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600 milioni per rilanciare le imprese. Raccolta record per Tamburi

di Daniela Polizzi

600 milioni per rilanciare le imprese. Raccolta record per Tamburi

Adesioni record, con un valore complessivo di 600 milioni, per il viaggio verso Itaca. Quello che dovrà condurre a «casa», cioè verso un assetto stabile, le aziende valide ma bisognose di «vitamine» patrimoniali dopo un percorso che magari le ha portate a fare investimenti o altre operazioni straordinarie ma le ha appesantite dal punto di vista finanziario. Itaca, il progetto ideato dal banchiere della azienda Giovanni Tamburi, da Sergio Iasi, e Angelo Catapano, affiancati da Massimo Lucchini, ha quindi superato di molte lunghezze il traguardo fissato a settembre. L’asticella doveva infatti fermarsi attorno ai 400 milioni. Ma la domanda da parte degli investitori è stata forte.

Gli imprenditori che investono

Tra i tanti, hanno risposto alla chiamata Claudio Luti, l’imprenditore che ha fatto della sua Kartell uno dei simboli del made in Italy del design portandolo su tutti i mercati globali. E c’è anche Pierluigi Loro Piana, ex proprietario dell’azienda di abbigliamento e tessuti di pregio, passata nel 2013 sotto le insegne del gruppo Lvmh e arrivata a 171 negozi nel mondo con nove siti di produzione tutti in Italia. Loro Piana, rimasto azionista dell’azienda di Quarona, da molti anni investe anche nelle Piccole e medie per sostenerne la crescita. I due imprenditori fanno parte di quel drappello costituito da un centinaio di famiglie che fin dall’inizio investono a fianco del sistema disegnato attorno alla Tamburi investment partners.

L’invito alle famiglie

Le lettere d’invito verso Itaca erano state spedite da Tip ai potenziali investitori a metà settembre. Vale a dire a famiglie come i Manuli, i Branca, i Lunelli, il gruppo metallurgico Ferrero, i Giubergia, Giovanni Domenichini della Inver group (vernici). Poi agli armatori della D’Amico e Giuseppe Lavazza, Sergio Dompé e Gaetano Marzotto, solo per citare qualche esempio. Non tutti avrebbero aderito. Per Itaca sono sbarcati anche investitori nuovi.

I sottoscrittori

Nel primo giro gli inviti sono stati rivolti solo ai più «affezionati», cioè alle famiglie che hanno partecipato agli investimenti in club, in maniera diretta oppure attraverso i «club dei club» Asset Italia e Tipo. Ma un secondo round è stato rivolto a un’altra trentina di famiglie che avevano bussato alla porta. La selezione dei compagni di viaggio con destinazione Itaca alla fine ha disegnato una rosa che avrebbe come perimetro tra 30 e 40 sottoscrittori. Vista l’abbondanza di richieste, è possibile che la partecipazione diretta della stessa Tip, quotata al segmento Star, si collochi nella fascia più alta della forchetta di intervento equity, fissata fin dall’inizio tra 50 e cento milioni.

La piattaforma per investire

La piattaforma di sviluppo per le eccellenze dell’industria — da Moncler, Amplifon e Eataly a Interpump, Sesa e Prysmian — cresciute fino a diventare protagoniste in Piazza Affari, resta quindi la pietra angolare della nuova iniziativa. E parteciperanno al rischio con capitali personali tutti i promotori che hanno deciso di mettere a fattor comune le rispettive esperienze e il network per dare vita ad un interlocutore unico — Itaca equity — ben capitalizzato, capace di mobilitare risorse finanziarie rilevanti e in grado di intervenire con rapidità in situazioni complesse. Vale a dire che anche Iasi, Catapano e il resto del team saranno co-investitori in prima linea.

Meccanica, food e lusso

Forti di una dote di 600 milioni Itaca guarderà poi a manifattura, meccanica tech, abbigliamento, lusso e retail, food, industria innovativa e sostenibile. Aziende in mano ad imprenditori o a private equity, che oggi hanno troppi debiti. Oppure realtà che escono da ristrutturazioni bancarie. Però ogni azienda dovrà far vedere la luce dopo la fase di riassetto che l’ha immobilizzata. Perché alla fine si cercano sempre eccellenze, anche in fieri. Itaca non guarderà a npl, utp o operazioni di private debt. Investirà in quote di minoranza qualificata o di controllo e la spinta potrà venire anche con l’inserimento di management. Sarà un modo per cercare di sbloccare i passaggi generazionali, dato che l’emergenza sembra far cambiare atteggiamento a molti.

Il modello

Dal punto di vista tecnico Itaca si ispira al profilo di Asset Italia, un’altra piattaforma della scuderia di Tip che dà agli investitori la facoltà di scegliere se partecipare alle singole operazioni proposte. E funziona con una modalità che dovrebbe consentire di unire, alle aspettative e alle risorse dei family office, le competenze della squadra. Itaca equity, controllata al 60% dai tre partner e con il 40% detenuto da Tip, ha infatti coniato Itaca equity holding alla quale hanno appunto aderito direttamente i family office interessati, oltre alla stessa Tip.

La squadra

Il team è guidato da esperti del settore. Iasi è chief restructuring officer di Maccaferri e lo è stato in Trevi, Catapano ha molte competenze gestionali e Lucchini è stato a capo del restructuring in Unicredit. «Vorremmo che fosse una buona ricetta per fare ripartire le imprese, aveva spiegato Giovanni Tamburi nella fase di lancio del progetto —. L’idea è di convogliare i capitali delle famiglie che hanno dimostrato di essere brave con le loro industrie. Itaca ha sollecitato queste realtà a intervenire per sostenere quelle che hanno bisogno di una spinta decisiva per essere di successo domani».

Il rendimento

Gli imprenditori che hanno investito in Tip hanno avuto un rendimento medio di oltre il 15% l’anno. Più, per alcuni, i forti capital gain sui club deal. Ora secondo i promotori è il momento di investire anche nelle situazioni problematiche.

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