13 febbraio 2018

Ancora più accelerato l'innalzamento dei mari

L'aumento del livello del mare provocato dal riscaldamento globale non è costante, ma sta accelerando al ritmo di quasi un millimetro all'anno. Se la tendenza continuerà, entro il 2100 le acque si alzeranno di almeno 65 centimetri, creando seri problemi alle città costiere(red)

L’innalzamento del livello del mare potrebbe raggiungere 65 centimetri entro il 2100, provocando significativi problemi a moltissime città costiere. E’ questa la conclusione di uno studio condotto da ricercatori delle Università del Colorado e del National Center for Atmospheric Research in collaborazione con la NASA e pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Ancora più accelerato l'innalzamento dei mari
Analizzando un’ampia serie di dati raccolti dai satelliti a partire dal 1993, Steve Nerem e colleghi hanno infatti scoperto che l'innalzamento globale del livello del mare non sta aumentando in modo costante di 3 millimetri all’anno - come stimato da precedenti ricerche - ma accelera di circa 0,08 millimetri ogni anno. Ciò significa che entro il 2100 il tasso annuale di innalzamento potrebbe raggiungere i 10 millimetri, se non di più.

"Questa accelerazione è dovuta principalmente allo scioglimento più rapido dei ghiacci della Groenlandia e dell'Antartide”, ha detto Nerem. "E questa è quasi certamente una stima conservativa."

L'aumento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera terrestre porta a un aumento della temperatura dell'aria e dell'acqua, che provoca l’innalzamento delle acque oceaniche attraverso due meccanismi. In primo luogo, l'acqua più calda si espande, e questa "espansione termica" degli oceani ha contribuito a circa metà dei 7 centimetri di innalzamento del livello medio globale del mare osservati negli ultimi 25 anni. A questo effetto si aggiunge poi quello dovuto allo scioglimento dei ghiacci terrestri, le cui acque fluiscono nell'oceano.

Ancora più accelerato l'innalzamento dei mari
Cortesia NOAA
I ricercatori hanno usato in primo luogo i dati altimetrici raccolti dai satelliti delle missioni franco-statunitensi TOPEX/Poseidon,
Jason-1, Jason-2 e della missione euro-statunitense Jason-3R, tutte destinate al monitoraggio degli oceani.

Tuttavia, la rilevazione di un’eventuale accelerazione del fenomeno è molto difficile anche disponendo di tutti quei dati perché bisogna scorporare gli effetti temporanei di fattori che possono determinare una certa variabilità. Fra questi vi sono fenomeni climatici come El Niños e La Niñas, che influenzano la temperatura dell'oceano e le precipitazioni globali, ma anche le eruzioni vulcaniche, come quella del Pinatubo, che nel 1991 provocò una leggera diminuzione del livello medio globale.

Per questo nella loro analisi i ricercatori hanno incluso diversi modelli meteo-climatici. Inoltre, per poter determinare la componente di innalzamento dovuta allo scioglimento dei ghiacci, Nerem e colleghi hanno usato i dati della missione satellitare tedesco-statunitense GRACE, che monitora le variazioni nell’intensità del campo gravitazionale terrestre.