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Epos n. 9 La giusta collera a cura di Gianmario Lucini - CFR

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Épos<br />

Collana <strong>di</strong> poesia politica e sociale,<br />

a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> AA.VV.<br />

<strong>Epos</strong> n. 9<br />

<strong>La</strong> <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong><br />

Scritti e immagini per un impegno civile<br />

a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />

1


E<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong><br />

Via Amonini, 9 - 23020 Piateda (SO)<br />

www.e<strong>di</strong>zionicfr.it<br />

ISBN 978-88-97224-21-1<br />

2


Introduzione<br />

Perché “<strong>collera</strong>” e non in<strong>di</strong>gnazione? Me lo sono chiesto mentre proponevo<br />

agli amici artisti questo tema. Forse perché il termine “in<strong>di</strong>gnazione” è<br />

ormai <strong>di</strong>ventato una moda, metabolizzato, banalizzato. In<strong>di</strong>gnum, qualcuno<br />

che non è degno. In<strong>di</strong>gnarsi significa interrompere la considerazione <strong>di</strong><br />

qualcosa perché non degna <strong>di</strong> attenzione. É una parola fiacca, senza<br />

nerbo. “Collera” è più forte: significa la prefigurazione <strong>di</strong> un’azione contro<br />

qualcuno. <strong>La</strong> <strong>collera</strong> non è solo un sentimento, ma anche un atteggiamento.<br />

Ha a che fare col corpo, con la bile, con tutto l’essere. <strong>La</strong> <strong>collera</strong><br />

<strong>di</strong> Dio, nella Bibbia, non è semplicemente l’ira compulsiva, irrazionale, ma<br />

l’ira scelta con determinazione, perché viene dal cuore, dalla pancia, dalla<br />

testa, uniti in una sola volontà.<br />

Il sostrato <strong>di</strong> questa <strong>collera</strong> non è, dunque, soltanto un fenomeno emotivo,<br />

ma frutto <strong>di</strong> ragionamento, <strong>di</strong> ripensamento, <strong>di</strong> attenta considerazione <strong>di</strong><br />

atti e fatti. Alex Zanotelli, citando il martire della resistenza danese Kaj<br />

Munk, un pastore protestante che lottò contro il nazismo, parla <strong>di</strong> “santa<br />

<strong>collera</strong>” e anche David M. Turoldo, in una sua poesia scrive “- questa<br />

<strong>di</strong>vina <strong>collera</strong> dei poveri, / profezia sempre in agguato” 1). <strong>La</strong> <strong>collera</strong> è dunque un<br />

sentimento profondo, che nasce dal <strong>di</strong>sgusto indotto da una particolare<br />

situazione, che monta adagio nel tempo, si ra<strong>di</strong>ca, cerca un costrutto<br />

argomentativo, logico e non soltanto espressivo. Non è una fiamma <strong>di</strong><br />

paglia. Questa raccolta antologica nasce appunto per sondare questa presa<br />

<strong>di</strong> coscienza profonda, significata nelle parole, della quale le parole non<br />

sono che l’aspetto declaratorio, la voce <strong>di</strong> un sentire più intimo al quale è<br />

legato anche il sentimento della permanenza, del ra<strong>di</strong>camento lento ma<br />

costante in una nuova prospettiva. “Ci avete umiliato e offeso, avete fatto<br />

cantare le vostre sirene che hanno addormentato le coscienze e noi vi<br />

abbiamo sottovalutati, ma non accadrà più”: questo il senso della <strong>collera</strong>,<br />

che è voglia <strong>di</strong> cambiamento, <strong>di</strong> farla finita con tutte le storture che un<br />

bigotto senso <strong>di</strong> civilismo ci ha fatto trangugiare per decenni senza che noi<br />

trovassimo la forza <strong>di</strong> reagire e ribellarci. Per <strong>di</strong>re, col grande don Milani,<br />

che “l’obbe<strong>di</strong>enza non è più una virtù”. Per <strong>di</strong>re che è ora <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re<br />

alla logica del potere – <strong>di</strong> tutti i poteri – quando <strong>di</strong>venta deviante.<br />

Il poeta, il narratore, il filosofo, l’artista, non hanno molti mo<strong>di</strong> per<br />

ribellarsi; <strong>di</strong>rei uno solo: esprimersi con l’arte, con l’argomentazione, con<br />

1 ) D.M. Turoldo, <strong>La</strong> grande notte. <strong>La</strong> sottolineatura è mia.<br />

3


la conoscenza ere<strong>di</strong>tata dalla tra<strong>di</strong>zione, dalla storia prima <strong>di</strong> tutto. <strong>La</strong> loro<br />

arma è la narrazione del mondo vista con occhi <strong>di</strong>versi dalla cultura<br />

massificata e, soprattutto, massme<strong>di</strong>atica. <strong>La</strong> loro legittimazione sta nella<br />

ricerca della verità, ponendo al centro <strong>di</strong> questa ricerca l’uomo, cercando<br />

<strong>di</strong> smontare, a livello emotivo, dei sentimenti e della razionalità, decenni <strong>di</strong><br />

incrostazioni e <strong>di</strong> visioni acritiche del mondo, contrabbandate come verità<br />

assoluta (la verità della tecnica, dell’economia neoliberista, della politica<br />

guerrafondaia, del mito del benessere infinito o, come <strong>di</strong>ceva il Leopar<strong>di</strong>,<br />

delle magnifiche sorti e progressive. Questo primo decennio del secolo ci ha<br />

fatto capire che il mondo è sull’orlo <strong>di</strong> un baratro e che l’umanità è in<br />

pericolo <strong>di</strong> gravissime sciagure, sul versante economico, ecologico,<br />

politico, morale, civile, perché il gigantismo della tecnica e la sfrenata<br />

ricerca <strong>di</strong> potenza da parte <strong>di</strong> pochi che ormai gestiscono le leve <strong>di</strong> ogni<br />

potere (quello politico compreso), sta innescando una serie <strong>di</strong> variabili nel<br />

sistema-mondo che da più versanti minano la nostra stessa sopravvivenza.<br />

<strong>La</strong> <strong>collera</strong> dunque, è anche presa <strong>di</strong> coscienza, oserei <strong>di</strong>re paura unita alla<br />

sfida. Il punto dove la paura per le sorti collettive (e insieme personali)<br />

supera <strong>di</strong> gran lunga la paura <strong>di</strong> pagare per lottare (perché chi lotta paga,<br />

spesso nell’in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tutti). <strong>La</strong> <strong>collera</strong> è dunque anche responsabilità,<br />

ossia rispondere alle generazioni future, oltre che al nostro tempo, <strong>di</strong><br />

come il mondo sta evolvendo. Io credo che queste ultime due, tre<br />

generazioni, dal dopoguerra in poi, debbano rispondere molto <strong>di</strong> fronte al<br />

tribunale della storia e noi tutti, intellettuali, artisti, poeti, dovremo<br />

rispondere <strong>di</strong> troppi nostri silenzi e <strong>di</strong> aver abbandonato a se stessi i pochi<br />

che hanno avuto la grandezza d’animo della ribellione, ognuno nel suo<br />

campo <strong>di</strong> attività. Abbiamo accettato che milioni <strong>di</strong> persone innocenti<br />

venissero trucidate nelle guerre assurde (quasi sempre causate<br />

dall’Occidente per accaparrarsi le materie prime o per altre motivazioni<br />

simili), abbiamo consentito ai nostri governi <strong>di</strong> appoggiare le più feroci<br />

<strong>di</strong>ttature senza mai ribellarci, abbiamo sopportato che un padronato avido<br />

e insieme piagnone come quello italiano si impadronisse <strong>di</strong> fatto della<br />

politica economica, abbiamo sopportato che il nostro Paese si allineasse su<br />

ogni scelta <strong>di</strong> guerra in<strong>giusta</strong> (come quelle dei Bush) col pretesto della<br />

“azione umanitaria”, abbiamo sopportato che molti nostri centri <strong>di</strong> potere<br />

contribuissero ad impoverire i paesi del Terzo Mondo, abbiamo taciuto<br />

ogni estate quando le mafie incen<strong>di</strong>avano i nostri boschi, non ci siamo mai<br />

scomposti per le politiche contro gli immigrati, non ci siamo stati mai<br />

quando era il caso <strong>di</strong> alzare la voce, alzare la mano, alzarsi incolleriti<br />

contro ogni ingiustizia. Abbiamo sempre chinato il capo, tacendo,<br />

4


inseguendo la nostra idea <strong>di</strong> scienza <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> bellezza autogratificante<br />

e narcisistica, per “farci conoscere”, per “essere qualcuno”, col risultato<br />

che non siamo nessuno e chi si è “fatto conoscere”, nella stragrande<br />

maggioranza dei casi non vale un soldo come artista e come intellettuale.<br />

Siamo stati, insomma, i servi conniventi del potere. Tranne pochissimi – e<br />

ognuno giu<strong>di</strong>chi se stesso – e <strong>di</strong> questi pochissimi cre<strong>di</strong>amo che alcuni<br />

siano presenti in queste pagine.<br />

Questa antologia vuole contribuire al risveglio delle coscienze, degli artisti<br />

e degli intellettuali in primis, ma anche in senso più lato, per l’utilità <strong>di</strong> chi<br />

la voglia sfogliare.<br />

<strong>La</strong> raccoman<strong>di</strong>amo agli insegnanti, perché finalmente si sfati un mito che<br />

“la politica non deve entrare nelle scuole”, un mito sciagurato che ha<br />

contribuito all’involuzione delle coscienze, all’inconscia (o conscia)<br />

convinzione, <strong>di</strong> natura quasi mafiosa, che la politica “è cosa d’altri”, tranne<br />

poi riempirsi la bocca con esempi e<strong>di</strong>ficanti come l’apologia <strong>di</strong> Socrate, la<br />

Repubblica <strong>di</strong> Platone, presentandole come storielle (<strong>di</strong> indubbio pregio,<br />

senza dubbio), <strong>di</strong>menticando però <strong>di</strong> analizzare le ragioni profonde dei<br />

totalitarismi storici <strong>di</strong> qualsiasi “segno” ideologico, le ragioni della<br />

Resistenza, le ragioni delle innumerevoli rivolte popolari e delle<br />

rivoluzioni, spesso presentate in modo banale e superficiale, come<br />

semplici acca<strong>di</strong>menti reattivi a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio non imputabili alle<br />

responsabilità dei poteri dominanti, con nomi e cognomi, ma quasi come<br />

fatalità, come variabili attribuibili a un “sistema” – che non è nessuno e si<br />

becca tutte le colpe.<br />

E’ ora invece che la politica esca dal Parlamento - che non è il luogo<br />

deputato alla politica, ma solo alla rappresentanza della politica -. <strong>La</strong> politica<br />

vera dovrebbe essere fatta nell’agorà, da tutti, perché la politica riguarda<br />

tutti. E’ ora che la politica esca dal Parlamento ed entri nelle scuole, nelle<br />

fabbriche, nelle famiglie, in ogni contesto, spoglia dalla sua aurea<br />

“partitica” e ideologica, e invece ricca <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> razionalità, <strong>di</strong><br />

responsabilità, <strong>di</strong> partecipazione, <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> porre al centro l’uomo,<br />

l’essere, con più attenzione a coloro che sono più deboli, più emarginati,<br />

più soli.<br />

E perché non dovrebbe essere il proposito <strong>di</strong> una cultura degna, codesto?<br />

L’impegno delle stesse arti – della poesia, della pittura, della musica? -. E<br />

che cosa sarà mai, questa “bellezza”, se non la vita, la voglia <strong>di</strong> vivere in<br />

pienezza (l’eros degli antichi), l’armonia più avanzata possibile fra uomo,<br />

natura, economia, ecologia? Quanto è cre<strong>di</strong>bile la profon<strong>di</strong>tà dello sguardo<br />

con cui esalti le qualità dell’amata o la bellezza della natura rigogliosa <strong>di</strong><br />

5


giugno, se non ti accorgi della morte e della devastazione che ti sta<br />

intorno? Questo sguardo <strong>di</strong>sinteressato (l’unico possibile, per taluni<br />

contorti teorici) se lo consideriamo con attenzione, è uno sguardo morto,<br />

senza sentimento, lo stesso sguardo dello psicopatico. E’ lo stesso sguardo<br />

dell’aviatore che sgancia la bomba dall’aereo (se non ad<strong>di</strong>rittura un pilota<br />

che conduce un aereo telecomandato da migliaia <strong>di</strong> chilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza)<br />

o inquadra nel mirino della mitraglia una sagoma senza peraltro assi<strong>cura</strong>rsi<br />

che non sia un bambino, una donna, un povero vecchio; aviatore e soldato<br />

che ad ogni licenza godono dell’amore <strong>di</strong> una famiglia, dei figli... Come<br />

facciamo ad essere così scissi, così secchi, così devastati nella nostra<br />

coscienza? Come possiamo ancora avere occhi?<br />

Non possiamo più scrivere della bellezza che vorremmo, dobbiamo fare in<br />

modo che la devastazione dell’impoetico <strong>di</strong>venti il centro dal nostro<br />

interesse, perché la bellezza è l’uomo stesso e, se vogliamo <strong>di</strong>fenderla,<br />

dobbiamo preoccuparci, come artisti, stu<strong>di</strong>osi e intellettuali, dell’uomo e <strong>di</strong><br />

che cosa lo potrebbe <strong>di</strong>struggere. Nessun altro lo può fare, né,<br />

probabilmente, ha interesse a farlo.<br />

6<br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong>, ottobre 2011


<strong>La</strong> <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong><br />

Scritti e immagini<br />

per un impegno civile<br />

a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />

E<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong> - 2011<br />

7


Letizia <strong>La</strong>nza<br />

Berlusconeide<br />

Vagolio saturo ob<br />

spocchia annichilente.<br />

Melassa <strong>di</strong><br />

sbarbagliante vis.<br />

Afasica mens<br />

pseudoragionativa –<br />

per multime<strong>di</strong>aco inganno.<br />

__________________________<br />

Letizia <strong>La</strong>nza, antichista, vive tra Venezia e Belluno. <strong>La</strong>ureata presso<br />

l’Università <strong>di</strong> Padova e perfezionata presso l’Università <strong>di</strong> Urbino, svolge<br />

da anni attività <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> scrittura – essenzialmente saggistica e critica,<br />

ma anche poetica – secondo una prospettiva <strong>di</strong> filologia storico-femminile<br />

(con frequenti incursioni nell’archeologia). Numerose le sue partecipazioni<br />

a seminari, conferenze, convegni, tavole rotonde, fiere letterarie nonché<br />

fattiva la collaborazione (anche redazionale) a parecchie riviste cartacee e<br />

online. Fitte e <strong>di</strong> rilievo le pubblicazioni, anzi tutto i libri (alcuni dei quali<br />

ripetutamente premiati) che superano ormai la ventina: i più recenti <strong>La</strong><br />

verità e il mito. Trittico muliebre; Premessa <strong>di</strong> T. Agostini, Venezia 2010 e<br />

Variazioni omeriche, (Supernova, 2011). Per le e<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong> è presente<br />

nell’antologia L’impoetico mafioso (2010), e nella raccolta poetica Tracce<br />

(2011) a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> G. <strong>Lucini</strong>. Ha un sito personale:<br />

.<br />

9<br />

Avi<strong>di</strong>tà<br />

Crepitante brama<br />

aiscrocrematica,<br />

omnidestruens rabies.<br />

Infandum scelus.


Michele De Luca<br />

Taratura della luce<br />

10


Andrea Genovese<br />

Ballatetta<br />

Nell’aria nei sensi nel pensiero<br />

ormai fiuto l’estate. Dimmi, caro,<br />

che scherzi che capriole fa il sole<br />

sul nostro battistero? E le nostre<br />

ragazzole occhilucenti pigolano<br />

sempre sulla piazza? Ti sia<br />

[ propizio<br />

questo giugno odoroso, io già<br />

[ patisco<br />

la ferita della nuova stagione<br />

che matura. Quali equilibri infine<br />

abbiamo rotto? Che meccanismi<br />

le nostre mani usarono con<br />

[ giovanile<br />

imperizia? E perché ci fu imposto<br />

<strong>di</strong> scegliere tra l’azzardo<br />

e l’eloquenza nei pubblici conflitti?<br />

Ahi, un fantasma regna<br />

[sull’impero,<br />

sul soglio pontificio un<br />

[ demagogo<br />

e il Comune sguazza nel suo<br />

[ fango.<br />

Fra tanta dovizie <strong>di</strong> ricchezze<br />

e luminaire un Marcel <strong>di</strong>venta<br />

ogni villan che parteggiando viene.<br />

Anche le arti regge chi non<br />

[ dovrebbe<br />

neanche tenere il gonfalone.<br />

Si richiamano al popolo le<br />

[ canaglie<br />

al popolo che ingannano con le<br />

[ loro<br />

imperizie e le confuse brame.<br />

E noi ci spogliano degli amori<br />

11<br />

degli affetti delle case - palazzinari<br />

incalliti e servi amanuensi - del<br />

vecchio stile, Dante, ci spogliano.<br />

Figghi <strong>di</strong> buttana si rivolta<br />

nella sua tomba il povero Notaro.<br />

Dal ciompesco delirio alle<br />

[ margherite<br />

son passate le incompiute donzelle.<br />

Ma chi ha detto cosa in questi anni<br />

si vedrà. Non sono bilioso <strong>di</strong><br />

[ natura<br />

<strong>di</strong> privazioni non <strong>di</strong> frustrazioni<br />

soffro, il mio cruccio è schietto.<br />

Lo noto prima che servi astuti<br />

inquinino il passato ed il futuro:<br />

la poesia che si assolve è assassina.<br />

Questo cieco benessere sarà la molla<br />

d’una lunga decadenza, come il falso<br />

unanimismo che regna nel palazzo.<br />

Il Comune già puzza del grassume<br />

dell’imminente Signoria dove certo<br />

le arti fioriranno a illustrare<br />

il lusso dei potenti sulle pene<br />

dei molti destinati alla fatica<br />

quoti<strong>di</strong>ana. E tuttavia non desisto,<br />

occorre perseguire una strada<br />

coerente col nostro più lontano<br />

stimolo vitale. Al <strong>di</strong> là della beffa<br />

analizzo l’evolversi del tempo<br />

sulle sfere che siamo, che si spiano.<br />

Un Occhio enorme ci abusa. Una<br />

Pupilla smisurata ci attiva<br />

nel suo magma. Là avvampano<br />

i segni e le parole. Quest’eresia,<br />

questa babele ci consuma,


ma noi terremo lucidamente il filo<br />

dell’umiltà e dell’orgoglio davanti<br />

alle fiamme cornute che ci<br />

[ asse<strong>di</strong>ano.<br />

Sempre ci nutrimmo <strong>di</strong> poco<br />

[ assenzio<br />

e <strong>di</strong> esalazioni velenose,<br />

[ carissimo.<br />

12<br />

Ora tremo solo per te, ancora<br />

[ illuso<br />

che si possa far luce alcuna<br />

in un covo <strong>di</strong> vipere. Che il tuo <strong>di</strong>o<br />

t’assista, dolce amico, e la<br />

[ sciagurata<br />

città insieme a te. Vale, baciami<br />

Monna Vanna sulle chiappe.<br />

__________________________<br />

Andrea Genovese, nato a Messina nel 1937, è scrittore in tre lingue.<br />

Dal 1960 al 1980 è vissuto a Milano con un modesto impiego statale, svolgendovi<br />

tuttavia un’intensa attività politica e sindacale e <strong>di</strong>rigendo tra l’altro un perio<strong>di</strong>co<br />

aziendale, Dimensione Uomo. Due volte iscritto all’Università in Lettere Moderne (a<br />

Palermo e Milano), non ha mai dato un esame, neanche negli anni in cui a<br />

Meneghinopoli ci si laureava ponendo il Libretto Rosso <strong>di</strong> Mao e la pistola sul<br />

tavolo delle commissioni esaminatrici. Ha collaborato a varie riviste e giornali, tra<br />

cui Il Ponte, Vie Nuove, Uomini e Libri, <strong>La</strong> Nuova Rivista Europea, Sintesi, <strong>La</strong> Gazzetta<br />

<strong>di</strong> Mantova, Corriere della Sera. Numerose le riviste in Italia e all’estero, che hanno<br />

pubblicato suoi testi poetici. Ha pubblicato <strong>di</strong>verse raccolte <strong>di</strong> poesie in lingua<br />

italiana (tra cui Besti<strong>di</strong>ario e Mitosi, e<strong>di</strong>te entrambe da Scheiwiller), due raccolte in<br />

<strong>di</strong>aletto messinese (Ristrittizzi, Pungitopo e<strong>di</strong>tore, Premio Vann’Antò, e Tinnirizzi,<br />

Intilla e<strong>di</strong>tore, Premio Città <strong>di</strong> Marineo) e due romanzi (Mezzaluna con falcone e<br />

martello e L’arcipelago lontano). Trasferitosi in Francia dal 1981, ha fondato Belvedere,<br />

una piccola rivista anticonformista d’attualità politica e culturale (ripresa<br />

recentemente sotto forma <strong>di</strong> allegato mail), e pubblicato quattro raccolte <strong>di</strong> poesie<br />

scritte in francese. Scritti in francese sono pure i suoi lavori teatrali, ine<strong>di</strong>ti tranne<br />

uno, ma quasi tutti messi in scena. È societario-aggiunto della SACD (Società<br />

Autori e Compositori Drammatici <strong>di</strong> Francia).Attualmente, sta scrivendo un ciclo<br />

<strong>di</strong> romanzi autobiografici in italiano. I primi tre, Falce marina L’anfiteatro <strong>di</strong> Nettuno,<br />

Lo specchio <strong>di</strong> Morgana sono usciti presso l’e<strong>di</strong>tore Intilla nel 2006, 2007 e 2010. Il<br />

quarto è ine<strong>di</strong>to. Il romanzo Mezzaluna con falcone e martello, e<strong>di</strong>to nel 1983 e<br />

ristampato nel 2009 da Pungitopo, è stato recentemente pubblicato da una casa<br />

e<strong>di</strong>trice francese.


Antonino Giordano<br />

Il guar<strong>di</strong>ano - Ballata<br />

Bussano alla mia porta. Chi sarà?<br />

E’ notte ma il picchiar cupo rimbomba.<br />

Nel cimitero dorme ognuno già,<br />

composto nel silenzio della tomba.<br />

Insistono: Che cosa c’è da fare?<br />

Ma io sto fermo, chiuso nel mio guscio.<br />

Di colpi ancora cresce il tempestare<br />

E pare che si scar<strong>di</strong>ni il mio uscio.<br />

Sbircio dalla finestra. Il mesto prato<br />

Di luci tremolanti ha la sua coltre<br />

Silente la pianura ha germinato<br />

Altri fiori <strong>di</strong> morte, nati inoltre.<br />

Ma quel bussare cresce e ancora dura.<br />

Forse devo celar qualcun che fugge,<br />

magari dentro qualche sepoltura?<br />

Adesso piove e il tuono in cielo rugge.<br />

Apro la porta alfine. E’ temporale.<br />

Qualcuno è fuori e un tetto ora gli è caro.<br />

Essere umano egli è, non animale.<br />

C’è la tempesta e debbo dar riparo.<br />

<strong>La</strong> pioggia scroscia ed io non vedo nulla.<br />

“Chi sei, che vuoi?”, mi dò coraggio urlando.<br />

Balena un lampo e scorgo una fanciulla.<br />

Di freddo e <strong>di</strong> paura sta tremando.<br />

Occhi sbarrati stan nel volto bello:<br />

è tutta ansante, freme <strong>di</strong> paura.<br />

“Entra, vieni!”. <strong>La</strong> copro col mantello,<br />

la faccio entrar nelle mia casa s<strong>cura</strong>.<br />

13


“Che vuoi? Per te che cosa posso fare?<br />

E poi perché sei qui? Che cosa celi?<br />

Sei viva e bella, ti voglio aiutare.<br />

Fuggi da questo luogo <strong>di</strong> sfaceli!”.<br />

E’ gutturale e fioca la sua voce:<br />

“Non so se sono morta. Non ho pace.<br />

Io fui colpita e messa su una croce.<br />

Sono come le gente che qui giace,<br />

silente e ferma, questa è la mia sorte.<br />

Accoglimi, <strong>di</strong> stare qui non temo.<br />

Io sono condannata a os<strong>cura</strong> morte.<br />

Si vuol che questo sia il mio luogo estremo”<br />

“Chi sei? Chi volle la tua sorte ria;<br />

viva e sepolta ove nessuno scampa?”<br />

Fredda la mano sua prende la mia:<br />

“Piangi, io fui la libertà <strong>di</strong> stampa”.<br />

__________________________<br />

Antonino Giordano, classe1937 abita a Palermo. É stato Dirigente Scolastico<br />

or<strong>di</strong>nario presso la Scuola Polo Interregionale per l’Educazione al Teatro,<br />

ottenendo varie benemerenze e riconoscimenti. É stato anche Docente <strong>di</strong><br />

“Drammaturgia Applicata” presso l’Università “U.E.t.l.”<strong>di</strong> Palermo, Presidente<br />

dell’Associazione culturale “Scena Aperta” <strong>di</strong> Palermo, Docente-Esperto<br />

pedagogia teatrale presso “Accademia Nazionale d’Arte Drammatica S. D’Amico”<br />

<strong>di</strong> Roma, al Teatro Lelio Palermo. É Scrittore drammaturgo, critico teatrale e<br />

musicale del quoti<strong>di</strong>ano “<strong>La</strong> Sicilia” <strong>di</strong> Catania, docente <strong>di</strong> Arti Teatrali c/o<br />

Accademia Nazionale della Musica.<br />

Ha scritto numerose Ballate <strong>di</strong> carattere civile e su vittime <strong>di</strong> mafia.<br />

14


Donato Di Poce - Quelli che ci rubano il nome<br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Il guar<strong>di</strong>ano<br />

15


Primarosa Pia<br />

I bond europei non si mangiano<br />

Signor ministro della finanza creativa.<br />

Ci si nutre con le patate, le zucchine, le pesche, le ali <strong>di</strong> pollo, gli stinchi <strong>di</strong><br />

maiale, il riso, le olive, il profumo <strong>di</strong> violetta, le poesie <strong>di</strong> Montale, le<br />

mareggiate e i pleniluni.<br />

Ma i debiti, signor ministro del pericolo cinese, perché è <strong>di</strong> quello che<br />

parliamo, e lei, maestro dell'illusionismo lo sa ben chiaro, quelli no, le<br />

assicuro che non si mangiano, ma sono loro che si mangiano il futuro.<br />

Ho sperato, le confesso, signor ministro dei condoni mascherati, che i suoi<br />

colleghi europei le ridessero in faccia, certo in privato lo avranno fatto,<br />

come tra amici si parla <strong>di</strong> quello assente che si crede il più furbo e<br />

nemmeno si rende conto <strong>di</strong> costituire l'anello debole, funzionale ad ogni<br />

gruppo con basso quoziente intellettivo per <strong>di</strong>vertirsi alle sue spalle,<br />

commentando con ilarità le sue trovate.<br />

Hanno certo riso, signor ministro della legittimazione del falso in bilancio,<br />

quando li ha proposti, mesi ad<strong>di</strong>etro, e a me sono venuti i brivi<strong>di</strong>, ma pare<br />

ci stiano pensando seriamente ora, ed a me sale l'angoscia.<br />

L'anello debole, lo stranamore della finanza, il creatore dello scudo fiscale<br />

per i capitali mafiosi ha fatto scuola... forse qualcuno sta pensando che<br />

come sono stati ingannati gli italiani con le cartolarizzazioni, e i derivati<br />

acquistati dalle amministrazioni locali per rivendere agli elettori alla stregua<br />

degli specchietti e delle collanine <strong>di</strong> vetro per gli aborigeni costosissime<br />

spese spesso improduttive, si potranno ingannare tutti i citta<strong>di</strong>ni europei,<br />

gli investitori asiatici, i fon<strong>di</strong> pensione americani.. che ci vuole, in fondo?<br />

Una manciata <strong>di</strong> pennivendoli, un po' <strong>di</strong> televisioni, notizie non notizie e<br />

soprattutto slogan da far rosicchiare come ossi buttati ai cani, l'illusione<br />

che il lavoro sia ormai un concetto superato, che la finanza produca<br />

ricchezza e non sia invece null'altro che DEBITI.<br />

Debiti, debiti, debiti profusi a piene mani e spreco <strong>di</strong> fantasia da queste<br />

classi politiche-<strong>di</strong>rigenti demenziali, che dopo aver sperperato i soli<strong>di</strong> [ con<br />

la i ] ere<strong>di</strong>tati dai padri hanno da tempo iniziato a costruire miraggi, castelli<br />

16


<strong>di</strong> carta che i nipoti che non abbiamo nemmeno più voglia <strong>di</strong> avere<br />

dovrebbero smantellare, perchè i no<strong>di</strong> verranno al pettine, e i debiti<br />

dovranno essere onorati, perchè i bond non si mangiano, signor ministro<br />

delle ipoteche sul futuro, i debiti si pagano con il lavoro, il sudore, e se i<br />

vecchi rimarranno senza pensione, non potranno piantare le patate su<br />

fogli <strong>di</strong> carta straccia.<br />

Che ci facciamo, signor ministro delle chiacchiere sincopate, con i bond<br />

europei? Li coloriamo <strong>di</strong> arancio per usarli come salvagente per i <strong>di</strong>sperati<br />

che continuano ad affogare nel canale <strong>di</strong> Sicilia? O <strong>di</strong> azzurro per<br />

trasformarli in acqua per gli eterni assetati del Corno d'Africa? O <strong>di</strong><br />

arcobaleno per portare la pace nei paesi dove abbiamo portato guerra? O<br />

<strong>di</strong> verde per dare speranza a chi non riesce a sfuggire a regimi crudeli e<br />

corrotti? O <strong>di</strong> rosso per dare un cuore a quelle maschere <strong>di</strong> cera che<br />

parlano <strong>di</strong> futuro calpestando con pie<strong>di</strong> chiodati il presente e soprattutto il<br />

passato?<br />

Perchè, signor ministro dell'affitto gratis a sua insaputa, lei e i compagni <strong>di</strong><br />

merende che le siedono accanto continuate a vendere illusioni al posto <strong>di</strong><br />

sogni? I sogni sono fecon<strong>di</strong>, fanno crescere, fanno stare bene, le illusioni<br />

sono sterili, producono frustrazioni, malessere.<br />

Abbiamo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sognare, non lo vieta l'articolo 41 della costituzione,<br />

che volete mo<strong>di</strong>ficare affinchè il confine tra le truffe sanzionabili e i raggiri<br />

e gli inganni <strong>di</strong>venga sempre più confuso!!<br />

Devo <strong>di</strong>rglielo io, signor ministro che <strong>di</strong>vide il letto con la P4, che la<br />

liqui<strong>di</strong>tà si ottiene in cambio <strong>di</strong> ricchezza, in caso contrario si contraggono<br />

debiti, non si scappa?<br />

<strong>La</strong> smetta, provi una volta vergogna della sua schizofrenia, ci presenti un<br />

progetto vero, concreto, sostenibile, <strong>di</strong> sviluppo, riponga la bacchetta<br />

dell'illusionista che ha perso la sua magia, gli italiani sanno bene cosa sono<br />

i debiti, soprattutto quando non riescono ad onorarli a causa della crisi che<br />

non sapete aggre<strong>di</strong>re e si vedono portare via i loro beni dati in garanzia...<br />

lei non ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sperperare i beni che non sono suoi, cacci fuori dalla<br />

mia piccola realtà il pensiero del suo viso passato dall'isteria al funereo,<br />

della sua fama <strong>di</strong> esperto in evasione, già ampiamente soppiantata da<br />

quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>voratore <strong>di</strong> futuro.<br />

17


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora prima: i <strong>di</strong>segni del caos<br />

__________________________<br />

Pia Primarosa è collaboratrice <strong>di</strong> Archiv/Bibliothek der KZ -<br />

Gedenkstätte Mauthausen Bundesministerium für Inneres Wien,<br />

consulente e<strong>di</strong>toriale, moderatrice unica mailing list <strong>di</strong> google<br />

DEPORTAZIONEMAIPIU R-esistiamo<br />

18


Flavio Almerighi<br />

Giuda Blue Eyes<br />

Ho quattro sol<strong>di</strong> da parte<br />

erano molti <strong>di</strong> più tempo fa,<br />

mi comprerò un pezzo d’orto<br />

ci farò un capanno per stare asciutto<br />

sono pronto al futuro che mi aspetta<br />

sono in grado <strong>di</strong> vivere con poco<br />

e ce ne sono tanti come me,<br />

pagheremo tutto<br />

pagheremo caro,<br />

ma giuro<br />

per quanto li riguarda<br />

che non la passeranno liscia,<br />

sono pronto a tornare<br />

nell’orto e al capanno<br />

ma non è resa, sono parte lesa<br />

e molto più pericoloso.<br />

Domenica, la casa in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

domenica, la casa in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

monotona come i bagni a Bellaria,<br />

<strong>di</strong>o bene<strong>di</strong>ca l’America<br />

e il sito in rete dove trovo ricette<br />

per fare galletti atomici in forno,<br />

commemorare la democrazia<br />

i cui simboli fallici<br />

abbandonati dalla storia<br />

lasciano posto sul pelo d’acqua<br />

a un lago contumace,<br />

19


ene<strong>di</strong>ca i conciliaboli zitti<br />

tra me e me, libero <strong>di</strong> scegliere<br />

il banchiere che mi regoli il respiro<br />

e il destino da liquidare in bond,<br />

bene<strong>di</strong>ca i passi che giustificano<br />

la tratta <strong>di</strong> convitati <strong>di</strong> pietra<br />

il giorno stesso dei crolli,<br />

bambini dati in pasto alle mosche<br />

chilometri più a sud,<br />

dove si uccide per poca acqua<br />

domenica, i vasi hanno sete<br />

saluto l’alibi sciatto <strong>di</strong> poesia,<br />

la casa è un <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

il frigo adombrato<br />

<strong>di</strong> ghiaccio e roba scaduta,<br />

bene<strong>di</strong>ci, venerdì ho peccato<br />

in fila a fare pil sul raccordo<br />

i violini allentati, singole foto<br />

portate vie dal vento,<br />

mentre chiamavo casa<br />

- butta la pasta, arrivo<br />

<strong>di</strong>cevo - ho tanta fame<br />

__________________________<br />

Flavio Almerighi è nato a Faenza nel1959. Si è de<strong>di</strong>cato a teatro, ra<strong>di</strong>ofonia,<br />

cinematografia. Sue le raccolte <strong>di</strong> poesia: Allegro Improvviso (Ibiskos 1999) Vie <strong>di</strong><br />

Fuga (Aletti 2002) Amori al tempo del Nasdaq (Aletti 2003) Coscienze <strong>di</strong> mulini a vento<br />

(Gabrieli 2007) Durante il dopocristo (Tempo al Libro 2008) Qui è Lontano (Tempo al<br />

Libro 2010) Voce dei miei occhi (Fermenti 2011)<br />

Alcune suoi composizioni sono state pubblicate in prestigiose riviste quali Tratti,<br />

Prospektiva, Il Foglio Clandestino; ha a sua volta fatto parte <strong>di</strong> giurie in concorsi<br />

letterari.<br />

20


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />

Monito<br />

<strong>La</strong> notte è ancora lunga, amici,<br />

- non siamo che a compieta<br />

in un cielo che tinge <strong>di</strong> nero e <strong>di</strong> sangue -<br />

la notte è lunga e il richiamo dei lupi<br />

è già vicino: ne senti l'ansimo,<br />

il battere dei denti come nacchere e la rabbia<br />

intonando il suo salmo <strong>di</strong> sventure,<br />

si aggira fra i bivacchi dei superstiti, smaniosa<br />

<strong>di</strong> porta in porta vola, fracassa parole<br />

scoperchia tombe <strong>di</strong> antichi rancori,<br />

vendette da secoli in attesa, accovacciate<br />

come feti nel cuore dei poveri.<br />

<strong>La</strong> notte è ancora lunga, amici ma già si profila<br />

nelle tenebre incerte una luna <strong>di</strong> fuoco<br />

una promessa <strong>di</strong> catarsi e dopo<br />

<strong>di</strong> lei l'abisso<br />

del sangue dei miti mai sazio e il dolore<br />

e la storia che beffarda si ripete.<br />

Stiamo attenti, amici miei, stiamo<br />

attenti che l'amore non ci svii<br />

per il sentiero torbido dell'ira<br />

e non ci colga assopiti il livore<br />

della vendetta.<br />

21


Invettiva<br />

Sei nata già cupa e fascista<br />

cara Italia borghese e carbonara<br />

delle rivoluzioni e del <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

ci obbligasti alle armi per quale libertà,<br />

ci reclutasti a forza dai campi<br />

- lasciati incolti per scannare e o<strong>di</strong>are -,<br />

per l’alto ideale dei nuovi privilegi<br />

ci insegnasti a depredare<br />

gli inermi, per un posto al sole<br />

ci seminasti nei deserti e nei mari,<br />

in cimiteri che nessuno più ricorda<br />

per la grandezza dei tuoi capitali<br />

sperperati in nuove assurde guerre<br />

contro chi non ci portò mai guerra<br />

- poveri contro poveri e contro tutto -.<br />

Al <strong>di</strong>avolo la tua arte, tutta la tua storia<br />

tutta la poesia e la letteratura<br />

se non espii il tuo sguardo predatore<br />

itaglietta borghese e senza onore.<br />

***<br />

E se un giorno balzeranno dagli archivi,<br />

tutti insieme, <strong>di</strong>ranno i loro nomi<br />

l’orrore che da vivi li travolse,<br />

costringendoli a tacere. Diranno<br />

<strong>di</strong> fronte a tutti i tribunali della storia,<br />

con voce pacata e col sorriso mite<br />

dei poveri, l’immane cupi<strong>di</strong>gia<br />

che fonda il mito della democrazia.<br />

22


***<br />

E poi <strong>di</strong>ranno “anche l’aria è nostra, ci è necessaria,<br />

per modulare il respiro dei mantici nelle fornaci<br />

abbiamo bisogno dell’aria per il progresso e per poter sforare<br />

ogni previsione del prodotto interno lordo;<br />

nessuno si azzar<strong>di</strong> a contrad<strong>di</strong>re la logica della potenza,<br />

nessuno chieda ciò che secondo ragione ci appartiene:<br />

il profitto per <strong>di</strong>ritto sociale<br />

a noi padroni della tecnica e del capitale”.<br />

Anche allora piegheremo il capo, amore<br />

pur <strong>di</strong> continuare a sopravvivere fra le mura<br />

della nostra mesta casa, circondati dagli oggetti cari<br />

d’una vita vissuta nel grigiore dell’obbe<strong>di</strong>enza<br />

e ascolteremo a sera il brontolio d’una minestra<br />

che garantisce ai poveri una precaria sopravvivenza<br />

e conteremo i pochi uccelli che solcheranno l’aria morta,<br />

nelle giornate esangui <strong>di</strong> primavera;<br />

piegheremo il capo, perché saremo vecchi e logori<br />

dall’in<strong>di</strong>gnazione che mai si tramuta in <strong>collera</strong>.<br />

Nota: le prime tre liriche sono tratte da Il monologo<br />

del <strong>di</strong>ttatore, la quarta da Il <strong>di</strong>sgusto.<br />

__________________________<br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong>, classe 1953, vive a Sondrio. Ha ideato e <strong>cura</strong>to questa<br />

antologia. Gestisce il sito Poiein.it che pubblica scritti <strong>di</strong> critica, narrativa, poesia e<br />

arte, <strong>di</strong>scipline umane e sul quale svolge una intensa attività come critico,<br />

recensore, polemista e poeta. Organizza annualmente i concorsi letterari de<strong>di</strong>cati a<br />

D. M. Turoldo, a F. Fortini e “<strong>La</strong> bocca della verità”. Ha pubblicato la raccolta<br />

Allegro moderato (2001), Sapienziali (puntoacapo, 2010), A futura memoria (<strong>CFR</strong>,<br />

2011), Il <strong>di</strong>sgusto (<strong>CFR</strong>, ottobre 2011). Nel 2010 ha pubblicato, con puntoacapo, 5<br />

monografie <strong>di</strong> poeti, I quaderni <strong>di</strong> Poiein (A.de Vos, V. Serofilli, A. Ferramosca, G.<br />

Nuscis e D. Raimon<strong>di</strong>). Dall’autunno 2010 svolge l’attività <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tore con la sigla<br />

<strong>CFR</strong> e<strong>di</strong>zioni. In preparazione: Monologo del <strong>di</strong>ttatore .<br />

23


Nicola Ghezzani<br />

Il sonno della ragione<br />

Nella mia attività <strong>di</strong> psicoterapeuta <strong>di</strong>alettico ho preso atto che gran parte<br />

dei malesseri psichici <strong>di</strong>pendono dalla sopraffazione della personalità da<br />

parte <strong>di</strong> istanze psichiche e sociali parassitarie. Freud ha definito queste<br />

istanze con il termine Super-io e ci ha regalato un concetto <strong>di</strong> rara<br />

importanza. Ha sbagliato nell'affermare che il Super-io ci controlla per via<br />

<strong>di</strong> una nostra presunta amoralità naturale (la fantasia e<strong>di</strong>pica e la pulsione<br />

<strong>di</strong> morte). Nel fare questa affermazione si è comportato, lui, ateo, come<br />

un qualunque sacerdote cattolico o pastore puritano che dal suo pulpito<br />

tuona contro la natura umana portata al peccato. Ma ha avuto ragione<br />

nell'intuizione <strong>di</strong> fondo: un parassitismo psichico ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> essere<br />

noi stessi fino in fondo, <strong>di</strong> liberare la nostra creatività, <strong>di</strong> attuare i<br />

cambiamenti <strong>di</strong> cui sentiamo os<strong>cura</strong>mente il bisogno. E ce lo impe<strong>di</strong>sce<br />

col nostro stesso consenso: il Super-io domina nella misura in cui l'Io ha<br />

paura <strong>di</strong> se stesso, si stima inetto, debole, cattivo, senza speranza. E per<br />

questo consente che un "altro" domini su <strong>di</strong> lui e per lui.<br />

Oggi l'Italia è come un malato psichico grave: è sotto il dominio <strong>di</strong> un<br />

Super-io socioeconomico che dopo averla stuprata per decenni la sta oggi<br />

derubando del futuro. Una casta che conta molte migliaia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui ne<br />

ha sequestrato le risorse e le usa per auto-alimentarsi. <strong>La</strong> casta politica non<br />

è solo quella che ve<strong>di</strong>amo sugli scranni del Parlamento (già pletorica e<br />

costosa oltre ogni decenza); è soprattutto il suo indotto: migliaia, forse<br />

decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> parassiti che derivano come una immensa e<br />

mostruosa ra<strong>di</strong>ce da un numero relativamente ridotto <strong>di</strong> parlamentari che,<br />

per incrementare i profitti e consolidare il potere, hanno offerto parti<br />

importanti della nazione al mondo del malaffare.<br />

E come nelle vicende patologiche soggettive c'è una soggezione al Superio,<br />

e persino una idealizzazione proprio <strong>di</strong> quelle figure e quei valori che<br />

dominando mutilano l'Io soggettivo, allo stesso modo nella vicenda<br />

collettiva c'è una rassegnazione al potere dominante, una collusione fra la<br />

casta dominante e il popolo dei dominati: una spontanea adesione al voto,<br />

come se la rappresentanza parlamentare fosse l'unico modo per vivere in<br />

una democrazia; e poi un bisogno patologico <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendere dal "politico<br />

amico", dalla clientela, dalla piccola mafia locale, piuttosto che sviluppare<br />

l'orgoglio e l'entusiasmo dell'autonomia. Come il Super-io patologico,<br />

24


anche la casta dei parassiti si nutre della rassegnazione e della viltà <strong>di</strong><br />

ciascuno.<br />

Questa casta copre la nazione con il suo mantello nero, le impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong><br />

avvicendare le classi <strong>di</strong>rigenti e ridefinire i ruoli che contano, <strong>di</strong> riprendere<br />

lo slancio e tornare ad essere <strong>di</strong>namica e creativa com'è stata in passato.<br />

L'Italia oggi è un malato grave e, come ogni malato grave, non ha ancora<br />

piena coscienza della sua con<strong>di</strong>zione. Manca la testimonianza, la<br />

comunicazione, l'organizzazione culturale.<br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora seconda: gli avanzi del predatore<br />

__________________________<br />

Nicola Ghezzani, psicoterapeuta e scrittore, vive e lavora a Roma. Fondatore <strong>di</strong><br />

una nuova teoria della psiche, la Psico<strong>di</strong>alettica, che stu<strong>di</strong>a la psiche a partire dal<br />

quadro storico e dai movimenti collettivi, è autore prolifico. Fra i suoi molti libri<br />

Volersi male (2002), Quando l’amore è una schiavitù (2006-11), <strong>La</strong> logica dell’ansia<br />

(2008), A viso aperto (2009), L'amore passionale (2010). Cura i siti<br />

www.affettivitaamore.altervista.org e www.psyche.altervista.org.<br />

25


Illustrazione: Reg Mastice, testo: Emanuele Kraushaar<br />

26


Antonio Capolongo<br />

Il po<strong>di</strong>sta campano<br />

Riaffiorato alla vista <strong>di</strong> un po<strong>di</strong>sta<br />

l’agreste paesaggio d’un bambino<br />

che l’avvolgea nel verde smeral<strong>di</strong>no<br />

e la mulattiera <strong>di</strong>venia pista.<br />

È un mese che la commozion m’assale<br />

nell’osservar passando il corridore<br />

che ‘n falcata decisa rend’onore<br />

a un luogo non avvezzo a tanto male.<br />

Un lampo quel ragazzo sulla strada<br />

fa luce su quel derelitto canto,<br />

e ‘l sembiante con rughe senza rabbia<br />

fa riecheggiar fatica in quella gabbia<br />

che impu<strong>di</strong>ca e cieca ruba ‘l vanto<br />

d’un sogno <strong>di</strong> natura ancora brada.<br />

Verità, la mia<br />

Io vi <strong>di</strong>co la verità, adesso.<br />

Non sento più l’ardore dello scrivere,<br />

la man pesante mi par sia <strong>di</strong> gesso<br />

m’ispira l’ottava, sarebbe vivere<br />

la penna non spazia, bianco riflesso<br />

la mente non sa più perché crescere.<br />

Da due anni verità insabbiate<br />

comparse in denunce raccontate<br />

non turbano dei rei calme giornate.<br />

Può ancora un soffio del cervello<br />

ridestar vibranti membra stremate.<br />

L’opacità cala il suo mantello<br />

27


e l’oblio cinge mete sognate,<br />

nel buio brilla il mio pensier più bello.<br />

Sento l’acre sapore della fine,<br />

vi affido quin<strong>di</strong> adamantine<br />

le mie parole perché sian mine.<br />

Questa poesia un romanzo segue<br />

il qual scrissi in lucide mattine<br />

che alle notti non donavan tregue.<br />

Se l’impianto mi carezzò il crine<br />

e il mio corpo si mostrò esangue<br />

quel fu presagio dell’emulazione<br />

del gesto tramandato da Didone.<br />

__________________________<br />

Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in provincia <strong>di</strong> Napoli,<br />

nel 1968. E’ laureato in Economia e Commercio e lavora presso una<br />

società per azioni ma il percorso “logico” non ha occupato tutta la sua<br />

vita... <strong>La</strong> passione per la scrittura affiora in lui nell’anno 2007, quando<br />

incomincia a de<strong>di</strong>carsi sia alla prosa che alla poesia. Nel 2011 viene<br />

pubblicato il suo primo romanzo, Un incontro d’AmorE.<br />

28


Antonino Contiliano<br />

Frattaglia d’Italia<br />

correva l’ano... frattaglia d’Italia<br />

e <strong>di</strong> scippo il cippo s’incista<br />

(olè) del lezzo la taglia s’incinta<br />

gonfia e men che menscevica<br />

piscia nella cinta <strong>di</strong>scinta il cazzone<br />

è la bocca del primero il kitsch<br />

rasoterra e-vaso vescica<br />

un caco-mania a pranzo fisso<br />

è il kit del premier stoccafisso<br />

è lui la voce trash <strong>di</strong> calimero<br />

sempre più nero e sporco<br />

porco bianco spino alla spina<br />

e l’ecclesia all’aspirina bene-<br />

<strong>di</strong>cente la <strong>di</strong>tta del maniaco<br />

fisso il menù per ogni video-<br />

parata rancida sibila la parola:<br />

la magistratura è mangiatura<br />

jattura è la sinistra <strong>di</strong>ttatura<br />

moschee e mosche a non finire<br />

comunisti e centri sociali asociali<br />

il futuro è assente al momento<br />

e i sogni sono sospesi a <strong>di</strong>vinis<br />

torno subito per il monumento<br />

è il sombrero <strong>di</strong> alì-banana<br />

Obama è lontano e l’assi<strong>cura</strong><br />

in vaticano la pedofilia in fila<br />

per tre e con <strong>di</strong>o che non c’è<br />

chiuso per ferie e trentatre<br />

col bagnato e le intemperie<br />

sul dorso a confine con le palle<br />

se poi Moretti gira Celestino<br />

per Cannes e con le canne<br />

29


in ginocchio alla madonna<br />

mastino il papa si destina<br />

e del bordello la donna stima<br />

a Dante cara vergine o a clan-<br />

destino e camorra a festino<br />

dura è la lotta rottaglia d’Italia<br />

il filo s’è rotto l’Italia s’è scotta<br />

obliquo gelido è il manicotto<br />

è mafia pronta per l’indotto<br />

il nano nero al risotto milanese<br />

tra culo e dentiera la frontiera<br />

non conosce un resto <strong>di</strong> caffettiera<br />

improvviso un ictus <strong>di</strong> pensiero<br />

potrebbe farlo morire, pregate<br />

devastante per la nazione lo choc<br />

Ratzingher con Bagnasco loschi<br />

e bruschi con Brusca sono in rotta<br />

non sono bene accetti al Signore<br />

__________________________<br />

Antonino Contiliano vive a Marsala. È stato redattore delle riviste<br />

“Impegno80” e “Spiragli”. Ha fatto parte del movimento poetico che, tra gli anni<br />

Sessanta e Ottanta del secolo scorso, operò in Sicilia e si qualificò come<br />

Antigruppo siciliano. Negli anni Ottanta ha fatto parte del Comitato organizzatore<br />

degli “Incontri fra i popoli del Me<strong>di</strong>terraneo”. Il convegno che ogni due anni,<br />

<strong>cura</strong>to dal poeta Rolando Certa, si teneva a Mazara del Vallo. Ha pubblicato: “Il<br />

flauto del fauno” (Impegno80-Coop.Antigruppo, 1981); “Il profumo della terra ”<br />

(Impegno80-Coop.Antigruppo, 1983); “Gli alberi del sole ” (ILA Palma, 1988);<br />

“Exilul utopiei ” (Europa, Craiova, 1990); “L’utopia <strong>di</strong> Hannah Arendt ”<br />

(<strong>La</strong>boratorio delle arti, 1991); “<strong>La</strong> contingenza/Lo stupore del tempo ”<br />

(<strong>La</strong>boratorio delle arti, 1995); “Kairós des<strong>di</strong>chado ” (Promopress, 1998; 2°<br />

ristampa www.vicoacitillo.it, 2003); “<strong>La</strong> Soglia dell’esilio ” (Prova d’Autore, 2000);<br />

“Terminali e Muquenti / paradossi ” (Promopress, 2005; www.vicoacitillo.it,<br />

2005); “Tempo spaginato / Chi-asmo ” (Polistampa, 2007); “Il tempo del poeta”<br />

(a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Emilio Piccolo; Centro <strong>di</strong> Cultura “Acerra Nostra” onlus, 2009);<br />

Ero(s)<strong>di</strong>ade / <strong>La</strong> binaria dell’asiento ( COLLETTIVO R / ATAHUALPA, Firenze<br />

2010). Come coautore (e “sine nomine”) ha pubblicato: “Compagni <strong>di</strong> strada<br />

caminando ” (E<strong>di</strong>zioni Riccar<strong>di</strong>, 2003; 2° ristampa www.vicoacitillo.it, 2005);<br />

“Marcha Hacker/risata cyberfreak ” (Promopress, 2005; www.vicoacitillo.it,<br />

2005); “ ‘Elmotell blues ” (Navarra E<strong>di</strong>tore, 2007).<br />

30


Erminia Passannanti<br />

Come fu e come non fu: il Trattato della Sgravata<br />

<strong>La</strong> grande ingraziata svuotata <strong>di</strong> rilevanza accertata racconta che, dopo il<br />

fallimento del Trattato della Sgravata, – registrato nascostamente nel gennaio<br />

del 1500 - con il quale Francesca sospirante e Carmen carmeleggiante si<br />

spartivano graziosamente tre ben dotati ganzi, senza nasconder collisioni fra le<br />

parti corporali, s'intensificarono sui pavimenti delle zuffe, <strong>di</strong> cui la pancia era<br />

uno degli epicentri.<br />

E fu attinente ad una <strong>di</strong> queste violente mischie e scaramucce che le<br />

sostenitrici <strong>di</strong> Carmen la Sorella, sotto il comando <strong>di</strong> ella medesima e del suo<br />

ceffo Orego des Mendozas, acciuffarono consistenti franceschielli, fra cui<br />

Federico de la Lingua, detto Monsieur des les Bottes.<br />

Ancorché, l'Anonimo ideatore della Zuffa riferisce che la sera consecutiva al<br />

Gran Bordello, il 15 jenaio des los 1503, il gigantesco capo Consalvo des<br />

Cordovas <strong>di</strong>ede una bacchettata nella cantina del palazzo a tutti e tre i ganzi<br />

delle parti antagoniste, requisiti i nobili consanguinei della città <strong>di</strong> Francesca,<br />

dettasi originaria <strong>di</strong> Barletta. cantina in stile spagnolesco, dove albergava<br />

sulla paglia anche il capitano don Diegos de las Mendozas – luogo nel<br />

quale si ammuc-chiavano per le varie loro rituali scaramucce anche i<br />

prigionieri delle belle poppe francesi.<br />

In quella che la provenzale e proverbiale trasmissione <strong>di</strong> memorie riferisce<br />

essere l'Hostarrja de los Velenos o las Cantinolas des los Sol, e che oggi è<br />

rimemorata come la Cantina della Sfida <strong>di</strong> Carmelina e Fransceschiella-<br />

laddove i commensali aprivano la bocca non sui fatti d'arme, sir Federico de la<br />

Lingua, detto Monsieur des les Bottes, accusando <strong>di</strong> codardìa gli italici<br />

compatrioti, <strong>di</strong>fesi vivacemente solo dall’intrijuante ganzo Iginos Lopez y<br />

Ayala, lanciò loro una sfida, che fu accolta dal blasonato e intrepido<br />

condottiero <strong>di</strong> ventura Ettore da Capua.<br />

Si può ragionevolmente reprimere l’Ipotesi della estraneità delle due donne<br />

in questa <strong>di</strong>sfida, e che essa fu fatta scoppiare ad arte dalle stesse ragazze,<br />

asse<strong>di</strong>ate da dubbi e da incertezze, in attesa <strong>di</strong> rinforzi e viveri, sia per tenere<br />

alto il morale delle poppe sia per ingraziarsi la simpatia degli italici, dei quali<br />

in quel momento erano fameliche aspiranti.<br />

31


Sir Federico de la Lingua, detto Monsieur des les Bottes, molto<br />

verosimilmente non era partecipe della cena delle beffe. Tuttavia, contattato<br />

nei giorni seguenti per via email, accorse con la braghetta ancora spontata,<br />

entrambe le mani insanguinate, in una la spada levata verso l'alto e nell’altra la<br />

mazza roteante sopra dellae malcapitatae testae.<br />

Salerno, 17 settembre 2011<br />

__________________________<br />

Erminia Passannanti (Dott. Lett., PhD) ha conseguito un dottorato <strong>di</strong> ricerca in<br />

Italiano a UCL nel 2004. Ha pubblicato Senso e semiosi in Paesaggio con serpente <strong>di</strong><br />

Franco Fortini (2011), Il Cristo dell’Eresia. Rappresentazione del sacro e censura nei film <strong>di</strong><br />

Pier Paolo Pasolini (2009), Il Corpo & il Potere. Salò o le 120 Giornate <strong>di</strong> Sodoma <strong>di</strong> Pier<br />

Paolo Pasolini (Troubador, 2005), e Poem of the Roses. Linguistic Expressionism in the<br />

Poetry of Franco Fortini (Troubador, 2005). Ha inoltre <strong>cura</strong>to la traduzione <strong>di</strong><br />

svariate opere in lingua inglese. E’ docente <strong>di</strong> ruolo <strong>di</strong> Lingua e Civiltà Inglese per<br />

il Ministero della Pubblica Istruzione. Attualmente svolge ricerca sulla censura<br />

vaticana e il cinema italiano presso la Brunel University nel Dipartimento ‘Social<br />

Stu<strong>di</strong>es and Me<strong>di</strong>a’, (Middlesex, London). Ha pubblicato le ravccolte poetiche<br />

Macchina, (Manni, 2000). Una selezione <strong>di</strong> sue poesie, dalla raccolta Noi Altri, è<br />

inclusa in 5 Poeti del Premio <strong>La</strong>ura Nobile (Scheiwiller, 1995). Nel 2003, ha vinto il<br />

Premio Nazionale <strong>di</strong> Poesia Davide Maria Turoldo. Sempre del 2003 pubblica<br />

Mistici (Ripostes) e Ex-stasis (Lietocolle). Del 2004, <strong>La</strong> realtà (Ripostes) e Il Roveto<br />

(Troubador). Del 2009, Il Morbo (Biagio Cepollaro E<strong>di</strong>zioni). Sue poesie sono<br />

comprese in <strong>di</strong>verse antologie, tra cui Clandestini, East of Auden, <strong>La</strong> poesia salverà il<br />

mondo, Il segreto delle fragole, Stagioni, <strong>La</strong> luce e il buio, Odradek, Nel cristallo il vino astrale<br />

Fire Poesia a comizio (Empiria, 2008), Mundus (2009), Poesia del <strong>di</strong>ssenso (Vol. 1,<br />

Troubador, 207), L’Italia e la fatica <strong>di</strong> amarla (Lietocolle, 2009), Storia della poesia<br />

italiana 1945-2010. "Dalla lirica al <strong>di</strong>scorso poetico" (2011).<br />

32


Daniela Rinal<strong>di</strong> - Senza titolo<br />

33


Matteo Bianchi<br />

Davanti al tutto,<br />

in<strong>di</strong>gnato spettatore,<br />

speriamo ci sia falsità<br />

sulle cose:<br />

un telo è calato<br />

sul monumento stupendo<br />

<strong>di</strong> un altro tempo.<br />

L’arena si adagia alle crepe<br />

della strada<br />

e lascia il suolo al buio,<br />

solo. Senza fiato.<br />

Ammalarsi poco a poco,<br />

ignorato.<br />

__________________________<br />

Matteo Bianchi, classe 1987, si è laureato a Ferrara in Lettere Moderne; oggi<br />

stu<strong>di</strong>a Filologia moderna e contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari <strong>di</strong><br />

Venezia. Ha pubblicato le raccolte Poesie in bicicletta (Este E<strong>di</strong>tion, 2007) e Fischi <strong>di</strong><br />

merlo (E<strong>di</strong>zioni del Leone, 2011). Suoi versi sono apparsi in alcune antologie, tra le<br />

quali In questo margine <strong>di</strong> valigie estranee (Giulio Perrone E<strong>di</strong>tore, 2011), su quoti<strong>di</strong>ani<br />

locali e su riviste come Poeti e Poesia, Secondo Tempo e Poesia. È presidente<br />

dell’Associazione Culturale Gruppo del Tasso. Collabora con Red Magazine,<br />

bimestrale d’arte contemporanea internazionale e con SITI, trimestrale <strong>di</strong> attualità<br />

e politica culturale dell’Associazione Città e Siti Italiani patrimonio Mon<strong>di</strong>ale<br />

Unesco.<br />

34


Vincenzo Lisciani Petrini<br />

Kyrie eleison<br />

<strong>La</strong>mentazione dell’Omertà<br />

Fu l’ostinazione a conservarmi<br />

che stornò dal mio vivere<br />

l’esistere del Bene.<br />

Assaporai il Male, mela sugosa.<br />

Ma non parlai, non nominai: entrambi<br />

con promesse li domai, senza prostrarmi.<br />

Un’ostrica il corpo. Scoglio<br />

il silenzio.<br />

Christe eleison<br />

Ho patito nel buio la chiusa dell’orgoglio.<br />

L’alba mi chiamò due volte per nome,<br />

ma io mi nascosi, stretto alla tenebra.<br />

Ora non guardo più la mano che stringo,<br />

- giurai piuttosto <strong>di</strong> reciderla -<br />

ma in quel falso sorriso <strong>di</strong> gabbia<br />

smarrita l’anima si rinnega<br />

e non perdona.<br />

Mi sono costituito, colpevole<br />

ai miei inferi, consegnato al sangue<br />

degli agnelli e dei lupi.<br />

Abbietta in grida maldestre<br />

la coscienza volta cerchio d’ombra,<br />

l’anima cambia simbolo iridescente,<br />

marchio <strong>di</strong>vino della scaturigine.<br />

Urlano a una voce<br />

che non sarò redento<br />

e, come Giuda, meglio non fossi<br />

mai nato.<br />

35


Kyrie eleison<br />

Si infuriò persino il Cielo<br />

quando, chinato il capo<br />

a chi poteva, nera consegnai<br />

la mia fede al carnefice. Pagato<br />

il dazio del corpo e della mente,<br />

restai salvo nella per<strong>di</strong>zione.<br />

Dio, ti invoco mille volte mille<br />

sillabando il nome che mi uccise<br />

lasciandomi in vita.<br />

Non ho più terra<br />

che mi accolga per la sepoltura.<br />

Un destino che d’improvviso<br />

spari sulla mia tempia<br />

e mi <strong>di</strong>a pace.<br />

__________________________<br />

Vincenzo Lisciani Petrini è nato a Teramo nel 1984. Si è formato come<br />

musicista sotto la guida del M° Alessandro Cappella presso l’Istituto Braga <strong>di</strong><br />

Teramo. Ha conseguito la laurea triennale in lettere antiche e la laurea<br />

magistrale in “Filologia, linguistica e tra<strong>di</strong>zioni letterarie del mondo antico”<br />

presso l’Università D’Annunzio <strong>di</strong> Chieti. <strong>La</strong> passione della scrittura creativa<br />

ha trovato sbocco dapprima con la pubblicazione <strong>di</strong> alcune poesie su riviste<br />

letterarie e poi con la pubblicazione <strong>di</strong> “Quarti <strong>di</strong> sole e luna” presso i tipi della<br />

Giovane Holden E<strong>di</strong>zioni (Lucca). È stato miglior under 25 nel premio<br />

de<strong>di</strong>cato a David Maria Turoldo e finalista <strong>di</strong> numerosi concorsi letterari. Ha<br />

pubblicato nel 2011 una breve silloge (“<strong>La</strong> buona fine”) nell’antologia<br />

“Retrobottega – i poeti <strong>di</strong> Poiein 2010”. Attualmente si occupa <strong>di</strong> giornalismo,<br />

teatro e ricerca culturale.25. E’ un operatore culturale molto attivo nella città <strong>di</strong><br />

Teramo.<br />

36


Vanda Guaraglia: dettagli <strong>di</strong> una piazza<br />

37


Lorenzo Gobbi<br />

Il privé<br />

Agguantato da un canto nel <strong>di</strong>giuno<br />

libero pericoli nei sopravvissuti<br />

chini in cerca <strong>di</strong> coraggio<br />

per evitare il pianto<br />

il riparo in magici imbrogli<br />

la salvezza nell’o<strong>di</strong>o<br />

carissimi ospiti<br />

in<strong>cura</strong>nti della mia assenza<br />

vi accolgo nella tana dell’incoscienza<br />

nella tana della vergogna<br />

nella tana dove si urla<br />

dove siamo <strong>di</strong>visi ma vicini<br />

dove si beve, si fuma<br />

e si sputa per terra<br />

dove le bimbe sono troie<br />

e i fanciulli più violenti<br />

nella tana dove i letti sono altissimi<br />

e dei fuochi solo le ceneri<br />

nella tana dell’amante protettiva,<br />

della sua mano prepotente<br />

nella tana dei fanciulli svogliati<br />

delle bimbe ingenue<br />

nella tana delle utopie terrene<br />

nella tana dell’infatici<strong>di</strong>o<br />

nella tana delle famiglie sempre assenti<br />

nella tana delle comunità <strong>di</strong> bisogno<br />

39


envenuti nella tana del peccato<br />

nella tana dello stupro<br />

e dell’aborto<br />

benvenuti nella tana delle religioni armate<br />

nella tana delle imprecazioni<br />

nella tana infuocata <strong>di</strong> rabbia<br />

nella tana dove le porte<br />

issate con pietre <strong>di</strong> gelosia<br />

rimarranno per senpre serrate<br />

benvenuti nella tana dell’uomo<br />

benvenuti nella tana che vi farà da culla e da tomba.<br />

__________________________<br />

Lorenzo Gobbi è nato a S. Benedetto del Tronto nel 1980 e vive a Città<br />

Ripatransone (AP) e ivi lavora come perito tecnico industriale.<br />

<strong>La</strong> poesia in allegato fa parte della mia raccolta <strong>di</strong> versi liberi Pensieri e deliri del<br />

Globo Zerbino<br />

40


Massimo Pastore<br />

Monologo per i tempi <strong>di</strong> guerra<br />

Finiamola con queste menzogne.<br />

Con queste notti senza sapore, con quest’aria pesante che avvelena gli occhi.<br />

Finiamola.<br />

Ora. Prima che il cuore vigliacco chieda ancora tempo. Prima che le mani<br />

inizino a tremare al pensiero delle carezze perdute, dei baci mai dati, prima <strong>di</strong><br />

sussultare al ricordo delle astinenze d’infinito. Ora è il tempo. Non servono<br />

più le parole alla luna, i sospiri agli angoli sperduti della città, le canzoni<br />

lasciate in riva al mare.<br />

Ci chiedono il conto. Abbiamo il dovere <strong>di</strong> pagare. Con garbo, con gentilezza.<br />

Dobbiamo pagare.<br />

E allora mettiamo or<strong>di</strong>ne nei nostri debiti.<br />

Facciamo una lista or<strong>di</strong>nata dei nostri cre<strong>di</strong>tori, <strong>di</strong>amo priorità ai più pazienti,<br />

ai più comprensivi. Iniziamo dalla nostra anima.<br />

Liberiamola. Togliamo via tutti i travestimenti che abbiamo usato per<br />

ingannarla, per beffarla con le nostre speranze, per truffarla con le nostre<br />

delusioni. Mettiamola al riparo, all’ombra delle nostre paure costruiamole un<br />

piccolo fiume azzurro per i giorni bui che verranno. E poi portiamola a fare<br />

una passeggiata sulla collina dove presto fioriranno i papaveri rossi.<br />

<strong>La</strong>sciamola lì, a ubriacarsi <strong>di</strong> sole e <strong>di</strong> vento.<br />

E an<strong>di</strong>amo via. Senza un saluto, senza una lacrima.<br />

Continuiamo con i nostri sogni. Quelli più antichi avvolgiamoli con una<br />

sciarpa <strong>di</strong> seta bianca. Chiu<strong>di</strong>amoli in una vecchia scatola <strong>di</strong> legno profumato<br />

e poi <strong>di</strong>amole fuoco. Così, senza troppa nostalgia, riscal<strong>di</strong>amoci con quel<br />

fuoco. Alla fine, quando rimarrà solo cenere, an<strong>di</strong>amo via senza voltarci<br />

in<strong>di</strong>etro.<br />

Adesso dobbiamo saldare il conto con quell’amore mai posseduto, mai avuto<br />

accanto. Avremmo dovuto <strong>di</strong>rglielo. Avremmo dovuto chiamarlo, invitarlo a<br />

cena e poi portarlo a ballare. Ma siamo stati vigliacchi e abbiamo taciuto.<br />

Abbiamo preferito vederlo andare via per altre vie e noi per altri deserti ci<br />

siamo incamminati soli. Adesso è tar<strong>di</strong>. E allora lasciamo un’ultima parola<br />

sulla soglia <strong>di</strong> casa sua. Ma non speriamo che la trovi. <strong>La</strong>sciamola lì e basta.<br />

Poi, se <strong>di</strong> tempo ce ne rimane, an<strong>di</strong>amo a trovare nostra madre bambina.<br />

Guar<strong>di</strong>amola giocare, felice d’indossare il suo vestito nuovo la domenica<br />

mattina, con lo sguardo innamorato <strong>di</strong> tutta quella vita che ancora l’attende<br />

41


con un fiore tra i capelli profumati <strong>di</strong> mare. Proviamo ad alzare la mano in<br />

segno <strong>di</strong> saluto. Cerchiamo <strong>di</strong> farci notare, <strong>di</strong> far vedere che siamo ancora qui,<br />

che ce l’abbiamo fatta, che non ci siamo persi nel cammino che abbiamo<br />

intrapreso senza <strong>di</strong> lei. Ma forse non ci potrà vedere e continuerà a correre tra<br />

la luce del sole d’agosto. Allora, facciamo finta <strong>di</strong> niente e an<strong>di</strong>amo via.<br />

Per ogni nostro passo, per ogni nostra parola lontano da lei, cerchiamo la<br />

solitu<strong>di</strong>ne che ci possa consolare.<br />

Ma il tempo sta lì, nascosto tra le pieghe del nostro cuore senza più respiro.<br />

Ora ci ha raggiunto.<br />

Ci guarda in silenzio e ha un sorriso affettuoso.<br />

Fermiamoci.<br />

An<strong>di</strong>amo via con la nostra vecchia valigia legata con lo spago dei giorni<br />

<strong>di</strong>fficili. Sarebbe bello se ci fosse ancora tempo per un’ultima foto con i nostri<br />

figli che ci guardano come si guarda una barca all’orizzonte.<br />

Sì, facciamola questa foto. Poi salutiamo.<br />

Un inchino, appena accennato, togliendoci il nostro vecchio cappello<br />

comprato per i giorni <strong>di</strong> festa. E via.<br />

Adesso.<br />

Pecore senza pascolo<br />

Le vicende, passate e presenti, del cavalier Silvio Berlusconi stanno<br />

sommergendo l'Italia e gli italiani sotto una montagna <strong>di</strong> fango e letame.<br />

Personalmente non riesco più a seguirle, a commentarle, a fare battute i<strong>di</strong>ote<br />

sui doppi sensi che riescono a ispirare. Un noto quoti<strong>di</strong>ano inglese ha scritto<br />

che l'Italia è un paese senza vergogna. In realtà, l'Italia è un paese senza anima<br />

e senza testa e se si pensa che tutto questo continua e avviene in coincidenza<br />

con l'anno dei festeggiamenti del 150° anniversario dell'unità, viene voglia <strong>di</strong><br />

abiurare citta<strong>di</strong>nanza, nascita e, in certi momenti, persino lingua. Ma, lo <strong>di</strong>co<br />

senza tanti giri <strong>di</strong> parole, dei festini del signor B. non me ne importa nulla!<br />

Non è questo il problema. Anzi, il problema non è neanche il "nostro"<br />

Presidente del Consiglio. Il problema vero, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile spiegazione, siamo<br />

noi. È questo sangue guasto che ci scorre nelle vene, questa incapacità<br />

congenita <strong>di</strong> sentirci citta<strong>di</strong>ni custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> doveri e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti, questa riluttanza ad<br />

assumerci la responsabilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui pensanti e a preferire, al contrario,<br />

l'irresponsabilità del gregge. E ancor più problematico da spiegare mi risulta<br />

l’entusiasmo con cui la corte del signor Presidente cerca in ogni modo <strong>di</strong><br />

proteggerlo, profondendosi in spericolate e funamboliche teorie giuri<strong>di</strong>che,<br />

morali, etiche, psicologiche e chi più ne abbia ne metta.<br />

42


Neanche i componenti del Gran Consiglio del Fascismo, che pure con<br />

Mussolini avevano con<strong>di</strong>viso responsabilità ben più gravi dall'organizzare un<br />

festino "piccante", riuscirono a far finta <strong>di</strong> niente <strong>di</strong> fronte il <strong>di</strong>sastro della<br />

Nazione verso il quale il Duce - con il loro compiaciuto sostegno - aveva<br />

condotto. Alcuni <strong>di</strong> loro pagarono con la vita questo "tra<strong>di</strong>mento" grazie al<br />

quale, per certi versi, l'Italia riuscì a svegliarsi dal sonno letargico nel quale si<br />

era cullata per vent'anni. Qui, invece, questi signori non riescono neanche a<br />

pronunciare una parola <strong>di</strong> dubbio, a mostrare un qualsivoglia imbarazzo, a<br />

elaborare un pensiero autonomo e <strong>di</strong>gnitoso, ad alzare la voce e <strong>di</strong>re basta!<br />

Sono loro la vera vergogna <strong>di</strong> questo Paese e siamo anche noi tutti che ci<br />

limitiamo a commentare, ad ammiccare, a ridere come dementi sprofondati<br />

nei nostri soffici salotti.<br />

Chi ci salverà da tanta ignominia? Un'intera Nazione esposta al pubblico<br />

lu<strong>di</strong>brio solo per non <strong>di</strong>spiacere il padrone: chi lo spiegherà alle prossime<br />

generazioni? Come faremo a guardare negli occhi i nostri figli quando ci<br />

chiederanno il conto <strong>di</strong> tanta vigliaccheria? E che <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un'opposizione<br />

attanagliata nel terrore <strong>di</strong> elaborare un concetto che non sia alla portata degli<br />

spettatori <strong>di</strong> "Uomini e donne"? Perché non si decidono a dar vita a un nuovo<br />

Aventino? Perché non abbandonano i lavori del Parlamento fino a quando il<br />

Governo non presenti le sue <strong>di</strong>missioni? Perché? E noi tutti perché non<br />

scen<strong>di</strong>amo in piazza a gridare, a manifestare la nostra voglia <strong>di</strong> finirla con tutta<br />

questa farsa <strong>di</strong>sgustosa? Abbiamo forse bisogno <strong>di</strong> essere ancora autorizzati?<br />

Da chi? Ma siamo, come già detto prima, pecore e per giunta senza pascolo.<br />

Quin<strong>di</strong> non c'è bisogno <strong>di</strong> continuare a cercare risposte. Solo domande che,<br />

temo, non serviranno a niente e a nessuno. Neanche ad arginare il mio stesso<br />

<strong>di</strong>sgusto.<br />

__________________________<br />

Massimo Pastore (Trapani, 1963), compositore e regista. E’ stato docente <strong>di</strong><br />

Storia della Musica nel Teatro presso la Scuola <strong>di</strong> Teatro del Comune <strong>di</strong> Marsala e<br />

in seguito coor<strong>di</strong>natore dei corsi. Ha compiuto gli stu<strong>di</strong> musicali in composizione<br />

con Eliodoro Sollima e ha frequentato il Triennio Superiore Sperimentale in<br />

Composizione sotto la guida del M° Sergio <strong>La</strong>nza È autore delle musiche <strong>di</strong> scena<br />

dei lavori teatrali "Pugnale d'or<strong>di</strong>nanza" e "Buon appetito" <strong>di</strong> M. Perriera.<br />

È stato <strong>di</strong>rettore artistico per la sezione teatro dell’Ente Mostra <strong>di</strong> Pittura<br />

Contemporanea <strong>di</strong> Marsala per il biennio 2003/2004 e ideatore/<strong>cura</strong>tore della<br />

rassegna “Tra cielo e terra – Albe e tramonti tra Mozia e le Saline dello Stagnone”.<br />

Una sua sceneggiatura, L'onda e la Farfalla, si è aggiu<strong>di</strong>cata il 2° premio al concorso<br />

ban<strong>di</strong>to dal Ministero della Pubblica Istruzione. Collabora con <strong>di</strong>verse Istituzioni<br />

Scolastiche nella realizzazione <strong>di</strong> laboratori teatrali.<br />

43


Daniela Rinal<strong>di</strong> – Senza titolo<br />

44


Renzo Favaron<br />

Basta cussì<br />

E co' cuesti fa 44.<br />

Barbaffi no' canbia linea:<br />

armeve e partì. Ma chi,<br />

'desso no' se ride pì da on toco.<br />

No' basta saverlo, che se more...<br />

Par mi basta cussì.<br />

Se perde tuti.<br />

E i nemissi no' i xe fóra de chi, ma chi.<br />

Mi no' i soporto pì.<br />

No' solo Barbaffi, ma cue'i<br />

de cua e cue 'i de là,<br />

tuti che i mastega tritoo<br />

cofà se' l fusse cevingum,<br />

cofà se a morire fusse dei soldatini.<br />

Par mi basta cussì.<br />

44 sototera.<br />

E cuanti cuori spacà a culpi de manareta?<br />

E par chi, pol?<br />

I conti no' i torna da Caporeto.<br />

Sì, chi podarìa giurar che Barbaffi<br />

ne lassarìa le Tod's a Herat?.<br />

Epure, sarìa el solo modo<br />

ch'el gavarìa de salvarse la facia,<br />

lu e anca cue'i de là.<br />

Mi no'i soporto pì.<br />

El cuore xe sta ormai<br />

spacà del tuto a culpi de manareta.<br />

Siti, siti tuti,<br />

parché xe ora che a parlare<br />

sia solo el sienzio dee tonbe.<br />

Sì, no' <strong>di</strong>sturbélo pì,<br />

par carità.<br />

45


Ancuò fa 44.<br />

Inarchemose in-tel pianto<br />

e ch'el sienzio de lore<br />

cuerza le nostre vosi<br />

parché no' le se senta mai pì taser.<br />

Basta così<br />

E con questi fa 44. / Barbaffi non cambia linea: / armatevi e partite. Ma<br />

qui, / adesso non si ride più da un pezzo. / Non basta saperlo, che si<br />

muore... / Per me basta così. / Si perde tutti. / I nemici non sono fuori <strong>di</strong><br />

qui, ma qui. / Io no li sopporto più. / Non solo Barbaffi, ma quelli <strong>di</strong> qua<br />

/ e quelli <strong>di</strong> là, / tutti che masticano tritolo / come se fosse chewig gum, /<br />

come se a morire fosserro dei soldatini. / / Per me basta così. / 44<br />

sottoterra. / E quanti cuori spezzati a colpi d'ascia? / E per chi, poi? / I<br />

conti non tornano da Caporetto. / Sì, chi potrebbe giurare che Barbaffi /<br />

ci lascerebbe le Tods a Herat? / Eppure, sarebbe il solo modo / che<br />

avrebbe <strong>di</strong> salvarsi la faccia, / lui e quelli <strong>di</strong> là. / / Io non li sopporto più.<br />

/ Il cuore è stato ormai / spezzato del tutto a colpi d'ascia. / Zitti, zitti<br />

tutti, / perché è ora che a parlare / sia il silenzio delle tombe. / Sì, non<br />

<strong>di</strong>sturbatelo più, / per carità. / Oggi fa 44. / Inarchiamoci nel pianto / e<br />

che il loro silenzio / copra le nostre voci / perché non si sentano mai più<br />

tacere.<br />

__________________________<br />

Renzo Favaron, classe 1959, laureato in psicologia, vive e lavora a San Bonifacio<br />

(Vr). Dopo l'iniziale plaquette Voci d'interlu<strong>di</strong>o, (1989) nel 1991 pubblica in <strong>di</strong>aletto<br />

veneto Presenze e conparse (prefazione <strong>di</strong> A. Lolini). Del 2001 è il romanzo breve<br />

Dai molti vuoti. Nel 2003 pubblica Testamento, in <strong>di</strong>aletto, (prefazione <strong>di</strong> G. D'Elia),<br />

nel 2006 Di un Tramonto a Occidente e nel 2007 Al limite del paese fertile (venti anni <strong>di</strong><br />

poesie in lingua accompagnate da tre cartelle <strong>di</strong> Alberto Bertoni). Il racconto <strong>La</strong><br />

spalla è del 2005.<br />

46


Tomaso Kemeny<br />

Verso la Bellezza, oltre gli ostacoli del mondo contemporaneo.<br />

L’Impero del Brutto devasta la Natura in nome <strong>di</strong> una migliore qualità<br />

della Vita; impone il Denaro come unico fondamento possibile del Potere<br />

e come Misura del Valore delle Opere d’Arte.<br />

Se non fossimo complici <strong>di</strong> questa situazione, questo tipo <strong>di</strong> mondo non<br />

perdurerebbe. Il nostro Destino <strong>di</strong> Donne-Uomini Liberi ci rende<br />

responsabili della condanna a morte della Bellezza e del conseguente<br />

pervertimento letale della vita civile. L’attacco all’Impero del Brutto in<br />

nome della Bellezza, se pare impossibile agli Ignavi, si rivela necessario per<br />

tutti coloro in cui vive il Demone della Poesia.<br />

__________________________<br />

Tomaso Kemeny (Budapest, 1938-) , professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Letteratura<br />

Inglese all’Università <strong>di</strong> Pavia, ha pubblicato sette libri <strong>di</strong> poesia tra cui “Il<br />

libro dell’angelo”, “Melody” e “Desirée”,“<strong>La</strong> Transilvania liberata”.<br />

Traduttore <strong>di</strong> Byron,Jozsef Attila, Kosztolànyi e Marlowe, ha ideato anche<br />

numerosi “azioni” poetiche e ha scritto il testo drammatico “<strong>La</strong> conquista<br />

della scena e del mondo”. Ha scritto un libro <strong>di</strong> poetica “Dialogo sulla poesia”<br />

insieme al filosofo Fulvio Papi e un romanzo “Don Giovanni innamorato”. E’<br />

uno dei fondatori del movimento internazionale mitomodernista e della”Casa<br />

della Poesia” <strong>di</strong> Milano. Come anglista ha pubblicato libri e saggi sull’opera <strong>di</strong><br />

Ch.Marlowe,Coleridge, Shelley,Carroll,Dylan Thomas, Pound e James Joyce.<br />

47


Loredana Magazzeni<br />

Variazioni sulla parola esilio<br />

In duemila ancora oggi davanti alle coste <strong>di</strong> <strong>La</strong>mpedusa.<br />

Le navi militari prelevano i profughi. Si attrezzano tendopoli.<br />

Dormono stivati in caserme a centinaia.<br />

Le madri li avevano stretti in un ultimo abbraccio prima <strong>di</strong> partire.<br />

Nella sacca solo la coperta contro il freddo <strong>di</strong> marzo.<br />

Davanti a una terra che nasconde i suoi tesori oltre la sterpaglia<br />

alcuni saltano le recinzioni e fuggono verso il futuro.<br />

Il futuro è una parola che non ha confini.<br />

Chi potrà contenere la speranza dentro delle palizzate?<br />

<strong>La</strong> giovinezza mostra i suoi muscoli insanguinati e le sue vene.<br />

Il sole fa chiudere gli occhi e asciuga le lacrime.<br />

Domani sarà un nuovo giorno per un progetto invisibile<br />

che tenta percorsi e sparge le sue spore nel vento.<br />

Com’è sempre stato. Salpare le navi e gettare le reti.<br />

Le donne a restare, rassegnate al tempo che passa.<br />

Chi è in fuga si sente <strong>di</strong> troppo nel suo stesso paese.<br />

Di troppo siamo tutti nel mondo, alveare comune.<br />

Se i beni fossero miele, che fluisce e consola.<br />

Non sangue né armi a forma <strong>di</strong> gioco<br />

su cui saltano i bimbi, brillano come stelle <strong>di</strong> giorno.<br />

Con i se e con i ma non si fa la storia. Eppure se tutto fosse <strong>di</strong>verso.<br />

Se potessimo insieme pensare e insieme respirare e nutrirci.<br />

Nessuno sarebbe in esilio, la terra il nostro paese.<br />

Ho bisogno <strong>di</strong> una lingua <strong>di</strong> poesia che torni a <strong>di</strong>re tutto questo.<br />

Anche se ho poche parole per <strong>di</strong>rlo, se <strong>di</strong>re questo è balbettare parole.<br />

__________________________<br />

Loredana Magazzeni vive a Bologna e si occupa <strong>di</strong> poesia e traduzione. Fa<br />

parte del Gruppo ’98 Poesia. Nel 2010 ha partecipato al festival PoEtiche<br />

Romapoesia. Collabora con la Libreria delle Donne e il Centro <strong>di</strong><br />

documentazione delle donne <strong>di</strong> Bologna.<br />

48


Giampaolo De Pietro<br />

Questo sarebbe il paese?<br />

Questa la scena<br />

il <strong>di</strong>venire?<br />

...<br />

Io mi guardo dal tempo che accade,<br />

e mi guarda anche il vicino, se lo scopro<br />

lo scopro perduto a far spola da lì a qui<br />

...<br />

senz'abbandono<br />

poi mi stanca il tavolino, la mappa delle strade<br />

già fatte, già sentite <strong>di</strong>re - chi mi chiama per favore?<br />

- chi non si vergogna, il ladro e il suo vicino, chi non si vergogna<br />

siamo scemi, noi educati a imparare, a ricercare dentro il giorno un<br />

piccolissimo segnale<br />

<strong>di</strong> riuscita?<br />

<strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> un'altra forma <strong>di</strong> vita da questo - noi strani, voi normali, voi<br />

normalizzanti, noi inquieti, tratti astanti<br />

loro e queste telenovelle sempre più (im)pietose<br />

- <strong>di</strong>venire?<br />

49


Decise allora<br />

Di nascondersi<br />

Nel quarto d’ora<br />

Successivo: parlare<br />

Era tutto sommato parlabile<br />

Sarebbe stato incerto, lo stesso<br />

Tono, allo stesso modo irresoluto<br />

Il nodo non riuscito il nodo ritorto – il nodo <strong>di</strong> non ritorno<br />

Per non aver ben stretto con l’or<strong>di</strong>ne<br />

Richiesto e la richiesta impostora che<br />

Veniva celata da una postura scelta per forma. O metro,<br />

regoletta marinata nel liquido <strong>di</strong> un’istruzione inane.<br />

Dove se n’è andata? – forse si chiesero, domandandosi<br />

Con un anello al <strong>di</strong>to e con un altro fuori guida del cerchio fisso (la bocca,<br />

neppure aperta) -<br />

Ma erano solo crampi da passanti, non assurgibili<br />

A manco parvenze <strong>di</strong> mancanza, l’occhio chiuso appena<br />

Di un problema illogico, quello della vita stessa sotto al balcone del tempo<br />

L’occhio appena appena aperto sulla scena <strong>di</strong> un’onda serena fuori dalla<br />

porta-marea che scema<br />

Di scie in scia<br />

***<br />

Non è vero che non è successo nulla, amico, ultimamente<br />

le stagioni (si) sono successe, anch'esse non eterne non del<br />

tutto ripetute e basta, cicliche sì, ripetitive non sempre e noi<br />

ci siamo qualche volta persi altre volte trovati e rintracciati<br />

in <strong>di</strong>fficoltà a tracciare anche soltanto per la capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />

questo dolore e l'incapacità <strong>di</strong> formulare una frase riguardo la gioia<br />

vivente è la forma e la stagione <strong>di</strong>stante da questa?<br />

Il governo, forse, in<strong>di</strong>cibilmente tale e quale l'inesistente sostanza della<br />

comprensione e del concepire una forma d'azione che sia o sostanza o<br />

riservare un piccolo che poi possa ingran<strong>di</strong>rsi accrescere intendo un fuoco<br />

un falò <strong>di</strong> tutto questo secolo appena appena sommerso ancora da prima<br />

50


e dunque molto sotto lo stato sta sotto o in superficie al dolore e le gioie<br />

dei<br />

suoi citta<strong>di</strong>ni, suoi in che forma citta<strong>di</strong>ni in quale sostanza o misura?<br />

con quale altra faccia finta con quali altre scusa pronte ? la notte si deve<br />

non<br />

solo dormire sapete bambini la notte si dorme e si cresce tra i sogni,<br />

sapete citta<strong>di</strong>ni?<br />

__________________________<br />

Giampaolo De Pietro, è nato a Catania nel 1978. ha pubblicato nel 2008<br />

tre righe <strong>di</strong> sole, (E<strong>di</strong>z. Salarchi immagini). Alcune poesie sono apparse su<br />

una rivista tedesca e una slovena<br />

51


Emi<strong>di</strong>o Montini<br />

7<br />

Flessibilità è la parola d'or<strong>di</strong>ne. <strong>La</strong> parola magica. Guardo l'azienda. <strong>La</strong> rigiro<br />

da tutte le parti. Mi faccio colpevole <strong>di</strong> tutti i peccati. Eppure, che strano, sia<br />

dentro che fuori sono sempre gli stessi a flettersi! E chi sono quelli? Chi non è<br />

entrato nel giusto giro, chi non soggiace al Maschio Primevo, il Maschio Alfa.<br />

Chi la pensa <strong>di</strong>verso, chi ha conservato una parvenza d'umano: chi lavora per<br />

vivere e non per osannare gli squinternati al potere. Chi ama la Ditta più dei<br />

cavalli ora al galoppo, un galoppo sfrenato: sempre più altezzoso, ingiu<strong>di</strong>cato.<br />

Le troie hanno una logica semplice e per questo efficace: una è la visione,<br />

quella <strong>giusta</strong>, la loro. Tutto il resto è il Nemico. E come tale va trattato. Ma da<br />

dentro la legge, così c'è più gusto! Il dolo e la beffa in un solo cornetto, e il<br />

porcilaio è completo, perfetto. Tutti lo sanno, lo sentono. Molti ne tacciono.<br />

Ad alcuni piace: il loro tempo è venuto. Troppi ne soffrono, qualcuno solo ne<br />

parla. Senso <strong>di</strong> nausea, torpore, debolezza e vertigine, un tarlo allo stomaco,<br />

un'ossessione costante. Neppure fuori si riesce a staccare. Si pensa al lavoro, a<br />

come non giri: a come il mite sia peggio trattato. All'oltraggio ai terzisti,<br />

strozzati sui tempi e sul prezzo. Costretti a saltare <strong>di</strong> palo in frasca, dall'oggi al<br />

domani: per trenta pezzi <strong>di</strong> questo, per venti <strong>di</strong> quello. E le corse a portare i<br />

componenti mancanti, dovendo fare per ieri ciò che oggi è su carta.<br />

Nemmeno il più pazzo elefante ha in sé una tale pazzia, ma il sistema<br />

introdotto sì, perché se resa automatica la pressione, automatici <strong>di</strong>ventano il<br />

non senso e la rabbia. <strong>La</strong> <strong>di</strong>stanza abissale tra il contenuto e la forma, non è<br />

colmabile da nessun addobbo <strong>di</strong> cui piena l'azienda. Non vasi <strong>di</strong> fiori o<br />

fresche vernici: non stampe <strong>di</strong> pregio o illustrate pernici. Il <strong>di</strong>vario è fra la<br />

mano dell'uomo e il giorno fatto testicolo. Salito il gonfiore a intasare il<br />

cervello: a fare del lavoro non un piano ruscello ma un convulso sacello.<br />

20<br />

Come è stato possibile giungere a ciò? <strong>La</strong> domanda m'inchioda, mi tormenta.<br />

Dall'adolescenza. Lo scriba sulla colonna e il mondo del delitto intorno.<br />

Perché si spiaggiano le balene, perché il lemure è così lento? Conformismo,<br />

adattamento. Il Monte <strong>di</strong> Venere che si gonfia e l'uomo che <strong>di</strong>mentica la sua<br />

origine solare. Il caglio gli dà al cervello, non gliene importa nulla pur <strong>di</strong> calarsi<br />

in quel sacello. Non sa scindere il godere dal costruire un mondo. Si arrende,<br />

52


si consegna. Ancor prima d'essere sconfitto. Nemmeno combatte, non ne<br />

vede il motivo! <strong>La</strong> torma lo spaventa, lo comanda. Strilla se appena fuori dal<br />

sentiero. Non più centrato il suo cuore sul suo asse portante. Mio Dio! Sotto<br />

le sue tende il tuo popolo sacrifica sì, si prostra: ma senza gusto, senza<br />

riverenza. Già <strong>di</strong>mentica sul sagrato le parole dette in chiesa. E' andato<br />

altrove: a sinistra sbanda, sbanda a destra. Pesta sul posto e non segue le<br />

frecce. Tutto lo <strong>di</strong>minuisce, lo vuole <strong>di</strong>minuire. Da se stesso si scava la nicchia<br />

in cui dormire. Il letargo è lungo. Dai venti ai cinquanta, poi è troppo tar<strong>di</strong>.<br />

Esattamente il tempo in cui potrebbe essere pericoloso. Passato questo il<br />

Sistema è salvo. Per un'altra generazione. <strong>La</strong> lince e il gufo hanno insabbiato<br />

l'Angelo. Sbatte le ali, si <strong>di</strong>mena, rugge impotente in mezzo al pantano. Uno<br />

straccio <strong>di</strong> pensione, la televisione accesa. E il rammarico <strong>di</strong> un para<strong>di</strong>so<br />

perduto per viltà.<br />

NOTA<br />

Non serve <strong>di</strong>rne il nome.<br />

Il suo nome è “Legione”: la sofferenza <strong>di</strong> molti,<br />

la realizzazione <strong>di</strong> pochi. Con ogni mezzo. All'interno della Legge.<br />

Dietro ari<strong>di</strong> dati.<br />

__________________________<br />

Emi<strong>di</strong>o Montini nasce nel 1954 in una valle del Bresciano fra le più laboriose e<br />

chiuse a tutto ciò che non ricada sotto la voce “tempi e meto<strong>di</strong>”. Forse, a condurlo<br />

ignaro verso quella vanità chiamata poesia, può essere stato quell'elemento, primitivo e<br />

sacrale, ere<strong>di</strong>tato da parte materna. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni poetiche<br />

dal 1978 ad ora: Poesie (<strong>La</strong> Voce del Popolo, Brescia 1987); A Colloquio con l'Angelo<br />

(E<strong>di</strong>zione del Leone, Venezia 1990); Mutamenti e Identità (E<strong>di</strong>zioni del Leone,<br />

Venezia 1992); Cassandra la Bella e altre cose (E<strong>di</strong>zioni Tracce, Pescara 2002); il<br />

romanzo breve Il Panico e la Grazia (L'Arcolaio E<strong>di</strong>trice, Forlì 2008); Uo<strong>di</strong>shallo -<br />

Diario Africano (L'Arcolaio E<strong>di</strong>trice, Forlì 2009); <strong>La</strong> Moneta a noi Donata (L'Arcolaio<br />

E<strong>di</strong>trice, Forlì 2010); Parola <strong>di</strong> Scriba ( L'Arcolaio E<strong>di</strong>trice, Forlì 2011). Numerose le<br />

recensioni sui quoti<strong>di</strong>ani citta<strong>di</strong>ni e le segnalazioni in vari premi letterari, fra cui un<br />

secondo posto al Premio Montano.<br />

53


Ezio Maifrè<br />

Patria o secessione ?<br />

<strong>La</strong> mia Patria è l’Italia,<br />

l’Italia è la mia famiglia,<br />

Tirano è il mio paese benedetto,<br />

dove si parla ancora il <strong>di</strong>aletto.<br />

<strong>La</strong> Patria è la mia mamma,<br />

l’Italia è la mia sposa,<br />

Il mio cuore è per la bella Tirano,<br />

per un <strong>di</strong>aletto sincero come il pane.<br />

Patria, Italia, Tirano e <strong>di</strong>aletto,<br />

quattro stelle che brillano in cielo,<br />

che portano gioia, amore e dolore,<br />

da tenere preziose e con Amore.<br />

__________________________<br />

Ezio Maifrè Nato a Tirano ( So ) nel 1943 . Ha collaborato dal 1996 al 1998 con<br />

il “Giornale <strong>di</strong> Tirano” per le pagine “tra<strong>di</strong>zioni e <strong>di</strong>aletto”. Dal 1999 al 2007 ha<br />

scritto sul Giornale <strong>di</strong> “Tirano e <strong>di</strong>ntorni” per le pagine “tra<strong>di</strong>zioni e cultura”,<br />

proseguiendo dal settembre 2008 sul giornale “ Il tiranese senza confini “. Ha<br />

<strong>cura</strong>to <strong>di</strong>verse comme<strong>di</strong>e <strong>di</strong>alettali e ottenuto alcuni riconoscimenti in premi<br />

letterali <strong>di</strong>alettali. Ha pubblicato i libri bilingue italiano/tiranese “ Ai tempi <strong>di</strong><br />

Mario Omodeo”, “ Michele e Martina ai tempi del Sacro macello <strong>di</strong> Valtellina”, “ Le<br />

calamità del 1987 in Valtellina”.<br />

Come autore ha ottenuto la menzione ai concorsi <strong>di</strong> poesia 2005, 2009 “Le<br />

montagne in poesia” Indetti dal Club Alpino Italiano-Sezione Valtellinese <strong>di</strong><br />

Sondrio.Nel 2009 in collaborazione con il giornale “ Il tiranese senza confini “ ha<br />

pubblicato “ Crùsti de pulénta “. Storielle Tiranesi in italiano.<br />

54


Daniela Rinal<strong>di</strong> – Senza titolo<br />

55


Annalisa Macchia<br />

(In attesa dell’impiccagione)<br />

Specchio fantasma senza veli sul viso<br />

senza segni sul collo<br />

in te si annulla questa linea d’ombra.<br />

Si smorza la rabbia repressa.<br />

Rapido è il cappio – <strong>di</strong>cono –<br />

a mordere la vita <strong>di</strong> una donna.<br />

Ma non sarà spettacolo.<br />

Non sazierò fame <strong>di</strong> uomo.<br />

<strong>La</strong> sposa per un giorno<br />

il corpo-scudo<br />

tra l’uomo e la bambina<br />

sarà muto fagotto<br />

a pendere nel sole.<br />

Avrà voce <strong>di</strong> donna il mio dolore.<br />

Di velo in velo correrà tra i vicoli<br />

s’impiglierà alle gonne<br />

sarà impastato con farina ed acqua:<br />

cibo consumato nell’angolo più buio.<br />

E nutrirà mia figlia<br />

la figlia <strong>di</strong> mia figlia, le figlie delle figlie…<br />

Sarà l’ere<strong>di</strong>tà.<br />

__________________________<br />

Annalisa Macchia, nata a Lucca, vive da molti anni a Firenze. Tra le sue<br />

pubblicazioni: il saggio Pinocchio in Francia, Quaderni della Fondazione Nazionale<br />

“Carlo Collo<strong>di</strong>”, 1978; <strong>La</strong> gattina dalla coda blu, <strong>La</strong> formica giramondo, Il fantasmino, Il<br />

pesce palla e la nave pirata, Ed. Chegai, Firenze 2002 (piccoli libri per l’infanzia);<br />

Mondopiccino, piccole storie in rima, Florence Art E<strong>di</strong>zioni, Firenze 2004 ; la<br />

raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>La</strong> stanza segreta, ETS, Pisa 2004; una raccolta <strong>di</strong> racconti I sogni<br />

del mattino, ETS, Pisa 2005; una seconda raccolta poetica <strong>La</strong> luna <strong>di</strong> Cézanne,<br />

Kairos, Napoli 2008, nella collana <strong>di</strong> Poesia <strong>di</strong>retta da Antonio Spagnuolo “Le<br />

parole della Sybilla”; il saggio A scuola <strong>di</strong> poesia, per capirla, per spiegarla, per<br />

scriverla, per amarla, nella collana “Saggi e ricerche”, Florence Art E<strong>di</strong>zioni,<br />

Firenze 2009; Il portone <strong>di</strong> via Ghibellina, nella collana Passi, Puntoacapo, (2011).<br />

56


Roberto Cogo<br />

soldato in missione<br />

ricorda — questo non è un lavoro tra gli altri<br />

qui si rischia la vita<br />

nel caso si ammazza qualcuno — se serve, se occorre...<br />

non è sempre e soltanto un aiuto dato<br />

ai <strong>di</strong>sperati, ai sottomessi — una missione <strong>di</strong> pace, così come<br />

si <strong>di</strong>ce<br />

qui si spara se serve, se occorre...<br />

così come ti hanno insegnato<br />

così come ti hanno addestrato a fare<br />

non puoi <strong>di</strong>re che non lo sapevi<br />

non puoi <strong>di</strong>re che non ci avevi pensato<br />

tutto evolve, ogni scenario cambia...<br />

così il politico <strong>di</strong> turno o il ricco al potere<br />

così l’industria delle armi — nuovi modelli e magazzino<br />

pieno<br />

si ricorderanno <strong>di</strong> te<br />

quando gira il vento<br />

quando cambia la scena<br />

tu non potrai rifiutarti, non ti tirerai in<strong>di</strong>etro...<br />

il dovere, la patria, l’onore, la ban<strong>di</strong>era<br />

pressioni sulla tua giovane mente<br />

il fascino della <strong>di</strong>visa, l’arma lucida bene oliata...<br />

quando gira il vento — perché tutto gira ed evolve<br />

sempre...<br />

quando la scena cambia — e cambia, cambia...<br />

sarà il tuo turno e farai il tuo dovere<br />

— ammazzerai chi sei andato a salvare<br />

57


o sarai ammazzato —<br />

così il politico o il ricco <strong>di</strong> turno al potere<br />

così l’industriale delle armi al loro fianco — fiero <strong>di</strong> suo<br />

figlio<br />

laureatosi nel frattempo ad Harvard o alla Bocconi<br />

sulla tua bara lucida bene oliata<br />

ti avvolgeranno nella ban<strong>di</strong>era nazionale<br />

ti daranno l’ultimo ad<strong>di</strong>o con le lacrime agli occhi<br />

rivolti alla patria, all’onore, al dovere e alle armi<br />

sanciranno l’altezza del tuo sacrificio<br />

il tuo valore e onore nella missione <strong>di</strong> pace...<br />

ricorda — questo non è un lavoro tra gli altri<br />

__________________________<br />

Roberto Cogo è nato a Schio (Vicenza) nel 1963. Si è laureato in lingue e<br />

letterature anglo-americane all’Università Cà Foscari <strong>di</strong> Venezia. Ha<br />

pubblicato i libri: Möbius e altre poesie, E<strong>di</strong>toria Universitaria, Venezia, 1994;<br />

In estremo stupore, E<strong>di</strong>zioni del Leone, Venezia, 2002; Nel movimento, E<strong>di</strong>zioni<br />

del Leone, Venezia, 2004; Di acque / <strong>di</strong> terre, E<strong>di</strong>zioni Joker, Novi Ligure,<br />

2006; Io cane, L’arcolaio, Forlì, 2009. Ha pubblicato le raccolte: Confon<strong>di</strong> il<br />

vento, in «<strong>La</strong> Clessidra», E<strong>di</strong>zioni Joker, Novi Ligure, n. 1, 2007; Mai identico<br />

riproporsi, in «Italian Poetry Review», Società E<strong>di</strong>trice Fiorentina, Firenze,<br />

vol. II, 2007; Ha collaborato alle antologie, Dall’A<strong>di</strong>ge all’Isonzo, Fara, 2008; <strong>La</strong><br />

poesia, il sacro, il sublime, Fara, 2009; Salvezza e impegno, Fara, 2010. <strong>La</strong> sua più<br />

recente raccolta poetica Supplementi <strong>di</strong> viaggio è <strong>di</strong>sponibile come e-book<br />

all’in<strong>di</strong>rizzo web<br />

http://rebstein.files.wordpress.com/2011/02/roberto-cogo-supplementi-<strong>di</strong>-viaggio.pdf<br />

Ha tradotto dall’inglese vari poeti tra cui: John. F. Deane, Charles Olson,<br />

Les Murray e Gary Snyder. E-MAIL: roberto.cogo@alice.it<br />

58


Giuseppina Rando<br />

Il Trono<br />

Giacciono sotto il macigno del Trono le categorie umane che dovrebbero<br />

cambiare il mondo: deboli, poveri e senza voce .<br />

Il Monarca s’ammanta <strong>di</strong> colori che giungono dagli estremi della rosa dei<br />

venti e genera un tempo altro, lontano. Nella sua vita il denaro fluisce ,<br />

come il sangue nelle vene, e gli pro<strong>cura</strong> la gioia <strong>di</strong> trasformare ogni cosa<br />

in qualsiasi altra cosa.<br />

All’orizzonte, rosso <strong>di</strong> ferite mai cicatrizzate, la parvenza dell’esistere<br />

tesse, trama leggi, abbozza progetti, partoriti dal <strong>di</strong>vorzio tra l’uomo e la<br />

coscienza.<br />

L’essere pensante che sta in basso- sotto il Trono - non incide nella Storia.<br />

Dal basso non si può guidare la Storia, che si muove come una nuvola<br />

libera, senza una precisa necessità e giunge in un luogo dove non desidera<br />

andare.<br />

Ovunque nel mondo è <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne assurdo , casuale, non rispondente ad un<br />

<strong>di</strong>segno.<br />

Solidarietà dei potenti contro il brulicare <strong>di</strong> esseri pensanti, ognuno con<br />

una sua <strong>di</strong>versa rappresentazione <strong>di</strong> progresso e giustizia. Le idee dal basso<br />

e dall’alto combattono continuamente anche contro le proprie posizioni.<br />

Disertano pure… e ora si trovano su una linea <strong>di</strong> battaglia ora su quella<br />

opposta.<br />

Il Trono macina, frantuma la realtà fino a quando <strong>di</strong>venta un ammasso <strong>di</strong><br />

frammenti.<br />

Nella <strong>di</strong>lagante confusione striscia, come un serpente, il Potere <strong>di</strong> chi sa<br />

dominare il consenso.<br />

Escono dalla tana i gattopar<strong>di</strong> : gironzolano, gnaulano ad arte tra gli<br />

affamati e assetati <strong>di</strong> giustizia. Facilmente derubano loro coscienza e<br />

conoscenza .<br />

Nessuno sa più da dove ri-partire e dove andare.<br />

59


In tanto tumulto e caos, il Trono , pur mutando aspetto, abito e nome,<br />

resta uguale a se stesso, pietrificato nello spazio e nel tempo.<br />

Non ci lusinga il <strong>di</strong>venire<br />

Deboli, poveri e senza voce, sempre “vinti”, cantano e canteranno nella<br />

notte il sangue del giorno, <strong>di</strong> tutti i giorni.<br />

Ad ogni cambio <strong>di</strong> quadrante il loro tribolo <strong>di</strong>venta sempre più fievole,<br />

più timoroso.<br />

Sulla fiumara esitante dei vinti naviga sicuro il Trono…<br />

Deboli, poveri e senza voce reggono l’architettura del mondo, delle sue<br />

<strong>di</strong>verse verità, del perenne <strong>di</strong>ssolversi e formarsi <strong>di</strong> nuovi lacci.<br />

Non ci lusinga il <strong>di</strong>venire<br />

Anche se tutto sembra cambiare, in verità, obbe<strong>di</strong>sce solo alla forza misteriosa<br />

dell’Ignoto<br />

Non ci lusinga il <strong>di</strong>venire<br />

(Prosa premiata con Menzione d’Onore alla XXV ed. Premio Montano)<br />

__________________________<br />

Giuseppina Rando è siciliana (Barcellona), docente <strong>di</strong> lingua e letteratura<br />

italiana, poeta e saggista. E’ presente in numerosi volumi <strong>di</strong> poesia, antologie e<br />

saggi. Tra le sue opere poetiche più recenti: Duplice veste (2001), Immane tu (2002),<br />

Figura e parola (2005), Vibrazioni (2007 ), Bioccoli (2008). Tra i saggi: Profili <strong>di</strong> donne<br />

nel vangelo (Bastogi, 2002), Chiara. Una voce dal silenzio (San Paolo, Milano. 2002).<br />

Tra le prose :Nel segno(Racconti) Pungitopo Ed. (2011). E-Mail:<br />

pinarando@virgilio.it<br />

60


Davide De Maglie<br />

<strong>La</strong> grande protesta<br />

Ci sono passato in autobus, in piazza c’era gente<br />

c’erano ban<strong>di</strong>ere e si u<strong>di</strong>vano <strong>di</strong>scorsi,<br />

molti guardavano il palco<br />

molti badavano a occuparlo,<br />

la sera tutti in tivù tutti a negare,<br />

tutti a <strong>di</strong>re “la piazza era vuota”,<br />

l’ennesimo balletto senza ritmo:<br />

in pie<strong>di</strong>, senza mai perdere il passo<br />

mi fermo a guardarmi intorno,<br />

ritrovo chi era in piazza senza un nome,<br />

ascolto la grande protesta<br />

e la sua voce più vera.<br />

Vedendo che scrivo<br />

Bolzano, 7 settembre 2011<br />

L’Italia s’è desta,<br />

l’Italia ha svoltato a destra,<br />

forse è un ritorno è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>rlo,<br />

non riusciamo a capire<br />

non sappiamo ricordare,<br />

la storia non è all’or<strong>di</strong>ne del giorno;<br />

da oggi si cambia,<br />

leggi più vere interventi più duri,<br />

ma le carceri sono piene<br />

e allora tutti fuori, tutti insieme<br />

a sfilare tra i cattivi e tra i buoni,<br />

mangiando qua e là, nella zuppa mista<br />

<strong>di</strong> reati e condoni, è un pandemonio<br />

e la sinistra ci ha messo del suo,<br />

ci ha messo tanto<br />

61


e alla fine non ha deciso niente,<br />

è un pensiero politico in cammino<br />

ma non ha ancora scelto dove andare,<br />

come un cielo che non ha più colore:<br />

ma proprio non mi capisci<br />

se resto in silenzio,<br />

ti stupisci davvero<br />

vedendo che scrivo poesie d’amore?<br />

Foto: Daniela Rinal<strong>di</strong><br />

__________________________<br />

Davide De Maglie è nato a Bolzano nel 1975. Si è laureato in Lettere Moderne<br />

all’Università <strong>di</strong> Trento e lavora nella pubblica amministrazione. Sue poesie sono<br />

apparse nell’Antologia dell’Amore <strong>cura</strong>ta dall’A.L.I. Penna d’Autore (Torino, 2002) e<br />

nell’antologia Ogni vota ca ti viru… m’amburugghio nell’ambito dell’iniziativa “San<br />

Valentino in piazza” organizzata dal Comune <strong>di</strong> Lentini e <strong>cura</strong>ta da Guglielmo<br />

Tocco (Lentini, 2002). Ha ottenuto il terzo posto al Premio <strong>di</strong> Poesia<br />

“Centrodentro” (Perugia, 2001) ed è stato segnalato per la poesia al Premio<br />

Letterario Nazionale “Goffredo Parise” (Bolzano, 2004, sezione poesia) e al<br />

Premio <strong>di</strong> Poesia e Narrativa “Città <strong>di</strong> Bolzano” organizzato dall’UPAD <strong>di</strong><br />

Bolzano (Bolzano, 2005).<br />

62


Alberto Figliolia<br />

“Bisogna renderli come bestie”<br />

È il giorno del mio compleanno e come al solito lo passo in coda<br />

nell'attesa <strong>di</strong> acquistare i libri <strong>di</strong> testo scolastici per la mia terzogenita<br />

questa volta anche quello <strong>di</strong> filosofia contenente un capitolo sulla<br />

Scolastica non ci crederete ma una volta alle 2 <strong>di</strong> notte nella sperduta<br />

campagna torinese mentre vagavo con un giapponese un balcanico<br />

un'in<strong>di</strong>ana e una bergamasca ho conosciuto una signora <strong>di</strong> nome<br />

Scolastica presumibilmente single che gestiva un agriturismo e preparava<br />

un'ottima bagna cauda.<br />

O<strong>di</strong>o le villette con le statue <strong>di</strong> nanetti, soprattutto se pensosi, nei<br />

giar<strong>di</strong>netti, che siano in paesi <strong>di</strong> montagna, in pianura o in piena periferia<br />

metropolitana.<br />

Spuntano parabole fra oleandri, pruni (il viola dei frutti s'accoppia con<br />

magnificenza al verde delle foglie) e rose: tante parabole, ma non<br />

evangeliche.<br />

Attendo la pioggia, ma l'acqua piovana non ha casa.<br />

So che un mio amico sta male: sapeva <strong>di</strong> grano maturo quella volta che gli<br />

chiesi se aveva lavorato nel mondo dello spettacolo e lui mi rispose: Mì<br />

fasevi el barista.<br />

M'invade la pericolosa sensazione che tutto sia stato scritto, compreso<br />

quel che sarà scritto e ancora da scrivere.<br />

Il tram ha panchine <strong>di</strong> legno e piccoli lampadari in stile liberty, costeggia il<br />

placido naviglio – musica araba da un cellulare ridente –, passa accanto<br />

alla casa dove ha vissuto Elio Vittorini, e la gente fuori continua a<br />

camminare come se nulla fosse.<br />

L'antico porto <strong>di</strong> Milano è in preda a un bosco selvatico, ma non sono<br />

mangrovie.<br />

Che fine ha fatto Rocco con i suoi fratelli? Un dubbio che mi coglie del<br />

tutto impreparato.<br />

<strong>La</strong> sonnolenza mi coglie all'ennesima notizia governativa: sarà un<br />

palliativo alternativo alla rabbia anarchica che mi <strong>di</strong>vora le viscere.<br />

Penso a tutti i miei capi e avvampo: vicino è il giorno in cui gli daranno le<br />

chiavi per rinchiuderci in una baracca.<br />

63


Pursuit of happiness: l'hanno scritto oltre due secoli fa, e ancora non<br />

riusciamo a giungervi nonostante tutti i libri <strong>di</strong> fantascienza stilati e gli<br />

sport inventati.<br />

<strong>La</strong> cucina srilankese <strong>di</strong> sera mi fa <strong>di</strong>gerire evitandomi il riflusso<br />

gastroesofageo.<br />

“Bisogna renderli come bestie”, ed è più facile la governance.<br />

Stanno ripulendo un condominio dalla merda, qua è la anche condom usati;<br />

l'anagramma <strong>di</strong> condominio è mondocinio, un po' come un lenocinio globale.<br />

Il vento mi agita i pensieri, se ne avessi.<br />

In realtà un pensiero ce l'ho, ossia che si può vivere anche senza denaro.<br />

Si può vivere con l'ignorante amore, l'ironia, l'ansia <strong>di</strong> essere Raskolnikov o il Principe<br />

Amleto, le parole e i tramonti.<br />

Perciò ora mi accovaccerò e osserverò i miei figli crescere e se non ne avessi osserverò i<br />

cactus fiorire.<br />

__________________________<br />

Alberto Figliolia, milanese. Ha scritto, come giornalista pubblicista, per<br />

numerose testate nazionali e locali. Inviato della rivista telematica tellusfolio e<br />

redattore de 'l gazetin. Ha pubblicato, come autore, vari libri <strong>di</strong> poesia, sport,<br />

narrativa breve e fiabe per bambini.<br />

Collabora da sempre con la casa e<strong>di</strong>trice Albalibri. Pensa che con il martello<br />

gandhiano della poesia sia possibile sbriciolare l'oscuro muro del potere.<br />

64


Adele Desideri<br />

Manifesto esistenziale<br />

Credo<br />

nella forza primigenia dell’amore<br />

nella sconsiderata, solitaria, resistenza<br />

nella <strong>di</strong>sperazione remota della lotta<br />

Credo<br />

nella veemenza dell’onestà<br />

nella verità desiderata, impellente<br />

nella vita trafitta dagli ideali<br />

nella virtù che crea deserto<br />

nella rigorosa critica <strong>di</strong> ogni ipocrisia<br />

Credo<br />

nelle <strong>di</strong>atribe intestine della coscienza<br />

nella saggezza dell’ostinazione<br />

nella carità che genera il conflitto<br />

Credo<br />

nell’umanità che, sconfitta, risorge<br />

nella solitaria invocazione del deviante<br />

nel glorioso riscatto dei vilipesi<br />

nell’accoglienza del <strong>di</strong>verso - lezione <strong>di</strong> civiltà<br />

Credo<br />

che l’hashish non sia il peggior peccato<br />

65<br />

Vivere,<br />

cogliendo nelle pagine <strong>di</strong> un libro,<br />

semi <strong>di</strong> bellezza.<br />

Serbare l’istante,<br />

nel repentino baluginare dei ricor<strong>di</strong>.<br />

E invecchiare,<br />

leggendo - tra le spine<br />

della fatica - l’intersezione<br />

del sacro e del sublime.


che cupi<strong>di</strong>gia e violenza scatenino ogni calamità<br />

che l’incesto affiori - ancora e sempre - da umbratili recessi<br />

Credo<br />

che la madre nel dovere massacri il seno<br />

che la donna conservi nell’utero la <strong>di</strong>gnità<br />

che nel grembo il frutto sia sacro<br />

che la pingue<strong>di</strong>ne, nella donna, sia un privilegio<br />

Credo<br />

che i <strong>di</strong>scepoli fossero stupiti, confusi<br />

che il Padre abbia guardato con dolore il Figlio crocefisso<br />

che il figlio abbia perso il padre <strong>di</strong>stratto<br />

Sola,<br />

gratto il ghiaccio dal vetro,<br />

accendo il motore.<br />

Nella valigia i miei taccuini,<br />

tutti i cimeli delle battaglie perdute.<br />

__________________________<br />

Adele Desideri Salomè (Il Filo, 2003), Non tocco gli ippogrifi (Campanotto, 2006), Il<br />

pudore dei Gelsomini (Raffaelli, 2010). Sue opere sono inserite in varie antologie, tra<br />

le quali Milano in versi, una città e i suoi poeti, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Angelo Gaccione<br />

(Viennepierre, 2006); Le avventure della Bellezza (1988-2008), a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Tomaso<br />

Kemeny (Arcipelago, 2009); Chi ha paura della bellezza?, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Tomaso Kemeny<br />

(Arcipelago, 2010); Il segreto delle fragole. Poetico Diario 2011, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Michelangelo<br />

Camelliti (LietoColle, 2010); Incontri con <strong>di</strong>eci gran<strong>di</strong> poetesse del Novecento, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />

Gabriela Fantato (<strong>La</strong> Vita Felice, 2010).<br />

È autrice del saggio <strong>La</strong> cantatrice inquieta dell’invisibile. <strong>La</strong> colpa <strong>di</strong> esistere nella poesia <strong>di</strong><br />

Fernanda Romagnoli, inserito nel volume “Con la tua voce”. È stata tradotta in<br />

inglese, francese, spagnolo e arabo. È <strong>cura</strong>trice del volume <strong>La</strong> poesia, il sacro, il<br />

sublime (Fara, 2010), che raccoglie gli Atti dell’omonimo convegno, ideato e<br />

organizzato in collaborazione con Alessandro Ramberti.<br />

Scrive o ha scritto per <strong>di</strong>versi siti internet, quoti<strong>di</strong>ani e riviste culturali. Sue poesie<br />

o note critiche sulle sue opere sono pubblicate ne Il Sole 24 Ore, Corriere della Sera,<br />

Corriere della Sera on line (blog <strong>di</strong> poesia a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Ottavio Rossani), l’Unità, Il Giorno,<br />

<strong>La</strong> Nazione, CalabriaOra, Ra<strong>di</strong>oRAI, Ra<strong>di</strong>o Alma <strong>di</strong> Bruxelles, L’Azione (settimanale<br />

marchigiano), <strong>La</strong> Voce <strong>di</strong> Romagna, Toscana Oggi, Poesia, <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano,<br />

clanDestino, <strong>La</strong> Clessidra, Le voci della luna, Leggere donna, Poliscritture, Eos.<br />

Da <strong>di</strong>versi anni collabora con Il Quoti<strong>di</strong>ano della Calabria.<br />

66


Barbarah Guglielmana<br />

Voglio parlare al popolo:<br />

E <strong>di</strong>rti dove stai andando<br />

Affamato <strong>di</strong> nuvole rosse<br />

Bruciante idee vuote, sognate<br />

Divorante pane, secco e azzimo<br />

Amante <strong>di</strong> donne fantasma, finte<br />

E che allatti scimmie che cresceranno.<br />

Lo vedo alzarsi per sedersi,<br />

Non lo sento parlare urlando.<br />

E da questo balcone mi butterei nelle sue braccia,<br />

Popolo ubriaco <strong>di</strong> pathos annaffiato<br />

<strong>di</strong> una vita strappata alle ceneri <strong>di</strong> un camposanto cremato,<br />

rinvigorita nella palude <strong>di</strong> ranocchi mai principi,<br />

e profumata nella miniera senza lo scivolo del sole<br />

Gli <strong>di</strong>rei:<br />

Baciamo questi giorni respirati senza una guerra mai finita!<br />

E m’alzerei ancora dal Popolo senza la sua Giovanna D’Arco,<br />

Lo partorirei sulla lama della mia spada<br />

e lo porterei ad affettarsi il dovere della sua fetta <strong>di</strong> vita<br />

<strong>di</strong> una torta fatta in casa.<br />

<strong>La</strong> Libia e L’Egitto hanno la febbre<br />

Nasce il nuovo uomo arabo.<br />

Rinasce la libertà, per tutti<br />

In mezzo il vivere della storia.<br />

Sputano lingue <strong>di</strong> sangue,<br />

Cammelli e carroarmati<br />

Urli <strong>di</strong>chiarati,<br />

67


Pout pourri per nuovi passi marciati<br />

Sbattuti al cielo.<br />

Letami da cui nasceranno <strong>di</strong>amanti più puliti.<br />

ﻳﺣ<br />

Hurriya<br />

ﻳﺣ "Hurriya" (<strong>La</strong> H si pronuncia in maniera molto aspirata).<br />

ﻳﻟا "Al hurriya" è <strong>La</strong> libertà<br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Il dono<br />

__________________________<br />

Barbarah Guglielmana nasce a Chiavenna nel 1972. Ha pubblicato <strong>di</strong>verse<br />

plaquettes. 'Appena alzata mi sono messa a tagliare le stelle come voi tutte', all'ottava<br />

e<strong>di</strong>zione, è de<strong>di</strong>cata all'Associazione Donne contro la violenza <strong>di</strong> Pavia. Ha<br />

pubblicato con O.M.P e<strong>di</strong>zioni Ron<strong>di</strong>ni come Formiche, alla seconda ristampa.<br />

68


Thomas Pistoia<br />

Con la bocca piena<br />

Maria Estella Bocchini entrò nell’ufficio privato del Leader intorno alle<br />

ventidue.<br />

Lui non c’era ancora, o forse era <strong>di</strong> là, in bagno. Quoti<strong>di</strong>anamente il capo si<br />

iniettava sostanze “rivitalizzanti”, e non <strong>di</strong> rado integrava il suo dooping con<br />

una buona scorta <strong>di</strong> pillole blu e polvere bianca… soprattutto quando sapeva<br />

<strong>di</strong> dover incontrare una signora. Maria Estella Bocchini pensò che quel giorno<br />

anche lei, che aveva quasi quarant’anni in meno del suo presidente, non<br />

avrebbe rifiutato un po’ <strong>di</strong> quelle me<strong>di</strong>cine. Era stanca. Quella era stata forse<br />

la giornata più importante della sua vita, il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> una carriera<br />

che, ne era certa, da quel momento in poi non si sarebbe più fermata.<br />

Era stato il giorno dell’inse<strong>di</strong>amento del nuovo governo del Bottananga,<br />

penisola del nord africa estremo; e lei aveva da poche ore giurato nelle mani<br />

del presidente: Maria Estella Bocchini era ora il nuovo ministro della pubblica<br />

istruzione.<br />

Il Leader, la sua guida, il suo benefattore, il suo mentore, il mecenate della sua<br />

ascesa istituzionale, l’aveva scelta personalmente. L’aveva chiamata a una<br />

nuova missione.<br />

Finalmente ! Dopo tanti anni <strong>di</strong> gavetta politica, <strong>di</strong> rinunce, <strong>di</strong> compromessi;<br />

anni <strong>di</strong> servilismo, <strong>di</strong> cieca obbe<strong>di</strong>enza. Anni <strong>di</strong> ambizione e carte false per<br />

ottenere un traguardo, per salire un gra<strong>di</strong>no in più, per emergere a qualsiasi<br />

costo.<br />

Prima la laurea in giurisprudenza ottenuta cambiando sede <strong>di</strong> esame, poi la<br />

lenta scalata <strong>di</strong> conoscenze sempre più influenti, per arrivare in alto, dove<br />

c’era lui, con il suo potere, la sua ricchezza, la sua… luminescenza.<br />

Il segreto è non vergognarsi mai <strong>di</strong> nulla. Non <strong>di</strong>re mai <strong>di</strong> no.<br />

Essere pronta a tutto.<br />

Mentre recitava mentalmente il motto, il comandamento fondamentale, l’inno<br />

segreto suo e <strong>di</strong> tutti i politici appartenenti al parlamento del Bottananga, la<br />

porta secondaria dello stu<strong>di</strong>o si aprì e comparve, sorridente, il Leader.<br />

- Presidente…<br />

Impeccabile nel suo doppio petto, preciso nel maquillage, prezioso<br />

nell’atteggiamento, il Leader la accolse con un abbraccio.<br />

- Mia cara… Congratulazioni.<br />

Lei si lasciò stringere, si lasciò baciare sulle guance.<br />

69


- Grazie, io… sono pronta, non la deluderò.<br />

Il Leader la prese per mano e la accompagnò vicino a un sofà. Si sedette,<br />

sempre tenendole la mano. Lei gli rimase <strong>di</strong> fronte, in pie<strong>di</strong>.<br />

U<strong>di</strong>rono provenire dai corridoi esterni uno scalpiccio <strong>di</strong> passi veloci;<br />

funzionari, giornalisti. O la scorta, pensò lei.<br />

Dalla piazza sottostante urlò breve una sirena.<br />

Maria Estella Bocchini gettò una fugace occhiata alla luna schiacciata contro le<br />

sbarre <strong>di</strong> una finestra, poi si voltò <strong>di</strong> nuovo e la mano <strong>di</strong> lui stringeva più<br />

forte.<br />

- Mia cara… Mia cara… Confido molto in te. Il tuo è il compito più delicato.<br />

Ve<strong>di</strong>, come sai, il nostro è un progetto antico, un obiettivo importante per<br />

mantenere sal<strong>di</strong> i valori su cui si poggia questo paese… Ci sono interessi<br />

enormi in gioco. Il Gran Maestro ha progettato per decenni questo passaggio,<br />

siamo a una svolta storica.<br />

Maria Estella Bocchini tacque,<br />

Lui si passò l’altra mano sul mento, come se stesse cercando le parole.<br />

- In questi ultimi anni ho raccontato a questo popolo la mia favola. Ho dato<br />

alle televisioni il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffonderla. Perchè questo, Maria Estella, è un<br />

popolo che crede alle favole. Ci crede, sì, però (come <strong>di</strong>ce spesso il Gran Maestro) è<br />

un popolo dagli anticorpi massicci. Ha centinaia e centinaia <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> storia,<br />

arte, cultura che lo proteggono. Possiamo dominarlo, ma mai fino in fondo.<br />

Per poterlo gestire appieno come vorremmo, dobbiamo <strong>di</strong>struggere il suo<br />

sistema immunitario, dobbiamo massacrare i suoi anticorpi e far sì che i<br />

giovani siano i primi ad assimilare la nostra favola.<br />

In una parola, mia cara – e qui sospirò, quasi il terminare la frase fosse per lui<br />

un sacrificio – Ci vuole l’ignoranza.<br />

Maria Estella Bocchini non <strong>di</strong>sse nulla. Si inginocchiò.<br />

- Ecco perchè tu sei il ministro più importante. Da te partirà l’opera <strong>di</strong><br />

evangelizzazione finale. Seguendo i dettami del Gran Maestro renderemo la<br />

scuola del Bottananga un’istituzione povera <strong>di</strong> mezzi e <strong>di</strong> valori. Faremo in<br />

modo che sia in grado <strong>di</strong> forgiare, in e<strong>di</strong>fici fatiscenti, una gioventù formata su<br />

ciò che già da anni nelle televisioni <strong>di</strong>ffon<strong>di</strong>amo: il nulla.<br />

Lei non parlò.<br />

Lui le pose la mano sul capo avvicinandola a sè.<br />

L’orologio era sulle ventitrè.<br />

- Il nostro problema sono gli intellettuali, gli artisti, gli scienziati, gli uomini<br />

formati sullo stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e la coscienza civile. <strong>La</strong> tua riforma scolastica<br />

eliminerà alla ra<strong>di</strong>ce questi elementi e impe<strong>di</strong>rà la nascita e la crescita <strong>di</strong> nuovi<br />

oppositori. Toglieremo alla scuola le risorse, faremo in modo che ci siano<br />

70


pochissimi insegnanti malpagati e precari, a fronte <strong>di</strong> moltissimi studenti<br />

rincoglioniti. E creeremo <strong>di</strong>soccupazione nel corpo docente, e impe<strong>di</strong>remo la<br />

ricerca scientifica… Incrementeremo la scuola privata che genererà profitti e<br />

insegnerà quello che noi vogliamo… quello che il Gran Maestro vuole…<br />

Il Leader abbassò gli occhi per un secondo, il tempo <strong>di</strong> scorgere i capelli <strong>di</strong><br />

Maria Estella Bocchini che si <strong>di</strong>sperdevano tra le sue ginocchia. Gemette.<br />

- E… cresceranno… cresceranno giovani che penseranno che la vita sia<br />

quella della pubblicità… o dei reality… Giovani dalle coscienze sedate,<br />

dormienti… che non si faranno più domande… perchè a loro comunque le<br />

risposte non interesseranno…<br />

Il Leader sospirò.<br />

- Sei pronta… p-per questo importante compito… c-che ti attende ?<br />

Maria Estella Bocchini <strong>di</strong> nuovo restò in silenzio.<br />

Ma stavolta ne aveva motivo.<br />

Non si può parlare<br />

con la bocca piena<br />

__________________________<br />

Thomas Pistoia è nato a Torino nel 71 e vive tra Presicce (LE) e Empoli (FI).<br />

Dopo aver gestito per anni il portale letterario viaoberdan.it, ha trasformato lo<br />

stesso in un blog su cui pubblica perio<strong>di</strong>camente i suoi racconti, poesie e canzoni.<br />

Spesso i suoi scritti vengono pubblicati su riviste letterarie online e cartacee.<br />

71


Maria Carla Baroni<br />

Comunismo<br />

Trage<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> un progetto utopia<br />

non realizzato<br />

che pare morto<br />

senza essere mai nato.<br />

Per il rosso<br />

( da Canti del <strong>di</strong>venire, rielaborata)<br />

Bruciano i bimbi rom nelle baracche<br />

gli operai nelle officine<br />

i boschi nella calda estate.<br />

Non lasciamo svanire<br />

dalle nostre ban<strong>di</strong>ere<br />

i simboli antichi del lavoro salariato.<br />

Non lasciamo che il rosso<br />

sia solo nei roghi <strong>di</strong> morte. ( da Canti d’amore e <strong>di</strong> lotta )<br />

Per una città delle donne<br />

Tante e vecchie e sole donne<br />

abitanti<br />

desolate lande <strong>di</strong> periferia<br />

e case degradate<br />

anche per voi<br />

il mio politico fare e poetare<br />

per una città bella per tutte<br />

senza muri e recinzioni<br />

una piazza <strong>di</strong> vita aggregata<br />

in ogni quartiere<br />

alberi fiori sentimenti.<br />

Una città <strong>di</strong> spazi e tempi<br />

72


sbocciati in comune<br />

con tempi lunghi a <strong>di</strong>latar gli spazi.<br />

Crisi economica mon<strong>di</strong>ale<br />

L’immensa piovra del capitalismo<br />

che tutto ha avvolto<br />

strisciando vischiosa<br />

intorno al pianeta morente<br />

con la crisi economica mon<strong>di</strong>ale<br />

stravolge esseri umani a milioni<br />

privati <strong>di</strong> lavoro casa ruolo sociale<br />

lasciati talora a morire <strong>di</strong> freddo<br />

rifiuti su scuri marciapie<strong>di</strong>.<br />

(da Canti d’amore e <strong>di</strong> lotta, rielaborata )<br />

E’ più che mai venuto il tempo<br />

d’alzar l’ali del comunismo<br />

per esseri umani uguali e solidali<br />

per una vita che non sia più merce. ( da Mangrovia )<br />

Sui tetti e sulle torri<br />

Operai sui tetti<br />

immigrati sulle torri<br />

muti<br />

gridano al cielo<br />

il dolore e il furore<br />

perché sulla terra<br />

il potere li ascolti. ( ine<strong>di</strong>ta )<br />

Area metropolitana milanese<br />

Case strade viadotti capannoni<br />

autostrade tangenziali<br />

73


centri commerciali<br />

incessante cemento.<br />

Divelta<br />

la forma degli abitati<br />

l’anima dei luoghi.<br />

Spento<br />

il respiro della Madre Terra<br />

dell’acquea pianura feconda. (da Mangrovia)<br />

Capitalismo<br />

Un <strong>di</strong>soccupato costretto a <strong>di</strong>re<br />

“per fortuna non ho figli”<br />

costretto a gioire<br />

per il morir della vita futura. ( ine<strong>di</strong>ta)<br />

__________________________<br />

Maria Carla Baroni, economista ambientalista da decenni impegnata nelle varie<br />

forme della politica fra cui il movimento delle donne, è nata nel 1940 a Milano,<br />

ove vive e opera. Scrive poesie fin dall’adolescenza, ma solo <strong>di</strong> recente ha iniziato<br />

a pubblicarle e a presentarle in varie città: Canti del <strong>di</strong>venire (L’Autore Libri,<br />

Firenze, 2002); Canti <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> lotta (Ibiskos, Empoli, 2003); Millenni <strong>di</strong> minuti (Il<br />

Filo, Roma, 2005); Canti d’amore e <strong>di</strong> lotta (LietoColle, Faloppio, 2008) in e<strong>di</strong>zione<br />

ampiamente rinnovata e ampliata; Mangrovia (LietoColle, 2011). E’ presente in<br />

antologie (Milano in versi: una città e i suoi poeti, Viennepierre, Milano, 2006;Tendenze<br />

<strong>di</strong> linguaggi, Helicon, Arezzo, 2008; <strong>La</strong> poesia, il sacro, il sublime, FaraE<strong>di</strong>tore, Rimini,<br />

2009; Calpestare l’oblio .Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale,Cattedrale,<br />

Ancona, 2010); e in altre <strong>di</strong> premi letterari, in riviste, siti e blog <strong>di</strong> poesia. Ha<br />

ottenuto tre primi premi <strong>di</strong> poesia e vari altri riconoscimenti.<br />

74


Maurizio Alberto Molinari<br />

Avanzi <strong>di</strong> Silenzio<br />

L’Aquila, 19 agosto 2011<br />

75


Franco Casadei<br />

Sempre loro<br />

Di tutto hanno fatto<br />

per os<strong>cura</strong>re il mondo<br />

ora che si è fatto buio<br />

si lamentano.<br />

__________________________<br />

Franco Casadei, me<strong>di</strong>co otorinolaringoiatra, vive e lavora a Cesena.<br />

Ha pubblicato le raccolte <strong>di</strong> liriche “I giorni ruvi<strong>di</strong> vetri” (Il Ponte Vecchio,<br />

Cesena, 2003) e “Se non si muore” (Ibiskos Risolo, Empoli, 2008).<br />

- Primo classificato nei premi <strong>di</strong> poesia: G. Ungaretti, 2005; Carlo Levi, 2005; <strong>La</strong><br />

poesia onesta, 2008; Giovane Holden, 2008; Lionello Fiumi, 2010.<br />

- Fra i primi classificati nei premi: M. Tobino, 2002; P. Neruda, 2006; G.<br />

D’Annunzio, 2006; C. Baudelaire, 2008; U. Foscolo, 2009; D. M. Turoldo, 2011; J.<br />

Prevert, 2011.<br />

- Sue poesie tradotte in spagnolo e in lingua romena su Steaua, rivista dell’Unione<br />

degli Scrittori Romeni.<br />

76


Manuela Potiti<br />

Basta <strong>di</strong> te, basta <strong>di</strong> me<br />

E ora basta!<br />

Basta con le cose che non funzionano!<br />

Basta con i binari che non si intrecciano!<br />

Basta con i politici<br />

Basta con la politica le guerre il mondo!<br />

Basta <strong>di</strong> te<br />

Basta <strong>di</strong> me<br />

Basta con la stagione che non sboccia!<br />

Basta far bisboccia<br />

Basta con i neonati<br />

E basta con le madri!<br />

Basta col lavoro!<br />

Basta con l’anarchia<br />

Basta con la democrazia<br />

Basta con questa televisione!<br />

Basta con l’eurovisione!<br />

Basta <strong>di</strong> te<br />

Basta <strong>di</strong> me<br />

Basta mangiare<br />

Basta arrabbiare<br />

Basta <strong>di</strong> te<br />

E basta <strong>di</strong> me<br />

__________________________<br />

Manuela Potiti è nata Livorno nel 1971 da padre livornese e madre siciliana, vive<br />

a Lucca dal 1972. Si è laureata in Giurisprudenza all’Università <strong>di</strong> Pisa. Ha<br />

pubblicato il romanzo autobiografico Le ragioni del cuore (2011). Attualmente<br />

lavora all’Inail.<br />

77


Enza Armiento<br />

A voi, chiedo <strong>di</strong> allontanarvi<br />

sui gra<strong>di</strong>ni delle chiese andate<br />

a men<strong>di</strong>care perdono<br />

in preghiera, alle anime che vi hanno tenuti nel cuore<br />

nutriti, come bambini affamati d’ogni desiderio<br />

che ora volete anche il cielo<br />

e qui l’inferno volete lasciare<br />

ai <strong>di</strong>avoli<br />

ricoperti <strong>di</strong> vostra polvere e sogni<br />

no, non le vostre case<br />

ben <strong>di</strong>versa sostanza quelle<br />

non le vostre donne <strong>di</strong> carne perfetta<br />

piazzate in borsa a trend.<br />

Possiate crepare <strong>di</strong> bellezza, schiattarvi<br />

nel vostro creato in terra<br />

muore persino il fiore tra le rocce<br />

e l’orfano colpevole <strong>di</strong> essere venuto al mondo<br />

è solo la variante alle armi che vendete.<br />

E crepate pure da morti<br />

se in para<strong>di</strong>so alle anime care a Dio sarete<br />

che qui è morto pure il vangelo<br />

e corpi deformi <strong>di</strong> miseria<br />

vagano come profeti<br />

senza speranza, una parola.<br />

***<br />

se da lontano<br />

vedrai arrivare il fratello scritto nel libro dei libri<br />

come fosse uno sputo <strong>di</strong> cielo<br />

a macchia aperta, sulla lapide del mare<br />

ti chiederai se anche quello è un uomo<br />

o solo un nero orizzonte<br />

il veleno della mala pianta<br />

78


vomitato da un <strong>di</strong>o agonizzante<br />

per una misericor<strong>di</strong>a<br />

lasciata alla bocca dei pesci<br />

<strong>di</strong> cui si tace l’acqua<br />

per notti d’ossa<br />

e morti insonni.<br />

Carla Gui<strong>di</strong> - Zainetto<br />

__________________________<br />

Enza Armiento vive a Manfredonia, è insegnante d’inglese in una scuola<br />

secondaria superiore. Scrive versi e romanzi. Alcune sue poesie sono state<br />

pubblicate in antologie <strong>di</strong> concorsi.<br />

79


Ivana Tanzi<br />

Di questi tempi<br />

Di questi tempi ogni volta<br />

che assisto a un <strong>di</strong>battito politico<br />

mi domando quanto<br />

silenzio<br />

occorrerà dopo<br />

(un dopo prima o poi ci sarà)<br />

perché sia reso alla parola<br />

l’onore perduto.<br />

<strong>La</strong> meta<br />

Ma se è al cuore che tende<br />

l’anima del mondo in cerca <strong>di</strong> senso<br />

allora il Sud<br />

ogni sud del pianeta<br />

non fa che resistere a un moto<br />

troppo <strong>di</strong>vergente dalla meta.<br />

__________________________<br />

Ivana Tanzi è nata a Parma e abita a Milano. Ha pubblicaro, in versi le<br />

raccolte: Un sasso, un sogno ed altro (Firenze Libri, 1987, Stanze <strong>di</strong>stanze, ed.<br />

Jojer, 2006, Il metro estensibile (puntoacapo, 2010), Fino all’ultimo comma<br />

(<strong>CFR</strong>, 2011)<br />

80


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Metafora terza: il tempo e la luce<br />

81


Alessandro Salvi<br />

*<br />

Strana questa nostra epoca in cui<br />

è <strong>di</strong>ventato un lusso pensare,<br />

un lutto ricordare,<br />

agire un sogno e i sogni?<br />

una ampollosa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo.<br />

Esaurite tutte le aspettative<br />

assuefatti all'in<strong>di</strong>fferenza marciano<br />

eserciti <strong>di</strong> esecrabili esperti,<br />

i quali all'occorrenza<br />

glossano, riuniti in assemblea blaterano,<br />

mentre in silenzio<br />

gli altri stor<strong>di</strong>ti ingoiano qualsiasi<br />

cosa venga loro offerta ed infine<br />

pure ringraziano.<br />

Benvenuti nell'inferno o<strong>di</strong>erno.<br />

*<br />

È troppo comodo essere buoni,<br />

mansueti attendere la fila per<br />

il para<strong>di</strong>so. Buono è chi ha fortuna,<br />

chi invece non ce l'ha s'arrangia<br />

[ come<br />

può e sa, non ha scelta.<br />

«I nostri sogni sono comandati<br />

da coloro che impugnano lo<br />

[ joystick»<br />

(<strong>di</strong>rebbe Kreki, il pazzo).<br />

Sono poche le certezze innegabili,<br />

le conti sulle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano.<br />

E ad essere sinceri, sì <strong>di</strong>ciamolo,<br />

riesce un'impresa a <strong>di</strong>r poco eroica<br />

82<br />

riuscire a camminare<br />

senza staccare lo sguardo da terra<br />

...aria malsana si respira, amici...<br />

quest'epoca ha ban<strong>di</strong>to ogni epico<br />

sforzo <strong>di</strong> renderla umana e vivibile.<br />

Nella periferia <strong>di</strong> questo vivere<br />

poche sono le cose che ci rendono<br />

felici, perlopiù sono vietate<br />

o troppo esose.<br />

Ma aspetta! aspetta un attimo...<br />

cerchi forse una droga che ti sganci<br />

da terra?<br />

Eccola, ti sta <strong>di</strong> fronte ed è gratis.


*<br />

Loro hanno bisogno <strong>di</strong> clienti,<br />

adulatori ed altri fruitori<br />

paganti ricevute, ma sempre sorridenti:<br />

è questo il mondo in cui viviamo. Se<br />

negli alti palazzi le gerarchie<br />

implodono rimpinzandoci sempre<br />

<strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ane dosi <strong>di</strong> nevrosi,<br />

be' non è che noi si possa far molto.<br />

E ancora e sempre loro ci propinano<br />

la stessa e solita demagogia:<br />

unità, fratellanza, pace, amore.<br />

Inquietante deja vu che ha del macabro,<br />

ma chi vogliono sfottere?<br />

Poi vengono a parlarmi ad<strong>di</strong>rittura<br />

<strong>di</strong> libertà e missioni umanitarie,<br />

<strong>di</strong> guerre preventive e missili con l'IQ<br />

elevato, democrazia da asporto<br />

ed altri obbrobri.<br />

Come no, andate a <strong>di</strong>rlo a qualcun'altro,<br />

me ne strafotto <strong>di</strong> tutti i proclami<br />

provenienti da voci inatten<strong>di</strong>bili.<br />

Tempo fa scrissi a propo una quartina:<br />

"Minuti, ore, giorni, mesi, secoli<br />

ed ecco dove siamo giunti adesso"<br />

<strong>di</strong>ssi scrollando il pene e i miei testicoli<br />

guardando fermo in basso verso il cesso.<br />

__________________________<br />

Alessandro Salvi (Pola, Croazia - 1976) vive da sempre a Rovigno, in Croazia.<br />

Ha pubblicato la raccolta Piovono formiche carnivore e altre inezie (Aletti, Villalba <strong>di</strong><br />

Guidonia, 2008) e la plaquette I fori nel mare (En Avant! Produzioni, Pistoia 2011),<br />

quest'ultima scaricabile gratuitamente dal sito internet della En Avant! Produzioni.<br />

<strong>La</strong> silloge Eserciziario <strong>di</strong> metafisica per principianti è contenuta nell'antologia Creare<br />

mon<strong>di</strong> (Fara e<strong>di</strong>tore, Rimini 2011). E-Mail: salaless@yahoo.it<br />

83


Michele De Luca<br />

Per chi<br />

(per noi sud<strong>di</strong>ti)<br />

Allo sbando servitore<br />

al fantasma guascone<br />

all’ora puntigliosa in cui annaffia<br />

potenziale il <strong>di</strong>sappunto<br />

e sorvola onesto<br />

epifanie pro<strong>di</strong>giose<br />

Susseguire lisci nei tempi <strong>di</strong> sfida<br />

nell’ora calata nei duttili esempi<br />

nell’andamento laterale della luna<br />

Ai car<strong>di</strong>ni dell’esserci<br />

triangola il <strong>di</strong>sgusto aggiuntivo<br />

tutto in briciole<br />

morale esempio e pu<strong>di</strong>cizia<br />

Si va così per colpa <strong>di</strong> pochi<br />

dagli abissi dorati<br />

sguar<strong>di</strong> perpen<strong>di</strong>colari<br />

alla terra dei governati<br />

Noi quaggiù sbilenchi confusi<br />

camminando traiettorie avanzate<br />

sull’orlo degli orli<br />

microbi sconfitti<br />

eroi soli<br />

dell’orizzonte putativo.<br />

(in: Altre realtà, Quasar, Roma, 2008)<br />

__________________________<br />

Michele De Luca è nato a Pitelli, <strong>La</strong> Spezia. Artista e poeta, ha pubblicato poesie<br />

su riviste, libri e antologie. Ha esposto in gallerie e musei in Italia e all'estero;<br />

l'ultima personale è del 2010-11 al Museo Civico Casa Deriu <strong>di</strong> Bosa in<br />

Sardegna. Vive e lavora in Liguria e a Roma, dove insegna all’Accademia <strong>di</strong> Belle<br />

Arti.<br />

84


Francesco Di Stefano<br />

Er destino finale<br />

Er cancro Berlusconi cià infettato<br />

er fegheto, lo stommaco e ’r cervello<br />

e nissun’antra parte ha risparmiato<br />

da la punta der piede ar capello.<br />

Tutto er Paese intero ha fracicato<br />

da nun trovasse un verde ramoscello<br />

sur quale un fiore novo è germojato<br />

p’accoje er canto dorce d’en fringuello.<br />

Li vermini ce balleno all’interno<br />

de sta carnaccia putrefatta e nera<br />

in bilico sur bucio dell’inferno<br />

come merda che solo aspetta e spera<br />

che la mano der Santo Padreterno<br />

nun tiri la catena, e bona sera!<br />

Il destino finale<br />

Il berlusconismo ci ha incancrenito / il fegato, lo stomaco e il cervello /<br />

e nessun’altra parte ci risparmia/dalla punta del piede ai capelli.//Tutto il<br />

Paese ne sta marcendo/da non trovarsi un verde ramoscello /su cui possa<br />

germogliare un fiore/che accompagni il dolce canto <strong>di</strong> un uccello.//I<br />

vermi ballano all’interno/<strong>di</strong> questa carne putrefatta e nera /in equilibrio<br />

sull’antro dell’inferno//come merda che solo aspetta e spera/che la mano<br />

del Santo Padreterno/non tiri la catena, e buona sera!)<br />

Na preghiera a modo mio<br />

Bisognerebbe <strong>di</strong>’ a li capoccioni<br />

- che fanno e che <strong>di</strong>sfanno a sto monno -<br />

che ciànno propio rotto li cojoni,<br />

che nun potemo annà pe loro a fonno<br />

85


co guerre per petrojo e p’affaroni,<br />

abbusi fatti a forza o co destrezza,<br />

poracci messi in riga co bastoni<br />

e la natura piena de monnezza.<br />

Sto sfogo mio è come na preghiera<br />

ch’elevo ar Padreterno ogni sera<br />

p’esortallo de dasse na sbrigata:<br />

o mette a posto tutta sta masnata<br />

oppuro - p’estirpà pe sempre er male -<br />

convocasse er Giu<strong>di</strong>zzio Univerzale.<br />

Una preghiera a modo mio<br />

Bisognerebbe <strong>di</strong>re ai potenti/- che fanno e <strong>di</strong>sfanno a questo mondo -<br />

/che ci hanno proprio stancato,/che non possiamo andare per loro a<br />

fondo//con guerre per il petrolio e gran<strong>di</strong> affari,/abusi fatti con la forza o<br />

con la furbizia,/poveretti governati a bastonate/e la natura trattata come<br />

un mondezzaio//Questo sfogo è per me una preghiera/che recito ogni<br />

sera a Dio/per esortarlo a decidersi in fretta://o mette a posto tutti questi<br />

signori/oppure - per estirpare totalmente il male -/è meglio che opti per il<br />

Giu<strong>di</strong>zio Universale.)<br />

A proposito de Roma ladrona<br />

Sor Senatore de sto mio stivale,<br />

quanno che <strong>di</strong>chi che Roma è ladrona<br />

fatte li gargarismi ner pitale<br />

pe fa’ la voce tua più chiara e bona<br />

visto che parli unno, e puro male!<br />

T’aricordo ch’è cosa vijaccona<br />

sparà su na città in generale,<br />

ner mucchio, senza sapé che perzona<br />

stai a corpì a le spalle, a tra<strong>di</strong>mento.<br />

86


Te potrei <strong>di</strong>’ che sei un terrorista<br />

che nun cià er tritolo ma lo strumento<br />

de la bocca pe mettese un po’ in vista;<br />

ma sarebbe un giu<strong>di</strong>zzio troppo attento<br />

pen travestito da separatista.<br />

A prposito <strong>di</strong> Roma ladrona<br />

Signor Senatore dei miei stivali,/quando <strong>di</strong>ci che Roma è ladrona/prima<br />

fatti i gargarismi nel pitale/per rendere più chiara la tua voce//visto che<br />

parli unno, e pure male!/Ti ricordo che è una vigliaccheria/sparare su <strong>di</strong><br />

una città in generale,/nel mucchio, senza sapere chi colpisci//alle spalle e<br />

a tra<strong>di</strong>mento./Potrei darti del terrorista/che invece del tritolo usa lo<br />

strumento//della parola per mettersi in bella vista;/ma questo sarebbe<br />

fare troppo onore/a uno che si spaccia per secessionista.)<br />

Lo sfragnamento der sogno<br />

Mezzo monno s'è spellato le mani<br />

pe applaudì a Obbama presidente<br />

perché spera che co lui er domani<br />

sarà mejo in ogni continente.<br />

Però intanto bombarda all'affegani<br />

come faceva quello precedente<br />

e nun cià manco in mente novi piani<br />

pe mette pace in tutto er Me<strong>di</strong>o Oriente.<br />

Ce pòi avè la pelle bianca o nera,<br />

èsse er faro de mille e più illusioni,<br />

ma pe rizzà sull'asta la ban<strong>di</strong>era<br />

ch'unisca tutte quante le nazzioni,<br />

ortre che testa e anima sincera<br />

ce vo’ puro un ber paro de cojoni.<br />

87


<strong>La</strong> <strong>di</strong>sintegrazione del sogno<br />

Mezzo mondo s’è spellato le mani / per applau<strong>di</strong>re Obama presidente /<br />

perché sperava che con lui il domani / fosse migliore in ogni continente.<br />

// Lui però intanto bombarda gli agfani / come faceva quello precedente<br />

/ e neppure ha in mente nuovi piani / per dare pace a tutto il Me<strong>di</strong>oriente<br />

// Puoi aver la pelle bianca o nera / esser faro <strong>di</strong> mille e più illusioni / ma<br />

per issar sull’asta la ban<strong>di</strong>era // che possa unire tutte le nazioni / oltre alla<br />

testa e all’anima sincera / ti ci vuole un bel paio <strong>di</strong> coglioni. [trad. G.<br />

<strong>Lucini</strong>]<br />

__________________________<br />

Francesco Di Stefano (Roma, 1947), vive ad Amatrice dal 2003. Ha pubblicato il<br />

romanzo Il bambino che attraversò il mondo come una meteora (Altromondo E<strong>di</strong>tore -<br />

2007 ). É atore <strong>di</strong> poesie in libretti “in proprio” per pochissimi amici. Fanno parte<br />

<strong>di</strong> questa serie: <strong>La</strong> <strong>di</strong>co tutta come me la sento (sonetti in lingua pseudo-romanesca<br />

sull’attualità socio-politica fino al 2009), Le ra<strong>di</strong>ci degli anni (poesie 1962-2002),<br />

L’incorporea amante (Poesie 1979-81), Sulle ali dell’anima (quartine, 2003-10 e <strong>di</strong>segni,<br />

1978-81). In preparazione: Navigando per ignoti mari (poesie <strong>di</strong> viaggio 1970-2011).<br />

88


Maurizio Sol<strong>di</strong>ni<br />

A Istanbul<br />

Navigo nel Çanakkale Boğazı<br />

e scorrono correnti <strong>di</strong> visioni<br />

tra realtà e mito e fiuto il calendario.<br />

All’inizio c’è Troia e il suo cavallo,<br />

c’è <strong>di</strong> mezzo una donna, una regina,<br />

una guerra, inganno e <strong>di</strong>struzione,<br />

il male alligna nei trapassi della storia<br />

con le trage<strong>di</strong>e poco <strong>di</strong>vine e tanto umane<br />

che spezzano i destini personali.<br />

Il Mar <strong>di</strong> Marmara conduce piano piano<br />

alla seconda Roma, città <strong>di</strong> Costantino<br />

poi impero bizantino e - sempre <strong>di</strong>struzioni -<br />

ecco l’impero ottomano: .<br />

Ma quali turchi, i turchi siamo noi, non c’entra<br />

religione, non c’è rumore, che non sia umano<br />

e l’Europa e l’Italia e la storia e il presente<br />

lo hanno <strong>di</strong>mostrato.<br />

Quanti giannizzeri<br />

a fare da contorno a quel sultano, quante<br />

ignominie, quanto <strong>di</strong> villano, coperto<br />

da escrementi sul bel suolo italiano,<br />

lontano, ma così presente, da fare arricciare<br />

il naso.<br />

<strong>La</strong> puzza arriva fino nel giar<strong>di</strong>no in cui<br />

mi trovo, Istanbul, il tanfo avvolge il mondo intero<br />

e vorrei tanto, che Eracle tornasse a fare pulizia…<br />

89


Non per niente in un passato neanche lontano<br />

qualcuno ha già ricantato le stalle <strong>di</strong> Augia.<br />

Vorrei ancora non provar vergogna<br />

a <strong>di</strong>re che sono italiano, ma in ben altro stato.<br />

I giovani<br />

Hanno sognato il vertice del pane<br />

e abitano su scorze <strong>di</strong> fragilità,<br />

quando il lavoro balla su palafitte;<br />

case, dove siete, si gira il tornante,<br />

ma non si vede niente all’orizzonte,<br />

sono giovani appesi a un tortiglione<br />

<strong>di</strong> oasi irreale, non c’è lo scarto <strong>di</strong> speranza,<br />

tutto muore nell’inefficacia <strong>di</strong> un tempo<br />

arido come il deserto, non c’è futuro;<br />

l’attesa è chiusa come un frutto acerbo,<br />

che non potrà mai maturare<br />

e insecchirà nella mollezza del frastuono<br />

dei rumori della <strong>di</strong>sperazione, vuota<br />

come il movimento delle risacche del mare,<br />

che affonda <strong>di</strong>ssolvendosi nella sabbia.<br />

Maurizio Sol<strong>di</strong>ni<br />

Roma, 30 settembre 2011<br />

Roma, 21 settembre 2011<br />

90


Carla Gui<strong>di</strong> – NO sporco<br />

__________________________<br />

Maurizio Sol<strong>di</strong>ni è nato nel 1959 a Roma, dove vive e lavora. Me<strong>di</strong>co, filosofo e<br />

poeta, insegna Bioetica e svolge la sua attività <strong>di</strong> clinico me<strong>di</strong>co presso la<br />

“Sapienza” Università <strong>di</strong> Roma. Ha all'attivo numerosi interventi, articoli e saggi<br />

(oltre 280 pubblicazioni) anche su riviste internazionali. Collabora con Riviste e<br />

quoti<strong>di</strong>ani, in particolare con i quoti<strong>di</strong>ani Avvenire e Il Messaggero. Ha<br />

pubblicato <strong>di</strong>verse monografie tra cui: <strong>La</strong> bioetica e l’anziano (ISB, 1999),<br />

Argomenti <strong>di</strong> Bioetica (Armando, 1999 e 20022), Bioetica della vita nascente<br />

(CIC, 2001), Filosofia e me<strong>di</strong>cina. Per una filosofia pratica della me<strong>di</strong>cina<br />

(Armando, 2006) e Wittgenstein e il libro blu (Mattioli 1885, 2009).<br />

Ha pubblicato le seguenti raccolte <strong>di</strong> versi: Frammenti <strong>di</strong> un corpo e <strong>di</strong> un'anima<br />

(Aracne, 2006), In controluce (LietoColle, 2009), Uomo. Poemetto <strong>di</strong> bioetica<br />

(LietoColle, 2010) e <strong>La</strong> porta sul mondo (Giuliano <strong>La</strong>dolfi E<strong>di</strong>tore, 2011). È<br />

presente in <strong>di</strong>verse antologie poetiche.<br />

91


Michele De Luca - Fronte<br />

92


Nunzio Festa<br />

Dalle feste<br />

magari s'applau<strong>di</strong>ssero<br />

dal ventre della falena<br />

i poppanti<br />

invece <strong>di</strong> sbellicarsi<br />

dolcemente<br />

al fuoco dei regnanti<br />

: quei car<strong>di</strong>ni<br />

della reazione/conservazione<br />

per frustrazione<br />

93<br />

ossessione<br />

: dove la fiamma<br />

oltre i soliti carabinieri<br />

infittisce la gamma<br />

dei contrabban<strong>di</strong>eri<br />

<strong>di</strong> vini e donne<br />

coi caffè che si riempiono<br />

del riso - d'altro riso in panne<br />

__________________________<br />

Nunzio Festa è nato a Matera, nell’81.Poeta, narratore, critico; lavora nel campo<br />

dell’e<strong>di</strong>toria, materana Altrime<strong>di</strong>a E<strong>di</strong>zioni – della quale è anche <strong>di</strong>rettore<br />

e<strong>di</strong>toriale e <strong>di</strong> alcune collane, e come consulente e<strong>di</strong>toriale.<br />

Collabora per le pagine <strong>di</strong> cronaca e cultura <strong>di</strong> alcuni giornali e con siti internet e<br />

riviste. Nel 2004 pubblica E una e una (Monte<strong>di</strong>t), nel 2005 la prima raccolta <strong>di</strong><br />

racconti Sempre <strong>di</strong>pingo e mi <strong>di</strong>pingo. (E<strong>di</strong>zioni Il Foglio letterario). Dieci brevissime<br />

apparizioni è il titolo delle prose poetiche pubblicate da LietoColle nel 2009. Lo<br />

stesso anno pubblica, presso Arduino Sacco E<strong>di</strong>tore, il romanzo, L’amore ai tempi<br />

dell’alta velocità. Del 2010 è Quello che non vedo, (poema, per Altrime<strong>di</strong>a E<strong>di</strong>zioni),<br />

con contributi <strong>di</strong> Ivan Fedeli, Plinio Perilli, Giuseppe Panella, Francesco Forlani,<br />

Franco Arminio, Massimo Consoli. Una sua silloge ine<strong>di</strong>ta, nel 2011, è entrata a<br />

far parte dell’antologia Retrobottega.(<strong>CFR</strong>). Nel 2011 è uscito presso sempre<br />

Arduino Sacco E<strong>di</strong>tore, il 'saggio' Birra <strong>di</strong> paese. Piccolo viaggio nei luoghi che perdono<br />

popolazione e prendono birra. Nel 2011, per Historica, ha scritto Matera. Vite scavate<br />

nella roccia. Ha <strong>cura</strong>to e prefato la raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> G. <strong>Lucini</strong> Il <strong>di</strong>sgusto (<strong>CFR</strong>,<br />

2011), e scritto una fiaba per l'antologia <strong>cura</strong>ta da Marino Magliani per<br />

Senzapatria C'era (quasi) una volta. Ancora del 2011, per E<strong>di</strong>zioni Senzapatria,<br />

pubblica il romanzo breve Farina <strong>di</strong> sole. E-Mail nunzio8@msn.com


Riccardo Quarello<br />

A proposito <strong>di</strong> mostri in casa<br />

Il mostro in casa<br />

noi l’abbiamo da tempo, tempo remoto,<br />

e siete voi:<br />

la nostra gioia appannata<br />

dalla vostra triste saggezza,<br />

la nostra fantasia raffreddata<br />

dalla vostra ottusa cecità,<br />

il nostro cuore stanco<br />

per la vostra indegna<br />

misera morale<br />

<strong>di</strong> uomini per bene<br />

che sapete il bene e il male<br />

che fate il nostro bene<br />

che fate il nostro bene<br />

anche contro <strong>di</strong> noi<br />

con sacrificio <strong>di</strong> voi.<br />

Ma chi ve l’ha detto<br />

che il sole sia meno caldo<br />

del vostro alito fetente,<br />

che la gente sappia meno<br />

delle vostre untuose parole,<br />

che i viventi siano riducibili<br />

in spazi da voi frazionati<br />

e modelli da voi <strong>di</strong>segnati.<br />

Voi<br />

che ci togliete l’aria,<br />

che ci togliete la terra,<br />

che ci togliete lo spazio,<br />

che ci togliete il tempo,<br />

che ci togliete la forza,<br />

che ci togliete uomini e donne<br />

da amare,<br />

non ci toglierete la vita<br />

per avere <strong>di</strong>scendenza,<br />

94


non ci toglierete l’o<strong>di</strong>o<br />

contro <strong>di</strong> voi e le vostre ragioni,<br />

non ci toglierete il riso<br />

che vi imbarazza,<br />

uomini d’onore, uomini d’ufficio,<br />

uomini al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni dubbio,<br />

burocrati,<br />

nostro mostro lussurioso<br />

cui piace il nostro sangue,<br />

nostro mostro spelacchiato<br />

dai mille pie<strong>di</strong> gottosi,<br />

nostro mostro domestico<br />

asmatico<br />

ed oggi<br />

affannato.<br />

Politecnico <strong>di</strong> Torino, 12 <strong>di</strong>cembre 1977<br />

__________________________<br />

Riccardo Quarello Partecipa ai movimenti degli anni Sessanta-Settanta. Si<br />

occupa <strong>di</strong> tecnologia sociale al Politecnico <strong>di</strong> Torino. Stu<strong>di</strong>a il pensiero e l’opera<br />

<strong>di</strong> Aurobindo e Mère, e l’esperienza <strong>di</strong> Auroville. Re<strong>di</strong>ge il Manifesto del bioregionalismo.<br />

Negli anni Novanta dà vita alla comunità <strong>di</strong> Torri Superiore (IM).<br />

Ha scritto sei raccolte <strong>di</strong> poesia, una sola e<strong>di</strong>ta. Dirige lo Stu<strong>di</strong>o Artylab, vive a<br />

Gravere (TO).<br />

95


Sebastiano Adernò<br />

Maledetta Italia<br />

Maledetta nazione<br />

<strong>di</strong> bocche spalancate<br />

in corrotta ammirazione.<br />

In attesa che s'infranga<br />

la clessidra <strong>di</strong> questi tempi<br />

ci sarebbe molto da fare,<br />

piangere sul sale.<br />

Invece ogni mezzogiorno<br />

i pettegolezzi cadono dall'albero,<br />

ingrassano lo stupore<br />

che sostiene la trama<br />

<strong>di</strong> questo triste palinsesto,<br />

un circo cucito attorno<br />

all'arroganza dell'uomo-Pinocchio<br />

andrebbe estirpato con lui,<br />

- orecchie d'asino -<br />

taciturno e sod<strong>di</strong>sfatto<br />

che avvilisce e avvelena<br />

tutto<br />

col suo orgoglio<br />

<strong>di</strong> sapersi sempre impunito.<br />

__________________________<br />

Sebastiano Adernò nel 2010 vince il “Premio Ossi <strong>di</strong> Seppia” e si classifica terzo<br />

al Premio <strong>di</strong> poesia “Antonio Fogazzaro”. A marzo è uscita la sua opera prima<br />

Per gli anni a venire e<strong>di</strong>ta da Lietocolle e da maggio è presente con un ebook nella<br />

Collana de <strong>La</strong> scuola <strong>di</strong> Pitagora e<strong>di</strong>trice. Sempre quest'anno è uscita una sua<br />

silloge dal titolo Kairos per Fara E<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Rimini.<br />

96


Francesco Macciò<br />

Di nomi, <strong>di</strong> tempi<br />

Di nomi, <strong>di</strong> tempi<br />

un lungo intreccio nella storia<br />

e snodo stretto <strong>di</strong> uomini spenti<br />

in proclami <strong>di</strong> fe<strong>di</strong> rapinose,<br />

omuncoli in una faida <strong>di</strong> parole<br />

oggi ancóra uguali tutti<br />

nei travestimenti, nei calcoli<br />

occhiuti dei privilegi.<br />

«Finisce dove finisce lo sguardo<br />

la strada <strong>di</strong> destra,» <strong>di</strong>ci scherzando<br />

nel tuo parlare onesto, «e quella<br />

<strong>di</strong> sinistra che era misura<br />

per misura quasi utopia<br />

quasi democrazia.»<br />

Si adempie in burla il mondo,<br />

il nulla in figura.<br />

Vai, vecchio John, per la tua via…<br />

*<br />

Per gli acquisti i consigli tutti<br />

mancati. Spazi grigi, inerti.<br />

Scomposizioni incastrate<br />

nei congegni liqui<strong>di</strong> dello sguardo.<br />

Pupille manomesse. Dei pupazzi<br />

ciechi, rattrappiti. Minuscoli<br />

moai con i baffi, <strong>di</strong> cera.<br />

Sabbia in vitro vetrificata.<br />

Nota: Il verso conclusivo è citato dal Falstaff, <strong>di</strong> Arrigo Boito.<br />

97


Le preghiere della sera.<br />

*<br />

Mutazioni così senza mutare<br />

l’onorato servizio a tasche<br />

gonfie <strong>di</strong> giustizia sociale →<br />

levità <strong>di</strong> parole in pantofole,<br />

<strong>di</strong> voci affinate a ciacolare:<br />

rifondare le se<strong>di</strong>... le fe<strong>di</strong><br />

in saldo nei centri commerciali,<br />

affondare negli outlet<br />

il vizio<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>zioni universali →<br />

__________________________<br />

Francesco Macciò è nato a Torriglia e vive a Genova dove insegna in un liceo.<br />

Ha pubblicato i libri <strong>di</strong> poesie L’ombra che intorno riunisce le cose (Manni, 2008) e Sotto<br />

notti altissime <strong>di</strong> stelle, con un saggio introduttivo <strong>di</strong> Luigi Sur<strong>di</strong>ch (Agorà, 2003). Ha<br />

<strong>cura</strong>to il volume <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su Giorgio Caproni «Queste nostre zone montane», con<br />

introduzione <strong>di</strong> Giovanni Giu<strong>di</strong>ci (<strong>La</strong> Quercia E<strong>di</strong>zioni, 1995). Suo il romanzo<br />

d’ambiente triestino Come dentro la notte (Manni, 2006), firmato con l’eteronimo <strong>di</strong><br />

Giacomo <strong>di</strong> Witzell. In corso <strong>di</strong> stampa, presso <strong>La</strong> Vita Felice (Milano), un nuovo<br />

volume <strong>di</strong> versi intitolato Abitare l’attesa.<br />

98


Franca Oberti<br />

Manovre <strong>di</strong> governo<br />

Tutto è stato detto,<br />

tanto è stato fatto,<br />

ma le parole,<br />

le lamentele,<br />

non hanno sortito<br />

alcun effetto;<br />

e guardandosi intorno<br />

con l’occhio smarrito<br />

il piccolo contribuente<br />

ha sùbito capito<br />

d’essere ancora<br />

l’unico perdente.<br />

__________________________<br />

Franca Oberti è nata nel 1952 a Genova e vive a Calco (LC). Auto<strong>di</strong>datta, per<br />

ragioni <strong>di</strong> salute, ha completato i gli stu<strong>di</strong> con attestati e <strong>di</strong>plomi inerenti la<br />

me<strong>di</strong>cina alternativa e svolge una sorta <strong>di</strong> attività più rivolta al volontariato che<br />

ad un lavoro vero e proprio. Ha partecipato a parecchi concorsi letterari,<br />

classificandosi quasi sempre fra i primi posti. Collabora con la rivista<br />

“Famiglia in Dialogo”, col Giornale della “Val Vobbia”, saltuariamente su<br />

“Libertà”, quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Piacenza; “Leccoprovincia” e “Merateonline”,<br />

giornali telematici della provincia <strong>di</strong> Lecco. Ha pubblicato anche su <strong>di</strong>verse<br />

antologie. E’ menzionata su antologie e ha collaborato all’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> premi<br />

letterari e manifestazioni culturali. E’ presidente <strong>di</strong> “Verso Lunezia”,<br />

associazione che si occupa principalmente <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina alternativa, e si occupa,<br />

prestando servizio <strong>di</strong> counselling, <strong>di</strong> Reiki, Pranoterapia, Massaggio antistress;<br />

utilizzo dei Fiori <strong>di</strong> Bach”. Ha pubblicato nel 1996 “Fior <strong>di</strong> Rododendro”,<br />

e<strong>di</strong>zioni <strong>La</strong>ura Rangoni; nel 1998 “Giglio Tigrato” a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Interlinea,<br />

Dott.ssa Ninnj <strong>di</strong> Stefano Busà; nel 1999 “In tocchetto de Zena”, poesie in<br />

<strong>di</strong>aletto genovese, e<strong>di</strong>zioni CO.EDIT <strong>di</strong> Genova; nel 2007 “Pentesilea”, delle<br />

E<strong>di</strong>zioni Pontegobbo <strong>di</strong> Bobbio (PC); nel 2009 “Genovesitu<strong>di</strong>ne” della<br />

E<strong>di</strong>zioni Pontegobbo <strong>di</strong> Bobbio (PC); nel 2010 “il cibo dei semplici”, collana<br />

composta da 7 piccoli libri inerenti la cucina <strong>cura</strong>tiva. Attualmente sono stati<br />

stampati i primi 4. Ed.Pontegobbo-Bobbio. In via <strong>di</strong> pubblicazione il volume<br />

“In Viaggio – alla ricerca dell’anima perduta”, ed. Verso Lunezia - e-mail:<br />

ramamoon@inwind.it<br />

99


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora quarta: il sangue<br />

100


Alberto Accorsi<br />

Aprire il fuoco<br />

Scarpe da tennis e voglia <strong>di</strong> saltare<br />

Occorre esser pronti<br />

Aver qualcosa da mangiare<br />

E saper <strong>di</strong> tecnica per profligare<br />

I neogrammatici ricordava il Gramsci<br />

ripassare il Bianciar<strong>di</strong> almeno<br />

insomma non desistere dalla voglia d’imparare<br />

serenità e tranquilli<br />

camminare sulle piante prepariamoci<br />

anche se... sembra un po’ banale<br />

__________________________<br />

Alberto Accorsi, 57 anni, laureato in Storia, vive a Novate Milanese.<br />

Scrive da qualche anno e soprattutto poesie. Svolge l’attività <strong>di</strong> il tecnico <strong>di</strong><br />

manutenzione alle <strong>di</strong>pendenze <strong>di</strong> una grande azienda informatica da oltre<br />

trent'anni.<br />

101


Clau<strong>di</strong>o Pagelli<br />

"Il pollo"<br />

è questo, lo sai, lo sbilenco universo<br />

della poca sopravvivenza,<br />

il magro avanzo della buona novella<br />

smarrita nei nostri occhi -<br />

Capitan Futuro appeso per il collo,<br />

ben pulito e cotto<br />

al forno, come un pollo<br />

(sbranato tutto, anche l'osso)<br />

rimane la lingua fragile<br />

<strong>di</strong> quei sogni da sognare <strong>di</strong> nascosto -<br />

l'aumento <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o, il cuore in salute,<br />

il virus più raro alla gola del capo...<br />

102<br />

(in Papez, L'Arcolaio, 2011)<br />

__________________________<br />

Clau<strong>di</strong>o Pagelli nasce a Como nel 1975. Autore de "L'incerta specie"<br />

(LietoColle,2005), "Le Visioni del Trifoglio" (Manni,2007),"Ho mangiato il fiore<br />

dei pazzi" (Dialogo,2008), l'e-book "Buchi Bianchi" (Clepsydra,2010) e "Papez"<br />

(L'arcolaio, 2011).<br />

Pubblica inoltre plaquettes artistiche per i tipi <strong>di</strong> PulcinoElefante, con opere <strong>di</strong><br />

Emanuele Gregolin e Gianluigi Alberio.<br />

Premiato in numerosi concorsi letterari <strong>di</strong> interesse nazionale, sue poesie<br />

compaiono in cataloghi d'arte, riviste <strong>di</strong> settore e siti a tema.<br />

Presidente dell'Associazione Culturale Helianto, vive e lavora a Rovello Porro<br />

(CO).


Ennio Abate<br />

Il tarlo dell'esodante rifugiato in una poesia <strong>di</strong> Bertolt Brecht<br />

A chi esita * - -<strong>di</strong> Bertolt Brecht<br />

Dici: «Per noi va male. Il buio<br />

cresce. Le forze scemano.<br />

Dopo che si è lavorato tanti anni<br />

noi siamo ora in una con<strong>di</strong>zione<br />

più <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quando<br />

si era appena cominciato.<br />

E il nemico ci sta innanzi<br />

più potente che mai.<br />

Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso<br />

una apparenza invincibile.<br />

E noi abbiamo commesso degli errori,<br />

non si può più mentire.<br />

Siamo sempre <strong>di</strong> meno. Le nostre<br />

parole d’or<strong>di</strong>ne sono confuse. Una parte<br />

delle nostre parole<br />

le ha stravolte il nemico fino a renderle<br />

irriconoscibili.<br />

Che cosa è ora falso <strong>di</strong> quel che abbiamo detto?<br />

[IL TARLO: È falso tutto quello che avete detto credendo (o fingendo <strong>di</strong> credere) <strong>di</strong><br />

parlare a degli amici o almeno ad avversari curiosi. Erano invece vostri nemici. E<br />

avreste dovuto sapere o imparare presto che, appena in<strong>di</strong>viduati come <strong>di</strong>ssenzienti,<br />

critici, anticonformisti, vi avrebbero trattato senza esitazione da nemici. Avete<br />

sbagliato a credere innocenti le vostre ribellioni. Avete sbagliato a non vedere quanto<br />

cinico è il formalismo delle Leggi uguali per tutti, usate invece come scacciacani contro <strong>di</strong><br />

voi. Ben vi sta.]<br />

Qualcosa o tutto?<br />

103


[IL TARLO: Tutto, tutto. I vostri compagni hanno cambiato casacca e hanno<br />

allevato nipotini viziati (i <strong>di</strong>scendenti dei «Fratelli Amorevoli» <strong>di</strong> cui parlò Fortini) che<br />

ora spadroneggiano e vi fanno la morale sui giornali, alla TV, nelle università, nel<br />

Web. Non dovevate illudervi che lì in alto facessero ancora l’opposizione. <strong>La</strong> fingevano.<br />

Si sono mescolati tutti nel grande calderone della “democrazia”. E tutti hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato, quando hanno avuto a turno l’occasione <strong>di</strong> governare, <strong>di</strong> decidere le stesse<br />

cose: tagli dei posti <strong>di</strong> lavoro, blocco dei salari, aumento delle tasse e soprattutto guerre).<br />

Su chi contiamo ancora?<br />

[IL TARLO: Soltanto su quelli che s’interrogano e dubitano sistematicamente. Ma<br />

non so dove ne troverete <strong>di</strong> questi tempi… ]<br />

Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente?<br />

[IL TARLO: Certamente. Siete dei bastonati dalla storia. Non essendovi venduti e<br />

non accettando QUESTA DEMOCRAZIA, passerete il resto della vita a<br />

testimoniare insieme a pochi altri (inascoltati o pochissimo ascoltati) “qualcosa” che<br />

nessuno più crede possa essere davvero accaduta in passato anche in questo Paese,<br />

“qualcosa” sempre più intraducibile nella lingua americanizzata dei vincitori (e dei<br />

loro in<strong>di</strong>geni servi, che sono purtroppo vostri figli e nipoti). <strong>La</strong> vostra lingua è già<br />

«lingua mortua». Guarderete la corrente senza potervi più immergervi. Perché a voi fa<br />

ribrezzo, mentre loro ci sguazzano dentro ilari, in<strong>di</strong>fferenti o me<strong>di</strong>tabon<strong>di</strong>. E vi<br />

sbeffeggiano, vi fanno la lezioncina. Vi pesterebbero pure, se si presentasse l’occasione.<br />

Voi, appena parlate, gli ricordate troppo che «il re(-pubblica) è nudo».]<br />

Resteremo in<strong>di</strong>etro, senza comprendere più nessuno e da nessuno<br />

compresi?<br />

[IL TARLO: È probabile visto quello che è in arrivo…].<br />

O dobbiamo sperare soltanto in un colpo <strong>di</strong> fortuna?<br />

[IL TARLO: Meglio <strong>di</strong> no. <strong>La</strong> Fortuna i suoi colpi ve li ha già dati. Se proprio vi va<br />

<strong>di</strong> sperare, non cercate tra quelli che parlano troppo <strong>di</strong> democrazia.]<br />

Questo tu chie<strong>di</strong>. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.<br />

* <strong>La</strong> poesia <strong>di</strong> Brecht, si legge a pag. 216 <strong>di</strong> «Poesie 1933-1956», Einau<strong>di</strong>, Torino 1977<br />

104


Donato Di Poce - Lettera dalla Shoah<br />

__________________________<br />

Ennio Abate è nato a Baronissi (Salerno) nel 1941. A Milano dal ‘62, ha lavorato<br />

come impiegato e operaio telefonista e completato gli stu<strong>di</strong> interrotti, abilitandosi<br />

prima in <strong>di</strong>segno e storia dell’arte e laureandosi poi in lettere moderne (in<strong>di</strong>rizzo<br />

storico). Ha insegnato fino al 1998 italiano e storia nelle scuole superiori. Dal<br />

1968 al 1976 ha partecipato ad «Avanguar<strong>di</strong>a Operaia». Ha pubblicato in<br />

fotocopie la rivista <strong>La</strong>boratorio Samizdat. Materiali <strong>di</strong> lavoro per intellettuali periferici<br />

(aprile 1986 – giugno 1990). È stato finalista al Premio <strong>di</strong> poesia <strong>La</strong>ura Nobile<br />

dell’Università <strong>di</strong> Siena nel 1991. Suoi testi <strong>di</strong> poesia, <strong>di</strong>segni, saggi e interventi<br />

critici sono apparsi su Allegoria, Chichibio, Hortus Musicus, Il gabellino, Il Monte<br />

Analogo, <strong>La</strong> ginestra, Inoltre, L’ospite ingrato, Qui. Appunti dal presente, Samizdat<br />

Colognom, Symbolon, Utopia concreta. Nel 2003 ha pubblicato la raccolta <strong>di</strong> poesie<br />

Salernitu<strong>di</strong>ne (E<strong>di</strong>zioni Ripostes, Salerno), prima sezione <strong>di</strong> un Narratorio ine<strong>di</strong>to.<br />

Ha tradotto dal francese e <strong>cura</strong>to manuali scolastici sulla Comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dante<br />

Alighieri e la storia del Novecento. Dirige la rivista <strong>di</strong> poesia e ricerca Il Monte<br />

Analogo e con<strong>di</strong>rige Poliscritture.Rivista <strong>di</strong> ricerca e cultura critica. Nel 2011 ha<br />

pubblicato, con <strong>CFR</strong>, la raccolta poetica Immigratorio.<br />

105


Giacomo Vit<br />

Ombrenis ta la not<br />

Ti mi còntis, Toni, poiàt<br />

ta ‘na ramassa <strong>di</strong> recuars,<br />

<strong>di</strong> cuant che chistis stra<strong>di</strong>s<br />

a èrin pestà<strong>di</strong>s da li’ ombrenis,<br />

e vuàltris i èris tàcis<br />

<strong>di</strong> libertàt tai baras’cians…<br />

Sclops e cròus, mos’cis e rais<br />

a sùpin i gorgs<br />

dai to’ vui…<br />

106<br />

Ma ti mi còntis ancia, Toni, poiàt<br />

ta la ramassa dal vuoi,<br />

che ogni not li’ ombrenis<br />

a tòrnin uchì a <strong>di</strong>spicià<br />

la lus da la luna,<br />

e lora tu, partigiàn da la vita,<br />

t’imbràssis il to fusìl…<br />

Ombre nella notte<br />

Mi narri, Antonio, appoggiato / a un ramo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>, / <strong>di</strong> quando queste strade /<br />

erano calpestate dalle ombre, / e voi eravate chiazze / <strong>di</strong> libertà fra i cespugli…/<br />

Fucili e croci, mosche e ragni / risucchiano i gorghi / dei tuoi occhi…//<br />

Ma mi narri anche, Antonio, appoggiato / al ramo del presente, / che ogni notte<br />

le ombre / ritornano qui a <strong>di</strong>staccare / la luce della luna, / e allora tu, partigiano<br />

della vita, / imbracci il tuo fucile…<br />

__________________________<br />

Giacomo Vit, nato nel 1952, vive a Cordovado (PN) dove insegna. Ha<br />

pubblicato <strong>di</strong>versi libri <strong>di</strong> poesie in friulano, fra cui Miel strassada, Pro<br />

Riccia, Cb, 1984, Chi ch'i sin, Campanotto, Ud, 1990, <strong>La</strong> plena, Pordenone,<br />

Biblioteca Civica, 2002, Sòpis e patùs, Roma, Cofine, 2006 e Sanmartin,<br />

Faloppio, Lietocolle, 2008. Nel 2001, con Marsilio è uscita <strong>La</strong> cianiela,<br />

poesie e<strong>di</strong>te e ine<strong>di</strong>te scritte dal 1977 al 1998. Con Giuseppe Zoppelli ha<br />

<strong>cura</strong>to le antologie della poesia in friulano Fiorita periferia, Campanotto, Ud,<br />

2002 e Tiara <strong>di</strong> cunfìn, Biblioteca civica <strong>di</strong> Pordenone, 2011.<br />

Nel 2011 è risultato vincitore del premio <strong>La</strong> bocca della verità con la silloge<br />

Zyklon B- I vui da li’ robis, pubblicata da <strong>CFR</strong>.


Nerina Garofalo<br />

<strong>La</strong> mongolfiera<br />

Ed abitavi anche tu a New York<br />

non lo sapevi come accadeva<br />

ma accadeva che cadessero giù,<br />

senza rimorso come molliche dalle<br />

labbra appena gonfie per il sonno<br />

quelle parole non trovate che tenevi<br />

a stento unite a te attraverso il filo<br />

rancoroso <strong>di</strong> uno specifico ricordo.<br />

Quale ricordo?<br />

Se non ci fosse quella sindone <strong>di</strong> appena 8mm<br />

che ostinatamente porti con te attraverso<br />

tutte le sale, tutte le case, tutte le cose,<br />

la parsimonia del dolore quando si mostra<br />

nell’a <strong>di</strong>stanza. E quella forma malcelata <strong>di</strong><br />

risarcimento che sanno essere le emittenti.<br />

Voglio un pianeta stanco, ti grida il ventre<br />

da sotto, e tu non sei che il suo ricattatorio<br />

ossario in legno. Non ci riesci più, e questo<br />

nonostante l’erezione del mattino ti rammenti<br />

<strong>di</strong> come sei potente se torni cinquant’anni<br />

in<strong>di</strong>etro e tieni ferme, ed ostinatamente,<br />

le mani al muro. Qualcuno spara<br />

alle tue spalle. Sempre.<br />

Ma poi lo sai che è come un sogno.<br />

Come se Donnie Darko fosse un sequel<br />

Come se fosse vero che non le ve<strong>di</strong><br />

le sommatorie <strong>di</strong> questi Piccoli affari sporchi<br />

che si consumano a ogni mercato che sta<br />

all’incrocio fra casa tua e casa tua, e nella<br />

feritoia che hanno <strong>di</strong>chiarato essere la natura<br />

delle donne, del femminile e del vago.<br />

107


Non ti consola che mentre crollano le torri<br />

Che sono state <strong>di</strong>segnate con arguzia da<br />

Toppi su un mazzo <strong>di</strong> tarocchi, tu possa<br />

ancora <strong>di</strong>re degli uomini e dei topi, e della<br />

serie infinita dei romanzi che poi nessuno<br />

ha saputo <strong>di</strong>re fino in fondo al cieco mondo,<br />

allettato, perché nessuno parla braille.<br />

E non ci salvano le ipotesi <strong>di</strong> scambio,<br />

le economie del dono, le mal<strong>di</strong>centi<br />

anomalie che: una cosa a te e una cosa<br />

a me. Perché per sempre manca un secondo<br />

all'orologio. Casca il mondo.<br />

Nessuno regge, nessuno porta.<br />

Ed è così sottile la linea <strong>di</strong> separatezza<br />

che tiene al lato del tuo corpo la ricchezza<br />

bruciata del kimono, mentre tu speri che<br />

ti salvi la passione, la polvere dell’eros,<br />

il gesto contromano.E vuoi trascorrere<br />

questo 11 settembre a domandarti<br />

che cosa accade fuori. Perché dentro<br />

non c’è niente.<br />

(da ground zero il coro delle anime)<br />

Non siano stati amanti né tegole alla testa<br />

il nostro amore lo ri<strong>di</strong>cano le fronde a testa bassa<br />

sussurrino le cime lo sfiorare ed ogni acuto gridolino<br />

femminile lo racconti il mare. Lo tenga fermo ogni<br />

confine stretto al muro, che non si muova il ventre<br />

mentre il creato d'alba scossa si spaura.<br />

Lo porti l'onda fino a farlo derivare da ogni<br />

ra<strong>di</strong>ce secca che <strong>di</strong> muschio prende odore.<br />

Lo annusino ogni cane e un asinello<br />

a cui sia stato tolto l'occhio e aperto il verno.<br />

Lo ribattezzi la storia bambinella portata<br />

in dote a mezzanotte a quella rotta<br />

108


e <strong>di</strong>sarmata anca ritorta fino a formare una<br />

ra<strong>di</strong>ce nuova, svolata l'anima, gridata la<br />

paura, come quel punteruolo all'usuraio<br />

delle anime, chiamato nostro onore, ed un<br />

due tre, e poi stella.<br />

settembre 2011)<br />

109<br />

per non<br />

<strong>di</strong>menticare...<br />

__________________________<br />

Nerina Garofalo, vive a Roma dove lavora come coach e narrative<br />

thinker. In ambito poetico, dal 2004 fa ricerca militante.


Alessandra Palmigiano<br />

Mr Black<br />

Eloisa, per te non c’è niente<br />

meglio <strong>di</strong> un accademico in carriera<br />

Hai preso i tuoi libri troppo sul serio<br />

e il cavaliere dei due -- eri tu:<br />

ogni suo or<strong>di</strong>ne un tuo desiderio<br />

Ma quel veleno si dà solo ai ragazzi<br />

quella morale non è che una tecnica<br />

da utilizzare, l’ennesima logica<br />

in cui non si può credere: alla fine<br />

il tuo idealismo ha fruttato anche a te<br />

una carriera. Cos’altro puoi fare<br />

adesso, se non fartela piacere.<br />

***<br />

Mr Pink: Why can’t we pick out our own colors?<br />

Joe: No way. Tried that once, it don’t work.<br />

You get four guys fighting over who’s<br />

gonna be Mr Black.<br />

Reservoir Dogs, 1992<br />

È bene mantenere il segreto su ciò che <strong>di</strong>viene<br />

così taciamo e giochiamo sulle cose<br />

cruciali, posiamo occhi neutri<br />

sugli universi in moto, veliamo il rischio<br />

il centimetro che ve<strong>di</strong>amo ammiccare<br />

sorri<strong>di</strong>amo sereni e chiu<strong>di</strong>amo: è cosa<br />

da nulla, davvero. <strong>La</strong> cosa lì accanto<br />

(gatto sul patio), intanto<br />

sorvegliamo laterali, in un altro<br />

corpo in palestra, <strong>di</strong>scretamente, la minima<br />

sostanza che si muove in un’altra parte<br />

Proteggere è proteggersi: la lezione<br />

dell’appren<strong>di</strong>stato, del gioco segreto<br />

che è stato all’inizio<br />

110


Non è nulla davvero, <strong>di</strong>ce il gatto, ma<br />

adesso ti faccio vedere come si muore.<br />

Pattern Recognition<br />

L’apocalisse è la somma <strong>di</strong> tutte le soglie<br />

generate e varcate sotto la percezione<br />

dove il futuro si incen<strong>di</strong>a sul passato<br />

È la misura del successo, l’ottimismo pre<strong>di</strong>cato<br />

ai martiri: il loro inferno è il tuo para<strong>di</strong>so<br />

Ed è il <strong>di</strong>scorso delle stanze magre:<br />

nel silenzio delle unghie che crescono<br />

non si trova niente che non vi abbiamo messo<br />

l’oggetto e il suo posto rassi<strong>cura</strong>to<br />

il corollario della assoluta <strong>di</strong>sciplina<br />

della vita reclusa nel crogiolo, la nervatura<br />

dell’intangibilità. E abbiamo ricordato l’armatura<br />

piovere a placche sul corpo dell’eroe<br />

<strong>La</strong> vestizione segreta, <strong>di</strong>cevo -- declinata in co<strong>di</strong>ci<br />

e protocolli della missione svelata tra <strong>di</strong>giuni<br />

e preghiere, mentre accu<strong>di</strong>amo al fuoco dell’offesa<br />

la hybris domestica, il laser del supermercato.<br />

Tentazioni<br />

Vita che se non accon<strong>di</strong>scende invita<br />

a pensare come quando ci si sporge<br />

da un burrone, se si è soli<br />

liberi paranoici assolti, che non lo si è<br />

ancora abbastanza, perché tutto arrivi<br />

ai suoi contorni facili come rifiutare<br />

la proposta indecente che non arriva<br />

nell’aria dura del freddo. I miei giorni<br />

<strong>di</strong> privazione non hanno nessun merito<br />

(Tuttre le poesie qui riportate sono tratte da<br />

<strong>La</strong> seconda natura, Lietocolle, 2007)<br />

111


Foto: <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> Avanzi <strong>di</strong> inciviltà a 2000 metri,<br />

ossia: sensibilità ambientale <strong>di</strong> Agip mineraria<br />

__________________________<br />

Alessandra Palmigiano (Catania, 1973). Dal 1996 la sua vita compie oscillazioni<br />

<strong>di</strong> lustri tra Amsterdam e Barcelona. Ha conseguito un dottorato in logica a<br />

Barcelona, dove gran parte delle poesie <strong>di</strong> questa raccolta sono state scritte. Nel<br />

2005 è apparsa su Atelier 40 la silloge <strong>La</strong> Seconda Natura, che con altre poesie si è<br />

realizzata nell’”opera prima” intitolata <strong>La</strong> seconda natura, e<strong>di</strong>ta da Lietocolle, dalla<br />

quale sono state tratte queste liriche.<br />

112


Angelo Guarnieri<br />

In<strong>di</strong>gnatissimo<br />

Sono in<strong>di</strong>gnatissimo.<br />

Non so come tenermi.<br />

Sono in crisi <strong>di</strong> alternativa.<br />

Vera alternativa. E densa.<br />

Un prato verso una <strong>di</strong>scarica.<br />

Ho un programma politico.<br />

Da tanto. Lo grido a tutti.<br />

Stu<strong>di</strong>are, organizzarsi.<br />

Dialogare senza litigare.<br />

Deporre le spine e il miele.<br />

Mai rinunciare ai principi.<br />

Ai fondamenti della democrazia.<br />

Guardare spesso il cielo.<br />

Dare forme al futuro.<br />

Per tutti, senza esclusioni.<br />

Oppure andare a Lourdes!<br />

__________________________<br />

Angelo Guarnieri è nato nel 1951 a Castelbuono in Sicilia. Nel 1966 è emigrato<br />

con la sua famiglia in Liguria, che da quel momento è <strong>di</strong>ventata l’altra metà della<br />

sua terra. Si è laureato in Me<strong>di</strong>cina a Genova e si è specializzato in Psichiatria e<br />

Neurofisiopatologia. Dal 1979 ha lavorato come Psichiatra nei Servizi Pubblici<br />

per la Salute Mentale della Provincia <strong>di</strong> Genova. Ha pubblicato Nel tempo del privato<br />

- Diario in forma <strong>di</strong> poesie e inversi frammenti 1997-1999, Caroggio E<strong>di</strong>tore, Arenzano,<br />

2000.<br />

Ha pubblicato Nel tempo dell’inganno - Dopo l’11 settembre 11 poesie, Le Mani, Recco,<br />

2002. Ha <strong>cura</strong>to la raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Alda Merini Dopo tutto anche tu, E<strong>di</strong>zioni<br />

San Marco dei Giustiniani in Genova, 2003.<br />

Ha pubblicato Dintorni ( Sicilia, luglio – agosto 2009), Le Mani, Recco, 2009.<br />

Nella Rivista <strong>di</strong> Psicologia Analitica (1°semestre 2011) ha pubblicato (con Angelo<br />

Malinconico, psicologo analista) il saggio “<strong>La</strong> poesia, la psichiatria, Alda Merini:<br />

epifanie e nascon<strong>di</strong>menti”.<br />

113<br />

Pietà<br />

Uomo <strong>di</strong>stratto!<br />

Una pigna è bella.<br />

Come la Pietà <strong>di</strong> Michelangelo!<br />

Attento! <strong>La</strong> <strong>di</strong>fferenza, lume.<br />

Pietà ne esistono solo due<br />

nel mondo dei millenni.<br />

Pigne ce ne sono <strong>di</strong> più.<br />

Michelangelo era uomo solo,<br />

seppure immenso.<br />

Le pigne sono innumerevoli.<br />

Come le stelle. Un cielo in terra!<br />

Hanno tanti genitori, amorevoli.<br />

Alberi – madri. Alberi - padri.


Giampaolo G. Mastropasqua<br />

I cucinati<br />

Chi ha posto un coperchio <strong>di</strong> sole sulle teste<br />

per incantarci col sorriso rado delle nubi?<br />

Chi ha portato l’acqua cristallina alle porte<br />

per frantumarci nel vetro dell’immobilità?<br />

Chi soffia il vento bruciante in piena faccia<br />

per soffocare gli ultimi neuroni del respiro?<br />

Chi accende un fuoco <strong>di</strong> terra sotto i pie<strong>di</strong><br />

per spingerci all’ombra della nostra ombra?<br />

Qualcuno ruota le pareti d’acciaio azzurro<br />

nel soggiorno che aggiorna retoriche immagini,<br />

qualcun’altro cucina i sogni e assaggia la cottura<br />

sciogliendo il sale della menzogna sul fondo.<br />

Nelle padelle dei vicini un olio bollente<br />

continua a friggere polpi e inchiostri<br />

ma la pentola a pressione chiamata Sud<br />

presto per saturazione esploderà!<br />

Mamma economia<br />

“Mamma Economia compra l’anima mia<br />

pren<strong>di</strong> sempre l’ultimo e sempre così sia!”<br />

Sono chi non ve<strong>di</strong> tra le pieghe dei tuoi cieli<br />

sono l’infante carbonizzato della tua Africa<br />

<strong>di</strong> ieri, ho il ventre enorme <strong>di</strong>voro l’aria tre pasti<br />

al minuto, bevo pestilenze, bombe intelligenti, stupri<br />

dell’altro mondo, e mitragliate <strong>di</strong> serenità al secondo<br />

ma non parlo, vomito silenzio, un silenzio enorme,<br />

un silenzio fungino, assassino, ho solo due occhi <strong>di</strong> pece<br />

che gridano per me inermi e sono fratello dei vermi.<br />

Eppure rido come un Re, danzo nel mio ventre<br />

per un tozzo <strong>di</strong> pane, faccio il saltimbanco<br />

per saziare la tua fame, e non importa se muoio<br />

al secondo o domani, ho fatto in<strong>di</strong>gestione<br />

114


del tuo mondo <strong>di</strong> caimani, vieni mamma bella<br />

usami tutto, pren<strong>di</strong> i miei sfinteri, li dono<br />

per poco, tanto non riesco a defecare, li lancio<br />

per gioco, usami come legna per accendere il fuoco<br />

a te anche la mia pelle così rivesti il tuo <strong>di</strong>vano<br />

per gli ospiti opulenti o tappezzi un bel trivano<br />

o imbalsami anche vivo come un trofeo sahariano<br />

o fammi un portabiti alla moda per i tuoi ornamenti<br />

o una scultura originale o ti prego mamma appen<strong>di</strong><br />

il mio scheletro nell’arma<strong>di</strong>o se vuoi ridere<br />

e urinami anche addosso se hai bevuto troppo<br />

o versa qualche spicciolo sul conto incontinente<br />

o usa le vene e fanne una fionda per tirar scherzi rari<br />

ai tuoi amici più cari. E se mamma non sei felice<br />

pren<strong>di</strong> il mio cuore per battere la morte<br />

le mie orecchie per ascoltare il deserto<br />

come un concerto, misurami tutto dall’alluce<br />

al pollice, pren<strong>di</strong> i miei numeri e giocali al lotto<br />

sulla ruota dell’imbecillità e del complotto<br />

risparmia mamma bella, pren<strong>di</strong>mi gli occhi per il golf<br />

o il biliardo, le ossa come collane per l’azzardo<br />

i miei capelli ricci per i tuoi più perversi capricci<br />

e il mio membro <strong>di</strong> ghiaia come bastone della vecchiaia.<br />

Mamma mia, mettimi in borsa, fai <strong>di</strong> me un portafoglio<br />

per i tuoi risparmi <strong>di</strong> corsa, sarò la tua buona azione quoti<strong>di</strong>ana<br />

il tuo in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riserva per il mercato nero, e già che mi ami<br />

pren<strong>di</strong>mi i polmoni e respira tu per me, tu che avrai poco fiato domani.<br />

<strong>La</strong> partita<br />

Per tutti i morti che sono vivi in battaglia<br />

e abitano le montagne come echi umani<br />

e aprono con la loro carne un sentiero<br />

e percuotono il cielo, con la voce macerata<br />

delle ultime labbra, nei timpani luminosi<br />

<strong>di</strong> Dio, affinché i vermi possano trasformarsi<br />

con la metamorfosi del sangue sonante<br />

in monete inven<strong>di</strong>bili, in farfalle da guerra<br />

115


per la pianura della parola tuono<br />

non calpestate i fiori, hanno voci attinte<br />

e sanno sussurrare ai sogni come perire<br />

o fiorire, dove il terreno non è terreno<br />

dove generazioni spioventi pioveranno<br />

arando l’acqua <strong>di</strong> un corpo verde<br />

fino all’arabesco <strong>di</strong> un risveglio.<br />

Per tutti i vivi che sono morti in vestaglia<br />

nelle pantofole <strong>di</strong> un silenzio consunto<br />

nel delirio degli anni senza delirio<br />

nello stridore <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a elettrica<br />

servita a tutti, come un capitale <strong>di</strong> morte<br />

in prima visione, una partita a scacchi<br />

per muovere le pe<strong>di</strong>ne al fuorigioco<br />

con le mani avide e affettuose del boia:<br />

<strong>di</strong>voravano le anime su un piatto d’argento<br />

perché non avessero voce, ripulivano in<strong>di</strong>zi<br />

con carta <strong>di</strong> giornale, la familiare impresa<br />

del terrore accecante, impiegate o piegate.<br />

_______________________<br />

Gianpaolo G. Mastropasqua Me<strong>di</strong>co e Maestro <strong>di</strong> Musica (Clarinettista) è nato<br />

a Bari, vive migrante tra la Porta del Me<strong>di</strong>terraneo, il Colle <strong>di</strong> Santeramo e la<br />

capitale dell’Andalusia. Ha pubblicato "Silenzio con variazioni" (Ed. LietoColle,<br />

2005, finalista al Premio Festival delle Arti <strong>di</strong> Bologna, 2006, vincitore del Premio<br />

Internazionale “Nuove lettere”, Istituto italiano <strong>di</strong> Cultura, Napoli, 2007). Nel<br />

2008, per il medesimo e<strong>di</strong>tore, ha dato alle stampe "Andante dei frammenti<br />

perduti", raccolto in una notte e in un’alba <strong>di</strong> cinque anni prima. Ha <strong>di</strong>retto il<br />

“LietoColle Sud Tour” e “Artisti contro il Bavaglio”, ha <strong>cura</strong>to l’antologia fuori<br />

commercio "Se/<strong>di</strong>ci/anni" (progetto anti<strong>di</strong>spersione scolastica) e co-<strong>cura</strong>to<br />

l’Antologia "Taggo e Ritraggo" sulla poesia ai tempi <strong>di</strong> Facebook. Testi o<br />

recensioni sono presenti in Antologie, Riviste Specializzate, Quoti<strong>di</strong>ani, Blog<br />

Letterari, Ra<strong>di</strong>o-Tv. Nel 2011, per l’Ine<strong>di</strong>to, è stato finalista al Premio<br />

Internazionale "Mario Luzi" e vincitore del Premio Internazionale "Alda Merini".<br />

Ha 31 anni.<br />

116


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> Metafora quinta: l’ari<strong>di</strong>tà<br />

117


Luca Ariano<br />

***<br />

È rimasta la carcassa<br />

del palazzo in costruzione,<br />

spolpata da vento e pioggia;<br />

accanto ruderi d’un casale<br />

transennato… pericolante<br />

– <strong>di</strong>cono sia una storia<br />

<strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà e testamenti –<br />

L’Enrico dopo un sabato <strong>di</strong> lavoro,<br />

un giro in piazza e una sùppa riscaldà<br />

nel cucinino tra montagne <strong>di</strong> piatti<br />

e la televisione vociante.<br />

Fiulin tra strade longobarde:<br />

solcate da Franchi, Asburgo, Fascisti<br />

e Partigiani ma si sente sempre il profumo<br />

delle sere <strong>di</strong> studenti tra antiche chiese<br />

e acque a riflettere stagioni.<br />

Da quella casa, <strong>di</strong> notte, pare <strong>di</strong> sentire<br />

il rumore del mare ma sono solo auto<br />

in corsa verso la festa.<br />

***<br />

Nelle lunghe notti <strong>di</strong>etro inferriate<br />

– una volta gh’era sémper la pòrta avèrt –<br />

L’Enrico osserva il Maurello con la ra<strong>di</strong>olina;<br />

nessuno sa da dove venga… dove abiti<br />

– forse alle case popolari –<br />

… dove faccia la spesa o mangi.<br />

Luciano da una vita duro e puro<br />

ancora busto del Duce sul como<strong>di</strong>no<br />

e manganello sotto il giubbotto,<br />

quel fratello frocio è una iattura:<br />

non si parlano da anni, a Natale<br />

118


coi parenti sorrisi <strong>di</strong> circostanza:<br />

«Scusa mi passi l’olio?»<br />

Fiulin e Teresa tra nebbia, un tempo<br />

palude, come panna in un dolce<br />

a fine pasto: la trattoria non è così<br />

tipica, o forse ha solo il sapore<br />

della sua gente confusa nelle epoche.<br />

_______________________<br />

Luca Ariano ha pubblicato la raccolta <strong>di</strong> poesie Bagliori crepuscolari nel buio nel<br />

1999. Numorose sue poesie sono apparse su riviste, blog e siti letterari su internet.<br />

Collabora con le riviste «ALI», «clanDestino», «<strong>La</strong> Barriera». Nel 2005 è uscita una<br />

sua plaquette ne <strong>La</strong> coda della galassia (Fara) e la sua seconda raccolta <strong>di</strong> poesie<br />

Bitume d’intorno (E<strong>di</strong>zioni del Bra<strong>di</strong>po), con la prefazione <strong>di</strong> Gian Ruggero<br />

Manzoni, per le E<strong>di</strong>zioni del Bra<strong>di</strong>po <strong>di</strong> Lugo <strong>di</strong> Romagna. Con Enrico<br />

Cerquiglini ha <strong>cura</strong>to per Campanotto l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna<br />

crollata (2008). Fa parte dello staff della casa e<strong>di</strong>trice Kolibris. Nel 2009 una parte<br />

della sua plaquette Contratto a termine è stata pubblicata ne <strong>La</strong> borsa del viandante<br />

<strong>cura</strong>ta da Chiara De Luca (Fara). Sempre nel 2009 ha <strong>cura</strong>to con Luca Paci<br />

l’antologia Pro/Testo (Fara). Nel 2010 per le e<strong>di</strong>zioni Farepoesia <strong>di</strong> Pavia è uscita la<br />

plaquette Contratto a termine con una nota <strong>di</strong> Francesco Marotta. Nel 2011 con<br />

Marco Baj per Officine Ultranovecento ha pubblicato il libro d’artista Tracce nel<br />

Fango.<br />

119


Antonio Devicienti<br />

I balconi fioriti <strong>di</strong> Genova<br />

.....qui il braccio <strong>di</strong> ferro non è tra pari, ma tra chi ha tutto il potere<br />

e chi sembra non averne affatto. Eppure il potere dei potenti qui<br />

si accompagna a una frustrazione furibonda: la scoperta che,<br />

nonostante tutte le armi a <strong>di</strong>sposizione, il proprio potere ha un<br />

limite inesplicabile.<br />

John Berger, Abbi cara ogni cosa (pag. 76 dell'e<strong>di</strong>zione italiana).<br />

Lo stivale che spicca il sangue<br />

dal viso del ragazzo prono<br />

[ sull'asfalto<br />

il manganello che spacca i denti<br />

della bocca <strong>di</strong>latata <strong>di</strong> terrore<br />

la kefiah premuta sul naso<br />

del fotoreporter a tamponare<br />

[ l'epistassi<br />

il blindato che s'avventa bestia<br />

[ d'o<strong>di</strong>o<br />

contro le mani aperte inermi<br />

accusano<br />

la scrittura se, dama borghese,<br />

s'ostinasse a cantare i balconi<br />

[ fioriti<br />

<strong>di</strong> Genova.<br />

Ti afferra la scrittura,<br />

ti spintona fin dentro la scuola<br />

e ti sbatte ad inginocchiarti sul<br />

[ pavimento<br />

accanto alla ragazza ammanettata<br />

al termosifone bagnata d'orina<br />

(guardala, ti <strong>di</strong>co, guardala!)<br />

ti <strong>di</strong>lata la scrittura le orecchie,<br />

che ascoltino bene<br />

gli insulti<br />

del poliziotto che porta tatuato<br />

nel palmo della mano DUX<br />

(anche lui figlio del popolo, sì,<br />

ma sai a quali ideali s'è<br />

[ abbeverato,<br />

sai chi su <strong>di</strong> lui comanda<br />

dalla cittadella fortificata)<br />

ti costringe a vedere la scrittura<br />

il fazzoletto che cela il viso<br />

dell'agente mentre spranga<br />

le porte<br />

e fuori, nella notte impestata<br />

<strong>di</strong> fascismo, giace la Repubblica<br />

democratica fondata sul lavoro<br />

ti soffia nella mente la scrittura<br />

che hanno ammazzato un<br />

[ ragazzo<br />

un colpo<br />

<strong>di</strong> pistola<br />

in faccia<br />

che<br />

hanno ammazzato<br />

ti soffia nel cervello<br />

mentre incatenano le porte della<br />

[ scuola<br />

che un colpo <strong>di</strong> pistola<br />

della Repubblica stuprata<br />

che una pistola<br />

ha ammazzato e le porte<br />

[ sprangate<br />

120


ha ammazzato un ragazzo.<br />

E le porte sprangate<br />

a massacrare corpi.<br />

Il terrore e l'offesa e la morte<br />

dei giorni <strong>di</strong> Genova<br />

forse la scrittura non sa <strong>di</strong>re<br />

ma<br />

<strong>di</strong>ce che non <strong>di</strong>mentica la<br />

[scrittura,<br />

<strong>di</strong>ce che vuol gridare,<br />

staffetta partigiana,<br />

il fiato ansante incredulo<br />

121<br />

dei ragazzi picchiati con le<br />

[spranghe,<br />

e sceglie la scrittura,<br />

sceglie <strong>di</strong> ricordare<br />

sceglie l'ira<br />

sceglie la ferma chiarezza della<br />

[ mente<br />

che comprende e giu<strong>di</strong>ca<br />

e vuole stare anche sul muro<br />

vernice scarlatta che non si<br />

[ cancella<br />

NO PASARÁN.<br />

__________________________<br />

Antonio Devicienti, è <strong>di</strong> professione insegnante. Ha pubblicato presso<br />

LietoColle la silloge "Linea Borbonica".


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Natura: la grande <strong>di</strong>scarica personale<br />

122


Francesco Aprile<br />

esuli dal contesto<br />

andavano a bruciare le ore.<br />

andavano a scrivere sui muri_<br />

che non c'è sviluppo senza passione.<br />

andavano a tagliarsi i polsi_<br />

convinti che il sangue avrebbe<br />

[ asciugato presto le loro ferite.<br />

andavano a chiudersi nascondersi <strong>di</strong>etro porte e muri_<br />

ad aspettare che tutto si rivelasse<br />

[ meno<br />

squallido_<br />

ad aspettare che tutto smontasse in fretta_<br />

convinti che non tutto nella loro vita<br />

[ doveva<br />

essere come insetti spiaccicati sul parabrezza.<br />

andavano a rincorrere il loro sangue_<br />

<strong>di</strong>etro depositi abbandonati a cantare<br />

[ a parlare a salutare_<br />

a consegnarsi alle forze dell'or<strong>di</strong>ne.<br />

colpevoli <strong>di</strong> non avere più futuro.<br />

colpevoli <strong>di</strong> non avere più parole.<br />

colpevoli <strong>di</strong> non reazione al martirio assi<strong>cura</strong>to.<br />

(febbraio 2011)<br />

__________________________<br />

Francesco Aprile (1985-06-03, Lecce): nel 2008 è cofondatore del quoti<strong>di</strong>ano<br />

online www.salentoinlinea.it (con Gianluca Calò e Stefano Bonatesta). Dal 2009<br />

collabora al quoti<strong>di</strong>ano Il Paese Nuovo. Nel marzo 2010 aderisce al movimento<br />

letterario "New Page" (http://newpageinstore.wordpress.com) - fondato sul<br />

finire del 2009 da Francesco Saverio Dòdaro (già fondatore dello storico<br />

Movimento <strong>di</strong> Arte Genetica [GHEN] nel 1976) - e per il quale pubblica 17<br />

romanzi brevi - in store - svolgendo, anche, attività <strong>di</strong> addetto stampa, segreteria e<br />

<strong>cura</strong>tore <strong>di</strong> mostre e testi critici degli autori del movimento fra i quali Francesco<br />

Saverio Dòdaro, Bartolomé Ferrando, Mauro Marino, Elio Coriano ecc. Testi<br />

critici, teorici, interventi letterari, sono sparsi su quoti<strong>di</strong>ani e riviste, online e<br />

cartacei.Nell'aprile 2011 fonda, assieme ad altri artisti al <strong>di</strong> sotto dei 30 anni, il<br />

gruppo <strong>di</strong> ricerca e protesta artistica "Contrabbando Poetico"<br />

(http://contrabbandopoetico.wordpress.com), firmandone il primo manifesto.<br />

123


Monica Florio<br />

L’invito<br />

Il palazzo, dal passato glorioso, si avviava ad una <strong>di</strong>gnitosa decadenza.<br />

Anche il prestigioso Istituto <strong>di</strong> Cultura che vi era ubicato attraversava una<br />

fase critica e non richiamava più le folle <strong>di</strong> un tempo.<br />

Sull’ampia scalinata che conduceva all’ingresso Alberto Oppini attendeva,<br />

impettito, l’arrivo degli altri relatori.<br />

Come <strong>di</strong> consueto, si era anticipato <strong>di</strong> una buona mezz’ora e, in preda ad<br />

un palpabile nervosismo, passeggiava avanti e in<strong>di</strong>etro. Pur non essendo<br />

un novellino, Alberto manifestava una profonda insofferenza per i<br />

momenti morti che precedevano l’inizio <strong>di</strong> un convegno. Era proprio in<br />

queste occasioni che immaginava il proprio futuro e cadeva in una<br />

profonda depressione nel vedersi, a cinquant’anni suonati, solo, senza<br />

famiglia né amici.<br />

Sì, perché Alberto era <strong>di</strong>sinvolto solo in apparenza: le inibizioni ed i<br />

complessi <strong>di</strong> cui soffriva lo rendevano, al contrario, un tipo sospettoso ed<br />

indolente.<br />

Ai colleghi mostrava sempre il suo lato migliore: quella <strong>di</strong>sponibilità che,<br />

scambiata erroneamente per sensibilità, non va oltre la buona educazione.<br />

Di questa finzione Alberto era estremamente consapevole e, con il passare<br />

degli anni, si era calato nel personaggio con la furbizia dell’attore<br />

consumato fino a considerarlo una parte <strong>di</strong> sé.<br />

Quel pomeriggio l’evento era così rilevante da attirare un folto pubblico.<br />

Su quei volti smorti, dalle labbra esangui abituate a sfiorare le guance altrui<br />

in una paro<strong>di</strong>a <strong>di</strong> saluto, già si leggeva l’ombra della menzogna. Loro<br />

Napoli se l’erano venduta da un pezzo, strisciando ai pie<strong>di</strong> dei potenti e<br />

svendendo la propria <strong>di</strong>gnità in cambio <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> visibilità su qualche<br />

quoti<strong>di</strong>ano locale; ora, armati <strong>di</strong> ombrelli e <strong>di</strong> sciarpe, avanzavano<br />

determinati verso Alberto che, soffocando un moto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto, si<br />

preparava a riceverli. Una <strong>di</strong> quelle mummie, dalle spalle ingobbite dai<br />

troppi inchini, con un sorriso d’intesa gli infilò in tasca un invito.<br />

Alberto non ebbe bisogno <strong>di</strong> vederlo per capire <strong>di</strong> che si trattava. <strong>La</strong><br />

settimana successiva, al Teatro Partenopoli, si sarebbe tenuta l’ennesima<br />

manifestazione politica: un mucchio <strong>di</strong> ciance per fare il punto<br />

sull’inesorabile degrado citta<strong>di</strong>no. A quegli obblighi Alberto si era sempre<br />

124


sottratto ma quanto a lungo poteva ancora tergiversare, nascondendo<br />

<strong>di</strong>etro qualche scusa pietosa il proprio <strong>di</strong>ssenso?<br />

Con le pupille <strong>di</strong>latate dall’ansia e la sudorazione a livelli vertiginosi, si<br />

guardò attorno per assi<strong>cura</strong>rsi <strong>di</strong> non essere visto e accartocciò l’invito.<br />

Intanto, gli invitati stavano iniziando a prendere posto. Sconfortato,<br />

Alberto si affrettò a seguirli e, come da copione, salì sul palco per dare il<br />

via alla serata.<br />

Finalmente la recita stava per aver luogo. Fra un’ora sarebbe giunta alla<br />

conclusione tra i complimenti <strong>di</strong> rito e le immancabili false promesse <strong>di</strong><br />

cui, al mattino seguente, si sarebbe perso il ricordo.<br />

Alberto, però, si era estraniato dai presenti e, colto da uno strano torpore,<br />

immaginava <strong>di</strong> essere già al Partenopoli: come una Cassandra impazzita,<br />

in<strong>di</strong>fferente all’imbarazzo dei presenti, preannunciò un fosco scenario in<br />

cui le esalazioni prodotte dai rifiuti tossici costituivano l’ultimo sta<strong>di</strong>o del<br />

lento processo auto<strong>di</strong>struttivo della città.<br />

Fu un violento scroscio d’acqua a riportarlo alla realtà, giusto in tempo per<br />

porre fine, con qualche parola <strong>di</strong> commiato, all’incontro.<br />

Nel ripensare all’assur<strong>di</strong>tà del sogno Alberto si toccò istintivamente la<br />

giacca. L’invito era ancora lì, per nulla gualcito, mentre della lista della<br />

spesa non vi era più traccia. Possibile che il futuro gli stesse sfuggendo <strong>di</strong><br />

mano?<br />

Fischiettando, si incamminò per la strada in <strong>di</strong>scesa, in<strong>cura</strong>nte della<br />

pioggia che aveva allagato i marciapie<strong>di</strong> e gli bagnava i pantaloni fino al<br />

ginocchio. Pochi passi ancora e avrebbe raggiunto la Funicolare Centrale;<br />

tuttavia, quando salì sul vagone, il suo malessere si acuì <strong>di</strong> fronte al<br />

silenzio tombale, a quei visi spenti che attendevano il ritorno a casa per<br />

addormentarsi davanti al televisore acceso.<br />

Egli stesso un ambizioso non lo era mai stato: la sua era un’esistenza <strong>di</strong><br />

rinunce e <strong>di</strong> attese infinite; persino il talento, semmai l’aveva avuto, era<br />

stato offuscato dalla sua arrendevolezza.<br />

A un tratto ripensò al sogno e provò il desiderio <strong>di</strong> esserne all’altezza. E si<br />

nutrì <strong>di</strong> quell’idea nei giorni successivi e in quelli a seguire, deciso a far sì<br />

che almeno quella fantasia potesse realizzarsi.<br />

__________________________<br />

Monica Florio, nata a Napoli nel 1969, è Press Office/Communication & PR<br />

Manager. Giornalista pubblicista, collabora con quoti<strong>di</strong>ani e perio<strong>di</strong>ci. Ha<br />

pubblicato il saggio “Il guappo – nella storia, nell’arte, nel costume” (Kairòs<br />

E<strong>di</strong>zioni, 2004). Suoi racconti sono apparsi in <strong>di</strong>verse antologie.<br />

125


Vera D’Atri<br />

Spettabili compagni <strong>di</strong>scendenti...<br />

ricordate?<br />

Per molto meno io recito a piena voce.<br />

Io recito per voi,<br />

spettabili compagni <strong>di</strong>scendenti;<br />

intestate le proprietà,<br />

i figli laureati,<br />

eccovi al giar<strong>di</strong>naggio,<br />

alla paziente potatura degli eccessi.<br />

Spettabili compagni <strong>di</strong>scernenti,<br />

almeno spero,<br />

non so quale nome dare alle necrosi<br />

eppure voglio <strong>di</strong>stinguere i contorni<br />

e le parole voglio cercare,<br />

nonostante la colla, voglio venir via al primo strappo,<br />

selvaggiamente pensare sassi e clave,<br />

dopo tanti manifesti gridare.<br />

Chè l'urlo ha gole clandestine, suono <strong>di</strong> Hiroshime,<br />

l'urlo non può cavarsi d'impaccio<br />

con un me<strong>di</strong>tabondo faremo l'alternanza.<br />

Ma spettabili compagni, convocate i cervelli,<br />

tra voi non sento nulla, neanche un tonfo,<br />

dal post inerzia alla vacanza,<br />

dal girotondo stento alla conta e al nascon<strong>di</strong>no.<br />

Mischiati i rimasugli questo è quanto,<br />

Restano grige <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> marcia, grige piazze rosse,<br />

dove non sfila più e neanche più si affaccia<br />

lo striminzito passo dell'andare avanti.<br />

Le strade sono vecchi luoghi movimentisti.<br />

Il nemico pratica altre vie.<br />

Voi balbettate,<br />

restate composti,<br />

restate composti mentre tutto si scompone.<br />

126


Mi rendo conto, non è mancanza <strong>di</strong> trasporto.<br />

Vivete in provetta. Nessun oceano, nessuna nuova terra<br />

solo manipolazioni.<br />

Dunque finire, asfissiarsi,<br />

deglutire tesi e tesi fino all'ultimo congresso,<br />

catalogarsi come fossili da stu<strong>di</strong>o.<br />

Ma prego, spettabili compagni <strong>di</strong>scendenti,<br />

da lungo tempo muggisco,<br />

raglio, emetto bramiti,<br />

non so più quale <strong>di</strong>scorso possa interessarvi,<br />

dunque, io vi avverto perchè voi non capite,<br />

questo tempo è <strong>di</strong>namite<br />

e le vostre <strong>di</strong>rettive sfumano in brandelli.<br />

Impossibile le vostre signorili turbe ridurre a piccole manie.<br />

Ed anche se si andasse sul miracolo<br />

vi <strong>di</strong>co già da adesso<br />

spettabili compagni risorgenti<br />

come faremo se non intervengono i marziani?<br />

__________________________<br />

Vera D’Atri, romana, archivista da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> anni si occupa <strong>di</strong> poesia.<br />

Vive a Napoli. All'attivo una raccolta <strong>di</strong> poesie Una data segnata per partire e<strong>di</strong>ta<br />

dalla Kolibris e un romanzo Buona bella brava e<strong>di</strong>to da Robin E<strong>di</strong>zioni. Prsenta un<br />

testo satirico per <strong>La</strong> <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong> che prende spunto dalla celebre A piena voce <strong>di</strong><br />

Majakovskij.<br />

127


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora sesta: la pazienza<br />

128


Fabio Franzin<br />

L’é stronzo co’là, e basta<br />

(Nel <strong>di</strong>aletto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottense)<br />

Anca incùo, tre de agosto domìe e undese,<br />

intànt che ‘e borse brusa mièri de miliar<strong>di</strong><br />

e tuta l’economia del mondo ‘a ghe sbrissa<br />

via dae man sporche e sbusàdhe dei póitici,<br />

anca incùo son qua sot el sol che vae ‘torno<br />

fra capanóni vèrti e altri seràdhi opùra vòdhi,<br />

son qua che vae in zherca de ‘na fabrica che<br />

no’ son bon de catàr, Formaplast ‘a se ciama<br />

e core vose che ghe serve operai. Son qua pa’<br />

presentàr ‘a domanda, ‘a via la ‘é quea justa,<br />

‘ò controeà tre volte tea carta… l’unica ‘lora<br />

l’é provàr ‘ndo’ che i cancèi i ‘é spaeancàdhi<br />

e no’ l’é nome tel canpanèl, ‘ndo’ che no’ i ‘à<br />

‘ncora serà pa’e ferie. Me ‘vizhine a un de chii<br />

capanóni co’i portóni in sfesa, òce bobine e<br />

scafài, tasse de panèi, rulière e machinari…<br />

da in fonde un sora el muét me fa segno co’a<br />

man de fermarme, me varde indrìo, son ‘ncora<br />

sol tel piazhàl, no’ò passà nissùn confìn, nissùn<br />

accesso vietà, quel co’l muét el continua vègner<br />

‘vanti co’a man alta come ‘a paéta de un vigie,<br />

el me ‘riva vizhìn, e mèdho inrabià el me <strong>di</strong>se<br />

còss’ che fae, còss’ che vui, drento là; conósse<br />

chea vose, precisa a quea de Bairam, o de Aliù,<br />

‘ven lavorà sète àni tel stesso reparto prima<br />

che i serésse ‘a fabrica, ‘ò fat de chee barùfe<br />

co’ quei un fià razisti, ‘pena che i ‘é ‘rivàdhi,<br />

129


che anca ‘dèss co’ i me cata in piazha i vòl<br />

senpre pagarme el cafè. ‘Sto qua ghe somèjia:<br />

stessa barba longa, stessa maja smarìdha e curta,<br />

el par squasi un só sosia, no’ fusse che no’l ride<br />

intànt che ‘l me parla. No’a ‘é quea ‘a fabrica<br />

che zherche, e no’l sa ‘ndo’ che ‘a sie, però<br />

el me ricorda serio de ‘ndar fòra dai cancèi,<br />

suìto, l’é sora un muét e ghe par de èsser sora<br />

a un caro armato, co‘e pàe alte el me para via.<br />

Son qua, fòra dai cancèi che lù l’à za serà su,<br />

son qua che cète ‘a rabia inpizhàndo ‘na cica.<br />

Sotvose me <strong>di</strong>se che ‘ò fat ben a no’ voér zhigàr<br />

anca mì via i forèsti. L’é stronzo co’là, e basta.<br />

È stronzo lui, e basta<br />

Anche oggi, tre agosto duemilaun<strong>di</strong>ci, mentre le borse bruciano migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> / e<br />

l’economia del mondo intero sguscia / via dalle mani sporche e bucate dei politici, //<br />

anche oggi sono qui sotto il sole che vago / fra capannoni aperti e altri chiusi o<br />

abbandonati, / sono qui che vado in cerca <strong>di</strong> un’azienda che / non riesco a rintracciare,<br />

Formaplast si chiama // e corre voce stia assumendo personale. Sono qui per /<br />

presentare la domanda, la via è quella <strong>giusta</strong>, / ho controllato tre volte sulla carta…<br />

Non mi rimane allora / che tentare dove i cancelli sono spalancati // e non c’è nome<br />

sul campanello, dove non hanno / ancora iniziato le vacanze. Mi avvicino ad uno <strong>di</strong><br />

quei / capannoni dai portoni accostati, intravedo bobine e / scaffali, pile <strong>di</strong> pannelli,<br />

rulliere e macchinari… // dal fondo del magazzino uno in cima a un carrello elevatore<br />

a gesti / mi intima <strong>di</strong> fermarmi, mi guardo intorno, sono ancora / soltanto nel<br />

piazzale, non ho varcato nessun confine, nessun / accesso vietato, quello sul carrello<br />

continua ad avanzare // con la mano alta come la paletta <strong>di</strong> un vigile, mi si avvicina,<br />

e con un’aria nient’affatto amichevole mi chiede / cosa ci faccia lì, <strong>di</strong> cosa sono in cerca<br />

là dentro; riconosco / quella voce, la stessa pronuncia <strong>di</strong> Bairam, o <strong>di</strong> Aliù, //<br />

abbiamo lavorato sette anni nello stesso reparto prima / che chiudessero la fabbrica, ho<br />

fatto <strong>di</strong> quelle baruffe / per <strong>di</strong>fenderli da quelli un po’ razzisti appena arrivarono, /<br />

che anche adesso quando mi incontrano in piazza vogliono // sempre offrirmi il caffè.<br />

Questo qui gli assomiglia: / stessa barba incolta, stessa maglia sbia<strong>di</strong>ta e troppo corta,<br />

130


sembra quasi un suo sosia, non fosse che non sorride / mentre mi parla. Non è<br />

quella l’azienda // che cerco e non sa dove sia, però / mi ricorda minaccioso <strong>di</strong> uscire<br />

dai cancelli / imme<strong>di</strong>atamente, guida un carrello e gli sembra <strong>di</strong> essere sopra / a un<br />

carro armato, mi spinge fuori con le staffe all’altezza del mio petto. // Sono qui, oltre<br />

il cancello che lui ha già richiuso, / sono qui che domo la rabbia accendendomi una<br />

sigaretta. / Sottovoce mi convinco che / ho fatto bene a non unirmi al coro che urlava /<br />

via da qua gli immigrati. È stronzo lui, e basta.<br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – L’agonia del San Giovannello a Stilo<br />

______________________<br />

Fabio Franzin è nato nel 1963 a Milano. Vive a Motta <strong>di</strong> Livenza, in provincia <strong>di</strong><br />

Treviso. Ha pubblicato, nel <strong>di</strong>aletto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottense:<br />

El coeor dee paròe, Roma, Zone, 2000, Canzón daa Provenza (e altre<br />

trazhe d’amór), Milano, Fondazione Corrente, 2005; Pare (padre), Spinea,<br />

Helvetia, 2006, Mus.cio e roe (Muschio e spine)”, Sasso Marconi, Le voci<br />

della luna, 2007, Fra but e ortìghe (fra germogli e ortiche), Montereale<br />

Valcellina, Fabrica, Borgomanero, Atelier, 2009, Rosario de siénzhi (Rosario<br />

<strong>di</strong> silenzi – Rožni venec iz tišine), Postaja Topolove, 2010;Siénzhio e orazhión<br />

(Silenzio e preghiera), E<strong>di</strong>zioni Prioritarie, 2010. In lingua: Il groviglio delle<br />

virgole, Grottammare, Stamperia dell’arancio, 2005; Entità, in E-book, Biagio<br />

Cepollaro E<strong>di</strong>zioni, 2007.<br />

131


Giovanna Giordani<br />

Notizie<br />

Non <strong>di</strong>temi<br />

che è stato<br />

un matrimonio principesco...<br />

Non mostratemi<br />

sfilate<br />

<strong>di</strong> moda stravagante<br />

utili a incrementare<br />

i forzieri<br />

dei sacri templi del denaro<br />

mentre mi guarda<br />

dalle vostre pagine<br />

quella donna che muore <strong>di</strong> Aids<br />

col suo bimbo che piange per la<br />

Ah, se potessi<br />

Ah se potessi con la poesia<br />

l' orrore dal mondo spazzar via<br />

tutte le ingiustizie cancellare<br />

la guerra ed il male far cessare<br />

assieme a tutta quanta la follia<br />

che nasconde la luce sulla via<br />

dell'uomo nell'eterno suo andare<br />

alla comune meta da svelare.<br />

Ma io sono un piccolo sospiro<br />

un albatro che vaga nell'immenso<br />

e con stupore ascolta il suo respiro<br />

sono l'ansia <strong>di</strong> sillabe <strong>di</strong> assenso<br />

che stringo fra le mani e poi rigiro<br />

trovando nell'Amore il vero senso.<br />

132<br />

fame<br />

e per la strada<br />

mani tese mi chiedono<br />

spiccioli per campare<br />

Crogiolatevi pur<br />

nei vostri sfarzi<br />

- così va il mondo -<br />

ma permettete che vi chieda<br />

un poco <strong>di</strong> pudore<br />

nel mostrarli<br />

potrebbero far male<br />

a chi non può permettersi<br />

nemmeno <strong>di</strong> sognarli.


Preghiera<br />

Ma quando<br />

ere<strong>di</strong>teranno la terra<br />

Signore<br />

i miti<br />

e i puri <strong>di</strong> cuore?<br />

All'ingiustizia<br />

Strisci<br />

lungo le strade<br />

del mondo<br />

e mai saziata<br />

sei<br />

e mai turbata<br />

da chi<br />

impotente<br />

invano<br />

ti male<strong>di</strong>ce.<br />

__________________________<br />

Giovanna Giordani è studentessa in lettere moderne<br />

133


Pietro Roversi<br />

<strong>La</strong> ragione dei fessi<br />

Io questo modulo morale<br />

da dattilografi sotto dettatura,<br />

da citta<strong>di</strong>ni sotto <strong>di</strong>ttatura,<br />

non lo riempio, lo straccio - ne faccio<br />

coriandoli <strong>di</strong> segatura,<br />

e non me ne vergogno,<br />

e non ne sono fiero:<br />

con <strong>di</strong>stacco come in sogno<br />

scoppio la pustola col siero.<br />

Lo faccio per amor del vero!<br />

Le prescrizioni religiose<br />

del gregge del buon pastore,<br />

da libro delle ore,<br />

le trovo un po' pietose,<br />

delle soluzioni da pelandroni,<br />

delle fesserie per padroni.<br />

<strong>La</strong> mia firma invece la metto<br />

su un foglio schietto che ho scelto<br />

con poche verità ma buone:<br />

il gusto del rischio,<br />

il sospetto del giusto,<br />

il rispetto del <strong>di</strong>verso,<br />

e il coraggio <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> traverso.<br />

Del resto me ne infischio.<br />

E così, mi riservo<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> legittima <strong>di</strong>fesa,<br />

il dovere del dubbio,<br />

il privilegio della resa,<br />

il coacervo delle sicurezze<br />

temporanee, in affitto,<br />

e il sacrilegio <strong>di</strong> chi sta zitto<br />

quando la risposta _e imposta.<br />

E <strong>di</strong>co “Cribbio! Fate lo stesso anche voi no?!<br />

134


O cosa siete - dei burocrati del cuore?<br />

Degli impiegati del cervello?"<br />

Il contrario sono inezie,<br />

risibili immon<strong>di</strong>zie,<br />

con conseguenze nefaste per i più:<br />

esattamente l'opposto delle norme chiamate<br />

un esempio <strong>di</strong> valore,<br />

una specchiata onestà, una chiara fama,<br />

o un punto <strong>di</strong> riferimento.<br />

Quel che ci vuole qui è un ammutinamento!<br />

Un <strong>di</strong>to alzato o un pugno chiuso al rincretinimento<br />

organizzato, al gruppo, ai suoi superficiali<br />

autori. Quel che ci vuole è il raggio<br />

<strong>di</strong> sole che arriva da fuori, mica<br />

il miraggio o il fuoco fatuo <strong>di</strong> quelli che da sempre<br />

uguali ai genitori,<br />

per bisogno <strong>di</strong> approvazione o mancanza <strong>di</strong> iniziativa,<br />

invecchiano, ma la loro<br />

vita seppur viva<br />

non è mai stata loro per davvero.<br />

E se in definitiva<br />

il modulo morale per intero<br />

<strong>di</strong>venta carta straccia, alla paura <strong>di</strong> perdersi<br />

nella selva naturale<br />

che come è già stato scritto<br />

“è un tempio in cui viventi<br />

pilastri a volte confuse parole mettono fuori",<br />

(e io aggiungo, vi si aggira<br />

la belva trina dell'incipit della Divina<br />

Comme<strong>di</strong>a) per tutta risposta si faccia<br />

una boccaccia! Non si confondano<br />

il vero con il bello, la logica<br />

con la tentazione, la chiarezza<br />

con la debolezza. Non ci si arrenda<br />

a un facile bisogno <strong>di</strong> conforto:<br />

noi ci facciamo carico del corruccio del cruccio,<br />

non ricorriamo al ciuccio quando qualcosa va storto,<br />

non denunciamo ciò che è morto come una sconfitta,<br />

135


non sven<strong>di</strong>amo la mente come una casa sfitta,<br />

all'asfissia della chiesa<br />

o al profitto dell'impresa.<br />

Pren<strong>di</strong>amo piuttosto la vita come viene<br />

e la gente com'è anche se non ci conviene:<br />

assumiamoci responsabilità e conseguenze <strong>di</strong>pendenti,<br />

e se proprio dobbiamo<br />

riserviamo l'intolleranza per certi alimenti.<br />

Purtroppo, un buon senso del reale<br />

è la sola morale che vale.<br />

E per evitare attacchi o tra<strong>di</strong>menti<br />

da parte <strong>di</strong> chi pre<strong>di</strong>ca altrimenti,<br />

gli facciamo spallucce, giriamo i tacchi,<br />

sortendo sulla soglia scuotiamo le suole:<br />

gli facciamo pur credere quello che vuole,<br />

e gli offriamo soavi e indefessi<br />

delle pacche sulle spalle<br />

da ignavi, da schiavi, annuiamo<br />

a un'opinione da dementi, insomma gli <strong>di</strong>amo<br />

la ragione dei fessi!<br />

__________________________<br />

Pietro Roversi è nato a Novara nel 1968 da genitori modenesi, è cresciuto tra<br />

Carpi e Verona. Ha stu<strong>di</strong>ato Chimica a Milano, e dopo un dottorato in Scienze<br />

Chimiche è emigrato in Inghilterra. <strong>La</strong>vora come cristallografo <strong>di</strong> macromolecule<br />

al Dipartimento <strong>di</strong> Patologia dell'Università <strong>di</strong> Oxford e svolge l’attività <strong>di</strong> tutor<br />

per una ventina <strong>di</strong> studenti <strong>di</strong> Biochimica <strong>di</strong> Lincoln College, sempre a Oxford.<br />

Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro <strong>di</strong> poesia, Una crisi creativa, per i tipi <strong>di</strong><br />

Puntoacapo, Novi Ligure.<br />

136


Alfredo Panetta<br />

Niculeji<br />

Camparu ccà, nta falacchi<br />

e stroffi d’erba, guarda!<br />

(Guarda comu si sprisanu<br />

nt’è singazzi d’i mura i rosi!)<br />

Nc’era ‘u focularu e na seggia ‘i tufu<br />

a xancu, iju era na statua d’Apollu.<br />

N’occhjiu ò cielu ritiratu<br />

n’àutru ò vrazzu chi mpendulija<br />

d’a finestra. Mo’ pigghjia<br />

nu bicchieri ‘i latti e, comu fussi<br />

feli u faci tumbari mbacanti.<br />

Si faci portari ‘u ccappottu, a barritta<br />

bbrazza a nigghjia, fora, c’u spetta<br />

na pisciata nt’è canceji d’i vicini<br />

e jamu è moderni casi d’appuntamentu<br />

i Slot Machine doquati com’a nuju ormà:<br />

Bongiornu Professuri e Bonuvenutu!<br />

Jamu, na toccatina a’ donna ‘i spati<br />

e na carizza a’ scala massima ‘i coppi<br />

(esti a jornata vostra, toccati ccà<br />

nto purzu e po’ spirati forti forti…)<br />

servinu sulu niculeji p’o para<strong>di</strong>su<br />

muzzica e fuji ‘i chisti jorni ccà.<br />

E penzari! Sarrìa abbastatu pocu<br />

u gavita ca ju scogghjiu chi n<strong>di</strong> spingì<br />

a forza nto vajuni, nu tutt’anudeja<br />

n<strong>di</strong> restà sulu ‘u hjiatu pe’ cuntari<br />

‘u metallu fundutu d’a Zecca, folijina<br />

‘i sonna a per<strong>di</strong>ri, non preparati<br />

comu l’orbi, comu tutti ò Prisenti.<br />

137


Monetine<br />

Han vissuto qua, tra fango/ e ciuffi d’erba, guarda! (guarda come si<br />

sfanno/ nelle crepe dei muri le rose!). C’era il focolare e una se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tufo/<br />

a fianco, lui era una statua apollinea./ Un occhio al cielo ritratto/ e uno al<br />

braccio penzolante/ della finestra. Ora prende/ un bicchiere <strong>di</strong> latte e,<br />

come fosse/ fiele, lo fa cadere nel vuoto./ Si fa portare il cappotto, il<br />

berretto/ abbraccia la nebbia, fuori, che l’aspetta/ una pisciatina sui<br />

cancelli dei vicini/ e via alle moderne case d’appuntamento/ le Slot<br />

Machine gentili come nessuno ormai:/ Buongiorno Professore e<br />

Benvenuto!/ Prego, una toccatina alla donna <strong>di</strong> quadri/ e una carezza alla<br />

scala massima <strong>di</strong> cuori/ (questa è la sua giornata mi tasti/ il polso e aspiri<br />

in profon<strong>di</strong>tà…) servono poche monetine per il para<strong>di</strong>so/ mor<strong>di</strong> e fuggi<br />

della modernità…// E pensare! sarebbe bastato poco/ a evitare quel<br />

masso che ci ha spinti/ inesorabilmente nel burrone, noi nu<strong>di</strong>/ ci è<br />

rimasto solo il fiato per contare/ il metallo fuso della Zecca, ragnatela/ <strong>di</strong><br />

sogni a perdere, impreparati come i ciechi/ come tutti al Presente.<br />

__________________________<br />

Alfredo Panetta è nato nel 1962 a Locri (R.C.). Nel 1981, dopo aver conseguito<br />

la maturità scientifica presso il Liceo Scientifico “Zaleuco”, si trasferisce a Milano<br />

dove tuttora vive e lavora. E’ titolare <strong>di</strong> una piccola azienda artigianale in cui<br />

costruisce e installa infissi in alluminio. Da 9 anni scrive nel <strong>di</strong>aletto materno. Ha<br />

avuto pubblicazioni su varie riviste tra le quali Nuovi Argomenti, Tratti, Il<br />

Segnale, Capoverso, <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano, Gra<strong>di</strong>va ecc. Finalista al Lerici-Pea,<br />

Vincitore del premio Montale ine<strong>di</strong>ti nel 2004. Col suo primo libro, Petri ‘i Limiti<br />

(Moretti& Vitali, 2005) ha vinto i premi Il Tripode, Albino Pierro, <strong>La</strong>nciano-<br />

Mario Sansone Opera Prima e il Premio Rhegium Julii sezione poesia e<strong>di</strong>ta in<br />

vernacolo. Nel 2011 è uscita la sua seconda raccolta Na folia nt’è falacchi (Un nido<br />

nel fango, E<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong>, Piateda SO) vincitrice del Premio F. Fortini e del<br />

Premio Pascoli 2011. Presiede a Corsico un concorso <strong>di</strong> poesia per studenti <strong>di</strong><br />

scuole elementari, me<strong>di</strong>e e me<strong>di</strong>e superiori. Ha coor<strong>di</strong>nato nella stessa città un<br />

laboratorio <strong>di</strong> scrittura poetica.<br />

138


Stefano Amorese<br />

Luri<strong>di</strong> vermi<br />

"I ladri <strong>di</strong> cose pubbliche vivono nell'oro e nella porpora,<br />

quelli <strong>di</strong> cose private in ceppi ed in catene". (Catone)<br />

Luri<strong>di</strong> vermi che fanno schifo a quelli veri e filiformi<br />

Tufati nelle spore della polvere e <strong>di</strong> muffa<br />

Occlusi alla trachea cisposi nella cornea<br />

Scarni <strong>di</strong> derma subissati nella melma<br />

D'una progenie arcaica e <strong>di</strong> una schiatta atipica<br />

Pasciuta maledetta… ad<strong>di</strong>rittura satura<br />

Maggiormente nel genoma umano dei più degenerati<br />

Che nel cromosoma minimo… <strong>di</strong> quest'invertebrati<br />

Per l'involuzione della specie… la selezione innaturale<br />

Avvenuta per la pre<strong>di</strong>zione degli aruspici<br />

Predetta nelle interiora dei nemici<br />

Che <strong>di</strong>chiara come sempre vincitore… il più crudele<br />

Nei germi rigerminati dalle gona<strong>di</strong> dell'Idra<br />

Dallo spermatozoo mirabolante <strong>di</strong> Re Mida<br />

Risorti per il sortilegio dal miracolo dei miti<br />

Sembianti agli omertosi ai finti sordomuti<br />

Zombie balzati dalle casse mortuarie<br />

Per le trame or<strong>di</strong>te nelle aste immobiliari<br />

Nelle fattezze dei calunniatori pro<strong>cura</strong>no gli alibi agli allibratori<br />

Gli appretti con i manici ed i mantici per abbietti e farabutti<br />

Le aste per ban<strong>di</strong>ere che aizzano alla razza<br />

A grezze strategie <strong>di</strong> altre tirannie<br />

Di magnaccia <strong>di</strong> usurai e <strong>di</strong> taglieggiatori<br />

Simulatori <strong>di</strong> splendori che scintillano nel declino del domani<br />

Esercenti grossolani nella compraven<strong>di</strong>ta degli organi<br />

Di miserabili cialtroni compiacenti alle complicità<br />

Dei sosia dei misfatti… ne sfoggiano i mostruosi autoritratti<br />

Ma in molti stanno zitti pur pestati sotto le suole del magnate<br />

Aspirano le briciole sputate dai vassalli già satolli<br />

Del ren<strong>di</strong>mento a fronte della percentuale<br />

Come tanti ere<strong>di</strong> genuflessi al capezzale<br />

139


Supplicanti il capitale e l'avarizia del morente<br />

Parassiti elementari che succhiano ai capezzoli<br />

Dei privilegi dei superiori in carica da secoli<br />

Appostati coi castigamatti al traguardo <strong>di</strong> reticolati elettrici<br />

Però per il proprio arbitrio libero… esemplari alla morale generale<br />

Per soprusi e crimini abbuonati per integerrima condotta<br />

E per il clamore dalla cloaca massima che sbotta<br />

Sturatasi poco dopo la partitissima<br />

I cavernicoli si tirano le palle con rigore<br />

Si battono alla svelta sulle clavicole e alla clava<br />

Dribblando stretti il branco fino ai ghetti dei reietti<br />

Senza la scelta <strong>di</strong> una terra che da un <strong>di</strong>o minore non fu mai promessa<br />

Prostrati sotto gli scanni dei comizi<br />

Di tutti i ladri ai tropici delle cose e dei lavori pubblici<br />

Delegati dal popolo dopato dalle pasticchine<br />

Come le teste toste tatuate che si rintuzzano gli attrezzi<br />

Addebitando tutti i danni ai ruba galline<br />

Trascinati in ceppi ed in catene<br />

Che vengono tenuti buoni… lì proni… coi bastoni<br />

Che fanno le mode da venire… per estati calde e inverni rigi<strong>di</strong><br />

Che si può perfino <strong>di</strong>re, che fanno così talmente schifo… anche a quei<br />

vermi luri<strong>di</strong>.<br />

__________________________<br />

Stefano Amorese (in arte anagrammato Faraòn Meteosés) è un noto poeta<br />

romano “<strong>di</strong> strada”. Sua recente raccolta è Psicofantaossessioni, per i tipi <strong>di</strong> Lietocolle<br />

(2007) che è stata definita “<strong>di</strong> liriche anarchiche” e in precedenza (nel 2000) ha<br />

pubblicato in proprio la raccolta Samizdat (che in lingua russa significa appunto<br />

“fatto da solo”).<br />

140


Salvatore Violante<br />

Natale<br />

(Ricordando l’attentato a nostro signore)<br />

Tarà, taratà, tarà<br />

Tarà, gliaglià, taratà<br />

Olè, tartà, gliolè<br />

È Natale, ahitè.<br />

Mon <strong>di</strong>eu, mes meilleures veux<br />

Et des cadeaux aussi,<br />

In natura, anche in natura<br />

Dio, quanta spazzatura…….<br />

Tarà, tarà, tartà.<br />

Olè, tartà, gliolè<br />

Tarà, tarà, taratà<br />

Tarà, taratà, gliaglià<br />

141<br />

È Natale, voilà!<br />

I propositi, oh Dio i propositi<br />

Suvvia con tanti lumi….<br />

E i limpi<strong>di</strong> costumi?<br />

Olè, tartà, gliolè<br />

Vivo, il futuro a te.<br />

E pure molto duro<br />

Si<strong>cura</strong>mente puro,<br />

Noi ti <strong>di</strong>ciamo olè,<br />

Futuro chiaro olè,<br />

Ormai compiuto, ahitè<br />

E Cristo? Nguè, nguè, nguè.<br />

__________________________<br />

Salvatore Violante nato a Boscotrecase (NA) nel 1943, vive a Terzigno in<br />

provincia <strong>di</strong> Napoli. Ha pubblicato in versi: “Moti e Terremoti” (L’Arzanà-Il<br />

Piombino, Torino 1984); “Punto e a capo” (Marcus Ed., NA 2007). In<br />

collaborazione con Antonio Baglivo, per le e<strong>di</strong>zioni d’arte Ibri<strong>di</strong>libri, “<strong>La</strong> casa,<br />

questa terra il suo profumo…” (Bellizzi, 2008) “Su questo altare” (Bellizzi 2008) “<br />

Sulle tracce dell’uomo” (Marcus Ed. 2009) Suoi testi sono presenti in: <strong>La</strong> luna e i<br />

falò (la rivista letteraria del compianto Beppe Manfre<strong>di</strong>);Ulu-<strong>La</strong>te (la rivista <strong>di</strong><br />

Liliana Ebalginelli, MI);Secondo Tempo (la rivista letteraria <strong>di</strong> Alessandro<br />

Carandente, NA); Capoverso (<strong>La</strong> rivista <strong>di</strong> scritture poetiche e<strong>di</strong>ta da Orizzonti<br />

Meri<strong>di</strong>onali);Talento, la rivista torinese <strong>di</strong> Lorenzo E<strong>di</strong>tore;L’Area <strong>di</strong> Broca, la<br />

rivista fiorentina <strong>di</strong> Mariella Bettarini;Selected Passages from international authors<br />

(antologia bilingue ed. Andreozzi, 1971).Alchimie poetiche, antologia e<strong>di</strong>ta da<br />

Pagine (Roma, 2008). Ha collaborato con: Il giornale <strong>di</strong> Napoli, <strong>La</strong> voce della<br />

Campania, Dossier Sud.Attualmente collabora con: il Gazzettino Vesuviano e<br />

Secondo Tempo.


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora settima: la fatica dell’ascesa<br />

142


<strong>La</strong>ura Corraducci<br />

Attende Giovanni la parola<br />

per spezzare ancora la sua rete<br />

vuota la pancia stanotte<br />

vuota anche l’agonia<br />

la stringe fredda fra le nocche<br />

puzza <strong>di</strong> sale e sfinimento<br />

fallire gli anelli del destino<br />

uno dopo l’altro<br />

nel salto monco <strong>di</strong> un acrobata<br />

spegnersi in ebeti sorrisi <strong>di</strong> acquavite<br />

e sul molo barili <strong>di</strong> cloro e varachina<br />

“Voglia Id<strong>di</strong>o fare <strong>di</strong> questo porto d’affondati<br />

la nuova Cana del vino e degli sposi<br />

delle ali macchiate dei gabbiani<br />

la coperta all’amplesso della Luna<br />

ossigenando <strong>di</strong> azzurro la speranza<br />

nella valigia sfondata dei sopravvissuti”<br />

Il profumo del viola fra i capelli<br />

versati come lame sulla testa<br />

tutto il sudore dei vermi da portare<br />

senti il buio delle voci a mezzogiorno<br />

la donna laggiù in fondo che si copre<br />

il volto con il velo della morte<br />

soffocate nelle ali le promesse<br />

alle braccia leghi i lembi della notte<br />

sul petto il centro esatto della storia<br />

“volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”<br />

(Gv 19,37)<br />

dall’osservazione dell’opera <strong>di</strong> Giuseppe Polverari<br />

143


questa è l’agonia del vincitore<br />

non c’è voce <strong>di</strong> tromba che sopisca<br />

lo stridulo morente del respiro<br />

il Re del suo sangue deve bere<br />

gli spasmi del dolore <strong>di</strong>stesi per nome<br />

tutti in fila nei buchi rossi della fronte<br />

silente il lago si cambia in deserto<br />

un figlio attende il migrare nel sole<br />

un padre accoglie il livore del vento<br />

la tua casa è <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> pazzi<br />

<strong>di</strong> vetri storti e scartati <strong>di</strong> donne<br />

lapidate dai ventri <strong>di</strong> piombo<br />

<strong>di</strong> ladri scolpiti a sputi e bestemmie<br />

bruciami ora mio Re poi ancora<br />

e <strong>di</strong> nuovo in eterno<br />

in quel cerchio <strong>di</strong> fuoco che insieme<br />

adesso e per sempre ci inghiotte<br />

__________________________<br />

<strong>La</strong>ura Corraducci, insegnante e poetessa pesarese, ha pubblicato nel 2007 la sua<br />

prima raccolta poetica dal titolo Lux Renova (Ed. Del Leone). Nel febbraio 2011<br />

suoi ine<strong>di</strong>ti sono stati selezionati nell'antologia <strong>di</strong> poesia e narrativa Creare mon<strong>di</strong>,<br />

pubblicati da Fara e<strong>di</strong>tore. Nel gennaio 2011 la poesia Fiori <strong>di</strong> loto vince il<br />

concorso Fili <strong>di</strong> Parole, sezione poesia ine<strong>di</strong>ta,-indetto dalla Perrone e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong><br />

Roma. Suoi testi, e<strong>di</strong>ti e ine<strong>di</strong>ti, sono apparsi su <strong>di</strong>verse antologie e blog <strong>di</strong> poesie.<br />

144


Franco Toscani<br />

Leopar<strong>di</strong> e il costume degli italiani<br />

Il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’ italiani (1824) <strong>di</strong> Giacomo<br />

Leopar<strong>di</strong>, a quasi due secoli dalla sua composizione, suona singolarmente<br />

attuale e ci aiuta ancor oggi ad illuminare aspetti essenziali dell’Italia<br />

contemporanea, quando ad esempio l’autore vi parla amaramente dell’<br />

”estinzione” o dell’ “indebolimento” delle credenze nei principi morali, della<br />

“inutilità” della virtù e della “utilità decisa” del vizio: “Non è da <strong>di</strong>ssimulare<br />

che considerando le opinioni e lo stato presente dei popoli, la quasi universale<br />

estinzione o indebolimento delle credenze su cui si possano fondare i principii<br />

morali, e <strong>di</strong> tutte quelle opinioni fuor delle quali è impossibile che il giusto e<br />

l’onesto paia ragionevole, e l’esercizio della virtù degno d’un savio, e da altra<br />

parte l’inutilità della virtù e la utilità decisa del vizio <strong>di</strong>pendenti dalla politica<br />

costituzione delle presenti repubbliche; la conservazione della società sembra<br />

opera piuttosto del caso che d’altra cagione, e riesce veramente maraviglioso<br />

che ella possa aver luogo tra in<strong>di</strong>vidui che continuamente si o<strong>di</strong>ano s’insi<strong>di</strong>ano<br />

e cercano in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuocersi gli uni agli altri.” 2 .<br />

Leopar<strong>di</strong> ricorda pure che “le leggi senza i costumi non bastano” e che questi<br />

ultimi <strong>di</strong>pendono e sono fondati principalmente dalle “opinioni”. Ora, nella<br />

“universale <strong>di</strong>ssoluzione dei principii sociali, in questo caos che veramente<br />

spaventa il cuor <strong>di</strong> un filosofo” e lo spinge a dubitare dell’avvenire della<br />

società civile, rispetto all’Italia i principali paesi europei come la Francia,<br />

l’Inghilterra e la Germania hanno almeno “un principio conservatore della<br />

morale e quin<strong>di</strong> della società” , che è la società stessa (cfr. DCI, 968).<br />

Le società civili europee migliori, costituite dagli “uomini politi” delle classi<br />

“non laboriose”, libere dai bisogni più urgenti della vita quoti<strong>di</strong>ana, riescono<br />

infatti a conservare sé stesse producendo il “buon tuono” (cfr. DCI, 970),<br />

fonte della <strong>cura</strong> del proprio onore.<br />

Gli italiani sono privi <strong>di</strong> ogni fondamento della morale e <strong>di</strong> ogni autentico<br />

“vincolo e principio conservatore della società” perché, a <strong>di</strong>fferenza delle altre<br />

nazioni civili europee, sono privi della “stretta società” degli “uomini politi”<br />

del “buon tuono” (cfr. DCI, 968-971). In Italia, per varie e complesse ragioni<br />

storiche, antropologiche e culturali che neppure Leopar<strong>di</strong> - credo - riesce a<br />

2 G. Leopar<strong>di</strong>, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani (1824), in<br />

Tutte le opere, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> W. Binni e E. Ghidetti, Sansoni, Firenze 1969, vol.<br />

I, p. 968 (d’ora in poi cit. con la sigla DCI seguita dal numero <strong>di</strong> pagina).<br />

145


indagare a fondo, non si ha “buon tuono”, non si ha “un tuono italiano<br />

determinato (...) o egli è cosa così vaga, larga e indefinita che lascia quasi<br />

interamente in arbitrio <strong>di</strong> ciascuno il suo modo <strong>di</strong> procedere in ogni cosa.<br />

Ciascuna città italiana non solo, ma ciascun italiano fa tuono e maniera da se.”<br />

(DCI, 971).<br />

Prima dunque vengono per gli italiani i loro vantaggi e interessi personali;<br />

sempre e soltanto dopo vengono l’opinione pubblica, il bene <strong>di</strong> tutti, gli<br />

interessi della casa comune (cfr. DCI, 971-972).<br />

Così la vita degli italiani è asfittica, senza progetto e scopo, priva <strong>di</strong> respiro e<br />

<strong>di</strong> prospettiva, “ristretta al solo presente” (cfr. DCI, 972). E nessuno batte gli<br />

italiani - <strong>di</strong> tutte le classi sociali - nel cinismo, nell’opportunismo, nella<br />

in<strong>di</strong>fferenza profonda e ra<strong>di</strong>cata verso sé stessi e gli altri, nello “scambievole<br />

<strong>di</strong>sprezzo”, nella reciproca derisione, a causa della loro “mancanza <strong>di</strong> società”<br />

(cfr.DCI, 975); “così in Italia la principale e la più necessaria dote <strong>di</strong> chi vuol<br />

conversare, è il mostrar colle parole e coi mo<strong>di</strong> ogni sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo verso<br />

altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che<br />

sia possibile mal sod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong> se stessi e per conseguenza <strong>di</strong> voi” (DCI, 976).<br />

Si tratta <strong>di</strong> un “abito <strong>di</strong> cinismo” dannosissimo per i costumi: “Non<br />

rispettando gli altri, non si può essere rispettato. Gli stranieri e gli uomini <strong>di</strong><br />

buona società non rispettano altrui se non per essere rispettati e risparmiati<br />

essi stessi, e lo conseguono. Ma in Italia non si conseguirebbe, perché dove<br />

tutti sono armati e combattono contro ciascuno, è necessario che ciascuno<br />

presto o tar<strong>di</strong> si risolva e impari d’armarsi e combattere, altrimenti è oppresso<br />

dagli altri, essendo inerme e non <strong>di</strong>fendendosi, in vece d’essere risparmiato. E’<br />

anche necessario ch’egli impari ad offendere. Tutto ciò non si può conseguire<br />

prima che uno contragga un abito <strong>di</strong> <strong>di</strong>sistima e <strong>di</strong>sprezzo e in<strong>di</strong>fferenza<br />

somma verso se stesso, perché non v’è cosa più nociva in questo modo <strong>di</strong><br />

conversare che l’esser <strong>di</strong>licato e sensibile sul proprio conto.” (DCI, 976).<br />

Senza stima <strong>di</strong> sé e senza “amor proprio” - da non confondere con lo<br />

spropositato e vano orgoglio <strong>di</strong> sé - non si dà alcun fondamento della moralità<br />

degli in<strong>di</strong>vidui e dei popoli (cfr. DCI, 976).<br />

Leopar<strong>di</strong> giunge così a mettere l’accento sui mali morali dell’egoismo e della<br />

misantropia : “Ciascuno combattuto e offeso da ciascuno dee per necessità<br />

restringere e riconcentrare ogni suo affetto ed inclinazione verso se stesso, il<br />

che si chiama appunto egoismo, ed alienarle dagli altri, e rivolgerle contro <strong>di</strong><br />

loro, il che si chiama misantropia. L’uno e l’altra le maggiori pesti <strong>di</strong> questo<br />

secolo. Così che le conversazioni d’Italia sono un ginnasio dove colle<br />

offensioni delle parole e dei mo<strong>di</strong> s’impara per una parte e si riceve stimolo<br />

dall’’altra a far male a’ suoi simili co’ fatti. Nel che è riposto l’esizio e<br />

l’infelicità sociale e nazionale.” (DCI, 976).<br />

146


Il risultato è l’ “avversione” tra gli uomini e la “<strong>di</strong>sunione” del paese: “in Italia<br />

(...) la società stessa, così scarsa com’ella è, è un mezzo <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong>sunione,<br />

accresce esercita e infiamma l’avversione e le passioni naturali degli uomini<br />

contro gli uomini, massime contro i più vicini, che più importa <strong>di</strong> amare e<br />

beneficare o risparmiare” (DCI, 977). Per la loro storia nazionale gli italiani si<br />

sono abituati da secoli a servire i loro padroni, ad adattarsi alle più <strong>di</strong>verse<br />

circostanze, a vendere e a comperare le persone, al trasformismo, alla<br />

<strong>di</strong>ssimulazione (non sempre “onesta”, come voleva Torquato Accetto),<br />

all’opportunismo, al cinismo.<br />

Leopar<strong>di</strong> chiarisce che non intende attribuire soltanto agli italiani i <strong>di</strong>fetti<br />

sopra menzionati, né ritiene che vi siano popoli e paesi esenti da imperfezioni<br />

e lacune. Di più, in qualunque società e in tutti i popoli albergano l’avversione,<br />

la persecuzione verso i propri simili, la “depressione degli altri”, l’egoismo, il<br />

cinismo, ma in Italia tutto ciò è più grave e marcato che altrove ed essa, in<br />

or<strong>di</strong>ne alla morale, è particolarmente “sprovveduta <strong>di</strong> fondamenti” (cfr.DCI,<br />

977).<br />

Il nostro autore <strong>di</strong>stingue nettamente le usanze/abitu<strong>di</strong>ni dai costumi:<br />

“Gl’italiani hanno piuttosto usanze e abitu<strong>di</strong>ni che costumi”, seguite per lo<br />

più per “assuefazione” e senza alcuno spirito critico; lo “spirito pubblico” è<br />

invece scarso e latitante (cfr. DCI, 979). <strong>La</strong> conclusione è amara e dal<br />

significato inequivocabile: “ Gli usi e i costumi in Italia si riducono<br />

generalmente a questo, che ciascuno segua l’uso e il costume proprio, qual che<br />

egli si sia.” (DCI, 979-980).<br />

Leopar<strong>di</strong> insiste sulla “total mancanza o incertezza <strong>di</strong> buoni costumi in Italia”,<br />

più nei piccoli centri che nei gran<strong>di</strong>, dove si trova un minimo <strong>di</strong> “società<br />

stretta” (cfr. DCI, 980). Il grande poeta e pensatore italiano considera<br />

soprattutto la viltà <strong>di</strong> pensiero, la bassezza d’animo e la scarsa stima <strong>di</strong> sé<br />

presenti nel popolo italiano, per cui “la morale propriamente è <strong>di</strong>strutta” (cfr.<br />

DCI, 980-981), né c’è da illudersi che essa possa repentinamente risorgere.<br />

Lette queste straor<strong>di</strong>narie riflessioni <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong>, sorgono non pochi dubbi,<br />

domande e interrogativi pure sul popolo italiano attuale, sui suoi limiti, sulle<br />

sue contrad<strong>di</strong>zioni interne, sulla nostra classe <strong>di</strong>rigente politica (in cui<br />

amministratori regolarmente eletti dal popolo invitano a sparare agli immigrati<br />

come a leprotti), sui nostri intellettuali (ancora troppo servili e ossequienti:<br />

che “società stretta” ci ritroviamo?), sul “buon tuono” ancora tanto raro.<br />

<strong>La</strong> stragrande maggioranza degli italiani appare oggi presa e avvitata nella<br />

morsa del lavoro alienato e insieme del “tempo libero”, del consumo<br />

altrettanto alienato garantito dall’industria culturale dei mezzi <strong>di</strong><br />

comunicazione <strong>di</strong> massa. Oggi vi è, rispetto al passato, più <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

tempo libero e <strong>di</strong> consumo culturale, ma anch’essi, come il lavoro, vengono<br />

147


per lo più assunti e intesi nella <strong>di</strong>rezione dell’alienazione, dell’etero<strong>di</strong>rezione,<br />

del conformismo e dell’assopimento del pensiero.<br />

Diventa perciò sempre più decisiva la questione - posta con forza già dagli<br />

intellettuali illuministi nel XVIII secolo - dell’opinione pubblica e della sua<br />

formazione, oggi garantita dalla presenza onnipervasiva dei mezzi <strong>di</strong><br />

comunicazione <strong>di</strong> massa, il cui controllo è la posta in gioco essenziale <strong>di</strong> ogni<br />

potere economico e politico.<br />

Abbiamo il dovere <strong>di</strong> mirare alla formazione <strong>di</strong> un’opinione pubblica italiana<br />

ed europea sempre più matura e critica, libera e democratica, ma non<br />

possiamo nasconderci le <strong>di</strong>fficoltà che tuttora si frappongono al suo sviluppo<br />

e al suo effettivo consolidamento.<br />

Non partiamo da zero, a questo proposito. Non possiamo e non dobbiamo<br />

infatti smarrire la bussola rappresentata dai principii essenziali della nostra<br />

Costituzione democratica e repubblicana, sorta dalla lotta <strong>di</strong> liberazione dalla<br />

barbarie nazifascista. Delle pagine della nostra Costituzione non va mai<br />

<strong>di</strong>menticato - come scrisse una volta Piero Calamandrei - che esse furono<br />

scritte col sangue, le sofferenze e il sacrificio <strong>di</strong> tanti giovani e <strong>di</strong> tanti patrioti<br />

che lottarono per la democrazia e la libertà.<br />

<strong>La</strong> loro memoria ci sorregge ancor oggi nel tentativo <strong>di</strong> salvaguardare l’unità<br />

del nostro paese, minacciata da spinte secessionistiche e <strong>di</strong>sgregatrici,<br />

all’interno del <strong>di</strong>fficile processo <strong>di</strong> rafforzamento dell’unità europea, per<br />

giungere a un’Italia capace <strong>di</strong> rinnovare il proprio devastato tessuto civile e<br />

morale e ad un’Europa che non sia soltanto l’Europa dei mercati e dei capitali,<br />

delle merci e della tecnica, che spezzi la sua continuità con la cultura<br />

eurocentrica del dominio, del colonialismo e dell’imperialismo, che sappia<br />

porsi ra<strong>di</strong>calmente il problema dell’ere<strong>di</strong>tà della propria grande tra<strong>di</strong>zione<br />

culturale e spirituale, riscoprendo le perle e i tesori in essa nascosti.<br />

(in Identità, patrie, confini. Note antropologiche ed etico-politiche sugli italiani)<br />

__________________________<br />

Franco Toscani, saggista e docente <strong>di</strong> Filosofia a Piacenza, dove è nato nel 1955.<br />

É membro del comitato scientifico della sezione Emilia-Romagna dell’Istituto<br />

italiano <strong>di</strong> Bioetica. Fa parte del consiglio <strong>di</strong> redazione della rivista Testimonianze e<br />

della rivista Filosofia e Teologia. Nel 2003 ha pubblicato, presso l’e<strong>di</strong>trice Blu <strong>di</strong><br />

Prussia <strong>di</strong> Piacenza, una plaquette <strong>di</strong> poesie, dal titolo <strong>La</strong> bene<strong>di</strong>zione del semplice<br />

(Prefazione <strong>di</strong> C. Sini).Ha collaborato a riviste e a giornali come il manifesto,<br />

Quoti<strong>di</strong>ano dei <strong>La</strong>voratori, Libertà, Unità Proletaria, In-oltre, <strong>La</strong> Balena Bianca, aut aut,<br />

Alfabeta, Nuova Corrente, AlfaZeta, Stu<strong>di</strong> Piacentini, Città in controluce, dalla parte del<br />

torto, Qui - Appunti dal presente, Testimonianze, Filosofia e Teologia, Dharma, O<strong>di</strong>ssea,<br />

Koiné, <strong>La</strong> clessidra. Ha pubblicato testi filosofici presso le case e<strong>di</strong>trici Bompiani <strong>di</strong><br />

Milano, Cleup <strong>di</strong> Padova e e<strong>di</strong>trice Petite Plaisance <strong>di</strong> Pistoia<br />

148


Michele De Luca - Ossesso<br />

149


Celestino Casalini<br />

Gestione dell’abbondanza<br />

C’è qualcuno che li chiude gli occhi<br />

davanti agli ammassi incoerenti<br />

degli avanzi Altri li cercano sfiorando<br />

l’umiliante equilibrio della sopravvivenza<br />

Il corpo s’allena<br />

sui cumuli verticali delle umane macerie<br />

testimoniando che la giustizia dell’uomo<br />

non progetta alcun principio d’uguaglianza<br />

Anche le origini vengono messe in dubbio:<br />

anche guardando in<strong>di</strong>etro t’accorgi<br />

che il male non nasce mai da una mancanza<br />

ma dall’uso spregiu<strong>di</strong>cato dell’abbondanza<br />

Pubblicità<br />

Con negli occhi ancora i morti<br />

d’una catastrofe annunciata<br />

d’una guerra <strong>di</strong>chiarata anche se mai ufficializzata<br />

ti propongo viaggi da sballo sogni da realizzare<br />

meren<strong>di</strong>ne ai grassi vegetali<br />

Per stomaci navigati<br />

anche carne ben cotta magari un po’ bruciata<br />

Futuri colorati<br />

C’è un tempo come questo<br />

in cui si fa fatica a <strong>di</strong>stinguere i colori<br />

Come <strong>di</strong>re che ricchi e poveri<br />

150


vedono in modo <strong>di</strong>verso le cose<br />

ch’è <strong>di</strong>fficile farsi un’esatta opinione<br />

leggendo i giornali<br />

Ma è chiaro: ognuno è racchiuso dentro sé stesso<br />

Testa gambe pie<strong>di</strong> e solo due occhi<br />

per guardare in avanti verso l’avvenire<br />

Non si può pretendere che dentro ai limiti chiusi<br />

<strong>di</strong> questo universo/attimo da attraversare<br />

tutti abbiano l’esatta percezione della <strong>di</strong>stanza<br />

che ci lega alla vita e al suo futuro<br />

Lotte <strong>di</strong> classe con rassegnazione<br />

( a s.m. )<br />

Hanno lavorato a lungo sui palinsesti<br />

per anestetizzare le coscienze<br />

E noi<br />

ci siamo arresi <strong>di</strong> fronte alla fatica<br />

<strong>di</strong> dover lottare<br />

per porre fine a ingiustizie e mistificazioni<br />

Non è più tempo <strong>di</strong> ribellioni:<br />

Non si muore quasi più in fabbrica anzi<br />

l’operaio quasi non si sporca le mani<br />

ha detto l’uomo nel maglione<br />

Anche alla vergogna si <strong>di</strong>venta refrattari<br />

ma quando ci si guarda allo specchio<br />

si capisce dagli occhi che la rassegnazione<br />

Ci fa morire dentro molto più <strong>di</strong> prima<br />

151


Funerali <strong>di</strong> Stato<br />

Io non ti celebro<br />

ingannevole momento<br />

Espressione d’una verità<br />

già soffocata e destinata a perdersi<br />

nel vuoto ricordo dell’evento<br />

E nello sperpero <strong>di</strong> voci:<br />

Che i funerali celebrano<br />

in nome<br />

Di quel ch’è stato è stato<br />

Diritti <strong>di</strong> successione<br />

Il senatore ha un figlio<br />

che probabilmente<br />

non è un genio: Ma<br />

Certamente dal padre<br />

avrà già capito che<br />

O per devoluzione<br />

o denigrando Garibal<strong>di</strong><br />

si può anche guadagnare<br />

entrare nella storia<br />

__________________________<br />

Celestino Casalini, nato a Genova nel 1948 vive e lavora a Piacenza come<br />

quadro tecnico delle Ferrovie dello Stato. Ha pubblicato Il muro dei miseri<br />

(Agemina, 2007). Di prossima pubblicazione una silloge <strong>di</strong> una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> testi<br />

in Tretrobottega 2011, <strong>CFR</strong><br />

152<br />

E’ qui la festa!<br />

A furia <strong>di</strong> virare<br />

Qui non si sa più<br />

Dove andare!<br />

Giroton<strong>di</strong> a sinistra<br />

E a destra camerati<br />

Alla puttanesca<br />

Al centro<br />

Sette o otto nani ver<strong>di</strong><br />

Ed un cavaliere<br />

Che lancia in resta<br />

grida: “ma allora<br />

E’ qui la festa!”


Adam Vaccaro<br />

Questi occhi<br />

Se non avessi questi occhi ora<br />

rovesciati sul piatto <strong>di</strong> lenticchie<br />

che favoleggia <strong>di</strong> monete d’oro<br />

girato l’angolo dell’anno<br />

Se non avessi questi occhi sia<br />

pure bucati dai raggi ver<strong>di</strong><br />

che ci inonda beata la tivvù<br />

sarabanda e belzebù <strong>di</strong> Berlusconi<br />

Se non avessi questi occhi stra<br />

volti ogni giorno da mille orrori<br />

e patemi e mille furbi e assassini<br />

convinti <strong>di</strong> farci tutti scemi<br />

Se non avessi questi occhi bis<br />

lacchi eppure ancora capaci <strong>di</strong> bucare<br />

la nebbia oltre la pagina che ci avvolge<br />

e pare un tutto senza fine e sogni<br />

crollerei all’istante come quel bue al mattatoio<br />

__________________________<br />

Adam Vaccaro, poeta e critico nato in Molise nel 1940, vive a Milano. Ha pubblicato<br />

varie raccolte <strong>di</strong> poesie, tra le ultime: <strong>La</strong> casa sospesa, Novi Ligure 2003, e la raccolta<br />

antologica <strong>La</strong> piuma e l’artiglio, E<strong>di</strong>toria&Spettacolo, Roma 2006. Tra le pubblicazioni<br />

d’arte: Spazi e tempi del fare (Stu<strong>di</strong>o Karon, Novara 2002) e <strong>La</strong>birinti e capricci della passione<br />

(Milanocosa, Milano 2005) con acrilici <strong>di</strong> Romolo Calciati. Con Giuliano Zosi e altri<br />

musicisti, ha realizzato concerti <strong>di</strong> musica e poesia. Collabora a riviste e giornali con<br />

testi poetici e saggi critici. Per quest’ultimo versante, ha pubblicato Ricerche e forme <strong>di</strong><br />

A<strong>di</strong>acenza, Asefi Terziaria, Milano 2001. Ha fondato e presiede Milanocosa<br />

(www.milanocosa.it,), Associazione con cui ha <strong>cura</strong>to: Poesia in azione, raccolta dal<br />

Bunker Poetico, alla 49 a Biennale d’Arte <strong>di</strong> Venezia 2001, Milanocosa, Milano 2002;<br />

“Scritture/Realtà – Linguaggi e <strong>di</strong>scipline a confronto”, Atti, Milanocosa 2003; 7 parole<br />

del mondo contemporaneo, Milanocosa, 2005; Milano: Storia e Immaginazione, Milanocosa,<br />

2011. Ha progettato e <strong>di</strong>rige la Rivista telematica A<strong>di</strong>acenze, materiali <strong>di</strong> ricerca e<br />

informazione culturale del Sito <strong>di</strong> Milanocosa.<br />

153


Donato Di Poce<br />

<strong>La</strong> guerra che verrà<br />

154


Giancarlo Serafino<br />

<strong>La</strong> parola è il tuo tabacco<br />

<strong>La</strong> parola è il tuo tabacco. L’avvolgi e la respiri.<br />

Le tue sono essenze vive <strong>di</strong> corrispondenza.<br />

Perché le parole non hanno morte e tu sei morto<br />

solo per chi non sa ascoltare.<br />

E sei qui…a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> Proserpina.<br />

<strong>La</strong> parola è il tuo grembiule. Lo hai steso e hai dato.<br />

Non ti sei risparmiato. Contro il marcio e chi ci vive.<br />

Alla parola hai chiesto <strong>di</strong> essere ulivo e colomba.<br />

Hai chiesto slancio.<br />

Ed Io pur laico fumo il tuo tabacco, Tonino Bello.<br />

*<br />

Girotondo per Clarissa<br />

che con cercina a cappello<br />

sugli occhioni freschi <strong>di</strong> ghisa<br />

porta in giro un fardello<br />

<strong>di</strong> chincaglie e bagattelle.<br />

Sulle strade <strong>di</strong> Cotonou<br />

son tanti i bambini che cercano pane<br />

girando in lungo e largo<br />

<strong>di</strong>menticati da Dio, non dal fango…<br />

E a casa i padri prima sfruttati<br />

abbrustoliti vicino alle fornaci<br />

poi licenziati attendono.<br />

Come una ruspa che tutto spiana<br />

era passata una multinazionale.<br />

155


Mister Rigoletto<br />

Per tutti era Rigoletto.<br />

Lo incontravo a volte ad un angolo<br />

fermo a guardare il cielo,<br />

una volta che gli sorrisi<br />

mi <strong>di</strong>sse: - tu sai contare i raggi del sole?-<br />

Sorrisi ancora e tirai dritto …<br />

L’altro giorno stessa situazione:<br />

questa volta mi fa: - dammi un voto,<br />

un numero, che tu ci sei abituato! –<br />

- Voto su che?- ribatto io-<br />

non ti conosco, non so niente della tua vita<br />

cosa hai, cosa speri, cosa sogni,<br />

cosa hai fatto…<br />

in che cosa dovrei darti un voto?-<br />

Sentivo il paradosso, endocarpo dell’uomo<br />

(io saprei darmelo?).<br />

- Neanche io so molto <strong>di</strong> te, anzi<br />

meno <strong>di</strong> te, ma tant’è…<br />

eppure so che voto darti: quattro<br />

e sei rimandato…come me! -<br />

<strong>La</strong> storia<br />

Se avessi per reni i cieli<br />

darei al mio corpo<br />

la forza da spezzare mari<br />

e trovare irrisolta<br />

negli abissi scoperti<br />

come cenotafio<br />

quella mai raccontata<br />

storia che giace<br />

come sirena annegata<br />

lingua soffocata dal latte<br />

morta per nutrimento.<br />

E sulla crosta <strong>di</strong> fango<br />

(Dalla raccolta Poesie sociali e civili, Ed. <strong>CFR</strong>, 2011)<br />

156


intorno ai mausolei<br />

quella pasciuta <strong>di</strong> cadaveri<br />

puttana necrofila<br />

dovrà battersi il petto.<br />

Partigiani del battaglione Moro – Alpi Orobie, 1945<br />

__________________________<br />

Giancarlo Serafino (Campi Salentina 16 Luglio 1950) Pubblica nel 2003<br />

“Passaggio d’estate”, Zane e<strong>di</strong>trice, Premio Athena 2003, “Per canto e per amore<br />

“, nel 2007, per la Zane E<strong>di</strong>trice, “Poesie sociali e civili”, per i tipi <strong>di</strong> <strong>CFR</strong>, 2011.<br />

Presente in antologie nazionali (“Impoetico mafioso” “Salentosilente”). Sue<br />

poesie appaiono in <strong>di</strong>versi blog e riviste. Docente e psicologo vive e lavora in<br />

Lecce<br />

157


Maria Pia Quintavalla<br />

Come un’ epidemia<br />

Come un’epidemia sì, come un rotolare<br />

<strong>di</strong> destino sospeso sull’acqua,<br />

e maree <strong>di</strong>strutte.<br />

Pietre che corrono all’acqua, attraenti<br />

la voglia <strong>di</strong> maree, e scendere rollare rotolante<br />

<strong>di</strong> colline erano state<br />

come un’epidemia <strong>di</strong> corpi e segni, cenni<br />

che si ripercuotevano gravi.<br />

Dalle cavità <strong>di</strong>sperse sperdute dei timpani,<br />

quel testimoniare volontà <strong>di</strong> restare fedeli<br />

a se stesse ma nella sottomissione<br />

al male e a volontà avverse - a violazioni,<br />

nelle propaggini più fieramente nascoste.<br />

Di testimone in testimone, <strong>di</strong> natura<br />

in natura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione<br />

in <strong>di</strong>ssoluzione quel destino -<br />

<strong>di</strong> marmorea fiducia dopo una sfiduciata<br />

morte lenta che tornò<br />

rifatta da giuramenti e da fede<br />

abiurata.<br />

Dalla torretta.<br />

Dalla torretta, svelta sotto il cappotto/ e i documenti (falsi? veri?)/ e lei non<br />

vista, che guardava. L’uscita l’aveva occhieggiata negli anni, /le gambe<br />

vezzeggiate e denudate,/come un amante.<br />

I colonnelli erano al governo, la loro /<strong>di</strong>ttatura imperava <strong>di</strong> prigionia /e <strong>di</strong><br />

primogenitura.<br />

Imperterrita sul luogo si era abituata /a vivere asse<strong>di</strong>ata, ma un giorno /<br />

stanca <strong>di</strong> sostare entro le mura, uscì./ Passaporto confini e uscite erano<br />

libere./ (Aperte). Fiatò tremò sul bavero della camicia, /poi si avviò, le voci.<br />

158


Le voci le sentiva ridosso <strong>di</strong> altre voci,/ erano decadute erano state - tutto il<br />

tempo/ sue e segrete ma le sentiva /già lontane, fuori - giacché nascoste,<br />

/male custo<strong>di</strong>te.<br />

Ma non più accanto a sé né dentro,/ u<strong>di</strong>te per la via erano dette, e<br />

<strong>di</strong>venute/ come sue, silenti.<br />

Silente appassito era il suo volto - /che ogni tanto incontrava, e poi scansava<br />

-./poi lento, rasente il muro riaffiorava./ Toccava crepe introduceva il <strong>di</strong>to,<br />

/tra una fessura e l’altra respirava. /Pioveva intonaco <strong>di</strong>vino. Ma lei /qui<br />

stasera si sentiva esclusa.<br />

Da un e<strong>di</strong>tto celeste un po’ malato, /ma perfetto al suo tatto, un po’ felino.<br />

Dal fondo lago verso sera /il passo la guidava, se felice.<br />

Felici e lunghe le falcate della sera, /se ritornava in più serena e forte,/<br />

pencolante.<br />

Per quei bagliori e strade tutta /una lucciolata ne veniva tar<strong>di</strong> sospesa: fuori<br />

/dalle sue mura le <strong>di</strong>stanze apparivano consuete./ Nessuno l’avvertì <strong>di</strong><br />

cumuli <strong>di</strong> buoi/ in rovina, al suo passaggio.<br />

Campagne dal deserto seminate, / dal passo lento <strong>di</strong> carri e processioni -<br />

/fedeli popoli in cammino;<br />

già altri già sfollati, nati.<br />

Nati <strong>di</strong> lì decisero sortire, mille/ e mille <strong>di</strong> loro se ne andarono.<br />

In esilio da primogeniture - lenti e molti, /<strong>di</strong>sastri <strong>di</strong> astrali gelosie - e<br />

<strong>di</strong>sastri/ come teatri,<br />

altri astri.<br />

__________________________<br />

Maria Pia Quintavalla è nata a Parma e vive a Milano. Ha pubblicato: Cantare<br />

semplice (Tam Tam Geiger 1984 prefazione Na<strong>di</strong>a Campana), Lettere giovani<br />

(Campanotto 1990 prefazione Maurizio Cucchi), Il Cantare (Campanotto 1991<br />

prefazione Na<strong>di</strong>a Campana), Le Moradas (Empiria, 1996 prefazione Giancarlo<br />

Majorino), Estranea (canzone) (Piero Manni 2000, introduzione <strong>di</strong> Andrea<br />

Zanzotto), Corpus solum (Archivi del 900, 2002 prefazione <strong>di</strong> Giampiero Neri),<br />

Album feriale ( Rosellina Archinto 2005 prefazione <strong>di</strong> Franco Loi), Selected poems,<br />

(Gra<strong>di</strong>va, introduzione <strong>di</strong> Andrea Zanzotto), China (Effigie, 2011). Ha <strong>cura</strong>to<br />

alcune antologie poetiche e figura in numerose antologie della poesia italiana, è<br />

tradotta in numerose lingue europee. Cura seminari sulla lingua italiana: presso<br />

l’Università agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano e <strong>di</strong> Parma (Lettere); sul testo poetico, presso: Archivi<br />

del ‘900, libera Università delle donne, Società Umanitaria, Casa della Poesia, Milano.<br />

159


Domenico Alvino<br />

Il niente<br />

Entri in Comune sali le scale fai capolino<br />

in stanze dove chi gioca a giochi virtuali<br />

chi <strong>di</strong>scute animatamente su come<br />

far filare ciclisti senza impigliarsi nel niente<br />

e dove alcuni sba<strong>di</strong>gliando ammansiscono<br />

il tempo che passa oltre le spalle e via<br />

dalle case verso il camposanto vuoto<br />

altri sono solo al niente arresi.<br />

E nessuno che ti fermi e chieda che bisogno<br />

ti spinga lì che titolo tu abbia a starci<br />

tanto che dalla strada entrano liberi alcuni<br />

a farsi copie prendere cose nei cassetti<br />

incusto<strong>di</strong>ti denari che poi non importa a nessuno<br />

se mancano alle casse comunali perché tanto<br />

è denaro pubblico <strong>di</strong>spensato al niente che basta<br />

chiedere agli onorevoli con un tintinnio <strong>di</strong> urne.<br />

Dico ad un tale il solo che scriva una nota un momento<br />

che c’è erba secca alta e arida intorno<br />

alla mia casa che basta una scintilla un vetro<br />

archimedeo abbandonato per caso perché tutto<br />

vada a fuoco e faccia scoppiare il tubo del gas<br />

e saltare in aria la casa e che questo già <strong>di</strong>ssi<br />

al capo or sono moltissimi giorni che promise<br />

un subito provve<strong>di</strong>mento. Lui fa spallucce<br />

non sa nulla non sono suoi casi questi<br />

<strong>di</strong> evitare incen<strong>di</strong> <strong>di</strong> case col solo<br />

gesto del <strong>di</strong>serbo <strong>di</strong> un suolo demaniale<br />

e vado su da quelli che <strong>di</strong>scutono della corsa<br />

mi vedono salutano ma nessuno <strong>di</strong> loro viene<br />

a sciogliere quel mio <strong>di</strong>screto attendere solo<br />

da parte per non <strong>di</strong>sturbare poi viene l’impiegato<br />

scrivente con la sua brava pagina scritta<br />

e mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> entrare a chiedere ché son tutti<br />

160


lì riuniti i funzionari <strong>di</strong> quelle funzioni<br />

funzionanti che finalmente sentono e si sbracciano<br />

nei convenevoli e <strong>di</strong>cono sa le vacanze<br />

il personale mancante veda c’è qui suo cugino<br />

come se ognuno li fosse a <strong>cura</strong>re il cugino<br />

e chi non ha in comune un cugino può andarsi<br />

ad attaccare al treno che da anni qui ha perso la sua strada.<br />

E <strong>di</strong>co non è mio cugino a<strong>di</strong>bito a queste<br />

funzioni e dunque perché andargli a rompere<br />

quintali <strong>di</strong> coglioni che neanche si rompono<br />

all’addetto funzionario che tanto fa spallucce<br />

e le farebbe anche se mi saltasse la casa<br />

in mezzo a voi che avete col tempo <strong>di</strong>verso<br />

rapporto come <strong>di</strong>verso rapporto col dovere<br />

e potere. Forse voi non avvertite il ro<strong>di</strong>o<br />

della signora emaciata che ci cammina<br />

alle spalle che un <strong>di</strong>o vi ha coperto ben bene<br />

foderandovi occhi e orecchi perché non vi arrivi<br />

il brontolio dei crolli sotterranei. Ma io<br />

che ci sto a fare qui in mezzo a voi che mi sveglio<br />

<strong>di</strong> notte ad ogni rintocco <strong>di</strong> tempo<br />

e mi riconto le ossa se mai già qualcuno<br />

ne avesse sottratto l’ossuta compagna misteriosa.<br />

Crolli<br />

Non vivam sine te, mi Brute<br />

exterrita <strong>di</strong>xit Portia 3 e <strong>di</strong> lì a poco trafiggendosi<br />

3 Non vivam sine te, mi Brute exterrita <strong>di</strong>xit Porcia...Epigramma trovato alla<br />

British Library <strong>di</strong> Londra, nella copia <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zione cinquecentina (Rime della<br />

<strong>di</strong>vina Vettoria Colonna Marchesana <strong>di</strong> Pescara, <strong>di</strong> nuovo ristampate, aggiuntovi le sue stanze<br />

e con <strong>di</strong>ligenza corrette, 1539. - Al dottissimo Messer Alessandro Vercelli Philippo<br />

Pirogallo) scritto sul foglio <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a che precede il frontespizio e attribuito a<br />

Thomas Musconius. Segnalazione riportata in Vittoria Colonna, Rime, a c. <strong>di</strong> Alan<br />

Bullock, Roma-Bari, Gius. <strong>La</strong>terza & Figli, 1982, p. 259. Porzia, figlia <strong>di</strong> Catone<br />

Uticense, fu moglie <strong>di</strong> Marco Calpurnio Bibulo (+ 48 a.C.), me<strong>di</strong>ocre personaggio<br />

161


oteava gli occhi<br />

in cerca delle case<br />

acherontee le si fecero incontro<br />

per l’albe<strong>di</strong>ne socchiuso<br />

il loro dolore antico sulle palme<br />

offrendo come vino sulla soglia<br />

all’ospite.<br />

Ci donammo all’uomo<br />

<strong>di</strong>ssero<br />

ed ecco i crolli<br />

che c’inseguono mentendosi <strong>di</strong>more<br />

colme <strong>di</strong> baci accoglienti.<br />

Lei era a mezzo tra l’andare<br />

e il giungere<br />

una mano all’in<strong>di</strong>etro tesa<br />

e un volto <strong>di</strong> paura<br />

alla buia meta alla<br />

terribile accoglienza<br />

politico, collega e avversario <strong>di</strong> Cesare. Da lei ebbe, unico figlio, Lucio Calpurnio<br />

Bibulo. Porzia fu chiesta poi in moglie da Quinto Ortensio Ortalo (114-50 a. C.)<br />

per averne prole, ma gli fu rifiutata, e allora egli chiese a Catone <strong>di</strong> dargli in sposa<br />

la propria moglie, Marzia, figlia <strong>di</strong> Lucio Marcio Filippo. Avutone il benestare dal<br />

suocero, com’era costume e senz’altro fine che il proletario, Catone la concesse<br />

all’amico, il quale morendo la fece ere<strong>di</strong>tiera. Non per questo, pare, Catone<br />

accettò <strong>di</strong> riprendersela, ma <strong>di</strong>etro insistente preghiera <strong>di</strong> lei, secondo la<br />

rappresenta Lucano, Pharsalia, II, 326-29; 337-44. Ne fa menzione luminosa anche<br />

Dante in Purgatorio, I, vv. 76-93, ma alquanto più dettagliata è la storia che si trova<br />

in Plutarco, Cato minor, 25, 4-9. Quanto a Porzia, «che in seconde nozze sposò<br />

l’assassino <strong>di</strong> Cesare, Bruto, dopo la morte <strong>di</strong> questi venne celebrata come la più<br />

eroica delle vedove. Quando Bruto venne ucciso a Filippi, infatti, (alla notizia<br />

ferale) Porzia decise <strong>di</strong> suicidarsi, e vi riuscì, nonostante ogni sforzo dei familiari<br />

per impe<strong>di</strong>rglielo. Avendo costoro nascosto tutte le possibili armi <strong>di</strong> cui ella<br />

avrebbe potuto servirsi, Porzia ricorse a un mezzo estremo, e pose fine ai suoi<br />

giorni mangiando carboni ardenti (cfr. Marziale, Epigrammi, I, 42; Valerio<br />

Massimo, Factotum et <strong>di</strong>ctorum memorabilium, IV, 6, 5)». Eva Cantarella, Matrimonio e<br />

sessualità nella Roma repubblicana: una storia romana <strong>di</strong> amore coniugale. In Storia delle<br />

donne, 2005, pp. 115-31.<br />

162


ma ancora arsa la bocca <strong>di</strong> fuoco<br />

sentiva là in mezzo incipiente<br />

uno scricchiolio uno<br />

scuotersi<br />

ai pie<strong>di</strong> traballanti.<br />

Era cominciato dunque<br />

<strong>di</strong> alcove<br />

e gentili danze per musiche<br />

ad ammucchiarsi<br />

nell’istante<br />

il sisma.<br />

E così allora<br />

una mano al petto premendo<br />

sia<br />

<strong>di</strong>sse<br />

il mare.<br />

Il femminile<br />

Non credere che sia facile<br />

come alla foglia al vento<br />

ovunque muoversi e cadere<br />

scivolando giù<br />

dai picchi immobili.<br />

Risalgono<br />

dagli avvalli dolci<br />

trasecolano nei cunicoli dove restano<br />

nel loro accumulo odori<br />

e dove suoni, e dove raggi…<br />

devi pensare un uragano<br />

che le smuova a poco a poco<br />

fino al crollo<br />

per vederle giù da scale<br />

precipitarsi<br />

correre strade cieche<br />

163<br />

24 – 1 - 2006


saltare ostacoli<br />

battere alla porta<br />

più volte per più giorni<br />

facendo mattina<br />

sempre lì feroce<br />

mente pallida<br />

una carezza<br />

a chiedere<br />

o ad offrire i polsi.<br />

Ci vuole un mare che le raccolga<br />

e le culli naufraghe<br />

fin oltre la raggiunta sicurezza.<br />

__________________________<br />

Domenico Alvino (Luogosano - AV), docente liceale in pensione, risiede a<br />

Roma. É poeta, scrittore, saggista e critico letterario. Impegnato nel teatro da<br />

stu<strong>di</strong>oso, autore, interprete e regista, dal 1959 al 65, con Paolo Zacchia fonda un<br />

“Centro Sperimentale <strong>di</strong> Arti Visive”. Ha elaborato un progetto inteso ad inserire<br />

il teatro nella scuola in funzione <strong>di</strong>dattico-educativa e condotto una “Scuola<br />

Speciale <strong>di</strong> Recitazione” per incarico del “Centro <strong>di</strong> Educazione Artistica” del<br />

Provve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma. Ha tenuto conferenze in varie se<strong>di</strong> universitarie<br />

italiane ed estere su problemi <strong>di</strong> teoria, storia e critica letteraria. È stato recensore<br />

per «L’Unità» e redattore della rivista “Pòiesis”. Suoi lavori sono apparsi su<br />

quoti<strong>di</strong>ani e sulle riviste più prestigiose. Ha pubblicato: Il suono d’ombra,<br />

Ragusa,1992; Dove si formano le piogge, Cittadella, 1996, con pref. <strong>di</strong> M. L. Spaziani;<br />

L’aria inorientata, Roma, 2001. Estesa è la letteratura critica su <strong>di</strong> lui.<br />

164


Alfredo Rienzi<br />

St. Y.<br />

(notizia dal 72° parallelo)<br />

Il vento qui solleva i fogli<br />

carte come colombe, notizie decadenti<br />

il battito d’ali è innaturale<br />

non si compirà l’aereo tragitto<br />

io sto, col mio debito stampato<br />

sul petto come ecchimosi<br />

una virgola oscena in mezzo agli occhi<br />

un liquido indelebile <strong>di</strong> sangue<br />

e il peso scriteriato dell’usura<br />

a noi portatori sani dei mali<br />

del mondo, recalcitranti ma in fondo<br />

buoni consumatori<br />

quale fu il dubbio non espresso,<br />

la segreta ragione?<br />

la segreta ragione…<br />

__________________________<br />

Alfredo Rienzi, 1959, ha pubblicato i volumi <strong>di</strong> poesia: Contemplando segni, silloge<br />

poetica vincitrice del X Premio “Montale”, in Sette poeti del Premio Montale, Pref. M. L.<br />

Spaziani (Scheiwiller, Milano, 1993); Oltrelinee (Dell’Orso, Alessandria, 1994); Simmetrie,<br />

Pref. <strong>di</strong> F. Pappalardo <strong>La</strong> Rosa, (Joker, Novi L., 2000); Custo<strong>di</strong> ed invasori, Mimesis-<br />

Hebenon, Milano, 2005.<br />

Ha tradotto testi da OEvre poétique <strong>di</strong> L. S. Senghor, in Nuit d’Afrique ma nuit noire –<br />

Notte d’Africa mia notte nera, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> A. Emina (Harmattan Italia, Torino-Paris,<br />

2004). Del 2011 è il volume <strong>di</strong> saggistica Il qui e l’Altrove nella poesia italiana moderna<br />

e contemporanea.<br />

165


Clau<strong>di</strong>o Roncarati<br />

Per/le rime<br />

***<br />

Si sta ignorati come i muratori<br />

che fanno tuffi dalle impalcature<br />

l’encefalo affidandolo agli elmetti<br />

varia la gravità delle fratture.<br />

Sono punteggi che assegnano giurie<br />

negli ospedali i punti <strong>di</strong> sutura.<br />

Milioni gli incidenti sul lavoro<br />

solo per quelli più spettacolari<br />

in premio articoli e fotografie,<br />

non c’è notizia invece nei banali<br />

sono fatti <strong>di</strong> esistenze minori<br />

come <strong>di</strong> cozze nei mari le morie<br />

***<br />

Ci si passa la torcia della vita<br />

<strong>di</strong> padre in figlio attraverso il tempo<br />

dal prima al dopo incrociando le <strong>di</strong>ta,<br />

il rischio è che si spenga in un incen<strong>di</strong>o.<br />

Ai giapponesi c’è mancato poco<br />

fondendosi l’uranio a Fukuscima.<br />

Avendo raffreddato il reattore<br />

sono riusciti a limitare i danni<br />

a un calo d’energia, qualche tumore.<br />

Gli evacuati ritorneranno a casa<br />

al più tar<strong>di</strong> tra una trentina d’anni.<br />

166


***<br />

Povero umanista<br />

in questi momenti bui<br />

dog sitter <strong>di</strong> cani altrui<br />

alle tue mani tocca<br />

raccogliere escrementi<br />

pensi alle scelte fatte<br />

triste <strong>di</strong> penti<br />

***<br />

<strong>La</strong> neuroscienza ormai ha <strong>di</strong>mostrato<br />

nella corteccia del cervello i traumi<br />

stanno incisi il tempo non li cancella.<br />

Speriamo dai e dai <strong>di</strong> non finire<br />

sughero scortecciato dal coltello,<br />

<strong>di</strong> avere l’eleganza del tanguero.<br />

Il tango è dolore che si danza<br />

e confidando nella resilienza<br />

buona fortuna ad ogni gravidanza.<br />

__________________________<br />

Clau<strong>di</strong>o Roncarati è nato a Bologna nel 1959. Psichiatra, psicoterapeuta e<br />

scrittore. Oltre che scritti specialistici ha pubblicato una raccolta <strong>di</strong> racconti e<br />

poesie intitolata Manuale <strong>di</strong> psichiatria poetica (Alpes E<strong>di</strong>tore, Roma, 2009) ed un<br />

breve saggio psicoanalitico sulla vita e l’opera <strong>di</strong> Dino Campana sulla rivista<br />

«Frammenti» <strong>di</strong> Ravenna.<br />

Organizzatore e membro giuria del premio letterario “Insanamente”<br />

http://www.farae<strong>di</strong>tore.it/html/insanamente11.html<br />

Clau<strong>di</strong>o Roncarati ha vinto con la prima e<strong>di</strong>zione 2010 la pubblicazione della sua<br />

raccolta <strong>La</strong> fata fatua e lo psichiatra, per i tipi <strong>di</strong> <strong>CFR</strong> e Alpes.<br />

167


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />

Metafota ottava: la sorte comune<br />

168


Cristiana Fischer<br />

TV<br />

<strong>La</strong> mano che batte il tempo<br />

il ritmo dell'intollerabilità<br />

come un polpo una medusa sul tavolo,<br />

la mano tambureggia intolleranza<br />

ascoltando vedendo in realtà<br />

il dominio sottile o brutale<br />

e le infinite complicità e giustificazioni<br />

dei servi crudeli e servi sciocchi.<br />

Io guardo dall'alto frontemare<br />

della mia sicurezza protetta<br />

dalla storia sociale dei miei privilegi<br />

l'orrenda rivolta il massacro<br />

insensato l'inutile pace.<br />

Vivo in mezzo al bosco incantato<br />

con le emissioni <strong>di</strong> molti satelliti<br />

affittati da potenti senza scrupoli<br />

che affogano le menti più deboli<br />

i vecchi che respirano aria <strong>di</strong> casa e votano<br />

un nutrimento velenoso. Comando<br />

confermato. Non per caso i noma<strong>di</strong><br />

sono i nemici, errare sulla terra<br />

è la borsa e la vita e la giustizia<br />

per chi nulla possiede altro che vita<br />

e identità.<br />

Abbiamo nuove armi come il Taser<br />

per turisti incontrollabili ed euforici<br />

abbiamo il fosforo bianco che insegue dentro casa<br />

abbiamo l'onda d'urto magnetica e invisibile<br />

per le sommosse collettive<br />

per il nemico interno: inten<strong>di</strong>amoci<br />

i nostri citta<strong>di</strong>ni sono i nostri<br />

169


migliori amici e li governiamo<br />

per il loro interesse (tanto è vero<br />

che arrivano da tutti i fronti per godere<br />

delle stesse fantastiche opportunità) ma sia chiaro<br />

dove affonda lo scettro del comando.<br />

Nuovo feudalesimo<br />

Il Ministro della Pubblica Ricchezza assi<strong>cura</strong><br />

che userà la <strong>di</strong>ligenza del buon padre <strong>di</strong> famiglia<br />

un richiamo alla stratosfera dei maschi<br />

ultimo cielo impermeabile e riflettente.<br />

Brulica la terra proletaria e nutre<br />

le ife dei funghi, i muschi e le muffe<br />

le ra<strong>di</strong>ci legate degli ulivi dei rovi e delle acacie<br />

le <strong>di</strong>scendenze claniche del mondo primitivo<br />

e sopra il territorio a vario titolo<br />

le insegne degli amministratori.<br />

Altra è semenza <strong>di</strong> giganti,<br />

crescono senza le ra<strong>di</strong>ci<br />

vivono un'aria densa <strong>di</strong> scommesse<br />

<strong>di</strong> ipotesi e moltiplicazioni<br />

per frutti <strong>di</strong> vertigine con la soli<strong>di</strong>tà del pensato<br />

e la velocità della paura.<br />

Il Ministro della Pubblica Ricchezza rassi<strong>cura</strong><br />

siate sobri operate e non avrete fame<br />

ma pane e pesci a sazietà.<br />

Ma altri ipotecano il grano del pane futuro<br />

e navi corsare dragano i pesci nel mare.<br />

Il piccolo Ministro è un buon pastore<br />

<strong>cura</strong> il suo gregge: i grassatori e gli affamati<br />

gli impren<strong>di</strong>tori e gli sfruttati<br />

e le tribù <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori tra i predoni e i derubati.<br />

Importante è contare le pecore e i fili d'erba<br />

incassare ai cancelli dei recinti<br />

taglieggiare alle tappe dei tratturi<br />

170


e <strong>di</strong>stribuire quote parte<br />

<strong>di</strong> carne e lana ai reggitori.<br />

Il Ministro è un capopopolo<br />

si incontra con i capi suoi vicini<br />

si accordano agli incroci dei confini<br />

riconoscono i domini e autorizzano gli scambi.<br />

Dai troni della Pubblica Ricchezza<br />

rinforzano i bastioni e i <strong>di</strong>fensori.<br />

Ma vento <strong>di</strong> razzia vuota i forzieri<br />

cavallette <strong>di</strong>vorano riserve<br />

e spie imperiali insi<strong>di</strong>ano i fortini.<br />

***<br />

Dopo appena un passaggio<br />

<strong>di</strong>ventiamo cannibali.<br />

In correnti misteriose<br />

viaggiano i migranti annegati:<br />

i gran<strong>di</strong> pesci del mare<br />

i banchi <strong>di</strong> piccole sarde<br />

i calamari profon<strong>di</strong><br />

presto nel piatto o surgelati<br />

li hanno mangiati mangiati mangiati.<br />

__________________________<br />

Cristiana Fischer, impegnata nella politica delle donne, ha pubblicato alcune<br />

poesie in riviste letterarie molti anni fa.<br />

171


Pasquale Vitagliano<br />

<strong>La</strong> conversazione<br />

Raffeddamentodelcadavereipostasirigi<strong>di</strong>tàcadavericascomparsadellaeccitabi<br />

litàmuscolareevaporizzazionecadavericategumentariamummificazionemace<br />

razionesaponificazionecorificazioneputrefazioneazionedellafaunacadaveric<br />

aasfissia<strong>di</strong>naturameccanicasoffocamentoimpiccamentostrangolamentostro<br />

zzamentoannegamentosommersioneinternaintasamentocompressionetora<br />

cica...<br />

..............................................................................<br />

Non <strong>di</strong>re più corpo,<br />

con questa tua ossessione,<br />

se vuoi parlarmi ancora.<br />

Non darmi più anima,<br />

con la tua non<strong>cura</strong>nza<br />

se vuoi ascoltarmi ancora.<br />

__________________________<br />

Pasquale Vitagliano. Nato nel 1965, vive a Terlizzi (BA). Giornalista e critico<br />

letterario per <strong>di</strong>verse riviste locali e nazionali. Nel 2006 ha <strong>cura</strong>to l'Antologia della<br />

Poesia Erotica Contemporanea (Atì E<strong>di</strong>tore) per la sezione riservata a Italialibri. È<br />

presente in numerose Antologie poetiche. Per la casa e<strong>di</strong>trice Lietocolle ha<br />

pubblicato la raccolta <strong>di</strong> poesie Amnesie amniotiche (2009). È tra gli autori<br />

dell’Antologia Pugliamondo (2010) <strong>cura</strong>ta da Abele Longo per Neobar. Sue poesie e<br />

racconti sono apparsi su Italialibri, <strong>La</strong>poesiaelospirito, Neobar, Reb Stein e Nazione<br />

In<strong>di</strong>ana.<br />

172


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora nona: lo spreco<br />

Metafora decima: un <strong>di</strong>verso sguardo<br />

173


Vanda Guaraglia<br />

versi per un soldato<br />

non esistono immagini suoni o parole<br />

per <strong>di</strong>re ora quello che è stato<br />

solo vorremmo non fosse accaduto<br />

e che tornassi su queste strade<br />

un volto fra mille<br />

uno dei tanti a noi sconosciuto<br />

perché il ricordo è già dolore<br />

e a chi ti ama non può bastare<br />

19 marzo<br />

il tempo che ieri annunciava primavera<br />

si è trasformato in vento forte e tuona<br />

per la Libia sono partiti i primi aerei<br />

e il rais prepara scu<strong>di</strong> umani<br />

le guerre giuste sempre guerre sono<br />

e se solo ci credessimo<br />

l'amore che non basta forse basterebbe<br />

la pace vuole amore un <strong>di</strong>o che esige fede<br />

nel dubbio per <strong>di</strong>fenderla intanto ci spariamo<br />

__________________________<br />

Vanda Guaraglia fa parte del laboratorio letterario’ Parole e cose’ <strong>di</strong> Novi Ligure<br />

e collabora con <strong>di</strong>verse associazioni e gruppi letterari. Suoi testi sono presenti in<br />

siti internet e riviste come ad esempio Gra<strong>di</strong>va, <strong>La</strong> Clessidra, Punto <strong>di</strong> Vista, Lo<br />

Specchio della Stampa, Hebenon.e Il foglio Clandestino. Ha pubblicato nel 2006<br />

per la casa e<strong>di</strong>trice Il Filo <strong>di</strong> Roma il volume Ripercorrendo strade; nel 2008 con<br />

Lietocolle Le mani del poeta; nel 2011 una piccola raccolta <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Psiche.<br />

174


Mariacristina Pianta<br />

Italia 2011<br />

Si trascina il giorno<br />

del citta<strong>di</strong>no stanco.<br />

Muore il Paese<br />

tra deserte promesse.<br />

Grigio il futuro<br />

per chi muto<br />

lavora tra incerti<br />

passi e deluse<br />

lusinghe. Più non sorride<br />

il cielo lontano.<br />

Solo fitta nebbia<br />

tra parole vane.<br />

Ozioso vive il potere,<br />

declina lento<br />

nel silenzio del tempo.<br />

__________________________<br />

Mariacristina Pianta, redattrice della rivista Il Monte Analogo e responsabile<br />

della pagina culturale della rivista Arte Incontro della libreria storica Bocca, ha<br />

pubblicato sette raccolte <strong>di</strong> poesia per Prometheus, Pulcinoelefante, Nicolo<strong>di</strong><br />

(prefazione <strong>di</strong> Giampiero Neri), Lietocolle.<br />

Nel 2003 ha presentato, a Palazzo Reale, con Gilberto Finzi e Alessandro<br />

Quasimodo “O forse tutto non è stato” <strong>di</strong> Maria Cumani Quasimodo.<br />

Ha partecipato al festival <strong>di</strong> poesia, a Parma per Lietocolle con l’antologia a <strong>cura</strong><br />

<strong>di</strong> Giampiero Neri “Orchestra poeti all’opera”, numero 2, 2008.<br />

Mariacristina guida da alcuni anni il laboratorio <strong>di</strong> poesia del Civico Liceo<br />

Linguistico Manzoni, una scuola superiore <strong>di</strong> Milano.<br />

175


Manuel Comazzi<br />

TV<br />

(l’ho spenta ormai dal 2001)<br />

Queste righe l’ho scritte all’inizio dell’avventure pornografiche del nostro premier,<br />

quando pensavamo <strong>di</strong> aver toccato il fondo, cosa che purtroppo sembra non<br />

accada mai...<br />

Chiudo gli occhi<br />

per non assistere<br />

allo scempio<br />

che si consuma<br />

sulle giovani,<br />

ma non<br />

innocenti<br />

carni,<br />

per sfamare<br />

l’impu<strong>di</strong>che<br />

brame<br />

<strong>di</strong> vecchi<br />

avvoltoi<br />

in doppiopetto blu.<br />

Finzione e realtà<br />

Birkenau<br />

176<br />

si scambiano<br />

<strong>di</strong> posto<br />

attraverso<br />

lo schermo impietoso<br />

della trappola<br />

mortale<br />

che annichilisce<br />

ogni<br />

minimo sentimento.<br />

Ed io,<br />

col <strong>di</strong>to sul<br />

rosso pulsante,<br />

vorrei spegnerla!<br />

Per sempre.<br />

Durante una visita ad Auschwitz, guardando attraverso il filo spinato del campo<br />

<strong>di</strong> Birkenau ho visto la sovrapposizione delle mostruosità consumatesi in quel<br />

luogo con quanto sta avvenendo nel mondo, <strong>di</strong>luito nello spazio, ma con la stessa<br />

intensità e crudeltà. E parlo, non tanto delle guerre, ma delle ideologie che stanno<br />

riprendendo piede in <strong>di</strong>versi paesi europei, il nostro non è escluso (ve<strong>di</strong> la Lega,<br />

con Borghezio, Calderoli e quanti inneggiano al fascismo come soluzione dei<br />

nostri problemi)<br />

Lo sguardo<br />

ferito<br />

dal filo spinato<br />

piange lo strazio<br />

muto<br />

<strong>di</strong> tutti coloro


che qui hanno abbandonato,<br />

nel fango ghiacciato,<br />

<strong>di</strong>gnità,<br />

sofferenza<br />

e vita.<br />

Mi giunge ancora<br />

il loro lamento<br />

inestinguibile,<br />

portato<br />

dal gelido vento<br />

della steppa<br />

e che mi frusta il cuore.<br />

Rivedo,<br />

in questi squarci <strong>di</strong> immagini<br />

in bianco e nero,<br />

Mafia<br />

177<br />

le ombre<br />

curve sotto il loro<br />

crudele destino,<br />

camminare mestamente<br />

verso la fine,<br />

paradossalmente agognata.<br />

<strong>La</strong> paura più grande<br />

è sapere che gli aguzzini<br />

non si sono estinti,<br />

ma girano,<br />

in<strong>di</strong>sturbati e affamati,<br />

tra <strong>di</strong> noi<br />

non più in austere <strong>di</strong>vise<br />

“uncinate”<br />

ma come salvatori<br />

<strong>di</strong> patrie e libertà.<br />

Quante volte ci è capitato <strong>di</strong> cercare la fine guardando in due specchi, uno <strong>di</strong><br />

fronte all’altro? Da bambino la cosa mi intrigava... ora ci vedo l’impossibilità <strong>di</strong><br />

mettere una fine al nostro sistema mafioso ormai penetrato nel più profondo<br />

tessuto sociale del nostro Pese...<br />

Due specchi<br />

Contrapposti.<br />

Lo sguardo<br />

cerca<br />

un punto fermo<br />

nell’infinito<br />

riflesso.<br />

Eco<br />

Di una angoscia<br />

Senza fine<br />

__________________________<br />

Manuel Comazzi ha vissuto in <strong>di</strong>verse città fino al 1984, anno in cui ha messo<br />

ra<strong>di</strong>ci a Genova. Padre <strong>di</strong> due figli che ormai stanno sul bordo del nido e fanno le<br />

prime prove <strong>di</strong> volo "Libero"; scrive dall’adolescenza. Ha partecipato all'ultimo<br />

"Premio Turoldo" e al primo "<strong>La</strong> Bocca della Verità". Arrabbiato con due Z,<br />

qualcosa ha scritto - poco per la verità perché troppa è la rabbia... - aggiungendo<br />

due righe <strong>di</strong> spiegazione ad ogni poesia.


Donato Di Poce - Intifada<br />

178


Maria Inversi<br />

Ditemi<br />

Questa generazione <strong>di</strong> giovani o poco più<br />

segna la storia d'inquietanti risvegli<br />

d'aurore <strong>di</strong>schiudenti la fine dei sogni<br />

d'attese <strong>di</strong>sinvolte tra techno music- sballo<br />

e un pugno <strong>di</strong> giorni gravi<strong>di</strong> d'oro velato<br />

ma a voi, imperanti da mia generazione<br />

che decideste solerzia alacrità e nientitu<strong>di</strong>ne<br />

che mi deste con sacertà imperfette congiunzioni<br />

chiedo, ho bisogno <strong>di</strong> capire, l'idea <strong>di</strong> vostra eternità<br />

e quali valori proponeste tra sprechi <strong>di</strong> parole<br />

naviga l'anima mia smarrita a cui ogni vuoto è negato<br />

nel desiderio <strong>di</strong> ravve<strong>di</strong>menti, nel sentirsi responsabile<br />

<strong>di</strong> qualche ilarità, ma a lei, spoglia d'ambizioni<br />

che cerca ancora bellezza e onestà <strong>di</strong>tele, <strong>di</strong>tele<br />

adesso, dov'è questo mondo migliore. Lei ci andrà.<br />

__________________________<br />

Maria Inversi, (attrice) scrittrice e regista teatrale, ha scritto per il teatro tre<strong>di</strong>ci<br />

testi (alcuni premiati) e otto drammaturgie, inoltre racconti e brevi saggi pubblicati.<br />

Due dei suoi testi sono de<strong>di</strong>cati al maschile: Un uomo senza ambizioni e C'è sempre un<br />

altro inferno (luglio 2011) che si occupa <strong>di</strong> 5.000 studenti (20-25 anni) massacrati tra<br />

il 1949 e 1952 a Pitesti (Bucarest). Sue poesie sul blog Rainews24 a <strong>cura</strong> da Luigia<br />

Sorrentino e nella sua antologia Il canto della Terra. Dal 1988 si occupa <strong>di</strong> far<br />

emergere il femminile portando in scena figure <strong>di</strong>menticate dalla storia o inventate<br />

attraverso spettacoli, convegni, pubblicazioni allo scopo <strong>di</strong> far emergere aspetti<br />

della personalità che storia e cultura hanno ignorato. Tra le opere d'altre autrici ha<br />

<strong>di</strong>retto testi <strong>di</strong> I. Bachmann, M. Duras, M. Zambrano, Elfriede Jelinek, Ludovica<br />

Ripa <strong>di</strong> Meana. Ha ideato e <strong>di</strong>retto un'operina rock: Quest'è l'amante mio con testi <strong>di</strong><br />

alcune "petrarchiste". Suoi articoli sono apparsi su alcune riviste e pagine culturali.<br />

www.teatroedonne-inversi.it<br />

179


Sergio Pasquandrea<br />

Vent'anni<br />

Una volta risposi: perché<br />

sono <strong>di</strong> sinistra.<br />

Mi sembrò una bella risposta<br />

anche se non ricordo la domanda<br />

sono sicuro che volesse <strong>di</strong>re qualcosa<br />

allora<br />

volesse <strong>di</strong>re colori<br />

volesse <strong>di</strong>re fratelli<br />

volesse <strong>di</strong>re: uomini.<br />

Sono anche sicuro che volesse <strong>di</strong>re:<br />

il Male<br />

non è uguale al Bene<br />

una testa alta non è superbia<br />

le mani non si comprano.<br />

E poi voleva <strong>di</strong>re avere vent'anni<br />

sentirsi il petto pieno <strong>di</strong> muscoli<br />

e non riuscire a credere che in così<br />

poco tempo<br />

così tanta bellezza potesse morire.<br />

__________________________<br />

Sergio Pasquandrea è nato a San Severo (FG) nel 1975; da quasi vent'anni vive a<br />

Perugia, dove insegna Lettere in un liceo e collabora come ricercatore con<br />

l'Università. Suoi testi sono apparsi nella rubrica “Scuola <strong>di</strong> Poesia”, <strong>cura</strong>ta da<br />

Maurizio Cucchi per il settimanale “Lo Specchio”, sul <strong>di</strong>ario poetico “Il segreto<br />

delle fragole” dell’e<strong>di</strong>tore Lietocolle (e<strong>di</strong>zione 2008), sul blog “Via delle Belle<br />

Donne” e in <strong>di</strong>verse antologie. Ha pubblicato due plaquette: Topografia della<br />

solitu<strong>di</strong>ne. Diario newyorkese, all'interno del volume collettaneo “Pubblica con noi<br />

2010” (Fara E<strong>di</strong>tore), e Parole agli assenti, in “Tripo<strong>di</strong>” (E<strong>di</strong>zioni Smasher, 2011).<br />

Collabora come giornalista e critico con il bimestrale musicale “Jazzit” e con i blog<br />

“Nazione In<strong>di</strong>ana” e “<strong>La</strong> poesia e lo spirito”. Come pittore, ha esposto a Perugia<br />

presso l’atelier “Didaskalia” e con l’associazione culturale “Il Corimbo”.<br />

180


Francesco Sassetto<br />

<strong>La</strong> bufera che viene<br />

Sentila, sentila bene anche tu<br />

la bufera che viene,<br />

questa tempesta straniera che preme,<br />

che avanza dall’est, dal sud della fame<br />

e sbarca alla vigna ubertosa<br />

dei signori d’Europa e vuole<br />

il lavoro e la casa<br />

e vuole una fetta del sole<br />

che accarezza quest’aiuola felice<br />

del mondo.<br />

E il piccolo uomo che <strong>cura</strong> le rose<br />

del proprio giar<strong>di</strong>no<br />

si fa adesso feroce ed affila le unghie<br />

e spranga porte e balconi, alza la voce,<br />

vuole leggi e pistole e cani e cancelli<br />

a <strong>di</strong>fesa del suo metro <strong>di</strong> terra.<br />

E l’aria già odora <strong>di</strong> guerra.<br />

181<br />

…in una bocca che chiede<br />

in ialiano con accento albanese<br />

qualcosa che non si può rifiutare,<br />

e non solo per ragione morale…<br />

…<br />

ma perché sta scadendo la cambiale<br />

dei popoli che non hanno neanche il pane<br />

Gianni D’Elia


Precari della scuola<br />

…eccomi su questo treno<br />

carico tristemente <strong>di</strong> impiegati,<br />

come per scherzo, bianco <strong>di</strong> stanchezza,<br />

eccomi a sudare il mio stipen<strong>di</strong>o<br />

Noi siamo quelli che partono <strong>di</strong> notte, il vagone<br />

sporco del regionale delle sei e venti ci carica<br />

dagli imbuti neri dell'inverno <strong>di</strong> strade<br />

senza nome, stralunati e lenti, le bocche<br />

livide che stentano a parlare impastate<br />

<strong>di</strong> sonno e caffè bevuto in fretta.<br />

Noi siamo quelli che si possono cambiare,<br />

i <strong>di</strong>sponibili, i tappabuchi della scuola, quelli<br />

che possono aspettare, che non lasciano<br />

memoria, nomi senza volto e senza storia<br />

a settembre in classe<br />

a giugno fuori dal portone,<br />

pe<strong>di</strong>ne d'una cinica scacchiera sgangherata<br />

che vuole il pregio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rsi istituzione.<br />

Abbiamo <strong>di</strong>gnità ferita e figli e affitti<br />

da pagare, crocifissi da or<strong>di</strong>nanze e circolari<br />

in perpetuo moto, veniamo sempre dopo<br />

e presto spariremo cancellati nella gabbia<br />

del contratto a scadenza prefissata,<br />

abbiamo il presente, mai il futuro, noi offesi<br />

senza più nemmeno la forza dello sdegno,<br />

senza articolo <strong>di</strong>ciotto o sindacato.<br />

E qualche stracciato manifesto è tutto quel che resta<br />

al muro <strong>di</strong> un'antica rabbia.<br />

Sonnecchiamo, ritornando, al tempo fiacco<br />

182<br />

Pier Paolo Pasolini


del vagone e parliamo della scuola e della casa,<br />

se ci sarà lavoro l'anno venturo, sapendo già<br />

che non ci rivedremo tutti dentro a questo<br />

treno che <strong>di</strong>ce polvere e stanchezza e rode<br />

ore troppo lente, noi insieme adesso per sola<br />

coincidenza e breve, noi esperti<br />

dell'avvicendamento, professionisti del cambiamento<br />

dove non cambia niente.<br />

__________________________<br />

Francesco Sassetto risiede a Venezia dove è nato nel 1961. Si è laureato in<br />

Lettere nel 1987 presso l’Università "Ca’ Foscari" <strong>di</strong> Venezia con una tesi <strong>di</strong>retta<br />

dal prof. Aldo Maria Costantini, or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Filologia Dantesca, sul commento<br />

trecentesco <strong>di</strong> Francesco da Buti alla Comme<strong>di</strong>a dantesca, pubblicata nel 1993<br />

dall'e<strong>di</strong>tore Il Cardo <strong>di</strong> Venezia con il titolo <strong>La</strong> biblioteca <strong>di</strong> Francesco da Buti interprete<br />

<strong>di</strong> Dante. Ha conseguito nel 1998 il titolo <strong>di</strong> dottore <strong>di</strong> ricerca in “Filologia e<br />

Tecniche dell’Interpretazione”, <strong>di</strong>scutendo una tesi sulla circolazione delle opere <strong>di</strong><br />

Dante nel Quattrocento italiano, con il tutoraggio del prof. Gian Carlo Alessio,<br />

or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Filologia Me<strong>di</strong>evale e Umanistica presso la medesima Università.<br />

Insegna Lettere nella Scuola Me<strong>di</strong>a “Ugo Foscolo” <strong>di</strong> Preganziol (Treviso).<br />

Ha coltivato fin dalla giovinezza l’amore per la poesia, scrivendo componimenti in<br />

lingua e in <strong>di</strong>aletto veneziano che ha iniziato dal 1995 a presentare in concorsi <strong>di</strong><br />

poesia, ricevendo premi e segnalazioni.<br />

Ha partecipato a varie presentazioni, incontri e pubbliche letture <strong>di</strong> poesie. Suoi testi<br />

sono presenti in numerose antologie e riviste.<br />

Ha pubblicato nel 2004, con la Casa E<strong>di</strong>trice Monte<strong>di</strong>t <strong>di</strong> Milano, la silloge <strong>di</strong> liriche in<br />

lingua e in <strong>di</strong>aletto veneziano, Da solo e in silenzio, con prefazione <strong>di</strong> Bruno Rosada e,<br />

nel 2010, con Valentina E<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> Padova, una seconda raccolta <strong>di</strong> poesie in lingua<br />

italiana, Ad un casello impreciso, con prefazione <strong>di</strong> Stefano Valentini, critico letterario e<br />

<strong>di</strong>rettore della rivista “<strong>La</strong> Nuova Tribuna Letteraria”.<br />

183


Alberto Betene<br />

<strong>La</strong> scimmia<br />

Quadrumane alla schiena, reso automa,<br />

lei mi trascina dentro a un gorgo in piena.<br />

Ho un anatema come assioma<br />

e una certezza in vena:<br />

la salvezza oltre la pena.<br />

Foto:<br />

Manuel Comazzi<br />

“Mafie”<br />

__________________________<br />

Alberto Betene, classe 79, è milanese. Ha collaborato con Il museo del fango <strong>di</strong><br />

Messina, Il citta<strong>di</strong>no , quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>. Ha partecipato al wordl poetry<br />

movement 2011. Si occupa <strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong> eventi culturali.<br />

184


Guido Oldani<br />

In galera<br />

Ha infilato la testa in un sacchetto,<br />

<strong>di</strong> plastica, così si è soffocato,<br />

il cielo sulla faccia è avvoltolato.<br />

invece il magistrato impiegatizio<br />

si veste da tacchino così esiste<br />

pensa, da pensionato sarò lieto<br />

e centenario spira, come un peto.<br />

__________________________<br />

Guido Oldani è nato a Melegnano (MI) nel 1947. Oldani è attualmente una delle<br />

voci poetiche internazionali più riconoscibili. Alcune sue opere sono tradotte in<br />

spagnolo - da Martha Canfield -, rumeno, ungherese, svedese, tedesco, inglese,<br />

greco, arabo, uzbeco. Fra le antologie in cui è presente: Il pensiero dominante,<br />

Garzanti 2001, Tutto l’amore che c’è, Einau<strong>di</strong> 2003, Almanacco dello specchio, Mondadori<br />

2009; 80 poeti per 80anni <strong>di</strong> Luciano Erba, ed Interlinea 2004; S'encuntrum, se pàrlum,<br />

quajcoss che resterà ed. <strong>Lucini</strong> 2010 per gli ottanta anni <strong>di</strong> Franco Loi. È uno degli<br />

autori trattati all'interno <strong>di</strong> Critico e testimone. Storia militante della poesia italiana (1948-<br />

2008) <strong>di</strong> D.M. Pegorari, ed. Moretti & Vitali 2009. Su <strong>di</strong> lui, negli anni '90, le intere<br />

sezioni critiche della rivista Kamen' e, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> G. Isella, Block Notes. In<strong>di</strong>spensabile<br />

Poesia, AAVV ed. Torpedo 2006, Alla rovescia del mondo. Introduzione alla poesia <strong>di</strong><br />

Guido Oldani <strong>di</strong> Amedeo Anelli ed. Lietocolle 2008.<br />

Sue raccolte sono: Stilnostro, ed. Cens 1985 con la prefazione <strong>di</strong> Giovanni Raboni;<br />

Sapone contenuto nella rivista Kamen’ n° 17-2001 in occasione del decimo<br />

anniversario delle sue e<strong>di</strong>zioni; <strong>La</strong> Betoniera, ed LietoColle 2005, <strong>di</strong>venuta in<br />

spagnolo <strong>La</strong> Hormigonera. <strong>La</strong> sua ultima raccolta poetica si intitola Il Cielo <strong>di</strong> <strong>La</strong>rdo<br />

ed. Mursia 2008.<br />

Guido Oldani è l'ideatore del REALISMO TERMINALE, che si appalesa nel III millennio,<br />

conseguentemente al fatto che la popolazione del mondo si è trasferita in maggioranza nelle metropoli<br />

(pandemie abitative) Avviene così una mutazione antropologica che rivoluziona la modalità della<br />

percezione<br />

185


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Gridalo dalla cima del monte.<br />

186


Maria Eleonora Zangara<br />

<strong>La</strong>crime <strong>di</strong> sangue<br />

Nulla posso aggiungere o devo<br />

a chi ha anteposto la sua vita<br />

per proteggere quella altrui<br />

A chi oggi come allora<br />

con umiltà <strong>di</strong> cuore<br />

e coraggio d’animo<br />

ci rimette o ha rimesso<br />

la propria vita<br />

a servizio del mondo<br />

Vittime e servitori del mondo… un pensiero doveroso qui!<br />

Un passo dove la <strong>di</strong>gnità<br />

e l’onore viene gridata<br />

e strappata col sangue<br />

verità nient’altro che<br />

verità <strong>di</strong>ca lo giuro!!<br />

Con patto e mano alzata o senza?<br />

COME GIUSTIZIA È<br />

Senza patto… mano destra alzata…<br />

LO GIURO!!!<br />

Umili pensieri con una goccia in mano chiusa e due aperte<br />

***<br />

<strong>La</strong> lupa è scesa<br />

mettendo in ginocchio i marinai.<br />

Il mare sa che è rarità<br />

e il marinaio sa che è pericolosa<br />

IL GRIDO DELLA MORTE UNO È<br />

187


e si ferma.<br />

Ma non c’è lupa che tenga che il mare non accoglie!<br />

*) <strong>La</strong> lupa (foschia) termine reggino dei marinai quando<br />

si presenta la nebbia fitta sullo stretto<br />

Foto <strong>di</strong> M.- Eleonora Zangara<br />

__________________________<br />

Maria Eleonora Zangara Geracese vive a Locri (rc)..è una Catalogratrice e<br />

Rilevatrice dei beni artistici e archeologici.<strong>di</strong>segnatrice tecnica .vive immersa nell<br />

arte nella pittura nella scultura..nella fotografia nella musica e scrive da sempre<br />

..ha appena pubblicato il libro Pause d inchiostro Profili nella notte e ha avuto vari<br />

riconoscimenti ...tra questi il primo premio Inchiostro scarlatto dell Hermes <strong>di</strong><br />

Taranto e il premio menzione speciale per una sua opera fotografica presidente<br />

Luigi Pignatelli ,altre sue opere sono state premiate dal consolato generale <strong>di</strong> arte e<br />

cultura a Milano con integrazione nel mondo Presidente Guamman Allende e un<br />

altro riconoscimento gli viene dato dalla Polizia Nazionale <strong>di</strong> Stato Golfo dei<br />

Poeti, è Socia Dell Accademia Senocrito Musica Lettere e Arte è Socia A.N.L.A. <strong>di</strong><br />

Firenze e Roma.<br />

188


Carmine De Falco<br />

ora che la storia e le risposte<br />

stan riposte nei cassetti <strong>di</strong> memorie virtuali<br />

e che addosso ci piomba la scure sconosciuta<br />

<strong>di</strong> parole come spread come stalking<br />

e che invece malattie<br />

aggre<strong>di</strong>scono impreviste senza nome<br />

noi, fantasmi alla finestra senza fiati<br />

che attraversiamo muti il belpaese<br />

e la scrittura si è abbassata<br />

al linguaggio schematico <strong>di</strong> macchine<br />

dei sistemi in<strong>di</strong>cizzanti <strong>di</strong> Leviatani<br />

nuovi innominabili, e che tutto<br />

è inaccettato e l'inaccettabile<br />

si compra facilmente, si ricicla<br />

nei mercatini truccati dalle leggi<br />

che qui non sono patto tra gli umani<br />

ora ch'è free anche la lotta e la retorica<br />

la usiamo per gonfiare rei bilanci<br />

ci è dato ancora tempo per resistere, per tessere<br />

il filo invisibile dei crolli: farne mille<br />

vessilli e mille strade e mille mon<strong>di</strong><br />

visioni da sommergere <strong>di</strong> nuovi noi<br />

__________________________<br />

Carmine De Falco (Napoli, 1980) ha pubblicato Italian Day – una giornata italiana<br />

<strong>di</strong> maggio 2008 (Kolibris, 2009), poemetto in quattro parti. <strong>La</strong> silloge Linkami<br />

l'immagine (Fara 2006) e partecipato a numerosi progetti antologici, tra i quali<br />

Pro/Testo, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Luca Ariano e Luca Paci, e Nella Borsa del Viandante, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />

Chiara De Luca (entrambi Fara 2009) e nella recente antologia Attraverso la città, a<br />

<strong>cura</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Vetromile (Scu<strong>di</strong>eri 2010). Di prossima pubblicazione l'opera a<br />

quattro mani con Luca Ariano “I Resistenti”.<br />

189


Nicola Prebenna<br />

Nel folto del bosco<br />

Tra il folto nero del bosco s’apre<br />

il varco che mena al lago sempre<br />

più grande fatto e alimentato<br />

da piogge <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> rabbia.<br />

E sono in tanti a versare lacrime<br />

d’inutile attesa nelle case vuote<br />

e senza vita per un ritorno impossibile<br />

della giovane figlia decisa a resistere<br />

alla furia del maligno che s’avventa,<br />

sbava, ed ella non cede pur se prevale<br />

la forza sull’innocenza in<strong>di</strong>fesa<br />

del bene e dell’onore.<br />

Il suo corpo sacro scompare<br />

tra le pieghe del monumento un tempo<br />

benedetto e mentre il mostro lontano<br />

si gode la gioia beffarda del successo,<br />

per caso riaffiora il corpo restante<br />

dell’anima forte; ed il lago si <strong>di</strong>lata<br />

per lacrime <strong>di</strong> segreto infine svelato.<br />

Tra altre pareti e sono tante schizzano<br />

spruzzi <strong>di</strong> sangue e l’assassino<br />

è un fantasma che corpo non ha;<br />

s’aggira silente nelle pieghe serrate<br />

dell’animo che morte ha dato<br />

e che nessuno osa <strong>di</strong>svelare e certo<br />

rimane il dolore che umore si fa<br />

e nutre il lago nel nero del bosco<br />

il dolore dei cari che pace non ha.<br />

E sempre <strong>di</strong> più sono i cari sottratti<br />

190


all’affetto <strong>di</strong> madre, <strong>di</strong> padre e <strong>di</strong> figli<br />

ora per colpa <strong>di</strong> follia che esplode<br />

senza preavviso, ora per calcolo minuto<br />

eseguito con freddezza e, pur confessi,<br />

dopo lucida prova tutto si rimescola<br />

e l’acqua torbida confonde vittima<br />

ed assassino e spesso l’assassino beato<br />

e spavaldo irride non visto<br />

alla giustizia ingannata.<br />

Alla follia argine non è dato frapporre,<br />

scrupoli a <strong>di</strong>fesa ne sgorgano a iosa<br />

e pure l’evidenza si tinge <strong>di</strong> dubbio<br />

e anime innocenti talvolta si mutano<br />

in nugolo <strong>di</strong> cenere per il fiore deposto<br />

dalla pietà e dall’affetto;<br />

ma spesso il corpo è ancora nascosto<br />

e non si sa dove. Resta, sempre più largo<br />

e salato, nel buio più fitto del bosco,<br />

il lago del dolore e della <strong>di</strong>sperazione.<br />

__________________________<br />

Nicola Prebenna vive ad Ariano Irpino (AV). Ha svolto le funzioni <strong>di</strong><br />

professore, in Italia ed all’estero, nei licei e nell’Istituto magistrale e, infine, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rigente scolastico. Poeta, autore delle seguenti sillogi: Colpo d’ala, Rari Nantes,<br />

Dacruma, In gurgite vasto, E la fiaccola vive!, Come per acqua cupa, Era il maggio odoroso;<br />

scrittore, autore delle seguenti opere: L’approdo, Tempo che va, Barbe e virgulti; critico<br />

letterario: suoi contributi sono presenti su <strong>di</strong>verse riviste, tra cui Vernice, Vicum,<br />

Nuova secondaria, Poesia meri<strong>di</strong>ana, Silarus, Parnassos. E’ autore del saggio “Il<br />

settecento e l’autobiografia – Goldoni, Gozzi, Alfieri -”. <strong>La</strong> sua poesia è stata<br />

oggetto <strong>di</strong> attenzione ed è stata premiata, sia con poesie singole che per le sillogi<br />

intere, in molti premi letterari della penisola, ed è presente su numerose antologie.<br />

191


Francesco Scaramozzino<br />

Protagora<br />

Ancora ti compiaci, Protagora,<br />

per tanto impegno; guarda,<br />

preparo l’impasto, trito sul batticarne<br />

le poche parole che ci restano:<br />

faccio economia nel silenzio,<br />

da anni convivo<br />

con la penuria del senso,<br />

le molte aporie del <strong>di</strong>scorso.<br />

Fuori, si incuneano al truogolo<br />

i maiali del nuovo secolo, spingono,<br />

scivolano, si infilano<br />

negli interstizi del rosa, annusano<br />

lo strato macero delle foglie.<br />

Poi, mi avvicino, in sottofondo sento<br />

la masticazione della ghianda,<br />

il muso rimesta, avvolge, ognuno<br />

incontra annuendo il ciglio<br />

albino e umido<br />

del vicino <strong>di</strong> stazza, il filo<br />

<strong>di</strong> una saliva acida e luccicante. Non parlo,<br />

verso dal secchio in coro, alimento<br />

lo sdegno e lo sproloquio,<br />

il chiacchiericcio sterile della gola<br />

perché più miti vengano<br />

dove li attende il grido<br />

animale della parola,<br />

l’i<strong>di</strong>osincrasia della ragione:<br />

la scossa che fa la storia<br />

quando la sfiora, Protagora,<br />

il corpo che si <strong>di</strong>scosta<br />

dalla dorata agorà della prigione.<br />

192


Michele De Luca - Tare<br />

______________________________<br />

Francesco Scaramozzino è nato a Melzo (Mi), dove vive, nel 1962. Ha<br />

pubblicato raccolte <strong>di</strong> racconti (Storia <strong>di</strong> Susy, Nuova Compagnia E<strong>di</strong>trice, 1996;<br />

Pump up the volume, Moby Dick, 2005, "Una breve stagione", Il foglio clandestino<br />

E<strong>di</strong>zioni) e libri <strong>di</strong> poesia (<strong>La</strong> bellezza <strong>di</strong> Efesto, Tracce, 1995; Sembianze, Joker, 2001;<br />

Sedersi accanto, Joker, 2007, "Spiragli", E<strong>di</strong>zioni Orizzonti Meri<strong>di</strong>onali.<br />

193


Fabio D’Anna<br />

Farisei<br />

Sono maschere d’oblio<br />

la vergogna sugli scalini<br />

Chiesa devota la domenica<br />

Sorrisi <strong>di</strong> lamiera<br />

croce incrociano<br />

<strong>di</strong>stanti e silenti<br />

memorie e violenze<br />

moglie e figli<br />

puttane e bastar<strong>di</strong><br />

casa e chiesa<br />

carcere e casino<br />

194<br />

sguardo obliquo,<br />

un ghigno<br />

rasoio e rosario<br />

bulimica l’elemosina<br />

scempio riluce.<br />

li spinge e <strong>di</strong>pinge<br />

il vento che tace<br />

un tempo <strong>di</strong> assassini<br />

semplice non sfinge<br />

li finge<br />

i farisei.<br />

______________________________<br />

Fabio D’Anna, è nato a Marsala (TP) il 25/12/1961, dove vive. Svolge la<br />

professione <strong>di</strong> Avvocato ed ha esercitato le funzioni <strong>di</strong> Magistrato Onorario.<br />

E’stato impegnato nella <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> alcuni collaboratori <strong>di</strong> giustizia nei processi<br />

contro la criminalità organizzata, nel cui ambito ha anche svolto la funzione <strong>di</strong><br />

avvocato delle parti civili. Collabora come giornalista alla pagina culturale del<br />

quoti<strong>di</strong>ano “ <strong>La</strong> Sicilia”, e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Trapani.<br />

Ha coor<strong>di</strong>nato il progetto “Mozia e Lilibeo, patrimonio dell’Umanità riconosciuto<br />

dall’Unesco”. Partecipa, come relatore, al seminario culturale itinerante “L’Immaginario<br />

Simbolico” organizzato dalla rivista “Psicologia Dinamica”.<br />

Coor<strong>di</strong>na il gruppo Ong Non Estinti poetry, insieme al poeta Nino Contiliano,<br />

impegnato nell’organizzazione <strong>di</strong> letture collettive <strong>di</strong> poesia.<br />

Ha pubblicato nel 2008 il saggio ironico Il Marsalese e<strong>di</strong>to da Libri<strong>di</strong>ne , e la raccolta <strong>di</strong><br />

poesie All’angolo del tempo, Lulu E<strong>di</strong>tore, 2008.


Manuel Cohen<br />

Versicoli della peggiore itaglia.<br />

“io? io sono un asso sono un vincente<br />

non ho rivali né remore niente”<br />

“io? sì certamente sto col mio tempo<br />

io vado <strong>di</strong> corsa senza spavento”<br />

“monto su un’auto <strong>di</strong> rappresentanza<br />

un motore un mezzo che <strong>di</strong>a importanza”<br />

“io? sono affiliato al neoliberismo<br />

pratico tutto in liberoscambismo”<br />

“la politica mi salverà dalla bancarotta<br />

per l’itaglietta un futuro da mignotta”<br />

“a milioni felicità, sorrisi, milioni<br />

<strong>di</strong> poltrone, lavori, laute pensioni”<br />

“un bel trapianto sotto la bandana<br />

baldracca populista neoputtana”<br />

“sardegna <strong>di</strong> veline, escort, impren<strong>di</strong>tori<br />

isolati <strong>di</strong>seredati agricoltori”<br />

“oh allegro carrozzone <strong>di</strong> briatore, lo share<br />

del tigiquattro sale, al billionaire”<br />

“libertà <strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> bisbocciare<br />

liceità fiscale, <strong>di</strong> licenziare”<br />

“compro reti compro tutto pure tette<br />

compro oro vendo fumo per starlette”<br />

(Spots, dell’uomo che non deve chiedere mai: forse tutto cominciò<br />

nell’era dell’edonismo reaganiano, e certamente la situazione<br />

peggiorò con l’avvento della tivvù commerciale <strong>di</strong> mr. b.)<br />

195


“l’ere<strong>di</strong>tà, sia condìta o còn<strong>di</strong>ta<br />

la cosa pubblica è in televen<strong>di</strong>ta”<br />

“guai a voi, statalisti, gay, comunisti<br />

vi seppellirà la risata dei neoputtanisti”<br />

“ho una bella moglie un figlio una figlia<br />

credo nei valori nella famiglia”<br />

“adoro poi i giorni delle convention<br />

e mi ristoro creando antìse attention”<br />

“non potrei mai mancare ai vernissages<br />

l’assenza <strong>di</strong> me il vuoto quel dommage”<br />

“i miei anni i guadagni li porto bene<br />

un po’ mi tiro un po’ <strong>di</strong> collagene”<br />

“<strong>di</strong> me mi occupo mi curo mi amo<br />

scolpisco il corpo il dorso il deretano”<br />

“io? vesto strafigo molto griffato<br />

anche <strong>di</strong> notte pseudotrasandato”<br />

“il look è molto è tutto è un’elezione<br />

non esco prima dell’epilazione”<br />

“è bello piacersi bello leccarsi<br />

nella neve nel sole una catarsi”<br />

“io? amo il centro il clou l’elettricità<br />

dei flash la fama la pubblicità”<br />

“tivvù io vedo tivvù io voglio tivvù<br />

tivvù io bevo tivvù io vado in tivvù”<br />

“io no che non mi annoio non ho tempo<br />

ho impegnato tutto ogni momento”<br />

“il grande calcio il calcetto il rugby il golf<br />

ci sono sempre a gran<strong>di</strong> eventi ai play-off”<br />

“leggo <strong>di</strong> tutto da grisham a baricco<br />

196


dan brown de carlo avvinto mi ci ficco”<br />

“i weekend? locations bordelli esclusivi<br />

molto easy molto gossip gli imperativi”<br />

“ed ora amiche, amici, venduti e ven<strong>di</strong>tori<br />

cantate con noi il canto degli untori:<br />

il carrozzone va avanti da sé<br />

bustine veline sante<strong>di</strong>chè<br />

bugiardone ridente per autocrazia<br />

biscione inquietante dell’i<strong>di</strong>ozia<br />

tutto beve la gente senza più ali<br />

le tresche le truffe impren<strong>di</strong>toriali<br />

la propaganda che tutte ammalia<br />

le mezze calzette e forza italia!”<br />

______________________________<br />

Manuel Cohen ha vissuto in Abruzzo, a Urbino, Bruxelles e Roma, è critico<br />

letterario. Suoi saggi sulla poesia contemporanea e su autori neo<strong>di</strong>alettali appaiono<br />

in varie riviste e in volumi in Italia, Francia, Belgio e Usa. Figura nella redazione<br />

<strong>di</strong> «Ali», «Argo», «Il parlar franco», «Pelagos», «Profili letterari». Dirige due collane<br />

<strong>di</strong> poesia per Le voci della luna/Dott.Com.Press e per Puntoacapo. Ѐ tra i<br />

<strong>cura</strong>tori delle antologie: L’Italia a pezzi. Ultimi neo<strong>di</strong>alettali (in uscita) e Poeti<br />

Romagnoli del Novecento (in uscita). I suoi versi sono raccolti in: “Altrove, nel folto” (a<br />

<strong>cura</strong> <strong>di</strong> D. Bellezza, Ed. Ianua, Roma, 1990), e Cartoline <strong>di</strong> marca (prefazione <strong>di</strong> M.<br />

Raffaeli, postfazione <strong>di</strong> F. Marotta, Marte e<strong>di</strong>trice, Teramo, 2010).<br />

197


Gianni Zambianchi<br />

Cust l'è un mond stort<br />

'mé un carr cargä mäl<br />

stravaccä in un foss;<br />

gh'é da drizzäl<br />

cargäl 'd növ al mei<br />

e timunäl sla callèra...<br />

Parché cantat rusgnö<br />

t'è cunteint 'l so<br />

nal mes <strong>di</strong> sàlaz e 'd marzö 't fä 'l nein<br />

't fä mia fa<strong>di</strong>ga a es atzé<br />

e s'anca l'om 'l g'ha mia teimp<br />

l'é surd al to cant<br />

l'è l' istess, l'incant dal mond 'l resta...<br />

Me e la mort g'um un cuntratt<br />

cul teimp è nazzi un'amicizia<br />

's frequentum e andum a spass;<br />

le, la mé ombra, me 'l so om<br />

's pärla e 's <strong>di</strong>za 'd noi<br />

ridum dal mond, d' iom<br />

e <strong>di</strong> so dastein;<br />

i so migliur amiz in pé<br />

i mé qualcadoi a drom<br />

infiurä 'd fiur d'altea<br />

qualcadoi an<strong>cura</strong> a fa<strong>di</strong>gä...<br />

ma fä gnint, cust l'è la vita e la mort:<br />

du suréll, vüna bona e l'ätra cattiva<br />

<strong>di</strong>suguäl e uguäl second 'l dé...<br />

l'è atze: mei fäsl' amis e scüntä teimp.<br />

Quest'è un mondo storto / com'un carro mal caricato / in un fosso stravaccato; / c'è<br />

da drizzarlo / caricarlo <strong>di</strong> nuovo al meglio / e timonarlo sulla callaia... //<br />

198


Perché canti usignolo / sei contento lo so / nel mese dei salici e del marzuolo fai nido /<br />

non fatichi ad esser così / e s'anche l'uomo non trova tempo / è sordo al tuo canto / è<br />

lo stesso, l'incanto del mondo resta... //<br />

Io e la morte abbiamo un contratto / col tempo è nata un'amicizia / ci frequentiamo e<br />

an<strong>di</strong>amo a spasso; / lei, la mia ombra, io il suo uomo / si parla e si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> noi /<br />

ri<strong>di</strong>amo del mondo, degli uomini / e del loro destino; / i suoi migliori amici in vita / i<br />

miei qualcuno a dormire / infiorato <strong>di</strong> fior <strong>di</strong> malva / qualcuno ancora a faticare... /<br />

ma fa niente, questa la vita e la morte: / due sorelle, una buona e l'altra cattiva /<br />

<strong>di</strong>seguali e uguali secondo il giorno... //<br />

è così: meglio farsele amiche e scontare tempo. /<br />

______________________________<br />

Gianni Zambianchi, oltre a de<strong>di</strong>carsi all'attività <strong>di</strong> pittore, ha pubblicato, fra<br />

l'altro, le raccolte <strong>di</strong> poesia Ciòs ( E<strong>di</strong>zioni Kronstadt, Piacenza 1987 ), Folate (<br />

TEP E<strong>di</strong>zioni, Piacenza 1990 ), Nel giar<strong>di</strong>no del se ( Aiòrema E<strong>di</strong>zioni, Piacenza<br />

1999 ), 'Me un rasär co' 'l so mur... ( E<strong>di</strong>zioni Kairós, Piacenza 2005 ); ha inoltre<br />

<strong>cura</strong>to con Franco Toscani il volume postumo <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Nello Vegezzi Terra e<br />

carne d'amore ( Grafic Art, Piacenza 1995 ). E' fra i <strong>cura</strong>tori de <strong>La</strong> rivolta e l'incanto.<br />

Poesia, pittura e scultura in Nello Vegezzi ( E<strong>di</strong>zioni Kairós, Piacenza 2004 ).<br />

199


Gero Miceli<br />

Signuraggiu<br />

Qualchi cosa nun funziona<br />

lu Dollaru è <strong>di</strong> la<br />

Riserva Fi<strong>di</strong>rali<br />

l’Euru <strong>di</strong> la<br />

Banca Cintrali,<br />

stampanu grana senza<br />

oru a currispittivu<br />

e mprustanu.<br />

Sempri chiù famigli<br />

senza travagliu<br />

fannu la fami<br />

pi na crisi nvintata<br />

<strong>di</strong> lu patruni stampasor<strong>di</strong><br />

ca mprusta a<br />

usura a li Stati.<br />

E mentri li pulitici si<br />

criscinu lu stipen<strong>di</strong>u<br />

sentu <strong>di</strong>ri minchiati<br />

<strong>di</strong> cui guverna.<br />

Ni <strong>di</strong>cinu <strong>di</strong> spenniri<br />

quannu a la genti<br />

nun ci vasta la misata<br />

pi jiri avanti nni la vita.<br />

(Maggio 2010)<br />

200<br />

I politici sono i camerieri dei banchieri<br />

(Ezra Pound)


Signoraggio<br />

Qualcosa non funziona /il Dollaro è della / Riserva Federale / l’Euro<br />

della / Banca Centrale, / stampano sol<strong>di</strong> senza / oro a corrispettivo / e<br />

prestano. //<br />

Sempre più famiglie / senza lavoro / fanno la fame / per una crisi<br />

inventata / dal padrone stampasol<strong>di</strong> / che presta a / usura agli Stati. //<br />

E mentre i politici si / crescono lo stipen<strong>di</strong>o / sento <strong>di</strong>re sciocchezze / da<br />

chi governa. //<br />

Ci <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> spendere / quando alla gente / non basta lo stipen<strong>di</strong>o / per<br />

tirare avanti nella vita. //<br />

______________________________<br />

Gero Miceli è nato ad Agrigento nel 1985 e risiede a Grotte (AG). Accademico<br />

de "Il Convivio" e Accademico ad honorem dell’ “Accademia San Bernardo <strong>di</strong><br />

Chiaravalle”, membro per l'Italia del World Poets Society, già delegato Provinciale<br />

dell' A.N.PO.S.DI. (Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali) attuale<br />

delegato Provinciale <strong>di</strong> Agrigento dell’A.N.A.P.S. (Associazione Nazionale Artisti<br />

Poeti e Scrittori) volontario C.I.S.O.M. (Corpo italiano <strong>di</strong> Soccorso dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

Malta) componente <strong>di</strong> giuria in premi letterari. Sue poesie sono state pubblicate<br />

in numerose antologie e in varie riviste letterarie con alcune delle quali collabora.<br />

Figura tra gli autori in <strong>di</strong>aletto siciliano scelti per il progetto L.I.R.e.S. (Lingua<br />

Identità Ricerca e Sviluppo) 2007/2008 promosso dal Ministero dell’Istruzione<br />

dell’Università e della Ricerca -Ufficio Scolastico Regione Sicilia - per lo stu<strong>di</strong>o del<br />

<strong>di</strong>aletto siciliano nella scuola. Ha pubblicato “Kori” (Me<strong>di</strong>nova, 2006) destinando<br />

i proventi ad un progetto UNICEF.<br />

Conduce attualmente la rubrica “Un poeta a settimana” all’interno del programma<br />

“Musica e parole” sulla ra<strong>di</strong>o italiana in Belgio ”Ra<strong>di</strong>o SI Bruxelles”. Due suoi<br />

testi sono <strong>di</strong>venuti canzone, nel 2007 "Vampiru" (Vampiro) messa in musica dal<br />

cantautore Leone Marco Bartolo e nel 2010 la poesia religiosa "Sittanta voti setti"<br />

(Settanta volte sette) ad opera del cantautore Sal Marchese, che ne ha inciso un<br />

CD singolo a tiratura limitata del quale la prima copia è stata donata al Santo<br />

Padre. Importanti autori e critici hanno apprezzato la poesia <strong>di</strong> Miceli, tra i quali:<br />

Alessandro Quasimodo, Alda Merini, Davide Rondoni, Ignazio D. Buttitta,<br />

Giorgio Barberi Squarotti e Marco Scalabrino.<br />

201


Giovanni Nuscis<br />

<strong>La</strong> neve dell’attesa<br />

1.<br />

I fogli a volte<br />

sono sottili catene<br />

co<strong>di</strong>ci vergati dai potenti<br />

sulla schiena degli umili;<br />

il fiato dei mastini<br />

a un palmo dalla gola<br />

sbagliata.<br />

<strong>La</strong> giustizia è come il sole<br />

nel cielo infestato da nubi<br />

che sostano o <strong>di</strong>leguano:<br />

ombre in lotta con la luce.<br />

Si rema in molti<br />

ma non tutti;<br />

nessuno sembra governare<br />

la nave invisibile<br />

sulla deriva del tempo;<br />

ma il carico giunge<br />

puntuale<br />

tra i mezzi sorrisi<br />

<strong>di</strong> chi attende<br />

e <strong>di</strong> chi ha riposato.<br />

2.<br />

Le gambe penzolanti in fondo al molo<br />

gli occhi socchiusi verso un oltre<br />

che non sia mare in tempesta.<br />

Non sei solo<br />

nella punta estrema<br />

che guarda dall’Africa l’Europa<br />

l’abisso tra pareti <strong>di</strong> cielo.<br />

Non basta il sogno<br />

se ve<strong>di</strong> ogni giorno allo specchio<br />

imbiancare la barba.<br />

202


3.<br />

Ti guar<strong>di</strong> intorno<br />

con la calma inquietu<strong>di</strong>ne<br />

che cela l’attesa<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>panate albe e ore,<br />

da grovigli e fumanti macerie.<br />

Non chiaroscuri umorali<br />

ma costanti epocali<br />

d’una razza uguale a sé stessa<br />

da sempre, per sempre.<br />

Cantare muti<br />

la rabbia sfrigolante della notte<br />

chiusa tra poche lettere<br />

dalla buia luce d’una veglia.<br />

______________________________<br />

Giovanni Nuscis è nato ad Ancona nel 1958 e vive dal 1973 a Sassari. <strong>La</strong>ureato<br />

in giurisprudenza, si occupa attualmente <strong>di</strong> formazione. Ha pubblicato i libri <strong>di</strong><br />

poesia “Il tempo invisibile” (Book E<strong>di</strong>tore, Castelmaggiore, 2003) (Premio<br />

Nazionale <strong>di</strong> poesia “Alessandro Contini Bonacossi” ed. 2003, come opera<br />

prima), “In terza persona” (Manni, Lecce, 2006) e “<strong>La</strong> parola data” (L’arcolaio<br />

<strong>di</strong> Gianfranco Fabbri, Forlì 2009), “Transiti” (Quaderni <strong>di</strong> Poiein a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Puntoacapo E<strong>di</strong>trice, Novi Ligure 2010). Per la poesia<br />

ine<strong>di</strong>ta, ha vinto il Premio Turoldo ed. 2005 organizzato dall’Associazione Poiein<br />

(1° classificato). E’ stato segnalato al Premio Lorenzo Montano 2008 (22°<br />

e<strong>di</strong>zione) per la sezione “Raccolta ine<strong>di</strong>ta”. Poesie, note <strong>di</strong> lettura e interventi<br />

critici, propri o sul suo lavoro sono stati pubblicati sulle riviste l’immaginazione,<br />

Polimnia, <strong>La</strong> clessidra, Gemellae, Le Muse e sul quoti<strong>di</strong>ano <strong>La</strong> Nuova Sardegna;<br />

in rete, su Nazione In<strong>di</strong>ana, <strong>La</strong> Poesia e lo spirito, Via delle belle donne, Italia<br />

Libri, ORG, Poiein, Sinestesie, Il Convivio, Rotta Nord Ovest, <strong>La</strong> costruzione<br />

del verso, Rebstein – <strong>La</strong> memoria del tempo sospeso, I poeti del Parco, Lingua<br />

Siciliana, Parole <strong>di</strong> Sicilia, Fara, Neobar, Blanc de ta nuque, LucaniArt,<br />

Oboesommerso, Compitu re vivi .<br />

Fa parte della redazione del blog collettivo “<strong>La</strong> Poesia e lo spirito”<br />

(www.lapoesiaelospirito.wordpress.com) e Gestisce un blog, “Transito senza<br />

catene” (www.giovanninuscis.splinder.com ), de<strong>di</strong>cato alla poesia, alla letteratura e<br />

all’attualità.<br />

203


Carla Gui<strong>di</strong> – 8 marzo<br />

204


Federico Ramaioli<br />

Diranno<br />

Vi <strong>di</strong>ranno i padroni delle banche<br />

Che siamo giunti all’internazionale,<br />

Europeisti, ma non più europei,<br />

Ignavi e farisei<br />

Che esultano ad una nuova civiltà,<br />

<strong>La</strong> civiltà che gode della resa,<br />

Del suo pensiero debole, in attesa<br />

Che vengano altri a conquistarne i porti.<br />

E noi le nostre sorti<br />

Piangiamo ma nell’ombra dell’inerzia,<br />

Mentre i signori, in nuovi dèi profani<br />

Irridono agli slanci coraggiosi<br />

Di chi svetta nel cielo col pensiero.<br />

E ridono agli audaci desideri<br />

Dei popoli irredenti<br />

Che rimpiangono l’essere nazione,<br />

In un Europa che gli ha sra<strong>di</strong>cato<br />

L’anima, con i dazi e le frontiere.<br />

E calano le sere<br />

E i profeti d’ignavia e <strong>di</strong> sventura<br />

Cantano la paura,<br />

E pre<strong>di</strong>cano sopra il loro altare<br />

Che non c’è nulla che ci può salvare.<br />

______________________________<br />

Federico Ramaioli è studente all’Università cattolica <strong>di</strong> Milano. Lo scorso anno<br />

è stato inserito nel vlume “L’impoetico mafioso”<br />

205


Vincenzo Mastropirro<br />

<strong>La</strong> lunga attesa<br />

<strong>La</strong> gran<strong>di</strong>ne scoppiettante<br />

percorre la strada <strong>di</strong> bianco<br />

chicchi <strong>di</strong> pietre ammaccano<br />

e i fiori piangono, mentre<br />

il sole attende.<br />

**********************<br />

L’urlo s’infrange contro la risata acida<br />

che aspetta d’estirparsi definitivamente<br />

per lasciare spazio ai banchi esposti a caso<br />

durante il caos me<strong>di</strong>atico della fiera del dolore.<br />

Il mercato s’attrezza delle specie più <strong>di</strong>verse<br />

e offre grida più forti per chi soffre<br />

la fiera è attiva e i mercanti vendono<br />

il dolore resiste e alza le sue quotazioni.<br />

______________________________<br />

Vincenzo Mastropirro (1960) è <strong>di</strong> Ruvo <strong>di</strong> Puglia e vive a Bitonto.<br />

Flautista, compositore, <strong>di</strong>datta ha collaborato con alcuni poeti come Alda Merini,<br />

Vittorino Curci e Anna Maria Farabbi componendo musiche su loro liriche, così<br />

che”...lavorando con la parola ho finito per scriverla”.<br />

Ha suonato per importanti teatri e sale concertistiche in Italia e all’estero ed ha<br />

inciso <strong>di</strong>versi CD cimentandosi con un repertorio che va dal classico al<br />

contemporaneo, dalla contaminazione all’improvvisazione.<br />

È autore <strong>di</strong> poesie. Ha pubblicato Nudosceno LietoColle ed. (Faloppio 2007);<br />

Tretippe e Martidde-Questo e Quest’altro Giulio Perrone ed. (Roma 2009), A.A.V.V.<br />

Pugliamondo, E<strong>di</strong>zioni Accademia <strong>di</strong> Terra d’ Otranto – Neobar 2010; AA.VV.<br />

“Guardando per terra – Voci della poesia contemporanea in <strong>di</strong>aletto a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Piero<br />

Marelli LietoColle – Collana Aretusa 2011.<br />

Ha vinto alcuni premi letterari nazionali e compare in varie antologie e riviste<br />

letterarie: Giulio Perrone ed., Lietocolle ed., Pagine ed., Aletti ed., Le voci della<br />

luna ed., E<strong>di</strong>zioni Scientifiche Italiane. www.vincenzomastropirro.it<br />

206


Livia Bazu<br />

Urlate<br />

Donne che tacete<br />

Urlate!<br />

Uomini che temete<br />

Urlate!<br />

Con tutto il fiato<br />

Che gli antichi chiamavano anima<br />

Dai recessi più bassi del ventre<br />

Urlate!<br />

Un urlo così potente<br />

Da scuotere la terra<br />

Fino alle viscere<br />

Svegliare il magma<br />

Che si gonfierà<br />

A sommergere i palazzi e le torri<br />

Il sole nel grembo della terra<br />

Finalmente nascerà<br />

______________________________<br />

Livia Clau<strong>di</strong>a Bazu è nata a Bucarest nel 1978, da madre traduttrice e<br />

padre pianista. Nel 1990 si è trasferita con la famiglia in Italia, a Montecatini<br />

Terme. Durante l'adolescenza ha pubblicato spora<strong>di</strong>camente sulla rivista per<br />

ragazzi UTOPIA. Nel 1997 si è trasferita a Roma, per seguire l'Università. Nel<br />

2003 si è laureata in Letteratura comparata. Nello stesso anno si è classificata<br />

quinta al concorso letterario Eks&Tra, con la poesia "Autobiografia".<br />

Attualmente sta conseguendo il Dottorato <strong>di</strong> Ricerca presso l'Università per<br />

Stranieri <strong>di</strong> Siena, con una tesi dal titolo: Significare altrove. Contaminazione e creatività<br />

linguistica nelle realtà interculturali italiane. È inoltre presidente dell'Associazione<br />

interculturale "Roma Porto Franco". Nel 2006 ha pubblicato i racconti "Arterie" e<br />

"Trame" sulla rivista letteraria Sagarana. Ha <strong>cura</strong>to, per <strong>CFR</strong>, la traduzione<br />

poetica <strong>di</strong> un volume antologico <strong>di</strong> Iulian Boldea, in pubblicazione.<br />

207


Roberto Maggiani<br />

Porta via questo cane<br />

A tutti i fratelli arabi morti nella lotta per la libertà e per coloro che ancora stanno lottando.<br />

Bastano quattro fotografie<br />

sul quoti<strong>di</strong>ano della domenica<br />

in una corsia <strong>di</strong> ospedale<br />

alle sette del mattino<br />

per allargare la misura<br />

<strong>di</strong> un dolore che anche questa notte<br />

ha devastato il corpo <strong>di</strong> chi<br />

ha qui – almeno – la fortuna<br />

<strong>di</strong> un’assistenza.<br />

Il volume <strong>di</strong> questa stanza<br />

si espande nel silenzio del mattino.<br />

Il tiglio che si vede dalla finestra<br />

e profuma le lunghe ore <strong>di</strong> degenza<br />

scompare, appaiono terre libiche<br />

dove un uomo fugge a pie<strong>di</strong><br />

inseguito e investito da un <strong>La</strong>nd Cruiser<br />

schiacciato nel deserto come un animale –<br />

che pure fa dolore –<br />

le ossa rotte – l’agonia.<br />

A Ben Jawad ci sono due uomini,<br />

uno è ferito e <strong>di</strong>steso sull’asfalto<br />

l’altro è armato e <strong>di</strong>ce:<br />

“Inneggia a Gheddafi!”<br />

Quello invece inneggia ad Allah<br />

e trova la morte – assassinato<br />

da tre colpi <strong>di</strong> kalashnikov.<br />

(Mi esplode il cuore per la commozione<br />

verso quei martiri della fede e della libertà.)<br />

208


“Chiama due o tre uomini<br />

per portare via questo cane” –<br />

<strong>di</strong>ce il killer ai suoi complici.<br />

Roma, Ospedale Sandro Pertini, 12 giugno 2011<br />

______________________________<br />

Roberto Maggiani si è laureato in Fisica all’Università <strong>di</strong> Pisa, vive a Roma, dove<br />

insegna. Si occupa <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica e <strong>di</strong> poesia, in particolare si interessa<br />

del rapporto tra poesia e scienza. Insieme a Giuliano Brenna ha fondato la rivista<br />

letteraria libera online www.larecherche.it, <strong>di</strong> cui è coor<strong>di</strong>natore <strong>di</strong> Redazione, ed<br />

è <strong>cura</strong>tore della collana <strong>di</strong> eBook, Libri liberi, de <strong>La</strong>Recherche.it.<br />

Ha pubblicato otto raccolte poetiche: Sì dopo sì, E<strong>di</strong>zioni Gazebo, 1998; Forme e<br />

informe, E<strong>di</strong>zioni Gazebo, 2000; L’in<strong>di</strong>cibile, Fermenti E<strong>di</strong>trice, Collana Iride, 2006;<br />

Cielo in<strong>di</strong>viso, Manni E<strong>di</strong>tori, Collana Occasioni, 2008; Angeli in volo, E<strong>di</strong>zioni<br />

L’Arca Felice, Collana Coincidenze, 2010; Scienza aleatoria, LietoColle, Collana<br />

Erato, 2010; L’ombra <strong>di</strong> Creso, <strong>La</strong>Recherche.it, eBook, 2010; Navigazioni incerte,<br />

<strong>La</strong>Recherche.it, eBook, 2011. Ha <strong>cura</strong>to, per le E<strong>di</strong>zioni L’Arca Felice, l’antologia<br />

poetica Quanti <strong>di</strong> poesia (Nelle forme la cifra nascosta <strong>di</strong> una scrittura straor<strong>di</strong>naria), 2011.<br />

Suoi testi poetici e in prosa sono pubblicati su varie riviste letterarie quali L’area <strong>di</strong><br />

Broca, <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano, L’immaginazione, Caffè Michelangiolo, Poeti e Poesia, Nuova<br />

Umanità, Formafluens, LucaniArt Magazine. Sue traduzioni dal portoghese dei poeti<br />

Sophia de Mello Breyner Andresen e Herberto Hélder sono pubblicate su riviste<br />

quali Testo a Fronte, Semicerchio, Poeti e Poesia, Le reti <strong>di</strong> Dedalus, Formafluens.<br />

Recapiti:<br />

Cell. +39 347 8562152<br />

E-mail: roberto.maggiani@larecherche.it<br />

Web: www.robertomaggiani.it<br />

209


Paolo Ottaviani<br />

Tre Haiku<br />

Restiamo umani.<br />

Pietà e fratellanza<br />

tra angeli e belve.<br />

*<br />

Dai morti schermi:<br />

“Chi va alla guerra sappia<br />

che là si muore.”<br />

*<br />

Ma sulla viva<br />

terra vivo per sempre<br />

il dono resta.<br />

______________________________<br />

Paolo Ottaviani è nato a Norcia e vive a Perugia. <strong>La</strong>ureato in Filosofia con una tesi<br />

su Giordano Bruno, ha successivamente pubblicato negli Annali dell’Università per<br />

Stranieri, saggi sul naturalismo filosofico italiano. Ha fondato e <strong>di</strong>retto la rivista Lettera<br />

dalla Biblioteca. Nel 1992, per le E<strong>di</strong>zioni del Leone <strong>di</strong> Venezia, ha dato alle stampe la<br />

raccolta poetica Funambolo, con prefazione <strong>di</strong> Maria Luisa Spaziani. È presente con<br />

poesie, saggi, recensioni e articoli <strong>di</strong> interesse letterario in riviste multime<strong>di</strong>ali, nei<br />

perio<strong>di</strong>ci Attraverso, Esperienze letterarie, Perusia, Poesia, Poeti e Poesia, Universo e su <strong>di</strong>versi<br />

quoti<strong>di</strong>ani. Nel 2007 ha pubblicato Geminario dove, in movimento alternato con la<br />

lingua, riecheggia il nostro volgare due-trecentesco. Nel 2009 ha vinto il Concorso <strong>di</strong><br />

Poesia “Verba Agrestia”, ottenendo la pubblicazione de Il felice giogo delle trecce, dove per<br />

treccia si intende una composizione poetica a forma chiusa, <strong>di</strong> sei strofe, con alternanza<br />

<strong>di</strong> quartine <strong>di</strong> versi alessandrini e <strong>di</strong> versi senari.<br />

210


Daniele Petruccioli<br />

1.<br />

<strong>La</strong> Chiesa<br />

non giu<strong>di</strong>ca<br />

sulla moralità fondamentale<br />

dei comportamenti<br />

(personali, del resto)<br />

del Capo<br />

del Governo.<br />

Peraltro non ha espresso il sui giu<strong>di</strong>zio<br />

nemmeno sulle ultime misure<br />

(generalmente apprezzate, del resto)<br />

per l’economia<br />

dettate <strong>di</strong> recente.<br />

Battezzata <strong>di</strong> recente<br />

mia figlia si rivolta nella culla.<br />

2.<br />

Un cannucceto<br />

nemmeno troppo alto<br />

sbilenco, come<br />

sospeso,<br />

separa<br />

il ghetto da ricchi<br />

dai fuori dal ghetto.<br />

Il mare è lo stesso<br />

sparso le onde morbide<br />

sull’affannoso ghetto<br />

(e fuori dal ghetto)<br />

<strong>di</strong> scaglie d’oro sull’acqua <strong>di</strong> piombo<br />

e sabbia<br />

e ombrelloni<br />

211


e ombretto.<br />

Dentro<br />

ci sono scivoli e altalene soli<br />

nel sole<br />

come canzoni degli anni ’70<br />

e politici<br />

e vecchie con le tate nell’ombra<br />

e un caffè costa il triplo<br />

e non c’è più memoria<br />

e i bambini<br />

sono tutti fuori.<br />

______________________________<br />

Daniele Petruccioli è nato a Roma, dove vive. Per anni si è occupato principalmente<br />

<strong>di</strong> teatro. Dal 2005 collabora come traduttore e scout con <strong>di</strong>verse case e<strong>di</strong>trici. È la<br />

voce italiana <strong>di</strong> Dulce Maria Cardoso e Philippe Djian. Fra i suoi autori: Pepetela, Mia<br />

Couto, Mark Dunn, Jean-Philippe Blondel, Ndumiso Ngcobo. Nel 2007 ha<br />

pubblicato la raccolta <strong>di</strong> versi Sonderkommando, per le e<strong>di</strong>zioni Zona. Negli ultimi anni<br />

porta avanti due progetti, uno <strong>di</strong> poesia onirica l’altro <strong>di</strong> poesia civile. Attualmente sta<br />

traducendo Luan<strong>di</strong>no Vieira.<br />

212


Luciano Valera<br />

Suono <strong>di</strong> armoniche – nemiche -<br />

Segnate dalle stesse lacrime<br />

Accompagnano il nascere dell’alba<br />

Ultimo giorno per anime appese<br />

A <strong>di</strong>sco rosso sangue – il sole -<br />

Domani - oggi - lame accarezzate<br />

Tutta la notte, quasi coccolate<br />

Saranno spinte avanti a infiggere<br />

carne senza nome<br />

domani, oggi saremo morti o eroi<br />

o - solo morti -<br />

i cuori - ban<strong>di</strong>ere al vento -<br />

spargeranno battiti nel tempo<br />

fino a quando tutto tornerà silenzio<br />

la musica allora <strong>di</strong>verrà lamento<br />

nella luce che occhi va chiudendo,<br />

sono eroi, ora stan dormendo<br />

come allora nella fossa conquistata<br />

lasciando sulla terra carni maciullate<br />

riporti al suono la tua armonica<br />

– frontiera – per uomini<br />

che il coraggio vorrebbero lasciare<br />

senza dover più cercar nemici<br />

lontano dal crepitio delle mitraglie<br />

ti chiesi:« che cos’è il coraggio?»<br />

«i nostri son eroi, il nemico è un assassino?»<br />

non mi rispondesti, oggi che sei terra<br />

Eroi<br />

A mio padre e a tutti coloro che sono morti ed ancora oggi<br />

muoiono credendo in qualche cosa.<br />

213


ancora dentro una logora ban<strong>di</strong>era<br />

giace la tua armonica - come eroe –.<br />

Nun te regghe più<br />

(per i centocnquant'anni dell'unità d'ITALIA)<br />

Cento cinquant'anni<br />

<strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere al vento, cavalli<br />

<strong>di</strong> spade sguainate, battaglie<br />

- <strong>di</strong> eroi -<br />

Avanti Savoia!<br />

l'Italia data ai ban<strong>di</strong>ti<br />

a loro croci sul petto<br />

al coraggio.....solo croci:<br />

Ora non ci son più lame<br />

s'affida tutto alla parola,<br />

con l'onore nulla a che vedere,<br />

<strong>di</strong>alettica da scranni<br />

accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> partito,<br />

meglio, tra partiti<br />

<strong>di</strong> voti mercimonio.<br />

Montecitorio nuovo tempio<br />

ci vorrebbe un altro Gesù Cristo<br />

a cacciar tutti dal porcile<br />

chè a questo hanno ridotto<br />

" l'AGORA' "<br />

Ma l'Agorà è del popolo<br />

ed il popolo ne farà ban<strong>di</strong>era<br />

ardente e fiera<br />

per campo <strong>di</strong> battaglia<br />

più <strong>di</strong> quelle che oggi<br />

colorate e nuove<br />

ad ogni occasione <strong>di</strong> parata<br />

su mille bastoncini viene sventolata.<br />

<strong>La</strong> casta, la cricca,<br />

ban<strong>di</strong>ti vecchi e nuovi<br />

214


voglion cambiare pur la Costituzione<br />

parlando <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong>ritti, partecipazione.<br />

unico pensiero cui si ingegnano<br />

è <strong>di</strong>fendere poteri, privilegi personali<br />

acquisiti per comun complicità<br />

alla faccia <strong>di</strong> chi la paga suda<br />

lavorando alla catena o in altoforno.<br />

E dopo centocinquant'anni<br />

<strong>di</strong> rubare ancor non hanno smesso<br />

e tutti <strong>di</strong> onestà han solo fatto<br />

una parola per vocabolario.<br />

Ma sovrano è il popolo<br />

non re, nè principi,<br />

nè azzeccagarbugli da strapazzo<br />

con elenco infinito <strong>di</strong> titoli regali<br />

chè un modo solo abbiamo per chiamarli<br />

tra<strong>di</strong>tori del popolo italiano.<br />

E che unità alfine sia<br />

non nord nè sud<br />

non lombardo veneto, campano<br />

non piemontese, calabrese, romano<br />

Tutti citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> questa terra<br />

che i nostri padri col sangue hanno pagato<br />

Fuori dai coglioni signori in doppio petto<br />

piegatevi al popolo e dateci rispetto<br />

è arrivato per voi tutti il giorno<br />

l'ora <strong>di</strong> togliervi <strong>di</strong> torno.<br />

______________________________<br />

Luciano Valera nasce a baia(Napoli) il 4 <strong>di</strong>cembre del 1950 <strong>di</strong>plomato geometra<br />

si <strong>di</strong>verte a raccogliere pensieri brevi versi nel 2001 la sua prima prova "siamo<br />

tutto in po Giuda" e<strong>di</strong>zioni il Pioppo poi nel 2007 l'ingresso nel sito <strong>di</strong> scrittura<br />

"Descrivendo.com" e nel <strong>di</strong>cembre del 2008 escr il primo libro <strong>di</strong> poesie<br />

"Gabbiani, boscaioli ed altre storie" e<strong>di</strong>tore Guida <strong>di</strong> Napoli i proventi alla<br />

comunità francescana <strong>di</strong> Volla nel 2010 sempre a <strong>di</strong>cembre e<strong>di</strong>zioni il Faro <strong>di</strong><br />

Roma esce "Sguar<strong>di</strong>, Parole, Gesti" ik nuovo progetto è rivlta alla lettira in verzi<br />

della pittura <strong>di</strong> Antonio Bertè artista napoletano scompaso nel luglio 2009 e<br />

conosciuto solo attraverso i suoi <strong>di</strong>pinti<br />

215


Monica Ferretti: Not in my name<br />

Folder with 7 original artworks About war of Afghanistan<br />

Realized by Monica Ferretti On December 2002<br />

216


Pieralberto Valli<br />

piloti <strong>di</strong> seppia<br />

se l'arte è un'arma<br />

carica <strong>di</strong> futuro espansivo<br />

allora sogno una rivolta<br />

silente<br />

in cui ciascuno miri al mio petto<br />

ed allo specchio la propria tempia<br />

saremo piloti<br />

piloti <strong>di</strong> seppia<br />

piegati sul vento<br />

scriveremo sui mari col fuoco<br />

scaglieremo lo scettro e il trono<br />

senza lacrime<br />

<strong>di</strong> sangue <strong>di</strong>pinte sul volto <strong>di</strong> marmo<br />

né melo<strong>di</strong>e <strong>di</strong> mitragliatrice<br />

solo il grande silenzio<br />

del tuono<br />

che rotola<br />

(http://soundcloud.com/santo-barbaro/piloti-<strong>di</strong>-seppia)<br />

______________________________<br />

Pieralberto Valli: traduttore e insegnante, è fondatore del progetto “santo barbaro”<br />

(nel quale è voce, chitarra e autore dei testi), con il quale ha pubblicato: “mare morto”<br />

(album, ribéss records, 2010), "un giorno passo e ti libero" (racconti illustrati, ribéss<br />

records, 2010) e “lorna” (album, ribéss records / au<strong>di</strong>oglobe 2011).<br />

217


Carla Gui<strong>di</strong><br />

Commiati e fughe senza ad<strong>di</strong>i<br />

Oggi la fantasia è alleata al potere<br />

connivenze e convenienze da portinaio<br />

risate si levano in <strong>di</strong>scussioni <strong>di</strong> pollaio<br />

<strong>di</strong> gran mostrar <strong>di</strong> denti ed avide dentiere<br />

su fondoschiena a forma <strong>di</strong> salvadanaio<br />

su frettolosa e<strong>di</strong>lizia senza frontiere...<br />

Se non noi, chi li ha votati?<br />

Noi perduti in musei abbandonati<br />

noi coi nostri cervelli contaminati<br />

dagli ad<strong>di</strong>i dei turisti <strong>di</strong>sgustati<br />

perchè anche il mare è una <strong>di</strong>scarica<br />

a forza <strong>di</strong> buttarci la plastica<br />

ed ossa dei morti dell’elettronica.<br />

...e ad<strong>di</strong>o alle ver<strong>di</strong> vallate<br />

che profumavano <strong>di</strong> grano<br />

alle api, al miele e al cibo sano<br />

alle buone colture, alle belle persone<br />

in <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to, perchè fuori mercato,<br />

perchè Noi ci abbiamo creduto<br />

“al tutto e subito” e a chi ce lo voleva dare<br />

con frasi assonanti che sussurravano al cuore<br />

la fantasia dell’orrore come in un film comico<br />

...che finiva male.<br />

E poi ce lo hanno propinato<br />

col sottile veleno dei me<strong>di</strong>a<br />

il cicaleccio assiduo <strong>di</strong> questo e quello<br />

in TV lo specchio del grande fratello...<br />

...e tutto era programmato<br />

perchè non si capisse bene<br />

chi parlava e chi era parlato<br />

218


al mercato delle atrocità...<br />

i nuovi schiavi spe<strong>di</strong>ti all’inferno<br />

a Dio piacendo e senza commiato.<br />

______________________________<br />

Carla Gui<strong>di</strong> (giornalista) – [www.carlagui<strong>di</strong>-oikoslogos.it] attualmente scrive per<br />

“Telesport - settimanale <strong>di</strong> sport e spettacolo”, per “Il Paese delle Donne”<br />

collabora alla rivista “<strong>La</strong>zio ieri e oggi”. Ultime pubblicazioni: (poesie) Centro<br />

Internazionale Antinoo per l’Arte - “Come l’ombra. Inseparabilità <strong>di</strong> vita e<br />

ambiente in Marguerite Yourcenar” - “The dream... per non <strong>di</strong>menticare” <strong>La</strong><br />

<strong>di</strong>aspora del popolo italiano negli USA nel XX secolo. - “Elogio al nero”<br />

Marguerite Yourcenar, l’Opera al Nero, Archivio Centrale dello Stato (2005). Dal<br />

Comune <strong>di</strong> Polignano (BA) “Voci per Polignano” e “L’Infanza prima<strong>di</strong>tutto”.<br />

(libri sulla memoria) - 2004 “Operazione balena - Unternehmen Walfisch”<br />

E<strong>di</strong>zioni Associate e prima ristampa Onyx E<strong>di</strong>trice 2011 (sul rastrellamento<br />

nazista del 17 aprile 1944 al Quadraro) e “COME LE BESTIE” (testo teatrale su<br />

narrazioni ecologiche) Onyx E<strong>di</strong>zioni – Stesse e<strong>di</strong>zioni 2005 “Un ragazzo<br />

chiamato Anzio” sulle vicende dello sbarco del 1944, il libro <strong>di</strong> poesie “<strong>La</strong> pace<br />

che ci meritiamo” E’ risultata prima classificata nel Concorso <strong>di</strong> poesia “Lune <strong>di</strong><br />

primavera” Perugia 2004 e nel Premio <strong>di</strong> ‘INSULA ROMAE’ (Isola Tiberina<br />

2009).<br />

219


Federico Buffoni<br />

Noi che abbiamo gridato alle ban<strong>di</strong>ere<br />

portato in piazza il fuoco delle idee,<br />

la rabbia d'animali<br />

e abbiamo acceso viscere e parole...<br />

in quelle stesse ore<br />

<strong>di</strong> scontro e <strong>di</strong> sudore<br />

sognavamo assetati <strong>di</strong> ritornare a casa.<br />

Ora, sul Corso,an<strong>di</strong>amo a passo lento<br />

nel fresco, quasi a sera,<br />

tronfi d'insulti, risciacquati i cuori<br />

dalle tempeste ignote<br />

<strong>di</strong> un unico passato senza tempo:<br />

liberi finalmente<br />

da catene ancestrali<br />

raccolte chissà quando<br />

nelle caverne buie<br />

della Storia e del Sangue.<br />

I portici <strong>di</strong>segnano<br />

triangoli <strong>di</strong> rosa<br />

ombreggiando la furia del meriggio,<br />

placato l'uragano<br />

che adesso è solo sgocciolo <strong>di</strong> gronda.<br />

Si torna, in un silenzio<br />

pronto a farsi respiro della notte.<br />

*<br />

Cammino senza fretta<br />

e porto a spasso<br />

la mia valigia.<br />

E' piena <strong>di</strong> vetrini colorati,<br />

<strong>di</strong> povera allegria.<br />

Ma il pane caldo ancora mi regala<br />

220


meraviglia <strong>di</strong> mani e <strong>di</strong> farina,<br />

felice <strong>di</strong> sentirmi fuori posto<br />

tra le valige grige<br />

che trottano, trattano, incassano<br />

e arrivano sempre più su<br />

senza avere mai cantato<br />

“ O surdato 'nnammurato “<br />

*<br />

Venite an<strong>di</strong>amo.<br />

An<strong>di</strong>amo a passeggiare<br />

sull'insipido asfalto logorato<br />

da milioni <strong>di</strong> passi acculturati,<br />

straripati<br />

da antologie del niente. An<strong>di</strong>amo, an<strong>di</strong>amo<br />

tra gli accettati dogmi, paracarri<br />

conficcati nel vuoto<br />

<strong>di</strong> fantasie strozzate<br />

nella placenta,<br />

appese al filo delle frasi fatte,<br />

culle degli imbecilli.<br />

An<strong>di</strong>amo a consumare<br />

anche noi quelle strade,<br />

tutte portano al centro<br />

dell'Ovvio: una città<br />

che esiste da millenni, popolata<br />

da chi scopre ogni giorno<br />

il senso della vita.<br />

Tanti ne hanno scoperti<br />

da non averne adesso<br />

nemmeno uno; o peggio: uno per tutti.<br />

Venite, an<strong>di</strong>amo a arrampicarci<br />

a questa ragnatela salmo<strong>di</strong>ante,<br />

uniamoci ai credenti del brusio<br />

precari e rassegnati, corpi e sguar<strong>di</strong><br />

già <strong>di</strong>ventati polvere.<br />

Venite, an<strong>di</strong>amo, esercito <strong>di</strong> morti,<br />

l'arma ce la portiamo qui nel petto,<br />

221


è il nostro cuore piatto ed ammaestrato<br />

a non battere mai.<br />

Carla Gui<strong>di</strong> - Incivili<br />

______________________________<br />

Federico Buffoni è nato a Genova nel 1946. laureato in Giurisprudenza,<br />

è giornalista professionista. Ha lavorato per <strong>La</strong> Gazzetta dello Sport e<br />

scrive tutt'ora per Il Secolo XIX. E' stato telecronista, conduttore<br />

ra<strong>di</strong>ofonico e televisivo. Autore <strong>di</strong> testi musicali e teatrali, ha pubblicato i<br />

volumi <strong>di</strong> racconti Il bue celeste nel 1995, O la barba o la lepre nel 2007, il<br />

romanzo breve Viaggio a un laboratorio (1998) e le raccolte <strong>di</strong> poesia<br />

L'Apoesia (1996), L'amore dei poveri (1997), Su piccoli sentieri (2008, ristampa<br />

2010)<br />

222


Monica Ferretti<br />

(in memoriam)<br />

[Monica Ferretti, genovese, è stata una pittrice e scrittrice molto impegnata nel sociale e<br />

nel civile, deceduta in giovane età nel 2004. Vogliamo sempre ricordarla, quando ne<br />

abbiamo l’occasione, per la forza del suo messaggio].<br />

Il nemico siamo noi<br />

(intervento apparso su www.poiein.it nel 2004)<br />

Il nemico siamo noi. Per motivi squisitamente politici ed economici,<br />

per decenni, ci siamo appiattiti su un modello sociale <strong>di</strong> tipo<br />

anglosassone, con particolare riferimento a quello statunitense. Questo<br />

modello prevede, tra l’altro, che tutto possa essere comprato, tutto possa<br />

essere usato e consumato, al punto <strong>di</strong> rischiare che l’unico valore<br />

percepibile dall’in<strong>di</strong>viduo sia quello economico. Qualunque risorsa,<br />

materiale o umana che sia, dunque, sarebbe monetizzabile. Se tutto viene<br />

valutato in base alla possibilità d’uso da parte <strong>di</strong> terzi, a farne<br />

maggiormente le spese saranno i soggetti tra<strong>di</strong>zionalmente più deboli:<br />

poveri, malati, donne, bambini. Non è un caso che nei paesi occidentali<br />

siano in aumento la delinquenza minorile, gli stupri, gli abusi su minori,<br />

le violenze familiari… Si tratta <strong>di</strong> un altro aspetto dell’aberrante logica<br />

che pone al centro <strong>di</strong> ogni politica ed ogni comportamento, tanto sociale<br />

quanto in<strong>di</strong>viduale, lo sfruttamento dei più poveri e dei più <strong>di</strong>sagiati<br />

costretti a piegarsi agli interessi <strong>di</strong> chi oggettivamente <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> maggior<br />

forza economica e <strong>di</strong> maggior potere. In questo clima culturale assume<br />

una certa "naturalezza" la reazione violenta, portata anche alla sua<br />

estrema conseguenza quale, appunto, l’ omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> chi si nega, <strong>di</strong> chi<br />

non concede ciò che si vuole da lui (o, come avviene più spesso, da lei).<br />

Così, mariti lasciati uccidono le ex mogli, il branco o il singolo uccidono<br />

la vittima del tentato stupro che resiste e si <strong>di</strong>fende, il rapinatore non si<br />

limita al semplice furto ma arriva a commettere un omici<strong>di</strong>o anche<br />

quando l’oggetto della rapina non è che un motorino o un’automobile.<br />

Questi atti non sono che lo specchio <strong>di</strong> un mondo devastato da guerre<br />

che hanno alla base petrolio, <strong>di</strong>amanti, interessi <strong>di</strong> multinazionali, ma che<br />

vengono sempre e comunque ammantate da alibi che prendono il nome<br />

<strong>di</strong> libertà o democrazia e che sono <strong>di</strong>venute tanto "normali" nella nostra<br />

223


percezione da non fare nemmeno più notizia. Le uniche stragi che<br />

ancora siamo in grado <strong>di</strong> riconoscere come tali, sono quelle che ci<br />

toccano da vicino, che minacciano la nostra sicurezza o i nostri interessi;<br />

altre, magari <strong>di</strong> maggiori proporzioni, ma che non costituiscono un<br />

rischio concreto per il nostro benessere fisico od economico, non<br />

vengono più riconosciute come delitto. <strong>La</strong> famiglia è un agglomerato<br />

sociale simile alla cellula <strong>di</strong> un corpo vivente, possiede l’identico co<strong>di</strong>ce<br />

genetico <strong>di</strong> tutte le altre che compongono quello stesso corpo, ne ha in<br />

comune i tratti caratteristici, ne subisce le medesime influenze. Quin<strong>di</strong>,<br />

perché stupirci se un ragazzo uccide i genitori o un adulto stermina<br />

l’intera famiglia, figli compresi, per motivi che possono sembrarci banali,<br />

per l’incapacità <strong>di</strong> accettare un <strong>di</strong>niego, la mancata sod<strong>di</strong>sfazione dei<br />

propri desideri? Soprattutto se a quanto già esposto aggiungiamo (in un<br />

paese come il nostro) un retaggio conta<strong>di</strong>no che ancora tenacemente<br />

resiste e che prevede l’ esercizio <strong>di</strong> un’autorità quasi <strong>di</strong>spotica e strutture<br />

fortemente gerarchizzate proprio all’interno della famiglia. In<br />

quest’ambito vanno a scontrarsi <strong>di</strong>verse forze contrastanti: la volontà <strong>di</strong><br />

mantenere il controllo su coloro che vengono percepiti come subalterni<br />

da parte dell’in<strong>di</strong>viduo che ritiene un proprio <strong>di</strong>ritto l’esercizio<br />

dell’autorità (storicamente si tratta <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo maschio e adulto,<br />

tipico della società patriarcale), la tendenza degli elementi subor<strong>di</strong>nati <strong>di</strong><br />

rivalersi in via gerarchica sui più deboli (le madri sui figli, i fratelli<br />

maggiori sui minori…) ed il bisogno <strong>di</strong> questi ultimi <strong>di</strong> conquistare<br />

quegli spazi <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza che si vedono negare. Questi<br />

conflitti, antichi quanto l’uomo, non sono più me<strong>di</strong>ati da<br />

un’organizzazione sociale allargata ad altri membri della famiglia (nonni,<br />

zii, cugini, etc.), ai vicini <strong>di</strong> casa, agli amici, al parroco, ma restano<br />

compressi nell’ambito dello stretto nucleo familiare, sempre più isolato<br />

dalla realtà circostante. Come conseguenza tendono a deflagrare con<br />

inconcepibile violenza. Se compariamo l’impressionante sequenza <strong>di</strong> fatti<br />

<strong>di</strong> cronaca occorsi in questi ultimi due mesi, ci ren<strong>di</strong>amo conto che non<br />

regge più il comodo alibi della “logica del branco”, il singolo agisce con<br />

la stessa efferatezza e la stessa determinazione del gruppo; non ci si può<br />

consolare scaricando ogni responsabilità sul degrado culturale ed<br />

economico degli strati sociali più bassi o sul <strong>di</strong>sagio mentale, delitti e<br />

violenze familiari attraversano ogni ceto, si scatenano in città come in<br />

provincia, al nord come al sud, in centro come in periferia, e vengono<br />

eseguiti da persone che non soffrono <strong>di</strong> patologie psichiatriche o afflitte<br />

da problemi derivanti dall’abuso <strong>di</strong> alcool o droghe. Non ci sono più<br />

224


alibi, solo la nuda realtà. Sempre più solo, sempre più spinto a<br />

"consumare" sentimenti e persone come se si trattasse <strong>di</strong> beni materiali,<br />

sempre più incapace <strong>di</strong> raggiungere un modello imposto come unico<br />

possibile (bellezza, ricchezza, visibilità) e, contemporaneamente,<br />

incapace <strong>di</strong> rinunciarvi, il citta<strong>di</strong>no me<strong>di</strong>o che ci appare come integrato,<br />

normale, omologato e, quin<strong>di</strong>, rassi<strong>cura</strong>nte, si è trasformato in una sorta<br />

<strong>di</strong> bomba ad orologeria. E’ pronto ad esplodere all’input più banale, può<br />

uccidere preme<strong>di</strong>tatamente, quasi a sangue freddo, non riesce più a<br />

<strong>di</strong>stinguere il bene dal male, <strong>di</strong> riconoscere pieno valore alla vita umana,<br />

malato com’è <strong>di</strong> un egocentrismo assoluto e mici<strong>di</strong>ale. Non dovremmo<br />

stupirci <strong>di</strong> tutto questo, dal momento che siamo talmente assuefatti alla<br />

morte ed alla violenza da non perdere nemmeno più l’appetito quando ci<br />

vengono servite nel piatto dal TG serale, tra una notizia politica ed un<br />

servizio sportivo. Prendersela con i mass-me<strong>di</strong>a, che hanno certamente<br />

le loro responsabilità, non è sufficiente. Siamo noi che dobbiamo<br />

recuperare, in<strong>di</strong>vidualmente e come società, quello spirito umanistico e<br />

critico che ci permettono <strong>di</strong> esercitare il bene ed il male con<br />

consapevolezza. Il modello al quale ci siamo omologati, evidentemente,<br />

non funziona. Ci ha reso più ricchi, certo, ma anche più fragili. I fatti <strong>di</strong><br />

cronaca che tanto ci sconvolgono rappresentano la febbre che brucia un<br />

corpo malato, il proliferare <strong>di</strong> atti violenti e, apparentemente, senza<br />

spiegazioni ci mostrano la virulenza del male che ci affligge. Sarà una<br />

buona cosa recuperare quei valori umani ed etici tanto decantati ma,<br />

ormai, completamente svuotati <strong>di</strong> ogni significato da una quoti<strong>di</strong>anità<br />

che contrasta nettamente con la loro essenza, procedendo alla<br />

somministrazione <strong>di</strong> un buon antibiotico prima che la malattia cronicizzi<br />

e <strong>di</strong>venga in<strong>cura</strong>bile.<br />

Butterfly<br />

Cachée<br />

Tu attendes entre l’herbe,<br />

sous le sable<br />

Après je sens<br />

Silencieuse<br />

Tu montres<br />

tes ails de papillon<br />

pour tromper un enfant<br />

225


ta voix,<br />

te griffes<br />

déchirent la chair<br />

Je t’oublie<br />

et j’ai peur,<br />

cette fois tu es resté<br />

a jeun<br />

mais demain…<br />

Butterfly:<br />

Nascosta<br />

Atten<strong>di</strong> tra l’erba,<br />

sotto la sabbia<br />

Poi sento<br />

la tua voce,<br />

i tuoi artigli<br />

<strong>di</strong>laniano la carne<br />

Je te vois<br />

sourire<br />

Je te sens<br />

chanter<br />

Je sens<br />

ta joie<br />

sur ma peau<br />

Demain<br />

chair et sang<br />

seront aliment,<br />

demain ils seront<br />

abominable eucharistie.<br />

Silenziosa<br />

Mostri<br />

le tue ali <strong>di</strong> farfalla<br />

per ingannare un bimbo<br />

Ti vedo<br />

sorridere<br />

Ti sento<br />

cantare<br />

226


Ti o<strong>di</strong>o<br />

e ho paura,<br />

questa volta sei rimasta<br />

a <strong>di</strong>giuno<br />

ma domani…<br />

Sento<br />

la tua gioia<br />

sulla mia pelle<br />

Domani<br />

carne e sangue<br />

saranno cibo,<br />

domani saranno<br />

abominevole eucaristia.<br />

227<br />

title : Sang, larmes et<br />

pierre<br />

Year : 2002<br />

for : Art-book Cover -<br />

Prix Francophone de<br />

Poésie "Amélie Murat"<br />

country : Clermont-<br />

Ferrand – France<br />

size : 21 x 15 cm.


Giancarlo Ferraris<br />

Filmato dall’afghanistan<br />

A Clementina Cantoni<br />

Il viso è ovale: accoglie laboriose<br />

geometrie <strong>di</strong> secoli<br />

che <strong>di</strong>visero linee, le ricomposero<br />

curvandole<br />

in una primigenia forma pura.<br />

<strong>La</strong> trasparenza in fondo agli occhi chiari<br />

richiese pensiero e affinamento.<br />

Un <strong>di</strong>slocarsi e un essere presenti -<br />

e lo schiarirsi<br />

dello spirito: per due millenni e più.<br />

Una Madonna laica nel suo velo<br />

<strong>di</strong> un azzurro intenso.<br />

Enigmatica.<br />

S’incrina in una smorfia:<br />

due fucili spianati sulla faccia<br />

minacciano Clementina.<br />

Così chiedono i tempi. Così la messa in scena.<br />

Gli uomini giganti mascherati<br />

sono truci e ri<strong>di</strong>coli.<br />

Artisti inconsapevoli, quasi opera d’arte<br />

loro stessi.<br />

Paradossali, espressionistici,<br />

come fosse finzione questo simbolo<br />

puerile e atroce.<br />

228


Ma qualcuno non torna.<br />

Clementina è tornata e già perdona,<br />

sarà <strong>di</strong>sposta a ripartire.<br />

Esagera?<br />

È la stella<br />

che brucia perché deve bruciare,<br />

l’onda che ripete<br />

la forza inconsapevole<br />

che rimodella lentamente il mondo.<br />

E’ lo sguardo che illumina<br />

gli angoli oscuri e i più riposti:<br />

perché cerca<br />

e perché deve trovare.<br />

______________________________<br />

Giancarlo Ferraris abita stretto fra colline che guardano con modestia su, e la<br />

<strong>di</strong>stesa azzurra che esprime il movimento incessante - e suggerisce il Non<br />

Conoscibile. In forma più pratica, vive a Genova da molti anni.<br />

<strong>La</strong>ureato in lettere moderne ed in psicologia, esercita la professione <strong>di</strong><br />

psicoterapeuta. Ha pubblicato nel 2005 il libro: Poesie, De Ferrari, Genova, con<br />

prefazione <strong>di</strong> Stefano Ver<strong>di</strong>no. Ha vinto alcuni premi letterari, tra cui il terzo del<br />

Maestrale-San Marco, il secondo del Lerici Pea e del Michele Ginotta, il primo<br />

dell’Antica Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> San Savino. Alcune poesie sono state musicate e cantate con<br />

la grazia intensa e sottilmente ironica <strong>di</strong> Oreste Sar<strong>di</strong>, musicista e psicolgo, <strong>di</strong><br />

Cuneo.<br />

229


Virginia Murru<br />

Dio viene linciato senza pieta’<br />

(Ai morti senza nome, gente Afghana…)<br />

In campi noma<strong>di</strong><br />

Dove l’assurdo è terra <strong>di</strong> conquista<br />

In periferie d’inferno<br />

Dove la vita ha basse quotazioni<br />

e perimetri <strong>di</strong> parole armate-<br />

l’o<strong>di</strong>o è un or<strong>di</strong>gno<br />

Che deflagra in intelligence.<br />

In gran<strong>di</strong> limes – moderni accampamenti<br />

gli ideali hanno bocche livide<br />

e lunghi minareti<br />

spazi imperfetti <strong>di</strong> chador<br />

Dove langue il <strong>di</strong>ritto in in<strong>di</strong>genza<br />

E la donne urlano raffiche <strong>di</strong> vento<br />

Col figlio appena ucciso chissà dove.<br />

Questa è una pace bugiarda<br />

Senza volo <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne.<br />

<strong>La</strong> pace è uno sterminio<br />

Nei mercati all’aperto dell’arbitrio<br />

Fra campi d’oppio<br />

messi <strong>di</strong> kalashnikov<br />

che falciano la vita senza un grido.<br />

Lungo viali <strong>di</strong> platani interdetti<br />

Si vende carne viva –senza un nome<br />

Da gridare all’occidente<br />

Uomini <strong>di</strong> pochi carati - senza listino e contratti<br />

Kazir o Zo<strong>di</strong>c…<br />

In questi spazi contrari <strong>di</strong> Allah-<br />

la ragione non matura al sole.<br />

230


Natura è un elemento ribelle - adulterato<br />

E l’Islam <strong>di</strong>o conteso –<br />

Che deflagra in cataste <strong>di</strong> delirio<br />

Jihad e <strong>di</strong>giuni <strong>di</strong> moschea.<br />

In radure umane –<br />

dove non cresce filo d’erba<br />

il tempo batte sulla colpa<br />

e c’è posto per ladri ed assassini-<br />

tra accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> chitarra e cieli impallinati<br />

istruiti alla morte elettronica-<br />

e la guerra-pace la chiamano ‘terry…’<br />

In sistemi imperiali d’omologazione<br />

dove la pace è pretesa <strong>di</strong> dominio<br />

Dio viene linciato senza pietà.<br />

Ballata <strong>di</strong> una puttana<br />

E’vile il mondo sul letto d’un hotel<br />

nei luoghi inconcludenti della fuga<br />

l’uomo che mi compra non ha spazi<br />

ha dentro gli occhi una prigione aperta.<br />

<strong>La</strong> mia vita è una squallida stazione<br />

ogni arrivo è in perenne ritardo.<br />

Ha l’abito <strong>di</strong> scena questa notte<br />

Con veli neri e seta istiga i sensi<br />

E il mio corpo è già un mercato nero<br />

Vendo amore come falsa valuta.<br />

Mentre io già <strong>di</strong>sprezzo quelle mani<br />

Avide – ignoranti – senza chiavi<br />

Lui rivolta lo sguardo sul mio seno<br />

E promette frode alla mia pelle.<br />

Chiedo al mio rigetto <strong>di</strong> tacere<br />

231


Quando spire urticanti come fiamme<br />

Traffiggono la rete del confine<br />

Fra intermittenze d’ansia- in<strong>di</strong>fferenza.<br />

E mentre lui banchetta sul mio corpo<br />

Stringo i denti e penso che domani<br />

Io porterò mio figlio al Luna Park.<br />

Il piacere è una bellezza infame<br />

Creatura amorfa-cieca- connivente<br />

Quante lune son cadute in questi viaggi..<br />

Nascondo il pianto in lenzuoli <strong>di</strong> rovo<br />

Pensando al mio bambino in Romania-<br />

Lui <strong>di</strong>ce: - smettila, puttana<br />

Dammi ancora il tuo corpo per un’ora.<br />

I miei occhi <strong>di</strong>ventano scorpioni<br />

Come cieli tra<strong>di</strong>ti lancian sassi-<br />

Gli rispondo: - d’accordo – io mi vendo<br />

Ma tu mi compri e sei un gran puttano!<br />

Che tempo è questo? Non so <strong>di</strong>re..<br />

Che bugiardo il silenzio<br />

quando s’aggrappa<br />

alla soglia dell’errore<br />

e inghiotte il suono-<br />

Qui luce non avviene<br />

sono figlia d’un tempo approssimato<br />

dove l’ora si scaglia in empietà-<br />

ed io non sono.<br />

I giorni sono anime arrese<br />

piccoli scheletri ignoranti-<br />

che non sanno <strong>di</strong>re domani<br />

232


e se ne vanno insulsi e <strong>di</strong>sadorni<br />

macchiati <strong>di</strong> tacere e <strong>di</strong> sgomenti.<br />

Ecco- ne spengo l’eco<br />

mi fisso al non ritorno<br />

inghiotto il sasso- e manco alla mia voce.<br />

Ma è vita questa linea me<strong>di</strong>ocre<br />

inizio o fine-<br />

è forse l’estro <strong>di</strong>vino<br />

che rapina l’occhio<br />

e <strong>di</strong>spone l’effimero<br />

in assetto regale<br />

per rendermi imprudente all’evento?<br />

Non so <strong>di</strong>re.<br />

Ho solo due grammi <strong>di</strong> vita<br />

appesi al collo<br />

tele <strong>di</strong> ragno e vermi nel pensiero-<br />

questo è cielo presunto- lo rinnego<br />

luce ipotizzata- non conclusa.<br />

Non ho che sogni<br />

imban<strong>di</strong>ti dal maestrale<br />

il sole l’hanno impiccato -<br />

al frontespizio del tacere<br />

ombra compiacente<br />

dell’ultima omertà.<br />

______________________________<br />

Virginia Murru abita a Girasoli (OG). Ha partecipato a numerosi<br />

concorsi lettarari con numerosi successi. Nel 2011 ha pubblicato,<br />

nell’antologia Retrobottega, e<strong>di</strong>ta da <strong>CFR</strong>, la silloge Pensieri ad alta risoluzione,<br />

<strong>di</strong> 17 poesie.<br />

233


Clemente Condello<br />

I nostri nonni, i nostri padri hanno lavorato sapendo che per i loro figli e i<br />

loro nipoti le cose sarebbero andate meglio. Noi lavoriamo adesso<br />

sapendo che i nostri figli, i nostri nipoti incontreranno <strong>di</strong>fficoltà per<br />

trovare un lavoro, per garantirsi una stabilità finanziaria, per fondare -<br />

autonomamente - una famiglia.<br />

Nel mondo occidentale questa è la realtà: il sogno <strong>di</strong> miglioramento è<br />

finito. In Asia, in In<strong>di</strong>a, in Brasile questo sogno ancora resiste. Da noi no.<br />

Come siamo giunti a questo? L’implosione economica era preve<strong>di</strong>bile?<br />

Molto è stato detto e poco è stato fatto per contrarrestare un mercato<br />

impazzito. Il corpo sociale, gli stati, le popolazioni, stanno vivendo perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> angoscia.<br />

I valori più alti della civiltà occidentale stanno <strong>di</strong>luendosi in frattaglie<br />

demagogiche svuotate <strong>di</strong> senso. Televisioni immonde riempiono la testa <strong>di</strong><br />

vecchi e <strong>di</strong> giovani con bolle d’aria, ne succhiano la linfa vitale. In Italia lo<br />

scempio è più visibile che altrove. Dopo la seconda guerra, in Italia non si<br />

era mai giunti a una tale vergogna istituzionale. <strong>La</strong> vergogna istituzionale<br />

in Italia non fu mai considerata uno strumento <strong>di</strong> potere.<br />

Banalizzare la cosa pubblica in Italia è stato il programma portato avanti<br />

negli ultimi venti anni. Resta la <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong>, resta arrotolarsi le maniche e<br />

ricostruire. Intanto, all’Italia <strong>di</strong> oggi si può de<strong>di</strong>care una poesia:<br />

Catturi le menti. Conduci verso<br />

tuoi li<strong>di</strong> consensi, opinioni, reti<br />

ognora tiranti. Dici parole.<br />

Abbarbagli lo spirito libero.<br />

Ti rode il verso che tagli, la foce<br />

sul mare <strong>di</strong>screta, le onde in calma,<br />

ventagli <strong>di</strong> vita, canali, campi<br />

assopiti, fichi d’in<strong>di</strong>a, germogli,<br />

i giovani che non controlli. Togli<br />

ai nemici, agli amici ridoni,<br />

case rifai. Poi collane regali,<br />

234


alla tua verga teenager. Concupi<br />

to pedì col beneficio dei servi<br />

che compri. Ipnotizzi gli italiani,<br />

li inebri <strong>di</strong> onori, sazi la sete<br />

<strong>di</strong> gloria dei frampalloni, tasti<br />

i coglioni <strong>di</strong> tutti. Fai regali.<br />

Controspartisci l’italia dei buoi,<br />

rifiuti tossici, droghe, puttane.<br />

Servus dux in questo bordello immane.<br />

______________________________<br />

Clemente Condello Clemente Condello è nato nel 1961. Dopo il liceo classico,<br />

ha stu<strong>di</strong>ato filosofia e linguistica a Roma e Tuebingen e ha lavorato per un<br />

biennio come ricercatore all'università <strong>di</strong> Francoforte con Juergen Habermas.Vive<br />

attualmente a Lussemburgo. <strong>La</strong> ricerca letteraria e poetica <strong>di</strong> Condello, parallela al<br />

lavoro e alla ricerca filosofica, è iniziata da oltre trenta anni e si concretizza in:<br />

“canti <strong>di</strong> venere” (poesie 1977-1984), illustrata dall'artista giapponese Kazuhiro<br />

Nomura); "rotolanteros" (poesie 1985-2008); "a<strong>di</strong>vina come<strong>di</strong>a" (2007, in<br />

spagnolo); “canzoni dell'età adultera” (2010); "tra muta azione" (2010,<br />

segnalazione <strong>di</strong> merito per raccolta ine<strong>di</strong>ta - Premio Montano 2011); “a cento<br />

cinquant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza” (ed. Lietocolle, luglio 2011).<br />

235


Maria Eleonora Zangara – Sfumature <strong>di</strong> vita<br />

236


Vincenzo Moretti<br />

Corsivo e grassetto<br />

0<br />

IL CORSIVO. Il corsivo, essendo <strong>di</strong>verso da persona a persona, mette a nudo le<br />

insicurezze <strong>di</strong> quanti non vogliono accogliere né se stessi, né gli altri, e hanno paura <strong>di</strong><br />

rappresentarsi per quel che sono.<br />

IL GRASSETTO. L'uso del grassetto facilita la lettura a colpo<br />

d'occhio <strong>di</strong> una pagina e focalizza l'attenzione su che cosa stiamo<br />

scrivendo <strong>di</strong> importante. Il grassetto non deve essere usato per pubblicizzare<br />

siti <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>magranti, cure <strong>di</strong> bellezza, chirurgia estetica, riviste <strong>di</strong> gossip, fitness e<br />

benessere.<br />

1<br />

GIUSTIZIA! Il 10 <strong>di</strong>cembre inizia il Processo a Torino contro<br />

Stephan Schmidheiny, il miliardario accusato dal Tribunale <strong>di</strong><br />

Torino per <strong>di</strong>sastro doloso permanente pro<strong>cura</strong>to dall’Eternit, <strong>di</strong> cui<br />

fu proprietario.<br />

CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto.<br />

Vorremmo lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />

scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />

balcone”.<br />

“Io non ci credo a questi processi monstrum”.<br />

2<br />

Un reparto lo chiamavano “il Cremlino”: quando qualcuno protestava,<br />

lo mandavano lì, così imparava, a fare il comunista. Sono morti<br />

quasi tutti, prima dei sessant’anni.<br />

CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />

lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />

scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />

balcone”.<br />

“<strong>La</strong> gente ne ha piene le scatole <strong>di</strong> questa storia dell’Eternit”.<br />

3<br />

L’Associazione Familiari Vittime Amianto, come da statuto, è libera<br />

da partiti, sindacati, centri <strong>di</strong> potere, è un’associazione senza fini <strong>di</strong><br />

lucro. Sono gratuite tutte le prestazioni fornite dai volontari che<br />

svolgono la loro attività in modo personale e spontaneo.<br />

237


CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />

lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />

scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />

balcone.<br />

“No grazie. Non esponiamo simboli <strong>di</strong> parte”.<br />

4<br />

“Appena entrato all’Eternit, incontrai un vecchio lavoratore. Mi vide<br />

così giovane e mi <strong>di</strong>sse: «Ma che sei venuto a fare, qui dentro?<br />

Anche tu sei venuto qua, a morire?»”<br />

CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />

lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />

scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />

balcone.<br />

“Meglio <strong>di</strong> no. Non vorremmo aver polemiche coi clienti.<br />

5<br />

“Entrare all’Eternit, per un operaio, è come per un impiegato<br />

entrare in banca: un posto sicuro, dove si prendono dei bei sol<strong>di</strong>”.<br />

Così mi <strong>di</strong>sse il dottore. Poi anche lui morì: <strong>di</strong> mesotelioma”.<br />

CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />

lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />

scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alle finestre o al<br />

balcone. Dal sito <strong>di</strong> Stephan Schmidheiny (www.stephanschmidheiny.net), il<br />

miliardario accusato dal Tribunale <strong>di</strong> Torino per <strong>di</strong>sastro doloso permanente pro<strong>cura</strong>to<br />

dall’Eternit, <strong>di</strong> cui fu proprietario:<br />

In this website you’ll find information regar<strong>di</strong>ng my philanthropic activities.<br />

En este sitio web, podrá encontrar información sobre mis actividades<br />

filantrópicas.<br />

______________________________<br />

Vincenzo Moretti è nato nel 1947 a Casale Monferrato (AL), dove ha<br />

svolto attività <strong>di</strong> insegnante. Allievo <strong>di</strong> Giorgio Bárberi Squarotti, con cui<br />

si è laureato a Torino nel 1970, ha pubblicato stu<strong>di</strong> sulla letteratura italiana<br />

moderna e contemporanea, alcuni dei quali ripresentati nel volume<br />

Scapigliatura e <strong>di</strong>ntorni (Milano 2005), e due libri <strong>di</strong> versi: Il troppo e il vano<br />

(Torino, 1992); I segni dello scorpione (Novi Ligure, 2005).<br />

238


Rinaldo Caddeo<br />

Aletto<br />

Le ho girato le spalle e sono andato<br />

via da lì, <strong>di</strong> corsa, in casa per non<br />

vedere che cos’era capitato.<br />

Mi sono chiuso in camera per non<br />

sapere niente («io non c’entro!»), per non<br />

trovarmi immischiato, mi sono sdraiato<br />

tappato il naso le orecchie per non<br />

sentire spari e odore <strong>di</strong> bruciato…<br />

Ora che l’osso dell’ultimo pasto<br />

è un nero <strong>di</strong> formiche al pavimento,<br />

piano su piano, gra<strong>di</strong>no venire<br />

dopo gra<strong>di</strong>no, con passo lento<br />

ora la sento alla porta assalire,<br />

è un alito <strong>di</strong> mosche un pugno guasto.<br />

______________________________<br />

Rinaldo Caddeo è nato il 7-10-52 a Milano, dove insegna in un istituto tecnico<br />

della città. Ha pubblicato quattro raccolte <strong>di</strong> poesie (Le fionde del gioco e del vuoto,<br />

Narciso, Calendario <strong>di</strong> sabbia, Dialogo con l’ombra), una raccolta <strong>di</strong> racconti (<strong>La</strong> lingua<br />

del camaleonte) e una <strong>di</strong> aforismi (Etimologie del caos). Ha inoltre pubblicato Siren’s<br />

Song, una raccolta antologica <strong>di</strong> testi in italiano con testo a fronte in inglese.<br />

Ha pubblicato saggi, recensioni, racconti, aforismi, traduzioni e poesie su <strong>di</strong>verse<br />

riviste.<br />

239


Giorgina Busca Gernetti<br />

Epice<strong>di</strong>o per mio padre<br />

Una battaglia aerea spense la sua luce<br />

Ho deposto un cuscinetto <strong>di</strong> terra<br />

italiana<br />

davanti alla tua lapide,<br />

amato padre mio,<br />

nel Sacrario in terra straniera:<br />

la stoffa è rossa, bianca, verde.<br />

<strong>La</strong> guerra è sempre atroce,<br />

anche se s’abbellisce<br />

<strong>di</strong> nobili ideali<br />

e s’ammanta <strong>di</strong> gloria.<br />

Atroce per chi muore<br />

e per chi vive.<br />

Vento del deserto<br />

Voce <strong>di</strong> vento del deserto<br />

parla, sussurra, bisbiglia<br />

nella mente <strong>di</strong> Ahmed.<br />

Sogna il profumo <strong>di</strong> cannella,<br />

<strong>di</strong> zagare e d’incenso, Ahmed;<br />

il dolce gelsomino d’Arabia<br />

inonda la sua gelida notte.<br />

Sogna le dune del deserto,<br />

il materno calore della sabbia,<br />

Ahmed, e la luce che abbaglia.<br />

Nella nebbia della notte padana<br />

si stringe nei suoi cenci inumi<strong>di</strong>ti:<br />

(In “Ombra della sera”, Torino 2002)<br />

240


l’amaro del suo animo scolora<br />

nello specchio della dolce memoria.<br />

Abisso<br />

Una lama <strong>di</strong> luce mi trascina<br />

verso un fondo infinito, senza sosta,<br />

come gorgo letale tra l’ondate<br />

del mare amaro che <strong>di</strong>anzi era amico.<br />

Non so dove mi porti questa luce<br />

ingannevole, forse, quasi trappola<br />

tesa perché sprofon<strong>di</strong> in un abisso<br />

senza un approdo certo.<br />

Pena crudele inferta<br />

da un dèmone malvagio che mi tenta<br />

con la sua fatua luce fascinosa<br />

perché mi perda per sempre nel nulla.<br />

Non è quel Nulla cui tendere soglio,<br />

ma un <strong>di</strong>sperdersi vano<br />

<strong>di</strong> lieve polvere che il vento ignaro<br />

solleva e via con sé lungi rapina.<br />

È solo un incubo, un sogno macabro<br />

in questi giorni oscuri d’insipienza.<br />

<strong>La</strong> luce svelerà la nostra vita<br />

che non è vano sogno.<br />

Caino per sempre<br />

Sei ancora qui, Caino, sulla terra,<br />

livido <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o, d’invi<strong>di</strong>a<br />

per tuo fratello<br />

inerme ed innocente?<br />

Non ti basta il sangue versato<br />

(In “Ombra della sera”, Torino 2002)<br />

241


colpendo con la rozza pietra<br />

il capo in<strong>di</strong>feso d’Abele,<br />

<strong>di</strong> te più generoso?<br />

<strong>La</strong> tua sete <strong>di</strong> sangue si risveglia,<br />

suscitata dalla perfida invi<strong>di</strong>a<br />

per il bene dell’altro, dalla brama<br />

d’essere l’Unico, il Grande, il Potente.<br />

Vattene, Caino, smetti <strong>di</strong> bere<br />

il sangue del fratello!<br />

Tu sei in ogni luogo, in ogni tempo.<br />

Tu sei immortale, forse.<br />

Tu, uomo, Caino per sempre.<br />

(In “Ombra della sera”, Torino 2002)<br />

______________________________<br />

Nata a Piacenza, laureata con lode in Lettere Classiche all’Università Cattolica <strong>di</strong><br />

Milano, è stata docente d’Italiano e <strong>La</strong>tino nel Liceo Classico <strong>di</strong> Gallarate, città dove<br />

tuttora vive. Ha stu<strong>di</strong>ato pianoforte fin quasi al <strong>di</strong>ploma presso il Conservatorio<br />

Musicale <strong>di</strong> Piacenza. È socia <strong>di</strong> Centri culturali prestigiosi come il “Pannunzio” <strong>di</strong><br />

Torino e “Novecento Poesia” <strong>di</strong> Firenze. Ha pubblicato presso Genesi <strong>di</strong> Torino i<br />

libri <strong>di</strong> poesia Asfodeli (1998), <strong>La</strong> luna e la memoria (2000), Ombra della sera (2002) e Parole<br />

d’ombraluce (2006); per le E<strong>di</strong>zioni del Leone <strong>di</strong> Venezia il libro Onda per onda con<br />

prefazione <strong>di</strong> Paolo Ruffilli (2007). Le sono state pubblicate come 1° premio quattro<br />

sillogi <strong>di</strong> poesie: Nell’isola dei miti, ALAPAF, Bagheria 1999; <strong>La</strong> luna e la memoria,<br />

E<strong>di</strong>zioni del Cenacolo, <strong>La</strong> Spezia 2000, poi confluita nel libro maggiore; <strong>La</strong> memoria e<br />

la parola, ETS – Il Portone Letteraria, Pisa 2005; L’anima e il lago, con prefazione <strong>di</strong><br />

Giuseppe Panella della Scuola Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa, Pomezia-Notizie, Pomezia<br />

2010. Il suo saggio critico Itinerario verso il 27 agosto 1950 è stato pubblicato dal Centro<br />

“Pannunzio” nei suoi “Annali” 2008/2009 per il Centenario della nascita <strong>di</strong> Cesare<br />

Pavese. <strong>La</strong> Puntoacapo E<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> Novi Ligure le sta pubblicando un inserto <strong>di</strong> sette<br />

racconti nell’Almanacco Dedalus n. 1 (2011.)<br />

Ha partecipato ai Convegni <strong>di</strong> poeti e relatori Nostalgia dell’Eterno (2003), Natura benigna<br />

/ Natura matrigna e <strong>La</strong> gioventù del mondo (2006) a Torino. Ha presentato le sue opere in<br />

vari Incontri con l’Autore a Piacenza (2004 e 2007), a Torino (2007) e a Firenze (2010).<br />

Sue poesie, talora tradotte in varie lingue straniere, qualche racconto e saggio artisticoletterario<br />

figurano in riviste e antologie anche per la scuola. È inclusa in alcune storie<br />

della letteratura contemporanea e in opere <strong>di</strong> critica letteraria. Eminenti critici hanno<br />

espresso giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> consenso sulla sua poesia.<br />

242


Roberto Bertoldo<br />

Le latrine della memoria…<br />

Le latrine della memoria si ostinano<br />

contro l’aberrazione, la pioggia scroscia<br />

in vento e rigagnoli dall’incipit dei monti.<br />

Abbiamo inferto colpi a queste poesie<br />

che spezzerete all’acino: non ci sarà,<br />

dentro, la neve del vostro cuore.<br />

Voi non sapete il pudore <strong>di</strong> vivere,<br />

la nequizia <strong>di</strong> noi che è più dura dell’ogiva:<br />

non <strong>di</strong>ssanguerete la vena della colpa!<br />

<strong>La</strong> mania <strong>di</strong> ricordare<br />

avrà per voi lungometraggi<br />

– il popolo non tollera l’arte<br />

se non per le fosse e gli altari.<br />

Oh, abbandonate i vigneti delle parole<br />

abbattete il pane e il vino delle chiese,<br />

le strade non tollerano la demenza!<br />

Scendono tra i campi, attraversano i fiumi,<br />

rilucono nel prospetto delle sere.<br />

<strong>La</strong> luna parla <strong>di</strong> questo acume,<br />

si <strong>di</strong>vincola dall’ombra;<br />

voi sapete quale risorsa hanno i simboli?<br />

Le mani <strong>di</strong> un poeta pestano la carta<br />

per l’ostia senza carne e per gli sputi,<br />

l’accusa è questa, invali<strong>di</strong> d’amore:<br />

un lago che accon<strong>di</strong>scende ai suoi canneti,<br />

un cielo infranto, tutte le albe irrisolte!<br />

(da Pergamena dei ribelli, Joker, Novi Ligure 2011).<br />

243


Ci sono giorni…<br />

Ci sono giorni in cui le labbra luride cantano,<br />

allora lavorano ai fianchi le parole, escono <strong>di</strong> merda –<br />

e per noi la prova è l’infimo,<br />

chiazze <strong>di</strong> lungimiranza infettano i sensi,<br />

non c’è cazzo <strong>di</strong> vita nel vivere!<br />

e ci fa paura prendersela con i venti<br />

che scuotono sulla palpebra la notte dormiente,<br />

come quando gli aerei ci passano sulla testa per andare a colpire<br />

e sentiamo noi la scheggia che spezza i bimbi degli altri,<br />

il peccato è anche questo essere risparmiati<br />

perché le nostre mani non sanno fermare la <strong>di</strong>sgregazione<br />

<strong>di</strong> un paese, delle primavere, della paternità.<br />

Non voglio fare il poeta ma amare sí, cristo!<br />

bruciatemi le pergamene all’atto finale,<br />

ma questo cuore lo rispetterete fino all’inferno.<br />

(da Pergamena dei ribelli, Joker, Novi Ligure 2011).<br />

______________________________<br />

Roberto Bertoldo ha scritto libri <strong>di</strong> poesia, <strong>di</strong> narrativa e <strong>di</strong> filosofia. Tra le sue<br />

pubblicazioni, i romanzi Il Lucifero <strong>di</strong> Wittenberg - Anschluss, Asefi, Milano 1998;<br />

Anche gli ebrei sono cattivi, Marsilio, Venezia 2002; <strong>La</strong>dyboy, Mimesis, Milano 2009;<br />

L’infame, <strong>La</strong> vita felice e<strong>di</strong>zioni, Milano 2010; i saggi Nullismo e letteratura,<br />

Interlinea, Novara 1998 (2° ed. accr. Mimesis, Milano 2011), Principi <strong>di</strong><br />

fenomenognomica, Guerini, Milano 2003, Sui fondamenti dell’amore, Guerini, Milano<br />

2006; Anarchismo senza anarchia, Mimesis, Milano 2009; Chimica dell’insurrezione,<br />

Mimesis, Milano 2011; come poeta ha scritto Nuvole in agonia, Il pan demonio, Il<br />

rododendro, Il calvario delle gru (Bor<strong>di</strong>ghera press, New York 2000), L’archivio delle<br />

bestemmie (Mimesis, Milano 2006), Pergamena dei ribelli (Joker, Novi Ligure 2011).<br />

Dirige la rivista internazionale <strong>di</strong> letteratura “Hebenon”, il giornale “Azione<br />

letteraria”, una collana <strong>di</strong> poesia straniera e una <strong>di</strong> filosofia.<br />

244


Paolo Stefanini<br />

Il ritorno d’Ulisse<br />

(liberamente ispirato al libro XXII dell’O<strong>di</strong>ssea)<br />

Ignoto pellegrino ritorna a casa Ulisse<br />

vecchi derisi stracci. Tutto osserva e conserva<br />

si svela a pochi fi<strong>di</strong> tra lacrime e stupore.<br />

Ora propizi dei danno vigore nuovo<br />

per la resa dei conti per il grande finale.<br />

Il limitare varca men<strong>di</strong>co in patria e casa<br />

fissa gli usurpatori le tavole imban<strong>di</strong>te<br />

un misero boccone riceve in sommo scherno<br />

a terra insieme ai cani mentre la festa impazza.<br />

Ma gara o gioco e dea pongono l’arco in mano<br />

a Ulisse unico in forza per tendere e scoccare<br />

cadon gli stracci al suolo punta la freccia allora.<br />

“Che gioco, o vecchio, fai? Parlaci tu chi sei…”<br />

brindava Antìnoo in alto levava d’oro il calice.<br />

Passa la gola il dardo riverso cade a terra<br />

e un fiotto dalle nari sparge <strong>di</strong> sangue e calci<br />

alla mensa imban<strong>di</strong>ta vanamente assesta.<br />

Carni e pani caduti s’imbevono <strong>di</strong> sangue<br />

tra grida e fughe cieche nella sala serrata<br />

dal re<strong>di</strong>vivo Ulisse che impietoso colpisce.<br />

Eurìmaco cercava d’arringa l’argomento<br />

ma il pugnale estraeva. Colpisce il dardo il fegato<br />

lascia l’arma la mano <strong>di</strong> schianto giù s’accascia<br />

sulla mensa piegato <strong>di</strong>sparge cibi ovunque<br />

e cade e scalcia e ferma occhi sbarrati, morto.<br />

Anfìnomo <strong>di</strong> daga contro Ulisse s’avventa<br />

ma Telemaco figlio scaglia l’asta <strong>di</strong> bronzo<br />

com’entra dalla schiena esce dal petto il rostro<br />

cadavere già cade tonfa pesante immobile<br />

e lento lago rosso scioglie <strong>di</strong> se sui marmi.<br />

245


S’apre così la strage <strong>di</strong> complici e infedeli<br />

d’ogni belante lupo la feroce mattanza<br />

e nella notte dura finchè tàccion le grida.<br />

Ben arduo salvare la patria dal tiranno<br />

ma se i tiranni poi son cento sono casta<br />

pòssan gli dei armare la mano al giusto re<br />

e al popolo con lui che si ridesterà.<br />

Dopo che l’acqua e il fuoco han terso il mondo a<br />

nuovo<br />

<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> rosa torna dolce Aurora dall’ìncubo<br />

Itaca a risvegliare la vita a far fiorire.<br />

Foto: Manuel Comazzi, “Birkenau”<br />

______________________________<br />

Paolo Stefanini, pisano del ’46, vive e lavora nella sua città dove è conosciuto<br />

anche per i suoi sonetti ironici in vernacolo (v. fra l’altro: P.Stefanini, Di Lingua e<br />

<strong>di</strong> Linguaccia, Pisa 2000; Varia e libera Musa, Pisa 2008; All’Eden, Pisa 2010; A.<br />

Zampieri, Il Vernacolo Pisano dalle Origini ad Oggi, Pisa 2006; Perio<strong>di</strong>co Er Tramme,<br />

Pontedera, vari numeri). Per le sue riflessioni più serie preferisce solitamente<br />

esprimersi in lingua con schemi poetici meno vincolanti.<br />

Ha partecipato a vari concorsi nazionali e locali ottenendo riconoscimenti.<br />

246


Giuseppe Panella<br />

Marçons, le citoyens…<br />

Il tempo della rabbia<br />

E’ aprile, in una notte serena e senza vento,<br />

e il poeta deve cantare su commissione l’evento<br />

che cambierà forse il mondo e lo storia:<br />

poesia <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong> invito alla concor<strong>di</strong>a,<br />

sogno <strong>di</strong> felicità futura e <strong>di</strong> guerra<br />

da combattere insieme, tutti, sulla terra<br />

per mo<strong>di</strong>ficare lo stato delle cose…<br />

L’invito fu raccolto o rimase soltanto<br />

un puro retorico gesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scanto<br />

per le generazioni a venire? …<br />

Anche oggi si tratta <strong>di</strong> marciare<br />

cercando il riscatto comune senza o<strong>di</strong>are<br />

utilizzando le armi della pace<br />

e <strong>di</strong> una <strong>giusta</strong> rabbia capace<br />

<strong>di</strong> abbattere un nemico forte e rapace<br />

senza per questo rinunciare<br />

alla tenerezza, alla capacità <strong>di</strong> amare…<br />

<strong>La</strong> <strong>collera</strong> dei giusti può essere feroce<br />

urlare il dolore a piena voce<br />

strappare al nemico la vittoria<br />

eppure costringersi a una gloria<br />

fatta <strong>di</strong> felicità <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> gioire<br />

del proprio essere nel giusto, <strong>di</strong> capire<br />

che non sempre il potere è inarrestabile<br />

e la sua strapotenza irrinunciabile…<br />

la forza dei ribelli è sempre in viaggio<br />

ricca del desiderio <strong>di</strong> essere un oltraggio<br />

per chi prevarica e atterrisce<br />

per chi perseguita e colpisce<br />

senza pensare che il futuro è fatto<br />

da chi va oltre il limite dell’atto<br />

e si <strong>di</strong>mostra più forte del destino…<br />

247


più forte della paura e della rabbia<br />

desideroso <strong>di</strong> uscire dalla gabbia<br />

cui lo si vorrebbe costringere<br />

e tenere, imbelle e prigioniero,<br />

privo della forza del pensiero…<br />

Marçons le citoyens, le temps<br />

De la colère est arrivé…<br />

______________________________<br />

Giuseppe Panella è nato a Benevento l’8/3/1955. Si è laureato presso la Scuola<br />

Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa dove attualmente insegna. Si è interessato alla nozione<br />

<strong>di</strong> Sublime (su <strong>di</strong> cui ha scritto Il Sublime e la prosa. Nove proposte <strong>di</strong> analisi letteraria,<br />

Firenze, Clinamen, 2005). E’ autore, tra l’altro, <strong>di</strong> alcuni volumi monografici:<br />

Alberto Arbasino, Firenze, Cadmo, 2004; Lo scrittore nel tempo. Friedrich Dürrenmatt e<br />

la poetica della responsabilità umana, Chieti, Solfanelli, 2005; Il lascito Foucault (in<br />

collaborazione con Giovanni Spena), Firenze, Clinamen, 2006; Émile Zola scrittore<br />

sperimentale. Per la ricostruzione <strong>di</strong> una poetica della modernità, Chieti, Solfanelli, 2008<br />

Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della narrazione, Firenze, Clinamen, 2009 ; Il<br />

sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica <strong>di</strong> una figura letteraria, Bologna, Elara<br />

E<strong>di</strong>zioni, 2009 e Jean-Jacques Rousseau e la società dello spettacolo, Firenze, Pagnini,<br />

2010. Come poeta, ha pubblicato otto volumi <strong>di</strong> poesia, tra i quali Il terzo amante <strong>di</strong><br />

Lucrezia Buti (Firenze, Polistampa, 2000) ha vinto il Fiorino d’oro del Premio<br />

Firenze dell’anno successivo. Ha inoltre realizzato in collaborazione con David<br />

Ballerini due documentari d’arte, <strong>La</strong> leggenda <strong>di</strong> Filippo Lippi, pittore a Prato (2000)<br />

(trasmesso su Rai2 l’anno dopo) e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia <strong>di</strong><br />

Prato (2002).<br />

248


Patrizia Villani<br />

Quattro pezzi facili<br />

I<br />

Mese <strong>di</strong> marzo, trage<strong>di</strong>e ed equinozio<br />

in un mare affollato <strong>di</strong> esiliati<br />

cercatori stanchi <strong>di</strong> felicità<br />

rincorrono lo sguardo truccato del padrone<br />

ed eccolo infine in piena vista<br />

in carne ossa denti il potere<br />

che corrompe, marcio e smagliante,<br />

la spazzatura che prorompe<br />

dagli instancabili <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> rivelazione –<br />

la scelta finale è sua, come voleva:<br />

finirà presto pugnalato alla schiena<br />

dove s’era posato il pizzino quadrato<br />

che ha reso vana persino l’immersione<br />

nel sangue ancora caldo <strong>di</strong> quel drago.<br />

II<br />

All I have is a voice<br />

To undo the folded lie.<br />

W.H. Auden<br />

Sempre in abito opaco, grigio o blu<br />

l’espressione non<strong>cura</strong>nte e il volere cupo<br />

l’apparenza conciliante <strong>di</strong> seri funzionari<br />

alchimie <strong>di</strong> brutti ceffi mai ritrosi<br />

operano per il bene della comunità<br />

senza svelare barbariche intenzioni<br />

e il bisturi che affonda nel popolo pulsante<br />

recide <strong>di</strong> netto ciò che ancora sopravvive<br />

così il paziente troppo paziente decreta<br />

incollato alla tv la propria non improvvisa fine:<br />

sic transit gloria mun<strong>di</strong> – the show must go on.<br />

249


III<br />

E davanti alle sporche incallite croste<br />

<strong>di</strong> colla indurita e manifesti elettorali<br />

promesse spergiuri crimini negligenza insulti<br />

mi chiedo quanto plateali<br />

ancora si può essere<br />

senza prendere un salutare pugno in faccia<br />

o sputi, per così <strong>di</strong>re, puri<br />

e salaci sberle dal cosiddetto popolo<br />

che sarebbe poi la gente i citta<strong>di</strong>ni gli elettori gli italiani<br />

stufi marci delle perle <strong>di</strong> saggezza<br />

che i pirla ci rifilano ogni giorno a piene mani<br />

in questo precario panorama d’anni vuoti<br />

<strong>di</strong>soccupati e tasche piene<br />

le nostre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto – e non solo per l’altrui<br />

spregevole onorario da onorevole.<br />

IV<br />

Cos’altro poi sapremo <strong>di</strong>re<br />

<strong>di</strong> questo eterno paese dei balocchi<br />

che non sia falsa testimonianza omissione reticenza<br />

e del nostro ruolo quoti<strong>di</strong>ano<br />

partecipazione conflitto in<strong>di</strong>fferenza<br />

senza averne il naso ben più lungo o le orecchie d’asino<br />

quando ci troveremo un giorno a quattr’occhi<br />

dove e con chi non si può mentire<br />

(svanita la fata chissà dove nel turchino):<br />

io non c’ero<br />

non sapevo<br />

se c’ero dormivo<br />

devo aver equivocato<br />

mi avete frainteso<br />

non è colpa mia<br />

ecco il mio avvocato<br />

chi ha fatto la spia?!<br />

250


______________________________<br />

Patrizia Villani è nata e vive a Milano. <strong>La</strong>ureata in Lingue e Letterature Straniere<br />

Moderne, insegna Lingua Inglese all’Università Cattolica. Si occupa <strong>di</strong> letteratura<br />

americana e autori afroamericani e caraibici; fa parte della redazione <strong>di</strong> Caribana<br />

(rivista sulle nuove letterature dei paesi delle ex colonie britanniche).<br />

Ha <strong>cura</strong>to il volume antologico Poems <strong>di</strong> Roberto Mussapi (I Quaderni del Battello<br />

Ebbro, 2006), con traduzioni e postfazione. Versioni in inglese <strong>di</strong> alcune poesie <strong>di</strong><br />

Montale – tratte, rispettivamente, da Ossi <strong>di</strong> seppia e Diario postumo – sono apparse<br />

su <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano (n. 12, maggio 2005, unitamente ad un articolo sulla<br />

traduzione) e su Stu<strong>di</strong> cattolici (settembre 2009). Ha tradotto alcune sezioni del<br />

poema mitologico-narrativo Idanre, <strong>di</strong> Wole Soyinka, in occasione delle serate<br />

“Poesia e Teatro” organizzate alla Casa della Poesia <strong>di</strong> Milano (2006).<br />

Scrive in due lingue. Poesie in inglese sono state pubblicate sulla rivista Agenda<br />

(GB, 2002) e sul sito web della rivista Conjunctions (USA, 2003); poesie in italiano<br />

sono apparse sulle riviste <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano (online, 2004), <strong>La</strong> Clessidra (1/2005),<br />

Poesia (n. 195, giugno 2005), nell’antologia Poeti per Milano (Viennepierre E<strong>di</strong>zioni,<br />

2006) e su Poliscritture (<strong>di</strong>cembre 2009 e maggio 2010). Nel luglio 2008 è uscita una<br />

plaquette, Maestrale (copertina <strong>di</strong> Mme. Webb). E’ presente (con il monologo<br />

drammatico “Migrazioni”) nell’antologia <strong>di</strong> poesia per il teatro Bona Vox - <strong>La</strong><br />

poesia torna in scena (Jaca Book, settembre 2010). <strong>La</strong> raccolta Conversazioni necessarie è<br />

in corso <strong>di</strong> stampa presso Raffaelli E<strong>di</strong>tore (Rimini).<br />

251


Cinzia Cavallaro<br />

Governi moderni<br />

Ci succhiereste tutto il sangue<br />

appena possibile<br />

ci portereste via tutto<br />

ci rubereste la <strong>di</strong>gnità<br />

<strong>di</strong> fatto già ci intrappolate nella<br />

[ nostra<br />

povertà<br />

<strong>di</strong> pensieri<br />

<strong>di</strong> opportunità<br />

<strong>di</strong> fierezza<br />

<strong>di</strong> sdegno<br />

ancor più che<br />

<strong>di</strong> denari.<br />

Ma esiste un esercito<br />

<strong>di</strong> cuori indomiti<br />

pensieri chiari<br />

saggezze antiche<br />

giustizia dovuta<br />

252<br />

che <strong>di</strong>fenderemo<br />

con tutta la nostra forza.<br />

Esiste una rabbia onesta<br />

e una <strong>di</strong>gnità profonda<br />

che urla l’ira<br />

<strong>di</strong> che crede ancora<br />

nella possibilità<br />

e nella bellezza dell’uomo<br />

vero onesto<br />

e stupendamente luminoso.<br />

Riprendetevi il vostro ghigno<br />

e la vostra ombra<br />

<strong>di</strong>abolica e mutevole<br />

tornate giù<br />

in basso<br />

nel buco lurido<br />

dal quale provenite<br />

______________________________<br />

Cinzia Luigia Cavallaro è nata a Milano nel 1961. Ha vissuto cinque anni a<br />

Londra e, una volta in Italia, ha lavorato principalmente come traduttriceinterprete.<br />

Nel 1983 è stata presidente della Biblioteca Civica <strong>di</strong> Bernareggio.<br />

Ha vinto e ricevuto segnalazioni e alcune sue poesie sono state pubblicate in<br />

antologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi premi letterari. L’un<strong>di</strong>ci settembre 1994 è stata premiata a <strong>La</strong><br />

Spezia per il suo racconto Gita al porto. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta poetica<br />

Kairos con Giral<strong>di</strong> E<strong>di</strong>tore e nel luglio 2009 la silloge Dies Natalis è entrata nella<br />

rosa dei quattro finalisti del Premio Letterario Pensieri d’Inchiostro. Nel 2010 ha<br />

pubblicato il romanzo Sogno amaranto e il suo secondo libro <strong>di</strong> poesie Dies Natalis.<br />

Il suo blog è “Parole in movimento” al link www.wordsinprogress.it


Enrico Marià<br />

Il riparo dall'inverno<br />

sono i vagoni abbandonati<br />

lungo i binari morti,<br />

un piccolo condominio<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>li luri<strong>di</strong><br />

impregnati<br />

<strong>di</strong> piscio e dolore,<br />

ogni tanto<br />

nel sonno conquistato a fatica<br />

ci sorprende la Polizia ferroviaria<br />

che porta via gli stranieri<br />

agli italiani invece<br />

tocca la multa<br />

<strong>di</strong>ciassette euro<br />

per ingresso abusivo<br />

in zona vietata;<br />

il sole <strong>di</strong> gennaio<br />

imbrigliato<br />

dai tralicci dell'alta tensione<br />

ha labbra fredde<br />

sa <strong>di</strong> ogni ad<strong>di</strong>o<br />

e nessun arma<br />

in grado <strong>di</strong> abbattere<br />

intere città<br />

può qualcosa<br />

253<br />

contro la morte che ci ha scelto;<br />

guardandoci senza parlare<br />

abbiamo lasciato la carrozza<br />

migliore<br />

a una famiglia romena<br />

con una figlia piccola<br />

ferisce gli occhi<br />

vedere una bambina vivere qui;<br />

tra i bidoni dove frugo<br />

ho trovato una bambolotto<br />

e a Maria<br />

che dai suoi due anni<br />

sul passeggino<br />

buttava le braccia al cielo<br />

ho lasciato quella bambola<br />

<strong>di</strong>cendole in una lingua che non<br />

conosce<br />

che era una principessa<br />

una principessa<br />

come un giorno sarà anche lei<br />

un sogno<br />

che nella mia testa<br />

per darmi un senso<br />

ho bisogno <strong>di</strong> sapere<br />

che può prendere vita.<br />

______________________________<br />

Enrico Marià è nato il 15 luglio del 1977 a Novi Ligure (Al). Ha pubblicato le<br />

raccolte: "Enrico Marià " (Annexia 2004); "Riven<strong>di</strong>cando <strong>di</strong>speratamente la vita"<br />

(Annexia 2006); " Precipita con me" (E<strong>di</strong>trice Zona 2007); “ Fino a qui” (puntoacapo<br />

E<strong>di</strong>trice 2010 con una prefazione <strong>di</strong> Luca Ariano). Ha partecipato alle antologie:<br />

"Genovaine<strong>di</strong>ta" (Galata 2007); “Atti della II Fiera dell'E<strong>di</strong>toria <strong>di</strong> Poesia. Pozzolo<br />

Formigaro giugno 2008” (puntoacapo E<strong>di</strong>trice 2008); "Dolce Natura, almeno tu non<br />

menti" (E<strong>di</strong>trice Zona 2009). Nel 2010 ha ricevuto la menzione speciale della giuria<br />

del Premio David Maria Turoldo. Nel 2011 si è classificato tra i finalisti sempre del<br />

Premio David Maria Turoldo.


<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Co<strong>di</strong>ci dell’ombra<br />

254


In<strong>di</strong>ce degli autori<br />

Abate, Ennio, 103<br />

Accorsi, Alberto, 101<br />

Adernò, Sebastiano, 96<br />

Almerighi, Flavio, 19<br />

Alvino, Domenico, 160<br />

Amorese, Stefano, 139<br />

Aprile, Francesco, 123<br />

Ariano, Luca, 118<br />

Armiento, Enza, 78<br />

Baroni, Maria Carla, 72<br />

Bazu, Livia, 207<br />

Bertoldo, Roberto, 243<br />

Betene, Alberto, 184<br />

Bianchi, Matteo, 34<br />

Buffoni, Federico, 220<br />

Busca Gernetti, Giorgina, 240<br />

Caddeo, Rinaldo, 239<br />

Capolongo, Antonio, 27<br />

Casadei, Franco, 76<br />

Casalini, Celestino, 150<br />

Cavallaro, Cinzia, 252<br />

Cogo, Roberto, 57<br />

Cohen, Manuel, 195<br />

Comazzi, Manuel, 176<br />

Condello, Clemente, 234<br />

Contiliano, Antonino, 29<br />

Corraducci, <strong>La</strong>ura, 143<br />

D'Atri, Vera, 126<br />

De Falco, Carmine, 189<br />

De Luca, Michele, 84<br />

De Maglie, Davide, 61<br />

De Pietro, Giampaolo, 49<br />

Desideri, Adele, 65<br />

Devicienti, Antonio, 120<br />

Di Stefano, Francesco, 85<br />

Favaron, Renzo, 45<br />

Ferraris, Giancarlo, 228<br />

Ferretti, Monica, 223<br />

Festa, Nunzio, 93<br />

255<br />

Figliolia, Alberto, 63<br />

Fischer, Cristiana, 169<br />

Florio, Monica, 124<br />

Franzin, Fabio, 128<br />

Franzin, Fabio, 129<br />

Garofalo, Nerina, 107<br />

Genovese, Andrea, 11<br />

Ghezzani, Nicola, 24<br />

Giordani, Giovanna, 132<br />

Giordano, Antonino, 13<br />

Gobbi, Lorenzo, 38<br />

Gobbi, Lorenzo, 39<br />

Guaraglia, Vanda, 174<br />

Guarnieri, Angelo, 113<br />

Guglielmana, Barbarah, 67<br />

Gui<strong>di</strong>, Carla, 218<br />

Inversi, Maria, 179<br />

Kemeny, Tomaso, 47<br />

<strong>La</strong>nza, Letizia, 9<br />

Lisciani Petrini, Vincenzo, 35<br />

<strong>Lucini</strong>, <strong>Gianmario</strong>, 21<br />

Macchia, Annalisa, 56<br />

Macciò, Francesco, 97<br />

Magazzeni, Loredana, 48<br />

Maggiani, Roberto, 208<br />

Maifrè, Ezio, 54<br />

Marià, Enrico, 253<br />

Mastropasqua, Giampaolo, 114<br />

Mastropirro, Vincenzo, 206<br />

Miceli, Gero, 200<br />

Montini, Emi<strong>di</strong>o, 52<br />

Moretti, Vincenzo, 237<br />

Murru, Virginia, 230<br />

Nuscis, Giovanni, 202<br />

Oberti, Franca, 99<br />

Oldani, Guido, 185<br />

Ottaviani, Paolo, 210<br />

Pagelli, Clau<strong>di</strong>o, 102<br />

Palmigiano, Alessandra, 110


Panella, Giuseppe, 247<br />

Panetta, Alfredo, 137<br />

Pasquandrea, Sergio, 180<br />

Passannanti, Erminia, 31<br />

Pastore, Massimo, 41<br />

Petruccioli, Daniele, 211<br />

Pia, Primarosa, 16<br />

Pianta, Mariacristina, 175<br />

Pistoia, Thomas, 69<br />

Potiti, Manuela, 77<br />

Prebenna, Nicola, 190<br />

Quarello, Riccardo, 94<br />

Quintavalla, Maria Pia, 158<br />

Ramaioli, Federico, 205<br />

Rando, Giuseppina, 59<br />

Rienzi, Alfredo, 165<br />

Roncarati, Clau<strong>di</strong>o, 166<br />

Roversi, Pietro, 134<br />

256<br />

Salvi, Alessandro, 81<br />

Salvi, Alessandro, 82<br />

Sassetto, Francesco, 181<br />

Scaramozzino, Francesco, 192<br />

Serafino, Giancarlo, 155<br />

Sol<strong>di</strong>ni, Maurizio, 89<br />

Stefanini, Paolo, 245<br />

Tanzi, Ivana, 80<br />

Toscani, Franco, 145<br />

Vaccaro, Adam, 153<br />

Valera, Luciano, 213<br />

Valli, Pieralberto, 217<br />

Violante, Salvatore, 141<br />

Vit, Giacomo, 106<br />

Vitagliano, Pasquale, 172<br />

Zambianchi, Gianni, 198<br />

Zangara, Maria Eleonora, 187<br />

Grafica e fotografia: Reg Mastice, Emanuele Kraushaar, Vanda<br />

Guaraglia, Donato Di Poce, <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong>, Daniela Rinal<strong>di</strong>, Michele<br />

De Luca, Maurizio Alberto Molinari (poesia visiva), Carla Gui<strong>di</strong>, Monica<br />

Ferretti, Manuel Comazzi, Maria Eleonora Zangara<br />

FINITO DI STAMPARE<br />

IL MESE DI NOVEMBRE DEL 2011<br />

DA UNIVERSALBOOK SRL – RENDE (CS)<br />

PER CONTO DI <strong>CFR</strong> EDITORE

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