Nomine

Enel, vince il governo. L’assemblea vota Paolo Scaroni presidente e Flavio Cattaneo ad

di Vittorio Malagutti   10 maggio 2023

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I soci hanno bocciato la lista del fondo Covalis, alternativa a quella del ministero dell’Economia. Nel cda anche tre amministratori proposti da Assogestioni, in rappresentanza degli investitori istituzionali

Assalto respinto. Paolo Scaroni e Flavio Cattaneo, candidati di governo al vertice dell’Enel, hanno ricevuto il via libera dell’assemblea dei soci che si è svolta oggi pomeriggio. La più grande società italiana per valore di Borsa, circa 62 miliardi, sarà quindi presieduta per i prossimi tre anni da Scaroni, sponsorizzato da Forza Italia, con Cattaneo, in quota Lega, sulla poltrona di amministratore delegato al posto dell’uscente Francesco Starace, per nove anni sulla poltrona di capoazienda. Il risultato era tutt’altro che scontato, dopo che in aprile il fondo Covalis, uffici a Londra e base alla Cayman, aveva presentato una lista alternativa a quella del ministero dell’Economia, guidata dal banchiere Marco Mazzucchelli, candidato alla presidenza.

Zach Mecelis, il trader di origine lituana a capo di Covalis, nelle scorse settimane aveva attaccato in numerose dichiarazioni pubbliche la «logica politica» che ha guidato le scelte di Roma. Alla fine, tutti e sei i candidati di Mecelis sono rimasti fuori dal nuovo cda. Oltre ai sei presentati dal governo sono infatti stati eletti anche i tre amministratori proposti da Assogestioni, che rappresenta la maggioranza degli investitori istituzionali (banche e fondi italiani e stranieri). Strada facendo, Covalis aveva raccolto adesioni da alcuni azionisti importanti come Norges, il fondo sovrano norvegese, uno dei più grandi del mondo, accreditato di una quota del 2 per cento di Enel. La conta dei voti è stata però impietosa per il socio contestatore, che ha ricevuto solo il 6,9 per cento dei voti dell’assemblea, contro il 49,1 della lista del Mef e il 43,5% di quella appoggiata da Assogestioni.

Scaroni, 76 anni, torna quindi al vertice di una grande azienda pubblica dopo i lunghi trascorsi ancora in Enel (2002-05) e all’Eni dal 2005 al 2014, quando, soprattutto durante i governi di Silvio Berlusconi, gestì le relazioni con la Russia di Putin che finirono per aumentare la dipendenza italiana dal gas di Mosca. Anche Cattaneo non è nuovo al mondo delle aziende di Stato: dal 2003 al 2005 è stato direttore generale della Rai tv berlusconiana per poi approdare a Terna, la società quotata in Borsa proprietaria della rete di trasmissione elettrica, dove è rimasto fino al 2014.

Chiuso il capitolo nomine, che si è rivelato molto più impegnativo del previsto, ora il nuovo vertice dovrà concentrarsi sulle strategie aziendali. Nei nove anni della gestione Starace, l’ex monopolista dell’elettricità si è trasformato in uno dei più grandi operatori mondiali nel settore delle rinnovabili. Si capirà presto se Cattaneo e Scaroni, che in passato ha più volte espresso il suo scetticismo su tempi e modi della rivoluzione verde, hanno intenzione di proseguire sulla linea tracciata dall’ex numero uno.

Sul fronte finanziario non è un mistero che Enel abbia accumulato un debito, di poco inferiore ai 60 miliardi, che è guardato con crescente preoccupazione dagli analisti internazionali. Per tagliare questa voce del passivo è già stato annunciato un piano di vendite del valore di 21 miliardi, già in parte realizzato. Nell’ultima relazione trimestrale dell’era Starace, presentata il 3 maggio scorso, sono stati confermati gli obiettivi di fine anno, che prevedono un debito in calo a 51-52 miliardi e un utile prima di ammortamenti e tasse compreso tra 20,4 e 21 miliardi, superiore a quello di 19,7 realizzato nel 2022. Adesso tocca a Cataneo e Scaroni mantenere le promesse.