Italo Russo
ANCORA SULLA
ARCHEOLOGIA DI GISIRA
DI BRUCOLI
-------Un Fondo di Capanna-------
Gisira 1. Fondo di capannaMalacofauna bentonica. Trochidae: Monodonta turbinata Born.
<<INNUMEREVOLI TENTATIVI DI CONOSCERE L’UOMO
ATTRAVERSO LE OPERE, HANNO INONDATO
LE BIBLIOTECHE DEL MONDO DI CIÒ
CHE GIORDANO BRUNO AVREBBE CHIAMATO
“INUTILI E PROLISSI SCARTAFAZZI”,
CHE PRESENTANO SPESSO LE IPOTESI COME CERTEZZE E
LE INVENZIONI FANTASTICHE, PER SÉ LEGITTIME,
COME DATI DI FATTO>>
(Nemi D’Agostino, Introduzione a La Tempesta di Shakespeare)
2
*
Prima di immetterci sull’impervio sentiero 1l quale,
superando il Porcaria, da Brucoli porta a Punta Bonìco,
estremo lembo di nord-est di Gisira, ritengo opportuno
proporre quanto ebbe a scrivere Paolo Orsi su tale
“insula”, da lui “visitata” da nord a sud e da est ad ovest,
anche in funzione della presenza del Cenobio di Adonai,
noto per degli “affreschi” sacri esistenti nella parete
della chiesetta in grotta, e per una necropoli
“castellucciana” aperta nella fiancata sinistra del
Porcaria nel suo medio e basso corso, poco prima che lo
stesso si versi nel Canale.
Gisira 1. Punta Bonìco.
Fondo di capanna: perforatore su osso lungo di capra, decorato con
incisioni geometriche e lineari.
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“La pittoresca baia di Brucoli. Chiusa tra i declivi orientali
della Gisira e la punta di Campolato, contrariamente
alla mie previsioni, nulla offre che interesse l’archeologo”
(Paolo Orsi, III- Periegesi archeologica: il fiume Pantakyas, N.S. 1902
AUGUSTA: AREA BRUCOLANA.
1. Gisira; 2. Punta Tonnara; 3. Brucoli; 4.Cozzo Telegrafo
5. Vallone Maccaudo; 6. Gisira età del Rame; 7. Area thòloi;
8. Tavole delle offerte e capanne; 9: Necropoli età del Bronzo;
10. Frandanisi di Sotto; 11. Campolato Neolitico.
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Gisira 1 (Brucoli)
Area neolitica a Punta Bonico
Un “fondo di capanna”
Gisira 1. Fondo di capanna. Malacofauna bentonica:
Muricidae : Hexaplex trunculus.
Quando il 31 agosto del decorso 2016 pubblicai su
Academia.edu il mio contributo: Insediamento neolitico di
Gisira 1 (Augusta) (1) volli escludere, per la loro omogeneità e
originalità, gli esiti di uno scavo che interessò un “fondo di
capanna”, anzi parte di un fondo di capanna. Tale realtà
archeologica, a mio parere, meritava una esposizione a parte, in
quando il terreno, sebbene ridotto dal ruscellamento dell’acqua
piovana ad una potenza di poco più di 30 cm, posto ai limiti
dello strapiombo che, a nord, dà sul Golfo di Catania, si
mostrava compatto ed omogeneo, sì che era possibile
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congetturare una stratigrafia attendibile e dei risultati appunto
originali.
Già proprio sul ciglio dello strapiombo (ai margini di una
antica frana che aveva interessato la parete rocciosa di Gisira
alta sul mare una ventina di metri e lunga quanto tutto lo
sviluppo costiero dell’horst nella sua spalla di nord, nel tratto
prospiciente il c.d. Scoglio della Tartaruga”), si notava la
presenza di alcune buche per palificazione di capanna, una delle
quali era stata sezionata dal crollo. Scavi irrazionali avevano
devastato buona parte dell’area, intaccando una interessante
tomba a fossa ovale e, si diceva, un focolare.
Della tomba si riuscì comunque a rilevarne successivamente
l’essenza strutturale su sollecitazione del prof. Bernabò Brea.
(fig. 1) Sembra, comunque, che altra sepoltura sia andata
distrutta, come il focolare del quale non si trovò traccia alcuna.
L’adiacente area ad est del saggio, frantumata da una cava di
pietra calcarea destinata molto probabilmente alle locali fornaci
di calce, ne interrompeva lo sviluppo areale nel quale doveva
insistere ad est parte del villaggio. (fig. 3)
In un’area non devastata dai picconi e dalle pale, a nordovest
della tomba e dei primi saggi di scavo condotti, come si è detto,
in presenza di vistosi e incontrollati sbancamenti, nei quali si
riuscì tuttavia a rilevare e definire una attendibile stratigrafia,
nella tarda primavera del 1995 avemmo modo di aprire un’altra
trincea, allo scopo di verificare sul terreno “intatto” l’esattezza
dei dati emersi nelle prime prospezioni, anche in funzione,
appunto, della buca risparmiata dalla frana.
Lo scavo fu aperto, il giorno 15 maggio del 1995, a poco più di 10
metri dallo strapiombo, in area adiacente ad un complesso
sistema di buche che interessavano, ad ovest e a sud, tratti di
terreno sprovvisto di copertura umica. Nell’area prescelta, lo
strato di humus, opportunamente saggiato, seguendo la
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naturale pendenza del tavolato calcareo, indicò, come si è detto,
una potenza media intorno a trenta centimetri.
Fu delimitata un’area di cm 300 per 150, la quale fu
suddivisa a sua volta in tre settori di cm 100 per 150. Ogni
settore fu suddiviso in sub-settori, dove i quadranti I e II
avevano la dimensione di cm 70 x 50, mentre i quadranti III e
IV misuravano cm 80 x 50. (fig. 4) Sul settore A (cm 100x150,
quadranti I-II-III-IV), fu eseguito un primo taglio di cm 3 di
potenza, quale pulizia superficiale. Si rilevò la presenza di terra
umica, compatta, con pochissimi inclusi calcarei (qualche
ciottoletto), e furono recuperati:
- 2 micro-schegge di ossidiana;
- 1 frammento di lamella di selce, sezione trapezoidale (fig.
12/1).
Un secondo taglio di cm 6 di potenza, sempre nell’ambito
dei quadranti da I a IV, mise in evidenza terra umica,
sensibilmente compattata. Pochissimi inclusi lavici e calcarei;
ciottoletti fluitati. Furono recuperati:
- Patella cae.;
- un frammento di Veneride (Tapes?);
- Dentalium;
- una “cuspide” peduncolata su scheggia di selce chiara (fig.
12/2), sulla quale sono visibili, immersi in gel siliceo,
gusci di macro-foraminiferi, tra i quali fu possibile
notare gli individui qui riportati (non in scala);
- sette micro-schegge di ossidiana;
- cinque micro-schegge di selce;
- un rozzo nucleo;
- tre piccole schegge di selce;
- due frammentini di lamelle di selce (fig. 12/3, 4);
Un terzo taglio di cm 6 di potenza evidenziava ancora terra
umica, compatta. Furono notati pochi inclusi calcarei e
ciottoletti lavici fluitati. Furono recuperati:
- un frammento di conchiglia di Tapes a bordo dentellato;
- tre micro-schegge, di cui due laminari, di ossidiana;
- quattro micro-schegge di selce;
- un piccolo bulino laterale su frattura, su micro-scheggia di
selce (fig. 12/5);
7
- un piccolo frammento di “piastrina” di selce con entrambi
i bordi ritoccati erti (fig. 12/8);
- un bulino laterale su scheggia di selce (fig. 12/6).
Un quarto taglio di cm 5 di potenza, raggiunse la roccia di
base. La terra era umica, relativamente compatta. Fu notata la
presenza di ciottoli calcarei di varia grandezza, non fluitati; nei
quadranti II e III del settore (A) fu recuperato il seguente
materiale:
- due chele di Eriphia verrucosa, o Granchio peloso:
- Patella cae.;
- Dentalium;
- tre frammenti di conchiglie marine, da identificare;
- tre frammenti di ossa , dei quali uno era bruciato ed un
altro cavo;
- una micro-scheggia di selce;
- una micro-scheggia di ossidiana;
- una piccola scheggia di selce;
- un piccolo nucleo di ossidiana;
- un frammento di lamella di ossidiana ;
- un bulino gemino (fig. 12/7) a stacchi laterali, su lamella
di selce;
Furono recuperati inoltre una cinquantina di frammenti di
spessa e rozza ceramica d’impasto, cedevole alla frattura, molto
corrosa dal tempo e dall’umidità. Un solo frammento presenta
una decorazione impressa; si tratta di tre impressioni cardiali,
disposte nella stessa direzione, lunghe una quindicina di mm
(fig. 9/1).
I frammenti comprendono alcuni piccoli blocchi di argilla
depurata, forse intonaco di pareti ad incannucciata ed un
frammento di ansa a nastro corto e largo. Manca la ceramica
fine. Recuperati ancora sei frammenti, parte di un più grande
frammento di ceramica spessa 11 mm, decorato con impressioni
a palmetta con punzone, forse a ruota dentellata (fig. 9/2).
Il giorno 30 maggio venne completato lo scavo del taglio 4, I e
IV quadrante. L’unità stratigrafica restituì, in aggiunta a quanto
recuperato il precedente giorno 15, il seguente materiale:
8
- pochi frammenti di ceramica molto
deteriorata, di cui tre frammentini,
appartenenti allo stesso vaso, presentano
un motivo impresso a rombi legati ai vertici
sia nel senso orizzontale che verticale; spessore del frammento
(bordo con orlo): mm 4,5;
- altro frammento, spesso mm 12, presenta
incisioni lineari.
Furono recuperati alcuni frammenti di piccoli blocchi di
argilla, forse intonaco da incannucciata. Inoltre:
- Patella cae.;
- un dente, incisivo, di piccolo mammifero (da identificare);
- un piccolo frammento di carbone;
- frammenti di ossa cave, anche bruciate, non identificate;
- una lamella di selce chiara (fig. 12/9);
- una micro lamella (frammento) di ossidiana, forse
frammento di elemento trapezoidale (fig. 12/10);
- una scheggia di ravvivamento di nucleo;
- una piccola scheggia laminare (fig. 12/11);
- tre micro schegge di selce ed una di ossidiana (lamella)
(fig. 12/12);
- un trapezio, o tranciante trasversale (fig. 12/13)
- un grosso nucleo di cattiva selce chiara (mm 96x73x41).
Il giorno 8 giugno fu delimitato uno spazio adiacente al settore
A, lato sud, di cm 150 x 100, che denominammo settore B.
Venne ripulito lo strato superficiale, per circa 10 cm (1°strato).
Il terreno si presentava umico, sciolto, rimaneggiato, interessato
dalla presenza di ciottoli calcarei. Furono recuperati:;
- una lamella di ossidiana, a sezione trapezoidale (fig.
12/14);
- una scheggia di selce;
- un ciottolo calcareo sferico, Ø mm 40 (fig. 16/1);
- una grossa scheggia di basalto, piatta, con stacchi laterali
intenzionali; sembrerebbe un denticolato (mm 76x76x15).
Un secondo strato, di circa cm 8, evidenziò terreno umico,
compatto, con pochi ciottoli calcarei. Vennero recuperati:
9
- quattro micro-schegge di ossidiana;
- una piccola scheggia laminare di ossidiana (fig. 12/15)
- quattro micro-schegge di selce;
- due piccole schegge di selce;
- un nucleo di selce, a stacchi unipolari, forma piramidale
(mm 36x35x35);
- un nucleo di selce, a larghi stacchi multidirezionali (mm
45x34x19);
- pochi piccoli frammenti molto deteriorati
di ceramica neolitica. Solo un frammento
presenta una decorazione impressa cardiale a
tacche parallele.
In ambiente caratterizzato da terreno umico, compatto, con
ciottoli calcarei, anche di piccola dimensione, e la presenza di
qualche ciottolo basaltico fluitato, fu aperto un terzo ed ultimo
taglio nel settore B, di potenza di circa 7 cm. Vennero
recuperati:
- pochi frammenti di ossa, da interpretare, residue dei
pasti;
- Patella cae;
- Columbella;
- una lamella di ossidiana (fig. 12/16);
- due micro-schegge di ossidiana;
- una piccola scheggia di selce;
- una piccola lama (in tre frammenti) di ossidiana (fig.
12/18);
- una trentina di piccoli ed inornati frammenti di ceramica
d’impasto neolitica, molto deteriorati. Il lavoro venne interrotto
dopo aver messo a nudo la roccia di base dei quadranti I e IV,
settore B, dove fu rilevata la presenza di una buca per pali che
numerammo col n. 2 (fig. 6).
La buca, larga cm 25 e profonda cm 30, conteneva in posto
alcune pietre per fissare il palo. Al suo interno vennero
recuperati:
- Patella cae.:
- Columbella;
- ossa residue dei pasti, anche bruciate;
10
- una scheggia di basalto;
- due micro schegge di ossidiana;
- una piccola lama di ossidiana, a sezione trapezoidale (fig.
12/20);
- un elemento di falce su piccola lama di calcare siliceo,
seghettata su due lati. Presenta tracce di lucidatura dovuta
all’uso (fig. 12/21);
- alcuni piccoli blocchi di argilla, da intonaco;
-alcuni piccoli frammenti di ceramica, inornati e
deteriorati;
- un frammento di spessa ceramica (≠ mm 14)
decorato con impressioni a linee curve dentellate;
- un grosso frammento di ceramica (≠ mm 12), il quale
presenta una lunga incisione lineare con tratteggio obliquo,
certamente parte di una banda tratteggiata obliquamente (fig.
9/3);
- un piccolo frammento, con incise alcune linee
parallele (fig. 9/7);
- un frammento di ceramica con bande convergenti
in una linea, tratteggiate obliquamente.
Il 15 giugno fu ripresa la prospezione nel II quadrante del
settore A, dove fu rilevata la presenza di una buca per pali, alla
quale fu dato il numero 1. La buca ha il diametro di cm 31 ed è
profonda cm 40 (fig. 6).
Al suo interno erano ancora presenti, in posto e su tre
distinti livelli, o strati, i ciottoli calcarei. All’interno della buca fu
rilevata la presenza del seguente materiale:
- Patella cae.,
- Helix,
- Monodonta turbinata;
- frammenti di ossa animali, anche bruciate;
- un dente a due radici, da identificare;
- una piccola lama di selce, a sezione trapezoidale (fig.
12/22 );
- quattro micro schegge di ossidiana, di cui una lamella (fig.
12/3);
11
- una piccola scheggia di ossidiana;
- una piccola scheggia di selce;
- due piccole schegge lamellari di selce (fig. 12/ 19,23);
- una micro scheggia lamellare di selce (fig. 12/24);
- alcuni piccoli blocchi di argilla per intonaco da
incannucciata;
- una ventina di frammenti di ceramica, inornati (forme
non determinabili);
- un frammento di ansa a nastro
(attaccatura). Alla base sono impressi tre motivi
cardiali, paralleli;
- un frammento, spesso mm 14, con due serie
parallele di impressioni eseguite con punzone a
losanga, o diamante. Sul bordo del frammento si
intuiscono altre impressioni- un piccolo frammento, con una
serie parallela di 5 linee, spezzate, impresse (fig. 9/5);
- un piccolo frammento il quale evidenzia una
incisione, non determinabile, forse triangolare
tratteggiata.
Attorno alla buca si rilevano diverse pietre calcaree
(alcune piatte) con spessore di alcuni centimetri. L’abbiamo
ritenute delle pietre poste a rincalzo del palo tra la platea
calcarea e la pavimentazione probabilmente in terra battuta.
Alcune delle pietre sono di basalto, fluitate.
Lo stesso giorno 15 giugno, nel III quadrante del settore A
furono rimossi alcuni ciottoli; l’intervento evidenziò la presenza
di una buca per pali, che numerammo col n. 3, la quale
impegnava per due terzi il IV quadrante del settore B. Il
diametro della buca è di cm 31, mentre nel fondo il diametro si
restringe a cm 21. La profondità risulta essere di cm 50 (fig. 6).
La buca conservava ancora le pietre, probabilmente di
fissaggio del palo, basaltiche e calcaree. Al suo interno vennero
recuperati:
- ossa residue dei pasti, anche bruciate;
- Patella cae.;
- Denti di Capra,
- una piccola lama di selce (fig. 13/1);
12
- due piccole schegge di selce, di cui una laminare (fig.
13/2);
- una scheggia di ossidiana, con un bordo tagliente (fig.
13/13);
- pochi frammenti di argilla per intonaco delle pareti;
- una cinquantina di piccoli frammenti di ceramica,
indecifrabili nella forma, qualcuno dei quali sembra avere
incisioni non classificabili perché molto deteriorate;
- un piccolo frammento di ceramica, il quale presenta parte
di una banda decorata con tratteggio inciso obliquo;
- un grosso frammento di ceramica (≠ mm 14), che è parte
di un bordo con orlo piatto. Vi si leggono due tacche
leggermente ricurve;
- un frammento di ceramica di colore molto chiaro,
decorato con motivi a palmetta realizzati con impressione
dentellata;
- altro frammento di ceramica decorato con impressione
dentellata;
- un piccolo frammento di ceramica, decorato con
impressioni semilunari;
- un piccolo frammento decorato con una serie di
incisioni lineari;
- un grosso frammento di vaso, forse parte di un
piede a tacco, inornato;
- un frammento di pietra per molare;
- tre ciottoletti lavici, ovoidali, di varie dimensioni (asse
maggiore: mm 54, 32, 23).
Il giorno successivo, 16 giugno, lo scavo interessò un terzo strato
in tutto il settore B, fino alla roccia di base (- cm 25), e ne venne
completata la pulizia. Furono recuperati i seguenti materiali:
- alcuni frammenti di varie dimensioni di grumi di argilla
per intonaco con impressioni in negativo delle canne:
- frammenti di ossa residue dei pasti, anche bruciate;
- Columbella;
- Patella cae.;
- Helix;
13
- tre micro schegge di selce;
- due piccole schegge di selce;
- una piccola scheggia di ossidiana;
- una piccola scheggia laminare di selce (fig. 13/4);
- una micro scheggia laminare di ossidiana (fig. 13/5);
- una micro scheggia di selce, nella quale potrebbe leggersi
un trapezio, o tranciante trasversale (fig. 13/6);
- tre frammenti di ceramica con impressioni a
linee spezzate parallele, eseguite con punzone
artificiale. Si riferiscono ad almeno due vasi;
- un frammento con una incisione a tacca dritta;
- un frammento di ceramica il quale porta impresse due
serie parallele di piccoli rombi, aventi un
piccolo incavo al centro, legati per gli angoli
sulla stessa linea e per i lati sulle due linee;
- un grosso frammento di ceramica, composto da
quattordici più piccoli frammenti (≠ mm 11), decorato con
impressioni dentellate nel motivo a palmetta (fig. 9/12);
- quindici piccoli frammenti di ceramica inornata, molto
deteriorata.
Lo stesso giorno 16 giugno venne liberata una buca per pali nel
III quadrante del settore B, la quale venne numerata con il n. 4
(fig. 7). La larghezza alla bocca è di cm 26, alla base di cm 15, la
sua profondità è di cm 20. La buca conteneva ancora delle
pietre, basaltiche e calcaree. Al suo interno furono recuperati:
- Patella cae.;
- Helix;
- Columbella;
- ossa residue dei pasti;
- una piccola scheggia di selce;
- un trapezio, o tranciante trasversale, frammentario;
- una micro-scheggia di ossidiana;
- un bulino laterale su frattura, su piccola scheggia di selce
(fig. 13/11);
- un bulino assiale (semplice a due piani obliqui) su
scheggia di ossidiana (fig. 13/8);
14
- una decina di frammenti di ceramica inornata,
deteriorata;
- un piccolo frammento di ceramica con impressioni
ungueali, senza trasporto laterale di argilla (≠ mm 9) (fig. 9/4);
- un grosso frammento di ceramica, composto da sette
frammentini, di ansa a nastro corto e largo. Presenta due tipi di
decorazione a impressione. 1° tipo: serie di grosse V disposte
accostate su cinque file parallele; le V sono alte almeno 10 mm,
e interessano solo l’ansa; 2° tipo: serie di piccole V disposte
accostate su tre file parallele. Le V sono ampie circa 3 mm,
impresse dove l’ansa si imposta nella vasca. L’ansa poggiava sul
fondo della buca, coperta da alcune pietre. (fig. 10/1).
Il giorno 21 giugno si provvide a rimuovere, nel settore C, un
primo strato di terra, e per una potenza di circa 8 cm. In terreno
umico, sciolto, rimaneggiato, fu notata la presenza di pochi
ciottoli calcarei. Venne recuperato il seguente materiale:
- quattro micro schegge di selce;
- tre piccole schegge di selce -una laminare con micro
ritocchi (fig. 13/12);
- tre micro schegge di ossidiana;
- una piccola scheggia di ossidiana;
- una scheggia di selce;
- una rudimentale piccola punta a dorso parziale (fig. 13/7);
- un bulino laterale su ritocco, su scheggia di selce (fig.
13/10);
- una lamella di selce (fig. 13/9);
- una piccola scheggia laminare di selce (fig. 13/13);
- una piccola lama (frammento) di ossidiana (fig. 13/16);
- un grosso frammento piano-convesso di pietra per molare
(fig. 13/19).
Il giorno 5 luglio venne ripreso lo scavo nel settore C,
impegnando un secondo strato di circa 12 cm di potenza. Nel
terreno, umico, compatto, erano presenti alcuni ciottoletti
lavici fluitati, e pochi elementi calcarei a spigoli vivi. Venne
recuperato il seguente materiale:
- una micro scheggia di ossidiana;
15
- una piccola scheggia di ossidiana;
- due piccole schegge di selce;
- due frammenti di lamelle di selce, di cui una a sezione
triangolare ed una trapezoidale. Il frammento a sezione
triangolare presenta inglobati microrganismi marini;
- un frammento di fondo di vaso, a base piana (fig. 9/9);
- una decina di frammenti di ceramica rozza e deteriorata.
In un frammento sembrano incise tacche parallele, poco
leggibili (fig. 9/8).
Lo stesso giorno 5 fu continuato lo scavo in tutti e quattro i
quadranti del settore C, e si provvide a impegnare un terzo
strato, di circa 8 cm, fino a raggiungere la platea rocciosa.
Anche qui la terra era umica, scura, compatta. A livello di
roccia si notò la presenza di pietrisco da disfacimento naturale
della roccia stessa; sempre a livello roccia, si trovarono, in
posto, numerosi ciottoli calcarei e basaltici, anche fluitati, da
rilevare e interpretare. Nello strato vennero recuperati:
- due micro schegge di ossidiana;
- una micro scheggia di selce;
- una lamella di selce, irregolare;
- un bulino laterale su ritocco, gemino, su piccola scheggia
di selce (fig. 13/15);
- un bulino semplice ad uno stacco laterale, su piccola
scheggia di selce (fig. 13/14);
- un frammento distale di lama, con troncatura obliqua (fig.
13/17);
- una scheggia di selce;
- Helix;
- Patella cae.;
- Columbella;
- ossa residue dei pasti, anche bruciate;
- un frammento di bordo di vaso, con incise tacche parallele
disposte obliquamente (fig. 9/10);
- due frammenti di bordo, inornati (fig. 9/11; 610/2);
- un frammento di bordo, decorato a chevrons con punzone
artificiale (fig. 10/3);
16
- un frammento di ceramica decorato con banda retta,
tratteggiata con incisioni oblique (fig. 10/4);
- cinque piccoli frammenti con impressioni di fasce di linee
spezzate, parallele, eseguite con punzone artificiale (fig. 10/7);
- un frammento di ceramica con impressi due buchi non
trapassanti (fig.10/6);
- due frammenti, con due tacche incise, ma di diversa
grandezza;
- una ventina di altri piccoli inornati frammenti di ceramica
di vario spessore;
- un grosso frammento di bacino, ornato con impressioni
eseguite con frammento di Cardium (fig. 11/1).
Lo scavo venne interrotto, e ripreso il successivo giorno 7, per
completare la pulizia a livello della roccia.
Come nei settori A e B, veniva ad evidenziarsi un
“pavimento” di pietre calcaree e laviche, quest’ultime tutte
ovoidali, provenienti dalla vicina spiaggia. Furono recuperati
ancora:
- numerosi frammenti di ossa, tra i quali due denti di
Capra, ed altri da identificare;
- Patella cae.;
- Helix;
- un nucleo multidirezionale di selce chiara;
- una micro scheggia di ossidiana;
- una micro scheggia di selce;
- due piccole schegge di selce;
- una lamella di ossidiana, a sezione trapezoidale (fig.
13/18);
- numerosi frammenti fittili, tra cui un grosso frammento di
bordo ad orlo piatto, decorato con tacche incise, disposte
verticalmente su più linee; il frammento si compone a sua volta
di 14 frammenti (fig. 11/2);
- un frammento di bordo ad orlo piatto, decorato con
unghiate, con trasporto laterale di argilla (fig. 10/5);
- un’ansa tubolare, inornata;
17
- un frammento di ceramica decorato con impressione a
rotella su più linee parallele –se ne contano sette su uno spazio
di 37 mm (fig. 10/10);
- altro frammento, molto deteriorato, probabilmente
anch’esso decorato come il precedente, ma appartenente ad
altro vaso;
- un frammento, largo 22 mm, decorato alla stessa maniera
(si contano tre linee parallele). Nel frammento sono stati
realizzati anche due buchi, non trapassanti;
- un frammento decorato con impressione cardiale su più
linee curve parallele (fig. 10/9);
- un frammento decorato con un reticolo di impressioni a
rombo, con punto risparmiato al centro (fig. 10/8);
- un frammento decorato con impressioni cardiali, disposte
irregolarmente. Nell’area fu rilevata la presenza di due buche
per pali, che abbiamo numerato 5 e 6. La buca n. 5 impegna per
metà il II quadrante del settore B, mentre la 6 ricade
interamente nel quadrante I del settore C (fig. 7).
La buca n. 5 ha larghezza, all’orlo, di cm 20 e tende a
restringersi sensibilmente verso il fondo; la sua profondità è di
cm 20. Intorno e dentro la buca fu rilevata la presenza di
ciottoli, anche basaltici fluitati.
Al suo interno il giorno 12 luglio si provvide a recuperare:
- Patella cae.;
- tre frammenti di ossa lunghe, forse di Capra, residue dei
pasti;
- un frammento di ceramica decorato con due linee
parallele di impressioni a V, eseguite con punzone artificiale,
formanti una serie lineare di rombi legati ai vertici (fig. 9/12);
- un frammento decorato con fitte incisioni lineari (fig.
10/11).
Lo stesso 12 luglio si provvide a saggiare la buca n. 6, la quale
mostrò un diametro, all’orlo, di cm 20 ed una profondità di cm
12. Si osservò la presenza di ciottolame, anche basaltico fluitato,
sia all’esterno che al suo interno. Venne recuperato il seguente
materiale:
18
- Patella cae.;
- Hexaplex trunculus;
- due frammenti di ossa;
- una micro scheggia di ossidiana;
- una piccola scheggia laminare di ossidiana;
- tre frammenti di ceramica decorati con incisioni a tacca,
forse appartenenti al vaso i cui frammenti erano stati recuperati
fuori dalla buca (settore C, taglio 3);
- due frammenti di ceramica decorati con impressioni a
dentellato, forse formanti un motivo a palmetta (fig. 11/3).
Il 12 luglio 1995, ultimato il lavoro di scavo e fatti gli ultimi
rilievi , si provvide alla copertura dell’area con telo di plastica
nera, ed al suo interramento.
19
Note a margine
I- BUCHE.
Come si può notare dalla pianta, le sei buche si trovano troppo
vicine l’una all’altra, in posizione apparentemente irrazionale,
quindi la loro funzione rimane dubbia qualora si voglia oggi
ritenere che esse siano servite esclusivamente ad accogliere pali
di sostegno del tetto o delle pareti di una capanna; forse
qualcuna, ma non tutte ed in tempi diversi. La stessa larghezza
delle buche n.ri 1 e 3, il cui diametro supera i trenta centimetri,
porterebbe a considerarle dei contenitori, non potendosi
escludere l’uso di giara, tenuto anche conto che una sorgente
d’acqua dolce sgorga ancora oggi dai livelli vulcanitici, alla base
della scogliera e oggi quasi a livello del mare.
Se si considera anche che l’horst di Gisira dalla preistoria
ad oggi si sarebbe abbassato almeno da 7 a 10 metri per
fenomeni di bradisismo, meno per eustatismo, sì che la
grotticella dalla quale sgorga la sorgente non era raggiungibile
dalle onde, l’approvvigionamento d’acqua dolce rientrava in una
routine niente affatto impegnativa; era lo stesso che avere
l’acqua “sotto casa”.
È una ipotesi da assumersi comunque con tutte le riserve del
caso, le quali potrebbero essere sciolte qualora lo scavo,
allargato, proponesse nuovi elementi di giudizio.
Nei larghi tratti di terreno circostante dove, in assenza di
terra, le buche sono ben visibili, è possibile rilevare come la
distanza tra le buche, e per esse dei sistemi leggibili, è
notevolmente superiore a quelle che più sopra abbiamo
proposto, e secondo una dislocazione più razionale (ved. figura
20).
20
II- CENNI SULL’INDUSTRIA LITICA PROVENIENTE DAL
FONDO DI CAPANNA.
Lo scavo, anche se ha interessato uno spazio ristretto, ha
restituito una notevole quantità di elementi litici. La tipologia è
banale, tipica nell’insediamento neolitico di Gisira 1: viene
confermata la presenza del tranciante trasversale e del
microbulino. In una sola lamella si sono trovate le condizioni
per includere lo strumento tra gli “elementi di falce”
(seghettatura di almeno un bordo, e lucidatura provocata dai
fitoliti presenti nel caule di alcune piante).
Notevole la presenza di ossidiana. I dati, tratti dal reale
numero di elementi recuperati (piccole lame, lamelle,
microlamelle, nuclei e schegge nelle varie pezzature), si
stabilizzano al 39% contro il 61% della selce. Anche notevole è la
presenza di bulini laterali su frattura, singoli e doppi, e di
almeno due elementi a “becco”. La percentuale degli elementi di
basalto non è significativa.
È interessante invece la presenza di un frammento di pietra
per molare, già usata.
III- CENNI SULLA CERAMICA
La decorazione incisa e impressa della ceramica, come
evidenziano le figure 9, 10, 11, rispecchia quasi per intero i
motivi visti negli altri contigui saggi; notevole la presenza del
motivo a palmetta, del gruppo di linee dritte o spezzate, delle
impressioni cardiali e di quelle a diamante, mentre è assente il
motivo del papiro. Si tratta di norma di ceramica a parete
spessa, realizzata con argille locali con notevole presenza di
sabbia vulcanica quale
Come si è segnalato più sopra, sono stati rilevati anche qui
dei grumi di argilla, grezza, nella quale è stato possibile
identificare l’impressione provocata dall’incannucciata delle
pareti delle capanne, dove l’argilla faceva da intonaco.
21
IV- MALACOFAUNA BENTONICA.
I taxa che lo scavo ha restituito sono tipici dei nostri litorali a
scogliera. L’elenco è breve e rispecchia al 90% la realtà
avvertibile oggi nei nostri litorali di roccia calcarea degli horst di
Gisira e del Tauro. Evitiamo confronti percentuali perché inutili
per i fini che ci siamo proposti, e ci limitiamo a segnalarne la
presenza, non tenendo conto dalla loro posizione in stratigrafia,
semplicemente perché lo strato esplorato fino alla roccia di base
è, come si è detto, di potenza limitata e sensibilmente
omogeneo.
Particolare attenzione è da porre ai pochi frammenti di
Dentalium; il taxon, seppure specie lusitanica presente in tutto
il bacino del Mediterraneo, sembra essere praticamente assente
lungo i nostri litorali, almeno fin lì dove il fondo marino è
roccioso e inadatto alla vita del Dentalium, il quale è “specie che
vive su fondali fangosi, sabbiosi o anche detritici nei piani
infralitorale e circalitorale”, condizioni queste non avvertibili
lungo le nostre scogliere dove la piattaforma continentale si
addentra nel mare per quasi un miglio abbassando
progressivamente i suoi fondali da -2 a poco meno di -500
metri; lì si snoda da sud a nord la faglia calabro-maltese,
progenitrice di devastanti terremoti, la quale sprofonda oltre i
mille metri e in costante progressione man mano che ci si
allontana dalla costa.
La presenza del Dentalium rectum (o agile?) in Gisira
potrebbe avere allora attinenza con i bassi fondali sabbiosi del
golfo di Catania, da dove sarebbe pervenuto quale elemento da
utilizzare per uso ornamentale; ma non possiamo escludere che
lo stesso taxon nella sua condizione fossile, provenga dalla
stessa Gisira, dove al suo interno rocce argillose fossilifere
contengono Dentalium rectum. Isole fossilifere a Dentalium,
del Pleistocene inferiore, presenti lungo il corso del fiume S.
Leonardo nel tratto tra Lentini ed il Pantano di Interrata, in una
cava argillosa abbandonata, furono segnalate al prof. A. Di
Grande, dell’Istituto Policattedra di Oceanologia e Paleoecologia
dell’Università di Catania. Degli altri taxa identificati e
recuperati, presenti tutt’oggi nelle nostre scogliere, segnaliamo
Patella cae., eccellente nella preparazione di sughi, Hexaplex
22
trunculus, Cardium, frammenti di Veneride, Monodonta
turbinata, Columbella, Truncatellide, chele di Eriphia
verrucosa, una varietà di pregiato granchio detto Peloso. Una
conchiglia di Muridice brandaris L. ed una valva di Spondylus
Gaederopus recuperate in dubbia stratigrafia nei pressi del
fondo di capanna, suggeriscono una diversa provenienza, in
particolare lo Spondylus, che è tipico delle pareti sommerse
dell’alta scogliera di Monte Tauro, dove vive saldamente
attaccato alla roccia.
La presenza di alcune conchiglie di Helix, specie terrestre,
confermano che tale mollusco era, come lo è oggi, una preda
ambita in ogni tempo, in quanto notata anche nei livelli
paleolitici di Campolato.
V- L’AMBIENTE.
Gisira ha sempre rappresentato una particolare “capacità di
sostentamento” (ovvero, il massimo di individui di una data
specie che può essere mantenuto dalle risorse biologiche di un
territorio) decisamente congrua, necessariamente non definibile
topograficamente né demograficamente. Recitano a suo favore:
Il Mare.
1. Il mare: compreso tra il il golfo di Catania e quello di
Brucoli. Qui, nel Canale di Brucoli, una rìa lunga quasi un
miglio sposa le sue acque, in caso di pioggia, con quelle selvagge
del torrente Porcaria, ritenuto (ma non più con assoluta
certezza) il tucidideo Παντακύας. Dal torrente, in caso di
precipitazioni intense, scende una notevole quantità di “cibo”
che va ad arricchire il mare. Inoltre, anche le correnti marine
che da nord si dirigono a sud, trasportano il “cibo” proveniente
dai fiumi Simeto e S. Leonardo.
2. Il mare di Gisira, e con esso la riviera, si presentano molto
pescosi; alcune specie pelagiche di pesce, “migranti” fuori costa,
sono tuttora attese, nei noto periodi, dai locali pescatori:
Spìcara, Aguglia, Boga, Sarda. Acciuga, Lampuca, ecc.
3. Tra le specie bentoniche, l’ittiofauna annovera: Murena
helena, varie specie di Tordi, tra cui preminentemente il
Verdone, Ghiozzo, Asparella, Sarago, Occhiata, Triglia di
23
scoglio, Donzella, Dentice, Cernia, Scorfano, Leccia, Bavosa,
Orata, Cefalo, Gronco, Spigola, Ombrina ecc.
4. Gli invertebrati annoverano due varietà di polpo, e la
seppia. Gli echinoidei sono rappresentati dal comune riccio di
mare Si tratta di prede facili da pescare anche con attrezzature
rudimentali.
Il Vallone Maccaudo.
“La profonda frattura del Vallone Maccaudo”, ai cui lati, per
una potenza di cinquanta metri circa, affiorano in
perpendicolare, in quanto localmente rialzate per faglia, le
calcareniti compatte ad Amphistegina del Miocene inferiore, è
in effetti un tratto intermedio, ma in certo senso il più
spettacolare, del basso corso del torrente Porcaria,
esattamente il tratto che, volgendosi da NO a SE, è delimitato
nella parte alta dalla strada provinciale n. 105 s. FratelloPorcaria, e a SE dal margine settentrionale della campagna di
Xirumi, che, in quel tratto, prende il nome di Occhiali”.
“…La spettacolarità del Vallone non gli deriva solo dalla
azione di erosione dell’acqua del torrente in milioni di anni,
come a prima vista si sarebbe portati a credere, ma anche
eprincipalmente dal movimento di faglia, e della azione
modellatrice di numerose trasgressioni e regressioni marine
che si sono succedute nel buio delle ere geologiche” (2).
Una folta macchia, indubbiamente quella mediterranea,
caratterizza l’alveo del Vallone, oggi impraticabile; se molto
tempo addietro la macchia era sfoltita dai raccoglitori di legno
“molle”, adatto ad alimentare le fornaci dove si produceva “calce
viva” e si “cuocevano” tegole e mattoni, oggi gli idrocarburi
hanno preso il posto della legna, sì che il talweg, disertato dai
legnaioli, è stato invaso di nuovo dalla macchia; qui vive una
fauna selvatica la quale è possibile essere esistita millenni
addietro.
Abbiamo segnalato in QUADERNI DI ARCHEOLOGIA
PREISTORICA 5 (ved. nota 2) la presenza, tra i rifiuti dei pasti,
i denti di Sus, Bos, Equus, Capra in associazione con frammenti
ossei bruciati e in presenza di carboni; tra la malacofauna
24
marina, già vista lungo il litorale di Gisira, abbiamo identificato
Cardium, Hexaplex truncuclus, Monodonta Turbinata,
Truncatellidi, Patella ca. La loro posizione, in ambiente
interessato da depositi di versante e, nei pressi dell’alveo del
Porcaria, da depositi alluvionali da esondazione, non ci hanno
suggerito una convincente condizione stratigrafica, almeno nei
livelli olocenici dove il trauma è avvertibile; in particolare i due
denti di Sus ci hanno suggerito provenire da allevamenti di
maiale (porco), in Gisira, dai quale sarebbe derivato il
toponimo, controverso, di Porcaria. Collocazione più antica si
può riconoscere a Bos ed Equus, in quanto provenienti dai livelli
di tradizione paleolitica.
Oggi il Vallone è interessato anche dalla presenza di conigli,
ricci e, tra i volatili, colombe, tortore, tordi, gazze, ghiandaie,
stornelli ed altre specie.
Tale condizione avrebbe rappresentato, come più sopra
detto, una capacità di sostentamento avvertibile anche nel
rimanente tratto fluviale fino al suo ingresso nel Canale.
25
Conclusioni
“La pittoresca baia di Brucoli, chiusa tra i declivi orientali
della Gisira e la punta di Campolato, contrariamente
alle mie previsioni, nulla offre che interessi l’archeologo”
P. Orsi, III. Periegesi archeologica: Il fiume Pantakyas. N.S.
1902.
Infatti, in Gisira 1, Brucoli e a Punta Tonnara (area
neolitica) non esistono tombe a grotticella artificiale, o a
forno, o a camera da scavare, ma solo tombe a fossa
difficili da identificare.
Figure
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1. Gisira 1 (Brucoli). Tomba a fossa-
2. Gisira. Area della ricerca.
27
3. Gisira 1. Punta Bonìco: area dello scavo. In alto, a sinistra,
il fondo di capanna evidenziato con n. 5.
28
4. Gisira 1. Planimetria fondo di capanna.
29
5. Gisira 1. Fondo di capanna: planimetria buca 1.
30
6. Gisira
1. Fondo di capanna: buche 1,2,3.
31
7. Gisira 1. Fondo di capanna. Buche 4,5,6.
32
8- Gisira 1. Fondo di capanna: pianta e sezione buche.
Le misure sono nel testo.
33
9- Gisira 1. Fondo di capanna: ceramica incisa e impressa
34
10- Gisira 1. Fondo di capanna: ceramica incisa e impressa.
35
11- Gisira 1. Fondo di capanna: motivi incisi e impressi.
36
37
12- Gisira 1. Fondo di capanna: industria litica.
13- Gisira 1. Fondo di capanna: industria litica.
38
14- Gisira 1. Fondo di capanna: industria su ossidiana.
15- Gisira 1. Fondo di capanna: tranciante trasversale e cuspide.
16- Gisira 1, Fondo di capanna: bolas.
39
17- Gisira 1. Fondo di capanna: malacofauna bentonica.
18- Gisira 1. Superficie area fondo di capanna:
Spondilus e Muricide brandaris.
40
19- Gisira 1. Scoglio della Tartaruga. In primo piano, buca per pali.
All’interno della buca: Plantago lanceolata (commestibile).
41
20- Area brucolana. Sistemi di buche neolitiche:
a-Gisira 1; b- Brucoli, c- Punta Tonnara.
42
21- Gisira 1. Punta Bonìco: sorgente. La linea gialla in alto indica il livello
in cui l’alternanza calcareo-marnosa cede ai livelli vulcanitici.
43
22- Gisira 1. Strumenti recuperati in mare, sotto la scogliera
di Punta Bonìco, a ca. 7 metri di profondità. (grandezza naturale).
Il n. 4 è di quarzite.
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NOTE
1). Il contributo fu pubblicato, nella forma preliminare, in:
- I. RUSSO, R. LANTERI, Augusta e territori limitrofi - I – Dal
Paleolitico superiore alla Precolonizzazione, scheda XXI, Supplemento 5
all’Arch. Stor. Sirac. 1996. La Lanteri curò lo studio e la stesura delle
schede riferite alle culture posto-castellucciane.
- I. RUSSO, Quaderno di Archeologia Preistorica, 6- La presenza
umana in Sicilia nella preistoria, dalla grotta al villaggio: Archeologia di
Gisira di Brucoli e dintorni, 2006.
2). Tratto da: I. RUSSO, Quaderni di archeologia preistorica, 5:
Archeologia del torrente Porcaria. Il Vallone Maccaudo, EdM 2004.
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