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Economia
“Immuni? Digitalizzare l’Italia è priorità, la privacy non deve essere alibi”

Immuni, ora più che mai la digitalizzazione del Paese e la raccolta chirurgica dei dati è cruciale per competere a livello internazionale e uscire fuori dalla crisi

“Nella nuova normalità post-coronavirus, l’industria 4.0 sarà un must per sopravvivere”. È con questa affermazione che Enrico Pisino, su Affaritaliani.it, fa capire quanto sia importante, oggi ancora di più, l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei processi aziendali. Un asset strategico all’interno del quale il ruolo dei Centri di Competenza è cruciale. “Per questo il governo non deve mollare la presa su Industria 4.0 soprattutto nei confronti delle Pmi”, un processo già avviato ma che ora ha bisogno di un maggiore sostegno. Il dato allarmante, fornito da una ricerca di Osservatori Digitali del Politecnico di Milano, dice che solo il 26% delle piccole e medie imprese italiane è attrezzata per giocare la partita della competitività sul mercato".

Quanto è stata importante la tecnologia in Cina e Sud Corea per vincere il virus?

Credo sia stata importante innanzitutto la modalità di gestione delle riaperture e delle chiusure che è stata poi resa efficace dall’utilizzo delle tecnologie digitali. Dopo di che è vero che esistono società più digitalizzate di altre che a parità di strategia possono essere quindi più efficaci. Riporto una mia esperienza personale che chiarisce bene il contesto cinese: due anni fa, io come presidente della Cluster Trasporti, ho partecipato a una missione importante del nostro Paese in Cina. Siamo entrati in contatto con le istituzioni e le principali realtà cinesi che operano nel campo dei trasporti terrestri (gomma, ferrovie e via d’acqua). Il settore ferroviario cinese è il numero uno al mondo dal punto di vista tecnologico. Tutte le società di servizi erano in grado di tracciare il 100% dei passeggeri in termini di riconoscimento identitario e posizione (aeroporti, stazioni e metro), dimostrando di fatto di avere sotto controllo tutti i clienti del settore trasporti. Una società che è in grado di far questo, in modalità altamente digitalizzata, gestisce facilmente anche le situazioni critiche come quella del Covid-19. Un Paese veramente digitalizzato è più pronto per gestire una emergenza”.

Enrico Pisino è Ceo di CIM 4.0, polo di riferimento per tutto ciò che riguarda il trasferimento tecnologico, la diffusione di competenze (specializzazioni legate a cicli produttivi tecnologicamente avanzati), la formazione e la cultura 4.0 delle aziende. CIM 4.0 è costituito da Politecnico e Università di Torino unitamente a 23 partner industriali CIM 4.0. Compito dell’organizzazione, attraverso l’attivazione di “pilot lines” o linee dimostrative di manifattura, è supportare la maturazione tecnologica di processi e prodotti innovativi, consegnando alle imprese una struttura in grado di semplificare e rendere più competitivo l’approccio ai nuovi mercati. Il Mise ne ha deciso recentemente la candidatura agli European Digital Innovation Hubs, all’interno della rete europea di imminente costituzione. L’iniziativa si è ulteriormente rafforzata con la firma dell’accordo quadro con il Network dei Digital Innovation.

Dopo la chiusura del primo bando, destinato esclusivamente alle micro e piccole-medie imprese, con l’assegnazione delle risorse ai 16 progetti vincitori, il CIM4.0 ha lanciato tempestivamente un secondo bando in scadenza l’8 giugno. Con questo secondo Bando l’obiettivo è selezionare progetti di valore ad alta maturazione tecnologica affinché i relativi risultati siano prima possibile testati, applicati e trasferiti al mercato generando un valore competitivo immediato. Saranno oltre 3 i milioni di euro che saranno assegnati, come contributi a fondo perduto, per grandi player industriali così come le micro, piccole e medie imprese e start-up innovative preferibilmente in raggruppamento tra loro. L’obiettivo è cercare di aumentare l’opportunità delle aziende.erano in grado di tracciare il 100% dei passeggeri in termini di riconoscimento dei soggetti e il posizionamento sui vari sistemi di trasporto come aeroporti, stazioni e metro. Dimostrano di fatto di avere sotto controllo la popolazione e tutti i clienti del settore trasporti. Una società che è in grado di far questo, altamente digitalizzata, gestisce facilmente situazioni critiche. Un paese veramente digitalizzato è più pronto per gestire una emergenza”.

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Enrico Pisino, Ceo di Cim 4.0 

Si apre il tema che tiene impegnato il dibattito in Italia da tempo: la privacy. Un livello così alto di digitalizzazione qui potrebbe quasi essere inapplicabile…

“Non deve diventare un alibi. Perché la digitalizzazione deve avere delle regole che consentono di garantire anche gli eventi eccezionali e gestire di conseguenza le priorità anche nei casi eccezionali come quello che stiamo vivendo. È prioritaria la salute del cittadino rispetto alla libertà del cittadino in determinati momenti. Ma alla libertà e alla privacy non si deve mai rinunciare. Esistono soluzioni che garantiscono la privacy e permettono allo stesso tempo di avere sotto controllo le informazioni necessarie per poter gestire questi momenti critici. A volte diventa l’alibi per giustificare il fatto di non essere pronti e di non avere infrastrutture digitali adeguate per la raccolta dati. Oggi constatiamo la mancanza di un processo di raccolta e certificazione del dato anche in questo caso la base per poter poi interpretare i fenomeni. Non abbiamo dati strutturati e garantiti. Si pensi alla confusione dei dati sulla pandemia. Senza nessuna struttura in grado di collezionare questi dati in maniera certificata. Non parlerei quindi solo del tema della privacy. Il tema è che abbiamo, come paese, anche la difficoltà di garantire la sicurezza dei dati per le aziende del nostro Paese. Il cloud come strumento e come asset non è stato sviluppato come paese. Molti dati sforano su altri server che non sono sul nostro suolo. Il tema dei dati – dominante - va affrontato e risolto ma ripartendo dai processi. Non possiamo permetterci di digitalizzare anche gli errori!. Dobbiamo garantire alle imprese italiane anche la sicurezza dei dati che porteranno nel cloud”.

A margine di quanto ha detto, l’app (Immuni) che il governo sta implementando per il tracciamento, va nella giusta direzione? È un buon compresso, secondo le informazioni fornite, fra tutela della privacy e tutela della salute?

“E’ un tassello della soluzione e quindi assolutamente sì. È l’approccio corretto ma non pensiamo che sia la soluzione al problema complessivo. Senza dati certi nessuna App può risolvere il problema del tracciamento.  Solo i tamponi possono garantire ed alimentare con dati certi l’app specifica”.

Voi vi proponete di orientare e supportare strategicamente le imprese per l’implementazione delle tecnologie per l’industria 4.0, nel concreto come?

“Lo facciamo attraverso 3 azioni distinte ma complementari: la consulenza strategica (analisi dell’impatto di alcune tecnologie dell’industria 4.0 sul loro business quindi attraverso una valutazione veloce e “virtuale” basata sull’impiego di “piattaforme esperte” che noi mettiamo a disposizione). Attraverso poi una consulenza operativa con molteplici servizi che realizziamo sia di sviluppo progetto, sia di sviluppo processo e/o prodotto, sia di Testing e/o produzione di nicchia e poi infine con una attività unica nel suo genere di formazione. Il nostro focus strategico è quello di aiutare, in particolare le piccole e medie imprese, a valutare i benefici prima degli investimenti e poi di accelerare il processo di preparazione al mercato delle soluzioni, il cosiddetto trasferimento tecnologico”.

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Avete ricevuto un importante riconoscimento da parte del ministero dello Sviluppo Economico...

“Abbiamo ricevuto un riconoscimento come centri di alta specializzazione a fine 2018 e recentemente siamo stati invitati a esprimere un interesse a una candidatura in Europa per rappresentare, nel network europeo della digitalizzazione, il nostro Paese con gli 8 Competence center ma anche con altri centri. I Competence center sono stati invitati a esprimere quindi questo interesse e saranno candidati per partecipare a questo call Europa presumibilmente entro la fine del 2020, ciascun Competence center dovrà farsi carico di rappresentare, partendo dalle proprie peculiarità o specializzazioni nazionali, un territorio italiano. Il nostro rappresenterà la Regione Piemonte e la Valle d’Aosta”.

Solo il 26% della Pmi italiane è attrezzata per giocare la partita della competitività digitale, quanto tempo ci vorrà per colmare questo gap con le altre imprese europee?

“Immagino questa situazione, che tutto il mondo sta vivendo, come un regime di safety car in una gara di Formula 1: tutti pronti a ripartire per limitare il gap dai migliori ed organizzarsi con una chiara strategia e adeguati investimenti. Se così sarà la situazione non rallenterà il processo di transizione ma lo accelererà sicuramente, perché il concetto di guardare all’industria 4.0 solo per migliorare la produttività, aumentare la sicurezza e ridurre gli sprechi, sarà di fatto trasformato in un concetto diverso quindi non una leva per migliorarsi ma per sopravvivere. Con questa situazione al riavvio tutte le aziende, non solo le grandi ma

I PARTNER DI CIM4.0

4d Engineering; Agilent Technologies Italia; Aizoon Consulting; Avio Aero; Cemas Elettra; Consoft Sistemi; Eni; FCA Italy; FEV Italia; GM Global Propulsion Systems; Illogic; Iren; Italdesign Giugiaro; Leonardo; Merlo; Michelin Italiana; Politecnico Di Torino; Prima Industrie; Reply; Siemens; SKF Industrie; Stmicroelectronics; Thales Alenia Space Italia; TIM; Università Degli Studi Di Torino

anche le PMI, o faranno parte di un ecosistema digitale o saranno tagliate fuori. Dal mio punto di vista si passerà dal concetto di transizione al digitale all’obbligo di essere digitali nella nuova normalità. Una normalità quindi dove industria 4.0 non è una opportunità ma è un must. O sono digitale o sono fuori dal mercato. Un esempio per chiare il concetto: tutti i ristoranti che non si erano attrezzati al mercato del digitale, quindi ad aver un rapporto con i rapporti clienti. Attraverso i social, consegnare a casa il loro prodotto, sono tagliati fuori”.

Le imprese avranno bisogno di risorse importanti per realizzare questa transizione, anche da parte dello Stato…

“Il piano per la transizione industria 4.0 aiutava le imprese con risorse interessanti ma non credo che portasse l’Italia nel breve periodo a competere con le aziende europee e internazionali però era un piano di sostengo importantissimo. Oggi, alla luce di quello che sta succedendo, non è più sufficiente; in particolare le Pmi adesso hanno bisogno di qualcosa di più: anche di un sostegno a fondo perduto. Un sostegno da dare solo se c’è il presupposto della tecnologia come soluzione digitale che continuammo a chiamare Industria 4.0. Auspico che le azioni, sia del governo che delle regioni vadano in questa direzione qui. In particolare, delle Pmi che non hanno bisogno solo del sostegno finanziario ma soprattutto di un supporto a fondo perduto”.

Quali sono i settori nello specifico che si rivolgono a voi?

“Ciascun Competence center ha delle filiere principali di riferimento. . Quanto al Competence center Cim 4.0 ci sono 3 filiere dominanti: automotive, eurospace (aereonautica e spazio) e la filiera dello sviluppo delle macchine per la manifattura: sia software che hardware".

 

 

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