La ZSC IT1331615 Monte Gazzo si trova immediatamente alle spalle di Sestri Ponente (GE), ha una estensione di 443 ha con altitudine tra 70 e 552 m.
Il sito si caratterizza per la presenza di ambienti e specie fortemente legati alla litologia, è presente infatti un’isola calcarea, costituita dal Monte Gazzo, all’interno dell’area ofiolitica che si estende in gran parte del Ponente Genovese, dalla Val Polcevera fino al Savonese. Proprio nella zona a Nord di Sestri Ponente si registra una elevata variabilità dei substrati. Infatti, procedendo idealmente da Levante a Ponente, con uno spostamento lineare di circa 2,2 Km, si incontrano, in fasce pressoché ortogonali alla costa, le serpentiniti di Bric dei Corvi, i metabasalti di Figogna, gli scisti filladici di Monte Larvego, i serpentinoscisti di Case Bardane, le dolomie del Gazzo, i metagabbri di Carpenara, le serpentiniti di San Carlo di Cese, i quarzoscisti di S. Alberto, i calcescisti della Val Branega e ancora le serpentiniti di San Carlo di Cese. Altra significativa caratteristica geologica è rappresentata dal passaggio, in corrispondenza del versante Ovest del Monte Gazzo, della linea Sestri Voltaggio, che rappresenta il confine geologico tra le Alpi e l’Appennino.
Altra significativa caratteristica geologica è rappresentata dal passaggio, in corrispondenza del versante Ovest del Monte Gazzo, della linea Sestri Voltaggio, che rappresenta il confine geologico tra le Alpi e l’Appennino.
Sono presenti, oltre al Monte Gazzo con i suoi 429 m, altri due rilievi significativi: il Monte Spassoja (440 m) e il Monte Contessa, con una porzione del suo lungo crinale, dove si raggiunge la quota massima di 552 m.
Alla base dei monti si sviluppano alcune vallette: da EST verso Ovest si incontrano la Valle del Rio Cassinelle e la Valle del Rio Bianchetta, che unendosi danno origine alla Val Chiaravagna, e la Valletta del Rio Molinassi.
Pur nella limitata estensione del territorio, è presente nel sito un mosaico di ambienti molto vari: versanti esposti a SUD aridi e assolati, crinali con praterie erbose ed arbusteti, boschi freschi nei versanti a NORD, ambienti ripari nelle piccole valli. Assieme agli aspetti litologici questo consente la presenza di un buon numero di specie, alcune di notevole interesse e rarità.
A riprova dell’interesse di questa zona, numerosi importanti botanici l’hanno percorsa e studiata nel corso degli anni: in particolare Domenico Viviani e Giuseppe De Notaris, ma anche Ottone Penzig e Augusto Beguinot. Le aree calcare del Monte Gazzo furono oggetto degli studi, nei primi anni del secolo scorso, di Arturo Pandiani, allievo di Penzig e del Marchese Giacomo Doria, che nel 1913 pubblicò uno studio completo della vegetazione di questi ambienti.
L’area del SIC è locus classicus per ben quattro specie: Viviani descrisse nel 1804 Cistus acuminatus Viv. (ora Tuberaria acuminata (Viv.) Grosser), mentre a De Notaris si devono le scoperte di Festuca inops De Not. (1844), Holcus setiger De Not. (1844) (ora Holcus notarisii Nyman) ed Orobanche caudata De Not. (1846). Queste Ultime due entità sono purtroppo ad oggi molto probabilmente estinte a causa della distruzione dei luoghi e degli ambienti in cui furono identificate.
Altre presenze molto importanti sono Romulea ligustica Parl., le cui stazioni in Val Molinassi sono probabilmente le uniche per l’Italia peninsulare, Romulea bulbocodium (L.) Sebast. & Mauri, uniche stazioni liguri, purtroppo solo in piccola parte all’interno del SIC. Nel corso di questo lavoro ho poi rinvenuto e segnalato 7 entità nuove per la regione Liguria: Ornithogalum etruscum Parl. subsp. etruscum, Festuca heteromalla Pourr., Hieracium racemosum subsp. italicum Zahn, Cercis siliquastrum L., Musa basjoo Siebold & Zucc. ex Iinuma, Potentilla indica (Andrews) Th. Wolf (presente anche nel Ponente Ligure), Cotoneaster horizontalis Decne. (presente anche a Sanremo e Montemarcello)
Negli anni più recenti, purtroppo, tutta l’area ha subito un pesante degrado. L’attività estrattiva sul Monte Gazzo, da sempre presente, ha visto un incremento esponenziale a partire dall’ultimo dopoguerra. Oggi interi versanti del monte, assieme agli habitat in essi presenti, sono stati irrimediabilmente distrutti. L’abbandono delle attività agropastorali ha comportato la mancata manutenzione del territorio, favorendo l’inselvatichimento di aree un tempo coltivate o prative. Questo lavoro ha inizialmente preso in considerazione le sole aree calcare del Monte Gazzo, con l’intento di documentarne lo stato attuale della flora ed effettuare un confronto con i dati di circa un secolo fa. Si è poi estesa la ricerca alle aree limitrofe, arrivando a coprire l’intera area del SIC, anche se, al momento, i dati disponibili per alcuni settori sono ancora limitati.