TEKKEN 8

Tekken 8 Recensione: questi pugni raccontano una storia

Era dagli anni ’90 che non si vedeva tanto fermento sulla scena dei picchiaduro: una vera e propria rinascita del genere, che ha visto affacciarsi sul ring interessanti novità (Granblue Fantasy Versus Rising) e intraprendenti riconferme (Street Fighter 6, Mortal Kombat 1). Ecco ora, a inizio 2024, che Namco Bandai torna nell’arena come sfidante di pregio, con tutte le intenzioni di prendersi la corona. Un’ambizione non da poco ma che, oggettivamente, ha tutto il diritto e le credenziali per sostenere grazie all’imponenza di Tekken 8, in uscita il 26 gennaio su Xbox Series X|S, PlayStation 5 e Windows PC: nessun compromesso con la precedente generazione di console.

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Tekken 8: Fist meets Fate

Ogni lotta, non importa quanto grande o piccola, ha una storia dietro” afferma Brian Cox, testimonial d’eccezione del gioco, in un video promozionale incentrato sulla faida familiare da sempre al centro della saga. Non è una frase fatta: nonostante il fine ultimo di un picchiaduro sia chiaramente inscenare appassionanti sfide di arti marziali in cui il contesto conta molto poco, quando un fighting game riesce a presentare una trama ben congegnata il coinvolgimento ne guadagna notevolmente, perché dona un senso a tutti i pugni che volano. Ad ogni modo, giochi simili sono generalmente ricchi di personaggi carismatici, ma le storie che ruotano loro attorno sono, altrettanto solitamente, piuttosto inconsistenti. Anche Tekken, da questo punto di vista, ha vissuto i suoi alti e bassi e, diciamola tutta, le sue vicende sono una sorta di Beautiful in salsa shonen, con rivalità e odi familiari, tradimenti e bizzarre alleanze o unioni, sacrifici e morti tragiche a cui seguono improbabili “rinascite” dei personaggi. Tanto che il cliché del burrone dove buttare il Mishima perdente di turno è talmente consolidato che viene intelligentemente citato in una frase di vittoria di un nuovo personaggio! Eppure, pur nella sua teatralità e nella sua assurdità, la serie di Tekken ha qualcosa di interessante da raccontare, e questo ottavo capitolo lo fa nel migliore dei modi.

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Morra alla Mishima

Dopo l’apparente dipartita di Heihachi Mishima in Tekken 7, Kazuya è più potente che mai e, ormai convinto di aver trasceso l’umano grazie alla sua forma demoniaca, è determinato ad assurgere a Re del mondo, forte dello sterminato patrimonio acquisito. Non lo impensieriscono le milizie dell’UN né le armate ribelli comandate dal fratellastro Lars Alexandersson: l’unico possibile inciampo potrebbe essere rappresentato dall’ingombrante presenza del figlio Jin Kazama, unico altro detentore conosciuto al mondo del gene demoniaco e, perciò, in grado di contrastarlo direttamente. I due non tarderanno a ritrovarsi ma, nel mezzo, c’è l’ennesimo “The King of the Iron Fist Tournament” che il novello dittatore istituisce un po’ per spavalderia nei confronti dei governi mondiali e un po’ per attirare a sé alcune figure specifiche… la resa dei conti finale (?) si avvicina, e dalle nebbie dell’infanzia spezzata di Jin riemerge la figura della madre Jun: l’unica che abbia mai saputo, in qualche modo, mettere temporaneamente freno alla violenza di Kazuya.

Quella di Tekken 8 è una narrazione meno sfilacciata del previsto, che si snoda tra la canonicità di quanto avviene nello Story Mode vero e proprio e le singole storie dei personaggi nelle loro “quest” personali, tutte selezionabili separatamente e che, a parte un paio, hanno giusto la funzione di dare il corretto flavour ai personaggi, seppur tramite ending volutamente (e deliziosamente) over the top. Un paio sono bloccate fino a che non avrete finito lo Story Mode, e c’è un buon motivo, anche abbastanza scontato… ma non diremo di più. Quel che conta è che il gioco avvince nella sua trama anche nei suoi momenti più assurdi (che sia per la weirdness generale o per certi momenti in cui sembra oramai di essere di fronte a Dragon Ball Z o Saint Seiya, visto quel che si scatena a schermo), grazie a una buona regia e un consumato senso dell’epica da anime, non raccontando nulla di nuovo in realtà, ma con grande onestà e cuore, facendoci empatizzare con i suoi protagonisti, buoni e cattivi… cosa non da poco. Il fatto che poi non sia solo uno sciorinare cutscene tra un combattimento e l’altro è un grande merito del team capitanato da Katsuhiro Arada, che pur con soluzioni semplici come intermezzi variamente animati, QTE e cambi di fronte (ma anche modifiche alla struttura vera e propria del gameplay) dimostra di voler rendere più dinamica l’epopea di Jin & co., riuscendoci alla grande. Si tratta, oggettivamente, di uno dei più appassionanti story mode mai visti in un picchiaduro, elemento da sottolineare dato che il focus (oggi più che mai) del genere sarebbe il “versus multiplayer” e tutto il resto sarebbe accessorio. E, invece, di bei fiocchetti nel titolo Bandai Namco ce ne sono tanti (ci torniamo su dopo)… e per fortuna adornano anche un contenuto di livello.

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Tekken 8: volti nuovi e vecchie conoscenze

A darsi battaglia saranno ben 32 diversi combattenti selezionabili: diversi più che mai, perché i personaggi appartenenti alla stessa scuola di combattimento sono stati effettivamente diversificati rendendoli più di semplici doppelganger, vedasi Kuma/Panda e, chi più chi meno, presenta move-set aggiornati (vedasi Raven). Le tre new entry hanno carisma da vendere; partiamo dalla (fin troppo) gioviale Azucena dal Perù, imprenditrice e influencer nel campo del caffè che si muove agile e sinuosa tra gli alpaca delle Ande… ma non sottovalutate le sue tecniche di MMA. Abbiamo poi Victor Chevalier, straordinariamente doppiato da Vincent Cassel e che sembra uscito da un crossover tra James Bond e John Wick: la stilosa super-spia che ha creato l’unità ninja di cui fa parte Raven e che utilizza letali tecniche di corpo a corpo, non disdegnando però armi da fuoco e da taglio; Infine, ecco la misteriosa Reina, giovane e micidiale karateka dalla tempra d’acciaio le cui motivazioni sono oscure ma le cui tecniche tradiscono un legame che parrebbe direttamente riconducibile a Heihachi

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“Chi mena primo, mena du’ vorte”

Come già vi abbiamo anticipato nel nostro provato in anteprima di qualche mese fa, Tekken 8 (a differenza di molti concorrenti storici) decide di non rivoluzionare il sistema di comandi né, in sostanza, il gameplay per il quale la saga è conosciuta e ricordata. Abbiamo quattro tasti principali (due legati agli arti superiori e due a quelli inferiori) che insieme alle direzioni producono pugni, calci e schivate; manovre più complesse (e combinazioni di tasti) produrranno mosse più complesse, dalle prese alle mosse “speciali”, comprese le tecniche più potenti. Non c’è bisogno di maestria nell’imput di “mezzelune” varie, ma è fondamentale trovare il giusto tempismo per inanellare le sequenze di colpi e le lunghe stringhe d’assalto, come da tradizione spesso ricche di colpi in juggling (ovvero da rimpallo).

Chi ha mai giocato un vecchio episodio possiede già le basi per buttarsi nella mischia: quel che c’è di nuovo è aggiuntivo, più che sostitutivo. E quel che c’è di nuovo è oggettivamente esplosivo, perché l’intento del team di sviluppo è stato quello di realizzare un titolo sempre tecnico, ma fortemente basato sull’iniziativa e la spettacolarità. Con il gameplay più aggressivo mai visto nella serie, Tekken 8 impronta molte dinamiche sul cogliere l’avversario di sorpresa per poi travolgerlo (sia in attacco che in difesa) piuttosto che sul “semplice” dominio del gioco neutrale.

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HEAT

Con il nuovo Heat System, a ogni round è disponibile una barra supplementare di energia che serve per attivare uno stato di galvanizzazione in grado infliggere danno in parata nonché sbloccare nuove mosse e combinazioni di grande impatto. E fin qui nulla di nuovo nel panorama del genere: solo che solitamente barre del genere si caricano durante l’azione e sono strumento in divenire, non fulcro dal momento zero, dato che in questo caso, invece, la barra sarà carica sin dal primo istante poiché pensata apposta per essere sfruttata fin da subito. Non approfittarne sarebbe sciocco, ma azzeccare il momento adatto per attivarla è più facile a dirsi che a farsi.

Per fortuna, il gioco propone curve di apprendimento piuttosto graduali a chi vuole studiarlo dalle fondamenta: sono presenti diverse forme di tutorial, consigliati e/o proposti in momenti specifici dell’esperienza, che oggettivamente contribuiscono sensibilmente a migliorare la comprensione delle meccaniche e l’attivazione delle stesse. Un tutoraggio attivo ma non invadente, piazzato nei posti e nei momenti giusti e debitamente scalabile. Un po’ tutti i nuovi titoli appartenenti al genere stanno ora abbattendo le barriere che una volta separavano i dilettanti che spammavano mosse a caso dai cultisti, stendendo tappeti decorati di comandi semplificati e tutorial stratificati: Tekken 8 non è da meno e, se a dire il vero i comandi semplificati appaiano semplicemente introduttivi al feeling dell’esperienza rispetto a quanto visto nella concorrenza (in cui possono essere sostitutivi a quelli classicamente complessi anche a livelli medio-alti di gioco) ci è molto piaciuto l’approccio amichevole del gameplay, che tuttavia non si limita solo a facilitare le cose ma a portare a un’elevazione progressiva dello stile di gioco.

Qualcosa che viene rispecchiata – fisicamente ma anche metaforicamente – nella modalità Arcade Quest, semplice quanto deliziosa: nei panni di un novello appassionato di Tekken vi imbarcate in un viaggio (dal sapore anni ’90) nel mondo delle sale giochi, sfidando sempre nuovi giocatori in giro per il Paese e migliorando costantemente. Decisamente più semplice e meno arzigogolato delle controparti “Avatar Story Mode” presenti in Mortal Kombat 1 e Street Fighter 6, la modalità ha una longevità decisamente più ridotta ma risulta molto meno dispersiva e ridondante e più facilmente godibile, essendo al contempo divertente, utile e compensatrice. Oltre che regalando al giocatore uno degli accessori più interessanti degli ultimi tempi nel campo: quello del Ghost character, ovvero dei preset di comportamento legati a specifici PNG che “giocano” utilizzando determinati personaggi, mantenendo coerentemente attitudini e comportamenti. Il gioco, oltre a mettervene sulla strada diversi (e vi assicuriamo che la differenza rispetto ai combattenti controllati dalla CPU “liscia” si notano eccome, e non è una questione di difficoltà o bravura ma di modus operandi differenti sugli stessi personaggi) provvederà a creare il vostro stesso fantasmino, basato sul vostro stile di gioco, e sarà possibile confrontarsi con quello di altri giocatori umani! Tendenzialmente, potreste anche allenarvi contro quelli dei grandi campioni. Qualcosa di sperimentale, certo, ma molto interessante e intrigante, tanto che i Ghost si sono guadagnati anche una modalità a parte.

Insomma, prima di lanciarvi alla conquista delle ladder mondiali del gioco online, avrete parecchio contenuto single player da divorare, senza contare l’immancabile capatina nella modalità gallery (ben realizzata e fornita ma niente di trascendentale), le numerose opzioni di customizzazione su cui riversare ore di lavoro nerd e il ritorno del singolare Tekken Ball, ora disponibile sia offline che online.

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox X|S, PC

Sviluppatore: Bandai Namco

Publisher: Bandai Namco

Tecnicamente scintillante come non mai, divertente e appassionante, caratterizzato da un’ottima curva di apprendimento, una pletora di opzioni e modalità, una narrativa ben congegnata e un ampio roster per tutti i gusti, Tekken 8 è davvero il picchiaduro in grado di mettere d’accordo chiunque, un acquisto sicuro per i fan della saga e gli amanti del genere… difficile, tuttavia, decretare chi possa davvero essere, al momento, il Re della categoria; i contenuti single player e i doppi in locale sono eccellenti, ma abbiamo potuto testare troppo poco l’online, che come al solito sarà la cartina al tornasole dell’esperienza ludica solo nel postlancio, coi server invasi di giocatori e il meta che andrà a definirsi e a svelare quanto valga effettivamente il bilanciamento tra i vari lottatori. Tekken 8 è qui per restare? Come prassi, oramai, solo il tempo potrà dimostrarlo, dato che il successo duraturo deriverà non solo dal valore dell’offerta iniziale ma anche dal supporto degli sviluppatori, dal bilanciamento costante, dalla volontà di portare avanti il titolo per tutte le stagioni che merita. Del resto, come dice Kazuya, “Vince l’ultimo che resta in piedi…” e Tekken 8 di stamina ne ha da vendere davvero parecchia!

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.