I campioni si mettono in gioco e i ragazzi acquistano fiducia

La ricetta in palestra funziona. Parola di uno dei coach, Giuseppe Cerqua: "Quante lacrime di nostalgia di chi finisce il percorso da noi, ma è giusto così"

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Giuseppe Cerqua è uno degli allenatori che lavorano all’interno della Bebe Vio Academy, responsabile e coordinatore della parte sportiva e pratica. "Questa esperienza sta andando molto bene – racconta con orgoglio –, non ci aspettavamo questo successo. Avevamo un po’ di timore di quello a cui andavamo incontro. Nonostante un po’ di impaccio iniziale da parte nostra e dei bambini, siamo migliorati e ora la macchina viaggia da sola. Grazie a tanti volontari, stagisti, collaboratori. È lanciata, tutti sanno cosa devono fare, non si perde tempo. A livello organizzativo abbiamo fatto un gran lavoro". La giornata tipo alla Academy? "Cominciamo alle 15 con le attività – svela il coach –. Dalle 14.30 cominciano ad arrivare i bambini direttamente dalla scuola. C’è un primo momento di accoglienza, nel frattempo allestiamo la palestra con i giochi che dovranno affrontare. Intanto i bambini interagiscono tra di loro con palloni, palline, cerchi. Alle 15 si fa un cerchio iniziale con l’appello al centro del campo e il programma. Poi si comincia".

Ma prima del gioco, c’è la fase preparatoria. "Prima di cominciare le attività facciamo visite per capire che cosa possono fare. In base alle discipline vengono suddivisi smistando normodotati e disabili". Tra primo e secondo anno, qualcosa è cambiato. "Eravamo partiti con la paura di sbagliare perché era davvero un progetto nuovo, unico al mondo. Ora abbiamo eliminato i “tempi morti“. Gli stessi coach, che vengono da realtà dell’hinerland, prima dell’allenamento parlano con gli stagisti e spiegano gli esercizi. Magari l’anno scorso ci dilungavamo sulle spiegazioni, ora se sbagliano li si corregge, ma l’importante è farli giocare. Ognuno ci arriva a modo proprio. Diamo suggerimenti, consigli, ma lasciamo libera interpretazione". Ogni settimana in palestra c’è un campione: Chirichella, Sylla, Melli, Alice Volpi. "Gli atleti non vengono solo a fare autografi e foto. Sono stati bravi ad allinearsi alla nostra idea". E la risposta? "Ottima – conferma il coach –. Abbiamo indirizzato molti bambini nelle società che collaborano con noi per continuare il percorso. Tanti ci hanno salutato con le lacrime agli occhi, ma è giusto che ognuno prenda la propria strada. Escono più fiduciosi di come sono entrati".