Banco BPM, Borsa tiepida sulla fusione. Rientra Carlo Fratta Pasini con una cordata pro-Unicredit?

Apertura debole oggi di Banco BPM, col titolo che scende pericolosamente verso la soglia dei 2€/azione, dopo la chiusura già negativa di ieri sull’onda delle voci di possibili dissidi nel management lombardo-veneto sul progetto di fusione. Una parte del board vorrebbe l’accordo con BPER Banca: il CEO Giuseppe Castagna è al lavoro su questo progetto in virtù del rapporto privilegiato con Carlo Cimbri di Unipol, il primo azionista a Modena con il 18,9% del capitale, e starebbe già definendo la governance del nuovo gruppo che dovrebbe vedere la luce nel secondo semestre. Una volta che l’ex Popolare emiliana avrà completato l’integrazione delle filiali ex Ubi: nascerebbe il secondo player bancario per dimensione sul mercato domestico con una quota del 13,6% negli sportelli (quindi davanti a UniCredit), il 62% dei quali nel ricco Nord del Paese, dove la quota salirebbe al 15% (il 19% in Lombardia).

Tutto definito? non proprio, perchè a questo disegno si opporrebbe il presidente stesso del Banco, Massimo Tononi che sarebbe più propenso per una fusione con UniCredit, dando vita a un campione nazionale in grado di dare filo da torcere al colosso Intesa. E chi troverebbe come alleato? Piazza Affari indica l’ex presidente Carlo Fratta Pasini, che metterebbe insieme diversi piccoli pacchetti azionari e alcune fondazioni come CariTorino e CariVerona. Il merger tutto lombardo-veneto riscuoterebbe successo anche fra le altre fondazioni componenti del patto parasociale che in Piazza Meda ha blindato il 5,5% dell’istituto (oltre a Crt, anche CariLucca, Cassa di Risparmio di Alessandria, Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto ed Enpam).

Un alleato, il CEO Castagna lo potrebbe trovare in Giorgio Girondi: il patron della U Filters (leader nel mondo dei sistemi di filtrazione) con il 4,98%, è diventato il primo azionista del Banco. Con il fondatore di Calzedonia Sandro Veronesi (circa 1,5%) e l’imprenditore vitivinicolo veronese Dario Tommasi (1% circa), Girondi ha dato vita ad un patto di consultazione che controlla circa il 7,5% del capitale: la formazione non ha ancora scoperto le carte, ma si mormora che guardi favorevolmente proprio all’opzione favorita da Castagna.

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