Cinesi in Italia: la comunità si racconta

    Foto di Claudio Furlan, LaPresse

Lavoro e famiglia: due parole chiave che indicano non soltanto i principali fattori propulsivi per gli immigrati cinesi che decidono di stabilirsi in Italia, ma rappresentano soprattutto due valori fondanti della comunità cinese, sia in patria che all’estero. L’organizzazione sociale del Dragone, profondamente permeata di etica confuciana, è fondata sul principio dell’armonizzazione dei comportamenti individuali e familiari con quelli relativi alla vita sociale. Il successo lavorativo rappresenta una forma di riconoscimento sociale e il mezzo con cui ottenere un sempre maggiore benessere della famiglia.

Jada Bai: un ponte tra culture

Jada Bai, Fondazione Italia Cina

Jada Bai, classe 1984, mediatrice culturale e coordinatrice didattica della Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina, è arrivata all’età di 4 anni a Milano, dove tuttora risiede, grazie al ricongiungimento familiare con i genitori. Si direbbe una perfetta esponente della seconda generazione. “Preferirei piuttosto essere considerata un’IBC – Italian Born Chinese”, precisa subito. “Credo infatti che la nozione di ‘seconda generazione’ non sia adatta per definire noi che, pur non essendo nati in Italia, abbiamo frequentato le scuole e siamo cresciuti qui. Da qualche anno, seguendo l’esempio del precedente americano ABC – American Born Chinese, ndr -, anche in Italia si è costituito un movimento di IBC, grazie all’iniziativa di Francesco Zhou Fei, general manager degli store Xiaomi in Italia.”Di questa doppia appartenenza culturale Jada ha scelto di farne la sua professione. “Inizialmente non è stato facile per me, ho dovuto lottare per poter studiare quello che desideravo e scegliermi una mia carriera. Le norme culturali in questo campo possiedono ancora un grosso peso, per cui la famiglia finanzia il tuo percorso scolastico ma si aspetta che tu sia disposto a lavorare nella sua attività. La mattina puoi andare a scuola e studiare, ma la sera devi aiutare al ristorante o al negozio dei tuoi genitori. Questo fenomeno dipende anche dalla composizione sociale degli esponenti della prima generazione di Cinesi in Italia, per la quasi totalità provenienti dalla regione dello Zhejiang, terra di contadini e piccoli commercianti. Le parole d’ordine sono: duro lavoro, risparmio e successo economico nell’ambito dell’attività di famiglia. È un po’ come se la famiglia stessa cercasse di proteggersi, rifiutando anche di considerare il mercato del lavoro italiano e le altre professioni che premia.”La grande conquista da parte dei membri delle seconde generazioni è stata quella di essere riusciti per la prima volta ad intaccare questo paradigma. “Molti figli di cinesi immigrati in Italia sono riusciti a conquistarsi la possibilità di scegliere altre attività imprenditoriali rispetto a quelle più tradizionali, spesso ricoprendo anche posizioni di successo. L’auspicio però è che almeno le terze generazioni possano decidere ancor più liberamente della propria carriera, magari riuscendo anche a scalare le vette sociali.” D’altronde, continua Jada Bai, questa permanenza di certi schemi mentali è dovuta ad un fattore intrinseco alle comunità cinesi all’estero, che difficilmente viene colto da un osservatore esterno. “Le comunità cinesi all’estero hanno mantenuto usi e costumi della Cina degli anni ’80 e ’90, i decenni del maggiore flusso migratorio, che poco hanno a che vedere con il colosso cinese del 2020. È come se, con il tempo, si fossero originate due storie diverse e parallele che creano un cortocircuito nell’immaginario degli italiani. Che ci sia molta confusione a tal riguardo lo hanno dimostrato le reazioni anticinesi verificatesi in seguito all’esplosione della pandemia di COVID-19. Noi membri della comunità cinese in Italia abbiamo vissuto le prime settimane in pieno terrore: abbiamo sperato fino all’ultimo che il paziente zero non fosse di origine cinese”.Uno dei campi in cui si manifesta maggiormente la forza dell’etica tradizionale è quello relativo al ruolo della donna. “La cultura cinese è fortemente patriarcale: la donna ha il suo ruolo preciso in società. Ad un certo punto è arrivato Mao e ha detto che la donna corregge l’altra metà del cielo: da quel momento in poi ai doveri familiari si sono aggiunti quelli lavorativi, segnati da una pressione sociale altrettanto forte. La donna in Cina deve intraprendere una carriera scolastica di successo che la porti a ricoprire posizioni professionali remunerative. Entro i 25 anni è opportuno che si sposi e metta a mondo dei figli – di norma 2 -, preoccupandosi ovviamente di garantire anche a loro il maggior successo possibile. Molte donne cinesi, anche di seconda generazione, scelgono di perpetuare gli schemi tradizionali: ancora oggi, come vuole la tradizione, accettano addirittura di coabitare con i suoceri e il resto della famiglia del marito, perché l’adeguamento a norme culturali molto ben definite garantisce pur sempre una certa protezione. Questa etica familiare così preponderante è il motivo che spiega anche i pochissimi coming-out nelle comunità cinesi”.

Luca Sheng Song: l’imprenditoria italo-cinese

Luca Sheng Song, UNIIC e China Power

Un esponente di spicco della nuova generazione di imprenditori italo-cinesi è senza dubbio Luca Sheng Song, presidente di UNIIC – Unione Imprenditori Italia Cina – fondatore e CEO di China Power, società di gas ed energia presente in tutta Italia. “Sono nato in Cina nel 1984, all’età di cinque anni mi sono trasferito con la mia famiglia in Italia. Mi sono laureato in general management alla Bocconi di Milano, dopo di che ho iniziato a lavorare per diversi anni in consulenza strategica. Da sette anni gestisco la società che ho fondato, la China Power, che rappresenta la prima società di energia a carattere etnico, con un focus sulla comunità cinese in Europa.”La vocazione imprenditoriale è una caratteristica generalmente attribuita ai membri delle varie comunità cinesi nel mondo, inizialmente applicata in settori più tradizionali come ristorazione, industria tessile e commercio. La linea di cesura che separa il titolare della piccola impresa a conduzione familiare, immagine tipica dell’immigrato cinese degli anni ’80 e ’90, dall’imprenditore di successo dell’ultimo decennio risulta a ben vedere illusoria. “I cinesi di prima generazione hanno dovuto, per forza di cose, applicare la propria vocazione imprenditoriale in campi che richiedessero poca specializzazione, come la ristorazione o l’import-export. Poi con il tempo le nuove generazioni, maggiormente integrate, hanno potuto specializzarsi nelle scuole e università italiane e si sono guadagnate l’accesso a settori economici più rilevanti.” Il successo dei nuovi imprenditori italo-cinesi, suggerisce Luca Sheng Song, rappresenta un felice esito dell’incontro tra due culture profondamente diverse. “A mio avviso le nuove generazioni cercano di prendere il meglio dalle due culture: da un lato il pragmatismo e l’acume per il business della cultura di origine, dall’altro la formazione manageriale e altamente specialistica che si può ottenere in Italia. Siamo la dimostrazione che la diversità è veramente una ricchezza.”

Yuyu Xu: i nuovi arrivati negli anni Duemila

Nel corso degli anni Duemila l’immigrazione cinese in Italia procede a ritmi sostenuti. La raggiunta stabilità dei parenti o dei conterranei nella penisola spinge molti cinesi a raggiungere l’Italia. Spesso le istanze di ricongiungimento familiare e di ricerca di un lavoro rappresentano due facce, intercambiabili, della stessa medaglia.È il caso per esempio di Yuyu Xu, 33 anni, commesso in un noto negozio nel centro di Roma. “Sono arrivato in Italia 12 anni fa, per raggiungere mio padre che si era stabilito quattro anni prima a Padova per motivi di lavoro. Perché ho fatto questa scelta? Come me sono stati e sono ancora molti i giovani cinesi che lasciano il paese per studiare o per trovare lavoro. E non perché in Cina non ci sia tutto questo, anzi. La Cina cresce in modo vorticoso, a ritmi estenuanti difficili da sostenere per molti. Basti pensare alla difficoltà di portare avanti la carriera scolastica: iscriversi all’università richiede uno sforzo enorme, la concorrenza è spietata e i criteri estremamente selettivi. Lo stesso avviene nel mondo del lavoro. Una volta stabilitomi in Italia, ancora immerso nella mentalità cinese, ho avuto paura di intraprendere gli studi, temendo di non farcela. Ho imparato la lingua lavorando, e non è stato per niente facile. Ma qui in Italia, oltre a mio padre, ho potuto contare su una rete abbastanza ampia di conoscenti. Questa è la nostra forza: la certezza di poter contare sempre sul supporto di una comunità, specialmente nei momenti difficili come quello che si è aperto ora con questa pandemia”.

Marco Wong: l’Italia nell’album di famiglia

Marco Wong, Associna

È una singolare storia di migrazione che abbraccia più di una generazione, quella della famiglia di Marco Wong. L’imprenditore – oltre che ingegnere elettronico, top manager, scrittore, consigliere comunale a Prato, presidente onorario di Associna – è nato a Bologna nel 1963 da genitori cinesi. A causa dei suoi molteplici impegni vive oggi diviso tra Prato e Roma. “In realtà furono i miei nonni, in primis, ad arrivare in Italia. Dopo un periodo trascorso in Olanda decisero di trasferirsi a Bologna nel 1955 con la loro attività di artigianato di pelletteria. Dopo qualche anno, tra il 1960 e il 1961, arrivarono i miei genitori. In quegli anni i cinesi in Italia erano veramente pochissimi. Sono cresciuto a Firenze e mi sono trasferito a Milano per frequentare il Politecnico.” Il caratteristico dinamismo imprenditoriale cinese si manifesta ben presto all’interno della famiglia Wong. “Dopo qualche anno dall’arrivo a Bologna i miei nonni decisero di trasferirsi a Milano. Avevano intenzione di aprire un ristorante cinese, ma cambiarono ben presto idea: a Milano ce n’erano già quattro, un numero esorbitante per l’epoca. A pensarci oggi fa un po’ ridere.”


Leggi l’approfondimento sui dati relativi alla comunità cinese in Italia


La comunità cinese in Italia conta ad oggi circa 300 000 membri e rappresenta una delle maggiori comunità straniere in Italia. “Il grande afflusso di cinesi in Italia si verifica a partire dagli anni ‘80”, spiega Marco Wong, “favorito dalle numerose sanatorie messe in campo allora dall’Italia. Pur non essendo il primo paese per presenza di immigrati cinesi, l’Italia possiede il primato per il numero di cittadini di nazionalità cinese ospitati sul suo territorio. Questo dato è dovuto sia al mancato riconoscimento della doppia cittadinanza da parte della Cina – l’articolo 5 della Legge cinese sulla cittadinanza vieta espressamente questa possibilità, ndr – che alla legge sulla cittadinanza vigente in Italia, ancora fondata sullo Ius sanguinis. Io stesso, negli anni Ottanta, sono stato costretto a scegliere tra le due cittadinanze e ho optato per quella italiana. Ma è una decisione difficile per molti”.Per Marco Wong, data la consistenza della presenza cinese in Italia, risulta improprio parlare di ‘comunità cinese’. “Io stesso uso frequentemente questo termine per semplificare, ma 300 000 persone, più o meno radicate in diverse parti d’Italia, non possono considerarsi una realtà omogenea. Indice di questa eterogeneità è il proliferare di innumerevoli associazioni, a carattere prevalentemente locale, che intendono stabilire un collegamento con la Cina, di natura più commerciale che culturale.”L’eterogeneità è una caratteristica che contraddistingue anche le diverse generazioni di cinesi, o tali per discendenza, presenti in Italia. “I valori dei membri delle seconde generazioni sono così diversi da quelli dei genitori che si viene prefigurando una sorta di vero e proprio conflitto generazionale. Meno attaccati alle tradizioni, i giovani cinesi cercano di costruirsi un’identità mista. Noi come Associna da anni cerchiamo di combattere gli stereotipi interni ed esterni alla comunità cinese proponendo ogni anno un calendario con 12 profili di italo-cinesi, uomini e donne, che sono riusciti ad avere successo e ad integrarsi perfettamente in Italia, ma anche all’estero.”

Silvia Proietti
(6 maggio 2020)

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