Poesie di Marino Giannuzzo


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Titolo /VERSI DI UN OTTUAGENARIO.

Autore / Marino Giannuzzo

marino.giannuzzo@libero.it

 

L’opera della foto di copertina è dell’autore:

Vecchio – olio su tela – cm. 50x70

 

ISBN 9788831685924

TUTTI I DIRITTI RISERVATI ALL’AUTORE

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

senza il preventivo consenso scritto dell’Autore.

 

PRIMA EDIZIONE

Copyright by

Marino Giannuzzo

2023

 

A mia madre A mio padre

Ai miei fratelli

Donato e Leonardo

 

Prefazione
VERSI DI UN OTTUAGENARIO
, come tutta la produzione in versi dell’autore, riproducono approssimativamente alcuni modi di sentire e di intendere di chi ha vissuto la vita normale, o quasi normale.
Vissuta da tutti coloro che talvolta hanno avuto un pizzico di bontà, di generosità, ma anche di testardaggine, di cattiveria, di egoismo. Tutte peculiarità dell’uomo, naturalmente anche della donna, per intenderci.
Questo è l’uomo d’oggi, di ieri e di domani. È un’utopia credere che sia diverso tra un’era e un’altra. L’uomo avrà sempre le stesse caratteristiche. Forse le manifesterà in modi diversi, ma son sempre quelle di ieri, di oggi, di domani.
Questo è il contenuto di questi brevi versi. Come sempre qualcosa di buono ci sarà. Ciò che soggettivamente può non piacere bisogna tralasciarlo, dimenticarlo, non pensarci più.
Con un pizzico di benevolenza.
Marino Giannuzzo.

Amici e conoscenti in processione
Amici e conoscenti in processione
sfalsata ed imprevista
avendo un po' fortuna tu vedrai.
Sono gli amici ed i conoscenti
pronti al saluto se l’incontri.

Tornano come ai vecchi tempi
ridenti e scanzonati
schizzanti vita e splendida allegria
come in gioventù in allegra compagnia.

Sulla strada tua non li vedrai
se solitario t’aggiri e angustiato
perché caduto sei in mala sorte.

Li rivedrai alieni.

Riconoscerli non puoi
né chi sei sapranno.

Li avrai compagni amici d’altri tempi
ma in quel frangente
chi sono non saprai.

Li abbraccerai
ma ignoti resteranno.

Alcamo, 15.11.2022 ore 21,45


Angelo ha gli occhi tristi
Angelo ha gli occhi tristi.
Si spegne la sua donna.

Compagna d’un giorno felice
quando su prato in fiore
le carezzò la chioma
con baci e con amore.

L’animo suo è spento
vuole apparir leone
il cuore ha in frantumi
santi non invoca.

È sperduto e solo
non la può aiutare.

L’Onnipotente prega
che non gli risponde.
Invoca anche l’inferno.
Inutilmente.

Sorge il sole
morente è la speranza.
Angelo è intontito.

Con fievole silenzio
riprende a dir qualcosa
la compagna a letto.

Migliora nell’aspetto.
Segnale c’è di vita.
L’angoscia s’allontana.
Vita ha la speranza.

Brillano gli occhi
vibrano anche i sensi.
Angelo rinasce
rinata è la compagna.

La battaglia è vinta
sorride ancor la vita.

Alcamo, 12.02.2023 ore 14,20
 

Arrogante con il petto in fuori
Arrogante con il petto in fuori
sotto la cravatta a strisce rosse e blu.

Terrore suscitò ai malviventi
con odio e con livore
per subìti torti
da piccolo dai bulli.

La vendetta in cuore radicata
per far pagare
le sevizie antiche ricevute.

Ebbe mala sorte
a torto o a ragione,
lo seppellì il tritolo.

Trionfò la morte.

Fu giorno di gran lutto
per i pronipoti,
fu giorno di gran gioia
per tutti i vecchi bulli.

Il vendicatore giace
non si leva più.
Giace in galera chi gli diede morte.

L’altèro super uomo
ora è sugli altari
quale redentore
di chi in miseria visse
che da inedia amara
ricevé la morte.

Cadono gli eroi
gli inermi e gli indifesi
cadono anche i bulli
vigliacchi più dei padri.

L’eroe del giorno è morto.
Ha il trono sull’altare.
Un bullo l’ha ucciso
s’è voluto vendicare.

Alcamo, c/da Molinello 24.06.2023 ore 11,40.
 

Caini il nome
Caini il nome
del maresciallo ignobile
ingordo e corrotto.

Svolse le mansioni
con delazioni varie
di ricattati ignobili impotenti.

Farabutto fu nel suo servizio
delinquente fu con chi non può
fare la lotta legalmente
con chi non poté rompergli le corna
costruite ad arte dalla donna
che gli serviva solo per strapazzo.

La dignità sua non eguagliava
quella di chi perseguitava.
Il tempo lo condusse in altro sito
dietro dei ferri in croce in asilo.

Da lì vedeva il sole
mirandolo ogni sera declinare.

Oggi è crepato.

In mare l’han dato per disperso
dopo l’evasione da prigione
navigante su barca rubata
a un padre che con quella
alla famiglia grama
il pane procurava.

Corrotto e ingordo fu tutta la vita
mangiato ha il rancio
dentro una prigione malfamata.

Or giace impotente e muto
di bocca in bocca divenuto
ludibrio spietato della gente.

Alcamo, 07.06.2023 ore 16,10.
 

Dolore lancinante hanno in cuore

Dolore lancinante hanno in cuore.
Moglie e marito conviventi
soffrono entrambi come due bambini.
Hanno bisticciato questa sera
per chi ha offeso prima e non doveva.
Litigio quasi giornaliero.

Due ragazzini, ma di altri tempi,
quando giocare fu divertimento
e non fu mai amaro sopravvento.

Moglie e marito nello stesso letto
anche nel buio si fiutano in cagnesco.

Dormono i cani vegliano i padroni
il rancore cresce nei due cuori.
Cuori che ieri cullavano l’amore
soffrono oggi in gonfio temporale.

Di sole fu piena la giornata ieri
nuvole oggi opprimono i due cuori
ma tornerà
presto tornerà con mille colori
gaio luminoso un arcobaleno.

Alcamo, 21.04.2023 ore 15,03
 

Eccolo esploso il profumo acuto
Eccolo esploso il profumo acuto
di primavera in fiore
a maggio con le rose.

Son rose e profumi regalati.

Con l’anima e col cuore
respirano i polmoni
del mare la salsedine
insieme con i fiori.

In questo paradiso siciliano
puoi goder la vita se tu vuoi.

Chiara vien la rima al versaiolo
con suoni armoniosi
che invadono il creato
con mille trilli e voci
d’uccelli e di gabbiani.

Sorride il sole
la musica è nei cuori.
Intorno c’è la pace
lontani i baccani.

Un attimo d’attesa
tutto intorno tace.
Rumori cadenzati
dal mio tugurio fuori.

Angolo di pace
e trascorsi amori
io rimembro intorno
su tela disegnati
da pennello lesto
con colori vivi
dipinti e abbandonati.

Alcamo, c/da Molinello, 13.05.2023 ore 12,07.
 

Essere poveri non è vergogna

Essere poveri non è vergogna.
È lo stato che Dio ci ha donato!
-dicono alcuni- ma io non ci credo.
È lo stato che t’hanno regalato
due genitori privi di fortuna.
Senza fortuna pure nell’amore.

Un padre meschino affaticato
stanco e un po' distrutto
dopo una giornata
nera e travagliata
crolla dormiente sotto le lenzuola.

Non ha il tempo privo di forze
di abbracciare la compagna amata.
Se ha la ventura di avere un figlio
il sogno è: rivincita e riscatto.

Leggi e dettami intralceranno il passo
del poveraccio che non ha fortuna
ma il volere può cambiar la rotta.

Sarà conquista di giusta nobiltà
di valore e di lunga durata
perché frutto di lunga sofferenza.

Alcamo, 20.01.2023 ore 14,20


 

Franco
Franco
amico di terza gioventù.

Siamo rimasti vecchi e solitari
senza amici
due sperduti pini nel deserto.

Quando spira il vento
lontano ci trasporta la malinconia
e quanto giace nella rimembranza
scambiamo delle imprese
che tra gli amici furono in passato.

Amici che hanno abbandonato
l’aspro sentiero
che ancora percorriamo
stanchi di vita inutile e rissosa
e d’ogni senso priva.

Due pini siamo
nel mezzo d’un deserto
senza uccelli o nidi
su rami rinsecchiti
alla mercé del vento.

Solo i ricordi balzano tra i rami
verdi non più
da pino ad altro pino
per sentirsi vivi.

La rimembranza
ci tiene ancor legati.
Aiuta a rivivere il passato
ridendo sugli avvenimenti.

Talvolta ci conquista
con parole vuote
o con assennatezza
vissuta e un po' sofferta.

L’un l’altro ci stimiamo
in squallido deserto
rinsecchiti pini.

Alcamo, c/da Molinello, 03.08.2022 ore 11,30
 

 

Giunge la stanchezza
Giunge la stanchezza
oltre gli anni d’amara giovinezza
quando il mondo è una chimera
conquista assicurata
se il diluvio infuria
con grandine o gelata.

Lontani gli anni dell’età matura
quando i progetti assumono una forma
quando talvolta sono concretezza
o illusione di fantasia errata.

A conclusione giunge la vecchiaia
gravata di stanchezza
per gli anni ormai consunti
tra albe grigie e giorni di festa.
Vivere fu bello
quando fu sereno.

Un giorno cupo scopri l’abbandono
di ogni forza e d’ogni speranza.
T’afferra la tristezza
speri che giunga l’attimo fatale
chiudere gli occhi
il mondo intero
volendo salutare.

Alcamo, c/da Molinello, 30.08.22 ore 14,00
 

 

Guardo mia madre in una foto antica

Guardo mia madre in una foto antica
quando correva con i suoi vent’anni.

Mia madre è morta a trentacinque anni
e un figlio fu orfano di madre.

Orfano di madre orfano di tutto
senza carezze senza pentimenti
per marachelle
commesse con gli amici.

Senza la gloria d’un’azione brava.

Fui solo in vita sarò solo in morte
perché ognuno orfano di madre
resta solo
anche nell’ultimo attimo di vita.

Questa madre vista nella foto
non fu mai mia madre.

È stata una sorella
mano nella mano
mi ha fatto compagnia.

Non ho rimpianti non ebbi carezze
non ebbi gloria per le mie imprese
ebbi l’aiuto non riconosciuto
lungo il percorso d’una vita grama.

La madre ch’ebbi era proprio questa
l’angelo amico d’una vita intera.

Guardo e sorrido come chi non sa
o non capisce i transiti che ha fatto
nel lungo viaggio
d’un’esistenza piena.

Alcamo, 20.02.2023 ore 14,30.

 

Hobby

Hobby.
Attimi gioiosi della vita.

Nessuno t’ha costretto
nessuno ti censura
prima che sfiori penna
o strumento altro
per la riuscita.

Gioisci col pennello
se segue la tua mano
nell’atto programmato
o lo maledici
se del lavoro non ti dà l’effetto.

Con tasti d’organo gioisci
o corde di chitarra
con pianoforte o con clarinetto
con matita o con un gessetto
se ti vengon dietro
come dei gattini.

Completata l’opera
sarai contento e soddisfatto
o non appagato.

Nessuno t’ha costretto.

Domani forse sarai censurato
ma tu sarai passato
oltre la censura e la maldicenza
e nulla più t’importa.

L’orma tua è rimasta ove non sapevi
creando invidia o condiscendenza
luminosa o negletta a tutti.

È servita a te per giocar col tempo
per vincere la noia
senza imposizioni
da necessità impellenti.

Alcamo, 22.04.2023 ore 15,20.
 

Il passato è passato
Il passato è passato.
Il presente necessita d’aiuto.
Non si sa il futuro.

Saccenti ignoranti
leggiamo di tutti il tutto
nella magica boccia di cristallo
dove il bene e il male s’indovina
del domani ignoto.

Un amico mi diceva:
l’anno che giunge
sarà come il passato.
Sarà come gli altri:
un giorno la sua pena
un altro gioia piena.

Di giustizia non si discuteva.
Perché -diceva-:
ognuno pensa d’essere nel giusto.
Gli altri son giusti -ridendo aggiungeva-
se sono come noi.

Ognun dica la sua -ribadiva-
ognun goda la gloria
d’aver scoperto la giusta giustizia
e piena abbia la bocca
di giustizia e gloria.
Qualcosa domani accadrà
se giusto o non giusto
nessun di noi lo sa.

Alcamo, 24.12.2022 ore 13,43.
 

Il vecchio ottuagenario
Il vecchio ottuagenario
non cerca soluzioni d’esistenza.
Stanco e stantio di memoria
torna al suo passato.

Giorno dopo giorno
il tempo s’avvicina
quando gli amici ed i conoscenti
lontano lo vorranno.

Se ne andrà
illuso grand’uomo sconosciuto
di vana gloria tronfio.

Sarà carne purulenta
nociva per coloro
che furono gli amici del passato.

Ha imboccato la strada che in discesa
rende tutti uguali
uomini cose piante ed animali
dove il figlio equivale al padre
ed ogni figlia pari è alla madre.

Ci rivedremo non più tra i mortali
com’eravamo quand’eravamo vivi.

Saremo tutti
dormienti orizzontali
in posizione statica
che nulla turba più.

Neppure i terremoti
o altri disastri naturali.

Alcamo, 26.11.2022 ore 14,30.
 

La mente vaga
La mente vaga
per conosciuti mondi
per vie immense
note nel passato
per l’uomo d’ottant’anni.

Torna indietro e scopre
antri intravisti
quando ragazzo non andava a scuola.

Nota cose viste di sfuggita
quando il tempo non gli dava tregua.
Correre doveva
per non mancare il treno
dietro una ragazza
di grandi promesse.

Oggi corre con la fantasia
rivede mondi appena indovinati
ignoti a lui o mai attenzionati
mondi belli della gioventù
anche se tristi per rinunce grandi
o dalle circostanze a lui negati.

Vaga con passo greve e attardato
dietro ricordi che furono la vita
d’un ottantenne che ora cerca pace.

Il nuovo sole
per lui non ha promesse
tristi o gioiose da vivere in simposio.

La solitudine gli sarà amica
come ai tempi della gioventù.

Alcamo, 10.02.2023 ore 08,10
 

L’acqua sporca la fangosa acqua
L’acqua sporca la fangosa acqua
tutto ha distrutto e portato via.
Ricordi passioni
risentimenti tutti
contro coloro che fecero soprusi.

Scivolata è l’acqua
insieme con il fango
dentro cortili case
e giardini in fiore.

Fango ed acqua
pressati son da scope
badili e da stivali
nel greto d’un rigagnolo
diventato fiume
dove scorre sangue
sprecato in molti anni
di sacrifici e atti d’amore.

Oggi c’è il sole. Uniti siamo
popolo vario in unita voce.

Siamo rinati animo spavaldo
contro bufere
che hanno cancellato
gioiosi e tristi
ricordi del passato.
Acqua fango turbini
frane e smottamenti
han generato dei risentimenti.
Ora lottiamo contro la natura
che su noi è franata.

Salva è la vita di chi l’ha salvata.

I congiunti morti
nella memoria rivivranno ancora
d’una catastrofe mai paventata.

Alcamo, 27.05.2023 ore 17,15
 

L’amore perfetto
L’amore perfetto
non è amore che tutti i giorni ha sole
notti lucenti di brillanti stelle
senza nubi all’orizzonte
solo carezze sulla nuda pelle.

Amore talora è supplizio
talaltra gioia o tormento
o sacrificio
o voglia di negati abbracci.

Amore è gioia
che segue la tempesta
con nubi nere di carbone in vista
a grandine passata o acquazzone
che giunge a dar vita alla festa.

Amor non è pietà o compianto.

L’amore è litigio
seguito da un abbraccio
e talvolta un pianto.

Alcamo, 08.12.2022 ore14,15.
 

L’uomo saliva le scale

L’uomo saliva le scale
in spalla il pesante fardello.

Saliva le scale, saliva.

Aveva raccolto i ricordi
sparsi lungo la strada
nel lungo tratto di vita.

Pesante era il fardello
ricordi di plurimi tempi
ricordi lontani smarriti
ricordi da tempo svaniti
ritrovati ad una svolta di strada.

L’uomo saliva.

Andava su per le scale
tirandosi dietro i ricordi
ristretti in greve bisaccia.

È svanito in un vicolo antico
dove neppure il ricordo
della sua ombra vi resta.

Il vento cancella ogni traccia
di ogni passaggio su strada.

Molti sono andati perduti
dei belli e dei brutti ricordi.

Dell’uomo e della sua ombra
andati lungo la strada
che hanno salita la scala
nessuno più si rammenta.

Il tempo l’ha inghiottiti nel nulla.

Della loro esistenza
nulla più resta.

Alcamo, 01.10.2020 ore 14,30.
 

Mi dispiace non posso far nulla
Mi dispiace non posso far nulla
se la bolletta paga la banca
con i miei soldi.
La bolletta non vedo e problemi non ho
quando arriva e viene pagata.

La banca è delegata io non ci penso.
La banca è di fiducia
anche se i soldi son miei.

La bolletta dalla banca pagata
per me è sollievo.
Uso il necessario
per i bisogni senza pagare
perché a tutto pensa la banca.

Riceve e spartisce i miei soldi.
Io non so niente.

Sulla fine del mese
controllo le spese
noto le cifre e sto sbigottito.

Ma sono tranquillo
perché la banca è di fiducia:
la banca è mia amica:
mi deruba e non me n’accorgo.

Alcamo, 18.03.2023 ore 2,30.
 

Mi guardava un tale allo specchio
Mi guardava un tale allo specchio:
fronte grinzosa
zigomi a strisce stellari
labbra ghignanti di strega.

Lo riconobbi.

Tratti rividi della giovinezza
quando ragazze bramano d’averti
e donne mature
non ti guardan più.

Ora ti noti consunto allo specchio.
Sei già vecchio.
Di tuo padre più vecchio.

Sei tra quelli che voce non hanno
nel concistoro dell’allegra brigata.

Mi guardo allo specchio.
Mi chiedo chi sono!

Ma dallo specchio
giunge beffarda
sonora una risata.

Alcamo, 20.12.2022 ore21,20
 

Peppe Nasca il nome

Peppe Nasca il nome.
Un tale senza senno
che odiava il mondo a morte.

Per ognuno sperava malasorte
se davanti gli era e l’adombrava.

Malvagio fu e crudele.

L’abbandonò la moglie
l’abbandonò la figlia.
Taciturno visse e solitario
tronfio e superbo in cerca di gloria.

Ebbe valore ma con l’alterigia
distrusse ogni costrutto
della sua esistenza.

Il capo chinavano i fratelli
quando imponeva loro la sua norma.

Ora ch’è morto l’hanno maledetto
pure coloro che furono i suoi cari.

L’Onnipotente lo avrà graziato!
-dice chi l’ha ripudiato-.

Senza famiglia amici né parenti
solo come un cane se ne è andato
Peppe Nasca
vituperio delle genti.

Alcamo, c/da Molinello, 11.08.22 ore 11,25
 

Per molti fu guerra vinta
Per molti fu guerra vinta
con trofei e terre di conquista
fonti di gioia e fonti d’esultanza.

Per Marco fu dolore atroce
e torbida amarezza.

Gli han tolta la compagna,
stuprata da un’orda maledetta
di giovani guerrieri, gli fu detto.

Non seppe mai
se furono nemici.
Furono guerrieri maledetti.

Stuprata e malridotta in un cortile
su maledetto cumulo di pietre
abbandonata.

Vinta fu la guerra per la patria,
gloria per tutti i vincitori.
Per lui fu morte e torbida amarezza.

Or maledice la guerra e chi l’ha fatta,
pure sé stesso che aveva combattuto
nelle trincee e su armati carri
tra palle di cannoni
che andavano e venivano
fischianti sulla testa.

La guerra sua è persa.

La guerra maledetta
che gli ha portata via
la ragion di vita.

La guerra sua è persa.

La guerra maledetta
ove suoi compagni han persa la vita.

Per lui resta amara la tristezza.

Alcamo, c/da Molinello, 27.06.22 ore 07,20
 

Perde la rosa i petali
Perde la rosa i petali
il capo chino e piange
sull’alto verde stelo.

Ricorda tempi andati
l’olezzo ed il profumo
sparso ai suoi piedi.

Non c’è speranza:
su sé stessa piange
la fine d’una vita.

Vita e dolori
di gioie e d’illusioni
quando sperare è vita
tra spine lancinanti.

Ciascuno come la rosa piange
la conclusione triste della vita.

Col capo chino attende
col lento suo andare
il traguardo ultimo di vita.

Serenità brama
con l’ultimo respiro.

Alcamo, 05.12.2022 ore 14,35
 

Piange la madre
Piange la madre
del figlio suo la morte
a cinque anni appena.

La guerra l’ha sorpresa
a mani nude
senza accorgimenti.

Un colpo di mitraglia
anonimo ha sottratto
al lume dei suoi occhi
quanto ricevuto da natura.

Le han portato via
di vita il suo tesoro
dopo la morte
dell’uomo di famiglia.

La madre si dispera
vuol far colpi di testa
chiudere il suo giorno
insieme col bambino.

Provvida una mano
giunge al gesto insano.
Afferra la sua mano
la dirige altrove.

Il colpo va lontano.

Ancora si dispera.
Impazzita piange
la madre e si dispera.

Ora pazza ride
la madre senza il figlio
falciato da mitraglia
anonima e funesta.

Alcamo, c/da Molinello 06.07.2023 ore 14,15
 

Pietra di Lecce morbida nata
Pietra di Lecce morbida nata
sul fare del mattino
per intemperie varie
nate lungo il viaggio
è divenuta dura.

Partorito puro nel Salento
duro mi ha reso la natura.

Non mi scalfisci più con lo scalpello
né con parole dolci
o colme di veleno.

Sono del Salento:
dolce mi fece la natura prima
ma giornate terribili di vento
hanno reso la mia pelle dura.

Per vicoli deserti
guardingo e con paura
per valli mute e talor scoscese
su cocuzzoli in invernale gelo
senza amica mano vissi
fiero rendendomi
del viver mio introverso.

Superata la prima mia età
con forza e con coraggio
attraversai pur l’età matura.

Ora son giunto debole nel corpo
a conclusione del mio triste viaggio.

L’animo e il cuore son restati duri
hanno qualcosa di selvaggio
per le intemperie varie
che la pietra di Lecce ha subìto.

Alcamo, 26.03.2023 ore 16,15.
 

Questi vecchi tetti sgangherati
Questi vecchi tetti sgangherati
sono tetti miei.
Sono in frantumi
sconnessi e trascurati.

Sono i tetti dei padri dei miei nonni
ove ragazzo giocavo con gli amici
dove il rifugio era dei miei sogni
dove correvo con la fantasia
per prati monti e mari lontani
dove bambina il piacer trovavi
il piacere allegro
di trovar l’amico
e confidargli i sogni
che il cuore suggeriva.

Sono i tetti ormai dimenticati
dai giovani virgulti emigrati
per altri lidi ove il pane è duro
senza sapore
come quel che avemmo
noi bambini entrambi
su quei tetti bianchi
come l’anima tua e la mia
nell’innocenza d’un’età smarrita.

Alcamo, 06.05.2023 ore 22,25.
 

Sul pineto
Sul pineto
tramonto vespertino
nubi d’oro giallo
di porpora e d’arancia
cangianti aspetto
in ogni momento.

Guardo il movimento
del fuggente tempo.

Sulle chiome verdi
cade il rosso e il giallo
tutto il pineto è spostamento
sotto colori che a onde a onde vanno.

Viola infine è tutto: è l’ora serale.

Resto estasiato, quasi stupefatto,
in cima al monte al calar del sole.

La natura tace, tace anche il vento,
con la memoria sono già lontano
sono in un convento
vecchio ragazzo ritornato a scuola,
poi in altra scuola,
la scuola della vita
che mi fu maestra.

Incontrai compagni
lungo la mia strada.

Ne ebbi molti,
alcuni vili, altri generosi,
tutti uguali agli uomini di strada,
colmi di meriti e con tante pecche.

Come me correvano la corsa,
la corsa forsennata della vita.

Anche per noi simili al pineto
s’appressa la nottata.

Alcamo, 25.03.2023 ore 14,30.
 

Sul tuo seno posato ho il mio respiro

Sul tuo seno posato ho il mio respiro.

Rosa s’apriva inneggiante al sole
di latte e miele il profumo suo.
Ape novella nettare divino
m’attardai a succhiare.

Eri nel sonno o forse in dormiveglia
le tue labbra erano in sorriso
di compiacenza che allietava il cuore.

Momenti che vorresti
durassero in eterno
sono i momenti che la vita allieta
sono i momenti belli alla memoria.

Un bacio una carezza
un sussurro appena.
Felicità celeste
scoppiata è nei cuori.

Alcamo, 22.02.2023 ore 15,05.
 

Talvolta penso con profonda quiete
Talvolta penso con profonda quiete
o altissima follia
di fare un po' giustizia
dei mali ricevuti in vita mia,
dei mali fatti a me con cattiveria,
non per errore,
dove bile malizia e invidia
hanno cavalcato un buon trattore.

Vorrei vendicarmi con tutto il cuore
sotto tortura far morire gente
che in vita sua ha fatto solo male
senza avere mai un pizzico d’amore.

Sterminerei tutti uno ad uno
i vili e i traditori
compagni miei di viaggio
ma poi ripenso e replico a me stesso
che senza un malfattore
ogni vita sarebbe un pantano
morto e puzzolente dalla noia
per stasi eterna senza una ragione.

E perdòno tutti.

Alcamo, c/da Molinello 04.08.2023 ore 07,15
 

Ti porterò una rosa
Ti porterò una rosa,
una rosa senza spine,
riderai felice
e rivivrai la gioia
quando tra erbe in fiore
un bacio ti rubai
stringendoti una mano.

Ti vorrò felice
in un lucente giorno
mentre la vita corre
dove non c’è ritorno.

Ti vorrò abbracciare
ancora come quel giorno
tra l’erba verde in fiore
in mezzo al grande prato.

Faremo ivi ritorno
cuori giulivi e menti.

Saremo ancor felici
nei giorni che verranno
amici vecchio stampo
vissuti tra conflitti
ed allegre paci
come bimbi inermi
che vogliono ragione
pur con la coscienza
d’avere un torto marcio.

Alcamo, 29.12.2022 ore 23,25
 

Un attimo di vita
Un attimo di vita
di quand’ero bimbo
felice senza nulla
mi frulla nella testa.

Tornano mio padre
mano nella mano con mia madre
nella memoria degli anni miei felici
senza progetti e senza chimere.
Dinanzi a me la vita
nell’incoscienza mia già spianata
sacro diritto e caparra scontata.

Tornano cari e felici i giorni
quando una bici
sottratta ai genitori
mi portava spesso
in fondo alla scarpata
senza piagnistei e senza lamenti.

Ogni caduta a cadere insegnava.

Una lacrima latente mi riporta
all’attimo presente.
Fa ingoiare compagne sue di gioia
miste a tristezza d’un’età smarrita.

Oggi già vecchio ritenuto saggio
nulla rimpiango di ogni passaggio.

Amai la vita e amo quel che resta.
Passata è la tempesta.

Alcamo, c/da Molinello, 12.07.22 ore 23,40.
 

Un giorno dopo l’altro
Un giorno dopo l’altro
corre la vita tra incubi e speranze.

Giorno sarà di gioia o di tristezza
come le gioie vissute con mestizia
giunti all’età di venerandi anni.

Un desiderio triste si fa strada.
È un pensiero triste che rinnego.
Non l’ho generato
non mi è stato figlio
né mi è stato padre.

È vita che si estingue
giorno dopo giorno
nella gioia e nel dolore
compagni d’una vita travagliata.

Lento si spegne il lumicino
dell’olio alla lucerna che finisce
dell’olio che dà vita
a fiammella antica.

Con lento piede scendo
salutando tutti i miei tormenti
senza rimpianto e senza pentimento.

Alcamo, c/da Molinello, 18.08.22 ore 18,35
 

Un torrido meriggio salentino
Un torrido meriggio salentino
siamo tornati
su luoghi del passato
quando gli atti erano d’istinto.

Il tuo silenzio e il mio tormentato
fu compagno nostro nella vita.

Impulsi soffocati.

La solitudine noi respirammo
a polmoni pieni
tra le onde e la salsedine del mare.

Ognuno in cuore ebbe il suo dolore
per tramutati luoghi e circostanze.

Il silenzio a noi fu compagno
amico eterno d’una vita intera
e fu senza risparmio.

Regnava in petto la malinconia
nell’anima e nel cuore tormentato
per un trascorso che non c’era più.

Alcamo, 31.03.2023 ore 07,30.
 

Un vestito liso è la vecchiaia
Un vestito liso è la vecchiaia.
Ogni toppa e difetto è in mostra.

T’ossequiano gli amici
se sei vestito a festa
per riderti alle spalle con malizia.

Non c’è pietà per chi ormai è vecchio.

Da te si vuole scatto
come alla partenza
di gara non richiesta.
Cadi e ti fan festa, anzi una risata,
benevola, si dice.

Se al traguardo giungi in ritardo e stanco
si vuole che gioisci
anche se non vinci
per gioire non della tua gioia
ma per lusingarti
con falsa meraviglia.

Vogliono in te ciò che non avranno
quando loro saranno in vecchiaia
e corse non faranno.

Nelle età varie della nostra vita
fanciulli o giovinetti
o nell’età matura
se altri ci precedono negli anni
quanto in futuro non potremo dare
da loro già vecchi esigiamo.

Ma giunge il tempo
quando ognun vorrebbe
aver l’agilità di quand’era bimbo
e le forze di giovane maturo.

Trascorso è il tempo
sono vecchio anch’io.

Or m’accontento del liso vestito
che perenne indosso
il dì feriale ed anche il dì festivo.

Alcamo, c/da Molinello, 15.07.2022 ore 17,25.
 

Epilogo
Con questi ultimi versi credo che sia il momento di salutare gli eventuali miei quindici lettori augurando loro di approdare a migliori spiagge poetiche, ove potere gustare con piacere la vera poesia.

Io mi sono dilettato a scrivere quanto già risulta stampato e pubblicato in self publishing sempre con Youcanprint, salvo due iniziali tentativi personali di pubblicazioni, quali VERSI SPARSI e ISTANTANEE, con le Grafiche Campo di Alcamo, ripubblicate successivamente con Youcanprint, dapprima per hobby e poi con la velleità di lasciare una traccia del mio passaggio per i miei figli, per i miei nipoti e per gli amici e nemici, che non mancano mai: i primi per ricordarti con benevolenza, gli altri per rinnovare l’eventuale astio nei confronti di chi li ha disturbati, giustamente o per errore, mai per cattiveria premeditata e preconfezionata.

Certamente mi farebbe piacere sapere che qualcosa facente parte dei miei scritti possa avere fatto buona compagnia. Se invece avesse tediato il lettore chiedo scusa in anticipo e, credetemi, non è mai stato nelle mie intenzioni.

Ringrazio chi ha avuto la bontà di attenzionare anche, o soltanto, questo epilogo augurandogli lunga e felice vita, con o senza la presenza dei miei scritti tra le sue mani, oggi mentre legge e sempre.

Alcamo, c/da Molinello, 01.08.2023 ore 10,07.




 

   

 

A DORA 
COMPAGNA DI VITA
CON GIORNATE COLORE CARBONE
ED ALTRE VESTITE D’ARCOBALENO

 

PREFAZIONE


MISTURA. Miscuglio di sostanze e...circostanze varie.
È il titolo di questa breve raccolta di versi dell’Autore, che ha voluto raggruppare nella prima pagina un miscuglio di foto scattate in età e in tempi vari della sua vita. A seguire il lettore scoprirà misti: prosa, poesia, quando c’è, versi in vecchio vernacolo del paese natio e qualche scherzo strampalato tra amici.
Qualche lettore troverà che non vengono rispettati i vecchi canoni di impostazione e di presentazione tramandatici e ormai desueti. Qualcun altro noterà innovazione nella presentazione e nella mescolanza tra brani in prosa e brani in versi. Altri troveranno altri motivi di discussione.
Ognuno avrà le sue ragioni. Io ho voluto seguire l’impulso di mischiare dei generi che di solito vengono presentati separati.
Il lettore avrà la possibilità di seguire a suo piacimento ciò che si addice maggiormente al suo carattere e ai suoi gusti di lettura: racconto o componimento in versi, oppure uno e l’altro alternati, oppure nessuno dei due.
L’augurio dell’Autore è che nessuno maturi l’idea di buttare la silloge tra le fiamme. Spera che essa non meriti ciò e che almeno l’1% valga la pena di essere attenzionato letto e possibilmente ricordato.
Per l’Autore gli anni ormai pesano, l’inventiva ha qualche carenza e ritornando a ritroso negli anni, ma molto a ritroso, si diverte in capricci che non si è concessi lungo il cammino percorso.
Si affida quindi alla bontà del magnanimo lettore affinché non gli siano riservate solo stroncature di sapore papiniano.


Dio, aiutami!


Era l’anno 1979 il giorno 6 del mese di novembre, ore 15,30.
In quel tempo avevo una Alfa Romeo tipo Alfasud Ti con alettone posteriore che le dava un tocco di sportività.
Era stato il capriccio con cui avevo voluto soddisfare me stesso per le privazioni che mi erano state imposte dalle circostanze della vita, e che avevo imposte a me stesso per fare di necessità virtù. Avevo firmato alcune cambiali oltre all’anticipo versato, e in fiducia, grazie alla buona parola di un avvocato amico, mi era stata consegnata senza iscrivere alcuna ipoteca.
Ebbene. La mia automobile aveva un difetto. Per viaggiare aveva bisogno di carburante, come tutte le auto che percorrevano, e percorrono, le strade d’Italia e del Mondo. Quindi avevo provveduto a farle installare un impianto a gas-gpl per potere risparmiare sui costi.
Purtroppo però nelle vicinanze del paese di Alcamo, dove io risiedevo e svolgevo la mia attività, non vi erano distributori di gas-gpl. Il più vicino si trovava a Palermo, a circa 65 chilometri di distanza dalla mia residenza. Per ovviare a tale carenza, come molti altri nelle mie condizioni, anche io avevo fatto installare un impianto di quel genere e per ovviare a tale carenza si provvedeva, per le varie ricariche al bisogno, mediante bombole di gas-gpl da kg 25, benché ciò fosse vietato dalla legge, che veniva rabboccato dal bombolone nel recipiente installato sull’autovettura.
Quel pomeriggio, come altre volte, avevo fatto i dovuti collegamenti tra il bombolone e il recipiente e stavo provvedendo al travaso del gas. Tutto procedeva come al solito.
Poiché a quel tempo avevo l’abitudine, meglio dire il vizio, di fumare, aprii lo sportello dell’auto, che era rimasto ben chiuso e con i finestrini in vetro pure ben chiusi, e abbassando parte superiore del corpo e testa fin sul sedile passeggero, facendo scoccare la scintilla dall’accendino che abitualmente usavo cercai di accendere la sigaretta che nel frattempo avevo situato tra le labbra.
Dopo di che non ricordo altre mie azioni compiute in modo cosciente.
L’unico ricordo che serbo è che nel momento in cui avevo premuto l’accendino per accendere la fiammella e dar fuoco alla sigaretta di tabacco, essendomi reso conto di quanto stava succedendo, non avevo avuto la capacità di bloccare il viaggio del pollice della mano destra sul meccanismo. La scintilla era scoccata e il gas, accumulatosi nel ricettacolo dell’autovettura, con forte deflagrazione, aveva fatto quanto aveva potuto.
Con mia grande sorpresa e in modo del tutto a me ignoto mi trovai scaraventato ad una distanza di circa cinque metri aggrappato ai tubi di sostegno di una pergola con le due mani.
Non mi si può chiedere come fosse ciò avvenuto: non saprei, anzi non so, rispondere o dare una spiegazione ragionevolmente plausibile.
Ripresa coscienza del precipitarsi degli eventi fui immediatamente presente a me stesso.
Sul fianco sinistro del recipiente installato sull’autovettura, nel portabagagli, una fiamma ardeva su un sacchetto di plastica. D’istinto la scaraventai fuori e lontano dalla presa del gas. Altre varie fiammelle si facevano strada nel sottotetto dell’autovettura, rivestita parte in tessuto e parti in plastica.
La presenza di spirito recuperata mi indusse a chiudere immediatamente la trasmissione del gas dal bombolone al recipiente dell’auto. Restavano le fiamme sparse qua e là tra i sedili e il sottotetto. Volevo allontanarmi e lasciare al caso ciò che sarebbe successo poiché l’auto era a soli tre metri di distanza dall’abitazione. Sentivo l’impulso di volere salvare il salvabile.
Nella rustica abitazione estiva, priva di una condotta idrica comunale, avevamo dei recipienti colmi di acqua piovana, talvolta di acqua potabile. Cominciai a correre mentre tentavo di pensare al da farsi.
Mi trovai senza che mi rendessi conto con un secchio pieno d’acqua tra le mani. Altri secchi, molti secchi d’acqua si susseguirono, non so quanti, molti più di quanti necessari. Correndo dai recipienti che erano nel rustico all’auto inondai l’auto da tutti i lati e da tutte le posizioni dicendo intimamente, ma forse anche ad alta voce: Dio, aiutami! Aiutami! Non per me, ma per quei due bambini che sono in casa! Aiutami! Aiutami!
Finalmente le varie fiamme e fiammelle erano estinte. Restava un po' di fumo qua e là. Avendo constatato che la casa, povera per come poteva essere, era ancora in piedi, che nessuno scoppio era avvenuto, che avevo la possibilità di rientrare in casa, anche se appiedato, che probabilmente Dio mi aveva voluto bene, mi fermai.
Non guardai i danni che avevo provocato all’autovettura, non pensai se a causa di uno scoppio eventuale quell’abitazione estiva era stata in pericolo di scomparire per sempre, non pensai che il caso e l’impulso di sopravvivere mi avevano aiutato a trovare la soluzione.
Pensai solo che i miei figli avevano ancora un padre.
Dovetti sedermi subito su uno dei tre gradini che conducevano, e conducono ancora, all’entrata del piano terra di quell’abitazione in seguito ristrutturata.
Tremavo. Dei brividi avevano pervaso tutto il mio essere. Scoppiai in un pianto silenzioso alla presenza di me stesso senza vergognarmi, liberandomi da ogni incubo che mi aveva assalito in un attimo e che ora per fortuna mi aveva abbandonato.

Alcamo, 26.01.2022 ore 17,25

 

Attorno a te
molti interessi noterai.
Vedrai arraffare alcuni
e volar lontano come falchi.

Fuga eterna avranno
di menzogne piena e di litigi
denaro razzieranno
ma giungeranno presto
nel luogo in cui è d’obbligo
fermarsi.

Vivere è questo
per l’imbecille umano:
opprimere un fratello
e vagar lontano.

Il Grande Veggente
dominator di tutti
peserà quell’uomo
intento a sopraffare
intento a rastrellare
quanto a lui non serve
per vivere la vita
e giungere sereno
dove dovrà arrivare.

Onniveggente Dio
dei saggi e degli stolti
allarga le tue mani
proteggi tutto e tutti
gli umili e i malvagi
e fa che tutti quanti
offrano il perdono
a chi li ha umiliati.

Alcamo, G.M., 28.08.2020 ore 21,48


Billi il vecchio bastardino
Billi il vecchio bastardino
quiete non ha
da quando amor non scuote
l’amica sua cagnetta.

Nelle scorribande
di lui fu la compagna
tra l’alte spighe
in libera campagna.

Ora lo rifiuta
spossata e un po' distrutta.
Di Billi i desideri
arrecano mestizia.

L’adora la cagnetta
ma forza più non ha
per donarsi ancora.

Mesti ed infelici
i due buoni amici
all’ombra d’un muretto
si sono sdraiati
rimembrando sogni
di tempi passati.

Scorrono lenti i giorni
ed i ricordi anche
negli occhi dei due cani.

Guaiscono tristi
come umani.

Alcamo, G.M. 30.05.2020 ore 18,30.
 


C’era una volta un campanile
C’era una volta un campanile
che all’alba del dì di festa
dava il segnale di richiamo a messa.

L’annunzio or s’attende
da altoparlante
del giungere di bombe
e d’un finir di vite.

Crollato è il campanile
sotto le bombe d’ignoti fratelli.
Odio e avidità di saccenti ingordi
struggeranno vite di altri fratelli.

Tace ogni campana e l’altoparlante
tacciono i morti e tacciono anche i vivi.
S’ode solo degli aerei il rombo
e di cannoni gestiti da ignoranti.

Sparano tutti e ignorano quanti
dei loro amici saranno cadenti
sotto il fuoco di principianti
la cui vita finirà a momenti.

Poveri Cristi spinti alla guerra
ad un massacro senza una tregua
fino al momento che ogni pia madre
lacrime versa sul figlio suo perduto.


Infinito l’esercito dei senza vita.
Chi resta vive una vita morta
nulla più resta: tutto ormai è perduto:
figli famiglia affetti
e l’ultima speranza.

Crollato il campanile
la campana tace.
L’altoparlante ha persa la voce.

Alcamo,13.03.2022 ore 16,10

 

Cercavo la sorpresa
Cercavo la sorpresa
in un guscio d’uovo
che non c’era
il giorno d’una Pasqua
ormai lontana.

Venne fuori un grillo
che saltellando al vento
con due balzi giunse
in un buco.

Guardai in fondo al guscio
dell’agognato uovo
privo di sorpresa.
Il guscio senza vita
dimora per un grillo.

Speranza ormai svanita
d’un bimbo che in attesa
rimase a mani vuote
senza la sorpresa
con un guscio d’uovo
il giorno d’una Pasqua
tra le dita.

Alcamo, 19.01.2021 ore 14,20

 

Cumuli di zucchero filato
Cumuli di zucchero filato
nel cielo decembrino siciliano
verso il mare vanno
dove li spinge il vento.

Lontani li ravviso.

Lo zucchero filato
del decembrino inverno
si scioglierà in acqua
nel blu un po' increspato
o su costiera brulla
frastagliata e bianca.

Al marino abisso
bonario fa ritorno
la grande arancia rossa
su zucchero filato.

L’universo torna
sgombro d’ogni scoria.

L’essere tuo e il mio
ora in abbandono
dolce memoria serbano
mista alla giornata
con un mattino triste
d’una felice alba
agognata.

Alcamo, 08.12.2021 ore 14,45.
 


Da ponente avanza la pioggia
Da ponente avanza la pioggia
oscuri declivi carezza.
S’arresta.

Un raggio di sole
tra nuvole in corsa
fende la nebbia
di polvere d’acqua.

L’arcobaleno stringe le cime
d’un colle vicino
d’un monte lontano.

Riprende la corsa
nel cielo grigiastro
la pioggia in burrasca.

Avanza furioso il vento su cime
d’enormi eucalipti
tra nubi nerastre.

La natura s’infiamma
acqua vento e saette
spaccano il cielo.
Il giorno è già notte.

Tutto ricade, tutto si cheta.
All’orizzonte compatta e celeste
una striscia s’appressa.

Cessata è la pioggia. Il vento è caduto.
S’è placata la furia della tempesta.
Il giorno torna a vita normale.

L’autostrada che corre a levante
riprende il caotico andare.

Alcamo, c/da Molinello 18.07.2021 ore13,23

 

Dal balcone d’Alcamo Marina
Dal balcone d’Alcamo Marina
in lontananza ondeggiano i gabbiani
dietro barche e reti
cariche di pesca
abbondante e in festa
per la famiglia in ansiosa attesa.

Il pescator li scaccia
se assediano la barca.

Lancia lontano
quanto non gli aggrada
o che non rende nulla.

Dal balcone osservo
vicino al lungomare
le acque azzurre
nella gran bonaccia
sotto il sole tiepido
dell’inoltrato giorno.

Pesco anch’io pensieri
che diano senso
a quanto sto scrivendo
o all’esistenza d’ogni uomo in vita.

Ripenso al pescatore
smistator di pesce
secondo la bisogna.

Talvolta smisto e talaltra scarto
quanto pescato ha il mio cervello.
Quanto non piace torna in fondo al mare.
Dalle bianche spumeggianti acque
sono travolti i pensieri foschi
inutili o nocivi.
Talvolta a nuova vita tornano
a rallegrar gli spiriti.

E col pensiero simile ai gabbiani
veleggianti al vento
in medio mar mi fermo.

Alcamo, 05.03.2022 ore 17,37
 


Divorziato o vedovo
Divorziato o vedovo
sulla terra resta
solitario e tristo.

Dai ricordi mesti
lo trarrà la morte
unica che può
sugli arroganti tutto.

Spartirà la morte
amanti e maritati
compagni d’una vita
casualmente unita
come di viandanti
solitari e muti
su strada di montagna
o su sentiero aspro
di pianura spoglia
deserta
d’una vita.

Alcamo, 12.03.2021 ore 22,30


È giunta Nadia
È giunta Nadia, quarta nipotina
di un nonno innamorato della vita.

Appena ieri è nata
frutto d’amore e d’atti generosi
di madre innamorata.

Senza vergogna ho pianto
per intima emozione.

Nuova vita è giunta
a dare forza a pianta
decrepita e scarnita
da lungo impervio viaggio.

In cima alla salita
avrò abbracci e baci
di tenera bambina
dopo una carezza
per renderla felice e generosa.

Piccola Nadia,
la vita sia benigna
clemente la tua sorte.
T’amerò sempre finché avrò vita.

La gioia d’una bimba
riempirà dei cuori
forse il mondo intero.

Ti sia lunga la vita gioiosa e amata.
Del mondo il sorriso
e dell’Eterno Padre
un amor costante ti raggiunga.

Alcamo, G.M., 13.07.2020 ore 15,00

 

Essere in vita dopo esser morta
Essere in vita dopo esser morta
per una bimba
di dieci anni appena
è letizia mista con tragedia.

Cuore e polmoni avranno vita ancora
occhi lucenti offriran colori
ad altra esistenza
organi altri sprizzeranno vita
daranno gioia
annunciano speranza.

Gli organi vari nome più non hanno
della bambina che ora non c’è più
ma restano gli organi vivi e vitali
d’una bambina di soli dieci anni
che vita volle dare a giochi letali.

Nella vita più non giocherà
la bambina di soli dieci anni.
Altri bambini per lei giocheranno
festa faranno per altre vite ancora.

Alcamo, 22.01.2021 ore 14,10.
 


Fosti l’orgoglio dei giovani miei anni
Fosti l’orgoglio dei giovani miei anni.
Ti diedi amore ma non t’accorgesti
per distrazione
di inutili chimere.

Ti volli al fianco mio
ma ora t’allontani
con pregiudizi errati.

Sei parte di me stesso
ancor fino a domani
quando il sole rosso
tramonterà su noi.

Ancor sei viva nella tua invettiva
ma sei già morta
se persa hai la speranza
di vivere la vita.

L’orgoglio mio non è scemato ancora.
Abbi fiducia
nel giorno che t’arriva
con i profumi e le gioie della vita.

L’ultimo tratto noi percorreremo
mano nella mano
dell’aspro sentiero.

Dinanzi a noi cerulei orizzonti
certo troveremo
fino al traguardo
dove giungeremo
fieri vincitori.

Alcamo, 01.05.2021 ore 18,20
 


L’amore è rischio
L’amore è rischio
pur se appare bello.

Talvolta l’insidia
di un imprevisto
di molti guai è gonfio ed è funesto
a piacer frammisto.

Correre è bello
su filo di coltello
ma se rovini
sprofondi in un abisso.

Amor bramato
mai conquistato
o amore corrisposto
è amore a rischio.

Alcamo G.M., 27.05.2020 ore 15,30.

 

La vecchiaia
La vecchiaia
un mondo di sorprese ti riserva
come d’un fiore
l’intensità il profumo ed il colore
che nella gioventù tu non coglievi
per fretta concitata della vita.

Di musica avverti ogni sfumatura
d’archi e di violini odi suoni
che forse ritenevi ormai smarriti.

Della natura i semplici sorrisi
e dell’amata tua offerte e baci
teneri sommessi o infuocati e sani.
La giovinezza col tempo si risveglia
nuovo piacere apporta della vita.

Della vita da te desiderata
quando interessi altri
spingevano alla corsa.

Ora con calma gusti ogni momento
che dura eterno a tuo piacimento.

Godi ogni alito di vento
con la compagna tua
e con lei vivi
l’eternità sognata
in un momento.

Alcamo, G.M., 20.06.2020 ore 16,15.
 


Lidi lontani cerca l’aurora
Lidi lontani cerca l’aurora
col primo raggio di sole al mattino
lidi lontani nella memoria
lidi già visti lidi obliati.

Tornano in mente i giorni smarriti
tornano in mente i tempi passati
tornano in mente gli amori mancati.

Giorni lontani senza speranza
sofferti perduti
che con costanza spaccano il cuore
nella rimembranza.

Lidi lontani di giorni smarriti.

Resta la pena senza ritorno
di giorni migliori.

Alcamo, G.M., 09.12.2020 ore 12,10

 

Litigar la sera
Litigar la sera quasi già nel sonno
svegliarsi all’alba e cercare amore
per due creature è vita
di amanti in viaggio.

Si gusta ogni attimo come un rosario
che scorre tra le dita.
Dinanzi a noi il futuro è azzurro.

Beccarsi senza freno
è quasi normale.

Il rischio è la stanchezza
di uno dei compagni
se mira altrove direzione e volo.

Contrasto d’opinioni è sintomo di vita.
Morte perenne è stasi.
Chi vive vita non può avere morte.

La turbata sera al risveglio è vita
se splende all’aurora gioia e amore.

Rinnovo della vita è la mattina
se letizia schiude i cuori
come fiori.

Alcamo, c/da Molinello, 03.07.2021 ore 24,00.
 

Lo specchio m’ha guardato
Lo specchio m’ha guardato
e nello specchio ho visto
il volto mio strano.

Di mio padre era il volto mio
a ottant’anni
sorridente e burbero
ad ironia composto.

Fisso l’ho mirato.

Faceto il sorriso
un po’ beffardo
gli è scappato.

Sorridere l’ho visto
quasi a ribadirmi
che la vita è dura
più dura che la morte
regno di pace
di silenzio eterno
indisturbato.

A un cenno di saluto
m’ha risposto
con cenno della mano.

Ciascun per la sua strada
ha proseguito.

Era mio padre
non mi son sbagliato.

Alcamo, c/da Molinello, 24.08.2021 ore 19,05
 

Nel buio della notte
Nel buio della notte t’ho mirata
e tra le mani tue
deposto ho i miei pensieri.

Ho aperto il pugno chiuso
sulla fronte tua
e perle di collana
sgranate ho sparse.

Perle di pace
di serenità e d’amore
al cuore triste tuo
ho inoltrato.

Nel sonno hai sorriso
conferma di un amore
che sulle labbra tue
la sera in dormiveglia
ho lasciato.

Il caloroso abbraccio
da felice sogno è giunto
al sorgere del giorno.

Alcamo, c/da Molinello, 09.09.21 ore 14,14
 

Nel mio garage
Nel mio garage
aperto tutto il giorno
riposa un gatto
a cui da tempo ho dato il nome:
Nottolino.

Il gatto non è mio
è trovatello.

Della società
rifiuta ogni contatto
e vive solo
dove il giorno scura
e cede il passo
a notte di luna.

Talvolta m’è compagno
ma delle mie carezze
è diffidente.

Nottolino è solo
solo dentro il cuore
non ha fratelli e non ha amici
né parenti altri dove riparare.

Nel mio garage
il gatto ha preso alloggio
talvolta ha un po' di vitto
ma solitario resta
con la paura in cuore
d’essere scacciato.

Alcamo, c/da Molinello, 05.11.2021 ore 11,45
 

Pesce d’aprile
Tanto tempo fa
negli anni sbarazzini
un pesce d’aprile lungo più d’un metro
viaggiava allegro
tra le vie del centro ed in periferia
d’un piccolo paese: Cutrofiano.

Si scrissero facezie
s’attribuiron corna
a chi non conosceva
l’origine di donna
ingenua o smaliziata.

Viaggiava il pesce
tra tutti i maggiorenti
del piccolo paese:
dal sindaco al becchino
dal direttor di scuole
al direttor di banca
tra tutti gli ignoranti
e pure tra i sapienti.

Risero tutti alle spalle altrui.
Risero a vicenda.
Dell’autore s’ipotizzava il nome.
Nessun lo seppe mai.

L’unico che rise,
anonimo appartato,
fu l’autore non conosciuto mai.

Oggi ancor si parla
d’un pesce d’aprile
che molti fece ridere
ed altri mise in guai.

Fecero tutti la loro congettura.
Forse fu l’amico, collega di lavoro,
forse era stato il vicin di casa,
forse il compare o il parente stretto.

Il pesce d’aprile lungo più d’un metro
ancora è in memoria
di chi lo lesse o scrisse
fin sulle pinne e fino sulla coda
con i colori dell’arcobaleno.

Alcamo, 01.04.2022 ore 16,00
 

Quando la festa è festa religiosa
Quando la festa è festa religiosa
ogni cristiana va in processione
alla ricerca d’un nuovo Gesù Cristo.

Solo Ninetta donna abbandonata
non vuole aiuto non chiede più perdono
per i peccati né cerca protettori.

Ha tre figlie belle figlie di miseria
tre figlie da sfamare e da vigilare.

Un lenone a volte dolce la lusinga
le propone affari le suscita terrori.

È disonesto gentile ma onorato
da una società
che non ha mai peccato
come si dice anche nel Vangelo
di quelli falsi che la prima pietra
non ebbero coraggio di lanciare.

Il disonesto gentile e onorato
è ritenuto giusto
perché ha ben pagato.

La sporca società
conosce la sozzura
del vile pagatore
lo rispetta e pure lo perdona.

Sa che ruba ai figli
ai figli senza padri
l’onore delle madri
che il corpo a nolo dànno
ad un porco vile ignobile e corrotto
per poter sfamare tre figlie molto belle
ma figlie di miseria e da vigilare.

Alcamo, c/da Molinello, 08.09.2020 ore 22,27
 

Quel giorno di settembre del ‘73
Quel giorno di settembre del settantatré
con la mia compagna
fu giorno di piacere.

Fu gioia non capriccio
non vi fu violenza.

Fu uno di quei giorni
che tornano alla mente
quando si è soli
ma spronano alla vita
quando non è bella.

Rifarei quei passi
rivivrei felice
quel giorno di settembre.

Caldo era il sole
ardente fu l’amore.

Tu amore mio
eri quel giorno incerta
come in avventura
piacevole o funesta
per entrambi ignota.

Arse il desiderio
passata la primavera
passò pure l’estate
ma ancor scaldava i cuori.

Or torna la tristezza
quando si è soli.

Alcamo,13.04.20 ore 16,35
 

Rosa nera
Rosa nera
nera questa sera
come il cuore
che in tumulto pulsa.

Corre il viver mio
con la nerastra rosa
verso il nero baratro
sul fondo mio dell’anima.

Eppur la rosa nera
per te l’avevo colta.

Tu non l’hai gradita.

Ma se il sole sale
come ogni mattina
e userà le ali
nell’alto dei tuoi cieli
la rosa che ora è nera
vermiglia diverrà.

Alcamo, c/da Molinello 14.07.2021 ore 21,30
 

Seduto sul ciglio della strada
Seduto sul ciglio della strada
vidi passare d’uomini un’armata.

Viaggiavan tutti con le mani aperte
supplici speranza.

Un giorno solo chiedevano di vita
pure se trista, gioviale o in alternanza.

Venne fuori un tale dalla lunga fila.
Era morto ma sembrò vivente:
inneggiava al suo vissuto in vita.

Anche per lui era giunto il turno
e rimembrava a me
che ero ancor vivente
che pure per me la vita era finita.

Torvo scrutai lo iettatore uccello
io ch’ero illuso d’esser nato eterno.

S’appressò a me l’ultimo respiro.
Non formulai un vago desiderio.

Ora son qui a chiedermi perché
prima son nato poi sono vissuto
ora perché son morto
senza un motivo che dia senso al tutto.

Alcamo, 03.06.2021 ore 14,14
 

Seduto sui gradini d’una chiesa
Seduto sui gradini d’una chiesa
chiedevo l’elemosina ai passanti.

Denaro non volevo né alimenti
un briciolo d’amore io cercavo.

Una fanciulla bella e affascinante
per la mia età quasi una figliola
mi chiese ché volevo d’importante.
Le chiesi un bacio e mi fece contento.

Era l’amore non avuto mai
fu il ritorno d’un’era ormai perduta
fu fuoco lento fu fuoco costante
divenne vampa d’amore ormai spento.

Rividi la ragazza che mi fu compagna
per lunghe notti divenuta amante
appassionata e muta.

Generò gioia generò baci generò carezze
fiori d’amore che ebbero i colori
d’ampio arcobaleno.

Non conobbi il nome di quella fanciulla
affascinante e bella
che nuvola leggera fu davanti al sole.
Evanescente fu e più non la rividi.

Solo il ricordo resta
dono d’amore della fanciulla
affascinante e bella che non rividi più.

Alcamo, G.M., 29.07.2020 ore 23,45
 

Se tornar potessi
Se tornar potessi
sui passi miei già fatti
molti io farei che non ho fatti.

Cose sbagliate o forse le più giuste
eviterei.

S’apprende molto
quando si è già vecchi.
Dei giovani è pretesa
il sapere tutto.

Non s’ha capacità né tempo
per controllare gli atti
d’una vita intera.

Chi sa governa e può anche sbagliare.

Ogni errore evita altro errore
ma se vien rifatto
l’errore ha grave effetto.

Lasciamo fare a chi è capace
di sapere fare
cose giuste ma anche sbagliate.

L’umanità è questa:
povera e ricca umile ed altèra.

Alcamo, su monte Bonifato, 02.05.2021 ore 17,55
 

Sonnacchiosa Nika
Sonnacchiosa Nika
veglia la padrona.

Chi la cullava
dorme e non si sveglia.
Più non carezza
il pelo bianco e lucido
della cagnetta mesta.

Il guaito è vano
più non la risveglia.
Un profondo sonno
ha la padroncina.

S’addorme anche Nika
insieme alla padrona
che tacita sul letto
di fiori è circondata.

Triste presagio -pensa la cagnetta-
e attende speranzosa
il nuovo giorno della sua padrona.

Ma chi la coccolava più non poserà
leggeri i piedi a terra
perché ha preso l’ali
ed è volata.

Nika attenderà
il suo risveglio invano
per una carezza.

Nika s’addormenta ai piedi del letto.
Sarà compagna al sonno
della sua padrona.

Alcamo, 19.03.2022 ore 17,45
 

Sono caduto con i piedi miei
Sono caduto con i piedi miei
sono caduto in mezzo agli ottant’anni
come il padre e i nonni dei miei nonni.

Un giorno dopo l’altro
mi van facendo strada.
Le albe e i tramonti
mi han fatto compagnia.

Ci siam cercati come dei bambini
come per gioco
nel gioco della vita
con dei vecchi amici.

Ci siam cercati coi mezzi più moderni
ci siamo ritrovati felici e contenti.

La gioia avuta per un lungo istante
tra chi giocava ancor non è svanita.

Qualcuno non risponde
all’appello dei presenti.

Ad uno ad uno noi andremo via
finito il gioco -il gioco della vita-
dove ciascuno ebbe il proprio ruolo
dove qualcuno creato ha un tesoro
e dove altri soffrirono per tutti.

Io son caduto con i piedi miei
sono caduto in mezzo agli ottant’anni.

Non c’è tempo che indichi la fine
di questo gaio scorrere del gioco
il gioco bello pur se tribolato
il cosiddetto gioco della vita.

Alcamo, 03.02.2022 ore 08,05.
 

Sono Marino detto Caddàra
Sono Marino detto Caddàra,
come diceva una mia zia,
sono alla soglia degli ottant’anni.

Cosa cercate che v’interessi?
nulla chiedete?

Cantate suonate ballate.
Non vogliate soffrire.

Giocate scherzate
annusate brindate
poi fate l’amore come cicale.

Siate felici siate contenti
come ottantenni
che han nulla da fare.

Poi riposate
soddisfatti e ridenti.

Alcamo, G.M., 02.07.2020. ore 23,04
 

Spiega l’ali il gabbiano
Spiega l’ali il gabbiano.

Senza alcun movimento
scivola lieve nel vento.

Lo spinge un soffio leggero
all’orizzonte rossastro.
Solitario sfrutta i motori
dono della natura.

L’occhio estasiato d’un bimbo
segue il gabbiano nel volo
sull’andare lento nel vento
senza alcuna virata
senza alcun turbamento.

Nel cielo rossastro scompare lontano
il bianco gabbiano.
Non tornerà più.

Forse domani con l’alba
sorgerà con il sole.

Alcamo Marina, 08.06.2021 ore 16,30.
 

Sul far dell’aurora
Sul far dell’aurora
brilla fulgida stella
che il buio saluta
mentre il giorno s’appressa.

Sollecita il gallo
che lanci l’acuto richiamo
ai colli vicini
ai monti lontani
per richiamar le pollastre
dell’harem privato.

Mia compagna di vita
tra l’erba tu incedi
che cola rugiada
che sazia gli armenti.

Volatili in cielo sospesi
nell’estate che adagio declina
senza sussulti noi siamo
con ignote accortezze
trainanti a viver la vita
nel rimpianto del piacere perduto.

Del piacer della vita
di libertà la delizia
tu non t’avvedi.
Dell’istante fuggente che passa
tu non gioisci
come i tuoi amici
esseri umani.

Alcamo, G.M., 13.08.2020 ore 22,00
 

Su notturno divano
Su notturno divano
il vento carezza
la ruvida pelle.

Elimina lento
polvere e scorie
impure del giorno.

Con tristi pensieri
volo lontano
pensieri cercati
pensieri mai accettati.

Ma ebbero vita.

Ora son dileguati.

Alcamo, c/da Molinello, 04.07.2021 ore 23,15.
 

Tra le macerie
Tra le macerie d’un paese in guerra
non per conflitto ma per aggressione
da un lupo o da un leone
troverai un anello.

È l’anello che t’unisce in volo
ad un fratello che non hai mai visto.

È anello di lunga catena
mai dimenticato
che in generoso ti ha trasformato
da egoista nato.

Hai un abbraccio per chi ti è lontano
per un fratello
da sempre sconosciuto
che oggi t’allunga la mano
con la speranza di avere un dono.

Un dono una carezza
che egli non ha dato
che nel bisogno ti chiede perdono
certo d’aiuto
che altri hanno già donato.

Le bombe sulle teste
sembrano confetti
per chi le lancia non per chi subisce.

Distruggono case
monumenti e gli edifici tutti
ma legano dei cuori
come la catena
che tenuta è in vita
dall’anello che tu hai ritrovato.

Alcamo, 12.03.2022 ore 15,10.
 

Un giorno d’un anno lontano
Un giorno d’un anno lontano
quando il sole infiammava la testa
tu sei giunta con muta richiesta.

Tra le braccia ti accolsi
mio splendido sole.
Eravamo in un mese
d’un calendario nascosto.

La mia gioia parallela alla tua
s’intrecciò su dolce sentiero.

M’amasti, t’amai,
ti rimasi nel cuore.
Fui felice d’averti
compagna per tutta la vita.

Fu dura lo sai
io pure lo so
la bella avventura
di tutta una vita
fatta di sogni
d’illusioni e d’amore.

Amami, t’amo,
dolce compagna,
amami oggi
anche domani
compagna di sogni
mai svaporati.

Alcamo, G.M., 01.08.2020 ore 14,30
 

Un grande è partito
(E. Morricone)

Un grande è partito
per lidi lontani
per tutti vicini.
La lacrima scossa
da note sublimi
che furono arcane
scivola lenta
per emozione violenta.

Ennio creatore
di note accordate
note divine
ancor non udite
musico illustre
appartenne alla razza
dei piccoli uomini
dalle menti intricate
che van dipanando
bellezze impensate.

Sarà sempre vivente
su note vaganti
come aquiloni
del vento sull’ali
per l’uomo che resta
in luoghi sperduti.

Eterno sarà
Ennio per tutti.

Un saluto ti giunga
impalpabile uomo
un abbraccio e poi via
vai verso l’Eterno
che splendida musica
ha posto in tue mani.

Mente sublime
di minuto pisello
tra gli uomini sommo
tra gli uomini eterno.

Alcamo, c/da Molinello, 06.06.2020 ore 14,00.
 

“Una persona cara”
“Una persona cara
a te molto vicina
tutta la vita è stata
prostituta”.

Questo in confidenza
ha detto una vocina
al mio amico Giulio
stamattina.

Liberi noi siamo
da parentali vincoli
e di fratellanza:
-mi diceva.

Respinto ha l’ignominia
l’amico mio Giulio
di quanto sussurrava
la vocina amica.

Ha vigilato un po'
attorno alla sua casa.
Non voleva credere:
era sua sorella.

Gli occhi suoi
di brace divenuti
erano usurati
per lacrime ingoiate.

“Avrei voluto dire”
-di fatto non l’ha detto-:
“sorella mia adorata
sei stata una puttana”.

S’è contenuto Giulio:
una sorella è sacra.

Molto lo tormenta
quanto l’ha protetta.
S’era allontanato
l’aveva abbandonata.

Poi gli han rammentato
che lui è il fratello
e come Maddalena
l’ha perdonata.

Alcamo, 16.11.2021 ore 15,15
 

Un’estate così non tornerà più
Un’estate così non tornerà più.

Fu vita alla vita
ogni giorno quaggiù
fino all’autunno
mesto e grigiastro
in attesa del sole
che scaldi di più.

Felici noi fummo
cantando con gioia
raccontando i dolori
col sorriso alle labbra
che furono ieri e ora non più.

Torniamo sereni
a chiuderci in casa
ad ammirare imbecilli
la sera in tivù.

Passano i giorni passano lenti
rimembrano il tempo
il tempo che fu
il tempo di ieri
tra mille risate
la sera tra amici
felici e contenti
di vivere insieme
un’estate con l’afa
a piedi nudi
a petti scoperti
senza vergogna
tra gente bonaria
che ride alla vita
che gode per altri
se hanno fortuna
che soffre per tutti
se giunge disgrazia.

L’estate che passa
non tornerà più.

Altre verranno
certamente diverse
ma come quest’anno
non tornano più.

Alcamo, G.M., 21.09.2020 ore 19,27.

 

Il gas illuminante accende il fuoco
(scherzo ritmico di Marino Giannuzzo
con la collaborazione di Salvatore Semeraro)
(ricordo balordo)

Il gas illuminante accende il fuoco:
idrogeno ed ossigeno acqua fanno.
La fiamma va
come motore a scoppio va a petrolio
ovverosia a metano benzinato.

Ed il Mazut lubrifica le ruote
col coke che le rende più veloci;
ma nulla vince l’aria, nulla il sole
che scioglie il catrame della via.

Vaselina gentile
paraffina incostante
uh… uh… con pece di petrolio.

L’andare non s’arresta
l’andare è accelerato
come il cascare
d’una giuliva pera.

Manduria, 05.02.1963 ore 08,07 su una stufa.
 

 

Cuctrufianu, paese piccicchegdru,
(con traduzione)

Cuctrufianu, paese piccicchegdru,
ca cchiù picciccu se face cu lu tiempu,
tiempu ca su tutti passa
e passa fuscendu.

Iu su me nda sciutu purtatu te lu vientu
pe’ nu stozzu te pane comu lu ggegdru
ca se nda vae luntanu topu la stascione.

La stascione mia a Cuctrufianu
ghè passata ormai te tantu tiempu
e nu sse torna rretu te l’accampamentu
ca la sorte ni ave tatu
comu petra tirata allu vientu
te li vagnuni
ca cu l’occhi chiusi sciòcane
a ci la face rrivare chiù lluntanu.

Su ccatùtu su sta Siciglia bbegdra
ca tanti fìj perde pe’ lu pane
ca ‘nchiànane su lu ctrenu te gdru vientu
e nu ssannu se vae vicinu o luntanu.

Simu stati fìj te bisognu
te la begdra terra te Salentu
e iu te sta terra sicigliana.
Suppurtamu pe’ moi li latruni
ca le ricchezze noscie se purtàra.

Lu tiempu passa e cu lu begdru tiempu
tuttu torna, tuttu ave turnare
puru gdri vagnuni
ca vecchi su fatti devantare.

Passa lu tiempu e lu Meritiunale
te lu latru davènta lu signore
passu dopu passu, cu pacienza,
senza ddàmu all’occhiu a li bricanti
ca l’ovicegdre nosce
e tante cose agdre se purtara.

Alcamo, G.M., 25.06.2020 ore 10,15


Cutrofiano, paese piccolino,
(traduzione)

Cutrofiano, paese piccolino,
che più piccolo diventa con il tempo,
tempo che su tutti passa
e passa correndo.

Io me ne sono andato portato dal vento
per un pezzo di pane come l’uccello
che va lontano a chiusura di stagione.

La stagione mia a Cutrofiano
è passata ormai da tanto tempo
e non si torna indietro dall’accampamento
che la sorte ci ha dato
come pietra lanciata al vento
dai ragazzi
che con gli occhi chiusi giocano
a chi giungere la fa più lontano.

Son caduto su questa Sicilia bella
che tanti figli perde per il pane
che salgono sul treno di quel vento
e non sanno se va vicino o lontano.

Siamo stati figli di bisogno
della bella terra del Salento
e io di questa terra siciliana.

Sopportiamo per ora i ladroni
che le ricchezze nostre han portate via.

Il tempo passa e con il bel tempo
tutto torna, tutto ha da tornare
pure quei ragazzi
che vecchi sono fatti diventare.

Passa il tempo ed il Meridionale
del ladro diverrà il signore
passo dopo passo, con pazienza,
senza dare all’occhio ai briganti
che le uova nostre
e tante cose altre s’han portate.

Alcamo, G.M., 25.06.2020 ore 10,15.
 

 

Fiju, te tegnu sctrittu
(con traduzione)

Fiju, te tegnu sctrittu
nu me bbandunare,
no, nnu me lassare.

Se mpacciscu e sbaiu
o nnu capiscu nenti
nun è curpa mia.

Na vota iu sapìa
mo’ nu ssacciu cchiùi.

Cristianu bonu era
ognunu me vulìa
me tìane mpurtanza
e nenti iu sapìa.

Le tante cose begdre,
sustanza te la vita,
l’ja mparate tutte
a mmenzu lla ggente,
a mmenzu lla ggente scarsa
te mmenzu la via
ca nu sapìa cu legga
nnu sapìa cu scriva
e me venìa cu cerca
cunsìj pe la vita.

Mo’ fiju miu begdru
fiju te lu core
tie forsi sai tuttu
e iu nnu ssacciu nenti
currèggime se voi
se nu capiscu nenti
ma statte sicùru
ca iu te vòiu bene
puru ca me sctròlachi
a nnanzi lla ggente.

Iu te cumpatiscu.

Na cosa sula sacci,
ca fìjuta te quarda
e mpara la lezzione
pe’ quandu tocca a tie.

Nu me lassare, fìju,
se tie me voi bbene,
mo’ ca su turnatu
quasi ‘ntra la terra.

Sicùru ca ddafriscu
se me nda vau cuntentu.

Fiju, fìju, fiju,
tie resta quai
pe’ li fìj toi
e pe’ li nipùti.

Iu te pensu sempre,
puru intra lu sonnu,
e tie nu’ lu sai.

Alcamo, G.M. 10.04.20 ore 15,15


Figlio, ti tengo stretto (traduzione)

Figlio, ti tengo stretto
non mi abbandonare,
no, non mi lasciare.
Se impazzisco e sbaglio
o non capisco niente
non è colpa mia.

Una volta io sapevo
ora non so più.

Persona buona ero
ognuno mi voleva
mi davano importanza
e niente io sapevo.

Le tante cose belle,
sostanza della vita,
l’avevo apprese tutte
in mezzo alla gente,
in mezzo alla gente umile
di mezzo la strada
che non sapeva leggere
e non sapeva scrivere
e mi veniva a chiedere
consigli per la vita.

Or figlio mio bello
figlio del cuore
tu forse sai tutto
ed io non so niente
correggimi se vuoi
se non capisco niente
tu stai certo
che io ti voglio bene
pur se mi rimproveri
davanti alla gente.

Io ti compatisco.

Una cosa sola sappi,
che il figlio tuo ti guarda
e apprende la lezione
per quando tocca a te.

Non mi lasciare, figlio,
se tu mi vuoi bene,
ora che son tornato
quasi nella terra.

Sicuro che riposo
se me ne vo’ contento.

Figlio, figlio, figlio,
tu, resta qua
per i figli tuoi
e per i nipoti.

Io ti penso sempre,
pure quando dormo,
e tu non lo sai.

Alcamo, G.M. 10.04.20 ore 15,15
 

 

Lu zuzzufiu
(con traduzione)

Lu zzuzzufìu
zzumpandu zzumpandu
ghe sciùtu se ppoggia
susu ‘na zzinnia.
S’ave mangiatu quactru fujazze
e cu nu zzumpu ghe sciutu all’amica.

Ghe sciutu cu ctrova ‘na vecchia cicala
susu n’argulu te vecchia vulìa
cercandu nu pocu te cumpagnìa.

Citta stese la cicalalegdra
ma nun ni piazze la cumpagnìa
e tuttu te paru se mise a cantare.

Schiantatu schiantatu
lu zzuzzufìu fice nu zzumpu.

-Si’ scurbutica e maletucata!-
lu zzuzzufìu alla cicala.
-Tìe si scurbuticu e maletucatu!,
ca senza licenza bbenutu si’ a mie.

Senza fiatare lu zzuzzufìu
lassàu cu schiatta la vecchia cicala.

Zzumpandu zzumpandu
turnau alle zzinnie
e cu quactru fujazze fice la cena
alla facce te la vecchia cicala.

Alcamo, G.M., 27.06.2020 ore 10,40.


La cavalletta
(traduzione)

La cavalletta
saltando e zompando
è andata a posarsi sopra una zinnia.
S’è mangiate quattro foglie
e con un salto è andata all’amica.

È andata a trovare una vecchia cicala
sopra un albero di vecchio ulivo
cercando un poco di compagnia.

Zitta stette la cicalina
ma non le piacque la compagnia
e tutto ad un tratto si mise a cantare.

Spaventata e sgomenta
fece un salto la cavalletta.

-Sei scorbutica e maleducata! -
la cavalletta alla cicala.
-Tu sei scorbutica e maleducata!
che senza permesso sei venuta da me.

Senza parlare la cavalletta
lasciò scoppiare la vecchia cicala.

Saltando e zompando tornò alle zinnie
e con quattro foglie fece la cena
alla faccia della vecchia cicala.

Alcamo, G.M., 27.06.2020 ore 10,40.
 

 

Nu fiju te papà
(con traduzione)

Nu fìju te papà
cu l’annicègdri soi
e cu muti sordi
se l’ia pijàta begdra
begdra e puru frisca la mujere
ca era llegra e nu ttenìa nenti.

Tenìa chiù te na casa lu maritu
e tanti bbegdri fondi
ca ni lassau lu sire
prima pija la via
te lu cimiteru.

La mujere begdra
s’ia presciatu tantu
quandu l’ia spusatu
percè tenìa li sordi
e putìa fare la vita
te ‘na gran signura.

Bbegdra e scherzusegdra
cu amici e cu parenti.
Nni vulìane bbene tutti quanti.

Na sciuvitìa te giugnu
quandu lu sole scarfa
puru le petre bianche
se vitte cu n’amicu
sctrittu te lu maritu:
nu furmine scuppiàu
tra li ddo’ cori.

Passàvane li misi
e l’amicu sctrittu
pijàu alloggiu fissu
pe’ quantu nun bu ticu.

Lu povaru maritu
turnandu a casa sctraccu
e sctruttu te fatica
li truvau mbrazzàti
inctra lu lettu sòu.

Cercàu cuntu e rraggiòne
e lu cumpare amicu,
cumpare lu chiamava,
a mmenzu le do’ corne
lu cuntu e la raggiòne
ni ssettàu.

La mujère begdra
begdra e puru frisca
se ntise mutu offesa
e lu cacciau te casa.
Nun era motu quistu
cu ccerca la raggiòne.

Lu minchia te maritu
sparpajàu a lu vientu
cce ìa ctruvatu a casa

e s’ìppe ‘na denunzia
pe’ coniugal viulenza.

E se nda scìu te casa.

Mo’ ognunu ca lu vite
lu quarda e chianu tice
cu lu pruverbiu anticu:
povaru curnutu
vattùtu e fore te casa!

Alcamo, 27.04.2020 ore 09,40.


Un figlio di papà
(traduzione)

Un figlio di papà
con gli anni suoi
e con molti soldi
se l’era presa bella
bella e pure fresca la moglie
che era allegra e non aveva niente.

Aveva più d’una casa il marito
e tanti bei terreni
lasciatigli dal padre
prima di prendere la via
del cimitero.

La moglie bella
gioito aveva tanto
quando l’aveva sposato
perché aveva i soldi
e poteva far la vita
d’una gran signora.

Bella e scherzosetta
con amici e con parenti.
Le volevan bene tutti quanti.

Un giovedì di giugno
quando il sole scalda
pure le pietre bianche
si vide con un amico
intimo del marito:
un fulmine scoppiò
tra i due cuori.

Passavano i mesi
e l’amico stretto
prese alloggio fisso
per quanto non vi dico.

Il misero marito
tornando a casa stanco
e distrutto dal lavoro
li trovò abbracciati
dentro al letto suo.

Cercò conto e ragione
e il compare amico,
compare lo chiamava,
in mezzo alle due corna
il conto e la ragione
gli assestò.

La bella mogliettina
bella e pure fresca
si sentì molto offesa
e lo mandò via da casa.
Non era modo questo
di chieder la ragione.

Il minchione di marito
sparpagliò al vento
quanto trovato a casa
ed ebbe una denunzia
per coniugal violenza.

E se ne andò da casa.

Ora ognuno che lo vede
lo guarda e piano dice
con l’adagio antico:
povero cornuto
picchiato e fuori di casa.

Alcamo, 27.04.2020 ore 09,40.
 

 

Nu giurnu te lu 1942
Nu giurnu te lu millenovecentuquarantatoi,
vinne allu mundu na begdra vagnunegdra:
era la speranza te li sòi.

Quandu nascìu
a màmmasa l’occhi ni zzumpàra
e disse: -cazzu,
ce rrobba m’ave ‘nduttu lu Cufòne.
Rita la chiamàmu, Tunatu miu,
ca rite sempre,
e se tie nun boi, quai cumandu ìu.
E lu Tunatu: -tuttu pe quistu!? -tisse-
Àggiu passatu agdru ‘n vita mia,
chiàmala Rita e benatitta sia.

Criscendu criscendu
la Rita se fice carusegdra,
quardava li carusi e ritìa.
Quanti pansieri quigdra capicegdra.

Ni mandàu lu primu e disse: -none!
A n’agdru, lu secondu, tisse: -mancu!
Quandu rrivau lu Toniu tisse: -come?
-ìu te vòiu bene! Pe tie sta moru!
-lu begdru miu, lu core te la mamma…-
ni tisse Rita la begdra carusegdra.

E quigdru se ‘nda sciu cunfurtatu.

La sera topu cu na cravatta gialla,
la terza cu li cazzi a la zuàva,
la quarta lu coppulinu verde,
la quinta… nun bòiu cu bu ticu.

Quandu rrivara ncapu la simana
tisse la Rita: -… e a casa lu ticìmu?
Lu Toniu ni rispose: - tocca cu bbitìmu…-
e dopu nu minutu:- raggiunàmu. Sine!
Stasera vegnu a ccasa. Tie statte citta
e làssa cu parlu ìu ….

La sera se presentàu quattu quattu:
-Nunnu Tunatu, sai… ìu e la Rita…
E lu Tunatu ca era malangdrinu:
-comu?... ste cose?... na fìja tegnu…
ma tie si pròbbriu pàcciu!
-ma tene l’occhi te na Matunnegdra…
-lassa la Matonna cu li santi!...
nsomma cu la facimu curta:
-va bene – tisse – siti do’ vagnuni
e tocca cu sciucàti!

Lu restu su cose ca se sannu….

La storia te lu Toniu nnu la sacciu.

Na fiata scèi me nformu allu Renatu
ca era lu capu te lu Municipiu.
Vulìa docentu lire te bollàggiu.
Allora tissi: – Toniu miu,
quandu teni canza me la cunti
tutta la to’ storia
e pe lu fastitiu ca iu m’àggiu pijàtu,
vistu ca tie si’ bbonu pe’ scarpàru,
me menti do’ manzetti e su cuntentu!.

-La pensata è bbona e sta me ‘mpegnu tuttu! –
fòe la risposta te lu Toniu Russu.

Cusì li lassài e chiùi nu li truvai.
Le scarpe persi e li manzetti puru
ca se spusara e nu li vitti chiùi.

Cutrofiano, 1965 (o 1966)


Un giorno del 1942
Un giorno del millenovecentoquarantadue
venne al mondo una bella ragazzina:
era la speranza dei suoi.

Quando nacque
alla mamma le balzaron gli occhi
e disse: - cazzo,
che roba m’ha portato il Cufone!
Rita la chiamiamo, Donato mio,
che ride sempre,
e se tu non vuoi, qua comando io!
E Donato: -Tutto per questo? –disse-
Ho passato altro in vita mia.
Chiamala Rita e benedetta sia.

Crescendo crescendo
la Rita divenne signorina,
guardava i giovanotti e rideva.
Quanti pensieri quella testolina.

La corteggiò il primo e disse: no!
Ad un altro, il secondo, disse: -neanche!
Quando giunse Tonio disse: -come?
-io ti voglio bene! Per te sto morendo!
-il bello mio! Il cuore della mamma…
gli disse Rita la bella signorina.

E lui se ne andò confortato.

La sera dopo con una cravatta gialla
la terza con i pantaloni alla zuava
la quarta col berrettino verde
la quinta non vi voglio dire.

Quando giunsero a fine settimana
disse la Rita: -…e a casa lo diciamo?
Il Tonio le rispose: -bisogna che vediamo!
E dopo un minuto: -ragioniamo. Sì!
Questa sera vengo a casa. Tu stai zitta
e lascia che parli io ….

La sera si presentò quieto quieto:
-signor Donato, sai … io e la Rita…
E Donato che era malandrino:
-come?... queste cose?... una figlia ho…
Ma tu sei proprio pazzo!
-ma ha gli occhi di una Madonnina…
-lascia la Madonna con i santi…
Insomma per farla breve:
-va bene –disse- siete due ragazzi
E dovete divertirvi!

Il resto son cose che si sanno…

La storia di Tonio non la so.

Una volta andai ad informarmi da Renato
che era il capo del Municipio.
Voleva duecento lire per il bollo.
Allora dissi: - Tonio mio,
quando hai tempo me la racconti
tutta la tua storia
e per il fastidio che mi sono preso,
visto che tu sei un bravo calzolaio,
mi metti due solette e resto contento!

-La trovata è buona e mi sto impegnando tutto! –
fu la risposta di Antonio Russo.

Così li lasciai e più non li trovai.
Le scarpe persi e le solette pure
ché si sposarono e non li vidi più.

Cutrofiano, 1965 (o 1966)
 



Analisi di Antonio Magnolo
Non sono mai stato contrario alla commistione letteraria di prosa e poesia. Non si pensi che il tutto sia frutto di innovazione odierna. Come esempio prenderò il Manzoni scrittore e poeta: le vette poetiche egli le ha raggiunte con la prosa dei “Promessi sposi”: basti ricordare “Addio monti sorgenti dall’acque …” e “Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci …”.
È dunque splendido brano in prosa pure questo di Marino Giannuzzo: “Dio, aiutami”; invocazione spontanea e comune a tutti nei momenti avvertiti di estremo pericolo.
Per la silloge poetica …
Sono da tempo abituato alle gradite sorprese che l’amico poeta, M. Giannuzzo, puntualmente ci presenta.
Come da data, riportata sotto ogni brano, l’estro è rimasto attivo dal 10.4.2020 al 1.4.2022 corrispondente al periodo, non ancora finito, della pandemia da Covid 19. Fa eccezione un testo, “Il gas illuminante”: scampolo di scherzosa poetica giovanile datato 05.02.1963, con la collaborazione di un fraterno comune amico, “Salvatore Semeraro”.
La ricerca dell’ordine temporale favorisce il lettore nella percezione emotiva dell’estro che a quei versi ha dato vita, trasformando il monologo del poeta in un approfondito dialogo tra poeta e lettore, appunto.
I brani delle poesie sono fotografie di tratti di vita e di comunione familiare. E dalla famiglia lo sguardo si allarga e inveisce contro le tante vicissitudini ingiuste della vita.
I gusti di ciascuno faranno apprezzare alcuni brani a differenza di altri, forse proprio quelli che saranno apprezzati da altri lettori; ciò nondimeno vorrei segnalare alcuni testi: da
- “Cercavo la sorpresa”, “Cumuli di zucchero filato”, “Da ponente avanza la pioggia”, “Dal balcone d’Alcamo Marina”, “È giunta Nadia”. poesia bella e leggera come volo di farfalla; fino a “Rosa Nera”, che canta il sentir d’amore e che “la rosa che ora è nera / vermiglia diverrà”.
I vari testi in vernacolo salentino resteranno sempre a testimoniare le radici abbarbicate dentro il cuore e che la ferita del distacco non sarà mai definitivamente chiusa per il Poeta.
A Marino un arrivederci alla … prossima!

Sogliano Cavour li 25 maggio 2022
Prof. Antonio Magnolo
 


 

 

 

                                                                                          RACCONTIAMO
                                                                                                                             (Momenti di vita)

                            ELIANA
                           Diario breve di un amore fantastico

                                                              MISCELLANEA
                                                                                               (Mistura di sentimenti)

                      A Nadia
                                                                               
               la mia attesa bellissima
ultima nipotina

                                                         con amore di nonno.

Titolo /RACCONTIAMO. Momenti di vita.
Titolo /ELIANA. Diario breve di un amore fantastico.
Titolo /MISCELLANEA. Mistura di sentimenti.
Autore / Marino Giannuzzo
marino.giannuzzo@libero.it

Le opere delle foto di copertina sono dell'autore:
Case di campagna - olio su tela - cm. 30x40
Eliana - olio su tela - cm. 50x70
La donna del pescatore - olio su tela - cm. 50x90

TUTTI I DIRITTI RISERVATI ALL'AUTORE
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso scritto dell'Autore.

PRIMA EDIZIONE
Copyright by Marino Giannuzzo 2020

 

 


…d'amor desiderosa/sfavillante e schietta (pag. 75)
Eliana: olio su tela cm.50x70

 

INTRODUZIONE

A tutti sarà capitato di fantasticare su fatti accaduti a persone vicine o lontane, su avvenimenti reali personali, o mai avvenuti e puramente immaginati negli ozi della giornata, durante una passeggiata nei giardini pubblici o seduti su un muricciolo in aperta campagna meditando sugli aspetti vari della vita.
Capita ciò anche a coloro che per loro natura vivono di fantasia, a coloro a cui viene dato il nome di poeti.
È successo anche a me.
Osservando un giorno la mia compagna di vita ho avuto la voglia di mettere in versi il sentimento che in quel momento mi pervadeva. Fu elaborato, successivamente sviluppato, ulteriormente perfezionato e concluso con vari brani in versi, con l'intenzione di dare loro, nel complesso, un senso compiuto e plausibile con la realtà che poteva essere non solo mia, ma anche di molti, secondo le circostanze dell'esistenza di ciascuno.
Ho voluto rendere omaggio alla mia compagna.
È stato bizzarro anche per me stilare i versi della raccolta e constatare che sentimenti raccattati qua e là da esperienze di persone diverse per età e per condizione sociale sono patrimonio di tutti. Io li ho soltanto furtivamente raccolti dove li ho trovati per servirli a mio modo al lettore.
Chi avrà la pazienza e la bontà di leggere "ELIANA" forse qualcosa troverà di interessante.


 

ELIANA
(diario breve di un amore fantastico
Casella di testo: [Data]
 
[Indirizzo della società]
)


Eliana, dolce amica mia,
Eliana, dolce amica mia,
ossessione
incubo gradevole di sogni
che leggeri portano
nell'immenso cielo
l'eburneo corpo tuo.

Mi sveglio e più non dormo
nella notte
compagna silente della luna.

T'ho avuta
al mio petto stretta
obliando i sogni
di una volta.

Ero con te stanotte
al fianco mio cullata
una carezza
sfiorava le tue membra
una fiammata
i cuori nostri ardeva.

Svanito è nel nulla
il sogno mio
come nuvola diafana
nel cielo
madido ero di sudore
tu non so perché
eri sparita.

Nell'afoso caldo dell'agosto
invano t'ho cercata
per dolce e caldo sogno.

Ora veglio e attendo
che un affannoso abbraccio
il cuore ci scompigli nell'amore.

Alcamo G.M., 23.08.2019 ore 15,45.


Più ti guardo
Più ti guardo
e più per me sei bella.

Ape io sono
nettare cerco
nelle profondità
intime d'un fiore
con attrattive mille
dolci e colorate.

Ti sogno quando veglio
ti ho se dormo                                     
abbraccio il nulla
e tu mi sei accanto.

Da un vento strano spinto
mi t'appresso
mani nelle mani
o i tuoi polsi stringo.

Vite viventi siamo
scorrono effluvi
nelle fibre intime
dell'anima e del corpo.

Sento il tuo affanno
che col mio affanno lotta
ed un tripudio
i nostri corpi prende.

Sensazioni vaghe
vibrano nei cuori
dolci e inconfessate.

Il pudore nostro
non frena sensazioni.
Il desiderio ardente
a lungo resta
e non celato
fino al sorgere del giorno.

Alcamo G.M., 11.09.2019 ore 22,05.


Dietro la tua porta
Dietro la tua porta
persi gli occhi e il cuore
certo di poterti riabbracciare
dopo il furtivo bacio
dietro gli orti
che ancora brucia labbra
e strazia il cuore.

Invano ho atteso
poterti rivedere
in assolati giorni
ed in lunghe notti.

Segregata in casa
più non esci
prigioniera della tua paura
di perdere onore ed amicizia
di coloro che ti sono accanto.

Noi saremo amici
più di prima
i nostri cuori
pulseranno in uno
non aver paura
sarà amicizia
non sarà certo fratellanza.
Avrò coraggio
e busserò alla porta.
L'aprirai ed io sarò felice
di riabbracciarti
e ribaciarti ancora
come quel giorno
ebbro del tuo bacio.

Non andrò via
non muoverò un passo
fino al giorno in cui
non aprirai il tuo cuore
alla speranza mia
di riabbracciarti
e ribaciarti ancora.

Alcamo G.M., 13.09.2019 ore 11,45.
 

T'ho vista
T'ho vista
volgere gli occhi
tuoi lucenti altrove
mentre osservavo
le gambe tue ed altro
con il vestito a festa.

D'averti
la voglia m'è passata,
Eliana, pur se tu sei bella.

Svanito è il desiderio
recuperato ho gli occhi
e pure il cuore
che avevo persi
dietro la tua porta
e per le tue gambe.

Ti prego
non aprir la porta
non aprire il cuore
a quella che una volta
fu la mia ossessione.

Nel silenzio
senza alcun rimpianto
senza alcun rumore
m'allontanerò
a piedi nudi
per non disturbare.

Tu vivrai serena
in pace vivrà il mio cuore
ti avrà qualcuno
ma non io.

Alcamo G.M., 15.09.2019 ore 0,40.


Sei tornata
Sei tornata
tra le braccia mie
e m'ingarbuglio.

T'ho stretta nuovamente
sempre in sogno
mentre godevo
con altra donna accanto.

Non so ancora
perché t'ho cercata
perché t'ho voluta
con desiderio ardente
di carne prelibata.

Non so ancora
se illudi mie speranze
o se pure tu
soffri e ti tormenti.

Volere unire
due anime in un corpo
è ciò che voglio
ed anche tu aneli.

Passerà il trambusto
di due cuori in pena
anzi in subbuglio
lontani dalla scena
che occhi indiscreti
spiano invadenti.

I visceri mi brucia
il desiderio ardente
d'averti con me sempre
con l'anima e nel cuore.

Alcamo, 25.11.2019 ore 15,15.


Verrai, lo so, verrai
Verrai, lo so, verrai
appena sarai pronta
per la voluttà
di chi ha fame e voglia.

Verrai ai piedi miei
chiederai perdono
mi perdonerai
per il tempo vano
trascorso tra di noi.

Giorni fecondi e belli
noi vivremo insieme
stretti in un groviglio
su petali di rosa.

Abbiamo un po' giocato
come due bambini.

Abbiam volato liberi
come piccioncini
tra alberi d'ulivi
amore abbiam cercato
per la vita.

Godere noi vogliamo
la tarda primavera
che ci viene incontro
per renderci felici.

Tu sosterrai lo stelo
io coglierò la rosa
un profumo intenso
stordirà i tuoi sensi
e avrà vita il sogno
di entrambi.

Alcamo, 25.11.2019 ore 15,35.


Felicità ti do
Felicità ti do
felicità mi dai
le nubi passeranno
resterà il ricordo
di rischi superati
per dissetarsi all'acqua
della felicità.

Felici siamo entrambi
tra i turbini di vita
e l'incoscienza.

Saliremo al cielo
di là oltre le nubi
vivremo istanti semplici
mano nella mano.

Anima nell'anima
noi saremo uniti.

Se durerà nel tempo
non sapremo.
Viviamo il nostro canto
inno splendente al sole.

Tornerà il ricordo
d'un amore fulgido
di due adolescenti
cresciuti ormai negli anni
che abbracciati vissero
splendidi momenti.

Alcamo, 03.12.2019 ore 15,15.


Illusione adoro
Illusione adoro
che scorgere mi fa
quanto non esiste
in lontananza
e non avrà mai vita.

Piccolo tronco
d'albero che cade
che fiammella nutre
e la fa sembrare
fuoco duraturo
agli occhi ingenui
di chi vuol sperare.

Amori crea
che non avranno vita
fatti fantasmi
attorno all'esistenza.

Ma lusingata
è tenuta viva
da speranze mille
che sfociano nel nulla.

Sarà talvolta
delusione e sofferenza
amara ed indigesta.

Talaltra porta frutti
profumati e dolci
come ciliegie
o boccioli di rosa
od emozioni
inaspettate e forti
gradevoli nei corpi
sollievo per le menti.

È l'illusione
detta anche speranza
che crea il mondo
e realizza amori
insperati.

Alcamo, 06.12.2019 ore 05,45 - 14,55.


Quando sei lontano
Quando sei lontano
ti dà una mano il vento
riporta i tuoi pensieri
all'essere che ami
con spasimi dell'anima
e desideri ardenti.
Lontani i corpi
vicine le lacrime di pianto.

Pensi agli occhi suoi
ogni momento
le labbra sue alle tue
congiungi per istanti
ma le sensazioni
porta via il vento.

Il giorno dell'incontro
abbraccerai
chi ti vorrà abbracciare
l'amerai con forza
per lungo momento
eterno come l'anima che brucia
e ti annullerai
in chi ti ha atteso tanto.

Verolengo, 14.12.2019 ore12,30.


Fu breve storia
Fu breve storia
forse non finita.

Fu amore affidato al vento
perduto tra nuvole nerastre
pregne di tempesta.

M'illudo oggi
come m'illusi ieri
come chi è nato
sotto nera stella
cercando affetto
con speranza illusa.

Passato è l'attimo d'amore.
Risorto è il mio tormento.

Coltivo l'illusione
che sia ancora in vita
per ridestare ansie
tonfi dentro il cuore
follie andate
coi giovanili anni.

Seduto alle radici
dell'albero di fico
attendo che m'allieti
col canto l'usignolo.

Con motivo nuovo
o con motivo antico
che riporti attendo
pace e speranza
ai sensi miei malati.

Alcamo, G.M., 18.12.2019 ore 12,30.


Sul pentagramma
Sul pentagramma
del tuo foglio bianco
ho letto la musica soave
che solleva in cielo
tra le fulgenti stelle della notte
o l'infuocato sole del mattino.

L'alba mi ha colto di sorpresa
così all'improvviso
rileggo
ed eseguo al piano
il mio concerto
tra note limpide
di musica solenne
con novelli modi di gioire.

Vi leggo i canti
del vecchio contadino
i canti Pop i Rep e pure i Rock.

Ogni rumore leggo
con scasso e con sconquasso
in consonanze pause e rintocchi
con maestria
dovuta all'esperienza
agli anni e agli strumenti
usati con costanza.

Chiuso il concerto
ci si addormenta.

Al mattino
ognuno soddisfatto
torna alla vita
monotona del giorno.

Talvolta ci ripensa.

Alcamo G.M., 19.12.2019 ore 09,20.


Sono felice stasera
Sono felice stasera.

Un'amica si rasserena
scioglie un incubo
di fratellanza
taglia un nodo
elaborato da tempo
con molta pazienza.

Tornerà sui suoi passi,
lo so,
tornerà a volere l'amore
quando torneranno a pulsare
i battiti forti del cuore.

Avrà voglia di corrermi incontro
farfalla portata dal vento
su chi ritiene il suo fiore.
Un fiore dai vari colori
profumi di vita e di gioia
senza fondo e confini.

Giocherà
come in primavera
amoreggiando si corrono dietro
gli uccelli adolescenti svezzati
che pullulano ormoni.

L'amica
la mia amica dolce del cuore
vuole obliare l'affanno
che strugge l'amore.

Le darò una mano d'amico
affronteremo l'ardua salita.
Quando sarà rinfrancata
torneremo nella discesa.

Eliana vuol riposare
la bella e dolce mia amica
vuole soltanto obliare
ogni affanno e dormire.

Alcamo, 19.12.19 ore 22,55.


Gelosia
Gelosia
nebbia negli occhi
rende furiosi
fa divenir Donchisciotte
fa roteare la spada
contro mulini a vento
nella brughiera.

Bestia che morde con rabbia
anche gli amici più cari
per supposta ingiustizia
per torti opinati.

Gelosia
cagna rabbiosa
sciolta da ogni catena
nulla distingue
neppure la morte
propria e per altri
che con dolcezza accarezza.

Alcamo, 20.12.2019 ore 05,15.


Tra le mani
Tra le mie mani
resta il profumo
delle tue mammelle
piacere frenato tra noi
di desiderio rovente.

Partisti per lidi lontani
con ricordi di tempi passati
quando ad altalena giocavi
con l'amica che amavi.

Desiderio vano fu il mio
non t'ebbi pur se ti volli.
Eppure t'amai.

Scrigno d'oro
racchiuse il tuo cuore
pregno di memorie passate.

Il tuo cammino è simile al mio,
Eliana, pellegrina d'amore
tra impervi sentieri
o mari in burrasca
ove gorgoglia nerastra
l'acqua che limpida appare
ma t'annega tirandoti giù.

Alcamo, 23.12.2019 ore 17,45.


Desolazione
Desolazione.

Il tuo respiro mi manca.
Non odo nei campi
il tuo canto al mattino.

Malinconica ho visto la casa
che vita diede ai miei sogni.

Ogni speranza è svanita
impulso più non avrà
per gioire domani
far festa e invogliarti
se vuoi
dissetarti alla mia fonte
avere sollievo nel cuore
martoriato e distrutto
da crampi vitali.

Tornerò a guardar quella porta
a cui mille sospiri inviai.

Rivivrò da solo quei giorni
quando dietro al cancello
attendevo ansioso il tuo arrivo
perché raccontassi
la favola del tuo intimo libro.
T'amerò, Eliana, per sempre.
Tu m'amerai da lontano.
Saremo come fratelli
nell'usanza dei tempi che sai.

Sarebbe bello riaverti
sotto l'albero antico di fico
per celebrare insieme la sera
l'amore che tocca e risana
fino al mattino.

Alcamo, G.M. 30.12.2019 ore 17,35.


Sarebbe stato meglio
Sarebbe stato meglio
se non t'avessi amata.
Non mi sarei illuso
e disperato ora.

Avresti avuto vita
serena o travagliata
a piacimento tuo
senza gelosie
e turbamenti vani
del passato.

L'amore protestato
fu pregno di bugie
e d'infingimenti.

Avresti avuto
chi ti pare e piace
senza render conto
ai sentimenti miei.

Quei sentimenti
t'hanno divertita
con quelli hai giocato
a piacimento tuo
correndo rischi seri.
Quel giorno di dicembre
è stato bello
pieno di sorprese
fu giorno di vittoria
e d'immensa gioia.
Oggi mille scuse fanno diga
per trattenere l'impeto dell'onda.

Tu avrai la libertà
farai dell'anima e del corpo
quanto più ti aggrada.

Io ti voglio e t'amo ancora.

Ma tornerò indietro
per renderti felice
se lo vuoi
nella spelonca buia
mia dimora antica.

Alcamo, G.M., 04.01.2020 ore 12,00.


Deluso è Donchisciotte
Deluso è Donchisciotte
che per Dulcinea
compagna e amica della fantasia
il nemico attacca con la spada
e sgomina mulini
e trucida giganti
inesistenti.

S'ammala per mazzate
per amor subìte
con amor serbate.

Si bea dell'amore
che le ha portate
e felice vive nel suo letto
con dolori mille
ormai distrutto.

Questo il valore
dell'innamorato
che spasima per nulla
e per il tutto.

Questo è l'amore
che lo ha portato
a soffrir la notte
e il giorno brutto.

Rinfrancato
guarda più lontano
cerca il deserto
un luogo solitario
ove posar le membra
per rimembrar Dulcinea
i mulini a vento
e Sancho Pansa
scudiero suo fidato.

Alcamo, 05.01.2020 ore 15,35.


Per San Lorenzo cadono le stelle
Per San Lorenzo cadono le stelle.
Tu sei caduta ad inizio inverno
come coloro
che cadono in letargo
senza sussulti
come per natura.

Ti ho seguita
voluta inghirlandata
di sogni nella veglia
d'amore nella vita.

Or sei caduta
come sfatta pera
senza apprezzare
quanto abbiam rischiato
per farti avere
ciò che tu volevi.

Hai rifiutato il dono che ti diedi
perché tu fossi mia
ed io nel cuore
e nei pensieri tuoi.

Te ne sei andata
agognando lidi
bramando amori
da me non conosciuti.

Non t'odierò.
T'ho amata.

Ricorderai un bimbo
al petto tuo legato
con labbra ghiotte
di materno latte.

Non so se tornerai
anche tu bambina
per giocare ancora
con bugie evidenti.

Così piacevi a me
calda e pazzerella
d'amor desiderosa
sfavillante e schietta.

Alcamo, 09.01.2020 ore 23,00.


T'odio e t'amo
T'odio e t'amo
diceva in tempi andati
un tal Catullo
intenditore d'amatorie arti.

La vita tua e la mia
tornata è nella norma
siamo rientrati
nel familiar ménage
per te per me usuale.

Generosa e bella
tu sei stata.

T'ho dato quanto avevo
su argenteo piatto
su piatto d'oro
la tua bontà ho avuto.

Non ero di tuo gusto
avevi detto
eppure con amore
m'hai avuto stretto stretto.

Fu gloria fu trionfo
di emozioni mille
su di un letto.

Un mese t'è bastato
per mutar soggetto.

Siamo rientrati
in normali ranghi
come previsto.

Alcamo, 11.01.2020 ore 05,45.


O puledra, puledrina bella,
O puledra, puledrina bella,
quando me la dai questa ciambella?
O puledra, puledrina bianca,
se vuoi salire in groppa
l'asinello tuo non si stanca.

Vieni a bere
all'acqua rinfrescante
refrigerio avrai
per lungo istante.

Frastuono sentirai
nelle orecchie
mentre alla memoria
tornare sentirai
nuove realtà e vecchie.

Cadrai in letargo
chiuderai gli occhi
sereno e dolce
il sogno andrà avanti
ti trastullerai con i balocchi
di chi ti trovi accanto
mentre carezza i tondi seni tuoi.

Alcamo, 16.01.2020 ore 07,45.


La donna mia
La donna mia
preso dall'ira
io ho malmenata
per un favore chiestole
negato.

Colpe non ha
ma io l'ho accusata
di ignominia e di tradimento
supposti tali
da falso intendimento.

Perduto ogni ritegno
l'ho sgridata
bile e pianto aveva
che non meritava.

Preso dai fumi della gelosia
perso ho i lumi della mia ragione.

Il cuore ha imboccato
una falsa via
disordini ha creato
sulla nostra strada.

Con parole dolci l'ho imbonita
atti e parole
sgorgavano dal cuore
sedato ormai
ma la donna mia inviperita
rifiuta d'essere toccata.

È irritata per il mio agire
ma lei è buona e saprà capire
che la gelosia
talvolta è amore.

Alcamo, 06.01.2020 ore 14,15.


La fine d'un amore
La fine d'un amore
da cui s'è avuto tanto
ferite cruente
e traumi ha lasciato.

Forse pentimento
per non aver curato
l'amore che si aveva
da chi ci era accanto.

Benché non duraturo
l'amore che è amore
è amor sincero
amor che lascia traccia
di piacer perduto.

L'amore mio, Eliana,
della primavera
il rifiorire attende
sotto l'albero di fico
quando gli uccelli
amoreggiando cantano
e la natura tutta
spande intorno olezzo.

Ma non sarà per me
la nuova primavera
io t'avrò nel cuore
da lontano.

Se col fiorir degli alberi
avrai per me un ricordo
lieto sia il ricordo
pace porti a te
nel cuore martoriato.

Ti vedrò felice
ti penserò gioiosa
passionale e amante
sarai per me
sempre una rosa.

Alcamo G.M., 22.01.2020 ore 13,05.


L'amica del cuore è tornata.
L'amica del cuore è tornata.
Inattesa sorpresa.
Amore ai miei piedi ha deposto
affermando che è senza confini.

Ha colmato di palpiti il cuore
da mille ansie stremato
da mille pensieri e sospiri
che hanno vita illusoria
che pongono mille quesiti.

Adoro l'amica
scomparso è ogni rancore
c'è sempre speranza
di ritrovare l'amore.

L'ho pregata che resti
per farmi un po' compagnia
ma l'amica è partita
nel cuore la nostalgia.

Sono rimasto a guardare
il vallone che sotto digrada.
La solitudine
torna a far compagnia.

Alcamo G.M., 01.03.2020 ore 15,38.


 


…Or vaga sola il giorno tra gli scogli (pag.92)
La donna del pescatore: olio su tela cm.50x90



MISCELLANEA
(mistura di sentimenti)



INTRODUZIONE
È stato dato il titolo di "MISCELLANEA" ad un insieme di componimenti in versi a cui, si ritiene, poteva essere dato anche altro titolo. Componimenti a cui si è voluta dare una classificazione non cronologica, come poteva anche essere suggerita da un filo ritenuto logico per chi avesse voluto fare attenzione allo sviluppo, data dopo data, del pensiero dell'Autore, ma si è preferito dare un ordine indicativo alfabetico secondo l'inizio di ogni brano.
L'indice aiuterà il lettore a trovare subito la pagina in cui ogni brano è rintracciabile.
Per la validità degli stessi ci si rifà alla regola generale: che ognuno valuterà l'opera, o meglio i singoli brani secondo il proprio sentire, secondo la propria esperienza di vita e secondo la propria evoluzione culturale.
All'autore non resta che dichiararsi soddisfatto del lavoro compiuto come esternazione di alcuni sentimenti percepiti o nati in lui in determinati momenti della vita e secondo circostanze quotidiane. Pensieri semplici, che da lui sono stati attenzionati, mentre per altri non sarebbero stati degni di essere presi in considerazione. Così come avviene per l'attento fotografo che nota particolari in un quadro generale della natura dove altri non hanno percezione della loro esistenza.
MISCELLANEA


Amici
Amici
ritrovarci fu bello
a settant'anni compiuti.

Fummo ragazzi sui quindici
passarono altri e poi altri
ci cercammo per strade
deserte o affollate.

Ci siamo incontrati sperduti
su ignoto sentiero
proveniente da luogo vissuto
nei giovani anni.

Antonio fu il primo
il prete arrivato.
Giunse secondo Luigi
poi Alberto, il pepe del gruppo,
giunse anche Pasquale
tutti amici d'infanzia perduta.

Giovanni cercai Angelo e Oronzo.
Tutti ho cercato
per monti e per valli
non li trovai.

Giunse Antonio,
l'altro, più vecchio.
Altri ricordo
alcuni già morti.

Fu bello trovarci
rallegrarci tra i vivi.
Facemmo progetti
come bambini.

Qualcuno più saggio
con piedi per terra
azionò la frenata.

Amici cresciuti eravamo
non eravamo bambini
con piedi pesanti
che non volano più.

Piedi pesanti
piedi di piombo
che tirano giù.

Alcamo, 09.01.2019 ore 17,30.


Attese
Attese,
attese invano
sotto la bufera
mentre in mare
la notte era nera
la giovane compagna
del pescatore audace
bisognoso
che i venti e la burrasca
portato avevan via.

Non vide più
il lumicino a tratti
della sperduta barca
all'orizzonte
nella notte scura.

Tra gli scogli
solo la barca rotta
la mattina.

Di Giovannino suo
solo il ricordo resta
alla giovane compagna
ingramagliata.

Or vaga sola
il giorno tra gli scogli
le dune e gli antri
in cerca dell'amore
che senza salutare
l'ha lasciata.

Alcamo, 28.02.2020 ore 18,30.


Col vento se ne va
Col vento se ne va
il mio cervello.
Col vento se ne va
non so dove.
Se tornerà non so
è volato via.

Vola tra gli astri
luminosi in cielo
nella notte buia
verso il buco nero.

Se volando partissi
tutto io
con lieve navicella
vorrei non tornare
sulla terra.

Alcamo, G.M., 02.08.2019 ore 22,15.


Come rondine sono
Come rondine sono
sulle ali del vento.

Sogno inappagato
illusione di chi non ragiona
insulso poeta
che parla soltanto
con impulsi di cuore
con affanno e desiderio d'amore.

Crollo fiaccato
su terreno arso dal sole
privo di pioggia
ricettore di morti
d'ogni genere e specie
che una volta ebbero vita.

Garriscono
e sfrecciano in cielo
rondini cullate dal vento
che vengono e vanno.

L'uomo non tornerà più
dopo l'ultimo volo.

Alcamo G.M., 16.07.2019 ore 18,45.


Coraggio e arroganza
Coraggio e arroganza
per insulsa gente senza schiena.
Gilda il nome suo
a tutti ignoto.

Di risorse immense
calda e senza scorie
ha molte spine e punge.

Libera è negli atti
libera nel dire
un amor di donna
che si fa abbracciare
senza far soffrire.

È una bella donna
femmina nel letto
fa girar la testa
può provocar l'infarto.

È una donna forte.
Non vuole alcun rapporto
senza suo consenso
e non vuole un figlio.

Gilda è valdostana
con il fuoco in petto
nata siciliana.

Non è una puttana.

Se ami e adori Gilda
ti lega a un filo d'oro
che porta in paradiso
ma può buttarti giù
all'improvviso.

Se l'ami lei ti ama
ma può mandarti via
se già è in compagnia.

Alcamo, 09.03.2020 ore 21,20.
 

Fu facile affermare
Fu facile affermare
che stupido fu Marco
avendo usato droga
esiziale.

Brillanti sensazioni
volle provare
in circostanze fosche
di vita infernale.

Chi non intende gli altri
dovrebbe porre orecchio
al dolore altrui
per amor mancato
mai avuto.

Cercò il paradiso
il caprese Marco.

Quel paradiso
lo condusse a morte
voluta con coscienza
in pieno intendimento.

Fu realtà che scelse
per poter gioire
nell'ultimo momento d'una vita
malvagia e infernale
il caprese Marco
da tutti ritenuto
figlio ideale.

Alcamo, 20.12.2019 ore 22,40.


Il vento carezza la pelle
Il vento carezza la pelle
su carni aggrinzite
scotte dal sole
nel viaggio né lungo né breve
nel deserto di vita.

Canicola a giugno
sul finire del mese
noia di vita sopita.

Torpore di membra
vecchie per gli anni
senza risveglio
di tempi passati.

Passata è la vita
passati son gli anni
nella memoria
divenuti fantasmi.

Quante illusioni.

I trastulli rimembro
gli amori perduti
in mesti ricordi
in confusa memoria.
Bruciano l'anima
con fiamma inestinta
sotto un cumulo
di cenere spenta.

Alcamo, G.M. 28.06.2019 ore 17,00.


Il viso di mia madre in una foto
Il viso di mia madre in una foto
più lo guardo
e più mi sembra bello.

Com'era non ricordo
da bambino.
L'ho dipinto con i colori
della fantasia
l'ho tatuato in cuore.

Viaggia con me da anni
che sembrano millenni
il tatuaggio
tra le pieghe intime del cuore.

La sua beltà ha semplificato
il vivere la vita con me stesso.
Compagno è stato nella solitudine
alleviato ha
l'affetto che è mancato.

Mia madre è bella
e questa sua bellezza
l'ho creata io con cuore caldo
ed intelletto freddo.

Questa è la madre
diversa dalle madri
che tutti i figli hanno
che abbracciando i figli
stringono al seno
quando i figli partono
o tornano all'ovile
o come rondini
in primavera al nido.

La madre mia è viva
è sempre a me d'intorno
come altre madri
che più non hanno scena.

Sono trascorsi gli anni
son diventato vecchio
mia madre è sempre giovane
nella sua beltà
d'eterna giovinezza
quadro sublime al mio cospetto.

Alcamo, 06.01.2019 ore 18,30.


In un paese detto d'occidente
In un paese detto d'occidente
venne un frate consacrato prete
che magia aveva d'irretire
giovani donzelle
e donne mature.

Ebbe tributi onori
e complimenti
per la bontà che aveva
dalle anime fedeli.

La simpatia
lo fece trasbordare
come fiume in piena
dall'alveo suo normale.

La cortesia gioiosa
gli fece avere seguito
di fedeli donne
in tutto il circondario.

Il frate Superiore
quando capì l'arcano
in città d'oriente
lo fece dirottare.

Però tre donne sante,
una ancora giovane,
due più attempate,
decisero d'averlo,
pure se a distanza,
padre spirituale
e frate confessore
per dimostrargli ancora
sottomissione e amore.

Telefono e messaggi
per sua compagnia
gli fecero arrivare.

Intorno a primavera
quando gli uccelli
amoreggiando cantano
svolazzano e rincorrono
decisero d'andare
devote pellegrine
sui luoghi dell'oriente
per confortare il frate
nella solitudine
ed affettivamente
farsi confessare.

Ad una ad una al giorno
il frate confessore
se le prostrò dinanzi.
Con aspersorio sacro
le benedisse tutte
dietro e pure avanti.

Si ripeté il fatto
varie e varie volte
fin quando le donnette
divennero galline
in un pollaio stretto
beccandosi a vicenda
e sciorinando al vento
il successo.

Il frate-prete santo
fu preso dall'angoscia
si chiuse in un mutismo
e non asperse più.

Le male lingue dicono
che altro Superiore
ha vietato a lui
di confessare donne.

Or confessa maschi
di una certa età
e ad ogni donna nega
la vecchia sua bontà.
Al confessore frate
han tolto ormai le penne.
Non può volare più
per irretire
giovani donzelle
e donne maritate.

Alcamo, G.M. 14.01.2020 ore 10,00.


Lungo il viaggio di vita
Lungo il viaggio di vita
la compagna di Lino
urlando lo chiama.

Romperà le palle
come sempre-
Lino stanco esclama
d'udirla sempre sbraitare-
la manderei a quel paese
cosiddetto universale!

Vorrei un consiglio giusto
da voi sapienti egregi
per non dovere sbagliare.

Vorrei il mio diritto
o, se volete, la concessione
di vivere in pace sereno
in un mondo più giusto
a me sconosciuto
per non avere rotte le palle
e dove poter riposare! -.

Alcamo, G.M., 02.08.2019 ore 22,15.


Mi guardo allo specchio
Mi guardo allo specchio
certo son diventato vecchio
e sorrido a me stesso.

Un po' sorrido da solo
talvolta in compagnia
talaltra con quel povero vecchio
che guarda di là dallo specchio.

Alle mie spalle un intruso
spesso inatteso si mette
e ride a più non posso
un giovincello imberbe
che sfotte e sorride anch'esso.

Io l'ho conosciuto
un tempo tanti anni fa
quel giovane
che sembrava per bene
delicato e un po' triste.

Ora è divenuto burlesco
ride come chi è matto
e pure se non gli bado
mi viene sempre dappresso.

Se provo a distrarlo
dalle mie vecchie fattezze
di più gli viene da ridere
e canzonando beffeggia.

Era un mio compagno
tanti anni fa
or di memoria è larva
di un vecchio non ha pietà.

Alcamo, 17.10.2018 ore 14,37
- 07.02.2020 ore 15,02.


Nella vita ho lasciato
Nella vita ho lasciato
ad altri il giudizio
ed ho perso.

Mi han derubato
mi han calunniato.

Gratificato
da uomini e donne
inaspettati.

Pago o denigrato.
Alti e bassi di vita
come la vita di tutti.

Amori perduti
o conquistati
abbandonati o sbagliati.

Corse nel tempo
su asfalto infuocato
per giungere in tempo
ma sempre in ritardo.

Sono stato felice
sono stato contento
di quanto il cielo m'ha dato.

Ora voglio gridare:
viva la vita
vissuta ogni giorno
tra il sole e la pioggia
in mezzo ai tumulti
vissuta serena
o con guerre attorno.

Alcamo, 23.11.2019 ore 21,45.


Sfugge la vita e corre
Sfugge la vita e corre.

Noi arranchiamo piano
volgendo l'occhio triste
al nostro passato.

Volti sbiaditi
tornano a turbare
serenità acquisita
con emozioni intense
per gioie o per tormenti.

Caro fu il passato
vissuto e amato
caro è il presente
presagio d'un futuro
insospettato.

Il tempo ormai remoto
s'allontana
ci abbarbichiamo piano
coi ricordi
al tempo ormai perduto.

Giunge il tramonto
passerà la sera
brancoleremo al buio
senza una candela
con memoria smarrita.

Ciò che fu bianco
s'è tramutato in nero
e ciò che nero fu
assunto ha i colori
d'un arcobaleno.

Il film si è concluso
bisogna andare via
sgomberar la sala
per chi è già per via.

Alcamo, 16.04.2019 ore 08,30.


Si spengono le luci
Si spengono le luci
non odo più le voci
del fervente agosto.

Con la compagna mia
restiamo qua
a guardar la luna.

Partiti sono tutti
gli amici e i villeggianti
son tornati a vivere
caotiche città.

Come nel passato
come ai vecchi tempi
tutti han proclamato
nell'andare via:
bello vivere nei campi
bello vivere
del mare sulla riva
limpido di giorno
di notte argentato!

Ma son tornati tutti
ai lidi turbolenti
dove han dimora
i vecchi turbamenti.

Ci rivedremo forse
ci rivedremo sani
certo un po' ammaccati
morta l'amicizia
o morti pure noi.

Attenderemo ansiosi
l'arrivo del domani
rinnegando odio
invidia e maldicenza.

Saremo forse vivi.

Gli amici attenderemo
che ieri son partiti
che forse torneranno
per cercar gli amici
che furono di ieri
o amici di domani.

Alcamo G.M., 05.09.19 ore 22,05.
 

Sono cavalli pazzi
Sono cavalli pazzi
i versi miei
privi di briglie
che tengano il morso
nella prateria universale.

Scalano colline
tra boschivi pini
e sontuosi abeti
e su in alto
sempre più in alto
in cima
scoprono orizzonti
insospettati.

Di là dall'orizzonte
nuvole dorate
o turbolente e nere
infocati monti
o burrasche
minacciose e gravi.

Trovano quiete infine
all'ombra di spuntoni
di roccia di montagna
o di fosche grotte
riparo dai marosi
in roccia frastagliata.

Questi i versi miei
cavalli senza briglie
cavalli pazzi
pronti a ripartire
al sorgere del giorno
o a scendere in letargo
con la notte.

Alcamo, 11.10.2019 ore 07,05.


Sono stanco
Sono stanco
voglio andare via.

Andare
dove non crescono litigi
dove rancori e odio
sono inesistenti
per gli amici e per i parenti.

Luogo di pace cerco
dove il sole splende
la luna è in compagnia
di spiriti lucenti
di spiriti immortali
che non han paura
di ladri e delinquenti.

Voglio andare via
da questo mondo impuro.

Datemi una mano
un semplice sorriso.
Partendo vi saluto.

Io vi guarderò,
di là, dal paradiso,
vi guiderò con benevolenza
fino al giorno in cui
saremo in compagnia
per raccontar le favole
da miseri ignoranti
al coro di sapienti.

Alcamo, 23.02.2019 ore 07,40.


Voglia di fuggire
Voglia di fuggire
per non più tornare.

Andare via col vento
su ali d'illusione
com'anima demente
che ignoto suo non teme.

Il coraggio manca
la spinta ideale
per spiccare il volo
oltre il grande mare.

Per volar lontano
in luogo a tutti ignoto
da dove non si torni
a triviali beghe
d'un mondo vile e infame.

Legato al suolo resto
a radici spesse
in orrida prigione
con il laccio al piede
falco in costrizione.

Alcamo, 29.09.2019 ore 16,55.


 

 

 

A Damiana Cruciata, detta DORA,
moglie e compagna di vita.
Marino (detto Mario).


Titolo | PENSIERI VAGHI
Autore | Marino Giannuzzo
marino.giannuzzo@libero.it
 
L’opera nella foto di copertina è dell’autore:
Vista sul lago – olio su tela – cm. 40x50 –particolare-
 
ISBN | 9788827867488
 
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
senza il preventivo assenso scritto dell’Autore.
 
Prima edizione
Copyright by Marino Giannuzzo 2019
 
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy
www.youcanprint.it
info@youcanprint.it
Facebook: facebook.com/youcanprint.it
Twitter: twitter.com/youcanprintit
 

Introduzione
PENSIERI VAGHI è la sesta ed ultima raccolta di brevi componimenti in versi di Marino Giannuzzo. La brevità dei canti ne facilita la lettura, rendendola centellinabile, piacevole e gustabile a brevi sorsi.
Nel dipanarsi del cammino poetico l’Autore accusa la stanchezza del vivere umano in prossimità del tramonto, ma con la voglia e la speranza che il sole ritardi il suo corso discendente al di là delle acque brillanti del mare e al di là delle imponenti montagne, perché l’individuo possa continuare a vivere la vita in modo sereno e gioioso.
Talvolta notiamo un vago agnosticismo, talaltra una fede in una divinità intesa in modo, si potrebbe dire, personale, non giustiziera, ma espressione di infinita bontà e misericordia.
Vengono colti, momento per momento, i difetti dell’essere umano, ma anche i suoi pregi, malgrado molti atteggiamenti della società attuale indichino il disconoscimento dei pregi. Pregi e difetti che l’Autore, in modo vario, attribuisce in primis a se stesso.

 

A onde a onde uccelli
A onde a onde uccelli
da continenti migrano
per altri continenti
oscurando il sole.
 
Tripudia
l’onda degli uccelli.
 
Per tutta la vallata
è giunta primavera
tra alberi d’ulivi
e mandorleti in fiore.
 
Pigolar confuso
cinguettio indistinto
d’uccelli a milioni
sul gorgoglìo di acque
correnti nel ruscello.
 
È giunta primavera.
 
Il sole senza nubi
domina la terra.
 
Lo spirito s’inebria
gioisce nel tripudio
il cuore si rinfranca
e gode pace
tra il cinguettar d’uccelli
a ripetute ondate
sul gorgoglìo dell’acque.
 
Alcamo, G.M., 18.01.2018 ore 12,45.


Un giorno ormai lontano
Un giorno ormai lontano
a Virgilio
Lidia sua moglie
chiese del tempo
per una riflessione
e le fu accordato.
 
Ma del ritorno
la mogliettina bella
non ritrovò la strada.
 
Pianse Virgilio
lacrime cocenti
si sentì perduto.
 
Ma la vita
seguìto ha il suo corso
felici ha reso entrambi
senza rancori
e ripensamenti.
 
Altro viaggio fanno
con altri compagni
in un vagone
forse di bestiame.
 
Vivono contenti.
 
Fino a quando
altra compagnia
non giunge a rimpiazzare
chi andato è via.
 
Alcamo, 16.02.2017 ore 23,15.


Amo la vita
Amo la vita
gioiosa e variegata
che attorno danza
e saltellando esplode
colorata.
 
D’amore voglio vivere.
 
Di giornate allegre
voglio l’esistenza
nel tragitto breve
che mi resta.
 
Gioire del creato
con i miei fratelli
in India nati
che non conosco
che sorridendo soffrono
per altri fratelli
lontani sconosciuti
e diseredati.
 
Amo la vita
vissuta ogni giorno
la vita del potente
e del bisognoso
con la loro guerra
intima nei cuori.
 
Amo la vita
e quelle mie sorelle
figlie d’altri padri
di sconosciute madri
che sulle strade stanno
umili e reali.
 
Anche le baldracche
che vivono nel lusso
a spese di potenti
senza rossori
e d’onori colme
immeritati.
 
Amo tutti quanti
i morti e i viventi.
 
Alcamo, 29.04.2017 ore 22,40.


Bisnonna ormai al tramonto
Bisnonna ormai al tramonto
invoca la sua mamma
con l’ultimo sospiro
d’ultracentenaria.
 
La vita è stata dura
mai s’è lamentata
ma nel momento
della dipartita
una mano cerca
la mano della mamma.
 
Invoca il nome
di chi le diede vita
con passione amore
e sofferenza tanta.
 
Figlia madre nonna
ed anche bisnonna
nipoti e pronipoti
discesero da lei
in abbondanza
eppure invoca
solo la sua mamma
quella che fu
la forte centenaria.
 
Visione ha di sé
in veste di bambina
che in giardino corre
tra profumi mille
e va da fiore in fiore
simile a farfalla.
 
Si culla nell’abbraccio
e mille baci sente
schioccati sulle guance
stampati sulla fronte
dalla sua mamma.
 
La madre d’altre madri
anche loro nonne
si è addormentata
nel grembo della madre
dolcemente cullata.
 
Alcamo, 21.02.2017 ore 20,45.


Cricrìa il grillo solitario
Cricrìa il grillo solitario.
D’un coro invitato a fare parte
-io son diverso, disse,
con voi non posso
né voglio mai cantare-.
 
Un ciarlatano
promette paradisi in terra.
 
Poi c’è un tale
che definiva altri dei ladroni
ed oggi chiede il voto ai Terroni.
 
Non so a chi dare il voto.
 
Se il grillo continua a cricriare
se vuole sol frinire e mai cantare
se il ciarlatano
non ha perso il vizio
se quel tale
ladro vuole diventare
se il labbro di coniglio
mi vuole infinocchiare
io non so davvero chi votare.
 
Mi guardo intorno
che fiducia ispiri
non c’è neppure uno.
 
Che faccio?
Mi candito pur io?
Entro nella mischia?
 
Del Consiglio sarei il Presidente
voluto da coloro, e sono tanti,
che il voto a chi dare ancor non sanno.
 
Mi suggerite in molti i vostri amici.
 
Ascoltate,
è meglio che mi lasciate stare.
Nella cabina saprò cosa fare.
 
Alcamo, 03.11.2017 ore 14,25.


Delle tue azioni
Delle tue azioni
giudice supremo
sarà Dio
giudice unico
dell’universo intero
sconosciuto e noto.
 
Peccatore
Lui ti assolverà
contro il parere
delle umane genti.
Sarai il figlio
tornato tra le braccia
della comprensione
d’un benigno padre
generoso e prodigo
che tutto ha scandagliato
fino in fondo al cuore.
Avrà pietà di te
misero mortale.
 
Alcamo, 16.12.2016 ore 22,50.


Delusioni
Delusioni
figlie illustri sono
di perfide illusioni.
 
Sorelle
da madri ignote discendenti
figlie di speranze
che fanno capo a vita.
 
Speranze multiformi
su orizzonte roseo
di cielo immenso e terso.
 
Han luce da illusioni.
 
Delusioni amare
che durano una vita.
 
Pantelleria, 29.06.2018 ore18,05.


Di paglia una vampata
Di paglia una vampata
è l’amicizia.
 
Arde la fiamma
s’addensa presto in alto
ma presto poi si svampa.
 
Fuoco s’è dato
di paglia ad un capanno
che d’amicizia ha nome.
 
Dell’alta fiamma
un leggero vento
smorza la vampata
le ceneri disperde
del fuoco di paglia.
 
Dell’amicizia
il concetto è bello
ma di paglia è vampa.
 
Solo un ricordo
che l’essere rinfresca
vago come il vento
una folata d’aria.
 
Alcamo, G.M., 29.11.2017 ore 12,10.


È stato bello averti
È stato bello averti
come a diciott’anni
vogliosa e appassionata
anche se non florida
come a quei tempi.
 
Ci moviamo lenti
anche nell’amplesso
con cuori giovanili
ma con due corpi vecchi.
 
Amor senza pretese
fu il nostro ieri
amor senza pretese
l’amore di stamani.
 
I tafferugli nostri
per dire che siam vivi
d’amore sono indice
per due sposi anziani.

Alcamo, 23.09.2017 ore 8,50.


Felicità
Felicità
che si chiami droga
dare io non posso.
 
L’ho vista al mercatino
un giorno di settembre
ma non l’ho comprata.
 
Chi la vendeva
giurando garantiva
per la merce buona
di qualità egregia.
 
Polverina bianca
da me non conosciuta.
Si chiamava droga
simile a farina.
Creava un paradiso,
mi diceva.
 
Non la comprai
e non l’ho provata.
 
Amici intorno dicono
che allora mi salvai
da numerosi guai.
 
Alcamo, 09.02.2017 ore 22,40.


Figlio mio
Figlio mio
non raccontare
al prossimo i tuoi guai.
 
La colpa è tua
se non hai fortuna
o se un destino avverso
ti è crollato addosso.
 
L’amico occasionale
ti guarda con disprezzo
se vincitor non sei.
 
Successi tuoi millanta
e t’invidieranno
gli amici così detti
per capacità
che tu non hai
t’ammireranno.
 
Sorridi sempre.
 
Il mondo sarà tuo
il mondo degli stupidi ed inetti
che valutar non sanno
se e quanto vali.
 
Solo agli amici
veri e intelligenti
apri il cuore tuo
quando li avrai pesati.
 
Alcamo, 04.12.2017 ore 07,50.


Giovani visi ed obliati nomi
Giovani visi ed obliati nomi
ai miei compagni
vecchi d’ottant’anni
in una foto
non associo più.
 
Fummo felici
come fiori belli
nella primavera
dei nostri verdi anni.
 
Torna la mente
a ritroso e piano
per identificare
qualche volto e un nome.
 
Corre talvolta un nome
su mentale schermo
attribuito ad uno
o ad altro dei compagni.
 
Col passar degli anni
ci cerchiamo tutti
ma non ci ritroviamo.
 
Pochi tra cento
ci siamo riveduti
su vecchie foto
ripercorrendo il viaggio
fatto negli anni
della gioventù.
 
Ci fermeremo stanchi
per l’ultimo bivacco
muti e solitari
alla pietra grossa
dinanzi alla gran porta
dell’eternità.
 
Alcamo, 11.12.2017 ore 18,00.


Giuliano il prete
Giuliano il prete
da piccolo in collegio
ebbe compagni
gioviali e speranzosi
di migliore vita
un domani.
 
Bimbi cresciuti
raminghi sono andati
cercando la fortuna
per strane vie ed ignote.
 
Ciascuno la sua strada:
uno spaccia droga
un altro è morto
tentando una rapina
un altro andò lontano
migrato verso oriente
non è più tornato.
 
Giuliano è un prete
che indica salvezza
un altro era un prete
senza una speranza
e fu spretato.
 
Questo nella foto
rivive or Giuliano
ricordando tempi
e rivedendo luoghi
di bimbo spensierato.
 
Alcamo, 23.03.2017 ore 22,30.


Giungerà per me
Giungerà per me
all’improvviso
non vista
non so come e quando
ma nel momento
in cui sono nato
mi è stato sussurrato
da voce non udita
in lingua universale
che all’improvviso
dinanzi a me
l’avrei ritrovata.
 
Andrò via
dietro suo invito
senza alcun rimpianto.
 
È andata come è andata
mi dirò.
 
Quando sarà passata
sarà come
se non ci fosse stata.
 
Alcamo, 05.10.2018 ore 08,10.


Ho pregato
Ho pregato
ho pregato tanto
per il condannato
ergastolano.
Condannato a morte
dall’ingiustizia umana
buonista benpensante
e senza colpe.
 
Bossetti il nome suo.
 
La forma ha vinto
la forma del diritto
penale cosiddetto
sulla sostanza
di fatti non provati.
 
Un’affermata scienza
male interpretata
da gente presuntuosa
avida di gloria
bozzolo vuoto di farfalla
ha emesso la sentenza.
 
Tempo passerà
passeremo noi
verrà la verità beffarda
a rendere giustizia
al condannato a morte
dopo l’attimo
ultimo di vita.
 
Alcamo, 12.10.2018 ore 22,22.


M’è apparsa nuda
M’è apparsa nuda
in tutte le sembianze
dalla finestra aperta
nella stagione estiva.
 
Vividi gli occhi
prosperosa e viva
turgidi i seni
l’ho desiderata
stamattina.
 
Alda si chiama
sorriso d’universo.
 
La bramosia m’ha preso
semplice illusione
per occhi ormai stupiti
dinanzi ad un miracolo
compiuto stamattina
in libertà da Alda
che ha nome d’innocenza
o di bagascia
navigata antica.
 
Alcamo, 06.06.2018 ore 22,40.


Mariolina
Mariolina
stamane s’è svegliata
con la voglia matta
di correre a galoppo
un po’ sfrenata
tra le braccia
del suo vecchio amico
tornato dall’Irlanda.
 
Di baci fu coperta.
L’amico
con baci e con carezze
ha devastato.
 
S’erano visti
una volta appena
solo di sfuggita
quando l’amico
era ritornato.
 
Una telefonata
e tutto s’é destato
dei sensi il turbamento
in corpi giovanili
infocati e ardenti.
 
Mariolina ha fatto
la bella galoppata.
 
Tra le braccia
dell’amico Tony
tornato dall’Irlanda
serenamente
si è addormentata.
 
Alcamo, 04.01.2017 ore 12,00.


Mi cerco e non mi trovo
Mi cerco e non mi trovo
in una vecchia foto
di sessant’anni fa.
Mi sarò perduto
oppure m’han rapito.
 
Non mi rendo conto
dove sono stato
se a mia insaputa
mi hanno adottato
senza mio consenso
o m’hanno abbandonato
su un’isola deserta
sconosciuta a tutti
e senza nome.
 
Mi sono perso
e non mi ritrovo.
 
Se di vedermi
dovesse capitarvi
un cenno di saluto
una parola amica
vi prego rivolgetemi
può darsi ch’io mi veda
e mi ritrovi.
 
Venitemi in aiuto
voglio ritrovarmi
vi renderò un grazie
universale.
 
Alcamo, 08.03.2018 ore 20,10.


Nella gioia e nel dolore
Nella gioia e nel dolore
pure oggi siamo in piedi.
C’è chi ha vinto
c’è chi ha perso
per fortuna in vita siamo.
 
Pagheremo per chi ha vinto
pagheremo per chi ha perso
noi popolo restiamo
a godere lo spettacolo
osannando al grande palco
dove tutti i pulcinella
faran festa e gozzoviglia.
 
È salato questo conto
ma pagare lo dovremo
per gli attori pulcinella
che noi abbiam votato.
 
Alcamo, 05.03.2018 ore 08,00.


No. Non è possibile.
No. Non è possibile.
Io t’ho vista sempre
nell’immaginario
come a quindici anni.
 
Invece sei cresciuta
sei attempata
sei tra i fortunati
ancora in vita.
 
T’incanti allo specchio
non più a quindici anni
ed puoi affermar guardando
a chi di là ti scruta:
io sono qua
per fare a te un dispetto.
 
Eppure amica mia
noi non avvertiamo
che per te per me
e per il mondo intero
la vita e il tempo passa.
Dolori e gioie grandi
han resa l’esistenza
ogni momento varia
gradevole e voluta.
 
Alcamo, 04.04.2018 ore 18,40.


Non mi maltrattate
Non mi maltrattate
perché sono vecchio.
 
Tu sei mio figlio, dici,
ma non ti riconosco.
Non sono malato
e non t’ho visto
quando sei arrivato.
 
Io avevo un figlio
si chiamava Giorgio
mi era sempre accanto
e con lui giocavo
quando era bambino,
era molto vispo.
 
Poi se n’è andato
aveva grandi impegni
è uno scienziato
un ragazzo bravo
molto ammirato
non perché è mio figlio
ma perché è bravo.
 
Ora sono solo.
 
Mi guardo allo specchio
mi cerco e non mi vedo
si dice che son io
ma io non lo conosco
quel tale che mi guarda
come stralunato.
 
Non mi maltrattate
perché sono vecchio.
 
Io vi voglio bene
ma non vi conosco.
A me siete figli,
come voi asserite,
ma non vi conosco
non vi ho mai visti:
a chi appartenete ?
chi sono i vostri padri?
 
Io ho novant’anni.
Testimonianze false
ne ho sentite assai.
Mi dispiace
ma non vi conosco.
 
Sono sincero
credetemi in parola
io non ho l’Alzheimer
come sento dire
son sano come un pesce
e resto assai perplesso
quando voi ridete
per quello che io dico,
potrei pure giurarlo
credetemi in parola
ma è proprio tutto vero.
 
Alcamo, G.M., 28.05.2018 ore 16,15.


Non t’ha voluta il vento
Non t’ha voluta il vento
non t’ha voluta l’acqua
e nemmeno il sole.
 
Sei stata accolta
dalla madre terra
tra le braccia aperte
nel seno immenso
da dove eri partita
per vita giuliva.
 
Bella eri
bella sei rimasta
piccola Cristina
sulla nuda terra.
 
Il sole t’ha baciata
limpida t’ha resa
la rugiada fresca
e il vento
volendoti asciugare
in cielo ti ha portata.
 
T’ha accolta l’universo
t’ha accolta la terra.
Musica arcana
è stata tua compagna.
 
Alcamo, 11.06.2018 ore 22,55.


Oh, come ti vorrei…
Oh, come ti vorrei
come ti vorrei
se avessi gli anni miei
o io avessi i tuoi.

Come ti vorrei
ma come ti vorrei,
mi dicevo allora,
un demonio
bello come un angelo
tu sei.
 
Sotto lo scroscio
della doccia estiva
all’invito tacito
coraggio io non ebbi
di farti un po’ violenza
come tu volevi
per giustificar te stessa
agli occhi miei.

Mi sono arreso
non ci ho più pensato
ma come ti volevo
e forse mi volevi.
 
Resta il rimpianto
di non averti avuta
giovane com’eri.
 
Alcamo, 09.12.2018 ore 14,45.


Partito per lungo viaggio
Partito per un lungo viaggio
lasciai il mio cuore
malato
nelle mani d’un vecchio introverso
fino al ritorno
mio sperato.
È morto il vecchio introverso.
 
Il cuore mio malato
è perito
tra i piedi della gente
pestato.

Alcamo, 08.03.2017 ore 17,10.


Passa la vita della casalinga
Passa la vita della casalinga
negletta e inosservata
figli d’accudire
compagno cui badare
remunerata a volte
da un bacio familiare.
 
Nella tarda età
le resta lo sconforto
d’aver la vita
inutilmente avuta.
 
Così le pare.
 
Un riconoscimento
pubblico o privato
mai le si apporta
eppur la vita
con fatiche molte e silenziose
l’ha distrutta.
 
Morta la speranza
d’un briciolo di gloria
o di riconoscenza
è rassegnata.
 
La casalinga
non ha diritto alcuno.
 
Una vita scialba
solo la gioia
d’esser una madre
adorata.
 
Alcamo, G.M., 26.07.2018 ore 00,45.


Pensieri vaghi e solitari
Pensieri vaghi e solitari
nascono dal nulla
e vanno
nel buio della notte
senza luna
o nel chiarore
della luna piena.
 
Li seguo per un tratto
su indistinta strada
scompaiono
riappaiono
han cambiato rotta
non torneranno
sui luoghi
da dove son partiti.
 
Sono pensieri sparsi
vaghi e solitari
che non hanno meta.
 
Alcamo, G.M., 27.06.2017 ore 0,25.


Quando sarai vecchio
Quando sarai vecchio
figlio mio
la giovinezza gaia
chiuderà a te
la porta in faccia.
 
Non indietreggiare.
 
Sarai limitato nel sociale
ripeterai a te stesso
tutti i ricordi
e i vecchi ritornelli.
 
Nessuno avrà interesse
alle cantilene
che caparbiamente
o per totale oblio
vorrai raccontare.
 
Frutto di vecchiaia
si può dire questo
ma fortunato è certo
chi potrà ridire
della giovinezza
cento volte e mille
le reminiscenze.
 
Un tale tra gli amici
se n’è andato
nel fiore dei suoi anni
e non può tornare
per importunare
chi ascolto gli vuol dare.
 
Non poté lasciare
ricordo di se stesso
migrato su altra sponda
troppo presto.
 
Sarai tra i fortunati
se alla vecchiaia
tu potrai arrivare.

Alcamo, 29.05.2017 ore 09,05.


Ricordi obliati
come vecchi libri
nel sottotetto
di soffitta angusta
a nuova vita
sono ritornati.
Sangue novello scorre
nelle vecchie arterie.
Il cuore pulsa
con battiti veloci
per emozioni forti.
 
Necessita d’un freno
questo mio ardore
potrebbe non giovare
ai battiti del cuore.
 
Compagni nell’infanzia
tanto tempo fa
momenti del passato
con progetti mille
rimembriamo.
 
Siamo rinati amici
pure se in lontananza
in un fraterno abbraccio
compagni d’una squadra
dopo una partita
ben giocata e vinta.
 
Alcamo, 30.09.2017 ore 15,20.


Se la calunnia
Se la calunnia
t’investe all’improvviso
tifone è per te uomo ignaro
è distruzione e morir ti fa
vituperato.
 
Il tuo destino
si crea di bocca in bocca
da acre sudiciume rivestito
immeritato.
 
Chi ha invidia non ha dignità
versa su te la melma
che a lui appartiene.
 
Sarai fortunato
se alle orecchie tue
la puzza di calunnia giungerà
e correre potrai ad un riparo.

Ma il danno è danno fatto
non riparerai quanto distrutto,
restauro vuol tempo ed energie
e cuore contento.
 
Con pazienza molta riuscirai
ma se t’abbatti
e cedi allo sconforto
riprenderti non puoi
la dignità
che invidia e calunnia
t’hanno tolto.
 
Alcamo, 18.05.2018 ore 07,48.


Sfrecciò col vento
Sfrecciò col vento
nel turchino cielo
sfuggito all’improvviso
da minute mani
sul finir di giugno
l’aquilone.
 
Le mani in alto
lacrimava il bimbo
seguendone la scia.
Zigzagando in aria
tra lontane canne
l’aquilone cadde.
 
Nino Melito
il vicin di casa
correndo giunse
mentre due bambini
lo portavan via.
 
Al vociar di Nino
ed al rimbrotto suo
prontamente i bimbi
resero il dovuto.
 
Or l’aquilone ondeggia
come piuma al vento
restituito ad Ale
primo padroncino.
 
Il trio dei bimbi
rincorre l’aquilone
fino a sera tarda
quando all’orizzonte
tramontato è il sole.
 
Alcamo, 27.10.2017 ore 22,30.


Si spengono le luci
Si spengono le luci
una ad una a sera.
 
Per tutta la campagna
una non s’è accesa.
 
Forse è andata via
l’inquilina nuova
o partita è la proprietaria
per lungo viaggio
da cui non c’è ritorno.
 
Avvolta ha il buio
la casa solitaria
muta e cieca
questa sera.
 
Risponde solo all’eco
dei garruli colombi
che il nido loro hanno
tra tegole e grondaie
fatto con sterpi
e fieno inaridito
nell’estate secca
siciliana.
 
Alcamo, G.M., 30.07.2018 ore 23,45.


S’io fossi donna
-S’io fossi donna
e un vile m’aggredisse
gli mangerei la faccia
il cuore ed altre cose-
 
declamava Ciccio
con spiegata voce
ormai al colmo
della sua ebbrezza
tra i battimani
degli amici alticci.
 
-Se compagno fosse
non vorrei aiuto
né rapporto alcuno
d’affetto suo o d’odio.
 
Strade infinite
tra loro non s’incrociano
e parallele vanno
all’orizzonte.
 
Quell’aggressore vile
degno è di disprezzo.
La virilità
non è nelle sue mani.
 
La donna ormai
è sulla giusta strada
per imporre all’uomo
ogni suo volere
capriccio o desiderio
come a lei aggrada.
 
Sarà strumento l’uomo
per avere figli
unicamente figli
della madre.-
 
Ciccio concluse
al tavolo s’assise
e die’ di piglio
all’ultimo bicchiere.
 
Alcamo, 20.09.2018 ore 04,30.


Son diventato vecchio
Son diventato vecchio.
Non me n’ero accorto.
 
Davanti ad un negozio
una ragazza bella ed aitante
notando mie difficoltà
allungò la mano
e mi diede aiuto.
 
La ribellione mia
balzò al cervello
ma mi trattenni
per non far del male
alla cortesia
con atti sconvenienti
o con parole.
 
Un attimo ristetti.
 
Passato l’impeto d’orgoglio
m’indussi a riflettere e pensare
che la cortesia
affetto fu di figlia
per un padre.
 
Sfuggì un grazie
tra le labbra strette
ma il cuore ribolliva
d’odio e ribellione.
 
La vecchiaia
letta sul mio viso
era palese
m’aveva attanagliato.
 
Era la vecchiaia
giunta alle mie spalle
a tradimento.
 
Non me n’ero accorto.
 
Alcamo, G.M., 14.07.2017 ore 0,30.


Strano è il viver suo
Strano è il viver suo
tra tumulti mille
ed improvvisi impulsi
di gioia o di dolore.
 
Felice è con poco
e per poco crea tragedia
la bella mia Ilaria.
 
Instabile d’umore
in abissi crolla senza fondo
con ali vola al vento
in altro momento.
 
Benigna la sua sorte
ma spesso lei si perde
in mille vie tortuose
dove d’Arianna il filo
non giunge in suo soccorso
da tempo ormai perduto
per colpe che s’accolla
ma che non sono sue.
 
Alcamo, 22.03.2017 ore 16,40.


Tutto risorge
Tutto risorge
anche ciò che è morto
in questo mondo
ogivale o tondo.
 
Rinascerà al mattino
ciò che la sera prima
era vizzo e morto.
 
Novelli amori
nascono e rimuoiono,
tornano a rinascere
per inaridire
dopo l’estate torrida
a settembre.
 
Ma in primavera
rinascere vedrai
fiori splendenti
e naturali amori
da ingiallita pianta
data per morta
sotto neve bianca.
 
Alcamo, 16.02.2017 ore 23,15.


Un comodo passaggio
Un comodo passaggio
fu causa di guerre
vinte dal Comune
in tempi passati.
 
Nuove figure
giunsero al comando
e risultaron vane
tutte quelle guerre.
 
Ormai resta chiuso
il comodo passaggio
dal primo giugno
al trentuno maggio.
 
Alcamo, G.M. 16.10.2018 ore 12,50.


Un piacere è stato
Un piacere è stato
vivere con te
anche le piccole
e grandi litigate
di passione pregne
come gli amplessi
di tempi andati.
 
Sognarti è stato bello
pure quando
mi dormivi accanto
in profondo sonno
o in dormiveglia.
 
Se non t’ho dato
quanto meritavi
mi perdonerai
perché tu sei buona
oltre che esser bella.
 
Tutti son buoni
dinanzi agli occhi tuoi
per il tuo cuore
che non nega mai
amabile un sorriso
per rendere felice
pure chi è nei guai.
 
Carità il tuo nome
e d’amore fiume.
 
Alcamo, G.M. 26.08.2017 ore 08,35.


Vanno gli umani
Vanno gli umani
restano i ricordi
i sentimenti belli
i sentimenti brutti.
 
Non rivedrai
chi apprezzò il tuo gesto
o lo maledisse
e ti ricorda
con gioia o con disprezzo
se nella vita sua
con alterigia, con millanteria,
con superbia tanta
o con carezza lieve
sei passato.
 
Regala il tuo sorriso.
 
Felici ti ricorderanno
quando sarai già morto
o sei andato via
per ignote strade
senza salutare
chi ti ha sorriso
oppure t’ha abbracciato
per parola amica
o conforto dato.
 
Alcamo, 02.04.2018 ore 23,15.


Ieri me tisse nu cumpare miu
Ieri me tisse nu cumpare miu
inctra ‘nu barra
ssettàti ‘n confitenza
e cu lu core a stozzi:
 
-la supportu, sì, ma finu a quandu
lassu cu me mbroia comu vole
senza cu dicu mancu do’ palore.
 
M’ave tittu cu bbau cu me ccìu,
m’ave tittu ca cu tutti vole stare
ma no ccu mie ca su ‘nu pampascione,
e forsi forsi ave puru raggione.
 
Ma nu giurnu te quisti
se me stizzu
me fazzu la valice
ni ticu sulu do’ palore:
“resta sula, begdra mia!”
piju la via e me nda vau.
 
Poi se parla te femminiciti…
Se le femmane su cosa cu le ‘mpichi
una rretu ll’agdra
quandu nu se sannu cumpurtare…-
 
-Ma nu te scorni cu ddici ste palore
te ‘na vagnona ca te vole bbene?-
ni tissi cu lu tegnu quetu.
 
-Nu capiscu percé m’aggiu te scurnare
se me tice: va ccìtite! senza ‘na raggione-.
 
Cu ste parole chiuse lu discorsu
nun disse nenzi cchiùi
e ncazzatu se zzau e se nda sciu
senza salutare.
 
Alcamo, G.M., 19.03.2018 ore 13,05.

Ieri mi disse un compare mio 
Ieri mi disse un compare mio
dentro un bar
seduti in confidenza
e con il cuore a pezzi:
 
-la sopporto, sì, ma fino a quando
lascio che m’imbrogli come vuole
senza ch’io dica neanche due parole.
 
M’ha detto di andare ad ammazzarmi,
m’ha detto che con tutti vuole stare
ma non con me che sono un lampascione,
e forse forse ha pure ragione.
 
Ma un giorno di questi
se m’arrabbio
mi faccio la valigia
le dico solo due parole:
“resta sola, bella mia!”
prendo la via e me ne vado.
 
Poi si parla di femminicidi…
Se le donne son cosa da impiccare
una dopo l’altra
quando non si sanno comportare…-
 
-Ma non ti vergogni di dire queste parole
di una ragazza che ti vuole bene?-
gli dissi io per tenerlo calmo.
 
-Non capisco perché mi devo vergognare
se mi dice: va, ammazzati! senza una ragione-.
 
Con queste parole chiuse il discorso
non disse nulla più
ed irritato s’alzò e se n’andò
senza salutare.
 
Alcamo, 20.03.2018 ore 17,25.


Nu giurnu te lu 1998
Nu giurnu te lu millenovecentunovantottu
ssettatu ‘nterra
vitti nu vecchiaregdru
ppuggiatu a nu muru
te lu fore miu.
 
Nun bitti quigdru ca facìa
quandu rrivai rretu ccasa mia.
 
Lu vecchiaregdru nu me vitìa
ma iu ni tissi lu stessu:
bongiornu a signurìa.
 
Se vutau te scattu.
Me vitte.
Se zzau,
raccozze curri curri tuttu quantu
quigdru ca tenìa ‘nnanzi
e puru rretu
e comu ‘nu crapettu
a zumparegdri se fice
fuscendu la scarpata.
 
Nu capei tuttu gdru timore
ma quandu me ggirai mmenzu llu miu fore
pectrusinu chiùi nu ctruvai.
 
Capei a ‘nu lampu
e me dispiazze tantu
te gdra cursa paccia
te lu vecchiaregdru
pe’ nu pocu te pectrusinu
ca s’ja pijatu.
 
Alcamo, G.M., 19.08.2017 ore 12,00.


Un giorno del 1998
Un giorno del 1998
seduto a terra
vidi un vecchietto
poggiato ad un muro
della mia campagna.
 
Non vidi quello che faceva
quando giunsi dietro casa mia.
Il vecchietto non mi vedeva
ma io gli dissi tuttavia:
buongiorno a lei signore.
 
Si girò di scatto.
Mi vide.
Si alzò in piedi,
raccolse correndo tutto quanto
quel che aveva innanzi
e pure dietro
e come un capretto
saltellando si fece
fuggendo la scarpata.
 
Non capii tutto quel timore
ma quando mi girai in mezzo alla mia terra
prezzemolo più non trovai.
 
Capii in un lampo
e mi dispiacque tanto
della corsa pazza
del vecchietto
per un poco di prezzemolo
che s’aveva preso.
 
Alcamo, G.M. 19.08.2017 ore 12,00.


Se viti nu vecchiaregdru
Se viti ‘nu vecchiaregdru
ssettatu a ‘n angulu te via
fermate ‘nu minutu
nni faci cumpagnia.
 
Tinni do’ parole
‘nu semplice “bon giornu”
e bbiti ca te cunta
miraculi te vita.
 
Te cunta te vagnone
quigdru ca facìa
‘nu filmi a culori
ca nun hai mai vistu.
‘Nu mundu chinu chinu
te tanta fantasia
e mmenzu su ‘mbiscati
amore e nustalgia.
 
Mente tantu focu
a quigdru ca te tice
te vita militare
quand’era capurale
te le bbegdre fije
ca lu vulìane zzitu.
 
Tante agdre cose
ni èssane te vucca
ca lu fannu rrivare
a mparatisu vivu.
Tie nu te nnuiare
nu ni tire “basta”
lu vecchiu se murtifica
ca t’ave disturbatu.
 
Iùtalu cu ccamina
se ave te bisognu
ca forsi puru a tie
serve cumpagnia
te nu vecchiu sctraccu
ssettatu a ‘n angulu te via.
 
Alcamo, G.M., 28.07.2017 ore 11,15.


Se vedi un vecchietto
Se vedi un vecchietto
seduto ad un angolo di via
fermati un minuto
per fargli compagnia.
 
Digli due parole
un semplice “buon giorno”
vedrai che ti racconta
miracoli di vita.
 
Ti dice da ragazzo
quello che faceva
un film a colori
che non hai mai visto.
Un mondo pieno pieno
di tanta fantasia
e nel mezzo misti
amore e nostalgia.
 
Mette tanto fuoco
in quello che ti dice
di vita militare
quand’era caporale
delle belle figlie
da cui era preteso.
 
Tante altre cose
gli escono di bocca
che lo fanno arrivare
in paradiso vivo.
 
Tu non t’annoiare
non gli dire “basta”
il vecchio si mortifica
perché t’ha disturbato.
 
A camminare aiutalo
se ha di bisogno
che forse pure a te
serve compagnia
di un vecchio stanco
seduto ad un angolo di via.
 
Alcamo, G.M., 28.07.2017 ore 11,15.

 


 

 

 

A tutti gli amici reali e virtuali
passati presenti e futuri

 

Introduzione

SETTANTA QUATTRO.
Sono i vagoni che si è tirati dietro la locomotiva di questo treno su binari solidi talvolta, ed altra volta in bilico su strade ferrate sconnesse, talvolta prospicienti un precipizio, altra volta in buia galleria, spesso lungo una magnifica riviera, con fiori brillanti in primavera, tra le montagne imbiancate dalla neve nell’inverno. Rispettando gli orari, facendo le dovute fermate, alleviando le fatiche di chi, stanco della vita e della cattiva sorte, era tentato di farla finita o correndo in allegria per i campi sconfinati con giovani carichi di speranze e fiduciosi in un radioso domani.

Questo è SETTANTA QUATTRO.
Ma settantaquattro sono volutamente anche i canti di questa silloge e settantaquattro gli anni dell’autore. A qualcuno potrà sembrare un accostamento puerile. Ma si sa che a settantaquattro anni ci si può permettere di ritornare a giocare come e con i più piccoli, magari nipotini, e nessuno, credo, avrà da ridire. E proprio come può succedere ai bambini, come facilmente il lettore potrà constatare, questi canti spesso sono contraddittori. Troverà il canto rivolto con pienezza di fede in Dio e troverà il canto di un agnostico che mette in forse la Sua stessa esistenza. Troverà il canto che sublima la figura femminile e troverà il canto che infierisce contro di lei.
Il poeta per sua natura non è un filosofo, non è tenuto a concludere, come diceva il grande Luigi Pirandello, ma è libero nei suoi voli. Al poeta è permesso di volare liberamente, talvolta in alto, altra volta in basso. Si avvia in groppa ad un’idea ma non sempre giunge alla
meta prefissata, anzi spesso giunge in tutt’altra direzione.
Come avviene sempre, per chi compie un’opera, non tutto è oro quanto è stato scritto. Sicuramente sarebbe stato opportuno fare una cernita, ma poiché tutto è soggettivo, l’autore ha preferito lasciare il tutto così come il lettore lo trova, se avrà la bontà e la pazienza di dare uno sguardo di tanto in tanto a qualche canto. Naturalmente ognuno si soffermerà su ciò che gli piacerà, che risponde al suo stato d’animo del momento, alla sua indole, alla sua cultura, alla sua visione generale della vita e probabilmente non ritornerà su quanto gli avrà arrecato noia e fastidio. L’autore si scusa fin da questo momento per l’eventuale disturbo arrecato ed afferma che non è stata sua intenzione giungere a tale risultato e tuttavia ringrazia per l’attenzione prestatagli.


Alcamo,12.12.2016 ore 19,50.
Marino Giannuzzo

 

Adele
Dolci come il miele
le tue labbra
carnose e succulente,
amaro come fiele
il tuo cuore.

T’ho avuta e t’ho amata.

Un mattino all’alba
te ne sei andata
senza un abbraccio
o arrivederci a presto.

Sei alle Seychelles
nel ghetto della droga
cercando un paradiso
ormai perduto.

Ho nostalgia di te
delle carnose labbra.

Forse anche tu
serbi dei ricordi
forse dei rancori
che t’accompagneranno
nella vita.

Vorrei saper di te
vorrai saper di me
ma l’orgoglio
che t’ha portato via
non ti farà tornare.

Adele, vecchio amore,
tu rimani al ghetto,
io in una gabbia
di tutt’altra vita
insieme a te sognata.

Alcamo,12.02.2015 ore 21,15


Alieni
L’essere umano
perenne ha l’illusione
d’esser l’unico
padron dell’universo.

Da altri mondi
lontani di millenni
esseri ignoti
vengono a trovarci.

Scompaiono,
riappaiono,
lingue conosciute
non ci parlano,
esseri strani
di mondi sconosciuti
e da noi remoti.

Bizzarri siamo noi
per gli intelletti loro
se intelletti hanno
quegli esseri viventi
ed a noi ignoti.

Alcamo, 01.03.2016 ore 10,55.
 

Alloro
L’albero d’alloro
sempre verde
dal vento e dalla pioggia
fu spogliato.

Nudi i rami
sparse son le foglie
ma lo rivestirà
in verde
primavera.

Alcamo, G. M., 29.08.2014 ore 23,45.
 

Amore
Col vento e con la pioggia
col gelo e con la neve
alta alle ginocchia
col sole in primavera
col fuoco dell’estate
correndo in bicicletta
ti ho voluto bene.

Sul seno tuo fiorente
florido e attraente
m’hai stretto
come in una morsa
nella notte buia
divenuta giorno.

Amor d’amante
è stato l’amor tuo
amor d’amante
è stato l’amor mio
amore libero
amore senza inganno.

Alcamo, 19.11.2016 ore 08,15.
 

Angela
Sulla tua fronte
solchi d’aratro
aprono l’anima
spaccano il tuo cuore.

Ferite antiche
mai rimarginate.

Ricordi lontani
dolori laceranti
spine e travagli
del passato.

Compagna di viali
in case di salute
dette manicomi
ove costretti
spiriti sani
eccellenti e puri
vissero malati
col desiderio vivo
di conquistare presto
il blu dei cieli.

Alcamo, G.M., 13.09.2015 ore 13,15.
 

Ardore
Ardore intimo mi prende
quando di sabbia
dune lungo il mare
rimembrando vado
culle d’amore
di gioie infocate.

Forsennati moti
tumultuosi impulsi
univano all’unisono
battiti di cuori
spossati nella lotta
inappagati.

Ricordi lontani
rimembranze vane
quando al tramonto
giunto è il cammino.

Palpiti al cuore
mandano i ricordi
palpiti alle membra
ponderati e quieti
giungono ai sensi
intimi d’un uomo
provato da dolori.

Alcamo, G.M., 24.07.2016 ore 14,30.
 

Artisti
Poeti pittori o musicisti
non sono artisti
se mancano di un filo
sottile di pazzia,
se in corpo o in mente
nella cervice strana
non nascono
col gene di follia.

Un tale
volendo essere scultore
si diede a fare cose
che nulla avevano di arte
ma che illustri critici
ebbero in contesa
chi n’era stato
lo scopritore primo
delle stravaganze.

Al colmo della fama
volle essere scultore
e nello stesso tempo
un essere normale
artista noto
solo agli amici suoi
ignoranti d’arte.

Rappresentò natura
uomini e misfatti
come la gente sua
li percepiva.

Cadde in disgrazia
tra i critici saccenti
ma ebbe in dono
la notorietà
tra gli esseri viventi
che non hanno
grilli per la testa
per lo più ignoranti.

Furono in tanti
e l’ebbero d’esempio
nelle loro arti.

Alcamo, 23.03.2016 ore 8,15.
 

Beato
Beato chi sorride per natura
dinanzi all’improvvida sventura.

Beato chi del sole
sfrutta i raggi
e non si scotta mai.

Chi della pioggia
sa non lamentarsi
avrà copiosi frutti
e raramente guai.

Alcamo, 01.12.2014 ore 20,00.
 

Buona Pasqua
Buona Pasqua a tutti
amici vicini
e nemici lontani
a chi è vissuto nella miseria
a chi tutto ha tra le mani
a chi ha agito bene
e a chi ha subìto mali.

Dio perdoni
chi ha creato guai.

Alcamo, 02.04.2015 ore 08,45


Camilla
Vergine Camilla
s’era dichiarata
dinanzi all’assemblea
di parenti, amici
e conoscenti tutti
quando a casa era ritornata.

Fu rassicurata
dal dotto luminare
ginecologo-scienziato
dopo averla visitata
ma le battaglie sue
su morbido giaciglio
le conoscevan tutti
e le conobbe pure
l’emerito scienziato.

In luoghi e tempi vari
gli occhi stralunati
rivolti aveva al cielo
in segno di deliquio
ultimo stadio
di piacere impuro.

Ma vergine Camilla
s’era dichiarata
dinanzi all’assemblea
di parenti, amici
e conoscenti tutti
quando a casa
era ritornata.

Alcamo, 16.12.2015 ore 06,15.
 

Carovana
Ombre vaganti
dinanzi al sole
calante ad occidente
in un meriggio torrido,
lontane dalle terre
dove speranze nacquero,
su binari morti
scivolando vanno.

Penetrano occhi
trafiggono dei cuori
su strade impervie
con su spalle bimbi
di stanchi genitori
con dormienti bimbi
appesi alle mammelle
prive di latte
vizze e senza vita
di cadenti madri.

Voci disperate
cercano figli
spersi nella folla.

La carovana priva di cammelli
trascina piedi scalzi
cercando luce
che indichi un giaciglio
per posare il capo
e un pane nero
per tacitar la fame.

Alcamo, G.M., 10.09.2015 ore 16,05
 

Casetta
Ritornai sui luoghi
dei giochi miei d’infanzia.

Cercavo la casetta
col tetto fatto d’embrici
su canne intelaiate
su tufi sovrapposti
senza calce.

Era la casetta
sempre un po’ cadente
in costante lotta
coi furiosi venti
della tramontana,
talvolta di ponente.

Venne l’uomo nuovo,
l’uomo coi denari,
comprò terreno e casa
e costruì un castello.

Ampio fu il castello
ampio e molto bello
ma non meraviglioso
come la casetta
d’embrici coperta
su tufi sovrapposti
senza calce.

Era la casetta
dei giochi miei d’infanzia
era la casetta
dei sogni miei puerili.

Alcamo, c/da G. M., 04.07.2014 ore 12,07


Come stai?
-Come stai?
-E come devo stare?! Sto!
come giorno senza sole
e notte senza luna.
Chi vita dava alla vita mia
è andata via.

L’anima irrequieta
ancora non si placa
girovaga per valli
corre in cima ai monti
crolla negli abissi
e non trova pace.

-Amico mio,
fa parte della vita
vivere e morire.

Chi resta sulla strada
è carico d’affanni.
Il giorno pare notte,
la notte è buia e immensa,
riaffiorano i ricordi
rivivono i tormenti.

Fermati un istante
recupera il respiro
vedrai spuntare il sole
dietro la montagna
sul fare del mattino.

Verolengo, 08.06.2016 ore 11,25
 

Compagna
Donna e compagna
tu per me sei stata
nella buona e nella dura sorte
nel pianto e nel sorriso
dei giorni lieti o neri.

La gelosia tua
per me è stato orgoglio
ha creato amore.

Sorella moglie e figlia
forse pure madre
al fianco mio sei stata.

Le effusioni tue
rimproveri e carezze
nei momenti tristi
o nei momenti lieti
d’amore furon pregni.

E l’ultimo momento
l’ultima speranza
l’ultimo mio bacio
l’ultimo sorriso
quando rimarrai
esterrefatta
dinanzi a un corpo inerte
privo della vita
sarà per te, compagna,
gioia infinita.

Alcamo, 12.04.2016 ore 22,00.


Dalla finestra
Con occhio nuovo
dalla finestra amica
gli alberi fruscianti
con le foglie verdi
ed i rami in fiore
ho visto stamattina.

Pittura sulla tela
completa di cornice
m’è sembrata.

E’ la vita
del giardino mio
che rifiorisce
dopo la nottata
alla fresca alba
frizzante d’aria pura
all’inizio
della nuova giornata.

Alcamo, G.M., 02.07.2015 ore 09,25


Dio
Dio sulla città
sappiamo che ci sei
volgi gli occhi a noi
veglia da lassù.

Noi t’abbiam cercato
in mezzo a tante guerre
non t’abbiam trovato
per dettar la pace
in questo mondo infame
di guerrafondai
pazzi e prepotenti.

Siamo un mondo pieno
di poveri impotenti
senz’armi e senza gloria
senza fari accesi
su mari turbolenti.

Ti preghiamo supplici
vieni incontro a noi
sul capo nostro poni
le mani tue potenti.

Dalla buia notte
fai sbocciare l’alba
per rallegrar la vita
splendente e luminosa
dei miseri impotenti.

Alcamo,11.02.2016 ore 22,55.
 

Divorzio
Poi tacitamente
tutto ormai finito
ognun per la sua strada
dopo una vita
insulsa maledetta e travagliata
o dopo gioia
goduta con te stessa.

T’illuderai d’essere vissuta
t’illuderai d’essere stata amata,
fanciulla dolce, ormai donna amara.

Lusingata t’han portata a letto
per piacere altrui non per tuo diletto:
tu non c’eri mai.

Fu vita tua per anni,
anzi per decenni,
l’han chiamata amore.
La tua fu convenienza
di vogliosa donna
il suo fu egoismo
di selvaggio cuore.

Vissuti insieme avete molti anni,
anzi dei decenni,
ma ognuno solo
vissuti ha i suoi momenti.

Ed ora ognun per la sua strada
verso altro inferno o illusione amara.

Alcamo,18.01.2015 ore 09,30
 

Farfalla
Fosti farfalla
volteggiante in cielo
variopinta e bella
senza una meta
definita.

Volasti lieve
da fiore ad altro fiore
succhiando néttare
che ti dava vita.

Poi ti fermasti
su piccola fiammella
nel buio della sera.

Arsero l’ali
t’abbracciò la terra.

Alcamo, G.M., 16.07.2015 ore 23,05.
 

Fede
Ci vuole cuore
generoso e puro
capace di donare
per avere in cambio
serenità e amore:
questa è pura fede.

Ragione e intelligenza
non sciolgono i misteri
d’una religione
fatta d’assiomi
tramandati.

Ipotesi campate
come castelli in aria
supposizioni certe
di esseri furbastri
con capacità
non concesse a tutti.

Religione è ipotesi
dell’umana mente
che tutto vuol capire
per concluder niente.

Scienza ed ignoranza
hanno principio e fine
in punti giustapposti
d’un cerchio magico
largo all’infinito.

Alcamo, 27.09.2015 ore 23,20.
 

Figli
I figli vanno
per le vie del mondo
larghe e in discesa
tortuose spesso
strette ed in salita.

Incontreranno l’uomo
pieno di coraggio
incontreranno l’uomo
che avrà paura.

Andranno incontro a guerre
nel cercare pace.

Una donna avranno
compagna per la vita
che li carezzerà
con materna mano
o li tradirà
non vista.

Ma saranno soli.

Soli se ne vanno
per la loro strada
in mezzo a tanta gente
tra folle sconosciute
in luoghi non cercati
in tempi non voluti
ove porranno
radici per la vita.

Alcamo, 30.05.2015 ore 23,25.
 

Fiumana
Di gente una fiumana
simile a greggi
prive di padrone
per vicoletti e strade
dilaga in confusione,
api cercanti celle abbandonate.

Destinate a correre alla meta
che non ha un nome.

Dalla metrò sfornata
da treni e torpedoni
che sfrecciano agli incroci
incuranti di vecchi macilenti
impietosi
per madri con in braccio
bimbi appena nati.

Dai sottopassaggi
visceri muti
che hanno visto
violenze e soprusi
compaiono gli umani
ridotti animali.

All’angolo del vico una ragazza attende
e un passante invita a sesso compiacente.

La fiumana va verso la cloaca
con l’acqua e con la melma
dell’umanità disorientata.

Roma, 28.05.2016 ore 15,30.
 

Formicolio
Formicolio
m’è sorto stamattina
nell’attempate membra.
Sarà il tepore della primavera
che i sensi fa rinascere alla vita.

La noia è morta
il sangue si risveglia
cerco lo sfogo
sotto le lenzuola.

C’è fuoco in corpo
fuoco non sopito
pure se gli anni
sono andati via.

Formicolio rinasce
nell’attempate membra,
formicolio
che porta guerra al cuore.

Alcamo, 07.02.2015 ore 6,00

Fossili
L’essere rimasto dove è nato
ha le radici sue atrofizzate.

Chi le radici divelte ha rinvenuto
o altri altrove hanno trapiantato
con la fantasia
torna alla terra
che l’ha mandato via.

Bello sarebbe
potere ritornare
dei padri sulla terra
nel reale
e ripiantar radici
robuste e pien di vita.

L’amico mio diletto,
amico dall’infanzia,
le radici sue
ha fossilizzate.

Vorrebbe andare via
vivere lontano
ma ha i lacci al piede,
mi ha comunicato.

Ha radici vecchie
mai rinnovellate
sono radici secche
radici atrofizzate.

Alcamo, G.M., 18.09.2014 ore 14,53

Francesco
Sotto la quercia della casa antica
Francesco tetraplegico incontrai
su fiammante sedia con rotelle.

Con lui la madre tenera ed il padre
ed un minor fratello
di pochi anni appena.

Da mille attenzioni circondato
tutto intendeva il giovane Francesco.

L’infermiera l’autista ed un pulmino
eran per lui nel viaggio d’ogni giorno
per la terapia.

Mai sarà Francesco
come il fratello e gli altri
ragazzi diciottenni.

La madre premurosa
coccola quel figlio
tesoro prezioso che Dio le ha donato.

Esterrefatto l’occhio estraneo mira
forse non comprende.
Esterrefatto è tutto il vicinato
per quella madre fiume di coraggio.

Sorride al figlio
l’abbraccia con trasporto
con l’amor di madre
che abbraccia un neonato.

Alcamo, 17.05.2014 ore 18,15
 

Giardino
Nel mio giardino
sfrecciano gli uccelli
degli alberi tra i rami
liberi da lacci
d’ogni gabbia fuori.

In bianco e nero gazze
eleganti e in festa
in fiero portamento
o cardellini in verde
in giallo in nero e in rosso
o passerotti semplici
in marron-glacé
o merli gialli e neri.

Nei giorni di novembre
giocherellando viene
quasi tra i miei piedi
l’ingenuo pettirosso.

E altri e altri ancora.

Una poiana e un falco
liberi volteggiano
insieme ad un gabbiano
sopra la mia testa.

Invidioso ammiro
la loro libertà
e il volo.

Alcamo, G. M., 15/07/2014 ore 14,30
 

Giulio
I figli ormai cresciuti
dinanzi ai padri ostentano
del mondo la conquista
per capacità
e intelligenza propri
senza frenate brusche
e scontri quotidiani
per aprirsi un varco
tra la folla umana
inferocita.

Ha taciuto Giulio
tutti i suoi problemi
per non mortificare
l’orgoglio di suo padre.

Il padre l’ha ignorati
forse li ha supposti
certo immaginati.

Eppure Giulio
di strada ne ha percorsa
tortuosa ed in salita
felice che suo padre
possa aver creduto
che abbia lui imbroccato
un’autostrada larga
senza sorpassi
con limitato traffico
e agevolata guida.

Il padre ora è morto.
E Giulio non saprà
se egli l’ha supposto
contento e soddisfatto
o travagliato in tutto.

Alcamo, 07.11.2015 ore 23,00.
 

Giustizia millantata
Con scandalo s’è detto
che il figlio d’un mafioso
non ha diritto alcuno
di raccontare in pubblico
l’amore di suo padre
che aveva verso lui
e della sua bontà
per la famiglia.

Alla vendetta abietta
giustizia han dato nome
alcuni dei cristiani
che han tradito Cristo
con ruberie, soprusi,
rapine e tradimenti
verso gli indigenti
di tutti i continenti.

Sono uomini dabbene
sono i potenti
dai tronfi atteggiamenti
dimentichi dei torti
fatti dai lor padri
a masse d’innocenti
schiavizzati e inermi.

Sono i discendenti
di chi fu mafioso
che invocano giustizia
per conservar la nuova
impunità acquisita.

Non si permetta,
affermano,
al figlio d’un mafioso
in galera a vita
per i suoi misfatti
rimembrar carezze e baci
avuti tra le braccia
di un padre-mostro
che non fece conto
di carezze e baci
negati ad altri figli,
figli d’altri padri.

Ma non si dica mai,
afferma l’ironia,
che simile principio
sia applicato a figli
di sudici banchieri,
di torbidi politici,
di alti magistrati
o di parenti stretti
di alti prelati,
che han rubato il pane
a chi fu digiuno
crepato nell’inedia
sotto un porticato.

Alcamo, 08.04.2016 ore 18,55


Idioma natio
L’esule migrato
perenne ha nel cuore
il gergo suo natio.

Lo ripete forse
ai figli ed a se stesso
per non dimenticare.
Parla come un matto
per le orecchie altrui.

L’idioma che lui usa
certo si è evoluto
e non è più quello
dei luoghi dove è nato.

Non s’usa più il linguaggio
che gl’insegnò sua madre
quando balbettava
frasi ancor sconnesse.

Anche l’idioma evolve
ma l’esule rimane
a quelle sue parole
abbarbicato.

Ha nostalgia dei luoghi
l’esule lontano,
ha nostalgia dei motti
dei padri e degli avi,
ha nostalgia di tutto
su stranieri suoli
l’esule migrato.

Alcamo, 10.11.2014 ore 19,00


Il Creatore
Qualcuno disse un giorno,
quand’ero nell’infanzia,
che aveva Dio creato
l’uomo
a sua immagine e somiglianza.

Poi sono cresciuto
e mi sono accorto
che forse non è vero
e che sicuramente
l’uomo furbacchione
creato ha un Dio
a propria condizione.

E poiché il migliore
tra tante bestie vive
del piccolo teatro
dell’impostore mondo
ritenne esser lui
volle creare un Dio
come più gli piacque.

Gli diede volto e mani
sentimenti e occhi
orecchie ed anche il naso
per sentir le puzze
che dal mondo intero
verso il cielo vanno.

Dio certo ride
di tutto questo dire,
di questo dire e fare
per vivere più a lungo,
possibilmente meglio,
per somigliare a Lui,
eludendo guai,
ma lascia infine a ognuno
la soluzione ultima
dei problemi suoi.

Ma ieri ha detto un tale
alla televisione
che senza un Dio supremo,
creato o creatore,
chi ha creato Dio
è un impostore.

Alcamo, 16.05.2014 ore 9,25


Il sogno
In un sogno
anche i morti
possono fare
una risata.

Puoi vivere vita diversa
di gioia o di tormento
cadere in un abisso
volare via col vento.

Puoi vivere nella follia
la realtà quotidiana
soffrire ed amare con gioia
le nere pene d’inferno.

Tu vedere potrai
legato alla sua greppia
dondolante un cavallino
o un ciuco volante
che te in groppa conduce
oltre il buco
del nostro universo.

È bello ogni sogno
se appagare ti fa
un desiderio negato
dalla realtà.

Alcamo,01.05.2016 ore 9,00.


Illusione
Nella cella stretta
della mia prigione
rivedo un po’ a memoria
di bimbo mai cresciuto
i fuochi d’artificio
che con bagliori mille
e tuoni assai lontani
giungono tra i ferri
saldati a quadrati.

La notte cupa e nera
è la mia compagna.

Baratri immensi scorgo
aprirsi sotto i piedi
ma l’illusion di vita
di bimbo mai cresciuto
ha serbato ancora
nel fondo dei ricordi
i fuochi d’artificio
con i bagliori e i tuoni.

Alcamo, G.M., 22.08.2014 ore 0,55


Immortalità
L’uomo sempre tende
a divenir divino.

Brama il potere
accumula ricchezze
nell’illusione vana
di restare eterno.

Mille azzardate ipotesi
mette in una pentola
che con ardente fiamma
porta a ebollizione.

Ma tutti i suoi progetti
nella terra fredda
collocheranno i figli
al suo spirar di vita.

Il corpo si trasforma
in vermi ed in marciume
lo spirito s’invola
per l’ignoto viaggio.

Rimane solo il dubbio
a chi in vita resta
dubbi non ha più
chi se n’è andato.

Alcamo, G.M., 20.08.2015 ore 11,00


Incapaci
L’oblio porta via la memoria
restano le gesta d’un nome ormai perduto
di un essere remoto che non ha più vita.

Monumenti e templi
eretti con il sangue
di poveri innocenti,
che ebbero la sorte
di venire al mondo
già diseredati,
vivono più a lungo
dei loro committenti.

Tra tante cose belle
create da un genio o da chi ha denari
viene scoramento
ai miseri mortali
che vogliano creare
qualcosa che ricordi
ai propri discendenti
l’esistenza d’avi
mediocri o non capaci.

Nulla ricorda ai posteri
l’esistenza loro:
né opere mediocri
né cose stravaganti.

Solo opere mancanti
che resteranno sempre
ignote a tutti quanti.

Alcamo, 21.01.2016 ore 21,15


Inguacchiator di tele
Di pittore esimio
hanno dato fama
ad un uomo misero
di tele inguacchiatore.

Angeli crea e santi,
alberi ed il mare,
cieli e pur la terra,
come dettato viene
a lui dall’istinto
dall’estro
o dalle circostanze.

L’inguacchiator di tele
è molto soddisfatto
quando realizza un quadro.

Sperpera colori
sperpera pennelli
sperpera le tele
e spesso non riposa
per potere dire:
creato ho qualcosa.

Pure Van Gogh,
afferma,
non era certo un genio
già riconosciuto
quando dipingeva.

L’estro in lui rivive
quando tutto tace.
Crea mostruosi obbrobri
mettendoli da parte
nella speranza ultima
che quando avrà cessato
di rompere le scatole
a tutta la sua gente
qualcuno possa dire
che un’orma fu lasciata
anche da un tale
definito sempre
inguacchiator di tele
pure da sé stesso.

Alcamo, 14.03.2016 ore 18,00.


La caduta
Compagni di lungo cammino
vogliosi d’andare
custodi di mille progetti
con mille speranze nel cuore
sono caduti nel fosso.

Non erano stanchi
ma sono cascati.
Un inciampo
in una buca profonda
li ha fatti precipitare.

Cadute mortali
che disfano ogni speranza
spezzano fiori
distruggono amori.

Dario l’amico più caro
è caduto inciampando.

Era al mio fianco
nulla faceva intuire
che stava cadendo
non pronto a morire.

Di Dario l’amico più caro
resta solo il rimpianto
di non averlo potuto salvare.

Alcamo,19.11.2014 ore 09,05


La moglie di Libio
La moglie di Liborio,
detto Libio,
vicino mio di casa,
a lui fa dire tutto
quel che vuole.

Gli mette in bocca
parole mai pensate
lo condanna
senza far processi
lo condanna
pure se ha ragione.

Se lei testimoniasse
dinanzi a un tribunale
Libio andrebbe dritto
in cella di prigione.

Ma l’abbraccia e l’ama.
Non ha alcun rimorso
se crea dei casini
che sconvolgono una vita.

Ecco come agisce
la moglie di Liborio,
detto Libio,
vicino mio di casa.
Tutti ormai lo sanno
qualcuno l’odia
qualcuno ha compassione.

Alcamo, 06.03.2015 ore 21,20


Libertà
In nera solitudine io vissi
della giovinezza gli anni miei
quando mente e cuore
cieli bramavano
e libertà di voli.

Morte fu la vita
di quegli anni,
gli zigomi tremanti
per paura.

Ma ci rinfrancammo
siamo venuti fuori,
anima e corpo miei,
a respirare l’aria
della libertà
a polmoni pieni.

Volo d’aquila fu il nostro
scioltezza delle membra
conquista d’infinito
in libertà di voli.

Alcamo, 29.05.2015 ore 23,45.


Ligabue
Il cuore mi si è stretto in una morsa
per un filmato sul matto Ligabue.

Dopo i successi
della sua pittura
molti privilegi
al pazzo innocuo
furono concessi.

Auto camerieri autista ed altro
e il desiderio vano
d’avere una compagna.

Fragranza d’una donna
sognata dall’infanzia
nello squallore
di un tetro manicomio
invano fu agognata.

Timide labbra
su guancia di fanciulla
bella ed avvenente
gli fu concesso una volta sola
unico premio per un disegno
a lui commissionato.

Un bacio sulle labbra
dell’avvenente donna
che gli era accanto
chiese in elemosina
quasi piangendo:
gli fu concesso
darlo con rispetto.

Per sì gran dono
con molta devozione
grazie le rese
e gli occhi gli brillarono
per la commozione.

L’unico bacio
dopo eterni sogni
d’una vita intera
Antonio Ligabue
uomo di successo
ebbe da donna
per un suo lavoro.

Alcamo, 24.10.2016 ore 18,20.


L’isola
Fuori dalla nebbia
l’isola sorse
estrema cima
di alta montagna.

Tra le colline
le valli dell’Emilia
parvero mare
a chi le cercava
immerso nella luce
sopra il bianco tetto
dell’immensa nebbia.

Il mare vidi
dove mar non c’era.

Sotto
la vallata
d’affannose gare
e di tormenti pregna.

Alcamo, 27.11.2015 ore 16,15


Madre pietosa
La tua presenza avrò
al fianco mio
fino al momento
che sarò con Dio.

Mani trepidanti d’una madre
Gli presenterai
per motivare gli errori miei.

Pregherai in ginocchio
d’aver misericordia
d’un debole rimasto
senza una guida
tutti i giorni suoi.

Dio avrà pietà
e carità per te.
L’amore tuo per me
sono certo che mi salverà.

Solo allora
avrai la gioia in seno
e a me dirai correndo:
-figlio vieni qua,
vieni tra le braccia
della madre
che non t’ebbe mai.

Alcamo, 12.09.2016 ore 16,20
 

Madre
Più la guardo
e più mi sembra bella
sono versi antichi
di quand’ero bimbo
tra i banchi della scuola.

Non conobbi
l’amore di mia madre
lungo gli anni miei
giunti ormai
al tratto ultimo di vita.

Giovane è rimasta
nella fantasia
e dentro gli occhi miei
pregevole indennizzo
non concesso a molti.

Aver la madre giovane
ferma sui trent’anni
pur se hai vissuto
già sette decenni
è un privilegio
concesso solo a pochi
che la madre in vita
non hanno avuto mai.

Alcamo, 13.02.2015 ore 22,00.


Mani
È blasfemia
rinnegar se stessi
per pelle rattrappita
sulle vecchie mani.

Operose mani
ricchezza del passato
mani delicate
esperte alla carezza.

Or sono intorpidite
turbate dall’artrosi
che galoppando invade
anche il cervello.

Dove le meningi
non hanno reazioni
come ai vecchi tempi
immemori di tutto.

Generose mani
vive nel passato
ma or cadenti e vizze
morte e senza impulso.

Alcamo, 10.12.2016 ore 14,30


Marcello
La gente che per altri s’addolora
non sempre nel cuore ha bontà.

Altri commisera
per compatir se stessa.
Marcello
un cane ha visto bastonato
lo compiange
e di collera infocata
s’è impregnato.

Ma al cane
che a lui un morso ha dato
d’istinto
un fulmineo calcio ha rifilato.

La natura umana
spesso è falsa
perfida ed infìda
e bile smisurata ha nel cuore.

Con ipocrisia assiste
all’altrui dolore
ma talora ne gode
con soddisfazione.

Alcamo, G.M. 17.03.2015 ore 17,15


Marco
Gli atteggiamenti miei
ho rivisti in Marco
il figlio di mio figlio.

Sereno addormentato
con le braccia in alto
su morbido cuscino
al di là del capo.

Alcamo, G. M., 02.08.2014 ore 13,30.


Migrante
Il vento, l’acqua, il sole,
le intemperie tutte
m’hanno condotto
per le vie del mondo.

Il mio andare
è senza ritorno.

Il ricordo resta
e il desiderio vago
di ritornare
alle radici antiche,
tra parallele file
di secolari ulivi,
sull’albero di fichi
o per sentieri angusti
in libertà pei campi
per sfrenate corse
con sgangherate bici.

Alcamo, G. M., 17.07.2014 ore 06,00


Momento
Questo è il momento
della mia illusione.

Domani sarà tardi,
forse non potrò
scrivere i miei versi,
forse non sarò
neppure tra i viventi.

Chiudendo gli occhi
io sarò nessuno.

Ora io posso
solo immaginare:
sarò un grande
domani assai lontano,
sarò onorato
genio sconosciuto.

Resterò nessuno
dopo la mia morte.

Bella illusione
d’essere qualcuno
un futuro giorno
come tutti i grandi
morti nell’infamia
vilmente assassinati
e dati in pasto ai cani.

Sarò un grande
fuori dagli omuncoli
onorato tra i geni universali.

La mia illusione
farneticata e mesta
è soltanto questa.

Alcamo, 12.02.2016 ore 0,30


Musica
La melodiosa musica
d’una canzone antica
di Salvator Di Giacomo
giulivamente giunge
a carezzar la mente
al pallido chiarore
della splendente luna
nella notte placida
alcamese.

Gioisce il cuore e tace
l’animo trastulla
perché divinamente
ha trovato pace.

Alcamo, G. M., 07.07.2014 ore 24,00


Niki
Da quando Niki Lauda
fu torcia in mezzo al rogo
quarant’anni fa
guidando una Ferrari
appena un giorno
sembra sia passato.

Anche per me
trascorsero quaranta
come in un soffio
e non mi sono accorto.

La vita è breve
di vento appena un soffio
fuliggine che passa
ad annebbiare un giorno
treno che va
senza alcun ritorno.
Lauda fu salvo.
Vivente sono io
sull’arco discendente
d’una vita insulsa.
Ma non mi sono accorto.

Alcamo, G.M., 04.09.2016 ore 14,00


Nina
Ah, che mondo bello!-
stamattina ho detto
dopo avere letto
tutto il resoconto
d’un essere vivente
costretto sempre a letto.

Nina, bella e giovane,
da male attanagliata
coraggio trasmetteva
ad altra ammalata
e amore per la vita.

Vivi questo giorno
-le diceva come
un altro giorno,
nella norma.

Il bello d’un abbraccio
lo scambio d’un sorriso
un invito a cena
in luoghi fuori mano
e ignoti a tutti
accetta.

La vita è sempre bella
se profonda quiete
l’essere conquista
e ad altri può donare
serenità di vita.

L’amore per la vita
-diceva in conclusione nasce
quasi sempre
da grande dolore.

Alcamo, G. M., 21.06.2014 ore 08,40


Nonni
Nei giardini pubblici
con due nipotine
eravamo soli
io e Dora insieme
nella Val Padana.

Trilli e capricci
volavano per aria
ed eravamo in ansia
per imminente rischio
d’improvvide cadute.

Erano agili
inconsce degli ostacoli
piccola Greta
più grandicella Asia
dinanzi all’apprensione
dei due nonni anziani.

La gioia della vita
scoppiava dentro i cuori
delle bimbe vispe,
la gioia della vita
era dentro i cuori
dei due nonni anziani.

Fu bello il navigare
con la fantasia
tra fiumi cielo e terra
felicemente
con il cuor di nonni.

Fu bello poter vivere
l’istante della vita
tra altalene e attrezzi
per le due nipoti
tenere negli anni.

Alcamo, G.M, 19.07.2015 ore 14,45.


Ognissanti
Un tale che ritiene di sapere tutto
questa mattina
parlando con amici ha pontificato:

Chi non ha trovato
un posto in calendario
è stato accomunato
nel generale ossario
tra eremiti, eroi nella fede,
di chi male intese
il senso del divino,
di chi fu carnefice
di gente d’altro credo
senza pietà per teneri figlioli
o per mogli incinte
che pietà imploravano
per miseri congiunti
privi d’ogni colpa
se non del desiderio
di volere vivere
senza imposizioni.

Gente accomunata
tra gli ognissanti
privi di nome
di gloria e di tormenti.
Li ricorda l’uomo
accomunati tutti
li distingue Dio
tra santi, vittime innocenti
e loschi delinquenti.

Alcamo, 01.11.2016 ore 07,45.


Orme sulla sabbia
L’altezzosa testa
cent’arie s’era prese
a lei non date.

Sempre dai piedi
fu portato il peso.

Ma finalmente un giorno
d’un anno e un mese
ormai passato
segnarono un’orma
impronta di riscatto.

Sul bagnasciuga in sosta
si spinsero in cammino
restando stupefatti
d’aver lasciate impronte.

Furono contenti
d’aver impresso al mondo
un loro segno eterno.

Ma un’onda lunga e larga
dell’alta marea
giunse all’arenile
e con la risacca
cancellò il ricordo
anelato tanto
da due piedi ignudi
che ogni angheria
tollerato avevano
per la gloria eterna.

Alcamo, c/da G.M., 13.07.2015 ore 06,35


Otranto
Otranto, città dai mille profumi
orientali
dove le mille odalische
danzarono sino a crollare
su lastrico duro
di pietra leccese
o su morbido letto
di arabi principi
sultani potenti
di precari reami.

Otranto, terra dai mille torrioni
veglianti sui mari
che ebbero storia
pregna di gesta
di morte, di gioia,
d’oblio e di gloria.

Otranto, terra di mille guerrieri,
amici-nemici
ingordi e senza pietà
pacificati nell’aldilà.

Otranto, terra d’eroi
compagni di vita
compagni di morte.
Dinanzi al nemico
pronti a morire
per vivere ancora.

Alcamo, G.M., 05.08.2016 ore 15,55


Paese
La vita in un paese
di tremila teste
è felicità
per gli abitanti.

Scambi il saluto
col tuo vicin di casa
se vai per la tua strada.

A mirar t’arresti
chi si allontana
dopo aver fatto
cenno con la mano
per comunicare
che oggi lui ha fretta.

Per quell’affare
a cui si accennava
tre giorni or sono
con altri due compari
ci si vedrà domani.

Lo stato di salute
degli esseri viventi
è sotto osservazione
un po’ di tutti quanti.

Si scherza e si sorride
si odia e ci si ammazza
per un nonnulla
e poi ci si abbraccia.

Vivere è bello
tra tanti conoscenti
dove amore e odio
scoppia tra parenti
dove appena ieri
ci si buttava al fuoco
per salvar la vita
di chi oggi è in odio.

Chi vive in città
non odierà nessuno,
non l’amerà alcuno
perché non ha amici:
perché è un uomo solo.

Alcamo, 28.09.2016 ore15,35.


Papa Francesco
Venne Francesco per le pulizie
con la scopa in spalla
la spugna ed uno straccio
d’alcol intrisi
per poter lavare
tutto il sudiciume
accumulato in anni
anzi in decenni
di corruzione e intrighi.

La frusta nella destra
per gli usurpatori,
alla sinistra un pane
e il desiderio immenso
di poter sfamare gli indigenti.

L’hanno battezzato
“nuovo San Francesco”
gli sconosciuti, gli umili e i potenti.

Francesco è il giusto
venuto da occidente
a portare luce
al popolo affamato,
al diseredato, al nullatenente.

Poi andrà via
senza pretese e riconoscimenti,
uomo di Dio,
nemico dei soprusi,
che vuole sazi tutti.

Alcamo, 07.12.2015 ore 09,30.


Parole in libertà
Parole in libertà
vengono erogate
parole senza senso
costruttivo e logico.

Sono le forme
dei poeti nuovi,
trovate originali
per forma e per costrutto.

Ritorno ai monosillabi
ai segni indecifrabili
presenti nelle grotte
ai muti geroglifici
ai suoni gutturali.

In fine mi convinco:
sono io appiccicato
al nuovo che fu ieri
ormai superato
che non ho occhiali
per scorgere l’evolversi
dell’oggi in domani.

Alcamo, G.M., 21.07.2016 ore 10,15.


Pietre bianche
Pietre millenarie
una sull’altra poste
con tanta diligenza
con molta precisione
riportano memoria
di genti ormai lontane.

Bianche splendenti
al sole
di questa terra sicula
ridicono gli amori
le gioie e i dolori
di uomini che vissero
servi di padroni.

Maltrattati schiavi
peggio d’animali.

Strato di terra rossa
ricopre quei palazzi
da tempo abbandonati
in cima ad alti monti
del sole in vicinanza
già nato al loro nascere
che li rivede morti
a ruderi ridotti
sconosciuti a tutti.
Civiltà perdute
masse di migranti
vissero e passarono
esuli gitanti.

Alcamo, 21.03.2016 ore 18,00


Rette parallele
Due rette parallele
che sembrano incontrarsi
all’infinito
non s’uniranno mai.

Le amicizie nostre
nate e cresciute a caso
parallele vanno.

Col vento e con la pioggia
sotto il sole ardente
noi saremo uniti
come canne al vento
che uniscono le cime
nei tempi lieti e negli eventi tristi.

Noi vedremo l’alba
sorgere dai monti
o il grande disco rosso
spuntare dalle acque
come ai vecchi tempi.

Di noi si avrà ricordo
quando ormai saremo avi tramontati
da chi sarà il futuro
dei sogni nostri inattuati.

E noi rette parallele
che all’infinito vanno
sempre vicine
mai si uniranno.

Alcamo,10.09.2016 ore23,35.


Ricordi
Non distruggete
tutti i miei ricordi
posati alla rinfusa
dentro scaffali
cassetti e ripostigli.

Sono i ricordi
che mi dànno vita.
Riportano al passato
dell’età più bella
pur se sofferta
e mai ringiovanita.

Dinanzi a me
l’orizzonte è rosso
e non promette
lieta la giornata.
Per me il tramonto
grigio s’avvicina.

Lasciatemi rivivere
almeno il mio passato.

Lasciatemi gioire
dei momenti neri
con gioia superati
come vittoria
su tutto il mondo intero,
come speranza
di alba colorata.

Lasciatemi ancora
correre agli ostacoli
almeno coi ricordi
riabbracciando
la mia vita intera.

Alcamo, 08.12.2015 ore 07,55.


Rina
Quanto sei bella, Rina,
se sei sola,
ma più bella sei se sei a letto
quando turgido e sodo
il seno ti carezzo.

Giunge il labbro tuo
sul mio petto
mordi piano anche l’orecchio
e l’esser mio mandi in visibilio.

Al corpo tuo congiungo
tutto me stesso
con le labbra penetro
i tuoi occhi
giungo mordicchiando
al tuo orecchio
e dentro al seno tuo
scivolo tutto.

Tutto mi possiedi
tutta ti posseggo
poi sfinito giaccio
al fianco tuo
e tu sfinita giaci
sul mio petto.

Ci accoglie il sonno
tra le braccia dolci
di Morfeo.

Alcamo, G.M., 21.08.2016 ore 08,00


Risata
Con l’amico mio
abbiamo assai discusso
di felicità
ed abbiamo detto
che al nostro camposanto
di tanti anni addietro
tutti i nostri amici
trapassati
sono sereni e privi di tormenti.

Poi abbiamo detto
che essi non lavorano
non bevono, non mangiano,
di scarpe e di vestiario
più non han bisogno,
che più non han litigi
con parenti e amici,
nemmeno con estranei.

Ma noi ancor viventi
che ci stiamo a fare
ancor su questo mondo
a sopportare guai
e pene dell’inferno?

Questo abbiamo detto
e fragorosamente
scoppiata è una risata.

Le lacrime dagli occhi
son venute a fiumi
per la giovialità
e la battuta strana.

I nostri amici morti
fesserie del genere
più non scambieranno
tra loro o con viventi.

Noi restiamo qui
a dire un’idiozia
o a far discorsi seri
di filosofia
come si conviene
ad esseri viandanti.

Alcamo, 13.04.2015 ore 08,35


Rocco
Rosso il tramonto questa sera.
Mille colori accesi
sprizzano faville.

Nei miei ricordi
la vita tua si spezza
ormai lontana
oltre l’orizzonte ardente e rosso.

Andato sei, amico mio
della giovinezza,
ove il dolore non è più un ricordo,
ove non s’hanno
rimpianti né fardello.

Tempo verrà
quando torneranno
gli amici del passato
a farti compagnia.

Sarete insieme
tutti su un divano,
tu non avrai la sedia con rotelle,
ma in eterno
cuore e occhio fiero.

E riderete, riderete tanto
del tempo tuo passato
e riderete
di quanto progettato
per un futuro mai attuato.

Alcamo, 06.10.2014 ore 19,35


Scorie
Scendono le scorie
trascinate in terra
dalla battente pioggia,
che l’aria rinfresca,
le case, le chiese e la terra.

Nelle pozzanghere
non saltano i bambini
come da bimbo
saltellavo io.

Ora l’asfalto
coperto ha ogni cosa,
coperto ha le strade
le piazze e i giardini.

Le scorie inavvertite
devastano i polmoni
inquinano l’acqua
appestano la terra.

Alcamo, 20.10.2015 ore 15,45.


Senilità
Anche questa
è una bella età
pur senza il vigore
della giovinezza.

Su tavola di legno
son disteso,
su materasso lungo
e un po’ schiacciato
nel mezzo d’un terrazzo.

Vagano le nuvole nel cielo
e come fumo
si sciolgono nel vento.

Sono le chimere
della gioventù
ormai svanite:
non torneranno più.

Come le nuvole
si sciolsero nel cielo
limpido o stravolto
della vita.

Bello fu il tempo
della giovinezza
bello sarà il tempo
della mia vecchiaia.

Nutro speranza
di fare lungo viaggio
in serenità sdraiato.

Alcamo, G. M., 30.07.2014 ore 14,55


Silenzio
Il silenzio della notte
ti trasporta in volo
per l’universo immenso
oltre i neri alberi
verdeggianti il giorno
al di là dei desideri tuoi
oltre i cieli
infiniti e senza luna
tra lucenti stelle
che ti fan corona
nel buio illuminato
da splendenti lucciole
disseminate in cielo.

Alcamo, G.M., 17.08.2016 ore 1,15


Stelle
Stelle di brina
brillano sull’erba
verde stamattina.

Sono discese
nella notte fonda
frantumato arcobaleno
dalla rosea aurora
amica del mattino
sul prato verde
nel silenzio assoluto
del mio giardino.

Alcamo, c/da Pigne 06.05.2016 ore 8,45.


Tempesta e festa
In terso azzurro
si sciolgono le nuvole,
lievi cirri in cielo:
inizio d’un amore
inizio d’altra vita.

Tempesta dileguata
dopo nembi e fulmini
e roboanti tuoni.

Ugo s’avventa
abbraccia con passione
Mara che stringe
Ugo tra le braccia.

Passata è la tempesta
ora si fa festa.

Alcamo, c/da Pigne 03.05.2016 ore 10,00.


Temporale d’agosto
Su embrici rotti
su foglie già secche
su rami già morti
cade fischiando
sferzata dal vento
che vien da ponente
la pioggia d’estate
nel mezzo d’agosto.

Tutto ravviva quanto già morto.
Certo domani sarà tutto risorto.

Torna la calma
s’acqueta ogni cosa
ritorna splendente
il sole d’agosto
più caldo che prima.
Illumina il giorno
fino alla sera
la sera d’agosto.

Brillan le foglie con mille stelline
in mezzo alla luce piena del giorno.

Riprende la vita,
riprendono il volo
passeri e rondini,
riprende a frinire pur la cicala,
leva la testa su pianta ogni fiore
sparso nei campi di terra bagnata.

Alcamo, G.M., 14.08.2015 ore 23,55


Terremoto
Sull’altopiano s’è aperta la terra.
Ha inghiottito case ed armenti.

Tutto ha distrutto.

Sotto il portico antico
sono accucciati tra muri cadenti
cani randagi con esseri umani.

Due bimbi neonati
immoti e abbracciati
riempiono il vuoto
fra tre muri crollati.

Improvvisa la morte
una donna fiorente
abbracciando un bambino
ha sorpresa nel sonno.

Vagano ombre sgomente
nel buio di notte
non trovano via
che a casa le porti.

Non hanno più tana.

Un padre cerca i suoi figli
una madre s’aggira in lamenti
tra massi e detriti.

Ogni speranza è sepolta.

Alcamo, 28.11.2016 ore 19,25.


Tra due cieli
Sopra di noi l’azzurro
limpido e profondo.

Sotto di noi l’azzurro
cosparso di cotone
a fiocchi ampi e soffici
naviganti al sole.

Più in là distesi
di nuvole vaganti
ordinati strati
da mani competenti.

Siamo in un aereo.
È sospeso e fermo,
almeno così pare,
tra due azzurri cieli.

Siamo in chiuso guscio
in punto indefinito
dove mai il sole
offuscano le nubi,
dove solo il sole
è riferimento
per l’universo umano.

Poi lambiamo i bordi
dell’italo stivale,
dune e insenature
tra lontani monti
sono fotogrammi
per stampe o per filmati.

Solo un punto bianco
traccia lunga scia
nel cielo che è di sotto.

È un bastimento
o nave da crociera
d’umane genti piena
che vivono un momento
gioioso della vita.

Tutto poi scompare
tra i fumi della nebbia
e quasi all’improvviso
siamo ad atterrare.

Volo Airone Pa-To, 28.05.2014 ore 12,30


Traguardo
Fretta non ho di giungere al traguardo
precedendo tutti.

Serenamente voglio
all’ultimo mio passo
giungere godendo con posato occhio
il panorama intorno:
il cielo che in mar si tuffa,
il fiume che carezza
la sommità dei monti,
dei campi i papaveri
che al maratoneta
gioiosi e sorridenti
fanno festa intorno
quando al traguardo
giunge compiaciuto.

Non sono ancora giunto
né voglio giunger presto:
attenda la mia meta.

Non mi porga alcuno la pietosa mano
per farmi giunger prima
del tempo a me assegnato.

Corra chi vuol correre.
Io voglio andare piano
tranquillo per la strada
e giungere sereno
al punto a me assegnato.

Alcamo, 10.04.2016 ore 10,20.


Vele nere
Sono le vele
che in alto mare vanno
portandosi i ricordi
gli affetti ed i rancori.

Sono il saluto
di color che vanno
amici e non compagni
nel viaggio lungo
che non ha ritorno.

L’acqua ed il vento
le mischieranno al fango
insieme a coloro
che resero il saluto
ed ora se ne vanno.

Alcamo, 29.09.2016 ore 5,00.


Vele
La barca mia all’abisso
spingono le vele
nel vortice profondo
d’un mare tempestoso.

Sono i ricordi
neri dell’infanzia,
costanti e mai perduti,
sulla cresta d’onda.

Girovaganti vanno
tra flutti spumeggianti
nella tempesta eterna
cruda della vita.

Talor la calma
d’un clima boreale
rallenta il mio andare
in mezzo all’alto mare.

L’ardire d’altri
ed il convulso incedere
il tempo segnano
il luogo ed il motivo
dell’esistenza mia
consunta e infradicita
da turbini e marosi
che struggono la vita.

Alcamo, G.M., 08.07.2016 ore 14,30.


Vigile del fuoco
Sfumano le fiamme
che han corso nella sera
spinte dal vento
tra luci intermittenti
di vigili del fuoco.

Riprende ancor vigore
la crepitante fiamma.

Solo a notte fonda
la squadra vigilante
sull’ultima fiammata
ha la padronanza.

Spento ogni bagliore
raccolto l’avvolgibile
d’acqua erogatore
torna a riposare
il vigile del fuoco
al sorgere del sole.

Alcamo, G.M., 16.06.2016 ore 23,30.

 

Considerazioni in sintesi

di

Antonio Magnolo

Non è la prima volta che l’amico poeta, Marino

Giannuzzo, mi fa l’onore di inviarmi le sue sillogi, spesso

ancor prima di pubblicarle. Così per questa, “SETTANTA

QUATTRO”.

In questa mia sintesi cercherò di rapportare i brani a dei

nuclei tematici che già erano evidenti in alcune precedenti

sillogi ed in particolare in “Istantanee”.

Anche in questa silloge, dunque, è possibile per ogni

singolo testo indicare in quale nucleo possa essere collocato:

amore, meraviglia per la natura, ritratti con parole,

nostalgia per le proprie radici, e spesso filosofia. Già

filosofia, in contraddizione con quanto il poeta afferma nella

sua Introduzione: “Il poeta per sua natura non è un filosofo,

non è tenuto a concludere, come diceva il grande Luigi

Pirandello, ma è libero nei suoi voli.” E come a dar prova

verifica di quel che dice aggiunge: “Al poeta è permesso di

volare liberamente.” Ma, a giudicare da quanto letto in

questa silloge, il poeta ha volato più spesso con la sua

filosofia, pregna di saggezza e di esperienza vissuta, che non

con gli altri spunti d’estro.

Appartiene al suo ‘ragionar filosofando’ “Alieni”, un

beffeggio ai terrestri che si ritengono gli unici abitatori

dell’Universo, ma è in “Artisti” che si evidenzia ancor più la

raffinata capacità d’ironia: avesse continuato “Un tale” a

fare scarabocchi … sarebbe rimasto per i critici un artista da

osannare, ma ebbe l’ardire di contraddire il loro giudizio,

cadde così in disgrazia per la critica ma ebbe il plauso della

comune gente. Ma la filosofia popolare si impone con

Beato” perché chi si accontenta gode. Ed è filosofia anche

quella che ispira un augurio di “Buona Pasqua”, perché la

serenità d’animo è tale da augurare bene anche ai nemici, e a

chi ha fatto del male. In “Carovana”, i versi “La carovana /

priva di cammelli” aprono uno scenario immenso di tempi e

di luoghi. La Carovana del nostro poeta è l’esodo dei

migranti, milioni di esseri umani in cerca di pace e di

possibilità di vita. Splendida lezione di vita, intrisa di sincero

sentimento d’amicizia, in “Come stai”, parole di conforto

anche se suonano amare: “Amico mio, / fa parte della vita /

vivere e morire”. Quando si prende coscienza della nostra

impotenza umana, altro non resta che cercare in Dio un

possibile giusto rimedio; se con cuore contrito lo chiediamo

è possibile che si avveri e “vedrai spuntare il sole / dietro la

montagna / sul fare del mattino”. Amara lezione di vita in

Farfalla”, anche di notte aveva voglia di nettare, ma non

era un fiore: “ti fermasti / su piccola fiammella” ed “Arsero

le ali”. In “Fede” la ricerca del senso della vita, del nostro

esistere, l’eterno contrasto tra Religione e Scienza. La

religione per il nostro poeta è un mezzo per imbrogliare la

gente, i creduloni. La Scienza però spesso alza le mani per

impotenza. In “Figli” l’eterno dilemma per ogni padre che

vorrebbe per loro una strada spianata, pronto a prestare loro

aiuto: “Ma saranno soli”. “Fiumana” è un esempio di

misantropia, rifiuto deciso della vita odierna. “Fossili” un

testo intriso di saggezza … antica: si apprezzano appieno le

cose quando ci mancano. Arguto il ragionamento che fa da

sottofondo a “Giustizia millantata”: perché mai “il figlio di

un mafioso / non ha diritto alcuno / di raccontare…. l’amore

/ di suo padre….. verso lui”? “Il creatore” è un’ esposizione

in versi della contraddizione tra come dovrebbe e come è

l’uomo: fatto a somiglianza di Dio se ne discosta tanto da far

pensare che sia “l’uomo furbacchione / che ha creato un Dio

/ a propria condizione.” Il nostro poeta sa che “Il sogno

non è realtà ma certo è utile “se appagare ti fa / un desiderio

/ negato dalla realtà”. Nel suo ‘ragionar filosofando’

scopre con “Immortalità” che il dubbio è segno di vita, ci

accompagna ricalcando i nostri passi, ed infatti “dubbi non

ha più / chi se n’è andato”. Tutto passa a questo mondo,

restano nel tempo opere di ingegno e monumenti, ma

nessuno ricorda quanti tormenti sono costati: questo racconta

in “Incapaci”: “sangue / di poveri innocenti / … / già

diseredati”. In “Caduta” la discrasia tra quanto si sogna per

la vita e che cosa, invece, ci attende: “un fosso” per il nostro

poeta, così come un ‘Abisso orrido’ per Leopardi. “Libertà

è riflettere sulla propria vita; fermarsi per un rendiconto può

far bene, specie se nel conteggio tra spine e fiori vince il

profumo, con l’aiuto provvido di chi ci sta a fianco. Una

lirica stupenda per “Ligabue” il pittore fanciullo, perché tale

rimase tutta la vita. Arrivato alla gloria della fama, invece di

ricchezze, volle come premio assaporare con un bacio la

Fragranza di una donna”. Tra le parti del nostro corpo

sono le “Mani” che attirano l’attenzione del poeta, è

consapevole dell’incredibile maestria, opera e dono di un

vero grande Genio, eppure dopo una vita intera di fatica,

appaiono “or cadenti e vizze”. Ce n’è di gente che dice bene

e razzola male, il poeta così giudica “Marcello” che prima si

indigna con la gentaglia che bastona un cane e poi sferra un

calcio “al cane / che a lui un morso ha dato”. Non è certo

disdicevole vivere un “Momento” di illusione: “sarò grande

anche se domani “sarò nessuno”. La sorte avversa di “Niki

suggerisce al nostro poeta una riflessione sul tempo: “La vita

è breve / di vento appena un soffio”. La festività di

Ognissanti” dà spunto per una saggia considerazione: il

giudizio spetta solo a Dio; “nel generale ossario” siamo tutti

polvere, prima o poi. Con “Orme sulla sabbia” una fine

lezione valida per tutti, per chi si sente superiore,

l’altezzosa testa / cent’arie s’era prese”, e per chi fa parte

della comune gente, che pur vorrebbe un momento di

riconosciuta gloria, dei “due piedi ignudi”… “un’onda …

cancellò il ricordo”. Il Novecento è stato il secolo

dell’innovazione, anche nel modo di far poesia. Il poeta ha

accolto il verso libero ma non ama molto le “Parole in

libertà”, l’abitudine di spezzare comunque un verso, di

tralasciare la punteggiatura, di esprimersi con segni

geroglifici o con frasi senza un costrutto logico, ed altro. In

Pietre bianche” una riflessione amara sulla storia millenaria

della “terra sicula”, sua terra di adozione. Ricca di storia e

d’arte, di tutti i tempi e di tutte le genti, crocevia d’incontro

di popoli viandanti: questo è la Sicilia. In “Rette parallele

il canto all’amicizia, che mai finirà perché mai avrà punto di

incontro/scontro. Se ci si guarda attorno sono tanti i vuoti

lasciati di chi fu parte della comitiva, meglio vincere la

tristezza con un’innocua “Risata”. L’oblio è patina che tutto

ricopre. Così è per “Rocco” un giovane poeta inchiodato su

una sedia a rotelle ma che con il cuore sapeva volare.

Cicerone scrisse “De Senectute”, il nostro poeta fa meno

fatica con “Senilità”, ma il concetto è lo stesso … che vivere

è bello anche sul far della sera. Ancor più forte si evince la

voglia di godere a pieno della vita in “Traguardo”, unica ed

eguale certezza per i viventi, ma ciò non impedisce di

assaporare quanto in età non più giovane è pur fonte di

piacere: “Serenamente voglio / all’ultimo mio passo /

giungere godendo”. In vista del traguardo son le “Vele

nere”; che cosa ci sarà oltre quella linea che chiude di

ciascuno il segnato tempo? Ed ancora “Vele”, cedimento al

pessimismo, forse un po’ retorico: poesia scritta con la

mente attenta e lucida, assente il cuore. A chiusura, della sua

filosofia spicciola, un esempio nel “Vigile del fuoco”,

esempio da imitare per la costanza e la dedizione, ognuno

nel suo lavoro: nessuna sosta per riprendere fiato, quando il

nemico è in agguato, solo quando è “Spento ogni bagliore” il

meritato riposo, per affrontare domani un altro giorno di

lavoro.

La nostalgia per le proprie radici, per il paese natio,

lontano da dove il fato l’ha trapiantato, non è mai venuta

meno; anche in questa silloge bussa forte alla porta del cuore

con “Ardore” perché “Palpiti al cuore / mandano i ricordi”.

Ricordi ancor più vivi ed incisivi con “Casetta”, ritornando

sui luoghi dell’infanzia nella campagna dove c’era “la

casetta / sempre un po’ cadente / in costante lotta coi furiosi

venti”, ma che “Era la casetta / dei giochi miei d’infanzia”.

E’ possibile sopire lo strappo dalle proprie radici parlando

l’“Idioma natio”? Così agisce “l’esule lontano” con in cuore

la nostalgia di tutto”. La mente ha bisogno di sicuri

appoggi ma il cuore fugge e trova appigli tra i ricordi. Così

in “Illusione” la via di fuga; la ragione paventa “Baratri

immensi scorgo / aprirsi sotto i piedi”, il cuore ripercorre a

ritroso il tempo, per ammirare con lo stupore “di bimbo mai

cresciuto / i fuochi d’artificio”. Un inno alla propria terra è

Otranto”, l’orgoglio delle proprie radici per un sorriso di

fierezza insieme alle inevitabili spine: “Otranto terra d’eroi

/ pronti a morire / per vivere ancora”. Il vivere in un piccolo

Paese” ha forgiato l’abitudine a vedere nel vicino un

familiare, una vera famiglia di più nuclei che avevano in

comune una corte, spazio pieno di risa e di baruffe. Ed in

città? “Chi vive in città / … / … / non ha amici”. Preziosi i

Ricordi” sul far della sera quando ci si avvicina al tramonto

che non avrà più aurora: “Lasciatemi vivere / almeno il mio

passato.”

Il nostro poeta si diletta di pittura, spesso dunque usa il

pennello per ritrarre quanto ha destato in lui sorpresa, spesso

usa i versi e i ritratti non sono affatto meno nitidi e

coinvolgenti. Così è per “Angela” un ritratto di rughe e di

sofferenze, “dolori laceranti / spine e travagli”. Un ritratto

particolare per “Camilla” in cui più dei tratti fisici sono i

tratti morali che si evidenziano. Anche in “Divorzio

tratteggia un ritratto, non tanto di una singola persona, ma

dello stereotipo di donna illusa d’amore coinvolta in una vita

senza nessun legame affettivo, forse per “convenienza”,

legata a un uomo “di selvaggio cuore”. In “Francesco” un

minuzioso ritratto di uno sfortunato ragazzo “tetraplegico”,

per fortuna circondato dall’affetto familiare: “Non impreca,

questa madre, per la sorte iniqua, non bestemmia Dio ma a

lui si rivolge con devoto grazie, accogliendo la sua croce

come il più bel dono”. Spiritoso ritratto per l’

Inguacchiator di tele”, un motivo che ritorna spesso nei

suoi scritti sul giudizio dei critici, anche se in questo brano

sorge il dubbio di una sottile autoironia. Un esilarante

ritratto di una bisbetica non domata è “La moglie di Libio”:

trattava il marito come uno straccio ma … l’amava.

Splendido il ritratto di “Marco” copia di se stesso: “Gli

atteggiamenti miei / ho rivisti in Marco”. In “Migrante” un

introspettivo autoritratto della propria vita. Pur nella

raggiunta serenità, nel cuore di un esule rimarrà sempre la

cicatrice del distacco, e basta il semplice ricordo perché

ritorni a cruentare. “La vita è sempre bella”, anche nella

sofferenza, anche nel dolore, occorre coraggio e voglia di

combattere: questo è il ritratto della fiera e bella “Nina”.

Splendido e superbo per incisività “Papa Francesco”,

ritorna a mente Cristo con in mano la frusta che scaccia i

mercanti dal tempio. Un ritratto in grigio nero, come su

pellicola il negativo: il paesaggio deturpato dalle “Scorie”.

Uno splendido notturno quello ritratto in “Silenzio” chiosato

da brevi annotazioni filosofiche: “Il silenzio … / ti trasporta

in volo”, condizione senza la quale l’incanto non s’avvera.

Temporale d’agosto”, briosa come una saltellante

filastrocca questa poesia. Sulla tela della propria sensibilità

umana la poesia “Terremoto” fissa nel cuore del lettore

immagini di un’immane catastrofe che ha cancellato interi

paesi. Descrizione puntuale di immagini e colori è “Tra due

cieli”, e questa volta il pennello cerca aiuto alle parole per

rendere visibili le emozioni.

La Natura è stata da sempre ispirazione d’estro per tutti

quelli che amano esprimersi in poesia. Anche il nostro poeta

è affascinato da spettacoli o eventi naturali che descrive in

Alloro”, entusiasta del risveglio primaverile. Ancora più

incisivo l’inno alla natura per ciò che osserva “Dalla

finestra”: “è la vita/ del giardino mio / che rifiorisce”. E

come non dire grazie se con “il tepore di Primavera” nasce

un “Formicolio” che risveglia ardori “nell’attempate

membra”? Ed ancora un inno alla natura, nell’ammirare

quanto gli regala nel suo “Giardino”: una varietà di liberi

uccelli dei quali “Invidioso ammiro / la loro libertà / e il

volo.” In “Giulio” un dialogo mancato, tra figlio e padre, o

con battute mute, fatto solo di sguardi e di silenzi. Espressa

meraviglia per miraggio di natura: vedeva “L’isola” immersa

in un mare grigio ovattato ed era la nebbia intorno a una

cima estrema / di alta montagna”. Non manca neppure la

Musica” come sottofondo all’estasi contemplativa del

poeta, incantato “al pallido chiarore / della splendente

luna”. Dalle “Stelle” del cielo alle stille di brina, per il poeta

stelle di brina”. In “Tempesta e festa”, come per le

intemperie così per i sentimenti, passata la tempesta si fa

festa.

Sia sacro o profano, l’amore soggioga i cuori di grandi e

piccini, l’amore ha ispirato “Adele” anche se i versi lasciano

l’amaro in bocca; così in “Amore” in cui sacro e profano

sono un tutt’uno, perché ardente è la passione e perpetuo

l’amore. Splendida dichiarazione d’amore in “Compagna”,

dopo una vita vissuta insieme, “nella buona / nella dura

sorte”, non fa specie se all’impeto della passione, rara, è più

frequente il dolce contatto di una carezza. Quando l’amore

ha il candore di giglio allora è amore di madre e di figlio; in

Madre pietosa” sarà ancora “L’amor di madre” ad

intercedere misericordia alla presenza di Dio. Ed ancora un

canto d’amore per la madre, quasi un brandito risarcimento

per non aver goduto, fanciullo, di carezze e baci come gli

altri bimbi: “aver la madre giovane / ferma sui trent’anni”.

L’amore ha tante sfaccettature, è amore intimo e profondo

quello dei “Nonni” che osservano ammaliati l’esuberanza

indomita delle nipotine “Nei giardini pubblici”. Un canto di

fisico amore in “Rina”: “Tutto mi possiedi / tutta ti posseggo

/ poi sfinito giaccio”.

A conclusione posso solo dire che come lettore ho

apprezzato la capacità del poeta di imbrigliare in torniti ed

armoniosi versi argomenti i più disparati, tutti intimamente

intrisi di vita, come amico spesso mi sono intimamente

commosso.

Grazie al poeta e grazie all’amico.

Sogliano Cavour 25. 02. 2017

Antonio Magnolo

 


 

 

 

Ai miei nipoti tutti

presenti e futuri

 

PRESENTAZIONE

I fatti, gli eventi, le circostanze, le manifestazioni, le parole, i suoni, i fenomeni, tutto ciò che transita su questo minuscolo globo di terra e quanto percepiamo in modo naturale o meccanico, giunge ai nostri sensi e/o al nostro intelletto come su uno specchio e rimbalza dal nostro intimo su altri sensi e/o su altri intelletti, provocando azioni e/o reazioni, che si manifesteranno ulteriormente secondo la natura, la fantasia e le capacità di ciascuno dei percettori.
I miei versi sono il prodotto di circostanze e avvenimenti che dalla natura e dalla società il mio intimo riceve, evolve e restituisce, modificato o semplicemente come l’ha percepito. Come raggi di sole RIFLESSI da uno specchio, destinati a suscitare, per mezzo di altri specchi nuove sensazioni, nuove reazioni, nuovi riflessi.

Alcamo, 27.12.2013 ore 13,15
Marino Giannuzzo


PREFAZIONE E COMMENTI
a cura di Antonio Magnolo

Dal Cuore alla Mente
Da quanto si evidenzia nell’ordine cronologico, la silloge “RIFLESSI” si compone di centoundici poesie, dall’01.11.2008 al 30.12.2013. Cinque anni e due mesi in cui l’estro poetico ha toccato le problematiche più varie che però traggono ispirazione, poche sono le eccezioni, dalla vita di tutti i giorni, così come vista e vissuta da chi
ha accumulato tanta e tanta esperienza.
Un’altra considerazione voglio aggiungere sul percorso poetico, perché mi sembra proficuo per definire meglio lo stile raggiunto dall’autore in questo periodo e che si ricollega, uniformandosi, a quello già visto ed evidenziato in “Istantanee”. Occorre, quindi, aver presente tutta la sua produzione. Ben più di quattrocento componimenti
sono stati raccolti in sillogi:
- Riflessi;
- Versi Sparsi (pubblicata nel settembre 2003);
- Istantanee (pubblicata nell’aprile 2009);
- Versi Adolescenziali (in appendice);
Mi sembra di cogliere il filo logico che lega queste sillogi, individuando il percorso di vita e di sentimenti che nei vari periodi hanno assillato il poeta: dall’istinto alla ragione, o dal cuore alla mente, o dalla passione alla filosofia. E non tragga d’inganno quella “passione”; essa ha il significato letterale di modificazione, che l’anima subisce per effetto delle varie evenienze della vita, e quindi risposta per trovare adeguata soluzione alle problematiche che fortemente spingono all’emotività ed ispirano passione.
Nucleo, intorno al quale si sviluppa la passione-reazione, è l’avvertita carenza di affetto, a cui corrisponde la ricerca per riempire questo vuoto. Lo stesso superamento delle difficoltà economiche, incontrate in gioventù, è propedeutico, e quindi finalizzato, a costruirsi intorno un saldo baluardo d’affetti, per non sentirsi mai più solo. Questa esigenza compenetra in modo esaustivo la silloge “Versi Adolescenziali”, e in modo preponderante le prime due fasi di “Versi Sparsi”. Ben altro tono hanno le poesie di “Istantanee” così come in queste ultime di “Riflessi”. A rischio di ripetermi, le poesie delle prime due sillogi sono scritte d’istinto, con il cuore, nelle altre predomina la ragione: emozioni tradotte, quindi, dalla mente. È indubbio che cuore e sentimento stimolino l’estro più della ragione e della mente.
Il lettore sente di più e più profondamente le poesie che traducono lo struggimento di passione che il poeta ostenta vergando, scolpendo, con parole aspre e dure o con altre cariche di nostalgia i suoi versi. Le altre poesie si caratterizzano nell’evidenziare la capacità del poeta di scandagliare aspetti naturali, caratteristiche di personaggi, macchiette
caricaturali non rare e da tutti conosciute nei paesi. Il poeta diventa filosofo, così è la vita par che dica; a nulla vale la gloria per momentanei effimeri successi, a nulla lo scoramento per sconfitte tanto comuni. Piuttosto gli dà, e ci dà, fastidio il constatare che spesso nel bisogno trionfa l’egoismo e la viltà, proprio là dove l’altruismo e il
coraggio sarebbero più necessari. Così va il mondo, lasciamo al poeta la soddisfazione di usare la sua frusta con i versi, e a noi lettori spontaneo il sorriso …, perché vano e inutile è il desiderio di cambiamento, e l’apostrofare, e i rimbrotti …, solo sterile e momentaneo sfogo.

Sogliano Cavour 23. 01. 2014
Antonio Magnolo
 

Anno 2008
Eternità

L’ultima poesia di “Istantanee” ha la data del 06. 08. 2008, un anno, peraltro, di minor produzione poetica. Probabilmente l’estro, dopo quella nutrita silloge, si è preso un attimo di quiete. E forse non è di poco conto il periodo in cui l’estro si ridesta. ‘Poesie novembrine’, queste prime tre, che aprono la nuova silloge. Diversi sono, certamente, gli argomenti trattati dai testi, ma li sorregge un unico tono in sintonia con il mese: - Novembre …, il mese della rimembranza.
Proiettato in un prossimo futuro vivrà di ricordi, li conserverà preziosi tesori nello scrigno del cuore; insieme alle gioie degli affetti familiari, alle ansie e le apprensioni per quanto il futuro potrà serbare ai propri cari, nella certezza amara di non poter recare aiuto. E come se avvertisse l’avvicinarsi, ma solo nel pensiero, dell’inevitabile distacco
che separerà i corpi ma terrà unite menti, cuori ed anime. In tutti e tre i testi il pensiero dell’eternità, che libera dai gravami della quotidianità impellente e mette le ali per un viaggio verso liberi cieli, dove è possibile ritrovarsi in una vita senza spazio e senza tempo …, per l’eternità.

Figli
Le sembianze vostre
figli
ho nel cuore.
Voi non passerete
come l’eternità
non passa
agli occhi miei.
Io me ne andrò ridendo
di questa vita insulsa
io me ne andrò gioioso
al cospetto dell’Eterno.
Ma rivivrò eterno
tra di voi.

Alcamo, 01.11.08 ore 23,40

Eternità
Dopo la vita
resterò con te
viandante
perché la mia materia
vagherà a te
eterna intorno.
Muterà forma
muterà sembianza
ma l’essenza mia
tra gli esseri viventi
sulla terra
immutata resta.
Mi vedrai mutato
in un filo d’erba.
Mi vedrai mutato
in una fonte d’acqua
che dal monte scende
cristallina e pura
al verde piano.
Mi vedrai splendente
nei lucenti occhi
di vergine fanciulla.
Rivivrò eterno
mutando forma e stato
rivivrò eterno
sulla terra.

Alcamo, 10.11.08 ore 8,55

Sacra legge
La legge del furfante
il complice promulga.
Questi i paladini
della proprietà
estorta con soprusi
inganni e tradimenti
forse dai padri
forse dagli avi
o forse da parenti
ignoti e occulti.
La legge è legge
è spietata e dura.
È sacrilegio
non averne cura.
Fino al giorno in cui
una rivoluzione
non sovverte il mondo.
Alla sacra legge
appello fa il furfante,
ma il furfante nuovo
obietta sveltamente:
la legge antica
è la mia garante.
Tutto ritorna
ai ladri ed ai furfanti
che in alternanza
a nuovi ladri
e ad altri delinquenti
rimetteranno
in futuri tempi.
Restano gli onesti,
cosiddetti giusti,
eternamente
miseri e contenti.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
18.11.08 ore 14,30
 

Anno 2009
Malinconia

Non sempre è facile individuare il tema di sottofondo che connota vari testi poetici: contenuti diversi portano l’estro ad esprimere diversi sentimenti. Ciononostante ricorre in questi testi, a volte evidente, a volte più nascosta, una nota di melanconia che è propria di una poesia razionale, acquisita in esperienza di vita, e che reputa eccessivo
l’affanno di voler dar corso a fatti e avvenimenti secondo i propri convincimenti o i propri desideri.
Così va il mondo, malgrado e a dispetto delle nostre migliori intenzioni; è possibile solo partecipazione solidale a chi, dalla vita, riceve solo schiaffi, e porgere una mano o anche solo una parola di conforto. Non è di poco conto la consapevolezza dell’età, non certo in fiore, quando si è all’ultimo tratto, si spera ancor lungo, del proprio cammino; il rendiconto, anche se non in perdita, tra sogno e realtà, tra progetti e realizzazioni, è pur sempre cosa seria. Quanto è rimasto solo abbozzato?! Ed ecco il senso dei versi:
Or la tristezza
sul fare della sera
incupisce il cuore.”,
mentre dall’animo una “voce … / silente torna e fiera
”.
Noia e malinconia colorano giorni grigi e tutti eguali, anche “le cime” irraggiate di sole non regalano sorrisi di gioia ai “pescatori / che desolati all’alba” fanno rientro nelle case col magro bottino. E forse non sarà sufficiente il sorriso dei propri bimbi, o la parola e la carezza di conforto della propria donna.
 

Voce che sale
Voce che sale
pura come fiamma
in primavera
dal verde campo
odi in lontananza.
Voce palpitante
silente torna e fiera
agli antichi ardori
sparsi nei campi
verdeggianti e puri.

Alcamo, 11.01.09 ore 21,25

Nicolinsulina
C’è in giro un tale
che nome ha Nicola.
Somiglia ad una vipera
ha testa triangolare.
È schifoso rospo
tronfio e puzzolente
che con bastone lungo
è da allontanare.
Schizza dagli occhi suoi
odio e vituperio
dalla bocca sputa
solo maldicenza.
Torvo ha l’occhio
buia è la sua mente
il cuore ha nero
di bile e di sgomento.
Nessuno l’ama
nessuno l’avvicina
perché ha nero l’animo
perché ha nero il cuore.
Per tutti ha il nome,
nessuno sa perché,
di Nicolinsulina.

Alcamo, 03.02.2009 ore 20:25

Dietro i vetri
Dietro i vetri
della finestra antica
mira la madre
il figlio suo viandante
senza meta.
La morte non le fa paura.
Andrà via in silenzio.
Ma se n’andrà con lei
anche la speranza
della filiale
felicità perduta.

Alcamo, 02.03.09 ore 23,15.

Padre
Contro il tuo naso il mio
nell’illusione buffa
di potertelo schiacciare
piccolo monello
intento a farti ridere
senza farti male
nella vecchiaia vedo,
padre mio.
Un tenue colpo
dell’incerta mano
nel ricordo torna
sull’anca mia
mentre seduto
sono a te vicino.
Al tuo cospetto torno
per domandar perdono
a dimostrar l’affetto
che con parole amiche
io non seppi dire.
Gli occhi fissi tuoi
ho negli occhi miei
validi compagni
nella mia salita.
Or ramingo vado
ramingo per il mondo
e seguo la tua scia
in cerca d’una meta
che non trovo,
meta indefinita.

Alcamo, 04.03.09 ore 23,50.

Gratitudine
La gratitudine
è come una fanciulla
cortese e lusinghiera.
Se la stringi al seno
t’accalora.
Appaga i sensi tuoi
scioglie i tuoi rancori
rende più felici
i giorni tutti.
Polla d’affetto
è la gratitudine
d’amor sorella
se tu l’accarezzi.
Sfavillan gli occhi tuoi
se l’incontri,
a un cenno di sorriso
hai la gioia in cuore.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
26.03.09 ore 18,50

Corna
Vedove e sposate
sollazzano gioiose
sull’ali fantasiose
immense d’internet.
Viaggiano le corna
reali e virtuali
con desideri tanti
inappagati.
I siti d’internet
se visiti non visto
le corna prospicienti
tu vedrai.
Eva novella
tu vedrai adorata
dall’attempato Adamo
a debita distanza.
Più in là Melinda
infocata scorgi
che ha parole miste
di gioia e di tristezza.
Il corteggio piace
a nubili e sposate
a vedove gementi
ma pure a fidanzate.
L’attempato illuso
che forze più non ha
troverai ramingo
cercar chi l’accarezzi.
Per lui non c’è pietà.
Le corna tu vedrai
reali e virtuali
sull’ali fantasiose
viaggiare d’internet.

Alcamo, 03.05.09 ore 10,15

Odio
Odio negli occhi
iniettati a sangue
per la compagna
di viaggio tuo
ho visto.
Fiumi di bile
su di te ha versato.
Annientato ha
questa tua esistenza
maledetta ha
ogni tua carezza.
Sei tu il matto
che la compatisci
e lei la pazza
che pure ti sopporta.
Bile e veleno
nelle arterie scorre.
Bile e veleno
il vostro nutrimento.

Alcamo, c/da Molinello 12.07.09 ore 18,40.

Pinuccia
Si disse ch’era morta suicida
Pinuccia,
piccola donna delle pulizie.
Si disse che era stata fortunata
perché da bimba
l’avevano adottata.
Morirono gli sposi,
ognuno col suo tempo,
e sola fu Pinuccia
abbandonata.
Si disse che l’avevano stuprata,
si disse che facea favori a letto.
Col cappio al collo
un torrido meriggio
la povera Pinuccia
fu trovata.
Non ebbe amici
non ebbe mai parenti.
Indifesa e sola
Pinuccia se n’è andata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
01.08.09 ore 14,15

Olive
Occhi di fanciulle
vispi tra il fogliame
civettuole guardano
le belle olive nere.
Sembrano specchi
riflettenti il sole.
Sembrano lucciole
che risveglia amore.
Queste le olive
tra i contorti rami
sui tronchi secolari
dei giochi miei infantili.
Non brillan più
teneri gli occhi e vispi
delle fanciulle
compagne dei miei giochi
tra gli alberi di ulivi.
Delle fanciulle
adolescenti e dolci
svanite nell’oblio
negli anni vecchi e tristi.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
01.08.09 ore 15,00

Grazie, Signore.
Grazie, Signore,
della giornata
piena di salute
che m’hai voluto dare,
nella giornata
che con nessuno
m’hai fatto litigare,
dell’arrosto
che sulla brace
rovente
non m’è venuto male,
del vino nero
che m’ha fatto vacillare,
della buona digestione
che m’hai fatto fare.
Grazie, Signore,
di queste ed altre cose
che non ho saputo dire.
Grazie, Signore.

Alcamo c/da Gammara Molinello,
07.08.09 ore 23,55

Scoglio
Quando allo scoglio
la burrasca arriva
l’onda spumeggiante
in alto schizza.
L’alga rappresa
alla rugosa roccia
torna con l’onda
nel marino abisso.
Luminoso resta
dopo la burrasca
il tormentato scoglio
ridente ai venti e al sole.
L’onda l’ha lavato.
Purificato resta.

Alcamo, 24.02.09 ore 5,25.

Ricchezza
In libertà seduto
sono ricco
se la montagna miro
con le protuberanze
in ciel stagliate
con i boschi verdi
al cocuzzolo.
Io sono ricco
se il mare scruto
lucido al mattino
al tramonto crespo
con i riflessi
delle cime spoglie
o delle case bianche
dai tetti piani o aguzzi
e colorati.
La ricchezza mia
esposta è al sole
è dinanzi a tutti
senza casseforti
in mezzo ai prati
verdi in primavera
in autunno rossi
tra gli svettanti pini
al cielo immoti.
La mia ricchezza è questa
davanti agli occhi vostri:
la esibisco a tutti.

Alcamo c/da Gammara Molinello,
07.09.09 ore 14,25.

Lina
Nacque di parto Lina
travagliato.
Negli anni crebbe
in stato d’innocenza.
La sua cordialità
creò malizia.
Adultera fu detta
dalla maldicenza:
aveva dato solo
confidenza.
Le dissero “ti amo”
e lei s’illuse
di lusinghiero amore
imperituro.
Un male corporale
la devasta
e nero tutto appare
il suo futuro.
I figli suoi compiange
eppur non dice:
che vita maledetta
m’hanno dato!
Giace sul letto
afflitta dagli affanni
giace sul letto
e soffoca i singhiozzi.

Alcamo c/da Gammara Molinello,
08.09.09 ore 15,10

Giornata uggiosa
Pioggia
radio
musica vocale
dal cielo nubi nere
cadono sciolte in mare
in gelido nevischio.
Scomparso è il sole
dietro il cielo nero.
È giornata uggiosa.
Serve acqua ai campi
dice il contadino.
Notizie dalla radio
cronaca tetra e nera
solo un accenno
di novella lieta.
Canzoni
insipide battute
reclame a pagamento,
come le puttane.
Di radio
pioggia e neve
di cronaca tetra e nera
la giornata è piena.

Alcamo c/da Gammara Molinello,
14.10.09 ore 15,45.

Egadi
Dalla bruma
le Egadi son sorte
nel mare d’occidente
siciliano.
Solo le cime
tu vedrai scolpite
sull’ali della nebbia
in ciel stagliate.
Sono le cime
che guidano i viandanti
quando in mare vanno.
Sono le cime
di tutti i pescatori
che desolati all’alba
tornano dal mare
con pesci pochi
nelle reti grandi.
Sono le cime
dei vecchi pirati
che solcando l’acque
in tempestoso mare
furono terrore
per tutti i naviganti.

Alcamo, 24.11.09 ore 10,50

Quiescenza
Quiescere è morire
o quasi.
Inutili per sé
inutili per gli altri
fuori dal mondo
degli uomini possenti
fuori dal mondo
in coda ai moribondi.
Invidiate sono
le ore più nefaste
quando la vita
promette rosei giorni
quando alla notte
dietro va l’aurora.
Or la tristezza
sul fare della sera
incupisce il cuore.
Ci si addormenta
col desiderio vago
di non più svegliarsi,
un desiderio nero
che avvelena il cuore.

Alcamo, 23.12.09 ore 16,00
 

Anno 2010
La forza della ragione

C’è qualcosa di nuovo nel poeta, che si manifesta nei testi di
quest’anno 2010. Come per i vini d’annata così l’estro si connota di
particolari sfumature frutto del proprio sentire, della sintonia dell’animo
con quanto avviene intorno a noi. Questo significa forse che
non sente più il peso degli anni ed il pensiero di quel, sia pur lontano,
traguardo? No, nel modo più assoluto. “Tempus urget” ed il poeta ne
è consapevole, ma è egualmente capace di ‘sentire’, capace di impulsi
e di slanci. Così come il gabbiano che
“ … all’improvviso schizza
col vento di scirocco
verso oriente.”
È la forza della ragione a rendere i suoi passi più spediti; con volontà
tenace riprende con più lena il suo cammino; “un tumore” o
“leucemia”, potenziali agguati, non sono poi cosa grave se “È frutto
dell’età”. La “quiescenza” non è più “morire / o quasi” se si ha voglia
di alzare lo sguardo dove
“Restano i gabbiani
lontani punti neri
tra le nubi in cielo.”
La ragione sa individuare e leggere il bene anche là dove sarebbe
impossibile trovarlo. Anche nella crudeltà più efferata è possibile un
gesto di completa donazione. Ed eccolo, nella madre che lancia il
figlio “tra le braccia” di un’anziana sconosciuta …, e gli salverà la
vita.
Viva più che mai è la capacità di osservare e di ammirare quanto
di bello ci circonda, anche nelle situazioni quotidiane. “Punti fermi”,
danno la fissità di un quadro metafisico: su un mare piatto posa una
barca immobile e fissi appaiono uomo e cane come per un inspiegabile
incanto. Fisso è anche il poeta ammaliato dall’immagine e dalla
serenità che regna sovrana; unico elemento vivo lo sguardo, che cattura
l’immagine e la imprime nella mente per un’estasiata fruizione.
Ed in “Stele” il trionfo della saggezza, della razionalità cosciente
e della serena accettazione di quanto non si può mutare. La morte
è giudice imparziale che tutto già ‘Livella’; a nulla valgono, nel
trapasso, titoli, ricchezze e onori, che non hanno mai donato e non
doneranno mai la felicità.

Punti bianchi
Punti bianchi in mare
increspano le onde
che a mille a mille
s’inseguono correndo
all’infinito.
Su tutti i punti bianchi
solitario al vento
naviga un gabbiano.
Dell’acqua in superficie
lieve par s’adagi
ma all’improvviso schizza
col vento di scirocco
verso oriente.
D’Ustica la cima
intravedo
e l’occhio mio si perde
all’infinito
oltre i punti bianchi
col gabbiano
che confuso s’è
con l’onde spumeggianti
verso oriente.

Alcamo Marina, 05.01.2010 ore 12,45

Malinconia
Malinconia ti prende
se al ciglio della strada
ti fermi a rimembrar
dolcezze amare.
Spossato ormai dagli anni
tu riposi.
Scorrono su te
dal tarlo rosi
ricordi vecchi,
ricordi della vita,
ritornano con te
gli amici ormai perduti
che più non torneranno.
Quando l’età
il coraggio impone
della resa
quando rinuncia
vuol dire avere audacia
ti fermi sulla pietra
seduto a rivangare
ogni momento
dell’età più bella.
Triste ritorna
anche la bellezza
triste ritorna
la bella giovinezza
ormai svanita
che non allieta più.

Alcamo, 10.01.2010 ore 9,00.

Se un giorno
Se un giorno
qualcuno ti dirà
che ho un tumore in testa
o leucemia nell’ossa
non prestargli fede,
tu sorridi.
È frutto dell’età,
rispondi,
di vita già marcita
che volge ormai al tramonto
finito arcobaleno.

Alcamo, 16.01.2010 ore23,50

Porto a sera
Il porto è fermo
riposano le gru.
Restano i gabbiani
lontani punti neri
tra le nubi in cielo.
Increspa l’onda il vento
e danzano le barche
all’imbarcadero.
D’uomini e motori
non c’è più fermento.
Scende la sera
sui mortali umani
che scuotono la terra
sconvolgono le acque
rubando spazio ai mari.
Immoto resta il porto
riposano i gabbiani
tacciono i motori
tornati sono a casa
gli umili mortali.
Un altro giorno
poi sarà domani.

C/mare Golfo 28.01.2010 ore 17,00

A sera
A sera
quando tutto tace
e il buio intorno a me
sussurra: pace …
odo il latrar dei cani
e il mondo intorno a me
volteggia eterno.
Odo i silenzi
di color che furono
odo i lamenti
degli uomini saccenti.
Assordante un rombo
di guerra dentro il cuore
repentino scoppia.
Muto silenzio
avvolge l’infinito
mare di buio
solcato dalla luna
lucente uguale e varia
nelle notti insonni
di vigili e dormienti.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
18.02.2010 ore 19,15

Mia madre
Morì mia madre
quasi come ieri
eppure il tempo
arati ha sessant’anni.
Come fosse ieri.
Ma io rimasto
sono in cuor bambino
come i bambini
che vivono cent’anni
e nel silenzio
invocano la mamma
quando sconforto
nero prende il cuore.
Figura tenera
è la madre in vita
diafano ricordo
ogni mamma morta
che sempre vivo resta
anche nel delirio
ultimo di vita.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
19.02.2010 ore 11,30

Dimenticare
Dimenticare tutto
per non piangere
per non dovere odiare
per potere amare
per non abbandonare.
Dimenticare tutto
per non maledire
il momento bello
in cui si è nati.
Dimenticare tutto
per poter gioire
quando spunta un fiore.
Dimenticare
i subìti torti
per vivere sereni.
Dimenticare il mondo
per poterlo abbracciare.
Dimenticare
le delusioni tutte
per nutrir speranze.
Dimenticare
tutti i giorni neri
per godere il sole.
Dimenticare il giorno
per goder la notte
e le lucenti stelle.
Dimenticar te stesso
per porgere una mano
ad ogni tuo fratello
nel bisogno.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
09.03.2010 ore 18,00.

Colomba
Come colomba
dispiegate l’ali
posa nel vento
che dal mare sale
alla montagna in cima
nel meriggio mite
dell’odoroso aprile
esser vorrei
chiusi gli occhi
andare all’infinito
inseguendo il sole
ad occidente.
Sopor di pace
lieve m’accarezza.
Serenità circonda
tutto l’esser mio.
Il mare miro
dispiegato intorno
dal balcone immenso
d’Alcamo marina
verso l’infinito.
Godo gli effluvi
salsi delle onde
che spumeggianti
salgono alla riva
inebriando il cuore.

Alcamo marina, 21.04.2010 ore 17,55

Rondini
Le rondini stamane
a coda di cometa
svolazzanti
sulla piazza vanno
in processione.
Musica soave
l’anima carezza
col desiderio mesto
di chiudere la vita
senza sofferenza
senza dire addio
a chi non va e resta.
Una nota cade
nel cuore e lo frantuma
in schegge mille
di tacito dolore.
Continuerà la vita
pregna d’armonia
dietro le rondini
a coda di cometa.

Alcamo 27.04.2010 ore 19,25

Pino
Lo chiamavan Pino.
È andato via.
Lo vidi una mattina.
L’avrei sfrattato.
La pavida Maria trasecolò
ma non disse nulla.
Non sapeva.
Salì carponi Pino
la scala al piano primo
con stentato affanno.
Ricorderò per sempre
quel rantolo di morte.
Venne la voce
fuori dai polmoni
senza vocali
consonanti e suoni.
D’un morto era il tono
che senza vigoria
con l’unghie s’aggrappava
al muro della vita
dinanzi a lui cadente.
Chiese dilazione
e l’ottenne.
Non lo rividi più.
Partì due giorni dopo.
Solo un biglietto
nel fondo delle tasche
comunicò a Maria
che tutto era perduto.
Lo sfratto fu eseguito
un mese dopo.
La vedova Maria
e l’orfana sua bimba
furono a sera
nel mezzo della via.

Alcamo, 28.04.2010 ore 18,30.

Corona
Una corona
di fiori variopinti
dinanzi ad una chiesa
per un amico ho visto.
Per un amico
andato via per sempre.
Corona senza nome
abbandonata.
Corona per colui
che vita più non ha
affettuoso omaggio
d’un amico in vita
che vita ancora avrà.

Alcamo, 09.05.2010 ore 1,45

Porta di casa
Oltre la porta
senti protezione.
Sicuro dalle insidie
non temi l’aggressione.
Vegliar non ti farà
notti lunghe
di disperazione.
Qui la dimora
dei sacrifici tuoi
qui la dimora
delle gioie care.
Serenità t’accoglie.
Qui la dimora
delle tue speranze
il luogo dei tuoi sogni
vivi o già perduti,
che vita più non hanno,
dei futuri sogni
che roseo nel sonno
il domani fanno.
La porta hai chiuso.
Come in chiuso scrigno
tremori ed incertezze
avventure e imprese
in sicurezza stanno.

Alcamo, 08.05.2010 ore 22,00.

Vecchio amico
È davanti a me.
Per strada.
Il passo affretto.
Lo fermo e lo saluto.
Non mi riconosce.
Deluso, no, non resto.
Il cuor m’ha stretto
e la pietà m’ha preso.
La testa più non regge
- fiocamente ha detto -
non ricordo più.
Eppure aitante e forte
l’amico mio era stato.
La moglie e poi la figlia
lutti di famiglia
l’hanno alienato.
Fu così suo padre
e altri di sua gente.
Memoria del passato
più non hanno.
Pur vivendo
in altra vita
sconosciuta a tutti
tra la gente stanno.

Alcamo, 12.05.2010 ore 19,30.

Idea
Era un’idea
gentile e originale.
Ormai svanita
più non tornerà
ad allietar progetti
con illusioni misti.
Idee novelle
altri progetti
ed illusioni altre
sopraggiungeranno.
Ma quell’idea
gentile e originale
ormai svanita
non avrà più vita.

Alcamo, 02.06.2010 ore 05,15

Travaglio
Nella notte s’ode
il grido d’una puerpera
che vita dona al figlio
in ospedale.
È il grido di dolore
che gioia porterà
alla novella madre
il frutto dell’amore.
La chiameranno Asia.
Piccolo nome
d’una terra immensa,
piccola stella
che illumina il cammino
nella transumanza.
Questo il dolore
gli spasimi e i sospiri
che apprezzare fanno
la vita quanto è bella.
Asia il nome suo
piccolo nome
d’un grande continente
grande più del mare.

Chivasso, 10.07.2010 ore 20,30

Mezzo metro
In solo mezzo metro
c’è tutta una vita.
In solo mezzo metro
lo spirito divino
trovi racchiuso
come in un bozzolo
di diafana farfalla.
Rosee ha le guance
brillan gli occhi suoi
Asia il suo nome
immensa più del mare.
Umile fiammella
di fuoco ardente e puro
umile fiammella
di viventi altri
rischiarerà il futuro.
Tra le mani mie
è tenero fuscello
piccola Asia
amore d’un poeta.

Chivasso, 11.07.2010 ore 17,30

Nino
Era Nino
tra gli amici miei
colui che abbisognava
di molta fratellanza.
Ma solo nacque
crebbe e se n’è andato.
Gli amici tutti
l’hanno abbandonato.
L’antico ardore
ora è sotterrato
la bramosia dell’oro
l’ha lasciato.
Solingo giace e muto
in serena pace
mira e deride
ogni essere vivente.
Ora che mira
di là dall’infinito
ora può reggere
la terra con un dito.

Alcamo, c/da Molinello, 26.07.2010 ore 12,30

Nudi
Nudi nel buio
le vergogne al vento
corriam pei campi
inciampando
gioiosi cadendo
sull’erba secca
dopo i raccolti estivi
in settembre.
Liberi noi siamo
felici di un bel sogno
dopo l’estate
dopo l’ardente agosto.
La pelle tua
abbraccio è di velluto
dolce giaciglio
al sonno mio sereno.
Tra le braccia tue
io m’addormento
vivendo il dolce sogno
sotto il cielo stellato
di settembre.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
06.09.2010 ore 24,00

Anniversario
Tratto di strada
lungo io percorsi
mano nella mano
sempre a te vicino.
Ti ressi e mi reggesti
in mezzo alla tempesta
felici noi gioimmo
dopo la bufera.
Fummo colombi
svolazzanti e paghi
liberi nel cielo,
nel ciel di primavera.

Alcamo marina, 15.10.2010 ore 11,40

Amore materno
Amore immenso
di perduta madre
fu lanciare il figlio
di mesi cinque appena
tra le braccia
della senza nome
anziana e un po’ cadente
tra la folla immensa
e tumultuante.
Madre si negò
e salvò suo figlio
dalla morte certa
anima dell’anima
stravolta dalla guerra.
Con rude mano
spinta tra il bestiame
fu d’un carro merci:
fu stuprata.
Tutti i soldati
furono nemici,
i più nemici
i compatrioti suoi.
All’alba fu trovata
morta dissanguata
vita perduta
da morte liberata.

Alcamo, 31.10.2010 ore 23,30

Nino e il pettirosso
Nino il bevitore
allegro e scanzonato
tra gli amici tutti
era stato.
Lo ritrovai un mattino
sereno di novembre
in casa di riposo
paralizzato.
Compagna sua la radio,
il giornale,
una rivista,
la sigaretta spenta.
Solo è rimasto
tra compagni soli
muti e taciturni.
Ero a fargli visita
e un po’ di compagnia.
Un pettirosso ardito
volando in girotondo
venne a prender posa
sull’inerte mano.
Immobile restò
Nino il bevitore
allegro e scanzonato
felice di quel giorno
per un amico antico
e un pettirosso ardito
ch’eran con lui
per fargli compagnia.

Alcamo, 05.11.2010 ore 17,15

Scopello
Un uomo e un cane
neri sulla barca
bianca
tra gli scogli aguzzi
d’un mare immenso
di colore blu.
Limpida l’acqua
nei profondi abissi
sotto i faraglioni
di Scopello
scruto.

Alcamo, 13.11.2010 ore 15,00

Stele
Sulla stele
il tempo ha cancellato
la data e il nome illustre
già da tempo immemore
attribuito
all’universo intero
del passato.
Resta la stele
solitaria e muta,
nulla più dice
all’umile viandante
nulla più dice
all’uomo prepotente.
Le stagioni passano
e passeremo noi
come quel nome
di tutti e di nessuno.
Pure il ricordo
è andato via
dal vento trascinato
e da intemperie mille
nel labirinto scuro
dell’oblio.

Alcamo, 27.12.2010 ore 11,25

Anno 2011
Il conforto della saggezza

Da figlio del “Sud”, conosce bene il dramma di tanti figli diseredati,
“andati a morire per altri”. Ma ritrova in sé, nella fierezza del
proprio cammino, la coscienza del possibile progresso.
Non è vero che la vita sia così nera come la dipingono i “Nichilisti”,
il bicchiere mezzo vuoto palesa pure l’altra metà che è piena. E
se cosciente è la consapevolezza d’essere in discesa nella parabola di
vita, se svanite sono le “sirene … ammaliatrici”, afferma con coerenza
che svaniti son pure “i fantasmi … neri”.
La saggezza sa cogliere il tratto distintivo e positivo anche nelle
cose usuali: così il senso di liberazione dei passeggeri all’atterraggio
dell’aereo; così il sonno ristoratore per ritrovare nelle membra nuovo
vigore. Ed ancora il constatare che la vita, pur crudele e dura come il
subire indicibile ingiustizia, perché condannato eppure innocente, ha
comunque, imprevedibili, lati positivi se guardati nella giusta ottica.
Così le mura del carcere, diventate baluardo per un mondo esterno
ormai estraneo e sconosciuto, dopo trent’anni d’ingiusta detenzione
“io tornerò
Tra le mura amiche
tra i compagni
della mia prigione,
dove la vita ha un senso
e forse una ragione.”
Ed è ancora la saggezza che aiuta impulsi e desideri, ormai assopiti,
a risvegliarsi ed essere presenti, almeno nei sogni:
“nettare succhiai / ad occhi chiusi”.
La saggezza che intravede nell’intrinseca ed indefinita possibilità di
attuazione del “Pensiero”, sia pur “piccolo … / virtualmente eterno”.
E vi sono pure momenti di risveglio, sono però quelli di avvertito
distacco – strappo, come per l’amico “Piero Nisi”, che ridesta ricordi
e nostalgia tanta.

Sicilia
Il sud più a sud del sud
è la terra nostrana.
Fu terra di greci,
fu terra normanna,
spagnola, francese, africana,
fu terra corsara
terra infinita
schiava di popoli tanti
ricca di tanta miseria
solo per altri
fu terra opulenta.
Sicania chiamata.
Mite il suo clima
generoso il popolo tutto,
Trinacria e Sicilia fu detta,
terra d’eroi
oppressa da mille soprusi
madre di figli migranti,
tanti e poi tanti,
andati a morire per altri
obliati anonimi eroi.

Alcamo, 13.01.2011 ore 15,26.

Nichilista
Sostiene il nichilista:
non bisogna amare
per non doversi illudere,
non bisogna avere
per non dover lasciare,
non bisogna nascere
per non dover morire,
non bisogna vivere
per non dover soffrire,
non si può parlare
per non dover sbagliare,
non si può riflettere
per non turbar la mente,
non bisogna correre
per non dover cadere,
mai forzar le braccia
per non forzare il cuore,
non bisogna scrivere
per non subir l’esame,
mai cominciare
per non dover finire.
Si può continuare …

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
17.01.2011 ore 12,26.

Futilità
Uno ad uno crollano
desideri e sogni
di grandezza
imperitura e vana.
Ha dissolto il tempo
tutte le chimere
fumose ed invitanti
nella gioventù.
Delle sirene
ammaliatrici al canto
più non presto orecchio.
Anche i fantasmi
fuligginosi e neri
sono svaniti
son privi di spavento.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
17.02.2011 ore 10,05

Prigioniero
Prigioniero
in blocco di cristallo
libero nel cielo
terso della sera.
Sotto di noi
naviga lenta
la bianca nuvolaglia
tra il mare e l’infinito
cielo su di noi.
Un bimbo piange
senza alcun motivo
un altro gioca
sul sedile accanto.
Ognuno porta
chiusa dentro il cuore
una gioiosa pena
o un poco di speranza,
ognuno vola
bloccato alla sua sedia
da una cintura
d’incerta sicurezza.
Qui non si fuma
-dice l’inserviente-
Qui non si fuma
-è detto con segnale.
L’aereo atterra
atterra lievemente.
Alfin si ferma.
Al comandante
sopra terre e mari
i passeggeri in coro
battono le mani.

Volo TP-TO Ryanair 23.02.2011
ore 18,35

Ristoro
Supino a letto
a protezione
stringo le braccia al petto.
Ho chiuso gli occhi
ma non m’addormento.
Il sonno attendo
che nella notte
l’esser mio ristori.

Alcamo, 06.03.2011 ore 9,45

Libertà respinta
Trent’anni senza sconti
di carcere m’han dati:
sono ormai passati.
Ero innocente
avevo tanta voglia
di prendermi vendetta.
-Sono in libertà,
finalmente! -ho detto-
Ma questa libertà
è opprimente,
la compagnia non ho
neppure di me stesso
tra l’indifferenza
in mezzo a tanta gente.
Voglio tornare
tra le mura amiche
che per trent’anni eterni
compagnia m’han dato,
dove compagni
ebbi di sventura,
dove la pena
è simile alla morte.
Qui la vita mia
finita è da trent’anni,
solitario resto
solo tra la folla.
Ma tornerò,
sì, io tornerò
tra le mura antiche,
tra i compagni
della mia prigione,
dove la vita ha un senso
e forse una ragione.

Alcamo, 19.03.2011 ore 11,00.

Vita
Amici, nemici,
vecchi conoscenti,
tutti quanti
sono andati via.
Io sono ancora qui.
Sono in attesa
dell’ultimo tramonto
desiderando
albe luminose.
Molte le beghe
vissute sulla terra
poche le gioie
che al cuore han dato pace.
Sono ancora qui.
Attendo la compagna
mia nemica antica
che ghermisce bimbi
e schiva chi la sfida.

Alcamo, 14.04.2011 ore 20,00

Pietre
Pietre scheggiate
o levigate e nere
millenarie storie
raccontano del mare.
Sulla battigia bianca
nell’immenso abbraccio
del turchino mare
due ombre vanno:
sono due amanti
o forse due fuggiaschi.
Il mare canta
la vecchia cantilena
che allevia gli animi
o rattrista i cuori,
la vecchia cantilena
dei miei padri ed avi.
Scaglie di pietra
dall’acqua levigate
sotto i tuoi piedi
odi mormorare
vecchie canzoni
giunte sui mari
da lidi lontani.

Alcamo, 26.04.2011 ore 18,00

Negro
Seduto in dormiveglia
all’ombra del baobab
lunghe le gambe innanzi
la schiena al tronco ferma
e tra i rami gli occhi
un po’ socchiusi
ad inseguir la luce
aveva il forte negro.
In cinque l’accerchiarono
lo spinsero legato
in mezzo alla boscaglia.
Altri sfregiati e forti
furon compagni schiavi
nel suo lungo viaggio.
Altri ed altri ancora
gli furono vicini
tra le piante alte
libere di leccio.
Acqua implorò il negro
per domar la sete
ma un calcio nell’addome
lo scaraventò
nel liberatore grembo
della morte.

Alcamo, 29.04.2011 ore 19,00.

Compagne
Ha trovato Linda
la compagna,
la bella Maddalena.
Insieme son partite
per un lungo viaggio
il viaggio della vita
come due amanti
dimentiche di tutto.
Più non torneranno
nei luoghi conosciuti
nei luoghi dell’infanzia
tra gente che disprezza
e invidia ha tanta.
Gente senza cuore
senza vita e amore
che odia tutto e tutti
che la morte attende
di neonati sogni.
Non torneranno
Linda e Maddalena.
Nuova casa il mondo
e fratelli tutti.

Alcamo, 30.04.2011 ore 20,45.

Labbra
Melliflue e dolci
e tenere m’offristi
desiderate labbra.
Nettare succhiai
ad occhi chiusi.
Non avesti nome
fosti senza età
ma fosti la dolcezza
di un notturno sogno
senza tempo.

Alcamo, 29.05.2011 ore 5,00.

Pensiero
Il pensiero nostro
generato
più non ci appartiene.
È figlio nostro
per tempo breve
cresciuto e allontanato
che nel mondo va
indipendente.
Abbracceranno altri
quell’idea,
la sosterranno forse,
forse il cammino
le indicheranno.
L’assoceranno ad altre:
rimodelleranno
il mondo intero.
Questo il pensiero
nostro generato
che più non ci appartiene,
idea peregrina
nata dal nulla
un placido mattino
o in notte fonda
disperata o lieta
da un uomo piccolo,
grande ed infinito,
piccolo pensiero
virtualmente eterno.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
24.07.2011 ore 9,00

Piero Nisi
Dolce una lacrima
ed un sorriso lieve
sul volto accomunati
mi trovai pensando
all’amico Piero
ironico e compianto.
Fu mio compagno
sul sentiero aspro
nella giovinezza,
verso la meta
oltre il confine
per ciascun segnato.
Di viso fu gioviale
d’animo bello e ardito
umile scalatore
della roccia
irta di spine e agguati
dietro ogni svolta
dietro ogni spuntone.
L’amor fraterno
genuino e schietto
ho rivissuto
tornando agli anni miei
della giovinezza,
viandante solitario
pur tra tanta gente,
verso la meta
oltre il confine
già per me segnato.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
17.08.2011 ore 12:05

Paura
Di tornare a vivere
ho paura
come i ragazzi
che corrono per strada
tra le lavandaie
che asciugano lenzuola
bianche e colorate
sui fili lunghi
addossati ai muri
bianchi del paese.
Più non troverò
ciò che ormai ho perduto
più non troverò
gli amici dell’infanzia.
Sono cresciuti
e sono andati via
sono emigrati
alcuni al camposanto.
Ho paura di tornare a casa
la casa di mio padre
la casa dei fratelli
o quella dei miei nonni.
Busserò alla porta
risponderà nessuno.
Pure i cani e i gatti
sono andati via
non sono più randagi
non fanno compagnia
a chi è senza affetti.
Desolato il cuore
e l’animo mi resta.

Alcamo, 14.10.2011 ore 19,45.

Pietà
Pietà,
pietà per l’uomo
dal viso sanguinante
nell’arrossata polvere
tirato.
Pietà pel corpo esanime
che scettro più non ha
ed arroganza.
Morto è l’eroe
per i suoi seguaci
morto è il dittatore
per i suoi nemici.
Forse domani
resterà il ricordo
solo il ricordo
del nome evocativo
di chi fu Gheddafi.
Null’altro resta
del terrore antico:
ammasso informe
di carni dilaniate
da calci, pugni,
schiaffi, sputi e spari.
Or tace e giace
meteora svanita
tra i nebulosi cieli
di terra martoriata.

Alcamo,20.10.2011 ore 16,30

Giustizia
La giustizia è zingara.
È zingara e puttana.
Del termine giustizia
piena la bocca han tutti
coloro che tradiscono,
coloro che compagna
l’hanno di notte a letto
a pagamento.
Tra le umane cose
giustizia è un bel concetto
per ingannare i popoli
desolati e illusi.
Amica dei furfanti
amica dei padroni
inculcata ai popoli
tenendo saldi i troni.

Alcamo, 06.12.2011 ore 20,35

Bambina
Sul monitor
se appari all’improvviso
sul volto mio s’accende
gran letizia
che l’animo rallegra
e il cuore inonda.
Dimentico gli affanni
le inutili diatribe
dimentico il grigiore
dei giorni miei
trascorsi nella rabbia
vissuti nella nebbia
e nella noia.
M’appari luminosa
splendida bambina
virgulto di mia pianta
ormai ingiallita.

Alcamo, 15.12.2011 ore 21,45

Bolero
Bolero
musica sognata
tra le immense dune
di sabbia infuocata
o in fredde notti
gremite di fantasmi
di tenebrosi giorni
o al galoppo
di arabi cavalli
scalpitanti
in mezzo alle brughiere.
Amori e odi
risentimenti tutti
restano fuori
dall’attimo presente
e al cielo vanno
snodandosi leggeri
come cirri al vento.
Musica arcana
che l’animo frantuma
e il cuor fa lacrimare.
Questo è Bolero
musica arcana.

Alcamo, 18.12.2011 ore 13,00

Note musicali
Se piangi e poi sorridi
se il cuor ti batte
per note musicali
credo che sia
gran privilegio il tuo.
Sono le note
per molti insulse e vuote
pregne per altri
di vita e sentimento
che in cielo innalzano
e ondeggiare fanno
tra le nubi rosse
come i gabbiani
solitari e bianchi
o i corvi neri a stormi.
Volteggiano le note
sul mare e per le valli
silenziose e quiete
or taciturne e mute
or come fuochi al cielo
gioiose e scoppiettanti.
Vivere ti fanno
le note musicali.

Alcamo, 18.12.2011 ore 13,20

 

Anno 2012
Serenità

Non è da tutti conquistare e godere della serenità una volta raggiunta
la piena ed ultima maturità, prima di iniziare il cammino
dell’inevitabile senilità: è già, questo, un traguardo di successo. Ma
la serenità è meta conquistata solo e quando, nel rendiconto di vita,
il saldo è positivo e comunque mai col segno meno. E non si deve
credere che il tutto sia frutto …, della dea bendata. Come per lo scalatore,
la vetta si conquista con l’impegno e il sacrificio, con tenacia e
grinta nelle avversità, trovando il coraggio di rialzarsi dopo le cadute.
E l’aver dato come tono di fondo a queste poesie la “serenità” non è
solo convincimento di questo lettore – commentatore un po’ stranito,
è lo stesso poeta a suggerirla per la soave compostezza delle immagini
che donano quiete e gaudio al lettore. Così nel ricordare l’amico
“Piero”, passato a miglior vita, che non induce a tristezza, ma ridesta
melodie di musica amata e goduta, insieme, nella adolescenza:
“era l’amico
che con me seguiva
silenzioso Brahms
la rapsodia veloce
d’Ungheria
con le spiegate ali
della fantasia.”
Ma la goccia più dolce e desiderata è quella descritta in “Sorriso
neonatale”, la serena gioia di un bambino che sorride in braccio alla
sua mamma.
 

Piero
Piero,
l’amico mio splendente
tra i celesti astri
che brillano ogni sera
tra la nuvolaglia,
era l’amico
che con me seguiva
silenzioso Brahms
la rapsodia veloce
d’Ungheria
con le spiegate ali
della fantasia.
Muti eravamo
attenti
sognanti adolescenti
nella stanza grande
di un monastero
dove lo studio
dei greci e dei latini
pausa elargiva
alle fatiche
dei sudati testi.
Or nell’avello giace.
Sono vecchio anch’io
la falce nera, no,
non mi spaventa.
Io sono eterno
eterno resterò
nella fantasia
eterno resterò
nell’illusione.
Mi fermerà improvviso
della morte un colpo
in casa o per la strada.
Pur io sarò compianto
e non farò ritorno
come non torna
l’amico mio Piero.

Alcamo, 03.01.2012 ore 20,5

Sorriso
Vorrei un sorriso
splendente sulla tomba
che custodisce
le mie disfatte membra.
Sorriso per chi passa
guarda e non saluta
sorriso per chi passa
scontroso o indifferente.
Sorriso per i figli
per i nipoti tutti,
per i parenti
e amici degli amici.
Se sulla tomba nostra
avessimo un sorriso
tutti i cimiteri
sarebbero dei prati
su cui i bimbi vivi
verrebbero a giocare.
Verrebbero a giocare
tra loro a nascondino.
Verrebbero a giocare
con i nonni morti
o in mille modi altri
se sulla tomba nostra
fiorisse un sorriso.

Alcamo, 09.01.2012 ore 20,50.

Nascite
Ho visto nascere
dentro un ospedale
bambini belli
gioiosamente accolti
dietro una porta bianca
dietro sportelli a vetri.
Altri bambini
sono nati altrove
altri bambini
nel mezzo d’una guerra
nella carestia
o tra zolle nere
di una dura terra.
Giustizia umana
fin dalla nascenza
non conosce bimbi
non rinfranca cuori.
Uomini uguali
sulla dura terra
mai tu vedrai:
solo ingiustizia
per uomini diversi.

Chivasso, 24.01.2012 ore 11,05.

Orme nere
Orme nere
sulla neve bianca
al nascere del sole
stamattina.
Eran dirette
alla via maestra
eran dirette
all’ultimo confine.
L’ho viste all’orizzonte
perdersi nel nulla
le orme nere
sulla neve bianca.

Verolengo, 28. 01. 2012 ore 14,5

Marciapiede
Con movenze i glutei
van sul marciapiede.
Il corpo tuo lusinga
ma l’animo è assente.
Viene da lontano
necessita di pace
un altro sventurato.
Dall’infanzia corre
dietro fioca luce.
La corsa è parallela
all’isola felice,
con te che sei puttana
ma vergine nel cuore,
dello sventurato
che cerca pace e amore.
Dal marciapiede nasce
resurrezione e vita
sul marciapiede nasce
il fiore dell’amore.

Alcamo, 04.02.2012 ore 14,45.

Nebbia
Dalla valle al monte
come fumo sale
la nebbia mattutina.
Come odor leggera
inonda la pineta
inonda gli eucalipti
venendo su dal mare.
Son salito anch’io
col freddo di febbraio
e mi ritrovo in cima
in mezzo a dei narcisi.
Svanita poi è la nebbia
e il mondo tutto appare
chiaro e luminoso
tra i monti e il mare.
Alcamo, monte Bonifato

05.02.2012 ore 11,50

Cuccagna
Nella grande piazza
della cuccagna
alto è il palo e dritto
unto di grasso nero
con sapone misto.
La voglia è tanta
di giungere alla cima
per un prosciutto in più
di vino una bottiglia
e per gloria infinita.
Il tricolore in cima,
la conquista prima,
dei giovani la squadra
sulla vociante folla
ha espugnato.
Tripudio ha suscitato
e gran baccano.
Fuochi d’artificio
intronano nell’aria
mentre seduti
del palo in su la cima
quasi a consesso
bivaccano gli arditi.

Alcamo, 07.02.2012 ore 10,30

Ricordi
Nel sottobosco
fummo
degli alberi di pino
o dei cipressi
svettanti verso il cielo
o sulla sabbia bianca
in riva al mare
a maggio.
I freschi anni tuoi
assaporai
teneri e dolci
acqua di sorgente
profumo soave
della primavera
gioiosa e calda
più che a ferragosto.
Fummo
e tutta mi donasti
l’anima raggiante
odor di primavera.
Poi sei svanita
come fumo al vento
di brezza nella sera.
Sei appassita
nell’anima e nel corpo,
petalo di rosa
tra pagine di libro
obliato,
sono appassito
pur io nella vecchiaia.
Solo il ricordo
resta dentro il cuore
il ricordo triste
d’un lontano amore.

Alcamo, 15.02.2012 ore 0,15.

Sera
C’è la luna
dentro la fontana
con l’acqua cheta
tra i pesci rossi
i pesci bianchi
i pesci grigi
e le rane verdi.
La campagna intorno
tace
in piena pace.
Lontana
annuncia l’Ave
una campana.

Alcamo, 30.03.2012 ore 21,00.

Sardegna
Sardegna aspra e forte.
Cuori generosi
e grandi
i tuoi abitanti.
Voci arcane salgono
dai verdi mari
fiori gialli
sulle terre brulle
sparse di sangue
rosse agli altipiani.
Sardegna dura
Sardegna aspra e forte.
Popolo orgoglioso
senza sorte.

Alcamo, 31.03.2012 ore 17,45.

Pensiero notturno
Il notturno pensiero
che turbava la mente
insistente hai cercato.
Sei corsa dietro fantasmi
con occhi sbarrati
hai visto anime in pena
bimbi infelici
sotto la coltre
argentata di luna.
All’improvviso
il sole è risorto
balzando dal mare
tingendo di rosa
ogni cosa.
L’aria ha incendiato
ha levato dall’acque
folate di nebbia
fino all’ultimo cielo
in iridescente arcobaleno.
Natura tinta di rosa,
di verde, di blu,
di giallo, di rosso,
di viola.
Or sei felice anche tu.

Alcamo, c/da Pigne
04. 05.2012 ore 10,55

Carezza
Sulla mia pelle
nell’estrema
pagina di vita
del vento la carezza
ho sperato.
Come volo
di farfalla lieve
che posa
sulle membra stanche
nell’infocato luglio
come soffio
di verde primavera
o bacio dolce
di tenera fanciulla
vergine e pura
ho sperato
di sentir stasera.
Poi avviarmi
con passi lenti e certi
verso il riposo
che non dà ritorno,
verso il riposo
che tutto trasfigura
in oblio eterno.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
17.07.2012 ore 02,15

Stella
Una stella
stasera
tra i rami dell’ulivo
gioca coi grilli
e con la luna
nascente
a rimpiattino.
Inchiodati al buio
che si va dissolvendo
restano gli occhi
nella notte nera.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
17.07.2012 ore 21,50.

Rompitori
Scompaiono,
ritornano
mille volti amati
d’amici andati,
d’amici e di congiunti.
Sono rimasti
di palle i rompitori
che non vorresti
avere tra i coglioni.
Eppur bisogna
vivere e sorridere,
sorridere e cantare
perché la vita è bella
per gioire e amare.
Gli occhi sempre lucidi
per odio o per amore
la vita rendon vita
amara e bella.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
31.07.2012 ore 16,55

Vittoria
Quando rincorsa
giunge la vittoria
s’allarga il cuore
a bontà infinita,
il mondo tutto
in tripudio appare.
Il desiderio corre
corre la speranza
nel mondo innamorato
del grande vincitore.
Splende il sole
gioca con la luna
mattutina,
se di giorno vai;
brillano le stelle
damigelle in cielo
se in notturno viaggio
sei.
Ogni momento
è giardino verde
è tramonto rosa
è arcobaleno
dopo la pioggia
dopo la bufera.
Bello t’appare
tutto l’universo.
È il momento
della tua vittoria.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
02.08.2012 ore 22,22.

Pelle di velluto
Sulla tua pelle
soffice velluto
scivola il tempo
scivola il vento
scivola la pioggia
a ripulir le scorie
della vita intera.
Serena giaci
in mezzo alla natura
in virginea posa
nel campo di nudisti
siciliano.
Occhio blasfemo
insozza le tue membra
ma il vento spazza
ogni villania,
scioglie la pioggia
ogni sozzura
raccolta sulla via.
Il sole asciuga
rende più lucente
la pelle tua
soffice velluto.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
08.08.2012.

Piccoli uomini
Tre uomini
piccoli piccoli
van sulla strada maestra.
Discutono
in tono sommesso
o viaggiano muti
nell’afa d’agosto.
È la ricchezza che cresce
adolescenti nello sviluppo.
Matureranno nel tempo
e costruiranno il futuro.
Il torrido caldo
arde le membra,
le belle fanciulle
scrutando vanno per boschi,
s’accoppiano,
s’amano,
vanno abbracciati
all’orizzonte infinito.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
11.08.2012 ore 16,35.

Cicala
Della cicala
il frinire antico
nel pieno pomeriggio
del tardivo agosto
dentro gli orecchi
ancora mi rimbomba.
La frivola cicala
sugli alberi bruciati
dal fuoco malandrino
che invaso ha tutto.
La cicala amica
compagna da cent’anni
del contadino
che tra le zolle nere
ha trascorso
tutta la sua vita.
I monti intorno
bruni sotto il sole
immoti stanno
nel vespro caldo
torrido d’agosto.
Ma tu tranquillo
un posto non avrai
ove le membra
possa riposare
ove tu possa
vivere ed amare.
La cicala amica
anche per te
è l’unica compagna.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
17.08.2012 ore 14,50.

Ospiti
Ti son vicini gli ospiti
se li mantieni a tavola.
Se accenni a qualche aiuto
li vedi dileguare
come cirri al sole
dopo il temporale.
Se poi insisti ancora
tu li rendi offesi
non puoi più parlare.
– 48 –
Son tutti buoni e cari
specie se son prossimi
gli ospiti che hai
ma cura soprattutto
di non creare guai.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
20.08.2012 ore 13,10.

Scandalo
Scandalo han gridato:
il settantenne Gianni
Maria di vent’anni
ha sposato.
Quando l’han visto
sulla strada antica
frequentare
i falò notturni
nessuno ha espresso
una parola amica
nessuno vituperio
ha dimostrato.
Puttane! – di notte
hanno schiamazzato
volgendosi ai falò.
Ora l’obbrobrio
versano su Gianni
scapolo distrutto.
Or la vergogna
accollano a Maria
per l’intrapresa via.
Ora che Gianni
Maria ha sposato
il sacro matrimonio
viene condannato.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
22.08.2012 ore 10,00.

Tempo
Sulla mia spalla
ha posato il tempo
la mano sua stanca.
Or m’accompagna
ora spinge forte
verso il futuro,
baratro immenso,
meta segnata
meta della morte.
Dell’eternità
il tempo è un segmento
che conduce tutti
di qua e di là col vento.
Poi ci abbandona
a un angolo di strada,
nel segmento
d’eternità futura
che non ha misure
e alito di vento.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
29.08.2012 ore 13,30

Invito
Vieni in campagna.
Tu vedrai le stelle
quando di notte
tutto intorno tace.
Vieni a sentire
gracidar le rane
lungo i ruscelli
che vanno verso il mare.
Troverai la pace
troverai il riposo
ascolterai in silenzio
il timbro dei rumori.
Ma oltre tutto
troverai l’amore
per la natura verde.

Alcamo, 17.10.2012 ore 0,35

Amicizia
Come t’innamori
della ragazza
che non ha presente
l’esistenza tua,
che amerà un altro
da sempre sconosciuto
e che la riterrà
una rompi cazzi,
così noi ricordiamo
i nostri vecchi amici
almeno quelli
ritenuti tali.
Vivono altri
per grandi nostre imprese
a noi legati
da vividi ricordi.
Ma nulla noi sapremo
di amici obliati
nulla noi sapremo
se pensando a noi
hanno notti insonni.
L’amicizia è questa:
illusione eterna
di pensar che altri
vivano per noi.

Alcamo, 27.10.2012 ore 15,30

Bolle di sapone
Tra le mani scoppiano
le iridescenti bolle
con colori mille
cangianti al sole.
Scoppiano sul viso
tra le mani piccole
scoppian tra i capelli
della mia nipotina
mentre le insegue
con le braccia alzate
al sole e all’infinito.
Piccoli trilli
forano il suo cielo
dietro le bolle
dai colori mille
cangianti al sole
dell’ardente luglio
in mezzo alla campagna
tra l’assordante
frinire di cicale.

Alcamo, 22.10.2012 ore 0,05

Onde e lapilli
Quattro metri quadri
di piccoli lapilli
scorrono sott’acqua
con l’onda di battigia.
Ritornano con l’onda
piccola e impetuosa
sparsi sulla sabbia
a riportar visioni
della fanciullezza
A riportar visioni
di prima conoscenza
a riportar profumi
che tornano alla vista
di onde travolgenti
tutti i sensi miei.
Sul mare di Pompei
rivivo i primi effluvi
che alla memoria tornano.
allegre e tristi.

Castellammare del Golfo,
Spiaggia Plaja, 01.11.2012 ore 12,00.

Sorriso neonatale
Un bimbo sorridente
nell’innocenza prima
degli incipienti anni
a rosea vita
dinanzi ad un cancello
stamattina ho visto
in braccio della mamma
virginea donna e pura
tutta innamorata
del figlio suo splendente.
Ho visto pur la gioia
candida e abbagliante
d’un bimbo appena nato
in braccio della mamma
sorridere giocondo
al mondo colorato.

Alcamo, 14.12.2012 ore 15,10

Natale
La madre trepidante
ha il bimbo in grembo,
tra poco nascerà.
Trepidante è il padre
del bimbo nascituro
che per acuto grido
nel seno è sussultato.
C’è attesa attorno
gioia c’è nei cuori
pregni di speranza.
Gioia è il Natale.
Gioia per i bimbi
gioia per gli adulti
per la donna incinta
per chi da sempre aspetta
un giorno luminoso
di felicità.
Natale è speranza
di chi è senza amore
di chi non ha un tetto
di chi soffre e muore.

Alcamo, 22.12.2012 ore 17,00


Anno 2013
Poesia di vita

Certamente anche negli altri testi, ma di più in questi ultimi, a quasi
chiusura della silloge, la vita quotidiana viene vista e descritta nelle
doti caratteristiche della poesia. Se ogni uomo è poeta lo è perché la
vita è poesia, in tutti i vari generi, con le sfaccettature del riso e del
pianto, della gioia e del dolore, intrisi come siamo di terra e di cielo.
E spesso si vive contemporaneamente della duplice emozione, si
vive quindi di ossimori; unica è la realtà, diversi i modi di approccio
nel perseguimento di finalità singole o solidali. Anche l’arrivo di una
nuova vita, del nipote Marco che lo riempie di sano orgoglio, “per
continuare la “schiatta” dei Giannuzzo da queste parti”, (scriverà il
poeta) non è immune dal dubbio e dal timore della sofferenza: Così
la morte di un non precisato Mario, lo porta ancora a riflettere su
entrambe le facce della realtà umana: vita e morte. Vita e morte, binomio
mai disgiunto nell’esistenza, anche quando non coscientemente
avvertito, che è desto negli “uomini”, negli “animali e forse anche”
nelle “cose”.
 

Marco
Novella vita giunge
a costruir la pace
o a fomentar la guerra
tra l’uomo e suo fratello.
Vita novella giunge
a rimpiazzare i morti
tutti i nostri morti
caduti nella guerra.
Marco è nuova stella
nel firmamento mio,
Marco è nuovo sole
che illumina il cammino.
Piccolo indifeso
fa tanta tenerezza
che all’aride radici
apporta linfa e forza.
Rivivere farà
giorni tristi e lieti,
gioie ed affanni
creduti ormai passati.

Castelvetrano 01.02.2013 ore 9,05.

Mario
Scomparve Mario
senza rumore
senza dire addio.
Ritorna ora
nei ricordi miei
ritorna ora
a ravvivar memoria
di passati giorni
di cronache facete
di tante panzanate.
Era giocoso Mario
era un fanfarone
e rallegrava tutti
del mondo circostante.
Lo bloccò un infarto
nel mezzo della strada
mentre guidava
un’auto malandata.
Si fece un po’ da parte,
cedendo il passo a tutti,
un po’ più in là,
oltre la carreggiata.
Mandò un sorriso al cielo
ma non fece in tempo
a pronunciare Mario
l’ultima cazzata.

Alcamo, 05.02.2013 ore 21,45

Chissà
Chissà se ognuno sa
che gli umani tutti
e gli animali
e forse anche le cose
han fremiti di gioia
o di dolore
o di disperazione e morte
o di speranza d’alba
se a venire tarda.
Con idillio sente
il creato tutto
pur se pare privo
di modo e d’espressione.
Ogni individuo
è un poeta nato
pure se inespresso.
Detto vien poeta
chi ha mezzi adatti
ma tutti siam poeti
se guardiamo il mondo
con occhi di fanciullo,
se per alba chiara
o per tramonto rosa
il cuor ci ride o piange,
per amor trovato
o per amor perduto.

Alcamo, 27.02.2013 ore 22,30.

La verità
Giù giù
nei profondi abissi
io ti cercherò,
o su su
oltre le nubi bianche
in mezzo ai cieli tersi
poi ti troverò,
Essere immenso,
Essere infinito,
sconosciuto a tutti.
La verità io cerco,
invano cercherò.
M’illuderò d’averla
ma non l’avrò.
La verità è instabile
come le umane cose,
perennemente muta
forma e stato.

Alcamo, 12.03.2013 ore 08,20

Passato
Passano gli odi
passano gli amori
quando l’avello
sugli intimi si chiude.
Vile chi sprezza
l’essere morente
magnanimo s’addice
a chi perdono ha dato.
Nell’animo ritorna
in chi inveisce bile,
pace nel cuore
a chi ha perdonato.

Alcamo, 21.03.2013 ore 12,10.

Sorriso
Il sorriso
d’un tenero bambino
tra le braccia ho avuto.
Il più bel sorriso
sbocciato sulle labbra
quasi all’improvviso
accennato appena:
due petali di rosa.
M’accompagnerà
tutta la vita.

Alcamo, 28.03.2013 ore 5,30.

La madre di Mara
Alla finestra attende
su al quinto piano
la figlia sua scomparsa
anni e anni addietro.
Nel buio pesto e nero
scorge un lumicino:
forse è la sua Mara
che torna da lontano.
La figlia sua non torna,
è andata via,
forse l’han stuprata
e trascinata via.
Son passati gli anni,
passati son decenni,
lei attende vigile
su al quinto piano.
La madre è invecchiata
passando notti e giorni
in veglia alla finestra
su al quinto piano.
La madre attende Mara
convinta che ritorni.

Alcamo, 17.04.2013 ore 22,00

Poeta
Poeta fui.
Poeta io rimango
dopo il passaggio
da questa ad altra sponda.
Poeta sono
vivo tra i viventi
l’opera mia
sarà gradita a tanti.
Sii pur tu poeta
sprizza la tua gioia,
se taciturno
esterna la tua noia.
I sentimenti umani
son comuni a tutti,
ma sgorgano diversi
tra l’oggi e l’indomani.
Sarai eterno
nell’illusione vana
d’essere stato
singolar cantore.
Dissimile cantor
da tutti quanti.

Alcamo, 05.05.2013 ore 11,25.

Ortica
S’avvicinò il bambino
ad un’ortica
verde e rigogliosa
e la toccò.
Carezza fu la sua,
respinta.
Volle riprovare.
Pungente e dolorante
la risposta.
Non ebbe amici mai
l’urticante ortica.
Il bimbo la odiò
tutta la vita.

Alcamo, 09.06.2013 ore 10,45.

Giulio
Moribondo Giulio
ebbe sogni vivi.
Di cose giornaliere
di case e di lavori
per abbellirne il tutto
e poi goderlo
fu il farfugliar suo vano.
Questo fu il senso
di parole e tono
quella sera infame
quando quel Cristo
pendente dalla Croce
fissava in modo strano.
Contro quel Cristo
aveva bestemmiato.
Quel Cristo in croce
aveva pur pregato.
Miracoli quel Dio
non aveva fatti
e di buttarlo al fuoco
avea giurato.
Ma che ci stava a fare
se sull’amara terra
ai figli bisognosi
non porgeva mano?
Bello sarebbe,
gli fecero capire,
se ad ognun che implora
desse la Sua mano.
Nessun miracolato
avremmo sulla terra
avendo tutti
felicità a richiesta.
Tra i rantoli di morte
chiuse gli occhi Giulio
e chiese a Dio perdono.
Girato su d’un fianco
con le mani giunte
spirato fu trovato.

Alcamo, 09.06.2013 ore 11,25.

Pupella
Morì Tortilio
dopo avere offeso
il mondo intero,
dopo aver recato
danno a tutti,
anche a suo fratello.
Venne il giorno
delle dipartita,
venne il giorno in cui
l’addolorato frate
ne pose a letto
la mesta compagna.
Con molto affetto
e con tanto affanno
lui l’accarezzò,
la coprì di baci:
alfin la consolò.
Non era bella
Pupella la cognata,
ma egli pose
impegno di vendetta.
Della dipartita
e di tanto dolore
Pupella fu alleviata
e consolata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
17.06.2013 ore 0,15.

Celebrità
Molti dicon di me
che son poeta,
ma di poeta
io non ho la vena.
Vorrei sapere unire
tre parole in fila
che abbian senso logico
e di vita.
Celebrità io cerco
sospirando
forse la troverò
scrivendo.
L’illusione è bella
e tiene in vita
ogni speranza
ed ogni chimera.
L’alba, il tramonto
e il sole a mezzogiorno
han palpiti di gioia
o di noia.
Ma son sempre vita.

Alcamo, c/da Gammara Molinello
07.07.2013 ore 9,55.

Il Genio
Ognun che segue
color che son davanti
savio è ritenuto
se s’uniforma ai tanti.
Fuori di strada
fuori di precetto
solo il matto corre.
La fantasia ribelle
l’intelligenza occulta
lo renderanno illustre
o uomo di bordello.
Il genio è questo,
è fuori d’ogni norma
è un senza Dio
o dio egli stesso.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
29.07.2013 ore 16,45

Desideri
Mi piacerebbe
essere un uccello,
con un volo
giungere sui pini,
o pescecane
per solcare i mari,
senza bisogno
di pinne o di ali
di barche o di gommoni,
come succede
ai profughi africani.
In libertà assoluta
abbracciar la luna,
avvicinarmi al sole,
ritornare a terra
con sogni e desideri
appagati.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
31.07.2013 ore 16,53.

Partenza
Portò via le scorie
il vento, o quasi,
dopo l’amplesso
sulla battigia addormentata.
Sereni fummo
e soli
come sempre.
Ci richiamò alla vita
del treno il lungo fischio,
il treno della fantasia,
della stazione
lì in riva al mare.
Sola partisti
e più non ti rividi.
Solo restai
tra gli aliti del vento
ripulitor di scorie
nell’afoso agosto.

Alcamo, Gammara Molinello,
25.08.2013 ore23,05.

Dono
La giovinezza tua
mi donasti.
Vergine e pura
tra le braccia mie
margherita al sole
tu fioristi.
Rosa sbocciasti
allo spuntar dell’alba.
Portasti frutti in grembo
saporiti e belli
virginea in cuore
madre dei miei figli.

Alcamo, 13.09.2013 ore 6,00.

Cantico
Attesi ardentemente
il mio signore.
Egli è venuto
nel mezzo della notte
ed ha posato
il capo sul mio seno.
Tutto l’ho baciato.
Con i capelli
odorosi e lunghi
tutto il corpo suo
ho circondato.
M’ha preso lungamente
ed io mi son donata.
Spossata e soddisfatta
tra le braccia sue
mi sono addormentata.
Egli più non c’era
al mio risveglio,
ma il ricordo
di dolcezza pieno
tutto il giorno
mi ha inebriata.

Alcamo, 18.09.2013 ore 08,15.

Ricordo di un sogno
Ho chiuso gli occhi
sul fare del mattino
per ricordare un sogno
della notte.
Penso e ripenso
ma più non rivivrà
il sogno mio.
Pure il ricordo
svanito è del sogno,
del sogno bello
che non aveva senso.
La percezione resta
delusa percezione
d’un sogno bello
che non tornerà.

Alcamo 22.09.2013 ore 10,00.

Il cardellino
Sotto l’albero di cachi
mi ha bloccato
d’un cardellino il canto.
Appassionatamente
con note acute e varie
l’amore suo esternava.
Sul vicino ramo
vibrava la compagna.
L’amor dei cardellini
scoppiò all’improvviso
convulso e muto
dell’albero di cachi
fra le fronde.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
26.10.2013 ore 10,08

Il Generale Mango
Spavaldo venne avanti
il generale Mango.
Pronti eravamo
ad affrontar la morte.
Pieno fu d’orgoglio
di tutti i suoi soldati
del valore loro
della dedizione
dell’abnegazione
e dell’amor patriottico.
Venne a spiegarci
come si combatte
per vivere felici
dopo la vittoria.
Ordine diede
d’andar contro il nemico,
d’aprire il fuoco
coi bronzei cannoni.
Andammo innanzi
fuori di trincea
nemici furibondi
contro altri nemici.
Caddero molti
dinanzi e dietro a noi.
Furono gli eroi
per l’una e l’altra sponda
trascinati a morte
da burattinai.
Il generale Mango
dalle retrovie
incitava sempre
e incitando visse.
Il valore dei soldati suoi
morti sul campo
fu lauto premio a lui.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
02.11.2013 ore 12,30

Il poeta contadino
Ciccio il contadino
i cavoli ha piantato
uno accanto all’altro
bene mesi in fila
e a modo distanziati,
le rape e le cicorie
le dalie e i crisantemi
gli alberi da frutto
e gli alberi da fiori.
È un poeta
sulla nuda terra
è un poeta
in mezzo alla natura.
Grazia e perfezione
e beltà lui infonde
passione e amore
e immensa dedizione.
Gioioso è Ciccio
alla fioritura
Ciccio canta allegro
alla potatura.
Ma quando giunge
la grandine di luglio
ingoia lacrime
di desolazione.
Tra le stagioni
la natura e i fiori
tra melanzane
zucche e peperoni
Ciccio dipinge
tutti i suoi quadri
e manda al cielo
inni e imprecazioni.

Alcamo, 16.12.2013 ore 14,50

L’artigian poeta
Il falegname e il fabbro
il muratore e il sarto
sono poeti
nei loro mestieri,
e se perfetti
sono maestri e rifinitori.
Fiorisce il bello
nelle loro mani
gioisce l’occhio
e gode l’intelletto.
Ogni artigiano
è un creatore
ogni artigiano
gioisce e si dispera.
I manufatti
sono i loro canti
come la tela
è in mano dell’artista,
come un sonetto
è per il cantore
che a carta e penna affida
cuore ed emozione.
Mentre dipinge
poeta è il pittore
o chi a materia
dona forma e vita.
Ognun che crea
sicuro è un poeta
perché produce il bello.
Ché il bello non è bello
per denaro.
Il bello è bello solo
se soddisfa sensi ed intelletto.

Alcamo,16.12.2013 ore 15,00


Anno 2014
Ultimi arrivati

Sono versi soggetti ad essere rivisitati e, come dice il mio carissimo
amico Antonio Magnolo, limati.
Sono nati nel periodo in cui si è provveduto a ordinare e rivisitare i
vecchi e i nuovi versi da consegnare alla tipografia. Voglio augurare
a me stesso che siano i migliori di tutti e che possano dare al lettore
qualche emozione in più rispetto agli altri.
 

La taranta
Le ardenti salentine
giovani fresche e belle
danzano la taranta.
Sono le baccanti
stilizzate in nero
che su piedi alterni
rivivono fissate
su vassoi antichi
di terracotta rossa.
Si sciolgono le cinture
Si slacciano i calzari
svolazzano le vesti
nel vorticoso andare
or leggero e snello
or vigoroso e forte
col battente piede
come su palmento
a pigiare l’uva
dell’eterno Bacco.
Il tamburello s’agita,
frenetico tintinna
col vorticoso andare
delle tarantate.
Vola in alto un velo
volteggian le fanciulle
saltellando danzano
le ardenti salentine.
Poi bruscamente crollano
insieme con le note
le salentine belle
tarantate.

Alcamo, 08.02.2014 ore 17,20

Cartolina
Dinanzi a me
c’è una cartolina.
Me l’ha inviata Dio
amico mio eterno.
Di questo panorama
gioisci nel silenzio,
tu, che solo sei,
-così mi ha scritto tu,
che solo sei
e solitario.
Il mare verde-azzurro,
o color lampone,
il mare pesca gialla
quando è sera,
in tante chiazze
in distese immense
ti ho inviato
di qua dall’infinito.
Tu non mi rispondere,
ma pensa solamente,
solo qualche volta,
che t’ho voluto bene
e t’ho pensato

Alcamo marina, 16.02.2014
ore 11,27

Sotto l’ombrosa vigna
Sotto l’ombrosa vigna
puoi fare mille sogni,
centomila viaggi
di là dal mare,
scalare monti impervi.
Puoi navigare
per smisurati oceani
o con voli estremi
superar pianeti
conoscere le stelle
da vicino
e poi tornare
ad abbracciar la terra
che continua a darti
linfa e vita.

Alcamo, c/da Gammara Molinello,
25.02.2014 ore 13,05.

Le ali dell’aquila
Avere io vorrei
dell’aquila le ali
per giungere alla cima
della roccia
impervia e aguzza.
Per dominar con gli occhi
l’orizzonte
ove non osano le nubi
intristir la vita.
Per volteggiar qua e là
sui nascosti antri
sui lidi sconosciuti
nel cuor dell’uomo
ribelle e tristo
per portar la gioia
che non ho in possesso.

Alcamo, 21.03.2014 ore 17,10

Concezione
Vi dico come nacque
mio fratello.
Con la donna sua
nel torrido meriggio
un figlio concepiva
il padre mio
nella penombra
attorno a ferragosto
sotto il lenzuolo bianco
di bucato
con parole dolci
sussurrate piano.
L’orecchio mio curioso
percepiva
ad occhi chiusi
a otto anni appena
le parole dolci
nella finzione
d’un profondo sonno.
Ignoravo ancora
come si nasce
ma come prende il volo
l’inizio della vita
già insegnava
la scuola della strada.
Tutto l’amplesso
era un artificio
di fuochi a ciel sereno
nell’età piena
degl’infocati amanti.
Ora fuochi lievi
e più pacati
per me
il ricordo attizza.
Alla mia donna
con ardor m’appresso.
Felici rinnoviamo
tutti i momenti
dell’età più bella.

Alcamo, 04.04.2014 ore 06,05.

Concludendo
Son versi
come riflessi nati
da cose e sensazioni
che non danno pane
a chi di pane ha fame.
Che non danno fama
a chi poeta è in vita
che non danno vita
a chi cerca fama.

Verolengo, 30.12.2013 ore 15,35
 



 

L’opera nella foto di copertina è dell’autore.

Strade e sentieri pugliesi del passato - Olio su legno - 72,3 x 76

 

Terza edizione

Riveduta e corretta

Copyright by

Marino Giannuzzo

2017

 

Versi Sparsi
qua e là lungo il sentiero della vita.
 

INTRODUZIONE

Fin dall’adolescenza sono stato un cultore della poesia, intesa come
liberazione dello spirito dalla quotidianità. Ho sempre inteso la poesia
non come esternazione di espressioni forbite, ma come sentire
intimo, sovente non espresso in modo alcuno e non conosciuto dagli
altri. Quella poesia che neppure noi stessi conosceremo mai più, così
come si è sviluppata nel nostro intimo in un determinato momento e
in una determinata circostanza della vita.
Io sono uno che butta giù dei versi, e dipinge anche, quando gli va;
talvolta a distanza di anni fra un’opera e un’altra. Mai su commissione.
Ho avuto la fortuna di poter essere un uomo libero. Sono molto
soddisfatto quando qualcosa riesce come a me piace. Ripudio ciò che
non mi piace, anche se non sempre lo distruggo.
A modo mio sono un artista e a modo vostro sarete degli intenditori.
Comunque so, in via di massima, che l’artista deve morire per essere
capito.
E tuttavia spero di morire il più tardi possibile; sia in senso reale
che in senso figurato.
Alcamo, 23.01.2003
Marino Giannuzzo


PROLOGO

Un poeta per amico
Con ritardo da quando ho avuto l’onore e il piacere di ricevere
in dono il libro “Versi Sparsi” e dopo aver letto e riletto più volte
le splendide poesie in esso contenute mi accingo a scrivere spinto
dall’unica esigenza di fissare, nero su bianco, le emozioni che hanno
suscitato in me tanti versi scritti dal poeta, ma da me rivissuti come
uno strano spettatore, quasi spiritualmente presente all’atto creativo
che li ha visti nascere. È l’essere stato, è l’essere oggi forse ancor
di più, amico del poeta che mi dà questa splendida facoltà, questa
posizione di privilegio e questa mia forse presuntuosa certezza di
poter comprendere, più di tanti altri, il sentimento che sottende a tante
poesie contenute nel libro e ad altre sciolte pervenutemi in questi
ultimi tempi. Mi sembra insomma di poterle considerare, non tutte
ma molte, mie poesie, non nell’atto creativo, ciò è fuor di dubbio, ma
nelle stesse forti emozioni provate dal poeta, proprio per questa mia
situazione: essergli, appunto, amico.
Un tratto, forse non lungo della mia e della sua vita, l’abbiamo percorso
insieme e se non lungo certamente significativo.
Non conosco i motivi che hanno indotto il poeta a scegliere l’ordine
alfabetico alle poesie, certo è che l’effetto ottenuto è simile alla
semina fatta dal contadino col gesto ampio del braccio a semicerchio
per spargere sementi o concime nei campi. Leggendo il libro si ha
l’impressione che il poeta non solo ci porti da un posto all’altro con
un ordine assolutamente a noi sconosciuto, ma ci presenti poesie dal
ritmo e dallo stile assai diversi, proprio perché la semina del poeta ha
accostato spesso testi scritti in periodi di tempo assai lontani e che
presentano emozioni determinate da situazioni contingenti diverse e
note solo al poeta. Quel che noi vediamo e gustiamo sono immagini,
ritratti, avvenimenti di vita quotidiana e scenografie che quei versi
hanno tradotto spesso con una immediatezza e nitidezza sorprendente,
con un verso sempre armonioso, con la parola opportunamente
scelta e con l’impatto emotivo sapientemente dosato. Ordine dunque
alfabetico che ha portato ad un rimescolamento incredibile di tempi
e luoghi dando l’impressione di un cesto ricolmo di petali di svariati
colori o di un vestito variopinto.


L’OPERA
Il testo contiene poesie che abbracciano un arco di tempo che va
dal lontano 1964 fino al 23 agosto 2003. L’ultima poesia, riportata
nell’elenco, indica solo l’anno, 2003, e non è possibile sapere se è
antecedente o successiva alla data sopradetta. Nell’elenco, le poesie,
peraltro rarissime, che portano come data solo l’anno, sono riportate
in coda alle altre dello stesso anno. Mi sembra che l’opera potrebbe
essere divisa in tre periodi distinti dal 1964 al 1998 il primo, dal 1999
al 13.02.2002 il secondo, al quale darei il nome di “Periodo di Caltanissetta”
e che comprende anche le poesie scritte ad Alcamo entro
febbraio 2002, ed infine il terzo periodo dal 10.04.2002 in poi.
Antonio Magnolo
 

Abulia
Abulia,
nota amara e gentile
morta la volontà.
 
Senso d’eterna stanchezza
invade le membra,
lo spirito annebbia
e nulla
nulla
più ci tormenta.
 
Morta è la voglia d’andare.
 
Pure l’amore s’arresta
l’oblio invade le membra
l’anima invade
e più non tormenta.
 
CL, 02.02.2000 ore 21,05
 

Alessio
Eri l'unica cosa bella
che attendevo.
Sei arrivato, figlio mio,
parte del mio io
più che me stesso,
nel futuro
ti vedo proiettato,
compimento degli atti miei
più belli.
 
La tua speranza io non tradirò.
Pronto son io
a strugger altra vita
se alla tua s'attenta.
 
In te rivivrò
tu mia vita sei.
Io t'amo forse più
di quanto ami tu
te stesso.
 
Tutto intorno mi vaneggia
se un solo istante ho dubbio
che tu a me
non sopravvivrai.
Ed ho paura.
Paura che il domani
non sappia renderti felice
o che il fatal destino
possa tradire
il tuo e il mio desio.
 
Un dio sei per me
e dio ti voglio.
Io il padre
tu il figlio:
una vita siamo.
 
Alcamo,14.05.1989 ore 16,50
 

Amor senile
La mia compagna è là.
Attende il mio ritorno.
Poi m’abbraccerà
senza parlare
senza un perché apparente.
 
Mi sentirò appagato
di questa mia esistenza
e un giorno dopo l’altro
anch’io vivrò nell’ansia
di stringerla al mio seno
come ai vecchi tempi
quando i nostri cuori
giovanili e forti
erano uno
in unico cammino.
 
Luce all’orizzonte è lei
faro che lampeggia nella notte
di questa vita intensa.
 
La terra il mare il cielo
umile contorno all’amore nostro
tacito e tranquillo di senilità.
 
CL, 18.05.1999 ore 20,45
 

Amore
Ardo di passione.
 
Dinanzi a me tu corri
e io t’afferro,
il seno tuo abbraccio
e a me lo stringo:
un corpo solo siamo
in te mi sciolgo
tutto son consunto.
 
Tu sei profumo
che inebri le mie membra,
mi rassereni e mi ridai la vita.
Amore in me è rinato
con la giovinezza
e sulla pelle tua
di seta e di velluto
mi distendo:
nelle carni tue
penetro tutto
e come treno scendo.
 
Amore,
amore,
amore.
Questo il verso mio.
E al verso mio risponde
tutto il corpo tuo
e la tua mente
con infocato ardore.
 
Poi tutto tace
e i sensi hanno pace.
 
Alcamo, c\da G.M. 08.08.2003 ore 13,00
 

Amore e odio
Una volta ancora
io t'amo e t'odio.
Vorrei annientarti
per farti poi rinascere
senza la colpa.
E tutta mia saresti
una volta ancora.
Ma lo sperare è vano
e t'odio
come mai odiai
in vita mia.
 
Sei immonda
e non ti bramo
che per farti male.
Mia è la vita
e l'amo.
 
Giovane rosa
su robusto stelo
profumata e viva
in questo cuore mio
s'è piantata.
 
Strappar tu non la puoi:
com’edera
ha poste le radici.
La rosa e il cuore
strapperai a brandelli,
ma disunir giammai
tu li potrai.
 
Il vecchio amore
fiele è diventato
e al nuovo amor dà vita
come marcito tronco
a giovane virgulto,
ch'io amo e bramo
più degli occhi miei.
 
Alcamo, 19.03.1973 ore 1,00
 

Anna Oddo
-Anche tu?-
mi chiese Anna Oddo
la puttana.
 
Un pomeriggio nero
di bile e di tormento
avrei voluto stringerla
nel letto.
Non l'ebbi mai.
E fu la donna onesta
più di tutte
pur se non di tutte
la più bella.
Bile era l’amore
frutto di tormento
e sesso ributtante
quel ch'io volevo.

-Domani tornerai.
lavata e profumata
tu m'avrai-.
Più non tornai.
Anna Oddo la puttana
nel cuore mi restò
la più stimata.

CL, 22\3\2001 ore 10,15
 

Antonio
Due occhioni neri
grandi come il mare
su un visino immenso.

Antonio si chiamava.

Un piccolo macigno
era nel corpo
e buono più del pane
il cuore suo.
Rosee le guance
simili a due mele
maturate al sole.
 
Pur lui sperduto
andato è per il mondo
senza amici
senza dolci amori.
 
Nella stanzetta sopra la cantina
il cuore suo ha lasciato,
dove è rimasto il mio
e degli amici suoi,
dove la vita
insegnava a tutti
a vivere il domani.
 
Alcamo, c\da G.M. 28.02.2003 ore 18.00
 

Artisti moderni
Poeta è il pazzo
che imbroglia
taglia
e la logica rovescia.
 
Pittor lo strabico
che la realtà deforma
e i colori al caso affida.
 
Suoni sperduti
rumori accattonati
la musica che vale.
 
Stupiscono le arti
ma i critici di più
gente saccente
tutti prezzolati
e leccaculo mascherati.
 
CL, 29.11.2001 ore 0,15
 

Assassinio sognato
In sogno questa notte
hanno sparato a un uomo
caduto nel fango
al mio sinistro lato.
 
Hanno sparato in due.
Un colpo al mio vicino
tre al corpo mio
crollato a terra
finto morto immoto.
 
Nel buio
il malvivente inetto
mirava al capo mio
che giaceva al suolo
incerto se fossi morto.
 
Scomparvero gli ignoti.
Io per caso ucciso
testimone fui
d'un assassinio in sogno.
 
CL,04.09.2000 ore 14,45
 

Attendere
Sotto la luna bianca
c’è un mare nero nero
e il mondo tutto intero
ha un’aria stanca.
 
Ma scruta sotto il tetto
dell’umile famiglia,
c’è padre madre e figlia
in apprensivo aspetto.
 
Aspettano qualcuno
che venga da lontano;
solo allora ognuno
andrà a dormir pian piano.
 
Palermo, 13.02.1987 ore 19,45
 

Attesa
Infinita è l’attesa
dell’eterno domani,
infinito,
illusione perenne,
vitale.
 
D’arte invaghiti e di cielo,
di marina e montana poesia
che riempie le nostre giornate
di precaria allegria.
 
Viandanti senza una meta
trasciniamo i nostri calzari
oggi,
domani,
nell’eterno domani.
 
CL, 29.02.2000 ore 16,15
 

Bella è la vita
Bella è la vita
che ci alletta ed inganna
con mille illusioni.
 
Siam cani arrabbiati
pronti a scannarci
come fratelli
che oggi hanno miele
domani fiele 
nei cuori.
 
Odiamo il fratello
ma di pace
ci diciam portatori.
E nessuno scagli la pietra
perché tutti siam peccatori.
 
Ci dichiariamo innocenti
di ogni misfatto
ma tutti abbiamo la colpa
dell’ignota rapina
che avviene lontano,
dell'oscuro omicidio
mai conosciuto
mai confessato.
 
Alcamo, 15.11.1972 ore 14,15
 

Campagna
Le serpi e le lucertole
i topi e i bei ramarri
sono gli amici
nella mia campagna.
 
Di terra un fazzoletto
ove trastullo
la cagna mia in calore
tra gli eucalipti ombrosi.
 
Un alito di vento
le nubi spinge a oriente
mentre sui corpi nostri
giunge da ponente
la brezza tenue e fresca
dopo l’arsura
delle infocate notti
del giugno siciliano.
 
Il caldo, il freddo,
i giorni e i mesi passano
gli uomini e le cose
e gli animali tutti
nel futuro oblio.
 
Alcamo, c\da G.M. 2.7.2003 ore 9,20
 

Camposanto
Gelido era il vento
e andavano le foglie in mulinello,
in pieno inverno,
tra tombe tante e croci solitarie
nella bruna terra.
 
L’adolescenza mia
dietro una tomba
spesso vi trascorsi,
cercando pace e amore
che mai ho perso
perché mai ho posseduto.
 
La tomba non c’è più.
 
Pace e amore altrove
cerco in solitudine
tra turbolente folle
di esseri che vanno
nessuno sa dirmi dove
nessuno saprà mai
fino a quando.
 
CL, 11.09.2001 ore 10,25
 

Carezza
La mano tua fugace
sul viso mio
provato e macilento
gentile una carezza
d’amore puro
quasi non carnale
distende lieve.
 
Adolescente torna
con fragili contatti
e vellutati baci
nell’arco discendente
della vita
amore.
 
I corpi nostri
posan nella quiete
solo talvolta
da un fremito percorsi
e nel ricordo
della giovinezza
guizza una fiamma
di carnale ardore.
 
Tacciono i sensi
e sol la pace resta
ai nostri cuori
travagliati e stanchi.
 
Alcamo, 16.02.2003 ore 7,30


Casa di campagna
Muri di pietra antica
colorata
la casa di campagna
costruita a stenti
fatta con amore
lacrime e sospiri
nei momenti scuri
della vita.
 
Frutto della fantasia
dimora delle idee
mie più belle.
 
Gli amori vi sbocciarono
in estate.
E gioia amore e fiori
tutti vi dipinsi senza ragione
solo con il cuore.
 
Accanto
la mia tomba io vorrei
in fondo al pozzo 
che ora non c'è più
e che riscaverei 
per ivi riposare
indisturbato 
dopo i giorni miei.
 
CL, 14.06.2000 ore 21,55


Cimitero
Qui sono radunati
tra gialli crisantemi
i morti nostri.
 
Corpi macilenti e strutti
senz’alito di vita,
carni putrefatte
organi consunti
chiedono pietà e preci,
gli occhi al ciel rivolti
nel buio della bara.
 
Noi sui giorni nostri
piangenti supplichiamo
l’aiuto dei più cari
che non posson dare
e terrore abbiamo
se al cospetto nostro
le spoglie loro
il caso a noi riporta.
 
Falso amore il nostro
quando fiori e messe
a loro tributiamo.
Quando i nostri morti
che più non ricordiamo
in cielo ci fingiamo.
 
Corpi caduchi
utili alla terra
anime volanti
pietà a noi volgete,
anime illustri
che vi legò amore
un benigno sguardo
abbiate per coloro
che intimi vi stanno.
 
Alcamo-c\da G.M., 26.10.2002 ore 12,45
 

Circo Massimo
Uomini e donne al circo
sono senza difesa
tra le feroci belve
che i figli loro azzannano
e sbranano le membra.
 
Canti al cielo innalzano
in preda all’ipnosi
spiriti già morti.
Privi della vita
privi di dolore.
 
Del figlio il corpo
della tigre in pasto
in nome di quel Dio
che ogni facoltà
di sentir le ha tolto
una madre dà.
 
Madri e figli
sorelle e padri tutti
anelando morte
incontro al cielo vanno.
 
L’infernale orgia
della baraonda
nell’immenso circo
stupefatta e ignara
la crudeltà sublima.
 
CL, 28.11.2001 ore 19,30.
 

Compagni
Pontieri Galasso Caporale
Marchesi Manfredi Caranese,
Semeraro Seclì D’Agostino,
ricordi della fanciullezza,
ci siamo perduti.
 
Il mondo ci ha inghiottiti.
Puri ci renderà all’Infinito.
Nei nostri volti
oh quanti sogni
svaniti
col passar degli anni.
 
A modo proprio
ognuno torna
con la rimembranza
agli amici della fanciullezza
in volto mai cresciuti.
 
Tutti li porto in cuore,
anche gli odiati,
di quella triste età
che pur sperando
non si facea illusioni.
 
CL, 18.09.2001 ore 17,15–
 

Condannato a morte
Giudicato reo.
 
Quindi avevo torto
e fui condannato.
Questo il verdetto
per me che fui innocente.
 
Farò appello
al mio giustiziere
e avrò torto ancora
come ebbi ieri.
 
Rinchiuso
nel braccio della morte
tra le inferriate guardo
dell'alta finestra
arrugginite
l’alto cielo azzurro.
 
Piccole nubi
nell’etere si sciolgono
come i ricordi:
senza rimpianti
e senza rimorsi.
 
Ancor combatterò
la mia battaglia
tra l'illusione
e la speranza vana
della mia vittoria
per la vita.
 
Ombre lontane
e indistinte voci
inciteranno questa lotta mia,
vana per me e senza gloria,
contributo per l'umanità.
 
Pur morto io vivrò.
 
Il boia non sarà
il mio carnefice.
 
CL, 10.02.2000 ore 9,45
 

Convento
Ero tornato
dai padri Passionisti
per fraterna visita
di pura cortesia.
 
Nessuno volle aprirmi
e me ne andai
ospite ignoto
senza salutare
chi mi fu compagno
nell'età più bella.
 
Al mio richiamo
sconosciuto un tale
disse al citofono
che orario era di riposo.
 
Triste me ne andai
da Laurignano,
luogo di pace
dell'anima riposo,
senza salutare
gli amici ch’ebbi
nell’età più bella.
 
CL 12.06.2000 ore 22,33
 

Corteo funebre
Al mio funerale
compunto e sconsolato
con parenti e amici
afflitti sono andato.
 
Muta la bara
muti gli amici
muti i miei parenti
scendevano compunti
al cimitero.
 
In prima fila
c’erano i più cari
dispiaciuti
con lacrime e lamenti
o con silenzio muto
e pensieri tanti.
 
Chiacchiera qualcuno
nel fondo della fila,
altri sorride
per una barzelletta,
d’affari alcuno tratta
e forte ne discute.
Dietro tutti anch’io
compunto come tanti.
A chiudere il corteo
ci vien d’appresso un cane
senza guaire senza abbaiare.
 
La bara all’ obitorio
lasciamo solitaria.
Io solo resto,
anima vagante,
attorno al corpo inanime
in compagnia del cane
unico amico
fin quando non ha fame.
 
Al terzo giorno
il cane s’allontana.
 
Quel corpo che fu mio
or puzza e fa ribrezzo:
vado via anch’io,
anima delusa,
una fra le tante,
che più non ha memoria
d’un corpo aitante.
 
Alcamo, 31.08.2002 ore 17,15
 

Croci
Croci di ferro battuto
croci di legno e di oro
croci soltanto
sui monti e sul petto.
 
La mia croce è fatta di pene:
nessuno la vede
nessuno può darmi una mano
e non è la più lieve.
 
Formia, 04.06.1972
 

Cutrofiano
Cutrofiano,
lucente paesino di pianura,
ridente borgata,
abbandonata.
 
Piccole vie del centro
immense nella fanciullezza
tuguri già allor cadenti.
 
Tutto previsto
tutto ormai scontato.
Sarei tornato
ma per ridirti addio.
 
Di nuovo andai
per le vie del mondo,
senza fermarmi,
senza riposare,
solo fra tanti
soli ed obliati.
 
Di strade immense
molte ne ho percorse,
altrove,
ma belle no,
come le tue non belle.
 
La rosa rampicante
e l’altissima pergola
non rivedrò ma più
salire al cielo
dagli angoli degli usci.
 
La nostalgia è rimasta
al piede della rosa.
Come la rosa
l’anima è invecchiata
con le case senza vita.
 
Non tornerò mai più,
no, no, non tornerò
sui luoghi dell’infanzia.
 
Anche gli amici
sono andati via,
per le strade immense:
e non torneranno
che per ripartire.
 
Soli nasciamo
e soli ce ne andremo.
Anche i più cari
poi andranno via,
lontani.
 
Solo i ricordi
ci riuniranno
in tempi e luoghi
solo per noi belli.
 
CL, 15.02.2000 ore 10,10
 

Debole donna
Debole donna
trionfatrice eterna
su vinti e vincitori
sempre sarai
al cospetto della vita.
 
L’uomo s’illude
di domare il mondo,
d’essere re
padron dell’universo,
ma succube sarà
di vergine mammella
o navigato seno di mignotta.
 
Di femminea dolcezza
o d’infimo ludibrio
il mondo è tutto
e l’uomo un cagnolino
ai piedi suoi.
 
L’amor trionfa
se la donna vuole.
Di quel trionfo
solo un mezzo è l’uomo.
 
CL, 30.10.2001 ore 10,00
 

Doni
Nel millenovecentosessantuno
fui nel cimitero a Dipignano.
Sulla tomba triste d’un bambino
caramelle sparse e un dolcino.
 
Erano i doni
ai morti per i vivi
e prenderli non era sacrilegio
ma atto gradito
da chi l’avea deposti,
atto gradito
da tutti i bimbi morti,
fiori recisi
nell’età più bella.
 
Alcamo, 9.11.2002 ore 7,30
 

Donna
Statua della libertà
in capo al corso
per chi ti cerca
sei.
 
Attorno a te
il nostro mondo gira
forza centripeta
con le illusioni
e le speranze vive.
 
L’alloro al traguardo
colto con fatica
ai piedi tuoi vien posto,
o gloria e libertà,
donna, forte e dolce.
 
Nell'abbraccio tuo
la pace,
nel grembo tuo
le nostre ambasce,
in te ritrova l’uomo
amore e vita.
 
CL, 07\03\2001 ore 23,00


Donne
Sono molte e varie
le donne nella vita.
 
Angeliche o spietate,
alla rissa pronte
o piene di bontà,
dolci e profumate,
petali di rosa sul mattino
o stelo pien di spine
sulla sera.
 
Come la roccia forti
o fuscelli lievi
nell’aria galleggianti.
 
Gaie ed amorevoli
madri abbracciate ai figli
mogli vendute a sposi
scostanti e non amate.
 
Donne che gli occhi torcono
al colmo dell’amplesso
o simili a cavalle
infocate e ardenti
nella piena arsura.
 
Donne amorevoli,
piacevoli orizzonti,
brezza che rinfranca
o scuote le tue membra.
 
Donne soavi al bacio
e pelle di velluto,
materne e carezzevoli,
venali o generose:
le donne nella vita.
 
CL, 18.09.2001 ore 9,30
 

Dormiveglia
Cerco un pensiero
da inseguire
al buio
per stancarmi
e poi dormire.

Alcamo, 03.06.03. ore 0,40
 

È successo a me
-È successo a me
quel che è successo a tanti,
ma non pensavo
di essere un attore
e avessi la mia parte
in questo teatrino della vita.
 
La donna ch’io amavo
con altri s’è fuggita
e m’ha lasciato
con due gemelli
teneri e lattanti.
 
Svanì l’amore suo
degli andati tempi
che amor non era
ma solo voglia
di sfrenato sesso-.
 
Così mi disse
il mio vicin di casa
questa mattina
coi capelli al vento
e il viso stralunato.

Io non risposi
e tacque
vuoto lo sguardo
e vago il sentimento.
 
Alcamo, c\da G.M., 20.02.2003 ore 18,15
 

Emigranti
Lontano
vanno gli emigranti
in cerca di lavoro,
in movimento
come le antiche greggi
sui tratturi di montagna.
Pascoli cercano
verdeggianti e pane.
 
Tante illusioni
sparse sulla via
vecchie chimere
nere dentro il cuore.
 
Lunghe file
dopo lunghi viaggi
speranze al ciel sospese
e brividi
brividi tanti
nelle notti senza luna.
 
Avrà l'aurora il sole
e la speranza vita.
 
CL, 25.05.2000 ore 20,00
 

Estate
Come farfalle al vento
cadon le foglie secche
dall’alto eucalipto.
 
Canta la cicala
nel vallone
e il cielo introna
sulle dorate spighe
dell’infocato giugno
vespertino.
 
Randagi cani
dietro la mietitrebbia
vanno i popolani.
 
Alcamo, c\da G.M., 24.06.2003 ore 13,40
 

Fine
Giunge la sera
e il giorno s’allontana.
 
Ormai sciancato e zoppo
vado del fiume
sulla riva opposta,
dove la vita è morte,
dove risulta tutto
una gran minchiata.
 
CL, 10.11.1999


Fresche fronde
Immoto è il tempo nella solitudine
di questa beata pace senza suoni
tra gli alberi frondosi e freschi
della fine estate.
 
Ma tu non tornerai
essere ignoto della giovinezza.
Nel fumo degli estivi fuochi
o tra le nebbie della primavera
tu mi apparirai privo di sembianze,
Spirito puro e grande,
Creator dell’universo.
 
E nelle notti nere senza luna
o negli aridi deserti sotto il sole
a Te rivolgerò la mia preghiera
chiedendoti la mano e la speranza.
 
Essere ignoto tu sarai eterno
nel cuore degli umani
che in temporanea pace stanno
sotto le fresche fronde
in pieno giorno
sul finir dell’estate.
 
CL, 11.09.2001 ore 10,00
 

Fuochi d’artificio
Nella notte un colpo 
luminoso
tra le assenti stelle.
Una miriade di luci 
e un luccichio
a rosa, a imbuto, a fungo,
cascanti in mille forme
di salici piangenti.
 
I fuochi artificiali
amici dei fanciulli,
terrore dei neonati,
nella notte buia
di stelle il cielo inondano
e pieno giorno fanno.
 
Colori infiniti
affannosi e ansanti
scie in cielo tracciano
tra fumi vari ed improvvisi.
 
Poi la notte tace.
 
Dei fuochi artificiali
in cielo resta il fumo
vagante.
 
Alcamo, 01.07.2002 ore 16,45
 

Giovinezza
Un colpo d’ali 
per risalir la china
e gli infiniti spazi
lo spirito conquista.
 
Della vittoria il brivido
fremere fa le membra
e l’anima libra eterea.
 
Sotto di noi il vuoto
piedistallo al corpo
che con dell’ala un colpo
gli spazi affronta e sfida.
 
L’inno di gloria al cielo
la giovinezza innalza
e fuochi d’artificio
riporta alla memoria
di lunghe notti insonni
per un futuro incerto.
 
Degli anni tuoi, fratello,
la giovinezza ferma,
tuffati nel mare che ha nome vita
con slancio e con speranza.
 
Alcamo,19.08.2001 ore 16,00
 

Homo homini lupus
Famelico l’uomo è restato,
più crudele del lupo.
 
Il fratello ha mangiato il fratello
in piena coscienza
contro natura.
 
Le guerre senza quartiere
le guerre senza perché,
fomentata da pazzi
ogni guerra che c’è.
 
Per fatuo possesso
d’inutili pietre,
per affermare un insulso ideale,
l’uomo sull’uomo s’avventa 
e infierisce.

Lo divora senza aver fame.
 
Felici gli sciocchi,
vien da pensare,
godon la vita
e il sole fraterno
che illumina tutti.
 
Alcamo, 02.05.02 ore 6,00
 

Ictus
E’ giunto anche per me
giustiziere l’ictus
che molta gente spinge
dal mondo e dalla vita
fuori.
 
Ogni parola
la lingua mia farfuglia,
un angolo di bocca
fermo è al sol levante
mentre l’altro ammicca
verso il suo ponente
e gli occhi vanno
perduti all’orizzonte.
 
Questa è la foto
che guardo di me stesso
fisso lo sguardo
fisso nello specchio.
 
Sembro imbecille,
e forse io lo sono,
pure agli occhi miei.
 
Il mio cervello
pare sia toccato
da danno immane
e fulmine divino.
 
Pazzo, cretino,
stupido, imbecille,
scemo o rimbambito:
questi gli ingiusti termini
per me che son colpito.
 
Ma voi che mi guardate
e che mi conosceste
quando fui normale
di me pietà abbiate.
 
Alcamo, 30.08.2002 ore 15,30
 

Idea
Peregrina e solitaria
senza compagne
sterile e vacua nasci,
idea.
 
L'infinito la tua casa
un cervello la tua terra
humus per la crescita
se non è tabula rasa.
 
Informe concepita
informe il tuo sviluppo.
Maturi e prendi forma
quasi spontanea e nuova
all’improvviso.
 
Sconvolgi il mondo
e tutto rinnovelli
con la forza tua
immortali rendi,
idea.
 
CL, 28.03.2000 ore 17,00
 

Il contadino
Accovacciato
sulla zolla grossa
di terra nera
sotto il sombrero immenso
messicano
immobile il villano
nel solleon di luglio
sta
tra solchi neri
di terra rivoltata.
 
Profondo un pensiero
lo estraniava
dalla natura intorno
assolata.
 
Fantoccio sembrò
ai corvi
stagliato all'orizzonte
senza turbamenti
senza spazi e tempi.
 
CL, 25.05.2000 ore 23,00
 

Il dubbio
La soluzione chiedo
al mio cervello
di domande mille
e non risponde.
 
Sospeso resto anch'io
tra le domande
che non han risposta
e il vuoto intorno a me
regna eterno.
 
CL, 29.08.2000 ore22,00
 

Il gabbiano
Librato nell'aria
il gabbiano
appeso ad un filo invisibile
sta.
 
Le ali fisse nel vuoto
compie immensa una curva
e dominatore
tiene raccolta
la grande famiglia
sull'acqua.
 
C/mare del Golfo, 26.02.1972
 

Il grande saggio
-Non ha valor la vita
terrena e maledetta-
insegna il grande saggio.
 
Ricchezza e povertà
non hanno senso
se un sùbito tumore
le appaia e le livella
sull'orlo d'una fossa
eterna e nera.
 
Pinguedine, balletti,
gioire e poi soffrire
non hanno meta.
 
Un'illusione
il mondo ci prospetta
ed ogni azione ha senso
forse oltre la vita.
 
Alcamo, 11.02.2001
 

Il re del mondo
Il re del mondo sono
senza scettro
senza alcun potere.
 
Padrone
neppure di me stesso
in piena libertà
virtuale.
 
CL, 12.06.2000 ore 22,56
 

Il suicida
Nell’intima voce che chiama
a scaricare il fardello di vita
trova una ragione
il suicida.
 
È un cane randagio
in mezzo all’autostrada
sceso da un pullman
che corre senza una meta.
 
Ha superato l’attimo buio
privo d’uscita.
 
Gli occhi serrati
un salto al di là
del baratro immenso
lo ha proiettato all’eterno.
 
Non ode il passato dolore
né gioia.
Amici e nemici 
più non ricorda.
 
Nell’eterno silenzio
finalmente assapora la pace.
 
Alcamo, c\da G.M. 10.12 .2002 ore 18,00
 

Il televisore
Foriero di mille notizie
foriero di mille illusioni
quadro variante 
di giorno e di notte
sempre attuale 
di attimo in attimo
senza tregua come la vita.
 
D'estate e d'inverno
in ogni stagione
occhio perenne 
su mondi vicini
occhio perenne 
su mondi lontani.
 
Occhio che guarda
che scruta gli abissi dei mari
s’addentra in reconditi antri
universali.
 
E paesi lontani
distese ghiacciate
o deserti mai visti
noi conosciamo
seduti in poltrona
davanti al camino
mentre una guerra
s’ode infuriare lontana.
 
CL, 11.07.2000 ore 14,00
 

Il tempo
Il tempo passa
a misurar la vita
e nulla
nulla ci tormenta
come la vita stessa.
 
Tutto scorre
come fiume al mare
limpido e soave
o turbolento e nero.
 
Odio ed amore
come a vecchio tronco
edera s’attorce
e in alto ascende
per ricadere al suolo
secca e senza vita
sono nel mondo.
 
Amore dolce fa la vita
odio i giorni ti arrovella:
questa è l’altalena
che non ha mai quiete
nel passar del tempo.
 
Alcamo, c\da G.M. 05.9.1999 ore 16,15
 

Il treno
Tun...tun...
tun...tun...tun...
tun...tun...
 
Il treno fischiando
è passato
davanti alla vecchia stazione
assolata
senz’anima viva
che dia un senso alla vita
del treno che passa
sui vecchi binari
di strada ferrata
che senso non ha
nell’aperta campagna.
 
Serpeggia lontano
tra gialle colline
arse dal sole di luglio
che ombre non ha.
 
Treno fantasma è chiamato
senz’alcuno che viaggi
senz’alcuno che speri
senz’alcuno che aspetti
vicino o lontano.
 
Fischia ogni tanto
tra le assolate colline
il treno che va
senza una meta
senza speranza:
treno fantasma.
 
CL, 28.06.2000 ore 14,23
 

In aereo
Un cielo rovesciato
come nello specchio.
 
Buttarsi in tuffo
sulle nuvole di sotto
come su letto
di soffice bambagia
e saltellando
balzar di picco in picco
nuvoloso.
 
Sopra di noi il cielo
azzurro e senza veli.
 
La terra più non vedo.
 
Il paradiso è qui
amorfo e senza vita.
Sicuramente Dio
è più su.
 
Meridiana, 03.12.2000
 

Kimba
Ha nome Kimba
la cagna di mio figlio.
 
Nessuno la voleva:
una cagna femmina.
Anche mia moglie
a lei s’è affezionata.
 
Sappiamo già
che la sua vita è breve.
Le cure e il dispiacere
non la salveranno.
L'ucciderà la mano
che l’avrà curata.
 
Povera cagna,
forte eri e bella;
le corse per i campi,
i salti e i giochi
erano l'orgoglio
di chi ti stava accanto.
 
Ma or distesa
al sole del tramonto
ti guardo, ti compiango
ed ho pena.
 
Perché tu non soffra
io t'ammazzerò.
Non so se è giusto,
non so se cuore avrò.
 
Un'unica certezza:
dopo morta
ti rimpiangerò.
 
Alcamo, c/da G.M., 27.04.1995 ore 18,00.
 

La barca
Snella come un pesce
va la barca al mare
nero di mistero.
 
Parte la barca
in rete la speranza
di portare a casa
con il pesce il pane.
 
Vanno a pescare
la fortuna altrove
e neri sotto il sole
porteranno il pane
ai piccoli affamati
i pescatori.
 
C\mare del Golfo, 1979
 

La lezione
Amelia dà lezione:
che piacere!
Cinque per cinque per cinque-
dice-
e poi s'arresta.

Carmelo non capisce
guarda muto.
Stanco è della vita
non comprende.
Egli non sa
che un dì sarà più triste
e stupido parrà
tutto il passato.
 
Ma vivi or felice,
piccolo Carmelo,
trascura il tuo domani.
 
Donne e ricchezze:
tutto è fantasia;
arriveranno e passeranno
come nubi al vento.
Tetro e amareggiato resterai:
unica compagna una tomba
seno materno unico e fidato.
 
Amelia spiega
ma nulla che non sia
già spiegato.
E non dirà mai
che vivere e morire
non ha senso.
 
Apprendi questo,
povero ragazzo:
vivere non sarà
un gran tormento.
Sprezza la vita
e ai piedi la vedrai.
 
Ma questo già per te
è gran problema:
non pensare a nulla.
Ascolta la filosofia antica:
sazia la pancia
e del resto te ne frega.
 
Alcamo, 17.11.1972 ore 16,00
 

La macchia
Hanno stravolto 
i luoghi intorno a me,
i luoghi dell’infanzia.
 
Hanno distrutto 
l’amica mia natura
eterna nel mio sguardo.
Ma il mondo gira
e tutto intorno a me
gira e non s’arresta
al mio volere.
Muta la terra
crescono i virgulti
tutto si trasforma.
 
Anch’io non resto eterno
nell’attimo voluto.
Sono cambiato 
e nulla m’ha fermato.
 
Anche le pietre 
della vecchia casa
sono andate via,
ma qui il ricordo resta
d’un bimbo mai cresciuto
tra gli alberi d’ulivo
d’un pero e d’un arancio
che pure allora c’era.
 
Cutrofiano, c/da Macchia 10.04.2002 ore 18,10.
 

La poiana
Ali spiegate
al vento ascensionale
alta e solitaria 
la poiana sta
ferma nell’azzurro
punto nero in cielo.
 
Piccolo aquilone
senza filo
è gioia dei bambini
nel piccolo cortile
che immenso pare
di città.
 
Il gioco è fermo.
 
Gli occhi fissi
muti son gli sguardi
verso il cielo fermi
verso il punto nero.
 
Poi d’improvviso
scivola lontana
non si scorge più
la poiana.
 
Alcamo, 28.09.2002 ore 19,00
 

La tela bianca
La più bella tela
che ho in casa mia
è una tela bianca
incorniciata.
 
Ognun dipinge
ciò che più gli aggrada
senza curarsi
di stile e di colore.
Vi raffigura il mare
il cielo o l'oltretomba
misto a cavalli frigi
sulla spiaggia
o tra onda e onda.
 
O rose verdi
nascenti tra le spine
e donne nude
in offerta al sole.
Uomini possenti
e indeboliti tanto
dal torpore.
 
Fulgidi i colori
chiari e iridescenti
di passione carichi 
e di sensi.
 
Ognun la guarda
ognuno vi dipinge
tutti estasiati stanno
e soddisfatti.
 
La tela bianca
d'arte è galleria:
unica tinta
paesaggio figura o geometria
o tutto insieme misto
tu vedrai
volendo
essere un artista.
 
CL, 30.05.2000 ore 17,00
 

La verità
La verità assoluta
non esiste
ma ognuno l’ha
e vuole imporla agli altri.
 
Parole ascolta
con molto scetticismo
e solo in parte
forse le comprende.
 
La verità è la morte
che tutto in noi cancella.
 
Menzogne vane
propinate
eternamente a tutti
durata breve hanno.
 
La verità non c’è:
la verità per tutti.
 
CL, 24.10.2001 ore 10,00
 

La voce del poeta
Canta il poeta
alle stelle parla
forse a se stesso
inutile cicala.

Fuori dal mondo
nessuno è per tutti.
 
Una voce
solo una voce
di cicala vana
che nell'aria vaga
tra voci fatue
d’esistenza umana.
 
Il poeta tace
e la voce resta
solo la voce
d'un nessun che fu
artista di parola.
 
CL, 19.06.2001 ore 23,00
 

Labirinto
Mille tortuose vie
percorriamo.
 
Al trivio è sosta.
 
Sceglieremo a caso
se a dritta andare
o a manca.
 
Diverso il futuro
se la scelta è altra
da quella programmata.
 
La vita è un labirinto:
il filo del ritorno
più non troveremo.
 
Alcamo, 29.09.2002 ore 15,35.
 

Lampi
C’è il cinema nel cielo
con lampi, tuoni
e mille sfarfallii
stasera.
 
Il cielo s’apre
tra la nuvolaglia
nella notte nera
splendente e chiaro
come a mezzogiorno.
 
La pioggia non arriva
tra tuoni tanti
e desiderio d’acqua
che rinfreschi
questa terra arsa 
siciliana.
 
Solo il cinema resta
di lampi e tuoni in cielo
tra la nuvolaglia
nella notte nera.
 
Alcamo, 26.07.2002 ore 22,45
 

Le leggi
Poche leggi per uno stato sano.
 
La corruzione
norme infinite detta
per ogni circostanza
e nebulose.
 
Oggi hai ragione
ove altri han torto
per volontà d’un giudice
che può manipolare
la norma a piacimento.
 
La società corrotta
molte leggi apporta:
al debole le applica
al forte le modella.
 
Sana società
leggi scritte ignora.
 
CL, 21.03.2000 ore 9,43
 

Luigi
Stamane dal giornale
ho appreso che Luigi
da una carabina,
forse sua amica,
è stato trucidato.
 
L’hanno ammazzato
mentre lui fuggiva
su un gommone
colmo d’eroina,
di cupidigia e vita.
 
Ragazzo generoso
per la madre
il figlio suo modello.
 
Ora non c’è più.
E’ andato con la droga.
 
Piange la madre
nell’illusione invitta
l’immatura morte
del figlio suo innocente.
 
Alcamo, c\da G.M. 31.03.2003 ore 17,30
 

Mafia ed antimafia
Mafia l’han chiamata.
 
Hanno dato nome
ed onorificenza
a squallida follia
a pura delinquenza.
 
Eroi dell’età novella
i nuovi delinquenti.
Uomini vuoti
e millantatori
dietro immensi veli
tentano issare
monumenti propri
sull’ossa di coloro
che più non moriranno.
 
I nuovi eroi mafiosi,
generali illustri,
sembrano invincibili
ma son nell’urna chiusi
con poteri immensi
negati a molti altri
fuori della mischia.
 
Mafia è la pazzia 
di umane belve
che non hanno cuore
non hanno intelligenza.
La mafia nulla vede,
solo il danno altrui.
 
Gente dappoco
sanguinaria e vile
pericolosa
perché da manicomio
e nel branco forti.
 
Uomini arditi
come i cacciatori
che dalle stanze sacre
dei neri tribunali
la guerra hanno fatto
pigiando dei bottoni
e sterminando tutti:
innocenti e rei,
erba dannosa
e piante senza colpa,
in un sol rogo ardendo
in questa trista stagione
siciliana.

Mafia ed antimafia
molti morti han dato:
molti senza colpa.
 
Le madri han pianto
ignare di misfatti
mai provati.
 
Qualcuno s’è pentito
in mala fede,
altri han condannato,
qualcuno è morto
qualcuno all’ergastolo è andato.
 
Si contano i morti
e i vivi ormai distrutti:
tutti hanno perso
anche i vincitori.
 
Resta la gloria
e qualche monumento
per un tempo breve.
 
Ricomincia il ciclo:
cacciati e cacciatori
si daranno il cambio.
 
CL, 22.2.2000 ore17,17
 

Magda
Magda,
donna infamata.
Brasilia la tua terra lontana,
di vita ogni speranza perduta.
 
Obbrobrio sul viso
legge il passante
dinanzi alla fiamma 
che arde.
 
La piccola Ada
in casa è rimasta
a Linda abbracciata,
madre e sorella
di sei anni appena.
 
Là il pensiero 
quando sorridi
a chi non conosci
mentre sublima
le tue belle fattezze
d’anche e di seni
e ti va palpeggiando
i meandri.
 
Tu fingi passione e sorridi.
Solarmente sorridi
con nivei denti alla notte.
Unico faro 
entro il cervello
due piccole ignare
di una nobile vita
svolta su strada
con giornaliera tristezza.
 
CL, 17.02.2000 ore 10,15
 

Mani rosse
Mani rosse di sangue
d’odio macchiate
salutano amici lontani.
 
Odio nascente dal nulla
privo d'ogni ragione
pieno d’insana follia.
 
Scene di guerra lontana
che par non ci tocchi
ma com’acqua inquinata
sotterra invade ogni falda.
 
Mani rosse di sangue
d’odio macchiate
di stolti pazzi mortali.
 
CL, 08.05.2001 ore 22,00
 

Marina
In un campo di grano maturo
correva Marina
le spighe oltre i capelli.
 
Correva correva correva:
ansante come puledra.
Cadde ridendo.
Tese le mani
implorandomi aiuto
e avvinghiandosi forte
mi ebbe sul seno.
 
Passarono l’ore
calde di giugno
nell’onda gialla 
di grano maturo.
Ansanti giacemmo,
ansanti come puledri
nel caldo meriggio di giugno.
 
Poi venne l’oblio
fino alla sera.
La dolce
tenera sera
nel ciel di velluto.
 
CL, 13.01.2000 ore 22,5
 

Meriggio nisseno
Capodarso lontano
infocato nel vespero sta
rude gigante disteso
nell’arsa campagna.
 
Spossata, Cecilia,
tra il grande uliveto
all’ombra riposi
Ruggero chiamando
Ruggero tua fonte
che refrigerio ti dà.
 
Ricordi l’immensa frescura
di notti lontane
di palpiti ardenti
di stelle cadenti
di mari splendenti
nel sole del tardo meriggio
che spinge l’onda che va
a lambire la sabbia
a penetrare la roccia.
 
E l’afferri
t’ aggrappi
ti sciogli
tra le braccia convulse di lui.
 
Poi t’addormenti,
Cecilia,
attendendo la sera,
la placida sera,
che quiete apporta 
alle spossate tue membra.
 
CL, 18.10.1999 ore 19,00
 

Meriggio romano
Riflessi di sole
su vetri di case
strane ed uguali.
 
Rumori privi di senso
vorticoso andare di vita.

Il Tevere
squallido nastro melmoso
lentamente si scioglie
volgendosi al mare.
 
Nel pullulare di vita
un’insolita pace
attanaglia il mio cuore.
 
Vorrei fuggire laggiù
tra le rosse cime dei monti
sul finire del giorno
con le rondini
che roteando nel cielo
mirano la città del caos.
 
Roma, 29.05.1971 ore 20,30
 

Michela
Nuvola sei
lieve
profumata e bella
in questa primavera.
Invito all’allegria,
all’amor perverso,
il cuore mi tormenti
e il sangue s’arrovella.
 
Ancora ti vorrei.
Il labbro tuo di rosa
il petto tuo di giglio
e gli occhi tuoi,
stelle al firmamento,
ancora dammi,
amore.
 
Ancora io t’ avrò,
piacevole ginestra,
aspra e succulenta.
 
Stanotte il seno tuo
m’avviluppava tutto
e il labbro carezzava
il mio orecchio.

Nel sonno avvampai.
 
Tu con me ardesti
nel mezzo della notte
di questo maggio pregno
d’amorosi effluvi.
Aggrovigliai a te
i sensi e le mie membra
ed ancora avvampo.
 
Amami, Michela,
una volta ancora
e t’amerò
come nessuno al mondo
ho amato in vita mia.
 
Una volta ancora
ti possederò
e nell’attesa
il pensier mio si strugge
in sogno indefinito.
 
CL, 27.05.1999 ore 15,00
 

Milite
Raccontami la storia
quella vecchia storia
del milite caduto
andato a prender l’acqua
al fiume
nella guerra.
 
Tutto era calmo
e già a noi tornava.
Un colpo di cecchino
nel mezzo della strada
il milite compagno
incosciente ardito
passò da parte a parte.
 
Al cielo volse l’ultimo saluto
e della brocca l’acqua
furono le lacrime
sparse sul suo viso
di molte madri ignare
in perenne attesa
del figlio il ritorno.

Era ventenne.
Ventenne in me è rimasto,
ardito nella morte
ed incosciente.
 
Era la guerra
la legge del più forte
sotto parvenze
di giusta carità.
 
Alcamo, 16.04.2003 ore 17,15
 

Mimosa
Ridente mimosa,
il gelo t’ha stroncata.
Rigogliosa e bella
in tutto il tuo giallore
fosti
ed or sei prona in terra.
 
Ma tornerà per te
l’altra stagione,
giovine ancor sarai
e gialla e viva.
 
Per me la bella passa
e più non torna
stagion di primavera.
Tutto m’agghiaccia
e tutto mi tormenta.
 
Non gridi all’alba
di garruli cardelli,
non voci dolci
di parole amiche:
tutto m’è tormento,
tutto m’è tenèbra.
 
Roma, 1971
 

Mio figlio
Ho pianto per mio figlio.
Un disgraziato affanno
paventato
m’ha scosso alle radici.
 
Come foglia è tenero
che sul ramo nasce
in primavera.
 
Uomo maturo ho pianto
come bambino piange
per cosa ormai perduta.
 
Senza vergogna fui
ma di gioia pregno
nell’accorato pianto.
 
Alcamo, 19.01.1979
 

Mio Padre 
Forte agli occhi miei
fosti e dolce
nell’età mia tenera.
Passarono gli anni
e tra figlio e padre
conflitti e incomprensione.
 
Anche tu passasti
e solo allor compresi,
padre severo
ironico sorriso
occhio di lince
furbo contadino.
 
La presenza mia
non avvertisti,
vecchio smemorato,
benché al telefono
col figlio tuo parlassi,
tempi rammentando
per me remoti
e già dimenticati.
 
Il corpo tuo decrepito
nell’avello giace.
 
Passeranno gli anni
e passeremo noi.
 
Ci ritroveremo
Dio sa dove e quando
padri e fratelli
di sorelle e madri
senza distinzione
fratelli tutti ignoti.
 
In unica fiamma
le nostre fiamme
ardenti e sconosciute.
 
CL, 11.04.2000 ore 14,25
 

Mirko
Buongiorno!- hai detto,
all'alba.
Benvenuto!-
qualcuno t’ha risposto-
e per la vita!
Quest'alba felice
ti arrida
e un radioso sole
i passi tuoi accompagni
fino alla sera.
Che a venire tardi
e ben accetta.
 
Alba e tramonto:
un giorno:
momenti della vita.

Vivere è bello
anche sul fare della sera.
 
Per ora corri all'alba,
ignora la sera,
la serena sera…
 
Alcamo 21.06.1990 ore 22,00
 

Mistificatori
Sacerdoti degli antichi dei
d'Egitto d'Assiria e di Babilonia
d'Etruria e della Cina
di Budda e di Confucio
Ebrei e Mussulmani
gente cristiana falsa e bugiarda
alla conquista d'un mucchio di denaro.
 
Unico Dio han l'oro
i ministri d'ogni religione,
i cui princìpii hanno travisato
e della bontà i dettami,
seguaci indegni
e dei sacri templi
abitatori immondi.
 
Nulla vi è dovuto
se non disprezzo e infamia
e vilipendio.
 
Santi vi vorrei
e senza pecca
come color che pochi
in solo spirto stanno.
 
CL, 15.03.2000 ore 9,53
 

Mondo giusto
Ho scoperto
tra i fratelli miei
la carità di Dio.
Ma tanto interessata
e falsa
che schifo farebbe
perfino ai Farisei.
 
Amor per il fratello
la loro bocca
vomita abbondante.
 
Vogliono un mondo
giusto e senza pecca,
ma adattato
all'esigenza loro.
 
Facciano gli altri
ciò che è da fare.
Loro già fanno
quanto voglia detta.
 
E’ questo il mondo giusto
d’un cristiano infame.
 
CL, 26.05.1999 ore 7,45
 

Monologo
Ignora Aldo
l’opinione altrui.
 
Parla
riparla
dice e non ascolta.
Il parlare suo
è soliloquio.
 
Non recepisce
il pensiero altrui
e già sul labbro
ha nuovo un suo discorso
presuntuoso e vuoto.
 
È un uomo solo
e solitario resta,
il padreterno è lui
e disprezza ognuno
che avanti gli si trovi.
 
Teme il confronto.
Gli altri nulla sono
e nulla aggiungeranno
al saper di lui.
 
Mondo piccino è l’uomo
chiuso in guscio d’uovo:
o piccolo capretto
in piccolo recinto.
 
Piccolo mondo
piccolo cervello
ognun racchiuso
in un guscio d’uovo.
 
Alcamo, c\da G.M.,13.08.2004 ore 12,00.
 

Montanaro
A passi lenti
arranca il montanaro
su per l’erta a sera.
 
A casa torna
il vecchio montanaro
torna al focolare
che attorno i cari accolse
in unico sorriso,
senza illusioni,
senza rimpianti
per chimeriche
felicità perdute.
 
Andati sono i figli.
 
Torneranno
ma per ripartire
verso il sole ardente,
per le strade afose
di città già morte,
che non hanno aria
aria pura e sana
come nei boschi
verdi di montagna.
 
Al caldo del camino
il vecchio resta
in paziente attesa
gli occhi fissi
all’ardente brace
e con la mente vaga
e tace.
 
Alcamo, c\da G.M., 14.01.2003 ore 17,35
 

Morti
Quanti morti intorno a me!
Passano in folla o sparsi.
 
Hanno sul viso
la gioia ed il dolore
dell’umanità vivente.
 
CL, 29.05.2001 ore 0,30
 

Nebbia a primavera
Nessuno
può fare che ciò che fu
stato non sia:
neppure Iddio immenso
l’onnipotente.
 
L’amore
che in odio si trasforma
sempre amore resta
negativo.
Di abito diverso
ricopre nude membra.
 
Il tempo scorre
e nulla mai l’arresta
fiume perenne
nell’eternità.
 
Piccola goccia l’uomo
dell’immenso fiume,
rotola e si scioglie
e al ciel s’innalza,
nebbia a primavera,
ignoto all’umanità.
 
CL, 13.05.1999 ore 02,30
 

Noia
Allegre brigate:
ricordi lontani.
 
Forti emozioni
o nere giornate
per viver la vita
non ho.
 
Noia
noia totale
m'opprime.
 
V’è nebbia nel cuore
tra folla varia di gente
per idioma e colore
per usi e costumi
felice o scontrosa
diversa di umore.
 
Noia il suo nome
dello spirito morte.
 
CL, 11.10.2000 ore 21,30
 

Nostalgia 
Pure la nostalgia è morta
forse
in chi è lontano
dalle vecchie case
dell’infanzia.
 
Non ricorda più
o ha ripudiato
i sogni suoi più belli:
la speranza è morta.
 
Sua patria il mondo intero
nulla gli appartiene
dei luoghi attraversati.
 
Uomo senza terra
senza speranza e patria.
 
Fatua fiammella
si spegnerà in silenzio
nell’etere dispersa.
 
CL, 29.11.2001 ore 21,30
 

Notte d’agosto
Nella silente notte
odo canti di gioia
lontani.
 
Monotona la sirena
ripete
il doloroso lamento
e il clamore dei grilli
s’alza alle stelle
nella notte agostana.
 
Zora
cagna fedele
veglia guardinga
il notturno riposo
della padrona.
 
Alcamo, c/da G.M., 06.08.2000 ore 2,20
 

Notte Nissena
Miro di Nissa la cattedrale
nella notte lunare.
 
Intorno il silenzio
e voci lontane
di sperduti fantasmi.
 
Puniche,
greche,
arabe,
franche,
normanne,
spagnole
e longobarde
mille voci confuse
nella notte silente
volteggiano in cielo
sui tetti bianchi
fra i campanili
sulle case addormentate.
 
CL, 30.06.1999 ore 23,15
 

Notturno 
Come lanterne
nella notte nera
si spengono le luci
ad una ad una.
 
Progetti incompiuti
speranze senza vita
sono caduti
in mare con il sole.
 
L’anima riposa
lo spirito ha pace
o ha ira inquieta
e cova la vendetta.
 
Resta in ciel la luna
sugli uomini a vegliare
sulle luci spente
della notte nera.
 
Solitaria luna
perenne ha il navigare
mira le pene e tace
di chi va a dormire
senza pane e pace,
candida luna
che illumina la notte
da brividi percorsa
immensi come il mare.
 
Alcamo c/da G.M., 24.07.2002 ore 0,30
 

Nuvola
Nuvola vissi
sull’ali del vento
e sull’arso terreno ricaddi
pioggia nella bufera.
 
Il riposo
il sereno riposo
tra turbini tanti
non trovo.
 
Alfine ristagno
nell’immensa pianura
nebbia immobile e densa
sull’invisibile lago,
tra le umide sponde
dell’acqua
che immobile sta.
 
Alcamo, c\da G.M. 03.07.2003 ore 13,30
 

Oltre la frontiera
Sono di là i nostri morti,
oltre la frontiera.
Non torneranno.
Han fatto il grande passo.
 
Attendono tutti
della trincea
al naturale salto
nell’eternità.
 
Esercito saremo,
fanti e cavalieri
raccolti nei millenni
in cerca della quiete
dopo la guerra
insulsa della vita.
 
CL, 27.09.2001 ore 0,20
 

Ombre
Ombre infinite
nella notte nera
e in folla immensa
davanti agli occhi miei
chiusi nel sonno
in movimento stanno.
 
E morti rivedo
vivi amati e odiati
o sconosciuti o dimenticati.
 
D'uomini larve
fatui ricordi di corpi belli
vanno innanzi a me
senza meta.
 
I nostri morti
gli amici ormai perduti
e quelli che ci odiarono
per nulla.
 
E vanno in folla immensa
ombre infinite
nella notte nera.
 
Alcamo, 01.05.2001
 

Ombre sulla sabbia
Le nostre ombre
s'allungano
sulla sabbia infocata
del vespero
e tu mi guardi
contro il sole morente.
 
Ad uno ad uno
gli ombrelloni
abbassano l'ala
sull'immensa spiaggia,
solo le ombre restano
dei fantasmi
sorgenti dal mare
con la nebbia.
 
Tutto tace
la natura s'addormenta.
 
Alcamo, 27.06.1973 ore 20,00
 

Orgoglio
La tua vitalità
mi ha spiazzato.
 
Quanto non promesso
tu m’hai dato
e di felicità
il cuore mio inonda.
 
Ogni desiderio
si è avverato.
 
La vecchia linfa
nei rami tuoi rivive
e sale al cielo
coi fiori a primavera.
 
Costanza e volontà
la tua potenza.
 
CL, 22.02.2001 ore 17,45
 

Padri e figli
Padri e figli
mai s'incontreranno.
 
Idee mature
forse sorpassate
hanno i vecchi padri.
 
Acerbo tutto
anche l'espressione
sbattono i figli
a tutto il mondo in faccia
convinti sempre
d'essere nel giusto.
 
I padri sanno
che giustizia è parola vana:
è legge del più forte.
I figli credono
i padri ingannatori
ma la parola è amore
e il tacere 
prudenza incarnata.
 
Comprenderanno i figli
quando saranno padri
e saggi riterranno
i vecchi del passato.
Dell'umanità
la ruota gira eterna:
non v’è comprensione
tra i primi e gli altri
della lunga fila
che in marcia lenta va
all'infinito.
 
CL, 24.07.2000 ore 21,45
 

Palazzo ducale
Oh quanti passi
a consumar le scale
nel palazzo antico
di Genova ducale
a supplicar la grazia
d’un pane duro e nero.
 
Sotto i portici
e fin su le terrazze
oh quante donne
splendide nel volto
videro vergogna
loro diventare
normal costume
invidiato assai
da chi quel pane
poi non ebbe mai.
 
Bianchi i marmi
possenti le colonne
ma tra le balaustre
solo infamia resta.
Passato è il tempo
e nuvola diventa
ogni ricordo
d’applausi e sorrisi.
 
Potenza, amor, vendetta,
invidia e gloria immensa
sulla torre antica
vuoti concetti
dinanzi a me si stanno.
 
Tutto si evolve
e tutto il tempo annienta.
L’antica gloria
concetto vuoto resta
attribuito al nome
d’un labile fantasma.
 
Genova, 14.05.2002 ore 21,25
 

Pasqua in trincea
Pasqua in trincea:
un ricordo lontano la gioia
forse non nata.
 
L'odio invade la terra
il fratello combatte il fratello
senza un perché
seguendo gli eroi
avventurieri e patrioti
che tana non hanno
che fomentano guerre
inutili guerre.
 
La Pasqua è scoppiata nei cuori
come bomba che allarga i confini
al di là di ogni trincea.
 
Il cannone rimbomba lontano.
 
Il ricordo d'una vecchia campana
a rintocchi celeri e forti
ha invaso la testa
dell'uomo colpito in trincea
che giace senza soccorso
tra tanti
che più non han vita.
Ha finito la guerra.
 
Tace la vecchia campana.
Tace anche il cannone.
E' Pasqua,
il soldato riposa per sempre
tra gli inutili eroi.
 
CL, 11.04.2001 ore 0,30
 

Pazzia
Son pazzo,
pazzo d’amore.
Ma non amo nessuno.
Neppure me stesso.
 
La vita è uno schifo
che vivere è bello,
dicono alcuni.
 
Siamo tutti balordi
siamo tutti cretini
siamo figli di madre puttana.
 
Poesia è ogni cosa
che noi non capiamo
poesia è la vita
che sempre c'inganna.
 
Schifo noi siamo
col nostro morboso volere.
E vogliamo
vogliamo
vogliamo
soltanto la morte.

Ché lotta la vita
ché pace la morte.
 
L'amore è un inganno
dell'uomo per l'uomo.
 
Esiste soltanto
la nostra perfidia
di uomini abietti.
 
Alcamo, 13.11.1972
 

Pianto
Pianto senza lacrime
dolore senza clamore
tortura silenziosa
d’un cuor di madre
privata del suo figlio
sulla bara muta
ho visto
nella casa vuota
ieri sera
accanto.
 
Alcamo, 21.03.2003 ore 23,00
 

Picasso
Picasso
a me non piace.
Eppur gli intenditori
l'hanno sublimato.
 
Lo schizofrenico
fuoco e lapilli erutta
come vulcano attivo.
 
Spettacolare nella notte nera
la lava ardente scende
nella siderea valle,
squarcio d'un nirvana
sospeso al firmamento.
 
Spontanea produzione
di pazzia,
di turbe inconsce,
vulcaniche esplosioni
d'una mente insana,
tipica espressione
d'ogni Musa bella.
 
Arte è follia
parossismo e malattia:
occhi nei piedi
e lingue sotto il mento,
la testa tra le gambe
in moto e in contorsione.
 
Ritorno ai primordi,
mi si dice.
Spontaneità istintiva di parole,
musica farcita
di note frantumate
e in groviglio miste.
 
Braccia dalle natiche sorgenti
e gambe dalle orecchie
di testa che cammina
senza piedi.
 
Senza costrutto i suoni di parole
cadute sulla strada
travolte dalle auto passanti.
 
Arte dicono che sia
questa accozzaglia
di prodotti misti,
della natura sgorbi
innaturali.
 
CL, 02.03.2000 ore 10,30
 

Piccolo bar
Porto di mare il bar.
 
Vengono e vanno barche
cariche di gioie ognuna
e di dolori,
ognuno col suo mistero
gli avventori.
 
Scoglio
nel deserto delle azzurre acque
in quiete
o nella tempesta nere.
 
I fannulloni stanno,
attendono il domani
guardano colui che arriva
si ferma e poi riparte
per viaggi impervi e lontani,
di pesca in cerca,
di pane, vita e affari.
 
Piccolo faro il bar.

In silenzio attende
che ogni barca arrivi
con gioie e con speranze
riprenda il viaggio
e torni.
 
Porto di mare il bar,
piccolo faro,
attende.
 
Alcamo, c\da G.M., 26.10.2002 ore 8,00
 

Più non tornai
Più non tornai
a casa di mio padre.
 
Il mondo intero
spalancò le porte
e senza una meta
io m’incamminai.
 
Vagabondo e stanco
talvolta riposai.
 
Andai.
 
E ancora non mi fermo
fino al giorno in cui
coperto dalla neve
mi troveranno
a un angolo di strada.
 
Tutti i figli vanno:
ognuno la sua strada.
Lasciano i padri i figli,
più non torneranno.
 
CL, 17.10.2001 ore 22,00


Possesso
Nulla ci appartiene.
 
La proprietà è dei figli
che nulla mai avranno.
L'uso delle cose ci è concesso.
 
Veniamo al mondo nudi
e nudi ce ne andremo
pur se tra gli orpelli
o in abiti consunti.
 
Le nostre idee han vita
passano ad altri
coi quali cresceranno
o aride e secche
periranno.
 
Anche l'idea
a noi non appartiene:
solo il possesso
per breve tempo è dato.
 
CL, 18.04.2001 ore 10,15
 

Preghiera
Sul mio sonno veglia
o Dio di pace.
 
Veglia quando dormo
e veglia se son sveglio
ad occhi chiusi
e sul cervello mio
se resta immoto.
 
Sul mio domani
sereno e senza affanni
o pien di turbamenti,
sul mio cammino,
o Dio immenso
onnipotente, eterno.
 
Accogli la mia prece,
o Dio di pace;
veglia sul mio sonno
o se veglio.
 
Alcamo, 24.06.2002 ore 2,00
 

Presepe
Pure quest’anno 
è nato il Bambinello.
 
Tra gli angeli e la grotta
il bue e l’asinello
risplende il cielo azzurro
di palpitanti stelle.
 
La cometa porta 
“Pace” nella scia
e di straziati corpi
sanguinanti e a pezzi
nulla riferisce
di bimbi martoriati.
Nulla riferisce
degli innocenti morti
per follia di pazzi.
 
Tacciono i cannoni
attorno al mio presepe.
Il rombo degli aerei
lo scoppio delle bombe
tu non odi.
 
Lontana è la guerra
per non turbar la pace
attorno a questi luoghi
dimora dei miei figli.
Si tace ai nostri figli
d’Erode e d’innocenti
perché non sian turbati.
 
Il ruscello chiacchierino
va al lago artificiale
tra mille paesini
sui monti e in riva al mare
con tante luci bianche
ed altre colorate,
con il mugnaio
le pecore e il pastore.
 
Questo il presepe
dei teneri miei figli.
 
I figli degli indiani
cinesi o afgani
non ha importanza
se sono malridotti
come Cristo in croce.
 
Anche per loro
giungerà la pace,
la pace eterna,
la pace per i buoni.
 
CL, 19.12.2001 ore 0,30
 

Primo compleanno di Vanessa
Un anno e sei sbocciata
dal calice corolla,
fiore mio.
Ho visto i sogni miei
rivivere con te
ed ogni cosa morta
ha ripreso vita
ed albero gigante mi diventa.
 
Passeranno gli anni
e giovane sarò
in te rispecchierò gli anni miei
timori e gioie rivivrò in eterno.
 
I miei problemi furono ieri
domani passeranno,
ma sempre presente
e bella come un fiore
mi resti tu
forza motrice di tutti i giorni miei.
 
Possa seguirti e renderti felice
per cent'anni ancora
e degno sia io d’essere tuo padre.
 
Alcamo, 26.06.1975
 

Randagio
Nella città immensa
nel meriggio ferragostano
andavo
cane randagio solitario e muto.
 
Alito di vento non vagava.
 
Pure gli uccelli
posavano per l'afa
tra le fronde rosse
la testa sotto l'ala.
 
Squittivano
senza turbare
il solido torpore
delle grandi strade
abbandonate.
 
Nessun vagava.
 
Nella città vuota
cane randagio
godevo ferragosto
solitario.
 
CL, 05.04.2000 ore 24,00
 

Religione 
Illusione eterna
antica e sempre viva
per consolare l’animo
di ogni disgraziato,
con la promessa
d’un mondo mai avuto,
d’una ricompensa
per ciò di cui fu privo
durante la sua vita.
 
Per goder piaceri
c’è il ticket di turno.
Chi è stato già servito
guadagna un posto in coda
e attende l’aldilà
serenamente.
 
Un Dio senza pietà,
si afferma,
che nulla ha d’umano,
manderà all’inferno
chi ha sbagliato:
poveri o ricchi
felici o sventurati.

È la giustizia
vista dai potenti.
 
Ma senza il freno
d’una religione
e senza l’illusione
d’un’ulteriore vita
avremmo già la morte
tra le dita.
 
CL, 28.11.2001 ore 23,45
 

Ricordi
S’accende come un lampo
il ricordo
d’un pargolo che cade
mentre corre
tra fiori
che inebriano il suo essere
d’odori.
 
La vita è un arco
che al tramonto volge
e torna al suo germoglio.
 
Ritornano presenti
i ricordi antichi
e quelli più vicini
sono assenti.
 
Alcamo, 2003
 

Rinuncia
Ho rinunciato
ai luoghi in cui io nacqui.
 
La mia rinuncia
fu per la fatica
che il luogo richiedeva
di braccia e senza pane,
non per le radici
che sempre ferme stanno
di quella terra mia
piantata in cuore.
 
Amore e vita
sorsero con l'alba
speranze e canto
caddero al tramonto
ma la mia terra
ferma è in mezzo al cuore.
 
Alla mia terra
io sarei tornato
se all’isola deserta
non m'avesse
la vita abbandonato.
 
CL, 14.06.2000 ore 23,03
 

Riposo eterno
Gianni riposa
nell’eterna quiete
dopo novant’anni
di scontri miseri
di vita.
 
Sereno il volto
lascia il tempo dietro
e nell’eternità
s’invola.
 
Lamenti più non ode
né risate false.
Gli occhi più non apre
sui terreni orrori.
 
Il vecchio corpo giace
e invisibile fiammella
su di noi volteggia
spirito eterno
che al ciel s’innalza
a rischiarar la via
a chi resta.
 
Alcamo, 05.11.2001 ore 04,15
 

Rosa
Rosa di roccia
arsa dal sole
il giorno,
dopo la notte
fresca di rugiada
sotto il castello
dentro la pietra
solitaria e mesta
tra i taciti abitanti di borgata
al vento stai
e miri questa valle sconfinata.
 
Sperlinga,12.03.1998.
 

Ruggero
Cieco interdetto e scemo.
Nulla intende e nulla può volere.
Eppur si sposa.
 
Gli hanno trovato una ragazza bella
per i gusti suoi prosperosa
ma stupida pur lei e senza testa.
 
Due cucurbitacee:
la zucca ed un cetriolo:
ambo vincente al lotto.
 
Ma sciocchi più di tutti
i parenti loro:
li sposeranno
due mesi appena 
dopo il primo incontro.
 
Staranno bene.
Chi tace s’accontenta.
Essi hanno taciuto.
Saran felici,
qualcuno ha stabilito.
Saran felici,
tutti son convinti.
 
CL, 18.02.2000 ore 16,02
 

Scende la sera
Scende la sera:
tornano a casa tutti i miei pensieri
la malinconia.
Il giorno gaio è andato via.
Unica e viva
rinasce in me la speme
quando ritorno 
sugli antichi passi
e boschi rivedo
e cinguettar d'uccelli.
 
Vita alla vita
eravamo in due
e povero non era
il nostro amore.
Io t'amo e nulla mi tormenta
quanto l'amarti e non averti meco.
 
Ma verremo fuori
dal fiume dei sospiri
sfoceremo al mare senza guai
dove ogni dolore
si trasformerà
in chicco di rugiada.
 
Cutrofiano, 30.10.1969
 

Sensi
Con occhi nuovi
io scrutai la notte
e all’alba
ho scoperto il sole.
 
Con nuove orecchie
auscultai il silenzio
e l’armonia fu mia,
con nuove mani
ho carezzato labbra
ed un sorriso è nato.
 
Con nuovo gusto
assaporai la vita
ed ebbi la speranza.
 
L’universo ho annusato
e della terra il palpito
dei mari e dei vulcani
il sangue ha penetrato
che nelle arterie scorre
in rivoli sottili ed infiniti
alla scoperta di profumi nuovi
di fiori e di creato.
 
Alcamo, c\da G.M., 15.01.2003 ore 18,40.
 

Sera
Nella penombra
sul fare della sera
seduto al muro basso di campagna
il cielo guardo arancio
all’orizzonte
là ove il monte interseca altro monte.
 
Piccole luci
s’accendono in presepe
e ammiro muto
intorno a me il silenzio.
 
Cresce la luna e guarda da lassù
tra nuvole vaganti
drappi bianchi al vento.
 
S’ode lontano
brioso un mandolino
insieme con la voce
d’un violino.
 
Seduto al muro basso
le spalle ad un pilastro
chiusi gli occhi dormo.
 
Alcamo c\da G.M., 12.11.2002 ore 18,00
 

Sergio
Pacata la figura
sobrio il portamento.
Nulla lo rallegra
nulla lo tormenta
in apparenza.
 
La tempesta ha in cuore
come vulcan marino
che dai profondi abissi
all'occhio non appare
in superficie.
 
Quiete l'attende
serenità immensa
dopo il travaglio
solitario e lungo
della giovinezza,
ricordo
che non si rinnovella.
 
CL, 25.01.2001 ore 22.22
 

Settembre
Settembre mostoso è arrivato
attendo una vita novella.
Ogni speme ritorna
e vivo di gioia.
Ignorano tutti
il mio cuore
di quanti effluvi ridonda.
 
Godo in me stesso
ed ho pace
dopo ogni tempesta
c’è la quiete.
 
Il mondo più non esiste.
Sono nel nulla
vago tra mille pensieri
vago tra mille chimere
che hanno un corpo e una vita.
 
Ho un dolce sorriso
negli occhi e nel cuore.
 
Dorina,
mia dolce Dorina,
la tua giovinezza
dà forza e dà vita.
Io ero in un sogno
un lugubre sogno
mi hai risvegliato
con una carezza.
 
Restami sempre vicina
la man nella mano
dammi coraggio
e andremo felici lontano.
 
Alcamo, 5.09.1973 ore 13,30
 

Solitudine
Enorme conchiglia
appare la vallata
di greggi solitarie
punteggiata.
 
Pastore senza gregge
solitario sono
costretto tra la gente
indifferente
che non m’appartiene.
 
L'esistenza mia è questa
è questo il mio destino
non voluto.
 
Da tenue morbo affetto
di misantropia
attendo che mi cerchino
coloro che ho respinto.
 
In questa conchiglia
immensa
vorrei la sepoltura
e sopra di me il cielo
vigile e sereno.
 
La rosea sera
scorterà i miei sonni
quieti o turbolenti
nella notte bruna
per consegnarmi all'alba
a vecchi e nuovi affanni
il cui nome è vita.
 
Nicosia, 28.08.1997 ore 19,42
 

Sorella
Sorella,
il tuo respiro
ha l’aroma del giglio.
 
Sei la foglia più verde.
 
E così dolce
così tenera
così bella
tu facevi
delle mie giornate
una perpetua aurora.
 
Sei armoniosa
come il canto dei liuti sacri
nel ricordo che resta.
 
Cutrofiano, 1966
 

Sorriso
Un sorriso sul tuo volto
splende eterno
pur se ti si stringe il cuore
per la vita impietosa e dura
che conduci.
 
Triste compagna
la mesta solitudine
che il sole spegne
e occulta a te le stelle.
Verrà il mattino
e con la rugiada
la noia andrà via.
Splendenti gli occhi tuoi
saranno al mondo intero.
 
Gioia porterai 
in tanti cuori
e tu non lo saprai.
Riceverai amore
non t’accorgerai.
I giorni tuoi 
trascorreranno eterni
pari ai giorni altrui
che felici agli occhi tuoi
sembrano e perenni.
 
CL, 03.10.2001 ore 22,30
 

Speranza
Nostro desiderio
è che i figli nostri
abbiano ricordo
dei meriti che abbiamo
per le apprensioni avute
nel viaggio esistenziale.
 
Ma non valuteranno
ciò che noi vorremmo.
 
Quel che a noi non piace
positivo avranno
e quel che ogni fibra
dell'anima ha cercato
disprezzeranno.
 
CL, 28.05.2001 ore 23,30
 

Sulla battigia
Son tanti i miei pensieri
io senza parole.
 
Solo.
 
Su questa sabbia
infocata al mattino
e tiepida stasera
d'attendere qualcuno
io mi fingo.
 
Tutto passa
ciò che fu creato
senza curarsi
di questa mia esistenza.
 
Due amanti vanno
del mar sulla battigia.
S’abbracciano incuranti
di ciò che li circonda.
 
A gioir con me
non verrà nessuno.

Non verrà nessuno
a farmi compagnia
ad ascoltare
la musica del mare
compagna antica
in questo bel tramonto
presso la battigia
in piena estate.
 
C/mare del Golfo, 19.06.1972 ore 19,00
 

Sulla nave
Giù
sull'acqua nera
sopra i marini abissi
dietro la nave
di schiuma un'autostrada
bianca si formava.
 
Fischiava il vento
nella notte nera
senza ombre o luci
di lontani fari
su terre e monti
oltre il buio immoto
e l’acqua nera.
 
Tutta la notte al vento
io trascorsi
in luogo solitario
della poppa.
 
Soffusa l'alba
e un disco immenso
luminoso e rosso
sorse dall'acque
chiare del mattino.
 
Stretta via di sangue
lunga ed infinita
poi più larga e chiara
l'acqua infocata
tutta attorno apparve
mentre di schiuma
la lunga autostrada
perenne si formava
e si sciogliea lontana
della nave in poppa.
 
CL, 11.05.2000 ore 23.00
 

Sulla roccia 
Sull'umida roccia
il mio cervello
spappolato è rimasto
caduto dalle mani di Dio.
 
I corvi l’hanno beccato
e il sole lo ha seccato.
 
Tu avresti raccolto
la rimanente polvere,
tra gli spiriti
certo il più gentile,
nell'urna sacra e vergine.
 
Sei perita
tra i flutti della vita
e questa roccia
sarà per sempre maledetta:
ogni viandante
si segnerà passando
con terrore.
 
Alcamo, 28.12.1972 ore 0,30
 

Tamburino
Dinanzi alla fila doppia
di candele ardenti
in processione
nel mezzo del viale
in festa del paese
sotto gli archi
multicolori
della luminaria
tenace il tamburino
batteva sul tamburo
appeso al collo
il ritmo frenetico,
monotono e pur vario,
automatico robot
con le stecche in mano
diventato.
 
L’attimo di gloria
gli ho invidiato
che la folla
ai margini di strada
a lui tributava
con foto, telecamere
e tripudianti applausi.

Unico e solo attore
in mezzo a tanta gente,
ultima figura del paese
per un anno intero,
uomo dappoco
e senza fumi in testa,
tamburino solo,
grondante di sudore
dalle membra tutte,
di sé riempiva
a mezz’agosto
la calda serata
in ritmo frenetico mutata.
 
Alcamo, c\da G.M., 23.08.2003 ore 11,15
 

Tarquinio
Com’albero cadendo
ad albero s’appiglia
in sulla cima
segato alla radice
in mezzo alla boscaglia
e vivo pare e vegeto,
respira, pur se morto,
così colpito
nel mezzo della piazza
in mezzo alla mia gente
fu l’amico mio Tarquinio.
 
Un colpo solo
al cuore.
 
Ridendo cadde
per una barzelletta,
al fianco d’un vicino
appeso al braccio suo
e gli occhi fissi.
A lui aveva gli occhi
chiedendogli il perché
di tanta cattiveria.

Senza parole
con carità fraterna
l’amico l’abbracciò.
A terra lo posò
piano
per non fargli male.
 
A terra fu trovato
nel mezzo della piazza
senza amici e senza testimoni
l’amico mio Tarquinio
ridente ancora al cielo
per una barzelletta
stroncato dalla morte
in piena giovinezza.
 
Alcamo c\da G.M., 31.01.2003 ore 18,00.
 

Tata Cici
Mio padre è là 
sulla sedia fisso
inutile a se stesso.
 
Lo rivedo forte
giovine e gagliardo
contro le intemperie della vita.
Lo guardo e apprendo.
 
Vivo lo sguardo
morta ha la memoria.
Piccolo è lui 
io son possente.
Muto amore e gran dolore porto.
 
Mio padre è vecchio tronco
d’albero d’ulivo,
scarno e senza foglie,
ma dal vecchio tronco
noi figli ancora vita abbiamo.
 
Spirito ardente
col sangue ci ha trasmesso
pur gli errori suoi.
 
Ricordo immane resta.
 
Alcamo, 09.04.1998
 

Tina
Tina indecisa e bella
le tempie tra le mani
chiusi gli occhi
sta.
 
Mille pensieri
e ricordi lontani
rivivono dal nulla
dentro il cuore.
 
Forse rimpianti
lacrime represse
e desideri tanti
di vita intensa
d'amori sconosciuti.
 
Intimo un sospiro
dal seno gonfio esplode
e l'infinito impregna
di speranza.
 
Tina indecisa e bella
chiusi gli occhi
le tempie tra le mani
più non ha.

CL, 27.06.2000 ore 20,41
 

Tramonto
Fugheranno le tenebre
il roseo tramonto del sole
e notte e monti
nel buio s'uniranno.
 
Grido al cuore di tacere
ma dentro qualcosa mi bolle
forse scoppierà.
 
Ogni speranza sarà soffocata
da questa ruota maledetta
che ha nome vita.
 
Amo la vita e la odio.
Non so essere apatico
e mi struggo.
 
Alcamo, 24.05.1972 ore 20,00
 

Tramonto a Sperlinga
Sdraiati i monti
nell'ombra della sera
dinanzi a me si stanno.
 
Nella conchiglia
posa Nicosia
di fronte al sol che cade
oltre l'alta Gangi.
 
Gialle ginestre
e dorate distese di grano
sotto il castello
creato nella roccia a Sperlinga
incupendo si vanno.
 
Accoglie l’ovile gli armenti
accorato il belare saluta la sera.
 
Lo spirito mio scoppierà
pregno di bile e di odio.
 
Nicosia da lontano
con le innumerevoli luci
occhiolino mi fa.
 
Sperlinga, 10.06.1997 ore 20,35
 

Trattoria
Giù, verso il porto,
sporca ed ambigua
trattoria troverai
in buio vicolo ascosa.
 
Ai tavoli gente
che casa non ha 
né focolare
o donna che l'attenda.
 
Poco e male si mangia
a prezzo stracciato
ma trovi l’ambiente
che più ti s’addice.
Trovi le storie tristi ed allegre
sul volto del commensale
che in geroglifica scritta
puoi indovinare.
 
Zia Maria
la donna più gioiosa che ci sia,
che imbroglia e sbroglia,
antica fattucchiera.
 
Del fisco e della legge 
se ne frega
vecchia meretrice
che ride in faccia
a chi la minaccia
dell’età forte
e certo non più bella.
 
Lucida vecchia
ordina e dispone
sguatteri venti
commensali mille
tutti a lei sommessi
in umile rispetto.
 
Si vive tutti
in gaia baraonda
nella trattoria
affumicata e stretta,
che a turno accoglie
d’ogni specie gente
solitaria e mesta
o scanzonata e allegra
che al tavolo fa festa.
 
Ognuno a notte va
zia Maria solitaria resta.
Conta il denaro
e numera i suoi guai.
 
Alcamo, c\da G.M., 17.01.2003 ore 17,10
 

Tre barche
Sull’ultima onda del mare
vanno tre barche,
tre nuvole nere.
 
Tutto s’imbruna,
tutto ha il ricordo
raggrumato del sole.
 
Addio passata giornata.
 
Domani sarà 
come l’oggi e lo ieri:
solo un ricordo di vita
svanita e passata.
 
Cutrofiano, 1964
 

Uguaglianza
Vindice la morte
per buona o cattiva sorte
indiscriminatamente
sopraggiunge.
 
Tarda a venir talvolta
ma, nel pieno d’una festa
o in letto d’ospedale,
negli sperduti campi
o in turbine di guerra,
per grandi e per piccini,
equiparando tutti
sotto il muto avello
d’un grande cimitero
o in fondo al nero mare,
giunge la morte vindice
gli afflitti a consolare.
 
Per color che afflissero
sulla deserta tomba
l’oblio del tempo
aleggia.
 
Alcamo, 02.04.2003 ore 21,30
 

Ulisse
Ulisse
al palo della nave
stretto tra i cordami
dai compagni schiavi.
 
Delle sirene unico uditore
in cerca d'emozioni
struggenti e forti.
 
Conoscitor dell'uomo
e delle debolezze
che avvolgono il suo cuore.
 
Navigatore solitario
pur tra tanta gente
in mezzo ai flutti
procellosi e neri.
 
Ulisse il nome:
fu nessuno e tutti.
 
CL, 22.11.2000 ore 17,30
 

Ultimo incontro
Mesti avevi gli occhi
di tristezza pregni.
Immenso fu il dolore
e pure mi negasti
la lacrima d'addio.
Ridesti al mio dolore
di bimbo adulto e innamorato.
 
Volli tenerti ma fuggisti
cerbiatta impaurita.
Volli carezzarti,
piano,
per non farti male,
ma il tentar fu vano.
 
Lontana già tu eri
e del mio dolore
ignara e incomprensiva.
Di libertà assetata sei fuggita:
il cielo t'accompagni e Dio t'aiuti.
 
Rivedo i giorni lieti
e rido amaro:
sedevi a cavalcioni sul mio collo
ed ero fiero del tuo lieve pondo.
 
Non rifarò mai più con altra donna
quello che ho fatto
negli anni miei più lieti.
Eri una bimba 
e tale sei rimasta
nella mente mia.
 
Anche l'addio 
fa parte d'un tuo giuoco
di bimba malinconica
annoiata.
 
Ma or che vale 
rimembrare i giorni
quando in una chiesa m'attendevi?
Allor com'uragano
il nostro amore,
povero sì, ma impetuoso e forte,
mille clamori al cielo
mandava muti.
 
S'andava per la strada di Soleto
sicuri di noi stessi.
Ma or incerti
i nostri passi avanzano
per strade opposte e ignote,
e sempre avanzeranno
alla ricerca
d'una chimerica
felicità perduta.
 
Alcamo, 11.10.1972 ore 01,15
 

Ultimo viaggio
Gelida la mano
e fermo il suo respiro
nell’immoto movimento
della morte.
 
Resta ogni ricordo
fisso nel ricordo
dell’uomo ormai passato
che non racconterà
l’ultima avventura
della vita.
 
D’ignota meta un viaggio
ha intrapreso
e lieto in noi resta
il suo passato,
sereno e senza lotta,
forse il più saggio,
d’amore pieno
tra piccoli egoismi
ed un sorriso.
 
CL, 12.11.2001 ore 20,45
 

Uomo imbelle
Salìva,
salìva annaspando
l’uomo imbelle.
 
Non aveva pane
fu senza bisaccia,
ebbe la speranza:
quella il suo carco
quella la sua spinta.
 
Ma se voler fu forte
fur deboli le membra.
 
Guardò lontan la meta,
svanì l’ardore antico
e a terra giacque
nella notte nera.
 
Quando tornarono
le giulive stelle
scrutarono nella valle
scrutarono per l’erta
scorsero già morto
l’uomo imbelle.
 
Cutrofiano, 1965
 

Vanessa
Come vortice va
Vanessa
sul mare della vita.
 
Turbine passa
col furor dell’età
giovane e bella.
 
Ostacoli ignora
pericolo non la spaventa
l'occhio ha lontano
indugio non la tormenta.
 
Mira aurore e tramonti
oltre le cime dei monti
lontani
e tempeste e turbini in cielo
impavida sfida.
 
Ogni tanto un sorriso
forse una lacrima rigano il viso.
I piedi ha rossi di sangue
ma ardita cammina
e sfida la vita.
 
CL, 11.07.2000 ore 14,28
 

Vendetta
Vendetta, sarai la mia gioia.
 
Spietato fui nell’amore
spietato sarò nell’odiare.
 
Nulla ricordo né voglio citare.
L’offesa soltanto mi resta
e l’odio nel cuore.
 
Pericoli tanti avrò superato
per poterti abbracciare,
vendetta.
 
Bella e spietata sarai.
 
Prostrato ai tuoi piedi
t’adoro
e voto ti faccio di vita.

Compagna sarai,
vendetta,
e se fossi in punto di morte
mi porgerai la tua mano.
 
Alcamo, 29.12.1972
 

Vendetta e ricatto
Vendetta e ricatto
nell’indole non ho:
mio forte
non furono di vita.
 
Bisogno di pietà
ha debolezza
ed arroganza
dolce indifferenza.
 
Alcamo, 31.05.2003 ore 1,15.
 

Violenza remota
-M’impedisce il cuore
d’essere felice….-
seduta sotto l’arco
di pietra nera lavica
al centro dello spiazzo
in confidenza disse
Amalia al suo bambino
ormai cresciuto.
 
E il cuor le si gonfiava
d’odio e di tristezza
contro il mondo intero.
 
L’avevano stuprata
ancor piccina
in casa di sua zia
e in colpa si sentiva
ormai cresciuta.
 
Odiava il mondo intero
con misantropia
radicata.
 
CL, 21.03.2001 ore 23,30
 

Vipera
Vipera la donna
che al tuo piede attenta
e morde
dopo averla riscaldata
e in vita
da letargo riportata.
 
La dolcezza finta
in amaro arsenico
trovi tramutata
se il capriccio suo
non s’accontenta.
 
E la carezza tua
un pugno poi diventa
quando s’accosta
e i denti ti digrigna
simile a tigre
di sangue assetata.
 
Alcamo, c\da G.M., 10.12.2002 ore 17,45
 

Vita spezzata
Chiusa nella bara
al cimitero va
una ragazza.
 
Gelido un brivido
fa vibrar le membra.
 
Se ne va una vita
nel pieno della giovinezza.
Ognuno piange
ognuno vuol tenerla:
ma non tornerà.
 
Madre senza pace
dal ramo tuo spezzato
goccia ancora il latte
nutriente della prima età.
 
La bimba era donna
e tu volevi ancora
tenerla al seno
strapparla al tragico destino.
 
O donna, non più bimba,
la tua tempesta prima
t'ha stroncata.
Tu conoscesti l'alba della vita
e giovane e bella 
sempre rivivrai
negli occhi 
della madre mesta.
 
C/mare del Golfo, 29.03.1974 ore 12,00
 

Vittoria
Quando si vince tutti son contenti:
gli abbracci e i baci 
fioccano a migliaia.
 
Sembra che il mondo 
tutto intorno giri,
gioia e tripudio 
unico elemento.
 
Viva!- si grida.
Viva!- e poi:-evviva!
 
Bella è la vita
la vita infinita
arcobaleno dai colori mille
che tu rincorri
che termine non ha.
 
Arcobaleno e vita 
la vittoria.
Attimo infinito.
Respiro immenso.
Boccata d’aria ad occhi chiusi
e cuore palpitante.
 
Quando si vince
un attimo è la vita
immenso e colorato.
 
CL, 03.01.2002 ore 22,10


Istantanee


Presentazione
      alla
Prima edizione


Ho letto Neruda. Ho letto Quasimodo.
Alcuni dei loro versi non mi sono piaciuti a prima lettura.
Mi sono chiesto: perché questi poeti sono apprezzati? Come se attendessi una risposta che negasse quanto universalmente asserito. Ma la risposta l’ho data io a me stesso: in senso positivo.
Alcuni componimenti, anzi alcuni versi, sono sublimi. È per questi che sono ritenuti degni di lunga memoria.
Mi sono sempre augurato che il lettore dei miei componimenti in versi, tra di essi, vi trovi almeno uno, uno solo, che lo colpisca e che mi valuti positivamente per quello.
Istantanee.
Come foto.
E come foto almeno una lo impressioni e richiami la sua attenzione, lo commuova e in lui lasci il segno.
Alcamo, 23.10.07 ore 19,30
Marino Giannuzzo


Ritratti e dipinti con parole
Fanno parte di questo gruppo venti poesie che si distinguono per il particolare uso delle parole, quasi docili matite, che tracciano precisi disegni o pennarelli che dispensano colori con impareggiabile maestria
 

Voce
Voce nella notte
che ti fa paura
nera e solitaria.

Mille pensieri
ti richiama in mente
di timori pregni,
privi di speranza.

Il cuor ti balza
e piccolo animale intimorito
nell’angoscia della notte
si rintana,
nella notte
che ti fa paura
nera e solitaria.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 28.08.2003 ore 0,10
 

Lidia
Batton le chiome i glutei.
Lidia saltella e corre
nel crepuscolo serale,
unico compagno
lo sciabordio del mare,
che l’acque sue non muove
e quasi stagno pare.

Nuda nel corpo
turgida nei seni
braccia e gambe
roteando al vento
armoniosa avanza
quasi in lieve volo
verso il buio immenso.

Lidia
puledra
indomita e selvaggia.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 03.10.2003 ore 19,45
 

Alba
Dorme stanotte
nella casa accanto
Alba, donna occulta,
che alla speranza
ormai ha detto addio.
L’ha segnata il tempo.
Il tempo l’ha distrutta.
Giovane e bella,
ricordo dell’infanzia,
torna agli occhi miei.
Più non cura
le belle sue fattezze
le chiome al vento
le gote di velluto.
Nella notte legge:
al sonno poi s’arrende
la finestra aperta
sulla notte scura.
Stanca riposa,
televisore spento.
Tutto intorno tace
Alba ora ha pace.

Alcamo, 10.12.2003 ore 5:00.
 

Suore
Dietro il cancello
luminoso e puro
in alto sale
il coro delle suore.

Voci sonore,
squillanti, argentine,
s’intrecciano tra loro,
si sciolgono nel cielo
pregno d’incenso
dell’angusta chiesa,
calice terso di cristallo.

Musica è la voce
soave
priva di strumenti
che diano impulso
al coro arcano e dolce
delle monachelle.
Preghiera è il canto
che s’innalza al cielo
ardente di passione
di donne innamorate
d’un Essere Divino.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 08.01.2004 ore 18,50.
 

Francesca
Non è Francesca!-
dice la madre
incredula al marito,
che invano supplica
la figlia sua dormiente
perché si svegli
e ponga fine presto
al gioco maledetto.

Non è Francesca!-
illusione vana
pure per se stessa.

Credere non vuole
che sia andata via
senza un saluto
senza un bacio in fronte
la figlia sua diletta.
Orgoglio e vanto
fu la sua Francesca,
amore e gioia
per tutta la famiglia,
gioviale, sorridente
e di vita piena.

Or sul letto giace
immota e muta.
Rivivrà in eterno
negli occhi tristi
della madre mesta.

Rivivrà tra i fiori,
dei fiori il più splendente,
nella primavera
degli amici in vita.
Giovane sarà
la giovane Francesca
per gli amici suoi
quando appassiranno.

E tutti l’ameranno
perché per tutti
lei sarà “Francesca”.

Alcamo, 29.01.2004 ore 14,55
 

Nemica
Viso sereno
quello della morte.

Portamento austero
di persona adulta
o passo svelto e allegro
di vergine fanciulla.

Sorride a questo e a quello
e sorridendo
abbraccia due bambini
teneri ancora
nell’età più bella.

Minaccia il vecchio,
occhio truce e torvo.
Talvolta lo ghermisce
tal altra lo spaventa
poi sorridendo passa
e abbraccia questo e quello
giovani ancora
nel pieno della vita.

Amici lei non ha,
lei non ha parenti.
Unica e sola
nemica della vita.

Alcamo, 29.01.2004 ore 18,15
 

Pagliaccio
A letto agonizzante
la donna sua ha lasciato
l’umile pagliaccio.

Sul palco è giunto
e ridere farà
gioiosamente tutti.

Gli si torce il cuore
nel cervello ha tenebra
il povero pagliaccio.

Il mestiere suo
è ridere e far ridere:
mai pensieri tristi
che turbino la gioia
di chi ha pagato.
Ridere farà
tutta la serata
il festoso pubblico.

Finisce lo spettacolo.

Solitario un angolo
nascosto
del festante mondo
è suo
ed in silenzio piange
stravolto il viso
impiastricciato il trucco
negli occhi e sulla fronte.

Maschera di mostro
è diventato
che fa paura a sé
quando allo specchio mira
la figura torva
di colui che in scena
ridente fu il pagliaccio.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 19.02.04 ore 18,15.
 

Violacciocca
La violacciocca a marzo
nel mezzo del giardino
selvatica fiorisce
profumata.

Al sol si mostra e tende,
le intemperie sfida
di marzo sul finire
dei venti di scirocco
e della tramontana.

Tutto intorno inonda
d’odori e di colori
la violacciocca a marzo
che senza cure cresce
nel mezzo del giardino
profumata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 23.03.2004 ore 16,30.
 

Sasà
Sasà per tutti
lo scemo è del paese,
sempre vagante
per le vie del borgo
tra diruti muri
di tuguri
abbandonati e muti.

Parla con essi
Sasà lo smemorato,
parla con Tutto
e il Nulla gli risponde.

Sasà ha ragione
ragione in quel che dice
ad animali e cose
ad uomini saccenti
che sorridendo ammiccano
allo scemo del paese,
che i comizi al palco
declama a nulla e a tutti.

Nessuno contraddice
per non fargli torto
e Sasà gioisce
quando le mani
battono i bambini.

Egli è felice
di tutti il più felice
pur se per tutti
lo scemo è del paese.

Alcamo, 07.04.2004 ore 6,30
 

Mariannina
Per i campi va
la piccola Marianna
con due canestri enormi:
raccoglie tra i rifiuti
la ricchezza:
cianfrusaglie ed immondizie varie.

A casa torna a sera
carica di mille porcherie.
Talvolta trova un frutto
talvolta un osso
tal altra un barattolo di carne
vuoto.

Si nutre Mariannina
come un cane
randagio tra i dirupi
di montagne
assolate e in fiore.

Ferma è il dì festivo:
è giorno di riposo.

Ma tutti gli altri giorni
con pioggia o con la neve
o al solleon di luglio
girovaga vedrete
la matta Mariannina,
piccola e sbilenca,
felice tra i rifiuti
cogliere dei fiori
tra pezze colorate
vetri luccicanti
e cadenti muri.

Alcamo, 07.04.2004 ore 7,00.
 

Cinzia
Capelli al vento,
sigaretta in pugno,
al bacio ubriaco
finge di sottrarsi
mentre lo sguardo
turgido di brame
dalla finestra
luccica lontano
in pieno sole
dalla collina al piano.

Cinzia il viso ha rosso,
ha il petto gonfio,
il labbro trema
nella brama ardente.

Le carnose labbra,
tumide al vento
che spira da ponente,
socchiude
e i denti
e gli occhi terge
di lacrime non viste.

Sulle labbra alfine
sugli occhi e sulle gote
s’abbatte la tempesta
di baci ardenti
appassionati e muti.

Tutta si offre
e tutto Cinzia tende
alle carezze e ai baci
dell’amante suo.

Or la canzone
dolci note spande
sugli appagati sensi,
sotto la finestra
che mira il monte e il piano,
e rincorre il vento
che spira da ponente.

Caltagirone, colle S. Mauro 01.05.2004 ore 15,20.
 

Adultera
L’adultera è tornata
dopo il gran ripudio
e siede in casa
nel mezzo della stanza
sconsolata.

Siede come l’ospite
che da lontano arrivi
sconosciuta e stanca.

Forse è la vergogna
forse il pentimento
d’essere tornata.

I bimbi suoi commisera
commisera se stessa
e la trista sorte
in cui s’è avviluppata.

Pregne di odio
ha le sopracciglia
e lacrima non v’è
che le rinfreschi il viso.

Serra le labbra
serra pure i denti
e bocconi ingoia
di malinconia.

Nel mezzo siede:
nel mezzo della stanza.

Con gli occhi segue
il padre dei suoi figli,
marito che non ama,
che muto va per casa,
l’adultera tornata,
che bocconi ingoia
di malinconia
pentita
d’essere tornata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 28.07.2004 ore 8,15
 

Giovane e bella
Giovane e bella
della danza al passo
sei andata via
in primavera.

Gli amici tuoi
tutti son rimasti
a mirare intorno
la grande pietra nera.

Scivolasti
lieve come l’onda
sulla battigia
nella quieta sera.

Senza rumore
priva di sussulti
tacita e serena
come primavera.

Con la nota ardente
gioiosa frizzante
e di vita piena
sei tornata
alla madre terra.

Alcamo, 25.02.2005 ore 20,00.
 

Maternità
In carnale abbraccio
la madre serra il figlio
al petto verginale
come in incesto
quasi maritale.

Abbraccio d’una madre
casto e puro
che la carne sua
tende a trasformare
in carne del suo figlio
con materno ardore.

Abbraccio d’una madre
tenera e gioiosa
abbraccio della madre
che d’amore è pregna
e di apprensione.

La madre veglia
veglia sul suo bimbo
che abbarbicato al seno
latte succhia e vita.

S’addorme il figlio
sul petto della madre,
la madre s’addormenta
sul capo di suo figlio
le braccia a protezione
sepali di fiore.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 09.05.05 ore 15,00.
 

Sveglia
Suona la sveglia.
Squilla dalle sette
in una stanza
della casa accanto.

Nessun la ferma
nessuno l’ha vicina.
Suona la sveglia
per chi più non l’ode.

Più non risponde
chi dovea destarsi
per accompagnare
i due bimbi a scuola.

Anche i bambini
sono ancora a letto:
li sveglierà
una mano sola.

Li ha spenti il gas
insieme con la madre.

Suona la sveglia
monotona e rompente:
squilla dalle sette.
Squillerà invano.

Torino, 17.05.05 ore 07,30
 

Daniela
Isola deserta
casa abbandonata
e vecchia
in mezzo alla campagna
solitaria resta.

Rossa una macchia
nel mezzo del giardino:
la buganvillea
viva sul mattino.

La padrona è morta
tacciono i suoi cani
nulla fa rivivere
i momenti lieti.

Ferma è la natura,
fermo anche il vento,
morto è tutt’intorno
ciò che ha nome vita.

La padroncina, i cani,
i fichi d’India e l’orto
tutto intorno è morto.

Viva contro il sole
la buganvillea
ma non c’è più Daniela.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 03/09/06 ore 13,45.
 

Quiete
Sereno l’esser mio
volteggia in cielo.

Soffice nuvola
ove lo spirto posa
vento leggero spinge
oltre la luna
tra infiniti mondi
incontaminati e muti.

Momento mio di quiete
anche nel corpo
che sereno posa
su soffice divano.

Odo voci lontano
vedo luci nel buio:
sento immensamente.
Spirito e corpo giacciono
serenamente.

Alcamo, 23.10.07 ore 20:00
 

Sorriso
Sorriso d’una madre
col suo bimbo in braccio,
un bambino brutto,
piangente mostriciattolo,
in piazza Ciullo ho visto.

Gioiva donna-madre
col frutto-bimbo suo
beatamente.

Schiariva quel sorriso
il volto dell’infante
che sorridendo schiude
le labbra sue alla vita.

Il sorriso d’una madre
giovialmente ho visto
nella piazza Ciullo.

Illuminava il volto
del piccolo il sorriso
e il piccolo sorriso
d’un bimbo neonato
illuminava il volto
d’una madre bella
dai lineamenti brutti
su volto emaciato.

Alcamo, 23.12.07 ore 23:30
 

Ubriaco
Fissi gli occhi al cielo
guardava tra due nubi
una lucente stella
nella notte nera.

Degli ovattati passi
della madre gatta
non udì il rumore
che in testa ai suoi gattini
al buio lo cercava
miagolando.

Non girò lo sguardo
su chi c’era.
Non aprì la bocca
per ghigno o per sorriso.

Muto restò l’ubriaco
gli occhi fissi al cielo
fissi tra due nubi
nella notte nera
in cerca d’una stella
non vista
ma che c’era.

Alcamo, 04/01/08 ore 16:15
 

Donne
Brulicar di donne
in mezzo al verde mare
tra scogli e sabbia fine
sdraiate come vermi
o in posa verticale
od ambulanti al sole.

Erano le donne
dai cascanti fianchi,
erano le donne
dagli addomi pregni
o dai seni turgidi
e puntuti,
o che scoperti sessi
esibivan nudi.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 06/08/08 ore 14:30


 

Inni alla Natura

Inni alla Natura
Fanno parte di questo gruppo poesie nelle quali il poeta descrive le proprie percezioni emotive quando il suo estro è rivolto alla contemplazione di Madre Natura, nel suo insieme o nei particolari.
 

Tifone
E’ giunto in piena notte
terribile il tifone.

Disastro ha sparso e morte
per le vie del borgo
dove la miseria
più nera della notte
era al cospetto
di tutto il firmamento.

In mare s’è tuffato
e dalle acque è sorto
alto fino a Marte
mostruoso il gran tifone.

Acqua terriccio e masserizie varie
nel cielo roteavano sospesi
in mulinello vorticoso andanti
sopra il paese addormentato.

Pochi minuti
e tutto fu risucchio.

Scomparvero le case
vecchie e baraccate
scomparve la natura
misera d’intorno.

Disastro resta e morte
sparsi su d’un piano
desolato.

Passato è il gran tifone.

S’è sciolto e s’è acquietato
morte spargendo
su tutto il suo cammino
e dove s’è fermato.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 15.09.2003 ore 16,30
 

Acqua
Acqua spumeggiante
che di balzo in balzo
scendi col ruscello
in primavera
le cime hai visto
d’innevati monti
solinghi, silenziosi
e in ciel stagliati,
sculture immense e naturali.

Conoscesti
i profondi abissi
dei terrestri antri
e degli azzurri mari.

Nell’etere librata
il formicaio umano
sulla terra miri
e irrori
in pioggia trasformata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 13.10.2003 ore 18,45.
 

Canne
Ulula il vento
alle fruscianti canne
stagliate al cielo
del vespertino inverno
sul piccolo canale
che lo sciacquio dell’acque
scioglie lievemente
verso il mare.

Silenzioso ascolta
il cacciatore
di acqua vento e fronde
la musica perenne
che sempre varia
sempre uguale e viva
tra le frondose canne
si scioglie lievemente
verso il mare
ed infinita.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 31.10.2003 ore 16,00.
 

Uccelli
Stormi di uccelli neri
nel cielo roseo vespertino
vagano al vento
fresco di ponente.

In onde immense salgono
e ricadono
lievemente
per risalire poi
tra gli alti cirri
luminosi e immoti.

Nuvole in cielo
sono gli uccelli neri
nella campagna
solitaria e bruna
di novembre.

I miei pensieri a stormo
vari color cangianti
tra gli alti uccelli neri
prima che il sol tramonti
in cielo vanno.

Tutto intorno tace.

Solo il rumore
d’un agile ruscello
e gorgoglio di acque
di piovosi giorni
ormai passati
odo d’intorno
e il mio spirto esulta
in totale pace.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 29.11.2003 ore 16,45.
 

Musica
Dolce pensier la musica
nell’animo riverbera.

Remota vision rimembra
di piccoli selvaggi
crescenti nell’arena
che ha nome vita.

Le guerre con i sassi
in campi avversi vedo,
i giochi coi nemici
che furono di ieri
nella sassaiola,
le corse per i campi
tra gli alberi ed i fiori
nei ruscelli asciutti
di piani sterminati
o a cogliere dei frutti
la sera nei giardini
per dimostrare a tutti
le mie capacità.

Come linfa scorrere
sento nelle vene
la musica suadente
in mezzo al gran teatro
che ha nome vita.

Sale ai folti pini
nella natura verde
echeggia lievemente
nelle profonde valli.

Tutto intorno a me
inonda dolcemente
la musica suadente
come tant’anni fa.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 31.03.2004 ore 18,30.
 

Vasca
La vasca in travertino
rotonda e colma d’acqua
scura è nell’inverno.

Vi guizzano dei pesci
vi guazzano i ranocchi
pullula la vita
nella melma nera.

Il sole si rispecchia
la luna vi s’infrange
di notte solitaria,
ma nella vasca è vita
nella melma nera
nell’acqua ristagnata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 22.04.2004 ore 18,00
 

Castello
Vecchio castello
dai caduti muri
sotto la torre
mezza diroccata
pure le pietre
t’han portato via
per case e chiese
e travi sulla porta.

Solo i fantasmi
albergano nei vuoti
sotterranei androni,
nelle sale immense
prive di tetti,
senza vita tutte,
aperte al cielo
e sorridenti al sole,
dall’acqua invase
e dal vento erose.

Muri possenti
muri diroccati
dal tempo e dalla pioggia
muri ormai crollati.

Vecchio castello,
dimora dei miei avi,
dimora d’eremiti
e di carcerati,
grandioso al vento taci
al vento che ti porta
la canzone antica
sempre uguale
sempre varia e viva
della montagna in cima.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 22.04.2004 ore 18,30.
 

Roccia
La roccia frastagliata
ricadente a picco
sull’acque azzurre
nel mare dello Zingaro
in pieno giorno vidi
al solleon di luglio.

L’espandersi leggero
dell’onda senza schiuma
nel profondo incavo
vecchio di mill’anni
giungeva dolcemente
ai sopiti sensi
in incavata roccia
nell’estate ardente siciliana.

Furono i sensi miei
in grande tripudio
abbarbicati alle membra tue
dolce fanciulla
sorta dalle acque
che gli anni miei rendesti
amabili e sospesi
tra il Nulla e il Tutto.

Con la risacca
rotolando l’onda
ora impetuosa e nera
dall’incavata roccia
nei profondi abissi
anima e corpo
risucchiati ci ha
e divisi.

Contro la roccia
frastagliata e bruna
la battente onda
di spumeggiante schiuma
nel vecchio incavo
vecchio di mill’anni
con fragor si schianta.

La fanciulla dolce
sorta dalle acque
e dai profondi abissi
nella fantasia
eterna è diventata.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 08.09.04 ore 17,30.
 

Stelle
Nella sera
limpida di stelle
pieno era il cielo
nero e senza luna:
solitario andavo
mio compagno un cane.

Nella sera illune
silente rimbombava
l’infinito.

Fu mio il paradiso.

Tra una stella e un’altra
io vagai
privo d’amori
d’odio e di rancori.

Era una sera
tacita di giugno
senza sussulti
senza amori e odi
e navigavo
con un cannocchiale
tra i mondi vari
lucenti ed infiniti.

Le stelle variopinte
a mille luci
brillanti nella notte
io scoprii.

Erano le stelle
delle notti insonni
erano le stelle
dei viandanti scalzi
degli antichi Maja
e dei novelli Egizi
erano le stelle
che vedranno i figli
dei secoli futuri.

Erano le stelle
vigili ed eterne
sulle vite brevi
dei miseri mortali.

Alcamo, 21.01.2005 ore 19,00.
 

Temporale
Volteggiano nel cielo
grigio di gennaio
torbido i gabbiani,
sotto le nubi
che viaggiano a brandelli,
lenzuola dilaniate
dal vento dell’inverno
nero di neve,
bianche come il pane.

Schioccano le chiome
degli alberi al nevischio,
il tuono romba
e rotola lontano,
congiunge il fulmine
l’infinito cielo
al mare e al piano.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 26.01.2005 ore 15,00.
 

Capizzi
Al sommo della roccia
c’è Capizzi:
l’aquila miro
librarsi sulla valle.

Nastro ondeggiante al vento
il fiume acciottolato
si snoda lento lento
verde quasi immoto
tra le pietre bianche
di novembre.

Miro Capizzi:
piccolo paese di montagna
baciato dalle nubi,
schiaffeggiato
dalla tramontana.
Il vento canta
canta tra le nubi
frastagliate e bianche
di novembre.

Questo è il paese
ove i viventi
muoiono a cent’anni,
nell’aria variopinta
della primavera,
privi di malanni.

Alcamo, 05.03.2005 ore 22,30.
 

Luccichio
Pisciato ho sulla terra
dentro un vaso
tra le piante nere
nella notte:
luccica la luna
in mille stelle.

Rombano i motori
sull’asfalto
e penetrando vanno
l’autostrada.

Dalla boscaglia
nella notte fonda
un grido di civetta
solitario e tetro.
Gli occhi ho fissi
alle mille stelle
che la luna invia
dalla mia pisciazza.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 18.03.05 ore 19,00.
 

Nebbia
Come voci al vento
la nebbia sale in cielo
e nella valle scende
a ondate in primavera.

Pioggia insistente e fitta
la nebbia poi diventa
tra l’ondeggiar di canne
alla brezza della sera.

Ondeggiano i gabbiani
nel vento e nella nebbia
punti neri in cielo
nella grigia sera.

L’animo mio sopito
scruta di là dal muro
se un lume solitario
appare oltre la nebbia
e sul futuro.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 10.04.05 ore 11,15
 

Notturno campestre
Immenso mar mi fingo
tra le barche tante
all’orizzonte
quando di luci
la miriade scorgo
nella notturna nebbia
la campagna mirando
e i monti scuri
evanescenti in cielo
che non vedo.

Riposo la natura
e gli animali tutti
hanno trovato
nella notte nera.

Unica bestia l’uomo
nella notte corre
in autostrada
rovente ed infinita
che dove lo conduca
mai capirà.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 31.07.05 ore 02:10.
 

Nevicata
La natura tace
gli alberi sonnecchiano:
dalla finestra miro
il manto bianco.

Stormi d’uccelli neri
solcano la nebbia
grigia del bresciano
mattino di novembre.

Sotto i bianchi tetti
le auto son ferme
in periferia
sotto i rami scuri
vestiti di candore
nel mattino freddo
di novembre.

E miro e son mirato
per appannati vetri
dall’inquilina
mia dirimpettaia
che un saluto accenna
e sorridendo indica
l’immenso manto bianco.

Roncadelle, 25.11.05 ore 10,30
 

Arsura
Arido il cuore
arida la mente
deserto senza oasi
sono diventato.

Arsa è la sorgente
acqua non dà più
al ruscello antico
acciottolato.

Non cantan più
sul mattin gli uccelli
non odo più
il grillo sulla sera.

Morto è il sentimento
per il verso vita
morto è il sentimento
per il cuore pace.

Il volto tenero
di vergine fanciulla
più non ispira
il verso mio infocato.

La natura tutta
deserto è diventato
deserto senza oasi
e senza vita.

L’antica fonte
ha trovato uscita
tra falde fonde
nella terra ascose.

Or dalle sabbie
arse e desolate
ruderi emergono
di ere tramontate.

Alcamo, 20/02/06 ore 8:00
 

Gocciolio
Gocciola l’acqua
giù nel cortile
gocciola, gocciola
nel fontanile.

Gocciola l’acqua
limpida, fresca
giù nel cortile:
mai si riposa.

Gocciola l’acqua,
gocciola, gocciola,
gocciola a gocce
gocciola e tace.

Gocciola l’acqua,
gocciola, gocciola,
limpida, fresca,
gocciola e giace.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 03/09/06 ore 14,00.
 

Fico d’India
Il fico d’India
dai colori vari
spinoso e infìdo
a fine agosto
sulla pala sta
d’albero verdastro
e succulento.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 03/09/06 ore 14,15.
 

Sicilia
È il paese
dove le rondini
pur d’inverno stanno.

Sicilia bella
succo d’arancia
rossa e saporita.

Questa la terra
fertile e benigna
che figli ha dato
raminghi all’universo.

Amore e gioia
amore e fantasia
in questa terra
sempre troverai
o emigrante
che lontano vai.

Amore e gioia
amore e fantasia
tra le brune zolle
o nel mare azzurro
la natura tutta
d’intorno tu vedrai.

Per la Sicilia
amore eterno
in te porterai.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 06/04/07 ore 16:00
 

Pioggia
Goccia d’acqua
tu dall’alto scendi
sulle foglie
a rinfrescar l’arsura
della calda estate.

Acqua piovana
acqua senza sale
tra le zolle giungi
la terra a rinfrescare.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 06/04/07 ore 16,20
 

Dormiveglia
Riempie il cuor la musica
salendo in alto lieve
tra le cime erbose
dei monti siciliani
in primavera.

Nel dormiveglia vedo
tra i frondosi rami
le rondini e i gabbiani
del vento sulle ali.

Gioisce il cuore mio
tra le frondose cime
con i gabbiani al vento
aquiloni sparsi
nell’azzurro immenso.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 11.05.07 ore 16:00

 

Nubi
Dietro la gran muraglia
di nubi minacciose
nere del mattino
balza tra l’arena
del cerchio di montagne
luminoso il sole.

Leggero il soffio
dell’estivo vento
rende il cielo limpido
di luglio.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 12/07/07 ore 07:45
 

Scirocco
Vento caldo d’Africa
scirocco
sulla spiaggia d’Alcamo
infocata
nell’umida foschia
giunge mortale
per gli esseri viventi
nell’infocato luglio.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24/07/07 ore 14,45.
 

Buio
Il buio della notte
neramente avanza.
Si spengono le luci
una ad una.

Dormono i mortali
ignari del domani
ignari se la speme
avrà dei risultati.

Io veglio nella notte
conto mille stelle
nella notte illune
nell’immensa notte.

Tacciono i grilli
dormono le cicale
immote le farfalle:
tutto intorno tace
ma il cuore non ha pace.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 14/09/07 ore 22:30
 

Solitario
Solitario resto
nella notte scura.

Si spengono le luci
una ad una.

Alcamo, c/da Gammara Mulinello 14/09/07 ore 23:00



D’amorosi sensi il canto

Non sono molte le poesie che cantano d’amore ed in tutte si respira la serena tranquillità dell’amore vissuto nel sogno.


Estate
Melodia lontana
tra mille fruscii d’ulivi
gli spazi inonda
a noi d’intorno
e tu sulle radici
seduta miri
i tronchi dei filari
che paralleli vanno
ed infiniti.

La mano tra i capelli
come a bambin dormiente
la tua scorre lieve
sul capo mio che posa
nel grembo generoso
tuo
in piena estate.

Fremito ardente
i nostri corpi prende
e al ciel saliamo.

La melodia inonda
gli spazi a noi d’intorno
tra mille fruscii d’ulivi
che paralleli vanno
in piena estate
ed infiniti.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 30.09.2003 ore 17,00

 

Amante
Luminosa appare
nella notte nera
la passione fervida
che arde il suo sentire.

Di bramosia fremeva
la dolce amante mia.

Vibrava tra le braccia
come canna al vento
tutta mi si offriva
abbarbicata a me.

La cullai nei sogni
e nei ricordi miei.

A me ritorna ancora
con ardor senile
nei pensieri miei
m’abbraccia e mi consola.

Alfin m’acquieto
spossato e sonnolento
nella notte nera
senza luna.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 18.04.05 ore 17,15.
 

Bacio
Ingenuo bacio
era il bacio casto
sulla bocca tua
ma tutto ribollì
il sangue nostro.

Fu in subbuglio
tutto il tuo sentire
fu tutta sesso
la mia virilità.

L’antica giovinezza
nel corpo mio risorse
e il bacio lieve
diventò vulcano.

Tra le mie mani
le mammelle in fiore
di fanciulla fresche
lievi e vellutate.

Amore immenso nacque
amor che volle amore
ed amore ebbe
dalla ragazza in fiore.

Adoro la fanciulla
la bacio e l’accarezzo
ma il risveglio è solo
delusione.

Il sangue ribollente
s’acquieta nella notte:
sono svanite
le mammelle in fiore.

Alcamo, 04.12.05 ore 21,15
 

Fantasia
Io mi trastullo
con la fantasia
a sfogliare donne,
metterle distese
in roseo letto
tra carezze e baci
in bocca, al collo,
dietro le orecchie
e ai seni vellutati.

Labbra carnose
e soffici mammelle
tutte posseggo
con la fantasia.

Natiche tonde
rosee come l’alba,
cosce sottili
in offerta al sole
vibranti come canne
nei turbini del vento
sotto il corpo mio
con la fantasia
io sento.

Questo è l’amore
questo il sesso mio
quando riposo
e supino resto.

Il seno e gli occhi
di tenera fanciulla
dentro di me io sento
in caldo amplesso
tutto penetrato.

Ed amoreggio.

Poi m’addormento
della fanciulla
con la fantasia
abbarbicato al seno.

Alcamo, 07/12/05 ore 07,45.
 

Sesso
Poso la guancia
sulle tue mammelle
candide e sode
come neve al sole.

T’accarezzo il corpo
e l’anima in osmosi
mia nella tua
lieve si transuma.

Le labbra e gli occhi
i fianchi e il seno tutto
le natiche e le gambe
tutte di velluto
tra le mie braccia tendi.

I sensi miei
e la fantasia
nella notte accendi
nella notte pregna
di fulgida allegria.

Ardono i sensi:
arde il corpo mio
arde il seno tuo
e in deflagrante scoppia
fuoco d’artificio
l’essere nostro
dentro il ventre tuo.

Alcamo, 21/05/06 ore 1:30.



Filosofia poetica

Numerose poesie fanno parte di questo gruppo e ciò testimonia una acquisita abitudine, quella del nostro poeta, di riflettere su tanti aspetti della vita quotidiana nel suo naturale evolversi. E come in altri precedenti componimenti non assegna premi e non emette sentenze.


Arcobaleno
Se piove su di te
e brividi ti colgono
perché intorno è buio
e su altri il sol risplende
caldo e luminoso,
scruta bene intorno,
alza gli occhi al cielo:
un arco variopinto
detto arcobaleno
splenderà per te.

Passerà la pioggia
il freddo e il triste inverno.


Trascinerà le nubi
altrove
l’arcobaleno
dissolverà il sole
ogni nembo.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 19.10.2003 ore 11,11
 

Crocifisso
La legge è legge
ed è ignominia
pure per Cristo,
pur se messo in Croce.

Espulso è stato
anche dalla scuola.

Non disturbava,
non ha detto nulla,
ed una legge
insulsa e ignominiosa
lo ha punito
pur se non dormiva
sul banco della scuola.

Fuori l’han messo,
fuori dalla porta,
pure Lui in castigo,
per non aver risposto
alle argomentazioni
logiche e saccenti
che dettan leggi
e l’applicano a Dio.

Fuori!- Gli han detto-
Fuori dalla scuola!-


Povero Cristo,
nudo e crocifisso,
abbi pietà
dei miseri mortali
che oggi come ieri
ignorano i peccati.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 27.10.2003 ore 18,30.
 

Nonno
Ho detto ai figli miei:
andate al cimitero
ove il nonno aspetta
e veglia su di noi.

Ditegli: nonno,
quando le forze
sono insufficienti
dacci una mano
per vivere la vita.

Non capiva molto
il nonno
quand’era tra i viventi.

Ignorante ed analfabeta
non conosceva Dante
e un tale era Marconi
che abitato aveva
due strade un po’ più in là
ed era morto.

Or che li ha incontrati
un attimo è bastato
per apprender tutto:
ottave, endecasillabi,
tangenti e cotangenti,
onde sonore
e di gravità la forza,
la filosofia
e l’invenzion futura
che tra mille anni
qualcuno inventerà.

Non capiva molto:
ora è il più saccente.
Se glielo chiederete
vi aiuterà.

D’animo è buono
il nonno
e nonno resterà
sempre.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 16.11.2003 ore 12,40.
 

Viaggio
Trascina il tempo
un vecchio al suo guinzaglio
le gambe tremolanti
la schiena curva
il corpo macilento.

A sera è a braccetto
d’un giovane avvenente
cordiale e lusinghiero.

Sprona la corsa
all’estremo faro
premio certo
per chi è ardito.

Con lusinghe beffa
il traditore tempo:
frena gli slanci
e i furori ardenti
dell’età più bella.

D’eterno un segmento
il tempo
compagno di viaggio
nell’alba e nel tramonto
della vita,
che in nulla si dissolve
per il vecchio.

Alcamo, 04.12.2003 ore 17,30.
 

Cuori di madri
Il cuore di una madre
ho visto in mezzo ai fiori
d’un bimbo sulla tomba
nel vecchio camposanto.

Foto ridenti
su curati avelli
dove le madri
van cercando i figli
ormai lontani.

Squallide pietre
sono d’intorno
ove di madri
più non batte un cuore.

Solitaria gracchia
solo una cornacchia
in cima ad un cipresso
unica compagna
a tutti i bimbi morti
che un cuor di madre
che pulsi non han più.

Alcamo, 13.12.2003 ore 12,45.
 

Natale
Col freddo e con la neve
è nato il Bambinello.

Il fratello muore
tra l’odio della gente
mentre Cristo nasce
in ogni cuore.

Cristo rinasce.

Nasce nei deserti
nasce oltre i mari
ma odio ci circonda
insulso e vile.

Cristo rinasce.

Nasce nella stalla
ma nell’uomo cresce
orgoglio e presunzione.

Cristo rinasce.

Pur per l’indigente
che colpa non ha mai
di tutti i suoi guai.

Alcamo, 21.12.2003 ore 19,45.
 

Sensazioni
Un ribollir
di sensi indefiniti
lo spirto mio
nel buio della sera.

Gioia e dolore
tu vedresti misti
andar per mano
o in lotta e tristi.

Un uragan talvolta
scuote i sensi miei;
poi la bonaccia
l’affanno mio cancella.

Il sonno vince
ogni mia stanchezza
ed ogni ambascia
mutasi in torpore.
Nel sonno mi si scioglie

la gioia ed il dolore:
nel buio tutto tace
e i sensi finalmente
hanno pace.

Alcamo, 09.02.2004 ore 0,25.
 

Vecchie case
Le bifore e le trifore
s’inseguono nel tempo
tra gli antichi archi
abbandonati.

I tetti aguzzi
dagli embrici già rotti
delle vecchie case
nelle città cadenti
peregrini e soli
sono e muti.

Gloria passata
fasti ormai perduti
di color che furono
i potenti.

Gente scomparsa
nomea dimenticata
anche dai muri
con lapidi cadenti
con scritte mozze
su marmi ormai consunti.

Queste le città
che ho visto nella storia
cantate a iosa
da vati e da poeti.

Cadono a pezzi
i pezzi della storia.

Cadono a pezzi
i simboli viventi
dell’antica gloria
e della morta boria.

Alcamo, 09.02.2004 ore 12,30.
 

Perseguitato
Perseguitato
in nome della legge.

Era un brav’uomo,
uno come tanti,
e come tanti immune
di servilismo abietto.

Non fu spia degli amici suoi
non fu un traditore.

(Chi deve non dormire
per acciuffare un ladro
pretende che altri porgano
celatamente mano
a tutto vanto e gloria
di chi di quella mano
vile si è servito
rovesciando i compiti
che la norma ha dato.)

Perseguitato
l’hanno condotto a morte:
stamattina si è suicidato
di tutti amico schietto
di tutti il più fidato.

Alcamo, 31.03.2004 ore 7,45.
 

Filosofia
Le contorte menti
dei filosofanti
voltano il mondo
dall’interno in fuori.

I visceri gli torcono
gli fan l’anestesia
lo girano e rigirano
in sala chirurgia,
vogliono capire
tutto com’è fatto:
da dove ha origine,
quale ne è il costrutto
e quale la sua meta.

Pirandelliano
l’argomento appare.

Dove parte arriva
e dove arriva parte
come in cerchio tondo.
Arriva l’ignoranza
a comprender tutto
come la sapienza.

Filosofia stantia
e ragionar moderno
giungono sempre
a conclusione antica:
al buon senso eterno.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 02.04.2004 ore 16,00.
 

Sola
Gli amici se ne vanno
e tu rimani sola
col dolore e nel rimpianto
di chi ti fu compagno
fino a ieri
per spingere il carretto della vita.

Ma quel carretto
con forza e con coraggio
sola spingerai,
fermandoti talvolta
per la battente pioggia,
tal altra accelerando
nei giulivi giorni
che pur la vita serba
a chi dinanzi a sé
nero ha un fantasma.

Alfine tu vedrai
le luminose stelle
e ti rallegrerai.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 02.04.2004 ore 19,45.
 

Kamikaze
Felice il mondo
sarà in piena pace:
questa la promessa,
con lui che tornerà
tra color che stanno
in questa terra, ignobili
spregevoli e codardi
e destinati a perdersi
eternamente tutti.

Lui, il kamikaze,
sarà per loro
martire ed eroe
prescelto dall’Immenso
che tutto sa e dispone.

Tre chili di tritolo
l’han disintegrato
all’alba
il piccolo Abukir
e morte han dato
a quindici bambini
come lui innocenti
e ignari
degli avidi disegni
di color che hanno
carisma sui mortali
con promesse vane
e innaturali.

Alcamo, c/da Gammara Mulinello 26.04.2004 ore 16,10.
 

Calunnia
Verso gentile
generoso e vile
agli orecchi tuoi
la voce di colui
che ti propina
false verità
sugli innocenti.

Di giustizia pare
la voce afflitta
e pregna di pietà
priva d’egoismi
e di turbamenti.

Acqua pura appare
che scende da ghiacciai
chiari e illuminati
verso il mare
nel mezzo delle scorie
torbide e melmose
di fabbriche industriali.

Calunnia il nome suo
avvelenata e falsa
che il cuore spezza
e l’esistenza strazia.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 13.05.2004 ore 15,45.
 

Resurrezione
Come l’aratro
nella terra nera
che rinnova l’aria
alle radici
delle dormienti piante
così la fanciullezza
se tormentata e triste
i dolci frutti dà
in primavera.

Tormento e pioggia
di giornate grigie
dànno la vita
a giovani virgulti.

Nei solchi i sudori
rinnovano la vita
per ogni chicco
che ha sete di rugiada.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.05.2004 ore 16,45.
 

Pupazzo
Era un pupazzo
era alto e grosso
era di paglia
e detto fu paglino.

Era minchione
minchione a tutto tondo
era vigliacco
vigliacco sopra e sotto.

Era un buffone
si comportò da matto.
Volle darsi vita
ma restò pupazzo.

Restò di paglia
e detto fu paglino.

Alcamo, 31.05.2004 ore 17,15
 

Soffio
La novità che l’uomo
alla natura apporta
durerà in eterno
nella mente umana.

Dura talvolta
più di cento vite
dura talvolta
una notte intera.

Ciò che la vita
o natura detta
è illusione
effimera e discreta.

Soffio divino
soffio dell’Eterno
momentaneo e vago
l’esistenza.

Eterno è l’uomo
di vita imperitura
di vita senza sosta
se in altra si tramuta.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 07.07.04 ore 15,00.
 

Segesta
Brillano lontane
le luci sul teatro
nella nebbia fosca
della sera.

Rivivono gli antichi
echi d’oltretomba
di tragici a Segesta
di comici e drammatici
di greci e di latini
ignari d’altri popoli
che nell’universo
civiltà irradiavano
silenti.

La gran muraglia
e il mare
popoli divisero
e all’umanità negarono
utili conquiste di millenni.

Tornano le luci
faro nella notte
e il dramma antico,
linfa riciclata,
rivivrà ancora
nella nebbia fosca
questa sera.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 27.07.2004 ore 20,50.
 

Realtà
Unica e sola
la realtà vivente.

È il nostro umor che detta
gli attributi a lei
in tempi e luoghi
che al sentire nostro
il mondo adattano
e gli eventi suoi.

Il vero d’uno
non è il vero altrui
e il grande e smisurato
dell’essere formica
è il piccolo e ristretto
dell’essere elefante.

Infinita e una
per ognun che osserva,
diversa dal vicino,
pure da se stesso,
tra un giorno e un altro.

Ognun l’adatta
perennemente a sé:
unica realtà
la realtà sognata.

Alcamo, 25.09.2004 ore 9,00.
 

Sogno
Lo giri e lo rigiri
quasi a piacimento
senza lo sforzo
della volontà.

Logica non ha:
cambia faccia a tutto
in gioia o in tormento
seguendo solo istinto.

Sognai stanotte
un’avvenente donna
distesa nel mio letto.
Era un’amica
e abbracciai mia moglie.

Ebbi una casa
che non fu più mia
ma dell’amica,
di mia moglie amica.

Ebbi il possesso
di cose mai inventate
che ebbi in uso
col corpo o con la mente.

Ora vagavo
tra mille cose tristi
che vegliando
più non ricordavo.

Realtà novelle
altre dimensioni
sconosciute a tutti
erano le mie
e ne fui sommerso.

Era il mio sogno
molto vago e nudo
senza la logica
che mi assilla il giorno.

Alcamo, 15.10.2004 ore 07,45.
 

Ricchezza
Al possesso dei terreni beni
è necessario
che ognuno dica: basta.

Sono nemici
sono prigionia
quando ci hanno
in forma smoderata.

Sentimento insulso
attaccarsi ai beni.
Non aver paura
che te li portin via.

Colui che è saggio
distribuisce a tutti
quanto lascerà per via.

Non è cristiano
questo ragionare,
ha solo nome
di buon senso umano.

Sarà lieve
dei poveri il fardello
d’eternità al casello.

Il poco basta
il molto è maledetto.

Alcamo, 20.10.2004 ore 07,45
 

Peso
Stanno crollando
a dieci a dieci gli anni
dell’esistenza mia.

Come macigno
che dall’alto cade
io novello Atlante
li reggo sul groppone.

Avverto il peso
il peso sulle spalle.

Col macigno corro
corro verso il mare.

La paura è tanta
sotto il greve pondo.

Fingo iattanza
fingo gran coraggio
ma la paura è tanta
d’andar del mare in fondo.

Alcamo 07.11.2004 ore 17,45
 

Cuore aperto
M’hanno aperto il cuore
ed han trovato il pus.

Nel cuor dei sentimenti
nobili ed attenti
ai dolori altrui
non han trovato nulla
dei moti miei apparenti.
Non han trovato nulla
i medici saccenti.

V’era un buco nero
e l’hanno riparato.
Ora ho un cuore nuovo:
sembro trasformato.

Ma i sentimenti miei
i nuovi e quelli vecchi
mi son rimasti dentro
nulla mi è cambiato.

Gli amori antichi e gli odi
sono ritornati
più di prima vivi
nel cuore malandato.

Ma forse non è il cuore
la sede dei miei nodi
la sede degli amori
e dei miei rancori.

Io li ho dentro tutti
dentro non so dove
forse nel mio sangue
forse nel cervello
forse alle ginocchia
oppur negli occhi miei
negli organi e nei sensi
che io mi porto appresso.
M’hanno aperto il cuore
ed han trovato il pus.

Cambiatemi i polmoni
cambiate pure il cuore
cambiate anche la testa
le braccia e le mie gambe,
anche l’intestino,
e i sentimenti tutti
saranno sempre i miei,
quelli ch’ebbi ieri
e quelli del bambino
di tanto tempo fa,
del vecchio calcitrante
che pace in sé non ha.

Alcamo, 09.01.2005 ore 8,00.
 

Salto
Io me ne andrò
senza salutare.
Nella bisaccia
non avrò un pane.

Non avrò acqua
che disseti il cuore
non il ricordo
d’un sincero amore.

Il salto io farò
dal buio nel bagliore
e ciò ch’io vissi
non avrà più vita.

O forse il buio
sarà di là dal salto
ed è luce
ciò che mi circonda.

Eterno dubbio
che va oltre la morte.

Alcamo, 05.02.2005 ore 9,00
 

Pianto Romano
Pianto Romano
detto fu quel colle
ove battaglia
fu cruenta e forte
ove i Borboni
espongono alla morte
gli infelici
villani di borgata,
ove son giunte
le camicie rosse.

Sui petti scorre
il sangue e sulle mani,
sangue glorioso
di esseri umani
che alla morte vanno
sacrificati eroi.

Pianto Romano
detto fu quel colle
che immoto guarda
lontano i campanili
dell’oscuro borgo
di Calatafimi.

Sacrario austero
di ossa degli arditi
mira lontano
il mare e i monti neri,
ricorda ancora
il grido degli alpini
che eco fanno
all’avventuriero:
qui facciam l’Italia,
l’Italia degli eroi.

Ma faremo pure
la carneficina
di poveri innocenti
che cercan pane
e odiano la morte.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 11.02.05 ore 18,30.


Illusione
Illuso resto
in questo mondo infame.

Il mondo tutto
corre su binari
come ai tempi
dei nostri morti avi.

Nel mondo intero
la femmina è venduta
anima e corpo
per sporco danaro.

Non v’è regola
che regoli la vita.

Si brama il sesso
si vuol potere e gloria
l’euro si adora
grande dio vivente.

Saggezza grande
ognun di noi terrebbe
se un pizzico d’amore
di potere e gloria
con lieve affanno
dalla vita avesse.

Torino, 17.05.05 re 07,15
 

Tunnel
In fondo al tunnel
io vedrò la luce.

Non ricorderò
chi mi stava accanto
brioso o triste.

Tutti gli amici
da me non conosciuti
mi abbracceranno
e diranno: -vieni!
vieniti a godere
questo eterno giorno
dove la notte
a tutti è sconosciuta,
dove il sole non darà più vita
dove alla notte
non seguirà l’aurora.

Sulla mia tomba
questi versi scrissi
quando sognai
d’essere già morto
un meriggio afoso
nel mezzo dell’estate
mentre d’intorno
frinivano cicale
garrivano le rondini
e cantava
la natura tutta.

Alcamo c/da Gammara Molinello, 29.08.05 ore 19,25
 

Tempo
Il tempo corre:
claudicanti siamo
nel mezzo di un pantano.

Il desiderio resta
degli incompiuti atti,
d’apprendere, di fare,
simili a Dio
volendo diventare.

Il fuoco eterno
che arrovella l’uomo
alfin si spegne
nel mezzo del pantano.

E sull’uomo tace
pure il pio ricordo
di color che in vita
l’hanno venerato.

L’eternità cercata
mai conosceremo,
l’eternità agognata
appartiene a Dio.

Alcamo, 07/02/06 ore 4,00
 

Uomo
Essenza della vita
oltre la vita
è l’uomo
con il progresso
e le invenzioni sue,
punto invisibile
che scimmiotta Dio.

Che s’avvicina
alla consunzione
dell’umanità
pregna d’orgoglio
e di presunzione.

Egli presume
d’essere un Dio
e come Lui importante.
Piccolo nulla
re dell’universo
impotente.

Alcamo, 09/04/06 ore 12:20
 

Cristo
Ha perso un braccio
il Cristo
e in Croce non si regge
dove l’hanno messo
tanto tempo fa.

Anche i piedi
un bimbo Gli ha staccati
dal piedistallo
che ora più non ha.

Troppi gli anni
troppi son passati:
il Cristo è stanco
e in Croce più non sta.

Nessun Lo guarda
nessuno più L’adora
il Cristo rotto
che guarda da lassù
senza il braccio teso
per abbracciare il mondo
e l’altro fisso al chiodo
per non cadere giù.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 20/06/06 ore 20:00
 

Pensiero
Risucchiato
nel vortice di vita
andato è il tuo pensiero.

Tornerà sotto altre spoglie.

Fuggevole è passato
senza una traccia
un ricordo o scia
che illumini il cammino
dell’esistenza sua.

Fissalo al momento
con un chiodo al muro
il labile pensiero
che vola via col vento.

Alcamo, 12/01/07 ore 16:15

Passaggio
Siamo cresciuti tutti
ed invecchiati.

Siamo rimasti tutti
senza volto
e le sembianze nostre
trasformate
da lontani amici
sconosciute.

Erano le nostre
sembianze giovanili
amabili, belle,
dagli anni trasformate.

Degli attributi antichi
serbiamo dei ricordi,
solo effimere
sembianze giovanili,
breve passaggio
d’una vita intera.

Alcamo, 13/05/07 ore 15:15 22.03 10/02/2016
 

Piccoli visi
Cento visi
piccoli di bimbi
rosei ridenti
affascinanti.

Piccoli e belli
pelle vellutata
guance di rosa
di pesca han le labbra.

Scompariranno
dei bimbi i rosei visi.

Andrà via col tempo
anche l’incanto
dei bimbi rosei
come fior di pesco.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24/07/07 ore 13:10
 

Caleidoscopio
Caleidoscopio è l’uomo
affascinante
mutevole nel tempo
e uguale mai a se stesso.

Sfaccettature mille
per ogni movimento,
mille i colori,
vario il sentimento.

L’uomo di ieri
ch’io vidi nello specchio
trovo diverso
pure nell’aspetto.

Chi ieri amai
oggi è fonte d’odio.
La natura
tutta intorno a me
mutevole è nel tempo.

Alcamo c/da Gammara Molinello, 18/09/07 ore 20:00
 

Tronco
Vecchio tronco d’albero
galleggiando va
per infinito mare
spinto dai flutti
tra cento scogli aguzzi.

Il vecchio tronco
mille bufere ha visto,
e bonacce tante,
mille disastri
di navi in fondo al mare,
ma, tronco vecchio,
vecchio da mill’anni
viaggia col vento
girovago sull’acque.

I continenti ha visto
di ogni dimensione,
ha spiato popoli
negli intimi meandri.

Viaggia
il vecchio tronco
d’albero indistinto
e salutando va
le stelle e il sole
con lo straccio bianco
impigliato ai rami
ondeggiante al vento.

Alcamo, 25/09/07 ore 14:45.
 

Ruota
A mani nude
sterco rivoltavano
di uomini e di muli
d’inverno e in primavera
i nostri antichi avi.

Erano costretti
da chi negava un pane.

Or la vendetta
cova in fondo al cuore
dei discendenti
dai diseredati.

Vengono dal mare,
di là dalla montagna,
gli affamati
padroni del domani.

Ruota la storia,
antica giostra lenta,
gira sospinta
da generazioni.

Domava l’umile
chi fu ricco ieri.
Passano gli anni
passano i millenni.

In lento e largo
vortice saremo
riuniti
della terra al centro
dal Nulla inghiottiti.

E finalmente
saremo tutti uguali.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 30.09.07 ore 09,45
 

Versi
Dinanzi a me
rotola il tempo
come palla in china
su fianco di montagna.

Versi spingono altri versi
tra le dita
come perle di fragile collana
che sparse vanno
su carta in filigrana.

Nasce col mattino
il sole
e la giornata illumina
di vita.

Dinanzi a me speranza
dinanzi a me la gioia
e palpiti dell’anima:
ali mosse dal vento
si librano nell’aria.

Alcamo, 21.01.08 ore 08:30


Silenzio
Datemi il silenzio
il mio silenzio muto
con Bach e con Vivaldi
con Puccini e Verdi.

Datemi il buio
senza bei colori
suoni e realtà
viventi.

Bramo la calma
dei mari tropicali
bramo la vita
di esseri sperduti
su pianeti
incontaminati.

Bramo la pace
degli esseri viventi
solitari e muti.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 04.08/08 ore 13:30.


 

Riaffiorano i ricordi

Fanno parte di questo gruppo poesie che si richiamano, in tutto o in parte, a esperienze di vita vissuta e che ritornano nel ricordo, in particolari momenti, quando la memoria insegue immagini che, pur nella nebbia del tempo passato, si riaffacciano e con il sentimento acquisiscono nitidezza.


Orchestra
Stasera in piazza
sul palco c’è l’orchestra
per tutti i popolani.

Prova il violino
la corda del lamento,
la tromba a tratti
allegra e scoppiettante
tremola nel vento.

L’arpa e il clavicembalo
s’accordano lontano,
del flauto al fraseggio
risponde il clarinetto
ed il sommesso corno.

Rimbombo di tamburo
odi in sottofondo.

Tintinnano i triangoli
ed eco allegra fanno
agli squillanti piatti.

Poi tutto tace.

Ed un ometto
simile a pinguino
dinanzi a tutti
richiama l’attenzione.

Un, due, tre.

Ad un suo cenno
riprende vita l’arpa,
si sveglia ogni strumento;
e nel coral tripudio
festante la fanfara
sale in cielo.

Stanno i popolani
estasiati e muti
beandosi dei suoni
armoniosi e lievi
che l’orchestra manda
nella sera stellata
al vento.

Alcamo, c/da Molinello, 22.10.2003 ore 18,30


Ricordi
Nel mezzo dei ricordi
tristi e ormai lontani
nella notte buia
mi ritrovai.

L’affanno del passato
in gioia s’è mutato.

Il futuro nostro
baratro appare
nebbioso senza fondo
incerto e scuro.

Del viale in fondo
scorgiamo noi la fine
dei desideri nostri
ma non dei nostri affanni.

Solo il passato è certo.
L’affanno ed il dolore
vita più non hanno
ma luminosi giorni han portato.

La china han superato
di profonde valli
gelide e nebbiose
d’inverni ormai lontani.

Oggi gioia e festa.

Alcamo, 10.12.2003 ore 3,45.
 

Lupinelli
Per le vie del borgo
nel vespero d’estate
passava il venditore
di lupini sotto sale.

“I lupinelli, i salatielli te lu mare”
iva bandendo per vicoli e viuzze
poco vendendo
tra poveri tuguri.

Correvano i bambini
a comprar lupini
sott'acqua e sale
e aromi al naturale
dal venditore
ciarlatano e stanco.

Queste le gioie
di color che furono
vecchi bambini
dopo una guerra
dentro la fame
per folli deliri.

“I lupinelli, i salatielli te lu mare”:
vecchia cantilena e dolce
odo la notte ancora
quando all’infanzia
chiusi gli occhi ho fissi.

Alcamo, 24.12.2003 ore 8,45.
 

Notturno
Sotto la luna fummo
nella notte
in mare
in piena estate
come gli antichi greci
a mangiar friselle
inumidite in acqua
senz’olio e senza sale.

Immersi i corpi
luminosi tutti
di plancton luccicanti
nello splendor notturno
tacito e silente.

Noi eravamo,
Antonio,
amici non felici,
ognun con la sua pena
che si sciogliea nell’acqua
nella notte
limpida e serena.

Eravamo in due
e cercavamo appoggio
l’uno nell’altro
come sostegni
di capanno al vento.

Ci divise il tempo
e il mare della vita
e fummo ognuno
su diversa barca
a rimembrar le notti
sotto la luna
e la brillante acqua.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 13.05.2004 ore 19,15
 

Rimembranze
Tra gli eucalipti
ombrosi del viale
che porta al monte
la brezza di maestrale
io m’assisi
sulla panchina
dai secoli consunta.

L’adolescenza
gli amori ormai perduti
ivo seguendo
sugli amati poggi.
Rivedevo Bina
gli occhi stralunati
tra l’erba e i fior dei prati.

Più in là Pinuccia
nell’arsura e al sole
aprir le braccia
ed anelare amore.
Erano i tempi,
i tempi ormai lontani,
della giovinezza.
Erano i tempi
infelici e duri
che la vecchiaia
rende cari a tutti.

Tra gli eucalipti
all’ombra del viale
passano i giovani,
ignari degli amanti
dei passati tempi,
che di poggio in poggio
lasciano i segnali
dei focosi giorni
e delle notti ardenti.

Io resto qui,
sulla panchina
dai secoli consunta,
a rimembrar Pinuccia,
Bina e Rosalinda
tra gli eucalipti
ombrosi del viale.

Alcamo, 25.05.04 ore 7,45.
 

Sogni
Non ricordo più
i sogni miei.
Sono svaniti
e vita più non hanno.

Erano gagliardi
possenti ed infiniti:
sono scomparsi
di vita nei meandri.
Sono scomparsi
volatili chimere.

Nati son altri
sogni senza vita
vane illusioni
che spingono nel vuoto
che non ha confini
come i sogni vani
come i sogni vuoti
sogni senza vita
privi d’ogni gloria.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 10.06.2004 ore 17,10
 

Dora
Fragrante è il sorriso
sul labbro di mia moglie.

Simili a rose
sono le sue gote.
Come diamanti
brillano gli occhi suoi.

Felicità attorno lei propaga
e i tempi neri
non ricorda più.

Dora si chiama
e d’oro ha i capelli
gioia nel cuore
gioia nei pensieri.

Dorme serena
nella notte quieta
quando una gamba
sulla mia riposa.

Il tunnel della vita
buio ha traversato.

Era tragedia
pure il suo riposo,
era tristezza
ove per altri
tutto fu letizia.

Ora c’è gioia
solo gioia immensa.

Guarda il tramonto
e scorge un nuovo giorno
mira l’inverno
e vede primavera.
Tutto è speranza
tutto ha nome vita.
Nelle mie mani
i battiti del cuore.

Alcamo, c/da Molinello, 24.06.04 ore 04,45
 

Fidanzatini
Gina Lariano
la più bella fu
delle bambine
nell’elementari.

Due fossette ai lati
delle guance rosa
due occhietti vispi
neri e appassionati.

Era bambina
e bambino io.
Due fidanzatini
ingenui e puri.

Fummo lontani.

Divenne madre
io più non tornai.
Solo il ricordo
di fidanzatini
ora rimane
dell’età che fu
d’ingenui bimbi
ingenui e puri.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 15.07.2004 ore 12,45.
 

Vanagloria
Giungerà la gloria
quando non sarò
viandante in questa via.

Esulto ora
rincorrendo i sogni
ipotesi esistenti
virtuali e vive.

Giungerà
giungerà non vista
dagli occhi aperti
che mi porto appresso.

Giungerà
per la gioia d’altri
quando il mio giorno
sarà notte scura
quando ridendo
l’essere consunto
disprezzerà la gloria
che vagheggio ora.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 28.07.2004 ore 07,00.
 

Petalo
Era scritto “t’amo”
sul petalo di rosa
secco da trent’anni
dalla fanciulla
che ora non c’è più,
dalla ragazza bionda
dagli occhi verdi e vergini
e teneri che fu.

Il petalo di rosa
viva ha conservato
tra i colori scritta
l’antica giovinezza
tra i versi di Rimbaud,
dimentico del tempo
che pure è scivolato
tra gli ingialliti fogli.
Che scivola sui fogli
che scivola su noi.

Il petalo è rimasto
come il primo giorno,
un po’ mummificato.

I capelli biondi
gli occhi verdi e dolci
di vergine fanciulla
tenera che fu
sono scomparsi
con l’età più bella
di colei che scrisse
sul petalo di rosa
secco da trent’anni
un po’ mummificato
tra i versi di Rimbaud:
un ardente “t’amo”.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24.08.2004 ore 17,00.
 

Solo
Solo
nella quiete misantropica
più nera
sono in questa via
e se taluno
essere vuole
compagno nel mio viaggio
indifferente resto
o indisponente.

Bramo l’amico
che tutto dia per nulla,
che amico sia
solo per me stesso,
come Cristo in croce.

Ma io non ho un amico
che meco s’accompagni
e quindi solo resto
in questa via.

Alcamo, 06.12.2004 ore 0,45.
 

Clausura
Tra le magnolie
i mandorli e i cipressi
in mezzo ai preti e ai monaci
io vissi
l’adolescenza mia.

Notai finocchi e bisessuali
nel desiderio ardente
di giovani fanciulle
che erano le suore
cui sedevo accanto
nell’immensa chiesa
presso l’altare
dei sacrifici umani.

Dei sacrifici della giovinezza
delle fanciulle e dei giovinetti
dal bisogno oppressi
e in cuor straziati.

Alcamo 26.01.2005 ore 8,30
 

Quassù
Tornato son quassù
tra le bianche nubi
rotonde e a pizzi
frastagliate o esili
del cielo.

Vorrei schivarle
per tuffarmi in mare
tra salatini e bibite
di un’hostess ridente
che rallegra il cuore
in questo cielo immenso
luminoso e vero.

Alitalia, 14.05.05 ore 13,30.
 

Zora
Taciturni gli occhi
alle morenti stelle
volgea la cagna mia
nella silente notte.

Tornava con la notte
ove gli umani
e gli animali tutti
nel silenzio eterno
torneranno.

Fu la mia compagna
dei momenti tristi
fu la mia compagna
nelle gioie immense
in mezzo alla natura.

Unica amica
fu nella campagna
unica amica
muta fu e sola.

La padroncina piange
la morte della cagna;
dei festosi giochi
ha perso la compagna.

Rigida sta
nel grembo di carriola
gli occhi al cielo fissi
a mirar la luna
che sul mattino scende
ad occidente.

L’orizzonte roseo
tutto riveste
il pelo della cagna
di colore vivo
che ondeggia a sprazzi
al vento di montagna..

L’amica mia Zora
all’orizzonte è andata
stella con le stelle
al roseo nascere
del fulgido mattino.

Alcamo, c/da Gammara Molinello, 10/03/06 ore 18,15.
 

Giungla
Navigammo
nella giungla nera
tra le paludi
i canali e i fiori
in superficie all’acqua
tra gli alberi marciti e le zanzare.

A cielo aperto
in canoa poi fummo,
il sole ci abbagliò
e un alito di vento
fresco e voluttuoso
dalle scorie ci purgò la pelle.

Era la giungla
con le paludi
i canali e i fiori
in superficie all’acqua,
l’inabitato ambiente
da maculati amori.

Vergini fummo
in amplessi casti,
tornati alla natura,
tornati ai nostri padri,
ove scoprimmo
d’essere già nudi,
ove scoprimmo
i nostri pudori.

Rinati ci trovammo
in verde paradiso
ormai sperduti
nella giungla nera
tra le paludi
i canali e i fiori.

Alcamo, 26/05/06 ore 7:45.
 

Vecchi amici
Gente nascosta
dietro baffi bianchi
sotto le barbe
lunghe e sconosciute.

Sono gli amici:
amici ormai invecchianti
in una foto
non riconosciuti.

Solo qualcuno
serba le sembianze
della giovinezza
da tutti ormai smarrita.

Sono gli amici
con opinioni avverse
sono gli amici
delle aspre controversie
sono gli amici
delle notti insonni
per i viali
del tacito paese.

Sono mutate
le sembianze antiche
che restano nel cuore
ferme sui vent’anni.
Tutti invecchianti:
sono volti nuovi
rubicondi o tristi.

Sono passati gli anni
siamo passati noi
tra i colpi bassi
e i turbini di vita.

Alcamo, 30/09/06 ore 18:45
 

Viaggio solitario
Nella giungla
tra alberi crollati ed infinite liane
viaggio solitario
libero cerbiatto in libera natura
senza padroni cacciatori e cani.

Tra acque nere scivolanti a valle
senza rumori cascate
o fruscianti canne
la barca mia
scivola lenta come il tempo lenta
tra nubi di zanzare
che zigzagando
frenetiche negli occhi
e nelle orecchie vanno.

Fuori dall’ombra
e fuori d’apprensione
in uno spiazzo chiaro
che ci mostra il giorno
con la barca siamo.

Nel silente mondo
d’ogni convivio ignari
anima e corpo vergini
in vergine natura
senza padroni cacciatori e cani.

Alcamo, 20/10/06 ore 22,40
 

Rose
Ladro di rose fui
nel mezzo del giardino comunale.

Colsi la rosa nera
che altrove non trovai
mi punsi con la gialla
e le rose porpora
tutte insieme misi.

Profumate e vive
nella notte candida
sotto la luna piena
sul finir di maggio
di tanto tempo fa.

Erano le rose
che non potei comprare
rose per l’amante
che placida dormiva.

Con le rose rosse
e nere di velluto
all’alba la svegliai.

Nell’abbraccio tenero
mi punsi
e il labbro dolce
il sangue mio leccò.
Leccò il mio sangue
il petto e l’ombelico.

Giacemmo tra le rose
giacemmo tra i profumi
con l’amante mia
respirando amore
sul finir di maggio
di tanto tempo fa.

Alcamo, c/da Gammara Molinello 03/05/07 ore 16:35
 

Zia Antonia
Povera fu
ma ricca di tanta fantasia
nei ricordi miei zia Antonia.
Raccontava favole
di lontani tempi
e di suo aggiungeva
tra l’una volta e l’altra
particolari mille inesistenti e vivi
come fu la vita delle belle favole
ripetute e nuove
al lume di candela
per noi bambini
le sere in campagna.

C’erano le stelle
a illuminar la notte
la notte buia e scura
silente estiva.

Piccoli e felici
eravamo attorno
ad ascoltar la zia
la cara zia Antonia
che di sera in sera
nel mondo della luna
viaggiare ci faceva
sul tappeto volante
della fantasia.

Alcamo, c/da Gammara Mulinello 25/05/07 ore 17:00
 

Vita
Mia madre moriva
e alla luce veniva
un capretto.

Osservavo la vita
nascente da una palla di acqua
agli occhi miei di bambino.

Naturale la morte.
Naturale era la vita.
Naturale un lamento
ad inizio di vita.
Naturale un lamento
principio di morte.

Ero bambino
avevo dinanzi la vita
ero bambino
ignoravo la morte.

Mia madre moriva.

M’aveva dato la vita
con gioia e dolore
in un momento d’amore
con immensa passione.

Alcamo 28.06.08 ore 0:20


 

Titolo | Versi Adolescenziali
Autore | Marino Giannuzzo
ISBN | 9788891193049
Prima edizione digitale: 2016
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it

 

A mia madre

INTRODUZIONE
Alla veneranda memoria di mia madre che non ebbi per sostegno nei teneri miei anni e desiderata tanto
Spesso rileggendo i versi che risalgono alla mia adolescenza quasi mi vergogno, sia per la forma sia per il contenuto di essi. Tuttavia ritengo che essi servono a far comprendere il viaggio che ha fatto il mio spirito e quindi sono giunto alla conclusione di lasciarli vivere così come sono nati, salvo aver tralasciato alcuni ed altri averli ritoccati qua e là per renderli presentabili.
Un grazie veramente sentito va all’amico Antonio Magnolo che con pazienza e bravura ha accompagnato le mie esternazioni in versi per ben quattro mie raccolte, compresa la presente, con impostazioni e interpretazioni quasi sempre da me condivise.
Alcamo, 30.01.2003
Giannuzzo Marino


Prefazione, impostazione e commenti
di
Antonio Magnolo

Conosco l’autore, al quale mi lega sincera amicizia, fin dagli Anni Sessanta. Ho avuto già l’onore di leggere e commentare due raccolte di sue poesie edite nei testi “Versi Sparsi lungo il sentiero della vita” ed “Istantanee in versi”, nonché “Riflessi in versi”.
Quello che qui mi preme sottolineare, è l’intuizione, forse inconscia, esplicitata sotto forma di augurio per l’autore e per nostro auspicato diletto: - Che si verifichi il detto “Non c’è due senza tre”.
In effetti qualcosa lasciava intuire che altre poesie mancavano all’appello delle due raccolte. Come giustificare la mancanza di esaurienti testi ispirati dall’immatura scomparsa della madre?
Il nostro autore ha goduto delle sue carezze solo nei primi quattro anni di vita. Era dovuto a questi sbiaditi ricordi il silenzio di sentimenti. Fra i tanti espressi in versi, mancavano, infatti, quelli nei confronti della madre. Eppure l’autore ci aveva avvertito dell’esistenza di altre poesie. Nella sua introduzione a “Versi Sparsi”, al primo rigo scrive: - Fin dall’adolescenza sono stato cultore della poesia. Probabilmente, al lettore me compreso, la frase suggeriva di appassionate letture di poeti incontrati nel corso di studi. Ma l’introduzione continua con l’esplicitare ciò che il nostro poeta intende per poesia:- “Ho sempre inteso la poesia non come esternazione di espressioni forbite, ma come sentire intimo, sovente non espresso in alcun modo e non conosciuto dagli altri”.
Quanta verità in questo pensiero non ben compreso, almeno da me. Era sorta in me la convinzione che Marino avesse voluto dare un taglio netto con il passato della sua infanzia, negli aspetti affettivi, lo avesse voluto cancellare dalla mente e dal cuore.


La voce dell’orfano
La poesia come dialogo con se stesso, ma anche dialogo con la madre, avvertita presente proprio per quanto struggente è ciò che gli manca. Alcune semplici cose di vita quotidiana, come la voce della mamma che gratifica, rimprovera, rincuora; quanto è struggente il silenzio di questa voce che manca ma egualmente avvertita, quasi assordante. Quanto manca la carezza di quelle mani che scivolano sul risvolto del lenzuolo mentre augurano la buona notte, o sussurrano parole di incoraggiamento più salutari delle medicine per un bimbo ammalato. Quanto manca lo sguardo che sa indagare, sulle pieghe del viso, le piccole gioie o i dolori dell’infanzia. È confortante credere che, pur assente fisicamente, la mano della mamma ha guidato i passi del poeta quando erano incerti, ha dato luce al buio della sofferenza, ha asciugato lacrime da altri non viste.

E fui solo
E fui solo,
solo, o Signore.
Era un giorno della mia vita
gioioso,
e fui triste.
Solo un mazzo di rose,
lontane,
dai colori bizzarri
e senza odore:
le mandava mia madre,
stampate.
Eppure mia madre non c’era …
La mia fantasia
trasfigurava ogni cosa.
E fui solo,
solo, o Signore.


E vegliai …
Col pianto alla gola
volli dormire.
Ma il sonno vagava lontano.
Mi sentii disperato.
Volli morire,
ma la fede trattenne la mano.
Volli andare lontano
lontano
lontano,
tornare alla mia fanciullezza
vedere un bimbo felice,
e non seppi.
Il pianto serrava la gola,
chiusi gli occhi
e vegliai.


Ho atteso
Ho atteso,
ho atteso tanto,
essere ignoto.
Ho pianto ed ho sorriso
con me stesso.
Cercai una mano
chiesi un sorso d’acqua
un attimo di pace
alla notte nera.
Ma solo il pianto
l’unico mio pianto
udii tornar con l’eco.


La nonna
C’era la nonna
nella tacita sera invernale.
Il bimbo posava il capo
sulle ginocchia dell’ava.
Ascoltava la fiaba:
“… una bimba saliva …”.
Era stanca la nonna,
chinava la testa,
dormiva ….
Il bimbo la scosse pian piano:
- nonna, racconta…
Riprese a narrare la nonna:
“… non aveva la mamma …”.
Poi il bimbo era vinto dal sonno,
il capo posava nel grembo
e sognava ….


L’ultimo bacio
E ti rivedo, madre,
nella bara.
Sul cereo volto tuo
regnò la morte
e il flebile mio pianto.
Tutto per me torna tetro
pensando all’ultimo momento.
Un bacio in fronte
e chiuso fu il tuo letto
ligneo e duro.
L’aurora torna
ed il ciel sereno.
Io rivedo te
nella notte immensa
te rivedo in sogno
piango sul guanciale
come sul tuo capo.
E il dolor s’acqueta
più lieve è la sventura
quando al sonno cedo.

Ceglie Messapico, 22.05.1960


Madre suprema
Madre suprema,
o morte,
in una notte lontana
ti volsi una prece.
Lunga è l’attesa
ma spero.
Vieni nel sogno
strozza il mio grido di gioia,
io t’amo
t’invoco
t’imploro.
Vieni, madre suprema,
dea della notte.
Fissami gli occhi negli occhi
attirami sotto il tuo manto
poi spezza con mano rapace
ogni mia speme,
ogni mia giovane fibra.


Madre
Viso di madre
che non torna più
or ti rivedo
sorridente,
pieno di beltà.
Labbra d’amore
sul mio capo chine
eran le tue, o madre.
Dolce la mano,
placida al passaggio,
mi ritoccava
nei bei sogni d’oro,
nell’oscurità.
E ti rivedo
china sul guanciale
un fulgido mattino
per svegliarmi piano
con le labbra dolci,
madre.
Un sorriso mite
sfioravano le mie
ed un bacio
chiedevano alle tue.
Ma or non più.
Non più quelle tue labbra
sulle mie gote chine,
non più il sorriso
né la carezza in fronte.
Tutto andò via,
andò via con te.

Ceglie Mess. 30.03.1960


Melanconia
Piange il cuore mio
nell’infinito
grigio d’autunno,
desolato.
Vorrei cantar nel buio
ma non so;
il cuor mi si dilata
senza un perché
apparente.
Attendo un’anima
da tanto.
Non giunge
e non so cos’è.

Ceglie Mess. 1959
 

Perdonami
Perdonami
se non potrò
venir da te domani,
ma ti ricorderò
io t’amo ancora.
Un fiore vorrei portarti
un bacio
come una volta,
ma non posso.
Tu mi perdonerai,
continuerai ad amarmi
come una volta,
madre.


Un fiore e un bacio
Il ricordo,
solo il ricordo d’una festa
avrò domani.
Non altro.
Un fiore ti portai
ti diedi un bacio
ti feci le promesse.
Ma or non più.
Vorrei che tu ci fossi
ancor domani
essere un bimbo
augurarti vita
ignaro dei tramonti.
Ritorna dolce e triste
il tuo onomastico,
ma tu non tornerai.
T’avrò con me nel sogno
ti stringerò al mio cuore
mi sveglierò contento
ma più infelice.
Solo il ricordo
di te avrò, o madre.


I sentimenti
Sono composizioni, di cui alcune riferiscono di rapporti interpersonali: più rari con il prossimo, più frequenti con Dio.
Il contesto in cui vive l’autore, il seminario, determina eventi e circostanze in cui questi rapporti hanno luogo. Trasferimento da una sede ad un’altra nel prosieguo degli studi, ricorrenze e festività religiose. Altri testi traducono stati d’animo dell’autore, sentimenti vari, gioia paura delusione ansia, dai toni sempre ovattati di grigia malinconia, mai liberi di esprimersi con l’impeto proprio dell’età adolescenziale.


La capinera
Chiusa è la finestra
e vuole entrare,
ha beccato il vetro,
rosso di sangue
ha il petto
la capinera.
O mia capinera,
resta dietro il vetro,
non forzare.
Fuggi lontano
ripara nella valle,
ti coprirà una foglia,
troverai un nido.
Meglio la notte scura
e il gelo
che l’umana mano.
Chiedi riparo al fico,
ritirati sul colle.
Se tu morir dovrai
sarai ancor felice,
rivivrai nel seno
della libertà.

Laurignano, 1961


La mia gioia
La mia gioia:
non so dirla.
Mi dice tante cose
che la bocca non sa dire.
È poesia,
è un incanto,
è un tesoro,
son parole tutte d'oro
che a voi non so ridire.
Levo lo sguardo e penso:
c’è la luna che guarda
dietro il vetro appannato.

Ceglie Mess. 1959


L’Ave
Si spande nella valle
il suon dell’Ave.
Un fremito scuote il platano
un altro il pino,
mormora tra i sassi
il pio ruscello:
-Ave, Maria!-
S’arresta il carrettier
lungo la via,
china il capo e dice:
- Ave, Maria!-
Ode il cipresso,
piega la cima
e tra i sepolcri
di color che furono
sussurra mesto:
- soccorri il misero
che ti ha amato,
perdona a tutti,
Madre …
Ed una voce affiora sul labbro,
voce d’azzurro e di pace,
voce senza parole:
- Ave, Maria! … io t’amo.
Il mio anelito ardente
vuole essere puro,
Maria,
madre mia,
sposa dell’eccelso Signore.
Le azzurre pupille
volgi alla colpa …
Con l’ardente tuo amore
distruggi l’antica mia voglia
infondimi vita,
pace nel cuore …


Notte di luna
Lo sciabordio del mare
sotto i nostri piedi
e tu vicina
nella notte di luna.
Taci
ed il tuo amore dici
tutto in silenzio.
Le nuvole bianche
guardano da lassù
la nostra esistenza.


Notte di Natale
Squillano le campane
nella notte.
Il Bimbo è nato,
ha emesso un vagito.
Fuori la natura è bianca,
solo una stella al firmamento
e il campanile squilla.
È festa nella notte.
Il Bimbo è nato,
il Redentor del mondo.
Bimbo dal cuore umìle,
Bimbo dal cielo sceso,
abbi di noi pietà.
I nostri error confondi
coi meriti tuoi grandi.
Guarda il nostro nulla,
abbi di noi pietà.


Pioggerellina di marzo
Pioggerellina di marzo
che picchi e tintinni sui vetri
va via,
non tornare mai più.
Lascia il cielo nitido e terso
gli uccellini volare e cantare,
la natura tutta fiorire.
Lascia il mio cuore gioire.
Lascia al povero la via non fangosa,
sul suo viso risplenda la gioia
di potere per il mondo vagare.
Ed al bimbo un azzurro sereno
in cui l’occhio si fissi non mesto
per il grigio che ora vi sta.

Ceglie Mess. 05.03.1960


Poesia
Poesia,
sei un soffio
un alito dolce
di primavera.
Se passi nessuno t’afferra,
se sosti un istante
riprendi fugace l’andare
e più non ritorni.
Sei fuoco
che avvampa le membra
sei ala che libri la mente
alito ardente
d’intensa passione,
poesia.


Vago desiderio
Garriscono le rondini nel cielo.
Esprimere voglio
la mia gioia in versi
ma la mano
non segue il mio pensiero.
Alte sono le rondini nel cielo
volano
cullandosi nel vento,
m’invitano a volare,
anch’io lassù.
Il desiderio è vago,
il desiderio è forte
ma volar non so.
Guardo solo estasiato.

Ceglie M. 23.04.1960

 

I segni delle stagioni
Testi che si rivolgono alla natura cogliendone gli aspetti legati al ciclo delle stagioni. L’età con i suoi fervori si impone anche ad un’adolescente rinchiuso nella cella di un seminario.
Quando si è giovani si assapora fisicamente, con il diverso fluire della linfa vitale, il tepore assonnato di primavera, il soffio caldo dell’estate, la fantasia di colori dell’autunno, la pungente frusta del rigido inverno. I testi traducono con fresca immediatezza il candore giovanile della sorpresa. Altre poesie cantano le meraviglie del creato; nulla sfugge all’occhio curioso ed indagatore del nostro adolescente poeta: nuvole, foglie, uccelli, paesaggi. Il bello c’è dappertutto, occorre avere occhi adatti per vederlo, cuore sensibile per gustarlo e farlo gustare.
 

Autunno
Cadute son le foglie
morto è ogni fiore.
Spoglio rimane
ogni ramo
nella spoglia stagione.
I ricordi più lieti
sono seccati.
Non ulula il vento
non s’ode tempesta,
e la pace non resta
nei cuori.
Morta è l’antica mia speme,
morta ogni gioia lontana,
solo il pianto mi resta
in seno alla notte,
come la notte
sugli embrici rotti
sui rami stecchiti
sui fiori già morti.


Campane e nuvole
Squillano le campane stamattina.
Si spande il canto per il cielo
nell’aura che va
sempre più sbiancando.
Spinte dai bronzi
scompaiono le tenebre
all’orizzonte.
Il cielo è grigio
e nubi chiare
vanno col vento
sempre più lontano.
Non s’ode più la squilla.
Ogni rintocco s’è perso nella nube.
È bianca la natura.
Altra nube muovesi pian piano,
poi vien l’azzurro.
Indi di gioia
una gran burrasca
precipita su me
che sto a guardare.

Ceglie Mess. 27.01.1960
 

Crepuscolo
Scende la notte
placida e serena.
Sembra che giunga
sull’ali del vento,
mentre con l’ultima
squilla d’argento
fugge lontano ogni pena.
Apparsa è una stella all’orizzonte,
avanza, corre,
cade dietro il monte.
Tal degli umani è la speranza.

Ceglie Mess. 27.01.1960


Il saluto
Tutte a stormo
le rondini
sfrecciando hanno strillato:
siam giunte stamattina,
siam giunte.
Volteggiano in alto i garriti.
È sereno il cielo,
gli alberi sono in fiore
luccicano le foglie
a mezz’aprile.
Hanno atteso la brezza
per tornare.

Ceglie M. 23.04.1960


Inverno
Terso è il firmamento
nel chiaro mattino d’inverno.
Guardo il muro di fronte:
più lontano l’occhio non va.
Sono recluso.
Una nuvola rossa è passata,
altra grigia la segue dappresso:
il mio sguardo è fisso nel vuoto
vede un’altra più oscura passar.
Le nuvole seguon le nuvole,
s’accavallano
le une sull’altre,
gonfiano:
il mio cielo
è sempre più nero.

Ceglie Mess. 1960


Istantanea
Grigio è il cielo
nel torbido inverno.

Ceglie Mess. 1959


La tremula luna
La tremula luna
nell’acqua la vedo brillare.
Balza sul muro,
la vedo oscillare
tra i rami ed un fiore:
vorrei
la sua gioia capire,
ma non so cominciare:
è l’eterno, divino mistero …

Laurignano, 1961


L’acqua
In alto,
tra le pietre taglienti
della morena
l’acqua filtra dal ghiaccio
sotto la luce ardente
sotto la neve immota
sempre uguale
sempre nuova ed infinita.
Nera è la notte e senza luna.
Ma fra gli strappi della nuvolaglia
già brillano le stelle
e l’acqua se ne ingemma
come il cielo.

Manduria, 1962


Nella campagna
Ci fu la notte densa di bufera
ora c’è l’azzurro cielo sospirato.
L’inverno ormai è lontano:
resta il ricordo
di tenebre e di pioggia
del giorno e della notte,
e luce e cielo azzurro
ora miro.
La brezza muove l’erba
e l’agnelletta bruca
giù nel prato,
mentre una bimba
coglie bianchi fiori.
Un alberello immobile
è nel campo,
sembra fissi il sole
che declina.
Io guardo il sol che fugge.
Rossastro è il cielo
annuncio di sereno.
Bruna diviene
la natura intera,
gli alberi son mostri
arrampicati in cielo
mentre la bimba
torna al casolare.
Tacciono i nidi
tra gli alberi fioriti,
nel silenzio resta la natura.
A rischiarar la notte
un lumicino giunge
da lontano.

Ceglie Mess. 28.03.1960


Notte invernale
Romba l’uragan per l’aere tutto,
s’agita la natura nella notte.
Viene da lontan l’urlo del vento,
e nulla gli resiste.
Passato ormai è il fragore.
Diradansi le nubi una ad una,
una stella riappare al firmamento:
ormai la notte è serena e bruna.
Più terso è il cielo,
la luna pare che sorrida,
brillano le foglie
nella luce nera.
In una conca d’acqua
la luna si rispecchia
mentre d’intorno
dorme la natura.

Ceglie Mess. 1960


Sera
S’ode il tintinnar de la campana
giù, nella valle, con voce argentina
e il vento modula una voce arcana
tra i dirupi della vetta alpina.
Fugge il pensier mio dietro la vita
che avanza, fugge e pare infinita.
Scende la sera, giù, nella vallata,
ogni ombra torna alla casa amata.
Nel buio chiaro appare l’orizzonte
un lume buca le persiane rotte
bianca s’alza una luce dietro il monte.
Sembra venga l’alba e non la notte:
nella luce non v’è macchia alcuna
ed ecco balzando apparir la luna.

Ceglie Messapico, 1959


Sera di Laurignano
La luna
un campanile
tre lumi sopra una croce:
tre stelle.
Sotto
il borgo dorme:
Laurignano.

Laurignano, 1961


Tramonto dorato
Là, ove il sole declina
la pupilla si perde.
Il tramonto ha il colore dell’oro,
la nube rosseggia,
la vanga
compie il suo duro lavoro.
Il cipresso lontano
immobile posa,
il sole declina
e il monte nereggia.
L’acacia non fruscia
ogni voce già tace.
Nella valle brilla una face.


Ultimo sole
Le case
già bianche al mattino
son rosse con l’ultimo sole.
Sono stanche
e s’apprestano al lieve torpore.


Visione mattutina
Sospesa al ramo
è una gocciolina
di brina
dopo la notte nera.
Di cielo un lembo
sceso è nel giardino,
luccicano degli alberi
le foglie.
Brillano i fiori
al sole del mattino.
La dolce brezza
li culla piano piano
ed un uccello
posa lor vicino.
Un’ape succhia il nettare.
Altra ape va
nell’infinito azzurro.
Il sole
punto bianco
domina il creato.

Ceglie Mess. 1959


Visione notturna
Nitida è la notte
del chiaro inverno,
brulican le stelle
per l’aere tutto.
Tra gli oscuri monti
immensa appar la luna
a rischiarar la pace
della notte.

Ceglie Mess. 1960

 

Filosofia giovanile
Sono tanti i perché che assillano un adolescente; ancor di più un adolescente strappato anzitempo ai sereni trastulli dell’infanzia e lasciato solo nei dubbi esistenziali dell’adolescenza. Non trova esaurienti risposte, non ha vissuto esperienze di vita, non ha accanto chi possa suggerire la via e dar con affetto le cercate risposte. L’affanno di vita costringe ad un passo veloce per raggiungere traguardi che diano sicurezza e forza per riprendere il cammino. Sorprende la maturità di pensiero espressa in questi testi. Con spontanea filosofia ricerca il sospirato filo d’Arianna per districarsi tra gli oscuri meandri nel labirinto della vita.
 

Cuore senza pace
Il cuore è in tormento
e non ha pace.
Se un attimo attende
alla fontana
per un breve sorso
di felicità,
riprende poi l’andare
senza meta.
E tu, amica mano,
non puoi raggiungerlo
per sussurrargli
una parola
che a lui dia pace
e a me quiete
per l’eternità.


Foglie,
non altro che foglie
ogni nostra speranza.
La realtà è nel nulla.
Noi siamo felici
nell’eterna illusione.
Dura è la vita
dura è la terra
che ci alletta e c’inganna.
Foglie,
non altro che foglie
noi siamo.


Fugacità
Sei andato col vento,
momento di gioia fugace,
ed ora sol resta il tormento
di non poterti afferrare.


Giovinezza mia
O giovinezza,
giovinezza mia,
canto della vita,
fermati con me.
Rimpiangerti
nell’età matura
io non voglio.
Scenderà la sera sull’aurora,
giungeran le tenebre,
ma tu resta.
Nella sera oscura
gli occhi chiuderò:
la tua immagine
tornerà alla mente,
ma tu non più.
Sfiorita sarai,
o giovinezza,
più non tornerai:
no, no,
più non tornerai,
dolce e triste giovinezza.

Ceglie Mess. 29.04.1960


Illusione
Punto sperduto nell’universo
che s’allarga in concentriche sfere
alla conquista del Tutto
son io.
Poi guardo in me stesso
e scopro la Notte.
Attorno al mio capo
volteggiano mille chimere
morte speranze;
ho l’oro nel sogno
e un pugno di nulla
se veglio.
Son grande fallito
son re prigioniero.


Io rido
Io rido felice
se guardo me stesso allo specchio,
se guardo dipinte sul volto
tante illusioni.
Ma dimmi, mia dolce chimera:
che cosa riserva il domani,
prima che giunga la sera?
Noi nulla sappiamo, mortali.
Felici gli antichi
leggendo i lor fati.
Noi uomini nuovi
guardiamo innanzi e lontano
ignari del baratro immenso
che attende di là.
E rido felice
se guardo me stesso allo specchio
se guardo dipinte sul volto
tante illusioni.


La foglia
Col vento d’autunno
cade la foglia
nel mezzo del giardino.
La foglia vola e posa
ritorna alle radici
con la piova.
Risorge poi sull’albero
col fiore;
la linfa l’ha lanciata fin lassù.
Passa l’estate,
cade con l’autunno
torna ad essere
la foglia che fu.
Così vorrei che fosse la mia vita.
Ma senza l’infuriar delle tempeste,
senza tramonti,
sempre primavera.
Ma non c’è gioia
se non c’è dolore.
Io sono foglia
che rinasce e muore.

Ceglie Mess. 1960


La fonte
Quando incontro
una fonte per via
m’attardo a mirarla
e cerco qualcosa
che forse non c’è.

 

Poesia epica
Affascinano, nello studio del liceo classico, le grandi opere epiche: L’Iliade, L’Odissea, L’Eneide.
Il nostro giovane poeta ne avrà certamente subìto il fascino e ciò non meraviglia, è fascino comune ad ogni studente di Liceo Classico. Singolare, invece, è il fatto che abbia avuto voglia di cimentarsi in questo genere raramente riscontrabile in un adolescente.
 

L’ultimo canto d’Achille
O sommo Giove,
o Dio che mi creasti per il pianto,
immenso Tutto,
annienta la mia vita,
annienta,
annienta.
Nacqui per illudermi e soffrire.
Tu mi facesti per le tristi lance,
tra quelle mi gettasti
con nel cuore l’odio.
E odiai.
Presi la mia lancia,
trafissi e fui trafitto
ed or qui giaccio.
Amai e non fui amato:
amor mi fe’ geloso,
piansi e piango.
Ma deh!
Pietà di me,
pietà, pietà:
stronca la mia vita.
Atropo, fa’ presto,
spezza, spezza,
in seno al nero Tartaro mi voglio.
Il sommo Giove esaudì la prece
e Achille giacque,
il valoroso Achille.


Terra di eroi
Nella notte silana
la luna rischiara la valle
e fuga le ombre dei monti.
Ma quando torna il mistero
a coprire con l’ala ogni cosa,
chiacchiera al buio il Busento
e ricorda gli eroi.
Alarico, polso di ferro,
leva l’inno di guerra,
spinge gli audaci alla lotta,
parla di gesta e di gloria.
Di Rovito la valle rintrona:
“l’Italia fu grande,
l’Italia non è; bisogna che sia!”.
Attilio ha il cuore squarciato,
Emilio già cade nel sangue,
abbracciando il fratello.
“Italia!” han gridato;
e l’Italia ha levato il suo canto,
osannando agli eroi.
Alla notte silana
il Busento ricorda gli eroi.

Laurignano, 1961.

 

Epilogo
Non avrei mai immaginato una mole così sostanziosa di testi poetici, e che testi poetici. Se, come ho avuto modo di affermare nel commento a “Versi Sparsi lungo il sentiero della vita”, Marino Giannuzzo, con le sue poesie, racconta la sua storia personale di avveni- menti e di sentimenti, questi “Versi Adolescenziali” lo fanno in modo ancor più esplicito e a cadenza assai ravvicinata. Che cosa è, infatti, questa silloge di “Versi Adolescenziali”? La storia, e lo sfogo in versi, delle emozioni percepite da un adolescente rimasto orfano all’età di sette anni. Egli si sente defraudato di quanto altri coetanei hanno la fortuna di avere e di godere: la presenza fisica ed affettiva della madre. Nella sua mente i tanti perché della sua condizione di orfano. Ed oltre a tutto ciò, non certo assenti, le pulsioni avvertite, come tutti, nell’adolescenza, e che è costretto ad inibire perché chiuso nelle mura di un seminario …, unica possibilità di continuare gli studi. Per certi aspetti ho rivissuto le percezioni emotive di quando, da ragazzo, ho letto il romanzo David Copperfield di Charles Dickens. Come allora mi son commosso, ho avvertito gonfiore negli occhi e se, questa volta, non ho pianto è perché già conoscevo il lieto fine. Per concludere: “Versi Adolescenziali” possono essere letti come un romanzo in versi.

Sogliano Cavour li 02.04.2011
Antonio Magnolo
 


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