Marangoni «Mio figlio è preparato»
Staffetta generazionale alla Marangoni di Rovereto. Il patron Mario parla del figlio, neopresidente: «Vittorio ha esperienza e preparazione». Intanto i sindacati sono preoccupati per la nuova svolta.
TRENTO «Vittorio ha esperienza e preparazione per prendere il presidio della società». Sono le parole centellinate da Mario Marangoni ieri, a commento della notizia sul passaggio generazionale che ha preso corpo nella sua società. Il figlio Vittorio, trentenne, è stato nominato presidente, mentre il vice è diventato il nipote di Mario, Giuseppe Marangoni, figlio di Gianni. I sindacati non nascondono la preoccupazione per un passaggio di consegne di tale portata nel bel mezzo di una fase delicata per l’azienda.
La multinazionale, che ha il quartier generale a Rovereto, sta affrontando da mesi una difficile crisi: le produzioni cinesi e le materie prime a basso costo rendono poco sostenibile il business aziendale, basato sulla ricostruzione di pneumatici e produzione solo di alcune gamme. In Italia il settore è poco competitivo, per cui Rovereto sta cercando un complicato equilibrio. Il focus, come capita sempre in questi casi, si sposta sui costi, per cui il taglio di personale è sempre dietro l’angolo. Attualmente è agli sgoccioli una cassa integrazione straordinaria (che terminerà poco dopo Ferragosto) ed è già stata attivata una procedura di mobilità (per l’anno in corso) per 76 persone, su un totale di circa 300. Nel 2017 sono in programma altri tagli, in una forbice fra le 20 e le 40 unità, in coincidenza con il trasferimento completo della produzione di gomme piene in Sri Lanka. Da aggiungere, a prescindere da come andrà il negoziato con i sindacati (possibile una riduzione a 48 esuberi), la volontà dell’azienda di intervenire sull’integrativo, trasformandolo da fisso a variabile.
«Un cambio della presidenza in un momento delicato come questo qualche pensiero te lo fa fare — dice Alan Tancredi, segretario della Uiltec —. Si sapeva della lotta intestina all’azienda: il risultato è questo». Il riferimento è alle diversità di vedute fra Mario Marangoni e il genero Massimo De Alessandri, che resta comunque ad. È innegabile però che l’ingresso di Salvatore Torrisi, consulente della «Icube», a probabile supporto del giovane presidente, cambierà le carte in tavola. «Il rafforzamento della linea familiare apre interrogativi — continua Tancredi — speriamo che vada avanti la linea che faticosamente siamo riusciti a mettere in campo». Per i Cobas Giovanni La Spada si riserva di «conoscere il nuovo interlocutore, per capire l’andazzo», un po’ come Marco Ravelli della Femca Cisl, che lamenta la totale mancanza di comunicazioni alle parti sociali. Mischiare famiglia e management non è mai «un elemento di forza», sottolinea il segretario Cgil Franco Ianeselli, «speriamo che abbiano consapevolezza dell’impatto sociale delle loro azioni».