La Sicilia con oltre 120 Comuni senza sportelli bancari si dovrebbe stracciare le vesti per i furti in banca?

Questa, cari banchieri, si chiama nemesi storica… La vera responsabilità è dei Governi che non danno risposte ai cittadini sempre più impoveriti

Furti nelle banche, furti nelle aziende agricole. I siciliani cominciano a maturare l’idea di rubare? Un aumento di questo tipo di attività c’è. In agricoltura non è una novità. Lo sanno bene gli agricoltori della nostra Isola. Ortaggi e soprattutto frutta sono sempre stati oggetto di furti. In aumento anche i furti nelle banche. O meglio, nelle banche che ancora non hanno chiuso gli sportelli. Eh già, perché in Sicilia ci sono ormai oltre 120 Comuni privi di sportelli bancari, tra il pressoché totale disinteresse della politica. Sono le follie del sistema liberista che oggi domina nell’Unione europea: tutti, tra un po’, oltre alle persone, anche cani e gatti verranno costretti ad essere titolari di un conto bancario. Ed è anche logico. Se il Governo italiano taglia una parte degli utili delle banche, beh, le stesse banche si riprendono i soldi aumentando il costo dei conti corrente e dei servizi bancari. E i cittadini che vivono nei Comuni privi di sportelli bancari? “Cazzi loro”, come si usa dire in questi casi. Il conto in banca lo dovranno tenere lo stesso e quando hanno bisogno della banca, in un modo o nell’altro, debbono recarsi nel Comune vicino. E se sono anziani? “Cazzi loro 2”. Questo è il sistema liberista e globalista dell’Unione europea dell’euro, al quale i politici della cosiddetta Seconda Repubblica hanno consegnato, mani e piedi, l’Italia. Le banche non fanno altro che adeguarsi al sistema. Il resto sono chiacchiere.

Nell’Unione europea e in Italia i Governi nascondono la vera inflazione, che è doppia, se non tripla rispetto a quella descritta dalla televisione

Tutto finito, allora? Non esattamente. Perché il sistema Ue crea solo povertà. Un problema che la demenziale guerra in Ucraina ha esasperato (anche se, per certi versi, la guerra in Ucraina potrebbe rivelarsi provvidenziale, perché potrebbe fare collassare la Ue: che Iddio faccia in modo che ciò avvenga: sarebbe una liberazione!). La guerra in Ucraina ha impoverito ulteriormente l’Europa. La spia della crisi è rappresentata dall’inflazione che le autorità europee e i Governi dei Paesi europei nascondono. In Italia, ad esempio, dicono che l’inflazione – che non è altro che un aumento generale del livello dei prezzi – sia tra l’8% e il 9%. Una grandissima minchiata, perché in Italia l’inflazione sfiorava il 20% già prima dello scoppio della guerra in Ucraina. La televisione, l’attuale Governo e il corollario della ‘presunta’ informazione economica raccontano balle. La verità è che l’inflazione italiana e, in generale, europea viene calcolata non tenendo conto dell’aumento del prezzo dell’energia e dei beni alimentari. Quelli ‘bravi’, che hanno studiato economia politica, definiscono questo imbroglio “inflazione di fondo”. Noi che siamo ‘terra terra’ definiamo questo calcolo, per l’appunto, una trovata truffaldina, in linea con l’attuale Unione europea di massoni e banditi.

Forse la FABI dovrebbe riservare il proprio impegno verso obiettivi un po’ più nobili, soprattutto in Sicilia e nel Sud

E’ in questo scenario, dove povertà e fame aumentano – soprattutto nel Sud e in Sicilia ma anche nel Nord Italia, che ormai è la periferia della Germania, Paese che comincia a presentare problemi economici, anche se non con i livelli di povertà italiani – che vanno proliferando i furti nelle banche. “Non solo l’aumento delle rapine in Sicilia, sul quale purtroppo siamo costretti ad intervenire spesso, ma adesso registriamo anche una recrudescenza degli attacchi agli ATM (leggere sportelli di Bancomat), fenomeno che, finora, era più diffuso nelle aree del Nord del Paese che non in Sicilia e a Palermo”. Così scrive in un comunicato Gabriele Urzì, Dirigente Nazionale del Sindacato FABI e Responsabile Salute e Sicurezza FABI Palermo. Urzì cita anche i dati pubblicati qualche mese fa dall’OSSIF (Centro di Ricerca dell’ABI sulla Sicurezza Anticrimine) sul Rapporto Intersettoriale sulla criminalità predatoria 2022, dopo il secondo attacco ad un Bancomat ai danni di Banca Sella in Via Castellana a Palermo. Solo tre giorni fa sempre di notte si era registrato un altro attacco all’ATM delle Poste in Via Pergusa. “Studiando i dati pubblicati ad inizio del 2023 – dice sempre Urzì – la Sicilia figurava al diciannovesimo posto con zero colpi e un indice di rischio pari a 0 e nessuna provincia siciliana figurava fra le prime dieci più colpite. Ma come purtroppo si vede, questa tendenza sta peggiorando con ben due assalti in pochissimi giorni registrati nel capoluogo siciliano. Statisticamente, si evince dal rapporto, gli attacchi agli ATM si erano registrati per il 41% nelle giornate di sabato e 14,1% nella fascia oraria che va dalle due e le cinque del mattino (82%). Nel 58% dei casi sono stati usati gas e esplosivi, nel 26% si sono registrati attacchi con scasso e nel 16% attacchi con asportazione dell’intera apparecchiatura. Di solito questi colpi sono più frequenti nel Nord Italia – continua Urzì – ma si assiste, oltre ad una recrudescenza delle rapine in banca in Sicilia, ad un aumento di questi assalti che sono veramente devastanti. A Maggio di quest’anno, a Francofonte (SR), incuranti dei rischi, i malviventi hanno utilizzato un escavatore e hanno sradicato le apparecchiature Bancomat di una Filiale di Unicredit scappando via indisturbati con scene da film. Grande merito alle Forze dell’Ordine – conclude Urzì – ma è ovvio che occorre potenziare con uomini e mezzi gli organici di Polizia e Carabinieri vista la recrudescenza di criminalità di ogni tipo a Palermo, e aumentare la sorveglianza soprattutto in alcune zone della Città. E sul versante della prevenzione di furti e attacchi agli ATM le banche devono investire maggiormente magari diminuendo le colossali retribuzioni del top management e destinando ai budget sulla sicurezza investimenti più importanti tenuto conto che di contro i bancari dagli anni ’90 in poi hanno rinunciato a quote significative di retribuzione e si sono pagati da soli gli ammortizzatori sociali e le tante uscite di dipendenti dalle banche per prepensionamento”.

Pensare di risolvere i problemi economici e sociali con la repressione – a cominciare dai furti nelle banche – mentre aumenta la fame è un’illusione. La rivoluzione francese non ha insegnato niente?

Noi non la pensiamo come Urzì. Siamo storici sostenitori della FABI, grande organizzazione sindacale. Ma questa volta non siamo d’accordo con la FABI. In Sicilia c’è fame. Come già accennato, la povertà è in aumento. Non siamo mai stati favorevoli al Reddito di cittadinanza così com’è stato congegnato. Ma era pur sempre un modo che consentiva a tanti senza reddito di sbarcare il lunario, magari organizzando sottobanco piccoli lavoretti in nero. Soprattutto nel Sud e in Sicilia. Lo smantellamento di questo sistema assistenziale – ribadiamo: sbagliato per come è stato organizzato ma fino ad oggi unica, concreta risposta alla povertà – andrà inevitabilmente ad ingrossare le fila della criminalità organizzata da un lato e farà aumentare, dall’altro lato, i furti a tutti i livelli. Come si usa dire in Sicilia, in giro c’è pitittu: e quannu c’è pitittu i cristiani sinni stannu futtannu: dove possono, arraffano, con tutti i mezzi, leciti e illeciti. Aumentare la sorveglianza, come auspica Urzì, non servirà a nulla, se non ad esasperare ulteriormente gli animi. Questo vale per le banche e anche per altri settori. Poi, con rispetto parlando, le banche, in Sicilia, come già ricordato, hanno lasciato oltre 120 Comuni senza sportelli bancari. Adesso che vogliono la solidarietà dei siciliani? Non è un po’ tropo tardi? Via, cerchiamo di essere seri. E fa male la FABI, anzi fa malissimo a puntellare questo sistema. Al di là delle bugie che raccontano i governi e la televisione – lo ribadiamo ancora una volta – i soldi in giro sono sempre di meno mentre cresce la fame. Pensare di risolvere questi problemi economici e sociali con la repressione mentre aumenta la fame è un’illusione. La rivoluzione francese non ha insegnato niente?

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