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“IL VINO RAPPRESENTA UNO DEI COMPARTI DELL’INDUSTRIA ITALIANA DI PIÙ ANTICA TRADIZIONE E CON MAGGIORI POTENZIALITÀ DI CRESCITA E SUCCESSO”. INTERVENTO DI PIER LUIGI FABRIZI, PRESIDENTE BANCA MPS

Italia
Pier Luigi Fabrizi

Il convegno “Leasing per le imprese vitivinicole: una nuova opportunità” (ieri a Siena, organizzato dall’Unione Italiana Vini e da Mps Leasing e Factoring, ndr) rappresenta l’occasione per fare alcune brevi considerazioni, in primo luogo sulla situazione del settore vitivinicolo nel nostro Paese, in secondo luogo sulla presenza nel comparto della Banca Monte dei Paschi di Siena e del Gruppo Mps nella duplice veste di apportatori di servizi creditizi e finanziari da un lato e di attori protagonisti dall’altro.
Con riferimento al primo punto, è noto che il settore in esame rappresenta uno dei comparti dell’industria italiana di più antica tradizione e con maggiori potenzialità di crescita e di successo. Esso, in particolare, ha assunto sempre più importanza fra le produzioni tipiche italiane, divenendo uno dei pilastri dell’export agroalimentare. Un’indicazione al riguardo è fornita dal fatto che nell’ambito dell’Unione Europea, la quale copre il 65% della produzione mondiale vinicola ed ha un inserimento sull’interscambio mondiale pari al 67,7%, l’Italia rappresenta il primo Paese esportatore. Nel 2002, in particolare, il saldo della bilancia vinicola nazionale ha presentato un surplus di oltre 2.500 milioni di euro, con una crescita dei flussi esportativi rispetto all’anno precedente del 5,5% e con una conferma della Germania, degli Stati Uniti e del Regno Unito quali principali mercati di sbocco. Nel settore, comunque, l’intensità delle relazioni concorrenziali è forte e la gamma dei principali competitors dell’Italia comprende non solo i tradizionali paesi latini dell’Unione Europea come la Spagna e la Francia, ma anche alcune economie in transizione o emergenti come l’Australia e i paesi dell’America Latina.
In questo contesto la salvaguardia della posizione di leadership acquisita dal settore vinicolo italiano si fonda sul rafforzamento dei tradizionali fattori competitivi di successo rappresentanti dalla qualità del prodotto e dall’innovazione di processo. Un possibile ostacolo all’ulteriore sviluppo di questi fattori è peraltro rappresentato dall’elevata frammentazione della struttura del settore (le aziende sono circa 800.000, di cui 1.200 esportatrici) conseguente all’elevata presenza di piccole aziende, con una dimensione media che è circa la metà di quella dell’Unione Europea. Il fattore dimensionale condiziona, in particolare, la propensione all’investimento e l’apertura all’innovazione. Nell’attività vitivinicola, al contrario, l’esigenza dell’investimento è continua e rilevante in quanto alimentata da esigenze di vario tipo quali, a titolo esemplificativo, quelle per l’acquisto dei terreni, per l’impianto o il reimpianto dei vitigni, per l’ampliamento e per l’adeguamento delle cantine.
In buona sostanza, i principali limiti allo sviluppo del settore vinicolo italiano, ovvero la struttura frammentata dell’offerta e la ridotta soglia dimensionale delle aziende, sono gli stessi limiti che condizionano la capacità competitiva dell’intero sistema produttivo italiano, come recentemente ribadito dal Governatore della Banca d’Italia nelle sue Considerazioni Finali. In questo senso, dunque, è corretto porsi la questione dell’opportunità della crescita della dimensione media delle aziende vinicole e, di riflesso, il problema dei capitali necessari per sostenere tale crescita.
In sintesi, si delinea il problema della copertura dei fabbisogni finanziari delle aziende in esame, problema reso più complesso dal fatto che si tratta di immaginare, non solo un adeguato sostegno dei processi di crescita dimensionale, bensì anche un continuo supporto dell’attività gestionale corrente. Sono questo profilo, infatti, le aziende vinicole presentano evidenti specificità collegate, ad esempio, al differimento della redditività degli investimenti, alla rilevanza dei rischi climatici, alla compatibilità ecologica dell’attività di produzione sia con gli standard della sicurezza alimentare sia con quelli della tutela ambientale.
E’ di tutta evidenza, quindi, che la necessità di disporre di adeguati capitali, in linea con lo sviluppo e con la pianificazione degli investimenti e con le esigenze del ciclo produttivo, costituisca una priorità assoluta per le aziende del settore. In questo contesto è agevole collocare l’evoluzione intervenuta nel rapporto tra il sistema bancario e l’industria vitivinicola. Tale evoluzione si è tradotta, da un lato in un’intensificazione dei rapporti finanziari, dall’altro in un’evoluzione dei contenuti del rapporto, in particole nella forma di una progressiva estensione delle forme di finanziamento e di assistenza finanziaria, passando dai tradizionali strumenti del credito agrario ai servizi di consulenza nei processi di commercializzazione all’estero fino ad arrivare agli strumenti finanziari innovativi. E in quest’ultimo ambito che può essere collocato l’utilizzo degli strumenti derivati ( futures, opzioni collegati al prodotto vino) e il ricorso al leasing.
Nello scenario descritto, il Gruppo Mps si è impegnato fortemente per interpretare l’evoluzione dei bisogni finanziari delle aziende del settore, realizzando scelte di produzione e modalità distributive coerenti, ovviamente nel quadro più generale degli indirizzi di piano industriale fortemente orientati alle logiche della specializzazione e della segmentazione. A questo disegno è riconducibile, in primo luogo, la trasformazione a suo tempo realizzata dell’Istituto Nazionale di Credito Agrario in Mps Banca Verde. A seguito di tale trasformazione, infatti, è stato possibile, tra l’altro, portare avanti un’intensa politica di innovazione di prodotto mirata a realizzare una vasta gamma di prodotti e di servizi finanziari altamente specialistici a sostegno dell’agricoltura di qualità. Alla stessa filosofia, peraltro, sono anche riferibili le molteplici opportunità di assistenza creditizia e finanziaria che possono essere offerte dalle altre unità del gruppo, in particolare da Mps Merchant, relativamente al finanziamento di grandi opere sia nel settore dell’energia da fonti rinnovabili (impianti di termocombustione o aerogeneratori) che in quello ambientale (impianti di bonifica, di depurazione ....), da Mps Finance, con riferimento all’emissione di strumenti finanziari innovativi e di hedging; da Intermonte Securities, nel campo dell’eventuale accesso delle aziende ai mercati regolamentati; da Mps Venture e da Ducato Venture, a proposito del sostegno nella forma della partecipazione al capitale di rischio; dalle banche commerciali (Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Agricola Mantovana e Banca Toscana), relativamente ai classici strumenti creditizi modulati sulle specifiche esigenze di finanziamento delle aziende agrarie in genere e di quelle vitivinicole in particolare; da MPS Leasing & Factoring, ultima solo in ordine di elencazione, nel campo appunto del leasing, in particolare delle operazioni collegate all’acquisizione di terreni e di vigneti. Spiegavo in precedenza che il Gruppo Mps opera nel settore vitivinicolo anche nel ruolo di attore protagonista: una vecchia scelta di cui siamo orgogliosi e fieri e che ci ha portato ad avere, sotto il cappello di Amministrazioni Immobiliari Spa, i fiori all’occhiello rappresentati dalle fattorie Fontanafredda, Chigi Saracini e Poggio Monelli.
In conclusione, una banca e un gruppo con una spiccata vocazione per il settore agricolo in generale e per il comparto vitivinicolo in particolare, vocazione che, come al solito, trova le sue radici nella storia, ma che si esplica anche con strumenti finanziari e con modalità di assistenza e consulenza moderne, il tutto in stretta coerenza con la nostra linea strategica da sempre orientata a cercare di coniugare al meglio la tradizione e l’innovazione.

Pier Luigi Fabrizi
Presidente Banca Monte dei Paschi di Siena

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