come si canta nel terzo atto della To1 ca Si passò alla scelta del « personaggio importante », e uno dei presenti propose il presidente del consiglio Andrea Tardieu, ma questi modestamente rifiutò l'onore e a sua volta designò un personaggio « molto più im-

» · d dd la Pa.

rricttKamente, Paolo Doumer s'inchinò. Il lin:o attentato fu fissato per il 5 m.1ggio, nell e sale del palazzo Rotschild, in occasione di una ve ndita di l ib ri organizzata da un gruppo di scritto ri nazionalisti, e che il Capo dello Stato do, tva inaugurare. Tutto avvenne com'er a stato prestabilito, con questo in p iù che, russo, surrellista ed esaltato dalla «grandezza della sua missione » , Gorguloff non sparò per f inta ma per davvero, e dopo aver sparato sul Presidente della Repubblica, contin uò a sparare sugli altri, e ferì lo scrittore nazionalista ed ex ufficiale di marina Claude Far. rère. L'istruttoria del processo Gorguloff fu affidata al g iudice Bergery, proprietario d i una casa dei di ntorni di Parigi , nella qu ale il Verde aveva la propria sede. In questa faccenda, nessun estraneo doveva ficcare il naso Chi ha bevuto be rrà, e chi ha assaggiato la regalità torna ad assaggiarla: nel 1785 la casa de l conte di Evreux diventa p roprietà del re che si porta la testa in mano, ma pochi anni dopo, allorchè la testa di Luigi XVI cade anche dall a mano , i sanculotti confisca no la casa del «cittadino Capeto » , la passano nel patrimonio nazionale, poi, bisognosi essi pure di so ldi non meno dei «tiran ni », la vendono per la bellezza di dieci milioni. E in questa progressione di cif re : 500.000, poi l milione e infine !O miliopi, troviamo un esempio dell'aumento << storico » dei prezzi, e la dimo strazione di quanto assurda è la mentalità dei conservatori, in quali nascondono il dena ro credendo di mette rl o al sicuro, e non pensano che, anche nascosto, il denaro si consuma da sè, e invecchia, e muore

La scena muta un'altra I'Olta. Sulla Rivoluzione sale Napoleone, si prende )'ex cas inò di Evreux come residenza di riposo, e in questa medesima casa, sei anni dopo, curvo nella 1•elada verde, firma con ill eggibile scrittura la sua prima abdicazione

Il tempo gira sempre p i ù in fretta via via ( he ci si avv icina alla sraUa, facciamo appena in tempo a intravvedere un signore che quasi nessuno conosce, il duca di Nevers, poi l' in. gresso nell'ex casa della favorita del podagroso Luigi XVlll, poi l'a rrivo di Napoleone «il piccolo » che presto passa alla Tuileries, poi la serie g rigia, monotona, senza faccia dei Presidenti della Terza Repubbl ica.

Quanto alla decorazione interna dell'Eliseo, il lettore non ha che riferirsi a un film assai recente, /'Habit vert, tradotto in italiano col t itolo d i Un açcademico JU miJura, e che in parte si svolge nei locali di q uesto palazzo Come il lettore ricorderà, i locali dell' Eliseo no n differiscono a_ffatto da quelli di una qualu nque abitazione borghese. Che di più borghese inf atti, di un Presidente della Repubblica ?

L' H abil veri è un film salace. Anche Cato. ne il vecchio lo diceva : « Pleraque Gallia dua1 re1 induJII1Ì.<HÌ11Ìtne peruquitur: rem militarem el argute / oqui ». Una sola inesattezza abbiamo trovato in questo film, quella del Presidente della Repubblica senza barba nè baf. fi. Un Presidente rasato è un personaggio anti. sto ri co Di tutti gli ospiti che si sono succe. duti all'Eliseo, i più ostentavano un magnifi. co assieme di barbe e baffi, come Gambetta e Fallières, Doumer e Loubet ; altri portavan o i soli baffi, come Doumergue e Félix Faure; altri ancora accompagnavano i baffi con una

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mosca, come il maresciallo Mac-Mahon, e un o solo ebbe l'ardire di capeggiare la Repubblica con una faccia sforn ita di pilosità : Adolfo Thiers, ma questi era imberbe per natura, come i ragazzi ai quali la barba non è cresciuta ancora. Quanto a Sady Camot, egli sfoggiava una magnifica ba rba d'ebano venata di riflessi turchini, meglio ancora da testa pubblicitaria per lozioni capillari. Assieme con Sady il barbuto, altri tre candidati erano in ballottaggio alle elezioni del 3 dicembre 1887: Jules Ferry, Freycinet e il genera le Saussier.

Quanto a Sady Carnot, il suo solo merito era di aver avuto un n'onno Convenzionale. Deputati e sen atori si aggirivano in tumulto nella sala degli specchi del castello di Versai lles e non riuscivano a costituire una maggioranza. Infine Clemenceau gridò: « Votia. mo per il più stupido! » E Carnot fu eletto. Talvolta però è nel petto dei più stupidi che albergano i più audaci disegni. Quando Sady Carnot vide che all'Eliseo mancava la

sala da ballo, volle che fosse costruita una sala grandissima e degna dei festeggiamenti re· pubblicani. E questa è una delle poche ini· ziative che siano mai state prese da un Presidente della Repubblica. Morto quel riforma. tore, la v ita nell'ex casa della favorita ripiombò nell'immobilità. Dopo cinquant'anni di motore a scoppio, le autorimesse dell ' Eliseo si ch iamano oggi ancora « le stalle».

Infelice Sady! Lui cosl rivoluzionario nell'anima, doveva cadere vitti ma di una in iqua fama di reaz ionario!

«Avete detto che il Presidente vi f issava negli occhi - disse il giudice istruttore.Quello sguardo non vi ha turbato, non vi ha fermato? »

«No, - rispose Caserio - Non vedevo che una barba nera : il P residente non aveva sguardo».

Durante l'occupazione di Parigi dagli eserciti della Santa Alleanza, l'Eliseo fu abitato dallo zar Alessandro, poi da l mares<iallo Wel-

lington. In epoche diverse ci dormirono Me. hemt Ali e Abd ul-Aziz.

Eliseo viene dal greco elthein (venire) e designa il luogo nel quale si raccoglievano le anime degli uomini virtuosi. A questo proposito rammen teremo che durante il suo sogg iorno all'Eliseo, il presidente Grévy praticò un attivissimo traffico di onorificenze (da 50 a 100.000 franchi per la Legion d'Onore, da 10 a 20.000 franchi per il Merito Agricolo) e che il Presidente Faure, fu trovato stecchito nel gabinetto presidenziale, col pugno stretto intorno al busto di rnadame Steinhel.

Per chiudere questa breve storia dell'E liseo, aggiungeremo che, sotto la Rivoluzione, l'ex casino della Pompadour fu adibito a locale di pubblici divertimenti, e fu allora che ricevè questo nome di «Eliseo » cile gli è rimasto di poi, e anzi d i Fo/lie EJiJeo.

Cosl, la residen za del primo magistrato della Repubblica porta il nome di un caffè concerto. E D OA RDO G R.t.

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RIARMO INGLESE : EDEN AL CA MPO 01 AGRAMANTE
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IN VERITA' diamo a questo nome di« vii. leggiatura » un significato un poco ristretto: e pur sapendo che in villeggiatura andavano Cicerone e il cardinal Bessarione, Petronio Arbiter e Giovanni Boccaccio, pur avendo quotidianamente davanti agli occhi per ragioni di ufficio un quadro settecentesco raffigurante «L'arrivo in villa del patrizio», noi riduciamo il significato di quella parola a intendere più che altro l'obbligo morale che fra luglio e settembre vuota le città del regno di tutta la borghesia, e dissolve la classe dirigente in atomi, vestiti di bianco, che vagano alla rice rca della brezza marina e « dell'aria balsamica dei monti».

Chi potrà imparentare questa villeggiatura, figlia del treno omnibus e della corriera, agli ozi estivi dei signori che un nobile <:occhio tra. sportava, in cinque o sei ore di trottata, dal portone de.Jr palazzo affogato fra le catapecchie urbane al cancello della villa, aperto sul viale di cipressi? Per secoli e secoli, quell'immobilità che ha fissato taluni aspetti del costume in regole che non hanno variato ha lasciato il privilegio del fresco ai proprietari, a coloro che i francesi contemporanei di Mon. taigne chiamavano «/es homrétes gem » per. chè avevano terre, risparmi e possibilità di svago e di ozio giocondo. Non era concepibile allora passar l'estate se non in casa propria, o al massimo io casa di amici. L'albergo non aveva altro scopo che quello di servire alla sosta nel viaggio per la notte.

Chi aveva un castello, una villa, una tenuta, o una semplice vigna, ai primi caldi abbandonava la cit tà. « Ma quello che è più bello a vedere di questo luogo - scrive il Firenzuola - sono alcuni ricchi palagi assai maestrevolmente edificati, i quali, nelle ci me dei colli risedendo , si vagheggiano l'un l'altro, con sommo piacere di tutti coloro che alcuna fiata da cittadi nesch i esercizi discostandosi, ivi se ne vengono con la loro famiglia a di portarsi »., Coloro che fuori porta non possedevano nemmeno un orto, fossero pure artigiani benestan. ti, o medici dai molti clienti o curiali di grido, se ne rimanevano in città affidandosi al sonno e alle finestre chiuse« nella contr'ora », ma senza l'inquieto timore di tradire i doveri del proprio stato che prima Jella guerra turbava chi non poteva «andar fuori >>.

Pacifico e sereno era allora il dipl)1'tars. ; « Passo le mie giornate con mia moglie, coi miei figliuoli e con i m iei amici. Le mie occupazion i sono la caccia e la pesca Ho circa sei dozzine d! libri , e sfoglio più libri ameni che opere religiose, purchè si contengano nei limiti di un onesto passatempo, e siano scritt i in buona lingua. Qualche volta ceno con i miei vicini, molto spesso li invito io a casa mia, e i miei pranzi sono serviti con decoro e proprieti >>. Così parla, poco prima della prodigiosa avventura dei leoni, lo hidalgo dal gabbano verde a Don Chisciotte offrendogli ospitalità, « si Dios fu ese seNJido ». Molti secoli passano, Don Chisciotte invece delle av-

,·enture di Bertrando del Carpio e di Rinal d•> di Montalbano legge i dolori del g10vanr- · Werther se il pellegrinaggio del giova n e Aroldo : ma gli hidalghi dal gabbano verde sono rimasti immutati. Racconta la contessa Pasolini con precisa calligrafi a e diligente scrupolo dì ·cronista sul suo diario: « Si partì alle quattro anti meridiane, io coi quattro cavalli grandi, Geppino con due piccoli, Masei coi cavalli da sella, e si arrivò a Montericco alle otto 15 giugno: si comincia a mietere arrivarono la sera i cinque cavalli comprati a Padova. 11 Ot. tobre : si fece la festa della cappella e quella unitamente del mio complea nno Vi fu la me· renda dei contadini delle tenute della CoccoHa, indi con dei violini ballarono. Vi fu pure una riffa per le: co ntadine di un paio di pendenti di corallo che guadagnò la Cereda. Lur:edì 19 : Si aprì la Società Agraria con un discorso di Geppino, a cu i intervennero la maggior parte dei soci. l'Arcivescovo e il Pro· legato». Nelle gra ndi stanze a terreno , seduti nelle poltrone legnose. oppu re passeggiando sotto alberi che li hanno visti nascere e che sono stati piantati dal nonno quand'era piccolo, i proprietari, nobili o di vecchia e provata borghesia. raggiungono a forza di nità «ellenica vita tranquilla », e amano immaginare se stessi come saggi che, a contatto con la natura, apprendono a considerare la ca. ducità delle grandezze cittadine. Così ancora oggi, nobilmente villeggiano i patrizi toscani e i pari d'Inghilterra Se ,-o.

lessimo cercare nel tempo antico akunchè di affine alle moderne partenze per la villeggiatura, una soltanto ap parente incongruiti cc lo farebbe trovare nella partenza del gentiluomo di campagna per la capitale, sia il conte di Fratta che scende dal suo rastello friulano per vis itare i senatori ,·eneti, sia il gentiluomo guascone c bretone che si reca a Versailles A quel tempo, il gentiluomo rurale « villeggiava a Corte », oseremmo d ire Quando non c'era più niente da fa r e, il lavoro dei campi posava e !"ultima pernice della bandita era stata oramai schidionata, il signore si riforniva di scudi, di ducati, di luigi o di zecchini, saliva a ca,·allo o in sedia di posta, c partiva verso la metropoli proprio con la stessa baldanza e trepida attesa che. mentre scriviamo, già si va formando nel petto del giovane in partenza per Abbazia o per San Mart ino di Castrozza. Identici i motivi del desi. derio di evasione dalla Yita quotidiana del \ ' Oler fare quello che il , ici no ha fatto: identici i racconti magnifici a chi non c"è stato, e le leggende di donne, dame di corte o nuotatrici ungheresi. confidate agli amici e ai conoscenti.

Invece la villeggiatura come l'intendiamo noi, con i suoi grandi alberghi dalle innume revoli finestre , con le sue file interminabili di cabine di lusso, le sue pensioni pe r famiglia dove il Cavaliere si mette in libertà all'ora di colazione e la sua signora mostra alla vicin.1 il punto a croce; che mette insieme il milion:trio e la Star. ma si illumina di onesta gioi:t conservatrice quando riesce a combi nare il matrimonio fra la ragazza c he ha qualche cosa e il giovane che si farà una posizione; quest;l nostra villeggiatura è figlia della borghesia cittadina, di quella nuova del secolo passato composta di industriali, di banc hieri e di burocrati.

Man mano c he ascenden lungo il secolo la potenza della borghesia nuova , e sparivano dagli animi gli ultimi avanzi psicologici delle divisioni di ceto, per le quali ogni classe a,·ev2 suci propri costumi e le sue mode e ne era generalmente soddisfatta, si moltiplicavano le spiagge, le villeggiature di collina, che di anno in anno si facevano sempre più alte, finchè oltrepassarono i mille metri e si bagnarono intrepidamente di interminabili piogge Al nome di Dieppc, dove la dÙchessa di Berry fece i! suo primo bagno di mare, tenuta per mano fin dent ro !"acqua dal prefetto in soprabito e ci Undro è legato il nome del banchiere e fornitore di guerra Ouvrard ; e padrino di Deauville è stato il duca di Morny , che sotto la lustra del titolo feudale era in realtà solun grande barone della finanza. Edmond About scopriva il personaggio del giovane smanioso di evadere dalla propria mediocrità sociale, che investe tutta !"eredità paterna nel !"impresa di conquista rsi una moglie ri cca con una sola estate di v i lleggiatura alla moda

Tentativo di compromesso e di conci liazione fra due epoche, quella della villa avita e quella della pensione, sorse il villino d "affitto in stile balneare e flcreale. ccn \"Oli di rondini e tra lc. di vite affrescati nella camera da letto, e le oleografie di Otello e Desdemona nel salot to camera da pranzo. Le famiglie, dopo laboriose trattative col sensale, vi si installavano per tr e mesi «come in casa propria », portanc!osi a p presso c uoca, cameriera, biancheria e stovigli<:. La vista del mare o della vallata. e la vici.

Jn Italia questo tipo di villeggiatura cominciò a generalizzarsi con un poco di ritardo rispetto agli altri paesi, ma, come fu di tante altre istituzioni e costu mi del secolo, le liedero grande impulso la proclamazione dell 'U nità e soprattutto Roma capitale. Sorsero allora il problema di « Roma al mare>> e quello delle comunicazioni coi Castelli. Mantegazza creò Rimini in nome della salubrità, la Regina Margherita lanciò la Val d'Aosta, dove ti vecchio Albergo dell'Angelo, a Courmayeur, a ncora ricorda quando nel suo cortile sostavano le grandi ceste dei camosci uccisi dagli ospiti regali, incuriosendo e impietosendo i g ianti giunti da Roma dopo due giorni di viaggio e di lotta strenua contro il fumo delle gallerie. Panca ldi gettò contro le l ibecciate Jell' Ardenza la prima «rotonda» balneare in ce mento , il panfilo di lgnazio Florio ornato di principi siciliani aprì Viareggio e i l Forte de i Marmi alla penetrazione del villeggiante distinto, a quel modo c he la nave del capitano Cock apri le coste del continente nuovissimo alla diffusione del coniglio e della pecora. E poi finalmente crebbe la fama del Lido, e tutto offuscò con il suo fulgore nel quale con 'ergono lo splendore della Serenissima e quello di Hollywood ccme 1 raggi del sole in una lente ustoria.

Dopo la guerra venne di moda l'Alto Adige, e imperarono le Dolomiti, mentre le Isole Brioni rimanevano e rimangono tuttora un po' ch iuse e distanti co me un circo lo rigoroso nella scelta dei soci. E lo Stato diede finalmente alla villeggiatura un riconoscimento uffi ciale concedendole il cinquanta per cento di ribasso dal luglio al settembre. La villeggiatura si direbbe ormai entrata quasi a far parte dell'armonia della vita umana come il sonno, la , eglia e •1 lavoro.

Eppure una sottile decadenza mina la buona salute della villeggiatura Nel mondo del dopoguerra, che soltanto adesso sta prendendo i suoi contorni' definiti, sorgono nuove usanze e nuove mode: lo sport invernale, la crociera, la piscina, il bagno di mare a rr.ezz'ora di automobile dalla porta di casa, c j: treno popolare, il cui avvento ha rappresentato forse la Presa della Bastiglia nella storia della Villeggiatura.

lL\X L IO LI: P TX.lf' C l

nanza della spiaggia o della p ineta erano motivo di fierezza, ma non quanto i quattro metri quadrati di giardino con il bersò, dove era dolce p ranzare la sera al l ume dell'acetilene, filosofeggiando sulla sorte delle falene danzan. ti e consultan dosi l'un l'altro se per caso non si sentisse wnidità. Ma questa soluzione media decadde quando le mogli si proclamarono stanche di «combattere tutto l'ann o con le ca meriere », e affermarono di preferire un mese solo di albergo, dove almeno non c 'è da fare i con ti della spesa e preoccuparsi dei pasti, dove ci sono maggiori possibilità di fare co noscenze, e Le spiritosaggini dei figl i sedicenn. hanno fra le pens ionanti un successo che che la mancanza d i uomini seri e maritabil i spiega, ma non giustifica, e del quale tuttavia si inor· gogliscono i cuori materni riconoscendovi una promessa dj distinzion e e di grazia mondana r apace di portarli lontano.

32 A l M 1 N 1 l !li S

E' UNA COSA portentosa vede re. a mezz.t. notte, qui nella nostra cittadina, una figu r.t tutta in néro passeggiare ». Se effettivamente l'allampanato fantasma di Abramo Lincoln uscisse a passeggiare - come pretende il poet < • Vachel Lindsay - nelle vie tranquille dell.l tranqu illa cittadina di Springlicld. capitale: del. lo stato dell'Illino is, egli vi avrebbe incontrato, in una notte di luna piena di due o tre settimane or sono, una gran folla di giorn•t· listi e di attori e attrici famosi Tutta quest.t gente era stata invitata dal produttore Zanud-;, nella città che vide i primi success i forensi c politici del giovane Lincoln per assistere all.1 primissima proiezione del film : Il gio t tmo'"'"· Lhlt'OIII.

In una notte serena com<: quella, circa Ot· anni fa , in un paesello Jell'lllinois \ tçino a Springfield, un contadino uscito sulla porta di casa a prendere il fresco vide al chiarorl· della luna piena il possidente William Armstrong che colpiva ripetutamente un suo e lo lasciava morto nella polvere della Questa almeno fu la sua deposizione " ' tribunale nel processo che seguì la scoperta Jel cadavere. La sua testimonianza era la sola tle.-isi va Perciò il giudice gli chiese se egli fosse sicuro di aver riconosciuto nell ' aggresore d signor Armstrong. « Come avrei po· t uto sbagliarmi - replicò il teste - con lu n a simile? Pare\'a che fosse giorno » Fu al lora che dal banco delli! difesa si alzò J'avvot ato Abramo Lincoln e dirigendosi lentamente "erso il teste gli chiese pacatamente: << N a. ruralmentt senza la luna sarebbe stato diff;. riconoscere l'assassino.>! ». «E' cosl » riil teste « E' così » ripetè l'avv.ocato Lin ccln. Si , cltù "erso il banco dei giurati , t rasse d i tasca un almanacco rurale e lo con. al capo della giuria: « Potete consta. t.ue d a \'Oi stessi, signori, che la sera del dtlitto non c'era la luna», e vinse la causa. D o po la grande vittcr ia antischiavista, questa dell' almanacco è la ,·ittoria che più si ricorda nelle leggende popolari di Abramo Lincoln. EJ è il processo dell'almana cco che oçcupa l lu as i un terzo del film Il giovt111e Mr. L'n eo/n. Lm ccln av eva cinquant'anni all'epoca di quel processo ma nel film ne ha trenta soltanto

Prima che si :uri, i al processo si \'ede LinLo ln fare il suo ingresso a Springfìeld in re. dingote e tubo ùi stufa, a cavallo di un mulo E prima di questo ingresso lo spettatore fa una rapida conoscenza di Ano Rut ledge, il primo amore di Lincoln, e dopo cinque minuti essa i: già nella tomba del piccolo cimitero di New Salem. E' la morte di Ann ch'e persuade Lincoln ad andarsene a Springlield. E qui la scena cambia : non è più il Lincoln romantico della prima giovinezza e non è più il Lincoln-enigma della grande: battaglia anti-schiavista. E' un Lincoln faceto, lesto di mani e di parole, un Lincoln di portata e di gusti «locali». Solo verso la fine, dopo il

processo, una scena carica di profetico simbolismo fa capire allo spettatore che la colorita e placida parentesi di Springfield è al sue termine e che si avvicinano i giorni critici. Dice Lincofn separandosi da un amico : « Fac. cio quattro passi verso la cima della collina » e s'incammina, mentre un cielo gravido di bufera si abbàssa sulla collina.

Per entrare nello spirito di un personaggio cosl cont raditrorio Henry Fonda ha passato notti e notti, a casa, .a studiarsi la parte. Du. rante la lavorazione egli ha camminato su suo. le rialzate di alcuni centimetri nell 'interno degli stivali (il Presidente Lincoln era alto metri 1,94 ) , ha portato un peuo di naso finto applicato al vero, e il regista John Ford, per non

sciuparsi l'illusioni:', si è riiÌulJl o d i vedtr<· l'attore senza trucco.

La sera della prima, in omaggi o :d più l< Jebre benefattore della razza uno dc: , più celebri rappresentanti vi venti della razz.1 negra, la contralto Marian Anderson ha can tato per 120 mila soltanto, ap plauditissima. Al film invece sono andati ap plausi di stima. Una delle più gravi accus< che gli abitanti di Springfi<:ld, gelosi della leggenda lincolniana, hanno fatto al film è eh:. Lincoln non arrivò nella loro città a dorso d i mulo ma su un bel cavallo.

'J.'oung Mr. Linco/n è solo il primo di un.l serie di film che Holl ywood sta preparando su quel g rand 'uomo

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L ' ATTOIII IIAYMOND MAIIIY NILLA !"AliTI 01 LINCOLN

WILLIAM STRANG

William Strang, che da oltre un mese è ormai l'uomo del giorno, era completamente sconosciuto prima che Chamberlain ne annunciasse la partenza per Mosca. Era stato al seguito di Eden nel viaggio a Berlino e Mosca del 1935; aveva lavorato con Samuel Hoare durante la guerra etiopica; aveva accompagna. to Chamberlain a Berchtesgaden e a Monaco, e nel 1924 aveva seguito come segretario i lavori della conferenza anglo-sovietica. M:t non era, in , erità, una figura di primo piano. La sua carriera diplomatica non è segnata da grandi avvenimenti : entrò al foreign Office nel 1919. dopo aver combattuto come uffi. ciale nel 4. battaglione del Worcestershire Rgt. c fu nominato terzo segretario presso la Legazione di Belgrado. Un anno dopo fu promosso secondo segretario e sposò Miss Elsie Wynne. Nel 1923 rientrò al Foreign Office dove rimase sette anni. Considerato un perito dei problemi orientali, fu inviato a Mosca nel 1930 come co nsigliere d'ambasciata e vi rimase tre anni fungendo da incaricato d'affari c imparando il russo. Nel 1933 ritornò al Foreign Office dove assunse la direzione degli affari dell'Europa Orientale. Miss Elsie Wynne divenuta Mrs. Strang poteva essere contenta della carriera del marito che aveva al. !ora soli 40 anni, tanto più che Mr. Strang è giunto alla diplomazia da modestissima fa. miglia: il padre era un fittavolo di campagna e il piccolo William dovè mantenersi a scuola vincendo, una dopo l'altra, molte bor. se di studio che gli consentirono di arrivare fino all'University College di Londra e di frequentare alcuni corsi alla Sorbona. I francesi lo considerano perciò un grande amico, e Saint-Brice dichiara che egli possiede anima di artista: è amatore di quadri e ne ha raccolta una piccola collezione nella sua casa di Northwood nei sobborghi di Londra, dove cura personalmente un giardino che alla buona stagione fiorisce di rose. Per gli inglesi, tuttavia, il nome di Strang ha un brutto suono poichè non è altro che la radice del verbo to slrallg-le, strangolare, che compare in altre parole poco gentili: stra11gles, stranguglioni, e strallgfllated hernia, ernia strozzata.

Dicono tuttavia che egli sia un uomo di spirito, e raccontano di lui un aneddoto gustoso del te:npo del suo viaggio a Mosca al seguito di Eden. In quell'occasione, Litvinof offrì un grande pranzo diplomatico c Strang ebbe posto a fi:tnco di Maisky, ambasciatore sovietico a Londra Davanti ad ogni co nvitato era un piattino d'argento contenente un panetto di burro con su scritto, secondo la formula cara a Lit vinof, «La pace è indivisibile». Maisky mangiava con appetito spalmandosi di burro il pane, quando a un tratto Strang gli afferrò un braccio dicendogli concitatamente : «Attenzione, attenzione! .Avete fatto un guaio». Il coltello dell 'ambasciatore sovietico aveva a un certo punto tagliato in due il panetto di burro e la pace.

34 .. filftllNft
IL BOXEUII FABIIIANI
L A SIGNOIIA VOIIONOFF
W .KI IIK& Olti.LA lt!S&IIVA INGL&Ba

St.dm , .umull<.JUC:. <.JUanJo >eppe <hc la nm. >IOne di tr.1ttarc: l'alleanza con Mosca era st.lt al signor Strang, non si fermò J pensare c he: qutsti era persona spiritosa e simp.ltÌla, t hc: conos ceva il russo e i russ i : con>ider ò l.t cosa dall'esclusivo punto di vist.l del presti g io. pclchè Srrang i: un funzionario c non un membro del go, erno, si ri ten n e: of. feso person.tlmente. All ora infatti nominò Jue n uo , i 'ice-commissari per gli affari esteri, D l'kJnozof e Lozovsk) e disse in tono di minaccia alludenJc a Strang: <<Lo faremo tr .lltarc con Lozovsky: ». Lozo vs k y. nella sua qualità di c.1po del Pro.rinrem. l'internazio na ltdei sindaca ti professionali, era stato l'or.caniz. zatore Jello >Ciopero minerario inglese del 1926, che provocò la rottur a delle relazioni diplomatiche anglo-sovietiche.

LADY MO U NTBATTEN

Il Forbes ha a' uto un 'idea dell.t <Juale non s1 può non apprezzare l'opportu nttà : ha pubblic ato un listino delle princip.d1 ereJit ien:: attu al mente disponibili in ln ghilterr.l , tompil'tandolo con brevi notizie sul patrimonio, sulla famiglia e sul c arattere delle nubili fortunate.

1-'c:r r.1.gioni Ji c:tà, iniz1a la serie miss Paulilla Winn , di c iannovenne, che erediterà il patrimonio americano c he fu del signor \XI'il ltam C. Whitncy. Miss Paolina i: infatti figlia d i Lady Baik·y e nipote di Miss Dorothy Paget, che sono le pronipoti del signor Whitney. A Miss Paolina spetterà per in t ero la p.ute di miss Dorothy, oltre a un terzo dell a <JuOta Ji L1dy Bailcy. Un'altra eredi t iera (: Mi ss Marjorie Leigh, c he dividerà con il fr.ttello la cosp icua eredità del padre, Sir John , la cui ricc hezza è provata, se non da altro, dalle largizioni di beneficenza che hanno superato rl mi lione di sterline. Miss Elizabe th Levcson -Gower erediterà il ducato di Sutherla nd e rl titolo ducale Il defunto padre dell'attuale duca lasciò, morendo nel 19 13, un p:-.trimon10 di un milione e 300 mila s t erline: è opinione del visconte Forbes che e sso sia ancora aumentato.

Meno giovane, ma più ri cca, è Mi ss Glaùp Yule, che ha 36 anni ed i: orfana di padre. Lord Yule, morendo, lasc iò a lla moglie no,·e milioni di sterline accumulati nel commercio c on le Indi e, e la vedova l i amministra ora saggian1ente mentre miss Gladys si dedica alla caccia e alla vita di campagna.

Sempre a proposito di ereditiere, nel listino del visconte Forbes sono compresi anche i nomi di talunc signore già sposate da tempo la cu i dote è rimasta però celebre and1e a d istanza di anni. E' il caso, per esempio, di Edwina Annette Cinzia Ashley che sposò il 18 luglio 1922 lord Mountbatten. ufficia le di marina e imparentato con le case reali di Ing hilterra e Spagna poi chè quel nom e Mountbatten non è altro che la tradu zione, compiu· ta in tempo di guerra per ragion i di opportu. nità , del nome originario della famig lia, Battenberg, di indubbio suono tedesco. Con i soldi della moglie, lord Louis Mountbatten trasformò la vecchia dimora londinese dei Battenbcrg in un palazzo imponente affittato ad uso di abitazione e uffic i. Sul tetto del palazzo costruì poi una seconda casa simile in tutto alla dimora avita. Due pian i, ci n. que saloni, diciotto camere da letto con set.

te )t.tnze da bagno, sei came re per i ba mbo ni oltre ai servizi e alle camere per l a servitù: tutto into rno alla casa la terrazza è trasformata in un giardino p ens ile di dove si gode un ma.gnifi co panorama della città. Nell'in terno, tappeti orientali rivaleggiano in pro fusione con marm i italiani; alle pareti sono appesi quadri inestimabili e, naturalment e, anche i mobili sono tutti di gran pregio.

Ora è atcaduto d1e Lord Mountbatten nell a sua qualit.i Ji ufficiale di vascello dell a marina Ja gu erra è: )(.tto dc:;tinatu a un periodo di imbar(O sulle na vi di Sua M aestà. La moglie, la sagg ia Edwina Annette, ha pen;a. to bene di affittare l'appartamento la cui ma nutenzione costa mezzo milione di lire l'anno , c sta cercando un amatore disposto a pa· ga re un canone annuo di 7 mila sterline E' una bella somma e non è facile tro va re la persona adatt.1. In ogni modo, tutta Londra si occupa di questo eccezionale c ontratto, c mn molto standal o si nota che la rit chi>>r · ma ereditiera divenuta Lady Mountbatten non soltanto ha indotto un membro dell'aristocr a. zia a compiere speculazioni edilizie sulla ca)a degli antenati, ma ora lo cost ringe purc: ad afhttare a ignoti una ca;a che ha ospitato di recente i Sovra ni d' Ing hilterra. Perc iò, Ladr Mountbatten è st.1ta messa all'indice

LORO WIMBORNE

Lord Wimborm, morto di re,cntt a Lon . c.ira all ' c:tà di 66 anni, fu Lord luogotenent<. dell'Irlanda d.d 1915 al 1918 e deve la sua fama alla lotta so;tc:nuta cont ro i ribelli d 1 <; Ìr Roger C1sement precursori dell'/riJh R e. p ublicun A nnJ c he in t1ucsti g iorni tcrrorizzJ i l Regno Unito Lord Wimborne, quando n n.c. que, si chiam a , a sempl icemente lvor Guest : in seguito, sia per meriti personali per 1.1 morte di pe rsone di famiglia , aggiunse al pnmiti, o una lunga serie di nomi , come è uso in In g hilte rr.l, e morendo si chiama,·a infat•1 i l Molto Onore, ole Sir h-or OJUrc bill Gues t baronetto, primo c secondo barone Wimborne di Canford Magna, primo barone f.shby St. Lcd.gers di Ashby St. Lcdgers c t erzo baronetto di Dowlais.

Terminati gli studi a Eton c a Cambridge, prese parte alla guer r a del Sud Africa gua · dagnandosi la Queen's Medal con tre sbarre. fu deputato di Plymouth per il partito conscn·atore, ma passò presto fra i libera li essendo contrario al progetto di Joe Chamberlain sul protezionismo. e rappresentò il collegi o di Cardiff. Creato lord Ashby nel 191 O, en · trò alla Camera dei Pari e allo scoppio della guerr a chiese d'essere inviato in Fra ncia. Lo mandarono, invece, in Irl anda dove non ebbe certamente a trovarsi meglio. Come LorJ luogotenente egli pensava di ottenere gran sue. cesso fra gli irlandesi, grandi amatori e allevatori di cavalli, per il solo fatto di essere: egli stesso proprietario di scuderie, grandecavalcatore e buon giocatore di polo.

Gli irlandesi ne presero atto con soddisfazione ma si ribellarono lo stesso quando S1r Roger Casement arrivò dalla Germania pc:r sollevare i compatrioti contro J'Inghiltc:rr.1. Lord Wimborne conoscen da qualche giorno, uno per uno, i nomi di tutti i congiurati , ma non potè arrestarli pe rchi: l'ordine avrebbe dovuto essere controfirmato dal suo scgrc11irio generale che e r a assente. Così Lord Wim

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LOIID WIMBOIOIN E
l L O E H E Il A L E M l S S l O A N O H 101 A
IL COLO NNELLO CUllANO BATISTA

AltTICILIIItiA AL CON,.INI TIDIICO

borne si recò, come al solito, alle corse di Leopardstown e tutti gli ufficiali inglesi lo seguirono: era il lunedl dopo la Pasqua del 1916, la data stabilita per la ribellione. Mentre Lord Wirnborne si interessava ai cavalli, i congiurati occuparono la città e proclamarono La repubblica. Lord Wirnbome mandò un ploto. ne di lancieri a sgominare i ribelli, ma i repubblicani stavano comodamente alle finestre delle case e ucci'sero i lancieri che scalpitavano sul selciato. Allora lord Wimborne si decise a usare il cannone e 'Ordinò alle ,navi da guer. ra di risalire il fiume Liffey fin dentro la città. I ribelli si arrampicarono sui tetti e po· terono resistere fino alla domenica successiva.

Poi lord Wimborne fece il bilancio della strage : 250 case distrutte e 1000 danneggiate; 694 ribelli fra morti e feriti; 124 soldati c: poliziotti uccisi, e 497 feriti; 3226 persone, fra le quali 77 donne, furono arrestate e processate; furono pronunciate 15 condanne a morte per fucilazione e 187 varianti dall'ergastolo a due anni di reclusione; 1800 persone furono deportate e internate in Inghilterra Roger Casement a sua volta fu processato a Londra : «La untenza ì - disse alla fine del giudizio il Lord Primo Giudice - che 110ì Jiate condotto da rp1i alla prigione e dalla prig.ione al INogo della esecuzione e rhe i11i Jiate impiccato pe,. ii collo finchè sarete mor. to. Amtn ».

Lord Wimborne fu posto sotto processo an. che lui, ma i risultati gli furono favorevoli ed egli anzi riprese le funzioni di Lord Luogotenente a Dublino. In questo secondo periodo però ebbe il merito di veder chiaro almeno i n una questione, dichiarando che la coscrizione militare non avrebbe mai avuto possibilità di applicazione in Irlanda. Poi si ritirò Jagli affari pubblici per assumere la direzione della Bardays e in politica tornò soltanto nel 1931, chiamato alla presidenza Jel Partito Liberale Nazionale. Ora succede al padre nel titolo il figlio Ivor Guest, depiO· tato di Brecon e Radnor.

SPAVALDERIA. Una volta tanto Néville Chamberlain, l 'altro giorno, usciva senza ombrello Di Il a poco tPioveva.

V ANTERI.A Un lustrascarpe negro di nome Charles Mc Forland cercava di ottenere tremila do1lari dall'ex campione del mondo dei pesi massimi Jack Dempsey, per danni , adducendo : inavvertitamente ho spor.

la sua caviglia égli mi ha dato un pugno nello stomaco danneggiando le mie viscere già ulcerate Replicava davanti ai giudici Dempsey: «Se veramente avessi colpito questo ometto, egli ora non sarebbe qui a vantarsene. E se debbo pagargli tremila dollari voglio essere autorizzato a colpirlo veramente nello stomaco». E' stato assolto.

TEMPERATURA. Insopportabile è statorelativamente alla latitudine dei diversi paesi - il caldo, durante la scorsa quindicina in Europa In O landa dove i bollettini dell 'Os. servatorio De Bilt segnalano come « tropica le» ogni temperatura superiore ai 33 gradi , i funzionari coloniali a riposo tiravano fuori dai cassetti, e indossavano, vecchie, incredibili divise tropicali. In Polonia dove il termometro è salito alla «infernale» -secondo i giornali locali - temperatura di 35 gradi, sette persone affogavano nella Vistola dove si erano ca late per trovarvi u n sollievo. A Londra, dove og n i temperatura superiore ai 30 gradi è chiamata un'ondata di caldo, dieci camerieri in soprannumero erano ingaggiati per servire bibite e gelati ai congestionati legislatori della Camera dei Comuni, sulla terrazza di Westminster Una donna sveniva in un autobus e poichè, ca dendo, essa si incastrava inestricabilmente fra 1 sedili, insieme a lei anche l'autobus doveva essere trasportato all'ospedale

RAPPRESAGLIA. Due mesi fa la meti ccia peruviana d i cinque anni Lina Medina dava alla luce un bambino Ma solo nei giorni scors.i la polemica fra i medici peruviani, orgogliosi e sicuri del fenomeno, e gli scettici me. dici degli S. U .assumeva toni di estrema violenza Scriveva concitatamente un medico di Lima: « Lina Medina ha battuto ogni primato; quando aveva solo tre mesi di età essa aveva già le sue regole» (primato precedente : 8 anni). Scriveva ancor più concitatamen. te il giornale « El Universal » di Lima: «Noi siamo sicuri del fatto nostro e se negli S. U. non ci credono, peggio per loro : vuoi dire che noi non crederemo più nemmeno a una virgola delle panzane che giornalmente ci arrivano da quel pxse »

l TIJOI BACI. Molti sanno che George Bernard Shaw fu ai bei tempi un eccellente crit ico musicale che firmava in italiano : « Corno di bassetto». Ma che egli fosse anche a tempo perso un compositore era rivelato soltanto la settimana scorsa allorchè l'editore di rarità Arthur Pforzheimer esibiva i manoscritti di due' · dolci romanze dell'amaro irlandese: «I t6oi baci mi mancano» e «Ecco, essa arri va» composte nel 1884 su versi di una Miss Radford, sua amica.

PASSATEMPO. In un ospedale di W aikato, nella Nuova Zelanda, Harold Ryder, costretto alla immobilità più assoluta, a un certo punto, stanco di non far niente, chiedeva un uovo fresco, se lo metteva f ra le gambe e lo teneva cosl per venticinque giorni Il Venticinquesimo giorno un arzillo pulcino rom peva i! guscio; sarà fra poco una bella, bianca gallina livornese

IMPAZIENZA Ad Akron n ello Stato dell'Ohio, un certo John Ehming, disoccupato e mantenuto dalla Cassa Nazionale dei sussidi, chiedeva al Tribunale di cambiare il nome del figlio da Ftanklin Delano (nome imposto al ragazzo in omaggio a F. D. Roosevelt) in quello di Lincoln Franklin , e il nome della figlia da Eleonor Elizabeth (in omaggio alla Presidentessa) in quello di Jessie Elizabeth. La ragione ? Quel mese non aveva ri cev uto il sussidio puntualmente

VENDETIA. A Londra l'altro giorno a ladri entravano in una ricca casa del centro, pmtavano via trecentomila l ire di gioielli. Proprietario della casa : il Sov raintendente di polizia Sir Hugh Turnbull.

EfFEITI. Da Lima (Perù) giungeva un p.tio di settimane fa un decameroniano rac. conto: un fulmine cadeva quasi rasente a un,, bella ragazza che attraversava una strada dc:J1 .1 cittadina di Calendin, la spogliava completa mente, iasciandola nuda ma incolume. Tale e ra lo spavento che essa perdeva la parola A •1uesto spettacolo un muto che passava Il v ic i no riacquistava la parola

PROMESSA A Manhattan, la signoriraa 1-'rances Thorpe accostata l'automobile vicino .ti portone dello stabile dov'essa abitava, di 'eva al portiere : « Fra poco sarò giù di nuo, o ». Saliva al suo appartamento al decimo piano e di Il a pochi minuti si bu ttava da quell ' altezza, .md ando a sfragtl larsi il aa ni o a pochi passi dal portie re.

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Ad Amalia Nollemborg, bella e giovane istitutrice tedesca a servizio in una famigl ia p'atriz i t fiorentina, sono indirizzate queste l,ettere di Gi ovanni Fatto ri conservate inedite nella Biblioteca Marucelliana di Firenze e che qu i vengono pubblilatc per la prima volta. Quasi vecchio e nel culmine dd la s ua glo r ia a"eva conosc iuto la Nollemborg nel proprio studio o ve e lla acco mpagnava ogni giorno una fanciulla a lezione di disegno. Questo :.more del pitt o re toscano fu un picco lo scandalo per la Firenze d e l tempo. causa dt fastidi a lui e più che mai a ll ' amica. d i troppo umi li condizion t <: tro ppo giu\'ane pNrh( <i nede<<e ad un arnnre J isi nteressato.

Mia cara Amalia

E' mercoledl e ne abbiamo 25 e sono le 4 e mezzo, e p!!nso a te che siei a due passi di distanza e non posso vederti, e penso scriverti impostare ora come scendo e cosl dimani mi leggerai aprendo tanto d'occhi perchè dirai «o non è andato via »! No sono andato e il perchè? il perchè non posso, ora una cosa, o ra un'altra mi tiene qui ormai anderò ma ppoco, e fone mi deciderò venerdl e ti avvertirò. Intanto sto bene, e tu' lettere anonime ne hai più ricevute? ci pensano un po' e c redo che deva essere persona che ti conosce bene perchè ci è una cosa da nottare il tuo casato, ovvero cfJgno m e Noli... nessuno può scrive rlo

se non è un tedesco, o persona ist ruita , de v·essere un uomo - io sono fiero di desta re questa invidia, perchè l'anonimo non lo conservano altroche quelle persone che vogliano fare il male e sono gelose del bene altrui - - chi vuoi fare il bene e crede dare buoni consigli e vuole condurre sulla via retta si palesa chiaramente e non ha nulla da nascond ere ne in faccia a colui che si consigl ia, ne in faccia a colui che si accusa in tutti i chi conserva l'anonimo non è che \'ile, e i vigliacchi sono persone svergognate e poco da credere ti pare? ho spiegato hene la mia tesi?

Dimmi bravo! Ti piace quel libro? dice che è bello... e tanto che non ti do tanti baci a quel modo che non vo rrebbe l'ai/OITÌm fJ, e in un orecchio ti dico che ne ho tanta voglia ma di te vèh ! addio

Uno l ungo lungo e di tutto cuore

Tuo sempre Nanni

Mia buona Amalia lunedl 31 Non ti aspettavo tanto presto, e come sono restato male quando ho saputo c he ci eri stata , cd io imbecille era nella tua strada sperando di ,·ederti, ed aveva approfittato

çhe doveva andare da un tale amico pittore che sta proprio accanto alla tua casa: ti scrivo per farti sapere che mi sono interessato di te , e al tempo stèsso per quanto inutilmente. mi s ia stata grata la tua visita prova della tua sincera affezione di cui siei t.1 nto hene e con , -ero merito contraccambiata

Era fra il si, e il no per srriverti mi pare ridil!ola essendo cosi vicini devo andare a fare doppia strada per impostarla ; e poi era sempre fra i l si, e il no perchè sperc che d imani tu forse ver rai - e poi perchè non so se lo sc ri verti potrebbe dare nel naso alla tua Si. gnora - basta in ogni . modo sia per una , o :tltra ragione la tua indipendenza vale per tutto Era curioso di sapere come ti trovi content:t, come sono gli usi, come sono i signor i. Come ci penso a stamani maledetto e sai restai tanto male ieri l'altro, e ieri ; anzi ieri fui tutto il giorno qui a lavorare.

Dunque se non vieni scrivimi. Ma io spero mercoldl che è festa se ti dai per

Anche se dimani sorti credo che questa lett(' ra l'avrai avanti perchè imposta ndo ora e 1.1 prima dispensa.

Addio a un ha cio grosso c d i cuore .lr·l .Jtff"lionato N:tnnino

GIOVANNI FATTORI SUO STUD I O
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Mia carasempre Martedì - ore 2 Salgo ora su in tutto il giorno, lezioni , adunanze qui all' Accadt"lllia - e dopo devo andare di corsa da quelle donne, e cosi tmposterò questa lettera, ch e provi almeno con certezza che io penso a te in tutto questo d·affare e passerò pochi minuti bene, scrivendoti : (la maledetta penna non vuole andare la comprerò.) Dunque devo raccontarti che giri feci a ,-edere quella camera, ma la padrona capi di cosa si trattava r icusò recisamcnte, saranno anche robaccia ma franc:un e nte non permettono e hanno lo scrupolo, e cred i sono, e r anno tutte così; per noi r Addasia era quello c he ci voleva, ma si sà tutte le cose non p ossono mai andare come si desidera , se c i è da una parte una cosa, dall'altra cc n<- un "al tr:t peggio Spendendo molto tutt o <i tro, .t, ma con economia non è facile. Pero non amora mi do per v into; e alla peggio prend o una stanza vuota a uso di studio e al lora ness un o può farmi osservazioni, e vedrai che casc h crì• così- Nina mia sai che io ti YO_glio bene r tanto, ed è per questo amore Lhc: ho .1 te che io penso sempre al modo di soddisf.trlo senza pregiudicare niente a l tu o onore:. c .d tuo a',·ent re.

Dell' Adelasia non ho visto più ne so nulla, ma vedrai che cssmdo l'epot.l di pagare la pigione e se non hann o ch i li assista verranno a farsi , -edere, se non n ngan o voldire che qualcun altro ci pensa. Vedremo. se son rose fioriranno

Aspetto che tu mi scri, a, come stai, cos.1 fai, e cosa pensi il tuo consiglio sunpre huono. e sensato mi farà sempre bene. pot erti vedere un giorno, ma n on so come fare. Per questa settimana la sera non mi s.u:ì possibile, meno che non fosSI.! per un'ora c io(dalle 8 e mezzo alle 9 e mezzo pcrc hè sono d1 strvizio dalle mie genti, e poi vengano perfino qui allo studio a prendermi perc hè le port1 fori, fortuna che d i poco momento. Ved i ti h o scritto tanto tanto sarai tranquilla ' 1m , -orrai bene? io tanto. Addio amami e prc:ndi l111 bacio grJsso lungo lungo e corag,cio. tuo N.111ni

i \lir1 (<11'<1 e b!IOI/rl Al/lali.1, M ercoledì n or.

Sono qui allo studio - e torno 01.1 spc·ravo di tro, are una tua lettera f01 se ci u" dimani, e non so se t"imposto questa stasera sarei più per il si, che per il no, in tal ca:.o n e avrai una di più perchè risponder<'• anche subito alla tua se venisse d imani - così farò due cose buone una ti mette trant]ui il.t "" di me - l'altra mi procuro il piace re di st.tre sempre con te.

Il dirti che a S. Casciano non sia st.1to bene sarebbe una bugia, ma non sono tranquillo c ogni giorno che passa la tua mem o r ia si fa sem pre pill viva - c crcsre la meldnconia - il tempo, dice, e passaggio di p.t cc, il t e mpo fa dimenticare, ed è vero, ma a me non fa così - e ti dico se il tempo avesse passando su di me questo potere io lo maledirei. per quanto sia tristo il ricordarsi tutto quello che ci ha fatto passare bene la l"ita, pure a me c tanto caro, e come sempre ti ho davanti agl'occhi - lungo la strada che va a S. Casciano - passai presso quella villa c he s i andò per sentire di quel serl"izio a l quale non ne fa.

ceste nulla - poi Certosa - cicordi? e poi ma ce di più a S. Casciano di primo entrat in quella tal bottega, che l'anno passato ti scriveva a Fanglia - insomma non ce passo, non ce angolo dove non sia la tua cara memoria - e credo che per un'altro lato ressere in un luogo dove non ce nulla c he ricordi, il vedere dei visi non mai vedut i, sentire parlare una lingua che non è più quella ch e assomigli ne alla: mia, ne al la città ormai di, enuta una seconda patria l:t credo be n issimo dev·essere e molto.

Son dovuto sortire e ho las ciato

E<comi di nuO\ o ho la testa confusa 'or rei dirti tant<: cose, 'or rei ricord.trmi ma non so cosa, ne dove pescare.

ql!ello che ti dirò in campagna per quanto ci stess i bene pure tutti i giorni per due o 3 ore tormentat o dal il dolore di rest a, anzi ho osservato da che siei partita o pill o meno l'ho sempre avuto temo che s 1a una scossa ner vosa la causa basta Ja,ciamo andare questo poco importa.

Sono costretto o ggi star qui e pere h t-? per <hè l'altro giorno un ami co mi di sse che mi avreb be portato un negoziante - e sto qui a a'pettare senza f:tr nulla e n oioso - e p er rendere più pi:tc e,·ole il tempo non ho tro' .1to .-he scri\'erti Vor rei di tti tante cose carine c non so tro,·arnc c h e inutili e fuori di senso.

l<>ri per la campagna gir,ti tanto per a lmeno l .è miglia solo pio, ev:t, mi bagn.ti an c he, c stnza ombrello, c anche h ti vcde, a con me c mi riwrd:n a Fiesole, e ricordava il gioel lo, e mi ri cord:n-1 Rignano: Arri,·ai ad paese a ora di pranzo e i miei amici allegri ridendo wn le m:mi all'aria in mezzo alla strada, erco l o fjlle.Jto l!lrlllo andi.11110 a desinare t: f(/11/. bi.11 i. dopo pranzo (nota si pranza a l le l 2) si tornò tutti a rifare un alrra gita almeno di IO miglia - e dopo il dolore di capolo girai sempre solo per cht- penso, mi pare, più liberamente a te

EppL1re t i , ·uole tanto bene il tuo Nu cc iomc· lo vorrai tu sempre ? basta per oggi pren. di un b:tcio l ungo e grosso tuo sempre NA.NNI

L'an::\ o l:t:.ciato di sni, cre poc o fa al tocco - ora termino di lavorare un poco (mi pro, c) sono le 3 il temp o c bello c vado via - e vo a impostJrc - ma prima ho \'Oluto l:t tua ultima lettera - quanto sici huon.t, non Sar<·mo fel ici, ma lo siamo n el \' Olerci bene e nc-ll :t stima e questo st o tran<J ui Ilo e ho b aciato la tua le-ttera e t l: sai !

D tJ IIJ(' JII(tt 3 .:,e. Al ;, , btt'JIIrl A 1nalia, Sar.tnno presso a po co le ore 12; penso a le, e ti scri,·o, dimani la porterò al proçac<i.t. 0 alla posta

Che vuoi fare tutte l e riambelle 11 0 11 ,-;, Hrmfl ctJ! bttrtJ: e così è successo a me - c i i; un rè se ti 'ede\'a , -enerdì alle ore forse non succ edeva, cosa m i ha fatto pena è stato la t ua agitazione e il tuo dispiacere, e quello che c <- eli peggio do, ere andar via senza darti neppure un oa( iO - ma confortati il tuo 1\'ur.i è andato via pensando a te, e al p iacere di rivedc rti presto; \ 'enerdì, o sabato conto venire a Firenze per stare poi domeni ca con te, e farò un be l cumulo di baci, e li terrò di

conto per darteli tanti, e tanti scrivimi, spag11. ti rammenti dell'indirizzo? lo ripeto «SanDscia no Val di pesa>> quel val di vedi ; costa oro puro, perchè senza quello la lettera non v-errebbe. Vuoi sapere cosa ho fallo 0g.1;1 dopo che ti ho lasciata? o senti, primo, sono andato in piazza Cat'OtH a quel caffè che n ricorderai quando si andò a Fiesole ci si fece colazione - ho fatto co lazion e, e dopo ho pre-so il tram e sono andato alle cascine ho passato il ponte di ferro e giù pporta rom a!' e dopo entro in una diligenza tr.un e mi f er mo al g :dluzzo, cioè presso il grJ!azzo prec:sa.mente p.:r que ll a sal ita do, c tu andaste a p rescntarti quella volta a que i ungheresi , in qutlla villa bella, bianca c he sta su il poggiolo, e che poi SI andò a Certosa, <: pÌO\'e, :t è t i rimrdi' - e bc:ne - dunque io mi sono fermato a una vdla a sinistra Jon· stanno una f.1miglia miei buoni :unici eh< era no 3 anni che non ci era stato. Mi lunn o fatto tanta f esta, e insomma ho pjss.uo tult.l b. giorn.1ta da loro tino alle 7 quando sono sceso n ella strada dopo p oco e passato il prin. cipe c he H:ni, a alla stazione (c io lo sapc\.t rhe doveva passare) c mi h a _graziosament l messo in carrozza ed ec.:c mi qui. V c-di dll il sa g rilino del tuo Nucci non è stato po1 tanto grande tolto il bene Ji a,·c:rti tra lt mie braçcia, c io stare nelle tua il resto n on fu poi tanto brutto; sia come economia, si:1 per :were p.ISS:tta la giornata in altro mcJo piuttostO soddisfacen te pcrchè er.t tanto e h < a\ e, a questo do, eroso desid er io. Se non rr.1 tua immagine che di tanto in tanto mi tra. \ ersava la mente c he vede,·a triste e scor.1L1. i l resto non ci s.1rebbe stato male, m.t tl· n il attrist:t\"Ì u n pò. Or:t coraggio io pure h o l;o mia sthia, itli c quando Sl:tmo condann.Hi .1 guad:tgn:uc bisogn:t esserlo o in un modo , o nell'altro. Vedi p<:r esempio anei l':tpp.H cnz di dil"ertirmi molto n on lo c rede re n c n è 1! mio tleme n to, quando , -oglio sollenrm i u n poco S(.lppo a plssar<: una serata a S.uh:t d:t miei ami c i do ,·c sto come vo gl io. c do,·e si bestemmia un po libcram c·nte per sfo. g.tre CJUCSt.t , ita che passa , -eloce e trist A , smza compe n si e per t )uesto dobbiamo :1, , ilirsi ! manrhc per sogno Mi dira i cht biso_gtll ai t u di ge nte ! mclto dico io e, lu provo :VIi d.1nno c redito, rhc non an c i, pcrchè la SO<iLtà \'Ile vi\e d ' inganno, c di illusioni - perlht mi p onno capiu re dc l le kzion 1 cd ora per dirtene una giorno la prmcipessa mi pregò se potevo dare lezi one alk due sue li,t:lie - e intanto questo in, erno n < ho quattro c p osso no ,!i, enrare un l 00 di Lir e al mc se. p os:.o ricusarle! come tante .t h re cose. Cerco questo tutto di farlo bene con dig nit.'1 c con quel dtt de, ·o a mc stesso, 01.1 sono obbl ig ato a farlo. perchè la mia arte, arte di lusso che a l'uia Ji essere libera non lo ì.. nient:: aff.nto - ed io p u re ho la mia partedi sçh ia, itil - e quando non ci fosse altro cè la schiavitù delrcdu cazio ne e della g ratitl!dine verso gente c he ti usano }\enti lcz z e criguardi, ecc o perchè c i stò - e tu pure sie1 schia,·a de l tuo d o vere perchè siei buona, laboriosa, e o n es ta Corag_Q io Ninnina mia vo. g l ia moc i bene, e non pensiamo ad altro. Or:'! vado a letto è tardi e sono stanco.

Un bel ha,i o lun go e tutto amore dal tuo sempre Nannino

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S A ISTITUTO ROMANO 01 ARTI GRAfiCHE 01 TUMMINELLI & C. - ROMA LARGO ELEFONO • DIRETTORE RESPONSABI LE, VITTORIO GORUSIO

SElTIMAN AlE DI C INEMATOGRAFO TEATRO E RAD IO DI RETTO DA MI N O DOLE TTI

Ha pubbli c ato sc ritt i d i:

VITTORIO MUSSOLINI

ANTONIO BALDDil

FEUCE CAJlENA

GUELFO CTVDilNI

LUCIO D ' AMliRA

uao OJETTI

MARCELLO PIACENTlNI

ROMANO BOMANELLI

GIUSEPPE ADAMI

GOFFREDO ALESSANDRINI

lANE ALLEN

ETTORE ALLODOU

CORRADO ALVAJlO

EDOAJlDO ANTON

LOIOI ANTONELLI

MAURICE BESSY

UGO BETTI

Esce il sab ato in 12- 16 e p iù pagme * E' il p iù d iffuso, il più ricco e informa to giorna le d i s pettacolo .

Pub blica romanzi l) novelle dei massimi sc rittori itahani e s tranie ri.

Ha la p iù vasta rete di corrispond e n ti specia liz zati in tutto il mond o.

Ha pubblicato le me morie e i ricordi a.rtistici più mteressanti da Francesca Bertini a d Albe rto Collo, a Charlot, o Rodolfo Vale ntino, a Iso Miranda a Umberto Melnati; presto qu e lli di Mario Bonnard, di Domenico Gambino (Saetta), d i Vittor io De Sica e Giuditta Rissone.

E' il gio.male più riccamente illust rato che si pubblica in Europa.

Ha la collaborazione più vasta e più ricca di qualsiasi altro g iornale italiano perchè, nell ' intento di avvicinare s e mpre più la lette ratura ol cine ma tografo pubblica scritti dei nostri massimi letterati.

Bandisce, con autorevolezza. concor si per at tori e per soggetti.

PREZZO : UN A LIRA

ALESSANDRO BLASETTI

ALESSANDRO BONSANTI

HENRY BORDEAUX

ALDO BOBELLt

C. LUDOVICO BRAGAGLIA

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DIEGO CALCAGNO

RAFFAELE CALZINI

MARIO CAMERINI

G CAMPAN!l.E-MANCINI

ALAN CAMPBELL

aumo cANTINI

RAFFAELE CABRIERI

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ANTONINO FOSCHINI

AIINALDO FRATElLI

Ll11GI FBE.DDI

AmLIO FRESCURA

MARCELLO GALLIAN CAJlMINE GALLONE

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AUGUSTO GEMINA

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RIVISTA QUINDICINALE

ANNO l • N 2 · ROMA 30 l UGLIO 1939 - XVII

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE

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OGNI FASCICOLO LIRE 2

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ULTI MO SANGUE. Ha avuto l uogo Marsiglia un duello fra Pi e rotti, segretario del giornale opportunista il « Petit Provencal » e Bolh segretario del Comitato boulangista.

Pierotti è rimasto ucciso (Il MeJJaggero, 16 luglio 1889).

l'EFFETTO DELLA BANDlERA ITALIANA IN FRANO A. « Ieri sera, a mezzanotte, avvenne un grave incidente. Hammerel, svizzero, caffettiere dia Rue Poule, aveva posto dei tavoli n i sul marciapiedi, secondo l'autorizzazione per la giornatll del 14 luglio. La folla crescente inciampava: finchè, impazientita, rovesciò i tavolini. I camerieri reagirono e gettarono le sedie alla folla. Questa rep licò, scagliando quanto le capitò nelle mani. Poscia, vedendo il nome straniero di Hammerel e credendolo tedesco, gridò : « Abbasso il prussiano! ". E, accor. gendosi che non aveva inalberato la bandiera, mag. giormente si infuriò.

Per calmarla, Hammerel sventolò una bandiera che toovavasi nel negozio e che gli capitò sotto mano. Sventuratamente per l ui era una bandiera italiana. Non l'avesse mai fatto. La folla si scagliò contro il caffè saccheggiandolo intieramente, ferendo delle persone e destando panico violento ». (Corriere di N·apoli 16-17 luglio 1889).

I L FONOGRAFO AL QUIR I NALE. « L'ingegnere Copdlo presentò oggi al Re, in una sala del Quirinale, il fonografo di Edison. Sua Maestà entrò nella sala destinata agli esperimenti al tocco e un quarto, accompagnato dai Generali Pari e Abate, dal Colonnello Pollio e dal commendator Rattazzi.

S. M. rivolse prima alcune cortesi parole all'i ngegnere Copello, complimentandolo per le campagne dell'Indipendenza alle quali prese parte e felicitandolo poi per aver portato in Italia questa ultima invenzione scientifica. Poi si sono cominciati &li esperimenti. Copello ha fatto ripetere al fonografo le parole con le quali il comm catalan i, nostro rappresentante a Londra, ha presentato il fonografo a Crispi, poi le parok pronunziate dal Presidente del Senato, infine varie marcie militari. lf Re, me· ravigliato della nuova invenzione, non ba cessato, durante gli esperimenti, di esprimere la sua soddisfazione e il grande interesse che p rendeva alla meravigliosa scoperta.

Infine il Copello ha fatto ripetere al fonografo un ringraziamento a Sua Maestà.

Il Re, subito dopo, ha dettato in francese un programma di felicitazioni al signor Edison, incaricando il Copello di farglielo recapitare ». Corriere di Napoli, 16-17 luglio 1889).

UN OPUSCOLO. Ci perviene un opuscolo dd s1gnor Averardo Montesperelli, intitolato: Contro l• srrage tlegli innocenti.

Si tratta di una dichiarazione di guerra agli acca. Jappiacani, dichiarazione di guerra della qual e vogliamo rega lare ai nostri lettori i principal i concetti : «L'eccidio dei buoi, nostri benefattori, la stra.se degli agnelli e di mille altri innocenti animali, è orrenda cosa, ma non è senza scopo, e questo in gran parte giustifica l'atto violento e spietllto; l'eca. tombe giornaliera dei cani, nostri fidi amici, nostri compagni, nostri conunensali, nostri conso latori non risponde ad alcun fine, se questo fine oon è il gu!to della crudeltà; è uni misfatto che non ha rari"· (// MeJJagguo, 31 luglio 1889).

NOVITA' G I ORNA LISTJGHE. Usciva a Roma "n Giornali! per i 'bambini e a Milano un Giorn4/e dei fanciulli: il primo fondato dalla Casa Oblieght, diretto prima da Ferdinando Martini, poi da Emm; Perodi; il secondo fondato dalla Casa Tceves, t d 1retto da Cor delia e da Achille Tedeschi. La lotta fra i due rivali durò nove anni; ma alla fine del mese scorso il giornale romano ha ceduto i l ampc, e si è fuso col giornale milanese. l fan ciulli e le f;onciulle d'Italia avranno ancora il lo ro bel giornale che ogni settimana porterà loro istruzione e diletto, raccontini e vignette, giochetti e passatempi. Ls fusione porta nella redazione nuovi ed ottimi elementi. (IIIustrazi011e Italiana. 28 luglio 4 agosto !889).

L'ALTA SQJOLA DEI LADRI. Un individuo, che sembrava all'apparenza un domestico di una casa principesca, con cravatta bianca sullo sparato di una camicia candidissima, si presentava. giorni or sc.no presso un gioielliere di via Boi's sp-d'Anglais, a Parigi, pregandolo, con un accento inglese molto mnrcato, di mostrargli un assortimento di anelli d i zaffiri e brillanti

Il negoziante mostrò subito l'assortimento e à scelta del domestico non tardò a fissarsi su due anelli d'un valore di mille franchi ciascuno.

- Gò fatto, e$fi disse:

- Abbiate la compiacenza di seguirmi fino a\. l'Ambasciata d•Jnghilterra in via Santo Onorato, poi. chè quosti oggetti preziosi sono destinati a del\• amiche dell ' Ambasciatore.

Il gioielliere si affrettò a seguire il domestico, che penetrò, con un'aria alquanto familiare, nel palazzo cieli' Ambasciata.

Giunti al prtmo piano, il domestico fece entrare il gioielliere nell'anticamera destinata al pubblico pregandolo di attendere alcuni minuti.

UNA DISFIDA. «Il reverendo V Longo-Galizia sfida il giornale La Tribuna a sostenere, a nome dei Grandi Orienti, in pubblica discussione il contrario delle seguenti proposizioni:

l) La massoneria è il cu l to l'adorazione o la religione del Fallo-Cteis, dell'atto della generazione, cioè umano, sensibile e materiale, sotto i nomi eso· terici di religione dell'umanità o del pensiero, proclamata a Roma il 9 giugno 1889.

2) Che il saccrdoz..io di questa religione si chiama in Loggia « Magnum opus » « Ars artium » o Arte sacerdotale o Ermetica-Alchimia-Medicina Uni. vecsale o Tramutazione dei metalli in oro (Figlio di lside.OSiride) e che Giordano Bruno. avendo sospirato cbe l'anima sua dopo morto fosse passata ad informare il corpo di un asino conservato nell'Arca di Noè » (per la credenza della Meternpsicosi, Evoluzione o Trasformazione comune ai massoni, agli alchimisti e a Giordano Bruno) il suo monumento a Campo de' Fiori avrebbe dovuto rappres el]ta re un'Arca o «Altare-Mente », Caverna o Valle-Cassa da morto o letto materasso..CSmera di mezzo-o Ven. tre-Matrice o utero dove i frammassoni compiono i lavori della riproduzione degli esseri.

Condizioni della sfida: Facoltà allo sfidato di scegliere il rappresentante; lo sfidante è rappresentato dai suoi 150 volumi"· (La Tribuna, 15 luglio 1889).

l SOOALISTI A. RAVENNA. La d e mocrazia festeggiò ieri l'anniversario della caduta della Bastiglia. Le associazioni liberali esposero la bandiera nelle rispettive sedi. Vi furono varie numerose riunioni e discorsi. Ieri sera poi fuvvi un banchetto di 200 coperti. Furono fatti vari brindisi applauditissimi. Infine venne fatto un telegramma a Carnot.

(1/ Me JJaggero 16 luglio 1889)

LA CENSURA TEATRALE. A Livorno la censura teatrale colpisce inesorabilmente, e ciò per volere di un impiegato di questura troppo zelante, anche i la. voretti comici, giocosi, destinati a far ridere, e niente più. (l/ J\.lt'JJaggero, 16 luglio 1889).

LA MORTE DI MICHELE AMARI. Il senatore Michele Amari, recandosi oggi all'Istituto superiore per assistere all'adunanza della Commissione pel monumento ad Atto Vannucci. spirava improvvisamente all'una pomeridiana, mentre saliva le scale. Egli usciva dalla biblioteca, ove era stato a cor· reggere bozze di stampa.

Illustre storico e filologo. Michele Amari consacrò tutta la sua vita agli studi, e nel 1862 fu ministro della pubblica istruzione : lascia numerose e dotte L'onorevole Boselli, ministro della pubblica istruzione, ha stabilito di recarsi a Firenze, per assi. !tere alle onoranze funebri. Anche il Sindaco di Palermo, che si trova in Roma. si recherà a Firenze. (11 18 luglio 1889)

IL CALDO A M I LANO. «Milano è la città più calda d'Ita lia. Sabato scorso abbiamo passato i 34 5radi » (IIIN st•·aziont' 21-28 luglio 1889)

LE GRANDI OCCASIONI. « L'Italia letteraria ha avuto quest'anno tre lieti avvroimroti. L' Oceano di De Amicis, il Piacer<' di d'Annunzio, l'Allerta. Jt'nti>tc/1., di Matilde Serao hanno prodotto una fortissima impressione nel pubblico, e hanno obbligato la critica ad esami più accurati ch'essa non usi tra noi. Per quanto riguarda l'Ortano. la riproduzione d i tutti gli articoli che si sono scritti sull' u l timo vo lume del De Amicis o ccuperebbe a quest'ora un volume non meno grosso. Qui ci contentiamo di se· snalare un articolo di Pasquale Villari, il principe è ei nostri storici, un critico che non si sveglia che nelle grandi occasio ni » (lllu srrazio 11e Italiana "1 - 28 luglio 1889).

·

Ed egli passò nella stanza vicina.

Qua lche istante dopo ne usci va domandando al povero negoziante di volergl( affidare i due anell i per mostrarli ai suoi padroni.

Senza diffida.re minimamente il gioielliere glieli consegnò.

Passò una mezz'ora.

Stanco di attendere , il disgraziato proprietario de gli anelli si rivolse all'usciere di servizio.

Vennero prese subito delle informazioni, e si com. prese c he il gioielliere era rimasto vittima di un'abile truffa, e che il che non apparteneva sffatto al personale dell'Ambasciata, era en trato sem. plicemente domandare un passaporto e poi e!1i uscito immediatamente. (l/ Meuaggero. 31 luglio 1&89).

INTORNO AL VAT ICANQ.Intorno al Vatica no corrono sempre le voci di una partenza del Papa che dovrebbe avvenire di soppiatto. Il Dirillo an· nunciò anzi che dal Ministero dell'Interno si sarebbe 01'ganiuato un servizio special e. «Stanno ferme, presso al Vaticano, in parecchi punti sei carrozze co n se i funzionari di giorno e di notte, oltre pa· .recchi tagenti di pubblica sicurezza. Le e il persona le si ricambiano di sei i n sei ore ». Pare un melodramma! I ntanto, prendendo sul serio tali pro· po siti , J'Alcade (Sindaco) di Siviglia telefonò al Papa il voto unanime del suo municipio si rech i ad abitare a Siviglia. Il governo spagnuol o mandò tosto un monito al Sindaco, e questi dovett e leggerlo al Consiglio papista. Ma pare che la pronta ammonizione abbia prodott•' uno scarso effetto, per· chè anche il municipio di Santiago offrirebbe al Papa l'ospitalità. C' è anche in Francia l'idea d • offrirgli Avignone. (L'llluJtr.1ZÌOI1t' lrttlian". 28 lu· glio 4 ago sto 1889)

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C Hl VIAGGIA in macchina per l'interno Jella Sinlia vede a un tratto che, a destra e a manca della strada, non c'è più nè campagna nè paese. Terminate le case e terminate le cui. tu re. non si riesLe a dare un nome a quella terra di colore giallino in cui sembra che non .abbaa mai piovuto nè sia mai passato alcuno Sua sassi bianchi e rotondi corrono le ombre delle nuvole che, in quel cielo, sono piccole e "eloci, a causa del vento disordinato che spira fra Enna e Agrigento. Ogni tanto, su una ci. ma, appare a cavallo un cam piere con lo a tracolla; egli sosta per un minuto .1 guardare; poi si precipita come una freccia sino al limite della strada Il viaggiatore può vedere in quegli occhi mi nuti , che lo fissano malamente, come un terreno incolto e vasto possa dare a colui che lo sorveglia la vita di un avvoltoio. Quest'uomo, piantato sulle staffe, sa d i re bene una cosa sola : il nome del suo padrone. E una vol ta che l'ha. detto, spro. na il cavallo e vola su un'altra cima, dietro la quale, dopo i l sol ito minuto di sosta, spro. fonda di colpo.

Questa terra incolta, che potrebbe accogliere

1.,j • intere città, cosl vasta che in una parte piove

1111 e in un'altra brilla il sole, in una spira il vento e in un'altra non si muove filo d'erba, questo insieme di cocuzzoli e vallate, ha un ; ; solo padrone. Chi vuoi vederlo, lo cerchi in un paese lontano o i n una città costiera Di pomeriggio, è sprofondato nel divano di un

(; A T A N l A : S A N T' A Q A T A circolo e tiene le mani incrociate sul pomo del bastone Di mattina, è tappato nella sua camera da letto. Il vento spira sui suoi terreni, e un solo temporale non basta a bagnare tutti i suoi campi; ma egli è avvolto nello scialle della moglie e riempie la stanza del fumo della sua pipa. Non che talvolta non pensi ai suoi campi : sebbene non sappia denominarli con precisione, tuttavia la sua testa è piena di contrade e di progetti. Da vent'anni, va ideando muri , strade e ponti; da vent'anni, li vede nel fumo della pipa; ma da vent'anni, la moglie spalanca borbottando le imposte del balcone e quei progetti si perdono nell'aria co l fumo della pipa. Quello che il vento semina, in sl vasto territorio, basta a mantenere la casa

del padrone e, spesso, anche la casa del figlio del padrone, che viV<: a Roma con una cantante. Ma l.a vecchiezza, per una strana fata. lità, arriva presto, e piena di 111.1. nle. Uno di questi signori, che lasciava inseminati chilometri e chi. lometri di campagna, non che, nei vasi di un balcone dirimpetto, non crescesse nulla, e vi mandò. una sera, un ragazzo, che poi fu scambiato per un ladro, a piantarv1 delle rose « tr ionfo di Grecia ». Un altro, invece, non sopportava che i platani detla p iazza gettassero l'om. bra sulla sua casa, e di notte, con una sega, guardandos i intorno come l'evaso di un ospedale, cercava di ta. gliarne i tronchi. A un altro, si generò nella testa una tale confusione di atti notarili, nomi di possedimenti e progetti di edifici che, sul punto di morte, avendo chiamato al capezzale il notaro per dettargli il testamento, fece un discorso così strambo e im. brogliato che tutti ebbero paura e si strinsero aiia porta Ma siccome non riusciva a morire con quelle parole in g ola, il notaro fu costretto a scrivere minuta mente un brano d i vera follla, nel quale un can barbone veniva nominato erede di tre montagne, e il figlio pr imogenito erede di una cisterna chiamata Asia Minore e completamente ascmtta

Uno solo, un minuto prima di morire, provò rimorsi che;- durante la vita, non aveva mai avuto; si alzò in piedi sul letto e gridò che voleva essere sepolto nel « cuore del suo latifondo», alla Cucchiara. Ma questo nome rivelò come egli ignorasse l'ubicazione dei suoi possedimenti La Cucchiara non era nel centro, ma al limite estremo del latifondo, quasi sulla st rada. E vi passava da un anno la littorina

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IL VIANDANTE che andava lungo il B•' iere d1 Lentm1, steso là come un peuo di ma. re morto, e le stoppie riarse della p•ana di Catania, e gl• aranci sempre verdi di Francoforte, e i sughen grigi di Resecone, e i pascoli deserti d1 Passaneto e d1 Passinatello, se domandava, per ingannare la no1a della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal caldo, nell'or!! in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell ' immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, c il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria : « Qui d1 chi » sentiva rispondersi : «Di Manarò ». E passando vicino a una fattoria grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi accoccolate all ' ombra del pozzo, e le donne d•e si mtttevano la mano sugli occhi per vedere ch1 passava : «E qui ? » «Di Manarò ». E cammina e cammina, mentre la malaria vi pesava sugli occh1 , e vi scuoteva all'•mprovVISO J'abba1are d1 un cane, passando per una

ngna che non lin1va p1ù, e )l allarga, a s ul colle e sul piano, 1mmobile, come g li pesasse addosso la polvere, e 11 guard1ano sdraiato hoccom sullo schioppo, accanto o1l vallone, le, a, a il capo sonnacch•oso, e apnva un occh•o per vedere ch1 fosse : « D1 Mazzarò » Poi vemva un uliveto folto come un bosco, dove !'erba non spuntava ma1 , e la raccolta durava fino a marzo. Erano gli ullv1 d1 Mazzarò. E verso sera, allorchè il sole tramontava rosso co me il fuoco, e la campagna SI velava di tristezza, si incontravano le lunghe file degli aratri di Mazzarò che tornavano, ad gio adagio dal maggese, e i buo• che passavano il guado lentamente, col muso nell'acqua scura; e si ,-edevano nei pascoli lontani della Canzinu, sull a pendice brulla, le immense macchie biancastre delle mandre di Mazzarò; e si udiva il fisch io del pastore echegg iare nelle gole, c il campanaccio che risuonava ora sl ed ora no, e il canto solitario perduto nella valle Tutta roba di Manarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccell1 che andolvaoo a rannicchiarsi col volo breve d1etro le :tOlle, e il sibilo dell'assiolo nel bosco Pareva che Manarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camrGinasse sulla pancia G IO\'

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IN UN SAGGIO che fece epoca, nel 181!4, La dtstnbuuone del suol o ttaltano t ft. labellr alnntnlari, Teodoro Mommsen d1mostrò che: mentre Jundus s•gnifica un appezzamento J1 terra costltucnte uno spauo chiUSO e a un nome solo, latttJ ftmdus, fu un pezzo J• terra, che superava, in estensione, l'ord maria J.:Jlità di m isura del lotto del l'agr icoltore proprietario. Simili grandi proprietà si trovano anche nella originaria distribuzione del suolo Anche in tal caso, si esigono confin1 l hius• e, come criterio distintivo, la smulis otJtu,.J. Come si vede, l'attuale senso deprezzativo J1 latifondo, non risale all ' uso primitivo e te.:nico del vocabolo Sono note le parole d• Plinio il vecchio : lalijundta perdtdert ltaltam, iam er povinrias La trasformazione della terra sativa in pascolo, mflisse anche all'Italia dei tempi repubblicam mfimt1 danm, aumentava il numero dei non liberi, aggravava le cond izioni della schiavitù, aumentava le possibilità insidiose della malana. Latifondo, e malaria hanno rappresentato, da secoli, due

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termini inseparabili , cd è per questo·che anche oggi, bonifica e lotta contro il latifondo pro. cedono di conserva. Latifondi e malaria si sono perpetuati per secoli. Papi e Imperatori si sus. seguirono inutilmente nei tentativi di redime. re la terra e, con la terra, gli uomini. Ma oggi soltanto l'una e l'altra cosa è concessa alla sapienza tecnica e alla volontà del Fascismo. Il latifondo non è particolare al Mezzogior. no. Esistono latifondi anche nella bassa Lom. bardia, nel basso Veneto e nella pianura Emi. liana Il latifondo, però con tutta la sua scorta di malanni economici e igienici, è il latifondo meridionale, che va dai duecento ai mille ettari e più; è la sterminata estensione di terreno appartenente a un spio proprietario, lasciata presso che inut ilizzata e ch e pure possiede in sè le co ndizioni migliori per diventare larga. mente redditizia Vi sono latifondi in Sicilia che dalle spiagge del mare salgono fin su alla vetta dei monti. Ben centotrenta dei mille e cinqu an tacinque fondi siciliani sono sforniti di acqua potabile per uomini e per be. stiame. Non si deve credere, che il latifondo sia una creazione artificiale, dovuta ali' avarizia e all'assenteismo dei proprietari. altrettanto semplicistico supporre che il latifondo una conseguenza dell'ordinamento feudale dcll:i. terra. Il latifondo restò o nacque anche dopo la scompa rsa dell'età feudale, dovunque mancarono le condizioni capaci di assicurare al colono una certa partecipazione alla pro. prietà della terra. Naturalmente anche una non oculata e non provvida e non tenace at. tività agricola contribui alla costituzione del latifondo quando le condizioni climateriche e fisiche avrebbero richiesto il più organico e disciplinato sforzo dell'uomo. L'assenteismo dei pubblici poteri e la mancanza -Ji capitali privati dove la scarsità o la cattiva distribuzione delle piogge e la conseguente lunga siccità, rendono assai meno redditiz ia la cultura estiva delle leguminose e impossibili le larghe provviste di foraggio pel be. stiame, impedirono la necessaria rotazione delle culture e concorsero ad isterilire una terra di per sè capace di fertilità.

Si aggiungono le circostanze storiche, sopravvenute ad aggravare gli effetti delle cause naturali : la necessità di estesi pascoli in montagna e in pianura per l'esercizio della pasto. rizia; l'abbandono del terreno per eccessivo de. pauperamento; rarità di popolazione vivente su campi; poca sicurezza delle campagne con le manifestazioni tipiche del brigantaggio e della mafia ; mancanza di strade e di case; scarsità di apitale; lontananza dai grandi centri di consumo e dai mercati internazionali.

Se antico è il riconoscimento dei malanni prpvenienti dal latifondo, antico è del pari rintento di porvi riparo con assegnazione di terre a contadini e a coltivatori diretti o con leggi miranti a limitare la grande proprietà terriera. Frazionamenti di latifondi furono escogitati e leg iferati dai Gracchi, da Silla, da Cesare; ma sotto la Repubblica e sotto l'1m. pero i latifondi tornarono ogni volta a ricosti. tuirsi più vasti e infecondi. La grande proprietà ecclesiastica fu anch'essa favorevole alla costituzione del latifondo siculo. Inutilmente co l domin io arabo si determ inò saltuariamente la tendenza al frazionamento della proprietà, e le invasioni normanne portarono colonie di che si impiantarono sul terreno dei 1ecchi latifondi

COLONI SICILIANI

Carlo I e Carlo II d'Angiò, Carlo V, Al fon. so d'Aragona, tentarono di acclimatare in Sicilia famiglie allogene assegnando e ripartendo fra loro vasti latifondi Ma quei tentativi non furono mai coronati da successo. Dalla guerra del Vespro in poi, debole e precaria essendo l'autorità statale, si accentuò il processo di assorbimento della proprietà allodiale, di usurpazione dei beni comunali e demaniali, senza che il potere centrale riuscisse mai a porvi il minimo riparo. Al latifondo feudale era suben. trato il latifondo borghese e questo non si rivelò meno funesto c meno tenace dell'altro.

Nel 1884, il ministro italiano Grimaldi, p roponendo al Re l'istituzione di una commissione per lo studio della questione demaniale, affer. mava che la grande ripartizione dei terren i de l 1806 non aveva lasciato tracce visibili di mig lioramenti agrari e sociali. Con l'unifica. zione d'Italia, non mancarono gli sforzi per acquistare una nozione esatta del problema del latifondo in Sicili a e per prospettare i rimedi capaci di annullarne l'azione pa. ralizzatrice sull'agricoltura meridionale. Basta ricordare le conclusioni della grande inchiesta ag raria diretta da Stefano Iaèini nel 1879, l'in.

chiesta dal Faina, gli studi e le proposte del Sonnino e del Franchetti, gli appelli di Giustino Fortunato. Tentativi di bonifica in comples. so felicemente riusciti , si fecero nella piana di Catania e nella zona costiera della Sicilia set. tentrionale. Ma quelle trasformazioni di latifondi parvero determinate da mire di esclu. sivo interesse privato Furono opera di un modesto numero di proprietari e di più scarso numero di cooperative.

L'immediatq dopo guerra fu esiziale anche qua come altrove. Si ebbe il famoso decreto VisQCchi sull'occupazione delle terre incolte del Settembre 1919. Questo decreto si propo. neva di aumentare la produzione delle derrate alimentari e l'impiego della mano d'opera agricola. A tal .fine, in ogni provincia fu conferita al prefetto la facoltà di assegnare le terre « incolte ». Assistito dal direttore della cattedra ambulante di agricoltura egli doveva decidere se una data terra si trovasse o no in uno « stato culturale decisamente inferiore, in senso tecnico ed economico, alla media agricol. tura del luogo » e quando la trovasse infe riore, aveva la facoltà di autorizzare l'occupazione per quattro anni.

La legge non richiedeva a coloro che occu. pavano la terra alcuna garanzia tecnica; basta. va la loro appartenenza ad una qualsiasi cooperativa. Sorsero numerose le coop erative; in minima parte quelle composte di veri e pro. pr i contadi ni ; la maggioranza in balia di sfac. cendati e di audaci, dietro i quali si celavano speculatori e banche avidi delle terre altrui. Co ncepito male, il decreto fu malissimo eseguito. Le concessioni di terre furono fatte a caso, senza discriminazione, non di rado per fini elettorali e prima ancora che le cooperative fossero legalmente costituite e riconosciute. Il giacobinismo del decreto non ebbe limiti o remore nella furia dell'improvvisazione e della capacità che riuscì a scatenare. Spesso furono date non terre « incolte », che nessuno aveva desiderate e richieste e che nessuno avrebbe mai accettate, ma terre coltivate, rese feconde dal lavoro e dal capitale privato Solo in casi eccezionalissimi i possessori migliorarono la terra; quando, cioè disponevano di capitali pronti e di capacità tecnica. Per lo più, come era facile prevedere, continuarono a fare quello c he gli antichi proprietari facevano, più spesso si diedero a saccheggiare.

Spettava al Fascismo la concezione organica c l'esecuzione metodica della redenzione della t< rra sulla base del suo frazionamento. La legge Mussolini del 7 dicembre 1928 è la n:agna carta della bonifica del suolo nazionale Essa è l'unica legge, che tenda a modificare profondamente l'ambiente, sia bonificandolo dal punto di vista idraulico e igienico, sia costruendo strade, case, centri rurali, cui ap. presta acqua potabile, scuola, chiesa, medico, sia anticipando capitali ai nuovi coloni dirigen. doli nella parte tecnica, aiutandoli mercè il più rapido smercio dei prodotti.

Sulla base di quella legge, rivelatasi supremamente saggia e pratica in tanti esperimenti di bonifica, i recenti provvedimenti Mussoli. niani, contemplando direttamente il latifondo siciliano, son venuti a dare le direttive e i mezz i che nel giro di pochi anni faranno della Sicilia una delle più fertili regioni d'Italia rinnovata dal Fasci91Tlo. Nel nome del Duce si inizia una nuova lotta contro la miseria e la morte, cont ro un nemico che perdendo tutte lP battaglie, non cessa mai dalla guerra. li.

CAPITOLAZIONE ASIATICA DI JOHN BULL

Il 25 luglio, esattamente nello stesso giorno in cui un comunicato diramato da Tokio an. nunciava le condizioni della capitolazione britannica in "Estremo Oriente a Londra il Primo Ministro Cha,mberlain, sul problema di Tien Tsin, rispondeva con le seguenti dichiarazioni : « La situazione generale a Tien l'sin rimane immutata. Nessun incidente è sta. to registrato. La situazione per quel che riguarda il rifornimento del latte è soddisfacente. Il rifornimento dei viveri è in linea di massima buono, ma continua ad essere soggetto a ritardi alla barriera». Nonostante il tono non equi. voco di simili precisazioni; sarebbe un grave errore pensare che la posta messa in giuoco dalla Gran Bretagna nel corso dei recenti ne. goziati con il Giappone sia consistita soltanto nella sorte di un contingente di latte e di viveri. Orizzonti ben più ampi e procellosi sono invece apparsi verso l'Oceano Pacifico allo sguardo dei politici inglesi e proprio per questo nelle scorse settimane l'mbasciator6 inglese a Tokio, Sir Robert Graigie, all'inizio delle con. versazioni con il Ministro degli esterì nipponico Arita, ha disperatamente tentato di limitare l'oggetto delle discussioni al puro e sem. plice problema del blocco delle concessioni, escludendo l'esame generale della politica inglese in Estremo Oriente. Ma il Giappone, al quale non interessa eccessivamente garantire la sicurezza gastronomica dei cittadini britannici residenti a Tien Tsin, è rimasto fedele alla sua linea di condotta e le conversazioni hanno cosi acquistato di giorno in giorno un contenuto più ampio ed impegnativo, relegando in secondo piano le aspirazioni del «popolo dai cinque pasti ».

Il comunicato diramato intorno ai risultati dei negoziati svoltisi a Tokio è molto espii. cito. L' Inghilterra ha dovuto prendere fina!. mente atto dello stato di ostilità esistente in Cina ed ha dovuto riconoscere la necessità storica e politica dell'azione giapponese, impegnandosi a non ostacolarla, cioè obbligando se stessa e le altre Potenze a mantenere la neutralità nel conflitto. Questo avvenimento diplomatico che ha colpito nel vivo l'ansiosa attesa del le grandi e delle piccole democrazie .fino ad ieri quasi siwre di una ritirata nipponica, rappre. stnta nella storia dell'imperialismo pritannico in Asia un momento decisivo, paragonabile a quello che per l'equilibrio africano è stato il riconoscimento della fondazione dell'Impero ita.

liano. Ammettendo senza riserve la situazione di fatto in Gna, l'Inghilterra infatti rinuncia, anche sul piano delle intenzioni, a sostenere più a lungo la possibilità di dare alla sua influenza politica ed economica in Estremo Oriente un carattere di supremazia ed accetta la possibilità di collaborare direttamente con le forze nipponiche in occasione di una eventuale ripresa di azione.

Questi ultimi giorni di storia asiatica hanno dunque segnato un autentico capovolgimento, dal quale sono rimaste interamente distrutte le tradizionali posizioni assunte dalla Gran Breta. gna nella questione della « porta aperta » ed anche recentemente confermate nella Conferenza di Bruxelles del 1937.

Contro le pretese del Giappone, il quale aveva ripetutamente affermato la necessità di porre in primo piano rispetto all'espansione straniera l'autonomia degli interessi economici c politici dell'Estremo Oriente, l'Inghilterra non aveva mai esitato ad opporsi nettamente, richiedendo ogni volta che il principio della «porta aperta », cioè della libertà di iniziativa da parte di tutte le Nazioni in çina, fosse conservato nel suo originario rigore, così come era stato formulato nel 1899 dal Segretario di Stato americano John Hay e così come era stato rinnovato nel 1922 con il Trattato delle nove Potenze. Nella Conferenza di Bruxelles l'Inghilterra aveva impresso alle direttive della su:1 politica in Estremo Oriente anche una intonazione schiettamente polemica, difenden-do con. tro il Giappone l'azione di Chiang ICai-shek imponendo pure alla docile SocietQ deUe Nazioni una simile difesa

Oggi l'impèrialismo britannico abbando. na decisamente queste posizioni, nelle quali a\'eva coinvolto non soltanto il suo prestigio, ma anche quello di un gran numero di satelliti, ed abbandona al suo triste destino il gene. rale delle armate cinesi non di rado esaltato come vindice di libertà contro l'oppressione di una brutale espansione.

Quali sono i motivi e le responsabilità della capitolazione? Il Timn ha denunciato in blocco tutte le democrazie, le quali in questa fase · decisiva dell 'azione britannica. si sono serenamente ritirate fra gli spettatori; ma non ha precisato se fra queste democrazie debba essere compresa anche la Russia, la quale, ritardando senza tennine la conclusione dell'acc-ordo tripartito, ha smantellato un vitale settore del fronte democratico.

L' Inghilterra comunque ha sentito la necessità di cedere, .fino a pochi giorni prima dalle rive amiche della Senna la voce del Temps, si rendeva assicuratrice di una fernUssima volontà di superare tutti gli ostacoli. Ma ormai la tempra della volontà democratica è troppo ben conosciuta perchè sia necessario parlarne : da Alessandretta a Danzica essa si presenta, con le stesse caratteristiche, che non possono apparire diversamente neppure sugli altri continenti. Questa volontà, ammalata di razionalismo e di senilità, non sa e non può resistere.

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G. C.
L A P O P O L AZ l O N E H A A C C O L T O C O N V l V O E N l U $ lA S M O L' A Il R l V O O E L L E T Il U P P E l N G l ES l ( Oal alonoall 41 Lend1'11 l

S 1:.1.\c• N1.\ 1.\ N '1, I Ili.\ S

IL RE DON FERDINANDO entrò in Madrid il 24 marzo. Alle spalle si iasciava Aranjuez, con i ricordi imprecisi del «motin» che aveva messo fine al regno di Carlo IV, di Mari a Luisa e di Manuel Godoy. El Desea4o, lo chian:ava il popolo madri leno : e desiderato lo era stato per tutti quegli anni, in cui la fortuna dell'ex-guardia del Corpo diventato ministro, generalissimo e grande ammiraglio, principe della Pace e duca di Alcudia, si era innalzata proJ,giosamente sulla decadenza del Regno. Il suo avvento al trono avrebbe fatto cessare quello sca ndalo, e avrebbe riportato la Spagna a una posizione onorevole, degna del suo passato. Sarebbero finiti gli intrighi stranieri, le menomazicni continue della dignità e dell'indipe11denza della Corona non si sarebbero più rinnovate. Almeno assicuravano cosl i mendicanti e i mulattieri all a sosta intorno alle fontane, i curat i e i vicari al fresco delle sagrestie, g li hildagos e le d11eiias nei loro salotti di città, e fino ai gra ndi di prima classe, che montavano la guardia col cappello in testa intorrto al trono.

La moltitudine aveva abbandonato la città per pcrtarglisi incontro nei sobborghi. Molti a\'e\'an o passato la notte sotto gli alberi umidi

di LaJ Delicias. Il Re giunse a cavallo, in uniforme di capitano generale col Toson d'Oro u l petto. aveva ventitrè anni ; il ritratto celebre di GO)'a non ci dà un'idea troppo favorevole del suo la fronte bassa, il corpo tozzo, qualche cosa d i volgare, come un toreador visto fuor i dell'arena, e lo sguardo privo di franchezza e di lealtà. Ma certamente Goya vedeva più chiaro dei popolani di Madrid estasiati davanti alla prestanza del Monarca, ai suoi sorrisi, ai suoi cenni di saluto. L' entusiasmo fu tale, che le file dei soldati e l' ordinanza della scorta e del seguito sparirono, e il Re fu circondato da un mare di cappelli salutanti e di mani protese, sul quale galleggiavano alla deriva i grandi bicorni dei dignitari , gli elmi delle .guardie reali , la berlina sulla quale passavano completamente inosservati il vecchio infante Don Antonio e il giova11e infante Don Carlos: «il Re Ferdinando impiegò parecchie ore per andare dalla Porta di Atocha al Palazzo abbracciato e baciato ad ogni passo dalla gente del popolo, doveva rallentare l'andatur a: cappe e mantelli venivano spiegati per terra perchè il suo cavallo vi passasse sopra ». Spettacolo senza dubbio commovente e

tale da consolare il patriottismo dei madrileni. Non mancarono però n eppure in quel primo gi orno, 'Ì segni che annunciavano le prossime difficoltà e rammentavano quale posizione precaria era quella del Re di Spagna e delle Indie nella Reggia d i Carlo V: << Murat, dimenti cato, perduto in quel fervore popolare, volle ricorda re la sua presenza ordinando di far manovrare una parte delle sue truppe proprio h mgo il percorso del Re ». E la folla che seguiva e portava Don Ferdinando dovette lam: bi re col suo flusso la diga formata dallo schieramento della fanteria e dei grandi corazzieri dell' esercito invasore. V edendo shakos, quei caschi criniti, quei volti insole11ti e bef. fardi, il popolo fece udire« rom me 1111 grogne. ment JOIITd ».

Le truppe francesi erano entrate in Spagna fin dall'anno precedente. Si t ra ttava di andare a · occupa re il Portogallo per cacciarne l'influenza inglese e stabi li rvi Il blocco continentale, aveva assicurato il governo francese: c siccome all'offerta di alleanza aveva avuto l'accortezza di aggiungere anche la promessa di un principato indipendente nell' Algac\'e per

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Oon Man uel Godoy, il mtntstro onnipotente ,:v<:va facilmente acconsentito all"accordo. Il maresciallo Junot varcò la Bidassoa con ventici n quemila uom i ni per mardare su L isbona, c« ro1•esciare un'augusta famiglia che lo avc1 a onorato con l'Ordine del Cristo», dice ama. ramente il conte di Toreno. A rovesciare l"au. gusta fa111iglia non ci volle molto. l f ranccsi erano già ad Ahrantès, e il governo portoghese non aveva ancora ricevuto la più piccola notizia che essi avevano passato la f ronticra; sorpresi dagli avvenimenti, tutti i principi di Bra. ganza se ne a ndaro no in Brasile scortati dalle navi ing lesi. La campagna portoghese era conclusa, ma le trupp(; francesi avevano continuato ad affluire nella penisola. Vi era entrato il generale Dupont, con altri venticinquemila soldati. Tre mesi dopo, ventisetten1ila uomini del Maresciallo Moncey lo avevano rasgiunto, c si erano spinti lino alla Castiglia per formare il «Corpo di osservazione delle coste dell'Oceano ». Final mente era arrivato Murat, con scimila so ld at i della Guardia, e il titolo di Luo. gotene nte generale dell'Imperatore, Sembrava che «attrave rsassero provincie francesi; e que. sto sempre senza preventivo consenso del governo spagnuolo, violando con continuata impuden za tutti gli i mpegni presi con lui».

Le lagnanze sul con tegno delle truppe francesi cominciarono a moltiplicarsi sul ta1•olo dtl ministro Godoy. A Valladolid, aveva cominciato il generale Dupont a cacciar con la forz.1 ii marchese e la marchesa di Ordofio dal loro palazzo per istallarvisi da padrone. Poi, a quenotizie se ne erano asgiunte altre, più

INTERN A Z IO NAL E

gravi; i francesi non si accontentavano di occupare le abitaz ion i dei privati, occupavano anche le fortezze de l Re, ingannando i .fiduciosi capitani general i. A Pamplona, il generale d'Armagnac, ospiWo dal governatore della cittadella, ne approfittava per farvi e n t ra re i granatieri vestiti in borg hese, che al momento

buuth.l imp.tJruntv.tno dell ,,rm( ri.t. 1\ d generale Duhesme oc.:upò la forltzza di Montjuich fingendo di 1olcr lasti.m· la città per portare le sue truppe a Cadice, e piombando poi con un battaglione di veliti suspagnoli disarmati.

Godoy cominoav.t finalmente .td essere inquieto, tanto pii1 che del suo princip.1t0 nel. I'Alg.uve nessuno Ali p.trlav.t più, e in compenso aumentava intorno alla l'ostilit.ì generale. l mendicanti tic:chi, che a Madrid 1•eni1 ano impiegati a 1cnJere i libelli politici erano i soli d1c: polcs:,cro giurare attendibilmente sul Crocifisso di non averne conosciuto il contenuto, non vendevano che poesie satiriche e pro1·e velenose contro di lui; c man mano che aumentava in Sp:tgna il nu. mero dc i soldati francesi, le minacce di morte vi prende\'.lno sempre di più il posto dell.c pasquinate. L'esempio della Casa di Buganz.a e della sua emigrazione gli sembrò presto l'unico merittvole di essere seguito. Lo propose al vecchio Re, alla Regina, agli altri ministri, insieme con un piano abbastanza bene congegnato per raggiungere Sil'iglia: e Carlo IV, che assistendo alle sventure di Luigi XVI, a\'e. va affermato solennemente: «preferirei morire alla testa delle mie truppe, anzichè abbandonare così la mia corona », acconsenti facilmente a traslocare da Madrid a Duenos Aires. Allo ra era entrato in scena Don l 1crdinando, il prin cipe delle A stur ic Questi \' i i'CI'l quasi in stato di arresto, g iacch è e ra sta to acc usato d i

INDALECID PRIETD MINISTRO DELLA GUERRA AL SUO ARRIVO AL MESSICO
IL GE N ER A LE MI AYA E LA SU A S I G N ORA P R OFUGI:II AL L A ST A Z I O N E DI PARIGI 9

cospirare contro la vita del Re suo padre pe r arrivare a rovesciare Godoy : il Re, accompagnato dal ministro guardasig illi, e scortato dagli alabardieri, aveva personalmente perquisito gli appartamenti del principe aii'Escuriale vi aveva trovato certe carte compromettenti, e, fattosi consegnare dal principe la spada, non aveva nascosto la sua intenzione di privarlo dei suoi di{itti al trono. Ora veniva per Don Ferdinando il momento di vendicarsi

La corte era ad .Aranjuez. I domestici e i familiari del principe sparsero nella popolazione cittadina e fra le guardie reali la notizia della prossima partenza della Famiglia Reale. Un agitatore di professione, il conte di Montijo, << PadrePedro »,come lo chiamava il popolino, arrivò da Madrid travestito da contadino e cominciò-a predicare nelle osterie la necessità di impedirla. Le truppe stesse chiamate da Godoy per proteggere il viaggio, avvertirono il principe di a sua disposizione. Sorgeva così, con il principe ereditario alla testa, il prime prommciamienlo.

« E' questa notte che si parte, ma io non voglio partire» .Avvertito così dal principe, Don Francisco Jareguy, ufficiale della guardia Reale, diede il segnale della sommossa. Sol. dat i, stafiieri di Corte e popolani assalirono, come prima manifestazione monarchica, il palazzo di Godoy: «le croci, i gran cordoni e tutte le insegne delle dignità alle quali Godoy era stato elevato furono rispettate e restituite al Re »; ma il disgraziato che le aveva poetate ebbe la vita salva per miracolo, soltanto grazie del principe delle Asturie, che andò a Jiberarlo nella caserma dove era stato rinchiuso dagli ammutinati.

Vedendo entrare il principe, Godoy «conse rvò abbastanza sangue freddo per domand arg li se era già Re». <<Non ancora - rispose Fer dinando - ma lo sarò molto presto». Infatti, il vecchio Re, sgomentato dall'accaduto, la Regina angosciata dai pericoli che correva Godoy, dopo aver creduto di salvare la posizione destituendo d:t tutte le sue cariche rantico mini. slro, si rassegnarono a rinunciare alla Corona in favore di Ferdinando «In tuth la vita mia non ho mai compiuto nessun gesto che mi sia più gradito>> dichiarò il vecch io monarca all'ambasciatore di Russia.

* * *

Mentre il popolo di Madrid,« la cù1dad aie. gre y confiada », acclamava il suo nuovo Re , Napoleone ch iedeva a suo fratello Luigi se sa. rebbe stato disposto a cambiare il suo regno di Olanda con quello di Spagna; giacchè, diceva, «non avrò una pace solida con l'Inghilterra senza dare un grande movimento a tutto · il continente ». Domandava anche a Irquierdo se gli spagnoli avrebbero accettato lui stesso, Napoleone, come sovrano. «Con entusiasmo, ma solo dopo la vost ra rinuncia al trono di Francia» rispondeva lo spagnuolo. Qualche co. sa trapelava di questi pensieri dell'Imperatore, e rapidamente, alla fiducia dei primi giorni si sostituivano nuove inquietudini per i partigiani di Ferdinando VII.

L'atteggiamento dei francesi diventava sempre più insolente. Avevano ormai centomila uomini in Spagna; e proprio il giorno prima dell'ingresso di Ferdinando, Murat era entrato in Madrid alla testa di trentamila soldati. La crisi precipitò in poco tempo. Murat dichiarò che il governo francese non riconos.:eva l'abdicazione di Carlo IV le autorità madriJene e la Corte lo col mav an o

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GOYA: SCE NA DEL 3 M AGGIO 1808 (Foto Andorson)
11138: BARRICATE N ELLE VIE DI TOLEDO
MADRID: UFFICIALI NAZIONALI FUCILATI NEL CORTILE DI UNA CASERMA
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d1 arrende, oh cortt"sie: il palazzo dd B11nt Rmro non gh bastava, c mettc,ano ,, disposizione quello del pnncipc della Pace; t"Spruneva il desideno che fosse restitUita alla Francia la spada di l, e il marchese di Astorg.1, Sutdtero, gltcl.l consegna\a «m gran pompa, scgtuto da un numeroso corteo» Sempre ptù arrogante:, •L Luogotenen. te ogna gaorno le: sue esig<:nzc. E ogni g•orno •' dasgraliato Re SI ,-cdc,·a sempre più stretto all.t soluzione coltastrolita che gli \'cn iva impost.1 Il IO apnle, appena quanJJCi giorni dopo la sua entrata nella Capitale, egli ne uscin atwmp.tgnato J.1l generale S.1 , ·ary. Napoleone lo aspett ava a Baiona, c il princ ipe da Talleyrand preparava nel suo castello di Yalenzay un'ospitalità alla quale il suo tatto famoso era incaricato d• togliere ogni .1pparenza di pngionia • • *

«Gli anenimcnti del ZO (la nvolt.l J a AranJuez), provano c he c'è: dell'cnerg•a ntgli spagnuoli. Avremo da lottare tontro un popolo nuovo, p•cno dt coraggto, e contro l'cntu. saasmo naturale da uomim che le passioni po]J(Jche non hanno guastato », aveva scritto Na. poleone a Murat pocha gaorm pnma della par. tenza del Re. Murat non ave\a l'.ui.t di rcnJersene conto : per tomol.ue glt spagnuoh dd l.l partenza Jcl Re, pensava Ja organizzare fuo. ch1 dt artificio, corride. « sarebbe .mchc opportuno poter aver qui qualche buon ballcnno Ji Parigt, Dupont c sua sorella per csempao · farebbero correre certamente tutta MadriJ ». l primi segni del malcontento profondo comin. ciarono a m.wifestarsi: a Barccllon.1 veni,·ano pugnalati soldati f rantCSJ , a Toledo ti generale francese Tomas rischiò l.t vitJ in un tumulto ferd inandi sta. Aa M aJ rid stessa « il tono arrogante degli ufficiali frane<:si c delle loro trup. pc, racconta Torcno, aumenta"a l'irritazione degli spiriti». Due agenti francesi che ,oJe\.\no stampare un manifesto venivano malme-

nati. QuctJtltanamcnte SI formavmo gruppi dt dimostranti, i soldati francesi ven:vano insultati nella strada, attacchi e slide SI succedevano nei locali pubblici fra uf ficiah francesi e spagouoli. Un popolano

.trrestato per ;t\UC .t l'U· gnalate tre frlnce:.a <<risponde' .t con alterigta dt essersi senttto subitaneamente •spirato d.1 D1o a uccidere tre francesi ». Ftn.li mente Murat stesso e il Stato Maggiore, che tornavano da una grande rivista con la quale ave. ,·ano voluto intimidire la popo luione, furono clamoros.unentc urlati e fischiati al loro passag. gio dalla P11erta del Sol.

Questo accaJc,•a il primo maggio. Il giorno dopo, la no. tizia che Mura t ave' a dato l'or dine di far partire l'infante Don Francesco, l'ultimo dei principi di Borbone rimlSto a Madrid, faceva correre da,·anti alla Reg. gia una folla eccitata. Sulla piaz za « de art/'1.11 » d;wanti al pa. lazzo st.uiona,·ano akune carroz. ze da \iaggio: furono costrette a riparare nelle scuderie. La gente gridava che vo le."'\'.l 'edere l'l n fante, e intanto anda,·a aurnen.

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(P ARTICOLARE )

O S A B E L A O l B O R BO N E (Velasqun)

tando di minuto in minuto. Dalle finestre, dalk ca n cellate, gli staffieri di Corte e le guardie facevano segni di intesa e di amicizia. Poi s i apriro no le imposte di un bakone, apparve un gentiluomo di Camera, e nel silenzio improvviso e intento si mise a predicare, « ron voz m11y rommovida », a chiamare alle armi, a dire che il giovane infante piangeva nei suoi appartamenti» «y se uegaba a abandonar el Jllel o de la patria» Proprio in quel momento che alle parole lamentose del vecchio cortigiano succedevano le prime grida di «M11erte a los jrancès » , apparve a cavallo un aiutante di Murat, in grande tenuta, venuto a far partire l'Infante. Molti gl i saltarono addosso, alcune guard ie del reggimento vallone lo protessero e Io salvarono a gran spinte e piattonate Gente co ntinuava a accorrere dalle strade vicine; altri lasciavano invece la piazza a gruppi e si dispe rdevano per la città chiamando alle a rmi e assalendo quanti soldati francesi capitava di incontrare Cominciavano a suonare le campane a distesa, scop piavano a tratti le prime fucilate isolate, da punti lont an i de ll a città: co-

mc richiami. Poi un fragore lungo, moltiplicato dagli echi, incalzato da un clamore di rabbia e di spavento annunciò che le truppe francesi avevano sparato su l popolo.

Cominciò la battaglia. l fuggiaschi della Reggia con la loro corsa e il loro gridare coi loro visi stravolti aizzavano gli abitanti degli altri quartieri e ne diventavano i trascinatori. «Un solo grido di odio per i francesi saliva dai gruppi accorrenti: e un solo pensiero li animava: el de morir matando » Le donne erano più inferocite degli uomini : s i gettavano contro i corazzieri che ca ricavano, piantavano le navaje nei ventri dei loro cavalli, uccisero così il general e Legrand. Altre, chiuse nel pan:o di artiglieria con i loro uomini, come Clara Delrey e i suoi tre figli, combatterono in quella difesa disperata, dove caddero i capitani Velarde e Daoiz, ancor oggi onorati in Spagna come i primi eroi della Guerra d' Indipendenza.

La repressione francese fu immediata e implacabile. J Mammalucchi, « accolti a fucilate da una finestra del Convento di Santa Maria

di Atocha, passarono per le armi tutti quelli che vi abitavano», ed aizzati dagli ordini deigenerali Guillot e Daubrai, saccheggia rono i paiazzi del duca d i Hijar, del marchese di Villamejor e del conte di Talara, massacrando quanti capitavano sotto le loro scimitarre. La sera era tornato l'ordine; la Puerta di Toledo, la Puerta del Sol, il parco di artiglieria erano occupati dai granatieri francesi ; su tutte le piazze vegliavano a gruppi i cannoni, le micce accese occhieggianti nel buio. Passavano grosse pattuglie di cavalieri e a tratti le lampade davanti alle Madonne facevano brillare le lame sguainate, sotto l'ombra delle visiere appar ivano brevemente dure mascelle affaticate Il grido di El Sereno non si udiva : ma di tanto in tanto qualche morente dimenticato contro un muro lanciava il suo segnale inutile. Più tardi, verso la primissima alba, ricominciò , dalla chiesa della Soledad, dalla frontiera della Puerta del Sol, lo scroscio metodico dei plotoni di esecuzione, ad avvertire che la prima guerra d'Indipendenza era cominciata dal giorno prima.

1.2
C A R L O l l (C o e t l o C l a u d l o)
M A R l A N H A 0 ' A U S T R l A I D e l M az O)
FILIPPO IY (Veli\squez) FERDINANDO VII (Gota)
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S'l,ftllll\ IJI lJNCt ZINCJ-J\IICt

PETER MURPHY è un uomo che trova una fonte di continuo piacere ed orgoglio nelle sue casse da morto Le tiene in un 'ampia soffitta posta sopra alla sua bottega e posso dirvi che anche di questa bottega egli è alquanto fiero. Da una parte vi ci potete comperare i generi di drogheria dall ' altra c'è la vendita dei fer. rami e dei tessuti. E 'lui stesso si può considerare un uomo dai molteplici negozi : mercante di ferro, impresario di pompe funebri, dro. ghiere per tralasciare la sua mezza parte :1el nostro Palazzo della Pittura. Uno dei vanti di Peter è che al mondo poco esiste che egli non sia capace di fare; e noi tutti, parlando a bassa voce con noi stessi, soggiungiamo : «E nul. la esiste che tu, pur non essendone capace, non voglia fare».

Ma una volta anche a Peter toccò la sua e in tal modo si spiega perchè non si possa mai sentire Peter spendere una buona parola in favore degli zingari, e perchè noi ci scambiamo

dei sorrisetti quando si scaglia contro di loro Egli non vorrebbe mai riconoscere nemmeno che fu assai compiaciuto allorchè la Regina di tutta la loro tribù, scelse di morire, fra tutti j possibili siti dell'Irlanda, proprio nella nostra città (R.I.P.), e una intera banda di coloro, riu. nitasi, venne e ordinò a Peter la più splendida cassa da morto che avesse. In quel momento io stavo discorrendo con lui, e lo sentii sciorinare le solite chiacchiere : « Ma guardate, guar. date la bella imbottitura che avrà», diceva, spalancando il coperchio e mostrando il velluto ai loro sguardi fissi e ai loro sbadigli. « Ah, sicuro che ci riposerà in pace », essi approva. rono segnandosi « Più che in pace nel lusso », disse Peter, e poi richiudendo la cassa e dando alla bara un gran colpo col pugno fece il solito giochetto finale : «Qua dentro c'è ottima pece a sufficienza perchè la signora si possa fare un magnifico fuoco in quel paese dov'è diretta », e gli zingari ruggendo riSCTo Pagarono in

pronti contanti la grossa somma da lui chiesta per la cassa da morto, e da loro non usci nè una protesta nè un lamento «Beh», disse quando furono usciti,« è stata una buona giornata di lavoro. », ma poteva, lui, riconoscerlo?

(( Ah, non sono che un sudicio branco di ladri », fu tutto quel che potei ricavare da lui, e sapevo bene perchè parlava in questo modo, ed bra ve Io dirò. Circa un anno o due fa un branco di volgarissimi zingari si era accampato pro prio alle porte della città, e mentre là si trovavano ne morì uno. Era un giovanotto nel fiore, e non oso affermare che la sua morte sia stata proprio nel corso ordinario della natura, a causa· di tutta una storia che essi tirarono fuori e che fece ottener loro un certificato dal povero vecchio dottor Kelley. Ammettiamo che il dottore non avesse bevuto quando lo chiamarono e ooo fosse comunque un uomo il cui motto era: « vivi e lascia vivere », e, aggiungevamo noi, « muori e lascia morire » Bene, ad ogni

ACCAMPAMENTO DI ZINGARI NELLA PERIFERIA DI LONDRA

modo ne vennero due, certi grossi tipi neri, da Peter, chiedendogli una cassa da morto. Egli mostrò le migliori, ma quelli non vollero neppur guardare le casse di quercia « Ah, no davvero quel tale che se n'è andato non fu mai degno di cosi bella bara », dissero. « un povero scaJagnato zingaro buono a nulla! Non ci si troverebbe a disagio lui stesso disteso in mezzo e così grari pompa e magnifianza? » Cosi pre sero la cassa più' a buon mercato che c'era, e pagarono in pronti contanti le tre sterline e dieci scellini che costava Non avrebbero davvero potuto ritirarla senza versare l'intera somma a Peter! Passò un'ora o due, o fors'anche tre, e Peter stava _giù nella sua bottega secondo il solito quando i due grossi tipi ricomparvero insieme alla cassa da morto. Se ne stettero là in piedi e domandarono scusa per il fastidio

ma, dissero, il fatto era che dopo che loro eran tornati a casa, s'eran presentati certi altri per portare una bara che, saputa la disgrazia, avevan comperato nella vicina città. E la storia che snocciolarono a questo proposito fu che questi tali eran grandi amici di quello che se n'era andato e quindi non si poteva privarli di pagare i complimenti al defunto. Per questo riportavano la bara di Peter per restituirgliela e se non eran troppo sfacciati, usasse Peter la cortesia di ridare indietro i loro quattrini perchè lo stesso Nostro Signor Benedetto sapeva che loro erano i più poveri dei poveri e non potevano permettersi il lusso di due casse da morto per un morto solo.

Peter gettò un'occhiata sulla bara mentre la portavano dentro e non potè scorgere nè segni nè sgraffiature, cosl che quando essi

proposero : « La porteremo di sopra noi , signore», approvò, e scesi che furono dab: basso restitul loro i soldi, e fuori dell'uscio e via se ne vennero i miei bravi zingari.

Proprio in quello stesso giorno l'intera loro banda portò le tende lontano dalla nostra città. Incontrammo le carovane alla sera men tre ce ne tornavamo a casa d ai campi e al \·ederli partire fummo assai più contenti diquanto non fossimo stati al vederli arrivare perchè erano una massa di zoticoni e di selvaggi e non avevano rispetto per nulla e nessuno. Per un certo tempo dopo questo fatto il solo avvenimento pubblico di qualche importanza sempre in merito agli acquisti delle casse da morto, fu il decesso della signora Callaghan, quella che aveva conosciuto tempi cosl floridi al principio della sua vita e che si spense all'ospizio dei poveri. Tuttavia la parentela fe<e tutto il suo dovete nel -rendere g li onori alla inorta e, benchè avesse lasciato morir sola la povera vecchia, fu docile e pronta ad arrancare, con aria molto rispettabile, dietro i funerali. E' vero che per certa incresciosa disavventura il povero cadavere fu deposto in una comune cassa di abete di quelle che passa l'asilo dei poveri e cosl fu portato dentro la cappella e quind i benedetto. E soltanto dopo alcune ore la bara elegante fu ritrovata e spedita dietro al cadavere mentre scendeva la notte, e fu fatto lo scambio dopo avere risvegliato dai suoi sonni il prete. M a questa è un 'altra storia, e siccome produsse un piccolo scandalo, Padre Pat non vuole che se ne parli

Io vi accenno soltanto in quanto l'una cosa si ricollega all'altra; infatti fu proprio mentre Dennis CaUighan stava scegliendo una grande baca, che Peter avverti nella sof. fitta un certo, parlando con rispetto, lieve odore, che egli non avrebbe saputo dire con precisione da dove venisse. Sulle prime non vi badò, e seguitò come nulla fosse a. vendere di <Jua e di là tè e zucchero, o magari una cuccuma, o qualche rocchetto di cotone · o una strisciolina di · fettuccia, e la sera si bevve il suo goccetto, finchè il giocno dopo era su di nuovo. E allora notò che quell' odore si era fatto assai più potente: « Madonna santa, ci giurerei che ci sono dei sorci o addirittura dei ratti », disse, e subito diede or. dine di mettere delle trappole: « Così » disse a qualcuno di noi che stava là, « troncheremo subito io codesti vermi affamati ogni aspiraziooe a nutrirsi delle mie belle e nobili CllSse da morto ».

Ma quelle trappole non catturarono oè un ratto nè il più piccolo topolino e l'odoce in\·ece di scemare crebbe e possentemente salì , per usare il linguaggio biblico. Cosi smessa la caccia ai topi fJ.l fatta una ricerca fra le bare, e tà nell'interno della cassa che i due zingari avevano restituito come merce superflua fu trovato un cadavere decomposto. L' uomo, per intenderei, che era morto aJI ' irn provviso mentre essi tene-vano le tende nei p ress i della città.

Naturalmente, avendo gli zingari trascurato iJ loro dovere nonchè la più elementare de<enza, la parrocchia dovè seppellire quei resti. E neppure un centesimo oè da zingaro nè da cristiano ricevette mai Peter Murphy per i funerali. Per questo egli non cessa di pensare agli zingari come ad una massa di sudici ladri straccioni E si può ! (Tra Al-t• Mera ta) NORA.H HOVLT

QUANDO ARRI V AI A WEIMAR la Signora Forster era morta da pochi giorni. Avevo in tasca una lettera di presentazione per « Frau Doktor Elisabeth Forster NietzscheLuisenstrasse 36 - Weimar ».

L'avviso che la signora Forstec aveva · un tempo voluto fuori della porta ( « Questa casa non è un museo - soltanto chi sia ispirato da particolari interessi filosofici chieda di po· tervi entrare ») era sostituito da una t41rga fissata al cancello: « Aperto tutti i giorni dal le - 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 tranne il pomeriggio della domenica » (settanta pfenning di ingresso). Per chi non è ispirato da un partico.. !are interesse filosòfico era il momento di entrare. Nelle stanze in disordine pareva di sentire ancora odore di fiori, di candele; il vecchio servo della signora Forster parlava di Frau Doktor (mi raccomando di dire sempre Frau Doktor) come se la signora sentisse tutto dall'altra stanza. E invece una piccola co.. .rona d'abete posata in un angolo sul vecchio divano del salotto vi dice che la signora Forster se ne è andata per sempre; la signora Forster non abita più a Weimar.

li minaccioso ritratto di Klinger e il tra. gico ritratto di Olde dominano la vasta sala dove un tempo la piccola sorella del « CrociJisso » riceveva i notabili del paese, le amiche i professori di passaggio. Nella veranda che

si apre in fondo al salone, a destra, una lapide di marmo ricorda gli amici dell'archivio caduti nell'ultmn guerra. Tra gli altri, i due figli di Olde e il conte Kielmaosegg paère e figlio. Da un angolo il busto di bronzo dd Fiihrer guarda lontano il dolce profilo deJ. I'Ettersberg illuminato dal sole.

Dietro il vecchio servo della signora For. ster che va aprendo le stanze chiuse da tanti mesi, mi pareva di dover camminare in punta di piedi : signori, piano, c'è un malato che riposa, il malato che non può dormire. Vi. cino al lettuccio di Federico Nietzsche, sul comodino ci sono ancora tre bottigliette di medicinali : « Per il professore Nietzscbe, da prendersi a cucchiai ogni mezz'ora». Sulla parete di fianco al letto il nastro della corona di Peter Gast riporta il grido di Zaratu.stra : « Perchè io ti amo o Eternità ».

Dovunque mensole e tavolinetti ingombri di fotografie e di libri; credenze polverose, seggioloni impettiti, poltrone sfiancate. Io questo mondo chiuso viveva la signora For. ster: eine Rokoko-Puppe, una bambola rococò di quasi novanta anni. Portava da un po' di tempo una cuffia bianca di merletto perchè si era fatta male ad UDQ mano e non poteva più accomodarsi" i ricci tutte le mattine, i piccoli ricci che le incorniciavano il visetto di bambola rococò.

Una satira maliziosa (vedi ad esempio la poesiola che Alfred Kerr compose per il ses. saotesimo compleanno della signora Forster e una ingenua apologetica (esempio tipico la recente biografia di Luise Marelle, segretaria del Lyceum di Berlino: un libretto in tela e oro dove la signora Forster con !:Archivio Nietzsche io mano è raffigurata come i santi protettori delle antiche cattedrali) hanno crea. to intorno a ll a della sorella di Nietz. sche un'atmosfera annebbiata: mai si è ten. lato un giudizio sereno su questa donna che se non fu « una delle donne più grandi che siano sorte dal popolo tedesco » come il Ret. fore dell 'Università di Jena proclamava nell'elogio funebre della signora Forster, fu certamente la principale artefice della g loria di Federico Nietzsche.

l due fratelli si correvano pochi anni. Compagni di gioco nc!l piccolo giardino del pastore di ROCken, Lisbeth si dispera quando Fritz comincia ad andare a scuola. Amici nei primi anni dell'adolescenza, «il piccolo lama» (cosl Nietzsche chiamava la sorella minore di due anni) lascia che l'educatore, in corpore vili, tenti le prime esperienze.

«Fa il tuo dovere», scrivono da casa. «M:. dove va a .finire questo dovere? » insiste i l ragazzo, e ancora : « ... mi pare che prendiate

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LA COLONIA "NUEYA QEIIMANIA" FONDATA NEL PAIIAQUAY NEL 1883 DAL OOTTOII FOIISTEII
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tntto per Slherzo :> c p1ù avanti : « Ho tcn. taro di negare tutto; distruggere è facile, ma · cost ruire? »

Lette re senza risposta. L1sbcth lo segue per compiacenza lino ai posti avanzati, è orgo. gliosa dell'ardite d1 Fritz, inttnscc la sua gran. dc:zza, va rilccogl!endo 1n segreto tutti i suoi quaderni c le sue brutte copie, ma non vor. rebbe rest,ue ind1etro con gli wni. Lo aiuta l com pilare l'indiCe del « Rhcimsches Mu.

». Sono ventiquattro annate, «un lavoro da can1 », ma mtanto se la passano allegra. mente l! fntz ndc del lat1no maccheronico della sorella.

Spesso è L1sbeth che gli traduce dal l ran. cese, è L1sbcth che lo tiene al corrente della cronaca d1 Naumburg o (erca di attutire i primi cont rasti con la madre

Una delle più ant1chc rag1oni di dissenso fra Nietzscile c la madre fu la definitiva ri. nuncia a gli studi teologK•; più tardi al tempo dcll'amiozia con Wagner, l'antipatia della madre per l'ambiente dei Wagner, linchè le prime violente reazioni al pensiero cri >li tno e lo «scandalo » di Lou Salomé, esas pt-r.trono tanto la madre ch e arrivò a male. dire Fritz, « Schande fiir das Grab cles Va ters ». In ogni modo su ll a 6gura di questa donn.1 sinceramente religiosa , la quale contribuì certo molto più di Lisbeth alla fonna zion e del temperamento cristiano di Nietzsche, non si può dire niente d i preciso l due fratelli si vogliono bene Sognano a volte di fondue una specie di convento laico; ii « piccolo lama • gli manda tanto un C(Stino di ciliege, un barattolo di miele, un q uademetto di carta, e Fritz è beato quando

la sorella de.:ide dt ,·en1re un po' di tempo a Basilea; l"iniz1a alla musica di Wagner, la guida nella scelta dci libri, e nel leggere le sue opere le permette un punto di ' 'ista tutto personale: « In fondo le sorelle hanno pure 1 loro privi legi! » Il « piccolo lama » gli ri. corda per tutta la v1ta 1l g•ardmo della chiesa parrocch•ale d, Roken , 1'1sola felice degli anni d1 mfanz1a, la scuola dt Pforta e le sue pnme speranze d1 educatore. Ptù tardi la signonna L1sbeth sarà soltanto una buona compagna con la quale SI ride volentieri, una donna pratica e.sveglia che a volte gli nsparmia di trattare con gli edito n e l'aiuta a tenere in ordine i libri. «Per un filosofo che bella istituzione una sorella! Allegra, forte , vivace, c ncn brontolona come la sorella d1 Keller» Nietzsche tornato a N aumburg nell'estate del 1882, prese in disparte Lisbeth e le parlò dell'incontro con Lou Salomé, a Roma, nella chiesa di San Pietro, incontro favorito da Mati lde Von Meysemburg, la quale per essere arrivata zitella a ottant'anni , aveva una certa abitudine a combinar matrimoni Le parlò delle giornate di Orta, della profonda spiritualità di Lou del suo intuito 6loso6co (intanto Lisbeth metteva in bella copia la « Sdenza »)

Se il « piccolo lama » potesse conoscere Lou Salomé! Perchè non si incontravano a T eu tenburg, perchè non andavano insieme 1 Bayreuth per il Parsi fai?

Lisbeth non disse di no, ma vide subito il pericolo di perdere il fratello. Andò con Lou a Bayreuth e al ritorno riferl a Nietzsche che Lou si era inginocchiata ai piedi d i Wagner E dire che Nietzsche aveva tanto spt:rato di salvarla dal «contagio ». L'incidente è troppo noto. Le cause principalmente due: la gelosia di Lisbeth e la bi. gotta moralità dell'ambiente: tanto la madre (figlia di parroco, sposa di parroco, sorella di tre parrod e di tre mogli di parroco!), quan. to la sorella intendevano difendere la solitu. dine d1 Fritz il filosofo, salvamc la reputa. zione; quanto a Lou pensavano che si trat tasse di una delle tante studentesse russe in cerca di avventure t ra Mosca e Parigi.

Così Lisbeth inaugurò quella serie di inizia. ti,·e sbagliate che esasperarono Nietzsche fino a spingcrlo tre volte in un anno sull'orlo, del suicidio: « questo è certo che nessun altro h a messo la mia vita in pericolo tre vo lte io un :1nno! ». Più tard i si riconciliarono. Lisbeth cercò di riprendere il suo posto: gli regalò una macchina da scrivere (l'ho vista a Weimar, i t2.Sh sembrano altrettanti spilloni), la pregò di farsi fare un busto ma Nietzsche si rifiutò. Poi ritornarono da capo : si parlò di un processo per diffamaztone e di un duello alla pistola; personaggi: Matilde Voo Meysembu.rg, Nietzsche e la sorella, Paolo Rée ed il fratello, la ebrea Salomè e l'antisemita professor Forster. Più tardi tornarono a riconciliarsi. Di nuovo Lisbeth non potè resistere alla tentazion e d1 prendere le sue vendette su Lou Salomé

« Disgraziatamenfe mia sorella, scriveva Nietzsche a Overbek, è diventata la nemica mortale di Lou ». E la Signora Overbeck «quella noio sa della signora Overbeck » invano si preoccu pava di fare da paciere tra lui e la sorella «Ormai, scriveva Nietzschc alla madre, sono anni che cerco di difendermi da mia sorella come un anisna.le ferito L' ho scongiurata di lascianni in pace e continu a a torturarmi: Ho evitato di veni re a Naumburg per pau ra di arrivare alle mani ».

Per quanto Nietzschc fosse incapace di ve nire a una rottura definitiva con la sorella,

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FEDERICO NIETZSC H E VERSO IL 1888

pure da questo momento in poi la loro amiti zia t soltanto un ri cordo e il matrimonio con il dottor Forster viene a compire l'opera, ma in un certo senso a risolvere una situazione impossibile.

Nietzsch e desiderava o rmai « liberarsi >> della sorella ; d ' altra parte Lisbeth credeva di vedere nel dott. Forster i l ritratto g iova n ile del frateIlo perduto, soprattutto come eloque nte commesso viaggiatore degli ideali di Bayreuth. «Quinta ruota del carro» a Naumburg, dopo i torbidi col fratello, desiderosa di far valere con più successo il suo spirito Ji organizzazione e la sua febbre di attività, fu ben lieta di andarsene per il mondo con il dott. Forster a predicare la buona

La madre del dottor Forster vedova di un par rcco viveva a Naumburg ed e ra da molti anni amica della vecchia signo ra Niefz. sche Il dottor Bernardo Forster (un bell'uomo con la barba alla Sudermann e due spalle da ufhciale prussiano) insegnava fin dal 1870 al Friedrich Gymnasium e alla scuola di belle arti di Berlino; promotore insieme al frateIlo Paolo, delle pr•me grandi manifestazioni contro gli ebrei (fu a capo dei duecento sessantacinquemil a esponenti che firmarono la petizione a Bismarck per l'esclusione degli ebrei dalla vita culturale e politica tedesca nell ' aprile del 1881 ), ammi ratore di Wagner e collaboratore del giornale di Bayreuth, godeva di una larga stima, finc hè gravemente compromesso in un incidente fra ebrei ed antiseiTÙti nelle vie di Berlino (l'af. fare Kantorowitz) lasciò la cattedra e decise di emigrare. Sognava non senza qualche presupposto razzista , di c reare nel centro dell' America del Sud una grande colonia tedesca , al sicuro da ogni possibile infiltrazione americana, latina e soprattutto giudaica

Nel febbraio del 1883 dopo una lunga permanenzà a Naumburg il dottor Forster si imbarcò ad Amburgo Al momento di partire gli fu recato sul piroscafo un telegramma : « der alfe Zauberer » il vecchio in. cantatore gli inviava la sua apostolica bene-· dizione. Due giorni dopo Wagner morì.

Yisse per tre anni nel cuore del Paraguay, tenendosi in continua corrispondenza con Lisbeth , al punto che un giorno la signora Nietzsche scrisse al figlio che le cose prendevano una brutta piega e che il « lama » si entusiasmava troppo alle gesta del dottor f.orster. In fondo riconosceva l 'assoluta buona fede del dottor Forster, ma fra le altre cose non poteva rassegnarsi al pensiero c he Lisbeth andasse cosl lontano e si preoccupava della madre rimasta sola a Naumburg D'altra parte il dottor Forster non poteva sopportare Nietzsche per quanto Elisabeth abbia voJuto dimostrare l'influenza del pensiero del fratello sull'opera del marito

Nel 1885 il dottor Forster tornò dall'Amel'ica ed in pochi mesi furono decise le nozze Lisbeth « avrà in chi fondare tutta la sua con fidenza; per lui ella sarà veramente in grado di rendersi utile, cosa che non sempre è stata possibile con me» E in un ' altra lettera: «ora mia sorella, avrà per fortuna ben altro da fare!». Fritz scrisse al piccolo « lama » una bella lettera d 'addio · « d'ora in poi non penserai più a me tu dividerai per sempre le opinioni di tuo marito » Inviò dei fiori e regalò a Lisbeth una stampa di Diirer, « Il cavaliere, la mor. te c il diavolo • ma non intervenne al matri

monio. Del resto «che figura meschina a. vrebbe fatta vicino alla sposa un filosofo malaticcio come me »

Più tard i si recò a Naumburg. Nella primav<ra del 1S86 i due Forster si imbarcaro. no per i l Paraguay. Nel 1887 fondarono la « Nueva Germania », dodicimila leghe quadrate di terra fertile circondata da tre fiumi navigabili, clima temperato. Gli appoggi morali non mancarono Il dottor Forster divenne ben presto una figura popohrc, tanto ch e (a Bayreuth?) si parlò di una probabile candidatura all a presidenza della repubblica paraguayana; quello c he mancava era il dena. ro Dovettero ricorrere agli amici, ai parenti e perfino al povero professore senza tetto che saltava i pasti per permettersi il lusso di cambiare clima Dapprima Nictzschc fece buon viso a qttivo gioco, com prò, mi pare, un'a.

zione d i cento marchi o forse elargì trecen. to marchi per l'acquisto di un pezzo di ter. ra al quale doveva essere imposto il nome di Lamaland, ma poi si rifiutò energicamente.

Nel luglio del 1888 la « Nueva Germania » contava quaranta famiglie tedesche, cinquecento buoi, settanta cavalli, trenta mai al i.

Nel 1889 acquistarono un piroscafetto per i: servizio fra la colonia ed Assunci6n.

Efìsabeth nel Dcutsches Friihjahr e nel giornale d i Bayrcuth descriveva la poetica vi. ta di « Nucva Germania» c il Dottor For. ster lodava il coraggio di Lisbeth negli articoli ch e inviava ai suoi aiTÙci.

Predicavano il regime vegetariano, la pro. tczione degli animali , l'amore per la musica; avevano aperto una locanda « Zum Dcut schen Kaiser », una scuola tedesca c in atte sa di poter costruire una cappella protestante

ricevevano il parroco cattolico di San Pedro, il quale in un eccesso di zelo e per soddisfa. re le molte spirituali esigenze dei suoi ospiti battezzò due volte la stessa bambina indige. na. La domenica issavano sul più alto pennone della colonia la bandiera pacaguaiana e la bandiera tedesca : la vita febbrile della colonia trovava una piccola sosta e si prèodeva il tè con gli amici che venivano dalle altre fattorie ; la sera moglie e marito sedevano nel giardino davanti alla casa e guardavano lontano L'impresa dei due Forster trovò pedino in Italia ammiratori, i quali come tutti gli ammiratori inviarono proposte invece di inviare fondi. Un certo Don Enrico scrisse al Dottor l'orster proponendogli un'immigrazione italiana nel Paraguay Aveva inteso parlare dc-l Dottor Forster a Torino dallo stesso Nietzsche dle eg li aveva casualmente per mezzo di

Fasquale D ' Ercole, professore di filosofia alla Università, il quale si era rivolto a lui come buon conoS(;itore del tedesco il giorno cbe si 1ecò a far visita a Nietzsche. Le lettere di Don Enrico al Prof. Forster sarebbero state un inte. 1essante documento, sia ·per la storia della noHra emigrazione nel Paraguay, sia per quella del soggiorno torinese di Nietzsche se non fos. sero andate perdute e Don Enrico (di Don Enrico ig noriamo perfino il cognome) non vivesse soltanto nel breve racconto della Signora Forster. La situazione economica nella « Nueva Germania » si andava aggravando di giorno in g iorno li malcontento tra i coloni cresceva e i disperati appelli lanciati dalle colonne del giornale di Bayreuth restavano senza risposta «Il vile metallo (a questo genere di idealismo ripugna la parola «danaro») manca alle cobili imprese dell'ardito ariano». E i mes-

S;iggi del Direttore dei Bayre uther Btatter te /· minavano sempre« mit Bayreuther Griissen '' ·

Il 3 giugno 1889 il dottor Forster, io v isit.{ all'altra colonia tedesca di San Bernardino mo. rl all'improvviso appena cinque mes_i dopo la tragica crisi che sconvolse la mente di Nietzsche (3 gennaio 1889). Si parlò di suicidio, perchè una volta il dottor Forster aveva detto che si sarebbero ammazzati piuttosto che tornare indietro Cosi crudelmente s'infranse l' idillico sogno di Filemone .e Baud

Elisabeth Forster, risoluta a continuare in ogni modo l'opera del marito, tornò in Germania sperando di portar via con sè nella bella casa di « Nueva Germania » la madre ed il fratello, ma b. signora Nietzsche non volle. Fritz andò a prendere il «lama» alla stazione, le offrì dei fiori, la riconobbe e parve molto felice di questo ritorno. Vedendo un certo andirivieni di gente per casa diceva ogni tanto : «Sorellina sei diventata cosi celebre? ». l « Hayreuther Blatter tentarono fondazione 1-'orster, ma in tre anni non riuscirono a raccogliere più di quaranta mardli. La signora Forster tornata in Paraguay fece tutto il possibile per rialzare le sorti di «Nueva Ger. mania», lottò contro ogni sorta di difficoltà, ma alla fine dovette cedere tutto ad una società anonima. Nel 1893 tornò definitivamente in Germania per dedicarsi al fratello. Quando nel 1897 morì la madre, i Nietzsche si trasferirono da Naumburg a Weimar.

Fin da bambini, sentendo i racconti della nonna che amava tanto Weimar c ricordava i tempi di Goethe e di Schiller avevano sognato di comprarsi una villa nella quieta c bella città raccolta tra le verdi colline della Tucing ia Nietzsche fu molto contento e se qualche volta la sera vedeva piangere Lisbeth : « Pe:chè piangi? diceva, non siamo tanto felici? ».

Lisbeth si valse di qualdle lettera per mettere il sigillo della pri vativa sulla gloria del fratello e tenne per anni e anni nascoste alcune brutte cop ie che dimostravano quanto Nietzsche fosse contrario all e imprese letterarie del «lama>>. Si disgustò con quasi tutti gli amici del fratello e pochi durarono al paziente lavoro d 'amanuensi sotto la sua guida.

Compiuta ia raccolta dei rando eroicamente difficoltà di ogni genere, si mise subito a lavorare intorno alla grande biografia del fratello. Anche al tempo di «Nueva German1v> lamentando qualdle volta la prosa delle lunghe giornate trascorse tra i co. Ioni e le volgari esigenze di una fattoria, « mi piacerebbe occuparmi di cose più » aveva detto pur intendendo restare fedele al suo « sogno di sacrificarsi per gli altri ». Ma i tre volumi sollevarono più ire che entusiasmo.

Rudolf Steiner il quale ebbe l'onore di impartire alcune lazioni private suiJa filosofia di Nietzsche alla sorella, cosi giudica Elisabeth Forster Nietzsche: « Completamente profana al pensifro del fratello Inca pace di dare un giudizio personale nelle più elementari questioni filosotidle Le manca il senso del più grossolano discernimento logico le manca il senso della realtà e dell'obbiettivo» E Caci Otto Erdmann : « A mio parere, scriveva, dliunque segua le produzioni letterarie deUa signora Forster avverte immediatamente la sua incapacità critica, la sua insufficienza psicologica, nell'insieme avverte che la sig.ra Forsfer è completamente estranea alla genialità del f r::.tello Le sue critiche son convenzionali, ossi'\ tutt'altro me· nietzschiane ».

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OTTONE VON BISMARCK E IL SUO ALANO

1>.1 qualche anno la signora Forster simpat•ual-.\ per quella corrente politico-filosofica ci•e, in Germania specia lmente, cerca di conciliare il pensiero di Niet zsche con quello nazionalsocialista, creando tutta una nuova lette rat;ura nietzschiana. A Weimar sta sorgendo per vo lere del Fuhrer un grande edificio con. tiguo aJia della Luisenstrasse, la quale da ora m po• sa rà ad tbi ta esclusivamente a museo dei c1meli di Nietzsche. Nel salone cen. trale del nuOI'O edificio in una specie di abside 1e rrà collocato un gruppo monumentale raffi. gurante N•ctzsche circondato dagli animali cari a Zaratustra : leoni, serpenti ed aquile. Su un tavolinefto della saJa da pranzo ho trovato una fotografia di Hitler e Mussolini. Mi hanno detto che la signora Ftirster inviò un telegramma augurale a Hitler e a Mussolini per l'incontro di Venezia. Aveva un a grande amm i razione per il Duce. «Al granac discepolo di Zaratustra, che Nietzsche aveva tanto sognato, al geniale restauratore dei valor i aristocratici, nel senso che Nietzsche da1•a a questa parola, i più fervidi, devot i auguri. Con un senso di profonda ammirazione La s1gnora Forster Nietzsche, dottoressa honoriJ attJa ». Così teleg rafava per il cinquantesimo compleanno di Mussolini e Mussolini ri spondeva : « La ring raz io, signora, per i suoi augun, le mando i miei sa lut i e faccio fervidi voti per lei e per l'arch ivio che protegge l'ombra del suo g rande Federico» Quando l a signora Forster compì ottantacin que anni, il IO luglio 1931, Mussolini inviò all' arcbi1·io Nietzsche una forte somma per assicurare al. meno in parte l'esistenza dell'archivio minacciato dalle gravi perdite sublte al tempo del. l'i nfl azione.

Fi n dai primi anni del dopoguerra la signora 17orster aveva inteso parlare di Mussolini. Non si sa bene da che parte arrivavano ogni tanto all'archivio dei giornali italia ni che riportavano e articoli di Mussolini messi in mag

g•or ev1denza da un richiamo in margine: «Questo è Nietzsche al ,ento per cento!», oppure:« Così parla Zaratust ra >>.E nella D11elscbe Allgememe Zeit11ng del 4 ottobre 1924 fu pubblicata un' interv1sta con Mussolani a proposito di Nietzsche.

« Ancora g iovane, racconta Musolani, me ne andavo da un cantone all'alt ro della Svizzera, qua ndo capitarono fra le mie mani le opere di Nietzsche. Le lessi tutte da capo a fondo. Mi fecero una grande impressione, mi hanno guarito dal socialismo mi fece tmpressione pure una grande massima positiva di Nietzsche : «Vivi pericolosamente». e l'ho messa in pratica ». La signora Forster conosceva benissimo il D11x di Margherita Sarfatti e ,gli studi nietzschiani di Mussolini pub. blicati nella traduzione tedesca dell'opera Per il Natale del 1925 inviò al Duce in una bella rilegatura il primo esemp lare della sua lvuro/ta di afommi nietzJ(hiani 111 popoli e 5111/i. Mussolim rispose inviando la sua fotografia dedicata « Alla signora Elisabetta Forster Nietzsche, con molta devozione». Quando si dette a Weimar «Campo di Maggio », in ossequio a Mussolini, volle assistere allo spettacolo nonostante l'età, l'ora e la stagione.

Sfogliando l'aÌbum dell 'arch ivio trovo una microscopica firma d• Hitler, a mat ita, 3 1 gennaio 1932. Quel giorno la signora Forster donò il bastone da montagna di Federico Nietzscbe aJ futuro duce del terzo Reich e gl i fu di buon augurio. Hitl er tornò ;nell"estate del '33 c tornò a ncora una volta nel novembre del 1935. Ma quest3j -volta la piccola signora Forster non gli andò incontro fino al cancello come al solito; la piccola signora Fotster giaceva in fondo alla sala, ai piedi del minaccioso busto di Klinger, con la cuffietta bianca di merletto sui boccol i di bambola rococò e le belle manine intrecci:ttc sui l'estito di seta nera.

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A C H : R l T R A T T O DII O O N N A R O M A N A
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LE fUNZ IONI DEL PRE IDENTE Jcll.t Rc:pubbltca

Francese St nducono a ftrmare t Jeuc:tt che .1ltri hanno red atto Il solo potere che c:J.!Ii cscrnta ltbcramente, è d dm tto di graz ia. Ma questo dtritto è di erigine Jin na, lome •onfenna la Bibbia c la legse di Manu. Da come 1 'an Prestdentt della Repubblica Fra ncese usano di quedir itto. St può mferi re il gr.1do della loro clemenza. Armando Fall ières, che non aveva pens iero ch e Je ll e vigne del Loupi ll on, lasciò inoperoso per più an ni ti «signore d i Parigi » l ". Casimir- Perier per parte sua era amiw della «vedova », 2" e f rJ. i Presidenti suoi tolleght detiene il primato delle grazie non concesse. Quanto a Sadi Carnot, che ti fato designava a una mort e 'tolenta, eg l i sadicamente .tma,•a che l'atroce dubbio si pro. su ll a testa del condannato, e co ncede,·a la graztJ ep pur<: la negan solta n to dopo una lunga lunghissima tortura, Poincaré, il « Presidente della guerra», ruppe la A•1 lantc t r•dizione che 'ieta di « eseglure » le donne con. , !annate :1 morte, e una sola ne gr.lliò chiamata ttt·rc·. forse perchè questo nome, Delcimitero, è di per

){' stesso una .:ondanna a morte. Anche M ata Han fu mandata a morte dal « Pres idente dcll.t guerra». Dato fondo a tutti gli arg omenti a distarico, l'avvocato difensore im otò in ultimo l'articolo del Codice Penale che vieta di uccidere una Jonna in istato di g ra\IJanza. « Chi è l'imbecille che ha i n ventato questa fandonia? » esclamò p iena di sdegno la «danzatrice rossa»... Singolare caso d i una donna che per non perde re la lioea, , preferi see perdere la \' t la

Quanto al Presidente G révy, egli s pargev a. le grazie cocne piovesse, ed era soprannominato il «Padre la Grazia». M a co me ve dremo in segui to, questa sua gene ros ità non era frutto di demenza.

Il 6 ottobre L887, spa rse la voce che uno scandalo era alle , iste, c la sera s tessa i pubbl icarono l'arresto del g eoera!e Caffarel, sottocapo di Stdto Maggiore e ceo di aver tenuto spaccio di ono ri.ficenze al ministero della guerra Seguirono gli i nterrogatori e i f::rmi del generale conte d ' Andl a u , dell'Oise, soprannominato « il g ius tiziere di Ba:zainc », del barone Mack a u , e si 'ociferò del probabtle arresto del generale Boulanger, i l dittatore mancato. Tanto pec rimanere nelle buone f ra.oc esi, al. cu ne donne erano implicate n ell a faccenda : una certa b,uonessa di Courteil, amica del generale conte senato re d' Andlau e sua c ollahorlt ri ce in alcune grosse e a ltrettanto losche t rattazioni di forniture militari, e una sigoon Limouzin, notissima negli ambienti galanti: <idla capitale e sospetta di spion aggio Costei anzi ebbe a tutta prima g l i onor i d el12 v edetta, c lo scandalo delle onorificenze si chi amò in un primo tempo l'« affa re Limouzin ». Ma questa era una finta, e q uando l'i nchiesta traversò la <<prima pelle » dell' « :tifare », sco-

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8JICVC
IL PR•aee••Til LaaRUit • o• L'AM.AII'
' COitTIU8TO COLOMIA&;I FRA

prl che la Limouzin, il c;onte d ' Andlau e lo stesso generale Caffarel erano personaggi st:condari, e che il protagonista vero era l'onorevole » Daniele Wilson, deputato di Tours e genero del «Padre la Grazia».

Fino a quel giorno, Wilson e la « sua signora», nata Grèvy, erano stati addidati ad esempio di domestiche virtù, e il Presidente per parte sua, il per non separarsi dai suoi figlioli li aveva alloggiati nel palazzo del. l'Eliseo, era lodato oltre che per la sua demenza, per le sue qualità d i padre e di suocero.

L 'alloggio al palazzo della Presidenza non solo toglieva all'onorevole Wilson ogni Spes:l di pigione, ma lo faceva usufruire pure di alcuni privilegi god uti dal Presidente della Re. pubbl ica, come la franchigia postale di cui egll si serviva tanto per la sua corrispondenza privata, quanto per spedire gH abbonamenti e le ci rco lari dei giornali che dirigeva, come L.J

Piuola Francia e Il Monitore dell'Eipoit ;;ione Un i verJale. Quando al processo furono tirate le somme, risultò che in francobolli, l'onorevole Wìlson aveva truffato cen. tomila franchi aUo Stato. Oltre a ciò, l'ono. cevole Wilsoo speculava fruttuosamente in Borsa seguendo le sicure previsioni del suo autorevole suocero sui movimenti di rialzo e di ribasso e affittava a ottime condizioni, e a beneficio proprio, g li appartamenti dei palazzi stat.1.li, onde avvenne che un vecchio rigattiere, sordido d'aspetto ma fornito d1 robusti

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IL MINISTRO DELLE COLONIE MAND I!L FRA l CAPI AFRICANI SOGGETTI ALLA FRANCIA L•u.L•••z• ••••co ttuasa lll llll OISaeiiO 01 YILL.1'T a

G• pitali, si trovò alloggiato nel palazzo Jd l'Istituto di Francia, già residenza del cardinale Mazzarino e sede attuale dell'Accademia francese. Altro affare molto redditizio per l'o. norevole Wilson e per il suo venerabile suo. cero era l'« ufficio delle grazie», ove le famiglie dei condannati, e fossero pure condannati a morte, erano sicure di ottenere la grazia i loro ca ri , conformandosi a una tariffa che oscillava dai 300 ai 10.000 franchi . In quell'ufficio, sebbene assente con la persQOa, « Padre la Grazia » era presente in ispirito. Ma questi erano gli aHari minori, e nessuno egua. gliava l'importanza del traffico delle onorificenze, che tra loro i membri di quella famiglia modello chiamavano scherzosamente l 'Ufficio della Chincaglieria. l giornali del tempo hanno dato la tariffa graduata per l' acquisto di onorificenze : da 50 a 100.000 franchi per la Legion d 'Onore, dai 10 ai 20.000 fianchi per il Merito Agricolo, seguivano con prezzi minori le Palme Accademiche, ecc. I candidati erano indicati col nome di « Mang iatori » e il prezzo variava secondo le possibilità e J'im portanza d el « mangiato re ». Cosl, un certo sig nor Crespin della Jeannière, che in quel tempo aveva un certo potere e a cui Wilson aveva chi esto 150.000 per il « n astrino rosso », ne pagò soltanto 5.000, e l'accettazione di questa somma ridotta è documentata in una lettera del segretario di Wilson : « La somma sarà pagata mediante assegno emesso io anticipo,

ma con scaden za pos teriore alla pubblicazione del Decreto nel B ollellin o UfFriale , ossia in data del giorno successivo a quello in c ui avrete il diritto di fregiarvi della Croce dei V a lorosi ». Con i soldi guadagnati aiJa Fiera delle Vanità, il genero del Presidente della Repubblica si comprò nell'elegantissimo qu artiere dell a Stella un magnifico palazzo, che la voce popolare battezzò « Il Palazzo del N astrino ». Inutile aggiungere che in seguito al processo « della Chincaglieria » ,il Padre la Grazia dovette dimettersi da Presidente della Repubblica, e i condannati ricominciarono a « perdere la testa ».

* • •

Nonchè alle insidie di Mammone, g li ospiti dell' Eliseo sono esposti alle insidie di Venere Caduto cosl in basso il prestigio della Presidenza, Félix Faure, successore di Grévy, ten tò di rialzarlo Benchè figlio di un conciatore, Félix Faure portava il monocolo, bornbegg iava il petto sciallato di ampi panciotti di picchè bianco, posava sull'alta fronte una tuba grigia imitata da quella d el Principe di Galles, si àrricciava i balli col ferro e non usciva se non scortato da un brillante trotto di corazzie ri impennacchiati e criniti. Le d estre lo soprannominarono il Borghese Gentiluomo e Je sinistre lo accusarono di macchiare l'austerità repub: blica.na col fasto di Peterhof Per le s ue arie spavalde, Félix Fau re si ebl>c pure il sopran. r>ome di «Presidente della reva1uhe >>..

Il « Presidente della ret,anrhe » fu vittim 1 dell'affare Dreyfus e di quelle misteriose- drog he che vorrebbero esaltare la gagliardia dell'uomo oltre i limiti fissati dalla natura. Chi sa? Quella mente così portata alla grandezza, pensava forse che J'effetto di quelle droghe potesse operare pure sul prestigio della Presidenza, e portarlo in alto, sempre più in a lto Colei per la quale l'aitante Presidente si procurava quelle esaltazioni, si chiamava madame Steinbel ed era mog lie di un pittore. G l'incontri avvenivano o nell ' abitazione del la signora, che abitava nel passaggio Ronsin un « padig lione », ossia una casa di grado immed iatamente inferiore al villino, oppure nel palazzo stesso della Presidenza Ma il Presidente era ammog liato e padre di una figlia maritata, onde, rinnovando i tempi di Francesco I, egli aveva fatto aprire a uso dei suoi amori clandestini , una porticina segreta che dava sulla via Sant'Onorato. M entre il Presidente, debitame nte drogato e col baffo a cavaturaccioli, sciogli eva ioni a Gprig na , il pittore Steinhel, nell a pace d el suo studiolo del passaggio Ron sin, continuava a pitturare colla regolarità e la pazienza degli animi candidi , e sempre più si convinceva di essere un grande perchè i s uoi quad ri non faceva in tempo a portarli alle mostre, che g ià erano acquistati io blocco per conto dello Stato e destinati ai musei Un g iorno, il brav' uomo depose i pennelli , salutò l'ignuda adolescente che g li posava pe r

SCIANGAI
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N CESE PROIBISCE L ENTRATA DI UN GIOR NALE CI NE SE NEL LA CONCESSIONE I N TE RNAZIONALE
: LA POL
ZIA FRA

una Salomé, e andò al museo del Lussemburgo per vedere che dfetto facevano i suoi quadri attaccati a quelle illustri pareti e illuminati dall'alto. Ma girò tutte le sale senza trovare quello che cercava, dopo di che, perplesso, interrogò un guardiano. « Steinhel? » ripeté costui, corrugando la fronte in uno sfor. zo di memoria. <<Mai sentito nominare». Poi mentre il pittore si allontanava a capo chino: « Aspettate! » esclamò nel lampo di una illuminazione improvvisa : << Saranno quelle tele che quando cc le portano, noi le arrotoliamo e le mandiamo in cantina ».

Una delle versioni della «misteriosa» morte del Presidente Félix Faure è stata data dalla signora Steinhel in persona, -ma non è detto che sia la vera. « Poiché il Salottino Blu, nel quale eravamo soliti incontrarci, quel giorno era occupato dagli operai che cambiavano la tappezzeria, il Presidente mi ricevè nella stanza attigua a quella del segretario della Presidenza, signor Le GaiJ. Il Presidente era pale stentava a respirare, ma ciò non mi preoccupava, perchè il Presidente era sempre io quelle condizioni, ogni volta che prendeva le «sue» pillole. D'un tratto, il Presidente ;;ridò : « Soffoco! soffoco! non ci vedo più! non ci vedo più! » Ollamai il suo segretario particolare, signor Blondel, e assieme lo adag ianuno sul divano. Poco dopo il Presidente

òprì gli occhi e mi disse : « Sto meglio vorrei riposare Vi prometto che non prenderò mai più quelle maledette droghe ».

La signora Steinhel aggiunse che uscl dalla porticina segreta, scortata dall'agente che Félix Faure le aveva messo alle costole, e che la seguiva giorno e notte. Disse di non aver saputo la morte del Presidente se non a mezzanotte, da una telefonata di un suo conoscente, il signor Bordelongue, direttore al ministero delle Poste e Telegrafi L'agonia di Pélix Faure durò più ore, ma la moglie e la .figlia non poterono vedere il moribondo se non pochi minuti prima della fine Che cosa era avvenuto nel frattempo?

Secondo un 'altra versione, probabilmente Yera, la signora Steinhel uscì dall' Elisoo dopo la morte del Presidente, e questi fu tronto stecchito sul divano, col pugno stretto no;1 intorno a queiJo scettro cui aveva sempre sognato, ma intorno al busto della sua amica. Per togliergli daiJa mano rattratta quell'indumento rivelatore, gli sforzi del segretario non bastarono, e fu necessario l'intervento di un usciere particolarmente muscoloso

La Famiglia Faure accusò esplicitamente la signora Steinhel di avere avvelenato il Presidente. Quale la verità? Non sappiamo. Tuttavia, alcuni anni dopo, un 'altra accusa piombò sulla bionda testa di quella donna fatale: di aver avvelenato sua madre e suo marito. Una mattina, la vecchia signora e il pittore «che

vendeva tutto allo Stato», furono trovati morti nei loro letti : morti «per asfissia »...

Anche di questa accusa fu assolta la misteriosa madame Steinhcl, dopo un processo «squisitamente parigino», durante il quale furono ampiamente rievocate la vita e la morte del «Presidente della 1't11anche » Per singolare coincidenza, la cella che occupò madame Steinhel nella prigione di San Lazzaro, nel 1914 fu occupata da un'altra «celebre» donna : madame Caillaux.

* * *

Quando al ritorno di una bella passeggiata domenicale i parigini lessero nel titolo su sei · colonne dei giornali della sera che « il Pre sidente della Repubblica era caduto, in pigiama e pantofole, dal treno presidenziale n d giardinetto di una casa cantooiera », stentarono a credere n per n che si trattasse veramente di Paolo Deschanel, primo magistrato d ella Repubblica. Ma Oemenceau, che conosceva bene il Presidente e gli era stato rivale nelle elezioni per la nomina a Capo dello Stato, capi subito di che si trattava ed esclamò «Impossibile! Sarebbe la prima volta che la testa, nel Pcesidente, ha il so. pravvento sul sedere».

Una volta ancora la pazzia era entrata silenziosa e non vista in un uomo, aveva occupato il suo cervello , si era impadronita di lut senza che nessuno se ne accorgesse. Questo uomo non era nè un.'aquila n è aveva ca pacità

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I.A POI.IZIA 01 SCIANGAI PERQUISISCE l PASSANTI - AI.I.'INGRESSO DEI,.I.A CONCESSIONE I N TERNAZI ON41.E
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di nessun genere (anche nell'eleziooe di Paolo Deschanel era prevalso il c riterio inJJCato da Oemmceau nell'eleziooe di Sadi Carnot, di eleggere «il più stupido») ma era un uomo com piti!'Siino e galat1te, forbito, vestito in maniera coo velada grigia risvoltata di seta e il labbro superiore ombrato da quel fine mustacchio « quasi serico », che nei romanzi di Octave Feuillet o di Giorgio Ohnet era attributo .di suprema eleganza. Diremo anzi che Paolo Deschanel è stato l'ultimo bel baffo di Francia.

Purtroppo però, questo «bel baffo» s i comportava diversammte di come sogliooo cootportarsi gli uomini considerati sani di mente, e se i giardini deiJ'EJiseo non fossero circondati di un 'i nviolabile barriera, i passanti avreb. bero v eduto il primo magistrato della Repubblica arrampicarsi sugli alberi con prodigiosa agiliti, e di lassù fare cucù e cenni coo la mano a personaggi che non c'e rano

E quando la Casa Presidenz.iale si trasfe. riva per la stagiooe' estiva. al castello di Rambouillet, Paolo Deschanel, che nemmeno in quel sito agreste si riposava dalle fatiche dello Stato, abbandooava. repentinammte il Consiglio dei Ministri che stava presiedendo, e correva a tuffarsi nella vasca del parco, perchè a un tratto aveva capito che non era il Presidmte della Repubblica, ma una trota.

La pazzia di Paolo Deschanel passava dalla micromania alla megalomania, e gli pareva quando di essere un uomo umile e da poco, e quando re o imperatore. Nei periodi di megaloman ia, firmava «Napoleone ». Sua moglie s'accorse della pazzia quando nessuno la sospettava ancora e, pietosamente, come sanno fare le donne, cercò di nasconderla. Gli prmdeva la mano come a un bambino, e lo aiutava a firmare i decreti che tutte le mattine si ammucchiavano sulla sua tavola. Poi, quando la mano del Presidente, anche guidata, diventò inservibile, essa imparò a imitare la firma del muito e firmò per lui. Nell'Ufficio del Sigillo si conservano come grandi curiosità un decreto firmato « Napoleone >> da Deschanel, e un altro firmato « Deschanel » dalla moglie del defu nto Presidente. Quanto alla lettera di dimissioni, Paolo Deschanel la firmò di suo pugno, ma questo pugno e ra guidato dalla mano di un'infermiere, e altri tre infermieri robusti reggev ano il braccio del Presidente.

Abbiamo detto che i poteri del Presidente della Repubbli ca sono poco estesi dal che si può dedurre che i danni di un Presidente paz:to non sono molto grandi. Ma la pazzia non si limita ai Presidenti della Repubblica, sibbene invade di sè anche i ministri gravati di res ponsabilità e di potere. Delcassé, ministro degli esteri e autore dell'alleanza con la Rusera pazzo. Pichon, ministro degli esteri al trattato di Versailles, era pazzo. Messimy, ministro della guerra durante la g rande guerra, era pazzo. Viviani, presidente del Consiglio :tllo scoppio della grande guerra, era pazzo.

E lui, che in un discorso rimasto famoso negli an nal i di Palazzo Borbone aveva tentato di spodesta re i l Padreterno e svuotare il Cielo dei suoi santi, entrato in dinica e rinchiuso in una camera imbottita, trasformava il canterano in altare, e col scendiletto sulle spa lle a guisa di stola, consumava le giornate ad adorare e :t genuflettersi.

F.DO -\.HDO f.;BA.I!U!ll

l) Nome simboljco che i francesi dànno al taglia. tes te • 2) La ghigliottina

HO VISTO mai Rapisadi Quando egli morì, io ero un bambino di cinque anni, c • non vivevo a Catania. Ma a vent'anni , per avere, sopra un giornale parlato con tono di scherzo dei versi di Rapisardi, ricevetti un sacco di lettere anonime con disegni a colori e, in un fogl-io appiccicato sulla vetrina di un fotografo, vidi la scena di mè stesso preso a calci dall'autore del Rapisardi riempl di sè la vita catanese. Era p iccolo di figura, ma rumoroso e pronto ad affacciarsi sulla strada l catanesi, che furono studenti in quel tempo, non trovano nella memoria un solo ricordo di sciopero scolastico che non sia accompagnato dalla figura di Rapisardi evocato al balrone. Nelle chiare giornate di aprile, egli percorreva il 'rorso sotto un parapioggia nero, e si può dire che il sole di primavera non sia mai riuscito a dorargli la faccia. Questo « pudore della lu ce » è l'unico atto di modestia che il poeta abbia compiuto nei riguardi di tutto c iò che rende più visibile la nostra persona. Nel resto, gli piacque alzare la voce, accusare, ed essere difeso; e anche l e cose che amò veramente, le amò a voce alta. l suoi endecasillabi richiedono molta voce e fiato come trombe a chiave; altrimenti non dànno alcun suono e rimangono privi di senso. Tuttavia egli fu molto, ed è an. cora abbastanza amato, in questa citti che suole diffidare dei poeti: La sua tomba si copre spesso di fiori; e anche nelle scritte funebci, che di quando in quando rirordano morti sco. nosciuti ai vivi che passeggiano lentamente per il corso, ho trovato un segno di questo amore. (Una scritta, l'anno scorso, diceva:

« R icorre oggi il trentesimo anno della morte d; Luisa Cavallaro che il grande poeta Rapisardi chiamò "gentile e parca donzella" »).

Perchè tanto amore?

Non s i riesce ad avere molta si mpatia per coloro che hanno adoperato !IO numero · rile-

van te di parole generiche Rapis.acdi fu uno di questi : egli fece un uso smoderato di parole inefficaci, e disturbò tutti i metri italiani peèchè dessero un suono ai suoi discorsi. Ma c'è nella sua opera qualcosa che piace agli avvocati, ai commercianti e a tutti gli spiriti nè veramente semplici nè veramente complessi : ed è una sorta di confidenza con gli « Ideali » a cui, in ogni istante, il poeta ri, olge l a parola. Natura, Giustizia. pace, Li,. bertà sono sempre davanti a Rapisardi, nell'atto di ascoltarlo. Parole geqeriche, sì, a llineate in modo che chiunque potrà. con esse, parlare alla Legge, all'Amicizia, al Pensiero... Sono molti infatti che amano parlare ad entità astratte o sacre, specie alla presenza di un uditorio. Rapisardi è maestro di tal genere di discorsi. E i catanesi, gli avvocati in testa, hanno esternato con atti di amore la loro gratitudine per questo ammaestramento. Del quale fanno gran conto.

Un vecchio possidente di qui parlava molto più volentieri a lla Legge che a sua madre. Un barone nei suoi discorsi, più con la Gmsttzta che con gli amici. Esiste un tipo di conversatori che sciolgono la lingua solo ron gl'invisibili concetti , e nel resto tartagliano. (Di ' questo tipo, fanno parte gl'innamorati timidi, a Catania più numerosi che altrove, i quali non hanno mai saputo iniziare un periodo con la donna amata, e portano a termine lunghissimi e ben costruiti disconi con l'Amore). A questo tipo di conversatori il poeta Rapisardi fornisce i suooi e, dirci quasi, i gesti, essendo ta.luni suoi versi ancora più vistosi di una profonda sca ppellata.

Ma · non è per la noia di asco ltare questi lunghi discorsi, e di essere cosl direttamente apostrofati, che di tanto in tanto gl'Ideali di Giustiz.ia, Amore, Leal tà, Semplicità, abbando. nano il mondo?

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l L P O E T A M A R l O R A P l SARDI N E L l 8 8 3 Ili\
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VITAJ.IA!VO aaA5CATI

PER MOLTI ANNI la parola « Vittoriano » applicata alla morale, ai mobili o a qualsiasi altra cosa era stata una espressione di ironi co biasimo. Imbarazzati, i proprietari di mobili ottocenteschi chiamarono i robivecchi e se ne sba. razzarono. Nel 1928, parlando di «spazio» e di « funzionalità », i moderni sti avevano quasi convinto il pubblico che sedie di tubi di metallo cromato, contorti ad angoli acuti, quadri cubisti e letti senza gambe e rano « es. senziali » per vivere felici; ch i non poteva pagarsi un arredamento moderno campava alla meglio, umiliato, estraneo alla civiltà

Ma ad un tratto, scoppi ò il rinascimento vittoriano propugnato sopratutto da un certo Ceci l Beaton, giovane decoratore britannico che quando non abbellisce le case dci suoi amici si occupa con una certa competenza di foto. grafia e giomaJismo. Il maggior trionfo d• Beaton, il nu0\'0 « Salon » della Casa di Profumerie del principe Matrhabelli , a New York è ciò che i critici di chiame rebbero un «miele». Penetrato nel salone Matchabelli lo del vis it ato re cade inevitabilmente su un quadro in fondo a un corridoio Il dipinto rappresenta una scena in una strada spagnola. Una ragazza procace vestita di un velo trasparente tempestato di lucidi pagliuzze cerca di sedurre un padre in tunica di porpora. Le pagl iuzze sono cucite sulla tel a ch"è illuminata dal di dietro In cima al quadro è dipinto un te ndaggio rosso a la rghe pieghe maestose. L'opera è dovuta al pennello di Pavel Tchelic hew. Il corridoio conduce a due gallerie : in queste stanze identiche sono collocati, pavimenti coperti di pel11fht sca rlatta, angolosi di\·ani modernisti, di feltro rosso a frange cere. · Le finestre hanno tende di rete bianca con applica:zioni di m e rletto, gale an che di merletto e tendaggi di feltro nero o rlati di pesante passamanteria nera Al cent ro delle tende bianche sono inc rostate le c upol e bulbose di una cattedrale russa; mentre i tendaggi neri sono ornati di farfalle, stelle e piccole girandole di lucid issimo getto nero l lwni, fissati agli angoli delle due sale, hanno la forma delle corone Matchabelli, eseg uite in fiammeggiante vetro rosso. Pareti grige, cestini n e ri, bassi tavoli rossi con altre frange nere e vetrine incast rate nei muri con fcmdi di specchio completano la decora:zione del famoso doppio sa lone.

Oltre i locali adibiti alla clientela !"alloggio contiene un grande « appartamento del prindpe » dominato da un ritratto in grandezza naturale del defunto capo della famiglia io costume nero in cosacco con una daga a ll a cintola, e sul petto la ca rtucciera e le insegne dell"ordine di san Tamar Su un grande tappeto orientale sono disposte sedie e poltrone ricoperte di marocchino rosso e di pelle di porco. Alle pareti figuran o i d ip lomi d'onore ottenuti alle varie esposi:zioni di cosmetici, e il diploma di profumiere p articol ue dell'ex re Alfonso di Spagna.

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Uno dei JeaderJ del fronte modernistico, nemico acerrimo del vittorianesimo, è Pau! Frankl, responsabile di alcuni sensazionali arredamenti. Uno dei suoi maggiori trionfi è il letto circolare ideato per la signora Roger Wolfe Kahnn. Chiamato a rifare E' appartamento Kahnn, Frankl abbandonò i duri disegni .angolari cui s'era e tentò di trattare modernamente le superfici curve. Dopo qualche mese, modi.6cò il suo letto circolare riducendolo ellittico, e vi aggiunse un immenso tappeto di pelliccia color tortora.

Gli arredatori hanno sunpre considerato i ricchi scapoli come tanti campi per i loro esperimenti. Nessun giovanotto ricco americano non riesce a vivere se non fornisce il suo appartamento almeno di un tappeto di pelle di tcbra, di lumi sconcertanti, e di un bar aereodinamico.

Fino al 1931 circa, la piaua di San Luca, la corta strada di Greenwicb Village, il quartiere della bohime nuovaiorcbese dove una volta abitava anche Gimmy Walcher, vantava uno strano appartamento da scapolo, chiamato « la tenda » e abitato da un certo Elder, agente di cambio di una nota casa cinematografica. Gli alti soffitti e i muri erano nascosti da cascate di drappeggi serici che piovendo dai candelabri fino a ter-

ra, dovevano dare !"effetto di una tenda. Gli arredi principali erano : tappeti orientali, enormi cuscini soffici e minuscoli tavolini turchi. La camera da letto era piena di specchi e il basso letto senza sambe fornito di lenzuola- di seta nera. L'appartamento odorava fortemente di incenso, spesso di mirra

Gli arredatori si divertono probabilmente sopraftuto a ideare stam:e da bagno stravaganti. La prima cosa che i turisti chiedono di vedere a Parigi è la stanza da bagno della decoratrice americana Elsie de Wolfe. Il re Fuad di Egitto, si dice, fu abbagliato dalla sua magnificenza e onorato di essere stato ammesso a visitarla. La stanza da bagno della signora Howard Lino di Chicago ha pareti d 'argento coperte di dipinti che illustrano caotiche scene della giungla : scimmie che si inseguono, serpenti cacatoa ecc. ecc.

li genio inventivo americano si è sbiwrrito nelle stanze da bagno. Esistono cuscini impermeabili da mettere dietro la schiena pèr rendere più comode le prolungate immersioni ; vassoi scorrevoli con specchio e assortimento di cosmetici da fissarsi alla vasca; macchine per massaggi elettrici che costano più di ct11to dollari e un raffinato termometro da bagno che ne costa venti. Spesso i decoratori offrono la misura del loro genio

sulla facciata di una casa. La casa dei Willard S Brown, nella Trentasettesima Ovest. di New York, hll una facciata dipinta di un caldo color ocra; dal frontone sporge, in grandezza naturale, una matrona rOIJlllna fian. cheggiata da due fregi di cherubini di pie. tra. Le finestre sono composte di numerosi quadratini di vetro orlati di piombo, e quelle del salone a terreno difese da pesanti griglie di stile spagnuolo, che recano in cima mazzolini di fiori di ferro. Balconi di ferro, ai piani superiori sorreggono cassette di .fiori petunie e vigna vergine Una balaustra di ferro dipinta di arancione protegge i tre o quattro scalini che conducono alla porta. La porta è di noce scolpita e dorata. La soglia è verniciata di un brillante color arancione

Nel 1934 George Howe e William Lesca:te costruirono una casa nella Quarantottesima Est di New York, con una facciata di mattoni di vetro vuotati d'aria. E' il tentativo sinora più riuscito di una casa 4i vetro. Le pareti della casa di vetro sono ogouna di un colore diverso, innova%ione aJla quale fu prOfetizzata con ragione un sicuro 'avvenire.

Ma una delle più orribili case della storia americana s i trovava nella parte alta della Quinta Strada, e apparteneva a una donna ora defunta. Le sue pareti erano coperte di mo.

HOLLYWOOD: UNA IIISSA FRA ATTRICI DURANTE LA LAVORAZIONE DEL FILM "LE DONNE"

sai.:o di \'etro che serviva da sfondo a una notevole collezione di Cézanne c di altri pittori moderni. Il debole deUa proprietaria per gli ornamenti di vetro si era esteso pedino alla balau.stn delle scale, ornata di ti ntinnan ti pendagli di cristallo, come giganteschi orecchini da bazar

La tendenza d i cost ruire sulle strade maestre stazioni di servizio per automobilisti echioschi di rinfreschi in forme bizzarre (qualche volta giganteschi conigli, scarpe di legno enormi e mostruosi scoiattoli) è familiare ad ogni turista, specie a quelli cbe hanno visitato il West I commercianti in abiti femminili e in cosmetici, esigono, s'intende, cornici più esotiche dei venditori di salsicce e di benzina Lou J. Mallas presidente di una grande sartoria per signore, aveva un ufficio .stupefacente in un immobile di Broadw:ty. La sua sala d ' aspetto personale cr:l un patio spagnuolo con fontana, piante stranissime e mobili di vimini gialli Le persiane erano di solito ermeticamente chiuse. Quando Mallas voleva guardare da vicino un modello di vestito o una visitatrice, faceva agire una batteria di riflettori teatrali fissata al soffitto di specchi. Cortine diafane di un verde pallido e un moderno tappeto dello stesso coloce servi vano di sfondo a un divano e a diverse poltrone coperte di marocchino rosso Un lato della stanza era occupato da un bar beo fornito ; davanti al divano stava una enorme radio ultimo modello. In un angolo, era una scrivania mOderna in forma ottagonale, dove, se ne avesse avuto velleità, il g rande sarto poteva sbrigare qualche lavoro.

Un :ùtro commerciante che ama mostrare la sua merce in un ambiente sorprendente è Elisabeth Arden Le sue clienti entrano per una silenziosa porta in una piccola sala circolare, che ha il soffitto convesso. Ornamenti luminosi di vetro lalique, in forma di fronde corinzie, circondano l'orlo del duomo. Le nicchie delle pareti di vetro nero contengono maschere decorative e una statua di una fanciulla greca in ampi paludameoti sorge su un piedistallo al centro del la stanza. La seconda sala del pianterreno è quadrata, con pareti di vetro nero e verde tempest:ate di stelle d'argento Due divani impero di raso bianco con alti schienali ricurvi sono disposti lungo le pareti opposte Qui si vende la biancheria intima. Ai piani superiori si vendono invece abiti e articoli sportivi, ma il piano più sensazionale è l'ottavo , dedicato ai trattamenti facciali, dove il soffitto delle sa le è di specchio e le sedie sono di avorio antico tappezzate di velluto d'oro Le signore fanno i loro esercizi di ginnastica estetica al decimo piano, e qui le massaggiat rici percuotoDG e schiaffeggiano i fianchi c le schiene delle clienti i n una lotta senza quartiere cont ro il g rasso. La stuoia per g li esercizi è d i raso dorato All'ultimo piano, l'und icesimo, la sala d'aspetto popolata di varie statue, tra cui due figure adolescenti di porcellana in tuni chelle aderentissime Uno spilluuica un grappolo d ' uva, l'al tro si porta alle labbra una bottiglia

E' opinione comune dei decoratori americ ani di ambedue le scuole, che sebbene si sia enormemente progredito io confronto del pessimo gusto dei nostri padri, poco più dell e basi sieno state poste per i futuri stili de. ..:oc(1 ti,,i.

IL I'IIINCIPE 01 TALLEYIIANO

A VIENNA, durante il CÒogcesso doveva t'Ssere una festa assistere JBli as..<alti di scber. , ma tra Ta!leyrand e il cacdioal Consalvi Due potenze della diplomazia, irrobustite e affi nate da quegli studi teologici che proprio uno dei due , arrivato al tmnioe della fortunosa se non edificante a rciera, dichiarava essere una eccellente preparazione all'attività diplomatica, quasi una ginnastia che renda più duttile c pronto l'ingegno Tutti e due insinlWlti, seducenti, di maniere squisite, avvezzi fin dalla prima g iovinezza alla vita di corte, al commercio coi grandi di questo mondo Ma, soprattutto, uomini di Chiesa tutti e due, anche se - c propno questo doveva essere uno degli aspetti più interessanti della schermaglia - .intorno al fine e quasi tagliente pco. filo del legato papale già prigioniero del Còrso risplendesse come un'aureola di martirio, men tre il plenipotenziario del R e Cristianissimo mal nascondeva sotto l'impassibile maschera cerea il suo stimma di vescovo apostata. Tal leyrand, inoltre, deteneva il prindpato di Benevento, feudo pontifido che Napoleone gli aveva donato e che assicura.va rendite assai cospicue alla sua insaziabile attività : infedele !o questo ai principii d i quel legittimismo che proprio lui aveva innalzato a dogma politico, difendeva con le unghie e coi denti la preda, salvo a barattarla vantaggiosamente quando se ne presentasse il destro.

Per coglier bene il senso di queg li scontri ci sarebbe voluto un uomo che avesse il tatto

squisito, le sensibilissime antenne della darùtà ancitn régimt e che nello stesso tempo sapesse vedere la storia in grande, come un dramma di cui l'Autore è tanto più presente quanto meno visibile. Ma Josepb de Mai stre, che sarebbe stato quest' uomo, non era a Vienna, bensl neUa lontana Russia E i legittimi rappresentanti delle eleganze settecen tescbe, che ci avrebbero poruto lasciare delle incantevoli scenette del Congresso, scomparivano uno dopo l'altro dalla mutata scena di questo mondo

Proprio a Vienoa mociva nel dicembre del 1814 quel Principe di l.igne che a' suoi bei g iorni sembrò aver realizzato l'ideale de l geo tiluomo europeo e che nel 1807, dopo un incontro con TaUeyrand a Dresda, così scriveva al suo compatriota Principe d' Arenberg : « Ju gez de son plaisir d'ètre reçu par moi , car il n ' y a plus de Français que lui , et vous et moi, qui ne le sommes pas » Un 'altro arbiler, il delizioso Cavalier de Boufflers, si spegneva a t'arigi qualche settimaoa più tardi; e nello intervallo il giovane m2rchese A.stolpbe de Custi ne scriveva d a Vieona alla propria madre, figliastra di Boufflers : « Forse sarebbe bene nascondere al Cavaliere la morte del Principe di l.igne ».

:A illustrare l'opera di Talleyraod durante il Congresso di Vienoa il suo più recente biografo francese G Lacour-<àyet, dedica appena una trentina di pagine sulle più che mil lecinquecento a cui ammontano i quattro , -o.

lumi deUa poderos.t e documentatisstma bto-.!' rafia. Bisogna ri conoscere che è troppo poco, e noi , comunque, non andremo :: cercar lì qualcuno di quei pastelli che il Principe di Ligne ci avrebbe potuto dare. Ma per nostra fortuna un laborioso gesuita, il padre Ilario Rinieri , ha trascritto negli archivi vati cani e pubblicato da più di trent'anni la corrispondenza dei cardinali Consah•i e Pacca durante il Congresso: corrispondenza che il Lacour. Gayet sembra ignorare o di cui non ha ere. duto giovarsi, come non se n 'è giovato, parrebbe, lo storico inglese di Talleyrand, ·l'exministro della marina Duff Cooper. Ne tiene invece ben conto, s'intende, Adolfo Omodco ne l suo sull'opera svolta dal cardinale Consalvi al Congresso. Per noi, è cosa infini. tamenle ghiotta.

Se l'abusato aggettivo « felino » si attaglia a qualcuno, questi è propri o Talleyrand. Uno dea molti padroni ch'egli suvì, Barras, lo h.t paragonato nelle proprie Memorie a un gatto d'Angora dalle carezze « flatteuses et sèches ». Scrivendo da Vienna a sua madre a proposito del diplomatico russo Barone de Stein : «E' il Icone della politica, come il sig di Talleyrand ne è il gatto>>. Ma la più viva rappresentazione di codesta felinità ce la dà proprio il cardinale Consalvi in un dispaccio al cardinal Pacca. Nel febbraio del 1815, dopo un pranzo of. ferto dal plenipotenziario del Re di Spagna, od otto ministri stavano chiacchierando del più e de l meno intorno alla stufa, quando Tallleyrand s'avvicina al crocchio col suo passo

.Jaudicantc e si rivolge al Consah•i con tlll sorriso sardonico: «Ecco il Cardinale che farà un bell' affare al Congrt:SSO. Le Legazion1 gli saranno date. Dico date, e non già ,·,•.•t:. Juite Vi è in questo una differenza molto im. portante» 11 cardinale, evitando di pronun. ziarsi sulla distinzione, risponde che accetterà con riconoscenza. L'altro insiste: le potenze dichiareranno che si tratta di un dono, e non di una restituzione. « Direte quel che vorrete Noi le riceveremo », replica il cardinale, nel tui mansueto contegno è difficile non riconoscere qualche tratto di quello del mitissimo Pio Vll dinanzi a Napoleone (e un letterato non può non pensare a Sert•it11de et grande11r ,,i/itatre • e aii'Otage Ma poichè Mefistof ete non la smette : « Oh, insomma! - prorompe finalmente la dolce vittima - sarebbe una t irannia di nuo1 o genere il volere sforzare i nostri pensieri » E il coro dei ministri a ridere. Il fatto è che l'articolo 103 dell'atto del Congresso di Vienna sancisce la restituzione delle Legazioni. E chi oggi, sotto la cupola del Panthcon, si ferma dinanzi al bassorilievo di Thorwaldsen, in cui il Consalvt è rappresentato nell'atteggiamento di presentare a Pio VII le restituite Legazio n i in fi. gura di dèc grecizzanti, non vede certo !Profilarsi sul marmo bianco la metistofelica ombra di Talleyrand

Mefistofele egli fu soprattutto in una congiuntura. Nel 1802, com'è noto, aveva sposato un'avventuriera beilissima e stupidissima

- Caterina Worlée, Ji1•orziata da un tal Grand - con cui vive1 a da qualch e an no. Nonostante le preSSIOni di Napoleone, P io v n

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l
ROMA 18 2 0 - S CRIVANO PUBBLICO

a\'eva rifiutato d'accordare al vescovo secola. 'rizzato la dispensa richiesta per un matrimonio che sarebbe stato, com'egli e il Consalvi dichia. ravano, unico in diciotto secoli di storia della Chiesa. Anzi, durante le trattative per J'inco. ronazione dell'Imperatore, Pio VII aveva messo tra le condizioni del proprio viaggio a Parigi che non gli fosse presentata la signora di Talleyrand «per non dar motivo a credere che volesse approvare il suo matrimonio, che non riconoscerà mai». E il padre Rinieri, nell'indice dei nomi deUa sua preziosa pubblica. zione, registra fedelmente : « Grand, madama, moglie dett.t del Talleyrand ». Ora che, a re. staurazione avvenuta, il Re Cristianissimo fin. gesse di non accorgersi dello scandalo, date le esigenze della sua politica estera, si può facil. mente comprendere Ma al Consalvi, prin. cipe di Santa Chiesa, ogni allusione alla Prin cipessa di Benevento doveva essere particolar. mente molesta. Sotto due folti e bene arcuati sopraccigli il cardinale aveva un paio d'occhi magnifid, con un 'espressione tenera e malin. conica, che prima della sua entrata in prela. tura avevan fatto girar la testa, come racconta un suo biografo, a più d'una dama romana, <: che certo contribuivano potentemente al fa. sci no di colui che Napoleone aveva sopranno. minato la Sirena di Roma : Lawrence non si stancava d'ammirarli. Un'ombra, a Vienna, deve averli ottenebrati più d'una volta al nome de lla Principessa di Benevento. Ma a questo punto è bene riferire la prosa del cardinale, cosl caratteristica co' suoi francesismi settecen. teschi, le sue citazioni latine, la sua ovattatura prelatizia e diplomatica : «Sul proposito del P. di Talkyrand, mi sono trovato, e mi trO\'O in un disgustosissimo imbarazzo. Sono già 20 o 25 giorni, che ri cevei da lui un biglietto, in cui non altro m i diceva, se non che aveva ricevuto nel suo piego una lettera per me, senza dir di chi era; e che me la trasmetteva. Apertala, trovai con mia somma sorpres a, e dispiacere, ch'era una Jet tera di puro complimento, ma obbligantissima, indovini di chi? Di Madama Talleyrand! V id. cii subito l'incastro amarissimo, in c ui andavo a trovarmi. Rispondendo col titolo di Madama Talleyrand, nella mia rappresentanza, mi sem. bra che sarebbe un riconoscerla per vera mo. glie, c forse la iettera di concerto con lui (eli rei che il forse è di troppo : la Principessa non poteva essere che l'esecutrice materiale de Il·insidia) è stata scritta con questo fine, di levarmi cioè di mano una tal ricognizione da farsi valer poi con la Corte, e con tutto Pa. rigi. Dall'dltra parte il risponderle col titolo di Madame Grand sarebbe, nella posizione in cui essa è, una vera impertinenza. Rimane il non rispondere : ma V. E. sente che inciviltà, e che offesa è questa in un affare di tanto in. teresse pel sig di Talleyrand; e sente ancora, che, oltre l'esser cosa durissima per me, attesa l'infinita politezza, e riguardi ch'egli ba avuto per me in ogni tempo, ed in ogni circostanza, è anche assai dannosa per gli affari, giaccbè egli alla fine è il segretario di Francia, ed io di Roma, e tutti gli affari ho da trattarli con lui. V .' E. ben intende cosa importi il trattare gli affari con uno, a cui rimanga alta mnzte repo.rtMm un oltraggio, che lo punga sl al Nalgrado questi riflessi, ho preso aeger. r1mo corde sl, ma pure l'bo preso, il partito di non rispondere, ecc., ecc Se V. E. ere. desse, che io potessi rispondere col titolo di Madama Talleyrand, mi toglierebbe certo un

grave pensiero, ma io non ho saputo indur. miei. Se trovasse qualche altro partito men duro del non rispondere, le sarei più assai te. nuto del suggerimento ».

Il P acca rispondeva da Roma suggerendo un bellissimo stratagemma : «Nell'interno (della lettera) non vi farei alcun occhio. Nella sopraccarta vi farei la so. prascritta per M.me Talleyrand., di un carat. tere diverso da quelli, di cui Ella si serve, e non vi metterei il suo sigillo, ma una cifra qualunque o un sigillo alieno. Chi potrà dire che la soprascritta sia sua, e che perciò sia suo il sigillo che gli dà ? Questa lettera però non

bisognerebbe consegnarla al signor Talleyrand, ma inviar!a per la posta ».

T11 non sapevi ch'io loico foJJi. Ma quest:l volta il motto si ritorcerebbe contro il Maligno Disgraziatamente, dal carteggio delle due Emi. nenze non risulta che l'ingegnoso suggerì. mento del Pacca sia stato accolto. E noi con fessiamo che ci dispiacerebbe, per amor del. l'arte, se esso fosse rimasto inutilizzato. Que. sto sacco mondano inflitto dal la finezza ro. manesca al Diavolo zoppo sarebbe una deli. ziosa postilla all'articolo 103 dell'atto del Con. grezzo di Vienna

PIKT•o PAOLO rOlllrF.O

29 M A NI F E ST A Z I O N E DE L LA OR G AN IZ ZAZION E " G I OIA E LAVOR O " A BERLI N O

RA INER MAR IA Rilk e, che del castello di Duino fu ospite prediletto e frequente, rimp ianse certo di non aver saputo inventare pet le eroine delle sue storie un 'i nfanzia mi . steriosa e fiabesca quanto quella di Maria Hohenlohe : Mana stessa, che trasformata ormai neUa vecchia principessa Tum und Taxis, guardava con distacco al tempo passato, si rall egr ò di offrire al Poeta una così squ isita e lontana bambina.

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Nel 1848 i conti di Thurn-Hofer-Valsass ina abitavano a Venezia il Pa lazzo Corner: amabile e mondano il conte, sfiorita e nervosa la contessa, splendida la loro figliola, la contessin a Teresa Resi St si a ffacciava al bai. eone, i gondoli eri l'additavano ai viaggiatori come una locale, non inferiore al C.ampanile o all a Cà d 'O ro Se, durante i moti rivoluzionari che imponevano a tutti di portare la cocca rda tri colore, Teresa usciva tranqu illa, e senza cocca rda, i facchini, i popolani le sorridevano g entilmente : FJa, eia, dicevano, la poi far quel fhe la voi, la xe tropo bela.' E l'arciduca Federico e ra innamorato di lei : ogni sera un messaggero seg reto avvisava Teresa che l'arciduca sarebbe comparso a l ballo o al teatro con la sciarpa di seta del l' O rdine di Maria Teresa, oppure dello Spirito Santo, perchè a questo o a quel co lore Teresa intonasse la coroncina di .6ori,

il mazzohno. Fasciato nella divisa bianca lui, drappeggiata di candidi veli lei, insieme ent ravan o nelle sale Lo Zar Nicolò di Russia, di passaggio a Venezia, approvava il gusto del cugino, e ballava spesso con 'Feresa, confessando, tuttav ia. di sentirsi impaurito, percbè la soellezza della vita di lei era tale da far temere di spezzarla con la pressione delle dita Tuttavia i due innamorati non furono felici. imperiale cost rinse l'arciduca ad entrare nell' Ordine di Malta, pronunciando i voti : il messaggero segr<:to portò questa volta all a contessina la croce di diamanti che Federico aveva tenuto con sè du. rante la cerimonia E poco dopo l'arciduca morì, oscuramente, tanto ch e si suppose una cong iura di Carbonari, un veleno: una lettera anoni ma, infatti, g li era gi unta la vig ilia della morte, e diceva : «Stasera per l'ultima vo lta asco lterai il concerto della banda, io piazza S. M arco». Teresa pianse molto, e le lacrime le stavano bene, i su<>i riccioli biondi, pettinati à J'anglaù e, le sue sciarpe vaporosc, i suoi gesti malinconici, le davano l'aria di un elegante salice piangente. Le amiche la consolavano : le predilette erano le due f ig liole della duchessa d i Modena : Maria Teresa, che doveva poi sposare il conte di Chambord, Enrico V, c Beatrice, che d iventò la mogl ie dell'Infante di Spagna don Juan C'era inoltre Teresa numero due: damigella d i compagnia,

amica povera .e fedele, viveva nel l'ombra della contessina Resi E tutte queste ragazze, che sapevano Dante e Tasso a memoria, che di pingevano miniature e pastelli , sognavano l'av. veni re, guardando, oltre i vetri, le gondole passare sul Canal Gran de.

l conti Thurn possedevano il Castello di Duino I Della Torre erano stati signori di Milano, fino a quando i Visconti avevano tolto loro la città e la Corona di Ferro. AIJora si era no rifugiati presso uno zio, Raimondo Dc:lla Tor re, Patriarca di Aqu ileia, e là si erano stabi. liti ; poichè i WaUse, padroni del Castello di Duino, si erano estinti senza discendenza, lasciando ered i del loro bene gli Imperatori d'Austria, i Della Torre lo ottennero dagli Absbucgo Sul frontone di Duino stanno le aquile l>icipiti ed il leone di San Marco : non sono le sole tracce dei secoli, poichè ogni padrone che lo tenne, ogni anno che trascorse, lasciò qualcosa al castello : antico forte roma no, costruito contro i barbari, fu volta a volta munito di bastioni, di f eritoie, di passagg i segreti, oppu re ornato d i terrazze barocche, di statue g rasse, di fontane dove l'acqua sgorga dalla gola dei delfin i. Perfino il vento portò ogn i anno, un poco d i terra su lle mura di pietra : che diventarono g iardini

Il pad re e !a madre della contessina Teresa detestavano Duino, ed abitavano d i p r efeienba nella bella villa settecen tesca di Sagrado : ma Teresa, (che da vera Veneziana detestava il verde, e da vera romanti ca adorava la solitudine c la bufera) p red il igeva, a l cont rario, il castello sospeso sul mare Cosi quando s' in namorò del principe Egon di Hohcnlohe, ottenne dai genitori, come residenza stabile , Duino, ed i d ue sposi si installarono Il

Egon, ufficiale nell'esercito austri aco, era splendido quanto la sua sposa: gra nd e, aveva la barba rossa, portava attillati pantaloni scozzesi e severe redingotte. La principessa Resi era molto felice: e con il marito pa.sseggiav:1. per le sale, vuote ed abban donate del castello, studiando il modo di decorarle artisticamente. Chiamarono un pittore di Milano, ..Angelo Sala: e lo incaricarono di aff rescare i sa. Ioni e le scalee. Sala ne fu beato, e con c o lori fiammeggianti raffigurò cavalieri, paggi, dame, tornei, e quanti altri ricord i cavallereschi gl i vennero in mente. Si appesero tende di velluto rosso o verde, si pian tarono g iaggioli davanti all e finestre : lentamente la v ecchissima casa riprese a vivere, e nacquero i pcin. ci pini

Fritz, Egoo, Gegina, Carola: i bambini avevano capelli ben lisciati, severi abiti copiati da quelli del Papà, e giocavano, con trombe e spadi ne ai soldati ; le bambine portavano trecce tirate e lucide, minu scole crinoline, c: quelle lung he m utandine co l volante di pizzo che si chiudevano con un fiocco poco più su della caviglia. La Teresa n umero due, le governanti, gl i istitutori, le bambinaie, impartivano loco un incalcolabile numero di lezioni : arittnetica. belle maniere, musica, religione, lingue, e così via, ma le ore di libertà l i vedevano co rcece attraverso la ricca vigna verde e gialla, l'orto odorante di d ensa frutta polposa Nei giocai d'estate una piccola processione d i bagnini e cameriere li conduceva giù. f ino alla spiaggia, il baguo : era dolce nuotare neU'a.<:qu1 chiara, sognando le sirene, i dd..6.ni, e le galee dei Della Torte che coraggiosamente a vevano contro quelle di Venezia Nei g!o ro i

" •••TUTTE QUESTE RAGAZZE S APEVANO DANTE E TASSO A M EMOR IA "
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Ji pioggia, tenendooi per mano, i bambini S<:Ì· volavano lungo i corridoi, socchiudevano gli usci di Camere Proibite, come quelle dei Pa. triarchi, dove nessuno entrava mai e si poteva rammentare Barbablù. E le Camere Murate: restava, sul muro, chiarissima, la traccia della porta chiusa : si immaginava, li dietro, il ripostiglio del tesoro di Duino, ma la p rincipessa Resi non volle mai far riaprire quella port•, intimidita, forse, davanti al segreto, o spaurita da l pensiero di una delusione Nella biblioteca una porticina di ferro conduceva alla scaletta misteriosa che, calando giù per tutto il castello, raggiunge il mare, e di lì fuggì, tanti secoli fa, il Conte Maledetto : ma anche questa è cosa proibita, ed i muratori che furono chiamati, una volta, per liberare il passaggio dai detriti che vi si erano accumulati, rifiuta rono di farfo, atterriti. E le prigioni? Nerissime, e dall'alto ci si vedevano biancheggiare antichissime ossa. E gl i spettri?

Cera una galleria frequentata dai Piccoli Morti : scheletri minuscoli, con stretti sudari e leggere catene, inseguivano chi ci passava, di notte, senza parlare, ma solo ridendo, un riso leggero. E la Dama Bianca? Compare nella Sale Imperiale : ma c'è anche un Ca rdinale, interamente vestito di porpora, che celebra la Messa in una cappella sotterranea.

Così, beneducati, modesti, divorati da paure silenziose, rallegrati da sogni sfolgoranti, crescevano a Duino i Principini Hohenlohe: · la principessa Resi, indossando deliziosi abiti di taffettà scczzese, rosa e celeste, giallino e verdino, andava ai balli che Carlotta e Massimiliano davano al loro castello di Miramare. Il principe Egon, marito innamorato e devoto, padre severo ed inaccessibile, era di salute delicata : e spesso, per sfuggire ai freddi inverni di Duino, l'intera famiglia si trasferiva a Venezia, al Palazzo Barbaro. Il conte e la contessa di Chambord abitatavano, proprio Il accanto, il Palazzo Cavalli, L' antica amicizia tra Resi , Beatrice, e Maria Teresa,n on si era spenta, anzj quasi ogni giorno le tre donne si scrivevano firmando, senza altro nome La Sua Fida Inseparabile Egon stesso andava spesso alle cacce di Frohsdorf, invitato dal conte di Chambord, e le serate, a Venezia, erano amichevolmente cerimoniase; una piccola corte reumatizzata e solenne circondava i Reali di Francia, che non portavano corona. I bastoni dei Marescialli servivano loro d i bastone, gli inchin i delle dame si erano fatti più rigidi per colpa della sciatica, ma i sorrisi erano più rari, per colpa dei denti caduti. Da quanti anni avevano lasciato la Francia, per seguire Carlo X, prima, ed il duca d' Angouleme, ed ora il conte di Chambord ? Dall' una all'altra città provincial e, dall'uno all'altro palazzo giravano portando con se bauli pesanti, colmi di ciarpame stemmato, e le loro tristi ambizioni, le loro pallide invidie. La vecchia contessa di Chabannes era innamorata - nel più platonico dei modi - del suo sovrano : e, se egli dimenticava, tenendo circolo, di rivolgerle qualche frase amabile , madame de Chabannes sfogava il suo dolore con violente scenate alla contessa di Charnbord, che si confidava a Resi Ho. henlohe: «Proprio, ReJi mia, è geloJa, è tanto geloJa la buona ChabanneJ!

Al Palazzo Loredan abitava J'Infant3 Beatrice. Fanciulla, era stata allegra e raggiante, ma don Juan l'aveva fatta molto soffrire, tanto che si era venuti ad una separazione, e

LA CONTESSA THURN

l'lnfanta con i figlioii si era stabilita a Veamareggiata, precocemente sorda, faceva un poco paura ai bambini Hoqenlohe: ,·estita di grigio come una monaca, i capelli n ascosti da un a cuffia chiusa sotto il mento, I'Infanta, senza sentire più nuUa, seguitava a parlare, dolcemente diS!:ratta, con la voce carezzevole delle colombe.

Bebè Strozzi era un'altra amica della pr-incipessa Resi : marche.ra-quaJi-ducheJJa era il suo soprannome, e si raccontava come, sposata ad un vecchio marchese Strozzi, fosse stata felice della morte di lui, che le rendeva la libertà, ma disperata perchè questa morte era arrivata un pochino troppo presto, prima, cioè, che il marchese ereditasse il titolo di duca. 'Era stata la donna più brillante di Bologna : ed il marito, che non amava la vita mondana, ed era gelosissimo, ne soffriva fino a proibirle di restare ai balli o al teatro più tardi delle dieci: se a quell'ora non fosse rincasata, avrebbe poi trovato chiusa la porta d i casa. Ma Bebè non era donna da spaventarsi : restò al ballo fino a quando le piacque, poi, trovando davvero il portone sbarJato, andò a svegliare il Cardinale Legato, uomo elegante ed amabi le, che nella sua propria carrozza la ricondusse presso il marito, attenendone scuse e promesse d'indulgenza

Visitatrice più ra.ra e meno frivola era la Zia Caterina : sorell a del principe Egon, era

una grossa donna cordiale e violenta, umile ed orgogliosa. Giovanissima, si era innamorata, contro il volere dei genitori, di un conte Ingelheim, e lo aveva Sf'OS<'tO, restando quas i subito vedova. Il Principe Regnante di Hohenzollem-Sigmaringen, un vedovo che avrebbe potuto esserle padre, la chiese in moglie, e Caterina, poco più che ventenne, si trovò così ad essere nonna: i suoi nipoti furono Leopoldo di Hohenzollem, Re Carlo I di Rumenia e la C(!lltessa di Fiandra

Ma an,che questo matrimonio non durò a lungo. Ancora un a volta sola, Caterina, ansiosa di trovarsi un dest ino degno del grande nome che portava e del suo grande cuore impetuoso, decise di entrare in un chiostro: e scelse, per quel bisogno di estremo che era parte essenziale del suo carattere, il Convento deJie Sepolte Vive, a Roma. Prese dunque il velo, con una grandissima pompa voluta dal Papa per sottolineare il gesto della principessa tedesca : e davvero parve che fOSS<: morta al mondo. Ma no: e la sua avventura anticipò i romanzi popolari ed anticlericali, che s'i ntitolavano, poniamo, Gli O"ori e le Nefandezze del Clero.

Vicaria del convento era una suora eccezionalmente bella, e un giorno la principessa, ch e si chiamava in religione Suor Ludovica, la sorpresein colloquio con il giardiniere, il quale avrebbe dovuto, al contrario, evi -

tare di incontrarsi con le suore. Qualche tempo dopo, la Madre Vicaria annunciò che una :;uora, morta di recente, miracolava quanti facessero offerte al convento: doni ed elemosine affluirono, e Suor Ludovica, che non credeva al miracolo, tentò inutilmente di sco. prire dove finisse il denaro. Ma poi, trovando di nuovo la Vicaria con il giardiniere, e stavolta in un atteggiamento che non lasciava dubbi sulle loro colpevoli relazioni, Suor Ludovica tra4l la sua indignazione. La Madre Vicaria tentò di di offrirle amicizia e complicità, ma inutilmente : la principessa, avida di sentimenti sublimi, di verità e di fede era,.. troppo profondamente ferita, c decisa a chiedere giustizia. Allora la suora colpevole ricorse ad altri mezzi, degni anche questi dei tradizionali romanzi : CateciilaLudovica si ammalò, senza ragione apparente, e, sospettando il veleno, tentò di mandare messaggi al Cugino Vescovo Gustavo Ho. henlohe, Grande Elemosiniere del Papa Pio IX. Naturalmente le lettere furono sequestrate dalla Vicaria, e, nel convento isolato e chiuso, Caterina-Ludovica si avvicinò alla morte. Solo l'aiuto di una giovane compagna le permise di far arrivare al cugino alcune righe frettolose, che chiedevano aiuto: il Vescovo Gustavo, personalmente, aveva il terrore del veleno, e si precipitò quindi dal Papa, supplicandolo di salvare la principessa di Hohenzollern. Pio IX, allarmatissimo, ac. cordò un Breve che abolisse la clausura, fece uscire Caterina, la tenne presso di sè fino a guarigione completa, mentre la Vicaria era processata e condannata ai lavori forzati. - Caterina di Hohenzollern fu la sola don. na che abitò, stabilmente, il Vàticano, dove il Papa le aveva assegnato un appartamento, permettendole di pregare, accanto a lui, nel. la cappella Paolina : ma questi privilegi non la consolarono della rovina che la circondava. Quei voti che le erano parsi conclusione de. gna e nobile della sua vita solitaria e regale, si erano trasformati in qualcosa di viscido e di inutile. Cercandosi una nuova vocazione, si accostò a due Padri Benedettini, che la convinsero ad interessarsi del loro Ordine: e per qualche anno Caterina potè sentu"Si la $anta Chiara di due nuovi San Francesco. Eppure anche questa ultima felicità non Joveva durare, la principessa fu ancora, misteriosamente, delusa, e dopo aver dato ai Benedettini· le sue sostanze e le sue speranze, si ritrovò sola. Visse fino a tardissima età : grossa, brontolona, tenera, con urul limpida voce infantile che stupiva in lei : poco prilna di morire disse alla nipote Maria: lo sono ormai come un viaggia/ore, che tze/Ja sala d'aspetto a/tende il treno, l'ultime treno, che lo porti 11ia

Ma la più cara amica della principessa e dei principiai era una impoverita zitella provinciale, la contessina Matilde Coronini, di Gorizia Noi amiamo molto Gorizia : è dttà così ve<.:chia, e soave, con le piccole ca.•e, i portichetti sbilenchi, i grandi giardini, 11 fiume lontano e presente: il Re di Francia, che l'aveva scelta come primo rifugio, aveva por. tato con sè emigrati ancora audaci e pieni di speranza che alla città intera diedero un"au! ra avventurosa. Emigrata appunto, di nobilissimo sangue scozzese · e francese, era stata la madre di Matilde: e Matilde ne avevà ereditato un estro fantasioso e coraggioso :-he

illuminava la sua vita di povera ragazza invecchiata. Come ci piace la Villa Coronini, alta chiara e fra gli alberi e le rose! La abitava Matilde: e Maria Hohenlohe, scendendo tialla vettura da viaggio che l'aveva portata <la Duino fin là, corre'la attraverso i roseti ad abbracciare la sua grande amicl, ocrupata sempre di carità e di scoperte· scientific he.

Matllde assisteva gli infermi, istruiva k bJfl! bine povere, coltivava il suo giardino, cercan di scoprire nuùve combi.1azioni di colori (be le permettessero di inventare smalti, veraid, tali da rendtrle la perduta ricd1ezza dei Coronini, e da permetterle grandiose carità. Ma. gico clima : esisteva perfino una Lingua Co. ronini, miscuglio di dialetti; esisteva, soprattutto, una Leggenda Coronini, e Matilde, che sulla spalla o sul capo portava, quasi sempre, una scimmietta brasiliana, pareva una fata allegra ed onnipotente.

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Nel la vita degli Hohenlobe mutò radicalmente. Dopo lunghe sofferenze il principe Egon era morto: i bambini non lo rirr. piansero troppo, probabilmente, perchè il suo carattere si era fatto aspro e difficile, ma la principessa fu inconsolabile. Duino e Venezia, dove aveva sempre abitato con il marito, le divennero insopportabili, e decise p!>rciò di passare il tempo della vedovanza in na, dove lo zio, Ammiraglio Thurn, le aveva lasciato una villa detta Il Borro

I bambini, che si rammaricavano di lasciare il caro .castello ed i cari fantasmi, ' furono tuttavia felici del viaggio: bisognava andare a Padova con la ferrovia, poi in vettura fino a Bologna, poi di nuovo in ferrovia, e le tappe erano lunghe ed emozionanti. A P.ontelagoscu ro ci furono veri incidenti diplomatici, perchè la principessa aveva deciso di viaggiase in incognito, sotto i l nome di Signora di Sistiana: e i doganieri, già stupiti che una semplice signora avesse al suo seguito quattordici persone, furono poi insospettiti dal fatto che la principessa portava seco un grandissimo scrigno di gioielli, sormontato dalla corona regale: era, infatti, un dono della zia Caterina di Hohenzollern. Si suppo· se subito che ella fosse una delle principesse fuggite da Napoli, o da Panna, o dalla Toscana, che appunto in quell'epoca giravano l'Italia travestite, cariche di corone smontate e .di gemme trafugate. Ma poi tutto si aggiustò, il viaggio proseguì, e verso sera si arrivò a Ferrara, dove le strade erano vuote, gli alberghi freddi, i letti monumentali : i principini ne furono incantati.

Dopo tante emozioni, il Borro parve terribilmente monotono. Mentre la principessa e la sua fedele Teresa· lodavano il silenzio, gli olivi, la solitudine, i bambini ne soffrivano: e la presenza di vecchi preti un poco sporchi, di vecchi medici decisamente noiosi, non va. leva a rallegrarli. Ma la casa, che aveva porte, finestre e pavimenti in legno di cipresso, odorava miracolosamente: e le sere d·estate erano dolci folte di grandi stelle quasi bianche L'istitutore polacco si metteva al pia no, suonava polke e walzer: e Maria, già sulla soglia dell'adolescenza, danzava, coo piedi" leggeri, sulla fresca erba del prato.

La Principessa aveva cominciato a scrivere poesie, naturalmente malinconiche. Si decise cosi di fondare un giornale, che l'intera famiglia avrebbe composto e riprodotto : lo si chiamò, toscanamente, Il Guà Versi, pr<>sc, un romanzo: e davvero c'era, verso la metà dell'Ottocento, questo gusto universaJe della letteratura collettiva e didascalica : pochi anni prima, in una casa ugualmente solitaria della vecchia Inghilterra, i ragionevoli bambini Bronte erano cresciuti così. (c-ontinua)

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MA D AME DE C H ABEN H ES
LA CONTESSA C HA MBORD
W A. lA DEL .C O 880 l

KNU T HAM S UN il gr3nùe scrittore norvegese, che il 4 ag<•Sto C<>lllpie l'ottantesimo anno.

KNUT HAMSUN

Gli scrittori nordici sono longevi: l'anno scorso si è festeggiato l'ottantesimo compleanno di Selma Lagerlof ; il sei luglio quello di Verner von H eidcnstam c ora è la volta rli Knut Hamsun che il 4 agosto comp irà felicemente ottant'anni di vita Ottant'anni di avven ture, e avventure rea li prima che letterarie Knut, che in realtà si chiama Pedersen, Hamsun essendo un nome di battaglia, nacq ue a Lom nel Gudbrandsdal in Norvegia, da genitori poverissimi. T utta la sua in fanz ia si svolse nelle isole Logobem : mare e foreste, inverni terribil i e splendide estati.

A vent icinque anni, stanco della povertà che è la sorte degli abitanti della costa norvegese, Knut Pedersen prese imbarco su un battello che parti va per la pesca del merluzzo nei mari di Terranova. Per tre anni fu pescatore di merluzzo, poi l'America lo attrasse. Grande e grosso, robusto, non rifiutò nessun genere di fece il contad ino in una f attoria e arò le larghe pianure di Red Rivcr.

Poi ritomò nelle città e fece il ca rretti er e e il co nducente dei tram a cavalli, e fu que llo un periodo f aticoso e medioc re durante il qua. le lo riprese la della patria. Ma era un vagabondo irridu cibile: forse non sarebbe tornato se non vi fosse stato costretto dalla necessità di trovare editori nella sua lingua. Cont in uò a vagabonda• e per il mondo facendo tutti i mestieri, e c'è un su o libro sul Caucaso ove si trova una preziosa confessione de l suo rincrescimento di ave r visitato soltanto qu attro dei cinque conti nenti; ma sapp iamo comunque che vi fu come maestro im. piegato, commerciant e, e mai come turista. La fame lo perseguitava, e alla fame dedicò ap. punto il suo primo roman zo Su/1, che riass umeva le sue penose esperienze di vian dan te e di scrittore avversato e misconosciuto' da ll e redazioni d ei g iornali e dalle case editrici.

Era il tempo in cu i le crudezze del n atura. lismo andavano ammorbidendosi nelle delicate raffinatezze d ell ' imp ressionismo, e l'a pparizio ne del libro di H amsun fece enorme impres sione: parlando di lui, si tentarono raffronti

L ' AMMIRA GLI O HAED ES

'·' P" dd l.> flotta tt·ùesca durante :o l so ttomarino U B.

con Gorki e comunque g li venne dato atto della novità del suo mondo poetico, si scoprì in lui una freschezza e un amo re di libertà che sedussero i lettori sca ndinavi Continuò a viagg iare, facendo vita semp re modesta, ma ormai libera da assilli di danaro. Visitò i paesi meridionali, c scrisse un ca polavoro, i l rom anzo Pau che è il poema de lle nott i nord iche esa ltate com e il trionfo e la perennità del sole Dal ' 90 al 1930, del resto la sua produzione non conosce soste: Preuo le por/e del Regno, Tramolllo, Gioco deJ/a vi/a, In balìa della t' ila, Il coro ulvaggio, Misteri , Solio l e sielle d 'autunno, Un viandante suona in so rdina , L-'11/lima cfoia, Siesta, Nel paese dell'avvenlllra, Il bouo incantalo, Vita di folla, N11ova /erra , Rosa, Bmoni, Figli del lempo , LA città di Segelfou. Germogli della /erra, Donne al lat1atoio, Ultimo capilo/o, 1/ vaga. bondo E forse non le abbiamo cita te tutte Nel 1920, l'Accademia svedese g li conferì il premio Nobel per la letteratura. Vi ve a Norholmen, nella m eridionale, occupandosi della campagna

M O HAM E D BE s ultano del Marocco, si è recato Parigi dal signor Lebrun. MISS TOM CLARK E nominata in questi giorni sindaco di Dubl ino TEODORO RDO S EVELT sconfi tto al Senato ndla propos ta della legge sulla neutrali tà.

MISS TOM CLARKE

Per la prima volta nella storia una donna è stata eletta sindaco di Dublino. Ma quale · donn a! La signora Clarke è la vedova di « old Tom >> il vecchio Thomas Clarke che fece parte n el 1916 del Governo provvisorio della Repubblica irlandese, la Repubblica che ebbe soltanto sei giorni di vita. Quando gl i inglesi domarono l' insur rezion e, Thomas Cla rk e fu condannato a morte insieme ad altri quattordici agitatori, e fra tutti era il più colpevole poichè era stato l'ultimo ad abbas. sare le armi. Fucilato, giacque «steso sull' erba all'ospedale della Rotonda, senza cappello, con l'ampia fronte nuda, i balli che gli nascondevano la bocca, il viso pallido, duro, emaciato, gli occhi che g li fiammeggiavano dietro gli occhiali ». Così un cronista del tempo che descrisse le esecuzioni.

Thomas J. C larke era un personaggio da ro. manzo, un vecchio rivoluzionario che, condannato nel 1881 a i lavori forzati per aver colla. borato a un attentato dinamitardo dei Ferriani, aveva passato quasi vent'anni nelle prigioni inglesi. Ne era uscito più rivoluzionar io di prima. Nel 1907 aveva aperto un botteghino di t •. baccaio a Dublino, e lo spaccio era divenu to ben presto un luogo di segreto ritrovo dei congiurat i, una stamperia clandestina, un deposito di armi e una fabbrica di esplosivi

La moglie era la sua prima e più collaboratrice. Eletta sindaco, o Lord Mayor, o Lady Mayoress di Dublino, succede n ell'alto seggio ai popolarissimo Alfredo, o « Alfie Byrne, ch e fu sindaco per nove anni. Al.fie si era presentato ancora come candidato e al primo giro di scrutinio riportò tre voti più della signora Clarke. Allora, sdegnato, riti rò la propria candidatura dalle elezioni di ballot. taggia e per simbolica protesta votò contro la sag nora Clarke, che tuttavia è stata eletta ugualmente e avrà così uno stipendio annuo di 2.500 sterlin e.

Il suo primo atto di sindaco è stato di far rimuovere dall'Aula Magna del Municipio ove attualmente impera un g rande ritratto d ella Re. g ina Vittoria. La signora Clarke ha detto che Ja Regi na Vittoria non avrebbe dovuto permet. tere la caduta di G ladstone, il quale aveva pro. posto le leggi di H ome RM/e per l'Irlanda, cioè la facoltà per l'Irlanda di governarsi e amministrarsi da sè. Ciò avveniva n el 1893, e la Regina Vittoria viene così punita a qualfantasei anni di distan za. Ci voleva una don. na per serbare così a. lungo il rancore.

STEFANO KJNG HALL

Quindici giorni or sono, o poco più, il nome di Stefano King Hall era conosciuto sol. tanto in taluni r ist retti circoli inglesi , dove si !>apeva ch e era figlio di un ammirag lio, ufficiale di ma rina in ritiro lui stesso, conv into pacifista, dilettante scrittore e uomo di teatro .Si S.apeva anche che era il fondatore di una specie di agenzia, la « K H. News Letters » che diramava a 55 mila abbonati sparsi per il mondo in 125 paesi differenti un bollettino settimanale il cui scopo era nientemeno che « affermare la verità, smascherare la fellonia, èissiparc l' odio, formare ed eleva re il cuore e lo spirito degli uomini ».

Improvvisamente, Stefano King Hall è di. v entata l' uomo del giorno. Estendendo il siste-

ma delle- « News Letters » King Hall si era infatti deciso a spedire 50 mila lettere a cio. quantamila privati cittad ini tedeschi dei quali aveva scelto i nomi e gli indirizzi dag li an. nuari telefonici del Reich. Qualche g iorno dopo, un 'altro invio di altre ci nquantamila Jette. re; poi una terza spedizione. Tutta l'Europa parlò di Ki.ng Hall, maniaco non p iù inoffen. sivo Si fecero i conti : ogni spedizione di cin quantamila lettere costa a King Hall 27.900 lire di spese ài posta ; 21.600 di stampa; 22 500 di stipendi ai segretari (King H al l ha qua r3 nta impiegati) e 16.000 di spese varie.

Anche se considerata come campagna elet. torale, l'impresa è dispendiosa King HaU, però, sostiene la sua parte : « Non riesco neppure a immaginare - ha dettoche il tesoro britannico pensi di offrirmi de l denaro. Che lo fa,ccia, e io rifiuterò, poichè SO· no convinto che la mia azione, per essere effi. cace, deve essere quella di un individuo insospettabile- » E quando gii domandarono donde

NAN I PHNONG

l'Imperatrice dell'A.nnam che è stala ricevuta in questi giorni da Pio Xll.

traesse i suoi proventi, rispose accennando discretamente a « talune risorse personali » e di. chiarando che comunque non aveva f a tto mai assegnamento, per vivere, sul reddito delle sue « News Letters ».

Quelle destinate ai ,tedeschi sono stampate su fog li di carta sottilissima, scritte s u tre facciate e chiuse in buste di formato variabile ; g li ind irizzi sono scritti a mano o a macchina e le calligrafie sono anch'esse diverse. Le risposte the h a ricevute dalla Germania sono di due generi : le confutazioni ufficiali sono note (Goebbels ha risposto sul Volkischer Be.oba. chter e l'articolo è stato diffuso da sette stastazioni radio) ; quelle ricevute dai privati sono ancor più salaci Una, che King H all ha mo strato a un suo intervistatore, dice: « Le vostre lettere sono così balorde che vi prego di mandarmene ancora ». E Stefano King Hall h a éhiesto all' interlocutore: «E' azzardato pensare che si tratti di un-trucco dei cor rispondenti per esprimere il desid erio di ri cevere altre notizi e?»

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IL CONTE C AVANE IL GENERALE CEI che pr.-seuziano hl Commissione anglo-italiana !a sepolt ura soldali inglesi caduti in Itali a. H S. J O H SO N che h11 osteggiato il P rt--siden<e Roosevelt nella legge sulla neutralità.

(Co•tinuui.on. a.-edi nume ro precede111e)

EGLI ERA COSI' contento d 'aver superato ostacoli quasi invincibili per soddisfare la sua fantasia, che si affrettò a p ro fittare degli ultimi giorni di ca rnevale per dare nella nuova abitazione un ballo, che, gli altri giorni, fu precedutç> e seguito da spettacoli

La cost ruzione e !"ammobiliamento del palazzo contribuirono assai a quel disordine fi nanziario che l'imperatore Alessandro trovò salendo al trono. Era infatti arredato con straordinaria magnif icenza. L 'imperatore Paolo ne godette per sei settimane e la sua morte lo rese cos1 odioso al suo successore, che gli addobbi in parte furono tolti e in parte anche distrutti. Durante l'ultimo anno del regno di Paolo I , molto lavorarono per distruggere il favore di Rostoptchin e ottenere la sua disgrazia. Egli non si mostrava quasi più nel gabinetto di Sua Maestà a portare le carte. Ne dava l'incarico a Engel primo membro del suo ministero. Il conte Pahlen e Narychkin, gran maresciallo, usarono tutto il loro credito per inimicarlo con Koutaissov.

Ribas, vice-ammi raglio , che partecipava a un complotto organizzato dal conte Panin, ottenne il permesso di viaggiare e andò fino a Napoli a cercare uno stilo meraviglioso per conficca rlo nel cuore del suo Sovrano. Quando tornò, l'ammiraglio Koucbelev era malato e Ribas fu incaricato di portare le carte all'1m. peratore. I cospi ratori decisero di approfittare d i questa occasione per consumare il delitto; ma il giorno stesso Ribas cadde malato; poco dopo morì. Nel delirio, non parlò che di questi spaventevoli progetti e dei suoi rimorsi.

Il favore di Koutaissov cresceva; fu innalzato alla carica di grande scudiero, ebbe il titolo di conte e il co rdone di Sant'Andrea. Palhen preparava con arte perfida la rovina de ll 'infelice Imperatore Disperando di riuscire ad allontanare Rostoptcbin, che era l'ostacolo più sicuro a l delitto atroce che meditava, decise di tentare un"ultima prova presso l'Imperatore stesso, per indisporlo contro Rastoptchin. Domandò a Sua Maestà il permesso di parlargli in p.rivato e avendolo ot. tenuto : « Si re, disse alr:Imperatore, io vengo, col rischio di dispiacervi, a parlarvi di un uomo che, !ungi dal meritare la vostra con1idenza e la vostra bontà, cerca di allontanare dalla vostra sac ra persqna i sudditi più fedeli. Il conte Panin è denigrato presso vostra Maestà nel modo più ingiusto; il conte Rostoptchin è il suo nemi co p iù crudele ».

«Avete detto tutto, Signore?» domandò l'Imperatore.

« Sl, Sire ».

« Uscite e che io non vi riveda! voi sarete arrestato per mio ordine.

Effett ivamente, l'arresto del conte Palhen nella sua casa fu decretato sull'istante. L'Imperatore mandò a chiamare Rostoptchin, gli raccontò del colloquio, gli ordinò d'arrestare il conte Palhen e di farlo condurre in fortez-

za. Rostoptchin supplicò e scongiurò Sua Maestà di revocare un ordine tanto severo. Potè ottenere solamente che Palhen fosse esiliato nelle sue terre Alcuni giorni dopo Palhen riapparve. Koutaissov ottenne il suo rilascio in odio a Rastoptcbin. Cosi Palhen, aiutato da Koutaissov, nprese tutta la propria attività per portare a termine la sua opera. Domandò ancora di parlare all'Imperatore a cu i fece ammenda onorevole nei riguardi di Rostoptchln, finse di convenire che Panin era sospetto e che aveva ricevuto in casa dei m inistri stranieri per tenervi colloqui secreti. Accusò particolarmente il visconte di Caraman, agente di Luigi XVIII. Caraman fu allontanato da Pietroburgo, Luigi XVIII da Mittau. Palhen trionfava. Era necessario alla sua rabbia di rivoltare tutti gli animi contro il suo sovrano. Era una via di più per arrivare al suo scopo.

Il conte Rostoptchin stesso facilitò il proprio licenziamento. Si trovava a Pietroburgo un Piemontese giustamente sospetto di mal-

vage intenzioni contro l'Imperatore. Fu denunciato a Rostoptchin, che cercò di farlo espellere dallo stato; ma M. e Mme Chevalier lo prevennero servendosi della protezione di Koutaissov. L'accusato aveva avuto l'imprudenza di dire che quei due signori sapevano tutti i suoi secreti. Il timore di essere compromessi spinse quei volgari intriganti a denunciarlo come un vero delinquente. Ot. tennero che fosse frustato, marchiato e mandato in Siberia carico di catene. Morl per la strada. Questo orribile fatto rivoltò Rostoptchin, il quale, andò da Koutaissov, gli rimproverò la sua indegna debolezza e l'oblio benefici del suo sovrano. Gli disse che per servi re la propria ama nte egli oscurava la glori a del suo signore. Koutaissov diventò furioso e da quel momento si prestò con maggior odio a servire il conte Palhen nelle sue macchinazioni per il licenziamento di Rostoptchin Finalmente l'ottennero; ma l'Imperatore, pur dando il suo consenso, soffriva a perdere un uomo che amava sinceramente. Gli scrisse

)) ... I... i.\
PAOLO PRIMO IMPERATORE OELLE RIISSIE

<Jui ndi un biglietto nel quale gli dava i mezzi ptr giu,tificarsi. Rostoptchin rispose come suddito fedele e innocente; ma la sua risposta non fu recapitata a l'Imperatore, al quale si disse che Rostoptchin era così irritato da non voler neppure rispondere Rostoptchin ignorava quest'ultima perfidia, e, g iudicando da quanto gli aveva scritto rim. peratorc che egli aveva il diritto di cenge. darsi da Sua Maestà, fece dire a Narychkin, g ran ciambellano, di iscriverlo sulla nota cielle udienze. Narychkin , degno complice di Pah len, non lo iscrisse. Rostoptchin che era andato a corte, non potè vedere l'Imperatore e credette che questo fosse la sua vo. lontà; l'Imperatore, ingannato già dalla rispos ta che era stata fatta sparire: credette che Rostoptchin agisse per risentimento.

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Già da qualche mese, il conte Pahlen asse. diava e torment:J.va il Granduca Alessandrc per attenerne il consenso alla deposizione del padr(:. Finì per minacciare il giovane prin. cipe cii rivoluzioni e massacri, che solo rabdicazione di Paolo I poteva sa l. vare l' Impero e lui stesso. Il Granduca alla fine permise di prendere informazioni su l modo con cui erano avvenute le abdicazioni in altr i paesi. Fu allora che il conte Panin ebbe nella propria casa delle riunioni di ministri stranieri. H conte Tolstoj fu incaricato di interrogarli. Pahlen, ottenuto l' allontanamento di Rostoptchin, il solo uomo che si frappa· nesse ai suoi criminali progetti, cominciò ad affilare i suoi pugnali. Il complotto si tramava con straordinaria celerità. l congiurati si riunivano nella casa del principe Zubov; ma nonostante il mistero di cui si circondavano, l'Imperatore seppe che si cospirava contro di lu i. Fece venire Pahlen e gl i domandò perchè non lo informava. Costui giurò con audacia, che non c·era niente di serio, che alcuni gio. vani pazzi avevano fatto dei pwgetti, ma che 'gli li aveva ridotti alla ragione facendoli rinchiudere presso il procuratore generale; che Sua Maestà doveva fidarsi della sua fedeltà; che egli lo awertirebbe dei minimo pericolo e che distruggerebbe il male nel suo prin cipio. Dopo tre giorni si decise a dare il gran colpo. Si presentò alla porta dell' Imperatore domandandogli il permesso di parlargli. En. trò nel gabinetto e con aria stra volta, cadendo in ginocchio :

« Vi porto la mia testa, Si re , disse: ave. vate ragione; ho scoperto una congiura con. tro di voi; ho già fatto arrestare i colpevoli; essi sono presso il procuratore generale. M3 come ri veiarvi la più grande sventura? Il vo. stro cuore sensibile c paterno potrà soppor. tace il colpo che io sono costretto a vi beargli ! I vostr i due figli sono a capo di questa mo. struosa congiura; ne ho tutte le prove».

L'Imperatore ne fu costernato; il suo cuor: straziato; credette a tutto. L' infelice carattere non gli permetteva di rifiettere. Diede tutti i segni della disperazione e del furo re. Pahler: cercò allora di calmarlo; l'assicurò che sareb. be stato assai facile distruggere ;J complotto: che aveva preso tutte le misure necessarie; che per far pau ra ai colpevoli, Sua Maestà <Jo. veva solo firm are una carta che egli gli porgeva.

L'infelice principe acconsentì a tutto. La morte era già nel suo cuore. Egli amava i suoi fig li La loro accusa era per lui più dei tormenti che g li preparavano. Lo scellerato Pahlen trionfava. Andò dal Ales

sandra e gli fe.:e , ·edere la carta hrm:tta dal. nmperatore che recava l'ordine di acrestarlo il giorno dopo, insieme a suo fratello, e di chiuderli nella fortezza. Il Granduca fremente si indignò, abbassò la testa e fu deciso d i proporre l'abdicazione. La stessa sera di questa orribile notte, il Granduca cenava con suo padre. Sedeva a tavola vicino a lui. Immaginate la loro situazione inconcepibile! L"Imperatore crede che suo figlio voglia attentare ai suoi giorni ; il Granduca si crede condannato da suo padre alla prigionia! Mi hanno detto che durante questa cena sinistra, il Granduca starnutò e rimperatore volgendosi verso di lui gli dissi con aria eStremamente triste e severa:

«Vi auguro, Signore, che i vostri yoti si compiano».

Due ore dopo era morto.

• ..

Prima di entrare nei particolari di questo spaventoso avvenimento riferirò delle circostanze che ci riguardano. Il gene rale Bennigsen, molto conosciuto da noi perchè aveva fatto con mio marito molte campagne du rant e la guerra di Turchia, veniva spesso a trovarci. Noi ascoltavan1o con interesse i suoi racconti suiia campagna di Persia fatta durante il re. gno di Caterina II, il suo piano per la con. quista di Costantinopoli e tanti altri parti. lari che dimostravano la saggezza e la grandezza di questo sovrano. Il 6 marzo, Bennigsen venne di mattina da mio per par. largli di una cosa molto importante, come diceva, ma lo trovò assai sofferente, a letto; ritenne che non era in condizioni d'ascoltarlo e gliene dimostrò il suo dispiacere assai viva. cemente ed anche con una certa impazienza. Senza questo ostacolo, è molto probabile che Bennigsen avesse l'intenzione di rivelare il complotto a mio marito che l'avrebbe ascoltato da uomo d 'onore e da suddito fedele Tale confidenza avrebbe avuto conseguenze incalcolabili. La sera dell'li marzo, tornò da noi per dire che partiva la notte stessa; che i suoi affari erano finiti e che aveva fretta di la. sciare la città. Si credeva che Nicolas Zubov fosse partito per un incarico. Così non dubi. tavamo di nulla. M io marito, benchè conva. lescente, stava in basso, nel suo appartamen. to, Mme di 'Taranto dormiva in una camera v icina alla mia quando, la mattina dopo, mol. to presto, udii nella mia camera da letto il passo di un uomo. Aprii le cortine del mio letto e vid i entrare mio marito. Gli doman. dai che cosa desiderava.

« Prima di tutto, rispose, voglio parlare a Mme di Taranto».

Guardai l'orologio e vidi che erano solo le sei. Fui presa da inquietudine. Credetti che fosse accaduta qualche disgrazia o che ci fosse qualche ordine di esilio per Mme di Taranto. Specialmente quando la vidi gettare un grido di terrore. Ma mio marito mi venne a dire che l'Imperatore era morto il giorno prima di apoplessia, la sera alle 11. Confesso che questa apoplessia mi sembrò sorprendente e incompatibile con la costituzione del principe, ma non ebbi alcun sospetto della verità. Mi alzai in fretta; Mme di Taranto si vestì per andare a corte a prestare giuramento. Benchè assa i debole, anche mio marito vi andò.

Mentre Mmc di Taranto si preparava, ar. rivarone mia cognata Neledinski e Mme Ka. lytchev, mia cugina. Ci stavamo perdendo in congetture su questa pretesa apoplessia, quan.

do entrò nella mia camera il come Cn t>;;;, l. nipote di Mme di Taranto e aiutante J i , .un po dell'Imperatore Paolo l. Il suo viso lido e triste ci colpì fino a un certo punto. I l giovane era stato trattato sempre bene dal. l'Imperatore; era g iusto che lo rimpiangesse

Sua zia gl i domandò dei particolari su quel. la morte. Egli si turbò e i suoi occh i si riem. p·irono di lacrime Mme di Taranto gli disse: « Parlate, dunque! Qui non c'è nessuno di troppo».

A1lora, con voce spezzata disse : « Questa notte l'Imperatore è stato as. sassinato ».

Questa parola produsse in noi un effetto spaventoso. Ci mettemmo tutti insieme a pian. gc re e la nostra piccola aduna nza divenne l'immagine di un dolore lacerante Mio ma. rito tornò disgustato e d isperato per quello che aveva udito.

La mattina dc!r l l marzo, mentre Koutais. sov aspettava l'Imperatore nel cortile del palazzo, per seguirlo a caval!o, un contadino, o per lo meno un uomo vestito a quel modo, si avvicinò a lui e lo supplicò, con grande insistenza, di prendere la ca rta che gli presefltava, in cui erano scritte cose di grande importanza, che l'Imperatore doveva sapere il giorno stesso. Koutaissov con la mano destra teneva le brig lie del cavallo di Sua Maestà; prese la carta con la sinistra. Dopo la passeg. giata, si cambiò il vest ito per andare da!J'I m. peratore, e , dimenticando il foglio del con. tadino, vuotò solamente la tasca destra, come e ra sua abitudine e se ne ricordò solo il giorno dopo; era troppo tardi. Paolo era morto e la lettera svelava tutto il complotto.

La notte dall' 11 al 12 marzo, uno o due battaglioni di Preobrajenski furono condotti nei cortili e intorno al castello. Li comandava Talyzin. Fecero credere ai soldati che dove. , ano trovarsi là per salvare l'Imperatore, la cui vita era in pericolo. Pahlen restò con loro. Bennigsen, i Zubov, Kazarinov, S kariatin, tre ufficiali delle guard ie, Uvaro'' e il conte Volkonski salirono all'appartamento dell'Imperatore che dormiva. Un ussaro di quell'infe. !ice principe li fermò. Uvarov e Volkonski lo colpi rono Uvarov gli dette una sciabolata in testa e lo costrinse a lasciare la porta. L ' ussaro gr idò :

« Salvatevi Si re! »

Gli assassini ent rarono. L'Imperatore sve. gliato dalle grida de ll'ussaro, era saltato dal letto e si era n ascosto dietro un paravento. Essi ebbero un momento di terrore, credendo che fosse fuggito. Ma lo scopri rono subito, e, Bennigsen parlando per primo, gli annunciò che veniva a leggere l'atto di abd icazione. Vedendo il principe Zubov, l'Imperatore gli disse:

« Anche voi, principe, siete qui? »

Nicolas Zubov, ubriaco e audace, disse.

« Perchè tante storie? E' meglio andue diritto allo scopo ».

Si gettò sull'Imperatore, che voleva fuggire dalla porta che conduceva dall'Imperatrice, ma la trovò disgraziatamente chiusa. Non potè fuggire.

Nicolas Zubov lo spinse; egli cadde cotendo la tempia all'angolo di un tavolo e svenne. Gli assassini allora si impadronirono di lui; Skariatin si tolse la sciarpa e lo strozzò Lo rimisero sul suo letto Bennigsen restò con parecchi altri a guacdia mentre Pahlen veniv J avvertito che tutto era finito. ( contiJuld )

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17 agosto. Dunque mia cara ti scrivo oggi è mercoledì irl}posterò dimani giovedì, e forse tu mi avrai già scritto Ti scrivo solo per dirti che domenica ti aspetto vieni presto almeno alle cinque pranzeremo, ovvero mangeremo in. sieme, e passeremo una qualche ora bene ; mi pare di àverti lasciata tranquilla, e che ora non avrai più dubbi sulla mia affezione, e sono persuaso che u n 'altra volta non sarai tanto se vera su chi veramente ti vuole lx:ne Non mi vuole sortire dalla mente il modo strano che ti pre sentaste domenica scorsa, è vero che mag g iore prova di affezione non potevi darmela, ma se riusci va al cont rar io di quello che è stato, cioè che io non ti da va le pro ve le più c hiare clelia mia innocenza chi sa wme rebbe andata, e credo che non sareste stata molto a pentirtene. Vedi che mi ci fi sso ora che sc ritto e andato bene, figurati se era di versamente! Perciò non bisog n a mai esaltarsi non stando insieme tante sono le com. binazioni che possono nascere.

Io spero che quando saremo a Firenze e p otremo scriversi o vedersi a nostro piacere sa. re mo più tranquilli Sono qui nel mio studio, con un caldo .1troc.:, con un sonno pure che ogni tanto dormo, e non sò perchè noiato :

il migliore tempo è questo che scrivo a te, e pensando a stamani che mi abbracciaste con tanto piacere con quella tua bella faccia aperta e ridente, ed altrettanto fa il tuo amico aff.mo un bacio. Addio Partirò alle 10,10 e imposterò Gio v.

Giovedi 23 s ettembre Mia cara e buo na Amica, Come mi avevi promesso aspettavo la tua lt:ttera ma forse non avrai potuto io ti scrivo perchè è necessario e poi sò che ti fa piacere. Sabato vado via e vado a SancaHiano paese poco distante da Firenze, ci starò fino al 30 del mese corrente. Forse ci tornerò ma te lo sc riverò farai le tue ammirazioni dei perchè ma oca ti spiegherò tutto: ecco come va la cosa A Rosignano come aveva detto di andare non vado più, e non verrò nemmeno a Faugl ia, e mi dispiace molto perchè sa Iddio se ti vedrei volentieri, ne sento tanto il bi. sogno come se avessi sete e non potere bere, ed io ho ed avrei sete dei tuoi baci, e vorrei sentirmi str ingere forte forte dalle tue brac cio.; ma non si può e bisognn rassegnarsi perchè questo cambiamento ?

Troppo l ungo sarebbe il dirtelo e punto d i vertente questioni d ' interesse, i quali m i

tengono triste , e mi danno tanti pensieri, da un giorno all'altro mi si varia il mio maledetto destino basta lasciamo andare il tuo amore mi compensa e mi consola in mezzo a quest o imbroglio dove io sortirò. Quando rileggo le tue, resto meravigliato come tu mi vogli a così bene : bada bene questa meraviglia non t; stupisca perchè io ho così poca stima di me che mi pare di non interessare ad alcuno ora a noi. lo tornerò a Firenze il primo ottobre, e forse ripartirò , ma caso mai ti scrivo, però è necessario che prima che tu parta per Marti in ogni modo tu scriva per dirmi come devo indizzarti le lettere là e informarmi come le ri ceverai ; bisogna che tu pensi che a Marti troverai gente peggiore che a Fauglia, perchè a Fauglia sono sicuro che nessuno si occuperà di te , mentre a Marti tutti gli occhi saranno a guarda rti ed a pensare come fare a scoprire se ri cevi lettere, e da chi. Là pure non verrò ormai è meglio sacrificarsi stai s icura ch e se anche non ti vedo, e non ti tocco, ma t 1 vedo bene con la mia mente come tu mi vedi nel mio ritratto che tanto g raz;iosamente mi dici «che mi parli e se ti sento ».

Ora ti lascio senza dirti che tu pensi a mc perchè sei tanto buona che ci pensi bastante. mente, ovvero assai , solo ti dirò che tu s ti a

f
..
J... III IJN

tra ny udiJ t: go Ja paù l he puoa la l.tmpag n a e ao ! ta darò un grosso bac io tuo a ff. G iov.1nna

Dunentaca' o dana : Osse rva bene ch1: se non ra l e vo con J"inJic azaone che ti ho Jetto ao non ti >Cravo a Martt perc hè a Fauglia fui d primo, è vero, ma sape·va come f a re, e con t h a ave, a d ' affare, ma a Marta è molto d i ffe. aem e , la ci è un sc:menzaio di malignità : posso sniverti assicurandola ma face ndolo sempre potrebbe dare sospetto, fermo in posta, ma tu potrai prender!a? vedremo.

2 Gtonnaio

Ho tmpostato la lettera a ore 2. Un istinto mi diceva che qualcosa ci era qui all ' Acca. demia difatti trovo il tuo telegramma; di. mani sentirò la tua lettera e ti manderò J'o ccor. rente .Adelasia ho fissato e fisserò il resto .A ore 3 dopo imposta to ci è stato la persona di Via Venezia a dimandarmi se ci erano no. tizie. Dimani le dirò tutto. Sono molto con. tento tuo Nanni

Venerdì mallina o re 9.

.Aveva pensato bene ieri sera non spedìrta 1:1 presente perchè : questa matttna entro nella

A ccademia il custode lungo lungo con delle mani che pajono pale da levare il concio mi Jà tre lettere. Una poco importante, e due care perchè una tua, ed una del mio buono eJ uni co amico Martelli, ed eccomi a risponderti. Lunedl eri trista e scoraggiata, e per di più ti sentivi poco bene, q uesto mi d ispiace molto! ma non devi scoraggiarti, io sarò sempre qua per darti una mano sai bene che per na. tura non posso vedere dell'infeli ci immaginati poi quando voglio bene, è vero che io pure ho una brutta stella, e questo convi<:ne avvi. lirsi? non davvero! parliamoci chiari : se un gio rno ti trovi fuori d'impiego, e non sai do. ve andare ci sa ranno le mie braccia che ti rac. cog li eran no ; non ti sgomentare, faremo i no. str i desinari qui allo studio, e provvederemo a c he tu possa stare onestamente, come meriti : lino al g iorno che tu convegnentemente sarai collocata e sttmata dalle: persone dove anderai , io avrò sempre cura della tua quiete, e repu tazio ne , interessa :1 n:e, e a te però bisog na fare le cose con molto giudiz io , e ben calco. late, lascia in un CafltO quelle triste parole « cosa sarà di me » Se la Signorina sia un poco uggiosa , captsce forse non si sentirà bene, e foase sarà per me che la mamma le abbia detto qualcosa? ogni volta che ci penso mi fa nno ridere c redevano che per il suo bel viso fossi t a n to servo umilissimo da voltare le spa ll e a una lx-Ila e buona figliola come te; anzi maggiormente ho preso ad a. ma rti non solo perchè tu sia bella e per il puro materialismo, ma invece perchè sei sola al mondo e stra n iera e non hai nessuno che t i protegga nè ti tratt i bene ; non ho dimenticato m ai quelle parole che mi dicesti una volta in Villa : «non ho nessuno ch e mi vogli a c-d allora capii che avevi bisogno di un cuore buono, ed onesto che ti sapesse comprendere, allora pensai essere io e lo sarò, certo lo tro. \"as t i non tale da offrirti belle cose ma come sono e nulla più mia buona amica abbi co. raggio e sei si cura che non è solo l'amore che questo può ,ma vi è unito l'affetto che \'i può essere fra due buoni amici ... Se andavi a Napoli come r estavo io pensaci ! .Anche la tua amica tedesca è simile a te, ma lei ha la fortuna di essere capitata da buona gente e veramente di cuore. Ho piacere che siate ami-

t: '1 'ogla.a te ben <: , Jc, C:>) e rc multo b uvna ; ragaoniamo un poco

Non prec ipitare a laso arc la « Cas.1 >> dt rv che quanJo tu trattata malamente, fattt rispettare c questo lo otterrai facendo scru polosamente ti tuo dovere, quando sarai qut tara i il tuo pi a no, ed intanto vedrai come pen ; o c he le spalle al muro in qua lunque caso cc: l'hai c: sono io e come ti ho detto c i arran g eremo meglio c he si potrà. M a fai in modo che nulla c i sia a dire del tuo servizio, che, s ia un dispiacere per la Signorina a perderti, che te a !asc iarla, ora a me. Cosa fo a Firenze ? diverto no anderò come ti ho detto a S:mpsc iano e ci ;tarò bene per. chè sono da degli ami c i democratici, ma di cuore A f irenze p asseggio, lavoro, fumo, tosso perc hè fui infreddato, dormo bene, c quando mi Jc:sto vedo l'Ama ha che le dò un bacio tanto volentieri. Addio tuo come sem pre Nanni Scri vimi p ima di andare a Marti.

se t u per generosità tu \'Olesst s empre di ml capirei , sai, i l sagrifizio, e t i pare che io potrei pennetterlo? !

La malignità del pubbltco il segnarti a dito, il dire sei l'arrllnte del vecchio lilx:r. tino dell'egoista . il vederti allontanare ogni occasione del tuo bene' essere - e questo per me per causa mia - non resisterei a un simile rimorso. No cara bisogna pensarci, e seria. mente credo che avrai più stima di me parJandoti così, che se al contrario mi occupassi poco di te altro che il momento di goderti, ed al il resto ci pensi chi vuole sono d i questa pasta! Queste r iflessioni combinate fra due veri amici e onesti mi fecero impres. sion e e sono tanti giorni che giro ora quà, o r a là, e mi si sono fisse in testa c he ci penso c molto, e tanto; ed allora dopo tanto pensare m i sono dato l' assolu to dovere di seri. verti e dì fartele chiare, e cosl quieto la mia coscienza da ogni e qualun qu e responsabili t à!

Un ro,·escio di medaglia lo vorrai, e perchè Aila b11 u n a Amah a t\lartedì 26 Dee. non sia tanto amara la pillola lo desideri ed Ieri fu una soppresa e un pensiero gentile, i! questo: Per acquetare la mia coscienza, e lo gradii tanto. Ti dassi c he volevo scriverti anche per la mia posizione di fronte a te, e e che avevo un pensiero f isso qu esto pensiero alla società, non vi è che un mezzo. e un dovere, e na sce d a un destino da chi

Primo: Ti sciolgo da qualunque impegno non è nato ne egoista ne birbante, rac- pe r quanto morale che hai con me, e potrai d i. cogli rutte le tue forze e il tuo buon senso, sporre della tua persona quando ti capita s enza spaventarti, perchè non c i è nulla d a un partito convegnente, sicuro ed ones"to spaventare. O senti : Sere sono owero a not - lo sono, e sar ò sempre pe11 te il tuo vero, e te avanzata io, e Diego s i e ra nella sua stanza buono amico, il t uo angelo, colu i che potrà uno difaccia a l'altro fumando e prendendo cons igl iarti, e darti soccorso quando tu vogl ia u n ponce ; parlando ora di una cosa, e ora e ce n ' è sia il bisogno; io n o n ti lascio, di un altra s i giunse a fare un esame della non ti abbandono, non sono sazio di t e, anza nostra vita passata, e presente ; non si trovò ne ho molto desiderio, sempre pronto quan do n ulla che la nostra coscienza potesse essere tu voglia, e tu lo desideri, ma non voglio macchiata, ma anahzzando atten t amente si tenerti legata al mio brutto aestin o che alla trovò che la mia onestà, e l a mia coscienza mia età è linit o sperare. potrebbero macchiarsi se non rimedio in tem- Ecco il consiglio, e la conclusione per tuo po, per non trovarmi in preda a rimors i, e a interesse. Vorrei che comincian do dalle perumiliazioni. Ri corderai come è nato il nostro sone che sa nno di noi c he dicessi tu/lo è finiamore, e come è ancora in buon essere, non nit o, così se il tuo avvenire si aprisse ma si sa come è nato, ne si pot r ebbe sapere co - gJiore possa tu avere campo di app rofittarne me finirà ; ma qui è il punto più senza inciampi , e senza chiacchere come finirà Pensiamo un pò : Se desider i vedermi, e come vorrat e Cosa sono io per te ? vecchio , povero, e quando, ora possiamo approfittare della s enza un avvenire, e senza speranze, e non stanu · e dopo nella strada ogn'uno da se, avrò ne ho neppure più la poesia dell a gio. che abbia l'apparenza di non avere a ltro da ventù che fida con tanto coraggio, e tanta comune. Avrai spero tanto cuore buono, e fede nell ' avvenire di tutto aff rontare e spe · buon senso che non sono un tira nn o, ne sono r are, non l'ho più !... e tristo ma è così... cattivo, che queste mie parole non sono det con vieni? A cosa t i sarò utile? A tate ,o state dettate che solo a fine di bene, e Il mio amore la mi :l rcl:lzione che ti fa ? sono figlie di un cuore onesto, e sincero come: tutto ti toglie, e nulla ti d:t : ti toglie il modo semp re è stato e sempre si conservera. Se di farti una posizione onesta di formarti ho sbagliato compatiscimi, se ho torto rnè Jo una famiglia, di sceglierti un buon gio va ne dirai · tu sarai i l mio g iud ice : ma non c red o che con il titolo di un buon marito onesto Addio a quando ci vedremo per tua rego la possa levarti dalla vita poco lucrosa e umi. domenica non sarò a Firenze necessità di fa. laant e del ser vire altrui; e questo lo fai per me, miglia come ti scrissi mi chiama a Livorno per non essermi a carico, per starmi vicina, Tanti baci d a l tuo sempre affezionato me ntre to rnan do in Germania god r este della Nanna vita patronale di famiglia e star bene tutto Se potreste scappare in settimana ( se c red i) capi sco mia cara , ne sono uomo da permet avvert imi. Quando ti accen nai alla German ia terlo. Se un g iorno i tuoi parenti ti dimm. di un ritorno , non fu per vederti allontanare dassero conto del tuo passato e cosa da m e, fu come un ipotesi, come punto d i ed a me pure cosa dire ?. paragone - quando si effettuasse un tuo nuo. Tante volte g ià in un modo, o nell'a ltro vo stato un nuovo avvenire lo deside r erei h<' dette le stesse cose; e ve ro; e tu mi qui almeno per avere il bene d i vede rti rispondeste c he non t' i m p o rta : ma a me e quando giungesse il giorno che io c hiud essi incombe l' obbl igo di repli ca rle, e · chi potessi tu almeno saperlo : addio d i calcola nd o: che io da oggi a cinque, o seti o , vogJimi bene, e stimami : ma rifletti a anni ne avrò sessanta ma un uomo che ha ses- Q. ello che ti h o scritto santa anni e di poi anche più, tuo la natura si ribell a non vuole roba che non o ,X-r.;. ' tocca ; e la cacc ia via ; come resterei io ? - Il· R"""""' d Aru d • & c , 3> '

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RIVISTA QUINDICINALE

ANNO l • N. 3 • ROMA

15 AGOSTO 1939-XVII

ESCE Il l 5 E Il 30 DI OGNI MESE

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Roma, Largo Ca•a lloggarl n 6- Te l

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PETIZIONE AL PAPA PER CR ISTOFORO COLOMBO. Ottocento e' cinquanta prelati rli tutte le hanno firmato una pt'tizione al Papa, chiedendogli che venga accordato il titolo di Venera. biU! a Cristoforo Colombo. (l/ Me11aggero, 3 agosto 111119).

UN AVVISO ECONOMICO. FRAGOLA Uccidesti sogni miei p iù belli. Mi circondo gi orno c notte di mus ica perchè mi ti avvicina idealmente (come ti avrei voluto) con patetiche melodie. Fra giorni sarò egua lmente Vanamente ti pre· parai tal gentile sorpresa. Considerando tutto tuu passato, piangerai tardi un giorno migliore fc,icità perdute tua sola colpa. Compresi quali illu· sioni ti dominano vogli o clusificartele nem· meno. Godile tuo beneplacito. 6929. (.l..d TribJifla, 4 agosto 1889).

IL PIACERE DI GABR I ELE D'ANNUNZIO. • Ed ora una franca parola all'autore di questo volut. tuoso e triste romanzo. Egli è ancora nel fiore de lla giovinezza e ha già dato tre vo i umi di versi, quattro di prosa. In tutti vi sono qua e là , delle forti note umane, e delle larghe c sane pitture della vita; spe. cialmentc nella seconda metà deli'/Jaolla, oel San Pantalt'one, e nelle Elegie roma"' · Ma in generale la nota predominante e caratteri s t ica è quella di un raffinato s ensualismo d ' artista. Si levi in più spirabile aere; e ci dipinga la vita nel suo vario, sacro e terribil e dramma; c allora anche nelle voci della Natura udirà la solenne e malinconica voce dell'V · manità. Rammenti questi versi del Tommaseo:

E se a te ptnutt nrori vma in core e CCi'Che ambasce la precO« bnu.sia ; p<:II'\U. aUOil'a a i rtrt afhnn' CtM: sui deJ:li urnuu Piovon fitti. innatabi.h. ('()l(lle i d i un dJ ttftno! (asci - e lasci per sempre - questo teatro di m o rbidi d1 eccezionali, di artificiosi personaggi. Cc h ha ogg i dipint i, magistralmentc dipinti. Ora basta •· Enrico Nencioni (L'Illustrazione Italiana, 4-11 ago. stn 1889)

DA ROMA A MILANO IN VELOCIPEDE Ieri, alle 5 pom., due soci della Società V e loci· pcdistica romana, signori Edoardo Fanfani e Francesco Zampini sono partiti in tand<'m diretti a Milano; percorreranno la linea Terni, Fo ligno. Spoleto, Fano. Pesaro, Rimini, Bologna, Parma, Pi a. ccnza.

Essi contano di compiere questo viaggio di circa 800 chilometri in 6 giorni (l/ M tt<aggn-o, 5 agosto 1889),

da. in apparenza simile a quella che, fino a pocht anni fa. portavano tutt i i corpi mus icali. Realmente però questa spada costituisce una novi tà degna di ammirazione, e che fa o n ore alla inventricc dittA Con tardo e C. di Torino L" elsa è di ottone, il fodero di cuoio nero, pure guernito di ottone alle eslremità. La spada contiene un intero e completo lt-ttarino. Dal puntale esce il piedestallo formato da cinque colonnette di fetro, tenute insieme da altre quattro traversali. Dall'estremità superiore esce il leggio c l'elsa si trasforma in un elegante portacandele. (// 1\ftu aggno, IO agosto 1889).

L'OCCUPAZIONE DI ASMARA. L'occupazione di Asmara ha avuto luogo la mallina del 3 agosto. per parte del generale Baldissera in persona, eh·era partito nella no tte da Ghinda con due battagl ioni di truppe regolari e due di indigeni, acco mpagnati d a due batterie di montagna. Nòo ci fu upposi· zione di sorta e il nostro generale cominciò subito i lavori di f o rtificazione. (L'/1/unraziolle /ta. liana, 11 agosto 1889)

EDISON A PARIGI. Qui giunse Edison. Scese all'Hotel Rhin, piazza VendOme. Si fermerà una quindicina di gio rni: quindi visiterà Firenze, Roma e Napoli. Non parla il fraocese. E" sordissimo. Rifiuta ogni festeggiamento. (C orriere di N111oli, 13-14 agosto 1880)

LA POPOLAZIONE D'ITALIA Vltali a conta 105 abitanti per chilometro quad rato; l'Austria-Ungheria ne con ta soli 6 l, la Germania 84, e la Spagna 33.

L ' Ital ia entra in lizza col Belgio, l'Olanda. la Gran Btetagna, che, tra gli Stati europei. hanno la mag· gtor densità di popolazione. Dal 1871 ad oggi la popo lazione italiana è aumentata di circa quattro milioni. Le nascite superano le morti del 10 10 mille in media La Francia conta solo 71 abitanti pe r chilometro quadrat o, c la delle nasciste è stata negli ultimi qualtro armi di soli 26. (Il Meuaggno. 14 agosto 1889).

MISERIE OPERAIE IN AMERICA SI sta facendo in questi giorni negli Stabilimenti d·America un ' inchiesta a quella che ha cau>ato. due anni o r sono. una si viva emozione in lnghil· terra, sulla situazio ne materiale e sui salari in una parte della classe operaia.

LA GUERRA AUSTRO-RUSSA. Lcord Churchill tenne qui un discorso. Egli disse credere· che una guerra austro-russa sia prossima ed (i/ Me uaggn-o, l agosto 1889)

l LA SALUTE DI BISMARK Le cattive notme che corrono sulla sa lute di Bismark hanno indettn molte societi ed università a spedi re una gran quant ità di telegrammi e lettere a Varrin

Rispondend o all'Università di Erlangen, il canee!. liere dice: "Grazie a Dio, la mia salute non è stata mai tantn buona come in questo momento ; e se io desidero che si mpntenga lungo tempo cosi è perchè ho qualche speranza di assicurare al mio paese ancora qualche anno di pace o. (l/ M' ssagg,o, l agosto 1889).

UNA CITTA' INVASA DALLE PULCI. Il Gaul"is annuncia che la città di Bar-sur-sein e nella desolazione per una terribile invasione di pulci. La città è diventata inabitabile. La gente emigra in massa. Non rimedio possibile, ce n'è da, per tut· to, salgono, mordono, mangiano, resistono perfino all'acido fenico.

Il sottoprefetto, però, resta coraggiosamente al suo posto. (Il M'u au,n-d. 3 agosto 1889)

IL CONGRESSO DEGLI ANTIVACCINATORI. Prossimamente a Parigi si terrà un curiosissimo con. gresso. E" quello degli antivaccinatori i quali sottopor ranno ai congressisti il voto seguente :

c Le lega degli antivaccinatori, convinta che l'igicn.: sola c non il pus vaccino può far sparire il vaiuo. In, rec lama la liberiA vaccinaz ione d ella rivaccinuione c l'abolizio ne di ogni obbl igo legis lativo o amministrativo su que sto soggetto o (Il M n.aggn-o. :l agosto 111119).

LA MORTE DI FELICE PY AT. Felice Pyatmorto l'allra sera, nella sua villetta di Saint Graticn, presso Parigi - aveva 79 anni.

Fu il più rivoluzi o nario di questo secolo, poichè si trovò i n guerra co ntro tutti i go· · vNni della Francia, tranne che con quello della Comune, forse perchè di breve durata. E F"l: Pyat eca nato da legittimista.

Si affermò alla vita pubblica vigorusamentcombattendo il governo di Carlo X; nel 1:.44 r r::>· tesrò con tutte le sue forze contro la sped:1:on e francese a danno della repubblica romana; n el 1858 pubblicò un ' apologia di Felice Orsini Nel l 1171 prese parte al moto che d oveva il governo di V crsailles e nel 11!73 doveva essere cundannato a morte, avendo egli votato, nel periodo della Comune. per l'esecuzione degli ostaggi.

Dal 1849 fino alla rivoluzione del 4 settcm· bre 1870 Pyat era stato condannato da tutte le g•u· risdizioni, dall'Alta Corte fino alla polizia zionale.

Contava al suo passivo 212 mila franchi d'ammenda. una condanna alla deportazione. venticinque anni e cinque mesi di carcere, cinque anni di sorveglianza e dieci di interdizio ne Scrisse anche delle commedie e dci drammi. (// 6 agosto 181!9)

LA MORTE DI BENEDETTO CAIROLI. Stamane. alle 7,15, in seguito a sincope, moriva l"onn· rcvole Benedetto Cairoli, nella villa di Capo· dimonte. Il re ha inviato co ndoglianze, a nome della famiglia a donna Elen a Cairoli, e l' on. Crispi in nome dd governo. (Il M essaggt>ro. ? agosto l 889).

UNA SPADA MUSICALE. La banda di porta Ticinese a Milano ha inaug urato il suo wandc uniforme. abbcllitn daii'•AAi unta di una spa·

Le informlioni raccolte per le indagini fatte non sembrano essere molto soddisfacenti Si sono so.•· perle a New York delle case intiere occupate da l'perni e da o peraie. ammucchiati in tante stanze dt pochi metri quadrati, c obbligati a fare. per tirare innanzi la lnro vita, det lavo ri eccessivi. Agli uni si fanno cucire a macch ina de i ca lzon i in ragione di 3 lire e I O centesimi la. donina; ad altri per un s alar io massimo di IO lire alla sei· timana si f a nn o eseguire tutte le cuciture di sed ici pdnou al giorno. (// Messaggf!ro, 15 agosto 1889)

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1!.. 16 OTTOBRE 1937, l'« Economist », che passa per il più autorevole periodico d'econo. mia e di finanza, scriveva: «ciò che accade da qualche settimana sui mercati mondiali è assolutamente senza precedenti. I sintomi ca. tastrcfici palesatesi nelle borse di New York e di Londra proprio quando pareva che la ripresa fosse pienamente avviata non sono ance. ra suscettibili di una classificazione precisa ed obbic:ttiva. La improvvisa caduta ha annullato di un colpo gli sforzi di anni ed anni di faticv. sa ripresa; ma l'opinione pubblica è ancNa ottimista. Per quanto riguarda la Gran Bretta. gna si nota che tutti i sintomi e tutte le mani. festazioni del suo ambiente economico sono in netta contraddizione con le cadute verificatesi in Borsa. Unico punto dubbio è quello dell'esportazione e due elementi avranno gran peso : randamento dei prezzi e lo stato degli affari negli Stati Uniti. Quanto al secondo punto si riconosce di essere di fronte ad un enigma. l crolli di Wal Street finiranno prima o poi di influenzare tutta la vita econom ica americana. La situazione economica inglese i: troppo lega. ta all'economia mondiale per non esserne in. fluenzata a sua volta » e concludeva « la situa. zione economica è anche compromessa dalla situazione internazionale ».

Con queste dichiarazioni alquanto contraè. ùittorie e caotic he i noti «competenti » redat. tori dell'« Economist » davano prova di non sap<.rsi orientare dinanzi ai fatti della nuova crisi e l'incomp rensione veni,·a ancora una volta nascosta e mJ.scherata dietro la nebulosa espres. sione della «situazione internazionale».

Il franco seguitò a slittare e subl una ulte. rore svalutazione del 26% oltre quella del 33% già avvenu ta nel 1936. N egli Stati Uniti sì attribui al New Dea! l'intenzione di togliere alla borsa di New York la posizione di predominio nel mondo finanziario e i titoli dello Stato vennero rifiutati sul mercato. In Francia sorse il problema dell'aumento del prezzo del pane. In Finlandia, nella Danimarca, nella Sve. zia si crearcno associazioni, consorzi gruppi d1 c ommercianti e di produttori per resistere alla con cor renza ed alla caduta dei prezzi.

In Italia invece il fenomeno che tanto pre<Xcupava i governi e i finanzieri dei governi de. mccratici non fu quasi avvertito. Gli è c he da nei già da vari anni il Du ct aveva dato un pieno e netto chia rimento di ciò c h e sta, n dC· .:adendo, con la definzione sinterica e compren. si va di «crisi del sistema »

L '« Eco nomist » non ha mai voluto n cono scere questa verità ed ha contin uato ad anna. s pare sulla mobile rete di vecchi principi eco. nomici per trovare una spiegazione delle crist c he dal dopo guerra in poi si seno succedute

Nei paesi democratici ncn si è fatto chl muovere sterili critiche alle reali zzazioni italia. ne senza comprendere che l'andamentO dei falli avrebbe presto otardi costretto tutti i popoli civili del mondo a seguire la linea tracciata dal.

MANOVRE SUL TICINO

l' Italia Fascista. Fin dal 1919 nel discorso di P1azza S. Sepolcro il Duce affermò l'esigenza · di organizzare la vita economica sotto l'egida dello Stato; con la politica finanziaria del Mi. nistro De Stefani si iniziò l'attuazione del pro. gramma, fino a giungere alla promulgazione della Carta del Lavoro, alla costituzione delle organizzazioni sindacali nel 1927, al discorso di Pesaro nello stesso anno, alla creazione delle corporazoni nel '34 alla rea lizzazione dell'au. tarchia nel '3 5. Contro questo movimento, che presto fu seguito dalla Germania nazionalsocia lista, i paesi democratici , hanno continuato incessantemente la loro critica pur non potendo negare le evidenti realzzazioni. Sempre l'« Eco. r.cmist », d1e è stato il corifeo di questi critici, nel settembre del 1936 scriveva: « il fascismo, dcpo tutto, non ha prodotto alcuna politica eco r c mica criginale. E' vero che la palude è stat o: riscattata e splendide strade, ed edifici sono stati costruiti, ma le ore di lavoro sono state prima allungate e poi abbreviate, gl i inte ressi sul debito sono stati prima ridotri e po i riaumentati; le pigioni sono state tagliate e il valore reale dei beni fondiari è stato aumentato». Ma nonostante questi contorcimenti dialettic i per tentare di presentare sotto falsa luce le realizzazioni fasciste, anche i paesi demonatici, hanno dovuto mettersi sul piano J ell' intervento statale costretti da.! l'inesorabile s\olgimento dei fatti.

In Inghilterra si comi nciò con gli accordi d; Ottawa che costituirono già una prova del cambiamento di indirizzo dell'economia britan. ni ca \·erso l'intecvensionismo statale e \·erso l'economia chiusa. Alla fine del 1 934 fu costitu ito un fondo (Cattle Fund) per sovvenziona. re i produttori di bovini ed incoraggiarli ad aument:ue gli allevamenti; ma come riconobbe il « Bulletin quotidien » del 25 ottobre 1937, ''gli sferzi fallirono e le misure furono insuffici enti per operare un adeguato rialzo' de i pruzi » Non si può, infatti intervenire senza prestabilire l'ordine ed il coordinamento degli interventi; occorre i nnanzi tutto organiuare le forze economiche come si è fatto io It alia. Il GoYerno inglese, il 6 luglio 1936 espose alla Camera ae1 comu ni un programma per una de(J Sa azione in favore dell'agricoltura, m a le for. ze economiche operanti secondo gli interessi inJJ\ idualistici, opposero una accanita resistenza Tuttavia il governo riuscì a dare un ca rattere co rporativo ai provvedimenti : venne costituta una commissione centrale per la produzione delle carni con la rappresentanza di tutte le categorie interessate (non è questa una corporazione?) con il compito di regolare la concessione di premi in ragione dei prezzi e dei costi al fine di ottenere che la produzione del bestiame raggiungesse il fabbisogno nazionale.

Il finanziario del Tesoro ha fornito quest'anno alla Camera dei comuni alcuni dati sui contr ibuti concessi dall 'erario alle attività economiche inglesi : dal l gennaio 1932 fino a tutto il 1938 fu erogata la cospiçua somma di oltre 52 milioni di sterline, escludendo, s"intende, gli aiuti forniti alle industrie c he Ja. \"Orano per gli armamenti. Ma v'è di più. Si è giu nti anche ad impostare una vera e propria politica di difesa delle materie prime nazional i, di sfruttamento autarchico delle risorse esistenti. Il programma britannico per l'assistenza ed il sovvenzionamento delle industrie della navigazione civile h a stabilito infatti, un premio più eleva to per costruttori di navi a , vapore ed un premio ridotto ai costruttori di navi a

L t Q l'l A N D l M A N O V l'l • D. L L' A N N O X V Il

petrolio, con l'eviJcnte scopo di favorire Il consumo del carbone che è materia pnma nazionale e di ridurre l'importazione del petrolio l circoli navali non furono troppo soddisfatti di ciò perchè videro v in colata la loro scelta sul sistema di propulsione da adottare nella marina mercantile, ma dovette ro pie. g arsi perchè la politica autarchica e g l' interessi dello Stato s'impongono infine an che nei paes i più accanitamente legati alle concezioni indiv idualiste Il Ministro della d ifesa nazion ale c reò nel 193 7 un comitato (Comitato Falmo uth) con l'incarico di studiare la possibilità e la convenienza di produrre petrolio sintetico dal carbone. Dopo le critiche messe ag li studi fatti in I talia in questo CamJ><>, non vi è dubbio che si è data cosl una soddsfazione all'incorregibile « liberi sta inglese »!

Ma più interessante an cora è quanto sta av. venendo nel campo dei tessili. Il paese padrone d e l cotone, l'Impero che possiede la famosa lana d'Australia, si è dato a tutt'uomo all a produzione di fibre artificiali. Il 26 m a rz:> sc orso Mr. Lew a nome della « Rayon and Silk Association » attaccava violentemente la « vecchia e piuttosto decadente industria cotoniera » la quale, del resto, secondo una relazione distribuita ai membri del Parlamento, dal 1912 al 1937 ha ridotto la produzione di circa il 40 9Q E l'associazione del rayon intende ma: dare ancora con metodi corporativi; essa ha proposto che venga creato un comitato del rayon che r;rppresenti produttori, tessitori, filatori, manufattieri e perfino operai. canto il « Cotton Bill » ha creato un comitato per l'industria cotoniera (Cotton industry bo-

GRAN D l MANOVI<E T ED ESCHE DE L 1909 ard ) e si sta discutendo per istituire un organo superiore che coo rd in i l' att iv ità d i questi due comitati socondo << g l interessi dello Stato }).

L'« Economist » accoglie a denti stretti questi programmi di org anizzazione w rporati v:t. Il 23 ottobre 1937 scriveva: <<si ri conosce ampiamente che l ' industria cotonie ra si trova in pessime acque e che se m isure energ iche fossero state prese quando era il mom ento, (già, quando l'« Economist » attacca va l'inetrvento dello Stato nell'economia!) le condizioni f.trebbero infin itamente mig liori.

Ciò che avviene in Inghilterra avviene an che nell'Impero L'Egitto, per difendere il p roprio cotone e per raggiung ere l'autarchia nel campo d ell e cotonite, ha appli cato fin dall'aprile òel 1938, una lunga serie di dazi dog anali protetti. vi sulla importazione dei tessili con g rave dan. no anche dell'industria inglese. In Australia si fa una intensa propaganda di stampa contro la creazione di industrie del rayon e del fiocco. Perfino l'India cerca d liberarsi dall'importa. zione del cotone inglese, creando localmente industrie per le fibre tessili artifi cali.

Negli Stati Uniti d'Ameri ca l'autarchia e la org anizzazione attuale delle forze economiche, per quanto caoticamente impostate, sono da tempo una realtà iocootestabi le. Neg li Stati Un iti il problema fondamentale è sorto sul terreno sociale Col venir meno della p rosperità fittizia del dopo-guerra, e cioè subito dopo il 1929 cominciò, a fare progressi il movimento operaio sicchè nel 1933 il Governo fu costretto ad emanare leggi per tutelare gli operai , crganizzare la forza del lavoro, stabilire i salari. Il « N.R.A. » riconobbe ai lavoratori la

ltbertà di assoctazione, ma l'azione d1 coordi. namento dello Stato f u così caotica sal tua ria e contraddittoria che il Wagner Act ripristinò la libertà della domanda e dell'offerta del lavoro fino a che la cos idetta organizzazione « verti..:ale » dei lavoratori uscì dalla Federazione americana del lavoro e fondò il «C.I O » dando luogo a confitti di og ni genere. In ogni modo nel 1936 (diec i anni dopo l'lta.lia fasc i- · sta) si g iunse alla regolamentazione dei sal a ri minimi io ben l 7 Stati e il 14 giu gno 1938 fu promulgata la legge che fissa la durata massi. ma del lavoro in 40 ore settimanali e il salario normale minimo in ragione di 40 cent all 'ora Anche la Francia da tempo si è avviata, attra verso mille contrasti che ne annullano l'efficacia, s ulla strada dell'intervento dello Stato nell'economia; ma anche qui l'azione è condot. ta caoti camente perchè non si è voluta comprendere l' importanza e la unive rsalità de l « sistema fascista ».

Ovunque (nella Jugoslavia ove si sv iluppa l'industria della cellulosa; nell ' Olanda ove s i aumen tano i dazi per una serie notevole di " rodotti allo scopo d i favorirne la produzione autarchi a ; nella Turchia ove si standardizza e si co ntrolla l'esportazione; nella Romania ove si crea un'organizzazione unitaria deg li esportatori ; nella Sve zia ove fin dal 1938 si è crea ta una centrale di acquisti, la « Dragofa », per i g enieri colonia li e un'altra centrale di acqui sti, l'« Ask », che organizza i grossisti ; nella Finlandia ove è stata creata analoga organizzazione commerciale, la « Tukkukunta »), s i riconosce la necessità di modificare il vecchio « sistema » economico.

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DIEGO DIAZ scoprl l'isola nel giorno di San Lorenzo, capitandovi sopra mentre seguiva la delle Indie, e la chiamò l'Isola di San Lo. renzo. Editti di Luigi XIV le conferirono suc· cessivamente i nomi di « Francia d'Oriente» e di «Isola Delfina», ma la geografia non ha tenuto conto di queste denominazioni ufficiali e ha continuato a chiatnatla con il nome colto da Marco Polo nei racconti dei mercanti arabi: Madeigascar. La terza isola del mondo, dopo Borneo e la Nuova Guinea, con una superficie pari a quella della Francia e dei Paesi Bassi, non si lascia cambiar nome dal primo venuto, come un isolotto qualunque delle Indie Occidentali.

I francesi però, a differenza dei portoghesi, non si limitarono a imporre all'isola nomi pe·

rituri. Il cardinale di Richelieu diede alla Compagnia delle Indie il diritto di tenerla occu. pata per dieci anni e il capitano Rigault andò a costruire in una baia semideserta una cittadella-magazzino, vi scolpl sulla porta i g igli borbonici e il nome: F01't-Da11phin, e fondò cosl «/es droils impreuriptibles » della Francia su Madagascar.

A quei tempi non si concepiva la coloniz. zazione che in funzione delle Indie e delle spezie; i continenti non erano che l'hinterland degli stabilimentr costieri, ai qùali si appoggiavano i velieri che andavano a caricare pepe e chiodi di garofani nei fondachi orientali. I francesi quindi rimasero a Fort-Dauphin e sulla costa senza spingersi verso l'interno Qualche volta le navi che arrivavano a portare i rifoc-

nimenti di viveri e di not1z1e non trovavano r:essuno ad aspettarle : gli indigeni avevano massacrato tutti. Ma non era un danno irreparabile, chè gli indigeni, senza ins1stere nell'ostilità, lasciavano altri coloni prender il posto dei morti.

Nell'interno delJ'isola c'erano altri conquistatori, venuti dal mare come gli europei. An. che l'Estremo Oriente ha avuto forse dei Colombo e dei Vasco da Gama intenti a cercare la via marittima dell'Estremo Occidente: quattro secoli prima che gl i europei avessero il dubbio di un mondo abitabile là dove Tolomeo aveva situato la fine del mondo, una grande spedizione di malesi aveva approdato misteriosamente nel Madagascar. Per salvarsi dai nativi e dalle febbri, i malesi erano saliti sull'altipiano centrale e vi avevano fondato uno stato i cui monarchi dagli interminabili nomi c: dal colorito olivastro si erano subito preoc. cupati di fare dell'imperialismo e una politica di confini naturali Tutti i popoli dell'isola fino alle « Acque Sante » e cioè al mare che la ri chiudeva dovevano ubbidire allo Stato « Hova »; così aveva detto l'erede di Andria. masinavalona, il gran Re Andrianampoini. merina, il Luigi XIV di Ma,dagascar, e suo figlio Radama il Grande aveva compiuto 1l suo voto. Sakalava e Betsileo si erano dovuti sottomettere alla superiorità militare dei malesi. Massacri e riduzione in massa aUa schiavitù concludevano le vittorie di quelli : ma i betsileo di Infandana, la cirtà assediata, « pre. ferirono darsi da se stessi la morte racconta ·1l missionario Padre la Vaissière, e si riunirono sulla roccia a picco sulla quale è costruita ia loro città. Qui con gli occhi bendati accom. pagnandosi con urla e canti, cominciarono, · l sotto gli occhi sgomenti degli bova, una danza infernale, che doveva condurli fatalmente :t cadere nel precipizio. E molte migliaia di per. sc:1e perirono in questo modo».

Raggiungendo la costa, lo Stato bova trovò ad aspettarlo l'Europa. Cerano i francesi a Fort-Dauphin e a Tamatava, e gli inglesi all'Isola Maurizio, occupati a scambiarsi dimo· strazioni navali e bombardamenti in nome di Giorgio III e di Napoleone l. Sir Robert Farquhar capl subito il partito che poteva trarre fomentando un irredentismo malgascio ? proposito degli stabilimenti francesi : segnalò alla corte di Tananariva che dietro quei fortini e quei depositi di merci stavano « /es droils », e mandò per incoraggiamento fucili, munizioni, un istruttore militare per insegnare a servirsene e quattrocento tuniche rosse della fanteria inglese. Alla testa di queste forniture britanniche Radama il Grande i francesi, e conquistò Fort-Dauphin e Tamatava:.. alla sua morte, vi erano ancora mmmercianti europei nel suo regno, e missionari, ma sovrani incontestati dell'Isola erano i discendenti dei naufraghi malesi d eU·Anno Mille. Radama morl a trentatrè anni come Alessandro Magno, ma non per un bagno intem· pestivo: «tornato a Tananariva da T31llata va, la Capua malgascia, mocl, secondo gli uni della malattia di Francesco l, secondo gl i altri roso dall'alcool fornitogli dai paesi civili ». Quest'ultima fu la ·versione accet· tata ufficialmente, e tutti i bl!rili di liquori trovati nelle cantine di certe furono con. dannati a morte: « flagellati e insultati, coperti di catene, i bacili regicidi, dcpo di avere, per mezzo di uno stregone ventriloquo, chiesto perdono della loro cclpa, furono precipitati

11811 1 LA
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RIEOINA RANAYALO
lE IL PRIMO MINISTRO DEL MADAOASCAR

dall'alto di una Rupe Tarpea tananuiviana ». (.jna donna succedeva al «Napoleone malgascio », in:tugurando il suo regno con que atto di severa giustizia. Cosl aveva stabilito Andrianampoinimerina sul letto di morte Il vecchio monarca era di opinione che è meglio far regnare l e donne che gli uomini, per una semplice ragione genealogica: infatti, diceva, la d iscendenza è sicura soltanto per parte della madre. Ma nel caso della principessa Ranavalo, forse c'era anche un altro motivo: cert i affetti familiui raggiungevano nelle famiglie bova l'intensità che avevano in quella degli Atridi, e Ranavalo, nipote e nuora del Re, era p robabilmente anche sua figlia.

R.anavrJo vuoi dire «limpid a acqua argen tata »; era un'acqua estremamente potabile, e generosamente se ne dissetavano i dignitari di Corte, purchè fossero di famig l ia nobile, giac. chè era questa la sola preoccupazione della mo. rale con iugale nell'isola di Madagascar, e pene gravissime er2no comminate agli amanti d.i .:asta diversa ln una sola notte dell'anno questa legge veniva sospesa : quando si celebra. va il Fanandrana, l a festa del Bagno della Re· gina. Allora il Sobbotgo San Germano e la Suburra d i Tananariva potevano liberamente «cc. noscersi » e anzi la legge puniva l e ripulse.

Ranavalo aveva quuant'anni quando sall sul treno, ma è fama che non li dimostrasse, e che { ancora una bella donna allorchè, tre anni dopo, H enr i l.aborde sollecitò udienza Balzac diceva che per un borghese una du. c hessa ha sempre trent'anni, e lo stesso può val ere per una -regina malgascia e un disgraziato naufrago: Laborde a Corte fece carriera in poche notti, divenne «Quindici- onori », generale d'artiglieria, e dopo nove mesi dal suo arrivo, la Regina io gran gala, montab sulle spal le d i un cerimoniere negro, si recò al Sepolcreto Reale per annunciare solenne. mente allo spirito del Re defunto che le era finalmente nato l'erede al trono : e non era un principe olivastro come tutti gli bova, m.& « bianco- rosato », proprio come il monarca aveva profetizzato io punto di morte Sotto l'influenza intelligente di Laborde, il Madagascar compl grandi progressi : « senza operai e senza strumenti, racconta il padre Pio. l et, Laborde fondeva cannoni, fabbricava fu. cili, polvere da sparo, vetro, porcellane e can. dele ». Purt roppo però, per i suoi sentimenti di francese, i cannoni e i fucil i fabbricati da lui fecero le l oro prime pr ove proprio contro i suoi compat rioti. La Francia non si era mai rassegnata a rinunciare al Madagascar, ma ogn i volta che aveva cominciato qualche tenta tivo d i riconquista delle posizioni perdute, era acc aduto che una rivoluzione d i Parigi l'avev!l clistratta. E poi c'era l'Inghilterra che f aceva di tutto per ostacolare la penetrazione fr2n cese, e non sempre era possibile alla Franc ia passar oltre gli ostacoli inglesi : Ma quando Ran avalo eman ò un editto col quale tutti g li europei residenti nell' isola dovevano sottomet. tersi a lle leggi malgasce, le due nazioni rivali si trovarono d'accordo per una dimostrazione navale : le l eggi malgasce significavano la pro. va delle pillole velenose per ricoooscere se un imputato era innocente o co lpevole, Ja vendita in schiavitù, e l'obbligo di lavorue nelle opere pubbliche Due navi francesi e una corvetta inglese si presentarono davanti a Tamatava U govematore bova temeva più la collera di Ranava l o che i cann oni anglo.francesi, e rispose al bombardamento riuscendo a colpire una delle

navi francesi; poi fece una sortita contro le truppe eli sbarco, e l e mise jn fuga catturando sedici francesi e quattro inglesi, le cui teste recise furono alzate sugli spalti come un gran pavese a celebrue la vittori a di Ranavalo su i due più grandi Imperi della terra.

Ranavalo sul suo trono, nel palazzo Reale di Legno, ci rcondata dai grand i dignitari son. vestiti come un:l mostra retrospet. ti\'a del costume militare europeo, si sentiva invincibile e inatt:lccabile Per r2ppresaglia del ordinò b chiusura di tutti i porti al commercio dei bianchi fino a quando non l e fosse stat:l pagm un ' indennità di 15.000 piastre; ma quando i commercianti dell' isola Maurizio e della Riunione s i quotuooo per mettere insieme somma, la Regina non .

volle accettarla : pretendeva di riceverla dai loro governi, e alla fine fu necessario farle sapere ufficialmente che quella somma le ve. niva consegnata a nome dei remoti sovran i d i Londra e di Parigi. ALlora soltan to i porti fuconti riaperti, ma solo i porti, giacchè nell'interno d ell'isola IUnavalo non voleva nes. suno. Non ci voleva nemmeno i m.ission ui , i «preganti», come venivano chiamati Questi erano stabjjjti nell'isola dai tempi di Radama, attray;rso alti e bassi di simpatia govematJva a vevano potuto condurre a compimento - l'edizione della Bibbia in lingua malgascia e l'i nsegnamento di qualche inno liturgico ai convertiti. Molti d i questi confondevano ancora Gesù con il capostipite della Casa Reale d'Inghilterra: ma non mancavano i megliq in-

"AMP'LOIIA : P'UGA DI VII TOllO

formata , e i conservatori hova si accorsero con scandalo che costoro onoravano la verginità e davano il maggior numero di renitenti quando si celebrava il Fanand,.ano : non fu loro difficile convincere Ranavalo che a tollerare quella gente si mettevano in pericolo le fondamenta stesse della società.

Una grande persecuzione fu ordinata dalla Regina: invecchiando, Ranavalo diventava bigotta, e timorosa del corruccio degli Dei hova. l missaonari furono espulsi, e per sloggiare quelli che resistevano la polizia malgascia fece invadere la loro abitazione da serpenti; i neofti di buona famiglia furono abbandonati nelle sabbie mobili, gli altri incatenati in file di sette o otto e condannati a vagare nella foresta, l'ultimo rimasto vivo costretto a trascinarsi appresso i morti.

Il principe ereditario Rakoto, il « biancorosato», un poco per l'influenza di Laborde, uno poco per quella di alcune letture, fece quello che di solito fanno i principi ereditari r.elle età feudali : cospirò con lo straniero cont ro la madre. Napoleone III, ricevendo una sua lettera che chiedeva l'intervento francese negli affari dell'Isola, desideroso di non spiace re all'Inghilterra, mandò a domandare a Lord Clarendon cosa avrebbe pensato di un condominio anglo-francese in Madagascar. Lord Clarendon rispose che non era il caso di pensarci, ma, a quanto afferma indignato il Padre Piolet, fece avvertire Ranavalo dell'intrigo di Rakoto con i francesi La vecchia Regina non temeva la Francia, ma l'idea di una minacc ia nascosta nel suo palazzo le fece perdere la testa : si affidò al partito reazionario del ministro Rainiohary, e i supplizi ricominciarono. Migliaia di indigeni furono massacrati , precipitati nei burroni e condannati alla ca tena. Tutti i bianchi furono mandati via, anche Laborde. Il prestigio di questi servi ancora però a qualche cosa : condannati alla prova del veleno, la Regina ordinò che le loro pillole fossero mangiate per delegazione da alcun e galline, tame quanti erano gli imputati. Tutte le galline morirono.

Questo fu l' ultimo splendore Imbaro di Ranavalo la Grande Una sera su Tananariva volteggiarono fiamme rosse e sparirono sulle colline, e nella notte seguente una musica cbe !lessuno suonava fu udita attraversare le vie deserte, salire verso la Reggia e passare e spegnersi nelle tenebre. All'alba Ranavalo era mo rta. La sua opera morl naturalmente con lei. Rakoto appena suJ tronO' proclamò la l ibertà dei culti e del commercio. G furono resistenze, congiure in un senso e nell'altro Rak oto fu assassinato, il partito « vecchio-hova » spall eggiato dagli inglesi tenne testa ferocemente a quello « giovane-malgascio » incoraggiato dai francesi, e nelle foreste, nelle sterminate pianure intorno a Tananariva le 6Je deg li incatenati d'un partito incon travano le file degli incatenati del partito avversario e si assalivano a morsi e ad unghiate Su questo disordine inguaribile regnarono ancora delle

Ranavalo : Ranavalo II, Ranavalo III, ma certo l'ombra dell'altra protestava indignata contro questi casi di omonimia

Alla fine il Generale Gallieni varcò con i tiragliatori algerini la « Frontiera delle A cque Sante», demoll la reggia di Tananariva, si fece costruire una Residenza in stile « burocrazia coloniale » e mandò Ranavalo III in in Algeria.

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XAXLIO LtrPINA.CCI MADONNA 01 S PAIIAOOS ITOLIEOOJ

VICENDE DELL'AGGRESSIONE INDIRETTA

J L FATTO che i negoziati per la conclusione dell'accordo tri partito f ra l'Inghilterra, l a Francia e la Russia siano ormai da tempo arenati nelle secche della definizione dell'« agg ressione i n diretta » è straordinariamente significativo. l termini controversi e mister iosi di questa defini zione, che i diplomatici delle tre gran di democrazie europee non sono ancora riusciti a formulare con sodd isfazione comune, infatt i toccano i l punto più do lorante e più oscuro del sistema ideale e politico, dal quale è sorto il cosiddetto fronte della pace. Nel respingere anche con la forza cioè anco n la guerra, la eventualità di un confli tto provocato dagli Stati totalita.ri, le grandi democ razie sono apparentemente concordi. E nel postulato di questa apparente concordia è il fondamento dell'accordo tripartito, caratterizz:tto da una così lenta genesi. l contrasti sorgo no quando dalla generica enunciazione del principio s i passa alla sua prec isa traduzione giu ridica, anche in rapporto all'esistenza dci \'ari Stati che fanno geograficamente o politicamente corona alle grandi democrazie e pa rticola rmente in rapporto agli Stati baltici. l diplomatici del fronte della pace sono persuasi che gl i Stati totalitari abbiano definitivamente rinunciato , pe r l'attuazion e dei propr i piani, all'impiego dell'aggressione diretta, cioè de lla guerra tradizionalmente intesa, e che abbiano ormai deciso di ricorre re al metodo più rapido e più s icuro dell'« aggressione ind i retta», già felicemente applicato nell'Europa centrale e nella penisola balcanica. L '« aggressione indiretta » da parte di una Potenza cons isterebbe nell 'esercitare sul governo di un determinato Stato minore una pressione tale da provocarne, attraverso una dichiarazione :ii volontà emessa dai suoi stessi organi, l'assoggettamento automatico e pacilico a quella Potenza. In questo nuovo tipo di vio lenza internazionale ai mezzi bellici sa rebbero sostituite le armi dello spirito con risultati asso. lu tamen te identici dal pun to d i vista della stori a e dell a morale, a quelli di una guerr01 guerreggiata in campo ape rto. Le grandi demcuazie vorrebbero che dal mecanismo dell'.tccordo tripartito scaturisse, oltre che un sidi ritorsione della guerra vera e propria, an é he una garanzia per la tempestiva repressione di ogni «agg ressione indiretta».

E da tale deside ri o nasce appunto la esigenzr pr ima di definire con esattezza di condizioni quando debba ritenersi operante una « aggressione indiretta » ed in quali zone essa àebba prevedersi con maggiore probabilità. Siccome i'« aggressione indiretta l> si ese rcita non dall'esterno con la vio lenza armata, ma s ulla vo lontà stessa degli Stati, è naturale che essa richieda da pa rte degli Stati « aggrediti » almeno un minimo d i vo lontà d i accoglimento e:d è naturale quindi che il reprimere tale pres unta aggressione comporta un intervento nella '\olc ntà, cioè negli affar i interni deg li Stati

«aggred iti ». diplomatici delle grandi democrazie eu ropee hanno subito avvertito come il codificare in un accordo solenne tale intenzione di ingerenza negli affa ri di altre Nazioni significava rinnegare tutta la po lemica libertaria, della quale le stesse g randi democrazie si son fatte e si fanno valido scudo contro la politica degli Stati totalitari, e sono rapidamente arrivat i alla conclusione che bisogn ava necessariamente rendere molto elastici i termini della delinizione dell'« aggressione indiretta in modo da lasciare caso per caso all'intelligenza delle Potenze contraenti la possibilità di vagl iare se una situazione emergente dovesse considerarsi come un fatto di « aggressione indirett a » o come uno spontaneo fenomeno di mutamento di direttive politiche. Ma d'altra parte allargando l e maglie della definizione dell'« aggressione in diretta » i diplomatici delle grandi democrazie sono caduti nel pericolo opposto di giungere ad un trattato il quale non sarebbe rigidamente vincolante e lascerebbe aperta la eventuali tà che, posta di fronte ad un caso di «aggressione in. dt rctta », qualcuna delle Potenze co ntraenti si rifiuti di riconoscerlo come tale e perciò non ritenga opportuno procedere ad un intervento repressivo paralizzando l'intero meccan ismo de ll 'accordo Da tale contrasto di ragioni e di argomenti d iscendono logicamente due considerazioni, egualmente importanti : la prima è che le grandi democrazie europee sono a nimate nel corso dei negoz iati, da un particolare senso di fiducia reciproca (esse i n fatti non ritengono utile di doversi minimamente impegnare, fin quando le clausole dell'accordo non abbiano raggiunto una ferrea precisione d t contenuto) ; la seconda è che le vere colpevol i, almeno intenzionalmente, di << aggressione indiretta» sono proprio quelle Potenze, le quali si affannano J prevenirla con l'ac-

cordo triparti to Infatti appa re .con adamanti na chia rezza che la repress tcne di una «aggressione indiretta », cioè d i un radi ca le mutamento della politica estera di uno Stato, sia pu r determinato da una pressione sugli organi di governo esercitata da un altro Stato, non può attuarsi che sotto la forma di una ingerenza negli affari interni di quello Stato che si presume «aggredito». In nome di quali princi pi morali e d i quale nuovo ordine le grandi democrazie si apprestano a co ncedersi questo diritto di intervento, senza neppure sentire l'op in ione degli Stati interessati ? Non è forse lecito, proprio secondo quell e norme di libertà in ternazionale esaltate dalla stessa civiltà democratica, che uno Stato decida di mutar rotta n el suo viaggio attraverso l a storia e d i unir l e sue sort i a quelle di un altro Stato, come è accaduto per esempio dell'Albania nei con fronti del.I'Italia? Può di fronte ad una situazione s imile un gruppo di Potenze, che non ha alcun diritto acquisito, arrogarsi l a facoltà di interveni re io nome d i una superio re ragione morale, che consist erebbe po i nella conservazione della pace ? E quale è questa pace, alla quale le gra ndi de. mocrazie fanno continuamente ricorso? Non è forse la pace che esse riconoscono e difen. dono come tale, solo quando fa loro comodo t l fondamenti sui quali poggia il pretesto della repress ione dell'« aggressione indiretta » sono dunque fondamenti di puro egoismo egemoni co, e ciò è stato del resto dimo. strato ad abundantiam dagli scambi di cortesie che i g iornali delle grand i democrazie si sono rivolti in queste ultime settimane.

Un gio rnale francese, il Petù Joumal ( e n on un foglio degli Stati totalitar i), ha recentemente affermato che i sovieti attraverso la formula dell'« aggressione indi retta» rice rcano soltanto una g iustificazione formale per ingerirs i a man salva negl i affari interni degli Stati baltici allo scopo dichiarato di proteggerli dall'in\·adenzza della Germania naziOna lsocialista; ma in realtà per rendere possibile «l'attuazione d i una delle mète essenziali della politica russa: cioè la marc ia verso il Baltico e verso l'ovest co n la riconqu ista dei territo ri perduti n el 1919 » Naturalmente l'agenzia sov iet ica Tass si è affrettata a precisare in un suo comunicato che, contrariamente a s imili supposizion i, la Russia non intende minacciare l'indipendenza degli Stati baltici ; ma vuo le anz i sempre più saldamente garantirla da ogni manovra diretta alla sua distr uzione. L 'accordo, come si vede, regna perfetto fra le grandi democrazi e. Ognuna di esse sa a qual suo fine particolare deve rispondere la formu l a dell ' « aggressione indi rett a »; ma non osa dichiararlo ed allora pronta con tutte le altre a risuscitare per la en nesima volta la ragione della pace e dell'ordine, c ioè di un mito che di gio rno in giorno si rivela sempre più vuoto di con tenuto Se effettivamente i governanti delle g randi democrazie non fossero in ma la fede, Jo\•rebbero di buon g rado accogliere la pro. posta recentemente formulata dai due perio. d ici inglesi Sperta/.Or e News Statesman and Natio n , cioè dov rebbero affrettarsi a dich i arare al mondo quali sono secondo esse i princ ipi s ui quali potrebbe essere basata una equa sol uzione dei problemi europei.

Ma esistono sufficienti ragioni per credere che tale dichiarazione non sarà mai compiuta.

Q. c.

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FIGUOLI DI T ALLEYRAND da salutare col titolo ufficiale il cardinal Consalvi, per su:\ fortuna , non ne incontrò nè a Vienna nè altrove Il Principe e la Principessa di Benevento non ebbero prole. La colpa, però, non fu del Principe : tanto è vero che qualche suo rampollo si trova, per misteriosi innesti, nell"albero genealogico d'altre famiglie.

II signor Raymond Escholier, conservatore del Victor Hugo in quella Piace des Vosges che è essa stessa il più incantevole dei musei parigini, ha ripreso e avvalorato in un dotto libro la tesi, già sostenuta da altri, che Eugène Delacroix era figlio di Talleyrand. Questi, secoodo il signor Escholier, avrebbe sostituito il cittadino Charles Delacroix, padre putativo del pittore, non soltanto_ nelle_ fun:?:ioni di ministro degli esteri del Duettono. La perizia del signor Escholier è spietata. Egli fa osservare :

l) Che il 27 fruttidoro dell'anno V (13 settembre 1797) Charles Delacroix era stato liberato, mediante un atto chirurgico, «da un

tumore mostruoso, nel quale (così la relazione dell'atto) si trovavano confusi gli organi più delicati dell'uomo >> e che solo per l'intervento de! chirurgo egli era potuto pervenire « in diie m n i a quello stato di perfetta salute ( cosl, sernpre, la relazione) che g li ha fatto ritrotutti i vantaggi della perduta virilità » : ora il piccolo Eugène era nato il 7 fiorile dell'anno VI (26 aprile 1798): i conti, come si vede, proprio non tornano ;

2) Che, viceversa, nell'anno in cui nacque il futuro autore del MAssacro di Sào la cittadina Delacroix riceveva molto spesso il Cltt?.dino Talleyrand ;

3) Che, infine, la maschera del pittore romantico ricorda in modo stupefacente quella del sublime Girel1a.

Il Lacour-Gayet, più cauto, distingue nello scabroso problema due parti, una negativa e l'altra positiva: mentre riconosce che Eugène Ddacroix non può' essere figlio del marito di sua madre, dichiara non documentabile l'attribu2ione di un tanto figlio a Talleyrand. E chi

potrebbe oppugnare la sentenza del grave storico?

Ma il Lacour-Gayet e J'Escholier son più o mepo d'accordo nel ritenere Talleyrand responsabile d'aver fatto pubblicare nel giornale ufficiale del Direttorio proprio due settimane prima della nascita di Eugène, il particolareggiato raccooto, cosl umiliante per Charles Delacroix, della famosa operazione. Se Talleyrand era veramente il padre del bambino, la pubblicazione trasuderebbe una fosforescenza diabolica. Demonio anche quando non sapeva d'esserlo tanto, Talleyrand avrebbe così tolto la paternità d'una futura gloria francese all'uomo a cui di Il a un anno tentava di attribuire la paternità della disgraziata spedì. zione d'Egitto, ch'era invece opera ben sua. Senza vela rci la faccia per l'orrore, ammet tiarno che tutto ciò è abbastanza sudicio. E anche a un cinico il sorriso verrebbe meno ciinanzi al candore con cui Eugène Delacroix, in una nota del suo fournal accenna al co. raggio stoico dimostrato durante la crudele operazione da quello ch'egli credeva suo padre. Senonchè a rintrodurre la nota comica provvede il primo editore del Joumal, Pau!

Flat : « Forse il figlio ereditò dal padre quella forza morale che nel pittore si tradusse per mezzo d'una volontà indomita... ecc. ecc. »

E' vero che queste parole (e quelle che le precedono in cui la 1iliazione T alleyrand-De. lacroix è relegata tra le leggende) sono del 1893, cioè anteriori di più di trent'anni al.le perizie di cui sopra.

Delacroix, lac de sang hanté de mAuvaù anges

Qualcuno dirà che Baudelaire, il quale si vantava figlio di prete, avrebbe ora una ra. gione di più per prediligere Delacroix. La verità è che le maschere di Talleyrand e di Delacroix possono pure (e a me non sembra) rassomigliarsi come due gocce d'acqua: resta sempre il paradosso che il più fantastico cd esasperato dei pittori romantici debbll la vit1 al più schietto erede del lucido e libertino Settecento Dovrà dunque il cooservatore del Louvre, in omaggio alla genealogia, collocare qualche « baigneuse » di Boucher o di Pater tra la Morte di Sardanapalo e I'Entrata dei Cristiani a G"usalemme? E il curato di SaintSulpice provvederà ad appendere due o ttc ritratti di La Tour tra il Giacobbe e l'Eliodoro della celebre cappella?

Ne, se Delacroix è figlio di Talleyrand, non s'è mai dato il caso d'un figlio tanto degenere. Si ha un bel ripensare alla figura elegante e alla bocca delicatamente ironica, alle maniere spontaneamente signorili, alla conversazione incantevole e, come diceva Ba.udelaire, « nourrissante », alla sicurezza di giudizio, alla finezza di gusto di Delacroix ( questo romantico adorava Ra.cine e Mozact e detestava Victor Hugo e Meyerbeer) : tutti questi tratti ch'egli aveva in comune con Talleyrand non bastano a far dimenticare l'abisso morale che lo separa dal suo vero o preteso padre

Victor Hugo, nella prima pagina di Choses 1-11es, immagina una specie di apologo : dopo aver imbalsamato la salma di Talleyrand e averla accuratamente composta in una bara fo. derata di raso bianco, i medici ne dimenticano sur una tavola il cervello, « quel cerveUo che aveva pensato tante cose, ispirato tanti uomini, costruito tanti edifizi, condotto due rivoluzioni, ingannato venti re, contenuto il mondo»; un domestico entra e ripara alla

DE.LACROIX: AUTORITRATTO (UFFIZI) (Foto Allnarl)

sbadataggine gettando l'organo inutile nella fogna più vicina. Sainte.Beuve invece, che si rifiuta di ammettere un Talleyrand tutto cer. vello, riconosce in lui una sensibilità atrofizzata, quasi un coccige che attesti la remota esistenza di una coda. Se dovessimo prestar f:.:le alle bugiardi55ime Memorie del principe, egli non avrebbe mai perduto il senso della commozione O noo racconta che, dopo Tilsitt, dinanzi al nobile contegno deUa regina Luisa di Prussia, aveva versato la. crime di tenerezza e d'orgoglio?

Scorrendo il JournaJ di Delacroix ci si sente invece a tu per tu col più schietto degli uo mini. Vi è bensl nelle pagine giovanili l'accento romantico di chi ha letto Rou55eau e Cbateaubriand, ma della sua sioceriti noo si dubita: «Ho visto or ora in mezzo a nuvole nere e a un vento di bufera brillare un mo. mento Orione io cielo. Da principio ho pen· sato alla mia vanit i, comparandola a quei mondi sospesi Poi ho pensato aUa giustizia, aU'arnicizia., ai sentimenti divini stam. patì nel cuore dell'uomo, e oeU'uoiver so non ho trovato più altro di grande che l'uomo e il suo creatore. Quest'idea. mi colpisce. Può egli non esistere?... Oh! se tu puoi credere con tutte le forze dell'esser tuo, .t quel Dio che ha inventato il dovere, le tue irresoluzioni saranno finite» (/o11rnal, 12 ottobre 1822). No, Talleyrand giovane a tutto avrebbe potuto credere, ma non a un Dio che ha in11mlalo il do11ere. Di quella sua sensibilità Delacroix senza dubbio diffida e si propone di arginarla : «Cerca d'esser forte contro la prima impressione; conserva il sangue freddo )) (/OIIrnal, n aprile 1823) Ma il suo ideale non è già l'impassibilità di Tal. leyrand, bcnsl il contenuto eroismo di Michelangelo : « Pensare al grande Michelangelo. Nutrlsciti delle grandi e severe bellezze che nutriscono l'anima... Ce rca la solitudine » (4 gennaio 1824).

Procedendo negli anni egli conterrà sempre più l'espressione della sensibilità anche, forse, per non so che nobile pudore verso se stesso: quella « pudeur de l'attendri55ement >> di cui parla Stendhal, per ric;ordare un uomo ch'egli stimava e al quale Baudelaire amava paragonarlo. Proprio come in' Stendhal, le qualità mondane e rano in lui come una garanzia della sua libertà. Dice Baudelaire nell'Ari ro. manlirjlle: «C'era in (Delacroix) molto di selvaggio ; era la parte più preziosa dell'an i ma su.a, la parte intieramente consacrata alJa pittura dei suoi sogni e àl cu lt o della sua arte. C'era in lui molto dell'uomo di mondo ; questa parte era destinata a velare la_prima e a farla perdonare». Ora, qua l' era la libertà che Talleyrand cercava di garantirsi? Quella di conti nuare a tendere le sue reti, di fare del. l'arte per l'arte; se pure non prevaleva in lui l'a11ri sacra fames, divenuta fine a se stess a. E' noto il motto di Chateaubriand, degno di Tacito: « Quand M de Talleyrand ne coospire pas, il trafique ». E forse non poteva far altro,: quando 1'egoism9 ha distrutto ogni cosa, a comincia re, perchè ritenuti nocivi al nostro qweto vi vere, da quei sentimenti che sono la nostra vera ragion dì vivere, il mezzo diventa il fine, e si è condannati perciò a una sorta di tragico feticismo. Che in Talleyrand, nella migliore ipotesi, poteva CS5Cr quello di verificare la giustezza delle proprie pre':isiooi politiche. Nelle tarde pagine deiJournaJ di Dela. croix la sensibilità contenuta ha al momento

opportuno accenti che non si dimenticano : « E' la più grande bassezza della storia » (2 febbraio 1852, sul contegno dei marescialli napoleonici nel 1814) Perchè non si creda a uru. fiammata di bonapartismo dopo il colpo di stato del principe- presidente, riferisco quel che scriveva il 4 gennaio 1854, uscendo da un ballo alle Tuileries : «L'aspetto di tutti questi bricconi, di tutte queste briccone, queste anime di servi sotto questi cenci ricamati vi danno la nausea ». E il 23 marzo, dopo un altro b allo dal principe-presidente : « Questa abiezione dorata è la più triste di tutte le abiezioni ». Battute che richiamano la definizione che di Talleyrand dette Napoleone nella tremenda sfuriata che g li fece al suo ritorno dalla Spagna: « Tenez, vous ètes de la rn. dans un bas de soie». Dinanzi a Ddacroix, cosl vera. mente signore nell'anima, TaUeyrand fa davvero la figura d'un lacchè : d ' un lacchè, s'intende, di razza superiore, d'un rtm1es domeslicorllm squisitamente felino nei suoi crudeli rancori, inimitabilmente bugiardo, genialmen

te ladro e, al momento opportuno, impeccabilmente stilizzato nel suo atteggiamento di sfinge, come lo ha ritratto David nel gran qu.adro del SaN'e. Chi potrebbe pensare dette da Talleyraod queste parole di Deacroix? «Essere ardito quando si ha un passato da compromettere, è il più gran segno della forza ». A meno che si vogliano svuotarle del loro senso etico e farne il motto cinico d'un avventu. riere Ma ii più veto segno dell ' intimo patri ziato di Delacroix ce lo dà forse questa squi. sita vignetta di Baudelaire : « Un giorno, una domenica, ho visto Delacroix al Louvre in compagnia della sua vecchia serva, quella che per treot' anni l'ha cosl devotamente assistito e servito, e lui, l'elegante, il raffitato, l'erudito, non disdegnava di mostrare e di spiegare i misteri della scultura assira a quella brava donna, che d'altra parte stava ad ascoltarlo con una ingenu.a applicazione ».

Nessuno, ch'io sappia, ci ha conservato un aneddoto su TaUeyrand che poS5Il neppur lontanamente far pensare a questo. PJETaO

IUGaiiiO DILACIIOIII
TaO.PEO

\Tii.\fifilft IJI

NON SONO MOLTI i bambi n i che hanno avuto W1'aurea capigliatura simile a quella di Orséla Wortley. Era divisa in due sulla fronte come le due metà di un Pomo delle Esperidi, e liscia e me tallica si allungava dietro .gli orec. chi, e sulla schiena si intrecciava fino a du:: strette codi ne di topo legate con un nastro nero. Anche più splendido sarebbe parso il colore se la facci;t e gl i occhi di lei non fossero st::tti così pallidi

Quand'essa era piccola, i suoi capelli fini, ano tutti in riccioli; ma al tempo degli o tto o nove anni, i riccioli se ne erano andati via . Quand'essa era piccola sua madre la chiamava sem pre nel sarotto se c'era gente per il tè; e mostrava a tutti i riccioli d i O rsola, attorcig liandoli per farli vedere m eglio, intorno al suo candido pollice ben fatto; così quando diventarono lisci la signora Wortley ne soffrì come di una sventura pe rsonale. Ma ancora ella usava chiamare Orsola all'ora del tè : « Orsola », diceva, «è una bambina ta lmente buffa: addirittura da morire! ». Ed O rsola di sdito già la udi va dir così mentre pigram::nte

scendeva alle sue Le guance le bruciavano duran te tutto i l tempo che doveva rit rovarsi a quella tavola del tè, bersaglio di wmplimenri da parte di gente che n on conosceva. Molti fra gli amici della signora Wortley eran gente assai spiritosa: ed è una facile occasione per far de llo s pirito d1iacchierare sulla testa di una bambina e sdipanare eccentri cità recon dite dalle osservazioni di questa bambina Orsola sorrideva docilmente, e ad ogni commento si dibatteva in più astruse p rofondità. Non la f inivano di ridere di Ic i, perchè era buffa. Giù in cucina le cose non andava no diversamente Orsola usava cor rer là per rifugio, finchè un giorno la cuoca scoppi.) a ridere per qualcosa che ella aveva detto e le diss e che lei era una « Macchi etta ».

P robabilmente la signora Wortley lega,·a i capelli di Orsola così a cod a per accentuare l'aria buffa della bambina.

Orsol a prova va un amore appassionato per suo padre, ma per solito lui era fuori Tanto più lo amava pcrchè egli le voleva bene in u n modo serio; era un ucmc g rosso. che non

si abbandonava mai a scherzi, e che restav • sempre silenzioso. Avevano l'abitudine di andarSene insieme a far passeggiate ; durante le quali il signor Wortlf)' diceva due o tre p arole ed Orsola due o tre, e nè l'uno n è l'altra senti vano la necessità di raccoglierle. Egli m ai raccontava delle storie su d i lei come sua m adre faceva addirittura sotto i suoi occhi. O rsola sapeva a memoria tutte queste stonc. Le aveva viste crescere da una qualche fr as:: sfugg ita per caso da un qualche inciampo nell'espressione, fino alle proporzioni d'unr, favola ben eiaborata Spesso ella doveva stringersi forte le ma ni per impedi rsi di g rida r:! che erano tutte bu g ie. Sapeva con che le signore avrebbero riso, quando le1 avesse mostrato di stare in ascoltc Ah , n o: lei non ascoltava: lei non si in teressava m a, di nulla. L'espressione della sua fa ccia n cn cambiava mai.

« Quella bambina », disse una volta h signora Wortley, «non ha sen timenti. Non h a temperame nto. Suo padre non ha tempera. mento e temo ch e abbia preso da lui . Since-

IL BLOCCO DI TIENTSIN

ISOLA DI BALI : DANZA FANTASTICA CON MASCHERE ramente ·Ja credo incapace di affezionarsi ; mi tratta come se io facessi parte della mobilia ».

Quella notte, suo padre partiva per un lungo giro di affari all'estero; e quand'o la signora Wortley venne di sopra trovò Orsola che piangeva contro il cuscino. La signora rise con leggiadria :

« Ma· guardate che strana bambina ! » esplos<;. « Figuriamoci, perchè poi piangere in questo modo! Tutti crederebbero che tuo padre è morto! ».

«Morto!» gridò Orsola, sedendosi con un soprassalto sul letto. Le sue due codine si rizzarono dietro di lei, per il terrore i suoi occhi parvero naufragare.

« Ma no, ochina! » rise la signori!. Wortley. «Papà sta benissimo e tornerà fra poche settimane ». Orsola si distese nuovamente nel letto Ora non piangeva. l suoi occhi erano lucenti e duri. Vedeva ora una talpa, là dove 1' aveva osservata quel giorno, mentre giace\'.l nel' sentiero del giardino, con una striscia umida sul fianco molle e ombreggiato, le quattro mani rosse stecchite nell ' aria, e un debole odore. Sapeva che quella non era affatto una talpa ma sua padre. La signora W ortley scivolò via e la lasciò.

II giorno dopo, l e solite chiamate g iunse. co alle stanze della bambina, ed Orsola discese. Dal vestibolo udì le voci

« E ' davvero una bambina straordinaria; è devota a suo padre. L' altra notte quc::;ta buf. fa cosina si era messa in testa che era morto e la trovai che piangeva con gli occhi fuori della testa. Quando lui è in casa gli va dietro come un cagnolino. Li ho spiati certe volte memre credevano di esser soli; sono la coppia più comica del mondo. Ma state a sentire, dunque », ed essa com inciò a legger forte.

Il primo pensiero di Orsola fu di sca. gliarsi dentro e di strappare la lettera dalla mano di sua madre. Come aveva que. sta potuto impadronirsene? Era una lettera che aveva scritto, con ore di affanno, l'altra \•olta che suo padre era stato via. L'aveva scritta, e, appiccicato il francobollo, l'aveva impostata lei stessa. Era piena di strani giri di frase, ma che erano al sicuro sotto la custodia del padre Ma invece di entrare ella rimase come impietrata nel vestibolo, ascoltando. Qualcuno COJllÙ'!Ciava a sogghignare. Or. sola si rivoltò e arrampicò di nuovo, lentamente, su per la\.s.:al a.

« Nellie », disse alla cameriera che rammendava nella sua camera vicino al fuoco, « dl alla mamma che io non andrò ».

« Beh, sei davvero una macchietta ! » disse Nellie.

Se n è Orsola nè suo pad re avevano la be-

nedizion e di un temperamento, la signora Wortlcy in wmpc:n:so ne aveva and1e per loro. Era una creatura dai più volatili umori : era sottile, con un cespuglio di capelli alla Rossetti di un colore bruciato che si drizza. va tutto intorno alla sua testa; e in conse. guenza ella vestiva in verde giada, o qualche volta in color malva. Era soggetta a violente emicranie; facevano parte del suo temperamento, e quando ne aveva una, essa perdeva ogni controllo e pensava di essere sulla so. glia della morte. Sempre aveva paura della morte; e questo pure faceva parte del suo temperamento.

Quando Nellie portò il messaggio di Or. sola, la signora W ortley si limitò ad alzare le spalle. «Non è strana questa bambina ?» disse. « Io non ho nessuna autorità -su di lei ; nessuna assolutamente. Me ne lavo le mani».

Appena Orsola scoprì che nessuna puni. zione seguiva alla sua disubbidienza, decise che non avrebbe mai più fatto quello che su:t madre le avrebbe comandato.

Ma non fu decisione che potè esser man tenuta neppure per ventiquattr'ore. Accadd e questo; la casa dei Wortley era una casa bas. sa di stile vitto riano, con la cucina al pian. terreno ; cosicchè quando il giorno seguente la signora Wortley andò a letto col suo mal di capo nell a camera sotto a qllella dell a

LONDR.f, : B.loRRIC.IoTE DI DIMOSTRANTI

bambina, si trovava troppo lontano perchè Ja servitù potc:sse udirla. 01ia. ma va Nellie; ma Nellie er:t da basso con la cuoca. Oliamava Nellie! Nellie! Nellie! con un selvaggio panico nella voce; percbè il cuore le guizzava nel petto come un pesce.

Nellie non udì; ma udì Orsola, e il terrore che c'era nella voce di sua madJ:e fece nascere il terrore anche nella sua mente. Allora corse giù da lei. La signora Wortley giaceva sul suo letto, annaspando e girando gli occhi; e gettava il fiammeggiante cespuglio dei suoi capelli da un parte all'altra del cuscino. Il suo viso era molto rosso; ed ella si era tolto il vestito. Parve non vedere Orsola e scalciava con le gambe. Orsola poteva vedere le sue gambe che scalciavano anche riflesse nello specchio al di sopra del letto ; ed esse apparivano indicibilmente buffe. « Marruna », disse, «sei buffa! ».

La signora Wort1ey non le badò, ma seguitò a torcere gli occhi intorno, affannando. La bambina sentiva una specie di delizia nell 'osservare quella sua fisica degradazione. Infine la signora Wortley si accorse di Jei.

« Presto! » ansimò « Dammi i sali ! Muoio !».

Tutto il terrore di Orsola per questa parola riaffiorò in Jei ; di nuovo dia vedeva quella bella talpa umidic<:ia, le sue quattro compassionevoLI mani. E non le riusciva di trovare la bottiglia. «Presto 1 » strideva sua madre.« Muoio muoio... ».

Orsola trovò infine i sali, e si abbandonò sul letto singhiozzandc Anche la signora Wortley, per pietà di se stessa, prese a piangere ; e strinse a sè la bambina :

« Povecina », le diceva, « che farai senu la tua mamma? Sentirai molto la sua man. canza? Cara, prometti che non mi dimenticherai ». Orsola non cessava di piangere clal terrore; dal terrore della morte.

«Verrai qualche volta a portar fiori mia tomba? Margheritine, in pri maven, e narcisi ? Questa immaginazione era trop;:x> patetica per la signora W ortley. Essa incomm. ciò quasi ad urlare, e infine il suo stato Ji eccessiva agitazione si concluse nei modo più naturale : svenne.

D 'improvviso, giacque tutta bianca e quie. ta. strillò. Si coprl gli ar.eccbi con.. le.. mani per fermare il suono, e strillò di nuovo. Poi si precipitò giù per le scale. E proprio secondo la sua diffidenza per tutti non pensò di chiamare i servi tori; corse dritta fuori dell'uscio, decisa di arrivare fino dal medico; e si lanciò nella strada. Durante tutto il tempo la morte, simile ad una talpa gigantesca, corse al suo fianco. Un g rosso carro la raggiunse; eUa come un ragazzo si aggrappò alla catena e si issò nella parte posteriore. Era carica di lunghi fagotti irregolari chiusa in tela di sacco; fagotti pieni di protuberanze sui quali il carro Ja faceva sobbalzare in disordine ad ogni scossa. La schiena del carrettiere era coperta di paglia ; e di tanto in tanto al di sopra della spalla di lui filava indietro il fumo della sua pipa. Ella poteva pure vedere la punta della sua frusta; fu urtata e schiacciata da tutti quei pesi appena il carro oscillò. Queste cose, le notò chiara. mente, parvero imprimersi fino in fondo nelJa sua memoria. Non le dimenticò mai. Sen. ti va che la era in qualche posto con lei sul carro, ma non osava cercare dove. Aveva paura di quei fagotti anche prima di vedere quello che erano. Erano carcasse di pecore. La tela di un sacco si spaccò su una. ed ella potè guardar fisso dentro il suo ventre sbudellato. Si mosse, e la sua mano sci. volò su un pezzo di grasso.

BI()RA.BD Ht.f &HEM (TNid. di Alberto M.ora1'1a)

ETA GAl! BO E IL SUO OII!ETTORE OOUG LA a
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HO SCOPERTO la « petite Italie » a pocili passi dalla Passeggiata degli Inglesi, a due o trecento metri dal Negreuo, nel cuore della Nizza aristocratica, la «piccola lta1ia » , villaggio di italiani poven, per non dire miserabili, un insieme di casette antiche che sembrano appuntelLate dalle circostanti ville signorili e dalle pensioni di lusso. Villaggio in pienà città, e precisamente della città nuova perchè la vecchia è di un chilometro lontana, là, dietro quella roccaforte smantellata, mentre qui, nei cortiletti fioriti della « piccola Italia >> si sentè la campagna.

Non passerà molto che i l piccone muniCIpale demolirà il villaggio degli italiani già soffocato tutt ' intorno dai grandi palazzi; per quanto questa colonia italica sia composta di gente brava e pulita l'igiene è difficile da man. tenere, anzitutto il sole se ne rimane lontano da queste nicchie, la povertà fa il resto. Ma Ja « petite ltalie » è bella, ha il fascino dci sobborghi meridionali che si incontrano sulla costa, da Napoli in Sicilia, traboccanti di lirismo e di intimità e a modo loro principeschi, d'una riposante linea architettonica, dai colori decisi e seducenti che mettono in valore il gelsomino, il garofano, l'edera alle finestre e a lle ringhiere dipinte.

Semplici e modesti _gli italiani che vennero un dì a costrui rsi questo villaggio in riva al mare, pescatori senza dubbio, edificarono una città in miniatura, tutto infatti è piccolissimo come se vi abitassero i lillipuziani. Questo si spiega forse col fatto che quegl'italiani vivevano più sul mare che per tum. Poi il mare gli fu tolto, le dighe e la passeggiata in cemento sbarrarono per parecchi chilometri · l'accesso alle acque, i ,pescatori furono costretti a emigrar.e più lontano ancora, fu la città che stese le sue braccia e le sue gambe fino al loro primitivo villaggio, i pescatori cedettero le loro casette ad altri italiani, << cittadini » questi che misero su bottega, e di padre in figlio eccoli, tenaci, sempre lì c sem. pre gli stessi, identici agli emigrati del secolo scorso, nei loro usi e costumi.

* * *

Sono entrato anzitutto in una pasticceria catanese della « piccola Italia». Nella linda vetrinetta sono esposti i capolavori del pasticciere Calogero Indelicato. è messo in evidenza un agnellino pasquale che se lo tocchi se ne va tutto in polvere, l'agnellino è fiancheg giato da due grandi bottiglie di rosolio, la bottiglia a sinistra è il busto di Garibaldi e la bottiglia a destra è il busto di Mazzini.

«Naturalmente, mi spiega il signor licato, io appdf'lengo a una vecchia famiglia di repubblicani.'»

Nelle grandi bocce di cristallo dormono da molti anni i confetti da nozze. Le frutta candite, anche esse antichissime, fan corona alla vetrina. Ma .ripeto, tutto è pulito nella sw pasticceria, nemmeno l'ombra di una mosca. In diale\to catanese lndelilato mi chiede se voglio assaggiare qua e là le sue specialità:

« La mia bottega è a vostra disposizion e. Perchè non volete accettar nulla? »

« Grazie, signor Indelicato ; gli rispondo un po' preoccupato delle sue affettuose insistenze; preferisco ammirare tutte .queste belle cose; siete voi che le avete fatte?».

« E allora chi? Sono setta nt'an ni che mi do da fare, tutto solo, in questo negozio».

« E siete costretto, alla vostra età, a lavorare ancora?». «No, sono dieci anni che non lavoro più, ora vivo con quello che vendo gior. nalmente, d'altronde è tutta roba che si conserva all'infinito».

E il dietro il suo banco, agitan. do uno scacciarnosche, sospira.

«Ma c'è la crisi, c'è la crisi ».

« ...e nessuno entra a comprare».

«Precisamente, e ci s i fa cattivo sangue, è meglio parlar d'altro, volete un tazza di caffc ?»

N O T T l O E M O C R A T l C H E O l H E W Y O R K. Fl O R E L L O L A G U A ft O l A E L A M A R l A H A H O E Il S O H
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* *

LA SICCITA NEGLI STATI UNITI: UNA FAMIGLIA DI COLTIVATOIII I N PIIEGHIERA PER IMPLORARE LA PIOGGIA

Il pasticciere si ritira nel suo buio retrobottega e poco dopo riappare con in mano una caffettiera così sinistra. che al solo vederla mi sento già male, se mi avesse offerto al posto del caffè la cicuta non avrei provato una più sgradevole sensazione.

« Non insistete, don Calogero, continuo a ripeterglì; non ho voglia di nulla, vi ringrazio di tutto ma stamane mi son purgato».

Quando voi dite a un catanese che vi siete anche se è il vostro peggiore nemico vi laScia, dire e vi lascia far tutto, e cosi fece il signor Indelicato; con tono paterno mi chiese:

« Che avete preso? Olio di ricino? Solfato d i soda?».

«L'uno e l'altro»; gli risposi, pur di convincerlo a non offrìrmì più nulla.

Rimanemmo qualche minuto in silenzio. Sulla vetrina stava scritto che nella rinomata pasticceria del signor Calogero Indelicato sì parla italiano, francese, inglese, tedesco e spagnol o. «E chi parla tutte queste lingue? » osai chiedergli.

«Mio figlio Alfio!».

« E do è? ».

« Fino a tre anni fa era a Nuovajorca ».

«E poi ?»

« Non mi ha più scritto, ma vedrete che un giorno o l'altro non tarderà a tornare».

« E se entra un forestiero che parla in. glese? ».

«Gli rispondo in dialetto catanese».

«Ma non vi comprenderà».

«Mi comprendete voi ? ».

«Sì.

«E mi comprenderà anche lui , il dialetto catanese è capito in tutto il mondo>>.

«Ma io vi comprendo perchè sono catanese».

« Cumutu.', mi gridò don Calogero abbracciandomi affettuosamente; e perchè non me lo avete detto appena siete arrivato? ».

«Mancate da molto tempo da Catania?».

« Cinquantacinque anni, ci andai per il mio viaggio di nozze; che si dice a Catania?».

«Tutti ·stanno bene e si ricordano dì voi e tutti sì chiedono sp esso : ma perchè don Calogero Indelicato non ritorna qui da noi per aprire un bella pasticceria moderna?».

« Lo so, questo era il mio desiderio, io mi volevo stabilire al Fortino con la mia signora, ma Ciccìo Spina appena lo seppe mi fece la guerra, protetto com'era da Peppìno de Felice, allora io pigliai il vapore e me ne tornai a Nizza».

« Ma ora che Cìccio Spina e Peppìno de Felice sono morti. ».

« Sono morti? sono morti ? Ciccio Spina? Peppino de Felice?».

« Se vi dico chç sono morti potete ere dermi».

Levatosi e ritornato dietro il suo banco, àon Calogero non ritrovava più la sua calma e per un buon quarto d'ora non fece che rip"tere in tutti i toni :

« Impossibile ».

« Impossib ile perchè l ».

« Per il semplice fatto che Ciccio Spina, ca ro signore, era una personalità conosciuta fuori Catania; e vorreste dirmi chi ha preso il posto dì Peppino de Felice? San Gìu. liano, certamente! ».

«Pure San Giuliano è morto ».

Desolato, il pasticciere si portò. le mani in testa.

« Peggio del cole ra, esclamò, e allora · è Majorana che ha preso il posto di de Felice!».

« Mio povero don Calogero, anche Majorana è già m\.lrto da un pezzo! ».

Lo stupore del vecchietto non avrebbe po . tuto essere più grande

« Povera Catania; mormorò, bella città, rn.1 disgraziata! ».

Entrò una bambina.

<< Br:mjo11r, don Calogeco, voglio una mandolina, disse con una vocetta molto gentile. Il pasticciere incassò un soldo e diede alla piccola un mandolino di zucchero candito.

« Come ti chiami ? » le chiesi

« Nunziatella ».

« E dove stai ? >>.

«Lì, nel cortile».

« E tuo papà dov'è?».

«Mio papà era 1111 signore molto grand e che andava a ltworare nei/e gt"andi città, e pi:i g randi erano le città e p.itì a lungo vi r i mam:va mio papà per lavorare, e finalmente mio papà trovò 1ma città così grande e con tant o lavoro per l11i che non è piiì ritomato ».

La bimba continua a dirmi altre cose non meno poetiche e arcane che mi meravigliano t mi commuovono assai; mi trovo in un mon. do fiabesco, in un'atmosfera di sogno, in un'epoca remota e innocente e vorrei rendermene più o meno conto e non )asciarmi assopire dallo stupore.

« Nunziatella, ti piacciono i mandolini di don Calogero?».

«Un soldo un mandolino, ma non è af. fatto caro! ».

« Non eravate nato, mi risponde il pasticciere, quando vendevo un mandolino, più grosso e di migliore qualità, un centesimo appena, ora ci -vuole un soldo e non sempre si un soldo in saccoccia per comprarlo, non è vero, Nunziatella? ».

Penso che con cento soldini potrei offrire cento mandolini alla piccina e farla felice, ma la freschezza del dolci di don Calogero è più che dubbia, è meglio dunque non offrirli. Nunziatella mi conduce da sua mamma. Il cortile è metafisico. Questo cortile farebbe la gioia di de Chirico, ed è Il a dimostrare che il nostro celebre pittore non solo non ha inventato un gran che, allor che ha dipinto i suoi famosi quadri ma la sua pittura metafisica è spesso di ispirazione vera e sincera. Oggi le donne han fatto bucato, dedicandosi esclusivamente ai pedalini; tutti in fila, sono stesi non meno di trecento paia di calzette bagnate e dai più sgargianti colori. La mamma di Nunziatella fa la.. maglia e se ne sta in un vero e. proprio buco in compagnia di un minuscolo fico che le tog li e quel po' di luce che potrebbe ancora, filtrare, vive _giorno notte in quel buco, e una sepolta v1va; le SI fornisce la lana e la povera donna fa le calzette da uomo a cinque franchi il paio. Paga d'affitto c inquecento franchi l'anno Come don Calogero, la mamma di Nunziatella non sa Ila del mondo e non si esprime che in diacalabrese ; la miseria, la fatica e la solitudine la banno resa timidissima, quasi pau-

rosa; son più d1 venti anni che vive in quella nicchia, sempre alle prese con i gomitoli di lana. Nello stesso cortile, in un altro buchetto, se ne sta incastonato un ciabattino pugliese, anche lui di una ignoranza senza limiti. Aven. dogli chiesto perchè non ritorna a lavorare al paese nativo, mi ha risposto testualmente:

« Scier monJiuro, è la mema HiOJa.' ». Vorrei fa visita al fruttivendolo napolitano che ha un negozietto di due metri quad rat i, ma è chiuso, alla porta sta scritto : Si riapre al/e ore q11indici. Il suo commercio si svolge dalle dieci a mezzogiorno e dalle quindici alle diciotto. L'ho scovato al caffè vicino, caffè italiano, il fruttivendolo gioca a carte con altri suoi compatrioti Guardo !"orologio. Sono le tre meno un qua rto. Ordino un caffè che lascio intatto e aspetto che il frutt ivendolo si alzi per seguirlo fino al suo negozio; aspetto fino alle quattro meno un quarto, il fruttivendolo cont in ua a giocare, esco e vado a vedere se il suo negozio è stato aperto da sua moglie, il negozio è ancora chiuso.

Ma con che razza d'italiani ho da fare in questo bizzarro villaggio? Ma e possibile che I'Jtalia abbia dato di così strambi figliuoli ' Ritorno al caffè e mi permetto di interrompere la partita a scopa, pregando gentilmente il fruttivendolo che mi occorre un limone.

«Ne avete bisogno subito? ».

«Si».

«Andate a prendervelo voi stesso e riportatemi la chiave».

Io vado e ritorno con un discreto limone in mano.

«Quanto vi debbo?».

«Cinque soldi », mi risponde il fruttivendolo, continuando a g iocare.

Altrove questo limone costa da quindici soldi a un f ranco; e appunto quel che mi ha sorpreso di più nella «piccola Italia » è il basso costo della vita, quasi i rrisor io : un soldo il maodolino di zucchero candito, cinque franchi la manifattura di un paio di calzette di lana. cinque soldi un limone, otto soldi una tazza di caffè; se 10 non avessi un po' in or. rore la loro roba, se potessi adattarmi in una d i quelle nicchie a ci nquecento franchi l'anno, potrei vivere quasi con nulla.

Non pochi sono gli itaiiani disoccupati, in questo villaggio, eppure mangiano tutti i giorni, hanno da dormire, e c'è chi gli lava e stira gratuitamente la biancheria; infatti, per quanto miserabili, sono puliti; son tristi perch è sen za lavoro, ma educati e gentili lo stesso, e non si lagnano del loro amaro destino; mai questo villaggio ha dato da fare alla polizia. Se ci fossi venuto l'anno scorso avrei conosciuto Concetta; quando Concetta era ancora nella « piccola Italia » si udivano spesso sotto i pergolati del villaAAio gl i organetti e gli scacciapensieri. Concetta era una bella mora palermitana di quattordici anm; me ne parla ii fotografo degli ital iani, il signor Romco, che ha una botteguccia che diresti un paracqua lacerato e rattoppato; il signor Romeo espone al centro della sua vetrina il suo capolavoro :1 colori che è l'ingrandimento del ritratto di Concetta.

Un bocciolo di rosa, m'assicurava, era più bella al naturale, e chi la può dimenticare? Notte e giorno ci penso. ce la ho sempre

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LONDRA: UN DIMOSTRANTE SI Il: INCATENATO A UN CAN-CELLO PER PROTESTA: UN POLIZIOTTO SEGA LE CATENE «Si».

IL LIVELLO DEL MAR NERO

dinnanzi gli occh i, e b sua voce ? Cantava come un usignolo, era destinata alla celebrità, e filo, con pochi soldi di stoffa si vestiva come una principessa, e tutti eravamo allegri anche nella nostra miseria perchè c'era Concetta in mezzo a noi.

Concetta era nata in una di quelle casette metafisiche, pulite ma sen za aria e senza sole, e là era vissuta fino a quattordici anni e fu il rarissimo fiore di quella squallida serra. Quando divenne signorina, Je fu eccezionalmente permesso di uscir sola, non fece mai nulla di male, era una fanciulla molto seria, ma sarebbe stato meglio per lei e per noi se non avesse mai preso l'abitudine di recarsi alla Passeggiata degli In glesi. C'è una bella differenza fra il

1\'egresco e il nostro villaggio, noi poveri biamo starcene co n i poveri. Concetta cantava così bene che vinse al concorso della T.S.F. Non ci aveva detto nulla, ma quando i giornali stamparono la sua fotografia era cosi conteòta che si mise a letto con la febbre; fu una febbre che la lasciava, e poi la riprendeva e da allora non fece che deperire. Io dissi a sua madre: Se lasciate ancora vostra figlia in questa tana vi morirà, Concetta ha bisogno di venir curata, e finalmente sua madre si decise a portare la ragazza all'ospedale, non dimenticherò mai quel giorno quando vidi passare madre e fi. glia che andavano all'ospedale, caro signore, tocco ferro, ma meglio vivere da poveri e in buona salute fra questi stracci che malati in

una corsla di ospedale, fatto sta che Concett" non è tornata più, morire a quattordici anni, e bella e virtuosa, che tragedia ! Noi italiani di questo villaggio non dobbiamo ribellarci al nostro destino che ci ordina di rimanere m questa specie di ghetto, l'evasione ci costa la vita, ve:: lo dico per esperienza, il figlio di don Calogero Indelicato ci ba lasciati per andare a finire, innocente, sulla sedia elettrica; il padre di quella piccina, che aveva l'ambizione d1 lavorare nelle grandi città, è rimasto sepolto in una miniera del PaJ de Calai;; tutti quelli che hanno disertato il nostro villaggio son finiti male, e infine, Concetta è rimasta vit tima della sua ambizione. Quando viene qual. cuno e ci esorta a partire per l'Italia per migliorare la nostra: esistenza io gl i dico : Volete dunque che il nostro paese vada alla malora? Ma spesso io mi domando che ahbiamo fatto di male noi italiani di questo villaggio per esser condannati a vivere una vita cosi meschina ? Noi siamo qui tutti figli di brava gente ma gente disgraziata, fig li di un 'epo. ca senza fortuna, foglie gia lle albero italiano, destinati inesorabilmente a finir poveri e lontani, portati via da un malefico vento; per. dereste il vostro tempo esortandomi a reagire contro questa fatalità, io faccio p arte per la vita e per la. morte della piccola Italia della ca restia, delle epidemie, delle emigrazioni, delle discordie, dei disastri militari e civili, e me ne rendo conto perchè sono fotografo quindi il solo intellettuale del villaggio e forse per questo sono molto più infelice degli altri miei vicini, tante volte infatti mi dico che ho fatto male a imparare a. leggere e a scrivere e meglio sarebbe stato per me se fossi rimasto nella assol uta ignoranza, vi dico anche che i miei vicini analfabeti non sono affatto infelici, la gran de quaHtà di tutti gli italiani essendo di non sapere che cosa sia la disperazione, fra tutti gli italiani che siamo qui i disperati si contano sulle dita, non dimenticate di scriverlo sui giornali che noi non siamo disperati, è molto importante quello che vi sto dicendo che noi italiani non ci disperiamo mai e che perfino noi di questo villaggio abbiamo la fede che in tutti .i tempi è stata il tesoro della nostra razza ; potrebbero senza la fede vivere e quella donna e quel ciabattino ed io stesso e tanti altri cbe non vedete in queste tane a. pochi so!di al giorno? E notate bene, viviamo di poco o nulla ma senza abbrutirci, senza sporcarci, senza litigare, senza lamentarci, senza chiedere l'elemosina, ma come tanti aristocratici caduti in bassa fortuna che non d egenerano per così poco, e dovete credermi se vi dico che tutta la. città ci vuoi bend e ci stima, che tanti a l tri villaggi sono stati abbattuti per fabbricare i palazzi ma il nostro non è stato ancora toccato, eppure si trova al centro della città, in piena rue de France che è una delle strade principali di Nizza e di maggior traffico.

* • *

La se ra mi nella «piccola Italia »; dolce sera, gentili e timidi lumini a petrolio, pace balsamica delle Calabrie, delle Puglie è della Sicilia! O fotografo filosofo, perchè non mi inviti a cena? perchè non mi ospiti questa notte nel tuo paracqua? Fuori di qui, tutf intorno al villaggio innocente è il regno del demoniaco oro: dalle finestre del Negresco i miliardarì nevrastenici scagliano le lorQ pietre preziose nelle acque in onore del loro sovrano Carnevale, re della follia.

ANTONIO ANI.&NTE
• • Ili O 5. P A L U O l P O N T l N lE : L A R O N O A SA N l T A R l A
II... 1.\ Il 1.\ N Ct NEW YORK - VARI ASP'ETT I DEL PUB B LICO A U N A P ARTITA 01 LOTT A l l l

GIORNI FA una \'ecchia signora inglese, incerta nel passo e un po' sto rdita dalla canicola, dovendo attraversare una via di Londra, preg(· un passante di darle il braccio.

II passante era l'ammiraglio ex-ministro della Marina Duff Cooper. Questo personaggio, come tutti sanno, è molto orgoglioso del suo grado e non è mai contento quando indossa l'abito borghese. Accompagnando lentamente la signora, DÙff Cooper non potè fare a meno di dire: «Signora, colui che ha l'onore di darvi il braccio è l'ammiraglio Duff Coopec ». « Ebbeoè, ammiraglio- disse la signora, staccandosi da lui non appena arrivata sul marciapiede opposto - abbiamo fatto una bella fraversata! ». -

T ÀBU'. A Gaya, nell'India, una musulmana irritata lanciava contr:> il marito una scode.lla piena di stufato di bue. La scodella non colpiva nel segno, attraversava la finestra e andava a colpire una ra · gazza indù che passava H sotto Risultato : una battaglia furibonda (il bue è sacro agli indù). 6 morti, 75 feriti.

UN-FAlR PLAY. Dell'opera famosa del celebre colonnell.o T. E. Lawrence, Se11en Pillars of Wistom, improvvisamente l'altro giorno er:t pubblicato un capitolo rimasto finora inedito, dietro consigl io di G. B. Shaw. E' un capitolo che rivela come il co lonnello fosse convinto che le promesse fatte dagl'inglesi agli arabi per guadagnarli all.t loro causa contro i turchi, fossero fallaci, e quanto affidamento s1 possa fare del decantato fair play britannico. Scrive a un certo punto Lawrence : « Era evidente che se avessimo vi nto la guerra quelle promesse sarebbero rimaste lettera morta e se io fossi stato un onesto consigliere per gli arabi avrei dovuto persuaderli a starsene a casa e a non rischiare la loro vita per una storia siffatta. Ma io mi lus ingavo con la speranza che condu cendo gli arabi alla vittoria finale, li avrei mes9i in una posizione così forte (se non proprio dominante) che il buon senso avrebbe consigliato gl'inglesi a realizzare le loro giuste aspirazioni ».

INSEGUIMENTO. A Miami, la sorda signora !rene Hahn di 65 anni, saltava terrorizzata dal letto quando un uomo cominciò a sfala sua porta con un'ascia; si chiudeva nella stanza! accanto, ma an che quella era abbattuta a colpi d'ascia; pazza di terrore la vecchia si ritirava in un'altra stanza. Qui finalmente il possessore dell'ascia riusciva a stringerla io un angolo, e a fade capire che la casa era in fiamme e ch'eg li era un v igi le del fuoco.

DESTINO. Interrogato sulla politica di Chamberlairt nei confronti della situazione europea, G. B. Shaw ha detto: « L'Inghi lterra non si rifarà mai più di non essere mai stata invasa da Napoleone ».

SEDUTA SPIRITICA. A Fronstproof n ella Florida, i coltivatori di frutta, amareggiati da una siccità che durava da oltre sei mesi ri correvano alla sessantasettenne procuratrice di pioggia Lillie Stoat di Oxford una cittad ina del Missouri. Il suo metodo che, essa dice : non è mai stato inefficace in più di 400 prove : star seduta parecchie ore al giorno acca nto a uno specchio d'acqua di bello aspetto. Per quattro giorni Lillie Stoat è stata seduta accanto all'ameno laghetto di Reedy, nella regione è cominciato a piovere.

SUCCESSIONE. Quando il sessantaseienne « Papà » Deibler che, come Monsieur de Paris, aveva premuto il bottone della ghigliottina più di qua ttrocento vo lte nei quarant'anni della sua carriera, morì lo scorso febbraio, il suo ottantenne zio Leopold Desfoumeaux, fu nominato suo successore temporaneamente. I conoscitori però si lamentavano per il fatto che Desfourneaux non aveva la « finesse » del nipote: infatti alla sua prima esecuzione egli ci mise dieci secondi, un'eternità se parag onati ai tre o quattro secondi, in media, di Deibler. Ma la settimana scorsa, dopo alcuni mesi di severa penderazione, il direttore generale delle prigioni dichiarava che la prova iniziale di Desfourneaux era stata un completo successo, tagliando corso a qualsiasi speculazione, e elevandolo così alla dignità di Pr imo esecutore della Repubblica

ASSICURAZIONE La presidentessa Eleonora Roosevelt affermav a decisamente alcuni giorni fa: «Nessuna cosa al mondo potrà indurm.i a porre la mia candidatura per la Presidenza degli S. U ».

PREFAZIONE. La rivista francese << Toute fédition » riferisce che, durante una riunione di bibliofili, Austin Chamberlain ha dichiarato di aver letto quattro volte « I tre moschettieri >>.

LI BEllA

SE E" VERO C HE Lina Cavalieri debuttò sulla scena di un piccolo teatro di varietà a Roma nel 1894 , all'età di quattordici anni , pos. senza grave indiscrezione precisare l'anno della sua na scita situa ndola attorno al ll:l!lO. Era un'autentica bellezza trasteverina, con le guance an co ra tondeggianti déll'infa n:m e i grandi occhi ne ri dalle spesse sopracciglia quasi congiunte alla radice del naso; suo padre Florindo, capomastro, benchè discendente da una nobile famiglia marchigiana, non ;neva sdegnato di sposare una bella creatura dei dintorni di Viterbo, e nobiltà di sangue e sal ute contadina misero al mondo la perfetta bellezza di Na.talina tanto per cominciare Per aver Teonilla Peconi, la madre, difesa la· sua onestà dalle insidie galan ti dell ' architetto da cu i dipendeva il lavoro del marito, la famiglia Cavalien si trovò da un g iorno all'altro ridotta alla più tetra miseria, e certo la lezione dovette rimanere per tutta la vita impressa nella me. moria di Lina che ne fece tesoro. La madre am malata, i f ratellini da sfamare, il padre avvi. lito e senza speranza di lavo ro, questa storia poco eccezionale condusse la fanciulla ad accet. tare con gioia la proposta d i esibirsi in un tea. trino di \'arietà. La sera del debutto indossava un ,-cstitino azzurro da pochi soldi e cuc ito in casa, e il programma la annunciava come rant :mte italiana: scritturata a una lira per sera, !e sue prime canzoni furono « 01iara Stella ». « Le streghe», e« Il cavallo del colo nnello» , poi quando l'anno dopo passò al teatro del «Grande Orfeo», il suo successo personale fu st rettamente unito a quello di « Funiculì.Funi.

culà », della « Francesa » e della «Ciociara» , le can zonette che segnava no il trionfo del va. rietà italiano nel secolo passato. Già la sua bellena si era affinata e l'avviava alla g rande celebrità : da Roma passò a Napoli, e da Napoli con un salto prodigioso alle « Folies Bergères ».

A Parigi il suo nome brillava fra l e luci dei boulevards, si stampavano cartoline a-I platino che la mostravano vestita da zingara coi capelli arruffati, o nel vestito a paillelles di stella del varietà, le riviste di tutto il mondo la fotografavano seminuda o adorna come una granduchessa: Lina Cavalieri era dappertutto, sulle scatole dei sui calendarietti profumati e sulle rédames dei dentifrici. In scena, ca ntava i ritornelli cari alle guarnigioni, tenendo un f ru stino fra le mani e scalpitando come una bizzosa puledra, oppure vezzeggiava con il ventagl io o J'ombrellino. Quando passò all'« Empire» di Londra, si produsse la sua prima clamorosa avventura pubblicitaria. Nelle città dove si recava , erano feste in suo o nore, ban chetti rimasti fa. mosi per gli ospiti illustri per gli in\'itati scelti e selezionati nell 'amb;ente aristocratico e dell"alta finanza. A Londra, a un banc:hetto dato in suo onore, Lina Cavalieri conosce un grasso e ricco Maharajà che la riempie di sgomento per « gli sguardi di tremenda ed orientale bramos ia » con cui non cessa di fissarla. Non passa molto tempo, ed egli le invia un segretario per invitarla nella sua sontuosa dimora situata nei dintorni Ma è appena in carrc-zza con l 'enigmatico accompagnatore, che

il sangue di Teonilla Peconi incomin cia a far sentire i suoi impulsi paesani : appartenere a un uomo che non si ama? Ohibò! .Appagare J,, vanità di un barbaro· asiatico che ai gioielli della corona vuole aggiungere questo prezioso di pura marca europea? «Voglio tornare in. dietro ! » ordina al segretario, ma la carrozza è lan ciata al galoppo attraverso la campagna londinèse e nessuno accenna a voler fermare i cavalli. Presa dal panico, Lina Cavalieri infrange il vetro del finestrino, si precipita dalla carrozza, cade svenuta e ferita alla tempi;\: il sangue di Teonilla Peconi ha vinto ancora un:: volta, sua fig l ia non vedrà mai più il Maharajà innamorato, non cingerà la pesante corona di G , ma ch i ha detto che il ricco amm iratore volesse proporle questo e non altro ?, e l a ferita alla tempia è tale da non deturpare fortunatamente la perfetta bellezza. *

Nella vita di ogni celebre bellezza internazionale, vi è un capitolo intitolato « Percbè non divenni regina »; non manca, come abbiamo visto, in quella di Lina Cavalieri, essa però si affretta ad informarci che se non regioa divenne principessa, un'autentica principessa di Russia, il che signi1ica esserlo due volte, dicono alcuni.

L ' incontro con il principe .Alessandro Bariatinsky, aiutante di campo d i S. A I mperiale il Granduca di Leuchtenberg, avvenne a Pietroburgo, durante un corso di rappre seotazioni di Lina al teatro Kristowsky Ostrow, e precisamente a un banchetto dato in onore de l la d iva in casa del colonnello

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BELLEZZE DEL 1900: LA PRI MA A DE STRA t LINA CAVA L I, IERI
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Pavlosky : i banchetti le erano decisamente fatali. Si trattava di un ufficiale bellissimo anche lui, dedito :di'alcool come \'uole la buona tradizione russa, un po' cinico, forse, e disincantato, ma pronto egualmente a cedere nei lacci della più folle passione. « Alto, sot. tile, elegantissimo, aveva sempre nei suoi movimenti quell'armonia di ogni parte del corpo che caratterizza singolarmente, gli auten. tici s ignori », non altrimenti lo desLrive La stessa Lin a Cavalieri che di autentici signori fu sempre ottima intenditr ice. Quella sera del loro incontro Sacha fu preso da una smprovvisa e tetra malinconia : non la invitò a ballare, ma la seguì costantemente con gli occhi, si ubbriacò lino a sentirsi male, ebbe una specie di sincope, e non appena fu in grado di parlare la chiese in spesa. Lina non disse di no, e dando addio per sempre al Varietà divenne principessa Bariatinsky, come un perso. naggio d i Franz Lehar.

Dire che fu questo il periodo più glorioso c sfolgorante della bellezza di Lina Cavalieri s.uebbe un voler fare della letteratura o attribuire troppe virtù all'aristocrazia russa, perchè la verità è che Lina Cavalieri, miracolosamente, fu sempre gloriosa e sfolgorante, se vogliamo dare ascolto alle testimonianze delle varie epoche della sua vita e alle innumerevoli fotografie scrupolosamente datate.

Lina Cavalieri era al di fuori della moda, .tpparteneva a un i deale artistico come un dipinto o una statua, così il tempo poteva passare su lei senza invecchiarla. Contemporanea. o quasi, di Cléo de Mérode, della bella Otero; -dj Lydia Borelli, di Lyane dc Pougy, essa sopravvive al pallido ricordo di queste, troppo legate a un 'aria di fine e principio di secolo.

Gabriele d'Annunzio, nel dedicarle un volume del «Piace re », la definì proprio allora. nel 1900, «la massima testimonianza Ji Venere in terra», dopo di <he ogni nostra parola risulterebbe oscura.

Insieme a Baciatinsky, Lina Cavalieri incominciò una vita scapigliata quanto dispen. diosa : i suoi capricci non davano tregua, la sua sete di dominare con l'arma che Dio le data pareva inestinguibile. Bisogna ricorrere ai termini più usati per dire ch'essa

fu la regina Ji tutte le feste, di tutti i ritrovi mondani d'Europa, ammirata ossequiata ovunque. La corona di principessa le pesava certamente sulla testa sventata, e le arie di madonna e di mistica pensatrice erano riservate as fotografi, o a Francesco Paolo Michetti, che come Corcos volle farle un ritratto. A Pietroburgo la chiamavano la bella Linotchka, e la baraonda di artisti di tutto il mondo le sempre intorno a cantare osanna e a farle rimpiangere i bei tempi del teatro, La vita non doveva essere molto facile per iJ principe Bariatinsky, il quale più di una volte• dovette scontare la vanagloria di aver sposati la più bella donna del mondo, e si destreggia \ a fra l'etichetta di Corte e la sconcertantt familiarità della bohème internazionale. Ma questi principi russi avevano una gran disinvoltura. Che voleva ora questa donna an1biziosa assetata di vincere, di eccellere, di riscuo-

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tere l'applauso e l'ammirazione di tutti? Vo. leva tornare·al teatro, non più come divetta del varietà, cantante lirica, e affrontare la grande scena, un pubblico più difficile. Nessun pubblico sarebbe mai stato difficile nei confronti di Lina Cavalieri, essa lo supponeva e ne ebbe poco dopo la conferma Studiò, perfezionò il canto, lei che d'incoraggiamenti non aveva bisogno, si compiacque a sentir ripetere che «un caldo singulto appassionato arrotondava il suo canto », e divorziò dal bel tenente Sacha poichè l'aiutante di campo di S. A. il Granduca Eugenio di Leuchtenberg non poteva aver per moglie una donna di teatro.

* * *

Debuttò ufficialmente a Napoli, al San Carlo, nella « Bohème » e questo fu il trampolino che bruciando le tappe la condusse in brevissimo tempo al Metropolitan di New York seminando di applausi e ricchezze il cammino sotto i suoi piedi di angelo. Quelli che parlando di L ina Cavalieri vogliono insinuare come gran parte dei suoi successi fosse dovuta al fascino della donna anzichè all'arte e al prodigio del canto, devono essere in perfetta mala fede. Forse riusciva a trionfare senza difficoltà delle grasse soprano senza collo nè vita, ma dobbiamo proprio sospettare Masse. net, e Puccini, e Leoncavallo di aver affidato il successo delle loro opere alla bellissima attrice piuttosto che alla. cantante inarrivabile? Certo ella si difendeva nel cammino dell'arte con i mezzi di cui disponeva, conosceva gli uomini e li disprezzava un poco, cosl quando per la prima volta in Ame. rica volle assicurare il suo trionfo, alla fine del secondo atto di Fedora, strappò di prepotenza l'applauso ai buoni newyorkesi stampando un bacio genuino sulla bocca del tenore Ca. ruso. Il successo immediato e senza i giornali che l'indomani mattina la defilWano « la prima donna che bacia » nonchè « the most beautiful woman in the world », dissero che la ragione era dalla parte sua, e che per il resto rarte rimane"\'3. egualmente una bellissitna cosa. Naturalmente, partita su questo episodio scandalistico - fino a quel momento le prime donne avevano sempre finto di baciare il com. pagno d ' arte - la brillante carriera di Linot. chka doveva rimanere infermata agli occhi dei puritani di tutto il mondo ma a lei, si sa, tutto era permesso. New York, secondo matrimonio. con il ricchissimo Bob E Chanler. Il giorn J delle nozze egli le assegnò tre palazzi n ella metropoli, una immensa tenuta nel West, un grosso brillante, una rendita personale alt c;; t. tanto imponente; ma le ricch ezze non eblx·:·u maggior potere di un titolo di principessa sulla folle creatura: otto giorni dopo era già divorziata e riprendeva la sua corsa al successo, ri cca, acclamata, ca rica di gioielli famosi, come collana di lady Hamilton di cui un g torno potè adornare il sempre sottile e collo. Con Bob si era trattato più che altro di una scommessa: egli affermava di sentirsi capace di trattenere sotto il suo dominio e pe r tutta la vita, una donna come lei purchè fosse sua moglie, mentre dal suo canto Lina fra una risata e un gorgheggio rispondeva che nessun vi ncolo matrimoniale avrebbe mai potuto impedirle di folleggiare come la Traviata Nel 1905 torna a Pietroburgo, dove era stata principessa, per segnare il suo trionfo corr,c creatrice dell'opera Thais di Massenet, insieme a Mattia Battistini, e assiste, spettatrice esterre. fatta , alla ter ribile «giornata rossa » primo

CAVALIERI
LINA

segnale della rivoluzione r ussa. A Kiew la sua ca r rozza, circondata da guardie a cavallo, passa dopo lo spettacolo s ulla folla tra colpi di fucileria, urli e sibili di scudisciate : mani si tendono m i nacciose verso il finest r ino dove appare il suo profilo d i donna ricca e adu l ata. A Kharkoff la polizia le consiglia di non indossare nessu n gioiello durante 1?. rappresentazione per non dare esca al furore del popolo: si dà la «Traviata » e Li na non vuole rinunciare per nulla al suo effetto: sfiderà la folla; vivente provocazione, indosserà non una parte ma tutti, tutti i suoi gioielli. Ne ha indosso per più di tre mil ioni di rubli quando d all'esterno la folla si precipita nel teatro abbattendo le porte: quale forza opera a un t ratto sulla massa? E' la bellezza di Linotchka oppu re il canto che per un istante ha tremato per poi riprendere tutto il suo calore appassionato? L a folla si placa d ' incanto, il popolo tace, e ascolta la donna adorna d i perle e di pietre preziose, la gua rda muoversi sulla scena c ome una d i vinità da non toccare, da non offendere. Almeno così dice la storia.

Parlare ancora dei matrimoni - furono tre - d i L ina Cavalieri, diverrebbe _ alla fi ne cosa monoto na assai, se questi non stessero pietre mil i ari, brevi episodi, punti di nfenmento nel mezzo di una esistenza movimentata e felice per cause assolutamente estranee al v incolo nuziale e parlare dei suoi amori non avrebbe certamen te importanza maggiore.

Di na t ura popola na, nonostante la natura l avesse gratificata di una spog li a altamente aristocratica essa amò le cose brillanti so nore tangibili,' i gioie ll i, il lusso e l'applauso di

molti. Essere amata era netrordine delle cose, amare sarebbe stato un 'esagerazione.

Così troviamo Li na Cavalieri sposata al tenore Luciano Pietro Mu ratore un po' prima della guer ra, e divenuta questa volta, per le necessità del matrimonio, francese, come nel passato era stata russa o americana. I nsieme al celebre cantante la sua stella brillò ancora per qualche ann o di vivissima luce, poi p ian piano com inciò ad affievolirsi, travolta da avvenimenti assai più importanti

A ncora concerti, rappresentazioni all'Opera e in America concerti di beneficenza per i feriti , per i f igli e le famigl ie de i caduti, tentativi nel cinematografo, e la bellezza di Lina Cavalieri si prodigava per gli altri, pe r sè, cercando di resistere, di v incere una forza oscura che la respingeva lontano, indietro, f ra la generazione dei superstiti. Che può fare una donna nata sotto il segno della bellezza, quando dopo aver troppo fatto parlare di sè si guarda intorno e incontra sguardi stanchi, sguardi indifferenti? Riti ra rsi dal mondo? Finire en bca111é? E ra troppo p resto, e coadiuvata da suo marito Lina Cavalieri aprì a Pa rigi un istituto di bellezza. L'idea non era le donne dovevano fare a g ara per chiedere e ottenere i segreti per lun g hi anni di fascino e d i seduz ion e: chi meg lio di lei poteva detenerne l a formula magica? Fu una nuova maniera di torna re alla ribalta , di attirare l'attenzione, fa r riafuo rare i r icordi, ma fu anche fuoco di paglia, c'è una fine per tutto, e con un terzo divo rzio, meno scandalistico, meno rumoroso questa volta, la Cavalieri rientrò nelle quinte, senza applausi , senza c hiaro?.-

te al proscenio. Nei suoi incubi, la piccola Nanà vedeva sempre un castello nei dintorni di Parigi, un castello con un i mmenso g iarJino, e apparire d i quando in quando d ietro i cancelli una vecchi a da ll 'orribile volto d i megera vestita di nero : .aveva saputo che quella donna dall'aspetto di giardiniere travestito era stata una bellissima mondana celebre ai suoi tempi quanto ora le i stessa poi s p arita dail:! circolazione quando l a maschera del peccato aveva preso il posto di quella dell'amore, e Nanà, la bionda e awda creaJura di Zola, si sentiva agghiacciare le membra al pensiero di un sì triste finale.

Nulla d i tutto ciò deve aver agita to i sonnt di Lina Cavalieri: anch'essa si è rinchiusa in un castello dei d intorni di Roma, anch·essa vive separata dal mondo, tutta dedita all e cu rr: deila terra e degli a n imali, ma , bell a ancora, ha trasportato con sè i l mondo di benesse re e di gioia che fu sempre legato alla sua fel ice, e questo veramente si chiama finire in bellezza. Circondata dai ricordi innumerevolt di un passato g lorioso 9uanto teat rale, frn mob i li fine di secolo, pesanti tendaggi di velluto, soprammobili, ninnoli da prima donna , lampadari di cristallo e tappeti persiani, aggira la sua sessa ntina, grassoccia e sorridente, senza rimpianti , senza malinconia. E rimirando p.:r abitudine antica gl i specchi dalle elaborate corn ici dorate il viso tondeggiante, dalle sopracc ig l ia oramai depilate come vuole la moda, certo rivede il volto dell'infanzia, quelJo della dcbuttante di caffè-concerto, un po· commossa all'idea di appa rire davanti al p ubblico e intonare la canzone di «Chiara Stella ».

L ONDRA : BRIN D I S I 01 SE TTUA G EN A R I E ALl.E FORT U N E DE L R EG N O UN ITO
ZAX E T TO lr;{: K l !

BELLISSIMO QUADRO dalla porta a \'etri della Galleria d'Arte Moderna. La scalin:ua di piazzale Firdusi, sotto il so le, non sembra neppure ve ra: pare un sogno di un architetto liberty, con le due fontane muschiose ai lati, gli oleandri e i cespugli di rose, piante <( floreali 1>. Il sipario di pini sul fondo quasi profetizza D'Annunzio e i nuovi stili del giardinaggio e dell'arte. Ad alzare gli occhi si vedono i leoni cinti di alloro, le processioni allegoriche in travertino, i motti che ornano le mura della Galleria. Cupole d i vetro e ferro sopra ogni sala stanno a testimoniare il Progresso.

Poichè Valle ç;iulia sorse sotto il segno de l progresso artist ico. Era l'arte pittorica che teneva a battesimo l'unità d' Italia: Garibaldi , macchiaioli, socialismo, divisionismo, quadro storico e di genere, Abbruzzo « forte e gentile»· Che corteo di novità in mezzo secolo!

Si spalancano le porte dell'Arte della Terza Jtalia, dalle ((Donne sulla spiaggia» di Nino Costa, a segnare la crisi dell'insegnamento accademico ad Aristide Sartorie. Sulla facciata ci un bel cartiglio con la famosa frase: «Tutto è bello in natura dal punto di vista dell'Arte». Quanto fuoco e dis involtura! «Era un corbe llare fino e reciproco, ora gli entusiasmi quarantottini della

Lega, ora il pizzo del Cabianca, la bazza del Fattori, la bocca del Signorini, gli occhiolini del Rivalta e il nasone di Nino Costa rac. conta il Cecioni di queg li anni - Questa coglionella andava poi a scaricarsi sui classici e specialmente sui Greci poichè non si pote va capire che a quell 'epoca potessero essere stati occhi, bocche, bazze di quella specie 1>.

Questo lo spirito dei tempi. Nelle sale ecco il « vero » artistico: occhi, nasi e bazze. E su le opere come su le parole, l'aria del tempo, quella delle « 99 discussioni artistiche » e del Caffè Mi chelangelo. l pittori vestivano in maniera «artistica » ; si sente il pizzicare delle chitarre e l'odore dei bracieri di carbonella nelle stanze fredde. In fondo, ecco il desiderio di P a rigi , di tramonti nevosi sui bo11/ev<mis e sui Jungosenoa, e delle signore d i Bo ldini in veli, velluti, sete nere, con la boccl rossa e il viso bianco. Se Milano e ra la capitale morale del Regno, Firenze era quella artistica, piena di emigrati dal Veneto e Lombardia, di penJionati al ritorno da Roma ; e i pittori diventavano, alla fine , sempre più paesani e malinconici. ·

Così, a Valle G iulia, sarà bene cominciare da Nino Costa. Bellissimo nome, sulla bocca di pittori e modelle, in tutti gli atl:lim, come su quelle dei co-mmilitoni fra il fragore

e il polverone delle banat; lie garibaldine. Fcr tunatissimo, inoltre, questo trasteverino Porta Portese che in titola i suoi quadri << U n bacio dei sole morente alla pineta odorosa >) o «L'ultimo bacio della terra al cielo». Nacgue nel 18 26 e a ventidue anni faceva le prime prove guerriere nella Legiçme Romana, sotto T rev iso e alla difesa di Vicenza. Poi dopo la Repubblica mazziniana del '49. dal ritiro di Porto d'Anzio, come allora si diceva, rinnova la pittura italiana Bell'uomo e robusto, alternava il pennello con la spada: la campagna del '59 lo vede cavalleggero d'Aosta a sfolgorare per i piani lombardi; Parigi e Londra lo conoscono pittore; la poliz ia papalina perquisisce il suo studio di via Margutta covo di cospiratori. Pochi giorni prima che le truppe italiane si affacciassero sull' agro romano, si butta alla macchia con pochi compagni, vivendo da bandito, a dor. mire nei fienili e a tirar il collo ai polli che gli capitavano fra i piedi, facendosi incontro ai bersaglieri di Porta Pia. Fu il primo ad entrare in Roma con i l.iberatori e non per la breccia, ma scavalcando d'impeto la barricata sulla porta. Giustamente oggi la tromb a della caserma dei bersaglieri ridesta ogni mattina gl i abitanti della sua casa di San Fr::mcesco a Ripa E' qui il suo famoso quadro rap

C O R C O S : S O G N l (P art l c o l aro) C 0 R C O S: 50 G N l (Parti c o la r O) SA V O NARO L A (8 A R GEL L l N l) L' E R E D E D l P A T l N l (P art l c o tar e - Foto A n d era o n)
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presentante una nuda ragazza in atto di acconciarsi la rossa chioma, fra bosco e rivo: la placchetta d 'ottone lo intitola: «Alla fonte»

E' questo una specie di sunto dei nomi che il quadro ebbe dallo stesso Costa. Nato come « Donna alla fontana », per quelJo scrupolo che l'artista metteva non , solo nell'opera, se di dieci in dieci anni, ad ogni nuova est>osizione cui partecipava, veniva ritoccando le sue

« Donne » ; ma anche nei nomi, divenne poi « Venere nel bosco», quindi «Ninfa alla fonte». Nel 1870, fra i sospiri e gli entusiasmi per la povera Francia che difendeva il suo onore contro gli ussari prussiani, divenne perfino « La France se renouvelle loujours ».

Ma questo poco conta. Oh divina ispira. zione! Bisogna sentire il Costa nelle sue memorie: « L' ispirazione di questo quadro io dovetti, come di frequente mi è avvenuto ad un fortuito caso. Io stavo dipingendo nella foresta uno degli studi che avevo cominciato. Distesa sull'erba, non lontano da me. era una

ragazza soprannominata la Lionne a causa della sua copiosa e crespa ca. pigliatuia color di rame, la quale viveva in mezzo agli artisti cui serviva non di rado da modella. Ad un tratto, essa si alzò in piedi e levò entrambe le braccia per scuotere i capelli delle foglie morte che vi si erano impigliate La visione era as. sai graziosa. E mi suggerì l'idea di fare un quadro in cui una donna nuda la più bella espressione della natuia si specchiasse nell ' acqua nell'atteggiamento stesso nel quale la Lionne mi era apparsa Questa che aveva amore al. l'arte, acconsenti a posare nuda nella foresta come ninfa vivente, nella tenue luce che vi penetra attraverso il fogliame degli alberi ».

Ma, nella stessa sala, .• a questo capol a· \'Oro deJI'ispiraz.icne, ben altro. Ecco il primo quadro a sogg&to sociale della Galleria Che còsa meglio del « Monte di Pietà )) di Luigi Serra per incominciare? Una vecchia donna , dal viso rugoso e rassegnato, attende i! suo turno per impegnare un fagottello di stracci. E' una vittima dei tempi, dipinta un po' perchè « tutto è bello in natura dal punto di vista dell'Arte», un po' per sfogare il malinconico soc ialismo dei nostri pittori. Quante lacrime devono aver brillato sul loro ciglio ! Quanto povero pane deve esser stato spezzato dalle mani per nutrire- un piccolo spazzacamino o una modella, fiore nel fango della città. Sorgeva allora la questione sociale e prendeva voga la parola « pauperismo » : dame e cavalieri, romanzieri e pittori soffrivano con l'umanità lacrimosa di quei tempi. Tutti fratelli, cominciavano i primi balli pro orfanelli e ragazze sedotte. De Amicis com. moveva con le sue storie di emigranti e di scrivanelli; le fabbriche mandavano bagliori e nuvole di fumo dalle ciminiere fuligginose.

I quadri sociali tedeschi dell ' ultimo ven. tennio dei secolo, muovono da questi : b.isognava essere veristi per forza ,/e calcare la mano su le rughe, sulle ombfc nere, sugli occhi miopi a meno di non possedere le intuizioni coloristiche del Torna. Ecco «Quarto Stato)> del Pelli zza; «Il Natale dei rimasti» , dove i poveri vecchi dell'ospizio si addormen. tano nel silenzio dei grande refettorio quasi deserto, e l'« Inverno al Pio Albergo» del Morbelli. E poi, qualche anno più tardi , il grande bassorilievo di Silvestro Lega, « Le vit. time del 'lavoro ».

Poveri minatori, così vecchi e costretti ad un lavoro tanto pesante. Ma forse poi non sono tanto vecchi se i muscoli ancora si gon. cosl sotto alla pelle. Sono invecchiati. Dagli stenti. Camminano incappucciati a testa bassa, con le punte dei baffi rivolte a terra. portando il loro compagno morto. Reggono piccole lampade ad olio, quali faci del lavoro umano, Bello era essere minatore in quegli anni. Nessun lavoratore era circonfuso di maggior luce d'eroismo e di pietà: si scava. vano il Frejus ed il San Gottardo Fino a ieri, poi, canzonette popolari hanno narrato le loro storie pietose. Ce ne era una, bellissima, che terminava, dopo lo scoppio del gris o11 : « Manca soltanto quello dal volto bruno ma per salvare lui non c'è nessuno». Era un mi. natore italiano emigrato nell'.A:iizona.

La parte mondana della stessa epoca era rappresentata dalla bru. na peccatrice de « La pa. rola di Dio » di Mosè Bianchi. Premevano però intorno « Refugiwn Peccatorum » e l' Abruz zo de «L'erede», pau. rosissimo quadro in cui un morto da « Novel. le della Pescara » giace abbandonato in terra, con i piedi sporchi e le gambe magre, fra una bara ed un puttino illuminato dal sole Antesignano-del« Voto», che occupa tutta una parete, fra gli eleganti e documentari pastelli di De Nittis e le« Tentazioni di S. Antonio». Morelli, eroe della rivoluzione napoletana,

F A C C l O L l : T R l S T E V l A G G
l O (F o t o A n d • r a o n)
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1p1nge d pnmo quadro the od1a1. Fu anche 1l primo c h e da bambmo osserva1 con atten. liCnt, forse a d1 que ll e ragazzze semi. '<operte S t era dtmcnucato dcii a g1oìa del .ombatt1mento, quando d1pmgeva. 1 suo e tra 1.!1<1 « Os>e>'• »! Eppure. ecco Dt Geacomo a t'.m:mi l a gloria de quellt belle giornate. ,, ::,iasuate dall'impeto degli le preme lt qucMe [b.uricate] se spargono di fenti e ,lt morti l terit1 >Onc acwmpagnate dai sold.ttt nce fossate d t Castel n uovo ed una prim.t sca n ca de fucileria annunCia agli

Jltn sopraggeungono tome i loro comgenerOSI abbtano pagato CO n la morte l ard tmento loro. Tra 1 fentt è el Morell i, al c1uale un wl po d 1 baiOn etta ha lacerato la guancia. Anch 'egl i è mcnat a Castelnuovo e vi aspetta, addossato ad un m uro dei fossati, runpetto ad u n mu(ch1o d1 morti e di monbo n di, la sorte medesima che è toccata a i tcmpagni. M a emprovvesamente l'ammiraglio

Rubert1 dà ord m e a1 soldat 1 d e arresta rsi »

L'autore de « La morte dt Cordella fra le bracc 1a d1 Re Lear >> è saho.

M a arnvat1 cos ì alla se:sta sala, conviene arres:arse davanti alll « Vergmc al Ntlo >>. F eume \trde e blu, oelo azzurro e md1fferente, sa(erdott, schta' 1, an1mall sacn, la ''ergine n a. nga a fior d'acqua e dà un bnndo: non si cap1sce perchè ti quadro sia stato p rcscelto per gla scendìlettì artlstto Il romant.nsstmo Fedeneo F aruffi n1 dove\J portare con se una tremenda traglltt.ì. Stud1a legge a Pavia ma non termm a glt studt anz1 sc.tpp.t a Roma per di. p m gere. Comp1e tutto ti a peedì, con ti Piccio, che :tll'ultimo momento dc:ede dt

c. f r.1 un .lmncsta, una cnsì d 1 p.uzt.l, un attacco 11cl !lutto che f ieramente l'av\ersava, lavor.1 fi n chè le forze lo aiutano.

A ll a fine n on t pii1 111 grado J, tenere il penne ll o tn mano; la mente è otto::nc:brat:.<.

Delle sue opere si fa un·asta, ch e an d rt-hb. quasi deserta senza 1'1nter\·ento degli amtCI pttton O h gran bont.ì de1 cavai ien anuqui

ADELA I DE ( Part ic ola re)

\uri tWtJJc: la lotogr.llt.t per npo>Jit Jal1.1 pmura; m.t J. n che <JUCsta troppo gra,·e per lui. Un bcl gtorno scompare da R o m a e non se ne sa più nulla, finchè non gtUoge l a nouz ta c h e lo SI è tro,·ato morto, an·elenato d1 aodo pruss1co,davant1 alla 8 Jbbta aperta sul \Crs<1:to Bt:.lll mortu1.

Per ccnsolarst b1sogna gu.udare 1 quadrt stonct, f redd tSSiffit pieni dt gestt meravtgltcst, dt voc1 tonotate, dt sussurn, d t t rad tt on ch e J\essero dovuto fare 1 trad1tcn nelh. nta sarebbero statt subtto scoperti c denunCiati. Strano medtoe,·o, quello scoperto, per l e n ote r.tgtcnt, dat nostri pttton romanuct «La ,·endetta deg lt Am1 dc t », « Lt. csequ1C! dt 1:3uondclmcnte ». « La cacnata del d uca d t Aten e>>, << I l Conte Lu.t »,et sono tutt1; anche 1 «Vespri S1ci l iani » d o ve 1l >oldatc frantcsc monbondo guarda ancora con spaven to il f iero e gente 10 calzabraghc SI aggira per le vie per nu lla p reoccupata o wmmossa dell.t rad10sa mammell a che sf ugge da l!a tun ica della donna oltraggtat;t.

In mezzo alla sala un g10vane in bronzo abbracCia un a d iscr eta donn.t · d gruppo è chiamate « Lo sccnfcrto di Ugo Foscol o dopo Campoformido». Mcgho sarebbe: « Ugo Foscolo s i co n so l a d elb "cnforto pro,·ato per Campcformtdo ». I ncanto, però u n v ento d ' m tcllcttua.ltsmo e dt dccadenttsmo s'msmua per le sale e 1 corrid oi. La rJ.gau.a m l!ngto det « Sogm » del Corcos t una Ka thari n e Hepbum J.\ .mtt lettera. Solo e tnonfante nella marcia rima n e Aristide S arto ct o l suct studi per la « », mostranti le ìnt t mi tà d e lla bella Jonna, sono costantemente guardati da un grosso usCJere. Pnma dt pas'JrC' alle sale degl1 art1stt più propnamente modern 1, c on veni terrr..l!,j un mmutc a sentire l'odore di c t mite ro che m and a n o , s ot to d ,y,t 1 fiori sfatt1 del gtard inetto della Galler ia.

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SA Il T O Il l O : O l A H A ( P art l c o tar o)

Ct N 1.\

QUANDO ERAVAMO bambini e abitavamo m Grecia, venne per un breve periodo a rappresentare l'Italia S. E. SilvestreJii. Questo diplomatico noi lo vedevamo ogni domenica mattina, alla messa delle undici, traversare col suo passo strascicato e foderato di ghette bianche la chiesa cattolica di Atene dedicata a San Dionigi Areopagita, e andarsi a sedere in una panca di prima .fila imbottita di velluto rosso e riservata alla Legazione)d" Italia. Era il tempo del libero pensiero, ma l'omaggio ecclesiastico dei rappresentanti gli Stati cattolici presso il governo di quel paese ortodosso rispondeva più a un'idea politica che a un sentimento religioso l Grec1 erano molto ostili ai cattolici, e come i Saraceni dei poemi cavallereschi, li chiamavano .skilojt·ankes, cioè a dire «cani Franchi ». La settimana santa era celebrata con grande pompa, e nella notte del venerdì una processione con Cristo morto in testa e il santo labaro, percorr eva le v ie di Atene fra i canti e le litanie. Tutte le case brillavano di lumini schierati alle finestre, meno la nostra che rimaneva oscu. ra e diventava bersaglio ai mortaretti che i piccoli greci (i pàides) t iravano con molto ardore in quelle sante giornate; e quando l'annuncio echeggiava che « christòs anèsti », che

Cristo era risuscitato, i muri esterni della nostra casa erano neri come quelli di una casa incendiata.

Un giorno il giornale Estia ( « Focolare domestico ») mandò a intervistare Silvestrelli sulle impressioni che gli avevano fatto la Grecia e i Greci, e lui, credendo di fare un complimento, rispose che i Greci di oggi gli sembravano molto diversi da quelli di una volta. Ma questo complimento non fu capito, e quel nostro d ipl omatico, che del mondo antico aveva un' idea troppo li bresca e con venzionale, fu trasferito in di a poco a Madrid. La verità intrasferito indi a poco a Madrid. La verità invece è che i Greci d 'oggi non possono essere conosciuti attraverso le pitture neoclassiche deii'Ot. tocento, e neppure attraverso la statuaria greca sparsa per i musei d'Eu ropa. C'è un solo campionario sicuro, garantito dei Greci «arcaici », ed è il piccolo museo collocato sull'Acropoli di Atene. Mette conto fare il viaggio in Grecia solo per visitare quel museo. Quelle statue sono anteriori alla famosa « perfezione » greca, ma sono più cotte dal sole orientale, più nutrite da i cibi locali che, come i do/mà (polpette di carne tritata, punteggiate di zibibbo e avvolte dentro tenerissime foglie di vite) associano il dolce e il salato, più sulle mosse di

parlarvi e, se siete maschio, di prendervi in g iro; perchè il sarcasmo è nella faociulJa greca la corazza della sua virtù. E là, in quel piccolo museo interrato per metà fra gli sparsi tamburi delle colonne, in quelle statue scolpite io un marmo che ha il colore della cipolla matura e tinteggiate dai residui colori che una volta le vestivano da capo a piedi, noi trovavamo a distanza di tanti secoli il ritratto del kirios (il signore) che oggi sta seduto al caffè di piazza della Concordia davanti alla chic. chera del caffè turco sorbito quattro ore prima ; e il ritratto del /a<hanàs (l'erbivendolo) che veniva sotto casa nostra col ciuco carico di ceste come una Pompadour, e ci portava le r O·· dites dolcissime (l'uva rosata), i poponi che hanno il profumo pregnante deH'hashish aro. matizzato, e le bàmies che sono deJJe cucurbitacee in fonna di grossi chiodi. Ritrovavamo infine il ritratto della giovane raftra (la sarta) che veniva a provarci l'abito nuovo alla marinara, e quando cercava addosso a noi se l'attacco della manica andava « scavato » o allar. gato il «cavallo », noi chiudevamo gli occhi e d ietro il buio delle palpebre soffrivamo !e pene dell'inferno

Prima che da Silvestcelli, la Legazione di Atene era stata retta da S. E. il duca d'Avarna,

ATENE: FOTOOIIAP'O PUBBLICO

un diplomatico molto prudente e wcospetto, che terminò la propria carriera a Vienna, cioè a dire nell"ambasciata che la Consulta considerava la più delicata e pericolosa. Al tempo del duca d'Avarna, arrivarono in Grecia Eleonora Duse e Gabriele d'Annunzio, due italiani degni entrambi di essere ri cevuti dal legato e ospitati alla Legazione. Ma come riceverli assiemee farli sedere alla stessa mensa, se non erano sposati? La ricerca di una soluzione faticò per alcuni giorni la mente del prudente diplomatico, i l quale, in fine, i nvitò a cena Gabriele d'Annunzio, solo. Eleonora Duse det. fe in quell'occasione alcune recite al Teatro Demotiko, o come dire Teatro Comunale, e una sera di chiar di luna (il chiar di luna greco consente la lettura di un libro anche stampato piccolo) recitò davanti a un ristretto gruppo di invitati alcuni brani della « Città Morta » sui gradini del Partènone, il quale in quel tempo era anche più mal ridotto di adesso, perchè il professor Balanos, architetto dell'Acropo li, non aveva ancora rimesso a posto il q>lonnato del lato nord, meritandosi la lode degli amici delle ricostituzioni, ma tiran · dosi addosso il biasimo di coloro che preferiscono il in tutta la sua tristezza e de. solaziooe. Nei membri più colti della colonia italiana di Atene, quella serata lasciò un ricordo ind mmenticabile

Le notturne manifestazioni d'arte ai piedi del Partèoone oggi sono qualificate con quel. l'aggettivo che i fran ces i pronunciano pompier e i tedeschi kitch, ma al tempo in cui par. liamo queste sottigliezze erano ancora poco note; e gli artisti che capitavano ad Atene non mancavano di rendere omaggio ciascuno a suo modo alla «bellezza immortale», Sarah Bernhardt con la sua voce d 'oro, Sarasate col suo magico violino, Mounet, Sully con i suoi ruggiti leonini. Com'è facile immaginare, lsadou Ducan non derogò a questa regola.

Una notte che Isadora, con sua sorella EliS!Ibetta e suo fratello Raimondo stavano seduti sulle gradinate del teatro di Dioniso, ai piedi dell'Acropoli, udirono spuntare dalla terra odorosa di timo un sottile canto di fan. ciuJio e levarsi nel purissimo cielo dell'Attica, poi un altro e un altro ancora. L'idea nacque fulminea nella mente di Raimondo Duncan, che vestiva da antico greco in America e in In. ghilterra anche prima di venire in Grecia, di ripristinare l'antico coro della tragedia e di cantarlo sui modi de lla musica bizantina. Essi scelsero dunque fra duecento poltroncelli dei quartieri periferici di Atene i dieci di miglior as;xtto e d i voce più pura, e per educarli alla musica e al canto presero un giovane seminacista del Seminario Bizantino che sorge alle porte di Aten e in località Dafoé, accanto al manicomio provinciale. In principio il coro ebbe grandissimo successo in Austria in Ungheria e soprattutto io Germania. Ma il successo maggiore i dieci giovi netti lo avevano la mattina quando Isadora, succinta le vesti e i p iedi nudi iolilati nei sandali, li conduceva a passeggio per il Prater di Vienna o per il Thiergarteo di Berlino, vestiti di tunichette •; ariopiote o svolazzanti. Intanto però, e per effetto della vita comoda e del cibo abbondante, i dieci giovinetti crescevano e si sviluppa-

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vano a vista d'occhio, e indi a poco bisognò cercare tra le confezioni dei Grandi Maganini Wertheimer degli abiti più solidi e tagliati al. la loro misura. Si appannava nel frattempo la purezza della loro voce e cosl pure quella del loro animo.

Per salire di notte su Il' Acropoli i Duncan avevano avuto dal govemo greco un'autorizza. zione speciale. Del resto, anche d1 giorno l'ingresso di questa celebre collina è sottoposta a talune rcstm:ioni. Un giomo l'mgresso Cl fu negato perchè assieme con noi avf\·amo il no. stro cane Trololò. Sono passati trent'anni e più, ma il rimorso di quel nome non sì è ancora spento in noi. Non bisognerebbe mai dare nomi ridicoli ai cani, a questi nostn compagni degni di tutta la nostra serietà. Alla nostra esclamazione di stupore, il custode ci rispose che i cani non debbono entrare in chiesa. A tutta prima questa risposta ci mera. vigliò, ma poi ci ripensammo e cap immo che a modo suo era giusta. Infatti, l'Acropoli è una ch1esa. Avevamo trovato Trololò a Volo, durante la breve guerra scoppiata nel 1897 tra Grec1 e Turchi per l'annessione d1 Creta alla GreCia. Vo lo è una città mantt1ma della Tessagl1a, quella stessa che una volta SI chiamava Jolco e vide salpare gli Argonauti per la conquista del Vello d'Oro. (Il dottor Or1an Olsen autore della «Conquista della terra ». cita il viaggio degli Argonauti come uno de1 prirn1 esempi di colonizzazione). Il viagg1o da Atene a Volo st può fare tanto in ferrovia , fermandosi a tagliare legna tn pineta. quando alla locomotiva manca il combustibile (cosi è capitato a not, ma era il 1917), quanto coi piroscafi che partono dal Pireo e girano al largo dell'isola Eubea. Il Pireo è il principale porto della Grecia e il terzo dd Mediterraneo, dopo Genova e Marsiglia, ma un deputato francese, Paolo di Cassagnac, in un suo memo. cabile discorso a palazzo Borbone, citò assieme con Aristide il giusto e Demostene l'eloquente, anche il « valoroso » Pireo. Ma il via.g. giare più «greco» si fa sui cargobotti di de. bole stazza, tozzi, neri e pieni di scarafaggi, che passano per il canale di Negroponte, tra l'Eubea e il continente. Si parte la sera dal Pireo e all'alba si è a Calcide, dove il piroSC2fo si ferma e aspetta la corrente favorevole, e che un ponte girevole si apra, come a Taranto, per dargli passaggio. Intanto, il pi. rosca.fetto è assalito da uomini scalzi e veloci. pedi, che vendono uve di ogni qualità ma tutte in egual modo profumate e dolcissime, e se non stai attento ti portano via il portafogli In quest'attesa talvolta si fa mezzo. giorno, e se hai facoltà d'ispirare simpatia sei ammesso alla tavola del coma ndante, che ha una barba di tre giorni e il pelo fin dentro g li occhi. Serbiamo un amabile ricordo di uno di questi ulissidi che si ch iamava Kukudakis ed era particolarmente bravo a separare la polpa dei barbunia (le triglie fritte) dalla spina dorsale delle Lische minori. E quando il capitano Kukudakis ti offrivll il barbuni così nettato, dorato all'esterno e internamente b1an. chissimo, il suo gesto rivelava una pratica dell 'ospitlllità che risaliva a Diomede, il più vec. chio e il più saggio dei principi greci.

E' navigando i mari interni della Grecia che si capisce la statura nè troppo grande nè troppo piccola dei suoi dei, e come questi mari tutti smeraldini e trasparenti fino in fondo possono essere traversati con tre passi, e come queste vallette possono fare da Jet.

CORSA N&LLA STRADA DI MARATONA

ATENE- ARTE MODERNA

to, e come su queste colline si può appoggiare il gomito per riposare.

La guerra del 1897 fu breve e finl con la fuga generale dell'esercito greco. Questo era comandato dal Principe Costantino, che in guel tempo era ossia << destinato alla successione». Costantino aveva messo a capo dello Stato Maggiore il generale Sapunzakis, il quale fino allora era stato ciambellano di corte e ministro della mensa. Ma questa col[aborazione della culinaria con la strategia non dette i risultati attesi. Tutti furono molto bravi a scappare, ma particolarmente bravo fu il sergente Luis, colui che un anno prima, g iorno per giorno, aveva vinto davanti a un fortissimo stuolo di corridori venuti da tutte le parti

del mondo, la corsa di Maratona ai primi gioch i olimpici ripristinati al nuovo stadio di Atene dopo secoli e secoli di sosta, per volontà del conte Pietro di Coubertin. La corsa di Luis da Larissa ad Atene era ben altra della corsetta di quaranta chilometri fatta un anno prima da Maratona ad Atene; eppure di questa si parlò tanto e di quella aJiatto Strano mutamento delle cose, secondo i momenti e le circostanze! Fu Luis il maratoneta fuggiasco che agli ultimi giochi ol.impici d i Berlino arrivò con la sua fustanella a crespe, i suoi baffi da palicàro e la sua faccia cincischiata di rughe come una mela ranetta dell' anno passato, e in lJlCZ20 allo stadio accese con la face d'Oiimpia la liamma dell'eroismo.

sportivo. Dopo la vittoria di Luis, molti si domandarono come mai questo corridore fosse riuscito a vincere gli americani e finlandesi molto più scientifici di lui, e la risposta fu trovata nel fatto che Luis aveva fatto tutta corsa a piedi nudi. Guai a mettere le scarpe a un contadino greco! E' come legare le a li a un uccello. Durante la guerra balcanica del 1912, i Greci non riuscivano dopo lungo assedio a espugnare Jannina, e invano gli euzòni moJtipplicavano gl i assalti. Finchè al generale venne l'idea di grida re: «Toglietevi gli u mìk! » (che sono le babbuccie a barca degli euzòni, ornate sulla punta da una nappina o turchina o rossa) e Jan · nina fu addirittura «soffiata ».

Non il solo esercito scappò nel 1897, ma scapparono anche gli abitanti di Volo. Nella cittadina seduta sulla riva del golfo, sotto l'ombra del Pelio sul qua le il saggio Chirone insegnò al giovinetto Achille l'arte delle armi e i semplici che guariscono le ferite, non rimasero se non i cani, i gatti e qualche « europeo » come noi. E un giomo, attraverso il cancello ch' era rimasto aperto, un cane entrò nel no. stro giardino, manifestamente bastardo e fornito di quella «scienza del vivere» che hanno i cani abituati a sb rog liarsi da sè e a non aspettare tutto dal padrone. Gli demmo da mangiare e da bere, quello ci guardò con due occhi straordinari. e allora noi, chi sa perchè, sbadatamente, lo chiamammo Trololò

Quando Isadora Ouncan ebbe l'idea di far cantare i cori delle tragedie antiche sui modi della musica bizantina, questa e comunque l'arte bizantina erano pochissimo apprezzate in Grecia. L'insegnamento dell'antico canto liturgico era impartito unicamC!Ite a scopo ec· clesiastico, e nei nostri orecchi risuona ancora la lagna che veniva dalla scuola degli p1alte1 (i cantori di chiesa), mentre noi, in un'aula del Regio Conser vatorio di Atene, cercavamo delle soluzioni contrappun ti stiche sotto l'occhio vigile del maestro Lavranga. Ma i Greci hanno scoperto di poi in Bisanzio il « loro » medioevo, e ora l'arte bizantina delle icone, delle pitture, delle oreficerie, delle stoffe è ricercatissima e molto apprezzata. Famosa ad Atene, nella via Mauromicali (Michele il Nero) è la collezione del signo r Loverdo.

Avete notato la sonorità « italiana » di questo nome ? Fra Grecia e Italia corre un curioso scambio di nomi. I Greci stessi si chiamano tra loro « romèi », che sign ifica « romani». E' anche più curioso che nomi di orig ine prettamente greca come Gigante (ghiga.r , figlio della Terra) siano ritornati in Grecia un g iro in Italia. Tale evidentemente e il caso di quel tenente colo nnello Zigt:meJ che nel 1935, in seguito a una parziale ribellione dell'esercito greco, fu degradato assieme coo altri ufficiali sul Campo di Marte di Atene.

E' uno degli episodi più brutti dell'ultima storia della Grecia. Dopo che gli furono strappati i gradi e le spa!line, la folla dei curios i, uomini, donne e bambini, sfilarono davanti all'ex tennete colon nello Zigantes e lo coprirono di sputacchi.

Ma era proprio per sfregio? In Grecia lo sputacchio è considerato efficacissimo contro il malocchio, e quando eravamo ragazzini ad Atene, tornavamo dalla passeggiata recando addosso le sputatine di tutte le vecchiette incontrate per istrada, e che avevano voluto prepararci a quel modo una vita felice e fortunata. Qnod dnnomt randnm eJI

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E UOA RDO t'"éllA tii'Jill

AMBRO I SE VOLLARD

AMBRO ISE VOLLARD era senz'al tro il più celebre e intelligente mercante d'arte di Pa. r igi. Chi lo conosceva non si lasciava ingan. nare da quel senso di sonno imminente eh.:: gli appesantiva le palpebr e e gli annebbiava l'occhio t ranquillo. La sua attiv ità, che in parte svolse dormen do, fu però quella di un uomo c h e arr ivava sempre in anticipo; come se qua l. cu n o, nel sonno, gli mormorasse qualcosa all' o recchio, Vollard apriva gli occhi e posava Jo sguardo su certe cose ch e altri mercanti non vedevano ancora. «La mia esperienza >>, d i chiarò un giorno, «mi ricorda solamente tutto ciò che io debbo alla mia invincibi le propen-

siom: al dormire. Spesso l'amatore d'arte, en. trando neUa mia bottega, mi trovava assopito Lo ascoltavo tra il sonno e la veglia, scuo. tendo la testa per la fatica di rispondergli. Il cliente, prendendo per un rifiuto il mio inintelligibile borbottare, aumentava p rogressivamente le sue offerte; linchè, quando mi trovavo quasi sveglio, il prezzo del mio quad ro era sa lito ad una cifra apprezzabile. E' il caso di d ire che la fortuna viene dormendo».

Ma il sonno finì col trad i rlo. Giorni fa, cor. rendo sotto la pioggia, la sua automobile prese uno slittamento impro"'•iso e andò ad u rtare contro un albe ro. Vollard rimase un po' contuso. Fu portato a medicare in una clinica di Versailles, dove cedendo all'insistenza de l mc.

LI· P O· S UI IL C IN E SE UOM O S CIMMIA dico acconsentì di trattenersi per ri posare. Si mise a letto e s'addormentò placidamente. Ma non si svegliò più.

Ambroise Vollard nacque all'isola della Riunione, nell'Oceano Indiano. Giovanissimo, lasciò l'isola per frequenta re « I'Ecole d<: Droit >> a Montpellier, prima, e poi a Parigi. Forse non sospettava che la sua carrie ra avrebbe preso, fin dai primi tempi, una st rad a tanto diversa dalla giu risprudenza. Diven ne per vo. cazione me.rcante di quadri. Nel 1890 l'epoca era adatta per iniziare quel mestie re. Un disegno di Degas si pagava dieci franchi. Il ne gozio di Vollard era in rue Laffitte, strada nota per le botteghe dei mercanti d'arte. I clienti che entravano da lui , trovavano un

IL PAS TR A N O DEL P R EMI E R "

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uomo alto e massiccio in mezzo ad una piccola stanza vuota, con due o tre tele voltate contro i1 muro, altre accatastate in un angolo. Parlava poco, e una leggera balbuzie ralleri. tava di tanto in tanto i1 suo discorso. Quando gli domandavano un quadro di Cézanne o di Van Gogb, scompariva dietro una tenda. S'u. diva poi lo strisciare delle sue grosse scarpe sui gradini d'una scala e sul soffitto della stanza. Faceva aspettare dieci minuti, un quarto d 'ora; innne scendeva recando un quadro che nessuno aveva chiesto.

La notorietà di .Ambroise Vollard era dovuta anzitutto ad un'esposizione delle opere di Cézanne, ch'egli per primo apri al pubblico nel 1895, mentre il pittore di Aix era ancora ributato alle mostre ufficiali e deriso dalla critica. Un'esposizione divenne presto famosa. Del resto tutta la carriera di Vol. lard rivela una posizione critica e un gusto sicuro nei confronti dell'arte e della rultura contemporanee.

VoUard non fu soltanto un mercante di quadri : fu editore e poi scrittore. Ebbe il gusto di far illustrare i libri ch'egli stampava dagli artisti che preferiva; ed oggi son diventati libri rari. Benchè confessassé di scrivere con difficoltà, lo stile di Vollard è duttile, leggero, preciso. La biogralia di Paul Cézanne, pubblicata nel 1914, fu il suo primo libro Poi scrisse un Renoir, un Dega.r, Les réincamaJiom du Père Ubu, di cui «L'Italiano» pubblicò anni fa una traduzione di Ardengo Soffici, e Sainte Monique. Recentemente, dando alle stampe i Souvenirs d'un marchand de lableaux e En ecoutand Cézanne, Renoir, Dega.r, Vollar9 ha inteso fissare le memorie della vita artistica francese dal 1890 fino al dopoguerra, ossia degli anni fra i più felici che conobbero le arti figurative in Francia.

BELA KUN

E' ARRIVATA notizia da V arsavia che Béla Kun è stato fucilato nei cortili della Lubianka : sarà, non sarà vero, certo è che meritava di morire, dicono gli ungheresi. Essi ancora ricordano, infatti, i 133 giorni del suo Governo bolscevico, dal 21 marzo al 2 agosto 1919. Bèla Kun era un ebreo, nato in nel 1886. Nel lasciò gli studi iniziati presso l'università di Kolozsvu per dedicarsi al giornalismo, orgllnizzare i1 socialismo e dirigere il movimento operaio. Cominciò male la sua carriera di difensore del popolo, perchè direttore della cassa di assicurji.ZÌoni commise alcune truffe e venne processato. Perse i1 posto Q v isse in miseria fino allo scoppio della guerra.

Nell'agosto del 1914 si arruolò volontario nel 21" reggimento fanteria dove gli diedero i galloni di caporale. Quando comparve in uniforme tra g li amici, disse : « Va bene; dunque anch'io, il socialista, parte per l a guerra. E non muovo nemmeno un passo per fuggire. Ma al mio ritorno i miei nemici se ne accorgeranno. Insegn e rò io a ballare ai pafrioti! » In guerra · non si comportò da eroe: appena giunse a contatto coi russi, si arrese. Dopo la rivoluzione del febbraio 19.17 fu chiamato da Kerenskij a dirigere l'ufficio di propaganda fra i prigionie. ri di guerra, ma tradl l'incarico costituendo un gruppo bolscevico tra i prigionieri ungheresi. Lenin, salito al potere, mise in libertà i prigio nieri e trattenne presso di sè come segretario Béla Kun , che sapeva discutere di filosofia della storia e di letteratura, aveva imparato il russo e aveva salde convinzioni rivoluzionarie ma· aspetto e modi borghesi; vestiva corretta. mente di nero, era sempre accuratamente rasato, e coi suoi capelli corti, le labbra grosse, il

naso camuso, la fronte larga e bassa, aveva una certa rassomiglianza fisica con lo stesso Lenin.

Lenin lo fece comandante di brigllta e nel novembre del 1918 g li diede un passaporto fai. so, col nome di dottor Sebestyèn capitano me. dico, perchè tornasse in Ungheria. Dopo qual. che mese di attività rivoluziOOllria, Béla Kun fu arrestato. Dal carcere riuscì ugualmente a dirigere il movimento operaio e, all'insaputa di tutti, a fondere il partito socialista con quello comunista. Cosi accadde che quando il conte Karolyi lasciò il governo per non sottostare alle imposizioni romene designando i socialisti alla successione, fu Béla Kun a raccogliere i1 po. tere. Si installò nel più lussuoso albergo di dapest e, come prima cosa, telefonò a Lenin. Era il 21 marzo 1919

Che cosa abbia fatto nei 133 giorni della sua durata la dittatura comu.nista, è noto, ma meno noto è che lo stesso Béla Kun era prati. camente prigioniero e vittima del sanguinario Tibor Szàmuelly detto il capo-boia. Béla Kun diceva spesso : « Io non posso nulla contro Szamuelly : prima o poi fari arrestare anche me ». Difatti, quando già la dittatura volgeva verso la fine, SzamueUy aveva dt rovesciare e condannare Béla Kum come· Robespierre, proclamandosi dittatore in vece sua. L'unico freno al terrorismo, come ricordano gli ungheresi, fu posto dalla missione italiana il cui capo, col. Romanelli, si comportò con estre. ma energia in difesa di molti condannati. Quando infine, sotto la pressione delle truppe alleate sostenute dalla ribellione interna, la. dittatura crcillò, Béla Kun e Szamuelly fuggirono. Il dittatore riusd a scappare in Austria, ma il capo-boia fu arrestato e si uccise. Da Vienna, Bèla Kun tornò in Russia e Lenin lo riprese con sè. Tornò a Vienna in missione di agitatore e fu arrestato e condannato a lieve pena, mentre il governo ungherese ne chiedeva inutilmente restradizione. Uscito di prigione rientrò in Russia definitivamente e fu posto a capo della sezione del Komintern per l'Europa occidentale. Da allora, lino ad oggi che si dice sia stato fucilato nessuno ne ha più saputo nulla.

JEAN GIRAUDOUX

TRA I NOV.t\NT.A decreti-legge compresi nell'ultima sfomata dei provvedimenti d'eccezione del governo di Daladier, uno riguarda l'istituzione di un «COmmissariato per le informazioni » che deve «organizzare, animare e coordinare tutti i servizi di informazione e di espansione frmcesi ». A commissario è stato 1,1ominato Jean Giraudoux:, romanziere, autore teatrale come i suoi colleghi Claudel e Morand, funzionario di carriera al Quai d'Orsay dove ha raggiunto il grado di ministro plenipotenziario.

Di lui, Emanuel Ber!, scrisse questa ddi. ni:zione : « In realtà non vi è nulla di più poincariste dei libri del signor Giraudoux_ ispirati alla mentalità dei notai del Berry, zeppi di allusioni culturali come un discorso di M. Léon Bérard, e traboccanti di gratitu. di ne per un Dio storico e sociale. Quel

Titiro che è il signor Giraudoux - prosegue infatti • canta sul duplice flauto di ErnilePaul e di Grasset l e virtù familiari di FIlippo Berthelot e la poesia degli amori di. Horace Finaly, il banchiere che Fénelon e Ronsard e che condisce .cosl benel'insalata ».

NEL 1866 ci fu la guerra: ma le relazioni tra gli Hohenlohe ed i Toscani rimasero perfettamente cordiali, ciascuno si rallegrava delle proprie vittorie senza ostentazione, e gli Hohenlohe festeggia.rono, ma discretamente, Lissa. In autunno tornarono a Duino : rimpiangendo Venezia, che ormai era italiana, decisero di trascorrere l'inverno a Roma.

Maria aveva dodici anni. Era molto bella e grave, con i grandi occhi grigi del principe Egon Il cugino Gustavo, · divenuto il ca rdinale Hohenlohe, e la principessa Carolina di Wittgenstein furono i suoi primi amici romani. Elegante, piacevole, perfetta- · mente italiano, il Cardinale, che si esprimeva quasi sempre in romanesco. appariva circondato di prelati minori.

La principessa Carolina abitava in Via del Babuino, mentre il suo illustre amico Liszt viveva a Monte Mario. Era una donna già vecchia, dal lungo viso giallo, con zigomi sporgenti ed un interminabile, magro naso che si piegava sulla stretta bocca. Scriveva opere di teologia che nessuno leggeva, e che la Chiesa metteva all'Indice : conosceva tutti i pettegolezzi di Roma, si p;c0ccupava del nuovo predicatore di San Luigi dei Francesi e della nuova pettinatura

Eugenia. E Maria cercava in lei le tracce di quel misterioso passato, di cui si parlava a bassa voce, sospirando

Ancora Duino, ancora Venezia. Il mare, attraverso i piccoli vetri delle finestre pr<>fondarnente incassate nei grossi muri, la la. guna attraverso l e vetrate del palazzo. Soli. tudine, attesa: la principessa Resi , d'anno in anno, perdeva la sua grazia di salice piangente, veniva somigliando ad una gatta annoiata. Teresa Numero Due portava gli OC· chiali, cercava, nel giornale « La Civiltà CaJtolica » gli sbagli di sintassi che correggeva minutamente. E quel senso terribile di sta. bilità che il mondo prende agli occhi dei bambini quando stanno crescendo : il terrore che tutto sia fermo, accanto a loro, senza speranza di mutamento. Alla fine del Carnevale, le maschere scatenate per le strade di Venezia, parvero, finalmente, una promessa di fantasia.

Ci fu l'estate a Sagrado. Nella villa che la guerra ha ora distrutto, sotto gli alberi che la guerra ha bruciato, Maria andò, felice ed ignara, in cerca della felicità. L'infanzia finiva : e se ancora restava il trepido amore per i fantasmi, la comprensione misteriosa del mondo infantile, la principessina stava per compir diciassette anni. A Firenze nel 1870, andò, biancove5tita, al suo primo ballo. E nel 1873 ballò a SchOnbrunn. E nel 1875 sposò, a Venezia, il cugino principe Alessandro von Thurn und Taxis

Ebbe una lunga vita, folta di dolore e di gioia e di esperienza : ed il tempo di Duino, di V cnezia, del Borro e di Sagrado, le restò, dolcemente, nel cuore, come l'immagine stessa della nostalgia. (Pint)

liA.JU.l DIEL COB80

J..,J.\ PlliN(;JPESSi.\
OIOVIEHTU HITLIEIIIAHA ALLE GAllE DI CANOTTAGGIO

( Contilluo•toJM ,.eli num•ri l • .2)

QUESTI FECE annunciare al granduca Alessandro che era proclamato Imperatore e che doveva mostrarsi alle guardie; ai soldati ordinarono di gridate, urrà! al nuovo sovrano. l soldati Chiesero tutti dove stava il padre. Fu ordinato nuovamente di gridare : essi obbedirono, disperati di essere stati ingannati.

L'Imperatrice Maria svegliandosi viene a sapere l'orribile sventura. Corre dall'Imperatore suo marito, ma Bennigsen non le permette di entrare.

«Come csate fermarmi? » ella grida. «Di. menticate che sono incoronata e che sono io che devo regnare? »

« E' vostro figlio Signora, che è proclamato imperatore, io agisco per suo ordine. Andate nell'appartamento vicino; vi avvertirò quando sarà il momento ».

L'Imperatrice con Mme de Lieven fu chiu, sa a chiave da Bennigsen per più di un'ora. Nel frattempo il viso del disgraziato principe fu impiastricciato di colori, per nascondere le ferite che gli erano state fatte. -

Il Granduca Alessandro fu svegliato tra mezzanotte e l'una. La granduchessa Elisabetta che si era coricata solo da mezz'ora, si alzò subito dopo di lui, si gettò sulle spalle una veste da camera e si avvicinò alla finestra sollevandone la tenda. L'appartamento era posto al pianterreno e guardava su di una specie di terrazza, che un canale separava dal giardino da cui il palazzo Michele era circondato. Su questa terrazza coperta di neve, alla pallida luce di una luna velata dalle nubi, la Granduchessa vide una siepe di soldati schierati intorno al palazzo. Subito dopo udl le ripetute grida di, urra! che le ispirarono un senso di orrore che non sapeva spiegare.

Ella non aveva un'idea chiara di quello che stava succedendo, ma si gettò in ginocchio e chiese a Dio, che qualunque cosa avvenisse fosse per il bene della Russia II Granduca tornò con i segni più evidenti della disperazione e comunicò a sua moglie la fine crudele dell'Imperatore senza potergliene dare i particolari.

L'IMPEIIATOAE ALESSANDIIO

« Non so quello che sono nè quello che faccio » aggiunse; « non sono in cond izione di riunire le mie idee ; devo lasciare il castel. lo, andate da mia madre e fatela venire al più presto al Palazzo d'Inverno».

Quando l'imperatore Alessandro usci, l'imperatrice Elisabetta, colta da un terrore inesprimibile, ricadde in ginocchio davanti a una sedia. Vi restò, lungamente, senza avere una idea chiara, e come mi ha detto poi, quel momento fu uno dei più crudeli della sua v ita.

L'Imperatrice fu tratta dal suo annientamento da una cameriera che, spaventata ptobabilmente dallo stato in cui la vedeva, le domandò se aveva bisogno di riiente. EUa si vesti in fretta, e, seguita da questa donna,

stava per andare dall'Jmperatrice, sua suocera, quando, alla porta del suo appartamento trovò un picchetto di guardie e l'ufficiale le disse che non poteva passare. Dopo molte trattative aUa fine divenne più umano; ma, a rrivando dall'imperatrice madre, non la trovò più e le dissero che Sua Masetà era discesa L'imperatrice Elisabetta scese dunque nuovamente per un'altra scala, trovò l'imperatrice Maria nell'anticamera dell'apparta. mento del nuov<1 Imperatore, circondato da Bennigsen e da molti altri ufficiali.

Ella era spaventosamente agitata e chiede. va di vedere l'Imperatore. Le rispondevano :

« L'imperatore Alessandro è al Palazzo d'In. verno e vuole che vi andiate anche voi ».

«Non conosco l'imperatore Alessandro» rispondeva con grida spaventose; « voglio Yedere il mio Imperatore! ».

Si mise davanti a una porta che dava su una scala e dichiarò che non avrebbe lasciato quel posto se non le avessero promesso di farle vedere l'imperatore Paolo.

Forse ella credeva che vivesse. L'imperatrice Elisabetta, la granduchessa Anna, Mme de Lieven, Bennigsen e quanti la avvicinavano, la supplicavano di a llontanarsi, di rientrare almeno nel suo appartamento, dato che l'an. ticamera si riempiva continuamente di persone di ogni genere, a cui non era conveniente di darsi in spettacolo; ma non fu possibile al. lontanarla da queJJa porta fatale che per pochi momenti. Ogni momento arrivavano messaggi, veri o falsi, dell'imperatore Alessandro, per persuadere la madre a recarsi al Palazzo d'Inverno; ma ella rispondeva che non avrebbe lasciato il palazzo Michele senza aver visto l'imperatore Paolo.

II disordine di quella notte era tale che, in un momento in cui l'imperatrice Elisabetta aveva passato un braccio intorno alla suocera per sostenerla senti che qualcuno glielo stringeva e lo baciava fortemente dicendole in russo:

«Siete nostra madre, la nostra sovrana ». Ella si volse e vide un ufiiàale che non conosceva e che aveva i capelli grigi.

36 L E N l N GR A D O l D l H T OR H l): P E T E RH O F OR' A P A L AZ Z O O E L L E N l H S k ... i\

Ve11>o il mattino l'1mperatrice madn.o chiese di ved ere i suoi figli. Sempre acc ompagnata e sostenuta dall'imperatrice Elisabetta ella tornò nel suo appartamento e chiese di parlare a Mme di P.lhlen. Durante la conver. sazione rinchiuse l imperatrice Elisabetta in un piccolo gabinetto vicino alla' camera in cui era stato consumato il delitto. Il silenzio della morte che regnava in quella camera la port ò a riflessioni che non le faranno mai di. menticare quel momento. Ella mi ha detto che l'atmosfera di quel palazzo le sembrava •arica di delitti ·e che con grande 1mpaz1ertza, aspettava di !asciarlo; ma potè farlo solo dopo ave r cond otto l'Imperatrice, sua vanti al corpo del marito e averla assistita in quel momento crudele.

L'imperatrice ci si fece accompagnare da tutti i suoi figli e gridò in modo spaventoso entrando nella camera, dove l'Imperatore era ancora disteso sul suo letto da campo, vest ito con la solita uniforme e il cappello in testa

Finalmente tra le sei e le sette del mattino, l'imperatrice Elisabetta, accompagnata dalla sua prima dama di compagnia, Mme Hessler, lasciò quel luogo di orrore, per andare al Palazzo d'Inverno. Nel suo appartamento trovò l'Imperatore disteso su un divano, pallido, d isfatto, annientato dal suo grande dolore.

Il conte Pahlen si trovava n ella camera, e. invece di uscire, come il rispetto gli ordinava, allontanò solamente e si pose nel vano di una finestra. L'Imperatore disse all'Impe· ratrice:

« Non posso adempiere i doveri che mi impongono. Come potrei avere la forza di regnare col ricordo che mio padre è stato assassinato? Non posso. Rassegno d potere a chi lo vuole. Chi h2 commesso il de. litto sia responsabile delle conseguenze».

L'Imperatrice, benchè fortemente scossa dallo stato in cui lo vedeva, gli dimostrò le conseguenze terribili di una risoluzione simile c il disordine in cui avrebbe cosi gettato tutto l'impero. Lo supplicò di farsi coraggio e di · dedicars i al bene dello Stato; di considera re per il momento l'esercizio del potere come un'espiazione. Ella avrebbe voluto dirgli molte cose, ma la presenza importuna del conte Pahlen impediva le sue espansioni.

Il pubblico, intanto, si andava radunando nei grandi appartamenti e gli fu fatto prestare giu ramento, sen za che l'Imperatore e l'Imperatrice vi assistessero. L'Imperatrice madre ar. rivò al Palazzo d'Inverno qualche ora dopo i suoi figli. Il suo incontro con l' Imperatore fu straziante. Egli era l'immagine della disperazione anche più di sua madre. impossibile guardando senza averne il cuore spezzato ed ella gli gridò da lontano :

« Alessandro, siete voi colpevole? ».

Otto o dieci giorni dopo la morte dell'imperatore Paolo, giunse la notizia di quella de ll'arciduchessa (granduchessa Alessandrina) morta durante il suo primo parto. Tante disgrazie avrebbero dovuto accasciare l'imperat ri ce madre, o per lo meno farle dimenticare per il momento tutto quello che era estraneo a 1 suo dolore. L'imperatore Paolo, invece, non e ra ancora sotterrato ed ella aveva già duto tutti gl i accomodamenti necessari in occasioni simili, di cui, per riguardo, i figli non le p:1rlavano. Dichiarò che non voleva che le c ostituissero una casa, e ottenne dall'Imperatore che le cariche della sua corte sarebbero

anche al se rviz io di sua madre. Pochi giorni dopo la sua assunzione al trono, l'Imperatore nominò damigella d'onorela prima del suo regno - la principessa Barbara Volkonski. Ella ricevette. secondo l'uso, la cifra di sua moglie, e, nello stesso tempo, anche tutte le damigelle d 'onore che erano state addette alla granduchessa Elisabetta ricevettero quella dell'Imperatrice Elisabetta. Appena l'imperatrice madre venne a sapere que. • sta circostanza cosi semplice e sempre in uso in casi simili, pretese dall'Imperatore che d 'ora inn anzi le dame e le damigelle d'onore por· tassero l'immagine delle due imperatr ici e la doppia cifra. Era una cosa inaudita, ma in un momento come quello, l'imperatrice madre poteva ottenere tutto dal tiglio e decise di non lasciarsi sfuggire nessuna occasione. Passate appena le prime sei settimane di l utto ella ricomparve in pubblico. Se ne fece di questo un gran merito con l'Imperatore. Gli ripeteva conti nuamente che le costava enor. memente ved ere, anche da lontano, le persone che avevano cospirato cont ro suo marito, ma che sacrificava questo sentimento all'amore materno. Ella avrebbe potuto tuttavia fare questo sacrificio senza comparire in pubblico con una fretta cosl poco conveniente e che nessuno le d1iedeva. Si fece dipingere in g ran lutto e distribuì questo ritratto a quante piò persone potè.

Nel mese di maggio. andò a stare Pavlovk , che era sua proprietà e che l'imperatore Paol o le aveva lasciato per testamento. A Pavlovk condusse una vita molto più dissipata e brillante di quanto avesse fatto mai al tempo di Paolo l. R iceveva molta gente. Facevano corse a cavallo, a cui partecipava sempre. Facevano pranzi, colazioni, cene in diversi punti -del giar dino Ella piantava, costru iva, si immischiava negli affari dell'Impero, per quanto le era possibile Era infine così soddisfatta, così conte:nt.l di godere la vita che, senza il lutto, si sarebbe stentato a crederla vedova di un sovrano morto da cosl poco tempo in un modo tanto crudele Ma torniamo al corpo di questo disgraziato principe. Egli fu esposto con cerimonia al Palazzo Michele. Fu dipinto e verniciato come una bambola. G li misero un cappello per scondere tutte le ferite e le contusioni della testa. Dopo quindici giorni, alla fortezza, ebbe luogo la sepoltura. Paolo I fu deposto presso suoi antenati. Tutta la corte seguì a piedi il convoglio, con la famiglia imperiale, tranne le due imperatrici. L'imperatrice Elisabetta era malata. Portavano su dei cuscini le insegne reali. Il conte Rumianzov più tardi cancelliere ed allora gran maestro di corte, portava le sce ttro. Lo lasciò cadere e se ne accorse dopo un a venti n a di passi. Furono fatte, per questo inc i. dente, mille congetrure superstiziose. (Finf )

***
L'IMPERATRICE .LIBA8ETTA 01 RUSSIA
P R l N C l P E 8 H A GO L O \ ' l X t:

r:Hl l " :l) V merdì mallina. \11; rara e b11011a amica, Dunque ti scrivo come abbiamo Comi ncie rò cè n dirti c he oggi · e dimani sara nno due giornate uggiose e perchè? ecco perchè. Quando stò con la speranza di sentire aprire la bussola e vedere una mano che ferma la porta mi fa stare più , olentieri nello studio; oggi per esempio non fò nulla, nè ho voglia di far nulla, però questo è male perchè bisogna che io ami e terni ad amare il mio studio, pe rchè questa stanza dovrebbe essere tutto qu ello che di più caro posseggo, essa è depositaria di tutti i miei dolori e di tutti i miei piace ri, riun isce le memorie le più care, è i l fonte del mio lavoro e della mia vita... ti secco? è una lettera grulla, il principio pare ; :wra i pazienza ci ho tanto piacere a scriverti. Al solito succede sempre cosl, scrivendo si esprime più quello che si sente, e quello che SI vorrebbe dire, quando poi ci vediamo tutto quello che si vo leva dire o fare non si fa nulla SI pare divenuti grulli. Ie ri mi facevi l'effetto, come di preoccupata ovvero distratta e trista, però ti compatisco non era molto che eri sortita da gravi dispiaceri.

O io non aveva fatto il pensiero di dirti tante belle cose su il pensiero gentile che aveste di mettere nel margine della tua lettera un fiore con il motto « non. ti scordar d i me » lo conservo sai, e come ! Vedi questo pensiero è il più delicato e il più affettuoso che s i possa fare a persona che si ama, e io lo capisco, e non credere che io non misuri tutto. e non calcoli tutto, altrochè! e non credere ch e io non ti sia grato per certe dimosta\tZ;Oill di affetto fatte spontanee, e non le dimentico; e su questo volevo dirti ie ri tante cose: come voleva dirti, e preoccupato a scriverti per al:ro oggetto, non risposi a questa tua frase « era meglio se non mi avevi conosciuta > troppo bucna e troppo generosa è questa espressione, ma potevi pensare un momento al senso in. verso e sai quale è? quello di aver conosciuto me: per conto mio benedirò il giorno che ti ho conosciuta, ma tu povera figliola non bene dirai mai il giorno che conoscesti me basta lasciamo questo argomento che finirebbe mot. to tristo per il tuo povero amico.

D omeni ca non vengo alla chiesa meno l'ora di colazione dalle 11 alle 12 ore sono qui tutto il giorno; ma se lo desideri vengo alla chiesa per quanto la mattina io passo secondo il mio consueto di sempre come ho fatto. caso mai scrivimelo se ci sarà tempo

Fisseremo, ma io credo che le lettere, anche nundarlc per Nando in conseg na devano dar. tele ma vedi ogni volta che ci' penso mi Yiene la rabbia come si deve essere così infa. mi per pura vclont:ì di tormentare non lo capisce, nè lo capirò mai

Stai .attenta! e non ti awilire mai! ci 10 che ti guardo le spalle non dubitare Ie ri sera andai in casa Dracken e dopo si andò ai teatro al politeama mi divertì, questo non t'im porta nulla io sò ma ho fatto per un altro poco, e per sempre più ser -

cart i con rendere grulla questa lettera Ma il meno grullo sarà un bacio lungo e dato volentieri dal tuo sempre aff. Nanni ( 1 )

Mia buona Amalia,

R icevo la tua lettera, e apro la mia in risposta per dirti che ti do tanti baci, e che mai ho pensato a male, e che sei molto ma molto ama. ta, anzi ora di più che sei infelice. ed ora che io vegl ierò su di te pe r aiutarti e consigliarti, lunghe ore, e lunghi giorni per aspettarti , anche una lettera, però stai a miei consigli, e alle parole Non ti allarmare e non mostrarti debole. Tien i a,lta l a testa e guarda in faccia tutt i quelli d1e ti insultano, ed abbi confidenza in te che non hai nulla da rimproverarti

Non c'è donna al mondo che non abbia amato e tutti hanno portato la loro pietra, il male stà nel avere più amanti, tu mia povera Amal ia non vuoi bene c he a me e puoi dirlo francamente, amo un ucmo onesto. Se il gior. no che la volgare locandiera informata dalla fu rocotle Pisani che io conosco divenuta virtuosa ora perchè sposò l'amico che la manteneva, dopo lasciato molti amici ! ! non me le d icano a me certe storie le conosco tutte sulle dita, queste Signore, dunque: quando la Signora ti disse quelle brutte cose tu l e avessi dette e sei sempre in tempo, così : lo sono in sua c:1sa per fare il mio servizio, lei mi paga, ed i· la servo, fuori di casa sua vado e fo quello c he credo, sono onesta e basta, t: non permetto ne a lei ne ad altri entrare nelle mie azioni, le dirò che io ho una rel azione col signor fattori, la quale sono un uomo serio che da soggizione, di più, scrivimi pu re anche di. cendoglielo francamente; non c'è bisogno che per avere un am icizia con una persona rispettabile ci sia di mezzo delle idee indirette, basati qui!! Non ti allarmare perchè vogliono tenerti presso di se e sempre con se, e di più vogliono mandarti via, nè lo possono, ne lo devono fare, fanno per farti paura perchè si seno che tu ti sei indebolita; ridili sul muso, e sul muso a Firenze le dirai « Signo. ra me ne vado »

Rifletti: Tornando in Germania come dicono queste due canag lie, ti spedirebbero là come svergognata, con il merito ampoloso di a\ erti salvata da un.l vita di orge e di vizi: capisci? mentre andandoci o con una fami. glia o con un permesso di ritorno la cosa var ia e molto, in tutti i modi non \·oglio che asso. lutamente ti muova , lasciando da parte il cio. lore c he io ne avrei, quest ' infami fa..:en do male a te si uniscono a farlo anche a me, e la manovra viene da casa B ».

Ora dirai alla tua Signora se ins1ste ptr la partenza « Della mia YOlontà sono pa drona io, e ora in Germani a no n torno, e lei non può consigliarmelo per le ragioni da me sopra espresse». Se mercoledì torni fai In modo di venire. Ncn st: ne sorte, spiega ti chiara mente. Mi tiene in casa sua. allora le condi zioni sono già fatte. N on mi tiene mi dia i miei 15 giorni pC'r tro\ armi.

(Il Gi n v,mni Fattu:t.

Se ti saltan su con autorevoli prepotenze di tenerti, rispondi : « Lei non h a su me alcun diritto e la saluto. Infine vogl io p rovarti c. mi sforzo ch e quell o che loro dicano e ti ha n no detto non è nulla di nulla. Non ti allarmare, Fi renze è grande e troverai un altro o perchè non vedi se ritomi dove er i ?

Come mai ti viene in pensiero che io ti rimproveri? ma neanche per sogno le braccia del tuo Nannuccio ti saranno sempre aper. te, e sempre ti proteggeranno, se mi domandavi consigl io a me e ra meglio, io sentii un cat.tivo presentimento.

Q uesta lettera che io ho aveva scritta per l a tua stava bene il p ri mo giorno, ma se cred i che ancora possa andare io l a mando con tanto di firma, perchè allora l'avranno a fare con mc! Pensac:i ma freddamente e da vera tedesca. H o dato un bacio grosso al tuo fiore, e sei certa che non ho mai pensato tanto a te come ora, sempre, sempre, add io, anzi a rivederci a p resto, disperati se ti mancherà la mia affezione, e questa mai! o se m or irò, e anche questa sarà difficile. Dunque pren di un bacio lungo e grosso il tuo Nanni.

Entra un r e bisogna che smetta. A ddio tuo aff.mo Nanni

Questa mattina ho veduto il mio amko Rosati con i l dottore amico di Sancasciano voleva oggi portarmi via e io mezzo mezz o (come dice la mia dolcissima amica) ci sarei andato ma poi ho pensato di non. perchè si potrebbe capire che tu dimani non veniss i essendo festa! io sto a studio tino alle ore 4 ... Quanto ho scritto ti ha nojat o?... o fatt o piacere? un po dell'uno, e un po dell'altro tanto per bilanciare per cento mio mi sono sfogato e mi sento megl io ed ora vado ad imposta re e poi al viale Coll i, per tornare giù giù da porta Romana non con speranza perchè sarebbe inutile, ma perchè e la strada che devo f are per forza per andare a desinare.

D unque ti senti la voglia di prenderti u n bacio veramente di cuore? io te lo do davvero!

Tuo tutto, Nannino.

I n questo momento entra Ottavio, l i h o dato la lettera - e lo assicurato che mi interesso per lui - è furioso non res iste p i ù non sà se farà il natale - mi ha raccontato molte cose, e molto inutili, mi dice c he Cornel io è il ben veduto, e che lo perseguita avendo l'appoggio delle signore. Mi h a rac. contato che domeni ca tu vedest i la came r iera di casa 1..., figuravo di non saper! o; mi h a detto che sua mogl ie cggi è da te, ovvero dalle tue signore • e c he a trovato l avo r o costì ho figurato di non saperlo è andato via, e io vo via e tu che farai? l 's"4"'\.

* *
!. ;..... S A. htit. .'o di Art i Gr:Uiche di Tummincll i 6 ( . J ..:( .....;.!
39 PERIODICI DI CULTURA POPOLARE • E USCITO SETTIMANALE DI CIN GRAFO TEATRO ERADIO SALUTE DIRETTO DA INO DOLETTI H U M E R O S P Ec ' l A L E D l l QU I NDICINALE Ill U STRATO 1 DI DIVULGAZIO N E M EDICA 312! ]p• 4[ì, ]["N JE 5 ;t 20 di DEDICATO ALLA SETTIMA MOSTRA DI VENEZIA CON ARTICOli DEl PIÙ NOTI SCRITTORI ITALIANI l N 0 G N l FA S C l C 0 l 0 : 3 novelle. s appendici 32 PAGINE - 10 ARTICOLI 50 articoli- 100 fotografie 6 O l L L U S T R À Z l O H . l TUMMINELLI & C. EDITORI STAMPATORI - ROMA i
OGGI
DI IERI E .01 OGGI . II'IOIZ t• Aaa l'DITALI 1917 · LE TRUPPE TEDESCHE A VARSAVIA

RIVISTA QUINDICINALE

ANNO l • N. 4 • ROMA 30 AGOSTO 1939XVII

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IL PROBLEMA DEI GATTI RANDAG I DJ. SCUSSO Al COMUNI. Alla Camera inglese dei Co. mun1 è a\'Vtnuta una molto interessante discussione. Fergusson domandò al Segretario di Stato se era informato che a Londra vi sono so lito molti gatti privi di casa; e se informato che il morso o la graffiatura dei gatti possono produrre l'idrofobia, e cosi essendo le cose, il Segretario di Stato ha in· ten zioni di ordinare che la disposizione che obbliga i cani n portar la m useruola. sia estesa ai gatti, e se la polizia riceverà ordine di arrestare e, al s:aso, di uccidere i gatti priv i di museruola.

A questa grave e imbarauaote domanda i l signor Mattews, Segretario di Stato, ha rispost o così :

« Dopo accurate investigazioni sull' a rgomento ho saputo che vi sono a Londra molti gatti erranti. ( Ri. sa). E' stato assicurato che il morso o la graffiatura di un gatto arrabbiato può produrre l'idrofobia, ma, fortunatamente, sono molto rari i casi di rabbia nei gat11

Le autorità competenti sono d'avviso che non sia hcilc mettere la museruola ai gatti (risa), i d'altronde adoperano le unghie non meno che dei d e nti. ( NJ101" risa).

«Se anche io ordinassi alla polizia di arrestare i galli, è probabile che la polizia troverebbe qualche difficolti nell'eseguire un tale

(Il 16 agosto 1889)

GLJ INGLESI IN EGITTO. Dopo la vittoria di Tosl<1 che frutta grandi ono ri e meritati trionfi al generale Grenfdl e che riempie dt giubilo gli in· gles1, questi pensano meno che mai a lasciare I'Egit. to. come vorrebbero i francesi. Anz i l'opinione pub. bltea vorrebbe che l'occupazione dell ' Egitto fosse definiri,•a. Jraliana, 18·2) a)lOSIO 1889)

L' I M M UNITA ' PARL!).MENTARE. In seguito aL la lettera' del deputato Costa, inviata al Me ssaggern. nella quale dice di rimanNe all'c5tern pcrchè,

do chiusa la sessione, teme di essere arrestato espiare la grave pena inBittagli da l Tribunale di Roma ribellione, a l Mini.stero dell ' I nterno e alla Presidenza della Camera sono giunte lettere di pa· recchie non per idee politiche, le quali chiedono se veramente si possa intendere che, durante chiusura della sessione, e non de ll a legi· slat ura, un deputato perde i suoi diritti e le sue guarentigie. U n uomo p oli tico autore\Oolissimo si rivolse a Crispi, soste nendo cbe so lo dopo la cbiu· sura della legislatura un deputato può essere consi· derato un cittadino qua l unque, e perciò arrestato come qualunque a.ltro.

Lo scrittore della lettera vorrebbe che il governo e la Presidenza della Camera si pronunciassero in modo formale a l riguardo.

E ' probabilissimo che su ciò debban discutere i ministri in seno d ei prossimj consigli che terunno.

La presidenza della Camera ha mandato lettere alla P1esidenza del Consiglio, che unitamente alle sue. le mandò a Zanardelli af!inchè studi la questione c (Il Mnsaggero, 20 agosto 1889).

IL DOLORE D I UN DEPUTATO. L'on. Luzzatti ha annuhziato cosi la morte di Lisiade Pedroni al Venetn eli Podov2

«M'è mona più che la metà deU'anima , in Lisi ade Pedroni! Quale eroe modesto! Mercoledì lo accom· pagnerò al cimitero; ma sono così istupidito dal do. !ore che non uoverò la paro la " Ingentes curae stu. parvae loquuntur ,., Ecco un onorevole condannato da ora in poi a vivere con meno della metà di un'anima, e probabil. mente, nell 'imposs ibilità dj trovare la paro la ! E allora alla Camera 'he cosa ci farà ! ?

(Il Me ssaggero, 20 agosto 1889).

LA SENTENZA AL PROCESSO PE I FATTI DI TERNI ALLE ASSISE DI SPOLETO. Descri· vcr:vi l'ambiente di del verdetto dei giu· rat1 è ardua. La sala si mantenne gremita per tutto il tempo che i giurati stettero nella camera di consigli o, la curiosità era immensa; si facevano i più disparati prognostici. Le vie della città erano animate nella notte, come nelle ore pomeridiane de, g io rni festivi.

Cinque minuti avanti la mezzanotte si è udita una scampanellata; movimento di grande attenzione. Una vera folla gremisce l'aula; spettacolo com· movente. l giurli ti entrano; sono sorride nti. Dopo le solite particolarità, il capo dei giurati legge il ver· dttto col quale tatti i 47 imputati sono auolti, Men. tre il capo dei giurati infilava i 114 No, presidente e pubblico ministero parevano la statua di don Bar· tolo. F in ita la lettura del verdetto, il presidente di· chiarò che in base al verdetto proscioglieva gli impu. tati dall 'a ccusa La Corte stava per ritirarsi quando l'avv. Pacetti gridò : V hai giMratidiSpol,o! Awocati e pubblico proruppero in applausi frago rosi, le signore sventolavano dalla tribuna riservata i fazzo. letti. Quando ,gli accusati poterono uscire, ebbero luogo scene commoventissime; gli urti correvano nelle braccia degli altri , Al rjstorante Parrucci i liberati f raternizzarono coi giurati e gli avvocati ( l/ Messagg ero, 23 agosto 1889)

LA MORTE DEL CONTE VILLIERS DE L'ISLE. ADAM A Parigi, in un Ospedale privato, m o rt o poverissimo uno dei tipi più bizzarr i della contempo. ranea letteratura francese, il conte Villiu s d e /'Ts!e .Adam, amicissimo di Catullo Mendés e dei parnassiani, autore di nuulcto)Ì e di novcllC' )Ila· vangatissime. Egli apparteneva ad una delle più anti. che famiglie di Francia, e figurava ancora fra i poclu cavalieri dell'Ordine di Malta. Come tale andò unJ volta a chiedere a Napoleone III il regno di Grecia allora vacante.

Di bizzarri e simile a questa la sua vita fu ricchis. sima. Nelle sue opere l'una più dell'altra strabilianti. oltre la novità dell'invenzione e lo spirito caustico fu notevole soprattutto lo stile vivace, moderno, pie no di scintille e di lampi. Rasentò spesso il parados. so glçriandosene: nell'ultima opera L'Ettt jJitura narrava la storia di Edison , che finisce con l'inventJre una donna vivente!

{11/Ji strazione ltalia11a, 2) agosto·l settembre 1889).

ELOQUENZA GIUDIZIARIA Il promso pet faui di T uni all' A ssiu di .Arring • de/. l'atw. Giulio G11arnieri.

« Vannuzzi, questo simpatico e coraggioso giovane, vuolsi che abbia g r idato porco t> 'uhifoso go• emn, ma non è provato. L'avesse anche detto, il suo è un apprezzamcnw ecc. » Ind1 l'oratore fra la più

schietta allegria del pubbliico e ilei giurati che si 'mascellano dalle risa, racconta come Carlomagno, andando a caccia, le vivande e i vilù squi· siti, dovette cibarsi di castagne secche, vulgo mo· e acqua; dimostra ai giurati che essi pure dovranno mangiare le sue mouiarelle gi11ridi(he, ma che essi si troveranno meglio di Carlomagno perchè si cibarono degli intingoli succosi e dei sublimi ma· nicaretti apprestati dagli oratori precedenti.

L'av11. GJierrieri risponde al pubblico' che esso fece male a porre la questione sul terreno scottante della politica, dicendo: "Se volete la re· pubblica, il disordine, l'anarchia assoh·ete ,. Esso vuole che assolvano; deve dunque dimosuare che questa p overa repubblica è tutt'altro che j( (aos. Tratta con fuoco e lirico slancio delle repubbliche di Grecia c di Rom a, di quelle italiane del Med io E\'O. Passa a esaminare lo Stato della Svizzera e del. l'America del Nord in confronto degli Stati monar· chici. Spiega l'attitudine della repubblica francese, inoeggiando ai principi i dell ' 89, donde ebbero anche i governi costituzionali. Dice! «I galletti fan. no l'occhio di trigl ia al gufn del Vaticano, noi facciamo covare le nostre uova dagli aquilotti d'oltralpe •· ( l/arit.ì).

Dimostra come tutte le istituzioni debbano sos· giacere, come tutti gl i uomini, alla legge e\'olut iva; è fato, non altro.

E splica la dottrina mazzin1ana i n ordine alla vita e alla mone delle istttuzion•. L'11topia dell'oggi ;. la rtaltà del dom.zni.

Combatte la violenza.

Scioglie un inno alln fratellanza, alla libertà, ai migli o ramento economico delle classi lavoratrici < conclude accennando al compito della generazi ont• crescente cui raccomanda:

Non maschera in volto, nostra nel core; la santa repubblica è il regno d'amore, nume dei popoli la dea libert:t (L' o rato re è fallo ugno alle pitì ralde manifesta· zioni di simpatia da parte di rolleghi di rulli gli astanti, (he (01/ IJii si (il M maggero, 22 agosto 1889).

CO!'\CIITADI NI CHE SI FAI"'NO ONORE E" tornato questa mattina Raffaele Pericoli, il più ag gravato fra gli imputati pei fatti di Terni, testè as· solti dalla giuria spoletina. Fu accolto con entusia· srr.o. Alle ) pomeridiane giunse l'avv. Giulio Guer. rieri, di f ensore del Pericoli, accompagnato dall'egre. gio cittadino Car lo Carlini di Spoleto, che tanto fece in prò degli accusati. Erano alla stazione una infinità di democratici, che con la fanfara si recarono in campagna.

Parlò applauditissimo l'avv. Guerrieri raccoman· dando la tolleranu, l'unione, c la calma. entusia· smando la numerosissima assemblea che col massimo ordine tornò in città. (Il Mess3,(f(ero, 27 181!9)

2 ·r•. ' ' ... • .....
3ft
....... ' .

IL PRIMO TEMPO della storia di Danzica, che si svolge nel decèmoterzo secolo, costituisce una precisa immagine - riflessa in un angusto ma nitido specchio cittadinodella vita dei territori baltici, che, dall'Oden alla Duna, passano di dominio in dominio a ttraverso mutevoli e confuse vicende. Su quella che sa.rà la città libera stabiliscono la propria supremazia, soltanto per fugaci stagioni, i Re di Danimarca e di Polonia, i Prussian i ed i Brandenburghesi, il Duca di Pomerania e l'Ordine teutonico. Ma la gloria dalla quale Danzica nasce dominatrice dei mari e città guerriera è frutto del germanesimo. Nel 1309 i Cavalieri dell'Ordine teutonico, che pur sono già all'inizio del declino, s'impossessano del porto che domina sulle foci della Yistola, animati ancora dalla volontà di conquista impressa dal privilegio concesso da Federico di possedere ve rso l'est tante terre quanto la loro spada riuscisse a conquistarne Ed allora Danzica prende consapevolezza del senso dell'autonomia, organizza milizie, lancia vascelli sul mare, combatte i n Prussia ed in Svezia, diviene parte di alieanze. Questa ansia di creazion(! e di 1 espansione, questo ampio respiro nello spazio del Baltico, traboccante di vita, hanno un'impronta inconfondibilmente germanica, tanto che nel 1361 Danzica entra nella Lega anseatica, diviene con Lubecca e Stettino il terzo nome della triade, che riassume i fastigi dell ' intera comunità, cd è travolta dall'impeto giovanile della sua stessa potenza mercantile. Forte dei suoi diritti, Danzica contrasta persino la supremazia dell'Ordine teuto. nico: nel 1454 ne abbatte la fortezza, per proda.ma.rsi città libera e in quello stesso anno si pone sotto il protettorato del re di Polonia, conservando sempre il suo stato di città libera con tutte le prerogative sovrane che ne conseguono La lotta della città pervasa dal sentimento della libertà cont ro l'Ordine teutonico scaturisce dall'intimo contrasto del gcrmanesimo cont ro lo stesso germanesimo, c he si consolida c si dà una sostanza di Libertà. Danzica continua ad avere un proprio esercito e a àichiarare guerra e l'unico segno d'intervento polacco nella sua organizzazione interna è costituito dalla presenza di un rappresentanti: del Re di Polonia nel Con. siglio cittadino. Sarà ancora una forza essenziale della civiltà germanica a richiamare più potentemente Danzica verso le sue origini: il luteranesimo. La riforma è per la città a uno scudo aJla sua stessa libertà, che dallo svolgimento del dra.rnma religioso riceverà un contenuto spirituale nuovo

Il volto di Danzica così si completa sotto tutti i suoi aspetti allorchè, insidiata dalle flotte dell'Olanda e dell'Inghilterra ed estenuata dalla guerra dei trent'anni e dal conflitto per "la successione polacca, la potenza

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mercantile della cutà libera va verso il tramonto, questo volto passa alla storia con la impronta nettamente ed immutabilmente gotica che a nco ra oggi appare dal suo ordine a rchitettonico Quando, dopo aYer conservato pure in seg uito alla prima spartizione della Polonia del 1772 la sua condizione di città l ibera, Danzica nel 1793 entra nell'ambito di un ampio ordinamento statale, riconferma anche con la sua suprema rinunzia il genio ,germanico di tutta la sua storia passata: infatti essa diviene parte integrante della Prussia, per rimanervi fino al 1919 e soltanto per sette anni, dal 1807 al 1814, questo se colo di comunione prussiana sarà spezzato dalla tempesta napoleonica.

Dal 1309 le testimonianze della storia re. latiYe a Danzic a sono perciò tutte concordi in un senso, fino all'epilogo della grande guerra Al momento delle trattative di pace, deve ricercarsi dunque il principio di quella impostazione nuova del problema di Danzi.

ca, nella quale alle esigenze della Germania si affiancano quelle della Polonia. Ed il mi. racolo, che fà prevalere le ragioni di un ' a. stcatta sistemazione geografi ca delle frontiere orientali tedesche sulle ragioni della storia, avviene sotto l'egida di Wilson, cioè proprio di colui che voleva restituire i popoli al loro istinto naziona.le, rifiutandosi di farne una merce d i baratto fra gli Sta!i.

Il 9 aprile 1917 si costituisce a Parigi sotto la presidenza di Romano Dmowski, Jeaaer del vecchio partito nazionale democratico polacco, un Comitato Nazionale polacco, che è ri conosciuto come «organizza. zione ufficiale polacca » dalle potenze dell'intesa nel seguente ordine: il 20 settembre 1917 dalla Francia, il ottobre dall'Inghilterra, iJ 30 ottobre dall'Ita l ia e il 1• dicembre dagl i Stati Uniti.

Il programma di ricostruzione della Polo. nia enunciato da Dmowski è diretto principalmente contro la Germania, alla quale egli

chiede la retrocessione dell'Alta Slesia, della Posnania, della Prussia occidentale e orien. tale, dei distretti di Pomerania di Lauenburg e di Butov ed in fine di Danzica. Secondo il Dmowski anzi il ritorno di Danzica alla ' Polonia deve costituire per la città libera la condizione sicura della sua rinascita, resa impossibiie fino allo scoppio della grande guerra dall'unione con lo Stato prussiano.

Nell' autunno del 1917 Wilson forma una c ommissione di studi, incaricata di raccoglie re la documentazione storica e politica necessaria alla elaborazione dei 14 punti, in seno alla quale è una sezione polacca, composta da Roberto Howard Lord e dai due polacchi d'America Zwierzchowski e Arbowski. Il vetdetto che la tale sezione emette e presenta a Wilson al principio del 1918 è concepito c on uno spirito assolutamente estraneo al le istanze più elementari della storia tedesca. !Esso dice: «La questione polacca è la più complicata fra tutte. L'unificazione della Pol onia è impossibile senza sepa rare dalla Germania la Prussia orientale Ora ciò verosimilmente non rientra nel quadro di una politica pratica. Una Polonia, composta dalla Polonia russia e dalla Polonia austriaca, si assicurerà un accesso al mare verosimi.lmente attraverso la Vistola ed i (anali co ndu ( tii/Ì a Brema t ad Ambu1·go ». In margine a tale progetto • Wilson annota stenograficamente questa osservazione : « Bisogna costituire uno stato polacco indipendente la cui indipendenza politic a ed economica così come l' intangibilitA dovranno essere garantite da un accordo internazionale Questo stato dovrà comprendere le provincie abitate da una popolazione indiscutibilmente polacca ed avere un accesso al mare libero e Jimro ».

In questa fase delle discussioni Danzica non costituisce ancora un elemento essenziale dei problema polacco, che per i suoi sostenitori è quasi divenuto un problema di di. struzione della Germania baltica. Soltanto duunte un colloquio con Dmowski, Wilson preoccupato de!J'estenzione deHe pretese polacche, ad un certo momento chiede seccamente: c Non vi contentereste della neutra. Jizzazione delia Vistola e della creazione di un porto libero a Danzica?». Dmowskin, che conosce la discutibile forza delle sue ca. gioni e che non può prescindere dalla previsione di una futura ripresa della spinta tedesc a allora risponde: « Signor Presidente, ciò c he mi domandate significa : noi vi daremo l a piena libertà di respirare ma i tedeschi vi stringeranno sempre alla gola »

In questa affermazione di Dmowski è rac. chiusa l'essenza del problema di Danzica : la sistemazione dei rapporti fra la Polonia e la Germania, decisa durante le trattative di pac e, appunto perchè era antistorica, poteva essere sicura soltanto se fosse stata garantita con una mutilazione gravissima ed irrimedia. bile alla Germania. In caso diverso essa non poteva essere che lo stimolo ad un fatale ri torno della Germania, vinta ma non distrutta, sulle posizioni che le erano state artific ialmente strappate aJ termine della grande guerra. Dinanzi agli argomenti di Dmowski, Wilson dimostra una raziocinante serenità che riposa sull'assoluta sicurezza nell ' avvenire della Società de!le Nazioni e nell ' efficacia della sua opera diretta a sal vaguardare tutte le frontiere, anche le più pericolose, tracciate nella nuova carta dell ' Europa. Per questo

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CARAIINIEIII IN ASSETTO 01 GUERRA CHE ATTIIAYERSANO IL TIEYaiiE

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egli è non soltanto contra rio a permettere la realizzazione del programma massimo richiesto dai polacchi, ma è anche molto titubante sulla risoluzione da dare al problema stesso delle concessioni previste a favore della Po.. lonia. Accorto di argomenti, dopo aver sostenuto con false statistiche la menzogna che la popolazione di Danzica è per metà polacca, Dmowski allora persuade Wilson ricorrendo al mezzo estremo di un ricatto parla. mentare. Egli infatti dichiara al Presidente, l a cui forza ha base sui voti elettorali: «Vi sono negli Stati Uniti circa quattro milioni di immigrati polacchi. Se non si stabiliscono come noi speriamo !e· nostre frontiere con la Germania, se non otteniamo non soltanto Ja Posnania, ma anche la Slesia, le nostre provincie dell'est e Danzica, nessuno dei polacchi d ' America potrà comprendere come cìò sia potuto accadere ed essi sono tutti uomini che hanno una grande confidenza in voi».

Così Wilson, sotto la spada di Damocle di una defezione totalitaria degli elettori polacchi d'America, diviene sostenitore delle pretese polacche alla Conferenza della Pace ed il 2 novembre 1918 il maresciallo Foch domand a « l'evacuazione da parte delle trup-

p e tedesche di tutti i territori della Polonia, compresi quelli dell'antica Polonia qual'era prima della prima spartizione, con Danzica ».

In tal modo la causa polacca riesce vittoriosa e la città dell'Ordine teutonico, della Lega anseatica, della Prussia, pur conservando formalmente il suo stato di formale liber. tà diviene una porta aperta alla nuova Polonia sul Baltico. La situazione che oggi torna in discussione ha termine esattamente con questo avVenimento e sarebbe molto comodo volerne invece fissare in esso la prima origine, come hanno fatto in questi ultimi mesi le cosidette grandi democrazie, e considerare il Trattato di Versaglia e lo statuto di Danzica, qual' è stato stabilito in seguito ai negoziati di pace, come una pietra miliare intoccabile. E' naturale che le tavole statutarie di Danzica oggi in vigore siano favorevoli alle pretese polacche e contrarie alle richieste germaniche. Ma ciò che è ·stato messo in discussione dall'attuale situazione internazionale è appunto la validità storica e politica di queste tavole statutarie, che vent'anni di dopoguerra hanno dimostrato contrarie alle vere esigenze dei popoli, e non il loro modo di applicazione o di interp retazione.

Chi legge lo statuto della città libera Danzica non può aver dubbi sul fatto che la Polonia sia chiamata a difendere con le sue armi l'integrità del porto della Vistola; ma i dubbi che la Germania ha avanzato non sono questi. Essi al contrario incidono in marniera profonda sulla valiqìtà stessa dello sta. tuto e sui diritti che a favore della Polonia ne risultano al di fuori della tradizione di Danzica. Oggi non è i n atto un processo a contenuto limitatamente procedurale; ma si svolge una revisione più vasta delle ragioni della storia, che culmina con la cessione di Danzica fatta da Wilson ai polacchi per con. quistare i loro voti in America Con questo contratto i polacchi d'America credettero d'a ver comprato in blocco tutta la vita secolare di Danzica; ma in realtà comprarono soltan. to l'illusione che la storia possa essere modi. ficata dai patti elettorali. E l'illusione oggi cade, disfatta dall'insorgere della gloria teu. tonica ed anseatica di Danzica, mentre l' om. bra di Wilson impallidisce, mentre una veri. tà cancellata si fa strada : la storia di Dan. zica noo comincia nel 1919, ma nel 1309. Questa data deve essere restituita agli archi vi in tutto il suo significato.

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FINE DELLO SPLENDIDO ISOLAMENTO

L'ANNUNZIO DEL PATIO di non aggressione fra la Germania e la Russia ha sconvolto gli inglesi, perchè ha dato l'impressione che togliesse alla politica britannica la possibilità di impiegare una colossale massa di ma. novra. La borghesia inglese - anche l'Inghilterra al pari di altre Nazioni continentali ha una ben nutrita borghesia - prova un orrore sacro per la Russia bolscevica, orrore per le cronache dei massacri, per i racconti di fame, per le descrizioni del formidabile armamento, cd è quindi convinta che l'avere il modo di scaraventare la valanga russa contro UQ avversario costituisce il sistema migliore per schiac.ciarlo senza speranza di salvezza.

Ma gli inglesi, almeno su questo punto, hanno torto, perchè l'annunzio del patto di non aggressione fra la Germania e la Russia non apre una nuova fase della politica britannica; ma svolge il sistema già posto con l'offerta di garanzia alla Pa:Jonia.

Qual'è la a.ratteristica essenziale di questa fase? E' stata una e ben definita : l'Inghilterra con essa ha finalmente abbandonato, dopo secoli, la regola dell'isolamento.

La regola dell'isolamento, che è stata la norma CO:Stante ed inderogabile dei grandi politici dell'Impero inglese, ha rischiato di divenire un mito , perchè gli storici spesso l'hanno con. siderata come un'espressione spirituale del genio nativo del popolo britannico; ma in realtà essa è stata soltanto jJ portato di una intelligenza fondata brutalmente sull'utilitarismo. Infatti l'isolamento oon· significa esasperazione dell'insularismo inglese o volontà di rimanere estranei alle contese dell'Europa e del mondo; ma sagace, cootinua e caparbia

accortezza di non rinunciare mai ad avere saldamente in pugno tutti gli elementi del giuoco politico in atto per conservare la piena libertà di assumere in ogni momento l'atteggiamento più comodo e più redditizio dinanzi a qualsiasi situazione politica.

Nella storia delle relazioni internazionali l'Inghilterra è stlta sempre l'ultima ad impegnarsi e, anche quando ha richiesto ad altre Nazioni impegni precisi, non ha mai voluto offrire in anticipo una contropartita che la vincolasse. Essa ha sempre atteso, a mani libere, lo svolgersi degli avvenimenti e, solo non appena questi son giunti al momento culminante c decisivo, ha manifestato la sua volontà in ter. mini d'azione, gettando il peso della sua potenza dalla parte che offriva una minor resistenza ed un maggior vantaggio.

Hanno dunque ragiooe e colgono il vero contenuto vero della regola coloro i quali affermano che l'isolamento per l'Inghilterra ha significato la volootà di decidere sempre, senza legami di sorta, del suo intervento nei conflitti, all'ultimo istante, lasciando che le altre parti si schierassero sui fronti opposti. Fra i due contendenti l'Inghilterra ha poi scelto per la alleanza e per la guerra quello che gli permetteva n<_>n soltanto di raggiungere Ja vittoria, ma anche quello che gli consentiva di impedire il sorgere di una egemonia continentale esclusiva. In questa del 1939 la regola dell'isolamento, cardine del tradizionale utilitarismo politico britannico, non ha funzionato. Offrendo la sua garanzia alla PolO:nia, l'Inghilterra ha soprattutto offerto a questa Nazione la pa:ssibilità di decidere una guerra con l' intervento della stessa Inghilterra, cioè ha

ipotecato il futuro contrariamente a. tuttt it sue abitudini. L'isolamento è stato distrutto ed è stato distrutto interamente non solo perchè la Polonia è stata lasciata arbttra degli eventi; ma perchè l'lnghiiterra, prima di imse stessa a questa collaborazione, non ha atteso che gli altri amici del froote della pace si impegnassero. La garanzia alla Polonia è stata concessa, con promesse di interventi e di ausili armati, prima, assai prima che l'accordo tripartito fO:SSe concluso, cioè prima che l'Inghilterra potesse coo,tare, per assumere le proprie obbligazioni, su quelle degli altri.

Quei giornali inglesi, che rappresentano con misurata ed intelligente cOO:Sapevolezza lo spirito tradizionale della Gran Bretagna, in questi giorni non si sono meravigliati tanto del. l'inatteso gesto russo quanto della leggerezza con la quale i politici britannici banno posto l'Impero in questo garbuglio. Tutti stanno per uscirne e l'Inghilterra vi è rimasta invece irrimediabilmente impigliata, in attesa che la Polonia decida per la pace o la guerra.

Dietro il panico, suscitatO: dall'improvvisa defezione russa, questo è soprattutto il fatto che sconvolge la sensibilità tranquilla, sicura e calcolatrice della borghesia ; essa si accorge ogni giorno d i più che l'ultima parola di pace o di guerra non sta di casa in Inghilterra; ma che essa è fuori, affidata all'estro ed alla volubilità dei polacchi; sarà pace o guerra a seconda di quel che la Polonia vorrà e gli inglesi, Ministri inclusi, ascolteranno trepidanti dalla radio questa parola, come se non fa:ssero inglesi, ma americani o australiani. A questo si aggiunge il pensiero che la Russia sta sull'altra sponda.

L'annunzio del patto di non aggressione dunque non ha cO:Stituito un fatto assolutamente nuovo; ma una delle tante conseguenze alle quali l'Inghilterra si è esposta rinunziando ad applicare fedelmente la regola dell'isolamento in questa contingenza, che da un punto di vista egoistico consigliava semmai a rafforzarla. L'Inghilterra, invece di impegnaC$i per ultima, questa volta si è impegnata per prima e gli altri, colta l'occasione propizia, hanno fatto il giuoco di un tempo. Ormai non c'è rimedio da escogitare. La politica inglese è io funzione della variabile ca:stituita dalla Yolontà polacca e per determinarsi in un senso piuttO:Sto che in un altro deve attendere che questa variabile si determini essa stessa.

La variabile russa si è già determinata per suo conto, dimO:Strando il rischio del nuovo sistema. Ecco la SO:Stanza degli ultimi avvenimenti ed ecco la spiegazione dello straordinario turbamento britannico : la. borghesia inglese si trova dinanzi alla più grave esperienza di tutta la sua vita stO:rica e raffigura questa esperienza nella significativa immagine del mostro bolscevico. La cosa è però, anche agli effetti degli spettatori, sommamente istruttiva.

Non si può credere che l'Inghilterra abbia abbandonato la regola dell'isolamento per un capriccio: l'ha abbandonata perchè gli altri, non più supini dinanzi alla potenza britannica, si sono rifiutati di firmare in bianco la cambiale dell'intervento inglese. Il che veramente dima:stra, più delle statistiche e delle documentazioni spicciole, che la fortuna inglese è sulla via del declino.

TRUPPE POLACCHE 01 FRONTIERA
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RITO FUNEBRI: DI EBRI:I POLACCHI

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SVOLTARONO LE CARROZZE di Corte e sparì il regime g randucale Al pas: saggio del Principe che andava via, la Rivoluzione si toglieva urbanamente il cappello, e quegli rispondeva alzando e abbassando il grigio cilin<\ro. n popolo toscano si separava dalla dinastia lorenese per incompatibilità di caratteri , ma un fondo di vecchio affetto e di vecchi ricordi rimaneva, a dolere che non ci si fosse intesi più; e sulla loro vita comune, da Pietro Leopoldo a Leopoldo II, il ministro Baldassetoni porrà un'epigrafe che la storia ha rispettato: «mite, non superbo ii comando; facile, non servile l'ubbidienza; molta la tolleranza, ricambiata da generale affezione ».

Firenze rimaneva sola, con le bandiere tricolori a tutte le finestre, sul forte di Belvedere, sui palazzi granducali dove bestemmiavano g li staffieri austriacanti e versavano lagrime le cameriste. L'unica autorità sopravvissuta,

il gonfaloniere Dofour-Berte, si era messa a letto in nome del Granduca I ricordi del '48, quando il sole era calato e veniva l'ora di rincasare, sorgev.ano a suscitare apprensioni, inopportune al termine di quelle giornate di letizia, ma persistenti : Livorno estremista, Guerrazzi, la guardia civica Era stato improvvisato un triumvirato, d ' accordo con la legazione sarda, nel quale i partiti e lé tendenze erano dosati con cura: il cavaliere Peruzzi, patrizio che stava coi mOderati, « e fra i più tiepidi anche »; il « lafariniano » Malenchini; e il maggiore Danzini, che rappresentava l'esercito al quale, per la prima volta dopo secoli, si dava importanza in Toscana per riconoscenza che avesse disertato il Granduca e per la spe· ranza che si sarebbe portato bene in Lom. baidia. Ma il Triumvirato non era che una soluzione provvisoria, tanto per dar modo a Torino di prender posizione. E a Torino era

andato il barone Ricasoli a consultare ii conte di Cavour. Per tutti coloro che fra il pas· sato e !"avvenire aspettavano perpless i, temendo soprattutto una esplosione di anar. chia, quei due nomi suonavano rassicuranti, più rassicuranti dei gendarmi che il Trium. virato arruolava frettolosamente.

II presttg•o del barone Ricasoli era consi. derevole, nel paese l nomi antichi impone. nno ancora rispetto e deferenza, e poche ca. sate toscane potevano star a pari per antidùtà con quella dei Ricasoli. Erano soltanto ba.tooi, ma come erano soltanto baroni i Montmorency, « premJers barons chrétien.r », e M. de Charlus. Prima del '48, ai g iorni lieti e fa. ciii del «Paradiso terrestre l>, il barone era spuntato fuori dalla mediocrità quotidiana del suo ambiente con la decisione di ritirarsi nel castello di Brolio a curare le grandi tenute della famiglia nel Chianti; decisi one tanto inconsueta in quel mondo di proprietari assenti, che i salotti fiorentini avevano chiac. chierato di drammi coniugali, di « gelo. sie medioevali ». Poi all'Accademia dei Georgofili erano arrivate l'una dopo l'altra le relazioni del barone Ricasoli, agricoltore scientifico, e i soci, tutti grandi proprietari e tutti grandi patrizi, avevano ammirato la competenza del loro collega di Brolio, l'au. dacia fortunata delle sue innovaziooi. Ancora oggi, quando sulle tO\·aglia delle trattorie si posano le bottiglie d i Chianti Brolio, il complicato stemma dei Ricasoli.Fi ridolfi colorato sull'etichetta commemora gli studi, i tentativi , i successi del barone Ricasoli nelle sue vigne e le prime dodici bottiglie offerte a Riccardo e non son poche le persone che più facilmente associano Via J\icasoli al palato anzid1è al plebiscito toscano.

Per Bettino Ricasoli (il « Barone di ferro ») l'agricoltura non era solamente un 'attiv ità <:conomica : egli stesso scrisse di considerare «un apostolato». Abitudini feudali si mettevano in lui al servigio della morale non meno che dell'agraria, per far rispettare i precetti dell'una e dell 'altra. E se l"« lstru . zione » e i regolamenti emanati dal castel. lano di Brolio mantenevano in omaggio ai tempi moderni un tono predicatorio di fraternità, veniva poi fuori il vecchio spirito baronale ad applicarli con una autorità esigente e sempre attenta a cogliere e a punite le trasgcessioni. l decreti del barone prescrivevano ai contadini di alzarsi presto, di cambiare le lenzuola ogni quindici giorni, di amarsi gli uni con gli altri, di rispettare Ja roba del padrone, di odiare l'ozio («l'uomo ozioso è a due passi dal cadavere » !) e perfino di fare g li esercizi militari, che in Toscana a momenti neppure i soldati facevano. Il proprietario liberale nelle sue terre era assai meno tollerante del granduca assoluto nel suo Stato. Il ' 48 lo aveva distolto da queste occu. pazioni ; attraverso il giornalismo e la politica il suo nome era uscito dall'Accademia dei Georgolili per diffondersi nelle redazioni dei primi giornali, nei convegni dei politici, nelle discussioni dei caffè, e finalmente nelle vociferazioni ostili dei manifestanti guerrazziani. quando tutto si era complicato e confuso. ,Oj;. quella caotica e scombinata prova generale dell'« Italia farà da sè », il personaggio del barone Ricasoli era stato uno dei pochi usciti illesi : lo avevano temuto, lo avevano avversato,

IL BARONE BETTINO RICASOLI (Foto Alln•rl)
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era apparso nagari antipatico per su.a alterigia da Catone coi quattro quarti, ma nmaneva onorata la rettitudine delle sue intenzioni e riconosciuta la sincerità del suo patriottismo E anche quella del suo Iiberalismo. Con uguale fondatezza? Ritiratosi a Brolio un'altra volta per tenersi lontano dagli ufficiali austriaci, il barone meditava le delusive esperienze di quei due anni, e scriveva sul suo taccuino che non ci possono essere compromessi con l' idea nazionale, e che a questa debbono sottomettersi tutte le libertà : esatta mente il contrario del pensiero ortodosso di Iord

* * *

Il barone portava con sè da Torino le istruzioni del conte di Cavour, ma soprattutto portava il convincimento inc rollabile della propria personale missione di guida e di capo per impedire che la seconda rivoluzione fi. nisse come la prima

Alla vigilia della partenza del Granduca l veva detto, con il suo abituale tono imperioso, che non voleva senti r più parlare della « Toscanina »i e sapeva che molta gente parlava invece ostinatamente di Toscanina. Non solo i partigiani dei lorenesi ripugnavano alla annessione della Toscana al Piemonte, « sacrificio di Atene alla barbara Macedonia »; istituzioni liberali all'ombra del campanile paesano sembravano a moltissimi una meta sufficiente per la rivoluzione toscana E il fatto che il campanile paesano fosse quello di Giotto rende rispettabile tale opinione. Ma per Ricasoli la questione non si poneva in termini di Toscana e di Piemonte, ed egli sapeva che alla creazione del nuovo Stato unitario anche il Piemonte avrebbe sac rificato molto della s ua originalità e delle sue tradizioni. Era l'unico della sua classe a pensarla così. Se ne accorse fin dalle prime riunioni dei notabili alla legazione di Sardegna: Ridolfi, patrizio, agricoltore e georgofilo come lui, e l'av. vocato Poggi mostravano un'ombrosità autonomista che il più piccolo indizio unitario metteva in allarme Ricasoli avrebbe voluto che intorno al conte Boncompagni, commissario generale per Vittorio Emanuele, invece di un ministero si formasse un semplice collegio di direttori generali messi alla testa dei diversi di c asteri i ma quelli intravidero la dittatura di Ricasoli profilarsi dietro questa soluzione, e pretesero la formazione di un regolare minis tero, come ar tempi del Granduca, giacchè lo Stato toscano continuava. Si inalberarono e si indignarono quando fu messo in circolazione un indirizzo a Vittorio Emanuele dopo la battaglia di Palestro, e fra le altre vi apparve la firma di Ricasoli i pretesero che quella firma fosse ritirata, Ridolfi mi nacci«.? di dimettersi perc hè Ri caso li aveva fatto pubblicare l'indirizzo sul MotJÌ/.ore, che era un giornale ufficiale. La del ba rone Ricasoli era estremamentè difficile : unitari erano per il momento soltanto i democratici, contro i quali c:gli nutriva mille prevenzioni e diffidenze, qualcuna ragionata, molte istintive.

In ogni modo, pur cedendo sulla questione del ministero, si prese una rivincita facendosi :::ssegnare il portafogli dell ' Interno e insieme ]a Presidenza del consiglio. Il marchese Ridotti aveva scelto quello degli Affari Esteri, tcad izjonabneote mondaoo e decorativo, ma poco r ! eropito : al principio, ii. più importante affare fu quello dei diplom a ic i granducali di

Parigi e di Roma, che non volevano riconoscere il nuovo governo e mantenevano fermamente gli stemmi granducali sulla porta delle legazioni ; più tardi si trattò di svagarsi, fra le relaz.ioni e i dispacci del cavalier Peruzzi, a far congetture intorno all e tendenze che avrebbero prevalso a Parigi : quelle dell'Imperatore, o quelle del conte Walewski. Alla testa dell'amministrazione provinciale, dei comuni, gi,acchè il ministro nominava i gonfalonieri, della polizia, il barone Ricasolì si era invece trincerato in una posizione dominante. Gli altri ministri potevano consigliare, discutere, opporsi, ma la l oro azione effettiva era limitata aJia sfera particolare del loro dicastero, la corrispondenza con gli agenti alJ" estero, coi procuratori generali, coi rettori delle università. Ricasoli aveva in mano tutti i meccanismi

della pressione governativa, e il suo libera lismo oon si faceva scrupolo di servirsene

Potè scrivere a suo fratello che il suo era stato il primo governo che avesse davvero got•emaJo la Toscana in quarant'anni E certo mai da Palazzo Vecchio, ai tempi dell'assolutismo, erano partite istruzioni tanto rigid e, moniti tanto severi, ordini tanto perentori. Gli scrivani e gli impiegati guardavano disorientati questo liberale che non lasciava libero nes. suno, neppure sè stesso, rammentavano la benevolenza paterna dei suoi predecessori, il loro bonario scetticismo, la toro fiducia che il mondo andasse avanti da sè, e che, come aveva detto Fossombroni, « il desinare qualche volta può bruciare, lo Stato no » Ricasoli non ba. dava a questo passatismo, andava avanti, org og lioso, ostinato. Se la nostalgia d'altri tempi

1865 LA PRINCIPESSA ELISA BACIOCCHI (Foto Oanholovokrl

diventava ostruzionismo, anche lieve. puni1 a severamente: un mek di sospensione dall o stipendio ad un prefetto che aveva impiegato troppo temptl a mettere in esecuzione un suo decreto. Ma i•t generale l'obbedire era celere. L'ordine era mantenuto dappertutto con severità, quasi con gelosia. «L'entusiasmo indisciplinato provocava !a stessa disapprovazione della sommossa. Le bande musicali e le campane delle chiese non potevano testimoni e nemmeno una gioia patriottica se Ricasoli r.or aveva autorizzato i trombettied e i campanari a suonare. Perfino le dimostrazioni organizzate dai sostenitori della sua politica erano proi. bite. Permetteva l'espressione dell'opinione pubblica soltanto attraverso i mezzi che poteva controllare ». Anche le lotterie, pretesto ad affollamenti, erano vietate. Sulla libertà di stampa vigilava la legislazione granducale, lasciata in vita e rinvigorita. ogni tanto da circolari precise. Giornali nuovi non potevano essere pubblicati, i vecchi non dovevano occuparsi di politica, e neppure della ,guerra di Lombardia. Vieusseux se ne lamentava, cercava di attenuare il rigore, dava suggerimenti e consigli perduti : piuttosto che avere per strada « gridatoci dei bollettini della guerra », Ricasoli preferiva rivolgersi ai parroci perchè i bollettini sulla porta delle chiese c addirittu ra li leggessero e li spiegassero durante la Messa parrocchiale. A che servono i giornali, domandava a Peruzzi : servono quando ci sono idee da discutere, ma in quei giorni non ci doveva essere che una sola idea, quella dell' Unità : << il tempo delle libere dj. scussioni vemi; oggi è il tempt> degli sforzi viri li ». L'Unità «in ogni cosa e per ogni cosa» C'era il Monitore per illuminare l'opin ione pubblica. Assai spesso nella prosa ufficiosa suonava il tono educativo, missionario e disinvoltamente dispotico del signore di Brolio ai suoi contadini, e il marchese Ridolfi minacciava di dimettersi perchè tutto ciò era intollerabile.

• • • La lotta fra le due tendenze, unitaria e autonomista, « continuava senza clamori, educatamente; era difficile che uno dei due avversari si inquietasse un po' troppo, alterasse "la voce per minacciare sul serio; era una vera lotta alla toscana», racconta Rodolfo Della Torre, soddisfatto di cosl levigato costume. C'era anche un terzo partito, quello granduchista. E doveva essere numeroso, più di quanto pareva : tutto il moodo della Corte, dai dignitari agli che in un centro relativamente piccolo come Firenze faceva numero. L'abdicazione del Granduca in favore del figlio lo aveva un po' rianimato; ma rimaneva timido, intimidito dalla rudezza di Ricasoli, e indugiava in manifestazioni ano. dine. Arrivava da Parigi il principe Poniatowski, a lavorare per la restaurazione, e i partigiani del granduca andavano a depositare le loro carte da visita in portineria, come i deputati giolittiani al portone di Via Cavour Alle spalle di questi cittadini inoffensivi c'erano però i contadini, c'erano i vescovi e i parroci. Ricasoli ne diffidava : nel '48 i contadini e parroci erano rimasti tenacemente attaccati al vecchio ordine. « Voglio gli uni all'altare e gli altri ai campi», diceva nervosamente il barone, partigiano di un suffragio il più limitato possibile, .e di una Chiesa contemplativa. ( Contin11a)

X.t.NJ,JO LV Pil!tJ CCI

PARIGI: ARTE UF FICIAl-E

NELLE TERRIBILI giornate del « dramma di Mayerling », l'imperatrice Elisabetta dà prova di una forza straordinaria. Non solo rifiuta per sè ogni conforto, ma conforta essa stessa l'imperatore, lo assiste, lo sorregge come un bambino. Effimero «edificio di volontà», che crolla di colpo non appena sono terminati i funerali dell'arciduca Rodolfo. A. questo punto qualcosa si spezza nella vita dell'imperatrice, e attraverso la falla le idee ossessive e i rimorsi irrompono a fiotti nel suo animo. Il convincimento non l'abbandona più che la maggior responsabilità della morte dell'arei. duca è lei, sua madre. Trasmettendo al suo figliolo il sangue corrotto dei Wittelsbach, essa Io ha destinato a una irrimediabile demenza. Vuole scolparsi, comunicare con l'anima di Rodolfo. La sera del 9 febbraio, quattro giorni dopo i funerali, l'imperatrice manifesta un grande bisogno di riposo, congeda prima del solito le dame del seguito e si rinchiude nella sua camera da letto. Ma subito si riveste, si co. pre la faccia un velo nero, esce dal paiano per una porticina una e si fa condurre alla ch1esa de1 Cappuccm1. La

cripta è in fondo a un lungo corridoio e per alcuni gradini si scende nel sotterraneo che da secoli è l'ossario degli Asburgo. L'aspetto di questo putridero, di questo « mardtoio » cui manca ogni segno di grandezza e ove le tombe troppo fitte si serrano dentro uno spazio troppo angusto, è di una tristezza desolante. Eli. sabetta si scopre improvvisamente la faccia davanti al frate guardiano, chiede EOO verbo perentorio che le sia aperto il cancello della cripta, nella quale essa entrerà sola. Il cappuccino obbedisce e le chiavi enormi stridono nel. le serrature. Altissima e nera, l'imperatrice avanza fra le tombe, debolmente rischiarate di tratto in tratto da una torcia infissa nel muro. E quando la porta si è chiusa dietro alle sue spalle, Elisabetta si butta su l feretro del suo figliolo che è stato posato per terra e chiama : cRodolfo !... Rodolfo!. ». Ma nessuno rispoo. de, e solo la eco di quel richiamo si prolunga sotto le funebri volte. Tuttavia essa çhiàma anche una volta e una volta ancora, finchè nulla sperando più essa mormora : « Questa volta il sommo Geova non mi ha consentito di riu. dlre la voce di mio figlio», e furtiva com'è

venuta torna di soppiatto a palazzo ove nessuno ha avvertito la sua assenza. Profondi abbattimenti si alternano da quel giorno nel suo animo con esaltazioni deliranti, ai confini della pazzia.

Elisabetta non si contenta di viaggia re i saggi del suo delirio, ma una forza irresistibile la spinge a camminare interminabilmente le strade del mondo. Quale la causa di questo continuo bisogno di abbandonare il luogo in cui si trova? L'imperatrice d'Austria costituisce forse il caso più caratteristico di estetismo in atto ossia di ripugnanza di sè e di speranza di trovare fuori di sè dò che in sè manca. I tentativi di « evasione » a noi ci fanno ridere, ma in fondo è molto triste il dramma di queste anime scontente e irrequiete perchè vacue, e che dalla loro stessa vacuità, come da un vento continuo, sono spinte a lla ricerca di una « vita -bella », o almeno di una vita possibile. Nonchè negl'individui, ma in popoli interi si ritrova questa scontentezza di sè, que. sto bisogno di sfuggire a se stessi ; e sono quei popoli appunto che si propongono una mèta ideale i più agitati e infelici.

184JII • L'1M PERATRICE ELISA8ETTA
D'AUSTRIA

ùopo la sua riconciliazione con J'im. p<>ratore, avvenuta dopo la guerra au. stro-prussiana e la disfatta di Sadova, Elisabetta fa una lunga dimora a Vienna, la sosta più grande della sua vita errante. E' dai giornali però che i vien. nesi conoscono la presenza nella capitale della loro sovrana. Elisabetta si mo. stra in pubblico sempre più di rado. H a una invincibile ripugnanza per le ceriufficiali, non partecipa alle feste religiose al fianco dell'imperatore, non neanche alla solennità del Corpus Domini, importante nell a tradizione culturale di Vienna. L'idea di comparire al cospetto della (;>Ila suscita in Elisabetta un terrore Queste assenze ripetute il popolo finisce con l'imputarle all'« ateismo » dell'imperatrice.

Quando non viaggia, Elisabetta è come il marinaio esiliato sulla terra, espii. ca il suo irresistibile bisogno di moto Sfir piace, nella ginnastica e nei giochi violenti Fuori degli esercizi fi sici, la vi. ta a Vienna non ha senso per l'impera. trice. L'altra sua idea dominante è il culto della propria be!Jezza, e la somma delle cure intese a conservarla e a proteggerl a dalle offese del tempo. Ferma. re la giovinezza, impedirle di consumarsi è l'idea fissa di Elisabetta. Parte della mattinata è consacrata alla cura della o;pigliatura stupenda. La cameriera adc:etta alia pettinatura deve badare a non svellere un sol capello della chioma imperiale. A fine di conservare la« lin ea », Elisabetta si sottopone a regimi estremamente rigorosi. Nelle restrizioni alimen. tac i precorre i tempi e applica con _ un anticipo di mezzo secolo la cosiddetta «dieta di Hollywood ». Benchè altissiml di statura, essa non intende superar e i quarantasei chili di peso, sia pur a costo di rinunciare al minimo cibo. Si nutre con sugo di limone, frutta, insalata, carne cruda. Assorbe senza batter ciglio gli alimenti più ripugnanti e tracanna colme tazze di sangue di bue. La paura del grasso la inalza alle vette det:'eroismo La disciplina alimentare le vieta di partecipare ai pasti in cotr.une ed essa non siede mai alla mensa dell'imperatore.

Tuttavia, le restrizioni alimentari non bastano a sortire gli effetti desiderati, e però si aggiungono a queste le passeggiate, la g innastica, lo sport. Per più ore al giorno, Elisabetta fa delle marce al passo accelerato stiancando le sue dat:ll di compagnia che tornano a palazzo in cond izioni da far pietà. Ogni mattina si ripetono gli esercizi alle sbarre fisse, agli anelli, al trapezio; e ogni mattina un grande di Vienna viene l dare all'imperatrice la sua lezione di scherma. Elisabetta è una fiorettista ve rtiginosa. Gli esercizi sono inframmezzati con bagni diacci e robusti massaggi. Ma il suo esercizio preferito rimane pur sempre l'equitazione. Elisabetta è la mig liore amazzone del suo tempo. Le sue prodezze equestri corrono sulle bocche della fama. Corre distanze grandissime senza fatica, e non c'è ostacolo, siepe o corso d'acqua che possa arre-

L'IMPERATRICE

il suo ga loppo Un misterioso llui. do emana da lei, che « incanta » e do. ma i cavalli più recalcitranti. La sua passione la conduce in Inghilterra, eletta sede dell'equitazione, e i suoi virtuosismi alle cacce sontuose strappano gridi di ammirazione ai conoscitori più lini. lvi essa fa la conoscenza del famoso cavallerizzo cap itano Middleton, e fa di lui per l'arte di cavalcare ciò che più tardi farà del greco Cristomanos per l'arte d'interpretare i testi omerici. Middleton accompagna l'imperatrice a Vienna. cavalca al suo fianco in quelle cacce in cui essa è l'unica donna, è ospite in quel castello di Goedoelloe che gli unghe resi hanno donato alla coppia imperiale come attestato del loro lealismo Che più? Elisabetta vagheggia l'idea di farsi cavallerizza di professione e di esibirsi nei circhi equestri, ma frenata in queste velleità dai familiari, si fa allestire un piccolo ci rco nelle scuderie dell.a Hofburg, ove da una celebre cavallerizza si fa addestrare nell'arte dei volteggi e della polca ballata col cavallo

Moglie, Elisabetta era poco assort ita a un marito così ligio alle tradizioni e borghese nell'alto senso della parola qual'era Francesco Giuseppe. Eppure ,·erso questa moglie cosl irrequieta e «assente» l'imperatore si dimostrò sempre di una bontà infinita, di una impareggiabile squisitezza di tratto, soprattutto di una inesauribile pazienza. Lettere affettuose, telegrammi pieni di ansia repressa seguono giorno per giorno le peregrinazioni di questa donna senza pace E un enorme lavoro compie cltre a ciò Francesco Giuseppe presso gli Stati esteri, perchè una zona di rispetto, di tranquillità e di sicurezza circondi sempre la vagante imperatrice.

Allorchè l'intendente generale conte l'aar entrò nello studio dell'imperatore recando il dispaccio da Ginevra che comunicava la morte dell'imperat rice, francesco Giuseppe stava terminando per una strana coincidenza una lettera a lei : « Dio ti benedica, mio angelo adorato. Ti abbraccio con tutto il cuore. Il tuo piccolo » Conosciuta l'atroce notizia, l'imperatore si accasciò sul foglio ancora umido d'inchiostro e fra i singhiozzi che scotevano la sua testa di vecchio cane fedele, mormorò una frase degna di Tristano: «Il mondo non sap rà mai quanto ci siamo amati ! »

Eppure, accanto a questa moglie tragica e assetata d'ideale, Francesco Giuseppe è rappresentato generalmente come un marito duro di cuore e ristretto d i cervello. Inutile dire a chi va la nostra simpatia

Si arriva all'« ellenismo » di Elisabetta. S'illude l'inquieta imperatrice che lo stud io del greco riuscirà a colmare il vuoto terribile della sua anima. In. contra un giovane professore, Cristomanos, e lo associa alla sua esistenza. Cristomanos è brutto e gobbo, ma h :l un' << anima bella». Le passeggiate dell'imperatrice non sono più solitarie : il

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1898. FRANCESCO GIUSEPPE E LA CONSORTE ELISABETTA
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gibboso fi lologo r.on solo deve tenere dietro con le sue gambette corte a quel passo di bersagliere, ma recita rl e ancora dei passi lun ghissimi deJfl/iade c dell'Odiuea e tradurli in tedesco.

E l isabetta con tinua con ardote lo studio del greco, traduce in questa lingua Shakespeare e Byron, e traspone in prosa tedesca alcu n i canti del l' Iliade. Questo periodo «g reco» coincide con l a scoperta d i Corfù e l'edificazione in località Gastu ri, sulla strada tra Corfù e Be. nizza, d i quel pa lazzo neoc lassico dedicato alla memoria d i Achille, ove essa amava abban. donarsi a i suoi sogni senza fine, mentre il vento del mare cantava nell e arpe eolie

Il 6 maggio 1897, una nuova tragedia si :ibbatte s u lla debole testa di Elisabetta: la sua sorella più giovane, la duchessa d' Alençon, è bru c iata viva nell'incendio de l bazàr della Carità, a Parigi. L 'idea s'impian ta n e lla mente dell'imperatri ce che la maledizione perseguita Ja sua famiglia; anzi, fresca di studi classici, essa pensa : la Moira... E la sua ossessione 1mbu latoria non conosce più sosta. Passa come lm'om bra inafferrabile dalla Germania alla Svizzera , dalla Svizzera all'Italia. Il settem. bre 1898 arr i va a Ginevra e scende all'albergo Bellariva. Il 9 si reca a Pregny, nell a villa della baro n essa Giul ia di Rothsc.hild. Dopo il pranzo la pregano d i apporre la sua firma nel libro degli ospiti. El isabetta firma, ma non s'acco rge che l a fir ma preceden te è quell a del. l'arciduca R odolfo

Elisabetta torm a , eno le dieci di sera, tra\<'ttSa le strade buee per un'interruzione di luce, poi si corica ma non cheude occhio tutta la notte per colpa della luna. E le per. siane? L' indomani ha stabilito di recarsi a Caux. Alle undici va i n un negozio di stru. me nti musicali a udire un « orchest rion » di Adelina Pa tt i. Al tocco e mezzo, accompagna. ta dalla sua d ama di compagnia, la contessa Szataray, si avvia col suo passo spedito verso l'approdo dei battelli. I n questo momento, un uomo le si avvicina e la urta col pugno. Eli.

FIIANCE S CO OtU S EPPE sabetta vacilla, ma subito st riprende e a coloro che sono accorsi a darle aiuto, d ice sor ridendo : « G razie, non ho nulla ». Si raddrizza il cap. pellino, raccoglie l'ombrello e il ventagl io, e si rimette in cammino col suo passo eia. stico e l ungo da grande gin. nasta. Dopo pochi passi do. manda con stupore alla sua dama di comp.tgn ia : « Che avrà vol uto da me quel l'uomo?».

Singolare destino di una donna destinata al moto perpetuo! Colpita a morte dal pugnale di Luccheni, Elisa. betta non si accorge che la sua gita è terminata, e con. tinua a ca mminare.

Un g•orno le domanda. rono perchè avesse dedicato ad Ach ille il suo palazzo di Corfù, ed essa rispose: « Perchè quel greco era ve. loce alla corsa». Così partì la più ibseniana delle donne. C'è affinità tra Elisabetta e Nora Donne che non la. sciano altra traccia dietro a loro, se non una porta aperta, onde il vento entra nella ca. me ra e agita una cortina b ianca V

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F11411C&SCO Il L'ATTRIC:If. ·
I)
DIO

l) LA FORTUNA DEGLI ASTOR

PER MOLTO TEMPO gli americani furono ben orgogliosi dei loro miliardi ; ora lo sono un po' meno : non sbandierano più quelle cifre colossali, quelle vertiginose fortune. Si sa che i miliardari esistono, ma se ne parla il meno possibile, come di esseri irraggiung ibili, di una casta superiore, talmente lontana daJia vera e faticosa yita del paese da considerarsi ormai appena un simbolo. I miliardari americani sono riusciti , alla fine, a diventare un'istituzione : la stampa si occupa di loro soltanto quando muore un personaggio della grande famiglia o quando vien ten tato un groSso ricatto ai loro danni. Scandali non ne nascono più.

l discendenti di Girard, i Field, gli Astor vivono fuori dalla vita reale, nelle grandi ville tranquille, dove il denaro affluisce automaticamente, da tutte le parti, senza bisogno di muovere un dito.

Lontani sono i fondatori delle grandi fortune, le lotte, i dolori, le traged ie che tutto quel denaro ha sollevato per cadere nelle mani di questa gen te tranquilla : nella hall della grande viUa c'è il ritratto del fondatore, aria decisa, baffi, bombetta gr igia e giacca a quàttro bottoni. Oppure, grinta da puritano, par. ru cca ed abito co loniale. I miliardari di oggi non rammentano più neppure le nefandezz e

e le disonestà che molto spesso sono alla base delle loro fortune

A questo propos.ito basti ricordare la storia degli Astor Famiglia notissima in tutto' il mondo anglosassone.

Il fondatore del!a loro fortuna fu John Jacob Astor, figlio di un macell aio. Nacque in German ia, a Waldorf, il 17 luglio del 1763. Ad otto anni il padre lo invia a Londra, presso uno zio proprietario di un negozietto di strumenti musicali. Due anni dopo, sbarcato in America a Baltimora, eccolo a New York Per il viaggio, si era messo l'abito buono della domenica, come bagaglio aveva sette flauti regalatigli dallo zio di Londra, e in tasca gli suonavano cinque jo11nds. Gran musica sarei>. be uscita da quei flauti di canna e da quell'oro d1e gl i suonava in tasca!

Comincia la solita storia del ragazzetto intraprendente e lavoratore che farà fortuna. I suoi biografi non sono d'accordo sul suo primo impiego a New York : W alter Barret ha ritrovato le sue tracce nella pasticceria del sig nor Dietrich al numero 35 1 di Pcarl Strect; altri lo vogliono occupato nella pellicceria di certo Robert Barone, a battere pe lli per due dollari alla settimana Certo è che, in una maniera o nell'altra, il giovane John entrò nel commercio delle pelli : conobbe mercanti e cacciatori dell'ovest, che ad ogni pr imavera giungevano sulla costa con un piccolo patri-

mon io di pregiate pellicce, comprò e rivendette instancabilmente, investì tutto quello che poteva risparmiare nel finanziamento delle spedizioni di caccia. Nel 1786 era proprietario di un piccolo negozio in W atee Street; nel 1794, sposo dell'economa e tranquilla Sarah Todd, le basi della sua ricchezza erano già solidamente p iantate. Era un ometto piccolino con una grossa testa; vestiva di nero, aveva piccole mani grassocce, un gran naso, la serrata e le gambe storte.

Nel 1800 si trasferiva in Broadway, all'angolo di Vesey Street : il suo capitale si aggirava sul quarto di un milione di dollari. Era una fortuna monumentale, quando era ricco chi aveva 50.000 dollari In quei giorni, si poteva affittare una bella palazzina, al centro di New York, per 350 dollari l'anno; con 750 o 800 dollari si coprivano, per lo stesso periodo, le spese d i una grossa e ben famiglia In poco più di venti anni, dunque, Johr. Jacob aveva accumu lato una fortuna. Quali i suoi metodi?

Di animali da pelliccia era allora ri cchissimo t utto il continente americano. Gli indigeni scuoiavano quei pochi che bastavano ai loro bisogni : depositi ricchissimi di visoni, puzzole, ermellini, orsi erano a disposizione di chi stendesse la mano, nelle valli e nei boschi del medio e del far west. L'uomo bianco laggiù era ancora sconosciuto; poche

NEW-YORK VERSO IL 1880

tribù ùi lmchesi o di Siouxs ne erano i padroni. La caccia vera e propria fu quasi sempre lasciata agli mdiam. l «visi pallidi » si occup.uono soltanto di ricomprare le pelli appena lavorate e di portarle a Boston e a New York, a chi aveva dato i mezzi per la spedizione e gli oggetti necessari al baratto con i seh·aggi. Naturalmente prima merce per i contratti con i cacciatori indiani era l'alcool, rum o vinacci rafforzati. Se gli ultimi discendenti della razza americana sono ormai pezzi da museo o da woold-fair io si deve a questa roba. 11 primo Astor, da Broadway, fonda la sua fortuna sul 11lhiJky.

La sua American Fur Company lnc. domi. na il mercato : i suoi emissari sono i primi a spingersi fin sui vergini territori del Mis. s issippi e del Missouri e fin sulla Montagne Rocciose, dopo che nell'immediato tuesl non S I trova più un topo-muscato, una \•oJpe od una lince a pagarla a peso d ' oro. Nel 1793, appena agli inizi cioè del grande commercio, non meno di 200.000 pelli di vari animali passano per i suoi magazzini.

Ma se J. J. arricchisce, gli indiani muoiono Nessuna forza federa le può contrastare la potenza della Compagnia in quelle lontane re. gioni. Astor domina dal suo palazzo mezzo :1bi tazione e mezzo bottega, la cui terrazza si vedeva da un capo all'altro di Broadway. Contro di lui niente potevano le proteste

d1 chi, 10 qualche maniera, si occupava della quest1one. « 01i arriva con più whiikj, torna indietro con più pelli » rispondt:\-a James BarbOur, segretario alla Guerra, all'indignato rapporto del colonnello Snelling comandante la guarnigione di Detroit Era il motto di Jobn J. Astor: la tragedia della razza rossa. Interessante sarebbe, per documentarsi sulla sparizione di questo popolo, leggere il rapporto di Thomas L. Mc Kt'!lney: S11perintendent of lndian AffairJ, o i documenti del Senato, dal diciannovesimo al ventiduesimo Congresso, o le lettere dell'agente del governo del Wischonsin, Mattew Irvin. Mentre Astor ricava dai suoi investimenti in rum e whiJky il 300 o il 400 per cento, gli indiani giacevano in perpetua ubriachezza, uomini, donne e bambini, intorno agli uffici della Compagnia e ai forti del Governo. I liquori li bruciavano: risse furibonde scoppiavano, epidemie non curate, la pazzia entrava con l'alcool nel cuore dei guerrieri. Le spedizioni punitive degli agenti d i ]. ]. erano enormi massacri di popolazioni inebetite.

Nel 1831 William B. Astor, figlio e socio di John Jacob scriveva al Segretario della Guerra: « La Compagnia ha un mi. lione di capitale; si possono però stimare i suoi guadagni annui a mezzo milione di dollari ». Cinquecentomila dollari all'anno per un capitale di almeno il doppio! Negli anni fra il 1815 e il 1830 l'agente del Governo a Camp Leavenworth stimava in queste cifre il commercio degli Astor: 3.300.000 dollari d'incasso, con un profitto netto di un milione e seicentoci nquanta dollari. E non si può neppure supporre che Jobn Jacob Astor fosse all'oscuro dei metodi seguiti dai suoi agenti, lui che teneva dietro fino all'ultimo centesimo della sua amministra zione. Poi il vecchio John moriva e capo della famiglia diveniva il già ricordato William. Con lui gli Astor dominano anche la legge, i tribunali, le elezioni, la politica del paese: le pelLi sono abbandonate e si cominciano le grandi spe. culaziooi sui terreni. Nuove città sorgevano ogni giorno, le vecchie si ampliavano con un ritmo febbrile: come per mira. colo tutto il terreno disponibile intorno agli antichi nudei cittadini si scopriva essere degli Astor. Tutto il terreno dove ora sorge New York apparteneva a William B.

Ma era stato lo stesso Jobn Jacob ad investire i primi capital i in speculazioni terriere.

Nel 1809 si era impadronito di una enorme tenuta intorno a Nev.• York, la contea di Putnam, comprandola per centomi13

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NEW YORK : L OMICIOA PATRICIA RYAN NELL'ATTO DI ASCOLTARE L ' ANNUNZ I O DELLA PENA DI MORTE

dollari. Erano più di cinquantamila acri di terra, già appartenenti a certi coniugi Morris e già feudo di Adolfo Philips, finanziatore e socio del pirata Burgess. Lo Stato li aveva espropriati ai Morris durante la rivoluziooe e li aveva assegnati a dei coloni; un furbo avvocato si era accorto dell'il legalità dell'atto statale ed aveva portato la sua scoperta ad Astor. Questi, mettendo avanti il discendente dei Morris, riu. sd, in una celebre causa, ad appropriarsi della gigantesca tenuta e a scacciarne le settanta famiglie che da mezzo secolo vi risiedevano.

Intanto cominciavano a fiorire le prime banche. I Goelet e i Lovillard, primi ban. chieri in grande st ile, accumulavano ingenti fortune: Astor era interessato in tutte le imprese, la ManhaJian Co ., la Merchanl Bank, la Bank of'A.merira. I tremendi banchieri dell'ottocento, brutali, crudeli, divenivano i padroni dell ' America A ll e imprese finanziarie si mischiavano le belle donne de ll 'epoca con tutti i loro gioielli, la teppa di Bovary, i cor. tei elettorali, revolverate o veleni. Erano le crisi di crescenza della nazione, fra il continuo afHusso degli immigranti, la marcia all'ovest, la scoperta di miniere Ma nulla scuo- · tcva J. J. Astor.

Anzi, gli Asto! erano oranui i più ricchi d'America. Nel IR47, un anno prima della morte di John , la loro fortuna era stimata a 20 miliardi d i dolla ri In tu tti «Stati »

non c'era nessuno che potesse lontallamente paragonarsi a loro N el « T h e W ealth and Biography oj the Weaithy Citize11J oj t he City of New Y o rk », un libello pubblicato nel '47 da Moses Yale Beach, direttore del « New Y ork S11n », si contavano venticinque milionari nella òttà.

Ben altra ricchezza nella nuova casa degli Astor io Prince Street, fra i candelabri d'oro, i cortinaggi di veliuto e le statue io alabastro di Carrara. Tutto ciò che si fabbricava in America era fabbricato dagli Astor : lana, cotone, acciaio, vetro. Gli Astor controllavno zuccherifici, filande, mobilifici, cantieri, fabbri. c-he di sapone, di locomotive, cartiere. I cap. pelli di Astor erano i più venduti sul contine.n. te. William B. non aveva che da raccogliere questa formidabile eredità e conti nuare sull.t via segnata dal padre non gli fu da meno: ancor prima della morte del vecchio aveva amìnassato una sua particolare fortuna. Cominciò con 500.000 dollari, ereditati da uno zio che era il più grande macellaio di New York e finl con un cap itale di 450 milioni.

Era l'uomo più fruga le e parsimonioso del mondo, oltre che il più ricco Si recava aU'uf. Jicio a piedi ; spesso vagabondava per i .suoi terreni a!Ja perife.ria della città per conoscerli palmo a palmo. Ficcava il naso in tutti gli della sua amministrazione : sapeva quanti pennini ogni suo impiegato consumava

ogni anno. Dal padre non volle niente : la sua casa la comprò da J, ]. per un dollaro Con i suoi 6 gli la grande famiglia degli Astot incomincia ad allargarsi nel mondo : i nodi -che tenevano così rig idamente legati i suoi membri, di padre in figlio, si allentano, senza però mai rompersi completamente Ognuno cerca la sua strada, tutti presi dalla stessa febbre di ricchezza; ma trascurando lo accentramento voluto dal fondatore; John Jacob j11uior, f iglio di William B., ' rimane nei terreni e si costruisce una fortuna doppia di quella ri ce\-:uta in eredità William, secondogenito, entra nelle ferrovie e, pur senza costruire una strada ferrata e visto come si muove una iocomot1va, controlla tutte le linee di New New Jersey, dell'Hudson e dell'A l bany. Fa enormi guadagni. E' interes. sato con CWlard alla navigazione oceanica.

Nel 1875 muore WilJiam B. Gli A stor sono ormai degli aristocratici, degli m o b , molti di loro vivooo in Ingh il terra o nel Ca. nadà. Al principio del nuovo secolo il patrimonio del ramo principale della grande famiglia, quello di John Jacob jtmior, è calcolato a 100 miliooi di dollari.

Il capitale aumenta del doppio ad ogni nuova generazione Ogni nuova morte nella famiglia Astor provoca imponenti man ife stlUion i di giubilo fra operai ed impiegati , cortei e luminarie.

MICHINGA (U.S.A.) SC ONTRO DELLA POL IZIA COl MEMBRI 01 UNA ORGANIZZAZIONE OPERAIA
FILIPPO

IL 15 LUGLIO scorso a Hollywood, nel re. gno del cinematografo si tenne una riunion e dei più noti! produttori di fiims e di stelle cinematografiche fra cui Jeannette Macdonald e Norma Vi si parlò dei rapporti fra la cinematografia e il «riarmo morale», oper usare la sigla anglo-sassone - Mra (Mora/ Re-amu:ment). E' una sigla, questa, che da qualche mese si vede spesso nei giornali americani. Norma Shearer disse che il sorgere di un simile spirito negli Stati Uniti creava una fresca ispirazione e una nuova coltura: il cinema, mettendosi a suo servizio, · poteva arrecare un raggio di speranza a tutti gli In risposta il dottor Frank Buchrnan, prolllQtore del movimento, disse che gli artisti cinematografici, come araldi di un nuovo ordine, potevano fornire una sempre nuova ispirazione ad un mondo liberato dall'odjo, dalia paura, dalla cupidigia. Il 19lu. glio trentam.ila persone stipavano l'immenso anfiteatro naturale di «Hollywood Bowl », per prendere parte all'apertura dell'assemblea mondiale per il Riarmo morale e spirituale d eUe nazioni. Alla manifestazione partecipav.l.OO gruppi provenienti una trentina di n:tzioni, e giunsero messaggt da tutte le parti

del mondo. Fra questi uno dei più notevoli proveniva da trenta governatori di stati" americani i quali dichiaravano che il successo nel campo materiale non più a dissimula. re il fallimento morale, e che l'unico rimedio all'attuale crisi del mondo era spirituale, e precisamente il movimento dei Mra. Un mese e mezzo avanti era stato celebrato a Washington, il 4 giugno, il primo anniversario del « lancio » del movimento in un'assemblea nazionale con le adesioni del presi. dente degli Stati Uniti, dell'ex·presidente Hoover, del segretario di Stato e del segretaria per la guerra americani, del presidente della Camera dei rappresentanti, e via di seguito. Un messaggio di adesione era stato inviato da 25 membri della Camera dei Lords e un altro da 236 membri della Camera dei Comuni; inoltre dal ministro degli esteri di Olanda, dal presidente del parlamento sviz. zero, da membri dei parlamenti danese, norvegese, svedese, finlandese, dal ptesidente del parlamento bulgaro. Il Senato degli Stati Uniti deliberò l'inserzione di un resoconto dell'assemblea nei propri atti ufficiali.

Che cos'è il «Riarmo morale e s piritua le » ? Con questo motto i promotori inten-

dono un tentativo eli trasformazione generale della moralità umana effettuato attraversO> tante trasformazioni individuali, e destinato nel loro pensiero e nelle loro speranze a perare le difficol tà sociali e ad appianare i conflitti internazionali. n banditore del mov imento, Frank Buchmann, è il capo di un movimento religioso (detto « movimento del g ruppo di Oxford ») che già da vari anni fa parlare di sè in Inghilterra, negli Stati Un i. ti, in Francia, Svizzera, Scandinavia e altresl nell 'America del Sud, nell'Africa Meridional e, in Estremq Oriente. La prima grande ma. nifestazione avvenne l'anno scorso ad InterJaken in Svizzera, dal 2 al 12 settembre, pro. prio mentre si avviava al culmine la cr isi sudetica. V'intervennero un barone tedesco dei Sudeti, von Teuber, un industriale g iappone. se, Mitsui, appartenente a una delle famiglie più potenti dell'impero nipponico , un vesco. vo anglicano di Cina, Logan Roots, amico personale del generalissimo cinese Ciang-kai. Scek Il motto di « riarmo morale delle na. zioni » si contrappone tacitamente alla. çorsa degl i armamenti. La crisi attuale del mondo, economica, sociale, politica, secondo l'appel. lo del Buchmann per il convegno d'Interlaken,

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IJI
NOIA ALLA CAMERA DEl COMUNI

è nelle sue radici una crìsi spirituale. Occorre il ritorno alla sanità morale per ristabilire la confidenza e l'armonia fra gli indi,·idui, le classi è i popoli. La voce di Dio trasforml i singoli individui; i trasformati costituiscono in seno a ogni popolo minoranze che sono come un lievito di rinnovamento morale, e pertanto trasformano a loro volta tutto l'ambiente nazionale e sociale. Nel discorso iniziale il Buchmann disse che il nuovo compito del movimento di Oxford era d i suscitare gli uomini adatti a edificare la pace giusta e durevole, diffondendo quel sentimento di g iustizia che permette di vedere non solo le difficoltà proprie, ma quelle degli altri. Si tratta di trovare la soddisfazione migliore per tutti, quella che a tutti assicuri le concessioru necessarie. Interlaken doveva essere la rispo. sta a Versailles. Nel convegno si dovevano porre i materiali necessari allo stabilimento di .un ordine nuovo di cose. Il compito gruppo di Oxford è di rifare il mondo for. nendogli i principi di vita che il movimento ha dimostrato efficaci in ogni luogo. Il riarmo morale porta con sè che ciascuno rico. nosca i propri torti invece di appesantirsi su quelli del vicino; e allora le vecchie questio. ni di prestigio scompaiono, sostituite dall'or. goglio di ogni nazione per la sua missione nuova. Le probabilità di successo, continuò il Buchmann, sono secondo ogni apparenza contro di noi; ma, poichè è possibile la tra. sformazione dei singoli individui, dev'essere possibile anche quella delle nazioni. In ultima analisi egli faceva appello al fattore soprannaturale, al « piano divino »; ma dipende da noi scoprire questo piano ascoltando (-•e· condo uno dei metodi fondamentali del mo. vimento) la voce di Dio nell ' interno delle coscienze. Ogni nuione esprime in rnanieia diversa questa verità della direzione di,·ir.a, ma tutte possono seguirla e in laJ :nodo comprendersi fra loro. un pensiero, questo, c•:e arieggia alle idee di Giuseppe Mazziai. Manifestazioni relative ai problemi e ai conflitti internazionali odierni non mancarono al convegno. Sui problemi dell'Estremo Oriente parlarono i già nominati Mitsui e Logan Roots. Il primo disse di sperare dallo spirito di Oxford un aiuto a «costruire ponti » fra le nazioni in contrasto in quella parte del mondo Il vescm•o anglicano Roots affermò d i aver trovato in uomini d'affari cinesi e giapponesi la persuasione che il mo. vimento del gruppo di Oxford possa fornire la via di un'intesa fra le due nazioni in lotta. Un membro della Carnera dei rappresentanti giapponese, Kasai , manifestò idee analoghe in una lettera al Timu annunciando il suo intervento a lnterlaken. Tanto Ciang.kai-scek (con la moglie) quanto il principe Konoye telegrafarono a Interlaken in favore del «riarmo morale>>. Il problema delle minoranze nazionali venne pure affrontato al con. vegno, ove erano rappresentati dodici gruppi minoritari.

Immediatamente prima, durante e dopo il convegno d'Interlaken, si ebbero in vari paesi parecchie manifestazioni per il rianno morale. Il l. settembre il Times pubblicò un manifesto di una trentina di parlamentari inglesi affermante che qualche cosa sul genere del riarmo morale è urgentemente necessaria. Un movimento trascendente gli antagonismi dei sistemi politici, dei partiti, d e Ue

L O H O A A : I S C A l Z l O H l A L C O A P O F E M M l H l L E O l D l FESA, T E A R l T O A l A L E CAVALLERIA
DEL CORPO AUSILIARIO FEMMINILE INGLESE
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classi sociali, delle nazioni, merita atten. zicne dovunque si senta vivo l'interesse vi. tale della pace. Durante il convegno altre -d·i. ciassette personalità inglesi, di cui quindici Lords con l'ex-premier Baldwin alla testa, diressero al Times, in data 9 settembre, una lettera in appoggio al manifesto precedente, invocando l'accettazione da parte di tutti nella vita pubblica, come nella privata, deJ. l'onestà e dell'amore quali criteri direttivi. Lo spirito del Dio vivente può riconciliare gli elementi più opposti, far cadere le barriere elevate dalla paura e dall'odio, unire tutti i cittadini al servizio della nazione e tutte le nazioni al servizio dell'umanità. L'invocazione perchè la volontà di Dio sia fatta sulla terra dev ' essere non solo una pre. ghiera, ma un appello all'azione. Un grande industriale inglese, Austin Reed, si disse convinto, in una lettera al Times, che l'appello al riarmo morale aveva un valore primario anche per il mondo degli affari, giacchè lo scadimento spirituale è alla radice della crisi economica.

Un gruppo di personalità svizzere, pub. blicò un « Appel a'u réarmament mora! de la Suisse » in favore del principio che dal cambiamento dei cuor i deve venire la salvezza della civiltà, e lh particolar modo quella della Svizzera. ln Olanda vi fu un appello di personalità politiche e militari perchè il compito del riarmo morale venisse ese. guito con «tenacia olandese·»; la regina Guglielmina ricevette i firmatari e pubblicò essa medesima, il 10 ottobre, un messaggio nello stesso senso del loro appello, con rife. cimento agli avvenimenti del settembre. Se. guirono altre manifestazioni olandesi in ap. poggio al messaggio reale, fra cui una circolare del comandante in capo dell'esercito. che accoppiava virtù militari e riarmo morale. Il ministro degli esteri olandese, dottor Patijn pubblicò un comu nicato affermante che il governo di Sua Maestà aveva deciso di fare del «riarmo morale e spirituale» il principio direttivo della sua politica estera. Il re del Belgio nella visita fatta alla regina Guglie!. mina del novembre 1938 si riferl nel suo brindisi all'appello di lei manifestando la sua adesione; e ha ripetuto l'adesione allorchè nel maggio scorso la regina g li restituì la visita, mentre questa assicurò che qualsiasi seria iniziativa per concretare il riarmo morale e spi. rituale avrebbe avuto l'appoggio çleii'Olanda.

* * *

Il motivo fondamentale di tutte queste ma. nifestazioni per il riarmo morale, motivo di tal natura da elevarle al d i là di ogni inte. resse e contesa politica, sopra un piano puramente spirituale, è quello che alla trasfor. ma:Uone delle collettività si debba arrivare attraverso il cambiamento intimo degli indi. vidui. Questo principio è stato formulato dal Buchman nel suo 01scorso alla radio del 27 no. vembre scorso: « una con ferenza della pace o una Jega delle Nazioni può riuscire soltanto con uomini nuovi. Prima dobbiamo avere uo. mini nuovi. Nazioni nuove segui ranno natura!. mente e logi camente. Allora avremo un nuovo mondo, senza guerra, senza fazioni contro fa. zioni, classi contro classi, interessi contro interessi nazioni contro nazioni». Per tale princi. pio questo movimento internazionale del riarmo morale si collega al movimento del gruppo di Oxford, da cui esso è partito. Vediamo dun. qu.e in che consista questo secondo (cioè, ero.

RECLUTAMENTO FEMMINILE IMOLESE

nologicamente e logicamente primo) movimen. to. Il pastore luterano Frank Buchmann, nato nel 1878 in Pensilvania (di famiglia oriunda tedesca), aveva fondato colà un ospizio per fancjulli poveri. Sorti litigi fra lui e gli am. ministratori dell'ospizio, egli se ne allontanò e venne in Inghilterra Qui vi, in una chiesetta di campagna, provò un'intensa esperienza religiosa, per la quale scorse in una illuminazione interiore le sue mancanze morali e si vide responsabile del cont rasto insorto nelb direzione dell'ospizio. Di questa sua colpevolezza sentl il bisogno di fare confessione; c scrisse ai singoli amministratori domandando loro perdono. Trovò nel compimento di que. sto atto la sua pace interiore; e attribuì tutto questo a una diretta ispirazione di Dio. Dalla sua esperienza trasse principi e metodi di vita ricollegandoli agli insegnamenti di Cristo e del Nuovo Testamento. Dalla sua opera di propaganda sorsero gruppi di credenti che accettarono le sue direttive, il primo di que. sti a Oxford (donde il nome del movimento). l'esperienza del Buchman avvenne nel 1908; ma il movimento di propaganda ebbe il suo sviluppo solo dal 1921 in poi, e la sua importanza internazionale rimonta a questi ultimi anni. le caratteristiche del movimento si riassumono in quattro norme di condotta e quattro pratiche religiose. le prime sono: onestà asso. Iuta, purezza assoluta, disinteresse assoluto, amore assoluto. Ogni membro di un gruppo deve esaminare la sua vita indi viduale alla

LONDRA: ESPERIMENTI ANTIAEREI

norme: il resultato dell'esame fatto da ciascuno viene messo in comune con quelli degli altri in una specie di confessione reciproca deHe proprie colpe. Questo è lo Sharing, o «accomunamento», la prima delle quattro pratiche. La seconda è la Restitution, o riparazione dei torti; la terza il Surrender, cioè l'abbandono totale della propria vita nelle mani di Dio, della cui volontà i1 gruppista ritiene di ottenere conoscenza attraverso la quarta pratica, quella del Listerring to God's Guidance, cioè il prestare orecchio alla gujda o all'ispirazione di Dio, ascoltata nel raccoglimento interiore (Qiliet lime). Il primo presupposto di queste pratiche è che esista un piano di Dio non solo per la vita dell'universo, ma per quella di ciascun individuo : ciò che è in sostanza, null'aitro che la .fede comune dei cristiani nella Provvidenza, con una accentuazione (rispondente al Vangelo) del suo aspetto individuale. In questi principi e procedimenti consiste tutto il movimento di Oxford, che non ha propri dommi (le discussioni dommatiche ne sono espressamente escluse) nè riti nè culto. Vi possono parteciparo .i ae: denti di ogni confessione cristiana, e anzi anche i non cristiani Il movimento non possiede neppure una gerarchia, n è una vera organizzazione, salvo quella semplicissima, e priva di ogni formalità e struttura giuridica, dei gruppi, ciascuno dei quali fa capo a un direttore o leader; i leaders costituiscono a loro volta dei «gruppi intern i ». L'altra sola

stregua di queste

categoria particolare è quella dei propagan. disti, costituenti anch'essi dei gruppi speciali detti 1'eams o «mute». Questi esercitano sistematicamente la propaganda, organizzano riunioni e spedizioni missionarie ; ma del resto la propaganda è insita nel compito e nell'attività quotidiana di ciascun gruppista. V i sono adunate di gruppi, dette H ouse-parties, in cui si compiono su più larga scala le pratiche religiose del movimento. Il movimento di Oxford è spiccatamente wco; esso non vuoi essere una confessione o una chiesa a parte dalle altre, ma una semplice esperienza di vita religiosa, di attuazione pratica della fede religiosa dei suoi componenti. Esso fa appello soprattutto al Sermone della Monta. gna e tende a presentarsi come una risurrezione del cr istianesimo primitivo. Sebbene il movimento si sia svi luppato in Inghilterra e vi abbia trovato lino ad oggi il maggior numero di aderenti esso non ha un carattere specificamente anglosassone: vi sono in esso lineamenti che richiamano le origini del metodismo ma si potrebbe anche fare il confronto con il pietismo tedesco dei Sei-Settecento, e in genere con qualsiasi movimento religioso sorto da piccoli grupp i spontaneamente formatisi per vivere praticamente la religione. E' piuttosto da nota.re, rispetto a.i moti religiosi che abbiamo ora ad dotti a confronto, come il ca rattere di conventicola vi sia assai meno forte che in quelli : esso ha avuto fin da principio, e tanto più adesso, la tenden-

:za a mescolarsi alla vita sociale quotidiana. Dopo l'Inghilterra e i Dominii il movimento è forte negli Stati Uniti d'America, con cen. tro a New.York; ma esistono gruppi in tutta una serie di altri paesi, si dice in sessantasei, particolarmente in Svizzera, Olanda, Danimar. Norvegia. Anche in Italia vi è qualche seguace; notiamo che uno dei libri rappre. sentativi del movimento è stato tradotto re. centernente in italiano: S. FooT, La mia 11ita è cominciata ieri (Bocca, Milano).

Il carattere del movimento è dunque net. tamente individualistico, ma di un individua. lismo che mira essenzialmente ad accomunare le singole esperienze e a renderle universali. Riducendo i problemi collettivi a tanti casi di trasformazioni o rinascite individuali, il movimento di Oxford nega in radice qualsiasi differenza fra moralità individuale e comportamenti sociali, fra politica e morale In que. sta negazione consiste una delle sue principali originalid, che tuttavia non è più tale ove si guardi allo spirito intimo ed originario del cristianesimo. Nel Sermone della Montagna esso trova la soluzione di tutte le difficoltà sociali, di tutti i problemi internazionali : re. visione dei trattati, soddisfazione dei bisogni dei vari paesi, mantenimento e assicuraziqne

della pace, fratellanza dei popoli. Il Foot, nel libro che abbiamo ricordato, svolge l'idea fon. damentale che la paura è la prima causa del. l'atmosfera di guerra esistente oggi fra i popoli : dalla paura di essere attaccati deriva la corsa agli armamenti, che a sua volta ge. nera nuova paura, QuC$to stato d'animo, se. condo il Foot, non è superabile sul piano poli. tico: per sottrarsi ad esso occorre cominciare dalla trasformaz.ione degli spiriti individuali.

Una testimonianza interessantissima circa il MRA è quella del giornale tedesco Leipziger Neuesten Nachrichten del 29 giugno, secondo il quale il movimento è una delle poche forze costruttive dell'America odierna, e l'unico il · quale cerchi di costruire un ponte fra gli Stati totalitari e le democrazie.

Qual è il contegno delia Chiesa cattolica di fronte al movimento di Oxford e a quel. lo del riarmo morale? Riguardo al secondo l'Osservatore Romano ha segnalato più volte manifestazioni nel senso dj esso. In quanto ai gruppi, è un fatto che a taluni di essi appartengono cattolici; e si afferma che attra. verso questa partecipaz.ione taluni di essi sia. no tornati alle pratiche religiose assidue in seno alla loro Chiesa, precedentemente tra. scurate o abbandonate : in particolare si no.

terebbe una ripresa in essi della confessione cattolica, attraverso l' esperienza gruppista dello sharing. Poichè i gruppi non fanno di. scussioni dogmatiche e non praticano riti religiosi, l'interconfessionalismo è più agevole. Si sa quanto sia gelosa la Chiesa Cattolica della purità come stia in guar. dia contro ogni pericolo di fusione o mescolanza fra cattolici e cristiani delle altre con. fessioni. Rimane però il fatto che fino ad oggi non vi sono state che proibizioni spora. diche ai cattolici di partecipare al movimento, per iniziativa di singoli vescovi, e anche qu e. sti casi sono finora in numero . assai ristretto. Qualche anno fa si ebbe la proibizione del vescovo di Strasburgo; più recentemente l'al. tra di moos. Bessoo, vescovo di Friburgo, Losanna e Ginevra. Pubblicisti cattolici, an. che appartenenti a ordini religiosi ( citiamo il Padre domenicano Congar) si sono occupa. ti con grande simpatia del movimento, insi. ste':ldo sul fatto che esso si adatt.a soprattutto alle condizio;ni del mondo protestante, ma non senza aggiungere che il suo esempio può ser. vire di stimolo ai cattolici In questo ultimo senso si è espresso recentemente un pubbl ici. sta cattolico italiano, il Lovera di Castiglione, in una serie di articoli sull'Italia di Milano PIETBO BOTTA.

CARRI ARMATI INGLESI NEL DESERTO EGIZIANO

SE VOLESS IMO ricordare solo le più cele. bri t ra le amanti, amic;he e ammiratrici di Talleyrand, la sfilata d ei n omi occuperebbe non meno di mezza pagina, e un buon con ti ngente ci sarebbe forn ito dall' .Almanacco di Gotha. Dicono che perfino lo zoppeggiare di lui aggiungesse qualcosa al suo Forse le belle d ' allora vedevano in quel difetto un segno d'elezione a rovescio, corrie più ta rd 1 i cervellini romantici salu teranno nello zoppo Lord Byron il più interessante degl i arcangeli prec-ipitati dal cielo? No, per arrivare a questo ci vorrà una lenta iniziazione. La zoppaggine di Talleyrand piaceva semplicemente perchè gl'innamorati trasformano i difetti in bel lezze, come c' insegnano Ovid io, Metastas io e Stendhal Il fascino di quello zoppo doveva essere irresistibile. « Nel momento stesso in cu i si degna di parlarvi, scrive a questo propos ito una donna che d'uom ini se ne i ntendeva, anche se non fu tutto quel che dicono, la r egina Ortensia, egli è già amabile e si è g ià quasi sul punto di amarlo se vi chiede notizie della vostra salute ». E una signora che in quella società poco edificante fu un eccezionale esempio di fedeltà coniuga le la Marchesa de la Tour du Pin: « Ebbene, nonostan te tutto, egli aveva un fascino che non ho trovato in nessun altr'uomo. Si aveva un bell'agguerri rsi con t ro la sua immorali tà, la sua condotta, la sua vi ta, contro tutto quell o che gli si rimproverava : insomma, vi sedu.

ceva lo stesso, come l'u ccellino che è affascinato dallo sguardo del serpente ».

Una delle prime vittime del serpente fa.. scinatore, fin da quan do egli era semplicemente l'abate de Périgord, era stata la g io. van issima contessa .Adelaide de F lahaut de la B illarderie. Quanti h anno parlato di lei (e ne nomineremo uno solo, ma leone, SainteBeuve, che la conobbe vecchia signora) s'accordano nel presentarcela come il f iore più delizioso - per leggiadria, grazia, ingegno - sbocciat(l nella società dell'ancien règime.

.A seguire l' ascendenza e la discendenza di questa figurin a di minuetto c'è da perder la testa. Basti dire che sua madre s'era maritata dopo essere stata ospi te del Parc-aux-cerfs; che una sua sorella passava per fig lia di Luigi XV ed era andata sposa al marchese de Marigny, f ratello delia Pompadour; che il figlio di lei e di Talleyrand il f uturo genera! Flahaut, diverrà l'amico della resina Or tensia; e che, infine, il figlio di Flahaut e di Ortensia, iscritto allo stato civile con un nome preso in prestito, sarà un giorno il con. te, poi duca de Morny, ministro degl'interni e poi presidente del corpo legislativo nell 'Impero francese restaurato dal suo fratello uterino Napoleone III .A tutto ciò si aggiunga che la contessa de Flahaut, resa vedova dalla g hig liottina nel 1794, durante l'emigrazione per poco non fu chiesta in matrimonio da Luigi Fil ippo d'Orléans, futuro re de ll e bar.

ricate, che se n'era innamorato perdutamente: soltanto un sospetto, dices i, insinuato a tempo nel cuoJ del principe, av rebbe impedito alla bella contessa di assicurarsi Upl titolo che nel 1830 avrebbe scambiato con quello di regina dei Francesi, Come si vede, legittimismo, orleanismo e bonapartismo s'intrecciano e s'aggrovigliano in questa cronaca galante.

« I o posso fare in poch e r igh e la mia biografia; ha lasciato scritto Morny in una memoria pubblicata dal nipote alcuni anni add ietro, son nato a Parigi, in via Cerotti, oggi v ia Laffitte, nella casa occupata adesso da l barone Salomone Rothscb ild ; essa apparteneva allora alla regina Ortensia Questa, sepa rata allora da.l marito, aveva una relazio·ne col generale Flahaut, uno dei più belli, dei più coraggiosi, dei più spiritosi uomini del suo tempo. La regina aveva tenuto na . scosta la propria gravidanza. Non appena io venni alla luce, mio padre mi portò via e m i affidò a !Je cure di sua madre la contessa de Souza (la contessa de Flahaut s'era rimacitata nel 1802 col diplomatico portoghese don Josè de Souza Bothelo), che fino alla p ropria morte mi educò con le p iù ten ere cu re Il signor de Flahaut mi prese poi co n sè : se io valgo qualcosa, le son debitore a quelle due nobili c fini nature ».

E la madre? Il vecchio Metternich st imav.t la regina Ortensia come la donna più bene educata ch'egli avesse conosciuto, iocompa r a-

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GAVA RN I: " BU O N APPETITO " (Dal " Char lva r l" 1838)

bile, come diceva, nell'amabilità, nella prevenienza e nell'eleganza dei modi. Ma Morny era srato troppo poco con lei perchè le dovesse qualcosa. E piace, comu nque, ch'egli riconosca di dovere il meglio della propria personalità non già al suo sangue quasi im. periale, ma alla sua convivenza con la nonn .< c col padre. E' un compenso alla mancanza di gusto che dimostrò dopo il 2 dicembre, quando adottò e ostentò come stemma un'or. tensia in fiore, con l'impertinente motto: T ace, ud memenlo (lo stemma gli fu in sèguito cambiato dal suo imperiale fratello nell'occasione che lo creò duca)

Suo padre, noi lo sappiamo, era un TalIeyrand. E a inventariare in Morny l'eredità Talleyrand ha pensato il più recente e il più elegante dei suoi biografi, Marcel Boulenger, il compianto amico di Gabriele d'Annunzio. Egli comincia col riferire una profezia di Talleyrand, lamentando tuttavia di non poterne garantire l'autenticità: visto, avrebbe detto un giorno il vecchio diplomatico quel birichino che è uscito or ora, quello che il signor le Flahaut teneva per mano? L'avevan condotto qui a farmi visita. Ebbene, è di un'intelligenza straordinaria. Un giorno si farà gioco degli uomini, farà, sarà quel che vord.: vedrete, diventerà ministro». E incastona poi nel libro, al posto d'onore, un altro aneddoto non meno simbolico: neU'estate del 1861, a Vichy dove si trovava anche Napoleone III, Morny ripeteva macchinalmente, e come per distrazione, qualche gesto familiare al suo imperiale fratello; e la gente, facendo capannello a rispettosa distanza: «E' lui, è lui, è l'Imperatore».

Per un adoratore della vecchia Francia qual era Marcel Boulenger, il trono era allora virtualmente vacante, occupato com'era da un avventuriero romantico, e Morny, detentose per diritto di natura delle sane tradizioni politiche francesi, era come il fiduciario del re legittimo assente.

Se questi fosse ritornato, avrebbe potuto ripetere a Morny, chiudendo un occhio sull'origine .spuria, quel che Luigi XVIII aveva detto nel 1814 a Talleyrand: «Sono molto contento di vedervi; le nostre famiglie risalgono allo ste»e tempo. I miei antenati sono stati più abili. Se i vostri lo fossero stati più dei miei, voi mi direste oggi : Prendete una seggiola, avvicinatevi, parliamo dei nostri affari. Oggi son io a dirvi: Accomo. datevi, e parliamo».

La. selezione dei fatti storici è presto fatta dal Boulenger: all'imperatore carbonaro, tutte le iniziative che han compromesso, a breve o lunga scadenza, gl ' interessi francesi (politica delle nazionalità, guerra d'Italia, s pedizione messicana, ecc.); al ministro gran sigÌ1ore, le geniali audacie e le sagge resistenze (colpo di stato del 2 dicembre, avversione alla politica filoitaliana, diffidenza verso la Prussia, ecc.), idea dell'Impero liberale La controprova si avrebbe in quello che avvenne poi: morto Momy nel 1865, è fatale che l'Impero si avvii al precipizio Posi hoc, ergo propter hoc.

Lasciamo agli storici il compito di pesare queste asserzioni. Dal nostro punto di vista, che è quello dell'eredità Talleyrand, l'ideolo. gia del Boulenger è estremamente suggestiva. Morny, consigliere a Napoleone III ora di audacia ora di moderazione, ma sempre d'alta saggezza politica, come suo nonno lo era

stato a Napoleone l. Caduto in disgrazia l'uno, morto improvvisamente r altro, il disastro : la Beresina, Sedan. Anche se, per collocare il suo eroe nell'Oiimpo dei grandi politici il Boulenger debba passare un po' troppo rapidamente su certi episodi o dame un'interpretazione assai tendenziosa : alJa tragica avventura messicana, per esempio, Momy fu e$1i cosl estraneo come afferma il Boulenger? e si può affermare ch' egli avesse in quella congiuntura le mani nette? L'adagio « Morny est dans l'affaire », di cui il Boulenger si studia di dimostrare l'inconsistenza, non può esser nato come un fungo in una notte serena. La voce pubblica vuole che Momy, co. me già suo nonno Talleyrand, si giovasse troppo spesso della sua eminente posizione politica per avviare affari e speculazioni non sempre belle, Anche qui il biografo indulge o sorvola, mentre si sofferma volentieri sugli episodi che giovano al buon nome deJ duca. In verità, quando Morny si dimette da ministro degl'interni per non sottoscrivere il decreto che spoglia i principi d'Orléans suoi amid, tutti ammiriamo senza riserve il bel

gesto. Ma per far di Morny il tipo del perfetto gentiluomo (a questo tende il biogra fo) bisognerebbe che la sua grande fortuna se la fosse trovata io casa e non già che l'avesse messa insieme con dubbie manovre. Si dirà : o se era un bastardo, i cui genitori do. vevan provvedere, ognuno per conto proprio, ai figli legittimi? Senza dubbio è costl che il duca può trovare le attenuanti : nella convinzione ch'egli aveva di dover impadronirsi, in qualunque modo, dell'alto posto che gli spettava nel mondo e che la sorte malvagia gl i aveva tolto. T ace, sed memento. Il suo più vero motto sarebbe stato quello di Emanuele

Filiberto: Spoliatis arma Tutte le armi: dal supremo << bon ton» alla speculazione sqspetta. Anche questo rancore, anche questa forte volontà di rivincita sull 'i ngiusto destino sono tratti che permettono di -avvicinare Monry a Talleyrand, primogenito di grande famiglia destinato alla prelatura non per altra ragione che per quel piede in. felice. Ma chi pu ò aver l'audacia d'avvicinarsi a Talleycand? Egli è veramente unico nel suo genere.

IL DUCA DI MORNY (Foto Nadar)

HO POTUTO LEGGERE alcuni giornal i d: circa quaranta anni fa. Avida, divertente, sorprendente lettura! Dall'artico lo politico di fondo alle notizie dall ' Italia e dall'estero, ai resoconti della Camera, agli articoli di varietà, agli annunzi economici, fino alla pubblicità, dovunque c'era da stupi rsi e soprattutto da ritrarre utili considerazioni sull'anima umana co ncretata in un foglio di giornale.

Sono giornali del 1896 o del '97. Il Corriere della Sera aveva presso a poco l a stessa testata. La prima riga di stampa segnalava con orgoglio : tiratura 85.000 copie, tre mac chine rotative. I titoli su due colonne si usa. vano, ma non per gli articoli politici di fondo i quali stavano quasi seminascosti e pareva che a questo genere si volesse dare il tono del fucile ;n agguato tra il fogliame d'una siepe. La Tribuna stampava i suoi articoli politici di fondo addirittura senza titolo. Quelli del Corriere avevano sempre il carattere di fieri moniti agl i uomini politici del tempo; uno porta questo t i tolo in latino : Justitia regnorum frmdamenJum e riguarda il mancato arresto o la favorita fuj;a di un

certo onorevole Cavallini implicato in truffe bancarie. Ma le frasi latine e quelle fnncesi nel testo ita!Jano sono spessissime quasi per vezzo colturale e mondano insieme. Si legge per esempio che l'on. Rudinì, pensa, en désespoir de carne, di offrire il portafoglio di Grazia, Giustizia e Culti all'on Zanarddli.

Sulla Tribuna e sul Rest o del Cm·lin.o l'articolo d 'apertura della prima pagina ha quasi sempre di mira la politica interna di altri Stati ma certe volte agli antipodi dell'Italia.

Così Il Resto del Carlino si occupa da Bologna accanitamente del Transvaal e dice : «La commutazione di pena dei conda nnati a morte a Pretoria non è ancora un fatto compiuto A quanto pare nel Transvaal gli af. fari politici sono condotti con una certa lentezza! ». Intanto lo stesso giorno il C or. riere rivelava che in Italia, dopo un an no dalle avvenute elezioni, non era stata fatta ancora la verif ica dei poteri, e certi deputati non ancora effettivamente eletti potevano bellamente aver diritto di discussione e di voto.

Siamo nel '97: gli avvenimenti politici più importanti sono la duplice intesa fran-

co-russa che bilancia ]a Triplice rafforzata dalla visita dei nostri Reali alle manovre tedesche di Homburgo. La visita di re Umberto e della regina Margherita all'imperatore Guglielmo sul terreno delle manovre g ermaniche è sempre trattata con t itolo su due colonne. Un corrispondente del Corriere dice : « Homburgo sta, per cadere nelle mani dei bavaresi ! » Molti prussiani soggiungono : « Eh, se si facesse sul serio, i bavaresi sarebbero immersi ora in un bagno di sangue! ». Viene inoltre riferito che un ero. .nista di Francoforte ha registrato che la regina Margherita nel passare davanti alle truppe · ha salutato per 288 volte. Granduchesse di Germania sfilarono in testa ai loro reggimenti con elmo e corazza davanti all' Imperato re, la nostra Regina inv ece era vestita d i seta verde-mandorla, co n corto figa ro di guipure, collo alla Medici e spalline che dall'alto del braccio si aprivano a pagliuzze d'oro; in capo portava il d lindro all ' amazzone con velo bianco. L'inviato del Con'iere dice che Guglielmo fece , sorridendo, osservare a lla na Margherita, che essa gli la di-

LEONE TOLSTOI E l N IPOTI

sciplina del suo esercito, perchè durante la grande rivista la granduchessa d'Assia nel presentare il suo reggimento all'imperatore, invece di guardar fisso verso di lui, guardò la nostra regina e le sorrise. Tempi sereni senza alcun presentimento di quanto doveva succedere diciasette anni dopo. E di fronte alle masse dell'esercito prussiano in manovra lo stesso co rrispondente con infantile gioia va a caccia di episodi comici che commenta con le frasi : « Un gran ridere! » oppure: « un'altra grande risata » e non si trattava che di traballamenti di artiglieri coi loro car. ri sul terreno incerto per le piogge o di us-

.;ari • correvano alla bersagliera.

1 giornali francesi avevano malignamente

.riferito che la regina Margherita era stata funebramente impress ionata dalla uniforme degli ussa.ri con la testa di morte suiJ'elmo, indossata daJI'imperatore, e che Umberto era stato adontato daHa parte poco conveniente .l.Ssegnata all'Italia nella al. iego ri ca Salve data a . WLesba?en e 1sp1rata da Guglielmo. Ecco d1 cosa SI trattava : ap. parvero due donne, una rappresentava l'Italia

l'altra la Germania. L'Italia prendendo per mano la Germania giura che il patto d'alleanza durerà sempre e invoca un raggio di gloria sulle due nazioni. La Germania risponde commossa che la fantasia la solleva fino a Roma per deporvi un ramo sacro del querceto tedesco; a questo punto si delineano i contorni di Roma, poi il Quirinale, la Germania depone il ramo di quercia e L'angelo della pace con l'oli vo in mano sale per il cielo l cori intonano la parola: Salve. La Germania circondata dall ' Industria, dall'Arte tedesca, dalla Forza delle armi abbraccia la sorella Italia, le aquile degli Hohenzoller e dei Savoia si librano in volo per il cielo sereno. Cosi riferisce La Nazione. Vi furono banchetti con brindisi all'alleanza per la pace e la civilizzazione dei popoli, ma Rochefort scriveva sull'lntranslgèanl : « Eliogabolo che faceva sbranare i convitati dalle pantere e l'imperatore Guglielmo che ind065a per festeggiare il suo ospite un abito nero con teste da morto, formano lo stesso matto » e il Corriere nel riportare la notizia la intitolava : « I paradossi sbracati di Rochefort ».

AUa lettura di questi vecchi giornali, più che la storia dell'Italia, è la storia della sensibilità degli Italiani che ·si può ricostruire.

Ecco qui un Gazzettino dell'B marzo del '96, giornale della democrazia venera, sette giorni dopo Adua. Le notizie sono catastrofiche: abdicazione di re Umberto, il paese stremato, le parole diJfatta e fuga scritte a grossi caratteri, tutto questo in primo piano, poi subito, quasi frammiste, notizi e di questo genere: Per il ripoJo festivo, Ferito lavoran. do « Ieri il dodicenne Rachini P ietro, mentre lavorava con un trapano » (mezza colonna più su si parlava di 4 500 morti di Adua). Schiamazzi notturni, e in cronaca di Treviso si legge che la banda cittadi na svolgerà il seguente programma: Marcia «Stella » di Serena... Si ha l'impressione che non si vivesse sul serio, o che le tragedie non fossero inscenate che per far crollare un ministero. la cronaca della seduta alla Came ra riferisce quasi sempre come la maggior parte del tempo fosse stato impiegato per far sorgere, avvampare e concludere questioni personali tra Cavalletti, Imbriani e Bovio.

LA Rf.GINA MARGHERITA DI IIAVOIA CO N LA SORELLA E LA MADRE

Seguendo la azrone, vediamo come dopo '.uu discorst c banchettt (aUt in Toscana, lmbrtant fintsse a Siena per cadere :un. ma lato aglt mtestini, con fenomeni dt paralist. F. la c ronaca soggiungc: « L'on. l m. hriant sempre più acquista la• cosc tcnza del propr io stato, ora però apre c muove gli OC· c h i rimanendo so lamente una leggera dcv iazion<: ,Jei globi oculari». E piit sotto: « Ncs. sun .1ccenno a risveglio della mobilità e della Jegli arti ». Antiafnca nista e anti. lrtS piOo, i: descritto assa t diverso, poveraccio, tia1 momcnt1 dt successo alla Cunera. « Aven. do lmbri an1 alluso alrmchiesta Biagint, altri. buc.ndo l'occ ultazione a Crispi, a Giolitti c all'cx mimstro Mi celi, Mi celi disse: Non la pubblic.u c me ne glorio. lmbriani : bella ,gloria! Bella gloria! Mi ce l i: Mc: ne glorio e non vt temo lmbriani : Ed io rido di vot. Ah! Ah ! Ah! L'ilarità d' l mbriani si propagò n.tturalmcntc alla Camera». Verrebbe da ucd<:rc che per Ja stu pidità della !:>.H tuta , ma IO\ ecc fu perchè la trovarono

Ed <-<:co cosa nella stess3

Iuta << Da questo momento 10 pot a'. 't-nne una scena muta fra Gal h e Cwa.llotti, che: per qualche tempo in atto d1 ;fida ». Attimi di supremo divcrttmcnto per il pubblico sfaccendato delle tnbune! Ctrca J3ovio, il famoso Giovanr.i Bov1o, lo vediamo alla prova 10 un'altra seduta. Si trattava di questo : dopo Adua , fatte f ali i re le trattai ive dt pa(e, tutta la nazione era in pena per la sorte dei prigionieri. Leone Xlii, sebbene lo stato di ostilità tra il Go, erno ttaltano c il Vat ttano fpsse vivo come ti H'lllt settembre del t870, prende l'iniziativa di mviare a Me. nt-ltch un suo incaricato per ottenere la libera. ztone degli italiani. Alla Camera, il presi dente del consiglio Rudinl disse in proposito parole opportune di ri conosccn:ta, Prinetti ed .dtri si associarono alle di c hiarazioni del Go. 'ceno, ma Giovanni Bovio, che in quei giorni ua candidato all'ufficio di Gran Maestro della Massoneria. credette bene dire quanto segue: Udita la risposta del presidente, non posso in cuor mio deplorare l'intziativa generosa (Oh! Oh! c he degnazione Mormorio)

da qualunque persona \·enga. (Rumori). Non tntcndo in questo gio rno che ricorda la morte di Giuseppe Garibaldi ( applausi all'estrema smtstra) che il Governo abbia a diminuire iJ suo ufficio ovile che per ora viene secondo tn ltnea dopo l'azione del pontefice. (Rumori c: proteste) Lo Stato civile che intenda ai alti destini non deve dimenticare che Roma .leve essere nostra Ogni atto civile dello Stato in Italia deve essere lai co e co nfo rme JÌ diritti per cui ci troviamo a Roma» . l rwnon c le proteste c il commento del Corrie1 e, ci assicurano, d1e queste parole ebbero poco seguito.

In qt;esti , -eccht giornali di quaranta anni fl, non esiste an cora la terza pagina. Quelii che dJ\·erranno gli argomenti della terza qag ma SI trovano quasi embrionali nell•uJtima colonna della prima. Sono raramente firmati , trattano di \'Ìagg i all'estero, di c ritica d'arte, Ji questioni sociali , qualche bozzetto (la Nazione aveva quegli scemi di J arro). C'è u n

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ROMA AGOITO 1878 • DliMOLIZION I

articolo sulla Nazio11e di un certo Cirmeni, dalla finlandia, dove non si fa che parlare di e di spuntini fatti durante il viaggio. E questo corrispondente deve essere uno scienziato p artecipante al Congresso Geologico di Pietrogrado: « Nei treni vennero serviti ottimi sandwicbs d'ogni specie e della birra eccellente: e per molti era una novità Yeder correre per tutta la l un ghezza del treno servitori in cravatta bianca che cqn una di. sinvoltura non comune portavano e circola\'.lno senza danno alcuno con vassoi, carichi di solidi e di liquidi». Il FaHftl!la ha un articolo da Parigi dove si parla del primo decreto sulla circolazione delle Vett11re Automobili, e ancora delle 150 vetture elettriche di Londra e dei tricicli a petrolio per i pompieri di Berlino invidiati dai parigini. Le notizie varie dall'Este ro sono tutte interessanti come quella delle bambole parlanti portate in dono da Faure alla granduchessa Olga in occasione della stipulazione della alleanza franco-russa. La notizia è commentata così : « quante bimbe invidieranno le bam. bole della granduchessa Olga » e oggi lo stesso cronista potrebbe fare la seguente morale : « Si diceva · pur così, ma la granduchessa Olga è finita trucidata, e bambine che. la invidiarono per le bambole parlanti sono ancora vive e godono le gioie date dai loro figli. Bambini non affliggetevi ad invidiare le bambole delle granduchesse ». Due erano gli avvenimenti di quel settem.bre del '97 che dovevano un po' distrarre dalle vicende politiche : uno riguardava il digiunato re Succi che si era fatto murare vivo e l'altro il velocipedista Fontana in volata da Firenze a Londra.

A l momento di murare il Succi erano pre. senti molte signore e una di esse protestò energicamente e tentò di impedire la diffi. cilissima prova. D'altra parte ecco come si qescrive la cella del grande digiunatore : « Piccola, ma elegante stanza, tutta tappezzata di tela antka, vi è un'ottomana di stoffa rossa due eleganti seggioloni all'antica, tappezzati pure di damasco rosso, un tavolino da stud io, il telefono gentilmente concesso dal signor Robert, un piccolissimo tavolino, in elegante stile cinquecento, con relativo orologi o l professori Cassioli inviarono due graziosissimi bozzetti rappresentanti testine di donna, i professori Fattori e Andreotti (anche loro!) altri quadretti. Si notano graziosi tamburelli dipinti dai professori Panerai e Ca. Iosci, una magnifica conchiglia, squ isito dipinto a olio del professor Massani rappresent:l!lte una testa di donna attorno alla quale vi è una cornice di vel luto verde; si vedono i busti delle LL. MM. il Re e la Regina d'Italia, alcune fotografie tra le quali quella di S. M. la Regina di ».

Il veloc ipedista Fontana comunicava al redattore della Nazione: « Son fra le nebbie. Sul Moncenisio la neve è tutta scomparsa La mia macchina mi aiuta con una scorrevolezza straordinaria. Il f reno Pardini non potrebbe far meglio. Saluto Firenze. Questo è un ede/. weiu colto sul Moncenisio e che regalo a lei ». Rosei e sereni albori della velocità!

Anni in cu i erano di moda gli anarchici, i'antideri c:ll ismo, e le coltellate. Quante coltella te ! e rife r ite co me una piogg ia benefica. Ecco, come la Nazione dava resoconto della festa di Piedigrptta : « si contarono molti feriti. Furono trasportati in grave stato agli ospedali

certo Samm.·.rco diciasettenne, con una ferita al torace... un allievo ufficiale con una tremenda colteiJata al ventre, cinque guardie di pubblica sicurezza finite a coltellate e a colpi di rasoio per essersi intromesse a seda r risse. Una di queste guardie fu addirittu ra flagellata e crivellata a colpi di mazze e di pugnali».

Ci si spaventava perchè nell'inchiostro erano stati scoperti terribili bacilli, Lombroso visitava Tolstoi e riferiva, che può facilmente, a 70 anni, nuotare per mezz'ora, mentre egli può resistere solo per dieci minuti; De Amicis prometteva di scrivere un romanzo sul tranva i, fonte di grandi osservazioni psicologiche; l'on De Felice parlava alla Camera sulla lotta di classe con i garofan i rossi all'occhiello; Succi digiunava; il velocipedista

Fontana cogl ieva edelwe1ss sul Moncen isi o; l'on. Imbriani cadeva congestionato nei banchetti ; alle manovre tedesche si rideva allegramente; a Piedigrotta ci si accoltellava per giuoco; i minorenni delle nostre montagne morivano tisici nell e vetre ri e francesi; si piangeva e si rideva come ban1bini Ma a lcg gere la <!!Ua rta pagina c'è da sco prire, attra. \'erso le corrispondenze a 10 centesimi la parola, che in quel tempo si amava pazza. mente (Testolir1a adorala. Gioia infi n ita tua, co lmo fel icità. Pensoti adoroti, aspetto entu. siasticamente. Rosa/alle. Trovomi campo Siate buona scongiurovene ! Destino Amoti pazzamente. Tua lontananza rendemi triste. !!orte come la morte Supereremo sempre ostacoli, amoti sempre infinitamente)

GIOVANNI C OJII880

GUGLIELMO Il, LA CONSORTE E IL KROMPRINZ

PICCOLA PUBBLICITA'

Oggetti smarriti, 2/ 6 la riga. Commerciale, 12/ 6 Ja riga. Personali 5 scelli ni la riga. Mercoledì, 28 aprile «Oh, essere in Inghilterra, ora che è aprile » R Browning. (Inserzione di un Vec. chio Abbonato).

UN CASO PIETOSQ Esausta da una lotta senza quartiere co ntro la povertà la madre di Edward, Pau! Wi nn ie e John, tutti al di sotto dei nove anni, giace a letto gravemen te malata. Lavo rava da cameriera in un ristorante, ma la sua sal ute precaria ora glielo vieta. Il marito è disoccupato da 1110lti anni. Chi ed ia. mo aiuto p er lei ai ca ritatevoli. Ci nque scellini sfame ranno per una set t imana ogni bambino. Mandate oboli alla Real e Società di Beneficenza, Tottenham Court Road W. l.

ALF Da quando sparist i domenica sera mi dispero e piango. Aspetto og ni giorn o tue nu ove. Supplicati scrivere Spiegherò tutto. Florrie.

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ALF. Spendo denaro !asciatomi questi avvisi. Non h o altro. Supplicati scrivere. I bambini ti chiamano Meg li o rimanere ins ieme qualunque costo. Perdona quanto d issi domenica sera. Non io pensavo. T i amo. Florrie.

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1814 • GIORNA TE DELLA MOBILITAZIONE A BERLINO

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ALF. Riflettuto molto dopo tua partenza Non ti avevo ,umpreso finora. Ero così tormentata e stanca che potevo pensare solo a me e ai bambini. Ora capisco avert i umiliato Perdona. mi averti accusato di essere sfaticato. Non è colpa tua se non trovi lavoro Supplicoti tornare perdonarmi. Scrivi almeno un rigo per a lleviare mia angoscia. Florrie.

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ALF. Se avessi letto mie inserzioni sono certa avresti scritto per sollevare mia ansietà. Supplicoti non fare ciò che minacciasti. Non oso leggere giornale temendo cattive notizie. Supplicoti ancora ritornare. Non capivo di umi. liarti. Ora capisco come è terribile per un uo. mo essere disoccupato contro sua volontà. Se non puoi perdonarmi mandami almeno tue notizie Sono disperata. F/orrie.

INCORONAZIONE L' Agenzia di biglietti Constable si è assicurata le migliori posizioni sulla strada del corteo. Ancora disponibili al cuni posti in Pali Mali, Cockspur Street, Whi. · tehall. Park Lane, Piccadilly, St. James Street ed altre. Ammirate religioso c storico spetta· colo con dignità e comodamente. Buffè circo.

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JANIE è abituata alla sporchizia, alla miser ia, alla mancanza di sol e. Suo padre è morto e Janie vive con sua zia in un retrobottega oscu. ro. La bambina si sfamava appena quando sua zia riusciva a trovare un po' di lavoro; adesso anche il c ibo le manca. In viando cinque scelli. ni la nutrirete largamente per una settimana. Inviare offerte alla Reale Società di Bendi. cenza. Tottenhan Court Road W. 1.

« La vita è buona e la gioia alta sfavilla tra la terra inglese e il cielo ing lese : la morte è morte; ma noi morremo al suono delle tue buccine In g hilterra » lf/ E. Henley. (lnser. zione di un Vecchio Abbonato).

LrmedJ, 3 maggio DAPHNE. Sarò felice conoscere Lord S Will conduci anche. Reggie Non mancherò rifor: nirmi deliziose sigarette Incoronazione boe. chino sughero Niente potrebbe indurmi a fumarne altre ! Diana.

ALF. Amor mio supplicoti farmi sapere che sei in vita. Ieri andai in cl:ùesa e pregai Iddto d tfenderti ogni pericolo. Ri lette tue e mie lettere fidanzamento. Eravamo felici allora perchè siamo cambiati cosi ? Sono mortalmente preoccupata. Supplicoti scrivere amor mio. Una sola parola per dirmi che sei vivo amor mio Florrie

II. KING CHARLES CLUB si scusa con i suoi membri di veders i costretto a privarli dei loro alloggi durante settimana incoronazione

1914 ·G IORNAT E DELLA MOBILITAZ IONE A BERLINO
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MartedJ , 4 maggio.

ALF Ero certa rice;vere tue nuove oggi. Spen. do ultimi scellini iDseTire questo avviso. Man. do bambini da zia Ano sperando voglia te.

nerli. Ti amo e ti amerò sempre. Sono d isperata Non so che decidere. Prego Dio che mi faccia avere oggi un tuo segno. Scrivimi almeno un rigo per dirmi che sei vivo. Fiorrie.

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LA SERA DEL 26 .APRILE un individuo indebolito denutrizione di circa 35 anni cadde o si buttò sotto un autobus all'angolo di Hyde

Park Corner. Coloro che furono presenti all'accidente o che sono in grado di identificare la vittima sono pregati di presentarsi a New Scotland o telefonare Whitehall 12/12

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(T 411 lll. lllarteae) WJI.LJ.&B IIA.&CB

MILIZIANI SPAGNOLLIN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO FRANCESE

PER CHI VIENE da Roma il paese di Ariccia sta al di là di un gran ponte, a cavallo di una valle selvosa.

In una bella giornata di Ottobre del 1919 un uomo faceva a piedi questo ponte, soffermandosi ogni due o tre passi a contemplare il cielo e la terra, come persona nuova al paese, amante della natura e ansiosa di affermarne gli aspetti.

Io sono con lui. Bisogna far torna. re la donna : doona ».

Intanto alcune donne, e belle don. ne, sfilarono fitte fitte nella strada, una di seguito all'altra, e il Panzini si interruppe per ammirarle. Dovette finir col convenire che nel comples. so, via, le donne eran restate donne e che i sessi non si sarebbero di cer. to cambiati.

Al di qua del ponte una signora aspettava il tram che !"avrebbe por. tata a Roma e nell'attesa andava con. siderando il singolare viandante che nel vestire, antiquato e dimesso, po· teva sembrare un operaio di provin. cia, mentre il portamento, l'intensità del suo guardare e non so qual lumi. nosa e austera bellezza del volto ri. velavano individuo di somma auto. rità. La voce, il saluto, la parola, quando egli chiese il cammino per la villa B., confermarooo nella signora il convincimento che quel tipo dal. l'apparenza tanto umile (perfino i piccoli occhiali alla Cavour portava.

Il I f) Ili) f) J) I 1•1.\ N Z I N I

sua conoscenza stava interessando suoi ascoltatori a una caricatura comparsa in un settimanale. « Ma le sembra, Signora, che questo nefando sgorbio mi somigli? Ho for. se io tali piedi? Io ho il piede piccolissimo». E, tirandosi su il calzone, già di per sè cor. to, mostrò il piede, calzato di uno scarpon. celio coo gli elastici ai lati come le scarpe dei preti, di un rusti co calzino fatto a mano. Era una testimonianza di fede alla sua storia che le doone devono far la calza).

« Caro Signore, gentile Signora, bella fan. ciulla ». Ci metteva molta civetteria e ma. gari una sottile ironia, il Panzini, nell'abbon dare in questi appellativi settecentescamente ampollosi.

« Perchè, fanciul la, fumi? Pe rchè ti tingi le labbra? Perchè ti lasci traviare?» -S'era a una cena, nel Maggio del '27, a Piazza Cenci, e le dispute letterarie fervevano, in specie fra lui, Margheri ta Sarfatti e Vincenzo Cardarelli. Recitarono a gara anche delle poe· sie, dandosi vicendevolmente voti bassissimi in declamatoria. La gente del popolino che sedeva ai tavolini dell'osteria, o pigliava il fresco alle finestre, li osservava credendo di assistere a una gara di poeti estemporanei.

« Perchè fanciulla ti lasci traviare? Perchè è la moda? E ti sembra la moda attuale di. gnitosa? Guarda una donna in distanza : è una cassetta sotto la quale si due gambette gialle (era il tempo dc!We prime sottane corte e della vita lunga). Se la donna si siede la sottana si alza fin sopra il ginoc. chio. Viene a mancare ogni dignità dell'a. bito muliebre. La donna è in queste coodiJo. ni, se mi si permette la parola ; lurida »,Le signore presenti protestano e st rill ano; soltanto una ammette chè Panz.ini ha ragione nei riguardi della donna anziana ma non del.

la giovane. Il Panzini non ammette distfn. zioni : «No signora, l'età non fa differen.za. Una volta accettata una moda essa si impo. ne ugualmente ai vecchi e ai giovani. Se do. mani venisse l'uso per gli uomini di andare con i calzoni corti e un giocherello in mano ci andremmo tutti, a qualunque età ».

Il vestiario e le abitudini della donna mo. derna si sa quanto interessarono e preoccu parono il Panzini. « Le donne saranno la di. struzione del genere umano » esclamò un giorno che si sentiva più misogino e innamo. rato del solito. « Entrano dappertutto, fannò tutto. Io vedo donne negli inpieghi, negli uf. tici, negli ambienti commerciali e professicnali; donne che fanno di più e meglio de. gli uomini; ragazze che sono bravissime e tengono un contegno bellissimo e sono am. mirevoli. Ma sono donne quelle? Ma esistono ancora le vere donne, quelle che amano met. tere al mondo figli ? »

«Ma io penso di sl, Panzini », rispose qualcuno ; « dal momento che nasce tanta gente e che per ora sono le doone che si incaricano di partorire ».

«Ma fra poco la donna non vorrà più pro. creare. E la colpa non sarà sua o almeno non sarà soltanto sua. Il fatto è che noo esiste più la casa, non esiste più il focolare. Esiste una parvenza di focolare. Veda dà vicino cer. te case. La dea della casa; la sacra vestale, è oggi la donna di servizio, quando non va a farsi... Uhm! Mi scusi genti le Signora. Ma vede, queste quistioni mi stanno a cuore; e non a me soltanto. io son persuaso che an. che Mussolini, il quale è un uomo di gran. dissimo ingegno, deve aver sentito il grande pericolo che sovrasta alla società modema e voglia arrivare a limitare l'invadenza della donna in hftti i campi dell'attività umana.

Pigliava un 'a ria innocente, di bambino, guardando certi quadri mo. demi e chiedendone spiegazione. « Che cosa rappresentano, che cosa rappresentano? Me Li spieghi, la pre. go, perchè io non li capiseo « Non si trattava veramente, di quelle pit. ture che lo mettevano fuori della gra. zia di Dio ; ma semplicemente dei

Un'altra volta, accostandosi a un gruppo di persone sentì dire che le scoperte scientifiche e aiutano il genere umano ad elevarsi a un grado superiore di civiltà. Inter. venne, sovrastando con la sua voce di tenore che l'impeto della parola faceva lievemente balbettante, e tutte le altre : « Sarà benissimo, sarà be. nissimo, signori miei Io intanto del progresso scientifico odiemo, e ci metto pure la radio, non accetto che il sapooe ». Questi paradossi eran goduti enormemente dai suoi amici e anche lui, senza parere, ci si di. vertiva a metterli in giro. no un vetro incrinato) era una per· sonalità di primordine. Era Alfredo Panzini Ebbe occasione di incon. trarlo qualche altra volta, a Roma, negli anni di poi. Sempre egli face. va centro in un salotto, perchè aveva l'arte di far mussare gli argomenti in un giuoco di garbata recitazione che divertiva e faceva rivedere so. prattutto le donne. Quando fece la

lavori di A. Sartoria, riuniti per un'esposizione postuma a Villa Borghese, nel Marzo del '33. « Ma non le pare, Signora, che la ragione di non capire la pittura è tutta qui : chi sente oggi la Gorgonne o la Diana ? Chi sentirebbe oggi l'Annunciazione? Guar. di quest'ometto con la fisarmonica e lo don. nina che gli sta accanto (era una decorazione settecentesca dipinta sopra una, porta). E' un dipinto che mi piace : è la realtà del tempi in cui è stato fatto. Dipingete anche voialtri le donne con le labbra tinte e questi cappe!. Ioni e ci intenderemo subito. Del resto, vuoi sapere la mia convinziooe? Oggi l'arte è inu. t ile : e la pittura più di tutte le arti. Oggi l'arte non ha più ragion d'essere. Crede lei che se Dante o Shakespeare tornassero al mon. do potrebbero vivere nel mondo moderno? Morirebbero dopo tre mesi. Lei mi chiede perchè io faccio allora dell'arte e perchè ci credo. Perchè io sooo un uomo del passato. Vede: io scrivo un articolo per il << Corrie. re »; lo scrivo dieci volte; ci lavoro per dieci giorni, dalle sette alle tre; l'articolo me lo pagan bene, ma non è per questo che io cerco di scriverlo meglio che posso; è perchè non posso lasciare un periodo finchè non è di mia soddisfazione. Ma crede che i giovani di oggi questo ? E perchè dovrebbe. ro farlo? A quale bisogno dell'umanità ri. spanderebbero certe fatiche? Oggi che si vi. ve meccanicamente è giusto che i giovani fa cciano della meccanica della boxe, del ca!. cismo, ecc. Anche l'insegnamento a mezzo di insegnanti, diventerà superfluo. Gli insegna. menti saranno diffusi meccanicamente con le macchine dei suoni e delle rmmagini Oggi, non ha sentito Piacenti n i ? esiste la liricità del cemento armato.

A un tratto, in· uno di quei repentini ritor. ni a un'idea: «Conosce ella bene i palazzi

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ALFREDO PANZINI

fiorentini? Li ha 'visti anche dentro? lo ne ho visitati diversi, ultimamente. Ecco dove sta la vera dignità dell'abitazione ricca e si. g norile. Ecco il tono superiore e grande. Perchè sono stati costruiti quando l'arte era ve. ramente una necessità della vita. l nostri ap. parlamenti di cemento armato, falsamente ri c. chi, faisamente signorili, costruiti in un'epoca in cui l'arte non è necessaria alla vita sono orrib ili. Pretenziosi e orribili ... ».

Paolina Barghese, nel marmo del Canova, g li fece obliare i suoi malumori. Si indugiò a lungo a contemplarla. « Mi piace questa donna e ne ha fatte tante. Ci piace forse perchè ne ha fatta tante? E Canova avrà assaporato di questo pomo? Ma la testa non è un poco piccola? ». Intanto, udendo un deputato dire che quando è alle sedute alla Camera, il fregio del Sartorio è un diversivo alla s ua noia , si voltò di scatto, lasciando in asso Paolina: «Si noia ? Come si noia ? E non si interessa ai discorsi dei deputati? ». * * *

Per lui tutto era degno di osservazione e di seria attenzione. Gli si sentiva a volte fare dei rilievi curiosissimi, impensati Mi rammento a una colazione all'aria aperta, quando i si buttavano sugli sfilatini per fermare lo stomaco con qualche boccone in attesa della pastasciutta, egli notò una delle signore, una toscana, che fece a pezzi uno sfi. latino servendosi del coltello, invece di troncarlo in due, con le mani, come è consuetudine romana. Il Panzini stava facendo una calorosa apoteosi di S. Perpetua Vergine, tanto più calorosa in quanto i compagni bada. vano a dire che di Perpetue non è ammessa ormai che la serva manzoniana. E lui : « è una santa magnifica, vissuta in tempi maravigliosi, quando gli uomini eran cavalieri ». Ma divagò per lodare il taglio dello sfilatino. « Ecco una donna saggia che non dimentica la civiltà della sua razza... ». E qualunque parola di linguaggio toscano gli sembrasse op. portuna e appropriata fu quel giorno mitivo Ji suoi gustosissimi apprezzamenti.

Chi scrive vide soltanto una volta il Panzini nel suo studiolo in via Avezzano, a Ro. ma. L'arredamento di questa stanza era in aperto contrasto con la modernità ricca e confortevole dell'appartamento e dell 'edificio. (Era forse) in protesta della « pretemione e della falsa riuhezu » delle cose contemporane ch'egli aveva scelto quella vecchia credenzina con l'alzata a vetri colorati, di un tipo co rrente fra rustico e provinciale povero? Nelle commetti ture stavano infilate ca rto line di belle ragazze, di quelle cosidette, per defin irne il gusto, «da soldati ». Uno dei \'etei era incrinato, ( come ogni tanto quello degli occhiali) e immagini ritagliate di altre belle figliuole stavano incollate a sostenerlo. Per l ' incrinatura dell'occhiaie egli non ci ba. dava: vedeva bene lo stesso tutto quello che voleva vedere.

Ma chi gua rdava lui aveva quelle rare volte, il rammarico di veder rigato di un seg no fast ioso il celeste della sua bella pupilla.

QUEIPO DE LLANO

Queipo de Llano aveva ai suoi ordini esattamente 133 uomini quando, il 19 luglio 1936, si impadronì di Siviglia. Il suo gesto, brillante e temerario, piacque molto agli spagnoli e vi fu subito chi lo paragonò con le imprese di Cortez e di Pizazzo e chi vide in Queipo una singolare mescolanza delle virtù eroiche di don Chisciotte e delle sag. gezza di Saocho.

In realtà, Queipo de Llano, conquistò Si. viglia con una sola bugia, detta per radio. La città era dominata da centomila comunisti e anarchici, ma nel palazzo della radio il governatore civile era prigioniero di Queipo de Llano che al microfono annunciava che le forze armate di Siviglia e dell'Andalusia ave. vano fatto causa comune con Franco. Era falso, ma Queipo lo ripetè con tale convinzione e insistenza che molti vi credettero, lo stesso Franco per primo. Il generale Mola ,

infatti, qualche settimana più tardi, disse a Queipo: «Debbo confessarvi che il 19 luglio, verso sera, ero pronto ad abPandonare l'impresa. Però vi sentii alla radio Siviglia e mi dissi : Non tutto è perduto, resisteremo. Ciò significa che, senza radio Siviglia, il movimento nazionale sarebbe fallito».

Potenza delle bugie: gJi stessi avversari, in un libro pubblicato dalla Confederazione comunista del lavoro sulla storia della guerra, sc rissero con rabbia : « Le stupidaggini dette da Queipo per radio ci recarono maggior da:nno che lo sbarco delle forze del Marocco ». Infatti la polizia rossa di Siviglia si arrese e le forze repubblicane consegnarono le armi, quando Queipo non aveva ancora uomini neppure per assicurare la sorveglianza dei prigionieri. Mobilitò i falangisti , si impadronl della strada Cordova-Siviglia e assicurò a Franco le basi per l' u lteriore conquista. Intanto, mentre la guerra durava, inangnrò Ja trasfcrmazione civile e sociale della Spagna

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T. T. T, l Cii CtllNft
QUEIPO DE LLANO THOMAS OEWEY CANDIDÀTO ALLA PRESIDENZA DEGLI U. S. A L'ISPETTORE DELLE FORZE IMOLESI SIR E. l. IOE ii. (lì.liOSTiER AMERICANO BOB DOLCEZZA

Senza dettare leggi o fissare presupposti dottrinali don Gonzalo governò fraternamente: dai latifondisti andalusi si fece « rega lare » proprietà e le suddivise empiricamente, secondo un criterio di wnana e primitiva, tra le famiglie povere e meritevoli; dai più ricchi signori ottenne contribuzioni in denaro, e costruì interi quartieri di case operaie; a tutti gli imprenditori, industriali ed agricoli, impose di aumentare i salari, e gli sfruttatori malvagi, i commercianti avidi, gli speculatori disonesti, tutti coloro, insomma, che don Gonzalo considerava cattivi, erano condannati a multe che a Siviglia e nelle campagne sono rimaste leggendarie per la loro entità. « Dùh me <oio<6 en cil'omJttmcias de hacer el bien del p11eblo », <lisse una volta don Gonzalo, e gl i sarebbe parso peccato non cogliere la bella occasione

KERENSKI

Si è sposato Kerenski. In Pennsylvaoia dove risiede, il predecessore di Leoio ha impalmato la figliola di un industriale australiano, miss Lidia Alleo Tritton. Matrimonio serio, borghese, di piena convenienza Per un vedovo cinquantanovenne qual'è Kerenski, figlio di un preside di liceo di Simbirsk sul Volga. La sua partecipazione alla rivoluzione russa fu del resto casuale, affermano i bolscevichi. Trotzky dichiara che egli si trovò preso in mezzo e fu portato a galla, senza nè merito nè colpa, e lo stesso Kerenski inizia le sue memorie raccontando che il 12 marzo 1917 , giorno in cui si iniziò a 'Pietrogrado la rivoluzione, fu svegliato dal telefono verso le (lttO del mattino e invitato a recarsi alla Duma. «L'ora era un po' mattutina per me» nota Kcrenski, e non fa buona impressione che un rivoluzionario si lamenti di dovere alzarsi presto. Comunque, andò alla Duma, arringò i soldati in rivolta e fece arrestare quanti ministri dello Zar si trovavano in città. L'inizia tiva, in quel momento, parve grande cosa e un giornalista per adularlo gli disse: «Non sapete che oggi siete il più potente uomo della Russia?». Kereoski lo credette, ma non volle abusare del suo potere: <<Non rinnegherò giammai - scrisse più tardi - la debolezza, l'umanità della nostra rivoluzione di marzo». E in un'altra occasione, di fronte a ch i gli consigliava maggiore energia, proruppe: « No! ncn sarò mai il Marat della rivoluzione russa ! »

Ambiva tuttavia di gol'emare. Quando fu costituito un Gabinetto prol'Visorio, ebbe una crisi di deliquio perchè per un momento la sua partecipazione fu in pericolo: « Rimasi due ore in uno stato di semi-incoscienza, e a metà in delirio. Improvvisamente balzai in piedi ». Da buon avvocato perorò la propria causa e divenne ministro della giustizia, poi della guerra, e finalmente capo del governo. Come ministro della guerra non concepì imprese degne di nota: era stato un disfattista fino alla rivoluzione e quando fu al governo i suoi soldati andavano in gi ro con cartelloni sui quali era scritto : « La prima pallottola è per Kerenski >>.

Redasse il testo della « Dichiarazione dei diritti dei soldati>> e Len in commentò beffardamente sulla Pravda: «Questa è la dichiarazione dell'assenza dci diritti dei soldati ». Lo Zar invece aveva fiducia in lui. Al momento di partire per la Siberia, Nicola II guardò Kerenski « diritto negli occhi » e gli

disse: «Ho fede in voi ». Male gliene incolse, come tutti sanno. Questo aV\'eoiva in luglio.

A settembre, le truppe si schierarono con i massimalisti e Kerenski pensò· di « rompere le linee bolsceviche >> che circondavano la città, per raggiungere i reggimenti ancora fedeli.

E infatti scappò. Si unì a un reparto di cosacchi che si trovava presso la capitale, ma fu accolto senza grande entusiasmo; anzi quando i bolscevichi inviarono a chiedere la consegna di Kerenski, i cosacchi si dichiararono disposti a sbarazzarsene.

« In verità era sorprendente! » scrive Kerenski che non aveva capito nulla fino a quel momento. Allora, però, riuscì a trovare un cappotto da marinaio, un casco da automobilista, un paio di g rossi occhiali e, così camuffato, scappò per la seconda volta fino alla frontiera finlandese.

Era tempo, chè il potere era già in mano di Lenin, con il quale Kerenski, che in realtà si· chiama Aeron Kirbitz ed è un giudeo, aveva

giocato da bambino, a Simbirsk. « Alla morte del padre di Lenin, scrive infatti .Aeron Kirbitz, mio padre, per i legami di amicizia che lo univano a quella famiglia, era diventato il tutore dei ragazzi ». E Lenin parla ndo di Kerenski diceva con disprezzo: «E' un fan fa. rone ». Ingratitudine umana.

FRITZ MANNHEIMER

Dopo l.Owenstein, il banchiere belga re del. la seta artificiale precipitato da un aeroplano nel luglio del 1928; dopo Kreuger, l'ingegnere svedese re dei fiammiferi sUicidatosi a Parigi nel marzo del 1932, Fritz Mannheimer, l'e9reo tedesco naturalizzato olandese e re dei cambi monetari è il terzo asso del capitalismo europeo la cui scomparsa ha causato la rovina di innumerevoli risparmiatori e il fallimento di pubblici istituti. Misteri e drammi del capitalismo, che soltanto una celebre frase di Kreuger può spiegare: « Ho costruito la mia opera sulla base più sicura: l'imbecillità

CHAMBERLAIN E SIGNORA RIENTRANO A OOWINQ STREET

umana>>. Anche Mannheimer fece larga espel ienza della stoltezza del prossimo Nato a Stoccarda nel 1890, nel 1914 era un modesto impiegato di banca a P.arigi e nel 1918 direttore di una grande società metallurgica di Berlino. Vide che il marco precipitava e fiutò il vento favorevole a grandiose speculazioni : ottenne dal direttore della Reichsbank , H avenstein, di essere inviato in Olanda come agente ufficiale incaricato di sostenere il ma rco sul mercato di Amsterdam dove infatti col. locò milioni di miliardi di marchi ottenendo fiorini , pochi forse ma buoni. Come è noto, l'incetta delle divise estere non salvò la mo. neta tedesca dal precipizio; però Manoheimer, il responsabile diretto della rovina di molti onesti risparmiatori dei Paesi Bass i, divenne direttore della banca Mendelssohn. (Più tardi poi, quando Hitler iniziò la lotta antisemita, il parlamento gli conferl ad h onorem la cit. tadinanza olandese e il g overno gli concesse le più alte decorazioni)

Nel 1924, profittando della iosipienza fi nanziaria del cartello delle sinistre al potere in Francia, mosse guerra contro il franco in società con alcuni banchieri di Vienna. G li speculatori di tutto il mondo si unirono e il franco precipitò Tutti vendevano azioni in dustriali per giocare al ribasso sul f ranco , e M an nheimer le comperava.

« Aiors Poincaré wm... » raccontano gli storici francesi ancora com. mossi al ricordo del miracolo del risanameoto della moneta: il franco fu stabilizzato, migliaia di risparmiatori caddero in miseiia e Mannhetmer si trovò ricco più di prima. (Più tardi, po.i, quando si mise a disposizione del ministro Reynaud, il governo lo fece grande ufficiale della Legion d'Onore).

La sua rovina cominciò per i medesimi errori che condussero Kreuger al suicidio: intraprese a finanziare gli Stati che sono, come è noto, cattivi pagatori Fece prestiti a Negrin, e Franco naturalmente non li ha riconosciuti; diede anticipi alla Francia, non rusd a collocare le obbligazioni francesi nè in Svizzera nè io Ol anda: vedendosi perduto si sposò con la signorina Maria Antonietta Giovanna Riess, una brasiliana di vent'anni alla quale fece molti donativi per assicurars1, contro ogni evenienza la ricchezza. Troppo tardi, però: era malato (d1 105 chiii che pesava, in pochi mesi di matrimonio si ridusse a 50) e il cardiopalma lo uccise, giorni or sono, a Vaucresson nella sua villa chiamata Montecristo. Alla vedova non spetta nulla perchè Ja legge olandese non riconosce che le donazioni fatte almeno tre mesi prim.<t della morte, e Mannheimer era sposato soltanto da due. La banca Mendeissohn ha chiuso gli sportelli; il passivo costatato è di 750 milioni ; undici anni dalla morte dì Uiwenstein, a sette da quella d1 Kreuger, i risparmiatori di tutto il mondo piangono per la terza volta la rovina provocata dall a scomparsa di un asso di danarL Misten e dramm i del capitalismo.

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IL GRA NDUCA W L AOIMIRO PRETENDENTE AL TRONO 01 RUSSIA H BRIDGES (adeotra) CAPO OPERAIO CO NDANNAT O Al LAVORI FORZATI, DURAN TE IL PROCESSO
KERE N S Kl

LA SIGNORINA GIANNA s'era seduta da poco nella seggiola a sdraio quando un sassolino rimbalzò sul cemento della terrazza. Gianna comprese benissimo da che parte veniva quella specie di richiamo, ma finse di non accorgersene e soltanto quando un'altra piccola pietra segui la prima, al:zò gli occhi protetti dalle lenti azzurre verso il balcone dell'appartamento ove il geometra Peretti appariva, in giacca di pigiama avana con rivolti marrone. fra le cassette dei gerani.

Il geometra sorrise compiaciuto. «Buon giorno a voi signorina», disse, con ostentata cerimoniosità «e proprio perchè vi ho vista non ho potuto resistere alla tentazione di farmi vivo , »

« Nientedimeno! » gridò Gianna, contenta «ma ditemi piuttosto, siete uscito sul terrazzo solo per questo? Non si può essere più sicuri nemmeno nella propria casa, adesso. »

Il geometra si passò la mano sui éapelli, con aria annoiata. «No, ero uscito anch'io per prendere un po' d'aria.» disse «Non si sa proprio che fare, la domenica. »

« E vi lamentate voi giovanotti, con tutte le distrazioni che avete! Cosa dovremo d:re noi signorine, allora ? Non ci resta altro che la cura del sole, magari con le balaustre di questi balconi novecento che fanno subito ombra.»

Peretti annuì, benchè, in cuor suo, fosse contento che il muretto impedisse alla sua intedocutrice di vedere che egli aveva delle pantofole sfondate

« Credete, anche noi giovanotti si .finisce per non saper cosa fare » disse « tante volte, meglio chiudersi in casa con un buon libro, e passare cosi il pomeriggio. »

«Cosa state leggendo di bello?»

« Questo » dice il geometra, mostrando un volume con la copertina bianca e verde.

« Oh! Una Medma » gridò Gianna con gioia esagerata. « Son tutti libri cosi interessanti, scritti da stranieri. Siate buono, passa· telo a me, quando l'avrete letto. »

« Volentieri. Ma temo non sia adatto. »

« Qualcosa di audace? Lo leggerò di na scosto.»

« Tutt'altro, è un-l-ibro di storia La stori11 d'lnghilie"a di Maurois. »

« Che barba! » esclamò la signorina « E avete il coraggio di leggervi certe cose? »

Peretti assunse un aspetto di .finta modestia : « Perchè no? è interessantissimo »

« Vi ringrazio ma tenetevelo pure. lo riesco a leggere solo i romanzi. »

« In foodo » suggerì Il geometra, con aria intelligente « tutta la storil non è altro che un grande romanzo.»

« Poi me ne farete un sunto » suggerì Gian. na «Tanto più che, di storia d'Inghilterra, io sono ignorante come una scarpa. »

«Non esagerate» la coofortò il vicino « solo al cinematografo vi siete fatta una auhira. Le sei mogli di Enrico Vlll, tutti i film di quest'anno sulla regina Vittoria dove li mettete? »

«Già è vero» rise l'altra «E poi anni

25.000 REWARD

DEAD OR ALI VE "# ::

OESCH l PliON - Age, 42 yHN; white; Jewish; h ei&ht, ; feet, SH ir.c:hu; wei&hl, 170 pounds; build, mediwn; bl8c:1( hir; ,rown e) es; c:omplexion dark ; married, one son Harold, .,., about 18yean.

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Frcquents

l s ,,...,lth) ; ha s c:onnec:tions with a li impurtant mobs in th c t : nilcd ln,•oh ed in rac:keleering in l ' ni u ns ami l'ur In· dus"tr)' , uses Stron&·arm methods lnftucntial

This Oep1rtmen1 hold s indic:tmenl warnnt charj!ing Con•pirac) and Extorlion, i"ued b)' 1he Su{'reme <:Ourl , Exlraordin ar r S pec:ial and Trial Terms, l'ew York Counl)' ti.indlr searc:h )' our Prison Recnrd • u 1his man ma )' be s cr\'ing a Prison sentenc:e for some minnr uften se.

Il loc:aled, arresi and hnld • • 1 fugili\'e and ad,•ise lhe T li E UETECTI\' E I>IVISIO:"', I' III.ICE I>EI',\RTMENT. NE \\" \'OR" CITY. by wirc.

lnfnt'mation mar be c:ommunicaled in Person or b) ' l clepbone or Telellraph, Colleet In tbc: undersigned, or ma) be forwarded direc1 to 1he UETECTIVE ()J\' ISION, POI.ICE UEPARTNl-:W '\'ORK CITY.

LÈWIS J. V ALENTINE, Police Commissioner

TELEPHONti: SPriae 7-3UIO, s:•rinll 7-2722, SPriq 7·1366 or CAnal 6-2000

avete saputo di che trattaV2. il mio libro, me l'avete ri.6utato. >>

« Che discorsi ! a me non piace la roba noiosa.»

"25 MILA DOLLARI DI TAGLIA A CHI PORTER.l VIVO O MORTO IL BANDITO L. LEPKE" fa c'è stato anche Cavalcala. Però una volta, che bei .6lm si vedevano. Adesso, anche le pellicole storiche sono in ·ribasso. C'è stata MAria W alewska, ma anche lì, se non c'era la Garba, me lo dite voi della storia che ce ne importava?

« Con quel Napoleone cosi antipatico! Al solito gli americani hanno svisato tutto, han visto le cose a modo loro. Gtà, in fatto di storia, ho l'impressiooe che gli americani siano come le donne. »

« Sarebbe a dire? »

« Mancano nel modo più assoluto di senso storico, ossia, in parole povere, dei grandi eventi dell'umanità, noo capiscono nulla. »

La Gtanna felice del fono intellettuale che prendeva il discorso, .finse di indignarsi : Peretti le era simpatico e una chiacchierata cosl lunga non l'avevano fatta mai. «Bene, ditemi un po' perchè noi donne non com. prendiamo nuJia? »

Il geometra si mostrò reticente : in realtà, dopo un assioma di tanto effetto non sapeva cosa dire «Eh'» sospirò «Voi stessa, appena

Vi fu una pausa: il cemento delle terrazze diveniva sempre più caldo, Gianna aveva in. trecciate le braccia sopra della testa, in silen zio. Peretti comprendeva che quello era onna:i il momento buono per lasciare da parte la storia e cominciare un discorso più interes sante, ma non sapeva decidei-si «Sicuro! per principio » pensò fra sè <• mai avventure con le vicine di casa Guardò La storia d'bzghiJteffa : non gliene import:wa niente, e avrebbe preferito continuare con la ragazza, ma, ormai, non c'era altro da fare. « Ho anche il Marco Atirelio )> pensò, per consolarsi.

Gianna rimase male, sentendosi salutare improvviso : « V e ne andate già ? » chiese.

« La storia mi chiama! » scherzò il geometra, e inchinatosi, rientrò in camera. Si gettò sul letto, apri il libro, ma, dopo poche righe, scese a piedi nudi , per cercare, nella tasca della giacca, il giornale umoristico

35 'tUfCTIVl DIVISION : l l C U l A l N O. tt AUGUST l, 1tlt
ASSIFICATI
Of NEW YORK
POLI()f DEPARTMENT t;I
· CITY

I \T 1.\ N f:ì Il Ct Z N I

IL 25 .AGOSTO 1530 un fulmine t adde a ciel sereno sulla città di Mosca e st raAi segni apparvero sulla marca di levante. I so ldati schierati a d ifesa del co n fine co ntro le incursioni dei Tartari, per lo stupore lascia. rono cadere le armi. Nasceva sotto quei segni Ivan IV, primo \'ero czar eli tutte le Russie, col ui che- come altri sovrani la storia ha so. prannominato Magno o Pio o il Temerario secondo la qualità di ciascuno - hl- soprannom ina to per la s ua inaudita ferocia Groznei, cioè a dire il Terribile. Ma questo sopran nome fu dato a l van dai tedeschi , perchè i Russi non chiamarono mai quel loro mostro inco ronato, altrimenti che c il Rispettabil e ».

.Alla nascita di lvan fu riosa tempesta sof fiava suli"Europa, suscitata da ll ' infiammata parola di Lutero e da quella scissione del. l 'anima del mondo in due anime, che tanta colpa ha oggi ancora nel travaglio dell'urna. nità. Ma la voce del gran dissidio nòn arri. vava in Moscovia e forse neppure la sua eco, e i santoni convenuti a Mosca per interpretare i segni portentosi nient'altro ch e di fau. sto lesse ro per il neonato e di prospero per la SwaJaia lùm, la Santa Russia La data del 2 5 agosto cade sotto il segno della Vergine, c chi nasce sotto questo segno è particol•r· \

mente disposto, secondo astro logia, a curare g li amma lati

Qualche anno prima, un certo Domiziano, che di romano aveva soltanto il nome, aveva predetto alla principessa Elena Glinski, ma. dre del futuro zarèvi c, ch'essa avrebbe messo al mondo un Tit o daJ vasto genio, e in pari tempo il monaco Feraponte aveva esortato il Granduca Vassili , marito di Elena G linski, a rinunciare all'assed io di Kazan, perchè la conquista di q uesta città era per favore divino a suo figlio Iva n IV

Anche in fondo a quel paese di foreste e di orsi la grandezza aveva nome romano, e quando Ivan IV vorrà s ussidiare la pro. pria autorità con una sicura dignità imperiale, inventerà una fantastica parentela con g l'i mperatori romani e un'a ltrettanto fantastica di. scende nza da un misterioso Prus, fratello di .Augusto. Del resto, Czar è una lontana de. formazione di Cac:sar.

Si sa con quale ansia un padre aspetta un figlio e soprattutto se q uesto padrè è re. Sotto le pellicce e i paramenti rutilanti, Vassi li Ivànovi c sudava gioia .All'annuncio della nascita il G ran Principe diede oro alle chiese e libertà ai prigioneri. Da cinque anni Vassili aspettava un figlio, e già cominciava

a disperare Nel 1525, precedendo di due. centottantaquattro an n i Bonaparte, Vassili 1 :aveva ripudiata la prima moglie, Salome Iur iòvna Sabùrov, per delitto di sterilità Questo ripudio gl i era ri usci to tanto meno doloroso, che Salome Iuriòvna si andava avv izzendo e gli era venuta a fastidio, mentre Elena Glinsk i invece, donna di rara bellezza e d'irresistibi le fascino, lo aveva acceso di amo roso desiderio Oltre a ciò, la prin cipessa chiamata a succede re a Salome l u riòvna, era iituana e allevata alla tedesca, il che anche in quel tempo , e pur senza tenere conto della finezza dei modi e degli ornamenti d i una cultura compiutissima, costi tuiva un ' indiscutibile superiorità sulle be ll!!zze locali. Si capisce· quindi perchè andò a vuoto quella volta il concorso che si organizzava tra le fanciulle di t utto lo zarato ogni volta che il Principe manifestava il p roposi to di prender moglie, e le campionesse convenute al Cremlino per slilare davanti al Batiuscka se ne tornarono nelle loro lontane isbe con l'amaro in bocca della delusione V assi li gua rdava que lle rozze beltà con indifferenza e pensava a ll a bella lituana Che non fa l'uomo per amore? .A fine di sembrare più gi ovane a Elena Glinski, Vassil i SÌ tagliò la barba, il che per un russo,

MO SC A : I N TER N O DI U NA SC ALA DELLA SCUOLA MIL IT ARE
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convinto che il pelo sulla faccia è segno di virilità, è sacrificio grandissimo Ma per fortuqa il tislio di Vassili provvide a ripristinare il rispetto della barba, e quarantatrè anni dopo, in un'accesa disputa sulla rivalità tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, lvan il Terribile disse a Possevino, legato del Papa: «Di qual i tradizioni osi fregiarti tu, che non ti di andare in giro col mento rasato?». Al che il legato rispose che il suo mento era nudo perchè la barba non gli cresceva, ma che la barba del suo signore, Sua Santità Gregorio XIII (Boncompagni) era la fio• it:1 e rispettabile barba del mondo.

Tuttavia, Elena non si dimostrava più fewnda della ripudiata Salome, e vani riu,sci vano i lunghi pellegrinaggi a tutte le sante grotte, a tutte le fonti miracolose della Rus. sia. Il consiglio dei boiardi cominciava a mor. morare, nel popolo si spegnevano le ultime speranze, ma è destino che in Russia i problemi dinastici siano risolti da un fra te Pafnuzio Borowski, frate indegno, pregò con tanto fervore per la continuazione della dir.astia, che le sue preghiere furono ascoltate L a Principessa mise al mondo un maschietto, e subito corse voce che il piccolo lvan fosse tiglio di due padri. II secondo padre non era frate Pafnuzio, come verrebbe fatto di pensare, m.t il prin cipe Telepniev Obolenski , le cui relazioni con la moglie del suo signore sembravano p iù strette di quelle di una semplice amicizia. Quale la verità? La mog lie dello czar non si sospetta, e sulla validità della propria opera di padre, Vassili III, Gran

CONTADINI UCRAINI IN UN GIORNO 01 FESTA

Principe di Mosca, Gran Monarca e Czar di tutte le Russie, Gran Principe di Vladimir, Novgorod, Pskof, Smolensk, Tver, Yugoria, Permia, Biatka, Vulga ria, Monarca e Gran Principe di Novgorod-5everski, Ceroigof, Resan, Volok, Rjef, Belsk, Rostof, Jaroslav, Belozersk, Udoria, Obodoria e Condia, non nutri mai il più piccolo dubbio.

lvan fu battezzato con gran pompa dal. l'abate Giosafat nel convento della Santissima Trinità, e un anno dopo, il 29 agosto 1531, giorno di San Giovanni (Ivan significa Gio- . vanni) una chiesa fu solennemeote edificata in un sol giorno secondo l'usanza russa nel vecchio Vagankow, a Mosca, in presenza dell'illustre rampollo, e Vassili, che continuava a delirare dalla gioia e a manifestare con atti magnifici la propria riconoscenza all'Altissimo, dtede inizio con le sue stesse mani alla santa costruzione

Il battesimo fu effettuato secondo il rito ortodosso, ossia con la completa immersione del bambino nell'acqua del fonte battesimalr., e questa usanza, che si continua ancor adesso, unita alla tenera età del battezzando, è cagione di danni frequenti e talvolta gravissimi, come asfissia per annegamento, bronchiti, pdmoniti, senza contare i raffreddori e lo choc conseguente alla paura.

V a ssili mutava carattere secondo il mutare delle funzioni, era circospetto come politico, tirato come amministratore, dispotico coi familiari e crudele come giudice. A prova della sua crudeltà si cita il caso del suo segretario Fiodor Jarénoi, cui Vassili, per punirlo di

avere sparlato di lui, fece mozzare la lingua. Ma una lingua mo:aza, in Russia, nel secolo decimosesto, che conta? In compenso, come sposo e come padre, V assili· era di una teoerezza squisita, di una rara sensibilità. Le sue lettere a Elena sono tutto un palpito d'af. fette; le sue ansie, quando la moglie o il fi. gliolino avevano la più piccola bua, sconfinavano nel morboso. Come molti tiranni, anche V assili III aveva delle sensibilità da fanciullo.

Tra gli altri meriti, si riconosce al padre di lvan quello di aver voluto incivilire la Russia, ossia di avervi introdotto i costumi dell'occidente. I rappresentanti europei della corte di Mosca: Herberstein, i cui Commm. tari furono considerati per lungo tempo come il solo documento attendibile sulla misteriosa Russia, e Francesco da Collo, ·ambasciatore di Massimiliano, ci banno lasciato curiose notizie sulla corte di Vassili, il suo fasto da satrapo, le sue cacce colossali, i pranzi giganteschi imbanditi al Cremlino, le mense cui sedevano i signori adorni come altari e i boiardi «nutriti per contratto». II Gran Principe presiedeva quelle imbandigioni, circondato dai suoi fratelli e seduto alla destra del metropolita. I dapiferi recavano interi cigni arrostiti, cinghiali vestiti ancora del loro pelame e i vini di Grecia scorrevano a ruscelli. Le minestre erano servite in fin di pasto, secondo quella costumanza che Nietzsche nelle considerazioni gastronomiche delÌ' Ecce H om o chiama <<alla tedesca», e similmente alla usanza turca di servire il pilàf in coda a una sfilata di venticinque portate, una più

copiosa e sostanziosa déll' altra. Francesco da· Collo nota che i più temperati nel bere e nel mangiare erano gli ospiti italiani, i quali per altro manifestavano una spiccata iipu. gnanza per quel fasto asiatico, per quella opu. lenza orientale. Ed erano tra questi i mae. stri fabbri.catmi venuti d'Italia a trasformare quegli enormi villaggi di legno in belle città di pietra, Solario da Milano e l'illustre Aie. visio il giovane, conosciuto a Mosca col nome di Friasin, e donde gli edifici di stile italiano furono chiamati di poi friajJkia.

Nell'agosto del 1533 strani fenomeni turbarono il sole, e i boiardi capirono che la vita del loro signore era in pericolo. Vassili tornava dall'aver ricacciato i Tartari nel de. serto della Tauride, e per distrarsi ordinò una caccia nei di Volok Lamski. Indossò un abito ma.gn ifico e si pose in ·capo un ber. rettone scintillante di gemme e sormontato da un pennacchio altissimo, ma per nare la causa di uno strano dolore che da qualche ora lo molestava, si tirò giù i calzoni e scopri sulla coscia un ascesso già maturo, rotondo, col suo meato nel mezzo simile a un minuscolo cratere. Partl egualmente per la caccia e con gran fatica cavalcò fino a Volok, ove il suo intendente Cigone aveva apparecchiato sotto le betulle un banchetto colossale. Ma le condizioni del Principe peggioravano rapidamente. Il ritorno a Mosca si effettuò in piccole tappe, e per un aggravio di sfor. tuna il ponte sulla Moscova crollò sotto il dolente corteo che lo attraversava. L'ascesso

cresceva a vista d'ocdtio. A nulla valsero le applicazioni di farina, miele e cipolla prati. cate dai dottori Luef e Teofilo: la piaga but tava pus e al suo fetore non res istevano nero. meno i boiardi più devoti e duri di naso.

Terminati i funerali, che furono di una festosità senza pari, Elena Gl inski non aveva più ragione di nascondere la vera natura delle sue relazioni col principe Telepniev Obo. lenski, e questi per parte sua potè dar sfogo a un'ambizione per troppo tempo contenuta. Alla luce della sincerità. Elena Glinski e Telepniev Obolenski si rivelarono due geni della depravazione. Vizio e lussuria erano i loro compagni inseparabili, e a fine di sgom. beare il loro cammino da ogni ombra del passato, i dùe feroci amanti fecero buttare in carcere il venerabile principe I uri Ivànovic, fratello del defunto Vassili, poi un altro fra. tello di ·Vassili, Andra Ivànovic, poi Mi. chele Glinski, zio di Elena e reo di aver de. plorato l'inverecondia della nipote, poi il voi voda Ivan Bileski e infine il principe Voro. tinki, il quale fu seguito in prigione da tutti i suoi parenti e familiari, ansiosi di condivi. dere con lui gli orrori della cella la frescura delle acque putride che ne empivano il fondo e i baci delle sanguisughe di cui queste erano piene. In capo a quattro anni di reggenza, il trofeo di Elena Glinski era ricco di uno zio, di due cognati, di un cugino e di quattro principi spediti all'altro mondo, oltre a una trentina di boiardi appesi come un omaggio agreste agli alberi che adornavano la

bellissima strada t ra Mosca e No, gorod , e senza contare la m inutaglia, le vi ttime senza titoli nè autorità, i plebei scannati, o impiccati, o mazzolati a serie. Ma è bene aggiungere che ' dopo ogni delitto Elena l'rendeva p_er mano il suo piccolo l van, e assieme con _lu1 andava a ''isitare qualche famoso santuano della Rus. sia. I ntanto però, e a fine di chiudere gli sfoghi del suo cieco temperamento dentro un riparo più sicuro, Elena Glinski f.ece costru1 r e intorno al Cremlino quella zona fortificata che di poi si è Kital Gorod. Ma il san. gue che ingrassa le cimici non ebbe sulla bella lituana gli stessi effetti nutritivi, ed Elena, giovanissima ancora, morl il 3 aprile D38, e lo stesso giorno fu seppellita in fretta e furia nel monastero Voznessenski.

T elepniev andava vagando per il palazzo sterminato, sotto le volte anguste e i soffitti bassi tirandosi dietro come un'ombra più quel ragazzo taciturno, che a otto anni aveva già l'occhio torvo e agitat o dal sospetto. Sale e corridoi sembr avano deserti ma ogni tenda nascondeva un segreto, ogni porta un agguato. Una matt:na il piccolo l van si levò come al solito, girò per lo sterminato palazzo, ma il compagno grande non c'era più. Durante la notte i bioiardi, guidati da quel Vas. sili Ciuski che per tanto tempo era stato il loro capo, si erano impossessati di T elepniev, lo avevano caricato di catene, lo avevano but. tato dentro un soppalco delle scuderie, ove indi a poco morl di fame. Coi;ninciò da quel giorno la grande solitudine di l van, quella ermetica clausura dentro il buio dell a sua ine. guagliabile mostruosità, che doveva terminarsi soltanto con la morte.

I ntorno al giovinetto solitario, i boiardi S I davano la caccia per carpirsi il potere. Erano incurmti di lui, come se non esistesse neppure. Non · era giorno in cui il sangue nou scorresse nelle sale della sinistra fortezza e le: grida degli assassini non si mischiassero ai ge. mit i degli assassinati. Cosl morirono i Ciuski e quell'h•an Bielski, uomo mite e coscienzioso fra tante belve umane, il solo che forse sa. rebbe riuscito a far distinguere al futuro czar il bene dal male.

Bieco e taciturno, il piccolo l van si andava addestrando intanto alla pratica della ferocia , e non potendo ancora usarla sugli umani; pre. cipitava i suoi cani dall'alto delle terrazze. Poi, a poco a poco, col progredire dell'età, i giochi divennero più elaborati e spettacolosi. Erano i galoppi sfrenati del principe Ivan e di alcuni suoi coetanei per le strade di Mosca, calpe. stando i passanti, buttandosi sulle donne e vio. lentandole sul posto. Dalle finestre del Cremlino, i boiardi sorridevano compiaci uti a que. sti segni di vivacità. Altre volte erano i trat. tenimenti invernali presso la chiesa di Kolomenskoe, che oggi ancora è visibil e dalla Mo. scova con la sua terrazza e quella specie di se. dile d'onore, dal quale il regale adolescente assistenza ai combattimenti di pugilato, che i pugili combattevano ·a pugno nudo sullo spec chio raggelato del fiume. E lo spettacolo si terminava con una serie di attrazioni popolari, una delle quali consisteva ad afferrare un pas. sante e ad annaffiarlo con acqua gelata, fin. chè il disgraziato moriva immobile e in pied i, stupito e scintillante come un uomo di cristallo

IVA N I L TIIIR181 L E
(Con/Ùma)
VITIORIO GORRESJO c l ' r l l ' 1
A RD O G R A881

SETTIMANALE DI CINEMATOGRAFO TEATRO E RADIO DIRETTO DA MINO DOLETTI

11 i U mlfUI)t UMi' il. • " IMwgtarcco M9 co Aless endo Korde

Esce il sabato in 12-16 e più pagine. * E' il più diffuso, il più ricco e informato giornale di spettacolo. * Pubblica romanzi e nove lle dei massimi scnttori italiani e stranieri. * Ha la più vasta rete di corrispondenti speciaiizzat! in tutto il mondo. * Ha pubblicato le memorie e i ricordi ortistlc1 più interessanti : da FrancMca Bertini ad Alberto Collo, o Charlot, a Rodolfo Valentino a !sa Miranda. a Umberto Melnatl; sta pubblican.do quelli di Domenico Gamblno (Sae•ta), di Vittorio De Sica e Giuditta Rissone.

E' il giornale più riccamente illustrato che •• pubblica in Europa. * Ha la collaborazione più vasta e più ricca d1 qualsiasi al tro giornale italiano perchè, nell'intento di avvicinare sempre più la letteratura al cinematogrob, pubblica scritti del nostri massimi lettera ti. * Bandisce, concorsi per attori e per sO<; getti. *

QUINDICINALE ILLUSTRATO DI DIVULGAZIONE MEDICA

I N OGN I FASCICOLO: 32 PAGINE · 10 ARTICOLI 60 ILLUSTRAZIONI

SALUTE

RIVISTA QUINDICINALE

ANNO l • N. 5 • ROMA

15 SETTEMBRE 1939-XVII

ESCE IL 15 E Il 30 DI OGNI MESE

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OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINELLI & C. EDITORI

1\NNI

IL MONITO DI SALANDRA Al DEPUTATI

RESTII. 11 presidente del Consiglio oo. Salandra ha ieri diramato a tutti i deputati costituzionali il seguente te legramma: « Ncll"interesse dello Stato debbo pregru-e vivamente tutti i d ep utati dei vari partiti costituzionali di trovarsi martedì 30 corrente alle 10 antimeridilnc alla Camera e di rC'Starvi assidua· mente nelle sedute successive antimeridiane c po. meridiane, perchè avranno luogo immediatamente altre votazioni. Ringrazio e saluto. Salandra». (Co r riere iJel/a Sera, l luglio 1914).

RETTIFICA. 11 Consigliere comunale Cazzulani tiene a far sapere che ò nato a Mirabello ed Uniti di Pavia e non a Mirabello M on fe rrato, come fu pubblicato (C o rrù•r.- della Sera, l luglio 1914)

BOLLETIINJ FALSI. Quasi ogni giorno riceviamo lettere in cui si reclama da parte delle autorità una maggiore sorveglianza su lla vendita dei fogli volanti. Giustamente si nota che vengono striL lat i per la via annunci di insussistenti r ichiami sotto le: armi, ch e allarmano quasi si fosse quotidianamente alla vigilia d"una guerra. Ora che si sono estratti i numeri della Grande Tombola Telegrafica, si vendono certi bollettini con numeri falsi i quali truffano due volte : f ornendo. notizie sbagliate e mettendo in condizioni taluni possC'Ssori di cartelle di non pro. cedere ad un ulteriore confronto fra i numeri giuoca ti e quelli estratti e di ignorare così una possi· bile rivincita. (Corrier e delltt SeTa, 2 luglio 1914).

l SOLDATI FRANCESI ABBANDONANO l

PANTALONI ROSSI. I soldati francesi non porteranno più i famosi pantaloni rossi : essi indosseranno quanto prima una nuova uniforme colore ar· de'Sia, più rispondente- ai concetti moderni delll guerra. La decisione è stata presa dalla Commis· sione permanente per !"esercito e dal Ministero della guerra. c sarà indubbiammte ratificata dal Parlamento. La sostituzione della nuova uniforme alla vecchia sarà però graduale, scaglionandosi in un periodo di selle anoi per esaurire le riserve.

Ques to cambiamento costerà 40 milio ni di franchi. ( Co"i"'" dd/,, Sera, 4 luglio 1914)

AEROPLANLSTA appaprecchio proprio dovidt· rrbbe spese con persona desiderosa dedicarsi aviazione. Libretto postale 01.186, Milan o. (Corriere della S era ) luglio 1914)

L"lNTEGRITA" DEL BELGIO. Asquith ha chie. sto aii"Ambasciatore di Germania se la neutralità del Belgio sarà ri spettata dalla Germania. L ' Amba· sciatore dkhiarn di non avere alcuna r is posta d 3 dMe. (Corriere d' Italia, 3 •sosto 191 4).

Londra 4 n otie - Asquith, ha dichiarato al Pa rlam<'flto di aver ricevuto daii ' Amba scitttore tedesco una comunicazione ufficiale assicurante che la Ger· mania, in caso di confiitto a rmato con il Belgio. non h n intenzione di annettersi il paese. <<Abbiamo chie· sto - conclude Asquith - che la Germania di a suddisfacente prima di mezzanotte >>. (Cor· riere d'llalia 5 flgosto 1914).

IL DISCORSO DEL TRONO AL REICHSTAG. !."Imperato re Gugliel mo, nel di scorso del Trono al Reichstag doce: «Per la legittima difesa impos taci con pura coscienza e con pura mano impugnammo la spada I n n on conosco più partiti, conosco tanto i tedeschi Non siamo s pinti dalla bramosia di conquista, sian1o animati dalla incrollabile vo· lontà di con servare il posto che D io ci ha assegnato». Il Cancelliere del Reich prendendo la pa· cola soggi unge : « Noi fummo costretti a passar sopra alla legittima protesta del Lussemburgo e del Belgio. Noi ripareremo il nostro tor to appena rag· giunto il nostro obbie ttivo militare» (Giornale d'Italia, 5 agosto 1914).

CONVENTO grande abbandonato cercasi se pre'l.zo ridott issimo, buona pos izi one isolato fra bo· schi clior.a mite, prossimo linea ferroviaria, preferì · bi l mrnte dintorni Roma, subito dettagliate d escriz ioni p oss ibilmente fotografie. 4 .15514 G. Haasenstein e V og ler Genova. (Meuaggero, 31 agosto 1914)

.ASSOCIAZIONI POUTICHE Circolo Sodalista Esq11ilino-Tiburtino. Nella lotteria furono estratti i numeri 452, 51, 575, 134, 91 , 439, 251, 591, )44 48 3, 284, 3)), 613, 32, 226, 184, 461, 700, 480, 281, )96, 336, 261. J premi si ritiran o tutti i giorni in via del Macsi 68, St.aJa. A, int. 16, pn.-sso il compagno Balducci. (// Mess aggero, l settembre 1914)

IL LATTIVENDOW Giovanni Giolitti, di -anni 39, da Velleui, abitante in via della Consola· zi o nc 161, ieri. mentre passava in via Cavour, venne destramente borseggiato del portamonete contenente 53 lire. (M nsttgg ero, l St'ttembre 1914).

NON ERA UNA BOMBA. Ieri sera alle 18, 15 un fulmine cadde coo grande fragore sull'abitazione del capostazione di Roma-Termini , cav. Frangi, sul piazzale della Picco la V elocità li fulm ine dan· neggiò lievement<> il tetto. La f o rte dt>tonazione pro· vocò un p o" di panico fra co loro che sostavano sotto la tettoia de!Ja stazione, in atwsa di partire V i f u anche chi sospettò fosse scoppiata... una bomba !."equivoco venne però chiarito prestissi mo (i\1es· saggero, l settembre 1914).

CONDOG LIANZE. Cappelli da lutto grandiosa scelta. Tcresina Citterio Meravi gli. (C o rriere dfilt, S.va, 2 s ettembre 1914)

INNO N azionali sta, piano centesimi 50, mandolin o 20, o rch estra lire l, banda li re l. Gori editore T o rino. ·

TITOLI DEL MESSAG&ERO DEL 4 SETTEM· BRE 1914: STANCHI DELLA VITA. Con la tin· tura di jodio Un mar ito manesco Per nevr:lSte· nia Con !"inchiostro.

(Sotto) : CIRCOLI DI DIVERTiMENTO : l L ORCOLO « RAMO D'OLIVO» I e ri sera, dopo un banchetto per festeggiare la resurrezione della società, venne a salutare il con una bella e gradita serenata fasciandoci anche !"obo lo p er j poveri (vedi «Carità»)

SUl CAMPI DI BATTAGLIA Nella foresta di Compiègne un corpo di cavalleria tedesca ha uno scontro con gli ingl esi. U n altro corpo di cavalieri" si s pinge fino alla lin ea Soissons-Anizy-le Olateau. Si annunzia la presa della piazzaforte da parte d e l. le truppe germaniche. (Corriere d' /1tt/ia, 2 settem· bre 1914).

CARITA". 11 circo lo «Ramo d'Olivo» iersera fe. steggiando con un banchetto la sua organizmione racco lse pei povero lire c.inque che deposi tò al no· st ro ufficio

IN ATIESA DELL 'ELEZIONE DEL PAPA UN FALSO ALLARME. Passano le o re e il pubbk co sempre piu comincia a ritenere che si avrà e lezione in serata; s 'interpreta cioè la lung• aues• con !"inte nsificato lavorio cardinali z oo per tc11tare un accordo s ul n ome d e ll "eligenJn. Verso le 6.30 una voce corre p er la p iazza San Pietro: - Ecce) l:t fumata 1 - F." - E" stu· ca ? - E " sta ta bianca ! alfennano i più : epperò s; diffonde la voce che il Papa è SI.Jltn eletto. (Mrr '••gg<?ro. 2 se ttembre 19 14).

TRE AEROPLANI TEDESCH I SU PARIGI UNA PROTESTA DEL COMJTATO AMERICA NO · IL MI NISTRO DELLA GUERRA HA OR· DINATO CHE SIA ORGANIZZATA UNA SQUA ORIGLIA DI AEROPLANI BLINDATI E MU· NITJ DI MITRAGLIATRICI PER DARE LA CACCIA AGLI AEROPLANI NEMICI. (M em1ggero. 2 settembre 19 14). UN ACCORDO ANGLO-FRANCo-RUSSO. E" stato firmato il seguen te accordo: l Governi inglese, f ra ncese e russo si impegnano mutuamente a non concludere la pace scpa rai.Jlmentc durante la guerra attuale J tre G overni s tabiliscono che quando le condizioni della pace dovranno essere discusse, nessuno degli alleati chiederà condizioni di pace senza previo accordo con c iascuno degli altri a!leati. (GionJale d'Italia. 7 settembre 1914).

TITOLI DEL MESSAGGERO DEL 7 SET·

TEMBRE 1914. l tedeschi, passata la Mama , occupano M ontmirail a s ud est di Parigi Una grande battaglia imrcgnata da Lunéville ad Altkirch ·

Un"altra disfatta austriaca nella Polonia russa

Gl i aUc'llti si impegnano a non firmare separatamente la pace · La maggioranza del Rcich stag vuol e che si combatta anche s ul mare Tre signorine ru sse volontarie agli avamposti L ' I mperatrice di Ger· mania è partita stamaoe per Danzica

PICCOLA PUBBLICITA" (M m aggero. t3 set· tembre 1914):

A. M o nume111i funebri liquidazione eccezionalt prossima ricorrenza defunti. Vi a Tiburtina 216 Roma.

Due mafl.no lle cercansi uguali. ben formate. P or tiere viale del Re 97 Roma

M.aialeni da vendere. Aurelia antica, 20 Roma.

Vera occasione, vcn desi landt'au. Rivolgersi Stab ilim e nto Ctroçi, via Fl amini 1

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VOLENDO SCEGLIERE un punto d i partenza per seguire con ordine il corso degli av. , enimenti che hanno port,t!O alla nuo, a guerra e uropea , si può assumere la data del 28 apri. le scorso. In gucl g iorno, nel grande- di scorso pronu nz iato al Rei chsfag, Hitler formulò le proposte per la pacifica soluzione del problema di Danzica : l) Danzica doveva ri corna re in seno alla Germania quale Stato libero; 2) la Germania ottcn c,•a attraverso il corridoio una strada e una line-a ferroviaria a prop ria disposizione con lo stesso carattere di e xtraterritorialità per la Germania che il cor. rido io ha per la Polonia.

In compenso, la Germania era disposta: l) a riconoscere tutti i diritti economici della Polonia a Danzica; 2) garant ire alla Polonia a Danzica un porto franco di gualsivoglia di. mensione con accesso li bero; 3) a conside ra re c on c iò, come definitivi, i confini tra la Ger. mania e la Polonia, accettandoli come tali; 4 ) a s tipulare con la Polonia un trattato di non aggressione della durata di venticinque ;mni, « un patto che andrebbe oltre la durat•• JelJa mia stessa vita », disse Hitler; 5) ad , 1 ssicu r are l'indipendenza dello Stato polacco ins i eme con l'Ungheria, ciò che praticamente s ig nificava la rinuncia a gualsiasi posizione

l! nil ,tterale egemonica della German ia in quelhl reg ione.

I n sostanza la Germania ch iedeva alla Polo. nia di cancella re una volta per sempre l"ana. cronistica illegittima, ini gua situazione instaur.Ita dal trattato di Versailles.

LA RI SPOSTA POLACCA

La risposta della Polonia fu sostanzialmente negativa. Noi siamo disposti a trattare - re. plicò il governo d i Varsavia - ma sulla base di effettive contropartite; ma tali non possiamo considerare quelle che c1 offre la Germania: guando, infatti, la Germania ci offre, in com. penso della cess ione di Danzica, il riconosci. mento dei confini attuali e ci assicura l'indi pendenza del nostro Stato, non ci dà assolutamente nuUa che non ci sia dovuto. Predelle reali contropartite e allora si po· ,tlà trattare, ma su un piede di assoluta parità. Questa risposta fu giu di cata un rifiuto a Berlino. In guegli stessi giorni la Polonia accettava la «garanzia » b ritannica. Di qu i la denunzia, da parte della Germania, del patto di non aggressione tedesco-polacco del 1934. Passarono alcune settimane fra polemiche di stampa e schermaglie diplomatiche. Nel frattempo l"Inghil terra, che dirigeva la poli-

tica dell"accerchiamento, imponeva le c: ga. ranzie » agl i Stati minori quali la Grecia e la Romania. Le maggiori .d ifficoltà alla diplomazia britannica provenivano dai negoziati con la Russia. La Russia era disposta a garan tire la Polon ia e i piccoli Stati, ma intendeva, a sua volta, di essere garantita.

Scrissero le lsvestia : « Se sono attaccati il Belgio, la Polon ia o la Romania, l' Inghilterra e la Francia devono intervenire in loro aiuto e noi, alla nostra volta, dobbiamo intervenire in aiuto deii"Inghilterra e della Francia; se, invece, sono attaccati gl i Stati Baltici, noi dob. biamo aiutarli e nessuno aiuta noi ; se siamo attaccati noi, direttamente, nessuno ci aiuta. Dov'è la reciprocità? L"asserzione che l"lng hilterra e la francia, difendendo la Pol onia e la Romania, difendono le frontiere della Russia, è falsa. Le frontiere occidentali della Russia non sono coperte interamente dalla Poloni a c dalla Romania ».

Su questa base un'intesa fra la Russia e l'Ingh ilterra sarebbe ancora stata possibile, senonchè la Russia avanzò delle nuove pretese, che si formula rono nel la richiesta di SOlidarietà anche nel caso di aggress ione « indiretta». Cosa doveva intendersi per aggressione ind iretta? Mosca lo d id1iarò apertamen.

te: si doveva quals1as1 modifiçnionc clcll'ordi namcnto interno degli Stati mn essJ con/manti, che si operasse sotto b prcss1one di gualchc Potenza. Si \'Oglia o no, ua, da parte di Mosca, un ritorno all'antico ,o ncetto Jell'cquiltbrio. Scnonchè tat1 baltici si ribellarono a gualsiasi idea di g.1. ranzi.t da parte delle grandi Potenze, lino a rrocl:unare che avrebbero giudicato una vera c propria « aggressione» una tute.

1.!, che fosse venuta ad infirmare quella stretta r:eu tralità, dalla quale non intendc, ano in nessun modo di dipartirsi. Le resistenze degli Stati baltici parvero impressionare il governo di Londra, che perdette varie nella ricerca di una formula capace di soddisfare le esigenze della Russia c di calmare le :tp·

prcnsioni dei piccolt St.1tl Nc:l frattempo concludeva il patto <On l.t Tur. chia. celebr,\lo dalb stampa plutot rati< a tO· mc un «colpo mag1stralc ». I\t a l.t Germania

1:on pcrdc, a tempo c, a sua volta, 'onrludc,·.t i patti di non aAAressione con la Danim.trC;I, l'Estonia e la Lettonia, che le d:w:tno, in uso d1 guerra, la p1 cna tranguillttl nel settore bai. t tCO c le 1ssicurwano le comu ntCaZIOill int11. con 1:1. S'·czia.

Nonostante l'intenso lavorio diplomatico di gu('i gio rni. l'agitazione nazion.tlsocia lista per Danzica aumentava di intensità. Il l O <tgosto il Gauleiter Forster da,·anti ad una folla enor. me e acclamante dichiarava che le min.t(CC di guerra della Polonia non fan:' .mo paura. A guesta

rono i collOC)ui Ji Saltsburgo fra il conte Ciano <: Ribbcntrop (l l agosto), queL I i d i Oerchtcsg:tden fra i l conte Ciano c il fuc:hrcr alla presenza di R1bbentrop ( l2 agosto) durJti guattro ore e, 1nlinc, <Juelli fr.t il conte Ciano e il Fuchrcr (l3 agosto) Un della D.,'\' .8. del 14 agosto così riassumeva il risultato di quei colloqui : « J due Ministri hanno esaminato tutti t problemi politici sul tappeto, riscontrando la piena conco rdanza della politica estera, tedesca cd italiana. Essi nutrono ptena concorde con\'tnzione che questi problemi de\'Ono e possono ven ire avviati ad una soluzione. Va da si-, d1e un:t parte importante h a avuto il problema dt Danzica, d1ventato ogg1 uno dci problemi p1ù scottanti. l patt1 di coaliz1onc delle deprovocano ìm irriimento crescente della Poloni.t, onde la German1a ne ttsulta colpita nel modo più 'n·o, non lo nel suo onore, ma andll' nel trattamento lil.tto Ji >UO! connazionali ». t\ll'indomaru degli incontri J1 Salisburgo in alcuni settori della stampa aderente alla Polon1,1 si p.ulò di una pro. habtle Conlcrwza tntcmazio. n.dc per tom porre il dissidio. Ma l.t p1op<N.t ru recisa m<:nte rc."p1nt.t dalla tc:desc"a \'Oint· contraria al dtrtlto e ;t/l'onore dell.1 Germania e come una specie dr

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EBREO DI C RACOVI A

td/Ì'tù

tranello per tempo c com ludcrc accordt con l.t Ru'"'·'· un .n venunent o .tssolut.lmcntt: .n.lltt">O Ju\t\' l ;tc<cler:ue il corso deglt .1\\Cntmcntt: l'annunzio .t.wrdt fr.1 LI Gem1ania c 1:1 .1 Mo)<,l trov.l''·1 b mdtt.lrc tn,!Jo.fran<.esc inoric.11.1. ton prou:dur.l nuo. c scnu pretcdc-no, dt ,t.tbtì trc le tntcse dt cu.mert: mtltt;ue <JU.IIltlu ancor.1 er.1no in .dro m.tre <Jucllc dt <.H-'llere pol iu, o.

IL PA'ITO

Dopo otto St'ltiman<. d t nt,gO.tt.llt, d 19 .t,gosto 'cniva conduso un <Orrunerciale ( ra la Gcrruan ta e l.t Rus\t,; l.'a t<.Ord o prC\ cde un u<.dtto <Om meroa!e sulla dt forntttHJ per 200 milioni dt marthi. lhc 1.1 Gnnunt.t toncede alla Russt.t. mentre la R u'>)U n el dct ·luo pro,,imi .111n1 lor nirà alla Germani.1 delle meru per il 'alorc dt miliont di marcht.

La st.unpa ton ,, c1po la h u t1.1, mettc·,-,, 111 rtlie' o m•n solo l'importa n za ,ommcnialc Jcll'.mordo. 111.1 .wch e d v:tlore polniw dtlla wn. , enzio n e destinata a mi,l(ltor.1re le rd.tz•oni ( ra i due E, due ,l(iOrni dopo, il 21 il V. 1\. R 1nnunuava che il Governo del Recich c d Governo sovietico SI cr.tno .tnord.ttt per stipulare un patto 01 non s •one. Occorre non r ilt:v.uc· l ' nnporranz.t di questo nuovo p atto, che dovunque un vero ;b,tlor dimtnto Vtva c issune reaziom al Gi,tppone, che nel Patto Antikom intern a' t:\':1 :.;.orto prinupaimcnte utu pre-sa d t postzione co n tro la R ussia ptìt .1ntor.1 dte contro il bolsteYtsmo, per 9uanto nel Patto Antikornintcrn dtLa che c·sso non i:, 111 p.trt itoiarc. Jiretto contro uno St.1t0; 01 iocc rte-lza e d t smarnmento in hpagna. In lt.l!i.t, 111H-..e, \t nco rdb d1e nel 193 $ ti Go,crno bsust.l ,1\eva ,ti. pulato con 1:1 Russ t.l un p.1tt0 tn tutto e per t utto stmtle a t)uello rcccnus. simo Il pattto tcdtsto.sovtetico mcnterebbe un d tlfuso esame. Esso copre la Gcrm.tlll.l a!le spallc e le assicura 111 <lSO dt guc:rr.t. una bencvob ncutraltt:l In lJU<:\lO deH 111dubb1amente <crearsi d suo Yalorc c he è St è molto parlato, nei j.;tOrnt s,orst, delle nsorse tll•muate dclb 111 f.ttto d t n1.11< ne prime e Jet rtfornimenu che c<s:t potr.i procurare al:a Gerrnant,t. Su CJlll'>IO punto le opt ntont della <tamp.t tedtSta >Ono molto prudcnt t Sc,on.io !.1 h.111i /11rt e 1 · Zutung del 29 11 '>. la produz•onc ru;-.a in tllum11110 , rame. Ltmo. p•ombo è insuffint:nte .11 biso. gni dell.l stessa t: ret.t a suffrag•o dt questa tesi. Per t Juanto, pot. n ,J.\ II.trd.t d l .trbonc. l.t Deutrc'h" Allf!.<!llltt•nc del agosto 11. >. esdudc the l.t possa esportare ..Ici carbonc. Così deve dtrsi del petrolio. «C !t o.:>pcrtt 'uno nmasti delusi LOnstat.lndo ch e le e'portaz ioni del p<:trolio ru.,so c dct derivati so no fortemente diminuite in 9uest1 ultimi anni. $ul mcrcltO mondiale del petrolio, l'esporta7.ione dci Sov ic'li è praticamt·nte tr.I\(Urahi!t· » Di modo che la D. A. Z. si st·nte durorizzata a concludere ,ht n ono M:mtc k ill i mitate possibilità della R ussia «nessuno de\'C ca dere• nt:ll'crrcrc dt neJcre che tali ncchezzc possano C'>Sere immediatamente me)St' a dt un paese industriale disposto a col. laborare wi Sovtclt ». Comun<1uc· sia, ti patto tedcsco.russo è :utto sommato. un <Oipo dt prctta tspirazione bismarckiana

LA ( :\ MH I AI.E I N BIANCO

All'indom.tn• della <On< del patto ( r:1 la Gerrnama c la Rm)ta. l'lnJ!hilt.:rra e 1.1 Fr.u1u.1 •tb.ldl\,1 no la loro piena solidaric-t.ì. <On la Polonia silura dell .1ppo,!!J!IO arrn tto f r.IO<O-britannico, qualora, a suo giudtzto, a suo , •rllltl/ tJ ).:tudtz•o. " mtnc·"l muucuata nella sua mdipçndenz,l. E' todcst.l , ljUCJia c he Httlcr h.1 dchntto 1.1 « t ambtak in btanco >> r i laxtata Jal l'lnJ!hil. terra alla Polon ta, dw non trova pret tdenu d t nessun ,.;cncre nella stort,J d. :uai i tempt. Glt .ln<.mmc-ntt 111<alz.lno e gl i atti dtploma tt<t , •e note c· co ntnn0t l;' si a<t a,:lll.lno m modo t.tlc, che non riesce s1.mprc faule si. tuarli nell.1 loglll tt.llt: dclle •n un.t ordinata sene causaie. I l 22 .IJ!O· sto Chamberl.un tll\ 1.1 .d Fudtrcr una lettera nella qua !t- glt ricorda la decision e del Go, erno hntanntlO dt adcmptcrc ' suoi obblighi verso la Polonia , ma, nello stesso tempo. mandc'>la d di ripristinare un'atmo)fer.1 dt tidtLCia per risolvere !,1 vcr tt·nza tcdcSto-pvlacca mediante t r attative. L.1 nspo. sta de l Fuchrer è t! 2'. in, i.l una lettera a Chambcrla tn 111 cui sostiene se'nza rctÌlenzc che del dissidio tedesco-polacco è unicunentc do\ltto assunto dall' I nghilterra n e• riguardi Jc lla Pol on i t nella 'ol•d:uictà, r isen e c discnminaziom data J,1 Londra a V.trS,I\'ia. l..1 buona volontà del Fuchrcr trova un'cspl icitd , onferma quattro g•orn • dopo. Il 27 agO>IO egli compie un nuovo tc-ntati, o di intesa con l'Inghilterra Chiam.1 H enderson c gl i t>spof}c. t.on tut ta franchezz.1, la sua opinione sulla situazion e e. nc:Io stesso tempo , le l inee fondament a li d t unJ possibile in tesa fra la Germania e l'Inghilterra Mentre il Governo st co n sulta su questa seconda comunic azione del Fuehrer ha luogo lo scambio di lettere fra Hitl e r e Dalad ier Non c'è nessuna ragione seria di confltttO fra la Germania e la Francia. « l o e noi tutti abbiamo rinunc iato all' A lsazia- Lorena per ev itare un nuovo spargtment o di san gue». Cosa h:1 da guadagnare 13 Polonia da un eventuale wn. flitto a r mato?». La sera del 28 agosto Londra risponde aJI ' ultima com un•.

DU E FOTOGRAFIE DELLA FUGA D I UN DISERTORE POLA CCO 5

t,IL10ll(; del l'uclm:r. IJ ( >0\ lfnl) SI ,t.dll.tr.l d1sposto JJ .Lttot;ht·re l.t propo)t.l dc:l Fuchrer mtt"'S.l a le rcl.wonl tedeS<..o-britannidw M.t ad una lOndiZIOne l he pnma SI fi)OI\ ,\ Il diS· sidio fra la Gcrmama e l.t Poloni.l lOO ltbcn ncgozmti e all'mfuon d1 ogni mlnacu.l ,trrnata: l'lnghilterr,l, se OttOrrc, è pronta .1 Jarc la sua mediaz1onc. R1solto d JI)Sidlo tcJesco- pol:lCto, l'lnghihcrr.t promuoveroi 1 negozt.tti per st.tbll•rc su h,tst amKh evoh l' durature le re l.uion1 fra 1 due paesi c .tm:hc pron. t.t a studiare il modo acconuo per f Jr p.trteoplre più largamente la Germania aila J•stribuz1onc delle matcne prime Int anto, g l i fa s1pere thc Il Governo pola<w è dtsposto ad entrare in tr.!lt.uive d1rette ton Berlino per rt\Ohere le que. st10n1 pendenti fra i due p.H:s'i

I l 2') agosto -come afferm.t il Ltbm Btanr o tedesco i l Fuehrer lO nseg na all'ambasoatore Henderson una t erza lO· munic az1one : accetta !.1 proposta bnt.mnic.t e si diChiara J mc' ere un rapprese ntante della Polonta mumto d1 p•cn• fino al 30 « Nello stesso tempo d Fuchrer fe<e conoS<erc al Go,crno 111· glesc le proposte che egli a' e'·a fatt o pc• un'accettabile soluzione». In <hc <OSJ. con c1uestc nuove P n ma di tutto, la Germ.wi.t domanda un << 1mmediat0 ntorno » d1 DanziCa al Rctdt. Non si parla p•ù. lOmc nelle proposte pren:dent•. della com·es'•one alla Polonia del porto franco Ma la permJnenza alla Polonia d e l porto d1 Gdynia è considerata il corrispetti' o del ntorno d• Danz1ca al Reich Per quanto nguarda il (((Orlldoio » Hitl er lasci a cadere IJ della s trad.t cxt ra-territonale c he f1gura nel d1scorso Jel 2S aprile e non domanda nemmeno tutto d « corridoio » com e nella lette ra a Daladier, m1 propone un p lebiscito.

,-,'/4wù

del plebiscito comporta' a lo sgombero 1mmc:Jiato del LOmdoio c il suo passag. g•o sono la so' ranità d1 una Commiss•onc mlc rnazionale dell.t quale doveva far parte anche Russ1a. Al plebiscito do. vevano partcop.tre tut11 1 residenti nel temton o antenormcnte al l. gennJio 191 H. DO\'C\ ano. qumdi, essere esclusi tut. 11 1 soprd.''' cnuti nell'ultimo ventenmo

Che cosa sarebbe a\'' enuto del << co rrido1o >> m seguito al plcb isLito? Se il plebisc1to fosse sta. to favorevole alla Polon•a, il Reich do,cva )Cffi· pre avere unJ strada d1 pJ.>sagg•o larga un thdo. metro, non più extra ter monale ma c terntono di sovran1tà tedesca >>. d plebi.

sc1to fosse nusc•to favo re' ole alla Germ.tnia , la Polon ia dovuto avere un pas saggio fino porto d1 Gdynia con strada c ferro, ie non polacche ma «extra-te r ritoria li ».

LE TRE VERSIONI

Ora s1 un quesito gravissimo sul quale si fermeranno a lungo qua nti si studieranno di ricercare le cause unmediate della J;uerra. Il qucs•to SI formula così : come ma• le proposte germaniche non furono oggetto dt C1scussione ! Qui abb1amo tre , ersioni t.ùmentc contradd1ttone, che non è possibile ìstituue l ra di esse una qu.tls•a:.t co ncorda nza. La versione tedesca è wnsegnata nel Ltbr o B1anco del Rei ch « Il 3 1 agosto, nel pomcri&gio, l'ambasciatore di Polonia si presentò al Ministro degli Esten per fargli una espos•zione ve rbale Je l contenuto della comunic.-.. zione ricevuta da dal Governo pol acco mca la possibilità di conve rsazioni d1rette fra il Go,·erno del Rellh c il Governo polacco Alla domanda del Mm1stro degli Esten del Re1c h se egh ,1\'csSC Il mandato di trattare sulla proposta l'ambasciatore polacco rispose di non alere tale mandato. li Governo del Re1 ch dovette con c1ò constatare di avere ;.ttcso inutilmente due g •orni. La sera del 31 agosto il Governo tcdeslo s i decise a rendere pubbliche le sue proposte. Queste proposte fu rono unmed1 at.unente dichiarate inaccetta bili dalla rad1o ufiiCaale polacca»

Version e mglese, data dalla Re111er. « Grca le proposte che sono s t.tte pubbl icate, neglt ufficia li SI di ch•ara che tal i proposte furono lette raptdamente all'Ambasciatore brtt.tnnico a Seri m o, nella tarda sera del 30 agosto, ma non furono com unicate uffiua lmenre allegandosi c he· era ormai troppo tardi per fari o, d.tto che un rappresentante della Po lon ia non era giu nto a mezzanotte, termine fissato dall'tdt1m.t comunicazione tedesc.t del 29 agoo;to ». Dal canto suo, Ch.a.m. lxrlain nel d1scorso Jl Comuni del 2 settem bre, ha' nbadtto tale , ·crs•one con qualche p:ut icolare. « Mercoled ì ( 30 agosto) nella serau 'on Rtbbentrop ha mostrato un lungo mcnto e l'h a letto ad alta voce, i n tedesco, e ton molta rap1d1tà. Naturalmente, il nost ro amba sciatore ne h.t domandato una copia. La è sta t a the era, oramai, t roppo ta.rd t , dato che il rappresentante polacco oon era

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Dall ' allo I n ba o : H A L l F A X, D A L A D lE A E 8 D N N E T • L D N D A A : P A Il T E N Z lE PER LA OUIEIIAA • SOLOATO POLACCO FEAITO

,L:Illnto .1 Berl ino ali,t mezunott<.- Jel gtornu )O. No t non abbiamo mai ;n·uto una top•a 01 (jll'Ste Lt pnnM ,·olta che n<.- db. • •.uno sentito parlare è stato g•o,·eJì sera. ;tt. tr.l\Crso 1.1 r.H.l1o tedesca»

Vcrs•one poi.!CG\, nfenta Ja Daladier nel d•srorso alla Camera Jel 3 settembre. <• Il 31 agosto la c r isi toccò il suo momento p1ù critico. Non appena la Gcrma m a ebbe Lltto sapere ;tll'ln ghllterra d1e essa accettav:. un.t tntttatl\a u •retta con la P o loma, la P olo''"'• nonostante l.a terribile minacCia determinata dalla repentina invasione m i l itare dell" SJo, acchia da pa r te delle truppe tedesche, te n t,,\'a immediatamente di far ricorso a ques to 1nctodo p.1ufito. A un'ora del pomeriggio, 1l -.1gnor Lipski, amb.1sriatore di Polonia in Gl'rman1a, domanda\a un'udienza a ' ' On Ribbcntrop. La pace parve sah·a. Ma il ministro Jcgli C."Stcri del Reich rrce,·cva 1! signor :-olo alle 19,45. E mentre quest'ultimo reca'a l'aùesion e del suo governo a de ll e con,·ersazion i dirette, il minist ro tedesco SI ri fi utava d1 <.:omunicare le riven dicazion i dell a Germa n ia :d l'ambasciatore della P olon ia, col pretesto che <-JUest 'ultimo non aveva i pien i pote ri per ac. c ettarl e o r ifiutarle seduta stan te. A ll e ore 21 l a radjo tedesca faceva tonoscerc l a natura e !' am p iezza di q ueste r i vendicazioni c aggJUn. g eva che la Polonia le aveva respinte. La Polonia non le aveva nemmeno conosciute». Non pare possibile mettere d'accordo ques te tre ver sioni Cè, pera ltro n el Libro Bian co tedesco un punto di importanza capitale, che :. vva lora la versione germanica nella sua sos tanza, perc hè quel punto non è stato smen. tito da nessuno. Sta di fatto ch e il 29 agosto i l Fuebrer, allorchè comunicò a Heoderson d i essere disposto a ricevere un rappresentante polacco munito di pien i poteri, fino a tutto i l 3 0 agosto, «fece conoscere al Governo inle proposte che egli aveva fatto per una ac c ettabi le soluz ione>> Non si di ce che la c o muni cazion e fosse testuale, m a dovette, in oL:n i c a so, essere taìe d a f:tr conosce re esatta. :1; ente il pensiero del Reich in merito alla

divisata soluzione del problema tedesco-polacco Non è c redibi l e che, conosciute, sia pure per sommi capi, le ultime proposte del Reich e nel termini che sappiamo - essere, cioè, possibile la discussione fino al 30 agosto -; non è credibil e che l'ambasciatore britannico o d i retta mente, o per mezzo del proprio Go. ve rno, non ne abbia f a tto partecipe il suo co ll ega polacco o il Governo di Varsavia. Dal discorso di Chamberlain del 2 settembre si apprende c he il 29 ag osto Henderson insistette vivamente presso Ribbentrop perchè con vocasse presso di sè l'ambasc iato re di Poloni a. Ma non av rebbe fatt o m eg li o. H en d erson , a spiega r e i suoi buoni uffici presso l'ambasc ia.

!ore di Polonja perchè )J retasse da Rtbbcntrop o, meglio ancora, a po r tarvelo egli stesso, maga r i obtorto collo? L e trattative d t rette fra la Germani a e la Polonta no n ebbero luogo perch è la P olon ia fece sempre una questione di «parità », di fonna, di prestigio morale. l' l'ambasciatore L ipsk1 finì, poi, per c.lornan. dare e ottenere il colloqUio con R 1bbcntrop quanc.lo era troppo tardi! D a tutto questo SI deduce faci l mente che se lt proposte tedesche, nel loro testo letterale furono rese note a Henderson solo la tarda sera del ;o, nella sostanza il Fuehrer gli ele aveva fatte conoS(t:rc un giorno prima. Ritenute resp•nte le sue proposte, H itler rom}X'V3 g!J indugi e passava all a z1onc. Il l. settembre il Gauleiter Forster, nominato nei giorn• precedent•. wpo dello Sta. to di Danzica, promulgava tm decreto col quale Danz ica. con tutto d suo territorio e con la sua popolazione, diventava «parte 1ntegrJnte del. la Germania». lmmcd Jatamentc H it ler lan. lHt,·a un proclama ali'Esernto e (Onvoca,•a rl Reichstag, che fra l'unanime entusiasmo s,tn. ztonava il ritorno d1 Danzila alla madrepatri.t

LE PROPOSTE IT AL! ANE Di fronte al prec ipitare degli eventi , la mattina del l. settembre l a Polonia chied eva a ll'Ing hi lterra che entrasse in funzione il p:ttto di reciproca assistenza firmato il 25 agosto. Il giorno 3 settembre il D. N . B facc\'a che il Governo britannico, in una nota al Go. verno del Reich , aveva c hiesto ch e le t r uppe tedesche entrate in ter ritorio polacco fossero ritirate «alle loro località di partenza ». In quello stesso g iorno l'ambasciatore britannico comunicava a Berlino una nota « ult imat iva » de l seguente tl'norc : qualora alle ore 2 1 di quello s t esso gi o n o non fosse g iunta a lon. dra una risposta <<sod d is facente» « l'lnghil.

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LA MI S S I ONE M ILIT ARE R USSA A BE RLI NO

terra si sarebbe considerata in istato di guerra con la Germania».

A questa nota il Governo del Reich repli. (ava mediante un circostanziato Mem orand11111 che respingeva « i tentativi di cos tringere l a Germania, mediante note ultimative, a ri chi a. mare le Forze Armate intervenute a difesa del Reich e, pertanto, a ripristinare il vecchio stato di disordine c di ingiustizia». Con molta c hiarezza il Memorand11111 riepilogava l e so. sta nziali argomentaz ioni della diplomazia del Rcich, e accusava il Governo britannico dì avere « perfino respinto le proposte di Mus. solini, che pqtevano ancora salvare la pace d'Europa, per qu a nto il Go,•erno tedesco si fosse didtiarato disposto ad accettare tali pro. poste». D elle proposte di Mussolini sì ebbe notizia ufficiale i l 4 settembre. Esse erano le sole veramente concrete e, come tali, di gran lunga più efficaci dei g eneros i, ma generi ci, messaggi del Pontefice, del re del Belgio, del. la regina d'Olanda e dello stesso Roosevelt.

L'INTERVENTO DEL DUCE

Di fronte all'agg ravarsi della s it uazione europea il 31 agosto il Duce pur rendendosi conto delle eccezionali diffico lt à che ormai rendevano estremamente problematica una sol uzione pacifica volle compiere un ultimo ten. tat ivo per sa lvare la pace europe:t.

A tal fine fu fatto conoscere ai Governi in. g lese e francese c h e il Duce, qualora avesse avu to la prcvia certezza della adesione francobritannica e della partecipazione polacca, as. sicurata attraverso l' azione di Londra e di Parigi, avrebbe potuto convocare una Confe. renza internazionale per il 5 settembre con l o scopo di rivedere le clausole del Trattato di Versaglia c h e sono causa dell'attuale tur. bamento della vita europea.

Le rispostt: pervenute al Governo italiano

MOLOTOV, STAL IN E VOIIOSCILOV

essendo state di massima favort:voli sia da parte francese c he da parte inglese, cd essen. dosi d a parte francese, nonostante il già av. venuto urto militare tra la Germania e la Po. lonia, manifestato un particolare inte ressamen to ad un possibile sviluppo dell'iniziativa del Duce, il Governo italiano, la mattina del 2 settembre, alle ore l O, portava a conoscenza del Cancelliere Hitl er, a titolo d i informazio. ne, che v i era ancora la possibilità di convo. ca re una Conferenza, preceduta da armistizio, conferenza che :IVrebbe dovuto ri solvere in via paGiica i l conflitto germano -po lacco

Il Cancelliere Hitler rispose al Duce, per il tramite del nostro Ambasciatore a Berlino, che egH non respingeva aprioristicamente l a even. tualità di una confe renza Intend eva però co. noscere in via preliminare se la nota presen. tata dai franco-inglesi a Berlino aveva il ca. rattere di ultimaJurn - e in tal caso ogni trattativa sarebbe stata inutile - e se poteva contare su un periodo di tempo di 24 ore per maturare e prendere le sue decisioni in pro. posito. Il Governo italiano, postosi nuovamen. te in contatto con i Governi di Londra e di Parigi alle ore 14 del giorno 2 settembre, po rtò a loro conoscenza quanto era stato do. mandato dal Fuehrer. Successivamente, nella tarda serata, pervenne da Londra e da Parigi una risposta affermativa circa le due richieste di cu i sopra, ma si aggiunse che Francia e Inghilterra, essendosi determinato, fra il 31 agosto e il 2 settembre, il fatto nuovo del. l'occupazione di territori polacchi da p arte delle forze germa niche, ponevano come condizione fondamentale l'evacuazione dei terri. tori occupati. In tale stato di cose il Governo italiano si limitava a portare a conoscenza del Fuehrcr tale con dizione, aggiungendo chetranne avviso contrario del Governo germa ni co - non riteneva di poter svolgere ulteriore

a zi one. Così tramontava r u ltima speranza d i evitare la calamità d ì una nuo,•a guerra. Di questa altissima, umana , meritoria azioue del Duce si trovava u n ·eco nel telegramm a mviato dal Fuehrer al Duce e reso noto i l 3 1 agosto: « Duce, V1 ringrazio nel mod o più cord iale per !"aiuto diplomatico e politico che avete ultimamente accordato alla G e rmania ed al suo buon diritto. Sono pc. s uaso dt poter adempie1e con le forze militari della Germania il compito assegnatoci. Credo di non aver bisogno in queste circostanze del. !"aiuto militare italiano. Vi ringrazio. Duce anche per tutto ciò che Voi farete in futur o per la causa comune del Fascismo e de l N a zional Socialismo».

In quello stesso giorno si ad unava il Con sig lio dc i Ministri Esaminata la s ituazion e determinatasi in Europa in conseguenza d e l conflitto fra Germania e Polonia, la cu i ori ginc risale a Versailles, presa conoscenza d 1 tutti i documenti presentati dal Ministro degl i Esteri, dai quali risultava l'opera svolta d al Duce per assic urare a ll'Europa una pace b asata sulla giustizia, il" Consigl io dei Ministri dava la sua piena approvazione alle misure militar i lino allora adottate, che avevano e avrebbero conservato un ca rattere « semplicemente pre cauzionale » ed e rano « adeguate a tale sco po ». Approvava, inoltre, le disposizioni J i carattere economico e sociale necessarie, quin di didtiarava e annu n ciava al popolo che rt talia non avrebbe preso « iniziativa alcuna d i operazioni militari ».

Così •;i c hiud eva !"ultima diplomatica di una vertenza che av rebbe potuto: risolversi attraverso pacifici negoziati , se l'Inghilterra non avesse spinto alla gue r ra. La résponsabi lità del governo britannico si annuncia, fin o da ora, incalcolabile Dopo otto g iorni i t e. deschi era no alle porte di Varsavia.

NON ERANL• nè: anlnuti ni: prc,cnutl quant1, all'1ndom.ln1 dt Ver. ).ullt, nella rt\Orta Poloma un che non a' rchlxal pnmo urto Nulla d1 innaturale c dure\'ole. .IH':t formato una Poloma con un temtonale maliss1mo d1strtbUJto c f.lCilmcnte ,·ulncrabilc. l.e era stata assegnata una superficie di 1 chìlometn lJuadrati, con md1001 d1 abitanti una supcnorc a quella delrltalia In scgtuto, a Mona,o, la Polon1a a\e\'a ottenuto un.• parte della spartizione del!,, Celoslovacch•a. con gu 800 ch domctn qu.t drat1 c 1 227 mtla abJt.\011 del dtstretto d1 Tescheo.

L'enorme t'Stens1one della frontiera c la >ua scarsa capacatà J1 Jlfes.1 hanno cost1tu 1to la pnma rag1onc: dt m f enontà nel conflitto m CUI la Poloma è and.tta ad impegnare

.Al momento Ù1 entrare m c.tmp.tgna, CJuestc: frontiere polacçhe con. w·ano uno s'·duppo Ù1 ,hdometn D1 questi. 2000 thdomctn costcggla,·anv la Gcrman1a, compreSI 1 600 della Pruss1a Altn l 400 chilomctn d1 f ront1era la Polonia ha con IJ Russ1a , infida non osttk. Con la l.1tuan1a ha una lme.t d1 frontiera per 500 ch•lometn, con 1.t Lettoma per IlO; (Qn per 350; con la Romama ancor.1 per altrt 350 chilornctrt. St tratt.t Ù1 wnfin1 ;,pcrti e, in p.ute non mdif. ferente, ostili. Il pi.mo d1 acterdlJJmento anti-germamw C>(Optato dall' l nghdtcrr.l .wrcbbc dO\·uto garcntlre una certa .1 .m.l

CO N TADI N O POL A CCO

p.trt<' co$pKua di queste f ront1ere. Ma d patto tedesco l'ha 'ulncrato 1rnmcdeabdmcnte, ton conse. 1-!uenzc: rdev:mtl, come s1 è "isto allo scopp1are delle ostillt.ì con la dich1araz1one Ù1 ncutral1tl di <fUIII,t Ru m<:ni.l. thc ,!!là era stat.t acqu1s1ta al peano bfll.lnlli<O Se <lKt:llln_ga che la contom1az1one stratt·g1a dd lt ( ront1ue polacche era quanto J1 p1ù mfcliu· SI potc:so,c 1mma.gmare. Per lat1 es.,e 1ncapsul.l\ .u1o la Polonia e-ntro la Germania e per 1l qu.uto l.1to la l:'J)()· nc,ano c la espons;:ono ,,froftcnsl\.1 nes\a , Va. inhnc, ricordato thc la Gcrmama conosceva 1 territon lOnh n.1le. a occidente delhi. Polonia, palmo a p.llmo, JX·r .ncrli occupati per quasi tutto il tempo della monJeale.

Qualora s1 tengano presente tutt1 qut..,tl demwu , l.t fulmmca avanzata tedesca, che nel de un.t '>t'tll· mana h:t portaro le d1v1sloni motonzute ndl.1 •p•talt appare mirabile sempre, ma non tO'>tliUI!Kt' un.1 sorpresa del tutto imprC\·cdib1k

Le: truppe germa01che hanno segu1to unqut· punt1 J'attatco. Due colonne sono p.trtltc mpcttl\',uncntt ùall.1 Pomcr.tOia e dalla Prussea Oncntal<:. Una tcrz.1 i: part ttJ. dalla Slcs1a e ha marCiato m d1rez1one On:\t l n;l quart.1 è da1 C.arpaz1 e, tra\'Crs;mdo 1.1 Slov.tethia, altre truppe tedeS<he lliln potuto envcst1re Crato\ l;l oltre che Ja Sud anche da Ov<:st. F1no d.ll 2 settembre, :1 meno d1 quarantotto ore d.lll'cntrat.l in c:unp.tJ.:n.l, il comune,ato gcrmamco JXIIC\'J .1nnunci.uc thc d d1 forze 1mp1cJ:ato .1 Sud del ha, mo industriale della Slc:sea Supenorc SI a\ • lllna, .l a Biala c J\t:\,1 occupato A Nord della zon.1 le truppe germaniche SI an1on.H ano g1j .d la \\ art h t Reparti corall.lti maroavano $U Radomsk, J\'C'ndo occup.lto Vielun. fratt.mto le due tolonne dtll.1 Po. mcr.101a e della PruSSIJ. Onent.Ue SI Incontravano .1

K ulm, reseca n do il corridoio po lacco alla sua

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IL MAIItESCIALLO PILSUDSKY 9

tloc· do'c i: piu J.ugo con uno ,,duppo d1 120 ,hiiometri mentre. come !>l sa, 1erso il mare: .:;:.o restringe ;t 50 chilometn. Al \' CilÌcc, la <ong1unZ10ne tldle forze ted<:sche si opcra,·a quartro g10rni più tardi, dantlo 1 1rtuAimente in mano ,u tedcsch1 tutta la reg1onc fra la l'omcrania c la Pru>SÌ;t Onentale. A compie. mento tli tali opcr:tzioni. l'alto Comando p.er. m.• nico procedeva :tl serrato investimento d1 Gdynia.

Il fulmmeo attacco a tenaglia de1 tcdcs<hl obbligava 1 polacchi a retrocedere verso posiZIOni ct:ntr:tli per opporre un qualche argine ,t d un·al anzata che si annunci.11 a COl t:aratten Ji una ''era a llu vione.

&aurito il propno compito in Pomerani.t con la conquista piuttosto labonosa e c ruenta della fortezza di Bromberg, la co lonn a par. t;ta dalla Prussia Orientale 1·erso Ovest poteva riunirsi a quella partita verso Sud c mar. ciante direttamente su Varsavia.

Non meno rapida è stat a la colonna tedc. partita dai Carpaz1 col propos1to di pun t.tre su Cracovia. La linea dei Carpazi era la sola che avrebbe potuto rappresentare una naturale frontiera d i proteztonc. l Carpazi non Je Alpi, ma possono paragonarsi all'A p. pennino. Mi surano una lunghezza di circa 1300 chilomet ri e una altimetria media J,; l ROO a 2000 metri. Si stendono tn forma convessa verso Est ed hanno costituì. to, anche nell'ultima guerra mondiale, un ptglio tattico e un perno strategico di pn. r:1issimo ordine. Ma 11 fY.tssaggJo di t: uppt: te cksche attraverso la Slovacch1a ha fatto sì che inv ece d i trovare n e i Carpazi u n ostaco lo,

Germama se ne fatto un trarnrolino per saltare su Plcss e Kattovitz, Bi ala c \'(l .1dowitz <' per investire, cosl , Cracovia da due p.uti.

Nel giro di quattro giorni !(C'•· manica ha s uperato di g ran lunga i co ntim germano-polacchi del 1914, riconquistando integralmente tutte le provincie polacche che le erano state tolte a Versailles.

Il comu nicato tedesco del 7 settembre an. r>unciava testualmente così : « Le nostre trup. pc hanno occupato senza colpo feri re la città di Cracovta. Alla tomba del maresciallo Pil sudsky sono stati rest glt onori militari. D o. po avere occupato la città di Kielce le nostre truppe avanzano rapidamente nella parte OC· ctdentale della catena del Lysa Gora e si al'· 'ici nano, al Nord, alle c ittà di Tomaszow e Lodz ». Comuo1cato di eccezionale importan. za storico-pol itica oltre che militare. Buona p;..rte dell'antica Polonia già austriaca veniva. così, occupata dai tedc:schi, c he si prepara, ,no a puntare risolutamente su Tarnow e su Leopoli. La cadu ta di Cracovia, capitalt dc:Ja Polonia dal 13 20 al 1609, alma mater degli studi, centro delle più g loriose memonc nazionali, fu un grave colpo. Da Cracov1a partì il movimento nazionale della rinascita polacca: a Cracovia, nella cripta di San Leonardo. nella vetusta cattedrale sul Vavel, ri. posa il marf'soallo Pllsudsky.

Oramai Varsavia ap pariva sempre più in \CStita da'l Nord e incominciava, al sesto gior. no dall'mizio delle operazioni, ad essere sgomb r ata. Lodz c l.ublino - de<>ignata, que.

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I L GENERALE VISCONTE GORT (el centro) CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO INGLESE

st'ultima, come sede del nuovo governo,appar ix•aoo gii ésposte a serio pericolo. Nel frattempo i l terzo gruppo di armate tedesche provenienti dal Sud faceva sì che tutto il grande arco della Vistola apparisse aggirato da mezzogiorno come da settentrione. L"estre ma resistenza che i po lacchi manifestavano in Posnania s i rendeva più precaria e poteva di. venire pericolosa sotto la nuova minaccia.

Le ore di Varsavia sono contate. Se l'occupazione della capitale ha un ' importanza politica, che nessu no potrebbe mi sconoscere, tutta la parte a ocçi.-lente di Va rsavia, in possesso delle truppe tedesche, rappresenta per risòrse naturali, per tecnic:t industriale, per ricchezza di approvvigionament i be ll ici, la zona più preziosa di tutto il territorio nazionale.

Dal pun to di vista strategico non si può ancora dire che la situazione sia letteralmente e deli.nitivamente disperata. Ad una manovra per linee esterne seguita con grande risolutezza dal generale von Brautchitsch, il mare.sciallo Smigly Rydz ha risposto con una parata per linea interna. In altre parole, ad una minaccia di avvolgimento da parte dell'armata tedesca, l'armata polacca ha risposto con una manov ra di raccolta per sott rarsi alhi stretta avversaria e contrattaccare o accettare la battaglia nel l uogo e nel momento più favorevole. Può darsi c he la battaglia decisiva si debba combattere al di là della Vistola, forse r.el triangolo Varsavia, Siedlce, Lublino, pro-

tetto a Nord dal fiume Bug e ad Ovest dalla V istola. In questo caso. anche Lublino non sarebbe che una tappa m omen tanea di rifu gio per il governo polacco, tanto più che anch'es. sa è minacciata da Sud dalle due co lonne par. tite dai Carpazi.

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Nel maggio 191 5 la grande offensiva austro-tedesca, che si iniziò il 1. di quel mese col memorando sfondamento di Gorlice-Tarnow operato dalla potente falange di Mackensen e che ricacciò i russi fin dava nti a Riga ed ai forti della O vi na e del Dniester, parve costituire un vero primato di veemenza e di celerità. Ebbene, a llora il gruppo di von Galwitz, che aveva iniziato il 13 luglio l'attacco dall a Prussia Orientale io direzione di Varsavia, forzando anche allo ra , come ora, la l inea del Nared a Pultusk e a Rozan, non raggiunse le porte di Varsavia che il 5 agosto, vale a dire dopo oltre tre settimane.

Questa vo lta sono bastati otto giorni. Pu r tenendo conto della diversità e della maggiore potenza dei mezzi di attacco e pure accordando ai polacchi tutte le possibili attenuanti (attacchi concentrici, inferiorità palese dell'a rma aerea, terreno inadatto a ll a improvvisazione di possibili linee d 'arresto) bisog na riconoscere che il comando polacco si è rive. lato impari al suo compito, nonostante gli episodi di valore e le strenue disperate resistenze, come quella della polveriera di Dan.

zica. A otto giorni di distanza dall'apertura delle ostilità il bil ancio si chiude i n mani era d isastrosa per la Polonia E' in mano dei tedeschi la più ricca se non la maggior parte del territorio polacco ; certo la pi ù prezios:• nel suo lo come nel sottosuolo, la più importante e la meglio organ izza ta.

Qualora l'esercito polacco voglia ridursi nel. la p a rte or ientale del terri torio nazionale per muovere di là alla r iscossa non è da pensare che i l comando tedesco voglia dargli tregua.

Gl i ultimi comuni cat i germanici annunciano che le truppe tedesche muovono verso Lublino avendo già raggiunto le cittadine di Gora G alvaria e di Sandomi r a Sud Est di Varsav ia. Questo fa presumere che anche contro Lublino s i prepa ri un attacco a tenaglia.

I medesimi ultimi com unicati annunciano che nel settore meridionale anche Ja rosl aw e Radow sono state occupate a Nord dei Ca rpazi. La stessa Leopoli, il terzo g ran centro urbano polacco, è stato raggiunto dalle t ruppe celen germaniche. Con I'occupaz1one di Leopoli, una nuova oscura situazione si viene a determinare per la Polonia superstite, perchè nuo. vi elementi etnici, i sentimen ti dei quali verso la Polonia sono d a secol i ben noti, vengono ad essere pi ù d i rettamente coinvolti nel co n flitto fatale. Riassumendo le operazioni di una settimana, il comandante supremo del. l'esercito tedesco, generale von Brautchitsch, poteva ann unciare che le fronti ere orientali della German ia e rano per sempre assicurate.

FUGA DI DONNE TEDESCHE DALLE LINEE POLA CCHE

f»Ilf»

ALLE Il ANTIMERIDIANE, tutt1 1 giorni, i rappresentanti delle quattro maggiori case inglesi commercianti in verghe d'oro, si riu. niscono a Londra per stabilire il prezzo base per tutte le transazioni in oro, della giornata. Sono i rappresentanti della « Messers Mo catta and Goldsmid » che esercita la senseria Jet l'oro fin dal 1864, della « Messers Samuel Montagu and Company » fondata nel 1853, della « Messers Pixley and Abell » fondata nel 1852 e della « Messers Sharps and Wil. kins » che è la più vecchia di tutte e commer. eia in verghe d'oro 6n dal 1796. Attorno a <:jUeste quattro Società, altre innumerevoli la. vora no fornendo gli impianti di raflinazione, i depositi, i servizi di pesatura e tutto il resto della complessa organizzzazione di questo par. tkolare mercato che porta il nome di << London Bullion Market ».

I quattro giudici del prezzo dell'oro raccolgono in apposite tabelle tutte le ri. chieste e le offerte che pervengono al mercato e si riuniscono , per decidere, in se. duta strettamente segreta. Il prezzo che v iene s tabilito alle Il antimeridiane è uno solo e, una vo lta annunciato, diventa impegnativo per tutti i compratori e venditori della giornata.

La decisione è assunta con la regola della concorrenza; ma la pura concorren za non può bastare per giunge1c decisione, troppi scompensi si produrrebbero: occorre un elemento catalizzatore d1e, nel ,aso specifico, è costituito da una vecc hia legge inglese per la quaie i quattro rappresentanti sono obbligati a stabilire un prezzo tale da permettere la vendita di tutto il quantitativo offerto e l'acquisto di tutto il quantitativo domand::to. Cosi, quantitativi offerti a prezzo troppo alto e maggiorando quelli offerti a prezzo troppo basso, le domande e le offerte si equi l ibrano sul prezzo definiti vo che viene subito annunciato. Fino a quando la sterlina è rimasta vincolata all'oro, i quattro sensali che, da decenni, si riuniscono ogni mattina al « Lon. don Bull.ion Market » non hanno fatto altro che il prezzo del libero mercato entro una piccola frazione in più o in meno rispetto al prezzo praticato da ll a Banca d'Inghilterra, s icchè, mentre sono ancora portati ad esempio come gli esponenti e i santoni <iella libertà del mercato e del libero giuoco della domanda e dell'offerta, in realtà non <rano e non sono che i funzionari della ste r. Ima, i perfetti servitori dell'egemonia econo. mica britannica gli esecutori degli ordin i assolutistiCi della Banca d'Inghilterra.

Ma tutto il giuoco era fondato su di un'illusione e sfruttava gli effetti di un errore psicologico dell'umanità: l'illusione della potema e del valore dell'oro. Già gli antichi a,·evano ridicolizzato drammaticamente «l'il. lusione c ri seodonica » con la favola del re M ida che morì di fame dopo che gli Dei gli concessero il privilegio di tramutare in oro h1tto ciò che toccava. Non più un alimento

raggiunse la sua bocca; solo oro gli ri maneva tra le man i. Ma nonostante l'insegnamento della favola, l'illusione rimase e si perpetuò, sicchè l'oro divenne la base di ogni sistema monetario. Il « London Bullion Market >> ac. crebbe, così, la sua importanza e la sterlina dominò le altre monete

Ma l'oro non si mangia e la guerra mondiale comi nciò a farlo comprendere. Dopo i l conflitto si riconobbe che le riserve di grano dell' Argentina e del Brasile, che per quattro anni avevmo potuto scarsamente esportare, valevano .di più dell'oro dell'Impero inglese Nel 1913 bastavano tre dollari oro per com. prare un quintale di grano, nel 19 19 ne OC· correvano quasi dieci. La crisi del 1929 dette il secondo colpo al mito aureo. Le degli Stati erano colme d'oro c aumentava la disoccupazione, fallivano le industrie, precipitava. no i valori, sino a che nel 1931 la sterlin,t abbandonò, dopo secoli, la parità aurea.

Sir losiab Stamp, allora direttore della Ban ca d'Inghilterra, dipinto da un giornalista « alto, largo di s palle, più vasto del suo scrit. toio », si agitava nella ricerca e nello studio di rimedi , sul terreno della cosiddetta « pura economia ». «Quattro condizioni occorre che si verifichino per il ritorno all ' oro » dichiara. va in una intervista « il rialzo dei prezzi, il ritorno del prestigio finanziario , le condizio. ni politiche, il fattore internazionale» Il mcc. canismo del « London Bullion Mark ct » non serviva più a nulla.

Se il signor Josiah Stamp, che aveva già scritti, allora, 20 volumi di economia, avesse letto il «Discorso sulla Maremma» dell'ita. li ano Bandimi stam pato nel 173 7, si sarebbe ;;,ccorto di non aver fatta, del resto , con le sue quattro condizioni, una grande scoperta «Non è il denaro che deve fare il prezzo alle grascie, dice infatti il Bandini, ma sono le grascic che devono dare il valore al denaro».

Le quattro condizioni necessar ie alla stabilità, d'altr onde, avevano una portata esclu. sivamente politica. Il direttore della Banca d'Inghilterra sembrava a volte accorgescne, ma la sua mentalità lo allontanava dalla soluzione conseguente. « Da una parte abbia. mo, affermava egli, l'opposizione operaia contro le riduzioni salariali e dall'altra l'opposi. zione dei credito ri contro la riduzione degli interessi ». come dunque stabilizzare i prezzi

se non attraverso un intervento politico ? Ma il « puro economi sta » non se ne reo. deva conto e aspetta,,a che il preteso mcc. canismo au tomati co tornasse a funzionare da solo. Frattanto la Francia c I"Ameri,,l chiedevano il r imborso in oro dei loro c reJi. ti, aggravando la situazione e riempiendo loro casseforti di inutile metallo per ironia qualificato «prezioso >> Tanto inutile che nel 1933 anche il dollaro si dovette staccare dall'oro. l giorna l i che Roosevelt presentarono· il fatto come una manovra voluta e non come una necessità subita dal presidente. Il New Y ork Herald assicurava, infatti, che con il disancoramento del dollaro il presidente raggiungeva lo scopo di frena. re J'inflazionismo dilagante mentre, contemporaneamente, rafforzava la posizione degli Stati Uniti nei co nfronti dell'Inghilterra.

E sul momento gli in g lesi ritennero esatta questa interpretazione dell'avvenimento : il Daily Herald approvò Roosevelt e attaccò la Banca d'Inghilterra c he «con ostinato c tetro attaccamento ai vecchi idoli » lasciava, secon. do lui, a Roosevelt il merito di « dare nuvvo impulso all 'economia del mondo». Ma non tutti in Ameri ca e rano della stessa opinione: il New York Times cri ticava J'abbanJono :-lei tallone-oro come origi ne di tlutil;:,zioni e quindi come cagione di inccrt:!lZ'? c cii mag. giori rischi negli affari. l ntant <J, rr.entre h produzione dell 'oro aumentava ogni anno ne l mondo e nell'Impero britaonico, diminuiva, precipitosame nte , nel Regno Un1to, 1.1 pro. duzione di grano, quel la di orzo, quell a di avena, quella di lana , <JUella di carbone, quel. la di ghisa. Il sistema oro-moneta .wcv.1 or. mai perduto il suo e<:juilibrio.

Tutti i. progetti apparvero allora buoni per te ntare di usc ire dalla crisi che, sedata nel !935, alla fin e del 1 936 si riaccese nuova. mente. Roosevelt credè di aver trovata la pana. cea: sostenere l'oro con g li acquist i dcll'ar. gento. Ma i l suo programma è sconvolto dal. !'abbandono del ta llone.argcnto da parte della C1oa, con conseguente svilimento del meta). lo sul mercato

Milion i e milioni di dollari vengono bruciati dagli S. U. sull'ara del bianco mc. tallo inseguendo una nuova chime ri ca esperienza di bimetallismo, sino a che perfino in Inghilterra l' « Economist » il 14 gen naio di quest'anno rompe g l'indugi e pone sur ban. co degli imputati, come un « wmpleto e di. speodioso fallimento » la politica dell'argento degli Stati Uniti e annuncia, poi, il 21 gennaio , che in Ameri ca « il movimento per una radicale modificazione della legge sugli acquisti di argento, guadagna sempre più terreno» Nè l'oro, nè l'argento fanno dunque la fortuna e la ricc hezza d'un paese.

E' , in sosta nza , i l frutto de l lavoro ch e fa realmente ricchi i popoli e, con il dedinare della illusione dell'oro, un nuovo sistema si presenta, inaugurato e speri mentato in Italia, a sostituire quello s uperato del binomio oromoneta, e cioè il sistema del lavoro-moneta; il bvoro soltanto garanti sCe la ricchezza e per ciò anche la moneta Il lavoro soltanto è il vero « oro ».

Pertanto solo i popoli ricchi come l'Italia di potenziale di lavoro avranno il privilegio di governa re le ricchezze proprie ed anche quelle altrui, solo ad essi è riservato il predominio economico futuro. MARIO

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PARIGI· STAZIONE DI MONTPARNASS E
1917 • TRUPPE TEDESCHE I N POLONIA

IJNJ\. S'I'Ollli\. .. J\. S '1, IJ 1• I J) I 'ri.\

PARECCH IE VOLTE , nel co rso dei secoh, gl i uo mino intelligenti hanno avuto l'odea di scrivere u.na storia d ella Stupidità Ma. l' id ea si è alterata c guastata d urante la fatica di attu arla : e invece d i una s tor ia della S tupid ità , abbiamo avuto una stona della vitalità umana , un saggio sopra gli errori degl i antichi, un a storia del commercio e d e lle guerre, ecc E' mancato ol coraggio di attribuire a una qua. lità negativa no vantanove delle cose umane. l filosof i, che non sempre hanno messo la propria inrel· ligenza a l scrvozoo dell'Intell igenza, sono interve· n uri p<'r dare a ll a Stupidità nomi affettuosi : e a l· c oni, specie nel nostro seco lo, dopo averle attri· buit o q uesti nomi di Intuizione, Slanc io Vitale, V ita lit à, l'hanu o messa a l disopra deU'intelligenu stessa. Un delitto simile merite rebbe il più nero c.osllgo : la Stupid itil vi ene proclamata fonte di opt"sia, di vot a, Ji amore, di ouivirà ; l' inte lligen za, prin· cipio d i aridità e do morte La Stupidità, incorag· goata, adula ta, ingrossata , furiosa, si getta su rutt i co loro che non le somigl iano, anch<' su quelli che l'hanno aozzata an simile modo, co me- un a best ia fuori di sè che divori pt"rfino colui che l'ha allevata

E' inuul e ongannare noi stessi col dare bei nomi a una qualità cosi se mpl ice e comune. Il fa tto che essa so tro vi su qu aso rutta la te rra, non deve farci s marrire. E' prop110 vero che gli uomini iorelh· genti, nel co rso deo seco li, sono stati pochissim i, e che la storia si è fa tta senza di loro.

Dal rag io ne al numero, non osando d ichiarare tnferio re un e$em plarto umano, per il fatto che esso è riptoturo in milioni e milion i di pt"rsone, mi sembra l'errore più f unesto de'Ila nos tra epoca.

N o, la Stup ido tà non ha nu lla di sa(CO, e non può confonde rsi nè con la Vita, nè con lo Slancio, nè co l Sentimen to, ecc. Essa è la Stupidità pura c sempl ice.

Mo lt e guerre, le ha fat te lei ; molte navigazio ni, molte imprese. N on lasciamoci impressionare!

Queste gue rre, navigazio ni, imprt$t, hanno in ve. nt:l acquist a to un senso soltanto quando SOQO en· trate o nel cervello d i un uomo intelligente o nella sua vita muma Il mo ndo è fatto d i buoni libr i : senza d i essi, dietro di noi no n ci sarebbe nulla ; il mondo co min ce rebbe o gni mattina pcT fin ire la sera

Purtroppo gli uomini, in massima parte, non so lta nto sono s tupidi , ma voglio no con tolle le forze rimantre stupidi : ne son prova l' ammirazione universale e l'applaU50 con cui r ipagano colui che difende, ptorpetua e accresce la loro stupidità ; e le pt"rsecuzioni e condanne a mo rte che hann o $t'm· pre riserbato a colui che tentava d i renderli inte llogenti Il caso dei gr.utdi artisti, ammirati dai loro contemporanei, no n può farci pt"ntire d i queUo che abbiamo detto La Stupidità trae partito da ogn t cosa: e anche ne ll ' arte più grande, trova di che nutrirsi e rafforzarsi. L' ammirazione no n va mai alla poesia, ma alle s ue scor ie ptoggiori. Tutti sanno ch" l'arte più ammirata la mus ica. In questa, infatti, la Stupidità tro va, al di fuori dell ' arte, qualcosa che s pinge al vago, al pi acere, al sonno. «Tutte le art i tengo no a raggiunge re la condizione di mu· sica » scr isse un r omantico. Ed è vero : ma ciò \ ' UOI d ire che tutte le arti tendono a degradarsi e a blandire la 'Stupidità. Acca nto alle chiare parole che dice, e « Ile quali nessun o presta o recchio, la musica ha un potere anima lesco c he addormenta i b.1mbini e tienl" ritte le viptore. Gli e vviva dei ltoatri vanno unicamente a qu esto potere Cosi nella poesia, so ce rca i l « lato musicale,. ; nell'architettura, gli " accordi delle masse "; ne ll a pittura «la sinfonia dei color i ,.,., Ne'Ila pittura e scultura, la Stup idità può anche rice rca re le «copie della tura • rica vando pure qui gli dfetti d i un sogno da questo ri\Cd ere illuminate s tranamente le rose già viste Ma ooloro che non diedero alla Stu pidità il modo di pr<nderli ptor il suo verso, ebbero una sorte iniqua. Comunque s ia, gl i equivoci sull..- Stupidità, le di(t$t le adulazion i, di cui pieno il principio

del nostro secolo, vanno cadendo, in modo buffo o tragico, uno dopn l'altro sotto i nos tri occho. La stupidi tà è' una qualità d isgustosa. Non si riesce più a sopportarla nè a co mpa tirla , anche se mcsco· lata con la Bellezza, con la Fo rza, e co n l'Amore.

· Quella della «donna tutta natura e istinto » una favo la in sensata. Non c'è bell a donna che non finisca col diventare ripugna n te, anche fi Jicanlentt se nei suoi occhi regna la Stupidità. Qu esta rend e le più armonio$<' e membra come torpide e unte di un ptorpetuo sonno. Essere am ati ad una creatura sciocca no n lu singa ptor nulla H a un bel dire Tolstoi : « Amare è comprendere! ». Si può amare SE'IIza comprendere, gettando un fasci o di rozzi SE'IItimenti attraverso la nebbia della stupidità.

Ma l'amore no n nulla o una cosa ben misera· bile, se privo d 'intell igenza Occhi pieni di bellezza, d 'amore e di stupiditl possono rispa rm iarsi dal guardarc i. In le paro le di T o lstoi dov re bbero

s uo nare diversame nte : « Non si può amare se on si ha intell igenza ! ». Gesù Cristo di sse: « Bc:oti i poveri di s pirito ! » ma intendeva parlare d ci p overo di malizia, non dei poveri d ' in telligmza A qu es ti ultimi non è riserbata a lcuna beatitud ine, se s i toglie il piacere d i dormirto.

la disperazione d i leo pardi ( d ' altronde tu tto app a. rente) per non essere un focoso e vita le Stupido, se commuo vera sempre, conv ince sempre meno.

L ' uomo di vera inreli igenza, $t pure gli viene a mancare un occhio, co n quello che gl i r es ta , megli o dello stup ido che guard a con due; e se l i pto rde tutti e due, spenderà, attraverso l'udito, una 1om ma di vita maggiore d i quella che lo stupido spende a ttraverso l'udito e la vista insieme; e se pt"rderà anche l'udito, finchè avrà un senso, u n.o pa rti cella de1 suo corpo che si muova e scnht., nd buio, nel silenzio, chiuso in se stesso come in un4 tomba, vivrà semp rl" di una vita ben forte e desnn.

VIT.4LIANO BRAX C ATI

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L O N O Il A • O O W N l N G S T Il E E T N, l O

UNA NEBBIOSA NOTrE londinese della primavera l R87 il dottor Morell Mackc nzie si preparava :ld andare a letto nella sua abitazione di Harley Strt'Ct, quando gli giunse una chiamata urgente da un paziente fra i più illustri. Sebbene egli fosse già un professionista molto noto (sapeva che sarebbe stato insignito di un titolo in occasione del prossimo g iubileo della Regina Vittoria), leggendo il messaggio che gli recarono si senti lusingato. Lo si pregava infatti di recarsi immediatamente a Berlino, per visitare Sua Altezza Imperiale e Reale il Kronprinz Federico, crede dei t roni tedesco e prussiano. Due giorni dopo, il 20 maggio, egli gi ungeva a Berlino cd era condotto in una carrozza di corte al Palazzo del Kronprinz. Ebbe appena il tempo di scambiare l'abito da viaggi o con la finanziera professionale, c h e l'Hofmarschall, il Conte Radolinsky, lo scortò nello studio del Principe. Sua Altezza, un bell' uomo imponente, lo salutò con una voce cordiale leggermente rauca, poi, toccandosi con gesto di scusa la gola, si lamentò che qualche cosa hmm! L'« Herr Doktor » Yoleva aver la cortesia di visitarlo ?

Ossequiente all'etichetta della sua profess ione, il dottor Mackenzie suggerì che prima dell'esame gli fosse concesso di discutere il caso con i medici curanti. Fu subito introdotto in un salone attiguo. Qui, intorno a un tavolo massiccio, sedevano sette gravi gentiluomini

ornati di occhiali e di vistose c•catnci di scia. boiate, alcuni i n unifo rme, altri in abito nero, i quali si alzarono còme un sol uomo e battendo i tacchi s'inchinarono rigidi Lo specialista inglese notò con stupore che c tra i consulenti chiamati a discutere non c'era nemmeno uno dei principali specialisti tedeschi di malattie della gola ».

Dopo le presentazioni, il decano dei consulenti tedeschi, professor Karl Gerhardt, spiegò al collega inglese che nel gennaio il Kronprinz aveva sofferto di una presumibile infiammazione catarrale della laringe. Il trattamento era stato inefficace e sulla corda vocale · sinistra era apparsa una pi ccola escrescenza ribelle alle cauterizzazioni elettriche. Il dottor Mackenzie fu invitato poi a esaminare egli stesso la parte malata e a fare la sua diagnosi. Capitanati dal Conte Radolinsky, i set.

te savi si trasportarono davanti all'Augusta presenza e il dottor Mackenzie eseguì il suo esame. Egli vide: «un'escrescenza delle dimensioni all'incirca di un pisello Non presenta va traccia di ulcerazione: aveva tutto l'aspetto di un semplice tubercolo Tranne per la leggera raucedine che lo affiiggeva, Sua Altezza Imperiale non soffriva altri incomodi : non aveva dolori nè difficoltà di respirazione, e inghiottiva senza sforzo».

Tòrnati nell'attiguo salone, i professori Ge. rhardt e Tobold espressero il loro parere. Se-

condo loro, l'escrescenza era cancerosa e Jo. veva esser trattata come tale. Mentre il pro. fessor Bergmann aderiva alla diagnosi dei suo1 confratelli, il dottor Mackenzie ne dissentl energicamente, sostenendo che « l'escrescen. za non presentava nessuna delle caratteristiche del cancro Aggiunsi che l'opinione éspressa dai miei colleghi riposava su basi per me insufficienti, e ch'essi avevano dimenticato i criteri più o vvii per arrivare a una diagnosi corretta » Per un medico stranie ro appena sbarcato, il dottor Mack enzie rivelava una sfacciataggi ne non comune Gli era stata d1ie sta una d iagnosi ed egli con critiche gratuite. l visi gravi dei p rofessori s1 accigliarono. « Il modo migliore, l'u nico radi. cale, per arrivare a una conclusione » seguitò a j>erorare Mac.kenzie, « sarebbe di una parte dell'escrescenza e di sottoporla al. l'esame di un patologo ». I professori Gc. rhardt e Tobold avendo ambedue declinato di eseguire l'operazione, il compito rimase a M •. ckenzie. Si scoprì, diseraziatamente, aveva lasciato i suoi strumenti in Ing hilteua, particolare che non aumentò certo il rispetto professionale dei tedeschi per l'importato luminare di Harley Strcct. L ' intervento fu quin. di rimandato per permettere a Mackenzie di procurarsi i ferri. Ma l'illustre specialista n on trovò in tutta Berli no uno strumento che !o soddisfacesse («il principale fabbricante di

L'IMPERATORE GUGLIELMO l TRA l PRINCIPI CHE PARTECIPARONO ALLE MANOVRE IMPERIALI OEL 1883

stru menti chirurgici della capitale mi disse di aver venduto diverse pinze di mio disegno, ma disgraziatamente ne era sprovvisto per ;1 momento»). Mackenzie si decise infine a scegliere una pinza di qualità inferiore, fabbricata in Francia. Nelle prime ore della mattina del 21 maggio, i dottori si riunirono a l; aiazzo, fu fatta al Kron prinz l'anestesia locale e Mackenzie, dopo un primo tentativo in fnr ttuoso, recise metà dell' escrescenza. «Vidi sui visi dei professori Gerhardt e Tol:-rold )) egl i dichiara, «un'espressione di stupore subito seguita da chiari segni d'irritazione e di delusione». Queste smorfie, Mackenzie :e r..t. tribuisce alla gelosia professionale, ma forse i professori tedeschi si domandavano semplicemente perchè egli non avesse asportato l'intera escrescenza, grossa meno del doppio di un pallino BB. Il fragmento fu inviato in esame al famoso Virchov.

Immediatamente dopo l'operazione, il principe tornò alla residenza di Potsdam accompagnato dal dottor Mackenzie. Quel pomeriggio e la mattina seguente, lo specialista inglese accompagnò il suo illustre paziente il cui stato sembrava ottimo, in lunghe passegg iate a piedi e in carrozza.

Ma nel pomeriggio del 22 maggio, Mackenzie si accorse che il Kronprinz aveva quasi perduto la voce. Un esame della gola rivelò un congestione «di natura catarrale». Jl 23 maggio Mackenzie decise di ripetere l'intervento: introdusse alla presenza dei col. leghi Gerhardt e \'Xlegner la pinza nella gola del malato, ma caso umiliante, non riuscì ad afferrare il minuto residuo dell'escrescenza. Quando Mackem:ie posò lo strumento dichiarando che non l'avrebbe più usato durante

quella seduta, il professor Gerhardt d1iese di poter es.unina re a sua volta la lar inge. Aveva appena collocato lo specchietto, che lo ritirò (così afferma Mackenzie) con un'espressione « altamente artistica » di orrore e di allarme affermando che io avevo ferito la corda vocale <!estra. Evidentemente il successo del mio primo intervento lo aveva impermalito. Ma successo o insuccesso, il cod ice professionale vieta di danneggiare un collega con un colpo di scena malignamente architettato. Il Principe chiese se fosse accaduto qualche cosa e Mackenzie si affrettò a tranquillizzarlo, assicu randolo che il professor Gerha rdt nutriva « un leggero dubbio, e cbe, comunque, si trattava di cosa senza importanza ».

• • •

Due giorni dopo, esaminata la corda vocale destra del Principe in presenza dell'inglese, i professori Bergmann e Tobold si accordarono nel riconoscerla ferita. Gerhardt fece quindi un secondo esame, notò una· nuova escrescenza sulla ferita ed espresse il dubbio che fosse maligna. Mackenzie si difese energicamente : ferita e seconda escrescenza, dichiarò, erano parti di immaginazioni maligne, e scaricò sui tedeschi le frecce appuntite del sarcasmo bri. tannico. Il dotto conclave si t rasformò in un a rissa. « Signori , la discussione h a preso un carattere accademico », dichiarò a questo punto il dottor Wegner, «vi esorto a tornare sul terreno pratico ». Il giudizio del professor Vircbov sul fram mento sottopostogli, fu ne gativo, con grande soddisfazione di Macken. zie. Ma i tedeschi non si calmarono. Dopo un nuovo consulto fu deciso di nuovo di tentare di asportare il resto dell'escrescenza per farne un esame più accurato.

Sebbene lo specialista inglese a\ esse respin. te fin dall'inizio l'ipotesi del cancro, la sua linea di condotta, adesso, era meno che mai in accordo con la sua convinzione: «non c'è fatto pi ù provato in patologia del rapporto fra l'irritazione locale e le alterazion i strutturali croniche da questa provocate e lo sviluppo del cancro... La c:ausa determinante è in moltissimi casi una lesione... o una cond izione risultante da una lesione ( una cicatrice, per esempio) o l'applicazione continua in un punto particolare di qualche sostanza che i r riti il tessuto » Mackenzie voleva provare cosi che la galvano-cauterizzazione a ppl icata dai tedeschi prima del suo intervento era stata la causa degli ulteriori tragici sviluppi. Ma evidentemente trascurava la possibilità che il suo ragionamento fosse applicato al suo stesso intervento.

1'8 giugno il dottor Mackenzie si fece portare «il mio strumento dalla mia camera all' ultimo piano del palazzo» e asportò dalla gola del reale ammalato un altro frammento dell'escrescenza, nel quale l'esame microscopico di Virchov non riuscì a scoprire, di nuo. vo, alcun segno di cancro.

Il 28 giugno, con il quarto inten,ento in poco più di un mese, il tumore fu finalmente asportato per intero. Il dottor Mackenzie scri ve a questo p ropo sito, sottolinea ndo l a dichiarazione: «se il tumore era benigno all' in izio, abbiamo anche troppe ragioni di ritenere che la sua susseguente trasformazione in cancro sia dovuta alle cauterizzazioni di Gerhadt... ».

Tutto andò liscio fino alla fine di lug l io, poi nei punto stesso dell'asportata escrescenza apparve una tumefazione. Malgrado le sue r i-

1915- CAVALLERIA POLACCA

petute :tccuse che la era g ià stata esageratamente applicata dai tedeschi con danno del malato, Mac.kenzie cauterizzò il gonfiore con lo stesso sistema il 2 e 1'8 ago. sto. Dopo un intervallo ca ratterizzato wlo da nuovi battibecchi fra i suoi medi ci curanti, Sua Altezza partì per una visita a Toblach, nel Tirolo e si spinse fino a San Remo sulla riviera ital iana. Sperava di passare qui l'inver. no scaldandosi al wle del Mediterraneo men. tre i professori lo avrebbero sbarazzato di quel piccolo, noioso nodulo nella go la.

Costretto a tornare in Inghilterra dalle esi. genu- della sua larga clientela, Mackenzie (era adesso Sir Morell Mackenzie), era sostituito ora nel!a piccola Corte del Principe da Mark Hovell, uno dei chirurgi dell'Ospedale per le malattie della gola fondato da Sir Morell nella King Street di Londra nel 1863.

La reale comitiva si stabill alla Villa Zirio di San Remo il 3 novembre Il 4 novembre l'aspetto della gola del paziente allarmò Ho. veli a tal segno, che egli inviò un telegranuna a Sir Morell. Il baronetto arrivò la notte se. guente, questa volta con i suoi strumenti. Sot. topose l'ammalato a un esame, e ciò che vide lo riempl èli orrore. Ma « senza alzarmi dal la sedia (che invidiabile padronanza di sè aveva questo Mackenzie !) «informai Sua Al. tezzà Imperiale che un cambiamento molto sfa. vorevole si eu. prodotto nella sua gola. Egli domandò : (( un cancro?» ed io risposi: « Sono dolente di dovervi dire, Sirc, che ne ha tutta l'aria ».

• • •

Da questo punto le fasi dell a battaglia f r.< i medici curanti del reale paziente oscurano di gran lunga lo sviluppo patologico del caso

Mackenzie definisce antiquati, « uralt », gl i strumenti del professor Bramano; il profes. sor Bramano si preci pita fuori della stanza indignato Mackenzie, constatata una temperatura di 100 Fahrenileit dichiara che il Principe ha la febbre. A una voce i tedeschi ri battono che 100 f. non costituiscono febbre. Segue una lunga discussione agitata so. pra la definizione dello stato febbrile, mentre la temperatura del paziente cresce... Il professor von Bergmann tende a Mackenzie un bigliettino irritato in cui lo avvisa che evi. terà d'ora innanzi ogni rapporto con lui al. l'infuori dello stretto necessario per la cura del Principe Mackenzie si lamenta col po· vero tormentato paziente delr « ostilità » di Bergmann Poco convinti della nettezza degli strumenti di Mackenzie, von Bergmann e Schrader lo esortano, per iscritto, a « usart· una soluzione leggera di acido fenico invece di acqua pura>>. Mackenzie si offende Schra. der avvisa Hovcll che la legge tedesca prevede pena di tre anni di prigione per i chirurgi che non eseguono antisetticamente i loro in. tecventi. Mackenzie difende i suoi assistenti con la seguente sbalorditiva dichiarazione : « gli antisettici hanno poca importanza dopo una tracheotomia, perchè la ferita della gola è comunque aperta all'aria della stanza» 1 • Parlando anche a nome del dr Schrader von Bergmann accusa Sir Morell di aver violato l'etichetta professionale sottoponendo a loro insaputa il paziente a un esame laringoscopico. Mentre Sir Morell dichiara alteramente che «non è il caso di far tanto chiasso» egli si vendica, al consulto seguente, affermando che Bergmann non è capace di distinguere i poi. moni del paziente dal suo fegato, e Hovell

domanda a Bergmann come mai un fanatico come lui dell'antisepsi trascuri di lavarsi le mani prima di toccare !a ferita trachea le. Bergmann tiene forse alla nettezza dei suoi strumenti, aggiunge !J1aligno Mac kenzie, ma <' non cura sempre abbastanza ia sua pulizia personale » Il professor Gerhardt accorre in aiuto del suo compatriota : furibondo accusa Mackenzie di portare i suo i strumenti in ta sca e di usarli senza previa disinfezione. In dignato Sir Morell dichia ra che porta gl i ·strwnenti in un sacchetto di seta foderato d i lana fenicata Mackenzie accusa von Bergmann di aver introdotto per sbaglio la cannula nella trachea del paziente provocando le più spaventose conseguenze D efinisce la tecn ica d i Bergmann «una serie di pazze coltellate », e aggiunge che il clinico tedesco « non era in condizione, quel giorno, di rendersi chiara. mente conto delle cose». Non è chiaro se vo. glia insinuare che il Bergmann era ubriaco o semplicemente alterato; comunque, Sir Mo. rell avverte il suo tormentato paziente che non potrà continuare ad assisterlo «se si permetterà al professor von Bergmann di toccarvi ancora la ».

E cosl, una settimana dopo l'altra, la tra. · gica farsa si trascina. Sir Morell comunica i particolari del caso al « British Medi cai Mu. sewn » e al lAncet, alludendo ai suoi con. flitti con i co lleghi tedeschi. La stampa mon. diale incomincia ad occuparsi del fatto. Sulle prime non sono che mormorii scandalizzati; poi lettere di simpatia per il Principe arri. \ ano a tonnellate da tutte le parti d'Europa e d ' America. Amuleti, ciondoli contro il •na. !occhio, scongiuri di ogni specie vengono of. ferti e vantati come cure molto più efficaci di

1914- l PRIMI PRIGIONIERI FRANCESI FATTI DAl TEDESCHI

INGRESSO OELLE ARTIGLIERIE TEDESCHE IN UN VILLAGGIO POLACCO quelle applicate dai medici; cibi patentati, acque, minerali e polvere di gusci d'ostriche 5ono raccomandati come rimedi sovrani. Non senza ragione i med ici curanti fanno allora la dichiarazione seguente :

San Remo, 6 marzo 1888.

«Informati dei rumori che circolano nella sulle divergenze di opinioni tra i medici curanti d i Sua Altezza Imperiale e Rea le il Principe Ereditario dell'Impero Tedesco e c!ell a Prussia, i sottoscritti dichiarano che que. ste divergenze non esistono fra di loro per ciò che riguarda la natura del male. Smentiscono altresl di aver dichiarato che la malattia stia per prendere presto una forma pericolosa Ai giornali tedeschi e di tutto il mondo... i sottoscritti rivolgono ancora una volta la preghiera di astenersi da tutte le di. scussioni e congetture sulla malattia. come pure sui metodi ·e sugli strumenti usati nel trattamento ».

Poco dopo la pubblicazione di questo documento, gli autori stessi portarono i loro battibecchi davanti al pubblico sotto forma di libri, opuscoli e articoli di g iornali, che riv elarono alle fol le i norridite i particolari più int imi del caso Le invettive usate nella contro. versia comprendevano termini come « spia, g iudeo, rettile, rinnegato, cospiratore, ca rnefi ce, infamia, calunnia, malizi a » ed altre dotte combinazioni basate sull'epiteto mentitore.

·n 9 marzo la morte dell'attempato imperatore collocò sul trono di Germania il suo fi g liuolo moribondo. Ligio, (particolare patetico) alla tradizione, Sua Maestà, contrasseil suo avvento al trono nominando il dr.

Krause Protessore St r-aordinario sità di Berlino e accordando a Sir Morell Mackenzie un'alta onorificenza della Casa Hohen. zollern. Frattanto Sua Maestà aveva perd uto la favella. Per dir tutta la brutale verità, eg li resp irava solo in virtù di una cannula metallica int rodotta una piccola apertura nella sua trachea, e si nutriva, in solitaria pompa, di latte, uova crude e whisky, versategli nell'esofago attraverso un imbuto. Tutto ciò non gli impedl di firmare le giust ificazioni che accom. pagnavano le onorificenze con una mano eh-: non tremava.

L' Imperatore Federico JII morì di cancrQ alla gola la mattina del 5 giugno 1888, di tredici mesi dopo che l'eminente speciaii sta di Harlcy Street aveva derisa la diagnosi corretta del suo contratello tedesco proclamando che tranne un'« escrescenza» grossa come un semplice tubercolo, il paziente era sotto tutti gli aspetti un modello di perfetta salute» A torto o a ragione una vasta mag. gioranza della nazione tedesca fu convinta che il suo sovrar1o fosse morto vittima della stupidaggine criminale dell'inglese. Corsero anche cupe insinuazioni di complotti dinastici, c la Regina Vittor ia fu accusata di proteggere un ciarlatano criminale.

Fino a quel momento, l'Ing hilterra e la Germania avevano diviso una simpatia e una comprensione rare fra le nazioni Vittoria d'In. ghilterra era tedesca almeno quanto inglese ; il s uo santiiicato consorte, Alberto, era stato Principe di Coburgo-Sassonia e Gotha, e la loro figliuola aveva sposato il povero Fede.

rico. Gl ·inglesi e i tcJeschi erano odiatori potenti, ma odiavano di comune accordo i francesi Combattendo affiancati avevano rovesci a. to a W aterloo il grande Napoleone e rcccn temente, a Sédan, Federico e suo padre ave vano regalato per buona misura a Napoleone III un ' altra clamorosa sconfitta.

Ma ora in quell'armonia perfetta affiorava una nota La stretta calorosa delle ma. ni al disopra della Mani ca si rilasciò; per la prima volta le due grandi razze nordiche in. cominciavano a provare vaghi impulsi di mu. tua antipatia. Il raffreddamento non era do. vuto agl'intrighi dei politicanti, alle ingiusti zie dei trattati , o ai soprusi delle frontiere : s i trattava di un fatto che l'uomo della strada : l'operaio, il contadino e il « ratskeller » ca. pivano ed erano in grado Qi discutere a fondo. I loro argomenti erano basati sulle accuse che i più grandi scienziati ·del mondo continua. nno a scambiarsi senza ritegno.

L'estate del 1888 vide formarsi in Germa nia un nuovo culto : l'Anglofobia Il suo alto sacerdote era Guglielmo, il figlio di Federico. Egli sostiene ancor oggi che il dott Macken. zie, in aggiunta alle sue altre nequizie, gli proibì l' ingresso nella camera del padre mo.. ribondo, sebbene invitasse i giornalisti ad as. sistere da un'alcova a quella terribile agonia J.'anglofobìa di Guglielmo raggiunse il suo apogeo il 'g iorno in èui l'esercito tedesco si mosse attraverso il Belgio verso la Manin al canto di « Gott strafe Englarid! ».

Ma o rmai Sir More!! Mackenzie, M .D .. F.R.C.S, titolare della Croce e delle Stelle d el Reale Ordine di Hohenzollern era morto cb diversi anni

18 ..
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J)J Ni\l1 0J.. III

UNA CRONACA singolarmente rievocatrice del Il Impero e della Corte di Napoleone III è fornit.1 dalle numerose lettere che un'ame. • ricana, Madame Charles Moulton, emigrata a Parigi; scrisse ai suo i familiari dal 1863 al 1871. Lillie Greenought, che doveva di ventare Madame Charles Moulton, nacque a Boston nel 1843. Trascorse l'infanzia e la adolescenza nella vicina Cambridge, famosa in America per la sua università qua.nto la omonima città inglese lo è nel vecchio continente, dove ebbe per professore di lettera. tura il poeta Longfellow.

Un giorno, Longfellow inter rogò l'allieva : « Ditemi che cosa si intende per " vers i bian. chi " ( blank verses) ». E Lillie, ardita e franca: «Sono quei versi che, come i fogli bianchi, non dicono niente».

« Dopo aver dato senza batter ciglio questa risposta - raccontò più tardi la giovinettag uardai trionfalmente attorno a me, sicura di raccogliere l'llpprovazione divertita delle mie compagne, m a, ahimè, non vidi che segni di disapprovazione. Mai più ho sentito tanto vergogna. Longfellow, accigliato, in cominciò ad interrogare un'altra allieva. L'indomani mia zia riceveva un messaggio da Longfellow che la informava di una sua visita per il pomeriggio; la zia se ne most rò preoccupata... ma non quanto me ».

Avvicinandosi alla casa della cattiva al. Jieva. il poeta sentl una voce deliziosa cantare « Dein ist mein Herst ». Era Lillie Greenought che si esercitava al canto. Il corruccio del professore contro la giovinetta disparve e quan do fu in sua presenza: c Continuate, le disse; ero , -enuto per sgridarvi, ma, udendovi canta re , i rimproveri sono fuggiti dal mio labbro e il perdono è sceso nel mio cuore». Così più tardi Lillie raccontava l'aneddoto.

La giovane americana aveva ricevuto dalla natura i doni più preziosi per una donna , la

1871 • "CHI VUOI. VEDERE I.E BATTERIE PRUSSIANE DUE SOLDI ! " (D I rno di Robldo) .,.,.... •. ".rtro.. •• • ""':';l· •rr•

bellezza, la grazia, il buon gusto, lo spirito, una intelligenza viva e per di più, una bellissima \"CCe. Nel 1859 Lillie ven ne in Europa accom. pagnata dalla madre. A Londra Garcia il figlio del ce lebre cantante e ottimo maestro di canto, la udì cantare in un salotto, apprezzò la , oce della giovinetta, ma con franchezza le J isse: « Sapete che, nonostante la vostra voce, non a,·ete la minima idea di ciò cht' vuoi dirt' cantare? » Garcia le dettt' qualche lezione e quando Lillie, poco dopo, si recò a Parigi la pres('ntò ad una sua sorella co n un biglietto : «Fai il possibile per dirigere la mia allieva alla car ri era dei teatro; l'h a nel sangue >> Ma la g iovinetta non ebbe il tempo di lascia re svilup pa re questa sua vocazione : nel maggio del 1861 si fidanzò a Charles Moulton, figlio di ttn ricchissimo banchiere americano trasferitosi a Parigi ove conduceva una vita brillantis. sima Egli aveva acquistato il castello di Petit Val costruito dal Marchese di Marigny, fra tello della Pompadour. Divenuta poco dopo Madame Charles Mou lton, l'americana fu subito una delle donne più in vista del gran mondo del Secondo Impero Frequentando i salotti alla moda , introdotta a Corte, ammessa nell ' intimità dell ' Imperatrice, Lillie Moulton esercitò le sue innate qualità di osservazione e si abbandonò nelle sue lettere ai fami. Jiari, a t' a informazioni così mi.

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NAPOLEONE 111 E Il. FIGLIO EUGE N IO (Foto Nadar)

nuziose da sembrare uno scrupoloso cronista mondano. Le sue annotazioni, sempre vivaci e briose, non sono d isgiunte talvolta da una maliziosa ironia e rivelano spesso un reale senso d i umorismo.

P. L. B

• • Parigi, gennaio 1863

« La temperatura pi ù glaciale che Parigi abbia mai conosciuto si è bruscamente abbat. tuta su di noi apportandoci tuttavia per com. la possibilità di abbandona rc i alle gioie del pattinaggio. Quando seppi che il delizioso laghetto d i Suresnes era gelato non potei resi. stere al des iderio di provare i miei nuovi pat. tini. Così mi recai a Suresnes col bambino e la sua nurse. La m ia sorpresa fu grande nel constatare che della folla presente nessuno

aveva osato arrischiars i sul lago. l o mi lanc iai con la disinvoltu r a e la grazia a lata di un uccello. La folla seguiva le mie evoluzion i senza pensare ad im it armi. Un po' sconcertata tornai al pu n to di partenza da dove scorsi sulla riva opposta la silhouette dell' I mperato re che conoscevo solo di vista. Vicino a lui era l'Imperatrice che era come me vestita di una sottana corta e portava un t.oque di pelliccia, mentre le dame di Corte che circonda. vano l a Sovrana sembravano essere vestite, nonost ante le loro calzature da pattinaggio, piut. tosto per una rappr esen tazione di gala che per un gioco sportivo. Nessuno aveva ancora seguito il mio esempio. In uno slancio di va. nità incontrollabile presi il bambino daUe braccia della nurse e lo portai con me in un turbine di scivolate, la sua testina poggiata

su lle mie spalle. Fu per me, lo confesso, un momento di gioia esultante, ma ben presto compresi la follia del ·mio gesto e ne ebbi una certa vergogna. Tuttavia la mia temerità non doveva restare va.na : affrettandomi a ri. guadagnare la sponda, dove la bambinaia aspettava terrorizzata, vidi il principe Gioaèhino Mura t che cercava di raggiungermi. Ripresi sola le mie evoluzioni fermandomi poco dopo a conversare con il principe. Vedemmo allora l' I mperatore che faceva d ei penosi sforzi per a_vvicinarsi a noi. Messa di fronte all'imminenza di un primo contatto con il Sovrano mi sentii molto turbata anche pe rchè ignoravo gli usi protocoll ari in simili circo. stanze. Sua Maestà arr ivava verso di noi con in mano un bastone da montagna a punta ferrata di cui si serviva per slanciarsi in corte su ll a sua gamba destra mentre l a sua gamba sin istra seguiva il movimento con visibi l e difficoltà. Infine l'Imperato re sbuffan. do e tutto trafelato si fermò come una loco. motiva che si avvicina ad una stazione. Il Princ ipe rispondendo a u no sguardo in terro. gatore che il Sovrano aveva posato su di me, mi presentò in quest i termini : «Si re, Mada. me Moulton, la nuora del nostro ' ' icino di campagna che voi conoscete già ».

« Ah, ben iss imo, a.nnuì l'Impe ratore, ag. giung<:ndo amabile e sorridente: Patti n;tte a meraviglia, Signora, ed è un gra.nde piacere per gli occhi seguire le vostre graziose evo. luzioni ». Tutta sconcertata balbettai che pra. ticavo lo sport del pattinaggio dall'infan zia. « Oserei domandare a una così eccellente pattinatrice di J:,'Uida re l'umi l e pattinatore che sono?». E umile pattinatore lo èra davvero. Ma quanto fui orgogliosa di poter aderire ad un desiderio imperiale. L ' Imperatore mi tese le due mani che presi fortemente nelle mie; cosc iente della responsabilità che mi as s umevo. Postami a sinistra del mio augusto compagno lo trascinai con dolce-aa sul lago sostenendo e dirigendo i vacillanti passi del monarca, intento solo a conserva re il suo equi. librio. Ad un'evoluzione all'Imperatore cadde il cappello che io m i abbassai con precauzione a raccogliere ».

• Parigi, gmnaio 1866 «Ricevemmo l'invito al ballo de ll e Tuille. ries prima di essere ufficialmente presentate alla du chessa di Bassano, Grande Dama d i Corte. Mia suocera, c he s i era abbandonata intiere ore alle mani del parrucchiere , era impressionante sotto una massa di capelli sa. pientemente arricciati. Desiderando senza dubbio di fare una grande impressione, aveva coma.ndato quella specie di cocchio di Cene. rentola che ella aveva usato ai temp i di Luigi Filippo. Questa carrozza è dello stesso mo. dello di quelle che sono adesso esposte co me curiosità al Palazzo di Versai lles. E' sospesa su otto molle che le danno una notevole eia. sticità; l ' interno è imbottito di seta bianca e tutto circondato di specchi. Davanti e di di e. tro dominano i sedi l i del cocchiere e'; dei val- · letti. E' in questo equipaggio che ci mia suocera ed io, verso le Tuillerìes. L'n) ' terminabile fila di vetture che ci precedeva. ci costringeva a delle brusche fermate e a delle continue partenze che c i sballottavano in tutti i sensi Cosicchè io fu presa dallo stesso malessere che si prova in barca sul mare agi. tato. Quando ar r ivammo e salivamo i l-grande scalone tra due /ile di guardie, mi accorsi

20 -"C U R l O S l T l! A U X C H A M P S l! L Y S l! ES" (1871 • London N owa) P A R l G l 1871 • SO T T O S C R l Z l O N l PER l C A N N O N l (Robida)

l'impressionante pettinatura di mia suocera aveva perduto Jl guanto della sua dignità e che il nugolo di atgrettt'S cht J.t scrmcnt:l\'ano aveva sofferto assai del viaggio rn quel lOCCÌll<) dt gaL!

Quando fu termrnata la d'onore le: Loro Maestà sr aggirarono fra gli invrtati rntrattenendosi con molti Ji loro, po i ritornarono nl loro trono L'Imperatrice mi mandò ;t ciu:t. m:trt; dal Pnnnpe Mur.u. Arrossendo e con il cuore <he mi batteo percorsi a passt preopitosr. sotto il fuoco convergente degli sguardi, la distanza che mi separa,·a dal trono « Non anJ.tte così presto, non posso seguirvr » mormorava il Princrpe ».

• •

Invitata nel mese di m2rzo seguente a uno elci « Petits Lun dis » Jcll'lmperatore. Madame Moultin cantò numerose melo. dic Nel corso di questo ncevimento fu presentata al Principe RtCcardo dr Metternich, ambasci.ttore d' Austna, e alla Prinn pes. sa con 1 quali do,•eva di viva amrcizia. Poco dopo dia era fra i privilegiati che assistevano a un famoso ballo m.1scherato Tuillenes per ·il quale Worth. il grande Silrto wcva c.e. guito dei costumt per un milione di franchi.

* • P,mgr, marzo 186(, « L'Imper:ltrice porta\·a un sontuoso costume da dogaressa \Cneziana del XVI sa·olo. Il Principino che t'Ccezionalmente ,tss rsteva a questa festa, aveva un costume da paggro ,·enezian o. La Pnncipessa Mattlde, ornata dei suoi preziosi smeraldi, era una superba riproduzione del ritratto di Anna di Uèves J'Holbein, mentre la prinupessa Clotilde aveva cop iato anche lei un telebre quadro del Louvre. La Principessa Augushna Bonaparte ostentava un ricco cos tum e talmente comp li cato che non si aveva nè il tempo nè il corauio di ca rcarne ti signrficato. Ma ella attrrava soprattutto sguardi a causa dello S{lntillio ch e lanciavano i gioielli di cui era ,coperta e che moltr J.Ssi tura,•ar.o fossero falsi. La contessa '\'<lalewski (moglre del Conte Walewski tiglto natural e di Napoleone l) <on 1 ca pelli innpnatr porta\·a un da amazzone XV 10 ,çta gtalla ornato dt

al/in/e

bottoni dorati ti cui effettEHtoo era dci più reli. ci. La Marchesa di Gallifet appariva in cArcan. ge lo Gabriele» drappegg1ata in mussolina b•anca con delle lunghe ali di cigno sospese sulle spalle. La sua bellezza era veramente angelica. La Principessa di Metteroich, tutta velata di tolle bleu scuro seminato di stelle dr diamanti, raffigurava la notte.

«Non è vero che mia moglie sta molto bene nella sua camicia da notte ? » mi domandò il Principe.

Infine la Contessa di Castiglione incarnava Salammbò, dal romanzo di Gustavo Flaubert. Il suo costume era di satio nero, il corsetto (o almeno quello che doveva essere il cor. setto) scopriva generosamente il busto e d lungo strascico che si apriva da una parte fino al fianco, scopriva una nobile gamba che appariva inguainata da una maglia di seta nera. Io ero mascherata da danzatrice spagnola. Worth pretendeva aver messo nella confezione del mio costume tutto il suo talento, ma non per questo tanto prezioso. Un.t sottana di un banale satin giallo coperto di trine nere, un bolero d i perle di acciaio; l'msieme era completato da stivali rossi e d;tll.t tradiziona le rosa nei capelli. Ricevetti quakhc complimento, ma non tanti da compensarm1 del conto del mio sarto. L'lmpcr.ltorc portav.t il suo tra\CStimento prcfento : un domrno sotto il quale era impossibile non ricono scerlo ». (Cnn!Ù/If,J )

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GIOACCHINO ROSSINI

01

ROMA·

LA DIGNITOSA piazzetta romana c he si apre tra la• chiesa di S. Andrea della Valle e il Palazzo del Littorio ha da qualche tempo mutato nome, come una signorina perbene e un poco stagionata che ha fatto un matrimonio di convenienza; si chiama"a piazza dell:t

VaUe e ora è piazza Vidoni. Raccolta, sim. metrica tra la fiancata nuda della c hiesa e il palazzo gentilizio che nella sua prima forma rislle :t Raffaello, con quello sfondo severo J ell'antico convento dei Teatini, la piazzetta un.1 sua armonia nobiliare ed è inn egabil-

mente «vecchia Roma». E' vero che a ricercare nei documenti si trova che la sua origine è più recente di quel c he si direbbe. Poco più di sessant'anni addietro Il tra il fianco della chiesa e il palazzo sorgeva una casa, o un agglome rato d i case, che rispondeva sur tm'oscura viuzza ; era il vicolo dell'abate Luigi, malfamato per il sud iciume come i suoi colleghi delio Sdrucciolo, de' Cupi. del. l'Aquila e aJtri della vecchia città ancora esistenti o scomparsi. Bastò abbattere quelle case (e furono abbattute poco dopo il 1870) per-

chè si a\·esse senz'altri mutamenti codesta piaz. zetta così regolare che par tracciat.t c..on !.t , squadra e così tipicamente .romana e :tionale che è riuscita a intonare anche la nota umbertina o postumbertina del monumento a Nicola Spedalieri La statua antica e smozzicata che il popolo disse dell'abate Luigi, da qualche anno rimessa più o meno in Jilll, completa il carattere romano del luogo: non è più una « statua parlante », ma a chi si ferma a guardarla par di sentire non so che ronzìo di vecchie pasquinate.

Eppure, tant'è : le hanno cambiato il no me, e per me la piazza ha cambiato aspetto Mi pare che dal piedistallo del monumento sia disceso Nicola Spedalieri con sotto brac. cio i libri di bronzo messigli ai piedi dallo scultore e che vi sia salito, ansimando e sof fiando, il mio amico cardinal Vidoni, che fu il più pancione e il più gh iottone e il più mattacchione dei cardi nali di Pio VII. L'abate Luigi, dal fondo della piazza, lo ha riconosciuto appena lo ha visto salire sul monumento; non per nulla fu suo inquilino nell'attuale palazzo del Littorio, che il Cardinale comperò nel 1823 e che mezzo secolo dopo fu ven duto dai suoi eredi al principe Giustiniani Bandini. Ma di familiari del buon cardinale non ci siamo forse rimasti che l'abate Luigi ed io. Morto nel 1830, dopo quattordici anni di porpora, egli è oggi affatto Jimenticato o vagamente ri. cordato per il nome che è restato al pala220. Durante gl' infelici restaur i che furon fatti in S Andrea della Valle tra il 1902 e il 1<)04 dev'essere scomparsa perfino l'iscriziooe apposta al modesto sepolcro ch'egli si fece fare in quella chiesa nella cappella della M a donna della Purità, sotto il pilastro destro dell'arco: a me, almeno, non è riuscito d t trovarla, mentre ho ben trovato quella che ricorda l'inumazione dei suoi precordi die tro l'altar maggiore di S. Nicola in Carcere. Ma ancora per qualche decennio dopo b sua morte nelle conversazioni romane corrtvano motti proverbiali e storielline intorno alla sua pinguedine, alla sua g h iottoneria, al s uo buon umore e alla sua ignoranza. Forse non tutto è storico in quegli aneddoti ; ma poichè essi s'intonano bene alle testimo. nianze dei contemporanei, diremo ancora una \'Olta che la leggenda e la storia sono le due facce d'uno stesso vero.

Il Conte cJj Cha.mbord, che visitò Roma dieci anni dopo la morte del cardinale, rac conta di lui questo aneddoto : « Era molto grosso. Essendo salito un giorno alla palla di San Pietro, si trovò preso nella scaletta per cu i vi si accede, con gran disperazione di quelli che vi erano già entrati e che si ve. devan ridotti a divorarsi l'un l'altro per non morir di fame in quella caldaia Si fanno ve nire dei sampietrini, che si appendono alle gambe del cardinale : i prigionieri della palla si mettono intanto a ballargli sulle spa lle : finalmente lo tiran fuori in uno stato da metter paura, tutto pesto, macinato e stiracchiato ». Ci sarà un po' di coloritura stilistica; ma l'aneddoto non ha nulla d'invero. simile: la stessa avventura, appena un po' meno epica accadde propr,io al Conte d i Cha.'Tlbord, ch'era anche lui alquanto gt'OSSO, quando vo lle salire alla palla. Intorno all a pinguedine del cardi nal e, ch'era la sua qu a l ità più vistosa, v i è del resto accordo perfetto tra i molti testimoni oculari : da Cha-

22 \TII)CtNI
SCALINATA PONTE SANT'ANGELO

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teaubriand, ambasciatore di Francia a Roma , che in un vivo scorcio lo ri t rae «alto e gros. so, volto -acceso, berretta a g h imbescio », a monsignor Dardano, conclavista del cardinal Morozzo nel conclave del 1829, il quale nel suo diario annotò alla data de l 5 marzo : « Il cardinal Vidoni (ammalato) r icevette pel voto i tre infermier i Morozzo, Zurla, Cacciapiatt i, in babbucce e con un a doglietta e la camicia a gran collo steso s ulla doglietta stessa, cosicchè si poteva osservare bene i l lardo dello stomaco».

La satira anonima cooferma. I n una raccolta manoscritta d i pasquinate per il conclave del 1823, che il m io nonno materno custodiva tra le sue carte, ce n'è una in cui Marforio propone a Pasquino via via i nom1 dei possibili candidati alla tiara : a un certo pun to si hanno queste due battute d i dialogo :

1' M.RJO Vitio 11i ! PAS Ogmm tit' JMoi colleghi Ja 11n papa ne/ ved er grOJJO COJÌ f Rjtft'r potrebbe /111/.r la cillà.

Eguale accordo quanto alla ghiottoneria

11 dtl cardina le. Di dubbia sincer ità mi semb!a questo brutale aneddoto rifer i to da Giuseppe , Tomassetti nella sua bella monografia sul pa- lazzo Vidoni : «Un giorno eg li uS<:iva ca

un sontuoso pranzo, e, ment re stava per lire in carrozza , g l i si avv icinò un t:he g l i disse ; EminenZA, datemi qualche , Ma: io mi muoio di fame. Il cardinale prontamen te gli diede una grossa moneta, esclamando : Beato te. io ho mangiaJo tant o che non ne p osso più.'». Ma è diffi. cile mettere in dubbio quel che monsignor Dardano annotò nel rico rdato d iario all a data de l 25 ma.rzo, quando pareva imminente la elezione del nuovo papa: « Il cardi nal Vidon i comandò che si differisse a prepara re il pranzo, d i sloggia re. Anda va d icendo in cappella : M :mguò delle caramelle, mangerò delle caramelle; ma aggiustò i! tutto con una maccheronata ». Nella raccolta di pasqu inate che ho detto, la pa ro la co n cui vien quas i sempre a rimare i l no me del ca rdinale è «bocconi 1), quasi per una china irresist ibi le:

Chi t"uol che il P.rpa

Pe HJi ai bouo11i, freghi ch' eleggaJi

T oJ/o Vitioni.

I n un'altra pasqui nata della stessa racro lt a, nella quale i nomi di sette eminenze sono eletti a simboli dei sette peccati cap ita li i l r.ome del V idoni simboleggia naturalmente

la gola. Il medesimo avviene nelle satire sbocciate per il conclave de l 1829 Eccone una che traggo da certe pagi n e manoscritte interfoliate in un esemplare d i m ia proprietà dell e « Notizie del giorno » :

Gli oui , i CIIOchi tti i piit buo11i

C retimzi"i e pQJ/Ìaieri , Sopra il 1ro11o il gran Vitioni

Collocalo hanno Ji già.

Un ' alt ra sati ra sempre di quelle pagine interfol iate, si lim ita con malizia tipicamente cle ri cale a citare questo versetto d·un salmo : ParaJii in compectu meo m emam, e a scriverei accanto : V .idoni celebre Qualche anno dopo la morte dei cardi n ale, il Valéry così scriveva a proposito de ll a frugalità ital iana del l' Ottocento in quella sua curiosa gu ida alberghiera che in titolò L' ltalie co nf ortable: «Soltanto il cardinal Vi doni , un originale mo rto parecch i ann i fa , godette una certa reputazione gast ronomica ; ma era nato in Lomba rdia , paese, come abbiam visto , dove si vive lautamente, e lì s'era potuto forma re». E forse proprio questa e la ve rità: più che mangione, il nost ro cardina le dovev a essere un bongustaìo.

Come quasi tutt i i bongustai , e ra pe r natura affabile e allegro. E non credo che si fa-

R O M A- P ARTI COLARE DE LLA C HIE S A DEL LA MAD O NN A DI LORE T O
-

ccsse troppo cattivo sangue quando Pasquino sputava velrno contro di lui :

D" te no11 o Vidoni,

,•a••eJJe da /à da lt Roma"'

Det paraJtli papa e dei buffoai.

Ricco del suo e spendereccio, generoso coi poveri e nel promovere opere pubbliche, così poco interessato come attesta Gaetanino Mo. coni, che « non percepì giammai gli emolu. menti annessi alle cariche da lui esercitate », i l buon card inale non era quel che comune. mente si dice un parassito. Anche l'accusa dt ignoranza deve averlo lasciato indifferente.

Diceva !>asquino :

Si mandi per rorreggerlo

Fru i gelidi trioni

TI ghiollo, iguor(llllisJtmo, Pellegolo Vidoni

E il cardinale, che ricercava volentien i.1 compagnia dei dotti e aveva fatto illustrare dal Nibby e pubblicare a proprie spese in magnifi ca edizione le tavole del calendario di Verrio Fiacco conservate nel suo palazzo, poteva replicare senza falsa modestia che gli piaceva conversare con chi ne sapeva più di lui. Essendo poco pratico del francese, avreb. be fatto questo complimento alla Duchessa di Blacas nel presentade un fiore: « Mada. me, je J' ai nourrie dans mon pot de cham. bre ». Ma l'aneddoto, riferito in buona fede dal Conte di 01ambord, è evidentemente un contributo maligno alla leggenda vidoniana.

Più sicure son le testimomanze che si ri. feriscono al suo costante buon umore. Buf. fone, .:ome diceva Pasquino, ma nel miglior senso. A chi gli augurava la tiara rispondeva scher:z.tndo: «Lo Spirito Santo sarebbe dun. oue ubbriaco ». E lo sdlerzo doveva esser sincero: nè egli, credo, aspirava al papato,

nè i suoi colleghi pensavano a darglielo. Fa. moso rimase il motto con cui durante il giubileo del 1825 augurò a Leone XII e a sè stesso venticinque anni ancora di vita: «Santo Padre, un'altra volta saremo più pratici». Fu l'ultimo porporato che si servisse di cavalli storni invece di quei morelli che per tutto l'Ottocento, e fino all'avvento delle automobili, fecero parte integrante degli equipaggi cardi nalizi Il popolo ne godeva e lo acclaJOava: « Ecco il cardinale allegro che non vuole i cavalli da funerale! Evviva Vidon i ! » F. lui rideva contento. Rifuggiva parimenti dall'etichetta: portava con sè un solo lacchè c usava vetture a suo modo. Il pubblico, racconta Chateaubriand, gli perdonava tutto chia. mandolo Madama V idoni. Con Chateaubriand era in ottimi rapporti, c quando s' incon travano a Ponte Molle, dove il ca rdinale aveva una tenuta, un grido cordiale salutava da lontano il visconte: «Ah! ah! signor ambasciatore di Francia! ». Ma col visconte allora liberaleggian te, il cardi nale andava poco d'accordo in fatto di politica, egli che nella sua euforia ci. fuggiva egualmente dal misoneismo dei cardi. nali zelanti e dal vago dei cardi. nali modernizzanti. Alla partenza di Chateau. briand il Vidon i ne comperò la vettura; ma c he gli facesse l'onore di morirei dentro nell'andare a Ponte Molle è una delle tante fan. tasie registrate nei Mémoire.r d'outre.fombe. Il buon vecchio morì nel proprio letto dove gia. ceva ammalato da più di una settimana, pro. peio nei giorni in cui a Roma si aspettavano ansiosamente le notizie della rivoluzione pari. gina del 1830.

Questa è l'immagine che del cardinal Vi. doni ci ha conservato la tradizione romana ; un'immagine ridanciana e gaudente che stona

un poco col Sacro Collegio d'allora, morige. rato e austero nella maggior parte dci membri. Ma l'immagine non potrebbe esser fallace e nascondere le doti e i meriti real1 che il Vidoni può avere avuto come funzionario (egli fu, tra l'altro, delegato apostolico d'Ancona) e come uomo di Chiesa? Non vor rei, ora, crearmi dei rimo'rsi; e mi elica che se doti vi furono, andarono ad alimentare q,•cJ patrimonio comune nel quale a una certa d•. stanza di tempo Dio solo può sceverare gli apporti individuali : quanto ai meritJ se vi furono, non valsero a forma re un'immagine che possa co ntrapporsi a quell'altra o fondersi con quella e modificarla.

Non è il cardinal Vidoni. s'intende, che ha dato alla piazza il nuovo nome, ma il palazzo già da lui posseduto e che, col nome di lu1, ha acquistato nuova fama da quando è divenuto sede del Partito Fascista. Gi si può tuttavia chiedere se sia opportuno così solennemente una memoria così poco so. Jenne, anzi godereccia e caricaturale, com'è quella del buon porporato. Nella monografia Jel Tomassetti abbondano i nomi illustri e ve. ramente stor ici che sono più o meno legati al palazzo : da Raffaello, che ne diede il di. segno, ai Caffarelli , che lo fece.ro costruire e \'i ospitarono Carlo V; dal cardinale Stoppani, che lo acquistò nel Settecento e che per poco non fu papa in luogo di Clemente XIV, a due futuri papi che vi abitarono di passaggio, Leone XIII e Pio X. Ma i contendenti sa. rebbero veramente troppi. Meglio ritornare al. i'antico nome, che richiama una precisa me. moria romana, ovvero, se si vuoi ricordare la sede del Partito Fascista, ricordarla in modo più chiaro e perentorio.

MAZZAM:tJBELLI

P A R l G l - l L L O U V R E H A T R A S L O C A T O. l L P O S T O O O V E E R A A P P E S A L A G l O C O N D A

I N FONDO il partito granducale non c:ra c he una frazione del partito autonomista: lo animavano g li stess1 sentimenti di qu e llo, per <<la vetusta autonom ia toscana ». Il ma rc hese Ridolfi , capo riconos.:iuto degli autonomisti o muni c ipali passava agli o cchi di molti per un granduc h ista malcelato. Che gli autonomisti in maggio ranza , nel Paese, nessu no lo 1g n orava: la superiorità degli uni tari consisteva nell'avere un prog ramma unico e preciso, mentre gli altri ondeggiavano fra programmi sfumati, compromessi abili fra le esigenze d e lla dtplomazia eu ropea e quelle dell'italianità. Dal «Granduca col tri. colo re » arrivavano fino a una specie di unione personale con il Piemonte, nella quale la Toscana aHeb be conservato le sue leggi e i · suoi costumi. Ogni tanto si distraevano a se. guire una n uova cand idatura al trono toscano : il figlio de lla duchessa <li Parma, un cadetto di Casa Savoia. Più di tutti seduceva le loro opinioni la candidatura latente del princ ipe Gero. lamo Napoleone: il matnmor.io ita:iano del principe, il suo liberalismo in telligente, Ja stessa origine toscana dei Bonaparte apparivano titoli val idi a far d i lui i l Magnifico Signore in un Palazzo Pitti l iberato da ll 'angustia e dal bi.

gottismo dei Lore na. Non avc:va spir ito mi. litare: Ra11don P/ 011-Plon Ilailla111, dice va un g ioco di pa role del tempo delia guerra di Cr imea scherzando sui nomi dei due gene rali che lo avevano accompagna t o in Oriente, ma di spirito militare non aveva bisogno la « Toscanina », dove la vocazione di g loria dei prin c ipi si schiude naturalmente sul mecen a t ismo. Quando era venuto in Tosca na alla t esta del V Corpo francese, Ricasoli lo aveva alloggiato al Palazzo della Crocett a, «situato in località eccentrica , e destinato a ospitare le persone a cui non si poteva dire di an. darsene e non si voleva dare troppa libertà »; ma per lui lavoravano assiduamente Monta. nelli , Albèri , il generale Ulloa, e il « CéJa r d éda.Hé », come 10 chiamava Edmond About , impaziente « di rimanere con le bracc ia consert e su i gradini di un trono », poteva ra. g ionevolmente coniidare di salire, in un giorno prossimo, almeno su quello dell'Italia Centrale.

* * *

Ricasoli continuava a destitui re e a sosti. tuire gonfalonieri e mag istrati. Con tro i « retrivi» era implacabile nell'e l imina rl i dalla vi ta pubblica, nel toglier loro qualunque mezzo di influenza: ma , toscanamente, indul.

IIIgtva ,tlle persone, ai diritti acquisiti las<i ava stipendi e indenn ità Rispettava a nc he certi loro sen timenti , e quando un giornale, L ' Ar. l e:-chit10. pubblicò delle car icature insult ant i per la famiglia g randuca le, lo fece sequestra. re : non dimenticava mai c he il conseguimento della libertà e ra il presupposto di una mi s. s ione di educazione mo rale.

Il suo unitarismo, come p iù tardi quello di Crispi nelle Due S icil ie, si r ibellava a ogni idea di annessione pura e semplice al Regno Sardo, « Non si parli di fusione al Piemonte; parola senza senso, scriveva aJ gonfa lon iere di Siena, ma di unione agli altr i Stati d ' lta. l ia sotto la sov ranità n aziona le di Vittorio Emanuele» L'idea che si potessero aggiungere sempl icemen te, una dopo l'altra, a ll 'elenco delle prefetture piemon tesi , Firenze, Siena, Arezzo e Livorno feriva lui come feriva Ri. dolfi e Lambruschi ni Sul piano della pol it ica nazionale eg l i si muoveva alteramente, come i Gran di che vanno a far omaggio al Sovrano. consci della loro propria tradizion e, camminando senza riverenze e a capo coperto. Quan do arrivavano da T ori no il cava li er Ni gra e Cipr iani con la missione di sollecitare un'immedia t a annession e, gli autonom isti tro. vavano proprio nel barone Ricasoli il più

27 APRILE 1859- IL PRINCIPE
01
01 BOMBAROARE FIRE NZE
CARLO
LORENA OROINA

1859- COMMILITONI

fermo avversario di quella soluzione frettolosa. Se si serviva di Ridolfi e dei suoi per respingere il disinvolto annessionismo pie. montese, non esitava neppure a servi rsi dei democratici per fòrzare le resistenze di quelli. « Ricasoli, constatava il conte de Reiset, ne devant auetme amance »· Nei demo. cratici era la spin ta a andare avanti Fu il dramma intimo di Ri casol i, di avere il prog ramma di quelli che non avevano la sua educazione e l'educazione di quelli che non avevano il suo programma. Si mise d'accordo con Giuseppe Dolfi : e in verità il superstite del feudalesimo aveva modo di intendersi con il superstite delle Arti Minori. Nascosto die. tro il nome del fornaio, il Presidente del Consigl io lanciò un ind irizzo ai municipi to. scani per reclamare l' unità italiana con Vit. torio Emanuele Re d'Italia («Re Italiano », co rresse prudentemente il conte Boncompagni). Un articolo sul Monito1e incoraggiò i prefetti a «illuminare» l'opinione pubblica perchè accogliesse con fervore r indirizzo, e i munici pi lo votassero concord i. A Firenzuola, l'<< illuminazione » consistette in una minacciosa sw idata dd prefetto ai priori g randuchisti e in una dimostrazione di patrioti venuti da fuori. Ridolfi confid ava a Vieusseux

di trovarsi «nel periodo più tra vagl iato della sua vita e di soffrire le più grandi amarezze»; Lambruschini sc riveva : « Caro Bettino... gio. van i inesperti, persone g ià seguaci del Guerrazzi, gente di pochissimo c redito si arrogano il diritto di interrogare il Paese... c si pi. gliano per voti del Paese firme estorte o date a caso o per non passare da codin i Questa, diciamolo schietto, è una vera ana rchia». Ri. casoli gli rispondeva : « tutt'altro che anar. chia. Anzi, tutto cammina fin qui meravigliosamente e io mi sento l'uomo più tranquillo del mondo Tu ragioni proprio come Leopoldo Il ». Ma poi Ridolfi e Lambruschini lo trovano nuovamente accanto a loro, appena la proposta cavourriana di sostituire all'arrende. vole Boncompagni il marchese d ' Azeglio f a. ceva spuntare all'orizzonte una nuova minac. eia di invadenza piemontese.

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L'armistizio di Villafranca f u <<un colpo di fulmine su Firenze ». La folla assalì la tipografia del M onitorf!, nelle vet rine dei ne gozi i ritratti di Napolrone III furono sosti. tuiti con quelli di Felice Orsini In fretta fu istitu ita una: nazionale. Ci si aspettava c;b un momento all'altro l'arrivo delle truppe

:>.ustriache con il granduca a ll e fronticrt : Ri dolli, credendosi sospetto di acquiescen za ta. cita, proponeva la leva in massa per opporsi con le armi alla restaurazione, Celestino Bianchi teleg rafava: «avete bisogno di 2500 ung heresi?». Ricasoli fu il solo a non pe1der la testa : « Bettino è :?. mmirevole >>, constat& va il conte Cambrai-Digny, che altre volte uon gli era stato favorcto le. L'idea della dit. tatura gli balenò certam ente come la soluzione unica in quelle ci rcostanze buie: e tentò di provocare le dimissioni del ministero per realizzarl.a. Ma le gelosie e le diffidenze: vig ilavano, il ministero rimase, e al moment o di andarsene il Commissaiio Sardo trasmjse i suoi poteri all'intero ministero anzichè sol. tanto al suo Presidente Ma da presidente del Consiglio a dittatore il passo è breve, in certe situazioni : i memoranda che i ministri r icevevano dal « primfiJ inter pareJ » avevano la concisione e l'imperiosità di ordini militar i. Da Parigi, da Londra, da Torino, i rappre. se ntanti toscani co rrispondevano sen1pre più co n Ricasoli e sempre meno con Ridolfi ; i municipi m andava no i ndirizzi a Racasoli << e pensatamente impersonificavano in lui tutto il go\'e rn o ». Di tanto in tanto st r i devano resistenze, sprizza vano min acce di dimission i, ma lo slancio di Ricasoli tra· , oJgeva tutte le suscettibilità, tutti i fatti personali. «Occorre mettersi alla testa dell'agita:z,ione », scriveva a Salvagnoli. Dell'agitazione unitar ia: per ogni altra agitazione gli ordini erano severi : <<non vogli o nè rossi nè neri : chi sparge notizie allarmanti e commuove il popolo, sia fatto arrestare»; «sa badi alla poveraglia; a nche questa riappare ogni volta che si minaccia disordine. Chi la spinge ? Trasmetta o rdini pos itivi». Sempre diffid aYa del popolo minuto, dci «ciompi », dove aveva presa la p ropaganda opposta dc a mazziniani e del clero, dove annessione e coscr izione erano sinonimi.

Chi era ve ramente con lui ? Quasi la metà dei municipi non aveva accolto l'indirizzo emanato da Dolfi. Passato il primo sbandamento dopo l'armistizio, g li autonomist i s i trovavano più numerosi di quanto avevano creduto, g iacchè molti esitanti si erano la. sciati persuadere che Napoleone III avrebbe potuto rassegnarsi a rinunciare alla restaura. zione loren ese, ma non ad ammettere l'unione cci Pi emon te: era quello che l'Imperatore lasciava ca pire a Montane lli e a l marchese Pe. poli a Torino, e più esplicitamente a Corsin i e a Peruzzi a Par igi. L'i mmagine del princiP'' Gerolamo si preci sava all 'o rizzonte. Il timore dei sentimenti della quantità mantenne fermo Ricasoli a respingere l'adozione del suf. fragio uni ve rsale per le elezioni dell'a ssemblea nazionale, e non gli fu difficile convi nce re g li alt ri notabili , tutti ligi alla dottrina liberale del suffragio « indipendente, illuminato e fornito di interesse sociale », a sta r con lui su questo punto. Abilmente volle che;: l e elezion i avessero luogo secondo la legge g randucale del '48, che limitava la partec ipazione alle sole classi agiate. Alle l imitazioni della legge altre ne furono aggiu nte: «ai partiti retrivi, racconta Della Torre, ri chiami e minacce dei delegati facevano capire che per loro sa rebbe s tate ll'l eglio non muoversi >>. Le astens ioni furono •noltc, quasi la metà degli e lettori iscr itti: colpa «dci ca ldi estivi », spiega lo Zobi.

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i

Due patnz1 , un avvocato, un banchiere e un professore portarono a Vittorio Emanuele il voto dell'assemblea toscana Il Monarca ri. spose che «accoglieva » quel voto. Per le cancellerie e per gli autonomisti, « accogliere » non voleva dire «accettare » : la sfumatura preziosa ri servava l'avvenire. Ma per Rica. so l i il fatto compiuto c'era e Vittorio Ema. nude era ormai Re · in Toscana Organizzò le luminarie, i T e Detml , fece restituire gra. tuitamente dal Monte di Pietà « i coltroni e i panni di lana ». La era ancora estremam ente 8uida, sfuggente, si intrecciava. no e si cont raddi cevano so luzion i e possi!:>i. l ità. C'era la diplomaz ia europea, le stipul a. zioni di Vill afranca, il legittimismo del conte Wa lewsk i, le mire etrusche di Napoleone, gli Stati dell' I talia Cent ral e, Farin i e Garibaldi. Tranelli all'un ità si nasco ndevano in ogni d e. cisio ne da p rendere. Di fronte a quelle sa b. hie mobili, Ri casoli prese l'un ica dec isione sana : non muoversi.

Era una questione di princi pio, affermava: « se il Re non si muove dopo di ave r accolto il nostro voto, noi non possiamo fare per l ui. Ci porressimo in antagoni smo con l' Assem. blea e con lui stesso». Spingeva impavido la sua linea di condotta fino al paradosso : in. terdiceva severamente al governo toscano ogn i atto d i sovranitl, an che quelli che segnavano un progresso dell'Unità, g iacc hè g l i sembrava che la diplomazi a av rebbe potuto trarne mo t i vo per infermare la sovranità del Re Si

oppose pure al plebiscito. Questione, atKora , di principio? Non soltanto : afterrnava che un plebiscito do po i vot i solenni dell 'assemblea e ra «un'umiliazione» per la Toscana, che non aveva bisogno di mostrare ancora una volta i suoi sentimenti; ma il suffragio uni versa te che Napoltone p retendeva, lo preoccupava mol to realisticamente per il peso che vi av rebbero esercitato i contadi ni e attraverso quest i, il clero. C i volle un viaggio a F irenze di Massari con una lettera del conte di Cavour per smuoverlo. I rremovibi le r imase invece contro ogni tentativo di fondere prov. v isoriamente la Toscana con l'Emilia : in que. sto « primo passo verso l' Unità » riconosceva piuttosto un primo passo imprudente verso la costituzione del reg no dell'Italia cent rale, u n preparare il terreno alle aspirazioni bona. partiste. Più tardi , il conte Pasol ini ammet. terà che aveva avuto probabilmente ragione di agire così, ma nel primo tempo, quando fervevano le discussioni c i contrasti, e Ri. casoli era solo contro Farini, co ntro il mi. nistero piemontese, contro Napoleone, i g iu dizi erano d iversi , e non solo di Pasolini : «asinità», definiva Cavour l'atteggiamento del ba rone.

Il p lebiscito fu quello che sono quasi sem pre i plebisciti : cortei, bandiere, manifesti, fogliett i volanti distribuiti da gi ovanotti in. vadenti o impacciati, gente co l cartellino del « Sì >> infil ato n el nastro del cappello E altra

gente che rimane chiusa in casa, deplorando In una lettera alla c Nazione» l' Albèri, ulti mo campione del separatismo, protestò con tro « le pressioni esercitate dal governo e dalla stampa annessionista, che arrivava a di chia. rare nem ico della patria chi non avesse votato per l'anness ione», e denunciò il «tranello» eli concedere la libertà d i s tampa quando non mancavano più che sette g iorni alla votazior. .:: Ricasoli indi rizzava minute istruzioni ai prefetti : « I fattori a.lla testa dei contadin i de lla p ropria amministrazione, i l possiden te campagnuolo più inBuente alla testa degli ahi tanti di una contrad a con vessi llo ital iano guidi e capitani in drappello, alle urne de i desti ni della Nazione, la sua com itiva » Cap. poni, per uno «scrupolo di verità », riteneva d1 dover anunettere che fo rse la « magg ioranza numerica » non era p recisamente dall a parte di Ricasoli, ma i numeri andarono al di là di qualunque previsione più ott imista degli unitari. U n g rande t rionfo per il barone Ri. casoli, un vero trionfo personale, esclusi vo dell a sua energia, della sua coraggiosa osti. nazione. Eppure in quell 'ora di in d iscutibil e successo, un oscuro episodio di villaggio m et. t• una nota di patetica contraddizione. Racconta Della Torre : « L'ordine fu rispettato dovu nque Un solo tentati vo di rovesciare le urne si ebbe n el Chianti, in un possedimento del Ricasoli, per opera dei suoi contadi ni , i quali, pa re, non volevano ciò che il loro pa. drooe voleva». •..t.NLIO

l COSTUMI
D I GUERRA I N UN SOBBORGO DI LO NDRA
* * •
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I \T 1.\ N CI Il Ct Z N I

LA VITA DI IV AN è come di un vulcano in cui periodi di ca lma alternano con cru:tioni repentine. Fino al 1543 il vulcano tace, non dà segni- di attività, nessuno lo teme, nessuno si preoccupa di lui: e a che preoccuparsi di ,un v!-llcanino d i tredici ann i ? Nella Moscovia ta situazione è torbida ma calma. Arrivati aÌ!a signoria dei boiardi attraverso una serie d 'infamie e di crimilli, gl i Sciuiski spartivano il tempo ormai tra escogitare nuove pene per i \loro nemici abbattuti, e inventare nuovi e seq:\pre più mostruosi spassi per l'imperia! che torvo, giallo, taciturno continuava acl' aggirarsi come uno sciacallo per le sale del Cremlino. In settembre lvan si raccoglie per alcuni giorni in preghiera nel convento di San Sergio, indi parte per la caccia a Polok-Lamski, nel luogo medesimo in cui qua lche anno prima suo padre aveva «cominciato» a morire; aspetta che l'anno ar rivi aJ te r mine, e nei giorni stessi in cu i la mente ortodossa è circui ta dall'idea della santa natività, convoca di colpo i boiardi, sorge furioso in mezzo a loro, e con voce quale nessuno ancora· gli conosceva grida il propr io sdegno. l boiardi non c redevano ai propri orecchi, pensarono che il ragazzo scher. zasse. Che gl i pigliava d'un tratto a quello sba rbatello ? Tornasse a gioca re con i suoi cani, a nutrirli con spugne fritte per condurli a una morte lenta e miscranda, a precipitarli da l sommo delle torri per vedcrli, schia ntarsi .1· terra ___ Ma Jvan se ne stava incrpicato sulla pjopria furia, non mostrava di vole r venir

giù da quella colonna d'irac.:ondia. La ri\'<:lazione di una foria sconosciuta lo illumiu1va. Le sue mani, le sue braccia e rano armi di mi prima non aveva neppur sospettata la potenza. Una possanza sovrumana lo sorregEra la soluzion e di un incubo c, da vittima, il dormiente diventava dominatore.

l va n continu ò a parlare. Gli rampollava fluida alla bocca quella facondia, quell'enfasi che in seguito fecero di lui il maggior oratore della Russ ia. Denunciò gli eccessi dei boiardi, i loro delitt i, le loro in iquità Annunciò la punizione, e perchè questa fosse esemplare, il capo stesso dei boiardi doveva essere colpito nella persona del pr incipe Andrea Micailovi c Sciuiski. A queste _parole che era no un segn al e, a lcuni scozzoni segretamente addestrati dal giovine CLar si buttarono su Sciuiski , lo agguantarono, lo di peso fuori della sala. L'ordine e ra d'imprigionarlo, ma lo zelo prese la mano agli scozzoni, che lo fecero sbranare dai loro mastini.

Piacque al l van i l sapore dell 'autorità. l boiardi per parte loro cominciarono a p re nd ere sul ser io il piccolo czar, o per lo meno a fingere. I più anz iani gli chi edev:1no consiglio come a un maggiore. Per l van , la puniz ione del principe Sciuiski non era stata se non un g ioco di nuovo genere, la scopert:t di qu anto sollazzevole è disporre della vita altrui Non per questo però rinunciò a i >U•)i so liti giochi, come di scappare da palazzo, schiaffeggiare i passanti, spogl ia re le don ne c fust iga rle, a ppicca re il fuoco alle case c, d i passagg io, strozzare qualche bambino Del rne

i membri del l'.tsscmblea dei boiard i si compiacevano c deduccvapo, i Gl.insk i m partico lar modo, che « l van mostrava di \ 'OIer diventare uno czar audace c a n imoso>>. La straordi n aria prccocità d i lv an si è Ì:1certi se imputarla aila sua qua li tà di orientale o a q uella di ddinquente. Sul finire del l 5-15 il giovane lvan prima mise a ferro e a f uùtO, tanto per scl1er zare, la ca ttedrale di Novgo w, f, poi si tirò dietro il metropolita in una ccil.t, e là, nel più gra n segreto e con un discorso togato e fioriti ssi mo, gli esternò il suo proposito di prender mogiie. Macario, chè tale era il nome del santo uomo , c ioè a dire il «beato>>, non tspettò la fine del discorso per quanto bellissimo, ma uscì daliJ cella con gli occ hi umidi di pianto, fece p:utire in vol:l.ta le campane <: c;unpanelle e ca mpanone del!.1 c hiesa polic roma c sci ntillante come un im. mcnso mandorlato, e o rdin ò un sok-nnc T e Detmt di ringraziamento all'Altissimo. ru ordinato con gra nde so l lecitudine il ICclutamen t o delle raga zze più belle, più n o. bili , più ricche; funzionari specializzati partirono per g li angoli· pi ù ri posti dell ' impero, a snidare le nascoste beltà. Millecinquecen to vergini rimasero in ga ra dopo le elimin atorie, furono spedite sotto scorta a Mosca e ripartite in gruppi di dodici dentro sale enormi, O\'C lo czar, accompagnato dal decano dei boiardi , le passò in rivista, a tutte esaminò i denti e la larghezza del bacino. Gli accertamenti imen ici erano già stati fatti da un'apposita commiss ione di matrone e di univire L'anello e il fazzoletto, segni dell ' av\ enuta scelta, l van

RUSSIA : LA CHI!lSA DI SOLIKAMSK DEL 1700

finalmente li gettò J l R0!il.'no,·n.t Zacharin Kosckin. La veri l.ì ' tOrit.J u ge ad aggiungere che il concor>o fr.t k bLl lezze nniooali non era stato bandito non dopo il fiasco dell'ambasceria spedita in Eu. ropa per trovare presso quelle corti una fidanzata per lo czar. Era Anastasia una ciu lla bellissima e monumentalc, una maestosa colomba che alle grazie della sposa, associa,-.; le qualità di una madre e di una sorella. Col . tissima e dolce, era in lei un çhe di eccelso c di amorosissimo assieme. Quale segreto istin. to spinse il giovane mostro a preferire quella purissima fanciulla, immagine della bellezza e assieme della purità? Forse quell'attrazione d1e la virtù esercita sul vizio, quella ricer ca delh1 luce c he strugge il delinquente in fondo al suo buio. E quando il 3 febbraio 15 47, nella chiesa di Nostra Signora del Cremlino il metropolita Macario consacrò con l'anello, la corona e funzione dei santi olii l'union e di lvan IV (On Anastasia (questo bel nom e sig nifica «resurrezione») egli pose un ' angela bianca al fianco di un nero demonio La spo sa d1inò la fronte in segno di sommissionc sul ginocc hio del marito, nessun capitolo fu risparmiato del rito nuziale: gal! ina arrostita ne l primo pasto coniugale, moneta introdotta nello stivale dello sposo, um i liazione della clonna, rtbluzione obbligatoria, consegna degli attestati di verginità.

Alcuni giorni prima, nelln cattedrale del. l'Assunzione. l van era stato incoronato con la corona d'oro c he Vladimiro il Monomaco aveva ri cevuto dalle sante mani del metropolita d ' Efeso, e a\' eva raccomandato a suo figlio l uri di trasmettere ai propri discendenti as. sieme con il collare di Costantino, lino a d1c un auto.:rate degno di questo nome fosse sorto in Russia. Quanto al t itolo di c zar ri ve ndi. cato dal nuovo sovrano, esso corrispondeva nelle c redenze mistiche e politiche dei russi ?.!l'idea di quel sc:.ro Impero di cui si parla nell'Apocalisse. Caduta Costantinopoli, i ru ss i si atteggiarono a soli rappresentan ti del ve ro cristianesimo, e la loro osti l ità ai Papi, quan. do pure si trattava di allearsi contro i Turchi , non vuo le altra spiegazione. Secondo gli au. tori slavi dei primi secoli , il titolo di czar .fu portato da tutti i sovrani dell'antichità, principi, faraoni , satrapi , sultani, re di Giu. dea o di Babilonia, imperatori di Roma o d i Bisanzio Oltre a che, taluni diritti all 'e redit:ì dci Porlirogeneti e deg l'imperatori rom a ni <Kguisiti dalla Russia di Kie v nella persona del Monomaco molto prima del matrimonio d'lvan III , confortavano nell'anima russa ! 1 utopia di una terza Roma. Dal giorno del. l'incoronazione di l van , il titolo di czar w. mincia a figurare in tutte le e<lf!e e atti d<:!. l'impero, ma Giosafo, patriarca di Costanti. napoli, non si determinò a riconoscerlo se non quattordic i anni dopo e in seguito a un a personale ingiunzione del Terribile. Giosa fo cbbedì perchè disobbedire sarebbe stato pc. ricoloso, ma qualche tempo dopo fu scoperto che trentasettc firme della lettera uffi. ciale d ' investitura, trentacingue erano fal se. Che importa) Questi particolari il popolo russo li ignorava, come ignora, a pure la re. sistenza opposta dai sovrani stranieri alle pre. tese di l van IV ; e nella sua beata ignoranza godeva di sentirsi suddito, c più sudd ito, sc hia vo del più pote--nte e magnifico sovrano dcil'Universo In capo alla mirabile versione che Agnolo Firenzuola ha dato delle lvl el.wlorforJ

di Apuleio, Luc io scioglie una lode a Costan. zo, c he non solo io ha fatto ritornare uomo cia asino che era offrendogli da mangiare al cune rose di maggio, ma tante volte di poi , con la sua virtuosa c dolcissima persuasione, lo ha trattenuto dal r idiventare somaro. E Anastasia pure, la casta e bellissima czarina. csc.:rcitò sul suo beluino sposo un ' influenza salutare ma purtroppo bre\'issima; e nella pri. mavera di quello stesso anno, essendo venuta una deputaz ione di settanta cittadini di Pskov a lamentars i delle vessazioni del pri nci pe Tu. runtai.Pronski, gove rnatore di quella <.:1ttà e favorito d ei Glinski, !nn, sdegnato che co. storo fossero venuti a sollecitarlo lino nell a

sua nuova res idenza di Ostrovka, alle porte d1 Mosca, volle che a queg li audaci fossero arse le barbe, dopo di che egli stesso li an. naffiò con vino caldo e acquavite bollente, c!iede ordine che fossero co ricati nudi per ter ra. A una finestra della casa di Ostrov k a, Anastasia serrava i begl i occhi davanti a tanto orrore e tremava di paura e d'impotenza. Per. chè tanta malvagità nel petto del suo s ignore, dentro guell'ampio petto su l quale essa amav a posare la testa e riposare fidente? ... Le qual i torture non erano se non uoa pregustazione della tortura finale dle doveva recare mort e e liberazione Senonchè in quel mezzo , en. nero ad annunciare allo czar dle la campan.1

DUE PRETI PER LE STRADE DI MOSCA. IL PRIMO INDOSSA LA LUNGA VEST E TRADIZIONALE (RJASSAl L ALTRO· UBBIDENDO ALLO SPIRITO DEL TEMPO CALZA GLI STIVALI E PORTA l CALZONI

o t.tggiore dc:! Cremlino era cro llata dentro J.t sua tOrr('. Stravolto dal funesto presagio, I van mfo1cò un cav:tllo e partì al ga loppo per Mo. ,ca, dimenticando per terra i settanta cittadini d 1 Pskov, ridotti alla condizione delle trote cotte nello sciampagna. Nella sua camera so. l itaria, Anastasia si buttò in preghiera sul pavimento e pregò" l'Altissimo che illuminasse d suo h an. Il presagio non aveva mentito. t\lla fine di giugno, preludio a quello .-he duC(tntosessan t ac inque anni dopo doveva es. contemplato dagli occhi esterefatti di Na. poleone, uno s.paventoso incendio divorò Mo. s. a in men di un'ora: palazzi, chiese, arsenali, ,obborghi, ogni cosa fu mangiata dalle fiam. me. S.. hiacciato dai rimorsi e dal dolore del s uo popolo, l van s i rintanò ne ll a sua residenza Ji Vorobievo, onde non uscì se non ultimata che fu la ricostruzione della città. E sulla t\1o17tagna dei PaJSe ri, ove la corte s i era ridotta , Anastasia, che altro non poteva, continuava ll pregare per il suo s ignore e per la sfortunata Moscovia. Dicono i test i che lvan ormai s'era messo per la buona via. Altra compagnia non voleva se non di santon i e di veggenti. A c. ( Ordò il suo fa\•ore a Silvestro che si era av. , icinato a lui «col dito alzato e l'occhio mi. r.acdoso di un profeta ispirato dallo Spirito Santo». E' (OStui l'auto re di quel Dom oJtroi, o saggio sulla società e i costumi dell'epoca, codice di famiglia e brev iario della gioven t ù, Ùte assieme con le opere Ji Macar io costituì. sce tutta quanta la letteratura russa della pri. ma metà del XV I secolo. Oltre a Silvestro I van concesse i l proprio favore ad Alessio Adàcev, illuminatissimo quest i pure e ispi rato , il quale però a queste qualità eccelse univa quella più terrest re de l bel ragazzo. Per dieci .tnn i, Silvestro e Alessio furono i padron i della Russia; il primo esortan do lvan a mo. Jellare la propria vita sull'esempio del Van. t;elo, il SC(ondo illuminandolo sugli affari di Stato e mantenendosi in auge graz ie soprattut. to al favore delle boiarim:. Silvestro oltre a ciò, eminenz.1 grigia e carattere untuoso se. condo i momenti o ammonitore, era diven tato una specie di sovrintenden te delle Belle Arti cd ebbe la direzione della decorazione intern a dei palazzi. La lavorazione: delle pitture murali dd C remlino, che esaltano in forma di racconti bibl ici gli atti del Terribile, durò ditci anni, e lo spirito novatore di quel santo uomo direttore arrivò a tanto, c he alcune di quelle suscitarono lo S(andalo non. chè del clero, ma di molti Jaici. Akuni giorni dopo questa «miracolosa guarigione morale» lvan manifestò una certa quale mansuetudinE e si occu1- :: personalmente dei soccorsi ai si.

Fu in questa occas ione c h'egii si me ritò qud soprannome di << " " : oio padre», c he di poi rimase come un ti1 n .:ggiunto ai so. vrani russi, e li accompagnc, tino all"ultimo c zar, l'infelice Nicola II Un4 pubblica ceri. monia con sacrò la «guarigione' morale » di l van. Una domenica del febbraio 1549. una sorta di assemble.1 nazionale, cui parteciparo no anche i rapp resentanti dei più lontani con.· fini della Moscovi<t, s i adunò nell a Piazza Ros sa, nel luogo riservato di solito a ll e CS(""Cuzion: ca pitali. La mattina era freddiss ima e chiara come il cristallo. Coperto d'oro e di pellicre preceduto dalla noce ortodossa che ha ic lJuatt ro bra(cia egualmente 1.-::ghe e icone, lo au, uscito d.1 !>•li azzo alla t e >ta di un rutilante corteo, sall i gradini de l J,, /m oe mir!Jto in mezzo alla piazza del Ca!.

,·uio, è policroma come una cassata, lun. ga un chilomet ro e cui in quel tempo la chic. sa del beato Basilio no n p recludeva ancora l'orizzonte. Lo c zar sall solo, e di lassù parlò al popolo. Evocò la s ua triste infanzia, deplorò i primi anni di sua vita consumati senza il conforto degli affett i familiari, denunciò l'i. gnav ia e la mah·agità dei boiard i, si dolse delle sofferenze degli umili, s i sdegnò dell'e. goismo dei ricchi. «Con quale di ritto costoro fanno piange re le madri e scorrere il sa ngue dei padri?... Dio li giudicherà! » Quanto a lui, giovane prinope nut r ito per t roppo tempo d'illusioni e d'inganni, egli p renderà d'ora i nnanz i il suo popolo sotto la sua personale protezione, lo salve rà da quei mali di cu i chiede soltant o che sia dimessa la memoria. L'ora è alla riconciliazione, a ll a m isericordia, all'amore cristiano. A partire da questo giorno, il (( piccolo patlre » diventa per volontà d i D io soìo giudice e vero difensore del popolo russo. Alla fine d i questo pezzo oratorio, p ronunc ia. to con tutta l' a.rte dei rugg1ti , dei susurr i e del palpito nella gola di cui l van era ormai maestro, boiard i e mugicchi, ricchi e poveri , donne uomini e bambini piangevano dirotta. me nte. Al ritorno da Vorobievo, l va n andò ad abitare un casino di legno edificato in fretta e furia nel co rtile del Cremlino, in attesa che fosse portata a termi ne la ricostruzione del palazzo. li bdl'Alessio dormi, a n ella ca mera del suo padrone e di buon mattino i l dukbot nei Olet.r, cioè a dire il confessore veniva a sveg liare lo czar e a benedirlo toccan. dogli la fronte e il petto c ol crocefisso. Un dia. cono intanto, entrato al seguito dei confessore, cercava tra le immagini sante, le lampade e i ceri d i cui la camera era piena, un posticino per collocaHi l'icon a del patrono del giorno Il Terribile si fa ce, ·a tre ;-olte i l segno della croce co l pollice, i" in di ce e i l medio riuniti a mazzo davanti al Santo .tdorno d i perle e di smeraldi, si prosternava fino a toccare il pavimento con la fronte e si accusava di essere un grand•ssimo peccatore, il che, una volta tan. to , non era una l orm.1 rovesciata di orgoglio. Il papasso aspetta,•a con l'aspe rsorio in mano che lo czar avesse tinito , e Jo aspergev,, con l'acqua santa c.111onizzata di fresco e che ogn i matt ina arrivava dai com·enti più reputat i In fi ne lo czar moveva in contro alla czarina che usciva da i suoi appartamenti privati, c l'a c. compagnava alla cappella pri, ata ove pe r più d ·un' ora ascoltavano entrambi gli Zt.IIflretAia, os. Sia le preghiere ma t tutine Finiti gli zalflre. I!Ùt, la coppia imperia le sj recava alla catte. drale dell'Assunzione, che è situa t a al sommo del Cremlino e racchiude la più abbonda n te c fantastica assemblea di fi losofi, sibille, patriarchi e an imali favolosi. Nel sacro recinto Jvan e Anastasia a ndavano a riveri re l' imma. g ine della Vergine del Don, c he l'antenato d i l van, Dmit ri Donskoi si portava a p p resso sui camp i di battagl ia, e che nel l S I 2 i soldati di Napoleone invano tentarono di aspo rta re. Il sacro ulfuio durava un paio d'ore, dopo di che I va n che sebbene giovine anc ora era già os. suto, pergamenato, amaro ma così alto che i 1 popolo diceva che anc he vest ito di stracci lo av rebbe ri conosci uto, andava a riposare in attesa del primo pasto. I ntanto, ai boiardi che sollecitavano udienza, l e guard1ie rispondevan<> <.:he « il grande kniaz, autoc rate di tutte le Russie, LOllocat o su un t rono di virtù e do. t ato della forza dello Spirito Santo, stava ia. borando » (C onti11ua).

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L o n d r a - L a r o c l n a d: ' l n 1 t'l l l t e r r a con l• m.aschera
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Londra - ChJ.mberlain e la mo&;lic con le ma s ch e re antiras
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Londra - I l ministro dell'aria Slr Klncstey W ood c on la ma•chora antica•
EDOARDO GB.<I.I§I!I I

UN AVVISO PUBBLICITARIO G t eMn o. Non risposto tua lertcra, per non rinnovare tuo dolore. Come stai; R icordo di tua adorata imma,Qine occupa viro mia mfelice. Ogni speranza è frantumata. Ma tu r{'Sterai sem pre per mc un ' illus ione Ossequ io buona mamma tua. e famiglia Arrivederci in Dio!! MJria. (Co rrieri' dt Nap o li. l settembre 1889).

ANNUNZIO DI QUARTA PAGINA Album pro1bito. Con 48 differenti fotografie sigill:>to c franco L. Inviare vaglia o carta a Angelo Uberto Brique, Svizzera Restituzione del danaro ai non sod disfatti. di NJp oil. 1-2 settembre 1889).

TAPPEZZERIE UMOR ISTICH E .« Not•ità • Tap. p ez: enJ umori<tl((t Kri-Kri preferibile per eleganza. buon gusto ed ecunomia o qualunque oltro parato di carta; speculmente indiellta: nelle> ca.'e di villeggiatura, per sale da pranzo, camere da bagno, gabi· netti. salotti per fumare, per locali d 'os teria o di caffè, sa le di toletta, per tutti quegli ambienti, in· somma, nei quoli giova ricreare lo spirito e infondere la giocondità! Chi manda L. 2, anche in fran. cobolli, oll ' edirore Edoardo Perin o, Roma, tÙ d 'l LAva1ore, 88, riceverà, franco , in tutto lo Stato. un pacco posta le di tre chilogrammi di detta tap· pezzeria. con no grandi disegni umoristici. (w Tribu nJ 2 settembre 1889).

UN DUELLO. Telegrafano da Vienna: A lschl ebbe luogo un duello alla spada fra le contessine Irma Kinsky e Ida Shoeborn, due bellissime giovani ventenni. La contessina Shoeborn rimase leggermente f erita al petto; la contessina Kinsky ebbe una puntata all'avambraccio sinistro. D e lla Shoeborn erano padrini, o padrine o madrine. le contesse FuCI'l· flairhen e Valdste in; della Kinsky la marchesa Pal· lavicini e la contessa Hunyady. Le cause del duello furono offese personali per gelosia. (Corrieri! tii Napoli. 2·3 settembre 1889).

LO CZAR A BERLINO. Andrà o non andrà a Berlino lo Czar ? Le Borse ed i circoli politici sono preoccupati di questo fatto. L'andata dello Czar a Berlino potrebbe essere un segno temporaneamente pacifico. Abbiamo detto temporaneamente perchè una visita di pura convenienza non modifica la si tua· zionc politica, la quale è sempre grave, perchè gravi le questioni che mantengono l' antagonismo fra Berlino e Pierroburgo. ma più fra Pierroburgo c Vicnna. Sono gli interessi non le convenienze, quelli c he regolano i roppmti fra le diverse nazioni. Comunqutla visita dello C.1ar climc"tra che. •Imeno per

o ra poss oamo p.tssarc· cn p ;tcc cl rc>tv Jo quest'a nn o l>;!l<;, ( Il .\feJJJggao, 3 serrembrc 1889).

Lf. DI TITI'. Oggo si celebrarono a flol,• .;•• o le n ut· di Libertà, figlia di Giosuè Carduul, tt; '•'.L:. ., tJ h•n· l' jngegnere Francesco Mo:P•: H (n, ,, .P., ,·czzeggiativo di Tifi nd l.o ; -... th li /:1< r•· • , ., •·· '"""' r eg,,/e c nella poesia LlJt "'" 1 ) ''""' c lo discepoli di CarduCCI oft unHlt.l ,klle r'' 1 •·.t--licazioni dj CÌCCU· s tanza e pregcvola ò''"· (,; s posi partiranno s t.l.notte per Parigi_ (Co"'"' d1 N"po li, 3-4 senembre 1889)

UNA LETTERA D I RE MENEI..JK. Il giornale Il Tn11po pubblica una lcllera di re Menelik. l.t quale fu ricevuta oggi dal degi ac Makonn('(l. Men elik gli annunzia che fu riconosciuto re deii'Etil)pia da tutti i pa<>Si, tranne che da una piccola parre del Trgrè la quale sarà assoggettala verso la fine del mese. Allo ra M enelik si farà incoronare re dell'Etiopia. Menelik nella sua lettera soggiunge s'incontrò vicino a Dcbra-Tabor col re del Goggiam, al quale confermò i suoi poteri. La loro intervista fu molto cordiale. Dopo quattro giorni, il re del Goggiam si congeJò da re Menelik, recandosi nei paesi galla (Il Meu uggero 4 settembre 1889)

LA RUSSIA E LA GUERRA La Russia è tra i grandi Stati d ' Europa quella che con più attività >i prepara alla guerra. Da oltre' un anno essa non fa che trasportare il proprio esercito dai dive rsa cen tri militari dell'iml"'ro alla frontiera austro tedesca Tale periodo Ji prepa razione non (- ancora terminato e genera l mente si creJe che il giorno on cui rutto sarà pro nto. la Rus sia scenderà senz' altro in campo. (// Me u aggero 6 settembre 1889).

VOO D I GUERRA. Il Tim er ha da Voenna che la Russ ia concentra truppe s ulla fron ti era annena. Il Daily ha da Odessa : Il granduca Nicola verrà ad assumere il comando del ci>rp<• d'esercito di Kitw ». Il co rrispondente soggiungc che la Russia prende disposizione come per una guerra prossima. I l TimeJ ha da Costantinopoli che le ultime notizie ricevu te dalla Porta indichercbbem eh<.' i rapporti fca la Serbia e la Bulgaria sono allarmanti o. (Il M euaggt'f'o, Il settembre 1889).

UN AVVISO ECONOMICO. «Amore. Jacri fiuo » - Mi lasci tranquilla. Affetti estranei dovere amore marito figli per me estranei Anche Ella ha mogl ie e figli. (C o rriere di Napoli, 12-13 settembre 1889).

UN CONGRESSO SPIRITI CO. Lunedì si è inau· gurato a Parigi, in u na delle sale del Grande Oriente di Francia. il congresso spiritico e spiritualista inter. nazionale. Gli intervenuti erano circa 150, di ogni sesso. di ogni età e di ogni !J.,billlts dclle

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adunanze spiri tiche di Parigi, medium di provinri.t. ufficiali d'accademia, m edi um insomm.t tutto lo stato maggior!.' dello spiritismo internaii onale. Nella prima. d opo le nomine d e l Pre· sidente. dei vice-presidenti, d ei segretari e dei m,,, _ bri dell'ufficio, alcuni spiritisti di P a rigi hanno pro· nunciato (dice il dd le «poro le di cd•ficazione, in tono vibrante:». Uno di essi ha fatto u n.t "bella • invocaz ione agli spiriti io generale e a quellt d i Allan Kardtc e d i Giovanno d'Arco « il medium s ubumc » in particolare. (Il M eS1 .1ggero. l settembre l889).

Dir<t<ore respoooabilc: VllTORIO CORRES IO S A. htit Romano di Arti Grafi<hc d i Tummindli & C.

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0!.'1ti'\' A!iWllt,. 'Mib.

DI IERI E DI OGGI ___,

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ANNO l • N 6 · ROMA

30 SETTEMBRE 1939-XVII

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OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINELLI & C EDITORI

1-\NNI

l RUSSI ALLA RISCOSSA NELLA PRUSSIA

ORJENTALE. L'aht destra russa è arrivata davanti a K.oenigsberg. l prussiani ricevono rinforzi. Una battaglia a«anita è impegnata nei dintom.i di Mlaza. Du e divisioni tedesche sono state distrutte l russi hanno preso numerose mitragliatrici. · ( d'llttlia, 15 settembre 1914).

PROPOSTE DI PACE DEL GOVERNO AMERICANO AL KAISER. Lolldra. L'Agenzia « Reuter,. ha da New York : Il corrispondente dell'« Associaled Press " da Washington dice che all'Imperatore Guglielmo è stata sottoposta da parecchi giorni una domanda non formale degli Stati Uniti, tendente a conoscere i termini della p.ce Nessuna risposta è sr.ta ricevuta sinora. ti'lldlia, 15 settembre 1914).

l TEDESCHJ VIITORIOSI NELLA PRUSSIA ORENTALE. JJ grande Stato Maggiore pubblica il seguente comunicato: Nell'est l'annientamento del primo esercito nuso continua a progredir!!. Le nostre perdite sooo relativamente lievi. L'esercito det generale Hindenburg ha passato la frontiera con potenti foru. Il governo di Suvalki è stato posto sotto amministrazione tedesca. (GiomaJ., d'Italia, 16 settembre 1914).

PAUL BOURGET INFERMIERE. Liotrt. Giunge notizia da Oennont Perrand che in quell'ospedale nùlitare delle signore' francesi , tra gli infermieri ad· detti s i trovan<1 il romanziere Paul Bourget e il signor Cambon ex ambasciatore francese a Berlino. (GioNialt d'Italia, 16 settembre' 1914).

UNA FRASE DI FRANCESCO GJUSEPP.E L'1m· peratore, p.rlando con l'Arciduca Carlo Alberto, testè partito per il campo, alludendo alla guerra, ha detto: - c Mai, in vita mia, nù costò tanta pena i l dover prendere una cosi grande decisioni!! "

Il Monarca trova, in quest'ora triste, conforto oell'atfetto concorde dei suoi popoli. 16 settembre' 1914):

ARRIVI DI CARBONE A ROMA la Comm issione Prefettizia per la ripartizione del carbone presso Camera d i Commercio di Roma informa che verso il 20 corrente giu nge rà a Civitavecchia un carico di carbone grosso inglese Newport da vapore che ceduto agli industriali ed Enti pubblici a lire quaranta quattro per tonnellata, franco vagone Civi. (Co"i"' d'Italia, 16 settembre 1914).

QUAITRO FRATELLI MORTI Bulùto. Una sviz'zera maritata con un tedesco ebbe: due figli. Rimasta vedova, si rimaritò con un francese ed ebbe altri due figli. Dei quattro fratelli, due furono chiamati a lle armi in Germania. due in Sono tutti morti nella guerra. (Giortrale ti'ltalia, 17 settembre 1914).

PROPOSITI o ·UNIONE AUSTRO-TEDESCA

VieRRa. Il presidente della Camera austriaca, Sylester, secondo notizie da SaJisburgo, avrebbe: dichiarato che probabilmente, a g uerra finita, tra l'Austria e la Germania verrebbe: dichiarata una unione doganale e commerciale. Sembra che l'idea fosse stata discussa anche in passato. ma finora non aveva po· tuto guadagnare terreno in causa dd l' opposizione di alcuni gruppi di ind ustriali austriaci.

( ti' l 17 settembre 1914)

DANZA MILITARE. Roma. Le note del cvaltzea si spandevano a mezzanotte nella piazza deii ' Esquilino. L'uomo girava la manovella dell'organetto, guardando le coppie dei ballerini, i quali danzavano avanti la gradinata della basilica liberiana. Erano reclute accasermate nei vicini locali dell'ex ospeda le di Sant'Antonio.

(C.-iorRale d'lflllia. 17 settembre 1914).

ANCHE GLI OMBRELLI-FUCILI ! Un'alta autorità militare te desca riferisce che sono stati tro · vati addosso ai franchi tiratori belgi dei bastoni-fucili e degli o mbrelli -fucili. L' autorità in questione ebbe occasione di esaminare i bastoni-fucili presi al n e· mico: essi sono lunghi circa ottanta centimetri e basta prcroe,re un bottone per fate fuoco.

(Gio rRal, tl'lralin, 18 settembre 1914)

PICCOLA PUBBLICITA'. ti' ltaliiJ, 18 set. lcmbre 1914).

ANIMA disse : vorrei edificare nido ali aquila! Anima risponde : nostro nido ancora più eccelso. Occhi pigmei non giungono; se giungessero rimarrebbero abbarbagliati splendore!! Anima sente come ieri... Sempre più·!! Voli aquile così sempre maggiori!!

PROCLAMA TEDESCO ALLE POPOLAZIONI DELLA POLONIA B e rliRo. Il tenente generale von Morgen, fino daJJo scoppio deJJa guerra coman<Ùnte dell'SI' Brigata di fanteria di Lubeck, ha fatto affig. gere nei Governi di Lomz e di Versavia il seguente proclama: «Vengo col mio Corpo come avanguardia di ulteriori eserciti tedeschi e vengo da voi come amico Soll evatevi e cacciate con me i barbari russi dal vostro paese c he deve riprenderè la sua libertà religiosa e politica.

« Questa è la volontà del mio potente Imperatore. Le mie truppe hanno avuto ordine di trattar-vi come amici. Noi paghiamo quello che fornite•. d'Italia 18 settembre 1914).

PICCOLA PUBBLIOTA' (Giomalt ti'llalia, 26 settembre 1914) :

MONOGRAFlE qualsiasi argomento, schemi, dduci. dazioni, tesi laurea, ricerche biblioteche, discorsi, con. ferenze, brindisi. Non confondeteci con anonimi. "Minei'Vll •· Vite 3, Roma.

GENTILUOMO. posizione, media età, solo, anel a comunicare anima femminile intellettuale indipendente pazi conclizione. Abbonamento ferroviario 5071

Palermo

M'Al. Ancore et plus malade! Ma pauvre tpouse je donnerais la vie pour te gumr. Dans J'impossibilité de tt voir reçois tous mes souhaits, mes in· 6nis bPERKO. Grazie premurosa affettuosa attenzione c della presa in giro

ANDALUSA. Anzichè mattina, pomeriggio; ovvero mattina lunedì; oppure giorni seguenti.

UNA NOTIZIA CHE MERITA CONFERMA. L'addetto nùfitare aii'.AmbascjQta d ' Austria-Ungheria a Roma ha ricevuto il seguente telegramma dal Comando Supremo delle forze austro- ungariche: c T ruppe russe sono penetrate nel l'ospedale d i Kossow (nella Galizia orientale) ed hanno strappato ai ft'riti le loro fascie. (M,SJagg , r o. 26 settembre 1914).

TRAITATO DI ARBITRATO FRA L ' ITALIA E

L'URUGUAY. R o ma. E' stato firmato a Montevideo dal regio min istro d 'Italia e da quet ministro degli affari esteri un trattato per l'arbitrato gtnerale obbligatorio fra l'Ita lia e l "Uruguay (A••aRfi! 26 set· tembre 1914).

IL GRANDE AVVENIMENTO. Roma E' un con· tinuo successo quello del Teatro Cin6 ! Ieri fu una giornata davvero meravigliosa per le matinées e p er il grande spettacolo serale. Quattro <lebutti in un sol giorno! Via, questi sono lussi che può permet· tersi soltanto il Teatro Cines; l'unico che off re al pubblico i migliori programmi nel locale più ari· di Roma.

l prezzi della sera sono sempre i soliti. Alle mati. nées : Poltrone 0,60, Galf e ria 0,30, Palchi L. 2, tutto compreso l'ingresso. Oggi : debutto del Trio Aliatar , acrobatiche. 26 settembre 1914).

PIU' CHE LA VITA L'AMORE Continuano con crescente successo le repliche di : Piil che la ;," / 'amore, l'originale, insuperabile cinedramma passionale di V. Santasilia, interpretato da Emma Saredo. Prossimamente fW'mitrn di cazore, grande dramma mode rno della Roma Film interpretato dal cav Achille Vitti. Vi è grande aspettativa (Meuaggero, 29 settembre 1914) -

TITOLI DEL MESSAGGERO del 29 settembre 1914 : Un forte di Anr crur dann eggialo t/a/1,. artig lit>rie tetks che • Edifici di M ali11es i tru11diari dal bombardamento ddrirwas ore • L'i H vasio11e da d ei ruui. Tafferugli a Genova Ira fati/ori e avv:-ruri della grurrd • l fraJico.htglni Jba"""o tre/la del Camerulfl • Un i rmamoralo (he (/J trfro i lr> beffeggian o • U11a mi11a p n caJ• Pesaro Do dici corpi di Armata tetleuhi alla d ella PrNJJia Lo Jo lila mljfa

L'ILLUMINAZIONE Dl PIAZZA DELL'ESEDRA. Roma. L' Azienda elettrica municipal e va man man o trasformando l'illuminazione della città. Con le Jam. pade a incandescenu M e::zo u taJI, iersera è stata inaugurata l'illuminazione di piazza dell ' Esedra. Le lampade sono otto e di t remila candele ciascuna e danno un'ottima luce, che rischiara perfettamente la piazza e la fontana Ch.i ci perde un po' sono i portici che hanno ancora. l'illuminazione antica, ma si spera che l'Azienda municipale cambi presto anche questa, (Mn1t1gg ero, l6 settembre 1914).

LA CHIUSURA DEI DARDANELLI. Il « Corrispondenz Bureau • ha da Costantinopoli : La Prcfettura del porto atl1lunc:ia ufficialmente che i Dar· dane lli, in seguito a riconosciuta necessità sono stati chiusi. Nessuna nave, a datare da stamane, potrà nt entrare, nè uscire.

(Co"i'" ti'Tiillill. 30 settembre 191 4).

2 . ....... •
.. .... .

L.A GUERRA è comtnctata da un mese e l'America, fin dal primo giorno, è stata una. n ime su un punto: rimanere neutrale. E' un .saggio proposito, ma che mal s'accorda con i giudizi e i sentimenti che il pubblico e la stampa di quel paese hanno, in questi uJ. timi anni, manifestato ad ogni occasione sulla situazione europea : sentimenti di Jiera osti. lità per il regime hitleriano e di sdegno per la politica del Governo inglese, reo di non resistere con sufficiente energia a Hitler. Ora che il Governo inglese ha resistito ed è scop. piata la guerra, il popolo americano plaudc e fa voti per la vittoria inglese, ma non è disposto a contribuire ad essa nè con un soldato nè con un fucile. L'anàen ce pay.s - disse un vescovo a Luigi XIVéiAil lJIIe la noblesse cot1lrib113J par son sa11g, le pe11ple par son argem et le e/ergé par ses prières. Gli americani si riservano la parte del clero.

.Ascoltiamo, per esempio, il Maggiore L. N. Bittinger, comandante l'American Legion del1'1 IJinois. In una intervista, che fu pubblicata pochi giorni prima dello scoppio della guerra, egli disse: «In un'Europa che-s'ab. bandonasse alla follia della guerra, non ci pota:bbe essere il minimo posto per i soldati americani. Noi altri veterani ci opp<)r.

remo Eon tutte le nostre forze e coo tutti i nostri mezzi legittimi all'entrata degli Stati Uniti in una nuova guerra europea. Noi difenderemo la neutralità americana lino allo estremo limite». La Legione dell'Illinois conta mila ex mobilitati e mila dame ausiliarie. « Ognuno - aggiungeva il Mag. giore Bittinger - è inesorabilmente avverso alla guerra. l capi responsabili dell' American Legion. riuniti in congresso, nanno discusso particolareggiatamente dell'avvenire dell' Ame. rica nel caso in cui una nuova g-.:c:rra euro.. pea scoppiasse e vi intervenissero le grandi potenze. Nessuno dei membri rlel nostro gruppo vuole avere alcunchè Ja iare wn la guerra... preserviamo la nostra neutraiitl! A coloro che sono nati all'estero, noi diciamo : «Siate fedeli all'America! Non ascoltate la pro. paganda europea! Non fate niente che poss:. aiutare o incoraggiare una Nazione in guerra! Non adorate che una sola bandiera: la bandiera stellata! Voi non avete doveri che verso l'America! ». Il Maggiore Bittinger concludeva affermando che gli ex combattenti avrebbero difeso il suolo americano, se ce ne fosse stato bisogno, ma non avrebbero preso mai più le armi in Europa. (Los An. geles E:r:ami11e,. del 27 agosto 1939). La sttSSa American Legion dell'Illinois indiriz.

zava "\'oti di felicitaziooi a.i giornali isolaz.io.. nisti e specialmente alla stampa Hearst: alla Chicago T flib11ne e a.i giornali Hearst di Chicago, Saq Francisco, Baltimora e Ange. les. I membri dell'.Amerian Legioo dell'Illinois e della California facevano una cam. pagna ardente contro la 8'JCrra anche con la propaganda spicciola, personale, e cioè distri. buendo milioni di coccarde, di manifesti tri. colori - rossi. blu e bianchi - su cui si Jeueva i l motto : « K u p 111 0111 of '"""! Be », « Preservateci dalla guerra! Restiamo neutrali! ». Questi manifesti, insegne. .ulissi, ecc. veniVllno distribuiti in tutti gli alberghi, in tutti i garages, in molti risto. ranti deii'IUinois e della California del sùd. Se ne vedevano attaccati ai vetri delle auto.. mobili ; molti studenti portavano coccarde neu. traliste all'occhiello. In una parola la caro. pagna neutralista e isolazionista contro la politica di RooseveJt era intensa già prima che scoppiasse la guerra europea. • • •

Successivamente, come la guerra è scoppiata, il Presidente Roosevelt ha convocato il Congresso per fare approvare la riforma del. l'Atto di neutralità; e naturalmente la cam. pagna isolazionista ha raddoppiato di ardore Al momento in c:ui scriviamo fervono

....

nite le d iscussioni f ra gli uomini politici e le polemiche fra i giornali in America pro e contro la riforma. E' mol to probabile che il Presidente Roosevelt consegua il suo intento e riesca a ottenere la riforma della. legge. E poichè la riforma consisterebbe nell'abolizione dell'embargo sulle armi e sui materiali di guerra, il lettore di giornali medio in EuJopa potrebbe essere indotto a pensare che un mutamento fosse intervenuto ne!Jo stato d'animo o nelle opinioni del popolo americano; potrebbe credere, cioè, che l'America da una posizione di neutJalismo stesse per fare un primo passo vers<:. un intervento più attivo nelle cose europee, cominciando a forn ire armi agli Alleati.

Questa interpretazione sarebbe e rronea. Che il Presidente Roosevelt e il Segretario di Stato Cordell Hull si battano per la riforma della l egge allo scopo di aiutare l' Inghilterra e la francia è certo. Che la riforma venga approvata sotto la pressione delle simpatie popolari per le democrazie è probabile. Ma ciò non significa affatto che la volontà del popolo americano di rimanere neutrale si sia hllievolita. Infatti cosl CordeH Hull in luglio come oggi iJ Presidente Roosevelt hanno sostenuto la necessità della riforma print.:ipal mente con questa argomentazione : che l' embargo non tutela affatto la neutralità, mentre la riforma (divieto alle navi e ai cittadini americani di attraversare :rone pericolose in

tempo di guerra) eliminerebbe ogni pericolo di conflitto e, conseguentemente, tutelerebbe a.ssai meglio la neutralità americana.

Con questo non s'intende affatto escludere che l'opinione del pubblico Americano possa in avvenire mutare e propendere per una ingerenza più attiva nelle cose euiOpee: questo dipenderà, in parte, dall'abilità con cui saprà guidarla il Presidente; in parte non minore, dai ca.si della guerra (il siluramento di p iroscafi americani, il bombardamento di indifese potrebbero provocare violente indignazioni collettive, le cui conseguer..ze non sono prevedibiJi); e sop rattutto dipenderà dalle sorti della guerra. Se non incorriamo in errore, più le democrazie appariranno deboli e insufficienti a tener testa al gcr111.mesimo, e p i ù l'.America sarà tratta a prendere posizioni a loro favore. Perchè l'eventualità che essa piil teme è di dovere, in definitiva, rimanere sola di fronte a un grande Impero germanico nell'Atlantico e a un grande Impero giapponese nel Pacifico

Ma questo è di là da venire. Per ora, il pubblico americano è fedele al motto « Keep us out of war.' Be neutrali»

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Chi voglia rendersi conto di come si sia formato questo stato d ' animo del pubblico americano deve risalire parecchio indietro nel tempo : alla guerra mondiale e alla grande delusione, che ad essa seguì.

Ventidue anni fa, l'entrata in guerra dell' America sorprese tutti quelli che conosce. vano gl i americani e il loro modo di pensare Le ragioni per le quali l'America inter\·enne furono parecchie, e le principali furono le seguenti :

l) Prima di tutto, le simpatie del popolo americano dallo scoppio delle ostilità in poi si erano an date orientando verso gli Alleati, soprattutto in seguito all'i nvasion e del Belgio e all'affondamento del Lusitania. Sotto questo punto di vista, si potrebbe es. sere indotti a pensare che l'America sia oggi più vicina all' intervento d i quanto non fosse nel 1914; perchè le sue simpatie per le democrazie sono a.ssai più nette e marcate di quanto non fossero allora, e la sua antipatia per la Germania a.ssai più viva e violenta. Ma la deduzione sarebbe arbitra ria.

2) L'occasione allora fu fornita dalla campagna dei sottomarini senza restrìzioni, che fu diretta in crescente misura contro le navi mercantili americane. Il che offese nello stesso tempo l'orgoglio nazionale e gli interessi americani.

3) Wilson e per molti dirigenti americani d'allora, come oggi Roosevelt e Cordell Hull, creòevano essenziale per gli interessi e soprattutto per l'avvenire dell'America che la Germania perdesse la guerra e l'Inghilterra la vincesse.

4) Infine, molto influirono i legami eco.

SOLDATI SOVIETIC I AC COLTI D A LL A POPOLAZIONE DI UN VILLAGGIO UCRAIHO

n omici che, nel corso dei primi du,e a.uni di guecca, si erano stabiliti fra produttori e banchieri americaoi e gli Alleati. L'America aveva fornito all'Europa anni, materie prime e derrate io quantità enormi e aveva fatto grandi prestiti all'Inghilterra e alla Francia. A un certo punto parve che gli Alleati, se avessero perduto la guerra, non avrebbero manteouto i loro impegni. L'America intervenne per salvare il suo denaro; dopo di che, lo perdette egualmente:

Queste furono le vere ragioni dell'intervento. Ma il popolo americano, che è un po- · polo essenzialmente giovane e a fondo idea. listico, entrò in guerra con una grande illu. sione : l'illusione di combattere per la causa della giustizia e della pace universale.

Alla grande illusione segul una delusione ancora maggiore. La guerra e i trattati, ton cui essa si chiuse, non stabilirono la pace in Europa e meno ancori la giustizia E, per rea. ziooe, gli Stati UnitJ presero una via del tutto opposta a quella che avevano seguita dal 1917 e si chiusero io·un isolamento, se non splendido, certo oomodo e ricco.

Le fa8iooi principali di quel capovolgi. mento della wlitica americana si possono, sulla scorta di un limpido e ammirabile stu-. dio di Lord Lothian, riassumere come segue : l) Prima di tutto il riailiorare della tradizione antica di un centinaio d'anni, la tra· dizione fondamentale della politica estera

americana, di evitare impegni in Europa. Que. sta tradizione, o, meglio, come la chiama Lord Lothian, questo istinto fu profondamente contrariato e allarmato dagli articoli l O e 16 del Covenant della Lega, in virtù dei quali gli Stati Uniti si sarebbero dovuti im. pegoare a entrare io guerra per difendere le frontiere stabilite dal Trattato di V ersailles. Quindi i grandi dibattiti del 1920 al Con. gresso sulla partec-ipazione dell'America alla Lega; quindi la storica decisione di non par teciparvi. E fu un fatale errore. Era stato un errore della politica americana creare la Lega ; fu un errore più grande abbandonarla a se stessa.

2) La seconda ragione fu il gioco dei partiti. Gli Stati Uniti, durante la guerra non avevano mai formato un gabinetto nazionale. 4lle elezioni, che ebb«o luogo subito dopo la guerr a, Wilsoo tentò di mobilitare i seo. timenti e i riseotimcnti del tempo di guerra a favore del suo partito. l repubblicani ne furono .furiosi e, per reazione, diedero bat. taglia appunto in nome del principio della astensione dell'America da qualsiasi impegno in Europa. Cosl, la più· grave decisione, che l'America avesse da prendere, dopo quella della partecipazione alla guerra, fu il risuJ. tato di una tumultuaria lotta elettorale e del. l'urto delle passioni dei partiti.

-3) c E finalmente, come mi disse un di. stintissimo pubblicista americano, ci fu un

sentimento subcosciente, che si può, aU'incirca, descrivere cosl : noi siamo vissuti in pace e in sicurezza dietro lo scudo della flotta britannica per centoventi anni ; la flotta tannica è ancora una volta « suprema nel mondo » ; perchè 'non dovremmo, dunque, tornare alla nostra antica sicurezza, e Jasèiare die la Gran Bretagna regoli le cose come ha fatto per ceotoventi anni, purchè teniamo una flotta abbastanza forte per impedirle di abu. sare della sua potenza?». Cosi Lord Lothian Il « distintissimo pubblicista americano » sarà stato, probabilmente, Lippmann; e lo dedu ciamo dal fatto che, in qualche articolo, ha svolto idee analoghe

Fino aJ 1938 l'America rimase fedele alla politica che aveva scelta nel 1920, di non ingerirsi degli affari europei. Ma la giustificò in modi diversi, man mano che gli avveni. menti si succedevano.

La giusti.6cò prima di tutto coi difetti del Trattato di Versailles. In realtà, questi di. fetti non avevano avuto alcun peso nelle polemiche del 1920, e, anzi, · allora l'America non se n'era affatto accorta Se ne accorse, più tardi, e allora si rallegrò di essersi lavate le mani di cosi iniquo Trattato, e dimenticò che esso era in gran parte opera sua.

· La giustificò, poi, con gli eccessi della po. litica francese verso la repubblica tedesca e specialmente con l' invasione della Ruhr E

M O S C A :
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dimenticò che essa stessa, respingendo il Trattato di garanzia delle frontiere francesi. aveva spinto la Francia a fare quella politica.

Poi coi debiti di guerra. L'insolvenza degli Stati europei alienò loro completamente le simpatie americane. Il popolo americano si convinse che glii Alleati si erano valsi del aiuto per i loro scopi imperialistici e poi ave. vano lasciato sulle spalle: dc:l contribuente am e. ricano il peso d elle spese per le loro e per le loro follie. Infine nell'animo radicò il convincimento che l'Europa fosse un cont inente impazzito e che il partito più saggio' fosse di abbandonarlo alla sua sorte.

La crisi d i Monaco -ebbe negli Stati Uniti un effetto prodigioso : non soltanto per il suo carattere tragico c: terribile, ma anche perchè il popolo americano fu scosso nei suoi sentimenti egoistici. Da quel momento, in America, nella mente dell'uomo medio si fece strada un dubbio: che accadrebbe all'America se l'Impero britannico sparisse? se la flotta inglese cessasse di esercitare la funzione che: ha finora esercitata? E il dubbio ben presto diventò paura. Un pubblicista americano vio. lentemente isola.zionista e anglofobo - Q\Jincy Howe - già qualche anno prima aveva scritto: «Quel che io temo non è la forza dell'Impero inglese, ma la sua debolezza; sarà in nome della s ua debolezza che noi americani saremo chiamati a difenderlo». Oca, a Monaco, proprio una prova di de. bolezza aveva offerto al mondo l'Ingbiltcru ; una prova di immensa, tragica debolezza.

Le cooseguenze immediate di Monaco in America furono due: un enorme aumento degli armamenti e una esasperazione del sentimento antinazista

• • •

Su questo sfondo di fatti e di sentimenti, è scoppiata la crisi odierna E oggi, a tutti gli spiriti, di qua e di là dell'Atlantico, si presenta più che mai insistente la domanda : che farà l' .Ame:rica ?

Essa ha, nel mondo moderno, ereditato la posiziooe che, fino a una generazione fa., ebbe la Gran Bretagna. Essa è invulnerabile, come eta una volta e come, oggi, non è più l'Io. ghilterca Ha la potenza marittima. Ha piena libertà di manovra, nel senso che mentre le altre nazioni lottano per la loro Jicurezza, essa può aiutare l'una o l'altra senza preoccuparsi della propria sicurezza. Gli attuali teatri di guerra, in Europa e in Asia àistano migliaia e migliaia di miglia dalle coste americane. Ma - si dice - appunto questa situazione potrebbe essere per l'America incentivo a un intervento attivo negli affari europei L'Inghilterra., nel secolo scorso, si diede le arie di aiutare altre nazioni nella loro lotta per l'indipendenza o per la libertà, ma, ill realtà, si valse di quelle nazioni per abbattere o per creare ostar '>li ai suoi avversari. L'.Amerk.•. potrebbe indursi a fate una politica analoga Disse Lord Lothian: «L'America potrebbe pensare che: il sistema migliore e più a buon mercato di sicu.rezza per essa consiste nell 'as. sistere l'Inghilterra c: la Francia e che, se permettesse la distnaione dell'Inghilterra e della Francia enormemente il pericolo e il costo della sua sicurezza». Suebbe un errore, perchè la Germania noo minaccia la sicurena dell'America. Ma è possibile che l'America commetta questo errore.

c.&aLo ••u•:oc•

11118 • 1
DELEGATI AUSTRIACI l! TEDESCHI A BREST·LITOYSK
1818 IL LEOPOLDO DI BAYIIRA SIGNA L'AIIMISTIZIO DI BREST·LITOYSK BERLINO 1817 • L'UPPICIO INPORMAZIONI DI OUIRRA
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ANCHE LA GUERRA moderna conosce i lun. ghi e logoranti assedi. Anzi, si potrebbe dire che la guerra moderna è essenzialmente un assedio; un assedio non più a piazzeforti. ma a tutto il paese nemico. Questo assedio è il blocco. La vittoria è questione di libero tonnellaggio e di dominio sulle vie dei rifornimenti. Lo si è visto neU'ultima grande guerra.

Nel 1914, allo scoppio delle ostilità, i cantieri navali mondiali e quelli inglesi in particolare erano in piena efficienza. Dopo un periodo di noli relativamente bassi, questi, nel 1912-1913, si erano messi al rialzo, determinando un largo alBuire di ordinazioni : Ve ro è che nel 1914 le costruzioni avevano già oltrepassato la domanda, mentre i noli riprendevano a ribassare. Le costruzioni già impostate avrebbero senza dubbio, nell'annata in corso, aumentato ancora di più le disponibilità di naviglio

All 'inizio delle ostilit4 esistevano 23.000 pirosafi, da 100 toònellate inglesi in su, per un complessivo tonndlaggio di oltre 42 milioni di tonnellate inglesi. Di questi 23,000 piroscafi, più di 10.000 battevano bandiera britannica, coo una stazza lorda di 20.831.000 tonnellate inglesi. Nella graduatoria del naviglio mercanti!e l'Italia occupava il sesto po-

sto, con 6:>:> piroscali e una stazza lorda di 1.:>14,000 tonnellate inglesi

Tanto per stabilire un punto di riferimento, giova ricordare che oggi, a venticinque anni di distanza e all'inizio di una nuova guerra, in cui l'assedio marittimo si appresta a rappresentare b. sua cospirua parte, il mondo conta circa 63 000 piroscafi con 63 milioni di tonnellate Ji stazza lorda.

Nel 1914 il 42 per cento del tonnellaggio c:ra di bandiera inglese. Oggi, il 27 per cento circa batte bandiera britannica. La percentuale si più alta avendo riguardo ai piroscali destinati ai viaggi transoceanici, poichè in un totale di ottomila vapori adoperati in tali viag. gi quattromila appartenevano all' Impero br i. tannico, mentre quelli delia Francia, dell ' lta lia, del Belgio, del Portogallo insieme non sommavano il migliaio.

Questa cospicua dotazione dei mari andava ad affrontare una prova inconsueta: l'insidia sottomarina.

All 'inizio della guerra mondiale nessuno credeva veramente ai sottomarini Il comandante supremo dei sottomarini tedeschi , miraglio Michelsen, ha lasciato scritto nelle sue memorie, Lt sons matine, che allo scopp1are delle ostilità, nella marina germ.t.

nica non si nutriva nessun entusiasmo per !.1 nuovissima arma Non diversamente l'ii!'Hm;· raglio Jellicoe, che comandò la grande flotta britannica Nella prefazione al libro d! Gib. son e Prendergast sulla storia della guerra sottomarina, egli confessa che la Marina britannica aveva sempre considerato i sottomarini come dotati di un c-aggio di azione limi tato, tanto che quando apparvero i primi cseniplari nel mare del Nord, si pensò che fossero riforniti da navi o a terra con la complicità di traditori.

Altrove si era egualmente e ancor più all' oscuro s u quella che avrebbe potuto essere la loro efficienza. lo generale, non le si attribui\'& una particolare importanza. I più ri tenevano che il loro compito fosse destinato a rimanere sussidiario, nei servizi di vigilanza pel mantenimento o la violazione del blocco. Si dubitava, inoltre, che potessero resistere al mare grosso, tanto che la funzione di m,. scosta minaccia fu principalmente affidata alle torpedini fisse o vaganti.

La smentita a queste previsioni di una tecnica antiquata, venne dalla Marina germanica, d1e fece dei sottomarini il principale strumento della sua offensiva sul mare Proprio il primo giorno della guerra il piroscafo ausi-

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Ilario della marina tedesca, « Konigin Luise », ben noto in Italia perchè pet molti anni aveva trasportato emigranti da N a poli a New York. fu avvistato da navi inglesi al larg o della costa del Suffolk, cioè su una delle vie maestre del traffico, e immediatamente affondato. Ma il « Konigin Luise >> potè prendersi una postuma vendetta. Esso aveva avuto il tempo di ancorare le sue torpedini e su una di que. s te andò a perdersi, l'indomani, il medesimo incrociatore inglese che l'aveva affondato.

Questo fu l'inizio di un intenso ancorag. gio di da parte dei tedeschi sulle vie dei grandi traffici marittimi. Fu così posto uno sbarramento fra Oster.da e if Tamigi, f'ra la Scozia e la Norvegia, nella zona pesche. reccia sotto l'Islanda, sulla via di Arcange lo, e in altri consueti itinerari marittimi.

Nel primo. anno di guerra le mine furono per la Germania un'arma più potente dei sot-

toma rini. Ma poi il sottomarino rivelò le sue straordinarie capacità. offensive e lasciò la torpedine a lunga distanza da sè.

Secondo una diligente statistica compilata dal Fayle, il tonnellaggio affondato dagli Im. peri centrali durante la guerra, per opera dei sottomarini, fu di 11 milioni e 153.501 ton. nellate. mentre quello affondato per opera delle mine ammontò a meno di un decimo, vale a dire a l milione 120.732 tonnellate

Ne ll a primavera del 1917 pan•e, per un momento, che il sottomarino dovcise decidere le sorti della guerra, onde si comprende che gli Imperi centrali cercassero di moltiplicare il numero dei lo ro sommergibili e di aumen tarne, contemporaneamente, l'efficienza Dai 28 del 1914, si passa a 36 nel '15, a 68 nel '16, a 138 nel '17, a 169 nel 1918.

La rivelazione della potenza offensiva dei sottomarini ebbe qualcosa di subitaneo e di

sorprendente. Già. il 12 agosto del 1914 l'c U 15 »lanciava il primo siluro della grande guer ra contro la nave inglese la « Monacch », senza, peraltro, colpirla. Il 5 settembre l'« U20 » affoodava l'esploratore « Pathfinder >> ; il 22 settembre l'« U 9 » silurava tre grossi incrociatori inglesi corazzati, « Aboukir », c Hogue » e « Cresay », affondando le tre navi e causando la morte a 62 ufficiali e 1on uomini. Le amare sorprese noo si fet:mavano qui. Il 20 ottobre il sottomarino germanico « U l 7 » fermava il piroscafo inglese « Glitra » e dopo avere accordato allo equipaggio dieci minuti di tempo per prendere posto in imbarcaziooi, lo affoodava. Poco più di un mese dopo, il 23 novembre, la stessa sorte toccava al c Malachita » e tre giorni dopo al « Primo » I sintomi erano sufficientemente inquietanti L'allarme. di· tutto il moodo mercantile fu e tag, giunse il suo culmine quando il 7 mag gio 1915 I'« U 30 » affoodava il « Lusitania

Durante il 1916 fu il Meditet:raneo il più impràsiooante campo di operazione dei sottomarini tedeschi.

La capacità. di distruziooe mensile dei sot. tomarini germanici andò spettacolosamente aumentando. Nei cinque mesi dal febbraio al giugno del 191-7, i sottomarini tedeschi tennero la media. di atfoodamento sulla quota di 600 mila toonellate. La supet:arooo del 50 per cento nell'aprile Dal luglio in poi le distruzioni incominciarono a declinare.

Contro i sottomarini furono adottat.e mi sure offensive con le reti, le mine di pròfon. dità., le na\-'Ì trappole; norme difensive, ar.

• mando le navi inet:cantili e soprattutto, organizzando i convogli scortati; misure ecooo. miche, dando potente impulso alla ricostru zione del naviglio ed alla produziooe alimentare interna, riducendo i consumi col tesse camento e regolando gli approvvigionameoti col criterio della posiziooe geografica, in modo da ridurre, per quanto possibile, le percor renz.e marittime e i rischi. Cosi, ad esempio, il grano dell' India e dell' Australia era do;a:i. nato di prefet:enza all'Italia e ai porti medi terranei della Francia, mentre il grano dell' Amet:ica veniva riservato alla Gran Bretagna e ai porti francesi dell'Atlantico. Naturalnlente le misure controffensive di fronte alla micidiale aziooe dei sottomarini ebbero risultati impooenti. E se nel 1914 fu. cono distrutti soltanto ànque sottomarini germanici, nel 191 5 ine furono distrutti dician. nove; nel ' 16 ventidue; nel 17 ben sessan. tatrè; nel 1918 sessantanove.

Se, poi, ripartiamo la somma totale delle perdite di tonnellaggio per opera di sottomarini secondo le varie bandiere, vediamo che mentre l'Impero britannico perdette circa il 3 5 per cento del suo tonnellaggio, la Francia perdette il 39, la Norvegia il 41, l'Italia il 51. Triste primato dovuto alla nostra situazione · geogralica, con un grande sviluppo di coste s u un mare interno.

Ma la perdita del tonnellaggio non fu la sola conseguenza dell'azione dell'arma sotto. marina, cosl largamente adoperata l m. per i centrali. Di f>ati passo con la perdita d e! tonnellaggio si deve considerare. nel tener conto dell'efficienza belli91 sottomarina, il foltissimo rialzo dei noli, che l'incertezu del tr:tffico, sotto la permanente minacc:i t pro\·e. niente dagli oscuri recessi deL mare, provO<:ò d'ogn i parte. E f!lent re il comme1 ::!o r n:it

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LOMORA- MODA DI GUERRA

timo, sotto la incombent'!, andò ra. pidamente contraendosi, gl i ardimentosi si fecero pagare senza risparmio il rischio che andavano ad affrontare accettando di traspor· tare merci in condizioni tanto preéarie e tanto pericolose. Anche qui l'Italia pagò alle tremende difficoltà della guerra un tributo superiore a quello pagato dagli stessi Alleati. Se ovunque il rendimento del tonnellaggio fu sensibilmente ridotto a causa dei convogli e, in genere, delle misure di polizia marittima, per tacere della frequenza e della durata delle riparazioni, tale minore rendimento fu particolarmente sensibile nel Mediterraneo per le maggiori difficoltà di navigazione che presentava un mare interno, cui si accedeva soltanto da uno stretto e da un canale. dei noli fu.Ja prima conseguenza delle ostilità, dato l'accresciuto fabbisogno di tonnellaggio per scopi bellici, la scomparsa dag li oceani della marina germanica e austroungarica, la congestione portuaria, le maggiori distanze da percorrere per sostituire il mercato russo con quelJo delle Americhe, dell'India e dell'Australia, in seguito alla thiusu ra dei DardaneiJi.

L'entrata in linea di sempre nuovi sottomarini, il (allimento dell'impresa dei Darda. nelli voluta dal ministro dell'ammiragliato britannico Churchill contro il parere delle competenti !lutorità militari che la giud ica. rono una vera follia, le difficoltà del traffico navale ogni giorno crescenti, determinarono un fantastico aumento dei noli. Se ne ha u'la documentazione str-aotdinafiamente significa. tiva nelle variazioni delle medie annue pel t!asporto di una tonnellata metrica in alcuni viaggi tipici su l mercato libero. Pochi esem. pi. Nel 1914 pel trasporto di una tonne!lat.1 metrica da Cardiff a Genova si pagavano 9 scellini oro; nel '15 se ne pagavano 3 2; nel '16 ottanta e nel '17.'18 centottanta. Una tonnellata di grano o di mais da a Genova, che nel 1914 pagava 22 franchi oro, nel 1915 ne pagava 65 e nel 1916 ben 170. Da Karaki a New York una tonnellata di grano, che nel 1914 importava una spesa di 21 scellini oro, in quattro anni toccava punte assolutamente impre-vedibili : n sceJ lini oro ne: 1915; 155 nel 1916; 337 nel 1917; e 338 nel 1918.

A partire dal 1916 gli Alleati comincia rono col requisire quasi tutte le navi della marina mercantile. Col 1917, poi, l'Inghilter. ra, contro llando i carboni, riuscì a stabilire deglt accordi speciali coi più importanti armatori neu t ral i, istituendo il cosiddetto nefl. tra/ pool, di modo che i noli di mercato vera mente liberi diventarono delle eccezioni. In pari tem'po. si stipularono quegli accordi interalleati per cui i governi italiano, inglese e francese, si impegna rono ad eseguire in co. mune i loro acquisti diretti - acquisti, çioè, dei governi - libero restando il commercio privato dei vari paesi.

Ma non è detto che simili accordi, se per. mettevano la sicurezza degli acquisti ed una maggiore garanzia dei trasporti, rappresentassero pei singnli alleati le condizioni m i. gliori dei contratti. Da parte dell'Italia, ad tsempio, si era dovuto accertare che gli acquisti unilicati sarebbero stati eseguiti, sotto la \'igilanza del Comitato interalleato, da una Casa commissionaria inglese, Ross T. e Smith e. C. di Lh·erpool, remunerata con provvi g tone regressin a copert ura delle st•e spese

e di quelle di ricevimento, sorveglianza ed ispezione. La cura di procurare i mezzi di >trasporto era, in virtù dell ' accordo interalleato, affidata alla medesima Casa inglese.

Si trattò, lo si vede, di condizioni restrittive, che vennero a porre l'Italia in condizioni di sensibile inferiorità di fronte alle condizioni dell'Inghilterra e della Francia. Ma .fu giocoforza accettare, come fu gioco. forza subire, durante e dopo la guerra, quelle condizioni che i più potenti alleati riuscirono, per vie e modi diversi, ad imporre all'Italia. Tutto considerato, l'Italia ne soffri non soltanto nel suo bilancio economico, ma anche nelle sue possibilità di rifornimento e, di rimbalzo, nel tenore generale di vita del paese e nella stessa salute pubblica. Durante questo anormale periodo l'lnghilteua ridusse le sue importazioni del 30 per cento, la Francia del 25 , l'Italia del 50.

Il complesso delle cifre ufficial i sta a di. mostrare che i sacrifici sostenuti dall'Italia a causa della guerra sottomarina furono più gravi di quelli degli altri alleati.

In loro confronto, noi non avemmo soltanto una maggiore percentuale di perdite nel tonnellaggio mercantile, non portammo sol. tanto il peso del nostro collegamento subordinato ai provvedimenti del Comitato interalleato che decideva da Londra, ma risen. timmo in tutti i gradi della popolazione e in tutte le esigenze del nostro fabbisogno alimentare, in misura ben più onerosa, le difficoltà della lotta e l'asprezza delle sue conseguenze. Quale riconoscimento ottenesse dagli alleati questa maggior somma di sacri. fici e di privazioni vi rilmente sostenuti, lo :; i vide alla Conferenza della pace.

LONDRA : LE RECLUTE
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BJ\STA GEn'ARE uno sguardo sutJe foto. grafie di PirandeJio per vedere com'egli tenesse alla sua espressione diabolica. Raramente l 'obiettivo riusciva a scattare prima che egJi, con un'aiuta di sopraccigtio, mettesse nel proprio viso un'aria infernale. In alcune fotografie, si vede un Pirandello seduto e arruffato che scrive a rnatdlina quello che un Pi.randello ritto in piedi e maligno gli detta coo l'indice tCSI> Eppure pochi artisti sono stati buoni come lui OU lo ha visto una sola volta da vicino, e ha sostenuto il doppio sguardo del suo occhio rruope e di queJlo presbite, non si renderà mai conto di come s ia nato questo malinteso fra lo scrittore e se stesso, per effetto del quale egli stimava che quanto più rassomigl iava a l diavolo tanto

meno riuscisse diverso da se stesso. Negli ultimi anni, parlando di un suo poema autobio. gr;tfico, djssc che la sua opera letteca.ria era l a sua « vendetta ». Si attribuiva a cuor leg. gero una rrussione di maligniti, e ne parlava a vocè· alta. Credeva ingenuamente di star seduto dalla parte opposta al buon Dio, e commetteva tutti gli errori di chi non conosce bene la sua posizione.

Piano piano questo suo credersi un maligno gli si mutò òell'iUusione di essere un filosofo Nelle vecchie leggende, il diavolo frequenta le universiti, specie quelle tedesche E Piran. dello, da buon diavolo, nascondendo nel ba vero del cappotto un sorriso che egli scambiava per un ghigno, sall le scale dell'Università dj Bonn Mentre ascoltava le lezioni di filosofia, e prendeva appunti su Hegel e Fichte, e si sentiva dentro, a quelle parole e concetti, muo. versi sinistramente la macchina della maligniti, non pensò mai dj essere un bravo siciliano, della nobile e casta razza dj Verga., quale insomma la natura lo aveva fatto ed egli non vol le mai coosideratsi.

Il dopoguerra, con la sua rozza ammirazione pc!' il diabolico, doveva incoraggiare

PirandeUo neJ suo malinteso. Fu un periodo di successi e di sbagli; mai natura cosl alta incorse in errori tanto grossolani ; un enonne numero di sciocchi sfogò, con applausi, studi , articoli di giornali, la gioia che gli sciocchi provano sempre quando un poeta si perde (E' ormai assodato che va a favore della stu. pidjtà quanto si perde di Poesia).

Nonilimeno, chi potrà negare a questo Si ciliano, coperto dj errori, un altissimo rango? Egli sarebbe stato il nostro Gogol, se non avesse abbandonato il suo « mondo » di maniaci, di tipi, di fissati, tutto pieno di un odore casalingo, per la porta di servizio della filo sofia. Verga aveva gettato il primo sguardo su questi siciliani strambi e chiusi in se stessi, che il destino avrebbe assegnato per intero all'arte di Pirandello. Materia lmente, .questa zona di poesia si estende sulla costa occidentale della Sicilia, e forma un triangolo che bagna due vertici nel mare, con Agrigento e Palenno, e tiene il terzo tra le nuvole, con Enna c Caltanissetta. Un popolo, portato a ragionare su tutto, nel modo più grave e fuori deJ comune, abita una scena dj paesi irregola ri , con vie sghembe che lasciano improvvisamente il passante in piazze confuse o all'orlo dj scalinate che non si sa dove portino. Il vento s'ingolfa in questi paesi con un lamento di bestia catturata, quasi caduto in una tagliuola e si ferisse sopra g li spigoli. Ai vetri dei balconi altissimi sta sempre appi ccicato un viso di donna, appepa appena visibile, percbè la stanza è 'bUia e l'esterno sempre luminoso Gli abuantl dj questi paesi hanno tutte le virtù, tranne l a semplicità. Ingarbugliare le cose è il loro forte; mentre solo un quarto delle loro forze straordinarie è impiegato a risolvere un caso, tre quarti sono stati impiegati a renderlo da facile difficile; il sì e il no parlano dentro di loro a voce alta, sicchè spesso un passante solitario cammina di notte trascinando con sè un diverbio rumoroso. A Pirandello toccarono in dote tali paesi e personaggi ; ma bisogna pur dire che questo artista ricchissimo non spese sempre bene le sue sostanze e spesso tra s::urò le sue tenute co l fare pigro di un latifond1sta. Se Pirandeilo avesse ascoltato quei personaggi farneticanti. prendendol i sul serio uni camente dal lato CJmano e comico, Verga avrebbe avuto in lui un compagno di uguale statua.. U guaio fu che egli prese sul serio soprattutto il l ato filosofico dei. suoi personaggi, attribui un valore universale d i verità alle conclusioni strampalate di quei maniaci, li ascoltò con riverenza di discepolo, ritrovò Hegel e Fichte nei loro discorsi. Invece di renderli popolari e universali, precisando la loro stranezza e singolarità, avvolgendoli nel sorriso del buonsenso, riferendo i. loro discorsi dissennati con tono dell'uomo sennatéisirno, cercò di renderli universali attraverso le conclusioni dei loro ragionamenti che àvlri>bem dovuto avere, secondo lui, la portata d1 perte filosofiche Si confuse in tal modo col loro disordine, condivise le loro stranene, con l'effetto dj mettere nel suo grandc scompiglio e inefficacia di colori

Taluni particolari, rimasti fueri questo caos, testimoniano della wandeua nativa dello scrittore; il resto denunzia la sua tra. scuratczza, ingenu ità , sconoscenza dei propri mezzi e destino.

O università di Bonn, rendi ci il nostro poeta!

t.UIOI PIIIAIIDEt.t.O (leSSI
V l T lo l A li O B Il A li ( t A T l

Parigi, 1863

«Questa seattimana al ballo deHe Tuilleries ho incontrato Auber (il musicista era allora direttore dei concerti a Corte). Mi è stato presentato dal Duca di Persigny. Auber è un piccolo uomo tarchiato i cui occhi sprizzano intelligenza e vivacità. Il Duca di Persigny fece mille complimenti della mia voce e il maestro mi domandò se non avrebbe avuto il piacere di sentirmi ben presto cantare».

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Parigi, 1865

« M. Drouyn de Lhuys ha dato questa settimana, al Ministero degli Affari Esteri, un ballo mascherato la cui magnificenza non era suta ancora eguagliata. L'Imperatrice, in un sontuoso costume di dama bavarese d'altri tempi, scintillava di tutti i fuochi dei suoi splendidi gioielli. Era più bella che mai. La contessa di Castiglione aveva immaginato per questa festa una seducente personificazio ne della «Verità » che fece sensazione. Vestita di una semplice tunica bianca dalle pieghe armoniose, teneva fra le sue mani d'alabastro un immenso ventaglio di piume bianche nel centro del quale era uno specchio che rifletteva i suoi lineamenti puri alteri, ma, ahimè, inespressivi. Ella ci apparve classicamente bella e fredda come una luminosa giornata d 'i nverno. Ad eccezione di qualche apparizione sensazionale, la contessa vive ritirata nella sua dimor.a di Passy ove solo pochi intimi sono ammessi. Ella si loda volentieri di questo isolamento chiamandosi da sè la réd11st de Pan7,· altr i la chiamano di già la rérliiJe du pas1é

Parigi, febbraio 1864 « La Principessa di Metternich riceve tutte le sere dopo mezza. notte L'altra sera incontrai da lei Riccardo Wagner che aveva ;wistito ad una rappr esentazione agli «Italiani» (l'attuale Opém Comiq ue) Fui molto felice di trovarmi io compagnia del maestro, benchè mi apparisse terribilmente severo e solenne, di uno spirito sati rico acuto e poco incline all 'i ndulgenza. Niente sembra piacer. gli; t rova i teatri di Pa rigi terribilmente sporchi e di cattivo gusto, gli attori mediocri, i caot2nti peggiori, le o rchestre di secondo ordine, il pubblico igno rante, ecc... Agli « Italiani » la Patti, Mario e Al boni cantavano !VgoleJJo. Sono tutti ammirevoli. Albon i è enorme e rotondo come una botte, ma quale voce! Ll Patti e Mario si mostrano i denti: si detestano a morte. Cosl le loro

scene d ' amore sono ridotte al minimo di espansione e nei loro abbracci più appassionati non si toccano che con le punte delle dita fulminandosi con g li sguardi Il Barbiere di Siviglia è il più grande successo di Mario. Lo recita con una tale comprensione del personaggio e lo canta in un modo cosi squisito e cosi raffinato, che egli rest2, anche nella scena deJJ'ubriachezza, un perfetto gentiluomo.

Abbiamo assistito ad una serata in casa della Marchesa de Boissy, più conosciuta sotto il titolo di contessa Guiccioli, la stessa che ispirò a Byron tanti bei poemi. .A vederla adesso tinta e truccata, ci si domanda come il grande poeta potè un giorno bruciare per lei di una fiamma cosi viva... Vecchia e risposata al Marchese di Boissy, ha rinunciato ad ogni celebrità e si contenta di dare delle serate senza glor ia allettate da un buffet senza abbondanza »

Parigi, marzo 1864

« Rossini <;i ha invitato a una delle sue « serate del sabato». Trovammo dal maestro una riunione delle più eclettiche, composta di artisti, diplomatici, personalità dell a grande società parigina e straniera. Come io manifestavo la mia sopresa di non incontrare Wagner, che attualmente è a Parigi, ad una serat:l che riuniva Rossini, Saint Saens, Gounod, Aubér, il Principe Poniatowski e tante altre celebrità del mo.ndo musicale, mi fu detto che ciò non aveva niente di sorprendente a causa della poca simpatia che regnava fra l'autore del Barbiere e quello del Tannhauser. Auber doman. dò a Rossini, in mia presenza ciò che pensava della recent.! rappresentazione del T annha111er. Con un sorriso indefinibile,

1 8 55 R l T O Il N O D A L L E C OR SE ( dit d i Rovlda)
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THlOPHILt: OAUTII!II , (l'ete P....ooo)

il Maestro rispose che per compren. dere ta le musica è necessario seotirla mo lte vo lte : « E q uesto io non lo t a rò certamente! » aggtunse: co n un;• risata « Wagner, proseguì Rossini , non ha la comprensione del ruolo ch e la voce umana ha nel teatro, come del resto non i'ha W e ber. Questi du e compositor i' pensano che cantare signa. fichi semplicemente sfringuellare del le not e. L'arte del canto è considerata da lo to come e le Ne risulta che la loro musica vocale è priva di finezza e d'espressione e che tutto l'interesse delle !oro part tture s i trova assorbito dall'orchestra che essi vogliono onnipotente. Se Wagner riesce a fa r trionfare i l suo sistema, e di ciò è ben capace. e se la fo ll a si entusiasma di lui (e di ciò anche la folla è ben capace) cosa suc. cederà dell ' arte del c anto? Sa r à detronizuta. Non c i sarà più il bel canto, non più espressione non più dizione. La sola cosa richiesta all ' artista sarà di « muggire >> e allora la più modesta cornetta o il più umile trombone diverranno tanto importanti quanto il miglio r tenore, anz i gli saranno superiori perchè potranno dominare l'orchestra. Ma la strumentazione di Wa gner è magn i fica; l' OlltJerJure di T"nnhaJtJer è un capolavoro. Vi è un V<Ho che vi Apisce, 1«-tecalmeot.e. Vorrei averla scritta io! » concluse Rossini con visibile sincerità .Auber mi ha domandato se sapevo ciò che Rossini diceva di lui; g l i ho risposto che lo ignoravo, ma che sapevo ciò che dov r ebbe dire. « Egl i dice, contin uò .Au. ber con u n a allegra espressione dei suoi buoni occhi, .Auber è un grande musicista che fa della musichetta >>. Sarei curiosa, domandai io, di sapere ciò che .Auber pensa di Rossini. « Ebbene, ed egl i esitò un istante prima di espr imere il suo pensiero, io penso c he Rossi ni è un g r andissimo musicista c he fa della bellissima musica, ma una detestabile cucina ».

.Auber non è i l solo a condannare la cucina di casa Rossini Il P ri ncipe di Metternich affer ma che nessuno riusci rebbe a costringerl o a mangiare u n piatto p rep a rato da l Maestro.

Il Barone di Rothschild m i raccon t a c he avendo m andato a Rossini dei magnifi ci grappoli di uva, ricevette dal Maestro questo biglietto : « Ben dtè Ili vostra uva sia superba non mi piace i l vino in pillole ». Ciò che vo. leva dire , in altri termini : Mandatcau piuttosto qualche cassa del vostro ecce llente Chateau Laffitte. E il Barone aggiunge. « Ciò che io feci immedia. tamente per rendere omaggio a questa arguta battuta ». Mi $000 soffennata qualche istante davan ti il tavol o di lavoro di Rossini E' u n a cosa cu r iosa c· in diment icabi le. Ci si vede i n mez. zo ai manoscritti g l i oggetti 'più in attesi e più strani : petti ni, stecchini da denti , forbici per l e ung hie e, troneggiando bene in vista, un tubo di metallo che serve al Maestro per confezionare i famosi maccheroni

alla Rossini. L 'autore de.l Bttrbt ere n on ha nessuna civetteria per la sua toi Je t te. T rascurando d i tingersi i capelli. c forse a causa di c iò. porta la paù buffa parrucca che si possa vedere Quando va alla messa se ne mette due, una sopra l'altra e quando fa molto freddo ne mette una terza più ricciuta delle alt re per assicprare al su:> cranio un dolce calore ».

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Peli/ V al, 1864

<< .Auber ci fa delle visite freque n ti a Peti t Val. Mi dilette sempre a fare della musica in sua compagnia e il mio più grande p iacere è di eseguire con lui, a quattro man i , le op-.:re dei suoa autori preferiti. Benchè sia un vecchio più che ottantenne, .Auber ha grande cura della sua persona c: si veste all'uJtima mo da. Un g iorn o l'Imperatore gli domandò : - Dicono che avete ottant'anni. E' vero ?Sire, r ispose .Auber, non ho ottant an. ni , ma quattro volte vent'anni ».

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Parigi, 1865 « La Princi pessa Mati lde r iceve tut. te le domenic he sera ed il suo salotto è sempre animato da una società co. smopolita ed int eressanti ssima Reali. sti, imperialisti , diplomatici, artisti si mischiano con gli stranieri residenti o di passaggio per Parigi La Principes53 ebbe J'ide2 di uasfocmare un angolo dei suo parco in un attraente giard ino deco rato di piante ba lsamiche e d i meravigl iosi fio r i esotici E' in questo quadro c h e io ho cantato l'al. tro g iorno, accompagnata da Rossini Scelsi il pezzo « Bel raggio )) di ramide. Ma divertii molto della foggia de l vestito che Rossini portava quel giorno : redingote lunghi ssima, u n a cravatta bianca annodata di traverso, ma questa volt a, in via ecce. zionale, una sol a parrucca. Il Maestro ha ora settantatrt anni, ma pare che abbia dieci anni di meno e dà cont inua prova di una sorprendente gio. ventù. Esce poco di casa e non accetta inviti che in rare occasioni.

Rcssi ni , inc ontrando Gounod, gli ha battuto affettuosamente la mano sulla spalla di cendogli : « Ecco il Ca. vaiier Baiardo della musica».

E Gounod : «Non senza paura».

« Ma, in tutti i casi, senza macchia e senza ugua l i » concluse Rossi n i >>.

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Nell'autunno del 1866 i Moulton furono in vitati dalle Lo ro Maestà a Compiègne Ottima occasione, colta subito dalla bell a americana, per d escrivere le i passatempi dt quei famosi ri cev imenti e di' m:>strare i Sovrani nell' in timità delle lo ro va. canze

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Comprigne, 23 1/0tlembrt 1866

« Fui un po' turbata quando m1 venne annunc iato che il famoso

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"FO L LIE " DEL SEC9 N DO I M PERO

Teotilo Gautier doveva essere, a pranzo, il mio vicino di tavola. Pur essendo lusin. gata di una tale vicinanza, temevo d i non poterrru elevare alia sua altezza. Il poeta mi avrebbe parlato di Avrei dovuto parl argliene io? Senza dubbio non mi sarei tanto preoccupata se avessi saputo che gli animali e più particolarmente i gatti, per i quali ha una predtlezione, erano il soggetto preferito della conversazione de l poeta. Gautier mi raccontò infatti che aveva sempre alla sua tavola otto o dieci gatti, che ciascuno di essi aveva il suo coperto e che non succedeva mai che uno di essi si sbagliasse di posto o che rr.angiasse nel p iatto del vicino. « Da parte mia, mi confidò il poeta, chiacchiero con loro com e con degli amici e non soltanto li trovo attenti, ma com prensivi e feli ci dell'affetto che testimonio loro. Quan do la mia cuoca viene :1 lamentarsi di qualche furterello commesso da Cleopatra, un'adorabile gattina, io inter. rogo la colpevole in qucti termini : « Cleopatra, è vero che la cuoca vi ha sorpreso con la testa nella pentola del latte? ». Se i! colpevole, Cleopatra ficca la coda fra le zampe, getta le orecchie ind ietro e nei suoi lunghi occhi appare una espressione di vergcgn a e di pentimento eh: mi toglie ogn i dubbio. Una volta, dopo una fuga not tuma di G iulio Cesare, un superbo gattone, lo interpeJiaj cosl: « Giulio Cesare, siete scato fuori molto tardi questa notte. Cosa avete fatto?». Giu lio Cesare discese con un salto dalla seggio la dove abitualmente sta raggomitolato e miago lando languida. mente ven ne a raccontarmi con mit:e moine ch e era innamorato». * * *

Parigi, 30 novembre 1866

Ieri mattina prima di lasciare Compiègne ricevemmo la visita del maggiordomo che c i nmrse un plico. Eravamo stati prevenuti di questa visita da altri invitati che sapevano già che questo importante personaggio avrebbe fatto un giro prima della nostra

partenza per raccogliere le mancie. Le somme da noi versate sono destinate al personale di Compiègne. Il plico che l'uomo ci presentò con molta dignità era una ricevuta di seicento franchi, la mancia che noi dovevamo versare.

Durante il nostro soggiorno a Compiègne, Gustavo Doré ha disegnato delle caricature piene di spirito che ha poi comp letato con il • suo tocco incomparabile d'acquarellista».

Pa rigi, maggio 186-:'

« Liszt ha conquistato il cuore di Parigi riempie in questo momento della sua gloriR e della sua radiosa personalità. Sembra molto felice del suo- ruolo di- « pr-eJre /ion ». Pranzò l'altra sera da noi assieme ad una trentina d i invitati tra i quali erano Massenet e Auber Mentre conversavamo aspettan do l'ora di an. dare a pranzo, Liszt vide un manoscritto di una composizione portatomi nel pomeriggio c.Ia Auber, lo sfogliò con noncuranza e po· sandolo disse: Molto grazioso. Quando ter minato il pranzo, passammo in salotto, e Liszt c: bbe finito ii suo sigaro, si diresse verso d piano e, con nostra grande sorpresa, suonò la « molto graziosa » composizione di Auber senza guardare lo spartito. Non è straordina. rio che abbia potuto eseguire a memoria una composizione sulla quale aveva appena get tato gli occhi qualche ora prima? Qwndi eseguì con il suo stile meraviglioso un gran nu. mero delle sue compos izioni. Infine M-assenet si mise a un altro piano e i due artisti ci fecero sentire deUe divine improvvisazioni. lo ho cantato quaJcbe melodia di Massenet ac compag nata dall'autore. Liszt mi fece 1 più lusinghieri complimenti e assicurò a l giovane composito re il più br ill ante avvenire ».

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Pet•t Val. agosto 1867

« Abbiamo ricevuto la visita del Principe d; Metternich che non avevo rivisto da quando Massimiliano d'Austria trovò una così tragica morte aJ Messico. Non avrei mai pensato che

L A T O L E T T A SE C O H O O l M PER O (dio. di Gr•vln)
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RITRATTO DI M DE PEIISIGNY FATTO DA HAI"OLEOHE 111 D U R A H T E U H C O H S l G L l O D E l M l N l S T Il l ( 1 e 411)

il Principe potesse es<;ere cosi col pito da quel doloroso avvenrmento Non potei trattenere le !agrime mentre ci narrava gli ultimi momenti dell'Imperatore Massim iliano" e del suo ammirevole coraggio AJ momento di essere fu. cilato, ci h a raccontato il Principe, l'Imperatore dette a ciascuno degli uomini che formava no il plotone una moneta d'oro di ventic inque franchi dicendo loro : «Vi chiedo di mirare dritto al cuore ».

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luglio 1872

Eccomi· di ritorno da una visita al Castello di Johannisberg, la dimora estiva dei Principi di Metternich. A pranzo non parlammo che di Napoleone IIJ e dell'Imperatrice rie, ocando le magnifiche feste alle quali Parigi ci aveva convitati e anche, ahimè, della spaventosa catastrofe venuta a spezzare in piena g loria i l trono di Napoleone III Mettern ich mi ha racco ntato tutti i particolari della fu83 de ll'Imperatrice, dopo Sedan. Quando all' Ambasciata d'Austria giunse la not izia che la folla dei rivoltosi stava per entrare alle Tuilleries, i l Principe di Mettemich comunicò immed iatamente con r Ambasciatore d'-Italia, conte Nigra e tutt'e du e decisero di recarsi dall'Imperatrice per offrirle i loro scrvi.gi. Quando giunsero nelle vicinanze d el palazzo, ,·idero la foll a minacciosa raggruppata davanti : cancelli. Trovarono l'Imperatrice nei suoi appartamenti, calma e completamente padrona d i se stessa. Indossava già un abito da viaggio e stava mettendo insieme a Madame Le Breton degli oggetti personali in una valigia.

« Il Conte Nigra ed io siamo interamente al servizio di Vostra Maestà» disse il Principe. L' Imperatrice li ringraziò e chiese quello che le consigliavano di fare. Il Principe rispose che a veder suo il più saggio partito era quello di lasciar Parigi ed aggiunse che la sua vettura era a disposizione deii'Impe ratrice. Il gruppo lasciò gli appartamenti im periali per inoltrarsi nel padiglione di Flora ; poi, attraverso le gallerie del Louvre, raggiunsero la porticina che dava sul Lungo Senna

Il Principe di Mettern ich , che aveva pensato di far condu rre l'Imperatrice presso certi suoi amici in attesa di organizzare la sua fuga, apri lo sportello del suo coupè in vitando la Scvrana a salire. Ma in quel momento, obbeden do senza dubbio a una sùbita ispirazione, l'Imperatrice declinò l'offerta del Principe dichiarandogli che preferiva prendere una vettura di piazza ed allontanarsi sola.

« Signori, io vi chiedo di non seguirmi » disse l'Imperatrice ai du e ambasciatori nel l"accomiatarsi.

Il Principe, inchinandosi al desiderio di Sua Maestà, chiamò una vettura che stazionava li vicino e dette al cocchiere un indirizzo Mentre la Sovrana e Madame Le Breton salivano in vettura, un monello che si era fermato a guardarle, ri conobbe S M e si mise a gridare: l'Imperatrice!».

Il Conte Nigra corse verso il ragazzo e tirandogli l'orecchio gli disse con tono severo : c Mascalzon cello, come osi g ridare : Viva la Prussia ?». Mentre il ragazzo si dibatteva piangendo, già diversi passanti si erano curiosa. mente raggruppati per sgr idare il monello. In quei pochi istanti, la vettura che trasportava la fuggiasca e ra scomparso.. V&.

LA GUERRA «TOTALE » CONTRO LA NEUTRALITA'

L'ATTUALE conflitto, sorto dopo un veotennio di critica rivolta alla demolizione degli istituti, delle situazioni e dei principi nazionali creati a V ersaglia alia conclusione del co nflitto mondiale, cos tituirà certament e per la morale e per la politica europea, uscita allora vittor iosa, il colpo di grazia, e gnerà il ritorno ad un equilibrio spirituale e storico fondato su isti tut i, su situazioni e su princi pi internazionali completamente nuovi. I primi segni d i questo profondo rivolgimento, che incide non soltanto sulla geografia degli Stati, ma anche sulla struttura int.:riore delle loro categorie ideali, giuridiche e sociali. già incominciano a distinguersi chi.\ramente e fra essi non ultimo in importan za, anche per i suoi riflessi sull' andamento della guerra attuale, è l' intensificarsi delle discussioni sulla neutralità.

Anche questo istituto del diritto i n te rnazionale, che sembrava ormai definito con una cee ta precisione e stabilità di contorni da una se• rie innumerevole di consuetudini , si è rivelato nella sua sostanza inadeguato all e conditioni deila guerra e della vita moderna Nella sua prima espressione storica l'istituto della neutralità era in fondo soltanto un me2zo, attraverso H quale il belligerante potente imponeva agli Stati minori di non offrire il loro ausilio all'avversario, impedendogli di riiornirlo e di comunicare comunque con esso. Per conseguenza la neutralità era in ogni caso benevola nei confront i di chi la imponeva d irettamente con la sua pressione politica ed al contrario era molto rigo rosa verso l'altro belli-

gerante, sicchè si risolveva in una specie di mal dissimulata guerra bianca condotta sotto l'egida di uno d ei combattenti. Trascorso i l periodo delle grandi egemonie e divenut i meno impegn.ltivi i legami che un ivano ne:I'organismo della politica europea le Nazioni m in ori alle maggiori l'istituto della neutralità acquistò più decisamente la configu razion e con L •. quale è giunto fino ai nostri giorni , cioè divenne il sistema attrave rso il quale, in presenr di un conflitto, le Nazioni che non erano interessate particolarmente al suo svolgimento se ne astraevano, conservando rispetto ai belligeranti una posizione di equidistanza politica, morale ed economica. Tale esigenza di eq uid istanza si è praticamente realizzata con la d isciplina dei rapporti commerciali fra i neut ri ed i belligeranti, cioè stabilendo il principio ch e i neutri, una volta assunta questa posizione, dovessero rifornire le Nazioni combattenti soltanto delle merci il cui uso fosse proprio della v ita di pace e non potesse incid ere sull'anda. mento della guerra.

E' facile accorgersi come tale principio sia la diretta espressione di una tecnica bellica ormai interamente sorpassata. La dis tinz ione fra mezzi di pace ed i mezzi di guerra, su lla quale si fonda il funzionamento della neutralità, è infatti tipica della guerra dei secoli scorsi , nei quali il conflitto si risolveva quasi esclusiva mente nell'urto degli eserciti; lasciando inope. rose ed estranee le forze civi li della Nazione. Ma la guerra modern a è carat terizzata invece dall 'impiego d i tutte le energie presenti in uno Stato con la costituzione di un fronte interno. la cui efficienza può influire sul corso delle operazioni cosi come la efficienza dello stesso fronte esterno In tale situazione compilare l'elenco delle merci, la cu i esportazione in uno dei paesi belligeranti possa essere consentita ai neutri dall'altro belligerante è assai difficile: o gli elenchi si limitano al puro e semplice ma. teriale bellico ed allora consentono la alimentazione del fronte interno; o g li elenchi tendono anche a recidere i leg ami del fronte interno con le sorgenti d i rifornimento straniero ed allora portano ad un autentico blocco del commercio. L'istituto della neutralità , quale è stato tramand ato al nostro tempo dalle legg i e d alle consuetud ini internazionali, ignora insomma la guerra « totale ,. e, posto di fronte ad essa, si rivela uno strumento inutile e forse d annoso perchè invece d i isolare automaticamen te il conflitto ai belligeranti originari , pone nuovi motivi di dissidio fra questi ed i neutri

A t·:lli considerazioni bisogna inoltre aggiungere che i n materia di neutralità la esperienza del conflitto mondiale può ritenersi nulla, per il fatto che .nel gandc scoot.ro di aerciti, dl\1 quale fu conclusa con qualche decennio di ritardo, la storia dell'ottocento, tutti i popoli si trovarono direttamente o indiretta · mente coinvolti, di modo che i neutri esistette. ro non come blocco di forze, o stato di pro. pria individualità, ma come trascurabile minoranza ridotta a vivere ai margini della guerra

Il compito di porre l'istituto della neutralità su nuove basi, ispirate alle ragioni della giustizia e della vita, spetterà dunque all a guerra at tuale in maniera completa e sarà questo non i l solo, uno dei tanti aspetti del processo di ricostituzione e di rinnovamento dell 'Euro. pa, che ha avuto inizio con le prime ceazionì suscitate dalla morale d i Versaglia e che oggi è giunto alla decisiva maturità delle armi.

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Q. ().

lJ N i.\ S (; lJ Z I f) N

SERGENTE JULIUS PELTON: Il pomeriggio del quarto giorno indietreggiammo fino al limite del bosco, e vi entrammo mentre il Primo Battaglione ci sorpassava per continuare l'attacco Davanti a noi si un campo di grano con in mezzo i resti di una casa co. Ionica, più in là ricominciavano i boschi. Il bosco davanti a noi sembrava intatto, ma quello in cui eravamo accampati era di tronchi e di rami staccati ancora verdi .Alla no stra sinistra c'era una cava di brecciame ab. bandonata con una stretta apertura; dietro, un burrone correva diritto per un centinaio di metri e andava a terminare bruscamente contro un banco di argilla.

Dal punto in cui ero sdraiato vedevo la cava di brecciame. .All'ingresso, Johnny Citron montava la guardia ai ventidue prigionieri che avevamo fatto quel giorno .A un tratto s'avvicinò il capitano Matlock e mi chiese :

«Che ne facciamo, sergente?».

«Non lo so, signor cap1tano ».

«La cosa più semplice sarebbe di portare una mitragliatrice davanti alla cava », disse il capitano, «sarebbe il sistema più spiccio»

«No», replicò lui dopo aver riflettuto un istante; « l'apertura è troppo stretta e le pareti convergono; gli uomini ai pezzi faticherebbero troppo>>.

Capii allora che non scherzava.

« Sarà meglio portarli nel burrone » disse.

Lo ascoltavo tenendo chiusa la bocca, intanto pensavo : « Sono soldato da quando avevo diciott'anni, ho visto una quantità di cose che farebbero voltar lo stomaco a un uomo normale, e non dovrei esser più tanto· schi zzinoso ma questa è grossa!».

Quando il capitano Matlock. ebbe finito di parlare lo salutai : « Signorsl », dissi.

« Prendetevi il caporale Foster e la squa. dra con i fucili automatici. Foster è proprio l'uomo che ci vuole ».

« Signorsl », risposi

« Dite a Foster che si sbrighi prima di sera ».

« Signorsì », dissi.

Poco dopo, mentre andavo a portar l'or. dine a Foster, provai vergogna.

«Dio! Questa· è grossa! », COQtÌnuavo a pensare. «Non ne ho mai sentita una più grossa! », pensavo. Poi ricordai quello che mi diceva vent'anni prima il mio vecch io ser. gente d'istruzione al campo delle reclute: « Non è ammesso che i soldati pensino », mi diceva, « Se potessero pensare, questa è la teoria, non sarebbero soldati. I soldati devono obbedire gli ordini e lasciare che pensino i loro ufficiali superiori ».

« Bè », decisi tra me. «Non è affar mio»,

no? Io sono qui per eseguire gli ordini». E così mi avvicinai a Foster e gli trasmisi l'or. dine del capitano Matlock. * * *

CAPORALE CLARENCE FOSTER.: « E' un vecchio trucco», gli dissi. <<Ricordo d i averlo letto nei giornali, a casa, prima di ar. ruolarmi. I tedesch i mandano uomini a mi. gliaia ad arrendersi, e dopo un po· dietro le linee ci sono più prigionieri che soldati. Poi i tedeschi sferrano un attacco, che sarebbe il segnale per i prigionieri di sopraffare i loro guardiani e di farsi avanti. E' un vecchio trucco » dissi, << e generalmente riesce. Quei prussiaoi sono furbi, non te ne dimenticare! Questo tiro l'hanno fatto molte volte, a que gl"idioti dei francesi. Mi meraviglia che non ne abbiate ancora udito parlare, sergente », dissi.

«Ho set].tito anch'io a mio tempo un ? quantità di bugie », mi rispose.

«Ma questa è verità sacrosanta>>, dissi. L'ho Ietto nei giornali».

« E voi credete a tutte le sciocchezze che stampano i giornali ? » mi chiese il sergente Peltoo.

« Bè, q11esto lo credo! » dissi.

Il sergente Pelton scoppiò a ridere. « Il ca. pitano Matlock ha detto che tu sei proprio

1 91 7 • F R O N T E O C C l D E N T A 1.. E (Schorl Blldordlonot)

l'uomo che ci vuole Aveva ragione!». « Sono contento che il capitano abbia fiducia in me», risposi. «Siamo in guerra Il fuoco bisogna combatterlo col fuoco», dissi.

Il sergente Peltron si allontanò. «Va bene. Siate pronto fra mezz'ora», mi ordinò. « "Sbrighiamoci ». Io tornai alla trincea dove erano i miei uomini e trasmisi loro l'ordine del capitano Matlock. Capivo che molte persone, non comprendendo la necessità d i quell'atto, avrebbeFO biasimato il capitano Matlock, ma date le circostanze non c'era altea via d ' uscita. Mi aspettavo che Walt Dru.ry, e quell'avvocato di Bill Nugent si ribellassero, e non mi sbagliavo. <do non c'entro», risposi. «Se l'ordine non vi garba, prendetevela col 'apitano! ».

«Non oserà fare una cosa simile! >>, ripeteva Nugent.

c Siete dei bei tipi! », dissi. «Dove credete di essere? Questa è la guerra ! »

* * *

SOLDATO W ALTER DRURY: Il caporale Foster ci ordinò di caricare i fucili e di andare alla cava di brecciame. Il capitano Matlock aveva dato l'ordine di prendere i prigionieri che erano n e di condurli nel burrone per ucciderli.

«Non lo farò! » dissi, «Posso uccidere un uomo per difendere la mia vita, ma sparare a sangue freddo su un essere umano questo non lo farò! non lo farò! », dissi.

« Farete quello che v i ordina il capitano o andrete davanti al tribunale militare. E forse v i metteranno contro un muro e spareranno anche a voi. Ci tenete ?». «Non Io farò», dissi.

«Va bene», disse il caporale Foster. « a modo vostro, ma non 'dite poi che non vi ho avvertito »

Allora prendemmo i nostri fucili e andammo alla cava di brecciame. C'erano quasi due dozzine di prigionieri, ragazzi per Io più, con il viso coperto di peluria bionda. Erano ammassati insi eme al centro delia cava, e parlavano con voci basse e spaventate, roteando gli occhi nervosamente, piegando i colli in avanti come se il peso degli elmi di ferro li schiacciasse. Sembravano malati e affamati. Le loro uniformi erano lacere, strappate e incrostate di fango , e attraverso le loro scarpe rotte si vedevano i piedi nudi. Alcuni erano già feriti e così deboli per la perdita del sangue, che riuscivano appena a reggersi in piedi_

A un tratto, sentii piegarmi le ginocchia. «No», cnon lo farò!».

Buttai lontano il fucile:, mi voltai e corsi inciampando nel bosco Udii il caporale Foster chiamarmi, udii gridare Dick Mundy e Bill Nugent. ma continuai a correre nascondendomi dietro gli alberi e nelle buche delle granate, e tremando. Finalmente arrivai a una vecchia fattoria e mi nascosi dietro un mucchio di rifiuti, e cercai di pensare a quel che avevo fatto. Non ave. vo amici che potessero nascondermi. Non parlavo il francese. Non avevo nessuna speranza di cavarmela. Presto

o tardi la polizia militare mi avrebbe trovato e mi. avrebbero processato come disertore. Era inevitabile, Io sapevo.

« E' meglio che mi vada a consegnare e la finisca, subito», decisi. «Forse me la caverò con vent'anni. Vent'anni non sono poi tanto lunghi», pensai «Avrò solo quarantadue anni, quando uscirò, e ricomincerò da capo».

SOLDATO CHARLES GORDON: Quando i prigionieri furono in .61a e cominciarono a uscire dalla cava, Walt Dcury fece un buffo, buttò via il fucile e corse nel bosco. « Walt! » chiamai. «Walt!».

c Lasciate!o stare », disse il caporale Foster. «Avrà poi quel che gli spetta»

<<Avanti », disse Foster « Sbrighiamoci. Dobbiamo esserci prima di notte ».

Ci avviammo nel bosco distrutto, sollevando e scartando i rami e i tronchi abbattuti, affondando gli stivali nelle foglie che formavano un soffice tappeto verde. Quando arrivammo all'ingresso del burrone, i prigionieri si a rrestarono spaventati, e cominciarono a parlare rapidamente tra loro ; infine, guardandosi preoccupati alle spalle, entrarono, ad uno ad uno, e si ammucchiarono contro la parete più lontana. Uno dei prigionieri aveva gli occhi molto azzurri e non sembrava affatto spaventato. Cominciò a parlare con i suoi compagni sorridendo e scuotendo il capo. Immaginai che dicesse loro d i non preoccuparsi, perchè non c'era niente da temere. «Non c'è da aver paura», diceva cmo. « Non ci faranno alcun male».

A un tratto il pcigioaiero con gli occhi azzurri mi guardò e mi sorrise, e io senza riflettere gli restituii il sorriso. Poi il sergente Pelton ordinò il fuoco e i fucili automatici cominciarono a gracchiare e a lanciar proiettili. Io mirai attentamente il prigioniero con gli occhi azzurri. Volevo che fosse ucciso istantaneamente Egli si piegò in due, si afferrò il ventre con le due mani e fece « Oh!... Oh! » come un bambino che ha mangiato troppa frutta acerba. «Oh! Oh » continuava a ripetere con voce stupita ; « Oh ! Oh ! Oh ! » P ci girò tre volte su se stesso e cadde sulla schiena, con la testa più bassa dei piedi e il sangue colava abbondante dal suo ventre, in un flusso continuo, inor.dando la tunica infangata, la gola e il viso. Pian piano le sue mani e le sue palpebre smisero di tremare. lo seguitai a scaricare iJ fucile matico in modo che i proiettili piovessero a ventaglio, secondo le istruzioni.

SOLDATO RICHARD MUNDY : De. cisi di smontare il mio fucile automatico e di pulirlo a fondo. Non volevo più pettsare a quei prigionieri, ma se. duto n nella trincea tra i miei compagni con i pezzi del fucile sparsi tu.tti intorno, noli riuscivo a pensare ad altro. Il capot:ale Foster apriva con la baionetta scatole di carne e Roger lnabinett divideva la carne e le gallette in parti

PRIGIONIERI POLACCHI , SOLD A TO POLA CCO CHE AlT ORNA A CASA 17
* * *
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uguali. Charlie Gordon tirò fuori la fisar. monica e cominciò a su'onare un motivo alle. geo, ma Everett Qualls lo fermò Poi Foster ci passò le razioni e ognuno prese la sua parte. Visto appena il cibo, Bill Nugent si sentl male e usd fuori a prender aria. Quando tornò era bianco. Jimmy Wade gli passò la sua fiaschetta di cognac, e Bill bevve, poi si allungò per terra e si mise a tremare. ·

«Che hai?» gli chiese Foster.

« Niente ».

« I tedeschi hanno giocato questo tiro ai francesi centinaia di volte! » disse Foster. « Sono furbi, quei tedeschi Bisogna andar cauti, con loro >>.

Davanti a noi, nel campo sconvolto, i raggi del sole cadevano sul grano calpestato, ma nei boschi era già scuro. lnabinett giocava con un accendisigari che aveva trovato nel bosco. «Bisogna cambiargli lo stoppino», disse dopo averlo aperto e chiuso varie volte. « Sarà come nuovo, con Jo stoppino cambiato». Io rimontai il mio fucile e gli diedi l'olio. Ma continuavo a vedere quei prigio. nieri cadere, sollevarsi sulle ginocchia e ricadere. Arrivai all'orlo della trincea e guar. dai sopra. Da molto lontano arrivava il rumore della fucileria, e a occidente scoppia. vano di t2nto in tanto gli obici, ma qui nei boschi tutto era calmo e pacifico. « Non si crederebbe d'essere in guerra», pensai.

• IVBA..D RA..()R

<• 1573 LUGLIO 18.• .Accusato al S. Uffizio per il quadro di San Zampolo, che Paolo ave. va dipinto come Ultima Cena, per Je c buffonerie » introdotte nel sacro episodio, si pre. senta per essere interrogato. Domandatagli la sua professione, risponde: « Io depingo et faz. zo delle figure». Richiesto perchè in luogo della figura della Maddalena, ordinatagli se. condo il testo evangelico, avesse fatto un cane, risponde che non la dipinse « per molte ragioni "le qiiali dirò, sempre che mi sia dato occa. sion che le possi dir». Si vuoi sapere se abbia dipinte 1ltre Cene, ed egli ne cita quattro. Gli si domanda che cosa significhi, nel quadro incriminato, la figura del servo che perde sangue dal naso, e che vogliano dire quelli alabardieri armati «alla tedesça », e quel buffone con un pappagallo in mano. Paolo risponde che gli occorre, a spiegar le cose, una ventina di parole. « Nui pittori si pigliamo la licentia che si pigliano i poeti e i matti». E spiega che ha rappresentati gli alabardieri, uni in atto di bere, l'altri di mangiare, a basso di una scala, pur essendo pronti a disimpegnare il loro servizio, perendogli conveniente e possi-

bile che il padroo della casa, ricca e magnifica, secondo gli avevan detto, tenesse tali servi. Ma quali persone veramente, gli è domandato crede egli che prendessero parte alla cena di Gesù? Oh, risponde, nessun altri che Cristo e gli apostoli. Ma quando in un quadro gli rimane spazio, egli lo riempie con delle figure di sua invenzione. Ma gli vien contestato che non è lecito dipingere io una Cena dei buffoni, dei tedeschi·ubbriachi, dei nani e simili scempiaggini : che appunto con tali scurrilità sogliono i pittori tedeschi e di altri luoghi infetti di eresia vituperare e schernire le cose della santa chiesa cattolica per insegnare mala dot. trina alle genti idiote e ignoranti. Lo sa que. sto il pittore? Questi confessa di no, e per di, fendersi allega che Michelangelo dipinse grandi nudi nella Cappella Sistina: ma gli si ribatte subito che quei dipinti concernono i regni del,lo spirito, dove non esistono vesti, e che in essi non sono le buffonerie da lui dipinte. In fine Paolo viene condannato a correg. gere il quadro a tutte sue spese, secondo i det. tami del sacro tribunale, entro tre mesi. E Pao. lo corresse la figura del servo col naso sanguinante e ribattezzò il quadro intitolandolo: «H Convito in Casa di Levi». (Dalla Crcnologia della vita e de/Je opere di Paolo Veronese , a pag. 43, vol. III, delle Vite del V a.sari, a c11ra di Pio Pacchiai, Ed. Sonzogno, Milano)

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FRONTE POLACCO. l RESTI DI UN 'A RMATA

COME NEl PRIMI CANTI del PurgaJ01'io, <ome in certi canti del Furioso, anche in Ri.nocchio v'è a un certo punto non so che aper. tura marina, quasi an odor fresco di alghe che 4ilata i polmoni. Quest'aria di mare s'inco. mincia a sentire verso la metà del libro, quando il colombo depone PiDocchio sulla spiaggia da cui s'intravede la barca di Geppetto sballottata suile onde, e ci accompagna fin quasi alla fine, cioè fino a quando Pinocchio si congeda commosso dal tonno che h a salvato lui e il babbo. E poichè il capolavoro del Collodi è in microcosmo in cu i si riflette la varia armonia del mondc, così anche in quelle pagine risuonano qua e là, ma rinnovate da un poeta vero, le varie n :>te che il mare ha ispirato nei secoli ai poeti. Cè del,;·ecloga o dell'elegia piscatoria- in questa battuta patetica che poi si ripete quasi identica a poche righe di distanza, come accade in Omero e in Virgilio: « Pover'omo - dis. sero allora i pescatori, che erano raccolt i sulla spiaggia ; e brontolando sottovoce una preghiera, si mossero per tomarsene alle loro case». E ci si sente forse, ma appena, un che di letterario. Ma tutta poesia son l'ultime righe di quest'altro passo: « Ora bisogna sapere che il Pesce-cane, essendo molto vecchio e soffrendo .di asma e dj palpitazione di cuore, era costretto a donnire a bocca aperta : per cu i Pinocchio, affaq:iandosi al principio della gola e guardando in su, potè vedere al di fuori di quell'enonne bocca spalancata un bel pezzo di cielo stel;ato e un bellissimo lume di luna ». Sotto quello steliato, sotto quel lume di luna, s ' indovina la gran distesa del mare, se ne sente l'ampio e tranquii;o respiro tra pause di silenzio solenni. E si pensa, perchè no?, a Ulisse che esce dall'antro di Polifemo, a Dante che esce dall'inferno a riveder le stelle e riconosce di lontanò il tremolar dell a marina. Il ventre del Pesce-cane non è del resto l'ultimo fondo dell 'inferno di Pinoccbio, l a sua tenebrosa Giudecca? Uscito di lì, non ha che da fare un po' di purgatorio, e poi dalla crisalide del burattino sbozzolerà la angelica farfalla del «ragazzo perbene>>.

Questi e altri pensieri mi ronzavano pel capo nel rileggere ancora una volta Pinocchio, come accade agli adulti che hanno qualche monello da tener cheto o qualche malatino da distrarre. La rilettura, ogni volta, 'insiemé con la gioia pw:a ed ingenua di vivere nel mondo delle fiabe, offre il piacere cosciente di una doppia serie di osservazioni critiche. Da una parte la vitalità che oserei qualificare a volta a volta omerica e ariostesca di quel grande piccolo capolavoro è continuamente uggiata <lallo sgruw: d 'ocx:bi dei bambini che ascoltano, dalla loro adesione via via chiassosa o pensosa, dall'insistenza con cui v ' implorano di non sospendere la lettura, di leggere ancora almeno un altro capitolo; e nello stesso tempo chi legge assapora nei minimi pafticolaci la sapienza poetica del vecchio Collodi, la sua gerùa.le pedagogia, l o scintillio delle sue arguzie, la polla perenne della sua lingua.

La trama di Pinocchio, non so se nessuno ci abbia mai pensato, è quella d ' un libro che ai tempi d el Collodi era ancora molto letto da ragazzi e da adulti, ma che oggi non è più aperto se non dai letterati : le Aventures de Télémaque di Fénelon. A.nche costl c'è un ragazzo che perviene alla saggezza attraverso l'esperienza d'una serie d'avventure (non di-

mentichiamo che il libro del Collodi s'intitola

Le ttvventure di Pinocchio ) e codesto ragazzo è anche lui, come il celebre burattino, un figliolo che ricerca il babbo perduto e creduto morto. Anche nel T élé11141fUe ci sono geni benèfici e insidie di tentatori che favoriscono o intralciano la redenzione dell 'eroe. E Minerva dagli occhi azzurri che prende l'aspetto del vecchio Mentore per assistere e guidare Telemaco e solo da ultimo si rivela nella sua rag. giunta divinità, dileguando poi sùbito in una nuvola d'oro, Minerva può ben dirsi una so. rella maggiore della Fata di Pinocchio, che ora è la be1la bambina dai capelli turchini. ora la capretta dai teneri belati, ora la buona massaia che va per acqua alla fonte, e poi, quando il burattino sta per diventare finalmente un «ragazzo perbene», gli appare una ultima volta in sogno bella di tutto il suo splendore di fata. E Gpro, l'isola di Venere piena di fals1 piaceri tra i quali Telemaco rischia di perdersi, non è dunque il Campo dei miracoli ovvero il Paese dei balocchi? E l a Betica, dove il lavoro fiorisce nella pace, e Salento, che Idomeneo governa con le savie sue leggi, ooo sono l'Isola delle A.pi industriose? Ma il Collo& era un artista, e il suo capolavoro è un libro scritto io istato di grazia. E perciò neHe Avven111re di PinocchilJ non c'è che lo schema delle Aventures d c Télé11141fue, e cosl assorbito nella fiaba lumi oosa che nessuno ci pensa. Di tutto quel clas. sicismo da antiquario che agli occhi dei mo. demi fa apparir vecchio il romanzo pedago. gico dj Fénelon, e di cui solo un gusto raffinato può cogliere il sapido senso, in Pinocchio non v'è la minima traccia Le regole e i modi del poema eroico, e i suoi doveri di precettore, eran troppo presenti alla mente di Fénelon perchè la delicata poesia, che pure l:ra il suo segreto appannaggio, non ne resti troppo spesso come impolverata. Senza dubbio il cigno di Cambrai fu ai suoi tempi un delizioso precettore e proprio perchè sapeva insegnare divertendo parve ai contemporane i un rivoluzionario della pedagogia; ma il suo romanzo è ormai uno strumento fuor d'uso, men. tre quello del Collodi conserva ancora tutta la sua ed dasticità. In quanto ai modi del poema eroico (o del romanzo cavalleresco) il Collodi ci pensa soltanto per cavarne una ironia compiaciuta e garbata, Ricordate la lott:1 tra Pinocchio e i compagni che gli han fatto marinar la scuola con la scusa d'andar a vedere il Pesce-cane? « Allora i ragazzi, indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo, pensarono bene di metter mano ai proiettili, e sciolti i fagotti de' loro libri dj scuola. cominciarooo a scagliare contro di lui i Sillttbttri, le Gr4mmdliche, i GianneiiJni, i Min11zzoli, i RAcconti del Thouar, il Pulcino della Baccini e altri libri scolastici ». Non par di sentire, in questa rapida rassegna della contemporanea letteratura per l'infanz.ia, quasi un'eco dell'Ariosto quando loda i poeti e le poetesse del tempo suo ?

Veronica da Gambera è con loro, Sì ' graJa, a Febo e al santo tUJnio coro.

Ma, per tornare al T é/émaque, manca poi in esso que!l'odor salso di cui dicevo dianzi. Ii mare di Fénelon è troppo pieno di agghindate Anfitriti e di stilizzati Tritoni perchè sia il mare vero. Perfino le tempeste vi sono ordinate in bella simmetria, come in certi quadri squisitamente leccati. Il mare vero è qu dlo del.

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SEIIGE LIIFAII COli IL CALCO DEL PIEDE DELLA PAWLOYA l'Ot!issea, dove l'odor sa1so è da per tutto. E proprio all'Odùsea ci richiama Pinouhio, quando il burattino che si è gettato in mare per sfuggire ai carabinieri vede sugli scogli una grotta « dalla quale usciva un lunghissi mo pennacchio di fumo ». Non è la grotta di Polifemo che si rivela allo stesso modo a Ulisse e ai suoi compagni ?

E de' Ciclopi nel vicin pane

Levate intanto tenevam le ciglia, E salir vedevamo il fumo

No, è la grotta del Pescatore verde Il quale era « cosl brutto, ma tanto brutto, che pareva un mostro marino », e dunque non aveva nulla da invidiate a Polifemo : orrendo m ostro, nè sembiante

Ptmto alla sAirpe che di pan si n11Jre, Ma pitì presto al cocyzzolo selvoso

D'TJna montagna smis11rata

E il Pescatore verde ha in comune con Polifemo anche .]a ferocia beffarda. A Ulisse, che ha detto chiaowsi Nessuno e ricorda a Polifemo il dono ospitale promcssogli in premio del vino prelibato, risponde il Ciclope sogghignando : L'tdtimo ch'io

Diwrerò, sarà Nessuno Questo RJceverai da me dono ospitale.

E il Pescatore verde a Finocchio mentre si prepara a cucinarlo per il pranzo : « In segno

di amicizia e di stima particolare, lascerò a te la scelta del come vuoi essere cucinato. De. sideri essere fritto in padella, oppure preferisci di essere cotto nel tegame colla salsa di pomi doro? ».

Altri riscontri si sarebbe tentati di fare, una volta avvicinato Pinocchio all'OdiJsea : tra i ragazzi del Collodi, per esempio, che nel Paese dei balocchi si trasfol'lllallo a poco a poco in ciuchini, e i compagni di Ulisse tramutati da Circe in maiali.

Ma direi che in quell'episodio il Collodi non ha fatto altro che utilizzare una tema let terario, sia pure con grande maestria e con arguzia felice. Nell'episodio del Pescatore verde c'è ben di più, o ben altro: ci si sente, o a me par di sentirei, una rispondenza di poesia dalla fiaba greca alla fiaba toscana, impregnate come sono tutt 'e due di quell'alito marino vivificante. E poco importa che in Pinocchio ci sia anche quell ' odorino di frit. tura che esce dalla grotta del Pescatore verde e va a stuzziar l'appetito del cane Alidoro. Prima di tutto, anche questo buon cane fa pensare all'Odiuea,, perchè deve essere un po' parente del cane di Ulisse. E poi, se penso all'odor di cacio che empie la grotta di Poli ferno e tenta i compagni dell ' astuto re d ' lta. ca, quasi quasi mi dico che anche qui c'è una rispondenza poetica.

PIBTaO PAOLO T&O.PEO

I SIMBOLI SONORI dell 'anello, d!el sonno di Wotan, dell'enigma del destino avevano dato tutto quanto potevano dare; a Bayreuth non rimaneva altra attrattiva, e per pochissimi -anni ancora, che l' esc.lusività del Par. ;ifal Quale nuovo alimento avrebbe trovato al suo appetito d ' arte quel piccolo popolo d'intellettuali da Nietzsche battezzato «buoni europei »? Proprio allora Diaghilev ebbe l'idea di portare il balletto russo a Parigi. Sergei Pavlovic era nato nel 1872 a Perm, governatorato di Novgorod, in un palazzo sontuoso ove tutti , comprese le nùmie par. lavano francese con l'accento armeno. Suo padre era generale, membro della nobiltà e proprietario di grandi distillerie. Sua madre il tipo della generalessa reso familiare dai romanzi russi : attiva e frivola, gran lettrice di Gcorges Ohnet, instancabile nelle feste di beneficenza a vendere fanfaluche o a cantare, poggiata alla pianina e il rotolo della musica in mano, « PJaisir d'amour ne d11re tplun moment ».

Questa la genesi ufficiale. Ma una misteriosa voce ascriveva a Sergei Pavlovic la paternità di un Romanof e lo imparentava allo zar. Invitato a confermare questa voce o a smentirla, Diaghilev guardava il vuoto con i suoi occhi grossi appesantiti dalle « valige» , lasciava cadere la mano blanda con quel gesto che si pronuncia niet e ha un significato ambiguo tra la negazione e l'affermazione.

Sergei Pavlovic, o più familiarmente Se 10ja, era un'anima anacreontica. Pietroburgo lo conobbe dandy nei salotti e socio, assieme con Walter Nouvel, Benois, Filosovov, di un selezion.tto circoletto di artisti che Dia. ghilev stesso chiamò laborato rio d'arte Era il tempo dell ' arte per l'arie e non era degno di vivere chi non sentiva il bisogno di un profondo rinnovamento artistico. Diaghilev studiò armonia al conservatorio, diventò un virtuoso del pianoforte, coltivò la sua calda voce di baritono, tentò anche la composizione. Rimsky-Korsakov che gli vofeva bene, gli disse : «Fai tutto quello ' che vuoi, Seroja. ma promettimi di non diventare mai com. positore ». Studiò anche pittura, ma in que stò campo non sappiamo chi gli fece da Rimsky-Korsakov.

Consacrato grande dilettante e arbitro del gusto, il giovane aristocratico fu nominato consigliere dei Teatri Imperiali per la mes sinscena dell'opera e del ballo. Fondò con. temporaneamente il At;r IJSkNslvo (Mondo dell'Arte) e gli costò parte del suo pat rimonio, ma lo pose a contatto con uomini come Roerich, pittore e specialista di reli. gioni tibetane, il disegnatore Golovin, il cri. tico Ossovsk, il generale Bresobrasov, capo dei « ballettoniani » del MAriinski (Teatro Maria di Pietroburgo) e autore di un sag gio sulla tecnica del balletto, nel quale il

vecchio soldato dimostrava maggiore conoscenza di gambe che di strategìa.

Il corpo di ballo del Mariimki era recJu. tato nella Scuola Imperiale di Danza Anche i russi come i tedeschi, sono destinati a pren. derc tutto sul serio. La Scuola Imperiale di Danza era militarizzata, sottoposta a una di. sciplina ferrea e l'unifonne degli allievi somigliava a quella dei Cadetti, con questo in più che nella dotazione di vestiario c'erano anche tre paia di scalfarotti imbottiti per punte e le pirolette.

La grande idea di Diaghilev fu di portare il balletto russo fuori della Russia. Il debutto avvenne a Parigi, il 17 maggio 1909, al teatro dello Chitelet, una vecchia galera che i l popolino affollava nelle diurne della do. rr.enica, per vedere gl'indiani siù assaltare il treno di Phileas Fogg, nel Giro del mondo in 80 giorni. Diaghilev arrivava a buon punto. l « buoni europei » avevano stancato il cervello negLi abissi del wagnerismo, i più zelanti, conoscendo l'influenza su Wagner del pessimismo di Schopenhauer, accompagnavano l'audizione della Trilogia con letture durissime del Mondo come volontà e come ,·appresmtazione. Distensione felice! Dopo la musica tutta pensiero, la musica tutta istinto ! Il velluto rosso dello Chitelet, vecchio, pel ato e abituato ai contatti plebei, fu scaldato quella sera dall ' aristocrazia dell ' intelletto: Roberto di Montesquiou, il «poeta dei profumi >>, Au. gusto Rodin, il «Michelangelo moderno>>, l a contessa di Noailles, e tutti coloro che anche aYCVano cootcibuito all'avvento dell'eccezionale spettacolo: l'impresario Astruc, sir Basilio Zahacof, re dei cannoni, il conte Boni di Castellane, iniziatore pochi anni prima della moda della bicicletta, poi di quella del teuf.teuf. All'irruenza delle danze polovziane, allo scatto degli arcieri tar. tari, all'impeto delle schiave circasse, alle luci rosse e violette delle bilance, ai colori di Leone Bakst i «buoni europei >>, stanchi ormai e blasés, capirono che un mondo nuovo si apriva alla loro anemia; sentirono sulla faccia il vento delle steppe, intravidero nel fascino di quel mondo selvatico ma non pericoloso, la possibilità di una rigenerazione e di un ricupero di· forze. Gengis kan diven. tava abbordabile.

l balletti russi portavano nella capital e di occidente una « religione » nuova. Religione preannunciata da Nietzsche per bocca del suo profeta : danza di Zaratustra e iniziazione a pensare coi piedi. Eterna lotta tra slavismo e germanismo. Reazione alla « profondità » te desca. Antagonismo tra cervello e gambe, con predominio temporaneo delle gambe. Nietz. sche stesso non vantava una discendenza dai conti polacchi Niepski? Qualcosa insomma che corrispondeva, rispettate le proporzioni, al ritorno alla natura del Rinascimento dopo lo spiritualismo medievale. Non per nulla gli zeloti chiamavano il balletto russo Renaii. sance. Si noti che la Germania non amò danza se non dopo la guerra. Fiorirono nella Germania i Weirnar, i Kurt Jooss, le Mary Wigmann, i Laban. E non era la danza libera, innocente dei russi, ma una danza di. dattica e tesa a una mèta. Anche la disciplina del balletto russo, impressionò i francesi. Co. storo consideravano il ball etto come un pretesto a i gagà (da dove viene il significato ita. liano di questa brutta parola?) di frequentare le quinte, pizzicare il ganascino dei rats. Ma

pizzicare il gmascino di Taman Karsavina, chi ci si arrischiava? lnvalicabile era la por. ticina del palscoscenico a chi non era di scena. Diaghilcv era gelosissimo delle sue ballerine, e più dei suoi ballerini. Ci trovammo alla prima della Leggenda di Gi111eppe (mag· gio 1914). DivC1'Salllente dagli altri musici che lavoravano per Diaghilev, R.iccardo Strauss volle 100.000 marchi oro per quel suo brutto spartito. Terminato il balletto arrivò sul palcoscenico il cerimoniere della regina di Napoli e annunciò l'arrivo di Sua Maestà. L'attempata signora desiderava congratularsi col ballerino Massin per la sua interpretazione del perso· naggio di Giuseppe. · Il ballerino apparve, chiuso in un mantello che gli scendeva ai

piedi e Diaghilev .La regina voleva rivederlo come lo ave\·a visto sul · palcoscenico, vestito con una pelle di leopardo. « Percbè noo aprite il mant o? ». I ballerini sooo come i pugili, come i cavalli da corsa, la loro salute è ddioatissirna e pte· ziosa. Il manto lo aprì Diaghilev stesso, ma fu un lampo.

Il programma della prima sera allo Oli. telet comprendeva il Padiglione d'lfrmida, il Festino, il Principe Igor Era il periodo delle musiche applicate. La serie delle musiche scritte appositamente per i balletti russi ba inizio con l'Uccello di fuoco. E' la rivélazione di Stravinsky. Un anno dopo assistemmo alla prima di Petruska Vedemmo il famoso

LA ICAIISAYIMA lE MUIMSKY IIIEL 8ALLEff0 "SI"ETTIIO OELLA ROSA"

enlre.chal dix di Vas)av Nijinsky, detto anche enlre.chat royal. Questo uomo felino scattava da terra. spiccava altri due salti in aria, poi, per un momento, rimaneva uduto nel v11o1o. Alla fine del balletto, il giovane Stravinsky si presentò alla ribalta sotto il crepitare degli applausi. Era in smoking, paglietta in testa e mazzettina sotto il braccio. Per ringraziare si toglieva la paglietta. Dietro a lui, i mimi stavano fermi nella posizione in cui li aveva col ti la caduta del sipario. Questo pure faceva parte del « misticismo » del balletto russo. Evitava in ogni modo la sorpresa dei nostri tenori !asciati morti dietro il sipario, che ritornano vivi davanti al sipario p er ringraziare con la mano sul cuore. Superiorità della mente latina e sua maggiore potenza d'illusione. Nijinsky è finito pazzo. E allora danzò le sue danze più straordinarie. Sua mog lie, i suoi amici guarda. vano quel prodigio e piangevano a dirotto. Ma la vera fine di Nijinsky comi ncia col matrimonio. Lo stesso è capitato a Massin, agli altri ballerini che si sono sposati. Fa eccezione Michele Fokin, ottimo marito e ottimo padre. Ma Fokin più che altro è co reografico, è una « mente » del balletto, un « coreautore » come dicono tra loro. Il solo che si salvi finora è Sergio Lifar nubile tuttora , direttore del corpo di ballo e primo ballerino stella del Teatro dell'Opera, a Parigi Il ballerino è per sua natura androgino. E' un angelo. Quando un angelo si unisce con una mortale, s'imborghesisce e rinuncia a volare. L'altra .ssrande idea di Diaghilev fu di seguire col suo balletto lo sviluppo dell'arte: moderna, nella musica e nella pittura: dall'impressionismo al cubismo, al surrealismo, tino al « costruttivismo bolscevico >> del Pa.Jso d 'acriaio di Prokofiev. Per un po. g li artisti più intelligenti, più

seri tennero il broncio ai baJJetti russi, come arte inferiore. Poi cedettero all'attrazione della ribalta al fascino della « chiamata ».

Vent'anni durò esattamente il balletto russo: dal 1909 al 1929, nel quale anno Sergei Pavlo. vie morì. Si noti il ritorno del 9, numero Durante lo spettacolo, mentre i mimi \'O· lavano da un capo all'altro della scena e sotto la bacchetta di Cerepnin infuriava la musica aton ale, un signore passeggiava nell'atrio vuoto dentro un frac abbon dante, la tuba calata sulla fronte, la nuca piatta, la f ac. eia enonne e lunare, le mani grasse e i n ette a qua lunque lavoro manuale, penzoloni fuori dai pols ini come due mozzarelle: era Sergei Pavlovic, presunto parente di Nicola II Accanto gli camminava un vecchietto con una faccia scolpita nella gomma. Era Ceccbttti, già maestro di · ballo al la Scuola Imperiale d i Danza di Pietroburgo, e che D iaghi lev si portava dietro come depositario della più pur.t tradiz ione classica Ballerine e balleri n i, grand i o piccoli, celebri od oscuri, erano tutti allievi del «Maestro>> Cecchetti era romano e n el lontano nord ricordava i suoi amori sotto il so le di Roma. Era onnai un fauno innocuo Calde ancora di ballo, le ballerine g li si sedevano sulle gin occhia, lo baciavano su lla zucca pelata. Ogni anno, nel viaggio dì ri. tomo dal l'occidente in Russia (la guerra e la rivoluzione troncarono quell'abitudin e} Dia gbilev si fennava a Venezia. Era un premio che si concedeva dopo la fatica spropositata, insonn e, sterile di chi non ha vita « n aturale». l primi soggiorni a Venezia li fece con Nijinsky, g li altri con Massin, e con Lifar. R i _ cor do de l viaggio di George Sand con AJ fred de Musset. Ma Sergei Pavlovic non amava i l mare. L'acqua gl'ispi rava orrore, e dentro la sua camera d'albergo al Lido, tirava le tende e viveva nella l uce artiliciale. E a Venezia mori. GE R E iliCCA.

A NN A
PAWLOVA
SERGIO DIAOHILI:W

LA BELLA MONOGltt\FIA su CaJvino di R. N. Carew H un t, tradotta testè in italiano da Ada Prospeto per il Laterza, dia che Lu. teco e Calvino erano entrambi uomini dd Medio.evo, e che la cultura ql()derna, contra. riamcnte a ciò che si è affeèmato per molto tempo, non è derivata dalle due grandi con. fessiooi protestanti, ma da. quei movimenti settari, ana.battisti e sociniaoi, che i ca.pi rifonnatori tentarono in tutti i modi di sof. foca.re e sopprimere. Questa opinione è, per quanto riguarda. Ca.Jvino e il alvinismo, agli antipodi di quella. professata dal Doumergue, 1'autore della monumeotale biografia di (al. vino in sette grandi volumi, il quale scrive : c II grande fiume calvinista., la cui sorgente era scaturita a Ginevra - nel pensiero e nd cuore di Calvino, - si è diffuso sulla Scozia,

sull' Inghilterra, sull'Olanda.. Tutte queste cor. renti si riuniscono nell'Inghilterra stessa., per estendersi di là ed inondare l' Ameria, e in parte la. stessa Francia dd secolo XVIII. E' quanto si chiama il mondo moderno, la demo. crazia moderna, o anzi la democrazia futura». Il Doumergue è il sostenitore più esagerato della tesi derivante la civiltà moderna dal cal. vinismo, ma non il solo; anzi si trova in nu. merosa compagnia. In questa faccenda, come sempre quando si discute dei nessi tra i di. versi fatti storici, occorre innanzi tutto distin. guere tra le volontà deliberate degli individui e gli effetti che finisce per avere, nd corso completo della. storia, l'opera loro Un filosofo tedesco dei nostri tempi, il Wundt, tentò di formulare a questo proposito una. legge sto. rica, quella dell '« eterogenesi dei fuù ». Una

idea, una propaganda., un'organizzazione viene lanciata nd mondo, interferisce sul corso ge,. oerale degli avveoimeuti, e lo fa 1o modo tanto più efficace quanto maggiore è la sua foaa propulsiva originale. Ma i risultati che a mano a mano derivano da. quel primitivo impulso, nel gioco d i azioni e di reazioni con tutti gli altri fattori storici, fuùscono molte volte per essere diversissimi dal programma iniziale, tanto che gli autori di questo sueb. bero i primi a sconfessuli Questa osservazione vale in particolar modo per il tema, molto trattato ai nostri giorni, delle rela.ziooi fra calvinismo e mondo ecnoomico, più precisa. mente tra calvinismo e origini del capitalismo moderno Ma prescindiamo ora da questo punto, limitandoci alla parte politico morale. Il Carew Hunt tratta del pensiero politico

N A P O L l - " l! A N l M E l N P U ft GATO ft l O " (ten'-0 ,._tarl)

di Calvino e delle sue relazioni con il mondo nell'accurato e perspicuo capitolo «Teologia ed etica di Calvino». Ancor più analiticamente trattò questo soggetto alcuni anni fa l'accurata e ampia monografia su CaJ. vino di R. Freschi (Milano, Corticelli) Nono. stante i suoi pregi, quest"opera italiana non ha raggiunto a gran lunga la diffusione e la notorietà di quella inglese. Con più precisione dello Hunt il Freschi delinea come al problema politico Calvino sia giunto attraverso quello religioso. Per Calvino lo Stato si riconnette - secondo un'idea largamente presente già nei Padri della Chiesa, ciò che il Freschi dimentica di osserVate - al peccato originale. Lo Stato è per lui un ordine di giustizia che Dio ha dovuto instaurare dopo la caduta di Adamo, una disciplina e una coercizione este. riore resa necessaria dalla corruzione che il peccato originale ha apportato alla natura umana. La necessità di questa disciplina rimane anche dopo la redenzione di Cristo, perçbè anche dopo di questa il genere umano rimane soggetto alla corruzione originaria, S{!bbene una parte di esso sia predestinata alla salute eterna. Calvino è lontanissimo da quelle tendenze di protestantesimo estremo (anabattismo) per cui la libertà cristiana annulla ogni dipendenza esteriore.

Ma la g iustizia civile e la disciplina esterna debbono governarsi secondo la legge divina, che si ritrova nella Bibbia ed è annunciata dalla Chiesa Questa ne impone allo Stato la attuazione esterna, dimodochè esiste fra Chiesa e Stato una con!)essione reciproca per la quale la Chiesa dice quel che si deve fare e lo Stato lo fa. Per Calvino - dice giustamente il Freschi - « c"è in definitiva un solo governo nel fondo; quello di Dio, e la Chiesa e lo Stato non sono che due momenti della stessa realtà , o meglio i due strumenti sensibili attraverso l"unione dei quali questo governo si attua». Chi abbia qualche familiarità con la storia delle idee politico-religiose riconosce subito che questa non è se non la teoria teocratica medievale, con la differenza che invece del papa c'è la Bibbia, o meglio - poic hè questa Bibbia deve pure essere interpretata con autorità decisiva da qualcheduno - il Concistoro dei pastori calvinistici. * •

Non è dunque esatto dire, come fa lo Hunt, che il desiderio di esaltare lo Stato portò Calvino ad attribuirne l'origine direttamente alla volontà di Dio Lo Stato ha per Calvino semplice valore strumentale; esso noo possiede nessuna autonomia morale, e in conclusione neppure In quanto all'alto valore

della concezione calvinistica circa la superiorità della religione, cioè dello spirito, di fronte allo Stato, cioè alla coercizione esterna, esso è diminuito e compromesso per due vie: in quanto Calvino ignora un valore p<l6itivo prOprio della convivenza umana e dell'organizzazione sociale, e in quanto egli crede necessario affidare le sorti della religione al braccio secolare. Egli si trova agli antipodi del separatismo moderno e del principio della libertà di coscienza. Chi invece precorse ambedue questi principii furooo i suoi oppositori, per la maggior parte italiani, Ochino, Lelio Sozzini, Matteo Gribaldi. Prese posizione più esplicita di ogni altro contro Calvino, il savoiardo Castellione (Chatillon) che contro il rogo di Serveto pubblicò, sotto uno pseudonimo, il libro famoso De haereticis an sint persequmdi Come questa concezione andasse legata in lui, con arditezze dogmatiche portanti oltre i confini del cattolicismo e del protestantesimo, è provato ora nuovamente dal suo scritto De arte dubitandi et confidendi, ignorandi el sciendi, pubblicato nel 1937 da Elisabetta Feist negli « Studi e documenti » della Reale Accademia d'Italia. Lo scritto ha una schietta impronta razionalistica : basti il dire che la tesi principale dell'opera nega alla fede il carattere di conOscenza e di dono divino, considerandola come

NEW YORK- PREGHIERE PER LA PACE
*

una semplice inclinazione naturale della vo. lontà. umana diretta a sostituire la conoscenza mancante, mentre la ragione è affermata quale direttrice suprema della coscienza e della speculazione. L'editrice afferma deve essere considerato quale padre dei e i Anniniaoi (cioè di indirizzi spiccata. mente razionalistici in seno al protestantesimo) e come un predecessore di Cartesio

Questo scritto del Castellione ha visto la luce sotto il titolo comune Per la storia degli erelici italiani del secolo XVI in Eul'opa insieme con una serie di altri testi inediti pub. blic.ati dal Caotimori. Vi figurano Camillo Re nato, Lelio Sozzini, Matteo Gribaldi, Giorgio Blandrata, Fausto Sozzini, cioè tutto lo stato maggiore di quel protestantesimo italiano che fu coosiderato eretico anzi la quintessenza dell'eresia da parte delle due grandi confessioni protestanti. Questi riformatori italiani grandeggiarono appunto come cootroversisti e agitatori di idee riguardo agli indirizzi generali religiosi : rapporto della libera speculazione con l'ortodossia coofessiooale, tolleranza religiosa, interpretuiooe dei dommi fondamentali del Cristianesimo, particolarmente di CfUello trinitario. La riforma italiana ha apportato il suo contributo originale e capitale al mondo moderno, soprattutto in quanto, ispi-

rata dal razionalismo umaoistico, è andata di un balzo al di là della lotta fra cattolicismo e protestantesimo. e ha precorso il razionalismo del Settecento.

Tornando al pensiero politico di Calvino, diciamo che l'autorità statale per lui ha carat. tere prettamente trascendente : essa rappresenta la volontà di Dio, che scende dall'alto I ma gistrati sono posti da Dio e governano in forza del decreto divino. Il popolo, i singoli indivi. d11i, hanno soltanto da obbedire Tuttavia questa obbedienza ha nelle formulazioni calvinistiche un limite. Se il sovrano comanda cose contrarie alla legge divina, i sudditi hanno il diritto, o meglio il dovere, di non obbedire. Ma dò non ha nulla a che fare con le teorie moderne sui diritti dell'uomo e della sovranità popolare : la resistenza calvinistica allo Stato, in quella determinata circostanza, h a un ca. rattere teocratico non meno dell' obbedienza in tutti gli altri casi Anche se si prende la for. mulazione più spinta fatta di questo diritto alla resistenza, non da Calvino, ma da Gio. vanni Koox, il capo della riforma scozzese, secondo il quale impugnare la spada contro un sovrano idolatrico era obbedienza vera al co. mando di Dio, il carattere biblico, dommatico di una simile insurrezione è evidente. Viene ovvio del resto ricordare che

teorie simili furono svolte al tempo della Controriforma e delle guerre di religione da scrittori cattolici, più particolarmente da Ge suiti ; e se il calvinismo affermò 1a sua « monarcomachia » dopo la strage di San Bartolomeo, la Lega cattolica cootro il calvinista Enrico IV non fu meno monarcomaca del calvinismo. Non per questo faremo dei Gesuiti e della Lega cattolica i precursori del libe ralismo e della democrazia moderna

A questa limitazione teologica del potere civile sovrano fatta dal calvinismo, viene a ricoonettersi quello che Calvino dice dei magistrati inferiori i quali, ricevendo anche essi il loro mandato da Dio, possiedono una sfera d'aziooe propria entro la quale possono negare obbedienza al sovrano allorchè questi domandi qualche cosa contro la legge divina. Calvino atzi dichiara in generale che, nel caso di persistente malgoverno, i magistrati inferiori possono intervenire « secoodo il dovere del loro ufficio». Rimane vero anche i n tal caso che lo spirito del costituziooalismo democratico moderno è estraneo a queste considerazioni calviniste : i magistrati inferiori hanno il diritto di agire cosl noo per una autorità ricevuta dal popolo, ma per quella di cui Iddio li ha investiti, e la loro opposizione al sovrano è fatta per l'onore di Dio

l.ONDRA-CHAMBI!Rl.AIN E l.A MOGl.lli A JAMES PARK

!tOllo\ 1e11 v•NDITitiCE 01 CAitTOLINil IN VIA S. IGNAZIO

Nè potrebbe dirsi che Calvino, per l'accenno fatto a una mutua obl>ligazione esistente tra il sovrano e i sudditi e avente forza di un contratto, sia stato il fondatore della teoria contrattuale della sovranità (teoria che del resto non è per se stessa democratica), come dicono il Freschi e lo Hunt. La teoria contrattualistica trova i suoi precedenti fin su nell'alto medio evo; qualche formulazione esplicita l'incontriamo gil al tempo della lotta per le investiture ecclesiastiche Si deve ammettere tuttavia che il calvinismo vi abbia portato un ·contributo.

• • •

Gli apoJogcti a oltranza di Calvino sul tipo del Downetgue spostano volentieri la questione dal pensiero di Calvino, coosiderato in se stesso, agli svolgimenti storici del calvinismo. Abbiamo visto come il Doumergue tracci un albero genealogico del mondo demo, che dalle sue radici in Calvino e nella Ginevra calvinistica si estende, attraverso le rivoluzioni di Olanda, di Inghilterra e di America, f'mo ai principi dell'89 e alla ri. voluzione francese. Ora, è vero che il fattore religioso entra largamente nella rivoluziooe inglese e nella fonna%ione degli Stati Uniti d'America; come è reale il legame coo questi avvenimenti del pensiero politico del

secolo XVIII e della francese. Ma il fattore religioso in questione, anzichè iden. tilicarsi con il pensiero di Calvino e con il calvinismo originario, prexnta rispetto ad essi diveniti cosl importllnti da apparire in punti essenziali la sua antitesi ; senza contare che in quelle rivoluzioni accanto ' al fattore religioso agl in misura larga o addirittura pre. ponderante quello laico. Nella rivoluziooe io. glese l'esercito di Cromwell e il suo apo appartenevano a quel tipo di protestantesimo che si chiamò indipendentismo. Esso si a.c. cordava eco il calvinismo per la fede nella predestinazi.ooe e per l'abborrimento fanatico di ogni « idolatria », cioè di quanto richia. masse anche lontanamente il cattolicismo. Ma era in antitesi eco il calvinismo per il suo coocetto della chiesa c della vita religiosa, in cui si affermavano l'indipendenza delle sin. gole comùnità, il diritto di predicaziooe dei laici, la libertà di c05cienza. In generale il Seicento protestante mostra in Olanda, in ln&hifterra, in America tutto un fermento religioso-sociale ricco di clementi anti-calvioi. stici. Da queste correnti indipendentistiche, coogregazionalistiche, battisticbe SODò state coltivate le idee dell'uguaglianza delle coofcs. sioni, della libertà religiosa, della separazione della Oaicsa dallo Stato : idee anticalvinistichc

per eccellenza, colle quali si associano davvero quelle della libertà politica e della democrazia. Certi fattori del passato hanno agito per la preparazione del mondo moderno in quanto re2ttivi e dissolventi, non in quanto foru positive. Il mondo moderno non esce nè da Ca!. ,·ino da Lutero, neo è figlio del domma protestante come non lo è dd domma cattolico; bensl la lotta fra le due confessioni, fra i due dommatism.i cootribul potentemente aò agitare, sconquassare, disciogliere il vecchio mondo aprendo la strada alle nuove idee. Pre. cursore del mondo moderno è Ugo Grozio, -più generalmente noto come fondatore del diritto internazionale, ma che lasciò la sua impronta in campi ben più vasti. Religiosa. mente Gro:z:io era arminiano, della tendenza cioè che in seno alla Oaicsa riformata rappresentò la rea:z:iooe più decisa al calvinismo ortodosso Ma Grozio, prima e più che arminiaoo, era filosofo, laico c ruiooalistico. Da Grozio si scende a Spinoza, l..ocke, Voltaire; si risale a Bruno, Mootaigne, Copernico, Macbia. velli, Erasmo, Lorenzo Valla, cioè all'umane. simo, che è il vero precursore del nazionalj. smo e del mondo .moderno, c dal quale, come vedemmo, derivarono quei protestanti estremi, per lo più italiani, che furooo combattuti dai calvinisti non meno che dai cattolici.

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UNA COSTRUZIONE di cinque piani situata in pieno Broadway, a New York , è la sede della ditu Francis Bannerman Sons che compra quello cbe nessun altro vuole e lo rivende, in contanti a chi ne ha bisogno : le armi usate. Bannerman vende una cartuccia per cinque centesimi di dollaro o dieci milioni di cartu cce a un prezzo all'ingrosso; un moschetto del diciuettesimo· secolo o l'ultimo modello di pistola, cento sottao.ine scozusi per un ballo in maschera e diecimila uniformi per una qualsiasi rivoluzione Materiale che la ditta conserva in un'isola neU ' Hudsoo

I loro affari sono basati sul fatto che le grandi nazioni scartano le loro armi quando ne vengono inventate di migl.iori, mentre le piccole nazioni o i privati non possono permettersi questo lusso." Dopo tutto un fucile usato non fa meno rumore ed è altrettanto mortale di uno nuovo.

Le piccole nazioni cercano avidamente gli avanzi delle campagne vittoriose. Ci sono sempre rivolu%ioni nel moodo ed è risaputo che i gc:nerali sono disposti , in caso estremo, a ncomprare le armi gii vendute come ferri vecchi pur di non farle cadere nelle mani del nemico Banoerman è il fornitore di tutu questa gente.

Poco prima che fosse fondata la ditta Franòs Bannerman, il presidente Lincoln provò come sia necessario, talvolta, di riacquistare armi usate Nel 1861 infatti inviò all'estero degli agenti incaricati di comperargli tutti i fucili usati disponibili, non solo per armare le truppe federali ma per impedire che quelle anni cadessero nella mani dd nemico. Alcuni di questi fucili avevano servito sotto Welling. ton se non addirittura durante la rivoluzione francese. Nella guerra franco . pNSSiana, la Francia ricomprò gli avanzi della guerra civile americana per utilizzatli contro la Ger Rimodernate, le medesime armi prestarono smoizio a Cuba e nelle Filippine du. rante la guerra ispano..americana

Probabilmente ciascuno dj questi vetusti fucili è passato nelle mani di Banoerman il cui prospero b11sin1u ebbe inizio quando l'astuto veccbione comprò un lotto di anni scartate dal governo americano dopo la guerra civile. Da allora ogni conflitto armato ha vuotato e poi riempito i magazzini di Baonemun & Sons.

Quando gli spagnuoli furono costretti ad evacuare Cuba, il 90 % delle armi e munìlioni abbandonate furono comprate dai Ban. nennao.

Io un certo modo i Bao.nerman aiutarono a costruire il di Panama Accusato di fomentare la rivolta· dello stato di Paoama contro la Columbia, e trovandosi di fronte al fatto innegabile che i fucili paoamensi erano identici a quelli catturati dagli spagouoli a Cuba, Teodoro R005CVelt rispose. provandolo con documenti , che i Mauser incriminati era no venduti ai Banoerman

Il fondatore della ditta è stato uno dei più abili commercianti del mondo. Con la stessa facilità con c ui vendeva un cannoncino agli appassionati di pirotecnica, forniva 25.000 fucili a ripetizione alla Repubblica di Haiti o a l Giappone. Il catologo della ditta, compi. lato dal fondatore e che viene ancora pubblicato oggi, contiene frasi come la seguente: «Alle spiaggie di moda raccomandiamo l'ac quisto di un cannon e che potrebbe essere: pun tato contro un bersaglio posto a qualche chi. lometro dalla riva. La nostra opinione è che i visitatori pagherebbero volentieri qualche soldo per avere il raro privilegio qi sparare un colpo di cannone»

Il catalogo è ·il « V aJemecum » dei colle. zionisti d 'armi e di tutti coloro che s'interes sano agli armamenti. Biblioteche, stati mag. giori, Ministeri della guerra e i politicanti sud-Americani lo tengono sempre a portata di mano. Sfogliandone le trecentocinquanta pagine vi si trovano descritti, riprodotti e va lutati ascie del periodo neolitico, arpioni delle isole Salomone, coltelli di pietra usati dai sacerdoti Atzechi per asportare il cuore alle vittime, giavellotti del Congo e balestre per. fezionate.

V i occorre per caso un mazzapicchio, un arpione, un'annatura da cavaliere; vi servono corazze, elmi, bandiere o scudi ? Bannerman ve li può procurue. Oppure preferite la spa. da di un Samurai? se ne comprate una badate bene a non interrompere la tradizione millenaria; «la spada dei Sumurai non si deve mai sfoderare senza sparger sangue» (sugge. risce Bannerman). • I prezzi variano; da mezzo dollaro a un centinaio di dollari, a seconda dell'oggetto. Un giavellotto del Congo costa doU 2,25, un boomerang australiano arriva fino a doli. 7,85, mentre una baionetta delJa battaglia di W a. terloo si può avere per circa un dolJaro. Se tutto ciò non v'interessa, potete compe. rare un bastone animato, (ci vuole il porto d'anni). o un paio di pantaloni tatlati appar tenenti ad un componente la spedizione na. vale Greely; la sega da viaggio dell'amnu. raglio Peary, uno scacciamosche di peli di elefartte, il riflettore di una corazzata. una vecchia campana spagnuola («può servir;e come vaso da fiori » dice il catalogo)

Il fondatore del « Vendonsi armi u ;;atc ». Francis Bannerman, nacque poco prima della guerra civile e morl subito dopo la guerra mondiale. I suoi genitori, erano scozzesi, lo portarono in America da bambino ed egli cominciò gli affari a dieci anni. I primi guadagni li fece vendendo alJe cartiere le vecchie gomene scartate dai cantieri navali Una cosa porta all'altra. e ben presto Ban. nerman cominciò ad acquistare grandi quan. tità di materiale scartato dalla marina e d.ll1'esercito. Da allora il suo nome è rimasto famoso. Egli fu il primo a vedere la possibilità di rìmordemare le armi fuori uso. Men. tre gli altri fondevano i cannoni per ricuperare il metallo, Bannerman assoldò degli ar. maiuoli per ripararli e degli agenti per ven<lerli. Grazie all'inveterata abitudiÌle umana di far guerre, il successo di Bannerman fu ' · più che brillante.

Si naturalizzò presto cittadino americano, rimanendo però sempre fiero dei suoi antenati scozzesi. Malgrado la sua lealtà per il paese d'adozione, Bannerman ebbe uno spia.

cevole incidente con il governo ame1 ic u-:c Ad una vendita all'asta tenuta dal g:lVcrno nei 1913, la ditta comprò 28 cauuon1 ii se• inches per il prezzo eli cloll:Hi 3.902,94. Fu un buon acquisto e man lo sapeva. Dopo averli un po' rimo. dernati, li offrì nel suo c:ua!ogo per doli. 15.000 l'uno Avrebbe potuto venderli alla repubblica di Cuba con un guadagno su. periore a i doli. 400.000, ma evidentemente al Ministero della guerra conoscevano la vita di Lincoln, certo è che decidettero di ricom prarli. Bannerman chiese un prezzo di favore, soltanto 5000 dollari l'uno. Realizzava così anche un buon guadagno.

Per un errore però, il prezzo effettivamen. te pagato dal governo americano fu quello del catalogo, cioè doli. 400.000 per i ventotto cannoni e qualche altro pezzo d'artiglieria. Quando si scoprì che si trattava dei medesi. mi cannoni precedentemente venduti come ferro vecchio per doli. 3.902.94 scoppiò, a dir poco, una mezza rivoluzione. Fu iniziata un'inchiesta per speculazione illecita Le ac. cuse e contro accuse si accumularono. Finalmente si trovò un capo espiatorio che accettò di incollarsi la colpa. e Bannerman fu assolto.

L'episodio disgustò il vecchio Francis «Le accuse», egli disse, «sono assolutamente ingiuste». All'inizio della grande guerra ave. va scritto a Lord K.itchener offrendo agli alleati tutti i suoi depositi. «Quest'offerta» diceva la sua lettera. « rapprcsenu il con. tributo della povera vedova. Dono tutte l e mie proprietà e ia mia stessa fonte di vita nella speranza che esse servano ad accelerare il trionfo della nostra causa ».

Il governo inglese non potè accettare questa offerta perchè non proveniente da un sud. dito britannico. Più tardi perdonarono a Bar. nernann la sua naturalizzazione e gli permi. sero di spendere doli. 70.000 per equipaggiare un reggimento e di regalare mille fucili a Re Giorgio.

Il re delle armi usate regalò cannoni all'e. • sercito americano e denari per montarli. Donò al comitato d'aiuto belga 50.000 vestiti e 10.000 dollari.

Bannerman è anche lodato per avere mi. gliorato il sistema delle vendite all'asta or. ganizzate dal governo. Contribui ad instau. rare il sistema delle offerte in sigillata che impone ad ogni acquirente di indicare un prqzo. II sistema precedentemente usato per le vendite all'asta permetteva agli speculatori di mettersi d'accordo per strozzare i commerciantL onesti

Inaugurato il sistema della busta sigillata parecchi commercianti cercarono di mettersi d ' accordo con la ditta Bannerman, ma il vecchio capo non dimenticò mai il consiglio datogli dalla sua nonna scozzese : « Non la sciate mai che la vostra bandiera si trascini nella polvere».

Francis Bannerman è morto ma i figli continuano il suo commercio.

Oggi COfll( ieri, la ditta Bannerman arma il mondo. Le reliquie della guerra civile che adornano un ufficio postale americano e gli armamenti privati di una compagnia petrolifera sono passati tutti per le mani di ·Bannerman

Se le battaglie, come i f_ilms portassero l'e. !eneo di chi le organizzò, molti di questi pre. ciserebbero: «Armi della Francis Banner. man Sons ».

28
PARIGI-
C O N L E M A S C H E A E A N
BALLERINE DELL'OPERA
T l GAS
FERITO I NGLESE
DI UNA NAVE INGLESE ATTACCATA UN SOTTOMARINO TEDESCO
DELLA GUERRA SOTTOMARINA

I \T 1.\ N fi Il f) Z N I

SE PRIMO DOVERE di un sovrano è di conoscere il proprio paese, lvan, che a vent'anni già conosce la Moscovia a menadito, è un sovrano perfetto. Ma questo non basta. Nè basta aver preso moglie ed essersi posto sul capo la corona di Vladimiro il Monomaco : conquistare bisogna. Il suo esordio come condottiero lvan lo aveva fatto tre anni prima, movendo alla testa del proprio esercito contro il kan di Crimea, Safa Ghirei. Ma prima ancora di ven ire a contatto col nemico, il Volga aveva ingoiato le artiglierie di lvan, egli stesso si era trovato prigione della piena nell 'isola di Robotka. Scarsa scienza militare? No, ma effetto del j>oco conto fatto della profezia del monaco Fera. ponte l piani dei generali vanno regolati sulle predizioni degli astrologhi, e la profezia del santo uomo parlava chiaro: Kazan bisognava conquistare Ivan affidò la reggenza alla bella Anastasia e andò ad assediare la città predestinata. Sorgevano davanti ai suoi occhi abbagliati le mura rosate, i minareti bianchi , le cupole d'oro. l difensori cor sugli spalti come indemoniati, agi. tando le scimitarre e vomitando ingiurie sui •< cani infedeli» Nel campo russo, per aumentare l'effetto delle armi, file di preti tra-

sportavano da un capo all'altro le sante reliquie, e da Mosca il metropolit.a Macario spediva ogni giorno una speciale acqua benedetta per lo zar e a capi dell 'esercito. Mal. grado ciò lo scorbuto faceva strage e i soldati si abbandonavano alle turpitudini più nere. An che la pioggia ostacolava le operazioni, ma una croce miracolosa arrivata da Mosca riportò il bel tempo. Intanto gl'i nge gneri venuti di Germania terminavano i lavori d'approccio e, cosa mai vista fino allora, spingevano avanti dei carri armati di grossi cannoni, che anticipavano di trecentosessantacinque anni l'apparizione dei tanks. Finalmente lvan fece sonare le trombe, si fece tre volte il segno della croce davanti allo stendardo spiegato, e allo schierato esercito pro. mise di sacrificare la vita alla difesa della fede di Cristo. La città era avvolta nel silenzio Dopo la solenne benedizione, l'esercito moscovita si mosse tutto assieme come una colata di lava l musuJmani non davano segno di vita. l russi continuavano ad avan zare in un silenzio di tomba. D'un tratto, le porte di Kazan si spalancano, quindicimila tartari saltano fuori urlando, ributtano gli assalitori nelle acque limacciose della Bulalca Può mentire la profezia di un santo? Ordine

è dato di tornare all'assalto. Sulla cima di un monticello, dentro una chiesa improvvisa. ta, Ivan ascolta messa. Il fragore della. bat. taglia è lacerato di tanto in tanto da espio. sioni spaventose: sono le macchine tremen de degl'ingegneri tedeschi. Un ufficiale si a ffaccia alla porta della chiesa, reca l',m nuncio ch e i soldati richiedono il loro Z3r. lvan guarda l'u ffi ciale con gli occhi velati di sogno, interrompe appena le preghiere, e dice: «Dio è con noi». l soldati si arram. pkano sulle mura sotto docce di acqua bol. lente e pioggia di pece infiammata Un altro ufficiale si affaccia alla porta della chiesa, grida: « Si mostri lo zar della cristianità alla testa del proprio reggiiTICnto ! ». l van lo guar. ùa con occhi imbambolati, e per tutta rispo. sta manda giù un bicchierone d 'acqua bene. detta. Finalmente Kazan è invasa da tre par. ti, ultimi difensori passati a fil di spada, lo stendarlo dello zar issato sul minareto più alto. Un gruppo di boiardi irrompe ne ll a chiesa : «L'orgoglio di Kazan è a terra ! ». Assente, annebbiato, lvan è sollevato di peso, posato sopra un cavallo bardato, condotto in gran pompa nella città conquistata. Al suo passaggio i soldati, neri di fumo· e lordi di sangue, levano le armi. e in preda al delirio

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CORO DI SOLDATI POLACCHI

gridano: «Viva io zar vittorioso ! ». lvan passa come un fantasma... Il ritorno sul Vol. ga fu un trionfo. Dal fondo delle pianure zzzurre accorreva la folia gialla, rossa, scar. latta sulle rive del fiume immenso e pacifico, a salutare il «vittorioso» che nel suo na. tante padiglione dorato precedeva un trionfale corteo d ' imbarcazioni inghirlandate e scin. tillanti come altari. Un messaggero spedito dalla zarina incontrò il corteo sulla strada di Vladimiro, annunciò che lo zarèvic Dmitri era nato. Kazan conquistata! Un figlio ma. schio! lvan dimenticava la sua naturale mal. vagità, s'immolava nel bene e nell'amore.

In meu.o alla piazza di Mosta, circondato da l popolo che, più che acclamato, piangeva a dirotto, lvan si senti immenso: solo e assieme universale. Quando Anastasia, stanca ancora ma felice, potè novamente poggiare la testa sull'ampio petto del suo &liuska, questi , piano, modesto, le narrò come aveva combattu. to e come aveva vinto. Si andava modellando dietro la sua fronte oscura il quadro dell'e. spansione russa: il Volga fiume imperiale, le rive del Caspio raggiunte, poi via via la \"aUata del Terek, il Caucaso, la favolosa Colchide, le spiagge dorate del Ponto, Bisanzio

Ad annacquare tanta euforia, capi tò la notizia da Pskov che un misterioso morbo chiamato « glande » sterminava la popolazione, e da Kazao che i musulmani sgozzavano a gara funzionari e soldati moscoviti. Lo stesso Ivan fu ridotto in f in di vita da una feb. bee infiammatoria, e capitò a lui ciò che trecentottantacinque anni dopo doveva capitare: a Kemal .Ataturk, di assistere cioè, moribondo ma cosciente, al compl?tto per la propria successione. Questo era diretto dagli Zakharin, i parenti della bella .Anastasia, che come ar pie si erano insediati a palazzo, e considerando spacciato lo zar, ordivano davanti a lui il disegno di eliminare il piccolo z:uèvic. Questo progetto snebbiò la mente dello zar, rafforzò la sua volontà di vivere e di lottare per la propria discmdenza. In una notte d ' in. sonnia, i pugni stretti e le mascelle arrotate, lvao affermò a se stesso la risoluzione di ooo morire, e quando guarl, i medici seppero a chi ascrivere il miracolo di quella guarigione. Goethe pensava che allora soltan. to si muore, quando manca la volontà di vivere. Cinque anni dopo, nel l:S57, tre oa. \·igli inglesi, il Bonaspermza, il Bonafede e il B o1zavventura salparono da Harvich alla volta dell'« impero del nord». l moscoviti furono sorpresi e lusingati. Il sogno di lvan si avverava io tutti i modi. Malgrado i nomi augurali , due delle navi perirono sulle coste della Norvegia, il solo Riccardo Chan. cellor, comandante il Bo11avventura, arrivò a Mosca e consegnò a lvan la lettera del suo sovrano Edoardo VI. Introdotto al Cremlino, Chancellor notò subito la mancanza di comfort ma valutò da conoscitore le ricchezze accumulate e soprattutto l'abbondanza e ricchezza deL le pellicce. A1 banchetto in onore dell'inglese, l van mangiò solo a una tavoia d'oro massiccio, e ogni tanto tirava un peu.o di carne ai kormlencil!i, « dignitari » che si fanno nutrire «per contratto», e agli altri ospiti di riguardo. In risposta alla lettera di Edoardo, Ivan com. pose un magnifico squarcio letterario, e un anno dopo Cbancellor tornava a Mosca come capo della Fe/Jowship of english for discovery ofnew trades, e stipulava un)rattato.. di commercio a condizioni

giurisdizione speciale per i membr i dcila Fel/owship, esenzione completa di diritti commerciali, ecc. Nel minuscolo porto di San Ni. cola, ove il Bonafiven lura era approdato, cominciò a delinearsi una città che di poi si chiamò .Arcangelo. /

Nell'agosto 1560, nell'opaca luce di una notte bianca, .Anastasia morì. Il dolore spinse Ivan ai confini della pazzia. si portava nella tomba anche quel poco di anima bianca ch'era riuscita a ispirare al suo Batituka. Trentenne ormai, la zar era ' considerato dai propri sudditi « re di verità >1, < modello dei padri », «patron o dei mariti>>, e dagli stranieri come uno dei padroni dell'Europa. Que. sta reputazione traeva soprattutto dalle due campagne contro la Livonia, quella del 15 58 condotta con tutto !"accompagnamento di orco. ri atti a spargere un salutare terrore·nello scia. gurato paese da Riga a Reval , e quella del l conchiusa con la vittoria di Fellin e la fustigazione sulla pubblica piazza di Fi.irstenberg, gran maestro dell'esercito livone, portato prigioniero a Mosca. Ma il delinquente è io. stabile e lvan non poteva indugiare sopra uno stesso sentimento Per dissipare · più presto la tristezza lasciata dalla morte di .Anastasia, lvan istitul il potiemaia palata, dipartimento specia. le per la creazione di nuovi piaceri profani, nel quale l.eon Blwn, trecentosettant'anni do. po, trovò il modello del suo M.inistère des Loi1irs Ma qual maggior piacere del dare sfo. go alla crudeltà? « Per attestare il suo potere di vita o di morte - scrive Giles Fletcher, :tmbasciatore di Elisabetta d'Inghilterra, mentre Daniele Printz von Buchau scriveva per parte sua che la bocca dello zar schiumava co. me quella dei cavalli - il vedovo faceva ta. g liare la testil a coloro che incontrava sulla pro. peia strada e la cui faccia non gli andava a talento». Fece sterminare la famiglia dell'ex «direttore delia politica gene raic » .Adàcev, compresa una sua giovane amante polacca e i suoi cinque figli. l supplizi si moltipl icarono a tal segno, che i cronisti del tempo, per quan. to assuefatti agli eccessi della tirannide, seri. ,-ono che « inesplicabile tempesta è stata rivo. mitata dall'inferno per turbare e straziare la Russia». Un ' immagine popolare che oggi an. cora adorna la parete di qua lche isba, mostra h •an appoggiato a uno stocco di cui ha conficcato la punta nel piede di un messaggero che g li sta davanti, e intento a leggere con occhio furioso una lettera del genera le KurbSki , reo di essersi fatto battere dai polacchi, a Orcha. l van sentiva che la solitudine gli era fatale. Il 21 agosto 1561 sposò la ci rcassa Temriukovoa, figlia del principe cerke--.,so T emgruk e battezzata a Mosca col nome di Maria. Ma anche questo secondo matrimonio, come il primo, era un ripiego, cui lvan non si assoggettò se non dopo il rifiuto di Sigismondo Augusto, re di Polonia, di dargli in isposa la sua propria sorella Caterina. La nuova zarina non somigliava ad .Anastasia. Era bellissima ma aveva un'anima nera e presto fu considerata il genio malefico dell" zar. Il Terribile, che in fatto di , malvagità non aveva bisogno di colla. boratori, la confinò nel gineceo. Intorno a quel tempo, Deulet Ghirei, ex kan di Crimea che marciva in fondo a una fossa buia, svelò allo zar, in cambio della libertà, il progetto che Solimano, sultano di Turchia, gli aveva affidato, d i unire con un canale il Don e il Volga. raf. forzando lo sbarramento con fortezze lungo il fiume, da Kazan al Mar Caspio ( EDOA.BDO G.A881

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ODISSEA DEL DUCA DI WINDSOII

CORR ISPONDENZA. A.ltG.G.G. Nessuna notizia Jnccnt.zza crudele. Se app:oci6cato cogli altri sei mor. :o per me. Preferisco adorare mt.Tr.Oria di un santo estinto che disprezzare una pe-rsona vivente. Soffro tanto e ti amo tanto, Rassicura angiolo mio, la tua Clllfil&lima. (Lt Tribltlfa, 16 settembre 1889).

CROCI E CROCIATI. N•loli. Nell a giunta municipale si minaccia quasi uoa crisi a proposi to di croci e decorazioni date e non date. Si tratta di questo. A proposito dello sventramento, alcuni assessori furono cmciati e decorati, altri non lo furono.

Fra questi ultimi era compreso il molto reverendo dou Ambrogio Caracciolo. Don Ambrogio Caracc.iolo, desolato di non po1ere avere una croce pur che fosse, o c.1 é giubila nt e tr Sommo Pontefice gli ha conferilO In Gran Croce di San Gregorio Magno rmdendogli wsl quella giustizia che il governo malvagio gli aveva negato. (Lt, Trib111fa, 19 settembre 1889).

UNA CASA D I ZUCCHERO. Il noto milionario Claus Spreclcels, il quale possiede grandi raffinerie di zucchero, ha inventato il modo di rendere lo zucchero duro come il marmo ed ha ottftluto per questa sua scoperta il brevetto d'invenzione. Per renderlo popolare egli costru iri, a Washington, presso la Casa Bianca, una casa molto elegante con blocchi di zucchero americano resi marmorei. Spreckds n· tiene che questa casa resisterà alle intemperie meglio che se fosse costruita in granito.

(11 Po1olo 19 settembre 1889).

CORRISPONDENZA. Emilill. Disperato affranto dolore cagionato, piango confuso tante tue vinù, compisci opera, perdona, attribuisci potenza amore Iddio perdona e tu? Conte. 427.

(Il Po1olo RomallO, 19 settembre 1889).

LA SITIIAZIONE. Pari&i Per qu:anto gli armamenti rlell a Bulgaria appouiata dall'Austria - e quelli della Serb.ia devota a ll a Ru ssia >embrino pericolosi, nessuno può credere a una conflagrazione in questo punto dell'anno. · Ad ogni modo se avremo la guerra sarà per la prossima primavec:a ( L.t T riblllfa, 20 sett. 1889).

CELIBI A CONGRESSO. Il 29 settembre p , v. sarà tenuto ad Avezz:ano un Congresso di celibi. Il grande avvenimento diventerà solenne addi rit· tura e assumerà carattere scienti6co grazie a un banchetto pantagruelico che riunirà i congressisti nel nuovo Albergo della Posta, (Lt Trib1111a, 20 set· tembre 1889).

I GIORNI FESTI VI NEb BADEN. Grmllcttlo Ji Batlm. Il Governo ha dovuto ordinare d:all a qu:ale è risultato che negli ultimi sei mesi vi

stati cento e un g iurno f cs tl \'1 p u di bandiere, annivers:ari, fondazioni, ban(hetti, ecc. li Governo ora pensa di trovar modo d'abituare al lavoro i membri delle varie associazioni, i quah pare ne abbiano peno l'abitudine (Lt Trib.tN, 20 settembre 1889)

CRONACA ITALJANA. Mt'"di. Non è vero che domeoic3 la democrazia castrocarese abbia fischiato il deputato Bruoicardi. Pochi socialisti, uniti ad a lcuni rngazzi, emisero dei 6schi cui Brunicardi levandosi il appello. Coloro volevano anche imporsi perchè la banda cessasse di suonare, ma vinse la ma88ioranu. Ogni altea notiz ia priva di fondaroento. (La Trib11u, 20 settembre 1889).

PARIGI. Il • Joucnal des Oebats ,. parla delle opero di fortificazione nello Stretto di Messina, a Savona ed alla Spezia. Termina dicendo che tutte queste misure incepp:ono la navigazione commerciale e ren· dono ma lcontenti gli armatori ed i negozianti c he le commentano in sftlso pessimista.

(Il Po1o l o Roman o, 20 settembre 1889)

I N G IRO PER IL MONDO A Parigi le nascite su. perano le morti appena del 9 per cento. Questo fatto impensierisce seriamente la stampa francese che ogni quindici giorni, trova modo di intervisiare ;j direttore deii'AJJÌJI<'Ifrl /Mbliqll<'.

Que ll'egregio funzionario, malgrado la sua buona volontà di dare notizie confortanti, costretto sem· pre a profetizzare l'estinz ione della razu francese (u Tribu11a, 21 settembre 1889).

AVVISI ECONOMIO. Casino da villeggiare vani dodici con due terreni annessi affittasi sei lire mensili. Scrivere subito P. l..an&eli, notaio, Spoleto, 7)47. (Lt Trib1111a, 2 1 settembre 1889)

DALLE PROVINCE DEL REGNO. &trlma Sì e tenuta ieri una imponente «dunanza elettorale Venne detto un Comitato per le prossime e leziom amministrative. Furono pronunziati discorsi deploranti l'attuale amministrazione. L'adunanza si sciolse acclalll2rldo a l Re e a Garibaldi. (Il Po!olo Romalfo, 2 1 settembre 1889).

L'ORATORE AFFASONANTE Chi.-ti. Ieri l'onorevole Ga llo commemorò il 20 settembre con un discorso e levato ed erudito Un uditorio scelto, numeroso ascoltava allucinante e fecondo ed applaudi con entu siasmo. Poi nella Sala Comunale vi fu banchetto di 100 coperti. Brindarono Berardeli, del Comitato, l'on. M ezzanolte ed a ltri (l/ Po1olo R oma11o, 22 settembre 1889).

I NAUGURAZIONE. Bolo&na. Iersera nel n egoziO dell'editore Zanichelli si fece l'inauguruione d e lla speciale sala di conversazione. Fra i presenti eranvi Giosuè Carducci, Severino Ferrari, Ugo Bri ll i, il prof. Albicioi ed altri del mondo artistico e letterario M olti brindisi. Carducci disse tre nuove poesie, commovendo gli asroltatori. Le poes1e sono M;,,,,.,., Lna r liltto, c Q11urto Comparinonno fra N110 1 r OJr Barba.,. (11 Po1ol o R o 111ano 22 Sdtembre 1889).

ALLA FRONTIERA Ci .scrivono da Nizza che lungo la linea delle Alp i continuano con somnu le opere di difesa Da altra font• ap prendiamo che i colonnelli comandanti dei nM I. : reSBimeoti :alpini, dietro ordine del ministro dtli J guerra, perlustrano inin11tameote la frontiera francoitaliln2. (.L.t T rib1111a, H settembre 1889).

TAGLIACARTE ALLA MODA. La «Pali M ali Gazzette • dice che le persone che amano la brità del proprio paese, potranno, d'ora in poi, porta rle con loro sotto forma di tagliacarte. Si fabbri · cano ora infatti a .Lon dra dei tagliaarte portant i la forma e l' effigie di Gladstooe e di l rving. Le gambe costituiscono il manico, la schiena il tagliaurte pro · p riarnente detto e la testa la punta. O l tre a questi si fanno dei tagliacarte con modelli delle uniformi di tutte le armi dell 'esercito inglese. (il Ro,..lfo, 24 1889).

IL PAPA E LA SPAGNA. M.ulriJ. Il corrisponden. te di Roma del • Daily Chronide " annunciò che la Regina Rc88ente offrì a l Papa l'ospitalita a Granata oel caso lasciasse Roma. Nei ci rcoli ufficia li si smen lisce categoriamente questa notizia. (il Po1olo R o...a11o, 2) settembre 1889). DRAMMATICA. Pare che per i capocomici ital ian i l'America non sia senza spine. Il Pasta appena giun to a Montevideo si vide scappare la Esterina Monti , e privato così di un e lemento per molte rommedie del suo repertorio. Al Roncoroni le t capitato anche peggio. Mentre egli stava imbarcandosi d2 M ontevideo per il Chili, gli scappò la prima attrice signora Zangber i, gli a l tri ·della compagnia si ammutinarono, non volendo viaggiare in seconda eluse su l vapore inglese « Araoconia ,., Il Ronco · coni dovette fermarsi a M ootevideo, perdendo il viaggio, e i contr:atti pel Chili, ai quali una pen:tle di -40.000 lire, e rimanendo senza teatro, e senza possibilità - per otto giorni almeno - di recitare. (JJ RolfllmO, settembre 1889). CORRISPONDENZA. Scoiattolo mio. Privo tue no tizie sono desolatissimo, senza te come pesami la vita, confortami. Vivo per te anima bella tanti tanti alla bellissima morettina. Enzo +H. (// Roma11o, 26 settembre 1889).

DALLE PROVINCIE DEL REGNO Mi/a,o. la stampa locale loda la questura per l'energia con cui messa a ll a dell a cosidetta teppa e dei teppisti Ogn i nolte il pattugliooe delle guardie, guidato dal mauiore Cappa_ perfettamente cilindrato, gira per le contrade sospette, perl ustra le bettole, batte i sobborghi, tende ret i nelle quali cadono pregiudicati, sospetti, oziosi, vagabondi, teppisti, eroi di scen:ate rimaste impunite. Il cancro del teppismo deve ad ogni costo scomparire E le più energiche misure sono giustificabi li la mala pianta dei t.rabba deve esti rpa rsi. Le se'ere condanne dei tribunali devono essere esempio salutare. (JJ Ro-o, 27 settembre 1889)

Dòl'<ÙOIC rapoooobik : VI'TTOIUO COit.RE!oiO S A htit Romano di Arti G,..lich< di Tummin<lli & C

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ANNO l • N. 7 · ROMA

15 OTTOBRE 1939-XVII

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sà che il nostro Concorso no n scopra d < ' che forse si ignorava. Il concoJSO si con· crèt a in questi quattro punti: l) Q11an10 tempc anrora d11rerà g11nTa ; 2) Com<' fi fl irà la g11erra; 3) Dow smà 14 pau ; 4) 1111Zioni, at. tud m ente sptllillrici d e/111 tllropea, usrirmmo dalla Il Concorso sarà aperto il 10 corren te e chiuso il n novembre. Sarà dotato di ricchi premi. (l/ Piuo/o, 3 ottobre 1914).

PERCHE' L'ING. ULIVI NON FA SCOPPIARE

LE MINE A DISTANZA? Caro Piuolo, non ti pa re sia j j caso di far muovere l'ing. Ulivi in s t' ora di panico per la nostra marina mercanti le e peschereccia Come... l'illustre uomo ha saputo fa, scoppiare due bombe nell'Amo, ritengo potrebbe fare altrettanto con l e torpedini vaganti ndl' Adriatico. Egli così facendo accoppierebbe d ue cose: si renderebbe benemerito odia classe dei lavoratori del mare e soll everebbe un poco l e sorti del suo amor proprio troppo io ribasso doj>o l a sua famosa fuga. Un tuo lettore. (Il Piuolo, 4 ottobre 1914).

MAX UNDER :E' VIVO. Era sta to detto che il po. polariss imo Max Linder fosse stato ucciso nella battaglia della Maroa. Ora si annuncia che egli è solranto ferito ed è già fuori pericolo. Egli ritornerà quindi ad allietare il pubblico mondiale e non mancherà certamente di ricordare in qualche pelli· col a le sue avventure guerresche. (Il Piccolo, 5 ottobre 1914).

TITOLI DEL MESSAGGERO (7 ottobre 1914) : non è diiposta 11 cedere il Tre11tino 11/. 11 sommergibile da Spezia e ra 1tnto offerto itJiano Il deplltre11ti11o Btutisti a 11orità 411Sifi4· the di alto tr.ulimmto La disfalla degli eserciti del Kaiur Gli intensi prepmali"i g11erreuhi Un tra /eghisti e presso qllaflro morti e t r enta feriti • U11 nuo"o r.uliotelt'/ollito: G11glielmo Martolli tompie gli J/11 pr<'· unza dt'l R<': U11 gi11dizio ftNJo rewle del ttlcerd ote A.rge nlieri Un11 si ge/111 Un 11uiso per t•euhi rantori u, mn:co litro i 11 usta l franresi ripiegano si11istrt1 e ""411%4110 al tentro • l tedeschi prevedono the i belgi si l fedeli d; i11 per la dtl

COSTANTE G JRARDENGO VINCE IL CAMPI O· NATO D ' ITALIA. Sul percorso di 252 chilometri si è s volto oggi il campionato su st rada professic· nisti Vi hanno preso parte 22 corridori. E' arri· vato primo Girardengo, secondo Lucott i, terzo Az zini. Girardengo così campione d'Ita lia anche per il 1914. 12 ottobre 1914).

II KAISiiR RINGRAZIA DIO Si conferma la ritirata dell'esercito di «mpagna belga verso la Francia, lungo il con6ne occidmtale olandese'. li Kaiser ha cosi telegrafato alla principessa Luisa di Baden: « AllwrJII è staiti Otc11p4t4 oggi. D io sia rùrgrnilllo per l o uuusw 011ore 11 Llli! •· 12 ottobre' 1914)

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Stefani comunica: In seguito alla comparsa sul no· siro litorale ad riatico di mine galleggianti, che SI ha motivo di ritmere provmienti dalle coste delI'Istria e della Dalmazia, il Governo ha impartito telegrafiche opportune istrurioni al nostro Amba· sciatore· a Vienna. Il duca d'Avama è stato incaricato di richiamare la seria attenzione del Gover· no austro-ungarico sul fatto e s ulle perdite umane ch e dolorosamente già si deplorano e richieodere provvedimenti att i ad evitare che si r ipetano simili gravi inci denti l. ottobre 1914)

MAX UNDER MORTO IN GUERRA, COMBATTENDO DA PRODE. Cosl dunque non vi è più dubbio, il povero Max Lioder è morto QIJa guerra. Max Linder del resto era patriota anche avanti la guerra. Si conosce come egli guada&JWse alla Casa Pnthé dei salari e elci benefici veramente favolosi che si elevavano fino a un mil.ione di franchi. Sic· come le D1ms do11e egli figurava facevano la fortuna, della Casa, cosl una Casa tedesca gl.i propose un milione di marchi, cioè 250 000 franch i di più dello stipendio datogli dalla Casa francese. Egli rifiutò dicendo che non voleva lavorare per la Germania. Una palla tedesca si è vendicata di questo proposito! (Il l. ottobre 1914)

L'ITALIA E VALLONA.. L' Agenzia Stefani comunica : A.Jcuni giornali banno annunciato l'occupa· zione di V allona da parte di truppe italiane. Questa notizia è insussistente. ( Corrier' 2 ottobre 1914).

UN CONCORSO DI ATIUAUTA' 11 e Il GiOflfJe han deciso d'aprire fra i l ettori un gran « Concorso d'attualità •. Si tratta, come può prevedetsi, della gutrra, a p roposi to della quale Cl proponiamo di stimolare le facoltà divinatrici dei nostri lettori e dell e nostre lettrici, fra le quali dùs-

COME SI PREPARA IL SOLDATO ITALI ANO ALLA DIFESA DEU.A PATRIA L' interessante film del cav. Lllt11 Comerio ha ieri ottenuto un gran. <!e successo al Regi1111. Oggi replica. lngres· so ct11tetimi vmti. 7 ottobre 1914).

PICCOLA PUBBUQTA.' 9 ottobre

A.A. MONUMENTI funebri Jiqui dansi prossima ricorrenza defunti. Tiburtina 216. 1914)

L'ESPUGNAZIONE DI ANVERSA Si ritiene che la presa di Anversa sia costata ai tedeschi quarantamila morti. L'attacco più sanguinoso fu quello del forte chiamato • Liegi » (Il J l O 1914)

GLI OCCHI DEL KA.ISER SONO FOSFORE · SCF.NTI. I giornali berl inesi pubblicano una lettera del pi ttore Vollbeher, circa un suo rece'nte co lloquio con l'Imperatore U Vollbeher scrive che l'Imperato. re era di buonissimo umore; l'orgoglio pel suo valoroso eserci to e pel suo popolo tedesco brillava nei suoi occhi ad ogni parola. (/1 Piccolo, 11 ottobre 1914).

PICCOLA PUBBLICITA' (1/ Piero/o, 11 ottobre 1914).

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LA SENSAZIONALE RIVE.I..AZIONE DEl F'IANI D' A TTACCO DELLO STA T O MAGGIORE CONTRO L'llt•LIA

2

lllJSSIJ.\

IERI

La Rivoluzione russa ha per più di venti anni professato il più profondo disprezzo per i cosl detti lavoratori intellettuali.

Sono stati pubblicati interi volumi e cen. tinaia di articoli nella stampa occidentale sulle condizioni penosissime di vita che erano state fatte in Russia agli intellettuali

Quando fui in Russia, nel giugno del 1931, gli intellettuali avevano da mangiare, da vestirsi ecc., assai meno di quel che avevano gli operai. Non intendo parlare della differenza dei salHi: c'era anche questa, e ne parlerò fra poco. Parlo proprio del cibo e del vestire : l'intellettuale doveva mangiare la metà dell'operaio, doveva avere meno vestiti, meno scarpe, ecc. Questo risultato si otteneva per mezzo della tessera. E' noto che, fino ad alcuni anni fa, in Russia, vigeva il sistema del tesseramento per una grande quantità di prodotti : dal pane alle scarpe, dallo ·zucchero al sopra. bito, ecc. La tessera stabiliva le razioni mensili per alcuni prodotti, annuali per altri. La popolazione era divisa in due categorie : operai e impiegati. l primi avevano diritto a razioni

più abbondanti, i secondi a razioni più scarse o addirittura a niente. Cosi, per esempio, l'operaio poteva avere 24 chili di pane al mese, l'impiegato 12; l'uno 2 thili di carne, l'altro l; l'uno l e mezzo di pesce l'altro 0,800; l'uno 2 paia di scarpe all'anno, 2 paia di soprascarpe di gomma, 2 abiti, ecc.; l'altro l paio di scarpe, 1 di soprascarpe, l abito, ecc. Piuttosto umo- · cistici· erano i casi in cui aU'impiegato non era assegnato niente del tutto. Per esempio, l'operaio aveva diritto a l pezzo di sapone per toletta al mese, 3 metri di cotonate al mese, tre completi di biancheria aiJ'anno, ecc.; all'impiegato niente sapone (non doveva la. nrsi ?), niente cotonate, niente biancheria (non doveva cambiarsi la camicia?).

Più tardi la tessera fu soppressa, e, quindi, questa ragione di disparità scomparve. Rimase l'altra, di cui ora dirò: la differenza dei salari.

In genere, almeno fino a pochissimo tempo fa, gli intellettuali erano pagati meno degli operai. Facevano eccezione alcune categorie di lavoratori intellettuali, dei quali il bolscevismo credette fin dal principio di avere bisogoo, per esempio, i giornalisti e gli scrittori propagandisti (almeno cosi assicurava

W. H.

in

Mer.

1936). Gli altri, special mente gli insegnanti e i medici, furono sem. pre pagati malissimo, peggio dei più umili lavoratori manuali. In una comunicazione fatta in ottobre 1936 alla Facoltà di medicina (ere. do a Parigi), citata da André Gide in appendice a RetoNcheJ à mon reloNr dell'U.R.S.S. si legge : « Fino a due anni fa, il medico era pagato 110 rubli al mese, somma cosi insuf. fidente, che certi medici si sono fatti operai tecnici e sono retribuiti molto meglio. Il reclutamento era difficile... Si è capito, a iJora, che il medico, benchè non produca niente nel Piano, è necessario allo Stato : e si è elevato il suo salario a 400 rubli Ma bisogoa. ren. àersi conto di quel che si può comprare col rublo. Un vestito molto grossolano costa 800 rubli; un paio di buone scarpe da 200 a 300; un chilo di pane l rublo 90; un metro di stoffa 110 rubli. Inoltre, fino al 1936, un mese di salario era obbligatoriamente dovuto 21lo Stato per il prestito. La camera. neJJa quale vive il medico con la sua famiglia, gli serve anche da camera da pranzo, da camera. da letto, da cucina, da biblioteca, ecc. : e costa

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Chamberlain The American CNry del settembre

50 rubli al mese. Perciò, un salario di 400 rubli al mese non basta per vivere, e il medico è costretto a tenere due o tre uffici in modo da riuscire a mettere insieme 800 o 1200 rubli ». Infine, l'intellettuale e ra tenuto in una condizione di inferiorità morale. Egli e ra, in certo modo, assimilato al borghese; e , q uindi, era il paria della società sovietica, se non addirittura il nemico pubblico n. l.

E OGGI

Tutto questo è cambiato da capo a fondo. In questi ultimi mesi è intervenuto un mutamento radicale di direttive della politica sovietica in questo campo, per cui gli intellettuali sono diventati oggetto di particolari cure da parte del regime bolscevico. Per colmo, gli operai, i privilegiati al cui vantaggio funzionava tutta la macchina e ai quali erano riservati tutti i benefici, sono, ora, disprezzati, coperti di insulti, trattati da c ladri » e da « parassiti ». Un luc ido di autore anonimo, pubblicato a cura della Société d'études el :tinform41ion:r économiq11es, prendendo le mosse dal di scorso di Stalin al XVIII Congresso del Partito, descrive lo straordinariEJ mutamento. Ed è piuttosto sorprendente constatare che mentre in molti paesi occidentali. specialmente da parte dei cosl detti partiti di sinistra, ancora si ostenti una certa ostilità per g li inteliettuali in Russia, invece, si mostra di apprezzarne sempre più l'opera e la fun. zione e si tende persino a mettere nelle loro mani Ja direzione delle organizzazioni del partito e di quelle sindacali. Credo opportuno, perciò, riassumere qui largamente l'importantissimo articolo, riservandomi di accennare, alla fine, se mi avanzerà lo spazio, alle probabili cause del mutamento.

UN DISCORSO DI STALIN

Il punto di partenza di questo mutamento _fu, dunque, il discor59 che Stalin pronunziò al XVIII Congresso del Partito Comunista Pan. sovietico nel marzo di quest'anno.

A prima vista, a leggere quei discorso, si ha l'impressione -che l'oratore non dicesse niente di nuovo. Si ritrovano nel suo discorso i soliti luoghi comuni sovietià: «l'unica costituzione autenticamente democratica nel mondo », « l'intera solidarietà del proletariato e dei contadini», «l'espansione dell'economia e delia civiltà sovietica», «l'amore della pace unito a!Ja ferma volonti di difendere il paese contro qualsiasi minaccia da qualsiasi parte essa venga »; in una parola tutto quello che si può leggere ogÌii giorno negli editoriali della PravJa Questa prima impressione erronea. Pur senza dire niente di nuovo , Stal in presentò il suo rapporto in una forma nuova, aggiunse delle sfumature, che, a un attento esame, sembrano rivelare qualche cosa d' insolito. Più precisamente sembra che la politica dei Sovieti segua un nuovo orientamento. Prima di tutto ' le parole veementi, che furono sempre )a dell'oratori a bolscevica, e le consuete bravate sono quasi scomparse dal linguaggio di Stalin. Parlando della situazione internazionale, egli quasi non menziona « la crisi crescente del capitalismo mondiale». Le frasi abituali àrca «lo slancio dell 'edificazione socialista » sono sostituite da una esposiziooe piuttosto riservata e in uno stile misurato della situazione interna. del paese. E si sente che queste particolarità non sono dovute al caso. Questi mutamenti di for-

ma annunz1a1 ano una nu01.1 politica. Certo uon si trattava di una ritirata, ma piuttosto di un prudente o rientamento verso mete nuove.

In una parola il discorso di Stalin dimostrava che i « ricordi d ' ottobre >> e il periodo della violenza irresponsabile erano finiti.

Si cercherebbe invano in quel discorso una parola sulla lotta di classe o anche sul kulak, c he, del resto, per dir la verità. sembra sia una specie estinta. Ma Stalin lasciava ad altri la cura di commentare la sparizione di questi « elementi sfruttatori », che erano, secondo gli oratori del partito, i contadini colpevoli di aver conservato l'indispensabile. Non già ad una lotta interna, ma al rafforzamento della unità politica e morale, egli chiamava gli ascoltatori; a rafforzare il p atriottismo sovietico, a intensificare la co llaborazione dei contadini, degl i operai, e degli inte1lettual.i.

LE ,lNVETfiVE

CONTRO GLI OPERAI

Io particolare, per quanto riguarda gli intd lettuali, si notano in quel discorso alcune sfumature interessanti. E' ben vero che l'idea dell'Unione dei Comunisti del partito e dei <• bolscevichi senza partito », sostenuta da Stalin, non data da ieri. Ma quel che è nuovo è che oggi vien fatto il tentativo di identificazione di questi bolscevichi senza partito con la iTTtellig11entzia sovietica Cosl .b'i intellettuali, che una volta erano perseg uitati alla par i dei kulaki, dh•entano oggi oggetto di conside ra. zione e di riguardi.

C'è di più: questo processo è accompagnato da un altro. che esso sembra nascondere, e che implica un vero rovesciamento dei va lori. E' noto c he l'economia e il regime sovietico furono fin dal principio fondati su1lo sfruttamento illimitato dei contadini a profitto degli o perai. Propri(\ l'operaio, questa divinità di una volta dell'olimpo sovietico, è oggi coperto d'insulti e trasformato in paria. Non solo egli non è più il pri vi legiato di una vo lta, ma una camp agna veemente è stata organizzata

dalla stampa contro gli operai. E non è so ltanto la stampa (non si dimentichi che la stampa è tutta governativa), ma il Governo stesso «dei contadini e degli operai » che definisce questi ultimi presso a poco negli stessi termini. Così un decreto in data 29 dicembre 1938 li accusa di «vivere a spese dello Stato e del popolo ». E questo mutamento di vocabolario dimostra quale profondo mut amento sia intervenuto nell'atteggiame nto del Governo e delle pubbliche a utorità nei ci. guardi dell'operaio.

Molotoff, in uno dei suoi discorsi. ha dichiarato che fra g li operai ci sono molti « ritardatari e anche peggio che ritardatari : dei mostri » Inoltre Molotoff, al Congresso XVIII del Partito (lo stesso congresso in cui Stalin pronunziò il discorso cui s i è fatto cenno) non esitò a dire che gli operai avevano conservato intatti molti caratte ri di una psicologia «piccolo borghese» e molte tendenze « piccolo borghesi » : accusa terribi le sulla bocca di un com unista

Conviene aggiungere d 'a ltronde che il Presidente del Sovnarkom ha dato una definizione non meno pessimistica dei contadini A suo avviso questi non si c urano minimamente degli interessi dello Stato, e neppure di quelli del loro stesso Kolkhoz. Essi non pensano c he a strappare quanto più sia possibile allo Stato e al Koikhoz.

GLI STAKHANOVISTI E LA NUOVA LEGISLAZIONE OPERAIA

Questa metamorfosi si preparava da lungo tempo Secondo not izie raccolte dal - comunista finlandese Ciliga fra i comunisti russi che furono suo i compagni di prig ione. lo Lenin, verso la fine della sua vita, dif. fidava profondamente degli operai e l i trattava con disd egno nel suo foro interiore.

Ma, per parlare soltanto dei sintomi più recenti , è certo che !'introduzione dei libretti d i la voro e la rev isione radicale della legislazi:>ne (; peraia, che quella misura annunziò, dimoche l e nuove tendenze si sviluppal'ano rapidamente. Infatti sembra oggi ch e ii mutamento sia completo. La nuova legisla. zione operaia significa l'inizio di una lotta co ntro g li operai

Senza dubbio questo mutamento non trovò c he riflessi indiretti nel discorso di StaJin. M a è notevole che in esso non si parlava più degli « stakhanovisti », che pure per tre anni sono stati i figli prediletti del partito La ta ppa stakhanovistica, a quel che pare, è pasS.'lta e sembra sia stato deciso in alto di sosticutrvl una politica meglio rispondente ai bisogni reali del paese, facendo pemo soprat- · tutto sugli intellettuali. Stalin scherniva i membri del partito che «glorificano l'ignorantismo e negano l' utilità dell'istruzione», parte ndo dall'idea che l'iscrizione al partito basti per fare un uomo. Vero è che tre anni fa, si consigliava ai professori di andare a prendere lezioni dagli stakhanovisti

L'AUMENTO NUMERICO DELL' INTELLIGUENTZIA

Questo mutamento potrà avere conseguenze tmportanti e vale la pena di esaminarlo più da presso. Questa evoluzione corrisponde a certi fatti sociali nuovi.

La proporzione degli intellettuali aumenta rapidamente neiJa società sovietica : il che è una diretta conseguenza dell'aumento del nu -

L'AMB.tSCIATOIIE SOVIETICO A
GTON
WASHIN

nero delle scuole di studi superiori e del numero degli studenti

Nel 1918, sul territorio della Repubblica russa , vi erano 70 scuole superiori; oggi ve ne sono 435. In Ukraina, nel 1918, ce ne erano 19; oggi ve ne sono 123. Il numero Jeg li studenti neU 'U .R.S.S. raggiunge nel 1939 i 600 mila; ossia ci sono 3.5 studen ti per mille Jbitanti. Questa proporzione sarebbe quattro ' 'o lte maggiore di quella che esiste in Francia e in Ing hilterra, rilevava un giornale soviet ico. Ma non bisogna prendere troppo alla lttte ra questi confronti. In siffatte materie, occo rrerebbe prima di tutto s tabilire l'esatto significato delle parole Soprattutto non bisogn.- farsi illusioni sul livello del nuo vo insegnamento «superiore». Le scuole mancano di buoni insegnanti, l'insegnamento è impartito con metodi non buoni Gli « alti studi » alla maniera sov ietica sono sommari e frammenta ri e no n rico rdano che da molto iontan:> quel che s' intende per studi s u pe rior i nei ?aesi occidentali

L ' INTELLIGUENTZlA

E IL PARTITO COMUNISTA

Nondimeno in conseguenza di questo sv iluppo forzato dell ' istruzione superior e, si è ottenuto un ri sultato : e cioè si è formata una numerosa classe nuova : quella della nuova inlelligutnlzia sovietica. E' ben vero che questi intellettuali di nuova formaz ione sono p iuttosto dei semi-i ntellettuali Un au tore russo li paragona a pesci che non siano stati cot ti :tbbastanza Ma il fatto è che nel corso degl i ulti m i anni, si è prodotto u n aumento impet uoso di questa nuova classe di intellettuali. ed ess i, ora, a causa del loro grande num ero, costitui scono un fattore con cu i bisogna fare i conti Oggi. i quadri d egli inte llettuali (comple ndendo in essi le loro famiglie) costituiscono dal 13 al 14 per cento della popolazion:globa le d el l'Un ione. Il num ero degli ingegneri e deg li :uchitetti, dal 1926 a! 1937, si è moltiplicato per otto; quello di co loro che abbiano ottenuto la licenza, il dottorato, ecc., si è molt ipl icato per sei, e quelJo degii artisti si è triplicato. Nel febbraio di quest 'anno è stato fa tto un calcolo, dal quale è risultato che n ove milioni 600 mila individui appartenenti allo « strato istruito », si trova vano nel 1937 al servizio dello Stato Questa cifra fu indicata da Molotoff al XVIII Congresso. Essa è di quat- _ t ro volte superiore al numero dei membri d e l partito. Pertanto Stalin ha raccomandato con insistenza agli organi del partito di riconoscere questa nuova forza e d i tenerne conto

LARGO AGLI INTELLE1TUALI

Infatti, le persone che abbiano frequentato le scuo le superiori sono oggi nominate ai posti amm inist rativi a preferenza degli allievi delle antiche scuole comunistiche E' stata lanciata una parola d'ordine : i posti di segretari dei comitati locali del partito dovranno essere occupati , in avvenire, da intellettuali E secondo un calcolo di Malcnkoff, le penooe che banno riiCVUtO un'istruzione superiore cost ituiscono g ià un terzo di questo personale amministrativo importantissimo.

Fatti i conti, l'idea che non esiste in Russia che una sola, forza organizzata, il partito, non risponde più alla realti. Esiste, infatti, in seno all'organizzazione governativa una massa di dieci milioni d'uomini, fra i quali l'istruzione, che essi hanno ri cevuto, crea una certa soli-

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ltOIIA ·LA COSTitUZ I OII• o•LLA CASA LITTOitiA

darietà. Il livello di questa istruzione è poco elevato. EsSi sono piuttosto dei pseudo-intellettuali, che differiscono, sotto molti rigJ.Iardi , da ll'antica classe intellettuale. E' a dispetto di questa debolezza? o è a causa di essa? Certo è che un insieme di bisogni, di gusti, di aspi. razioni, e di abitudini vanno diventando comuni a questa nuova intelliguentzia. E questo insieme di caratteri la lega nello stesso tempo al comando dell 'esercito e alla parte colta del partito.

Questa nuova· classe di intellettuali diffe. risce certamente dalla antica inlelliguentzia r ussl. Essa è meno idealista e, in genere, meno illuminata e colta dell'altra.

Checchè ne sia, sembra che in alto non si voglia affatto separare questa nuova inlelligllentzia dagli avanzi dell'antica; tutt'e due sono considerate come le « forze culturali dirigenti ». Questo mutamento nell'atteggiamento del Governo nei riguardi degli intellettuali si fa sentire persino nella politica sindacale. Il ruolo della nuova inteliiguentzia « strettamente unita al popolo e, nella sua massa, pronta a servirlo fedelmente e con rettitudine», è ri. conosciuto dallo stesso Stato. Questi nuovi intellettuali, ingegneri, tecnici, medici, agronomi, lavorano energicamente nei sindacati. Ma non basta. Occorre, afferma il d ittatore, interessarli ancora più intimamente al lavoro dei sindacati. Perciò nel. T roud del 6 giugno si trova un'ordinanza del Consiglio Centrale dei Sindacati che rafforza il ruolo degli ingegneri e dei tecnici in questi organismi. I:inora essi avevano formato nei sindacati delle sezioni speciali, che erano subordinate ai direttori dei sindacati stessi. Ora invece questi tecnici e ingegneri hanno ottenuto, alla pari degli operai, tutti i diritti di cui godono i membri dei sindacati e si raccomanda di assicurare loro posti direttivi. Si Ie.e_ge nell'ordinanza: « iffi ' porta che I'intelligflentzia sovietica diventi oggetto di attenzione e di cure speciali; importa che sia rispettata e che la si faccia ad ogni costo collaborare all'opera dei sindacati ».

L'atteggiamento sprezzante riguardo agli intellettuali sarebbe oggi qualificato « non bol. scevico >>. Questo atteggiamento era in passato ispirato proprio dalle leggi bolsceviche, che rendevano tanto umiliante la posizione degli intellettuali nei sindacati. E questo basta a dimostrare quanto radicale e profondo sia stato il mutamento della politica sovietica riguardo alla ilztel/iguentzia.

CONCLUSIONE

Da tutti questi fatti si può trarre una coudusione abbastanza sicura. Ed è che una rivo. luzione può fare a meno di molte cose. ma, a l ungo andare, non può fare a meno di un minimo di intelligenza e di cultura. E quanto più presto si accorgerà di non fare a meno, tanto meno errori farà.

Soppresso il motivo del profitto personale. il bolscevismo per lunghi anni ha cercato di promuovere la formazione di una élite, specialmente di un corpo di tecnici, creando altri stimoli all'energia e all'intelligenza dei singoli. Dirò in altra occasione in qual modo. Evidentemente non è riuscito nell 'intento che i· misura modesta. Con quella prontezza a caro. biare strada, quando la prima si sia rivelata non buona, che è una caratteristica della sua politica, esso è addivenuto alla di riconoscere agli intellettuali il posto e il rango sociale, che sono loro dovuti.

LI B ERTA' E S C H I A V I TU" DELL'AMERICA

ATfRAVERSO i i avori e le conclusioni della Conferenza di Panama, convocata per predisporre le misure di difesa comune degli Stati americani contro i pericoli dell'attuale conflitto, si è ancora una volta rivelato, come nella passata conferenza di Lima, il tentativo mai abbandonato dagli Stati Uniti di soggiogare alla potenza della propria organizzazione economica e militare tutte le altre Nazioni del nuovo continente.

Il maggiore ostacolo che si presenti all'attuazione di questa egemonia è costituito, oggi come ieri, dalla resistenza dei vitali rapporti che ancora legano gli Stati americani alla vecchia Europa. Conseguentemente gli Stati Uniti hanno tentato con la Conferenza di Panarna di elevare tra il vecchio ed il nuovo continente una impenetrabile barriera, non metaforica ma reale, istituendo intorno all'A. merica, a partire dalla frontiera fra gli Stati Uniti ed il Canadà, una fascia di sicurezza di seicento miglia, nella quale potranno cir. colare soltanto le navi battenti bandiera americana, ma non quelle dei belligeranti. La sorveglianZa. di questa vastissima zona di iso. lami!Dto sarà affidata ad un complesso di for. :ze marittime che in ogn i settore agiranno in difesa di un comune interesse continentale, cioè quello di tener lontane le Nazioni del-

l 'America dai le contese dell ' Europa ; ma g li Stati Uniti hanno già dichiarato di esser disposti ad assumere per sè soli il peso di que. sta responsabilità e la organizzazione del relativo servizio navale.

Come molte altre proposte di co llaborazione difensiva paternamente offerte in passato dagli Stati Uniti agli altri Stati americani, anche la nuova proposta ha un'apparenza lusinghiera di schietta generosità, ma racchiude invece un contenuto evidentemente insidioso Quale scopo vuole raggiungere il Governo di Washington? Soltanto quello di proteg. gere l'America dagli errori di una guerra combattuta per motivi, ai quali la storia e lo spirito degli americani è estraneo, o anche quello di imprigionare dentro una muraglia gli Stati americani, per potersene poi impossessare economicamente? Sarebbe assai ingenuo accogliere incondizionatamente il ·primo verso del dilemma, perchè la eventuale esistenza di una. fascia di seicento miglia intor. no al continente americano fa automaticamen. te sorgere un gravissimo problema di ordine commerciale, che costituisce il movente vero della proposta. Come potranno g li Stati del. l'America, particolarmente quelli dell' America latina, mantenere inalterata la corrente dei propri traffici con l'Europa quando le vie di comunicazione oceanica saranno tagliate da un antemurale? A questo dubitoso interro. gativo, avanzato soprattutto dal Cile e daU'Ar. gentina, g li Stati Uniti hanno risposto recis:1.mente, impegnandosi ad assorbire tutte le esportazioni degli altri Stati americani ed a fornire tempo stesso tutte le materie prime occorrenti, sicchè, se il piano di preservazio. ne della pace americana contro il pericolo europeo si attuasse. i banchieri della City d i. ve rrebberò improvvisamente gli incontrastabili despoti della economia dell'intero con. tinente. La portata rèale delle conclusioni alle quali la Conferenza panamericana di Panama è giunta dopo una decade di lavori è data dalla affermazione di questa pretesa egémo. nica degli Stati Uniti, abilmente presentata come una necessaria misura precauzionale contro le follie e le intemperanze del vecchio continente desideroso più di sterili conflitti che di laboriose opere di produzione pacifica. Alla Conferenza panamericana di Paoama la tattica degli Stati Uniti di rendere allet. tanti i propri progetti esagerando i propositi belli.:osi delle Nazioni europee ed il loro famelico desiderio di sangue, particolarmente di sangue americano, è riuscita perfettamente. Ma, naturalmente, non è :mcora detto in maniera definitiva che al momento della attua. :.:ione dei progetti non possano riaffacciarsi, soprattutto cia parte delle Nazioni" latine, che sono gelose della propria indipendenza spi· rituale, politica ed economica, i più tormen. tosi dubbi. Intanto dall'osservatorio ddla tormentata ed esperiente Europa, dal quale l'America appare nel suo completo panorama di ambizioni e di debolezze ancora acerbe di gioventù, una cosa interessa particolarmente rilevare ed è questa : tutte le volte che gli Stati Uniti tentano di affermare l'indipendenza propria e delle altre Nazioni americane dalla politica europea, non riescono mai a far. lo se non in funzione di un avvenimento delia stessa politica europea, cioè consolidando intimamente i legami storici e tradizionali che uniscono ancora, nonostante tutti gli sforzi fatti. il nuovo al vecchio continente.

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PITTS8UIIG • (U. S A.) POLACCHI CHE PREGANO
G. C::,

QUANDO nel 1517 il cardinale Luigi d'Ara. gona designò don Antonio de Beatis, cano. nico di Amalfi, a far parte della esigua scorta di sceltissime persone che lo avrebbero accompagnato nel grande viaggio la Ger. mania, l'Olanda, le Fiandre e la Francia, il modesto prelato si sentì talmente onorato, fe. lice, che pieno di ,gratitudine fece proposito di annotare scrupolosamente « giomo per gior. no, luogo per luogo, miglio per miglio » tutto l'itinerario.

Don Antonio diciamolo subito, non era un letterato, egli stesso ne avvertiva il lettore nella prefazione : « ...non ho osato, diceva, scrivere in lingua latina, non tanto per la paura di non essere capito da tutti, quanto per coscienza deija mia incapacità a esprimenni in questa lingua in maniera da meritanni i vostri elogi : e siccome non ho mai fatto professione di dialetto toscano, essendo nato in Puglia, mi è stato dunque necessario servinni semplicemente deiJ'idioma e del parlare miei propri, per quanto poveri essi siano».

Ma la lingua non era l'unica difficoltà che il buon canonico pugliese aveva affrontata, poicbè il suo diario era annotato frettolosa. mente nei ritagli di tempo, dato che ogni giorno doveva assistere il cardinale mentre celebrava la messa e se no celebrarla lui stesso, recitare l'uffizio religioso insieme al suo illu.

stre padrone, e giorno e notte, scrivere sotto la sua dettatura un numero esorbitante di lettere.

Era nato sotto il segno della modestia e della fedeltà, così doveva essere certamente, poichè in ogni rigo da lui scritto appare la volontà di cancellare per quanto è possibile la propria persona, per meglio mettere in ri. lievo quella magnifica e imponente del cardi. naie d'Aragona, e di portare l'attenzione SIJ tutto quello che ha destato il suo stupore, la sua ammirazione, senza peraltro pesare nel giudizio. Era la prima volta che si incamminava per un così lungo viaggio, non già come il suo padrone che aveva visitato c la maggior parte dell'Italia, quasi tutta la Betica e l'estre. ma Esperia», perciò malgrado il desiderio di mai apparire, la meraviglia, lo stupore attento, portato su ogni minima cosa portano l' impron ta del candido suo spirito.

Lo scopo, chiamiamolo cosl, ufficiale, del viaggio del cardinale d ' Aragona, era di andare a rendere omaggio al « Re Cattolico France. sco I, eletto Re dei Romani per effetto della grazia divina», ma non è improbabilè ch'egli si muovesse seguendo unicamente la sua passione di vedere paesi e genti, come aveva fa.tto altre volte nel passato. Nipote del re Fer. rante I di Napoli, era stato nominato carcli naie dal Papa Alessandro VI, e nel 1499 aveva accompagnato in Spagna la regina Giovanna

di Napoli sua parente, dopo di che aveva com. piuto alcuni viaggi in Francia. Pio III e Giulio II Jo avevano tenuto in grande stima, ma soprattutto gli era amico Leone X, alla cui ele. · zione aveva preso parte assai attivamente, quando, appunto verso il 1517, corsero voci per cui il suo favore alla corte romana avrebbe sublto un certo raffreddamento essendo sospet· tato di aver complottato col cardinale Petrucci contro il Papa. Prendendo lo spunto da questo avvenimento assolutamente sprovvisto, come si dice, di pezze d ' appoggio, gli storici furono d'accordo a interpretare il viaggio al quale il d'Aragona si accingeva come una specie di esi. !io, ma sta il fatto che tornato a Roma l'anno dopo, e fino alla morte avvenuta nel 1519, la sua amicizia con Leone X non rivelò la mi. nima ombra. La verità è che questo spirito altamente intelligente, destinato a morire giovane - all'epoca del viaggio aveva quaran. t'anni - desiderava appagare mille curiosità. Riunì una diecina di gentiluomini, alcuni servi, si prese don Antonio de Beatis per segretario, e si incamminò per l'Europa. Capace di fare giri faticosi pur di avvicinare un personaggio che gli pareva interessante, capace di prolun. gare il soggiorno in Olanda per meglio osser. varne i costumi, o ancora di attardarsi sulla costa di Nonnandia e di Bretagna per stu. diare il fenomeno della bassa e dell'alta m 1•

rc:a, rifiutava per contro di sacrificare cinque o sei giorni in Germania dove avrebbe dovuto presentare i suoi omaggi aiJ'imperatore Massimiliano Cosl i principi e i grandi personaggi avevano certo meno valore per lui di una cat{edrale o del progresso commerciale di una città. E, come spiega il stio fedele segretario, il fatto che si fosse munito di pochissima scorta non procedeva da un'idea di risparmio, ma dal desiderio di rendere più rapido il cammino e più comodo il servizio, c chè, specifica il de Bcatis, se mai vi fu un signore magnanimo e liberale, questi fu proprio, e il fatto è che in questo viaggio, tanto per il bere e il man. giare che per i numerosissimi doni e l'acquisto d i molte cose desti nate alla sua soddisfazione e al suo piacere, l'ammontare delle spese fu di circa quìndicimila ».

Ma per quanto il nobile signore d'Aragona venisse definito degno erede del gusto tutto di Petrarca, del primo cioè fra i moderni a intraprendere dei viaggi per il solo piacere di viaggiare, la nostra maggiore simpa. tia è piuttosto per il modesto canonico pug liese, meticoloso nel tutto vedere per nuiJa scordare e tutto annotare, anima semplice e meravigliata, il cui taccuino di viaggio rapprestnta del resto un documento preziosissimo per chiunque voglia istruirsi sull' aspetto, i costumi e le persone di quell'epoca. Della Germa. nia del cinquecento apprendiamo per esempio dopo una descrizione del terreno e del paesaggio, quali erano i principali alimenti e l e bevande, attraverso un lunghissimo elenco corredato dai relativi prezzi, dopo di che ecco un ritmto degli abitanti : «Gli uomini sono generalmente di alta statura, beo proporzionati, robusti e dal colorito assai vivo. Tutti seno abituati fin dall'infanzia al maneggio delle anni, ed il più piccofo villaggio possiede un campo per i tiri dove si esercitano nei giorni di festa, non soltanto al tiro dell ' arco ma a maneggiate lance ed ogni sorta di anni in uso in quel paese». Non si crederà che dato l'abito ch'egli rivestiva il suo spirito di osservazione evitasse di posarsi sulle donne, chè anzi egli pare abbastanza erudito nella questione : « Le donne si impegnano ad aver sempre il vasellame e gli oggetti casalinghi estremamente puliti, ment:re esse stesse sono assai sudicie e vestite tutte presso a poco uniformemente di stoffe a poco prezzo: ma sono belle, assai gentili, e per quanto fredde di natura non detestano i piaceri galanti... Queste vanno per la maggior parte scalze, mentre le sottane corte e strette lasciano scoperte le gambe... In tutti gli alberghi si può essere sicuri di trovare tre o quattro cameriere giovani e belle, e beoc:he llè l'albergatrice nè le cameriere si lascino baciare, come le cameriere francesi, cortesia vuole che si sfiori loro la mano indi le si stringa alla vita, in segno di amicizia ». E noi non dubitiamo che don Antonio de Beatis si sia sottomesso di buona grazia ai costumi dei luoghi. Altri particolari non sono evidentemente di suo gusto : « Devo aggiungere che un po' dappertutto, sul nostro cammino, abbiamo incontrato un numero infinito di ruote e di forche, le quali oltre che dei fregi artistici di cui erano abbellite, si cenavano di uomini impiccati e perfino di donne, condannati dalla giustizia : dal che si deduce in queste regioni le leggi sono applicate con estremo rigore; e bisogna riconoscere che i costumi del paese rendono questo rigore assolutamente necessario

Ma quella che ptu unpressiona il nostro viaggiatore è senza dubbio la regione dei Paesi Bassi; là egli non cessa di passare di meraviglia in meraviglia, a cominciare dall'aspetto ' stesso della contrada, fino ai più piccoli particolari della vita intima : la gente è pcoba e devota, è estremamente pulita ed ha un gusto spiccato per la decorazione artistica, al punto da rendere bello e gentile tutto quanto la cir. conda. L'arte fuunminga e olandese lo riem. pie di fervida ammirazione, e pur attardandosi a descrivere molti importanti personaggi dell'epoca, a cominciare dall'imperatore Carlo Quinto, don Antonio de Beatis non tralascia di proclamare il grande trittico dei fratelli V an Eyk, quello dell'« Agnello mistico» nella cattedrale di Gand, la più bella pittura del mondo, come anche dovrà accennare più tardi alla bellezza delle donne fiamminghe, superiore secondo lui a quella delle francesi

Parigi non gli piace : ne ha avuto una vi. sione panoramica dall'alto delle torri di No tre Dame, l'ha poi visitata comodamente, desideroso probabilmente di modificare questa sua impressione particolare, ma non riesce a

ALtlAZIA ·CAMPO DI OBIC:I INESPLOSI

considerarla se non come una enorme città più strana che bella : « Le strade sono spesso troppo strette, sporche e fangose per quanto è possibile esserlo, e in più continuamente per. corse da trote vetture che vi è più pericolo 1 cavalcare in ·esse che non a navigare per le Sirti della Barbaria ». Piuttosto gli piace Lione che lo conquista per il suo aspetto di città italiana, e mentre la stessa cattedrale di Notre Dame lo ha lasciato assolutamente freddo, quelle di Rouen e di Bourges lo mettono io uno stato di tale da esaurire per esse il repertorio delle parole ammirative. In fondo don Antonio come tanti altri viaggiatori italiani di tutte le epoche si portava dietro il ricordo, la visione della patria, dell'Italia bella come spesso la chiama, perciò le città più famose sono forse quelle che più si prestano al paragone della sua nostalgia

Nonostante tutto, sua preoccupazione non è tanto di imporre le oscillazioni del suo stato d'animo quanto di dare ai lettori un resoconto spassionato, ed eccolo perciò tessere gli elogi della cucina francese : « In nessun luogo si preparano migliori minestre, pasticci e dolci

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ELLA GUERRA DEL 1915-1 8

di ogni specie. Vi si mangia ge neralmente della buona carne ai bue e di vitello; ma meglio di tutte è la carne di montone, e a tal punto che per una spalla di montone ar. rosto con cipolline come la si prepara in tutte le regioni della Francia, rinuncereste volentieri ai cibi più delicati. Polli e capponi, coni gli, fagiani, pernici, tutto questo si trova in abbondanza, a buon prezzo e assai bene accomodato, e in nessun altro posto ho riscontrato della selvaggina tanto grassa e gustosa ». Episodio increscioso e che certamente avrà contribuito non poco a mitigare i suoi entu. siasmi iniziali per il suolo francese, è quello che gli capitò in un villaggio dei dintorni di Gaillon nell'albergo dove aveva passata la notte insieme al cardinale : « In questo luogo, narra dolorosamente, verso un·ora di notte qualcuno mi ha rubato dall'arcione della sella, la borsa che vi avevo attaccata e che conteneva insieme a vari oggetti di uso e delle ca rte, una sooxna di danaro che ricordo benissimo ammontare a una diecina di ducati E allo stesso modo come ho avuto a lodare i tedeschi e i fiamminghi, avendoli t rovati di

gra nde lealtà e buona fede lino al più povero e miserabile di essi, cosi per quanto riguarda i francesi, avendo avuto a subire per essi uno scherzo di cosl cattivo genere, mi trovo costretto a non poter dissimulare la verità nei loro r iguardi; e dunque è certo che in tutte le provincie francesi, fatta eccezione per i gentiluomini che in nessun altro luogo vivono in maniera più brillante e liberale, la gente del popolo mi è parsa generalmente più viziosa c he non si possa immaginare».

Anche qw il paesaggio si abbellisce come in Germania di un numero infinito di forche e di impiccati che danno cibo ai corvi, e le donne sono «gentili, educate, e l" uso è di baciarle sulle guance per onore e cortesia. In molte provincie imparano a radere le barbe, e lo fanno assai bene, con una abilità e leggerezza notevole. Amano appassionatamente i banchetti e le feste, e nobili dame e damigelle del paese danzano con infinita grazia e spirito :\ggiungerò che gentiluomini e plebei, mercanti e persone di ogni stato e condizione, in. somma tutti i francesi, si mostrano avidi di divertirsi e vivere allegramente, essendo così

propensi ai piaceri di ogni genere, che ci si domanda come sia possibile per essi far m:.ti r.iente di buono ».

Don Antonio de Beatis descrivendo poi la visita fatta, stando nell"ombra del suo padrone il ca rd inale, alla famiglia reale, nota che l a giovane regina Claudia è piccola, brutta e zoppa, che la regina madre alta, maestosa, bella, pare dominare con la sua forza di vita tanto la nuora che il figlio, il re Francesco I, il quale, a suo av viso, è di belle fattezze per quanto abbia il naso troppo lungo. D'altro canto il cardi nale d" Aragona g iudi ca le gambe del giovane re, del celebre conquistatore di donne, troppo sottili per un corpo cosi gra nde. Nel giorno dell'Ascensione, re Francesco I fa la comunione, come usa nelle grandi ricorrenze dell"annata, per ottenere da Dio il privilegio di gua rire la povera gente colpita dalla serafola Ma non possono, tanto !"illustre ch e il modesto prelato, abban donare la Francia senza essersi recati nel sobborgo di Amboise a visitare un grande italiano : « Sua Signoria ed io siamo andati a trovare n ella sua casa messere Leonardo da Vinci, fiorentino, vecchio orma1 di più di settant'anni, e uno dei più eccellenti pittori della nostra epoca. Ha mostrato a Sua Signorìa tre quadri : il ritratto di una certa dama fiorentina, dipinto al naturale molto tempo fa per ordine del fu Giuliano dei Medic i il Magnifico, una figura di San GiovanniBattista giovanissimo, e infine una Vergine col Bambino seduta sulle ginocchia di Sant" Anna ; opere tutte tre infinitamente perfette E" vero ch e essendo il detto maestro Lonardo colpito da paralisi al braccio destro, non è possibile attendere da' lui altre cose belle : ma ha istruito assai bene un allievo venuto da Milano e che lavora eccellentemente sotto la sua direzione. E per quanto il suddetto maestro non possa più colorare con la dolcezza che gli fu consueta, almeno si applica a fare dei disegni e a sorvegliare il lavoro degli altri. Questo gentiluomo ha composto un trattato di anatomia applicato all'uso della pittura, dove, in maniera assolutamente nuova ha studiato sul corpo degli uomini e delle donne tutte le relazioni reciproche delle membra, come muscoli, nervi , vene, giunture, intestini, e il res/Q. Ci ha mostrato questo trattato, e ci ha aver sezionato più di trenta corpi di uom101 e_ di donne di ogni età. Ha anche scritto una gran quantità di libri sulla natura delle acque, s u diverse macchine, come s J ha citati; e tutti questi l!bn, scnttt m 1taltano, saranno una preziosa sorgente di piacere e di profitto quando ver. ranno alla luce »

Il 20 021, chiuso nella quiete della sua canonica di Amalfi, don Antonio termile note dè! lungo \'laggJo durato piU dt un anno Il suo padrone e ra morto, e rivolgendosi al mecenate lettore cu i spediva il manoscritto, il canonico pugliese soltanto domandava « per tante veglie e fatiche, come anche per il piacere, !"istruzione e la potrete acquistare leggendo 1l lll..lo libro, d1 degnare far memoria e celedella persona beneamata e dello spinto diVIno del buono, giusto, pio, santo, liberale e graziosissimo defunto padrone». E terminava il suo scritto con la parola «Addio». Ma _ secoli_, dovevano trascorrere percJ:tè ven1sse scoperto in un archivio d1. reso noto nell"integrale suo testo m1sto dt d1aJetto pugliese e napoletano.

A
N DaA.GO

CAROLINA DI GUNDERODE E FEDERICO CREUZER

«UNA GIOVANE DAMA, che, quando era il suo turno si vergognava di recitare ad alta voce il Benedicite». Aveva ventidue anni, viveva a Francoforte nella pace claustrale del Convitto delle Signore Nobili, si chiamava Carolina von ·Giinderode

Il suo nome è scritto sulle acque dell' omonimo romanzo epistolare di Bettina Brentano aveva diciassette anni quando conobbe la Gii.n. derode. Ogni sera si recava nel giardino del Convitto a trovare la giovane Dama, 'esile come un giunco nato sul molle limo del più tenero romanticismo tedesco e come il giunco destinato a non « in durare », « Mi leggeva le sue poesie, scrive Bettina Brenta.no, e si rallegrava della mia approva. zione quasi io fossi un numeroso pubblico». La loro amicizia era piena di presentimenti. « Leggevamo insieme il W erther e parlavamo molto di suicidio. La Gii.nderode disse un giorno : molto apprendere, molto accogliere con l'intelligenza e poi morire presto. Io non - - i sopravvivere alla mia gioventù». Era

un modo di sentirsi cari a gli dei, questa volontà di morire giovani; la maturità, la salute, la luce del sole, l'estate, erano cose troppo grossolane per anime 'così trasparenti. « La sera con la luna era la nostra ora migliore in cui più vive fiorivano le fantasie, mentre ci tenevamo per mano». E le betulle del vecchio giardino portavano i nomi delle due ami. che « con cento nodi legati insieme ».

« Tu sei Platone, il sublime maestro dall' ampia fronte 'e dal largo respiro ed io D ione il suo prediletto scolaro che ti ama e darebbe la vita per te O Platone lascia che io ti chia. mi con il nome che Socrate ti diede, Cigno! ».

Soltanto un amore infelice poteva coronare i sogni delle due fanciulle, sia pure. a prezzo della loro amicizia. Fu nell'agosto del 1804 che Carolina di Gii.nderode incontrò in Federico Creuzer lo strumento del suo destino crudele Creuzer !ungi dall'essere quel Kreut.

zer a cui Beethoven dedicò la famosa sonata, si occupava di filologia e a tempo perduto dei prezzi delle- derrate e di ogni · altro particolare che potesse interessare le sue afflitte domestiche fortune, come rivelano le lettere scritte al cugino appena_ giunto ad Heidel-

berg, con la moglie, vedova di un suo di Marburg, madre di due figli e più anziana di lui di una quindicina di anni. Il 17 agosto il Professar Creu:zer scrive a suo cugino dicendogli che il giorno prima Clemente Brentano gli aveva presentato in un viale del parco una certa signorina di Gii.nderode che aveva pubblicato dei versi sotto lo pseudonimo di Tian. « E' una cara carissima giovane di cui ti augurerei la conoscenza ». Passano pochi giorni ed ecco che il nostro filologo brutto, dalle gambe corte e dal viso tutto smorfie e grinze ba già sul cuore il peso delle cose che non si possono dire per lettera e si confida con la signora Brentano e passa la giornata in attesa dei messaggi di Carolina. « La notte dopo aver letto una pagina della vostra raccolta di versi mi addormento con la vostra immagine nel cuore. Cosi, vedete, voi santifi. cate la mia vita». Pochi giorni dopo già naviga in piena felicità: « La sorte è decisa : o il cielo o la morte, E già io porto sul mio cuore un simbolo sensibile (non per niente Creuzer aveva. scritto un volume di Simbolica) un medaglione d'oro che lei mi ba donatò ». Noi non abbiamo altra testimonianza sul-

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I'RANCIA-
PESCATORI BRETONI CHE ASCOLTANO LE NOTIZIE DELLA GUERRA

l'amore di Carolina per Creuzer all'infuori del romanzo di Betrina Brentano, delle lettere che Carolina scriveva in quel tempo a un amico comune e delle lettere che il professore scrivt:va a Carolina, lettere che egli, cedendo alla sua vanità letteraria non solo ha conservato, ma ordinato, annotato e segretamente raccomandato alla posterità. Da queste lettere ve. diamo benissimo come Carolina resistesse all' amore del nostro .6Jologo e come alla fine non si riducesse ad amarlo che in nome della santità. «Egli ha un'anima santa, la più santa che io abbia mai avvicinato, io non posso augurarmi che di essere perfetta come egli è; di fare la sua volontà è per me virtù e do\ ere » E quale fosse la sua volontà ce lo dice T eodor de Wizewa nel suo saggio sulla Giinderode : « plus de un an il l'a suppliée sur tous les tons de lui livree son coeur ou plutòt de se livree toute à lui, car le coc:ar n'etait qu' une partie de ce qu'il vaulait avoir d'elle ». Ingiustamente sono stati attribuiti a Carolina i vari progetti (per i quali è invalso l'uso di lodare la forza di animo di Creuzer, che avrebbe rifiutato ogni via traversa), il divorzio, la fuga di Carolina travestita da uomo, la partenza dei due amanti per la Russia.

Carolina non aveva aperto con forza c il santuario profondo » del cuore di Creuzer, ma aveva piuttosto avuto un vago lacrimevole senso di compassione. Sentite, scriveva il 16 ottobre Creuzer a Carolina, guardate come il cielo ha favorito i miei voti Sono rientrato a casa ieri sera in uno stato di agitazione straordinario. Mia moglie si avvicina a me e mi domanda in tono aHettuoso che cosa ho. Un torrente di lagrime sgorga dal mio cuore. Prendo coraggio e, finalmente sincero verso di lei come non lo sono mai stato, le dichiaro io un tono risoluto ma dolce che non posso più considerarla mia moglie... ma che le conserverò per tutta la vita riconoscenza profonda Con un'energia che io non avrei mai supposta, ella consente al nostro amore, mi tesse il vostro elogio, mi promette d'ora in poi di non essere che un'amica Tu vedi era che io sono libero e spetta a te di volere Finora tu non hai saputo volere Ma io non amo le mezze misure. Dunque scegli tu stessa». E infatti la signora Creuzer scriveva a Carolina dei biglietti pieni di cordialità in cui esprimeva trt l'altro il suo vivissimo desiderio « di vedere la felicità dei due amanti realizzata al più presto possibile » ma per cedere il passo la signora Creuzer reclamava una pensione che permettesse a lei e ai suoi figli di vivere agiatamente, facèndo tra l'altro valere il fatto che non avrebbe potuto più esigere la p&lsiooe vedovile io caso che Creuza- fosse morto prima di lei. U professore: era povero e non vedeva nessuna possibilità di appagare le richieste della moglie. Intanto Carolina di giorno io giorno si andava sempre più accendendo di amore per Creuzer. Si trattava di una simpatia puramente intellettuale. Un senso di pietà era alla radice di questo amore Creuzer faceva professione di infinite e in gran parte incoffessabìli Carolina abboccava all'amo. «Il desiderio e il dubbio, l'amore ed il timore mi dominano a vicenda e io stessa non so più che cosa possa e che cosa debba fare. Il mio amico è io uno stato analogo : non posso fidarmi, oè del suo giudizio,, nè del mio. Voi soltanto, scriveva a un collega di Creuzer, sul quale doveva gravare in parte la respon-

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SOUTHWARK Cl nr hllterro.l PRECAUZIONI DI GUERRA

ING HILTERRA • STUDENTI DEL COLL E C I O DI ETON

sabilità del suicidio d1 Carolina, voi soltanto potete consigliarci che cosa dobbiamo deci. dere ». Mentre Carolina navigava in piena tragedia Creuzcr si andava rassegnando al pensiero che la Giinderode fosse per sempre divisa da lui, o piuttosto che parlare di ras. segnazione, diremo che di giorno in giorno trovava sempre più conveniente un amore da lontano senza alcun sacrificio nè di onore nè di danaro. « La sola cosa certa è che la vita si dipartirà dal mio corpo prima che l'amore per Carolina si cancelli da l mio cuore e que. sto avverrà quando le stelle muteranno il loro corso. « Così scriveva sei mesi prima al eu. gino, ed ora, ogni vo lta che la Giinderode mostrava timidamente il desiderio di un in. contro rispondeva che aveva articoli da seri. vere, lezioni da preparare, «celebrità da por. tare a spasso per H eidelberg ».

La Giinderode aveva un'anima troppo de. licata per insistere, non esigeva sacrilici. Anzi lo spingeva a riconquistarsi la fiducia di sua moglie, a dirle che essi avevano rinunciato !"uno all'altra c Se tu permetti io le dirò la

stessa cosa perchè tu possa ritrovare la pace in seno alla famiglia >>.

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Ma Creuzer non era soddisfatto, non si sentiva sicuro e pretendeva da Carolina sem. pre più: pretendeva che la Giinderode si sposasse e osava perfino proporle dei partiti con venient i: un giovane poeta Leo von Sencken dorf. «Lo trovo un bell'uomo ha qualcosa d i elegante e di distinto mentre io sono po· vero e mal dotato sotto tutti i punti di v ista »

E poichè voleva che le cose prendessero una piega sempre più tragica forse per alimentare la sua vena letteraria (la più grande scioc. cbezza fra le molte che fece a proposito della Giinderode fu di conservare come abbiamo visto le lettere da lui scritte, a testimonianza perenne della sua mediocrità) decise di venire a un commiato definitivo : si sentiva un eroe con vinto di fare una rinuncia suprema, men. tre chi subiva la rinuncia era soltanto la Giin. derode. Gravemente malato aveva avuto OC· casione di appreuare una volta di più la bontà di sua moglie, alla quale egli non po-

teva attribuire altra colpa di quella di quinc1i ci annì -più del marito. In un accesso di per la moglie de.:ise di incru deli re sulla Giinderode. Pregò l'amico comu ne con il quale Carolina aveva avuto il torto di confidarsi, di annunciarle questa sua eroica risoluzione. L'am1co si ri, olse a un ' arni ca. Costei rispose che ne andava di mezzo la ' ' ita di Carolina. Ma Creuzer insistette 6nchè l'amica fu costretta a scrivere una lettera ad una sua conoscente, la quale avrebbe dovut :> annunciare la triste novella a Caro lina, che in quei giorni si trovava a Winkel sul Reno. Ma per una fatalità la lettera capitò nelle sue mani prima di giungere in quelle della destinataria. La Giinderode in un lampo di intuito aprì la lettera, lesse, si recò un at. timo in camera, poi ricomparvc dicendo che usciva per fare: due passi lungo il fiume. Non tornò più.

Non solo con Bettina Brentano ma perlin:> con Creuzer, Carolina aveva spesso parlato -iella sua morte. Il professore teneva spesse con lei lunghe dissertazioni « su.lla beatitu. dine del ritorno in seno al g ran Tutto », come al solito senza convinzic nc e in sede pura mente cattedratica, perchè più di una volta si era interrotto spaventato dell ' aria risoluta con cui la Giinderode parla,·a del suicidi o.

«Quando morirò, amico mio gli aveva aetto una volta, ti apparirò quando sci solo lz notte e mi accosterò piano al ruo letto e metterò un bacio sulla tua fronte» E neppure il pensiero di questa promessa appari zione doveva riuscire gradevole al nostro filologo. Il quaie ebbe a lmeno il pudore di non fare parola della Gunderode nelle sue memorie di Heidelberg. * •

Abbiamo detto in prin<:ipio che p rezzo del. !"amore d ella Giinderode per Creuzcr fu la amiciz ia di Bettina : una delle molte rinuncic che Creuzer pretese dalla Giinderode; il pro. fcssore aveva dichiarato guerra aperta a quella «civetta vanitosa e autoritaria di Bettina Bren tano », la quale finì per contraccambiare l'an. tipatia di Creuzer, specialmente dopo aver assistito àd una scena in casa Savigny a Mar burg. Bettina., che malvolentieri sentiva Creu zer espr imersi nei riguardi di Carolina con tono piuttosto padronale, un giorno in casa Savigny lo vide prendere in braccio una sua nipotina e dopo averle imposto il nome di Carolina chiederle ripetutarnente dei baci « Finchè io sarò qui tu non ti chiamerai più Sofia, ma Carolina Carolina dammi un ba cio! ». Bettina Brentano si trovava in un a l bergo nei pressi di Winkel insieme al fra tello Frane quando giunse notizia che una giovane signora era stata trovata lungo il fiu. me all'alba con un pugnale piantato nel cuore. Bettina gridò : E' la Giinderode « aperta sul petto la veste colo r di fiamma, un pugnale piantato nel bianco seno, al fine co llo legato un lino pieno di sassi pesanti, mentre i biondi capelli disciolti pendevano nel fiume lambiti dall'acqua corrente )) ( cosl l'Allason nel suo bel libro su Bettin a Bren tano) la so la in Italia che ci abbia parlato a lungo della Giinderode.

Verso sera Bettina volle andare in barca con il fratello lungo il Reno. Vide la sponda co. perta di erbe acquatiche sulla quale era stato trovato il Ggno morto d'amore. « lo non piangevo, tacevo. E Franz venne a me e mi disse: Bimba, sii forte!».

A1140 ELA •tiCCOlVI

NEL 1873 la fregata tedesca « Friedric k Karl » arrivò a Gibilterra. Era la prima volta che una nave dell'appena nato Impero germanico mostrava la sua bandiera ai forti della rada , e certa curiosità circondava quello scafo grigio, quell'insegna nuova per quelle scene. Venne a bordo la moglie del governatore: i marinai erano schierati, le gambe larghe, i berretti sulla nuca, il lungo nastro nero giù per le spalle a tagliare l'ampio risvolto celeste La signora in. glese li fissò per qualche secondo, poi si rivol se al sottotenente di vascello Tirpitz, che pagnava: «davvero, sembrano proprio!dèi ma. rinai », esclamò col tono di una gioconda sorpresa. L'ufficiale rimase un po' male: «e che cosa dunque avrebbero dovuto sembrare, signora?». L'altra tacque un momento, gli occhi ancora sugli uomini allineati. poi scosse la testa : «ma voi non siete una nazione marinara» affermò, ricacciando nel mondo delle futilità bizzarre quei marinai corretti, quella tolda or. dinata , quella bandiera che si affannava a sven. tolare sull'albero, per attrarre l'attenzione delI'Union Jark d istante sulla Rocca.

Era esistita una marina prussiana? Es•steva una marina germanica? Il mondo non se n'era mai accorto. E non se n'erano mai accorti nern. meno i tedeschi. Le poche navi antiquate che componevano la squadra diventata, da pru <· siana, « squadra Confederazione del

Nord » e poi dell'Impero germanico, non rappresentavano nè un'arma nè un ornamento della Patria. Esse, racconta l'ammiraglio Tirpitz, «vivevano per così dire all'ombra della marina britannica»: le costruzioni, l'armamen. to erano inglesi. « Se una macchina funzionava in modo sicuro, senza avarle, se un cavo o una catena non si spezzavano, si trattava certamente non di un prodOtto nazionale, ma di un prodotto delle officine inglesi ». Molti degli uffi. ciali avevano perfezionato i loro studi o ave. vano addirittura studiato in Inghilterra, come oggi allievi romeni o finlandesi vengono a stu. di are a Livorno; e Pl ymouth era considerato « il vero porto di armamento » della marina germanica, assai p iù di Kiel, ancora antiprussiana e austriacante, e di Wilhelmshafen, dove pascolavano le pecore fino a lambire col muso le acque della darsena L'anglofilia della Marina e ra ostinata : quando Krupp scese io campo contro Armstroog per assumere il monopolio della costruzione delle artiglierie german iche, gli ufficiali di marina sostennero Armstrong : noi non potevamo ancora ccncepire che i cannoni tedeschi potessero valere quanto quelli inglesi». Come nel Regno di Napoli, anche in Prussia la Marina passava per una istituzione liberale, e i conservatori l'avversavano; diffidenza istintiva, e in loro naturale, verso ciò che sa di nuovo e si allontana dalle abitudini,

e fedeltà, anche, alla tradizione prussiana, tutt a legata ai nomi dei reggimenti fridericiani; ma forse più ancora, e più sottilmente, presagio delle connessioni intime della Marina con ii mondo industriale e commerciale nel quale, grandi proprietari terrieri e agricoltori, avvertivano oscure e incontroll abili forze avverse al loro primato sociale. L'esercito e ra sempre sta to e doveva rimanere il protagonista della vit:1 germanica lnche ora che questa aveva assunto forma e dimensione imperiali. E cosl al comando supremo della Marina si succedevano tenenti generali dell'esercito, che ricevevano onorariamente, per la durata della loro missione, il rango e le insegne di ammiraglio.

Prima ci fu von Stosch, po i von Caprivi. I l loro ricordo è rimasto nella marina come di degne e onorate persone, ma naturalmente non avevano mentalità navale. Pec von Stosch, la · flotta non doveva avere compito offensivo : la sua missione era di rappresentate una specie di « longa manus >> dell'esercito là dove quello non poteva arrivare, i paesi d'oriente, le repubbliche sudamericane, onde proteggen·i i commercianti tedeschi. Finchè l'Europa stava in pace: in caso di guerra, « la difesa del com. mercio tedesco - affermava von Stosch in un suo memoriale - non può essere ottenuta altro che indirettamente, per mezzo del nostro esercito di terra» Quanto al conte von Caprivi

L ' IMPt:RATORE GUGLI ELMO Il (al contro ) A COPENAGHt:N

LA CORAZZA TA "HESSE H " NEL PORTO DI KIEL

(«un uomo di troppo valorè per la Marina», diceva sintomaticamente il principe Federico Carlo), eg li viveva con l'incubQ della guerra della Francia e della Russia alleate contro la Germania: ogni inverno prevedeva la «guerra su due fronti » per la primavera seguente, e riteneva opportuno aspettare il dopoguerra per elaborare le direttive di una politica navale germanica. Per il momento, tutto quello che la flotta doveva cercare di fare, era di allenarsi a difendere le coste co ntro bombardamenti e sbarchi nemici

• • •

Tutto cambiò con l'avvento al trono di Guglielmo Il Diltttante ed esteta della politica, il versat.ile monarca non poteva essere insensibile ai suggestivi splendori della potenza marittima. Era forse l'ascendenza inglese, quel sangue inglese che egli amava e odiava confusamente, che lo disponevano :1 concepire come più completa e solenne espre;ssione della grandezza uno spiega.mento di nav1 da guerra piuttosto che una polverosa, sudante e frammentaria rivista di e di squadroni. Al di là della angusta tradizione prussiana, un sentimento di artista gli faceva nconoscere la «bellezza» su. periore del potere marittimo nella gloria di Venezia, del Portogallo di Enrico il Navigatore deli"Inghilterra di Nelson; e anche di que ll a della

Regina Vittoria, che lo invitava alle grandi manovre all'I sola di Wight. Poi era stato pubblicato il libro famoso dell'ammiraglio Mahao, e per molto tempo ritagli di giornale con recensioni di quello si erano accumulati sullo scrittoio imperiale. Le battaglie navali di Cavite e di Santiago, gran cosa dopo Lissa e prima di Tsushima, avevano postillato coi fatti le dottcine dell'ammiragl io. Il Kaiser era rimasto colpito : accanto al gabinetto militare di Corte, ne volle costituire uno navale; una stranezza, per gli aiutanti di campo della vecchia con ancor maggior novità in un Hohenzollern, comi nciò a 1•estirsi da ammirag lio, come lo zio inglese. E infine chiamò al Reichsmarmeam/ il comandante Tirpitz, Tirpitz non era che segretario del Mari. neaml, nel 1894, quando redasse il suo memorandum sull'importanza del potere marittimo per la Germania, e la necessità per l'Impero di avere una flotta abbastanza forte per affrontare nemico sul mare. Quel memorandum fv i! pnncipio di tutta la sua opera, la posa della prima pietra della sua costruzione. « Uno Stato con interess1 mondiali deve essere in grado di sostenerli e di far sentire il suo po· tere al di là delle açque territoriali, Un commercio mondiale, una industria mondiale, scambi mondiali e colonie. sono tutte cose impossibili senza una flotta capace di prendere l'offensiva. I conflitti di interessi fra le Nazio. ni, la mancanza di fiducia da parte del capitale, distruggeranno quelle espressioni della vi_ talità del nostro Paese, se non sono protette dalla forza nazionale sul mare oltre il limite delle acque territoriali ».

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L'AMMIRAGLIO VON TIIIPITZ

li Kaiser era già convint9. Il Paese no. Eccet. tuati gli ambienti delle antiche città anseatiche, e poche famiglie di junker che avevano un parente ufficiale di marina, la Germania ignorava il mare. Per i tedeschi del Sud; il mare non era che uno sfondo tempestoso o idilliaco per quadri romantici. L'idea di spendere per una flotta sembrava pazzesca, una fantasticheria romantica. Anche i più esaltati pangerma nisti, al ,.mare non ci aveVano mai pensato : il mare appariva loro come qualche cosa di mer cantile, da lasciare agli inglesi che non sanno essere soldati. A malincuore ammettevano che Wellington, accanto a Bliicher, avesse pur fatto qualche cosa per sconfiggere Napoleone, ma la parte di Netson la ignoravano completamen. te. E a che avevano servito ,i vascelli 'e le fregate di Napoleone III fastosan)ente naviganti nel Baltico, mentre l'Imperatore capitolava a Sedan e Bazaine a Metz?

Qualche cosa si smosse tuttavia in fondo alle coscienze al tempo della guerra anglo-boera. I tedeschi furono appassionatamente anti-inglesi, e l'insolente indifferenza britannica verso la loro ostilità si spiegava con l'impotenza de!Ja Germania sul mare, Gli inglesi fermavano le navi da carico tedesche nella baia di Delagoa : « bisogna far tesoro di questo incidente per le nostre richieste al Reichstag a favore della Rotta», diceva il Kaiser. D'altra parte anche la Germania aveva adesso colonie e possedimenti oltremare, in Africa, In Oceania, a Tsing-Tao, Li aveva acquistati senza avere una flotta, :: vero, ma per conservarli, la Rotta era indispensabile, cominciavano a capirlo in. molti, e concedevano che, forse, una buona flotta di incrociatori sarebbe stata opportuno costruirsela Ma Tirpitz voleva navi da battaglia. Il Ma. IÙteaml Colninciò a diffondere fra i membri del Reichstag, fra i personaggi della Corte e dell'Amministrazione, quadri statistici delle diverse Marine del mondo : come appariva me. schino il grande Impero germanico sul piano del Sea Power.' Tutti lo superavano Influenze illustri, consacrate nella venerazione popolare, furono sollecitate a intervenire a favore della Marina : Tirpitz andò a dal prin. cipe di Bismark, passeggiò in carrozza con il vecchio statista sotto le querce secolari del parco sturando bottiglie di birra e rassegnandosi a sentir parlare male del Kaiser e delle grandi navi. Bismark andava in collera, ad accennargli alla possibilità di una Germania costretta alla capitolazione da un blocco navale, scrol. lava le grosse spalle come davanti a una favola per bambini : però, dopo quella visita di Tirpitz, la stampa bismarckiana divenne favore. vole alle costruzioni navali.

Anche nelle reggie dei principi confederati apparve Tirpitz, primo a portare la « cappottina » dell'ufficiale di marina attraverso quelle sale auliche impenetrate fino da allora da ogni : i principi Io ascoltarono con benevolenza, taluno, il Re Alberto di Sassooia, i granduchi di Oldenburgo e del Baden, con benevolenza e intelligenza. Poi fu la volta del mondo universitario, la prestigiosa c Kultur » : Tirpitz dimostrava a Mommsen che nel far la storia delle guerre puniche non aveva tenuto conto de!Ja vera causa della vittoria dei romani su Annibale, il dominio del mare. E Mommsen acconsentiva a far propaganda pe1 la marina germanica. Non è stato Tirpitz l'inventore della propaganda moderna ? Organizzò cicli di conferenze nelle università. Professori illustri, i grandi della cultura, parlarono di

Potere Marittimo nelle aule magne : Brentano, Schmoller, Schwnacher, e le facce bucherellate dalla « men111r » studentesca si facevano inten. te, e la sera nelle birrerie bevendo e fumando si chiacchierava di ammiraglio Mahan, di grandi navi da battaglia, di Germania sul mare. Si organizzarono comitive per andare a visitare le poche navi che c'erano, premi letterari furono istituiti per novelle e romanzi di soggetto marinaro; nelle vetrine dei librai si moltiplicarono le copertine con ufficiali di marina che baciavano fanciulle esotiche o morivano eroicamente sulla plancia, La Lega Navale, fon. data da Tirpitz con l'alto patronato dell'Impe.

ratore e i denari della Casa Krupp, in tre anni soli raggiunse la cifra di 250.000 associati. I tempi erano ormai maturi per presentare a l Reichstag la prima legge navale. Il criterio che doveva ispirarla., era stato fissato da Tìrpitz Ìn uno dei suoi memoranda : la flotta tedesca doveva essere forte da inffiggere in battaglia, anche se sconfitta, t21i perdite « alla più forte marina del mondo ,., che questa avrebbe esitato ad attaccare la Germania per · t 'more di rimanere indebolita di fronte a lle altre marine e perdere il suo primato mon. diale E questa si chiamava « teoria del Rischio». ( Conlimta)

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VARSAVIA - DOPO UN BOMBAROAMEN'f O VARSAVIA- LA CASA DISTRUTTA

Cl DEV'ESSERE un modo di finirla. Se qual. cuno ne parlasse, invece di guardarmi sempre, come fanno quando sono nella stanza, non ci sarebbero più giorni come questo. nessuno dice mai una parola. Stanno tutti seduti e mi guardano - così - ma nemmeno papà mi dice qualche cosa.

Perchè non si decidono e lo dicono- perchè non fanno qualche cosa. Lo sanno benissimo; tutti lo sanno, ora. Tutti mi guardano così, ma ne parla mai,

Papà sa benissffifo che io non sono mai andata alla scuola commerciale col danaro che mi mandò. Perchè non me lo dice.. Mi mise sul treno e mi disse sii una brava ragazza, Agnese. Poco prima che ·il treno partisse mi diede cinquanta dollari e mi promise di mandarmene altrettanti ogni mese, fino a ottobre. Quando arrivai a Birmingharn, andai in un istituto di bellezza e col denaro che papà mi mandava imparai a fare la manicure. A casa tutti pensavano che studiassi stenografia alla scuola commerciale, credevano che a la stenografa, invece io ero una manicure da un barbiere. Non passò molto che a casa tutti seppero in qualche modo quel che facevo. Perchè non lo d issero, che sapevano quel che facevo perchè noo mi dissero mai niente

Domandamelo, papà, perchè diventai una manicure irrvece di fare la stenografa. Io ti dirò che non sono nemmeno più una manicure da un barbiere, ma parlane, una buona volta. Dimmi che 1 lo sai; dimmi che sai quello che faccio; dimmi qualunque cosa, ma per amor di Dio non startene seduto tutto il giorno guardandomi cosl senza parlare. Dimmi che l'hai sempre saputo; dimmi qual u nque casa, papà

Come puoi capire quel che sono, solo guardandomi in quel modo. come fai a sapere che non sono una stenografa... In che modo sono diversa da tutti gli altri, in questa città

Come hai saputo che andai a Nashville dimmi perchè ci sono andata, almeno. Dimmelo; te ne prego papà, dimmelo. Dimmi qualunque cosa ma non startene n seduto a guardarmi cosl. Non lo sopporto più. Interrogami e ti dirò tutta la verità.

A Nashville trovai lavoro da un barbiere Era un negozio ancora più volgare di quello di Birmingham, dove gli uomini mi mettevano le mani nella scollatura e mi stringevano; era il posto più volgare che avessi mai "isto. Poi andai a Memphis, e anche Il lavorai per un po' da un barbiere. Non sono mai stata una stenografa.· Non so leggere un rigo di stenografia. Ma la manicure la so fare bene, per lo meno spero di non averlo dimenticato.

Poi andai a Ncw Orleans. Avrei voluto lavorare in un posto· elegante come il St. Char-

!es Ma mi guardarono come mi guardi tu e mi dissero che non avevano bisogno di per. 50nale. Mi guardarono come mi guarda marnmà in questo munento ma non dissero niente Nessuno ne parla mai, ma tutti mi guardano in questo modo

Dovetti impiegarmi in una brutta bottega di barbiere di Nevt OrJeans: un posto ancora più volgare di quello di Memphis o quello di Nashville. Era nella Canal Street. e gli uomini che ci venivano facevano le stesse cose degli uomini di Birmingham, di Nashville e di Memphis. Mi mettevano le n:tani nella scollatura del vestito e mi stringevano finchè gridavo, poi si sedevano e parlavano di cose che non avevq mai udito finchè non ero andata a Bi nningham per diventare una stenografa. Anche i barbieri mi parlavano, ma di certe cose nessuno parlava mai. Sapevano tutti ma nessuno ne parlava mai. Presto guadagnai molto più fuori di bottega che nelle ore in cui ero al tavolino. Perciò a un certo punto mi licenziai e andai a stare in un alberguccio.

11 portiere mi guardò anche· lui cosl ma non disse niente; nessuno mi dice mai niente, tutti

mi guardano così ma nesssuno me ne parla mai. Tutta la mia famiglia sa quel che ho fatto nei cinque anni da quando lasciai la casa per andare a studiare la stenografia a Bir mingham. Se ne stanno seduti guardandomi e parlano di cento cose ma non mi domandano mai come guadagno la vita Non mi domandano mai in quale ditta Javoro a Birmingham. Non mi domandano mai se mi piace la stenografia. Non parlano mai di queste cose. Perchè non mi chiedete mai del mio principale Ma voi sapete benissimo tutti che non lavoro in una ditta. Sapete tutto di me; perchè non me ne parlate mai ;

Se qualcuno ne parlasse una volta potrei andarmene subito e non dovrei tornare più ogni anno per Natale. Sono tornata a casa ogni anno per quattro anni ormai. Sono quat· tro anni che voi sapete tutto, perchè non me ne parlate.. parliamone e tutto sarà finito ' Mammà, domandami se mi piace il mio lavoro a Birmingham. Dimmi, marnmà, sono lunghe le tue ore, Agnese; hai un alloggio co. modo; il tuo salario ti basta dimmi qualche cosa mamma. Domandami qualche cosa;

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WAIHINGTON • LA POLIZIA VIITA L' INGIII!:SIO A UN PONTI FI!IIIIOYIAIIIO Pl!ll TIMOIIE DI SABOTAGGI
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non ti nasconderò niente. Vorrei che tu m'interrogassi per poterti dire la verità. Biso. gna che io la dica a qualcuno, a chiunque. Non te ne stare lì seduta a guardarmi cosi ogni anno, a Natale Tutti sanno vivo in un brutto alberguccio di New Orleans e <.he non sono una stenografa. Non sono nemmeno più una manicure. Domandami come mi guadagno la vita, mamma. Non te ne stare Il a guardarmi ogni anno, a Natale, senza dir niente.

Perchè hanno tutti paura di parlarne... Io non mi offenderò; non piangerò neauneno, sarò così felice di finirla, che riderò. Non abbi:tte paura di parlare, per favore; smettete per favore di guardarmi cosi ogni anno a Natale e decidetevi a parlarne.

Elsie se ne sta seduta tutto il giorno guardandomi e non mi chiede nemmeno se può venire a trovarmi a Birmingham. Perchè non me lo domandi Elsie io ti dirò perchè non puoi. Su, domandami perchè non puoi venirmi a trovare a Birmingham e io ti dirò perchè. Perchè se tu tornassi con me, verresti a New Orleans e g li uomini che vengono a trovarmi metterebbero anche a te le mani nella scoUatura e ti stringerebbero fino a farti gridare. E' perciò che non puoi tornare a Birmingham, con me. Ma tu lo aedi, che io vivo a Birmingham, non è vero Elsie domandami della città allora. Domandami iq che strada abito, domao. dami se la mia finestra a Birmingham affaccia a est o a ovest a nord o a sud Dimmi qualche cosa, Elsie; nessuno mi domanderà dunque mai niente o mi dirà niente Io non ho paura ; sono una donna matura ora Parlatemi come parlereste con qua lche altra persona della mia età. Ditemi q11akhe cosa, qualunque cosa, e io potrò raccontarvi tutto. Poi me ne andrò e non tornerò mai più una volta aJJ'anno per Natale.

Un 'ora fa Lewis è rincasato e si è seduto io sala, ma non mi ha rivolto nemmeno una domanda su me stessa. Neanche lui dice niente. Come fa a sapere... anche tu Lewis lo capisci solo guardandomi è cosi che tutti lo capiscono per favore dimmi cl!e cos'è che tutti sanno di me. Se tutti lo sanno, perchè nessuno me ne parla mai.. se tu ne parlassi una volta. sarebbe finita per sempre, non dovrei più tornare a casa una volta all'anno a Natale e starmene quì seduta a farmi guardare in questo modo da tutti

Lewis si è seduto sullo sgabello del piano e mi guarda ma non mi dice niente Come l'hai scoperto Lewis... qualcuno te l'ha detto o lo sai semplicemente vorrei che tu dicessi qualcosa Lewis ma se proprio non. puoi parlare per favore, per amor di Dio avvicinati e toccami e stringimi fino a farmi gridare. Se farai questo tutto sarà finito per sempre non dovrò più tornare a casa una volta all'anno a Natale e starmene seduta qui così.

Mammà non mi domanda nemmeno il mio mdirizzo. Si comporta come se io andassi di sopra a dormire per un anno e scendessi solo una volta all'anno a Natale. Sono stata lontano da casa un anno, mammà, non t'importa di chiedermi che cosa ho fatto tutto questo tempo domandamelo su, mamma, ti dirò la verità. Ti dirò la verità intera su di me.

Non le importa nemmeno di scrivermi non \le importa nemmeno che io le scriva... Non \vuoi il mio indirizzo, mammà, per potermi •scrivere e darmi notizie di tutti ogni volta che me ne vado mi vengono tutti intorno e

mi guardano, e non mi domandano mai se tornerò. Perchè non ne parlano... Se mammà parlasse invece di guardarmi cosl sarebbe meglio per tutti. Io non dovrei più tornare a casa e loro non dovrebbero più starsene seduti tutto il giorno a guardarmi cosi. Perchè non mi dici qualche cosa mamma per amor del cielo mamma non startene seduta Il tutto il giorno senza dirmi una- parola.

Mamma non mi ha nemmeno domandato se penso di sposarmi. L'ho udita domandarlo a Elsie stamattina mentre ero nel bagno. Elsie ha sei anni meno di me, e mamma glielo chiede ma a me non lo ha mai chiesto da quando andai a Bimùngham cinque anni fa per stu. diare stenografia. Non mi parlano nemmeno della gente che conoscevo in città. prima di ancia rmene. Non mi dicooo nemmeno arivederci quando parto.

Se invece di guardanni cosl, di guardarmi continuamente cosi, papà mi dicesse qualche C05a io me ne andrei per sempre, non tornerò a casa fin che vivo se mi diranno qualcosa. Perchè papà non mi domanda se posso trovare un posto per Lewis a Birmingham.. chiedigli

di portarlo con me a Birmingham, papà, e di stargli vicino finchè non sia avviato bene. Chiedimelo, papà. Chiedimi questo paJ:Y.., o chiedimi qualunque altra cosa e dammi il modo di parlare. Smetti di startene Il seduto a guardarmi. Non t'importa che Lewis s'impie. ghi non vorrai mica che stia rutto il giorno ;;. non far niente Non vuoi che continui a passare le notti giù in città nelle bische, vero papà. Domandami se posso aiutare Lewis a impiegarsi a Binniogham, domandamelo papà. Debbo assolutamente parlare a qualcuno di me. Tu sai già tutto, ma io devo dirtelo ugualmente. DevQ dirtelo, cosl potrò andannene da casa e noo dovrò tornare ogni anno per Natale. Andai a Birmingham e il denaro lo ado. perai per studiare da manicure, poi trovai lavoro da un barbiere e tutto il giorno stavo seduta a un tavolino dietro a un paravento, nel fondo. Venne un uomo e mi mise la mano nella scollatura e mi strinse finchè gridai. Poi sono andata a Nashville, a Memphis, a New Orleans. Ogni volta che mi sedevo al tavolino della manicure, in fondo a una bottega di bar. biere, arrivavano degli uomini che mi metteva.

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LONOIIA • BACI 01 OUERIIA

no le mani addosso e mi stringevano finchè gri. davo. Se qualcuno mi dicesse qL1alcosa sarebbe finita finalmente. Ma se ne stanno sedut i :t guardarm i e parlano d'altro tutto il giorno. Sono quattro o cinque anni che va sempre così, quando tomo a casa per Natale. E' sempre andata. cosi da quando presi il danaro di papà e andai a Birming ham per studiare stenografia alla scuola commerciale. Papà sa che a Birmingham ho sempre fatto la manicure da un barbiere. Papà lo sa ma non vuoi d irlo D i qualche cosa papà Per favore di qualche cosa così potrò d i rti come mi guadagno la vita. Tu lcì sai già, e tutti g li altri lo san no, ma io non posso parlarvene se non cominciate voi. Dimmi qualche cosa mammà; ditemi qual. c he cosa qualcuno di voi.

Per amor di Dio ditemi qualche cosa que sta volta, cosl non dovrò tornare l'anno pross imo a Natale e starmene seduta tutto il giorno in questa sta nza sotto i vostri occhi. Tutti mi guardano cosl, ma nessuno ne parla mai. Mammà ba detto a Elsie di non entrare nella mia stanza mentre mi vesto, e papà man da Lewis in città ogni momento. Se mi dicessero qualche cosa sarebbe finito tutto, ma se ne sedut i tutto il g iorno in questa stanza e mi guardano senza parlarne.

Dopo ogni pasto mammà prende i miei piat. ti e li lava nell 'acqua bollente, nell'acquaio. Perchè non ne parlano; così potrei non to rn are più. O gni volta che mi a lzo ed esco d alla stanza papà pulisce l a mia sedia con uno strac. cio bagnato d'alcool; perchè non vi decidete a parlarne. Tutti sta nno seduti in questa stanza e mi guardano tutto il giorno. El sie e lewis, mamma e papà se ne stanno tutti sedut i dalla pa rte opposta della stanza e mi gua rdano tu t to il giorno Non sanno che se me lo chiedessero io direi tutta la verità... Interrogami papà, ti òirò la ve rità e non tornerò p iù. Quando me ne sarò anda ta potrai buttar via il tuo cencio bagnato d'alcool. Interrogami papà, per amor di Dio, parliamone.

Una vo lta all'a nno a Natale la mia fami. g l ia se ne sta seduta in questa stanza tutto il giorno e mi guarda, ma n ess uno mi dice niente. Se ne stanno sedut i in questa stanza, e pensa no; Noi t i gua rdiamo, Agnese.

EB8KINE C ALDWELL (Tra4naleae tlll M'aria ll•rt e Re)

DURANTE LA GUERRA del 1870 Degas e b bt: l a sorpresa di trovarsi un occ hio di meno. Ar r uolatosi in un reggimento di fanteria, fu mandato a Versailles per g li esercizi di tiro; ma , imbracciato i l fuci le, e accostato l'occh io destro :ti mi rino, il pittore s'avvide che un ' improvvisa nebbia era calata dietro la canna del suo fucile, coprendo il bersaglio. Il medico del reggimento constatò che l' occhio era quasi com. flctamente perduto, e Degas, passato nell'arma dell'ar t iglieria attribui tale perdita all'umi. d ìtà d'una s tanzetta di ove per lungo tempo aveva vissuto destandosi ogni mattina con! l a faccia fredda e bagnata

Nel 1870 Degas aveva trentasei anni; pro. prio intorno a quell'epoca aveva iniziato a dip ingere quella serie d i ballerine e donne nude in atteggiamenti di segreta intimità che lo rese famosO come pittore crudelmente obbiettivo. Degas in fatti ha mostrato di guardare la vita parigina non con l'occhio annebbiato. Se non fosse ben chiaro nella sua opera e nelle sue all usioni , l'opinione che abbiamo di l ui, il suo caratte re, i suoi ìdeali, senz'altro ci autorizzereb. bero a stab ilire ch'egli non amava il « fl ou » l veli del « flou » piacevano a Carrière e, dopo dì costui, a tutti quei pittori c he odiavano i precisi confini che separano i corpi nello spa. zio, e credevano che, avvolti di morbida nebbia, i l oro q uadr i acqu istassero perciò un ' « atmosfera », un «senso di poetico mistero ». Degas non lasciò mai che il suo occhio an nebbiato lo traesse in un s imile inganno; tanto che non sa rebbe esagerato affermare, anche per tutto ciò che riguarda l a sua maniera dì co nsiderare il mondo e di giudicarlo, ch'egli guardava con un occhio solo, quello acceso e in esorabile. Accade, in chi perde un braccio o una gamba, che la forza e destrezza dell 'a rto perduto finiscono col passare in quello rimasto sano e illeso : quasi a dimostrazion e che nulla sì perde nella natura e che la sua faco). tà di ricupero è il p r incipio stesso della sua vita. Chi ha un braccio solo, in quel braccio ha doppia forza e doppia abilità; perchè dun. que chi h a un solo occhio non do vrebbe avere una vista doppiamente rapida e acuta? Nell'ambiente accademico e ufficia le del suo tempo, Degas era considerato come un pittore troppo obbiettivo; ma quale senso può ave re oggi una tale eufemistica opinione, se non che si trattava di un pittore il cui unico occh io era prodigiosamente lucido ed esatto, da apparire perfino indiscreto e crudele ? In una sola circostanza chiudeva l'occhio sano e guardava con l'altro; era quando non voleva riconoscere certe persone. « Chi siete? Come vi ch iamate?» chiedeva talvolta, fingendo un'aria smarrita, a persone che conoscen da molti anni; poi, lagnandosi delle cond izioni della propria vista, aggiungeva con f inta desolazione : c: Ah, mes ye11x, mes pauvres ye11xl ». Davanti ai quadri d ì Carrière, diceva : « Je ne voiJ pas assez clair au;ourd' hui ».

Ammesso che un artista possa essere veramente obbiettivo, l 'obbiettività della pittura di Degas è tutta apparente. Anche chi fa uso di strumenti meccanici, come per esempio il fotografo, può non essere affatto obbiettiv:> E del resto oggi la polemica e la prapaganda politi. ca fra le nazioni vengono esercitate per lo più con «documenti » fotografici , rivelatisi assai più efficaci, dal p unto di vista tendenzioso, de i documenti letterari e delle statistiche. Come · poteva nascere uno stile obbiettivo da uno spiri to insofferente, scon troso e sarcastico come quello di Degas'

Un giorno, mentre si l agnava della tristez. za che incupiva la sua so litud ine, fu chiesto a Degas perchè non aveva preso moglie « J'avais trop pe11r », rispose, « q11and i'aurais fait 11n Jableau, d'entmdre ma femme me dire: C' esi bim joli, re q u e 111 a fait là» Un altro giorno, attraversando un giardino pubblico, Degas s' impig lia con un piede in un filo di ferro staccatosi da un paletto al quale era legato per proteggere un'aiuola «Quest i fili di ierro », osserva un passante, «non servono che a far cadere la gente». «No», lo interrompe il pittore, < c'est pour arrete,·les gens qui vont déposer dn staJun sur /es pelouses >>. Bonnat ebbe l' inavvertenza dì elogiare; in presenza di Degas, il quadro d'un proprio scolaro nel quale e ra raffigurato un ant ico guerriero in atto di tirare l'arco. « Comme il vise bien, n' est.ce pas, Degas? >> disse Bonnat. << Oui, il viu tme médail/e >> fece Degas. . ( ;

L'occh io dello spirito non era meno rigoroso e perspicace dì quello fisico nel solitario p ittore dell e ballerine ; un occhio che molti definirono spietato e crudele come l'a. nimo d'un ti ranno. Madame Forain chiama. va Degas « weux serpent ». E tuttavia, in quest'uomo difficile e singolare cui non piaceva il burro, che od iava i fiori e i profumi, e- pigliava a calci cani e gatt i, quanta m ali nconia, quanta serietà morale nel considerare le cose di questo mondo senza troppe illusioni e troppi entu s iasm i Com'e ra napoletano in tutto ciò.

Alla f ine, anche l 'alt ro occhio s'an nebbiò. Vecchio di ottant'anni, con J'irsuta barba incolta, trascurato negli abiti, sembrava un cane : egli stesso lo disse, mostrando il suo ulti mo autoritratto. Cost retto a lasciare il su o vecch io appartamento di via Victor-Massè, che abitava da più dì vent'anni, smise dì lavo. rare. « Je ne pense qu'à la mort » diceva , ed era già morto. Un giorno ch'egl i a ppariva più trascurato e malvestito del sol ito, entra ndo in uno spaccio d i tabacchi, fu preso per un mendicante « Prenez ça, mon brave » gli fece la donna che stava dietro il banco, allungandogli un pacchetto dì tabacco. A cau sa d ' una ma latt ia alla vescica (« Commenl pissez.vous? Moi je pisse très mai et mon ami Z a11ssi >> diceva alle modelle in luogo del rituale« Déshabillez.vous ») Degas passava ormai i suoi ultimi, squallidi giorni e rrando per Parigi , a piedi , senza meta. Ma il vecch io pittore, che l e guardie di città sorreggevano n ell' attr:wersare le strade, f iniva col ritrovarsi sempre davanti alla sua casa in demolizione Gli ultimi sgua rdi appassionati' -lì rivolse alle macerie della sua antica dimora, tra l e fessu re <. dello steccato che le racchiudeva; poi , quando · non v i rimase più nulla, il mondo finì per r Degas.

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G. OWENS (U S A.) RAGAZZA CONDANNATA AL CAR· CEliE A VITA PEli OMICIDIO DOPO LA SENTENZA
VII!IElVTJNI
OEGAS : L'EQUILI8RISTA
,o\')? ..
(TaiO Gatlorr- London)

Bl\NKC»\ll f(t:lll

NUD I E ARCIGNI lungo la spiaggia settentrionale, gli edifici del porto delle vecchie concessioni presentano al fiume invernale le loro facciate europee. (Solo la concessionefrancese esiste ahcora ufficialmente; in previsione di un attacco giapponese le autorità si preparano a barricarla con reticolati di ferro e grandi cancellate dj legno) Ci sono .conso. lati, depositi di merci, uffici e banche; « drug stores » inglesi ed americani, cinematografi, chiese, circoli ; c'è una buona biblioteca circolante, un'Y.M.C.A.; una rossa strada di locali notturni: Mary's il Bar della Marina, l'Ultima Sorte. Tutt'intorno la città cinese si allunga per miglia; una confusione di strade congestionate e serpeggianti giù giù fino al Caro. po di Corse, all' Aerodromo e alle pianure nevose di Hu. Pek.

* * *

I negozi di abbigliamento, i locali di diver. tlmento e i ristoranti sono gestiti da emigranti russo-bianchi. Hanno fondato il loro incerto diritto all'esistenza su passaporti Nansen, su certificati di cinese di dubbia Vfl· lidità, su antiquate carte di identità za.riste )arche come tovaglie, o anche solo sulla loro miserabile presenza. I loro grandi visi pallidi guardano il futuro senza pietà o speranza, tra il fumo di innumerevoli sigarette e bicchieri di tè, d loro orologi» dice Auden «si sono ferma

ti nel 191 7. Da allora è sempre stata l'ora del tè» Questa è la vera capitale della Cina in guerra Ogni specie di persone vivono in questa città: Chiang Kai-schek, Agnes Smedley, Chou En-lai; generali, ambasciatori, giornalisti, ufficiali delle marine estere, soldati di fortuna, aviatori, missionari, spie. Sono qui n ascosti tutti gli elementi che permetterebbero a un esperto (se riuscisse a scoprirli) di prevedere gli eventi dei prossimi cinquant'anni.

Nel pomeriggio siamo intervenuti alla conferenza-stampa che si tiene ogni giorno aiJe cinque negli uffici di Mr. Hollington Tong, il capo dell'ufficio pubblicità di Hankow.

Il bollettino giornaliero di guerra fu letto da Mr. T. T. Li, portavoce ufficiale del Governo. La parola « sconfitta » non ha posto nella sua bocca. Ogni avanzata giapponese è una ri tirata strategica cinese; le città passano in mani giapponesi col maggior tatto possibile: si smette semplicemente di nominarle. Mr T. T Li legge molto in fretta perdendo sempre il posto nellé sue carte. « Di sette aeropla_ni iltterrati dalle b!ltterie ooesi CQ!l· traeree, 15 furono distrutti dall'infanteria ». Nessuno si cura di rettificare le cifre nè peraltro di fingere un qualunque interesse. Le scarse notizie genuine verranno messe in circolazione più tardi , quando i giornalisti si riuniranno nei bar per l'aperitivo.

La mattina seguente andammo a intervistare Mr. Donald, amico e consigliere del Genera. lissimo e dj Madame Chang Kai shek. Mr. Donald abita in \Hl appartamento sul Bund : una gran casa djsordinata, guardata da una quantità di segretari-cospi ratori, domestici e boy.r. Ci accolse nella sua camera da letto : si era appena rimesso da un forte raffreddore e il tavolino accanto al letto era coperto di boccette e scatoline. Donald è un uomo serio, rosso in viso, con l'accento australiano e un gran naso intelligente. Fummo piacevolmente sorpresi : i nostri informatori ci avevano indotto ad aspettarci una grigia e oleosa figura evangelica con modi compitissimi. Donald invece non perorò : rapido e chiaro ci mise al corrente, com'era nostro desiderio, della situazione servendosi di una grande carta militare. A una nostra domanda ri spose che la importanza dell'aiuto russo ai Cinesi era stah molto esagerata. Gli chiedemmo quale sarebbe stato secondo lui l'atteggiamento dei comunisti dopo la guerra Ci rispose con una domanda « Che cosa r!!ppresentano i comunisti?

Si può in realtà chian1arli comunisti ? » A suo parere il Comunismo aveva cessato di esiin Cina dopo la scomparsa di Borodine Donald ha avuto una carri era straordinaria Corrispondente del Times a Hàrbin, diventò il consigliere di Chang Hsueh-liang, il « Gio-

L'l N O N D AZ l O N E D l T l E N T S l N
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vane Maresciallo», e in seguito «l'amico straniero » di Chiang Kai-shek stesso. Sebbene nessuno dei due conosca la lingua dell'altro egli ripete abitualmente: «pensiamo cosl », «abbiamo deciso questo>>, «ho detto al Generalissimo», «il Generalissimo mi ha detto». La nota ignoranza del cinese dì Donald è stata senza dubbio una gran protezione per lui, in questo paese d'intrighi e di complotti. Egli: non ode più di quanto è conveniente che oda. E' l'uomo di cui tutti possono fidarsi.

Donald ci condusse quel giorno stesso a prendere il tè da Madame Chiang Kai-shek

.Attraversammo il fiume fino a Wuchang, nella cabina velata di merletti di una lancia privata del governo. Quando salimmo a bordo i soldati balzarono in piedi e si misero sull'attenti. Donald andava avanti, magnifico e imponente nella sua pelliccia col collo di astrakan. .11 Generalissimo e Madame sono stabiliti attualmente nel vecchio Quartier generale provinciale. La nostra automobile attraversò un cancello di pietra fiancheggiato da leoni, girò intorno a un prato sotto il quale era stato costruito un solido rifugio antiaereo e si arrestò davanti alle porte ben custodite della villa. Donald ci condusse subito di sopra, in un salottino con mobili di finto noce, come in una vecchia locanda inglese. Su un muro nudo spiccava la fotografia del Dr. Sun Y at-Sen decorata con le bandiere incrociate della Repubblica e del Kuomitaog. In un angolo cera un armadietto a vetri pieno di posate e di polverosi bicchieri di sciampagna; su un tavolo torreggiava, chiuso in una scatola di cellopha,Je, un'enorme torta da anni-

versa rio alta più di mezzo metro. Il giorno innanzi, ci spiegò Donald, era stato il compleanno di Madame. La torta era un omaggio delle signore di Hankow e Mtuiame l'avrebbe mandata a uno degli asili per bambini rifugiati. Un domestico portò il tè e pochi istanti dopo Madame stessa apparve. Madame Chiang Kai-shek è una piccola signora dal viso rotondo, vestita con elegaoza, più che bella vivace e graziosa Sconcertarla dev'essere impossibile: è abituata, si vede, a tener testa a qualunque tipo di visitatore. Si trasforma, se. condo il caso, nella dama intellettuale, occidentalizzata, che è al corrente di letteratura e d'arte; nel tecnico che discute con competenza motori d'aeroplani e mitragliatrici; nel. l'ispettrice sanitaria; nella presidentessa dell'Unione delle Madri; infine, nella semplice affettuosa, sottomessa 1J}oglie ci nese Madame può essere graziosa, può essere calcolatrice e fredda, può essere spietata; si dice che firmi spesso di suo pugno sentenze di morte. Parla un inglese eccellente con un accento che ricorda vagamente la sua educazione americana. facemmo gli auguri d'occasione.

« Ah » disse sorridendo e scuotendo il capo con semplicità, « Speravo che nessuno lo sapesse... A un uomo piace festeggiare i suoi aoni, ma una donna preferisce dimenticare che invecchia».

Ci sedemmo al tavolino da tè. « Ditemi per favore », domandò Madame, « i poeti amano i dolci ? ».

« Sl », rispose Auden, «moltissimo».

« Oh, sono contenta. Credevo che preferissero, forse, il cibo spirituale » _

I biscotti erano estremamente buoni ma Madame non li toccò. Parlammo dell ' Inghi lterra, del nostro viaggio, delle nostre impres. sioni sulla Cina. Quando avemmo finito, Madame disse: « Forse adesso vorrete rivolgenni qualche domanda».

Saremmo stati molto contenti, rispondemmo, che ci parlasse un poco del Movimento della Nuova Vita.

Intrecciate le mani e abbassando gli occhi sul tavolino, Madame cominciò senz'altro a recitare una conferenza certo per lei familiare. Da secoli, ci disse, i cinesi erano stati governati da una despotica classe dirigente. Perciò quando la Cina diventò un a repubblica il popolo non aveva che idee molto vaghe sul governo. Le autorità del vecchio ordine imperiale possedevaoo un codice morale definito. al quale, almeno in teoria, si consideravano legati. Ma questo codice morale morl con loro e segul un caos che fu fertile per la propagaoda comunista. A questo punto il Generalissimo stesso (nel 1934 inaugurò il Movimento della N11o11a Vita con un suo discorso a Nanchang. Secondo Madame lo spettacolo della desolazione seminata dai comunisti nella provincia di Chiangsi e il desiderio di far qualcosa per i contadini spinsero all'azione il

(Da altre fonti ci era stata fornita una spie. gazione diversa e più convincente. Quando il Governo di Nanchino soppresse i comunisti, non potè sopprimere a un tratto anche g li effetti della loro propagaoda fra il popolo. Il Movimento della Nuova Vita fu quindi, secondo tale versione, un tentativo diretto di

LA SIGNORA CHIANG KAI SHEK, MOGLIE DEL GENERALE, CURA UN SOLDATO

competere co: programma comunista di riforme economiche e sociali sostituendo con una « ritirata verso Confucio » l'avanzata verso

In un certo senso Madame stessa lo ammise dicendo: «Noi cerchiamo di dare al popolo ciò che i comunisti promisero ma non mantennero >>).

Il Mowmento della Vita è basato su ll 'esercizio di quattro virtù morali : Li, o la ragione; l o la Proprietà deli 'Uomo Esterno;

- Lien o il giudizio morale e Chih o la Co. scienza; il suo scopo è di istillare nel popolo gl'idea li della responsabilità civile e del servizio sociale. Squadre di volontari sono state sguinzagliate nel paese a smascherare la corruzione amministrativa, a pulire lt; st rade cittadine e ad elevare in genera le il livello della salute pubblica. Sono stati fondati ospedali t opere di assistenza; il fumo e il mah-jongg sono stati proibiti. Non è più permesso a funzionari governativi di frequentare i bordelli. Madame, dobbiamo ammetterlo, ci fece appari re il programma della Nuova Vita molto ragionevole e pratì'co.

Le chiedemmo se, terminata la guerra, il governo sarebbe stato disposto a collaborare con i Comunisti. «La questione è un ' altra », rispose Madame, «vorranno i comunisti col. laborare con noi? ». «Oggi», aggiunse, «ho avuto due donne comuniste con me al tiffin: ho detto loro : " finchè i Comunisti combatteranno per la Cina siamo tutti amici " ».

Proprio mentre ci stavamo congedando da Madame, un ufficiale salì le scale. Era il Generalissimo in persona .Avremmo riconosciuto con fatica in quell 'uomo calvo, con miti occhi bruni, la rigida figura ammantellata dei film documentari. In pubblico e nelle occasioni ufficiali, Chiang ha una presenza quasi sinistra : ha la fragile impassibilità di uno spettro. Qui nell 'intimità sembrava gentile e timido. Madame lo condusse sul balcone dc;>ve posarono sottobraccio per un'altra fotografia.

Tornando a Hankow discutemmo il Movimento e il regime Chiang .Avrebbe mai potuto essere completamente ripulita, la Cina?

Auden, che è nemico per istinto dell'igiene: obbligatoria, si mostrò scettico. Ridendo im. maginammo Chiang, Madame e Donald oc. cupati a trasvolare pazzamente il paese ripulendo le fogne in una città, fondando una clinica oculistica nell 'al tra e abbottonando le tu. niche altrove. Terminato il giro la prima città sarebbe stata di nuovo fatalmente sporca e nella terza i boftoni delle tuniche sarebbero tutti caduti.

« Finchè combatterete per la Cina», aveva detto i\-Iadame ai Comunisti, « saremo tutti >>. Certamente. Ma che cosa intende precisamente Madame per « Cina » ? Questa lotta t: destinata ad essere una pura c cooiielwar » combattuta per permettere che continui in qu esto paese il governo della dinastia Soong, il piccolo e potentissimo clan di banchieri cui Madame stessa appartiene? Oppositore antico del Comunismo, Chiang potrà mai allea rsi permanentemente con uomini come Mao Tsetung e Chou En-lay, le cui esiste nze sono consacrate alle lotte dei lavoro? E' per lo meno àifficile crederlo.

Comunque è impossibile non sentire che la guida dei Chiang è vitale per questo paese finchè continuerà la guerra. E Madame stessa, malgrado la sua artificialità, è senza dubbio una grande figura eroica.

W. N ..t.UDEN "C. J8HEBWOOD

E' UNIVERSALMENTE noto che Lu crezio dedicò il De rerum natura a Caio Memmio, che nomina più volte nel corso del poema e nella sublime apostrofe con cui questo si apre. Ma questo Caio Memmio chi era? Identificarlo fra le dec ine di Cai Memmi di cui ci è rimasta qualche traccia non è cosa facile. Questo problema storico ha tentato l' acume di filologi e storici della statura di un MUnger e un Mommsen, a tacer di altri, e non si può dire che sia del tutto risoluto .A venirne a capo ci si è provato recentissimamente il professore Guido della Valle dell'Università di Napoli, i cui mirabili studi lu creziani han rinno. vato del tutto l'idea che ci si faceva del grande poeta. In una dottissima memoria pubblicata nei Rendiconti della classe di Scienze morali dell'Accademia dei Lincei del 1939 (Caio Memmio dedicatario dei poema di Lucrezio) egli perviene a tracciare una biografia - i:1 parte congetturale, a dir vero, ma fondata sui più seri argomenti - di questo personaggio. Di questa biografia riassumesi le conclusioni principali, sicuro di far cosa grata al gran pubblico, che farà così conoscenza di una intelligente e simpatica e fortunata canaglia roman t dell'ultimo secolo della Repubblica.

Caio Memmio discendeva dalla nobile famiglia dei Memrni, di origine italica (forse di Terracina), romanizzata da non molte generazioni. I Memmi appartenevano all 'ordine dei Cavalieri; possedevano terre in molte regioni d'Italia; erano banchieri di prim'ordine; esercitavano industrie; lavoravano in borsa; conia. vano per conto della Repubbli ca monete con l'impronta della loro famiglia: breve, face va. no parte dell'oligarchia plutocratica che nella Repubblica r omana dell'ultimo secolo a. C. teneva in pugno le leve di comando.

Il Memmio Jucreziano, secondo Della Valle, nacque verso il 104 a. C., un po' dopo Cicerone, un po' prima di Lu crezio. Verso 1'83 a. C. entrò in rapporti personali con Cn. Pompeo Magno che radunava milizie a favore di L. Cornelio Sulla, ancora lontano dall'Italia. In stauratasi la dittatura di Sulla, Memmio ne

seguì le direttive. E" probabile che prendesse parte alla deduzione della colonia militare Sullana a Pompei (80 a. C.) e si facesse assegnare terre nell'agro vesuviano .Aveva allora 24 an n i. · Molto probabilmente prestò servizio nel. l'esercito di Pompeo quando questi guerreggiò in Spagna contro Sertorio, con la carica di Questore: il Questore, è noto, era l'intendente dell'armata, e in quella carica era facile far molti quattrini. Il bravo Memmio, che non smentiva la tradi zione familiare, teneva più a questi che agli allori guerrieri.

E' anche probabile che abbia poi militato in Oriente, contro Mitridate, agli ordini di L. Licinio Lucu llo (75-68 a. C.). Forse fu du. rante una breve licenza che nel 72 a. C. Memmio sposò la figlia di Sulla, Fausta Cornelia, col consenso di Lucullo che ne era il tu. tore : :a sposina ave,·a appena quindici anni, mentre Memmio ne aveva 32. Matrimonio di amore? Perchè no? Fausta era una delle più famose beliezze dell'Urbe ; ma, sposandola, Memmio non sacrificava certo la borsa al cuore : Sulla era, sl, morto, da qualche anno, ma il suo prestito era sempre in auge e il suo nuovo capo, Pompeo Magno, imparentato an. che lui con la famiglia di Sulla, gli poteva essere utile nella carriera. La guerra cominciata bene linl male, Lucullo fu richiamato e con lui, forse, torn ò a Roma anche Memmio, che vi dette a far politica, al seguito di Pompeo.

Divenuto tribuno d'ella piebe (66 a. C.), per ingraziarsi i proletari attaccò con violenza Mar_ co Lucullo, (ratello dell'ex.tutore di sua moglie, accusandolo di malversazioni, ma l'accusa non ebbe successo. .Allora, per far piacere a Pompeo, Memmio aizzò il popolo contro Lucio l.ucullo, perchè gli fosse negato il trionfo per le vittorie su Mitridate e Tigrane. .A difendere Lucio Lucullo insorse M. Porcio Catone che ne era cognato. Memmio, ch 'era oratore facile e violento, coprl di vituperi anche Catone. La lotta durò lino al 63 a. C. In quello l'anno della congiura di Catilina ; e Memrnio sembra parteggiasse per Cicerone e l'aiutasse a repr i. merc la rivolta.

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P A R T l C O L ARE O l M OSA l C O P O M P E l A N O (Napoli. Foto Allno ril IJNJ\ Ci\Ni\GLIA
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Tornato Pompeo a Roma, Memmio lo appoggiò nell 'opposizione a Cesare. La politica non distraeva il nostro banchiere dalle avventure galanti con le beUe dame dell'aristocrazia e della plutocrazia romana. E qui la fisionomia del nostro eroe si arricchisce d'un tratto che gli è del tutto particolare: egli aveva la curiosa specialità di sed11rre le mogli dei s11oi nemici poJ.itici Attaccava il marito e seduceva la moglie: Cosl combatteva su due fronti. Aveva attaccato Lucio Lucullo e Catone, e divenne l'amante di Servilia moglie del primo e sorella del secondo. Aveva intentato processo a Marco Lucullo : anche di costui espÙgnò la moglie. Dandone notizia ad Attico Cicerone scriveva : << Memmio iniziò la moglie di M. Lucullo a certi suoi misteri personali. Mmelao, essend o ula presa in ma/a parte, fece divorzio » (Jet tera del 20 gennaio 60 a. C.). Lo scandalo fu tale che la famiglia di Lucullo quell'anno non potè celebrare i misteri della dea Juventas, di cui sembra avesse la prerogativa.

Il 60 a. C. è 1'anno del cosiddetto primo triumvirato di Pompeo, Cesare e Crasso: Mem. mio parteggia per Pompeo. Un grande ban. chiere come lui non poteva non parteggiare per il capo del partito antidemocratico. E poichè anche Cicerone parteggiava per Pompeo, ciò spiega il nascere e forse anche il rinsaldarsi della loro amicizia. 58 a. C. Memmio diventa pretore. Cicerone gongola : « Abbiamo com e pretori degli amiconi' e ciltadini fierissimi: Domizio, Nigidio, Memmio, Lenta/o». Il fierissimo Memmio faceva del suo meglio per meritare le lodi dell' ArRinate: appena eletti pretori, egli e Domizio Enobarbo attaccarono Cesare in Senato pel modo come aveva ammini. strato durante il suo consolato, e proposero di dichiarare nulli parecchi suoi atti, fra cui la sua legge agraria. Fra le altre accuse Memmio portò in Senato i pettegolezzi sui rapporti di Cesare con Nicomede, re di Bitinia• Cesare gli rispose per le rime. Le invettive fra Memmio e Cesare riempirono tre intere sedute del Se. nato. Prudente come ogni Senato che si rispetti, il Senato si guardò bene daJ prendere posizione. Non contento d'attaccar Cesare, il bollente Memmio attaccò anche il cesariano Vatin io. Fu forse il comuné odio contro Vatinio che indusse Memmio a prendere aJ suo seguito il poeta Catullo quando nel 57-6 a. C. si recò a governare la Bitinia come propretore. Catullo vi andò nella speranza di far quattrini, ma ne tornò a becco asciutto: dopo diciassette anni di malgoverno, la Bitinia era ridotta all'osso, e se nemmeno i pretori riuscivano a sprememe gran che, figuriamoci il seguito!

Forse il maggior guadagno che Memmio ci. portò daJla Bitinia fu iJ titolo d'impera/or, ma non dovevano c:ssere imprese più spettacolari di quelle che un po' più tardi compl Cicerone in Cilicia e che anche a lui fruttarono il titolo d'imperatori Poco dopo il ritorno dalla Bitinia Memmio sorprese la moglie Fausta Cornelia in flagrante adulterio con uno dei suoi innumerevoli amanti, L. Ottavio, e divorziò. La cosa fece chiasso e valse gran pubblicità aJ!a bella dama che subito dopo convolò a nozze con Tito Annio Milone (55 a. C.). Per assistere a queste nozze s'incomodò a scendere a bella posta a Roma, da Tuscolo· dove villeggiava nientemeno che Marco Tullio Cicerone. La figlia di Sulla non era più sua moglie, il partito SuUano era in pieno sfacelo, Cesare saliva aJl ' crizzonte, Pompeo declinava: ce ne era anche di troppo perdtè il nostro Memmio

L' O S P E D A L E D l L O Il D lt A P lt O T a: T T O D A SA C C H E T T l D l SA •• Il

cui non mancava un certo fiuto politico piantasse il partito Pompeo per passare al già tant;o da lui vituperato Cesare. E cercò ottener. ne l"appoggio pel Consolato. Cesare glielo promise. Fu allora che scoppiò lo scandalo che troncò sul meglio la carriera del nostro eroe.

Per riuscirvi, Memmio e gli altri candidati si diedero a esercitare la corruzione elettorale su scala mai prima vist:l., e sl c.be a Roma erano tutt'altro che novellini io materia! La richiesta di denaro fu tanta che il tasso aumentò dal 4 all'8 per cento. Tra Memmio e il collega nella candidatura DomWo Calvino da una parte e i due consoli in carica dall'altra fu stipulato un contratto per cui Memmio e Calvino s' impegnavano a pagare a ciascuno dci due consoli uscenti quattro miliOCLi di scsteni nel caso che a lui e a Calvino, se eletti, non fosse riuscito di fare assegnare ai loro predecessori le provincie da questi ambite perchè di più sicuro sfruttamento. La cosa trapelò e lo scandalo fu enorme. Con una faccia di broo.zo di cui non si era mai prima vista l'eguale, Memmio io una solenne seduta del Senato (settembre 54 a. C.) lesse le clausole del patto per mostrare che se egli era un corruttore, non era il solo. Naturalmente, dopo un chiasso simile, Cesare lo abbandonò al suo destino e appoggiò Domizio Calvino. Furibondo, Memmio attaccò Calvino, rovesciando tutta su lui l'accusa di corruzione elettorale. Dopo tante vicende nessuna meraviglia se veoutosi alle elezioni, non più sostenuto da Cesare, attaccato da Pompeo (luglio 53) Memmio fece fiasco.

Net 52 a. C. Pompeo divenuto unico COO· sole. volle fu pilBUe a Memmio i 5UOl tradimenti e i suoi imbrogli e fece votare una legge

contro la corru.zione elettorale con effetto retroattivo. Una delle clausole della legge prometteva l'impuniti a chi avesse denunziato un altro colpevole dello stesso reato. Memmio per salvarsi accusò L. Cornelio Scipione Metello, suocero di Pompeo. Poi, ricorrendo al suo solito sistema di sedurre Je mogli dci suoi ne miei politici, tentò di far cadere la giovane bella virtuosa Cornelia, figlia di Metel:o e mo. giie di Pompeo. Gli servi da mezzano il lette. rato Cunio Nicia che Memmio aveva avuto al suo seguito in Bitinia Ma questa volta fece cilecca : Cornelia consegnò al marito la lettera di Nicia fu messo a1Ja porta da Pompeo, Memmio dovè ritirare l'accusa contro Metello, e, coodaonato per corru.zione eletto. tale, se ne andò in esilio ad Atene, dove visse da gran signore.

E' Il il dedicatario del De rn·11m na111ra di Lucrezio; del poema in cui Epicuro è esaltato come un dio, concepl il brillante progetto di edificarsi un gran palazzo sulle rovine della casetta dove Epicuro aveva insegnato. Quei poveri r.esti erano caduti in dominio del civico erario, da cui Memmio se li fece dare, se io dono o per denaro non sappiamo.

Gli epicurei di Atene offesi nelle sante memorie insorsero furibondi contro il barbaro e il suo sacrilego progetto e cercarono di fare annullare la cessione del terreno

· Impauriti dallo scandalo, gu Areopogiti pro. misero di revocare il decreto di cessione se Memmio vi avesse rinunciato spontaneamente Xenone e Patrooe, capi degli Epicurei, cerca. rono d'indurre Memmio alla magnanima rinuo.zia, ma senza riuscirvi. Allora Patrone scrisse a Gcerone perc.bè interponesse i suoi

buoni uffi.ci presso Memmio. Cicerone, che conosceva l'umore violento e irritabile del politicante banchiere, rifiutò Allora Xenone e Patrone ricorsero ad Attico perchè persuadesse Cicerone a non negare i suoi buoni uf. fici e questa volta ci riuscirono. Cicerone scrisse una melata lettera a Memmio, perchè contentasse quei « fessi » (baronts) e Mem· mio, che già aveva rinunciato a farsi il pa. lauo, pare accogliesse favorevolmente la ri chiesa dcl grande oratore Continuò a di morare in Atene e 11 sembra pri1112. del 46 a. C.

Cos1 si concluse senza gloria la vita d i questo politicante senza scrupoli, di questo gaudente c.be passava di avventura io avventura, non avendo nella vita che uno scopo : arrivare e godere. Cicerone ce lo descrive come uomo di cultura, soprattutto greca, ma aborrente da ogni lavoro e sforzo i ntellettuale, improvvisatore brillante. Sappiamo che fu an che poeta pornografico non privo di spirito. Or come si spiega che proprio a tale uomo Lucrezio dedicasse il De '""m nlll11ra, che inculca le delizie della vita ritirata, e dedita allo studio e ai poveri dello spirito? Era forse un epicureo Memmio? Ma che! Per l'epicureismo, come risulta da un attento esame delle lettere di Cicerone, Memmio non aveva che disprezzo, e s'è visto che rispetto avesse per la memoria di Epicuro! Era almeno Memmio un fautore della letteratura latina? Manco per sogno : Cicerone ce lo descrive come fanatico di letteratura greca e sprezzante della latina. Nè c'è da pensare che Lucrezio gli dedicasse il De '""m TI4Jura per fa.rselo am.ico e otteneme protezione e favori.

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Lucrezio era un carattere altero, sdegnoso, sprezzante, il tono ch'egli assume verso Mem. mio è più quello di un pedagogo che quello di un cliente che d'ingraziarsi il patrono, .nè v'è nel poema la menoma allusione a favori ottenuti o sperati. Lucrezio, del resto, secondo Della Valle, non era affatto un uomo di umile condizione sociale, era un proprietario di campagna di Pompei, di piccole risorse ma di nobile famiglia. L'omaggio di un tanto poeta a un tal uomo resta un enigma. Per spiegarlo fin quanto è possibile, Della Valle suppone che Lucrezio avesse cono. sciuto Memmio anche prima di scrivere il suo poema e che attratto dal fascino che senza dubbio doveva emanare da questo audace politicante e che spiega i suoi successi galanti e l'amicizia che per lui ebbero uomini come Sulla. !Pompeo, Cesare, Cicerone, Attico, Catu11o, sperasse di convertirlo alla dottrina di Epicuro per stabilire con lui quella suavii amicitia in cui Epicuro riponeva uno dei più &lti diletti della vita e che supponeva identità di convinzioni filosofiche. Gli sorrise forse anche b speranza di aprire all'epicureismo per mezzo di Memmio, di cui, forse, da quel provinciale ingenuo che era, si esagerava l'au. torità, le porte del gran pubblico

Probabilmente Lucrezio aveva conosctuto Memmio a Pompei, dove Memmio forse comandò il presidio militare. Ll Memmio, in mancanza di altre distrazioni, aveva preso parte alle sedute e ai banchetti del Circolo epicureo, si che nel cuore di Lucrezio era nata la speranza di paterne fare un adepto sicuro e convinto, da cui gran bene sarebbe venuto alla setta. Illuso come un poeta, Lucrezio sperò che per Memmio l'epicureismo po. tesse divenire una fede filoso6ca e una regola di vita! Folli speranze che gli eventi non tar. darono a dissipare nel nulla.

E che le sue fossero deUe pie iJlusioni se ne dovette accorgere presto lo stesso Lucrezio, perchè una minuta analisi del suo poema dimostra che il suo èntusiasmo per Memmio si andò intiepidendo man mano che andava avanti nel lavoro, tanto che .6nl per non nominarlo quasi più. Troppo diversi i due uomini per. intendersi durevolmente ! N è c'è prova alcuna che, morto Lucrezio e pub. blicato il suo poema, Memmio desse il meno. mo segno di devozione e di riconoscenza al grande amico. Quando Cicerone gli scrisse per pregarlo di restituire agli Epicurei di Atene i ruderi della casetta del gran maestro, tra i tanti argomenti che mise in · campo non no. minò affatto Lucrezio nè il suo poema. E' più che probabile che Memmio non ricordasse l'uno e non leggesse l'altro !

Un uomo di cui Cicerone dice che era incapace di qualunque sforzo mentale figurarsi se si s.arebbe assoggettato a leggere un cosi lungo e difficile poema!

E pure, senza averla mai cercata. la fama si è accanita sui passi di Memmio. Già sareb. bero bastati ad assicurargliela i suoi rapporti con i grandi uomini politici deJla cadente Re. pubblica, con Cicerone, Catullo e Virgilio (che ne nomina la famiglia nell'Eneide). Quasi non bastasse, la sorte che gli aveva dato in dono ingegno, ricchezza, dono di piacere a uomini e donne, gli regalò anche per mezzo di Lucrezio l'immortalità. La storia conosce pochi esempi di canaglie più simpatiche e più fortunate! .&DBIAWO

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Rimproverato da: Raymood Bruckcr di lasciarsi trasportar troppo dalla fantasia e di non osservare abbastanza la realtà, Balzac rispondeva : « Ma come volete che abbia il tempo di osservare, caro amico, se ho appena il tempo di scrivere! ».

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Nel suo ultimo l ibro Deux idoles sangui. 11aires Leon Daudet esce all'improvviso con questa splendida frase: « Sedan è la Waterloo di un imbecille».

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Conversando con Pau! Morand Bernard Shaw finì col dire : « Come è mutata Londra! Un tempo anche la più piccola casa, come la nostra ad esempio, aveva il suo giardino. I giardini erano l'ornamento di Londra. Oggi l'ornamento di Londra sono io, ed è per questo ch'io trovo ingiusto farmi pagare delle imposte perchè abbia il diritto di risiedervi ».

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<<Non è necessario ch 'io viva, era solito dire Federico II, ma ch' io agisca».

Le abitudini di questo sovrano, come si sa, erano grossolane, ed egli oltre ad essere in rapporti epistolari con Voltaire, scriveva an. che al suo cameriere. Un giorno il re lasciò a Moosieuc Darget questo biglietto : « Mes hé morroides saluent votre vérole ».

Leggendo nella Noi/l'elle Héloi.se il nome della cocca di MieJlerie, Napoleone osserva che forse l'ha distrutta facendo ap!'ire il passaggio del Sempione. Leggendo la Bibbia s'ar. resta a ogni località per raccontare il combat. timento che v i ha fatto. Leggendo l' Odissta biasima Ulisse: « Non conviene che i sovra. oi si battano come mendicanti ».

A chi gli rimprovera di aver creato una corte con cerimoniali, decorazioni e titoli, Napoleone risponde : « Si è più sicuri d ì guadagnarsi gli uomini con assurdità che con iilee giuste ».

Parlando di Giuseppina dice : « Il matrimonio deve essere uno scambio di traspiraziOni ».

Di ritorno dall'Egitto Napoleone non sa ancora se sarà la spada delia Rivoluzione o il fondatore di una dinastia, «Un trono, egli esclama, non è che una panca guemita di veJluto ».

« A proposito di saggezza, bisogna sempre riservarci il diritto di ri.dere domani dd. le proprie idee di oggi >> dice Napoleone.

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Parlando della Russia : « Che si trovi un im. peratore di Russia, valoroso, impetuoso e ca. pa.ce e l'Europa sarà sua. Egli può cominciare le sue operazioni sullo stesso suolo tedeKO a leghe dalle due capitali : Berlino e Vienna. Da questo momento è od cuore della Germania. fra principi di secondo or. dine. All'occorrenza, se il caso lo richiede, getta, passando, al disopra delle Alpi, qualche tiuone infiammato sui suolo italiano, pronto per 1'esplosiòoe, e marcia trionfante verso la Francia di cui si proctama :i liberatore».

Parlando della madre, Napoleone conclude : « La sua fierezza e la sua nobile ambizione marciano avanti alla sua avarizia».

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Durante la çampagna di Francia Napoleone si lasciò sfuggire questa frase :• «Non c'è che il Bonaparte che eossa salvare Napoleone »

TILGRBB
PIAZZA 8AR81!RINI VERSO IL 1570
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TOMMASEO E LA MA LIZIA

Letto e riletto l a « Cronichetta del Sessantasei )) di Niccolò Tommaseo

Ogni nuova opera del riporta in campo la questi one della maLIZia. tito dire a Cardareili che il popolo ttallano è un popolo affettuoso. l n realtà 'os:" d ispiace in Italia quan to una mtelhgenza fornita di disgusto e d tronta. Tutti sono pronti a insorgere contro un comico o un giudice severo del costume In n ome de l arore, della magnanimità, del l' energta. .vtlall', delJa imparziale del sen_llmento 11maoo, è una vera molt1tudme che SI aderge co ntro il pericolo di venire illumi nata da una l uce d'ironia.

Si ha paura de l comico come di un potere diabolico La stessa nostra filosofia , quella più libera e polemica, ha assegnato alJa dia un posto secondario e giorni fa a meditare su l pens1ero d1 un mglese e h; avrebbe quaranta volumi di Dikens per quaranta nghe d 1 Maupassant

Chi ha scritto una qualche novella cormca, r icavando il proprio pers<n!:aggio da ll a. di un amico, sa per espem :nza che l anche i l più sennato e modesto, avrebbe di gran lunga un serio che parlasse di lui come d1 Ach1lle

Si rifiuta in ogni circostanza e in tutti 1 ca mpi, ;i della e deJI'int c:lligenza ironica Cosl un penodo come il Risorgimento, nonostante 1 suo1 m•racoli, risenti rà sempre dell 'essersi comp1ut? con la totale assenza dell'ironia. ù. pubbhcaziooe degli scritti inediti del Tom.maseo d ice che quest 'ironia ci fu, ma venne costretta a ttcere e a rodersi il fegato.

Il male di non sopportare l'ironia non è Yecchio in I talia. Comincia col Seicento Nel

C inquecento, invece, il popolo ital iano pos: sedeva, i nsieme col più acuto senso de ll a rea!ta ( Machiavelli), la più intelligente e poettca ironia (Ariosto) ,

Dopo quel secolo, l'troma abbandona 1. Italia lasciando a l s uo posto una forma ptgra, rozza come la vignetta o la barzelletta. Epp ure in nessu na parte del mondo. essa è necessaria come da n01

1 nostri più grandi poeti, da .a Foscolo. n e hanno ricevuto un a1uto mestlmabile nel loro stud io per essere semplici e privi di retorica. Il Manzoni addirittura ricorse a lei per diventare un prosat.ore le loro prose e versi scopertamente u omo non sono mai piaciuti

Quando le O pereli: morali popolari, vorrà dire c he si è iniziato in Italia un nuovo periodo. .

Cito un esempio che, nella sua r tstrettezza, è pieno di significato,-

I n Sicilia, a CatanJa speoalmente. nessuno sopportava quei bozzetti. ed articol i comici gli sc r ittori catanesi dedi cavano a ll a loro otta. File di padrini si dir igevan o sub1to verso l a casa paterna dello seri ttore e, nelle anticamere, aspettavano che ven1sse ti loro turno per essere r icevuti dal padre dell 'offenso re . Dello stesso Verga, autore di Ca,.alleria rusticana, si diceva a bassa voce, nei corridoi del teatro : « Perchè infangare la Sicilia ? Se ci diamo delle coltellate fra noi. chè d irlo agl i altri? ».

Poi le cose cambiarono l cataneSI SI sono abituati a leggere con molta ca lma le nove ll e comic he che li riguardano, e rendersi conto c he se una parte d1 loro è ne1 tipi tratteggiati dallo scrittore, un'altra parte è nello spiri t o con cui lo scrittore li tratteggia. Insomma, ha nno capito che un popol o o sa ridere di sè o dà ag l i questo potere. Felice la società d i cui nessuno sia in g rado di dir male senza rimanere inferiore, nello spirito, ne ll 'acume, nella fantasia, agli sc rittori di quella stessa società che ne hanno g ià detto male!

Il popolo greco ba tolto per. sempre uomini il gusto e il potere d t metterlo m rid icolo, avendo con Aristofane prevenuto qualunque trovata e audacia in questo campo.

Una soc ietà, provvista d'ironia , anche se del tutto scomparsa, sarà sempre moderna

E' la mancanza di spirito che rende vecchio c sempre « del passato )) un popolo anche vivo e operante

Niccolò Tommaseo, nonostante che lo spirito gli sia diventato veleno nella solitudine, è uno dci più moderni italiani del mento. Ed è strano che le sue opere medtte si debbano presentare a l pubblko con le cauzioni di cui si fa precedere la nottz1a di una morte. ·

BBANt:ATI

Ge1111.1io 1854.

Al Sig. S. Ward Commiss. delle Isole Jome

Il Goycmo di S. M Britannica non può non co noscere t rop po meg lio di qualsiasi uomo privato, per veggente .che sia, quel al mondo incivilito la Russ1a mmacc1 con Imprudenza insol ita ma provvida }>er i l n ostro. Non è da negare c he glmtend1mentt del Russo, cont inuati per più d'un secolo sempre a l medesimo fine

• La Russia ba per sè le apparenze della forza e della ricchezza e dell'astuzia, aument2te dal prestig io della lont ananza e Io della religione ; i qual i due pcesbgt,. ms ieme uniti fanno d' una potenza c h e tteo e dell'infernaie non so che di celeste nell ' opinione de' c reduli e degli infelici. Dico eh.: di quelle cose ella ha le apparenze; e per questo ho anche detto provvida per i l bene l'imprudenza di lei, che al la luce europea e alla prova de fatt1, o aiuta a disperdere quelle l arve. Ma intanto la potenza dell a Russia è terribile in quanto ha i sembianti d'una potenza moral e, pronta a proteggere gli oppressi e ad ispirare speranza negli abbandonati d'ogni altro soccorso. Per vincerla dunque bisogna adope rare davvero que ll'arme ch'essa usa ad ing anno, cioè proteggere e spe?-"ze vecaci: bisogna assalula non al d 1 fuon e aspettando ch'ell a esca e prenda a tutt'agio il suo tempo, ma nel suo seno farsi proteggitori degli oppressi da let, e una part e almeno delle nazioni che in lei conf1dan o distaccare moralmente d a essa.

Premesse queste parole, non come a,·,·ertimento ma come avviamento alle cose che seguono; d irò che, se il Governo b ritannico conosce a fondo la Russ ia nella sua forza e nella sue debolezza vera, giova che la fa<· eia conoscere ad altri, perchè sopra ciò no! versiamo in g ra nde ig noranza

L'importante si è che una Slavia cattolica si innalzi contro la Siavia russa ; e questo , che è vero bisogno della civiltà, è insieme , antaggio e dell'In ghilterra e dell'Austria, ! e quali in ciò possono di buona fede cooperare - · · ·

Se dunque non s'i ntende gettare tutt i g li Slavi sotto la protezione della Russia facendo che l a ripu lsione dai Magiari si convert:t in attrazi one verso quella; non è mai da pensare a farne centro Ungheria. Ma un aJtro centro degli S lavi per l'appunto del rito greco, ci si offre, la Serbia; ch e ha tradizioni ancor vive nella nazione d'un impero più. a ntico che quel della Russia, e di sventure e di prodezze epic he insieme e storiche, le quali risuooaoo ne' canti del popolo, sono, a giud izio de' primi e poeti e CCJtiCI d ' Europa , i più belli c he si conoscano di tutte l e lingue viventi

E s iccome finora la protezione del Russo fu loro sostegno contro il Turco, adesso l' a lto dominio del T urco diventa argine contro l'innondazione russa ; e se Turchia venisse meno, ai potentati d'Europa tale uffizio per d iritto e per debito spetterebbe · NICCOLO' TOMMASEO (Il mondo eJilio)

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I \T 1.\ N fi Il f) Z N I

ADDIO espansione verso il sud! Per ragioni diverse, il progetto di Solimano è stato ripreso nel 1928 dal governo sovietico, e per attuarlo si vendono oggi ancora in Russia delle sigarette chiamate Volgadon. In quel mentre, Maria dà a lla luce un maschio, che muore cinque mesi dopo. Ma n è quella nascita dà g ioia allo zar,. nè quella morte dolore; tanto l'amore dei padri per i figli è legato all'amore del marito per la moglie. lvan, questo mostro serbava in fondo all'animo un carattere i nfantile, e quelle cose soltanto desiderava che non gli riusciva avere. L'idea della « rifiutata » Caterina lo faceva delirare, e non essendo riuscito ad averla come sposa, sogna\'a di averla come concubina Così più tardi , e per molti anni, attraverso uno scambio di lettere che costituiscono l'idillio più singoare, Ivan si figgerà in testa di sposare Elisabetta d'Inghil terra ; e questa volontà sarà stimolata in quel barbaro daJI'attrattiva di una donna pulita e civile, e soprattutto dalla riputazione di c donna senza uomini » della misteriosa regina .Anima bestiale e muta della nuova zarina, tradimento che ramificava fino ai piedi del trono, lvan ripiombò nella sua tetra solitudine. Passava le giornate a una finestra del suo palazzo d 'oro, l'occhio fisso alle striature rosee e verdi dell'orizzonte moscovita. Il Cremlino si piegava sotto il peso del silenzio. Murato in una inazione tremenda, lvan dimenticava persino di uccidere.. E un giorno sparì Vescovi e boiardi rimasero senza ootizie del loro capo. Il popolo piangeva e pregava nelle chiese. Principi e voivodi si aggiravano angoscia ti , si consultavano nella ricerca di una soluzione ln6ne, il gennaio ( 064) giunse

a! metropolita Atanasio un messaggio nel quale lo zar dichiarava che abbandonava il governo dello Stato per seguire il cammino indicatogli dalla Provvidenza. Tosto, l'arcivescovo di Novgorod e l'archimandrita del monastero dei Miracoli partono alla testa di un esercito di principi, vescovi, boiardi, uf6. ciali, mercanti, tutti impazienti di gettars i ai piedi del c piccolo padre», rifugiato alla Sloboda di .Aiexandrov, a settentrione di Mosca. Cammin facendo i l corteo s' ingrossa di soldati e di contadini cbe marciano come all'incontro d1 un diÒ. Pregato, implorato, supplicato, l van 6nisce co l cedere, ma in pegno del s uo ritorno vuole instaurato il regime deli'Opritcnina. Cosl si chiama quella specie di colossale latifondo nel quale lvan assoggettò la Russia, e mercè del quaJe egli e i T este che componevano la sua guardia del corpo spodestaròoo i principi dalle loro terre e costituirono d entro l'impero, un personale impero dello zar Come primo effetto dell 'Opritcnina il popolo russo fu ridotto in schiavitù. L'O pritcnina ebbe anche le sue insegne, e i MiJJe Teste dello zar, sempre a cavallo, portarono appese all 'arcione teste di cani e scope, a significare che mordevmo i nemici di lvan IV e r i pulivano la Moscovia. La depravazione cresceva , scene d'inaudita inverecondia avvenivano alla vi. sta di tutti. .Al le orgie del Cremlino, lo zar si compiaceva di compiere personalmente l'opera di morte, spesso servendosi del pugnale, più di rado di quello stocco col quale si divertiva a « fermare » il piede del dignitario che gli capitava a tiro, taJvolta porgendo una coppa al boiardo di cui si voleva sbaraz-

zare. Il boiardo si alzava io piedi, s'inchinava al padrone impassibile e lungamente lo ringraziava, poi vuotava la coppa e cadeva fuJ minato. « Portatelo via »:ordinava lo zar, « è ubriaco». Ma i due mesi passati aJla Sloboda di .Alexandro'' avevano dato a lvan il gusto della vita monastica. L'idea gli venne di trasferirsi, lui e i slloi Mille T eJie, aJia Sloboda, cui diede l'aspetto di un romitaggio. Frati chiamò i suoi compagni di più accertata immoralità, egli stesso si prese il titolo di abate La disciplina Jel convento era regolata personalmente dall'.rbate. Terminato il pasto serale, l'orgia dura\'.\ 6no al primo rintocco de ll a campana. col <juaJe chiamava i fratelli alle preghiere <lei (Dattino. Nei ritagli di tempo, l'abate , -isit:lva le carceri, esam inava d a conosci tore i nuovi strumenti di tortura, di tanto in tanto dava una mano al boia Per completare il carattere monastico lvan vestl il saio e si fece radere la testa. .. • •

Sotto lvan, la Russia visse la più straordinaria tragedia « viva » che mente umana. possa immaginare, e la più variata. .Alle crudel tà, che per il troppo ripetersi erano diventate la parte monotona di quel dramma colossale, sono da aggiungere i «colpi di scena », i capricci e quei « rigurgiti dell'anima» che tre secoli dopo dovevano trovare io Dostoiewski il loro più fedele commentatore. Paese peT eccellenza teatrale, la Russia ha avuto in lvan i l Terribile il suo massimo istrione

Per il c tiranno dal cranio rasato», la vita umana aveva perduto ogni valore, a eccezione, beninteso, della sua propria L'O pritrnintt ave

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MEREIIOA SULL A VISTOLA

V.l innalzato intorno allo za r una insormontabile montagna. Il solo metropolita Atanasio osò p ronunciare alcune parole, non per opporsi ali'Opriunina, come tutta la Russia dietro il suo tetro silenzio sperava, ma per chiedere, cosl malato di dolore com'era, di essere r imosso dalle sue funzioni. E ·al posto di Atanasio, l van fece venire un monaco del monastero Solovetski, il priore Filippo, figlio del boiardo Kòlitcev, da lui conosciuto in passato. Per accettare il seggio di metropolita, Filippo impose allo zar di rinunciare a governare con mezzi che offendevano la coscienza umana. « Una. sola Russia ci sia e non due», esclamò il monaco, « poichè secondo la parola dell'Altissimo, l'impero diviso diventa deserto! ». Nello spaventoso silenzio che segul a queste parole, i presenti s i aspettavano che il Terribile si mangiasse vivo il priore Filippo, ma frenato il primo impulso di rabbia, Id zar rispose: « Anacoreta, io difendo me, proteggo la mia famiglia e il mio trono, conosco meglio di nessuno che cos'è imperare, ma se divoro è per non esser divo rato » Molti atti di lvan non vanno giudi. cati secondo un criterio politico e di governo, ma come effetti scenici e interpretazioni d 'a ttore Il desiderio di pronunciare una battuta, salvò la vita quel giorno al priore Filippo; ma da quel giorno, lo zar e il nuovo metropolita evitarono d'incontrarsi

Per mettere alla prova la fedeltà dei boiardi, l van faceva arrivare a costoro delle lettere come provenienti da Sigismondo re di Polonia, nelle quali costui li invitava a trasfe. rirsi nel suo paese, con grandi promesse di ricchezze e onori. Caso strano 1 nessuna diserzione si verificò.

lvan continuava a mantenersi in esercizio nella sua attività favorita : la crudeltà. Non sempre gli riusciva uccidere coloro che si era ripromesso di uccidere, onde per una forma di compenso fa ceva uccidere altri in loro vece, nella proporzione di diec i uccisi per ogni omicidio man cato. Intanto, e per conto degli O pritmik.i, i cosacchi irrompevano a cavallo nelle qse aperte a co lpi d i ascia, sciabolando a destra e a manca. Una notte di luglio, alcuni plotòni d'Op"itmik.i rapirono le più belle donne di Mosca, designate come tali da un censimento fatto per ordine dello stesso zar Le prigioniere furono portate fuori della città. lvan ne tenne alcune per sè e abbandonò le al. tre ai suoi favoriti. Poi, assieme fece.ro il g iro di Mosca, incendiando le fattorie dei boiardi caduti in disgrazia, uccidendo padroni e servi, sterminando il bestiame. Inline fece riportare alle loro case le donne rapite, ma molte di esse morirono

Eppure i suoi maggiori desiderii, lvan non riusciva ad appagarli; e mentre continuava a cambiare moglie (otto in tutto ne cambiò, tra spen te di morte naturale. uccise, ripudiate e abbandonate) e, oltre alle mogli, tutte le donne della sterminata Russia aveva pronte ai suoi cenni, Ivan ancora ma invano si struggeva avere in moglie Caterina, la sorella d'él re di Polonia, come più tardi, e altrettanto invano si struggerà per avere in moglie Elisabetta, la regina d'Inghilterra. Immerso fino al collo nelle più mostruose possibilità, le rare impossibilità che incontrava su l suo cainmino lo irritavano, lo esasperavano, glis(onvo lgeva.no la mente. (Non si deduca da questo però che lvan fosse pazzo: tutti gli storici escludono ormai che il Terribile avesse

mai dato segni di demenza. Se ia sua v ita mostruosa offende profondamente la nostra coscienza, è per contrasto soprattutto alle norme morali alle quali siamo assuefatti; ma ricollocando quella vita nel quadro della Russia del XVI secolo, il nostro giudizio scemerà molto di se\'erità. A lvan non sono mancate nè idee, nè forza, nè abilità. In fatto di economia e di politica, il suo giudizio è rimasto chiaro fino all'ultimo Forse lui per primo si è reso conto della distanza che separava i suoi sentimenti dalle sue idee. Quanto alla sua ferocia belluina, essa forse è meno imputabile a lui, che agli altri, all ' intero popolo russo che lasciava la belva scatenarsi). Ma l'attra zione per le donne di fuori, per quelle preziosissime prede dietro alle quali egli sempre fantasticava, doveva essere stimolata anche dall'ardente ammirazione che questo barbaro aveva per l'Occidente, e soprattutto per l'In. ghilterra, alla quale era disposto a tutto conce. dere, a tutto donare : anche se stesso.

S' illumina a questo punto uno dei momenti più misteriosi della vita di lvan: il momento in cui il Terribile pensò di abbandonare la Russia e di trasferirsi in Inghilterra, come ospite e protetto della virginale Elisabetta. Tanto potere ha sui bruti una donna intatta e signora di: se stessa? li fatto si è che né! 1569, al momento di ritornarsene a Londra, l'ambasciatore Jenkinson ebbe in conse. gna per la sua sovrana una lettera dello zar, nella quale questi chiedeva ospitalità e anzi rifugio presso la più colta, la più civile, la più graziosa delle regine.

Cosa rispondesse Elisabetta non si sa. Comunque, ciò che interessava gl'Inglesi non era di avere Ivan a Londra, come una curio. sità di cui in pochi giorni si sarebbero stancati, ma di conservare a Mosca quella casa di commercio detta la corte d'luuowski, presso San Massimo confessore, dietr.o il mert'ato, che era il solo emporio straniero auto. rizzato in Russia. E però la distanza di tanta terra e di tanto mare, continuò a serbare lo amo re di lvao per Elisabetta il suo camttere ineffabile.

Il sacco di Novgorod è una reazione al « no » pronunciato, per quanto con molta gra. zia, dalla frigida e distante Elisabetta? Alla volontà di sterminio dello zar non bastavano più gli uomini isolati nè le famiglie, ma intere città potevano saziare ormai la fame del mostro. L'Opritcnina mosse dalla SJoboda di AJexaadcov ai primi del 1570, e i cavalieri dello zar partirono in festa per la spedizione .di rovina e di sangue. Le prime vittime furono gli abitanti della città di Kline, dei quali nessuno rimase vivo. Gli abitanti di Torjek csarono opporsi, e poco mancò che lo zar stesso fosse ucciso, ma la resistenza accrebbe la ferocia degli Opritcniki, che dell'audace città non lasciarono pietra su pietra. Quindi passarono all'assed io di Novgorod, che fu trattata come città nemica. Di tutte le mostruosità commesse sotto il regno di Jvan, il sacco di Novgorod è la più atroce Chi era scampato al ferro, al fuoco, all'annegamento, moriva sotto il knut. Alla fine di febbraio. che la città era ormai deserta e c'erano fondate ragioni di credere che i traditori del!'Opritmina fosero stati tutti messi a tacere, Ivan si fece presentare i superstiti in propor. :zione di uno per ogni strada, e li invitò a pregare nelle chiese per la salute del piccolo padre, lo zar. Finito di parlare, l van a ca-

vallo, e circondato dai cavalieri, mosse alb volta di Pskov, per compiervi una eguale espiazione. A vendicare i massacrati di Klio c, di Novgorod, di Pskov, pensarono i Turch i. Nella primavera del 1571, approfittando che l'esercito russo era riunito in Litonia, orde di musulmani traversarono -l'Oka e investirono Mosca. Jvan , che se ne stava accampato a Serpukov, si guardò bene di andare in aiuto della sua capitale, ma prese la strada di Alexandrov. Il pensiero che l'occupava in quel momento, era di riprendere moglie. l Tartari incendiarono Mosca nel giorno dell' Ascensione. Deuret.Ghirei, loro capo, con. templava quell'inferno e cacciava altissimi urli di gioia. Da Varobievo, onde lo stesso Ivan aveva contemplato un precedente incendio di Mosca, il tartaro mandò a dire al Ter. ribile: «Volevo la tua testa e l'ho cercata dappertutto, ma tu vigliacco, sei fuggito!». Alla prova della solitudine di Ivan, nei vuoto che lo circondava, della noia che lo di. vorava, è l'abdicazione del 1575, quando il Terribile cedette il trono a un certo Simone Bekbulatovic, proclamandolo zar di tutte le Russie e contentandosi per sè del nome di lvan di Mosca. Ma poco tempo dopo, Simooe Bekbulatovic fu cacciato via come un servo. Per coronare il suo trofeo di delitti, non restava a l van che ucc idere il proprio figlio. Un giorno, lvan incontrò nelle sale del Cremlino Elena Ceremetiev, mogli e dello zarèvic. Elena, che era succintamente vestita, cercò di nascondere la propria gravidanza ma lo zar, fremente di collera e di sdegno, alzò il pugno su lei e la colpì con tanta violenza, che nell a notte la disgraziata abortì. Lo zarèvich chiese spiegazioni al padre di quel gesto inumano, ma J\'an che non era usato dare spiegazioni, nemmeno ai propri figli, gli assestò una bastonata in testa e lo stese morto.

La zarèvic· fu seppellito il 22 novembre 1581, neila chiesa di San Michele Arcangelo, e l'indomani, riunito il Consiglio de: boiardi, lvan dichiarò f ra lacrime e singhioz. zi che un criminale non doveva stare ancora sul trono di Russia Ma a chi da re la succes. sione, se il secondogc nito di lvan era ciente ? Ce.tcn,lo alle preghiere dei boiardi, lvan, lx'lkht· straziato dai rimorsi, si determinò a conservare il trono.

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La sera del 20 febbraio 1584, quando medici uscirono dalla camera dello zar, la loro diagnosi non lasciava dubbi : l \'an era vittima di una decomposizione del sangue Quel giorno stesso, lo spaJ,ik Bogdan Bielski aveva annunciato che gli astrologhi di Lapponia segnalavano la presenza di una cometa che aveva la coda crociata, il che era presagio sicuro di morte. lvn esalava un odore fetido. Il suo corpo si gonfiava e i suoi cominciavano a imputridirsi. Per un poco sembrò che le forze tornassero allo zar, e questi anzi tentò di violare la propria nuora, la moglie di Piodor lv zarèvic deficiente. ma fu l'ultimo sussulto di energia. Il suo aspetto faceva paura. Al tramonto, con voce g ià da morto, gridò due \'Olte : « La giornata non è ancora finita!.. la giornata non è ancora finita », come se il sole che se ne andava dovesse portarsi via anche la sua \'ita Le prime voci cominciarono a spar. gersi per la città sepolta nel silenzio. La gente ascoltava ma non piangeva e non rideva: rimaneva impassibile. Non poteva credefe che l van foue m orto. (Fine).

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ICDOABDO QBA88I

i\NNI

BISMARCK AL FONOGRAFO. Il signor Wangernsun ha mostrato, giorni sono, al principe di Bis marck, in Friedrichsruh, il fonografo. In seguito ad invito della sua consorte, il Gran Cancelliere, ha- pronunciato in questo strumento il principio d'una canzone popolare americana, poi quello d'una poesia tedesca di Uhlaod, indi la prima strofa delLa canzone latina degli studenti « Gaudeamus igitur » e finalmente il principio d ella Marsigliese « Allons, enfants de la patrie». Con alcune parole dirette a suo .figlio, il conte Herbeort, il principe di Bismarck lasciò il fonografo. (Il Popolo Romalfo, 14 ottobre 1889).

MAT-RIMONIO PRJNCJPESCO. (Vinma).lnquesti circoli politici e aristocratici ha destato profonda sensazione la notizia relativa al matrimonio del noto ·principe clericale Liechtenstein colla signora Klinkoscb che figura Ìjlluda ndlo splendido quadro di Makart, <.:L'entrata di Carlo V in Anversa». La notizia ha ormai fatto il giro dei principali giornali europei. (lA TribM!fa, l. ottobre 1889).

LA PREFETIURA PUNfELLATA (Napoll). St.-.. maoe dovette essere puntellata la prefettura, perchè minacciano di rovinare divet"Si pavimenti tra cui appunto quello del Gabinetto particolare del prefetto. Ahimè che la Lega Jeg/J O!feJti sia iettatrice?

Dacchè è costituita, a Napoli· se ne sono viste di tutti i colori! (lA TribMna, 3 ottobre 1889).

CORRISPONDENZA. (W11nJa). Olmo divenuto sali ce! Penosissima vita lontani, nulla distrae profonda passione. Sento ancora soave profumo baci, ora quanto sospirati. Buon angelo conforto, amore, ,dim. mi se ami quanto t'adora Bor.is. (lA TribMifll, 6 ottobre 1889).

BISMARCK E LA PACE (Berlino) Oggi il principe di Bismarck ricevendo il presidente del Coogrt'Sso dei negozianti di legname di Amburgo ha detto : « La situazione all'estero e così pacifica che potete senza il minimo timore mettervi al lavoro. La situazione non è stata però sempre tale. Vi fu un momento, e non lontano, in cui l'Inghilterra anCQrll. tra la parte di toro furioso e quella d1 bue grosso che digerisce. Oggi essa ha fatto la sua scelta e vi posso garantire che la pace è certa"· (LA T ribMnll, 8 ottobre 1889).

PERJNO E GIORDANO BRUNO. I clericali non vogliono sentir parlare della vittima gloriosa dell'intolleranza e della ferocia chiesastica, che dall'alto del suo piedistallo in Campo dei Fiori, li rimprovem perenneoK'Ilte. Non potendo abbattere il monumento si sfogano a lacerare i manifesti del Ferino, annuo. zianti la sua nuova pubblicazione illustrata Giord11no BrM!fO scene storiche-romantiche del secolo XVI. Li alla vigilanza di coloro ai quali è commessa la tutela della P.roprietà, poichè aoco j manifesti costano fior di quattrini, rappresentano una proprietà. (lA TribMtttl, 7 ottobre 1889).

POLITICA. (Vinma). Si ha da Cettinje che il ministro degli esteri Radonic ha una grave malattia dt cervello. I mcodici disperano di salvarlo, (1/ Popolo Romano, l ottobre 1889)

GUANOM.E PER ADDORMENTARSI. Un giornale tedesco annuncia che a San Francisco è stato scoperto un nuovo meuo per far venire il sonno senza dover ricorrere all'oppio. Questa invenzione consiste in un guanciale riempito di foglie di luppolo. Esso è Un narcotico QSsaj utile specialmente per le donne isteriche e per quell e troppo nervose. (1/ Popolo Romano, l ottobre 1889).

LE COLONNE PEL MONUMENTO A VITTORIO

EMANUELE. Siamo formalmente assicurati che la notizia data per primo dalla Riformi/ del 22 sette mbre e poi riportata e commentata da varii giornali che le colonne del portico del monumento a Vittorio Emanuele sarebbero di due pC'Zzi; è completamente iosussi5tente. L'ultima parola dell'architetto c della CoiiiiilÌSsinne non è ancora detta, ma certo è che le colonne saranno di uno o più pezzi, mai di due. (I/ Popolo Romno, l ottobre 1889).

CORRISPONDENZE. Non so come trovato modo scriverti. Letto malata giorni Destino! vietami ancoca poc'altro tempo vederti! Idolatrandoti vivo (Il Popolo Ronz11no, l ottobre 1889).

PUBBLICAZIONE DI 16-24 PAGINE CON COPERTINA A COLORI

Contiene la cronaca politica, diplomatica, militare, economica della guerra che si sta combattendo, raccontata da scrittori in ogni materia

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COSTA. LIRE 1JNA..

TU MMI NE L L I C. • ROM A M l L A N O

AMORE I:"TERNO INSEPARABILE. Scuserai ri gli stati balcanici credendosi completamente abbantardo mille cause impediromi; immagina cuor mio donati dalla triplice aiii!3IIU si gettino in braccio affranto distacco lontananza; sentomi vieppiù le· alla Russia. (l/ Popolo Rom11no, ) ottobre 1889) gato angelo santo sublime immagine miei pensieri. DALLE PROVINCIE DEL REGNO. Nella Arnoti di amore che più caldo cuore saria geloso lotta per le elezioni comunali, progress.isti, repubperchè inarrivabile Tesoro mio volare esserti vicino blicani e socialisti si sono coaliz.zati contro i moaccareuarti, bearmi, inebriarmi!!! Saria sogno pa- derati, che hanno finora tenuto nelle mani l'ammiradiso di amore; · ti sognano, ti bacino, miei amo- nistrazi.ooe. (I/ Popolo Romtltto, , ottobre 1889). rosi pensieri. (Il Popolo Romlllfo, 2 ottobre 1889). BUONI PARTITI. E' stata pubblicata a York IL SU.LTANO DI JOHORE li Su ltano di Johore Ja lista ddle più ricche amer4cane. Vi si trovano ha mandato in dono al Re Umberto dodici grossi trentotto vedove, che possiedono un mi denti di elefante e sei coppie di corno di riardo e cinquanta milioni di lire: quattordici nu · (l/ Popolo Romatto, 4 ottobre 1889). bili che, fra tutto, hanno seicento vinticinqu e miSTATI BALCANia. (Berlitro). La Ko,llriuh' Zei - lioni di lire; dieci donne marit.te; il cui patrimoni, tng, riproducendo l'articolo del Fremdnblatt cirCl particolare &ll)monta complessivamente a settanta m i i t ricoaoscimeoto del principe Ferdinando e della lioni di lire. Le più ricche sono due vedove; IJ iodipendenu bulgan _ dice la Germania aveva c uore · ra Greco, che possiede duecento milioni d i la pace più che le velleità di indipendenza dei p<>- ,.. ...,...,."" la signora Garret, che ba circa cento milioni poli 'balcanici. Ripete che la speranza di trovare un PopoiQ Ro!fllltto, 6 ottobre 1889). c modus vivmdi,. colla Russia non si è ancora per-

duta. Conclude però approvando fino a un certo punto il Fremdelfblatt perchè bisogna · , A. htit. Rom&Do di Arti Gn&liche di Tunvninoll i &

SOTTO GLI AUSPICI DEL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE
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C.

RIV ISTA QUINDI CI NAL E

ANNO l N 8 ROMA 30 OTTOBRE 1939 XVIII

ESCE Il 15 E IL 30 D! O GNI MESE

D I REZI ON E E REDAZ IO N E

Rom o, C in A Unlvoro lto rlo - Telefono

PUBB LICtT À

M l l 1 n o V l 1 M 1 n t o n i o l

A BBO NAMEN TI

Abboname n to o n nuol o llolìo o Colonie l.

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,,, e bbon e rai tnvie re o eue gn i el

I' Amm1nlatre done, Rome , Pi• zte de l Coltegio

Rom1no, 1 A, verMre Pimpor to sul conto corre n te po& t ole l

l m.eftotc t ltti e n che • • no ta pu b btk e h ftOn si reatituiacono

O GNI FA SCI C O LO liRE 2

TUMMINElll & C. EDITORI

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E' L.A FINE , PURTROPPO! LR Colmti<t pei 11tberrolotiri , ; uiogli"à p" ma1trt11tr.a tli mezzi. Pubblicammo giorni (a un dispeu to appello della Giunta che invitava i cuori gC" a in soccorso colonia di Neltuno Dtmmo notizia di una cospicuo dargizione d i duemila inviata subito dalla Re gina a favore della Colonia. Ma altcu all'appello Purtroppo è una conKgueru.a, per quanto minuscola e sciagurata sull ' Europa dobbiamo ardeTe, più di mtni per la filantropia... Intanto la nostra povtta rolodo po anni di fJorida viu, dovrà adesso A meno che A mmo non rispon· dano all'appello della Giunta amministrativa alcune personalità e istituzioni, cui suto rivolto l'ultimo çido di soccorso M a ci ha assa l ito or,rnai lo sconforto Però triste, molto triste! n 1914)

DAL TRONO D'ALBANI A Al FRONTE Dl

BATTAGLIA. Si ha da Berlino : Il Principe Gu· gliclmo di Wird è stato allo Stato M aggiore ,generale comé maggiore ti la s11i1e Il Pr inc ipe 1: già partito per il fronte guerra (.MessAggero , 16 1914).

l TEDESCH I BOMBARDANO ANCORA LA

CATTEDRALE DI REIMS. J giornali hanno da Chiloos·sur-Marnc: L'artiglieria continua a bombardare la Cattedrale di Rcims ( Ctmhr' tfl talùt 16 ottobre 1914).

P.ADEREWSKI VITTIMA DEll'OSPJTA.UTA'. Il celebre musicista polacco Ignazio Padcrn-ski pos· sirde a in Sviue'ra, una vi lla ove passare Allo scoppio della guerra si trovavano alla villa numttnsi musicisti i quali non in tMlpo a tornare in patria Cosi il si trovò ad ospitare 44 Poichè ndla villa non c' era posto per tutti, vennero costruite nel giardino alcune baracche. La era grande attorno al pianoforte, pttchè ciascuno e nivano pttciò continue liti fra coloro che volcvano la All a 6nc a ciascun artislll (u

distribuuu un lliiiUt;l tJ du: :.t...bjliva la successione al pianoforte che rimaocva, rosl, occupato dall'alba nno all 'alba. Ont la maggior parte degli ospiti ha trovato il modo di tornare in patria (Nelle Freie Presst', 16 ottobre 1914)

COMUNICATI DELLA GUERRA l avan zaoo in dirmonc di Lilla · Una austria ca affondata nell'Adriatico. Vcrdun dal tiro dci mortai · La Botta anglo-francese contro le di Cattaro L'ala destra trdcsca si prepara alla ritirata · l'Austria chiama sotto le armi i riformati! Un incrociatore inslese affondato nel del Nord · Gli inglesi affondano a Sumatra un va porc La mobilitazione in Portogallo · Una nostra carovana in Grmaica attacca ta da scicen t" ribelli · Tutti fuggono da Ostmda I l bombarda· mento di Kiao-Gao • La camp agna antifrancese in Spagna · l russi da ll' Ungheria • Quattro corpi d'armata tedeschi disfatti in Polonia (MeJJaggero. 17 ottobre 1917).

UNA GRANATA PROVV IDENZIALE. Teldonanv al « Marsci ll aise • che, mmtrc un curato di· scutcva animatamente con un capitano tedesco che lo minacciava di accusandolo di ave r fatto segnali ai da un campani le, scoppiò una granata. Curato capitano per terra, ma i l curato si rialzava sub<to dopo, impartiva la al capiuno giaceva ai suoi pirdi (Il Pirrolo 17 uttobrc 1914)

I L BELGIO NELLE MANI DEI TEDESCHI. Gnque giorni dopo la presa di Anversa, l'inetto Belgio trovasi nelle mani dci Anche Brueggc (Bru. gtsì i: stata ihbindonata dàlle tiuppe ritirate-si verso sud. Mtteoledì scorso i trdnchi si da vanti a città che venne occupata senz:. colpo feri re. Ieri vmnc poi occupata anelito Ostenda. L"escrcito, cosi, è giunto al la rosb<. Anche Rubaix fu presa mcrrolrdi Il Borgomastro di Wttnmcl, città occupala da circa di«i settimane dai trdesctù, ha diro:tto una lettera al Govcroat<>rc generale von der • Goh , dicendo che i solda ti tedeschi si comportano ohimamcntc ri lcvando inoltre la correttezza cd il gentile c umano modo di la popolazione da parte Comandan te la piazza (// Pirrolo, 18 ottobre 1914)

ARISTIDE BRIANO A PARIGI Il del Consiglio, Briaod, a rrivato a Parigi in ferrovia , provenimle da Bordeaux. Esli ha fatto oggi col Cancell iere ddlo Scacchiere in· gl cse, Uoyd (La Lihfftl, 18 ottobre 1914).

LE GRAMAGLIE ABOUTE I N GERMANIA. In German ia vedove c i congiunti dci Caduti in guerra non possono v6tirc a lutto senza essere soga critiche Una signora di Rhcio(eldcn (Badcn), il cui marito (u ucciso sul campo di b&ttaglia, in Francia, csscodosi a lutto , fu oggetto di vivaci commenti da popolazione La sumpa trdcsca (a un appello facendo roooscerc la o«cssit à di il l utto io nome della Patria. (1/ Piccolo , 19 o ttobre 1914)

l RUSSI SGOMBRANO L'UNGHERIA Gli ultimi mti corpo di invasione russo, battuto presso sono suti fuori clcllc froo· tiere l russi perdite simc Attualmente non vi più un russo in territorio ungherese. (Ptster UoyJ, 20 ottobre 1914).

ANA TOLE fRANCE Al.I.A GU.ElUtA Anatolc France ha (atto domanda di essere a rruo lato nd · l'esercito La domanda t suu acco lta (Giorttaft tfltdlia, 22 1914)

LA CARRIERA DI MASSIMO GORKI. Ecco la risposta di M assimo Gorki ad un c refe rmdum » inaeuo da una rivista bc!rlinese per una serie di autobiografie di uomini ill ustri:

1862 : na to a Nischi-Nowgorod;

18:"8 : garzone di calzolaio;

1879 : apprmdista un d isegnatore :

1880 : sguattero su un piros<afo;

1883 : operaio in una fabbrica di biscotti ; l : facchino; di fornaio

11'86 : comparsa io un te>atro di villaggio ;

188;: frurtaiuolo;

1868 : un tenutivo di suicidio ; ferroviario;

1890 : scrivano d'avvocato ;

1891 · operaio in una sa lina, poi vagabond <>;

1892 : scritts la prima cMaç"' Ci11tlrao ·

1903 : la celebrità, la riccbeua (// Pirrolo, 22 ottobre 1914)

PARIG I (GERMANIA). l'Ufficio posta le di Mi lano rimandò alla direzione di una grande internazionale, con sede CMtralc a Mil ano, una che portava sulla soprascritta : • Parigi ( çìcrma· ,.,.e dichiarò di non poterla spe'dirc igoorand<• in G=nat>ia esistesse una località di quel nome Uno diro:ttori clelia Banca, è un chiamò l'impiegato che aveva scritto la certo M , un tedesco, e gli chiese di curiosa indicazione g('Ogra6ca ptuttosto arnscbtata e p rematura. L'impiegato si confuse, tmtò giusti6car si dicendo che aveva scritto poro prima altri indiriz.zi con l' c Gcnnania ,. e che si era sba·. gliato. 11 direttore aon c lo licenziò. (Il Pirrolo 24 1914)

VENDITA IN LE LIBRERI E

DALLE GUIIIIS MAVALIS DI DIMAIM DEL COMAN· DANTE l- E H

NIP.t.%10141 DIL MAGGIORE A. TRIZZIMO

LA SENSAZIONALE RIVELAZIONE DEl PIANI D ' AT· TACCO DELLO STATO MAGGIORE FRANCE SE CONTRO L ' IT .t\ LIA

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LO HA SPIEGATO, alcune settimane fa, con amm irevole chiarezza, Scrutator in un articolo nel Stmday TimeJ. Veramente Scrutator ha spiegato come l'Inghilterra si proponga d i Yincere la guerra. Ma io, sia per dovere di neutralità, sia perchè non uso far profezie; sia perchè sono assai meno fiducioso, di quanto non sia Scrutator, nella infallibilità della strategia britannica, preferisco esporre, qui, come l'Inghilterra inten da fare la guerra ; se poi, la vincerà o la perderà, non so, e credo che Scrutator, in fondo, lo ignori come me In poche parole, l'Inghilterra vuoi fare la guerra senza combattere. Intende non assalire il nemico, ma assed iarlo Niente attacchi frontali alla linea Sigfrido, che sarebbero troppo costosi e di esito incertissimo; niente tentativi di trasferire le ostilità in altri settori, come se ne fecero nell'altra guerra e · che ora sarebbero impossibili ; ma aspettare a pie' fermo l'offensiva tedesca sulle munitissime posizioni della linea Maginot e, nello stesso tempo, stringere sempre più il blocco. Secondo le idee prevalenti in Inghilterra, e che sono anche, a quanto pare, le idee dell'alto comando francese, presto o tardi il blocco dovrà far sentire la sua azione in modo decisivo : e allora o la Germania tenterà di

rompere il cerchio di ferro che la stri nge, buttandosi all'offensiva, e farà massacrare il suo ese rcito, o si rassegnerà a una lenta asfissia. Questa strategia presenta varii punti deboli , che ne rendoi)O dubbio il successo; e cercherò di mettere in luce quelli di ess i che mi sembrano i più gravi. Ma prima di far la critica, conviene esporre la dottrina.

E' certo che il collasso della Polonia fu per gli Alleati una grande delusione. Non già che essi avessero mai sperato in una vittoria dei polacchi o in una loro resistenza infrangibile ; ma avevano contato su una resistenza assai p iù lunga Se i polacchi fossero riusciti a nuntenere il fronte soltanto per un altro mese, l'inverno e il terreno, fangoso o addi rittura paludoso, avrebbero fatto il resto; avrebbero cioè ostacolato gravemente i movimenti delle truppe motorizzate tedesche o addirittura li avrebbe resi impossibili, e la campagna sul fronte orientale avrebbe avuto un andamento del tutto diverso. _ Diverso, s'intende, non per il risultato finale, che sarebbe stato sempre lo stesso, ma per la durata. In altri termini, la campagna si sare,!>be prolungata per lo meno fino alla prossima primavera Il che significa che, per

sei o sette mesi, la Germania avrebbe dovuto combattere su due fronti , i rifornimenti russi le sarebbero stati quasi interamente preclusi e il blocco sarebbe stato quasi completo E siccome in lnghilteua e in Francia si ritiene che le scorte tedesche di nuterie prime e di derrate alimentari siano estremamente esigue e che la situazioné alimentare sia grave, cosl si sperava che un blocco iniziale totale avrebbe inflitto un colpo decisivo alla forza di resistenza del popolo germanico. Tutte queste speranze furono deluse dalla rapid ità del crollo polacco Nessun dubbio che l'invasione sovietica accelerò il crol!o, ma c redo che abbia· ragione Scrutator di affermare che « quella invasione non avrebbe avuto luogo cosl presto, se la resistenza polacca si fosse prolungata » : o, meglio, se . vi fossero state probabilità di una lunga resistenza polacca Quel che fu stabilito nella parte segreta dell ' accordo russo-tedesco di agosto non si sa e forse non si saprà per molti anni. Ma è certo che i russi si mossero solo quando le due morse della tenaglia tedesca, avanzando rispettivamente su Bialyostok e Lwow (l..emberg o Leopoli), minacciarono di occupare le zone che la Russia pre'tendeva per sè e che poi ha ottenute

Comunque, queste ed altre questioni sono estranee al tema che mi sono proposto. Solo è doveroso aggiungere che la responsabilità di cosl drainmatici avvenimenti a rutti potrà risalire, meno che al soldato polacco, il CUI nlore è stato all'altezza delle splendide tradizioni militari della nazione polacca. Risalirà probabilmente, al Governo e allo Stato Maggiore polacco, che, dopo venti anni di preparazione e di armamenti, condussero il paese a una prova così terribile io condizioni di grave impreparazione; risalirà, probabilmente, al Comando, che, non predispose un piano adeguato e che dopo tanti mesi di gravissima tensione, fece sorprendere dall'offensiva nemica il suo esercito in piena disorganizzazione. Il fatto è, dunque, che, dopc' tre settimane di guerra, il fronte orientale cessò di esistere. E, da allora, la guerra è circoscritta al fronte occidentale.

Ora, sul fronte occidentale è avvenuto qualche cosa di assolutamente imprevisto : e "cioè non si Per circa un mese l'esercito francese compì varie azioni offensive sia in direzione di Peri (presso la frontiera del Lussemburgo), sia nella zona della Saar : queste ultime, anzi, ebbero una certa importanza e si credette dovessero allargarsi e svilupparsi in una offensiva a fondo. Fu considerata, dalla stampa francese, come un successo notevole l'occupazione della f oresta di Warnck:; fu celebrato come il principio di una grande vittoria il fatto che Saarbriicken fosse circondata da tre lati e se ne annunziò come imminente là caduta. Non mancarono articoli francesi e inglesi per spiegare quanto fosse vitale per la Germania la zona minacciata dall'offensiva francese: zona ricca di carbone e di industrie siderurgiche, meccaniche, chimiche. Soprattutto si insistette sul fatto che la guerra fosse stata trasferita « finitivamente » sul territorio tedesco. E nessun paese poteva apprezzare l'importanza di questo vantaggio iniziale meglio della Francia, che ventic inque anni fa vide una gran parte dei suoi dipartimenti invasi dal nemico e che dovette combattere la più lunga e terribile guerra della sua storia, dal principio alla fine, sul suo territorio

La veriti era più modesta La verità era -che le truppe francesi non avevano fatto che avanzare, per una profondità varia, nella zona compresa fra le due grandi linee di fortificazioni, ma in nessun punto avevano intac-cato neppure le prime posizioni della linea Sigfrido. Del resto, quanto poco « definitivi » fossero quei vantaggi si vide ben presto. Il 16 di ottobre il Comando tedesco lanciò una offensiva su un fronte di sei chilometri nei settore di Peri (presso la frontiera del Lussemburgo) e i francesi si ritirarono a l di qua della frontiera. Subito, le truppe francesi, che si erano spinte in territorio tedesco, batterono in ritirata e abbandonarono in poche ore quel terreno che avevano conquistato con settimane di combattimento. La quale ritirata, si noti bene, tranne che nel settore di Peri, fu del tutto spontanea, e cioè non fu compiuta sotto la pressione dell'attacco nemico.

Da tutto questo, sembra si possa desumere <on sufficiente sicurezza una conclusione : e cioè che il piano anglo-francese è assolutamente difensivo. Il Comando francese si indusse a derogare alla linea difensiva, cbe si è imposta, unicamente per tentare di alleggerire la pressione tedesca sulla Polonia. Pro-

babilmente non sperò affatto che il Comando nemico prendesse sul serio la minaccia e si inducesse a distogliere grandi forze dal fronte orientale. Il suo intento fu soltanto di fare delle azioni dimostrative per evitare che gli Alleati avessero l'aria di assistere inerti alla della Polonia. Ma nè i tedeschi presero su l serio la minaccia, nè i francesi presero sul serio la loro stessa avanzata, tanto vero che, sul terreno conquistato, non fecero grandi lavori di fortificazioni, e che cessata la necessità di soccorr-ere la Polonia, o di ;;vere l'aria di soccorcerla, si ritirarono Il Comando francese così è tornato al suo piano: cioè alla difensiva. E ciò per la ovvia considerazione che sarebbe stolto difendersi cinque o dieci chi lometri più avanti su trincee scavate alla meglio nel corso dell'azione, anzichè cinque o dieci chilometri più indietro, su una linea di fortificazioni formidabile, munita di quanto di più perfetto abbia escogitato la tecnica moderna in fatto di armi e di apprestamenti difensivi. Insomma, i francesi, giacchè la linea Maginot se la sono fatta se la vogliono godere. Una cosa sola guasta, per ora, questo ca leo lo : ed è che i tedeschi non attaccano

Disse, una volta, il Generale Gamelio che non avrebbe mai comi nciato la guerra con una Verdun. Così, almeno, si racconta Può darsi che l'aneddoto non sia vero, ma certo rispecchia il pensiero del Comando francese, oltre che di quello inglese. Dalla terribile esperienza della guerra mondiale, g li Stati Maggiori trassero l'insegnamento che prima d1 tutto bisogna risparmiare le vite dei propri uomini. Due cause, o, meglio due errori contribuirono, allora, a rendere lenta la vittoria degli alleati. L'uno fu il culto dell'offensiva, che ebbe come conseguenze immediate le disfatte iniziali francesi e, quindi, la rottura della loro difesa alla frontiera. L' altro, che, del resto, era lo stesso errore sotto una forma diversa, fu l'ostinazione con cui g li Alleati persistettero in attacchi prematuri, che· non avevano mai probabilità di successo e che costituivano enormi sperperi di vite umane. In questi errori incorse cosl il Comando anglofrancese, come quello tedesco, a non parlare di quello russo; e vi incorse anche il 'Comando italiano durante tutto il periodo Cadorna.

Si constatò, cosl, largamente che il feticismo dell 'offensiva a tutti i costi non contribuiva affatto alla vittoria finale, anzi la allontànava, costava ecatombi umane e, infine, demoralizzava gravemente la truppa. In fondo, le grandi crisi morali che attraversarono, in una forma o nell'altea, i vari eserciti trassero orig ine dalle offensive fallite.

Il Comando dell'esercito anglo-francese, oggi, mostra di avere una concezione della guerra del tutto diversa da quelia che se n e aveva allora. « La tentazione di re costosi attacchi frontali, scrive Scrutator, è oggi anche maggiore che nell'altra guerra, perchè non c'è la possibilità di attaccare su altri fronti; ma dobbiamo resistervi. Se Hitler indietreggia davanti alla prospettiva di una lunga guerra. questa è forse una buona ragione, per noi, per non indietreggiate. Una ragione anche migliore è che contro linee fortificate, come quelle tedesche, un attacco, senza la più accurata preparazione e senza alcun elemento di sorpresa, si ridurrebbe alla ripetizione di una delle carneficine dell'u ltima guerra. Una terza ragione è che precisamente· questo il nemico vor rebbe che facessimo : che attaccassimo. Ma - Scrutator non considera che queste stesse ragioni, ad eccezione ddla prima, valgono anche per i tedeschi. Anche per i tedeschi attaccare senza la più accurata preparazione e senza sorpresa significherebbe una inutile carnefici na per i tedeschi attaccare significherebbe fare quello che il nemico desidera. Perc:hè mai, dunque, essi dovrebbero attaccare? perchè mai dovrebbero cedere a quella tentazione, cui i francesi sono risoluti a resistere? Evidentemente, secondo la stampa anglo-francese, per la prima delle tre ragioni indicate da Scrutator : e cioè perchè non possono sostenere una guerra lunghissima Qualche giornale usa un linguaggio più crudo: dovranno attaccare per fame.

E qui gioca quello che, secondo g li inglesi, dovrebbe essere il fattore decisivo della vittoria degli alleati : la potenza n avale britannica. I tedeschi dovrebbero essere costretti ad attaccare dalla fame La fame dovrebbe essere la conseguenza del blocco. E il blocco è l'opera della flotta britannica Dunque, a base della vittoria sarà la supremazia navale britannica. La possibiliti che la Russia rifornisca la Germania di derrate alimentari e materie prime è stata a lungo discussa dalla stampa inglese. I pareri sono stati concordi : la Russia non rifornirà la Germania. Non la rifornirà, Secondo detta stampa, per tre ragicni. La prima, perchè non produce abbastanza per poter rifornire la Germania. La seconda, pecchè, anche se producesse abbastanza, non potrebbe trasportare. La terza, pecchè anche se producesse e potesse trasportare, avrebbe interesse a non farlo: ossia avrebbe interesse a che la Germaaia non vincesse. Tolto di mezzo il fattore russo, l'efficacia del blocco sarebbe certa

Così dunque, l'Inghilterra spera di vincere la guerra. il ragionamento anglo- francese, come ho detto in principio, ha dei punti deboli Cominciamo dall'ultima parte: possibiliti di aiuti russi alla Germania. E' esatto la Russia solo poche materie prime (manganese, asbesto) può esportare in proporzioni notevoli. E' esatto che la sua produzione di

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L' Af'f'ONDAIIIENTO DELLA NAVE INGLESE ·• IU! GENT TI QUI"

derrate e materie prime è largamente assorbita dal coosu mo interno, cosicchè solo scarsi quantitativi ne restano liberi per l'esportazionc Ma è anche vero che in Russia il Governo può esercitare sulla collettività una coazione di una intensità, che in altri paesi sarebbe impossibile In altri termini, se il Governo sovietico volesse ad ogni costo fornire petrolio alla Germania, pot rebbe anche far mancare il petrolio alla sua popolazione per cederlo alla Germania Quanto, poi , aJI'interesse, che la Russia avrebbe di non fa r vincere la Germania per evitare d'ave re, in avven ire, un vicino troppo potente c troppo ambizioso, c redo che io Ingh ilterra ci si faccia qualche illusione. Si può pensare che la Russia non abbia interesse a far vin cere la Germania; ma è ce rto che ha anche meno interesse a far vincere l'Inghilterra. La congettura più verosimile è che la Russia abbia interesse a che la guerra sia lunga c a che entrambe l e parti ne escano esauste; ma , per ottenere questo, dovrebbe, appunto, alimenta re la resistenza della Germania rifornendola. Questi , per altro, non sono che punti deboli particolari della strategia franco-inglese. Le debolezze fondamentali sono altre. E precisamente sono due. La prima consiste nel non tener co nto della efficacia di un razionamento severo e razionale Può darsi che 300 grammi di carne alla settimana siano pochi ; ma se il raziooameoto è stato fatto in modo che il cittadino tedesco possa avere i 300 g ramm i oggi e fra tre anni , allora è possibile che la resistenza tedesca si prolunghi assai più d i quanto suppongono gli inglesi 11 secondo punto debole è la presunzione che i tedeschi debbano per forza venire a rompersi la testa contro la linea Maginot In vece è possibile che essi restino sulla sul f conte terrestre e portino tutto il loro sforzo ne l campo navale e aereo. Gli attacchi alle navi mercantili, che si vanno moltiplicando, il siluramento del Royal Oak, dopo qucUCJ de l Co11rageous, i ripetuti raids ae rei contro la flotta britannica lo fanno pensare Si è parlato di attacchi aerei combinati con attacchi di sottomarini Si è parlato di piani tedesch i di annientare la flotta britanni ca sacrificando, se occorresse, fino a 200 aeroplani per ogni corazzata inglese: Si è parlato di .1ttacchi in massa contro la marina britannica, le basi, i docks, i depositi, ecc.

Se questo accadesse e se il fronte te rrestre continuasse a rimanere calmo, si andrebbe verso una guerra aerconavale. Ma in questo tipo di guerra, la Germania av rebbe un notevo le vantaggio Essa, finora , ha rispettato sc rupolosamente, sul fronte occidentale, il diritto internazionale di guerra E, con questo, ha imposto agli AJieati di fare altrettanto Ma in queste condizioni, l'aviazione tedesca ha da colpire obiettivi vulnerabili e vitali, le navi britanniche, mentre, l 'aviazione anglo.. francese non ha obiettivi. Le officine, gli impianti industriali, ecc. sono mascherati e spesso sono in centri abitati; c i franco.. ingles i sanno perfettamente che se le loro bombe cominciassero a uccidere donne e bambini te!ieschi, la loro causa sarebbe compromessa gravemen te In conclusione mentre l'altra vo lt a la Germania trovò nel diritto internazional e un nemico, ora ha io esso un alleato Cosi , an ( he in questo, la nuova guerra si annunzia .:el tutto diversa da quella di anni fa

AIJG(;8TO
GIJEAAJEaO INCIIOCIATOIII INGLESI ALLA CACCIA DI UN SOTTOMARINO N€MICO NIL MAIII D€L NOIID

CONTRADIZION I DELLA GUERRA ECONOMICA

DOPO l DISCORSI di e di Da. Jad ier in risposta alle proposte di pace del Fiihrer, le borse · valori di Londra e di Pa. · rigi hanno manifestato atteggiamenti in evi. d ente contrasto reciproco.' Allo Stock Exchan. ge, come è noto , ancor prima dell'inizio del. le ostilità si era veri ficato un ribasso gene. rale di tutti i titoli, ma dopo i di scorsi dc; due capi di governo si è inaspettatamente re. gistrata una vivace ripresa per quanto non tale da riportare le quotazioni ai livelli precedenti. Alla borsa di Parigi, invece, l'effetto delle due allocuzioni è stato ben diverso : i titol.i, già in precedénza notevolmente ribas. s;;.ti, hanno subito un'ulteriore svalutazione, trascinando nella caduta anche quei valori, come le azioni di Suez, che ancora non ave\';;. no risentito della sfiducia generale del mercato. Se è vero, quindi, e nei paesi democratici è in gran parte vero, che le tendenze di borse sono indice della reaziòne psicologicJ degli ambienti economici e, in certo senso, della pubblica opinione, si deve dedurre che un atteggiamento di fermezza nell'attuale conflitto, mentre incoraggia l'economia inglese, porta, invece, la sfiducia negli ambienti economici e finanziari francesi.

Ma assai più che ai riflessi psicologici, le contradizioni che si manifestano nelle borse (a Parigi sono caduti anche i titoli delle industrie e le continue, irregolari osci llazioni dei valori , sembra debbano attribu irsi · ad un vero e proprio disorientamento dell e forze direttive dell'economia mondiale a co minciare da quelle dei paesi Gli stessi alleati, d'ambo l e parti sembra si muovano, sul terreno economico, in direzioni iocomprensibilmente opposte. Ecco, del resto, alcu ni fatti : Il 12 settembre scorso il « Cons iglio supremo franco-britannico » riaffermava che « la s tretta collaborazione » dei due paesi, sarebbe stata estesa anche al settore economico, ma ciò non impediva, poi, al iloard of Trade di emanare, il 20 dello stesso mese, un'ordinanza per vietare l'importazione di certi prodotti qualificati « di l usso » danneggiando, cosl, p roprio l'esportazione francese Dopo l'entrata in campo della Russ ia a fianco della Germania contro la Polonia si parlava, l ogicamente, di una imminmte denuncia delf accordo commerciale anglorusso stipu lato nel 1934, tanto è vero che verso la metà del settembre l'Inghilterra negava alla Russia -la fornitura di 70 carri armati, precedentemente autorizzata in base al. l'accordo; ma ciò non ha impedito ai due paesi di giungere un mese dopo ad un ac cordo di compensazione per l o stagno, il caucciù ed il l egname da costruzione. Anzi in questo secondo accordo l a Russia si è impegnata perfino a l' intervento delle sue navi rompighiaccio per assicu rare il passaggio dei carichi inglesi nel Baltico.

Non

meno s trano è ciò che accade nel mercato delle materie prime. L'Inghilte rra h a comprato 4 milioni di tonnellate d i grano in Argentina benchè l'Ufficio statistica del Canadà abbia annunciato che il grano prodotto nel Dominio raggiunge i 400 m i iioni di hushels (cioè quasi il doppio della media dell'ultimo quinquennio) e che ne disponibili per l'esportazione circa 12 milioni di tonnellate con evidente pericolo di una caduta dei prezzi. Nond imeno l'Inghi lterra h a comprato grano anche in Romania che, però, ne· h a venduto anche alla Germania, mentre · negli Stati Uniti, nonostante La previsione degli esperti che l ' Inghilterra preferirà il frumento dei propri Domini, sono tali le speranze di poter forn ire grano all'Inghilterra che il prezzo del prodotto è salito del a Chicago e del 40% a Winnipeg per stabilizzarsi, poi, al di aumento. E tutto ciò mentre l' Istituto Intern azional e di Agricoltura segnala larghe disponibilità di frumento ovunque L'Inghilterra ha acquistato tutto i l cotone· dell'Egitto, tanto che il giornale « Mokattan » si della sorte degli altri abituali clienti che dovranno essere scontentat i; ma, intanto il Ministe ro dell'agricoltura egiziano s ulla base dell 'esperienza de ll a pas-

sata guerra durante la quale immense quantità d i cotone rimasero invendute, decide di ridurre di un terzo le. colture, mentre, invece, il Messico crea una grande banca per favorirne l a produzione.

Alle notizie di questi fatti contradittori e d i queste decisioni contrastanti, si sovrappongono, poi, allarmi di ogni genere, notizie inventate, informazioni gialle Cos1 alla borsa di Amsterdam, su cui si è spostato il barometro degli affari europei 'da che a Londra c'è i l blocco e la sterlina carta, ai primi di ottobre si attribuiva i l ribasso di alcuni va. !ori, tra cui le azioni Royal Dutch, alle vendite che ne faceva Londra, mentre a Londu si affermava che il ribasso era dovuto alle vendite di Amsterdam.

Come possono, dunque, mantenersi costanti le tendenze del mercato in te rnazionale in tali condizioni ? come possono orientarsi gli operatori e i produttori ? Da questo disorientamento si salvano soltanto i paesi c he, con una salda disciplina interna nell'economia, perseguono decisamente obiettivi di autarchia, mantenendo i l mercato interno per quanto possibil e isolato dal « mare magnum » del disordine economico mondiale.

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AL CENTRO Jella ' ' eethia Milan o, in Paolo da Cannobio , un w uppo di J,:iovan i ha dissepolto d a ll e in crostazioni lasciate dall'incuria del tempo quelk d1e accolla sede J e l Pnpolo d' l !trii.: Ad esse si giunge per un a angusta e ripida scaletta , che intagliata a colpi di nel vivo di un muro seco lare. Si vedono. ingombr i di vecchi c alamai e di forbici arrugginite. g l i a mpi tavol i dei reda t to ri sui quali sono s parsi :1ll a rinfu sa ritagli c cop ie di giornali

Proced e ndo innanzi, per le stanze della modesta casa , sembra di viola re un labirinto. Passaggi angusti, occupati d a mobili di, ersi e mucchi di giornali rendono ma lagevole il cammino \'Crso l'ultima seg rer:1 illuminata da una grande: finestra corte ed arredata ron una sc:ri\ a n ia cd u 1u libreria a giorno Sull a parc:te di fonde è spiegata una bandiera nera sulla qu ,d e è rrl':tma to soltant"J u n teschio. E' u n dono de].t:i a rd iti al Duce; questa infatti è (,, stanza del Duce.

Chi O&!(i varc hi quella SOJ.!I ia di Via Pao!:> da <. annob io. dalla quale la R1voluzione usd sconosc iuta dai più , è tolp it o sop rattutto da un'imfra qu<.-sta casa fra qu esti m:>bil i fra q ueste poche carte fra queste cose di ier i e l'Italia di OAAi esist e insomma un a di stanza che è di S<."Coli c non s pi ega cc n la :og>c a de l senso comune come tale -dis t.tnza poss:1 essere stata percorsa in soli ve nti ci nqu e anni.

Il c Covo » è st 3tO aperto alla vigi:ia dfl XXV III ottobre, Jcll 1 Ma r.:i:t su Roma, e questo meditato antic ipo ha un so allegorico: pur<.- il <<Co vo >> è s tato un luogo di vigilia nel q uale ''ari anni fu ron :J trasc:crsi co me una lunga notte J,:raviJa ,ii s peranze in attesa dcll'aba. L'a lba f e.:c il miracolo. Ma nelle vicende u m ane i: mira::ob può giustificarsi so ltanto con la fede e w n le possibilità c r eative di un Uomo, che quando o ccorra, sappia imporsi a n r h<' a ll a rcal t.ì e spremerne un succo Jltri proibito

Questo è i l in segname nto c he si legge attraversando le s tanze del:a prima sede -ciel Popolo d'Italia : Ma l'insegnamento d iviene nitido ed incis ivo. quando si rimont i alla sorgente ; d i viene an che più uman o, perchè c i si incontra con ia vice nda deii"Uomo, là dove essa abbandona l'individuali tà per ent r a re ne lla storia co n un respiro d i tempesta In questi giorni l'Ital ia ha iniziato i lavori per l'appoderamento del lat i f:>ndo, h a disch iuso alla , ita una nuova c it tà dell:agro pontino, !ha aperto nuove c ase e nuO\·e strade ; ha dato inizio ad a:tre imprese E cos1 è stato sempre. I n venticinque a nni si è rapidamente susseguita una se rie di avvenimenti talmente fitta ch e è uscita fuo r i dalla c rona ca, per divenire anc h ' essa sto r ia. Leggere questa storia di un quarto di SC(Oio dalle stanze fredde e povere d e l « Covo » c he n e costituiscono i l princ ipio, è un fJtto r he emoziona comG la scoperta di un mit:> ......

IIO M A II ETICOL A TI
1922 ·l FASCISTI ALLE POIIT E 01 ROMA

L'JNGHILTERRA da prima aveva guardato questa agi tazione con una specie di altera indifferenza. « Punch >> pubblicava una caricatura: l'Imperatore Guglielmo vestito alla marinara, con i calzoncini corti, gioca con una corazzata di latta nella vasca di un giardino pubblico; alle sue spalle, la nonna Vittoria sotto l'ombrellino da sole sorveglia e ammonisce: c Willy, caro, fa attenzione a non bagnarti il v,estitino >>. Ma poi, vedendo che il K.aiser faceva sul serio, gli insulari avevano cominciato a offuscarsi. Da niolto tempo si era formato fra i due paesi uno stato di disagio. Nulla di preciso, nessuna questione controversa sorgeva fra loro : « there are no fr;c_ tiom between 111, there exists only rivalry », diceva Edoardo VII a Guglielmo nel 1906. Invece di rivalry, meglio sarebbe stato dire concorrenza. Dovunque il grande emporio britannico, Casa fondata nel 1700, avvertiva l'azione della nuova ditta Germania sulla piazza. Nella loro posizione di monopolio indiscusso gli inglesi avevano gustato la vita comoda, e ora si accorgevano che per conservare non più il monopolio, ma almeno un p iccolo margine di primato, avrebbero dovuto sacrificare molte di quelle comodità, che a loro parevano una parte integrante, quasi l'essenza stessa della civ iltà liberale.

In questa atmosfera di confusa diffidenza, dt latente rancore e di inconfessato dispetto i programmi navali liberarono elementi più acri. Lo stato d'animo imprecisamente ostile degli inglesi, che educati al free trade e al fair play esitavano a prender posizione

su questione di semplice con correnza commerciale, si condensò intorno a questo nuovo e grave 'aspetto çlelle relazioni anglo-tedesche Le voci di German Perii comi nciarono a ci rcolare prima nella stampa a grande tiratura, allora inventata dal futuro lord Northdiffe, poi apparvero su quella grave, responsabile, legata ai circo!! ufficiali, e finalmente nei ridoi e nelle aule di Westminster. Da parte ger. manica non si faceva nulla per attenuare, per smorzare: il Kaiser sembrava anzi cercare tutti i modi di inasprire la situazione, il suo affetto per la Marina sceglieva sempre le manifestazioni più rumorore e vistose. Ogni volta che \'eniva varata una nave sentiva il bisogno di pronunciare un discorso sensazionale. « Sapendo quanto' fosse difficile ottenere che l'Imperatore rinunciasse a farsi avanti con la propria persona, avevo interessato il segretario di Stato onde evitare che Sua Maestà accennasse prematuramente al potere marittimo, e il conte Biilow si dimostrò anche lui preoccupato di eventuali dichiarazioni del Sovrano», scrive Tirpitz a proposito del varo del Karl der Grosse. Quando Re Edoardo era venuto ad assistere alle regate di Kiel, il Kaiser non aveva saputo resistere alla tentazione di far pompa di tutta la sua flotta. Anche allora Tirpitz aveva insistito perchè solamente alcunç delle nuove unità fossero riunite a Kiel , e il conte Bernstorff aveva ammonito di « far vedere e sentire agli inglesi il meno possibile di quanto riguarda la nostra Marina ». Non che gli inglesi avessero bisogno di contare coi propri occhi le navi germaniche per conoscerne

il numero e valutarne la forza; ma tanto l'ammiraglio che Biilow e si rend evano conto del valore di certe impressioni per disperdere abitudini mentali che resistono altrimenti ai dati appresi al tavolo di studio I consigli di prudenza e di tatto di von Tirpilf avevano un motivo molto serio L'ammiraglio temeva addirittura un attacco impro'' · viso della flotta inglese a quella germanica mentre il margine di superiorità sua era ancora tale da garantire all'impresa un successo sicuro. Fin da quando si era affacciata alla sua mente la visione della grande flotta tedesca, era nata con quella, e vi aveva steso sopra come una nube, l'idea della « zona di pericolo » da attraversare : il periodo di tempo, cioè, durante il quale la flotta tedesca sarebbe stata abbastanza grande da suscitare gelosia e troppo debole per intimorire i gelosi E approfittare di questo momento era precisamente quéllo che l'ammiraglio inglese Fisher, Primo Lord del Mare, proponeva per risolvere sbrigativamente la questione della rivalità navale. Ri cordava la distruzione della · flotta danese nelle acque di Copenhagen per opera di Nelson, e suggeriva di « copenhagare » la Marina tedesca per opera della squadra di Fisher. Scartato il piano semplicistico di Fisher, l'Ing hilterra cominciò tuttavia a mostrare i primi segni esteriori e ufficiali di attenzione alla nuova situazione. La flotta era allora divisa in Channel Fleet , Home Fleet , Atianf.ic F/eet e Mediterrantan Fleet, quest'ul. tima la più forte di tutte .Adesso venne prevalentemente concentrata nel Mare del Nord;

U H S O T T O M A R l H O T lE O E l C O H Il L M A R O Il L H OR O O U R A H T lE UN'AZ l O N E

nella baia di Rosyth in Scozia si cominciò a prepa rare una nuova grande base navale, e Bai. four annunciò ai Comuni che grazie ai provvedimenti presi, le forze• navali pronte r. entrare in azione « nel Mare del Nord » enuo ie prime ventiquattr'ore di guerra erano state ùipli cate. La diplomazia inglese si riavvicinava alla Francia, e alla Russia attraverso la Francia. Poi finalmente Fisher lanciò nell'Oceano la prima « dreadnought » e proclamò garanti ta con quella la supremazia britannica sempre, perchè; diceva, nessun paese avrebbe osato entrare in gara con la ricchissima Inghilterra nella costruzione di simili costose unità, e quanto alla Germania, gli stanziamenti yrevisti nelle leggi navali non potevano:opire la spesa necessaria per sostituire ::on dreadnoughts le corazzate progettate se:onilo i vet.<hl a.odelli.

Accadde invece precisamente il contrario di quello che aveva previsto Fisher. Il costo delle dreadnoughts spaventò in Inghilterra il ministero liberale di Campbeii:Bannerman, mentre in Germania non spaventò, non soltanto nè il Kaiser nè Tirpitz, ma nemmeno il Reichstag, che spontaneamente propose di modificare tutto il programma navale del 1900 in modo da costruire secondo i nuovi dati della dreadnought le future navi.

Paragonando il programma di Tirpitz del 1906: quattro grandi navi all'anno fino al 1910 e due all'anno negli anni seguenti, al programma ridotto del ministero liberale inglese, che contemplava due o al massimo tre grandi navi all'anno, appariva evidente che in tre anni la superiorità io dreadnoughts, e cioè, secondo Fisher, la sola decisiva, sarebbe passata alla Marina tedesca. l conservatori dai banchi dell'opposizione denunciavano con estrema violenza il pericolo.

Fra le critiche loro e le promesse di economia fatte agli elettori liberali, il Ministero tentò la sola via che gli rimaneva per salvare la superiorità navale inglese: convincere .la Germania a ridurre i propri programmi. Re Edoardo ne accennò al Kaiser durante uno dei tanti soggiorni che faceva presso il nipote; Guglielmo rispose stord itamente che riteneva ormai superati i tempi della pretesa inglese al Ttuo PowerJ Standard. Poi scrisse una lettera perso. n ale a lord Tweedmouth, Primo Lord dell'.Ammiragliato, per convincerlo che la flotta ger. manica non era costruita con intenzioni ostili all'Inghilterra e alla «magnifica flotta ing lese », alla quale egli g uard ava sempre con · infinita ammirazione. «Se Eva non fosse stata continuamente a guardare pomo, commeritò l'ammiraglio Fisher, non avrebbe finito per mangjarselo >>.

Il nervosismo cresceva in Gran Bretagna. I.ord Roberts tentava di convincere i suoi concittadini della necessità della cosc rizione, e dichiarava che un 'in vasione della Gran Bretagna poteva diventare possibile, se le c assurde economie » sulla Marina non ven ivano presto abbandonate. Al Dflke'J si rappresentava una commedia che al secondo atto conduceva gli ufficiali degli ulan i con biglietto d 'alloggio nella villa di un baronetto. Asquith e l'ala imperialista del partito liberale cominciavano a tiaffennare la supremazia incontrastabile dell'Inghilterra sul mare, e perfino Lloyd Geo"rge, che prima aveva burlato gli allannisti («Dio mio! Come si fa! Dicono : un rapporto di tre a uno della nostra flotta con quella tedesca ! Volete mandare tre poveri britanni contro un grosso tedesco? Non sapete che un tedesco può inghiottire tre marinai inglesi come salsicce di Francoforte ? ») ora cambiava tono e dichiarava che se la superiorità navale britan

nica fosse stata seriamente minacciata sarebbe stato capace di portare a cento milioni di ste rline il bilancio navale in un solo esercizio.

Ancora una volta, a Friedrichshof, Re Edoardo e Hardinge che Io accompagnava tentarono di persuadere il Kaìser. Hardinge fu vivace: « You must stop voi dovete fennarvi o almeno costruire più piano». 11 Ka iser si risentl, nel suo consueto stile di cavaliere portaspada : « piuttosto combattiamo! E ' una questione d'onore e di dignità!». Poi diede a Hardinge l'ordine dell'Aquila Rossa, grato, in fondo, che gli avesse dato l'occasione di mostrare i denti. Ma anche intorno a lui, qualcuno cominciava a essere inquieto della tensione che si stava creando fra i due governi e wprattutto fra i due popoli. Billow si era rivolto allo stesso Tirpitz piuttosto che al Kaiser per ottenere una politica navale più moderata : l'ammiraglio gli sembrava meno fanatico del dilettante. Tirpitz aveva concesso·a malincuore che si poteva non accrescere il progràmma stabilito, ma non si doveva ridurlo neppure di u na tonnellata. Del resto la sua opinione era che la cagione vera della rivalità e ra la con. coerenza industriale e commerciale, non la politica naval e. Da Londra, l'ambascia tore conte Metternich lo 9mentiva categoricamente : l'aumento della nostra flotta è il principale aspetto delle nostre relazioni con l'Inghilterra, scr iveva, nessun dubbio è permesso. Billow diceva: se non veniamo a un accordo, l' Inghilterra si deciderà ad aumentare la sua flotta, e la nostra inferiorità attuale rimarrà imrrtutata, e pagheremo questo risultato con molti miliardi inutili; non sarebbe meglio aumentare invece la difesa costiera e le siluranti? Tirpi tz rispondeva che le siluranti e la difesa costiera erano già in perfetto ordine e adeguate a tutte le necessità, che solo una flotta da bat-

LA CACCIA Al SOTTOMARINI TEDESCHI ESPLOSIONE DI UNA TORPIIDINE LANCIATA DA UNA NAVE INGl-ESE

taglia poteva impedire « l'aggress ione inj:l<sc: », c che diminuire i programmi navali \"<J leva dire cedere alle ingiunzioni dello niero. Piuttosto che acconsentirvi. sarebbe dimesso E l'Inghilterra, come aveva previsto Biilow, s i rassegnava aUa gara. lloyd Georgt presentava il suo famoso People's Budget : « mi occorre denaro, spiegava, per le nuo, e corazzate». AJia Mansion House, nei gio rn i di Agadir, pronunciava parole gra, i : «se la pace deve essere salvata al p rezzo della g rande e benefica posizione che l'Inghilterra ha con. qu istato con secoli di eroismo io vi dico ch e ur.:1 pace s imile sarebbe insopportabile per una g rande nazìone come la nostra » Tu·() l>eel• /() o ne e ra la formula dell'Ammiragliato, acct:ttata, o meglio imposta, dall'opinione pubblica : per ogn i chiglia impostata nei cantier i la Gran Bretagna ne avrebbe impo state due nei suoi Espressione di questa politi ca di risolutezza Winston Chu rchill era no. minato Primo Lord dell ' Ammiragliato, c a Glasgow, la grande città navale, proclamava le nuove dec isioni dell ' Inghilterra Per noi , di. ceva, la flotta è una necessità v itale, per la G e rmania è poco più c he un oggetto di lusso Mr Churchill , scriveva l'addetto navale tedesco : un per icolo per la Germania.

Si sperava forse a Lond ra c he la Germani:! si sarebbe mostrata meno intransigente, ora c he non poteva più illudersi sulle intenzion i inglesi? Attraverso Sir Emest CasseU, il fi. nanziere amico personale del Re Edoard9, at. traverso il s ignor Ballin, !"armatore ambur ghese amico personale del Kaiser. venne com. binato un tentativo supremo di mettersi d ' ac cordo: Haldane il germanofilo. I'hegelian;") HaJdane c he aveva studiato a Heidelberg, partì per Berlino. Porta, a ccn sè molta buona vo Jontà: era a parlare di colonie, specialmente portoghesi, di neutralità inglese in caso di guerra non provocata contro la Ger mania. Ma le conversazioni fluttuarono incertezza e nella diffidenza , non apparivano c hiari i poteri di Haldane a far concessioni per il Gabinetto, Tirpitz preten deva assolutamente che prima di discutere una eventuale riduzione del programma n a,•ale " i si includesse un « programma supplementare » gii. preparato. Non vi era unità di vedute nel governo tedesco : Betbman Hollweg, i mini. stri borghesi e i diplomatici avrebbero vol uto raggiungere l'accordo, ma contro di loro si le. vava ancora una volta Tirpitz. Il cancell iere e l'ammiraglio lotta rono a colpi di minacciate dimissioni sotto gli occhi del Kai.ser, nei quali troppo chiaramente si leggevano le proprie preferenze, percbè il cancelliere si ostinasse a perseguire l a vittoria della sua tesi. fuldant> ritornò a Londra senza. aver concluso nulla A Ballin costernato, Churchill faceva oscure profezie : fatalmente avremo la guerra, forse entro i due prossimi anni. E si era nel 1912. La flotta di von Tìrpitz era figlia della Teoria del Rùcbio. AJia flotta inglese Fisber aveva insegnato i ·princi pii della Bl11e W ater School: affrontare il nemico al lacgo. in bat. taglia, e distruggerlo. Venuti alla grande prova, nè von Scbeer -.Ilo Jutland aspettò l a squadra di J e llicoe, per infliggerle, a costo anche della propria distruzione totale, perdite capaci di far tramontare la supremazia inglese ; nè Jdliroe si·curò di raggiungere la flotta ne. mica per diminarla dai mari. L'uomo propone e l a guerra dispone. (Fine)

,.,. - L'AilMATUit'A DI u• SOLDATO TIIOIISCO 1• T.I.CIIA

QUASI CENTOCINQU.ANT ANNI sono pàssati da che le teste di Danton e di Robespierre sono cadute sotto la mannaia del carn efice, a pochi mesi di distanza l'uha dall"altra, e pure il processo chiuso nel Germinale 1794 dinanzi al Tribunale Rivoluzionario con la condanna di Danton a morte e riapertosi nel Tennidoro di quell'anno fatale non è ancora finito. Allo stato attuale del dibattito Danton ha nettamente il disotto Allo stato a.ttuale del dibattito appaiono sempre più giustificati il rapporto con cui Saint-Just lo rinviava al Tribunale Rivoluzionario, la con. danna che questo gl'inflisse, il giudizio negativo che su Danton portarono tutti gli storici della Rivoluzione della prima ·metà del secolo scorso; sempre più giustificati appaiono gli uomini dci due Comitati, di Sicuraza ge nera.le e di Salute pubblica, che trovarono urgente e necessario sbarazzare la Francia da un idolo putrefatto.

Contro Danton, in questo processo che si dibatte al Tribunale della posterità, negli anni del dopoguerra ha seduto al banco deJl'acrusa qualcuno infinitamente più pericoloso di Fouquier-Tinville, più pericoloso perchè meglic informato di quanto potessero essere sul conto di Danton gli uomini dei due Comitati e il Tribunale Rivoluzionario: lo storico .Aibert Mathiez (da poco scomparso), che riprese lo studio del processo e accumulò a carico del. l"3ccusato una documentazione schiacciante. A neora una volta su Dànton t caduta la condanna e, questa volta, ad una pena infinitamente più terribile della mannaia che lo divise

in due nella dolce luce di quella serata di aprile del 1794.

Chi conosca la storiografia della Rivolu. zione francese della prima metà del secolo scorso sa che Mathiez non dice nulla di molto nuovo, e, del resto egli è il primo a riconoscerlo. Ciò che è nuovo nelle sue ricerche su Danton sono non tanto le: coodusioni, quanto la minuzia e il numero delle prove. Da noi gira ancora per le strade, per i palcoscenici e nei cinematografi il clichl che di Danton ci ha legato la storiografia rivoluzionaria della seconda metà del secolo XIX : uomo violento ma generoso; rivoluziooario capace dei peggiori eccessi nei momenti di furore, ma incline di solito alla clemenza e alla bontà; uomo di buon senso perduto tra i fanatici del Contralto Sor;ale ; realista a disagio tra gl'ideologi ; patriota fervidissimo ; politico dispostissimo a prender denaro per le sue ma non a farsi delle idee per denaro ; vittima per bonomia e indolenza dell'invidia dell'infernale Robespierre, i suoi errori sono riscattati dalla generosità deg li ultimi mesi di vita e dalla affrontata e subita per evitare che la Rivoluzione si disonorasse nel sangue e nella demenza.

· Le ricerche di M athiez hanno polverizzato per sempre queSto dirh; e sotto il grossolano ma generoso denagogo hanno svelato una figura losca e ripugnante, un cinico e sinistro avventuriero politico, uno scaltro e freddo lestofante che Robespierre ebbe il torto di difendere troppo a lungo dalla scure del carnefice alla quale i suoi colleghi dei due

Comitati lo esortavano ad abbandonarlo

Non indugeremo sulle prove, a nostro senso schiaccianti, che Mathiez adduce della venaliti di Dantoo. La cosa non fa più dub. bio nemmeno per i suoi più indulgenti apologisti, come non faceva dubbio per i suoi contemporanei. Più interesse ha vedere la carriera politica di Danton quale, alla luce dei suoi studi, appare al dotto e implacabile ac cusatore.

Ai principii della Rivoluzione Danton fa il demagogo al distretto dci Cordiglieri, port l il suo distretto a Versaglia n ella famosa giornata dd 5 ottobte 1789, protegge Marat contro la forza armata che lo voleva arrestare nel gennaio 1790, cooduce una violenta campagna contro Lafayettc, poi 1790. entra nel Consiglio generale della Comune di Parigi e U subitamente tace PercM?

Perchè od frattempo era entrato al servizio segreto di Mirabeau e della Corte, e percepiva tanti sussidi, non senza, peraltro, giocare dci colpi mancini a Mirabeau di cui costui nelle sue lettere amacamente si lagna. Si ridesta neJ 1790 e comincia una campagna contro i ministri : i documenti son 11 che provano che questa campagna era Mirabeau che l a voleva per conto dell a Corte. Fra i ministri attaccati uno solo è rispa rmiato: Momtmorin, quello che distribuiva i fondi segreti di concerto con Mirabeau.

Nel gennaio 1791 M irabeau fa eleggere Dànton amministratore del dipartimento di Parigi, e Il eccolo di nuovo che attacca Lafa yette caduto in disgrazia della Corte. Mira

PARIGI , I.UGI.IO 08P TIESTIE 01 OIUSTIZIATI SULLE P'ICCHit OltLLA
NAIICHitSit 01 LAUIIAY GOYitRIIATOIIIt OltLLBASTIOLI•
I'OULOII COII810Lt•ll• 01 STATO 11

D A N T O N (Ritratto di anonimo) beau muore, e nell'ufficio di consiglieri della Corona e di detentori dei fondi segreti gli succedono i fratelli I.ameth : Danton passa al loro servizio. Luigi XVI fugge da Parigi : Danton non pensa affatto alla Repubblica, ma propone ai di nominare un eeg gente, il quale non avrebbe potuto essere che il cugino del Re, il ricchissimo duca d'Or. léans. E' Danton che redige la petizione con cui i Giacobini domandano Ja sostituzione di Luigi XVI con i mezzi costituzionali, il che val quanto dire con la reggenza del duca d'Orléans E' più che legittimo il sospetto che non agisce gratis 11 l 7 luglio 1791 i re. pubblicani sono abbattuti a centinaia al Campo di Marte : Danton, avvertito a tempo dai La metb, se ne va al suo paese e di U passa in Inghilterra, indisturbato, benchè un mandato di cattura sia lanciato pro forma contro di lui Nel dicembre 1791 Danton tonu.tò a Pa. rigi è eletto sostituto del procuratore deUa Comune di Parigi e fa il moderato. Si sca. tena. la polemica pro e contro la : Robespierre la combatte, i Girondini la vogliono. Danton tace : gli è che la Corte voleva anche lei la guerra, neUa quale e nella sconfitta che prevedeva immancabile vedeva l'unico modo di distruggere la Rivolu:tione. In tutti i suoi discorsi più violenti ed estremisti è sem. pre possibile mostrare che Danton fa il gioco della Si app.r06Sima il 10 agosto. A guardarla alla luce dei· documenti la parte di Danton nell'insurre:tione -che abbatte la mo. narchia appare nulla. I nave giorni prece denti la giornata famosa li trascorre ad Arcis. sur-1\ube, suo paese natale La notte del 10 agosto è a Parigi, ma se la passa quasi tutta dormendo

L'insurrezione riesce, la mooarchia cade, Danton è nominato ministro della gìùstizia Ma sono i Girondini che Jo vogliono, i Gf. rondini che non volevaoQ çhe

avevano paura della marea democratica che montava, e sapevano che Danton ne aveva paura quanto loro. In quei giorni di crisi terribile egli eccita alla resistenza con i più infiammati, e in pari tempo tratta segre. tamente con i realisti della Bretagna in ri. vo lta, fa scappare da Parigi i Lameth e altri pezzi grossi del partito monarchico compromessi e ricercati, tiene mano ai massacri di settembre 1792 e fa intravedere al duca di Cbartres, figlio del duca di Orléans, il fu. turo Luigi Filippo, la probabilità che fra non molto possa montare al trono. Quando parla è un vulcano che erutta lava. Ma nell 'ombra tratta con i nenùci e non è escluso che toc. casse denaro anche d ai Prussiani perchè dopo Valmy potessero andarsene dalla Francia in. disturbati. Quando lascia il Ministero della Giustizia, non si riesce mai a fargli rendere i conti Le sue relazioni con Dumourie:t sono più che sospette E noto che la sua missione nel Belgio nel l 793 mette capo a un vero saccheggio di quella provincia. E' nominato membro del Comitato di Salute pubblica. Anche qui, in pubblico discorsi tuonanti; in segreto, con tutti i nenùci : non crede all a vittoria della Rivolu:cione, è sicuro della sconfitta della Francia,' e non rispar. mierebbe sacrifici anche territoriali per aver-e la pace Il 10 luglio 1793 è rovesciato dal Comitato ove lo SO&tituisce Robespierre col pro. g raaì.ma della guerra a fondo

Una lotta di vita e di morte s' impegna in tomo atla Francia rivoluzionaria: nemici innumerevoli la minacciano all'interno e alle frontiere. Danton fa di tutto per salvare dietro compenso la testa di Luigi XVI, negozia con la Spagna e l'Inghilterra a questo pro. posito, domanda quattro milioni, lllll poichè non ne ottiene che due abbandona il •entativo, e vota la morte del re non senzJ accom. pagnare il voto con le più terribil i sfade ai

D A N T O N (DI"'"" di Vlvant-Donon)

monarchi d'Europa. Come già Luigi XVI, in appresso tenta, sempre per denaro. di salvare Maria Antonietta, e per poco non vi riesce.

Primavera 1794. I coalizzati cominciano un'offensiva di pace allo scopo di far rica. dere sui francesi I'odiosità della continuuio. ne della guerra. Con essa coincide la campagna -pacifista dei Dantonisti. Danton conce. pisce il progetto di rovesciare, magari con la forzp., i Comitati, impadronirsi del potere, fare la. pace ad ogni costo, abolire la Repub. bHca, richiamare gli emigrati, liquidare la Rivoluzione Questo programma non rimane teorico, ma si attua largamente nella ·pratica. Alla Convenzione, egli ed i suoi non dànno quartiere ai Comitati rivoluzionari e per poco non riescono a rovesciarli. Nel frattempo ordiscono i più loschi e infami intrighi finan. ziari, di cui il più famoso è quello della Compagnia delle Indie E tutto dò nel momento in cui la campagna di guerra sta per ricominciare, la lotta si annunzia spaventosa, la miseria è grande, i pericoli interni ed esterni immensi, la Rivoluzione in pericolo. E' allora che, spinto avanti dai co lleghi dei Comitati, Robespierre che ha già abbattuto gli Estremisti della Rivoluzione, gli EbertiJti, gli Ultra, si volge contro i Citra, gl' Indlli· gt:nti, e incarica Saint-Just, di fare il famoso rapporto ch'è la condanna a morte di Danton. Il quale soccombe per aver vol uto di. sarmare con la demenza e con la pace la Rivoluzione nel momento in cui questo aveva bidi tutte le sue forze per resistere e vmcere

S'intende che di molte cose di cui noi oggi abbiamo la certezza e la prova scritta Robespierre e i Comitati non avevano che il sospetto. Perciò il processo contro Danton fu essenzialmente indiziario e politico. che una volta arrestato bisognava a ogni costo a costo magari delle più aperte illegalità procedurali che Danton fosse ·condannato, sotto pena di vede re Bobespierre prenderne il posto, il Governo rivoluzionario sfasciarsi, e aprirsi una crisi politica d'incalcolabile gra. vità e questo nel momento del più grave pe ricolo esterno. E' giustizia riconoscere che dinanzi al Tribunale Rivoluzionario Danton seppe comportarsi con estremo coraggio, e questo su'o contegno fu per non poca parte n ella leggenda che si creò intorno a lui e che oggi ancora ostinatamente gl i sopravvive. La sua morte ebbe qualcosa di sublime e di poetico, che alimentò largamente poesia, dramma e romanzo, e valse meglio, oh quanto meglio! della sua vita

Ma il giudizio che è da fare di lui non pare ormai più dubbio. Danton fu un uomo senza scrupoli, che nella Rivolnzione non vide che un mezzo d'arricchirsi. Dal punto di vista della logica rivoluzionaria, che era quel. la stessa di Danton, la condanna a morte, proceduraJmente iniqua senza dubbio, fu SOstanzialmente noo solo necessaria. ma, in tutto il senso della parola, gi11s1a. Se c'è da me- · ravigliarsi di qualcosa, è. che Robespierre l'ab. bia risparmiato per tanto tempo, commettendo l'errore di da r tempo di maturare alle forze che esploderanno a Termidoro, porteranno al patibolo lui e tutto il suo partito e provocheranno il fallimento politico della Rivoluzione francese. A.DBIA.NO TJJ',4.1HEB

NEL PENULTIMO fascicolo di Storia, Pietro Paolo Trompeo faceva alcuni interessanti riscontri t ra Pinouhio, l e Avent11res de Télmuujlle e J'Odissea Ai quali si potrebbe aggiungere un riscontro tra PJnocchio e la V eridica storia di Luciano, o almeno tra l'episodio del Pesce-cane, in Pinouhio, e l'episodio della balena, nella Veridica storia.

Mentre Pinocchio nuota verso la scoglio "clla capretta turchina, « il mostro, tirando il fiato a sè, si bevve il povero burattino, come avrebbe bevuto un uovo di gallina». Nella Veridica. storia, mentre i viaggiatori navigano il mare tranquillo, sono raggiunti da una ba. len a: « Ci veniva addosso con la bocca s_palancRta sconvolgendo il mare per una grande distanza, lorda di spume e scoprendo i denti lunghi quanto un nostro braccio, aguzzi come stacchi e bianchi come l'avorio A questa vista ci scambiammo un ultimo addio, ci abbracciammo e aspettammo la fine. In breve il mo. stro ci fu sopra, c'inghiottì assieme con t utta la nave, ma non fece in tempo a stritolarci coi denti, perchè il nostro naviglio passò fra dente e dente e andò a cadere nell 'interno» Pinocchio trova dentro il corpo del Pescecane « una piccola tavola apparecchiata, con sopra una candela accesa infilata in una bottiglia di cri stallo verde, e seduto a tavola un vecch iettino tutto bianco, come se fosse di neve o di panna montata, il quale se ne stava n biascicando alcuni pesciolini vivi, ma tanto vivi, che alle volte mentre li mangiava, gli scappavano perfino di bocca Quel vecchiettino era Ge,ppetto, il babbo di Pinocchio

I viaggiatori della· Veridica · storia non fanno dentro il corpo della balen;t incontri cosl patetici, ma l'ambiente è lo stesso. mal. grado una maggiore esagerazione nella de. sc rizione di Luciano, a cominciare dalle di. mensioni del mostro marino: un chilometro meno la coda in Collodi, quindicimila stadi in Luciano, ossia circa trecentosettanta chi. · lomet ri. Ançhe l'interno della balena è più iperbolico di quello del Pesce-cane. nel corpo del Pesce-cane c'è quel «povero Tonnol> col quale PiDocchio fa una breve conversazione, poi Geppetto seduto alla piccola ta"ola apparecchiata, e infine quella na:ve mer. cantile che il Pesce-cane inghiottì il giorno stesso che inghiottì Geppetto, nel corpo delh balena, Luciano e i suoi compagni trovano un intero mondo.

« A tutta prima l'oscurità ci vietò di scorgere che che sia; ma poichè il mostro spalancò la fauce, scoprimmo una immensa cavità, alta e piatta in ogni sua, parte, dentro la quale sarebbe potuta capire una città di diecimila abitanti. Quantità di pesciolini erano sparsi per · terra, misti con detriti di altri animali, vele di navi, ancore, ossa umane e balle di mercanzie Nel mezzo sorgeva una terra collino$a formata dal limo ingoiato dal mostro, e su questa era cresciuta una fo resta, agrumi erano spuntati, l'aspetto era di terra cotta e sopra volavano alcioni e pro cellarie che nidificavano negli alberi ». Nelh esplorazione di questa foresta, i viaggiator scopro no un tempio dedicato a Nettuno, al. cune tombe, una limpida fonte; poi odono

• • •
13 ,• --'Q A R Q A N TU A B A M B l N O (O la di
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un cane abbaiare, vedono un fumo che dà indizio di una vicina fattoria, e indi a poco trovano un vecchio che, aiutato da un giovinetto, lavora il suo orto. Costui è un mercante cipriota, e narra ai viaggiatori come è col gliolo, dentro il corpo ddla balena mentre vJaggtava per affan dalla sua isola in Sicilia, e come si è organizzata la vita coltivando l'orto, nutrendosi di frutta e pesci, e stillando il vino dalle vigne di cui abbonda quella terra. E la vita organizzata dd vecchio mercante cipriota è il modello, molto amplificato. di quel minimo di organizzazione che anche Geppetto è riuscito a dare alla sua vita dentro il corpo del Pesce-cane. Il gigantismo delia Veridica storia non va giudicato nè come una forma antidata di wagnerismo, nè come una pregustazione di quel fantasq1agorico anglo..sassone che Walt Disney, da quanto ci dicono, ha introdotto nella· sua versione di Pinocchio, deformando la misurata e asciutta fantasia del libro di Collodi. Nel piccolo romanzo di Luciano, creature e cose salgono a dimensioni gigantesche, ma in proporzioni giuste, non perdendo mai il loro carattere «greco», serbando l'impressione che tutto è a portata di mano misurato alle possibilità dell'uomo, e che anche un tempio, un bastimento un'isola possiamo metterceli in tasca e portarli a casa per far giocare i bambini Il che non è possibile con gli dei di Wagner, soprattutto quando cantano. Il gigantismo della Veridica storia è in parte un riflesso delle fantasiose cognizioni geografiche del tempo di Luciano, ma soprattutto è intenzionale e fatto a ragion veduta, perchè Luciano ha voluto prendere in giro «·quei vecchi poeti, storici e filosofi che ai loro scritti hanno mischiato favole e prodi@ in quantità ». «Non avendo nulla di vero da raccontare, confessa Luci"an., nella prefazione, e non avendo mai corso avventure memorabili, mi sono rifatto sulla menzogna; con questo però che la mia menzogna è più onesta delle loro, perchè in un purito almeno io sono veridico, quando dichiaro di essere bugiardo ». Tuttavia, il fondo della V tridica sto"Jia riassume quello di un'operetta morale, e Voltaire se ne è indubbiamente ispirato per il suo Micromega.J e altri suoi romanzetti, compreso l'Eldorado del Candido. La Veridica storia vuoi essere soprattutto la parodia dei favolosi racconti di Ulisse alla corte di AJcinoo e di alt re simili narrazioni, come quella della Oesia sul paese degl'Indi, e quella di lambulo sulle contrade de; Mare Grande. Curioso di scoprire i limiti dell'Oceano, l'autore, trasportato da una furiosa tempesta che dura settantanove giorni approda con i suoi compagni in un ' isola dove i ruscelli portano vino, poi sale nella Luna, muove guerra agli abitanti del Sole, soggiorna, come abbiamo viMo, nel ventre di una balena. si approvvig iona di acqua in un'isola-fom1aggio, incontra uomini che camminano sul mare con piedi di sughero, visita l'isola dei Beati ove Ulisse gli consegna una lettera per Calipso, passa vicino aU'isola dei Supplizi, costeggia l'Isola dei Sogni, arriva da Calipso, all'isola Ogigia, e infine, dopo altre avventure mttavigliose, naufraga sulla costa di un continente. « Ma ciò che mi è capitato s4 questo continente, conclude Luciano, ve lo racconterò nei libri seguenti ». Non sono mai stati scritti questi libri oppure sono andati perduti? Non si sa, e della V mdica storia rimangono appena i due primi capitoli, quarantacinque pagine di lettura poeti01 e intelligente.

Luciano e i suoi compagni capitano anche nella Cillà delle lampade. Sembra uno scenario di balletto. « Licnopoli è collocata nell'aria tra le Pleiadi e le Ia.di, ma molto sotto lo Zodiaco Non uomini vi trovammo ma lampade che correvano in ogni direzione e passavano il proprio tempo o in piazza o sul porto. Molte erano piccole e per cosi dire povere, altre, della categoria delle grandi e potenti, erano brillanti e splendidissime. Ciascuna aveva la propria casa, o per meglio dice la propria lanterna, e un nome come gli uomini. Le udimmo parlare e, lungi dal farci dd male, ci offrirono ospitalità Ma noi avevamo paura e non ci arrischiammo nè a cenare nè a dormire. Le lampade banno in mezzo alla città un palazzo pubblico, ove il loro govenutore risiede tutta la notte, chiamando ogni lampada per nome. Quelle che non rispondono sollecitamente, sono condannate a morte per diserziooe, e la morte per loro coosiste a esser spente. .Assistemmo alla udienza e ascoltavamo come giustificavano il loro ritardo. Riconobbi fu esse la lampada di casa nostra e le domandai notizie della. mia famiglia ».

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ATEIIII • MUSEO IIAZIOIIALII. STATUA DI SIIIENA TIIOYATA IIELLII TOIIIall 01 OII'YLOII (Fole Allnorl)

Nonchè a Voltaire, la Vtridira storia è ser "ita da modello a FMelon per la sua descri. zione dell'Isola delle Jelizit, a Rabdais per il suo a Swift per i suoi Viaggi di G1111iver, a Cyraoo de Bergerac per ·i suoi "iaggi nella Luna e nel Paese degli Uccelli Con tutto ciò la V triJka stOtlia è poco nota anche ai lettori di Luciano, ma Collodi, che a suo modo un librc:sco, probabilmente non l' ignorava Se pure i padri scolopi non gli avevano insegnato tanto di greco da leggerla nel testo, l'avrà letta nell'ottima traduzione di Luigi Settembrioi.

Quando Luciano e i suoi compagni sbarcano nell'Isola dci Beati, la rassegna dei personaggi ivi raccolti prende un tono da Offcnbach. .Ajace Tdamonio è scacciato dalla nobile as. semblea per le sue furie e il suo fare da sol. dataccio Espulso dd pari è Empedocle per l'indecenza del suo corpo arrostito dal fuoco dell'Etna. Socrate considerato un bagolone e nessuno crede più alle sue dichiarazioni di castità Cè in qudfisola un bon.Jon da sa. lotto letterario dd Secondo Impero, un'inte) Jigeoza. che preaonuncia Stendhal. Luciano ap. profitta dd tono di ballata per concludere al. cuoi fatti storici e alcune biografie rimaste jn. certe, come la città natale di Omero, e se co. stui si chiamava veramente Omero ed era cieco. Particolarmente simpatico riesce a noi che Ulisse, dopo le delusioni avute a Itaca c la sperimentata anima borghese: di Penelope, della sola Calipso serbi buon ricordo e cosi scriva alla c dea del nascondiglio » nella Jet. tcra consegnata a : c Ora che sono nel.

l'Isola dei Beati, molto mi pento di aver rinun ciato alla vita che vivevo presso di te e alla immortalità che mi offrivi. Appena posso, scappo da qui e ti raggiungo ». .Anche per noi la matura, la morbida Calipso è la donna ideale, una Colibrì avanti lettera. amorosa ma assieme attenta alla salute del suo uomo, tenera ma misurata, e abbastanza savia da capire che l'altruismo in amore è il più profittevole degli egoismi.

Oscura è la fine di Luciano di Samosata, questo intellettualismo fra gli autori greci e nostro lontano collega Pate che morisse sul punto di essere nominato governatore di pro. vincia, nell'Egitto romano Suida dice cbe tu. ciano mori «sbranato dai cani». Ecco come un fatto storico può nas·.ere da una freddura. Luciano non fu sbranato dai cani ma dai Cinici (cinico, come si sa, viene da cane). E i Cinici lo sbranarono, sl, per vendicarsi di essere stati presi in giro da lui ma a parole. G:aaz•I«:«:..t.

Jl Duca d'Orleans, qualche giorno prima del decreto di luglio, dette una festa super· ba nei saloni del palazzo Reale in onore del re di Napoli, e fu io questa occasione che il signor di Salvandy disse a Luigi Filippo : « Monsignore, è una vera festa napoletana : balliamo su un vulcano! ».

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Si parlava davanti al duca d'Orleans (Filippo Egalité dell ' ultima moda e delle scollature veramente indecenti delle signore : « .Ah! disse il duca d'Orleans, io li trovo molto graziosi; non c'è che il nudo che vesta! ». c Fratello mio, domandò la principessa, avete saputo che la vecchia duchessa di M è diventata cosi pazza che si cerca gli amanti fra la borghesia? Non ne troverà uno, e sarà un'onta per la sua corte • · «V'ingannate signora, wu duchessa ha pre trent'anni per un borchese • ·

BAROII.'NE o'OBERKIItCH (Mémoim)

Duclos giorni fa diceva : «Signori, parliamo dell'elefante (wn giOflllnt di cinq11e anni (he Jesi<Wa la (llriosit4 Jei Parigint); è la sola bestia di una certa tanza di cui si possa parlare senza pericolo in questi tempi.

GJUMM (Co"esponJanu 1771)

ATIIIE ·SCII IVANI "U88LICI l CAII81AVALUTI
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CINEMA DA GUERRA

GIORNO DI FESTA : un signore prende i suoi figl ioletti per mano c d ice : Andiamo alla curva a vedere gli incidenti d'auto Quando Bcrg Strom disegnava questa battuta non pensava d i anticipare quei « vm » signori che oggi, l sv iucra o nel pas: il pomeriggio della domeniCa m cerh iuoghi di confine, avidi di vtdert la ma forse rigirava a suo modo la frase dt Coleridgc su un incendio presto vinto dai pomp ieri «E' finito cosl malc, che l'abbiamo tip rov ato all'unaniniità ». -Lo scrittore parlava da esteta deluso e da esteti inconsci pensano ora i curiosi neutralisti citati : se il male è irreparabile ne tragga un utile; se la guerra è scoppiata, che: almeno accontenti l'occhio. Questo concetto della guerra come spettacolo, condiviso, del resto, da i popoli semplici, se si deve credere a quelle donne abissine che, al sicuro suUc alture, osservano le battaglie e si a dd itano a vicenda le evoluzioni dci loro beniamini, è stato ripreso dal ci nema con magnifi cenza di sv iluppi. Fedele a un impulso naturale, il cinema per la guerra si illanguidisce di curiosità : di una curiosità superficiale cd emotiva ma comunque discreta perchè non s'interessa ai lati sociali e politici della questione, ma preferisce rappresentare i bei fatti, la vita maschia, gli stadi della sublimazionc di un individuo normale in eroe c, sopratutto preferisce superare il modello nella messinscena e nella coreografia.

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Dell'ultima guerra, in questo senso, il cinema americano può ritenersi l'illustratore. · In un primo tempo (per tacere dci film di propaganda nei quali il ,.Kaiscr sparava per. sonaJmente il cannone c tagliava bambini a pezzi il nnnù o era rappresentato c messo in caricatura su una grossolana · falsariga alla Grosz Poi, col placarsi delle passioni, si ebbero dci nemici prcscntabili, gente cavalleresca c persino « simpatica » : ma r armistizio tra imperi Centrali c Stati Uniti, tra cinema c propaganda, doveva essere firmato soltanto con LI grm1de parala di Vidor, (che è appunto la guerra vista dal neutrale) ; il protagonista si arNola per uccidere la noia c vivere un' avventura c proprio nella scena in cui Joho Gilbcrt, durante la battaglia, cade in una buca, vi trova un tedesco ferito c gli of. f re, per calumet della pace, una sigaretta.

Nei films che seguirono, se si toglie c Rien dc oouveau », la guerra, spogliata di ogni intenzione, entrò soltanto come gmoco di fodo; anzi perduto man mano l'interesse ai fatti, esaurite le combinazioni c anche per riporta. re lo spettacolo io un clima puro, al disopra delle suscettibilità nazionali, furono trovati il film coloniale, dove la guerra si fa contro ri belli generici c il film retrospettivo che per. mette l'uso dci costumi c l'intervento detiso del melodramma Io conclusione, dell'ultima guerra, pochi ftlm hanno azz.cccato il carat tere meno evidente c quei film sono comici Ecco, per esempio, l'individuo di fronte ad un fatto che sconfina dalla sua comprensione (Bustc r Keaton in « Io c la guerra») il sol-

dato che agisce da inguaribile borghese c com batte senza astio un nemi co che 110 11 ha mai tOIIOJCÌNio e che, finita la guerra, non vedrà piN Saltarcllo danza nei ricoveri, mette nei pasticci i superiori, si innamora, ma fa anche saltare i reticolati con un comico coraggio che gli autori di simili imprese non trovano af btto offensivo E, infine, Charlot di « Vita d:. cani » Qui il protagonista è addirittura l'Anticroc, il poveraccio che non si è « reso conto » e tutto sommato, in trincea si trova bene Abituato ad una vita precaria c peri. colosa, ogni piccola comodità, ogni diritto che gli offre la sua nuova condizione, gli appare come una graziosa concessione del destino Senza intenzioni umoristiche, un soldato diceva, a chi scrive queste righe, di trovarsi bene in guerra, poichè mangiava, bcvaa, lavorava cd era pagato. «Cosa può volere di più un tipo pacifico come me?» Ispirato, forse, dalla stessa logica, Charlot si mostra valoroso c ub.. bidìcnte, ed è sempre primo alle adunate, comprese quelle che fa il furiere quando d i. stribuiscc la posta egli che non ha nessuna probabilità di riccvemc Cosicchè quando il furiere, in premio, gli regala un pacco « di. sperso » ne vien fuori un formaggio pcstilen ziale che Charlot sarà costretto a lanciare nella trincea nemica, come un a terribile bomba

In questo campo il cinema non ha dato nulla di meglio E poichè una delle particolarità dell'ultima guerra è di essere stata com battuta da popoli interi, da masse di borghesi, 'dalle quali sarebbe sorto un nuovo tipo di eroe con attributi molto diversi dai mitologi ci, un eroe spesso debole fisicamente e sopra. tutto meravigliato di sè stesso c del suo insospcttabile coraggio, per questo i film co. miei, con i loro protagonisti, hanno indicato, forse senza farlo apposta un lato nuovo e curioso della verità

La signora dc Sivigné ebbe un g iorno l' Onore di ballare con il giovane re Luigi XIV Entusiasmata da tanto onore, disse a suo cugino Bussy tornando al posto : « Bisogna confessare che il re ha grandi qualità ; credo oscurerà la gloria di tutti i suoi predecessori ».

P . MESNARDS

(N otiu s11r Slvigni) • •

L'imperatore di Russia, Alessandro, si considerava un semplice strumento della Provviàenza e non .si attribu iva nessun merito. A Madama dc Stacl che un giorno lo complimentava per la fortuna che avevano i suoi sudditi, senza costituzione, di essere govcr- J n ati da lui rispose : « Non sono che un accidente felice >>.

Un giovane, in una strada di Parigi, gli esprimeva la sua ammirazione per l'affabilità con la quale accoglieva anche i cittadini poveri; l'imperatrice replicò : « Forse che i sovrani non sono fatti per questo ?». Egl i non voleva abitare il castello della Tuilieries, r icordandosi che Bonaparte si era ammirato r.ei palazzi di Vienna di Berlino, di Mosca. Guardando la statua di Napoleone sulla colonna della piazza Vend6me, disse : c Se fossi stato messo così in alto, avrei avuto paura che mi girasse la testa»

Mentre percorreva il palazzo della Tuilcries, gli fu mostrato il salone della Pace : «A cosa serviva questo salone a Bonaparte ? » disse ridendo. A volte aveva maniere d! una eleganza affettuosa. Visitando un manicomio, chiese a un infermiera se il numero pazzi per dll!ore era notevole : c Fio'ora no, essa riSpoSe, ma c'è da temere che dall' arrivo di Vostra Maestà a Parigi il numero aumenti » Un grande dignitario di Napoleone diceva allo zar : « Già da molto tempo, sirc, il vostto arrivo era molto desiderato e atteso ». «Sarei venuto prima, rispose ma non dovete incolpare del mio ritardo che il valore dei francesi» . Certo è che passando il Reno si rammaricò di non potcrsi ritirare in pace in seno alla sua famislia

All'albergo degli Invalidi, trovò alcuni soldati mutilati che l'avevano vinto ad Austerlitz ; essi erano silenziosi c tristi; non si sentiva che il rumore d elle loro gambe di legno ncJlc corsie deserte e nella chiesa nuda. Alessandro intenerito, ordinò che fossero resi loro dodici cannoni NSSi.

Gli fu proposto di cambiare il nome del ponte di Austerlitz : « No, disse, è abbastanza che ci sia passato sopra con la mia armata ».

ÙfATEAUBiliAND (Mimoirts d'ONirtlombt)

In una riunione io casa Boilcau, dove si trovava Valincourt, La Fontainc, dopo aver ascoltato attentamente una lunga dissertazio ne su S. Agostino : « Credete, domandò gravemente, che S Agostino avesse più spirito di Rabelais ? » Valincourt guardandolo dalla testa ai piedi, senza scomporsi rispose : c Fate attenzione signor La Footainc, vi siete m esso una calza a rovescio» Ed era vero

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B
CHAIILOT SOLDATO NEL FILM " VITA DA CANI "

NCtN '1,1

ARRIVO' FINALMENTE il giorno che Joe Jisse addio ai suoi amici e sali sul treno di New York. La mattina seguente · attaccò disco rso con una signora con le mani copene di anelli di brillanti e con due grosse gocce di giada appese aUe orecchie. Quando le disse dove andava, la signora dichiarò che viveva anche lei a New York, ma che era andata a passare due settimane da sua sorella. Parlò delle ricchezze di sua sorella e della con. sideraziòne in cui era tenuta la famiglia a Mootgomery; mostrò a Joe un ' istantanea della sorella, del cognato e dei bambini, e parlò a lungo di sè, della sua famiglia e di come avevano fatto fortuna « Lo credereste?», concluse con orgoglio, «ma non una parola d>Jnglese potevo io parlare dieci anni fa». Joe fu sorpreso : «Ora parlate molto bene». c Oh si, certo!», approvò la signora, e dopo un po' si mise a interrogare Joe. « Che specie d ' impiego vi cercherete a New York? »

Joe disse: c M'impiegherò in una grande ditta e arriverò fino in cima » Poi le parlò di Reedyville e dei suoi amici di laggiù. Gli era dispùciuto, in fondo, le disse, di lasòare

la sua città Mentre parlava delle sue ambi. zioni e dei suoi ideali arrossi viO'Ientemente : guardava lontano dilatando gli occhi Dopo un po' smise di parlare : alzò lentamente il mento, le narici gli tremavano di emozione e due sottili li nee verticali gli a pparvero tra le sopracciglia. Quando il treno si fermò alla stazione la signora si avvicinò al posto di Joe per salutarlo .Joe le st rinse la mano e cercò di ringraziarla delle sue cortesie, ma lei non lo lasciava parlare Alzava continuamente le s palle agitando in aria le mani Gli anelli di brillanti scintillavano e gli orecchini di giada oscillavano in circolo. c Siate sempre un bravo ragazzo », gli disse, « e non vi mettete nei pasticci». Stava per allontanarsi, ma tornò indietro. « Venite a trova rei qualche volta » aggiunse « Sissignora, verrò certamente », disse Joe, contento di essersi fatto cosi presto un'amica. Certo, non poteva andare a t rovare la signora se lei non gli diceva il suo nome c l'indirizzo; aspettò dunque quelle informazioni. La signora stava per dargliele, ma poi sembrò cambiare idea. « Venite a trovarò quando volete », ripetè ridendo imbarazzata.

Si aggiustò il cappello prese la sua valigetta e si aprì un varco a gomitate fra i passeggeri che aspettavano di scendere dal treno. Joe rimase a guardarla dal finestrino. « Forse non mi ha dato il suo indirizzo perchè pensa che non riuscirò a occuparmi e andrò a chiederle del denaro in prestito», pensò, provando una grande vergogna * * •

L'affittacamere disse che la camera costava ci nque dollari la settimana e non rimaneva mai s6tta Joe la prese La mattina seguente usci per cercar lavoro V enti giomi dopo ne cercava anoora. In tasca aveva esattamente trentaònque cents e, jJ giorno dopo, g l i scadeva uo 'altra settimana di fitto.

Quella notte la passò seduto su un banco a Madisoo Square. Non tentò nemmeno di stendersi ; gli sembrava umiliante. E poi temeva che qualcuno di Reedyville attraversasse la e lo vedesse Non avrebbe sopravvissuto a IDl'umiliazione simile, ne era certo; cos1 rimase seduto impalato sulla panchina e dopo un po' si mise a discorrere con un ra -

NEW YOIIK- P' I N E 01 UN INCONTRO

gazzo della sua età che sedeva sulla panchina di fronte. Il ragazzo veniva dall'Indiana e la sua storia era identica a quella di Joe. Quella strana coincidenza li colpl e subito diventa. rono amici Joe parlò di Reedyville, e l'altro ragazzo, il suo nome era Harry, parlò a Joe di Evansville. Anche Harry aveva farne, ma disse che non gl'importava: era sicuro che tutto si sarebbe aggiustato, alla fine. Harry disse che Il guaio più grosso era che nessuno si fidava degli altri. Joe notò che Harry portava sulla cravatta una spilla d'oro con un brillante. Gli chiese perchè non la vendeva. Ma Harry aveva avuto quella spilla dal pastore, per non aver mai mancato in cinque anni alla scuola domenicale, e, naturalmente. non intendeva dividersene mai.

Il giorno dopo Joe tentò più disperatarnen. te che mai di trovar lavoro, e la sera, esausto c affamato, tornò a sedersi sulla panchina del parço. Gùardò attentamente su tutte le pan. chi ne, ma Harry non c'era. «Verrà forse più tardi », pensò. Ma non lo rivide più.

Due giorni dopo Joe si fermò davanti a una piccola «mensa calda ». Una donna stava mettendo un cartello nella vetrina : « Lava piatti cercasi ». Joe si preci pitò dentro e po· chi minuti dopo aveva lavoro. L'impiego gli fruttava quindici dollari settimanali, più i pa. sti, e la signora Glab, la padrona, gli disse che se si portava bene lo avrebbe promosso al 1 banco alla prima occasione Al banco si gua. dagnavano venti dollari la settimana, ma, af. fermò la signora Glab, èra quasi impossibile tro va re dei bravi banconisti Erano tutti dei buoni a niente, disse la signora Glab. La si. gnora Glab doveva essere una forestiera, pensò·Joe, ma non ne era ben certo.

Il « Bellfontaine Lunch » aveva nella fine. stra un avviso in forma di mezzaluna : « La visita delle signore è gradita>> Ma poche signore rispondevano all'invito: i clienti e rano per lo più operai sudati con abiti pieni di macchie, o impiegati pallidi. Il pavimento era coperto di uno strato di segatura che veniva rinnovato ogni settimana. Fino a metà circa dello stretto locale correva un banco e dietro era attaccata al muro la lista incorniciata delle vivande. La lista variava poco. Incominciava sempre con «Minestra di verdura 15 cents. », seguivano immancabilmente « Uova a piacere 25 cents. » e l'ultimo piatto era sempre « Stufato di montone o di manzo 30 cents » Lungo il muro c'era una :fila di poltroncine impagliate con dei bracciuoli aggressivi come pinze di granchi. All'incirca un mese dopo uno dei banconisti si ubriacò di gin e insultò la signora Glab. Indignato, Joe, disse il fatto suo al collega. Non si parla così a una donna, si:t pure alla signora Glab. Ma la signora gli disse di pensare ai fatti suoi, che lei sapeva come si tratta certa gente. Dimostrò infatti di saperlo. Rispose agli insulti con insulti pittoreschi; andò alla cassa e buttò il setti. manale del banconista in terra. Poi lo segui sul marciapiedi e rimase Il agitando le brac. eia e brandendo i pugni e urlando parolacce linchè l'uomo non fu lontano. L 'agente al ' l'angolo rise fragorosamente, e dopo un po' anche la signora Glab si mise a ridere. ' Cosl fu che Joe divenne banconista. Però la signora Glab gli disse che· non poteva :w. mentargli subito il settimanale : gli affari in quel momento non andavano bene, gli dis. se, e poi voleva vede.re prima che banconista era Joe. Joe le ricordò la sua promessa, ma

lei gli disse che come lanptatti non era stato niente di straordinario, e che se pure lo fosse stato non significava che sarebbe stato un bravo banconista. La signora Glab era un po' scettica, insomma. Forse, disse, le conveniva più telefonare all'agenzia e farsi mandare un banconista esperto. Joe giurò che avrebbe fatto del suo meglio, e alla fuie la signora Glab acconsentì a !asciarlo provare, con l'intesa che il settimanale gli sarebbe stato ere sciuto solo a prova superata. Ma Joe fu promosso, e questo era già molto.

Oltre Joe c'erano due altri banconisti. Uno si chiamava Charlie e aveva forse cinquanta anni Aveva certi baffi grigi sfilacciati e non sembrava mai proprio pulito. Parlava con un tono di voce come se volesse sempre scusa rsi , e sembrava ansioso di accontentare (utti. Fred, l'altro banconista, aveva un gran successo con le donne. Una quantità di donne venivano sempre a cercarlo al ristorante, e la signora Glab lascia va correre. purcbè non venissero nelle ore di ressa. Ma consigliava sempre a Fred di andarci cauto, con le donne: un bel giorno, gli diceva, chi ba:zzica troppo le don. ne si trova sempre nei pasticci. Fred si met. teva a ridere. «Avete mai udito dire che una ragazza metta nei guai un tipo che guadagna solo venti gettoni la settimana? » ; rispondeva. « Cristo!», diceva, « Cristo! Scen. d et e una buona volta sulla terra ! ».

Una sera Fred invitò Joe a uscire con lui La sua ragazza aveva un'amica, e aveva chie. sto a Fred di portare anche lui un amico per essere in quattro Joe si ripull, e lui e Fred · incontrarono le ragazze alle dieci all'angolo dell'Ottava .Avenue e ddla Ventitreesima Strada. La ragazza di Fred si chiamava GJo. ria, quella di Joe, Peggy

Gloria disse che il primo turno toccava a lei e Pred rispose : « Oh, fai pure, se ci ti e. ni ! » Dopo diversi turni, Peggy si tolse il cappello e si appoggiò a Joe. Gloria raccon. tava di un tipo che aveva cercato di farla cascare in un trandlo e di farla arrestare per oltraggio ai costumi. Quello che lei gli aveva detto · non si poteva ripetere, disse, ma lo ripetè egualmente coi particolari più minuti, e Fred la interrompeva abbracciandola e ba. dandola sulla bocca. Gloria accettava quei baci con i pugni chiusi e il corpo teso, ma subito riprendeva il suo racconto al punto preciso dove l'aveva lasciato e continuando a parlare con una voce calma e indi1ferente.

Dopo un po' Joe sentl che l'alcool gli saliva alla testa. Avrebbe voluto baciare Peggy come Fred baciava Gloria. La ragazza era sempre appoggiata al suo petto, i capelli biondi gli sfioravano le labbra e un profumo denso si sprigionava da lei La gola di Joe era secca, il cuore gli batteva furiosamente. A vrebbe voluto premere la bocca sul le labbra rosse di Peggy, ma non sapeva decidersi a farlo davanti a tutta quella gente. Sollevò Jen. tamente la testa, le narici gli tremavano; e tra le sue sopracciglia apparvero le due sottih linee verticali. Gloria rise a un tratto trionfante : « E' tutta la sera », disse, « che cerco di trovare che cosa mi ricorda Joe quando fa quella faccia seria. Ora lo so: mi ricorda un grosso cane». Seguitò ridendo sempre : « Nel la mia camera c'è un quadro, si chiama« Una tempesta nelle Alpi», e c'è uno di quei grossi Sanbernardo con un barilotto legato al collo, accovacciato in terra, capite? e tra le zampe ha una bambina con i riccioli biondi Era

tutta la sera che cercavo di ca pire chi mt ncordava Joe quando solleva piano piano l:1 testa e aggrotta le sopracciglia Ora lo so : è spiccicato il Sanbernardo ! ».

Peggy balzò in piesJ i e prese il suo cappello e se lo mise con dita incerte. tremanti di rabbia.

« Che hai, Peggy? », chiese Gloria.

« Me ne vado », Peggy, chiudendo con uno scatto secco il portacipria. occhi di Fred si strinsero. « Ehi, tu se la compagnia non ti piace, puo i filare! ». disse bruta!. mente a Peggy . Joc volle sapere perchè Peggy si era offesa t11tt' a un tratto (! G loria g li disse che era perchè credeva di non essergti riusdta simpatica. Peggy non era abituata a essere trat. tata freddamente e Gloria non le dava torto, r iflettendoci bene, di considerarsi i nsultata dal contegno di Joe Joe si scusò per aver rovi. nato la serata. ma Fred gli disse di non pensarci più Anche lu i, gli disse, era stato un idiota co me Joe Tra non molto, certo, anche Joe sarebbe sceso sulla terra.

Charlie, l'altro banconista, aveva una paura maledetta di qualunqu e oggetto taglien.te, specialmente del coltdlo, e il cuoco e gli altri banconisti si divertivano a spaventarlo minacciandolo con i coltelli e tingendo di volerlo squarta re. Un giorno Charlie si spaventò talmente che perse la testa e si chiuse nella tol etta urlando come un indemoniato, e corse gente e ci volle l'iradiddio per farlo smettere.

La signora G lab lo l icenziò e telefonò aJ. l'agenzia che le mandassero un altro banconista. Venne un ragazzone pesante e stupido, che si chiamava Emilio Emilio rideva sem. pre senza motivo e riempiva troppo i piatti dei clienti. La signora G lab doveva sgridarlo continuamente. Fred ripeteva sempre a Joe che lui era uno stupido a sgobbare per quindici dollari la settimana e a permettere che la · signora Glab -lo sfruttasse Cosl un giorno Joe chiese aHa signora G lab l'aumento che gli era stato promesso. La signora Glab gli disse che gli affari in quel · momento andavano molto male e che lei aveva una quantità teq ibile di Se Joe le giurava che non avrebbe parlato, gli avrebbe detto una cosa, gli disse : aveva in mente di comprare un ristorante più grande in un quartiere migliore, e l'avrebbe preso con sè nel locale nuovo Ma bisognava aspettare Che le cose andassero un po' meglio. Non avrebbe parlato cosl, gli disse, con Fmilio o con Fred, è vero che non s'era affezionata a loro come a lui, Joe Va bene, rispose Joe, mi aumenterete quando potrete, e la signora G lab rispose che l'avrebbe certamente fatto perchè Joe era il migliore banconista che avesse lavorato con lei. Questo fece mol. tissimo piacere a Joe.

Pochi mesi dopo Fred mise nei guai una ragazzetta e il padre venne al ristorante a par !are con lui Fred promise di sposare la ra. gazza, ma andato via il padre disse indignato a Joe: «Io sposarmi? Dev' essere un po' sciocco, quel vecchio, dev'essere! ». Quella sera chiese alla signora Glab la sua paga : disse che se ne andava un poco a Philly, ad aspettare il sereno. La signora Glab chiamò l'agenzia e il nuovo banconista fu un certo Mac: un tipo con due basettonr neri, una fac. eia coperta di bruciolini e un anello con una pietra rossa

Una sera, Joe lavorava al Bellfontaine Lunch da più di un anno, arrivò un uomo poco prima della chiusura. La signora Glab

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contando l'incasso della giornata e am. mu cc hiava i biglietti in belle file ordinate. · joe era di turno quella sera, e n el ristonon c'erano che lui, il cuoco e la si. Glab. L'uomo sembrava nervoso : con. tinuava a gua rdare la po r t:1 come se aspettasse qualcuno.

«Cosa coman date?», chiese Joe.

L' uomo si guardò intorno. «Uova e proS(i utto >> , ordinò, «e un a tazza d i caffè»

)oc ripetè l'ordine al cuoco, poi riempì una t:lzza di caffè e la posò sul banco Notò che l'uomo guardava sempre la porta. c Servito , s ignore ! », disse L' uomo trasalì e per la pri. ma volta guardò in faccia Joe. Joe era certo di aver visto que l viso in qualche posto, m a non riuscì a ricorda re dove. L'uomo abbassò gli occh i c si mi se a rimesta re il caffè e tutt'a un t ratto Joe si trovò davanti ag li occh i l a canna d i una pistol a. Si accorse allora che nel ristorante era entrato un altr'uomo, anche lui armato di pistola, che andò a piantarsi davanti alla signora G lab

La faccia de ll a signo ra Glab era terrea Le sue mani s i alzarono, le sue labbra si mossero ma n on ne usd alcun suono.

« Eh i non potete far questo! », disse Joe muovendo un passo avanti.

« Non ti m uovere, idiota! », disse l' a ltro uomo.

«Non ti muovere, Joe! », disse la voce stridula della signo ra G l ab.

Joe p rovò un ' improvvisa irragionevol e collera Sollevò b ruscamente la testa e ogni pensiero e imp ressione g l i svanì dalla mente, tran. ne l' idea che una proprietà di cui egli era il gua rdiano era min accia ta Senza piano nè rag ione, avan zò verso la cassa str ingendo osti. nato le mascelle. Si udì un a detonazione secca, e Joe stramazzò in te rra e il p rimo in d ividuo gli si ch in ò sopra finendo d i scar icarg l i nel corpo la pistola. Joe vide i l viso dell ' uomo tre. ma re come quello d i un bambino ingi ustamen. te punito e ricordò in un lampo dove l'aveva visto prima. « Harry ! », di.;se sorpreso Poi i l viso di H arry svanl, e Joe si trovò sd ra ia to sulla schiena con la testa contro la cassa : vedeva colare il suo sangue sul pavi. mento e raccogliersi in una picco la depress io. ne de lle c he s i riempì in un at. t•mo. Sul sangue g alleggi ava uno strato di segatura. I nginocchiata accanto a Joe, la signora Glab l o teneva so llevato. « Non av resti do v uto muoverti, J oe », gli d isse» Avrest i dovuto avere i l buon senso di non muovert i ! »

Ma Joe non la udiva. Aveva l'impressione che una qualche f orza lo sollevasse dal pavimento: f ra IUl istante si sa rebbe Librato e avrebbe galleggiato via. Quel pensiero lo spa. \' COtÒ : allungò le b raccia e si aggrappò al l a fa5S.t sollevandosi lentamen te d a terra. G occie d t sudore gli coprirono l a f ronte e il suo mento comi n ciò a t remare. Ricadde oscillando su l pavimento spo rco e i l suo viso si ap p iattl nella segatura. Fece un rumore gorgo. gliante con la bocca, inarcò la schiena e riu sd a vol tarsi sup i no. Un brivido Io percorse. Sollevò l ento la testa e le due linee verticali apparvero tra le sue sop racciglia. Poi ricadde b ruscamente: i suoi occhi rotearono rovescian. dosi, i pugni si serraton o e s i schiusero çon sforzo, le sue mascelle s i a ll entarono e si aprirono.

WILLI.&• •.t.a(l•

• • •
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CLEV I UIID, OHIO ( U l. U rOLIZIA UIIC IA 11011•1 FUIIOGEII I COIITIIO t OIIIOITIIAfiTI

SARACINESCO, come si sa, è uno dei più belli ed alti balconi che si aprano suJJa valle dell' Aoiene. Ed è anche la patria di Vittoria di Lepanto, che su quel cocuzzolo a nove. cento metri sul livello del mare s'è fatta co. struire una villa sgargiante. La popoJazjone del villaggio è divisa in partigiani e avver. sari deUa già bellissima ciociara dannurizia. na : ci sono vittorini e antiYittorini. Questo almeno fu la mia impressione quando un giorno d'estate mi recai lassù, anni addietro, e interrogai discretamente qualcuno. Ma ciò che più mi piacque a Saracinesco (dopo la veduta stupenda) fu la risposta che m'ebbi da una vecchietta. Stava seduta suUo scalino di uno di quei poveri usci con un gran vassoio pieno di chicchi d'oro sulle ginocchia., e ba. dava a sceverame i buoni dai cattivi. « Che cos'è? », 'domandai. E la vecchietta con u n sorriso socratico in cui era tutta la sua compassione per l'ingenuo animale di città: « E' lu rhe magne ». C'è nella Figlia Ji forio un verso georgico che valga queste sei paro. lotte ? Perfino il c crescente pane » del Parini mi sembra al paragone un giochereHo da arcade.

A Terracina, come del resto in altri Juoghi tra il mare e il monte, c'è una popo. !azione. Pescatori e marinari nel borgo fon. dato da Pio VI aJ tempo deUa bonifica che Vincenzo Monti celebrò neU a squisita Fero. niade; agricoltori e campagnoli nella città al. ta, che è l'antica Amrur dei Volsci, quella che Orazio sa lutò inerpicata, com'è ancora og. gi, sulle sparse rocce biancheggianti. le due

popolazioni han diversi i costumi, l'indole, il linguaggio. Fu nei pressi della città alta che la Provvidenza mi fece assistere a questa classicissima e cristianissima scena. Una gi ovane contadina, bella c bionda, dal magnifico portamento, reggeva in capo una conca di rame piena d ' acqua. Le si accostò una bambinetta per domandarle da bere. La contadina si tolse Ja conca dal capo, se la posò sul fianco destro beo rilevato anche per la strettura del busto e la ricchezza dell a gonna a g randi pieghe, e porgendo alla bimba la bocca del recipiente, disse gravemente e solennemente senza il mi. nimo sorriso: « Arq11a e pant mm se rifiuta a nessuno». C'era in quelle lapidarie parole, certo tradizionali in una stirpe rimasta intatta nei secoli, l'eredità della saggezza romana che aveva sancito esser le acque perenni di pub. blico dominio come l'aria e la luce La bella terracinese, senza sapedo, citava a suo modo le parole che Ovidio fa pronunziare a !.atona., da poco sgravatasi dei gemelli divini, quando i viJlani della Licia vogliono impedirgli di bere:

Quid prohibetis aquis? Us11s com munii [aq11arum est Ner solem proprium natura 11ec aera ferit Ner lenues unJas

Il sole, l'aria, l' Il pane, evidentemente, ce lo ha aggiunto di suo il Cr istiane simo.

Chi si spinga più su, verso le alture che circondano Terracina, trova costumi ancor più primitivi. Per il sentiero che mena a ll' acro-

poli incontrai un giorno un \'ecchio p.tstore. a cui offrii qualche moneta per r icompcns3 rl , delle indicazioni datemi sul cammino ,1.1 pr n. dere. Mi mise una mano sulla spalla c mi d1sse semplicemente: c Grazie, fratello». Er:t di certo un pastore biblico, contemporaneo di Tobla o di Rut.

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Ma bisogna rientrare nel Latium antiqt,iJsi. mum , quello compreso tra i Monti Albani e il Tevere, per cogliere certi bei motti bravacci fino alla truculenza Ad Albano c'è un car. rettiere a vino, forzutissimo, la cui fama ha oltrtpassato i Castelli Romani e s'è stesa fino a Velletri. Non ha nell'aspetto la maestà eroi. ca degli omaccioni di Bartolomeo Pinelli o di quei carrett ieri che Massimo d'Azeglio non si stancava d'ammirare e in cui riconosceva i veri discendenti dei legionari antichi. E' piuttosto basso e traccagnotto, ma pare che nessuno possa competere con lui. Una volta lo sentii vantarsi con queste parole: «lo ammazzerebbe qutllo che ha invmtato er barile da cinquanta». Come dire che il barile di maggior capacità, oggi abol ito, solo lui o pochi altri riu scivano a sollevarlo e che con quell'abolizione la sua gloria aveva rice,·uto un colpo mortale. In quella sua esclamazione non so se più ammirare la va ri ante dell'invet. tiva classica (un latino avrebbe detto: pereat qui primus ) o l'efficacia s tilistica del nudo pronome dimostrativo, quello, .:he fa pensart all'Ei fu manzortiano.

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Più ci si avvicina a Roma e più si fanno frequenti i proverbi ispirati a una disincantata e rassegnata scienza della vita. Triste saggez. za, ch'è :mch'essa un'eredità millenaria, concresciuta lentamente allo stillicidio delle ama. rezze quotidiane. Il notissimo adagio «Tanto vali, quanto tieni» aveva già corso nell'an tica Roma. Sanl'Agostino ce ne ha conser. vato, per dir cosl, la letterale retroversione : « Q11an111111 habebis, ta11tus eris »; e dice che era un comune e vetusto proverbio. Petronio cc: lo presenta in una forma più concreta e pittoresca: « Auem habeas. aum1 vaJeas ». Questa saggezza si esprime a volte in formule ciniche. La piccola borghesia della vec. chia Roma papale (bottegai, albergatori, affit. tacamere, clien ti di patrw o di porporati) so. leva dire compiacendosi della propria bassez. za : « Dove si manduca il Cielo ci conduca »; e la formula tradiva l'origine clericale sia in quel c rnanduca » latineggiante, sia nella per. fida untuosità di quell'invocazione al Cielo A me è accaduto di sentire espresso il medesimo con cetto, ma con piglio più paesano e meno sfacciato, in un'osteria deU'Isola Sacra, tra siepi di canne che sono ancora queJJe descrit. te da Virgilio o daJJo Pseudo.Virgilio nei di. stici della Copa E' vero che neJ poemetto la. tino c'è un'ostessa giovane e procace, mentre l'ostessa d'oggi è alquanto matura e obesa. Ma l'età e la pinguedine nulla tolgono al suo buo. nurnore e al suo pratico epicureismo. Quel giorno stata invitata da certi suoi clienti a «favorire», e aveva accettato senz'altro, mettendosi a tavoJa con Joro A un altro av. \'entore che la stuzzicava per quella sua di. sinvoltura, rispose proota : « Meglio farri.a ,-o. scia rhe panu moscia». Ho poi ritrovato l'a. dagio nelle schede di Filippo <lliappini. Ma non aveva più l'aroma di quando lo colsi, co. me un fiore salrnastro, alla foce del sempre giovane Tevere.

AOMA 1880 ·VICOLO DELL'ARCO DI GIANO
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lSTINT IV AMENTE, al solo nome: delle: figure: di cera, la gente: arriccia il naso; anche: se r.on tun veduto le: camere degli orrori di Madamc: Tussaud e dc:l Museo chi uon ha confusamente nella memoria l' immagine giacente: di qualche pallido santo o martire coperto di fiori finti e circonfuso di d :bo le luce sotto un a ltare ? La ca pacità deJia materia dì imitare la soffice ca rne, fino a p r.tire essa stessa emaciamento e consunzione, non fissa per sempre come bronzo o !T'armo o legno, che possooo sl alterarsi, ma per effetto di agenti esterni, mentre la cera par subire un deperimento organico, decomporsi da ll ' interno, questa prodigiosa arrendevo lezza a rappresentare la vita e il languore delia vita è certo alla radice: dell 'istintivo moto di repulsione che l a gente prova al pensiero delle figure: di cera. lo molti codesto istinto è cosi sicuro, che spontaneamente essi ricorrono agli scongiuri, rivelando in questo modo tracce di quello stesso oscuro timore che coglie: i selvaggi dinanzi allo specchio o all'obiettivo fotografico Specchio e figura di cera sono, infatti, strettameote legati alla storia della magia ; son come trappole per l'anima dell'uomo, che nell'uno vede emergere il suo futuro, al solo di curvarsi su qudJ'immobile acqua mi steriosa, nell 'altra trasportati , coi Jioca. menti gli occhi, i capelli, quasi l'essenza stessa dci suoi spiriti vitali Agli specchi ci siamo assuefatti, e accettiamo la loro presenza come la cosa più naturale del mondo, eccetto quando,

collocati in posti inattesi, ci da nno un piccolo brivido, blando riflesso d'un primitivo terrore (per possono ancora cosi sorprenderei g li specchi che ci affrontano. sui pianerottoli d 1 certe antiche scale); ma non bastano gli smancerosi manichini delle vetrine dei parrucchieri da signora a farci perdere l'istintivo orrore per le cere.

Le figure di cera son cariche di sto ria Fin da quando gli uomini si resero conto delle qualità della materia, si servirono dc:lla cera come tramite pci loro rapporti con la divinità e colle ombre dei defunti Le figure di ce ra sono state per secoli parte del rituale funebre dci grandi, ed espressione tangibile della ((edenza nei voti. Si votavano in cera al dio che soccorre: ,e votavano in cera i loro nemici alle potenze delle tenebre E in tutte queste sinistre bambc_x:ciate dominava l'idea che la cera ritenesse qualcosa dell ' anima dell'uomo, conservasse in vita, conservasse la vita. offrisse il modo di diJtrugger la vita. Ricordiamo, episodio tipico dell'uso delle figure di cera presso i Romani che, come si s.t, tenevano in casa un armadio con i bustt in cera degli antenati, l'elaborato rituale funebre di Settimio Severo descrittoci da Erodiano. Avevan collocato l'immagine di cera del morto imperatort in una bara d'avorio alla porta dd palazzo; l'immagine doveva rappresentare il sovrano malato, e perciò er.1 molto palJida. Ai due lati della bara ve. gliavano per la più gran parte del giorno a

si nistra tutto i i senato in nere vesti, a destr:t le donne delle· classi alte, vestite di semplici abiti bianchi, senza gioielli : c cosi per giorni ; e di tanto in tanto s i avvicinava no a ll a bara i medici di ' corte, fingevano di visitare i l sovrano malato, e annunziavano che la sua salute andava peggiorando; non appena si giudicava opportuno annunziarne la morte, la bara era portata a spalla per la Via Sacra dai primicc:rii dell ' ordine dei cavalieri e da eletti giovani dell ' ordine senatodale Il costume imperiale romano dell'immagine di cera accompagnante il feretro riappare, in maniera che ci sembra piuttosto misteriosa per l'assenza di prove che documentino una continuità di tradizione, nella Francia medievale, e rimane colà fissa caratteristica dci regi i funerali fino al Seicento inoltrato; riappare anche in Inghilterra, almeno fin dalla morte di. Edoardo Secondo, salvo che in Inghilterra l'immagine era di legno ; e perd ura a Venezia fino alla caduta della Repubblica : la statua di cera del morto doge con i suoi abiti di parata e lo stocco, era esposta per tre giorni nella Sala del piovego a Palazzo Oucale; ed anche cittadini insigni venivano cosl celebrati, Coqle il Tiziano, a1 cui funerali si vide la sua statua di cera c in abito di cavaliere, con lo stocco dOtato a canto e i sprooi a· piedi». In Inghilterra si sviluppò un altro costume, in cui possiamo ,·edere l'anticipo dei musei delle cere: in un 1 cappella deii'Abhazia di Westminster fino da l

G Z U M e O - L A C O R R U Z l O N E O E. l C: OR CF t r e11111 .1: e. • e e • a .1: l e" e t e) F" e t e A Ila a r l

si misero le effigi di cera, ve. degli abiti di gala, di sovrani e d'insignì p<:rsonaggi; e alcune di queste effigi, la pal. lida e rossigna regina E l isabetta, Carlo 11 col suo losco cipiglio, la bella duchessa di Richmond col suo pappagallo favorito, e perlino Nelson nella sua unifocme di Trafalgar, possono vedersi anche oggi nelle loro teche di cristallo, salendo per un'angusta scaletta al piano superiore della cappella Islip. Cosl la l hit'Sa fu culla, come del teatro, anche di quel muto teatro che è il museo delle cere.

Ma certo nessun museo di cere ebbe mai il fantastico aspetto che doveva presentare l'interno della ch iesa della SS Annunziata a Firenze fin verso la metà del Seicento: i voti coprivano le pareti, s'allineavano su pal. chi di legname, dal soffitto, ed eran ligure grandi al naturale di tutta la nobiltà antica di Firenze, e di forestieri signori d'ogni grado e dignità, compresovi un pasci:ì turco che s'era votato nel l.J7l «per aver Maria propizia a' suoi interessi », ligure a piedi e a cavallo, annate con armi vere, chè qua pendevano spade quasi consunte dalla ruggine, là elmi, ]ance, archi, frecce, ogni sorta d'anni di forma bizzarra e straordinaria; polverose e livide occhieggiavano le figure sui g randi ballatoi di legname, o pendevano a mo ' di lampade dal soffitto, da cui talora ca. devan minacciando i devoti con la loro ossatura di legno, il loro fasciame di c::nne spaccate, e l e loro rugginose armi. «Al primo entrare .ti sembra d'essere in un c:amposanto », esclamava un viaggiatore olan. dese verso la fine del Cinquecento; o piut.

:O>to, immagm 1amo, in un consesso di lamie, poichè delraspctto di quei voti possiamo farci un'idea d:tlla. descrizione che il Berni dà Ji Andrea Buondelmonte arcivescovo d i Firenze verso il 1533, il quale era tanto sparuto che gli si raccomandava di evitar le botteghe dei fallimagini o ceraiuoli, come s i chiamavan gli scultori in cera: Frtgge dd cerai11o/i

Au.iocchè non lo ·vendin per 1111 b6to, Tant'è IOIIil, /eggieri, giallo e vòto.

Tra gli innumerevoli « b6ti », com'eran dette a Firenze le f igure di cera, ve n'era alla SS. Annunziata unò che il Granduca France. >eo l non poteva rammentare senza le lacrime agli occhi : rappresentava un bambino nato così nero che il padre suo lo rin negò, e ,·oleva punire di veleno la madre, da lui creduta nefandamente adultera. ma, recato il putfo al:'altare della Madonna, come a invocare d divino giudizio, di nero diventò bianchissimo, il qual fatto era testimoniato dal voto, non si sa se tutto nero o tutto bianco, o <.rema e cioccolato. Oggi, di chiese decorate come fu a quei tempi 1.1 SS. Annunziata, non ne restan che ben poche; ma due cappelle laterali della serena e galante chiesa conventuale di Vierzebnheiligen sulle (OIJine bavaresi han continuato la tradizione dei voti di cera fino ai tempi moderni; e sono, in teche di vetro, don ne in vesti del pnncipio del Novecento, con le bluse a sboffi, alcune simili .1 rozze bambolone. altre veri e propri ritratti, e di solito han posati .ti piedi bambini in fasce, anch'essi di cera: umile e borghese straSCICO d'una voga che aveva furoreggiato tra i grandi della terra. A esasperare il realismo dei ritratti in cera influì nel Ci nqueSeicento la plastica spagnola; non era la Spagna il paese che, in un.t tappella della cattedrale di Burgos, venerava un crocifisso coperto di pelle umana? Alle statue di cera si applicarono vere e proprie capelli cresc iuti su c rani vivi, si dettero occhi di vetro; si ceruì Ji rendere scrupolosamente l'epidermide, riproducendo pelo per pelo la crescente barba. Ecco una testa del Re Sole, opera dell'illustre accademico Antoine Benoist (1632-1717) ; ma chi si ric-orda del glor ioso epiteto del re contemplando questo profilo gri.

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LONDRA • LA REGINA MADRE E LE PRINCIPESSE REALI (Muo e o Tuuaud)

fagno sotto la grao ca pellatura :uruffat:t come il piumaggio d'un avvolto io? Piu ttosto che al Re Sole, si pensa al vegliuJo sessantenne che cc rca,•a di vincere la più implacabile la noia , prc>so l'abito austero vedo,·a Scarron Ecco un busto in ara Ji Pietro il Grande, opera forse del bavarese Friedrith Wilhelm Dubut che morì a DJnZI GI nel 1779. Di tra 1 pannc:ggi s'affama ' ! volto terribile. con gli occhi fuor del!. testa come se urlasse un comaruJo ad un est;rcito sterminato. Dinanzi a yuc. sto volto vicn fatto di ripetere J'inti. - mazione di Ma,bet h all'ombr:1 di Ban. co: «Vattene, levamiti d1 dinanzi aglt occhi ! La terra tj nasconda ! Le tue 0>· sa sono senza midpll.l. il tuo sangue i: freddo; tu non ha1 , ·irtù v1stvn m codesti occhi che sbarn ». EJ C(l<' infine un busto di ferdinando IV dt Napoli (opera , sembra, di Josef Mtiller, statuario della corte austriaca), in cui il trattamento realistico rasenta l'in. discreziooe · negli occhi porcini alla radice del grande naso a sghimbescto, nel. la tumida bocca slabbrata, v'è qualcosa che ci fa quasi aggricciar la p<.lle. tome dinanzi a uno strano ospite di giardino zoologico. Poichè <:erto i segni di anorm,1 lità e di pena effigiati nella cera, più cht colpirci l'immaginazione, ci trafigtlon o quasi nella came, tanto può cella materia Narra Appiano che al funerale di Giulio Cesare si portò b sua statua di cera. che si volgeva J. ogni parte mostrando le ventitrè feritt sul corpo e sul viso; il popolo non resse allo spettacolo e bruciò la sala de consiglio ove Cesare era stato ass.asstnato. E quando Orsino Benintendi, va. lentissimo ceraiuolo. ebbe a i « ooti » apposti dagli amici e dai parenti di Lorenzo dc' Medici per essescampato dalla congiura dci Pazzi, vestì una delle immagini di Lorenzo coi p :m. ni che indossava quando, ferito nelh goia e fasciato, si mostrò al popolo plaudente alla sua salvezza. E nei funerali che si fecero a Tolosa ai fratelli Enrico e Luigi di Guisa fatti da Enrico IIJ a Blois, si potevan \'C· dere triplici immagini di cera degli uccisi: inginocchiati in atto di deposti sul catafalco, e, sul portale della chiesa, rivesti ti dei loro abiti ordì. nar i, nell'atto di essere pugnalati in più parti del viso e del corpo. Caduto En rico IV sotto il pugnale di Ravaillac, si fecero dagli artisti in concorrenza varie effigi di cera del sovrano; una di esse, opera di Miche! Bourdin , fu presa a nolo da un certo Bechcfer, che l'andò mostrando per le province, come risulta da una vertenza giudiziaria seguita tra l'artista e quel Barnum del principio del Seicento a causa dei danni subiti dal pregevole fantoccio. E questa è la prima documentazione che possediamo dell 'impiego d i effigi di cem per un o spettacolo a pagamento. Ma ben più raccapriccianti maniere di morte che queste di ill ustri personaggi assas. sin ati poteva rappresentare la ce ra. Con. nessa con l'uso della cera per preparati anatomici, un'arte che fiorl a Firenze c

a Bologna, è la rappresentazione degli effetti di terribili malattie sul corpo umano. Tra gli scritti di Baudela irc su ll'arte, rimpia.giamo la mancanza d.i un saggio su Gaetano Giulio Zumbo, il siciliano che nel 1701 ottenne d a Luig i XIV un privilegio per la confezione di p reparati anatomici, e che h a riprodotto in tre spaventose sculture in cera le varie fasi della pestilenza. Il visitato re del museo del Bargello a Firenze è anche oggi attirato daj guardiani a un angolo r.iposto d'una gran sala all'ultimo piano. a una stanzetta rannicchiata dentro i l muro d ella torre, e messo dinanzi a tre teche di vetro il cui contenuto h a di sol ito l'effetto di farlo fuggir via tutto scombussolato. E' il capolavoro di il quale, a mo' di firma , h a collocato il medaglione col suo rit ratto ai piedi della figura del Tempo che, in una delle teche, contrasta il suo gagliar. do corpo color rame coi lutei e neri cadaveri in decomposizione che lo at. torniano. Il ritratto è quello d'un uomo pallido, di mezza età, col viso pensoso, o addirittura scavato dal pensiero: Amleto, nella scena dc;! cimitero, potrebbe apparire cosi. Come ha potuto cqstui reggere alla fastidios11 minuzia di riprodurre tutta quella sànie, aggiun. gendo all'opera della peste quella di animali sc hifosi, scorpioni, topi. tarantole, accaniti su quei brandelli di <:arne divorata dalla putredine ? P e rfino le cose inanimate che ammobiliano le spelonche partecipano della corruzione dell'ambiente: un'anfora dalla complicata decorazione serpentina per soffrire dello stesso universale spasimo.

Senza giungere a questi fastigi del macabro, molti musei posseggono piccole sculture in cera raffiguranti a con. trasto il fiorire della g iovinezza e il turpe avvizzimento della vecchiaia in un corpo di donna. « Franceschina aetatis ·suae 18 • Fraoceschina aetatis suae 80» : di qua è una giovine da i capelli fulvi e dagli occhi natmti in un voluttuoso umidore, col busto ignudo coperto di collane di perle (tutta una scuola -d'ar. tisti s'era specializzata nel Cinque-Seicento nelle cosidette « cere ingioiellate »), di là una vecchia adusta, coi seni vizzi pendenti dalle clavicole come da un attaccapanni; l'irta pelliccia in cui è ravvolta è simile alle pelli di bel ve in cui s'insaccavano i primi anacoret i.

L'illusionismo, che favorì la scultura in cera durante l'epoca barocca, fu pure la cagione della sua decadenza ad attrattiva popolare e a curiosità da baraccone nell'Ottocento Dapprima i simu. !acri esercitarOAO la loro malia su i grandi Il Baldinùcci racconta che «si dilettò il Tacca di far Ritratti di cere colorite, ed uno fra gli altri ne f ece al vivo, e grande quanto il naturale, testa con bu sto del Granduca Cosimo Secondo con ciglia, barba e caR,Clli veri, ed occh i di cristallo di tal, m acch ia, che sembravano i suoi propri, e tutto il Ritratto non persona finta, ma vera e viva; tanto che seguita la morte di quel Gran Principe. Madama Serenissima Cristina di Lorena la Madre, che talora nel passare

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FERDI N ANDO IV DI NAPOLI ( V Ienna, an Famltlenftdelkommlss;blbliothek)

presso a quelle contrade per portarsi a sue devozioni, entrava per suo diporto nella casa del Tacca per vedere l'opere sue, prima di farlo, ordinava che si facesse toglier di luogo il Ritratto, non soffrendole 11 cuo re di tornare a veder vivo, ma però in una muta Statua, il ca ro figliuolo già fatto pr.eda della morte». Il drammaturgo inglese John Webster, nella sua Ducheua d'Amalfi (rappresentata prima del dicembre 16 14), immagina che i malvagi fratelli tentino di far morire di crepacuore la duchessa presentandole le figure di cera del marito e dei figli in apparenza morti; c la povera donna crede veri corpi quelli che non sono che opere dell'eccellente artefice Vincentio Lau. riola (nome che non si trova altro che in questo dramma, sicchè il Webster può averlo inventato). La contessa di Harcourt, nel 1769, faceva eseguire in cera l'immagine al naturale del defunto marito, e, abbigliatala della sua veste da camera, la collocò in poltrona accanto al proprio letto. Ma possibilità illusionistica delle cere non si limitò a far sembrar vivi i morti, e morti i vivi; s'adoperò anche a creare errori di persone, come narra in Cent'anni il Rovani, che sfruttò l'espediente per la trama del suo romanzo : «Era da drca mezzo secolo (siamo nel Settecento) che in Francia, dove si davano in pubblico persino otto balli alla settimana, si era introdotta la. perversa invenzione delle ma.Jchere-ritratli, le quali eseguite da pittori esperti e da plasticatori, rendevano vivo la sembianza di chiunque si voleva. Questa ma. Jrhera-ritratJo di solito la si copriva con un'altra maschera qualunque, la quale, levata con destrezza, lasciava intravedere il volto impestato che stava sotto, e che ricoprivasi tosto, onde impedire si potesse conoscere l'inganno... Giovani scaltri assumevano il volto di fortunati amanti a ingannar donne e donzelle inesperte. Donne gelose, e gelosi amatori e mariti, traevano io insidia donne e amanti creduli, dal che derivavano vendette e delitti».

L'illusionismo trionfò nei « gabinetti delle cere», come si chiamarono i primi musei di figure di cera Cominciò il Beooist, che nel 1668 ricevette a tal uopo un privilegio reale, a mostrare personaW. di corte e potentati; poi la cerchia delle figure memorabili si allargò, e nel 1783 lo svizzero Creutz (Cur. tius) apriva nel suo gabinetto sul Boulevard du Tempie a Parigi una nuova sezione: la «Caverne des grands voleurs ». Al Théitre Curtius si mostrarono, in cera, le teste degli illustri ghigliottinati, e la nipote del Curtius, destinata a diventare la famosa Madame Tussaud di Londra, asseri sue Memorie pubbl ic;.,e nel 1838 di essere stata costretta dal governo rivoluzionario a ritrarre le teste appena staccate dal busto, ma può dubitar_si che questo fosse un particolare sensazionale inventato ad uso dei Britanni, notoriamente vaghi di esecuzioni capitali. Nell'Inghilterra vittoriana le f.igure di cera furon popolarissime, e il Dickens immortalò una collega di Madame Tussaud nella incomparabile Mrs. Jarley della Boltega aniÙfNar.io « delizia della nobiltà e della borghesia »; a costei faceva dichiarare : « Non arriverò al punto di dire d'aver visto figure di cera proprio uguali a persone vive, ma certamente ho ve. duto persone vive che erano esattamente come figure di cera».

GINO BONICHI, detto Scipione, era stato atleta: prima che pittore, c lo mostrava anche nel vestire; i maglioni, le << giacche sport » tanto in voga nei giovani artisti d 'oggi, fu il primo lui a portarle con spavalderia. Giova dire che generalmente i pittori hanno sempre avuto un certo gusto nell'abbigliarsi in maniera da apparire tipi singolari, sprezzanti verso g li usi canuni. La pittura è ·un'arte che molto si avvicina, in quanto mestiere; all'a.rtigiaoeria; la bizzarra maniera di vestire di molti pittori non è dunque che un'insegna di bottega. Trattati come esseri strani e fantastici, ci ten. gono a non venire confusi nemmeno in apparenza èon i «borghesi », troppo aridi e positivi. Scipione era un grosso ragazzo biondo, con le gote rotonde e rosse di certe donne di campagna. Sulle gote gli scendevano due lunghe basette, e i capelli ondulati, cascanti all'indietro, gli facevano una curiosa testa fem'minile. Càpita a volte d'incontrare per le strade di Roma èerti giovani con la testa che si di. rcbbe quasi di donna Nei musei, spesso i bianchi volti degli antichi romani raffigurati nei busti marmorei paiono quelli di donna grasse, torbide e pigre. Si leva, da quei marmi levigati e sensuali, l'aria odorante dei ginecei e insieme delle cucine annebbiate dal fumo della selvaggina arrostita.

Scipione nacque nelle vicine Marche, trentacinque anni fa. Rapido fu il suo passaggio su questo mondo. Morendo, lasciò nel ricordo di molti l'immagine di un rosso fantasma vagante nelle vie notturne di Roma; all'alba gendo la pura luce e gli onesti passanti, come i ladri o le femmine dagli occhi cerchiati di nero ch'egli tanto si compiacque dipingere.

In una monografia pubblicata in questi giorni a cura di Giovanni ScheiwiJier (Hoepli, Milano), Giuseppe Marchiori parla di Scipione come un ultimo figlio di Roma barocca e romantica, che forse esagerava la propria miseria morale. Non abbiamo mai conosciuto Scipione, ma non è difficile, attraverso la sua opera di pittore, le sue lettere senza riservatezza e pudore, ammettere infatti un certo gusto verso le proprie miserie, un accento letterario di affettuoso compatimento e acre di. sprezzo verso sè stesso. Tutto ciò non è raro nei malati come lui, cosl come appare carat-

teristìco l'eccitamento sessuale che divora questi malati, « Sono tanto tormentato dai sensi che è cosa spaventosa », scrisse in una lettera dal sanatorio. Certi quadri soprattutto gran parte dei suoi disegni, tradiscono un'acuta smania dei sensi che diventa quasi un grido · prolungato in certi nudi femminili definiti con un sol tratto sinuoso di penna. Disegni che rappresentano seoz'altro il meglio delle sue qualità d'artista timoroso di Dio e affascinato dal peccato. Amico dei letterati, Scipione appariva non sprovvisto di intelligenti letture I.' ardore e la smaglianza della poesia di Gongora dicono gli piacessero assai Scrisse poesie egli stesso, versi che dipingono strani paesaggi pieni di lucertole, di civette, d'alberi scorticati e teschi abbandonati sulla polvere, ove la luce s'abbatte rovente e cupa. Motivi che ricorrono anche nei suoi quadri più fantastici, nei quali il barocco sembra avere un'ultima riviviscenza, ma ormai in completo disfacimento. Tutta la pittura di Scipione è un barocco che agonizza, incerto se gettarsi nelle b'raccia di Dio o del demonio. La Roma del più fastoso e splendido cattolicesimo è spesso nello sfondo dei suoi quadri, ma in un'aria funesta e allucinata che vagamente ricorda quella di certe opere del Greco e di Goya Solo che, in Scipione, il funebre sorriso del peccato corrompe ogni cosa. Gli uomini e le donne di Scipione corrono verso la n era perdizione levando il Braccio in segno d'addio alla virtù, cui mostrano i denti e rivolgono sguardi pieni d'odio o di sinistra ebbrezza. E, a mano a mano che la morte s'avvicina al cuore di Scipione, i suoi angosciosi perSOil!aggi, ch'egli più non dipinge ma disegna su fogli bianchi, appaiono investiti da una cruda luce che li fa sempre più trasparenti e, come il radio, ne rivela lo scheletro. Essi somigliano agli spettri che vagano nelle menti ossessionate, e non sono più se non i simboli della disperazione e dei' rrmorsi di un morente.

Dopo la breve e drammatica apparizione di questo pittore, ogni ragazzo che s'iniziava all'arte si sentiva còlto da se8reti mali ; inseguito dagli spettri Si cominciò a disegnare molto, in quegh anni, in Italia : uomini con le mani in alto, fantasmi in fuga verso squallidi e misteriosi paesaggi l più intelligenti credettero meglio e giovevole imitare l'arabesco snodato e continuo della penna di Scipione. Ad altri invece piacevano le dita contorte e artritiche del «Cardinale decano», dei disegni satirici e dei ritratti fantastici d'Ani ante o Barilli, che apparivano nell'Italia LeJtertWia. Il fascino di Scipione durò per anni nei gioYani, ai quali egli aveva dato l'illusione che l'arte non fosse più d'un gioco sfrenato ed esaltante. nessuno resistette a quella specie di corrente ad alta tensione.

In realtà non vi resistette lo stesso Scipiooe, I molti disegni lasciati nelle cartelle sono come le fiamme che bruciavlUlo rapidamente il suo grosso corpo sanguigno, rivelano la straordinaria eccitazione dei suoi nervi nei quali la vita si raccoglieva e cercava sfogo, sentendo avanzare la morte. ll disegno, arte assai più libera e immediata della pittura, meglio gli si prestava all'ansiosa, febbrile urgenza delle ispirazioni. La pittura noo fu per Scipione che una maniera di fissare le spettrali immagini dei sogni, di dare una forma concreta ai turbamenti dei sensi, al tormento di liberarsi dal diavolo per abbracciare Dio

2e
VIMBNTIN'I
tòiiNO
27 SCIPIONI!
: COitTIGIANA ltOIIIANA (l'ate l'aUorl)

WILDE INEDITO

Dopo il critico Guillot de Saix è rill5cito a scoprire tre brevi scritti mediti di Oscar Wilc:k che, sembra, facessero parte d'una raccolta intitolata : L'albergo del Sole Ecco i tre brani :

L'ISOLA

DELL'OBUO

Un giorno, llicuni ma.rinai sbarcando in un 'isola deserta, ignorata da tutti i geografi, vi trovarono un bel vecchio dal colorito fresco e l'occhio chia.ro che li accolse sorridendo.

Quest'uomo non era vestito che dai suoi lunghi capelli che scendevano come un mantello sulle sue spalle, e dalla sua lunga barba che, come un grembiUle pudico, gli arrivava fino ai ginocchi. I muinai circondarOno lo sconosciuto e gli domandarono di raccontar loro la sua storia. « Tutto quel che posso dirvi, il v«chio, sempre sorridendo, è che sono venuto qui per dimenticare » I mariani, curiosi, strinsero il cerchio : « Dimenticare che cosa? »

L'uomo sempre sorridendo, rispose : «l'ho dimenticato>>.

L'OCCHIO DI VETRO

Un riccone, essendo stato vittima di un banale incidente di accia, divenne orbo di un occhio: si fece confezionare un occhio di vetro speciale, un occhio ammirabile e perfetto, degno della sua fortuna.

Il più puro cristallo e lo smalto più fino ne facevano un piccolo capolavoro.

Nell'acqua verde della sua pupilla scintillavano pagliuzze d'oro, e l'iride sembrava vi. va, profonda, cangiante a vellutata

IJ riccooe mise l'occhio al suo posto, e se ne tornò assai soddisfatto che quasi s'inna. morò di ;è stesso. Volle allora consultare il suo miglior amico.

« Ebbene, gli disse raggiante, che cosa pensi del mio occhio di vetro? »

L'amico rispose tiepidamente : « E' davvc. ro quel che si può fare di meglio »

« Come, non sei sbalordito! Non è forse la vita stessa? lo ne sono cosi sorpreso, che distinguo appena il falso dal vero; guarda

e7h/à

bene, osserva meglio e dimmi se si vede qual'è l'occhio artificiale».

«Questo, rispose l'amico senza esitare»

«E come l'hai indovinato ?».

c E' il più bello>>.

« Oh! tu sei in malafede! è perchè lo sapevi! Ma facciamo una prova Vieni con me nella stu.da ».

I due amici escono e il riccone scorg e vi. cino a lui, contro il muro, un mendicante irrigidito dal freddo

« Amico mio, gli dice, volete guadagnare una corona? ».

« Una corona! dice il povero, ciò mi fa rebbe davvero piacere. Non ho mangiato da due giorni e ne ho davvero bisogno ».

Spalancando il suo unico occhio, il riccone si pianta davanti all' arbitro, mettendo nelle sue mani una moneta d ' argento.

« Guardate, esaminate con calma. Io sorao orbo di un occhio. Ditemi quale dei due miei occhi è di vetro »

Il mendicante, senza esitare come aveva fatto l'amico, d ice subito: «E' ».

«E' davvero sorprendente! E come l'ave te indovinato?».

« E' molto semplice, signore, risponde lo straccione, è il solo nel quale abbia visto un po' di pietà ».

L

'UOMO E IL SEGRETO

C'era un uomo ricco al quale la sua ri cchezza procurava molte noie Un giorno, un individuo dall'aspetto losco e deciso andò a dirBli : « Signore, io, io conosco il vostro segreto, e se voi non mi darete mille sterline lo rivelerò al mondo, e sarete un uomo per duto ». L'uomo ricco, preso da paura, dette quel che gli era stato chiesto.

Il poco scrupoloso personaggio prese l'abi tudine di venire di tanto in tanto, quando sentiva il bisogno, a rinnovare la sua richie. sta, e finl col vivere di questa indolente in. dustria. Ma, nonostante tutta la sua fortuna, l'uomo ricco non potè impedire alla morte di a,vvicinarsi

Quando si vide agli ultimi, l'uomo ricco fece chiamare iJ suo ricattatore e gli disse con voce in cui l 'ironia si mescolava all'an gosda : « Ora che sto per morire, ditemi, amico mio, quale era il mio segreto?>)

AR(;HI\TICt

Resta ora da esaminare un 'ultima questione, che in breve tempo potrebbe diventare urgentissima dietro gli sviluppi della guerra attuale : La questione dei principati e delle bocche del Danubio, nei loro rapporti cogli interessi dell'occidente e la ricostituzione d'Italia. Il gabinetto di Pietroburgo diviso tra gli antichi progetti su l' impero ottomano e la necessità di portarli a compimento senza spaventa re l'Europa, ha dovuto adottare una politica ora aggressiva ora paziente, ma costantemente abile, che l'Occidente segue con occh i inquieti fin dal regno di Caterina, e Chi! riceve oggi il giusto castigo d ' avere per un istante dimenticato la sua vecchia reputazione di prudenza e di destrezza La Francia e l'Inghilterra. costantemente in da un secolo, hanno vegliato af. finchè la Russia non potesse mai mettere le mani sul suo debole nemico, ch'ella avrebbe schiacciato sotto la sua forza preponderante E' questo certamente, fuori d'ogni altra apparenza, lo scopo che dovrebbe avere la politica di questi due imperi. Un mezzo per arrivarvi prontamente e porre così per sempre l'impero ottomano al sicu ro da un tale danno, deve essere stato certamènte intravisto dagli uomini di stato dei due paesi Si deve però supporre che delle gravi ragioni, o il corso degli avvenimenti, ne debbano avere resa impossibile.

L'intero possedimento del corso del Danubio, o almeno una specie di sovranità sugli stati rivieraschi, simile a quello che l'Austria ha saputo imporre sugli stati italiani, darebbe a questa quella formidabile preponderanza che l'alleanza attuale si sforza di togliere llila Russia A un nemico lontano, con sudditi in parte ba.rbari, le di cui imprese sono spesso inorgan iche a causa del clima, del difetto di comunicazioni, dei deserti, ckll'immensità dei suoi possedimenti, verrebbe a SOstituirsi un nemico che è solidamente stabilito nello stesSo centro dell'Europa, con popolazioni civili, ricco di facili comunicazioni

(MASSIMO D'AzEGLIO: Sulla tùostiluzione dell' Italia)

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OSCAII WILDIE Plttto Lonahl . Parttcolart L'ATTOIIE MOIILIEY NIELLA PAIITIE DI DSCAII WILOE

S I I I i.\ t Il t 1

IL GENERALE Sceberas Testaferrata nel · giugno dell 'anno 1817 scriveva a Sua Altezza Reale il Principe Lodovico di Baviera io merito al «viaggio estremamente periglioso » che detto personagg io stava per intraprendere nel Regno delle due Sicilie. « Essendosi degnato più volte il nostro Prin. cipe d'interpellare il mio sentimento sopra i due oggetti più rilevanti del viaggio che S A. R. si propone di intraprendere nel Regno délle due Sicilie ed insistendo tuttora di averlo da me in iscritto, non farò dunque nella presente mia che açcennarvi quel tanto già comunicato di viva voce a sl illustre personaggio. Sul prossimo articolo che riguarda la scelta della migliore stagione onde evitare i pericoli dell'insalubrità deH'aria, il tempo più opportuno per I'('Secuzione del viaggio dell'interno di quell'interessantissima isola, giacchè la primavera è ormai trascorsa, S. A R. dovrebbe fissarlo per il principio del mese di ottobre; nel qual tempo essendo cadute le prime pioggie autunnali, l'atmosfera trovasi allora purificata da tutte le perniciose esalazioni che cagiona un suolo privo di abitanti e di cultura; ma che nella felicità di quel clima la temperatura suoi rimanere sino alla fine del.

l'anno costanten1ente dolce e grata. lo quanto alla seconda parte di detto v iaggio e ch e ha rapporto alla navigazione è mia invariabile opinione che S A. R. prescielga a tutt'altro porto del M edi terraneo quello di Napoli ove offresi la comodità di un Regio Brick di diciotto pezzi di cannoni e la di cui partenza segue una volta al mese. La brevità del tragitto come altresì la sicurezza di S. A. R. viene con sì favorevole congiuntura sufficientemente garantita da ogni sinistro evento...

La profonda cognizione che ho del Regno di Sicilia nù dà l'animo di rinnovare a S A. R. l'offerta dei miei servizi ed affine di convincere il Principe Reale della lealtà delle mie intenzioni, non avendo altro sco po che quello di accompagnarlo in un viaggio estremamente periglioso, mi esibisco di rendermi al luogo del suo imbarco per soUevarlo daldella mia persona. (Geheimes Hausarchiv- Mon aco di Baviera I B 37) »

Si mostrò difatti gravosa la persona del Ge. nera:e Testaferrata e più invadente di quanto non facesse prevedere l'umiltà di questa missiva. Su tutto metteva bocca e in og ni occa. sione f:lce va pesare il suo grado, la s ua età · c la sua dignità. lodovico rispondeva a tono.

«Una ,·olta. racconta il ·dottor Ringseis che accompagnò il Principe in Italia come medico personale, giungemmo verso sera ad una posta dove tutti eravamo çerti di pernottare. Il Conte s'affaccia alla .finestra della vettura c ordina : fecmare, scendere, scaricare! Nello stesso istante il Kronprinz sporge il capo e grida ridendo: a sedere, cambiare i cavalli proseguire! « Certo ci toccò pernottare più avanti in un alloggio peggiore, ma intanto il Kronprinz aveva fatto ca pire che non si fa. ceva mettere la testa sotto i piedi da nessuno».

Il dottor Ringseis teneva una specie di g iornale di bordo, tanto più appropriato qu e. sto nome in quanto che la carrozza nella quale t)? li viaggiava al seguito del Kronprinz «egre. g1amente allestita, grande co me una casa, piena di bottiglie di buon v ino e di parecchie prov. viste alimentari » era chiamata dagli Italiani il bastimento di Baviera.

Ma tornando a Testaferrata, il signor Conte apparteneva ad una antichissima famiglia sici. l1ana trasferitasi nell'Isola di Malta. Si diceva discendente dalla stirpe dei Capodiferro e apparteneva a quella schiera di nobili italiani che aJ tempo di Carlo Teodoro si trasferirono in Germania per servire nelle file dell'eser-

EX VOTO SICILIANO

tito bavaro. Er.t in complesso brava persona e godeva fama di ufficiale valoroso <' colto. Ma la sua m2ggior glor ia era di essere st a to il primo a scoprire la rotta di Napoleone , erso !"Egitto Navigava alla volla di Malta t)uando c redette di avvistare in una nave quella fatale del Corso. Fuori di sè dall'emozione cominciò a gridare da una parte all'altra del ponte : fe le JiraiJ à I'E11rnpe, mti. à t oli/t- /' E111-ope! e con questa frase era entrato forse neiJe grazie del Principe

Anc:he Georg von Dillis era stato in\"itato aJ '\<compa.gnue Lodovi co in Italia, come pittore di merito e come consulente tecnico per gli ncquisti c he il Kronprinz si era proposto di fare .Anche Dillis aveva circa sessanta a nni , era prete, ma di dubbia convinzione, sebbene come ci dice il piissimo Ringseis durante il viaggio celebrasse di tanto in tanto la messa. Il Conte Carlo von Seinsheim, .-ome ex ministro delle finanze, era stato incaricato della contabilità · e segnava tutto scrupolosa. mentt· fino all"utimo centesimo di elemosina: « a un povero soldato bavarese », « reparatura della carrozza», «buonamano ai postelioni », « per mangiativa », c staliero », «per vestito nuovo all'Ispettore Dillis >> <<scudi 2,4 per li bovi alla salita », «per passare il fiume» , « per passare il ponte >>, « colazione e pranzo per li servi >> e così via.

La servitù che viaggiava al seguito del Kronprinz era composta di due servi addetti a lla persona del Principe e di due camerieri unb dei quali era il famoso Checco da molti anni al servizio del Conte di Seinsheim.

In conclusione « il Conte di Seinsheim so'ra la cassa, il pittore sovra l'arte, il dottore sovra la salute ed io sopra tutto » come diceva il Conte Testaferrata il quale non seppe neppure stare, a dire di Ringseis, sopra la Sicilia, perchè nonostante avesse menato vanto di conoscere la Sicilia (« comme ma poche») 51 vide poi di fatto che conosceva a mala pena Palermo e Messina.

LI. comitiva così composta giunse a alla fine di ottobre.

Lodovico viene rice\"uto dal Papa. Lo tro,•a mvecchiato. L"aria è dolce. c Scrivo con la fi. nestra aperta anche quando piove. Il pane costa tre volte quello "che costava dieci anni fa».

Lodovico in tutto si trattenne a Roma due giorni riservandosi di tornare nella Dominante per il famoso carnevale romano. Il bastimento di Baviera imboccò porta San Giovanni e partì per il Regno delle due Sicilie. Era il 29 otto. bre del 1817. Pioveva.

Albano, Velletri, Terracina, per la strada a dire del dottor Ringseis « non si vedono che f accie pallide e smunte di malati ». Siamo nelle paludi pontine. Fondi è un centro im portante: è la posta di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli. La comitiva incontra gravi difficoltà per la verifica dei pas saporti, tanto che a notte avanzata non rie. scono ad avere il permesso per i due servi che viaggiavano al seguito del Kronprinz Decidono di pernottare. l letti sembravano puliti « Ma sotto il bianco c"era il nero » dice Ring. seis. Si sveg liano, accendono il candelotto, si trovano « tutti rossi come g.tmber i cotti ». Verso le due della notte arriva un messo da Gaeta con il sospirato permesso. Una vera lib<:razione. Domandano al direttore della Jo. canda se per caso il letto non fosse pieno di scorpioni. « No , risponde impassibi le, son o so ltanto dmici e pulci

&oua nf"H,ùofew·

Il Re delle ,[uc Sin l1.: h:. J uo disporre lun!.'O la st rada tra Fondi e Napoi. a ogni miglio un picchetto di guardia c:omposto di cinque o più uomini, perchè le sue strade sono infestate di briganti Il dottore si sente stringere il n1ore al ricordo della Germania.

« Che cosa si deve pensare, scriveva in un linguaggio che avrebbe fatto ridere Monsieur Beyle (e proprio in quell"anno era uscita quella sua guida d"ltalia. il dott. .wrebbe potuto leggere eco molto profitto) c htcosa si deve pensare della moralità di questa gente in un paese do, e sono necessarie mi3ure di tal genere? ln Germania il forestiero "'''g· sin1ro protetto dalla lea:tà e dall"onestà del popolo tedesco. Che tu sia benedetta o patria mia! Tu sei meno bella. ma più mite e ospitale di questo cielo caldo e abbagliante che nutre soltanto serpenti e basilischi! ».

Non parliamo di Napoli. Anche qui i letti sembravano puliti «mentre dovevano essere pieni di quelle bestioline grasse a puntini rossi, pcrchè soffrimmo le pene dell'infermo tino dalla prima notte ».

Di giorno poi bisogna va gul!rdarsi dai ladri sta re attenti che non ti portassero via il fazzoletto o il cappello a cilindro. l napo [etani a vevano una destrezza di fama euro. pea Il pittore Schlotthauer andava un gior. no a spasso per via Toledo e un tedesco resi. dente a Napoli da molti anni .)o istruiva e gli diceva fra l'altro che non era consigliabile portare il fazzoletto troppo in mostra e che da questo si conosceva subito il forestie. ro. In quel momento passa un comune cono. scente, Schlotthauer fa un largo gesto di sa luto col cappello e torna a mani vuote. Un passante glie lo aveva portato \"ia. Un·altra volta a un tedesco fu portato via il fazzoletto. Furente dà uno ssuardo in giro e vede a due passi di distanza un tale che getta in te rr:1 la refurtiva con aria di disprezzo e gli grida : « Ma che vergogna! Un signore, un signo re come lei porta r seco un fazzoletto di co. tone ! ». Ma neppure questi gesti pieni d1 dignità riescono a commuovere il nostro dot tore. Un"altra piaga di Napoli erano gli accattoni : anche qui a dire dello stesso Ringseis si trattava più di una c bravura » che di avidità o di bisogno Il forestiero è uno sciocco, ric co per giunta e diffidente, nell a cui stima ormai non c'è niente da perdere. E' noto qua. le rispetto avesse il napoletano anche allora per i l forestiero che mostrava stima e fidu . eia. Altrett anto nota è la stima che r iscuote. vano gli italiani presso forestieri residenti d;\ lunghi anni in Italia, i quali godevano dello stesso trattamento dei conterranei.

Lo stesso Ringseis racconta di fami g lie da. nesi e tedesche c:he davano sul ca rattere del popolo napoletano giudizi ben diversi da quelli c he egli stesso aveva potuto dare. .A questa ragione psicologica a nostro parere molto importante e conva lid ata dal fatto che la stessa mentalità si è andata formando an che all"estero nelle zone di maggior traffi co turistico (in una famosa stazione termale te. clesca usa per esempio tra i facchini !"espressione : tu sei stu pido come un forestiero, u u ew Badega rt.') dobbiamo aggiungere una ragione per cosl dire storica, ben diversa da t]uella che addu ce il Ringseis il quale b cosiddetta disonestà -degli I taliani con un presupposto razzista, che non lega affatto in quanto che egli stesso Je,•e aggiungere c he proprio il Napoletano era la rc.-gione

quale dopo la Lombardia la mescolanza c:ol s:1 ngue tedesco era stata più atti,·a. A nostro parere invece bisogna rifarsi alle condizion• storiche del tempo senza favolc:ggiare di pre. su nte tendenze innate : qe l regnava una miseria spaventosa e ladri e bri. ganti godevano la p rot ezione de ll a polizia ; si sa c he l a feccia fu uno strumento politico <!i primo ordine al servizio dei governi reazionari e si sa che la famosa mafia la piag:l più dolente che abbia avuto il meridione deve la sua originç alle bande_ armate che il R e delle due Sicilie sguinz.'lgliava alla caccia dei patrioti.

Ma quanto ai « diavoli neri >> del dottor Ringsci.s ripeto si trattava molto più di gente che dava prova di audacia e di saper fare alle spese di forestieri a loro parere goffi e ira. scibili Tanto è vero che si contentavano di rub:tre un f:lzzoletto o un cappello e se chie. devano ("elemosina tene\•aoo a mostrarsi più petulanti che avidi. << Chi riceve due soldi in due volte è più contento di chi ne riceve tre in tma volta >>. Lo stesso Ringseis dice c he in questi bravi napoletani c"è più inso. lenza c spirito c he vera e propria avidità, tanto piit che si tratta di un popolo il quale sa \"ivere co n poco perchè la vita è per lui da più del pane c he guadagna è questa una delle tante nostre virti• dal forestiero quasi sempre malintesa

Ma tornando alla nostra comitiva alle pre. se con « i serpenti c i basilischi » non siamo io grado di dire a qualche locanda scese Lodovico; probabiinente come Goethe a quella del Signor Moriconi al Largo del Castello (il Signor Moriconi abitava vicino alla guardia dei birri) ed anche a lui forse fu assegnata come ad ospite di riguardo la stanza d'angolo che aveva avuto Goethe, col soffitto tutto arabescato. Ma Lodovico non ebbe bisogno del br:t ciere di carbonella perchè l a stagione era buo na e Napoli era piena di sole. Si recò a far a tto di omaggio a Sua Maestà Chi fosse Francesco I ce lo dice Settembrini.

Francesco l regnava « c:oi preti colle spie c coi carnefici » Tuttavia Lodovico nOn pro. nun cia giudizi temerari. Si limita a dire che non è invecchiato, anzi, appare molto più di buon umo re. « E' molto felice del suo nuovo matrimonio (più c he con la regina). Cosl la Principessa Partanna per quanto vici no ai quaranta anni se non li ha passati, ha un bell'aspetto, è molto gentile e piena di fuoco che pare abbia inghiottito !"Etna; è di una vivac ità prodigiosa Mi ha detto che a sette anni era promessa, a undici sposata e a quat tordici madre» (Gha- Monaco).

Chi fosse la Principessa di Partanna moglie morganatica del Re di Napoli ce lo dice il Colletta nella sua storia del Reame di Napoli « Si udì che Ferdinando di Sicilia aveva tolto per moglie una sua soggetta Lucia Migliacc ao, vedova del Principe di Partanna, madre di molti figli , di nobile stirpe. di volgare in. gegno e per antic he libidini famosa. Ella, mog lif: di altrui. pia.:que a Ferdinando di èonna marito ed oggi per fortuna vedovi en trambi placar vollero i rimorsi della coscienza con matrimonio tardi vo. Lo sacrarooo pri. vatamente come in segreto nella cappella del. la reggia cinquanta giorni poi c he fu nota la morte di Ca rolina d ' .Austria, duranti anco. n nelle chiese dell'Isola ed in qualnma delle c ittà pe r la defunta regina gli uffici funebri ». ( Conti1111a )

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1.\NNI

lU: U MBERTO. ,\JHaRo. Ieri, alle ore IJm. berto entrava da lla. 1barriera di porta Venez.ia. s<" guito da due ufficiali in uniforme. Il Re cavakav• un bellissimo cava ll o di mantello n ero. Portava un cappello basso una giacca grigia. l cittadini saJu. tavano l'augusto cavaliere, e Re Umberto rispondeva a tutri inchinandosil sull'arcione e scoprendosi il capo. (Il Popolo ·RomllluJ, 16 ottobre 1889)

STU DE N TI Alle 4 pom. di ieri, gli studenti uni, c r. sitari tennero un'ad unanza all'Università per di,.u. tere su ll'opportun ità di rinviare la sezione d i esame a dopo le e lezioni amministrative. Fu del ibe rato di inviare una Commissione all'on. Fortis, perchè s'in· teressasse della cosa L'on Portis occupatissimo, lu dispiacente <li non poter ricevere la Commission e, ma fece sape re che si sarebbe portato al Ministero del l'I struzione Pubbl ica per informarsi del caso. pregare g li s tudenti a to rnare stamane per una r i· s posta. (// Popolo Roman o, 16 ottobre 1889).

AVVISI ECONOMICI. Da vendersi una milord. un olog-car a due ruote, un phaeton ed un bagher nuovo ID<'dell o; dirigersi signor Giuseppe Masullo. Vi lla M assimo, S. Basilio, dalle 8 a mezwgiorno. Pl!'r Ure 110 mensili. di 5 ca· mcre e cucina in piazza d i Spagna N 90 primo pia· no Bell a posizione. Le chiavi al teno piano. (I l Popol o Romttno, 16 otrobre 1889).

CORRISPONDENZA. Eln1ia Eterno adorato ideale. Leggi corrispondenza che contemporaneamente man do solito giornal e. Forse rita rderà badaci. Mandoti mio indi rizzo, Roma, Gianfelice Primoli, ugualmente dirigerai casa. N o n scuotendoti cosi, comp renderò tu voglia cruddmente condannarmi secolo torture pena, attendendo l'ora di gioia che già felic.resemi e alla quale a costo della vita mai rinuncerò. U nico sognato compenso tanti indescrivibili tormenti Infinit i salutì.

Ieri mi fulminasti. Perdei senno, segui do loroso incidente avvenuto dopo perciò. Mi rimproverasti altrui dimenticando chi sei per me, come posposi te tutto , soffri i molto Vidi infau. sto sera spaghettamento, veriJicai indoma ni cercare tua abitazion e come tu fossi a ltra donna. Avvis;ti Previdi quello succede succederò. Speravo promet· tessi contegno distoglierlo. Mi rimproverasti. 5.> non ti conoscessi, dovrei lui non ingannar si. Impazzisco. Di cesti frase incompresa «vere io f•tto r ide re alt ra volta non so chi dove. Allorchè puoi spiegarmi enigma. Non ammazzarmi tante contra· rietà. J\ssicurami lettera cercherai fargli comprendere smetto Non avrai da> me più dispiaceri. Mercoledl. Silvi o. (/l Popolo Romatro, 16, 17 ott. 1889)

COSE DI ROMA

I fili In tutte l e vie della città, dai ter%i piani in su, è una danza scompigli ata di tutt i i fili elettrici, che le varie società telefo niche hanno im· piantato e impia ntano. Dio ci guardi dal mostrarci scontent i che le comunicazioni telefoniche vanno all. men.t:ando: ma bisognerebbe pure discipli nare la co· sa, dal punto di vista estetico. e anche della sicu· rezza dei cittadini. In una SC'duta del consiglio comunale il consigiiere Vitellc:schi segnalò il pericolo(} permanente cui sono esposti i passanti. Nar rò egli di ferite e anche di morti avvenu te a Londra pf'r rot · tura di fili caduti in testa ai viandanti. La sua conclusione era che bisognava fare i fili sottoterra. (L:r Trib11na 19 ottobre 1889).

I'ROTESTA Parigi. Nella Camera ventura si vedrà probabilmente lo strano s pet tacolo di un deputaio in « blouse "· Il signor Cristoforo l11iori er, socialista, e l etto a Montlucon, ha preso l'impegno vt'rso i suoi elettori di non indossare mai al Parlamento l'unifor me della livrea del capita lista borghese: il soprabito. (Il Po polo Romallo, 20 ottobre 1889).

BI SM ARCK E IL TEATRO Le Hamburyer Nachri· chteo• assicurano che il principe di Bismarck, dacchè il ministro prussiano, non è stato in s ua vitll vn.a dozzina di volte al teatro, e dal in poi soltanto due volte. n l giugno 1879, io occasione delle d' o ro <Ìell ' lmperatore Guglielmo l e dell'lmpe. Augusta; e l'li o tto bre 1889, in occasione della visita dello Czar a Berlino. Bismarck non am.a che le commedie e specialmente le farse, ma non le

SOTTO GLI AUSPICI DEL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE

PUBBLICAZIONE DI 16-24 PAGINE IN ROTOCALCO

Contiene la cronaca politica, diplomatica , militare, economtca della guerra che si sta· combattendo, raccontata da scrittori speci-alisti in ogni materia

Costituirà un primo racconto cronologico e storico degli avvenimenti che si svolgono oggi nel mondo, cosi da darne un organico documentato e completo

Illustrazioni, fotografie , carte geografiche e topografiche , e cartine dimostrative in ogni numero

SONO GIÀ USCITI I PRIMI DUE NUMERI.

COSTA LIRE UNA.

TUMMINELLI

& C.· ROMA MILANO

opere. Egl i stesso ha detto, al p ittore Lcubach, che non ha udito musicale, nè inclinazione P,er la musica , e che a. q ualunque opera. preferisce un netto ita liano od un'armonica s uonata un con· tadino. Anche i figli del Principe di sono poco amanti della. musica.

(I/ Po polo R o mano, 20 ottobre 1889).

L' IM PER ATO RE DI GERMANIA A COSTANTINOPOLI. Si ha da Costantinopoli che in occasione della visita dell'Imperatore di Germania, il S ultan o farà una g ita in col suo augusto ospite nd Bosfo r o. L' Imperatrice visiterà l' « harem •· La g uae· nigicne di Costantino poli ricevette nuove divise. Fu proibito agli ufficiali di andare fuori coll 'ombrello. (// P opolo Romatro, 23 o ttobre 1889).

ESPERIMENTI FONOGRAFICI. R oma Questa se. ra il cav. Copel lo ha eseguito a lcuni espetimenti fonografici nella sala delle bandiere in Campidoglio. Per mvito del sindaco vi ass istevano gli assessori, i consigli comunali e le altre auto rità civili e milita. ri di Ro ma. Nella ventura settimana il cav. Copello,

darà alcuni esperimen ti pubblici nel palauo Ji lklle Art! in Vi a Nazionale a beneficio dei danncg· goat1 dell uragano in Sardegna (Il Popolo RoJPialto. 23 ottobre 1889).

ESTERE P.uigi. Il " Figaro ,. dichoara sotto roserva che l'adesione dell ' Inghilterra alla triplice alleanza fu defin itivamente /issata all'epoca delr ultimo· viaggio del Conte Herbert di Bi. smarck a Lon dr.a. Un trattato offensivo e d ifensi vo diretto contro la Francia fu pure lirmato coll ' Italia. Con questo trattato l'lnghiltttra si impegnerebbe ad uni re nel Mediterraneo la sua flotta con q ue lla del · l'Italia, se: la Francia intervenisse in una gueTra in cui i'ltalia impegnata La noiiUna dell'lmpe· Guglielmo ad ammiragli o inglese avrebbe l'unico scopo di dargli in tal caso il comando flo tte ital iana ed inglese ( !) · (I/ Popolo · , 24 ottobre 1889).

ik: VITTORIO GORllESIO

31

RIVISTA QUINDICINALE

ANNO l N t · ROMA 15 NOVEMBRE 1939 XVIII

ESCE Il 15 E Il 30 DI OGNI MESE

OIIIEZIONE E REDAZIONE

Romo, CIII• Unlvenilorle - Te fono 487389

PUIIILICITÀ

M l lon o, V I e Men1on l numero 14

AIIIONAMENTI

Abbone,.nlo ennuole ltollo • Colonie L 40

Abbon.,onlo ••-•lr ltell o • C olonie L 22

Abbon-nlo onn le Ealero • • L 60

Abbonemenlo ..,.,,,, ulero • L. 3 3

,., obbononi inmro veglio o g ni ol·

r Amminlllr nlone, Rome, C IH4 Unlvera ilarle, o ppur. ,..,. 1•lmporto aul c onto corrente poatelo l 24910

l Monoacnttl onchtt 10 non pubbUee ri non t i restituiscono

OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINElll & C. EDITORI

agsressione wnu u Jkum l iii J nun difese appartt· nenti a una potenza amica nel Mar Nero. Tale atto ebbe luoao senu alcuna dichiarazione di gue r· ra , senu pravviso e provocazione Esso costituisce una violazione che non ha precedenti, dci diritti poù comuni deUa legge, dell ' equità e deUe usanze internazi o nali ,. (MtJJJ ggno 2 nov. 1914).

LA TURCHIA MI NACOA SUEZ l corpi d'Ar· mata di M osul e di Dunuco eia che sono s tati mobiliz.zati, hanno continuato a mandare truppe verso il sud Gò costituisce una preparauone all 'invasion e dc.'U ' Egitto e del anale di Sua, dalla parte di Akaba e Caza.. Le mine da posare n<'l aolfo di Akaba sono giil state.' spedite. (Musagg1ro, 2 nov. 1914}.

LA TUTELA DEGU INTERESSI RUSSI AFFI·

DATA ALL' ITAUA L' Ag111ria Ji Pie. trog ratlo annuncia che il aovemo russo ha dato or· dine all' Amlxls<iatore di Russia a Costantinopoli dì comunicare alla Portil la rottura delle rdazioni di. plomatiche con la Turchia, e gli ha ordinato di partire con tutto il personale dell'Ambasciata e del Consolato e di affidare la protezione degli interessi dei sudditi russi al aoverno italiano. (Messaggero, 2 novnnbre 1914)

PER UN'INTESA BALCANICA TRA SERBIA, GREQA E BULGARIA. Un'intensa aziooe dipl o· mat.ica viene svo lta a Bucarest per stabil ire uoni normal i fra la la Grtcia, la Serbia. Si agisce per convincere la Serbia a cedere volon· tariamente la parte di territo ri rivendicati dai bui· gari e per esercitare una facile s ulla Gre· eia. A questi passi si associata anche l'lnsh ilter· ra, la quale però fino ad or" ha svo lto un a cauta azione 2 novembre 191 4)

UN DIPLOMATICO TURCO COMBATTERA' PER LA RUSSIA ? Si d ice che l'lnca<i<ato d'Affari turco a Pietrogrado, indignato per l'az•one d ei s uo i compauioti nd Mar Nero , avrebbe dichiarato di voler seguire l'esempio del M i ni stro bulgaro a Piegenerale DinùtrieH , che, com'è noto, combatte russo (Ddily 2 novembre 1914)

lo ra il padre Narp, ri volto al r a bbino, dice « Pcc· cato che n o n ci sia un fotografo ! » • fare ? » domanda con cur iosi tà il rabbino E il padre d i rimando : c Per ritrarre il Vecchio e il Nuovu T e· stamento che dormono nello stesso letto '"· (/l Gior. IÌ'/tAlia, 4 novembre 1914)

LA FINE DELLA Gl."ERRA E LA PROROGA DI UN CONCORSO Il n ostro ConcorS<' d'aHualit.l intorno alle previsic ni s ul la fine della gucma eur\1· pea <!ovrebbe scadere domani Ma purtroppo ? u i sismo ancora ben lo ntan i dalla fin-: de!Je osttlità, ciò che c'induce a proropre la data ultime per l'invio dd le ri$poste tutto il l) dicrmbce pros· simo. (/1 Pi((o/o. 14 n ovembre 1914).

IN VENDITA IN TUTTE LE LIBRERIE

POJNCARE' SALUTA LE TOMBE. Il Presiden· della Repubblica., ha visitato stamani parecchi settori del campo trincerato, ha esaminato i lavori di difes.a, ha felicitato le truppe territoriali per il loro z.elo e la perfetta disciplina ed ha salutato, sul campo di battaglia della Mama, numerose tombe di soldati caduti. (Mt SJIIttero, l n o vembre 1914).

BANDIERE TE.DESOlE AGU c INVAUDI ,. (Parig1) La beodjera dd 36. reggimento ddla Pomerania che il Pl-esidente Poincan ha portato seco da Bordeaux, stata trasportata al museo degli c In validi • al suooo della Manigliese e scortata da una della guardia rcpuhbljana. La bandiera stata collocau a 6aocq alle altre sei già ai tedeschi. (Mtuaggero, ) novembre 1914).

FRANCESCA BERTINI PRO EMIGRATI. Causa impegni ddla Frsncesca Bertini coo delle case ci· nematograDcbt, la c mat.in«o ,. cM si doveva tenere oggi, in floma, alle lO aot. al « alle Quat· tro Fontane,., pro emigati, stata rinviata a gio· vcdl p. v alle ore pom. Il pros(amma resta in· variato, (Mtu"gg"o, l novembre 1914)

LA 1UR.CHIA OONntO LA RUSSIA. L'HamùM e un altro incrociatore turco a tre ciminiere hanno bombacdato la città di Theodosia e di NovorOS$isk)•. Un'altra azione navale si svolta al larao di Odessa. L'incrociatore turco s,r,_ SI/i, , 11% ha bombar· dato con successo l& citti di Sdlastopoli, incendiandola. Tuttavia non LDCOra dichiaruiooe di guerra. (Gùmw/e l OOYembre 1914)

l GAAJBALDINJ FANNO LE CARJCHE (Ro ..u). Ogi alle ore n, • piazza delle Carrette 341, presso il Circolo Garibaldi, avri luoso una a.cfu. nanza di garibaldini per trattace la loro questione «<OOnn.ica e fare le caricbe ddl'Associuione oaz.iooale 8Uibaldini. l novembre 1914).

DA UN JlAPPOilTO DJ SUl E. GREY. cii governo britao.o.ico intese, col più rammarico, che qualcbe nave turca aveva compiuto una

l CANI MILITARI PER LA PRJMA VOLTA IN ITALIA Il teatro svizzero di cani commedianti che ha e ntusiasmato i pubblici di tutto ol mondo per la degli esercizi, si produrr:l per la prima volta oggi alla Sala Umberto. Esso eseguirà la commc.'dia in tr<! aHi : T 111/i i n .E' una gra2 iosissi ma parodia piena di si tunion o com icissi me, che divertirà moltissimo gli adu lti e costituirà il n o• 11/tra pei piccol i Siamo certi che no n vi sarà famoglia che mancherà d i fare assistere i pro pri figliuoli a questo specialissimo spettacolo. Precederà un ottimo programma di va rieti. Doman i : PaJq11arirllo. (1\f euaggtro, 3 nov('mbre 19 14)

AUSTRIACANTI TURCOFILI A TRJESTE CON L'OMBRELLO O&gi si è svolta a Trinte una ma· turcofila organiz.zata dai cosiddetti c lec.. apiattini • austtiacanti e persone fide del principe H ohenlohe. U n a quarantina circa dJ costoro. preceduti c;1a quattro albanesi che portavano il fez., con alb testa una bandiera turca issata all'asta d i un - o sgi p iove - ha percorso Il vie p rincipali della città, emettendo tratto tratto deboli voci di : Viva l'Austria! Viva francesco G•u· seppe ! Viva la Turchia nostra alleata ! La popola· z.ione ha assistito a ll a manifes tazione.' con la più pro fonda in differenza. 3 novembre 1914).

CORRISPONDENZE (Gior...Jr J'I1aliu l novem. bre 1914) :

BASToNI!: In questi momenti non lieti sollevami tuo dolct' pensiero certezza tuo amore Ti bacio.

PlPl: Anniversario rievocami felicità. Vivo ama· rez.za pensie ro fisso te adoratissima.

G IOVANI! signorina i11glese, sola e senza un so ldo, aHettuosa, simpatica, istruita, distinta, sposerebbe ricco distinto gentiluomo di buon cuore, amante dell'aria aperta e cani Esclusi anonimi Trattasi SC· riamente. Betty Porta Firenze

LA NOTA COMICA JN GUERRA Un s.acerdo<e cattolico ed un rabbino accompasnano un corpo d 'ar mata francese Il Padre Narp e rabbi Giusburge; sooo sen1prt' insiene e si spi.Qaono 6no alle prime per amminUtra.re gli ultimi conforti a i moribondi Una sera giungono, oltrc.'mOdo stanchi, in un piccolo paese, dove, non trovando disponibile cbt un solo letto, vi si coricano insieme vestiti A l·

DALLE GUIRRIS HAVALIS DI DIMAIH DEL COMAN· · DANTE Z E H MONTECHANT PRifAZIOHI DIL MAGGIORE A. TRIZZIHO

2
i\NNI

L'OTIOBRE a rrossa le foglie e inumidisce !'erba dei prati. Dobbiamo lasciare la via asfaltata ed intemarci per uno stretto schtierc- del !:>osco. Gli stivali lucidi degli ufficiali che ci accompagnano sguazzano nel fango rosse delle carreggiate. Il Colone/ di visionnaire si regge sulla pancia le falde della lunga t unica, nella paura che gli ampi passi dei aiutanti maggiori gliela imbrattino di mota Giungiamo infine ad una nuova strada incatramata che evidentemente si diparte dll quella che abbiamo lasciato un quarto d'ora fa Non capisco il perchè di questa diversi one boschereccia Ora bisogna togliersi le larghe gialle foglie dei platani che si sono incollate alle nostre scarpe.

La nuova strada asfaltata non è molto ampia: ha le curve sopraclevate per essere abbordate alle alte velocità e un completo servizio di segnalazioni Sembra non condurre a nulla poichè si arresta, dopo un ' ampia curva , a una piccola cava di sabbia Di costruzioni visibili non c'è che una ca pannuccia

d i canne fradice d'acqua, fo rse u n rifugio per cacciatori L'ufficiale che guida il g ruppo si dirige però a un lato della strada Un soldato con la giubba sbottonata e la sigaretta in bocca si alza da dietro un cèspuglio al suone de lle nost re voci. Ha l'aria molto pacifica : saluta sorridendo il suo generale.

Poi ci fa da guida fra due grossi alberi , attraverso i cespugli, fino ad una porticina non più alta di un uomo di media statura e piuttosto stretta. Entriamo uno per uno in un breve corridoio: dopo pochi passi il corridoio si divide in due rami. La freccia di sinistra dice « al piano A »; a sinistra « Piano B, C e D».

Eccoci davanti ad una delle impressioni più forti e più strane della nostra vita. -Siamo nell'interno di una delle tante fortificazioni della linea Maginot, in un mondo imprevedibile, che sembra creato dalla fantasia di un romanziere , fra uomini che, come termiti, conducono la loro vita senza sole, fra queste stnne macchine. fra questi ordigni di

guerra, fra queste lu cide e sorde pareti di acciaio e di cemento Un asce nsore ci porta al piano A : 17 metri sotto le radici degli umidi p latan i attraverso i quali siamo or ora passati La temperatura è giusta ; l'aria respirabilissima senza bisogno di macchine filo di condizionatori : sono sufficienti alcuni ventilatori in corrispondenza con l'esterno ad assicurare la prima fonte di vita agli uomini che qui lavorano Siamo sul piano del comando e dei mezzi di collegamento. Le sale dello stato maggiore ; naturalmente ci sono interdette ; possiamo vedere solo il g rande centralino telefonico, la stazione della posta pneumatica e il centro radio. Soldati siedono ai banchi di lavoro : han no tutti un'espressione vetrata, il viso serrato dalla cuffia telefonica o radiofonica , il cornetto appeso davanti al petto Maneggiano con destrezza i fili diversamente colorati che assicurano il contatto fra i vari cavi dei vari g ruppi di opere fortificate Non si distraggono neppure al passaggio del co/o,el. Fanno

\

eserCIZIO di trasm1ss1one; collaudano la perfetta efficienza di ogni linea: « Ao-111 1111

Uin011? », domanda sorridendo un caporale a un compagno di chissà quale parte. Un altro canta al microfono l"aria di Aflpris de ma bionde Ma le parole non sono quelle allegre della canzonetta.

.A11 fond de l' 0111•rage

Nous chanlons el combatlo,Js

lls 0111 d11 rourage, Les gars d11 bèton

Anche il colonnello di divisione deve essere, come noi, alla sua prima visita di un « ouvrage » Maginot. E' compiaciuto. La voce esile del telefonista che canta la canzone guerr iera lo commuove. Si arriccia i baffi grigi. Qui si ha r impressione di essere a bordo di una nave, dove anche gli uomini lontani e ben protetti dal tiro nemico, combattono. Dove ognuno, come nello scafo di un sommergibile immerso dà la sua piccola opera in favore di tutti i compagni, con un dispendio d ' energia forse maggiore che se fosse al fuoco in prima linea. Ognuno è una rotella di un gigantesco ingranaggio. Lumi rossi , verdi e giall i si accendono in complicati quadri elettrici: la rispondenza fra le macchine e gli uomini è perfetta. Sembra quasi che le macchine abbiano una voce per le loro necessità, tanto ogni loro segnale ha immediata reazione nel gesto esatto e pronto del soldato. Dalla sala radio passiamo di nùovo nel corridoio. Questa volta prendiamo l'ascensore dei piani A. B. e C.

Un solo tuffo di quaranta metri ci conduce davanti a una doppia porta d'acciaio sulla quale un gran cartello bianco impone di fare attenzione alla terza rotaia. Comprendiamo di essere nel piano delle comunicazioni. Difatti, al di là della porta, è una stazione di metropolitana quella che ci si presenta, con i suoi scambi, i suoi binari morti, i suoi posti di blocco.

Un trenino a scartamento ridotto viene dondolando sulle rÒt.aie : prendiamo posto nei vagoni che dovranno trasportare i soldati. Sono a panche di sei uOmini entrano su ciascuna panca ; ogni vagone comprende sei file di sedili. Un treno composto di nove vagoni in 4 minuti arriva al punto più lontano del forte: ogni otto minuti può partire un treno, mentre gli altri vuoti, o impiegati per lo sgcmbero dei feriti tornano alla stazione di partenza. Se consideriamo un o11vrage della linea Maginot non soltanto come un 'opera difensiva, ma anche come una possibile e formidabile base di partenza pei un attacco, vediamo che, mediante le sue linee di comuni cazione sotterranee, ogni 12 minuti un nuovo battaglione, con tutte le sue anni portatili, può essere in linea a· circa due dlilometri di distanza dal luogo dell'accantonamento. Ogni forte, in fatti, oltre che i dormitori necessari per l'esigua guarnigione d ifensiva ha vasti ricoveri per le truppe destinate alla manovra.

Noa bisogna dimenticare che la linea M a ginot non è soltanto un opera di difensiva. E' un opera di fortificazione nel vero senso della parola, sfruttabile doè anche quando dalla res istenza si passi all'attacco, creata se-condo i concetti di quel generale Culman il cui nome i cultori di fortificazione sono costretti a ricordare ad ogni passo.

Fu lui che concepì la catena difensiva f-rancia su questi 220 chilometri di frontier:t ,

non come un a specie di muraglia cinese, come una trincea senza soluzi one di continuità. Giustamente preocc upato di non ancorare l'esercito francese ad una posizione che per quanto sicura avrebbe sempre impedito ogni sviluppo guerriero, imprimendo nello stesso esercito combattente una mentalità niente affatto agile e una naturale impreparazione a quelli che, nonostante le fortificazioni, potrebbero essere gli sviluppi della guerra, Culman concepl il sistema difensivo del suo paese come una duttile e snodata linea di « ouvrages », di fortezze sotterranee.

Ogni « ouvrage » si compòne di una costruzione in cemento, garantita da una COpertura di acdaio, divisa in caserme, magazzini, depositi munizioni, centrali elettriche, munita di tutto quello c he può assicurare ai suoi occupanti un regime di vita quale si richiede a chi deve combattere

Alla superfice l' ouvrage, questa grossa isola di ferro, si presenta con le installazioni per le armi. Ad ogni stazione della ferrovi:l che andiamo percorrendo corrisponde una torre affioran te nel bosco, protetta al tiro da una corazzatura di acciaio.

La forma esterna delle torri è quasi sempce triangolare : ognuna di esse protegge un osservatorio, un proiettore, un cannone (ho visto tutti cannoni da 75 o di un calibro che doveva essere circa 40 mm., evidentemente co n compito anticarro), una Sant'Etienne, o un fuci le mitragliatore.

Naturalmente i settgri di tiro di ogni blocco difensivo sono studiati in modo da permettere un'azione unitaria èontro un determinato obbiettivo a tutte le armi dell'ouvrage Cosl pure la direzione pet l'arresto automatico. A.lla mia meraviglia di non vedere le volute dei grossi calibri in linea il nostro accompagnatore risponde che l'artiglieria pesante è dislocata indietro, ai limiti della seconda linea difensiva. l grossi calibri sono stati mantenuti mobili, sulla rete stradale o ferroviaria che è parte integrante della linea.

In tal modo, si può avere una rapida disponibilità delle grosse bocche da fuoco, immediati concentramenti, minore vulnerabilità delle batterie. Gli intervalli fra una fortezza c: l'altra sono coperti da una maglia di nidi pec armi automatiche con campi di tiri convergenti robustamente appoggiate alle ouvra-• ges. Sono le basi per i contrattacchi, giusto le parole del Cuhnan: c La fortific:aJion n'a de valmr que pour a11tant qu'elle peut farilit" /es opératiom d'attaque el de déf.eme de l'artide de rampttgne el multiplier ses chanres de vainrre. FJ/e n' ttrqr1iert sa pleine valeur qu'-en r elalion avec les armées ». Idee che, formulate nel l919, sono ancora oggi di una chiarezza e di una verità evidente. Dav . .. tutta la fronte fortificata, poi, f9rt1 ostacoli di reticolato sono capaci di fermare le fànterie nemiche a tiro utile delle armi automatiche francesi; campi

minati, fosse e ostacoli di spezzoni di rotai e stan no opposte alle ondate dei carri d'assai. to avversari Intanto il nostro treno proce<le per la galleria infinita. Fasci di cavi corrono lungo la bassa volta; ogni poco una lampada gialla i llumina i volti dei miei compagni. Nel buio del tunnel si vedono solo lu ccicare i fregi del generale.

Arrivati all'ultimo pozzo, un altro veloce ascensore ci riporta alla superficie sotto la cupola di una torretta Un sottuffidale vigila i' arma e il terreno antistante: un campo di reticolato basso. Si scopre una vallata bionda, un fiumicello d'argento; un nido di mitragliatrici fiancheggiante l'ostacolo. Da un ' altura corrono i lampi moru di un apparatc ottico. Scendiamo ancora nelle viscere della terra, questa volta a mezzo di un montacarichi per munizioni La discesa lunga lino al pianq D, quello più il deposito di munizioni. Non so perchè ci abbiano portato lino qua giù quando poi alh prima porta d sbarrano il passo. la temperatura è molto elevata. Si suda tutti neUo st retto corridoio pigiati intorno all'uscio dietro al quale è \scomparso -il nostro colone/. Un ufficiale ci spiega che nei locali dopo la porta, dove è immagazzinato tutto il mun izionamento del forte diviso in « giornate di fuoco», un impianto refrigerante assicura la conservazione _del}li esplosivi. ·

Infine il genera le esce con l'aria ben soddisfatta. I suoi baffi, già penduli sotto le foglie cadenti dei bosco, hanno ora un'aria molto guerriera.

Con un nuovo ascensore risaliamo al piano C. Alloggi per la truppa e per le mac;c hine. Qui c'è la centrale elettrica, la centrale termica, le condizionatrici e le cp\lratrici d'aria, le pompe. Perfino la stamperia per gli ordini di battaglione. Ampi locali occupano i magazzini di anni, materiale di casermaggio, viveri.

Poi vengono le cucine, i servizi, i comandi dei vari reparti, le sale i refettori i bagni. Le camerate sono piccnle a pochi posti ciascuno. In genere in ogni camerata dorme una squadra : ogni squadra ha un compito ben preciso. un posto fisso, un itinerario prestabilito per raggiungere quel posto, un certo treno su cui salire, un tempo massi_mo per vestirsi, armarsi e scendere, per dlfe, secondo la terminologia delle vecchie casenne. No, per sa lire al posto di combattimento. Se i capi squadra funzionano, è questo il metodo più sicuro per essere pronti nel più breve tempo possibile. ·

Alla fine del nostro giro ci troviamo in un ampio locale. Un ufficiale richiamato sta facendo ai suoi soldati la storia delle glorie del reggimento. Tutti ripetono in coro « 9 giugno 191 6 », data della medaglia guadagnata sul Il co/otre/ divùionnaire approfitta della per tenere un discorso alla compagruà. Quando usciamo di nuovo nel bosco è g ià buio. Questa volta una colonna di auto militari ci attende sulla strada del bosco.

· Prima di salire sulla mia macchina faccio i n tempo -ad udire una lingua maligna sussurrare all'orecchio del colone/: «Ricordate quel vecchio proverbio francese del quattrocento vilv assiégée, ulille ».

E nel XV secolo, io penso, era relativament e molto p iù difficile che nc:t ora · attaccare una pòsizione di difesa, dati gl i insufficenti mezzi tecnici a disposizione dell'assediante:

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4
M
P. PLED8A..L

LA DIFESA della Francia è un a rg omento ccsì· vasto che in un articolo breve come qu esto mi sa rà possibile svolgerne soltanto alcuni aspetti particolari. Non mi occuperò de ll à Marina; restringerò il mio esame pri11cipalmente all'Esercito, e quanto alle forze aeree .illustrerò solo i punti che giu di co più interessanti per il mio scopo. Il nostro Esercito è costituito sulla base seguente : il nostro scopo (e questo scopo è governato da un'assoluta necessità per la difesa del Paese) è di essere in grado, in tempo di guerra, d i utiliz2are le intere risorse della Nazione Abbiamo perciò provveduto a un c::sercito su piede di guerra che chiam iamo l' esercito mobilitato. Per realizzare un simile occorrono un quadro o un 'ossatura permanente, e del tempo. Ma tutto ciò ossia ii quadro entro il qual e è possibile formare l'esercito mobilitato e il tempo necessario per la sua formazione ci è già dato dall e forze armate normali che assicmano l'inviolabilità del nostro territorio. Usando termini militari, le forze armate normali adempiono la doppia funzione di servire come fopert11ra, cioè come una prima linea di difesa del territorio e di rende r possibile la mobilitazione cioè l'incremento delle forze armate normali fino agli effettivi di guerra Quanto più g rave è la minaccia di un nemico potenziale. tanto maggiori. è chiaro, devono esse re la forza e la prepara-

zione dell'esercito normale e tanto più rapid0 il processo della mobilitazione. Insisto su queste. punto che è fondamentale per lo svolgimento della mia tesi.

Gioverà anzitutto sottolineare la gravità della situazione nella quale ci hanno collocati non solo il riarmo della Germania ma la sua nuova tecnica politica e diplomatica. Nel 1914 la prolungata tensione politica ci lasciò il tempo di prepararci. Dichiarata la guerra le sue leggi furono, generalmente parlando, rispettate. Di conseguenza la mobilitazione tedesca sincronizzò rozzamente con la nostra e i due eserciti si trovarono di fronte quasi contemporaneamente in piena efficien2a. Direi, ( scusatemi se applico un termine simile a un avvenimento simile), che a confronto dei metodi d'oggi la guerra del 1914-18 fu quasi l'età dell'oro Oggi dobbiamo tener conto del disprezzo dei trattati e delle parole date, e rassc:gnarci alla politica del fai t auom pii e dell'esecuzione fulmi nea Tutto ciò è reso possibile dai poteri supremi di un dittatore; dalla esistenza permanente di una forza annata abbastanza forte dì uomini e di materiali per iniziare immediatamente le operazioni ; dalla minaccia di una rapida invasione di divisioni meccanizzate e dal continuo pericolo di bombardamenti aerei da parte di una grande ftotta aerea usata senza scrupoli. Aggiungete a questa

situazione compietamente mutata la dichiarazione di neutralità del Belgio che ha considerevolmente aumen tato la lunghezza della frontiera minacciata. Il pericolo c he dobbiamo affrontare non è stato raddoppiato. ma centuplic.:to giacchè se perdiamo la prima battaglia, :<t: non riusciamo ad opporre fin dall'inizio ai tedesc.bi un·invincibile resistenza, la nostra posizione sarà compromessa molto più che non fu nel 1914 in analoghe.

II

Passerò -rapidamente in rassegna i divers i fattori delle d ifese di terra della Francia alla luce delle considerazioni generali a ppena fatte. l) Fortificazioni. Le nostre fortificazioni sul fronte occidentale furono cominciate nel 19 29. La parte che chiamiamo «il vecchio fronte fortificato», la linea delle .Alpi, la frontiera franco-tedesca fino, e incluso, il Lussemburgo, fu costruita fra il 1929 e il 1934. Rafforzando questo vecchio «fronte fortificato», aumentammo la sua profondità in testa costruendo posti avanzati, e dietro con seconde linee di resistenza. Cercammo di render tneAO scomoda la vita degli uomini che dovevano risiedervi in tutte le stagioni installando nei forti centrali elettriche per il riscaldamento e pçr il condizionamento dell 'aria. Le èoodizioni di vita della guarnigione sono oggi passabili.

La produzione tedesca intensiva di carri armat1 ci costringe a fornirci di una efficacissima protezione anti-tank per esser più che certi che le forze dell'invasore non avrebbero potuto ent rar senz'altro in territorio francese Questo processo di rafforzamento delle fortificazioni già esistenti si dimostrò tuttavia insufficiente. La minacciando alternativamente la violazione del Belgio, dell'Olanda , della Svizzera e della Polonia, la dichiarazione di neutralità belga ponendo fine alla co llaborazione franco-belga per la combinata della frontiera, ci costrinse a estendere le nostre fortificazioni fino alle province inondabili delle Fiandre che l'esercito britannico conosce bene per avervi soggiornato durante l'ultima guerra. II 'caso si ripetè per la Svizzera, costringendoci a fortificare la linea del Giura. Finalmente le rivendicazioni italiane in Tunisia ci spinsero a fortificare le difese di B1serta facendone una base per la nostra flotta e a costruire un'altra linea Maginot sullà frontiera meridionale contro un'eventuale offensiva da Tripoli. Uno dei risultati della costruzione di tutte queste fortificazioni è stata la costituzione di speciali truppe di fortezza Senza queste nuove truppe specialj avremmo dovuto immobilizzare nel cemento armato divisioni attive e saremmo stati privati delle nostre migliori truppe di attacco.

2) Passerò or:t alla questione importante degli effettivi. Come ho detto prima, la mobilitazione è il processo che trasforma gli effettivi di pace negli effettivi di guerra, ciò (.he significa che 600.000-800.000 uomini pos.sono essere aùmentati a diversi milioni, secondo le esigenze. E' chiaro che quanto più piccolo è il margine fra gli effettivi di pace e di guerra, tanto più rapida è la mobilitazione e più rapidamente le unità mobilitate pcssono esser portate all'azione. Riducendo dunque il margine fra effettivi di pace e effettivi di guerra, si guadagna sia in tempo che in qualità, le truppe mobilitate venendo a contenere una maggiore proporzione di uomini delle forze stabili.

Giova qui attirare l'attenzione sulla legge recente che mantiene il periodo di servizio sotto le armi a due anni. Il suo scopo non è di mantenere gli effettivi al vecchio livello ma di mettere anzi a nostra disposizione un importante margine addizionale di effettivi. Il servizio di due anni fu introdotto nel 1935 per ovviare alla diminuzione del contingente annuo, conseguenza della diminuzione della natalità durante gli anni di guerra. A un certo: momento ciò che noi chiamiamo la classe annua corrispondeva appena alla metà del contingente di un anno normale. Per compensare tale deficienza ci accorrevano due classi annue sotto le armi, in altre parole un servizio di due anni pet' ottenere lo stesso numero di effettivi che si otteneva prima con un anno di servizio. La guerra finl nel 1918, e dal 1939 in poi il contingente annuo appare ridiventato normale. Ne consegue che la le'\'a di due anni ci dà oggi un importante aummto del numero degli effettivi e la legge che ne impone la continuazione stata ideata in realtà per procurare all'esercito considerevoli rinforzi.

III

3) Materiale di guerra. Per ciò che riguarda il materiale di guerra mi limiterò a descrivere molto sommariamente la nostra organizzazione. Il nostro piano di produzione in

tempo di pace comprende,·a: l" l'adozione di tipi diversi di materiale; 20 la detea:nina.zione del numero di ogni tipo da confezionarsi sia per rifornimento alle .unità sia per le eventuali sostituzioni. Partendo da questa base, il piano viene svolto con la collaborazione di un certo numero di organizzazioni diverse: a) il Comitato permanente della Difesa Nazionale che coordina la compilazione e lo svolgimento dei programmi di armamento dei tre Ministeri della difesa; b) Il Sègretariato del Ministero della Difesa Nazionale, che assiste il Ministero in materia di crediti ; ç) il Comitato di Produzione formato dai direttori tecnici di tutti i tre ministeri, la cui funzione è di elaborare i metodi della produzione intensiva Sistemate le questioni relative alla preparazione e ai crediti vengono assegnate le ordinazioni. Dopo la nazionalizzazione de ll'industria abbiamo quattro categorie di fabbriche di materiale da guerra : a) gli a rsenali nazionali (cioè le vecchie fabbriche di munizioni) e gli arsenali della marina e dell'aviazione forniti di speciali crediti nel bilancio, il cui personale è militarizzato e i cui impianti sono di propriet.à dello Stato ; b) le industrie nazionalizzate in cui lo Stato possiede un certo interesse finanziario e che controlla completamente; r) le ditte private specializzate nella manifattura di forniture di guerra sotto il controllo dello Stato. che si estende ai loro rapporti con le altre industrie e con r estero; J) le ditte private che hanno firmato un contratto con lo Stato per il rifornimento di certi tipi di materiale di guerra e sono sottoposte soltanto a un controllo in fabbrica e all'ispezione dei prodotti finiti 911a consegna.

La legge votata nel 1938 sull' Organizzazione della Nazione in tempo di Guerra getta le linee principali di ciò che chiamiamo la mobilitazione dell'industria. Per ciò che riguarda i contratti di guerra, la legge delinisce i diritti dei ministeri e gli obblighi degli industriali. Devo aggiungere a questo punto che malgrado tutti questi sforzi per stimolare l'industria nazionale la Francia non sarà mai indipendente dalle importazioni dall'estero. Per questa ragione la libertà dei mari ci è più necessaria che mai. Anche senza le altre mille eccellenti ragioni che la Francia ha di essere 91leata della Gran Bretagna il possesso di (jUesta libertà che solo la marina britannica può assicurarle le renderebbe indispensabile l'a,iuto inglese.

IV

4) Per ciò che riguarda i quadri e il loro allenamento farò osservare che i quadri dell'esercito stabile sono stati molto accresciuti. Il valore di questi quadri reclutati da tutte le classi della nazione sta nel fatto che essi hanno provato di possedere alcune qualità personali per esercitare l'autorità. E appunto per questa ragione sono stati scelti. Ma la loro abilità di comando dipende in gran parte dal loro grado d'istruzione. Sono stati dunque istituiti «Corsi di rinfrescamento » che hanno dato ottimi r isultati negli ultimi quindici anni La frequenza non essendo obbligaroria, su 12.5.000 ufficiali soltanto 45.000, e tra i più anziani, seguirono regolarmente questi corsi.

Per rimediare a tale difficoltà una legge recente, votata dietro consiglio dell'Unione Nazionale degli Ufficiali di Riserva, ha reso obbligatoria la frequenza a queste scuole. Gli

assenti sono puniti con un periodo straordinario d'istruzione di varia lunghezza, sia a l campo che al reggimento.

.5) Tutte queste misure comportano forti spese e possono venir realizzate solo con un considerevole sforzo finanziario. Soltanto i l bilancio generale del Ministero della Guerra è salito da :-;.467 .000.000 di franchi nel 1933 a 9.242.000.000 nel 1939 (non sono inclusi in questa cifra g l i speciali crediti di guerra votati da Daladier). In più la fabbricazione del materiale da guerra ha richiesto la creazioni! di uno speciale credito sal ito da 755.000.000 di franchi nel 1933 a 9.320.000.000 nel 193Y. Queste cifre daranno un'idea vaga dei sacrifici che ci siamo imposti.

6) Il m.io quadro dell'esercito francese sarebbe incompleto se non dicessi qualcosa dello spirito che io anima. Che valore hanno gli elementi materiali senza una base spirituale? Il morale del soldato francese è alti ssimo indipendentemente dal suo ambiente sociale e dal suo credo politico, e non mi riferisco soltanto ai volontari ma anche alle no11Tiali reclute del servizio obbligatorio.

Gli alti comandi dell'esercito francese sono tenuti da generali che e rano capitani c maggiori durante la grande guerra. Furono al comando di unità di una certa e guida.'ldo essi stessi all'azione i loro uomini acquistarono un'esperienza preziosa. Inoltre, dalla guerra in poi un lavoro enorme è stato compiute nell'esercito nei settori deJ1,1 strategia, dell'organizzazione e degli armamenti. L'esperienZ:l così acquistata ha portato nelle prime file capi veramente eccezionali, uomini che a mio parere sono superiori a quanto abbiamo avuto finora.

Il morale dell'esercito mobilitato è quelle di tutta l a .Nazione Non voglio dire con ciò che i nostri uomini si sono accinti leggermente a una nuova guerra; essi sono partiti senza lamentarsi, con coraggio, sentendo che il loro intervento era indispensabile. La giustizia della nostra causa è diventata chiara a tutti' e questo fattore è molto importante per un popolo come il nostro animato da un senM> innato di giustizia, colto, intelligente e capace di prendere le proprie decisioni.

E' chiaro che le forze aeree tedesche possono danneggiuci ma non ci conquisteranno Ricordo a questo p roposito un brano delle memorie di Ludendorff che si riferiscono al 1918 e_ in cui si esprime un grande stupore che malgrado il bombardamento aereo continuo, giorno e notte, di Londra e Parigi la Francia e l'Inghilterra non volessero riconoscersi battute. Tutto questo si ripeterà certamente, m.a per esser certi che il nemico non raggiunga i suoi fini, dobbiamo essere non solo in grado di difenderà ma di attaccare. Per difesa io non intendo quelle misure di difesa passiva conosciute e adottate in qualunque paese còme rifugi, maschere. antigas, trincee, oscuramenti, batterie antiaeree ecc. Ciò che più conta è di disporre le cose in modo che una grande forza di bombardamento non posn svolgere la sua missione senza arrischiare perdite gravi e senza lasciarsi dietro un gran numero di apparecchi. Dall'istante in cui il Paese possiederi una flotta di apparecchi da caccia abbastanza potente per assicurare che un attacco nemico su l.uga scala non possa esser sferrato senza i!

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ris( hio di perdere 10 un a sola volta da 200 a 300 apparecchi qu este spedizioni diven tela n no sempre più rare

Tutti conoscono la grave crisi interna che abbiamo attraversata tteentemente I giornali l'hanno discussa per esteso, seguendo come al solito il loro· costume di sottolineare cd esagerare tutti i nostri punti deboli Ma recentemente è stato anche fatto molto per accrescere le nostre font! aeree. Eccovi qualche cifra. Nel 1937 il valore degl ' impianti e delle macchine delle fabbriche av iatorie equivale\'a alJa cifra insignificante di sessanta milioni · d i franchi, e ciò pcrcbè la costruzione degli aeroplani era considerata un compita di operai specializzati c di piccole industrie. Nel :938 Ja Francia spese quasi un miliardo di franchi di maa:hine, che sono già i nstallate e gii comi nciano a dare ri sultati La capaciti proouttiva dell'industria è cresciuta già con-siderevolmente. Oggi è possibi.le costru ire in una settimana ciò che nel 1938 richiedeva un mese, e tale cifra sarà presto raddoppiata

La nostra produzione aviatoria raggiungerà presto, ne sono coo vi nto, un tale ritmo che sarà impossibile a qualunque forza nemica da bombardamento di arrischiarsi sul nostro territorio senza incorre re in perdite enormi

Il nostro equipaggiamento aereo ha sempre sofferto per l ' infer iorità dci nostri motori M'l i nostri costruttori e ingegneri, grazie alla loro particolare attitudine a un lavoro delicate. (che noi ch iamiamo « finesse ») sono sempre riusciti a realizzare ali che permettevano d i ottenere velocità soddisfacenti a n çhe con tipi infmori di motori. E ultimamente stato messo a punto un nuovo di 1200 HP che ci ha permesso di rifarci del tempo perduto. L 'armamento dci nostri apparecchi non l ascia niente a desiderare

Per concludere, sono certo che prestissimo in grado di controbbattere molto efficacemente gl i attacchi aerei del nemico.

Passati cosl in rassegna i principali ele!1Jenti che costituiscono le nostre font! militari, consideriamone per un momento l'uso. Il nostro esercito ha anzitutto una funzione difensiva, e questo percbè la nostra politica era di pace e noi non avevamo nessuna intcnzion <: di essere g l i aggressori Tale vantaggio è nelle mani del nemico e, almeno all'inizio ci costringerà a rimanere sulla difen si va Questot tattica è inevitabile , J'inviolabilità del nostro territorio essendo un fattore essenziale per il proseguimento favorevole della guerra Le font! che abbiamo in campo equivalgono sotto tutti gli aspetti a quelle che avevamo sotto il nostro comando durante l'ultima guerra.

Quanto all'aiuto inglese, nel 1914 ci riusd prczioso, pcnnettendoci di vincere la battaglia della Mama e di continuare quella d'Ypres. Bisogna però osservare che mentre neiJ ' ultima guerra la spedizione inglese si componeva di sci divisioni oggi ce ne accorreranno almeno il doppio.

Concludendo dirò che le nostre speranze migliori stanno nel valore del comune sforzo anglo-francese, ma a due condizioni: che nessun'ombra oscuri la nostra amicizia e che nessuna debolezza corrompa la nostra azione

La nostra volontà, la nostra unione e la nostra forza costituiscooo la sola nostra sana politica per il raggiungimento della vittoria

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f'ROIITC OCCIOCIITALC : DA UIIA P"CRITOIA DCLLA LlllllA alGP"RIDO

I 7Ct i.\NNI

UN A VOLTA ebbi l'onore di essere ricevuto in udienza dal Re, e poichè non sono, com e · la pri n cipessa d i Lieven diceva modestamente di sè, « abituato alla compagnia dei sovrani », que l gio rno non è passato inosservato nell a m1a vita. Naturalmente ne pa rl o ra ra mente, t solo se me ne domandano, e non ce rco neppure di attirare la conversazione su argomenti au lici per aver l'occasione di produrre la mia esperienza perS<'nale. Un 'udienza reale per un Cittadino qualunque è un po' come il primo volo di chi non s ia aviatore: si sa che a parlarne troppo si farebbe sorridere. eppure si h a la sensazione intim a di aver fatto una cosa che non è da tutti , e se nessuno fa domande o ci chiede imptessioni, si rimane oscuramente male. Uno ha varcato il grande portone sotto gli occhi dei passJ.nti troppo.rari de ll' ora mattutina (perchè non conceder le udienze all'o ra del cambio della guardia. quando suonl la musica?), è stato salutato dal corazziere di guard ia al principio della scalinata, dall'altro corazziere a metà della scalinata, da un terzo coraz ziere al termine della scalinàta; ha consegnato senza confonders i i l suo paltò ai gral'ld i camerie ri sca rl att i ; ha sostenuto cinque minuti di conversazione con un generale affabile resistendo al desiderio eli r l\iedergli ulterion mformazioni sul modo di lOmportarsi davanti al Sovrano; è entrato. ha camminato reprimendo stoicamente il dubbio di essersi 1nchmato troppo profondamente o t roppo impercettibilmente, si è messo a sedere, ha conversato, g li scrnbra, con disinvo ltura, senza fare doma n de e mettendo ogni tanto ne l disw rso la parola « Maestà ». E una volta sceso l terra che di ca: << racconta ! rac<On ta! ».

Ma l asciamo da parte queste va-nità di borg hese genti luomo. Di quella giorna ta mi è rimasto qualche cosa di p iù intimo de ll'aumentato prestigio d i fronte al portiere che mi vide passare col ci lindro inalzato come un gran pavese Mi è ri masto come dire? Non è facile spiegarsi: ma un giorno mi trovavo per strada e c'.erano i cordoni; era su ll ' imbru n ire, e apparvero le car rozze di mezz.'l ga la della Corte, ch e tocnavano da un ri cevimento in Campidoglio; e ra un bello spettaco lo, pieno di decoro; la ca rrOZZ<I staffetta, il plotone arabes<.-ato dei corazzieri trombettieri, il battistrada vecchio e dignitoso, la carrozz.t reale, altri corazzieri, altre carrozze con mo lt e feluche e molti g ran cordoni dentro. Il Re era accanto a un Capo di Stato estero che mi sembra fosse il Fiihrer Aveva l' uniforme ner.1 di ·cerimoni a, la grande, feluca aureolata dall e piume leggere, e fra quelle due macchie scure il viso sembrava ancora più più cereo. più raffinato. La folla applaudiva, Egli e ra distante, come trasognato e stanco; eppure, ecco, a me sembrava che fra Lu i e me ci fosse qualche di v icino, di particolare, di sotti nteso : come un «io slo q11a » .:omunicato misteriosamente con affettuosa reverenza e accolto con benevolenza cortese e contenta.

M i aveva parlato di biblioteche, di libri, di collezioni. Ed io, pur seguendo e rispondendo , perseguivo strane fantasie che mi venivano dall'infanzia. M i che la sera i gioravrebbero portato u na notizia : « Le consultazio ni della Corona: l'onorevole Lupinacci a l Quirinale », c c he la Trib11na 1/lmtraJn av rebbe pubblica to un'illustrazione a co lori dell'importante colloquio: la stessa, mutando

le teste e il taglio abiti,. sulb quale io mi chinavo da bambmo sfoghando una vecchia collezione di casa, e leggendo : · «Re Umberto riceve l'onorevole Saracco ». A tratti mi sorgeva molesto uno stupore ingenuo di aver davanti a me solo il Re c he avevo veduto mille volte inaugurare esposizioni, perduto nelle platee intente al fi lm Luce. Mi colp iva l'erre d:t gentiluomo piemontese che tra luce ogni tanto fra le sil labe del Suo parlare. E a me, calabrO- napoletano, quella consonante allobroga sembrava qualche cosa come il piccolo segno che attesta la purezza dell'oro. e mi attestava la purezza nazionale del Re. Non vorrei davvero che ne i Savoia il piemontese sparisse del tutto in un impreciso, imperson ale italiano da scuola di pronunzia. L'accento regionale è nella frase quello che l'accento tonico è nella parola : il sale, la sua d ignità nativa, e quando un accento regionale p reserva certe memorie, certe continuità, ha un va lore di documento e non si può perderlo. Quanta gente il Re avrà ricevuto in udienz:: in trentanove anni di regno? Centi naia, e forse mig liaia di sconosciuti, per lo più noiosi e importuni, anonimi e quasi senza volto come io sentivo d'essere ; e per ognuno ha funzionato impeccabilmente l a cortesia paziente, la cu riosità benevola su ll e professioni esercitate, su l numero dei f igl i su lla città n atal e. Interminabile cinematografia, docwnentario chilometrico di barbe, di pettinaturé, di c-a lvizie, e anche certo, di picc::ole mancanze ingenue, di disinvolture prese a prestito, di commoventi impacci. r i,•elazioni di umanità sotto l'atteggiamento di parata che pure hanno un significato storico, in quanto testimoniano la scomparsa progressiva delle distanze fra la Reggia e il T erzo Stato. Cominciano l a sfil ata le canizie onorate degli ultimi rappresentanti delle generazioni delle patrie battaglie, coloro che sono uomini maturi a l tempo dei primi sbarchi d'Africa, e stann o per spar ire dalla scena; e poi si ndaci del Mezzogio rno, « c-avalieri della M onarchia ». come venivan chiamati, non si sa bene se per dar loro una patente di lealtà o un diploma di oscurantismo ; professori di università con le loro edizioni d'omaggio, avanguardie dell'influenza cu lturale germar.ica; rarissimi ormai i patrizi i notabi li e reditari, su l c ui ceto sono p assate c risi edilizie e falliment i di b3nche clericali. Li accoglieva il Re giova ne quello stesso che per tanti anni ha fatto compagnia agli alunn i delle regie scuole dalla corn ice sopra la catteéira, e che ancor cggi soprav,.ive in qualche municipio di montagna , in qualche botteghino del lotto o d6cio del registro: vestito della tu n ica nera, dei calzoni bi g i de ll a fanteria di una volta, i capelli scuri e corti. ancora più cort i della pettinatura -<<all'Umberto». Che cercava nel Sovrano quella gente? Ormai si spegn evano nel Paese le ultrme volontà di resistenze censilarie; la suprem a occasione, la suprema. g iustificazione per tornare indietro fornite dal regicid io e dall'orrore c he n·era sorto nella n azione. il Re le aveva lasciate volontariamente cadere allorchè fra il barone Sonnino e l'onOrevole Zanardelli aveva prescclto quest'ultimo, l'uomo del programma d ' Iseo E la borghesia nuova. borghesia d'i ngeg no più c he di capitale, era all'unisono con i l Re. lieta di trovarlo « di idee moderne », non legato a pregiudi zi e diffidenze d i cor.sorteria: un Re che al monarcato come Leone XIII stava al Pap3to, in quel tcrnpo in cui era tanto schiu-

1e17- S M IL A li: FOT OGRAFA IL DUCA 0' AOSTA
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d ersi di idee e rerum nov arum. Ne ignoravano l'influenza sottile sulla politica estera, la parte meditatamente assunta nel riavvicinamento all.t fraric ia, all'Inghilterra, nell'allentamento dei legami della Triplice attraverso a lternative di possibili altre amicizie e concordie. Forse, se avessero conosciuto quell'influenza, se ne sarebbero offuscati : Gesù Cristo primo socialista , e il Re cpe regna e non governa ri a ssumevano l'orientamento politico e sociale d i 9uesta classe rJi intellettuali che si credeva di vedute perchè aveva abbandonato al loro destino i privilegi ddle casseforti che non possedeva · e proclamava la preminenza del l:! Camera alla quale forni, a i deputati Ma poichè erano profondamente morali, buo ni padri di famiglia, si compiacevano del Re buon padre di famiglia anche lui, e lo amavano: di un amore senza cavalleria, senza esaltazioni, alquanto velato di « rispetto umano », però solido, e dal quale si troveranno inaspettatamente preparati e d isposti ad accettare, nel maggio del t 5, la scelta <<autoritaria » di Sal andra in, ece che Gio litti.

la g uerra troncò questo fluire placido di brave persone Di fronte al Re grigioverde di abito, grigiobianco di capelli , apparvero sonaggi di una generazione pi.ù tormentata e F( rplessa. Questi borghesi innervcs it i dalla piazza e dagli smobilitati non ave\•ano nulla in contrario a conservare il Re: ma riputavano consono ai tempi lasciar amputare la Monarchia dell'articolo 5 dello Statuto, (ome d i og ni ultimo fasto e decoro esteriore. Cappelli a cencio radi cali, giacche socialiste apparvero nella Reggia ; « un assiduo » protesta sul Giornale d'Italia perchè un ministro della Marina era andato a giurare nelle mani del Sovrano portando il cappello a cilindro, e il g iornale assicurava che in fin dei conti quel copricapo non aveva un significato ostile all 'evo l uzione a sinistra delle istituzioni Le stesse virtù casalinghe e familiari del Re perdevano il loro potere di attrazione su un a so' ietà c he reclamava il divorzio, cenava fuon leggeva lA garconne. Eppure, e rano precisamente quelle virtù che proteggevano inv isibilmente la monarchia in quell'ora torbida: g iacc hè non era possibile nemmtno alla più spud orata malafede stabilire complic ità o solidanetà fra la Corte e la corruzione frenetica d ei ricchi vec chi e nuovi, e nessun rancore, ness un livore sfioravano la Reggia pur durante ie più alte vampate di odio di classe.

Il segreto. fa forza delle d inastie, la loro ,giustificazione sono nella parola: durare. La attesa è la sapienza dei Re. Forse, al di là della nube di disord in e , di anarc hia , di aspir .; zioni confuse, quali giuste, quali assurde, l ·esperienza del Re aveva saputo scorgere l a formazione di altre tendenze, e aspettava che maturassero, favorite dal buon senso innato del popolo, dalla stanchezza delle masse, dal coraggio dei precursori. Da tempo del resto era sorta nel Paese, pur ai giorni sereni delle pacifiche in augurazioni in palamidone e cappello a staio, un'aspirazione a una ricostituzione della f unzione s torica della monarchia, un ritorno al gusto della magnificenza, e, se anche fra molta retorica, una sete onesta di autor ità. Co loro che se ne facevano i banditori erano una minoranza; erano arald i e potevano sembrare epigoni, portavano una promessa e parevano esprimere un rimpianto. Comunque, avevano custodito e preservato m. seme che lavoratori più robusti avrebbero fatto

germogliare. Bisognava attendere. Fatalistica· mente? Nessuno forse saprà mai opeèare' in quell'attesa, le decisioni precipitose frenate, le capitolazioni frettolose arrestate, le concessioni impaurite evitate da una parola, da un consiglio, da un rinvio.

* * * Settantanni. Se r ipensa a tutta l a Sua vita, deve avere l'impressione di aver avuto due vite, di essersi rein carnato, tanta è la differenza fra le due fasi del S!.!O regno, prima e dopo la guerra, tanto sembrano lontani e medioevali i personaggi a fianco dci quali Egli è fotografato nei parchi di caccia, sui campi delle riviste militari, sotto le pensiline delle stazioni imbandierate Edoa rdo VII, il presidente Loubet, il Kaiser con l'elmo aquiligero

d i Sigfrido sulla testa; e poi l'onorevole Gi olitti, e Delagrange con il suo primo aeropl a no di tela e di canna che pareva, scr iveva Guelfo Civinini, «Un piccolo stabilimento balneare )) Fra g l i italia11i del c Cinquantenario )) e d e ll'Esposizione del 1911 e gli italiani di c gg1. quale differenza di costumi, di atteggiamenti di sensibilità. Non si direbbe lo stesso popolo, è come se una formidabile trasmigrazion:: avesse occupato una terra rimasta vuota. Nomi nuovi, fotmule nuove, gli stessi volt i sembrano di nuovo conio. Di immutato non rimane c he· il vecchio Signore del Quirinale, ed è strano come la sua immutabilità non lo renda nè estraneo nè solitario. forse non è strano : l'attualità della funzione e del servigio regali è a ppunto nella « preesistenza » del

IL PRINCIPE 01 NAPOLI A 7 ANNI
X.o\SLIO L tJPISA.C()J:

FURONO TEMPI assai fortunati per le lettere italiane, quelli aggirantisi attorno agli ultimi t!ecenni del secolo passato; tempi fervidi di lotte, fecondi di opere, tempi che consacrarono celebrità di cui oggi non si ha più memoria e che videro salire e sorgere gli astri di Verga, di Capuana, per esempio, poi di Gerolamo }{ovetta. Di altri ancora, beninteso, ma la nostra cultura letteraria ha dei limiti

In quel periO<Ì,l, la scapigliatura aveva preso il posto della 1- ohème, e tolte le polemiche del caffè e dei giornali, scritto ri e poeti ave\'ano una vita da uomini rangés, vestivano cioè con una certa austerità, erano ricevuti nei salotti della ricca borghesia e della nobiltà, si facevano vedere all'ora de!la passeggiata sui bastioni, parliamo di Milano, avevano case decenti, otppartamenti senza la stanza da bagno ma con uno spogliatoio e il salottino, e frequentavano la Scala.

Ma il luogo delle loro riunioni era il caffè Cova, o il ristorante Canetta Il a due passi, e chiunque verso il 1880 avesse voluto cono5Cere i tipi più famosi dell'ambiente artistico era sicuro di farsene un'idea solo andandovi a passare qualche ora. Nei primi anni milanesi del Rovetta, tra le figure più popolari che si incontravano dove abbiamo detto, c'erano i redattori di Penombre, un giornaletto letterario il cui programma era di conservare intatta la tradizione del realismo e raggruppava fra i collaboratori gli ultimi romantici , Marco Praga, per esempio, giovanissimo e noto per pochissime novelle aUa Verga, il poeta Marietti, il quale aveva questo di particolare, che a un certo momento si era fennato di far versi, non per incapacità, si diceva, o diceva lui, ma per affermare la sua volontà di non fare e, era sottinteso, lasciare a bocca asciutta quanti, allettati da!Je sue prime poe · sie avevano giurato sul suo talento ed aspettavano anelanti una definitiva affennazione. Cera poi Eugenio Bennani che le cronache dei tempi proclamavano il più originale, il più bizzarro di tutta la comitiva, « paradossale, fremebondo, e buono come il pane». Da poco tempo si era iniziata la pubblicazione dell'/Jalia, con l'intenziooe di rivoluzionare la cittadinanza milanese e l'ambiente giornalistico: il risultato non fu cosl travolgente, pure ser-Vl all'affermazione di alcune persona.lità, come Luigi Filippo Bolaffio, di cui ricaviamo dai documenti com'egli fosse c uomo spirit050, ingenuo, intraprendente e sorridente cosl nella buona come nella cattiva fortuna » e il povero Giovanni Gavazzi Spccb, dall'aspetto squallido e malinconico che faceva presagire per lui, come avven n e, una morte violenta. Anche Italo Ronchetti, sarebbe stato un grande poeta ma la volle che anch'egli si fermasse alle

promesse, e monsse anneg.1to nel lag o di Ona, lasciando un l(rande lutto nelle nostre lettere, e questo sia detto senza la minim:t ironia

Era allora redattore del Pu11golo Ugo Sogliani, e firmava i suoi articoli Dottor Bugia, per sttl%zicare Leone Fortis che sull'JJ/ustraziolle Italiana firmava invece Dottor Veritfì, mentre Raffaello Barbiera si confezionava una celebrità a furia di artjcoli sul Corriere della Se-ra e J'IIlustrazùme Popolare. Fra tutti però primeggiava la .6gura di Gerolamo Rovetta, il quale veniva ad affacciarsi nella detta scapig li atura trascinandosi dietro il successo del suo romanzo Matu dolorosa.

La sua infanzia e la prima giovinezza erano state quelle di un ragazzo viziato e di un .6glio di famiglia ricca, cui non si era mai prospetminaccioso il problema economico. Aveva vissuto in una società elegante ed egoista, si era venuto formando nei salotti di provincia, amato e adulato da tutti ; era nato a Brescia, poi in seguito alle seconde nozze della madre si era stabilito con lei a Verona, nel palazzo del patrigno il conte Pellegrini. Noo aveva basi di studio, aveva soltanto letto, ma senza un gusto speciale o una disciplina ben determinata, solo a un certo momento g li era piaciuto frequentare artisti e giornalisti, dopo di che si era messo, ma senza un serio impegno, a buttare sulla carta qualche dialogo. Pare che Ìa causa determinante fosse un puntiglio galante, il desiderio di battere agli occhi di una signora alla quale faceva la corte un rivale che scriveva e rappresentava conunedie, ma non sappiamo quale fosse alla .6ne l'esito del duello teatrale, per lo meno nei riguardi della signora. amata. Il fatto è che egli scrisse acl 1885 la commedia. Un volo daJ nido, che questa commedia. fu rappresentata la sera de! 24 agosto di quell'anno al «Politeama» di Genova dalla compagnia di Fanny Sadowski diretta da Luigi Monti, per la beneficiata del brillante Rodolfi, e che il mediocrissimo la\'Oro ebbe molto successo determinando cosi la carriera e lo stile di Gerolamo Rovetta.

Ma per determinare la sua posizione di scrittore, e venir considerato molto più che non un dilettante, dovevano passare diversi anni. Ne passarono sette, ed ecco M.aler dolorosa, il romanzo che mette in subbuglio i lettori di tutta. l'Italia mentre la critica grida al miracolo e i salotti di Milano spalancano le loro porte d ' oro, invitanti e fastose. Siamo nel 1882, Rovetta ha trentun'anni, ha quasi dato fondo al suo patrimonio, è divenuto intollerante dell < vita di provincia, e il successo del romanzo vuole goderselo a M!lano. A Milano! «...vivere a Milano, la prima ci ttl d ' Italia, dove tutti i letterati fanno furore e tutt.i i giornalisti quattrini! E poi avere la propria indipendenza Oggi lavorare dieci ore e domani andar a spasso tutto il giorno. E la. liberti.? Poter gridare VJ11a l' Italia! a squarciagola, magari in .Piazza dd Duomo!. E poi, .6na.lmente, andare al veglione». Furono parole messe in bocca a Pietro I.aner uno dei protagonisti dd suo romanzo 1..4 baraonda, con una certa intenzione ironica nell'autore, beninteso, ma, lo sospettiamo, con buona dose di esperienza autobiogra.6ca.. Certo non ebbe a lagnàrsi dell'accoglienza di Milano, nè come uomo nè come scrittore, e se noo fosse stato almeno per un certo tempo I'« uomo del giorno», noi probabilmente non avremmo mai preso a parlare Gerolamo Rovetta, e questo non gil irriverenza alla. sua persooaJiti di letterato, ma

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M I LA N O 1880 - LA " C A S A ltO •

pçrchè tra l<: sccmpJrsc , 1 p t:tce soprattutto rievocare quelle che furono oggetto di fotne collettive, le quali stupiscono i nostri giomi come fiabe scordate.

Cosa importa se una revisione postuma della critica ha situato Gerolamo Rovetta. fra i mediocri? Che importa se Paolo A rcari insinua che Rovetta «non apparve mai colloahile fra i pervenuti al bel mondo dalJa strada delle belle lettere », e che « i giornalisti di qualche ent ratura nei salotti migliori, o semplicemente proclivi ad accogliere i rumori mondani, presentarono l'esordiente di MaJer dolorosa, piuttosto che come homo novus, quasi uno sfacct·ndato che avesse trovato il suo bel da fare »? Che importa, ripetiamo, tutto questo ?

Per testimonianza di un altro suo amico sappiormo anche come fosse << accolto festevolmente », e divenisse « il beniamino della società alta, in cui, gran signore d 'istinto e di educazione. stava come nel proprio ambiente naturale », mentre più tardi Pau! Hazard nella Rcvue d es de11x mondes ne tracciava il se guente profilo: « Fu uomo amato dagli dei Non conobbe i penosi debutti degli autori poveri Nato ricchissimo e quasi gran signore, lo si udl talvolta parlare delle proprie ricchezze, senza affettazione e sen za' vergogna. come d{ un dono naturale ricevuto venendo al mondo. Fu tra i giovani eleganti che fanno i belli sul Co rso della loro città... Più che borghese fu piuttosto un aristocratico, con sempre un non so che di distinto nel portamento e nell'abito: quelli che lo conobbero sanno che agli occhiali preferiva la caramella Per istinto e per abitudine amava i vesliti alla moda, gli appartamenti confortevoli, i cibi ben preparati e le mense bene imbandite: tutte le cose buone ed anche le belle ». '

Lo aveva preceduto a Milano anche·la fama di grande amatore : quando era quasi ancora un ragazzo una signora di Verona aveva voluto morire per lui, l'avevano trovata tutta pallida stesa sul letto tra i veli del suo p iù bell' abito da sera, e la fatalità del giovane si era affermata quando la sera stessa lo avevano visto, già dimentico dell'avventura, folleggiare in una festa da ballo. E mettendo da parte la questione della fatalità, vero che la vita del romanziere, del commediografo, fu piena di avventure amorose sebbene non fosse mai questione di un vero e proprio amore : più che altro era innamorato della sua persona, del proprio benes'sere, e lavorò moltissimo per salvare l'eleganza dì cui amava circondarsi più che per un vero e proprio bisogno artistico, accontentandosi di un successo che non doveva sopravvivergli, e la sua vita di uomo si isterill nel più squallido degli egoismi. Si era parlato una volta di un .fidanzamento con una nobile fanciulla ven.czian.a, una Mocmigo, ma la cosa non ebbe nessuna conseguenza, poichè ella non era abbastanza ricca c le sostanze dì lui, che si andavano man mano assottigliando, non sarebbero bastate per due. G iunto a questo punto della sua esistenza, che coincide con la venuta a Milano, incominciarono per Rovetta vere e proprie preoccupazioni di danaro; non che le sue condizioni fossero paragonabili, intendiamoci bene, a quelle della maggior parte dci suoi amici letterati, ma le sue esigenze erano grandi e non si sentiva portato a nessuna rinuncia, per cui dovette entrare nel giro degli usurai delle cambiali e dei protesti, in quel mondo ambiguo e rovinoso largamente rappresentato in quasi tutte le sue opere Da

molto tempo si era messo a fare una corte assidua al noono materno assai ricco, con l'intenzione di diventarne il solo crede, e questa politica pare giungesse al punto da dettargli delle lettere in cui cercava di mettere il vecchio in cattivi rapporti con la propria figlia allo scopo beninteso di assicurarsi l'intero patrimonio Quanti altri stratagemmi non gli suggerì la fantasia pur di accaparrarsi stima e affetto del nonno? Si racconta che per far pervenire fino a lui l'eco dei suoi trionfi di letterato, e considerando che il vecchio non leggeva mai i giornali se non stando nel gabinetto, gli facesse trovare proprio io quél posto, abilmente ritagliati c messi in evidenza gli articoli che consacravano i suoi trion1i. Ma la disgrazi a volle che il nonno Ghisi morisse intestato. per cui tutto passò nelle mani della madre d i e da quel momento l'autore di Maur dolOt"osa si chiuse nella sua gabbia d ' oro milanese e alla madre non rivolse mai più l a parola, ostinandosi in questa posizione per una trentina di anni circa, fino cioè alla morte Visse dunque sempre solo, chè nessuno di quanti scrissero su lui evocarono mai al suo fianco una figura di donna, nei ricchi appartamenti un po' bui di piazza del Duomo, di via Cappellui, di San Barnaba o di piazza Castello, solo con un dòmestico e uno o più cani. Marco Ramperti che allora doveva essere assai giovane, in occasione della morte di Rovetta, evocò l'ululato di un cane che si mescolava al sommesso mormorio degli amici circondanti la salma, e l'intimità delle stanze : ({ un ninnolo, un merletto, una data su un vecçbio nastro, e dappertutto fiori, e ciocche di capelli, testine di fanciulli, ritratti di donne in vesti antiquate, in atti soavi, con qualche mammola seccata tra il vetro e l'immagine>>. Il che farebbe pensare a una vita intima più ricca di quanto non pensiamo, se· tanto decorativismo non ci mettesse in diffidenza.

In fondo, nei suoi romanzi come nelle sue commedie, secondo il giudizio di uno assai al corrente, come· sarebbe Enrico Bevilacqua, «l'impressione che in noi suscita è questa : che a la voluttà del nudo femmineo, agli appetiti... carnivori di uno Zola, di un d'Ann1Ul%io, o a le amicizie caste c sentimentali, odoranti d ' incenso c di peccato che bon osauso Aleardi o Foguzaro - prevalga la lusinga delle eleganze femminili, assaporatrice sapiente di abbigliamenti squisiti, di piedini ben calzati, d'ingioicllature scintillanti, di finezze segrete nelle biancherie, pregne di essenze, di profumi afrodisiaci •· E questo Andrea Sperdli in fonnato borghese, frequentava le corse a San Siro, corteggiava le attrici moda, era abbonato alla Scala, faceva colazione al Cova, pranzava al Rebecchino o al Biffi, dove, per testimonianza sempre di Paolo .Arcari, il suo pasto si componeva sempre di almeno tre portate oltre la minestra la frutta c il dolce Poi assisteva alle discussioni degl i amici riuniti un po' più modestamente attorno a un tavolo del ristorante Canetta. sempre elegante, sempre inappuntabile, gentile con tutt i, e mostrando nel sorriso, fra barba e baffi, la dentatura perfetta. Gli altri si agitavano e polcm.i.zzavano attorno a problemi della massima importanza : alla scuola del realismo che aveva avuto interpreti principali in Italia Achille TOrelli e Paolo Ferrari ma che non sapremmo dcfinire, subentrava quella dd verismo coo le poesie di Arrigo Boito, di Emilio Praga, di Lorenzo Steccbctti, con i racconti della se-

lA S (ò O M P A Il S A, l N ç O Il S O Y Il! N Il! Z l A
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conda maniera di Verga, i racconti di Luigi Capuana, e s'imbastivano sottili disquisizioni per trovare veri.rmo o realiJmo nell ' uno o nell'altro, cosi che le personalità di Giacosa, di farina, di De Amicis e di Carducci erano accuratamente passate al vaglio della critica agitata. Poi venne il trionfo di <Avalleria Rrutiuma il teatro italiano si trovò riformato e da un momento all'altro, e Rov'etta decise anche lui di fare del veriJmo : ci riuscì, perchè era appunto nelle sue possibilità vede re più che sentire così che in fondo la sua riflette il mondo nel quale egli visse e si crogiolò, un mondo di eleganze, di ripieghi, di desider i materiali da appagare a qualunque costo, e sui personaggi e suJle situazioni dominante la maestà del danaro, senza che ne scaturisca peraltro una morale, una figura ve. ramente umana o che pregi stilistici si no l'aridità del contenuto. Il n'a pas assez bmt écrit p.our avoir le droit de ne pas penser, concludeva a questo proposito Pau! Hazard

L 'o pera sua fu una trentina di lavori teatrali e una diecina di romanzi prodotti io circa ven · tolto anni di attività : l'enorme attività dei mediocri , che gli era necessaria per guadagnare mol to. Lavorava giornate intere nel suo silenzioso appartamento pieno di teste di bimbi e di ciocche di capelli, ma più volentieri nei frequenti viaggi prendendo alloggio nei grandt alberghi, e portando con sè perfino dei mobili senza i, quali, dichiarava, di non sentirsi a suo agio Piuttosto piccolo di statu ra, aveva un viso grave, bello e regolare di cui andava assai orgoglioso, amava di farsi fotografare avend-o ti ciono' di saper mettersi io posa sia pure nella più semplice delle istantanee. Sensibilissimo al biasimo come alla lode, non lo lasciava però mai trasparire, e si atteggiava assolutament<staccato dal giudiuo della critica, al punto da dtre un giorno, riferendosi a un giudizio dato su lui, che sarebbe stato un bel guaio se Goldoni si fosse mai preoccupato del Baretti. E, soggiungeva rivolto al critico, voi non siete un Baretti. Non sappiamo se l'altro gli rispondesse che neppur lui era un Goldoni, ad ogni modo per quantQ distaccato si dicesse, era ca:. pace in occasione di un successo teatrale, là sulla scena dietro il sipario calato, di togliersi la pelliccia e regalarla a uno degli attori, di sfilarsi un anello dal dito e farne dono alla prima attrice, e le le nascondeva nel raccoglimento del suo studio o in qualche viaggio. Daltra parte sapeva preparare il successo di un libro o di una commedia attraverso la stampa e letture agli amici, e fu i l primo a far coprire i muri della città di striscioni trasversal1 con sopra scritto il suo nome e quello del recente lavoro. Nella stessa occasione le vetrine dei librai si componevano d i un unicq libro, il suo. Per molti anni fu cosl un autore celebre, i suoi libri erano venduti come il pane e tutti avevano letto Ninnòli, Maler dolorosa , o Il tmente dei lancieri o La baraonda, e quando una sua commedia o un suo dramma facevano fiasco alla prima rappresentazione, si diceva che era « caduta dignitosamente » Poi qualche volta per le strade d! Milano se gli capitava di incontrare sua madre, si volgeva dall'altra parte e con aria disinvolta fischiava al cagnolino, o se la cosa capitava mentre passeggiava al parco, alzava gl i occhi a contemplare il cielo e le nuvole.

LA CULTURA pittorica di Caravaggio si concluse, e non subl in seguito' altri mutamenti, con la sua prima fuga da Milano a Roma, quando il giovane Caravaggio non aveva ancora 18 ànni. Doveva bastargli per sempre aver visto a Milano Leonardo, toccato i Bergamaschi e i Bresciani, e aver sfiorato a Venezia << il pensiero » di Giorgione.

Giunto a Roma nulla più lo distrasse, neppure le «Stanze Vaticane >> nè la « Sistina », dal proposito della sua rivoluzione, essendo il Caravaggio intoilerante di ogni legge che da sè medesimo non si fosse posta o che dalla Natura, sua amante, non gli fosse stata suggerita Av vezzi come siamo a scorgere sem pre negli artisti, anche nei più grandi, le modificazioni suscitate dai contatti con gli altri a rtisti , con i climi e le civiltà, una posizione così netta, come questa di Michelangelo da Caravaggio, assunta si può dire, sin dal primo gesto della sua infanzia che avesse avuto relazione col mistero della pittusa, sa di vocazione e di prodigio.

Ma di prodigio sa tutta l'opera sua, nata non si sa come, in meno di _vent'anni agitati da tutte le avventure attraverso i duelli, le risse, le fughe, nelle camere d'albergo, lungo le strade dei Lazio, sui velieri, a Napoli, a Malta, in Sicilia. Questo giovinetto riss:>so piombava a Roma nel cuore di un'Accademia sterile che col suo professionismo ammantava di nebbie la verità della poesia e di quest'Accademia sconvolgeva l'arcadico gioco. Ma non si assumono , nella storia, siffatti ruoli senza una penosa contropartita.

E infatti l'insediata Accademia non si lasciò diseredare da! nuovo semidio della pittura realista senza combatterlo con le armi di cui le accademie di tutti i tempi dispongono e che regolarmente adoperano nei riguardi dei novatori T biografi contemporanei se non riuscirono ad influenzare i po;teri sulla qualità deila sua cpera, riusciron:> però a trasmettercelo come un assassino giocatore e vizioso e da questa vita turbolenta traevano la ragione del « voiga re realismo » di Caravaggio che accusavano di scarsa fantasia e di scarsa cu ltura Ma egli disprezzava una fantasia e una cultura che neo fosconnaturate all'opera e che rimanessero posticci aggiunti doverosamente al tessut·J r:aturale del quadro.

Un pittore che dipingesse mezze figure e cestelli di frutta con il solo scopo di dipingere frutta e figure secondo la naturalezza del suo temperamento, senza cercare a giustificazione allusjoni letterarie e preoccupazioni di contenuto, non poteva esser coosiàerato nel rango dei grandi pittori dagli Zuccaro o dai D'Arpino ai quali sembrava ovche una « testa » fosse meno importante di una « historia ». Ma Caravaggio non pot{'Va ascoltare nessuno, sapeva che nulla esisteva fuori del suo bisogno di naturalezza

e contro le discussioni dei retori , felicemente pensava forse le parole che tre secoli più. tardi doveva dire Cézanne: « voglio dipingere una mela da turbare tutta Parigi ».

E se si guarda infatti la famosa « Caravaggensis fiscella » dell'Ambrosiana, e il Baccc degli Uffizi si comprenderà quale effi(ienza di peso specifico e quale potenza di realtà naturale queste opere rappresentassero d i fronte alle macchie vistose, vuote, e oss::quiose di tutte le leggi accademiche esistenti dei suoi contemporane i che tranquillamente dipingevano nella ingenua convinzione di andar sorpassando le meraviglie delle Stanze e della Sistina, dato che credevano ad un progresso razionale dell'arte, come progresso del -: !'abilità, che fosse partito dalia imperfezione dei primitivi e poi di Giotto, p er finire, attraverso Masaccio Raffaello e Michelangelo, nelle loro mani E' noto che c'è per le cose dello spirito una giustizia storica a data indeterminata e che le revisioni avvengono naturalmente a dispetto di ogni preoccupazione dei contemporanei. Di tutta la pittura del seice nto resta più un Recco -:on quattro garofani che non i cento pittori di chilometrt di pareti e volte messi insieme Resta .:hi ha toccato' delle corde vere e ne ha fatto scatur-ire un suono. Sia pure uno solo, ma vero e sentito; il resto servirà ai documentari, alle cronache, agli specialisti. Apparterrà cioè alla nostra conoscenza, mai alla ncstra cultura, in · quanto possesso di poesia più che memoria storica.

Caravaggio scese in quella fine di secolo come la spada fredda che portava al fianco quando la serà per le bettole di Trastevere continuava la sua g iornata, là egli ritrovava gli uomini veri, la gente vi\!a e appassionata, là vedeva le risse i lampi negl i occhi degli uomini, le lampade prossime ai volti che :;candivano nettamente le luci dalle ombre. La taverna dovette essere per lui quello che fu per Van Gogh il caffè di Arles un luogo « ou l' on peut reiner, devenir commettre · des cri111es » _ ·

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Quando dopo il lavoro usciva per le strade, dicono i biografi, sembrava attendere a ogni a ltra cosa che non fosse la pittura; poco parlava dell 'a rte sua e nessuno mostrava volesse avere a maestro e non credeva o:he i Greci nè Michehngelo potessero contribuire ad accrescere la sua arte. « Essendogli mostrate, racconta il Bellori, le statue più ce-lebri di Fidia e di Glicone, acciocchè vi accomodasse lo studio non diede altra risposta se non che distese la mano verso una moltitudine di uomini accennando che la Natura l'aveva a sufficienza provveduto di maestri, e per dar autorità alle sue parole, chiamò una zingara che passava e condottala all' Albergo la ritrasse in atto di predice l'avventura». Cosl nacque «L'indovina,. del .Louvre. Agli uomini che posSedevano le re:laziooi potenti e dipingevano tra i velluti. citcoo• .
13 M l c-ti Il L A N G E L O O A C AftA V A O O l O : • A C C O A O O L llS C E N T E (Uifl&l • Fltuze) Ali nati

dati dagli scola tra gli 't>nori ufficiali, eserc itando l'arte del dipingere come i cardinali eserci tavano la diplomazia, questo ragazzo mangiato da un f uoco è persino comprensibile che sia apparso come un Poi in questa favola si insediarono e cerca rono di avvelenargli la vita fino a farlo morire.

D'ingegno torbido e contenzioso, M ichelangelo, giunto a Roma, si acconciava prima con un pitto re siciliano, poi passava a bottega da l Cavalier D'Arpino, princ ipe, al lora, dell a pittura romana. Oggi la pittura eseguita d a quel « principe » nella volta della cappella dei c Contarelii » in S. Luigi de' Frances i. la si guarda per scrupolo prima di uscire dopo essersi fermati a guardare il «S. Mattto e l'Angelo » sull'altare e le due gra ndi composizioni « La vocazione e il Martirio di S Matteo >> tre tele del Caravaggio che suxitarono allora in Roma grande scanda:o, asad un'altra versione del S. Matteo e l'Angelo rifiutato dai frati perchè il Santo stava «con le gambe accavallate e i piedi rozzamente esposti al popolo».

Roma si appassionava allo scandalo e benchè tutto ii partito dei benpensanti ritenesse che « il sentimento e li moti non fossero sufliòenti all'historia » Jargo seguito, di giOvani specialmente, acquistava il ragazzo Lombardo. Anche alcuni patrizi « conoscenti dell'arte» riferisce il Baglione c caddero al rumore » che dappertutto faceva Prosperino delle Grottesche turcimanno dei Caravaggio e malaffetto del Cavali e r D'Arpino ».

Si dice anche che Federico Zuccaro, allora in fama di pittore grandissimo a vedere il quadro della « vocazione di S. Matteo » esclamasse «che rumore è questo? io non ci vedo che il pensiero di Giorgione » e « sogghignando e meravigliandosi di que l rumore alzò le spalle e andossene con Dio».

E veramente Federico Zuccaro, « andassene con Dio • da una storia della pittura così ricca di personaggi da non aver posto per lui che nella pittura non riusci va, non che a fare, neppure a vedere niente di soprannaturale.

Quando Caravaggio dipinse i quadri di S Luigi dei Francesi aveva venticinque anni e già non era più a col cavalier d'Arpino. Avendo litigato con questi, s'era messo a lavorare per conto proprio ed era venuta la miseria Dipinse in quel periodo dell e nature morte, riferisce il Baglione, « cor. gran diligenza fatte » ma « non trovava a farne esito e a mal termine si ridusse senza denari e pessimamente vestito, si che alcuni galantuomini della sua professione per carità, l'andavano sollevando».

Ma Caravaggio non era uomo da smettere di dipingere per un po' di mala sorte. Ben alt re avventure gli accaddero senza distrarlo. Fu il Cardinal Del Monte a trarlo dalla miseria e per lui dipinse la c Flautista dell'Ermitage » e la «Medusa • degli Uffizi che tanto innamorò il CavaJier Marino. Poi vennero le pitture di S. Luigi dei Fra."lcesi che creuono, con lo scandaJo, la fama. Molte commissioni gli vennero, ma molti erano i quadri rifiutati Tanto orrore suscitava un pittore che agli schemi fissati preferisse la .libertà della- sua

Cosl il Cardinale Scipione Borghese acquistò la S. Anna eseguita per i Palafrenieri di Pa.lazzo e rifiutata dai Cardinali della fabbrica di S Pietro, c il Duca di Mantova it

M l C H lE LA NO li LO DA C ARAVA 0010: l L R OSO l N lEO ITTO
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« Transito di Nostra Donna » rifiutato dalia chiesa deiJa Scala in Trastevere perchè Caravaggio aveva neHa Madonna « Una cortigiana morta gonfia » da uno studio fatto sul vero nell'obitorio.

Questi rifiuti suscitavano scandali e divisione di pareri, per cui denigratori ferocissimi lo combattevano e nuovi protettori sorgevano a battersi per lui. Ma niente era utile per un uomo come lui, nessun aiuto poteva venirgli dagli altri, perchè gl i era impossibile sedersi sia pure nella più lecita e onortvole delle situazioni. Agiva secondo l'impulso del suo desiderio di libertà e non riconosceva che questa legge. Non si sa di nessuna donna, di nessuna persona che fosse entrata a far parte della sua vita e che ne avesse in qualche modo corretto l'andamento. Mai uomo più solo, più ch iuso in un co llo'luio fermo e ostinato coi termini della sua realtà. Caravaggio immetteva un principi:> nuovo nella storia della pittura e nessu n amore di donna, nessun amico, poteva essergl i compagno nel mistero della sua ebrezza. Fu d isposto, ogni istante, a rovinarsi per un gestc se di quel gesto ebbe voglia ed era troppo generoso di tutto per ncn esserlo di se stesso. Cosl una sera per una differènza al giuoco della Pallacorda uccide in duello certo Tomassoni, con una stoccata all'inguine. FJigge a Palestrina, ad aspettare che gli amici ottengano per lui il perdono del Pontefice, ma già l ' anno prima era stato immischiato in un ferimento ed aveva dovuto fuggire. Il Papa questa volta rifiuta il perdono. Fugge allora a Napoli dove già h sua fama era giunta e vi ottiene onori e lavoro. Ma un giorno s'imbarca improv\ isamente per l'isola di Malta Siccome non c'era un perchè tranne il suo orgasmo a giustificazione di questo viaggio i biografi ne inventarono uno, il più sciocco ed illogico c he si fosse potuto trovare : Caravaggio sarebbe andato a Malta per il desiderio di farsi creare Cavaliere Molla certo utile per un Baglione, un Tibo!di, o un Pomarancìo. Certo per costoro un uomo c he avesse avuto fortuna come quella di Caravaggio, successo così straordinario c he pure essendo fuggito dallo Stato Pontificio per omicidio, avesse trovato nel primo luogo ove fosse arrivato ricchezze, lavoro, e onori e poi se ne fosse improvvisamente partito senza un perchè al mondo dovesse apparire pazzo, non essendo costoro disposti a gi ustificare una av\"entura coll ' avventura medesima. Il che invece molto coincideva col carattere del nostro personaggio. Così come Don Quijote appariva pazzo a Sancio la notte che nudo si a far capriole nella sierra Morena mostrando le vergogne, mentre era intento all'imitazione di Amadigi di Gaula, il grande cavaliere. Anche l'Isola lo accoglie con onori, ma neppure questa lo placa. E' appena arrivato a Malta che dipinge due ritratti del Gran Maestro deiJ'ordine Alos de Wignacourt, uno dei quali bellissimo, oggi al Louvre, gli procurò la c roce di Cavaliere di Grazia (l'altro ritratto è andato perduto), la chiesa di S Giovanni della Valletta gli commette una Decollazione del Battista e un S. Gerolamo. Dipinse là anche un amore donnente, oggi Pitti datato nel retro «Malta 1608 ,._ Tutto dò in pochi mesi, che a un tratto di nuovo il suo destino si sveglia e lo fa urtare contro un Cavaliere di Giustizia. Il Cava-

liere è potente e vuole farlo uccidere comincia la sua ultima, agitata, fuga. Ossessionato dalla persecuzione del Cavaliere, Caravaggio vaga per la Sicilia fra Messin a Siracusa e Palermo. Qua ha il tempo di dipingere gli ultimi suoi quadri finchè in nessun luogo sentendosi sicuro, abbandona la Sicilia per Napoli, dove invece è raggiun to dai skarii del Cavaliere che aveva giu rato vendetta, e viene coperto di ferite e sfigurato nel volto. Intanto apprende che mercè l'intercessione del Cardinal Gonzaga, Paolo V lo ha perdonato e s'imbarca su feluca alla volta di Roma ma giunto a Porto Ercole è imprigionato per sbaglio, e quando dopo due giorni è liberato, la feluca con la sua roba è già ripartita

Caravaggio è disperato, senza più nulla, il volto sfigurato dalle ferite, e senza possibilità di vendetta, si dà a correre disperata · .mente lungo i l lido. sotto un sole cocente, poi la notte si abbatte nella rena ove la perniciosa sopraggiunge e in pochi giorn i lo uccide (estate 1609).

Si è già detto come intorno a questo gio \' ane di bassa statura e dal vclto chiuso ed oscuro si fosse accanita con ogni mezzo l'insediata accademia. Caravaggio era intervenuto come una specie di ammazzasette in qu el piacido gioco Al colorire di co nvenzione aveva preferito il dipingere a modo suo. Il suo criterio della scelta era diverso da quello in uso, chè fissi in inderogabili regole e rano già stati dei retori sia il buono il cattivo della Natura

A guardare le biografie del seicento tornano in mente (proporzionando degnamente gli uomini e le storie) certe recenti polemiche D'altronde si 51 che i Pomarancio c i Baglione sono una razza, un tipo animale che prosegue e proseguirà immutato, sempre Pe rsino le parole assomigliano : « presso alcuni si stima avere esso (Caravaggio) rov inato la pittura, perchè molti giovani, ad esempio di lui, si danno ad imitare · una testa dal Naturale, e non studiando nei fondamenti del disegno e della profondftà dell'arte, totalmente del colorito a ppagandosi, onde n on sanno mettere due fig11re imieme. nè tesure historia ver11na » ( Bagliont ) Che cosa era questa profondità dall'art e che il povero Baglione cercava se non un'ast razione retorica parallela a quella dei recenti cronisti che hanno combattuto Moran di reo di aver dipinto bottiglie anzichè, << sbarlhi di Garibaldi a Marsala » o « cacciate del duca d'Atene »?

c Che più si pagavano le sue teste che l'altrui historie, tanto importa l'aura popolare che non giudica con gli occhi ma guarda con le orecchie E nell'Accademia il suo ritratto è posto». Commenta con amarezza il Baglione, socio naturale di tutti quelli c he non vedono la poesia che in funzione di un interesse, sgomentandosi a leggere un'opera ovc non trovino una spicciola morale alla portata de lle loro esigenze, o una narrazione croni"stica fuori dell'immaginazione e delle necessità d ' ordine e di mistero per le quali nasce un'opera d'arte; çhe non ha mai un contenuto divulgativo o celebrativo (che è lo stesso) ma un contenuto filtrato attraverso una coscienza e una vita appassionata e che naturalmente si manifesta all'artista nell'ordine rigoroso del suo stile, cioè nel suo modo necessario

MICHELANGELO OA CARAVAGGIO : M A R T l R l O O l S M A T T E O (Partlcolue) MICHELANGELO OA CARAVAGGIO S. M A T T E O lE L ' A HG lE L O (Particolare) MICHELANGELO OA CARAVAGGIO : l L R l P O S O l H lE G l T T O ( Particolare l 15
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SCHUBERT

A Sinfonia in Si rnin

INCOt.\PLET

CAVALLERIA RUSTICANA

LA COMPAGNIA Bragag:ia ha recitato Cwalleria Ruitirana e Lupa nel teatro Bellini. Il loggione era gremito di attori diacon le .giacche di fustagno e i cappellcns larghi come ruote di carro. Quando si a lzò ii sipa rio, e apparve un paese di Sicili l dai co lori teneri resi ancora più miti da una luce }liallina, g li spettatori cominciarono a sbu ffare in nome delle pietre nere, rosse, blu, l:>ianc he, in mezzo alle quali erano e abitavano. « Che Sicilia eran venuti a portare dentro la vera Sicilia? Un lucignolo consumato in mezzo a una luce di fari accecanti! ».

Quando poi compare Turi, compar Alfio, !>a ntuzza e Lola spiccica.rono lè prime parole in un tono moderato, gli occhi dei buoni atton dialettali cominciarono a roteare, gettendo a destra e a manca uno sguardo sangtu.gno. «Che è? Che è?» diceva no fra i de nti ; e cercandosi con la mano convulsa ii c uore entro la giacca, scoprivano le bretelle. « Che è questo? Che vuo i dire? Così si parla? Figli di p., ne hanno sangue nelle ve ne) Con un terzo dei soldi che s i son presi, gliel'avrei fatto io compa re Alfio ! E muòv iti, su! Paiono tutti a tre ore e tre suaet i ! Che ha quelia faccia di tirafiato? o sa nto Giovanni Grasso, dove sei? ». E ;r a fferravano per le braccia, rovesciando sul parapetto del loggione tutta la forza di cu i avrebbero animato i personaggi di Verga. Lo spettro di Giovanni Grasso volava, inta nto, per il teatro; questo morto, nonostante g ls anni ch e ha passato sotto la pioggia, era prù robusto di tutti i vivi presenti. Ciascuno 10 , -ed tva sul palcoscenico, nella parte di m mpar Alfio, afferrare compar Turiddu p er ti celio e so ll ev:ulo due e rre volte d'a terra. Coascu no ricordava i suo i urli selvaggi, le lave le de! palcoscenico che s'incurvano sotto di lui, la nuvola di polvere c he, scendendo <.!:11 sc-ffitto, lo avvolge sinistramente, quando eglr, con la forza del gesto, muove punti dd palcoscenico a cui non sono mai arrivatt le scope più al te.

Qualcu no lo ricordava spettatore, su Ila fine della vita, quando sedeva in una poltron" d<:lle ultime ,!ile. come una montagna di magl ie, soprabiti, sciarpe, entro l« quale ogni tanto brontolava ia sua raucedine come i l rug_gito di un leone infreddato. Se g li attori, àal palcoscenico, sentivano quel profondo. breve e rauco rumore di gola sal ire dall a platea, non reggevano più la loro parte, al p;.ri di un cameriere a cui ·giri la testa mentre porta un vassoio pieno di tazze, · e law ava no cadere le parole co l fracasso di una rorcellana che si spezza.

Si dke che Verga abbia ·composto le · sue ep<:re per quegli attori giganteschi nell:ultimo Ottocento, e com pilato le varie parti di poche battute che richiedono però un fiato umano smisurato; cosi come i aveva composto le sue arie di poche note che ric hiedono registri di voce ormai inesistenti. l! seg reto di queste recitazioni sarebbe duo-

que cust odito per sempre neìlc combt- OVt' la e Grasso.

Ma è anche vero d1c Giovanni Verga tolse parecchie volte a Gionnni Grasso il permesso di recitare Cac,alle_ria, appunto perchè l'attore usciva dai limiti della sua parte come un toro furioso c he salti fuori dello steccato. Giovanni Grasso, nella sua parte di Alfio, non vedeva di buon occhio la chiusa di Cavalleria; quel rimanere dietro la scena, affidando il resoconto delle sue gest a al breve grido di una donna ( « Hanno ammazzato compare Turiddu ! ») non era di suo garbo. Due o tre volte dunque modificò il t esto del Verga, rientrando in sce na raddoppiato di vo lume dall'ira e dalla crude le esultanza, con gli abiti spruzzati e un lungo co ltello gocciolante del sangue di un porco. L'orrore del pubblico toccava per un momento le ste lle, ma un grato odore di strage nataliz ia :;i diffondeva per il teatro, e la testa del maialino si affacciava poco dopo in tutte le fantasie. Verga, informato dell'accaduto, andò su tutte le furie ; il signor Carmelo Gangi, amico oel Grasso e ammiratore devoto del Verga. tolse il saluto a ll 'attore. Fu così che costui. già vagamente preso dai pentimenti, si rese conto dell'errore che aveva commesso, Ci nqu e volte, era passato di proposito accanto a ll' amico Gangi, cercando in tutti i modi di cadere sotto il suo sgu:udo, e cinque volte l'ami co aveva ri girato gl i occhi altrove, fingendo di non vederlo. Giovanni sbuffava: ern evidente che l' amico Gangi non vol eva salutarlo. Non gli restava che andare da un f ilmoso ca lzolaio. amico comune suo, di Ver12:? e del signor Gangi, e lamentarsi con lui. -Il famOS<l calzo laio, sebbene informato di come andassero le cose. finse di meravigliarsi: non era possibile che Carmelo Gangi non voless: salutare Giovanni GrasSo. Che era accaduto tra loro?

« Nulia », tossiva Giova nn i Grass:>.

« Ma allora? ».

« Eh, io non so, per la Madonna ! >>.

«Ieri, com'è andata la recita di Cavalleria? ».

«Bene!».

c E come doveva andare? B ene, n aturalmente! Il finale è andato bene? ».

«Bene! », diceva Grasso, già vaci llante «Sono uscito alla fine, con un coltello ».

«Come con un coltello, compare?»

«Con un coltello insanguinato!»

« E quando siete apparso così ? »

« Dopo il duello! ».

«Ma Verga ce l'ha messo questo?».

«No, io volevo, far vedere al pubbl ico ».

« Compare, santo cielo! ».

La cosa v eni va chiarita. L' in domani , e Gangi si stringevano la mano; il coltello veniva ringuainato; il macellaio riceveva l'ordine d i non mandare altro sangue di porco al teatro Margherita.

Alla scena della riconci liazione, arrivava ultimo, diffidente, vestito di nero, Giovanni Verga.

HR..t.XCATI

GIORNALETTO DI CAMPO

D I G I O V A N N. I· C A l R O LI

2; Ouobre

Pòco dopo e ferito Castagnini. Ripiegata la sezione fino all'ultimo ri svv ho ddla strada che conduce alla casa grancie, la s tabilosw d i nuovo in catena sulla linea delle altre Dopo pow spuntano i papa lini Grido «W. l'Italia' • che._pr.>_ ferito è ripetuto da lutti con tntus iasmo. Il Cnmandante comanda 1:1 carica alla baionetta e si sla nw• alla corsa vaso il nemico; io lo seguo wn tutta 1.1 sezione. Vedendo il Comandante (il mio Enricu) troppo distaccato da noi, lo chiamo : " Aspetta. Enrico, che andiamo uniti ». Ei mi aspetta. Arrivatolo · m'accorgo che il mio revolver non funziona bent' : lo aggiusto sparo un colpo nella direzione del n(·mico quindi con Enrico monto l a sinistra sul:u strada ed entro nella campagna ad inseguire i fuggenti. Alcuni si sono fermati; il Capitano fra essi. Ci dirigiamo a lu i (che ci prf'ndeva di mira con una pistola) coi revolver spianati. Enrico sparò: in quel momento vedo un carabiniere diretto con tro di lui; mi gli slancio addosso e trovando nunvarr.enr.il mio rivolver ribelle allo scatto, glielo furibondo sul viso. Dopo un istantt' di misch ia furiosa. mi trovo accanto (sulla sinistra) d'Enr!(o mio e circondato; una scarica ci fa cadere nello stesso istante. Appena a trrra ci vediamo barbaramcnttassali ti alla ba ionetta; ci feriscono ancora, e fug· gono segui ti dalle nostrt' imprecazioni di Vigliac· chi ,. e c Birbanti! ,. ( 1)

Passai alcuni istanti in una specie di letargo : appena svegliato' (m i d'essrr sotto l'incubo d'un sogno, ma subito· fu i chiamato alla triste re'altà dalla voce del mio Enrico e dai dolori ildle ferite. «Muoio» mi disse il frate! mio. "lo pure • replicai " Povera la nostra Mamma!! ,. replicò EnPoi gli si aumentò l'affanno; aveva. due gravo ferite al petto l'una ch'io non poteva scorgere, l'altr.l destro della lxxn. Fec.i il possibile per dargli aiuto; non potei altro che prestargli debole appoggio del mio bracc io destro. Soffriva il mio Enrico ma pochi lamenti. Riprese: « Desidero essere seppellito a Groppdlo» poi, dopo un ishtnte di si len zio: « Salut.ami Mammina, BeoeMinoja • fece uno sforzo suprffi\o per dirizzarsi sull'anche e ricadde. Il mio Enrico spirava. Gli manda i un bacio come potei. Poco dopo io pure smtiva vici nissima la morte: la sordità abbondantissi mo il sangue (specialmente dal capo), l'emozione della morte del fratello, la posizione incomodissima m'avevano procurato un affanno tale che par•ea il rantolo dell'agonia. Soffriva tanto chE, affrettava col desiderio la morte. Accorgendomi dai lamenti d'aver :llcuni de' nostri a poca distanza pure dissi; «M'è morro Enrico in questo momento"- Alcune voci improntate da profondo Jol\)re mi risposero, una ua l'altre (quella di Basstni) con queste parole : «Vorrei potcrmi avvicinare per baciarlo"· Aggiunsi; " lo pure muo io Salutate la mia Mammina ; riamo essere seppelliti a Groppello "· Dopo pcxo rip rendeva: «Ci resta però la soddisfazione d'ave• fatto il nostro dovere siamo caduti da fort.i ,. « E vero! J) risposero tutti quei dolenti amici. • W l'Ira. li a! » aggiungevano ( 2) ancora in coro con voce fioca. L'affanno diminuiva sensibilmente, più Jistinti mi so facevano i rumori all'intorno CAIBOLI (Cior•ol•tkt fU at•po)

(l) Qui ti • Giornaletto • si iotttromp: e dopo un1 paJtina b1:tnca ritomioci2 nd13 Jngin-a che t la J6a

(2) Prima !.critto: PJ()r'1114riiPIIII';·

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A T T E S A D E L L ' U L T I M O PROT AGONISTA

LA PROPOSTA di mediazione fatta nei giorni scorsi dai sovrani del Beigic e di Olanda ha suscitato una violenta, ma effimera tempesta di peregrine induzioni e di fantasiose illusioni nella stampa internazionale. Alcune pattuglie avanzate del giornalismo delll()Cratico hanno interpretato f"atto dei sovrani del Belgio e dell'Olanda co me un espediente diretto consol idare la posizione di neutralità dei due paesi contro ogni possibile mimiccia della Gennania. Ai commenti sulla proposta di mediazione si è infatti accom pagnata la diffusione di due gruppi di notizie diverse nel contenuto, ma concorrenti al meÒc.'simo fine: quello di dimostrare l"incomb enza del pericolo tedesco sul Belgio e sull'Olanda. Il primo gruppo di notizie si riferisce alla intensificazione dei preparativi militari da parte della Germania sulla frontiera con le due Nazoni neutrali; mentre il secondo invece vorrebbe accreditare con indicazioni di fatto, più o meno rispondenti alla realtà, l'opinione che il Governo tedesco abbia iniziato una vasta manovra per suscitare, fra il Belgio e l'Olanda da una parte c l'Inghilterra e la Francia dall'altra, incid enti, i quali possano giustificare in un futuro vidno un intervento del terzo Reich in difesa delle due Nazioni. In tal modo la Germania riuscirebbe a far scendere in guerra al suo fianco il Belgio e l'Olanda, eliminando il diaframma territoriale che divide gli 'eserciti contrapposti. Se questo piano non dOvesse realizursi la Germania pur di raggiununa più liberà ed ampia · possibilità di impiego delle sue forze, tende rebbe a spin-

,;ere egualmente le due Nazioni nel conflitto al fianco dei franco-inglesi, esercitando alla frontiera quelle pressioni militari, delle quali il primo gruppo di notizie ha appunto lungamente parlato Ma le ripercussioni suscitate calla proposta di mediazione dei sovrani del Belg io e dell ' Olanda dopo i primi giorni. ded icati dal giornalismo democratico alla diff usione di queste sensazionali informazioni di sapore scandalistico. hanno dimostrato chiaramente come l'eventuale azione dell e due Nazioni oggi neutrali non possa influire in maniera decisiva sugli sviluppi della guerra, nè nel senso di arrestarla, nè nel senso di aggravarla. Infatti così in Gennania come in francia ed in Inghilterra il sorgere di una nuova possibilità di risoluzione pacifica del conflitto ha detenninato soltanto un irrigidimento sulle posizioni preesistenti, mentre il Belgio e l 'Olanda hanno fatto sapere che il loro atto di mediazione era -stato liberamente deciso al di fuori di ogni pressione esterna.

Il discorso di Hitler a Monaco ed il discorso di Chamberlain, letto dal Cancelliere dello Scacchiere a Londra, hanno dunque riconfermato come da parte dei belligeranti si pongano alla pace condizioni talmente contrastanti che non potranno essere mai çoncil se non attraverso il determinarsi di nuovi avveni-

menti, consistenti o in un decisivo sviluppo delle operazioni di guerra o neli'interven tc nctto e preciso di una qualche g rande Potenza rimasta fin ad oggi in una posizione di attesa. La conclusione alla qual e r osservazione dei fatti conduce è per ciò semplice: l'attuale conflitto investe non soltanto determinati di politici ed economici ma le stesse ragioni fondamentali della ci\•iltà aeuropea, la quale vuole assolutamente uscire dalla fase di incertezza nella quale è stata gettata, dopo una grave dispersione di energie, dalla guerra mondiale del 1918 Quindi i sistemi formali di conciliazione, siano e.si quelli attuati dalla Società delle Nazioni o quelli definiti dalle norme consuetudinarie del diritto internazionale, si ri velano sempre più inadeguati alla soluzione della attuale situazione : data la importanza dei valori storici, politici e spirituali impegnati nel conflitto una risoluzione non può ormai essere che sostanziale, cioè nettamente orientata o verso la riaffermazione della vecchia Europea o verso la nascita della nuova Europa con rinunzie definitive o da una parte o dall'altra, compiute o con sistemi di pace o con sistemi di guerra.

La 'funzione deiJe piccole Nazioni e d ei loro interventi eventuali non può essere quindi rilevante. Oggi, come ieri e come domani, protagonisti ed attori di questa fase di estrema tensione della storia d'Europa e della sua civiltà son destinate a rimanere soltanto ed esclusi vamente le grandi potenze : quelle che !><>no già schierate sui campi di battaglia e con esse quelle che ancora attendono sicure della propria potenza e della propria volontà. Nd dramma della guerra odierna non esistono parti per personaggi di secondo piano G. CAL.

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FRONTE OCCIDENTALE : UN INGIIESSO DELLA LINEA SIG.FRIDO<

LIN BARBIERE viene il sabato da Carterville a darmi una mano, ma per il resto me la cavo benissimo da me: questa non è New York City e poi, qui g l i uomini lavorano per lo più tutto il giorno e non hanno il tempo di veni re a farsi belli.

Siete arrivato da poco, no? Ho rimpressione di non avervi mai visto prima. Speriamo che vi troviate abbastanza bene per rimanerci ; sper!amo. Come ho detto, que-sta non è New York nè Chicago, ·ma si sta allegri ugualmente. Non più tantò, è vero, da' che hanno ucciso Jim Kendal. Quando era vivo, lui e Hod Meyers ci facevano crepar dal ridere. Scommetto che si rideva più qui che in qualunque altra g rande città americana.

Jim era un tipo comico; facevano un bel paio, con Hod. Da quando Jim non c'è più, Hod s i sforza di far finta di niente, ma è duro, fue a meno di un simile compagno.

Il sabato c'era da divertirsi. La bottega iJ sabato dalle quattro io poi è sempre zeppa. Jim e Hod arrivavano s ubito dopo il pranzo; ve rso l e sei. I) posto di Jim era quella poltrona Il, accanto alla sputacchie ra blu. Chiunque ci fosse seduto si alzava vedendo entrare Jim, e glieJa cedeva.

Era come un posto riservato al teatro; H od rimaneva in piedi di solito, o passeggiava su t: giù; qualche sabato, si sedeva :tnche lui, per farsi tagliare i capelli.

A lungo, Jim rimaneva seduto, senza aprir bocca altro che per sputare, poi finalmente mi diceva : « Whitey » (il mio vero nome; quello di battesimo è Dik, ma tutti mi chiamano Whitey). Jim diceva dunque: « Whitey, stasera il tuo naso è un bocciuolo di rosa. Devi aver bevuto un po' de11a tua ò de colomt ».

<<No, Jim , gli rispondevo io, ma tu devi aver bevuto qualcosa del genere, si direbbe, o peggio ». Jirn era costretto a- ridere, poi rir.pondeva : · << No, non ho bevuto, ma questo non sign ifi ca che·non berrei volentieri qualch< cosa. Sia pure alcole di legno Non me ne importerebbe nulla».

«Nemmeno a tua moglie», saltava su Hod Meyers, tutti ridevano perchè Jim e sua moglie non andavano molto d'accordo. Essa avrebbe divorziato volentieri, solo che non aveva speranza d'ottenere gli nè modo di mantenere sè e i bambini Non era mai. riuscita a capire Jim. Era duro, Jim. ma in fondo nient'affatto· cattivo.

La vittima preferita di Jim e Hod era Milt Sheppard. Voi non avete certo visto ancora , Milt : ha un pomo d'Adamo che sembra un cocomero. Quando radevo Milt, arrivato al mento, Hod s i metteva a schignazzare : « Ehi, Wh itcy, aspetta un po'. Prima di spaccarlo, vogliamo scommettere quanti semi contiene?».

Jim: «Se Milt fosse stato un po' meno goloso avrebbe ordinato metà popone, invece d'uno sano. E non gli sarebbe rimasto in

gola >>. E rutti ridevano: Perfino Milt. come se non si trattasse di lu i : era ve ramente un asso, quel Jim !

' Ecco Il la sua scodella, sul palchetto, accanto a quella di Charles Vai!. « Charles M. Vai l », sarebbe il droghiere Viene regol armente a farsi radere, tre volte l a settimana. E la scodella di Jim è accanto all a sua : « James H. Kendall ». Non si farà più ra.dere, povero Jim, ma io l'ho lasciata egualmente lì, la sua scodella, in ricordo dei bei tempi passati Er a un gran tipo, Jim!

Qualche anno fa, Jim era commesso viaggiato re di una fabbrica di conserve di Carterv ille. La sua zona essendo tutta la metà nord dello Stato, gli toccava di viaggiare cìoque giorn i su sette. Capitava qui il a raccontarci le sue avventure d ella settimana. Era uno spasso. Badava più a raccoglier storielle. lui, che a concludere affari. Finl c he l'aziendt1 lo licenziò, l u i venne qui difilato a dirci che l'avevano cacciato, invece di fingere di aver dato le dimissioni, come avrebbero fatto molti altri. Era un sabato, la bottega piena come al solito. Jim sall su quella poltrona e disse : « Signori, ho da darvi u n importante annunzio Mi hanno tolto l'impiego! ».

Gli chiesero se scherzava, e come lui disse di no nessuno trovò nulla da ribattere, finchè Jim stesso non ruppe il ghiaccio : « Finora h o venduto conserve » disse, « e ora sono anche io in conserva ».

Era un bel tipo, Jim !

Quando vi aggiava per la ditta aveva un gran trucco. Per esempio, il treno p;tssava per una piccola città: Benton, mettiamo; Jim, affacciato al finestrino, leggeva l e insegne dei negozi. Per esempio, leggeva : « Henry Smith, drogheria »; allora scriveva il nome e quello de ll a città, e quando arrivava dove era diretto scriveva una cartolina postale a Henry Smith, a Benton, senza firmarla, con una frase come questa : · « Chiedi un po' a tua moglie notizie di quel piazzista di l ibri che passò con lei un pomeriggio, la settimana scorsa» . Oppure: « Chiedi alla consorte chi l'ha tenuta allegra l'ultima volta che tu sei stato a Carterville ». E firmava: «Un amico».

lui , naturalmente, non seppe mai come erano andati a finire quegli scherzi, ma se lo immaginava, e gli bastava.

Nè mutò quand'ebbe perduto il posto. Quel che guadagnava con qualche incarico saltuario, qua e là, lo spendeva quasi tutto in gin, e quelli della sua famiglia sarebbero morti di fame se i bottegai non li avessero sfamati a credito. La moglie di Jim tentò di lavorar da sarta, ma nessuno diventerà mai ricco facendo abiti , in questa città. Come ho detto, .Jei avrebbe divorziato volentieri da Jim, ma n on poteva mantener sè e i ragazzi, e sperava sempre che Jim mettesse giudizio e le desse più di due o tre dollari la settimana.

Un tempo lei andava dovunque "lui lavorasse a farsi dare il suo salario, ma quando l'ebbe fatto due o tre volte, Jim cominciò a

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l l V ES C O V O C. M , G Il A C E
AUGUSTA, G A !Stati Uniti)
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farsi antic i pare quasi tutta la paga. E rac.:ontava a tutti che aveva vinto in astuzia la moglie. Era certamente un pagliaccio, quel Jim!

Ma non s i contentò di prenderla in giro; il fatto che lei' avesse tentato di portargli via l a paga, lo imbestialì; e decise di fargliela pagare. Aspettò che in città apparissero i cartelloni del circo Evans, poi disse alla moglie e ai bambini ch e li avrebbe portati allo spettacolo. Il giorno dell'inal\gurazione, p:romise che avrebbe com prato i biglietti : dovevano trovarsi tutti all'ingresso del circo

Ma chi aveva intenzione di comprare bigl ietti e di trovarsi all'appuntamento? Jim si ubriacò di gin e non mise il piede fuori dell a bisca di Wringht. Sua moglie e i bambini aspettarono e aspettarono, e non s i fece vivo. · Senza un centesimo addosso fu costretta a dire ai figli che non se ne faceva niente e quelli si misero a piangere

Pare a questo punto c he mentre i ragazzi piangevano arrivasse Doc Stair e ch e chiedesse cosa c'era, ma la signora Kendall, ostinat-a, r.on volle dirglielo, ma invece glielo dissero i bambini e lui insistè per portare loro e l a madre allo spettacolo. Jim scoprì questo poi, e fu uno dei motivi per cui se la prese con Doc Stair. Doc Stair è venuto qui da un anno e mezzo circa. E' un bellissimo ragazzo e gli abiti gli stanno se li ordinasse su misura. Lui va a Detroit due o tre volte ;·anno e quando è n certo si fa prendere le misure da .un sarto. Costano quasi il doppio, gli abiti su

misura, ma stanno cento volte meglio addosso di quelli comprati bell'e fatti.

Per un po' tutti si domandavano perchè mai ur.. giovane medico come Doc Stair fosse venuto in una città come la nostra dove ci sono già da il vecchio dottor Gamble e Doc Foote, che si dividono la clientela. Poi saltò fuori la storia di una ragazza che aveva rifiutato Doc Stair, una ragazza di non so dove, del Nord. Lui sarebbe venuto qui per nascondersi e dimenticarla Diceva, però, che non c'è nulla come un po' di pratica generale in un posto come questo, per uno che voglia diventare un buon mediéo. Per questo, era ven uto qui. Comunque, non passò molto che si guadagnò bene da vivere, sebbene non tormentasse ma i chi gli doveva denaro, e l a gente qui abbia il vizio di non pagare i debiti, perfino ai barbieri. Se avessi tutto ciò che mi devono solo per le barbe. potrei andarmeno: a Carterville per una settimana, n el migliore albergo. e godermi il cinema ogni sera. Per esempio, c'è il vecchio George Purdy Ma questo sarebbe pettegolezzo.

Quando poi l'anno scorso morì il nostro coroner, d 'influenza, si c hiamava Ken Beatty , dovettero scegliergli un successore, e fu Doc Stair. Sulle prime luì ri se e di sse che non se la sentiva di fare il giudice, ma poi Io costrinsero ad accettare. Non è certo un impiego che uno possa ambire, e quel che sj in un anno basta appena a comprare le sementi per il g iardino. Ma Doc è di che non

sanno dir di no se si continua ad insistere abbastanza. Ma volevo · parlarvi anche di un povero ragazzo che avevamo qui in città Pau! Dickson. Cadde da un albero a dieci anm , picchiò il .capo, e da. allora non si riebbe più. Non era cattivo, soltanto stupido, poveri no : Jim Kendall lo chiamava cucù: è un nomt che Jim dava a tutti quelli che non hanno l a testa a posto, solo che lui la testa la chiamava zucca. Un altro dei suoi scherzi era di chiamar la testa zucca, e i pazzi cucù. Il povero Paolo non era pazzo, però ; solo scemo. Come lei si figurerà , Jim si divertiva un mondo con Paolo. Lo mandava all'autorimess a di White Front, per esempio, a prendere un «cric mancinò » e naturalmente un cric simile non esiste.

Una volta avemmo qui una specie di fiera, e ci fu una partita di baJeball tra i grassi e i magri, e prima che cominciasse la partita Jim chiamò Paol'l e lo mandò giù nel negozio d i ferramenta çli Schrader a prendere una chiave per la « cassetta del battitore ».

"Non c'erano scherzi matti che non saltassero in testa a Jim, quando ci si metteva. Il povero Paolo diffidava sempre della gente, forse per via di tutti g li scherzi che gli avevo fatto Jim. Fini che non voleva vedere più nes suno, solo sua madre e Doc Stair, e una ragazza di qui che si chiama Julie Gregg. Goè non può dire una ragazza : ha trent'ann i, o giù di lì. Quando arrivò in città Doc, Paolo credè certo di aver trovato un vero amico, e girav3 continuamente intorno all'ufficio di Doc; quando non era ll era a casa a mangiare o a dormire, oppure accompagnava Julie Gregg a far compere. Quando la vedeva, dalla fine. stra di Doc, correva giù a raggiunge rla e l a i<:guiva in i negozi. Il poveretto era pazzo di Julie, e lei lo trattava sempre benissimo, come se la sua compagnia le facesse piacere. sebbene naturalmente si trattasse soltanto di pietà. Doc fece quanto poteva per curare Paolo; una volta mi disse che sperava in un miglioramento, che a volte con lui il -ragazzo era intelligente come tutti gli altri Ma io volevo parlarvi di Julie Gregg. I l vecchio Gregg era nel b11sineJJ del legname. ma si mise a bere e perdè quasi tutto il suo denaro, e quand!o mori non lasciò che la casa e una piccola assicurazione, appena di che non morir di fom1e, per la ragazza.

La madre di Julie era una mezza invalida; non usciva mai di casa. Julie avrebbe vo luto vender la casa e andarsene a stare altrove, un a volta morto il vecchi-o, ma la madre disse che il era nata e lì voleva morire. Fu duro per Julie; i giovani dei' Pilese Ma lei è t roppo buona per loro. E' stati! a scuola a Chicago e a New York e in molti· altri posti, e non c'è argomento che le riesca estraneo, mentre i g iovani di qui, se con loro non parlate di Gloria Swanson o di Tommy Meighan, vi credono pazzo Non avete visto G:oria in « R icompensa della v irtù ?». Avete perduto molto, avete!

Bè, Doc Stair era qui da meno di una settimana quando capitò da me un giorno per farsi radere; lo conobbi perchè me r avevano indicato e gli parlai della mia vecchia. E' malata da due anni, la mia vecchia. e nè il dottor Gamble, nè il dottor Foote sono mai riusciti a capirci niente. Cosl lui disse che sl, sarebbe venuto a vederla, però se poteva camminare era meglio portarla da lui, dove l fl avrebbe esaminata meglio

PROFETA MANDATO DA DIO" BATTESIMA UN NEOFITO
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La portai dunque al gabinetto del dottore e mentre aspettavo nell ' anticamera entrò Julie Gregg. Quando entra qualcuno da Doc Stair un campanello suona nel suo gabinetto per avvertirlo. Lui lasciò la mia vecchia dentro e \•enne in anticamera. Fu il suo primo incontro con Julie Gregg, e certo fu quel che si chiama un colpo di fulmine Ma non dalle due parta. In città, lei non aveva mai visto un gio\' anotto del tipo di Doc Stair, e subito ne fu pazza. Per lui essa era semplicemente una sig norina che ce rcava il dottore.

Era venuta per il medesimo motivo mio : per parlargli di sua madre. Lui le promise che sat-ebbe andato a visitarla lo stesso giomo. Ho detto un istante fa che da parte di Ju i ie fu' un colpo di fulmine. Non lo deduco sole da come si comportò poi ma dalla sua esp ressione, quel primo g iorno Non so leggere nel pensi ero, io. ma l'amore era stampato sul viso di Julie

Ora Jim Kendall oltre ad essere un pagl iaccio e un ubriacone era, sl, anche un dongiovanni Ne aveva fatte di tutti i colori mentre viaggiava per la ditta di (.arterville, e anche qui in città aveva due o tre intrighi. Come ho detto, sua moglie avrebbe divo rziato vo lentieri da lui, solo non poteva.

Ma Jim era come la maggioranza degli uomini , e anche delle donne. immagino: vo lev a quel c he non poteva avere. Voleva Julie Gregg e architettava continuamente piani per sedurla.

Bè, la vita e il carattere di Jim non piacevano a Julie, e poi lui essendo ammogliato, aveva altrettante probabilità, diciamo, di un c oniglio. Questa è un'altra espressione di Jim , per dire uno che non ha fortuna in un affare.

Jim non faceva misteri della sua passione. Perfino qui dentro, più di una volta, davan'ti all'intera combriccola, ba detto più volte di essere cotto di Julie. Ma lei non voleva aver nu Ila in comune con lui; non gli parlava nemmeno per strada. Infine, vedendo che con i s istemi soliti non approdava a niente, Jim si decise ad adoperare, la maniera forte. Andò a casa di lei, una sera, e quando lei gli aprì b porta s'infilò dentro e l'abbracciò Ma Juli e nusd a liberarsi e prima che Jim potesse impedirglielo era corsa nella stanza attigua avev:t chiuso :1 chiave la porta e aveva telefonato a Joe Barnes. Bames è il maresciallo. Jim udì e se la svignò prima che Joe arrivasse. Joe che era un vecchio amico del papà di Julie andò da Jim il giorno seguente e gli <!isse che cosa gli sarebbe capitato se insiste va. Non so proprio come si sia diffusa la faccenda. Probabilmente Joe Barnes la ra ccon tò a sua moglie, questa alla moglie di un altro, e cosl via. Comunque, si riseppe, e Hod Meyers ebbe il coraggio di stuzzicare Jim ; proprio qui in bottega. Jim ncn <1egò nulla , anzi finse di rideme, e ci disse a tutti di aspettare: molti avevano tentato di fargli dei brut ti tiri, disse, ma lui aveva sempre regol.atC! b partita. Intanto tutti in città sapevano della passione di Julie per Doc Lei certo non figurava come le si trasformasse il viso quando stava con lui; non lo sapeva c erto, altrimenti si sarebbe t enuta lontano da Doc. Non sapeva nemmeno che tutti si accorgevano dei pre testi c he trovava per andare dal dottore o passare sull'altro marciapiede per guardare se fosse in casa A me faceva pena, Julie Hod Meyers continuò a canzonare Jim per esser stato soppiantato da Doc Jim non scaldava; si capiva c he ne preparava una delle sue. Una delle abilità di Jim era di ca mbiar

\ 'OCf :-.!la perfezione voéi di donna e qualunque voce d'uomo. Bè, Jim attese finc hè non fu capace di rifare esattamente la ''oce di Doc, poi si ven dicò

Telefonò a Julie una sera, mentre Doc era a Carterville. Essa non dubitò un istante c he fosse la voce di Doc. Jim disse che doveva veder la qu(lla sera; che non poteva aspettare. Doveva dirle qualche cosa di molto urgente. Sconvolta. lei lo pregò di venire a casa sua. Ma lui disse che aspettava una telefonata interurbana importante; per favore dimenticasse per una volta le convenienze e venisse lei d:t l ui. Non c'era nulla di male, disse; nessuno l'avrebbe vista e lui doveva assolutamente par!arle. Bè, la povera Julie ' ci cascò.

Siccome Doc tiene sempre un lume acceso nel suo gabinetto, Julie fu certa che lui fosse ad attenderla.

Intanto Jim Kendall era andato nella bisca di Wrig ht a quell'ora piena di buontempom. Erano quasi tutti pien i di gin, sarebbero stati mascalzoni anche senza alcole.

Gli scherzi di Jim li mandavano sempre in visibilio, e quando lui li invitò a seguirlo « per ridere » non se lo fecero dir due volte.

Il gabinetto di Doc è a l secondo piano; proprio davlnti alla porta c' è una rampa di scale che porta al terzo piano: qui, al bu!o, si nascosero Jim e i suoi amici

Bè, di Il a poco arrivò Julie, suonò il campanello di Doc, ma nessuno le Suonò di nuovo, poi ancora, sei o sette volte, infine scoprì c he la porta era chiusa a chiave. Finalmente Jim tossì; lei attese un poco poi chiese: «Sei - tu , Ralph?». Ralph è il nome di Doc Stair. Non ebbe risposta e capì certo di esser stata canzonata Si precipitò giù per le scale, e tutta la banda dietro. La inseguirono fino a casa urlando: «Sei tu, Ralph? » «Oh, Ralph caro!». Jim disse c he quanto a lui non poteva urlare: rideva troppo.

Povera Julie ! 'Per un gran pezzo. poi, non si fece più vedere sulla strada grande.

Naturalmente Jim e la sua banda raccontarono !a cosa a tutti, a tutti tranne a Doc Stair. Dcc non avrebbe mai saputo nulla, senza Pa,olo Dickson Il povero cucù, come lo chiamava Jim , era qui da me una sera mentre Jim seguitava a vantarsi della lezione data a Julie. Paolo capì quel che potè capire e corse a raccontar tutto a Doc.

E' chiaro che Doc andò in bestia e giurò che si sarebbe .vendicato. Ma bisognava andar cauti, perchè se saltava fuori che lui aveva picchiato Jim, Julie l'avrebbe saputo, e a!rebbe capito che Doc sapeva tutto, e per lei sarebbe stato molto umiliante.

Doc rifletteva certo sul da farsi quando un paio di giorni dopo Jirn capitò di nuovo qui, mentre c'era il cucù. Il giorno dopo Ji m doveva andare a caccia di anatre; era venuto a cercar di Hod Meyers, per farsi accompagnare. Sapeva per caso che Hod era a Carterville e che sarebbe tornato st !o il sabato. Peccato disse Jim, solo non ci vado dovrò rinunziarci. Allora i l povero Paolo disse che se J i m lo portava con sè lui ci sarebbe andato volentieri. Jim ri. flettè un po' poi rispose : va bene, un idiota è meglio di niente

Certo progettava di portarsi al largo Paolo e di fargli qualche brutto tiro: buttarlo in acqua, o che so io. Comunque accettò di port:trlo con sè. Gli chiese se avesse mai sparato alle anatre. No, rispose Paolo, non ho mai renuto un fucile in mano E cosl Jim disse che Paolo poteva star nella barca a guardare e sè era buono lui gl i avrebbe forse prestato il fucile per un paio di colpi. Presero un appuntamento per la mattina seguente e quella fu l'ultima volta che vidi Jim v ivo.

La mattina seguente avevo aperto bottega da pochi minuti quando entrò Doc Stair. Era nervoso; mi chiese se avevo visto Paolo Dickson. Risposi no ; ma che sapevo dov'era : a caccia di .anatre con Jim Kendall. Già, disse Doc, l'ho udito anch'io, ma mi sorprende, perchè Paolo diceva che non vo leva più accostarsi a Jim in vita sua. Disse che Paolo gli aveva riferito il tiro giocato da Jim a Julie. Paolo gli aveva chiesto che ne pensasse lui, Doc, e Doc aveva detto che chi fa uno scherzo non merita di vivere. Disse che lo scherzo e ra stato certo un pò' forte, ma che Jim non resisteva mai alla voglia di fare uno scherzo, per volgare dte fosse. Dissi che io lo giudicavo uno scapestrato, ma col cuore buono Doc voltò le spalle e se ne andò. A mezzogiorno ebbe una telefonata dal vecchio John Scott. Il lago dove quei due erano andati a caccia è nella proprietà di John. Paolo era arrivato cor rendo <a casa di John , qualche minuto prima, diceva, ch'era capitata una disgrazia Jim aveva sparato a un paio di anitre, poi aveva dato il fucile a Paolo dicendogli di tentar la sorte. Paolo che non aveva mai maneggiato un fucile era nervoso; tremava tanto che non poteva reggere il fucile. Lasciò partire un colpo e Jim cadde nella barca. morto. Doc Stair, che è il nostro roroner, saltò nella due posti di Frank Abott e corse alla fattoria di Scott. Paolo e il vecchio John erano giù in riva al lago Paolo aveva condotto l a barca a riva, ma il cadavere lo aveva lasciato dentro. in attesa di Doc

Doç esaminò il cadave(e e disse che non r.' era che da riportar lo in città. Era inutile !asciarlo Il o convocare i giurati : si trattava d i un semplice accidente.

Per me, se mi trovassi in barca con qualcuno non gli permetterei di scaricare un fudle se non fossi certo che è un, buon tiratore. Jirr. fu uno stupido a dare il suo fucile a un principiante, anzi a un idiota. Probabilmente se la meritò, la sua sorte. Comunque, sentiamo molto la sua mancanza, qui. Era certamente un asso, Jim.

Ve li pettino asciutti o umidi? LING L.&RDXER

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lJN III '1,

IN UN ELENCO di sue « impossibilità >> più o meno giustificate, Federico Nietzscbe in. eluse anche Liszt e George Sand, definendu Liszt «.le style courant... après les femrnes » e la Sand c lAcJta 11btrltU, ovverosia la vac. ca lattifera dal btllll stylt ». Definizioni sulle oggi è lecito sorridere, chè almeno la seconda è bene imbroccata; ma che sarebbero sembrate blasfeme alla generazione romantica del 1830. La medesima· assiduità con le don. ne che Niet%Sche prendeva in giro e che sembra molto frequente tra i musicisti, contribui. va, come è naturale, ad aumentare l'interesse per Liszt e il fascino che sulle donne egli esercitava. Bisogna sentire le impressioni che il primo incontro con lui suscitò anche in una donna fino allora equilibrata come la contessa Maria d'.Agoult, dedita· alle cure dei suoi figli e vissuta tranquilla, pur se non piena. mente soddisfatta, nella cerchia del suo salotto

Il posto decoroso che, con lo pseudonimo di Danicl Stem, eUa occupa nella letteratura francese dell'Ottocento, la contessa d'.Agoult lo deve non tanto ad alcune narrazioni quan. to ad opere storiche c alle proprie memorie. Ebbene: la prima volta che questa seria e pensosa donna vide Liszt, credette di essere d innanzi a un'app:•ri;;iune «Dico un'appa-

ra1one, raccontò in seguito, in mancanza. di un'altra parola che renda l'impressione straordinaria prodotta in mc fin da principio dalla più straordinaria persona che avessi mai visto>>

Di questo incontro si formò più tardi un racconto molto romantico: Liszt e Maria d'.A. goult si .sarebbero visti per la prima volta in una riunione improvvisata in casa Chopin. .Al pianoforte, l'autore dci Notturni; intorno a lui, per la stanza, perduti nell'incantesimo della musica, Mickicwicz, la Sand, H eine, Delacroix c Liszt, il quale guardava, riflessa in uno specchio, l'immagine di Maria d' .Agoult chinata presso il fuoco del carni. netto che accendeva di riflessi i suoi cape!Ji biondi, illuminava l'ovale perfetto del volto e alitava bagliori rosei sul candore della sua carnagione. Insomma, qualcosa di simile al famoso quadro di Balestrieri, con una nota femminile più accentuata e senza bohèmt. Questa serata sembra che effettivamente ci fosse; ma la contessa e Liszt si e rano già conosciuti in casa di un'amica di lei.

Se viene cosl a cadere una nota romantica. in compenso ci furono molte circostanze che sembravano fatte apposta per non lasciare quell'incontro senza seguito. I due futuri amanti erano vissuti a lungo in uno stato di

depressione dal quale cominciavano allora aJ uscire. Maria d'.Agoult aveva trascorso la vita in un mondo angusto e convenzionale da cui era appena riuscita ad evadere dopo la rivo. luzione del 1830; Liszt aveva attraversato un periodo di mortificazione e di povertà, ag gravato dall'umiliazione che gli aveva inflitto i l suo amore <OOtrariato per la signorina di Saint.Cricq. Ne era seguito per lui un tempo di raccoglimento, di ri6uti a partecipare a!Ja vita mondana per dedicarsi alla lettura in una crisi di religiosità favorita dal la sua ami. cizia col Lamenoais. Ma il Lamcnnais gli aveva fatto intravedere una missione religiosa dell'artista e Félicien David lo aveva condotto aè ascoltare il verbo del nuoyo profeta Saint. Simon che poneva gli artisti all'avanguardia della società. Tanto la contessa che il giovane musicista si trovavano, insomma, in quello stato nel quale lo spirito, uscendo da una crisi o da una compressione, si guarda in. torno cercando qualche cosa su cui trovare appoggio o pretesto per sollevarsi. Nel mu. sicista già consacrato alla fama dall'elogio di Beethoven, la contessa vide l'attuazione di un sogno che era stato duramente deluso dal suo matrimonio con un uomo non peggiore degli altri, ma intellettualmente molto inferiore a

UNGHEIIIA, IIAIDING, PAESE NATALE DI LISZT: IIAGAZZE CHE ESCONO DALLA CHIESA

lei; Liszt vide, da parte s ua, in Maria d'Ago ult quasi un'ammenda del destino per l'umiliazione che aveva subito e la possibilità di vedersi aprire le porte di un mondo che g li era ancor chiuso. L'attrazione fu, perciò, immediata e reciproca. Tuttavia gli avl'enimenti non precipitarono.

Liszt cominciò a frequentare la casa della ccntessa. Lentamente, inavvertitamente, essi presero l'abitudine di alternare ai trattenimenti musicali lunghe conversazioni. Liszt aveva "ent'anni; Maria d'Agoult ventiquattro: tutti e due si credevano infelici, pensavano di aver consumato tutta l'amara esperienza della vita e si consideravano ormai fuori d'ogni illusione. In ambedue lo spirito aveva trovato l'appoggio che cercava per risollevarsi : Liszt vi si abbandonò con tutta l'ebrezza della sua gioventù, del suo genio, della coscico.z che di sè veniva prendendo sempre più ; la sua .:ompagna trovò quella possibilità di dedizio, ne. di il bisogno d ' annullarsi in uno spi rito superiore cbe è proprio anche delle donne intelligenti. Furono lunghi colloqui, lunghe passeggiate in campagna, l'inizio calmo e g rave, simile a un adagio cantabile, ,!ella loro umana vicenda.

periodo di piena felicità fini con la bella stagione. Al sopraggiungere dell ' in, erno, Maria d'Agoult riprese l'obbligatoria ,·ita mondana nel suo appartamento di Parigi e Liszt, divorato dall'impazienza, comin: iò a scrivere lettere sempre più accese, più disperate, più imprudenti La contessa non sapeva che fare : era madre, teneva a conser. \'a re la sua posizione sociale, e tuttavia l'idea di perdere quell ' amore che era già divenuto la sua vita, la terrorizzava. La tensione cresceva di giorno in giorno, ma la donna continuò a resistere, finchè a infrangere la sua di fesa sopravvenne una scossa terribile Alla fi ne d'ottobre del 1834 la piccola Luisa, sua primogenita, si ammalò e, aggravatasi rapidamente, morl poco dopo. Nei giorni della ma lattia, la contessa non ebbe nè tempo nè cuore di sc rivere lettere, c Liszt rimase in preda a lla disperazione. lntinc, ce rcando forse conforto, ella riscrisse un'unica volta, ma la l'aveva lasciata in uno stato di pro<traz io ne profonda e forse di ottcnebrarriento Jella coscienza. Quando si riebbe, si sentl sola e d is perata Il suo dolore era il medesi mo dolo re di suo marito ; ma troppa differenu steva tra i due coniugi e la pena comune anzichè ravvicinarli cont ribui forse a dividerli maggiormente. Che la sciagura sgombrasse da llo spirito di Maria d'Agoult ciò che ancora v i si trovava di convenzionale mettendo a nudo la sua vera natura; o che la distaccasse ancc r più dall'ambiente famil iare (l'altra fig lia era troppo piccina per esserle di compagnia ed c::Ja la mise in un educandato, dove la &am. bina si trovò contenta lontano dalle cupe tristezze e dalle sùbite violenze della madre), sta di fatto che la contessa trascorse sei mesi d , solitudine scontrosa, alternando impulsi eli 1 il:::c llione a giorni di accasciamento. Infine, nel magg io successivo, le giunse una lettera di Liszt. Il ricordo delle ore luminose che avevano preceduto il lutto le si riaccese d'improvviso nel cuore e le diede la coscienza del proprio amore più vivo che mai. Da parte sua, Liszt s i era allontanato rispettando il dolore materno, ma la separazione aveva ingigantito i suo i sent i1J?enti Quel che i g iorni di feli cità non avevano potuto, poterono i mesi di sof-

SAND (DI I"" di OOOilliRO)

ferenza: Liszt e Mari a d'Agoult decisero di sfidare ogni pregiudizio e di proclamare innanzi à tutti un amore che credevano la loro vita Era il tempo in cui i romanzi della Sand predicavano ed esaltavano i << diritti della passione». Alla fine di quel maggio 1835 la contessa partl con la madre e il fratello per un viaggio. dal quale i due parenti tornarono soli : a Basilea Maria si era unita con Liszt che l ·attendeva.

Per due mesi vissero tra le montagne dell a Svizzera in una solitudine perfetta come la loro felicità Ignoti a tutti , non conosceva no nessuno , non ri cevevano nessuna notizia. Sulle rive del lago di \Vallenstadt, Liszt compose la melodia che dal lag o è intitolata e cosi pienezza di vita passarono d'uno in altro luogo nei mesi di giug no e luglio. Il freddo precoce che li sorprese ve rso la metà d i agosto, li costr inse a pensare a una dimora e n rientrar nel mondo. La loro veramente divina esaltazione dovette far posto ai pensieri della <\ rugosa realtà » e quelli che forse erano stati due angeli dovettero ridiscendere fra gl i uomini Per soggiorno invernale fu scelta Ginevra, dove giunsero il 2 1 agosto e dove affittarono un piccolo appartamento. A G in evra. il primo assalto del mondo contro la loro

!>Oiitudine fu un grosso pacco di corrispondenza che li attendeva. Vi era, tra le altre, una lettera della madre di Maria d'Agou lt che cffriva a lla figlia la possibilità di un imme. d1ato ritorno a Parigi con oblio di tutto da pa rte del marito e con la certezza di riprendere, nel la società, il posto abbandonato In. sieme con la madre scriveva anche il fratello esortando al ritorno e promettendo il suo appoggio nei primi e più difficili momenti di ripresa parigina. Non mancava neanche un biglietto della figliuola superstite che chiedeva se la mamma sarebbe tornata presto. La affettuosità di quelle lettere accrebbe il turbamento della contessa : allora forse per la prima volta ella mis urò in tutta la sua portata il che aveva fatto e si trovò dinnanzi a nn dilemma molto netto, sl, ma nel quale u na delle alternative era piena d' in cognite. Da u!'. lato, la figlia, i parenti, la posizione sociale facilmente riconquistata, un 'esistenza indi pendente e regolare; dall'altro lato, Liszt. Non però l' uomo che ella aveva iiJllll38Ùlato e al quale era aridata incontro due mesi inna nzi , sl invece l'uomo che in quei due mesi aveva i mparato a conoscere, nel qua le accanto al genio e alla nobiltà dei sentimenti esisteva un temperamento nervoso, instabile e sensibile alla gloria più di quanto ella avrebbe voluto. Si può supporre che la lotta si!l stata violenta; m.l l'amore vinse. In quel momento Maria d ' Agoult decise le sorti della sua \ ita e, yedi ironia del destino, fu proprio il momento in cu i tra i due amanti cominciavano .1 insinu arsi i primi maiiotesi, germe della futura divisione.

Approfittando d 'un momento in cui il musicista era uscito di casa, la contessa rispose con freddezza alle lettere d,c i parenti, dichiarando che mai av rebbe abbandonato J.iszt In <tu e ! f rattempo, egli incontrava per la strada l•n amico che prima lo condusse alla biblioteca della città ottenendogli il prestito dei libri se ne avesse bisogno e poi lo presentò a un edi tore per l'eventualità che egli volesse pubblicare qualche composizione musicale. Liszt tornò a casa con la mente piena di progetti e non si avvide che la sua compagna aveva gli occhi rossi Quella sera Maria d'Agoult annotò sopra un taccuino : « lo ho un amico, ma la mia pena non ne ha»

A Ginevra la loro intimità non poteva durare come in montagna e la contessa vide giorno per g iorno sgretolarsi la loro solituà i ne a due. La vide .finire in un modo particolarmente sgrad ito, perchè mentre Liszt riceveva continui inv iti da gente che conoscerlo e asco lta rlo, la gretta società gineHin a fingeva d ' ignorare la contessa per l'irrego larità della sua posizione Tuttavia, una· cerchia di amici si formò anche intorno a lei che accettò e in parte sollecitò la compagnia, forse per sfuggire alla segreta pena della sua intimità violata. Quando il lavoro 'di Liszt çonsisteva in articoli per la Gazette m11sitale, el'a poteva essergli v icina come una rat rice ;· ma quando l'artista ven iva p reso dal genio e componeva o altrimenti lavorava per la sua' arte, Maria d' Agoult lo sentiva lontano, s i ritrovava sola. Controsensi d'un cuore di donna, che aveva cercato di annullarsi nell'amato, che anelava ad essere la sua ispiratri ce e che poi, in realtà, era gelosa della dedizione di lui alla propria arte. Altre gelosie effettivamente la contessa non aveva motivo di nutrire: Liszt si dimostrava pieno d 'amore;

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ROBERT OE LAMENNAlS (Quadro di Paulin Guerln)

vclle che la loro vita non dovesse dipendere · dalle risorse economiche di lei, volle bastare da solo e s'immerse in una operosità intensa. La vita relativamente tranqu11la, le :erture più disciplinate, le discussioni interessanti in Cbr <on gli amici che Maria d' Agoult aveva sa. puto scegliere, lo stesso sboccio della sua umanità per virtù dell'amore, giovarono molto a Liszt e non hanno errato i suoi biografi 'considerando il soggiorno gi nevrino comé un periodo felice per l'artista. Egli era sereno c ga io, tanto ch e, presentatasi l'occasione, com. b inò un periodo di vacanza con George Sand che da tempo desiderava conoscere più da vi. cino la. contessa d' Agoult l'incontro avvenne <! Chamonix ; Liszt e la contessa vi si recarono accompagnati da uno dei loro più assidui amici di Ginevra : il maggiore Adolfo Pictet, lilcsofo e ind ian ista. La gravità di questo personaggio non potè tuttavia mantenersi contro l'allegria dei suoi compagni. Liszt e la Sa nd , le due « impossibilità » di Nietzsche, rivaleggiarono in gaiezza e in monellerie, diverten dosi a mistifi care albergatori e turisti e improv\' isando discussioni su teorie sociali che erano pretesto per sostenere le più spinte idee rivo. luzionarie. Il povero Pictet era continu amente preso di mira dai frizzi della Sand, e fu sempre la contessa che, partecipando a quella a ll egria con misura, mantenne l'equilibrio nella comit iva.

Ci f u peraltro una sera in cu i la giudiziosa Maria dichiararsi sconfitta. Peregri. nando da uno all'altro dei p ittoreschi paesi al. pini, gli amici furono un pomeriggio sorpresi dalla picggia. Costretti a non uscire, passarono il tempo in dotte discussioni filosofiche; poi, per rifa rsi di tanta serietà, la Sand decise di )Jbbriacare il Pictet. Vi riuscì più di quanto volesse, perchè rimase presa lei stessa n ella trappola che aveva preparato e con lei Liszt. La serata finì in una specie di baccanale : ment(e il Pictet, sdraiato, conversava in san. scrito con personaggi invisibili che g li sem. brava di vedere sul soffitto, Liszt cantava a squarciagola e, armato d ' uno smoccolatoio andava in giro per la stanza battendo sulle seggiole, perchè, di ceva, stonavano e non can. tavano a tempo; intanto la Sand in mezzo all a stanza ballava con agilità stupefacente e par. lava in continuazicne, dicendo cose incompren-

sibil i e prorompendo in grandi risate. La povera contessa, visto che non c'era rimeoio , ali.! fi n e se ne andò per non essere trascii'IJI.ta in quel t urbine. - ·

La bn.ve ,paren tes i d i questa vacanza non può tuttavia ingannare sulla vicenda du e avevano creduto di poter fondare la loro felicito\ più in alto delle leggi umane e che, mentre portavano nel loro spirito il germe della disgregazione, si vedevano legare àal destino quasi per prenderli in parola. I i 18 dicembre 1835 nacque prima bambina e Liszt ne fu talmente felice che ; a con. tessa, vedendolo così pieno di quella paternità, cessò quasi di provar gelosia per l'at. trattiva che la vita mondana e le adulazioni esercitavano s ul musicista onnai celebre Cosl trascorsero i diciotto mesi del sog. giorno ginevri no che furono, in felici e tranquilli. In aprile e maggio del 1836 liszr fece un giro di concerti in Francia c Svizzera, dolendosi continuamente della sepa. razione dalla contessa rimasta a Ginevra. Dopo il ritorno, nuova partenza, questa volta insieme, per la Francia, -dove, in novembre,

ebbero il coraggio di stabilirsi a Parigi e dove la sorda ostilità dei frequentatori di con certi fu pienamente vinta di Liszt. Nel giugno del 1837 gli amanti si trasferirono per tre mesi a Nobant in casa della Sand. Nella dimora della scrittrice, che più tardi do. "eva mutarè in odio il suo affetto per Maria d'Agoult, trascorse un periodo di raccogl i. mento: la Sand lavorava al suo romanzo MaJJpraJ, Liszt alle sue trascrizioni beethove. niane per pianoforte. Ma in questa pausa i a contessa cominciò a scoprire in sè un \'uoto in cui si accampava soltanto la nozione della inanità delia sua vita. L 'amore per un uomo d'eccezione, la maternità, la missione d'ispira. trice, tuttociò che, a torto o a ragione, prima riempito la sua vita, sembrava che ormai non bastasse più, come del resto lei medesima sembrava non bastar- più al suo amante. George Sand osservava le impazienze di L iszt, le dell'amica e forse allora pensò, non a torto, quella definizione di « forzati dell' amore » con cui più tardi rappresentò i due amanti. Venne allora l'u ltima fase: il viaggio in Italia. Questa suprema speranza di tanti amo ri che al cielo e alle bellezze del nostro Paese chiesero di prolungare ia loro \'ita. ospitò Liszt e Maria d' Agoult per tre anni. Partirono per l'Italia il 24 lug lio 1837. Nel l'aprile 1838 Liszt fece un viaggio a Vien na per un giro di concerti destinati ad alleviare i danni di una g rave inondazione del Da. nubio. La contessa rimase a V enezia, cbè fa assenza doveva esser breve; invece i trionfi viennesi ritennero a lungo il musicista. Non che egli dimenticasse; anzi scriveva di conti. nuo ; tuttavia l'amante sentiva che Liszt non desiderava il ritorno con l'impazienza di altri tempi e indovinava che fra tante accoglienze della spleodida società viennese egli non poteva rimaner fedele Queste ansie e il clima di Venezia non adatto per lei la fecero ammalare. Avvertito, Liszt tornò, la trovò con. valescente e forse giudicò precipitato il proprio .ritorno. In ogni modo, ripresero insieme le loro peregrinazioni ; ma l'artista aveva conosci uto la libertà e altri amori e vana fu la ricerca della felicità d 'altri tempi: il sogno di Maria d' Agoult si spegneva giorno per giorno in una lenta, ingloriosa agonia. Al principio del 1839 erano a Roma Ormai Liszt si mostrava insofferente d'ogni limitazione dell a propria libertà; avvenivano ta. !ora dispute, dalle quali ambedue uscivan o sminuiti nella loro dignità e perciò reciprocamente ostili. Infine, pensarono di comune accordo a dividersi, pur senza parlare di se. par:azione definitiva. Partirono per Firenze: di li la contessa prosegui verso Livorno dove si imbarcò per la Francia e Liszt verso Venezia donde in iziò un lungo giro per l'Europa.

Fino al 1844 continuò un'llttiva corrispondenza; poi anche questo vincolo cadde Listz aveva ridestato e quasi creato lo spirito d : Maria d' Agoult; ella aveva dato all'artista un amore che non gli era stato d'intralcio, anzi 1<> aveva equilibrato in un periodo decisivo della sua vita, e gli aveva dato tre fig li (la seconda, Cosima, divenne poi moglie di Wagner), aiutandolo cosl a sviluppare il Jato umano della sua personalità.

Superati gli anni difficili del ritorno, Maria d'Agoult si fece una nuova esistenza, mod esta e raccolta, e fu per lei fortuna se della vampa <:be aveva arso la sua vita le rimase qualcosa <li più che un pugno di amara cenere

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C O S l M A W A Q N E A (dio. di L•mbach) LA CONTESSA MAIIIA D • AGOULT (Quadro n Wtihnlrlocl di 25
FA4NZ LISZT
AALVATOaE

IL FILOSOFO DEl MILIARDARI

l MILI.ARDARJ, in Ameri ca, sono poco mcne che eroi nazionali; per crederlo, se non Cl fossero una letteratura e una convinzione popolare, i film che ogni tanto si imbastiscono sulle loro avventure più sottilmente didascaliche.

E, poichè ogni epoca ha i suoi Plutarco. t: alla nostra son toccati i produttori cinematografici, dopo « Jim Diamond », il <<Re della Carne» c Wodsworth (il proprietario dci maga.zzini Wodsworth, non il poeta) è to ccato a un avventuriero ottoceptesco dell a Stock Exchangc, un certo Fish, ad ammonirci sui pericoli della Ricchezza Questo Fish, informa una premessa, sarebbe stato un genio della finanza se non avesse c gnardato troppo in alto » Da tale premessa si comprende quanto ia biografia di costui sia sc r\'ita al produttore per sottilizzare sulle azion i L'manc, seguendo la falsariga di quei saggi cli Emcrson sul Potere ed il Successo che se no stati. e forse sono ancora, il ' vangelo dei dilettanti ar rivisti. Infatt i il film inimostrandoci Fish, venditore ambulante wn due allegri compa ri, negli stati del Sud ; scoppia la guerra di sccessione ed egli, sandosi per inglese, manda il cotone nel nord con guadagno : la pratica indulemersoniana lo accompagna in questa prima avventura che, a una mente eu ropea , non parrebbe, forse, precipuamente patriottica : « l sudisti vendono, i nordisti comprano , e noi guadagniamo : in conclusione il guadagno è di tutti », afferma tutto contento

A guerra finita , entra nel grande giro d 'afiari Lo vediamo giocare cattivi t iri legali ai suoi avve rsari , sempre accompagnato da ll a de: produttore Fish, naturalmente, è l'a meri cano auda ce e g eneroso, tc ili quel sesso mentale che .Ernason chiama, " ? Funto, « attivo » ed essendo uno che de lla fiducia in sè sttsse fa gran conto, un camp •onc di « self reliance ». è portato a consi,ie rars i come una d ivini tà satellite del Creatore («Dio è in noi e quindi aver fed e nell:. nostra n atu ra, appogg iars i ad essa, non è atto di pres unzione») Perciò, tutto quanto l'1sh combina di rigorosamente immorale, la sua stessa insolente furberia , i suoi trucch i, 'iene mostrato, d urante la prima parte dci film , sotto la luce migliore c con un gusto di particola ri comi ci : insomma Fish, la di cui f 1guu. fisica (l'interprete è i l grassocc io attore Arncld) sta per avvalorare lo scherzo del macchiavel !ismo finanziario, Fish deve entrare nt lle grazie del pubblico e rim:1nervi sino a nuovo cedine. Il che è facilmente ottenuto: gualc sia il desiderio di ogni spettatore, di q uello che va a ! cinema per dimenticare i disappunti dell 'esistenza e le noie giornal iere lo d ice H eremburg: sognan; e niente g li è più grato, come sogno di una storia in cui l'eroe possa, per virtù d ' intelligenza. mettere nel !acco g li anto&gonisti E cosl agisce Fish :

con studiata eleganza, mentre sconfigge gli avversari aiuta, nel frattempo, i deboli e i poveri. «Ci sono i soliti affamali», vien e a dirgli il segretario proprio nel momento in .-ui sta dando un saggio di cin ismo. c Tra ita li bene » risponde, allora, con commovente noncuranza Ma tutta questa bontà, quest'entusiasmo nel descrivere il protagonista, non riesce a convincere: Ecco, approssimarsi la conclusione e i guai per tutti : il nostro eroe è innamòrato. E l'amore ha assunto in lui una forma pericolosa e insolita per un finanziere, tanto più preoccupante in quanto e.S?Ii, per la donna amata, sarebbe ora disposto a combattt-re cd a vincere il mondo intero, il che vuoi dire, per gli americani, Ncw York . Quello che è stato per lui un modo d i guadagnare la vita, minaccia di trasfonnag lisi in un modo d ' intenderla. A questo punto , il produttore smette la divertcnde imbonitura e comi nc ia a vendere il c suo articolo», hcendo della Morale non una stella fissa ma un pianeta, ossia distinguendo in esso moto di rivoluzione (che riguarda l'individuo e che lui non censura) e uno di rotazione che tocca anche i suoi principi e g li interessi di tutti. Fish, dunque, per dare, alla donna amata, il senso della sua potenza, giu ra che non gli bastano ormai le comuni vittorie e la cap itolazione di Vandcrbilt, ma vuole la Borsa ai suoi piedi con tutta l'economia nazionale. Per ottenere ciò, accentrerà l'oro in circolazione, per aumentarne il prezzo di vendita, una volta detenendolo.

Sarà questo l'argomento del produttore per abbandonare il suo mcgalomane personaggio all'indignazione del Destino : e, con il produttore, tutti abbandoneranno Fish, gli amici, il reg ista, l'interprétc stesso Il personaggio, di colpo, da simpatica canagl'a diventa un intollerante superbo con spiccate tendenze dittatoriali: subito arruola un corpo di gL-ardie, le arma e lo veste (lui stesso mette una d ivisa con grandi risvolti bianchi) e benchè Emersoo tenti, per bocca del suo migliore ami co, di riportarlo alla Verità Americana_ ricordandogli che la morale f inanziaria h a dei confini identificabili con quelli della nazione. egli" picchia e persegue il suo proposito

E, allora, faccia pure, tanto finirà male:

Fish inizia la sua operazione tra lo sgomento e il panico: e sa rebbe la rovina per tutti se il governo non imponesse un limite alla speculazione, gettando sul mercato l'oro della riserva Ma sarà soprattutto il suo mig liore amico che, dopo avergli rimproverato di attribuire un valore troppo alto alla « brut\ superiorità 'l> diventerà il suo avversari o mortale. Fish croila definitivamente quando sa che anche la donna amata gli sj è messa contro : con ciò perde ogni speranza di vi n1:crc la partita e di poter rientrare nelle grazrc del pubblico Se anche l'amore gli volta le spalle, è la fine E, difatti , muore tra la folla indignata, per un colpo di pistola anonimo che fa le vendette personali de llo Stock Exchange, cos_i iniquamente tenuto in me L' amico fidato impalmeri la sua donna : e per chi intende la morale di Hollywooò, sempre applicata con biblica accortezza, queste due disposizioni disciplinari sono il peggior giudizio per un uomo c le sue azioni

OIIETA GAIIaO PIIIVATA ICATAIIIIIE MEPaUIIII PIIIYATA
.....

IL 4 SETTEMBRE 179:>, dopo .:u (a (inquc anni di durissima prigionia. muore d'un colpo apoplettico l' avventuriero palermitano Giuseppe· Balsamo detto Alessandro conte di Cagliostro. L'anonimo, che ha raccolto o inven. tato il suo testamento, scrive che « Cagliostro è andato a ll'altro mondo senza che abbia potuto veder rovesciata la fortezza di San Leo, come la Bastiglia»

Un uomo come Cagliostro, che ha preso in gi:o mezza Europa, si congeda dai viventi con una smorfi a che diresti il più beffardo e jJ più satanico dei sorrisi.

Su carta velina gialla e sudicia, a matita, Balsamo che « sé rive da bestia, senza sintassi e senza » , lascia il suo bizzarrissimo più che testamento è un sintetico resoconto dei suoi cinque atroci ànni di carcere, nella fosca rupe di San Leo; li Ca gliostro da molto tempo « era caduto in un tale languore per cui convulso ora rideva come il più lieto uomo della terra, ed ora diventava cupo, e triste fino alla dispera-

zione ». Il testamento è apocrifo come aP')· crife sono le lettere di Cagliostro, scritte su carta turchina « di quella che si adopera per le unzioni •· ma sembra tanto vero, rispecchia così bene il carattere dell'avventuriero che si è portati a crederlo più autentico che falso

Cagliostro è la parte straordinaria che ha sostenuta per anni il palermitano Giu. seppe Balsamo, come Napoleone è la parte che ha sostenuta Bonaparte, come V oltaire è la parte che ha sostenuta Arouet; il genio non è che una breve o lunga rappresentazio ne; quando si spengono i lumi e la sala si vuota, l'attore ritorna un semplice mortale, stanco per aver recitato la sua grande parte.

Cagliostro genio muore entrando nella fortezza di San Leo, il personaggio Cagliostro incarnato da Giuseppe Balsamo non esiste più fra le quattro mura della prigione, al suo po· sto rimane per cinque anni ancora di agonia un uomo qualsiasi che si lamenta cosi : « Ah ,

Balsamo mio, il conte Cagliostro se ne è an. dato, e qui siamo rimasti soli, cioè qui è re. stato quel povero furfantello di palermitano

Giuseppe Balsamo •.

Cagliostro, genio del male ma genio lo stesso, non è più, fin che esisteva brillava come un astro, ardeva come un fuoco ; quando questo fuoco sacro si spegne nel petto dell'uomo, quel che rimane è vulnerabile e destinato pre. sto o tardi a perire ; fin che il genio arde, pro. tegge l'uomo che lo alberga, lo iUumina e lo rende invincibile. Bonaparte è stato abbando. nato dal genio Napoleone, definitivamente, a Waterloo, il resto della sua vita non è ch e agonia, La fiamma dd genio può durare un attimo come ottant'anni, tutti gli uomini han no il fuoco dd genio ma chi per un minuto chi per un mese e chi per anni, si tratta di un fuoco di variabile durata, più è lWlgo e più è lunga la prodigiosa vita.

Rimbaud abbandona la poesia c si dà al commercio e ai viaggi non per volontà m a per esaurimento dd suo genio, da allo["a non

ROMA • OSPEOALE SARTO SPIRITO. LA RUOTA O El TROYATELLI
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GIUSEPPE BALSAMO CONTE DI CACLIOSTRO

ha più nulla in comune con il poeta Rimbaud, ma è un uomo qualsiasi ch e ebbe il genio durante limitatissimo tempo

Quasi sempre ]'uomo che è stato abbandonato dal genio non sopravvive ch e poco a questo abbandono , perchè il genio è fuoco inesorabile. ·

Giuseppe Balsamo è uno dei pochi che abbia compreso, che abbia avuto coscienza deUa separazione definitiva del genio dall'uomo: il gio rno che si decide a far testamento non fa che l'elogio funebre del mito Cagliostro, eter. no mito che provvisoriamente egli inca rnò. Infatti scrive d1e « Cagliostro è anti co quanto Noè », ed eterno tanto che vive ancora.

B.ùsamo si dispera perchè Cagliostro lo ha abbandonato, come se si trattasse di un autentico personaggio possente che per molti anni lo protesse. Come spiegare altrimenti che mez za Europa ha creduto nelle sue diavolerie ? «G ran poco ingegno che avevate voi! Perdlè non piuttosto farmi rilegare nell ' ospitale de' pazzereIli ? ». Ed ora che è ritornato medio. ere, uomo comune, la fine di Ca. gliostro come logi ca: « pochi sono i birbanti di fortuna dle non f iniscano male». Con la più grande sorpresa rievoca il suo leggendario passato : « E' possibile dle io abbia potuto osare tanto?». Vien preso dallo sgomento e dal. le vertigini, per non precipitare in uno spaventevole vuoto si aggrappa alla sua lontana infanzia sperando di ritrovarla sana e solida roccia ma anche essa crolla d'ogni parte poidlè fu c aurora di Jazza.roncello », e Balsamo piange e implora la memoria di suo padre

cioè delle sue origini che, quando era Caglio. stro, aveva sempre ignorate e nascoste : « Povero Ba lsamo, padre mio, dle eri così buon galantuomo, ti ho veduto piangere tante volte : e dirmi : Giuseppino, tu hai una gran faccia da forca. La stessa lezione mi ripeteva il mio maestro di grammatica, la stessa don Pandolfo prefetto del seminario di San Rocco, la stessa frate Gaudenzio da Cartagirone, bisogna che fosse vero perchè quando penso a ciò dle ho fatto mi tocco il collo con molta sorpresa me. ravig liandomi sempre di averlo ancor sano, e non doveva andar sulla forca quando falsifica. va cam biali testamenti patenti e ogni genere di carte? non doveva andar sulla forca quan. do truffava rubava ruioava nel miglior modo possibile? quando facea sortilegi magle incantesimi? quando seduceva donne o faceva il mezzano? Balsametto, dì, sù, ti saresti mai immaginato quando rubavi i mocicdlini a frate Gaudenzio di poter giungere a rubare un milione di zecdlini? ah , c he uomo di spirito che tu fosti mai , ma non eri tu quello, Balsamo mio, era il si8f!Or conte di Caglio. stro, eh, Balsamo non avrebbe potuto rubar tan. to !». Nella fortezza di San Leo, Giuseppe Balsamo continua così a parlare a Cagliostro che lo ha abbandonato, al ,genio escito fuori per sempre dal suo corpo. « Signor conte, gli ri. pete in tono accorato, un uomo della vostra sorte che è stato l'oracolo in tutti i paesi del mondo dovrebbe buttar fuori sentenze da Salo. mooe, annunciarsj con entu5iasmo, imporsi, come avete fatto quando tvete scritte le vostre celebri Le/lere ai Popolo Francese e al Popolo

fltglne. Ah, Balsamo mio, il co nte Cagl io. stro se ne andato e qui siamo rimasti soli!». · Prima che venisse catturato io Roma, anche e perfino alla Bastiglia lo spirito invin cib ile, la forza insuperabile di Cagliostro non ave. \'ano abbandonato Giuseppe Balsamo. « lo erostato in prigione altre volte, altre volte aveva avuta ragione di temer di me, non m'ero però sentito mai abbattuto, ma questa volta mi sentii corre rmi un'acqua gelata sulle spalle, non mi nconobbi più, messo in oscura prigione stetti più di un g iorno senza prender JOno, desiderava il Jono sperando che mi avrebbe ridonate [e forze, i brutt: fantasmi c he mi ve-n nero ad atterrire, que:Ji dle i liberi.murato. CJ presentano nelle prove del ri cevi mento sono un nulta in confronto dei miei, vidi facce di g iudici tremende, vidi sbiraglia con sguardo atroce, vidi tortura, forca, oh quel la forca me la vidi pure allora vicina, c osì spaventato mi presentai al tribunale, le mie ginocchia non mt reggevano, il mio petto angustiato non da. \' a tanto fiato da far intendere la parola, bai. bettava senza capire io stesso cosa dicessi ». Durante il processo, Balsamo intravede nel la foila che assiste, parenti e vecchi amici, alcu ni di questi si avvici n3no e gli dicono pa· rol e di co nforto c Povere creature, commen t:t l'avventuriero, e;se allora parlavano a Balsamo, e i crimi nali romani facevano il processo al conte di Cagliostro! ».

Ri cord andosi dei suoi tempi aurei , scrive: « l'entusiasmo dei popoli e la buona fortuna che mi banno assistito fino all'ultimo mio ar. resto hanno ingannato andle me onde poco mancato che non mi dimentichi a ffatto d'essere figliolo di Pietro Balsamo mercantuccio fallito di Palermo».

E ancora nel suo testamento insiste : « I giu. dici, quando sono stati per fissar la mia sorte, òimenticandosi di Balsamo si sono ricordati soltanto di Cagliostro. Signori, ri cevete i complimenti di Balsamo! Ma ricordiamoci dle Ca. g liostro non più, qui io San Leo non c ' è: dle Balsamo Dimmi dunque, o Balsamo, che farai in questo luogo fino al giorno dle la natura ha segnato per l'ultimo della tua vita? In qualche istante io domando a me stesso se volessi essere Balsamo tranquillo in qualdle occupazione pacifica in Sicilia, a llora un organismo improvv iso mi assale, tutta si scuote e si ravviva la reminiscenu delle cose passate, la lunga serie delle varie sensazioni provate si rinnovella ».

Troppo tardi Balsamo si rende conto del mostruoso personaggio che il suo corpo ha albergato per molti anni, troppo tardi ritorna che fu prima della sua avventurosa car. riera, troppo tardi lo assale la nostalgia per la sana vita Cal!lpest re nella natura pa lermitana. Se i giudici lo avessero assolto, (ammettiamo per un istante questa ipotesi) morto Cagliostro, l'ometto che al suo posto era rimasto avrebbe di certo ripresa la strada verso la casa nativa e av rebbe trascorso il resto della sua vita in una occupazione pacifica.

Non è la prima volta d 'altronde c he famosi delinquenti, liberatisi dallo spirito del male, han vissuto da buoni fino alla morte.

Si direbbe dle la teoria del genio sia tutta da rifare e dle si tratti Il di anime bizzarre e vagabonde dle si innestano per un dato tefn. po in dati corpi e quindi come uccelli migratori spiccano il volo verso altri corpi, lascian. do, ovunque passano, luminose devastazioni o mirabili edifici da sogno.

.AJWTO"'IO .AIVI.&IVTB

LODOV ICO tornò a vedere il Cratere del Vema questa volta sctnza che l' istitutore lo per il bavero della redingote, tornò a' Pompei, al padre le uniformi dei soldati n"apoletaAi ( « le truppe sono più belle che buone ») ;andò al San Carlo e rimase tanto entusiasta che pensò di riportarne alcuni disegni per il nuovo teatro che si stava erigendo a Monaco.

Come li aveva consigliati il Conte Testa. fe rrata s'imbarcarono a Napoli il sette noYembre a mezzogiorno e salparono alla volta di Palermo a bordo del Leone bastimento da guerra armato di ben 14 can noni Era una giornata bellissima tanto che ebbero modo di contemplare tùtta la costiera napoletana e di nvolgere un devoto pens"iero al Tasso. Il tem. po prometteva una magnifica traversata, promessa the non mantenne, perchè soltanto dopo cinque notti e dopo aver ripetutamente « sacrificato al dio mare » come dice molto dassicisticamente Ringseis, riuscirono ad ap·· prodare nel porto di Palermo.

Il dodici mattina alle otto appena gettata l'ancora, si presenta a bordo in una barca festosamente decorata per l'occasione,. il comandante della marina di Palermo con il preàso incarièo di ossequiare Sua Altezza Reale da parte del Vicerè e di invitarla a prendere alloggio in un palazzo messo a sua disposizione da Sua Maestà Siciliana. La cosa prendeva un'lbrutta piega; dietro al comandante ecco una

folla di musicanti, mendicanti e c uriosi. I! porto formicola di gente in attesa del Principe di Baviera. Lodovico declina il cortese invito del Vicerè, scende in una barca e approda in un punto deserto del porto lontano dalla città e prende alloggio come un privato qualsiasi nella locanda del Principe di Galles, la cui proprietaria è un'inglese. Le c:rmere sono pulite, il vitto è buono, l'oste non ruba, il tempo è splendido. Lodòvico scrive al padre : « Palermo pare un anfiteatro costruito ai piedi di alte montagne rocciose e aride che da coi farebbero tristezza mentre qui in questa meravigliosa trasparenza delJ'aria in queSta atmosfera che supera quella dei quadri di Oaude Lorrain è bellissima». (GeheimeJ HaJJJarchiv Monaco).

Il Duca di Calabria lo invita a cena : h cena dura tre ore con grande noia di Lodo. vico, il quale si consola parlando spagnolo con la gentile Duchessa.

Il 16 la comitiva parte per l'interno della Sicilia: otto cavalli e otto muli sui quali sono stati caricati i bagagli e due portantine In Sicilia non esistono nè strade, nè locande; fino a quindici anni fa neppure a Palermo esisteva una locanda. Bisogna perpottare dove capita, in casa di un principe o in quella di uno « staliero », in un convento o a casa del Vescovo. Per lo più" la gente è molto ospitale, ma può capitare il caso che il Generale Testaferrata debba non

solo promettere ma minacCia re pe• . •ere un alloggio qualsiasi per la notte. A poche nùglia dalla città si perde ogni traccia di stra. de, le quali non hanno altro scopo che quell o di « serv ire la vanità siciliana la quale prefe. risce nutrirsi magari soltanto di maccheron• cotti nell'acqua, pur di potersi mostrare in carrozza», come Lodovico sc ri veva al padre.

Pernottano ad Alcamo, la mattina seguente: alla nove giungono a Segesta. Alle due il Kronprinz insieme a una parte della comiti. va prosegue per Trapani: la st rad a da Sege. s ta a Trapani è quanto di più miserabile si possa immaginare; sassi, sterpi, torrenti che bisogna passare a guado, perchè non esistono ponti, estensioni immense di terra incolta. A Trapani il Kronprinz donne nella fortez. za cortesemente invitat<_> dagli ufficiali del Presidio. Intanto Dillis e Ringseis che sono rimasti a Segesta per ritrarre alune vedute del tempio vanno in cerca di un alloggio qualsi asi. Sono ospiti senza pretese: « Paglia frese;;. senza pulci, capite? » aveva chiesto il dottore • al contadino che solo potesse alloggiarli. «Ca. pito Eccellenze capito paglia fresca senza pulci » aveva risposto il contadino. Tuttavia nonostante si fossero intesi così chiaramente i nostri tedeschi non poterono dormire e do. po essersi ripetutamente. grattati decisero d 'al. zarsi e visto che non possedevano neppure un candelotto per poter leggere di tor. nar a vedere il tempio di &gesta sotto h

\ S l C l L l A. V E L l E R O N E L O O L F O O l P A L E R M O tllt7

luna. Veramente non c i risulta che ci fosse la luna. Rin.gseis dice soltanto che era freddo c he mandò alle Pleiadi un sospiro nostalgicCJ per la patria lontana e le imbottite di piuma d 'oca. Da Trapani, dove la comitiva si riu. oisce , muovono alla volta di Manara per una strada sassosa che ccsteggia il mare, in u na regione senza case e senza alberi. Giung o no a Manara la sera, una folla di curiosi t; attende alle porte del palazzo vescovile, dove prendono aHoggio in assenza del Ve. scovo. Al mattino, (siamo ai venti di novem. bre) proseguono per Campobello dove si veJ a no 1..- grandi cave che hanno fornito la pietra per le colonne del tempio di Selinunte. Da Campobello giUngono a Castel Veterano dove sono ospitati nel Palazzo del Duca di Terranova, uno dei nobili più ri cchi che abbia il Regno delle due Sicilie: il palazzo è costruito quasi in riva al mare e la sera al lume pallido della luna vedono profilarsi nel. la nudità del paesaggio i tre tempi di Seti. nu[lte, che Virgiiio ai suoi tempi poteva dire ricca di palme: T eq11 e d atis linqtJO ventiJ ralmosa SeliniiS

Lodovico passa la serata in riva al mare dt Selinunte. «Ci si immagina la Sicilia un _ç i;;rdino, scrive al padre, ma vi assicuro eh<: in gran parte non è che un deserto ! » Ma il cielo, e il mare così c upo, le piante mai vis te, ia visione delle rovine, la triste g randiosità del paesaggio, le memorie del passato sopraffarlo. Dre pan11m. M om Erix Selimu su questo mare veleggiò

Vlisse e all'altra sponda Didone ch iamò Enea c dalla bocca di o g ni Polifemo urla il dolore de ll'occhio a ccecato.

Lodovico si sentiva senza amore in un paese che è inospitale non tanto perchè non of. fre g iadgli senza pulci, nè ombra di alberi , nè prati ridenti. Gli uomini non possono più abi tare questa terra dove gli dei sono ancora in agguato e attendono dietro la siepe che p2ssi Proserpina per condurla nel Tartaro Lodovico la sera ta.rdi a lume di ca ndel a scriveva e c antava la sua nostalgia d'amore e 1 beg li occhi delle donne siciliane a ppena intra ved ute (al padre scriverà ::-he le donne n on affatto di casa e la stessa co sa dirà Ringsei s) Santa Rosalia , Palermo, Roma e Aten e, e pettino i mulattieri siciliani, « thieri; cher selbst als das Thier », i Duchi e i Ducati e perfino il Conte Testaferra ta, che si seno va « sopra tutto » come il vento

Diii is intanto diseg nava e Ringseis leggev a; anc he nei momenti più tragici in portantina o " cavallo lungo il ciglio dei burroni il dottore legg<è"Va. L'arte è lunga e la vita è breve, il d ottore non perdeva tempo Rottmann in uno de i paesaggi italiant che dipingerà nelle arcate deii'Hofgarten per consolare con le memorie della terra felice Re Lodovico, rappresenterà il Dottor Ringseis in una figurina l eggente ai piedi dell'Etna. Il Conte Seinsheim ex Ministro delle Finanze continuava a fare i conti c a segnare tutte le spese incontrate: « guida di Palermo», « Carta geografica della Sicilia » , «Nota dell'Importo della Camera e Camerino del Regio Pacchetto Leone da Napoli per Palermo », « lingue secche e polli rosto scudi l , 4 in gileppo 2 scudi», « pasticcio r i freddo di faggiani 2 scudi », « emulsione di mandorle ».

La sera dd 22 alle cinque la comitiva giunse a Sciacca « città di dodici mila abitanti » e prendono tutti alloggio nel Convento dei Padri

della Redenzione. Il Com ento conta sei padri e dodici novizi Le finestre del ccnvento guardano sul mare Alle sei cenano, « la cena migliore c h e avemmo in tutto i l viaggio in Italia ». Fra Antonino Siligato doveva essere !l dispensiere del Convento, perchè tra i conti del Conte Seinsherm troviamo la « Nota di s pesa fatta da Fra Antonino Siligato, porc hetta, gallinaccio, ca rne porcina per il v iaggio, c uoco secola re per sua fattica ».

Il gi orno seg uente, dopo aver ascoltato la messa partono per Monte Allegro e riposano all ' ombra di un boschetto di aranci. Si " ra<Juna gente da ogni parte e la folla sale sulle altu re vic ine e perfino sui tetti delle case per vedere un principe. Tra g li altri arriva una donna piangente con due bambini in braccio, chiede a Lodovico di voler intercedere presso il Duca di Calabria affinchè suo ma.rito arre! tato in una zuffa per ave r av uto seco un coltello proibito e nell'assoluta impossibilità di difendersi in tribunale venga g raziato. Lodovico promette fra il giubilo di tutta la popolazione la grazia che più tardi ottenne come riportarono le g azzette del tempo

Alle se i di sera giungono a Girgenti. Prendono alloggio alcuni in casa del BarOni:" Retulo di Aragona , altri nel Ccnvento dei Domenicani; pranzano tutti insieme in casa del barone Rotulo Il Padre lettore del Convento si presta a fare da gu ida ai forestieri ; non era molto dotto padre Gazza (così i nostri tedeschi soprannomtnarono i l frate affetto da una morbosa v enalità). In un momento di gioia Ringseis esce con un « gaudeamus igitur, juvenes germani » e Padre Gazza esclama ccmpiaciuto: «Ecco un canto tedesco!». Del quando le prime autorità del Paese sentono nominare la Baviera si ,guardano allibite e s i domandano in quale parte del mondo sia la .Baviera. Tuttavia si incontrano in quest i paesi perduti persone dottissi me : anche in fatto di cultura manc a il ceto di mezzo : nessuna via di mezzo tra l'ignoranza e la erudizion e. Ad Agrigento due persone tengono alto il nome della cultura : il canonico Raimundi (probabilmente sarà Raimondi , Ringseis storpia spesso i nomi italiani, d'a ltra parte non possiamo confrontare la guida del Lalande perchè la Sicilia non è compresa nell'itinerari o del Lalande) e il signor Raffaele Puliti. Il canonico Raimondi insegnava filosofia; mostrò al dott. Ringseis vivissimo interesse per la filosofia tedesca ed e ra tanto al cor rente da chiedere notizie di_ Jacobi, al quale più tardi quando Ringseis ra ccontò l'accaduto fece molto piacere di sapere che a Girg enti si parlava di lui. tfl Signor Puliti era un profondo conoscitore delle antichità agrigent in e -e dopo aver guidato la comitiva fra i ruderi dei vari templi greci volle soddisfare i vari desideri di Ringseis donandogli alcuni campioni di minerali siciliani. Ringseis cont racambiò il dono inviandog li varie stampe di Monaco con le quali egli omò la sua abitazione

Padre Gazza invece era insopportabile e dire che era stata la principessa di Butera di Napoli a dirigere Lodovico da Padre Gazza Il Convento anzi per meglio dire la camera del dottore era sempre affollata da una diecina di curiosi che volevano vedere come era f allo un medico tedesco e per · di più al seguito di un principe. Una delle prime domande che gli rivolse Padre Gazza, il quale poi pensava a soddisfare la curiosità di tutto il -paese, fu per sapere quanto prendevano di.. lui e

Dillis. Fin dalla prima sera il frate s"i nnamorò· perdutamente dell'anello che Ringseis aveva al dito e degli occhiali di Dillis Chiese vari ducati per comprare carta e spago con cui impa ccare i minerali che avrebbe dovuto spedi re a Napoli per conto del dottore e siccome non SI sentiva soddisfatto chiese c he gli spedisse d a Catania due fazzoletti di seta. dopo poco tornò e g li disse se ncn poteva spedirg li quattro faz. zoletti invece di due. Al mcmento di partir egii disse di spedirgli quella « piccola roba » che aveva al dito, ossia voleva die il dottore gli spedisse da Roma un anello uguale a quello che portava al dito.

Ad Agrigento Ringseis fu assediato dai pazienti Venivano dai paesi vicini e facevano l a fi la per essere visitati. La sera la ge nte si riuniva intorno a quei pochi che avevano avuto in qualche modo la fortuna di avvicinare il Principe o a lmeno qualcuno del per lo più portatori e mulattieri ai quali la gente pagava da bere purchè rivela sser o quar.t v avevano veduto e sentito Si aggiungevano i clienti di Ringseis c he portavano alle stelle il medico tedesco e mostravano l a loro riconoscenza con bottiglie di rosolia, frutta secche, ciambelle e campioni minerali. Hanno saputo che il dottore ha un'inesplicabile passione per le pietre (forse Ringseis cercava l'elitropia come Calandrino) per quanto egl i fosse stato molto prudente nel mostrare un entusiasmo .:he poteva riuscirgli fatale come successe all'amico Schweigger pochi anni dopo Schweigger aveva avuto da Ringseis vari indiri zz i per un s uo viaggio di studio in Fra J"altro l'aveva diretto a Girgenti; un giorno me n tre andava scoprendo pietre di alto in t eresse scientific o rivolgendosi alla sua guida g li disse : che tesori avete qui e non lo sapete ! La guida, immaginando che il tedesco avesse scoperto oro e pietre preziose, l'uccise.

Alla. folla dei pazienti si agg iun geva quell 'l dei medici : vi erano a Girgent i circa dieci mcdici e tutti chiamarono a co nsulto Ri ngsei s Ringseis in una lettera ci descri ve il gabine tto di Don Sanzio, medico in non so qu ale città o paese della Sicilia : Don SanziQ abita, a in una casa senza infissi : nel suo studio erano sparse dappertutto pentole e p iatti sporchi. 13 «biblioteca » era collocata in due mensole: i l Bagliv i e alcuni poeti italian i e latini A N apoli aveva visitato un ospedale e siccome ii dottore aveva dato un'occhiata stupita ai mucchi di spazzatura e di feci ammucchiati nell e stesse corsie, i l medi co che l'accompagnava gli che a Napol i non si poteva tenere pulito come in Germania.

Il l dicembre la comiti va con g rande dolore di Padre Gazza lasc ia Girgenti, alle tre del pomeriggio giu nge a Lic ata, l'antica Gela An che qui grande a ccoglienza della popolaZIOne e dei notabili ai quali Lodovico negò la possibilità di sfoggiare le orazion che a vevano preparato per l'occasione. La gente di Licata è molto orgogl iosa d el fiume Salso detto il fiume Grande ; qualcuno della folla che li · segue dovunque domanda a Ringseis se anche da loro c i sono fiumi cosl larghi. «Trenta volte più larg hi », risponde Ringseis. Tra la folla ammutolita sente una voce : « Che bugiardo! ». (c o ntimta)

All'GELA. Z1J <!eG !WI

Per errore a pagina 30, terza colonna, riga 47, dello scorso numero, è stato pubblicato Francesco l al posto di Ferdinando IV

30

1.\NNI

CARNE DI CAVALLO. (Bologna). Sulla qu<:· stiu ne C:elle adulterazioni delle carni insaccate si va una fosca luce. Finalmente la D itta fratellt Greco di Castelfranco dichiarò di avere spedito la carne di cavallo in seguito a commissione di IO quintali passatale dalla D itta Colombini , confezion atrice di salumi - la quale telegrafava; spedittIQO. 200, ecc. bottiglie Ciò voleva dire: chilof.ramJnt di rame di ra t ,allo. Le spedizioni furono sei. Aggiunsero di aver fallo a ltre spedizioni a due d ci pr incipa li fabbricatori di salumi di Bologna Nelle sta lle dei fratelli Greco si trovarono olio cavalli pronti per la m.acellazione. ta popolazione im.pre>· Sll: natissim.a è disgustata. (Il Pop olo R o m unu l novembre 1889)

CORRISPONDENZA. (Fantom!) O beUissun.; bruna, occhi ridenti d 'amore, chi ti fece noto, domenica modo strano, suo nome, ind i rizzo, scongiumH sCJ ivetgli. O bella non tardare, amor non vuoi di · mora. lo ignoto. o mal no to, amo te ignota. Danr tda Majano così amava Nina siciliana. Per rivedertl. conoscerti, amarti, commetterò imprudenze. A. M. Diriaueue. Grnitori inesorabili respinsero doman da. Ti amavo, ora t i adoro ! Leggi " Popolo Roma no " primo del mese per mesi. Se mi ami ancora. cerca infaticabilmente il modo di scrivermo vinceremo amor mio ? (il Popolo Romano. l novembre l 889)

ALLA MARlNA INGLESE (Aten e). A bord<• della nave ammiraglia inglese ebbe luogo iersera un bandletto in onore dell ' Imperatore Guglie lmo, i i quale brindò alla salute d ella marina inglese e specia lmente degli equipaggi della flo tta del Mediterraneo, soggiungendo che la marina tedesca è tropp<• g10vine, ma che. egli fa assegnamento sugli am.moragli e capitani inglesi per in segnarle il del mare. (•l/ Popolo Romano, 2 novembre 1889)

l VIAGGI DELLO ZAR. Il Pmnde nblau rifcrisc t: ch e le precauzioni per la sicurezza della vita dell o Zar son o straordinariamente grandi , in specie quando viaggia. Allorchè fece a nnunciare la sua vo sira all'imperatore di Germania stabili che allog· gcrcbbe nel palazzo reale di Potsdam. Ma appena era no s tati faui colà tutti i più costosi preparativ i. egli fece sapere che abiterebbe invere nel castello rea le di Berlino. All ora si fecero qui tutti gl i preparativi Ma un giorno prima dell'arrivo d ello Zar, il conte Schuwaloff ricevette da u n te le gramma cifrato che sua Maestà sarebbe discesu invece al palazzo dell'Ambasciata russa Cor,temporaneamente giun sero sette operai imperiali, 1 quali adesso precedono sempre lo Zar in tutti i suoi viag.

go. Qu.-sti operai, 2 falegnanu , 2 mur:ttori, 2 fabbri e l meccanico, le pareti, il s uolo. il mobilio, i camini, le serrature, ecc. della casa e s pecialmente ddle camere destinate allo Za r. o tturano ogn i fessura, ogili tubo, ecc. Ohre le altre guardie di polizia, che ci rco ndano il pa- • lazzo dove soggiorna lo Zar, ve ne sono di quell e della polizia di Pietroburgo, che passano tutto il lo ro tempo, giorno e notte, sul tetto del palazzo.

(l/ Popolo Romano, 2 novembre 1889)

INGLESI IN EGITIO. (Londra). Il « Globe » , a proposi to della visita del principe di Galles in Egitto, d ice che l'Inghilterra rimane; fedele alla pro· messa di sgombrare l'Egitto quando questo potrà procedere da solo, ma che essa si riserva il diritto di giudica re del momento opportuno. Enumera quin. d i il grande progresso fatto dall'Egitto sotto la pro· tez ione dell'Inghilterra, soggiungendo che vi sono, ciò nonostante, taluni fra le classi dominanti i quali si lagnano. Il "Globe • coocbiude che l'lngbilterra è obbligata a ritenere il paese che essa salvò dali • di st ruzione (Il Po polo 4 novembre 1889).

DALLE PROVINOE DEL REGNO (M il.111111 E' assodato che il deputato Marcora, candidato am ministrativo, che biasima nei suoi discorsi le Opere Pie e la Congrega di Carità, sta godendo da questa per s u o figlio, s tudente universitario, una borsa di studio di 400 lire l'anno, che è cosl defraudata al .figlio d'un povero cui giuswnente spetterebbe

A vviu11damento. (Mi/atto). Il Senatore P - !.:..echi opinando essere buona massima nd svolgi· mento degli ordini liberi l'avvieendarsi ddle per· sone nei pubblici uffici e il sostituirsi delle energie nell'operosità dei Consigli elettivi declina la candi· datura del Comitato moderato dopo 30 anni di ooorata appartenenza al Consiglio comunale. Siamo entrati nel periodo rabbioso della lotta. (Il Popo l o Roma11o, 6 novembre 1889).

INGHILTERRA E MEDITERRANEO. (Londra). Il « Times "• lodando il discorso prOQIInziato d a Lord Salisbury al banchetto del Lord Mayor, dice che la. politica dell'Inghilterra in Europa, e speciaJ. mente nel Mediterraneo, non è: dubbia. Essa mira a mantener.. lo t/4111 q11o, eh., sembu b mislior garanzia per la conservazione della pact e per l a di tutte le nazioni. Però, cootioua il « Tiotes "· è certo che l'lngbUterra non permette;à mai la rottura dell ' equilibrio mediterraneo mercè la distruzione della potenza navale:' dell'lràl ia Ma tale eventualità non potrebbe prodursi che in seguitu ad una internuioo.ale la quale diviene: sempre più improbabile. Il c Times • l'a· zione bendica dell ' Inghilterra in Egitto. Tuttavia soggiunse che l'Jngbiiterra non deve dimenticare che la sua autorità in Egitto è temporanea. in seguito agli impegni presi da Gladstone e rinnovati da lord Salisbury. (i/ Popolo Romt111o, 12 novembre 1889)

sono &LI AUSPICI DBL MINimllO DILLI. CULTUBI. POPOLARI

PubblicfJJiione ulfimonole di 16-24 pngi ne con copertino a c olori

Contiene la eronacn · poli tlea, dlplomatiNa mJIUare ed et"ooomlcn della guerra e degli a-..., enlmentl che si s-. ol· gooo oggi nel oaondo Illo8trazlonl, fotografie, earte geegraftehe e topografiche. eartl ne d Imo• 8trntlve In ogni nn01ero

E.4·e ogni in tutta Italia COSTA UNA LIRA TUMMINELLI & C EDITORI

CORRISPONDENZA. (Fior d'arando). Invid io estinti festeggiati ! Ora raccolgono lacrime e fiori ! : Vivo ma torturato della pt'ivaz.ione della perola tua che mi fa del mondo una tomba! ! Ti bacio di baci innamorati!! (La Triblilla, 4 novembre 1889).

S. A Iotit. R.......,o di Arti Gto.lichc: di Tummintlli & C

' E VSCITO IL N. 4 DI
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i.\NNI

GLI AUSTRIACI IN POLON IA. Il russo dell'Interno ricevuto i dati sulla devastazione causat a da l l'invasione austriaca nei governi di Lubhn•· e di Cho lm Ben 4250 immobili per un valort d i milioni di rubli furono incendiat i.

(Cor.-iere d'Italia 15 novembre 19 14)

BOMBE E PROCLAMI SU PARIGI. Da un plano tedesco che sorvo lò scorso Parigi, fu · cono gettati , o ltre che bomhe, a nche due proc lam i. Uno comunic-.tva la caduta di Anversa; l'altro er;l indi rizzato al Comandante la p i«zza d i Parigi, e diceva: « Sono felice di potervi co municare che i St· guenti ufficiali francesi fatti prigionieri stanno ben e (segui va no i nomi). Deploro vivamente di dov er gt-ttare questa mia insieme a delle bombe sulla città ; ma la guerra è la guerra. Arrivederci, parigin i' Firma to: Luogotenente Han J ».

(Il Piao/o , 15 novembre 19 14)

ROME MONDAINE rende-l-vous de lundi est au T ea T er race d'« Old England » (via del T ritone) Re-oNvCrtllre pollr la saiJon: /lindi 26 a 3 hellrl'.<. Am erira11 soda (A ue11Je11r élearique des. u r vanr 10111 /es érage1).

(Il Giornale d'Italia, 15 novembre 1914)

DENTISTA via Vite. Signorina ammirata da giu· vane cappello grigio mostratole giornalitalia seguita è pregata indicare meno esternarle viva simpatia. Scriva Fernando seguito numero s ua abitazion e.

DISTINTO signo re 35enne buona posizione disilluso matrimonio, desidera affC'Ziooarsi con signora 5etia colta, mode'sb., piuttosto .alta fo.rmosa stessa età disposta traslocarsi e ricambiare serio duraturo af· fetto Non rispondo anonimi. Scrivere posta O. F Genova. ·

18 SETI"EMBRE lo questa data fatidica il cuore di Roma e d'Italia è con vo i. Giunga noi graditi m<:mMi sa lu ti.

Esee ogni Sabato

Contiene la eronaea polltlea, militare, eeonomlea della guerra ehe si lìlta eoDibattendo, raeeontata da seri t tori specialisti lo ogni

Co8tltulrà nn primo raeeonto eronologleo e storlt>o degli avvenimenti ehe MI svolgono oggi uel mondo, eosl da darne un quadro organleo, doeumen tato e completo

lllu8trazlonl, f'otograf'le , carte geograftehe - -e tepograftche, e cartine dlmo• stratlve In ogni numero

AMIUZIA prufunda d iscreta giovane artista sp<:r · duto soli tudine dedi cherebbe signora distinta disi o· krcssata, reci proco conforto. Tesse ra Is truzione 1459 Roma.

NOVELLA. Rice vo due grazie. Per premiu. vtent 1114, baci, baci ancora Ri cordi, amore ? lnforma w malattia. interpellai Evita assolutamente cur a costà. Maga ri rita'rdala fino rimpatri o Occo rr<: oc u lat e zza specia lis ta evitare co nseguenze riproduzion i.

NEl MARI. Corre voce, non ancora accertata, che sottomarini tedesch i sono stati affondati nell > Manica (Giornalt d ' ltaliu 16 n o11emhr e 19 14).

IL KAI SER VENDE L' ACHILLEION. Si apprende che il Ka iscr, nel timore che la Grecia si unisc-a agF All eati, abbia o ffè rro al Sindacato degli Albergatori svi zzeri di vendere a basso prezzo il sun cast<'llo di A thilleio n 11 Corfti Questo castello, costrui to per l'Imperatrice d'Austria era costato dien milioni di lire. Il Ka scr te me la con fi sca nel caso che la si unisca agli Alleati. (Gi o rnale d 'fu;. lia. 16 novembre 19 14)

D U ECENTO TONNELLATE DI DONI. La nave carboniera « Jason • dell a flotta degli Stati Uniti si reca nelle acqu e eu ropee con duecento tonnellate d ' doni di Natale inv iati dai fanciull i am ericam a i piccoli europei che la guerra ha reso orfa ni Un messaggio del P resi dente W il son augura buo n viaggio alla nave (Giomale d' Italia. 17 o ovt-mbre 19 14)

IL KAISER E Il. GRIDO DI MORTE Seco ndo not izie recate s tanotte da l front e della guerra in Fiandra , Guglielmo Il soggiorna nelle vic' nan u di Ypres e di Armentières Egl i si reca nelle diverse località di combattimento nella sua automobik grigia. l tedeschi continuano a combattere al grido d ' morte : « Avanti ve rso Ca lais!». (Gio;na/e ti' l ft;. lia 17 novembre 1914).

LA BAlTAGLIA DELLE « RANE"· l insistono tenacemente nei loro attacchi diurni e notturni in di rezione sud di Ro usselaere. Essi hanno sbarr'!to le vie principali per Blankeoberghe, U< · bruegge, L sscweghe, allo scopo ev idente di imp< · dire un 'a zio ne <'fficacc delle estese linee inglesi. G li attacchi sono appng,!!iati dal fuoco dell e potenti arto (CtudiltiUI • !l l J

SOTTO GLI AUSPICI DEL MINISTERO

PUBBLICAZIONE SETTIMANALE DI 16-24

PAGINE CON COPERTINA A COLORI l'O

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· D EL L A C· U L TUBA P O P O L AB E
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La GAZETTE DE LAUSANNE del 28 e del :)0 ottobre pubblicò sotto il titolo «politica ed economia del Reich » due articoli del giorna lista francese Jacques de Lesdain. In essi si affermava che la continuazione della guerra è inutile· che la Germania e la Russia formano u n saldo blocco e che è vano sperare di separarle; c he le risorse materiali della Germania sono considerevoli e :mdranno au.mtntando. Secondo !"articolista, le riserve di combustibile liquido, di cui la Germania dispone, sono ingenti. Oltre alla benzina impo rtata, conservata in grandi depositi sotterranei, nel Reich si produrrebbero 4 milioni di tonnellate di carburante sintetico all'anno col processo della Roecli.ling Stinnes e della A. G. Farben. e, fra un anno, questa produzione raggiungerà i 5 milioni di tonneJJate. Il carbu rante consumato durante !"intera campagna in Polonia non rappresenterebbe che la produzione di un mese delle distillerie nazionali. Sperare di una .:r isi del combustibile liquido sarebbe quindi, Ja parte dei franco-inglesi, un grave errore, c basterebbe a provarlo il fatto che a Berlino rutti gli autocarri industriali e la metà delle l\Utomobili private sono stati rimessi in circOlaz ione. Altrettanto vano sarebbe sperare nella carestia. Il pane è garantito, le paste, i pannelli pe r il bestiame sono assicurati. l fornai berlinesi fabbricano tutti i soliti tipi di pane In quanto a JJa carne, la razione disponibilç per 0gn i abitante è press·a poco quella di cu i dis pone la Francia dopo le recenti restrizioni. La penuria si limita ai g rassi e al burro, che furono semp re il punto debole dell"economia

tedesca; ma scorte sono in aumento e la occupazione della Polonia come pure g li accordi commer.:iali che si vengono negoziando co i paesi neutrali rimedieranno all'inconveniente. Il de Lesdain osserva poi che parlare di blocco della Germania è servirsi di una espressione inesatta, giacchè a differenza di quanto accadde nella guerra mondiale, il Reich t: attaccato oggi su un settore rappresentante men!> di un dodicesimo del giro totale delle sue frontiere. Tutto il resto del suo perimetro rim:me aperto al commercio.

La difficoltà per la Germania risiede nell' organizzare questo commercio in modo corrispondente ai - suoi bisogni Ma questa è una difficoltà provvisqria destinata a cessare o almeno a diminuire col tempo. La Germania potrà per esempio intensificare le importazioni di minerali di ferro dalla Svezia e quelle dei prodotti agricoli dalla Danimarca e dalla Norvegia. Questi paesi hanno infatti bisogno di macchine, di prodotti chi.mici, di caibone ecc. e non possono più riceverli dal mare, perchè i sottomarini tedeschi non lo pennettono. Dalla Polonia si potrà importare tutto lo zinco necessario, come pure un milione di tonnellate J1 grano e 30.000 tonnellate di grass i, che fin qu i quel paese esportava.

In quanto alla Russia, si tratta di un semrlice (sic) problema di organizzazione di trasporti e di incremento defla produzione. Per ci vorrà del tempo, ma meno di quanto si supponga.

Tenendo calcolo delle cifre normali dell'esovietica, la Russia potrà coprire

Jal 1940 il'\ poi, i bisogni di grano, di segala cl. orzo, di avena e di manganese della Germania nella misura del 100 per cento

In co nclusione, il vuoto più difficile da colmare sarebbe quello costituito dal deficit di otto milioni di tonnellate di ferro, e il Reich non ha ancora finito di battersi con qu esta d ifficoltà. Ma la Russia possiede nelle sue miniere, una trentina di miliardi di tonnellate di minerale greggio, capaci di fornire l5 miliardi di tonnellate di ferro puro l 600.000 carri ferroviari di l.Ui d ispone sono troppo pochi per trasportado? Si fabbricherà del materiale rotabile. Intanto, affermava il de Lesdain , s i sv iluppano i trasporti fluviali tra Caspio e Baltico e dai due milioni e mezzo di tonnell:lte del traffico attuale si passerà a un traffico forse dieci volte più grande. •

I ùue articoli della Gazet'te- de Lausanne sono stati oggetto di viva deplorazione e di seve ra cri ti ca da del signor J. G. Février nel Bultetin Quotìdìen. Il Février comincia co l mettere in rilievQ che l'autore dei due artiColi è un pubblicista francese, collaboratore, si dice, dell'J/!Jmratìon: «Noi insistiamo su questo punto (egli dice) : pubblicista francese; e questa è l'unica ragione per cui noi ce ne occupiamo Questi articoli firmati da un francese e pubblicati in un straniero potrebbero sembrare a taluni libera di un pensiero condiviso da altri· francesi. La stampa tedesca li sfrutta in questo senso: il D. N B. del

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2 novembre ha utilizzato questi articoli a scopo di propaganda, sottolineando con compiacimento che ne era autore un pubblicista francese. E' nostro dovere protestare qui anticipatamente. Le accuse gratuite, che essi fanno ai dirigenti francesi , l'assenza di una sola parola per condanna re la doppiezza sOvietica e per denunziare l' aggress ion e tedesca, l a difesa indirc!tta che essi fanno di una pace affrettata e senza garanzie, la maniera in cui essi esaltano il potenziale econom ico tedesco, tutto concorre a fare di .questi articoli, attuale, una cattiva azione E ' do loroso che un francese non se ne sia reso conto ». Questi rilievi non riguardano che il pubblico francese. In dubbiamente la Francia non ha finora dimostrato di sapere difendersi dai suoi nemici interni o coloro che pur senza potersi dire antifrancesi esercitano un'az ione corrosiva della resistenza nazionale

E questa , anzi , è una dell e ragioni principali per cui il pubblico di altri paesi non ha che una limitata fiducia nella capacità di resistenza della Repubblica Si dice o s i pensa: se un paese non difendersi in modo adeguato dai nemici interni, come potrà resistere al nemico esterno ?

M a tutto questo, ri petiamo , non ci riguarda Per noi il problema interessante è il seguente: gli articoli della di Ùllsanne dicevano il ve ro o di cevano il falso ?

O, meglio, giacc hè la ragione e il torto non sono quasi mai separati in modo nettissim o, specialmente in materia fino a che punto i detti articoli di cevano il vero ?

Abbiamo riassunto con la maggiore obiettività la pa.rte economica dello studio del de Lesdain Ora auditur altera parJ E cioè riportiamo, con la stessa obiettività, la parte principale della c riti ca del Ffvrie r

Accenniamo di volo ad alcune affe rmazion i polit iche. Secondo il de Lesdain, se la Germania si è riavvicinata all'V. R S. S., che già le aveva fatto delle offe.rte, fu perché la diplomazia anglo-fra ncese indusse Stali n a intervenire attivamente nel cooHitto europeo; Hitler lasciò fare «Appena Stalin fu al corrente dei desiderata degl i Alleati, dal momento in cui fu certo della determinazione britannica di correre il risdùo di una guerra, egli non ebbe altro riflesso politico che quello di offrire a Hitler u n a associazione vantaggiosa» E concl udeva : c Noi abbiamo legato l'uno, all'altro il Reich c i Sovieti , quando disgraziatamente abbiamo risvegliato M05Ca ». Commenta il Février : « Come se qualcuno in francia ignorasse che è sempre esistito ir;t Germania un partito che voleva il ri avvic inamento all'V. R. S. S. e come se non s i sapesse c he von Ribbentrop si è recato mente al Kremlino per strappare l' acc ordo! »

A noi sembrano. per questa parte, altrettanto futili le affermazioni del de Lesdain, quanto le critiche del Février. Non sono stati i desiderata degli Alleati a risvegl iare la Russia : essa vegliava da anni aspettando il momento propizio. Non è stato il partito ruSSOfilo a spingere la German ia verso l ' V R S S., ma la s ituaz ione. I n realtà le Potenze democratiche si trovarono di f conte al d ilemma : o non resistere all a Germania e !asciarl a fare in oriente, o resistere alla Germania e lasciar fare aUa Russi a

Il de Lesdain faceva intravedere la possibilità dell'adesione del Giappone al blocco germano- russo « E' possibi le, egli diceva , che un terzo stato, i l Giappone, egua lmente sprcgiatore delle democ razie e dell'ordine stabi lit o in Estremo Oriente, venga ad agg iungersi a loro» (alla German ia e alla Russia) Minaccia, commentava il Février, che neanc he la stampa d 'oltre Reno osa più proffer i re E qui ci li mitiamo ad osservare ch e i casi di una guerra sono tanti e cosi imprevedibi l i cbe l'adesione del Giappone al blocco germanorusso, oggi impossibile, potrebbe in avvenire diventare possibile

InJine il Février deplorava l ' affermazione che il Rei ch fosse atta ccato su uno spazio eguale a meno di un dodicesimo del giro totale delle sue front iere. «Così siamo no i gli aggressori ! », egli esclama va Il commen to è del tutto erroneo, perc hè il de Lesda i!l aveV.l inteso non già stabilire c hi fosse l'aggressore e chi l'aggredito, ma soltanto chiarire su quanta parte delle sue frontiere il Reich fosse in guer ra per dedurne c he il b locco dov rà fall i re. Ma b isogna anche riconoscere c he d c! pari erroneo era l'argomento del de Lesdain perchè l'efficacia del blocco non si valuta dalla estensione delle frontiere su c ui è impegnat:t la lotta, bensì dalla quantità di merci che non passano più attraverso le frontiere In altri termini , il Reich certo non è in guerra frontiera col Belgio o su quella con l'Olanda, ma se il blocco inglese r iesce a n on tar passa re attraverso quelle dette frontiere i prodotti di c ui la Germania ha bisogno, si deve ammettere che esso ag isce non soltanto sul dodi cesimo di frontie ra, sui c ui arde la lotta, ma anche su altri settori

Ma tralasciamo la parte politica e veniam o alla pa.rte economica. Qui l'ignoranza del ò ' Lesd ain, secondo il suo cr it ico , si manifest •

LONDRA
MANIFESTI 01 PROPAGANDA CONTRO LO SPIONAGG I O
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:n modo anche pilt C\'Jdente ed egu.tgl•a la sua parzialità: così egli traduce Steinkohle ( ca rbon fossile) con rharbo11 a nzi ch è con houi/le; e Bratmkohle con torba , anzi chè con lignite. Ma questi sono particolari di poca importanza. Prima d i tutto le derrate alimentari. De Lesdain affermava che « !"alimentazione tedesca è... assicurata in pane. farina, paste in razioni per il bestiame. vale a dire in ca me e grasso ». Se questo è vero, si domanda il critico, perchè i l razionamento è così severo? Le r azioni del consumatore « narmale » in Germania per la carne, i grassi, lo zucchero ecc., sono molto inferiori alla media del consumo per abitante degli anni fra il 1932 e il 1937. Il de Lesdain aggiungeva : «La quantità di carne atspooibile per abitante è press'a poco la stessa che in Francia >>. E il critico: «Non · è vero : al consumatore « normale » tedesco è assegnata una razione di cinquecento grammi di ca me e di salami alla settimana; il consumatore francese è libero di comprarne quanto g li p iace , e di fatto ne assai più».

Passiamo al problema del petrolio De Lesdain dichiarava che la produzione tedesca del petrolio sintetico (bisogna intendere : essintetica) sarebbe attualmente di quattro milioni di tonnellate :tll'anno e passerà a cinque l'annd p rossimo. Secondo il critico, questi dati , esposti senza la citazione di alcuna fonte, rono pura fantasia. Gli specialisti valutano la produzione tedesca di essenza ottenuta tanto con !"idrogenaz ione dell a l ignite, quanto per sintesi propri amente detta, a un milione e 1.50 mila tonnellate e a u n po' più per il 1938 Il de Lesdain ammetteva impli-

uumente <luesta t tfr.l, g •acchi: parlava di un;l produzione totale di petrolio (compreso il petrolio naturale, il benzolo, ecc.) di 2. YOO.OOO ( cifra d"altronde alquanto eccessiva) per il 1938. Come vuole dunque, chiede it Février, lhe Ja produzione di essenza si ntetica, la quale non si è sviluppata che nel corso degl i ultimi anni, abbia' fatto un simile salto in alcuni mesi? Il de Lesdain affermava. quindi che un rapporto co nfidenziale, presentato al Cancelliere Hitler, stabiliva che la quantità di petrol io consumata per scopi militari nella campagna di Pòlonia era stata inferiore alla produzione di essenza si ntetica in un mese. E il commentava: «Si sorriderà di queste affermazioni. D 'altronde, se cosi fosse, la produzione d i essenza sintetica da sola basterebbe a tutti i bisogni di guerra tedeschi. E allora perchè la Germania ne importa dal l a Romania e dali'U. R. S. S.?».

Infine il minerale di ferro. 11 de Lesdain riconosceva che su 13 milioni di tonneUate di mine ra le di ferro importate in Germania durante i primi sette mes i del 1939, 8 milioni provenivano da paesi i c ui scambi con la Germania sono ora tagliati. Ma, diceva, quegli A milioni n on rappresentavano che il 40 per cento delle importazioni tedesche Senza dubbio, commentava il Février, egli intende parlare del tenore di ferro e non del minerale bruto; ma, anche in questo senso, gli 8 milioni rappresentavano almeno il 50 per cento delle importaz ioni « Si spera, aggiungeva il de Lesdain, di compensare g li 8 milioni di ton nellate aumentando ancora l'estrazione di minerale tedesco, ricavando 2 milioni d i tonnellate dal territorio di Olsa nel Protettorato

Ceço, .tumentando le: tmportazionJ dalla zia e organizzando le importazioni di minerale russo ». Suggerimenti molto avventati, il critico. L'estrazione del minerale tedesco, d"altronde pove ri ssimo è stata spinta anche troppo oltre, La produzione ceca e polacca insieme fu nel 1938 di 8.50 mila tonnellate di ferro puro, ossia quasi 2 miiioni di tonnellate di minerale all'anno al massimo. Per portarla a 4 milioni all'anno ( 2 milioni in sette mesi) bisogner ebbe raddoppiarla. E' possibil e? Sarà difficile non diciamo aumentare, ma mantenere le importazioni dalla Svezia: i l golfo di Botnia è gelato d'inverno; il transito per Narvik è reso difficile dal blocco inglese; e quello per ferrovia v ia Oxelosund è limitato. Quanto alle forniture russe, esse, secondo il critico, urtano contro le difficoltà dei trasporti

Secondo il Février i due articoli del de Lesdain riflettevano in modo deplorevole la · influenza della prop aganda tedesca, all a quale per contraccolpo essi apportavano un appoggio p rezioso. « Si sarebbe desiderato che u n pubblicist-a francese desse prova in questa occas ione di un maggi<_>re senso critico»

Ci riesce impossibi le esprimere un qua lsiasi giudizio sulla polemica. Abbiamo cercato d i riassumere con la maggiore impa rzialità così gli articoli del de Lesdain come quello del Févri er. Non ci resta che far nostra la riserva che faceva la Gaze/Je de Lamanne: «Va senza di re, scriveva il giornale svizzero, ::he questi articoli non impegnano che il loro autore ».

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S A L VO O A U I< A
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A UGU8 TO

« t: PERFETTA MENTE esatto, se pur penoso. affermare che verso la fine del marzo 1898 il gabinetto britannico non sapeva che cosa dovesse fare», scri ve Garvin nella sua biografia di Joe Chamberlain. Era quello il Gabinetto « unionista », nato dalle elezioni del 1895 che aveva battuto Gladstone e il suo programma di home mie per l'Irlanda. Un grande ministero: lo presiedeva !"illustre marchese di Salisbury, capo della famiglia Ceci!; Balfour, principe ereditario del Partito Conservatore, vi appariva al suo fianco. co llaboratore tanto più fidato, in quanto era anche lui uno del clan Ceci l; poi venivano i due profughi del partito liberale: il marchese di Hartington, futuro duca di Devonshire, c Joe Chamberlain. A vederlo a distanza, quel ministero offre la immagine di un gruppo di statue destinato a raffigurare l'Inghilterra vittor iana, ancora per tanti aspetti attardata nel secolo XVIII, per a ltri anticipante il secolo XX. Hart ingto n era l'ultimo dei grandi patrizi whig.r che ancora duravano, secolare consorteria di gruppi famil iari e di parentele, e a dispetto delle riforme elettorali sembravano tuttora dominare il partito liberale Possedeva « 192 393 acre.r

di terre in quattordici o..:ontee, con sette castelli. ed era il maggiore proprietario edilizio di due grandi città >J. Chamberlain, figlio di un fabbricante di scarpe di Birmingham, ant ico radicale e quasi repubblicano in gioventù, inventore dell 'organizzazione elettorale, the Ca11rus, che doveva dare un colpo tanto grave alle vecchie influenze patriarcali, rappresentava accanto a lui l'Inghilterra della democrazia, dell'estensione del suffragio, delle ferrovie Per i contemporanei quelle diversità, che oggi si compongono in una superiore armonia. sembravano contrasti insanabili. c un continuato rumore di discordie interne, di divergenze di vedute accompagnò l'esistenza di quel ministero, nel quale si incrociavano tanto differenze di origine sociale e di provenienza politica, Hartington patrizio come Salisbury, l'uno conservatore e l'altro liberale, Chamberlain liberale come Hartington, ma questo ari -. stocratico, quello democratico. All"estero non meno che in Inghilter ra si speculava sulla debolezza interiore del ministero, e se ne traevano auspici di debolezza e decadenza dell'Inghilterra Eppure no'} mancava un tenue ma preciso segno di unità di vedute: il mo-

nocolo di Joe Chamberlain. Quella lucida coccarda di cristallo dello snobismo. l"ex -radic:l kdi Birmingham non l' aveva assunta senza darle un significato profondo : a. quel modo che Ja chioma arruffata e i bottoni mancanti di Leone Gambetta attestavano la inconciliabile rivalità delle « deux frances », l'eleganza del deputato di Birmingham era segno della intima comunione della democrazia inglese con le tradizioni, i costumi, i pregiudizi della storia nazionale. E nella crisi diplomatica che l'Inghilterra stava per attraversare nel passaggio dalla S plendid iJolation all'Entente Cordiale, complicato dagli impreveduti disastri della Guerra del Transvaal , quella comunione solida e silenziosa doveva costituire la grande riserva dell'imperturbabilità insulare.

L 'isolamento inglese del secolo XIX era stato veramente splendido : per la s ua rigida perfezione e per i risultati che erano stati raggiunti Questi risultati erano in g ran parte frutto dell 'energica avvedutezza dei suoi uomini di Stato, e più ancora dello spirito d"iniziativa di ammiragli, di generali. di , iaggiatori; ma in non picc"Oia parte erano anche l a conseguenza in certo senso facile delle condi -

LONORA- IL GABINETTO 01 GUERRA

iiOnt dell'Europa. La Germania non esaste,•a, l<t Francaa aveva cambaato sanguinosamente re.gune ogni quindici anni. Fuon d'Europ.t. gli St.tti Unita avuto la guc:rra di Seces"one. ed erano stati <X.tUpatt a S<:opnrt· >e >tessi; ti Giappone ave\'a aperto allora i suor prami porta Ma albt fine del secolo tutto qu(:>lO era <'ambiato: nel Mediterraneo era sorto d Regno d' Italia ; la Francia, malgrado le nrsr amerne, a, eva ripreso forza, e drrigeva le >UI: energie, mortiticate an Europa, , erso l'Afri'"· ,·erso l'Estremo e il Vicrno Oriente, verso I'Oceanaa, wn una baldanza the sembr:tva <juell.t dea grandi gtorni di Suffren e dr J«"an Bari. Il Ga,tppone aveva <ù>truito una l lottJ potente. form;tto un esercrto lhe ac.1 <onquast.tre 111 Corea 1.1 testa di ponte Jtll,t futura t.'Sp.tnstOne contmentale. Gli Stata Unrtr sa preparavano a togliere Cuba c: le Filippine alla Spagna, "' (in:t lOn la pcnetrazione inglese. sembravano ledere a una lAtente tentazione di imperialismo. Non amavano l'Inghilterra : .t proposito di un.t <luc:strone secondaria di frontiere fra ti Venewc la e la Guiana britannica, l'atteggiamento mrnacCJoso del Presidente: Oeveland aveva w'" etto Lord Salisbury ad accettare un arbitrato. s, era persmo creduta prossrma ta guerra in l nghrlterra « si era btto un gran parlare cl t ,oldatr .sinkhs e gourkas da mandare a difendue la Gurana Bntanntca ». Ma r in,lt.mr avevano da difendere, prrma che: la Gua.ma. l'lndi.l stessa, sulla guale sa Jistendcv.t J,tl Nord la mmaccia della Russia. la cu i polmL;I Ja Port- Arthur a .Costantinopoli tr.t (utt.l .lllta-br itJnnic.t finalmente (crJ !,t Il militare che a\ev.t cre:t!0 l'un rtà si trasforma va ora in un dmamismo mdustrra l e, commerciale c (Oloniak inqurerantc: per rl pnmaw brrtannico sui mercatr mo ndiali. specialment e mentre cominciava.no le pramc curiosttà dell'optnione pubblica per k <1uc:stionr navali e i destini della Germania 'ul mare. Questi contrasti der ,go,·erni d'Europa c d'America con il go,·erno inglese erano anche pcriLOiosamente sostenuti da forti correnti anbrttannrche popolari. Soltanto in Italia non '' Jv,·ertiva nessullil anglofobta; nu persrno e tedesLhi si d'accordo nel -

l'a\\ crstone per l'Inghilterra e p<:r gla mgk-si c garcggravano in manifestazioni di qu<:ll'a\'Vcrsìonc. nelle quali tropJYv la più elemcnt1rc educ.t zaonc , enrva dimentréata: ptr esempio rn terte f.tmose carica•ure della Regina Yattoria. Bisogna monOSLCrt Lht Jlloo d popolo rnglesc offriva p.tgrust rfit.tzion l all'a ntip,ttta che lo c ircondav.t. App.tri,•a. come Amleto dtn:va di se s tesso « superbissimo, vendicativo, Jmb,:zio'o »; cr.l giunto a quell,l fase dte tu tta r popol! dtvono forse .tttravcrs;tre. dt t-s.tltaz rone der proprr valori. dr <Ompr.tumento, dtre dr n,\rusrsmo n.lzionale. rn cur si t'l .t Dio l' onore di d.ugli l.t ot1adin.mz1 del pae>c. L: Franu.t era passata attraverso lo scio,·imsmo; lo stesso fenornc:no >t <h1amava rn lnghilterr.t o: jmgoismo » La p.uola er.l n.u.\ 5UI p.tkoSL,'"Ili(O Jd Caff(· Conterto. «certo. nor non vogli:lmo la guerr,\ ma. b) fingo .l se dO\·cs sm1o >>. di l'e' .1 un .l c.t nzone rn voga .t tempo <h tuu delle tante <on 1.1 Russra E c:r:t il nome ddl'intransrgentc rmperralista, come di .tssiomi matenut rci che glt inglesr sono tb<' f ;rJI m the 11 orid. e che England c.mnot be defeated. C'erano jingoet nelle -: lassi a lte, lettori d i Kiplìng o semplicemente bersag lia.-

GUGLIELMO Il E LA REGINA VITTORIA (Lo A ire. 1900)
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1883- LA REGINA VITTORIA CON l PRINCIPI 01 GALLES

•on di tigti dall'alto degl i e lefanti dei :n;.haragià vassalli; e ce n ' erano nelle classi popo lari, operai che si sentivano cesari guarJando nei giornali illustrati la Regina Imperatrice in portantina sorretta da quattro giganteschi e barbuti indù. Avevano tutti un istintivo disprezzo per gli altri popoli. ogni idea di alleanza suscitava in loro l 'impaziente alterigia di un patrizio che rifi uta un matrimonio in un'altra classe. L'aria del continente pareva irrespirabile a quegli insulari

Erano precisamente costoro che votavano entusiasticamente per Joe Chamberlain. Questi, and1e quando era ancora nelle file del partito liberale, antimperialista almeno in linea ge nerale passav< l per essere, secondo lord Gra nvill c, « il più gran Jingo del gabinetto Glac.lstone >>. Pure i l primo uomo di Stato britannico a rendersi conto della necessità di abbandonare la S plendid /s.olatio n fu proprio

C hamberlain

Il Kai ser aveva detto a,ll'indomani della celebrazione del g iubileo di d iamanti della Reg i na Vittoria. che quella cerimonia sfa rws., quella folla di principi indiani, di en1iri musulmahi. di sultani negri raccolti intorno alla , ecchia Dama aveva ammirevolmcnte servito per mostrare al mondo la sproporzione fra l'esten sione de ll'Impe ro inglese e la capacità del l'lnghiltena a difenderlo. Il sospetto di quella sproporzione s'era fatto strada an che nella mente di Chamberlain. E benchè egli intuisse per primo la solidarietà delle varie parti dell'Impero , e prevedesse l'aiuto che la Madre Patri a avrebbe ricevuto dalle terre d'oltremare in caso di guerra, l'orgoglioso isolamento dell'Inghilterra in un'Europa divisa nei ,Juc gruppi ostili della Triplice Alleanza, e Jclla Duplice franco -russa gli appariva ugualmente insostenibile. Se l'Inghilterra non si fosse avvicinata a uno dei due gruppi, correva i l r isch io di vedcrli momentaneamente d ' ac:ordo ai suoi danni.

Poteva l'Inghilterra scegliere la Francia? Ravvicinarsi alla F rancia voleva dire avere modo forse di avvicinarsi anc;he alla Russi a. Ma l'ostilità francese appariva in quel tempo 1rriducibile: in un romanzo di Claude Farrèrc che allora ebbe buona fortuna editoriale, l' ennemi hérMitaire la cu i a pparizione suscita nell'animo di un civilizzato tenente di vascello u n'ondata di odio atavico che spazza ogni scetticismo antipatriottico, è l'inglese. Per la questione dell'Alto N ilo, ie due flotte vennero mobi litate, e per qualche ora parve perfino che quella francese di Tolone potesse avere buon g w w contro quella inglese del Mediterraneo, div isa fra Malta e Gibilterra. La Francia mant eneva ancora accesa la rivalità antica in Egitto, e l' Inghilterra dal ca nto suo ne suscitava una ouO\'a in Marocco.

Con la Russia era anche peggio Nella Cina, .:be allora sembrava sul punto di divenire una Africa gialla da spartire fra le potenze, l'influenza russa diventava rapidamente predo•li nante, c teneva in scacco quella inglese «Gli interessi inglesi erano ignorati, le nost re proteste respi nte o schernite». Un diplomatico cinese diceva malign amente : « l'Inghilterra e la Cina, due lmperi così grandi, e ora guardate -1 che sono ridotti! » A Pietroburgo il conte Witte, l' ultimo vero uomo di stato dello Zarismo, metteva la mano sulla carta della Cina («il tvaJ " VI? l') large h and » , era una mano molto g rande. osserva uno scrittore ing lese) e

d iceva all'ambasciatore Sir N. O' Conor, c he lo visitava per cercare un accordo, che presto .: ta rdi le provincie del Nord sarebbero diventate russe. Intanto la flotta russa entrava a Port-Arthur, il governo d i Pekino concedeva al ministro di Russia tutto quello che chiede,•a, cost ruzioni di ferrov ie o di fortezze. L'opinione pubblica inglese diventava più che mai anti-russa, si infiammava contro Lord Salisbury e il suo «atteggiamento di ironica ac<(u iesrenza ai fatti compiuti ». lJ prestigio di Lord Salisbury nel paese cominciò allora a declinare: e non era giusto, giacchè nelle condizioni in cui si trovava l'Inghilterra, gli insuccessi diplomatici erano ancora un minor male. Esclusa la Francia; esclusa la Russia , rimaneva soltanto la Germania. Chamberlain era da molto tempo favorevole a un'intesa anglotedesca. Quando Bismark. nel 1889, aveva fatto un tentativo di ar ri va re a un'alleanza, Chamberlain aveva detto a Herbert Bismark che secondo lui solo un accordo completo dei loro due paesi poteva assicurare la pace in Europa ; e per l'occasione aveva parlato l:tt in o: « sine Genmmìa nulla sal11s » Anche ron la Germania erano poi sorte difficoltà, e ntssuno le poteva valutare meglio di Chamberlain, ministro delle Colonie, poichè e rano t utte relative a questioni coloni al i : la penetrazione tedesca nello Shantung, i l possesso · delle Isole Samoa, soprattutto i confini della colonia africana del Togo. Non sembravano però tali da costituire un ostacolo insuperabile all 'amicizia dci due paesi * * *

Era allora consigliere dell ' Ambasciata germanica a Londra il barone von Eckardstein , ex-tenente dei corazzieri di Brandeburgo li concorso diplomatico che aveva discJ1iuso a questo cavaliere il ministero deglì Este ri aveva seguito modalità del - tutto insolite Hcrbert l:lismark lo aveva invitato a cena con altri gioufficiali e diplomatici in un ristorante che aveva una sal:t da pranzo al primo piano. Alla fine del pranzo Eckardstein aveva scom-

messo cht sarebbe arrivato per primo in strada, e aveva vinto la scommessa saltando finestra mentre gli altri invitati correvano verso le scale. «Questa prodezza piacque molto ad Herbert Bismark, che prendeva molto gusto a scherzi di questo genere. E Bismarck fece dunque comandare Eckardstein per un anno all'ambasciata di Londra», racconta il prìncipe di Bulow. A Londra Eckardstein sposò la figlia di Sir John Maple, il g rande fabbricante di inabili, e stri nse relaz ion i con tutta l'alta società inglese. Non tornò più al suo raggi mento : llulow, diventato ministro sotto il cancell ierato del principe Hohenlohe, lo nominò consigliere dell'Ambasciata; giacchè in quel momento si era nella fase, periodicamente ricorrente, in c ui nei ministeri degli Esteri si decide che <Juanto più un diplomatico è legato con parentele e an1iciz ie con il paese che lo ospita, tanto più può essere utile al suo governo. Del suo antico mestiere il barone aveva conservato soltanto, per servirsene nelle grandi occasion i. l elmo d'argento, la bia nca tunica , i lucidi stivaloni neri: e nelle cerimonie del corpo diplomatico quel «corazziere con una testa di pensatore » spiccava fra tutti i colleghi come un minareto lucente sulle case' affollate d'un 'villaggio; ma in tutto il resto era diventato un ottimo esemplare del diplomatico mondano di qL1ell'epoca, un familiare ornamento di As<:ot e di Epsom delle cacce in Scozia, dei week-ends a Chatsworth e dei pranzi a Cavendish House. Era anche molto legato con i Rothschild , c il cui nome a Londra era ancora leggendario » Le vicende cinesi tenévano inquieti i Rothschild e con .loro tutta la City : temeva no la perdita del mercato cinese per il coton e del l .ancashire I Rothschild erano /ila-tedeschi per ereditarietà e favorivano qualunque possib il ità di intesa anglo- tedesca. Come usava allora, come probabilmente usa ancora oggi, il loro salotto Ji privati cittadini fu offerto e accettato come terreno neutrale per i p ri mi approcci fra il gabinetto inglese e l'ambasciata in vista d i un accordo de/inj tivo.

In una sera del febbraio o del marzo d e l l R98, n.el palazzo di Alfred de Rothschild in Se)'mour Piace, intorno a un pranzo preparato da l celebre cùoco f rancese del banchiere, il barone Eckardstein incontrava tre membri del Gabinetto: lord Hartington, ora duca di De\'Cnshire; H enry Chaplin, l'ultimo dei grandi Sq11irn. « un uomo che ieggeva solamente la Bibbia, il calendario delle cacce a cava!Jo e l' annuario del Parlamento» ; e Joe Chamberlain. I n fin dei conti, una completa rappresentanza della classe dirigente inglese: la parìa, la « landed gentry » e la grande borghesia li rappresentante di quest'ultima e ra il più forte ciei tre, Eckardstein lo sapeva, c lo sapevano pure .t Berlino, ed era lu i che avrebbe assunto la missione di condurre le t rattative Come ministro delle Colonie, e ra particolarmente competente in questioni che avevano tutte per oggetto frontiere coloniali, sfere d'influenza e co ntrailo di porti D ' altra par te, il fatto d1e Lurd Salisburr e il Foreign Officc rimanc, ·ano nell'ombra, sottolineava il carattere ufficioso, quasi priv;tto , di quel tentativo. L' ang l ofilo Eckardstein , felice delle prospettive che si schiudevano dinnanzi al suo elmo di corazziere, di rappresentare una parte importante in una g rande transazione diplomatica segreta, promise che avrebbe preparato un colloqu i o fra l'ambasciatore Hatzfeldt e Chamberlain.

(C on / ÌIIua)

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J O E C H A M B E R L A l H IL o R lr e, 1 90 0)

(O N L'UNIONE dt Roma al s• ,ro' ù che il Progresso non aw:va f:mo gr:wJ1 p.tsst nello Stato della divenh·a, pt·r(Jo ull:t- necessi tà irrevocabile favorirlo ndb mtss•onc. Su terte coperiine di libr i dell'edito re Perino si ndc, a llora. donna. d ;coperto e le braccia protese m alto, d Volume della S6t>nza e illumispit:tatamente. coi raggi c he J.t quello p.trti\' ano, il panorama della Città Eterna. L1 donna si mostrava abbigliata col gusto tht: d melodramma e J'orientalismo a\'cvano di(fuso : armille a1 polsi, cliadcma in fronte. volwninoso panneggio ai possenti fianchi (ltonodelle J, ,·ia Margu!ta posarono tnlintte , o l!t - c f or;e posano anwra - così voluttuoe darw•n •a ne) Intanto Lombroso scnve\' A

d Cola Ji Rien:w e Coccapieller, J omostrandoh ambedue me,11alomani e la deta raziont· si indmzzav,, ''crso Pompei : dontnque identift<Ò Gcn•o e Follia t· dovun(lue putt• , r ol corpo term inante in fogha dt .tctnto, sorresse ro teneri stc h c cartigli. Nei t:•ornah si da,·ano co nsigli c si discu teva , soprattutto, rlt piano rcgnl a tore ; po• ·

l hè on gcg ncro pien1ontcs•. senz,t presa (lira di la Forma Urbis c· d i t irarnc le conclusioni. Mav,mo td<:,tlmcnte c: in buon,t fede . c wstrue ndo cno rrn1 p tlazz:i, portici e per ca ric he di ·ra valleria su ii'Esquilino, mentre, pel pi ccolo ceto, stabili\',tnO le presso la , illa Borghese: dove, ogg1. sono appunto i quarticn eleganti L' tmpres a di allogare « Terz,1 Rom::.», signori. funzionari e d tplomatìLi sul <.a lle più ercentrico. ,·cni va d a un cq ui,o<o poetico : non aveva Jctto fo rse Or.tzio « 111111o l icei ErquiliJ habJiare .raiJJbrdmJ >>i Le ,!(e ne razioni passate, appreaa vano d e • FOtti ; pure l », COme.: in u na lllHIdriglia , pian piano scambiarono d posto loro .lssegnato col popolo ; yut.osto abitò palazzon• sorretti da cariatidi e n cr hi dt alleRori e in tS!ti(CO. yuclli si adattarono in .-ase st nm in zite, sì ma in gradevok· posiziOne Le pn me case popolan s ftuna\' a no <.osi per un e rrore dt topografi,\ e i povcn si trovarono fuori della !lara edi lizia. Soltanto all'i nizio del nuovo secolo si pensò a loro con un lottO dì sull:t vi.t Fl;tmini:l. una costruziOne lon

t.ma dal!,t ottà c arieggiante il Jazzarctto: O,l!.gi nessuno potrebbe guardare ciò c he ne rest,\ <cnz,, riandare co l pens1ero ai suicidi col sublnna to, tanto la s ua architettura è livida. (Per una c uriosa legge di simpatia: tutto ciò c he nguardava il popolo si imbeveva di zol ismo). Col tempo però. sì venne formando un a « lOSc ienz a » e una teoria su lle case del po polo : ma. ( ambiato il gusto, ripudiato il neo rinasdmcmro pt-r d sccessionismo viennese, 1.1 retoriLa Otllmista entr ata nell'architettura non 11ncbbe piLt permesso le costruzioni di caSl' troppo semplic i, anche se per poveri. La fant." ia dei geometn e le lemie degli urbanisti tbbcro tl campo libero. Le Lase anzi le- «viiIdre », wstntite s empre ptù lontano dal centro economico. vennero do:r oratc a ,·on viv aci pitture da diploma G eneralmente, , oh dì piccion1 intorno 1 ,olombaic:, alludo la casa è nido » , .tppclli alle ronJo no e festoni di nastn riwrdano che Z im e lla e Arturo Graf sono ' '' " ' e operanti A queste case gl i indigt·nti non osarono avvi cin arsi. Perchè 1 poveri, avrebbe detto Courtelìnc , >On(1 veramente troppo poveri , ,en7.a

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1860 ·STABILIMENTO PER LA ILLU MINAZIONE A GAS IN ROMA

ze, di bassa condizione e sempre in difficolt:ì. economiche e, oltre a non essere in grado d1 apprezzare i motti latini - «Homo /ocum

11011 homhtem /ocui », o, « Dom!II aedificat Japiem, ituapiem dextmet », non avrebbero capito il motivo che spingeva le (O mmissioni a costru ire le case tanto lontane dai loro quartieri e soprattutto, non avrebbero potuto pagare un fitto troppo elevato. Abitarcno quelle case, famiglie della piccola borghesia, ché subito « scrissero al giornale >> protestando per la luce, i marciapied i e le comunicazioni.

All 'ondata floreale, arrestatasi con la guerra, seguì l'altra che nel <:ampo dell'estetica si stava appropriando le ricerche che Coppe-

de aveva brillantemente riunite per accontentare le esigenze dei nuovi ricchi. Le facciate delle case riassunsero ogni stile c ogni possibile fantasia, ma preferito fra tutti , fu quello stile che il prof. Magni o il prof. Fasolo avevano indicato per barocco - temperato - romano. Se si pensa che a Roma il barocco operù nelle chiese e nelle fabbriche rappresentative, influenzando appena di sfuggita le abi-· tazioni, dei curiosi sogni sembrano oggi, a guardarle, le case che si approntarono intcrno al 1925, con slancio sollecito. In esse si poteva, volendo, trovare di tutto ; p roverbi scelti, tortiglioni, maschere, mensole, èimìnierc medate; e poi enormi timpani spezzati, lesene che dal settimo piano scendon o a toccare

il marciapied e, stemmi inchiodati come tarfalle, sculture nel gusto degli ex-libris; e ingressi che, avendo la grandios it à dell'architettura terma le romana, minacciavano di scguirne il destino scrostandosi e pigliando l'aspetto di rovin e anzitempo. Jnsomma, come in un finale di rivista, tutte le invenzioni della plastica, dalla terracotta babilonese al ferro battuto, si schierarono alla ribalta E questo splendore d'immagini - che, malgrado gli sforzi di Frizt Lang, la scenografia dci film espressionisti non avrebbe in seguito mai raggiunto - quest'assenza di ogni prudenza inventiva era incoraggiata negli architetti allo scopo, ci pare di indovinarlo, di tog liere alle nude costruzioni il « Jemo di p overtà >> che le avrebbe, forse , deprezzate. Al barocco temperato romano toccava dunque salvare la s uscettibilità degli inquilini : e questo basterebbe a far capire che i poveri non avrebbero quelle superbe invenzioni.

La reazione a un tal gusto sarebbe se_g,u ita tardi ma implacabile. Venne il giorno in cui la fortuna arrise agli aforismi di Le Corbusicr che indicava la pipa inglese e il bidet come essenza stessa dell'architettura. Il « razionale», o, come venne ch iamato dagli intimi, <<il funzionale» si impose grazie ai suoi propositi strettamente scientifici. La casa do,·eva essere una «macchina per abitare». D a un giorno all'altro i disegnato ri d'ornato si trovarono sul lastrico, insieme agli stucca tori , e partirono per l' Argentina o il Nicaragua, pieni d'astio e senza capirci nulla: i bar che tardavano ad attrezzarsi « novecento » vedeva no di colpo sparire la dientela verso paradisi di anticorodal e di neon. Anche i nuovi :trchitetti si occuparono, anzi non desideravano altro, di case popolari : e dopo discussioni su ll e costruzioni intensive, estensive e casette a sch iera, nacquero quei quartieri, isolati dal resto della città, ai quali gli stessi abitanti hanno messo nomi pieni di ironia rirorta (Sciangai... per es.). Sono, infatti , quartieri di una piramidale aggressività, costruiti col co ncetto della massima capienza, come scaffali di biblioteca, dove i po\'eri , per il lieve costo delle pigioni, si collocarono. Uno di questi palazzi, enorme e ramificato, ospita solo cinquemila inqwlini e un cinematografo. E' il tr ionfo della Teoria ,

« Come fai a riconoscere la tu a cas:t? domanda un tizio ad un altro (alle loro s palle, un paesaggio intensi vo") >>. Ail'odore, è la risposta

Chi visita la Biblioteca Vaticana, ;:coverà una galleria di armadi che, sugl i sportelli, portano, · dipinte, curiose scene della v ita e delle opere di Pio IX. Chi dipinse quei pannelli si può immaginare; forse un allievo del Podesti o del cav. Consoni che aUora godevano fama di «prediletti de ll 'ar te di Raffaello » : fu certo un pittorello pieno di buona volontà, cronistico, di gusto documentario, si direbbe ogg i. Le sue puntigliose illustrazion i h:onno però il merito di precisare le successi ve gesta del Progresso sotto il pontif icatr> di Pio IX, il papa che aprl o, meglio, si trovò all'apertura dello Stato della Chiesa ai Fenomeni Scientifici. Quei pannelli descrivono per esempio, la dechirichiana Officina del Gas Illuminante (dalla quale, nel 1852, «un flwdo elastico, per sotterranei condotti portato all'interno della città, si accese ove in alti candelabri, ove in eleganti bracciuoli >)), il

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ROMA 1854 ·LA PRIMA CAS.l POPOLARE IN VIA DELLE FRATTE

f'.tlazzo delle Poste e Telegrafi. il ponte Sen:-..torio (un piccolo Brooklin in anticipo) e, .:.:n particolare cura, le inaugurazioni delle s tratle ferrate per Bologna o Civitavecchia, con gli altari paratt a messa propno vicino frementi locomotive papaline, non ancora, perciò, simbolo di Satana. E, di seguito; l'osser\'atorio astronomico del Campidoglio, la Manifattura dei Tabacchi, le scuole serali (che comunemente si associano nel ricordo ,t De Amicis) le caserme e le case di ricovero; mentre, per un spiegabile riserbo mancano la prima clinica ostetrica, il Museo d'anatomia, che pure furono allestiti in quegli ann i e infinite altre opere, «provvidenze e liberalità » .:he non trovarono, presumibilmente. sufficienti sportelli c he le ospitassero: tra le quali opere, appunto, le prime case popoiari, anzi, «case pei poveri» c he furono costruite a Roma. Presso l'arco di Giano è ancora in piedi una di queste case e, poichè attorno ad è stato fatto un po' di largo (e chissà c he non se ne faccia ancora). usufruisce di un par:orama archeologico dei più raffinati e raref ma nel 1858 la zona era affo ll ata di gente dal << tenue censo » come ricorda una 14pide messa a memoria della visita di Pio IX il giorno deli'inaugurazione. « A!JJpice la provvida carità cristiana ». fu in quegli anni che sorsero le prime case a modico fitto.

Racco nta Sthendal che papa Cltmente XII, trovatosi un milione di scudi in avanzo, e pressato di spenderlo in opere pubbliche, lo impiegasse per rifare la facc iata di S. Giovanni. Ciò nei primi anni del '600. Sotto Pio lX il Progresso - (che pure non è brutto come l'ignoto pittore l'avrebbe dipinto) - aveva già posto sul tappeto questi(J!Ù sociali tutte n uove e d i maggiore importanza che la facciata de ll a chiesa. La carità, divenuta Beneficenza, ( e lo attestavano le scu lture del Bartolini) si s tava organ izza ndo in commission i pe r stud iare a ttentamen te i nuovi p roblemi Risultò qui n di, t r a l'altro, che agli indigenti riusciva gravoso « la corri\

sposta che pel fitto della povera .:,1Sa .:rano costretti a pagare mese». P c:rliù « s1 riducono ad abitare case malconce o sono costretti a gravarsi di spese superiori alle loro forze trasferendosi in quartieri che mal s'addicono alla loro umile condizione». Quindi, si concluse di togliere di mezzo i due estremi, e nei rioni « pitì frequenli di » d1 innalzare case c he nella modicit:1 dell epigioni. nella sana t co moda disposizione, si. prestassero ai « bisogni d i tanti disgraziati ». Così nel 1854 i trasteverioi videro il co mpimento di una prima fabbrica popolare in via delle Fratte, fabbrica che forse esiste .HICOra (giorni fa c'era). Questa çasa, costruita dall ' ing. Pistrucci composta d i quarant:t appartamenti e avente al pianterreno gran numero di botteghe «assai accon ce (udite) pel

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l'•" o lo comme rcio che suole ese rc itarsi in <Jud rione» fu subito abitata da famiglie povere: una stampa ce la mostra di struttura semplice, senza decorazioni, ma solida e affettuosrunente costru ita roi canoni c he poi il c izaonano Melzi, alla voce Cait l, avrebbe 111dicalo per giusti c sufficienti. Nic:nte di personale il cav. Pistru cc i potè metterei, se si esclude il buon senso che certo possedeva. pe rt hè, è lui che parla, « benchè abbiasi avuto an vista di formare ab itaziona per gente povl"ra, pure: non si è int(alasciato di procurare <juelle comodità che rendono piia dolce <: soprattutto pa ù salubre una dimora >>. Cosic,he 'lua(anta famiglie si trovarono alloggiate, a condiz ioni c:!i preferenza. nel loro stesso c1uartiere, con la possibilità di p ott( :;cgu itare il « loro piccolo commercio»: il problema, dun<jue, era v isto con chiarezza, c soprattutto ne erano ben precisati a termini, ck sono tuttora, i poveri (naturalmente ).« l'esosità degli affitti » e la n ecessità morale c d ·:XO nomi<.a di non togliere abitanti da un rione

(Ma è bene · aggiungere per completare il quadro. che l'affitto doveva essere Ycrsato all'ospedale di S. Giovanni, per i malati incurabi l i. Sicchè questa beneficenza, ad acquistare il senso prospettico da una fuga , psicologicrunente esatta , poichè è da supporre che, a un tal vinco.lo morale, la :norosità degli in<Juilani avrebbe cedu to)

E' degli stessi anni la costruzione di ,ase per vedove : (la Benefi cenza si specializzava addirittura) ma intanto, poichè una sola casa non sarebbe bastata , st: ne molt e a ltre c in vari rioni , sempre tenendo fermi i principi accennata: demolizione di case t roppo vecchie c ricostruzione sullo stesso luogo Presso la chiesa di S. Clemente, per esempao, «il valente architetto prof. Bertocc hi , cavaliere di S. Silvestro » diresse a lavori di un casamento p er trenta famiglie d a o perai; c giudiziosrunente. a <.jlt<lnto afferm a un c riti-c o del tempo : « Non poteva per vero esprime rsi wn ferme piia severe e più semplic i il <.arattere di quell'edificio che, sebbene spoglio di ogni appariscenza d'ornato, non lascia però di appagare l'occhio del riguardante per la semp li ci tà c solidità ».

La o, meglio, la timidezza dell'ultimo ncodassico (nel settentrione Rià infuriava il neo gotico e l'esteti ca di Yiollct le Due) sembra comprendere appieno la funzione delle case popolari , la l'Oro necessità di passare inosservatt , di avere un volto calmo ed anonimo, senza. c he però fosse disdegnata la ragione. Ma « c iascuno degli bienti vi è lavorato a \•alta reale, per e vitar<.: gli incendi che d ' ordinano t rovano luogo nelle case dei poveri. per le strutture in legno )).,. c onfe rma premurosrunentc il prof. .Bettocchi il quale se risuscitasse (cosa non del tutto improbabile per un cavaliere da S. Silvestro) 5arebbc, forse, co ntento di trovare c he, in vi:t Urbana, i: ancora in piedi un palazzotto da lui costruito per la «commissione dei sus>idi e lavori di beneficenza». Nell'edific io, di una tranquilla sempl ic ità, mancano. d 'acco rdo, le frasi in latino, le allegorie, le invenzioni del barocco temperato c l'insieme non è rigorosamente scientifico m a rientra nel buon costume di una pacifica società, se non proprio neg li ott i mi stili d'architettura. Soprattutto il palazzo, sta nella calma via papale senza denuncia re la qualità deg l i in qu i lini ch e ospita.

E ' UNA DELLE PlU ' BELLE conquaste della critica storica del nostro tempo quella del significato che per la storia religiosa e morale dell'wnanità d'Occidente ebbe la prcdicazione di Zaratustra Fu infa tt i a co ntatto clelia religione da Zuatustra c he la rt'ligio ne ebraaca antenore all'csilao di Babilon ia $i trasformò nella rcl ig aon e rnessaani ca e apoCalittica posteriore all' es ili o, da ll a quale sbocc iò poi il Cristianesimo fu. a quel c he pare. sotto l'influsso dell a relt gione da Zaratustra che la reli g ione olimpau dei Grec i s'impregnv di preocc upazioni mo rali ed entrò in una fermentazione dalla quale:: ipotesa audace m a non av\'entata di qualche moderno, fiorì la tragedia g reca di Esc hilo Per queste c per a ltre ra g ioni ancora , !.1. cnti ca storica modcròa semp re più concorda n e l riconoscere in Z.aratustra uno dei più a lti, originali e posscnti creatora di va lon religiosi mo r ali e civi li

E pure tutto i: incerto di lua : la patria , il tempo, l'esistenza e perfin o d s ignificlto dci suo nom e (che per alcuni vuoi dire : l'uom o dai vecchi cttmelli c per a ltri in,·ece : ! plendore de/l' nro ) Allo stato a ttuale de,èF studi l'ipotesi meno amprobabilc è c he Zaratu,: ra , nato nella Media, sia vissuto tra il settimo c il sesto secolo avanti C r isto, epoca di gen era le fermentazione rcltgiosa an Asia c nel mondo mediterraneo. ed abbia svolto in Persia la sua missione reli,eiosa in lotta •on la dominante casta saé erdotalc dea Mag i. m a col favore del re Yishtaspa che egli convertì alla sua dottrina. Il resto è leggenda, o per lo meno non si riesce a distin&>uere il punto in cui J.a leggenda fa posto alla verità

Ma a noi qui non importano tanto i partico laò della sua storia quanto piuttosto i punti in cui piia vi,·amentc riluce l'immensa ori.!l in alità del suo messaggio etico-rel igioso: punti <.hc, a parer mio, si possono enucleare così.

La p rima g rande origmalità di Zaratustra fu d a raccoglaere, cond ensa re c puntual izzart

GUERRA IN C IN.A

tlltlo <.ptcllo che da malt sa S<JUadcrna per ti mondo (male fisi co e male mora_le, tenebre ed erro r e , dolore e menzOJ:!na. m al attie c: cattovt· ra a, morte e crudeltà) in un prin c tpio 111110 amh·agio (Aior ima n) d 1<. cri_ge di contro al Dio saggt <.· buono ( Ahur a Mazda, Onmosd) come un Antidio di contro a l vero Dio com <.· al pri n c ipio della Non - Vita di wntro a l c ip oo della Vota.

La Jl!l'(mdd ,gra nd e ori g an al it;Ì di Za ratustr.l tu di avere con ce pato <.Om e occ up azivn -: e alto\' atà del Dao buono c saggio la to ntro l'Antidio , t ontro d dao dc·lla tenebra <.· del mal e Lotta c he s r <.ont\cur a ( Ome un foo midabale due ll o cosma<.o, n el <] uale sono im p<. .llnata non solo d Dio c I'Antadio. m a tutte· !e creature v i1•e nta. sc:nz;o (Xrczio n t alcuna, e ii mondo antera

La l l'rZtt g rande di ZJratustra f u di avere p er il pri m fJ nettamente conc epito l.o idea del tlt 0 /fJ. ch e, alla tint dci tempa 1 into l' Antida o e i suoo scguac: s'anstaurt>ria su:ia terr a redenta t trasfigurata p er opera d o un Sah'atorc mJndato da Ahu r,, c da w i faranno parte tutto co loro c h e dopo un solenne ,eiudizio finale ( uoi saranno assoggett a ti non solo i vi1 ent1 , ma anc ht i morti ri sa rann o t: iu docati dc,(( ni di entrarvo. La qual'ta ,grande ori,(!Ìnalità da Zaratustr_a tu di ave re pe l prim o pensat o la storia dell a umanità come un unrtario e finalistico. ch e mette ta po a un sublnne e , ento c h e la c hiud e e suggella dcti nit i\'amentc · il trionfo <.i e l!a beatitudine:: meritata d.dla gausrizia c· d a lla sant ità I dea c h e oggi a ventisei secoli di distanza , in tanta orgaa di rnessianismi polit iCi, può sembrarc i banale e trita ma ch e guando per la prima volta fu enunciata da Zaratustra. fu s pirituale d a original it à assoluta , c he testimonia di un a potenza Sinteti C I. immag inati va c rifl ess iva ansicmt. di prt massim ' ordine

La q11 i n1a g rande on g inalitù da Zaratust ra f u dt avere annun ciato c he al colossale duello d el D io contro I'Antidoo l'u omo non pu ò, non deve assistere indifferente, come ad una cos t c h e non lo riguardi. ma ch ' cg lt deve <On lib::r \ decisione m ettersi a fa a n co de l Dio buono e saggio, farsi collaboratore c coope ratore <: alleato suo nella grande guerra contro l' Tra la luc e e le tenebre , tr:l il bene e il ma le::, tra il Dio e J'Antidio l'uomo so sc11te conttnu runente al bivio : egli deve liber amente e agire in conformità della sua scelta. della quale, una volta fatta egli racc oglierà immancabilmente il frutto dte essa snatura : « Udite 'oile vos/re oreahie le G1·andi V erifà - Consideratele con Jereno pellJie,·o - deci d endo fra i due e Jce.glienJo - u o m.o pe,· uom o. ognuno per Jè ». Per la prima volta nella storia l'uomo acquista così dignità altissima c in comparabile: per la prima volta nella storia alla sua attività viene riconosciuta efficienza non solo umana, ma a dirittura cosmi ca. Misticismo, ma terrestre, ene rgetico, altruistico. c h e r ipone il bene nel promuovere la v ita e la gioia: « Quel lu.ogo è fa11Jto Jlll quale mr

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I': Zifl H AM8 F:T TO

fi O UQ/1/Q (OJ/T/1/Jfe Ili/a f.1Ja f Q/1 j 1101 Q, hé.• lla/1/e. moglie, jig/1 e buot1i diJrepoli » (V e•JJJdad. III , 2)

Za ratustra i nstste risolutamente sulla libut,i Jella Jecisione dell'uomo, senza accorgersi che essa non si concilia troppo bene çon la fn!ttlirti dell a vitto ria del Dio suli'Antidio. Per Jir meglio, egli passa sopr a su lla Jifficoità, non la vede, non se la pone. La sua fede religiosa lo spingeva ad esigere che l'uomo agisse come se dtt lui Jolo dipendesse ti lrtonfo di Dio e che egli in pari tempo c redesse quel trtonfo .1ssolutamcnte r nt o e predestinato da tutta l'eternità. Esigenze apparentemente opposte ma che si çonctl iano benissimo nell a ,·ivente realtà della fede religiosa, che afferma la libertà Jcll'uomo e in pdri lem po dà come già sioao quel ri su ltato fi n ale c he non solo non può attuarsi sen za la libertà dell'uomo, ma che da questa può essere reso incerto e dubbio. Un valo re r owJifo si attacca così nella religtone dt Zaratustra ad ogni atto umano. St genera così nell'anima umana una tensione Jualtsttca formidabile E si può affermare Jn generale che non ,,·è azione umana veramente gtande c he non emani da un'acu t a tensione dualisti<"a, dall'esperienza interiore di un dualtsmo di valori e Ji svalori , di bene e di male, tra t quali l'uomo i: al bivio e dc,•e opta r e Questi i t rattt essenzi a l i del mc:ssaggio di Zaratustra, depurati da ognt accesso ri o più o meno fantastiw e mitologico e ridotti al loro eterno stg ni ficato umano Essi si tronno rafimat i e potenztati nella rel igione dell' l sraek postesilico Pownziati ancora e sublimati ne! passaggio a ttraverso un ' anima reltgiosa d "mcom pa rabile- grandezza, si ritrovano nell'annun c io evangelico del Regn o d1 D1 o che s t a p<:r .ventre. St ritro\",1110 nelle re' ' tV tscenzè dt que ll'annuncio. di c1 u ella burm tl nrwelltt del primitivo Cristianc:simo che si prolu<"ono ininterrottamente attraverso n:ntt >er oi i dt >torta c rtstiana Poi la speranza dt vedere realtaato tn tcrr.t per o pera dt di\"ino >oprannaturalc tnter\"cnto ti rcl!no della perfetta felicità nella giustizia regno che chtuderà e suggellerà il tor so Jella stona. s" mfiacchiscc, c l'uomo commcia a nurrirc la speranza di realizzarlo /111. quel regno , c wn mezzi puramente umani. Il vecchio tdeale zoroastnano del Regno di Dio s i laicizza e di'"enta l'ideale umano della Giust izia Socia le, ideale del nostro tempo.

Così dopo vcntisei secoli di mctamorfos1 <Onttnue e incessanti. la parola d i Zaratustra è O[;J!.t ancora viva e operante dietro il moto g randtoso dell'età moderna, diretto ad instaurare sulla f rcdda terra il massimo d t giusttzia <Ompatibde con le .:ondizioni dell'umanttà

La pinola !>Orgcntc è d iventata un (mm c \ ' Orti coso, rapinoso, e t oloro che OAAt ' utle sue acque viaggiano verso ignoti dcsttn t nella enorme maggior an za nulla sanno della pitcola )orgcnte ghiacc iat a per duta tra i montt J1 Persia donde venticinque seco l t fa <Juel J.;ran fiumt- è nato P ure, senza quell l 9uel fiume non sarebbe. Fu da quell.t sctntilla c he è n ata la gran fiamma di oggi Oggt anco ra suona nell'aria la J;rande voce dt 7.-ara,,tra proclamante: « d bue ril orna p o!J,ere. l'.:rf!.elllo e /' dl·o ritomano p olt1ere, i l t •ttl or()Jo t l fJe rit nrntt polvere, tuili i moria/i rilomtlllfl

f•O ivere : ma una soltt ro.ra non YI/Oma p olI ne : la gi111tizia che l'IlO/IlO e rrrrila w/lt1 1ur,1 >l (Aof?emadaera)

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A 1• R l ;\ O T l 1 4< Il t : Jt 13 ROMA - SC ULTURE ROMANE SUL PALAZZO SACCHETTI I N V IA G IULIA

BREDA · '

C.ONOSCEMMO CARLO DOSSI ad Atene, quando rappresentava l'Italia 1n qualità di ministro plenipotenziario. Carlo Dossi non è uno ma la nduziont: di un nome legittimo. Colui che nel mondo delle lette re .:!r:t neto come Carlo Dossi, nella vita Carlo Alberto Pisani Dossi. In Atene la Ger mania era rappresentata da un colosso: il barone von Ràthibor , la Fran cia da d'Ormesson, che pur non essendo uo gigante era un signore bene in : arne. e non si ca piva p t rchè la Consulta avesse sce lto a rappresentare l'Italia l'uomo fisicamente meno rappresentativo di tutto il co rpo diplomatico. La magiova nile di Carlo Dossi è document:tta d,t un ritratto di Tranquillo Cremona, ma con l'andar e degli anni essa si sviluppò prodigiosamente. c quando ritrovammo Carlo Pisani Dossi a Milano alcuni anni prima che morisse, eg li più ch e un uomo. era un sospiro d'uomo. Carlo Dossi ''invitò nella sua villa so pra Como, in località Dosso Pisani (qu esto gioco di nomi sembra un rebus) <" h e ancora non era finit:t di costruire. m,t già da ,·a con le sue colonne e i suoi te rrazzi i.r:t gli alberi , le vi il e am Meer dipinte da Boecklin. Nel vest ibolo, un fregio di ta rciofi s'intrecc iava a l motto «mira al cuore» e il sit:nore del luogo, volgendo l'indi ce verso il suo povero petto, Jisse c he anche lui era come il car(icfo, ch e dietro un 'a pparenza ostica e irta d1 s pine, cela un cuore pieno di bontà Noi ?.ggi ungiamo : t Ji timidezza; perchè quando arrischiammo alcuna lode su Goae d'il!chiom ·o e su altre opere di Carlo Dossi. questi Mrossì, per quel tanto che può arrossire un ca rci ofo. t sussurrò c he autore di quei libr i r.on era lui , ma un suo fratello D'inverno Ca rlo Dossi la sua casa di via Brera, si levava di buon matt ino pcrchè era uomo Ji studio e di <: ostumi cenobitlli , consumav,t nella guardiola deila portineria una scodella di minestrone freddo c he g li prepara va la sua portinaia ( così si ch iam a a Milano c olei c h t a Roma si chiama portiera ) dopo di c he si di lana e andava a lavorare Biblioteca Braidense.

Questa forma di aggettivaziOne fa ptnsan; a una origine latina, ma Brera in verità n vn è se non il residuo di 81',;ida del Cue • rirJ. un'ortaglia fuori le mura di Anspcrt o, ov:: i frati Umiliati. rinnova mento dell'O rdine. fondarono un loro cenobio ch e ciava a tltur a dell'anima e c ultura dello spirito, e riuniva dentro le stesse austere mura sa nti , poeti e ricercatori. Per retars i :tl la <' Braidense » (.:erti nomi ispirano pudore) bastava c he Dossi traversasse via Brera m diagonale, e subito respirava l'odore Ji stud io che s pira nel severo e monasti co palazzo dell'intelletto milanese Del resto, l'odore di studio si louta da ppertutto a Milano. e armoniosamente esso si associa a quelì 'odor<· di legno bruciato c he dilettava le narici di Stendhal , è che è il simpatico, affettuoso, odore delle c ittà del nord.

L' ordi n e d egli Um i h ati fu o1cl l57 l, ma gli studi a Brera fiorirono più <:he mai con i Gesuiti, i quali accolsero nella loro Università anche il gio, inetto Lui gi Gonzaga, t he con l'andar deglt :tnni divenne quel fiore d1 santità c(1e tutti Prima d'infilare il portone disegnato d,t Picm1arini , Carlo Dossi passa va da,•anti alla piazzctta c he. a <.!estra, è da una rientranza di questo palazzo ed ificato con scuri mattoni nel 1686, su disegni dell ' arch itetto Richini. In fondo a lla piazzetta, c he somigli ,t a un m111uscolo « <.JUarticre latino », si apre un portone secondario , ( hc studenti e studentesse preferiscono .d portone monumentale. A si ni st r a gorgogli a di noitc c di giorno und d i quelle font.mclle a bassa colonna di ferro. <"he Nietzsche loda va nt!Je nostre ci ttà e di c ui f:tceva lari,!O uso, !l destra si stende a forma di piramide tronca un praticello ci nt:tto, dal quale si levano quattro piante modeste. Quattro egua lme nte sono gli alberelli che proteggono alle spalle la statua di Francesco Hayez, che Barzaghi modellò quarantanove anni fa Hayez sta ritto sopra un piedistallo di modeste dimensioni ,

n·ste il cà rni c<.: Ja Ja, oro c he: cintur.t c serra alla \•ita, la sua mite e barbuta faw.1 1 pittore ncodassi co è sormontata Ja una P· palina. Il pittore è pronto al la,·oro Nel sinistra regge ìa tavolozza e il mazzo dei p('l nelli, la destra stringe il pennell o che posc1 la pennellata sulla te la. Pen:hè tenere il p1 ,·ero pittore nell'umida piazzetta. e non li sc iarlo rientrare nel ca ldo de l suo studi o, a r dipingere il Bacio, i guerrieri antich1 l O l'elmo dei vigili del fuoco. la faccia ouh1• Iuta di Cavour, gran notaro dell'u nità ital i.tn.t C'inoltriamo sotto il cupo andwne dell'AW dem ia, troviamo una scr itt a a stampint rh indica lo studio di Francesco Hayez. scendt.l mo un paio di gradini, spingiamo una cunoi porta a c:mcello sco r revole, e ci troviamo nell studio : è vuoto E non solo è vuoto , ma nuovo. E non solo è nuovo, ma i: incrcdi bil mente piccolo. l muri sono dipinti di frest0 uno zoccolo marroncino rafforza il basso J elli parete. «Qui c'era la sua tavo.lozza. i suoi peo nclli il suo cavalletto la tela cu i stava lavo ». Così dice il c ustode che ' fa da g ui da. M a ora la tavolozza dov'è. dO' '

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AUTORITRATTO DI FRANCESCO HAYEZ (UIIIrl Alfoarl)

,ono 1 pennelli, il cav.lll etto, il t juad ro incompiuto;. Cerri indi ca una porta vic ina allo st ran o ca n ce lletto, e il potente lu cc hetto ch e la c hiude. La chiave l'ha il Mariani

« M ari ani! Mar i;mi : » Gli enormi corr idoi ' olte assorbono g li ' appelli d.el tustode, li anneg.tno n e lla. loro inviolabile vastità Un pensiero rompe nella nost ra mente e l'agg hi accia, che in c1 uesto e dific io c upo, che pur sta ndo' sopra la su perficie della terra ha ol car.tttc:re di u n enorme ipogeo. l'uomo può morire se nza che nessu no se ne accorga. çer ri nc n : ap isce perchè con tanto a ffetto C l st ring tamo a lui. Quanto a i sottnra n ei di Brera, c i dicono che un ten ebroso labir into sco r re ,rn le fond a m e nta , p ieno di scopcrchiati a1•ell i c: degli sparsi sc hel etri degli Umiliati T a iI' Oitll g li .stud en ti .:empiono là sotto dell e m aca hre sco rrerie, e u n nos tro amico , ch e oggi è .trchit etto, prese un gio rno di là dentro un t<::sthio, lo avviluppò in un g iorna le <: ;tndò a deporlo on una vettura pubblica. M olto p:ul:nono i t:io rn.tli del tempo del «teschio nel· wssì ». Due lapidi son o murate a:la destra dd portone secondario Un a d 1ce: << In questo palazzo G iuseppe P ari ni abitò c morì 1> , e l'altra: « In qu esto palazzo Barnaba Orian: - a s tronomo ab itò c morl 1>. Com e si vede, il r eda ttore delle lapidi non h a f:tntasi a Giuseppe Parini fu nomin:tto Sopraintendentc al P alazzo di Brera nel 179 1, e p er la cura di mostrata acl a pplica re i principii universali delle lettere e d e lle arti. per lo zelo manif t"stato a tirare nel palazzo gl i artisti, g li astror.omi, i bibliofili e i « g iovin signori l> dell e scuole Palatine, si meritò il soprannome di «S i gnore 'd i Brera 1>. Sollecito a educare i g iovani, il buon abate non ammetteva le donne ,d lo studio. Una sola fece l>ecezione a tJUCsta regola , nel 1798, ma «veni va istruità in luogo separato dalle Scuole pubbliche)). Ugo Foscolo trovò Parini nel l / ')8, mentre us civa da nre ra accompagnato dai suoi fedeli uditori. i quali misuravano il loro robusto passo giovani le, al daudicante passetto di lui. Quanto allo scultore Secchi, autore del monumento a P arini sito in piazza Cordusi o, a Milano, egli ha rapprtsent-ato l'autore del «Giorno)) con uno slanciato passo da grande camminatore. Secchi e ra un uomo delicato. Parini morì nel l 799, n e lle s ue stanze di Brera verso la piazzetta, g uardando il c i<:lo e le piante dell'attiguo orto botani m. C osì dell'autore del :<G iorno l> s i c hiuse il g iorno. Meglio si ca pisce ora la c ommozione c he ispira questa piazzctta e come una piazzetta di quattro piante e quattro a lberetti può ralcog lierc tanta ge ntilezza e t ant a umanità. Nostro fratello ci di ceva qua11to Jura e la vita a Nuov a Yc r k , dove piazze tte come qt.est a non c i sono, m a soltanto una enorme .:ittà di alberi, dentro una s te rminata ci ttà di pietra. Diamo un'ultima occhi a t a a francesco Hayez che, col p e nn e llo pronto, ch e abbiano terminato di rimettergli in sesto lo studio, per tornare a lavorare; e de l pittore di bronzo nessuno l' (ntende meglio d i noi , che, per tornare a lavor are, dobbiamo aspettare tutte le mattine nel co rridoio del!" albergo c he la ca meriera abbia finito di rifarci la camera. Barnaba Oriani diresse l'osservatorio di Brera, ch e prima di lui avevano diretto Carlini e il padre Boscovich, e dopo di lui il famoso Schiaparelli. L'osservatorio di Brera è nato si può dire per caso, perchè in una notte del 1760, due padri gesuiti, i Pl-'. Pasquale Bosio e Domenico Gera. Jei Collegio Gesu it ico

LIBIA- COLONI CHE .0RENOON0 POSSESSO DI UNA CASA

che in quel tempo occupava il palazzo di Brera , dilettandosi a stud iare gli astri e i mov imenti celesti, scoprirono una cometa. Questa !"ardore sc ientifico dei P adri, un se5tante mobile di <) piedi di raggio fu ordinato a C ani vet, di Parigi, e il Padre L a Grange prese la direzione del p icco lo osservatorio. Questo, sv iluppatosi a poco a poco e arriçchitosi di strumenti sempre più potenti, come il colossale a.ltazimut provveduto da Boscovic h, d settore equatoriale di Sisson del 1775 col quale fu scope rto il pianeta Esperia, il ri f rat tore di Merz, col quale Schiaparelli fece i suoi primi studi di Matte, finì col diventare la specola più importante d' Italia. Recentemente, il rifrattore di Merz- Repsold, c he puntava il proprio cannone da entro la cupola maggiore di Brera, è stato trasportato con le do,•ute precauzioni nel nuovo osservatorio di M e rate ove è stato raggiunto da un grande spettroscopio dato dalla Germania in conto riparazioni.

Nella Biblioteca Braidense nella quale Carlo Dossi andava tutte le mattine a studiare, si poteva visitare fino a qualche tempo fa la Sala M:o.nzoniana, e contare le molte versioni del

5 maggio. In questa celebre poesia, so lt a nt o le due prime parole « ei fu » , hann o trovato fino dalla prima stesura la loro collocazione definitiva Vero è che quel pronome e lJUel verbo esprimono un fatto troppo semplice e preciso, per tollerare variazione. Ora la Sala Manzoniana è stata rimossa da Brera e trasportata nella casa di Manzoni, in piazza B elgioioso. Lo SpoJalizio deJ/a Vergine è la perla della Pinacoteca di Brera. Questo celebre dipinto è presentato in istato di perfetto isol amento, e prima della guerra una targhetta attaccata alla cornice, valutava l'opera a due milioni di lire. Non a caso questo quadro giovanile e peruginesco d i R affael lo è custodito a Milano. La nettezza delle sue linee, la limpidezza del suo cielo sono come un m etafisica ritratto di questa bellissima città. ln <erti chiari pomeriggi d 'auhmno, bisogna fermarsi in corso Venezia, all'altezza del Museo di Storia Naturale, e guardare verso Loreto : si ritroveranno le linee purissime dello S poJaiizio c il suo purissimo cielo, e, aguzzando l'occhio, si vedri brillare nel fondo la cima dentata del Resegone ·

ALBR&TO

Il dr Shln, antico professore aii ' U niversità di Sciangai, è l'anim a della resistenza cinese c ontro il Giappone Già avversario del governo di Cian-Kai-Scek, dal quale fu anche arrestato e condannato, ne è diventato il più convinto sostenitore e la più alta autorità morale Magro e patito come un asceta va incontro ai più gravi di: sagi per portare il suo inci· tamento e il suo consiglio ai soldati delle prime linee, alla popolazione dei villaggi più sperduti e inaccessibili Immensa é la fiducia di tutti, dall'ultimo soldato al più alto ufficiale, nella parola del Dr. Shin. Egli è anche Presidente dell'Associazione Na zionale di salvezza, il corpo volontario votato a combattere l'invasore fino all'ultimo.

L D R SHIN PROVA UN
f:lEVOLVER PRESO Al GIAPPONESI E DONATOGLI DAL GENERALE KUAN LIN·CHUN G
'l
IL OR SHIN PARLA A UN GRUPPO DEl SUOI ANTICHI STUDENTI DIETRO LE PRIME LINI!I!

i.E C ROCIATE potrebbero dirsi una g r and<: invas ione dell'Oriente da parte deii'Occidentt:. Nella sua g enericità questa definizione ha il nntaggio di far rien trare il fenomeno rro<"iato in un vast i ssimo quadro storico. in u n ritmo mi ll enario di movimento dei popoli. Le c r ociate seguirono di qualche secolo all 'invasione arabo-musulmana c he dalla Sil ia attrave rso r Africa g iunse fino in Spagna c nella Franc ia e Italia meridionali Preced( nt e mente a lle grandi conquiste islami ch c l'impero romano aveva sogg iog atd l'Ori e nte s ino all'E uf rate, continuando e riprendend o l'opera di - es pansione e di conquista della Grecia di Alessandro·; questa a s ua volta si mo nnettcva alla c olonizzazione g reca svoltaper secoli nel bac ino dell'Egeo. All'inizio dei tempi storici era no stati i Fenici a spinge rsi dalla costa siriaca n el Mediterraneo centrale e occidentale anticipando di millenni l'espansione a rabo - islamica.

Sa rebbe errato c oncepire queste ondate di c., pa nsionc e di penetrazione c ome succedentisi vo lta p e r volt.1 in un senso solo: in realt.ì , 1ascuna di esse è Jccompagnata da un 'ein senso contrario, anche se mc.:no , is ibile La (onquisla di Al essandro Magn•) in Oriente significò anche una penetrazione , li e lementi orienta li n e l mondo g reco, dondc il carattere mi s to dciL1 c iv iltà e llenistica Altrett anto avvenne a Roma o vc affluirono 1 ,u lti orientali c la p ropaganda c nst1an a, mentre l'assolutismo orientale e la d ivinizzazione.: degli imperatori trasformavano gli stesconcetti fondamentali della politica c delle ,ocictà romane. Più tardi g li Arabi r onqu i-;rato ri dell'Oriente greco e dell'Occ ide nte lati no assorbirono la ci vilt à mediterranea la co ntinuarono e per certe parti ne favoriro:w h rinascita in O cc idente (resurrezione di Ar istotele) A loro volta le crociate e gli stab l i imenti lat ini in Siria favorirono la p<-nerrn iOne commercia le, a rtistica e cultmale dell'O ri e nt e in Occidente, e influirono persino su l modo di pe n sa re c sulle credenze Ce rti p rimi acce nni d ' indifferentismo re ligioso. e di scettici s mo n e l basso medioevo furono pr o' o ca ti in prim:t linea dai contatti con il mon,lo musulmano, dalla c onstatazione che anche 1 Musulmani erano capaci di vita socia le e di virtù morali come i Cristiani, nonc hè d a ll' impressione suscitata dalle disfatte c h e essi inflissero più volte ai c rociati. difensori della , era religione. S'intende che ognuno di quest; ritmi d i espansione deii'Oric.,lte l'Occi dente o viceversa ha le sue carattcri:.tiche particolari. Se dopo avere indicato il << r.:cncre prossimo » ( come dicevano i vecc h i : ratta t i di logica) in cui rientrano le crociate. dame la «differenza spec ifi ca », Jirec mo che esse erano pe:llegunaggio armato, ço tnpiuto per voto Le prime r a di ci del fen o meno crociato ri sa lgono dunque fino al -

1\ tnti chit à c nst1ana. Già nel quarto sc. olo 1 luoghi di Palestina che ri cordavano la v ita c la morte di Gesù erano divenuti mèta di pellegrinaggi, c he si fecero ben presto f requentissimi, favoriti anche dagli intensi rapporti c on l'Oriente che ancora persis tettero nei pr imi secoli del Medioevo. Arrestato dalla in vasione araba, il movimento riprese dopo qualc he tempo, e si stabilirono con i conqui stat ori musulmani rapport i rego lari, a cui contribuirono le relazioni di Ca rl o Mag no con il ca liffo di Baghdah Ha.rùn-al - Rasd.d Chiese e monastero latini sorsero in Palestina, e il movimento dei pelleg rinaggi s i fece più che mai inte nso nei secoli decimo c undC(i mo, dalla religiosità medievale per cu i i l in T e r rasanta era un a dell e princi p:tli opere buone per la remissione d ei peccati. dallo spir ito avventuroso della società cavalleresca. dal riattiva mento dei rapport i commerciali con l'Oriente. Nel secolo Xl" p erò le ost ilità dei Fatimidi, che dall'Egitto sten devano la loro dominaz ion e s ulla Palest ina, c poi dai Tur chi Selgiucidi resero piit ardui i pe ll egrinaggi, e si incomin ci a rono a formare, :t i posto dei pellegrinaggi alla s picciol at a quelli iFI g ruppi assa i munerosi , fino ad assumere l' asp e tto d i vc:re spedizioni. in çu i ta lvolta i g randi sig nori erano a capo dci loro soggetti. Da queste spedizioni alle crocb te e r a far ilc il passo. All' e ntusias mo religioso <: a l-

b spera nza di gua dagnarsi, c ombatte ndo e mo rendo g loriosamente, la vita ete rn a .tll a bt:l li cosità degli uomini del medioevo, al desiderio di avventure, all'esistenza di gente disocc upata ch e trovava in quelle imprese un mezzo per t irare avant i la vita e una speranza di a rr icchimento c di stabilimento, si aggiu nge vano motivi di carattere gene raJc: la sensazione Jel pericolo che rappresent ava per l'Occidente il mondo musulmano, dopo i l risveg lio d i a tti v ità destato in esso dai Turc hi Sel g iucidi , c i g randi interessi l'indole rommercrale che l' O cc iden te e in particolare. l e repubbliche marittime italiane, avevano nelle co ntrade musulman e. Armi c commercio si· son o sem pre associat i, non fosse a ltro nel com mc rcio d'armi

D i questa de lineazion e geno::rale de l fenomeno ércli ato d 1L si i: abbozzctta yui brevemente poco o n u ll a si troverà nd vo lume recente di R ené Grou ssc·t JeJ Cro, JadeJ (Pi an, Pari: ). E'iSo è un estratto fed ele d all'opera magg iore dello s tesso a utore f-1 iJro tre Jes r wiJadn, in 3 \' Oiumi. pubbl icata qu alc h e a nno prima Sono a mbedu e opere utilis si m e. per<hè da molto tempo non v ' e ra una storia genera le delle crociate; c riescono anche di lett ura piacevole per la chi arezza c· la , ivclCt tà dell' es posizione. Il Grousset entr.t « in mcdias res )) con la proclamazion e della <roci1ta da Ur bano Ii

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PALESTINA - VILLAGGIO ARABO

al concil io di C lermont nel n o\•embrc 1095. Egl i fa una grande esa lt azione dell'opera del po ntefice a questo proposito, ma ha dìmenti-

..:a to di acce nn are c he non solo il conce tto di crociata o di g uerra santa aveva una .lntcéedente ( stud iata g ius to adesso da uno -;to r ico tedesco. I"Erdmann) ma ch e la stessa impresa crociat a aveva avu to un prin c ipio di esecuzione venti an n i ci rca indietro da parte di G rego rio VI I. Il Grousset non si è neppure fermato a indicare il car:;.ttere d i pellegrinaggio de ll e nociate connesso con la pratica mdu lgenzi1le nè ha prestato molta attenzione

<:! modo della loro organizzazione delle croc oate, alla loro predì ca zione e a l a proche faLev a sorge re qu este g ran d i sped iz ioni armate. Uno dei più g randi movi,,,cmì rli propaga nda fu quello per la te ru croc iata, dopo la caduta dì Gerusalemme in mano del Saladino alla fine del l 187; anche .1d esso il Groussct sì limita ad accennare di passaggio. Delle crociate stesse per lo più eg li parla bre,·em entc : la narrazion e più difft..sa è dedicata alla prima c rociata di Luigi IX ( 1249-50), settima de lla ser ie tradi zion a le, in onore de) re fr:mcese e del santo. In vece la più g ran parte della n arr az ion e del Grousset è dedicata agli stati franch i o latini sort i in Siri a per opera della prima crociata e delle imprese militari c he la segui rono. li G rousset na rra la fondaz ion e c le vicende d i questi

stati li no alla caduta di A cri nel 1291 ; c poi chè si tratta di materia poco nota , ropc ra sua è interessante e meritoria Le nosfre compilazioni storiche generalmente si d iffondon o a narrare delle successive c rociate ocçupandosi assai poco d i quanto accadeva in Si r i,l e in Palestina negl i intervalli fra di esse. Il Grousset ha in certo modo fatto l'opposto. riparando cosi a una lac un a. Rimane però ve ro che il titolo p iù esatto dell'opera su a (tanto di quella maggiore quanto della minore) sarebbe stato : storia o epopea della Siria franca, anzichè delle c roc iate S'in tende c he ; du e soggetti sono st rettamen t e connessi poic hè g li stati latin i di Siria sorsero e furono mantenu ti in vita per opera delle c rociate, e quando il movimento crocia t o venne meno, caddero irreparabilmente Pure è evidente che qut>sta nuteria così \'Onnessa p uò esser trattata d a due punti di vist<l differenti : quello de l movimento religioso e guerr ie ro che mirava a sconfiggere, respin ge re c ( come prog ramma massimo) distruggere l'ls làm, c quello dci nuovi stat i sorti in Siria, n e ll e lo ro vice nde costituzionali. dinasti c he , territoriali, intrecdat c con gli avveniment i degli altri sta6 del prossimo Oriente M er ito precipuo d e l Grousset è di averci mo strato come il regn o dì Gerusa le mme e le sue dipendenze feudali (il principato di Antiochia l a co ntea d i Tripoli, etc.) e ntrassero quas i

nc:l wuoco della poli ti ca orientale-musul ma n;! ,dl ea ndosi spesso a uno stato musulmano contro un a ltro. Già nel l L il re Ba ldovino l " coai izz,, .:o n i Musul mani di Aleppo e di contro il sultano di Persia c he voleva assoggettarli Poco dopo Ba ldovino li atuta uno sceicco a rabo nel tentati vo ( che non mtscì) d i togliere Aleppo ai Turch i I n se ,guito l'alleanza del regno c r ist iano di Gerusalemme con quello musulmano eli Damasco w ntro l' alt ro più potente sta t o musulmano eli A kppo diviene un elemento fondamentale della politica della Siria franca. Più t ardi anto ra abbiamo l'alleanza d i Ge ru salemme co n l" Eg itto contro Nur -e d - Dìn , signore di A le ppo c di Damasco, c c ontro i suo i luogotenenti Sci rkuh e il Salad ino

Valeva la pena di fermars i a studia re il problema storico-politico ( e si potrebbe dir, e! t(o - politico) di questt: a ll ea nze cristia no -musu lman e. Il Grousset le approva incon dizion a. t.mente e pa rla di rea lismo politico in contra pposizione al rom an ti cismc di chi avrebbe vo lute. la guerra a fondo con:ro tutto l'lslàm. E ' un fa tto però c he il prog •.unma CfO(iato dell'abbassamento, se non della distruzione , de iI'Islàm, ne risultava sino a un vero ..proprio fallimen to. L' Is làm, resp into e trattenu to in un punto, si consolid ava in un alt ro. G li stati cristiani di Siria non erano più avamposti dell' O ccidente. sem pre pront i a estendere l.l conquista cristiana ma piuttosto formazion i ter ritoria li d e ll 'Or iente prossimo in mezzo alle

Vi si accompag n ava una, diciamo cos ì , orientalizzazione delle cosc it.'flze e dei cost umi . l c roc iati sopravvenienti sentivano spesso i iran chi d ì Siria come estranei c quasi bastard : ( si e ra c reato per essi il termine di pou/ain1)

Il pèggio si era quando da questa trasformazione ven ivano fuori tipi di avventurieri senz:1 scrupoli assoc ia nti i vizi de ll'Or iente e delI"Occ id cnte. co me <juel · Rin aldo di C hatill on , p redator<; di carovane musulma ne pellcgrinanti ve rso la M ecc.1. Anche dal semplice punto di vista politico questa tattica del divide e1 hnpertl si sarebbe g iustificata solo a patto c he l'impero fosse realmente e ffettuato , vale a dire che fosse ass ic urata, attraverso il g iu oco politico delle interfere nze nelle discordie mu su lmane. la forza semp re maggiore del regno franco-cr is tiano Si sa rebbe dovuti arrivare « l saldo possesso di tutta la S iri a. Altrimenti non sarebbe st a to possibile impedire (come inf atti non s i impedl) la riu nione della Siri a e Meso potam ia musulmane e perfino dell 'Egi tto in un solo impero a ccerchiante e soffocante 1.! Siria cris ti ana. E anche prima del soffocame n to finale il regno di Gerusa lemme si ridusse, con c senza la ca pital e. a vivacchi are g r azie a comblOazio n i po! iti ch:, temporanee. alla to lleranz a pro vvisoria deg li stati is lamici.

Ri c<.ar do Ct>o r ?i Leo ne, il grand e gucrricrn the fu l'eroe delb terz:t crociata. fu anch e colu i c he abbozzò u n p ian o di aSS<Kiazion c cr istia no - is lami ca i.n Palest i na U n fratello di Sa lad ino av rebbe dovu to· sposare una sorell a di e la coppia di re ligi one m ista avrebbe dovuto regnare SI I un a Gerusalemm e a perta a cristiani e musulmani. Ciò rimase una sempli ce fa ntas ia dci re avventuroso; ma la pace, o ptù esattamen t e la tregua. da lu i concl usa co n Sala dino ( 1192) prima di ripa rtire Jalla Terrasanta era dello st esso tipo: i Franch i nmanev:l no in possesso del la costa da Tiro a Giaffa e l' inte rno co n Gerusalemme restava :: con la si::u rezza ai cr istiani di poter

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pelk-grinare mdistu r bati nell a città santa. In · R ic<.ardo Cuor di Leone si prese nt:. c:Jme un predecessore di Federico Il, il :.p.ticottenne da l sultano d'Egitto il ,uocioe po lit ico di Gerusalemme per il regtiO crist1ano, con una «servi tù » a favore dei musu l mani per qua n to riguardava i l terreno dd T em p io c la moschea di Ornar. M a an che l'azion e co ntro l'Eg itto svo lta dalla quinta crociata e settima (cioè dalla prima di San Luigi) era is p ir a t a da ll 'idea di un accordo e d i u no scambio co n il sovra no islamico: D ami at a, con <p istata dai c roc iati avrebbe dovuto servire a d ctt<:nerc Geru salem me. ·E' vero che il legato po n tific io ca rd inal Pelagio n e l primo caso e lo stesso re L uigi IX nel secondo mandarono a monte la combinazio n e volendo la vittoria completa e otten e ndo invece la sconfitt a finale. Il Grousset rimprovera a ce rb amente il cardinale s pagno lo Pelagio ed è invece mo lto p iù mi t e verso i l re fra n cese. No i, senza fare questa differenza d i trattamento, d1remo c he dal punto di vista della situazione immedia ta i due i n transigenti ebbero torto ; m.t che da l punto di visb di una soluzione intedel problema essi aveva n o ragione Era ten ere sicur:tmente la P alestina non si bat teva a fon d o l'Egitto

I l prograrnma massimo non e ra realizzabi le se non con u n afflusso co nunuo di forze occident31i e con un'op:::ra di colonizzazione in Palestma e in tutt:t la Siria ( il fenomen o sionistico od ierno mostra come la cosa non fosse imposs ib ile-). Il problema perc iò quello di mantenere relazioni intime e permanenti fra l ' O cc idente c: questi stabilimenti o cc identali in One n te l pellegri n aggi ann uali, a cui i l Grousset fa u n semplice accenno, avrebbno potuto forn i re un prin cipio di so lu zione ? Ecro un problema che meritava di essere Come le cose effettivamente si svolsero. ; 1 legame più con t inu o fr3 l'Occidente e la Siria fran l.l f u costituito da lle -: ittà marittim e italiane e dalle- coloni e t commerciali di queste c it t à in S1ria Il Gro11sse: non n e dice quasi nulla ; ed è verame nte ìmposs1blle !arsi con l a lettura del suo libro un ' idea adeguata della imp ortann di quegli stab ilimenti TaJuni accenn i a episod i p:uticolari mostrano nell 'autore un certo d isdegno per lo sp ir ito mercantile dei Venezia n i. Genoves i e Pisani. Ct•rto, merca nti e caval ieri non sono la stessa cosa, e i secondi riescono più simpatici dei primi, sebben e si a proprio il Grousset a mostrarci, con l'esempio dello Cluì tillon , e di certi episodi dei Temp la r i, com e ci fossero nella Si ria f r anca dei ra valieri assa i pe]lgiori dei mercant i M a in tanto è un fatto c h e proprio i merca nti ita l iani furo no quelli che fecero nella Siria fran ca opera più solida. Anche dal punto di vist J della difesa di questa, i cristiani poteron o mant e nersi per quas i due secoli sull a costa siriaca innanzi tutto grazie aJie flot te delle o.:ittà marittime ita liane, come ,grazie ad esse ne avevano fatt a la con qui sta Quei mercanti erano anch e combattenti valorosi c h e a ll 'occorrenza gareggiavan o coi cavalieri, e magar i li precedevano come si' vide :1 C:H

mg ine nel 1270 Dal punto di vista più gent rale dei r a pporti fra Orie nt e e Occi dente furono sop ra ttutto le città marittime italia n e a man ten ere e svi lu ppare le relazioni economiche e la pen etntzione <.: ulturale ; e per ope

ra lo r o i l Medi t erra n eo ridive nne per secoli n·.are latino, serbatoio della civiltà occident aJe t> l t :

NEW-YORK : UNA PROCESSIO N E N EL QUAR T IERE ITAL I ANO
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STORICI

NELLE VETRINE tle! lthrao cataneso. spetic nrl pcrioJo ·y,_37 appa rivano p•<tolo ,-ol umi <:on titoli interrogat,,·i.

Dc\(· VJ Do,·t: ' 'a l.t tra un 1nt<:ro Continen te che ,·.::""a direttamente interrogato sulle: propne 111ttn?.ionL Che: l.t l'Europa ! Che fa I'Asoai

Gio .tutori d1 questi , olum1 t domande erano de1 sicilia ni dum• d i m•a co nm.cenu e non tutti al di scpra de1 trent'anrtt. Co lu 1 d1c a\-C\' .l (h it sto all' As1a dove andasse. io lo , edevo ogni nuttma. sull'uniCo gr.tJ1no de ll a ,!okeri:t pnnupale d.tvanti allo spccd110 de lla p.trete. mt<:nto ,1 dentro d cappello un ri•uolo ribelle. Influ enzato d.t non so <1u:tle de1 tostumi lontan 1 d1e ave"' stud1.tto, eglo pow.. ta,·J. nel mite uwerno un gonfio soprabito di pelo. dal t]uale usc iva raramente ,on un effetto omprovvtso ,lo poccolezu e sotugi• ezz.t t:he faLeva pc>J1sare a l po l lo rnawo Lhtc (:SUl Jlll<: >UC pc·nnc voluminost

Lo c hi:tmavano «ti professore». sebhene los; e ra!!iontcrc:-, c gli fateYano decidere le F'l. strane contro, ersie: se s1a vero o no rhc: un g è .-aplLC d i d istruAACrc un porto r he il titonr è preceduto ne ll 'aria da un dol,issuno s uono d'àrpa; che dentro i pes<.e<.an1

I'UÙ ,n:rodurs, un pescatore con un co ltello 10 mano e la lant(;rnd sulla fronte: che ! va n i l Terribile del fo hn « h ·an il Terribile » non i: l ' lv.m d Tcrnbde di cui parla d signor Volt •irc- Et(lt nspondeva raramente, c se nipre in L' ti.L forma in terrogat1va pe1 cui SI rendev,, th iaro l'Ome i tito li tlci suoi libri fossero dell e doma nde e non ma t de lle n spostc.

Talvolta, d castello Ursono ap riv .t 1 >u Ot battent i. c la sal.1. dtf' ave,-,, sentito Fcdc nço li recitare le sue l iriche, udi,·,, una ton le rcnZ<t dd «professore·».

In quest i d1scorsi, lo stonco era di un:t 'iolcnzJ insolita (Egli d'altro nde. lo confessa\ d u ndidamcntc, dopo aver c hiesto al ge n ttk· pubbllw d permesso di tenere il uppotto di pelo « Q u• » diceva e.g li, « io non uno storico. n: a un polemista 1 »). Com on c ia vano le domande: che fan no 1 Ci nesi ! $O nO pazzi? dove vanno! E nd t ani? do,·L va nno I l «professore» non trovava alcun a gi11stij1t'aZ10ne per l'alleg!(iamento d1 un tal e Barba'ro Th a l ar k os, c he aveva cerca to di riso l ve re il problema della convivenza c inese con un o rdin amento quasi democrati c olibera le << T u chiedi a. un c inese la di lui opin ion e? Ma l'hai \' isto tu un ci n ese? H ai visto la s ua fronte minuta, i suoi ocd1i in vis ibil i)». No n meno severo lo s torico si dimostrava cont ro un tale Rarniro, morto da cento anni. Costui aveva talmente sbag liato il suo ritratto d e l ci nese, nel volume intitol ato proprio « Ritratto del Cinese». c he. ri corda ndo que l lib ro sciagu rato , l'ora t ore veniva preso da un lma ro c he gl'i mped iva per un minuto di parlare L'i ndomani , i g iorn ali cittadini riportavano per intero la conferenza, e il « professo-

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· re», passcgg1:mJo co tt ,t;io <U I IILt. ;, di co nservare c nascon dere ti .giornal e che a\'cvano in mano, perchè d:t di quel fo,!(lio sbucava o u11 piede o un ' anca o Ciel suo nome , stampato uibtt,l l i: ed c he 1n fondo era modesto. non voleva far la ligur;t do e h, <a mmont tra due m,tnifc;ti dedicati a luo.

Un a ser.1 d mio ami co Pa11tblanro M altd. ch e non i: uno storico. ma un dcll.t storia (egli d iscende clandt>stinamcntt' da,1.d i Stuart e potrebhc a buon d1ritto il>pnarc .1 1 trono se 1 documenti della ;u:o nasc ita non stat1 distrutto. Un affa wcno in cu i pare cht abh1a lo zamp•no il V ' ). un,t dunque:. d 11110 .unico Paneb lanw Maled mi condu>se trl <dSa del << p rofe5sorc >> Qul\·i, ndl ' ln tnnotit d , una sta nz a molto fredda. lo stonco, dw dal s:tpralwo d t pelo ·'- un pictlc on l;t pianella c un'an<a co l da nottc, tonfidò d1e l e sole giornate fe:i c o del suo passato erano state quelle do un suo a Roma. viagg io che pote,-a dirsi l'unita dell ,t , :it.l, perchè i l primo lo aveva btto su li< ginotch 1a della mamma Quella wnf1dcnta. dci resto mi sp1nse a c hi edere mformazion1 sul conto deg l i storici del mio paese. tc così venn1 ;o pere th'cran tult1 uomin i dt podu \'iagj.:• ,Jo pochi stud1 , m,t di lunghe meditaZIOni La loro vita cont emplativ a oltremodo ,, tlupp.11 .1 Al tempo 111 cui .scri,-e\'a il "IO libro sulh Polon1a, Luig i P anaritt soleva ,!(uudare pu ore' c ore la t errazza di una .:asa d1<: gl1 ncordava molto tl.t vi, ino l'illustrazione Jo un • enciclopedia pol.tt ca. li «professore», .d tempo in cui compilava il suo YOiumc >Uil a Ci n a. passcggia,•a ogni ;era lun,1N il mare:. Questa passeggiata, non so bene- perchè, gli dova una percez1one così immediata delle to>-· c in esi che e(l!li se ne senti va turbato Quand :.J ca pì che, passc:-ggilndo egli su Lluel la C ina .gli s avvinnavil quas1 .t b.tttergl o sul r.aso , smise la sua abitudine : occorre in fatu che tra lo storiw e le:- cose d1 c ui >i QLcupa. n una certa distanza.

Og.!!i che va scrive ndo un libro suii'Amen ta. pieno di .lì"' "i ammonim enti e ,lo amare <:Ondusion i , perchè il destono di quel (oritinenttJj li st"ffibra penoso. e la vita dc1 suo 1 ahitan(l :•dd1ritrura insoppo rtabile, il <<professore >l passeggia la se ra p er le vte delle donne per• dute. Ove il nero del selciato. il 'ba_gltOre dc·t fanal i. e quello che: di sinistro può avere un q uartie re simile, g li s'inton a co l buio quadr:> de l nu ovo conti n ente. c he eg l i ha sempre .Ja va nti per ritrarlo c on perfetta obbiettl\ it:\.

'\' l T " 1.1 A X O Jllt ... X ( ' A T l

U n uthudlt, JH:rduh• uu nn luo 111 !lo(; l h 11HS<.4 liU U dJ \"<:110, Cht' '-t"fJ :'IV('\,1 (Ut.l JJ pnma d1 anda re a Trcwando"l 10 ;,.db:-r }!.V. h cluam:a Id e.arnerkt a c: k· porg · l ocdt·u p<:rchè lo su un (dvoln. L.t non '' L'ullic ialt s pazicntot u, le dtC(' <• D>bcnc·, rh< li f)) <<.A :t-peno. çht nu d1.Ut' l'altro ) rt>ponJ,. l.t cameriera.

e Le !-.l,t.:nortt B. dtceva un gtdrn o lllglnu.lrnt.·nlt.. • htvt,l.t « D 1) mi,J. sunc• prnp n o o>utenta rhl' n lln m1 pt.ICt.u>no J.!ll spmnn, pc:rcht altnmcnn lt m.u c nHI"l pclS'o ,oli 11fli \\

D ur.Hltt' l.t r P..<•Iu non t il luj.tlm ,uf ponh .Kcak mnlr <> P<'t glt ulttn ·o l ' n VHH.Hon.:. dall'esp•essJUne eh(" pa"sava an (h '<·i;l• dt l:l. nu SI avv•nna muhP us t tl l·. Ognun o p t·J lllriJ.Uilt l r prlJd{'n/.,1 rnolu nasrr1 rncolon l o flt)Ll ,tve, o che un p1ccola d<..(\)filZtOIH: J',morc· du.: C(!lt' non potl·va -.e 1vun1 da d lfe:),l ' dif:uu rl .>an(ulouv · "A lILI là' Cttt.tdtno, l){'rc h i: nnn h.it sul cuo ahnu d dc.:! hl llbt-nit ! )) turb:.nr.• Jjll;lrd;u < rtdcndu <i C 1trad11h1 f: p t:l prOV;\Il' «.hc..· '()uo lilx-r<' ».

(C.harl<:, l3nbut, P tllJr 1<'111/" d'"un rcduJ) • • •

<<Tu sbagli 1 » uanprl)vc:r,a mo,a.;li(.: .t i manr«' <t Mt.l c,ua. c..oslul , manto t. ll'lvglu: nu1 1 cht· Ut\.t pc..•r,oou sola , quando '""o sulu .

Ltugo Xl l, dtt' vol<:w f:orc l.t f!Ut'Cra •• l ducd d r J\.t ilano. ducsc.:- a G•a.comt) Tnvul:i'lo , ,granck· tHpt tan''· qudlt prOV\'IStt- fare .· << Trt· or <.

Trtvu l zio. son o asso lut amen te mo. dd den .ll t' : ' ecundu Jd Jcnaru. trrLo dd dcnottn )) •

Fux prC:::tl' a prt::>ttto pan'<.dll chn.:1 ::,omrnc lHH con tanJc) c. h un Z ll) p (:t l:o!g.u c t Ma lo z io si spo<ù. t'd ebbe: u11 <..)u .1ndo Fox lo dts,.c. << f.m' iullc> ti viene al mondo per l.t rovm,, degl t c:brct ! ».

i.;Hilllll (\)lldufc un l ' unll(l Gibhllll d .di.t St i{O•>ra Ddfanl. Quest u ltttn:t eh<· <· t tl'Ct. l'ah, fudmc dt t.tstar<.· 1 vt'l dc. a cdcb1 1 Cht.- k: t.; ni(Ont• prt·Stntatl pc.:t un ' iJc:n, c:.'\Sa c.htt.· dl' l lc ro La non h.t mancato dt _p;lo!>tra r<.· .• Gtbhun qudht :loll.\ 'Plft t.· J, (' Gibhun (: affrc..tt41lu .1 subat.l il vtSn con lull a bunonua lt- ElYO l!l s agmuJ Ddfanr Jola·m<.·nf<.· lt· man• su qttd l:ul!n vaso; <.-eco cercarnt' tnut dmtnt(· qu,d chc..· rrattu. (• no11 1ncuntrart' dll' qudh.. 'orpr<:ndent l J.:U.U1Ce... DurantC* questo esame. :.1 vr·dc\'<1 'ucceSSI\ tt menoe ;ul 'o<o della sig nora Deffant la .• l'lncertt:?.za. t'. infint:. la p1ù vwlent:1 ;1llora. ritirandu bruSColmtnte le.- mnn1 << El (U una h u rla 1nfan,e ! >> d< Srnnt ntr d t •

Un eb reo c>ffri a ll a regtna Elisabetta una pnl.t d , una bcll'acqu.a c dt tttHI prodtl{tosr• gto<sezz,> p<o ventimi la lire::· sterlme: ma la reg;i1-.,1 non voli(' lntamcmt: <-pcndoerC!' una s imd C' som ma pN una cos;l c he non era di n essuna utihli< D<.>po rifiuto, l'ebreo <t preparava a nattraversarc: ti mare. pet ct•r care a lt ro sovrani che gli comprassero il l{ioicllo la su a riso lu zion e fu sapnla Ja Thomas Gresham, negozian te di Londra, cht: In invttò u pranzu. c gl · dette per la perl a il prez zo che gli era stato nfiuta to dalla regina. Si fece poi porta r e un mor(ai<>. vi l rit.'> l a perla e ne versò l a polvere tn un bicchiere mcrzr > pieno di vino, che bevve alla salute d i Sua M aes1à «Voi pt)trete pubblicare, dts> c a ti' ebreo c he la regina era i n grado d1 comprare le vu:;trr perle, poich ' essa ha dei sudditi c he le possom> Oc:rt· a lla sua solute ». ( Panc k o u c k e)

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ERA SPOSJ\11 'I,E IIICtNIJJ.\ tiJ-\1111-\

< HE AVRA ' DElTO l" s•gnora l:i)v,ra Cardur d <jU:tndo <JUesto g nJo eruppe dal pieno p t tto de l suo Giosue trentasettcnne ? Gli si sarà r n o lta co l g elido l e1 .-ome SI SA c he faceva in t t mpo J i bron c io c.oniu g al e ? In ventà la si'>n o ra El v1ra n e va be n a ltri motivi Ji e d ' inquietudin e perc hè Jo,•t-sse dars i l'<= ll)i e ro d1 quella M,tna mare mmana, s perc.l ut a olt r e Appennino n c ll:t sua desolata ree da vent ' anni almeno dall'orizzonte di Giosue Era il t empo della pass ione di lui per Lidia, quando pareva che tu tta la natura gli dic esse: Fo r.-u poi!ta.

'/'1 tlppre;e alfm e 1 d ol r• .ng111 a m o r

Appetto alla terza d e lle Pmnavue e/lemcht (la languida c voluttuosa 1'1/eu andrma ) ch e era stata già scritta, alle baudela1nane V enJ l!lle d ella l 11na (oggi commentate n e l c:trtegg io con Lidia), c he vennero poco dopo, l' ldill i fJ maremmano appariva , com'è in realtà , un innocente sospiro nostalgi co Vennero poi v ia via le odi S11 /'Adda , In lilla <"hie.ra g otita.

R11it bora, Alla .rtazio n e in 1111a mdllina d'all1111111 0, nelle quali il sorti legio di Lidia è tutto ra presente. Ma se la s ignora Elvira lesse bene l'Idillio marennna n o, dovet te dirsi

9 uella bionda Maria, cosl casta nell a fiorente bellezza contadinesca, stava dalla sua parte t ontro la raffinata e letteraria Lidia Il g rido la nc mto d al poeta 111 una c ri s i di riv olta <.ontro

11 tediosa t1rannia intellettuale colpiva di nmb.dzo, e forse non solo di rimbalzo, l'amante e sa pu ta. E aggiungerei c he anche la poes•a s'è messa da ll a parte di Maria bionda c: della s1gnora Elvira : in tanti ' ' ersi per Lidia

I'On c ' è che una strofe in t 'l.li d ritratto eli lei reggere al ..:onfronto del ritratto mact hiaiolo di Maria nell ' Idillio : quell a detrode l' Il/a JU z i one sulla candida fronte e i floridi ri cc i Quanto alla signora El v ira versi per lei non ce ne sono, o bisogna cercarli i n qualche sonetto g1ovanile d'evanescente disegno st ilnovistico. Mason sicu ro che il Carducci ti rate le somme, avrebbe detto in buona alla buona compagna della sua v ita : « Ti rispo-

Gl i eruditi. sempre indiscreti , sono andati a cerc are se veramente c 'è stata una bionda Mana maremmana che sia piac iuta al C a r ducci ragazzo e pretendono di averla identificata e J1 poterne esibire il completo c artellino anagrafico Non stuzzichiamo cani c he dormono t proposito dei rapporti tra biografia e poesia. C ontentiamoci d i rileggere la saporita prosa toscana in c ui Leopoldo Barboni, testimQI'le o c ulare, ci fa assistere all'incontro avvenuto un caffè di Castagneto, nell'ottobre del tra i: r.arducci allora c inGu a ntenne e

' ludl.1 ' ne , ,t r<·bbc: u n " "'l'u; 1.1 b1 o:td.t

Ma ri a d e ll' / d tl/10 :

« A un tratto t utta la g ente fa ro n u n mormori o pieno di gaucho Era uno J c1 c h ' era stato con noi a lla : orrc di c he si trasc mava .t bracc io una donnetta mezzo risolt-nte e $paventata, i capelli brizzolati, rin(!onzolita alla meg lio lì per lì per la circostanz.1 solenne. e un viso un po' avariato, ma su cui però SI leggeva a ucora l'impronta della passata avvenenza.

- - Ecco il bel sesSQ,! diss'io forte Jl

Ca rducci

- G ià ! anche il bel sesso ! - mi n s pose ; e siccome la donna gli e ra già davanti al tavolino, utdccisa, poveretta, se doveva o no stcndergli la mano, eg li si alzò di scatto e gliela strinse forte forte di tutto C\lorc.

- La riconosce? . - esclamò il giovinotto, <he non avrebbe dato quel momento un c anon icato o per tutti i podefl dell a tenut a

- No, perbacco ! Chi è ?

C ome ? - rinfiancò la donna g uard ando il poeta con due occhi da cui s favillava tutta un a rivoluzione dell'anima. c ,edesca ndo dalla commozione in lotta con la soggezione Non mi riconosce davvero ?

La folla ritta, si lenziosa, sorridente, fiss av n i due interlocutori senza battere palpebra Ma proprio proprio non mi ri conosce? rin calzò l ' altra dando la via alla parlantina e annaspando l On lc mani - O non s i n corda quando d s u' poero babbo bonànima le> teneva rinchiuso per pun iz ione m una stanz:t c io e un 'altra ragazzetta gli si portava un po' Ji pane e qualche frutta?

Il Carducc i che di tanto in tanto aveva aggrottat e le c iglia nello sforzo della memoria, c ome intese dir ciò si battè forte il pugno della destra nel palmo dell'altra mano, e non meno commosso c ridente proruppe :

- E' vero, ìJ vero!

- E ripigliava la donna - St ri corJa che lei signoria non potendola arrivare perchè era troppo tn alto, poi gli si porgeva la roba infilata in c ima a una canna?

- Sl, s ì ! è vero, è vero !

- Poveri no !... come l'avrei liberato volentieri! E di quando mi scriveva le lettere amorose sigi llat e col pan biasciato, se m: ricorda ?

A questo punto tutto il caffè dette in uno scoppio di risa Il Carducci puntò i pugni contro l'orlo del marmo del tavolino e arrovesciò il capo indietro nel convulso d'una risata ameri ca, cui fece coro i l Chiarini e quanti eravamo del gruppo ; nel tempo stesso che la buona donna, confusa e dolente d'aver forse trasceso, badava a dire :

- Scusi, illustrissimo, gli ho man cato ài rispetto!.. Che vuole! io non sono alletterata! mi compatisca! -

Ma no, ma no! vi ring(azio anzi d'avermi fatto rivivere a quei cari tempi - rispondeva il poeta ridendo sempre in mezzo alle ri sate generali Poi, voltosi a me, mi agguantò forte forte un braccio nell'esuberama della contentezza pel tutto insieme di quella gaia giornata Nel frattempo io lo guardavo negli occhi, e gli recitavo il principio del melodioso Idillio maremmano:

Co'/ raggio de l'apri/ lliiOVO che innnda Rouo la Jlanta, 111 Jorridi al/rora lmprovviJa a'/ mio cuore, o Mstria bionda

22

E J.J::SIUll,!l<:VO:

ofti'/1/(J oZo/?'

- Non è: forse la bionda MJri a. quella? o almeno non è quella che, nelhl sua d'allora, passando come fata o regina fra' solc hi del grano, ha suggerito l'intonazione ciok issima del dolce canto?

Egli non mi d isse nè sì nè no>>.

Con quelb mancat:l risposta, il Carduct 1 ri salse a suo modo, con perfetta saggezza, l'annaSCI problemJ d'estetica e s1 rifiutò di storic izzare la propr ia poesia Così avessero agito i c ommentatori, c he non ebbero tutti il gusto c il tatto del Barbon i 1 Quella era Maria bionda e non era. Era, forse, la Maria bionda della rea ltà storica; ma non era quella della verità poetica I l Carducci avrebbe certo ammesso, invece. c h e qualche spinta a rievocare e idealizzare quell ' immagine della sua adolesce n za g li poteva anche esser venuta dalle sue letture. Proprio non è il caso di pensare, come è stato fatto, a una derivazione dell'Jd11/io maremmano dal Premier amour di SainteBell\·e: di comune ne lle due poesie non c'è c h e i l rimpianto, comune a ta n te a ltre, d'un amore lontano c he riaffiora nella con la nuova pri mavera. N è regge il co nfront o, c he pure è stato fatto, con un'al t ra poesia dello stesso Sainte-Beuve, B o nhe11r cham pét re vano sosp iro d'uno sc-apolo so litario verso !t: gioie della vita famil iare, fugace aspirazion e d'un letterato parigi n o a ll a modesta felici tà dei signo rotti di campagna. Altro c h e signarotto ! Giosue avrebbe voluto rivivere in un bu tt ero de ll a sua M aremma. Evidente è invcce la derivazione dal Prati di alcune mos.se ed 1mmagini dell'Idillio. come il «tarlo del penSiero>>, che è ripreso dal Cant o d ' Igea. M a sono particolari e non altro, mentre lo spunto e quasi il d isegno generale di tutta la poesia il C a rd ucci l i ebbe da u n o sc ri ttore c he gli era molto caro, Giov ita Scalvini Il conf r onto, che già m'è accaduto di fare, t r a l'Idillio e a lcu n i frammenti dello Scalvini in prosa ed in verso, mi s i presen ta più vivo dopo la recente pubb l icazione del carteggio tra d Card u cci e i l De l Lu ngo. Quando n e l 1860 uscl a cura del Tommaseo un vo lume postumo di Srrilli dello Scalvi n i, il Carducci consig l iò a ll'amico di procuracselo e l'anno dopo gli sc r iveva da Bologna c h e aveva c comi n c iato e tira t o innanzi gra n pa rte» d'un l avòro sullo Scalv ini, ma che disperava di condu rlo a termine In un'alt ra lettera dice d'aver messo ins ieme pe r lavoro, promesso e n on mandato alla « Rivista contemporanea » di Torino. « molt issimi appu n ti e parecch ie conside razioni ». Bisognerebbe cercare tra le càrte bolognes i A ogni modo il Ca r du cc i fu lieto che dello Scalvini scrivesse poi il De l Lungo, anche se avrebbe desiderato dall'amico una maggior attenzione ai frammenti «da cui t ralucono, diceva benissimo, le var ie facolt à poetich e delle. Scalv in i ». Ora proprio i n uno di quei frammen t i egli aveva letto :

Esser naJo vorrei solto il coperto

D1 un bu o n a cui fumida il Campo di 1111 rio la linfa, e l'aere apert o:

E che gli primi onde il figuuo l o Uscia nel m o ndo, dal l'icin p omelo

Dt:ti avèJJe, canl:mdo, il m s•gn olo.

E vorrei che jra l'agna e il mansueto

Bue, o nde wene rosì largo ai/Ilo

Al colto

I n umilt à m'a11essero creSfÙi tO ; [ d ei br11ni rapegli in lruaa s parsi Dell'avo i l savio consigliare Mguto.

Q,- J\1 (/1/, 1 I POU:I't'l, J\l t/1' /(/ .h 1111/ìll

Etf /1/1/f)((!/1/1 h.1 i 11/(.J(/i t! ff)f('f) i/ 1'/I IJ,' F.d tlppen.J t edea sedm ,1pflll

O ro me d o lce, appentJ l'alba J<II IJ/e o,J pmn o ve/ le prim e stille. e / 0 /1 /a ! d rondinelh1 alli.' p1e1ore note, Uscire ti campo insiene

E de1 bmm t'apeg/1 111 /recr•tJ s pai JI Vorre1 Jle/arla , dispeuo so all'ama Ch'io r•edr ei del bel seno mnamora,·si

Benc h è questa Maria scalvmiana s ia dunqu e hruna , bisogna propn o tapparsi gli occ h1 per non 'ede rla assunta 1n quello stesso rustiCO Olimpo dov'è la bionda Mana del Ca rdu cc i, tutt'e due nel pnmo fiore della pubertà, wme impa cciate d i que l lo ro seno na scent e Senza dubb io quei che c'è d'ineguale c di stentato nel frammento d e llo Scalvini si riempie di polpa e di colore nell' ldH/10 al sole d'una fantas ia potente, oltre, ben inteso, quanto in esso si deve a ll a b ravura di quel «g rande art iere» che fu il Carducci Ma nelle te rzi ne dell'Idillio (il Carducci adoperò molto di rado la terza rima) resta pur sempre qualche forma lessi ca le, qualche , acienu. qualche giacitur.t di parole c he c i riporta a ll e terzine dello Scalvini, co me potrebbe dimostrare un confron to minuz ioso anche con le varianti pubblica te dal T ommaseo in calce al frammento c h e Fto riferito. Del resto, atcanto a quelle térzine un poco stente e impacciate in formule retoric h e, il Carducci aveva potuto leggere alcuni f rammen ti in prosa, bellissi mi. in cu i l' aspirazione alla v it a stica non ha più nulla del tema arcadico, m a è veramente b voce Jcll':mima d1 Giovita Scalvini : « l o allora sentirò u n a voce la q u a le mi p a rle rà ; torna alla tua selvatica e l ibe r a vita; va a porti sulle ardue cime delle sue: rupi , dalle qua l i guardando l 'as petto rude e non per an ca guasto dell'uomo del la natura , ti senti intatta que ll a generosa ferocia dell a prima inàol e dell ' u omo. T orna a l tuo villaggio, dove tutto t i r icorda i primi tempi della t ua fanciullezza ; dove senti parlacti a ogn i t r atto di tuo padre e de' tuoi fratelli; dove a ogni so puoi dire con l' anima r isentita di dolce mest iz ia: qui l'ho veduto sedersi ; questo però fu inserito da lui. , O h con ch e diletto e.gli passeggiava sotto questi alberi dove tutto ti è caro, si n o le vacche e la ca pra del tu o castaldo , e i gatti della tua cucina! - Profano ; la casa deg li a n tichi tuoi padri fu la prima volta d iser t ata Ella fu l'as ilo di m o lte generazioni dc' tuoi maggiori, e tu l'hai primo abbandonata; tu vi h ai lasciato una madre v edova e derelitta. El b 11a perduto in breve il mari to ed un figlio ; •.• uno di caro g l i riman eva che te; e tu p u re l a lasci ! ».

Ed ecco, fatto poes ia. il sen ti mento della t r adizione geo rgica :

« Egl i (i l vecchio padre dello Scalvini) si valev a de' m iei occhi per sapere se v i erano de ll e pere sulle pian te; poi i n co nt randosi in u n a rboscello inserit o d a lu i, ne a p r iva la bocca del cartoccio e vi guardava g iù per entro, ed io m'accorgeva subito d el la sua gioia s'e' genninava Io guard ava in quell 'a t t o mio padre, e di ceva fra me ; quandQ egli sarà morto, e ch e que ll 'albero sarà cresciuto, io r itorn ando in questo l uogo, l o, vedrò IJ pos t o in quel modo, e lo descri verò a quelli che mi starann o d ' intorno

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l'''' parok scnttc ndl'e,d to quegli che pose il suo cuore nella che poi fC'ce della sua l'l · t'ti ebbe c: famiglia; <Juegli che , _, ,c,· mncittaùini alla <h icsa. t· prega con ,,)i; quegli che sosti wc la dc.-' 'li O t quel(! i che cr<:S<"e ( 'uot f tgl•, <juegli onsornma che comp1e 1 dc.-stmi S('gnati .tll'umanttà. Quegli ha (agione d i se \0, trat' r omp•acenza della \ua ,-,rtù. perthè l.t vede utile ai )UOi sunili Ma noi n01 "·'mo s<:nza geniton. <enza tetto. ftJ!h l i p.tssato è a ricordare. e 1".!\'\'t·mrt promesse»

E .1 ncora :

<< Se avessi un disegno della ' h1esa del moo 11ilaAAio. e del moo timi tero mi sarebbe: ' ·' rt>s omo » Anche ol gtacohino G1osue npensav:t tOn t<: IH:rezza alle· feste· so lenni nella .- hiesetl'a dt C.l\tag neto , Al muricnolo su cu o t i s1 a ,on' a messa 'fi nita dinanzi al paeS,t_l.(pO 'tup<:·ndo ; «e · aAAiunJ!e,·a ol 'ampo,_. nto è a lato >• Mi ptatyue. un tempo t ontrapporrt· l.t '-'"'<'a mora l<: del rornantll'O &ah·in, a <l' rto romant or ismo ps, co lo,gico dell'anti rom an tJ' u C:trdu.-ct. «A mc: - 'ui1 evo che l'f.lli/i" llltlremm:mo quando non çi si ferm o t ro ppo n sti l istit'l the inn: ro ne turbano la bella m elo uno de, scntomcntt ptit freschi, <: meno attinti .tfla librt:na del CarJun-i poeta : dito .1 una poù forte c libera ,-ita ch e tn lu• ride,t.l 1 a ogm volta the St ntrovasse nella ,u,, .vlaremma o ( he ad m·olgesse il pensiero. t\ k unc poesie <.trducna nc , n d le l'MI t' r.lltOJtt. formanO un J.:rUppo a SÌ:, :tllZI <JUASI ,,n , i do. quando sillno rnnsJJt:rate da 9uesto l '•l nto d t 'osta Ora a questo Cardu..:ç1 gl()1 u;ì awitinare lo $(ah ini dci frammenti u1.>1 1 E, non e rro, ci an org{-rà subito àtt d an!lromantico è qu1 mc:no da' 'it'o (p:1rlo d1 ù<: l poct,t' 1 he appartenne alla romantita e n ebbe quasi tutti i ta r atteri _ Nel C:ardu r< J inÌ.JIIJ l ' amore delb terra n ùtale si tOiora a ,•olta .1 volt:t di sfidur iata 1ronia (pensate a D af!a111i (;Nid o ) o di fantastiçhc tinte di ( l<,·preoa) o d1 stnza spcn{nz.1 (l r,u,el!tlll(/t. lt1 Maremma tosc.ma ) : in fondr,_ più c he un ' aspi razione, s ia pur vana , ,, 1otaurare nella breve ce rchia della propria vi'·' un ptù ordine sociale, abbiamo q!1i un des1dfrio d'oblio, se non sern prt u n unpcto di nl:!dlio ne antisouale ( come in Lo stesso Jdt!lio I!Mremmarw. thc pure 1n yuesto ,g ruppo di poesie si per l'esaltazione poetica <.lo ce rti beni eminenlt m<.'flte st)tlali (il sano matrimonio. la forte prole. la trad1zione domestica, il culto det morti ) , tradisce qua c là 1111 incompost o bisot;no d'azoone sì che fMse non esagerò chi nedett<: rttrovarci <jualche lontana asct'Odc:n:ta d1 Corrado Brando. O almeno l'elemen t o dassi1" e il romantico, the nel Cmiucc1 spesso so fondono. riman(!ono nettamentt· distinti nello S<ah m1 Cert o ; hen1 che CJUCsti desiderò. per tlua nto , agheggiati con triste c stanco occhio tomantico, appartengono pur sempre , dia tradizione dassica »-

0]!gi darci a questo gioco dialet ti co una wndusiont alla buona e ti<><'· che lo Scalvmi !'u insomma un 1ndiretto alleato ,Jella signora Elvira contro la bauJeburi.lna Lidia.

J..A STOR I A psoLOiogica Jell attuale ,onfl itto ha Avuto. alme-no fino aù due fast nc:tt;unt:nte ura tterizzate: nella prima non .-1ppena app11n·c c he la soln ztonc d, tutte l1· questioni c nropee pendcnto u,1 ,t.<l .t orma o .tft idata :tIle la tcnsion.:: dtgh 'Pi m o un grado altiss imo. ""' Jundo .wténttu fc:nomt-ni collettl, i di pa' o,s,smo d1 o e di disperazione; nella >t<onJ,, f.1:.e , hc· '' quando lo ,lc:lk- opt·raZJOnJ bell iche ha assu n to un rttmu dr es<LSpt:rante lentezza. ;enza csplot 'enza Jrdomenti. Jlf'agitazion c delle pnmc ore si sono s<»tttuito 111\'t'<<: uno sn-ttidsmo opaco e una Ji:.tts,l onditfercnza Tutti coloro i {1uali sono direttamente o 111direttamcnte ·mpcgnati nella vi{enda Jdla g uerra OAAi vi partecipano infatti con un ra ll entame nto delle azioni con una p<Kata attenzione come se si trattasse di un aYvcnimcnt o oltre mod<' distante nello spazio c nel tem l){)· Questa se..:onda fase·, c he. soprattutto al confronto della prima. può defi ni rsi quella della zione, dura tuttora e certamente si prolunghe-rà fin quan do il conflitto non prt·nclerà ur> andamento p iù rapido c più drammatico. Si può quindi concluder e che la pSÌlOSi della guerra ha avuto l'infe lice destino d o essere didalla guerra.

Gli stat1 d'anuno che SI so no s u cn:dut l m Europa fr:t i belligeranti si sono ripetuti m forme sos tan zialmente identiche. ma con ct rto sfasa me-nto d i tempi anche in Ameri c;. f r a _g li speculato ri della !,'l!erra , cioè ( · combattenti delle f manze. Quando le bue n e grol liche ed , comi ingles1 diffusero ai quattr c venti l'an nun z io della guer ra un v iolento frermto p<:n'3Se i cuor i ùei flbbrica n t1 d ' arm 1 t: tiei co mme rc ianti d'oltre oc<:ano : da1 mercJ.t : ùe li'Am er i1a del Sud scompariva mente il più pericoloso competitore: la Ger mania; e le Nnioni, contro di eS$a dllcatc diven ivano .tl tempo stesso due ortJme ridtie;lc-nti di armi. di munizioni e do , ;,•e ri. M en tre nel vtcchio c ootmente glt escruti contr,.-pposti in iziavano la g randiosa marcia di a,·, on nl>mento alle lince fortificate, co nclusaSI po : ben prest o ton una t{mporanea stagw n c J : «notti calme» nel nuovo contlltc'flt<• glo ondustrial i acrderava no i l ritmo di prod:1zionc· c studiavano i p 1ani di una invasione c::·cono mica d iretta ,rerso due obiett ivi fondamen t ali ad est , verso ,gli Stati europei belli,gerantJ, ne1 quali le 5i sarebbero do\'ute rapidament e iOJ!Orart per l'tnfuriare della guerra; .1 suJ ,-erso l'Ameri ca latina, dalla quale le ,wl t t <.lei comme rcio germanico si allont anavano pc.-r rientrare ne-lle proprie bas1 di parten:.;o .ti rtç hiamo del conflitto.

Al delle due mete gli on dustria li americani dedi ca rono con furore. con u n furore paragonabilc, p<.r la sua in t ensi t à, soltanto alla preoccupaZJont.. <he comt· un ,-ento di rc·mpesta SI sca,gl i:wa n eg l' stessi gtorn i sui !){)pol t europei Era (]UCSm la pr ima fase della guerra. r;omita Mncricana. c he ton .1swluta oden t it.ì di <a rat!ero psiCologici tornspondeva alla pr ima fase della g uerra armata europea; purc:nel fc:loce paes(' de, wattacoeli ad essa è or t la seconda fase di Jis ten s ion e.

In Europa j:h Stati belligeranti hanno di armi. ma non troppo, p<:rchè sem bra che a riJ osso della Lint'a Si#ri do c della L tnca Maj!'JOOt le armi si tl!s t ruf(.gono piurtoper arrugginimen to c h e per impiego. NelI'Amerita, d'a ltra parte, ,-emlere o prodotti che fino aù ieri eran o forniti dalla Germania s ignifica comperare contempo ra n eamcrm: <: uelle mern c he la Gcrman1a stessa acquJ;taYa in compenso e purtroppo r America dd nord non ha affa tto bisogno di tali meni · il movtmcnto della vita economica è c ircol are, non <i si pnò inserì re in se non a msto d, all'i n tero s uo ciclo Una 'ob possibilirà d, evas iont è real izzabile, m.t '-' per icolosa : quella Ji to n cedere c rediti ;t i cornp raton e Stat1 Uniti , che co n la forn:ula del « c porta via » avc,•ano volu t o sfuggire all'azzardo de o pagamen t i dilazionati nei rapporti con gli Stati eu ropei. son dovuti ' ' tnire nella decisione di p roporre volon tariaag li Stati dell'Amer ica latina le contessioni rifiutate ai progenitori del vecchio continente.

Ma questo prt·vedibile, e pur mattl'SO sviluppo. degli tl vvenimenti ha avuto int a n to una conseguenza : ha c a lmato gli ardor i ha arres tato g li slanci ha g li spi riti; ha g ettato molta gelida acqùa sui ftJ och i f iammegg ianti dell o prime o re di guerra.

An c h e in America dungue, a dis pet to de,!!L industriali. le notti , dopo qualche settum11 di tempesta , sono ritornate· <<calme»

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L ' UNICO CRONISTA del giornale cittadino. I'Examiuer , era Mi chael Foster, un giovanotto alto , lungo di gambe e pieno di entusiasmo, che sperava di poter andare un giorno o l'altro in città a lavorare in uo quotidiano importante Entrando nell ' albergo di Bagley quella m&ttina non era affatto sicuro di sè. Si avvicinò al banco e mormorò al proprietario : « E' sceso qui, il signor Bagley ? » T ed 'Bagley disse lentamente : « Sono arri vati due uomini col treno di stamattina, si sono già iscritti nel registro». Posò l' indi ce a spatola sul libro aperto e ripetè : « Due uomini. Uno lo conosco, T. Woodley. Anche l'anno scorso si fermò qui di passaggio, e un minuto fa l'ho visto attraversare la strada. Dev'essere di fronte, dal tabaccaio. L'altro Ecco qui il suo nome : K. Smith ».

«Chi è K. Smith? », domandò Michael.

«Non la so E' un tipo affabile con l'aria innocua»

«Credete che possa essere il boia, signor Bagley? ».

« Non saprei, non ne ho mai visti. E' stato cortesissimo : mi ha chiesto dove poteva procurarsi una barca per andare a pescare sul lago stasera, e io l'ho mandato da Smollet. giù alla Centrale elettrica ».

« Bene, g razie. Se fosse il boia, sarebbe certo andato prima alla prigione », disse Michael. Discese la strada lasciandosi dietro la Chie-

sa battista, lino alla vecchia prigione chiusa da ll 'alto muro di mattoni. Due grandi nocciuoli con i rami che ricadevano fin quasi sul marciapiede riparavano uno dei muri dal sole mattutino. Dietro quei muri , Ja sera prima tre falegnami, lavorando con dei lumi a acetilene, avevano inchiodato le assi del patìbolo. La mattina seguente il giovane Thomas Delaney, che era cresciuto in quella città, sarebbe stato tmpiccato : aveva ucciso il vecchio Mathew Rhinehart che aveva sorpreso a molestare sua fuoglie mentre cogl ieva fragole sulla collina dietro la città. C'era stato un alterco, e Thomas Delaney le aveva prese prima di uccidere Rhinehart. La sera prima una folla si era raccolta sul marciapiede intorno al fanale , e mentre moscerini e farfalle sciamavano vicino all'alta fiammella azzurra del carburo, gli uomini avevano buttato rami, bottiglie e piccoli sassi sugli operai della città che lavoravano nel cortile della prigione. Billy Hilton, il borgomastro, stava sotto il fanale a testa bassa, fingendo di non accorgersi di nulla. Thomas Delaney aveva solo tre anni più di Michael Foster Michael andò diritto n ell'ufficio della prigione dove Henry Steadman , lo sceriffo, un uomo tozzo e pesante, era seduto ozioso alla scrivania e si bagnava i lunghi baffi neri con la lingua « Ciao Michele, che cosa vuoi? », chiese.

«Buongiorno signor Steadman, l'Exami11er vorrebbe sapere se è g ià arrivato il boia».

<<E pecche:( lo chiedi a me? ».

(< Pensavo che sarebbe venuto a vedere se tutto e ra in ordine No? »

«Sei furbo, Michele».

« Dunque è qui, signor Steadman ? »

« Non me lo chiedere. Non ho niente da dire. Senti, Michele, credi che ci saranno disordini? Tu dovresti saperlo. Ce l'hanno con me, di'? Io non posso far niente, lo capisci »

« Non credo che nessuno sé la prenda con \ oi, si-gnor Steadman. Sentite, potrei vedere il boia ? Si chiama veramente K. Smith? ».

« Che te ne importa. Michael? Fammi un favore, vattene, adesso, e !asciaci in pace».

«Va bene, signor Steadman », disse con sussiego Michael. «Lisciate fare a me»

Verso il tramonto quella sera, Michael Foster camminava sulla strada polverosa a sud della città che portava alla cent rale elettrica e al pontile di Smollet. Sapeva che se quel signor K. Smith voleva una barca sarebbe andato certamente anche lui al pontile.

Sul pontile, mezzo diroccato, di travi cpietre, Michael vide un ometto senza cappello seduto con le g inocchia fino al mento. Preoccupato, Michael si avanzò sul pontilc verso il forestiero» Avevate intenzione di andare a pesca, signore?» , chiese. L' uomo si alzò e sorrise Aveva una gran testa che li-

IJ
CANADA- GARA COl BISONTI DURANTE UNA FESTA NELLE PRATERIE

nl\·,, in un piccolo mento. un collo Ja uc.ello c un so rriso ansioso. Raggrinzando la bocca , disse timido a Michael : 4' Volevate a n,bre a pesca anche voi? »

<< ,)ono venuto qui per questo. Prenderò '-'ma barca laggiù da Smollet. Che ne direste se si andasse insieme? >>.

<< Sarei contentissimo », disse con slancio l'ometto rimido J «Si potrebbe remare a ru rno, v t va? ».

« Benissimo. Aspettatemi qui : io vado a prendere la barca e torno da voi ».

«Grazie mille », disse l'ometto.

Quando Michael portò la barca all"estremità del vecchio pontilc e invitò il forestiero 1 sccgliersi un buon posto per maneggiar la le nza, questi protestò comicamente prima Ji lasciarsi persuadere.

Affondando con forza i remi Michac:l fu presto :d largo. Guardò finalmente bene il suo e sorrise vedendolo così umile e cerimonioso. <<E un brav"uomo », pensò Mi,hael; poi disse: «lo lavoro nel giornale locale. I'Examint>r ». ·

«E" un buon g iorn a le? Il vostro lavoro vi piace?». ·

« Sl, ma non certo come in un g rand e gi ornale Io non intendo rimanerci molto, , aglio fare il cronista in un gra nde giornale d i città. Mi ch iamo Michael Foster »

«E io Smith. Chiamatemi Smitty ».

« Mi domandavo se siete g ià stato a l , arcere ».

· L"ometto che lino -a quel momento aveva ,ar riso con la spontaneità ingraziante di un b.tmbino in libertà apparve a un tratto dee sospettoso. Disse esitando: « Sl, sono ;,t ato a ll a prigione. credevo c he non lo sapeste. Ho provato la botola. Ci sono stato arrivato stamattina». ·

« Oh, lo sapevo che ci sareste a ndato » , Jisse MichaeL «Lo conoscete questo Thomas Dclaney che sarà impiccato domani? >>. Sentiva d'te la sua voce era lenta e piena d'astio.

« No, non ne so proprio niente Non leggo mai niente di quello che scrivono su di loro.

L"ometto cominciò a parlare in fretta di pesca, intanto tirò fuori dalla tasca posteriore Jei ca lzoni una fiaschetta : « Whisky scozzese», disse ridacchiando felice «Qua, bevetene un sorso ». Michael bevve dalla fiasca <: la restituì. Arrovesciando la testa e dicendo « Alla vostra, Mithael » , l'ometto bevve a sua ro lta a lungo «lo bevo», disse ridacchiando >empre, «solo quando vado a pesca. Vado q uasi sempre solo » , aggiunse con t ono di come per far comprendere al suo g iovane compagno quanto egli ne apprezzasse la compagnia. Si erano spinti molto al largo, m a non avevano preso niente. Cominciava ad annottare « Niente pesce stasera, Smitty ». disse Michael. << E' una vergogna nera! », disse Smitty, « quando ho scoperto che questo posto era sul lago sono stato molto contento di renirci. Andrò a pesca, ho pensato Avevo promesso a mia moglie che l e avrei portato del pesce. Mia moglie verrebbe volentieri a pesca con me, ma non può; non può certo seguirmi in tutti i miei viaggi. Ogni volta che sono chiamato in un posto g uardo sempre la carta per vedere se è su un fiume o su un lago, e se posso porto con me la lenza e gli ami».

« Se faceste un altro mestiere vostra mogl ie e voi potreste forse andare a pesca in. sieme » , suggerì Michael.

« Non lo so. Qualche volta andiamo anche così aJ pesca insieme>>. L 'ometto voltò la testa : si aspettava evidentemente che Michael insistesse che gli dicesse di mestiere. :Ej_ra chiaro che non si vergÒgnava fissando l'acqua ma sapeva che Michael pensava che lui doveva vergognarsi. « Qualcuno deve fare il mio lavoro, deve esserci un boia », disse « Dicevo solo se il mestiere vi dispiace, Smitty ».

* * *

Lì per Il l'ometto non rispose Michael remava instancabilmente con larghe forti bracciate. Accovacciato all'altra estremità della ba rca, Smitty alzò a un tratto la testa con una specie di malinconica rassegnazione e disse dolcemente: «Il mestiere non è cattivo».

« Dio mio, non vorrete mica dire che vi piace? »

«Oh no>>, diss"egli cortesemente come se sapesse quello che Michael si aspettava, « c i si abitua, volevo dire, ecco tutto ». Ma abbassò di nuovo la testa sull'acqua: sapeva che doveva vergognarsi di sè.

01 UN VILLAGGIO

«Avete bambini?».

« Certo che ne ho, cinque. Il maggiore hl quattordici anni. E' strano, ma sono tutti molto più grossi e grandi di me. Non è buffo?»

Attaccarono una conversazione sui fiumi pe- · scosi che sfociavano nel lago più a nord Si sentivano di nuovo amici. L'ometto, che era un raccontatore nato, fece una quantità di smorfie, sporgeva le labbra, roteava gli occ:hi e si spostava irrf<iuieto nella barca come se sentisse il b isogno di camminare per dar forza ai suoi discorsi. Tirò fuori la fiaschetta del whisky e Michael smise di remare.

«E" troppo tardi ormai, li avremo spaventati tutti , i pesci », rise Smi tty felice; « ma siamo stati egualmente bene, no?».

Quando toccarono il vecchio pontile accanto alla ce ntra le era notte fonda e non avevano preso un sol pesce. Mentre la barca urtava il pontile Michael disse: «Scendete qui, io porto la barca da Smollet ».

«Non tornerete?».

« Per adesso no. Ho da parlare con Smollet ».

26

L'ometto uscì dalla barca e guardando Michael dal pontile: <<Pensavo che l'ora migliore per andare a pesca è l'alba », disse, «verso le cinque avrò ancora, comunque, un 'ora e mezza di tempo Vi andrebbe?».

La sua voce era così ansiosa che Michael rispose quasi involontariamente: «Tenterò, ma se non sono qui all'alba an date pure ·senza di me ».

« Benissimo. Ora me ne torno a piedi all'albergo».

« Buona notte Smitty >).

« Buona notte Michael. E' stata una bella passeggiata, no? ».

Riportando la barca al pontone di Smollet, Michael sperava che Smitty non capisse che epl i non desiderava tornare in città con lui.

Più tardi, mentre percorreva la strada polverosa nel buio, udendo intorno a lui i grilli c:<ntare nei fossi non capl perchè provasse tanta vergogna.

Alle sette della mattina seguente Thomas Delaney fu impiccato nel cortile della prig ione cittadi na Non c'era nemmeno un alito

di vento in quel gng•o mattino Ji p1001bo, c nemmeno una nuvoletta bianca sul lago. Una mattina per pescare. Michael anJò all a prigione era suo dovere come giornalista di procurarsi tutti i fatti, ma temeva di sentirsi male. Non parlò quasi agli uomini e alle donne che erano raccolti sotto i nocciuoli davanti al muro della prigione Tutt i i suoi conoscenti fissavano il muro borbottando i rat i Due dei fra telli di Thomas Delaney, due pezzi d'uomin i barbuti, stavano sul marciapiede, e davanti alla porta della prigione c'erano ferme tre automobili

Michael , il cron ista del g iorn ale locale, fu introdotto nel cortile dal vecchio Willy Mathiews , uno dei guardiani, che gli disse che due giorna listi venuti dalla città erano sul luogo dell'ese<."Uzione

((Potete andarci anche voi , se voleri:: », disse Mathiews sedendosi lentamente sullo scal in o. Pallido e spaventato Michael si sedè lui accanto a Mathiews e attesero in silenzio. Il vecchio disse finalmente : « La gente fuori è inferocita, vero? ».

<< Sì, sono molto inquieti. Ho visto due dei fratelli di Delaney >>.

«Vorrei c he se ne andassero », disse Mathiews. « Non voglio veder niente. Non ho nemmeno guardato Delaney, non vogl io udire niente. Sto male». Appoggiò la testa al muro e c hiuse g li occhi.

Il vecchio custode e Michael rimasero sed•Jt i sullo sca lino finchè una piccola processio ne non arrivò svoltando l'angolo dal fondo del cortile. In testa c'era Henry Steadman, lo sce ri ffo, a testa bassa, come se piangesse; poi il dottor Parker, il medico, poi due giornalisti de lla città, due giova notti con l'aria in call ita e i cappelli incollati sulla nuca, e dietro il picco lo boia camminava diritto con precisione militare e con una strana arrogante dignità. Indossava una lunga linanziera nera con calzoni grigi a righe, colletto duro e una stretta c ravatta rossa , come se egli soltanto sentisse la solennità della ceri monia Avanzò con bruschi passi precisi fin che vide Michael che si era alzato e lo guarda va fisso a bocca aperta.

TI piccolo boia sorrise e appena la processione ebbe raggiunto lo scalino della porta strinse la mano a Michael. Guardavano tutti Michael. Come se ora il suo lavoro fosse finito, il boia disse con slancio a Mic hael : «Speravo di trovarvi qui. Non siete andato al pontile all'alba)».

« No , non ho fatto a tempo ».

« E' un vero peccato Michael, vi ho ce rcato » disse il piccolo boia. « Ma non importa, ho qualcosa per voi ». Mentre gli altri entravano nella prigione il dottor Parker gettò un' occ hiataccia a Michael e gli volse le spalle. Nell'ufficio, mentre il dottore firmava il cato di morte, Smitty si chinò sul suo cest ino da pesca posato in un angolo, ne tirò fuoJi due belle trote salmonate avvolte in un giornale, e disse: « Le ho serbate per voi Mic hael , ne ho prese quattro in un'ora ». Aggiunse: « Parleremo poi, se mi aspettate. Abbiamo un po' da fare qui, e debbo cambiarmi gli abiti ».

Michael uscl nella strada col dottor Parke r e con i due giornalisti della città. Portava i pesci avvolti nel giornale sotto il braccio Fuori, sul marciapiede, parve a Michael che il dottore e i due giornalisti si tenessero molto lontani da lui. A un tratto la piccola folla con gli abiti bianchi della polvere della strada ebbe un moyimento improvviso in avanti. Il

dottore disse << Andate a casa, ora. raJ.:al<Z I · è finito tutto».

«Dov' è il vecchio Steadman? ». domandù qualcuno.

« Aspettiamo il boia », gridò un alt ro Il dottore si allonta nò solo. Per un po' Mochael rimase accanto ai due giornalisti ..:itta dini cercando di assumere la loro aria indifferente, ma perdè ogni fiducia in loro accorgend osi che puzzavano di whisky. I due parlotta ,·ano solo tra loro, poi si mischiarono all.t folla e Micha<:l nmase solo. Dopo un po· n on se la sentì piit di rimaner lì a guardare tutta quella gente che conosceva così bene ; fcn: qualche passo e si confuse anch'eg li .:on la folla. Lo sceriffo uscì con il boia e con due guardiani, ma· non era arrivato ancora a una delle automobili che qualcuno ·g li buttò una vecchia sca rpa. Steadman riuscì ad entra re in un'automobile mentre lo stivale lo colpiva alfa spalla. T due guard iani lo segu irono. Il lxiia sconcertato rimase solo sul marciapiedi. Quelli nell 'automobile dovettero Fnsar certo che era entrato anche il boia perch 2 a un tratto l' automobile si mosse lasciando quest'ultimo solo sul marciapiedi. La folla comi nciò a buttargli pezzi do legno e piccoli sassi in sultandolo. mentre l' automobile indietreggiava l entamente per farlo s alire Un piccolo sasso, lo colpì alla testa Il boia g irò la testa guardan do impotente tutte quelle faccie infuri ate. Aveva la stess.1 espressione pensò Michael dell'altra sera. quando gua rdava l'acqua vergognoso. Si guardò intorno un'altra volta selvaggiamente cercando aiuto. Michael continuava a indietreggiare sempre più lonta no nella folla. sentendo una terribile vergogna come se tradisse Smitty che l'altra sera aveva fatto una così bella passeggiata con lui. «Ora è diverso, è diverso », continuava a pensare stri ngendo forte sotto i! braccio il pesce nel giornale. Smitty si ' mise a correre ve rso l' automobile, ma James Mortimer, un gigantesco pescatore, allungò il piede per farlo inciampare e lo mandò lungo d isteso in terra.

Cercandosi intorno qualcosa da buttar<:. Mortimer disse a Michael: « Dagli, dagli addosso!>). Michael scosse il capo; provava un senso acuto di nausea.

«Ma c he cos' hai Michael? ».

«Niente, non ho niente contro di lui »

Il gigantesco pescatore agitava i pugni in a ria « Per me non conta niente quello lì », disse in fretta Michael. Il pescatore chinatosi scalzò dal letto della st rada un frammento di roccia e lo lanciò al boia. Poi disse: « Che ws'h ai sotto il braccio, Mi chael? Pesci? Buttaglieli Dalli qua , presto» In f uriato afferrò i pesci e li buttò uno alla volta all'ometto, proprio mentre questi saliva nell'automobile. l pesci caddero con un tonfo sordo nella polvere ai suoi piedi sollevando una bianca. Smi tty fissò i pesci con la bocca spala ncata, ma non alzò nemmeno la testa a guarda r la foll'!

L'es pression e del viso del piccolo bo1a, quando vide i pesci sulla strada, fece ardere Michael di vergogn a ed egli tentò di uscire da lla folla. Smitty si portò le mani alla testa per coprirsi la faccia dai p roiettili della folla c he lo lapidava urlando: « Da-gli a quel verme, buttiamolo nel lago, carogn a!». Infin e lo sceriffo riuscì a tirar dentro il boia e l' automobile balzò in avanti in una nuvola di polvere.

:tiORLEl'

(Tr•4••· di Jlart• ,.arlen4':)

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LA STORIA LETTERARIA della Finlandia non ris::tle al di là di un secol o se ci è lecito Ù•re che il Kalevala non appartiene propriamente alla stori a letteraria. Quando nel 1809 la Finlandia depose finalmente le dopo quattrocento anni di lotte continue, la te rra dai sessantaci nque mila laghi si presentava .t( convito delle nazioni eurOpeé, a mani · te, pur vantando come nessun altro popolo in Europa una grande poesia rimasta per così dire allo stato nativo, nei canti che infinite generazioni si erano tramandati di . pad re in f•glio. « Non piangere su l giorno che appena » aveva ragione Franzen , perchè la finlandia è la più giovane delle nazioni europee. L'assegnazione del premio Nobel a F E. Sillampiia (per la prima volta il premio Nobel è stato assegnato a uno scrittore finlandese) è accolta come un altissimo riconoscimento per il faticoso cammino compiuto da questa g iovane lètteratura in cosl breve spazio d1 tem po. Frans Eemil Sillampaa è nato il 16 settembre del 1888 nella campagna di Ha- · meenkyro, il cu i nome, invano ripetuto dai ra ri bo grafi d i Sillampiii, !ungi dall'aprire una finestra meraviglioso paesaggio finlandese, ci riporta p iuttosto, nella sua scrofo!osa fonetica, alla carta geogcifica della Finlandia, tu tta chiazze e minuzzi.

l suoi avi erano stati ricchi contadini. ma suo padre non possedendo più che la casa nella q"Jale abita\'a, si era ridotto a lavorare la terra altrui. Tuttavia non siamo in grado J , dire che Sillampaa abbia avuto un'infanzia di stenti, come d'uso tra i Grandi, perchè i conudini in Finlandia sono ricchi e prendono il bag no di npore tutte le sere. Al conerario la sua infanzia fu quieta e felice e dai suoi libri spira il ricordo degli avventurosi vagabondaggi ai quali si abbandonava il fanCi ullo nelle ridenti e fertili solitudlni, della sua campagna. Seguono gl i anni di co ll egio c , l'esperienza di vita cittadina a Tampere, la Manchester della Finlandia, esperienza di cu i porteranno una dolente cicatrice i suoi personaggi ql1asi tutti travolti in quello .:he T. Vaaskivi il più grande biografo di Sillampiia, ha definito «il dramma del primitivo ». Sillampaii fu uno studente irreprensibi le. Al te rmine degli studi medi s'iscrisse alla facoltà d i scienze naturali dell'Università di Helsinki; i cinque anni che egli consacrò agli studi uni,·ersitari valsero a formare quella sua « concezione biologica del mondo » che è alle radi ci d i tutta la sua opera.

A Helsinki comincia a frequentare i cena-:o li letterari e artistici con evidente preferenza per « il gruppo della campagna », che aveva i suoi più illustri esponenti in Sibelius per la :nusica, in Jarnefelt per la pittura e in .Aho pe r la poesia. Una violenta crisi spirituale lo sp inge fuori da1 chiuso del gabinetto di scienze alla vigil ia della laurea. La sera di Natale (siamo alla vigilia del 'l 4) torna come il ?rodigo alla casa del padre, deciso a lasciare le scienze per le lettere.

Nel 1916 sposa una giovane di campagna ( che gli regalerà sette figli) e pubbli ca il suo primo romanzo. Di pari passo : oggi Sillampiia sta per pubblicare un nuovo romanzo e per sposare una seconda volta. .

Poeta delle energie istintive, latenti nella natura come nell'anima di ogni uomo, Sillampiia esprime co n la sua stessa vita la fedeltà , a l «buon vigo r terrestro ».

FRANS EEMIL SILLAMPAA

Il matrimonio è inteso da lui <"ome il p iù elemento risolutore della vi ta. Molti dei suoi romanzi e delle sue novelle ( « Hiltu e Ragnar », e «H cammino dell'uomo» soprattutto) svo lgono il dramma .li esseri incompleti e instabili perchè l'uomo non raggiunge la sua maturità che il g iorno in cui unisce il suo destino a quello della don n a forte e sana che le profonde affinità elettive degli Jstmtl gli hanno predestinato. Lauri Viljanen in un s uo saggio critico su Sillampaii fa il nome di Proust, di Joyce e perfino di Lawrence. Da c ui dobbiamo dedurre che Sillampaa è il primo grande moderno della Finlandia.

La du ra esperienza della guerra alla quale la Finlandia deve la sua indipendenza, g li

ispi ra Santa Miseria (trad. italiana Corbacc io 1933) che porta Sillampaa al rango d i primo tra gli scrittori della Finlandia. Fu pubb licato nel 1919 quando il suo paese pareva oppresso sotto il peso della prova decisiva.

Se le opere giovanili di Sillampaa gli avevano attirato le simpatie di tutta la Scandin avia la pubblicaiione di «Giòvane addormentata» (romanzo tradotto in italiano sotto il nome Silja, Mondadori 1934) fu avvenimento europeo. La figura di Slija resta la più lirica creazione di Sillampaa e la prova più certa che il vigore e la salute e la «concezione biologica del mondo » non guastano la poesia

Sillampiiii vive ad Helsinki; la sua figura maestosa di omone alla Chesterton, si è iUuminata di un compiaciuto sorriso nell'apprendere la lieta novella, come attesta la fotog rafia che lo ha colto con il telegramma in mano, pubblicata nei principali giornali finlandesi. Sillampaa fedele a ll'amore per la democrazia illuminata che governa il suo paese è stato uno degli assertori p iù ascoltati dell'orientamento scandinavo della Finlandia. Egli che non è almeno pubblicamente fabbro di versi pur essendo grande poeta, ha dato alle stampe il 28 ottobre ultimo scorso nel più illustre settimanale « Suomen KuvaJehti », un canto d i marcia per i soldati che attendono al varco l'antico nemico della Finland ia.

« Il nostro canto saluta la terra. dei p:;dri, vola sopra i campi. i laghi e le colline da Hanko a Petsamo; i nostri passi l'accompagnano e dalle mute tombe i padri si levanò e ci guardano. Tu fratello che cammini accanto a me, sai perchè noi marciamo. Tutti siamo partiti con gioia seguendo la voce che chiamava a raccolta. Anche i nostri padri lo sapee noi seguiamo • il sentiero tracciato. Quando la patria è in pericolo, ognuòb abbandona la vita di tutti i giorni.

«La Finlandia ha molti tesori, ma il tesoro a noi più caro è la libertà. Ognuno di rioi fermo al suo posto saprà morire per la patria Voi, bambini vecchi , madri e spose voi sapete che il vostro focolare è sicuro finchè uno d i noi resterà in piedi ».

Venti composito ri nel leggere il canto di marcia d i Sill ampaa si so no affrettati a musica rlo La giuria della quale faceva parte i l poeta, ha scelto la musica di un giovane compositore, Aimo Mustonen. Sillampiia non si intende di musica « Io sono un profano, ha detto ai giudici che desideravano conoscere il suo parere, io sono un profano, ma ascoltando questa musica, nata da lle mie parole avevo l'impressione d i averla composta io stesso... q uesto canto di marcia ho pensato a confortare i nostri ragazzi, volevo a iutarli a c:unminare come il capitano comanda, quando stanchi di una lunga marcia rientrano io caserma». Uno dei figli di Sillampaa è richiamato Quando è giunta al campo dove egli si trovava, la notizia che il canto di marcia del pad re eri! stato musicato per l' immed iata adozione nell'esercito finlandese, qualcuno si è chiesto se il musicista, che non veste per ora uniforme, ha pensato davvero a far riprendere un po' d i fiato ai poveri ragazzi che dovranno can tarlo, e il figlio di Sillampiii, ben conoscendo le domestiche virtù del padre ba risposto: « Ci ha già pensato chi ha scritto le parole».

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* * *
IL VELIERO FINLAND E SE "PAMIR"
* * *
A. !li.

DOPO UNA BREVE sosta sulle sponde del Grande proseguono per Terranuova dove giungono alle nove di sera, dopo aver due volte smarrito la strad a tracciata tra gli sterpi. A Terranova vengono ospitati nel paJazzo del Principe di Monteleone. Terranova è come al tempo di Federico II. Al mattino proseguono e sono costretti a pernottare a Santa Croce in del Segt·eto la prima autorità del paese .Al mattino riprendono la strada e dopo diciotto ore di cammino pessimo giungonò a: Modica. I paesi sono isolati uno dall'altro per la mancanza di strade. Si racconta di figlie andate spose a 15 ore di strada, alle quali è negato per tutta la vita il piacere di rivedere i genitori, tanto grande è il pericolo di avventurarsi per questi sentieri sassosi. A Modica vengono ricevuti dal Marchese Grimaldi, cavalieri dell'ordine di Malta il quale la sera invita i nel suo palazzo per festeggiare Lodovico Il 4 partono alla volta di Noto, attraversano la valle Ispica nella quaJe vedi di tanto in tanto gente che abita in grot · te e caverne. Il Kronprinz si ferma a parlare con i contadini, domanda come se la passano e la risposta è sempre l a stessa : che volete, sotto un governo così infame? Ci sono in alcune parti dell'isola contadini ridotti per fame a mangiare l'erba secca; in altre parti il grano marcisce nei granai dei signori.

A un'ora da Noto scorgono un palazzo fantasticamente illuminato: è la casa del Barone Giovanni Impellizzeri dal quale vengo- n(l solennemente ri cevuti. Servitù in livrea, una bellissima scala di marmo, una sfilata di saloni illuminati. La cena splendida: servita con piatti e posate d'oro e d'argento, sei diverse qualità di vino, liquori gelati di ogni specie; ma la comitiva era tanto dai disagi patiti per strada, che il dottore si domandava se non sarebbe st!lto più ospitale c più utile spendere tutto questo danaro per aggiustare la strada.

Il 5 arriva il ca pitano delle truppe di Modica il quale aveva fatto diciotto miglia a cavallo per venire a baciare la mano al Principe che egli a letto per mal di testa non aveva potuto salutare al momento della sua partenza per Noto.

A Noto città di 14,000' abitanti, Lodo vico visitò con grande interesse il Museo raccolto dal Barone Antonino Astuto di Forgione, museo c he conteneva impo rtant issimi pezzi archeologici, un pregevole medagliere, una grandiosa biblioteca (meglio di que ll a di Don Sanzio) della quale tra l'altro facevano parte più di se icento· volumi di prima edizione e un membranaceo di Aldo Manuzio.

Ringseis non ci dice niente di questa visita della quale abbia!mo invece notizia concorde da vari storiografi di Noto. Ringseis ci

dice soltanto che Lodovico com prò dal Bacune Astuto ben quattrocento monete siciliane e che toccò a lui e a Seinsheim di restare a Noto un'altra giornata per inca rtarle una per una e spedirle. Il barone (non sappiamo se era il barone Jmpell iueri o il barone Astuto) invitò vari notabili per rendere meno noiosa la permanenza de nostri e in onore di kmgseis furono invitati sei medicj.

Il sette trovian1o tutta la comitiva riunita a Siracusa in una Locanda che gl i fa anlantmente rimpiangere la splendida ospitalità del Barone lmpellizzeri L'otto mattina dovrebbero ripartire per Lentini, la ·strada è pericolosa e i rampieri raccomandano di partire per tempo. Ma al momento di partire (e r on è la prima volta che succede) Lodo':i co è irreperibile. Egli passava ore e ore solo con un quadernetto d'appunti in mano, un libro (durante il viaggio leggeva spesso Omero, Tucidite, Erodoto in greco) si metteva a sedere sui gradini di un anfiteatro o di un tempio antico e la gente stupiva di vedere un principe seduto per terra, (è da notare che il Re di Napoli e il Principe Ereditario, sebbene avessero molti anni risieduto a P alermo, non avevano mai intrapreso alcun viaggio nell'interno del Paese). La, gente stupiva forse con un'ombra di delusione perchè l a comitiva non presentava neSsun di quei particolari decorativi, che nella fantasia del

· ... Ill :11117
18211- L'ETNA V ISTA DALLA PIANA DEL FRUMENTO (Dal Yoyafe plttoretque et en Slcllo)

popvJ<J l' dCI bambrni JbbcJi rSCOilO (a V ltd 0 1 pn n trpe. Molti anni dopo Dillis rrtrasse LJ.:Ii sthrzzi s ul l'intero <Orteo ,:.,, nostn vraggtaton per un <aso di porlelr na c he rl ba rone von Le rc hcnfeld offrì in .:c. no Ji nozze a Rin gsc ts. Rottman nei suo i p esagg i Jtnliani e partrtolarmente in <juellc r,tifigur.lnte M essi na hl pure illustrato il g lonoso corteo, fra l'altro In posrzione Jc r muli rrspetto alia portantina : p a rtrc o lare r.un f acrle a immaginari.': l a portantina era icr nrta Ji lunghissime s tanghe tra le quali v enttacolto il mulo, uno avanti e uno die•ro. Naturalmente I'C<juilibrio della portantin.• er.1 molto instabiie e pru di una volta ve'ramo i n ostri viaggiatori p er terr.t.

L ts<ramo la descrizione J Rrn gsers. « A va nti a tutti lammi na il ca mpicre con una cutfi,, .t .:orncttr rn testa.. segue il Principe quasi ,cm pre a ptcdi <.O n un berretto di pelle ve rle e .LCC,tnto a lui il Co nte Seinsh e im n e lla ,tessa tenuta segue J tava llo il ser vo d el Kronprinz wn una bisacc ia d.wanti fermata ,J: traverso, poi vent:o io s u un mulo, con i ..:al zoni gi alli e le s.:arpe a penzoloni, il fcrr .,rolo. una berretta verde, gli a.chiali infor,,ni su l naso c un libro in mano se.ftue una po rtantina vuota sostenuta da due muli, un' .ùtra portantina nella c1uale siede Dillis anc he eJ< Ii in occ hiali, ma intento ad ammirare il puesagg io e a disegnare; seg ue i: Conte T e·t,.fcrrata a cavallo di un fierissimo mulo ;olenne <Ome un ge n erale e agile wme tutti italiani; d retro in mesto e ordinato corteo 1 muli cari chi di bagagli e gli uomini che ci .•ccompagnano, infine Checco il servo del Conte von Scrnsheim a l comando ge neral e de lle vettovag lie cavalca qua e là, ora per ri<Ondurre a dover e un mulo fuggiasco, ora per m antenere un certo ordine nel corteo. Pe r ultimo un altro campiere a ca vallo con una sa lçrccia in una mano e ne l l'altra una

Partitr da S iracusa troppo tardi per aver iu ngamente at t eso il Kronprinz i nostri vi ag}(iatori furono cos tretti a pe rnottare a Villa Asmondi invece di raggiungere Lentini , dove L!'a no attesi dal Barone S:. nza , e dopo tentato di proseguire sotto la pioggia e il vento in piena notte, mCRtre g !i stessi campieri erano rostretti a cer ca re le traccie del sentiero tastando il terreno co n le mani. Ma a Villa Asmondi l t•tti dorm i vano, nessuno li atten deva, nè ' erano case in g rado di ospitare nes su no Il Conte Testafer rata si fa coraggio e va a sverl parroco del v1llaggio e lo convince l on mezzi leciti ed illeciti (pare c he gli mo- · perfino ia pistola) ad ospitare la comitiva il\ una stanzetta peu terra senza coperte e senza neppure un po' di paglia, fatta per il Krcnprinz al quale fu con<esso un materasso. M a il bello era che i muli lO n le provviste partiti a ora da Siracusa e rano già a Lentini e la comitiva si trovava a digi uno. Testaferrata svegliò tutto il paese e potè riportare a casa un uovo e tre pesci fritti e una vecch ia gallina arrosto. Completa rono la cena con l'uva secca del curato, il quale dopo aver in tutti i modi protestato volle per essere pagato in anticipo. La mattina presto proseguono per Len!ini e dopo una ricca colazione offerta dal Barone Sanza riprendono il cammino alla volta di Cata n ia, d ove giungono la sera, bagnati e infangati, da lla testa ai piedi.

«Tutti gli edifici di Catania, tuth 1 muri s ono costruiti con la lava la quale rifà

, ,./4.,/,/ quello the drsl.1. Sette 'olte C jt.mra è stata <iistrutta• dalle eruzioni de: l l'Etna e sette volte t: riCostruita tanto è cara ag li uomini ouesta terra fertile: e udente. Ness una parte ,.fella SICilia è 'così abrtata come la regione dell'Etna » La sera de l 12 gmn.a::ono a Taormm.t, paese n:ttal e de ll a Prin(ip,;sa di Part 3nna ci di te Lo do v iw in una lettera al pad re mentre d Co l :etta ci drce t he Lu cia Mi}(liaLUO era di S1racusJ

In Taormina Lcdovi co alloggia nel <onven to Jet Domenicani, dove incon trano un altro frate dello s tampo di Padre Gazza. Ringseis ne i: «l n qu esta mera v •g lio,;a natura t he brutti uomini si inwntrano. gia lli , pàl hJi , mr serabili m tutti i sensi Pare imla bellezza della natura non possa renderli mrglion ».

Il uv G ioeni dove<•.t ess ere morto senz'altro, pcrchè Ringsers non fa paro:a, nè di lui g eologo, nè del museo d .t lui e g ià ammirato da Goethe, d <juale lino a Girgenti avev.t seguìto lo stesso itinera rio dei nostri per avventurarsi poi ne l l' interno della Sici lia e gi ungere a CJtan ia attraverso Ca lt.Jnisetta, Castrogio\'anni ed Enna.

Il l 5 giu ngono " Messma e ne ripartono d 16. tOSÌ .ùmeno u risulta dalla nota delle spese di << Antonio Tamarini, Lo(;tntliere del Leone d'Oro sodisfato li 16 di cembre 181 7 >>. Non ti risulta ch e l nostr i viaggi.ltori avvicinassero altri all' infuori di un ttdesco dr Augsburg, d ba nc hiere Kilian console bava rese a Messina. che doveva finire ucciso miseramente nel '4f! f:Juando Sua Ma està Sic iliana mandò gli !>vi:zzeri a domare la rivolta Sl.oppiata a M ess in a Il povero Ki iian al momento dello sba rco a <e,·a fatto come Leone Ma}(nO Era corso a cas a a indossare la divisa Ji r eg io conso le, nella speranza di imporre la magnifice n za alla barbarie Ma lo prese_ro per un ufli(iale rivo ltoso e lo uccisero in mezzo alla strada.

Sappiamo che .1ppcna fuori da Messina i nostri si fermarono a prarizarè nel g•ardinetto dt un povero parroco all ' ombra degli aranci, ma non c i risulta c he Lodovico e i suoi abbiano conosciuto nè questa vo lta nè mai , Monsignor Grano, nonostante egli fosse quanto di piu degno d di piu bello potesse offrire non diCo Messina ma l'intera Sici lia « Quale cosa p 1u insib'fle, scriveva la Principessa di Butera presenta ndo Lodovi co, s i può proporre di conoscere nella nostra Sicilia se non la vostra rispettabile persona ? ».

Da Messin a giungono a Milazzo e prendono <JUartiere in casa di un prin c ipe Il l 7 proseguono per Gioiosa e t'ernottano in una Locanda Il 18 passano a Capo Orlando dove incontrano una banda di briganti c alabresi, gi ungono a Sant'Agata pernottano presso un altro barone Sanza. Il 19 alle cinque del mattino partono alla volta di Cefalù, l Siciliani pur essendo avvezzi a strade che non sono strade chiamano il sentiero che da SantAgata conduce a Cefalù strada JCelleraJiJJima o via del Paradiso alludendo ai molti mulattieri che per aver messo il piede in fallo sono passati a miglior vita tra San t'Agata e Cefalù. Il Conte Testaferrata nonostante avesse nell'arma di famiglia il motto «Non nisi per ardua », cammin facepdo sospirava: Dio mio prendi questo viaggio in isconto di tutti i miei peccati ! Il Krqnprinz di tanto in tanto esclamava : Che cosa è stata la mia campagna di guerra in Polonia a confronto di questi ».

( ConthJua) A E L.& z Il c c o x 1

1.\NNI Iii.\

DALLA FROV II\- CIA. F10nr =t. lt rsc:ra a S..'>to Fiurcntono ol Pres od t nte Giorgi D e Pons invitò ,, gcnrale oon<hcttv, ndla >ua vrlla , 1 prt'Srdenti dt>r Comi tali liberai r. Il mtnN tra sq urs uo: mrdr Jir t:l u l Jl kgrra lungo ol pranzo. All'arms to. bnnd rs• ed augu rr sr sono .cambralt fra osplle <.-d ospolatl. la conversazione s ì è quindi hno a tarda nollt. l presidenti, Jlla partenza, invr · lHono a banchetto in Firenze ( w 1.uveonbrc 1889). HWCLAMAZIONE DI CONS IGLIERI PROVINC IALI J\'apull. Oggr 1l Consr glr n dr prekttu r.1. •••um<ndo i poter dell.t deputaliuno pruvrn cia le. h :1 proda mato i nuovr consiglieri provrnc rali. la seduta pubblrca, ondett:t pcr le nl"t' 2. eblx· luug:> a li< < nt'llU. Il pubblico schramauava nell ' aula di Sanr.1 Marra Nuo,·a Un usciere ve nne a drre che 1l fc n o .- rebbc.- f• tto sgombrare la salA. Questa dr · ch raraz rone provocù fischi ed urli i quaJ1 f«ero v<nrrc: nell.l sala aJcunr ca rabinierr, che: vengono ac· <'n h, COli sor<Jn murmnriu (La TrtbNn<l , nov. 1889). LA CUCINA DEL PRESIDENTE Harr iso n dcn tc degl i Stato Unrt i d'America, ha poca fortuna col 1uu persona le di CIICrna. Quando Harrr son en trò nt ll.l C..sa Btancd egli s procurò una cuoca ff3n n 1e. la quale ben presto montò t:Umente sulle fun e pcr<hè ma lcunt en ta dei suor nu ovr padro ni - Harri: 'on c.· co nsu rt (> - Cht' ne dndò dal St'rvizio, pr (!'lfll,lndu rn 1robunalc una querela contro l'impiegati) 'upremo della Repubbl ica Harrison prt-sc aJiun• un tuucu tedesco. certi) Zieman. sperando d 'esser servuo rncglro che JJ un• cuoca ma •l cuoco abbandonò tY.n pr<'IU la cucr na del prcsrden te, dicendo che questr t la <ua famrglra vovuno troppo aiiJ buona, c-he t'glr non dvrebbe l.r mrnrma occasione di rl suo «genio " cu linari o t che, restando là, dimentichenbbc.- tulla la <Cr eo za Ino ltre Zreman protestò che non si può IJv<>rare nella cucrna della Cas-t Branca perchè c rnfestata da to pt e sca rafaggi, contro cur non rrmedio a l mondo.

(//Popolo Ro nz<lno. 18 novffilbre 1889)

ARMAMENTI. Una gazzetta militare inglese, par1.1ndo della nuova leue mrlita re t<!desca, approvata da l Reichstag, pc:r la di due ouo"i corpi ù 'cscrcito, trova che la Germania fa male 1 suor cdcoli col mnt nuo aummtare le proprie forze m i· litari. la formaz.rone dto due nuov r co rpi

"" Germ an ia determtnerà certamentl! analoghi provvcdimemi da parte della Francia c de lla Russia. La prima, grazie alle sue sempre fo rm dabili risorse, la grazie ar mrlioni incassati coi recent i pre>ti!J, si trovarw in grado, ben prù che la Germani.l. dr ngrossare le proprie falangi militari.

( Il 2) novffilbre 1889)

SI:RfiNATA Al SINDACO .Iersera alle 7 il concerto di Porta Pia, diretto dal maestro Marco Volparo , so recò a sa lutart' il nuovo sindaco di Roma, commendator Armellini , nella Ji lui abitazioni! in vi a N., <tona le n. H. Il concerto si mise a suonare precisamente nel cortile interno, intuonando la marcia Il M nsau.ero. un pezzo pieno di brio, opera dt'l Vo lpari stesso. Intanto si radunava una folla di ge nte fuori sulla strada e dentro il po rtone. Poi s'a ttaccò un secondo pezzo, la mazurka Malùrconia, poi la poi ka Iso/ma e quindi la marcia Porta Pi• Totale quattro peni, circa tre quarti d'ora: eppure rl comm Acmellini, che stava pranzando, non dava segno di vi12. Viceversa com parve la sua donna di se rvizio, la quale, ringraziando in suo nome, consegnò a que' g iovinotti una regalia (Il M euaggero, 2) novembre 1889).

CORRISPONDENZA Sposina mia bdlissima pregou stimarmi maggiormente, impossibile raffreddamento. Sei troppo bella e amabile, amati, adorati Sffilpre ardenti ssimamente baciando car i fioreluni tua immagine. Tu o amo roso (Il Popolo Rotnllno, 2) novffllbre 1889).

CONGRESSO DEI MAESTRI Generali sono le lagoo.nzt' che i l ricevi mento dato ieri sera dal Municipio al paiano del Museo ba suscitAto. A riceovere infatti i congressisti non v'erano che due o ere uscie. ti, una splendida squadra di pompit'ri, ma ness un consigliere munic ipale. Correva voce, è vero, che vi fosse il comm. Castellani, ma nessuno poteva giware d' averlo visto. (LA Trib"""• 26 novembre 1889).

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1\.NNI

glieri<·. Ieri 1 tedescl u passaron? in cinque punt il canale c occuperanno Sa•nt Omt;r c Armen. tières. La battaglia che SI svolge ad ocCident<.> delk Fiandre, verso Nieuport, viene· detta «la guerra delle nme », pcrchè i soldati combattono quas : sempre entro !'acqua. Tuttavia il mo r ale del truppe tedesche è elavitissimo Essi hann<' fatto attacchi notturni non curandosi nè del freddo intenso, nè della p ;oggia, nè dèlla nebbia. ( K•t111;;. bitun g. 16 1914)

LA BATTAGLIA DI KUTNO I N POLONIA

Ne1 combattimenti che avvengono da qualche giorno comc seguito al successo germanico di Wlozlawez, si è avuto un risultato dccisivo. P arccchi Corpi d'Armata russi sono stati resp ' nti al di là di Kutno. Essi v1 hanno perduto, sccondo k constatazioni fati<' sinora, 2.3.000 prigiol)ieri, almeno sessanta mitragliatrici ed un numcr<• non ancora detcrminato di can non1. Tra i prigionieri fatti si trova il Governator e di Varsavia , De Korff, col suo Stato Maggiore (C o,-iere d'IJalia, 18 n ovembre 1914).

I L KAlSER AL SULTANO. L 'Imperat ore di Germania ha diretto al Sultano il. seguente tel egramma : « Nel momento in cui ho il pia cer<· di ricevNc nel Quartier Generale dei m ' ei valorosi eserciti tre Prin. c i pi della famigl•a imperiale ottomana. voglio espnmer<· a Vostra Maestà tutta la' fiducia che ha nel successo dei nostri eserciti i quali s _ sono riuniti per combattere per lo stesso scopo, cioè per il diritt:l, la l ibertà e la giusti zia » (Il MeJJaggn-o, 18 novem brc 1914).

V I TA MONDANA A ROMA. Si riuniscono. in un'oas ; deliziosa le più eleganti personalit.< dd nostro buon mondo nel teatro di via Due Macelli, ed a pplaudono Y I'OTine d e FleuTitl i suoi capelli biondi c le sue birichinate: nonchè la lf ' alonrk:zya, Acan• e S.1ba <: le intere>· santissime ÙJIIe femminili. D omani. Sirtnnre. nelle sue danze fantastiche. 19 novembre 19 14).

SIMPATICISSIMA. Stamane nove mezza, !ram 16 ,, Abita da queste parti? »- Lei rispose: «Ho accompagnato mia sorella: che ora fa? » Dove scriverle? Serio gentiluomo. 01iave fermo posta. oumc:ro por· wne. d'lt<Jlia. 21 novembre 1914)

NOT IZIE DELLA GUERRA. Le batle'rie franccs · demnliscono le trincee tedesc he. Tutt:t la Polonia un ca mpo di hattaglia L'incroc iatore turco « Ha mi-

d1è » bombarda Tuapassc. Reuns di nu r•vo bmnha rdata dai tedesch i. Meno Cracovia e P nemyls, tutt.• la Galizia è io potere dei Russi. L'eroica ritirata serba: gli austriaci perdono 10.000 prigion ien, ><:ltanta can mmi, quaranta mitrag l iatriCI. Il Cile sequestra navi tedesche. La fine dell a rivolta nel Transva a:. (Giornale d' IJaliu , 24 novembre 1914)

l llURCHI PRESSO IL CANALE D: SUEZ. Cumunicano da Cos tantinopoli : Con l'aiut o di Dw, k nostre truppe 50no giunte al Canale di Suez. Nd combattimento che s i è s volto fra Kataza e Kertehe, a trenta ch ilometri all'est del un tenente < numerosi soktati sono Mati uccisi e numerosi soldat : ferit1. Abbiamo fattu un numero assai rilevante d 1 prigi o n ieri. Le truppe inglesi s · son<> ritirare: in fug,, disordinata (i/ PiffOio. 24 novembrt: 1914)

GABRIELE D 'ANNUNZ I O ACCADEMICO

DEL LA CRUSCA 11 Consiglio Accademiw della Crusca ha tenut o una sua seduta ord1naria, Tra I'>Ìit11• si è trattato di completare l'albo degli accadem1c: m•rispondenti in sosti tuz1one di seJ soci corrispondt:nri morti 10 qu<:sti uhim = tempi. fra i qua li Alessandm D'Ancona di Firenze, mons. Giacomo Poletto di R oma , d prof. M chele Kcrbacher di Nap oli. Il Consiglio accademim. dopu una brev<· discusswnt: ha appro vata la no mina a nuovi soci corrispon. dent1 di Luca Beltrami, Paolo Bosdli, Gabriele d'AnnunZ IO, Francesco Flamin i. Fmnct'Sm T orraca, Giuseppe Bandell1. Com ' è noto, il titolo di socio cor· rispondente è titolo onor fico. ma che dà mezzo d; prendere parte a1 lavori dell,, C rusca. ( Gioma/r d'/Jalia. 2) novembr<: 1914)

L'IMPERATRI C E MADRE DJ RUSSIA PARLA

Avere notato - ha fatto rdevarc la Sovrana - la unione che si t- stabili13 i n tutta la nazione russa " In Russia , o rmai, non esistont) p iù partit! politici, nè differenze di nali<Jnalità nel vasto impero governai<• dallò Zar. Il partito opNalo. il conservatore, d po· lacco, i gh !snudit1 non sunc..' più d e. russi decis1 a difendere il sacro suo lo deli.1 Russia Dal mare Glàcialc ArtJC<' al mare del Nord da Vladivosrock a l Bal tico nnn <:>iste clll' un,• soiJ Russia fermltmc:ntc- decisa a CCliTIJl c:rt: i l s uo per viver<· Tnnp.<. 2) nuvemhrc 191 4)

LA DISFATTA TURCA NEL CAUCASO. Un comunicato ufficiale dell'Esercito russo del Caucaso dice : Nella direzione di Erzerum è tenninato - l' mscguimento del nemico sconfitto e fuggente Negli ultimi g ' orni si è svol ta un:1 se rie di attacchi a sud ciell a valle di Alaschkerr dnve i russi hannn dis perso forze (urde considen:vnli. che rmfnnano Il truppe regolara . Nessun camb1amentn 1mportant... neglt altri punti. (Il Pi((ol,, 28 novembre 1914)

D irettore m.pons.bilc: VITTORIO

S A htit. di Arri Gr:Jfichr di Tummindll 6 C ."

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s T o R l A

S A L U T E

TUMMINELLI & C EDITORI - ROMA

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LE NOSTRE CRONACHE DELLA GUERRA
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RIVISTA QUINDICINALE

ANNO l N Il · ROMA

15 DICEMBRE 1939 · XVIII

ESèE IL 15 E Il 30 DI OGNI MESE

DI REZIONE E REDAZI O NE

Rome , C ltt6 UnlverJilerie - Te lefono 48 7389

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l manoscritt i one he u non pubblk:oli non si res titu iscono

OGNI FASCICOLO LIRE 2

UN ORDI NE DEL GIORNO DI RE ALBERTO

Il corrispondente dal fron te belga ci tdegrafa: Ho letto un ordine speciale ai comandanti dci reggimenti del Bc:lgio, firmato da Re e redatto in forma recisa. Quest'ocdine dice: «Ogni ufficiale del mio esercito che parlerà di ritirata sarà considerato come traditore del Bélgio; ogni ufficiale che non sia in grado di rispondere dei suoi uomini sarà destituito dalla s ua carica. (Daily Ttltg raph, l dicembre 1914)

LA STAM PA E LE CI FRE. U na recente statistica wmpilata da una societl fra le più autorevoli d ' Europa, permette d i conoscere con rigo· rosa esattena il numero dei giorna li che si pubbÌicano nel mondo. 58.000 in cifra tonda. Ess i sono così divisi: Qu otidiani : 2472; Periodici settil!Llnali : 18.260 ; Periodici mensili: 14 268. A quest i bisogna aggiungere le riviste m<:nsili e bime· strali, il cui totale ra.ggiunge la cifra globale di 58.000 pubblicazioni. Il «record » giorna listico tocca alla Germania con 8000 periodici. L'Inghil· terra segue con 3000 periodici dei qual i 809 sono quotidiani. Vengono dopo la Francia, l'Austria, la Grecia, la Svizzera, la Russia. la Spa,gna, il Belgio e l' Olanda. In Italia si pubblicano 3000 giornali, tra quotidiani , settimanali e mensili. (Il Piuolo, l dicembre 1914)

TRIESTE E LA PRESA DI BELGRADO. E' stato, per modo di dire, festeggiato ier i a T rieste il 66" anniversario di regno deii'Impecatore Francesco Giuseppe. Soldati e un centinaio di signore e signorine austri ache giravano la città per raccogliere doni di Natale per i sol<l3!i d i campagna La raccolta è stata però poco copiosa e la gio rnata è passata con nessun entusiasmo nonostante la not izia della presa di Belgrado. (IJ Piu·ol o, 4 dicembre 1914)

LA STATURA NON FA I L SOLDATO. Circa la valu tazione dell'uomo non all a guerra os- ·

serveremo ch e g li uomini bassi occupano rninor spuio nei traspor ti trovano maggiore faCilità a metterSi al riparo, offrono mi nor bersaglio ai p•oiettili , sono meg lio riparati nelle trincee, hanno il vantaggio di doversi scavare tri ncee mcoo profonde per proteggersi, hanno bisogno di minore stoffa per r ivestirsi, di minore quantit à di cuo io per calzarsi, hanno bisogno di minore q uantità di cibo di quel che occorre agli uomini a lti per mantenere il calore al proprio corpo e conservar<: l'energia necessaria per marciare. Che cosa impor· ta se dei soldati hanno una statura d ì metri l ,60 o 1,6 5 ? Non si (fatta di una parata, ma dell a guerra. (Btilish joNmtzl, 5 dicembre 1914)

MATILDE SERAO AL .MODERNISSIMO». Oggi al Modern issimo Cinema incomincierl!lno l e rappresentazioni del graçde lavoro di .Mati lde Serao u mia vita per la I N tJ. Il lavoro dell' il lus tre scrittrice ital iana è edito dal la « Monopol Film » dei signori Cescia e Xilo, ed ha per interpreti p rincipal i In Carmi, la Lamndòwska, Ghione, il Collo e il Carm inati. La messa in iscena è superba e oltremodo ricca. Alle 2 1,3Ò avrà luogo la rappresentazione d i gala per la quale sono ammesse anche le prenotazioni. (MeJJaggno, 5 dicembre 1914)

PER l FUMATOlU. Qualche gior na.le ha pubblicato che molto probabilmente, a cominciare dal gennaio saranno aumentati i preni di a lcuni generi di privative. Verranno, si è detto, colpiti fra l' altro le sigarette Macedonia, che da 40 centesimi al pacchetto saranno portate a 50, e i toscani che da 12 centesimi saranno portati a 15. On. al M io!· stero delle Fi name si assicura che tali voci sono destituite di qualsiasi fondamento.

(C()rrine della Sna, 8 dicembre 19 14)

·ABBACCHI, PO LLI E CONTRAVVENZIONI

A ROMA. T utti i rivenditori di abbacchi e poll i sono convocati in assemblea genetale per giovedì nella sala Bartolini in via Avignones i, per protestare contro le contravvenzioni da rui è fatta segno b classe. (il Piuolo, 10 dicembre 1914)

2
JlNNI

I.

DUFF COOPER, già Primo Lord dell ' AmmiragliatO' britannico, ha riunito i discorsi e gli articoli, che ha pronunziati o pubblicati dalla crisi di Monaco fino alla vigilia della guerra, in un volume che è ora appaTSO col titolo « La seconda guerra mondiale. Prima fase» (The Second W or/d W ar - Fi w Phase, Jonathan Cape, Londra). Dal settembre dell'anno scorso al settembre di quest'anno non c'è stata guerra Che vuole dire quel titolo? Vuoi dire, evidentemente, che, sebbene non si combattesse, già la guerra era in atto Giochi di parole, che vorrebbero simulare concetti profondi Se si ammette 'il punto di vista di Duff Cooper, allora non basta far retrocedere l'inizio della guerra a un anno fa; bisogna farlo retrocedere ancora e di parecchio : per lo meno fino al « colpo » della Renania, che avvenne nel marzo del ' 36 E si potrebbe con pari fondamento risalire all'avyento di Hitler - 30 gennaio i933 - o addirittura alla conclusione del Trattato di Versailles. La q11estione è che nel settembre del 1936 Duff Cooper apri gli occhi. _o credette di averli aperti Egli racconta

che quando conobbe i termini dell'Ultimatum di Godesberg disse a sè stesso: «Se si accettano, sarà la fine di ogni decenza nella condotta degli affari pubblici nel mondo». E poichè Chamberlain li accettò, si dimise E perciò, per lw, la seèonda guerra mondiale cominciò da allora Per quanto ognuno a ingrandire i proprii casi personali, pure questa tendenza è nell'ex Primo Lord dell'Ammiragliato alquanto eccessiva. Coo un po' di destia e di calma, egli avrebbe potuto facilmente riconoscere che le sue dimissioni furono una cosa e lo scoppio della guerra europea è stata un' altra cosa.

E' il libro di una scontento. E' il libro di · un Ministro che si dimise perchè non si fece la guerra ·e che non è stato ripreso in barca ora che si fa la guerra. Anche il libro di Churchill, S.tep by Step, è il libro di un oppositore Ma con questa fondamentale differenza: che Churchill era all'opposizione da un pezzo, e quindi il suo libro è tutto da capo a fondo, di una grande coerenza e di una im'prcssionanre chiaroveggenza ; Duff Cooper

invece, fece parte del Gabinetto fino a un anno fa e ne uscì pet di quel tanto che Hitler a Godesberg èhiese in più d i quel che aveva chiesto a Berchtesgaden. Churchill era all'opposizione, non ufncialmente s'intende, quando Hitler sali al potere, quando Goering cominciò a costruire là grande flotta aerea tedesca, quando fu ripristinato il servizio obbligatorio in Germania, quando Hitler rioccupò la Renania... E dal primo giorno annunziò che si andava alla guerra e che l'Inghilterra era impreparata. Si può discutere l'uomo e si possono discutere le sue opinioni Ma è innegabile che vide chiaro. Il suo libro è un atto di acrusa principalmente contro Baldwin, poi contro Chamberlain. Duff Cooper, invece, fino al settembre dell 'anno scorso dovette proprio essere dell 'opinione che tutto procedesse nel migliore dci modi possibili ; se no, da quel gentLeman che è, non sarebbe rimasto al Governo. Fu solo dopo il conveg.ao di Godesberg che la luce si fece nel suo cerveiJo, e fu, ripeto, per quella differenza in più fra Berchtesgaden e Godesberg. Se Hitler avesse mantenuto immutate le sue richieste di

• • •

Duff Cooper sarebbe rimasto li Governo. Cosl la guerra auropea sarebbe, a suo avviso, scoppiata più ,tardi

E cosl Duff Cooper non ha ancora capito che il fenomeno storico « nazismo » o lo si accetta tutto o lo respinge tutto. Ma accettarlo per metà e per metà resp:ogerlo non si può Che Hitler abbia presentato le sue rivendicazioni una per volta è stata questione di tattica. Egli stesso in Mein Kampf aveva annunziato questo metodo. Ma la prima delle sue rivendicazioni conteneva virtualmente tutte le successive.

Duff accettò tutto fino a Berchtesgaden. Accettò anche le richieste di Berchtesgaden : nel Gabinetto votò per l'accettazione. «Io fui fra coloro che acconsentirono a questa decisione», dice. E perchè? « Perchè, se si fosse dovuto andare alla guerra, sarebbe stato duro sentirsi dire che combattevamo contro il principio di nazionalità». Questo eminente statista nbn ha ancora capito che il problema non era se si dovesse combattere per o contro il principio di nazionalità, ma se fosse meglio per l'Inghilterra e la Francia affrontare la lotta ancora impreparate, ma mentre la Cecoslovacchia reggeva ancora in piedi, o ri nunziare all'apporto della Cecoslovacchia per prepararsi Disgraziatamente Hitler non si accontentò. A Godesberg rincarò la dose delle richieste E Duff Cooper in59rse in nome della· «decenza». Egli non si rese conto allora e non si rende conto ancora oggi del fatto che, se l'Inghilterra era nell'impossibilità di far la guerra per l'ultimatum di Berchtesgaden, neppure poteva farla pochi giorni dopo per i'ultimatum di Godesberg. Non si tratta di «decenza». Si tratta di esser pronti o non esser pronti. L'Inghilterra non era pronta e non poteva fare altro che subire : e subì Berchtesgaden, subì Godesberg, subì, sei mesi dopo, Praga.

II.

L'àccordo di Monaco non solo accrebbe enormemente la forza di Hitler, ma indebolì definitivamente la posizione degli avversari : e non per la ragione che espone Duff Cooper «La Russia -egli dice- piena di risentimento per non essere stata consultata su una questione cgsl grave quale ia sorte della Cecoslovacchia diventò sempre più propensa a chiuc dersi nell'isolamento e a recitare una parte stmpre meno importante negl i affiui europei». Credo che in questa breve proposizione siano due errori. Poichè fa parte di un'aggiunta che è stata fatta al momento della pubblicazione del libro, è cioè quando la guerr:i era scoppiata e l'accordo russ<>-tedesco era già concluso, l'autore si poteva risparmiare almeno uno dei due errori. Come si fa a dire che la Russia fosse nel 1%8 risoluta a disinteressarsi degli affari europei proprio al momento cui essa mostra di « interessarsene » anche troppo? anzi proprio al momento in cui essa d imostra che aspettava lo scoppio della guer ra europea per « interessarsene » ?

L'altro errore consiste nell'immaginare- cht sia stata la procedura di Monaco a irritare la Russia e a farle cambiare politica. Duff Cooper appartiene alla numerosa schiera di quei democratici inglesi e francesi i quali credettero che fino a Monaco la Russia ardesse dal desiderio di avventarsi sulla Germania e che solo la gelida flemma di Chamberlain raffreddasse quegli ardori. Furono in molti a crederlo

Chamberlain non lo credette mai. Forse è il suo solo merito. Ma oggi, ogni persona di buon senso dovrebbe esser convinta che la Russia avrebbe fatto a settembre 1938 quel che ha fatto un anno dopo: non dico che avrebbe fatto l'accordo con la Germania, ma certo sarebbe rimasta immobile e neutrale. Del resto aveva una giustificazione più che valida: la Polonia non voleva lasciare passare le sue truppe.

Nell'ultimo articolo, scritto nell 'agosto di quest'anno, Duff Cooper si dà vanto di aver avvertito che « il pericolo esisteva » : s'intçnda il pericolo di un accordo russo-tedesco; e rinvia il lettore alle pagine 283 e 296-7 del volume. In realtà a pag. 283, e cioè in un articolo scritto quando erano in corso .le trattative anglo-russe e si riteneva che da un momento all'altro si dovessero èoncludere, Duff Cooper biasimava Chamberlain per non aver accolto la richiesta russa di garantire anche gli Stati baltici. E a pag. 296 e 297 censurava ancora Chamberlain per la lentezza delle trattative. « Jehu, quando veune a Jezrael, combatteva per la vita e non perdefte il suo tempo · in parole inutili con J ezabel o nel domandare quali fossero le opinioni politiche di coloro che la circondavanò. Egli gridò : « Chi è dalla mia parte? Chi?», e, quando lo seppe, ordinò loro di buttarla dalla finestra e cosl completò la sua vittoria >>.

Non· pago di aver detto o stampato simili ingenuità, Duff Cooper le ristampa Chamberlain avrebbe dovuto come Jehu, che del resto fu un assassino, gridare: « Chi è con me? chi ? » ; e la Russia gli si sarebbe gettata fra le braccia : anzi, avrebbe gettato Jezabel dalla finestra. Si aggiunga che dalla· parte di Jehu furono gli eunuchi. Fu rono essi che gettarooo Jezabel dalla finestra. Stalin e Molotoff, serondo Duff Cooper, avrebbero fatto con entusiasmo la parte degli eunuchi.

· E' gran peccato che non siano pubblicati i doéumenti relativi alle trattative anglo-sovietiche; e forse per lungo tempo ancora non saranno pubblicati. Ma la radio inglese, la sera del 3 dicembre ba rivelato che le dette _

trattative fallirono percbè il Governo di Mosca che Londra e Parigi appoggiassero · e sostenessero le rich ieste che esso intendeva fare agli Stati baltici e alla Finlandia. E allora delle due una : o si sostiene che Chamberlain doveva cedere e accordarsi cor{ la Russia a spese dei piccoli Stati baltici e della Finlandia o bisogna fare ammenda delle censure e delle critiche che gli si siano fatte su questo punto. Duff Cooper non fa l'un:t cosa, nè l'altra, e ristampa le sue critiche E perciò è uno sciocco

In fondo, quel che dà più da pensare per l'awenire dell'Inghilterra è questa superficialità dilettantesca, questa presuntuosa ingenuità della sua classe dirigente d'oggi. Per due anni, !'Inghilterra si è divisa in due parti: l'una, con Chamberlain in testa, credeva di poter accontentare la Germania con un pezzo di Cecoslovacchia; l'altra, credeva, come Duff Cooper, che la Russia volesse battersi per l'Inghilterra Due illusioni diverse, ma che conducevano alla medesima conseguenza. E la conseguenza è stata che I'Inghilte1ra è arri vata alla guerra e-uropea se-nza esercito e senza alleati.

III

Vi è, io questo libro, una sola cosa che faccia onore a Duff Cooper e che costituisca un'accusa seria a Chamberlain. Tre anni fa, quando Duff Cooper, era al Ministero della Guerra e Chamberlain era :t! Tesoro, l'uno fu per la creazione di un esercito e l'altro fu contrario. Se l'Inghilterra doveva impegnarsi a difendere una frontiera sul Continente.- « era assolutamente imperativo, dice Duff Cooper , che si creasse un esercito su basi .simili a quelle degli eserciti del Continente. Non è un segreto, a8.!§1mge, che il Governo britannico avrebbe mante-nuto un atteggiamento assai più fermo (nel corso delle crisi di Monaco) se avesse avuto una dife-sa più forte ». ('.hamber lain tre anni fa non vide il problema.. Ma neanche lo yide Baldwin, che era Primo Ministro E dovette non vederlo neppure Eden, che era Ministro degli Esteri. Duff Cooper non ci dice niente di quel che pensavano questi altri insignì personaggi, perchè il suo libro è diretto esclusivamente contro Chamberlain, che Io mandò via dal M1nistero. Si sarebbe desiderato che dicesse qualche cosa. Percbè è stato di moda in Inghilterra, per un certo tempo, imprecare a Chamberlain e •alla debole-zza detla sua politica, ma si è dimenticato che egli raccolse l'eredità di Baldwin e di Eden : un'Inghilterra inerme, impotente e velleitaria. l casi della politica, poi, hanno fatto di Eden il simbolo della politica forte, quello stesso Ede-n che impegnò l'Inghilterra, senza alcuna necessità, ne!Ja contesa etiopica e condusse il suo Governo alla e la Lega a morte; quetlo stesso Eden che incassò il colpo della Renania e non solo non agl, nonostante il trattato di Locamo, ma trattenne la Francia dall'agire. Machiavelli disse che «le repubbliche i rresolute non pigliano mai un partito se non per forza » e che perciò prendono sempre pessimi partiti. Questa sentenza è veia. E l'Inghilterra di e d i Eden ne è la conferma. Le democrazie dei nostri giorni non hanno mai saputo profittare ·delle cento occasioni che hanno avute per fare la. guerra in condizioni favorevoli. Hanno finito col farla ma per forza, e, quindi nel momento per esse peggiore.

A.tJGtJ8TO GlJE&&I"B&O

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CHAMBERLAIN E LORO H AL I FAX

IL KREMLlNO è una città. io una città. Di etro una schiera di alte mura strade sinuose corrono in tutti i sensi; piazze, case di di,·ersi stili, pa lazzi , musei , un vecchio monastero, caserme, magazzini e si ammassano in disord in e, proprio nel centro di Mosca. Qui ri siedono quasi tutti i membr i del governo e i pezzi del part ito comunista. Con loro, come sotto gli Zar, si annidano numerosi parassiti d 'ambo i sessi; satelliti di varie grandezze, rifiuti del pa rtito, mogli e amanti dei grand i dignitari, ecc AJ?ita re al Kremlino è far parte del bel mondo dell a capital e rossa, gode re soprattutto d'infiniti importantirJ>riYilegi. Perciò tutte le personal ità di secon<fordine, appena salgono di grado, cercano di avere, costi quel che cost i, un alloggio nel Kremlino : altri menti ne va del l oro prestigio Sol o i capi veramente potenti, assai poch i del resto , che non manca no di nulla e comandano un numeroso personale, preferisconc;> vivere altrove, s i sentono più a loro agio, pi ù indipen denti e più tr anquilli non appena hanno o ltrepassato la pi ccola fortezza dai muri merlati e sono lontani dai pettegolezzi e dalle guardie rosse

Per quelli che occupano posti importanti, il soggiorno nella città stessa è quasi impossibile; trae seco troppi rischi per la prop ri a sicurezza StaJin, ad esempio, abita un piccolo appartamento nel Kremlino, ma tra-

sco rre la maggior parte del tempo in campag nà, nel famoso c:1stello « Gork i » dove Leni n passò l'ult imo periodo della sua vita e dove morì. l confini di questa residenza , per una lunghezza di parecchi ch il ometri, sono rigorosamente sorvegliati da una f itta rete di agenti della Ghepeo11.

11 dittatore rosso è ci rcondato di ritratti de i nobili ç!i una volta, e vive sotto lo - dei grandi s ignori da ll e parrucche incipriate

Al Kremlino s i soffre l a crisi degli alloggi Ben inteso, questo non vuoi dire che qui , come dappertutto, una came ra sia occupata da famigl ie di quattro o cin<Jue persone che vivono strettamente, in cond izioni di promiscu ità inimmagi nabili. Coloro che abitano al Kremlino sono alloggiati liberamente e secondo le concezioni moscovite d 'oggi lussuo: una famiglia di due o tre persone dispone qualche volta di un appa rtamento di tre o quattro stanze, privilegio interdetto ai « Moscovit i med i ». Tuttav ia, anche qui, si utilizza ogni metro quadrato di superficie; gli antichi palazzi sono affoll ati quanto i monasteri o i depositi. Appena un a lloggio, per piccolo e miserabile c he sia diventa vacante per la morte del locatario o perchè caduto in d isgrazia, le rivalità si s<atenano, una lotta accanita si accende fra dozzine di candidati che fanno appello alle loro relazioni ed ai poro protettori.

I n verità la vita al KremJino oggi è ben lontana dall'essere lussuosa. Era tutt'altra cosa nei primi tempi quando vi regnavano gli aristoc ratici em igrati : i Trotsky, gli Zinoviev, ecc. Costoro durante la loro esistenza miserabile d i proscritti ebbero occasione d'osservare da vici no la vita dei dirigenti de i paesi borghesi. Per loro l a prima conquista della rivoluzione era il confort, la possibilità di condurre una vita di gioie continue : non s i rifiutarono niente dopo il succesSo. Scelsero i migliori appartamenti nei pàlazzi, i mollili p iù p reziosi, e si permisero anche ogn i genere di s travaganze. Ma spesso -il lusso si addiceva loro come un caffettano ricamato di oro a un povèro campanaro. Tale lusso era però relativo, poichè le risorse di un paese sfin ito dalla guerra, dalla fame e dalla rivol uzione non permettevano g r andi eccessi di superfluo Bisognava tener conto dell'amb iente, dello stato d'animo degl i operai fra i qual i circol avano con insistenza comme nti indignati su lle « nozze al Kremlino » Malgrado ciò, il t reno di vita dei dittatori d i quell'epoca contrastava vivamente con l'infin it a miseria della nazione.

Anche la v ita al KremJino è tetra. E' una· vita calma. tiepida se si vuole, tn:t ancora abbastanza larga. l dignitari del Krem.lino godono di tutte le comodità delle quali sono privi il 99 per 100 dei s u dditi sovietici:

l'Ssi hanno a loro serviZIO domestici, automobili, mangiano cibi c:ccellenti, si vestono molto decorosamente, e questo è tutto. Niente eccessi, niente orgìe. Ben inteso, i « Kremliniani » organizzano di tanto in tanto delle serate alle quali sono invitati gli artisti celebri Si canta. Si balla anche, molto poco del resto. Ma, a conti fatti, piccole feste spiccano per un carattere famigliare, provinciale, piccolo borghese. Si mangia molto bene al Kremlino. Il mangiar bene non è uno dei rari privilegi. che dà il potere? Il samovar naziona le condannato come vestigia di quel tempo dis trutto, è scomparso poco a poco dalla vita quotidiana ed ha ceduto il posto alla teiera di maiolica, spesso decorata dalle armi imperiali ; si va a prendere l'acqua bollente nel bollitore comune che si trova in una cucina ugualmente comWle. I piatti, i coltelli, le forchette, largamente distribuiti dallo Stato, sono per lo più, dispaiati, in diversi stili, e d1 qualità ineguali.

La maggior parte degli appartamenti del Kremlino possiedono cuci ne e sebbene le mogli dei grandi personaggi 5ovietici si ·occupino qualche volta dell'andamento d i casa, i loro r.1ariti preferiscono mangiare nella cantina

SoU'na,-kome (Il Soviet del Commissario del popolo), immenso ristorante situato in uno dei numerosi corpi della costruzione del p:tlazzo. Verso le cinque del pomeriggio, vale a dire a ll 'ora della chiusura degli uffici, t utta l'aristocrazia di Mosca si reca alla cantina.

Appena un fu nziona rio importante sale di grado e diventa membro del Collegio del Commissariato del popolo, si prende il diri tto di fare i suoi pasti a fianco dei capi del governo, in quella canti na che è una specie di club dove tutti vanno per avere notizie, dove nascono pettegolezzi interni e internaz ionali, e •dove, in condizioni propizie, si prepara la piccola storia politica.

Vi si mangia bene e abbondantemente E' t; na vera cucina russa, piuttosto pesante. Mosca non conosce il « lunch » europeo, e, a mezzogiorno, ci si contenta del tè, di pasticci, di sandw iches, ecc. Del resto si prende i l tè a tutte le ore.

In generale, il Kremlino, (e tutti quelli che g ravitano intorno a lui) mena un treno di vita casalingo cht: non ha niente in comune con quello dei Moscoviti non privilegiati e con quello degli abitanti del paese; questi ultimi , vent'anni dopo .Ja ri voluzione, non sempre mangiavano tanto da sfamarsi Il Kremlino ha i suoi depositi ed i suoi magazzini di viveri perfettamente organizzati t: amm inistrati, che, se si fa eccezione delle razioni di cui abbiamo parlato, forniscono agli aventi diritto tutto quel che occorre per il menage : abiti, calzature, vasellame, cartoleria, in una parola tutto, lino ai lussuosi mantelli di pelliccia per gli eleganti. Il Kremlino h a la rara fortuna di avere la sua panetteria, macelleria, farmacia, i barbieri, glr ospedali diretti dai migliori c;hirurg hi del paese, i garages: è un piccolo Stato indipendente nell o Stato stesso. Il Kremlino appartiene a Sownarko me e al Comitato Esecutivo Centrale, ma è soprattutto quest'ultimo che rego la la vita della cittadella rossa; ciò forma anche l'incaùo principale di questo onorevole stabilimento, che:, dopo la Costituzione dei Soviet, rappresenta il potere supremo del paese.

Alla testa dell'amministrazione si trova uno dei membri del Comitato Esecutivo Centrale,

vale a dire , Wlu Jc1 mc:mbn ctel Governo Il suo compito è estremamente importante: egli deve aver cura non solo di quelli che non escono quasi mai dai KremJino, ma anche di tutti i grandi personaggi che abitano in città o nei sobborghi di Mosca. Egli deve occuparsi degli appartamenti, della mobilia, dei delle riparazioni, e risolvere la gran questione del rifornimento viveri : vale a dire ha il compito di fornire agli « esterni » tutti i beni d1 cui godono gl'« interni ».

E' Enoukidzé segretario generale del Comitato Esecutivo e parente di Stalin, che ser,.c la nobiltà bolscevica, e non esageriamo dice ndo che quest'uomo di Stato, che occupa il terzo o quarto posto nella gerarchia sovietica, tonsacr.1 tutto il tempo o quasi, alla gestione Jel Kremlino. Non e molto facile soddisfare l'appeti to dei di rigenti sovietici, di cui i membri più esigenti e più intrattabili sono coloro che stanno per accedere al potere e non vog liono per nulla al mondo rinunziare alle loro <tspirazioni, tanto nuove quanto in saziabili.

Qualdte armo fa, si vedeva di tanto in tanto, qualcuno dei capi del Governo per co rrere le vie di Mosca . Kalinin , presidente ddi'U.R.S.S., andav:t a piedi dal Kremlino a lla ca ncelleria di Soumakome in via Mokhovaia. Sovente, specie nei giorni feriali , Rykov, antico presidente dei Soviet dei Commissari del popolo, si recava a piedi a teatro o passC'ggJava come un semplice passante attraverso la buona città di Mosca

Non è più cosi nei nostri giorni, oggi è quasi impossibile incontrare per la st rad!i un membro del Polit b111·eatt (Uffi cio politico); solo i dignitari di second'ordine osano ancora passeggiare liberamente per le vie di Mosca. l Commissari del popolo non lo fanno più.

I dirigt:nti sovietici sono perseguitati aall a paura di attentati politici e non lo nascondono L'onda di terrorismo che, nel 1931 , allagò tutta la Russia , ebbe una ripercussione immediata sul governo. Prima non si temeva niente, ci si diceva ch e il popolo non avrebbe rr.ai protestato, ci si affidava alla Ghepetì, m a ora tutto è can1biato...

Se un grande capo sovietico vuole dis trarsi non va più a passeggio. Egli prende una delle automobili che sono a sua d isposizione t $Ì rt:ca a far visita agii amici o, di preferenza, parte per la campagna. Il Comitato Esecut ivo ha organizzato nei dintorni di Mosca una serie di c:ase di riposo dove si va a la notte o Il giorno. Si può trovare in seno natura una sicurezza confortevole, cibi abbon danti, un letto ideale e compagni graditi.

La maggior parte di questi signori passano le loro serate al teatro, dove l'ingresso è g ratuito. Il governo possiede in tutti i teat ri un paìco speciale al quale dà accesso una res.; era timbrata dal comandante del Kremlino. In questi palchetti, perfettamente riparati agi. sguardi curiosi del pubblico, si può rimanere inosservati. E' curioso constatare come ogni capo sovietico abbia il suo teatro preferito. Per i membri del governo che rion pecchino per eccesso di austerità, vale a dire per la maggior parte!, per coloro che non abbiano ancora raggiunto l'età in cui le passioni si spengono, il teatro sovietico è una specie di serra dei sentimenti. Grossolani o delicati, sinceri o volubili, gli uomini politici russi si legano volentieri alle attrici, e tali legami portano nelle loro esistenze misere e monotone Wla freschezza fittizia. Le attrici non so-

ne. donne ordinarie, pic;cole comuni ste insipide e cristallizzate nei loro atteggiamenti. Per i russi esse furono e saranno sempre dotate d1 un carattere originale, straordinario Il prestigio della parte che esse creano dà loro una aureola e. le segue nella vita quotidiana.

Del resto, le attrici possono permettersi tutti quei lussi che sono rigorosamente interdett i alle semplici donne, anche alle spose dei più alt i personaggi: esse possono vestirsi non solo con gusto, ma con originalità, e indossare abiti a <;.olori vivaci. Nella scena grigias tra della vita sovietica gl i artisti sono macchie luminose che rendono un po' gaia la vita. Tutto ciò attrae i Moscoviti influenti, che rimasti ancora molto primitivi, conservano delle loro umili origini un'inclinazione per tutto ciò che brilla

Di buona o mala voglia le artiste sono obbligate a rispondere alle passioni reali o immaginarie dei capi bolscevichi. D'altronde, sarebbe stupido mostra rsi sdegnosi proprio nel paese dove i l p.1dore è considerato cosa antiquata e superata.

Sarebbe come esporsi allo scherno pubblico! La possibilità di esercitare influenza politica ha sempre sorriso alle donne La maggior parte delle attrici si trova nelle mani della Ghepeù. Non è pr1ldente essere in cattivi rapporti con questa ;stituzione e molto più spiacevole sarebbe non eseguire i suoi ordini, per odiosi che siano. Si rischia allora' la carriera, la vita stessa ed è in gioco perfino la felicità de i parenti. Solo artiste in vista osano rifiutare il sottomettersi alle prescrizioni della Ghe petì, e non sempre; esse tengono test:>. lino al momento in cui vinte, devono finalmente cedere alle tentazioni o alle minaccie. Così ci si rassegna, ci si abitua a ll'impudenza tirannica ddla Ghepetì; sorto il gioco brutale della necessità ciaSCWlo diventa cinico. Per mezzo delle donne la G bepetì penetra non solo nella cerchia degli stranieri o in quella dei Moscoviti d i classe media, ma anche nell'alcova, nel cuore dei membri del governo. Talvolta non si agisce solo per interesse Un 'artista che era stata fatta «avvicinare» per forza ad un pezzo grosso del paese, rifiutò un giorno di lavorare per la Ghepeit. Data l'alta protezione di cui godeva la ribelle, la Ghepeù non riuscì a dominare quell'insolenza inaud ita negli annali del teatro. Improvvisamente, la Sicurezza sovietica ebbe un'idea· essa decise di far conquistare il cuore dell'uomo di Stato da un 'altra donna, più bella della precedente. Una volta raggiWlto lo scopo, Ja Ghepeù, sotto un pretesto deporti:. l'artista renitente nel Nocd dove essa è ancora Succede talvolta a lla Ghepeti di capitare ancora peggio. Un giorno inviò segretamente una commediante da Voroscilov. Dopo qualche tempo, il commissario della guerra s'innamorò dell'attrice ma appena seppe, per caso, che la giovane non aveva altro scopo che di spia rl o, egli andò da Messingue, vice presidente della Ghepetì gli assestò qualche pugno sul · viso e domandò al Pol.it Burea11 il rinvio immediato del ceki sta. Siccome Voroscilov. godeva di una influenza straordinaria, Mes5ingue fu congedato nelle ventiquattr'ore.

E' noto che, qualunque siano le loro origin , i dirigenti 'di tutte le epoche e di tutti i paesi hanno semprce manifestato una grande inclinazione a proteggere le lettere e le arti. Lo stesso è per il governo sovietico che s'occupa_· del teatro con una passione particolare. A tal

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riguardo il Grande Teatro dì Mosca occupa un pòsto eccezionale. Possiamo dire, senza esagerazione, che questa istituzione dipende direttamente dai grandi capi del governo; essa è una specie di succursale Capita, e non di rado, che i dignitari bolscevichi dedkhlno alle questioni d'amministrazione del Grande Teatro altrettanto tempo ed energia quanto ai problemi di Stato più importanti. Non passa mese senza che uno scandalo esploda in seno a questo stabile. Ora il balletto fa il broncio all'opera; ora gravi complicazioni dividono in due partiti o il balletto, o l'opera. o i cento esecutori dell'orchestra. Tavolta, i giovani fanno guerra ai vecchi o vicc:Versa. A causa degli intrighi si devono cambiare circa ogni due mesi i direttori, e non si contano più quelli che hanno occupato questo posto cosi difficile e pericoloso. La comunista Malinovska cominciò la serie, poi rapidamente il posto a Lapinsky, vecchio esteta e scaltro diplomatico; costui fu rimpiazzato da un « finanziere » che a sua volta fu eclissato da un militare il quale sognava d'imporre agli artisti la disciplina ferrea delle sue truppe. E tanti altri ancora entrati piem di confidenza nell'ufficio del Grande Teatro, sono poi scomparsi, senza lasciar traccia. Al dire di buoni testimoni, govem:ue questo teatro è molto più difficile che dirigere un ministero Trop-

p i amor propri sono in gioco, troppi interessi e influenze vengono a opporsi e a distruggersi. Quantunque i Soviets vadano giustamente org<'!lliosi di questo stabilimento celebre in tutto il mondo, si è pensato più d ' una volta di chiuder le porte del teatro. Il potere operaio e contadino non deve egli, dicevano, sopprimere questo teatro arcaico che, seò.za parlare delle somme fantastiche che inghiotte, coltiva, fra altri generi, quello, cosi prescritto, del vecchio balletto classico. In fin dei conti, che cos'è un ' balletto? Una vestigia, affermano i «puri », dei tempi feudali e signoril i, che non ha niente a che vedere con l'epoca proletacia. Il Grande Teatro di Mosca è finora uscito salvo da tali discussioni e, senza dubbio, deve la sua esistenza al balletto classico, o meglio alle E' sempre Enoukidzé che decide · della. sorte del teatro e soprattutto del Grande Teatro di Mosca. Ma altri capi, fra i quali Voroscilov e Roudzoutak, se ne occupano anche loro ogni tanto. Stalin preferisce rimanere neutro e si contenta d: sorridere quando sente parlare delle tempdte e delle « discussioni » che agitano le sfere teatrali. Dal momento che non si tratta nè di politica nè d'economia politica, il furbo compare chiude gli occhi. Appassionato di musica, egli va spesso al Grande Teatro artistico di Mosca. Lounatcharsky, in qualità di commissario dell'istruzione

pubblica, proteggeva una volta tutti i teatri, ma specie il Pircolo T eaJro, dove, non molto tempo fa, la signora Satz Lounatcbarsky esibiva i suoi talenti. Il Piuolo T eaJro gemeva sotto I'arbitrio di quella « protezione » che rise cbava le parti. migliori alla moglie del commissariq, atttrice mediocre. Siccome le sue pretese ingiustili.cate cozzavano contro la resistenza della truppa, la signora Satz dovè cedere, contentandosi di piccole partl: e del titolo di membro dell'amministrazione teatrale.

Kamen e Kalinin amavano l'operetta, il vecchio presidente dell'U. R. S. S. or non è molto fu oggetto di uno scandalo clamoroso. Un giorno, egli andava in campagna, in automobile, accompagnato dalla slgnorina Bach, prima giovane d'operetta, conOS!=iuta in tutt3 Mosca. dooria graziosissima, ma vestita molto vistosamente; quando un incidente spiacevole e inatteso li costrinse a fermarsi in un quartiere operaio della capitale. Kalinin fu riconosciuto: una fofla di giovani operai circondò h vettura. Parole pungenti furono subito !ansiate alla coppia, se8tJite da ingiurie, da scher' ni e anche da una vera pioggia di ciottoli e di fango sulla vedetta. Sopravvenne la milizia,

1 e facendo indietreggiar la folla, aprl la strada all"automobile presidenziale che si allontanò in fmta sotto le risa, i fischi e Je invettive.

1!1. D.JTaiEV8.K.Y

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MOSCA: FANTOCCI CON MASCHiiRt: ANTIGAS COLLOCATI NELLE OFFICINE
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IL CASO di Giorgio Psalmanazar fu di quelli che più scossero la società londinese del Jiciottesimo secolo e vale da solo a illuminare su Ue ristrette conoscenze geografiche dell 'epoca; basandosi su questa ignoranza del resto, con non comune psicologia riiUà per lunghi moi a crearsi una celebrità e a situarsi nella storia uno dei più geniali falsificatori. Il suo insegnamento fu utilizzato da James Macpherson che pochi decenni dopo doveva dive rtirs i a sorprendere anche lui, se pure in altra maniera, la buona fede dei connazionali, c a tan"ti altri, poichè fino ai nostri giorni i casi di falsi letterari celebri o meno hanno, più spesso che non St sappia, portato aria di avv entura nel severo e innocente cammino dell'arte. Giorgio Psalmanazar aveva ventisei anni , quando fu presentato al vescovo di Londra r..el 1703 da un cappeliano de ll 'esercito · ing lese il reverendo lnnes Proveniva dall'isola di formosa, di cu.i era nativo, diceva; parlava stentatamente l'inglese, e si era recentemente convertito alla religione di Cristo. I suoi lineamenti erano a dire il vero spiccatamente europei, con caratteristiche piuttosto meridionali, ma non v'era nessu na ragione di dubitare delle sue origini asiatic he dato che non si conoscevano altri tipi dt quelle lontane regioni, e cgnuno si arrendeva all'evidenza udendolo parlare correntemente una lingua sconosciuta, vedendogli ingoiare g randi pezzi di ca rne cruda, unico suo nutrimento. Si era subito cattivata la simpatia e la protezione del clero, chiedendo il battesimo, si chiamò Giorgio in questa occasione e traducendo in lingua formosana il Catechismo della Chiesa Anglicana. Come SPQSO succede in casi simili Psalmanazar diventò ad un tratto l'uomo del giorno, il clero, la nobiltà e il gran mondo londinese se lo disputarono facendone l'ospite ricercato a tutte le mense, in tutti i salotti. Studiosi e letterati avevano preso visione della versione del Catechismo, e per quanto non comprendessero nulla della li ngua nel quale era tradotto, stampata è vero in caratteri romani, furono d'accordo nello stabilire che si trattava «di un linguaggio usai regolare e grammaticale, se pure totalmente diverso da tutti gli altri a loro conoscenza». Dopo un inverno passato a Lond ra a godere dei successi mondani Psalmanazar che sebbene di recente importazione mostrava gusti ed abitudini dì eleganza e grande tendenza aUa schermaglia galante, fu mandato dal vescovo all'università di Oxford, col compitò di formare dei missionari destinati all'iso:a di Formosa, dove avrèbbero certamente avuto gran da fare a convertire la popolazione dedita ancora aJ culto idolatra. ·

Non doveva deludere il suo pubblico, Psalmanazar, tanto è vero che nello stesso anno pubblicò un'opera voluminosa, illustrata da incisioni eseguite sotto il suo suggerimento: « Descrizione storica e geografica dell'isola di Formosa, attualmente soggetta all'Imperatore del Giappone». In essa prima di tutto ven ivano confutate le notizie sull'isola date qualche anno prima da un missionario fiammingo di nome Candidius, partendo dall'argomento che nessuno meglio di lui, Psalmanazar, era autorizzato a dare le più precise informazioni in materia, indi veniva la descrizione del su olo, degli abitanti, della vita di Formosa, la narrazione della sua storia, dalle origini fino all'età moderna. Come aveva potuto asserire, quell'impostore di Candìdius -cile l'isola era povera e gli abitanti miserabili e senza una

' forma di governo? Tutte le case, scriveva i l giovane formosano, tutte le case, i templi, gli edifici pubblici sono ricoperti di oro, e il palazzo del vicerè, costr:uito con metalli preziosi, occupa un 'area di tre miglia inglesi. Strani riti avevano luogo : ogni anno venivano sacrificati diciottomi la fanciulli di <:tà inferiore ai nove anni e i loro cuoci erano bruciati sull'altare del sacrificio in serie di duemila per volta nei festeggiamenti che duravano nove giorni. Certo di questo passo la popolazione minacciava di rimanere impoverita, ma l'antenato di Psalmanazar, il profeta che aveva istituito il culto, aveva predicato anche la poligamia, stabilendo inoltre che il primo maschio di ogni famiglia fosse esentato dal sacrificio. Ma fatta eccezione per queste cerimonie cruente la vita a Formosa era facile e deliziosa, tra eJefanti, rinoceronti , cammelli e cavalli marini addomesticati, capaci perfino di lavori domestici. E siccome si trattava di un libro seri o, desideroso soltanto di illuminare i lettori europei sulla lontana isola e non di raccontare frottole come aveva fatto Candidius, Psalmanazar specificava che per la verità in tutta l'estensione del territorio non aveva mai incontrato nessun drago, nè liocorni, come nessuna varietà di grifoni. Certo vi etanO anche bestie selvagge, come Joeni , leopardi, tigri e coccodrilli ma i serpenti, per esempio, costituivano il cibo principale dei for::nosaoi : tutto stava nello stuzzicarli con un bastone, irritarli perchè il veleno affluisse loro alla testa, dopo di che, decapitati e mangiati crudi, erano un alimento gustosissimo. Il nonno di Giorgio era riuscito a v ivere quasi centocinquant'aoni, la media della vita a Founosa era di centoventi anni , succhiando ogni mattina il sangue caldo di una vipera. Seguiva la storia dell'isola, poi minute notizie sulle monete con la descrizione delle loro immagini e ragguagli sul valore, notizie ancora sull'abbigliamento, sulle leggi, il tutto illustrate scrupolosamente, e per finire veniva l'alfabeto formosaoo, COfl\posto di venti lettere di cui per esempio la consònante l si chiamava lamdo e la vocale e epsi.

Questo libro ebbe un successo strepitoso e. l'edizione fu esaurita in un battibaleno. Sorse è vero la voce di un gesuita, il quale per aver ,·issuto quindici ann i a Formosa si credette in diritto di smentire le asserzioni di Psalmanazar. ma chi gli diede retta? Era naturale ch e un gesuita protestasse, quando il nativo di Formosa nel suo libro si era scagliato contro tutta fa compagnia di Gesù di pub-. blica ragione gli orrori commessi da quest'ordine di preti nell'isola felice. E il padre Fontenay osava affermare nientemeno che Formosa _ non era affatto sotto il dominio giapponese, ma apparteneva invece aUa Goa, quando neJ libro di uno che a FotmOSa ci era nato era <kscritto l'episodio dell 'i ngresso dell'impera-

toce del Giappone a Formosa, episodio t:he aveva tanti punti in comune con quello dt>l cavallo di Troia, tranne che invece di un canllo l':t.Stuto imperatore si era servito di un curo pieno di finte teste di buoi e dr becchi. Nella seconda edizione del suo lavoro, Psalmanazar coocludeva : c Se avessi voluto par!are di un soggetto a me sconosciuto, avrei forse potuto controbattere efficacemente · tutti gli autori che ne avevano parlato prima di me? Il fatto stesso di non essere d'accordo in nessun punto col libro di Candidius stabiliSce da solo la mia sincerità senza bisogno di entrare in discussioni buone soltanto a sconcertare e annoiare i miei lettori». Fu chiusa in questo modo ogni polemica, e dopo sei mesi di soggiorno a Oxford il g iovane autore se ne tornò a Londra a godere dei successi mondani e letterari, ricercato da tutti, protetto dalle autorità, amato dalle belle signore. E questo, senza la più piccola ombra, durò per venti anni.

Poi di colpo l'edi ficio costruito a forza di audacia, di fantasia e di fortuna l'edificio dalle mura di oro come le case di Formosa, vacillò: ii nostro avventuriero si amma lò gravemente, fu sul punto di morire, guarì invece, ma la sua coscienza aveva attraversato una crisi assài importante.

Scomparve dalla vista di tutti, e rinunciando alla importante rendita che un gru ppo di vescovi e di pie donne continuava e v.ersargli. si ritirò io un sobborgo di Londra dove visse modestamente del ricavo di lavori anonimi presso qualche editore. Scrisse così per l'editore Pal mer una usai erudita « Storia della stampa», che venne alla lu ce firmata per suo volere dall'editore stesso, poi nel « Sistema completo di Geografia » di Bowen, di cui scrisse la maggior parte, volle occuparsi personalmente dei çapitoli relativi alla Ci na e al Giappone, per aver occasione di smentire• tutto quanto aveva detto suJI'isola di Formosa. E non mancò in tale occasione di mettere il pubblico in guardia contro le notizie pubblicate anni prima da un sedicente abitante di quell'isola, certo esortando i lettori a prestare fede piuttosto a quanto in proposito era stato detto «nell'eccellente libro di Candidius ».

Morl come un santo dopo 1 una vecchia ia umile e devota , nel 17')2, raccomandando di pubblicare le Memorie ·della sua vita, ch'egli aveva scritte e tenute segrete fino a quel giorno. Si seppe allora, ed erano passati sessant'anni dai suoi primi successi, che dopo aver seguito severi studi classici, dai sedici ai ventisei anni aveva vagabondato per l'Europa cambiando mestiere e personalità a seconda dei paesi e delle circostanze : si era detto ugonotto francese cacciato dalla patria, si era detto cattolico irlandese perseguitato a causa della sua fede. Poi aveva saputo che vi era al mondo un ' isol a chiamata Formosa, si era fatto passare per nativo di quel luogo, finchè la fortuna gli si era presentata nella persona del reverendo Innes, e il resto lo sappiamo. Ma per quanto una sc rupolosa sincerità, un des.iderio di riscattare la finzione di tutta la sua vita., di farsela perdonare, desse alle memorie di Psalmanazar il carattere piuttosto di confessioni, un punto è rimasto oscuro per tutti : il suo vero nome e quello del paese ov'era nato

Trent'anni dopo la pubblicazione delle memorie di Psalmanazar, William lreland, fi -

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glio di ·un noto libr.tio londinese, consegnav:t a suo pad re. fen ente s hakesp<-ariano. un pacco di nxchi manoscritti d;t lui scoperti nella bibliotec a di un non meglio identificato M. H Si tratta\ ;t di lettere d'amore indirizzate dal << fedelissimo Willy >> .t s ua moglmc Anna Hathaway, di una << Professione di rede» in cui t'autore di « Macbeth » proclamava il suo disprezzo per il papismo e la sua fede nella c hiesa Anglicana. di due drammi sconosciuti fino a quel momento. intitolati << Vorrtigem e Rowena » c « Il re Enrico Il », infine di una nuO\ a versione del « Re Lear >> c dell'ultimo atto di «Amleto». Quasi tutti i fogli portavano la firma autografa d i Shakespeare. Sottoposti al giudizio dei competenti, questi furono d'accordo nel ritenere autentici tutti gli autografi da cu i emana\ a , dicevano, lo spirito del grande drammaturgo , e d'a.Jtra parte la stessa carta contenente la scrittura era talmente antica da rendere impossibile il sospetto dj falso. Furono ' redatti in conseguenza molti attest:tti sottoscritti dalle personalità più in vista, che resero la scoperta importantissima di pubblica ragione: Boswell fra altri, si di chiarava felice di aver potuto v ivere abbastan"za per assistere al miracoloso ritrovamento.

Furono enormi dunque successo e accoglienza, alla pubblicazione di «Scritti \·ari per mano di Guglielmo Shakespeare sotto il suo sigillo », ma all'entusiasmo genera le, nota molesta, non prese parte l"eruoato Malone. unico a non voler prestar fede .ai documenti. r. non subire la suggestione del pubblico e dei colleg hi Il vecchio libraio lre land era nivece orgoglioso della scopèrta, e tanto felice che il ritrovamento avvenuto per opera di suo figlio, un ragazzo di appena diciott<? anni, che un anno dopo 1:. pubblaca.<:irme del \'Olume \'\::!le ia.; rappreselat?rc i drammi. Se ne rappresentò uno solo. e

neppure per intero, in una memorabile serata del 1795 nel teatro di Drury Lane: l' attore in caricato della parte prin c ip-.1le in « Vortigern e Row ena » , il celebre Kemble, essendosi convertito nei momento di entrare in scena alla certezza di Malone. prese la cosa in burletta e trasfonnando in farsa la tragedia , giunto a un verso che nell a circostanza acquistava un significato particolare, con accento enfatico e sig nificativo: «Vorrei che questa lugubre farsa cessasse immantinmte ! » g ridò determinando nel pubblico un' ilarità imprevista che spazzò come un colpo di vcntc la n ebbia dell.t suggestione collettiva.

Per poco il vecchio Samuele lreland non n e :norl dal dolore, ma la sua fede era a tutta prO\ia, sì c he abbandonato un po' alla volta da tutti gli importanti personaggi che aveva no riconosc iuto l'autenticità dei documenti , rimase il solo convinto. E :t un punto ta le che quando il ragazzo fece piem confessione del suo operato, si rifiutò di c rederlo, di cendo che suo figlio era veramente troppo stupido per pote r scrivere delle cose tanto sublimi. Ma oramai alle carte· di Shakespeare non credeva più nessuno ed anche lui dovette arrendersi a ll'evidenza quando a mente fredda, lui con gli altri analizzando i manoscritti fu stabilito che il giovane William lrela nd s i era servito non già di farina del suo sacco, ma di materiale ra ccogl iticcio preso qu a· e là senza neppur darsi la pena di adattarne l'ortog rafia al linguaggio shakespeariano. Tutta la sua cura era stata di scribacchiare alla meglio qualche frettolosa improvvisazione imitando l'«·Otello » e il « Riccardo 111 » sui fogli di guardia strappati da vecchi libri relegati da anni nelle soffitte Samuele lreland .tYeva giudicato abbastanza giustamente: suo figlao non era oltre tutto dotato di nessun talento, le memorie pubblicate nel 180.), c nelle quali !a confessione del falso, sono una mediocrissima

opem. Fra lui e .Psalmanazar, mistificatore di genio indubbiamente s'intercala l'impostura di Macpherson con l a pretesa traduzione dal gaelico delle canzoni del bardo Ossian vissuto nel terzo secolo Le sue scoperte, frutto si sa dcii ?. sua immaginazione e di una certa facilità .t poetare, dovevano interessare vivamente molti, che per aiutare il giovane eruàito riunirono il danaro occorrente ai suoi viaggi nelle isole di Sl-ye, nell' lnverness occidentale, nel Muli e in altre regioni della Scozia. Dieci anni erano tuttavia trascorsi, dall:t pubblicazione dei suoi libri, quando il dottor Iohnson nel << Jo!lmey to the IJVestem l slands of ScotlaJUI » rivelò al pubblico la soperc hieria, togliendo ai c anti di Ossian pe r ben tre quarti del loro valore.

Ma l"ciempio non rimane isolato: lo s tesso Shakespeare non è i n parte un enigma? Più vicino a noi , Pierre Louys doveva la celebrità a lle «Canzoni di Bilytis », che per qualche tempo furono c re dute, secondo quanto il giovane letterato affennava, la traduz ione dell'opera di una poetessa greca contemporanea di Saffo. Prima di lui il nostro Olindo Guerrini nel 1877 aven pubblicato «Postuma » un volume di vers i dovuti, diceva, a un certo Lorenzo Stecchetti, poeta sconosciuto c da lui scoperto, morto di tisi qualche anno prima. Dobbiamo confessare la nostra simpatia per questi innocenti mistificatori? Non lo faremo per i plagi ari, il cui desiderio di notorietà a tutti i costi non rifugge dall'appropriazione indebita, ma vi è nella psicologia degli altri per momenti oscura, qualcosa di più nobile. specie quando dimostra di sapersi giocare dell'ignora."!7.a dei più. E' sempre un fuoco fatuo, lo ammeit!amo, ma è la zione di un personaggio, à3 un paese. di un fantasma. un gioco di fantasia ..:.Ile suS<ita stupore e meraviglia spesso più di ! :•l capolavoro.

Il E R S A G L l E R l D U R A N T E U N A E$ E R C l T ;A Z l O N E
5. o a .'\GO

Ct '1, Il ti I IJ f) Il f)

LE DUE TERRIBili giornate dell'a e 9 del T sono state tante volte oggetto di racconto, hanno fomitQ bnte volte a novellieri, romanzieri, drammllturgi e autori di films, che non v'è, si può dire, persona, anche solo mediocremente col ta. che non ne conosca, almeno per sommi capi, la storia. Mi dispenso, quindi dal nairarla ancora una volta (ci vorrebbe, per questo, ben altro che un articolo!), e mi limito a esaminare un punto solo, ma capitalissimo, d i quella terribile vicenda: ave11a tm piano J: a mùioro çol 1110 discorso scaJenò tragica crisi? E si,

I suoi a\ versari, se non un piano, uno scopo l' avevano, e chiaro e preciso. Gli uooini del Co11AitaJo di Sic11rnz.t Gentrale volevano umiliare, e possibilmente elilninare (e in quel tempo eliminare politicamente significava nel maggior numero dei casi uccidere), quelli fra i membri del Comitato di Sal111e Robespierre, Couthon, Saint-Just, il cosiddetto cbe più volte li avevano ridotti

in PQSizione subordinata, spossessati e fatti segno a gravi sospetti di parzialità politica.

Gli uomini del ComitaJo di P11bblica toUeravano male Ja posi.zioné preminente che nell'opinione pubblica francese e straniera ave. va saputo guadagnarsi Robespierre e Jo accusavano di aspir3.1e aUa dittatura. e alla tirannide: i più acerbi nel rancore erano BiUaud-Va renne, Collot d'Herbois e Barère.

Ma gli avversari più. accaniti di Robespierre non erano nè gli uomini del Comitai<J di Saillle P11bbAka nè queUi del ComilaJo di Sicllrezza Gentrale: erano Tallien, Fréron, Fouchè, Barras, Bourdon (de l'Oise), cioè i depu' tati montagnardi, che, mandati in missione nei avevano sparso il sangue a fiumi e si erano arricchiti con le spoglie delle vittime, i proconsoli corrotti e sanguinosi, le di cdi crudeltà e rapine avevano reso la Rivoluzione odiosa e ripugnante Robespierre non aveva nascosto il suo proposito di far loro pagare i deHtti con la test!l, e complottandone la caduta semplicemente la testa che essi mi-

ravano a salvare: Furono perciò l'anima della cospi razione che sboccò nelle giornate di Termidoro, i suoi artefici più zelanti e più attivi, perchè un uomo non spiega tanta energia come quando sa di difendere l a testa.

Ma R obespierre, l11i, cosa voleva?

Qui si dividono gB storici, quelli favorevol i a Robespierre.

Alcuni (Louis Blanc, Iean Iaurès) sostengono che Robespierre volesse farla finita col terrore E' un fatto, essi dicono, che dal Messidoro all'a Tennidoro Robespierre si apparta dai Comitali, si astiene dall'intervenire alle loro ·sedute. Ora, è proprio quella l'epoca del Grande Terrore. Le prig ioni si riempiono fino a scoppiare. Dal 2a Pratile all'a Tennidoro, teste cadono sotto la mannaia. l difensori di Robespierre sostengono che non solo Robespierre non facendo più parte di fatto al governo, non ha nessuna responsabilità in quest'orgia di massacri, ma che questa fu voluta dai suoi nemici dei due Comitati proprio perchè nell 'opinione pubblica ne r:sa

PARIGI
22 I.UGLIO 1714 • L'ARRESTO 01 ROIIIPIIRRI! (Oa un ctiooano di 8arbler)

lisse a lui tutta J'odiosità. Fu perciò che, dopo di avere cercato di renderlo ridicolo facendolo apparire come il profeta annunciato da ll a vecchia pazza Caterina Théot, per renderlo odioso inscenarono l'orribile dramma delle Camicie roJse ·Cinquantadue disg raziat i fu ròno suppliziati vestiti di rosso come parricidi sotto l'accusa di aver complot tato la morte di Robespierre e di Collot d ' Herbois Ora, i condannati non si conoscevano fra di loro, il complotto era inesistente, e di vero c'era solo il tentativo d'assassinio di Collot fatto da un certo .Admiral e una v isita fatta in casa di Robespi erre da una ragazza Cécile Renault, che aveva in tasca ddi coltelli. Sterminando 52 disgraziati, che per Ja maggior parte non Si CO• noscevano l'un l'altro, per colpe che, se mai, non riguardavano che due soltanto di essi, i nemici di Robespierre, dicono i• difensor; di lui, perseguivano lo scopo di renderlo odioso e di far risalire a lui la responsabilità del Grande T errore.

Robespierre, sostengono questi suoi difensori, avendo penetrato gli intrighi dei suo:• nemici, voleva far fi nire il T errore, ma non prima che i proconsoli corrotti e i loro comp)ici espiassero sulla ghigliottina i delitti L' ultima settimana del Terrore avrebbe dovuto vedere la punizione di coloro che di 1!t arma estrema di difesa della Rivoluzione avevano fatto lo strumento delle loro vendette e delle loro rapine In una settimana finale, che avrebbe dovuto imprimersi a caratteri di fuoco nella memoria dei secoli futuri il Terrore si sarebbe abbattuto sul la testa di coloro che ne avevano abusato disonorandolo, per poi, compiuta questa opera di gillStizia, chiodere per sempre la sua tempestosa parabola. Ma, osserviamo noi, se giusto fosse realmente il piano di Robespierre, esso avrebbe fatto ben poco onore alla sua perspicacia politica perchè bisognava veramente esser cieco per non veder che la fine del Terrore, preceduta dall'esecuzione dei più sanguinari terroristi, avrebbe semplicemente significato l'aprirsi di un Terrore a rovescio, a danno cioè di tutti coloro, nessuno eccettuato, che lo avevano esercitato lino allora. Come avvenne di fatto dopo la caduta di Robespierre: il Terrore roJJo finl , ma cominciò il Terrore bianco, l'èra del la reazione che fu detta termidoriana. Altri storici, n on meno favorevoli a Robesp ierre (.Albert Mathiez) sostengono una tesi completamente opposta. E' verissimo, secondo loro, che Robespierre voleva far espiare ,aiÌ terroristi d i rapina i loro misfatti, ma non è affatto vero ch'egli intendesse con ciò porre fine al Te rrore. E' vero, anzi , il contrario: egli cioè intendeva dar nuovo impulso al Terrore, ed ecco perchè. L'S e 13 Ventoso erano stati approvati dei decreti che distribuivano fra i poveri i beni dei nemici della Rivoluzione deportati o giustl!ziati. Quei decreti erano rimasti fino allora lettera morta. Robespierre, secondo Mathiez, voleva che fossero applicati, voleva che la Rivoluzione, fino allora politica, d iventasse risolutamente JOciale Perciò voleva, se non la dittatura, almeno la concentrazione dei poteri in mano sua e di uomini sicuri, eliminando dai Comitati gli uomini avversi all a trasformazione della rivoluzione politica in 'SOciale .Anche fino a llora avevano sabotato l'applicazione d ei decreti di Ventoso Robespierre voleva che il Terrore s' intensificasse aflinchè. con le spoglie dei nemici de!la Rivoluzione, si creasse una classe di piccoli proprietari alla vittoria e alla consoli dazione della Ri-

voluzione. E secondo Mathiez Robespierre rimase vittima, più che dei rancori dei suoi r ivali e dell 'odio dei suoi nemici, della risoluta volontà della Convenzione d'impedire che h Rivoluzione da politica d :'Venisse sociale. Siamo, come si vede, in presenza' di d ut tesi completamente opposte : secondo l'una, Robespierre soccombe perchè vuole arresta re il Terrore ; secondo l'altra, perchè vuole intensific:ulo ; secondo l'una, cade v ittima d ell a sua demenza ; secondo l'altra, del suo furore Le due tesi si ef:minano a vicenda. Se è vera l'una, non è vera l' altra, e v iceversa. N è v' i: fra esse conci liazione possibile.

Or ecéo come noi, che non abbiamo partito preso nè pro nè contro Robespierre, vediamo le cose Che Robespierre volé:sse le teste d e i proconsoli corrotti, non c'è ' il menomo dubbio: se nel discorso deli'S Termidoro egl i avesse nominato esplicitamente i colpevoli, nessun dubbio che la Convenzione glieli a vreblx: immolati. Ma egli non li nominò, quando fu invitato a farlo si rifiutò di nominarli, lasciò che tutti quelli ( ed erano mol t i) che avevano qualcosa da rimproverarsi si sentissero minacciati, e fu perduto. Ma oltre di questo, che cosa voleva ? Far unire il Terrore ? Intensincarlo? Se leggiamo il discorso dell'8 Termidoro, il suo testamento, che vi troviamo detto ? Che bisognava rinnovare ed epurare il C o_milalo di Sicnrezza Generale, epurare il C omitato di Sal11te Pnbb/ica, subordinare il primo d i questi Comitati al secondo, costituire l'unità del governo sotto l'autorità della Convenzione nazionale. Robespierre voleva, insomma, la concentrazione dell'autorità governativa nel solo C om i tato di Salute Pubblica, e, senza dubbio, in un numero più ristretto di mani, voleva, se non la dittatura di diritto, una dittatura di fatto attraverso un Comitato interamente subordinato alla sua influenza e all a sua ispirazione Ma di questa dittatura, poi , non più combattuta da influenze rivali, che cosa ne avrebbe fatto? Se ne sarebbe servito per terminare il Terrore o per intensificarlo ?

A parer nostro, Robespierre no'1 lo Japeva nemmeno /ni, ed è qui la vera, la profonda, la segreta ragione della sua caduta.

Che volesse servirsene per terminare il T errore, di questo, non v'è traccia nel suo d iscorse. dell'S•Term ido ro Sarebbe, infatti, inconcepibile che in tal caso egli non si curasse affatto di assicurarsi l'appoggio del Cent ro e del la Destra della Convenzione, che erano disgustati e inorriditi degli del Terrore, e che, senza dubbio, gli avrebbero concesso il loro appoggio se ne avessero avuto l'assicurazione che egD:. · avrebbe arrestato il Terrore Fu con la promessa esplicita e formale di arrestare il Terrore che Tallien e complici ottennero l'adesione del Centro e della Destra alla manovra che dovevar far cadere Robespierre Ora, non c'è dubbio che tra Robespierre e Tallien, Centro e Destra preferivano di gran lunga il primo, e percbè Robespierre era un uomo probo e perchè, malgrado tutto, qualche prova di moderazione l'aveva pur data. Se Centro e Destra abbandonarono Rol:.espie rre a Tallien, fu proprio e solo perchè questi e i suoi an}ici s' impegnarono formalmente a farla ·finita col Terrore Lo avrebbero abbandonato se Robespierèe avesse solo dato a sperare di essere lui a metter .6ne all'orgia di sangue ? Evidentemente, no. La tesi di un Robespierre che a.de per aver voluto mettere

l i
MASCHERA
R O B E S P l E R R E (DIMeno
R O BES P l ERRE IDI111n0 di CII Gutrln) 1f
DI ROBESPIERRE
attribuito a BUI)
***

fine al Terrore non è, a parer nostro, sostenibile ma nemmeno l'a ltra tesi di un Robeche voleva l"intensificazione del Terrore a scopo d i rivo luzione sociale è ammissibile In nanzi tutto, di questo proposito non c'è traccia nel discorso detrR Termidoro. E poi, se Robespierre aveva avuto questo proposito, sarebbe stato folle di ostinar.l: a mandare al patibolo proprio i terrorist i più san. gu inari. E' assurdo che quando si vuoi inten · si licare il Terrore si com inci dallo sbarazzarsi proprio dei più feroci terroristi. Se Saint- Just .n·e1·a insistito perchè si applicassero i deaeti di Ventoso e s i cost itui ssero le commissioni popolari in caricate di scegliere fra i dettnut1 quel!i i cui beni , dopo condann a a morte o deportazione, sarebbero con fiscati a bene[cio dei poveri. questo non che Robespierrt volesse una politica di sterminio sistematico degli abbienti come strumento di uroa rivolulrione S<Xiale. Se g li uomini dei CollliltJii. d tempo della reazione termidoriana s1 vantarono di avere resistito alle velleità di ri1·oluzione agraria di Robespierre e lo accudi aver pensato di servi rsi del Terrore l questo Kopo. ciò fu semplicemente a scopo cE salvare le loro teste assai minacciate

L'ipotesi più probabile a pare r nostro è che Ro!:?esp1erre non avesse nessun piano chiaro o: _preciso. Foru. se lo sarebbe f;ttto dopo ra<colto ne ile sue m:mi la sommJ del potere.

:'-1a nel momento in cu i die' battaglia egli non .wc-va altro piano che d: caccia re dal potere : suoi nemiCI, fa r ghigliottinare i proconsoli corrotti, concentrare il potere nelle sue mani , e basta. Solo cosl si spiega che non facesse tp procci presso gli altri gruppi della Convenzione, e che apnsse battaglia senza consultarsi nemmeno con Saint-Just e Couthon.

E allora, come ma1 avrebbe potuto

La Montagna era divisa ; gli antichi dantonisti anda\·ano alla vende-tta; i proconsoli niinacavevano spave-ntato mo lti deputati dicendo loro eh' erano segnati nelle liste di prescrizione di Robespierre Centro e Destra attendevano il momento di farla finita co l Terrore, con la Montagna, con 'la Rivoluzione, e, possibi lmente, con la. Repubb lica. Robespierre l'Il Termidoro tien e un discorso oscuro in cui minaccia di morte perversi che non n o:nina e invoca una concentrazione del potere rivoi uziona rio nelle sue mani. A che scopo?

11iJtl'1'o. Tra Robespierre e dei terroristi che \ al evano, certo , molto meno di lui ma fhe, dmeno. s'impegnava n o formalmente, cadflto Robe; pierre, a farla finila col Terro,.e, come esitare? Mettiamoci nei panni di un deputato Jel Centro. di un Durand de Maillane: vota ndo per Robespier re. i peggiori terroristi av rebbero salito sulla gh:gliottina ma il Terro re con tutta probabilità sarebbe continuato, .tnzi la probabilità di chiuderlo sarebbe stata ta nto minore quanto più personalmente probi e puri gli uomini che lo esercitavano; votando co ntro Robespierre, sarebbe finito 1 ( come di fatti avvenn e)

Come esitare di fronte alla scelta? Cent ro c Destra non esitarono e, dal loro punto di \ ista, agirono con perfetta coerenza.

Sve ntura a coloro che nei momenl( cruciali Jclle grandi Rivol uzioni non sanno essi stessi d 1e cosa vogliono e in che direziooe vadano. Più sono in alto, più la loro caduta è certa e terribile. '-n.RIANO

IJ f) lJ ti N '1, I

« .. .IL MIO FILIALE attaccamento alla Santa Sede insieme ad indelebile grat itudine verso la medesima m ' hanno spinto a vergare con debiti tracce quelle idee che un serio studio del passato ed una più che superficiale attenzione alle cose presenti mi hanno destate. Le sottopongo umilmente al profondo sapere dell'Eminenza Vostra Reverendissima, colla divota preghiera di voler benignamente dedicare a Il a lettura del mio scritto pochi soli istanti e sono sicuro di trovare almeno un g razioso compatimento.

Il Duca Massimiljano di Leuchtemberg possiede nei terr itori di Ancona, Jesi , Osimo, Re:anati, Sinigallia, Fano, Fossombrone e Pesaro, un patrimonio in beni stabili del va lore

d i circa Scudi Tre M ilioni e mezzo Una simile dotazione aveva asset.>nata il Congresso di Vienna nel Regno Lombardo Veneto ma governo au s triaco si affrettò per redimerla ed i l Governo Pontificio avrebbe fuori di dubbio imitato quell'esempio se non se ne fossero opposte le ristrettezze del Teroso. Rag ioni di economia pubbl ica peraltro non mai hanno cessato di domandare l'acquisto dei beni in discorso, prima per non vedere riunito i n una sola mano un sl vasto complesso di possedimenti e poi per non fare sortire ogni anno una vistosa rend ita all'estero.

Da pochi anni ve s'unita an cora una 1/é politica , la quale quantunque pel momento' attua le non sembri di rilievo, potrà pre-

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TILGHE.R SVI NHU FVUD , EX PRESI D ENTE DELLA FI NLAND IA NELLA I'II I MA O U EIIR A CONTRO l SOV IETI

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(1lt l hi ira non molto in aspetto minaccioso tale appunto il concorso delle umane .:'>< che c iò ch e sembra da probàbilità più icn t.too, spesse filte più ovvio a ccade. Il Duca J: leuc htemberg i: stato membro tlel la famig l ia imperiale russa. i suoi figli per rag ione di nascita sono Principi Ru ssi e la gene razione \"COtur.l ved rà io un Prio r ipe sch•'matico il p iù ricco possidente delle !\br Nulla presentwo Ji st raord i nari o i grand1 politici Quello c he fu quas i sempre r itorna sebbene con maggior o minore modificazione, c col libro dc ll t Storia .11la mano riesce non rare volte al po l itilo come "l filosofo di pendrare il futuro Sorgono g li impe ri , percorrono le lo ro fasi c scono. Ecco in pochi termini la s toria generale di qu atutti i r egn i. l ' impero Ru sso, l'uni co c he a ll'anti co roma no possa sembra ancor.1 di volcrne imit:tre le t r acce. Esso crede '1\ t"f ricc' uta l a miss ione Jalla ma no on n ipotente che in alza i regn i , c li distrugge , d"er. gere il suo dominio a quella uni\"Crsalit:\ .1 cui era giu nto quello di quando s'er1 di la tato dalle Colonne d ' E rcole a JI'Eufme. e ,Jalle Ca ttcra lte del Nilo al Oon Con ardit ezza \"a esso manifestando il suo t:it:antcs--<; Jisegn o di sottomettersi tutti i popoli per amalgamarli tutt i in 11n 1 sola II:JZ;OIIe rita per acqu istare m edia nte quest'amal!,>amo la preponderanza nell'equilibr io poliuco Jc,l! li Stati con mirabile co nseguenza c perse, cra nz.: è inten tJ la Rus sia assicu rars i il domini o tlt:i D ardanell i Q ues ta sua mira però :tltro n on è che una sola parte di un disegno d ' unmensa estensione. L' impero dell' l slamismo gi.ì trovasi .:on un piede sulla sog lia della s p.!lanca t a porta c he form a l'adito al suo total Jec:td irnento : basta a lzar e solta nto l' altro picdr e senza riparo c roll erà il fr,ll ed ifi c io. N o n d:t po tenza s trani e ra ve rra rovesc ia to ma abbattu to im-ece dai suoi s udditi. isti gati d:t l b Russia In quel me d esimo giorno in cui .n verato q uesto fatto. si ca ngerà an co ra l.l Politica Russa. in una politic a 11111a orcideut.,J.e la quest ione c he :ti D.trdanelli si ag it ava sad tr.1s ferit a allo stre tto del Balt ico , per assicur:usi le spa lle cont ro ogni aggressione , e quinJ i \' Crrà trasportata in vic inan za dctr Adri .lti c o. Coperto .:osl quell'impero i suo i f1an ch1. JaJ Baltico da una e da l Mar Nero d all'a ltra p.tr te c he ambedue sono chiusi alle flotte n<:miche, l'u no d.tllo stetto del Belto e l' altro d a ' D arda n elli, ed appoggiato di fronte sull" Adriatico, altro non può rimane re all'Europ.' i ntera c he restare sulla sol.1 d ifensiva, ment re b Russ ia potrà procedere a l l'offensiva wnt ro tt. tto l'Occidente malizzato. ogni c h e un Autocrat e nella sua :unbizione stimerà oportuno di sot t omettersi un altro rcJ.!nO o impero.

Quale sarà la posizione Jel Roma n o Por.tcfi cc dirim petto ali'_Autocrate Slavo, quando un dì i Cosacc)1i avranno spinti i lo ro p ie c hetti sulla spiaggia Dalmazi.1 e quando a llora un Principe Ru sso sarà il più facoltoso Fo:.si dente delle M a rc he ?

Una si mile idea potrebbe sembra re a n cor<! i l parto d'una mente febbrile però il tempo potrà giu n ge re in cui l'idea è d iventata fu ncsta verità».

(Lellera del T en. Col Klisrht a E Emza ii Sig::nr C·rdmale LambrJarhini. Arrhillio Val Segr t,:· Stato 226 tllln o 1842).

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F R O N T E O C C l O l N T A L l : l L R A N C l O N E L L E T R l N C E lE T lE O IE S C H lE 'IONTil OCCIDENTALI AVANGUARD IE TIEOliSCHI

(continua.aio,.c J•l numero pr•c•J•nt·d L'AMIJASCJATORE CONTE Paul Hatzfcld; di un ramo c.1detto dci principi Hatzfcld t, illustre fam iJ.dia << mcdiatizz.lla » dell'Impero, wmc le ICKI!.i stesse delb na t ura sembr.1no volere ne l diplomatilO t"ra moh, c ! ,dea che a occupusi J, yuelle tratt:ttive fosse un bHSIIIJII'JJ • m.m Ji dì umili crigi ni c thc non J\'( va n eppu re rìct"vuto il <l isma della c arncr.1 in q t1.1lche kJ.:azionc, lo offcnJtva doppiamente. In Chamberlain egli spontaneamente presumeva CJ nz.'\ di utto e inesperienza: c certamente il primo loro <OIIoquio. al quale furono .:ondott; dalla prc1nurosa mediazione di E.:kardestein, non rassomi)lliò a nessuna delle .:aute coo\'ersa zioni mescobte di tiepide celie e di ambagi a lle qu.di il conte era a\ vezzo. Ch.unberlain, d ice lo storito tedesco Br.mdenburg, agiva CO · mc un acuto, abiJ,e uomo d':tffari che cerca d i r.•gg1ungcrc una fusione di interessi con un potente competitore prima di a ffrontare i risc h i di una lotta Con 'mpazienza tolse di mczzo le riserve c he l'a mbaM:iatore produceva li n dalle prime parole : la ri, alità in Africa. il sentimento osti le ai t edeschi diffuso in lnl:1 costanza nella tradizione dell'isolamento, , he faceva sorgere il sospetto, i n molti ambienti del continent e, che la politica inglese tendesse a far scoppiare una guerra fra le potenze senza prender\' i parte Le c ircostanze. disse subito Chamberlain, erano murate per quanto riguardava la politica di isol amento; e per il resto. nulla di fondamendivideva i due Paesi Un'alleanza difen. s iva poteva essere conclusa fra l'Inghilterra c la Germania, sulb base di una generale per g li affari di Ci na e d ' Africa

L' ambasciatore non si aspettava tanto: c a Berlino. quando vi giunsero le proposte del J'(O ignorante no\'izio », come Hatzfeldt a\'cva <hi,mato il suo interlorutore, si rimase non meno stu piti di lui Per molti anni la Germania aveva sospirato l'alleanza inglese, e la Inghilterra si era sottr,\lta, non senza alterigia, all'invito: ora, improvvisamente, era le• a tare l'offerta. Bisognava afferrare s,enz'altro l'occasione? Nè Biilow. nè Hol stein. i! bmoso barone Holstein. su l quale tanta pittoresca leggenda si è acc umulata alla Wilhclmlo pensarono. t' l' esitazione non era soltant o civetteria politica: la solidità dell'offerta di Chamberlain appariva loro alrr.eno in quel primo momento, mal çerta : chi garantiva c he un trattato d'alleanza sarebbe sta to approvato dal 'Parlamento, la cui sanzione era necessaria per attenuare il perimlo, su l quale insiste,·a Hatzfeldt, che un semplice c ambiamento ministeriale potesse far decadere il trattato s tesso? Non era impossibile, diceva Biilow, ch e il trattato' Msse respinto a

\l(lestm instcr; < .1llo r.1 1.1 (.ìcrm.miJ si sarebbl compromessa inutilmente agli occh: della Russia, dato il carattere antirosso dell'alleanza inglese, e avrebbe rischiato di vedersela piombare addosso fulmineamente. insieme con la Francia. In un 'oc<asione precedente, Pietroburga aveva avvertito che « il solo pericolo per la pace sarebbe sorto qualora la Russia avesse avuto 1:1 convinzione che la Germani.t era giunta a un accordo con l'Ing hilterra .t scapito dell'e-quilibrio delle potenze». Poche concession coloniali, rincalzava Holstein. sor.o un prezzo troppo misero per una guerr:1 cont ro la Russi.1 An che il Kaiser era freddo: il Kai ser, quando s i trattava passava da una smaniosa .1mm1 razìone a appass1onata ostil:tà. Adesso, poic hè era I'Inghi lterr:• a farsi avanti, lui si tirava indiet ro, riempi\'a i rapporti di Hatzfeldt dì note m :Hginali sarcastic he : « son finite le pompe d e l Giubileo ! >>, « L1 morte va di fretta! », « Federico il Grande vergognosamente piant.lto n da >> , « Il Nì,ger e il g olfo del l'echi li ci interessano meno dell' Alsa:zia-Lorena ». D'accordo," Impcratore. ministro e cons·gliere segreto tra cciarono le lince alle quah dO\·eva ispirarsi il <.onte H.ttzfeldt nel tr.tttare con Chamberlain, ed eventualmente con loro Salisbuf), appena quest• fosse tornato dall.l Costa Azzurra : tirare :n lungo le cose. 00:1 hs ciàr raffreddare la speranza di poter arrivare all'accordo, in m:miera da m mtencre il governo inglese in uno stato d'animo favore\'Oie e bene\•olo verso la German ia: «un'Inghi lt erra amiça rapprest>nta una buona cart.l contro la Russia , c r: offre inoltre la prospettiva di ottenere trattati co mmerc iali e CO· loniali dal Foreign Office ».

« Nelle abili mani del conte H atzfddt cad rà ii diffi ci le mmpito di sf uggire alla concll!S:'One di un'alleanza fom1ale, in mod o da non ferire la suscettibilità inglese, e d.1 bsciar apparire il più cordiale des1derio di una benefica · co llaborazione », scri\'eva i l K aiser al conte Biilow, lo stesso giorno in cu i. a! barone Eckardcstein venuto a Homburg a\ e''.l mostrato il più fervente desiderio di concludere J'alleanzl Hatzfeldt e Chamberlain continuarono dunque a vedersi, sempre attraverso la mediazione i ngenua ed entusiastic,! di Eckardestcin. Chamberlam. al quale il barone ave\'a riferito le parole incoraggianti di Guglielmo, andava fiducioso ai colloqui, convinto che non ci fossero che questioni di Jettaglio da regolare: c trovava .l conte sempre più n{-buloso e inaffer rabile. c he gli parlava di concessioni da fare subito alla Germanja in Africa, « per preparare una migliore atmosfera fra ì due popol: », e di com pensi in <.ambio della semplice promessa di neutralit.ì in un'eventual e guerra anglo- russa

01amberlain non era uomo da lasciarsi irretire nelle parole e nel le mezze parole: « dissi che mi sembrava di cap ire che ogni tentativo di unire Inghilterra e German.-. in un .1 alleanza difensiva era cons id e rato prematuro>>. raccontò più tardi Il t ono era forse anche più perentorio c l'ambasciatore non che assentire, affrettandosi però ad aggiungere che l'opportunità poteva sorgere seguito.

Ecbrdestein accorse iO\·ano al Colonia/ 0[jm": « non ca pisco c he succede, ho lasciato ;t Kaiser tre g iorni fa, mi ha detto (>OSitivamente che un 'alleanza co n l'Inghilte rra sarebbe la più bella C'Osa del mondo, assicurerebbe 1:1 pace pcr ». Qualcuno clo,·e, J

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csser'i :::-::;., m mezzo. il \'c(c hio Hohenlohc, forse lo Zar, che aveva mandato a J:{omburg un aiutante di campo per persuadere il Kaiser alla formazione di un blocco franco-russo-tedesco contro l'Inghilterra. 'Camberlain rispose che al punto in ai. erano arri\'ate le sue conversazioni con l'ambasciatore. non gli era possibile di farle prosegW:re. Però pochi giorni dopo, in un discorso a Birmingham, proclamò che la sicurezza deU ' lnghilterra reclamava relazioni fraterne con g l i Stati Uniti, e un'alleanza con la Germania

Il discorso di Birmingham sollevò indignate proteste. Lord Kimberler chiedeva al Prime Ministro la sua opin:one sul discorso, e lord Salisbury imperturbabile rispondeva di non aver avuto il testo : risposta tipica della sua maniera di dandysmo polit:'<.'o Tuttavia il discorso di Birmingham non fu del tutto inu. t i le: il conte Hatzfeldt ne prese occasione per to rnare con lord Salisbury in persona s ul tema degli accordi e delle rclanoni da mi glior.ue, per mantenersi nelia linea tracciata dal K aiser Ma trovò lord Salisbury molto di,'erso J.1 Chamberlain, e ancora tutto imbevuto di in sulare e isolaziooista Pochi giorni prima del di scorso J i Birmingham, Salisbury r;e an:va fatto un al tro al comizio annua le J<:lla Primm.rt• Leagm• nel quale affermato che l'Inghi lterra era rn condizione d l difendere senza debolezze qudlo ( he possedeva contro tutti i nuov i venuri , « a d ispetto Ji quanto si va vocif<:rando intorno all ' isol amento» . Aveva anche detto d1 e te nazioni del mondo potenmo essere di, ise in nazioni viventi e nazioni morenti : le prime si sarebbero estese su l te rritorio delle seconde, e cause di conflitto fra le nazioni c ivil i sarebbero apparse presto. Nat uralmc::nt e. per lui le nazioni morenti erano quelle latine: la Spagna di Cuba. la Francia dell'Affare Dreyfus; non ave\' a nemmeno il più pallido sospetto che per qualcuno, per esempio a Berlino, pure la sua Ing hilter ra potesse orma i figu raré in quel numero; nè la sua « cruda applicazione del darwinismo alla politica estera » lo rendeva poi più conciliante verso le es igenze deglì organismi sani e vigorosi. Al conte Hatzfeldt oppose una visibile intransigenza: «voi chiedete troppo per la Yostra amicizia » rispose quando il conte tornò alla carica con le concessioni co loniali : << in un'amicizia non ci può essere uno che·chiede sempre e !"altro che dà semp re» .

Fu press'a poco a questo punto che il Kaiser si decise a un passo la cui correttezza è per lo meno dubbia , e per il quale non chiese, sembra. nè il parere di Hohcnlohe nè quello di Bulow. E' noto che egli aveva con lo Zar, al disopra .delle rivalità politich e dei loro due Paes i, rapporti di grande intimità personale: si scrivevano chiamandosi Willy e Nicky. E a · 2\licky, Willy a prì il suo cuore: · aveva ricevuto «da parte di un Ce/ebrated Politirian » r offerta di un trattato di alleanza con l'Inghilterra: che cosa g li consigliava di fare lo Zar? Il Ka iser ingrandiva le propo rzioni delle modeste conversazioni personali di Chamberlain, accennava alla futura adesione dell ' America e del Giappone, sembrava far comprende re che si preparava una specie · di lega mondia le dalla quale la Russia soltanto sarebbe stata esclusa... E concludeva : se io rifiuto queste offerte, tu, « my oJd and trtuted :, ._ ,J », che cosa mi offri? Lo scopo de l K:•isc::r era evidente : provocare offerte da pa r-

te della Russia, spaventata da ll ' idea di un raggruppamento simile di potenze, e poi comodamente scegilere fra le offese russe e quelle inglesi, le quali sarebbero automaticamente salite, una volta che a Londra si fosse av uto sentore di que lle russe Ma la risposta dell o 7..ar fu affettuOsamente evasiva : come poteva Nicky essere migl ior giudice di Willy su quanto convenisse alla Germania ? Anch e a l b Russia J'lnghilterra aveva offerto un accordo. ma la Russia aveva lasc iato cadere l'offerta H piano mach iavellico del Kaiser era f all ito : forse, per eccessivo rnachiavellismo. L e conversazioni con Londra continuavano. G razie a Balfour che attutì la scontrosità dit lord Salisbury, un accordo parziale venn e raggiunto a proposito del futùro delle colonie portoghesi , qualora il Portogallo avesse dovuto rinun ciare al loro possesso. Ma << la somma de ll e domande della Germania era troppo alta per l'lng hilter ra. se non era accompagnat a <bila contemporanea conclusione de l trattato di alleanza » Chamberlain insisteva ancora su questo punto, tenacemente: fino a impazientire lord Salisbury Sir Franck Lasce ll es raccontava al Kaise r, a Homburg. eh <: durante una colazione al Pr in ce's Gard en s. C hambe r!ain aveva ripetuto che egli sarebbe arr ivato fino a un 'alleanza difensiva con h Germania contro l' eventualità di un attacco di due potenze ; e qu esta volta anche altri membri del gabinetto, presenti , avevano assen tito.

Il Kaiser si era mostrato favorevole, a momenti entusiasta, a quella prospettiva come se g li giun gesse nuova: era l'effetto della !et. tera allo Zar? Era l'effetto dell 'aria di Homburg, satura di ang lofilia per i lunghi sogg iorni ch e vi faceva l ' Imperatrice Federico ?

Ma Bii low , in una lettera scritta « in que llo che gli scrittori tedeschl hann o chiamato il suo stile bizantino», gli fece balenare davanti agli occhi meravigliose possibilità: << io spero che Dio vorrà che in questo mOdo, cioè rimanendo in piena indipendenza verso tutte le parti in conflitto, Vostra Maestà possa esser presente alle feste per l'ottantesimo compleanno della Regina Vittoria come un arbiter mtmdi ». Dopo questo sottile e abile invito aiia vanità del So''rano, alla gelosia personale che gli era rimasta per la Corte inglese dagli splendori del Giubileo, i memorandum di Holstein, le motivazioni accorte con le quali egli scartava la collaborazione anglo-tedesca, erano in fin dei conti superflui : nessuna prospettiva di politica e<juilibrata dischiusa da quella collaborazione poteva valere per il Kaiser la v isione della g iornata gloriosa in cui, accanto alla vecchia caduca, nella pompa fittizia del suo impero· vaciJJante, egli sarebbe sorto come un protettore bene'\•o lo e armato, oggetto di reverenza per gli ambasciatori c i principi del mondo e di rassegnata ammirazione per gli a ristocratici e insolenti parlamentari dell'Isola.

Era certo un ammirando spettacolo: e poco tempo dopo. con un paesaggio tropicale per sfondo, Kitchcner e Marchand parvero recitarne il necessario prolog o. A Berlino si attese il Jlli!no col po di fucile sull'Alto Nilu Ma Teof i lo Delcassé interruppe in tempo il dialogo di Fascioda, e fra i sogni del Kaiser, i calcoli di Biilow e la delusione di Chamberlain cominciò a nascere, imprecisa, fluttuante, n ebulosa ancora, la forl]la dell 'Entente Cordiale. (Fine). • A. N l", I o J, t1 p IX.& CC l

EMPO DI PACE
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N i\ IJ 1., Il i\ CiiCt ... i.\ Ili\ I ... \T i.\

LA NAVE CHE SALPA per una traversat a oceanica è simile a un frammento ch e si stacchi da l mondo e parta in volo negli spazi linchè un nuovo mondo lo attr agga a sè. Quesu impr<-ssione, che n asce in noi oggi datJa mole enorme delle n ostre navi, suiJe q uali si può continuare in tutto e per tutto l'es_i: stenza civile de lla terraferma, era tanto ptu vicina al vero nei tempi avventurosi della , eta qu:tndo le tra\·ersate du ravano senZ.". nessun p rovvidenziale collegamento con la terra lontana, e troppo spesso si era costretti ad and.ue non dove si voleva ma dove portava il vento. Se il servizio sull e navl moderne è divenuto un mestiere come un altro regolato da precise e rigorose norme disciplina ri , è natural e che ai temp i della nav igaz ione velia, affrootare tante incognite fosse affare da individui n ei quali il temperamento dell'avventurie ro era appella sopito e pronto a risvegli arsi. L' impossibilità delle comun icazion i a distanza e la maggior f requenza dei naufragi erano cagioni che avvenissero talora casi sp aventevoli ; ma non si può il ri sorgere, dinanzi al pettcolo, degh tmpulst peggiori neg li equipaggi contribui s_pesso a trasformare quelli che sarebbero stati drammi, sia pur dolorosi , in traged ie orribili. Certo, un nauf ragio rimane anche oggi evento tale da mettere, negli uomini, a dura prova lo spir ito civile contro l'istinto di conservazione Tuttavia, casi come quelli che avveni- · vano .6no a un secolo h., si può dire che s iano finiti. A ci rca un secolo fa risale appunto uno dei più curiosi naufragi che si ricordino : curioso perchè non capita spesso che un sinistro in mare somigli , in certi momenti, a una festa carnevalesca.

Il 4 aprile 1818 salpò da Gravesend, quasi alla foce d el Tam igi, il veliero Cabalv11 di 1200 tonne ll ate, una g rossa nave, per quei tempi , armato dalla Compagnia delle Indie Orienta li e diretto in Ci na con un carico misto di s toffe, ferro, pi ombo, oggetti di cancelleria, birra, orologi, profumi e denaro in monete met111Jiche. La lunghissima navigazione giù per l'Atlantico e intorno al Capo di Buona Speranza era stata regolare e ai primi di luglio la nave si trovava nelle reg ioni meridionali dell 'Oceano In d iano Nella notte del 7 luglia erano di g uard ia in coperta il secondo e il sesto ufficiale : notte tranquilla, di brezza moderata, ch e lasciava dormire gli uomini deU ' equipaggio sparsi qua e là sul ponte per evitare il caldo dell'intern o Nell'oscurità profonda non si udiva che il cigolio d 'un bozzello e il frusciare sommesso dell'acqua lungo i fianchi del Cabalva. In questa calma, qualcuno invisibile verso prora ruppe d'improvviso nel grido agghiacciante : « Frangenti a prua! ». Il sesto uffic i:ùe balzò imme-

diatamenre verso ti umomere gridandos !•. «Tutto a sin istra ! >> : troppo tardi. Mentre l.l ruota del timone girava rapida la chigli a strusciava su una roccia e g li alberi, scOM i da•l'urto, oscillarono come piante in un'l ventata. In un attimo, tutto fu subbuglio su l ponte Senza perder tempo, il apitano ordinò di calar le scialuppe in mare ; ma dall'alto dell'alberatura caddero alcun i pennon i allentati d Irurto, con gravissimo pericolo d egli uom in i che ammainavano le imbarcazioni. Il comandante ricorse allora al mezzo eroico di fare abbattere g li alberi, e, liberata dal loro peso. la nave faticò un po' meno, tanto che si decise di r ima nere a bordo invece di affronta re subito l' oscurità profonda dell a notte.

Appena la luce del nuovo gio rno fu su ffi . cien te, a lcuni ufficialiJ il chirurgo di bordo e runico passegge ro che si trovava sulla na\'e scesero n el la maggiore delle imbarcazioni ( ch e poteva essere armata a ve la) con qualche oggetto e qualche pro,•vista gettativi in f retta Ne ebbero appena il tempo chè subito do po il cabalva si spezzò letteralmente in due , sprofondando al centro e lasciando emerge re soltanto la poppa e il castello d i prua . L't giornata si annunz iava se ren a e tranqui ll a, ma la marea era alta e grevi ondate si abbatterono su l relitto lanciando in mare il capitano, e la maggior parte dell'equipaggio. Al cuni, e tra questi il capitano. si ar rampicarono sopra una scialuppa ch e il mare aveva ugualment e strappato daUa nave ; ma la barca fu scaraventata a fracassarsi contro una roccia e tutti coloro che v i si erano rifugiati peùono Il sesto ufficiale, Francken , e con lui parecchi de ll 'eq uipaggio , costru irono una zattera servendosi dei pennoni e con questo mezzo raggiunsero uno scogli o, lontano meno di 1 50 metri , al quale si afferrarono. da questo rifugio però le on de li strapparono via, costringendo li a mantenersi a galla. Finalmente, comi nciò il riflu sso della marea, il livello dell 'acqua si abbassò e divenne possibil_e- metter piede sullo scoglio e rimanervi Con galleggianti improvvisati o a nuoto i rimanenti raggiunsero quei primi, finchè sul temporaneo rifugio dello scoglio si trovarono riuniti centoventi superstiti Abbassandosi le acque sempre p i ù, la scogliera apparve disseminata di barili, scatole, recipienti d i alcoolic i balle di stoffe, casse e rottami. Siccome gli uomini, in maggor parte, erano nudi , le balle furono lacerate e le stoffe distribuite ai naufrag h i per proteggersi d agli ardori del sole tropicale Giacchè se all 'idea di naufragio si associa per solito quella di tempesta, con cieli neri, onde e venti infuriati, i naufrag h i del Cabalva si trovavano invece quasi a fi or d'acqua, circondati da un mare calmo e sotto un sole che sfolgorava nel cielo sereno.

Il caldo faceva però venir sete e non passò molto tempo che g li uomini misero mano ai barili di bevande al cooliche, celebrandone con entusiasmo il ricupero. Il risultato fu ch e un certo numero di naufraghi usci di senno mteramente e, come in preda all a p:lnia, cominciò a saccheggiare e distrugge re tuttociò che si trovava. Cosl, mentre alcuni più previdenti tentavano di riparare le imbar, lzioni danneggiate, la maggioranza si abban · donò a una bestiale orgia di ubbriachezz:1. Parecchi uomini meno sventati approfittarono i ntanto del ritirani della marea per abbandona re lo scoglio e trasferirsi sopra un vici -

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SINCiCti... J\.IlE
S C l A H O H A 1• Il f •

no banco Ji sabbia che avevano S<.ono quando il flusso era al colmo. Il banco emergeva Ji un metro e sul livello massimo delle acque. Durante il breve tragitto, un pe>Ce.:ane giovane, attratto dagli :n-anzi del naufragio, si lasciò per sua disgrazia catturare c fu senz'altro divorato dai più famelici c meno schifiltosi dei superstiti.

In realtà, la posizione Jei n aufraghi cr.\ :nclto strana. Dai ricuperi fatti appan·e che di viveri ne possedevano pochissimi ; in ..:ambio .tbbondavano oltre misura i vini preIn grand issima maggioranza, gli uomini <: ran o scalzi , non avevano nulla per coprirs i e ripararsi h testa; ma sul loro rifugio q uas a Ilor d'acqua s i \·edevano bere, questionare, e accapigiiarsi semicoperti di stoffe di cotone e mussola dei più \' dri c festosi colorì. Se il tempo si fosse guastato e si fosse levato il \' ento. soltanto i l principio · d'una burrasca sarebbe bastato a dal banco Ji sabbia ogni tr:tccia di vita. Sembra perfino unpcssibile che con un s imil e pericolo sospeso sul capo e con lo spettro della fame e Je!la sete, quegli uomini pensassero, in magt.:ioranza. soltanto a ubbriacarsi.

- Il sesto ufficiale Francken, che fece poi un resoconto della strana avventura, cercò di protesta re co n gli uomini; ma trovandoli rroppo ubbriachi per intender ragione, rinunziò al tentativo. Più tardi egli scoprl che aluni avevano avuto l'accortezza di portare in s.dvo dal relitto un po' di porco salato e di .tequa dolce. e di queste provviste eg l i fece J1stribuire razioni a1 meno ubbriachi in grado di mangiare. Durante Ja giornata, si (aC,olse una quantità di materiale inutile galleggiante tra gli scogli : saponi da t oletta, >pazzolini da denti, spazzole da abiti e simi li av:mzi del carico. Queste cose superflue, .:he ri cordanno la raffinatezza della vita civile .:osi lontana, potevano sembrare una beffa per g ente che manca\ a dello stretto necessario L'ufficiale Franckeo racconta che l'unico pass egge ro del era cons iderato da tutti gli altri fortunato perchè era il solo che potesse vanta rsi di possedere un paio di scarpe. un paio di pantaloni, un cappello e perfino un soprabito. Strana figura, questo passegge0 rQ così ben fornito Per non aver perduto al momento del naufrag io e Jurante il passaggio sullo scoglio neanch e il cappello, era forse una persona calma e ordinata, preoccupala della propria ·salute anche dinanzi al rischio di perder la vita. Il soprabito che era riuscito a salvare, fa supporre che egli non ignorasse come talvolta sotto i tropici le notti sono insospettatamente fresche e che avesse preso perciò le sue precauzioni. Chissà co me si sarà trovato a suo agio in mezzo a quella masnada di uomini, in molti dei qu ali risorgendo un dichiarato spirito piratesco. Fra. tante cose superflue, la fortuna permise però di ricuperare anche un bariletto di rame pieno di polvere da sparo, che fu una vera provvidenza per accendere il fuoco alimentato con rottami di legno SuJJ'aff<>llato banco di sabbia calò infine la pr ima sera. Fu drizzata con resti di vele una tenda abbastanza ampia da ospitare quaranta persone; ma quando gli ufficiali fecero per ent rarvi si v idero brutalmente respingere dag li altri. Questo atto decise la minoranza tranquma dell'equipaggio a fare l'indomani un tentativo serio per ristabilire la disciplioJ ; ma si dovette constatare che i più era no

troppo ubbriachi e riottosi per essere ricondotti a un contegno ragionevole. A bassa marea, alcuni maril)ai più robusti raggiunsero il relitto con la grande e riporta rono un pieno carico di armi, vini, liquori , balle di mussola, birra, coltelli, formaggio, una pecora e dodici polli morti per annegamento, nonchè un maiale vivo. Una seconda gita dell<& barca riportò altri anim ali vivi. Fatto un inventario. si vide che tutte le provviste consistevano in cinque pecore. sei maiali, due dozzi ne di polli morti, un bariletto di fa rin a e cinque formaggi Niente biscotto e niente acqua dolce. Vi erano però tre barili di bir ra, vini e liquori in abbondanza e questo bastò perchè la maggior parte· degli uomini non si curasse della mancanza d'acqua. Tra le reiiquie del naufrag io si ritrovò il terzo giorno un canotto del capitan o. l ' imbarcazione s i credeva perduta: in vece sbucò no n si sa dond e galleggiando tranq uillamente; nè potè dare spiegazioni un marinaio che vi fu trovato steso sul fondo, vivo ma: ubbriaco fino alrin cocompleta. Gli ufficiali superstiti racco[sero con gioia un sestante. un qu adr3[1te e una carta naut ica; s'impadronirono anche di parecchi moschetti, pistole e coltellacci : così armati , ritrovarono un poco dell'autorità di cui fino allora erano rimasti privi Jn mancanza di piombo, ..:aricarono le pistole con piccoli ciottoli rotondi e montarono a t urno la guardia alle provviste. l naufraghi erano venuti a mano a m1.no dividendosi in due gruppi : uno raccolto intorno agli ufficiali; l'altro, dei beoni e :ibellì , stabilito sopra un secondo banco di sabbia non lontano. Pezzi di stoffa legati intorno ai lianchi, turbanti di co lori vistos.l, coltellac.: i all a cintura, gli uomini di quest'ultimo gruppo vivevano come selvaggi , ubbriacandosi in continmzione e azzuffandosi in risse per il possesso di ciò che ricavavano dal relitto. A, evano battezzato il loro banco di sabbia Isol a de ll a birra e non si curavano più c he tanto di ciò che avveniva sull'isola vicina. Un giorno tuttavia mandarono una deputazione t'hiedere l'intervento del medico perchè vi era stata una battaglia e si lamentava qualche f erito. Ammisero di passare il tempo a bere e menar le mani, ma aggiunsero che ogni sera uno di loro leggeva le preghiere in comu n e <: c he la domenica tutti si riuniva no per l a lettura dell'ufficio divino!

Sull'altro banco di sabbia, intorno agl i ufficiali , regnava invece l'ordine: furono stabiliti turni e raz ion i di viveri Quanto ai maiali vivi. fprono nutriti con saponi profumati cosmetici e feccia di birra e sembra ch e 1vessero anche di questo in verosimile mangime. L'li luglio gii ufficiali fecero il punto e constatarono di trovarsi 250 miglia a nordovest dell'Isola Maurizio: avevano nau f ragato sullo scoglio Cargados Garayos.

Un sondaggio nella sabbia fece anche scoprire dell'acqua, sa lm ast ra ma bevibile; tuttavia l'esistenza dei cen toventi naufraghi era strettamente legata alla durata del bel ten1po. Questo era il pensiero assillante d'ogni momento per gli ufficiali e per gli uomini rimasti fedeli. Fin da principio a\ evano perc iò comi nc iato a lavorare intorno all'imbarcazione per ripararne alla meglio i danni. Alcuni tagliarono e prepararono un paio di Yele con gli avanzi di quelle del Cabdlva, mentre i carpentieri si occupavano dello scafo ser\'endosi d1 tuttociò c he veniva. loro sottomano :

!MO 1C A N T l O E L P O R T O
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!rammenti di legno che il mare strappava dal relitto, co rdami ripescati, pezzi di penn oni; e per arnesi di lavoro, pugnali e · perfino armi dei pellirosse che il Cabalva aveva portato nel suo carico come curiosità da ven dere. Riparata così in fretta e attrezzata alla meglio la ba rca grande, i l 14 luglio dieci uomini al comando di Franken partirono per la traversata di 250 miglia in d i soccorsi. Lunga t raversata per cosl fragtle barca. Francken non aveva nè bussola nè ca rta : su oi unici strumenti furono un solcornetro, un sestante e un oro logio. La notte prima della partenza passò lunghe ore a studiare spetto del ciel o, Ja posizione delle s telle nspetto alla rotta che egli do,·eva seguire e con quest'unico orientamento, il giorno seguente iniziò quasi alla cieca il viaggio in c ui doveva farsi guidare soprattutto dal suo istinto di marinaio.

Da prin<lipio, tutto andò bene : le posiz ioni -del sole e delle stelle venivano confrontate spesso coo cura e io questo modo si riusd a mantenere la rotta. Durante la seconda notte Però, il vento divenne teso e al mattino peggiorò. Il solcornetro fu strappato via; ma francken riuscì a fare il punto e trovò di a\'er percorso quasi metà de ll a d ist anza .All'alba del 16 luglio fu avvistata a sinistra una vaga parvenza grigia d i terra che stimò fosse l'Isola Rotonda, non lo ntana da Maurizio. Per tutta la giornata i l piccolo equ ipaggio bordeggiò contro un forte vento avverso che )Cmbrava vietargli l'approdo e a sera dovette ancorarsi a ridosso dell 'isola senza potervi sbarcare. Quasi ultima prova del destino, guella notte un d iluvio di pioggia li penetrò hno alle ossa. Francken distribuì doppia razione di vi veri (durante il viaggio aveva no mangiato lo stretto necessario per non morire) e finalmente l'indomani mattina 17 luglio toccò terra

Due navi pa rti rono subito per il sal vataggio e in tre giorni raggiunsero gli scogli di Cargados Garayos. Il gruppo intorno agli ufficia li si meravigli ò di vedere i socco rsi, dichiarando di non aver mai sperato che la barca di Francken potesse resistere ai colpi di vento dei giorni precedenti In fatti, il loro gruppo si era assottigliato : aJ cun i uomini erano passati sul banco di sabbia dei ribell i, attratti non da lle loro crapule da l fatto che essi avevano ancora un'imbarcazione.

In quanto agli spensie rati abitanti la della birra, si rammaricarono molto di dover lasciare il loro banco di sabbia quando vi erano ancora ben t re barili di birra da bere! Erano tuttora ubbriachi rimanenc!o così fino :tl l'ultimo fedeli all 'i ncuranza ch e avevano dimostrato; e · per una volta tanto, i fatti diedero loro rag ion e.

Anche la Compagnia delle Indie, quasi per uniformarsi ai decreti della sorte che si era most rata assai benigna con i naufraghi , dedse di non processare quegli ammutinati buontemponi; ma ri conobbe i servigi dell'ufhciale Franc ken , il qu ale ebbe in dono un bel sestante e una borsa di cinquanta ghinee. La motivazione, se ci fosse stata, avrebbe po-tuto dire che, p rima dalla sua energia e poi da ll'audacia e abilità del suo viaggio, mol ti naufraghi erano stati loro malgrado.

8A.LVATOaB a08A.TI

C'E QUALCOSA di innaturale, di mostruoso nella grazia virgi nea dei suoi quadri; ci si chiede: è possibile che ne ll 'animo di un uomo che s'avvia alla vecchiaia nascano visioni così innocenti, d'una vita ch'è so lo quella che sogna l'i nfanzia? Le Reve, sembrano raftigurazioni di certi sogn t che 1 bimbi immaginosi raccontano ai genitor i per averne spiegazione. Quando dipinge, il Doganiere sogna; sogna il paradiso; un paradiso O\'C le fiere c gli uccelli giocano per divertire i bambini e le foreste non sono che arabeschi d i foglie g randi come vde> di un brigantino e di strani fiori esotici simili a quelli dipinti sul pavimento dei nonni.

Forse la vecchiaia è la seconda infanzi a dell'uomo; forse nell'animo del Doganie re era nascosto un fantastico bimbo. Quando il vecchio dormiva, il b imbo si destava e gli isp irava i sogn i da d i pingere sulla tela. La g rande famigliarità che il Doganiere aveva con le immagini dei sogn i f in iva col fargli vedere fantasm i anche da sveglio, mentre era in serYizi o al Dazio. Una volta accennò a uno di questi fantasmi. «Era un uomo come tutti gli altri», disse,« nè pi ù nè meno. Veniva a beffarmi quando fa cevo il mio servizio al Dazio. Sapeva che non potevo m u overmi dal mio posto, e lui m i tirava la lingua o mi faceva un palmo di naso ; e un giorno mi fece perfino un grosso peto » Ciò i nd uce a credere che anche quando era sveglio il Doganiere sognava. Ma quanto a dormire, dormiva facilmente, da uomo invecchiatosi senza peccati e che ha conservato il cuore leggero dell ' in fa nz;a. Chiudeva gli occhi, e subito volava nel paradiso dei sogni.

Così, un giorno, seduto davanti a un suo quadro al Saloo d ' Autornne, piegò la testa sul petto e si assopi. Ed ecco che, al posto del suo c1uadro, il Doganiere vide una scatola che si moveva da sola Improvvisamente, i l coperchio sal tò in aria e ne usci un dia\'oletto ch'era tutto il rit ratto di Mons ieur Jourdain, presidente del Salon. Monsieur Jourdain si mise subito a colpire col manico d'un ombrello gli stinchi di alc uni pittori amici del Doganiere, che passava no in quel : Matisse, Derain, Rou ault fuggivano sotto i colpi del d iavoletto. Il Doganiere si sveg liò. Il diavoletto era sparito ma M o nsieur J o u rda in in persona aveva preso il suo posto Quel sogno, era un sogno median ico. Forse in quel preciso m omento il presidente del Salon d'Automne pensz.va a ven dica rsi di lJO presunto t iro che gli av rebbero giocato quei ·pittori, tanto ironici \ erso la vecchia pittura del Salon e il suo presidente. Qualche giorno prima, infatti, il Doganiere, desiderando di arrotonda re la sua modesta pensione con lo stipendio di un piccolo impiego, aveva chiesto a Monsieur jourdain un posto di gua rdi ano al Salon d'Au'tomne. Ma i l sospettoso p residente, immaginandosi preso di mira dagli artisti che sche r-

oivano la «tradizione » e dipingevano come i selvaggi ( « Pa11ves » si chiamava a ppunto i t if gruppo che fa ceva capo a Henri Matisse) ere- J dette che qualcuno, dietro l'ingenuo Rousseau, cercasse di prendersi gioco di l ui. <Questo impiego vi renderebbe ridicolo », disse; e aggiunse: « M oi , je VOIIJ fJe/IX dr1 bren Po11r le vemiJJage, j'avaii priJ soit1 de racher votre nlvoi derrière 1m ridear1 ».

Ma le muse, intenerite dalla grazia di questo bimbo con barba c capelli grigi, lo carezzavano e se lo contendevano con capriccioso gioco. Cosl, gli angelici fantasmi de l suo animo, il Doganiere non li dipingeva soltanto con soavi colori; li dipingeva anche io versi. A volte erano versi che volevano descrivere i quadri. Ecco, a modo d'esempio una poesia che spiega l'en igma del suo quad ro Le R éfle: Yadwiga dans un beau réve s'étant endormie doucement entendait !es sons d'une musette dont jouait un charmeur bien pensant., Pendant que la lune reflète sur les fleurs, le arbres verdoyants, Ics -fauves serpents p retent l'oreille aux airs gais de l'instrument.

(Yadwiga, b. ragazza nuda che nel quadro appare stesa sul divano, sembra fosse una polacca che, da giovane, era stata sua amica)

Il Doganiere non era soltanto pittore e poeta, e ra anche musicista. Aveva messo su perfino una scuola di musica. Ma sulla quaJità degli allievi, basti d i re che uno di ess i convinse u=t giorno il maestro a ri scuotergli un assegno in banca. L 'assegno era falso; e il povero maestro che aveva sempre fatto f ino in fondo il suo dovere di funzionario della Repubbli ca e non aveva mai abbandooato il suo posto di doganiere nemmeno per scacciare i fantasmi che si prendevano gioco d i lui, finì « dentr o ». Il « Maestro » suonava i l violi no, e, secondo il costume degli artisti parigini, dava us soirées. Vi intervenivano Apollinaire, Picasso, J acob, Duhamel, insieme ai fornai, i d rogh&ri, i macellai del rione.

Prima di morire, il Doganiere ebbe il suo trionfo ad un banchetto nello stud io di Pablo Picasso. Come un generale che ri torna da una campagna v ittoriosa, il Doganiere prese posto, piangendo, a capo dell a tavola, su un trono sovrastato da un ampio drappeggio e da l a!npiooi d i ca rta. Sul drappo spiccava una bandiera con la scritta : HONNEUR A ROUSSEAU! « Si pronunciarono discorsi e si cantarono canzoni composte per l'occasione », racconta Madame Fernande O l ivier in un libro di ricordi « Il Doganiere appariva così ftlice, che per tutta la lunga serata sopportò stoicamente sul suo cranio le gocce di cera che colavano da u n grosso lampione. Le gocce fin irono col formare sulla sua testa un piccolo cappello a pan di zucchero, ch 'egli constrvò lino al momento in cu i il lampione prese fuoco Qualcuno convinse Rousseau che que ll a era l'apoteosi fina le. Allora com inc iò a suonare un'aria sul violi no che aveva portato con sè ». Poi s'addo rmentò. Mentre i clamori del banchetto continuavano, egl i sognava. Di quando io quando, bruscamente, sbarrava gli occhi f ingendo di interessarsi all a festa, che nel suo candore, credeva fosse un omaggio reso a l s uo genio. Ma Rousseau apparteneva più al mondo fatato dei sogni che a quello reale ; dormiva dolcemente, dimenticato da tutti in cima a un t rono da baraccone di fiera.

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HENRI ROUSSEAU: PAESAGGIO

'' 11 et ... SC»

( Ht DI NOI non h.1 in fon do all:t mcmon.1 u n lo nt.1no ,giorno di scuo la : sulla cattedra 1. 11 professo re . ch e commenta Cicerone? E per l .llll.t .s:ravl' di noi a \'Oia l'i m ett i, a ,. pt r un momento l'apatia de ll a scolaresc.t ne è scossa, e p e r un momento quakuno si dom.1nda : sarà mai stato questo Catilina ? Veramente: lo si co nosceva già a ttra\'erso ::; dimtio : rt,f (Jr e.\'(/1/glli. jt1edi omli eg l i ::c: lo .1\C\' a dipi nto ; e poi in cc"Stuoso, uxoriciJa. ,t Ju ttort dt ado lescent i che radunava intorno .< 'è per prcp.trare a futuri delitti. Un mostro E,! CLCO c he quel mostro, i nfuriato perLht111 \ t'L C di lu i hanno t •letto console Citc:rone.

" \CI,l; lta Rom.1. Roma gra nde. sublt me in t. .nt:tbil'?, h r o al mondo di n"ilt:ì , ,l'ordmc M .1 Rom:1 si difende sc hi:t<'l ia il <L"tti k n e uccide i wmpliri e fatta giusti zi.l, r t prL·nde il suo fatale :mJarc.

« La Conjur:ttion dc Catilin a » del Boissier. d 1<:· a nt m le tto alcuni ann i p iù tardi non mu t.l null:t di quadro Nel

r.,LlOnto limpido c a,·vincente dc:! francese: (non ts istono .mcora le « vite roma nz ate »

1:1a .r,:ià i fr ,tn cc:si vi prelud ia no) ecco davant i

.1 noi qu ell:t Roma decadente contro ,-u, si :tppuntavano gli strali di Ca tone

In quell'ambtente pieno di germi putrescenti

-i il dumma. Di fronte alla can didatu -

·a di Ca tilina. , idolo dci bass ifondi , degli s postati. ,Jei makontfnti. ecco la ca ndi datura di Ci, erone. il pro, inciale, l'b omo IIOVIIJ ma qu .tle lo s pirito con servato re. il rispetto della t r.tJizione, la mancanza J i spigol i han proca<t iato la fidu c ia dell'aristocrazia e del Sen ato, il qual e non esita a elegge rl o a suo campion e. C iceron e è ço n so lc. Cat,t lina è b attuto.

M a al potert•, Ciceron e, combatte ndo :,. lcg,gc agrari!} Ji Rullo c d ifende n do R ab ir io r he ha le \'Ccc hie ma n i m cor sporch e del san)!Ue Ji un tribuna della plebe, perde rapid amen t e l.t sua popolarità, ,·icn messo in fascio coi tir,mni e g li sfruttato ri. E Cati lina più LKilme nte tende le sue reti a ll arga le sue s pire.

Dopo Boiss ier , olli leggere: Mommsen. A n cora la sua « Sto ri a Ji Ro m a >> dettava legge LKt:va testo; ancora i ntorn o a un qualsiasi personag.gìo o problema di storia romana non e ra lecito pensare ch e colla t t st:J di Mommsen

Su Catilin a non m i gra n ch e eli nuovo l:'ra anche per lu i il solito d el inqu e nte e malvagio: « Le ri b alderie di Catilina, anzi chè in un testo di starebbero al loro vero posto in u n a cronara di fattt c rimina l i ». Manli o il suo h.JOgotenente « aveva le abitud in i e la menta li tà di un >>. Quanto alla congiu ra no n l a c hi <t:na mai altrimenti che «complotto », e la considera come uno dei tanti ( o lpi di mano , riusc iti o rio, c h e qualche esa l -

t.Jto mt!:alomane ha sempre t c nt.tto in una soc ietà in d isgregazion e mettendosi alla testa d ' un branco di esaltati e spostati come lui.

Cè una cosa in cui si stacca dagli altri sto r ici cd è nelb. \·alut:uione degli uomini che C.atilina s ' è tro\'ato d i fronte, e specialmen t e di Cicerone.

P er Boissier Cicerone c::ra « un sage. quc toutes Ics éxagé rati ons blessaicnt >> ; per Mommsen è sem plicemente << un "igl iacco. e come tutti i vig li acc hi continuamente preoccupato :1 evitare l'apparenza della v iltà ». In <JUesta tragica vicend:1 Mommsen metterà ( Ontinuament(: in e\'idenza le sue esitazioni. pur nell'intenso desiderio d r soffocare l:t con giura n el sangue, il preci pitar del verdetto, l'accompagn:tml'n to d i Lentu lo e degli a ltri c:t tilina ri a <jueii'.Jtroce ca r cere Tulliano, l' attesa del consol e nella notte tinchè non l i vengo no ad annu nzi are ch e i congiurati son s t ati tutti strozzati ; e a llora, ver so la plebe che trepida attende n ell'ombra del Foro, Cice rone stesso con quell a forte voce ben nota, ch e era stata udita per tanti a nni d ifendere i con culcati e in\' O::a r e g iustizia, gr iderà l'annunzio atroce: «Sono vissuti »

« Atto orrib i le commenta Mommsen, e ancor più orribile che al popolo paresse g ra nde e lodevole. Mai una repubbli ca apparve più disorganizzata che Roma all'ora in Oli, non d isponendo di s;:-ure carceri e di una poìizia fidata, lasciò c he )Ì immo lasse freddamente

coprendo an zi di ioJi g li eseèutor:. degli imput.tti po h ti<i che si potevano pu nire invece sel'O nda le I l lato umoristico c h e non m,mcb a q uesta come a ta nt e alt re traged it· della stori :t è che il più , crsipelle e timido degli uol?ini di s tato romani parve esser stato detto come « primo wnsole democrat ico » per dare proprio lui il colpo di grazia a ciò che em i! palladio dell'antira libertà roma n a: l a legge de lla pro rmralio ».

Ma con tutto ciò non sapevamo a n cora chi fosse R estava, e ci rendeva perpl essi, il formidlbile dubbio espresso da Napoleone nel « M emoriale » : « Per scellerato che fosse C1tilina doveva avere uno scopo e n on pote\' a esser quello Ji farsi il despota di Rom a, Jal momento c h e e,gli si p r eparava a incendia rl a c di ) truggerla ».

Ed e•co c h e un testo scolastico preso in m tno per c:1so di editore italiano c:on italianissimo commento (!) ci mostra quell'antico dramma in una lu ce nu ova permertend oci d i ricost ruire le fasi di quel fal lito movimento politico. Già fin dall'in izio il commentatore spiega ragiona t amente l'ostilità c.li Sallustio verso il suo protagonista: « Nell'acc:anirsi contro le v ittime. Sallustio cerca una I,'llranzia mette rsi contro quell'oligarchi a senatvria a lla qua le non volle cedere da cittadino e non ntole cedere storico Egli è ora 'per l a pact. per l'immobilità àc!la \'ita àvi le L ' antica :l\'-

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INJ-\
1914 - TRUPPE TEOESCiiE

El P R IMI ME S I .DI GUE RRA

'er-;ione per l .trtstonazia è lmmut lt:l mJ s i i:: lgJ::Iunt;t l'an·ersionc tantro quella che er.t 1.1 fazione su.t, lOntro Il onutilc turbolenza democratica e t ribunizia ,-he di tumulti e affog a nelle repressioni sa ng uinose fino a che non viene un paJrone che la fa ' ' incerc distruggendola. Eg li è per questo drone: non potevl dunqu e esse re per Catilina che <:ra, un- vinto ».

Il commentatore espone quindi s uccintamente, ma con molta evidenza la tatti ca deUe campagne elettorali d'allora , i consigli c he dà a Cicerone candidato al consolato, il frateIlo Quinto perchè ispiri fiducia al Senato, faccia dimenti care i suoi precedenti democrat ic i, e soprattutto perchè inculchi un salutare timore nei suoi competitori, Antonio e Catilina: « contro i tuoi competitori spunti sempre una qualche infa me diceria di scelleratezza o di lussuria o di largizione corruttrice ».

Come si vede proprio il fair pia)' ! E si spiega benissimo come questi confessati maneggi abbiano prodotto quella fior itu ra di atroci fandonie, gabbate poi dagli storici per verità.

Il nostro odierno introduttore prosegue ad ana lizzare spassionatamente in che cosa sia consistita l'attività di Catili n a e il movimento catilinario Indice della p ri ma ci è il discorso c he Catilina tiene in Roma un mese prima J ci comizi (Sallusti, cap. XX) <<Catilinadi ..:c il Marc hesi - in questa orazione 6pone

d suo prowamma polttko. Eglt non .tbbanJonl le v1e legalo : vuole giungere al potere altra\ le istituzioni rcpublk.me. mediante 1 comizi cie l popolo, senza colpi di ·m a no violent i Il suo è un programma rivoluzion a cio in quanto si propone di rovesciare una fuione domina nte (eg li chiede estinzione o riduzione dei debiti, proscrizione di n..:chi , ridistribuzione delle cariche pubbliche) ma la sua azione resta dentro i limiti deWazione leg ale »

Le eiezioni come sappia mo segnano sc6nfitta di Catilina Ma intanto a difendersi dal per icoloso avversario Cicerone aveva fatto correr per l'urbe la diceria della congiura, del colpo di mano armata, agitando lo spettro sempre pauroso della rivoluzione.

Quando Cicerone entrò in carica si facevano le elezioni dei consoli per l'anno su ccessivo. Catilina ritenta; è spalleggiato da una folla di «provinciali » , dell ' Etruria, del Piceno, dell'Apulia. Con speciosi motivi s i ritardana le elez ioni , si aspetta che i provinciali se ne siano andati Catilina, privo di tanti :;o stenitori avviluppato dai maneggi e dai brogli è battuto una seconda vo lta, da Lucio Murena e Decio Sillano. « Ma, dice i l Marchese, la sconfitta elettorale non bastava ; occor re va la ro vina totale dell'uomo» e Cicerone si adoprò a ottenerla.

In questa lotta a coltello i partigiani di Catilina si stringono intorno a lui «Banda » la

chiameranno più tardi gli storici, e Momln >c n rincarerà: «Banda di malfattori, di anarchi.:i » In realtà anche questa è un ' ingiustizia .Anc he il Boissier riconosce che i catil in ari appartenevano per buona parte « aux rangs les élevès de la societé romaine » e sappiamo c he· c'erano tra di essi due ex-consoli, dei pretori, dei questOri e altri membri del Senato

M a la parola giusta se la lascia sfuggire un a volta Sallustio, nel capitolo, quando dice c he, p a rtendo per il campo , Ca tilina lascia ai suo i fidi di Roma l'ordine di «rafforzare il partiopn fa rlioniJ cnn f irmenl Non banda dunque, ma partito E che partito ? Il partito degli sventura ti. la f actio m iJeromm , che ave, a finito per accog lier e i rovinati d al: le eccessive imposte e d allo strozzinaggio us uraio , e invocanti le t ah11ine no z•ae i nuo, i" registri d el debito, nonchè la vendita e l a ridistribuzione de l pubblico te rre no; quei provvedimenti , insomma, che consentissero loro di ridi ventare g li agricoliori, i pacifi ci picco li propr ietari che e rano stati. Catilina, che li condu ce, muovt: in guerra c6ntro la fazion e ar istocrati ca, c he tali rive nJicazio ni respinge , ino,. ocando quell a libertaJ che invocherà Cesare c he i n,•ochc rà Ottavi ano qua ndo , come lu i. a ttaccheranno il Sena to ·

Così Sallustio , nonostante Ja sua p re venzion e, ci svela la vera fa ccia del protagonista, come più tardi da onestà condotto, .ci s velerà i l conteg no meschino di Cicerone, la bassezza dell'uomo investito dei p<Jte ri assoluti , ch e s i fabbri ca deg li agenti p rovocatori per a vere in mano q'ualchc: prova· conlro Lenlulo e i suoi compag ni , e che non avendo l'aperto coragg io di violare la legge, ri corre alla « tetra irreparabilità del fatto compiuto» ·

Anche Catone, in quella storica seduta d e l Senato che condannerà a morte i catilinari, non ci fa troppo bella figura « Passeggiatore s ulle nuvole del regno della morale pura», « giovane freddo erudito dalle rui l abbra fluiva la saggezza del pedante », lo ha chiamato Mommsen Parole grossolanamente severe per un uomo che ebbe la virtù di mo rire per il suo ideale, e di c ui , più tardi, d iss e :\ppunto Sallustio «Vo le va çssere, non parere buon cittadino ». Sallustio non lo giudica , ma gli lasda tutta la sua responsabilità di magistrato, c ui spetterebbe il profondo rispetto della legalità, e c he in vece, volle che con procedura sommaria, si trattassero come colpevoli sorpresi in flag rante del itto. dei rei confessi protetti dalla /ex Sempronia. La bella figura cc la fa invece, in questa faccenda, Cesare, allora quasi agli inizii della sua vita pubb lica : al disopra di ogni affrettata soluzione consi g liata da opportunità momentanea, egli pone il rispetto delle istituzioni delle patrie leggi : «Tutti i mali esempi son nati da utiJt p rovvedimenti eccezionali; ma quando i l pote re passa poi in mano di meno esperti o di meno buoni , allora il provvedimento eccezionale, già appli cato contro uomini colpevoli, s i volge contro innocenti che non l'hanno meritato».

Purtroppo noi sappiamo che l'abile difesa di Cesare non servì, e c he Lentulo e gli altr i Cati linari furono strozzati nel Tulliano.

Non restavano , per fian cheggiare Catilin.l che gli uomini iri campo Egli li raggiunge. «Da quando cominci.! la sangu inosa catastcofe dei catil in ari, lo , t. n :co non ha; più contro di essi una parol:t d c suoni ingiuria ; sino all'ultimo egli r<:Stl capo. scoperto avanti a quei morti '>

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Preludia il discorso di Catilina. c. E', dice il Marchesi, discorso di generale che indica unicamente nella spada impugnata la speranz:r della saiute e la certezza della vendetta; ed è.: discorso di console romano che nell'esercizio del suo imperium parla collocato accanto alle insegne del dominio e della maestà di Roma»

Poi, analizzando in modo perfetto: « I due c.tpitoli finali sono condotti con la sobrietà e la dell'artista consumato. Dapprima infuria la battag lia, dura, ostinata, corpo a corpo, dove non s i dà nè si ott iene quartiere, dove nessuno dei catilinari retrocede o ,piega, salvo che per morire. E nella mischia feroce rifulge un coma ndante solo, Catilina; l'altro, quello avversario apparisce una volta, per moil suo stupore davanti a tanto coraggio del nem ico e per gettare contro di esso la sua più scelta risen•a di guerra. Catilina è come una grande invulnerabile forza che opera in quella strage di uomini. In prima linea, soccorre, ordina, combatte, ferisce senza tregua; esempio dj soldato e di generale. E non cade mentre cadono gli altri , sino a che non si avventa, lui solo, contro la massa nemica Nel capitolo ultimo il combattimento è finito, le milizie governative hanno vinto. Sul campo di battaglia scende l'ombra e l a pace. Durante la mischia si era palesato il valore dei catilinari : ma .nella sua vera rrusura, dice Sallustio, e nella sua vera grandezza potè rivelarsi allorchè si vide com'erano tutti caduti ».

Così illustrato da un maestro, spiegato e commentato da un maestro, si rilegge oggi questa monografia saJlustiana, così frementé di passione cc:>mpressa, cosl pittoresca nei suoi quadri èl.i vita romana e di competizioni forensi, così tragica nel suo epilogo e che ci era parsa sbiadita e infinitamente noiosa in quegli anni dell'adolescenza che pure sono aperti a tutti gli entusiasmi, a tutti gli ardori, a tutte le conquiste.

Perchè? P.erchè è fatale c he i maestri nostri giovani anni sian vecchi ed abbiano la voce nasale, e ammazzino sotto la mora delle « insufficenze » e delle « medie » capolavori che dovrebbero invece accendere gli animi giovaniLi. Ma è venuto un maestro geniale, ed ecco rivivere il capolavoro, ed ecco farsi la luce intorno a una figura enigmatica, o meglio a un infelice che sognò ma non seppe attuare un suo sogno di libertà e di giustizia. Passarono pochi anni e que l sogno si attuava nel gesto di Cesare, che seppe, egli, imporsi a un Senato «che aveva ormai fatto il suo tempo». Alea jacta eJI.'

« Di Catilina, dice con lapidea semplicità il Marchesi, solo una cosa sappiamo -con certezza; che egli se nza essere a capo di eserci ti , fu il primo nella storia di Roma a trasferi re la lotta civile in un campo di battaglia, c a cadere con le armi alla mano ».

Questa fu la sua grandezza e il suo limite Il resto è quanto la leggenda, l'ira di partito, i momentanei interessi hanno intrecciato in torno alla sua figura di vinto : precisamente come diceva Napoleone: « Una massa di accuse banali come capita a c hi resta soccombente ».

BETTI X A. :'W l1LLO

(l) C. SALLUSTI CRISPI: Ca1i/inae con e commento dj concetto MauheJi. Casa ed. G. Principato, 1939·1940.

TRE VECCHIE SIGNORE e due giovani fra : venticinque e i trent'anni, ecco quel che rimane della discendenza di Carlo Buonaparte c di Letizia Ramolino , genitori di Napoleone. In un secolo quella gente robusta e passionale ha perduto la fecondità, lo s lancio vitale, e, si direbbe, l'attaccamento all'esistenza cbe caratterizzarono le prime generazioni.

Le tre vecchie signore sono le ultime nipoti di bdano; principe di Can:no, il più intelligente e fiero fratello di Napoleone. Uno dei due giovani, Napoleone Lu igi G erolamo, pretendente alla corona imperiale, ''i ve nel Belgio ed ha appena venticinque anni: egli, l'ultimo masch:o di quella famiglia che potè ocrupare poco più di u n secolo fa i troni di mezza Europa, è bisnipote di Gerolamo, il più gi ovane fratello dell'Imperatore, che prima di tornare in Europa per essere 'incoronato re di Westfalia aveva lasciato in America un figlio dal quale ' ebbe origine il ramo tuttora esistente dei Buonaparte americani. Napoleone Luigi ha. una sorella, Maria Clotilde. ventisettenne, da poco sposata.

L'albero geneatogico della famiglia è lo :.pecchio fedele della tragedia imper:ale Una prima. generazione folta desiderosa di potenza, gagliarda, benchè non longeva : cinque maschi, che, meno il dissidente Luciano, sedettero tutti sul trono e tre femmine mescolate alle v icende gloriose e torbide dell'Impero Una seconda generazione relativamente assai meno numerosa. Il solo Luciano, che s'era appartato dalla pol itica dopo aver avviato il fratello alla dittatura, tenne fede alla fama di fecondità delle famiglie còrse ed ebbe undici figli, fra cui quattro maschi Ma i suoi due fratelli maggiori, il Re Giuseppe e Napoleone, ebbero rispettivamente due figlie e un figlio e dei due minori Luigi ebbe tre maschi, e Gerolamo, lasciando 'Ja parte la discendenza americana, due maschi e una fecnmina. SaLita sul trono, distratta da una politica di avventure legata per motivi politici a donne cap ricciose e frivole, la famiglia aveva perduto la fecondità. A 'poco a poco si is teriliva. La seconda génerazione è romantica, se-ns uale, inquieta, violenta, geniale ma incerta nelle azioni, avventurOia, Napoleone III la riassume tutta nella sua persona. La discendenza diretta di Napoleone e quella d i Giuseppe finiscono in questa generazione, quella di Luigi si esaurisce alla terza in Eugenio, figlio di N apoleone III. Solo Carlo, terzog enito di Luciano, ha una famiglia numerosa: otto figli nascono dal suo matrimonio con la cugina Zenaide : ma alla quarta generazione anche il seme di Luciano si estingue e sola può soprav. vivere ancora come s'è visto, la linea di Gerolamo.

Rom.1 è p1ena di ricordi dei Buonaparte Nessuna città, forse, salvo naturalmente Parigi, ne ha tanti e cosl patetici. Palazzi dalle facciate freddamente neodassiche, solenni sepolcri, vìlle ormai soffocate dalle nuove costru-

zioni, chiese e con,·enti : da Porta Salaria a Porta Settimiana Roma racch iude e sil enziosamente conserva, le singolari e contrastanti memorie di quella drammatica famiglia. Famiglie romane, o comunque di quella grande e un po' irrequieta provincia c he era allora l'Italia centrale, strinsero con essa legami di parentela : i Ruspoli, i Gabrielli, i Campello, gli Onorati, i Valentini , i Roccagiovine, vecchia nobiltà pontificia o provinciale, si legarono con i figli e i nipoti di Luciano, consacrato dal Papa princiJ>e romano I congiunti dell'avventuriero còrso vissero nelle anti che case delle famiglie papali e cardinalizie. L'inquietudine dei Re caduti dopo l'epilogo della vicenda imperiale: delle Regine che non si consolavano di aver perduto per sempre le loro effimere Corti, dei prindipi cresciuti sui gradini del trono, trovò rifugio nella capitale del Pontefice fra le insid ie della polizia di Metternidi, la rustratta bonarietà del popolo, le lusinghe dei liberali. Dail'attuale palazzo Torlonia in v ia Bocca di Leone a Palazzo Salviati al Corso, dalla grande casa di Letizia all'angolo di Piazza Venezia, guasi sotto le finestre dell'Ambasciata d'Austria, alla villa di Paolina t ra Porta Salaria e Porta Pia, ora sede dcii' Ambasciata germanica presso la Santa Sede, si muovevano quelle om-bre senza pace. Il card in ale Fesch invecchiava a Palazzo Confalonieri sul Tevere. La Regina Ortensia sfioriva nel suo appartamento in casa Ruspoli. Luigi Napoleone, suo figlio. cospirava Intorno ai tavoli dei caffè, al V eoeziano, al Greco, all' Inglese. la società elegante, gli artisti, le donnine, gli stranieri, l a borghes ia di mezza tacca, mentre i gendarmi del Papa e gli agenti delle .Ambasciate di Francia e di Austria scambiavano informazioni e pettegolezzi. Monsignor Bemetti accuratamente segna la\•a al Governo pontificio i movimenti della turbolenta famiglia. GU ambasciatori si {?.cevano annunciare sovente alla Segreteria di Stato per denunc iare immaginari o reali complotti dcg!i irrequieti prìncip• Ma queste erano vicende transitorie, episodi passeggeri in vite avventurose: i soli Jluonaparte romani furono i discendenti di Luciano. Anche Paolina, principessa Borghese restò intimamente estranea alla vita roman.a, tutta frivolezze francesi e nostalgie napoleoniche. L prìncipi di Canino, invece, imparentat : come visto quasi esclusivamente a membri d1 famiglie italiane. si accliniatarono a lor:> modo nella città pontificia. Non per questo si spensero in loro gli impulsi e gli ardori che sono c:ua tteristici dei napoleonidi. Avvenne una strana mescolanza, un singolare compromesso f ra gli istinti familiari e le influenze dell'ambiertte. In taluni, come il giovanissimo princi pe Paolo misteriosamente morto su una nave da guerra durante le battaglie per l ' inru-pendenza greca, o il violento, più volte omicida Pietro Buonaparte, entrambi figlJJ di Luciano, le tendenze istintive all'avventura prevalsere e, come per la maggior parte dei discendenti

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· di Carlo e Letizia, spinsero la loro vita verso una drammatica fine. I n altr i, invece, l'ambiente fu più forte del sangue e si ebbero le vocaz ioni religiose di Costanza, altra figlia del primo principe di Canino e de l nipote cardinale Luciano: es istenze totalmente romane nelle quali, tuttavia, resta più di una sfumatura, un rilievo, un'impronta napoleonica. La madre Costanza Buonaparte, che s'era ostinata a prendere il velo nonostante la contraria volontà dei genitori, racconta il conte Paolo Campello nelle. sue memorie, cantava con voce cosl dolce e intonata la grata della Chiesa della Trinità dei Monti che molti domandavano chi fosse quella suora « Bianche» Buonaparte la chiamavano, poichè c'era nel monastero della Trinità dei Monti un'altra madre dal nome di Costanza. Aveva di natur.1 un'indole orgogliosa e autoritaria, da vera napoleonide, ma con l'educazione aveva dominato gli impulsi del carattere. Non era quindi quell'ombra, come Diego Angeli si sforza roma nti camente di definirla, o se era un'ombra tale era d i ventata per forza di adattamento. Disegnan e scriveva poesie, e in qtjesto dilettantismo artistico le erano compagni molti de1 suoi congiunti dal padre alla sorella Carlotta al fratello Pietro. Costanza, dicono, era « angelicamente bella». Con qualche esagerazione, forse. una signora che era stata come educanda nel monastero della Trinità dei Monti racconta: « Tutte eravamo letteralmente innamorate di lei ; ma il nostro affetto era piuttosto un culto tanta riverenza ella ci ispirava. Un suo detto era una gioia per noi , un suo scritto, un suo disegno, una reliquia. Le fanciulle più ribelli, quando ella era pres-.'flt e diventavano docili. La sua voce, qu and'ell a cantava dall'organo, ci trasportava in cicto ; ammiravamo le sue virtù semplici ed eroiche insieme. Non voleva che si p arlasse delle glorie della sua fam iglia. Un giorno nella ricreazione, avendo noi intonato il canto napoleonico: « T'en souvieiiJ-111, disait rm ca pitdine ». ella con bel garbo ci interruppe c colla sua

graziosa voce si mise a ca ntare : « Fuis mélancolie, va rourir le cham ps ».

Pare avesse preso il velo allo scopo di espiare le colpe dello zio Napoleone « e a questo fine: implorava da Dio martiri e tormenti» E li ebbe. Per ventidue mesi, dal 1874 al 1876, soffrì di terribili dolori al costato «ed ell a godeva di poter espiare colpe non sue», sebbene talvolta, fra g li spasimi più duri del male, chiedesse che « il calice troppo amaro fosse allontanato da lei >>. E' un triste riflesso dell'epopea napoleoni ca tra le fredde mura di un monastero romano

Luciano cardinale Buonaparte, è sepolto a Santa Pudenziana, di cui fu per quald1e tem po titolare c che aveva fatto restaurare. Il sepolcro, ricco e severo, è in cassato nella parete sinistra della basilica forse la più antica di Rom a: Il accanto ad essa si trova la cappella di una gloriosa famiglia romana , i Caetani. E c ò rende più ev id ente un singolare contrasto Il d iscendente della stirpe rivoluzionaria dei Buonaparte si umi liava piangendo ai piedi dì Pio I X quando gli italiani entravano in Roma mentre uno dei Caetani, don Michelangelo er:\ alla testa n el movimento nazionale della ca -

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LA '"RINCIPESSA MARIA CLOT I LDE BUONAPARTE l! IL MARITO CAP I TANO DE WITT

pitalc pontificia. Ed ora dormono insieme, il ca rdinale e i congiunti del patrizio, nella chiesa sorta, secondo il mito, nelle case del senatore Pudente rese sacre dalla presenza di Pietro

Luciano figlio del secondo principe di Canino, era un cattoiico liberale. Giovane, avev.1 ad erito al moto patriottico che aveva agitato l ' Italia all'elezione Ji Pio IX. Partl col padre, volontario nella guerra del '48. Il principe di Canino, dimessa la marsina, aveva indossato la tultca da guardia nazionale e viaggiava nella propria carrozza verso il fronte, non mancando di arringare lungo la vi a le folle che gli venivano incontro. A Bologna il Card. Legato, colpito dalla sua grossezza messa in 01aggior rilievo dall'uniforme non potè far a meno d; esclamare : « Principe mio, siete una botte!». Luciano s'era vestito a suo modo, con una larga tunica e un berretto alla Raffaella. Ma non pare che il contributo del padre e del figlio ai fatti d'arme c he vennero poi fosse molto attivo. •

Uomo di mondo. pieno di dignità e di riserbo, fiero delle sue origini e della sua maschera schiettamente napoleonica, amico di Gio:ICchino Belli, monsignor Luciano Buonaparte ebbe il cappello cardinalizio nel '68. soprattutto per l'influenza di Napoleone III, cugino dei suoi genitor i c suo padrino. Al · second o Imperatore Luciano, di\'ersamente dall'avo di fronte al primo Napoleone, rt>Stò sempre devotamente attaccato, sebbene prt:fer.sse, e ciò conferma la sua natura di Buonaparte romano. risiedere ndla ci ttà pontificia

Il padre del cardinale, Gulo Buonapartc teneva cosl poco al suo titolo di principe di Cani n o da v<.nderlo al Torlonia per la somma di due baiocchi; naturalmente il merca to non fu riconosciuto sicchè il titolo restò lui e ai suoi successori finchè si estinse la line-a maschile. Er a un uOfilO dalla facil<. parola. amante dei gesti teatrali. impul sivo di temperamento pieno di fer\'or i e di impeti, un Buonaparte che ave, a risolto in retorica l'inquietudine ereditari:t. Patr iota italiano, non perdcv.1 occasioni per tradurre in discorsi i suoi senti menti nazionali; liber ale progressis ta, benchè non apertamente ostile alla catte cl ra di Pietro era devoto soprattutto alla scienza. Qu::sta sua passione scientifica, combinata con la naturale facondia, lo indussero a farsi p romotore, d'accordo col Granduca Leopold o di T oscana. dei Congressi e dei raduni di scienziati. in mezzo :11 quali, aiutato d al prc>tigio del nome. con wande soddisfazione c , erbosità facC\' 4 s piccare la sua bella voce <: la sua massiccia figura. Non poca cur iosità dO\'ette suscitare nell'Inghilterra vittori:m a c1 ue l singolare uomo. quando si recò nel 185 5 per partecip.trc alla ventic in<Juesima riun ione dell'Associazione britanni(a per l':wanzam e nto delle ». Lo accomp1J:n a va no la figlia Mari.1 e il genero conte , li C 1mpello. Bonario di natura, ma autoritario e insofferente .:ome tutti i suo i familiari, il pri ncipe di Canino non ammctte, a che fossero poste obiezioni ai suo i desideri. Tutto andò bene finchè egli viaggiò Ja un capo all'al tro della Gran Bretagna in scompartimenti riservati, accolto con la Jeferenza dovuta al suo rango di principe Una , o lta, in Scozia, le autorità ferroviarie non 1-•osarono a riservargli tino ed dovette in mezzo a ltri Gò suscitò lui un certo

Jisag io perchè male si adatta\'a al ristretto spazio di un posto normale. Racconta Paolo Compcllo che il suocero venn e a trovarsi vicino a un signore non meno pingue e per d i più poco socievole. A. notte tarda i v iagg iatori vennero svegliati da un alterco fra i due corpulenti signori. Gridava il principe che vole\·a aprire il finestrino perchè si sentiva soffocare, replicava il su o ,·icino d'essere soffe rente e di non poter la corrente d'aria. Le gole grasse sussultavano per l'affanno : i due stava no per venir alle mani. Alla fine Carlo Buonapartc risolse la questione con un ges to di violenza, come Alessandro di fronte al nod o gordiano; diede una gomitata al finestrino e infranse il vetro. Il fatto compiuto rendeva

inutile ogni discussione L'amministrazione delle ferrovie, forse, fu indulgente .:on il cugino dell'alleato Napoleone III.

Il figlio di Luciano ha lasciato scritte :•!ta ne pagine che il suo ingenuo <: appassionato attaccamento alla scienza. In molti aspetti del suo carattere nella facilità oratoria, in certi atteggiamenti esteriori, nella precoce versatilità che gli fece musi care dramma dal titolo La s erpe i11 uno, riscontriamo quel dilettantismo genialoide, ca ratteristico dei .Buonaparte minori. Come dotto, come ornitologo, come autore di La falli/d in lt.tlia non sapremmo giudicarlo.

Tuttavia non possiamo fare a meno di sorridere leggendo Ji certe sue prodeue dura1 tc un viaggio scientifico nel Sud-America. Racconta di aver visto il serpente a sonagli : «sul quale mi avventai impavido e tennilo stretto al collo per più ore ». Scorse poi i l fetidissimo skunk (mephitis p11tiori11J) e, <• \'istolo mentre ero a cavallo. mi precipitai di sella e con indicibile destrezza e fortuna str insi nel pugno la folta sua coda... nè valsero bagni odorosi, neppur bastò che mi · tag liassi i capelli a purificarmi, il c he solo ottenni dal tempo>>.

MortJ Mad ama !.c.-tizia. il principe di Ca. nino andò ad abitare al Palazzo Buonaparte 11 Corso Umberto. «L'appartamento del piano nobi le, racconta il conte di Campello, conservava lo stesso mobilio dorato e i parati Ji damasco rosso [del tempo di Madam a Letizia]. Vi alloggia\ ano soltanto i genitori Giuseppe dimorava al mezzanino in due camere ripiene di ninnoli e di ritr.1tti, Porta, a il titolo di principe di Musignano ; era devoto alla madre. come nessun altro al mondo ; metodico si no all'esagerazione, lettore di romanzi, appassionato per il teatro di prosa, e conoscitore delle mode femminili. degli acconci:tmenti più in voga, dci quali suo t ontento era far dono alle sorelle.' l:.a sua intelli_genza era di quelle di · un giovane dai 13 a anni. e promettente. Ma <:ra rimasto lì »

Gtrlo c Zcnaide Buonaparte ebbero, rom e s i sa, ottò figli; ma dci maSt hi il solo Napoleone C.arlo, ultimo principe Ji Ajmino, c he godette i favori di Napoleone ili e combattè da valoroso a Sédan, c>bbe discendenza. D al suo matrimonio .:on Cristina Ruspoli nacquero due femmine: Mari a cd Eugenia. entrambe ,·ivcnti, ma orm.ti al d i là dei sessant'anni. La minore delle sorelle sposò l'erede di un gra n ncme napoleonico: il principe Ney d'Elchingen dell:t Moskowa; la maggiore. Maria, ultima Buonaparte romana poichè risiede ancora hdla città che accolse i suoi avi e fu patria a suo padre, andò in moglie a un uffici a;e iuliano di nome Gotti, che cadde da \ a loroso in Albania ne( 1920. Nessuna delle due signore h a figli, ed entrambe vivono sole, vedova la signora Gotti, separata dal marito !.1 principessa della Moskow a. Malinconi ca fin<: di una famiglia già èsuberante e numerosa. La terza anziana signora del ramo di Canino. M ar ia Buonapartc, di dieci anni più giovane delle cugine, ha sposato il princiJX: Giorgio di Grecia, fratello del re Costantino c zio dell'attuale sovrano. Unica della generazione si è accostata a un tro11::-. proprio Ici. nipote di quel tragi co Pietro Buon,;parte che aveva sposato una donna di umili coi'! · dizioni. (Continua).

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l.'Ul.TIMO RITRATTO OEl. PRINCIPE EUGENIO l.'ADDIO Al.l.A MADRF n"o PRINCIPE EUGENIO
:11.
L.

IL CAVAUER .Alessandro Rufini era un morigerato e laborioso gentiluomo dei tempi di Gregorio XVI c: di Pio IX. Continuava in l!li, anche se ridotta nella quantità e scaduta nella qualità, l'erudizione romana anzi romanesca, dell'infaticabile abate Cancellieri. Oggi i suoi libri son ricercatissimi dagli eruditi, che consultandoli con le debite cautele possono trovarvi il loro tornaconto. lo, per quel che mi riguarda, chiedo di tanto in tanto una mezz'ora di conversazione a questo consulente che non pecca di eccessivo acume, volta è .male informato, ma che sempre da fornire. Il suo pr· libro, eh 10 sappia, è un Dizionario rico delle strade, piazze, borghi e della

città di Roma (1847), in cui il difetto più spesso ricorrente è quello di far risalire all'insegna di qualche osteria la denominazione difticilmcnte spiegabile di certi luoghi : dove il nome è oscuro, il Rufini ha sempre lì f pronta un'osteria che gli dà la miave del mistero. Da queste ipotesi a del tutto gratuite il valentuomo fu poi indotto a pubblicare un curioso opuscolo che ha anch'esso un titolo Notizie storiche intorno alla origine dei nomi di a/ome osterie, caffè, alberghi e locamh esistenti nella città di Rcmta (1855). Vien poi una G11ida dJ Roma e i s11oi dintorni (1877), che fu anche tradotta (non so se dal Rufini stesso) in una sorta di francese cisalpino quanto mai di-

vertente: ho sott'occhio la « secondième (sic) èdition » del testo francese, che dev'essere, stampàta com'è nel 1869, l'uÌtima guida della Roma papale.

Ma il libro che meglio rispecchia il candido animo del cavalier Rufini è quello, in due tomi, intitolato con la consueta brevità Indicazione delle immagini di M.zria santissima co/locaJe s11lle m11ra esterne di taluni · edifici iMI'dlma città di Roma (1853) Di tabernacolo in di quadruccìo in quadrucào, di lumiàno m lumiàno, il pio cavaliere compl un vero pellegrinaggio attra\·erso i rioni della vecchia: dtti ; e ne venne fuori un diligentissimo repertorio, in cui manca soltanto non dico l'ocdlio dell'artista

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o dello storico, ma il minimo sentore d'una mentalità critica purchessia. Quando, ed è il più delle volte, l'immagine sacra non porta a lcuna indicazione dd tempo in cui fu fatta, il Rufini non pensa neppure a interrogare Jo stile del dipinto o della scultura, ma si affida a curiose testimonianze: « Questa Ma- · donna è molto antica, pcrchè conta più di un secolo e mezzo, · come viene accertato da una vecchia donna nata e domiciliata per la detta via, la quale dice averlo saputo dai suoi antenati defunti da molti anni »; « Il cioccOlattiere che da più di settant'anni a questa parte ritiene il suo negozio quasi vicino alla Madonna descritta, assicura di averla sempre veduta nel luogo indicato »; « Il fornajo che qui sotto tiene la sua bottega da oltre ottanta anni, ci notifica essere detta Madonna molto antica come gli veniva assicurato dai suoi antenat i » ; c H pizzicagnolo che quivi ritiene il suo negozio da più di cinquant'anni addietro, c i dice aver ivi sempre veduta Ja descritta immag ine, ma d'ignorarne l'autore» Che cosa non darei per una fotografia cbe rqi mos trasse il cavalier Rufini a colloqu io con qualcuno di questi bottegai romaneschi !

Ma quel cbe conta non è g ià l'ingenua sc ienza del buon cavali ere, bensl la sua palientissima esplorazione. Tutti si esaltano all'epopea cristiana che si spande nel cielo di Roma con le campane di più di trecento chiese, che sale nell'azzurro e nel sole con lo slancio dei cam panili e delle cupole. Ma pochi conoscono. e godono la cronaca sacra r incattuccia ta giù in basso nei vicoli e nelle piazzette della vecchia Roma, coi suoi documenti di lampade votive e di cuor i d'argento. Uno di questi pochi fu un libeJo pensatore che coi suoi discorsi avrebbe fatto inorridire il pio Rufini , ma che s i sarebbe deliziato, lui, a sfogliame il libro sulle Madonnelle : niente di meno che Renan.

Il quale, nel novembre del 1-849, scriveva da Roma al suo amico Berthelot : « Io non avevo capito quc:l che è Uf!a accettata con piena spontaneità e senza critica da un popolo che crea iocessantcmente in fatto di religione, che accoglie i suoi dogmi in un modo vivo e vero Son venuto qui strana!Yiente predisposto contro la religione meridionale, avevo delle frasi bell'e fatte su questo culto sensuale, meschino, complicato; Roma era per me la perversione dell'istinto reli: gioso Ebbene, amico mio. le Madonne m'hanno vinto: ho ' trovato in questo popolo. nella sua fede, nella sua civiltà, un'elevatezza, una poesia, un ' idealità incomparabili ».

Il pellegrinaggio del Rufini è stato rifatto con pietà meno fervida e con eguale diligenza, ma con bel altro senso c ritico, da un romano d'oggi: Publio Pusi, Ediço/e di fede e di pietà nel/t di Roma (Milano- Roma casa editrice Pr0-Familia, 1939) Il nuo,•o libro offre intorno alle Madonnelle superstiti tutte le notizie stori<he ed artistiche desiderabili ed è di piacevolissima lettura Parlo di Madoonelle superstiti, perchè il numero delle edicole stradal i si è ridotto, dal tempo del Rubai , a meno di un quinto: la Roma papale, rannicchiata nei vecchi rioni che non riempivano

neppure rutw la lt:h..lùa delle mura onorianc:, ne contava 2739, di cui 1421 dedicate aJ1a Vergine; la Roma del nostro tempo, che si è estesa ben oltie l e antiche mura, ne conta rutta assieme 535. Come si spiega questa grande diminuzione? E' un fatto che su i muri delle nuové case pochissime immagini sacre han 60stituito quelle scomparse con la dcmoliziooe delle case vecchie, e nei nuovi quartieri se ne vedono alcune solo a grandi intervalli Le tabelle statistiche del Parsi parlano c hiaro : il rione Monti ha 52 edicole, mentre il rione Ludovisi non ne ha che 9 e il Sallustiano appena 2; Trastevere ne ha: 86, mentre Prati, pur cosl esteso ne ha solo 13 ; e si potrebbe seguitare con le antitesi tra i vecchi rioni e i nuovi. Prima della dominazione napoleoni ca, i nforma il vecchio Nibby, «le strade di Roma erano malamente ill1m1inate da fanali , accese dai divoti innanzi ad alcune sacre immagini, per lo più co llocate agli angoli delle vie ». Le Madonnelle esercitavano dunque anche una funzione di pubblica utilità. Ma con l'illuminazione pubblica, introdotta dal governo francese e perfezionata dal restaurato governo pontilicio , non venne meno il culto delle edicole stradali, 'di cui moltissime furono erette o restaurate nell'Ottocento. Bisogna dunque pensare che la diminuzione delle immagini sacre è andata di pari passo con una diniinuzione di pietà nei romani ? Guardiamoci dalle troppo facili wnclusioni e ricord iamoci che Ja. pietà, come ben sanno i preti e gli studiosi di psicologia religiosa, muta forme e modi via via. Se si potessero avere dei dati statistici, risulterebbe, c redo, c he n e ll 'interno delle case le immagini sac re son piuttosto aumentate che ,diminu ite di numero: basti. pensare alle immagini del Sacro Cuore custodite dalle moltissime famiglie c he si son consacrate a quel culto. Le Madonnelle, comunque, appartengono sempre più all'archeologia romaoesca

Più che ai devoti, dall'alto dei loro tabernacoli esse sorridono bc:n.igne ai dolci eruditi e agli ultimi poeti crepuscolui. Sergio Coraz. zini le amava e quando aveva sedici o diciassette anni scrisse un apologo, La Madom1a e il suo lampio,Jul/o, che qua e là prende la forma d ' un dialogo tra l'immagine e la votiva :

«O lampionullo, fallo per mi' amore, 111 se' il rom pagno mio, 111 sei la rh e mi dà pau fon il pio rhiar.ore ; tu sei fratello, io sono 111a sorti/a: unti: ho pa11ra di all' osmro, senza ;J raggimo de la lfta fiammella.'

• Ardi, ed il r11or dolente rassimro, ardi, ti prego, lampionallo rouo, il mor di GesiÌ tremante e puro »

Ma i/lampionul/o sospirò: «Non p ouo ».

Anc he la casa dove Sergio morl , nella tetra via de' Sediari, e ra vigi lata sul portone da una Madonnella. Non le va lse Bisegnava aprire il corso del Rinascimento e l a casa fu demo. l ita. Qualcuno si ridisse allora un verso di Sergio:

Ma la Mado1ma singhiozzò: « No11 posso ».

:WASSA·11·BLLI

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SCRITTORI FREDDI

DA QUANDO è nato il Romanticismo, con la sua rego:a del calore e della passione, tutti i grandi scrittori, sono stati giudicati dai loro contemporan ei, specie dagli amici dai parenti, uomini freddi. Il primo effetto delle loro pa· role fu quello di un pezzo di ghiaccio. Chi queste parole o le lesse, in· società, nei libri, net;e lettere private, sentì subito nello scrittore un esse re privo di qualunque vocazione umana, povero di sangue e di affetti; lattivo e ironico in un modo sconcertante.

Posto, da una parte, su un trono equivoco di gloria grammaticale (saprebbe scrivere, conosce bene !"arte delle parole peccato però) e dall'altra al di sotto del com une livello umano, lo scrittore cercava di rialzare la sua testa d i serpente calpestato e· dimostrare che anche ii suo cuo re batteva umanamente.

«Tu>>, scriveva Flaubert venticinquenne a una signora, « tu mi tratti da vo lter riano e materialista. Dio sa pertanto se lo sono! Mi parli anche dei miei gusti esclusivi m letteratura che avrebbero dovuto farti indovinare quello che io sono in amore. Cerco inutilmente di capirti Andiamo, non parliamone più! · Ho avuto torto, sono stato sciocco. Ho fatto con te quello che feci in altri tempi coi miei più car1, ai quali ho mostrato il fondo del sacco, e la polvere .tcre che ne useiva li ha presi alla gola!

Le lettere, elle la signora accusa di f reddt:zza, contengono éspressioni come queste : « Tu ridaresti la vita a un morto... Le tue parole mi commuovono sino alle viscere Tu mi trovi bello lo vorrei essere bello, avere dè l capelli neri ricciuti cadenti su spal le di a'•orio come gli adolescenti greci; vorrei essere forte, puro, ma mi guardo allo specchio e, pensando che tu mi ami, mi trovo di una volgarità ri voltante».

Lentamente questi scrittori si convincono anch"essi di « non avere •un cuore». lo ho bruciato me stesso, confessò Flaubert, ho tagliato tutte le fronde alla mia pianta in modo ch'essa sia una colon na nuda e schietta sulla cui cima arda un fuoco bianco ».

Anche Leopardi fuù col condividère la cattiva opinione che il suo nemico Tommaseo aveva di lui, e riconobbe di essere un uomO arido : « mi sento il cuore come uno stecca o uno spino Ho bisogno di amore, amore, amore! » Tuttavìa i nomi di Leopardi e Flaubert non sono rimasti come i nomi della Freddezza e dell'Aridità. Al contrario, essi sono i nomi del dolore e della malinCÒnia nei loro momenti estremi. Avendo a portata di mano Madame Bovary o i Cami, noi possiamo decidere quando nell'occhio del nostro giovane ascoltatore deve brillare una lacrima.

Com'è accaduto questo? Com'è avvenuto c he quegli uomini « freddi e aridi » son diventati col tempo gli scrittori fra i più com-

mossi e ricchi della terra? Le parolt-, che ogg1 procurano a questi scrittori il nome ùi poeti ca ldissimi, sono quelle stesse che, un secolo fa, procacciarono a ll'uno e all'altro il nome dt uomini freddi. La storia delle loro pagine sarebbe dunque simile a quella dei pianeti c hz si svegliano ed escono dalla crosta dei ghiacci ) Le parole di Leopardi e Flaubert hanno avutù la loro epoca dei ghiacci, poi dall'interno dèlle loro sillabe hanno partorito un calore sempre p1U forte, vasto, elevato, sicchè ora si dimostrano capaci di riscaldare per secoli le generazioni umane

Un che di simile accadde al poeta Gogol che venne giudicato catti vo, maligno, arido osservatore dei costumi degli uomini. Il Sti'El genio fu da tutti considerato al servizio del diavolo, al quale egli del resto aveva dedicato pagine molto fini, come quella in cui il diavolo ruba e mette in tasca la luna, e ritenuto dunque perduto. Anche Gogol finl col pensar male di sè c, in un punto delle « Anime Morte » intonò una sorta di marcia funebre su l suo cattivo destino di poeta e sulle perfide muse che lo ispiravano. « Fortunato lo scrittore il quale, lasciando in disparte i ca rJ.tteri noiosi, antipatici che coipiscono per il loro triste realismo, s:accosta a caratteri ch e dimostrano !"alta dignità dell'uomo e, dal g ran vortice delle immagini ogni g iorno ricorrt-n ti , sceglie solo alcune poche eccezioni ...

Doppiamente invidiabile è la sua sorte: egli sta in mezzo a loro come nella propria famiglia, ma intanto la sua gloria si diffonde lontano e con forte suono Tutti, battendo le mani, lo seguono e si affrettano dietro il suo cocchio trionfale Al solo suo nome son presi da un tremito i giovani cuori ardenti Ma non è tale la sorte, e dive"rso è il destino dello scrittore c he osa richiamare alla superficie tutto ciò che ogni minuto è davanti agli occhi e che gli cechi indifferenti non vedono: tutta la terribile irri tan te melma delle piccinerie che impastoiano la nostra v ita, tutta la bassezza dei caratterj freddi, sminuzzati, quotidiani di cui brulica il nostro cammino terreno Egli non raccoglierà gli applausi del popolo; non gli correrà incontro la giovinetta di sedici anni con la testa infervorata e !"ardore eroico ».

La storia delle parole di Gogol ha una diversa conclusione: cariche, ai suoi tempi, di malignità, spirito infernale e sarcasmo, e naturalmente fredde come quelle di Flaubert e Leopardi, sono oggi piene di semplicità, fantasia, buon umore, e naturalmente caldissime. Al nome di Gogol, ripassa nella fantasia la troika risonante di campanelli, verdeggia in tomo la campagna, alla finestra dell'izba, cancellato col lembo del grembiule il velo del proprio fi ato, traspare la più graziosa contadina che si sia mai vista.

Non è facile svelare il mistero di questi cambiamenti, se non s'interroga ancora una· volta la sacra Stupidità.

Dal romanticismo in poi, gli uOilllnl comuni si giudicano tutti poeti, la superficie terrestre è coperta interamente di cuori che ardono come bracieri. Intorno al 1830, solitari, in mezzo a questa moltitudine di pcieti fervidi e accesi, c'erano due o tre tipi « freddi, catttvt, aridi » : e si chiamavano Flaubert, Gogol, Leopardi.

VITALIANO BBAXVATI

L CONSOLATO
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RESTAURI AL PERSON AGG IO

Chi entra nel canale di Suez trova, a fare gli onori di casa, il sorridente Johnny Walker.. Questo col0S50, arieggiante l'c homme qut di Rodin , (ai suoi piedi un cartello dice, appunto, che Johnny, bom 1820, is stili going strong, cammina ancora bene) ha una rossa giubba svolazzante, l"occhialino, la tuba, il luminoso faccione dei cinque pasti. Ci sarebbe da crederlo ii monumento o !"insegna della Compagnia se non si capisse, poi, da una bottigiia di whisky che gli spunta tra gli stivali, che Johnny è soltanto il marchio di fabbrica di una casa di liquori:

Comunque la sua figura, alta trenta metri a dir poco, si staglia nel cielo di Porto Said come un j:tniiJ meuo per indica re la prop r :età ed è la prima cosa che i l navigante vede dell'Mrica. Soltanto più tardi si accorgerà c he, davant i a Johnny e confuso tra la folla dei mercanti indigeni , come in un'allegoria o in una satira politica, c'è un piccolo Ferdinando De Lesseps, in bronzo.

Così come appare, l'ingegnere f più che di una p.'\ladino della civiltà, ha l'aria d i un amministratore abile e riflessivo. Soltanto la barba (che s'indovina bionda) lo stifelius, i spiegazzati, comu ni a ;:utti i monumenti coetanei, fanno pensare al Pioniere in buona fede, ai «Benefici Umanitarii» che si riprometteva la liberale Commissione dei Lavori del tagl io dell'istmo e a quelli immensi, che il Giomale di Roma. nel p rC'\'edeva per il porto di De Lesseps, dunque, sotto la patina ve rde appare un tipo calmo ed anonimo come in ogni famiglia, guardando bene fra i ritratti degli zii se ne può trovare. E si fatica, così vedendo lo, ad attribuirgli tutto ciò che la Storia ha documentato sul suo conto: non gli si suppone la forza di carattere, che pure ebbe, nel constrastare gl i inglesi, la malizia per vi ncere i nemici, l'ambizione del proposito e l'abilità nel prendersi i progetti altrui. Insomma davvero poco romantico! E l a sua vivacità fu infatti di una natura tanto subdola e puntigliosa da fargli trascorrere la vita in beghe coi governi e i consigli d 'am ministrazione, coi dqidt e gli ostacoli legali. Cosl d a finir male, dopo il fallimento di Panarna quindi, che il produttore Darryl F. Zanuck, avendo deciso, di passaggio per Suez, d'illustrare con la celluloide la nascita del canale, abbia preferito tra l'ingegnere e Johnny Walker, tr:1 i: costruttore e il padrone, proprio il meno appariscente. Cioè stupirebbe se non sapessimo che, nella stima di un produttore, un uomo e la sua vita contan') relativamente, contando soprattutto le possibilità di perfezione che un tal uomo e una ta le vita possono suggerire. Nel caso di De Lesseps, sfornito personalmente di romantiche attratt ive, e poco eroe. ciò che ha incantato l'obbiettivo debbono essere stati, presumibilmente, l'epoca in cui visse, i costumi di quella. il luogo dell'azione Di ciò c'infornu un foglietto pubbl icitario del film Suez che abbiamo per l'appunto sott'occhio, S11ez. «produzione miracolo», è il più recente risultato dell'interesse che il cinema americano dedica all'alta idraulica: come da immaginarsi, nel film, sparito il grave e furbo Monsieur De Lesseps, al suo posto è fiorito un giovane ingegnere di rara prestanza fisica (l ' attore Tyrone Power) che si

FEIIDI N ANDO DIE LESSEPS

slancia al.l'assalto dell'istmo con la foga e l'incoscienza proprie dei giovani sorridenti che indossano, nei film, una camicia alla « Robespjerre ». Questo perfezionato Ferdinando, dall'aspetto che ma! si lega all'idea degli stud i estenuanti e dell'abilità diplonutiche, appare soprattutto come un favorito di Venere, uno scapolo invaghito e desidetato da due 'donne nello stesso tempo. Le dde muse incitatrici (sl, perchè il canale sarà il frutto di tanta pura passione) pur éssendo di condizione diversissima, appartengono ambedue a quel tipo « romantico superiore » che i grandi uomini dovrebbero preferire : e sono, una giovane araba pronta a tutti i sacriJid e l' Imperatrice dei Francesi in persona, Eugenia Così ben avviato il grazioso ingegnere dovrà, nel film, oltre che imporre il suo sogno audace e i suoi progetti, anche combattere il sùmm «ven-

to msmuante e distruttore e inoltre, (l <Ju anto leggiamo), l asciarsi « guidare d.tl l'amore per le due donne» se vorrà« dividert i due continenti, unire i due mari e far navigare le navi nel deserto ».

Giammai lo schermo (seguita il bollettino) ha rap111red, catturato, nulla di megl io E bisogna credergli, anche sapendo la pacata vita sentimentale del vero De Lesseps che, da buon borghese, presa per moglie una brava donna. a quella fu ostinatamente fedele (Se si deve, per un tal giudizio, tener conto dei diciotto figli che ne ebbe).

• • •

Raccontate in simile maniera, anche le biog rafie più scialbe possono entrare nella c biblioteca romantica-economica » e restarvi. Si accusa l a fotografia di uccidere i l M ito ed ecco, ·irivece, che ne crea d i affasc inanti e curiosi ; eccola indicare alla sto ria e alla vita le loro lacune e parvi riparo con la sua fantasia.

E, forse, per il bisogno d i creare anch'esso l eggende popolari che nel cinema americano è tanto radicato il gusto di ritoccare il Personaggio Storico : quindi, se lo stesso gusto dt « perfezionamento » c he il popolino apportava un tempo alle incerte figure di Nerone e del Pretegianni, il cinema. lo applica ora a Egure assai più controllabili, non bisogna c redere a n:alafede: ma soltanto a idealismo che sfoga come può Perchè le biografie non sono r ifatte, a guardare bene per favorire la morale o compiacere un gusto letterario, come nei film di Kord:1 o nei ronunzi di John Ers kin c che, descrivendo, per esempio, Enrico VIII , Ulisse o Lancillotto fomiti di una mentalità moderna, ottengono un risultato piacevole per virtù di contrasto, ma soltanto per correggere le ineleganze della verità, per « interessare aJJa storia come ad un romanzo Sono parole di C. B. De Mìlle). .

Del resto è l'ottimismo che regola queste correzioni un ottimismo lucido e sentimentale, persino commovente nella sua ingenua furberia. Anche il nostro Dante Alighieri la cui vita fu divulgata nei paesi ang losassoni, dai rossettiani e mischiata ai falsi Bottice lli e ai suoi sbalzati fiorentini ne ha subito i rigori ; e una curiosa eco del suo successo si ebbe, qualche anno fa, in un 6Jm americano in cui Dante dopo essersi presa generica vendetta dei suoi concittadini, manca un pelo che non sposi Beatrice. Quanto a Marco Polo la sua avventura cinematografica è troppo recente per accennarla: ma quel suo povero compagno di prigionia che, al racconto delle sue gesta, sbuffava ironicamente, di frònte a ll e invenzioni del film, cosa potrebbe aggiungere ?

E Benvenuto Cellini, dato per amante della granduchessa di Toscana? Ma non dimentichiamo d 'altro canto l' « Annibale» di Gallone, grasso, sbuffante, sentimentale e italofilo avant i lettera Ci s i accorge, tutto considetato, c he all'ingegnere De Lesseps non è toccato iconograficamente un b rutto destino : migliore certo di quello riserbatogli dallo scu ltore di Porto Said. 11 signor Zanuck disconOscendo al suo personaggio una moglie, diciotto figli e un centinaio di discendenti (alcuni dei quali , però, gli hanno intentato causa} p restandogli un aspetto piacC'\•ole e un cuore gene roso Jo ha posto nell'empireo degli eroi inattaccabili e puri. A fianco di Robin-Hood, di Rodolfo Valentino e del signor Picwick e, soprattutto al disopra del suo insolente usurpatore Johnnr WaJker.

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t :.••

.-ENSANDO di poter giungere a giorno non si erano neppure provveduti di lumi. La notte li colse in fila indiana su una specie di cornicione e sotto urlava il mare in tempesta. Era quasi un conforto il non vede re più la strada La marcia notturna durò quattro ore Finalmente alle dicci di sera giunsero a Cefalù. Il Vescovo e tutto il capitolo in pompa magna attendevano il Principe di Baviera, il quale · indossava ìl mantello lacero, che aveva indossato durante tutta la campagna di Polonia e aveva un enorme buco negli stivali, da cui usciva il regio come dice Ringseis. Dillis appena g iunto scoppiò a piangere esaurito da lla marcia estenuante e la gente di Cefalù per consolarlo gli raccontò che poche ore prima di loro due mulattieri erano caduti dj sotto insieme a1 muli o alle some. Il 20 a se ra giunsero in Palermo, accolti non a torto come reduci da un viaggio di esplorazio ne

Il 28 e il 30 pranzo a casa del Principe Butera insieme a vari nomi dell'aristocrazia sicili ana: il Principe di Trabia, il Principe di Pantelleria, il Duca di Monteleone, il Principe di Malvagno, il .Principe di Campof ran co, ma a Lodovico questi nomi non ricordavano altro che la deserta e paurosa solitudine dei feudi sperduti, in un paese sen za strade.

Ascoltarono la messa di Natale nella cap-

pella del Palazzo Reale di Palermo. t: Mi farò costruire una cappella come questa» , disse Lodr.vico. ·

Il 31 mattina si presentò alla Locanda del Pr ir:cipe di Galles, dove alloggiava anche qu esta volt.t Lodovico Gaetano Cafiero, Comandante del Real Palchetto Tartaro di Sua Maestà Siciliana sollcc1tando la partenza in vista del vento favorevole. Alle Il di sera reduce da un ricevimento del Principe di Butera Lodovico s"imbarcò sul Tartaro, così che i nostri viaggiatori festeggiarono l'alba dei 18 18 in mare Sbarcati a Napoli dopo qualche giorno si rimisero in v iagg io per Salerno e Paestum dove vennero a lloggiati nella casa del Barone de I' Isle. La casa era completamente isolata e lontana da qualsiasi abitazione, il barone :1ssente e la servitù dcc1sa a non rendere ai nostri neppure il min imo servigio, tanto che Ringseis fu costretto a recarsi nel prossimo villaggio per fare la spesa. Tornò a casa con vino, pane, farina , aring he, pesce e cannella Il paese si chiamava Cappaccio Mentre il negoziante dosava queste merci preziose entrò nella bottes<t un a rcidiacono e cominciò l'interrogatorio. Chi è quel signore che dorme dal barone? Ringseis risponde che è il Principe Butera. «Ah, siete Francesi, dice l'arcidiacono. «No, ,risponde Ringseis , siamo tedeschi.

b:waresi. «E in quale parte deii"Austria è la Baviera ? » domanda l' Arcidiacono e così v ia. Tornato a casa prega e scongiura il cuoco d i fargli da mangiare. Ma il cuoco non Sente, nè promesse nè minaccie. Un tale che sedeva in cucina appena sente che Ringseis era medico si muove a pietà, perchè soffriva di sciatica e sperava di poter avere qualche beneficio da Ringscis. Si presenta per il f ratello del p ad rone di casa, ma i nostri pensano che la parentela fosse ancora più stretta E tanto si entusiasma che invit:'. perfino a pranzo il farmacista e il medico ' ' · Cappaccio, i quali arrivano in abito corto e biancheria lurida, cosa che non si vede mai in Italia « perchè g li It aliani portano sempre della biancheria pulitissima » dice il nostro dottore, il quale fra l"altro a conforto di quanto ha detto in precedenza in varie occasioni, ci dice che gl i It a. Jiani di questa regione sono bellissimi e ricordan9 i volti delle statue greche

Il 13 all"alba partono da Paestum, pernottano a Salerno in un letto pulito c in una camera riscaldata (Ringkis avev a dormito a Paestum quattro su un canapè e senza coperte) il sono a Napoli. Da Napoli Lodovico fa spedire a Monaco gli acquisti fatti in Sicilia. Oltre le 10 0 mo nete acquistate dal Barone Astuto due vas1 che gli e rano stat i regalatì dal Principe d i Butera, un tripode e due candelabri antichi , che aveva compra"to d a Mi chele Volpini e vari e pietre preziose. L"addetto bavarese da Napoli pensò a spedire tu tto a Monaco : lina cassetta con una tes ta antica una cassetta contenente diverse pietre -dure e marmi sicilianj, una cassetta con due vasi , d ue c:tSse contenenti vino di Sicilia, una cassetta di dolci e coofetti, una cassetta con pietre e m inerali (che probabilmente S!lrà stata quell a eli Ringseis a caro confezionata da Paclre Gazza) « il tutto asciutto, intiero, ben cond izionato, ammagliato e con tutte le spedizioni di questa Regia· Dogana in regola >>. Questa vo lta Lodovico era stato modesto negli acquisti forse perchè si" riprometteva di trovare occasioni migliori a Roma , malgrado i g li avessero fatto capire che qualsiasi opera d "arte gli fosse piaciuta, avrebbero tro\'ato modo di vendergliela: i nostri tesori d 'arte erano esposti alla "fiducia del custode, il quale di tanto in tanto si vendeva un pezzo e ne denunciava a chi di dovere la misteriosa sparizione. Nè d ' altra parte erano mancati imbroglioni che avevano cercato di vendergli Bne-111 g reci con guerrieri vestiti da crociati 19 genna1o Lodovico lascia Napoli. Era molto freddo Tre guardie a cavallo scortano il da Gaeta a Velletri. La gente racconta fatti atroci accaduti in quei giorni. Nei d; nt omi è s tato rubato un signore. I briganti h ' nr.o chiesto una somma e "poichè la somma tardavJ hanno inviato alla famiglia le orecchie e più tardi il naso e così via finchè del ri cco signore non rimase niente. Uno di questi famos i l ' ;.rboni, è stato arrestato e condar\nato a tr e mesi di prigione, alt ri sono conòann:tJi "l mesi ( !).

<( Sua J\ ltC7.za Reale ha saputo, sc ri ve il MJni. tro di al Cardinal Consalvi il 21 gennaio ! 8 1!-i (Atchivio Vatic;no - Segreteria dì Stato) che il Carnevale d i Roma quest' anno prima. del solito e ha dociso di non perde re un g iorr.o. Si troverà qui per I'apertur:l e dal i'al?.no del Ministro assisterà alle corse di cavalli». (Fine).

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1 8 2 9 - V l A G G l 0 SU L L • E T N A (Dal VOt&le pfttOr"etQu' a et en Sieile) ... IJ.\ tll·t7
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1.\NNI

AVVISI ECONOMIO. Cuoco francese m=da pranzi a OlSS per L. 1,60 due piatti di arce con contorno, \IDa minestra e mezzo litro di vino. Dirigere domanda fermo io posta <1l signor Ribor Pietro.

Per L. zi camera mobiliata libera, con due fine· stre esposte a mezzogiorno, quinto piano presso Montecitorio. Rtcapito dal giornalista piazza Firenze. (Il Popolo Romano, 2 dicembre 1889).

FUNZIONARI FORESTALI. (Parigr). l fumioforestali francesi e tedeschi avendo dovuto recarsi per qualche operazione di delimitazione dei conJini presso Belfort, i francesi rifiutarono il pranzo offerto Iom dai tedeschi. (La Tribuna, 3 dic. 1889).

AL CONSIGUO PROVINOALE. (Napo/J). Oggi ba avuto luogo la prima riunione del Consiglio provinciale e vi sono intervenuti tutti i nuovi eletti meno tre. Un pubblico straboccbevole, irrompente nell'aula, rumoreggiava. Quando sì è fatto l'appello dei Consiglieri per la nomina del' presidmte, si è avuto una piccola dimostrazione. Da sonori fischi sono stati accolti i nomi dello schilizZ'iano ingegnere Monaco e quello del reverendissimo marchese PietravaUe. (La T rib11na, 3 dicembre 1889).

L'ESEROTO GRECO. (Arene). Statistiche pubblicate dal mi nistero ddla guerra gr:e<:o riferiscono che l'esercito greco era forte, alla fine del mese scorso di 28.S43 uomini, compresi g li ufficiali, e 1796 cavalli e 433 muli. (il PopolO' romano, 4 dicembre 1889).

ACCLAMAZION I AL SI NDACO (A./camo).

Oggi al nostro sindaco cav. Stanislao Emanuele di San Giuseppe che tornava da Trani, dove erasi re· cato a prestar giuramento, fu fatta un'imponente spontanea manif,estazione. Il popolo preceduto da • bandiere, dalla musica, dalla notabilità, si è recato ad incontrarlo all'ingresso della città al nome stimato dei San Giuseppe (La Tribuna, S di,cembre 1889).

CORRJSPONDÉNZA. Paràon maàattu i Oh! come sono triste oggi! ! sei tanto aro e bello! ti amo sai !! ! ?. Pensi a me? mi ami? oh! la coqui (? Ti saluto angelo adorato! Tua. (TI Popolo romano, 6 dicembre 1889).

I CALORIFERl li. NAPOU. (Napolr). Il nuovo assessore dei lavori pubblici marchese Pepe si è messo colla più seria energia a ripara re ai mali grandissimi lasciati dai suoi sia nei lavori stessi, sia nel personale tecnico. Approssima.tldosi poi la riapertura del San Carlo i l marchese Pepe oor:r manc.l\(!'rà di pensare alla necessità si im· periosamcnte richiesta dei caloriferi, a cui già aveva

pensato l'assessore Dc Rosenheim, e a cw certo il Pepe sarà spinto dallo stesso principe Torella che ama nel suo palco il convegno delle belle signore magnificamnte parels io toilmes che richiedono i ca loriferi. (La Trib11na, 8 dicembre 1889) ·

DON PEDRO DEL BRASILE. (Parigt) Secondo la Presse, l'imperatore Don Pedro del Brasile sarebbe colpito da' mania di persecuzione; ma la noti:tia è inverosimile. Il G011lois pubblica una narrazione drammatica dell'imbarco dell a famiglia imperiale a Rio Janeiro. La famiglia imperiale, che era prigioniera da 32 ore, ricevettt ad un·ora de'l mattino, l'ordine di imbarco. Essa uscì a piedi tra due lite di soldati e fu imbarcata a bordo della corazzata ParttnAhyba, che la condusse all' I sola Grande, ove I'Aiagoas l'attendeva. li tasbordo fu difficile, perchè il mare era molto agitato. I principi spaventati pian· gevano. L'imperatrice gridava e si dibatteva Si do\'C:tle afferrarla fortemente sino a farle illividire i polsi per trasportarla sull'AL.goas. (Il Popolo ro· mano 9 dicembre 1889).

IL RE A PASSEGGIO. Quest'oggi, malgrado il tempo pessimo, il Re è uscito secondo il suo consueto a passeggio. E' uscito a cavallo, io di un suo aiutante di campo. Pioveva dirottamente, e dal Quirinale, forse per un pensiero delicato della Regina, era stata mandata una vettura coperta a piazza deii'Esquilino pèr ;tttendere il Re. Ma U mbero appena giunto in vicinanza della vettura, ha fatto come un • segno di sdegno ed ha seguitato a cavalcare verso il Quirinale. l poveri staffieri che

si sono affrettati ad aprire lo sportello del co11p; sono rimasti male assai. Alla scena assisteva un di· screto pubblico che ha salutato vivamente il Re. (La Trib11na, 12 dicembre 1889).

AL TEATRO CARIGNANO. (Torino): Tre sere fa al Carignano, levatasi la tela pel terzo atto del Mefislofele di Boito, ultima rappresentaaiooe di stagione, nessun artista volle presentarsi a cantare. Allora l'impresario si presentò al proscenio e comunicò al pubb[jco che gli artisti vi si rifiutavano perchè volevano essere pagati a metà spettacolo, mentre egli li avrebbe pagati a spettacolo finito. Salite sul palcoscenico parecchie persone egregie, ccllt- buone indussero gli artisti a conti n uare lo spettacolo come infatti avvenne. (l/ Popolo Romallo, 12 dicembre 1889).

AL MINISTERO DEL TESORO. L'altro ieri settantanove impiegati preseotavano a l ministro del Tesoro, onorevole Giolitti, un memorattàllttJ con cui,' nell'interesse deUa carriera, calorosament( chiedevano venissero collocati a riposo i vecchi impiegati, i nomi dei qual i il signor ministro poteva leggere nell'elenco che i petenti avevano creduto opportuno redigere. L'onorevole Giolitti, letto il memorandum, nell 'interesse della disciplina, e come si direbbe per la moralità della cosa, ha sospeso dallo stipendio per due giorni, gli autori della tavola di proscrizione (La Tribuna, lS dicembre 1889).

VI'ITORIO GORR.ESIO

S. A. Jstit. Rom:a.no di Atti Grafiche dj Twnmioclli & C.

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Pubbl. AUt P.., N 44372 - 27· XVII·J9
JOANC[A C[ co• JE JRlC[ 11 A JL JE JI'JrAJLJIAN A CAPITALE L. 7.000;000.000 RISERVA L .... A L 25 1939 INT. VERS XV II . J

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E' divisa in tre sezioni: La Cultura. La Vita Civile, La Famiglia. Ognuna delle parti è coatituita da dizionari e manuali speciali, che formUlo un'opera organica basata aulla complementarietà delle tratta.,. zioni eingole Sono in tutto trenta : trenta segretari specializzati ai V o. atri ordini Non è un' tl/ll'a Enciclopedia, ma un'Enciclopedia dioettMI'.

e Lo Stato Fuclata e Il Cittadino • e Manuale Tributario e Dizionario Araldico

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RIVISTA QU I NDI CI NALE

ANNO l - N 12 · IIOMA 30 otCEMUf: 19 39 · XVIII

ESCE IL 15 E IL 30 DI OGNI MESE

DIRUI O N E E RE DA Z IONE

Rome , CiHi U•lwralteria - Telef- 4 1 7389

PU I8liCITÀ

M il an o, VI e Me ft zon i ft uMe ' o t 4

AII O NAM[NTI

Abbon-ftlo - •le e Colonie L .CO

Abbon.,..enlo -atr lleli e e Coloftle L 22

Abbone,.ento .,...,..le Estero • L 60

Abbofte"'e lllo otr. Ealero l. 33

Per e bbofterol llivlere vegl ie o eooeg11i e l·

l' A-w.illru ioM, Rome, Ci llt U..n.ersitarie , otoPU•• .,.,..,. l'importo oul conto corre111e pollele 1; 2491 0

l -ocrilti eedM M - potllbllcet;al rultluisc:Ofto

OGNI FASCICOLO LIRE 2

TUMMINELLI & C. EDITORI

INGH I LTERRA E PORTOGALLO Lontlr11, Il lingua88io siornali in,glcsi è mollo minaccioso COli· ero il Portopllo. Essi lo ar.cusano d'i np:.titudine e di s laJri c lo minacciano di togliergli aDCbc i suoi p<>MeSsi situati alla imboccatura ddlo Zambere. (La T rib11na, 17 dicembre 1889).

FEBBRE EPIDEMJCA F inora in non è siun· ta, che la Provvidenu. il n<nlro paese che soffre abbastanza di altri nu li per a88iungervi anche della febbre rurca.

(1/ Po pqlo Ro-o, 17 dictmbrc 1889).

TRAVERSATA. DELL'ATLANTI CO Leonida Apos roloff, giovane iogesnere cosacco, pretende di avere invmrato un batttllo, col quale si propone di atlr:>· versare l'A.rlanrico in ventisei ore. Osservando che i serpenti, quando sono nell'acqua, nuotano con una velocir1 mawore di pesce, snzie al loro l'acqua a fo rma di spirale, egli ha cosrr urro un bAttello fondaro su questo principio.

(Il Popolo Ro,1a11o. 18 diccmbr<- 1889).

GER:MANIA. E RUSSIA. Lo,jr11 Il « Daily Chronicle • ha da Pietrobur,go: Si annunz.ia che le relazioni fra la Russia e la Francia sono mentre quelle fra la e la sono mi,gliorare. La Germania avrebbe informato la Russia che essa non si adombra punto le misure di russilicazione nelle provincie del Baltico (11 Po po lo Ro111no , 18 dicembre 1889).

REGI NA VETERINA.RJA Lo11tlr.s La Resina d'los hilrerra si in modo speciale di tutto ciò c he riguarda i suoi poderi e noo disdegna, all'occasione di assistere e dirigete l'allc-vamenro suo besriarM. Così essa ha sropeT"tO Wl rimedio per guarire una malattia speciale dei 12cchini, mabttia conosciutissima dagli al levatori e che fa danni osni anno. A. foru. d i osservazioni Sua

Mantà Brir:anoica ha ttovatu che, per impcùi.ce a quell e bestie di prendeR quel male, buu.-a far loro ciJ>?I Ie alle loro ft•glic, a l unmro d, cw sono, d'aJuoode, gh iottissime. ( 1/ Popolo R olllilllo, 24 dicembre RUSSIA E TUROiiA. ottolll3.oo, imprnsioram pei rniliwi dc11a Russia, avrebbe chiesto informaziooi al suo ambuci:>tore a Pietrobutso. La risposti sardlòe stara cbe in -1ualunque e-venienza politica il sovemo russo non si dipanirebbe dal la sua attitudine amichevole' vel:$0 la Turchia. (/1 Popolo R olllfto, 24 dicembre 188 9) AvV ISI ECONOMia. De/OJÙo vi11i Genzano, T oscani, Siciliani purissimi Fiasco gandc l. Via Principe Umberto 15. Cucina lino ore due dopo menanorte, buon caffè cmr IO.

- A chi tleve '""'"'Ìiure 111ol1o si propongono sii stivaletti d i ouo•·o sistema (inchiodati coo suola cilindrara) a L 9. n il paio • da non confondersi con quell i cuciti a macchina. Rad ice, Via del Tritooe, numero 51.

CORRISPONDENZA. V '""J;· mu spttanz., e croce mia, - per cent'anni ogoor ti siaqut1to di, che ogni volr:a ho salutato - se!J1Pfe più s venruraro. (Il Po polo Roma11o, 24 dicembre: 1889)

NATALE 1889 Le di Naule d i quest'anno, si presmrano in uoa siruuione politica più coofortanrc d i quella del l'anno scorso l timori e le apprensioni d 'allora, sono gadualroeore scompani e, sebbene IC' questioni che preoccupavano lo spirito pubblico noo abbiano ancora ricevuti un:> ddinitiv.ol l'opera conciliante e la lealtà delle pacifiche inren.zioni dà capi e de,gli uomini di Stato, hanno turtavia contribuito a alquanto ,gl i animi (11 RoMJIIIO 25 dic 1889).

FESTE, FESTE, PESTE. Ieri ben pochi cd artisti hanno lavo rato forse si fari al tretranto oggi. Pare incre-dibile che si sridi Unto alla miseria poi non si lavori un uno dell'anno, iJl UJU cirtà do,·e l'industria e il commercio liro it:>to :>o consumi. (11 Popolo Rom/IliO 27 dicembre 1889).

..... ... . . . . . . . . . . . . .. .. .. .. . . .. i\NNI
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LA CAMPAGNA DI VON DER GOLTZ

ADESSO, ,1 dista nza, si ha un ' idea errata dc-ll'armistizio del 1918 : quasi che il lungo t uon<>re delle artiglierie e il frago re ininterrotto ci clle esplosioni sia caduto improwisamente, come nel vuoto di una sba lordita g ioia, o J i una istupidita sazierà. In realtà l'Europa non passò cosi bruscamente da ll a guer ra alla pace: vi fu un periodo di transizione. una specie ,Jj evo medio fra le due ère precise della gra nd tguerra e dell a compiuta pacificazione, dura nte il quale si combattè ancora Ma era guerra delle migliaia _ contro le migliaia, e per un continente che aveva assi stito a l corpo a corpo dei milioni contro i milioni, sembra va rosi! da nulla : episodi di irrequ ietezza locale. tanto più che ii teatro di quelle azioni era remoto. segnato da nomi che nessuno conosceva ancora, paesi nuovi sui quali per giunta si posava il riverbero d ella ri voluzione bolscevica, dal quale gli occhi si ritraevano infastiditi e feriti -Il trattato di Brest Litowsk a\ eva, è attirato per un momento l'attenzione dei cronisti politici sul teatro della guerra orientale, caduto in disgrazia dopo le ultime disavventure dell 'esercito di Kerenski. E appari\'3nO ogni tanto picco l i telegrammi da Ri ga o da Libau, che annunciavano sicu ra la candidatura del tale principe tedesco al trono della Curlandia sgombrata dai russi. Protagonisti di t!:.:c-i telegrammi erano i «baroni baJtici >) , c quc ll.1 Jcnominazione romantica, gotica, ferle .lltenzio!li vaganti fra il comunicàto

Diaz c la cronaca cittadina. Si consacra, a 1111 po' di stupore al fatto che ancora ci fosse un paese dove « la nobiltà » si riuniva e decidc:va in corpo ia politica da segui re e g ii orientamenti d a assumere. Poi vennero le grJnJi offensiv e dalla Mani ca a l Giura, dal Pia ve all'Adri.ltKo, e la Cu rlandia , l'Estonia, la lettonia, i bi roni baltici e le loro aspirazioni monarchi che e tedesche--spa rirono dai quotidi ani. La sit uazione della Lettonia al momento della catastrofe dell 'esercito tedesco in Occidente e dell'Impero degli Hohenzollern era talmente ronfusa , che era quasi impossibile potervi capire qualche cosa a distanza ; e probabilmente g li stessi lettoni non sapevano chi e che cosa essi fossero in q uei mesi disordi:-tati e fumosi A disputarsi il potere in un paese, che era per otto decimi occupato dall'esercito bolscevico erano in tre. Cerano prima di t utti i ba roni baJtici, che non avevano ancora rinun ciato alle aspirazioni nutrite all'ombra del trattato d i Brest- Litowsk, e ,-olevano fondare uno stato feudale-militare riallacciato alle tradizioni dell'Ordine Teutonico, del qWIIe erano i successori e i superstiti Erano forti del loro spirito d i casta, del loro antico prestigio, dell'esperienu che veniva loro dall'aver costitu'ito per generazioni l'ossatura dell'esercito e de lla burocrazia dei Romanof. Poi c'era il signor Ulmanis, e rappresentava, di fronte alle gotiche upirazion i dei baroni, il secolo ventesimo, o meglio il, decimonono eco le sue alle libertà democratiche e al particolarismo linguistico Infine c'era un Consiglio dei soldati, formato di ammutinati tedeschi, di sbandati russi, di a-prigionieri d : guerra, e

collegato co n i soviet di Pietrogrado c: i ro mitati spartachisti di Berlino

Baroni baltici e democratic i d i Ulman is od iava no cordialmente, ma che per avere la libertà di odiarsi dowvano prima cacciare i bolscevichi , che occ upava no Riga e Mittau Le loro forze nemmeno u.1ite potevano bastare a questa impresa : il go verno di Ulrnanis disponeva di poche mig liaia d i volontari senza armi e di un corpo di russi bianchi del principe Lieven; i baroni aveva no a rruolato una land esweh r fra i contadini delle loro tenute. Ulmanis av rebbe vol uto esse re a iutato da ll 'Intesa, i baroni preferivano le truppe tedesche che Brest Litowsk lasciato in Curla ndia , e che ancora tenevano testa ai bolscevichi intorno a Mittau Dopo qu alche tentativo infruttuoso presso la missione inglese che stava a Libau su alcune navi da g uerra, anche Ulmanis dovette rasseg narsi a chiedere l'aiuto dei tedeschi: aiuto per lui pieno di oscure possibi li tà, ma che egl i sperava di mantenere nella g iusta direzione usa ndo dell'influenza e dell'autorità della missione inglese. Al sign or Winning, Alto Commissario per Ja Prussia Orientale, fece proposte di sapore medioevale : i soldati tedeschi ch e sarebbero venuti a combattere per la Lettonia, avrebbero ottenuto da l governo lettone ter re da coloni zza re, sessanta arpenti per ogni soldato. Non altrimenti il Pontefice Alessandro III nel 1256 aveva bandito la crociata dei Cavalieri Tutonici

I volontari accorsero in folla agli uffici di reclutamento subito aperti nel Reic h Tutti i partiti politici che lottavano nella appena na-

t:t repubblica credettero conveniente a lle loro m; re fa r p ropaganda per la cam pagna ne l Baltico : reazionari e monarchici vi scorgevano u•la inaspettata occasione per riprendere le antiche ambizion i baltiche del pangermanesimo; repubbl icani e socia listi, quell a di sbarazzarsi <.legli elementi irrequieti c avventuros i o.;tili al regime che essi intendono fon dare, e anche un modo di alle"ia re il peso della disoc..:L:pazione e le angustie della smobìlitazio:le Ai \'Oiontari si agg i ungono corpi regolari e cor pi franch i e finalmente arriva a Libau il .çen erale Rudiger von der Goltz. Questi port.•va piani vasti, gigantesche \'isioni. Sotto la breve visiera del suo berretto d i generale di prussiano i suoi occhi scrutavano c rizzonti simili a quelli ,·erso i qual i s : avanzavano i g randi conquistadores. Non era solamente un generale tedesco che veniva a comandare un settore ricostituito del vecchi:> fronte: da questo personaggio limitato von der Goltz voleva farne sorge re un altro, posto al di fuor i di t utte le : onsuete ,'Tlisure a lle: qua l i si adeguavano i suoi commilitoni fra gli Oberkommando. la caserma e l'Ann uario Militare. La guerra stess:1 che av<.'Va tuto f ino ad allora al suo posto previsto e stabilito dalla regola de ll'anzianitd congù11lf<t al d Jerito, gli appariva qualche cosa di burocrati co, pu r nella sua t ragicità, a paragone delle cccasioni e delle avventure che questa gue rra di pochi uomini e d i molto spazio sembra va offrirgli. Voleva formare i n Curlandia una g rande co lon ia militare di contadini-soldati teJescbi, attirandovi g l i smobilitati e distribuendoli sulle terre dei ba ron i baltici e su quelle che il gove rno di Ulmanis aveva promesso. Qut'Sti con tadini avrebbero conservato le lo ro armi, i loro quadri, soprattutto la loro obbedienza, e al momento buono von der Goltz li anebbe chi amati alla conquista di Pietrogrado. Avrebbero restaurato Io Za r, giacchè l'ord ine monarch ico era per il generale la pr:>messa necessaria d i ogni solida costruzione del futuro, e alla Russia senza più i baron i baltici e i loro in numerevoli cadetti laureati e diplomati avrebbero offerto. una classe dirigente, mentre i contadi n i-so ldat i si sarebbero estesi dalla Lettonia sulle campagne spopolate e devastate, aran do, vangando, seminan do dopo d i aver combattuto. Nè questo er:1 tutto: chè all a conqu ista della Russia da parte dei colon i tedesch i di antica. e nuova migraZione von der Gol tz aggiungeva (e qui il conquistador tornava a essere generale prussiano) la riconquista d ell a German ia agli Hobenzolldn. « Avevo quattro nemic i da combattere : l'esercito russo sovietico, il Consiglio dei soldati, il governo lettone germanofobo e gli Alleati. Seguendo i buoni p rincipi strategici, decisi di no n combatterli tutti insieme, ma uno dopo l'alt ro », scrive i l gene ra,le ne ll e sue Memorie. Per i! Consig lio dei soldati, la faccend a fu. sbrigat:-. ra p idamente: molti arresti, qualche esecu zion;;, e il Consigl io dei soldati svanl. Lo stesso governo di Ulman is si cong ratulò con il' generale, ma pochi g io rn i dopo era la s ua volta e l'imp resa non fu p iù diffici le: von der Goltz lasciò che ag ssero i baltici, n el la lo ro qualità di sud d iti lettoni ai quali « nessuno poteva m uover rimproverospiegh erà p iù tardi il generale alla M issione - di aver vol uto rovesciare il loro governo ». II ba ron e di Manteuffel, capo nobiltà ba ltica, «ciecamente ubbidito dai uomin i », arrivò a Libau; Ulmanis, fuggendo

per miracolo al l' arresto, ripa rò a bordo della squadra inglese, ment re i baltici insediavano al suo posto il pastore Needra e qualche minist ro. Beclino protestò, most r<i agli Alleati di disapprovare il genera le, pur sostenendo che la caduta del blQverno Ulman is era stata provocata da un movimento in terno Iettane; t offrì di richiamare in patna le sue 1ruppt. Questo volen dire far arr ivare i bolscevichi a Libau e gl i inglesi prefc:rjvano che ci ro i tedesch i : von der Goltz r imase dov'era, linchè credette giunto il momento di muo\·ersi per affronta re il nem ico che lo aspettava f ra Riga e Mittau.

A Mittau i cadaveri degli antichi duchi di Curlandia, dissotterrati dai bolscevichi, con un gran segui to di cittadini e di cittadine decap itati o impiccati, accolsero le truppt ttJesche; a K1ga le. acco ise ro l· cadaveri <.h tutti 1 p ngi:Jn ieri poiitici. A quei morti le rappresaglie in• mediatamente ordinate ne aggiunsero altre centinaia; e poi ci sono i morti dell'cd io che <livide lettoni e ba ltici. Von der Goltz continua la sua marcia: ma oltre i russi si trova di fronte J'eserdto estone, che non vuoi sapeme d i lasciar entra re in patria tedeschi e baltici, temendo che non abbiano a uscirne più. Ora t to tto di"enta complicato: von der Goltz combatte gli estoni, che riescono a sconfiggere perfino la Brigata di Ferro; i bolscevichi riprendono l'offensiva e riescono a t ravolgere le poche truppe lettoni del colonnello B:tllt)d is ; gli inglesi approfittano de: mcmcnto c ristabiliscono i l b>Q\'Crno di Ulma n is: chè alle spalle dei tedeschi si forma un altro t-sercito ostile, quello che Ulman is finaimentc con i fu cili e le un iformi dell'tntcsa. La pos izione di von der Goltz sembra disperata : a Libau. i delegati inglesi e americani consigliano di !asciarlo alle prese con gli rstoni : se questi lo sconfiggono, la questione della presenza dei tedeschi nel Baltico è ra Ma ci sono i bo lscevic hi , e quanto agii stessi estoni, Uimanis non sa fino a che putuo !a Lettonia si può fidare di loro. Se .t Ri g a, ci vorrà un 'alt ra guerra per m.wdar l i vi a. Meglio persuadere von der Goltz a sgombr:tre Riga !asciandola occupare da:Jc t ruppe lett oni. Von der Goltz, con gl i estoni d i fronte, i russi di f ianco, i lettooi alle non può che rassegnarsi. Quasi subito dopo. gii giunge da Berlino l'ordi ne di rimpat riare: la pace è stata firma•a, il trattato di Versai lles ,\nnulla le promesse di Ulmanis di concede'r e terre ai soldati; se le truppe d i von der Goltz non ubbid i ran no all'o rdine di rimpat rio, non ri ceveranno più nè paga nè rifornimenti. Si poteva credere finita l'avventu ra. La brigata di Ferro rif iutò d i lasciare il Baltico : « eravamo pazzi e sapevamo di esserlo Sape\'amo che saremmo stati abbattuti dalla collera di tutti i popoli che si ag itano intorno alla nostra temeraria coorte. La nostra pazzi a non era che orgogliosa ostentazione, cd eravamo pronti ad accettarne tutte le conseguenze » Ma altr i corpi si rassegnavano, e internò- a von der Goltz le formazioni si facCYano ogni giorno più rade. E' vero che dalla Germania arrivavano nuovi vo lontari, ma la loro prese nza rendeva ancora pi ù grave la sit uazione : essi a rrivavano credendo ancora nel miraggio baltico delle terre da possede re, e invece i l I!Cn erale non aveva più nemmeno viveri d a distribuire. Allorchè p roprio tutto semb rava perduto, si schi use im p rovvisamente una v i a d i sah ezzn. Estremamente imprecisa,. tracciata da

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I L MA RE SCI ALLO M ANN E RH E IM IL G E NERAL E YON DER GO LTZ KALLIO PRES ID E NTE DllLLA AEP'U I BLICA FINLAND ESE

poche promesse vaghe un paesaggio di fantasia, ma il generale non a,•eva scelta Quando gli si presentò il colonnello prin.:ipe Bermondt-Awaloff, e a nome del «Governo della Russia dell'Ovest » offrl di assumere in servizio le sue truppe, il generale acce ttò. E fra il corretto soldato affiliato all'antica tradizione prussiana e il misterioso colonnello che si è regalati da sè i galloni che ornano il suo caffettano circasso, e forse anche il titolo nobiliare, un prodigioso trattato viene firmato: il governo della Russia dell'Ovest (un antico direttore delle ferrovie, un avvocat<> lettone e qualche devoto cliente di Ber- · rr.ondt-Awaloff) si impegna, a nome dello i'..ar da restaurare, a cedere a ogni soldato che abbia combattuto contro i bolscevici un certo numero di arpenti di terra : da ottanta per un mese di campagna fino a centoquaranta per du:e anni, con la cittadinanza russa.

«Così prende forma uno dei progetti p iù straòrdinari che il nostro secolo abbia conosciuto: dal giorno all'indomani cinqùantamila soldati tedeschi diventano di colpo russi ». Le coccarde e le insegne russe fanno la loro apparizione sui berretti, e i rubli che BermondtAwaloff fa stampare generosamente passano da una tasca all'altra dal bottino di che verrà fatto fra poco »

La mucia in avanti riprende Ma fra i russi bianchi e i russi ci sono i lettoni e c'è l'Intesa, che ormai vuoi f:ula finita con « l'avYentura baltica» . Sotto Riga e a Thoresberg l 'offensiva di è stroncata dai volontari lettoni e dai cannoni della corazzat!l inglese « Dragon ». 1 tedeschi combattono con la disperazione di chi nop ha più nulla da perdere : «eravamo pazzi di furore , l>.lvamo la caccia ai lettoni come alle lepri, incendiavamo tutte le case, gettavamo i cadaveri in fondo ai pozzi, e poi scagliavamo le nostre granate nel fondo Vedevamo r9SSO, nessun sentimento umano sussisteva in noi » racconta uno dei superstiti. Era la disperazione primitiva della lotta per la vita che prorompeva in quei nomadi erranti in armi alla ricerca di una dimora Ma, dopo la sconfitta di Riga, anche a Libau il loro assalto famelico fallisce: gli obici della «Herculei» a:corrono al rincalzo dei volontari lettoni, e fermano le ondate d'assalto. Allo ra fu la catastrofe. Perduta Mittau, cominciò la ritirata dalla Curlandia verso la frontiera tedesca, rotto ogni legame con la chimerica impresa di BermondtAwaloff, accoglierà il governo tedesco questi « reprobi », come essi stessi hanno l'orgoglio d i chiamarsi ? Berlino manda un generale a e dirigere il loro minaccioso rimpatrio, e i corpi franchi esasperati lanciano bombe a mano sotto il suo vagone. Senza dubbio, quel ritorno rappresenta un pericolo immenso per l'ordine pubblico, e Noske si accorda con i capi della Reichswehr perchè alla frontiera tutti i reduci vengano disarmati Ma il cordone steso lungo il confine, quando appaiono le squallide avanguardie, ondeggia; si flette, non si sa se atterrito dall'apparenza tetra e spettrale di quegli ultimi vinti della grande avventura cominciata nel ' 14, o se semplicemente complice delle nuove tentazioni che li aspettano in patria. E i corpi -franchi penetrano in Germania r.on !utte le loro armj, disperdono a gruppi nelle città, e aggiungono il fermento dei loro rancori e della loro ' iolenza alle angoscie del paese vinto.

XAXLIO LtiPI:..t t:t:I
SCIATOIII ALPINI

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IL 13 MARZO 1899 partirono dalla stazione di Helsinki alla volta di Pietroburgo cinquecento Finlandesi incaricati di portare a Sua Maestà Nicola Il Imperatore d! Russia e Granduca di Finlandia una protesta firmata da 524 mila e 931 cittadini (quasi un quarto dell ' intera popOlazione) in risposta al rescritto imperiale del 3 febbraio, con il quale i tradizionali privilegi costituzionali di cui aveva goduto per novanta anni la Finlandia \•enivano definitivamente aboliti. La protesta era stata composta e firmata nel giro di undici giorni con la massima segretezza; tanto che il famoso Dobri. kow, Governatore generale della Finlandia, soltanto un quarto d'ora dopo la partenza del treno speciale che doveva condurre i a Pietroburgo venne ad avere notizia di plebiscito segreto del popolo a lui l promotori per racçoglierc un numero così imponente di firme non ricorsero nè alla p.>sta nè al telegrafo, uffici tenuti in massima parte dai russi, ma si vahero di due o trecento sci:ttori scelti i quali, ner cuore dell'inverno, percorsero buona parte della Finlandia, paese che allora contava due milioni c mezzo di abitanti sparsi in un'estensione di 377.000 chilometri

quadrati, e un'infinità di villagg i senza posta e senza telegrafo sepolti tra invalicabili barriere di foreste. Uomini e donne di ogni grado si prestarono per battere a macchina o copiare a mano in migliaia di copie il manifesto ( che era insieme una protesta e una supplica), giacchè sarebbe stato troppo pericoloso ricorrere all'opera di una tipogpti:t. I mess.tggeri nascondevano un pacchetto di manifesti nel sacco, c via di v.illaggio in vill aggio: clo, e non giungevano loro, costretti a non mutare l'itinerario fissato dalla ristrettezza del tempo, giungeva sia pure tardi la voce dell'avvenimento e i contadini si affrettavano a spedire i figli o i servi sulle orme del messo scomparso all'orizzonte, e se era necessaro fino ad Helsinki.

A leggere la cronaca dell'impresa due cose ci stupiscono e ci dicono quanto i tempi siano mutati d'allora: la possibilità che in un regime autoritario un'impresa di questo genere riuscisa restare segreta, e l'onestà dei mezzi ai quali l'opinine pubblica ricorreva nella sper:mza di farsi intendere.

Appena i vari messaggeri da tanto avventuroso viaggio giunsero nel g iorno stabi-

lito a Helsinki, il comitato raccolse i fogli, vari nel formato e nella stesura, perchè i villaggi che non avevano avuto il bene di ricevere il testo della protesta ne ;wevano formulata una dt loro iniziativa l cinquecento delegati del popolo finlandese arrivarono a Pietroburgo con il voluminoso documento da presentare allo Zar, ma al termine di tante fatiche, non ebbero neppure il bene di essere ricevuti da Sua Maestà Imperiale la quale, avuto sentore della cosa, si limitò a far annunciare ai delegati che « naturalmente » non li avrebbe ricevuti , ma che risparmiava loro di esprimere il suo vivo rammarico per questa grave manifestazione di indisciplinatezza. Eugen Wolf capo della delegazione rispose fieramente a questo rifiuto, che offendeva l'onore di tutta la Finlandi;l, « Domandate a Sua Maestà, disse aJ Generale Procopè, se egli è abbastanza ricco da poter fare a meno della devozione e dell'amore del nostro popolo»;.. La popolazione di Helsinki attese lungamente raccolta in silenzio nei pressi della stazione il ritorno dei La notizia del rifiuto era già nota in Finbndia Quando i delegati scese ro dal t rc.no la folla in quell'ora di suprema tristcna , come per un

BAMBINI F I NLANDES I DURANTE LE FE5TE NATALIZIE

taCitO accordo intonò l'inno più caro al suo cuore:

(< T e"a dai mille laghi, terra d el rattto e de/i'onore, approdo sirNro nel mare della 11ita, terra dei nostri padri e dei nostri figli. Sii fiera nella lua poverlà, Sii forle, serena e libera! »

Il Generale Bobrikow che aveva annunci ato ;tUa stampa europea la viva soddisfazione con la quale era stato accolto in Finlandia il rescritto imperiale del 3 febbraio fu certo contra riato da tanta pubblicità

Se la nobile pfotesta del popolo finlandese non riusd a piegare la cieça volontà dell'impera tore, valse certo a commuovere tutta l'opinione pubblica europea. La stampa dep!orava (( l a barbara ostinazione » dell ' autocrate, mentre negli ambienti più elevati del mondo culturale tedesco (dove la causa finlandese godeva particolari simpatie) si studiava il modo di portare aiuto al popolo oppresso.

Rudolf Eucken, Theodor Mommsen, Rudolf Virchow decisero di farsi promotori di una s upplica firmata da lle più note personalità del mondo politico, culturale, mistico e letterario d ' Europa. La proposta trovò un immediato (onsenso. Dodici nazioni risposero all'appello l nomi di Virchow, Mommsen, MeyerLiibke, Lenbach, Max Rieger, Max Weber, insieme a quelli di tutti i più illustri rappresm::mti deUe università tedesche figuravano nella che !:t Genrunia aveva presentato : < ( I suttos.::ritti si sen tono in dovere di esprimere la loro più .:.lltlo\ simpatia per ia nazione finlandese... che lotunJo contro una natura salvaggia ed ingrata, ha saputo nel bre, e spa:z.io di un secolo elevarsi ad un altissimo Jive.llo di vita sociale, dando al mondo opere notevolissime nel campo delle com: in quello delle arti e facendosi focolare di una civiltà ricca ed originale. Questa nazione è ora sotto la minaccia di perdere il diritto alla sua individualità, che è il pegno più prezioso di ogni progresso ».

In Inghilterra si entusiasmarono sa uomini come Lister e Spencer; in Francia Gastone Paris, Flammarion, Sully Prudhomme, Aciatol France, Zola, Psichari, e in Norvegia Bj.Oroson, Grieg, Jacobsen, Brandes, Nyrop in Danimarca In Italia poi ci fu un t ale entusiasmo per la causa finlandese, che fu necessario scegliere i nomi più illustri tra i molti che avC'Vano voluto fumare il manifesto, e tuttavia l'Ital ia. con le s ue 289 firme, figura nel docu mento ufficial e in testa ad ogni altra nazione parteCipante Uomini di lettere come Carducci, Paozacchi, Mazzoni, D'Ancona, De Amicis, Vittorio Rossi, Rigutini, l sidoro del Lungo, Graf, Villari, Toniolo, Ruffini; uomin i di legge come Vittorio Scialoia e Salvatore Riccobono, uomini di scienu come Lorobroso, Mosso, Sergi, Morselli, Vita li firmarono la supplica allo zar in favore dei Finlandesi. « l sottoscritti ri spettosamente osano accostarsi al trono della Maestà V ostra, compresi di profonda ammirazione per i sentimenti nobili e illuminati espressi da Vostra Maestà nel rescritto che indusse a riunire !:1 conferenza per la pace ora sedente a!I ' Aja Intimamente commossi alla lettura della Petizione con la qw.le più di un milione e me2ì'O ( ?) di Finlandesi d'ambo i \essi solenneJc<.nte invocano da Vostra Maèstà che siano _ri<"n :u ncnte mantenuti i diritti e i privilegi a !or<l co nfermati nel 1809 dalla Magnanima e

Imperiale Maestà di Alessandro 1... e riccofermati poi nel modo più solenne da tutti i suoi illustri Successori, osano esprimere la speranza che la Maestà Vostra si degni di prendere nella dovuta considerazione la preghiera che con quella petizione i sudd iti Finlandesi hanno innalzato a Vostra Maestà. Sarebbe cagione di grande co rdog lio per i sottoscritti e per tutti coloro che ammirano gli alti intenti di V ostra Maestà, se i recenti casi del Granducato di Finlandia fossero per nuocere all a causa di frate llanza fra le nazioni del mondo civile, la quale ha nella MaeStà Vostra così Yalido ed alto Patrono »

Dodici messaggi composti in dodici lingue diverse e 1050 firme, furono raccolti in volume e affidati a cinque delegati, i quali il giorno 14 giugno si incontrano all'Albergo d 'Europa della città di Pietroburgo : il Senatore Tratieux, giurista e oratore, favorC\·olmente

U H A '" L O T T A" ( a v a i Ila ri a d eu• e a e r c i t o)

noto all'opinione pubblica europea per la parte presa al processo Dreyfus, il Prcf. Brusa illustre giurista italiano, già presidente dell'Istituto di diritto internàzionale, il prof. Brogger, il prof. Van der Vlugt e il prof. Norman Hansen. Il gi orno t 5 furono ricevuti dal Ministro dell'lmperiaJ Casa, il quale avrebbe dovuto ottenere loro udienza · dall'Imperatore. Il ministro si mostrò molto incerto. Alla fine promise di assumere l' incarico, ma poche ore dopo inviò all'Albergo d'Europa un ciambellano, il quale annunciò che il Ministro, dopo più matura riflessione, pregava i signori del egati di rivolgersi piuttosto al Ministro deg li Interni, giacchè la cosa non era di sua competenza Il giorno 18 ven gono ricevuti dal Ministro degli Interni, il quale molto cortesemente fa intendere che non era nelle sue 3ttribuzioni di chiedere udienza a. Sua Maestà, ma che si rivolgessero piuttosto al Generale Hessc,

SOLDATO FINLANDESE ASSIEM E A

,o mamlante dei Palazzi Imperiali l Delegati si recano da dett o generale, ma senza alcun suCCC$50 costui aven pensato bene di partire per ignota destinazione La sera rientrano all "albet-go e trovano un biglietto del Ministro degli Interni al senatore Trarieux. Il Ministro lo invitava a passare da casa sua tra le una e le due del giorno seguente, per una comunicazione che interessava l ui e i suoi colleghi. Il giorno 20 Trarieux si reca dal M in istro e questi , dopo molti preamboli, gli annuncia che l'Imperatore si rifiutava nel modo più reciso di concedere udienza ai delegati. Trarieux gli chiese farsi almeno del docwnento allo scopo di mostrarlo in un momento più opportuno a Sua Maestà, ma nè il Ministro nè altri, vollero prendere in mano un testo così pernicioso, dove tra svolazzi gotici, rametti di ulivo e visioni di paesaggi renani si parlava di fraternità tra i popoli

c Messaggeri di un ' idea di giustizia e di concordia il nostro unico sforzo, concludevano i cinque delegati nel verl>ale, stato di usare tutti i modi in nostro potere per far arri\'are a Sua Maestà Imperiale un'eco delle di fraterna solidarietà che uniscono presso popoli diversi , coloro i quali credono che sotto qualsivoglia governo, certa garanzi a di p ace sia il rispetto del diritto e della giustil.ia ».

A impresa fallita, l'interesse che gli uomini di lettere e di sc1enze avevano preso, in questo come in molti altri episodi, alla causa finlandese, parve una manifestazione di quel sentimentale dilettantismo politico che ottanti anni prima aveva partorito al mondo il filoellenismo.

Mentre il loro interesse aveva radici più profonde In una società di nazioni che avevano a caro prezzo conquistato libertà e indipendenza, il dispotismo russo e l'oppressione dell:: Finlandia e della Polonia ispiravano in uomini avvezzi a cogliere il significato spirituale di un fatto storico, prima di queHo politico cd economico, un senso di viva inquietudine per il destino di quell'Europa che essi avevano con tanta amorevolcua c resciuto e nutrito in v ista di un destino migliore La Finlandia era allora il ponte minato del liberalisrno europeo e dell'Imperialismo russo. Oggi )i paria piuttosto di una diga che la civiltà europea oppone alla barbarie bolscevica, tanto lungo stato il cammino percorso nel giro di quaranta anni !

l cinque delegati tornarono ai loro paesi la Finlandia accolti da commoventi manifestazioni di gratitudine da parte della popolazione, la quale allora, in tempi di cosi dolci illusioni, poteva sentirsi paga di questa nobile solidarietà espressa a suon di messaggi. Il testo del documento fu consegnato alla Reale Biblioteca di Haag la quale promise « di conservarlo religiosamente fino al giorno da noi tanto invocato, in cui l'Imperatore vorrà ascoltare la voce dell'umanità. E la nostra Biblioteca nel vederselo togliere, sarà ancora più lieta di quanto oggi si sia intesa onorata nel riceverne la consegna »

Il prezioso documento («Pro Finlandia») non tornò mai più a Pietroburgo Il tempo cidle parole era passato da un pezzo Il volume lasciò Haag per Helsinki, dove oggi ancora si trova sotto la buona guardia dell ' Archivio di Stato finlandese, a ricordo di un' Europa scomparsa ; un'Europa in cui, gli uomini della cuJtun credevano di avere una certa pertinenza negl i affari della storia -'XGF.L.& •t:<:<:O!WI

LAVORATORI E INGEGNERI NELL' U. R. S. S.

II RENDIMENTO del lavoro degli operai russi è oggi di otto volte inferiore a quell.> degli stessi operai russi nell 'epO<:a anteriore alla guerra mondiale del 1914 Del pari i loro guadagni e, in genere, le loro condizioni di vita sono peggiorate in una misura enorme. Questa è la conclusione cui è giunto l'ingegnere Maksceieff, dopo un esame particolareggiato dei conti di varie imprese dell'Unione sovietica

E si noti che l"operaio russo di prima del 1914 non era certo fra i migliori operai d ' Europa Il suo rendimento era notevolmente inferiore a quello dell' operaio inglese o tedesco o di altri paesi di grande tu.dizione industriale Se ne dedu ce che il rendimento dell'operaio russo oggi sarà inferiore di almeno dieci o dodici volte a queJlo dell'operaio inglese o tedesco E questo spiega molte cose Spiega, per esempio, perchè un soldato finlandese valga dodici soldati russi : giacchè, a questo mondo, tutto si connette, tutto fa sistema, o, come dicono i francesi, 10 111 se titnt

Quando si dice che il rendimento dell'operaio russo è ridotto a un ottavo s'intende parlare della media del rendimento giornaliero.

Se invece, si considera il rendimento per ora di lavoro, sii constata che esso è diminuito di meno : e cioè l'operaio russo rende oggi per ora di la\'OIO da 4 , ) a 5 ,5 volte di meno di quello che rende\•a prima del 1914.

La differaua fra il rendimento a giornata e quello per ora di lavoro si spiega con le frequenti interruzioni del lavoro per effetto della cattiva organizzazione : interruzioni che portano via, io media, dal 30 al 40 per cento del tempo, che dovrebbe essere dedicato al lavoro

Si potrebbe riparare a queste continue interruzioni del lavoro, e si otterrebbe immediatamente un aumento del rendimento del 30 per cento. E dico « si potrebbe » d a un punto di vista teorico. Perchè, in pratica, se le interruzioni sono dovute, come si è detto , a cattiva organizzazione, è tutt'altro che facile eliminarle. Bisognerebbe organizzarsi : niente altro che organizzarsi Proprio quello che la società sovietica non può fare.

Ma, anche ammC$50 che l'impossibile si compisse, e cioè che l'industria sovietica si organizzasse e che le interruzioni venissero eliminate, resterebbe pur sempre l'altra diminuzione, quella propriamente dovuta al minor rendimento del lavoratore, e che è espressa dalla media dei rendimento orario, infer iore da 4,5 a ) , ) volte a quella di prima del 1914

Le ragioni di questa diminuzione, secondo le conclusioni dell ' ingegnere Maksceieff, quali sono riassunte dal BNIItiÌII f(IIOiidiro della Sociéli d ' éiJidts t i d' ùJformaJions é( onomifjlltJ sono due :

l) Prima di tutto, la sottalimentnione dùle masse operaie e, in genere, Jella popolazione sovietica, e le pessime condizioni della sua esistenza

2) In secondo luogo, i: fatto che le masse non vogliono lavorare bene, perchè il di più \ iene prelevato dilla autorità Denutrizione e mala volontà o, megl io mancanza di interesse : ce abbastanza peril migliore operaio di questo mondo diventi il peggiore.

Dice l'ingegnere Maksceieff che un miglioramento dell'alimentazione e, in genere, delle condizioni di vita delle masse operaie potrebbe accrescere le loro forze fisiche e elevare il rendimento del loro lavoro. Anche la ricostituzione della famiglia, che fu scientemente rovinata nella prima epoca del bolscevismo, potrebbe avere un'influenza benefica sulla situazione. Ma per stimolare l'energia dei lavoratori, ossia per in<;oraggiare la loro volontà di lavorare bene e, quindi , per aumentare la produzione, occorrerebbe dare ai lavoratori la possibilità di godere pienamente e secondo i loro gusti dei risultati del loro lavoro

Tutto questo equivale a dire che per aumentare la produzione il regime sovietico donebbe sparire E' cosa semplice a dire Ma non è facile che accada, almeno per ora Lasciamo da parte le proposte dell ' ingegnere Maksceieff, ossia la terapeutica, e, fermiamo la nostra attenzione suUe constatazioni, d1e egli fa : ossia sulla diagnosi.

L ' ingegnere Maksceieff non è un tecnico sovietico, come è facile capire da quel che dice Credo che sia un russo fuoruscito, ma non lo so con precisione Si potrebbe, perciò, essere indotti a dubitare della \'eridicità delle sue constatazioni e dei suoi rilievi Senonchè, tutto quello che egli dice, s'intenda : la parte diagnostica, è largamente conferm:tto dagli stessi esperti sovietici Ecco un articolo del Plano voie Khozioistvo (1938, N. 8), in cui si constata che nel 193 7 la diminuzione di rendimento della mano d'opera fu generale : dell'8 per cento nell'industria pesante, dell'8,4 per cento nei trasporti , dell '8,7 per cento nelle costruzioni L' indice della media giornal iera diminuì del ::!, 1 per cento, mentre i piani prevedevano un aumento del 22,4 per cento. Nel 193 7, le « norme » del lavoro furono aumentùe deU ' S per cento («Norma» è il termine tec nico, che si usa nell 'organizzazione scientifica del lavoro per designare una data misura fissa o un dato pezzo da eseguire, ecc. ) Ma il rendimento degli «operai d ' assalto » e degli « stalchano, isti » fu del 200 per cento superiore a quelle < norme » e anche di più Ciò dimostra che le «norme» medie del rendimento della mano d'opera oeii'U R S. S sono almeno tre volte inferiori a quelle che qualsiasi operaio potrebbe raggiungere, se il livello delle sue condizioni di vita fosse conveniente e se l'organizzazione non fosse difettosa

Secondo un ' inchiesta dello Zaparojstroi del 1937, solo il 57,7 per cento della giornata di lavoro era utilizzata per il lavoro effettivo e il 7,4 per cento per vart lavori accessorii Le pause e le altre interruzioni assorbivano il 30,7 per cento .del tempo Quindi, la « norma » del lavoro sovietico, benchè modestissima, non era stata eseguita che nella misur2 del 67 pet cento.

' «Al primo gennaio 1938 il nume{O dei 1.1-• ,·oratori d 'assalto nelle costruzioni r2ggiun

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la proporzione del 25,5 per cento e quello degli stakhanovisti la proporzione del 24,5 per cento. Tuttavia i risultati del lavoro degli operai d'assalto e degli stakhanovisti sono in una granc!issima misura compromessi dalla insufficienza del rendimento del resto della squadra. La diminuzione del rendimento è in gran parte determinata dalla utilizzazione insufficiente delle macchine. Una parte importante delle macchine non è stata utilizzata e l'altra ha lavorato intermittentemente. l'ca le ragioni, che avevano determinato le interruzioni del lavoro degli sterratori, c'erano state la mancanza di trasporti, di combustibile e d'acqua, i guasti delle macchine e gli spostamenti di esse : ma, al disopra di tutte le astre, la pessima amministrazione ».

Gli openi erano continuamente in fuga, o, meglio, in stato di continua fluttuazione : abbandonavano un'officina e cercavano lavoro altrove; lo avevano appena trovato, e già fuggivano di nuovo. Questo è un vecchio male dell ' economia sovietica, e i rimedi, che si $ono di volta in volta tentati, non Io hanno

perchè concernevano il sintomo e non 1a causa. Le cause del male sono le pessime condizioni di vita degli operai e l'insufficienza dei loro salari Quindi, l'unico rimedio di una certa efficacia è stato quello usato da alcune imprese di aumentare la retribuzione di certi operai, che tenevano a non fare andar via. Ma non hanno potuto fare questo che ricorrendo a pretesti per eludere i regolamenti Il che dimostra ancora una volta che il socialismo non regge che grazie a una pratica, la quale è la continua rinnegazione della teoria.

Ma gli altri rimedi, soprattutto quelli escogitati dalle autorità non hanno per niente attenuato il male ; se mai, lo hanno aggravato. Quello non lo dice la pubblicazione bolscevica, ma l'ingegnere Maksceieff, al cui studio ora dobbiamo tornare. Si cominciò con l'introdurre un sistema complicato di formule, grazie alle quali si sarebbe dovuto giungere a una valutazione giusta del lavoro a. cottimo e di quello orario sulla base di « coefficienti qualitativi obiettivi ». Ma questi sistemi complicati e più o meno ingegnosi fallirono allo

scopo. Si tornÒ alla valutazione a co:po d'occhio: cioè all'arbitrio, al favoritismo, alla falsificazione delle cifre. Il carattere complicato delle formule non servì che a dissimulare meglio le frodi.

La conseguenza finale di questi sistemi è lo stato attuale di cose: una mano d'opera che odia il lavoro e che emigra continuamente da una impresa ad un'altra impresa, da una produzione ad un'altra produzione, da un paese a un altro paese nella vana speranza di poter! sfamarsi meglio e subire meno ingiustizie.

Una buona parte dello studio dell'ingegnere è dedicata al problema dei dirigenti E' superfluo ricordare quale importanza abbiano i dirigenti in qualunque impresa economica, sia in regime capitalistico, sia in regime socialista o comunistico Si può dire che il successo o l'insuccesso delle imprese dipenda per tre quarti dai dirigenti, dal loro spirito d'iniziativa, dalla loro capacità organizzativa, dalla loro prevideqza, dalla loro energia, dalla loro attitudine al comando.

L'economia sovietica ha sofferto di

MOSCA - OIMOSTIIAZIONI NILLA PIAZZA IIOSSA

una grave scarsezza di dirigenti. E di quei pochi, che aveva, che cosa ha fatto il Governo sovietico? Li ha li ha deportati, li ha fucilati sotto i nomi di ukh.ki, di sabotatori, di trotskisti, di controrivoluzionari

E" bc:n vtto che poi ha fatto sforzi immensi per awnentarc il numero delle scuole di alti studi c specialmente quello delle scuole professionali Ma questi cosi detti 41 alti studi » sono troppo sommari c non ricordano che assai vagamente quello che con lo stesso nome s"intcndc nei paesi occidenta li. Centinaia di migliaia di diplomi vengono rilasciati ogni anno a così detti specialisti di tutte le categorie c la stessa stampa sovietica mette spesso in rilievo l'ignoranza degli ingegneri.

Maksceieff cita una lettera di un ingegnere straniero che ba lavorato sci anni in Ru ssia. prima alla sotterranea di Mosca e poi al canale Mosca - Volga c che ora è tornato in patria.

Il suo lavoro era bc:n retribuito c egli è tornato soddisfatto del suo soggiorno in Russia Ed ecco queHo che scrive :

« Prima di parlare dell'istruzione che ricevono gli ingegneri sovietici, importa spiegare che cosa s'intenda designare con questo nome neii 'U. R. S. S Secondo le ordinanze più rectnti, il titolo è concesso soltanto aJie persone che abbiano ricevuto un ' istruzione tt:\:ni ca superiore. Ma importa sape re che i Sovieti, creando l'istruzione tecnica si sono accontentati scmpliccmerite di dare il nome di uolc superiori a tutte l e scuole tecniche, già esistevano nel paese Per questa ragione l'istruzione, che ri cevono i sedicenti ingegneri sovietici, presenta un q_uadro disparato, e, bc:nchè il numero degli ingegneri sia immenso, quasi non esistono tecnici competenti.

c La grande massa degli ingegneri sovietici è costituita da gio,•ani operai c impiegati, che

hanno ricevuto la loro istruzione frequ( nt.ln :!o corsi serali dopo il lnoro nelle oHiçin.: e nelle amm inistrazioni. Questi corsi danno ddie nozioni molto sommarie : essi si wi luppar o no fra il 1926 e il 1936 e il loro scopo era di forma re non già ingegneri veri c propri, ma spec ialisti in campi molto limitati, da cui certi rami di industrie (p. es. l'industria delle macchine, l'elettrica, le costruzioni) potessero trarre partito. Si sperava di potere in questo modo accorciare il rcmpo necessario per g li studi e formare dei costruttori di ponti o di locomotive senza insegnare- loro la statica delle costruzioni, la meccanic a e la teoria general e .1ell e macchine

« L' alla 1pe.-ializzazio11e degli ingeg neri sovietici ha per , onseguenza che essi non sono in condizione di cavarsela, nè bene, nè male, r.clle cose che c oncernon o la loro specialità. bsi possiedono biblioteche di opere relative alla loro specialità (per la maggior parte, t radotte da l tedesco o dall'inglese); il che, qualche volt:t, fa una certa impressione a llo specialista straniero E tuttavia questi specialisti so\' ictici non hanno mai ricevuto alcuna istruzione

« In realtà i tre quarti di questi ingegneri non sono che capi-squad ra e contromast ri mal formati. E dico mal formati per la ragione c he hanno compulsato troppi libri, senza carirli, per essere buoni pratici Il lo ro sapere libresco fa loro perdere l'attitudine di farsi urll esperienza col Ja,•oro. Così essi non possono d1ventare buoni lavoratori, neanch e col tempo.

« Per que l che riguarda i veri ingegneri, si può dire che ' ce ne sono in Russia di due catrgorie. Alla prima, appartengono i « vecchi cannon i », che h:utno r icevuto una vera istruzione prima del 1913 e che sono riusciti a nersi ncll ' cmbra. Di solito, la parte principale del lavoro è fatta da loro. l capi ignoranti profittano dci loro consigli, e. in cambio, l i difendono dagli uomini del Partito. Ma molti di essi non sono più al cor rente della tecnica moderna. L'altra categoria di ingegneri più o meno istruiti si è cominciata a formare recentemente. l corsi sera li sono stati totalmente soppressi. Del pari, le facoltà per gli operai non· esistono più. E' stata introJotta una disciplina rigorosa e g li studi durano cinque anni Si fanno sforzi per formare un corpo insegnante idoneo l corsi di matematica, di ìis ica, di meccanica e di statica sono stati ristabiliti nelle scuole di a lti studi.

« Ma la situazione materiale degli studenti è assai penosa Essi devono, per poter vivere, il pane la, crando, cosicchè folo i gi0\·:111 : molto enttgici e resistenti riescono a completare la loro istruzione ».

Il quadro, come si ' vede, è nerissimo Ma mi s ia permesso rilevare ancora una volta la identità del metodo seguito dal sovietico in q_uesto campo c in tutti gli altri campi : per esempio in quelio militare U capisquad r a che vengono detti ingegneri e che, senza conoscere l a statica delle costruzioni o la resi_;tenza aci materiali, costru iscono ponti Qui sergenti che vengono detti generali c a i qua li si affida il comando di di vision i o di corpi d'armata in operazioni di guerra. Identico il metodo, identici i risultati. l ponti crollano e la campagna di Finlandia si ch iude con la rotta Non si tratta di episodi isolati o di casi fortuiti. No Il vizio è del sistema, che è tutto gu.uto daJia radice.

CHAII.EIILAIM DAL COIIAMOAMTE DELLE IMOLESI IM FIIAMCIA YISirA IL FIIOMTE

LA popolosa città di New -York, al principio del secolo scorso, non oscurava ancora l'orizzonte con la nube di fumo ora, sovrasta i suoi tetti, nè le sue lantanc riuscivano ad illuminare, non. chè strade, il cielo sulla città.

A guardarla dalla di Staten Jsland non scopriva quattro dai tetti spioventi; anche a tendere l'orecchio non si udiva altro suono che il sabbiani suJ fiume Hu<bon, e lo stormire del ' 'ento fra le macchie di Coney Island Ma se un cervello, pensando, facesse solo il ronzio di un ape, a Staten lsland ci si sarebbe dovuti turare le orecchie. A.New York non meno di trentamila tutti intenti soltanto a pensare come far quattrini

Chi più di ogni altro l'orecchio, dalle parti di Staten lsland, era un robusto giovanotto, massiccio, pesante, con un gran naso volgare piantato in me:uo alla faccia piena, una gran bocca, sopracciglia e occhi ostinati Si chiamava Cornelius Vanderbilt ed aveereditato dal che una gran ' "OJ<tlia di lavorare, tre navigli il

servizio di passeggeri e dalla natia isola aJia grande New York

Il commercio non andava troppo bene. Anche lavorando un · daJia mattina alla sna, alla il guadagno era scano l vascelli non erano an(9ra compagati, un gran numero di pescatori c di piccoli capitani erano in concorrenza sulla rotta. Comclius Vandcrbilt sgobbava tanto non neppure il tempo per leggere la Bibbia c per imparare a scrivere : :a venti anni appena buttar giù la sua firma, non mai aperto un libro, ua una bestia da fatica con un' unica grande passione, il denaro.

Bisogna riconoscere che, oltre alla pazienza e alla voglia di lavorare, aveva qualità, buone o cattive, per ottencrlo. Era furbo, senza scrupoli e Dopo un periodo trascorso capitano a bordo della prima nave a che abbia fatto servizio fra New York c Ia costa di New Jusey, tornò a lavorare con i tre navicclli di Staten Jsland. 1829 a trentacinquc anni, non aveva ancora combinato molto Con tutta LI buona

IIIvolontà non aveva potuto raggranellare che trentamila dollari, compresovi il capitale ddl a in una locanda di New Brunswich

Di questa moglie, poco dicono gl i storici essere una borghese tranquilla, paziente e ava ra , unita al marito dalla comune per il denaro Certo la mansuetudine non doveva maoc-.ule, per alla convivenza con il dispotico, ammusato e duro consorte : fòrse, alla sera, si consolava ricontando i doUari lucenti nascosti sotto il materasso. Ma nel 1829 i due sposi si riuniscono. Con i primi trentamila dollari Comdius Vanderbilt si fa costruire una nave a vapore e caccia dagli affari tutti i suoi della linea Staten Jsland-New York Dà le prime del suo crudele metodo negli affari : in cinque anni , riconquista i trentamila dollari investiti nella sua nave e cc ne guadagna sopra altrettanti. L' inizio è duro: a cinquanta anni non ha ammassato che una fortuna di meuo miliooc. Le n avi, però, già tendono ad allacciare Ncw York a tutte le i borghi della costa atlantica Ma il denaro non gli dà

tea• - IL GENEIIAL. ULISS. IIIIANT. IL IIUO IITATO IIIAOIIIOII. OUIIAIITS LA GUSIIIIA CIVILS AIISIIICANA

.tltro che la smania di nuovo denaro. lavora a più non posso, appartato, litigioso. Non si vergogna ad usare i più bassi metodi di concorrenza. Promuove un numero infinito di cause che perde regolarmente; gli cresce l'ira e il mal di st()[Ilaco. IJ s uo primo contatto con la gtustizia rimonta già al 1827: viene condannato ad una multa di cinquanta dollari per essersi rifiutato di spostare U c Thistle », il \'apore di cui era capitano, da una banchina del North River, dove doveva ormeggiarsi il «Legislature», un vapore concorrente. (Cases ù1 Co11rt ofthe SlaJe ofl'few York, VII). La sua causa più celebre e più lunga è quella che trascinò dal ·38 al '42 contro la EAgle /ron W orks una società che gli aveva fornito i motori di un piroscafo, solo perchè aveva dovuto sostituire a sue un pezzo del valore di 75 dollari

Ma se le cause gli andavano male, la vittoria era sempre sua nei contatti, anzi negli scontri, con i competitori. Si gettava ne!Ja lotta . con tutto il suo peso e la sua crudeltà; era inesorabile finchè non aveva ottenuta la distruzione completa e assoluta dell'avversario. Poi, tornava a gioca re a cohist. .Anche chi poteva, da· principio, tenergli testa per ingenza di capitale, doveva soccombere a.14 sua assoluta mancanza di scrupoli, aiJa sua legale disonestà. Sua massima era di prendere da tutti, poveri e ri<chi; frodare non solo i consumatori e gli operai,- come· era pratica comune dei capitalisti del tempo, ma gli stessi capitalisti.

E questo lo metteva in urto con tutto il mondo degli affari, il suo mondo. Lo chiamavano « il' pirata » ;· gli uomini della sua stessa classe i Gould, i Bacret, gli Astor, che almeno nelle loro operazioni curavano di non tagliarsi la strada a vicenda, di non combattersi per dividersi la grande torta. A Cornelius V anderbilt tutto ciò non importava; non sentiva il peso e il legame di questa convenzione: voleva il denaro e lo prendeva dove questo si nascondeva. Si era anche, fin dall'inizio, vOlontariamente escluso dalla società ricca e brillante che avrebbe potuto frequentare: viveva solo con la famiglia.

A prendere denaro ci riusciva bene. Soprattutto con le anni della frode e dd.la corru· zione.

A giudicare dai giornali dell'epoca una delle maniere più sicure per sbarazzare il campo da ogni· concorrenza, specialmente nel ramo dei trasporti, era quello di corrompere il Consiglio Comunale di New York per farsi accordare quei di dazio e di dogana che era in suo potere assegnare. Gli scandali per tale ragione si susseguivano di mese in mese: i sindaci e i consiglieri di New Y ork vendevano tutto, diritti doganali, appalti, concessioni per le forniture d'acqua, per il passaggio di linee tranviarie Si potevano persino comprare i dirigenti del servizio degli omnibus spostassero una fermata davanti ad un bar o ad un caffè.

Vanderbilt era al centro.di ogni losco affare. Da ognuno di essi usciva, sempre impunito, con più cattiva fama e più disprezzava pubblicamente i suoi avversari, !"opinione pubblica. i giornali. Era una sp«ie di gigante, di incrollabile dio del male e dell'oro, contro il quale si provavano invano tutte le buone e cattive forze dell'America, per vendetta, per speranza di tornaconto, per desiderio di giuMa nessuno riusciva a rovescia.rlo. c Malcdfflo il pubblico!», non si peritava di dire

il vecchio maniaco ad un giornalista che ·gli dlledeva cosa pensasse dell.a sua impopolarità

I giornali dell'epoca, trarne quelli comprati da lui che lo dipingevano come un dolce filantropo, un amante delle arti belle ed un uomo di gran cuore sotto quelle ruvide spoglie, ne dicevano coma. Era per molti una specie di Mmzgiafoco , che picchia crudelmente i bambini e calpesta i fiori.

Ma su quei giudizi doveva molto pesare l'invidia e l'astio che l'uomo pone nel giudicare il suo .sinùle più abile o più fortunato.

In fin dei conti, Cornelius non faceva che portare alle estreme conseguenze quelle che erano le consuetudini correnti in fatto di concorrenza e rivolgerle verso quelli stessi cbe si consideravano i padroni del sistema

Se la sua potenza gli permetteva di chiedere allo Stato un sussidio di soli 480 mila dollari annui invece di 900 nùla come avevano preteso i suoi concorrenti nell'affare dei servizi postali per la California, perchè lo Stato non doveva approfittarne? D'immorale c'era l'antefatto (Vanderbilt, fino a che non aveva avuto la convenienza ad impadronirsi della linea, si era fatto pagare un sussidio annuo dai vecchi concessionari Sloo ed Harris, solo per rimanere inattivo). Inoltre, dopo un anno di gestione Yanderbilt il prezzo di un viaggio da New York alla California, che prima era di trentacinque dollari, saliva a centoventicinque

E non è da credere che .l.e sue- navi fossero migliori, più veloci e comode delle precedenti : la forza di V anderbilt era soltanto nel monOpolio, per ottenere il quale tutto rischiava; ma che una volta ottenuto, era un'inesauribile fonte di denaro.

Ma i grandi anni di Cornelius V anderbilt furono quelli della guerra di secessione. Classica guerra dj capitalisti ; talmente immorale nei suoi metodi, nei suoi scopi dichiarati e ma nifesti sotto la leggera vemice anti -schiavista e nelle sue conclusioni da sembrare impossibile possa essere nata nel cuore di uno stesso paese. Le cronache americane del tempo son piene delle frodi che essa portò con sè: i processi le inchieste, le commissioni si susseguivano senza riuscire a frenare o a dare un esempio ai profittatori del momento Le forniture militari erano la ma&8ior fonte di corruzione e di frode; prima per ottenerle, poi per èefraudare il governo e i combattenti. Il caso del 58" Reggimento dei Pennsylvania VolunJeers, che non potè essere impiegato perchè l suoi fucili non sparavano o, se

sc'?ppiavano (Courl of Reports Vlll)

è piuttosto comune in quegli anni. Quei fucili erano stati forniti da certo Philip S Justice, insieme ad altri tremila, per venti dollari l'uno : erano ferri vecchi e neppure tutti dello stesso calibro!

Vanderbilt i soldi li fece col vendere al governo le sue navi bloccate nei porti dalla guerra Il metodo col quale riuscisse a venderle è pc?CO chiaro. Certo è che le navi delle compagnie sovvenzionate da!Jo Stato, e in queste condizioni erano tutte le linee V anderbilt, dovevano essre costruite in maniera tale da poter essere impiegate, al momento opportuno, come incrociatori ausiliari e navi da guerra. Altrettanto certo che le navi di Vandetbilt non erano in queste condizioni. Si racconta persino che la « North Star » si aprisse in due al primo colpo del cannone installato sulla sua coperta.

Ma tant'è Come per simili navi Vanderbilt era riuscito ad ottenet e il sussidio governativo, cosi riusd ad ottene, ne la vendita. Con i soldati a bordo le cose non andarono lisce come con i marinai di Cornelius che, ad ogni ritorno, dovevano ringraziare più la fortuna che la solidità del naviglio G fu chi protestò ; ebbe iuogo la solita inchiesta senza risultati. AtUi Vanderbilt, visto che l'affare era coliveniente, si diede ad acquistare tutte le vecchie caravelle che il mercato offriva e ad affittarle, a giornate, al governo. Navi come l'Easter Q11een o ilfames S Grem che secondo i registri degli antichi ai'matori potevano rendere un c entinaio di dollari al giorno, e solo nei mesi in cui navigavano, Vanderbilt trovava modo di affittarle, per la spedizione navale del generale Banks cootro New Orleans a 900 dollari a l giorno Per la stessa spedizione, da compiersi in pieno mare, ebbe il coraggio di cedere a.Ua marina nordista un vapore che fino al giorno prima aveva servito da traghetto sull'Hudson. Oli comprava simile roba, naturalmente, -sapeva che mai avrebbe potuto servire : si seppe poi come l'incaricato degli acquisti di navi del governo prendesse da Vanderbilt il cinque per cento su ogni acquisto.

Ad ogni modo Cornelius V anderbilt, alla fine della guerra. si ritrovò con un capitale di centocinque milioni di dollari. Era un bel passo avanti, trentamila dei suoi treotacinque anni, dal mezzo milione dei suoi cinquanta Non si arrestò : alla fine della sua Yita era possessore esattamente di 194 milioni di dollari. Lo superavano solo i 200 milioni del duca di Westmister. Per quindici anni di seguito guadagnò sei miliooi l'anno: dal 1870 al 4 gennaio 1877, data della sua morte. pare che guadagnasse, con le ferrovie di ctii divenne il primo magnate non meno d i 90.000.000 di dollari

Ora il suo patrimonio è diviso e accresciuto in mille rivoli (Cornelius ebbe tredici figli). Quello di maggior portata appartiene ai disctndenti del suo primogenito William H.

Di suo, in famiglia non c 'è che un ritratto : il figlio William H era aniante dell'arte e appena morto il padre gettò via tutta la paccottiglia che gli era appartenuta. Cambiò casa. Si foce costruire un palazzo che rimane come esempio di ogni abitazione di miliardari americani, piena di tesori d'arte e dj cattivo gusto.

Le nipoti di Cornelius sposarono i nipoti amministrarono fiaccamente e con troppa bontà. qud mucchio di quattrini

JII'ILIPPO A.CTOS

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(C••••••••••• .. fl•l ••••r • pr•c•fi••••J

NELLE ISTITUZIONI di Stato di Mosca la st;lgione morta dura dal mese di "?aggio al mese di scttmJbre Lo stesso avviene in provincia durante il periodo delle vacanze cosl ardentemente attese. Secondo il regolamento, per assicurare un uguale rendimento di lavoro: l e licenze sono ripartite su tutta !"annata, ma neli' U. R S. S. come dappertutto, nessuno vuoi prendersi il riposo in autunno nè, soprattutto, in inverno Molti criticano energicamente la stravagante abitudine delle vacanze estive e vorrebbero che il lavoro non fosse interrotto da nessuna licenza; però appena si sentono i primi calori, sono i « peni grossi » che, prima degli altri , lasciano il loro ufficio e partono per il Meuogiomo verso il mare o la campagna. Ad eccezione di quei furbi che riescano a ottenere il permesso di recarsi alr estero, le personalità sovietiche trascorrono le loro vacanze nelle città termali russe Ogni stazione balneare secondo la sua importama possiede case di salute di Sownarkome, del Comitato Esecutivo, del Comitato del Partito comunista, ccc. Numerose ville di antichi nobili, o palazzi dei membri della famiglia imperiale S()ll.O stati trasformati in case di salute, anche immensi alberghi vengono usati a ta le scopo e qui vi scendono, in massa, i dignitari di second' ordine

Quelli che, secondo il rango, hanno diritto d i essere accolti in uno stabilimento o in una casa di salute dello S!ato, devono prima passare attraverso la Commissione Speciale che risiede tanto al Kremlino, che presso il Comitato Centrale del Partito Questa commissione

ch 'è fo rmata dai migliori medici del p aese, esamina con molta attenzione gli augusti pazienti poi sceglie il luogo e decide la durata della cura Nessuno, s' intende paga i consulti medici ; lo Stato copre le spese ed organizza tutto Appena i medici si sono pronunciati, !"ammalato riceve un mandato speciale dove sono indicati tutti i dettagli concernenti il trattamento, la città termale scelta, il sanatorio, la durata del soggiorno. Va da sè che regi strando tutti questi dettagli, i dottori prendono in considerazione non solo il g enere e la g ravità dell'ammalato, ma anche, e soprattutto, il rango del paziente. L'esame della commissione medica non è sempre obbligatorio. Se uno di questi signori non vuole consultare i medici e sceglie in anticipo il sanatorio o la casa di riposo che gl i piace, telefona semplicemente al Kremlino, o al Comitato Statale del Partito, indicando la data approssimativa de l suo soggiorno; la commissione medica si pronuncia favorevolmente e senza indugio è spedito con mandato a domicilio Gli alti dignitari ricevono sempre un biglietto gratuito di prima dasse, gli altri hanno diritto ad un biglietto ugualmente gratuito, ma di una vettura detta c dura »; questi ultimi , allora, pagano la differenza e partono per il luogo di destinazione.

Fino al 1927, non avevo mai visto le città termali della Russia sovietica, eccetto Kisl<>-" vodsk, nel Caucaso, dove ero già stato nel 1921, quando ancora tutto era in miseria; i malati, allora, mancavano di ogni cosa, i sanatori non erano neanche provvisti di letti. Non

ci restaYa che abitare nel « vagone letto ». Tutte le stazioni di Kislovodsk erano ostruite da questi vagoni saloni che, sui binari morti , formav111o, in mezzo alla città, un originale villaggio. Alcuni avevano portato dalla capitale la loro ve/l/Ira Il Soviet locale ci forni va i vive ri, ed i l personale de lla ferrovia s'occupava de lla cucina.

Un giorno dcc.isi di fare una telefonata al Comitato Centrale del Partito Dichiarai che, non avendo bisogno di trattamento speciale, desideravo unicamente riposarmi e pregavo che mi fosse data una camera in una casa di riposo, senza alcuna « formalità », vale a dire senza obblighi per me di passare per la commissione medica, ccc. Mi fu offerto di andare in Crimea, nella casa Ji riposo del Comitato Centrale, a Sououk-Sou. Enoukidzé m'inviò un « mandato » di sei settimane e la somma necessa ria per passare più o meno convenientemente le vacanze. Non ebbi bisogno del biglietto di andata e ritorno, perchè, prendendo in considerazione i miei antichi servigi, il Commissariato delle ferrovie mi riservò uno scompartimento privato in un vagone letto diretto «Mosca Sebastopoli ». La vettura era sovraccarica di funzionari in permesso- I brutti giorni non erano ancora giunti, e viaggiammo con molto confort G fu data biancheria nuova , ci fu servito i l thè, biHNÙJ, acqua minerale ed un ristorante ci accompagnò durante tutto il percorso

Da Sebastopoli andammo in automobile fino a lalta, dove prendemmo un piccolo battello in partenza per Gourzouf, infine, raggiungemmo Sououk-Sou. Si può andare diretta

MOSCA: PARATA DI CARRI ARMATI NI!LLA PIAZZA ROSSA
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mente da Sebastopoli o . da Simferopoli a Sououk-Sou, -la cui casa di salute dispone di numerose potenti automobili che regolarmente ,-engono a prendere alla stazione i visitator i eminenti in arrivo. Anche questo servizio, ben inteso, non costa niente. Tuttavia volli approfittare dell'occasione per vedere latta del dopo guerra. Non avevo più vista questa antica rcsidena estiva degli zar dalla fine dell'anno 1920, ma allora tutto era differente : noi vi eravamo giunti qualche giorno dopo l'evacuazione dd le armate di Wrangel, e a quell'epoca vi regnava un disordine indescrivibile.

Scesi, per due giorni, all'albergo che ha conservilto intatto il suo nome « controrivoluzionario » di Albergo di Russia. Come tutti gli alberghi di lalta, si trovava in uno stato pietoso. La vita era cara : una miserabile camera costava sei, sette e anche dieci rubli al giorno. Tutte le camere erano sporchissime, le carte delle pareti ricoperte di macchie sospette. La biaJlcheria sudic.ia spiegazzata, mal lavata. L'albergo abbondava di locatari stravaganti ai qua li non ero abituato, perchè a Mosca non si osserva mai la gente che ci circonda e si frequenta, ma solo la propria cerchia del resto molto ristretta

lal.ta era affollatissima Le orchestre suonavano in tutti i ristoranti. Il nutrimento mi sembrò cattivo pur essendo·terribilmente caro; in compen$0, si beveva ovunque molto vino T urti sembravano assetati di distraziooi;

ognuno cercava avidamente qualche cosa di straordinario, d'inedito, che potesse abbellire, anche per una sola settimana, la vita monotona e grigia di tutti i giorni. I costumi erano assai liberi. Ci si aggirava in un'atmosfera malsana e urtante. Occupai una camera all'ultimo piano, e il portiere mi consigliò immediatamente e amichevolmente di prendere in affitto da lui un canocchiale. Appresi cosi , all'istante, che la mia finestra dava proprio sulla spiaggia riservata alle Mi fu impossibile dormire. Attraverso l'assito molto sottile, si percepiva ogni sospiro, ogni rumore.

Mi recai a Livadia, antica residenza in Crimea degli zar Alessandro III e Nicola trasformata in sanatorio per contadi ni. Erano autentici mMgik, molto poco decorativi, che vi si riposavano. Lo stabilimento serviva evidentemente a scopo di propaganda, perchè solo qualche centinaio di contadini vi trascorrono ogni anno un breve periodo di cura: in un paese di venti milioni di contadini, appena una goccia d'acqua nel mare! I m11gik avevano un aspetto un po' triste, come intimiditi di vi vere in un tale decoro. Qui, era proibito fumare; là, si era pregati di non sputare; bisognava mangiare piatti nuovi ai quali essi non sono abituati. Buon nutrimento certo, buona orgamzzazione: il governo non si arresta davanti a nessuna spesa, per forte che sia. Ma, appresi da fonte sicura che molti contadini partivano prima del termine delle loro vacanze: «Non-

è per noi, permetteteci di tornare1a casa » dicevano. Gli appartamenti privati della famig lia imperiale, rimast i intatti, sono stati train un· museo. Vi si mostra in quali condizioni viveva « l'ultimo tiranno ». Tutti quelli che entrano tacciono a malincuore. macchinalmente. Qualche cosa d'indefinibile fluttua in queste camere tristi, dove, sembra,- stiano per apparire da un momento all'altro esseri viventi. l letti f atti sono accuratamente ricoperti di piumini Ecco un kepl sulla tavola : si direbbe che sia stato posato Jì per un istante. Tutto è proprio, non un grano di polvere. l'ordine è perfetto Sulla carta asciuga della scrivania dell'Imperatrice vi si vedono ancora tracce di scrittura

Colui che penetra in questo appartamento con la speranza di scoprirvi un lusso straordinario è profondamente disilluso : è la casa di una famiglia fortunata ma modesta e saggia, alla fine del ventesimo -secolo... Non vi si scopre n essun lusso di parata, ma solo le comodità di una vita agiata. Molto più sontuosi sono i palazzi granducal i dispersi lungo la c le splendide ville degli antichi nobili c dei re della finanza. Ma queste non sono da visitare perchè abitate dagli aristocratici del nuovo regime. Protetti da una dopjMa guardia, i padroni sovietici godono qui d'un ben'esstte e di un riposo che non avevano mai sognato.

1814. PIIIQIOIIIEIII IIU8al FATTI DAl TEDE8CHI !IELLA BATTAGLIA DI TAIIIIEIIBEIIQ
•• o•IT&IB, ,

ICARIA, come la sognò Etimne Cabet, doven essere la Terra Promessa, il Paese del Sole, la Mecca della Civiltà, dove scienza e tecnica avrebbero trionfato sotto un governo retto da universali priocipii cristiano-comunisti-democratici. Fu invece, in un'epoca di dissesti materiali e di squjlibri intelldtuali, ciò ch'era stata alla fine del Medio Evo l'Isola di Utopia.

Etimne Cabet era stato, in diversi momenti della sua vita, studente in medicina, ispettore agli studi, aVvocato e partigiano della repubblica. Per quest'ultima attività veniva, ' 'erso il 1830, condannato all'esilio dal borghese governo di Francia.

Tornato io patria, nei 1839, egli portava con sè un grosso manoscritto, frutto dei suoi ozi· di esiliato: «Viaggio in lcaria ». L' editore che si prese la briga di trasformare quell'assurda fantasia in un volume stampato. non immaginò mai, all'opera, quali ne sarebbero state le conseguenze. Ma fiutando un successo di cassetta sfomò un'edizione popolare e organizzò un lancio di rapido e sicuro effetto. E' doveroso riconoscere al Cabet eccellenti qualità di narratore: la de-

scri zione del suo «Viaggio in lcaria » è \'eramente una delle più avvincenti, persuasive ed eccitanti narra.ìioni che vanti la letteratura francese. Il libro fu come la scintilla per la miccia ; si propagò in un lampo ed accese t utte le teste calde che sognavano e soffrivano il cielo di Francia :· gli operai e i lavoratori amaramente consape- oli di essere solo dd granelli sotto l'enorme macina del capitalismo; gl'intellettuali spostati; g l'idealisti faliiti, interpretarono i l «Viaggio in Icaria » come una promessa e un invito « ... Cittadini, vi condurrò nel paese d'lcaria. Troverete laggiù paesaggi meravigliosi e un clima invidiabile; mezzi di comunica7jone rapidi e comodi, larghe strade regolari senza fango, polvere, nè odori sgradevoli. 'Larghe tettoie di vetro proteggono i passanti dalla pioggia. Per evitare la monotonia nelle costruzioni ogni rione della città è stato edificato secondo un ca ratteristico stile sempre ispirato ai puri dettam i dell ' arte Ogni abitazione è provvista di acqua corrente e di riscaldamento centrale _ Il gas alla portata di tutti, è profuntato. I mobili sono disegnati secondo concetti artistici e utilitari insieme;

sono evitati per quanto è possibile gli spigoli Siccome il tipo dei mobili è unico, ogni casa è completamente arredata, venendo cosl ad essere evitato l'i nconveniente dei traslochi. L' aria è balsamica e quasi immune da polvere, le malattie sono rarissime, ma se per disavventu ra qualcuno si am mala esiste un grande ospedale dove gl'i n fermi vengono curati secondo una nuova terapia: per ogni malanno , ·iene prescritta una determinata qualita e qua nti tà di musica, di profumi balsamici o di piacevoli çolorazioni »

« Una giudiziosa legislaziÒne matrimoniale rende impossibili gli amori infelici. E' anche evitata ogni causa di lite per interessi, perchè non esiste danaro, non esiste commercio, non es.istono caffè, nè osterie ; nessuno h a. bisogno di pa,gar pigione; s'ignora la funzione degli avvocati e degli agenti di pubblica sicurezza.. . Se Cabet si fosse accontentato di far il prossimo con la descrizione allettante e 8miale del suo paese di sogno non ci sarebbe stato. niente di male, ma il guaio (u che, esaltato dal successo e forse sentendosi impegnato dalle sue stesse ri \' clazioni troppo realistichè, egli decise un lxi

• 8 O l SE C l T Y (0 K L A, U S A.) T ERRE A 8 BA N D O N A T E

;.:i orno di dar corpo. in qualche modo, alle o mbre della sua fantasia

Nel 1841 , fondato un giornale c Le Popu laire », comi ncia a stamparvi inviti come questo: «Vi piacerebbe visita re lo stato libero d'lcarill? Comin<iate con la lingua che destinata a diventare universale, pci \'enite a prenotarvi all'Uffic io Turistico lcariano : il viaggio, avrà la durata di quattro mesi e costerà 4000 franc hi , tutto compreso. Uni co impegno dei sottoscrittori è quello di scttosta re integralmente alle leggi e agli usi de llo Stato Icariano ».

Nel contempo Cabet stampa circolari, pubblica volumi di storia sulla Rivoluzione france5e e su l Cristianesimo D a Gesù a Robespierre eg li enumera u na lunga catena di pro. feti e fini sce con l'inserire sè stesso fra i liberatori dell'umanità Inc redibile ma vero , trova una quant ità di seguaci ; nel 1847 (in scili sei anni) la scuola icariana ha raccolto 400 mila seguaci; sono per la massima parte dei semplici, degli umili che c redono ciecamen te nel verbo di Catiet ; chiamano l' inventore di Icaria il loro « padre » e lo difendono dagli attacchi ta lvolta violenti d egli scettici Cabet usa un linguaggio ora si mbolico, ora realistico Il suo vero sogno era di fare un' lcaria della Francia, ma alla moltitudine dei suoi proseliti quest'ideale sembra una meta troppo incerta e lontana: vogliono un ' l caria vera, real e, immediata Sono questi fanati ci che spingono Cabet a tradurre in un 'azione disonesta Il suo sogno dorato Ormai è t roppo tard i per tornare indietro ; egli si troppo compromesso per svelare a quegli esaltati il significato riposto del suo viaggio simbolico. Il suo Eden immaginario (egli se ne accorge con terrore) ha ormai preso corpo

Il 17 maggio 1847 appare nel « Populaire » quest'annuncio: «A l caria, fratelli, a lcaria! Andiamo incontro alla terra promessa, là fonderemo la culla di una nuo va Geru salemme » Assillato dai suoi seguaci, Cabet h a gettato un nuovo appello, ma non ha a ncora svelato quale sia la rotta da seguire Ci vorranno nuove insistenze perchè egli dia l'attesa notizia: « l caria sorgerà in America ». Le adesioni piovono a migliaia. Cabet vor rebbe ora potere svolgere con calma i suoi piani, fare un viagg io di ricognizione, scegliere una zona che risponda almeno per qualche elemento alla terra promessa, ma non g lien e lasciano il tempo Perciò nel settembre si reca a Londra da Roberto Owen che g li consiglia di fondare l a colonia nel Texas Cabet sped isce un mediat(lre alla Compagnia Peter di Cincinnati e ancor prima che il messo s ia di ritorno strombaz.za su l « Populaire »: « Abbiamo acquistato oltre un milione di ac ri su l f iume Rosso. La n ostra mèta è là »

La colonia dovrebbe disporre di somme rilevanti di danaro. Eterno visionario, Cabet s'illude che ogni emigrante porterà con sè il s uo gruzzolo, ch e i ricchi sovvenzioneranno la impresa con elargizioni o con prestiti, e che i prestiti potranno essere assicurati da ipotech e sulla futura Icari.t e che una volta aumentato il valore delle ipoteche si potrà fondare una c banca icariana lt l.a banc01 stamperà del danaro « icar iano & c he dovrà servi re naturalmente solo per il traffico con l'esterno. Cabet chiama questa pazzesca fantuticheria « il suo piano finanzi ario ».

Intanto i suoi « fedeli » assetati di evasione g li sono addosso. l gio rnal: che traggono

cia ! caria largo maten.t. e per la loro prosa satirico-umoristico-politica, fan no di Cabet un ameno tipo d ' imbroglion e. I l «padre>> d i tutti gl'i llusi non può attendere oltre : q ualcuno deve partire La mattina del 3 febbraio 1848 $ulla banchina del porto di Le Hav rc una discreta folla saluta «i p ion ieri d ' l ca ria » che salpano col « Roma » per l ' Ame ri ca. Cabet h a scelto 69 uomini per gettare le fonda menta della nuova colonia Nell'accettare ] mandato questi uomini hanno g iurato nelle mani di Cabet di riconoscere per dieci anni la sua sovranità e di sottostare alle leggi d ' lcaria Lentamente la nave si stacca dal porto, i sessantanove f ionieri sono sul ponte : c'è in quei g ruppo di sognatori una fede sincera in una umanità nuova, un irrequieto desiderio di avventura, una vivacità tutta gallica mista a molto patetico sentimentalismo. Ma anche nei più una cupa disperazione, un infinito disgusto della vita. « Non dimenticate questo giorno » dice Cabet alla folla fem1a su! la banchina , « esso segna l'inizio di una nuova è ra »

Il 27 marzo 1848 il «Roma» g iunge a Nuova Orleans Da lontano gl' Icariani odono degl i spari , poi d istinguono le note della Marsigliese; scesi, trovano le case del quartiere francese pavesate col tricolore Giubilano: l'accog lienza d i quel nuovo mondo li commuove. Ma presto si accorgono che non s i fa festa a loro, la colonia francese festegg a la rivoluzione : il 24 febbraio, tre settimane dopo la loro partenza, la Francia ha restaurato l a repubbli ca. Un a nave più veloce del « Roma » ha recato ia notizi a laggiù l 69 l ca rian 1 sono molto delus i : forse la Francia sta per diventare davvero un ' lcaria. Debbono tornare o condurre a termine il mandato? Dopo molte discussioni so.lo 3 uomini rit ornano col « Roma » in patria. Gli altri sessantasei iniziano la marcia verso l'interno

La seconda delusione non si fa attendere. Il territorio prescelto non su l fiume Rosso come aveva assicurato Cai:Ìet l coloni devono inoltrarsi per miglia e miglia in una regi on e selvaggia, attraverso foreste, steppe, paludi, compiendo una tonncntosa marcia di due mesi Non conoscono l'inglese e sono affamati; dormono spesso sulla terra fangosa Il loro unico carro si sfascia Ma il coraggio non è ancora scomparso. Giunti aJia mèta un nuovo duro colpo li aspetta : Cabet ha detto di aver acquistato un milione di acri; non vero : solo chi sarà riuscito ad erigere una casa entro il primo lug lio riceverà 320 acri in libera concessione. Con fat iche ind ici'?ili gli icariani riescono a mettere ins ieme 32 misere capanne. Il dominio s i riduce ad una picco la proprietà di 10 mil a acri Intanto sopraggiunta l'estate, · ma benchè la stagione n on sia propizia i coloni vogliono dissodare il l oro terreno Discutono, con l'ampollosa appresa da papà Cabet intorno a ll ' unico aratro che possiedono Fra quei disgraziati non c'è solo contadino, sono tutti operai di ci ttà o intellettuali N essu no ha mai usato un a r?tro , nessuno sa che il terreno vergine prati\'o dc:ve venir lavorato solo in su perficie E poichè essi compiono ogni funzione razionalmente, ra.ziooalmente sbagliano Atuccano all'aratro i venti buoi che hanno portato fin là e l'aratro affonda nelia terra e si spezza. Il luglio trascorre torrido e sopraggiunge l'agosto più torrido ancora Tutti soffrono la fame e molti son colti da febbri La lettura

FAMIGLIA DI IIIOIITAIIARt ·

ra le del libro di Cabet viene sospesa. Uno d ei capi, Collet, stato ucciso da un fulmine, quattro uomini sono morti di malaria, il m edico è impazzito Giunti al termine della resistenza gli icariani decidono di rimpatriare. Senza aver comp iuto il raccolto e dofY.> ave re impegnato tutti i loro averi ed i buoi, leva no le tende. Non possono nemmeno ritornare insieme perchè in massa nessuna fattoria li accog lierebbe o li soc;cor rerebbe Si dividono in gruppi di ,·inque, di sei e dopo un triste pellegrinaggio giungono a Nuova Orleans. Altri cinqu e icariani muoiono per via Solo nel novembre Cabet ha la n otizia esatta del fa llimento. Vorrebbe distruggere l a lette ra , ma i suoi collaboratori lo cost ringono a pubblicarla .Egli la fa segui re, tuttavia, da un com.rt;lellto in cui afferma chC! la responsabi li tà dell' insuccesso spetta soltanto a ll ' insi pienza d i quei primi coloni, a lla loro incapacità di accl imatarsi e, in parte, anche a ll'instaurazione della repubblica in Francia Non

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Cabet vuoi dimostrare ora alla Francia e al mondo come si fonda un'Icaria, e mentre schiere d'icariani continuano ad abbandonarl o in nome della repubblica egli accinge ancora una volta a trasformare in realtà la su a pazzesca utopi a.

· Il 15 dicembre 1848, cinque giorni prima che Luigi Napoleone venga nominato Presidente della repubblica, Cabet e i suoi seguaci ( 400 in tutto) lasciano la Francia. Pochi si accorgono di quest'esodo. Parigi, il carosello di tutte le mode, ha superato e infranto anche l'ondata dell'icarianesimo.

Esattamente un anno dopo la partenza del primo nucleo, ne l febbraio del 1849 quattrocentottanta icariani, fra cui alcul_li superstiti della spedizione fallita, si raccolgono a Nuova Orleans. Non si può andare oltre perc hè non c'è danaro Durante tre lunghi mesi , in attesa di una qualunque mèta, gli emigranti rimangono accasermati in due grossi edifici di mattoni. Non vi è più coraggio, non vi è

quasi più fede. Duecento fra uomini e donne riprendono l a via della Francia; un battello a vapore raccoglie i I resto della schiera, che si propone di risalire i l Mississipì. Cabet prende in affitto un quartiere di Nanvoo (nel. l'Illinois) una residenza abbandonata dai Mormoni. Non si parla più di una grande lc:aria , ma solo di una specie di quartier generale per i suoi futuri costruttori. Comunque essi sono ora in un mondo già costruito. Alcuni operai trovano lavoro e portano un po' di danaro alla comunità. Col denaro torna un po' di buon wnore Si costituisce una p iccola orchestra, s i impianta una piccola tipografia che stampa quasi esclusivamente circola ri supplichevoli, in cui vengono chiesti aiuti ·ai fratelli di Francia. Int anto un altro temporale si scatena su li ' Icaria seconda. Alcuni deg l'invalidi del Texas, tornati in patria, hanno accusato Cabet di inganno e di truffa e il tribunale ha condannato Cabet a due anni di prigione Cabet scrive al Presidente Napoleone una lettera

di fiera protesta con la q ua le proclama l a su a innocenza. Gli chiede ironico, se si chiam ò mai responsabile la famig lia Buonaparte delle sconfitte di Mosca e di Waterloo. Non basta: ansioso di rivendicazioni torna in Francia per inscenare una difesa clamorosa. Chiamando a testimoni Socrate, Washington e persino Cristo, riesce a strappare l'assoluzione e ritorna a Nanvoo Prima di lasciare la colonia egli aveva già perduto gra n parte del suo ascendente e l a sua sovranità era decaduta nel momento stesso in cui si era posto a fianco un direttorio; ora trov1 fra i giovani un partito nettamente avverso; lo giudicano un visionario e perfino un r.emico della democrazia. Il 3 febbra io 18 55 alle elezioni del Presidente ica riano, non viene ridetto Allora il peggiore Cabet sospinto dall ' amarezza e dall ' ira, v iene a galla una minoranza d'icariani e li con vince ad abbandonare la colonia, dopo avere avanzato al nuovo direttorio minacciose proteste perchè g li venga versata immediatamente la metà del ca pitale. La lotta si fa c ruenta e l e autorità locali debbono intervenire per evitare che i figli di quel paradiso terrestrè si dilanino tra loro Cabet, il creatore di quell'assurd a fantasia, ha ormai un solo scopo nella vita: distruggere la sua creatura.

Con mene segrete riesce a far naufragare il tentativo di un gruppo di icariani che vuoi fondare a Jowa il paradiso numero tre, e non contento ancora denuncia alle autorità i figli ribelli Questi , a l colmo dell'indignazione, scacciano da Icaria il loro vecchio «padre ». Disfatto moralmente e materialmente, i l dottri nario settantenne lascia Nanvoo accompagnato da una sottilissima schiera di fedeli. Una settimana dopo, a St l..ouis, il 9 no· vt:mbre 1856, muore per paralisi cardiaca.

Ma Icaria non scompare inunediatamente. l pochi che avevano accompagnato Cabet, quasi tutti fabbri , sarti e calzolai, fondano nei pressi di St. Louis la colonia icariana di « Cheltenham » : paradiso numero quattro, c he falll in breve tempo per nuove lotte inte rne. Gli altri icariani rimasti a Nanvoo, aizzati dai creditori , emigrarono a Jowa La zona ove si accamparono, già in precedenza acquistata da Cabet, si chiamava Adams County, nome perfettamente adatto a quel parad iso terrestre numero cinque.

La guerra civile americana, scatenatasi improvvisamente in qùella regione, disperse i pastori improvvisati e i loro greggi, ma valorizzò il terreno tanto che essi poterono liberarsi de lla maggior parte dei loro debiti. Senonchè, tornato appena il sereno, nuove divergenze tra il partito dei vecchi e quello dei giovan i indusse questi ultimi a e migra re altrove per fondare una nuova colonia : l'Eden numero sei.

Che cosa rimane oggi di questo pazzo regno Icar iano durato meno di un A Parigi un giornale: «Le Populaire ». A Jowa poche capanne

Chi, partendo da Chicago si dirige col treno verso l'Oceano Pacifico, se segue attentamente il percorso, scorge a un certo mome nt o l!na minuscola stazione dove spesso il tren o non fa soste Un cartello avverte che quell a è ICARIA. E il viaggiatore, se è disposto a fantasticare e ha qualche nozione di mitologia, pensa soltanto ad Icaro il figlio di Creso che voleva volare fino al sole. Certo egli ignora la storia di Icaria, l'avventuroso e disperato regno dell'irreale.

?EL TIEIIME88EE
CHE ANCORA INDOSSANO ABITI DI VECCHIA FOGGIA
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(C.IIIilllftO•i•,.r

ALCUNI MESI fa i giornali diedero notizia, col riliévo modesto che si suoi dare ai dispacci di secondaria importanza, delle nozze di Man a Clotilde Buonaparte col capitano russo De W i tt, avvenute a Londra nel quartiere di Kens ington, dinanzi all'altare della chiesa di .Nostra Signora della Vittoria. Da anni una notizia simile non veniva pubblicata, da anni in quella famiglia non si erano celebrati matrimoni, quasi fosse una punizione del destino per aver voluto fare, alla maniera delle antiche casate regali , uoa politica matrimoniale.

Maria Clotilde sorella del pretendente ha ventisette anni ed è vissuta finora nel lielgio : nella sua faccia carnosa è una lieve i:npront a della classica maschera famigliare. Quel tradizionale e ben dosato libretto che si chiama Almanacco di Gotba accoglie questi napoleonidi discendenti dal Re Gerolamo neUa sua prima parte, riservata a membri delle Case regnanti ed ex-regnanti, mentre i Canino sono relegati nella terza fra le Case pnncipesche e ducali non sovrane. Il Gotha ci informa poi che tutti i 'discendenti di Gerobno, maschi e femmine, portano di diritto il nome di Napoleone e il titolo di altezza

Impeciale. Per di Napoleone III sono chiamati alla successione1 mentre ne sono esclusi i Canino 1 quali hanno soltanto il titolo di principe o principessa Buonaparte.

UnicNÙJIIe 11111m. Tutto ciò, oggi, non ha che importanza formale, ma è la traccia durevole del dissidio fra Napoleone) e Luciano, il segno incancellabile lasciato dalla folgore imperiale sul ceppo allora rigoglioso dei Canino. Morto nel tsn combattendo contro gli zulù il principe imperiale Eugenio, le pretese alla corona furono ereditate dal ramo cadetto derivato da Gerolamo, rappresentato allora dal principe Napoleone, chiamato fin da ragazzo « Plon Plon », troppo noto, sia per aver sposato Clotilde di Savoia, Jiglia di Vittorio Emanuele Il, sia per la parte da lui presa nella politica del secondo Impero e in quella del Risorgimento in modo particolare, perchè se ne debba parlare a lungo qui. La sua vita segnò l'ultimo naufragio delle rivendicazioni napoleoniche. Egli fedele alla tradizione bonapartista, ma giacobinizzante, agitava il progetto, sotto molti punti di vista opposto alla tradizione familiare più recente, di una repubblica consolare, conciliante autorità e libertà. La sua politica, detta revisionista, ebbe, dopo la morte del principe Eugenio, un certo seguito nel territorio della· terza Repubblica. Ma il Jiglio, Napoleone Vittorio, aJlo-. ra giovanissimo, ispirato dai circoli bonapartisti reui«mari che erano irritati dal giacobinismo di Plon Plon, sostenne idee più conservatrici. Una aspra ostilità nacque fra i due. Si parlò allora di jeromiJme e di vktorùme, definendo cosl le due tendenze che dividevano le schiere ormai decimate dei sostenitori. Nel 1886 Napoleone Gerolamo dovette lasciare in seguito alla leg,ge per l'espulsione

dei pretendenti, il suolo francese entro quarant'otto ore. e non potè più mettervi Si stabili allora al castello di Prangins in Svizzera Due anni dopo ' l a sua Jigliola Letir.i.1 s posò il duca d'Aosta, nonne dell'attuale vicerè d'Etiopia. Fu, racconta Berthet-teleux, c he appartenne al seguito del Principe, nel s uo Le vrai Prince Napoléon , un matrimonio d'amore, quello fra il romantico Duca, da poco vedovo c celebre in Europa per la sua breve perman<."llza sul trono spagnolo, e la sua giovane nipote Buonaparte. Le nozze vennero a Torino: lo scrittore francese riferisce che per ragioni politiche Crispi avrebbe consigliato Re Umberto a non intervenire come testimonio al rito nuziale Il secondogenito di Plon Plon, Napoleone Luigi, che

fu per qualche tempo ufficiale dell'esercito italiano, preferì poi arruolarsi nelle forze armate dello zar col pretesto di una malattia, ma pare, in realtà, per motivi politici. ·

Il Prinéipe Napoleone morl a Roma all'albergo di Russia il 17 marzo 1891 : la sua vita turbinosa s'era aperta in esilio, (era nato a Trieste 69 anni prima) e in esilio si chiuse. Tutti i suoi progetti erano svaniti. &uonaparte di nascita e giacobino di S(ntimento, si dibattè in questa contraddizione senza riuscire a ridurla. Neppure il suo testamento fu obbedito. Sul letto di morte aveva rifiutato di vedere il figlio Vittorio. Non erano riusciti a fargli mutare decisione la fig l ia Letizia e la sorella Matilde (la mentale amica di Flaubert, la donna che acco-

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., ,. ,. LA PII IIIC tP• aaA CLOTILOii MOGLI• o•L PIIIIICIP-· GIIIOLAMO

..., , ,eva nel suo salotto, ai bei tempi d e l secondo lmpcro, Saintc , Rcnan, i Goncou rt, Gauticr e tanti altri) &guf:'ndo quc;to suo impulso, che d cri v;n·a dal vecchi o c mai sanato d issid io J lOiiti<o, i l fig l io di d ispose formalmente che il ribelle rimogenLto fosse esclu so e non partecipasse ai ful c rali F u invece propri o il principe Vittorio ad o rganizzare le f: sequic, e i suoi frateUi furono d'accordo a oon tener conto dell e -lisposizioni paterne U n altro estremo desiderio del morto non ;x>tè esser reali zzato per il divieto delle a utorità francesi; non fu sepolto, come av rebbe v oluto. in Corsica Pietosamente l'acco lse il mausoleo sabaudo di Superga La moglie e i figl t partirono ' po i funerali : C lotil d e per M o nca lieri. Letizia per T orino, ittorio per il Belgio dO\ e risi cdc\' a, luig i per la R ussia E Vi t' ..,rio fu dopo Eugenio e dopo il p.1.drc, il terzo pretendente alla orona n <> poleonica. Eg li era un bell'uomo e la sua som iglianza on Re Umberto r ivelava di colpo il suo san gue sabaudo Sposb ana principessa belga_ C lement ina, oggi anco ra \ivcnte, c ne l paese 'ella moglie si stabili Ebbe, in età piuttosto al'anzata. due tig li :hc sono, come s ' è detto, t: li uitami discendenti di questo ramo (l ma5Chio, o ra pretenden t e :11 trono tmperia lc di Francia porta nel nome la storia delle parentele fa.!nili a ri : s i .:hiama NapoleoIC Luigi Gerolamo Vittorio Emanuele leopoldo Maria, do,·e i re primi nom i sono sch iettamente buonapartcschi. il quarto c il quinto sabaudi, il sesto della Casa reale belg:t. Altrettanto può di rsi dci nomi della sorella, ora sagnora Dc Witt : Maria Clotilde

Eugenia Alberta Letizia G enoveffa

Poche cose sappiamo circa gli ultimi napoleonidi La vita dell'altro pretendente al trono francese crede dci diritti della Cas.J :li Borbone- Orléans, è assa a più mo\•i mf:'ntata e moderna Il Condi P uigi fa p:trlare di sè con proclami e dichiarazion i , co rre in l uto, viagg ia in aeroplano, fa inc ursioni clandestine in Francia Le due c asate francesi han no inl'crtito le parti. Lo scialbo rivale 'lapoleone resta appartato, vive tranquillamrote. ignorato dal gra n pu bbl ico . Solo quAlche mese fa, compiendo al vent ici nqu esimo mno di età, il principe si è fatto vivo indirizzando una lette rina :he sarebbe esagerato chiamar m.tn ifesto , al giornale buonapartista

Che cosa dice l' crede di tanto nome attraverso il suo >rgano al popolo Di ce, non si sa bene se con modes tia , con alterigi a, di eSsersi vouto mantenere a l di fuo r i k!Ja lotta dei partiti, strananente aggiungendo di aver :on ciò « rispettato la volon:i del popolo francese, sc:ondo i principii buooapartiiti ». Solo adesso pare al pretrndcnte che la Francia ab>ia ritrovato non si sa quale rl ucidità secolare», e che sia giunta l'ora per lui di parlare al popolo S i capisce JUbito dove voglia andare a fi nire il principino l c mali estern i » della Francia lo a ttirano pecc am in osamentc, ed eg li non si perita di parlare :on un l inguaggio preso in prestito dai fogli giacobini, delle mire dei Paesi totalitari Per fortuna, egli constata, a Francia unanime dietro il Presidente dd Consiglio h A formato l'unione naziorialc : tuttavia, egli non crede che tutti i problemi siano stati risolti dai discorsi di Da.Jadier ; c questa impressione personale oon pare d avvero troppo ardita e singolare Il gua io è, secondo i! pretendente, che diffic ilmente DaJa dier potrà agire Le dtitusooo logore, non sooo JÙ a<latte ai tempi Fresco i rcsco , il principino scopre

LUIGI NAPOLEONE

ATTUALE PRETENOENTE AL TRO NO

non consentono la necessaria energia c rapidità di decisioni. Bisogna inter\'eni re, proclarru , «per regolare le relazioni del Governo col Parlamento >> E conclude oscunmf:'nte : «Questa è la c rociata che bisogna condu r re il còmpito che io vi propongo per il nuovo anno ». Grottesco f in ale, la. finn.a è semplicemente q uesta :

&mpre lasciando da le linee femm:nil i, (ad esempio i Murat sop rawi, ono anco ra) non resta che dare un rapido sgua rdo alla discendenza naturale dc:lla famiglia còrsa Pienamente legittimo. in realtà , poichè dc:rivato da un matrimonio regolare fra Gerolamo ed E!isabetta Patterson che Napoleone non volle: riconoscere , è il ramo amc:ricano dei così detti Buonapartc- Pattc:rson 1..3 storia romantica delle nozze celebrate: in America, dove era andato su una nave d1 guer ra francese, dal più gio\' ane fratello di Napoleone è tanto nota che non vale la pena di ripeterla Da quell ' union e: che non piacque all'onn ipotente nacque un fich iamato Questi fu utile, un giorno, al futu ro Napoleone IIJ , esul e in America col cugino Pietro Buonaparte l due napoleonidi erano stati arrestati per un viva ce diverbio coo un ubriaco al quale il violento Pietro aveva assestato una bastonata sul apÒ Per

f'gl; ; P''"-"" IL VITTOII I O Il -·:'11,··
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r! rililSCio dei cong iunti ii ' Pattt:rson pagò g:-nc:rosamente la cauzione necessaria Questa libera iità, secondo, Diego Angeli, spiega il ri conoscimento da parte di Napoleone IU della legittimità dci Pattersoo.

Il ramo :unericano, del resto non fu m ai dimentico delle sue origini come si vede d ai nomi che assunsero i suoi membri : G.:rolamo, Napoleone, Carlo.

Elisabetta si comport ò sempre con molta dignità, accettando nell 'interesse del figl io la pensione assegnatale da Napoleone l , ma rifiutando il ridicolo titolo d dud1essa d i Westfalia offertole da Gerolamo, la seconda del quale portava naturalmente il titolo di regina dello stesso Paese Quando, caJut t• il primo Impero Elisabetta fa a Par'gi non \'Oile essere ricevuta dal re Luigi XVIIJ, che pure le era stato largo di attenzioni. La sua vita era al tramonto quando la cognata sposò lord Wdlesley, fra te llo di Wellington, f u ' <erto p1ù fortunata questa co l frate Ilo del trionfatore d : \lC1 atNioo, che non l'altra col ft.ttello del vincitore di M arengo.

La famiglia Patterson ha avuto fortuna t' anche oggi, con alcuni suoi membri Un n ipote d; Gerolamo e di Elisabetta. Carlo, fu mir.istro della Marina e de ll a G iua Washingtoo.

In America vive anche la signorina Sidne}' Margaret Hart Dyke matura e imponente d :>nna che adorna. non illeg:ttimammte di gioie:Ji di origine napolconica. Nel suo freddo sguardo, nel vo lto forte, nelle labbra sotti! i c'è forse una prova del suo sangue della sua rirnanenu napoleonka Ella discende dal conte Alessandro W alewsk i, nato dal celebre :.more deiJ'Imperntore con la bella polacca M aria Walewski fu una cosp·cua pt'rsonal ità al tempo d el grande ritorno delle glorie napoleoniche : fu ministro deg l i Esteri di non poca influenza del secondo lmpt"ro ma il principt' Napoleone, che non aveva simpatia pt'r le sue idee conservatrici. lo definl : « l'eunu co della diplomazia». L'espressione forse era esatta, ma , come :a presente discendenza dimostra, solo per quanto riguardava la diplomazia. Resta una discendente anche di un più oscuro figlio iiJegittimo <f' Napoleone, il così detto conte Uon : una vecchia signora, più tri ste e umile delle altre. Per quanto sappiamo, è l' unica discendente diretta dell'Imperatore Il conte Uon era tiglio di Napoleone e di una dama di compagnia di Carolina Murat, nora de la Plaigne. Carolina. ostile com'erJ alla cognata, l'Imperatrice .Giuseppina, fece in modo che favorì questa relazione, strc:tta poco dopo la vittoria di .Austerlitz

Il Uon ebbe una vita dissipata : fu incarcerato per debitt, visse alle spalle di donnina a ll egra, sfidò a duello il cugino che doveva saJire sul trono impt"riale Anche per questo III. che pure era largo verso d congiunti anche illegittimi, non volle mai riceverlo e si limitò a concedergli una tenue;, pensione Morl settantmne in miseria e la suJ vedova dovette impiegarsi nel modo più umil e pt'r sostenta.re i quattro tigli che le erano· ri masti

La signora Mesnard Uon vive ora io un piccolo appartamento alla pt'riferia di Parigi ; conduce una vita modesta, da piccola borghese . Siede ogni tanto in un angolo del suo salotto in una poltrona ant:quata e con la mano avvizzita carezza un piccolo busto di gesso del '"o avo l'lmpt'ratore

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DIARISTI SEGRETI

Il. PIACERE di sc rivere un diario bisogna <he esca dai collegi delle ragazze e torni nelle case degli scrittori. Quelli a cui penso non son<f i diari tia pubblicare a puntate sui giornali; sono ·i diari di cui nan vedreino la pubblicazione e che fanno di ciascuno di noi uno «scrittore segreto ». Chi è le scrittore segreto?

Egli non ha nulla in comune con lo scrittore pubblico; al confronto di questo, egli re in incognito; i suoi divertimenti sono infiniti; i suoi gusti estremamente più fini; il suo punto di vista si perde fra le stelle

In tutta la giornata, il diarista è un uomo comuQe; la società gli somministra in dose pormale i piaceri e i dispiaceri; nessuno sospetta ch'egli ha il diritto di usare verso gli altri un particolare disgusto; nessuno gli nega · le confidenze, o presta attenzione al singolare sguardo con cui egli fissa la cose, nè alla matita che gli sporge dalla nessuno pro,·a, alla presenza di lui, il fastidio che si prova aHa presenza della Storia o de ll'Arte o, peggio, àel Buon Gusto. Ed ecco che, alla sua presenza, tutti parlano, ridono, rossi per lo sforzo s'infilano g li stivali maledicendo gli dei, confessano di voler diventare alti dignitari perchè se essi sono cosi ecc. gli alti digritari lo sono più· di loro : non si risparmiano la volgarità, e basta un bicchiere di vino perchè riveli.."lo apertamente la loro simpatia verso i peggiori atti della loro vita che essi chiamano peccaJi di gioveniiÌ. Ma a parte il modo con cui vivono gli uomini alla presenza del diarista che potrebbe anche essere meno sconfortante e più comune; a parte ciò che essi gli dicono e confidano, è singolare il modo con cui può vivere Ì(J scrittore segreto.

Si prova un gusto profondo nel considerare gli uomini senza il sospetto che uno di loro possa diventare un nostro lettore La nostra materia rimane del tutto una materia, e non ha su di noi alcuna autorità. Perchè lo scrittore, i cui personaggi possono diventare suoi lettori, è sempre in una condizione d'inferiorità, come sarebbe lo scultore che dovesse lavorare un marmo ''ivente e capace di mordergl i la mano.

Chiuse le tende della propria finestra, e accesa : la stufa e ia lampada, il diarista rivive la sua giornata in modo da essere ripagato largamente di qualunque fastidio e dolore. Anche coloro che gli hanno fatto del male ora: hanno l'aria di aver lavorato per lui a mostrargli da vicino un·misero aspetto degli uomini.

Certo, il diarista non scriverà per « fare le sue vendette » : cosl guasterebbe tutto. Ma è molto ra ro che un istinto basso come lo spirito vendicativo possa penetrare nel clima di gusti elevati che avvolge sempre un uomo che lavori per sè e per la gloria del proprio fantasma. Il piacere di osservare, ritrarre, riferire sale ai più alti gradi. Un'epoca entra piano piano nelle con le sue rare minuzie e i suoi rumori altrimenti impercettibili Non sono le p3role c: storiche», pronunciate dall'alto dei

rostri, che nmaugono nel mezzo del diario, ma le esclamazioni più represse, i· sospiri, g J; affettuosi e intimi erro ri di grammatica.

La propria intimità non è mai cosl piacevole come quando accoglie, verso sera, gli echi e le ombre del!li uomini che abbiamo visto e sentito il giorno. Allora sembriamo a noi stessi, se non grandi, vastissimi, e chi eredc in Dio lo vede come un ottimo amico che sul finire del giorno, a ''isitarci <: ;1 fumare con noi pipa.

E' solo aliora che per noi il maggior numero di fastidi e le peggiori condizioni per vivere, che sono sempre le migliori per scrivere. Più le cose ostili ci ricacciano in noi stessi, e più sonora e sensibile si .fa la 'l03tra camera alle voci e ai passi di coloro che fuori imperversano.

«Ore 17, la radio trasmette alcune canzoni d& ballo. Ma tm' ora sola ti vorrei. per dirli Brontolio di folla, voci di ca rdin ali ; la camera si riempie di litanie e parole latine. Finalmente una voce rotta dall'emozione dice fra gli echi: Habem11s Papam! »

Ma non solo questo entra nel <frario, meglio di questo, entra il commento del falegname che, nell'altra stanza, accomodava il piede a un tavolino. « Un portone e buio. Fuori piove. D'un tratto, passa una piccob vecchia signora e dice: « Mah ». La scalaccia nera e deserta risuona di questa parola di dubbio. Mah! ». Tutto questo avrà un sapore quando vi si aggiungerà il nome della città in cu i questo avvenne, la data, e i grossi fatti che lo precedevano e seguivano.

Sfortunàtamente, non ho le qualità per essere uno Scrittore segreto; e ne occorrono di grandi. Ma nella nostra vita, anche in quelb. degli scrittori meno alti c'è un minuto di estrema chiarezza come in quella del libertino che pensa d ' un tratto di piantare le donne, i caffè, il tavolo da giuoco c chiudersi in una cella. Noi pensiamo di piantare i giornali, gli editori e perfino i lettori privati e chiuderci nell 'eremo di un diario che nessuno dovrà leggere finchè noi saremo in piedi.

Allora la nostra smorta e stracca vita di scrittori si ravviva; piaceri ineffabili ci vengono promessi; la penna ci guarda con desiderio e gratitudine come un cane affamato a éui facciamo cenno di buttare un pezzo di carne; le cose stesse ci si parano davanti in un modo migliore, quasi folla benigna che intenda farci largo e aiutarci. Ecco che la foglia di platano, battuta dal vento sui vetri del balcone, ci saluta con un rumore di nocche amichevoli; il gomito liso della nostia giacca lucci ca con molta eleganza; e la noi a ci dice addio con l'aria più affettuosa.

VITA. LI A. :W O URA.:Wt: A.TI

In procinto di sbarcare a Copenaghen, Callo XJI. impaz ' ente di approdare e di far presto, si getta in mare dalla sua scia lu ppa, con la s pada ' n mano, dove l'acqua gli arriva alla cintola: i suoi ministri , l'a m· basciatore di francia, gli uffidali, i soldati seguono il suo esempio e marciano veaso la riva, malgrado una grandine di palle di moschctto tirate dai Danesi. Il re, che non aveva mai udito in vita Su;t mo· schetti carichi a J:alla, domandò al m11ggiorc Stuard. che gli stava accanto, che cos'era quel leggero sibilio che udiva. • E' il rumore delle palle di fu. cile cht> ci tirano. g li disse il maggiore» • Bwc disse il re, qu('Sta sarà d'ora innanzi la mia musi ca *· (Voi/aire, « HiJI de Ch.JrleJ Xli», •••

Quando il duca di Vendòme morì, Lu ' gi XlV af. fidò il governo della Provenza, tenuto lino allora da qJJel prin cipe, al maresciallo de Villars il quale fu anche fatto duca e pari. Si racconta che fSSCndo andato a prender possesso del suo governo, i deputati della provincia gli presentassero una borsa piena di Luig: d'oro: «Ecco, monsignore, una borsa, gli dis· sero, simi le a quella che presentammo aJ duca di Vendome quando, come voi, divC':Ont> nostro gover· natore; ma si rifiutò di prenderla ».

«Ah, rispose il maresciallo de Villars prendendo la borsa, i l duca d i tra un uamu inimi· tab' le (Baro n d t' Pollnit=. « Ullfi'J ")

• $ :;.

fux prese a prestito da parecchi tbrei somme con· contando sull' eredità di un suo zio per pagare i debiti. Ma lo zio si sposò. ed ebbe un· fi. glio. Quando Fox lo seppe, disse : «Questo fanc iullo il Mes$ia : viene aJ mondo per la rovina degl i ebrei»

• *

Il signor Bressard, padre, scriveva a sua moglie : « Mia cara amica, la nostra cappella procede, e ci felici se potremo esserci sotterrati tutt ' e due. se Dio ci dà vita"· (Chamfort)

• • •

Beyle ( Stendhal), tanto acuto quando s i ''lt'ffava degli altri, cadeva tuttavia in certe ingenuit a cht> Cl fanno sorridere. A ventidue ano ;, fatto la brillante campagna d'Italia con Napoleone I; grazie al signor Daru, suo .zio, era stato addetto alJo stato maggiore dell'armata, e fu cosi che, giovane c vin· citore, passò qualche mese a Roma, dove ebbe sue· cessi d'ogni sorta. Più tardi molto più tardi, era andato ancora a Roma, coi capell i bianchi e un va· sto ritornando ci : • l costumi sono molto cambiati. Le giovani sono e ritrose. Le loro madri e nonne erano più amabili •. Ohimè! mio povero vecchio amico, non c'e.-avate che vo' cambiato!

(M.mt Ançe/or « u, Ja/o, d e PMiJ) • • •

Il principe di Kaunitz, non più giovane, non voleva assolutamente riconoscere d'esser vecchio ; il pensiero dt'Jia sua fine gli era talmente insopportabile che aveva proibito che in sua preSt:nza fosse pronunciata la parob morte E. llt'anche permetteva che si paclasse davanti a lui della varicella, perchè aveva visto l'imperatrice spengersi con quella e ne aveva ricevuta una sgradevole impressione Se gli si doveva dare una notizia funebre, bisognava ricorrere a una circonlocuzione.

Quando il barone Binder, suo amico e confidente, morì, Xaverius R.aidt, lettore del principe, l'informò dell'avvenimento in questi termini: «Non si trova più da nessuna parte iJ barone Binder! "·

(Louis Blanc) • • •

Non posso ricordarmi fremere la parola di mia nw:lrt' alb quale Robespierre aveva fatto morire due figli Essa volle, il 9 termidoro, constatare coi suoi occhi che quel mostro moriva; e quando la testa di Robespierre cadde, gridò con tutte le fone : Bis! (Aii$$&11 de Cbazet. M i moim)

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FU UN PO' DIFFIOLE andare a Turate alla Casa dei Veterani ." JJ treno per il paese più vicino era appena partito, ve n ' era un altro a Saronno poi speravo trovare ..che mezzo, ma invece, non vi erano 1nacchine, non vi erano corriere, non vi erano carrozze, e fu lungamente discutibile per avere una bicicletta, perchè i noleggiatori mi sentivano forestiero ed erano già stati truffati in precedenza da altri forestieri Finalmente avutane una partii nella nebbia che faceva galleggiare i gelsi sulla piatta pianura lombarda. Era tardi, quasi mezzogiorno, una gomma scoppiò appena lasciata la strada buOna, trovai da cambiare la bicicletta con un'altra e proseguii rapido verso il paese, un paese informe dominato dal grande palazzo che fu già dci marchesi Ala-Ponzoni, e ora casa di ricovero dei veterani di tutte le guerre d'Italia. Le incertezze del viaggio, il ritardo, il desiderio sempre più accresciuto di vedere questa vecchia pietosa casa mi fece entrare di volata nell'atrio suscitando l'allarme del veterano di guardia che se ne stava fuori dal suo posto di consegna a chiacchierare con uno del paese. «Non si può, non si può», mi disse tutto ansimante. Era un vecchio fortemente strabico. Subito ebbi di lui un'impressione penosa, per la sua vecchia divisa grigioverde consunta come la sua pelle. Alla mia insistenza di entrare, mi indicò un orario, avrei dovuto attendere due ore, tutti stavano mangiando. E si vedeva impaziente, più di me, per essere solo, in quel corpo di guardia, sebben\! fornito di vecchi fucili dalle lunghe baionette. Entrai ugualmente dichiarando la mia urgenza e chiedendo del direttore. Il direttore aveva appena finito di mangiare e mi venne indicato mentre nell'atrio del refettorio osservava i veterani seduti alle loro tavole. Mi pr:esentai, annunciai il mio desiderio di visitare la casa, ma questo direttore, un vecchio colonnello ancora vegeto, con grandi occhi chiari, roseo, e piccola barba bianca, che mi ricordava il l!ipo del degli alpini o di certi cOlonnelli addetti ai Comandi di Tappa, guardandomi freddamente e non smettendo di stuzzicarsi minuziosamente la sua dentatura ancOra compatta, mi dige che per visitare la Casa, occorreva l'autorizzazione della Presidenza. Sentivo in lui la compiacenza della vecchia pignoleria militare, il gusto ad impuntigliarsi nelle disposizioni delle circolari del Comando Supremo Mi squadrava dai piedi alla testa, quasi volesse faniù rilevare la mia mancata posizione d'attenti. Intanto passavano grandi vassoi con scodelle di · brodo, sentivo l'odore delle solite cucine da ospedale o da collegio, e un desiderio di ripartire senza vedere nulla. «Eppoi » , disse il colonnello, « adesso non si può perchè stanno mangiando, lei non usa mangiare a questa or:t? » «Qualche volta sl, qualche volta no, secondo gli obblighi », risposi, e la mia risposta da buon soldato parve toccarlo, difatti sembrò finalmente disposto a farmi la concessione di visitare il museo, ma avrei

dovuto attendere che il tenente che lo custodiva terminasse di mangiare. «Vede», mi disse indicandomi l'interno del refettorio, «è quello là, il tenente». Nella luce verdina che scendeva dalle vetrate del soffitto, non riescii a distinguere. Attesi e il tenente avvertito mi raggiunse sotto il portico accompagnato da un veterano Era un vecchietto, vestito della sua umile divisa grigioverde, con due minutissimi filetti d ' argento sul berretto, con pochi denti da una parte e pochi dall'altra. E mi accorsi che come un giogo sulle sue magre spalle, teneva uno sciaUe nero da donna arrotolato V ecchietto, ma energico nel parlare, di pronta intelligenza, vibrava dalla gioia di potermi mostrare quello che custodiva e ordinava con ferrea minuzia Il veterano ci seguiva e giunti ad una porta il tenente gli ordinò di aprire. Qs servai in questo veterano un tremito delle mani, un 'emozione e confusione insieme, prOpria di quelli che sono riusciti ad avere un posto d'ecce2ione, impari forse alle proprie pOssibilità e temono di perderlo, o forse iJ tenente esercitava tuttavia su di lui u na severa autorità, con minaccia se non si fosse comportato bene di farlo rientrare alla compagnia, di rientrare cioè a confondersi colla massa degli altri veterani Aperse la porta e subito un campanello elettrico prese a triJJare; come in certi baracconi pieni di magiche apparizioni e mi aspettavo che alcuni fantocci vestiti da gendarmi cominciassero a mettersi a gestire. Era una sala di trofei e di urne di vetro Un cappello di Garibaldi, i della sua barba, la sua sella. Un berretto di re Umberto dentro ad una teca come un ostensorio, una statuetta dell'Italia abbandonata sui gradini. La tromba che suonò l'attacco di Porta Pia. Le bacchette d'un ragazzo italiano tamburino alla campagna di Russia. Ogni cosa il tenente mi additò e mi illustrò colla sua voce vibrante e serrata. Luccicavano ·ottoni, baionette, tra il rosso di drappi, di cordoni, di bandiere, tra riflessi di specchi, e biancheggiavano busti di eroi, e argenti di cordoni da spalla di vecchi dragoni Su di un caminetto indicai il busto di Marcòra: «Si». mi disse subito il tenente reclinando la test.; « Uomo del passato regime, un chiacchierone parlamentare, rimane qui tuttavia per essere stato un bravo garibaldino». Poi mi mostrò un cacciapugni di ferro appartenente a Garibaldi Mi stupii moltissimo di questo: Ga -

ribaldi , il biondo e poetico Garibaldi, possedeva questo proprio per stuora mi mostrò un fucilone immenso, una s e di colubrina, che dwante le Cinque Giomat di fu. con molta disinvoltura '. adopera prandi, omoni10 .di ad una finestra di palazzo Olgiati, e uccise e fer) tuttii cannonieri delle artiglierie austriache appostate in via Monforte Quale possente canonico· e sicuro di essere in accordo con Dio nel suo· battagliero patriottismo!

Chiesi per favofe di portare un po' in luce un'urna contenente una divisa d'un vecchio generale piemontese, per fotografarla, e feci per dare una mano al veterano, ma il tenente si oppose, e volle fare lui. « Siamo forti l> , ripetè, «Siamo forti ancora ». II Ve· terano ansò, tremò, temette di rompere, ma tutto finl col farsi senza guasto. Sentii il loro re!>piro dfannoso e la pena 'mi prese per questi vecchi soldati che invecchiavano tra queste vecchie cose. Poi si passò ad una grande urna. Ero stanco di vedere, non avrei voluto più sentire parlare nè di Garibaldi, nè di Ciro Menotti, nè di Depretis, nè di Settembriru , avrei voluto ripartire subito, riprendere la bicicletta e correre tra la piatb. pianura lombarda marcia' di nebbia. La grande urna venne aperta con ordini dati dal tenente al veterano. Conteneva un grande album foderato d i velluto azzurro. «Avanti», disse il tenente come un ordine di marcia. E il veterano 'come sull'attenti, attonito nel grosso volto prese a. voltare le pagine annunciando a memoria la prossima, prima che apparisse. « S. M. Vittorio Emmanuele III visita i terremotati di Calabria». Osservai, sembravano pagine ispirate da qualche giornale illustrato dipinte su seta. « s, M. Umberto I visita a Napoli i colerosi S. M. Vittorio Emmanuele II alla battaglia di S Martino Carlo Alberto Amedeo di Savaia Il Conte Verde ». Poi l'album si chiuse, la grande urna di vetro lo proteggeva si serrò « Chiudi », ordinò il tenente e il veterano girò la chiave che difendeva come una preziosa reliquia questo povero album opera di qualche paziente signorina Il tqtente, questo povero tenente ridotto a niente, coi suoi sottili. filetti d'argento sul berretto grigioverde, portava con sè un senso d'ordine e di disciplina che addolorava, come una passione inveterata, un romanticismo tenace; egli era come la frase storica per gli artiglieri : « Morire inchiodati ai propri pezzi ». Era invecchiato nel suo grado, morirà nel suo graQo; si faranno sempre più sottili i suoi due filetti d'argento, e il suo scialle nero si stringerà sempre più vicino al collo scarno. E il veterano che lo seguiva, tremerà sempre di più nell' aprire la porta, nel dischiudere la grande urna, e un giorno la memoria non gli ubbidirà più nel ripetere in anticipo la pagina dipinta, verrà r.jmandato alla çompagnia, tornerà ai servizi abituali, sarà nuovamente di ramazza e di e al suo posto vere;\ un veterano più in gamba. Questi era un vcte-

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rano della prima guerra d ' Abissinia, verrà invece uno della Grande Guerra e dopo questi, quando anche questi av rà perduto Ja memoria. verrà un veterano della seconda guerra d'Abissinia. dell'ultima, e avanti fino a quando l'album sarà distrutto dal tempo

E' questa casa come una caserma dove i soldati di un tempo non siano stati congedati mai e rimasti là dentro siano lentamente inveo:biati, presi nel giro metodico dei serv:zi, dd rancio e della libera uscita

Domandai al tenente di avvicinare i veterani e di ascoltare i loro ricordi delle passate guerre « Sono massa amorfa ,., disse con scetticismo, ma compresi come egli credesse solo nei cimeli del suo museo e vivesse solo di essi. Chiesi di visitare l'infermeria dove era ricoverato il più vecch.io dei veterani : MortaJc Ua, un soldato di oovantanni. Disteso nei ·

IUtSIDUI DI GUI.ItiU

suo letto brillavano i suoi occhi, aveva una grande barba, un lungo braccio scarno stava fuori dalle coperte, si toccava ogni tanto la testa e parlava con voce sibilante: c Dove hai combattuto ? • gli chiesi. « Dapertutto, in tutte le parti d'Italia •· E agitò il bratcio verso le gambe come per i ndicare la Sicilia Mi sembrava un fantoccio, Jo sentivo' sordo, smemorato, senza pensiero ndla stessa stanza dalla: parte della finestra , i era un altro letto e uno stava assopito Mi avvicinai, teneva tutte e due le mani incrociate di fuori, e tra le dita un fazzoletto e un bicchiere di ferro smaltato, aveva gli occhi socchiusi, li aperse, mi guardò lentamente, aveva wu. fronte alta, e ra un uomo di cioquant'anni, un vOlto lungo, pallido, l'infermiere mi disse che era un maggiore, un invalido della Grande G uerra. congelato ai pied i. Questi fu subito per me come

un essere vivo, un uomo della mia stessa guerra, rimasi ai piedi dd suo letto a guardarlo col sospiro trattenuto. Aveva il volto di centinaia di maggiori di fanteria visti a dare ordini, visti a marciare in testa al loro battaglione, il suo volto era esangue, il suo sguardo si fi ssava su di me acubmente come per ciconoscermi, po1 abbassava le palpebre nella stanchezza dello sforzo, tornava a riaprirle e guardandomi con un sorriso da beato disse : « Mi dispiace di non poter camminare un poco Jt. E rivobe lo sguardo verso la finestra , verso la nebbia che rendeva confusi gli alberi del giardino, e sorrise pesante come discernesse su dalla pianura lombarda le valli nebbiose del Gnppa, dell'alto lsonzo, o una valle del Purgatorio e oltre a questa, lo splend<:nte sereno, l'immutabile l' inalterabile ebbrezza deL Paradiso. ••••

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CAPPELLA delle Tuileries 1718

Poco pubblico, disciplinato e frivolo ad un tempo : gli uomini in calzoncini corti di raso, calu di seta bianche, scarpini, giacche colle lunghe falde tutte ricami, lo spadino; le dame in guardinfante, vitini attillati, molto belletto Il re Luigì XV è un fanciullo Eppure è e si sente un semidio

Come raffica la morte è passata sulla sua casa falciando in pochi anni la bellissima Enrichetta d'Inghilterra per cui si è sciolta al suo volo più alto la funebre eloquenza di Bossuet; poi il Grande Delfino, quindi il f iglio questi i l Secondo Delfino, e sua ITlOghe Mana Adelaide di Savoia Alla fine di tutta l a famiglia non è rimasto c he il bisavolo grande e glorioso, il Re Sole, e i l suo piccolo pronipote, e tra quel veglia rdo coperto di gloria c con un piede nella tomba, e il principe immaturo e pargoleggiante, due file di tombe, due generazioni fa.lciate

Ed ceco in un'ora ancor più tragica che l e precedenti la morte ha minacciato anche lui, l'erede, la speranza di francia

C he deve aver pensato il vegliardo, a sommo di tante vittorie e di tanl2 gloria militare, ha visto quell'ecatombe, e l'avvenire vuoto dei suoi discendenti e vano il lun go sforzo e le lotte e le battaglie e le vittorte, e il trono di Francia in procinto di esser devoluto a qualche incognito sovrano stra niero!

Ma il fanciullo è guar ito, e Luigi XIV h1 « alzato tra le sue braccia e proteso al cielo, come in offerta, quel superstite fiore del suo sangue e della sua razza, l'erede che Dio g li lasciava », e « ponendogli sul tenero capo tutte le benedizioni del cielo » ha lasciato la vita.

Ora il re fanciullo è lì, solo su l suo gran de seggiolone, e dietro di lui la sua corte prima al mondo per la raffinatezza, l'orgoglio e la galanteria

Gobert « peintre du roi » e Audran , in cice ne hanno conservato l'effigie prOprio in quel tempo : un visetto un po' allungato, ma guance pienotte, si direbbe: di pasta frolla, 11 naso è il solito naso a pallottola dei Borboni ; non brutto il disegno della bocca che gii si annunzia sensuale, e degli occhi che già hanno l'abitudine del comando; riccioIoni sulle spalle ma non più lunghi e folti al tempo del grande bisavolo; la moda tende a farsi più svelta, i cannelloni radenti le spalle preludiano all'imminente codino incipriato. Nel ritratto di Gobert il re di Francia e Navarra in piedi, stende il braccio suUa sua corona adagiata su un cuscino U, in chiesa, lo avrà appoggiato ai braccioli del suo seggiolone. La predica; che noia! Nè una predica sola; un Quaresimale, il quaresimale com-

posto appositamente per lui, i an,, ullo, il « piccolo Quaresimale • «Voi, dirà più tardi il Fleury, accogliendo i l Massillon all'Accademia di Francia, avete saputo mettervi all'altezza del re fanciullo ; perciò avete voluto imitare il che risuscitare il figlio deUa Sunam1ta SI fece (>Ilcolo mettendo la sua bocca sulla bocca di lui, i suoi occhi su i di lui occhi, le sue mani sulle mani del bimbo, e avendolo così riscaldato lo rese pieno di vita a sua madre •.

Massillon è vescovo di Clermont; ha 5 anni. Nonostante la sua fede ardente (o forse appunto perchè è ardente?) egli non è mai intransigente, mai eccessivo. « Une sage n:oderation était son caractère dominant lt. E' cosa notoria come anche trattando coi Giansenisti egli non abbia mai trasceso al tono r&SO · Iuta e indignato di tanti suoi colleghi; si sa c he, incaricato di convertire il vescovo, depo · sto, di Sene:r. Soanen egli gli ha detto che se la prendesse tanto a cuore per la bolla Umgenitus « moins pontificale que ». Questo unito alla fama della sua v 1ta v rrtuosa, della sua larghissima carità lo ha imposto al rispetto di tutti, e oggi lo ha fatto ancor:1 una volta invitare a corte. Alcuni anni dovendo predicare davanti a Lui g i XIV ha scelto per testo la parola evangelica « lkati quelli che piangono>>. E ha esordito «Dovrei dire felice voi, potente, glorioso. Così direbbe rl mondo Mais I'Evangile ne parle pas romme le monde ».

Anche adesso parlando al regale fanciullo egli non si preoccupa di queUo che può piacergli, lusingarlo o di ciò che può piacere, lusingare quegli uomini che stanno dietro a lui fra i quali emerge l'alta figura del Reggente, quel Luigi Enrico di Borbone che sta gove tnando la Francia coll'aiuto della sua amante la marchesa de Prie. «L'adulazione piace ma non giova mai · « Les conseils agréables sont rarement des conseils uti les ». « E' se rvire là gloria del principe non servire alle sue passioni; è bello osare esporsi alla sua indignazione piuttosto che mancare aUa fedeltà che gli si è: giurata». Se i principi come voi possono contare su un amico fedele devono cercarlo fra quelli che li hanno amati abbastanza da osare qualche volta dispiacer loro ».

« E invece, sire, c he flagello per i grandi quegli uomini nati per plaudire alle loro passioni che sventura per i popoli quando i sovrani e i potenti si dànno in balia a questi nemici della loro gloria Ubriacati dalle lodi non si osa più dir loro la verità; essi soli ignorano sul loro stato ciò che soprattutto dovrebbero conoscere» Poi quasi con ironia : « Mandano degli uomini per essere informat i di ciò che di più segreto avviene nelle corti e in lont:lnissimi regni , e nessuno osa informarli di ciò che di sgradevole accade nei loro regni». Questi adulatori infatti han tutto l'interesse di nascondere agli occhi dei sovrani h miseria dei popoli e travestirla in benessere i gemiti più commoventi che esala la pubblica miseria son presentati 'come mormorio di sediziosi; le più giuste e rispettose rirnostranze, l'adulazione le traveste in temerità meritevol i di castigo Non son solo affermazioni generiche le s ue, nè gridi messianici a vuoto. Osservatore silenzioso e austero egli, durante il regno di Luigi XIV ha assistito agli sfon:i di Colbert per migliorare le finanze francesi sempre sventati dalla regale megalomania, hJ sentito Vauban difendere inutilmente la cau

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sa della m1scria Je1 popolo. Perciò oggi non esita a mettere il dito sulla piaga, a passare da generiche affcmuzioni ad accuse precise : « Sire, diffidate di coloro che, per autorizzare le smodate spese dei sovrani, dipingono, ingigantendola l'opulenza del popolo Succedete, è vero, ad una fiorente monarchia ma che le molte perdite hanno stancata; inesauribile, è vero, la buona volontà del vostri sudditi, m'l non misurate a quella stregua i diritti che avete su di essi! ».

«Foste detto dal popolo. Vi dovete a lui» dirà in un altro sennone; e quasi come profezia di future ideologie, che domani batteranno alle porte della Francia, alle porte dell'Europa, non esita a proclamare che i beni del re appartengono al popolo « Vos biens sont leurs biens >>.

Che cosa pensano di queste parole cosi gravi e coraggiose gli ascoltatori ?

Poco o nulia certo pensa il re fanciullo .Egli aspetta che la predica finisca per riprenòere con poca vogli a i suoi studi, con non molto maggior ardore i suoi giuochi. E' un apatico il piccolo re

«Le roi est si ùzdilférent »l'ha detto pochi dì prima anche il Reggente davanti al mutismo di Luigi XV cui g li ambasciatori gnuoli, grandi cappelli svolazzanti di piume, ,'abots inchinati a spazzase il suolo, gli preseotaronò il ritratto della sua fidanzata di tre anni Maria Anna Vittoria, la figlia di · Filippo V. «Non gli pia_cciono le donne» dirà ancora qualche anno dopo il Reggente famoso per le sue lussurie Ed è vero che per molti anni Luigi XV si sentirà quasi insensibile al fascino muliebre, finchè di colpo cambierà interamente di gusti e di abitudini e comincierà la cttena interminabile : la De MaiJly, la Vintimile, la Chateauroux culminando nella gran favorita Antonietta d'Etioles, marchesa di Pompad<>ur, che tutta la Francia pèr lunghi anni maledirà come all a fatale consigliera delle folli spensieratezze del re, mentre il popolo patisce la fame. Ha forse un'intuizione anche di <juesto il santo predicatore? Si sa che esiste di lui tutta una serie di lettere indirizzate a illustri personaggi della corte sulla miseria dei contadini e si ha una sua missiva al cardina le Fleury per ottenere una diminuzione di imposte agli agricoltori dell' Alvemia, con queste parole : « l popoli delle nostre campagne vivono in una miseria spaventevole, senza letti, senza mobili; la maggior parte di essi per metà dell'anno mancano di pane d'orzo e d'avena, che sarebbe il loro unico nutrimento, e che sono obbligati a strapparsi dalla bocca e da quelle dei loro bambini per far fronte alle contribuzioni» Certo vi è nel Massillon un'assoluta ripugnanza contro gli eccessi dell'assolutismo (e quasi un'antiveggenza dei mali che cagionerà alla Franda) quando nega ai sovrani il diritto di governare coll'arbitrio : « l sovrani non possono essere grandi che rendendosi utili ai popoli, o recando loro la libertà, la pace e J'abbondanu >> Non intende per libertà, questo va da sè, la licenza e la sfrenatczza, ma « la libertà, Si re, che i governanti devono ai loro popoli è la libertà delle leggi ». E precisando inequivocabìlmente : «Non è il sovrano, è la legge che deve regnare sui popoli». Perciò l'ingiustizia non può esser fonte di fortezza e di fortuna, ma solo di rovina per i tron i Simile politica della violenza contrasta troppo con le convinzioni cristiane dell'oratore

Ragiona: «Vi par possibile che Dio abbia stabilito in terra dei governànti che non potrebbero sostenersi che coi delitti? c i re sa· rcbbero mai l'opera sua se non potessero regnare senza la frode e l'abuso d'autorità quali compagni inseparabili governo? No, gli stati non possono avere una regola di condotta al di sopra dell'unica legge di Dio; i popoli non possono dovere la loro abbondanza e la. loro tranquillità alla frode, alla rnala fede, o alla violenza senza scrupolo dei loro governanti ». Ah se il santo predicatore potesse prevedere l'avvenire, potesse immaginare che un giorno a un ministro delle Finanze preoccupato del baratro a cui è avviata la Francia, questo re ora · fanciullo, forse attossicato dal veleno propinatogli dalla favorita, non esiterà a rispondere: Aprés moi le déluge. Ma il predicatore questo non può prevederlo Teme piuttosto che sul piccolo re incomba ossessionante il pensiero della gloria del. grande avo, la visione degli eserciti marcianti attraverso la Lorena e le Fiandre alla conquista dell'egemonia europea, e che egli voglia riconquistare appena ne sarà in g rado tutto ciò che gli ultimi anni al grande avo hanno ritolto. Ora sa il buon prelato, l'amico dei suoi poveri, sa di che atroce miseria senza compensi la guerra sia fonte agli umili. Perciò coll a sua sana eloquenza cerca di imprimere questo concetto in cuore al re: « Sire, considerate sempre la guerra come il più grande flagello che Dio possa inftiggere ad un impero : cercate di disarmare i vostri nemici piuttosto che di vincedi; Dio vi ha dato la spada per la sicurezza dei vostri vicini. Assai vasto l'impero su cui Dio vi ha posto, siate più geloso di 5ollevame le miserie che di estenderne i confin i ; mettete la vostra g loria piuttosto nel riparare le sventure delle guerre pasute che nell'intraprenderne di nuove; fate immortale i.l vostro regno piuttosto in, grazia alla felicità del vostro popolo che in grazia al numero delle vostre imprese; e non dimenticate mai che, mche nelle guerre più giuste, le vittorie si trascinano dietro altrettante calamità per lo stato che le più sanguinose disfatte».

Forse: Maurizio dl Sassooia è fra i cortigiani e, sedotto ai futuri fantasmi della sua gloria militare, ode di malanimo e con un sorr4so ironico quelle parole Vecchio prete, lontano dalla realtà, lontano dalla vita! Il Reggente ha appena ascoltato : · per il suo cinismo la religione cristiana è un utile freno del popolo e un ausiliare ai governi assoluti. Voilà tout. Massillon sente forse tutto questo, e se ne addolora. Egli la conosce bene quella corte, ne sa gli intrighi, le impudicizie, la foll.e bramosia di godimento, sa che l'ambizionè, la sete di danaro, la lussuria, l'intrigo ne sono l'anima. Ma è il suo dovere annuruiare la parola di Dio; la annunzia in quella forma castigata e lucida, per cui Voltaire lo costitul suo prosatoce prediletto, e tercà il « Piccolo male » sul suo tavolo da notte, accanto all'Athalie. Il vescovo continua a illustrare gl'insegnamenti del Vangelo davanti alla corte di Versailles. Intanto il suo pensiero va lontano, ai suoi poveri diocesani che lo ascoltano umili e raccolti e a cui gli è assai più caro portare la parola di Dio, va alla sua casa di campagna modesta e graziosa, dove ama invitare alla stessa mensa g li oratoriani e i gesuiti « percbè si abituino a sopportarsi • dice scherzando. Quanto alla corte e al re... Dio abbia pietà di loro.

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c. r.

QUANDO il signor Marco Br<tt chiese, uno dopo l'altro, sette figli a l Signore, non prevedeva quello che sarebbe accaduto. Era un giovanotto ardito e pie:no di J!;sorse brillanti e i bambini possedevano, moltiplicate, le risorse brillanti di lui più quelle della madre Avevano pupille nere e volubili, sorriso chi:uo, e un meraviglioso linguaggio pieno di liceoze poetiche e di grazie Durante il giorno (tutti sanno che egli faceva quattro o cinque mestieri) sia c he un'impalcatu ra o scrivesse a maccAina. il signor Marco ridacchiava da solo pregustando la propria regale serata. Ritotuato a casa, sedeva in mezzo alla famiglia come in un teatro: Non c'erano soltanto la Cornmed:a e la Favola per deliziarlo con l a loro presenza, ma anche la Ambizione. Chè egli metteva in fila tutta la sua discendenza e gil vedeva, al di quelle teste canore dai riccioli tintinnanti, r itratti di signori, come in una Galleria: Adolfo, barbuto in toga di giudice, Luigi, in di\'isa di generale, Giacomino, in solino e tuN., e le fanciulle tutte coo lunghissimi veli di sposa:

« Che Dio mi conc.eda vita e salute, ripeteva il signor Marco, battendosi il petto con occhi sci ntillanti, e al resto ci penso io»

Qui, pur con amarezza, bisogna ammettere che io quel poema di piccole cantiche pcrfettt che era la figliolanza del signor Brett si no tava una macchia. una strana e inattesa stonatura Forse un castigo per qualche grave colpa del signor Brett? Ma tutti sanno che era un giusto. O forse una distrazione di Dio, avvezzo ad ispi rarsi alle tribù angeliche nell'inventare i piccoli Brett ? carità_ Dio non solire di distrazioni E allora non so che dire, ma un3 realtà rimane: Teresa era la teaogcnita dei Brett. Diversa da tuti i fratelli , aveva capelli a frangia scolorati e lisci, occhi larghi e benigni come quelli di una pecora, ma velati da un'acqua torbida, bocca pallida- e dischiusa. Pari ad una chioccia, Teresa se ne stava eternamente accovacciata in un angolo della eudna, senza mai cessare di svolgere e di riavvolgere un suo gomitolo di filo rosso.

Il giorno dell ' avventura era pure per lei. Una volta (i Brett abitavano nel paese delle miniere, nel fwnoso quartiere delle officine), qualcuno in casa aveva parlato dio una pineta. Questa parola non solo aveva oltrepassato la. soglia larga e fragile delle orecchie di Teresa, ma rimbalzando in quella piana deserta e piena di nebbia cbe era l'anima di lei vi si era fennat:a per sempre nel centro come una. fontana dalla colorata architettura:

.All'udirla, Teresa si era messa a ridere teneramente, come chi SO$f11, con una meraviglia sospesa E la tremula cantilena della sua voce aveva pronunciato la frase memorabile; c Domani andiamo alla pineta»

Da allora, questa frase era suta quasi l'unica partecipazione di Teresa alle cooversuioni fa-

miliari; sc-nz.a ces:..ttf' <1: o..cupusi del suo gomitolo, essa la monnora, a fra sè o la gettava quale timida offerta nel concitio dei suoi fratelli: «Do-mani andiamo alla pineta», gorgheggiava •!ncerta, col suo sorriso che pa· ceva di lUla cieca. «Chi sa », si chiedeva •:alvolta la s ignora Brett, con lo sguardo di uno che non vede le cose intorno, ma un sentiero cupo senato dentro di tiui, c chi sa come se la immagina, Teresa, la pineta? ». «Forse come una chiesa con le colonne », aveva suggerito la piccola Matilde, usando il linguaggio immaginoso proprio della fa.miglia.

Cosl stavano dunque le cose quando il signor Marco Brett fu chiamato a miglior vita.

I fatti si svolsero nel seguente modo : un certo signor Luz impiegato (era una mattSna di domenica), passeggiava leggendo il giornale. Il signor Marco Brett passava in bicicletta e, p:r evitare di travolgere il signor Luz, andò a sbattere contro un paraca.rro Fu appunto questo paracarro che, picchiando contro l a testa ricciuta di lui, 'ne scacciò per sempre l'anima, e quindi soppresse le serate famose della eu cina Brett e scancellò dagli orizzonti fuh,Jri l a Galleria di ritratti illustri profetizzata dal signor Brett sulle fronti dei suoi figli la vedova Brett cuciva e vendeva fazzoletti ; ma il suo mestiere si rivelò presto insufficiente ai bisogni della fa.miglia Spesso g li otto superstiti avevano per cena soltanto un'aringa o due pat3te crude; dormi\'ano ammonticchiati per darsi, l'un l'altro, calore; e possedevano, fra tutti, un solo paio di scarpe, già di proprietà del signor Marco , da usarsi a turno c da legarsi con lo spago se il piede era troppo p iccolo. Presto le anime dei piccoli Brett che prima, gioiose ed alate, s i accendevano alla superficie dei loro occhi , .finirono col rifugiarsi nel fondo di quelle pupille nere come bestiole selvatiche rintanate per paura dell'uomo. l rossi colori di frutto, gil orgoglio del padre, lasciarono quelle guance avide e smunte; e al posto dei modi innocenti e liberi .:he e rano stati la grazia gloriosa dei piccoli Brctf, sopravvenne una diffidenza proterva, una viltà sempre all'erta La sola che non cambiò fu Teresa, la quale, appena un poco impallidita, seguitava ad avvolgere il suo gomitolo e levando gli c ol suo riso prpmettente e colmo di stupore balbettava : «Do-mani andiamo alta: pineta! »

« Sicuro », diceva la signora Angela Brett E quasi invidiava a Teresa, per gli altri sci figli beata solitudine.

In quei paesi, molte signore amano tra.scorrere la mattinata ('ammissioni. Una di tali signore un bel giorno, s i accorse di non trovare più nel far commissioni quell'ebbrezza e quell'avventura che vagheggiava per i suoi giorni; e decise di sostituire il fu commissioni con la beneficenza. Essa dunque si cava nei qua.rtieri delle officine e calava nelle ca.sc come una giovane, loquace Befana. Fu cosl che un giorno paSsò la soglia di casa Brett

c Oh, quanti cari bambini», essa incominciò, çompiaconte. E allora la signora Angela Brett fra timide reticenze e sospiri narrò la sua storia, e queJla di suo marito. c Ma guarda, ma guarda, poveretta » la visitatrice, c sentite, bambitti. Io conosco un signore molto molto simpatico, il quale siede una casa molto molto carina detta c L'altalena». Io questa casa il mio buon amico raccoglie bcambini orfani e poveri come voi e li tratta come figli di re Ogni b&mbino ha il

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LOieDRA I D II

suo letto in un.t bella <:aJnera dipinta, mangia un buon pranzo e il dolce la domenica, legge bei libri e studia secondo la sua vocazione. Intomo alla casa c'è un giardino pieno di fontane e di alberi fruttiferi. E adesso per inca- · rico del mio buon amico io devo scegliere uno fra voi sette e portarlo -a lui ,..

Una lieve oscillazione si notò nel cerchio dei fratelli; ciascuno si piegava verso l'altro e lo guardava sottecchi, furbo e insieme diffidente. Una rivalità silenziosa, come una v ibrazione elettrica, percorse l'aria. La pallida_signora Brett aveva negli occhi sette rimpianti e sette invidie; vedeva ricomparire all'orizzonte la g loriosa Galleria del morto signor Brett, ma con un solo ritratto sdegnoso : Giudice o Consigliere? Fra tutti, si bilanciava «L'altalena », d'oro e d'argento, aerea. E l'occhialino di tartaruga della vìsitatrice scruta, a intorno con aria accorta: « Oh, che lx:gli occhioni! » mormorava la signora, « oh, poveri angeli ! E ' !uesta biondina quieta quieta? Di' come ti chiam i, cara? ».

« Do-màni andiamo alla pineta », rispose T c rtsa con VIXe di pianto

« Da\'\'ero ! Sarà proprio magnifico. Ma io ti ho çhiesto il tuo nome. Rispondi alla signora >>. A c1uesto punto il fratello Adolfo credette bene d 'inten·enire battendo, con gesto sign ific'ati\'o, propria fronte le cinque dita raccolte. ·E la madre spiegò : «Signora, quella è un'infelice; non capisce».

« Ah, poverina, (:· », sussurrò, piena di comprensione, la signora, « povera anima, oh oh! E ripete che andranno alla pineta ! Com'è buffo! Che cos'è coJest'oggetto che rigira ne De mani? Un gomitolino? Po,•era scimmietta, che ne d iresti eh, di venire :Iii':< lena ? », e b. signora, con una parlantina svelta, intrattenne un poco a parte la madrt: Brett, spiegandole quanto fosse evidente che il caso più pietoso fra i sette era quello di Teresa, per cui ·Teresa appunto ella av rebbe portato via con sè All'usci re di Teresa, gli occhi degli altri fratelli, come una turba di lupi , la seguirono famelici e neri. Vedevano b sorella partjre lungo una scia che illuminava solo col suo riflesso i! loro pallore. Poi si guardarono in faccia e chiusero l'uscio

Nè la facciata della cattedrale, nè i \'Wi di ribes, nè gli orti della periferia, poterono distogl iere Teresa da!Ja sua muta contemplazione del nulla. Introdotta nelle stanze solari e dipinte dell'« Altalena», si consolò, vedendo che anch'esse avevano quattro angoli; e in uno dei quattro angoli, col sospiro di un esiliato che ritrova la patria, si accoccolò.

c Do-manj andiamo alla pineta », sussurrò con un altro sospiro.

A un tratto però sì scosse e si guardò intorno smarrita, al modo di uno che riaffora, in un subito risucchio, dalle acque deJ sonno. Singhiozzi inconsolabili la squassarono, alteénati con un rauco, monotono iamento « Che succede?», ripetevano intorno a lei larve premurose; e credevano che piangesse per i fratelli rimasti a casa. Ma anche i fratelli, per Teresa, erano larve come tutti g li altri, erranti nel torbido simulacro del mondo Nessuno capiva il motivo del suo pianto : era per il gomitolo r0550, smarrito o sottratto durante il viaggio, che' Teresa piangeva L'anima di lei simile ad un uccello acciecato sbatteva contro alte pareti; nè sole nè luna potevano ' sostituire il gomitolo di filo rosso nel cieco labirinto· di Teresa.

L.ATTRICE BRUTTA

ASSISTENDO alla visione del film .di Julien Duvivier, «Marie Chapdelaine », molti spettatori di un locale del centro sere fa, dimostravano la loro compassione con starnuti di impazienza, approvazioni esagerate comici lamenti. Una qualità del pubblico misto è .di rifiutare ogni attenzione a ciò che non lo diverte » : quando un caso simile si verifica, una sua convinta superiorità di giudizio gli suggeriS(e di trasportare Io spettacolo altrove, su sè stesso. Eccolo, allora, forzare la fantasia · tirarne fuori il commento preciso e spiacevole e, cosl, divertirsi.

Quando l'attrice Madeleine Renaud, appariva sullo schermo nella parte di Marie Chapdelaine, i sorrisetti toccavano il soffitto. A vederla coSì timjda, dimessa, rustica e col solo bagaglio di due grandi occhi spauriti, il pubblico l'aveva ribattezzata «Maria Sciarpa di lana » : gli amici burloni minacciavano di regala rsela a vicenda, le signore non si capacitavano di quelle sue grosse calze bianche di cotone, delle scarpe contorte come vascelli fragati Fosse almeno stata, Madeleine, una bella ragazza ! Ma .:osi, allora, tutti potevano essere :1ttrici, anche la «serva» Infine si deploran la scomparsa, a metà del film, di Jean Gabin, che facev:1 , 1:1 pute di « François P aradis )) : la morte di questo personaggio tog lieva ogni interesse alla vicenda. Ora, a tirarla avanti, restavano la timjda protagooista, sua madre, suo padre, il generoso vicino di casa e qualche altra figura incerta. Ma la _ storia di una famiglia in lotta continua con la terra e la vita, di una famiglia che riassumeva il destino delle emigrazioni umane, non poteva toccare un pubblico affluito per il ricordo di « Pepè le Moco » : svenuto per le emozioni aveva tro\'ato da riflettere e questo certo è l'idea più grossolana che un film Jl06S"' pennettersi. Così, alla fine, furono fischi.

Molti però non dimenticheranno la tranquilla eroina di Louis IUmion, nè il film ove tutto è stato sacrificato ad un risultato superiore Dopo centinaia di pellicole uscite da un'atmosfera di facilità, conforta trovare una vicenda ingrata, attori che non chiedono simpatia e che forse non si rivedcanno più, episodi e linguaggio duri come la v ita· stessa.

Duvivier ha girato questo film cinque anni fa e qui ci sembra migliore di òu_i : potrebbero dimostrarlo come è stato reso l'astio affettuoso che lega i componenti della famjgl ia, iJ trasporto di « François Paradis » sulla pianura gelata, la povera madre di Marie che muore maledicendo la terra. Oppure la predica del parroco, nel piccolo villaggio canadese, predica che arriva semplice e desiderata giustificando tutto il film. ·

Focse ft.lm come questi trovano il loro pubblico nei cinema di paese, in Calabria o nel Veneto o Dovunque il bisogno di anoorarsi alla e di sopportarne l'ingratitudine è sentito, e dove pure nel volto di una brutta attrice si riesce a vedere sempre una donna.

A H TIAEIIEA
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EFFETTI DEL CINEMA

Daniel Parker, delegato generale del Card' Artio11 ha scr itto sulla «Potenza e responsabilità del Film » un breve opuscolo: nel quale, tra l'altro, deplora l'influenza che il cinema esercita sui fanciulli. E cita il caso di c Poi/ Caro/11 » film che, in Francia, t: stato seguito da um vera epidemia di tentati suicidi infantil i che il Ministero della Pubblica Istruzione si è «creduto in dovere» di «segnalario » agli Ispettori dell'Accademia. l film che rappresentano atti di crudeltà verso gli animali o scene di ribellione all'autorità esercitano una grande attrattiva su i pieCOl i spet tatori e sono, spesso, il fattore determinante c he spinge il fanciullo ai primi atti .criminali. « In ci rca duemila casi ho potuto constatare elle l'idt-a del furto con scasso ( r am brio/age) viene sugge rita da certe scene viste sullo schermo. Molto spesso il bottino è lieve: pure, Io scopo principale che ne per,;eg uono i ragazzi è di «giocare al ladro». D'altro canto i film di propaganda della Marina e dell'Aviazione non sono meno pericolosi: « Strani suicidi di giovani si verificano in questi giorni. Due in Bretagna: le vittime volevano arruolarsi in Marina ed erano contrariati dalle famiglie Un altro inesplicabile : un giovane di l '5 anni, normale, sensato, apprendista meccanico, amante del suo mestiere h a lanciato l a propria automobile contro un albero, uccidendosi. Era stato co lpito - raccontano gli amici - dalla scena, vista in un film, in cui un ufficiale muore facenc.lo saltare la propria nave, c edere al nemico. Un quarto giovane è stato trovato impiccato c appeso per i piedi. Era appassionato di film polizieschi e volentieri, nei g iuochi, s i prestava a far la parte della vittima». (da« Ven» - 3 giug11o 1938) In Ame rica, con speciali apparecchi, vengono studiate le reazioni nervose dei fanciulli, durante il son no : dopo essere stati al cinema i · ragazzi manifestano una agitazione, in più dell'ordinario, del le fanciulle del 1.:1%.

Nei quattrocento films d:lla produziom: francese dell'anno 1936, continua ParkeF, erano descritti :

310 omicidi , 104 furti a mano armata, 7-1 ricatti, 43 inoendi dolosi, 14 esempi di \ruffa, 642 di omertà, 182 di faisa testimon ianza, 165 .Ci furto, '4 di incoraggiamen to allo sciopero, 192 cas i di adulterio femminile e 213 di :1-duJterio maschile : un totale di 1993 crimini .e delitti, con una media d i cinque per ogni film.

Infine, Packer, afferma el1e «creare u n mondo fittizio, col c inema, può talvolta essere m sistema educativo, una politica sociale ». E porta il seguente esempio!:

« Nei film italiani è vietato, sembra, rappresentare le lt)osche ( che sono una delle piaghe dell'ltaiia del sud), g li ubbriachi, i raga:z:zacci di strada, /n fil/n de ;oie etc.

« Qwlle sarà il risultato di queste interdizioni? Il popolo italiano s'abituerà all'idea di '!D mondo senza mosche nè ubriachi e, per virtù di suggestione, tenderà a reall:zzarlo »

L'autore concl ude che, sl, il cinema « possiede i l potere magnifico e terribile di far accettare senza sforzi, all'insaputa degli spettatori , il modo di vita che descrive»

ORFEO TAMBURI fu manaàw a Kom a òalle autorità competenti del suo paese, che gli aggiudicarono una borsa di studio per i profitti in pittura. Venne dalle Marche che era ancora ragazzo per freque nta re l'acc..tdemia, ma dopo le prime lezioni cominciò a diradare la fre<juenza finchè non abb:mdonò del tutto l a scuo la per d isegnare Roma a suo talento. Roma gl i fece un gra nde effetto, nei suoi disegni l' influenza dell'aria romana si delineò subito e lasciò alcune t raccie che rappresentano ancor oggi. il fondo dei caratt eri di tutto ciò c he Tamburi disegna o dipinge. Il lavoro di Tamburi è intimamente legato a quell'estro aereo, leggero c voluttuoso c he nell' aria di Roma trova riscontro ne lle realizzate fantasie borrominiane e berniane, è legato insomma a quella parte di Roma che sola colpisce i t emperamenti esclusivamente visivi e. in qualche modo, un poco estetizzanti.

Per ccnoscere bene Tamburi bisogna conoscere i suoi d isegni, e non è difficile perc hè dopo pochi anni di vita ci ttadina egli cominciò a disegnare attivamente, prima per l'Italia l..eJteraria, poi per diversi altri giornali, tutti d'indole letteraria Qualsiasi cosa ritragga dal segno nervoso , dal carattere generale, o da chi sa che altro, ci senti qu esta influenza dell'aria romana, quel lirismo visivo, prt-tenzioso, ma elegante e vivo, che riconosci ogni volta che alzi gli occhi nell e pi1'1 belle strade della nostra città. Tamburi più che altro ha disegnato, non son che pochi anni c he si è messo a dipingere accettando la logica conseguente di tutta la sveltena e l'eleganza scorrevole delle sue esperienze di disegnatore. Ha cominciato a dipingere dopo il suo ritorno da Parigi dove si trattenne un anno disegnando, e disegnando come se si trovasse ancora dinnanzi aJie irrequiete bellezze romane malgrado Parigi, giacchè dietro al suo segno ed anche aJia sua pittura ci sta sempre l'irre<juietezza dell'immagine della Roma berniniana

Per la pittura, la lunga esperienza di disegnatore è stata una preparuione ad una ven" e scevra di preoccupazioni che pesi-

no sul l avoro, ed anche ausilio a ll a )pontaneità tra esuberante e graziosa ch'è del suo stesso carattere. In questi ultimi tempi Tambliri hJ eseguito alcuni affreschi; uno enorme, si trattava di qualche centinaio di metri quadrati ,h dipingere ; un'impresa più grande di lui e, del .,__ resto d'ogni altro, avresti detto; c'era da di. vertirsi a pensare com'egli poteva trasporta r e la sua minuta agilità in un piano così fuori misura. Tamburi si disimpegnò bravamentt quando tutta quella calce fu coperta, l'immenso muro era tutto dipinto; la cosa non avev 1 altra pretenzione che quella di una decorazione piacevole, ma quello che più indicava come Tamburi se l'era cavata con bravura dimostrando capacità speciali ·anche nel senso pratico della faccenda, era il fatto che quella smisurata dimensione era stata trattata all.a stessa maniera di un foglio di taccuino, con la )('ggerezza e c on la stessa disinvoltura e, senza badare ad aitro, questo era importante per un disegnatore di piccoli fcgli che si da poco alla pittura

Dopo questa esperienza che, nell'ambito dell'esperienza, era riuscita degnamente, Tamburi ha fatto il secondo lavoro d ' affresco in una sala del Pala:z:zo del Governatorato Attorno alle pareti d'un ambiente non esageratamente vasto ma proporzionato per ' eseguirvi delle 6llure al vero, od almeno in quella misura che nella pittura fa del ve ro ha raffigurato in scene, tutte co llegate, la c Corsa dei barberi » di cui la figura qui riprodotta è un particolare Si tratta della figurazione di un carnevale romano nel quale si svolge la f:u:nosa corsa dei barberi; la composizion e, pur cor rendo ininterrotta su tre ampie pareti, ha diversi centri in ognunl? c.lei qua li si svol$e 1ma scena carne\•alesca davanti alla corsa; sono gruppi vivissimi in cui la stessa vivacità del segno partec;pa al temperamento descrittivo de! soggetto; rappresentano il carnevale rom ano c. da un altro lato, le ligure si diradano lino ad arrivare ad alcuni· personaggi che stanno soli e f anno quadro a se. Sarà interessante sapere che, la maggior parte delle figure più salienti della composizione sono ritratti di artisti e letterati romani la cui somiglianza è veramente sorprendente e interessante, perchè come sempre nelle cose in questo senso, non è aflidata all'imitazione pedante del nero ma all'interpretazione della particolare vivacità dei soggetti La spontanea «educazione romana » che si riflette nel carattere delle di Tamburi è evidente anche in questo affresco nel quale, la vive:z:za delle figure ch'è uno dei caratteri più salienti deU'opera, diviene partecipe di quella viveua. particolare ch'è nell'immagine della Roma a cui si è accennato. Tamburi oggi dipinge attivamente, i l lavoro tende sempre più ad accentuare quel senso di vivacità e di liberazione che si riflette in p:.rticolare ed importante vive.:zza, anche nel senso illustrativo, oggi rara aUa pittura Disegni e dipinti di Tamburi si tròvano in tutte le migliori raccolte private, al Petit Pa_ lais a al Museo di Roma, alla Galleria Ctvica di 1"orino ed in diverse altre.

Attualmente Tamburi sta lavorando per prepararsi a metter la sua migliore ed ultima opera alla' sah che gli è stata assegnata nella prossima Biennale di Venezia ; sarà, questa prova, la prima vera mostra ndla quale i l pittore esporrà cosl ampiamente la propria pittura

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Seri/li smarriti: Giom,Jmo di Campo di Giovauni Cairoli, Num 9. pag 18

Pubbl Aut , ,., N 44372 - 71• XVII ·'R 31
Storie, Num . S. pag e 18 Storie brevi, Num IU, pag 21 ; Num 12, pag 21. Vendonsi armi Num. 6, pag. 27. 25 fa , Num 5. pag. 2; Num 6. pag 2; Nwn 7. pag 2 ; Num 8. pag. 2: Num 9, pag. 2; Num 10, pag 2; Num. 10, pag. 31; Num. Il, pag. 2. an ni or son o, Num l. pag. :.! ; Num. 2 pag. 2; Num 3. pag 2; Num. 4. p ag 2; Num. pag. 31; Num. 6 , pag. 31; Num. 7. p:1g. 31; Num 8 pag 31; Num 9. pag 31; Num. 10 pag. 30; Num. Il. pag '\0; Num 12, pag. 2. Dil'<t:ore 1nponsabik: V ITI O RIO GOJUtEStO JDIANCCA CC co• JE JRt CC Jl A JL JE 1l1rAJL1lANA
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