La polemica nata dopo le dichiarazioni di Vaticano in merito al disegno di legge Zan contro le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere ruota attorno al cosiddetto Concordato, il documento ufficiale che regola i rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, aggiornato per l’ultima volta nel 1984 ma risalente al 1929 e ai Patti Lateranensi.

Era l’11 febbraio 1929 quando il regime fascista di Benito Mussolini e il cardinale Pietro Gasparri, segretario Stato Vaticano, misero per la prima volta nero su bianco i termini di rapporti che fino ad allora non esistevano. Papa Pio XI, in quei tempi, si considerava ancora «prigioniero politico» di Casa Savoia che per due volte aveva invaso i territori della Chiesa, riducendoli alla sola città di Roma. Mussolini, nonostante le pressioni interne al partito fascista, decise di non arrivare allo scontro frontale con chi (la Chiesa appunto) influenzava milioni di italiani. Le trattative durarono circa 2 anni e sfociarono nei Patti Lateranensi, così chiamati dal palazzo di San Giovanni in Laterano in cui vennero sottoscritti, che stabilivano stabilito il mutuo riconoscimento tra il Regno d'Italia e lo Stato Vaticano. 

1929: Benito Mussolini insieme ai prelati al Palazzo Lateranense di Roma per la firma dei Patti Lateranensi tra Santa Sede e Italia

 (ansa)

I Patti lateranensi erano composti da due distinti documenti: il Trattato, che riconosceva l'indipendenza e la sovranità della Santa Sede e fondava lo Stato della Città del Vaticano e il Concordato, che definiva le relazioni civili e religiose in Italia tra Chiesa e Governo e riconosceva quella cattolica come religione di Stato. C'era poi una Convenzione Finanziaria che regolava le questioni economiche sorte dopo le spoliazioni degli enti ecclesiastici. L’ufficializzazione dei rapporti fu sancita dalla visita, il 13 luglio 1929, di re Vittorio Emanuele III in Vaticano e da quella, il 28 dicembre di dieci anni dopo, da papa Pio XIII in Italia. 

Nel 1947 i Patti Lateranensi furono introdotti nella Costituzione della Repubblica con una votazione maggioritaria della Costituente nella quale confluirono, oltre ai voti dei democristiani di Alcide De Gasperi, anche quelli del partito comunista per decisione del leader Palmiro Togliatti. L’articolo 7 della Costituzione prevedeva che una eventuale modifica, a condizione che fosse «accettata dalle due parti», non richiedesse un procedimento di revisione costituzionale. E fu proprio in base a quell’articolo che nel 1984 il governo di Bettino Craxi, d’accordo con la Chiesa, decise le modifiche ancora oggi in vigore. 

Nel 1984, dopo un lungo lavoro dietro le quinte di Giulio Andreotti, a firmare la revisione furono il premier e il segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Agostino Casaroli. Il nuovo testo (che riassumeva i precedenti 45 articoli in soli 14) eliminava ogni riferimento alla religione cattolica come religione di Stato, ma nello stesso tempo sanciva la libertà di scelta sull'insegnamento della religione cattolica e prevedeva riconoscimenti e spazi, anche economici, per la Chiesa, aprendo di fatto la strada al successivo accordo per il finanziamento al clero attraverso l'8 per mille sull'Irpef. Quest'ultima materia costituì il varco per l'entrata in scena di un nuovo attore, fino a quel momento estraneo: la Conferenza Episcopale Italiana (la Cei) con cui lo Stato da allora in poi avrebbe trattato ogni aspetto di quella e altre questioni. 

Il presidente del Consiglio Bettino Craxi e il cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli

 

Altro punto importante della revisione riguardava i matrimoni, che nei Patti Lateranensi erano riconosciuti come «un sacramento dal valore indissolubile». Il nuovo Concordato si limitava a riconoscere gli effetti civili del matrimonio cattolico, che per cessare non avevano più bisogno di una «sentenza di nullità» della Chiesa. Venne poi introdotto il servizio civile in possibile sostituzione di quello militare di leva per religiosi e diaconi, la conferma del rispetto da parte della magistratura del segreto appreso dal sacerdote in Confessione e delle sentenze di nullità matrimoniale emesse dal Tribunale della Sacra Rota romana. Venivano poi istituiti cappellani per forze armate e penitenziari. 

Il secondo articolo del Concordato è quello citato dal Vaticano in merito al Ddl Zan. Recita testualmente: «La Chiesa ha piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare, alla Chiesa è assicurata la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica». L’accordo garantisce anche «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Per questo la Chiesa oggi sostiene che eventuali posizioni conservatrici di sacerdoti o membri del Vaticano possano essere perseguite come reato se il Ddl entrerà in vigore.

I commenti dei lettori