ILIJA LUPULESKU E ZORAN PRIMORAC, STORIA DI VITTORIE E TRAGEDIA

articolo di Paolo Bargagli tratto dal libro “Più o meno gli stessi”

Ilija Lupulesku e Zoran Primorac, rispettivamente serbo e croato, insieme hanno composto il miglior doppio europeo di ping-pong negli anni ottanta, quando ancora rappresentavano la Jugoslavia. A livello assoluto hanno cominciato a giocare il doppio insieme ai mondiali del 1985; ma Ilija (classe 1967), che ha due anni in più di Zoran (classe 1969), era già presente ai mondiali di Tokyo del 1983. E come mai non è arrivato in finale, o almeno in semi, come in doppio ha fatto spesso? Perché a Tokyo ha giocato il doppio… con me! Se fosse stato tennis, Ilija mi avrebbe piazzato in un corridoio e avrebbe coperto il campo da solo. Ma il ping-pong ha la regola odiosa che bisogna fare un colpo a testa; perciò sono riuscito nell’impresa di far perdere uno dei doppisti più forti di sempre.

Per fortuna di Ilija, dal 1985 anche Zoran ha cominciato a giocare in nazionale assoluta jugoslava: destro e mancino, entrambi completi, si integravano benissimo fra loro e hanno iniziato una scalata che li ha portati ai vertici assoluti della disciplina. Dopo esser saliti sul terzo gradino del podio agli Europei di Praga del 1986, nel 1987 hanno disputato la finale dei Mondiali di Nuova Delhi, perdendola con i cinesi Wei Qingguang e Chen Longcan solo 22-20 al set decisivo, e nel 1988 quella delle Olimpiadi, cedendo sempre contro gli stessi avversari seppur, stavolta, con punteggio meno serrato, 20-22 21-8 21-9. Nel 1990 hanno vinto gli Europei di Goteborg battendo in finale i tedeschi Rosskopf e Fetzner, in una specie di spareggio per lo scettro di miglior doppio europeo di quegli anni.

Fino al 1990 tutto procede al meglio per Ilija e Zoran, coppia quasi imbattibile nel tennistavolo e amici del cuore nella vita; ma nel 1991 scoppia la guerra civile in Jugoslavia. È una guerra brutale fatta di stupri etnici, eccidi, torture, e le due popolazioni più pesantemente coinvolte sono proprio quelle serba e croata, cioè quelle di Ilija e Zoran. Per loro due tutto cambia. Per un anno non giocano più; poi riprendono l’attività vestendo le divise delle loro nuove nazionali, Serbia e Croazia. Questo avviene in un momento in cui qualsiasi ex jugoslavo piange morti in famiglia o fra gli amici più cari: e sono ferite così profonde che hanno bisogno di tempo per rimarginarsi. Così Ilija e Zoran ricominciano a giocare nelle stesse manifestazioni, ma appartenendo a nazionali diverse; con compagni che considerano un affronto anche solo rivolgere la parola ai rappresentanti dell’altra compagine.

A metà dei novanta, dopo anni che non li vedevo, li ho incontrati in un campionato e ogni tanto si cercavano con lo sguardo, attenti a non farsi notare da nessuno. È stato un momento triste per me che ero abituato a sentirli ridere e scherzare insieme, inseparabili compagni di squadra. E in quella palestra ho intravisto, con sgomento, che cosa rimane dopo una guerra: due ragazzi che si vogliono bene, ma non hanno neanche il coraggio di guardarsi negli occhi.

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