Un approccio critico alla Finanziaria di Musumeci e Armao, che si decide fra Roma e Bruxelles, è arrivato un paio di giorni fa dalla Lega. Il capogruppo del Carroccio all’Ars, Antonio Catalfamo, ha spiegato che non accetterà alcun tipo di manovra a scatola chiusa. Il Bilancio di guerra, trasmesso solo questa sera all’Ars, va condiviso con il parlamento siciliano e, al suo interno, non dovrà contenere alcuna norma che vada in direzione opposta all’emergenza. Solo cose utili, quindi, in grado di lenire le difficoltà per famiglie e imprese. La Lega, in questo modo, si riappropria del ruolo di coscienza critica all’interno della maggioranza.

Onorevole Catalfamo, dalla sua nota di martedì, sembra filtrare una certa diffidenza per l’operato del governo Musumeci sulla Finanziaria. Teme possano trovare spazio le classiche “mance” che nulla hanno a che fare con l’emergenza Covid-19? Perché?

“Non parlerei di timore ma, anche alla luce di precedenti poco incoraggianti in tal senso, preferiamo prevenire. Confidiamo che il governo voglia esonerarci dall’incombenza di dover curare a danni fatti ed eviti norme che non riguardino l’emergenza, peggio ancora se di carattere particolare. Se dovessero essercene noi le stigmatizzeremmo immediatamente, in quanto esigiamo che questa sia una sessione esclusivamente emergenziale”.

Il fatto che a 15 giorni dalla scadenza dell’esercizio provvisorio, la manovra non sia ancora giunta all’Ars, è un segnale di inefficienza o di difficoltà? Quali rischi può comportare?

“La risposta sta nella domanda in questo caso. Il rischio è nei tempi che si dilungherebbero a scapito dei siciliani. Per onestà intellettuale va detto tuttavia che c’è un contenzioso in essere con lo Stato già da prima dello scoppio dell’epidemia. Per cui eventuali ritardi in ragione di ciò, non vanno imputati alla Regione che chi chiede di sapere di quanto dispone, ma piuttosto allo Stato che deve risponderne.  Ciononostante pretendiamo dalla Regione pressing continuo e immediatezza della comunicazione delle risposte non appena queste arriveranno”.

Ha evidenziato la necessità di non procedere con norme omnicomprensive a cui debbano seguire decreti attuativi. Cosa può determinare un tale approccio?

“Esautorare il Parlamento. Forse qualcuno vuole imporre metodi poco democratici. Sia chiaro che non permetteremo che si svilisca la funzione di rappresentanza dei territori e dei cittadini. Non si può pensare di spendere nemmeno un euro senza che si sappia come, quando, perché o anche solo se in merito sussiste il minimo dubbio”.

Sembra la Finanziaria degli assegni a vuoto. Da un lato è vincolata a una trattativa con Roma per trattenere 700 milioni di contributo alla Finanza pubblica; dall’altro alla rimodulazione dei fondi europei, per svariate centinaia di milioni, che prevedono inter lunghi e complessi. La Sicilia è pronta a correre questo rischio? Come valuta la gestione di Armao?

“Le valutazioni si fanno sempre e in tutti i contesti della vita a giochi conclusi, non in corso di svolgimento. Armao e il governo regionale giocano una partita difficile nella quale le controparti si chiamano istituzioni statali ed europee. Ci aspettiamo feroce determinazione per ottenere da questi interlocutori flessibilità e strumenti a favore della nostra Regione, che sconta gap economici altissimi in termini di Pil e povertà rispetto alle altre regioni europee. Bocciature o promozioni dipenderanno da quali strumenti arriveranno. Ad esempio noi esigiamo che da Roma non si pensi nemmeno minimamente (e che la Regione in tal caso si opponga in modo strenuo) di reindirizzare alle zone maggiormente colpite dal virus i fondi per le politiche di coesione che per definizione vanno a lenire le difficoltà delle regioni più economicamente deboli. Su questo faremmo le barricate in tutte le sedi preposte”.

Tra i settori più penalizzati, a una prima lettura della manovra, risultano agricoltura e turismo. Cosa è disposta a fare la Lega per impedirlo?

“Quello che è possibile fare attraverso l’attività parlamentare, ossia ascolto dei portatori di interesse e produzione normativa. Ci sono pacchetti di interventi in lavorazione. Al loro interno, a mero titolo esemplificativo, la proposta di un plafond a valere sul quale si possono ottenere contributi sul costo di prenotazioni per soggiorni in Sicilia, e in campo agricolo misure di fiscalità e accesso al credito agevolate nonché di tutela e valorizzazione dei prodotti siciliani”.

I 100 milioni per l’assistenza alimentare sono rimasti impantanati nella burocrazia. Ma rappresentano fin qui l’unico strumento per combattere l’emergenza. Poco o nulla si è fatto per imprese e famiglie in difficoltà. Manca un po’ di coraggio o è solo questione di soldi?

“Sono due questioni che separerei, in quanto la prima impatta a livello nazionale, la seconda a livello regionale. Abbiamo chiesto di uniformare ciò che accade per i fondi nazionali e per quelli regionali. Non si può accettare che gli iter previsti per l’accesso alle somme per le emergenze alimentari delle famiglie bisognose siano stati resi scarni, mentre per i fondi regionali manchi da Roma risposta alle nostre richieste di sburocratizzazione per evitare che tra norme sugli appalti, norme che riguardano gli enti locali e altri lacci e lacciuoli i tempi per la fruizione degli strumenti predisposti diventino biblici. Quanto al coraggio del governo regionale vedremo. Basta aspettare il testo. Le risorse saranno impiegate tutte per l’emergenza o vedremo nascoste tra  i commi giravolte per destinarle altrove? Le misure pensate avranno durata sufficiente o cesseranno troppo presto? Ripeto ancora una volta che per la Lega il metodo che si utilizza fa la differenza tra sostegno da dare o critica da muovere”.

La Lega non è presente in giunta. Questo aspetto, determina maggiore difficoltà nei rapporti e nel dialogo con il governo? O lo ha determinato in passato?

“Probabilmente sì, ma preciso due cose. La prima è che ovviamente ciò non è imputabile alla Lega, ma semmai a chi, al timone del governo regionale, dovrebbe interloquirci assiduamente in quanto partito di attuale maggioranza del centrodestra, che lo ha sostenuto nella campagna elettorale del 2017. La seconda è che la Lega non ha interesse ad entrare in Giunta per poter avere un dialogo, dato che per dialogare basta molto meno in termini pratici e forse molto più in termini di buona volontà”.

Sembra che a una prima fase arrembante, sia seguito un periodo di assestamento e, complice l’emergenza Coronavirus, la Lega abbia ripiegato sulle posizioni di Musumeci. Come spera il Carroccio di dare nuova linfa a un governo che da circa due mesi si occupa solo di emergenza e nei precedenti due anni non ha brillato per riforme e lungimiranza?

“Prima che il Coronavirus alterasse le priorità della politica ci eravamo dati una linea precisa, di collaborazione non incondizionata ma all’occorrenza critica con il governo regionale. Di questo tutti ci hanno dato atto. Nelle scorse settimane abbiamo continuato a fare da pungolo quando le cose non prendevano pieghe ideali, come nel caso dei ritardi nell’arrivo dei dispositivi di protezione individuali, della somministrazione dei tamponi, degli allestimenti dei reparti Covid, ma forse sarà sfuggito ai più perché, ad ogni modo, nei nostri interventi sono prevalsi caratteri molto concilianti e improntati alla proposta, come testimoniano i dodici ordini del giorno da noi firmati e approvati in aula dal governo. La politica deve essere sempre al servizio dei cittadini e credo sia profondamente giusto che, pur rimanendo la nostra impostazione quella con cui siamo partiti come gruppo, ai siciliani in questo momento arrivi la sensazione che le parti politiche utilizzino nell’interloquire toni meno accesi e convergenti verso un unico obiettivo”.

L’ingresso in giunta resta una priorità da realizzare in tempi brevi?

“Cerco di essere chiaro: alla Lega non interessa entrare in giunta tanto per occupare una poltrona. Alla Lega interessa che chi governa recepisca e porti avanti le proposte che da noi man mano vengono avanzate e che insistono sui temi che riteniamo caratterizzanti per il nostro modo di intendere l’amministrazione, ossia le politiche occupazionali giovanili, di sostegno del turismo e dell’agricoltura, di potenziamento infrastrutturale, di semplificazione amministrativa. Come sempre detto deve essere il governo regionale a convincerci ad entrare in giunta e non viceversa, e potrà farlo solo con un cambio di passo, con un cambio di metodo, che ad oggi ancora non percepiamo. Quando e se lo percepiremo entrare in giunta potrà essere strumento utile per affinare le nostre proposte in prima persona. Senza questi presupposti per noi questo non è un tema di particolare interesse”.