Testo - Antonio Ferrazzani
Testo - Antonio Ferrazzani
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1<br />
Era stato un inatteso quanto drammatico schiarirsi d'orizzonte.<br />
Come per l’aria fattasi improvvisamente tersa.<br />
A volte temiamo di avere una pellicola sugli occhi che ci impedisce<br />
una efficace visione. Ma non ne siamo certi. La visione ha<br />
perso lentamente la sua efficacia. Affaticati, possiamo pensare che<br />
sia lo stesso calore della vita a ingannarci. La combustione dell'essere,<br />
con l’incendio dei suoi piccoli soli, distorcerebbe un poco,<br />
ma solo un poco, l’oggetto della nostra attenzione. Che tuttavia<br />
rimarrebbe sostanzialmente percepito nella sua verità.<br />
Poi un accidentale vento si mette a soffiare. Qualcosa che rassomiglia<br />
a un invisibile colpo d'ala spazza le nubi, deterge la realtà<br />
dalle ombre. Quella pellicola cade.<br />
Improvvisamente ci rendiamo conto della nostra cecità.<br />
Sua figlia non aveva mai detto nulla che potesse farle sospettare<br />
una cosa del genere.<br />
Quando si vive lontani è facile adattarsi a sorvolare, a non<br />
chiarire cose che sembrano solo particolari. Dobbiamo accontentarci<br />
di sintesi che a volte possono risultare in una vera deformazione<br />
dei fatti. Ora, nei resoconti che periodicamente madre e figlia<br />
si scambiavano, non vi era stato molto che potesse metterla<br />
sull’avviso. Ma Corrie non era il tipo da far lunghi discorsi, né lei<br />
poneva molte domande.<br />
Fatta eccezione per i due aborti in cui sua figlia era incorsa,<br />
non vi era stato nulla che potesse alimentare in lei il sospetto d'aver<br />
sbagliato a incoraggiare quel matrimonio. Anzi di averla spinta<br />
nel “nodo d’amore”.<br />
Aveva avuto modo di pensare e ripensare a quanto stava accadendo,<br />
dopo la lettera in cui Corrie confermava come prossima la<br />
separazione da Kaalmart. Ed era stato sempre più evidente quanto<br />
la sua immaginazione avesse vagato fino a quella data in modo su-<br />
1
perficiale e fantastico al riguardo del rapporto fra Vij - era così che<br />
chiamavano Corrie a casa - e suo marito.<br />
Che il diavolo si portasse quell’imbecille!<br />
Fino a quel momento aveva guardato ai due in modo tanto più<br />
inefficace quanto più fantastico. E tanto più inutile quanto più inefficace.<br />
Ecco la verità.<br />
Altro che aiutarli, come aveva immaginato di fare.<br />
Mentre ricordava gioiosi momenti e speranze - ormai distanti<br />
anni luce -, gli interrogativi si erano come solidificati, raggrumati<br />
dolorosamente nella sua coscienza, resi gelidi, angolosi di un rovente<br />
ghiaccio entro il sospetto della sua femminile immaginazione.<br />
Che cioè fosse giunto il momento di assumersi le proprie responsabilità;<br />
prima nel segreto del suo cervello, nel silenzio dell'animo,<br />
e poi condividendo tutto con la figlia. Anche per questo era<br />
volata da lei.<br />
Sarebbe stata una dolorosa ammissione anche con suo marito.<br />
Saperlo lontano e solo, la impensieriva. Aveva scorso con una<br />
certa ansia la sua ultima lettera. Gli uomini hanno poche distrazioni<br />
a parte il sesso e il lavoro. Almeno quelli normali.<br />
“Poi ci sono i politici, i matti, e... gli sbadati”. Sorrise a se stessa<br />
accomodandosi meglio nella rigida poltrona. Era una vecchia<br />
storiella che neanche ricordava bene. Ma non sapeva cosa pensare,<br />
come comportarsi. Lo viveva come un amante lontano, oltremare.<br />
E si faceva scrupolo di addentare i dolci morselli che Amsterdam<br />
porgeva a una donna della sua età che ormai vantava poche conoscenza<br />
fra i canali. In quella città che era da sempre conficcata nel<br />
suo cuore.<br />
Non vi era cosa di A'dam che non la rinviasse a dolci ricordi.<br />
Fossero gli stessi grachten. Tutto poteva apparire nei cieli della sua<br />
immaginazione, tutto poteva rivivere partendo da quelle acque<br />
della sua spensierata giovinezza. Come aveva detto Aragon, il poeta<br />
dada, “mentre annotta, le dighe ciclabili portano mille biciclette lontano<br />
dalla città attraverso le sabbie”. A lei che su due ruote si era così appassionatamente<br />
aggirata nella ricca costellazione di dighe e canali.<br />
2
Si disse che mancava qualcosa alla citazione di Aragon. Chissà<br />
cosa.<br />
Lo stesso le accadeva con i gaper, le sculture lignee che rappresentavano<br />
teste umane dai lineamenti spesso esotici. Armi di botteghe<br />
il cui profumo era odore di mare e d'oltremare. Di casa e di<br />
Indonesia, di A'dam e di Giava.<br />
In quella città così essenzialmente di commerci e imprese transoceaniche.<br />
Suo padre ripeteva sempre una frase della regina Guglielmina.<br />
L'Olanda “aveva un dovere morale da compiere verso le popolazioni<br />
dell'arcipelago”.<br />
Suo padre di cui era stata innamorata così a lungo.<br />
Vi era una cosa che glielo ricordava spesso in quel periodo. I<br />
cafés. Quei locali - a volte meravigliosamente romantici - nella sua<br />
immaginazione di ragazza erano stati legati a una gouache di Leo<br />
Gestel in cui era ritratto l'antico De Kroon, sulla Rembrandtplein.<br />
E il gentiluomo a destra nel dipinto, alle cui spalle vi era<br />
un’affascinante e bella signora, era identico a lui.<br />
Il gessato elegante da mattina; l'anello al dito; e i baffi forse alla<br />
Menjou. Anche i baffi di suo padre erano stati “forse” alla Menjou.<br />
Un uomo, questo Menjou, di cui lei conosceva l'esistenza ma<br />
non l'aspetto fisico.<br />
Spesso i cafés, con i loro caratteristici tavolini all'aperto e i tendoni<br />
policromi, la rimandavano improvvisamente al dipinto di<br />
Gestel. E il suo cuore dava prima in un balzo, e poi in un tonfo di<br />
amaro dispiacere per quella morte prematura.<br />
Qualcosa che la faceva tuttora soffrire.<br />
L'uomo del quadro era così somigliante che più di una volta si<br />
era chiesta se Gestel non fosse rimasto anche lui conquistato da<br />
suo padre, per includerlo in quel dipinto solare e morbido. Di così<br />
tenera trasparenza.<br />
Ma una più approfondita conoscenza pittorica aveva fatto giustizia<br />
delle sue fantasticherie. Gestel aveva firmato il quadro nel<br />
1906, e suo padre era nato solo vent'anni dopo.<br />
Gli stessi strumenti musicali esposti nelle vetrine la rimandavano<br />
a un accogliente passato. A casa sua vi era stato un piccolo<br />
3
organo su cui aveva di tanto in tanto strimpellato canzonette e<br />
qualche facile pezzo di Gounod.<br />
Ecco le parole che mancavano nella citazione di Aragon: “in un oscuro<br />
Ruysdael dai lanternoni rossi”. Ma non riusciva a ricordare l'esatto svolgersi<br />
della frase.<br />
Peccato. Uno di quei giorni avrebbe controllato.<br />
Di fronte, poi, agli aspetti negativi dell’amata città - quelli che<br />
spesso venivano definiti eufemisticamente “problematici” -, lei diceva<br />
che erano malattie. Sia fisiche che spirituali. I giovani drogati<br />
che barcollavano per le strade, o le ragazze nelle vetrine - tutte cose<br />
che mettevano un po' in crisi il suo amore -, erano peccati annidati<br />
fra le sue belle membra ora liquide ora petrine.<br />
Tracce del male che ciascuno porta in sé.<br />
Dopotutto, il quartiere del porto era così spruzzato di antichi<br />
negozi, così tempestato di cose belle, che per una donna i corpi in<br />
offerta occupavano l’ultimo piano dell’ orizzonte. Per i drogati,<br />
poi, nutriva una silenziosa quanto acuta sterile sofferenza. Ma, circondata<br />
da quel mare d'acqua, di splendori artistici, e di antichità,<br />
la sua coscienza trovava requie nella riflessione che, per quanto il<br />
mondo fosse pieno di cose negative, a nessuno era mai venuto in<br />
mente di farlo saltare in aria. Tranne ai matti e ai politici.<br />
Alla gente strana che appunto aveva altre distrazioni al di fuori<br />
del sesso e del lavoro!<br />
Sorrise a se stessa, suggendo il cielo ancora pieno di luce al di<br />
là della finestra. Quindi terminò il cioccolatino già addentato facendolo<br />
seguire da qualche goccia di jenever.<br />
E il suo sguardo tornò ai fogli sparsi sul piccolo tavolo.<br />
Accorgersi che le parole nascondono il vuoto delle nostre anime<br />
è esperienza comune e forse quotidiana. Ma accorgersi di come<br />
esse siano capaci di deflettere l'attenzione della nostra mente è<br />
esperienza ancora più cruda.<br />
Aveva paura che suo marito prendesse male quel periodo di<br />
solitudine, quell'Egitto che, pensato per aiutarlo a superare il primo<br />
impatto con la noia dell’inattività, ora poteva ricadergli sulle<br />
spalle con tutto il peso del deserto. A dir poco, del suo privato deserto.<br />
4
Era questo il motivo per cui dedicava tanta attenzione alle sue<br />
lettere. Cercava cosa vi fosse al di là delle parole; la quantità di angoscia<br />
che lo stava eventualmente visitando dopo essere stato giubilato.<br />
Non era per una indebita o assurda curiosità che si abbandonava<br />
alla decodificazione dei suoi messaggi.<br />
A dispetto dei ricordi, non si poteva dire che lei avesse molte<br />
ragioni per essere felice lassù. Da quando era via da casa, il mondo<br />
aveva cominciato a crollarle intorno. A dispetto del suo amore per<br />
A'dam, non avvertiva un autentico senso di eccitazione per esservi<br />
di nuovo. La città non si trasformava in un'esperienza vitalizzante<br />
tranne che per occasionali sprazzi qui e lì. Era come se le mancasse<br />
una giustificazione per essere quella che era sempre stata; anzi<br />
la stessa forza.<br />
Era come se il cielo d'ogni giorno volesse caderle addosso soffocandola.<br />
Seppellendola. E temeva che stesse capitando la stessa<br />
cosa al compagno sulla lontana riva mediterranea.<br />
Poi si scosse, si passò una mano sugli occhi.<br />
Aveva mal di capo. Quella notte non aveva quasi dormito. Avrebbe<br />
giovato un Aulin?<br />
Allorché aveva realizzato quanto serie fossero le cose, la più<br />
antica vela a venirle incontro nella sua semplice crudezza sul lago<br />
della memoria era stato il suo imbarazzo per la verginità di Corrie.<br />
Una sorta di turbamento per quel fatto che non riusciva a spiegarsi.<br />
La virtù di sua figlia non le era mai bastata a rendergliene completamente<br />
ragione. E ne aveva avuto paura mano a mano che il<br />
tempo passava.<br />
Non era stato un imbarazzo vago, inconscio, confuso, ma la<br />
defatigante consapevolezza che nessuno aveva ancora desiderato<br />
Vij fino al punto di averla.<br />
E aveva permesso a quel particolare di guadagnare poco per<br />
volta un carattere ossessivo - sebbene fosse un temperamento<br />
“nordico”, come spesso le rimproveravano scherzosamente gli<br />
amici. Quell'ossessione si era addirittura colorata di grottesco allorché<br />
nella sua immaginazione la storia di sua figlia si era intrec-<br />
5
ciata con quella di una femmina di pastore tedesco che aveva posseduto<br />
da ragazza. Una splendida cagna che, trascorsi i primi anni<br />
senza accoppiarsi, non si era lasciata più coprire.<br />
Un animale eccezionale - come era eccezionale sua figlia; che<br />
tuttavia aveva rinunciato a quella parte della vita. E nella sua fantasia<br />
si era ingigantito il dubbio che, anche Vij, quell’aspetto della<br />
vita forse non l’avrebbe mai gustato.<br />
Eppure, un’esistenza di relazioni intime e profonde come quelle<br />
che si instaurano con il sesso e il matrimonio - per quanto<br />
“fredda” lei potesse essere - era l’unica degna di essere vissuta, a<br />
suo giudizio, in un mondo in cui non esiste più una famiglia ramificata.<br />
E non voleva che sua figlia ne fosse privata, magari per qualche<br />
strana ragione. Meno che mai per qualche suo errore. Per un<br />
frainteso senso della morale o della dignità, per una sciocca<br />
pruderie. Vi si sarebbe opposta con tutte le forze. Avrebbe lottato<br />
con tutta la sua astuzia di madre e di donna navigata.<br />
La verginità può avere uno speciale profumo. Ma la solitudine ha sempre<br />
l’afrore della morte.<br />
Aveva combattuto nel silenzio di intelligenti ricerche, di opportuni<br />
contatti. Spesso si cenava con amici. Sua figlia le teneva<br />
compagnia con assiduità al tavolo del bridge, o a teatro, ai concerti,<br />
con amicizie italiane e non. Intanto che lei si faceva una colpa<br />
d'essere stata troppo convincente - insieme a suo marito - circa<br />
l’inopportunità dei rapporti prematrimoniali, o delle tresche scolastiche<br />
e universitarie di cui brulicava il mondo intorno a loro. Con<br />
la sfrontata bronzea semplicità che i giovani possono esibire.<br />
Anche delle loro considerazioni sulla pillola si faceva un cruccio.<br />
Che, oltre ad essere ingrassante - lei aveva detto a sua figlia -,<br />
da alcuni era sospettata di causare il cancro.<br />
Non che Corrie si fosse dimostrata del tutto disinteressata alla<br />
soluzione di quel problema. Ma lo faceva senza vera passione.<br />
Senza un serio coinvolgimento. Cosa che, di conseguenza, coinvolgeva<br />
anche poco gli altri.<br />
Ma forse non era così che erano andate le cose.<br />
O forse erano andate così fino al giorno in cui si erano recati al<br />
Tempio dell'Annunziata insieme al futuro marito. Lì, davanti al<br />
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famoso dipinto di Maria e dell’Angelo annunciatore, nell'antico<br />
ombreggiato santuario mariano di Firenze lei aveva compreso che<br />
con quell'uomo vi erano concrete possibilità.<br />
Dopo aver osservato la scena di ispirazione lucana, Kaalmart<br />
aveva detto qualcosa sull’ora. Erano fortunati. Di lì a poco la saracinesca<br />
sarebbe salita a proteggere - e quindi a celare - quell’opera<br />
unica al mondo.<br />
Lo conoscevano da poco ma lei si era accorta di come sua figlia<br />
lo guardasse con interesse. Tuttavia, prima di quella mattina,<br />
non avrebbe saputo dire se la cosa fosse dovuta a semplice curiosità<br />
o se denunciasse una vaga attrazione. Kaalmart doveva avere<br />
poco più di trent’anni. La maturità e la sicurezza che esprimeva<br />
con le parole, insieme all’elegante modo di fare, probabilmente<br />
avevano colpito sua figlia abituata a compagnie meno sofisticate.<br />
Il fasullo principe azzurro vestiva anche bene.<br />
Così lei aveva trovato la crepa nel muro di cinta di Corrie, la<br />
pietra traballante per fare forza contro le perplessità che da sempre<br />
la irretivano, e finalmente scalzarle tutte.<br />
Era stato un gioco da quel momento in poi? Quasi.<br />
Nell'occasione, poche altre parole erano state spese a riguardo<br />
del tempio servita. Ma Kaalmart aveva scelto con proprietà i termini<br />
olandesi, e li aveva fusi con parole italiane che pronunciava<br />
imponendo ad esse - e a se stesso - una certa sofferenza. E ottenendo<br />
una strana melange tanto esotica quanto affascinante. Una<br />
fusione che lei stessa aveva trovato particolarmente accattivante,<br />
mentre osservava come gli occhi del giovane si posassero sul collo<br />
nudo e sul seno di sua figlia. Corrie aveva una bella figura. Fresca,<br />
svelta, e allo stesso tempo piena nei punti giusti.<br />
Corrie le era sembrata ipnotizzata, risucchiata da quegli istanti.<br />
E lei, negli anni successivi, aveva più volte sorriso compiaciuta del<br />
ricordo - stupida e cieca che era stata!<br />
Quel pomeriggio era scoccato un arco voltaico all’ombra fumosa<br />
di ceri, nella chiesa monumentale; al luccichio della saracinesca<br />
che si innalzava davanti a Maria e a Gabriele.<br />
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Lui aveva rotto in un sommesso “kijk eens”, roco, involontario,<br />
nazionale, mentre la grata saliva lentamente sempre più su.<br />
“guarda un po!”<br />
Sua figlia aveva guardato, interessata, sorridente. Poi lo aveva<br />
brevemente fissato, mentre lui ricambiava lo sguardo.<br />
E lei aveva deciso di mettercela tutta. A dispetto della diffidenza<br />
che pure aveva avvertito al primo incontro con Kaalmart. Conoscendo<br />
Vij, avrebbe preferito un uomo più semplice, più trasparente.<br />
Con atti di riflessione postuma quanto sterile, aveva rivissuto<br />
più volte quella scena come il coacervo di particolari che in quei<br />
lontani momenti non le era riuscito di distinguere con chiarezza.<br />
Era stato un attimo in cui si erano fusi piani diversi, confuse<br />
realtà distanti se non opposte. Ogni diffidenza sembrava essere<br />
stata messa a tacere dall’atmosfera del tempio. La misteriosa penombra,<br />
unitamente alla gente che s'aggirava in quel luogo di preghiera,<br />
aveva agito da catalizzatore nel farsi dell’esplosivo cocktail.<br />
Il luogo sacro era stato un adatto pentagramma per le note di<br />
quel medley.<br />
Ricordava che, a vedere la chiesa traboccante di fiori e delle<br />
piccole luci delle candele, era rimasta presa dal pensiero che il sesso,<br />
il grembo femminile in particolare, fosse stato concepito come<br />
una cornucopia per definizione destinata a scoppiare affinché sul<br />
mondo e sull'uomo si rovesciassero tutti i fiori e i frutti che dio<br />
aveva destinato alla vita.<br />
Sarebbe stato sciocco lasciarsene privare.<br />
C’era stata una fusione di sacro e di profano che l’aveva invogliata<br />
a credere che il momento fosse magico; che tutto “fosse già<br />
scritto”.<br />
Un'idea sciocca, che non avrebbe mai confessato, ma una fantasiosa<br />
condizione mentale che aveva comunque operato in lei e<br />
forse anche in Vij. Che aveva ossigenato il suo cuore; che aveva<br />
diradato la sua angoscia per quella verginità, spazzato via quell'ansia<br />
segreta.<br />
E che avrebbe mostrato tutti i suoi inganni solo anni dopo, in<br />
una banale quanto semplice autopsia dell'incontro.<br />
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Quegli eventi galleggiavano ghignando fra antiche sensazioni e<br />
freschi dolori. Con sprazzi di vivide emozioni che ancora insorgevano<br />
nel suo animo al rinnovarsi della memoria. Che, appena evocata,<br />
ancora induceva il malizioso profumo della sua credibilità.<br />
Che sprigionava una realtà illusoria ma pur sempre realtà.<br />
Accese il pc.<br />
Rispondo a stretto giro di posta. Il server va male ed è inutile<br />
sperare in meglio nel breve periodo.<br />
Corrie sta bene. Le cose procedono senza imprevisti.<br />
Il peggio è proprio in questo, nel fatto che tutto è già da tempo<br />
morto e sepolto. Il mio scrupolo è di non essermene accorta, di<br />
non avere mai sospettato.<br />
Anzi, questo è solo uno dei miei scrupoli. Ma lasciamo perdere<br />
per ora.<br />
Non credo di poter essere costì molto presto. Non voglio lasciarla<br />
sola a decidere nelle scelte che le sottopone il suo legale.<br />
Resterò qui per tutto il tempo necessario.<br />
Vorrei che lei avvertisse quanto io desideri farmi perdonare la<br />
mia disattenzione, l'involontario errore che ora lei sta pagando.<br />
Penso che debba essersi sentita terribilmente sola.<br />
Di me non ti dico nulla perché non c'è nulla da dire.<br />
Trascorro la giornata con Corrie. E quando lei è occupata per<br />
lavoro o altro, passo il tempo leggendo. Selene, che ha saputo tutto<br />
prima di me, a volte mi telefona. Prendiamo un caffé insieme.<br />
Vorrebbe che andassi a giocare a bridge, o che la seguissi a quella<br />
sua Università della Natura. Ma al momento ho poco interesse per<br />
le carte. E tanto meno per iridescenze artiche, o per le abitudini<br />
sessuali del leone marino.<br />
Mi spiace che la nostra festa “sia andata a puttane” - come diresti<br />
tu.<br />
Ma rimandiamola a quando sarà possibile. Le stagioni della vita<br />
sono quelle che essa ci offre. E in questo momento dobbiamo stare<br />
vicino a nostra figlia.<br />
Povero te!<br />
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Attento al cibo. Non bere e non fumare troppo.<br />
Per l'altro, tieni alte le aspettative. Arriverò presto.<br />
10
2<br />
Sono ore che desidero gettar giù qualche riga per te, ma una<br />
cosa o l'altra me ne ha distolto.<br />
E' stata una giornata eccezionale. Il vento giunge a folate dal<br />
lago Maryut, portando ardente calore e una sabbia fitta di cristalli<br />
salini. L'aria polverosa ti aggredisce senza che tu possa difendertene.<br />
Inquina il respiro. E gli odori forti dal mare e dalla terra diventano<br />
a tratti asperrimi, insopportabili.<br />
Alessandria è davvero particolare. Una lingua di terra brulicante<br />
di uomini e di polimorfo passato, da sempre splendidamente<br />
condannata alla multirazzialità. Vivendo qui è facile capire la storia<br />
di questi luoghi. L'Egitto è una vecchia leonessa che ha più volte<br />
girato il capo verso l'interno del continente africano dopo aver fissato<br />
più o meno a lungo il Mediterraneo; ma che, trascorsi questi<br />
periodi di crisi, ha di nuovo volto lo sguardo enigmatico all'ampio<br />
bacino del mare nostrum pronta a vivere fatti decisivi. Nell'antichità,<br />
Cleopatra è stata l'amante di Cesare e di Marcantonio, e con lei è<br />
finito il regno dei Tolomei mentre entrava definitivamente in gioco<br />
Roma. Nell'epoca moderna, Mohammed Ali ha praticamente<br />
spezzato ogni dipendenza politica dalla Porta e si è compromesso<br />
irreparabilmente con l'Occidente.<br />
Sembra che l'Egitto sia soggiogato dall'idea del progresso civile<br />
e tecnologico. Che rimanga costantemente affascinato da chi è decisamente<br />
incamminato verso il futuro. In qualche modo è una<br />
nazione che non è disposta a dimenticare l'antica grandezza, il<br />
proprio passato “faraonico”.<br />
Ed Alessandria è più libera di subire quest'attrazione poiché<br />
l'Islam di Amr Ibn el-As spostò per sempre al Cairo il baricentro<br />
politico-amministrativo dell’ “innovando” regno da lui conquistato.<br />
Alessandria, una vecchia maga ancora guidata dalla legge dell'istinto<br />
ad essere presente nella storia.<br />
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Smise. Il caldo umido era insopportabile.<br />
Aveva bisogno di aria, di movimento. Di un giro in città.<br />
Ma valse a poco. Nell'ora assiepata di gente e colori, la nostalgia<br />
lo vinse. Strascicava i piedi in una sorta di inconscia resistenza.<br />
Contro quel caotico turbinare, contro il pulsare del magma umano<br />
che lo circondava dalle sue momentanee isole. Non aveva saputo<br />
escogitare nulla di meglio che percorrere la vecchia Via del Soma<br />
fino alla moschea di Nabi Daniel, in cui si diceva vi fosse il sepolcro<br />
di Alessandro il Grande. Poiché le spoglie del condottiero, rifiutate<br />
dai sacerdoti di Menfi, erano state traslate in quella città<br />
fondata dal Macedone sul sito di Rhakotis. Un insignificante villaggio<br />
di pescatori che s'affacciava al fondo del Mediterraneo.<br />
Vivere ad Alessandria si dimostrava ogni giorno di più una sfida.<br />
Attraversando l'incrocio più famoso del paese - almeno nell'Occidente<br />
colto dei lettori di Kavafis, di Forster, e di Durrel -,<br />
sentì improvvisamente la storia pesare sul suo animo. Piuttosto<br />
che sollevarlo sulle ali della fantasia, elevarlo, quel luogo dell'Egitto<br />
tanto densamente frequentato dall'immaginazione occidentale,<br />
quell'intrecciarsi della Via del Soma con la Via Canopea gravò sul<br />
suo cuore come mai avrebbe immaginato potesse fare.<br />
Poi finalmente il mare.<br />
Enorme, infinito davanti ai suoi occhi. Blu e grigio, silenzioso<br />
e frusciante. Di una liquida rivolgente metafisica. Sembrò volersi<br />
fare spazio nei suoi polmoni, tentarlo con tutta la forza delle sue<br />
onde quiete ma possenti. E allo stesso tempo gli apparve disarmante<br />
nella sera che rinfrescava, nel gioco delle creste bianche che<br />
lo coronavano spumeggiando. Capace di umiliare qualunque creatura.<br />
Il suo odore salso lo inebriò. E il rumore delle carrozzelle<br />
che trascinavano gli innamorati lungo la romantica striscia della<br />
Sharia 26 Luglio scrisse sul suo cuore fresche note con le dita di<br />
lontani ricordi. Furono sferzate di vita che gli ridonarono energia,<br />
e con essa un certo equilibrio. Il necessario elisir per proseguire il<br />
cammino. Per sostenere sulle spalle della propria immaginazione<br />
la piazza su cui si era affacciato il Cesareum che Cleopatra aveva<br />
iniziato a costruire in onore di Marcantonio.<br />
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In seguito il tempio era stato mutato in chiesa cristiana; entro il<br />
cui perimetro era morta Ipazia, filosofa e matematica lapidata da<br />
una crudele folla di fanatici. Quindi, nel decimo secolo, aveva avuto<br />
luogo la definitiva distruzione dell'edificio. Dopo la conquista<br />
islamica. Fatta eccezione, s'intende, per i due “aghi di Cleopatra”.<br />
Che, col trascorrere dei secoli, avevano mutato casa andando a<br />
stabilirsi uno nel Central Park di New York, e l'altro a Londra,<br />
lungo il Thames Embankment.<br />
L'albero della storia ci assorda con il frusciare delle innumerevoli foglie,<br />
così come ci stordisce con il profumo delle sue resine, con l'odore essenziale delle<br />
tenere gemme.<br />
Al largo un battello carico di luci sembrava volesse esportare<br />
chiarore verso Ras el Tin.<br />
La cosa che più lo intrigava era quel corpo umano nella gabbia<br />
di vetro - coronato di un diadema e circondato da libri e papiri -<br />
che un dragone russo diceva d'aver visto nei sotterranei della moschea<br />
di Nabi Daniel.<br />
Era lui, il Macedone?!<br />
Come un ragno che interrogasse il presente, a cavallo di duemila<br />
e passa anni, immortalato nel suo cubo di plexilglas?<br />
Alessandro ancora al cuore della città che aveva voluto costruire<br />
subito, senza indugio?<br />
La sua immaginazione si lasciò forzare dalle luci che si allungavano<br />
a destra e a sinistra lungo la Corniche, infittendosi contro<br />
l'imponente silhouette del Cecil Hotel.<br />
Mentre respirava più profondamente.<br />
Siamo noi a generare le nostre visioni.<br />
E le proiettiamo nello spazio che ci circonda come su di uno<br />
schermo cinematografico. Tutto è animato dalle nostre speranze e<br />
dalle nostre paure. Un mondo dinamico, flessibile, mobile, ricco di<br />
emozionalità.<br />
Il nostro mondo.<br />
Era così che aveva a lungo immaginato la propria vita e quella<br />
degli altri. Finché tutto era andato nel modo giusto. Ma quando il<br />
suo universo aveva tremato, lui aveva cominciato a chiedersi cosa<br />
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fossero quelle speranze di cui in effetti non vedeva le fondamenta,<br />
sepolte laggiù dalle nebbie del mistero.<br />
Così come aveva preso a interrogarsi sulle paure, sulle angosce<br />
che avevano cominciato a visitarlo sempre più frequentemente.<br />
Quasi garrendo al suo orizzonte.<br />
D'improvviso, domande…”assurde” avevano attraversato la<br />
sua strada: qual era il significato delle passioni?; cosa voleva comprendere,<br />
lui ?; in che cosa consisteva la “politicità” dell'uomo?<br />
Qualche volta aveva pensato che fosse il declino dell'età. Che<br />
l'insorgere di quegli interrogativi fosse solo tristezza collegata al<br />
suo essere ben al di là della metà della vita. Che dopotutto non vi<br />
fosse nulla di realmente razionale al loro fondamento. Ma quando<br />
se ne era quasi convinto ecco una voce interiore dirgli che quegli<br />
interrogativi erano assolutamente legittimi. Porseli era un atto di<br />
intelligenza, non di rammollimento senile. Anzi, che era l'atto di<br />
un uomo più intelligente di quanto lui fosse stato per tutto il tempo<br />
in cui non se li era posti.<br />
Immaginava il cubo di cristallo illuminato da una viva luce gialla.<br />
Come da mille candele. Anche se doveva essere stato diverso lo<br />
spettacolo che, fra le circostanti tenebre, aveva raggiunto gli occhi<br />
del dragone russo.<br />
Ammesso che fosse mai esistito, lui e la tomba del Macedone.<br />
Poi quel ragionare lo stancò e decise di sostituire nella sua immaginazione<br />
il seno nudo di Cleopatra, offerto all'aspide, al cadavere<br />
di Alessandro incoronato nella sua tomba di cristallo.<br />
Quando sarebbe arrivata sua moglie? Saskia gli avrebbe offerto<br />
pensieri decisamente meno defatiganti.<br />
S'incamminò verso la macchina. Un'immagine poetica quel cubo<br />
al fondo della città: icona delle avventure di un condottiero.Con<br />
i suoi libri, i suoi papiri, e arricchita dalle ragnatele e dalla<br />
polvere distillata dai secoli nell'inviolata oscurità.<br />
A casa riprese a scrivere a sua moglie.<br />
I giorni trascorrono equamente poco allegri.<br />
14
La zona è speciale in un modo che a me piace. Ma aggirarmi<br />
per questa lunga fascia costiera nell'unica compagnia di me stesso<br />
mi dà la nausea. E' come navigare in un deserto di solitudine. Mi<br />
sento un marito abbandonato in una sala d'attesa come una cappelliera<br />
senza valore. Waterloo, Gare de Lion? O forse la metà di<br />
un frutto che perde il suo sugo per le ferite del distacco?<br />
Non lo so, ma tu torna in fretta in Egitto. Questi venticinque<br />
chilometri di fronte marino in alcuni momenti inducono un'angoscia<br />
tanto grande quanto sarebbe la gioia di affrontarli con te.<br />
Ti attendo per viaggiare insieme in questa ”luce indomita di<br />
cieli altissimi”. Fra le dune di sabbia bianca, traguardando con occhi<br />
confusi il mare lontano e vicino. Sentendo l'eco dei tempi trascorsi.<br />
E’ con te che voglio scoprire Abu Quir, Rashid.<br />
Avrai qualche episodio napoleonico che illuminerà in modo<br />
speciale la culla della stele, che getterà ulteriore luce sulle gesta di<br />
Champollion. Delle volte penso al tuo animo tappezzato di arazzi<br />
del passato, oltre che delle emozioni del presente. Un’amante che<br />
gronda silenziosamente storia e vita. La mia vita.<br />
E' questo a darti la morbida dorata misteriosità che ancora mi<br />
affascina nell’ombra della nostra intimità?<br />
Ma sei anche permalosa e gelosa. E a volte mostri un pessimo<br />
carattere.<br />
Ci spingeremo fino a Marsah Matru, alle soglie del confine libico.<br />
Dove c'è la grotta di Rommel con il piccolo museo affollato<br />
dalla collezione di armi della Volpe del Deserto.<br />
Oltre non si può andare per motivi di sicurezza. Anche pernottare<br />
su alcuni litorali prevede il rilascio del tasrih da parte del Comando<br />
militare, o della Polizia locale. Sono tempi in cui è meglio<br />
non desistere da controlli e precauzioni.Come ti sarà facile immaginare<br />
non uso molto lo scassatissimo Mercedes procuratoci dall'agenzia.<br />
Una volta ad Alessandria, prendo a bighellonare sostando<br />
in qualche locale che susciti la mia curiosità. Ma neanche questo<br />
mi diverte. Tutto è interessante, nuovo, ma lo gusto poco perché<br />
non lo assaporo con te.<br />
15
Senza i tuoi occhi, la mia vita è un film in bianco e nero (non l'ho inventata<br />
io!).<br />
Fortuna che ho con me Von Clausewitz, a tratti mi dico.<br />
Ma poi lo stratega mi assilla con la sua troppo corposa opera.<br />
Con quanto comprendo di quello che ha scritto, e con quanto mi<br />
sfugge della sua tecnica militare: nel ponderoso tomo la cui vista ti<br />
ha fatto ridere quando l'ho messo in valigia.<br />
E sono ossessionato dal suo casato.<br />
Perché Clausewitz e non Klausewitz?<br />
Forse potrebbe dirlo Jan, linguista profondo ed esperto di<br />
germanistica e di storia mittleuropea. Il nostro amico - feroce estimatore<br />
delle proprie capacità - in pochissimo tempo me ne darebbe<br />
una ragione motivata con acribia anche se assolutamente infondata.<br />
Nella solitudine delle mie quattro mura, Karl - e non Carl questa<br />
volta! - fa del suo meglio per tenermi compagnia (stavo per dire:<br />
per occupare il posto che tu hai lasciato!). Candidato da mio<br />
padre a essere mio amico fidato, sostegno petrino nella battaglia di<br />
questa vita, egli è l’imperturbabile quanto intellettuale teorizzatore<br />
del combattere.<br />
Anche se non della invincibilità.<br />
E’ quanto a volte mi resta fra le mani della mia vita di uomo<br />
civilizzato. Avrà mai ipotizzato, mio padre, la lettura del classico<br />
da parte mia in un simile frangente?<br />
La vita è una continua battaglia. Ma il nostro autore è come<br />
una pistola da duello: difficile utilizzarla nel tran-tran quotidiano.<br />
In questo momento assisto a una scaramuccia fra due ragazze<br />
che mettono i pomodori a seccare, sulla terrazza di fronte casa.<br />
Una di loro ha un fazzolettone rosso sulla testa. Deve essere quella<br />
che spesso insegue i polli che si allontanano dal cortile. Le due<br />
si spingono, scherzano, modulano piccole grida. Quella che dà la<br />
caccia al pollame invoca il cielo con frasi prese dalla millenaria liturgia<br />
della sua gente. Mi sembra di riconoscere più volte il nome<br />
del Clemente e Misericordioso.<br />
Allah è vicino anche a chi rincorre i polli!<br />
16
Le loro voci sono una melodia che non finisco d'apprezzare.<br />
Una iniezione di vita impagabile, considerato il muro del silenzio<br />
concertistico che mi trovo a fronteggiare.<br />
Cerco con insistenza musica per nutrire il mio animo vizzo; ma<br />
non me ne arriva molta. A parte le melodie arabe. Sarà per la cattiva<br />
ricezione, o per la mia scarsa capacità di usare gli apparecchi<br />
di cui dispongo, ma - laiche o religiose - le composizioni che fioriscono<br />
dalla radio e dal piccolo televisore, o che attraversano l'aria<br />
immediatamente circostante la casa, sono ispirate da gusti molto<br />
diversi dai miei.<br />
A volte sembrano volermi forare i timpani con le loro modulazioni,<br />
la loro cantilenante insistenza.<br />
Tu mi hai impedito di portare qualche pezzo a cui sono particolarmente<br />
legato, dicendo che mi avrebbe fatto bene tagliare per<br />
qualche tempo con certe frequentazioni musicali. Mi avrebbe aiutato<br />
a rinnovarmi non avere con me Grieg, Satie, Mahler. E ora<br />
mi pento d'averti dato ascolto. Mi è estranea la musica che sento,<br />
e lo stesso silenzio. A volte, più che affascinarmi, esso m'intimorisce<br />
nel mio solitario guscio monoposto.<br />
Spero che tu mi raggiunga presto e che mi porti qualche cd.<br />
Com' è la situazione? E' poi tanto cattiva? Incancrenita?<br />
Mi farebbe piacere guardare Corrie negli occhi. E' tanto che<br />
non la vedo. Mi sembra che potrei capire tutto.<br />
E vorrei sfiorarle i fianchi nel modo che la faceva tanto arrabbiare<br />
quando era ancora ragazzina, e girava per casa incerta se fare<br />
Spagnolo o Ceco come quarta lingua.<br />
Di ritorno dalla Russia, con quell'orribile cappottone; “da generale<br />
cosacco”, come dicevi tu.<br />
O reduce da Koeln, ancora illibata dopo i bagordi della Fiera<br />
Campionaria.<br />
Credo che la sua sia stata una verginità “inderogabile” ma ugualmente<br />
sofferta. E non per la rinuncia a chi di volta in volta<br />
gliel'ha insidiata, ma per il fatto stesso. Per il vento amaro che gira<br />
e rigira intorno a noi, assiduo quanto vuoto nel tentativo di sfogliare<br />
la nostra pianta.<br />
Che ci stanca il corpo e il cuore. Che tenta di abbatterci.<br />
17
Vorrei che superasse in fretta questo doloroso momento!<br />
Potrebbe venire qui per una breve vacanza.<br />
A parte le cose che non si possono cambiare per definizione –<br />
l’altezza del sole, la temperatura e il grado di umidità dell'aria, e la<br />
voce gracchiante che di giorno e di notte ti raggiunge invitandoti<br />
alla salat -, a parte questo Corrie troverebbe tutto atto a incuriosirla<br />
e quindi a darle riposo.<br />
Ad aiutarla a riaversi dallo shock.<br />
Perché immagino che abbia ricevuto un bel colpo.<br />
Amina, la donna che riordina la casa - te ne ho già parlato -, ha<br />
un piccolo ospite, un ragazzino del Niger che le è stato affidato<br />
dalla Mezzaluna Rossa. Ma solo pro-tempore. Sembra che lei non<br />
possa o non voglia prenderlo con sé. Forse per l'età - anche se ha<br />
solo quarantacinque anni -; forse per le condizioni di salute - mi<br />
ha confidato di soffrire di cuore - ; o forse per motivi di carattere<br />
economico.<br />
Anche se suo zio è il proprietario del “maniero” in cui vivo!<br />
Il ragazzino è minuto. Un nodo di nervi, di fierezza, e di paura.<br />
I suoi sono stati uccisi durante una scorribanda di fuggiaschi nel<br />
Sael nigerino. Credo che abbia sangue tuareg nelle vene, un po'<br />
per l'aspetto - ma cosa ne so io dei tuareg? -, e un po' perché,<br />
quando l'ho chiesto ad Amina, lei ha scosso violentemente il capo<br />
stringendo il bambinetto contro il proprio corpo.<br />
Il ragazzino mastica un po' di francese, sufficiente per intenderci<br />
su cose essenziali come la lattina di Coca Cola che gli ho offerto<br />
stamattina; o i datteri che lui porta stretti in un vecchio fazzoletto<br />
di cotone blu annodato alla corda che gli cinge la vita.<br />
Corrie si potrebbe distrarre con Farouk. E' così che si chiama<br />
il piccolo targhi. Quando dimentica di avere paura, si vede come<br />
sia naturalmente vivace. I grandi occhi neri e penetranti potrebbero<br />
aiutarla a superare i suoi fantasmi facendole scoprire nuovi orizzonti.<br />
Il ragazzino sarà per casa un paio di volte alla settimana. Lui ed<br />
un giovane fennec da cui non si stacca mai. Ha più o meno dieci<br />
anni e, cosa strana, non sembra che sia attaccato all' arkan della<br />
preghiera. Mentre era qui, la voce del muezzin ci ha raggiunto dal-<br />
18
l'altoparlante - che deve essere da qualche parte verso il mare -<br />
senza che lui muovesse muscolo.<br />
Questo è un altro indizio che me lo fa ritenere un targhi, oltre<br />
l'impressione generale e il colore indaco del suo fazzoletto. Mi<br />
hanno detto che a volte questi nomadi non sono musulmani. Il loro<br />
amore per la libertà e per l'indipendenza sembra abbia tenuto<br />
alcuni uomini blu fuori dell'Islam.<br />
Comunque, se a Corrie non andasse di incontrarlo potrebbe<br />
sempre farne a meno.<br />
Ma ora devo salutarti. E' tardi. Buona notte.<br />
N.B. Ho davanti una scodella con resti rossastri di kuskus.<br />
Uno spettacolo triste quello delle superstiti spoglie di piccione a<br />
giacere sconsolate fra palline di semola.<br />
Sono stanco di guardarmi intorno. Di leggere, di pensarti; di<br />
preoccuparmi per mia figlia che naviga verso i quaranta.<br />
Sono egoista? Certo. E' uno dei lussi della vecchiaia, se puoi<br />
permettertelo.<br />
E' sgradevole esistere da soli. O nell'unica compagnia di Von<br />
Clausewitz. Una compagnia fragorosa perché dalle batterie dei<br />
pezzi da campagna che lo circondano partono salve di colpi che<br />
mi tengono sveglio.<br />
Tento di zittirlo. A volte ci riesco. Ma basta che chiuda gli occhi<br />
per risentirne il fragore, perché la battaglia ricominci.<br />
Chiuse la busta e la mise sul tavolo per la mattina successiva.<br />
Con un limitato backshish a un ometto della compagnia aerea, le<br />
sue lettere partivano da territori europei invece che da Alessandria.<br />
Avrebbe fatto un salto all'aeroporto per dimezzare i tempi<br />
della consegna.<br />
Poi s'accorse che non aveva ancora liberato la tavola dei resti<br />
della cena. Lo fece con gesti frettolosi. Terminata l'operazione, si<br />
lavò un'altra volta con l'acqua tiepida e lievemente salmastra che<br />
fuoriusciva stenta dalla fontanella dell'acquaio.<br />
Ed ora a riposare.<br />
19
Intenzionalmente non aveva parlato a sua moglie della contessa<br />
Bruhl, vedova Von Clausewitz e prima dama d’onore di S.A.R.<br />
la principessa Guglielmo.<br />
Si rigirava nel cuore il regalo di quella figura femminile che le<br />
somigliava tanto.<br />
Le avrebbe letto l'introduzione che la gentildonna aveva fatto<br />
all'opera del marito glossandola con il suo affetto. L'avrebbe fatto<br />
mentre erano a letto, alla luce del vecchio lume che ora giaceva<br />
privo del bulbo in un angolo polveroso della stanza interna. Erano<br />
ancora amanti, come lo si poteva essere alla loro età. Ma la cosa in<br />
un certo senso li rassicurava. Ancora esisteva quel legame possente<br />
che, scosso il mondo, sarebbe comunque rimasto; unico sopravvissuto<br />
affinché tutto non crollasse via. Era sempre piacevole<br />
sentirsi intrecciati; la verifica di una simbiosi tuttora esistente che<br />
rafforzava in ciascuno il senso della vita, l'atto stesso d'esistere.<br />
Da quando era rimasto solo ad Alessandria pensava spesso al<br />
peso che la sua compagna aveva nella sua vita.<br />
Non che avesse scoperto qualcosa di nuovo. Ma, in certe condizioni,<br />
ciò che pur conosciamo bene ci appare con maggiore<br />
chiarezza. I suoi contorni diventano più precisi, più decisivi.<br />
Era Alessandria a fargli quel dono, a spingerlo verso quelle<br />
considerazioni. Adagiata non si sa bene se lungo il Mediterraneo o<br />
lungo il lago Mareotide. “Una leonessa che volge il capo ora verso<br />
l'Occidente ed ora verso l'Africa”. Una nazione che geograficamente<br />
era Continente Nero ma che spesso non era stata considerata<br />
una sua vera e propria parte.<br />
Per gli antichi apparteneva all'Asia, e per il mondo moderno<br />
era semplicemente Vicino Oriente.<br />
Iskandareya che raccoglieva in un solo gorgo varie correnti che<br />
giungevano dal mondo arabo e dall'Occidente, dalla Siria e dal<br />
Mar Rosso, come dall'America del nord e dalla Francia, dall’Italia,<br />
o dall'Inghilterra.<br />
Nei giorni appena trascorsi aveva incontrato una famiglia di<br />
stracciaioli copti che, adagiato fra i rifiuti raccolti nella discarica,<br />
trasportavano sulla loro carretta un bambinetto biondo come solo<br />
si può esserlo in Scandinavia o zone limitrofe.<br />
20
Dietro le palpebre socchiuse, per un attimo immaginò la città<br />
come un ideale bacino in cui acque provenienti da tutto il mondo<br />
si urtassero, si mescolassero, si fondessero. Una limacciosa realtà<br />
che si spostasse lentamente da Agami ad Aboukir, a 25 chilometri<br />
di distanza; e poi da lì, ancora più rimescolata, ritornasse ad Agami<br />
e allo splendido mare ai piedi di Burg el-Arab.<br />
Una volta le acque marine erano penetrate profondamente in<br />
quello che ora era continente africano, e buona parte del letto del<br />
Nilo ora poggiava sul calcare nummulitico al fondo di quell'antico<br />
braccio di mare. In quei tempi Alessandria sembrava essere stata<br />
in cima ad un'erta sul bordo del Mediterraneo. Già guardinga, in<br />
quel presente, dal suo contrafforte naturale; e allo stesso tempo in<br />
attesa di un immancabile futuro di gloria e commistione.<br />
Desideroso di riposo, affondò e si rivolse nell'abbraccio di<br />
quella preistoria -, quasi sentendo fischiare sotto il proprio corpo<br />
il materiale di cui erano fatte le piramidi. Aveva intenzione di descrivere<br />
a sua moglie l’abitazione e la sua vita d’ogni giorno. Domani,<br />
se si fosse sentito più in forma… Non voleva tediarla o,<br />
peggio, rattristarla. Ma ora doveva trovare pace nel sonno.<br />
Così le batterie del suo amico Karl presero a crepitare. Ma<br />
sempre più debolmente, fino a confondersi con il suo pesante respiro.<br />
21
3<br />
Quando si era accorta di cosa stava accadendo fra lei e Jaap,<br />
avrebbe desiderato tenere un diario. Ma non ce l'aveva fatta. Sapendo<br />
che era al di sopra delle forze che le rimanevano, dopo<br />
quegli anni di convivenza, non aveva neppure cominciato.<br />
Ed era stato difficile capire a fondo la situazione, e ancora più<br />
difficile analizzare i propri sentimenti, dopo che tutto s' era imbastardito<br />
in maniera ineluttabile.<br />
Dopo la colazione gli ultimi atti del breve rigoverno furono<br />
compiuti in una sorta di quasi ipnotica reverie.<br />
Un diario? Una scrittura che documentasse i fatti?<br />
Forse non ne aveva afferrato appieno l'utilità; il problema era<br />
anche lì. Perché redigerlo? Per discolparsi di ogni cosa che stesse<br />
accadendo, o che potesse accadere?<br />
Sarebbe bastato prendere appunti sugli ultimi due anni. Su<br />
come avevano trascorso i giorni e le notti. Su quello che si erano<br />
detto. Su come avevano litigato; o sul perché a volte avevano litigato<br />
meno: la nausea che la prendeva fino al capogiro.<br />
Sarebbe stato il modo di oggettivare. Il tentativo di mantenere<br />
le distanze fra sé e gli eventi; per poterli conoscere e gestire meglio.<br />
Vi erano motivazioni sufficienti. Ma non ce l'aveva fatta. Semplicemente<br />
non c'era riuscita. Non l'aveva scritto quel diario a causa<br />
della sua debolezza femminile; congenita o acquisita, portata in<br />
dote o sviluppata in quegli anni di matrimonio. Una debolezza infinita,<br />
come infinito le era sembrata in altri momenti il vigore di<br />
cui disponeva. Quando, ad esempio, aveva deciso di sposarlo.<br />
Allora s'era sentita sola ma forte. Il contrario di quanto sua<br />
madre aveva pensato di lei. Sua madre che aveva creduto di esserle<br />
particolarmente vicina e di aiuto. Invece non era stato così.<br />
Proprio perché aveva compreso quanto sua madre tenesse a<br />
Kaalmart, si era sentita scoperta da quel lato solitamente così soli-<br />
22
do; dalla parte del bastione che le dava normalmente sicurezza.<br />
Quella volta invece no, da quel lato la costruzione aveva franato.<br />
Quelle mura erano state le più sguarnite del castello perché non<br />
aveva potuto fidarsi del giudizio di sua madre.<br />
Sentendosi sola, aveva dovuto essere forte per assumersi la responsabilità<br />
di quello che stava accadendo, ed eventualmente di<br />
quanto sarebbe accaduto.<br />
Né suo padre avrebbe potuto condividere quel peso. Per motivi<br />
differenti, magari opposti.<br />
Strano come due persone tanto diverse quanto lo erano i suoi<br />
genitori avessero potuto convivere felicemente così a lungo; attraversare<br />
insieme una quarantina d'anni e ancora godere della reciproca<br />
compagnia. Indenni. Era stato il miracolo dell'educazione<br />
nordeuropea della madre, o la sensibilità mediterranea di suo padre.<br />
Avrebbe potuto farcela l'amore? Tutto da solo? Chissà!<br />
Suo padre era sognatore ma prudente. Che è una delle caratteristiche<br />
delle persone che conoscono i propri limiti, le debolezze<br />
della propria condizione esistenziale. Di chi ha una sufficiente fantasia<br />
per immaginare come possa accadere anche il peggio.<br />
Non aveva il senso del tempo, che invece era una delle caratteristiche<br />
di sua madre. Arrivava sempre in ritardo. Era sempre in<br />
ritardo.<br />
Mentre quella di suo padre era un'intelligenza ossessivamente<br />
contemplativa, quella di sua madre era pratica, efficiente. Così<br />
spesso efficace. Come se lei trovasse il motivo di se stessa unicamente<br />
nell'azione, nel raggiungimento di scopi e finalità. Una<br />
fiamma silenziosa ma attiva, e tutta al femminile.<br />
Comunque, guardare indietro non poteva in nessun caso significare<br />
scovare i colpevoli; attuare una giustizia mentale quanto<br />
sommaria fatta di attribuzioni di responsabilità. Per distribuire<br />
tardiva malevolenza come si fa con i coriandoli alle feste.<br />
No, non intendeva né rivangare né discutere.<br />
Sarebbe stato uno sprecare tempo, invece che consolidare le<br />
reciproche relazioni. Avrebbe insidiato gli affetti, il suo stesso sentirsi<br />
ancora protetta da qualcuno, di cui aveva tanto bisogno in<br />
quel momento.<br />
23
Il motivo della sua decisione di separarsi dal marito era così<br />
ovvio e allo stesso tempo tanto lontano dalla normale immaginazione<br />
che sarebbe stato comunque impermeabile alle pressioni. La<br />
sua era stata una semplice nausea; pura e semplice nausea per il futuro<br />
accanto a Jaap. Non era il passato che rimproverava a suo<br />
marito; quel nodo di realtà a volte oscure di cui sua madre probabilmente<br />
avvertiva il peso per non averle detto francamente quanto<br />
le sembrava di avere intuito di lui. Quelle cose le aveva più o<br />
meno oscuramente intraviste lei stessa e accettate.<br />
Né era il presente che la spaventava. Piuttosto, il futuro.<br />
Jaap aveva preso una sbandata, era vero.<br />
Ma la gelosia è un sentimento fatto per essere padroneggiato.<br />
E' una ferita della nostra debolezza che interloquisce con la debolezza<br />
altrui. E' un nodo di possibilità negative, un baratro senza<br />
fondo, se non la si tiene sotto controllo.<br />
E neanche importava molto che l’avesse tradita con un uomo,<br />
piuttosto che con una donna. Per quanto il sesso della persona<br />
con cui aveva una relazione proiettava drammatici dubbi sul tempo<br />
a venire, sulla qualità del loro futuro.<br />
L'aveva spinta, piuttosto che il disgusto per quella omosessualità<br />
di cui lui sembrava non riuscisse o non volesse liberarsi, la disperazione.<br />
La disperazione che nulla alla fine potesse mutare. Il dubbio<br />
che nulla potesse mai più ricominciare. Eventualmente.<br />
Non vi era mai stata una violenta reazione da parte di lei che<br />
riguardasse specificamente il sesso, i sensi. Certo vi erano stati<br />
momenti di imbarazzo, di ripugnanza. E una punta di gelosia era<br />
fuor di dubbio. Ma quando lui aveva cambiato lavoro…Allora aveva<br />
iniziato a distillare, a discernere. Per accorgersi che al di là<br />
della frustrazione, della gelosia, del tradimento, c' era quel vuoto,<br />
quel grosso vuoto che era la completa assenza di comunione. Il<br />
loro rapporto era semplicemente un simulacro. E, per quanto riguardava<br />
il suo futuro, aveva compreso che non avrebbe potuto<br />
essere accanto a lui.<br />
Avrebbe potuto perdonargli le occasionali debolezze, se lui le<br />
avesse vissute come sgranature nel tessuto di una vita non facile.<br />
24
La bisessualità è qualcosa che alcuni accettano; e ancor più sarebbe<br />
stata accettata in futuro in certi ambienti. Apparteneva al nuovo<br />
immaginario, qualunque cosa se ne pensasse. Molti uomini tradiscono<br />
occasionalmente la compagna. Forse non bisognava fare<br />
un dramma di quella debolezza. Come non accettare amicizie gay<br />
o bisessuali oggigiorno ?! Nel caso di Jaap le cose sarebbero state<br />
un tantino più complicate perché era suo marito, tutto qui. Ma sarebbe<br />
stato possibile farsene una ragione, trovare un motivo per<br />
accettare la situazione così come era.<br />
Invece vi era stato dell'altro.<br />
A quel punto poteva liberarsi del grembiule con le ochette rosse<br />
e gialle e passarsi la crema sulle mani.<br />
Il suo atteggiamento - in alcuni momenti di quegli ultimi anni<br />
bene o male vissuti accanto a lui - era stato di sofferta coscienza<br />
per una complessità sempre in agguato. Per un'improvvisa passione<br />
che poteva agguantare suo marito e gettare entrambi contro<br />
una dolorosa scogliera. Avvenimenti troppo complessi perché lei<br />
potesse fronteggiarli senza angoscia, senza un senso di inadeguatezza.<br />
Addirittura senza il timore che la sua stessa percezione del reale<br />
ne venisse travolta.<br />
Ma aveva sempre trovato la forza di affrontare il domani.<br />
Solo un'altra cosa le aveva a tratti imposto la stessa impressione<br />
di incombenze negative; quel sentirsi un animale braccato che<br />
fugge temendo di non trovare scampo. Che fugge senza sapere<br />
dove.<br />
La verginità per lei era stata un peso quasi insopportabile, che<br />
poteva ingenerare a volte una condizione di disumana tensione.<br />
Aveva sofferto un sentimento di autentica angoscia nell'attesa dolorosa<br />
che tutto finisse, che finalmente si sposasse e si lacerasse il<br />
tormentoso ghiaccio imeneo che le toglieva la pace. Aveva avuto<br />
paura di non essere all'altezza, di non riuscire a fare quello che<br />
pensava fosse giusto. Di non rimanere vergine per debolezza o<br />
per calcolo. Era questo il motivo della sua sofferenza.<br />
25
Perché tutto quel turbamento? Se l'era chiesto più volte. Per<br />
quello che pensavano i suoi genitori? Sì, c’era anche quello, ma<br />
non era per quello. Piuttosto un senso di profonda insicurezza.<br />
Così, in ciò che era stato il dono di sé, il disgelo matrimoniale,<br />
aveva raccolto come primo frutto, ancor prima della soddisfazione<br />
della propria sensualità, la quiete dello spirito, la consumazione<br />
di quell'ansia che le aveva così spesso tolto la pace.<br />
Era terminata una lotta; era stata vinta una battaglia. Aveva fatto<br />
ciò che ci si aspettava da lei. E questo era già molto. Anche se<br />
altre battaglie erano ad attenderla, altre sfide in agguato; di una<br />
complessità che sapeva di non aver scelto con chiara visione ma<br />
che le erano comunque toccate in sorte.<br />
Perché doveva confessare di aver intuito in lui qualcosa di particolare,<br />
di rischioso.<br />
Ora si trattava di gestirle, quelle cose difficili e presagite. Nello<br />
stesso modo in cui Yvette…L’improvviso pensiero le dette un po’<br />
di respiro, stemperò l’ansia. Yvette, un'ex-compagna d'università<br />
rincontrata per caso, si trovava a gestire seni esageratamente grandi.<br />
Cosa poteva fare Yvette? Nulla. Ne avevano scherzato insieme<br />
più di una volta. Le toccava gestirli, e dimenticare cosa ne sarebbe<br />
accaduto in futuro. Perché solo allora si sarebbe rivolta ad un chirurgo<br />
plastico. Per il momento neanche a parlarne.<br />
Avevano riso. “Gestirli suo malgrado”. Intanto la imbarazzavano,<br />
oltre che turbare gli uomini che incontrava. Sembravano fatti<br />
apposta perché dovessero avvertirne il peso…lei e gli altri.<br />
Le stesse conversazioni con Yvette sembravano preludere alla<br />
chirurgia di quella separazione. A quella plastica del proprio esistere.<br />
La vita non è un dato ma una funzione di dati all'interno di un'ipotesi<br />
che si è scelta fra i “grandi sistemi”. Lei aveva scelto<br />
qualcosa di diverso da quello che aveva scelto Jaap. Al mattino,<br />
quando si svegliava, voleva e doveva sapere come avrebbe speso<br />
la propria giornata, in che senso, in che direzione. Al di là e al di<br />
sopra delle esigenze del quotidiano e di quelle delle banche.<br />
Aveva il suo tempo per impiegarlo bene. E non aveva alcune<br />
intenzione di intrecciare la propria esistenza con il mondo hard e i<br />
filmetti porno da esportazione.<br />
Non sarebbe scivolata nell'ipotesi scelta da Jaap.<br />
26
Poteva immaginare come Jaap ne fosse rimasto catturato.<br />
Il suo amante, il giovane efebo - che lei conosceva - aveva una<br />
figurina ben fatta; il suo culetto doveva essere duro e fresco. Ma la<br />
sostanza degli avvenimenti era altrove. Se suo marito avesse deciso<br />
di andare semplicemente a letto con l'altro, avrebbe potuto<br />
sopportarlo. Ci sono compagni che si ammalano, mariti che perdono<br />
il lavoro; imbecilli che si ficcano nei guai.<br />
A volte la metà di una coppia è al di là delle sbarre.<br />
Ma nel caso di Jaap vi era qualcosa di più.<br />
Ad un certo punto la Stadion era stata assorbita dalla Purple<br />
International, e a lui era stato chiesto se se la sentisse di diventare<br />
responsabile del settore editoriale. Di punto in bianco. E gli avevano<br />
mostrato i piani aziendali per i primi nove mesi.<br />
Erano stati anche buoni, le aveva detto scherzando. Gli avevano<br />
dato tempo per pensare. Doveva dare una risposta al ritorno<br />
dal week-end!<br />
Avevano trascorso il fine settimana dai Porter-Bowels, che<br />
tornavano da una crociera nel Mediterraneo. Karina aveva una<br />
gamba ingessata per una lussazione in cui era incorsa quando era<br />
ancora sul suolo africano; e Robin era particolarmente eccitato per<br />
un tappeto che era riuscito ad acquistare in non-sapeva-più-quale<br />
pulcioso negozio del Cairo.<br />
Era stato un week-end tranquillo. Quello che ci voleva per decidere<br />
una cosa tanto importante, Jaap le aveva detto sfiorandole<br />
un orecchio in attesa degli aperitivi.<br />
Erano soli nella grande stanza, davanti alla finestra sul giardino;<br />
in una posa stereotipa da feuilleton. E già in quell'occasione,<br />
quando aveva cercato di informarsi casualmente dei piani della<br />
Purple, le era sembrato che lui ci girasse intorno, che tirasse via;<br />
per poi raccontarle solo parzialmente la verità. Insomma, sembrava<br />
che a lui andasse e non andasse.<br />
Lei aveva pensato che si trattasse del rischio economico, o dei<br />
finanziatori. Forse chi metteva il denaro non riscuoteva la stima di<br />
Jaap, la sua fiducia. E si era fermata a quella prima ipotesi un po'<br />
pensando di avere centrato il motivo, un po' perché la vita ci<br />
27
chiama comunque e in qualunque momento da qualche altra parte:<br />
che le cose su cui stiamo riflettendo siano importanti o no.<br />
Dopo tutto non c' era da lasciarsi sconvolgere. I finanziatori<br />
cambiano, così come cambiano le linee editoriali. Né più e né meno<br />
di come cambiano le stagioni; una segue l'altra in un circolo<br />
tutto sommato tanto naturale quanto necessario. E poi non voleva<br />
aumentare i problemi e con essi la distanza da lui.<br />
Solo a fusione avvenuta le aveva parlato dell'acquisto di alcuni<br />
ripetitori in Grecia e a Malta; ed era saltato fuori che la New Purple<br />
International (c’era stata una gemmazione all’ultimo momento<br />
in cui lui era stato coinvolto) aveva un preciso interesse per i fruitori<br />
televisivi delle coste mediterranee dell'Africa.<br />
Ma lei non aveva ancora capito nulla.<br />
Quel week-end avevano fatto l'amore su un Abadé che i padroni<br />
di casa avevano messo a loro disposizione, insieme alla<br />
stanza sul cui pavimento il tappeto si spiegava con non-chalance.<br />
Ma solo dopo aver prestato la loro attenzione, percettivi e partecipi,<br />
a quanto avevano raccontato gli amici circa i cambiamenti<br />
che avevano trovato al Cairo. Perfino Midan el-Tarir era stata<br />
messa sossopra. E questo già nell'83 per i lavori della Metropolitana.<br />
I due - Karina con una gamba inalberata su di un pouf rosa antico<br />
- avevano spiegato come il centro della capitale fosse stato<br />
abbellito, rimodernato - impreziosito?, ma sì ! - con l'aiuto di moderni<br />
architetti e imbianchini di grido.<br />
Per quanto il Cairo, per fortuna, rimanesse la meravigliosa antica<br />
città musulmana che era sempre stata.<br />
E Karina non aveva mancato di darle una delle solite stoccate.<br />
Ormai i copti - e i cristiani in genere - in Egitto “non esistevano”.<br />
Se mai erano esistiti negli ultimi quindici secoli, aveva poi puntualizzato<br />
largheggiando nel computo del tempo dall'invasione di<br />
Amr.<br />
Più che preoccuparsi di illustrare il suo pensiero, Karina tendeva<br />
a percorrere tutti i possibili itinerari sfavorevoli alle “illusioni<br />
cristiane” , come lei diceva.<br />
28
Tralasciando qualche smagliatura storica e l’avversione teologica<br />
della padrona di casa - come si poteva e si doveva fare -, la ginnastica<br />
sul finissimo Abadé era andata per il meglio.<br />
Come al solito? Quasi.<br />
Solo una cosa avrebbe potuto insospettirla, l'ombra d'un sorriso<br />
che Jaap s'era lasciato sfuggire quando, scherzando, gli ospiti<br />
avevano accennato al caso del musulmano che aveva chiesto a sua<br />
moglie “particolari” prestazioni erotiche, sollecitato dalla visione<br />
di un programma hard su un canale di produzione occidentale.<br />
Avevano anche ridacchiato degli sviluppi. E lei sogguardando<br />
il marito aveva colto quell'espressione che al momento aveva classificato<br />
divertita, o semplicemente ironica; per quanto le fosse<br />
sembrato di non comprenderla fino in fondo. Jaap aveva sorriso<br />
brevemente, con un'aria strana che le sembrava ancora di ricordare.<br />
Ma solo dopo avere rivisitato la scena, qualche tempo dopo, vi<br />
aveva scorto il filo nero della profezia. Insieme ad un'angoscia segreta<br />
intrecciata alla “saputa” capotica insicurezza del marito.<br />
Aveva impiegato sei mesi - forse troppo, a dire la verità - per<br />
rendersi conto che la Purple – attraverso quella gemmazione - si<br />
trasformava da S.p.A. della carta stampata in partner di una famiglia<br />
di distribuzione televisiva nel settore hard. Questo godendo<br />
della professionalità e delle conoscenze di suo marito.<br />
Sei mesi erano stati davvero troppi, ma - visti i risultati - si poteva<br />
dire che ne fosse valsa la pena. Anche se con amara ironia.<br />
Era stato l'inizio della fine.<br />
Quando gli aveva chiesto spiegazioni più dettagliate, Jaap si era<br />
mostrato prima velatamente reticente, poi scherzosamente riluttante,<br />
quindi aveva ammesso tutto. Non negava le proprie responsabilità<br />
nell'affare, passate, presenti e future. Con uno sguardo in<br />
cui la vergogna si era mescolata alla rabbia e alla minaccia.<br />
E già in quell'occasione le aveva fornito tutte le indicazioni necessarie.<br />
Aveva detto: è una nuova vita, la mia nuova vita. Sì, avevano<br />
acquistato dei ripetitori, e ne gestivano il traffico con il vicino<br />
oriente. Gli scopi? Pubblicitari, cos'altro? Dovevano fabbricare<br />
denaro per gli altri e per loro stessi. Affinché l'azienda non affondasse<br />
e la gente continuasse a mangiare, e dormisse al coperto.<br />
29
Con un tetto sulla testa, come avevano fatto loro due fino a quel<br />
momento.<br />
Non era giusto così?<br />
Cosa poteva farci, lui?! Porno, hard!? Ma che significato hanno?<br />
Sono parole, immagini. Anzi, ombre colorate. Tutto cambia; il costume<br />
come la tecnologia. E' un nodo che non si può sciogliere.<br />
Una situazione contro cui non si può lottare!<br />
Aveva pronunciato quelle parole come fossero una dichiarazione<br />
di indipendenza. Ma questo lei non lo aveva colto subito. Si<br />
era solo detta come le riuscisse difficile – a quel punto – credere<br />
che gli dispiacesse, come invece lui voleva farle intendere.<br />
Rivisitando nella memoria gli avvenimenti di quel lontano sabato<br />
pomeriggio, le era addirittura sembrato che, nell'atto di raccontarle,<br />
lui avesse provato un certo sollievo. Come se si fosse liberato<br />
di qualcosa che gravava sul suo stomaco.<br />
Questo prima di farsi minaccioso, e un po' distante. Prima di<br />
allargare la sua malevolenza fino a tentare di colpevolizzare lei che<br />
“aveva sempre mancato di solidarietà” nei suoi confronti. “Sapeva<br />
quanto lei non condividesse le sue scelte!”.<br />
Liberato dalle strettoie di un equivoco?<br />
Non gli aveva risposto nulla. Aveva solo cercato di capire bene.<br />
Almeno di cominciare a capire bene. Di riconoscere il punto<br />
in cui si trovavano, in cui lei si trovava.<br />
Ma questo sarebbe avvenuto solo un po' alla volta. Lentamente<br />
anche se decisamente. Come un soggetto che si avvicini mettendosi<br />
sempre più all’interno della distanza necessaria a una chiara,<br />
precisa focalizzazione. Non era stata cosa facile, anche se alla fine<br />
aveva dovuto definirla convincente, la sua percezione di quanto<br />
stava accadendo.<br />
Ricordava perfettamente l'intonazione e il suono di quella sorta<br />
di domanda conclusiva con cui lui aveva pensato di liquidare l'argomento:<br />
cosa poteva farci lui?<br />
Ma perché non chiedersi: come gli riusciva di farlo, a lui?<br />
Quell'esperienza le aveva fatto capire come la vita, da un certo<br />
punto in poi, è fatta di profondità. Richiede solide fondamenta.<br />
30
Quando si è giovani si può rimanere superficiali. Neutrali rispetto<br />
a certi valori e a certe scelte. Magari addirittura mancare della coscienza<br />
di determinati problemi.<br />
Ma quando si raggiunge la maturità, le cose scendono in noi,<br />
scavano. Tentano di sistemarsi su un qualche fondamento. E noi<br />
siamo irrequieti finché non abbiamo risolto la dinamica, l'equilibrio<br />
di quelle “masse interiori”.<br />
L'amore, il lavoro, il rapporto con noi stessi, con gli altri.<br />
Dapprincipio - accanto a Jaap che disponeva di una quieta ma<br />
brillante dialettica - le era sembrato di aver risolto tutti i suoi problemi.<br />
Era giunta a una sorta di calma interiore. Una sorta di serena<br />
e allo stesso tempo movimentata felicità.<br />
Ma la verità era che, piuttosto che la capacità di risolvere i problemi,<br />
piuttosto che acquisire una visione del mondo e della vita,<br />
aveva acquistato l'abitudine a discutere, l'abilità in un gioco intellettuale,<br />
piuttosto che la sicurezza di autentiche convinzioni. L'abitudine<br />
a tirare di scherma, a riscuotere intelligenti vittorie di parole,<br />
niente di più.<br />
E la natura esistenziale di quella differenza aveva potuto giudicarla<br />
allorché era venuta a conoscenza della catena di ripetitori.<br />
Che purtroppo neanche era stata la più grande delusione ricevuta<br />
da lui.<br />
Doveva arrivare ancora più in fondo.<br />
Ma lei non voleva finire alcolizzata o suicida.<br />
Non voleva gettare via la vita. Semplicemente si rifiutava di entrare<br />
nel mondo di Jaap. A qualsiasi costo.<br />
Ormai non riconosceva più alcuna comunione con lui.<br />
Guardò l'ora. Tardi. Doveva uscire.<br />
Aveva un appuntamento con una cliente che avrebbe accompagnato<br />
da Beekhuizen. Era la moglie di un alto ufficiale della<br />
NATO che tra poco sarebbe andato in pensione. Prima di allontanarsi<br />
dall'Europa, l’americana voleva “fare il pieno” - parole sue<br />
- di cose belle. Peltri antichi fra le altre.<br />
Beekhuizen era quello che ci voleva. Lei nutriva un grande fiducia<br />
in quella ditta.<br />
31
Per la verità, per disporre bene la donna, avrebbe voluto darle<br />
appuntamento al vecchio Papeneiland, sul Prinsegracht. Il frontone<br />
a gradini che sormontava l'antico café, con la sua mescolanza di<br />
pietre bianche e mattoni così tipica di Amsterdam, l'avrebbe aiutata<br />
ad “annunziarle” un po' di architettura locale. E Guglielmo il<br />
Taciturno, a cui il canale doveva il nome, le avrebbe dato modo di<br />
sguazzare un po' nella storia patria. La rivolta contro gli Spagnoli,<br />
di cui il Taciturno era stato l'eroe, era un argomento sufficientemente<br />
romantico per affascinare la moglie di un alto ufficiale. Tutto<br />
per preparare il palato della cliente, probabilmente naif, alla raffinatezza<br />
dei peltri e agli zeri sui cartellini.<br />
Ma poi i piani erano cambiati. La donna le aveva telefonato<br />
spiegandole che all'ultimo momento suo marito le aveva detto che<br />
non poteva accompagnarla. E che quindi non c'era bisogno di fissare<br />
la camera in albergo, lei sarebbe comunque ripartita in giornata.<br />
A questo punto far percorrere alla cliente, da sola, il tratto dalla<br />
stazione centrale al Papeneiland - con “psicologia scout”- poteva<br />
disporla male agli acquisti. Perché quella non era il tipo da prendere<br />
un taxi. Così aveva scelto l' Eerste Klas della stazione centrale,<br />
per incontrarsi. Era un café antichissimo, che si presentava molto<br />
bene. Anche se non quanto il Papeneiland, a suo giudizio. Comunque<br />
era uno dei più bei bruine kroegs.<br />
Non c'era altro da fare. Non voleva correre il rischio di indispettire<br />
l'altra; di trovarsela fra le braccia stanca morta e maledettamente<br />
in ritardo. O magari di non sapere mai se avesse poi raggiunto<br />
la città.<br />
Mentre si vestiva e compiva le ultime operazioni necessarie<br />
prima di lasciare casa, continuò a ripetersi che forse la cosa sarebbe<br />
andata anche meglio.<br />
Le avrebbe parlato delle polemiche sorte sulla scelta del luogo,<br />
e delle difficoltà per costruire la stazione centrale sul fiume IJ. E<br />
delle conseguenze di tale scelta.<br />
Poi le avrebbe spiegato come questa poggiasse su tre isole artificiali<br />
e ottomilasettecento palafitte. Bla bla bla.<br />
L'acqua rimaneva il soggetto più affascinante per coloro che<br />
visitavano l'Olanda. Più o meno coscientemente. Ma prima voleva<br />
32
scrivere quelle poche righe che da tempo aveva intenzione di inviare<br />
a suo padre.<br />
Gli doveva quel chiarimento. Non poteva girarci intorno. Avrebbe<br />
impiegato solo qualche minuto.<br />
Ti scrivo a proposito di quanto ti ha già accennato la mamma.<br />
Non volevo comunicartelo a distanza, ma le cose sono quelle che<br />
sono.<br />
Jaap e io abbiamo deciso di separarci al più presto. Anzi di fare<br />
annullare il nostro matrimonio, se sarà possibile. Un atto forse<br />
semplicemente simbolico ma che a questo punto ritengo necessario.<br />
Fra l’altro, dopo tutti questi anni di vita in comune, ho scoperto<br />
che non ha mai avuto intenzione di darmi dei figli, e che le mie<br />
due gravidanze sono state solo frutto della sua disattenzione. Inoltre,<br />
cinque anni fa, in occasione della famosa operazione di appendicite,<br />
si è fatto praticare la deferentectomia per evitare di incappare<br />
in altri “spiacevoli incidenti”.<br />
Ed io che mi sentivo responsabile mentre lui si impasticcava e<br />
giocava con la chirurgia ambulatoriale!<br />
E' una cosa complicata a raccontarsi per lettera. Il succo è che,<br />
durante un ricevimento del sindaco, un amico alquanto brillo ha<br />
chiesto a Jaap se io poi avessi gradito il regalo che mi aveva fatto,<br />
cinque anni prima.<br />
Quel medico lo conosco anch'io. Abbiamo scherzato e riso<br />
tutti insieme. Ma non riuscivo ad immaginare a cosa alludesse,<br />
non l'avevo collegato con l'esercizio della sua professione. E’ un<br />
chirurgo internista( si dirà così?), oltre ad essere un ginecologo alla<br />
moda. E cinque anni prima aveva asportato l'appendice di Jaap.<br />
Ma lo sguardo allusivo che mi ha lanciato, dopo quel ridere per<br />
me assolutamente immotivato, mi ha spinto a chiedere spiegazioni<br />
una volta tornati a casa. Jaap prima ha cercato di scherzare, poi,<br />
quando l'ho minacciato di telefonare e chiedere io stessa all'altro a<br />
cosa avesse alluso, mi ha confessato l'aspetto “segreto” di quella<br />
appendicectomia.<br />
Come puoi immaginare è stato un colpo unico; anche se non<br />
l'unico colpo che mi ha fatto prendere la decisione. Certamente<br />
33
mamma ti avrà detto del suo nuovo lavoro. E' stata una cosa incredibile.<br />
Saprai anche dei suoi “colpi di testa”.<br />
Jaap ammette tutto, ed è disposto a riconoscere la verità davanti<br />
al tribunale ecclesiastico. Ho già un amico avvocato che se<br />
ne sta interessando.<br />
A scanso di equivoci ( o, meglio, a difesa da pericolosi ripensamenti),<br />
gli farà rilasciare una dichiarazione giurata in presenza di<br />
un notaio, in cui Jaap precisi le sue intenzioni al momento del nostro<br />
matrimonio e le sue responsabilità. Non ha mai voluto avere<br />
figli, e assumeva medicinali per evitarli prima di farsi praticare la<br />
vasectomia.<br />
Ti racconto tutto questo per rasserenarti per quanto possibile.<br />
Mi dispiace rattristarti, come mi dispiacciono i fastidi a cui stai andando<br />
incontro a causa della lontananza della mamma.<br />
Devo chiederti ancora un favore. Mamma mi ha parlato del<br />
piccolo nomade. Potresti informarti se la Mezzaluna Rossa lo affiderebbe<br />
a “persona degna ed economicamente in grado di mantenerlo”.<br />
Mamma dice che il ragazzino non è circonciso. Questo significa<br />
che non è musulmano, e che quindi la Mezzaluna Rossa locale<br />
potrebbe essere felicissima di liberarsene, se solo potesse consegnarlo<br />
in mani “tecnicamente” sicure. Io potrei avanzare la mia richiesta<br />
facendola appoggiare da un paio di uomini politici tunisini.<br />
Ho qualche amicizia all'Ambasciata di quel Paese.<br />
Potrà bastare? Le leggi in Egitto facilitano il crearsi di questi<br />
legami? Ti prego di informarti. E magari di interpellare un avvocato,<br />
se ti capita di averne uno sottomano che non sia un ciarlatano<br />
succhiasoldi.<br />
Ti abbraccio, ti ringrazio, e...non preoccuparti. In qualche modo<br />
me la caverò. Il matrimonio è come tirarsi un dente guasto: se<br />
si sbaglia dente, è tutto inutile.<br />
Spero di vederti presto.<br />
34
4<br />
Il posto in cui mi sono rifugiato è a ovest della città vera e<br />
propria. Molto caratteristico. Sono stato allettato da quello che me<br />
ne diceva l'agenzia. Anzi violentemente sospinto verso di esso.<br />
Agami è da poco assurta ai fastigi della gloria consumisticobalneare.<br />
Ed è la zona che fa per Corrie. Tranquilla ma non troppo.<br />
Fuori, più che dentro la città. Nostra figlia potrebbe abbandonarsi<br />
a una vacanza araba e a un soggiorno all'europea. Compresi<br />
fax e internet.<br />
Nello scegliere la località - lo stesso giorno in cui sei ritornata<br />
in Europa - chiesi di poter tentare il soggiorno in un’abitazione<br />
locale. All'agenzia mi fu detto che era cosa praticabile. Se volevo,<br />
avrei potuto disporre di una costruzione non isolata, a ridosso di<br />
altre quattro o cinque abitate da contadini e gente del porto. Chiedevano<br />
un prezzo ragionevole.<br />
Il gruppo di costruzioni è ai margini di Agami, una sorta di<br />
Marbella - o Saint-Tropez ?!? - egiziana. Il quartiere è il più occidentale<br />
ed occidentalizzato di Alessandria. La mia casa è praticamente<br />
stretta fra altre due. Una è quella di un contadino che ha<br />
piccoli commerci a Burg-el Arab, un villaggio su di una vicina collinetta;<br />
l'altra appartiene a un signorotto del luogo, grassoccio e<br />
sussiegoso, che al momento la occupa con un paio di mogli. Mi<br />
hanno detto che è di Burg el-Arab e che ha sostanziosi interessi ad<br />
Alessandria. Al momento abita qui perché sta facendo sistemare<br />
una ben più ampia dimora ad Anfushi, il quartiere turco di Alessandria,<br />
dove ha intenzione di trasferirsi.<br />
Non ti nascondo le difficoltà del mio risiedere in questo esilio<br />
dorato, fra queste sabbie del litorale marino che si fanno poi desertiche<br />
addentrandosi verso la depressione del Quattara. Sabbie e<br />
mare divini, a tratti popolati da mucche e capre che le raggiungono<br />
in impensate derive insieme ai loro giovanissimi pastori. Con i<br />
musi a fiutare l'aria, si direbbe che siano loro stesse agguantate da<br />
35
problemi metafisici, oltre che da acciacchi esistenziali e necessità<br />
trivialmente quotidiane.<br />
Il Mercedes mi dà una sufficiente indipendenza. Ma guidare su<br />
e giù per queste strade, verso Marsa Matruh o verso Damietta,<br />
per cambiare itinerario, alla fine stanca.<br />
Le coste sono meravigliose, specie quelle sul versante occidentale,<br />
per quanto i fondali marini non possano competere con quelli<br />
del Mar Rosso.<br />
Agami, fino a poco tempo fa, era un luogo di confine fra il<br />
Mashreq e il Magreb. Vale a dire lo spartiacque fra l'unità linguistico<br />
culturale che dall'Egitto raggiunge a est l'Iraq, e il mondo arabo-occidentale<br />
che normalmente viene indicato con l'espressione<br />
di Magreb.<br />
Ma neanche questo è più vero perché il territorio alla sinistra di<br />
Agami è stato ampiamente colonizzato dal turismo locale e straniero.<br />
In cerca di fresco nelle stagioni torride, e di investimenti per<br />
tutti i dodici mesi dell'anno. Islamico e non.<br />
A dispetto della sabbia chiara e degli scorci particolarmente<br />
suggestivi, spesso rimango a casa a leggere, a sonnecchiare, ad ascoltare<br />
la radio o a guardare la televisione che, per quanto incomprensibile,<br />
ammannisce un ventaglio di sconosciute caramellose<br />
soap-opera che mi tengono blandamente incuriosito per un<br />
certo numero di minuti. Vellicano in me zone da tempo invellicate.<br />
Poi passo disperatamente ad altro.<br />
Ho fatto amicizia con il proprietario dell'altra casa. E' un tipo<br />
singolare. Strano quanto è possibile immaginarlo, sebbene sia un<br />
uomo perfettamente normale. Credo che sia uno dei tipi dell'egiziano<br />
moderno. Ben piantato nelle tradizioni ma anche proclive a<br />
subire il fascino accattivante del progresso. Un uomo che, senza<br />
lasciare del tutto le strettoie medievaleggianti dei padri, è stato<br />
conquistato - sino al plagio, in alcuni casi - dalla vita occidentale<br />
ed occidentalizzante.<br />
A tratti sembra preda di un gruppo di irresistibili sirene.<br />
Ma non voglio apparire ai tuoi occhi un detrattore della moderna<br />
comunità egiziana. Un nemico silenzioso di questa splendi-<br />
36
da dolorosa terra già appartenuta ai Faraoni; o, peggio, dei suoi abitanti.<br />
Non lo sono affatto.<br />
Gli interessi di Mulid - questo è il nome dell'uomo - sono particolarmente<br />
decisi, e uno di essi è la giovane serva - dal seno florido<br />
e provocante - con cui mi capita di vederlo parlare spesso.<br />
Anzi, che ho sorpreso ad essere da lui brancicata dietro casa.<br />
Questo prima che i due si rendessero conto delle mie abitudini<br />
alquanto “casalinghe”.<br />
Altro interesse di Mulid è la medicina. Parlandone, il suo occhio<br />
s'accende di allegria, il volto gli s'illumina.<br />
Ma non la medicina che conosciamo noi. Dea per metà benefica<br />
e per metà bendata. Ricca della farmacopea e delle terapie in cui<br />
attualmente sono sfociate le radici ippocratiche. Mulid è affascinato<br />
da qualcosa che è un miscuglio del progresso - il successo dell'attuale<br />
medicina – e di realtà più antiche, autoctone: addirittura<br />
dai mezzi e dagli strumenti che la sua personale “cultura” riesce a<br />
valutare.<br />
Nella “sua” medicina non potrebbe entrare il laser; e a stento<br />
vi è spazio per la radiologia. Siamo lontani dalle odierne normali<br />
cure mediche. Sotto certi aspetti, l'uomo si è fermato alla carrucola<br />
mentre noi siamo al chip.<br />
In tutto questo vi è forse della barbarie, lo ammetto,<br />
ma...tant'è!<br />
Per oggi non posso dirti altro.<br />
Il modem come al solito fa capricci, e devo chiudere la lettera e<br />
consegnarla al garzone che sarà qui fra breve. Così potrà essere all'aeroporto<br />
di Alessandria in poco più di mezz'ora, per prendere il<br />
volo della sera. E tu potrai leggermi - con un po' di fortuna -, doman<br />
l'altro.<br />
Mi manchi.<br />
Di Corrie non mi dici niente o quasi.<br />
Qui è tutto pronto per riceverla. Potrebbe anche avere una<br />
macchina sua, una piccola Mini che funziona perfettamente dopo<br />
37
l'ultima revisione. Parlagliene. E abbracciala forte da parte mia.<br />
Comunque ho intenzione di scriverle domani stesso.<br />
Aspetto con ansia di conoscere le novità, se non addirittura la<br />
data del tuo (meglio, del vostro) arrivo.<br />
Questa lettera probabilmente avrà un certo odorino.<br />
Scusami. Ho le mani sporche di un cacio che oggi mi è stato<br />
regalato da colui (Mulid). Un formaggio freschissimo e gustoso<br />
che, a suo dire, proviene direttamente dalla zona di Wadi Natrun<br />
ed è opera di un collaboratore dei monaci di Deir Abu Maquar.<br />
Un uomo che, quando è libero dal suo impegno di autista di un<br />
potente Massey Fergusson che usa nelle coltivazioni dei suddetti<br />
monaci, dedica il tempo e la fantasia ai derivati del latte.<br />
Devo concludere la lettura di un capitolo di Von Clausewitz.<br />
Fuori è fresco e umido. Il cielo d’Alessandria è ombreggiato di<br />
nuvoli, stanotte. Avessi imparato a riconoscere la Chioma di Berenice<br />
- come tante volte tu hai cercato di insegnarmi -… a questo<br />
punto non mi servirebbe a nulla! Anche per questo non mi riesce<br />
di piangere sulle mie carenze astronomiche; e non mi decido ad<br />
applicarmi a quella bella scienza con sufficiente tenacia.<br />
Rilesse la lettera.<br />
Di sua figlia parlava poco. Oltre al fatto che non avrebbe saputo<br />
cosa dire. Conosceva le due donne. Qualunque consiglio, qualunque<br />
accenno, avrebbe gravato sui loro nervi già stanchi. In famiglia<br />
avevano sempre cercato di essere concordi nelle decisioni, e<br />
di ascoltarsi l'un l'altro. Ma da lontano si va male a intervenire.<br />
Con quale coraggio proporre suggerimenti? E come lenire gli animi?<br />
Ma avrebbe fatto del suo meglio perché sua figlia lo sentisse<br />
vicino nella difficile occasione. In quell'imprevedibile momento.<br />
La parola “imprevedibile” gli pesò sul cuore. Gli sembrava una<br />
giustificazione con cui mettere a tacere i propri sensi di colpa. Ma<br />
se non era facile dire cosa significasse nella fattispecie ‘imprevedibile’,<br />
neanche era facile dire cosa potesse significare “prevedibile”.<br />
E quali fossero le sue responsabilità nella faccenda; o quelle della<br />
38
moglie. A volte è più facile sfuggire alla nostra responsabilità che<br />
giudicarla obiettivamente.<br />
I problemi di Jaap erano simili a un fondale che la bassa marea<br />
avesse fatto affiorare improvvisamente. Erano lì da sempre senza<br />
che nessuno ne avesse mai sospettato l'esistenza, o la pericolosità.<br />
Solo sua figlia aveva potuto scoprirli. Nell'intimità ancora cieca del<br />
loro matrimonio.<br />
Dovevano essere piombati nella sua immaginazione, pressanti,<br />
ingombranti. Dalla massa enorme, eccessiva, che prima l'aveva<br />
piegata a capitolazioni e a rinunce, e quindi l’aveva convinta a passi<br />
decisivi.<br />
Lui aveva sempre sospettato che Jaap Kaalmart “fosse molto<br />
di più” di quanto non desse a intendere.<br />
Lo riteneva più furbo che intelligente. Di un'astuzia capace di<br />
coprire le proprie magagne, di aggirare le difficoltà che lo fronteggiavano,<br />
quando non poteva superarle di forza. Doveva essere un<br />
uomo che mancava di una visione d'insieme, di motivazioni ideali.<br />
Una volta si sarebbe detto privo di princìpi; ora sarebbe stato più<br />
semplicemente definito come un uomo che mancava di immaginazione,<br />
una persona il cui progetto era succhiare dai progetti degli<br />
altri.<br />
Un'attività parassitaria a cui si prestavano il suo sorriso, la sua<br />
naturale eleganza, il possesso di numerose nozioni che però non<br />
erano riuscite a collegarsi in una visione personale.<br />
Né in autentica energia produttiva.<br />
Ma lui non aveva avuto di tale fatto una coscienza fulminante,<br />
un'improvvisa folgorazione. L'aveva scoperto poco per volta. E<br />
purtroppo questa percezione solo graduale aveva compiuto un<br />
cammino parallelo all'innamoramento di sua figlia.<br />
Così, quando ne aveva saputo ancora tanto poco da non avere<br />
il coraggio di parlarne, sarebbe stato il momento in cui sua figlia<br />
avrebbe ancora potuto accettare le sue riflessioni, i suoi avvertimenti.<br />
A quel punto vi era ancora spazio in lei per ascoltare.<br />
Poi, mentre quei timori acquistavano corpo a causa della frequentazione<br />
di Kaalmart, anche il sentimento di lei s'era irrobustito.<br />
Così che, alla fine, dirle quello che pensava dell'uomo, comunicarle<br />
le sue conclusioni - i suoi sospetti, perché comunque si trat-<br />
39
tava solo di sospetti -, si sarebbe incrociato con il di lei innamoramento<br />
già compiuto. Con una situazione in cui l'amore era già<br />
vissuto da Corrie come un necessario abbandono al compagno.<br />
Quasi il dovere di una fiduciosa deriva verso Kaalmart.<br />
Un atto che per lei era anche il primo staccarsi dal solido e solito<br />
mondo degli affetti familiari. Non era più la loro Vij, ma Corrie,<br />
un essere finalmente adulto, pronto ad allontanarsi, a salpare<br />
verso le novità del mare aperto. Verso il futuro nascosto, lontano,<br />
invisibile per definizione. Occultato dall'inconoscibilità come l'orizzonte<br />
occulta - decisamente quanto immancabilmente - tutto<br />
ciò che è dietro di esso per la curvatura della terra, per la stessa fisica<br />
dei corpi celesti.<br />
Esistono momenti nella vita in cui ci si slancia verso gli altri, si<br />
sente quasi il bisogno fisiologico di fidarsi di loro. Di affidarsi a<br />
loro.<br />
E nulla vale a fermarci, a farci ragionare.<br />
Insomma, tutto aveva cooperato.<br />
Era stata una cosa triste e angosciosa; sotterranea quanto costantemente<br />
presente. Invisibile, per quanto lui l’avesse sentita sulla<br />
groppa come la famosa scimmia.<br />
Non che non avesse tentato di dirglielo, di sussurrarglielo in<br />
un modo non offensivo, indolore. Ma ogni volta che tentava di<br />
farlo, Corrie gli rispondeva in una maniera molto femminile, in cui<br />
lui non riusciva a distinguere il grado di comprensione dei fatti da<br />
parte di sua figlia.<br />
Neanche a parlarne di separare la coscienza della verità della<br />
giovane donna dalle speranze che lei nutriva.<br />
Tutto era sommerso nella densa nebbia dell'innamoramento;<br />
nell'intensità dei sentimenti di dono di sé, di desiderio, di possesso,<br />
e di protezione, che Kaalmart era riuscito a risvegliare in lei, e<br />
che ogni giorno la legavano sempre di più.<br />
E quando aveva cercato di discuterne con sua moglie, lei lo aveva<br />
preso in giro. Gli aveva detto che nel nord civilizzato i genitori<br />
non si impicciano di cose tanto delicate, intime, quanto l'amore<br />
e la vita di coppia dei loro figli.<br />
40
L'aveva stuzzicato, e anche un po' irriso, convincendolo non<br />
solo che erano la gelosia e l'egoismo alla base dei suoi sospetti, ma<br />
che nello stesso comunicare a lei i suoi dubbi vi era semplicemente<br />
l'inconscio desiderio di non voler rimanere solo a fronteggiare<br />
le proprie angosce, piuttosto che la volontà di chiarire il punto.<br />
Il suo era un modo per evirare il futuro amante della figlia. Insomma<br />
si trattava del trito complesso di Edipo; e della sua esasperata<br />
sensibilità.<br />
Gli aveva anche detto che, se ne avesse parlato a Corrie, si sarebbe<br />
dimostrato poco intelligente. Avrebbe attaccato Kaalmart<br />
proprio dove era più forte. Corrie non avrebbe ritirato la propria<br />
fiducia nel compagno. Era in gioco proprio la lealtà che loro le avevano<br />
insegnato; oltre alla sua particolare lealtà di donna. Ci pensasse<br />
un po' su!<br />
E lui ci aveva pensato. Se non poteva ottenere nulla, meglio<br />
non creare problemi, non agitare ombre. Meglio farsi da parte e<br />
stare zitto.<br />
E aveva iniziato a tacere. Anzi, aveva imparato così bene a tacere<br />
che sua figlia - non sua moglie - aveva immaginato che avesse<br />
cambiato idea su Jaap. Ma se qualcosa era cambiata nel suo atteggiamento,<br />
lui non aveva cambiato affatto idea. Era accaduto<br />
che le idee si fossero confuse un po', questo sì. Avevano perduto<br />
lo smalto brillante dell'intuizione per la nebbia causata dalle parole<br />
sprezzanti di sua moglie, e da quelle sordamente addolorate della<br />
figlia.<br />
S'era arrivati in tal modo a quel punto.<br />
E Saskia, che allora non gli aveva dato ragione, aveva voluto<br />
andare da sola lassù, dove conosceva la mentalità della gente,<br />
l'ambiente. Dove avrebbe saputo cosa dire e quando. Dove avrebbe<br />
saputo trovare le parole e sfruttare le occasioni. Era casa<br />
sua. Lui era un po' goffo; tanto preoccupato e così offensivamente<br />
sincero.<br />
Era l'ultimo che dovesse ficcarci il naso, con il suo tatto da elefante.<br />
Per questo era solo. Alloggiato in quel quartiere che una volta<br />
era stato quasi esclusivamente europeo. A passeggiare lungo la<br />
41
Corniche alessandrina, e ad allungare gli occhi su un mare dai colori<br />
intensi, dai cieli alti e infinitamente stellati.<br />
In una situazione d'attesa che si faceva di giorno in giorno più<br />
assurdamente lunga.<br />
Uno stallo di impossibile contraddittoria natura, lì ad Iskanderéia,<br />
nella città che proprio in quel periodo dell'anno prendeva a<br />
farsi turgida di vita e di movimento, gonfia di tutti i cairoti che volevano<br />
fuggire il caldo, e di tutti gli occidentali che inseguivano le<br />
ombre della storia e della letteratura.<br />
Prese fra le mani i fogli, quasi li soppesò un po’ dubbioso. E<br />
gli parve giunto il momento di dissipare il senso di incomprensione<br />
che a tratti sembrava insinuarsi fra loro.<br />
Al telefono, a volte sei brusca. Questo influisce sulle nostre<br />
conversazioni, scarne e insoddisfacenti.<br />
Più che dalle parole, comprendo dalla tua voce i pensieri, le<br />
emozioni. Avverto il tuo nervosismo. E questo mi blocca.<br />
Non so come dirti quello che penso; non so se è il caso di dirtelo.<br />
Per iscritto è diverso. Non mi concentro sui segnali che giungono<br />
alle mie orecchie - grazie alle pensose fatiche di Meucci<br />
all’Avana - per conquistare la morfologia del tuo volto e del tuo<br />
cuore. I brividi elettrici non turbano i miei timpani. Posso nutrire<br />
il mio desiderio di te, il nostro amore.<br />
Siamo nel buio della nostra camera e, trascorsi i primi minuti,<br />
sono pronto a lasciarmi andare. Ti dico, e mi dico. Finché, arrivato<br />
alla fine, concludo che avevo intenzione di parlarti di tutt'altro.<br />
E così desidero subito ricominciare a far correre le parole sul monitor.<br />
Col trascorrere dei giorni il mio “etnocentrismo(sic!) europeo”<br />
si diluisce paurosamente. E devo darmi uno strattone e ricordarmi<br />
di come gli Inglesi qui si radessero e si facessero con cura il nodo<br />
alla cravatta. Come se dovessero prepararsi per una serata a Picadilly<br />
e l'inevitabile cena a seguire, invece che mangiare da gavette<br />
ferrigne e urinare in latrine d'ordinanza. Ed eventualmente combattere<br />
quel disgraziato pesce di Rommel.<br />
42
Così faccio anch'io il nodo alla cravatta, e mi rado con puntualità<br />
svizzera oltre che con un rasoio acquistato da te in quella Confederazione.<br />
Altrimenti avrei paura di dissolvermi in questi colori,<br />
in questo azzurro e bianco polveroso. E nella sabbia lontana ma<br />
sempre presente, portata dal vento in ogni dove.<br />
La sabbia è l'ombra della realtà. Qui non vi è nulla che non ne<br />
accolga almeno un poco. Proprio come l'ombra è l'altra faccia della<br />
luce.<br />
A volte – quando ho paura dello “sciogliersi” della mia vita -<br />
penso a Lawrence; al suo fascino e alla sua tragedia. E alla sua<br />
prosa. “'Di notte eravamo intrisi di rugiada, e annichiliti dagli innumerevoli<br />
silenzi delle stelle”.<br />
O rifletto sulla desertificazione, sulla fame, sulla violenza delle<br />
guerre genocide.<br />
In queste zone, tante cose sembrano andare da lungo tempo<br />
contro la vita, ma nulla è riuscito a cancellare Alessandria dalla<br />
frattura mediterranea.<br />
Dono di Alessandro il Macedone?<br />
Deiezione di un fiume inarrestabile di vita?<br />
Cinica o saggia? Decadente?<br />
O paziente fino all'infinito, perché ciascuno raggiunga la conoscenza<br />
bagnandovi il suo labbro?<br />
Baciando la sua duplice bocca?!<br />
In un certo senso iniziatica?<br />
Comunque è sempre qui!<br />
Scherzo.<br />
N.B. Saperti a combattere da sola lassù, accanto a nostra figlia,<br />
mi inorgoglisce.<br />
43
5<br />
Mulid era un uomo che trovava nella semplicità la sua unica<br />
dimensione espressiva. E doveva aver intuito che il parlare franco,<br />
a mezza strada fra la dignitosa confidenza e la più spudorata delle<br />
confessioni, riscuoteva la sua simpatia di europeo che voleva<br />
smettere per un attimo d'essere se stesso e rituffarsi nel tempo<br />
della giovinezza e dell’avventura. Dell’ingenuo esotismo senza<br />
complicazioni.<br />
Già la seconda volta che l'aveva incontrato gli aveva aperto il<br />
cuore; sotto gli occhi della moglie e della figlia maggiore che stendevano<br />
i panni in terrazza, sufficientemente distanti per non sentire<br />
quanto gli diceva. E gli aveva spiegato che la caratteristica centrale<br />
della sua condizione, come dei suoi progetti, era il fatto d'essere<br />
musulmano.<br />
Tu sei un occidentale - aveva esordito -. Non sei come me. E il<br />
suo discorrere era andato avanti più o meno in quel senso.<br />
La storia ha scavato un solco fra di noi. Un solco tecnologico,<br />
esistenziale. Fatto di scatolette di corned-beef, di sacchi di candida<br />
farina, di fiumi di latte condensato. Di valanghe di cereali in polvere<br />
che ci hanno travolto senza sfamarci. Per non parlare dei chilometri<br />
di fasce, dei laghi di medicinali e delle lingue di ansaplasto,<br />
tante che potrebbero avvolgere la nostra terra più e più volte. Chilometrici<br />
tentacoli rosa, appiccicosi, inamovibili, sterili, inattaccabili<br />
dall'acqua. Sulle nostre ferite, ma anche sulle bocche del nostro<br />
dolore.<br />
Avete cercato di creare un ponte con le vostre farine, con le<br />
derrate alimentari; ma siete stati una tenaglia di mascelle che maciullava<br />
la nostra miseria, che incrudeliva sulle spoglie superstiti.<br />
Un tentativo, insieme, di ridurre a un nulla e inghiottire le nostre<br />
anime.<br />
44
Tu non puoi capire. La nostra è una grande speranza, proprio<br />
come il nostro popolo, l'Umma dei credenti. Noi ci siamo sempre<br />
nutriti di una speranza enorme attraverso i secoli. Una speranza<br />
divina. Che ci è stata portata dal Profeta, da Muhammad. Su di lui<br />
la pace e la benedizione di Dio. Voi non avete una cosa del genere.<br />
O se mai l’avete avuta non l’avete più. In cambio avete la realtà,<br />
il presente. Le portaerei, i cannoni, il napalm. La penicillina. La<br />
chirurgia avanzata, gli organi artificiali.<br />
Le tette di silicone e il cuore di maiale o di scimmia.<br />
Le uova in polvere e il cibo disidratato.<br />
Fu presto evidente quanto la sua visione politica, e la stessa espressione<br />
di essa, fossero il rimaneggiamento più adusto possibile<br />
di letture e discorsi che l'uomo aveva masticato fino a metabolizzare.<br />
Le parole sulle labbra dell’alessandrino erano come i colori di<br />
una elaborata tavolozza. A tratti, brillanti, splendidi, di una impensabile<br />
immediatezza espressiva. Che tradiva una scuola diversa da<br />
quella che l'alessandrino doveva aver ricevuto a suo tempo nelle<br />
polverose aule della sua fanciullezza di fame; ma a dispetto di tutto<br />
assorbita, fatta propria dopo averla gustata.<br />
Voi non avete una cosa come la nostra speranza. E questa è la<br />
forza che ci proietta nel futuro. Nostro e degli altri. Ed è il nostro<br />
orgoglio.<br />
La dignità dell'uomo risiede nella grandezza del suo sperare.<br />
E’ fondamentalismo, questo? Non lo so, non credo. Ma è certamente<br />
Islam. Noi pensiamo che Allah un giorno ci darà quello<br />
che ci spetta. E speriamo che questo giorno sia vicino.<br />
Nel mio caso si tratta di un'altra moglie. E’ la possibilità di avere<br />
magari un figlio maschio.<br />
Che Allah - sia sempre lodato nei cieli e sulla terra - mi conceda<br />
un maschio! A me e alla mia gente. Un maschio per rallegrare<br />
questa mia vita altrimenti sterile, senza sorriso. Senza futuro e<br />
senza gioia. Avere la fondata possibilità di un figlio sarebbe come<br />
rinascere, uscire per una seconda volta dal grembo di mia madre.<br />
45
Tu credi che io voglia sposarmi perché lo sento un'altra volta<br />
duro quando mi struscio contro Jasmine, o quando le sue poppe<br />
di marmo le graffiano la veste con i giovani capezzoli. Lo so che ci<br />
hai visti. Ma non è così. E' piuttosto il fatto di risentirmi giovane.<br />
Di ritornare al tempo dei miei primi sogni. Quando aspettavo tutto<br />
dal cielo, e tutto poteva venire ad allietare la mia vita.<br />
Era una visione superba...Voglio averla ancora.<br />
Allora avevo un vestito che era stato nuovo molto tempo prima,<br />
e tutta la vita davanti. Ora il mio vestito mi sembra sempre<br />
vecchio, anche se l'ho appena comprato. Ma non è una questione<br />
di sesso. E' per sentirmi vivo. Il Profeta - sia sempre su di lui la<br />
pace e la benedizione - mi concede un'altra moglie. Perché dovrei<br />
rinunciarvi?<br />
Poi la moglie e la figlia lo avevano chiamato. E Mulid, che non<br />
si era allontanato senza promettergli di tornare ancora a parlargli,<br />
era scivolato nel seno della propria casa, a badare alle sue faccende.<br />
Quel giorno era stato memorabile anche per un altro motivo.<br />
Aveva preparato - in un angolo del tavolo in cucina - delle uova<br />
il cui albume intendeva usare per un leggero colpo che aveva<br />
preso a una gamba per un movimento sbagliato. Una vecchia ricetta<br />
che risaliva alla sua giovinezza e a qualche esperimento calcistico<br />
terminato in sudore e sangue, o quasi. Una terapia che gli<br />
amici definivano miracolosa, e che la sua stessa nonna aveva decantano<br />
per le sue mirabolanti prestazioni. Soprattutto per la velocità<br />
della cura.<br />
Sul tavolo aveva messo due uova, un po' di farina, e dell'aceto.<br />
Sembrava che il miracolo venisse compiuto dalla farina, perché<br />
l'amido in essa contenuto asciugava l'umidità del gonfiore e migliorava<br />
in breve tempo la condizione del ginocchio.<br />
Per quanto riguardava le uova e l'aceto, nessuno si era mai curato<br />
di spiegargli quale fosse la loro specifica funzione. Lui, di<br />
colpi, ne aveva presi pochi, a dir la verità. Ma il medicamento, in<br />
quei pochi casi, aveva funzionato.<br />
Mulid gli aveva consegnato quella stessa mattina una busta di<br />
plastica che conteneva zucchine di una freschezza semplicemente<br />
46
smagliante. Che lui aveva depositato meccanicamente sullo stesso<br />
tavolo, un attimo prima di prendere una Coca per il “grazioso donatore”.<br />
Per dimenticare poi completamente le cucurbitacee<br />
quando Mulid era andato via.<br />
Ma non le aveva ignorate Amina. Arrivata mentre i due uomini<br />
parlavano sulla veranda davanti casa, la donna s'era affrettata ad<br />
usare uova e farina con i freschissimi ortaggi, dopo aver tagliato<br />
questi ultimi in fette lunghe ed uguali.<br />
Cosa c'era di meglio di zucchine all'uovo, fritte nell'olio bollente<br />
e poi leggermente spruzzate di aceto!?<br />
Avevano riso tutti al fraintendimento. Prima Amina e il piccolo<br />
Farouk, e poi lo stesso Mulid che, facendo seguire i fatti alle<br />
minacce, era tornato lo stesso pomeriggio per concludere il discorrere<br />
del mattino, troncato - proprio “nel bel mezzo”, a suo dire<br />
- dalle donne della famiglia.<br />
Il ginocchio, per fortuna, era migliorato da solo.<br />
Carissima, di nuovo a te: “un po' per celia e un po' per non<br />
morire”!<br />
Non so citare con precisione i versi del libretto, ma in alcuni<br />
momenti è proprio così. Tutto mi preme addosso. Fino a poco fa,<br />
avvertivo addirittura una sorta di incombenza negativa. Quasi fossi<br />
qui soltanto perché potesse raggiungermi il peggio.<br />
Avevamo pensato a un viaggio che potesse ricapitolare il nostro<br />
matrimonio, che celebrasse gioiosamente il nuovo inizio. Che<br />
mi aiutasse dopo che ero stato giubilato. Invece ci siamo ritrovati<br />
a fronteggiare qualcosa sgradevolmente nuova. E ad essere separati,<br />
e distanti forse anche nelle soluzioni da adottare.<br />
Mulid, l'uomo di cui ti ho parlato nell'ultima lettera, è un tipo<br />
strano e in un certo senso affascinante. Affascinante anche per il<br />
modo in cui è affascinato dal progresso occidentale, dalla moderna<br />
cultura che lui vede provenire allo stesso tempo dall'America-<br />
USA - un po' troppo lontana per i suoi gusti - e dall'Europa. Continente,<br />
invece, dietro l'angolo. Che condivide il Mediterraneo con<br />
il mondo arabo e con popoli musulmani, e quindi con lui stesso.<br />
47
Ultimamente abbiamo approfondito la nostra conoscenza.<br />
Dopo un casuale, ulteriore quanto fugace incontro sul retro della<br />
casa - dove lui di solito agguanta la servetta -, non ci eravamo più<br />
visti. Poi, ieri, giostrando con l’inglese di cui dispone, mi ha portato<br />
un cesto di frutta e mi ha fatto i complimenti per il vecchio<br />
Mercedes preso in affitto, ora solitamente parcheggiato davanti<br />
casa.<br />
Non sapevo cosa dire. Dapprima ho pensato che avesse adocchiato<br />
la macchina e la volesse in prestito. Di quello neanche a<br />
parlarne! Comunque sarebbe stata buona tattica ricambiare la cortesia<br />
offrendogli qualcosa. Ma in cucina non c'era granché a parte<br />
una bottiglia di scotch appena aperta. Non ebbi il coraggio di proporgliela<br />
sapendolo musulmano ed essendo stato avvertito della<br />
suscettibilità religiosa che gli arabi possono a volte esibire. E più<br />
guardavo la frutta freschissima, meno mi sembrava opportuno rischiare<br />
l'incendio di quell'animo semplice.<br />
Così gli offrii del tabacco e una sopravvissuta bottiglietta di<br />
succo di pompelmo che sbucò quasi per virtù propria dalle viscere<br />
del frigo. Fu un trattenersi informale (ma poteva essere diverso?)<br />
che durò pochi minuti. E la visita fu occasione per l'uomo di sciogliersi<br />
ulteriormente.<br />
Già nutrivo il sospetto che dietro il grosso sapido mango in<br />
cima al cesto, dal colore scuro e dall'intenso profumo, si celasse<br />
un particolare interesse dell'egiziano, tuttavia la mia immaginazione<br />
occidentale non si era neanche lontanamente avvicinata alla verità.<br />
Il prestito della macchina ne era lontano mille miglia. Era<br />
semplicemente una benevola interpretazione del futuro possibile,<br />
dell'incombente fato.<br />
Per fartela breve, l'uomo si aspetta da me prestazioni medicochirurgiche.<br />
Bada, non “sanitarie”.<br />
Un'intramuscolare o una sottocutanea non si rifiuta a nessuno.<br />
Ma le sue richieste sono addirittura di équipe. Vuole un vero e<br />
proprio intervento chirurgico. Niente farmaci. Una semplice terapia<br />
medica non gli dà affidamento. Anzi, essendovi già ricorso,<br />
“ne è rimasto alquanto disgustato” (sic et simpliciter!).<br />
48
E vuole pagarmi, s'intende. Ha pensato a un pagamento dilazionato.<br />
Ma desidera un intervento efficace, e un trattamento<br />
completo di cure postoperatorie.<br />
Immagina il singhiozzo che mi è venuto a sentire come l'ometto<br />
- tutto un sorriso - mi chiedeva garanzie morali. E giurava per il<br />
cielo e per la terra, nell'affocata quanto limitata lingua albionica di<br />
cui dispone, che avrebbe ad ogni costo fatto fronte ai suoi impegni<br />
a patto che io mantenessi i miei.<br />
Cosa c'entrassi, io, con quel tipo di prestazioni lo sapeva solo<br />
domineddio! E gliel'ho detto chiaro e tondo.<br />
Mulid, tuttavia, non si è lasciato turbare dalle mie parole. Piuttosto,<br />
si è lanciato in un discorso di cui io non ho capito un accidente<br />
tranne che “in-shallah” ripetuto una decina di volte. Alla fine,<br />
resosi conto delle mie difficoltà, l’uomo mi ha ri-spiegato tutto<br />
facendo leva su di un inglese più calmo, e su di una pronuncia<br />
meno emozionale e fantasiosa.<br />
Proprio “in-shallah” io dovevo aiutarlo.<br />
Era la volontà dell’Onnipotente, non potevo rifiutarmi. Era<br />
stato Allah, difatti, a pormi sulla sua strada. La questione era già<br />
risolta, mi rassicurò con un ulteriore sorriso già per metà riconoscente.<br />
Almeno per quanto riguardava il suo aspetto teologicoesistenziale.<br />
Mentre concludeva, il volto dell'uomo era calmo e solare. Si<br />
vedeva quanto confidasse nella logica delle cose di religione.<br />
Ma di cosa si tratta?, a questo punto ti starai chiedendo. Dov'è<br />
lo scherzo?<br />
Il problema, mia cara, è proprio questo. Lo scherzo non c'è. O,<br />
se c'è, è altrove. Strettamente collegato con la presenza di IBM.<br />
Cerco di spiegarti.<br />
Mulid ha i calcoli!<br />
Il simpatico ometto da tempo soffre del “male litico”, e vuole<br />
che lo aiuti a disfarsi dei dolorosi grani. Ma perché io? Qui sta il<br />
bello, e qui ristà anche la mia colpa. Di me vano quanto stupido e<br />
pigro. Pronto a fare la ruota come un pavone soggiacente a una<br />
49
crisi di identità. Ed ora dolorante per le conseguenze della propria<br />
sciocca ostentazione.<br />
Il motivo è semplice. Essendomi stato richiesto dall'incaricato<br />
dell'agenzia di viaggi di rilasciargli i miei dati personali – “chiaramente<br />
scritti, all'europea” (quasi vi fossero molti modi di scriverli!)<br />
-, ebbi la malaugurata idea di passargli una carta da visita. E lì,<br />
nero su bianco, c'era un maledettissimo “dott.” davanti al nome e<br />
cognome.<br />
Di qui l'equivoco e tutta la cagnara che ancora ne segue. Ti dico,<br />
un autentico quanto inestricabile pasticcio.<br />
Mi sembra d'esser piombato in una classica piece.<br />
Fra la servetta belloccia concupita in casa e inseguita nell'orto,<br />
e gli scambi di identità, mi son sentito sul collo un fresco alito<br />
goldoniano. Vi era anche una quasi-agnizione perché, al momento<br />
in cui ha ricevuto la carta da visita, l'incaricato dell'agenzia si è<br />
convinto che io fossi medico, e l'ha detto a Mulid affinché l'uomo<br />
fosse ospitale ed io, tornato in Europa, potessi parlare bene del<br />
posto e di chi me lo aveva procurato.<br />
I medici sono sempre medici, ha detto qualcuno una volta;<br />
come i carabinieri. Questi arabi stanno acquistando il senso della<br />
moderna pubblicità, l’importanza del passa-parola, dopo aver sviluppato<br />
nei secoli - se non nei millenni - l'arte della trattativa.<br />
Inoltre, trascorrendo i giorni, l'uomo mi ha confidato di essere<br />
stato oggetto di una illuminazione interiore dovuta alle parole di<br />
un jin benefico. Per questo era sempre più convinto che io fossi lì<br />
per lui. Che Allah, mosso dalla sua quintuplice preghiera quotidiana,<br />
si fosse deciso a sciogliere l'annosa difficoltà dei suoi calcoli.<br />
In pratica, l'Altissimo mi avrebbe mandato pressoché a domicilio<br />
da lui affinché gli risolvessi difficoltà che lui non avrebbe mai<br />
potuto risolvere, non disponendo né del denaro necessario per le<br />
cure negli ospedali occidentali di Alessandria o del Cairo, né del<br />
fegato necessario per entrare in una istituzione sanitaria locale.<br />
Luoghi che, a suo dire, potevano risultare perniciosi per pazienti<br />
poveri quanto lui.<br />
No, non vi era dubbio, era proprio Allah che mi aveva mandato.<br />
50
Unico scoglio - Mulid mi disse d'averlo compreso subito - era<br />
come e quando io stesso mi sarei convinto che quella fosse la volontà<br />
del Clemente e Misericordioso.<br />
Comunque, concluse, ci sarei pure arrivato.<br />
Alla volontà di Dio non si sfugge.<br />
D’altro canto lui “non ha scelta”.<br />
Fra il lusco ed il brusco, l’uomo s'è spinto fino a confessarmi<br />
d'essere disperatamente innamorato della giovane serva. Ma mi ha<br />
anche detto che questa, avendolo visto mentre era colto da<br />
un’improvvisa dolorosissima colica, non intende sposarlo finché<br />
egli non avrà risolto il problema di quella “terribile infermità”.<br />
Con le lacrime agli occhi, Mulid mi ha spiegato come la ragazza sia<br />
rimasta letteralmente terrorizzata dai mugolii che il dolore traeva<br />
dal suo petto durante le crisi. E che per nulla al mondo avrebbe<br />
mutato tale decisione.<br />
E' una ragazza che viene dall'interno, mi ha spiegato, ed ha la<br />
testa più dura della più dura noce di cocco.<br />
Perché questo è il nocciolo della storia, mia cara. Eros onnipresente<br />
e multiforme. L'attrazione dell'antico femminino che qui<br />
a volte è più che mai esaltata dalla possibilità di avere diverse mogli!<br />
Anche se la cosa può apparirti di facile soluzione a Firenze o<br />
ad Amsterdam, essa nasconde risvolti numerosi e difficilmente<br />
immaginabili per chi risieda in Europa. Esistono al riguardo complicazioni<br />
insospettate e insospettabili da parte di chi si trovi a discuterne<br />
- piuttosto che contro lo sfondo del lago Maryut - nel bar<br />
di una piazza fiorentina dal sapore medievale, o accanto a un<br />
gracht dalla frusciante gelida lingua d'acqua. Magari sorbendo un<br />
bianco secco o un caffè con latte. L'Africa può essere più o meno<br />
nera, ma è sempre Africa. La gente qui la pensa a modo suo. E sarà<br />
anche giusto.<br />
Cosa c'entra l'IBM? Nulla. C'entra invece che “In sch'Allah” è<br />
la prima delle tre chiavi di volta di questo mondo meraviglioso. Le<br />
51
altre due sono 'Bukra (domani) e Malesc (non importa). Così dicono<br />
in molti.<br />
E sono certo che ci imbatteremo presto anche in queste.<br />
Ti dirò che, a parte i severi giudizi di Mulid al riguardo dell’<br />
''industria sanitaria” locale - che non mi sento di condividere non<br />
avendola mai neanche sfiorata! -, il nostro vive una tensione quotidiana<br />
quanto lancinante. E’ innamorato come un gatto, ma è anche<br />
convinto che, per quanto si possa entrare in ospedale per la<br />
più difficile delle operazione e magari superarla con successo, è<br />
facile non uscirne più per la dimenticanza da parte del chirurgo di<br />
un po’ di metri di garza, o per un paio di pinze “parcheggiate” nel<br />
capace grembo di una ferita.<br />
O per le complicazioni della più stupida delle broncopolmoniti<br />
divenuta doppia per la sosta in un corridoio ricco quant'altri mai<br />
di correnti d’aria, dove sei stato parcheggiato perché le corsie erano<br />
sovraffollate.<br />
L'intervento è riuscito, la terapia sarebbe la più azzeccata, la<br />
scienza è orgogliosa dei propri progressi. Ma il malato è morto.<br />
Forse accade... per imponderabili esigenze statistiche!<br />
E Mulid sghignazza con occhi disperati, il corpo e l’anima doloranti<br />
fra la crudele tenaglia dell’amore da un lato, e della casistica<br />
riportata con grande evidenza dai giornali scandalistici della città.<br />
L’uomo gesticola, sorride, singhiozza quasi dalla cortesia.<br />
Strizza prima un occhio e poi l'altro - quando non si sbaglia e li<br />
strizza tutti e due -, e quindi si rimette alla mia bontà.<br />
Per il mio amico alessandrino è così. La vita può non essere<br />
tragica in se stessa; anzi a volte si dimostra perfino piacevole -<br />
quando non addirittura prodiga di distrazioni con la servitù -, ma i<br />
più importanti atti umani possono avere un cuore perverso. Bisogna<br />
stare attenti, non correre i rischi che si possono evitare.<br />
Quando poi la sua perplessità raggiunge lo zenith, e gli argomenti<br />
vengono a mancare alla sua fantasia e le parole alle sue labbra,<br />
egli dice con semplicità: Forse saranno i jinn malefici. Chissà!<br />
Perché per una sorta di invidia ontologica - un peccato assolutamente<br />
diabolico quanto originale - esistono perfidi spiritelli, se-<br />
52
condo lui, che gioiscono nel fare andare male ciò che sembrava<br />
stesse filando liscio, come olio.<br />
Benché si ritenga un buon musulmano - sempre a suo dire -,<br />
Mulid è certo che “la via del cibo” passa per la terra degli infedeli.<br />
E non solo quella del cibo, ma anche quella della scienza medica,<br />
della salute fisica, e del progresso in generale. Insomma l'alessandrino<br />
è un entusiasta degli USA, degli hamburgher di manzo, del<br />
succo di pomodoro, ed è un appassionato di baseball oltre ad avere<br />
un'autentica venerazione per le università americane in cui ha<br />
avuto inizio la difficile scienza dei trapianti di cuore. Rimarresti<br />
colpita dal kitsch di una piccola “immaginetta” che ritrae insieme<br />
Barnard e De Bakey, fissata con dei chiodini accanto a una fotografia<br />
dell'attuale Presidente degli Stati Uniti. Incrociate al di sopra<br />
dello stereo di casa sua.<br />
Se Sadat non avesse pensato all'infitah, la “gloriosa apertura<br />
delle porte” - quando fu - Mulid avrebbe per conto suo compiuto<br />
i passi necessari in tal senso. Non è uomo a cui manchi l'iniziativa.<br />
Nella mente dell'egiziano - abbastanza maturo, va per la quarantina<br />
- si sono intrecciate due realtà che in apparenza antitetiche<br />
hanno trovato il modo di convivervi; se non di prosperare apertamente<br />
quanto saporitamente. Da una parte l'Islam e la sua fede<br />
in Allah e negli arkan, unitamente all'orgoglio per il grandioso passato<br />
dell'Egitto e del mondo arabo in generale; dall'altra l'Occidente<br />
con la sua opulenza, la sua tecnologizzazione, le sue possibilità<br />
in un certo senso miracolistiche. Il mondo del benessere, della<br />
magia dei gadgets, e di tutte le illusioni che il nostro tempo è stato<br />
capace di inculcare in lui né più né meno di come le ha inculcati in<br />
noi.<br />
Qualche giorno fa, riflettendo su quanto mi accadeva, mi è<br />
sembrato che Mulid incarnasse la versione moderna di un’antica<br />
realtà. Secondo alcuni studiosi, la razzia - da queste parti così ampiamente<br />
praticata dai nomadi in passato - non era un fatto immorale<br />
da cui l'uomo dovesse o potesse rifuggire. Era semplicemente<br />
il modo per procurarsi quanto era necessario ma nelle mani degli<br />
altri. Un uscire dai propri limiti con la necessaria quanto forse in-<br />
53
desiderata violenza; l’incursione in un altro mondo, di cui poi ci si<br />
nutriva.<br />
Anche Mulid esce dal suo mondo, purtroppo ancora così arretrato,<br />
e cerca di compiere incursioni nel mondo più avanzato degli<br />
americani, anzi dei più vicini europei, per procurarsi quanto gli è<br />
necessario.<br />
Certo non può farlo con la violenza un tempo usata dai predoni<br />
desertici, con la forza che non possiede. La dimensione odierna<br />
è quella dell'amicizia, del lavoro all'estero, della trattativa<br />
con gli infedeli che difficilmente si potrebbero incontrare indifesi<br />
fra le dune del deserto; o ingenui in un fortino isolato. Ci si trasferisce<br />
in Francia, in Inghilterra - o in America, i più fortunati -, e si<br />
invia valuta pregiata e nuova tecnologia in patria.<br />
Oppure c’è lo sviluppo del turismo.<br />
Quando tutto manca, rimane sempre il sorriso e un fascinoso<br />
discorrere. Ma sono sempre gli altri ad avere ciò di cui Mulid ha<br />
assoluto bisogno.<br />
Tutto cambia, mia cara, perché nulla cambi.<br />
Il mio amico si è piegato con flessibile sagacia all’attualizzazione<br />
degli archetipi. Glielo leggo nello sguardo balenante al<br />
di là delle folte ciglia; o nelle agili dita scure, che con decisione usano<br />
un affilatissimo coltello a serramanico per circoncidere del<br />
suo picciuolo un fresco melone appena portatomi in dono. Forse<br />
il suo bisnonno, con un simile coltello, premeva contro la carotide<br />
di qualcuno degli appartenenti a una carovana sorpresa mentre attraversava<br />
il Qattara, nel tentativo di convincerlo a sborsare il suo<br />
oro. Il nostro è inconsciamente ancora un predone, e tenta a modo<br />
suo una razzia allorché mi porta il mango a casa e mi chiede di<br />
operarlo bene, a poco prezzo, promettendo di pagarmi non appena<br />
potrà.<br />
Senza alcun ritardo, perdio! Espressione che per i musulmani<br />
sembra non sia affatto blasfema ma solo invocatrice della testimonianza<br />
divina; un apprezzamento nei confronti dell'Altissimo e<br />
Misericordioso, più che altro.<br />
54
Non c'è violenza da parte sua, s'intende, questo no. Ma vorrei<br />
proprio vedere che ve ne fosse, con i fiumi di dollari che controcorrente<br />
imboccano il famosissimo antico Delta!<br />
Solo che io non sono medico, mentre lui a tutto è disposto<br />
tranne che a credere ciò che io giorno dopo giorno vado sostenendo.<br />
Che cioè mi è impossibile aiutarlo. Non tanto perché io<br />
non sia convinto della volontà di Allah, quanto perché non saprei<br />
come liberarlo dai suoi calcoli.<br />
Tutto per un maledetto biglietto da visita dato alla persona<br />
sbagliata nel momento sbagliato. Vanità e pigrizia, la condanna<br />
della mia vita!<br />
Purtroppo Mulid è un uomo intelligente, pratico, ma anche ostinato.<br />
L'alessandrino è certo che prima o poi Allah lo aiuterà a<br />
convincermi. A riconoscere quale sia la strada giusta, come lui dice.<br />
Esperto di umanità, cerca di allettarmi in tutti i modi. Mi offre<br />
frutta, compagnia. Mi sorride in modo particolare accennando alla<br />
mia solitudine e a quante belle donne vi siano qui ad Alessandria.<br />
Insomma allude, gioca a proporsi come pronubo.<br />
Forse darebbe via la moglie vecchia, se fosse moneta ancora in<br />
corso. Ma così non è, per fortuna!<br />
Fa tutto quello che può; fino, a volte, a tralignare dal suo amichevole<br />
comportamento per guardarmi con il volto truce di un<br />
barbaro dragomanno dalla cui sola volontà dipendesse la mia vita<br />
in un paese dalla lingua sconosciuta.<br />
Per fortuna non mi ha ancora mostrato le sue vergogne, questo<br />
no. Il campo dell’eventuale operazione è rimasto nascosto sotto<br />
i vari strati del suo abbigliamento tradizionale.<br />
Piuttosto, l'uomo mi porta libri che io non so proprio dove si<br />
procuri. Vecchi manuali illustrati che riguardano la sua malattia, o<br />
patologie vicine, in cui sono riportate le metodiche in altri tempi<br />
classiche per curare o asportare i calcoli. L'ultima volta, reduce vittorioso<br />
da un negozietto di Anfushi, mi ha mostrato un vecchio<br />
trattato ottocentesco di medicina ( a cui mancava un sostanzioso<br />
numero di pagine chissà a quale uso da altri riservate) in cui si vedevano<br />
lunghe pinze, specilli di “rara qualità” - secondo il personale<br />
apprezzamento di chi gli aveva venduto il volume -, e robusti<br />
55
quanto sottili lingue per la litotomia, la classica operazione chirurgica<br />
che una volta si praticava alla vescica per asportarne i calcoli.<br />
L'uomo si lascia catturare, una dopo l’altra, da tutte le possibilità<br />
cliniche di cui si imbibisce e che Ippocrate e i successori hanno<br />
escogitato nel tempo, fin da quando si iniziò a praticare il taglio<br />
nella vescica - proibito tuttavia dallo stesso Ippocrate ai medici<br />
comuni, che dovevano giurare di astenersene (e anche da Galeno?!).<br />
Mulid mi guarda, sorride, affetta un melone profumato e mi<br />
mostra fotografie di pinze e succhielli. Mi dice che sicuramente sarei<br />
in grado di usarle al meglio. Che sarei capace di operare meraviglie<br />
con quelle metodiche che i secoli hanno consolidato. Io sono<br />
colui che gli è stato messo a disposizione da Allah e dal Profeta<br />
per guarire, per liberarsi dalla schiavitù del suo dolore e dei suoi<br />
problemi non solo fisici ma anche di cuore.<br />
E’ questo il drammatico universo che gira nella sua mente senza<br />
soste. Ed egli è sicuro di venire a capo di ogni difficoltà per<br />
mio tramite, e in breve tempo. E dice di non avere scelta.<br />
Così ragiona Mulid.<br />
Pazienza. Anche se pazienza un corno!<br />
L'aria rinfresca. A sera , quando vesto troppo leggero, ho l'impressione<br />
che una mano muliebre mi accarezzi l'ombelico. Gelida<br />
quanto fugace. Allora penso a te, mi sento felice.<br />
Ma non per quello che di sicuro tu immagini. Piuttosto perché,<br />
per quanto gelide - e a volte distratte - possano essere le tue carezze,<br />
mi parlano sempre di amore; dell'unica cosa che non ho ancora<br />
del tutto speso nella mia vita, completamente dilapidato. Che ancora<br />
potremo godere insieme. E di cui, quando sarà terminato nella<br />
sua fisicità, ancora rimarrà a sufficienza nei nostri cuori per accompagnarci<br />
sino alla fine del cammino comune.<br />
Abbraccia Corrie per me e ringraziala per la lettera. Ha trovato<br />
il tempo, e lo spazio psicologico, anche per il vecchio padre. Dille<br />
che Farouk è ancora qui. Gli ho raccontato che ho una figlia e,<br />
sebbene non lo dica, il targhi è incuriosito. Probabilmente guarda<br />
con interesse alla possibilità di conoscere una donna che viene da<br />
tanto lontano.<br />
56
Ma cosa significa “da tanto lontano” per lui? Un deserto? Due<br />
deserti e mezzo? Metà del percorso di una carovana fantasma, di<br />
quelle delle storie che si raccontano intorno al fuoco di sterpi la<br />
sera?<br />
Forse lei lo scoprirà.<br />
P.S. Bisogna proprio che te lo dica. Un bicchierino del gin<br />
ammazzasette che comprammo al duty-free mi ha suggerito un'idea<br />
brillante.<br />
Questo alessandrino potrebbe avere racchiuso nel gene una<br />
maledizione nemetica che lo obbliga a fare ammenda del disprezzo<br />
con cui il califfo Omar fece piazza pulita della biblioteca di Alessandria,<br />
allorché Amr ibn al-As, che occupò la città, gli chiese<br />
cosa dovesse farne dei libri in essa trovati.<br />
“Distruggili. - sarebbe stata la leggendaria risposta del brav'uomo.<br />
- Se dicono ciò che dice il Corano, sono inutili. Se non<br />
dicono ciò che dice il Corano sono menzogneri.”<br />
E circa quattromila volumi furono abbruciati nei bagni e nelle<br />
terme per alimentarne gli impianti di riscaldamento.<br />
Noi sappiamo che questa è solo una fandonia. Ma come fa a<br />
saperlo il gene di un uomo tutt'altro che istruito!? Come fa a sapere,<br />
colui, che la biblioteca del Museion fu distrutta ai tempi di Giulio<br />
Cesare. E che quella del Serapeum fu rasa al suolo già nel 391.<br />
Egli non può, come noi, attenersi all'aggiornata colta interpretazione<br />
dei fatti.<br />
P.S.2 Non mi riesce di riposare.<br />
Ti racconterò ancora qualcosa del mio vicino.<br />
Lo sguardo dell'uomo è denso di “polimorfismo espressivo”.<br />
E sullo spesso rocchetto della sua personalità - di origine contadina<br />
- credo si sia verificato uno strano fenomeno di induzione<br />
magnetica.<br />
Nei luoghi del cuore dove una volta la tensione religiosa induceva<br />
una speranza di peso e significato in ogni senso ultraterreni,<br />
ora la capacità chirurgica “occidentale” ha parzialmente indotto un<br />
sentimento di indomita e indomabile potenza.<br />
Di illimitato potere che sale dal cuore agli occhi.<br />
57
Al posto della religione, che aveva una volta illuminato l'anima<br />
dell'uomo facendolo sperare nella mano del destino provvido (Allah),<br />
ora, l'intelligenza moderna quanto tecnologica ha invaso ampi<br />
territori della sua personalità: densa e rilucente dell'audacia chirurgica,<br />
della speranza medica, dello spirito del trapianto, della possibilità<br />
della protesi.<br />
E il suo occhio è la sua storia. Come per una sorta di fagliamento<br />
dell'iride, un tempo probabilmente estatica, lo sguardo di<br />
questo figlio di predoni presenta buchi neri, ed è come adombrato<br />
da una quasi raggiunta immortalità allorché parla del tanto desiderato<br />
intervento chirurgico.<br />
Ed io, nella coscienza di tutto questo, continuo a chiedermi<br />
come gestire questo benedetto - se non maledetto - calcolo. Come<br />
mi allontanerò da quella pietra, o da quelle pietre dolorosamente<br />
ostruttive senza essere travolto dal loro franare? Quale immaginoso<br />
prodigio dovrò compiere?!<br />
Si dice che prima o poi ogni tempo cura i propri mali. Un po'<br />
come: “ogni popolo ha il governo che si merita”. Ma troverà in<br />
tempo - il mio tempo - un modo per curare il kalkoloso dal nostro<br />
tempo?<br />
E, intanto, cosa farò io? Cosa mai potrò inventarmi?<br />
…Cosa ne sarà di noi, mia cara?!...<br />
Buona notte.<br />
Ma, una volta a letto, il sonno continuò a tenersi lontano dalla<br />
sua sponda.<br />
L’alessandrino, quel pomeriggio, aveva ripreso il discorso al<br />
punto in cui lo aveva lasciato al mattino. Quasi vi avesse messo un<br />
segno, un piolo o qualcosa del genere.<br />
E aveva continuato a spiegargli le sue ragioni.<br />
Il Profeta - sia benedetto il suo nome - mi concede un'altra moglie. Perché<br />
dovrei rinunciarvi?<br />
Per questi fottuti calcoli? Anzi, per questi fottutissimi ospedali<br />
che ti ammazzano o costano troppo cari?<br />
Il Profeta ti concede la vita, la speranza di un futuro migliore, e<br />
gli uomini te la tolgono. Ti castrano. Ma io non voglio rinunciarvi<br />
ora che ho conosciuto te...Appena l’uomo dell’agenzia mi ha detto<br />
58
che eri un dottore, ho pensato che Allah volesse darmi un altro<br />
tratto di vita...E che tu fossi qui per aiutarmi.<br />
Che sia sempre benedetto il suo nome.<br />
Voglio tentare. La ragazza è sincera. Ma ha paura quando mi<br />
vede contorcermi in terra e sbavare per il dolore. Lei non capisce,<br />
non sa di cosa si tratta. La conosco da tempo. Ma farà come dice.<br />
Se ci aiuterai, andrà tutto bene. Avremo molti figli maschi per allietare<br />
la nostra unione e sollevare la nostra vecchiaia.<br />
In quest’ora la chirurgia è la mia via alla felicità: cosa vuoi che<br />
ti dica?!? Allah - sia sempre benedetto il suo nome - donerà anche<br />
a te una vita migliore per questo maschio che mi avrai dato.<br />
Quello che lo toccava maggiormente, allorché gli capitava di<br />
pensarvi durante le veglie notturne, era la complessa dimensione<br />
in cui Mulid affondava, tanto da trascinare - se fosse stato possibile<br />
- lui stesso.<br />
Il kalkoloso era un uomo moderno, un figlio del suo tempo<br />
che si riscaldava al sole della costa d’Africa, sul litorale che da Alessandria<br />
si avviava a Marsa Matruh, dove le vacche al mattino,<br />
distese in un breve riposo, traguardano l'orizzonte con espressione<br />
quasi umana di paziente attesa, osservando di tanto in tanto le<br />
donne grasse che passeggiano poco distanti per alleviare i dolori ai<br />
piedi e la pressione arteriosa alle gambe. Neanch’esse scevre di<br />
sensibilità per la romantica bellezza mattutina del luogo, per la fresca<br />
tagliente qualità della luce sulle cui ali lo iodio s'allarga tutt'intorno.<br />
Ora, se gli interventi che Mulid suggeriva, se gli strumenti che<br />
gli illustrava, se le pubblicazioni che sottoponeva al suo esame -<br />
con occhio arrossato di irritate congiuntive - erano fuori del tempo,<br />
datati rispetto al presente medico-chirurgico, del tutto superati<br />
dal progresso, lo spirito che l'uomo mostrava era assolutamente<br />
moderno, anzi contemporaneo.<br />
Forse “postmoderno”.<br />
Attraverso il sorriso che traluceva di sudore e di ansia; al di là<br />
del volto in cui i lineamenti copti si mescolavano ad “affilatezze”<br />
berbere; oltre occhi che avevano la forza di penetrazione di un baluginante<br />
pugnale targhi; dietro la mano di felice fellah benedetto<br />
59
dalla piena del Nilo che regge un cesto ricolmo di frutta di stagione,<br />
vi era il contemporaneo senso della salvezza medicochirurgica.<br />
L'orgogliosa coscienza (o perversa suadenza?) che ormai<br />
si potesse fare quasi tutto. E che quel poco che ancora non le<br />
riusciva di fare, la moderna scienza non avrebbe impiegato gran<br />
tempo a dominarlo.<br />
Non vi è intervento che non abbia qualche probabilità di successo,<br />
non vi è trapianto d'organo (umano, animale o artificiale)<br />
che non possa vantare, anzi che non abbia diritto a un futuro. E<br />
l'alessandrino, fiutata l'onnipotenza occidentale, voleva inserirsi<br />
nel filone<br />
Tale convinzione di Mulid, tuttavia, non era il semplice atteggiamento<br />
pratico che spingerebbe altri alla ricerca del chirurgo adatto,<br />
della clinica sufficientemente attrezzata e ad un costo accessibile;<br />
che traccerebbe coordinate per raggiungere il suo cielo. Lui<br />
no. Mulid non la pensava così. Il suo punto di vista aveva una<br />
profonda nota religiosa.<br />
Come una mistica filigrana.<br />
Ecco l’altra faccia della sua dimensione.<br />
Alla sua immaginazione non era sufficiente un limitato spazio.<br />
Bisognava che la sua fantasia potesse caracollare liberamente. Aggirarsi<br />
sovrana sulla groppa di un veloce dromedario per ampi<br />
tratti della sua dimora, per l’intero deserto.<br />
Lui era oggetto dell'interessamento del Clemente e Misericordioso. Era<br />
qui la sua forza.<br />
Allah avrebbe provveduto. Anche a convincere il miscredente.<br />
E con tale sentimento egli poneva il cuore ai suoi piedi, insieme<br />
alla frutta di stagione. Lui doveva portare a compimento quel<br />
miracolo così frequente nel mondo occidentale; quella guarigione<br />
che il progresso aveva operato e continuava ad operare a piè sospinto<br />
nel suo mondo.<br />
Più d’una volta, nel porgergli un mango o un sacchetto<br />
d’arance, o un pollo appena eviscerato, l'uomo gli aveva fatto pensare<br />
a una sua zia - quasi centenaria - che aveva trascorso gli ultimi<br />
anni della vita passando da una clinica all'altra per sottoporsi alle<br />
più varie operazioni, dalla cataratta a entrambi gli occhi al raddrizzamento<br />
di alcuni ossicini della chiocciola, dall'asportazione dell'u-<br />
60
tero all'accorciamento di una gamba per pareggiare l'altra, che s'era<br />
improvvisamente abbreviata senza che i “professori” da lei frequentati<br />
fossero riusciti a fornirne una spiegazione sia pur lontanamente<br />
motivata, se non proprio rigorosamente scientifica.<br />
Allegramente, da una clinica all'altra, da un gabinetto specialistico<br />
“coi fiocchi” - come diceva lei assolutamente soddisfatta - a<br />
un altro: fino a morire. In quell'ultimo gesto lasciando rotolare in<br />
terra l'occhio di vetro, frutto d'uno sfortunato intervento riconosciuto<br />
da tutti come tale tranne che da lei, orba ma contenta della<br />
sfumatura pervinca del piccolo luccicante globo.<br />
Il kalkoloso e colei in alcuni momenti gli sembravano molto<br />
simili. Egualmente decisi a raggiungere la barriera del possibile<br />
medico (ma ve n’era una?!), a vincere la gravità a cui era sottoposto<br />
il proprio essere, alla battaglia contro l'ineludibile consumo<br />
della vita; indifferenziati, se non nella consistenza patrimoniale,<br />
nella violenta percezione del loro tempo, un tempo di interventi<br />
miracolosi, di protesi mirabolanti, di trapianti sovrumani ( o sottumani?).<br />
Un tempo in cui il bisturi imperava di una sua cruenta<br />
affabilità, in cui il chirurgo plastico e il dietologo potevano mutare<br />
forme e fortuna, raddrizzare l'interpretazione che il destino aveva<br />
osato tentare della nostra vita. Tempo di piccoli ma ricchi demiurghi<br />
che generavano interventi della provvidenza. Addirittura di<br />
sottospecie mediche, opulente e adorate quanto altre mai lo erano<br />
state, la cui esistenza sembrava aver ottimamente sostituito quella<br />
di domineddio.<br />
In alcuni momenti, guardando l'egiziano, il suo cuore veniva<br />
meno. Che Mulid fosse l’icona dell’uomo moderno, che con costante<br />
parossismo raggiunge la propria infelicità nell'estrema ricerca<br />
di un attuale paradiso sanitario?<br />
Fissando l'ansia e il dolore che trasparivano consistenti fra le<br />
pieghe del suo sorriso, il suo petto si colmava d’angoscia. Cosa ne<br />
sarebbe stato dell’egiziano se un giorno avesse dovuto accorgersi<br />
che i figli di Esculapio erano incapaci di ridargli la felicità; di garantirgli<br />
l'assoluto benessere che egli s'era fitto in capo di poter<br />
raggiungere?<br />
61
Cosa sarebbe accaduto se Macaone e Podalirio si fossero dimostrati<br />
indegni in Epidauro - o a Cnido, a Rodi, a Cirene - dei<br />
galli offerti al loro padre Esculapio?<br />
Quella fede lo impauriva. Non perché fosse cieca. La fede per<br />
definizione è un atto privato “quasi inconsulto”; che solitamente<br />
si rivolge all'Essere nella stanza dei bottoni, invisibile ancorché in<br />
località più che adiacente. Ma gli faceva paura quando la vedeva<br />
riposta nell'uomo.<br />
In quei momenti, guardando l'egiziano, gli veniva di pensare al<br />
globo di vetro che era scivolato di mano a sua zia allorché la poverina<br />
aveva avuto l'ultimo colpo - quello di grazia -, quando aveva<br />
esalato il suo ultimo respiro. E pensava a come colei non fosse<br />
riuscita, non a risuscitare, ma neanche a stare un po’ meglio da<br />
quando aveva imboccato l'autostrada del bisturi, seguendo quella<br />
dolce costante autoipnosi che, si fosse trattato di un uomo, sarebbe<br />
stata definita rincoglionimento senile, più che “voglia di vivere<br />
e lottare”.<br />
62
6<br />
S’interruppe, rimanendo a fissare per qualche stante il piccolo<br />
schermo a cristalli liquidi ricoperto dai tahoma. Gli piaceva quel carattere.<br />
Arioso, tondeggiante, facilmente leggibile.<br />
Le cose sorprendono anche noi abituati a pensare al futuro, a prevedere.<br />
Noi la cui lontana giovinezza volle avere un carattere così decisamente preparatorio.<br />
Di iniziazione alla vita.<br />
Poi il pc. sembrò sparire dal tavolino; anzi, con il tavolino, dal<br />
suo presente.<br />
Suo padre, allorché lui aveva iniziato a frequentare le scuole<br />
superiori, gli aveva regalato il poderoso volume dal titolo drammatico:<br />
“Della guerra”. Von Clausewitz: ancora più poderoso gli era<br />
parso il nome dell'autore. Si può dire che non ci pensasse da quasi<br />
mezzo secolo. O almeno non vi avesse rivolto un pensiero che<br />
fosse tale prima di decidere che era giunto il momento di affrontarlo.<br />
Alla partenza per l’Egitto.<br />
Nella prima pagina bianca, con ispirazione insieme profetica e<br />
dedicatoria, era stato scritto con una ferma grafia: “Affinché tu<br />
conosca gli elementi fondamentali della vita e impari a dominarli”.<br />
In altre parole, eccoti quello che ti aspetta, ragazzo. Bada ai<br />
tuoi passi. Affila le armi: è tempo di prevedere per provvedere!<br />
Alla prima ripulsa per il volume - ingombrante e lontano dai<br />
suoi interessi - aveva fatto seguito un periodo di tiepida attrazione,<br />
a cui aveva contribuito quanto il suo insegnante di storia fosse rimasto<br />
colpito dal dono. A lui adolescente, il moto di sorpresa del<br />
vecchio barbogio era parso tanto vicino a un sentimento d'ammirazione<br />
da forzarlo al coinvolgimento.<br />
Poi la valanga della giovinezza aveva sommerso lui e tutte le<br />
cose che gli stavano intorno: sotto, sopra, accanto, dentro. Il libro<br />
aveva acquistato un nuovo status, quello delle cose che “avrebbe<br />
affrontato appena ne avesse avuto il tempo”. Così era rimasto in<br />
cima alla libreria per anni, fino a una sorta di transustaziazione av-<br />
63
venuta con la morte di suo padre. A quel punto l'aveva ricevuto<br />
come ricordo di lui; un ricordo vivo, per quanto muto e polveroso,<br />
che nel corso del tempo aveva cambiato natura crescendo fino<br />
a divenire un cimelio. Spoglia silenziosa ma non per questo meno<br />
gloriosa di un tempo lontano tramite essa qua e là raggiungibile. Il<br />
profumo di un'età impossibile a frequentarsi era ancora lì, in quella<br />
memoria, per essere di nuovo assaporato in qualche ombra allo<br />
stesso tempo evanescente e tuttora persistente.<br />
Negli ultimi anni, mentre il lavoro volgeva al termine naturale<br />
oltre che contrattuale con evidenza sempre più palese e corriva, il<br />
grosso tomo si era poi trasformato nell'emblema del tempo irredento.<br />
Così che, pian piano - nel mistero e nel silenzio di una<br />
mente particolarmente inquisitiva -, da occasione perduta si era<br />
trasformato in una possibilità che ancora poteva essere riacciuffata.<br />
Comunque memoria di un affetto ancora presente. Come in effigie.<br />
Magari con un sospiro d'ironia, considerata l'intenzione iniziatica<br />
del donatore.<br />
L’opera gli sarebbe servita non per addestrarsi alla guerra della<br />
vita ma a quella dell'inazione. Avrebbe posto mano alla sua lettura<br />
appena in pensione. Poi, quando avevano programmato di andare<br />
in Egitto, aveva deciso di leggerlo durante quel viaggio. Magari<br />
parlandone con Saskia.<br />
Sarebbe stato il momento migliore, e la cosa migliore da farsi.<br />
Anche perché, sfogliando a caso il volume, gli era capitato di imbattersi<br />
nelle pagine di presentazione della moglie dell'Autore. Ed<br />
era stato vinto dalla dolcezza di quel tratto femminile, colpito dalla<br />
tenerezza di un rapporto matrimoniale che tanto gli ricordava il<br />
suo.<br />
Insieme avrebbero conosciuto la contessa Bruhl e il militaresco<br />
consorte nella luce d'Egitto. Abu Kir era vicino Alessandria. Vi sarebbero<br />
stati dappertutto echi di guerra sotto il sole del Golfo degli<br />
Arabi; e un'aria di battaglia napoleonica si sarebbe addensata<br />
nella baia della famosa cittadina di mare. Avrebbe gustato Von<br />
Clausewitz all'ombra delle palme cairote, o di quelle della Corniche<br />
alessandrina. Così come sarebbe stato l'occasione per far co-<br />
64
noscere meglio a sua moglie suo padre; che in definitiva era rimasto<br />
in una mezza luce per lei, in un'ombra lontana e polverosa.<br />
Avrebbe letto lui stesso quelle pagine introduttive a Saskia. Le<br />
avrebbe fatto piacere essere paragonata alla dama di compagnia di<br />
S.A.R. la Principessa Guglielmo. E si può dire che non fossero<br />
lontani dal farlo quando avevano saputo come il genero avesse lasciato<br />
casa due mesi prima, e che il matrimonio si poteva considerare<br />
definitivamente naufragato.<br />
Con una punta di cinismo propria dei giovani, Corrie aveva<br />
anche chiesto se a loro interessasse qualcosa della casa che avrebbe<br />
in breve smontato.<br />
Che so!?! Un pezzo di mobilia, un'enciclopedia? Dei libri?<br />
Chiedi a papà se gli piace la poltrona dell'ingresso. Non è una<br />
Rietveld originale, ma una pregevole copia molto robusta. A Jaap<br />
non interessa; a me ancora meno.<br />
Un'amica mi ha detto che dipende dal “profilo del sedere”. Il<br />
mio sarebbe incompatibile col De Stijl.<br />
Ma quello di papà?<br />
A quel punto sua moglie aveva ficcato in una borsa da viaggio<br />
il fatidico spazzolino da denti, un libretto d'assegni, una carta di<br />
credito, il passaporto insieme a un paio di orari di compagnie aeree,<br />
e gli aveva detto che stava partendo. Le spiritosaggini di sua<br />
figlia non alleggerivano la drammaticità dell'occasione. Lo spleen<br />
può ossessionarci dai silenzi come dalle arguzie.<br />
Avrebbe preso il primo volo della Egypt Air per Roma.<br />
Sapeva se in casa vi fossero fazzolettini imbevuti d'acqua di colonia<br />
? Al terminal costavano un'esagerazione!<br />
A quel punto riprese a scrivere.<br />
Ho ricevuto la lettera di Corrie, e le ho anche parlato brevemente<br />
per telefono.<br />
Mi sembra che le cose siano messe davvero male. Che Corrie e<br />
Jaap siano andati parecchio avanti ciascuno per la sua strada. Mi<br />
dispiace molto. Dicono che il dissolversi dell’istituto matrimoniale<br />
65
sia una delle caratteristiche del nostro tempo. Né più né meno di<br />
come lo è la tecnologizzazione.<br />
E da troppo tempo io non sono più giovane, per capirci qualcosa.<br />
Lasciami anche dire che Vij è fortunata. Se dovessero annullarle<br />
il matrimonio, cosa probabile a causa della chiara e ferme esclusione<br />
dei figli, potrebbe rifarsi una vita. Sarebbe il modo migliore<br />
per chiudere questa drammatica parentesi.<br />
Immagino quello che hai nel cuore. Non era questo che volevamo<br />
per nostra figlia. Non era questo per cui l'abbiamo costantemente<br />
curata ed educata. Ma non possiamo farci nulla.<br />
I figli non sono “nostri”, come i cani e i libri.<br />
Piuttosto, lascia che ti ripeta quello che ho già detto. Non risparmiate<br />
in spese legali. Ci vorrà un buon avvocato per fronteggiare<br />
Jaap, che avrà sicuramente alle spalle i legali della Purple.<br />
Mi addolora anche il fatto di non esserti vicino. Non avrei mai<br />
immaginato che questa, che avrebbe dovuto essere la nostra prima<br />
luna di miele - essendosi quella di tanti anni fa dissolta nelle brume<br />
di oggettive incombenze e limitate disponibilità economiche -,<br />
potesse cominciare con il tuo abbandono del campo. Letto compreso.<br />
Il nostro canto sponsale è stato di poche battute.<br />
So bene che non si poteva fare altrimenti. Bisogna accorrere,<br />
anche se i figli hanno quarant'anni. Ma con l'età diventa faticoso.<br />
L'affanno ci sorprende a metà dell'opera, o della nostra solitudine.<br />
D'improvviso pare che il respiro non sia più sufficiente per rivedere<br />
la luce che il giorno già prometteva.<br />
Avevamo iniziato così bene… Poi siamo finiti ciascuno all'altro<br />
capo del mondo.<br />
Da vecchi è difficile rivisitare la giovinezza con la necessaria<br />
semplicità perché la cosa possa davvero essere divertente, godibile.<br />
E' più facile che essa ci dilani con le zanne della sua distanza;<br />
che ci appauri con una ancor più compiuta coscienza del tempo<br />
trascorso. Con la vicinanza ormai di ineluttabilità che, per quanto<br />
spinte lontano dalla buona volontà umana o dal caso, prima o poi<br />
ci cascheranno addosso.<br />
66
Ma, per un attimo, avevo avuto l'impressione che la felicità<br />
fosse a portata di mano; almeno per un mese.<br />
Conosci queste cose bene quanto me.<br />
La stessa prospettiva di trascorrere qualche settimana a un tiro<br />
di sasso dal deserto aveva trovato in entrambi una gioiosa rispondenza<br />
che non sperimentavamo da tempo. Ma proprio quando ci<br />
attendevamo tanta gioia, ecco quella telefonata…<br />
Proprio ieri ho fermato la macchina nelle vicinanze dell'Aquarium,<br />
e all'ombra del lungo edificio bianco e squadrato che fronteggia<br />
il mare ho ricordato gli ultimi minuti trascorsi con te nella<br />
convinzione che in breve sarebbe giunto il meglio della nostra vacanza.<br />
Anche se per quel giorno ci proponevamo di dare solo uno<br />
sguardo da lontano al forte Qait Bey e alla residenza reale di Ras<br />
el-Tin.<br />
…Entrambe le costruzioni sono tuttora lì – non temere.<br />
E il porto est è ancora e ovunque irto di imbarcazioni da diporto<br />
multicolori, di meravigliosi yacht, e di barche con i disegni<br />
più pazzi del mondo. Brulicante di vele policrome, di cigolanti sartie,<br />
e di mille altre antiche e moderne attrezzature di mare. Un mare<br />
agitato, nervoso per la voglia di divertirsi, di scivolare in giro fra<br />
le sue onde: che quasi ribolle nell'aria trafitta da un sole impietoso.<br />
Anche il porto ovest è ancora concitato come quel giorno.<br />
Frenetico, impegnato nella sua fatica; o contratto a volte in un doloroso<br />
silenzio, quasi stremato a causa del fitto traffico mercantile.<br />
Animato da segnali ed urla di lavoro. Punteggiato di grossi pontoni,<br />
fumosi rimorchiatori, ed enormi gru sempre indaffarate e fischianti<br />
dai loro interiori meccanismi.<br />
Dove le sirene tranciano l'aria come colpi di scimitarra, tu dicesti.<br />
Poi ci venne voglia di dare uno squillo a Corrie. E “addio, mia<br />
bella, addio…!”.<br />
Non so cosa dirti. Temo però che debba vergognarmi di questo<br />
mio disappunto. Vi sono in ballo cose più serie delle nostre<br />
vacanze.<br />
Mi dispiace per Vij.<br />
67
Ma come è algido il verbo “dispiacere” quando lo si vede nei<br />
cristalli liquidi del mio piccolo schermo! Dipenderà dal fatto che la<br />
retroilluminazione utilizza un tubo fluorescente a catodo freddo?<br />
Scusa ma a volte ho bisogno di allentare la tensione. Dipenderà<br />
anche dalla solitudune a cui sono così spesso costretto.<br />
Le cose ci sorprendono, la vita ci sorprende. Eppure siamo<br />
una generazione educata a pensare al futuro probabile, o anche<br />
semplicemente possibile. La verità, comunque, è che sono felice al<br />
pensiero che Vij possa tornare libera; che possa rifarsi<br />
un’esistenza senza che un’ombra malevola cali sulla sua fede religiosa.<br />
E' una persona sensibile. Le peserebbe per tutta la vita.<br />
Penso che non le sarà difficile trovare un compagno interessato<br />
alla finezza del suo animo. Questi sono tempi duri per noi uomini,<br />
e trovare una donna come nostra figlia equivale a trovare un<br />
tesoro.<br />
Almeno per chi è in grado di apprezzarla.<br />
Era rimasto così a fronteggiare da solo la famosa coppia Von<br />
Clausewitz-Bruhl. Sua moglie l'aveva lasciato senza compagnia<br />
nell'avventura. L'aveva abbandonato all'altra donna e alla polvere<br />
dei millenni, scherzò nel silenzio della mente umida di salsedine e<br />
visitata dall'inatteso turbine degli eventi come da una tempesta di<br />
impalpabile sabbia.<br />
Di tanto in tanto, quasi per un inconscio interesse, aveva iniziato<br />
a occhieggiare qualche pagina di quella guerra; a intrufolarsi<br />
nel mare di fitte righe di piombo, fra i “capi” della poderosa trattazione.<br />
Anche perché un dubbio persisteva: in altri tempi gli sarebbe<br />
stato in qualche modo utile conoscere la più giusta strategia<br />
per affrontare una particolare battaglia?<br />
Così aveva imparato come Von Clausewitz fosse partito da un<br />
principio fondamentale: Si può trattare qualcosa scientificamente<br />
anche senza che il sistema in cui rientra tale cosa sia stato interamente<br />
esplorato.<br />
68
E aveva anche imparato che la guerra è il campo dell'incertezza:<br />
“I tre quarti delle cose su cui essa si fonda per agire sono avvolte<br />
nelle nebbie dell'insicurezza”.<br />
Quando si allontanava dal volume continuava a sentirne qua e<br />
là un'eco fievole, fondata sulla frequentazione a cui lo spingeva la<br />
disperazione della solitudine.<br />
Quel suo piluccare era in assonanza con quanto Clausewitz aveva<br />
pensato della propria opera. A suo dire, essa era costituita da<br />
grani. Ed egli ne beccava qui e lì qualcuno.<br />
Ad attraversare fuggevolmente quelle pagine, rivisitava suo padre<br />
e il suo desiderio di prepararlo adeguatamente alla vita. Dire<br />
che si trattasse di un'attività sentimentale, dato l'argomento così<br />
crudo, avrebbe fatto venire la pelle d'oca a sua moglie. Pure, leggere<br />
le singole frasi lo aveva a volte commosso; più di tutte<br />
un’espressione dell'introduzione: “Considero i primi sei libri già<br />
messi in pulito come materia alquanto informe che ha assoluta<br />
necessità di essere riplasmata.” Ecco, “messo in pulito” gli aveva<br />
ricordato l'intensità del desiderio di fare bene di suo padre. La sua<br />
volontà di procedere nella vita e di aiutare lui a procedervi.<br />
Quelle parole lo facevano ancora rabbrividire.<br />
La vita deve essere vissuta in pulito.<br />
Ci sono espressioni che attraversano i cieli del tempo. Pensò a<br />
quella dell'ordine della giarrettiera: Honni soit qui mal y pense. Una<br />
frase molto citata dal suo salumaio, quando qualcuno controllava<br />
il rotolino cartaceo su cui erano segnati i vari importi della spesa.<br />
Lui - il salumaio - non aveva studiato ad Oxbridge, ma vendeva<br />
molto prosciutto a chi conosceva cosa Oxbridge fosse.<br />
Ed era bene che si sapesse.<br />
Si sentì stanco, e allontanò da sé il computer.<br />
E' una fortuna che i ricordi un po' alla volta s’assottiglino. Altrimenti<br />
la struggente nostalgia del passato ci consumerebbe con il<br />
suo fuoco semispento. La dimenticanza è una misericordia della<br />
natura. Una muta lotta contro il furore delle passioni che rifiutano<br />
di spegnersi.<br />
69
Così come la nostra tendenza a prevedere e a provvedere può tramutarsi in<br />
una condanna della nostra intelligenza.<br />
Nel rifiuto dell’inimmaginabile.<br />
Per caso ho ripensato all'ordine della giarrettiera e alle famose<br />
parole che forse (sic!) Edoardo III d'Inghilterra pronunciò restituendo<br />
il breve indumento alla contessa di Salisbury. Mi sono ricordato<br />
di come una volta tu ti sia prodotta in una lezione di storia<br />
e tattica militare “leccandomi il naso”. Mi spiegasti come e<br />
quando l'augusto sovrano avesse vinto a Crecy una sanguinosissima<br />
battaglia contro i Francesi per l'impiego dell'arco lungo e della<br />
bombarda.<br />
Ancora roso da quella lezione, su due piedi mi sono soffermato<br />
a leggiucchiare la “Ritirata dopo una battaglia perduta” del nostro<br />
ottimo Von C. . Bisogna che mi prenda un vantaggio; altrimenti,<br />
come al solito, mi straccerai con la tua scienza.<br />
Ora te ne dico qualcosa.<br />
Per Von Clausewitz: è assolutamente importante che essa - la<br />
ritirata frutto di una nostra momentanea sconfitta - avvenga nello<br />
spirito della lotta, del combattimento. Deve creare la maggiore resistenza<br />
possibile per il nemico che pure avanza vittoriosamente, e<br />
infliggergli il più ampio danno che gli si possa provocare. Per il<br />
nostro vantaggio.<br />
E deve essere corta per non infrangere lo spirito dell'esercito<br />
che al momento subisce il frangente negativo.<br />
Essa non deve trasformarsi in rotta, né materiale né morale, se<br />
è solo possibile. Perché s'intende che contro tali forme di combattimento<br />
cercherà di accanirsi il nemico, che incalza vittorioso e<br />
desideroso di passare di vittoria in vittoria per giorni e giorni, per<br />
miglia e miglia successive.<br />
Ho pensato alle mie sconfitte, anzi alle nostre. E ho tremato.<br />
Speriamo che presto qualcosa interrompa il trend negativo.<br />
La scienza della guerra è impressionante, e lo diventa sempre<br />
più allorché si ricordano le premesse dell'Autore, la sua limpida<br />
definizione: essa (la guerra) è un atto di forza con cui sottomettiamo<br />
il nemico alla nostra volontà.<br />
70
A leggere nei suoi scritti il palpitare dell'inseguito e la varia ma<br />
simile furia dell'inseguitore, ci si rende conto di come la morte sia<br />
una cosa che viva di una sua terribile vita. E che la sua opera va<br />
ben oltre la distruzione di coloro che falcia al momento. Essa ha<br />
qualcosa di assolutamente metafisico.<br />
E' come l'insegna della vittoria di colui che incombe alle nostre<br />
spalle finché siamo inseguiti.<br />
E che, un giorno, fatalmente incomberà anche alle sue spalle.<br />
Per la morte non c'è vittoria che duri. E non dirmi che faccio<br />
dello spirito.<br />
Mi scrivi che non è una buona idea leggere da solo Von Clausewitz.<br />
Mi potrebbe intristire. Hai ragione.<br />
Ma qualche volta mi rinfranca condividere la giustezza delle<br />
sue osservazioni. E non voglio rifuggire dalla sua lettura. Non potrebbe<br />
tornarmi utile? Voglio io stesso evitare la rotta, la disfatta<br />
totale di quest'ultimo tempo, avanti che la bruna signora colga anche<br />
me come tutti.<br />
Arrendendomi senza precipitazione ma con quieta ragionevolezza,<br />
essa mi incuterà meno paura. La stessa disfatta sarà più accettabile.<br />
Anche se non potrò mai fare assegnamento su ciò che Colui<br />
dice: “Ogni attacco si indebolisce durante il suo portarsi in avanti”.<br />
La lotta della morte indebolisce soltanto noi.<br />
P.S. Ti ho detto che Von Clausewitz ama particolari espressioni<br />
che mi ricordano mondi antichi. “Mettere in pulito” ha attraversato<br />
il cielo delle mie esperienze. Vedrai che anche nostra figlia<br />
metterà in pulito le sue cose.<br />
71
7<br />
L'incontro era avvenuto per puro caso.<br />
Sedeva davanti a un piccolo bar ammirando il Ras-el-Tin Palace,<br />
residenza dei governanti egiziani nel periodo estivo mentre il re<br />
era al Montaza Palace con la famiglia.<br />
- E' italiano, vero? – L’uomo si era fermato a pochi passi da<br />
lui. Indossava un blue-jeans stinto e una maglietta a righe orizzontali,<br />
un folcloristico abbigliamento solitamente riservato a una certa<br />
marineria.<br />
Fu restio a rispondere perché lo avevano messo in guardia. Alessandria,<br />
trafficata da gente a cavallo fra la cultura orientale e<br />
quell'occidentale, capace di barcamenarsi in varie lingue e in più<br />
frangenti, a volte è tutt'altro che affidabile.<br />
Ma l’altro forzava l'attenzione con il suo viso affilato, lo sguardo<br />
aperto e misuratamente strafottente, la sottile struttura ossea<br />
che a tratti era scolpita, sotto i panni marinareschi, dalle improvvise<br />
folate di vento caldo del mattino.<br />
A vincere l’attimo di imbarazzo - dopo che l'altro gli si fu seduto<br />
di fronte -, tornò con lo sguardo alla maestosa costruzione.<br />
Così quello si sentì autorizzato a un breve excursus informativotoponomastico.<br />
- Bello, vero?! Trecento stanze. Chiuse al pubblico ma mantenute<br />
com’erano negli anni cinquanta, al tempo di Farouk. Ras-el-<br />
Tin significa “punta dei fichi”. Devono essere state le colture a<br />
suggerire il nome.<br />
Solo a quel punto si rese conto che l'uomo non poteva non essere<br />
un suo connazionale.<br />
Lo guardò fissamente per qualche secondo.<br />
Sorridendo a se stesso - come per un gioco di parole, o un'allusione<br />
che lui solo conoscesse -, l’altro bevve qualche sorso di birra<br />
dal bicchiere che il cameriere, un ragazzo di tredici o quattordici<br />
72
anni, dagli occhi neri e mobilissimi, aveva appena poggiato sul tavolino.<br />
Poi, passandosi la lingua sulle sottili labbra violacee, accarezzò<br />
con lo sguardo il porto invaso dal sole e quanto esso conteneva:<br />
uomini, imbarcazioni, case, stradine. Insieme a numerosi fili<br />
che, sottesi da finestra a finestra, reggevano bucati indistinguibili<br />
quanto multicolori a crogiolarsi nell'aria torrida.<br />
Mentre aveva lui stesso lo sguardo rivolto al paesaggio, ebbe<br />
l'impressione che l'altro schioccasse la lingua. Uno schiocco sommesso<br />
su cui non avrebbe giurato - intorno il traffico di veicoli e<br />
di persone forniva un sottofondo da alveare tecnologico -, così<br />
come non avrebbe saputo dire se quel rumore dovesse essere considerato<br />
un segno di apprezzamento per la bottiglietta di Stella al<br />
fianco del bicchiere, o per ciò che era sotto i loro occhi.<br />
Trascorsi alcuni minuti e poche frasi comuni, già sospettò che<br />
le invisibili porte della sua solitudine fossero state forzate, e che<br />
non si sarebbero richiuse facilmente. D'un tratto si rese conto di<br />
quanta voglia avesse di comunicare con un altro essere umano che<br />
non fosse Mulid, o la donna delle pulizie, o il piccolo targhi, che<br />
pure portava un senso di fresca allegria nella sua vita di vecchio<br />
tecnologizzato solitario.<br />
S’era accesa una luce davanti ai suoi occhi.<br />
Questo lo rese ancor più sospettoso. Ma, col trascorrere del<br />
tempo, l'atteggiamento dell'uomo e quanto diceva gli fecero dimenticare<br />
ogni diffidenza. Forse perché le parole dell'altro correvano<br />
morbidamente a sistemarsi nella sua immaginazione in una<br />
geometria per cui il suo animo sembrava già predisposto. Palle<br />
eburnee che volassero magistralmente su di un bigliardo dal panno<br />
appena rinnovato.<br />
Quella prima volta Almèk accennò a temi disparati, a volte<br />
sfiorò i massimi sistemi.<br />
- Ho sempre pensato che la geografia abbia questo vantaggio<br />
sulla storia: la capacità di evocare l'invisibile. Il tempo trascorso, e<br />
tutte le cose che sappiamo essere accadute in esso, prendono subito<br />
posto in un luogo che riconosciamo. In pochi attimi un'eco<br />
lontanissima diventa un affresco. La scena di un dramma non ancora<br />
del tutto compiuto, che non si è interamente dipanato.<br />
73
Come se la storia ci attendesse singolarmente sul suo teatro<br />
per incontrarci. Tutti e ciascuno. Il nostro riguardare ai luoghi degli<br />
avvenimenti causa una loro rinnovata esistenza.<br />
Per chi sa accontentarsi, la storia è una seconda eternità.<br />
Fissandolo si accorse che faceva sul serio.<br />
Poi l'altro gli parlò un po' di sé, gli disse di chiamarsi Alberto<br />
Meccanico, e perciò si faceva chiamare Almèk. Un nome breve e<br />
più consono all'ambiente e alla gutturalità della lingua del luogo.<br />
Una sorta di travestimento orale che gli facilitasse la vita.<br />
Certo che parlava arabo. Era quello che lo aveva aiutato a vivere<br />
sino a quel momento, se non a sopravvivere tout-court. A volte<br />
faceva la guida, o il mediatore per piccoli traffici che avessero bisogno<br />
del suo poliglottismo. Era laureato, e ai suoi tempi aveva<br />
anche fatto un dottorato di ricerca.<br />
Era lì da parecchi anni.<br />
Da quel punto scattò tra loro la tacita intesa che Almèk non<br />
avrebbe sistemato ulteriori bandierine di riconoscimento con date<br />
e località nel loro rapporto.<br />
L'uomo rivendicava silenziosamente il diritto alla privacy della<br />
sua persona, se non proprio dell'intera sua storia. Il passato fu<br />
racchiuso e liquidato in una moglie che gli metteva le corna a sue<br />
spese; in due figli che lo avevano scambiato per un asino imbecille;<br />
e in un lavoro redditizio quanto stupido che gli aveva permesso<br />
di distrarre, alla fine, una cifra onesta senza conseguenze negative<br />
per nessuno, quando aveva deciso di farsi vincere dal mal d'Africa<br />
e lasciare tutti e tutto lassù, nello stivale.<br />
In Egitto lui c'era già stato. Durante la seconda guerra mondiale.<br />
E poi vi era tornato in compagnia di sua moglie, con un viaggio<br />
organizzato da una delle ditte di cui vendeva i prodotti. Una sorta<br />
di crociera premio.<br />
Avrebbe potuto scegliere un orologio, ma aveva già un Rolex<br />
d'oro.<br />
Il passato di un uomo può essere estremamente complicate ma<br />
non ve n'è uno che non possa essere efficacemente riassunto in<br />
poche parole, che magari abbiano il sapore dell'epitaffio. Così fu<br />
74
per Almèk, mentre, sorseggiando la birra, fissava con gli occhi della<br />
memoria un tempo lontano che forse ancora gli faceva male.<br />
A vendicarsi della capacità del suo interlocutore di creare sensazioni<br />
in chi l'ascoltava, si chiese se Almèk non fosse uno di quegli<br />
uomini che eruttano saccenteria laddove altri s'accontentano di<br />
flatulenze.<br />
Ma quello non era un modo onesto per affrontare il momento.<br />
Intanto, sorridendo con sorniona ingenuità, Almèk proseguiva.<br />
- Solitamente conosciamo poco della terra e del territorio in<br />
genere. E' qualcosa che deve essere oggetto dell'interesse diretto<br />
di chi ne parla, altrimenti rimane nel buio. Solo i geologi, i minatori,<br />
i contadini, o gli strateghi, ne sanno qualcosa. Tuttavia, quando<br />
riusciamo a vederla, la terra, la nostra fantasia si agita. Le dà un<br />
ruolo, un significato. Una valenza.<br />
Forse è così che è nata l'idea di patria. Un pezzo di terra che<br />
diventa germinale, individualizzato e insieme idealizzato. Un<br />
grembo.<br />
La storia, che è sempre in cerca di un grembo, si fionda fra le<br />
sue pieghe, imporpora i suoi calcari, le sue marne. Rinnova i segreti<br />
lucori delle ossidiane. Ricolma gli scabri percorsi ritagliati<br />
dalle rocce aspre delle montagne, o delle ronchiose groppe appena<br />
affioranti dal suolo.<br />
Il terreno non si inventa, non si immagina; solo la storia dell'uomo<br />
è inventata dall'uomo. Guai al momento in cui all'uomo<br />
riuscisse di fare il contrario. A infrangere l’aspetto del pianeta.<br />
Tutto sommato, la contaminazione è qualcosa del genere.<br />
L'uomo cambia significativamente i parametri dell'aria, dell'acqua,<br />
e della faccia della terra. Ne infrange presuntuosamente quanto<br />
pretestuosamente gli equilibri.<br />
Non crede?<br />
Usava brevi frasi, al termine delle sue argomentazioni, con cui<br />
sollecitava il coinvolgimento del “limitato uditorio”. Gli ricordò le<br />
question tags inglesi che aveva studiato quasi cinquant'anni prima<br />
sui testi della Oxford University Press. Ma non gli ci volle molto<br />
per realizzare che solo di rado l’altro rimaneva in attesa di una risposta.<br />
75
- Spesso siamo così distratti che neanche ci accorgiamo di essa.<br />
Della terra, voglio dire.<br />
Almeno penso che sia così in Occidente. A dispetto dei verdi<br />
che spuntano dappertutto come funghi. Oggi più che mai credo<br />
che il nostro pensiero sia lontano da Wordsworth e dalla sua passione<br />
naturale.<br />
I movimenti ecologisti, dopotutto, non mi sembrano numericamente<br />
granché.<br />
Qui invece, in Africa, la terra ancora s'impone. La terra non è<br />
solo “la natura”. E' lo stesso destino, gioca un ruolo visibile. Ha<br />
una parte preponderante nell'immaginario collettivo, nell'esistenza<br />
degli uomini.<br />
Il suolo parla di vita e di morte con una voce molto più incidente<br />
di quella filosofica, che sia kantiana, idealista, husserliana o<br />
esistenzialista.<br />
Non che io indulga in assidue frequentazioni letterarie, ma<br />
spesso mi sono chiesto se Camus avrebbe avuto gli stessi dubbi<br />
sulla liceità del vivere risiedendo a Tamanrasset, invece che ad Algeri<br />
o ad Orano. Vivendo al cospetto del paesaggio maestoso e<br />
aspro dell'Hoggar, della basaltica cattedrale della Koudia, dell'Ilaman,<br />
del Tahat, piuttosto che di fronte al mare nostrum.<br />
Cosa avrebbe pensato se avesse fronteggiato l'Assekrem?<br />
Dapprincipio aveva pensato che solo il caso avesse permesso<br />
ad Almèk di riconoscerlo come italiano e persona pronta a dialogare<br />
con lui. Ma sotto la profluvie di argomentazioni ed allusioni<br />
dovette ammettere che, pur sembrando il proprietario di un modesto<br />
supermercato, o un piccolo rivenditore di granaglie, l'altro<br />
era un conoscitore di uomini. Oltre ad avere una certa infarinatura<br />
filosofica.<br />
Almèk consumava il resto della birra lentamente, a piccoli sorsi;<br />
quasi con diffidenza. E solo al termine di quell’operazione riprese<br />
a popolare le immediate vicinanze delle sue idee.<br />
Istintivamente, mentre l'altro riprendeva, pensò ad esse come a<br />
nervosi cavalli il cui bronzo rampante - segnato dalla chimica di<br />
76
viridiche contaminazioni - fosse al centro di un paesaggio alla De<br />
Chirico.<br />
- Il deserto forza gli interrogativi. E' in sé stesso una domanda.<br />
Quando non è una lotta, la battaglia per esistere.<br />
L'assenza della vita ci spinge a porci quesiti sui motivi del nostro<br />
essere.<br />
La carenza di cose - che non affollano più l'orizzonte dei nostri<br />
sensi, che non li stordiscono, che non ci ottundono - ci obbliga a<br />
investigazioni e procedimenti mentali di una logica molto più<br />
stringente di quella che ha luogo sotto le latitudini per noi consuete.<br />
Nulla ci distrae dall'essenziale. Nulla ci disturba. Poi, pian piano,<br />
le domande, da aggressive, inquisitive fino all'ossessione, si<br />
fanno morbide. Si fanno compagne. In un certo senso divengono<br />
risposta a se stesse.<br />
E ad Almèk parve giusto rompere in una nota personale. Quasi<br />
apporre una firma che lo identificasse:<br />
- E' buffo appartenere a una cultura che ha origini cristiane e<br />
parlare in questo modo.<br />
Per noi dio ha una faccia, una storia. Addirittura un'avventura<br />
umana. Ma questa è solo la superficie del nostro contatto con lui,<br />
l'aspetto sensibile. Nel profondo le domande continuano ad agitarsi.<br />
Come mostri pleocenici che entrino ed escano dalle acque<br />
degli enormi laghi preistorici del nostro animo.<br />
Se dio è conosciuto fin nei particolari di alcune delle sue vicende<br />
terrene, non vuol dire che non mi risulti ancora lontano.<br />
Che, per quanto vicino, io non lo senta distante. Sarà il disagio<br />
della fede, ma è pure un disagio. Tuttavia, nel deserto anche Xto è<br />
una domanda che s'addolcisce, nello stesso tempo in cui si attesta<br />
come interrogativo assoluto. Pur restando un concetto non pienamente<br />
fruito, un frutto di cui è più facile sentire il profumo che<br />
il sapore.<br />
Che non si lascia consumare ma inseguire.<br />
Anche a noi, che sappiamo così tanto di dio, il deserto può insegnare<br />
qualcosa.<br />
Lei è cristiano, immagino!?<br />
77
Neanche questa volta Almèk rimase ad attendere la risposta.<br />
- Per quanto riguarda il palazzo su cui si stava spremendo gli<br />
occhi, fu costruito da Mohammed Ali. Non ricordo l'anno. Ma<br />
l'opulenta costruzione ha visto alcuni fra i più importanti avvenimenti<br />
della moderna storia d’Egitto, a dispetto del fatto che Alessandria<br />
è solo la seconda città dello Stato.<br />
Due episodi per tutti. Quando Mohammed Ali - che riaprì all'Occidente<br />
dopo secoli di isolamento ottomano - fu sul punto di<br />
squilibrare l'Europa fornendo alla Francia sia le vie d'acqua di<br />
Suez che quelle dell'Eufrate per l'Oriente, Napier, sceso da una<br />
delle sue sei navi giunte “a spron battuto” nel porto di Alessandria<br />
(o da tutte e sei?; chi potrebbe dirlo?), fu lì che lo raggiunse, e<br />
sempre lì minacciò di accendergli il fuoco sotto il sedere, nel caso<br />
non avesse immediatamente desistito dalla sua follia antiturca e filo-francese.<br />
Inoltre, quando Naghib e Nasser scaraventarono fuori di casa<br />
Farouk, aprendo le porte alla moderna gestione democratica, Rasel-Tin<br />
fu l'ultima terra, il luogo da cui l'ex-monarca partì per l'esilio<br />
sul suo yacht Mahrusa.<br />
Un nome che evidentemente portava jella, Mahrusa. Credo che<br />
sia lo stesso che aveva il panfilo su cui era stato costretto a involarsi<br />
un avo di Farouk, Ismail il Magnifico. Contemporaneamente<br />
scacciato e fuggito via con il classico sacco d’oro. Almeno così si<br />
dice.<br />
Nipote di Mohammed Ali, nel 1879 Ismail fu invitato a togliersi<br />
quanto prima dai piedi dai Consoli Generali francese e britannico,<br />
che gli portarono personalmente il telegramma del sultano che<br />
lo destituiva dalla carica di khedivé.<br />
Questo solo dieci anni dopo l 'apertura del Canale.<br />
Quando non si pensa alla tragedia di questi popoli, si rimane<br />
affascinati dalle avventure che hanno vissuto, e dai cambiamenti<br />
che hanno dovuto affrontare. L'Egitto, quello mediterraneo in<br />
particolare, è una terra convinta alla morbidezza, alla plasticità, dai<br />
secoli. All'umiltà nei confronti della storia.<br />
La mitologia popolare racconta come Dio, quando creò l'umanità,<br />
donasse a ciascun popolo due qualità che si contrastavano.<br />
78
Egli volle distribuire i suoi doni agli uomini in modo da equilibrarne<br />
la vita sulla terra. Ai Siriani diede un' intelligenza acuta ma<br />
anche tanta faziosità; agli Iracheni l'orgoglio ma lo temperò con<br />
l'ipocrisia; ai nomadi del deserto una pioggia di privazioni equilibrata<br />
da una salute di ferro. Agli Egiziani diede grande abbondanza,<br />
ma per compagna questa ebbe l'umiltà.<br />
Quando s'accorse che l'incontro volgeva al termine si disse che<br />
non gli sarebbe dispiaciuto rincontrare Almèk.<br />
Quei pochi minuti gli avevano fatto tornare il gusto del rapporto<br />
umano. La lontananza di sua moglie aveva reciso la normale<br />
conversazione civile a cui aveva solitamente accesso. E lui, pressato<br />
dalle gravi incombenze, aveva accettato lo stato di fatto, quella<br />
solitudine del cuore come del cervello. Ma Almèk, in quella mezz'ora,<br />
aveva tagliato i legacci delle sue rinunce e gli aveva dato ancora<br />
la possibilità di volare con l'immaginazione, e magari con la<br />
stessa fantasia, per il mondo che lo circondava. Ogni ascesi che sia<br />
davvero tale tiene lontane le tentazioni perché conosce le esigenze<br />
oltre che le debolezze del cuore umano. Ora, la sua ascesi era amatoriale,<br />
soggetta all'improvvisazione se non all'improntitudine. Ed<br />
era umano che lui cadesse nella tentazione di quella compagnia.<br />
Che, coinvolto in una conversazione interessante, non vedesse l'ora<br />
di riassaporarla.<br />
Ma non sapeva come. Per nessuna ragione gli avrebbe fatto<br />
una proposta diretta di rivedersi. Per fortuna fu lo stesso Almèk a<br />
dirgli da che parte bazzicasse solitamente. A nominare, quasi per<br />
caso, un paio di cafés che frequentava.<br />
Poi fu via, senza neanche offrirsi di pagare quello che aveva<br />
consumato.<br />
Ma non si rividero in nessuno dei posti nominati dall'altro.<br />
Piuttosto, un giorno in cui lui aveva deciso di fare una passeggiata<br />
sulla Corniche, e andava da Midan Orabi verso Midan Sa'had Zaghlul,<br />
mentre ancora gustava nella mente la bella prospettiva del<br />
monumento al Milite Ignoto di quella piazza - contro la moderna<br />
possente silhouette della Senghor University, e la chiesa di San<br />
79
Marco alle sue spalle - si imbatté in Almèk diretto verso il fronte<br />
mare.<br />
Era appena stato al Tourist Information Office, l'uomo gli disse.<br />
Aveva dovuto prendere del materiale per un viaggio che un<br />
suo cliente aveva in mente di fare. In quell'occasione andarono a<br />
bere una birra in un locale di una viuzza trasversale della Shari'<br />
Champollion, non distante dal luogo in cui si erano incontrati.<br />
Oltre a quello del territorio, e della terra in generale, il problema<br />
della storia era fra quelli che ossessionavano Almèk. Ne avrebbe<br />
parlato di frequente.<br />
Era sua convinzione che questo secolo, con i suoi cambiamenti,<br />
con gli assoluti sconvolgimenti di carattere politico che erano<br />
avvenuti in mezzo mondo, avesse visto alcuni popoli in un certo<br />
senso sottratti a se stessi. La Russia da zarista e cristiana era diventata<br />
comunista e atea per legge; la Cina era diventata maoista; l'Iran<br />
non era più Persia; l'Iraq s'era allontanato da ciò che era stato<br />
ai tempi dell'impero ottomano.<br />
E poi i cambiamenti che avvenivano proprio in Africa.<br />
Non mutamenti ma mutazioni. Ad Almèk questo secondo termine<br />
sembrava avere un maggiore potere di descrizione - e quindi<br />
di convincimento - circa la profondità a cui erano avvenuti i cambiamenti.<br />
“Circa la profondità che la lama del vomere aveva raggiunto<br />
nel corpo dei popoli. Nello sconvolgimento delle nazioni.”<br />
Gli stessi negri che pochi anni prima cacciavano il leone e la<br />
gazzella con arco e frecce, ora scaricavano addosso ai medesimi<br />
animali - si fa per dire - raffiche di fucile automatico.<br />
- Guardi una moderna cartina dell'Africa e la paragoni con una<br />
di cinquant'anni fa. Poche nozioni di storia e il ricordo di qualche<br />
contemporaneo genocidio basteranno a farle comprendere cosa<br />
voglio dire.<br />
La cosa non è terribile solo per quelli che rimangono uccisi.<br />
Tutti dobbiamo morire. E' che il presente con le sue brattee copre<br />
le spoglie del passato. Cancella la storia. Abrade le origini, le radici,<br />
laddove i popoli, e l'uomo in generale, hanno estremo bisogno<br />
del loro passato.<br />
80
E' una necessità assoluta, psicologica.<br />
Nessun individuo può vivere senza la propria storia. Che oltre<br />
a giustificare discorsivamente - cioè a narrarci - le nostre origini, in<br />
un certo senso ci rende “radicati nel tempo”. Come se la percezione<br />
delle cause che hanno portato al nostro atto di esistere ci<br />
desse quiete. E questo per diversi motivi, uno dei quali è che il<br />
nostro passato è denso di fatti positivi. Nella verità e nella mitologia.<br />
Sarà pieno di dolore, di sconfitte, di morte, ma è anche ricco<br />
di un'umanità che combatte e vince. Che supera gli ostacoli; e che,<br />
così facendo, ci genera. Di esperienza umana.<br />
Nella memoria vi sono filtri che giocano tutti a nostro vantaggio.<br />
E noi siamo i figli di una qualche vittoria. Questo ci rende orgogliosi,<br />
addirittura ottimisti. Dopotutto siamo quasi sempre i figli<br />
di una favola.<br />
Il vuoto alle nostre spalle, al contrario, ci angoscia. E' una sorta<br />
di in-comunicazione che ci fa quasi sentire colpevoli del nostro<br />
vivere. Nel non sapere, nell'essere perduti nel tempo, alla deriva di<br />
noi stessi, ci sembra di leggere una colpa originale.<br />
E' quello che sta accadendo all'uomo moderno. Perde il passato,<br />
la storia. Perde i contatti con le sue radici. E comincia a fluttuare<br />
nel nulla.<br />
Questo non può fargli bene. A parte il fatto che tutto ciò non<br />
ha niente a che fare con la libertà.<br />
La storia è la scala da cui noi guardiamo in basso alle cose della<br />
nostra esperienza umana. E' come se, perdendo il passato, noi subissimo<br />
l'aggressione di una tenebra che non ci riesce di sconfiggere.<br />
Credo che il progresso non sia tanto “portarsi in avanti” quanto<br />
“portare con sé” quello che è stato, lungo il cammino di un futuro<br />
a volte ineludibile. A compimento e a superamento.<br />
Non è abrasione ma maturazione. Gestione di ciò che fu e che<br />
deve trasformarsi in nuova vita.<br />
E' utilizzo del passato nel suo superamento, non distruzione.<br />
E’ metabolizzazione.<br />
81
La storia non fu l’unico argomento su cui Almek volle esprimersi.<br />
A un certo punto la fascinazione antropologica lo agguantò<br />
per i capelli.<br />
- Oramai già ci accorgiamo sulla nostra pelle che consumismo<br />
significa rivolgersi a un mondo limitato e inquieto di cose e di persone.<br />
Iscriversi in un orizzonte tanto difficile quanto costoso; tanto<br />
ristretto quanto soggetto a una continua dinamica sorprendentemente<br />
perversa.<br />
O, forse, a una dinamica perversamente continua?<br />
E' comunque restringerci nella prigione di un materialismo animalesco.<br />
Insomma, consumare può diventare frustrante proprio nel suo<br />
realizzarsi. Mentre catturiamo gli oggetti faticosi del nostro desiderio,<br />
siamo a nostra volta strettamente agguantati da essi.<br />
Siamo trascinati dentro strettoie esistenziali, incatenati nella<br />
cornice del nostro tempo privato. Siamo dolorosamente a nostra<br />
volta posseduti, dilaniati. Alla fine ci riconosciamo quali imprigionati<br />
“cacciatori di taglie” laboriosamente ma efficacemente catturati<br />
dalle nostre prede.<br />
Uomini la cui vittoria è la loro sconfitta.<br />
Anche quel giorno Almek concluse con una breve digressione<br />
personale, e lasciò che lui intravedesse il mondo dei suoi sentimenti<br />
prima di alzarsi e andarsene. Come la volta precedente, senza<br />
pagare ciò che aveva consumato.<br />
- Amo Alessandria perché è sempre sull'orlo di se stessa. In un<br />
quasi impossibile equilibrio. Alle spalle il Maryut, un lago semiprosciugato<br />
dal cui invaso baluginano poche acque contaminate<br />
dalla modernità e infiniti multicolori cristalli salini, laddove una<br />
volta vi erano tremule ampie onde in cui convergeva il commercio<br />
dell'intera cornucopia d'Egitto.<br />
Più oltre, verso sud, un mare di sabbia e la depressione del<br />
Qattara che si indovina in lontananza.<br />
Di fronte alla città, invece, un mare d’acqua, uno dei bacini più<br />
grandi del mondo; su cui essa si è di volta in volta affacciata come<br />
semplice centro commerciale, o come il più grande porto del<br />
mondo civile.<br />
82
E’ vero, con fasi alterne, ma fin dai tempi di Alessandro Magno.<br />
Il canale di Suez l'ha rimessa in piedi. Città bifronte; che ha la<br />
coscienza di essere musulmana sin da quando l'Islam la ricacciò al<br />
secondo posto dopo il Cairo, ma che nella sua carne ha gli ampi<br />
squarci dei copti, dei cattolici, addirittura dei protestanti. Di volta<br />
in volta punto d’incontro di intensi traffici internazionali, e paese<br />
di stamberghe e poveri pescatori: come sembra che l'abbia trovata<br />
Napoleone prima e dopo che la sua flotta fosse affondata ad Abu<br />
Quir. A solo pochi chilometri da questo tavolino all'aperto.<br />
Prima e dopo che il Còrso inchiodasse i turchi sul litorale che<br />
oggi produce la migliore cucina del mondo mediorientale a base di<br />
pesce.<br />
Decadente come l'ha descritta Durrel; terra di Kavafis. Ma anche<br />
luogo di palpiti multirazziali e di gente che non molla. Luogo<br />
in cui l'ombra a volte offre cose tanto positive quanto quelle offerte<br />
dal pieno sole che abbrucia senza pietà i palazzi occidentalizzanti<br />
della Grand Corniche. Arco di terra e di mare in cui il vento<br />
intreccia discorsi fatti di convivenza, di elasticità.<br />
Un esistere senza dubbio camaleontico ma anche critico. Essenzialmente<br />
teso alla propria dignitosa sopravvivenza.<br />
Forse è la città su cui hanno pianto di più, allontanandosi dall'Egitto,<br />
quelli che non accettarono la rivoluzione nasseriana.<br />
Alessandria non è il Cairo, che, con il suo magma simile a lappate<br />
di una lava incoercibile, tutto copre, tutto in fin dei conti mescola<br />
alla causa islamica e arabizzante. Che in qualche modo rende<br />
propria ogni cosa.<br />
Alessandria è una rete nell'aria, nel sole: fra marzo e giugno nel<br />
kamsin che soffia, ma anche nello zefiro leggero d'ogni altro giorno.<br />
Una rete che filtra, che si agita, che brilla nella luce; che palpita<br />
del vento che la invade ora dalla terra e ora dal mare. Sottesa con<br />
la sua bellezza per oltre venti chilometri contro il mare dell'Occidente.<br />
Luogo di compenetrazione intesa come convivenza. Così<br />
come di sopportazione per quanto a volte faticosa - lo chieda agli<br />
“infedeli” - in cui, tuttavia, la voce del muezzin, a mio personale<br />
avviso, ha un suono diverso dalle voci che risuonano al Cairo.<br />
83
Un luogo in cui la brezza non smette mai di soffiare, o il vento<br />
di cambiare. In cui bastano pochi attimi perché il sole lasci il campo<br />
al vento sferzante, alla pioggia impietosa, e ai violenti schiaffi<br />
di un mare virulento.<br />
In essa vi è traccia di dinamiche che spingono verso nobili traguardi<br />
umani, e di movimenti che spingono verso il fondo. Verso<br />
l'abisso e l'oscurità di noi stessi e del mondo che ci circonda.<br />
Avrà letto Kavafis, Durrel.<br />
Luogo multiforme, essa muove ai paragoni. E i paragoni, oltre<br />
ad affinare l'esperienza e la mente, spingono alle scelte e agli atteggiamenti<br />
critici. Alla riflessione. Perciò la ritengo allo stesso<br />
tempo una città cinica e insieme filosofica, giustamente malfamata<br />
e allo stesso tempo testimone dell'umana coscienza. Come a dire:<br />
drappeggiata da una inesausta grandezza, ancora sotto l'ombra del<br />
Museion.<br />
Testimoniale inquisitivo della stessa vita.<br />
Quella sera, ritornando lungo la Corniche al posto dove aveva<br />
parcheggiato la macchina, il mare gli apparve più bello e tremante,<br />
più scuro e assorbente con i suoi blu e i suoi azzurri: un mare che<br />
gli gettò addosso una rete metafisica, un infinito giacchio entro cui<br />
gli era permesso di muoversi ma a cui - anche nei giorni che seguirono<br />
- non gli parve di poter sfuggire.<br />
A casa s'accorse di non avere più sonno.<br />
La cosa lo infastidì. E dopo alcuni tentativi mal riusciti di scivolare<br />
nell'oscurità dell'incoscienza, abbracciato dalla soffusa tenebra<br />
della camera, si alzò e decise di scrivere a sua moglie.<br />
In primo luogo si sentì obbligato a raccontarle ciò che gli stava<br />
accadendo: del vicino di casa il cui sangue, ribollendo, aspettava di<br />
fiorire. Al più presto, se non proprio da un giorno all'altro.<br />
E' difficile spiegarti, ma se mai vi fu rabesco in cui la strumentazione<br />
dei cerusici medievali si è intrecciata con la speranza desiosa<br />
quanto visionaria del moderno malato, questo è Mulid.<br />
Già ti ho accennato qualcosa.<br />
84
Vorrei che tu lo conoscessi di persona. Non alto ma poderoso;<br />
piacevolmente robusto anche se un tantino tracagnotto. Di un'ascendenza<br />
contadina che traspira da tutti i pori; gentile e interessante,<br />
sicuramente intrigante. Dall'occhio ridente, cortese, ma infuocato<br />
quando mi parla della sua malattia, e del conseguente desiderio<br />
che io gli asporti i calcoli. Di volta in volta proponendomi<br />
una o l'altra delle possibilità giunte a sua conoscenza tramite i libroni<br />
che egli reperisce in antri popolati da ciò che l’Occidente<br />
abbandonò ritenendolo inutile, quando tolse il campo per l'avvento<br />
di Nasser.<br />
Uno sguardo focoso, il suo, nel quale a tratti cova un mal celato<br />
scontento; la spoglia di un dolore esacerbato dalle ripulse della<br />
tenera gemma, del profumato fiorellino che gli gira per casa sotto<br />
il naso senza che lui possa reciderlo e tenerlo per sé solo.<br />
Mulid, per la verità, non parla spesso della ragazza, ma essa si<br />
indovina sempre presente al fondo delle sue preoccupazioni, dietro<br />
ogni sua parola. Jasmine è come uno scoglio a fior d'acqua. Sia<br />
per lui che per me. Che si eleva di poco fra le onde, ma che proprio<br />
a causa di tanto è decisamente pericoloso.<br />
Ma io non ho alcuna intenzione di far naufragio su di lei!<br />
Come non parlarti delle pinze che lui mi propone, e dei cateteri<br />
rinascimentali e post- !<br />
Vorrei che tu vedessi tutta la robaccia dei giornali che mi mostra;<br />
per rabbrividire ma anche per ridere dell'impossibile situazione<br />
che si è venuta a creare.<br />
E se ricordo che alla fin fine il tutto è stato causato da me, divento<br />
ancora più nero…<br />
Dopo un paio di giorni di questa pericolosa seccatura, mi sono<br />
rivolto all'incaricato dell'agenzia affinché convincesse il mio vicino<br />
di come stavano le cose. Volevo essere finalmente liberato da<br />
quell'incubo. Ma, allorché l'uomo comprese il motivo della mia visita<br />
ad Anfushi, iniziò a ghignare sotto i pesanti baffoni. Certo che<br />
conosceva Mulid. E sapeva anche della sua tresca con la servetta -<br />
a cui io neanche mi ero sognato di accennare. Inoltre conosceva le<br />
capacità fantastiche dell'uomo.<br />
85
Se la rideva, lui, sotto il fez nuovo di zecca, dall’alto gallone<br />
dorato.<br />
In quell’agente dell’agente, mi parve scorgere uno degli appartenenti<br />
alla generazione che, tempo prima, aveva vissuto miseramente<br />
una storia dal regale refrain faroukiano. E che poi era stata<br />
sommersa - e conseguentemente infettata - dal lusso del 2000;<br />
strizzata nell’amplesso di un'infitah orchestrata e suonata dalla<br />
banda di nuovi-ricchi quanto ferocemente accaldati cairoti.<br />
Ma il peggio venne alla fine del nostro incontro.<br />
Dunque io non ero medico, gli leggevo nel pensiero. Ero un<br />
nessuno! Sorrise l'omaccione in gallabaia, e poi addirittura rise apertamente<br />
per un paio di minuti buoni.<br />
Poi mi salutò scusandosi per l'inconveniente, e, nel rinnovarmi<br />
gli auguri per il mio soggiorno in riva al Mare degli Arabi - come<br />
lui chiama la zona -, mi rivolse una frase non so se sfottente, o<br />
cinica tout-court: “Sia bravo, Egregio Dottore - disse scandendo<br />
bene le ultime parole. Lo aiuti come può. Mulid è un buon diavolo”.<br />
Mancò solo che una strizzata d'occhi e un’allusiva stretta di<br />
mano suggellassero la nostra complicità nel futuro operatorio del<br />
calcoloso innamorato.<br />
Mulid mi strazia; a volte mi strania da me stesso.<br />
Mi coinvolge nelle sue fantasticherie al punto di quasi-sedurmi,<br />
oltre ad obbligarmi a scorpacciate di frutta che, serpeggiando, si<br />
insinua nella mia vita, umida e sugosa, intrecciata ad ipotesi sanitarie<br />
lontane dalla realtà quanto la luna dalla terra. Ipotesi a tratti pericolosamente<br />
quanto misteriosamente vicine al mio cuore, a causa<br />
della malia esercitata sulla mia immaginazione dal suo speranzoso<br />
desiderio. Una fascinazione che prospetta l’impossibile facendolo<br />
credere attuabile. Che distorce la realtà con una sorta di<br />
qualità demoniaca i cui smalti danno consistenza alle ombre, parvenza<br />
di solidità ai più perversi trabocchetti.<br />
Mulid è la sorridente semplicità dell'impossibile, la pervicace<br />
realizzabilità dell'assurdo.<br />
86
Ormai, al suo solo avvicinarsi comincio ad essere irretito nelle<br />
sue speranze, nei suoi desideri, addirittura nei suoi piani chirurgico-sanitari.<br />
Te l'ho detto, è un tipo irresistibile. Un vero predone. Il fascino<br />
di Sean Connery a confronto del suo fa ridere. Ha un occhio<br />
così ridente e furbo… E’ tanto cortese e generoso…<br />
E ha testa e orecchie grandi…<br />
Lui sostiene che anche i faraoni fossero così.<br />
Avrà responsabilità la Francia di Champollion e di De Gaulle<br />
in quelle orecchie?<br />
Per il primo non saprei, ma il secondo aveva orecchie decisamente<br />
grandi. Almeno così mi sembra di ricordare.<br />
Una volta mi sono sorpreso a pensare quali potessero essere le<br />
dimensioni del suo pene.<br />
Se l'uomo lo relaziono realisticamente con gli strumenti che mi<br />
porta a vedere in imago… C’è da rimanerne impressionati.<br />
Tutte queste informazioni egli le desume da libercoli o libracci<br />
di origine cairota o alessandrina, provenienti da un maledetto negozietto<br />
di Anfushi che ha rilevato il ciarpame di medici europei<br />
morti probabilmente in odore di santità alcolica e sifilide, una cinquantina<br />
d'anni or sono. E’ a questa data, difatti, che risalgono i<br />
libri che l'uomo riporta dalla sponda ridente di quel mare occidentale.<br />
Da Anfushi, appunto.<br />
Ma come sarà davvero l'organo..? A questo punto non posso<br />
fare altro che arrossire violentemente nel più profondo dell'animo,<br />
e darmi un pizzicotto per staccarmi da questa curiosità decisamente<br />
morbosa.<br />
La situazione si è così evoluta nella mia mente che la più pressante<br />
esclamazione che mi giunge al cuore, al cervello, e quasi alle<br />
labbra, in questi giorni è: fortuna che di medicina non so assolutamente<br />
nulla! Come farei a resistere a tale impeto? Mettiamo, se fossi un<br />
oculista?, un otorinolaringoiatra?, o anche un odontoiatra, magari<br />
di quelli dediti esclusivamente all'ortodonzia ?<br />
Come potrei oppormi al sorriso e alle cortesi attenzioni di Mulid?!<br />
87
Il tracagnotto mi forzerebbe la mano. E io dovrei mutare la<br />
mia vocazione esculapica. Addirittura violare il giuramento ippocratico.<br />
Quest'uomo è così convincente che guai a essere un veterinario,<br />
e risiedere entro cinquanta miglia dalla sua vescica!<br />
Per oggi basta, mia cara.<br />
Ti abbraccio. Mi manchi da morire. In modo particolare quando<br />
il suono dell' adan mi avverte che devo mettermi in moto se<br />
voglio trovare qualcosa da mangiare al circolo.<br />
Avresti mai immaginato che un giorno io potessi rimpiangere<br />
la tua essenziale e “svelta” cucina?<br />
88
8<br />
Si era svegliato più tardi del solito. Se ne meravigliò. Quindi,<br />
una veloce rivisitazione a quanto era accaduto la sera precedente<br />
gli fece concludere che le quattro chiacchiere scambiate nell'elegante<br />
saletta del Trianon avevano contribuito a distenderlo. A scaricare<br />
le tensioni. Lo stile decò dell'antico locale, e la discussione<br />
con un turista inglese sull'orientalismo e i seni di una ballerina<br />
presente nel ristorante, gli avevano fatto recuperare le energie che<br />
nervosismo e solitudine sembravano volergli negare sino a qualche<br />
ora prima. Sfociando in quel saporito sonno.<br />
Quando si dice che le parole non servono!<br />
Fu rasserenato da quel fatto. E decise di dedicare la giornata a<br />
completare la distensione. Doveva approfittare dell'onda lunga. E<br />
gli tornò in mente il suo vecchio e allo stesso tempo nuovo amico.<br />
Di cosa non avrebbe approfittato Von Clausewitz pur di raggiungere<br />
i suoi obiettivi bellici?<br />
Avrebbe continuato ad approfondire (sic!) il manuale sulla<br />
guerra.<br />
Ma prima avrebbe messo qualcosa nello stomaco.<br />
S'alzò e fece una doccia veloce. Quindi andò in cucina per prepararsi<br />
un caffè forte, affettare un po' di frutta, e fare dei toast.<br />
Solitamente era così che iniziava la giornata; a tanto anche sollecitato<br />
dagli “omaggi” di Mulid.<br />
Non gli mancavano mai frutta fresca, ortaggi e uova. Queste<br />
ultime forse un po' meno fresche; o almeno esposte per la loro<br />
stessa natura a una sana quanto aperta “coltivazione del dubbio”.<br />
Ormai consuete, le operazioni si sgranarono una dopo l'altra,<br />
compreso il principio d'incendio di un panno già bruciacchiato.<br />
Ma neanche aveva portato la tazzina fumante alle labbra che il<br />
normale brusio che dall'esterno teneva compagnia come un sottofondo<br />
musicale alla sua solitudine ruppe in brevi urla di donna.<br />
89
Corse alla finestra, guardò fuori; giusto in tempo per assistere al<br />
tuffo di una delle ragazzine della casa del “turco” - era così che<br />
nella sua immaginazione chiamava il riccastro che rinnovava la più<br />
ampia magione ad Anfushi - che placcava con inattesa agilità un<br />
pollo fuggiasco. Attorno a lei, a tagliare altre strade al ruspante<br />
non volatile, una buona parte delle donne delle case vicine e dei<br />
ragazzini urlavano allegri e inzaccherati fino ai gomiti.<br />
Sorrise. Tutto bene.<br />
Aveva temuto una faida intertribale, con conseguenti eccessi di<br />
barbarica sanguinarietà. Invece le donne ridevano divertite, si facevano<br />
cenni, e i ragazzetti si spintonavano senza grande danno.<br />
Anche il pollo - ora a testa in giù fra le mani della serva più anziana<br />
- taceva aspettando di tornare, o lui o il mondo, alla consueta<br />
normalità di relazione.<br />
Poi s'accorse che fra i bambini vi era anche Farouk, e che la<br />
stessa Amina chiacchierava un po' discosta con una ragazza che<br />
doveva avere nelle vene sangue del turco.<br />
Ma sì. Era giorno di pulizie. Doveva affrettarsi ad abbandonare<br />
il campo. Nel suo interesse, meglio togliersi di mezzo. E completò<br />
in fretta la colazione interrotta.<br />
Ma quel giorno doveva essere diverso da come lui aveva immaginato.<br />
Intanto l'arrivo di Amina ripropose il tema delle sue relazioni<br />
con Farouk. E poi, quando il ragazzino si presentò sulla soglia del<br />
soggiorno - in cui lui si era rifugiato a leggere qualche pagina del<br />
Times -, gli tornò in mente sua figlia e la lettera che gli aveva inviato.<br />
Gli chiedeva di informarsi circa le modalità di adozione che vigevano<br />
in Egitto, e quale fosse il vento che tirava da quelle parti a<br />
tale riguardo.<br />
I due temi si intrecciarono nella sua mente per rimanervi avvinti<br />
per un poco. Vij si era posta come immediato traguardo matrimoniale<br />
avere dei figli. Era stata una cosa tanto presente da essere<br />
imbarazzante se loro non avessero pensato che anche al marito<br />
avrebbe fatto piacere “inaugurare una linea dinastica”. Così diceva<br />
Jaap.<br />
90
Se le fosse nato un figlio maschio abbastanza presto, avrebbe<br />
avuto l'età di Farouk. Magari non la costituzione, o il colore degli<br />
occhi. Jaap era alto, un po' squadrato; e sia lui che sua figlia avevano<br />
gli occhi blu.<br />
Quel mattino il ragazzo targhi - ormai era convinto della sua<br />
ascendenza - aveva in braccio la sua volpetta e, guardandolo fissamente,<br />
un po' carezzava e un po' torturava l’animale.<br />
Fin dal primo incontro aveva avuto l'impressione che Farouk<br />
gli riservasse un'attenzione quasi ipnotica, indagando il suo modo<br />
di fare. Lo scrutava come se provenisse da un altro mondo. Che<br />
bevessero una Coca, o mangiassero un panino di fortuna, mentre<br />
Amina era intenta in qualche faccenda appena fuori dell'uscio, i<br />
suoi occhi erano sgranati su di lui. Quando gli parlava era la stessa<br />
cosa.<br />
E la presenza del giovane berbero gli poneva di tanto in tanto<br />
il problema di come e chi sarebbe stato suo nipote, se ne avesse<br />
avuto uno. Ora che aveva compreso cosa volesse dire avere un ragazzetto<br />
che un paio di volte alla settimana ruzzava per casa inseguendo<br />
il suo fennec, era torturato dalla curiosità. O meglio, quella<br />
semplice idea lo perseguitava.<br />
Aveva cercato di informarsi al riguardo dell'adozione. E sperava<br />
di sbagliarsi circa la prima impressione che aveva avuto. In Egitto,<br />
e forse in Alessandria più che altrove per quella radicale duplicità<br />
del porto mediterraneo, le cose assommavano le complicazioni<br />
classicamente islamiche - o semplicemente arabe - a quelle<br />
modernamente europee.<br />
Lui aveva fatto pressione con l’incaricato dell’ufficio, una giovane<br />
donna assolutamente europeizzata, e gli avevano detto di attendere.<br />
Prima lei e poi il dirigente da cui dipendeva il settore. E<br />
lui aveva deciso di attenersi a quel consiglio. D'altro canto, se avesse<br />
voluto fare diversamente, non avrebbe saputo cosa e come<br />
farla.<br />
Alla fine, dopo aver rivolto un paio di frasi scherzose all'indirizzo<br />
del ragazzo nel francese più semplice che conoscesse, andò<br />
in cucina per prendergli una lattina di Coca. Magari gli avrebbe<br />
91
fatto anche un panino. I ragazzi hanno sempre fame. Almeno<br />
questo è quello che dicono tutti.<br />
Quella mattina Farouk non rimase con lui all'interno della casa.<br />
C'era qualcosa nell'aria che rendeva nervosi sia il ragazzo che il<br />
suo piccolo compagno. Quando la Coca fu finita nella lattina, senza<br />
dire una parola il targhi si alzò, poggiò il recipiente in terra accanto<br />
al muro, così come lui lo avrebbe rimesso sul tavolo, e con<br />
un breve verso gutturale invitò il fennec a seguirlo. L’animale non<br />
se lo fece dire due volte e schizzò via tra le gambe nervose e sottili<br />
del padroncino.<br />
Dapprincipio gli parve di seguirli in quello che facevano per il<br />
ruzzare che si sentiva sul fianco della casa; poi, attirato da un articolo,<br />
sprofondò nella lettura dimenticando i due.<br />
Ma non potette farlo a lungo perché uno scoppio di voci irate<br />
e di urla di donne a un certo punto attrasse la sua attenzione. Lasciò<br />
il giornale e si avvicinò alla finestra. E lo spettacolo che si<br />
trovò a fronteggiare fu uno dei più buffi che avesse mai visto. La<br />
volpetta aveva addentato il camicione di Hassan - questo era il<br />
nome del “turco” - e per nulla impaurita dalle urla di costui e dai<br />
suoi tentativi di prenderla a calci, teneva duro, mentre due donne<br />
cercavano di fargli lasciare la presa a colpi di hjgeb.<br />
Farouk era al cuore della scena e tentava di staccare anche lui<br />
l'animale dall'omaccione, facendo balzi a destra e a sinistra per evitare<br />
le pedate di questi e allo stesso tempo i colpi delle donne.<br />
Lo spettacolo, tuttavia, durò per un tempo brevissimo perché<br />
Amina, precipitatasi fuori della casa, si slanciò al centro della mischia<br />
e con l'aiuto del ragazzo liberò l'altro del fastidioso ingombro.<br />
Ma a questo punto gli animi, piuttosto che sedarsi, si accesero<br />
ancora di più. Non c'era nulla da temere ormai. Mulid era via, altri<br />
uomini della famiglia di Amina non erano in vista, e la volpetta fra<br />
le braccia del ragazzo - che aveva preferito una posizione più arretrata<br />
per evitare vendette sull'animale - non rappresentava più alcun<br />
pericolo. Quindi... fiato alle trombe. E gli insulti furono a lungo<br />
scagliati da una parte all’altra e viceversa finché il tumulto fu<br />
sedato probabilmente dal fatto che gli affari impedivano al “turco”<br />
di restare lì a bisticciare con una serva e un ragazzino. A quello<br />
bastavano le femmine della famiglia.<br />
92
Ma, andato via lui, tutto finì. E le sue donne tornarono alle loro<br />
occupazioni imprecando e maledicendo Amina e il ragazzo, più<br />
che convinte che il bisticcio fosse durato abbastanza.<br />
Tuttavia, l'incidente non era ancora concluso perché, rientrati<br />
in casa, Amina fece irruzione nella sua stanza. Aveva creduto che<br />
il ragazzo fosse con lui. Insomma era colpa sua se quegli sciacalli<br />
gli si erano scagliati addosso. Non facesse uscire Farouk e il suo<br />
maledetto animale. Anche se ora quel porco di Hassan era via mille<br />
miglia.<br />
Lui e le sue emorroidi sanguinanti.<br />
La frase gli parve strana; forse aveva capito male.<br />
S'alzò e andò in cucina, dove trovò la donna intenta alla pulizia<br />
sommaria quanto nervosa del fornello. E le chiese spiegazioni.<br />
Cosa aveva detto? Emorroidi!?<br />
Sì, proprio emorroidi, l'altra ripeté per tutta risposta. Tutto il<br />
quartiere sapeva che Hassan viveva per metà del suo tempo in un<br />
lago di sangue. E proprio per questo la piccola volpe, sentendone<br />
l'odore, gli era corsa addosso azzannandogli la veste.<br />
Poi, quando vide come lui fosse scoppiato a ridere, lasciò la<br />
cucina e passò al bagno, una o due volte facendo capolino oltre lo<br />
stipite e ridendo anche lei ormai rincuorata e del tutto dimentica<br />
di quanto era appena successo.<br />
Quel mattino Farouk, sentendosi responsabile dell’accaduto, si<br />
tenne lontano sia da Amina che da lui. Giocava nelle stanze con la<br />
volpetta, la rincorreva. Si rotolava con essa per terra spostando le<br />
stuoie che la donna aveva appena spazzolato, ma subito rimettendole<br />
a posto. Lui sentiva sulla pelle l'ansia del ragazzino, il suo desiderio<br />
di divertirsi, e il timore di avere disgustato sia Amina che<br />
lui. Così, dopo un quarto d'ora di quei sordi rumori dei corpi e<br />
delle menti, lo chiamò e prese a parlargli del fennec, del deserto, e<br />
a fargli domande su come avesse avuto la volpetta.<br />
Il ragazzo non si aprì subito alle sue domande. Per quanto si<br />
fossero visti ormai diverse volte – ultimamente Amina lo portava<br />
sempre con sé quando andava da lui -, non si era ancora creato un<br />
rapporto personale. Fino ad allora lui gli aveva offerto delle bibite,<br />
93
un panino, un frutto, che l'altro aveva accettato o rifiutato senza<br />
che lui ne comprendesse le ragioni. Ma nient'altro.<br />
Quel mattino parvero giocare a suo favore sia l'abitudine a lui,<br />
che Farouk ormai aveva - seppur inconsciamente -, sia l'emozione<br />
per la rissa. Gli parve che il giovane targhi, dopotutto, sentisse il<br />
bisogno di smetterla di giocare con il dorato grosso batuffolo di<br />
vita che correva di qua e di là fra sedie e tavolinetti, per sedersi e<br />
misurarsi con calma con lui e con il mondo che egli rappresentava.<br />
Fu un'esperienza singolare in cui imparò a penetrare meglio il<br />
linguaggio dell'altro. E non solo il pessimo francese che il targhi<br />
usava, ma le stesse espressioni del suo viso, o l'abitudine che aveva<br />
di accompagnare le proprie emozioni o di sottolineare le proprie<br />
parole con piccoli gesti. Il sollevare una mano, lo stringere<br />
nervosamente le gambe incrociate su cui s'era accoccolato ad ascoltarlo.<br />
Il suo scuotere la testa, quando era imbarazzato o insicuro<br />
e non sapeva cosa rispondere. Il suo digrignare un po' i piccoli<br />
denti bianchi ed appuntiti che facevano capolino fra le sottili labbra<br />
scure. O il suo modo infantile e “scattoso” di fare spallucce.<br />
Gli sembrava di essere tornato a trenta, trentacinque anni prima,<br />
ai suoi appuntamenti con la figlia fra un convegno e l'altro, fra<br />
un congresso e quello successivo. Anche lei si sedeva sul tappeto<br />
del suo studio e da lì lo ascoltava e gli parlava.<br />
Nel caso del targhi, la relazione era diversa e le distanze incommensurabili.<br />
Vij rimaneva a scrutarlo e a bere quanto lui diceva. Il punto di<br />
partenza era stata l'assoluta fiducia, una situazione in cui i sorrisi, i<br />
giochi di parole che l'avevano sempre divertita, e gli altri scherzi e<br />
racconti si mescolavano a una carnalità delicatamente praticata:<br />
una carezza, un inatteso scappellotto, un pizzicotto, e tanti abbracci<br />
in cui ci scappava sempre o quasi un bacetto che sua figlia<br />
gli dedicava con affetto cosciente.<br />
Con Farouk, sia quella mattina che in seguito, la cosa fu diversa.<br />
E non per quanto poteva essere colto a primo acchito, vale a<br />
dire per la non consanguineità, e l'estraneità radicale dell'uno all'altro.<br />
Quello che acquistò sempre maggiore evidenza fu il fronteggiarsi<br />
di due culture tanto diverse da determinare l'intreccio di vari<br />
94
motivi. E da fare scoccare in entrambi scintille di più profonda intelligenza<br />
delle loro diverse realtà. Ad una sorta di iniziale diffidenza<br />
per l'assoluta estraneità che vi era fra loro, si affiancò la naturale<br />
curiosità del ragazzo che cercava di penetrare oltre le linee<br />
del mondo sconosciuto che gli stava dinanzi, di farvi incursioni -<br />
quelle possibili alla sua età - ogni volta che lui, più o meno volutamente,<br />
gliene offriva l’occasione.<br />
Oltre al deserto e a qualche piccola cittadina dell'interno, Farouk<br />
conosceva solo qualche strada di Alessandria in cui passava<br />
in compagnia di Amina. Non aveva neanche visto il Cairo. E qualunque<br />
argomento egli toccasse, per il ragazzo era qualcosa di assolutamente<br />
nuovo, che il targhi cercava di penetrare sgranando<br />
gli occhi e facendogli ripetere le parole. O costringendolo a spiegarsi<br />
con un linguaggio più semplice, anche quando lui già credeva<br />
d'avere sbriciolato abbastanza il concetto per un ”bambino del deserto”.<br />
Man mano che andavano avanti, s'accorse di produrre visioni<br />
davanti agli occhi del ragazzo, che presto circondarono entrambi.<br />
E tali visioni causavano in Farouk stati emozionali, speranze, paure.<br />
O addirittura sentimenti d'angoscia; come accadde allorché gli<br />
spiegò che diversi animali di quelli che lui conosceva vivevano in<br />
gabbia, negli zoo di molte città.<br />
Allo stesso tempo si accorse di come - rimanendo attento al<br />
proprio mondo interiore - lo stesso fatto di parlare a Farouk di<br />
cose che appartenevano alla sua quotidianità, come la vita cittadina,<br />
o il lavoro di un uomo come lui o quello di sua moglie, gli dessero<br />
l'opportunità di riconsiderare quelle realtà e i concetti che ne<br />
erano la base.<br />
In alcuni casi, addirittura arrivando a fare giustizia di giudizi<br />
che inconsciamente aveva maturato, ma che non aveva mai vissuto<br />
in un modo libero da schermi e ipocrisie.<br />
Lui stesso riscopriva la sua vita. Misuratamente sottaciuta,<br />
sconosciuta, se non a volte infida.<br />
Ma di questo Farouk non ne ebbe il più pallido sospetto.<br />
Poi, mentre Amina nell'altra stanza completava le pulizie più<br />
urgenti, il fennec cominciò ad essere inquieto fra le braccia del ra-<br />
95
gazzino. Ed alla fine l'insolita mattinata ebbe termine. I due si lasciarono<br />
con l'intenzione, non pronunciata ma non per questo<br />
meno ferma, di rincontrarsi per parlare ancora, per riversarsi ancora<br />
uno nell'altro.<br />
Addirittura fantasticò che il ragazzo gli avrebbe detto qualcosa<br />
sul deserto che si potesse attingere solo dalle labbra di qualcuno<br />
che avesse vissuto fra le dune. Avrebbe avuto modo di stuzzicare<br />
Saskia, che gli avrebbe invidiato quell'esperienza di prima mano.<br />
Alla fine il fennec schizzò via, Amina andò nel bagno a lavarsi<br />
mani e volto, e a pettinarsi. E in un battibaleno dei due non si videro<br />
neppure le ombre, dopo che ebbero svoltato laggiù dove la<br />
stradina girava intorno alla bassa casa più lontana delle altre.<br />
Dopo aver mangiato melanzane farcite di riso mescolato a<br />
polpettine di agnello con pomodoro, una misurata porzione di un<br />
pecorino fresco procuratogli da Mulid, e un intero piccolo ananas<br />
sugoso e maturo della stessa fonte, si sdraiò sul basso divano di<br />
vimini in un angolo della terrazza sul retro. Una breve siesta era<br />
necessaria. Quella sera avrebbe cenato fuori. Doveva riposarsi, e<br />
digerire quanto aveva appena ingollato con ingordigia.<br />
La terrazza in cui si trovava aveva il vantaggio di essere tranquilla,<br />
confortevole per quanto piccola; non esposta agli sguardi di<br />
alcuno, anche se priva della romantica veduta sugli amori del vicino.<br />
Che mattinata!<br />
Per prima cosa di nuovo rise con se stesso delle emorroidi di<br />
Hassan. Che molta gente soffrisse di quei fastidi, in Africa, era cosa<br />
risaputa. Qualche santo shaikh aveva addirittura dovuto ricevere<br />
i suoi fedeli sedendo sul vaso. Ma che proprio Hassan ne soffrisse<br />
talmente da eccitare l'interesse del fennec, e da subirne l'attacco,<br />
gli faceva venire le lacrime agli occhi.<br />
Gli era anche piaciuto il modo in cui Amina gli aveva raccontato<br />
la faccenda. Quasi avesse detto: quell'uomo sarà ricco come il<br />
califfo, ma ha una umiliante fontana di sangue al centro del corpo.<br />
L'episodio aveva lasciato sprigionare tutta la sua maliziosa femminilità.<br />
Le donne sono terribili quando glossano il reale. Quando<br />
rimettono le cose a posto, gli equilibri che le appartenenti al sesso<br />
96
debole introducono sono di una spietatezza tanto dolorosa quanto<br />
illuminante. Non c'è nessuno come una donna per spiegare a un<br />
uomo quanto sia imbecille. E le arabe non meno delle altre. Anzi.<br />
Era una delle cause della separazione di Vij?<br />
Andò con la mente a sua figlia e a sua moglie che si battevano<br />
al di là delle dighe sull'Ij, per ritagliare uno spazio intorno a Corrie<br />
che non fosse troppo doloroso. Magari per ridarle con l'annullamento<br />
la radicale libertà che Jaap le aveva sottratto capziosamente.<br />
Ed era sicuro che sua figlia avesse anche diritto a un dignitoso<br />
risarcimento economico per tutto ciò che aveva perduto a causa<br />
delle fasulle nozze. Non si trattava di monetizzare, o di esibire un<br />
pregiudizio imeneo, ma di valutare dieci anni di vita. Un inganno<br />
durato dieci anni. E il tempo, nella vita degli uomini - ma anche in<br />
quella dei vegetali e dei minerali -, è l'unica cosa che non si può<br />
“riguadagnare”.<br />
E' comunque bruciato, alle nostre spalle: soltanto cenere.<br />
Sperava che l'avvocato scelto da sua figlia e da sua moglie facesse<br />
il culetto all'elegante furbastro.<br />
Poi ritornò al piccolo targhi.<br />
Quella bizzarra idea dell'adozione gli appariva sempre meno<br />
bizzarra. Meno che mai ora che conosceva meglio Farouk. Anche<br />
se non avrebbe saputo dire se il concetto che si stava facendo del<br />
ragazzo fosse una realtà o solo la proiezione della propria immaginazione,<br />
il frutto delle sue fantasie. Magari dei suoi desideri.<br />
Gli era sembrato che il ragazzo avesse il dono della curiosità e<br />
dell'attenzione. Il suo sguardo era simile alla sabbia del deserto,<br />
che non è mai sazia d'acqua. Lo fissava instancabile, insoddisfatto,<br />
per lunghi tratti immobile. Si vedeva subito che era sveglio, intelligente,<br />
e di buona salute. Gli dei “avevano bilanciato la povertà<br />
della gente nomade con il vigore dei loro corpi e delle loro menti”.<br />
E, per la sua età, era stato alquanto capace di ragguagliarlo sulla<br />
propria vita con il poco francese di cui disponeva. E di raccontargli<br />
la storia della volpetta che gli era stata regalata. Gli aveva anche<br />
detto – orgogliosamente - che prima di possedere quell'animale<br />
ne aveva già visti altri, di fennec, quando abitava nel deserto.<br />
Quando i suoi genitori, gli zii, e i cugini erano ancora vivi.<br />
97
In tal modo si era fatto un’idea di ciò che gli era accaduto.<br />
E aveva notato come i suoi occhi fossero rimasti assolutamente<br />
asciutti parlando della propria famiglia. Solo la voce aveva tremato<br />
un poco. Ma poi si era ripreso. Il fennec non beve, mangia<br />
solo insetti… Se invece mangia altre cose, allora deve anche bere.<br />
Quelle precisazioni erano apodittiche, di una cultura scarna ma<br />
proprio per questo “convinta” e irrinunciabile.<br />
Vij l'avrebbe trovato intrigante.<br />
C'era da chiedersi se poteva sperare in termini realistici che sua<br />
figlia potesse rifarsi una famiglia. Comunque, adottare Farouk,<br />
crearsi un preciso motivo di vita, un affetto che le desse uno scopo,<br />
non avrebbe precluso altre strade, altre possibilità. Se proprio<br />
voleva farlo.<br />
La modernità significava anche questo, per fortuna.<br />
La sera, prima di uscire, decise di scrivere a sua moglie.<br />
Il semplice pensiero di lei arricchiva la sua mente, calmava<br />
l’animo turbato. E si affrettò verso il portatile che sonnecchiava<br />
nell'ombra polverosa e tiepida di un angolo.<br />
Ho ricevuto la tua posta e ho capito il punto a cui si è giunti.<br />
Mi dici di sperare che potrebbe realizzarsi l'ipotesi migliore, vale a<br />
dire quella dell'annullamento. Io spero con voi. Sai quanto tenga a<br />
Vij, e come desideri che possa ricostruirsi una famiglia. Tra breve<br />
si arriverà alla stretta finale, e incrocio le dita.<br />
Ci sono cose nella vita che ci paralizzano, che ci lasciano di<br />
sasso. Io mi sento pietrificato per quello che è successo. E non<br />
saprei da che parte cominciare per aiutarla se non ci fossi tu, se<br />
non fosse lei stessa ad aiutarsi. E' una confessione dura per un<br />
padre, ma è così. Forse gioca la lontananza. Tu sei sempre stata<br />
più incisiva di me; a cominciare dai rapporti con l'amministratore<br />
del nostro condominio.<br />
Non so cosa dico. Precipito nel banale, nella più assoluta stupidità.<br />
Me ne rendo conto.<br />
Mi spiace di darti così poco aiuto. Posso solo ripeterti di non<br />
badare a spese. Il denaro è fatto per la vita. Sarebbe orribile se, un<br />
98
giorno, dovessimo rimproverarci di non aver fatto qualcosa che<br />
pure si poteva fare; se dovessimo pentirci di una qualche avarizia.<br />
Qui le cose procedono nel migliore dei modi, anche se sai bene<br />
di mancarmi. Sei la passione della mia gioventù che è divenuta il<br />
vizio della mia vecchiaia (per quanto non mi senta ancora decrepito!).<br />
Una canzone dice: tu sei una malattia per me. Ecco, se non l'avessero<br />
scritta potrei farlo io.<br />
Mi aggiro per Alessandria con cautela. Tu sei sempre presente.<br />
Né ti penso meno quando sono a casa, sia per evocare il tuo buon<br />
senso affinché mi aiuti anche da lontano, sia perché non passa ora<br />
che io non debba dirmi “questo glielo racconterò, e anche quest'altro”.<br />
La vita non finisce mai di meravigliarci. Ci mancava la passione<br />
senile. Ma è anche un esorcizzare i fantasmi della mia incapacità e<br />
della solitudine.<br />
Oggi il fennec del mio giovane amico - il piccolo targhi - ha attaccato<br />
il riccastro. L'uomo ha serie difficoltà emorroidarie. E<br />
questo eccita il piccolo animale. Non ti dico quello che è accaduto,<br />
sei senz'altro in grado di immaginarlo.<br />
Nessun morto, comunque. La battaglia fortunatamente non ha<br />
avuto vittime.<br />
Il nostro Mulid - non preoccuparti, sono solo io a dividerlo<br />
con la moglie e la giovane serva - oggi mi ha portato uno dei suoi<br />
libri aperto a una pagina particolare.<br />
Era raggiante. Questa volta le immagini - la pagina doppia di<br />
un libro edito in Inghilterra - erano arricchite da annotazioni che,<br />
disposte in circolo intorno alla necessaria quanto varia strumentazione,<br />
illustravano con proprietà e piano linguaggio in quale maniera<br />
si procedesse a una litotomia per risolvere una calcolosi vescicale.<br />
Calcolosi che, a detta dell’autore, aveva rovinato la carriera<br />
di cavallerizzo di colui che aveva posseduto il calcolo: una sorta di<br />
uovo di papera riportato “in effige” nella parte inferiore del foglio.<br />
Non potendo farne a meno - e passandomi di mano in mano il<br />
periglioso cesto di fichi d’India che Mulid mi aveva appena regalato<br />
- ho proceduto all'esame delle pagine con una certa impassibilità<br />
e poi, a tanto sollecitato dallo stesso Mulid, alla lettura a voce<br />
alta e con scansione scientifica delle informazioni ivi contenute.<br />
99
Come puoi immaginare, è stata una lettura difficile e sofferta;<br />
in cui, mentre venivano stillate parole di miele all'orecchio del malato,<br />
l'angoscia intrideva sempre più il mio cervello. Mi sembrava<br />
d'essere al centro di una rete diafana ma inviolabile. Di essere stato<br />
improvvisamente catturato da un gigantesco ragno, da un essere<br />
mostruoso.<br />
Mi lascerà mai, Mulid, senza che io pratichi su di lui quanto era<br />
indicato nel testo? Tutto quanto era già stato realizzato nelle meraviglie<br />
cliniche della narrazione ?!<br />
Era addirittura fornita la descrizione particolareggiata di uno<br />
strumento chirurgico che si chiama “curvasonda metallica”, e che reca<br />
una profonda scanalatura sul suo lato convesso. Così come si<br />
parlava del modo delicato ma deciso (occhio d’aquila, cuore di leone<br />
e mano di dama - così dice l’ esperto) in cui s'introduce l'<br />
itinerarium - altro strumento all'uopo - nel corpo del paziente.<br />
S’intende, con l’aiuto di una persona che assista. Per non parlare<br />
della maniera e del momento in cui si fa scorrere, con “cauta mano”,<br />
l'affilatissimo bisturi nella guida ferrea del detto itinerarium.<br />
Si passa poi all'atto stesso dell'uretrotomia, e ad infilare una<br />
sorta di cannula d’argento per verificare, alla gioiosa uscita delle<br />
urine, che ci si trovi in vescica.<br />
Mi sono ripreso alla felice chiusa. Alla liberatoria descrizione di<br />
come fossero state introdotte lunghe pinze nella cavità che conteneva<br />
i calcoli, e si fosse giunti alla loro estrazione. Uovo di papera<br />
in basso a destra compreso.<br />
Alla fine, in fondo alla doppia pagina illustrata, ho anche scoperto<br />
un'annotazione che deve riguardare il chirurgo e il luogo del<br />
fausto evento: Cheselden, 500 sterline inglesi. Royal Infirmary of<br />
London.<br />
Erano stati soldi quelli!<br />
Starti lontano è duro, mia cara.<br />
Come sei brava ad evitarmi gli shock da stranieri, tu (ma anche<br />
da semplici estranei): e con la sola presenza! Come sei preziosa nel<br />
tenermi al caldo il vecchio cuore fra le morbide mani. E come<br />
vorrei averti qui ora, accanto a me.<br />
Wiwa Eros!<br />
100
Di quanto conforto avrei bisogno! La tua memoria è anche<br />
memoria di pelle bianca, di tenera morbida accoglienza, e di capezzoli<br />
di un rosa indescrivibile.<br />
Pelle d’angelo?!?<br />
E “indescrivibile” a chi, poi!?<br />
A questo punto puoi comprendere a pieno il mio stato d'animo.<br />
Spesso mi sveglio la notte di soprassalto - gli occhi sbarrati<br />
nell'ombra animata da un fresco refolo che giunge dal deserto.<br />
Timoroso di essere giunto alla stretta finale, a una qualche orripilante<br />
conclusione. Decisamente al centro di un incubo.<br />
Non solo sono stato costretto a subire la lettura di quella chirurgica<br />
prodezza d'altri tempi, che tuttavia alle orecchie dei non<br />
addetti ai lavori ha lo stesso effetto di un atto di efferata barbarie.<br />
Non solo ho dovuto farlo reggendo in mano un cesto di fichi<br />
d'India da un chilogrammo o due. Ma, intanto che in qualità di<br />
rapsodo-cerusico andavo avanti con informazioni inerenti l'uretra,<br />
il perineo, le sonde e la cannula - per non parlare della famiglia di<br />
bisturi, difficili a trovarsi quanto necessari alla bisogna -, portavo<br />
nel cuore il fatto che Mulid, gravido del desiderio di un'altra moglie,<br />
s'aspetta che sia io a liberarlo dalle sue disgrazie.<br />
E nel più breve tempo possibile.<br />
Quanto male m'incoglie a causa della mia pigrizia. Bastava che<br />
riempissi il pezzo di carta lurido che l’altro mi porgeva con occhi<br />
ancora roridi di notte al centro del suo levantino sorriso! Sarebbe<br />
stato sufficiente che non facessi lo schizzinoso rifiutandomi di<br />
prendere fra le dita il mozzicone di matita dal fondo schifosamente<br />
morsicchiato!<br />
Ti lascio. Vado a consumare quello che resta in frigo dei fichi.<br />
Poi andrò al Pastroudis per un araq, e mi ricorderò di quanto tu<br />
mi hai narrato di Durrel.<br />
Forse perfino pentendomi di non aver finito di leggere “Justine”!<br />
101
P.S. E' notte. Rifletto che l'insofferenza alla lettura dei decadenti<br />
può essere una disgrazia.<br />
Anzi un vero e proprio incidente “venereo”.<br />
Se fossi giunto alla fine di “Justine”, ti sentirei più vicina.<br />
P.S.2 Non mi riesce di dormire. L'umidità è alta e non soffia<br />
un alito di vento. Mai successo finora.<br />
Così decido di confessarmi a te.<br />
Certamente saprai che molti uomini vivono con sogni più o<br />
meno indicibili nel cassetto. Per ovvie ragioni di buon gusto e decenza,<br />
tralascio i sogni erotici. Ma vi sono alcuni che nutrono la<br />
speranza di una multicolore fila di nastrini, in bella mostra uno accanto<br />
all'altro, sul bavero del frack; mentre altri - un numero infinitamente<br />
minore, per la verità - sperano che alla loro morte sia<br />
eretto un monumento, o che sia intestata una piazza a loro nome.<br />
Forse una stradina basterebbe ai più!<br />
Anch'io ho pretese di questo genere. Quando il sonno tarda a<br />
visitarmi e le idee si affastellano nella mia mente, premono alle<br />
porte della coscienza, turbinano intorno a me, fra di esse vi è anche<br />
il mio inconfessato desiderio. Ma non di cavalli rampanti, o di<br />
vicoli che facciano risuonare il mio nome nelle aule di posta, sulle<br />
bocche di sconosciuti impiegati che, non sapendo dove si trovi lo<br />
stradino a me dedicato, si interroghino l'un l'altro per effettuare il<br />
recapito di una cartolina illustrata, o quello di un telegramma di<br />
condoglianze.<br />
No, io ho più alte velleità.<br />
Vorrei essere ricordato per la scoperta che mi sembra di aver<br />
fatto a conclusione di una vita dalla dubbia utilità. Vorrei che mi si<br />
intestasse il principio della sovrabbondanza.<br />
Dell'eccesso della bellezza in particolar modo.<br />
Un principio dedicato tutto al mio nome. Che un giorno si<br />
scrivesse nelle enciclopedie, si dicesse nelle università: Tal dei Tali<br />
ha formulato con asciutta chiarezza la legge (appunto “il principio”)<br />
secondo cui nel mondo, anzi nell'universo - siamo seri! - c'è<br />
troppo di tutto, e in particolar modo di bellezza.<br />
102
Potrei dire che l'anima della realtà è la ridondanza in particolar<br />
modo del bello. La ricchezza di esso. Una sorta di sua in-finitudine.<br />
Di magnifica esuberanza, di splendido traboccamento.<br />
Questo l'ho scoperto seguendo il mio piccolo istinto ragionieristico,<br />
che in tutto è stato solitamente incline a creare una scala di<br />
valore. Un istinto non solo mio, un po' di tutti, direi.<br />
A un certo punto, guardandomi intorno, ho cominciato a dirmi:<br />
non esiste la donna più bella del mondo. Oppure: non esiste il<br />
posto più affascinante. Oppure: la casa dove vorrei vivere più che<br />
altrove, il macchinario più utile, e così via, semplicemente non ci<br />
sono! Improvvisamente ho capito che una scala di valore del bello,<br />
di ciò che affascina l'animo umano, è quasi sempre inapplicabile<br />
perché di cose meravigliose, o comunque affascinanti, ve ne sono<br />
tante e così varie e diverse che ogni scala tradirebbe la stupidità,<br />
o l'inesperienza, di chi volesse stabilirla.<br />
La verità è che noi siamo così circondati dalla bellezza,<br />
dall’ammaliante diversificazione, dalla positiva differenza, che è<br />
impossibile creare autentiche scale di valori. L'universo ci tormenta<br />
con il rigurgito del suo splendore.<br />
Dovessi essere chiamato a una consulenza per la prossima<br />
tranche di creazione, direi: per favore, facciamo le cose un po’ più<br />
a misura d'uomo. Così non si può andare avanti.<br />
Non si sa da che parte girare il capo.<br />
Proprio così. Nel cuore del mio cuore - un luogo che solo tu<br />
raggiungi con facilità - vorrei rimanere nella storia per questo<br />
principio. Che rispecchia non tanto il mio senso di piccolezza nei<br />
confronti dell'universo, quanto la mia indiscussa ammirazione per<br />
esso. Per quanto dolore vi possa pur essere entro i suoi confini -<br />
davvero sempre in espansione!?.<br />
Il problema è quello di metterlo in chiaro questo benedetto<br />
principio, di dargli una forma esatta, quasi una veste matematica.<br />
Di trovare le parole migliori ad esprimerlo.<br />
Perché ti scrivo questo, Saskia?<br />
Perché Alessandria continua a rammentarmi questa mia scoperta.<br />
103
Con i suoi venti-e-passa chilometri di fronte mare, essa è una<br />
città di infinite bellezze differenziate e coesistenti. Nella quale si<br />
scivola ininterrottamente accanto alle varie età dell'Antico Egitto,<br />
e in cui d’improvviso si incontra l’antica Grecia e Roma; una città<br />
dai monumenti che possono essere una colonna di granito rosa di<br />
duemila anni, o un antico affresco che narra una scena di campagna<br />
così come vorrebbe ritrarla un pittore moderno con velleità di<br />
imperituro ricordo. Una città che scivola sotto i nostri piedi - o al<br />
nostro fianco - di secoli in secoli. Fino ad oggi.<br />
Nelle sue strade vi sono uomini e situazioni immobili da centinaia<br />
d'anni, quartieri che sembrano scavati con una sgorbia che<br />
non ammette modifiche. E' una città che si conosce bene solo ispezionandone<br />
gli antiquari e i piccoli negozi dei robivecchi, cornucopie<br />
inesauribili di un passato più o meno recente. Dove i ricordi<br />
di ciò che fu si assiepano uno accanto all'altro quasi esemplificando<br />
l'idea dell'eternità. La compresenza di tutti i tempi.<br />
Che si annusa nelle teche dei musei o fra le righe della storia.<br />
Nei cui quartieri antichi ancora si sente l'odore dei cammelli che<br />
cento anni fa si accovacciarono nei loro piccoli khan. Anfushi ne è<br />
un esempio. Insieme a medici sifilitici e ubriaconi dalla cartacea<br />
imbarazzante - almeno per me - eredità. Animali le cui ombre ancora<br />
sgroppano nella città turca, che invase con angusti vicoli ed<br />
abitazioni labirintiche – dai tempi del governo ottomano - la striscia<br />
di terra che giungeva al faro.<br />
Mentre la voce del muezzin impone la preghiera avvoltolandosi<br />
sotto il malandato artritico profilo di un'architettura a volte parzialmente<br />
lignea…<br />
Iridescente nodo palpitante che a noi occidentali capita di conoscere<br />
“appena”, di solo sguardare nei suoi insediamenti poveri a<br />
ridosso del lago Mareotide, densi di una umanità che ci mortifica<br />
con gli sguardi insieme poveri e meravigliosi dei bambini. Di<br />
splendida affascinata fissità. Il cui mondo è per metà evaporato<br />
con le acque del lago, ma che per l'altra metà è ancora lì ad attenderci.<br />
Come a mezz'aria. A metà del cammino fra la dura realtà e i<br />
loro meravigliosi irrealizzabili sogni. O ancora più su.<br />
Sulla Grand Corniche gli ultimi orrori cementizi si affiancano<br />
agli splendori di stili nobilissimi quanto compositi, vittime dei se-<br />
104
coli, abbandonati al degrado urbano. Mentre ovunque le costruzioni<br />
grondano di enormi réclames policrome e invitanti al consumo<br />
di moderni prodotti d’una industria per loro esotica, fascinosa,<br />
e solo a tratti raggiungibile. Pepsi. Crush. Lipton, Ford.<br />
Una città in cui gli edifici possono ancora essere miracolosamente<br />
inattaccati dal verme della senescenza. Pensa allo stile turco-fiorentino<br />
del Montazah Palace.<br />
Stamattina mi hanno spiegato come Farouk fosse proprio al<br />
Montazah, solitamente residenza estiva della famiglia reale durante<br />
la torrida estate egiziana, quando si verificò il colpo di stato che lo<br />
scaraventò giù dal trono.<br />
E da Montazah il penultimo sovrano d'Egitto volò a Ras el-<br />
Tin dove abdicò in favore del figlio Fuad II.<br />
Qualcuno dice che sia una città che solo la storia, la memoria<br />
riesce ad evocare. Che soltanto il ricordo può far rivivere perché i<br />
suoi reperti sono scarsi.<br />
Sarà pure così, ma forse proprio per questo i suoi fantasmi sono<br />
tra i più affascinanti.<br />
Come una foresta può sembrarci un cumulo di foglie e legno la<br />
cui vera utilità è quella di poter essere bruciati per scaldare le nostre<br />
terga, o asciugarci le camicie, così Alessandria può essere considerata<br />
un tesoro di roba vecchia e inutile, che a null'altro può<br />
servire se non a far restare un po' di moneta pregiata attaccata alle<br />
banche locali, come alghe ai suoi rossastri scogli, entro i limiti territoriali<br />
di una nazione che ne ha bisogno.<br />
Ma, come una foresta non è un sacco di foglie o un fascio di<br />
legna da utilizzare per i nostri minuti bisogni, Alessandria non è<br />
un tesoro da robivecchi, o per viziosi collezionisti. Più di molti altri<br />
luoghi, è la dimostrazione che di cose affascinanti al mondo -<br />
pardon, nell'universo - ce ne sono troppe.<br />
Essa è un esempio del principio a cui accennavo prima.<br />
E, in fin dei conti, anche di Alessandria ad Alessandria ce n'è troppa.<br />
Con questo ti saluto. Sembra che il sonno voglia cogliere anche<br />
me.<br />
105
Un giorno formulerò questo principio dell'abbondanza, questa<br />
legge dello splendore che qui trova una delle sue più sorprendenti<br />
attuazioni, anche se fra una colluvie di cose poco gradevoli.<br />
Vorrei potertelo sussurrare in un orecchio, questo principio…<br />
mentre sei qui, accanto a me…in questo cigolante letto che suscitò<br />
numerose braccia e sorrisi su questa sponda del mondo che ancora<br />
mi sembra tanto innamorata della vita.<br />
106
9<br />
L'incontro con Almèk gli aveva dato modo di pensare che mescolarsi<br />
al consesso umano per lui aveva un positivo risvolto sanitario.<br />
Che risultava addirittura esaltato se si mescolava con gente<br />
della propria cultura. Ora, se tenere alla medicina è segno di civiltà<br />
e progresso, lui non poteva esimersi dalla compagnia delle uniche<br />
persone che conosceva in tutto il continente africano.<br />
Mentre Saskia era ancora in Egitto avevano incontrato un paio<br />
di coppie di turisti, una mentre era in compagnia di un'impiegata<br />
del Consolato in un ristorante tipico che lei stessa aveva loro consigliato;<br />
e l’altra, in modo egualmente casuale, in un café elegante,<br />
con il direttore della Herz presso cui avevano noleggiato la Mercedes.<br />
Ambedue gli uomini giocavano a bridge, ed era sembrato<br />
più che logico rimanere in contatto per qualche rubber.<br />
Così avevano preso qualche aperitivo insieme prima che Saskia<br />
raggiungesse Vij oltre le dighe sull'Ij. Solitamente un bianco egiziano,<br />
freddo e relativamente secco. E le signore avevano imparato<br />
la differenza fra un batalsa e un Clos Mariut, un vino che si produceva<br />
nei vigneti superstiti del lago.<br />
Un pomeriggio i bridgisti avevano fatto un paio di rubber,<br />
mentre le signore fumavano sigarette egiziane e attingevano a<br />
quello che rimaneva dai loro bicchieri. Quella volta avevano ordinato<br />
Nefertiti e Reina Cleopatra. Vini forse non eccezionali, a suo<br />
parere, ma ben promossi dai loro nomi.<br />
Entrambi sapevano che quegl'incontri erano un modo per non<br />
rimanere isolati. Esotico è bello ma non deve farti male.<br />
Poi Saskia era stata richiamata dal dovere, ed era partita dopo<br />
aver trovato i fazzolettini imbevuti di colonia in fondo alla valigia<br />
non ancora del tutto vuotata. E lui aveva interrotto la frequentazione;<br />
i bridgisti erano solo tre, ormai. Anche se una volta o due si<br />
era fermato a prendere un caffè con gli altri, ed aveva stretto qual-<br />
107
che mano scusandosi se non rimaneva. Ma avrebbero presto ripreso<br />
le partite. Sperava che Saskia tornasse in breve tempo.<br />
Dalla sua solitudine mediterranea immaginava le sue donne irretite<br />
paradossalmente dalla tela di liberazione che stavano tessendo<br />
in quella città.<br />
Amsterdam aveva da sempre colpito la sua fantasia. Gli sembrava<br />
un grosso organismo di cellule vive e palpitanti; ma anche<br />
un complesso ricamo cementizio, o comunque petrino, che trapuntava<br />
il gelido mare del Nord. Una sorta di “nodo poliedrico”,<br />
una figura che gli ricordava immagini incontrate nei settimanali enigmistici.<br />
Che confinava con un tromp-l’oeil.<br />
Spesso di percorsi labirintici. Dal fascino doloroso e la complessa<br />
bellezza di una macchia di Rorschach. In cui allo stesso<br />
tempo si leggono l’ammaliamento e l'angoscia, la passione che trascina<br />
e l'infermità che ci castra. Il tutto a fermarsi contro la menaide<br />
di un foglio che ci è messo sotto il naso, a pochi centimetri<br />
dai luoghi dell'anima.<br />
Per quanto poco avesse dubitato della scelta di quella sera, il<br />
destino parve confermarla. Andando al Pastroudis, in nessun altro<br />
si imbatté se non nello stesso Almèk, vestito questa volta di tutto<br />
punto. Messo al corrente delle sue intenzioni, l'uomo disse che<br />
l'avrebbe accompagnato con piacere. Di tanto in tanto anche lui<br />
faceva un salto in quel “museo”. E si aggiustò con nervosi colpetti<br />
la cintura della sahariana nuova di zecca.<br />
Quella sera furono accolti con cordialità da gente che non faceva<br />
mistero di quanto gli dolessero i piedi. Erano stati in giro tutto<br />
il giorno ed ora volevano rimanersene calmi, nel loro angolo<br />
che, pur in una luce discreta, emanava confortevoli quanto lussuosi<br />
lucori.<br />
Le signore – oltre che stanche - erano eccitate per la giornata<br />
trascorsa, e perciò stesso ancora più loquaci. Avevano visitato la<br />
collezione dei gioielli reali nella Shari' Ahmed Yehya Pasha, a Zizinia.<br />
E subito fu tutto un parlare di quell'ultimissima attrazione<br />
della città. E poi del palazzo che la ospitava, che era stato di Farouk,<br />
fino a scendere in entusiastici apprezzamenti per gli stessi<br />
pezzi di oreficeria. A questo punto qualcuna fece anche rilevare<br />
108
come i gioielli più stravaganti fossero quelli maschili: chi aveva<br />
mai visto, o anche solo sentito parlare, di attrezzi per il giardinaggio<br />
incrostati di brillanti?! Poi le donne tacquero, e per qualche<br />
minuto la stanchezza parve prevalere.<br />
A parte le implicazioni storiche di cui il café greco sulla Sharia<br />
Hurryyia letteralmente grondava, il Pastroudis quella sera sembrava<br />
effondere su di loro - seduti a un tavolino rivolto verso Kom el-<br />
Dik - irradiazioni della sua atmosfera decadente. Alla fine, nel frusciante<br />
silenzio, sotto un cielo generosamente cosparso di stelle -<br />
d'una luce come tremula per la brezza che, intrisa di palpiti marini,<br />
a tratti spingeva brandelli di nuvolo a volte come trasportati a<br />
spalla dai rabbuffi di uno zefiro leggero, Almèk chiese se avessero<br />
ancora mangiato al Diamantakis. Un ristorante della Maydan<br />
Raml, famoso per le grigliate e le fritture di pesce.<br />
E subito l'accenno riattizzò il ricordo di questa o di quella gradevole<br />
serata, e nessuno volle essere meno esplicito degli altri tra i<br />
sospiri provenienti dal porto e dal deserto.<br />
La conversazione di nuovo si animò. Chiesero ad Almék cosa<br />
consigliasse di sperimentare della cucina locale. E se conoscesse<br />
altri posti dove valeva la pena di mangiare.<br />
Accennarono anche alla bridgista smarrita nella nebbia<br />
d’Olanda, rivolgendo a lui domande non indiscrete ma apertamente<br />
curiose.<br />
Lui rispose brevemente che sua figlia, che viveva lassù, aveva<br />
avuto bisogno della madre per essere aiutata in certi affari. No,<br />
niente bebè in arrivo per ora. E un po' si schermì al riguardo degli<br />
impegni nordeuropei di sua moglie. Si scambiarono impressioni,<br />
notizie, consigli più o meno approvati da Almèk, che si era sistemato<br />
in una enorme poltrona in cui sembrava navigare.<br />
Mentre Almèk spiegava questo o quell'aspetto della città, gli<br />
venne spontaneo rilevare quanto fossero felici le sue riflessioni a<br />
riguardo di Alessandria. Gli altri ne parlavano nei termini di un libro<br />
d'arte, o di un manuale di storia antica; lui invece centrava azzeccate<br />
riflessioni di carattere antropologico e sociologico. E citava<br />
la storia con un acume degno di un migliore uditorio.<br />
109
Saskia avrebbe saputo apprezzarlo, non quelle donne che sembravano<br />
attente esclusivamente a scoprire dove si facessero i più<br />
convenienti cartigli in oro; o i loro uomini che parlavano della<br />
gente che affollava le strade come di un sottoprodotto dell'umanità.<br />
L’uomo parlava con scioltezza, anche se in un modo non del<br />
tutto semplice. Gli parve che ciò fosse dovuto, più che a una certa<br />
pretenziosità verbale, alla frequentazione che l'altro aveva avuto<br />
con i temi in questione. Il profilo del suo argomentare si era sedimentato<br />
nel tempo, e quindi sintetizzato, facendosi a volte un po'<br />
oscuro. Ma il suo rimaneva un discorrere intelligente e piacevole,<br />
anche se a tratti quel monologo poteva farsi pressante, quasi ossessivo.<br />
All'ombra d'una città che aveva immortalato ed era stata essa<br />
stessa resa immortale da letterati, sembrava che egli rivolgesse i ricordi<br />
nella sua mente come la lucida lama di un aratro pesante e<br />
acuminato fa con la terra.<br />
L’uomo introduceva non soltanto, una ad una, le parole nel<br />
mondo del suo uditorio, ma cercava di iniziare questo a un difficile<br />
quanto complesso gioco di equilibri in cui idee e realtà, memorie<br />
e voci dell'anima, s'agganciavano in un tutt'uno che non era<br />
immediato. Sembrava voler attingere al patrimonio dei suoi ascoltatori,<br />
e allo stesso tempo volerlo risvegliare.<br />
Poi gli fu chiesto il motivo della sua presenza ad Alessandria. E<br />
lui rispose subito con asciuttezza. Era lì “perché si era disgustato<br />
della civiltà tecnologica”.<br />
Sono tornato ad Alessandria da un po' di anni, dopo aver cercato<br />
disperatamente di entrare nel suo porto durante la Seconda<br />
Guerra Mondiale. Sono stato fra i primi a lavorare nei MAS, nell'ultimo<br />
conflitto mondiale.<br />
E dopo la mia prima visita qui con mia moglie, vi sono ritornato<br />
da solo. Piccolo cono di deiezione di un tempo lontano. Macerie<br />
trasportate da un fiume. Qualcosa a cavallo fra l'abbandono e<br />
la costruzione. A metà fra il rifiuto e la ricerca di quanto era stato.<br />
Da sempre questa città e il suo porto mi hanno attirato, come<br />
l' ineludibile voce del destino. Parlo del porto attuale, non di quello<br />
110
preistorico. Di cui esistono tracce sicure oltre che testimonianze<br />
omeriche. Il mio rapporto con la città è stato uno sperimentare la<br />
forza violenta ed efficace che, nel mito, mandava le navi a infrangersi<br />
contro pressoché invisibili scogliere. Ed un ri-visitare la peregrinazione<br />
ulisside, là dove Menelao - di ritorno da Troia - è trasportato<br />
a Pharos dalla bonaccia.<br />
In quel luogo l'astuto greco intrappolò Proteo, re divino dell'isola,<br />
obbligandolo a sollevare per lui un vento favorevole che lo<br />
rimettesse sulla via per Sparta. Ed io stesso credo d’essere un esempio<br />
di come le forze che tendono a preservare la vita sono di<br />
gran lunga più efficaci di quelle che cercano di distruggerla.<br />
Quando si profilò l'entrata in guerra, ci si rese conto che uno<br />
dei teatri di operazione della Regia Marina sarebbero stati i porti<br />
nemici. L'ombra di Buccari ancora si distendeva beffarda e incancellabile<br />
dal Quarnaro violato.<br />
In breve le nuove motobarche armate sarebbero divenute un'esigenza<br />
dei tempi. Ecco profilarsi l’efficacia operativa dei MAS.<br />
Almèk parlava con frasi in cui apporti modulari e noti ricalchi<br />
apparivano quali evidenti elementi costitutivi. Ma non per un suo<br />
desiderio, o peggio per un atteggiamento declamatorio. Piuttosto,<br />
gli parve che dalla sua gola - o doveva dire “dal suo animo”? - affiorassero<br />
concrezioni del passato; come porzioni del tempo trattenute<br />
in quel luogo dello spirito sotto naftalina. O fette di una<br />
grossa torta poste a sonnecchiare in un surgelatore.<br />
E pian piano cominciò a comprendere cosa avesse voluto dire,<br />
l'altro, parlando dei rifiuti trasportati dalle acque dei fiumi, e dei<br />
coni di deiezione da essi formati.<br />
Nel '39 ero già in Marina, ma non avevo nulla a che fare con i<br />
MAS. Ero un giovane nessuno che non aveva incarichi eroici. La<br />
rabbia mi distruggeva. Apparentemente non c'era nulla da fare per<br />
me. Poi, durante un servizio di sorveglianza sul cacciatorpediniere<br />
Crispi, nel golfo di La Spezia, sentii parlare in quadrato di Bocca<br />
del Serchio e dei nuovi mezzi siluranti.<br />
Era stata un'idea di Ciano-padre armare i motoscafi con dei siluri.<br />
111
Era il novembre del '40, e l’Italia cercava di intercettare il traffico<br />
inglese fra l'Europa e la Grecia. Quella riunione tenuta sul<br />
Crispi era intesa a decidere la dislocazione di una squadriglia di<br />
barchini esplosivi nel Dodecanneso. Per attaccare la base cretese<br />
di Suda, per la quale transitava solitamente molto naviglio inglese.<br />
Era stato un discorso particolareggiato quello che mi era capitato<br />
di ascoltare. Gli animi erano esagitati per il fallimento del<br />
primo e del secondo tentativo di forzare la base britannica qui nel<br />
porto di Alessandria. Bruciavano sia la perdita dell' Iride che quella<br />
del Gondar. Due sommergibili che sarebbe stato difficile dimenticare<br />
e sostituire.<br />
Per non parlare dei morti. Degli “eroi caduti”, si diceva allora.<br />
Quando arrivai alla tenuta Salviati, a Bocca del Serchio - durante<br />
una licenza di poche ore - prima mi fu detto di allontanarmi e<br />
poi fui preso in custodia. Temevano che fossi una spia. Fui portato<br />
a bordo e interrogato da Borghese, che era al momento l'ufficiale<br />
in comando. Le bettoline erano tra i canneti, a meno di un<br />
chilometro dalla foce del fiume. Era all'interno di quelle bettoline<br />
che si montavano i “maiali”. Quando gli spiegai i motivi della mia<br />
presenza nei pressi della palazzina, e il modo in cui ero venuto a<br />
conoscenza dei piani, mi disse che rischiavo la fucilazione per<br />
quello che avevo fatto. La mia poteva essere considerata un'azione<br />
di spionaggio ai danni della Regia Marina.<br />
Comunque, per punizione, mi avrebbe fatto raggiungere il<br />
fronte più vicino.<br />
Io risposi: “Non sono in guerra per niente, Comandante. Voglio<br />
combattere nelle motosiluranti. Memento audere semper.”<br />
Lui non disse nulla ma mi guardò fisso. Così rimasi agli arresti per<br />
un paio di giorni e poi fui preso in forza. Non ho mai saputo se<br />
fosse stata Buccari o D'Annunzio a farmi accettare. So solo che<br />
Borghese impiegò un paio di minuti a farmi avere il trasferimento<br />
tramite una linea d'emergenza che a Bocca arrivava a un telefono<br />
da campo con la manovella spezzata e malamente rimessa insieme.<br />
Da quel momento non vi è giorno che mi sia completamente<br />
scivolato di dosso di tutto quel periodo della mia vita. Non vi è<br />
nulla di significativo che prima o poi non torni alla mia memoria.<br />
112
Tutta la guerra è stata un reiterato tentativo - prima e dopo il<br />
giro di boa di El Alamein - di dimostrare con quanto onore la Regia<br />
Marina Italiana sapesse battersi.<br />
E' chiaro che il re non c'entrava assolutamente niente. Questo<br />
sia quando c'era fortuna, e Tedeschi e Cabrini incursionavano l'incrociatore<br />
pesante York, mentre Barberi e Beccati praticamente affondavano<br />
la petroliera Pericles, sia quando i tre maiali dello Scirè<br />
dovettero essere autoaffondati nella rada di Gibilterra senza aver<br />
inferto un solo colpo al nemico.<br />
La nostra era una vita intessuta di guerra. Di mare e del ferro<br />
delle navi, dei sommergibili, dei “maiali”, o dei barchini esplosivi.<br />
Ma dentro, al di là della ruggine, al di là di quello che si vedeva e si<br />
toccava, c'era tutta la giovinezza. Una vita di speranza, di desiderio<br />
di farcela. Di volontà di prevalere sul nemico comune per la comune<br />
vittoria. Si viveva in gruppo. Si fremeva in gruppo.<br />
Erano altri tempi. La democrazia era ancora una parola del futuro.<br />
Ma c'era tanta umanità.<br />
Il luogo dove ci si riuniva, a Bocca del Serchio, era la casa del<br />
guardiano della tenuta Salvati, un terreno che confinava con San<br />
Rossore. Era un mondo ideale che ci riempiva. E che poi, quando<br />
ci abbandonò, ci lasciò vuoti per qualche tempo. Prima che facessimo<br />
il pieno di un'altra speranza, appunto della democrazia. Della<br />
nuova diversa speranza che la storia ci offriva.<br />
Non so come dire. C'era una grande attesa, un'enorme aspettativa<br />
per il futuro. C'era prima, e ci fu dopo.<br />
L’immagine che più è rimasta impressa nella mia mente è il<br />
mare che si richiude, plumbeo nella notte, sui mezzi d’assalto e<br />
sugli uomini d’equipaggio, mentre il ponte di Sant'Elmo crollava a<br />
La Valletta. E gli Spitfire e gli Hurricane riempivano il cielo di Malta<br />
di “fuochi d’artificio” e l’acqua di buchi neri. Angeli della morte<br />
invisibili al di là di un'annuvolata tenebra, ma non per questo meno<br />
efficaci: direbbero così i molti che ci rimasero.<br />
Ma anche dopo di questo il futuro sembrava grande. Anche<br />
con la paura della guerra, della morte, della sconfitta, i giorni a venire<br />
ci apparivano preziosi, inimmaginabili.<br />
113
La guerra è stata una tremenda delusione oltre che una crudelissima<br />
jattura. Ma se guardo la mia giovinezza, le mie tensioni, e le<br />
paragono a quello che mi vedo intorno, non so cosa dire. Dicono<br />
che le ideologie sono morte, spazzate via dal benessere e<br />
dall’insuccesso. Non so; comunque non hanno introdotto un<br />
mondo migliore.<br />
Parlo del senso della vita che noi avevamo. Dell’ eccitazione e<br />
della gioia di esistere, non di politica o di altro. Ho impiegato molti<br />
di questi ultimi anni per capire che tutto quello che mi ricordo<br />
non è fascismo o guerra, ma è gioventù e tensione.<br />
Anche se sono vecchio, e sono semplicemente sopravvissuto a<br />
me stesso, non so davvero come i giovani di oggi facciano a vivere.<br />
Per questo c'è la droga, l'angoscia del domani. Una sorta di diffusa<br />
mancanza di...Non si sa di cosa ma si sente.<br />
Pare che il vuoto riesca a riempire qualunque orizzonte.<br />
Delle volte mi sembra che la gente - i giovani principalmente,<br />
ma anche gli altri - consumino il loro tempo, le loro cose, senza<br />
sapere più dove sono. Oppure, che abbiano l'inconscia sensazione<br />
di essere in un posto che è tutt'altro che degno di amore o di speranza.<br />
Immagino che per alcuni sia come per quegli ebrei dei lager a<br />
cui, mostrata la ciminiera di un forno, avevano detto che sarebbero<br />
usciti soltanto da lì.<br />
Loro, i giovani, non vorrebbero uscire da lì. Ma ormai che sono<br />
dentro, proprio non sanno come sfuggire a questo destino.<br />
La vita può sembrare una disgrazia capitata senza preavviso.<br />
Senza permesso. Un accidente fra capo e collo.<br />
La guerra ci ha mangiato buona parte della giovinezza e buona<br />
parte degli amici. I politici ci hanno portato per mano sull'orlo del<br />
baratro. Tutti e “otto milioni di baionette”. Forse non c'è maledizione<br />
che basti.<br />
Anche se alla mia età avrei dovuto imparare altro che maledire.<br />
Ma chi dovremo ringraziare...chi devono ringraziare loro, i ragazzi<br />
di oggi, per la loro giovinezza? Chi devono ringraziare per il<br />
114
disagio in cui vivono? Cosa è successo nelle loro teste quando finalmente<br />
è arrivato il benessere e la liberalizzazione?<br />
La vita per loro è troppo spesso denaro, consumismo, solitudine<br />
e droga. Tutto spruzzato di un sesso che non ha più neanche<br />
le idee chiare su se stesso.<br />
Ai miei tempi non eravamo pieni di vita perché fascisti. Ma in<br />
quell'epoca così sofferta, in quei “giorni maledetti”, riuscivamo ad<br />
essere pieni di vita e di speranza oltre che essere “fascisti”.<br />
Ma non parliamo di politica. Questo non è un discorso politico.<br />
E non sono nient'affatto <strong>Antonio</strong> che fa il panegirico di Cesare.<br />
E' cambiato il mondo. Ed è cambiato il rapporto con il mondo.<br />
E questo è il peggiore inquinamento.<br />
Tutto sommato mi fanno pena i figli di questa era evoluta, così<br />
tecnologicamente avanzata. Della civiltà progredita. Del benessere.<br />
Per questo Alessandria mi dà ancora qualcosa. Qui la vita è in<br />
buona parte ancora la vecchia vita a cui ero abituato. Dove la speranza,<br />
i sentimenti degli uomini, la follia della gente, ancora hanno<br />
delle caratteristiche umane.<br />
Quel famoso Proteo – che Menelao catturò per ritornare a<br />
Sparta e poter vivere nel suo mondo - ogni giorno porta il gregge<br />
di Anfitrite a pascolare al largo di Pharos mentre i delfini e le foche<br />
gli balzano intorno. Intanto che un lontano cugino di mia<br />
moglie ha già clonato una pecora insieme agli amici del club. E<br />
minaccia di clonare anche noi.<br />
Schiacciato dalle proprie capacità divinatorie, Proteo sfuggì il<br />
congresso umano. Per me non è necessaria la conoscenza del futuro<br />
per mettermi in fuga, basta il presente.<br />
Qui molti hanno difficoltà con il pane quotidiano. E' vero. Ma<br />
in un modo o nell'altro la sfangano. E ci sono anche i problemi<br />
con gli estremisti musulmani. Ma quelli, almeno in questo momento,<br />
non danno grande fastidio.<br />
E poi Alessandria ancora proietta verso di me le ombre del<br />
passato. Ancora mi ammannisce ricordi che comunicano brividi.<br />
Quando ci sono venuto per affari, un po' di anni fa, mi son detto<br />
115
che era il posto dove avrei voluto vivere. E appena ho potuto, ho<br />
lasciato il disagio del benessere.<br />
Forse questa città per me è ancora tutta da conquistare, come<br />
accadeva quando ero in guerra e gli obiettivi più importanti per il<br />
Regio Stato Maggiore erano Alessandria, Gibilterra e Malta.<br />
Non mi dite che sto esagerando, o che ho esagerato. Lo so, il<br />
mio è un gesto estremo, di altri tempi. Di altre mentalità. So quello<br />
che pensano gli altri. Forse è anche il gesto di un vecchio rimbecillito.<br />
Lo so.<br />
Effettivamente mi sembra che il mondo sia sfuggito di mano<br />
alle ultime generazioni.<br />
Non che esso si voglia davvero vendicare dello scempio di cui<br />
a volte è stato fatto oggetto. Sarebbe un vuoto antropomorfismo<br />
di maniera con poche o nessuna conseguenza. Ma forse è la gente<br />
che lo vede come qualcosa che avrebbe tutte le ragioni per vendicarsi.<br />
E ne diffida.<br />
E' un inconscio antropomorfismo. Una giusta nemesi dell'immaginario<br />
collettivo.<br />
Si vede il mondo - e la vita stessa - come una trappola in cui si<br />
è cascati per...merito altrui.<br />
E dire che fino a cinquanta, sessanta anni fa eravamo su di una<br />
terra che dava frutti, e animali, e che, miniere a parte, si lasciava<br />
privare dei propri tesori quasi di buon grado. Aveva qualcosa di<br />
simile a un volto, una sua individualità. Vi era anche della grazia.<br />
Una serpeggiante delicatezza, a volte. Vi era chi sul suo ciglio coglieva<br />
tramonti e arcobaleni.<br />
La terra in fin dei conti era amata, ne avevamo grande fiducia.<br />
E il sole non era lì pronto a sfruttare il buco nell'ozono per cuocerci<br />
come uova in camicia.<br />
Ora la vecchia terra è un grosso sasso, fragile nello spazio. Sulla<br />
possibile traiettoria di altri corpi celesti che uno di questi giorni<br />
forse la colpiranno come palle di cannone. La bombarderanno<br />
come immagino si faccia con gli atomi, in una estrema forse ultima<br />
collisione.<br />
Un luogo che di volta in volta può rivelarsi pericoloso e inquinato.<br />
116
Ed è affollato da avanzate tecnologie perverse. E dall'AIDS. E<br />
rischia d'essere soffocato dall'immondizia, dai rifiuti. Da montagne<br />
di spazzatura.<br />
La storia della cattiva volontà umana si è mescolata a quella del<br />
pianeta, e il futuro ha perduto la sua faccia maliosa.<br />
A un certo punto mi è sembrato che qui potessi essere più lontano<br />
da tutta questa infelicità. Che tutto il peggio dovesse inevitabilmente<br />
raggiungermi, è vero, ma solo col tempo.<br />
Almék si guardò intorno. Sembrava quasi meravigliato alle facce<br />
interessate degli altri.<br />
- Posso offrire un araq? Non si può vivere ad Alessandria, e<br />
tanto meno venire al Pastroudis, senza assaggiare un araq di tanto<br />
in tanto. E' una bevanda che, se non è un sigillo d'immortalità, ce<br />
ne dà il brivido. Questo lo garantisce la letteratura che l'ha visitata.<br />
Un esercito di eroi veri e presunti ha bevuto un araq ad Alessandria.<br />
Prima e dopo che un altro esercito ha cercato di forzarne il<br />
porto durante un conflitto più o meno mondiale.<br />
L'uomo sorrise divertito dalle proprie parole.<br />
Era la prima volta che lo vedeva portare la mano alla tasca. Si<br />
disse che, come per alcuni l'attività verbale ha conseguenze nella<br />
sfera sessuale, così per Almèk doveva averle nella sfera finanziaria.<br />
Arrivarono le bevande. Le donne vi bagnarono le labbra storcendo<br />
un po' il naso, e quindi accesero aromatiche sigarette ovali.<br />
Tutte si stiracchiavano nelle poltrone e sorridevano come ad apprezzarne<br />
l'accoglienza. Dopo i gioielli che avevano visto, e tutto il<br />
tempo in cui erano rimaste in piedi, starsene lì comode faceva diventare<br />
piacevole anche ascoltare quei racconti di cose tanto lontane<br />
nel tempo ed estranee alla loro realtà. Cosa sarà stato poi quel<br />
“gregge di Anfitrite” lo sapeva solo lui, il bislacco vecchietto in sahariana che<br />
parlava.<br />
L'importante era starsene tranquilli e riposarsi.<br />
Almèk sorrise ancora e disse:<br />
- Posso continuare, se non vi ho annoiati abbastanza.<br />
E, contento dei tiepidi incoraggiamenti femminili e degli<br />
sguardi - che sembravano interessati - degli uomini, fece seguire i<br />
fatti alle minacce.<br />
117
L'insuccesso di Malta fu un colpo durissimo.<br />
L'isola era il nodo di appoggio del traffico nemico fra Alessandria<br />
e Gibilterra. L'operazione fallita si lasciò indietro quindici<br />
morti, diciotto prigionieri, due MAS, due maiali e otto barchini<br />
esplosivi perduti nell'attacco. In tutto otto medaglie d'oro, tredici<br />
d'argento, e sette di bronzo.<br />
Fu un momento difficile. A fronte della morte di Tesei, di<br />
Moccagatta, di Giobbe, e degli altri, i successi bellici erano praticamente<br />
inesistenti. Quando Borghese assunse il comando temporaneo<br />
della Decima - per la morte di Tesei - fu affiancato da<br />
Todaro.<br />
Per quanto già cercassimo di tenere duro di nostro, questi uomini<br />
erano quello che ci voleva. Borghese ha sempre avuto il carisma<br />
del capo. E Todaro era un uomo leggendario. Come comandante<br />
del Cappellini, un sommergibile che intercettava il naviglio<br />
nemico in Atlantico, nell’ottobre del '40 aveva affondato il Kabalo,<br />
un piroscafo battente bandiera belga. E, invece di disinteressarsi<br />
dell’equipaggio superstite, prima aveva fatto rimorchiare la lancia<br />
dei naufraghi e poi li aveva addirittura presi a bordo.<br />
Di uomini come lui ne nascono pochi. Aveva un suo fascino.<br />
Era silenzioso ma non musone. Aveva un magnetismo che lo faceva<br />
amare dai sottoposti. Lo saprò ben io che ci sono stato imbarcato<br />
insieme molte volte. Vi erano anche storie su questo magnetismo.<br />
Era gente che ce la metteva tutta. Che si inventava il mondo,<br />
magari prima di lasciarci la pelle.<br />
Dopo poco che si fu riorganizzata, vi fu un'altra specialità nella<br />
Decima. I nuotatori d'assalto, i cosiddetti uomini Gamma. E già<br />
nel settembre di quell'anno si tentava per la quarta volta di forzare<br />
Gibilterra. In questo caso con successo.<br />
Poi vi fu la tanto sospirata penetrazione qui, ad Alessandria.<br />
A parte il fatto che nel porto occidentale vi erano bacini galleggianti,<br />
depositi carburanti, e unità atte alla riparazione del naviglio<br />
da guerra che vi si rifugiava, in quel periodo la fotografia aerea<br />
aveva denunciato la presenza di due corazzate.<br />
118
A volte mi domando se non abbia desiderato tornare in questa<br />
città per un'inconscia attrazione. Se Alessandria non sia stata come<br />
la donna dell'iniziazione. Al desiderio e all’ amore. Che rimane nascosta<br />
al fondo dei nostri ricordi, come un maleficio di cui non<br />
riusciremo mai a disfarci. Sempre presente tra i fumi di una mai<br />
interamente obnubilata esperienza.<br />
C'era un lungo frangiflutti che andava da Ras-el-Tin verso sudovest<br />
per alcuni chilometri. All'interno del bacino vi erano diversi<br />
sbarramenti protettivi. Quella volta con i “maiali” di de La Penne,<br />
Marceglia e Martellotta colpimmo la corazzata Valiant, che si appoggiò<br />
sul fondo sbandando a sinistra. Poi la Queen Elizabeth. E<br />
poi la cisterna Sagona, di circa 8.000 tonnellate, e il cacciatorpediniere<br />
Jervis.<br />
Fu un grosso successo. Complessivamente mettemmo fuori<br />
circa 75.000 tonnellate di naviglio militare. Sembra che una volta<br />
Churchill abbia detto che a quel punto l'intera flotta orientale era<br />
stata eliminata come forza combattente. Ma poi le cose precipitarono<br />
e Rommel si ruppe i denti contro l'VIII Armata. Per fortuna<br />
nostra e del mondo. Tutto entro il novembre dell'anno successivo,<br />
del '42. E cominciò da parte degli inglesi l'operazione Torch per il<br />
controllo dell'Africa settentrionale francese, mentre noi cercavamo<br />
di riconquistare la Tunisia.<br />
Lasciatemi completare il racconto. E il mio pensiero.<br />
Non voglio parlare di Decima MAS e di fascismo.<br />
Anzi, a dire la verità, di fascismo non ne ho mai parlato perché<br />
è una cosa morta. Una cosa e una causa morta, se solo ci ricordiamo<br />
a cosa ha portato. Fu un errore tragico, amaro, che forse<br />
ancora paghiamo.<br />
Ma voglio dire che nelle teste di noi giovani c'era più sangue.<br />
Più sangue e più speranza. Nelle teste e nel cuore.<br />
C'era una vitalità che a un certo punto non mi sono visto più<br />
intorno.<br />
Cos'è successo? La sazietà? La ricchezza?<br />
Cuori freddi. Senza famiglia.<br />
119
O il timore che domani non ci sarà lavoro a dispetto di tutto<br />
questo benessere? Il consumismo?<br />
O forse è colpa nostra, dopotutto, che non siamo riusciti a insegnare<br />
loro la passione, l'amore? Chissà.<br />
Il mondo è diventato un villaggio. Tutti sanno tutto di tutti.<br />
E allora? Cos’è? Non possiamo far nulla per quanto ci accade<br />
intorno?! O non ce ne frega nulla?! Un convegno di sette giorni o<br />
di sette anni non basterebbe a rispondere.<br />
In definitiva viviamo vite da isolati.<br />
Di linfa vitale ce n 'è poca. Invece è molto il terrore e lo spreco.<br />
E più consumiamo più abbiamo paura. Come se le ombre<br />
prodotte dalla nostra sazietà s'infittissero mutandosi in giganteschi<br />
spettri della fame.<br />
Il profilo delle discariche dei rifiuti ci sovrasta come una volta<br />
facevano le montagne.<br />
O l'aurora. Le nostre stesse speranze.<br />
A un certo punto ho sentito il vuoto intorno a me. Mi è sembrato<br />
d'essere uno schizzo di colore nell'angolo di un quadro surrealista.<br />
Il frutto di un'esplosione. Una piccola forma, uno sbaffo<br />
di tinta in un soggetto che non aveva più significanza. In un disegno<br />
che non aveva più il profilo della vita. A casa mia mi sono<br />
sentito assolutamente solo. E la solitudine è la peggiore delle povertà<br />
perché è come una fine anticipata.<br />
E' il dramma della propria morte che si vive al rallentatore.<br />
Qualcosa fa pensare a un terribile déjà-vu.<br />
Siamo nell'impotenza se non scegliamo la via del suicidio.<br />
E quella strada non l'ho voluta mai trovare.<br />
Il progresso, la tecnologia, la Luna. Marte.<br />
Ne abbiamo macinato di scienza. Di scienza e di informazione.<br />
I fratelli Lumiere dissero che il cinema aveva vinto la morte. Io<br />
dico che la televisione ha vinto la pace. Definitivamente.<br />
Le guerre ci sono scodellate una a una e nei minimi particolari.<br />
Davanti ai nostri occhi, nei nostri piatti, insieme alla minestra e al<br />
parmigiano. Non sarà mai più come prima. La pacifica bistecchi-<br />
120
na, gli spaghetti al dente. Piuttosto, morti ammazzati sotto il naso,<br />
quasi nel piatto. E gente denutrita da far spavento quale contraltare<br />
ai cibi ruspanti, all'escalation culinaria, ai gusti sempre più raffinati.<br />
Ai consumi ecologici che ecologici non sono. Alla legge di<br />
Engel, secondo cui gli investimenti per i consumi primari a un<br />
certo punto cessano, e rimane solo l'investimento negli articoli di<br />
lusso, lo sviluppo del puro edonismo.<br />
Come se il frutto della fatica umana diventasse inumano. Disumanante.<br />
Ad ogni momento il sangue versato in una qualunque parte del<br />
mondo, l'instabilità fremente dietro questo o quell'angolo, la malattia,<br />
il contagio, l'infelicità attuale o in agguato, ci raggiungono<br />
roventi di cavo, o fresche di satellite appena in orbita.<br />
Sotto lo sguardo di precisissimi quarzi accessibili a tutti, le nostre<br />
tavole più o meno delicatamente imbandite, i nostri letti quasi<br />
sempre ortopedici e dalle eleganti doghe di faggio evaporato, sono<br />
raggiunti da una valanga di cattive notizie, di terribili immagini al<br />
cui paragone le eruzioni vulcaniche nostrane o estere sono uno<br />
scherzo da ragazzi.<br />
E' così che ci roviniamo lo stomaco; che ci si sgonfiano i genitali.<br />
Chiedo scusa alle signore, ma i tempi non sono da educande.<br />
Siamo informati in tempo reale, ma non eravamo preparati. E<br />
non lo siamo. Né lo saremo mai. Come potremmo esserlo?<br />
C'è qualcosa che non va.<br />
Soccomberemo? Sembra che per il momento non ci sia questo<br />
pericolo.<br />
I mali del mondo, insuperati, pesano sui nostri cuori. Avversano<br />
i sentimenti di speranza. A volte si dice “siamo alla frutta”. Ma<br />
no, “siamo alla paura”!<br />
Anche per questo la droga, i suicidi dei giovani e quelli dei vecchi.<br />
La gente è stanca di vivere senza speranza. Non ce la fa più.<br />
Ci nutriamo continuamente di disgrazie. L’immaginario collettivo<br />
si riempie di amarezza; quanto più è privo di armi per sopravvivere.<br />
Per trovare e difendere i propri spazi.<br />
L'uomo è sempre più cosciente di avere dei limiti ben precisi.<br />
E, quel che è peggio, incomincia a pensare che il futuro, invece<br />
121
che essere un grosso uovo con una grandiosa bella sorpresa - magari<br />
difficile da estrarre dal suo grembo - è una bomba a orologeria.<br />
L’hanno già detto ?! Non lo so, ma non toglie nulla alla drammaticità<br />
della diagnosi.<br />
Non è inedita, ma se fosse giusta?!<br />
Nel buio che ci circonda, annaspiamo fra le onde del nostro<br />
benessere. Sotto gli schiaffi di un mare di opulenza.<br />
Riusciranno a indurci all'eutanasia, così abbassando anche i costi<br />
della malattia, della debolezza, dell’infelicità ?<br />
Se non è questa la vittoria della morte, ditemi voi cos'è.<br />
La morte che prima di essere la fine è - ancor prima e ancor<br />
peggio - la coscienza di questa fine. E della sua ineluttabilità. Senza<br />
saperlo, forse i giovani sono marmorizzati ( o martirizzati ?)<br />
anche da questo.<br />
Da quando dio non esiste più, la morte si è fatta una cosa seria,<br />
molto seria.<br />
C'era una saggezza, nel mondo che ci siamo lasciati alle spalle,<br />
di cui non disponiamo più.<br />
Vogliamo raggiungere l'immortalità con l'aiuto della medicina e<br />
della farmacologia. Ma sappiamo davvero quello che stiamo facendo?<br />
Proprio noi per cui questa vita, ancor che limitata, diventa<br />
a un certo punto invivibile?<br />
Così ho preferito Alessandria, questo mondo che un po' rassomiglia<br />
al mio; che un po' me lo ricorda. Una ruralità che non<br />
riesce ancora ad essere moderna, ed uomini che non sono stati<br />
ancora uccisi dal progresso.<br />
L'Egitto avrà difficoltà a sanare il debito pubblico, e si regge<br />
sui miracoli delle rimesse dall'estero. Di tanto in tanto è trafitto<br />
dall'intransigenza dell'estremismo islamico...ma dopotutto mi ricorda<br />
l'infanzia più di quanto lo faceva casa mia. E così, potendo<br />
permettermelo, l'ho preferito. E al mattino, a volte, rimango a<br />
guardare con occhi miopi le foche e i delfini di Anfitrite che<br />
scherzano fra le onde, mentre Proteo, pastore inaffidabile e uomo<br />
forse accidioso oltre che re divino dell'isola, desideroso di quiete,<br />
122
sonnecchia pavidi sogni privi di fama e di trambusto fra le rovine<br />
di Pharos.<br />
La politica e la guerra non c'entrano nulla col mio discorso.<br />
Ammesso che lo sia mai stato, non sono più fascista.<br />
Non sono più nulla al momento. Come, peraltro, tra poco non<br />
sarò più nulla del tutto. I giorni scorrono. Tempus fugit. E anch'io.<br />
Sono un vecchietto che morirà presto. Per questo voglio parlare di<br />
vita e di vitalità. Di questo mi sento esperto. Se mi si può rimproverare<br />
d'essere stato fascista quando tutti erano fascisti, non mi si<br />
potrà rimproverare il ricordo di cos'era la vita ai miei tempi.<br />
L'enorme speranza che segnava noi giovani.<br />
La politica a volte confonde le idee, oltre a distruggere le amicizie.<br />
Come solitamente fa. E io non voglio parlare di niente che<br />
mi crei altri nemici.<br />
Un altro araq. Offro io. Alla giovinezza!<br />
Di ritorno dal Pastroudis, senza darlo a vedere si mise ad osservare<br />
cosa accadeva intorno a lui, intanto che indugiava sull'uscio<br />
dopo aver acceso l'ultima sigaretta.<br />
La sera s'appoggiava come un velo d'ombra sul gruppo delle<br />
vicine case bianche annunciando la piccola morte del sonno. Le<br />
stradine erano deserte. Le uniche voci erano quelle delle ragazze<br />
che coprivano i fichi in terrazza perché la notte non li guastasse.<br />
Quei suoni arrivavano sino a lui come il sussurro degli innamorati<br />
quando si parlano dove nessuno può ascoltarli ma dove loro stessi<br />
temono di udirsi. Quando ancora ciascuno beve le parole dell'altro<br />
quasi fossero l'unico annuncio di gioia possibile; e, turbato, ne inala<br />
il fiato ubriacandosene.<br />
In alto, oltre il cornicione, uno scialle rosso roteava a tratti nell'aria<br />
ogni qualvolta la giovane donna a cui apparteneva tentava<br />
d'aggiustarselo perché non le desse fastidio durante il lavoro.<br />
Qualche verso di animale sottolineava l'estraneità contigua delle<br />
case che circondavano la sua facendole tuttavia diventare meno<br />
lontane. Qualche roca parola nell'aria e un paio di finestre brillanti<br />
di luce offrivano sufficiente materiale perché la sua immaginazione<br />
potesse lavorarvi. Poi, d'un tratto, la voce d'un televisore scop-<br />
123
piò al di là di una finestra oscurata da una stuoia di paglia intrecciata,<br />
e subito dopo un altro apparecchio esplose dal silenzio della<br />
casa di fronte. Come per una perversa simpatia.<br />
Poi risa di bambini e rimproveri di adulti. E gli parve che qualcuno<br />
eruttasse vigorosamente, proprio nella stanza dove s'era acceso<br />
il secondo televisore.<br />
S'affrettò ad entrare.<br />
Quella sera mangiò una veloce frittata fatta con delle uova che<br />
Mulid gli aveva portato la mattina precedente. I gusci crocchiarono<br />
fragili sotto le sue dita. Mancava di calcio la dieta di quelle galline.<br />
Come al solito si chiese se fossero fresche, o se Mulid le<br />
comprasse da una fonte inaffidabile. La luce era poca nella cucina<br />
per distinguere la bolla d'aria nel guscio, ma non aveva voglia di<br />
rompere l'abbraccio dell'ombra che stava compiendo in lui meraviglie<br />
di ricordi.<br />
La sua infanzia, la sua giovinezza. La donna di cui si era innamorato.<br />
I primi anni di matrimonio. La nascita della figlia. Il tempo<br />
di tutte le speranze. Di quelle che si sarebbero avverate e di<br />
quelle di cui non sarebbe mai venuto a capo.<br />
Almèk, facendo fuoco nel gruppo, lo aveva colpito.<br />
Oltre che suo padre con il suo Von Clausewitz, dopo Almek,<br />
anche quel nucleo di case ed orti cercava di innervare quanto era<br />
stato. E lui era troppo debole per rinunciare a quel piacere; troppo<br />
solo per fare qualcos'altro che non gli inumidisse l'animo.<br />
Andò a letto turbato, e nel buio accese un'altra sigaretta. E<br />
mentre quella si consumava frusciando a tratti brevi crepitii, rammentò<br />
le ultime parole con cui Alberto Meccanico al Pastroudis li<br />
aveva - come dire? - licenziati.<br />
Dire che la Storia sia una scienza esatta è un tantino esagerato.<br />
Per alcuni c'è anche da mettere in dubbio che sia una scienza. Forse<br />
è solo un punto di vista, quello dei superstiti. Anzi quello dei<br />
vincitori, dal momento che sono loro solitamente a scriverla.<br />
Qualcuno si è chiesto se si può vivere senza storia. E qualcuno<br />
ha pensato di poter rispondere affermativamente. Il suo annullamento<br />
potrebbe essere considerato una necessità rivoluzionaria.<br />
Via il passato con la sua barbarie. Ciò che è davvero necessario è il<br />
124
futuro e il mare di speranza che esso contiene. Poi si ricomincerà<br />
a scrivere la storia rivoluzionaria. Una storia di felicità che parta<br />
dall’anno zero.<br />
Ma questa è una contraddizione in termini. Dimostra che una<br />
storia è necessaria. Principalmente alla psicologia del singolo individuo.<br />
Senza storia non si vive. Noi siamo storia; intrecciata, generata<br />
dalla storia più generale che è alle nostre spalle.<br />
Per quanto se ne possa dir male, senza la storia la nostra mente<br />
vacilla, il senso della vita si assottiglia. Può addirittura accadere che<br />
non siamo più noi stessi. La frase potrebbe essere: “Il nostro futuro è<br />
possibile solo se siamo coscienti di cosa sta alle nostre spalle”.<br />
Delle nostre radici.<br />
La storia è anche memoria ed esistenza del mondo fisico.<br />
Spesso i luoghi non si ritrovano, al massimo si rivisitano per acquistare<br />
una certa coscienza di quanto avevamo immaginato, che<br />
cioè non esistono più. Un luogo non si può rivisitare perché non<br />
esiste due volte. Può essere solo rivisto con la memoria, con la<br />
nostra malinconica immaginazione. Al massimo, ancora goduto<br />
con la fantasia.<br />
Cosa accade se un luogo è distrutto, annichilito? Cancellato,<br />
eroso via? Si direbbe che ne rimane la memoria, la storia. Essa ci<br />
attira con la sua nostalgia.<br />
Ma se la memoria muore? Se la Storia scompare? Anche la geografia<br />
ha serie difficoltà.<br />
La Storia è un problema, allora. Perché la gente - lo sappia o<br />
no - ha bisogno del passato di quanto la circonda. E ha bisogno di<br />
miti. Di profondità a cui aggrapparsi e degli stessi luoghi dei miti.<br />
Spesso molto di quanto è importante per un uomo è accaduto<br />
“prima”. La distanza temporale decanta gli elementi essenziali, e<br />
da essi anche la sacertà della vita.<br />
E' un mistero. L’uomo è le sue radici. Non sa perché, magari<br />
lo nega. Ma senza radici è di quelle piante che muoiono affogate<br />
dalla più nera desolazione.<br />
La mancanza di storia è disperazione della coscienza. Come se<br />
fossimo agguantati da un terribile quanto interminabile attacco di<br />
agorafobia.<br />
125
Qualcuno potrebbe addirittura dire che è puro e semplice disincanto<br />
dell'essere, del presente in quanto tale. Ma non è vero.<br />
Dopotutto, vuol solo dire che noi siamo coscienza delle radici.<br />
Non ho mai creduto che l'uomo possa davvero considerarsi<br />
una delusione.<br />
Quella sera attese con animo avvinto da sottile languore che le<br />
batterie da campagna di Karl contrappuntassero sordamente il respiro<br />
del suo cuore, mentre a tratti, attraverso le persiane socchiuse,<br />
giungeva fino a lui il profumo delle ficaie mescolato all'odore<br />
dei pomodori allineati in terra a seccare.<br />
Gli faceva piacere aver incontrato Almèk e aver trascorso con<br />
lui quel pomeriggio.<br />
Sentì il proprio respiro farsi più pesante e i colpi incominciare<br />
a cadere. Via, via con più lontane esplosioni, quasi con smorzati<br />
tonfi. Come per appena sopravvissute distanti emozioni.<br />
Chissà perché gli egiziani amavano tanto i pomodori seccati al<br />
sole.<br />
126
10<br />
Trascorse il fine settimana in una calma dell'animo non turbata<br />
dal trambusto della gente che s'agitava in Agami, limpida, liquida,<br />
assolata, marginale. Che dolcemente quanto oscuramente protestava<br />
la sua balneare modernità; nient'affatto commossa per il rovesciarsi<br />
entro le sue mura ideali, fatte di mare, di sole e di sabbia,<br />
di tutta la gente fuggita - magari per pochi giorni - dal Cairo affollato,<br />
pressante, già caldo da morirne.<br />
Mangiava fuori durante il week-end. Considerava quei pasti<br />
una necessità per tenersi lontano dalla casa vuota e dalla solitudine<br />
che a tratti gli balzava alla gola. Era così che chiamava il senso di<br />
angoscia che a tratti lo aggrediva dalla semioscurità notturna,<br />
quando non riusciva a riprendere sonno dopo che il rombo di una<br />
macchina o un altro rumore lo avevano svegliato. Si era più volte<br />
detto che la solitudine è la condizione di chi vive nella povertà degli<br />
affetti, piuttosto che nella scarsezza della compagnia. Quello<br />
non era il suo caso. Quella sorta di povertà non poteva colpire lui,<br />
che in fin dei conti era così bene accompagnato e ancora innamorato<br />
della vita.<br />
Ma l'angoscia lo visitava lo stesso.<br />
Agami lo spingeva spesso a fantasticare.<br />
Antica frontiera fra il Mashreq e il Magreb. Bastione - ormai<br />
definitivamente travolto - fra il mondo arabo orientale, con la sua<br />
notevole omogeneità linguistico-culturale che giunge fino allo<br />
stesso Irak, e quello arabo-occidentale con i suoi paesi una volta<br />
soggetti alla colonizzazione europea.<br />
Agami voluttuosa.<br />
Coacervo di uomini che nella fuga dal caldo trovavano il loro<br />
punto di incontro in quel sobborgo di Alessandria a tratti ventoso,<br />
ridente e molteplice, allo stesso tempo candido delle sue spiagge e<br />
127
delle sue case, e colorato dell'immaginazione di quelli che vi soggiornavano,<br />
Agami faceva volare la sua mente. Sia per ciò che l'Africa<br />
mediterranea era stata, sia per quanto poteva essere in un vicino<br />
futuro.<br />
Sulle cui spiagge in qualche limpido fresco mattino si potevano<br />
incontrare sparute mandrie. I cui capi erano sdraiati a godere, da<br />
sabbiosi triclini, un salubre pasto di aria iodata e lo spettacolo del<br />
mare: dall'acqua azzurra, dai colori ancora acciaiosi, su cui la luce<br />
non era ancora diventata il caldo smalto del sole.<br />
Anche per questo sentiva Saskia lontana. Per quanto scrivesse<br />
tutte quelle cose a sua moglie, ma sempre insoddisfatto delle proprie<br />
esternazioni.<br />
Quella sua condizione spingeva i ricordi ad affiorare alla sua<br />
mente da angoli sconosciuti. A sgrondarsi della polvere di decenni<br />
per presentarsi agli occhi della nostalgia in tutta la loro bellezza. A<br />
molcergli il cuore o il corpo, a secondo della loro natura.<br />
Ultimamente - per le necessità della quotidiana culinaria, ma<br />
non solo per queste - aveva ricordato come a casa sua si mangiassero<br />
testicoli di vitellone. Tagliati a sottili fettine, che venivano<br />
prima indorate con l'uovo e poi fritte.<br />
Erano chiamati “bottoni”, con un eufemismo sartorialfemminile<br />
poco fantasioso ma sufficientemente neutro, in cui per<br />
certo aveva giocato il sembiante delle fettine a cui quegli organi<br />
molli erano ridotti. E ricordava anche come - a un certo punto<br />
della storia familiare - il piatto fosse stato nobilitato. Colpa di suo<br />
padre. Con operazione facilmente perscrutabile, Von Clausewitz -<br />
che nel suo libro sosteneva di voler stendere un trattato sulla guerra<br />
producendo dei “grani” di pensiero - aveva debordato nella cucina<br />
e nel menù di famiglia. E i “bottoni” – o “grani” - , affettati,<br />
indorati, e fritti, erano divenuti “grani alla Von Clausewitz” toutcourt.<br />
Evidentemente la vicinanza di quelle due realtà, nella fantasia<br />
di suo padre - e in quella di sua madre, non vi era dubbio -, s'era<br />
fatta contiguità contaminante. E aveva fruttato l'elegante denominazione<br />
culinaria, di grande prestigio per il menù della casa.<br />
128
Aveva avuto modo di farne l'esperienza presso parenti ed amici.<br />
Prima che si parlasse di “grani alla Von Clausewitz”, nessuno<br />
s'era mai sognato di trattare apertamente di quel piatto. E di richiederne<br />
o di inviarne le modalità di preparazione. In seguito alla<br />
mutazione nominale (forse meglio: alla trasmigrazione nella nuova<br />
area bellico-storicistica ?!?), la ricetta era andata letteralmente a ruba<br />
nei salotti solitamente frequentati dalla sua famiglia, ed alle<br />
mense più eleganti e immacolate. Quasi che il manicaretto volasse<br />
ora cieli superiori, ricco della forza della nuova relazione semantica.<br />
Con la potenza di rinnovate ali in grado di sbatacchiare in gole<br />
virili use alla scia di molti calici; o appena frusciare - lievemente<br />
remiganti – fra i pomelli appena arrossati dal vino dolce di signore<br />
della migliore e più castigata società.<br />
Migrazioni avvengono quando meno ce lo aspettiamo. Migrazioni<br />
oggettuali o di senso. Trasferimenti di significanza. Migrazioni<br />
nuove, rinnovate, immediatamente riconoscibili e non. Perché<br />
tali migrazioni a volte si colgono subito, a volte sono inattese,<br />
e si realizzano solo con il tempo e con l’approfondirsi dell'esperienza.<br />
Che possono tramutarsi in provocazioni poiché ci sfidano<br />
a rintracciarne gli a volte difficili percorsi. Come aeroplani di cui<br />
non sia semplice risalire alla pista di decollo.<br />
Fatto sta che sotto i nostri occhi, alle nostre orecchie, il nostro<br />
universo cambia, a volte impensatamente. E noi dobbiamo fare i<br />
conti con la nuova realtà. Una dichiarazione banale, una “statuizione”<br />
ovvia, che tuttavia ci obbliga di continuo alla fatica del cuore<br />
e della mente. Impensatamente.<br />
Un giorno, mentre era nella sua camera, gli parve d'avvertire<br />
un movimento al di là d'una delle finestre della casa di Mulid, al<br />
piano all'altezza del suo.<br />
Il vano, non grande, era coperto da una mashrabija in cui era<br />
stata ricavata una piccola finestra a due ante. Ora la finestrina era<br />
semiaperta, e a lui sembrò di scorgere un volto incorniciato dal riquadro.<br />
Rimase con lo sguardo fisso in quella direzione. E l'ombra<br />
femminile, quasi avesse compreso la sua incapacità di metterla a<br />
129
fuoco, dopo qualche istante si era fatta di pochi centimetri più avanti.<br />
Così la poca luce, che colpiva la casa di lato, aveva reso più<br />
leggera l'oscura trama che l’avvolgeva. Era la servetta con cui Mulid<br />
amoreggiava. Lo guardava fissamente, come per accertarsi che<br />
lui l'avesse riconosciuta. E, quando ne fu sicura, gli sorrise. Fu un<br />
movimento lento, quasi impercettibile; come uno sbocciare sempre<br />
maggiore della grazia di quel viso.<br />
Poi la figura arretrò e disparve.<br />
Se fosse stato più giovane, avrebbe pensato a una conquista.<br />
Che magari la ragazza gli si proponesse. Ma in quel contesto la cosa<br />
era inconcepibile. Era un vecchio, e l’ “amico di Mulid. E per<br />
quanto l'amicizia non sia mai stata un'efficiente custode dell'harem<br />
- anzi! -, sia l’occasione che l’età non gli sembravano dare alcuno<br />
spazio a futuribili erotismi interrazziali.<br />
Un'idea balenò nella sua mente. La caratteristica più marcata di<br />
quel sorriso era la dolcezza; come se la ragazza avesse voluto accarezzarlo<br />
in un affettuoso moto dell'animo. E tutto gli parve chiaro.<br />
Mulid le aveva confidato il proprio piano a vincere ancor più la<br />
resistenza della donna; a seminare in lei una viva speranza per il<br />
prossimo futuro, oltre che in se stesso. Lui gli avrebbe tolto i calcoli.<br />
Quel sorriso doveva essere un gesto di riconoscenza, un affiorare<br />
sulle labbra della giovane dello stato di pienezza interiore a<br />
cui era giunta, e di cui voleva farlo in qualche modo partecipe. Era<br />
un ringraziamento per ciò che lui avrebbe fatto per lei, per Mulid,<br />
e per quella prole maschia che l'alessandrino voleva assolutamente<br />
dalla sorte. Oscuramente, per il futuro. Quel sorriso gli parlava di<br />
figli e di gravidanze. Era il sorriso delle donne in attesa.<br />
Ma l'altra per certo non era in attesa. Questo si capiva sia dal<br />
modo in cui Mulid gli raccontava del proprio rapporto con la giovane.<br />
Non il rapporto di due amanti ma piuttosto quello di due<br />
adolescenti che ancora si cercassero. E dal modo morbido in cui<br />
l'alessandrino conduceva la trattativa che avrebbe dovuto portare<br />
a quella benedetta estrazione dei calcoli.<br />
Tutto questo lo ipotizzò in pochi istanti. Solo col passare del<br />
tempo divenne oggetto del suo convincimento. Un’ ipotesi oscura<br />
130
anche perché frammista a considerazioni personali che spesso, e<br />
involontariamente, bordeggiavano. Considerazioni di più ampio<br />
respiro.<br />
Sua figlia era stata condannata dal marito alla sterilità. Mentre<br />
lì, ad Agami, sotto i suoi occhi, si svolgeva un dramma opposto a<br />
quello consumatosi lungo i canali di Amsterdam. Ed il contrasto<br />
dei desideri era tanto forte, così radicale, che sembrava comportare<br />
due visioni del mondo alternative.<br />
Una era quella di Jaap, che non sceglieva né vedeva il futuro<br />
ma se ne disinteressava semplicemente. Come di una lattina di birra<br />
vuota.<br />
I suoi già esigui dotti occidentali erano stati chiusi con un elegante<br />
e forse vezzoso fiocchetto. Magari di quei costosissimi materiali<br />
avveniristici che quasi sempre sono usati dagli astronauti<br />
per andare da qualche parte nel cosmo. E il suo progetto per il futuro<br />
era l'allargamento di un erotismo - anzi di vera e propria pornografia<br />
- al di là del Mediterraneo, affinché nuovi fruitori televisivi<br />
portassero denaro al suo conto in banca e a quelli degli altri<br />
implicati nell’affare. Affinché “rimanesse un tetto” sulle delicate<br />
teste della gente che dirigeva l’operazione e su quelle delle loro<br />
famiglie – forse esse stesse da tempo sterilizzate.<br />
Era così che Vij lo aveva citato.<br />
Quel progetto, guardandolo in un certo modo, addirittura poteva<br />
essere considerato un tentativo di dare una nuova risposta all'interrogativo<br />
su cosa significasse vivere. Ed era parte di un sistema<br />
di vita, di un momento storico che aveva già chiamato in<br />
aiuto l'ingegneria genetica per clonare questo o quel soggetto. E<br />
che adombrava la possibilità di produrre questa o quella parte del<br />
corpo per i trapianti. Oltre all’eutanasia.<br />
Era un modo di concepire la vita. A parte la schizofrenia della<br />
sterilità che conviveva con la clonazione, era l'uomo a gestire. Era lui<br />
in comando. Il padrone, e dava la vita e la morte.<br />
Era lui che interpretava l’esistere.<br />
Dall'altra parte, e in alternativa, il progetto di Mulid.<br />
L’alessandrino voleva un maschio – “almeno uno”, gli aveva<br />
detto. Che perpetuasse il suo nome, che lo aiutasse nella vecchiaia,<br />
che alimentasse le sue speranze di uomo. Che fosse la vita dopo la<br />
131
sua vita: il futuro che usciva dai suoi fianchi, oltre che dal piacevole<br />
grembo dell'avvenente servetta.<br />
Mulid non sapeva neanche perché. Quella progettualità era istintuale.<br />
In qualche maniera sfuggiva al suo “imperio” di uomo<br />
con tutte le lettere maiuscole. L’egiziano poteva non essere disinteressato<br />
nel porre in essere quelle realtà. Tuttavia il problema non<br />
era questo ma piuttosto quello del “coefficiente di umanità” delle<br />
cose che faceva. Dell'alimentazione della vita da parte sua. Il suo<br />
eros avrebbe prodotto altri sorrisi, altre volontà di vita.<br />
Altra riconoscenza al di là delle innumerevoli mashrabije della<br />
storia.<br />
Lui non sceglieva, e tanto meno determinava lo statuto dell'essere.<br />
Era solo un uomo ancora innamorato della vita, e che la viveva.<br />
Non un nodo di tesi che si autofondassero inducendo prassi<br />
cieche ed egoistiche. Alla fin fine suicide.<br />
Una volta Jaap aveva detto che non voleva dare la vita ad altri “disgraziati”<br />
– sempre Vij a citarlo.<br />
Mulid non era espressione di paura e di morte. La sua mente<br />
non era all'origine delle contemporanee volontarie necrospermie.<br />
Il suo sguardo all'avvenire non era necrotizzante.<br />
In lui vi era una “nutriente” umiltà. Con lui l'uomo generava il<br />
futuro, di se stesso e del mondo.<br />
Dei due, ai suoi occhi il più debole era Jaap. Il più tristemente<br />
debole. Jaap che dalla tolda della vita si lanciava in solitudine a vele<br />
spiegate verso la morte. Scegliendo il vuoto per il “dopo di sé”.<br />
Un’immagine che alcuni avrebbero potuto considerare modernamente<br />
romantica per quella sua capacità in fin dei conti autodistruttiva.<br />
Che a qualcuno poteva ricordare Byron, probabilmente.<br />
Jaap, un atomo che si sarebbe a lungo rigirato su se stesso<br />
prima di dirigersi verso l’orbita dell'insignificanza.<br />
Una falena sulla rotta della fiamma.<br />
Non aveva potuto fare a meno di guardare altre volte a quella<br />
finestra, sempre sottaciutamente desideroso di quel sorriso, dell'ombra<br />
colorata di quella giovane speranza femminile.<br />
Ma la servetta non gli si mostrò più.<br />
132
Meglio così. Vi sono realtà la cui frequenza d'accadimento ne<br />
muta la natura. Perdendo il lucore della loro novità, smarriscono<br />
la loro freschezza, la loro semplicità e leggerezza. E quel sorriso<br />
non doveva snaturarsi.<br />
L'unica cosa nuova di quel fine settimana fu una casuale conversazione<br />
tenuta dai soliti amici del Pastroudis.<br />
Tutto era stato causato dall'esuberanza verbale di una delle signore<br />
non giocatrici. Tentando di sottrarre il marito agli impegni<br />
di gioco che cominciavano a profilarsi all'orizzonte del pomeriggio<br />
domenicale - e contemporaneamente di risparmiare a se stessa la<br />
più noiosa delle attese -, la donna aveva detto: “Se vi immergete in<br />
una cena di Trimalchione a base di rubber, di slam e di hatù, io mi<br />
suiciderò come Petronio. Queste “abitudini greche” sono insopportabili.”<br />
La frase era piombata nel piccolo ambiente come un sasso in<br />
un bicchiere. E si erano scagliati, tutti insieme, contro la poverina<br />
che aveva scambiato la Roma di Nerone con la Grecia, dando<br />
prova di conoscere poco sia la storia che le letterature antiche.<br />
Per un breve momento parve che il silenzio a cui spesso era<br />
condannato il “riposo turistico” dei presenti fosse messo da parte.<br />
E molta parte della storia egizia fu scagliata contro la poverina.<br />
Anzi, tutto piombò addosso a ciascuno e da ogni parte, a cominciare<br />
dalla colonna di Pompeo e dall'ago di Cleopatra, via via fino<br />
alle catacombe greco-romane di Kom el-Shofaga e agli scavi di<br />
Kom el-Dik. Per non parlare del saccheggio del Serapeo. E del fanatismo<br />
che, secondo alcuni, avrebbe distrutto la stessa biblioteca,<br />
figlia della monumentale collezione di scritti accolta una volta nel<br />
Museion.<br />
Poi qualcuno parlò dei Mamelucchi e dell'Impero Turco. E anche<br />
qui fu scoperchiato un vaso di Pandora.<br />
La svista della giovane donna lo aveva messo un po' in imbarazzo,<br />
e con essa le reazioni grottesche degli altri. Tuttavia, man<br />
mano che la storia alessandrina veniva praticamente sciorinata davanti<br />
ai suoi occhi - ma sarebbe più giusto dire “scavata davanti alle<br />
sue orecchie” -, ancor più percepì l'anima della città. Una sorta<br />
133
di profilo polidimensionale e inafferrabile in cui, come per sfere di<br />
cristallo che si sovrapponessero, ciascuna mantenendo parte di un<br />
suo disegno originario, tutto era trasparenza e allo stesso tempo<br />
confusione. Tutto era bellezza e contaminazione.<br />
E in qualche maniera tutto era anche irriducibilità - piuttosto<br />
che passato o presente.<br />
Le parole della vivace discussione, quel modo astratto in un<br />
certo senso di far vivere la città che era nominarne i monumenti e<br />
i personaggi storici, ne comunicavano la vera essenza in una polifonia<br />
in cui vi erano dissonanze di voci meravigliose e di brani<br />
musicali. Ciascuna cosa per conto suo sublime.<br />
Poi la suggestione passò, e la tempesta impressionista di memorie,<br />
di colori e di luci si restrinse a un nome forse destinato anch'esso<br />
a superare i secoli.<br />
- Abbiamo visitato il museo di Kavafis stamattina. - disse una<br />
delle signore. - E a parte lo squarcio di città che si vede dal suo<br />
terrazzo, un panorama quasi postbellico, o comunque da terzo<br />
mondo in veloce espansione, abbiamo assaggiato un altro piccolo<br />
supplemento di vita alessandrina dalle stanze e dalla maschera del<br />
grand'uomo.<br />
La donna si fermò un attimo e parve interrogare con gli occhi<br />
il marito, un tipo magro, dalla barba di antropologo, o di giovane<br />
manager occidentale mimetizzato dietro “il pelo” per cimentarsi<br />
nella cantieristica degli emirati arabi.<br />
A un certo punto, interloquì. Anche la sua voce cavernosa aveva<br />
un che di “antropologico”, poggiando esageratamente sui tasti<br />
bassi.<br />
- Sono stati gentili con noi. Avremmo potuto sedere sulle<br />
scomodissime sedie neobizantine, o scrivere qualche cartolina appoggiandoci<br />
alla sua scrivania.<br />
La cosa più impressionante è stata la maschera funebre. Un<br />
volto dal grosso naso curvo. Con noi c'era un coppia di inglesi.<br />
Dopo la doverosa silente contemplazione della maschera per un<br />
tempo congruo, uno di essi ha cominciato a sussurrare versi che<br />
hanno attraversato la stanza non grande.<br />
134
L'uomo si arrestò, come a prendere respiro, quindi, dopo aver<br />
lanciato qualche sguardo alla compagna e agli altri ospiti del luogo,<br />
proseguì con fare ispirato.<br />
- Mi è sembrato che i versi volassero indirizzandosi alla balconata<br />
da cui eravamo appena venuti via. Forse perché la guida aveva<br />
lasciato la finestra aperta, quando siamo ritornati al centro della<br />
stanza.<br />
Intervenne a questo punto la donna.<br />
Il marito si perdeva in inutili particolari.<br />
- Erano versi di Kavafis. Li hanno recitati un paio di volte, e il<br />
più anziano dei due ha detto che descrivevano momenti della notte<br />
che aveva preceduto l'ingresso di Ottaviano in Alessandria.<br />
Dopo la disastrosa battaglia navale dell'anno prima, al largo di Azio,<br />
in cui <strong>Antonio</strong> era rimasto sconfitto. Secondo Plutarco, quella<br />
notte il dio Dioniso, che amava <strong>Antonio</strong> e ne era riamato, era passato<br />
con una meravigliosa musica per la Via Canopea. Diretto alla<br />
Porta del Sole che conduceva al campo nemico. Era un dolce corteo,<br />
con voci e musiche eccellenti, che preannunciava la disfatta e<br />
la morte.<br />
I versi invitavano <strong>Antonio</strong> alla fermezza. Non doveva tentare<br />
di ingannare il proprio io, di nascondersi la verità. Ma doveva<br />
fronteggiare da uomo la situazione che sopravveniva. E salutare<br />
Alessandria senza lamenti indegni d'un uomo coraggioso.<br />
- Quello che è stato particolarmente interessante è venuto dopo.<br />
Ci hanno spiegato come questo poeta abbia avvicinato l'età<br />
classica alla nostra sensibilità moderna. Non so come dire. Il più<br />
giovane dei due ha cercato di spiegarci che il Poeta ha accostato il<br />
nostro presente ad un passato antichissimo per definizione.<br />
Questa volta era stato l’antropologo a rivolgersi alla compagnia.<br />
- Io non sapevo niente di Kavafis. Solo che era importante.<br />
Credo che mi avessero anche detto che era omo. Nient'altro.<br />
Qualcuno disse: - Per quello che significa oggi!<br />
E lui fu colpito dalla frase, che tuttavia non si dimostrò provocatoria<br />
per nessuo dei presenti.<br />
Il discorso terminò. Nell'aria come un esausto zefiro di quasi<br />
disgustata sazietà per l'argomento non sufficientemente leggero.<br />
135
La vacanza è vacanza. Così ricominciarono a parlare di cibo, e<br />
presero accordi per andare insieme uno di quei giorni all' Alexandria<br />
International Center del Cotton Palace. Un “posto meraviglioso”,<br />
in un grattacielo costruito da italiani solo una decina di anni prima.<br />
In Midan Orabi.<br />
E un'altra volta sarebbero andati a mangiare il pesce ad Abukir.<br />
Vi erano locali famosi in tutto il mondo.<br />
Solo alla fine, mentre si lasciavano, l'uomo dalla barba aveva<br />
spiegato come si arrivava alla casa dove aveva vissuto Kavafis, in<br />
quella che una volta era stata Rue Lepsius e che ora era Sharm el-<br />
Sheikh Street. Aggiungendo en passant la descrizione che Achille<br />
Tazio aveva fatto della Via Canopea e dei colonnati che, “sparsi<br />
un po' dappertutto - oltre che splendidamente fiancheggianti l'arteria<br />
che andava dalla porta della Luna a quella del Sole - , ancora<br />
nel quinto secolo arricchivano Alessandria”.<br />
Lui aveva ficcato in tasca l'informazione - poteva sempre servire<br />
-, e dopo un veloce saluto era schizzato via nella Sharia Abd el-<br />
Nasser, affollata e chiassosa, sperando di non incontrare Almèk<br />
che gli aveva confessato la sua frequentazione dell’Istituto Italiano<br />
di Cultura, che aveva sede un po' più su nella stessa strada. Sentiva<br />
il bisogno di tornare a casa per uno scotch con acqua e una comoda<br />
poltrona nell'angolo più confortevole della casa. E di un<br />
paio di sigarette turche.<br />
Una volta affondato nella desiata poltrona - il tumbler in una<br />
mano e la sigaretta fra l’indice e il medio dell'altra -, gli parve di<br />
potersi rilassare adeguatamente.<br />
Sarebbe andato al Cotton Palace, ma ad Abukir voleva andarci<br />
con sua moglie. Ad Abukir e a Rashid. La stele di Rosetta era così<br />
rappresentativa della giovinezza di entrambi che voleva vivere insieme<br />
a Saskia l'esperienza di quella visita. Era così che lui l'aveva<br />
incontrata durante i suoi studi liceali. Sia lui che Saskia erano rimasti<br />
catturati dalle capacità linguistiche di Champollion. L'uomo<br />
aveva esercitato su entrambi una particolare attrazione, in quel periodo<br />
di maturazione culturale. Ed entrambi avevano partecipato a<br />
un seminario su di lui. Un uomo dal fascino misterioso, che aveva<br />
risolto uno degli enigmi più ardui del secolo precedente.<br />
136
Quindi trasferì la propria attenzione su quanto aveva risvegliato<br />
il suo interesse nella conversazione al Pastroudis.<br />
“Per quello che significa oggi!”<br />
Neanche fosse stato intenzionalmente voluto.<br />
Kavafis era considerato uno di coloro che avevano gettato<br />
ampia luce sul passato insieme occidentale e “classico”, dimostrandone<br />
la vicinanza al quotidiano esperienzale del mondo moderno.<br />
Scoprire, concettualizzare la modernità dell'uomo elleno,<br />
era stato subito un traslare i suoi protagonisti e i suoi lettori nei<br />
reciproci mondi. Realizzare la magia di una contiguità extratemporale.<br />
Ora l'incontro dell'omosessualità di quel poeta con la “modernità”<br />
dell'antico, da lui sottolineata, davano luogo ad inquietanti<br />
interrogativi. Tutti a dire il vero dolorosi per lui, a causa delle vicende<br />
in cui era rimasta impigliata Vij.<br />
L' homo europaeus corrispondeva al tipo dell'elleno antico di Kavafis<br />
– secondo Montale. Ciò istituiva una sorta di teleferica, un<br />
congegno sia pur rudimentale per mezzo del quale veniva data a<br />
istituti, a esigenze, a comuni topoi, il diritto di ascendere e discendere<br />
la storia.<br />
Come ora, così allora l'uomo, era la tesi del poeta alessandrino?<br />
Di quel nono ed ultimo figlio di genitori greci provenienti da Istanbul?<br />
Quel pensiero gli faceva male. Gli sembrava di essere in presenza<br />
di una ulteriore operazione di sdoganamento delle abitudini<br />
omosessuali del poeta. Una legittimazione di tale costume dovuta<br />
un po’ alla grandezza della Grecia antica e un po’ alla fama di quel<br />
figlio della Grecia moderna.<br />
Ma perché Jaap era stato tanto stronzo da lasciarsi coinvolgere nel mercato<br />
hard?<br />
La sigaretta era terminata da un pezzo, e il mozzicone consumato<br />
fino al filtro giaceva in un piattino di terracotta azzurra che<br />
in qualche occasione fungeva da posacenere.<br />
Anche lo scotch nel bicchiere era finito.<br />
137
Si alzò, se ne versò altre due dita. Vi aggiunse un paio di cubetti<br />
di ghiaccio dal frigorifero solo per miracolo funzionante. Poi si<br />
trasferì a letto dopo essersi quasi strappati i vestiti da dosso. Lì accese<br />
un'altra sigaretta e, predisposto in terra un ulteriore rudimentale<br />
posacenere costituito dalla tazza usata per il tè pomeridiano e<br />
ancora sporca, si lasciò cadere sulla schiena.<br />
La verità era semplice. Ed era una verità di cui quasi si vergognava.<br />
Ma l'alcol aveva allentato i freni delle sue inibizioni, ed ora<br />
non poteva non vedere con chiarezza quanto era al fondo del suo<br />
animo. Come attraverso acque di cristallina limpidità.<br />
Nutriva - e probabilmente aveva sempre nutrito - una profonda<br />
pena per gli omosessuali e per il loro mondo. Sia per il mondo<br />
esterno che per quello interiore. Aveva letto qualcosa di Leavitt. E<br />
non gli sembrava di aver male interpretato alcune delle sue pagine.<br />
Aveva avuto lui stesso qualche compagno omosessuale. Testimonianze<br />
di un vissuto personale che avevano seminato in lui una<br />
profonda compassione per quelle solitudini così ben descritte. Per<br />
le privazioni e le angosce narrate in esse. Per le famiglie che spesso<br />
avevano “iniziato” - o almeno indotto - i loro figli a quella terribile<br />
esperienza. Esse stesse amministratrici di dolore.<br />
E non solo quell’autore aveva causato in lui una tale impressione.<br />
Poteva aver capito male? Non credeva proprio.<br />
Aveva letto quelle storie come documenti. E gli era sembrato<br />
che in quei calici di vita accadeva come con la birra. Sopra, una<br />
spuma soffice, candida, frizzante. Sotto, l'angoscia profonda che si<br />
sedimenta sempre più. In cui la spuma si trasforma, man mano<br />
che il tempo passa, in amarezza.<br />
Quando rammentava qualche passo, sentiva di fronteggiare<br />
quella che a lui appariva una sofferta “assurdità”. E il suo animo,<br />
soggetto all'osmosi della compassione, veniva contagiato dal dolore,<br />
dalla tristezza. Come tinto dalla sofferenza in esse sottesa. I<br />
rapporti, gli affetti, le relazioni con la famiglia, l'omosessualità in<br />
alcuni casi quasi “ereditata” dai padri. Ma anche la seduzione, e gli<br />
atti ed i sentimenti dell'iniziazione passiva e attiva.<br />
Nella mezza ubriacatura di quella sera se ne vergognava come<br />
un ladro. Piuttosto che odiare il marito di sua figlia, ne aveva una<br />
tremenda pena! A ricordare bene suo genero, gli sembrava di aver<br />
138
sempre saputo che dietro le sue vanterie, dietro il suo successo, c’<br />
era un’ombra di tristezza che non lo abbandonava mai.<br />
Era Jaap quello che correva verso il nulla.<br />
Lei era rimasta implicata nell’esperienza di suo marito. Azzannata<br />
dalla sua mancanza di lealtà, dai suoi tradimenti. Ma, alla fine,<br />
era capace di sentimenti di vita, di futuro, di senso. Della vita come<br />
l’avevano intesa sua madre e lui stesso. Era lontana dallo stretto<br />
asse su cui gli sembrava che Jaap fosse in equilibrio sempre<br />
precario. Perché era quella l’immagine che balzava alla sua mente<br />
quando pensava a suo genero.<br />
Vij desiderava un normale rapporto etero, dei figli. Aveva idee<br />
doloranti ma assolutamente chiare. Era Jaap che era nell'oscurità<br />
della propria debolezza, che era vittima di quella spinta che per lui<br />
rimaneva così poco chiara.<br />
Vi sono cose che si percepiscono nel silenzio della coscienza,<br />
lontani dai fari dell'informazione e della “promozione”. A suo parere,<br />
l'essenza della omosessualità era una di quelle. Comunque<br />
una debolezza.<br />
Non poteva dire di esserne scandalizzato. A suo parere, era<br />
una aspetto dell'odierno dolore. Del contemporaneo smarrimento.<br />
A dispetto dell'attuale potere dei suoi profeti. A dispetto dei suoi<br />
pontefici e delle mode che, magari senza una chiara intenzione, la<br />
celebravano.<br />
Come neanche lo avevano scandalizzato i particolari trovati in<br />
Leavitt; quel verismo che al fondo, piuttosto che sconcio, era testimonianza<br />
terribilmente sofferta. L'esplicitazione delle carezze,<br />
le modalità di quegli erotismi fra maschi. Il giovane Philip, suo<br />
padre Owen e Frank, il suo amante, erano tutti come avviluppati<br />
in un tremendo doloroso silenzio. Tutto era racchiuso nella sua<br />
pietà, oltre l'appannato ma ancora sufficientemente trasparente<br />
cristallo dell'alcol.<br />
E tutto e tutti vide contro lo sfondo della morte, che pure a loro<br />
si sarebbe avvicinata come si avvicinava ora a lui stesso. Anche<br />
questo significava il termine del rapporto di lavoro di una vita.<br />
Faticò a rimanere sveglio sino alla fine dell’ultima sigaretta. Poi<br />
scivolò bruscamente nel sonno, mentre il bicchiere ormai vuoto,<br />
139
stretto fra le dita solo in un atto di semincoscienza, ruzzolava sul<br />
piccolo tappeto. E subito piombò in un sonno pesante, a tratti disturbato<br />
dal proprio basso ruggire.<br />
Sognò la New York notturna di Leavitt. I ritrovi degli omo,<br />
l'approccio di Owen, il padre di Philip, con Frank. E tanto, tanto<br />
buio. Da cui poi fu sottratto in un vicolo illuminato a giorno; in<br />
cui fra scatoloni e rifiuti, fra le immondizie destinate ai ratti che<br />
non vedeva ma che sapeva presenti, un uomo accoccolato - nell'angolo<br />
illuminato da un basso lampione dalla luce violenta -<br />
stringeva fra i denti la canna scura di un grosso revolver.<br />
E la scena fu così impressionante - oltre che inattesa - che,<br />
prima d'essere scaraventato fuori dal sogno e dal sonno, ebbe il<br />
tempo di immaginare la qualità acciaiosa dell’arma. L’immediata<br />
sensazione di quella fellatio.<br />
Sveglio.<br />
Intorno il buio incerto della stanza disordinata; nella testa l'alcol<br />
che gli procurava dolore mentre lui affrontava l’impatto delle<br />
sue fantasie e dei suoi incubi; e sotto di lui il letto bitorzoluto,<br />
sgradevole nel non essere condiviso da Saskia.<br />
Si gettò un'altra volta all’indietro, stanco e disgustato.<br />
Sentiva gli occhi gonfi, la lingua spessa nella bocca stomachevole.<br />
La vertigine del corpo e dei pensieri. Ma presto si riaddormentò.<br />
Questa volta sognò la Via Canopea , fitta di colonne come Achille<br />
Tazio l'aveva descritta. In una spettrale atmosfera alla De<br />
Chirico. Gli sembrava d'accompagnarvi sua moglie che partiva per<br />
un viaggio in direzione della Porta del Sole. E rimase a guardarla<br />
mentre s'incamminava verso nord, lungo la Sharia Hurriya, a tratti<br />
resa invisibile dai candidi torsi marmorei del colonnato, finché la<br />
compagna della sua vita non si dissolse tra i fumi di una stanchezza<br />
insieme senile e generosamente alcolica.<br />
140
11<br />
Al Pastroudis Gaia gli parve più nervoso e grasso che mai. Solitamente<br />
l'uomo esibiva un carattere scostante. Era uno di quelli<br />
con cui aveva fatto qualche rubber. Sebbene non sapesse quali erano<br />
le sue attività, immaginava che fossero molteplici e remunerative.<br />
Almeno a giudicare dalla costosa eleganza che esibiva.<br />
Quel giorno - oltre a quel che di viscido nello sguardo e nell'agire<br />
che mai l'abbandonava - l'altro aveva l'aspetto arruffato e<br />
malconcio di una gallina appena sfuggita a un furioso inseguimento.<br />
- Sta per capitarmi il peggio.<br />
- In che senso.<br />
- Mi arrivano conoscenti dall’Olanda. E parenti. Veri e propri<br />
parenti. Neanche tutti olandesi. Un paciugo di quei posti tanto<br />
freddi quanto tecnologicamente avanzati. Una grande rottura di<br />
balle. La calata del nord supercivilizzato!<br />
Prende un vermut?<br />
- O solo supertecnologizzato?! - lui arrischiò mitemente.<br />
Poi l’ ingegneur prese a raccontargli della famiglia con occasionali<br />
digressioni circa avvenimenti della propria infanzia. Senza sollevare<br />
cortine, ma in maniera che a lui sembrasse il contrario.<br />
Rimase ad ascoltarlo con educata attenzione, per quanto meravigliato.<br />
Era la prima volta che l’altro si offriva di pagargli da bere.<br />
E, poi, quella cameratesca semplicità... Non gli sembrava nella linea<br />
tenuta fino allora dal pingue personaggio. Intanto l’uomo continuava.<br />
Il passato, la sua infanzia, quei particolari parenti. Degli<br />
imbecilli che gli facevano spendere una barca di denaro quando si<br />
facevano vivi.<br />
Sorrideva suadente, come se lui fosse una mignotta a cui far tirare<br />
giù il prezzo. Gli parve che diventasse umano.<br />
141
Non gli era mai piaciuto. Un individuo freddo, sfuggente; dall'intelligenza<br />
tanto più limitata perché convinta d'essere sempre in<br />
controllo della situazione. Quel giorno i corrugati guanciotti s'arricciavano<br />
benevoli, in un sorriso che non si era mai degnato di rivolgergli<br />
fino a quel momento. E gli parve che gli occhi lo accarezzassero.<br />
Nella conversazione vi era un'incoraggiante nota di levità<br />
che voleva suggerire confidenza, che alludeva a una fiducia<br />
amicale. Come a creare dal nulla l'atmosfera di una consuetudine<br />
che li avesse visti frequentarsi spesso e cordialmente.<br />
Lui, avrebbe dovuto sentirsi avvolto da una ventata di gradevole<br />
profumata vanità? Il Grande Industriale, il Padrone bianco gli<br />
rivolgeva la parola come a un amico più che a un conoscente occasionale?!<br />
Rischiava l’erezione.<br />
Arrivarono gli altri, ordinarono gli aperitivi. E Gaia riprese<br />
l'argomento di quella “invasione della sua privacy” allargandone<br />
un po' i confini - nessuno avrebbe mai saputo se dell'informazione<br />
sui propri affari, o semplicemente della sua fantasia. E ogni tanto<br />
lo guardava con la sottolineata cordialità di un tremolante doppiomento<br />
nel sorriso giallastro.<br />
Quell’uomo era una puttana. Lo sentiva. D’istinto si disse che<br />
non doveva farsi incastrare. Sarebbe stata una fregatura come le<br />
altre. Il grande proprietario del sale altre volte si era divertito a ferirlo<br />
en passant con brevi apprezzamenti. Questa volta voleva fregarlo<br />
in maniera diversa. Forse c’era qualcosa che voleva chiedergli;<br />
qualcosa di utile per l’ ingegneur. Magari in modo che lui la facesse,<br />
e che poi lo ringraziasse anche.<br />
Sarebbe stato un classico. Come un classico, per quella sorta di<br />
gente, era la convinzione che gli altri fossero più stupidi di loro.<br />
La conversazione fluì in attesa dell'ora di cena. Il locale dove si<br />
sarebbero recati era dalle parti di Montaza, una bettola in cui non<br />
si poteva restare più del tempo strettamente necessario per mangiare.<br />
Tanto valeva rimanere lì ad aspettare che giungesse il momento<br />
della cena, magari bevendo Omar Kayam e whisky con<br />
ghiaccio.<br />
Di cosa si trattava? Cosa voleva da lui Gaia?<br />
142
Bastava attendere. Star zitto e attendere. Come fa un portiere<br />
d'albergo a cui si offra una mancia tropo generosa. Resta a fissarci<br />
per sapere quale problema debba risolvere.<br />
Lui doveva fingere d'essere tutto quello e attendere. Per poi reagire.<br />
Questa volta sì.<br />
Il discorso andò avanti fra battute e reminiscenze, nomignoli e<br />
risatine, animato da qualche incoraggiante pacca sul suo braccio.<br />
L’uomo non rifuggiva, quel giorno, dal contatto fisico. Poi, a coronamento<br />
di tutto:<br />
- Fra l’altro io non parlo che il francese e un po’ di inglese, oltre<br />
l’italiano. Così, vorrei mandargli a dire di tenersi lontani dalle<br />
coste d’Africa, a quelli lì. Ma non so se mi riuscirà di farlo per iscritto<br />
senza incappare in una di quelle pessime figure...Al momento<br />
non dispongo di un interprete.<br />
Dire qualche sciocchezza in un'altra lingua, a tavola o al bar, è<br />
una cosa diversa dallo scrivere una lettera.<br />
Il sole improvvisamente dardeggiò su di lui. Ecco dove voleva<br />
arrivare. L’aveva confessato con l’eleganza di chi è abituato a dire<br />
le più grandi castronerie senza tema di smentita. Per il solo fatto<br />
d'essere se stesso. Conosceva un po’ di francese, l’imbecille: abbastanza<br />
per farsi capire dagli squallidi personaggi che lo circondavano.<br />
Sapeva anche una cinquantina di parole di inglese: che pronunciava<br />
come un arabo ubriaco. E a quel punto, con non-chalance,<br />
gli aveva comunicato d'aver bisogno di un traduttore.<br />
Sapeva benissimo che lui parlava - oltre al francese - l'inglese, il<br />
tedesco, e l'olandese. Se n'era certamente ricordato nel momento<br />
in cui aveva voluto evitare di mettere la mano al portafogli e<br />
spendere una manciata di sterline per la traduzione della sua “lettera”.<br />
A quel punto doveva essersi ricordato anche di Vij.<br />
Più di una volta gli aveva accennato a quanto poco servisse il<br />
titolo di studio di Corrie - una laurea in tedesco e in russo. Gli interpreti,<br />
i traduttori sono dei nessuno. Soltanto ombre. “Le lingue<br />
servono se appoggiate a una materia davvero professionale”. Meglio<br />
ancora se tecnica tout-court. Un ingegnere che conosca il tedesco<br />
e il russo è qualcuno. Magari anche un medico. Ma, così, la<br />
143
agazza - e qui l’uomo aveva singhiozzato allusivamente per l'età<br />
di Vij - aveva chances limitate per rifarsi una vita.<br />
Doveva sfruttare al massimo gli “alimenti”.<br />
Perché lui, a un certo punto, aveva accennato al fatto che sua<br />
figlia forse avrebbe fatto un salto lì, ad Alessandria. Era sul punto<br />
di separarsi dal marito, aveva aggiunto. Questo era il motivo per<br />
cui sua moglie l'aveva lasciato solo lì in Egitto. Per darle una mano<br />
in un ambiente che conosceva perché era la sua patria.<br />
Sì, sua moglie era olandese. Era per quello che lui conosceva<br />
discretamente quella lingua.<br />
Il discorso al riguardo del futuro di Vij non gli era piaciuto.<br />
Avesse avuto anche ragione, quell’imbecille tecnologico gli dava<br />
sui nervi.<br />
Ora, visto che non c’era Vij a servirlo, né sua madre, ecco che<br />
entrava in gioco suo padre, lui.<br />
Un pensionato; autore di un libro sconosciuto sull’arte moderna,<br />
e di alcuni articoli per riviste specializzate ancora più sconosciute.<br />
Una persona ancora più inutile delle due donne ma che poteva<br />
tornargli comodo in quel frangente. Bastava farlo sentire<br />
qualcuno. Lisciarlo per il suo verso. Magari offrirgli un vermut.<br />
Tutto andava bene con quegli idioti dei letterati. Neanche si sarebbe<br />
accorto che traduceva gratis per lui e già ne sarebbe stato alla<br />
fine. Non avrebbe mai sospettato la sua astuzia, per quanto a<br />
lungo potesse vivere. Dopotutto, era questo il motivo per cui lui<br />
aveva degli accessi di simpatia per gli imbecilli. In particolare per<br />
la gente che aveva a che fare con la carta stampata. Un po’ perché<br />
per quattro soldi scrivevano quello che lui voleva, e un po’ perché<br />
erano capaci di “romantica riconoscenza”.<br />
Un tempo, leccapiedi all’inchiostro; baciaculo “microcippizzati”<br />
al presente.<br />
Più o meno, questo doveva essere il pensiero del Grande Costruttore,<br />
dell’uomo che anni prima - a suo dire - aveva fornito autotreni<br />
di pietre per la diga di Assuan. E un vagone di erutti durante<br />
un pranzo di Nasser; ufficialità in cui doveva aver strisciato,<br />
silenzioso e riconoscente, all’ultimo o al penultimo posto a dispetto<br />
delle diffuse vanterie da lui propalate.<br />
144
- Il vero problema di una lettera del genere non è tanto quello<br />
di comunicare. Magari, questo sarei in grado di farlo anche da solo.<br />
Piuttosto, è il modo in cui si dice. Senza offendere suscettibilità,<br />
senza creare fraintesi. Ma rimanendo precisi nel contenuto.<br />
Non perentori, ma chiari. Se possibile, gradevoli.<br />
A quel punto l’ ingegneur chiese scusa e per un attimo si allontanò<br />
dal salottino. Aveva visto qualcuno a cui doveva assolutamente<br />
parlare. Ma sarebbe tornato subito.<br />
Si guardarono, e le signore - prima una e poi l'altra - scoppiarono<br />
a ridere. Gaia non piaceva neanche a loro. Era adiposo, tronfio.<br />
E a questo punto fece capolino l’idea geniale.<br />
- Lei conosce l’olandese. Si offra di scrivere la lettera per lui.<br />
Facciamogli uno scherzo - disse una.<br />
- Coraggio - aggiunse l'amica eccitata, neanche sapendo cosa<br />
l'altra avesse in mente.<br />
I mariti, per parte loro, ridevano dicendo che sarebbe stato divertente<br />
ma che era impossibile.<br />
- Ma sì che è possibile – alla fine sibilò Pardis, un direttore di<br />
banca che aveva avuto l'onore di presentare la vittima alla compagnia.<br />
L’uomo sorrideva diabolicamente.- Magari dopo gli diremo<br />
tutto. Un tiro del genere è quello che ci vuole per mettere in circolazione<br />
un po' di buon umore.<br />
Lui si fece pregare, sperando in cuor suo che lo facessero a<br />
sufficienza.<br />
- Cosa dovrei fare?<br />
- Scrivere esattamente l'opposto di quello che Gaia vuole- disse<br />
la più anziana delle donne con tono deciso.<br />
- Ma...in che senso?<br />
- Aspetti e vedremo - aggiunse l'altra scoppiando in un breve<br />
risolino isterico. - Comunque quei “parenti” li faccia venir giù.<br />
Con gli elmi, gli spadoni, ed Asterix.<br />
- Sarà tutta colpa mia... - si schermì imbarazzato.<br />
- Neanche per sogno. Non la lasceremo solo. - intervenne ancora<br />
Pardis che sembrava estremamente eccitato dall'idea.<br />
- Se proprio sarà necessario, saliremo con lei sul Titanic.<br />
Poi l’ ingegneur fu di ritorno.<br />
145
Pregustando la burla, lui lo guardò sottecchi per qualche istante.<br />
Credeva di conoscere il suo uomo. Chissà che Gaia non avesse<br />
creato uno spazio nel tempo - anzi nell’eternità, perché l’ingegneur<br />
sembrava parlare sempre a livello del padreterno - affinché lui lecchinamente<br />
potesse riflettere e accettare. Uno spazio previsto,<br />
predisposto, e poi ritagliato: preconfezionato per uno sciocco della<br />
sua misura.<br />
E lui non poteva fare a meno di cadervi, pena la delusione del<br />
grasso uomo d'affari! O la propria delusione, se l’altro decideva di<br />
tentare una diversa strada.<br />
- Non vorrei sembrare indiscreto, ma...conoscendo un po’ di<br />
olandese potrei buttar giù due righe. Senza che lei debba mettersi<br />
in caccia e cercare un traduttore. O magari rivolgersi a un impiegato<br />
dell’ambasciata.<br />
- Si può provare - sbottò in fretta il costruttore. E i suoi occhi<br />
sembrarono schizzargli fuori dalle orbite. S’allontanava per sempre<br />
la spesa in dollari, o anche solo in sterline egiziane.<br />
- Potremmo prendere un pezzo di carta e tirare giù un paio di<br />
righe?! – fu pronto a tentarlo.<br />
- Non annoiamo la compagnia. La cosa deve essere fatta con<br />
calma. Le signore non devono andarci di mezzo. Vediamoci domani.<br />
Qui o a casa sua. - E l’uomo depositò con cura la cenere<br />
della sigaretta nel posacenere di cristallo fra di loro, badando che<br />
neanche il più piccolo frammento grigio lo sfiorasse.<br />
Le cose dovevano essere fatte bene. Questo lui non doveva<br />
dimenticarlo. Mostrargli familiarità, confidenza, amicizia, non significava<br />
scendere un pelo nella qualità che lui aveva in mente di<br />
ottenere. Le cose vanno fatte alla maniera del Padrone bianco,<br />
sempre e comunque.<br />
Sì, l'avrebbe ricevuto a casa sua. Anche se sarebbe rimasta la<br />
puzza intorno per giorni, e Amina se ne sarebbe aspramente lamentata.<br />
- Faccia un salto domani, in mattinata.<br />
- Sarà divertente.<br />
Puoi giurarci, vecchio mio, puoi proprio giurarci. Non ebbe il<br />
coraggio di guardare gli altri negli occhi. Quindi si immersero nella<br />
spiegazione di come Gaia avrebbe trovato la sua abitazione.<br />
146
Poi qualcuno si accorse che era arrivata l'ora dell'agnello, e<br />
schizzarono tutti fuori alla ricerca dei taxi per raggiungere il ristorante.<br />
Nel mattino glorioso per l’occasione Gaia indossava un abito<br />
di lino écru che - quasi appeso al nottolino della commenda infilata<br />
all’occhiello - gli grondava intorno alla perfezione del suo sarto<br />
di grido. Appena appoggiato sulla testa - dai pochi capelli rasati<br />
quasi a zero che gli facevano evocare da molto lontano von Stroheim<br />
nei momenti peggiori - un panama immacolato ne ombreggiava<br />
la fronte rossa e le folte sopracciglia. Gaia si copriva sempre<br />
nelle rare occasioni in cui si offriva al bacio del sole trasferendosi<br />
dalla macchina alla sua meta. Quel giorno la grossa limousine si<br />
era fermata così accosta all'uscio che l'uomo neanche aveva avuto<br />
il tempo di calzare bene il cappello.<br />
L’ ingegneur appariva felice; e subito gli porse una bottiglia di<br />
vino bianco di scarsa qualità ma gelato.<br />
- Spero che abbia dormito bene. Che sia fresco per assolvere il<br />
suo incarico. O ha dimenticato?!<br />
Con la gente come lui, gli incarichi erano sempre poco gravosi<br />
ma per essi bisognava impegnarsi strenuamente. Uno dei verbi<br />
che quel tipo di feccia coniugava meglio era “minimizzare”: gli<br />
sforzi degli altri, il valore degli altri, gli onorari da pagare. La stessa<br />
esistenza degli altri, nei casi in cui tale cosa risultasse praticabile.<br />
Minimizzare era un verbo molto costruttivo nella realtà alla cui erezione<br />
(sic!) loro provvedevano.<br />
Rise con se stesso per il gioco di parole; e si dispiacque di non<br />
avere nessuno a cui ripeterlo. Ma dopotutto Saskia non era così<br />
lontana.<br />
L’altro continuava a sorridergli incoraggiante. Sarebbe trascorso<br />
ancora molto tempo prima che lui aprisse il pc e si mettesse a<br />
sua disposizione? Poi il dado fu tratto e la Zenith Inc. fu coinvolta<br />
nel drappeggiare la rete intorno al Gaia.<br />
- Cominciamo con i saluti. Una consuetudine latina di cui mi<br />
privo di rado. Carissimo Arcibaldo, ti invio i miei più cordiali saluti<br />
e il mio augurio che tu e la tua famiglia stiate bene.<br />
147
Questi affarini sono estremamente utili. Ne ho comprati una<br />
decina per il mio ufficio, ma non ho mai pensato che potessi averne<br />
bisogno qui, in vacanza. Ha finito?<br />
- Da un pezzo.<br />
- E' veloce. Un dattilografo esperto.<br />
E l’uomo si affrettò a sottolineare l’apprezzamento con un<br />
sorriso che gli tagliava la faccia da un orecchio all’altro. Come avrebbe<br />
potuto segargli la gola un fondamentalista che fosse venuto<br />
a conoscenza di sue attività antimusulmane. Un taglio generoso,<br />
totale, infinito.<br />
- Poi aggiungerei un po’ di cazzate. Che il tempo è dei peggiori,<br />
che Alessandria è in continua decadenza. E che al momento<br />
l’Egitto può rivelarsi pericoloso come l’Algeria. Resti sulle generali,<br />
fa egualmente effetto. Ai particolari ci pensano i giornali e la televisione.<br />
A Rotterdam arriveranno come in qualunque altra parte<br />
del mondo. Aggiunga che stiamo rimettendo a posto la casa.<br />
Quindi non è agibile, ed io stesso vivo per il momento in un alberghetto<br />
alla periferia della città.<br />
Di conseguenza, sarebbe opportuno che loro attendessero<br />
prima di venire giù. D’altro canto - questo non possono controllarlo<br />
- a Kafr el Dawar si è sviluppata un’infezione malarica che<br />
rende pericoloso circolare nella zona in questi giorni.<br />
L’uomo si fermò per un attimo. Concentrato, grondante sudore<br />
da tutti i pori ma deciso a proseguire, mentre si dava un ulteriore<br />
sguardo intorno. E a lui parve che i suoi occhietti porcini, piuttosto<br />
che soffermarsi su quanto lo circondava con la normale educata<br />
curiosità di questi casi, tendessero a frugare la stanza con<br />
veloci, attenti affondi, e l'accorta non-chalance di chi non voglia<br />
scoprire il proprio gioco. Fu una sensazione improvvisa quanto<br />
netta.<br />
Quindi l'altro, quasi non volesse dargli il tempo di riflettere, riprese.<br />
- Aggiunga questo. Mi spiace per Cesar. Non potrà fare esperienze<br />
sessuali in Egitto.<br />
E’ il loro fottutissimo cane. Ci tengono da morire. Bisogna interessarsene.<br />
Un levriero afgano che vorrebbero far riprodurre.<br />
Hanno detto a mia sorella che l’Egitto sarebbe stato l’ideale per il<br />
148
cagnone. Non ho ancora capito perché. Poco male. Aggiunga che<br />
qui non ho visto levrieri afgani, ad eccezione di un maschio che<br />
aveva un solo testicolo. Ed essendomene interessato, son venuto<br />
a sapere che era la conseguenza di un incidente con un molosso ai<br />
giardini pubblici.<br />
Scriva che l'occasione buona per Cesar verrà un’altra volta. Ma<br />
bisognerà stare attenti. Di cani con un solo testicolo ne ho visti<br />
purtroppo parecchi. Ed anche di molossi.<br />
Gaia ridacchiò divertito, aspettandosi che lui facesse altrettanto<br />
- cosa debitamente compiuta. Poi tirò su con il naso, si passò il<br />
fazzoletto fra il collo rubizzo e la camicia di lino immacolato. E<br />
ancora si guardò intorno con defilata curiosità, gli parve, allungando<br />
anche l’orecchio.<br />
Fu a questo punto che giunsero Amina e Farouk.<br />
La porta fece il solito cigolio antifurto e i due fecero il loro<br />
trionfale ingresso nella stanza. Anzi Farouk, quel mattino con il<br />
capo ornato da un gigantesco turbante blu, addirittura vi fece irruzione<br />
tenendo alto sul capo il beneamato fennec. Ma una volta<br />
dentro, forse per la delusione di non trovarlo solo, e quindi di non<br />
potersi pavoneggiare a suo piacimento, fece un veloce dietrofront<br />
scontrandosi contro le gambe di Amina in cerca di rassicurazione.<br />
Lui disse qualche parola per alleviare l'angoscia disegnata sulla<br />
faccia del bambino e lo stesso disagio della donna, che sembrava<br />
comprendere poco l'inattesa violenta reazione.<br />
Dopotutto, Gaia lo aveva solo guardato.<br />
- Questi sono Amina, che mi tiene così bene la casa, e Farouk,<br />
un giovane amico suo ospite. E il suo piccolo fennec.<br />
Poi i due scivolarono via verso la cucina, passando accanto a<br />
loro, il bambino ancora terrorizzato e con la faccia schiacciata<br />
contro i jeans della donna e il rossiccio animale stretto al petto.<br />
Gaia rise chioccio.<br />
- Gente strana. Piccoli selvaggi.<br />
- Di solito è sufficientemente cordiale. Anzi direi che è un ragazzino<br />
socievole. Di buona salute sia mentale che fisica, a dispetto<br />
di tutte le vicissitudini che deve aver sofferto. Ne abbiamo parlato<br />
qualche giorno fa, si ricorda?<br />
149
- Sì, qualcosa del genere. Avrà dormito male. O io non gli<br />
piaccio. Questi selvaggi - lei ha detto che è un targhi, se non sbaglio<br />
-, bene, questi selvaggi ragionano in base alla loro istintualità.<br />
Delle volte preferiscono gli animali agli uomini.<br />
Poi l'uomo bevve le ultime gocce del suo daiquiri e lo guardò<br />
con soddisfatta allegria.<br />
- E’ tutto. Io vado via. Ho qualcosa da fare al Consolato. Lei<br />
gli dia una veste decente in quel loro maledetto olandese, e poi<br />
gliela manderemo. Mustafà andrà all’aeroporto nel pomeriggio.<br />
Di questo fatto io ne ho le tasche piene. Sono giorni che ci<br />
penso, e il mese prossimo si fa sempre più vicino. Non vorrei che<br />
mi facessero una bella “improvvisata”.<br />
E fu via fra mille ringraziamenti e un fiume di parole inutili.<br />
L'appuntamento con gli altri amici era in un piccolo café della<br />
Hurrya, dove certamente non sarebbero stati disturbati da Gaia<br />
che non si abbassava a frequentare locali del genere. Anche se in<br />
quei posti l'araq, aveva sottolineato un giorno l'uomo con una nota<br />
di melanconia, costava molto meno che al Pastroudis<br />
C'erano tutti. La garanzia di Pardis aveva funzionato. Il piccolo<br />
sardo aveva confessato che la sua banca aveva rapporti solidi con<br />
il Gaia, e che questi avrebbe sicuramente accettato lo scherzo.<br />
Non era poi tanto male come debitore, quel sacco di lardo, aveva<br />
aggiunto sorridendo.<br />
Lui inserì un dischetto nel piccolo computer, e tutti insieme -<br />
vociando disordinatamente a indignazione di alcuni giocatori di<br />
domino, e per il divertimento di qualche indulgente pacifico fumatore<br />
di narghilè -, corressero in più punti quello che Gaia gli aveva<br />
dettato.<br />
Quindi lui rilesse ad alta voce, tradusse velocemente, e lo rilesse<br />
“per allegria”. Come suonava alle loro orecchie?<br />
L’olandese, che era la lingua di sua moglie, e che era stato anche<br />
la sua passione segreta, anzi il neerlandese - come ebbe il modo<br />
di spiegare all'inclito pubblico - risuonò particolarmente aggressivo<br />
e chioccio nei canali uditivi dell’ auditorio, frusciante nei<br />
suoi vestiboli. Mentre per lui risvegliava vaghe reminiscenze, cose<br />
lontane ma ancora amate.<br />
150
Alla fine, fra spruzzi interdentali, colpi di glottide inseriti qui e<br />
lì, e l’asperrimo contatto di una lingua così spesso umida e “ripiegata<br />
su se stessa”, tutti apparvero felicemente soddisfatti. Anzi,<br />
ebbero la divertita sfrontatezza di farsela rileggere.<br />
Poi Pardis, anima dell’incontro, schizzò via. In banca c'era un<br />
cliente ad attenderlo. Gli affari sono affari.<br />
Quel pomeriggio si ritrovarono al Pastroudis, e Gaia fu molto<br />
cordiale, evidentemente trascinato dal buon umore che animava la<br />
compagnia. Nulla sospettando di quanto accadeva - di questo si<br />
poteva essere certi. Pensava di avere la situazione in pugno, oltre<br />
ad aver risparmiato diverse sterline. Per un tipo come lui era facile<br />
mettere tutto sotto controllo.<br />
Quindi fu fatta la copia sul dischetto, e un giovanissimo magrebino<br />
dagli occhi vivaci portò il misterioso quadratino di plastica<br />
nera a Fouad, il segretario-sciacquino dell’albergo. Trascorsi alcuni<br />
minuti, la lettera fu riconsegnata nelle mani di Gaia su carta<br />
intestata. Questi la guardò, ne scorse brevemente le poche righe<br />
con ignorante cecità, quindi la riconsegnò a lui per un veloce<br />
quanto conclusivo controllo. E lui, che di ripensamenti solitamente<br />
ne aveva parecchi per carattere, in quel caso non ne ebbe alcuno.<br />
Sguardò, sorrise soddisfatto alludendo all’ottima qualità della<br />
carta e alla buona stampa, quindi la riconsegnò a Gaia che con<br />
puntigliosa cura la firmò, la piegò, e la infilò in una busta su cui<br />
vergò con silenziosa attenzione e grafia magniloquente il nome del<br />
destinatario.<br />
Quando fu tutto pronto, Mustafà fu chiamato. Sì, stava per<br />
andare all'aeroporto. Gaia prese una sterlina egiziana e la passò al<br />
giovane incredulo di tanta generosità dicendogli di fare in fretta. E<br />
tutti rimasero in fremente attesa - per motivi diversi - che Mustafà<br />
inforcasse la bicicletta e si allontanasse cigolando nel traffico che,<br />
data l'ora, s’infittiva sempre più.<br />
Scomparve presto il giovane, troppo presto perché gli autori<br />
della burla davvero si godessero il compiersi del destino di Gaia,<br />
che tra poco sarebbe stato sommerso dai parenti testé caldamente<br />
invitati a trascorrere qualche settimana di vacanza nella di lui villa<br />
a Kafr-el-Dawar, in compagnia di un ringalluzzito Cesar a cui era-<br />
151
no stati promessi, se non tutti, molti degli erotismi del più spinto<br />
turismo intercontinentale.<br />
Gaia si sarebbe ricordato di lui.<br />
Per incidere il proprio nome nella storia non bisogna necessariamente<br />
abbandonare alcuni metri cubi di pietre e detriti nei dintorni<br />
di Assuan, e un paio di otri di flatulenze a un pranzo che<br />
probabilmente Nasser aveva dato per i piccoli collaboratori e i<br />
facchini della grande diga.<br />
Anche se solo nel libro della meschina storia dell'altro.<br />
Insomma, le lingue hanno la loro efficacia, mia cara Vij!<br />
152
12<br />
Passarono alcuni giorni dall'incontro al Pastroudis. Poi, un<br />
mattino, mentre era visitato dall'ormai ricorrente sogno in cui accompagnava<br />
sua moglie verso la Porta del Sole, lungo la Canopea,<br />
fu scaraventato giù dal letto da urla che provenivano dalla strada.<br />
Corse alla finestra, per metà spinto dalla curiosità e per metà<br />
dalla necessità di sapere cosa stesse accadendo proprio davanti casa<br />
sua.<br />
Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi fu quello che già<br />
conosceva. La volpetta, come e più del solito, era ben agganciata<br />
alla gallabaia del riccastro che, già per metà in macchina, cercava di<br />
liberarsene scalciando a destra e a manca. Solo che Amina questa<br />
volta stringeva Farouk contro le gambe in atteggiamento difensivo,<br />
mentre il piccolo - i cui occhi ardenti non si staccavano dalla<br />
più vicina megera - aveva portato la mano al capo a ripararsi da<br />
eventuali colpi.<br />
Se non ulteriori colpi, lui ipotizzò.<br />
E la scena sarebbe stata fonte di allegre risate per chiunque se<br />
la rabbia delle donne della casa accanto non fosse stata tale e tanta<br />
da non soverchiare Amina e il ragazzo soltanto per miracolo. Le<br />
invettive lanciate contro i due e contro l'animale erano veri e propri<br />
ruggiti. E per quanto lui non conoscesse la loro lingua, immaginò<br />
che fossero terribili maledizioni musulmane intrecciate ai<br />
peggiori improperi che il caso evocava.<br />
E sia Amina che Farouk erano lividi e impacciati nei loro tentativi<br />
di ristabilire la quiete. A tratti il vociare s'accendeva come<br />
per un improvviso acuirsi dell'ira, per un violento rigurgito che affiorasse<br />
in maniera inattesa, e che poi si stemperava mentre gli occhi<br />
di ciascuno andavano alla bestiola nella speranza che il fennec<br />
si decidesse a mollare il lembo di stoffa a larghe fasce blu.<br />
La verità era che nessuno voleva ricorrere al bastone, probabilmente<br />
un'offesa imperdonabile per Amina e quindi per Mulid<br />
153
suo parente. D'altro canto nessuno s'arrischiava ad agguantare la<br />
bestiola per la collottola. A detta di Amina, la volta precedente, fra<br />
le ingiurie, era stata ventilata la possibilità che la bestiola avesse la<br />
rabbia.<br />
Poi - come già l'altra volta - la volpetta allargò senza preavviso<br />
le mascelle e la crisi ebbe immediata soluzione. Il riccastro scomparve<br />
lestamente quanto prudentemente dietro la portiera della<br />
Renault, le donne della famiglia ancora eruttando minacce s'allontanarono<br />
verso casa. E, finalmente, Amina e Farouk furono al riparo<br />
sotto il suo tetto.<br />
La donna dapprima mantenne il broncio e rivolse un cipiglio<br />
corrucciato al ragazzo e a lui stesso, e poi, per il buon carattere e<br />
la generosa natura egiziana, scoppiò a ridere.<br />
Omnia munda mundis.<br />
Anzi risero tutti e tre. Insieme e a lungo, davanti a un'abbondante<br />
spremuta di arance che Amina s'era affrettata a fare con i<br />
frutti che Mulid gli aveva inviato per mezzo suo. E poiché vi erano<br />
delle ciambelle acquistate da lui il giorno prima in città, fu quasi<br />
un festino. Anche se non si sapeva se per celebrare lo scampato<br />
pericolo dell'uomo alle fauci del fennec; o quello di Farouk e di<br />
Amina alle grinfie delle megere dirimpettaie; o per il semplice fatto<br />
che le ciambelle fossero scampate ai suoi denti la sera precedente.<br />
E fu un'eccellente colazione poiché - disse la donna - se l'appetito<br />
dà gusto ad ogni vivanda, l'allegria ci mette il pepe.<br />
O lo zenzero, dal momento che erano ciambelle dolci.<br />
Quindi la caraffa dell'aranciata fu vuota, e così anche il piatto<br />
delle ciambelle. Amina, già nel cucinino, vociò che si sarebbe data<br />
da fare, altrimenti quel giorno non sarebbe venuta a capo di nulla.<br />
Farouk non doveva assolutamente uscire, e così anche quel maledetto<br />
animale che di pasticci ne aveva già combinati abbastanza.<br />
Anche lui doveva darsi da fare. Provasse a badare un po' che le<br />
cose andassero per il verso giusto, se non doveva andare in città.<br />
E lui non doveva andarvi.<br />
Per un po' Farouk rimase a giocare con la volpetta rincorrendola<br />
per le stanze, o s’attardò a spulciarne il folto pelo dorato nell'angolo<br />
vicino alla finestra. Poi, stanco di giochi e di ruzzate sul<br />
154
vecchio klim, il ragazzino incominciò a girellare intorno alla poltrona<br />
in cui lui si era seduto per procedere nella lettura di Von<br />
Clausewitz.<br />
Il ragazzo non gli dava fastidio, mentre lui si rigirava in mente<br />
ciò che gli aveva appena scritto sua moglie. Le aveva raccontato il<br />
precedente episodio della volpetta e del riccastro insanguinato. E<br />
Saskia gli aveva risposto che l'indomito eroe che aveva voluto piegare<br />
la Russia ed aveva invece subito il disastro della Beresina, soleva<br />
avere lui stesso grossi problemi con i pacchetti emorroidari.<br />
Proprio davanti a Mosca, dove avrebbero avuto inizio le sue più<br />
serie difficoltà.<br />
La stessa cosa era accaduta probabilmente a Waterloo, secondo<br />
alcuni storici. Sul terribile campo di battaglia, il grande còrso<br />
era rimasto vittima per la seconda volta di una trombosi acuta ai<br />
suoi voluminosi pacchetti. Ed era arrivata S. Elena.<br />
Per quanto glorioso possa apparire, il destino dei cavalieri è<br />
tutto poggiato su equilibri instabili quanto dolorosi. Basta gettare<br />
uno sguardo al famoso dipinto dell'imperatore ad Austerlitz per<br />
farsene un'idea.<br />
Certo, il tramonto dell'astro napoleonico non era dovuto alle<br />
tumefazioni dei suoi vasi sanguigni anali, ma il caso aveva voluto<br />
che quel particolare segnasse gli amari giorni della sconfitta.<br />
Stesse attento lui. Le emorroidi avevano già lasciato traccia nella<br />
storia dei popoli. Si tenesse lontano da persone e accadimenti<br />
che potessero influire sulla sua storia privata. Un colpo di pugnale<br />
arabo è qualcosa che sta a metà fra una baionettata di quelle della<br />
Bainsizza, e la delicata quanto precisa dissezione di una costata alla<br />
fiorentina. Qualcosa che può definitivamente separare l'anima dal<br />
corpo.<br />
Saskia era deliziosa. Terribile e deliziosa. E autrice di una nota<br />
sulla battaglia dell'Isonzo in un convegno di studi ad Innsbruck,<br />
oltre che esperta delle vicende goriziane durante la prima guerra<br />
mondiale. E tanto più attraente quanto meno femminilmente<br />
femminile. Una donna di molti interessi, a volte apparentemente<br />
estranei gli uni agli altri. La sua passione per la biologia, ad esempio,<br />
sembrava essere molto lontana dai suoi studi storici.<br />
155
Ma era fatta così, inutile negarlo.<br />
I minuti scorrevano senza che nessuno dei due facesse nulla<br />
per mostrare il proprio interesse per l'altro. Il piccolo targhi era<br />
orgoglioso, e a lui non rimaneva che imitarlo per non perderne il<br />
rispetto. Poi, pian piano, quasi contro la sua volontà, gli occhi di<br />
Farouk si soffermarono sempre più spesso su di lui e sul libro che<br />
stava leggendo.<br />
Gli parve che il ragazzo mostrasse uno strano atteggiamento<br />
che per metà denunciava il suo interesse, e per metà era intessuto,<br />
se non di scherno, di una certa ironia.<br />
Si chiese se quel modo di fare non dipendesse dal fatto che<br />
presso i tuaregh sono le donne solitamente ad essere in grado di<br />
leggere e di usare il tifinagh, una scrittura di remota origine le cui<br />
radici affondavano probabilmente nell'arte rupestre. Le stesse<br />
donne che il ragazzino aveva visto suonare l' imzad nell'accampamento,<br />
durante i momenti di ozio. Una sorta di violoncello da cui<br />
si diceva esse traessero note dolci e meste, tutte al femminile.<br />
Forse per questo Farouk ridacchiava fra sé sogguardandolo.<br />
Poi lui gli gettò un pezzo di carta appallotolata, il ragazzo lo schivò,<br />
e il ghiaccio fu rotto.<br />
Di solito la loro conversazione era povera. E a volte doveva<br />
essere intessuta di disegni, che lui faceva su di un pezzo di carta<br />
per farsi capire dall'altro il cui francese era alquanto rudimentale.<br />
Spesso si chiedeva se il ragazzino provenisse dalla parte occidentale<br />
e sabbiosa del Sahara, o da quella orientale e rocciosa, al di là<br />
del massiccio dell'Haggar, la colonna vertebrale di quell'ampio<br />
dorso desertico. Si divertiva a fare il nonno e gli raccontava storie<br />
della sua fanciullezza.<br />
Farouk doveva aver girato parecchio, e doveva aver visto cose<br />
terribili. Su alcuni argomenti, a prima vista del tutto indifferenti,<br />
neanche rispondeva. A tratti poi lo meravigliava con qualche osservazione<br />
sul tempo, sugli animali, o sul vento. E gli ricordava<br />
nozioni che lui aveva saputo da sempre. Ad esempio, che gli escrementi<br />
di cammello sono un ottimo combustibile per i tuaregh,<br />
156
le cui donne a volte neanche riescono a trovare nel deserto un solo<br />
stecco per accendere il fuoco.<br />
Per quanto facesse, non gli riusciva di cogliere mai nomi di<br />
luoghi sulle labbra del ragazzo. Doveva essere qualcosa che gli avevano<br />
imposto Amina o altri, e che serviva alla sua incolumità.<br />
Bisognava che non fosse conosciuta la sua provenienza. Solo in<br />
un'occasione Farouk aveva nominato il Kaouar e Bilma, raccontando<br />
che la sua famiglia l'anno precedente si era procurata sale e<br />
datteri in quella regione. E gli aveva anche descritto come la carovana<br />
fosse stracarica di miglio, sorgo, zucchero, tè e carne secca.<br />
Quando non gli riusciva con la parola, si aiutava con le mani o<br />
interrogava da una stanza all'altra Amina per sapere come dovesse<br />
indicare una cosa o l'altra in francese. Amina ci pensava un po',<br />
poi, sbattendo una sedia o grattando il fondo di una pentola, rispondeva<br />
secca, gutturale, e Farouk ripeteva a mala pena il vocabolo<br />
o l'espressione. Quel giorno parlarono di animali e di emorroidi:<br />
come ignorare l'argomento, date le condizioni di precaria<br />
pace appunto a causa di quell'inconveniente di cui Hassan soffriva?<br />
Alla fine gli venne in mente di raccontare al ragazzino la fiaba<br />
di Pollicino e dei suoi fratelli. Di come essi avessero fatto ritorno<br />
a casa seguendo i sassolini bianchi che il furbo ragazzetto aveva<br />
lasciato cadere lungo la strada.<br />
Fu necessario uno sforzo lungo ma allo stesso tempo piacevole<br />
prima che il ragazzetto comprendesse davvero la storiella e ne<br />
capisse lo spirito. Ma alla fine Farouk sembrò apprezzare il racconto,<br />
e rise per un po' fra sé. E, volendo dire a sua volta qualcosa,<br />
gli parlò delle feci calcificate che si incontravano a volte nel deserto,<br />
o degli escrementi di alcuni animali che si riconoscevano a<br />
prima vista e dalla cui presenza si poteva poi giungere a catturare<br />
le bestie e a mangiarle. Fu una mattinata strana ma molto gradevole,<br />
nel segno della fantasia occidentale di Pollicino e dei suoi fratelli<br />
trapiantata in Africa, ma anche una mattinata in cui il ragazzo<br />
evocò un po' della propria storia, rivisse il proprio mondo fatto di<br />
cammelli, di grandi spostamenti, di commercio, e di episodi di<br />
caccia in cui l'astuzia umana veniva alla fine premiata.<br />
157
Poi Amina fu sull'uscio, prese per mano il piccolo targhi e, dopo<br />
avergli indirizzato una mezza dozzina di incomprensibili frasi,<br />
fu via oltre la curva.<br />
Capì solo che sarebbe ritornata fra tre giorni.<br />
Quindi la sua attenzione fu richiamata per qualche istante verso<br />
una delle terrazze del riccastro, per le voci squillanti delle ragazze<br />
che vi sciorinavano i panni. Alla fine rientrò. Avrebbe letto<br />
e riposato per qualche tempo. Quella sera doveva cenare fuori con<br />
gli amici. Ma non al Pastroudis, piuttosto in un localetto di Anfushi<br />
che gli altri conoscevano.<br />
Dicevano che si mangiasse dell'ottima anatra arrosto.<br />
Ma prima avrebbe scritto due righe a Saskia.<br />
Sono felice di quanto mi dici.<br />
Ora che l'accordo è stato firmato mi sento più sereno.<br />
Vedrai che Jaap, al momento opportuno, manterrà la parola.<br />
Cinquantamila euro di penale sono quello che ci vuole per dissuaderlo<br />
dal ritirare la propria testimonianza. Sia davanti al tribunale<br />
civile che davanti a quello ecclesiastico.<br />
Tutto andrà bene. Vij potrà rifarsi una famiglia, se è questo il<br />
destino di nostra figlia e se è quello che lei davvero vuole. Già è<br />
stato assolutamente provvidenziale che alla morte dei suoi genitori<br />
la casa sia stata intestata a Jaap e non alla società. Non vi sarà modo<br />
per lui di sfuggire alle sue responsabilità. Almeno così credo.<br />
E, per quanto mi riesce di capire dalle tue lettere, sembra che sia<br />
anche il parere dei vostri avvocati. Falle le mie congratulazioni e<br />
abbracciala da parte mia. Forte.<br />
Bene anche perché, in tal modo, tu sei sul punto di raggiungermi.<br />
Tu e Vij.<br />
Nostra figlia potrebbe trovare un nuovo marito qui, fra i circoncisi<br />
(sic!)!?! Ci sono un sacco di bei ragazzi ad Alessandria, dagli<br />
occhi focosi quando non incandescenti. Ti ricordi? “Vidi lo<br />
stupendo corpo dove di sé Amore faceva maggior prova”. Cito a<br />
memoria, ma l'originale di Kavafis non deve esserne molto lontano.<br />
158
Scherzi a parte, per quanto riguarda Farouk aspetto ancora la<br />
risposta circa la via sotterranea che appianerebbe tutte le difficoltà,<br />
una volta che a Vij - se mai si deciderà a venire - davvero piacesse<br />
il bambino.<br />
Vedrai che tutto andrà per il verso giusto.<br />
La vita è un po' fasulla senza di te. Tutto è diverso da quello<br />
che solitamente è stato.<br />
E poi succedono le cose più strane. Senti questa.<br />
L'altro giorno al circolo, ospiti di Janssen per un giro di aperitivi,<br />
Boutigny - te ne ho già parlato brevemente: quel francese che<br />
qui lavora ad un progetto di insaccati di carne di struzzo - arrivò<br />
trafelato al nostro tavolo per chiederci se avevamo saputo cosa era<br />
successo appena fuori Alessandria. A pochi chilometri sulla strada<br />
per Ismailia. E quando dicemmo di non sapere assolutamente nulla<br />
della cronaca del luogo di cui parlava, l'uomo ordinò un daiquiri<br />
e, messosi a sedere per far riposare le gambe grasse e storte - colui<br />
è arrotondato da far paura dalla sapida cucina alessandrina -, ci<br />
raccontò fra un sorriso e una risata le nuove.<br />
Devo dirvi che Kafr el Dawar - il luogo dell'accaduto - ha una<br />
relativamente folta presenza copta. Ora, alcuni fondamentalisti islamici<br />
che avevano avuto a che dire con Gheddafi - e che erano<br />
riusciti ad arrivare a Sallum, al di qua del confine libico, provenienti<br />
da Muha'id - avevano pensato che un modo intelligente per<br />
sfuggire al controllo degli agenti libici fosse quello di stabilirsi dalle<br />
parti di Alessandria. Una zona dove non mancavano né l'acqua<br />
del mare né la sabbia del deserto a coprire le loro tracce. E l'idea<br />
era sembrata loro così buona che quei disperati avevano deciso di<br />
restare a leccarsi le ferite alle porte della città, a Kafr el Dawar.<br />
A questo punto arrivò un secondo daiquiri per Boutigny, che<br />
s'accese un sottile sigaro di provenienza olandese - vale a dire dalle<br />
tasche di Janssen.<br />
Non saprei spiegarti l'atmosfera. Era scherzosa, divertita, accalorata<br />
per l'alcol. Insomma tutti ci attendevamo un racconto divertente,<br />
una pochade. Un episodio boccaccesco animato dai giovani<br />
159
libici in fuga. Probabilmente a danno dei copti, che stanno sulle<br />
scatole alle persone più disparate, un po' per essere cristiani e un<br />
po' per la convinzione di alcuni di loro di discendere più o meno<br />
direttamente dai fianchi dei faraoni. In altre parole, per la loro<br />
propensione a considerarsi gli unici autentici egiziani.<br />
Boutigny ci fece attendere qualche secondo, poi, ingollata la<br />
metà del secondo daiquiri e sbuffando fumo come se fosse una<br />
locomotiva, scoppiò in una risata. Ci sentiva frementi, ma avremmo<br />
atteso solo poco.<br />
Dopo l'arrivo dei fondamentalisti nella cittadina gli animi si erano<br />
eccitati, anzi turbati. E di fatto i copti di Kafr el Dawar avevano<br />
saputo così bene difendere i loro interessi – del tutto opposti<br />
a quelli dei fondamentalisti - che si erano tirati dietro anche una<br />
buona parte dei musulmani moderati.<br />
Kafr, in pratica, aveva rifiutato un asilo “cordiale” al gruppo<br />
dei guerriglieri.<br />
Che Allah ci protegga!, ha esclamato a questo punto Boutugny.<br />
Era stata vendetta giurata dai libici in fuga! Una vendetta di cui da<br />
quel giorno in poi s'era atteso soltanto il momento in cui sborsare<br />
il prezzo. E proprio quel mattino uno di quei pazzi fanatici aveva<br />
interrotto una funzione religiosa dei copti lanciandosi sull'altare<br />
per accoltellare il prete che stava celebrando.<br />
Tutti erano rimasti terrorizzati da ciò che accadeva. E l'unica<br />
persona che aveva trovato la forza di reagire era stata la sacrestana.<br />
La donna, in quel momento vicina al prete, aveva dato uno<br />
spintone al libico, che era scivolato in terra battendo la testa contro<br />
il gradino di pietra dell'altare. Stordito dal colpo, evidentemente<br />
violento, l'uomo era rimasto accasciato al suolo per qualche istante.<br />
Questo aveva dato il tempo alla donna di storcergli il braccio<br />
armato facendogli mollare il coltello, e poi di sedersi sul magro<br />
giovanotto.<br />
Boutigny ha riso, ha tirato con convinzione un paio di sbuffi di<br />
fumo dal sigaro, quindi ha proseguito gurdandoci divertito.<br />
Aspettate. La cosa non è finita qui.<br />
Sta di fatto che neanche a questo punto qualcuno dei presenti<br />
ha mosso un dito. Neppure il prete che nelle intenzioni del fon-<br />
160
damentalista avrebbe dovuto essere accoltellato. Così l'anziana<br />
donna, ancora sedendo sulla schiena del giovane, ha cominciato<br />
ad urlare e, ad un certo punto - presa da una sorta di convulso<br />
emozionale -, anche a ridere. Diceva : “Venite ad aiutarmi. Si sta<br />
svegliando. Non ce la faccio da sola. Non ce la faccio più”.<br />
Ma neanche allora gli uomini si sono mossi. Forse ce ne erano<br />
di troppo vecchi alla funzione. Così altre cinque o sei donne si sono<br />
avvicinate all'amica e si sono messe a sedere anche loro sul libico<br />
urlando agli uomini di inventarsi qualcosa. Magari di chiamare<br />
la polizia. Perché, se il ragazzo riusciva a rimettersi in libertà,<br />
sarebbero successe cose dell'altro mondo.<br />
Così due degli uomini sono andati a chiamare gli agenti che,<br />
quando sono arrivati, hanno finalmente preso in consegna il giovanotto.<br />
Tuttavia neanche è finita qui, ha aggiunto Boutigny ricominciando<br />
a ridere e ad attingere in parti uguali a quello che restava<br />
del daiquiri e del biondo sigaro. Perché il capo dello scarso manipolo<br />
di poliziotti ha eseguito con tanta malavoglia l'operazione<br />
che il terrorista è sfuggito dalle loro mani al primo angolo. Per finire<br />
poi abbattuto, sull’uscio di una casa, da una recluta appena arrivata<br />
a Kafr el Dawar. Il giovane, che poco o nulla sapeva della<br />
paura del capopattuglia per i fondamenalisti - per non parlare della<br />
sua scarsa simpatia per i copti - sopraggiungendo aveva sparato<br />
quasi a bruciapelo contro il ragazzo che già si credeva libero.<br />
A questo punto Boutigny ha smesso di raccontare. Ha solo aggiunto,<br />
ridendo : Qual è stata la causa della morte del fondamentalista,<br />
secondo voi?!<br />
Per me è morto per mancanza di fiato.<br />
Pensate ai sederi delle donne. Se quelle non gli avessero strizzato<br />
i polmoni con i loro pesanti deretani, il ragazzo avrebbe avuto<br />
forza sufficiente non solo di schizzar via dalle mani del compiacente<br />
poliziotto, ma anche di sfuggire alla pallottola<br />
dell’ingenua recluta.<br />
E il grassoccio ha concluso dicendo: Riposi in pace, e così sia!<br />
161
Boutigny, mia cara, è fatto in questo modo. Un uomo di spirito,<br />
che ama raccontarsi le barzellette e riderci su quando gli altri<br />
non ne hanno voglia.<br />
Noi siamo rimasti a guardarlo, preoccupati per quanto ora potrà<br />
succedere nella piccola cittadina. Di come essa sarà presto<br />
schizzata del proprio sangue. Mentre lui continuava a ridacchiare<br />
ripetendo: Pensate un po' a quelle donne: sedute una accanto all'altra,<br />
e una sull'altra. Con i loro prosciutti sul giovane terrorista!<br />
Se mai l'implacabile quanto attristato volto della dea della guerra<br />
ha perduto il suo aplomb, deve essere stato in momenti simili!<br />
A me sembra che un tale avvenimento abbia un sapore doppiamente<br />
icastico. Da un lato l'immagine del giovane costretto al<br />
suolo dalle pesanti forme delle donne - a dire il vero molto coraggiose,<br />
e le uniche a mostrare presenza di spirito nel difficile frangente<br />
- mi dà il senso dello strano presente che viviamo. Un'epoca<br />
che ci paralizza con i suoi accadimenti, con l'esigitività delle sue<br />
sfide. Noi uomini in particolare. Viviamo un tempo al femminile,<br />
per il bene e per il male che questo può significare. L'icona delle<br />
copte dagli enormi sederi – “sacrestana” in primis -, intente a<br />
sconfiggere la folle ferocia del terrorista con il loro peso.<br />
I fondamentalisti algerini hanno sgozzato una novantina di<br />
persone di un villaggio che sembra non abbia voluto “collaborare”.<br />
Non è certamente un caso che gli uomini presenti alla scena<br />
siano rimasti paralizzati. Posso immaginare a cosa stessero pensando.<br />
In questa moderna icona c'è molta verità perché c'è molta angoscia<br />
e molta ironia. E anche tante donne coraggiose.<br />
Membra muliebri, quei fianchi, inconsciamente orgogliose<br />
d'essere la culla della vita? Di costituire l'autentico abbraccio del<br />
tempo? Difesa, oltre che luogo, della prima vita?<br />
Ma nell'icona vi è anche Boutigny che racconta, e noi che restiamo<br />
a bocca aperta ad ascoltarlo. Paralizzati a nostro modo. All'ombra<br />
dei daiquiri e delle sue risate a tratti gracchianti per il gras-<br />
162
so che evidentemente gli impedisce di godersela a suo intero piacimento.<br />
L'immagine dell'incoscienza sua, del nostro sbigottimento. Illustrazione<br />
dell'inadeguatezza a gestire la pericolosità del mondo<br />
“postmoderno”. La sintesi di una umanità che alla fin fine non sa<br />
da che parte voltarsi, una volta che sono finiti i pop-corn nell'enorme<br />
contenitore plastificato. Una grottesca istantanea.<br />
Mantenendo fede alla linea erotica che tanto sovente mi rimproveri,<br />
alla “ottusità che mi pervade a causa del sesso” - come tu<br />
dici -, ti affido al sonno con l'immagine di tutte queste membra<br />
come confuse nel tentativo di difendere la vita propria e quella<br />
degli altri (si potranno chiamare membra i sederi delle copte?!).<br />
Ti dichiari felice (se non ringalluzzita!) per il mio desiderio di<br />
aspettarti per mangiare il pesce di Aboukir. Allo stesso tempo mi<br />
fai notare che la località, probabilmente, è tutt'altro che romantica.<br />
Sarebbe troppo puzzolente per le eviscerazioni compiutevi<br />
ormai da secoli sui vertebrati acquatici dal sangue freddo di quella<br />
zona. E, forse, anche un luogo triste per il ricordo di Brueys che<br />
vi imbottigliò stupidamente la flotta del Bonaparte, così che Horazio<br />
Nelson poté ridurla a pezzettini con i suoi mille-e-dodici tonitruanti<br />
cannoni, quando n'ebbe voglia.<br />
O, piuttosto, quando ebbe accertato le condizioni dei fondali e<br />
pianificato l'attacco posteriore da parte della sua Goliah? Mi sono<br />
sempre domandato come abbiano trascorso il loro tempo i sommozzatori<br />
inglesi fra il sette luglio, giorno in cui Brueys prese posizione<br />
nella baia, e il primo agosto, giorno in cui Nelson mandò<br />
all'altro mondo lui - alle ore sette del tragico mattino - , e a chiglie<br />
all'aria l'intera flotta, eccezion fatta per due fregate e poco altro<br />
naviglio.<br />
Il vento spirava, come suole fare in estate, - disse lo storico - in<br />
direzione nord-ovest.<br />
Poi Horazio - stanco e malconcio lui stesso - tornò a casa a<br />
leccarsi le ferite, piuttosto che affondare i denti in Alessandria<br />
come s’era a quel punto temuto.<br />
Era solo un semidio.<br />
163
Ti abbraccio. Da qualche parte sento risuonare la voce del<br />
muezzin e sono molto stanco.<br />
Questa è l'ora dei fantasmi. In rada, ad Aboukir, sono certo<br />
che essi s'avvinghino in grappoli alle gale umorali della sera fischiando<br />
nel velame di invisibili vascelli.<br />
P.S. Hai visto come ricordo le tue lezioni?<br />
Il fatto di aver scelto la carriera amministrativa, all'università,<br />
non mi ha privato dei piaceri della memoria. Si può dire che abbia<br />
vissuto due vite, la mia grigia e organizzativa, qua e là punteggiata<br />
dal rischio cardiovascolare; e la tua accademica, brillante, dalla sfida<br />
interpretativa e di mai obnubilata importanza.<br />
Meglio di così!?<br />
A proposito! Lo sapevi che il nostro Karl, forse il primo a stabilire<br />
precisi limiti al genio di Napoleone, allo stesso tempo lo definì<br />
“il dio stesso della guerra?”<br />
Non credo, mia cara. Me l'avresti già detto.<br />
Adieu!<br />
164
13<br />
Tutto per un certo periodo parve ristagnare. E lui prese ad annoiarsi.<br />
Di notte usciva sulla terrazza per guardare l’immenso cielo e<br />
cercare la costellazione che Saskia, prima d'andar via, gli aveva fatto<br />
vedere con il suo piccolo ma efficace cannocchiale. La Chioma<br />
di Berenice. E qualche volta la scorgeva, in quelle notti senza luna.<br />
Appesa in cielo come si diceva che Berenice avesse appeso la propria<br />
lunga e folta capigliatura nel tempio di Afrodite, affinché Tolomeo<br />
Emergete, suo marito, tornasse incolume e vittorioso dalla<br />
guerra contro Antioco.<br />
Quella figlia del re Maga di Cirene e di Apame di Siria.<br />
Berenice rimasta appiccata bene in vista nella storia universale<br />
a causa della forte dipendenza del Museion e dei suoi scienziati dal<br />
Palazzo dei Tolomei. L'astronomo Conone le aveva fatto omaggio,<br />
e l'aveva resa immortale scorgendone appunto la capigliatura<br />
nei cieli, più o meno stretta fra la Vergine e il Leone.<br />
Saskia aveva riso di quell'astronomica piaggeria, di quella leggenda<br />
ancora tanto viva.<br />
E di lui che stava a guardarla, ammirato e ancora innamorato.<br />
Poi gli aveva raccontato anche di Stratonice, parente di Berenice.<br />
Che, essendo del tutto calva, non aveva potuto godere lo stesso<br />
trattamento di favore da parte dei grandi del Museion. Solo poemi<br />
ed elegie, per lei, dal luogo che accoglieva il meglio di quei<br />
tempi. Dal sempre “disponibile” Museion.<br />
Ma sempre più spesso, staccando gli occhi dal cielo boreale, egli<br />
prese a guardare in direzione della casa di Mulid. E a chiedersi<br />
quali fossero i misteri celebrati dietro quelle mura asciugate dall'inclemente<br />
sole degli ultimi cent'anni.<br />
Dopotutto egli continuava a sperare. Prima o poi Mulid sarebbe<br />
rinsavito. Avere il senso della realtà significava anche sapere<br />
che ad ogni giorno qualcosa poteva cambiare nella mente<br />
165
dell’uomo. O in quella della servetta. L'alessandrino poteva rinunciare<br />
alla propria passione e all'erede. O la ragazzotta poteva convincersi<br />
che una calcolosi non è la fine del mondo. Che, anzi, è<br />
malattia da preferirsi a molte altre.<br />
Ma, se cuori e menti ribollivano e ribollendo mutavano un po'<br />
dappertutto sul globo terraqueo, le di lui continue proposte, purtroppo,<br />
ancora non gli davano il bene di credere che la cosa sarebbe<br />
accaduta in breve tempo. Assetato di amore giovane e di<br />
prole maschia, l'uomo era lì a ricordarglielo a ogni piè sospinto. La<br />
passione continuava a correre nelle sue vene – probabilmente scivolando<br />
anche in quelle della servetta -, e la di lui fantasia continuava<br />
a erigere castelli di fiamma, a evocare meravigliosi panorami<br />
incentrati su quel - fosse pure unico - figlio maschio. L'erede che<br />
avrebbe portato orgogliosamente a circoncidere dal barbiere all'angolo,<br />
vecchio amico di famiglia, anch'egli da sempre in attesa<br />
spasmodica dell'evento. Un uomo dai lunghi e folti baffi bianchi<br />
che lui aveva incontrato qualche volta nella strada polverosa, benevolo<br />
spirito prepuziale nell'immaginario della schiatta.<br />
Che almeno gli giungesse qualche interessante novità, se proprio<br />
Saskia non poteva raggiungerlo!<br />
Intanto, la notte continuava ad uscire sul piccolo terrazzo. A<br />
guardare dapprima gli scarsi nuvoli che s’inseguivano veloci davanti<br />
alla Chioma di Berenice, e poi la casa di Mulid. Fino a che<br />
quest’ultima non fu l'unico spettacolo, allorché, tornata la luna, la<br />
costellazione stretta fra la Vergine, il Leone e Boote, divenne invisibile<br />
ai suoi occhi.<br />
O era piuttosto la casa che guardava lui dalle nicchie delle sue cieche orbite<br />
e dagli intagli lignei, inseminandolo di pensieri e fantasie?<br />
Affondando lo sguardo con tranquilla abitudine nell'insieme di<br />
parallelepipedi che fronteggiavano la terrazza, egli rifletteva sulla<br />
loro struttura, sui colori macchiati d'ombra, sui giochi di luce che<br />
le stelle e la luna ne traevano. Infine, ricordò come Le Corbusier<br />
avesse molto apprezzato l'architettura di alcune città africane, le<br />
città Mozabite ad esempio. Le aveva considerate perfette “macchine<br />
per abitare”. Ma lì, nella zona dove lui risiedeva, non c'erano<br />
casbe dai vicoli angusti e dalle architetture fantasiose. Trame di vita<br />
sedentaria da cui il minareto s'innalzasse simile a un dito che<br />
166
ammentava agli uomini Allah e il suo Profeta. Le squadrate dimore<br />
che lo fronteggiavano, a ridosso una dell'altra, parlavano solo<br />
di semplificazione dell'essere, di sviluppo nella contiguità. Al<br />
più, della lotta contro il sole e il caldo.<br />
E la voce del muezzin gracchiava chioccia da una – fortunatamente<br />
- alquanto distante costruzione.<br />
S'annoiò sempre più. E una nausea continuò a crescergli dentro,<br />
e poi debordò divenendo la prigione di un'incombente cappa.<br />
Le calme notti divennero plumbee coltri in cui la luce riusciva qui<br />
e lì a farsi strada senza però riscaldargli il cuore. E in breve la<br />
sgradevole sensazione lo condusse a un notturno girovagare.<br />
Prendeva la macchina, alzava i vetri, chiudeva i congegni di sicurezza<br />
contro l'apertura dall'esterno - si potevano fare brutti incontri<br />
-, e incominciava ad aggirarsi per le strade e i pianori nelle immediate<br />
vicinanze di Agami.<br />
Saskia avrebbe insistito che era pericoloso muoversi in tal modo<br />
su quel territorio, ma erano diventati così soffocanti la solitudine,<br />
il silenzio e l'assenza di sonno, che lui preferiva correre i rischi<br />
connessi a quel girovagare piuttosto che restare con gli occhi<br />
sbarrati nel buio, aspettando che il sole - attraversata la vecchia e<br />
pesante tapparella lignea - segnasse paralleli sbaffi di luce, più intensi<br />
sulla destra a causa dell'esposizione della casa.<br />
La prima notte di quel vagare aveva girato senza meta, solo interessato<br />
a distendere i propri nervi. La seconda avrebbe voluto<br />
visitare Burg el-Arab. Sapeva che bisognava prendere al bivio la<br />
strada che sulla sinistra portava in collina, dopo essere passati sotto<br />
Abu Sir, l'antico tempio di Taposiris Magna. Ma alcune luci<br />
scorte in distanza gli avevano fatto temere complicazioni.<br />
Al Pastroudis, gli amici gli avevano raccontato delle costruzioni<br />
di sapore medievale erette in quella località. Jennings-Bramley, ultimo<br />
governatore britannico del deserto occidentale, rispolverando<br />
il gusto italiano di quei secoli, ne era stato il promotore fin<br />
quando era rimasto in Egitto. Ma, gli stessi amici, gli avevano anche<br />
detto che di tanto in tanto la collinetta fungeva da dimora del<br />
presidente egiziano in vacanza. E lui non voleva trovarsi sul cammino<br />
di una sospettosa pattuglia di guardie armate, e magari tra-<br />
167
scorrere un paio di settimane in prigione. Con tutti gli annessi e<br />
connessi che il fatto comportava.<br />
Così all'ultimo momento aveva fatto marcia indietro e, dopo<br />
aver portato a termine una difficile manovra nel buio - particolarmente<br />
desertico e sabbioso nella sua fantasia di quella sera - aveva<br />
deciso di sostare accanto a una piccola moschea abbandonata.<br />
Conosceva la diminutiva costruzione. Si era imbattuto in essa<br />
un giorno in cui aveva voluto osservare da una posizione elevata il<br />
lago Mariut in lontananza; le cui zone asciutte, spruzzate dei fiori<br />
primaverili, offrivano uno stupendo spettacolo scintillante dei colori<br />
del mondo vegetale - in avanzata quanto generosa fioritura - e<br />
degli splendori dell’affiorante vario mondo minerale.<br />
La moschea, modesta, compatta, e praticamente abbandonata,<br />
non era lontana dalle rovine di un piccolo faro sulla destra, uno<br />
dei cento fari tolemaici che correvano da Alessandria verso occidente<br />
lungo la costa nordafricana. Nel mattino di quel primo incontro,<br />
passandovi accanto, s'era chiesto come mai la decadente<br />
costruzione non fosse stata abbattuta da qualcuno che si costruiva<br />
la casa nei dintorni. Gli sembrava che il materiale edilizio ancora<br />
meritasse un certo interesse. Ma forse la sacertà del luogo era stata<br />
una sufficiente protezione nei secoli. La stessa contemporanea<br />
ondata turistica si era astenuta dal farne giustizia.<br />
E inconsciamente era stato allo stesso tempo contento e meravigliato<br />
di quella sopravvivenza, mentre percorreva con lo sguardo<br />
il lontano invaso che brulicava di tinte delicate e tremanti bagliori<br />
salini sotto la sferza del sole; e vibrava nell'aria palpitante raggiungendo<br />
maliosamente chi gli rivolgesse lo sguardo.<br />
In seguito, sostando nei suoi pressi, aveva intravisto alcune<br />
donne chiacchierare all'interno delle vecchie mura; e, un'altra volta,<br />
dei beduini scaldarsi l'acqua per il tè.<br />
Non ne era rimasto sorpreso. Conosceva la differenza concettuale<br />
fra il luogo di riunione dell'Umma dei credenti e il tempio<br />
cristiano.<br />
Di notte l'architettura della piccola costruzione gli apparve un<br />
po' più sbilenca che durante il giorno.<br />
168
Si era augurato con tutto il cuore che nessuno lo sorprendesse<br />
all'interno di essa. Ai normali problemi che potevano rovesciarsi<br />
sul capo di chi s'aggirasse fra le sabbie in solitudine si potevano<br />
aggiungere i pregiudizi religiosi e i timori per l'oltraggio al luogo<br />
sacro da parte di qualche musulmano un po' troppo benpensante.<br />
Dopo essersi levati i sandali, era entrato e s'era accoccolato su<br />
di un gradino in un angolo più sgombro degli altri. Probabilmente<br />
qualcuno vi aveva fatto da poco pulizia. Ed era rimasto a fissare i<br />
muri scrostati e le finestre alte su entrambi i lati del piccolo mirab,<br />
denso di un fitto quanto stinto disegno geometrico verde, giallo e<br />
celeste, fantasma di se stesso su cui si depositavano le grigie pieghe<br />
di un'ombra corposa.<br />
Non avrebbe saputo dire quanto fosse rimasto, quella prima<br />
sera, a fissare le pareti scalcinate e la cupola che mostrava in più<br />
punti viscere giallastre, a chi avesse cercato Allah in alto piuttosto<br />
che nella direzione meccana. Poi la sua mente, stanca di oscurità e<br />
di chiuso, lo aveva spinto ad aggirarsi con il ricordo per le candide<br />
spiagge ancora incontaminate che circondavano il luogo, fino al<br />
mare non distante. E aveva vagato lungo le sabbie che, scivolando,<br />
si immergevano in lontananza nella depressione di Qattara.<br />
Poi, in un processo strano, le cui radici sarebbero state difficilmente<br />
rintracciabili, aveva pensato al destino di sua figlia e al<br />
piccolo Farouk. Al targhi che probabilmente non era musulmano;<br />
e a sua figlia che in quel momento ritornava ad essere sfiorata da<br />
un vento di religione.<br />
Lo aveva capito dal suo desiderio di volere annullare il matrimonio<br />
con Jaap. Altrimenti perché avrebbe tenuto a quel particolare?<br />
Perché si sarebbe riservata la futura possibilità di crearsi una<br />
famiglia seguendo i canoni della sua fede, invece che quelli puramente<br />
civili tanto di moda?<br />
Forse che il disgusto per Jaap fosse anche disgusto di laicità?<br />
La cosa non era impossibile.<br />
O forse era addirittura il disgusto per la “contemporaneità” a<br />
sospingerla nuovamente verso la religione? Sua figlia era fatta così.<br />
Seguiva il proprio istinto. Con il suo femminile buon senso, percorreva<br />
la sua strada e ne traeva le conseguenze. Così aveva una<br />
corda in più al suo arco di intellettuale femmina: non si lasciava ir-<br />
169
etire dai travestimenti loici di un umano raziocinare tanto spesso<br />
così poco umano.<br />
Invidiò lei e sua madre, come spesso gli capitava di fare.<br />
Come sottofondo di tali pensieri vi era stato il disagio della<br />
propria estraneità ai luoghi; e la qualità notturna del momento, che<br />
in un baleno poteva tradurre la breve gita nell'ultima tragedia della<br />
sua vita. Si diceva che il Cairo fosse una delle capitali più sicure del<br />
mondo, e che l'Egitto fosse una terra ospitale quanto poche, ma a<br />
tagliare la gola di un khafir ci vuole un tempo ancora più breve che<br />
a sottolineare la mitezza di una popolazione.<br />
Presto si era sentito come al centro di un mare di sabbia. Non<br />
che fosse facile paragonare il mare dell'acqua con quello della sabbia.<br />
E aveva cominciato ad aggirarsi, un po' smarrendovisi, in percorsi<br />
che lo avevano assorbito e che presto lo avevano svuotato.<br />
Quindi gli era sembrato d'avere finalmente sonno. E s'era affrettato<br />
a casa per infilare lo stretto passaggio che, apertosi ormai davanti<br />
a lui, gli avrebbe permesso di scivolare fino al cuore della<br />
notte.<br />
Era stato solo un breve incontro. Di ritorno a casa s'era addormentato<br />
immediatamente.<br />
Trascorso qualche giorno, Morfeo gli aveva ancora negato il<br />
suo abbraccio. O fu addirittura la curiosità di tornare in quel posto,<br />
il desiderio di un'altra gita notturna, a fargli quello scherzo?<br />
Fosse una o altra di quelle cose, presto si ritrovò in macchina, che<br />
scivolava alla volta del piccolo edificio sacro.<br />
Quella notte però non vi era la solitudine ad attenderlo.<br />
Gli parve di riconoscere immediatamente la macchina. Aveva<br />
già visto quella Renault 4 color senape che aveva uno specchietto<br />
retrovisore deformato. Ma se seppe di aver già visto l'auto, non fu<br />
in grado di ricordare a chi appartenesse.<br />
La prima reazione fu di fastidio. Aveva sentito il bisogno di<br />
quella visita al nulla, e trovare quell'ombrosa dimora dell’assenza<br />
già occupata lo disturbava.<br />
E chi c'era nel piccolo edificio? Amici o nemici?<br />
Ma come faceva a non rammentarsi dove aveva visto la Renault?!<br />
Si incontravano dappertutto quelle vetture di ispirazione<br />
170
disneyiana. E ancora il timoroso dubbio scavava in lui quando si<br />
ricordò chi era il proprietario. A quel punto spense definitivamente<br />
il motore e appoggiò il capo sul poggiatesta per respirare profondamente.<br />
Tutto andava per il verso giusto.<br />
Era successo ancora nei primi giorni della sua permanenza ad<br />
Alessandria. Aveva appena incontrato Almèk che s'aggirava per le<br />
strade del centro fra un ufficio turistico e l'altro, o fra un consolato<br />
e l'altro, quando l'uomo aveva fatto segno a una macchina che<br />
veniva loro incontro. E aveva tenuto il braccio alzato fino a che<br />
chi la guidava, un magro barbuto fra i quaranta e i cinquanta, non<br />
si era fermato accanto a loro.<br />
Era uno strano francescano, l'uomo dal piccolo turbante bianco,<br />
Almèk gli aveva spiegato dopo che la macchina ebbe svoltato<br />
alle loro spalle scomparendo in una viuzza trasversale, un frate a<br />
cui i superiori permettevano di aggirarsi per la città e il deserto<br />
come fosse un beduino. Lo conosceva da tempo, erano amici. Lo<br />
avrebbe sicuramente incontrato ancora. Era un tipo che si faceva<br />
notare, e che d'altra parte era sempre in giro a fare qualcosa, o a<br />
vedere qualcuno.<br />
Difatti così era stato. Aveva intravisto un paio di volte l'uomo<br />
dopo quel primo incontro, senza però rivolgergli la parola.<br />
Quella sera sembrava giunto il momento per farlo.<br />
Il genio si riconosce dalle intuizioni che lo fanno volare al di<br />
sopra degli altri. L'uomo capace, o quasi, di gestire una vita civile,<br />
si riconosce dal modo in cui è aperto all'ineluttabilità degli eventi.<br />
Eventi che deve essere pronto a caricarsi sulle spalle. Al contrario<br />
del genio che invece li cavalca (sic!).<br />
Cosa potesse farci lì lo strano frate non riusciva a immaginarlo.<br />
Sperò solo di non fare sgradevoli scoperte, di non venire a conoscenza<br />
di inconfessabili segreti che avrebbero ancor più allontanato<br />
da lui il sonno.<br />
L'uomo era accoccolato nell'angolo da lui stesso occupato<br />
qualche giorno prima. E scaldava l'acqua per il tè su di un fornello<br />
ad alcol che probabilmente risaliva all'ultima guerra mondiale. Si<br />
volse appena al suo entrare nell'edificio e, senza neanche guardarlo<br />
171
ene, gli indirizzò un veloce “salam alaikum”. Lui si avvicinò e gli<br />
parlò in inglese, la lingua che Almèk aveva usato al loro primo incontro.<br />
Solo allora il frate sembrò interessarsi a lui. E sollevata la<br />
testa, staccando quasi a fatica lo sguardo dalla fiamma bluastra,<br />
disse brevemente.<br />
- Ma noi ci conosciamo. Lei è l'amico di Almèk. Ci siamo visti<br />
un giorno in cui andavo al Consolato francese.<br />
Gli parve che nel sorriso dell'uomo quella fetta di mattino fosse<br />
tutta riassaporata.<br />
In breve il tè fu pronto. Senza chiedergli se ne volesse, gliene<br />
versò un bicchiere che, postogli davanti, rimase miracolosamente<br />
in piedi sul pavimento polveroso e diseguale. Quindi se ne versò<br />
lui stesso e, dopo aver fatto scivolare un cubetto di scuro zucchero<br />
in ciascun recipiente, accostò le labbra alla verdastra bevanda<br />
fumigante.<br />
- Conosce bene la zona, o ama vivere pericolosamente?<br />
Ma io non direi che conosce la zona. Conoscere è essere conosciuti,<br />
e nessuno mi ha ancora parlato di lei.<br />
Non sapeva cosa rispondere. Doveva dire che amava i rischi<br />
delle sue giratine notturne? Che sciocchezza! Fu quell'esitazione<br />
che dette all'altro il modo di riprendere il discorso, e probabilmente<br />
anche di percepire il senso della situazione.<br />
- No, non giurerei che ama il rischio. Mi sembra una persona<br />
normale. E spesso i rischi che siamo disposti a correre, da una<br />
certa età in poi, sono strettamente collegati con la vergognosità<br />
delle nostre debolezze.<br />
Solo la giovinezza ama il rischio per sé. E' sufficientemente inesperta<br />
da essere pericolosamente incauta. Poi le cose cambiano,<br />
e i rischi sono soltanto una fetta del prezzo da pagare. Così diventano<br />
parte integrante dell'esperienza, oltre che compagni della vergogna.<br />
L'uomo sorrise attraverso gli scarsi arabeschi di fumo che salivano<br />
dal tè, gli occhi socchiusi, sottili feritoie inquisitive in una<br />
maschera dagli enigmi che presto si sarebbero dimostrati decidui.<br />
Ma non parlò più. E lui sentì che era stato preso dal timore di<br />
provocare guasti, di offenderlo. Lo stesso atteggiamento scherzoso<br />
- che poteva essere considerato canzonatorio - era scivolato via<br />
172
dal volto dell’altro, che ora appariva invece come pizzicato dal<br />
dubbio, oltre che arrossato ai pomelli.<br />
Si disse che avrebbe dovuto parlare, pronunciare una qualunque<br />
frase. Magari sciocca ma che superasse la distanza fra loro.<br />
- Voi francescani siete dappertutto. Betlemme, Nazareth, Cairo,<br />
Alessandria. In templi vostri e non. Per esempio, questo terreno<br />
e questa costruzione non vi appartengono.<br />
- E' che siamo qui da tanto tempo.<br />
- Deve essere qualcosa del genere. Ma anche voi correte dei rischi.<br />
Giovani e vecchi.<br />
L'idea di prendere in giro l'altro gli inoculava una certa allegria.<br />
Era un modo, anzi il modo migliore per superare qualunque gap.<br />
- I primi a schizzare via, quando si scrivono le condanne sulla<br />
sabbia, sono i vecchi. Noi con gli altri. E la vergogna degli errori<br />
passati ci costringe ad accettare il rischio del presente.<br />
Ma non ha senso chiedersi a chi appartenga questa moschea.<br />
E' stata costruita per gli altri e non per un proprietario. Qualcuno<br />
l'ha eretta per l'Umma e non per se stesso.<br />
- Ma lei non appartiene all'Umma, eppure è qui.<br />
- Neanche lei, se è per questo. Non credo che l'abbiano mai<br />
circonciso. Anche se oggi, sia in Europa che negli USA, spesso si<br />
circoncide per motivi di igiene piuttosto che di religione.<br />
- Va bene, ammettiamo di essere entrambi degli abusivi...<br />
- Non dica stronzate.<br />
Piuttosto che gelarlo - in teoria, quello non era un cortese modo<br />
di rispondergli - le parole dell'altro lo confortarono. Volevano<br />
essere rinfrancanti. Nell'ombra islamica ritagliata dalle quattro mura,<br />
l'espressione era risuonata con dolcezza, carica di tutta la possibile<br />
suadenza.<br />
D'improvviso gli parve che l'altro avesse fugato i suoi timori. E<br />
che, chiaritesi le idee, ora fossero pronti a una conversazione non<br />
offuscata da ritegni o malintesi.<br />
Allo stesso tempo si sentì disposto ad affrontare temi inconsueti.<br />
Come strappato dalle viscere della consuetudine, divelto dal<br />
normale gioco del tempo. Lo stesso fatto di dover tradurre quello<br />
che l'altro diceva - per quanto conoscesse bene l'inglese, era pur<br />
173
ciò che accadeva nella sua mente - gli dava la sensazione di fare affiorare<br />
il reale. Di scavare in quell'oscuro grumo di tempo. La differente<br />
lingua lo induceva comunque ad uno sforzo per capire a<br />
fondo quanto forse non avrebbe approfondito, se il suo interlocutore<br />
fosse stato un connazionale.<br />
Più di quanto gli fosse mai capitato, la comunicazione dell'altro<br />
divenne un nodo espressivo in cui le parole erano solo una falsariga<br />
alla comprensione. L’altro era un intero mondo. Sentì di tornare<br />
ad essere il ragazzo per cui i veri infiniti spazi siderali erano stati<br />
quelli della propria interiorità. Il ragazzo a cui suo padre aveva voluto<br />
regalare quello strumento per la vittoria che era l’opera di<br />
Von Clausewitz. Avvertiva la curiosità nel cui seno si era accesa la<br />
vera alba della sua vita; e che si era pian piano maturata nei colori<br />
sanguigni ed emozionati dell'aurora, allorché questa era giunta.<br />
Se mai ne avesse parlato con sua moglie, un giorno, le avrebbe<br />
detto d'avere avuto “un colpo di verginità”.<br />
- Mi domando per quale motivo sia qui.<br />
- E lei?<br />
- Io sono un frate. I miei voti mi autorizzano a vivere come un<br />
angelo. E in qualunque luogo, perché nessun luogo è mio. Oltre<br />
che a relazionarmi con qualunque cosa perché non posso appartenere<br />
a nulla e a nessuno.<br />
L'uomo pareva divertirsi un mondo fra le pieghe d'ombra che<br />
sembravano schiarirsi al suono della sua voce.<br />
- E' uno strano tipo di angelo. Che tutto sembra tranne che un<br />
angelo.<br />
- E' la nuova serie. Full-optional.<br />
Risero.<br />
- Io non so se lei sappia perché è qui. Glielo auguro.<br />
Per parte mia, potrei dire “per l'insonnia”.<br />
O per il disgusto della casa di fronte alla mia. Perché non mi<br />
riesce di vedere cosa accade al di là delle persiane socchiuse, oltre<br />
le impenetrabili mashrabie. Perché la mia sete di assistere allo<br />
spettacolo della loro vita non viene mai davvero soddisfatta.<br />
Si accorse di vivere un momento di regressione.<br />
174
Proprio così, di ritorno al passato. Di solito si dice “regressione”<br />
per momenti in cui le capacità mentali, le attività affettive,<br />
fanno dei passi indietro, verso l'animalità o l'immaturità. Regressione<br />
come un tornare verso il peggio.<br />
A lui, invece, parve di regredire verso una maggiore libertà.<br />
Quel dire senza ipocrite mediazioni quanto gli pesava sul cuore,<br />
era allo stesso tempo un vedersi senza filtri, ma anche un salire su<br />
di uno sgabello per vedere una più ampia parte del mondo che lo<br />
circondava.<br />
Quello stato di regressione consisteva nel liberarsi di alcune<br />
delle pastoie della sua storia, di alcuni lacci del presente. Perché<br />
era vero, le sue scherzose parole dicevano una verità. Anche se lo<br />
comprendeva appieno solo mano a mano che ne parlava. Avrebbe<br />
desiderato nutrirsi della vita agitata della casa di Mulid, o di quella<br />
delle altre case vicine. Della vita sociale che era stata una volta anche<br />
nella sua esperienza. Una vita densa di sentimenti, di palpiti<br />
umani. Nella vita dell'alessandrino dovevano esservi cose ormai<br />
tanto lontane dal suo quotidiano da essere considerate luoghi della<br />
preistoria.<br />
Il suo presente non forniva elementi del genere; anzi, addirittura<br />
toglieva il coraggio di desiderarli.<br />
Questo era l’aspetto più doloroso di quella confessione.<br />
- Per non sapere le ragioni del suo notturno girovagare, lei ne<br />
parla con troppo acume.<br />
Ma subito lo sguardo dell'altro si fece di nuovo diffidente. Anzi<br />
gli parve che l'uomo si rimproverasse fra sé e sé d'essere ancora<br />
caduto in una trappola.<br />
Tacquero per alcuni istanti.<br />
Il silenzio tuttavia non poteva durare a lungo.<br />
Anche l'altro dovette pensare che era assurdo fronteggiarsi nella<br />
mutezza.<br />
- L'insonnia può diventare un grosso problema. Ma di problemi<br />
ce ne sono tanti. E per alcuni non ci è possibile fornire le risposte.<br />
Almeno al momento in cui essi sorgono a contrastarci.<br />
- Vuol dire…domande che non hanno risposta!?<br />
- Non precisamente. Piuttosto vi sono problemi di cui noi non<br />
conosciamo le risposte in un dato momento. Problemi per la so-<br />
175
luzione dei quali dobbiamo attendere. Forse anche la sua insonnia.<br />
Attendendo...<br />
- Non mi sembra una cosa facile. Che faccia per me.<br />
- Non ho detto che sia facile. O che sia fatta per me, per lei, o<br />
per chiunque altro. Per la mia esperienza è un fatto. Dovremmo<br />
aspettare e sperare di più nel domani.<br />
- Ha detto la parola chiave. Sperare. Non mi sembra che questa<br />
sia un'epoca di grandi speranze.<br />
- Purtroppo.<br />
L'altro rimase per un attimo fermo, a guardare nel bicchiere<br />
che ormai non fumigava più. Quindi vi soffiò dentro, come se volesse<br />
trarne qualche suono. Piano, con delicatezza piena di aspettativa.<br />
Quindi proseguì.<br />
- Ma non si preoccupi. Non è tutta colpa nostra. Da una parte<br />
vi è stata la morte delle ideologie, sa, dopo l'esperienza nazifascista<br />
e dopo quella del socialismo reale. Dall'altra il degrado del<br />
concetto di uomo.<br />
Molto ma molto più grave e più incidente, quest'ultimo, di ogni<br />
apertura verso un'esistenza migliore. A dispetto di ogni solidarietà<br />
sociale e di qualunque progresso tecnologico. A dispetto della<br />
scienza della sostituzione degli organi, in cui ormai sono coinvolti<br />
soggetti assolutamente inimmaginabili. E a dispetto<br />
dell’effettivo prolungamento della vita.<br />
Ho fatto una scoperta ultimamente.<br />
Sulla terra vi è una quantità limitata di persone che in un certo<br />
senso creano il pensiero, le idee della vita pratica di ogni giorno. I<br />
“fatti motori”!? Pensi alla grande fisica applicata, agli economisti, alla<br />
computeristica…Ha capito?! Ma vi è anche una quantità ancor<br />
più limitata di gente che si dedica alle astrazioni, alle discussioni<br />
teoriche. Al pensiero assolutamente puro. Al pensiero del pensiero.<br />
Una roba quasi…astrale! Non so come spiegarmi…<br />
A me hanno sempre detto: Mi raccomando i fatti. La gente<br />
non vuol sentire parole e idee campate in aria, ma solida realtà sotto<br />
i piedi.<br />
Mi raccomando il buon senso! Mi hanno detto sempre così.<br />
Ora, questo indurrebbe a pensare che certi concetti amaramente<br />
“raffinati” sull'esistenza, certi speciali arzigogoli sull'idea del-<br />
176
l'uomo e della vita – certe teorie e astrazioni -, fossero in grado di<br />
essere percepiti, respirati, solo da pochi. E che gli altri fossero<br />
immuni da tali..., diciamo così, “scoperte”. E quindi da quel pensiero<br />
così spesso tanto “d'avanguardia” quanto ribelle. Da quelle<br />
teorie a volte così amaramente avvelenate da risultare corrosive<br />
per l'animo umano.<br />
Pensare a questo mi dava una certa serenità. Mi dicevo che la<br />
maggior parte degli uomini procedono in base al loro “buon senso”.<br />
Invece non è vero. C'è un meccanismo di rimpallo che ci scaraventa<br />
contro - contro tutti, badi bene - le idee più lontane dal<br />
nostro quotidiano buon senso. E migliaia di volte. Un meccanismo<br />
che pian piano ci induce a “pensarle”, ad accettarle. In segreto<br />
come alla luce del giorno, in pubblico come in privato. Finché<br />
anche l'uomo più lontano da esse non le metabolizza, a furia di<br />
sentirsele sussurrare da ogni parte. Sui giornali, in televisione, alle<br />
adunate di partito o di movimento. Nei cafès.<br />
Si dice che una menzogna sufficientemente ripetuta diventa<br />
verità. Deve essere proprio così. Un bosco di “grandi uomini” dal<br />
cuore di traliccio sospira, sussurra. Spugne di cellulosa irradiano<br />
messaggi. Filtrano, fino a raggiungere chiunque, le voci di quelle<br />
anime tanto elevate. E’ il moderno universo dell’informazione che<br />
realizza - più o meno silenziosamente - un gioco di profezia.<br />
Meditazioni laiche in tralice al banale quotidiano.<br />
Elementi di contemplazione testimoniali ma non sufficientemente<br />
testimoniati. Xto, dopotutto, si fece ammazzare per sostenere<br />
chi era. Ma certi ragionamenti, certe teorie spacciate per verità,<br />
quali garanzie ci danno?!?<br />
Eppure, alla fine, qualunque cretino “percepisce mentalmente”<br />
quelle che sono state fino ad un attimo prima le velenose “acute<br />
intuizioni delle menti elette”, i più sofisticati parti delle intelligenze<br />
“preparate” alla distruzione dell'immagine dell'uomo. Vi si abitua.<br />
E tutto ciò diviene quasi inconsciamente patrimonio del suo<br />
atto di “intelligenza” dell’essere. Chiunque, al termine di questo<br />
processo, per quanto poco sia in grado di capire, “ha compreso”.<br />
O almeno così pensa.<br />
177
E’ così che il buon senso viene minato alla base, che può andarsene<br />
a puttane. Il pensiero germinale dell’uomo comune non<br />
comincia più lì ma in quelle che a volte sono assolute astruserie,<br />
sciocchezze, se non deliberate menzogne di una elite di “prìncipi<br />
del pensiero” .<br />
Si interruppe per qualche istante, il tempo di riaccendere il fornelletto<br />
e mettere altra acqua a scaldare per un altro tè. Poi riprese.<br />
- Ed io che ho pensato per tanto tempo che la gente fondasse<br />
la propria esistenza sulla “solida realtà”. Ma non è così. Le idee<br />
più folli, l'attossicato pensiero più “sottile”, vagano in cerca dell'adeguata<br />
maniera per penetrare nelle menti comuni. Una, due, mille<br />
volte, fino a che queste le hanno condivise, accolte come proprie.<br />
Fino ad accettarle come pedagoghi alla loro interpretazione del<br />
mondo e della loro esperienza umana. Magari senza capirle davvero<br />
nella loro sostanza e nei loro postulati. Nelle loro conseguenze.<br />
O senza la capacità di gestire adeguatamente il peso degli interrogativi<br />
che da esse scaturiscono.<br />
Mi sono accorto di essere un ingenuo. Ed ho anche capito il<br />
valore e il significato della propaganda nel nostro mondo. Mondo<br />
dell’uomo “puro animale”, dell’uomo oggetto, della mancanza,<br />
non solo di dio ma della coscienza morale. Dell’Uomo stesso, alla<br />
fin fine. Fra breve un essere da “assemblare” in officine che si<br />
chiamano ospedali.<br />
Questo è il vero modo in cui si diffonde la disperazione. E' l'osmosi,<br />
il contagio. L'individuo subisce l’attacco dei moderni profeti<br />
così spesso celati nelle ombre più o meno colorate<br />
dell’immaginazione, quando non della più assoluta fantasia. In<br />
questa civiltà degli occhi, in questa cultura dell’ apparire.<br />
E non si capisce sufficientemente alla svelta se si tratti di ombre<br />
della “catena” della vita, o di quella della morte. Fra mercenarie<br />
lenzuola informatiche appena scrudite dalle nostre membra<br />
tiepide.<br />
L'uomo si fermò un attimo, e lo fissò come per accertarsi che<br />
stesse seguendo il suo discorso. Poi riprese con molta pacatezza,<br />
addirittura con un mezzo sorriso.<br />
178
- Alla fine chiunque è in grado di “masticare” il pensiero delle<br />
menti dominanti. - O di essere masticato da loro?! Da chi ha deciso<br />
la metafisica e il destino. Il valore dell’uomo. O la sua mancanza<br />
di valore. La sua disperazione.<br />
Eravamo “decresciuti” fino a essere considerati dei superanimali.<br />
Poi, pian piano, siamo diventati dei semplici animali.<br />
Anzi un anello della catena biologica. O alimentare?<br />
Oggi alcuni, lassù in cima, hanno cambiato il cartellino, e si fa<br />
avanti con maggior chiarezza, si fa sempre più dominante l'idea<br />
che l'uomo, alla fin fine, sia “un composto chimico senza scopo”.<br />
Senza un autentico progetto. Una struttura fatta di pezzi ricambiabili,<br />
tutti o quasi. Un sistema di meccanismi un po' originali e<br />
un po' più o meno fortunosamente sostituibili. Non più Francois<br />
o Marie, ma semplicemente “ferraccio con additivi minerali e<br />
chimiche di sintesi”.<br />
E ci si avvilisce. Perché alla fine ci sembra proprio di riconoscerci.<br />
Così non c'è da meravigliarsi se la vita, propria o altrui, non ha<br />
più valore. Se i figli uccidono i genitori. Se la gente si rifiuta di generare<br />
o di crearsi un nucleo stabile di convivenza. Di pensare al<br />
futuro in termini costruttivi.<br />
Il “presente” è anche troppo con i suoi mefitici afflati.<br />
Il suicidio dovrebbe essere l'ultima cosa a sorprenderci. La battaglia<br />
contro l'eutanasia è solo una dimostrazione di cattivo gusto.<br />
Dell'incapacità a giudicare e a scegliere i tempi da parte di piccoli<br />
uomini che, invece, dovrebbero essere ben felici della dolce morte.<br />
Dell'ago misericordioso.<br />
Fra poco qualcuno proporrà la costituzione di sportelli presso<br />
le Agenzie Sanitarie che prendano debite prenotazioni. Piccole<br />
Lourdes locali che amministrino una “buona morte” prepagata. Si<br />
tratterà di un capitolo assicurativo.<br />
C'è solo da aspettare e vedere. Non si è ancora capito come si<br />
possa realizzare la cosa. Ma presto la si pianificherà per benino.<br />
Cercò di interloquire, di inserirsi in qualche modo nel discorso:<br />
- E' come se ci fosse stata tolta la poesia della vita.<br />
179
- Non solo questo. Vede, la poesia può essere confusa con un<br />
atto masturbatorio della nostra immaginazione, della nostra sensibilità.<br />
La “poesia dell'essere” non basta.<br />
Io penso che all'uomo sia necessaria la speranza per affrontare<br />
il tessuto del reale. La grandezza dell'uomo e lo spessore delle sue<br />
problematiche esigono un'enorme speranza. E questa deve fondarsi<br />
sulla certezza, sulla fede.<br />
Ma, da quando dio è stato ucciso, nell’immaginario dell’uomo<br />
contemporaneo si è realizzata anche l'opera di più efficace castrazione.<br />
Pensando di conquistare la libertà, l'uomo si è disfatto di<br />
dio come di una catena che lo tenesse legato e che gli impedisse di<br />
raggiungere la propria felicità. La propria massima dignità. Ma, da<br />
quando l'uomo si è liberato dell'idea di dio, ci si è accorti - e questo<br />
in maniera ineludibile e universale - che i legami che erano stati<br />
recisi, più che catene, erano le vie per la “ragionevolezza” della<br />
nostra esistenza. Il collante della nostra dignità. Oltre che il motivo<br />
delle nostre speranze. Della nostra, se pur dolorosa, divinizzazione.<br />
Qualcosa che riusciva oscuramente a saziare la nostra sete<br />
di infinito e di felicità. Di eternità.<br />
L'uomo lo guardò dall'ombra arruffata dei capelli e del piccolo<br />
bianco copricapo, e poi scoppiò in una risata contenuta, quasi che<br />
non volesse turbare il silenzio che circondava il luogo, o farsi udire<br />
dal mare e dal deserto non lontani.<br />
- Pensavamo di infrangere le catene, e invece abbiamo segato i<br />
condotti di alimentazione. Ci siamo tagliati le palle.<br />
Sembrava un piccolo intervento da day-hospital, su cui si potesse<br />
tornar su quando si voleva. Rendere non operativi – magari<br />
temporaneamente - i deferenti. Un regalo per la moglie fremente<br />
ma anche un po' ansiosa. Perché nel momento stesso in cui ci<br />
siamo disfatti di dio ci siamo privati di ogni possibile prospettiva.<br />
La grandezza dell'uomo è la grandezza della sua speranza.<br />
Ma colui che mette la sua speranza e la sua grandezza nella capacità<br />
di produrre e di fruire di parti di ricambio …<br />
Fortunatamente l'uomo non può disfarsi completamente della<br />
propria grandezza. Ed è questo che crea l'odierna infelicità. L'inadeguatezza<br />
fra le perduranti esigenze dell’animo umano, e i risultati<br />
ottenuti in questo onnipresente materialismo.<br />
180
Essere e non essere, è questo il dolore.<br />
Ma sarà tutt'altro che facile cancellare quel piccolo intervento a<br />
cui si accennava prima. Sciogliere quei fiocchetti ambulatoriali e<br />
ancora generare pensiero costruttivo. Credere in un futuro amabile,<br />
umano.<br />
Ristette per un attimo, poi:<br />
- Forse questo sta anche creando la sua personale infelicità.<br />
Per quanto bollente, il tè era finito nei bicchierini, sia quello del<br />
primo che quello del secondo giro. E l'incontro gli parve veleggiare<br />
verso il suo termine.<br />
- Sembrava una domanda così innocua.<br />
- Quale?<br />
- Perché ci trovassimo qui.<br />
- Non è stato del tutto intenzionale...<br />
Si lasciarono ripromettendosi d'incontrarsi ancora, ma senza<br />
precisare la data o il luogo.<br />
Quel francescano così esplicito che parlava di “tagliarsi le palle”<br />
gli aveva ossigenato la sua mente, il suo cuore. E quando fu a<br />
casa, il sonno lo prese dolcemente.<br />
Allorché si svegliò, il mattino successivo, gli venne subito in<br />
mente una breve catena di pensieri. La notte, oltre a produrre oscurità,<br />
causa angoscia nel cuore dell'uomo. Angoscia ma forse<br />
anche verità. E queste due signore generano, oltre che spettri, inconsuete<br />
prospettive.<br />
“Prima, guardandoci nello specchio, vedevamo un mistero.<br />
Più o meno cristiano. Ora, guardandoci nello stesso specchio, la<br />
maggior parte di noi vede il buio. Che non è nient’affatto un mistero.<br />
Il buio oltre lo specchio, si potrebbe dire - aveva ridacchiato. - Mi<br />
permetta di quasi-citarmi addosso.”<br />
L’altro aveva detto così, prima che si separassero quella notte.<br />
Terminata la diligente rasatura, andò a depositare due delle ultime<br />
uova donategli da Mulid sul bacon già croccante in padella,<br />
che, profumato fino all'inverosimile, sembrava voler riempire di sé<br />
la piccola cucina.<br />
181
Che si potesse approfondire una metafisica culinaria? Una teologia<br />
delle uova?<br />
Sorrise, mentre il vapore umido e morbidamente appetitoso<br />
che aleggiava sul piatto invadeva i suoi polmoni.<br />
182
14<br />
La sua era stata una scelta obbligata. Ma si sentiva egualmente<br />
in colpa.<br />
Lasciare Amsterdam con Vij subito dopo l'accordo…Le aveva<br />
dato l'impressione di una fuga. E questo non avrebbe mancato di<br />
avere conseguenze nel futuro di Vij. Invece era necessario che si<br />
staccassero dall'Olanda come si abbandona un panorama amato<br />
per il sopraggiungere della notte. Il suo ricordo doveva rimanere<br />
all'insegna del desiderio e non del disgusto. Vorremo sempre tornarci.<br />
Era convinta che Amsterdam e l'Olanda fossero importanti<br />
per sua figlia, e che ancor più avrebbero potuto diventarlo in futuro.<br />
Ancora ci si ricordava di lei e della sua famiglia, in alcune delle<br />
“case che contavano” della capitale.<br />
Tuttavia si sentiva in colpa. Come se avesse abbandonato suo<br />
marito sulle coste africane per un banale ritardo, o peggio per un<br />
inesistente ammutinamento.<br />
O si era alzata troppo presto con il suo elicottero da un villaggio<br />
vietnamita rivelatosi una tana di vietcong, lasciando un compagno<br />
d’armi privo di soccorso?!<br />
Maledetti film made-in-USA. Infestavano la sua stessa fantasia<br />
femminile.<br />
Forse anche a causa della violenza che essi testimoniavano,<br />
Amsterdam le sembrava particolarmente pacifica, morbida, e romanticamente<br />
frusciante. Dalla consueta opulenta liquidità che<br />
sempre la riconciliava con la vita.<br />
Se solo quel maledetto stronzo di Jaap - bisogna concedere a<br />
una signora almeno il turpiloquio mentale - avesse fatto il suo dovere.<br />
Sarebbe bastato essere più furbi da parte sua, o almeno tacere<br />
sulla produzione e il finanziamento della nuova società.<br />
183
Le questioni di sesso, in un modo o nell'altro, si risolvono.<br />
Non così quelle di principio, almeno con sua figlia.<br />
Il sesso ha una forte relazione con l'ambiente. E' una funzione<br />
quasi sempre corale. Quando tutti vanno a letto con tutti, non ci si<br />
può aspettare che un bisessuale non faccia qualche scarto di lato; e<br />
di conseguenza che una giovane donna sia fedele a un marito che<br />
si intrattenga in relazioni omo.<br />
Una volta qualcuno aveva cercato di spiegarle che l'approfondimento<br />
dell'infedeltà è approfondimento dell'amore. Alla fine<br />
non aveva capito se la tesi dell'altro fosse per pareggiare l'infedeltà<br />
del partner, o per chiudere un occhio. Il marito comprensivo, la<br />
moglie comprensiva, eccetera.<br />
Ma l'esplosione delle “moderne patologie” d’amore doveva pure<br />
essere tenuta in conto. O no!?<br />
Con suo marito non c'erano stati problemi del genere.<br />
Intanto erano altri tempi. E lui era una persona estremamente<br />
discreta. E poi lei non aveva mai cercato puntigliosamente il pelo<br />
nell'uovo.<br />
Forse non avrebbe saputo fare diversamente. O forse era stata<br />
una scelta inconscia, la strada che il proprio ottimismo le aveva<br />
indicato. Anche perché si sentiva un po' colpevole su quel versante.<br />
Come se sapesse di avergli fatto mancare qualcosa. A letto le<br />
sembrava di essere fredda. Così aveva tirato dritto augurandosi -<br />
anzi sperando vivamente! - che le cose sarebbero andate per il<br />
meglio. E così era stato.<br />
Le capitava di pensare che avrebbe dovuto amarlo di più, e diversamente.<br />
Non basta amare come sappiamo farlo. L'amore ha<br />
un linguaggio che bisogna essere disposti a imparare. Per il quale<br />
ci vuole la predisposizione del carattere, la volontà del trasporto, e<br />
poi il tempo.<br />
Sì, anche il tempo. Questo condimento universale affinché le<br />
pietanze della vita possano acquistare il loro gusto.<br />
Lei poteva essere impaziente e superficiale. Forse non lo aveva<br />
amato abbastanza per dargli tutto ciò che lui si aspettava – ma<br />
qualche volta aveva anche cercato di riparare. Di tanto in tanto ne<br />
aveva il rimorso. In modo particolare quando prendeva da sola<br />
184
decisioni che lui avrebbe dovuto pagare in termini di fastidio, o<br />
addirittura di sofferenza.<br />
Forse, per sollevarsi dallo stato di leggera frustrazione e autocommiserazione<br />
in cui si trovava, sarebbe bastato scrivergli. Gettare<br />
giù una pagina o due. Magari dicendogli con tutta sincerità<br />
che, sistemati gli affari della figlia, preferiva tornare con calma. E<br />
che neanche le dispiaceva di ritrovarsi a casa. Anzi vi erano delle<br />
cose e delle persone interessanti che aveva ultimamente incontrato.<br />
Fra quelle che aveva frequentato per qualche rubber solitamente<br />
veloce. Niente tornei in quel momento, per carità.<br />
O anche questo avrebbe potuto farlo soffrire?!<br />
E se gli avesse parlato dell'ittiologo che aveva tenuto l'ultima<br />
conferenza. Un uomo singolare, non più giovane ma capace di interessare<br />
un uditorio per quasi due ore su quello strano argomento.<br />
Su quella marginale scoperta fatta da suoi amici l'anno prima.<br />
Bisognava ammettere che il gruppo a cui apparteneva la figlia della<br />
sua amica sapeva scegliere i suoi “promotori”. Almeno quello.<br />
Il conferenziere aveva raccontato come la lampreda<br />
s’attaccasse allo scazzone dorato per penetrare nei vivai. In uno<br />
strano modo che lei avrebbe definito “non privo di un candore<br />
naif“.<br />
Aprì il portatile.<br />
Ti ho raccontato come a volte vada con Selene ad ascoltare<br />
qualche conferenza.<br />
Lei e sua figlia Kati si battono contro l'inquinamento e “la sopraffazione<br />
umana” sul pianeta. Dicono proprio così. E' un modo<br />
come un altro per riempire la vecchiaia, nel caso di Selene; o di iniziare<br />
il cammino della giovinezza per quanto riguarda sua figlia.<br />
L'ultima volta, a conclusione di una lezione sull'inquinamento<br />
dei mari del nord, è stata trattata una singolare scoperta fatta in relazione<br />
ad un pesce anch'esso singolare.<br />
Lo scazzone dorato, in effetti, è uno scazzone baltico. Un<br />
Myoxocephalus quadricornis che sfoggia sul capo quattro escrescenze<br />
ossee che sono allo stesso tempo ruvide e spugnose.<br />
Questo è il motivo del suo nome.<br />
185
Ora il nostro scazzone è l'unico di 60 e passa centimetri, e che<br />
abbia riflessi di un bel giallo intenso acquisiti per il piombo ingerito<br />
con l’alimentazione. Tu forse non avrai mai sentito parlare di<br />
scazzoni, ma è un pesce che esiste davvero. E' un cottide, per dirla<br />
in breve.<br />
Il piombo va nel fegato, nelle gonadi, insieme al cadmio, allo<br />
zinco e al mercurio. Il mercurio si trova nell’acqua e nel cibo della<br />
dolce Idothea - il crostaceo di cui si nutre fondamentalmente lo<br />
scazzone baltico - , vale a dire nel plancton delizioso e fresco di<br />
quelle latitudini. Il cadmio e lo zinco, lo scazzone li trova invece in<br />
certi rifiuti che le navi lasciano cadere in mare, e di cui è divenuto<br />
particolarmente ghiotto.<br />
Fra l'altro devo ammettere che hai ragione. La tua diffidenza<br />
per il pesce - surgelato e non - non è infondata quanto mi sembrava.<br />
Così lo scazzone acquista nuances brillanti in conseguenza del<br />
malessere dovuto all’accumularsi nel proprio corpo dei metalli di<br />
cui non riesce a disfarsi con sufficiente rapidità. E questa fulva<br />
brillantezza, particolarmente intensa al di sotto della linea laterale,<br />
in una zona coperta dalle pinne, ricorda il colore dell’oro giallo.<br />
Una tinta che in acqua s’addensa, s’intensifica, acquista spessore.<br />
E in quest’anticarsi affascina l’immaginazione oltre che dell'uomo<br />
anche di altri soggetti marini.<br />
E' in questo modo che lo scazzone baltico, morboso divoratore<br />
di metalli per lui squisiti, diventa lo scazzone dorato. Un essere<br />
tanto inesistente in natura quanto attraente.<br />
Se vuoi, un essere che ha del morbidamente mostruoso, ma<br />
che è unico nella sua livrea.<br />
Dovessimo arrestarci alla descrittiva di un fenomeno che termina<br />
qui, ci si potrebbe anche chiedere cosa importi a una persona<br />
di cultura medio-alta che non sia però specialista ittiologo. O se<br />
possa davvero interessare la scienza ittica.<br />
Si tratterebbe di una curiosità cromatica, di un ittero subacqueo.<br />
Di una pennellata fra i miliardi di colpi di spatola che la natura<br />
ha menato a destra e a manca. E che ancora impartisce con<br />
un mai sazio perfezionismo maniacale.<br />
186
Ma non è così. Quest’ittero glaciale ha misteriosamente a che<br />
fare con un fenomeno dinamico da poco scoperto da due specialisti<br />
miei amici (disse l’ometto). Anzi, con diverse dinamiche ancora<br />
oggetto delle sospettose ricerche etologiche di questi signori, che<br />
insieme passano di poco i cinquant’anni.<br />
In diversi vivai del nord-ovest in cui venivano allevate molte<br />
specie di pesci - ma non lo scazzone del Baltico! - da tempo si verificavano<br />
disastrose quanto incomprensibili morie. E la cosa era<br />
stata segnalata alla coppia Janssen-Van De Pest, i due amici del<br />
conferenziere, che al momento svolgevano ricerche appunto lungo<br />
quelle sponde glaciali.<br />
Cosa accadde quando furono chiamati in causa questi giovani<br />
promettenti studiosi dall’Autorità delle acque del luogo? Immediatamente<br />
essi si accorsero che in tutte le vasche dei vivai vi erano<br />
delle lamprede, le quali determinavano le conseguenze disastrose -<br />
se non addirittura catastrofiche - che ciascuno di voi può ben immaginare.<br />
La lampreda è un autentico vampiro marino, e per essa<br />
distruggere - o quasi - una colonia è cosa facilmente realizzabile.<br />
Ora questi banchetti all’interno dei vivai non potevano far piacere<br />
ai loro proprietari. La cosa doveva essere fermata. Bisognava conoscere<br />
la meccanica dell'accesso di quelle assassine. Si compirono<br />
operazioni di controllo, si verificò la tenuta delle pareti di contenimento,<br />
si fotografò, si attinse alla popolazione ittica in crescente<br />
diminuzione.<br />
E a quel punto ci si accorse anche della presenza dello scazzone<br />
dorato. Che, tra parentesi, avrebbe dovuto essere “baltico”, o<br />
che almeno era stato baltico sino a pochi anni prima.<br />
Cosa diavolo ci faceva quel pesce lassù? Come e perché era arrivato<br />
da quelle parti? : se lo chiesero in molti, proseguì il conferenziere.<br />
Ma i due amici compresero subito che, se non si faceva attenzione,<br />
le ricerche si sarebbero talmente ampliate da coinvolgere<br />
analisi approfondite sul fasciame dell'Arca di Noè, al fine di stabilire<br />
precedenze e datazioni. Insomma bisognava “rinunciare a<br />
qualcosa” per raggiungere in tempo utile dei risultati.<br />
187
Così Janssen e Van De Pest, incoraggiati dalla promettente<br />
borsa della Cooperativa DKLM che gestiva la maggior parte di<br />
quei vivai, decisero di far partire la loro ricerca da un punto situato<br />
molto più in basso della ‘barba di Noè’.<br />
Come gli scazzoni avessero fatto a doppiare il Capo Grenen a<br />
nord di Skagen in Danimarca, e come avessero percorso prima il<br />
Kattegat e poi lo Skagerrak, a loro interessava poco o nulla. Il fatto<br />
stesso che quel pesce avesse raggiunto i vivai olandesi del Friesen<br />
Wad bastava a stabilire un punto di partenza sufficientemente<br />
sicuro, fermo.<br />
La seconda mossa fu prima ipotizzata da Janssen e poi testata<br />
sul campo. Così si giunse alla scoperta del collegamento fra scazzoni<br />
e lamprede.<br />
Gli scazzoni - ci si era accorti dopo alcune accurate ispezioni -<br />
erano i primi pesci a venire a galla, morti e già puzzolenti. Con i<br />
segni dei morsi delle lamprede sul corpo in prossimità delle zone<br />
più “dorate” dei loro fianchi. Non ci volle molto a quel punto per<br />
scoprire che le lamprede entravano nei vivai attaccate agli scazzoni.<br />
Che servivano loro da cavallo per superare gli sbarramenti dei<br />
vivai.<br />
Un metodo ingegnoso. Non saprei dire se nuovo nella storia<br />
ittica, ma certamente praticato in quella degli umani.<br />
Con la mente si va subito al cavallo di Troia.<br />
E le fasi di tale fenomeno furono ricostruite come segue.<br />
Nella prima fase, per un misterioso impulso erratico, il fine degustatore<br />
di Idothea si era “nordicizzato” lasciandosi alle spalle il<br />
Baltico e, compiendo il lungo faticoso tragitto peri-danese, aveva<br />
raggiunto il Mare del nord. Più precisamente, le basse acque del<br />
Frisen Wad, nelle quali - proprio a ridosso della costa - si sviluppano<br />
i vivai ittici. A questo punto gli scazzoni, percorrendo i tratti<br />
perimetrali, accedevano alle posizioni più agevoli di varco e, con<br />
l’aiuto della corrente marina e delle onde, saltavano dall’altra parte<br />
per nutrirsi non solo di cocktail a base di crostacei ma anche dei<br />
sugosi banchetti sciorinati con assoluta puntualità e interessata cura<br />
dagli operatori del vivaio.<br />
188
E la cosa, fin qui, poteva anche andar bene. Tutti sarebbero<br />
stati felici. Lo scazzone non faceva gravi danni, e diveniva parte<br />
del vivaio.<br />
Solo vi era un piccolo ulteriore particolare. Anche le lamprede<br />
avevano interesse a scavalcare i vari e a volte cementizi impedimenti.<br />
Ma da sole non gliela facevano, sia per l'incapacità della loro<br />
muscolatura che per la struttura ossea che non permetteva loro<br />
il repentino guizzo capace invece di portare gli scazzoni al di là<br />
dell'ostacolo.<br />
Ma un modo c’era. E le lamprede dovevano averlo acquisito<br />
probabilmente per puro caso. Esse avevano imparato ad “agganciare”,<br />
durante i loro agguati oceanici, i poveri scazzoni mentre<br />
questi saltavano l’ostacolo grazie allo scattante colpo di schiena - e<br />
conseguente “volo” - che riuscivano a imprimere ai loro 60-80<br />
centimetri di lunghezza. Li agganciavano di notte, affondando i<br />
denti in quelle macchie gialle che alla luce della luna e delle stelle<br />
dovevano risultare particolarmente visibili, assolutamente adeguate<br />
a delimitare un bersaglio. Zac! E via, a cavallo, oltre le contenzioni<br />
del vivaio, fra la carne sempre fresca di quelle acque brulicanti.<br />
Per le instancabili divoratrici doveva essere una sorta di paradiso.<br />
Il paradiso di un’ittica weltanschauung ; nord-atlantica, o semplicemente<br />
frisone?<br />
Mi chiederete se tutto questo sia documentato, aveva aggiunto<br />
il conferenziere a conclusione del breve curioso racconto. Nel<br />
senso che vi siano i biglietti della traversata degli scazzoni, o la ricevuta<br />
per la cauzione delle cavalcature?! Questo no. Non credo.<br />
Ma l'ipotesi dei miei amici Janssen e Van de Pest è solida ed alquanto<br />
probabile.<br />
Su una scala da uno a mille, diciamo mille-e-uno per essere<br />
prudenti.<br />
Rimane ora un'ultima considerazione da fare. Quella più intrigante<br />
e di maggior fascino. Quella che si potrebbe considerare il<br />
pensiero su di un pensiero, e che spesso viene indicata come “secondo<br />
pensiero”.<br />
Potremmo chiederci quale sia a questo punto la relazione effettiva<br />
fra gli scazzoni e i vivai.<br />
189
Sono gli scazzoni a fare il balzo oltre le pareti di contenimento<br />
per introdursi in un paradiso di caccia; o piuttosto sono le lamprede<br />
che, torturandoli, li spingono al salto per essere loro stesse<br />
introdotte in un paradiso in cui non hanno rivali?<br />
Non si sa.<br />
Il conferenziere si era guardato intorno per cavalcare la meraviglia,<br />
per assaporarla, gustarla. E magari, se possibile, gestirla.<br />
Non si sa?! Non si sa!<br />
L'unica cosa certa è che il lungo viaggio dello scazzone baltico<br />
- o dorato, se preferite - è iniziato seguendo eccitazioni sensoriali,<br />
istinti alimentari che spingono i banchi di pesce a seguire i bastimenti<br />
che li nutriranno con rifiuti ricchi - come ho già detto - di<br />
cadmio, di zinco, e forse anche di piombo.<br />
Per il mercurio ci pensa l' Idothea.<br />
E allora? Qual è filosoficamente la condizione dello scazzone<br />
baltico decaduto alla condizione di scazzone dorato? Di questo pesce<br />
originariamente robusto, di questo Myoxocephalus quadricornis solo<br />
apparentemente elevato alla gloria delle dorature ma che in effetti<br />
vive uno stato di corruzione fisiologica, e nel cui corpo gli agnati<br />
fanno grossi buchi per andargli a mangiare il cuore tenero?<br />
Non è tutto oro quello che luce.<br />
Colui è uno sfortunato feroce predatore di vivai d'alto mare a<br />
volte in cloruro di polivenile? O è un ingenuo, uno sciocco che, a<br />
dispetto del suo preopercolo minacciosamente spinoso, le lamprede<br />
impiegano per i propri scopi?<br />
Non si sa. E’ un capitolo dell'etologia che deve essere ancora<br />
tutto scritto.<br />
O almeno non è ancora chiaro, dicono i miei amici Janssen e<br />
Van de Pest. La via della verità è un cammino in salita.<br />
Forse è addirittura la via stretta a cui qualcuno una volta alluse.<br />
Non ricordo bene chi sia stato.<br />
Poi l’omino aveva raccolto le sue carte con fare deciso, e aveva<br />
terminato la conferenza con un ampio dispendioso sorriso di candide<br />
ceramiche odontoiatriche.<br />
Evidentemente, amava di tanto in tanto esibire il suo humour.<br />
190
Ma c'era stata qualcosa nel modo dell'altro di porgere la battuta conclusiva<br />
che l'aveva turbata. Era convinta che davvero egli non ricordasse la fonte<br />
della citazione.<br />
Per un breve istante una smarrita ironia si era dipinta sul volto<br />
dell’uomo: un grosso nodo di pelle cascante, naso aquilino, occhialetti<br />
da lettura, pelo ispido, ed esagerato cavo orale da cui l'illuminazione<br />
artificiale traeva improvvisi i bagliori che le ricordarono<br />
qualche gabinetto scientifico in cui era stata trascinata dal caso.<br />
O la toilette del suo appartamento fiorentino, allorché il sole<br />
ne sfiorava le porcellane sanitarie.<br />
Non so se la cosa ti abbia intrigato. O se lo scazzone ti interessi.<br />
Ma tant'è. Sento il bisogno di metterti al corrente di qualche<br />
cantuccio di questa vita che trascorro lontano da te contro ogni<br />
previsione e comune desiderio. E' come se fossimo per qualche<br />
minuto vicini, o almeno non così lontani.<br />
Ora devo lasciarti. Ho appuntamento con Kati. Indovina...Per<br />
un'altra delle sue conferenze. Selene non sarà dei nostri stasera.<br />
Ha da fare. Credo che sia a un torneo di cui ha preferito non parlarmi<br />
perché non poteva farmi partecipare. O un incontro galante.<br />
Le donne al di là della menopausa possono essere sessualmente<br />
molto aggressive.<br />
Scherzo. Vij ti manda i suoi saluti e ti raccomanda di non preoccuparti.<br />
In modo particolare ora che tutto è praticamente deciso,<br />
anzi finito.<br />
Ciao tesoro. A presto…speriamo.<br />
Aveva cominciato a sentirsi sollevata nello stesso momento in<br />
cui si era concessa quello “strappo dal proprio mondo di pensieri<br />
e problemi”. Da quando si era lasciata coinvolgere nella vita “sociale”<br />
e produttiva. Il bridge andava benissimo per distrarsi un po',<br />
per svagarsi. Ma era solo il lavoro “socialmente” produttivo che<br />
l'avrebbe aiutata a superare il brutto momento, diceva Kati.<br />
Kati era l'ultima figlia della sua migliore amica, Selene, o Zweemij<br />
come l'avevano chiamata sempre tutti per la sua magrezza. E<br />
191
che in altri tempi era stata anche Zweepij, perché aveva la lingua<br />
lunga oltre che l'occhio vigile per quanto le accadeva intorno.<br />
Per questo aveva sempre giocato bene a bridge, ed era molto<br />
richiesta come partner nei tornei.<br />
Vedeva anche quello che non avrebbe dovuto!<br />
Ma, quella sera, l'uomo calvo e dalla barba rossiccia poco curata<br />
le sembrava farla davvero lunga.<br />
Kati le aveva spiegato che si trattava di partecipare a una conferenza<br />
di naturisti, e quindi di sviluppare contatti con persone<br />
che potevano essere interessate e disposte al finanziamento di oasi<br />
di ripopolamento sia botanico che faunistico. Ormai la battaglia<br />
contro l'inquinamento aveva subito una sostanziale traslazione sui<br />
suoi assi, e da lotta di pochi illuminati era diventata la guerra di<br />
sopravvivenza dell'umanità. Il più moderno e nobile fronte che ci<br />
si potesse trovare a difendere. Si giocava il futuro del pianeta, diceva<br />
la giovane amica.<br />
Il loro gruppo non era stato ancora ufficialmente riconosciuto<br />
ed affiliato da alcun movimento internazionale, ma speravano che<br />
sarebbe accaduto presto. Anzi, proprio quel ciclo di conferenze e<br />
relazioni su alcune oasi di ripopolamento, e i fondi conseguentemente<br />
raccolti, sarebbero stati probabilmente il loro biglietto d'ingresso<br />
nell'ufficialità internazionale.<br />
D'altro canto vi era una responsabilità precisa da parte delle<br />
società avanzate del nord-Europa.<br />
A un certo punto Kati aveva lasciato la sala.<br />
Doveva fare alcune telefonate e non voleva attivare il cellulare<br />
lì dentro. Era cosa tollerata ma di cattivo gusto.<br />
Sarebbe rimasta fuori pochi minuti, dove c'era fra l'altro anche<br />
più campo.<br />
Per un attimo si chiese quanto giocava la situazione fiscale dei<br />
“generosi donatori” in quella sorta di gara al finanziamento. Ma<br />
poi, smettendo ogni maligna interpretazione di un fenomeno che<br />
dopotutto rivestiva una grande importanza sia nel presente che<br />
per il futuro, si abbandonò alla voce per la verità non troppo suadente<br />
dell'oratore.<br />
192
…Dodicimila anni fa gli ampi ghiacciai, immoti nel gelo scolpito<br />
che li aveva accompagnati sino ai piedi del quaternario, iniziarono<br />
gradualmente a rinunciare a parte dei territori da loro imprigionati<br />
con gelida quanto efficace tenuta nelle regioni settentrionali<br />
del globo terraqueo.<br />
Evidentemente aveva inizio il nostro mondo. Quella conformazione,<br />
sostanzialmente quel profilo vegetale ed animale del globo<br />
terraqueo, avrebbero accompagnato l'uomo nel suo primo incivilimento.<br />
Nacque un mondo sino allora inimmaginato e inimmaginabile,<br />
grondante d'acqua tanto quanto era stato immoto fino a quel<br />
momento. Policromo e diversificato tanto quanto era stato bianco<br />
e uniforme. Il suolo aveva offerto la propria fecondità all'estro dei<br />
venti. Gli insetti avevano colonizzato le acque e le terre da quelle<br />
distinte. Uccelli e altri predatori avevano raggiunto con silente velocità<br />
le prede di quel carniere spalancato; mentre gli erbivori, dopo<br />
aver trovato fra i ghiacci sentieri di nuova speranza a verdi pascoli,<br />
li avevano percorsi con cocciuta quanto affamata ed efficace<br />
pertinacia.<br />
Poi enormi esseri bianchi avevano preso a vagare fra i ghiacci e<br />
a ingozzarsi di foche, in attesa degli eschimesi che sarebbero giunti<br />
solo in un secondo momento.<br />
Si sorprese all'ultima espressione del conferenziere, non comprendendo<br />
bene se gli orsi fossero rimasti in attesa di mangiare gli<br />
eschimesi al posto delle foche; o se, piuttosto, gli ometti dagli occhi<br />
simili a fessure fossero sopraggiunti per rintuzzare agli enormi<br />
bestioni il dominio sulle carni e le pellicce, insomma per gareggiare<br />
con loro nel cibarsi delle foche.<br />
Rise con se stessa. Era un buon segno sentirsi - ed essere - così<br />
abbandonata al flusso di quei minimi eventi da non riuscire a cogliere<br />
a primo acchito il significato di una pur semplice espressione<br />
dopotutto senza grande significato.<br />
La terra è scolpita dal corso delle acque e dall'operosità onnivora<br />
dei venti. L'uomo aveva detto proprio così. Citando qualche<br />
altro? Forse.<br />
193
E lei pensò a quanto fosse diverso quel pensiero, per quanto<br />
immaginifico e grandioso, dalla 'ruah' ebraica, dallo spirito che<br />
soffiava sulle acque nei giorni della creazione.<br />
Era tutt’altra cosa.<br />
Sapeva bene che l'improvviso interesse di Kati per lei era dovuto<br />
alle sue conoscenze. Suo padre era stato un diplomatico e,<br />
avendo servito molto bene mentre altri avevano servito molto male,<br />
il suo nome raccoglieva ancora stima e consensi. A tanti anni<br />
dalla sua morte c'era gente che si ricordava di lui. Qualcuno addirittura<br />
s'arrischiava a dirle quanto, in un “modo estremamente<br />
femminile”, lei gli rassomigliasse.<br />
Kati cercava un posto nel nuovo mondo, in quel nuovo difficile<br />
mondo. In quella che lei solitamente definiva la moderna babele<br />
delle lingue e dei fatti. Guardandosi intorno, i giovani e begli occhi<br />
grigi della ragazza - a volte un po' strani, a dire il vero - erano caduti<br />
su di lei, che era lì per curare quanto rimaneva degli interessi<br />
di sua figlia.<br />
Non sapeva darle torto se si era lanciata subito sul cognome<br />
Van de Ritter. Era un modo come un altro per ampliare i suoi<br />
contatti, e magari per arricchire la sottoscrizione che avrebbe<br />
promosso l'organismo di cui faceva parte. I temi erano moderni e<br />
giusti. Il rispetto dell'ecosistema e la partecipazione alle attività inerenti<br />
rientravano nei doveri del cittadino del villaggio globale.<br />
E le idee erano portate avanti con una passionalità che si poteva<br />
trovare solo nelle guerre di indipendenza nazionale, o nella riflessione<br />
sulla shoa e su quella circa le tanto oscurate crudeltà del<br />
socialismo reale.<br />
Ma il tutto era anche felicemente collegato con le opportunità<br />
della moderna scienza tributaria.<br />
Il conferenziere era andato un po’ avanti.<br />
Gli antropomorfismi che riguardano la terra sembrano volerla<br />
sottrarre a un destino di brutale inanimazione per donarle, se non<br />
proprio una coscienza, una capacità comunicativa. Una condizione<br />
fonante che dagli anfratti dei fiumi, dalle gole dei canyon, dalle<br />
piane spazzate dal ventoso furore, fosse almeno in grado di emettere<br />
suoni o gemiti.<br />
194
Pur senza giungere a un autentico panteismo corredato di precisa<br />
espressività.<br />
Scavata, modellata, lambita dagli elementi, essa non nasconde<br />
la sua natura, o la sua ispirazione muliebre. La terra, che un grande<br />
vento feconda, dopo averci generato mostra la sua ultima capacità<br />
di accoglienza. Si prende cura delle nostre spoglie. Fossero anche<br />
le aduste ceneri.<br />
Ed ecco apparire la morte. Anche in quell’ occasione ecosistemica.<br />
Un personaggio tutt'altro che estraneo ai discorsi sull'inquinamento<br />
e sulla protezione delle specie.<br />
In questo si sentiva a volte molto sciocca. Non che non badasse<br />
alla gente - o agli animali e alle piante - che pure morivano intorno<br />
a lei. Ma la morte manteneva per lei un assurdo smalto che<br />
risaliva alla giovinezza.<br />
Prima di affrontare una fine inattesa e prematura, suo padre<br />
aveva fatto creare dall’orafo di fiducia una spilla di smeraldi e<br />
diamanti per sua madre. Un regalo di anniversario. E dopo averla<br />
ideata, ne aveva seguito la realizzazione con grande amore e intento<br />
simbolico.<br />
Era un cavallo impennato. Con smeraldi sulla gualdrappa, e<br />
piccoli brillanti alle staffe e al morso che alludevano alle qualità di<br />
sua madre. Alla sua protettiva forza che trascinava tutti in avanti<br />
con fiducia e speranza per l'avvenire; e alla prudente sicurezza con<br />
cui aveva guidato in tutti quegli anni la famiglia. E l'oro giallo e<br />
rosso ne facevano un nodo corrusco su cui bisognava concentrare<br />
accuratamente l’attenzione per potere gustare il gioiello.<br />
Ma la fatalità aveva voluto che la spilla, consegnata nel giorno<br />
stabilito, avesse mostrato una “sicurezza” difettosa nel sistema di<br />
agganciamento. E suo padre, per quanto cosciente della fine che<br />
ormai lo inseguiva da vicino, l'aveva rimandata indietro perché<br />
fosse accomodata, e potesse essere indossata senza rischio.<br />
Era il suo ultimo dono. Voleva che simbolizzasse a lungo il<br />
proprio innamorato apprezzamento per lei.<br />
A quel punto l'orafo si era ammalato, e i giorni erano sembrati<br />
una corsa con la riparazione di quella “sicurezza”, piuttosto che<br />
l'avvicinarsi della sua fine. Che era puntualmente venuta poco do-<br />
195
po che la spilla era stata consegnata e appuntata sul petto di sua<br />
madre. Un avvenimento grondante di amore, di tensione drammatica,<br />
e di una bellezza intrinseca che lei non poteva dimenticare.<br />
Poi il pregio e la grazia del gioiello erano stati rapiti dalla guerra<br />
con le sue amare quanto cieche imposizioni.<br />
Ma per lei la morte - forse ogni morte - riceveva, se non proprio<br />
luce, almeno qualche bagliore dal tremulo lago di quel ricordo.<br />
Quel fatto la commuoveva ancora e sempre. Le ricordava persone,<br />
affetti, giorni, che stentavano ad inabissarsi nell'oblio, per<br />
quanto ormai a sì grande distanza.<br />
Poi, mentre l'uomo dotato di barba incolta e consistente calvizie<br />
prendeva a volare con la sua fantasia ricordando come e quando<br />
gli elfi di Peer Gynt avessero abitato le stesse sponde calcate<br />
dagli aironi o visitate dai martin pescatori; e i canneti avessero<br />
fornito allo stesso tempo materiale per le siringhe di fauni impudichi<br />
e cinici quanto quelli di Debussy, e per i nidi di cigni sontuosi,<br />
solitamente così attenti alle cure parentali, si disse che Kati tardava<br />
troppo.<br />
Quindi il tempo precipitò mentre il conferenziere spiegava loro<br />
come questo profilo del “nodo terraqueo” fosse stato il migliore<br />
e più dolce interlocutore dell' homo faber nelle ultime migliaia di<br />
anni sino al giorno in cui tutta la sua dignità fu obnubilata, e la terra<br />
in pratica cominciò ad essere considerata nemica dell'uomo.<br />
Una nemica da combattere, anzi da distruggere. Da disarticolare<br />
nella sua più profonda essenza.<br />
E’ questa la terra del giorno d'oggi, perché è questo il modo in<br />
cui essa è trattata dall'uomo moderno. Dal singolo uomo e dalle<br />
nazioni tutte. Un grave errore.<br />
Una volta un uomo aveva un nemico nel bosco. Uscì e andò<br />
ad ucciderlo, e alla fine s'accorse di stare peggio di prima perché<br />
era rimasto solo.<br />
Peccato che lui non ricordasse dove aveva letto quella parabola.<br />
Per la verità, la conclusione non le parve particolarmente felice.<br />
Ma la gente applaudì con calore. E mentre qualche signora -<br />
più frettolosa delle altre- si alzava dal proprio posto per allonta-<br />
196
narsi dalla sala, qualche altra abbandonò la poltrona per avvicinarsi<br />
a quella faccia ricciuta e indirizzarvi uno smunto sorriso, insieme<br />
all' “eco” di un jenever assunto anzi tempo con traslucida ispirazione<br />
terapeutica.<br />
Forse qualcosa le era sfuggita. Ma, ora, se aveva un'idea chiara<br />
in mente era quella di lasciare la sala.<br />
Avrebbe incontrato Kati nell'altro salone, o al bar? O forse la<br />
ragazza aveva dovuto allontanarsi, e non aveva voluto disturbare<br />
lei e gli altri. Era una scelta dopotutto normale. E ancora si diceva<br />
così quando due uomini in abito scuro le fecero un cenno di saluto<br />
con il capo proprio mentre lei lasciava la sala, accennando a volerle<br />
parlare.<br />
Si fermò un po' timorosa che qualcosa potesse essere accaduta<br />
alla figlia dell'amica. Un incidente di macchina, un malore.<br />
- Mi perdoni. La signora Van de Ritter, immagino!?<br />
Rimase per un attimo perplessa. A primo acchito avrebbe risposto<br />
di no. Quella era stata sua madre.<br />
A quel punto intervenne l'altro uomo:<br />
- Ci scusi, signora. Il mio collega non conosce il suo attuale<br />
cognome da sposata...<br />
- Van de Ritter è il cognome di mio padre. Ora sono coniugata<br />
Anghiari. Comunque ho la doppia cittadinanza.<br />
Pronunciò la frase quasi senza rendersene conto. Cosa<br />
c’entrava la cittadinannza?<br />
- Ci spiace disturbarla ma dovremmo parlarle. Siamo della Polizia.<br />
- Di cosa si tratta.<br />
- Saprà subito ogni cosa se vorrà accomodarsi nella saletta accanto.<br />
Mentre si dirigeva verso la porta, che il più giovane aprì per lei,<br />
si disse che le dispiaceva per Kati. Era giovane, bella. Doveva trattarsi<br />
di un incidente. Ma che tipo di incidente?<br />
Tornando a casa le sembrò che il mondo le fosse appena crollato<br />
addosso. Selene non aveva voluto rispondere al telefono. Le<br />
aveva fatto dire dalla cameriera che stava male.<br />
197
Suo marito era in Danimarca per affari. “Il momento non poteva<br />
essere migliore”, le parve di sentire l'eco delle parole dell'amica<br />
che volteggiavano nella sua mente.<br />
Non volle né poté pensare ad altro. Prese un sonnifero e andò<br />
a letto. Aveva bisogno di riposo. Nell'ingresso lasciò un biglietto<br />
per la figlia che era andata a cena fuori con amici. Per favore domattina<br />
voglio parlarti.<br />
Poi si spogliò e scivolò fra le lenzuola. Il sonno la prese mentre<br />
brani di quanto le era stato ammannito quella sera affioravano liberamente<br />
giustapposti. O quasi.<br />
La concezione di amorosa accoglienza della terra, che allo stesso<br />
tempo nutre e sfida l'immaginazione umana, è stata per lungo<br />
tempo una valida interlocutrice dell' homo faber. Per cadere poi ai<br />
nostri giorni in disuso.<br />
La terra dichiarata nemica dell'uomo progredito e moderno…<br />
L'acqua…una sorta di grembo, un luogo d'accoglienza. Che<br />
prevede l'abbraccio ai rospi, alle rane, ma anche alle zanzare. Da<br />
essa le pallide ninfe delle libellule e delle effimere affiorano percorrendo<br />
le grandi strade delle canne e dei giunchi che si ergono<br />
dalla melma del fondo. Per completare in superficie quanto manca<br />
alla meraviglia delle loro metamorfosi…<br />
Negli specchi liquidi trafitti dal sole miliardi di invisibili alghe<br />
trasformano l’acqua e l’anidrirde carbonica in sostanza organica in<br />
virtù della giammai troppo lodata fotosintesi…<br />
La vita ci sfugge seppellendosi, o innalzandosi, al di là della nostra<br />
vista. Scomparendo ai nostri occhi. Ineffabile, ultradiafana.<br />
Indizio, quando non chiara testimonianza, di grandezza. Anzi di<br />
infinitudine.<br />
La percezione della verità non può non essere che lezione di umiltà.<br />
L'uomo che crede, a causa delle sue scoperte di ordine scientifico,<br />
di essere padrone dell'universo, è simile a chi pensa di stringere in<br />
mano le stelle per il solo fatto di poterle scorgere in cielo.<br />
Purtroppo ci sono di questi infelici…!<br />
198
Poi scivolò in un sonno profondo che la imprigionò in una<br />
quasi assoluta immobilità sino al giorno dopo.<br />
Il mattino successivo aggiunse nella lettera per suo marito che<br />
la figlia della sua amica era probabilmente coinvolta in un giro di<br />
smercio di cocaina. E che, a quel punto, lei doveva rimanere lì ancora<br />
per qualche giorno. Non tanto per stare vicina all'amica<br />
quanto per rispondere in modo esauriente ai funzionari della<br />
squadra narcotici, dal momento che nelle ultime settimane aveva<br />
trascorso molto tempo con Kati. La quale, a quanto sembrava, si<br />
faceva accompagnare da lei nel giro delle consegne.<br />
Doveva assolutamente farlo. Altrimenti, piuttosto che una deposizione<br />
giurata, le avrebbero chiesto di restare e partecipare al<br />
processo.<br />
La cosa sarebbe risultata ancor più penosa per entrambi.<br />
199
15<br />
Come spesso accade per i grandi fiumi - il Nilo, il Congo, il<br />
Niger, ad esempio, che a volte si riposano prima d'affrontare i<br />
tratti più vorticosi del loro cammino -, le acque della vita, che gli<br />
erano sembrate scorrere con esagerata lentezza per un certo numero<br />
di giorni, improvvisamene presero velocità, divennero irruenti.<br />
E si produssero in salti fragorosi.<br />
La prima cosa - apparentemente di secondaria importanza -<br />
che sconvolse il suo quieto vivere fu la scomparsa del fennec. Ne<br />
ebbe notizia la mattina di un giorno in cui Amina non avrebbe<br />
dovuto recarsi da lui. E invece eccola lì di buon ora, davanti all'uscio.<br />
Con Farouk al fianco che mostrava due occhi rossi di pianto,<br />
gonfi come sugheri di champagne.<br />
Anche il volto della donna era alterato. Non avrebbe saputo<br />
dire se dall'indignazione, dalla rabbia, o semplicemente dal turbamento.<br />
Gli raccontò come, durante la notte del giorno precedente, la<br />
volpetta fosse scomparsa. E come, a quel punto, avesse pensato<br />
che il responsabile era quel maledetto Hassan, il riccastro. Era certamente<br />
un uomo vendicativo. Per la verità tutti gli uomini sono<br />
vendicativi, ma più si ha denaro e superbia e più la vendetta ci<br />
sembra qualcosa che non possiamo non prenderci quando viene il<br />
nostro turno. Gli uomini che amano il potere non possono rinunciarvi.<br />
Amina sperava di poter ancora riavere l'animale. Forse il fennec<br />
non era stato ucciso. Hassan era così schifoso - e la donna<br />
sputò tre volte in terra - che avrebbe potuto decidere di vendere la<br />
bestiola. Per cavarci anche del denaro da quella cattiva azione, oltre<br />
che la soddisfazione di aver fatto del male a un bambino senza<br />
famiglia.<br />
200
Lui aveva per caso visto qualcosa? O sentito qualcosa che potesse<br />
aiutarla nel recupero della bestiola?<br />
Mentre parlava gli occhi della donna si erano fatti anch'essi<br />
rossi, e protrudevano dalle scure occhiaie come quelli del ragazzo.<br />
Sembravano figli della stessa dolorosa impotenza.<br />
Ma lui - facile a crederlo - non aveva visto nulla.<br />
Né sarebbe stato la persona più qualificata ad accorgersi se<br />
succedeva qualcosa di strano nella casa di fronte. Ma gli dispiaceva<br />
quello che era successo.<br />
Farouk aveva ripreso un po' di coraggio, e guardava in su verso<br />
di lui bevendo le scarne parole come fossero buone notizie, precise<br />
indicazioni, invece dell'ovvio diniego. Avrebbe voluto aiutarli.<br />
Ed era sul punto di offrirsi di comperare un altro fennec al ragazzo<br />
quando comprese che non era quello il momento per una simile<br />
proposta.<br />
La cosa migliore era tacere e offrire ai due un bicchiere di limonata<br />
fresca.<br />
Quel mattino Amina e Farouk rimasero con lui. La donna disse<br />
che, ormai che si trovava da quelle parti, valeva la pena mettere<br />
un po' d'ordine nella casa. Sembrava averne proprio bisogno. Gli<br />
avrebbe fatto anche da mangiare. Voleva?<br />
Certo che voleva. Come dirle di no? La verità era che Amina<br />
desiderava rimanere nella zona senza dare troppo nell'occhio, per<br />
rendersi conto se i suoi sospetti sul rapimento della volpetta da<br />
parte del “turco” fossero fondati. E quando gli disse che lui poteva<br />
uscire con il ragazzo per ritornare quando il pranzo sarebbe<br />
stato pronto, fu certo che la donna intendeva utilizzare la maggior<br />
parte del tempo in cui sarebbe rimasta sola per sbirciare nell'abitazione<br />
situata a poca distanza. E, se possibile, per informarsi anche<br />
dalla gente che viveva nei paraggi circa la presenza del fennec nella<br />
casa.<br />
O addirittura sulla morte dell'animale.<br />
Scorgeva negli occhi dell'araba una piccola fiamma lontana ma<br />
inestinguibile, come il fuoco della sua decisione di non fermarsi<br />
fin quando le cose non fossero state chiare, e le responsabilità e le<br />
punizioni non avessero raggiunto chi di dovere.<br />
201
Lui non poteva farci nulla. D'altro canto cosa si poteva fare se<br />
la donna avesse davvero scoperto qualcosa a carico di Hassan?<br />
Niente. Magari una denuncia al più vicino posto di polizia. E un<br />
fiume di improperi. Ma l'altro se ne sarebbe altamente fregato, insieme<br />
a chi gli aveva tenuto bordone. E tutto sarebbe finito in lacrime<br />
di rabbia solo in parte soddisfatta per aver trovato il bandolo<br />
della matassa.<br />
Anzi, per aver subito intuito a chi era da ascriversi la responsabilità<br />
della scomparsa e dell'eventuale morte della bestiola.<br />
La cosa migliore era lasciar fare. Probabilmente Amina non sarebbe<br />
venuta a capo di nulla. E tutto si sarebbe concluso in un'amarezza<br />
stemperata dalla coscienza di aver fatto quanto era possibile.<br />
Almeno aveva tentato, si sarebbe detta. La vita è prospettiva.<br />
E' un sistema di quinte e di profondità. Ognuno ha il suo, con le<br />
sue leggi, le sue esigenze, la sua particolare strutturazione.<br />
- Vieni. Andiamo a fare un giro in macchina - aveva concluso<br />
rivolgendosi al ragazzo. - Diamo uno sguardo intorno. Non si può<br />
mai sapere.<br />
Ma neanche aveva pronunciato quella frase che s'era accorto<br />
d'avere sbagliato. Era come un rinfocolare un'assurda speranza.<br />
Per un motivo o per l'altro, era convinto che del fennec nessuno<br />
avrebbe più visto neanche la coda.<br />
Girovagarono senza meta. Lungo le strade sabbiose e irte di<br />
secchi cespugli che portavano all'interno verso Burg el-Arab, o<br />
lungo il mare di un intenso blu che brillava di milioni di piccole<br />
stelle sotto un cielo di inclemente lucore. Si fermarono anche in<br />
un boschetto, e Farouk si mise a dare calci contro certi grumi<br />
biancastri che null'altro erano se non feci calcificate dal sole. Al ritorno<br />
il piccolo targhi volle riascoltare la storia di Pollicino. E lui<br />
fu felice di poterlo accontentare. Poi, giunti a casa, si erano seduti<br />
a mangiare. Quel mattino dovevano essere suoi ospiti, aveva detto<br />
ad Amina.<br />
Il giorno, bene o male, si concluse senza ulteriori novità, e, per<br />
la settimana successiva, del fennec non ne seppe nulla. Né vi furono<br />
altre novità se non che gli occhi di Farouk erano sempre più<br />
rossi; e che Amina rimaneva sempre più silenziosa a spazzare la<br />
202
veranda rivolta verso la casa del commerciante, quando si recava<br />
da lui.<br />
Purtroppo non era soltanto la pelosa coda dorata del fennec<br />
che non avrebbe più visto. Le cose che sembrano impossibili a<br />
volte accadono. E accadono solitamente quando meno ce l'aspettiamo.<br />
Così scoppiò la tragedia, improvvisamente, inattesa quanto<br />
nulla mai. La sorpresa non appartiene alla sua natura ma è una delle<br />
sue ancelle preferite.<br />
Nel giro di dieci giorni – vale a dire all’inizio dell’altra settimana<br />
- lo stesso Farouk scomparve. Anzi, prima scomparve e poi fu<br />
ritrovato a una distanza relativamente breve da casa sua, al di là<br />
del boschetto con le feci calcificate.”Che giaceva in terra morsicato<br />
in più punti da cani selvaggi”, fu la prima e unica notizia che filtrò<br />
dalla gendarmeria il primo giorno.<br />
Qualche ora prima, Amina era venuta a cercare il ragazzo con<br />
le mani nei capelli per la disperazione. Era stata accompagnata davanti<br />
casa sua da un giovanotto che doveva essere un lontano parente.<br />
In una Citroen scassata e senza paraurti anteriore. Piangeva,<br />
si torceva le dita, a tratti lamentandosi e guardando alle finestre e<br />
alle porte della casa di Hassan ermeticamente chiusa.<br />
Dopo avergli raccontato come non trovasse più il ragazzo, la<br />
donna aveva continuato a guardare incredula alla grossa abitazione<br />
dove il ricco Hasssan risiedeva solo provvisoriamente. A tratti<br />
come per chiedere aiuto, piuttosto che per accusare o minacciare.<br />
Nei suoi occhi vi era stata una sorta di straziata incredulità. Neanche<br />
le era riuscito di coronare i suoi sospetti con una vigorosa<br />
bussata all'uscio scuro a pochi passi da lei. Perché non era forse<br />
Hassan che le aveva preso il ragazzo, oltre ad essersi impadronito<br />
della volpetta?<br />
Il dolore sembrava avere istillato in lei una esiziale debolezza.<br />
Era mai possibile che l'uomo avesse fatto scomparire il suo ragazzo<br />
perché il fennec gli aveva morsicato le vesti in un paio di<br />
occasioni? Esistevano persone del genere? E l'offesa non avrebbe<br />
dovuto già essere stata vendicata dalla scomparsa - anzi dalla morte,<br />
di questo era ormai certa - del fennec!?<br />
203
Sembrava che non riuscisse a credere all'accaduto, a capacitarsene.<br />
Poi era saltato fuori il corpicino senza vita di Farouk. Anzi soltanto<br />
la notizia del ritrovamento, dapprincipio.<br />
Un delitto efferato, un atto incredibile: incomprensibile per un<br />
occidentale, aveva continuato a ripetersi nelle ore immediatamente<br />
successive. Ammazzare un bambino per vendicarsi di un affronto<br />
così banale era qualcosa di tanto selvaggio - si era detto in quei<br />
primi momenti - che neanche nelle zone più arretrate e di cultura<br />
assolutamente barbarica era possibile immaginarlo. Un vendetta<br />
atroce.<br />
Se era stato Hassan, avrebbero dovuto cuocerlo a fuoco lento.<br />
E il pensiero di quell'assurdo fatto gli era rimasto per tutto il<br />
giorno confitto nella mente. Come una nube di cui non riuscisse a<br />
liberarsi, che ottundeva ogni cosa, ogni realtà.<br />
Senza che lo volesse, quella possibilità si era confrontata di<br />
volta in volta con il cielo splendido e ruggente, o con il mare enorme<br />
e incontenibile, e con le bellezze che gli si erano offerte -<br />
inevitabili - della città e del deserto; con il fascino che aveva colto<br />
nelle donne e negli uomini di quelle terre. Ma non vi era stata una<br />
cosa sola della sua memoria, recente o antica, che riuscisse a vincere<br />
il ribrezzo che gli guastava l'animo. Che vi potesse mettere sia<br />
pur minimamente la sordina.<br />
E non era questione della sua particolare sensibilità, dovuta al<br />
fatto che aveva conosciuto il piccolo targhi. Era convinto che fosse<br />
una cosa orribile in se stessa. Gli parve che la barbarie che si<br />
considerava superata ovunque in quelle zone, non lo fosse più. E<br />
che il progresso della democratizzazione nell'amministrazione della<br />
società, dell'avanzata della tecnologizzazione e di un migliore<br />
sfruttamento delle risorse, dei diritti dell'uomo e della contemporanea<br />
solidarietà sociale di quei luoghi, fossero del tutto inghiottiti<br />
da quel semplice fatto. Da quel bambino assassinato per vendetta<br />
dal “turco”. La sopravvissuta ferocia locale era testimoniata da<br />
quella morte.<br />
In breve, l'Africa era tornata ad essere il Continente Nero nella<br />
sua immaginazione.<br />
204
Poi la Polizia era venuta a fargli visita. Nel pomeriggio quattro<br />
poliziotti bussarono alla porta.<br />
Non era un interrogatorio, gli dissero. Altrimenti lo avrebbero<br />
convocato in ufficio, una casamatta che su di un lato era costituita<br />
da ondulati da tempo in attesa di essere sostituiti con materiale più<br />
degno e adeguato.<br />
Doveva solo dir loro quello che sapeva.<br />
Il capo-pattuglia era un bel ragazzo di un marrone forte e insieme<br />
dolce, con un blocco di appunti in una mano e nell’altra una<br />
penna a sfera della BOAC.<br />
Aveva raccontato di Amina che era andata da lui, e di non aver<br />
visto Farouk per tutto il fine settimana appena trascorso. L’ultima<br />
volta lo aveva visto quando era venuto insieme ad Amina a chiedergli<br />
se sapesse nulla del fennec.<br />
Praticamente non l'aveva visto la settimana precedente. Né<br />
immaginava dove potesse essere stato.<br />
La grossa macchina era scivolata tristemente via con il suo carico di dolore<br />
verso nord. Lo sconquassato veicolo per un attimo lo aveva rimandato con la<br />
mente alla grottesca possibilità che fosse in caccia del suo parafanghi, piuttosto<br />
che del bambino.<br />
La sua fortuna fu quella di non avere precedenti.<br />
Nessuno poteva dire di aver mai visto ragazzi entrare a casa<br />
sua, o intrattenersi con lui. E Amina era troppo intelligente per<br />
non essersi resa conto che il suo interesse per il ragazzetto era solo<br />
simpatia umana. Non si trattava di pedofilia.<br />
Lui dapprincipio aveva nutrito un po' di apprensione; e di tanto<br />
in tanto aveva avuto anche paura.<br />
Nessuno lo conosceva. Il ragazzo era morto. Lui ci usciva<br />
spesso insieme. Se le cose si fossero messe male, potevano anche<br />
portarlo in città per accertamenti. E a quel punto cominciava tutta<br />
una nuova musica. Ognuno avrebbe voluto dimostrare che aveva<br />
fatto quello che aveva fatto a ragion veduta. Ogni particolare più<br />
insignificante avrebbe acquistato il profilo di un indizio, non foss'altro<br />
che a difesa di chi aveva deciso il suo fermo e le indagini.<br />
205
Invece le cose andarono nel modo migliore. Nessuno aveva<br />
neanche accennato ad un sospetto contro di lui.<br />
Quando si conobbe l’esito dell’indagine necroscopica<br />
all’obitorio tutto fu chiaro. Farouk era stato svuotato. Prima ucciso<br />
e poi svuotato.<br />
Sì, i cani selvaggi lo avevamo morsicchiato. I segni delle zanne<br />
sulle cosce e sui glutei erano inequivocabili. Ma gli occhi, i reni, il<br />
fegato, e il piccolo cuore indomito del targhi erano stati asportati<br />
con precisi tagli di bisturi.<br />
Altro che ferocia locale, altro che atroce vendetta di Hassan!<br />
E in questo era ancora più evidente che lui non c'entrava per<br />
nulla.<br />
Per fortuna, alla stazione di polizia il funzionario, un uomo che<br />
indossava da un paio di settimane la stessa camicia verde pisello<br />
approfittando del colore difficilmente perscrutabile , aveva subito<br />
capito che lui era “dott.” ma in tutt'altra cosa.<br />
Questo lo aveva alquanto sollevato. Sarebbe stato grave se un<br />
atto di schifiltosa pigrizia - quale quello di passare la sua carta da<br />
visita all'incaricato dell'agenzia turistica - si fosse concluso con un'imputazione<br />
di omicidio aggravato per il solo fatto che la Polizia<br />
non disponesse di meglio.<br />
E per fortuna Mulid era in viaggio in quei giorni. Comunque il<br />
poveraccio non avrebbe avuto voce in capitolo nelle oscure stanze<br />
essiccate dal caldo, e come ombreggiate dall’impalpabile sabbia.<br />
Allo stesso tempo dense di rappresa mestizia e di uno sporco decennale.<br />
Ci mancava solo che l'alessandrino potesse intrattenersi con le<br />
autorità circa le sue speranze sull'asportazione dei propri calcoli.<br />
Dio è clemente e misericordioso, si disse citando con animo<br />
cattolico quel famoso e continuamente reiterato articolo di fede islamica,<br />
quando fu di nuovo a casa, lontano da luoghi di contenzione<br />
intrisi del dolore delle vittime di passaggio, oltre che<br />
dell’odore dei loro aguzzini. E ormai definitivamente rassicurato<br />
dallo sprezzante disinteresse che la Polizia aveva mostrato di nutrire<br />
per la sua persona.<br />
Guai se non fosse stato così!<br />
206
Nella vita vi sono cose che potrebbero essere pacificamente<br />
definite incommensurabili con noi. Non ci riesce di sistemarle nel<br />
nostro animo, nella nostra intelligenza. Cose a cui non siamo capaci<br />
di prendere le misure per trovarvi un posto adeguato. Esse<br />
esulano, oltre che dalla nostra esperienza, dal nostro stesso sistema<br />
di comprensione.<br />
La morte di Farouk era una di quelle.<br />
Continuava ad avere il ragazzetto davanti agli occhi, a rammentarne<br />
i lineamenti, la voce a tratti un po' gracchiante. L'ingenuo<br />
sorriso accattivante di bambino. La fanciullesca malizia. Le mani a<br />
volte sudicie.<br />
Farouk rimase al suo fianco l'intera giornata senza poter far<br />
nulla per staccarsene. Non solo da lui e dalla sua morte, ma anche<br />
dalla propria stupidità. Era evidente che il piccolo targhi, disperato<br />
per la scomparsa del fennec, aveva fatto notte tempo un tentativo<br />
per ritrovarlo. Ed era partito dal ciuffo di palme presso le quali il<br />
giorno prima avevano trovato le feci calcificate.<br />
Ma come aveva potuto credere che fosse stato Hassan a ucciderlo?<br />
Forse il “turco” neanche aveva ucciso il fennec.<br />
L'uomo aveva altro da fare, altro a cui pensare. Solo la sua<br />
mentalità razzista aveva potuto immaginare una tale possibilità.<br />
Ricordando la scena, ora comprendeva lo sguardo di Amina. Non<br />
aveva neanche lei pensato davvero che Hassan avesse ucciso Farouk.<br />
Era stato un gioco dell'immaginazione, un escamotage per<br />
aggirare il dolore, per fuggire l'ignoranza dei fatti. L’assoluta cecità<br />
di quel tragico momento.<br />
Quell'omicidio, quella “vendetta”, era frutto dell’ immaginario<br />
contemporaneo. Anzi delle moderne tecnologie. Non c'entrava<br />
per nulla la crudeltà araba, o il “barbaro costume desertico”. Quell'assassinio<br />
rientrava nel contemporaneo universo tecnologizzato,<br />
non in quello dei souk affollati, e delle carovane così puzzolenti da<br />
essere “annusate” a chilometri di distanza. Un Farouk vuotato dei<br />
suoi organi, un corpo oggetto di commercio per una moderna sostituzione<br />
di organi – in una clinica probabilmente “occidentale”,<br />
da ricercarsi sul suolo africano o nel cuore dell'Europa - era “suo”<br />
non di Hassan il “turco”.<br />
207
Era una tessera dell’ideologia entro il cui ambito lui viveva. Lo<br />
sentiva nel cuore, nel cervello, che Farouk in qualche modo era<br />
stato ucciso dal mondo a cui il ragazzo aveva già preso gusto.<br />
Era la sua civiltà che era giunta a rottamare i bambini, non<br />
quella barbarica dei “mori” cattivi che, in guerra, eviravano i nemici<br />
e gli cacciavano fra i denti quello che restava del loro pene.<br />
Bisognava essere bravi chirurghi, sapere molto bene cosa si stesse<br />
facendo. Per poter fare una cosa del genere, ci volevano autentici<br />
professionisti. Degli specialisti.<br />
Fu un esame di coscienza freddo, lento, ma che nulla poteva<br />
mitigare.<br />
Trascorse l'intero pomeriggio sdraiato nella poltrona che di solito<br />
lo accoglieva, avvinto da una sonnolenta ubriachezza. L'immagine<br />
del ragazzetto lo inseguiva dalla veglia ai sogni e viceversa,<br />
e ogni particolare che aveva acceso la sua simpatia si infiltrava nei<br />
pensieri, nei ricordi, nel quadro di quell'amara prospettiva.<br />
E nei sogni si intrufolavano a ruota libera i personaggi del piccolo<br />
mondo che lo circondava. Mulid che gli faceva dono di uova.<br />
Almèk che pontificava sul passato, sulla giovinezza e sulla speranza.<br />
Nel sogno la donna piccola e nervosamente entusiasta che aveva<br />
visitato il museo di Kavafis si strisciò contro l'uomo dalla<br />
barba antropologica recitando versi che a lui non riuscì di sentire.<br />
Boutigny rise più che mai al di sopra di una mousse al cioccolato in<br />
un angolo del Pastroudis, ancora assolutamente indifferente ai pericoli<br />
che sovrastavano la sacrestana della chiesetta di Kafr-el-<br />
Dawar e le altre donne dagli efficaci pesanti sederi.<br />
Saskia lo salutò un'altra volta con la mano, distante da lui sulla<br />
Canopea.<br />
Sognò anche il funzionario di polizia dalla camicia verde pisello.<br />
Gli tendeva il passaporto mentre Mulid cercava di dirgli qualcosa,<br />
mostrandogli allo stesso tempo uno dei suoi illustrati fogliacci<br />
“medico-chirurgici”. C'era anche Gaia, che qualche giorno<br />
prima aveva lasciato Alessandria per addentrarsi con i suoi ospiti<br />
nelle zone dei reperti archeologici.<br />
Più che di sogni, si trattò di una catena di incubi in cui era<br />
sempre presente Farouk; un laccio che alla fine lo strinse, lo strin-<br />
208
se, finché – quando Gaia di nuovo apparve, elegantissimo, e grasso<br />
oltre ogni dire nel suo faccione e nel sedere esageratamente<br />
prominente - non si svegliò con un ultimo sussulto in un mare di<br />
gelido sudore.<br />
Era stremato. Ma avrebbe voluto chiedere al “padrone bianco”<br />
se erano stati i suoi “parenti” del nord-Europa a svuotare il piccolo<br />
targhi.<br />
Che fosse anche lui responsabile di quell’atroce destino?! Per<br />
fortuna Vij non era venuta ancora.<br />
Alla fine decise di uscire. Non gliela faceva più a stare in quella<br />
poltrona. Anzi in quella casa.<br />
Mentre s'affrettava, trovò in terra, sulla soglia di pietra grigia<br />
incurvata dall’uso, una lettera di sua moglie. Il ragazzo dell'American<br />
Bureau l'aveva spinta sotto l'uscio pensando alla mancia che<br />
avrebbe ricevuto per la cortese sollecitudine.<br />
La mise in tasca. E, raccolte le chiavi della macchina dal tavolinetto<br />
dell'ingresso, uscì nella notte fresca.<br />
La prima reazione fu sgradevole perché il sudore gli si gelò addosso.<br />
Ma, salito in macchina, le cose presero a girare meglio.<br />
Non sapeva dove volesse andare. Desiderava soltanto lasciarsi dietro<br />
quelle mura come se, con esse, potesse disfarsi dei dolorosi ricordi<br />
che riguardavano Farouk. E dei tutt'altro che pretestuosi<br />
giudizi di condanna sull’universo a cui riconosceva di appartenere,<br />
e su lui stesso.<br />
Avrebbe dato l'anima per disfarsi dell'amarezza per la morte<br />
del bambino, e di quel senso di lontana responsabilità per quanto<br />
era accaduto.<br />
Ma il pensiero della crudezza di quanto era successo lo turbava<br />
molto più della morte stessa del bambino.<br />
L'orrore non ha soltanto un volto ma ha anche un'anima,<br />
un’intelligenza. La coscienza è coscienza di singole emozioni e di<br />
singoli uomini, ma deve potersi staccare dal caso particolare, dall'immediato.<br />
L'uomo è capace di giudizi e di scelte solo perché in<br />
ogni singolo evento è in grado di leggere qualcosa che prescinde<br />
dal fatto particolare. Farouk aveva subito una morte così infame<br />
209
che il suo scomparire, la sua stessa sofferenza, impallidivano di<br />
fronte al concetto dei “pezzi di ricambio”. Il bambino era coinvolto<br />
in qualcosa di più grande di lui. In una questione metafisica.<br />
Oggetto della rottamazione, lui stesso scompariva di fronte a quel<br />
dramma. Dinanzi alla tragedia di quel concetto.<br />
Bambini da reperirsi, oltre che nelle scuole, anche negli asili infantili.<br />
Perché no!? Aveva detto così l'ometto dal turbante bianco,<br />
qualche sera prima nella piccola moschea.<br />
Soggetti assolutamente inimmaginabili coinvolti nella sostituzione…<br />
Fu questo a spingerlo sulla strada verso nord.<br />
210
16<br />
Quando giunse in prossimità del piccolo tempio, alzando lo<br />
sguardo, s'accorse che Burg el-Arab era immersa nelle tenebre.<br />
Per certo non vi erano Presidenti in giro, quella notte.<br />
Ciò rendeva ancora più piacevole il momento. Era contento<br />
dell'oscurità che lo circondava. Aveva bisogno di silenzio e di<br />
buio. C'era qualcosa in lui che cercava di affiorare fino alla coscienza.<br />
Per un attimo si sentì come una femmina che avesse bisogno<br />
delle tenebre della tana per dare alla luce la nuova cucciolata.<br />
Parcheggiò sul retro della costruzione fatiscente e poi, come risvegliato<br />
a un dovere a cui era bene non sottrarsi, scorse alla luce<br />
dei fari la breve lettera di Saskia. Poi, al termine della lettura, entrò<br />
e andò ad accucciarsi nell'angolo della moschea che gli aveva già<br />
offerto asilo.<br />
Questa volta non curiosò ispezionando l'interno del luogo sacro,<br />
tanto ombreggiato da essere quasi indistinguibile. Piuttosto,<br />
reggendosi il capo fra le mani, cercò di penetrare quanto la moglie<br />
gli aveva scritto. E di figurarsi cosa stesse accadendo lassù e quale<br />
sarebbe stato l'epilogo della vicenda.<br />
Sapeva di farlo per distrarsi dagli eventi in cui era stato appena<br />
coinvolto. E questo presto lo riportò al motivo della sua visita in<br />
quel luogo.<br />
Gli ultimi avvenimenti si intrecciavano, acquistando ciascuno<br />
maggiore significato alla luce dell'altro. Fino a dissolversi contro la<br />
morte del piccolo nomade.<br />
Il punto di partenza di quella sorta di peregrinazione interiore<br />
poteva essere considerato una delle cose che si sanno da sempre<br />
ma a cui non abbiamo mai prestato fede. Gli sembrava d'aver<br />
compreso a fondo quanto il proprio futuro non rientrasse nella<br />
sua predeterminazione, e neanche in una sua pur modesta previsione.<br />
Quanto gli stava accadendo sottolineava come l’essenziale<br />
qualità del tempo a venire fosse quella di sfuggire a ogni controllo.<br />
211
A dispetto di ogni intelligenza; di ogni atteggiamento umano che<br />
con cura insieme umile e scaltra volesse indirizzarlo da qualche<br />
parte.<br />
“Il futuro non ci appartiene”, diceva inutilmente una saggezza<br />
tanto popolare quanto rifiutata.<br />
Von Clausewitz aveva teorizzato tattiche e strategia, la battaglia<br />
in avanzata e la guerra difensiva. Tutte cose che servivano poco di<br />
fronte all'imponderabile. Lo aveva ammesso lui stesso. La guerra è<br />
il campo dell'insicurezza. Tre quarti delle cose su cui si fonda per agire sono<br />
avvolte dalle nebbie dell'incertezza. Aveva scritto più o meno così.<br />
Il suo “futuro” non si era limitato ad organizzare i fatti della<br />
vita in modo imprevedibile. Addirittura lo obbligava a una revisione<br />
di idee sulla stessa vita. La morte di Farouk l'aveva portato a<br />
ridosso di quella coscienza. Proprio quando aveva pensato che il<br />
ragazzetto potesse essere adottato, e che in questo modo potesse<br />
entrare un po' di luce sia nella esistenza di sua figlia che in quella<br />
del targhi, ecco il “brillante moderno intervento”.<br />
Si fa presto a dire “assassini”, “omicidio”. C'era dell'altro in<br />
tutto ciò.<br />
Durante gli ultimi anni avevano spesso pensato al pensionamento<br />
e al tempo di cui avrebbe presto disposto. Non avevano<br />
difficoltà economiche, e questo aveva permesso a lui e a sua moglie<br />
di fantasticare.<br />
Quando ne parlavano, lo facevano con la convinzione che il<br />
treno che fino a quel momento li aveva portati in giro per l'universo<br />
della loro esistenza fosse pronto a imboccare i percorsi che<br />
avrebbero scelto. Forse anche perché non chiedevano molto. Non<br />
avevano pensato né a una nuova stagione erotica, né a un paradiso<br />
in terra. I frutti fuori tempo non li amavano. Ma entrambi avevano<br />
guardato a quei giorni come alla possibilità di godere finalmente<br />
molte di quelle cose di cui fino a quel momento avevano dovuto<br />
privarsi per una ragione o per l'altra. Soprattutto di una riposante<br />
pace.<br />
Ma fin da principio le cose erano andate in tutt'altro modo. Intanto<br />
la vacanza era rovinata. Lo spirito che li aveva animati non<br />
c'era più. A quel punto sarebbe stato meglio ricominciare tutto<br />
212
daccapo in un altro momento e in un altro luogo. Magari una cosa<br />
del tutto diversa da una “luna di miele” in Egitto.<br />
Non che si pentisse di qualcosa. Il loro egoismo non avrebbe<br />
potuto mai rifiutare le necessarie deviazioni a cui l'affetto per Vij li<br />
obbligava. Come ignorare le difficoltà in cui la loro figlia si dibatteva?<br />
La cosa era andata avanti giorno dopo giorno, settimana dopo<br />
settimana, così che lui aveva avuto il modo e il tempo di convincersi<br />
gradualmente di come i loro piani fossero andati in fumo. Le<br />
contrarietà, poche ma ineludibili, erano sembrate saltar fuori come<br />
per magia. Fino ad arrivare alla tragedia di Farouk.<br />
A sigillare tutto questo, se mai ve ne fosse stato bisogno, ora<br />
giungeva quella novità di Saskia. Una novità triste, oltre che sgradevole<br />
e adeguatamente “contemporanea”.<br />
La presenza della droga nelle società progredite è una costante<br />
che non bisogna accettare ma a cui bisogna abituarsi. Si trattava di<br />
una “mala pianta” che avrebbe richiesto un lunghissimo tempo<br />
per essere estirpata. Bisognava percorrere una tortuosa quanto<br />
difficile strada in cui sembrava che neanche si volessero muovere i<br />
primi passi.<br />
Ancora una volta fu grato al destino che Vij ne fosse rimasta<br />
lontana, che non avesse mai tentato di risolvere i suoi problemi in<br />
modo “farmaceutico”.<br />
Quell'avvenimento rendeva ancora più drammatica la distanza<br />
da Saskia. La Polizia avrebbe potuto ripensare al ruolo di sua moglie<br />
nel processo, obbligarla a restare ad A'dam. Insomma, la data<br />
del loro “ri-congiungimento” - a quel punto fu giocoforza per lui<br />
pensare a Musil - si faceva ancora più misteriosa e lontana.<br />
Comunque non sarebbe tornato leggero il loro cuore, quand'anche<br />
avessero potuto riprendere la vacanza al punto in cui l'avevano<br />
interrota.<br />
La presenza di qualcosa di estraneo ai loro piani si era imposta<br />
anche quando s'era cominciato a parlare dell’ adozione del piccolo<br />
Farouk. La possibilità dell'adozione aveva come cancellato dal<br />
213
soggiorno in Egitto quella gratuità, quella inutilità che a volte dà<br />
alle cose la loro piacevolezza.<br />
Sua madre diceva che un regalo è tale solo se è inutile.<br />
Lui aveva finto di ignorarlo. Valeva la pena, sia per sua figlia<br />
che per il giovane nomade. Il ragazzetto sembrava una foglia tragicamente<br />
strappata dalla sua pianta. E se Vij aveva intenzione di<br />
adottare un bambino, il targhi sarebbe stato l'ideale.<br />
Comunque il problema non era quello della vacanza. Piuttosto,<br />
da un po' di tempo la sua mente era come spinta a scoprire qualcosa<br />
attraverso ciò che gli stava accadendo. A forare il più immediato<br />
orizzonte. Nelle ultime notti, in cui spesso era stato visitato<br />
dall'insonnia, il passato aveva preso a scorrergli davanti come si<br />
dice che faccia con gli uomini sul punto di morire. Sia il passato<br />
antico, lontano, che gli ultimi accadimenti della sua vita. In particolare<br />
quelli di Alessandria.<br />
La cosa non lo aveva spaventato più di tanto; ma incuriosito sì,<br />
quello sì.<br />
Avrebbe con piacere bevuto una tazza di tè. Ma nei paraggi<br />
non c'era nessuno che gliela preparasse. Si frugò in tasca, scelse<br />
una sigaretta dal pacchetto, l'accese.<br />
Il fumo sembrò raschiargli la gola come carta vetrata, mentre<br />
nell'ombra le volute azzurrine mandavano in tilt i suoi occhi. Non<br />
vi fece caso. Aspirò ancora e poi tossì. Due, tre volte.<br />
All’impossibilità di realizzare quel minimo fatto, quella banale<br />
vacanza con sua moglie, si era ancora prima intrecciato lo struggente<br />
desiderio di Mulid. Quella voglia impellente di cui l'alessandrino<br />
lo aveva messo al corrente non appena lo aveva conosciuto<br />
Vi era stata la quasi diuturna perorazione, per metà erotica e<br />
per metà mistico-filosofica, di quella causa “già vinta” –<br />
nell’immaginazione del musulmano - eppure sempre sul punto<br />
d'essere perduta. La possibile unione dell'uomo con la bella servetta<br />
aveva segnato le sue riflessioni. Lo aveva fatto vagare con la<br />
mente. Mulid era un uomo che forse si fermava poco a riflettere<br />
sui principi primi e su quelli secondi. Per lui la filosofia era un esercizio<br />
innato della mente e del cuore. “Non è soltanto perché mi<br />
214
viene duro con lei che voglio sposarla, ma è anche perché voglio<br />
un figlio. Un figlio maschio. Un figlio che mi ricordi.”<br />
Schiacciò con una pietruzza il mozzicone ancora acceso. Che mi<br />
ricordi. Parole in qualche misura ambigue. L'uomo fantasticava di<br />
esistere, per quella memoria, oltre la morte?<br />
Mulid sentiva di voler coronare con i fatti la sua passione per<br />
la ragazza, ma allo stesso tempo di volere la vita dopo di sé. Mulid<br />
non ne sapeva di più. L'alessandrino non avrebbe capito la più<br />
semplice delle tesi di Schopenhauer riguardo al “mondo come volontà<br />
e rappresentazione”, o la più struggente esposizione dell'esperienza<br />
kierkegaardiana, ma sentiva integro nel proprio corpo e<br />
nel proprio cervello l'impulso alla vita a cui la natura aveva affidato<br />
la propria sopravvivenza. Così potente e complesso quanto era<br />
stato all'origine.<br />
Amare era ancora lasciarsi dietro qualcosa. Vi era ancora un collegamento<br />
in lui fra l’amore e il domani dell’universo.<br />
E poiché nella sua cultura l'orma che si perpetua, il sigillo che<br />
si riproduce in modo più nitido è quello del maschio, lui voleva un<br />
figlio maschio per creare un futuro dopo di sé che portasse la sua<br />
cifra. Il suo nome.<br />
Che lo catapultasse in tal modo nell'eternità? Forse.<br />
Comunque l'uomo si relazionava con il futuro. Amare era suscitare<br />
esistenza, partecipare al flusso del farsi dell'universo. Essere<br />
a modo suo “creatore”. Produrre futuro in termini di vita.<br />
Mulid non si sarebbe mai chiesto quale potesse essere la riflessione<br />
esistenzialista o husserliana in proposito, ma avrebbe fatto<br />
del tutto perché la servetta gli concedesse le sue grazie, e con esse<br />
un essere robusto, un maschio che gli rassomigliasse. E che fosse<br />
in grado di trarre frutti dalle terre bagnate dal Nilo, di prendere<br />
uova dalle galline - forse dei vicini - , e petrolio dalle pompe non<br />
ancora stanche di giacimenti da scoprirsi.<br />
L’alessandrino aveva un progetto. E si considerava lui stesso<br />
un progetto, anche se in maniera non cosciente.<br />
Jaap aveva disquisito con eleganza della metafisica prima e dopo<br />
Jaspers; aveva sostenuto in più di un'occasione le ragioni del<br />
pragmatismo di James; ma probabilmente sarebbe anche morto<br />
215
sterilizzato. Con i deferenti resi inoperativi dall'ultimo grido della<br />
chirurgia internazionale per day-hospital.<br />
Una chirurgia in cui si impiegavano tecniche e materiali che<br />
forse risalivano alla sperimentazione per l’esplorazione dello spazio.<br />
Una chirurgia presto intergalattica?<br />
A completare la benefica operazione, bastava che qualcuno<br />
provvedesse alla cremazione per “quel dì”. Del suo ex-genero non<br />
sarebbe rimasta traccia. Il futuro, che da lui non era stato nutrito,<br />
non gli avrebbe riservato neanche una fuggevole memoria. Cenere<br />
inerte, fra i rantoli esalati dal suo tempo insignificante.<br />
O sarebbe rimasto nella storia della distribuzione hard?<br />
Jaap gli faceva solo pena.<br />
A dispetto del male che aveva fatto a Vij, non nutriva sentimenti<br />
di odio o di disprezzo per lui, solo le asciutte razionali lacrime<br />
della sua riflessione. Era un uomo che prima o poi avrebbe<br />
sofferto ciascuno e tutti i suoi errori. Meritava la sua compassione,<br />
anche se questa era un po' alcolica. Arricchita da bacche di ginepro<br />
di prima qualità.<br />
Non nutriva odio né per Jaap né per Culetto-sodo che ora lo<br />
accompagnava. Ma ora doveva smetterla. Era un luogo sacro,<br />
quello in cui si trovava, per quanto non sacro al suo dio. La testa<br />
gli girava. Non si beve impunemente gin e limone a stomaco vuoto.<br />
Fu a quel punto che sentì la Renault arrancare lungo la breve<br />
scarpata e parcheggiare sul davanti della moschea.<br />
Riconobbe l'auto perché la frizione slittava un poco.<br />
La storia si ripete, si disse. Una vecchia tesi ancora valida.<br />
- L'hanno sfrattata?<br />
Il piccolo turbante bianco gli parve più pulito della volta precedente.<br />
Sembrava brillare di luce propria nella fitta ombra. Anche<br />
i francescani “desertuali” si lavano; come lavano i loro indumenti.<br />
- Al contrario. Ho troppo spazio tutto per me stesso.<br />
- Un attacco di agorafobia, allora.<br />
L'uomo sorrise. Sul suo volto non c'era traccia della tensione<br />
della volta precedente. Poi trasse dalla sacca che recava sulla spalla<br />
216
il fornelletto, una bottiglia d'acqua, e una scatolina di cartone in<br />
cui lui immaginò vi fosse il tè. E iniziò a preparare la bevanda.<br />
Non appena il piccolo fornello fu acceso gli parve di sentirne il<br />
calore sul viso. E mentre fissava la raggiera della fiamma che fischiava<br />
allegramente, qualcosa in lui poco per volta si sciolse.<br />
Come una dura antica pietra di sale che, attaccata dall'umidità nell'aria,<br />
pian piano perdesse la sua compattezza. O, meglio ancora,<br />
come un bastoncino di zucchero. Di quelli duri, resistenti, magari<br />
asciugati dal tempo. Un bastoncino che cedesse pian piano la sua<br />
dolcezza al palato.<br />
Gli sarebbe piaciuto raccontare al frate quello che stava succedendo<br />
nella sua famiglia. O quello che era successo al ragazzetto<br />
targhi. Con il racconto forse si sarebbe scrollate di dosso quelle<br />
cose sgradevoli, dolorose, inaspettate. Ma aveva vergogna. Con<br />
quale pretesto parlargliene? Sgravarsi dei propri spettri, significa<br />
obbligare altri a farsene carico, a condividerli.<br />
La psichiatria ha le sue spiegazioni, la psicologia forse le sue.<br />
La religione anche. Quest’ultima che non si ritiene mai un'intrusa<br />
nei giochi degli uomini.<br />
Poi il tè fu pronto.<br />
Come nella precedente occasione, l'uomo versò la bevanda<br />
fumante nei due bicchieri. E lo fece con la precisione di chi non<br />
avesse fatto altro in vita sua che far centro con il frusciante zampillo<br />
verdastro entro il bordo di cinque centimetri di diametro dei<br />
piccoli recipienti. Quindi ne spinse uno verso di lui.<br />
- Da figlio di Francesco dovrei dirle che la sua assiduità in un<br />
luogo di preghiera sarebbe degna di miglior asilo.<br />
Almeno, il nostro testimonial è risorto.<br />
Ma il rapporto con dio è un fatto privato, personale. Un tu per<br />
tu. E lei ha il diritto di scegliersi il “tu” che vuole.<br />
L'arrivo dell'altro - ancor prima del suo quieto scaldare l'acqua<br />
e filtrare il tè - lo aveva sottratto al mondo entro cui si dibatteva.<br />
Come se una mano lo avesse deterso delle dolorose trame che si<br />
infittivano intorno a lui. Come se lo avesse di colpo liberato dal<br />
potere di quelle realtà che lo spingevano sordamente verso un angoscioso<br />
luogo, in cui le cose galleggiavano nel vuoto senza una<br />
217
elazione fra loro che avesse un effetto pacificante sulla sua intelligenza.<br />
Eppure vi erano ancora tutte, libere, mescolate, nitide di una<br />
loro precisione, proiettate sullo schermo della sua coscienza, ma<br />
senza alcun angosciante attualità.<br />
Era poi un limbo?<br />
Dopotutto, il passato, il presente e il futuro di Vij non erano<br />
così eccezionali da porre particolari problemi. Né l'omosessualità<br />
di Jaap - anzi la sua bisessualità - era cosa nuova sotto il sole.<br />
E neanche faceva meraviglia che la figlia di Selene fosse coinvolta<br />
in un giro di smercio di cocaina. Questa è l'epoca del fai-date.<br />
Ci sono paesi in cui si nasce e si muore senza mai portare l'auto<br />
dal meccanico. Kati aveva bravi soci. E come amica la figlia di un<br />
famoso diplomatico di nome Van de Ritter, che l'accompagnava<br />
nelle consegne.<br />
Cosa poteva chiedere di più al destino una ragazza sveglia come<br />
lei? Nulla o quasi.<br />
Di per sé, neanche poteva meravigliarlo eccessivamente quanto<br />
era accaduto al piccolo Farouk.<br />
Intanto non era il primo caso. E poi il mondo, che da tempo si<br />
era familiarizzato con le denunce per l'impiego dei feti umani nella<br />
cosmesi, era anche preparato al fatto che una fetta di umanità fornisse<br />
più o meno volontariamente parti di ricambio a un'altra.<br />
Trapianti di organi umani, animali, o frutto di una tecnologia<br />
avveniristica; grembi in affitto, banche del seme, procreazione in<br />
vitro; soste pluriennali di ovuli in frigo. Tutta una storia già scritta.<br />
E figli che nascono dopo la morte dei genitori.<br />
Ma almeno quelli nascevano!<br />
La stessa eutanasia era un capitolo nient'affatto recente, apparteneva<br />
allo stesso film.<br />
Allo stesso progredire?<br />
Prese una alla volta, e guardate in un certo modo, quelle cose<br />
potevano far pensare a possibili miglioramenti nella storia dell'uomo.<br />
Le nuove capacità dell’uomo facevano facilmente sognare.<br />
Il problema sorgeva dal fatto che tutte insieme davano segnali di<br />
morte e non di vita. L'impressione che se ne riceveva era quella di<br />
218
un'assoluta deregulation. Della deregulation nei confronti dell'assoluto.<br />
Dell’esistere in quanto tale.<br />
Ma anche nei confronti di ciascun uomo, di quell'essere divenuto<br />
“composto chimico senza scopo”. Era come se, al progresso<br />
nel fare, nelle possibilità dell'intervento umano sull'uomo, corrispondesse<br />
un costante quanto ulteriore degrado dell'idea che<br />
l'uomo aveva di se stesso.<br />
Gli ultimi avvenimenti sembravano voler dare sostanzioso<br />
corpo a quell'ipotesi.<br />
Cosa significa tutto ciò? Perché poi la vita?<br />
Esisteva forse un'autentica sfida dell’ “uomo dei ricambi” al<br />
pensiero moderno? Lui, aveva delle domande?!?<br />
Certamente.<br />
E qual era la distanza fra quest’uomo della modernità e un ipotizzabile<br />
“uomo-spazzatura”?<br />
Era questa era la domanda di gran lunga più imbarazzante.<br />
Difficile dare una risposta. L'immaginario collettivo non se la sentiva<br />
di impegnarsi. A quel punto prendeva a nicchiare. La risposta<br />
cominciava a mancare, diveniva la quotidiana assente in un sistema<br />
di produzione delle idee che, spesso mentendo spudoratamente<br />
su tutto e su tutti, rifuggiva sostanzialmente dal problema.<br />
Così la vita appariva come un divertente quanto decorativo sistema<br />
di fontane. Sembrava d'essere al centro di giochi d'acqua<br />
perfetti quanto generosi, che raggiungessero l'uomo da ogni parte.<br />
Un’acqua di cui si potesse fare quasi tutto ciò che si voleva, ma di<br />
cui non si conosceva la fonte. Le labbra dei putti liberavano milioni<br />
di schizzi più o meno gradevoli: perché? Acqua dalle cannelle,<br />
dai boccioli, dalle coppe, dai mascheroni, a travalicare gli orli di<br />
nappi piccoli e grandi. A frusciare, a gorgogliare, a rinfrescare da<br />
rosoni e piatti che il tempo aveva forse sbreccato.<br />
Ma cos'era tutto ciò?<br />
Anche lui aveva nicchiato parecchio. Finché aveva potuto.<br />
- Deve essere una vita devastata dall'insonnia, la sua, se la incontro<br />
qui tanto spesso.<br />
- Non tanto dall'insonnia quanto dalla veglia. Da ciò che accade<br />
quando sono sveglio.<br />
219
- Preferirebbe gli incubi?<br />
- E chi le dice che la vita stessa non sia un incubo? Ma questa<br />
non vale. Questa frase me l'ha strappata.<br />
- Si spieghi meglio. Non capisco.<br />
Quei pensieri, senza che se ne accorgesse, lo avevano trafitto<br />
lentamente, dolorosamente. Von Clausewitz - gli spiaceva per suo<br />
padre - non gli aveva dato risposte. Allo stesso tempo, la morte di<br />
Farouk era una sorta di vessillo che, sbattendo al vento del suo respiro,<br />
non gli permetteva di dimenticare. Per questo aveva avuto<br />
bisogno di buio e solitudine. Del piccolo edificio sacro dove raccogliere<br />
le idee e vedere cosa potesse farne. Di un luogo in cui interrogarsi<br />
su quale mai potesse essere il senso di un mondo che<br />
aveva perduto la propria presa sulla dignità umana, sul significato<br />
della sessualità, dell'integrità dell'io.<br />
Un mondo che, nel più assoluto silenzio, non riusciva a dare un credibile<br />
significato alla parola “uomo”.<br />
Che, reduce da esperienze totalitarie di destra e di sinistra e<br />
dalle relative atrocità, sembrava approfondire imperturbabile la<br />
propria capacità di efferatezza. Non si contavano i parricidi, i<br />
serial killer, gli stupri all'interno della cerchia familiare, la prostituzione<br />
forzata, la violenza sui bambini. La morte inferta in modo<br />
quasi gratuito e l'alto numero di suicidi fra i giovani. Quei “ricchi”<br />
che disponendo dell'unico capitale in nessun caso ricostituibile, il<br />
tempo, vi rinunciavano.<br />
Per non parlare delle guerre - civili e non - e dell'ampio fronte<br />
del rifiuto della maternità e della paternità. Per non guardare al<br />
panorama delle droghe sempre più varie e “innocenti”, e al loro<br />
mercato che scendeva crudelmente ma credibilmente verso età di<br />
una sola cifra.<br />
Verisimilmente, fra poco vi sarebbe stata una consistente fetta<br />
di fruitori bambini.<br />
Erano illogiche le mete che l'umanità si dava.<br />
Avere figli sembrava cosa ormai per pochi individui, per soggetti<br />
attaccati dal fungo di un incontrollabile quanto inoppugnabile<br />
masochismo.<br />
220
E il pensiero risultava spesso necrofilo anche se si preferiva rifuggire<br />
dal trattare l'argomento morte. A volte sembrava addirittura<br />
possibile intravedere una barbarie prossima ventura, trattando<br />
elementi di evoluzione della scienza, del costume, dell'arte. E della<br />
politica.<br />
Era il mondo di un uomo sempre più debole; che, concentrato<br />
sulla fruizione del presente, sembrava aver smarrito la strada della<br />
pietà di se stesso. Della pietà che si legge nell'idea che abbiamo di<br />
noi stessi, oltre che in quella dei nostri simili.<br />
Come dire tutto questo all'uomo dal piccolo turbante bianco,<br />
che gli stava offrendo in silenzio un'altra tazza di tè e uno scuro<br />
pezzo di zucchero?<br />
- Tutto ciò a cui riesco a pensare è che spesso si viene in Africa<br />
a cercare il deserto, ma guai se lo si trova.<br />
L'altro lo guardò per qualche istante attraverso i riccioli di vapore<br />
che salivano dal bicchiere.<br />
- Non immaginavo che fosse venuto a cercare il deserto. Pensavo<br />
che fosse in vacanza con sua moglie.<br />
- Ha ragione. Il deserto mi è caduto sul capo. Ma questo non<br />
cambia nulla.<br />
- E ora non sa come liberarsene!?<br />
- Proprio così.<br />
- A volte la vacanza s’interrompe…<br />
Tutte quelle problematiche esistenziali e quel dolore potevano<br />
coesistere in un piano pressoché logico fin quando non entravano<br />
sotto la nostra pelle. La clonazione riusciva a essere in continuità<br />
con l'abortistica, la ferocia delle guerre con l'amore appassionato<br />
per gli animali. Per i gatti recuperati a rischio della propria vita dalla<br />
cima di alberi troppo alti. I trapianti mirabolanti con i suicidi dei<br />
bambini che da poco avevano superato i dieci anni. Tutti quegli<br />
elementi, finché erano considerati come momenti di una storia<br />
che ci scorreva accanto coesistevano.<br />
E lui poteva osservarli, in qualche maniera sopportarli.<br />
Ma se a un certo punto voleva ricomporli in un quadro significativo<br />
che si chiamasse interpretazione della vita, dell'uomo, della<br />
221
ealtà, allora ciascuno schizzava via. Non riusciva a rientrare in<br />
una logica che fosse soddisfacente.<br />
Era un puzzle che non si riusciva a sistemare.<br />
Alla fine lo spettacolo era quello del caos più totale. Altro che<br />
progresso! Alle spalle del tutto mancava un principio unificante, e<br />
un significato. L'uomo e la vita, fatti a brani da vari processi storici,<br />
non riuscivano più a trovare una definizione che fosse degna<br />
d’essere accettata. Che fosse motivo di operosità, di volontà di coesione.<br />
Di speranza.<br />
Tutti quei segmenti dell'esperienza umana rappresentavano<br />
una sorta di esplosione.<br />
Una disperazione non urlata ma pur sempre disperazione.<br />
Spesso gli veniva in mente “L’urlo” di Munch. Una sintesi<br />
dell’umana esperienza?<br />
L'uomo tacque per qualche minuto, poi proseguì come a volerlo<br />
stuzzicare scherzosamente:<br />
- Potrebbe farle anche bene un po' di deserto.<br />
- Speriamo. - Avrebbe voluto aggiungere qualcosa di arguto ma<br />
non vi riuscì. Le spire di vapore salivano stente dai bicchieri. E<br />
così le risposte nel suo cervello.<br />
Quella stessa sera, mentre cercava lo stretto portale del sonno<br />
fra le mille idee che, torpide, continuavano ad agitarsi nel suo cervello,<br />
ripensò a quanto aveva sperimentato.<br />
Quando aveva sentito la macchina prima arrancare sulla sabbia<br />
e poi scivolare via lontano dal tempietto, era accaduto qualcosa<br />
nel suo animo che ancora non avrebbe saputo descrivere con<br />
compiutezza.<br />
Era stato come se una fresca inattesa carezza lo avesse sollevato<br />
dalla considerazione delle miserie che viveva. E dalla stessa<br />
conseguente miseria del suo cuore. Una condizione che era l'esatto<br />
contrario del tormento confusionato di cui era stato preda fino<br />
a quel momento.<br />
Se avesse dovuto raccontare la fenomenologia di quell'attimo,<br />
avrebbe detto di aver sentito che una mano fresca gli si poggiava<br />
222
sul cuore. E che tutto si era velocemente quanto inconsciamente<br />
riorganizzato nella sua mente.<br />
Quasi che il senso religioso del mondo, richiamato alla memoria<br />
dalla presenza dell'uomo dal turbante bianco, gli avesse immediatamente<br />
donato la pace. Avesse improvvisamente fatto la calma<br />
in lui, oltre ad organizzare in una ragionevole maniera gli aspetti<br />
così lontani e discordi del reale.<br />
Qualcosa – o Qualcuno? - facendo ingresso nel mondo, aveva<br />
placato le acque della sua personale tempesta?<br />
Le uniche acque, dopotutto, che lui fronteggiava. Di cui poteva<br />
avere un'esperienza diretta, insieme sensibile e razionale. Animale,<br />
ma anche di umana intelligenza.<br />
Aveva avvertito insorgere in lui la salvezza dal caos. Il profilarsi<br />
di un significato capace di raccogliere tutto e di risolvere tutto.<br />
Un contatto interiore, ma che aveva avuto una sua fisicità. Che era<br />
stato un contagio risoltosi in una riconquistata umanità.<br />
L'insignificanza, l'annichilimento della vita erano scomparsi. La<br />
mano lo aveva toccato e vuotato di quei pensieri dal sapore di fogna<br />
che lo avevano schiacciato fino a quel momento.<br />
Quasi un miracolo!? La domanda beffarda lo gelò.<br />
Definire le cose può essere una tentazione dell'intelligenza.<br />
Una tentazione che è capace di sviarci, e che spesso non ci porta<br />
lontano. Che può farci credere che le nostre esperienze non esistono<br />
se noi non riusciamo a dar loro un nome preciso, una veste<br />
nitida, definita, senza le sbavature e le imprecisioni della nostra<br />
pochezza. Se non riusciamo a metterle a fuoco con assoluta precisione<br />
nel nostro comune piccolo sistema di riferimento.<br />
Invece, a volte, è possibile solo testimoniare la realtà, non definirla<br />
perfettamente.<br />
Per lui era così. Non sapeva cosa farci. Ma aveva sperimentato<br />
quel soffio sulle aride fiamme del proprio animo. Ed era troppo<br />
vecchio per mentire a se stesso. Non aveva più tempo sufficiente.<br />
223
17<br />
Von Clausewitz, per quanto inefficace sul piano metafisico,<br />
prese a stuzzicarlo anche lui. I pezzi delle sue batterie da campagna<br />
si facevano sentire distintamente ogni qualvolta egli poggiava<br />
il capo sul cuscino. E le esperienze dell'ultimo tempo si affollarono<br />
tutte a popolare un ricorrente sogno, unitamente ai loro protagonisti.<br />
In quell'accorrere gli sembravano persone affacciate oltre<br />
il bordo di un pozzo al fondo del quale vi fosse lui. I visi si spingevano<br />
in avanti, insieme ai busti, ai corpi, e poi si ritraevano.<br />
Poteva sembrare il pericoloso gioco di bambini lasciati in un<br />
giardino a trascorrere le prime ore di un mite marzo o di un aprile<br />
non ancora inoltrato per la qualità un po' fredda dei riflessi della<br />
luce. Ma per un attimo che fissasse quei volti, ecco che i profili, le<br />
membra i gesti, acquistavano un che di rigido, di ligneo.<br />
Dapprima non capì, poi scoprì che quei volti non sorridevano.<br />
Il sogno andò avanti per alcune notti. E, ogni volta che si riaddormentava,<br />
quei visi gli si facevano incontro dal bordo lassù in<br />
alto. Contro una luce azzurrina che produceva grandi ombre.<br />
C'erano tutti. Saskia, l'impiegato dell'agenzia di viaggi, l'uomo<br />
che gli aveva cambiato i primi cinquecento dollari, il direttore della<br />
Herz. La hostess che gli aveva consigliato i locali dove recarsi per<br />
“sentire” la città. E poi Mulid con le figlie e la moglie, un po’ triste<br />
per la verità. E la servetta dal florido seno al di là del camicione<br />
che indossava aggirandosi nell'orto. Amina e Farouk sorridente.<br />
Almèk insieme alle altre persone che incontrava al Pastroudis. C'erano<br />
proprio tutti. E ciascuno portava con sé le sue emozioni, ciascuno<br />
provocava in lui ricordi affastellati e complessi, ma sostanzialmente<br />
veritieri. Ciascuno richiamava la sua attenzione rispecchiando<br />
il giudizio, l’impressione, che egli aveva ritenuto dal loro<br />
incontro.<br />
Più di tutti - a parte Saskia, naturalmente - gli dava un senso di<br />
gioia la ragazza della compagnia aerea. Rassomigliava a sua figlia.<br />
Anzi, più che rassomigliarle, gliela ricordava.<br />
224
Fu come un gioco, preso, lasciato, e ripreso: lungo da essere<br />
estenuante, quel sogno o meglio la percezione di quei personaggi<br />
che apparivano e scomparivano dalla sua vista, lassù al bordo del<br />
pozzo, provocando in lui mille emozioni.<br />
Alla fine sognò che la Polizia militare veniva a concludere<br />
l’incontro arrestando Mulid per quei libracci di medicina che lui,<br />
piuttosto che comprare, rubava nei negozi, nelle università, e nei<br />
musei. La P. M. guidata dal preside dell'Università Americana al<br />
Cairo. Un distinto signore, elegante e composto, che una volta gli<br />
avevano indicato al Pastroudis.<br />
Poi un risveglio più brusco del solito, e la necessità di rinfrescarsi<br />
la gola con un bicchiere di acqua, lo sottrassero alla variegata<br />
compagnia. Rimessosi a letto quei volti non gli apparvero più.<br />
Si girò su di un lato, si voltò sull'altro, ma il sonno sembrò volersi<br />
tenere lontano da lui.<br />
Cosa poteva fare?<br />
Pian piano si stabilì in una sorta di dormiveglia in cui percepiva<br />
il mondo che lo circondava con i suoi rumori e i suoi notturni<br />
scricchiolii, da cui era allo stesso tempo come stretto dalla morsa<br />
di scuri ghiacci, compresso da fibre che si strutturassero intorno a<br />
lui. Come quelle del legno intorno a un nodo.<br />
Lo spettacolo a quel punto cambiò. Il tempo non lo rimandò<br />
più a pomeriggi marzolini, tremanti insieme della primavera appena<br />
iniziata e dei raggi di un sole pomeridiano non ancora caldo.<br />
Furono le prime luci d'un giorno d'autunno in cui il sole s'affacciava<br />
carico di promesse che non sarebbero state mantenute. Una<br />
luce non calda ma incerta, debole per l'ora e minacciosa a causa<br />
del nuvolame lassù in cielo.<br />
La scena questa volta era la Canopea fitta di candide colonne a<br />
volte rastremate. Così fitta che, andando dalla Porta del Sole a<br />
quella della Luna, sembrava si attraversassero le fauci marmoree di<br />
un mostruoso cetaceo. Anche in quel sogno vi erano persone.<br />
Dapprincipio ebbe l'idea di uno sciame casuale che strisciasse fra<br />
grigiopallidi velami, poi si accorse che si trattava di una processione.<br />
Questa volta vi erano ancora alcune persone che aveva incontrato<br />
ad Alessandria o ad Agami, ma, mescolate ad esse, vi era al-<br />
225
tra gente che aveva conosciuto in Europa. Un suo vecchio capo, il<br />
cui ricordo era sempre struggente perché in quel tempo lui era stato<br />
così giovane. Un compagno di scuola che era stato sottosegretario<br />
agli Esteri per otto mesi. E il direttore della loro affiliata in<br />
America. Un uomo singolare che gli era sempre piaciuto, una sorta<br />
di campione di rugby il cui solo neo era la sbronza triste.<br />
Ed altri ancora, tanti, che spesso aveva invidiato per il loro<br />
smalto. Per la loro joie de vivre.<br />
Tutti camminavano guardando in avanti ma senza mostrare interesse<br />
per la loro meta. Procedevano in una sorta di semioscurità,<br />
incapaci di mostrare sia la voglia d'andare avanti che quella d'attardarsi<br />
lungo il cammino. Un avanzare uniforme, meccanico. Una<br />
processione di gente infreddolita e poco loquace. Di persone che<br />
magari si conoscessero appena.<br />
Poi l'alba si fece aurora. Le linee di quel convoglio umano divennero<br />
più distinguibili, più marcate e numerose. E s'accorse che<br />
ciascuno portava sotto braccio qualcosa. Un piccolo oggetto, piatto<br />
ma anche concavo. Attraverso il quale, alla fine, quando la luce<br />
divenne più intensa, passarono stretti raggi di sole. Due per ognuno,<br />
piccoli lampi attraverso i fori degli occhi di ciascuna maschera.<br />
Perché ogni partecipante alla processione portava con sé la propria<br />
maschera.<br />
E la Canopea fu ancora lì, grondante di se stessa dalle parole di<br />
Durrel o di Forster colpiti dalla sua bellezza. O da quelle tristi di<br />
Kavafis sul dio Dioniso, che abbandona <strong>Antonio</strong> alla sua tragica<br />
sorte avviandosi verso la Porta del Sole. Versi che parlavano di<br />
una morte che non si poteva evitare. Di un destino a cui era necessario<br />
inchinarsi.<br />
Di un coraggio che bisognava assolutamente darsi. Imposto<br />
dalla metafisica dell'animo umano. Il coraggio di un'esigente dignità.<br />
Il coraggio nella morte che viene dal coraggio nella vita?!<br />
A quel punto qualcosa maturò, un pensiero che forse non aveva<br />
nulla a che fare con Achille Tazio o con Kavafis.<br />
226
Qualcosa era accaduto nella sua immaginazione. Come se una<br />
bolla che negli ultimi giorni avesse tentato d'affiorare nel suo petto,<br />
nella sua mente, ce l’avesse finalmente fatta.<br />
Gli uomini e le donne di quella processione si avviavano, come<br />
<strong>Antonio</strong>, verso la fine. Ma avevano anche finalmente smesso le loro maschere.<br />
E denunciavano con il loro silenzio, con passi intimamente<br />
inutili, con quel procedere senza indirizzarsi verso una meta, insieme<br />
l'arrivo di una ineluttabile conclusione e la menzogna - a<br />
volte involontaria - della loro sicurezza, del loro personale successo.<br />
Il corteo faceva pensare a una mattanza di animali in cui non vi<br />
fosse più neanche la curiosità dei perché.<br />
Non vi era disperazione di ineluttabilità, ma piuttosto stanchezza.<br />
Forse la stessa stanchezza di una prolungata finzione. Ciascuno,<br />
toltasi la maschera della propria inesistente felicità, procedeva<br />
senza neanche la scintilla umana dell'interesse per quanto lo<br />
circondava.<br />
Nel totale smarrimento di persone ormai annichilite.<br />
La verità che ci sorprende nell'inevitabile approssimarsi della<br />
morte ci denuda. Bastava l'incoraggiamento di Dioniso ad <strong>Antonio</strong><br />
perché quest'ultimo affrontasse la fine con dignitoso coraggio?<br />
Nel sonno lo attraversò l'idea che lo stoicismo di quegli atteggiamenti<br />
potesse avere un valore anestetico ma che fosse tutt'altro<br />
che risolutorio. E si meravigliò della chiarezza di quell'idea, della<br />
sua limpidità.<br />
Poi avvertì la paura. Anche Saskia e lui erano stati sulla Canopea.<br />
Nella realtà, e nel sogno in cui inseguiva sua moglie, che purtroppo<br />
doveva affrettare il passo verso una meta – nel suo caso.<br />
Per fortuna loro due non erano a quel punto. Il gioco della felicità<br />
ipocrita, del benessere inesistente, di una animalità vissuta<br />
come un trionfo. Non era il loro gioco.<br />
Questo alla fine lo tranquillizzò.<br />
Forse tutti quegli uomini e quelle donne avrebbero potuto restare<br />
umani, se solo non avessero mentito sulla loro infelicità. Se<br />
solo non avessero giocato ad esibire un successo che non era autentico,<br />
e che non aveva dato loro né gioia né libertà. Se solo non<br />
227
avessero tenuto sul viso le loro maschere. Dell'inganno, della stupidità,<br />
dell'ignoranza.<br />
Gente che abitava i grigiopallidi velami marmorei del successo,<br />
ora s'indirizzava verso grembi tombali, alla fine del proprio tempo,<br />
come vitelli che imboccassero la passerella del mattatoio. Anzi<br />
peggio. Perché, negli animali, l'odore del sangue infonde istintive<br />
reazioni di orrore.<br />
Esseri meccanici svuotati di ogni intelligenza. Guide cieche in<br />
un algido procedere verso l'abisso.<br />
A coronare quel pensiero affiorato nel suo petto, lo visitò un<br />
nuova concatenazione di idee.<br />
La vita, che pure ha un suo sviluppo, è essenzialmente un evento<br />
poco più che puntuale che deve essere vissuto come tale. Chi lo<br />
dimentica, o lo ignora per qualunque motivo, è un infelice. D'altro<br />
canto la vita ci aiuta all'acquisizione di tale coscienza suggerendoci<br />
a ogni alba e a ogni tramonto la verità su noi stessi e sui nostri limiti.<br />
I musulmani parlano del sonno come della piccola morte. Sta<br />
a noi gettare la maschera di una ipocrita soddisfazione, di un successo<br />
magari “meritato”. Della cosiddetta felicità. Ed ammettere la<br />
nostra piccolezza. La nostra inadeguatezza nei confronti delle esigenze<br />
di quell'enorme atto che è esistere.<br />
L'uomo non può essere felice perché se lo diventasse smetterebbe<br />
di essere uomo. L'uomo è sé stesso in quanto lotta continuamente<br />
contro la propria infelicità, in quanto cerca ogni giorno<br />
di rialzare l'argine qui e lì crollato contro la propria angoscia. Contro<br />
i fantasmi indotti entro gli orizzonti delle sue paure dalla propria<br />
pochezza.<br />
L'uomo è piccolo per definizione. Ed è grande proprio nella<br />
coscienza di questa sua piccolezza.<br />
Altro che maschera di presunta quanto soddisfatta grandezza!<br />
Ma l'uomo piccolo ha bisogno di Dio.<br />
Insieme a lui, gli succede come per i vasi comunicanti. Nella<br />
compagnia che ciascuno tiene all'altro, maggiore è la coscienza<br />
nell'uomo della sua povertà più entra in lui la presenza e la forza<br />
dell’altro.<br />
228
Nel dormiveglia gli sembrò una cosa tanto chiara da non poter<br />
non essere accettata. Il principio dei vasi comunicanti è alla base<br />
della fisica dei corpi allo stato liquido. E’ proprio l'abc.<br />
Poi Morfeo lo trasse fra le ombre di un riposo cieco.<br />
Quando si svegliò, il mattino successivo, gli parve di avere le<br />
idee più chiare di quanto non le avesse mai avute.<br />
Fece una lunga doccia, si rase con cura, e cercò di eliminare alcuni<br />
peli delle sopracciglia particolarmente ispide. Di solito era Saskia<br />
ad aiutarlo nelle faccende che a lui non riusciva di fare da solo.<br />
Da giovani avevano arricchito quelle piccole ma a volte imbarazzanti<br />
esigenze con divertenti affettuose complicazioni erotiche<br />
affinché tutto potesse levitare.<br />
Quindi fece colazione con uova e formaggio, il tutto preceduto<br />
da una enorme spremuta di pompelmo e seguito da un caffé all'americana.<br />
Sperava solo che il colesterolo buono, quel mattino, si<br />
fosse svegliato prima di lui. Poi indossò la camicia più bianca che<br />
aveva e fu fuori della casa.<br />
Parcheggiò con facilità sulla Corniche, scese verso la Midan el<br />
Tahrir e da lì proseguì lungo la Salah Salem Street. Lì si fermo per<br />
qualche minuto davanti alle vetrine di Youssoufian, come per<br />
ammirare i vecchi gioielli che vi erano esposti ma in effetti per<br />
prendere ulteriore tempo a riordinare le idee. Quindi risalì la strada<br />
che portava al Tourist Information Office. Sapeva che sarebbe<br />
passato davanti alla chiesa con cui l'uomo dal piccolo turbante<br />
bianco aveva abitudinari quanto frequenti legami, secondo quanto<br />
gli aveva raccontato Almèk. Era da quelle parti che aveva fatto la<br />
sua conoscenza, e ancora in quei paraggi lo aveva incontrato in<br />
seguito. Più avanti c'era un piccolo bar sempre affollato di americani.<br />
Un tavolino ben sistemato rispetto alla strada gli avrebbe<br />
fornito il più comodo punto di osservazione che poteva sperare di<br />
guadagnarsi.<br />
E così dovette fare, perché del francescano in giro non vi era<br />
neanche l'ombra. Consumò lentamente un altro caffé, fumò qualche<br />
sigaretta, si fece portare un giornale, e proprio quando il garzone<br />
del bar si avvicinava al suo tavolino reggendo il vassoio con<br />
229
fortunosi equilibrismi intravide fra la gente il piccolo turbante<br />
bianco.<br />
A quel punto si alzò e catturò l'attenzione dell'altro agitando il<br />
braccio.<br />
- Prende un caffè anche lei?<br />
Non parlarono finché l’inserviente non ebbe portato la tazza<br />
fumante e l'ebbe sistemata con sottolineata cura davanti all'altro.<br />
- Vedo che l'insonnia non l'abbandona neanche di giorno.<br />
- Il tormento dell'uomo è la sua coscienza. Io sono un uomo<br />
molto tormentato proprio perché sono troppo sveglio. Ma devo<br />
restare sveglio se voglio restare me stesso. - concluse scherzando.<br />
- Sembra che ci tenga proprio.<br />
- A restare sveglio?<br />
- No, a restare se stesso.<br />
- Ci sono abituato. Sarebbe difficile e faticoso adattarmi a profonde<br />
variazioni sul tema.<br />
- Dimenticavo che le piace filosofare.<br />
- Da quale pulpito viene la predica. Non è a voi che piace indagare<br />
ciò che è nella mente di dio?<br />
- Nessuno può leggere quello che è nella mente di Dio, ma<br />
sappiamo quello che è nel suo cuore. E a noi deve bastare.<br />
Non raccolse la sfida, aveva fretta.<br />
- Almèk mi ha detto che lei è bene introdotto nella città...<br />
- Tranne che con i banchieri e le donne di malaffare. Sono articoli<br />
che non tratto, troppa concorrenza.<br />
- Ho bisogno di un'entratura. In una clinica gestita all'occidentale.<br />
Ho un amico che ha bisogno di un intervento.<br />
- Pagando..?<br />
- Pagando.<br />
- In questo io non c'entro. Non è un fatto di venalità personale.<br />
Ma la gente che io conosco si fa pagare. Se ne trova di diversi<br />
me li presenti.<br />
- A me servono un buon chirurgo e una clinica dai prezzi possibili.<br />
In tutto questo è chiaro che non c'entra né lei né sanfrancesco.<br />
230
- Si può fare. Magari cercherò di farle avere un po' di sconto,<br />
se la persona è indigente. Ma posso fare solo un tentativo, nient'altro.<br />
- Grazie.<br />
- Come si faccia poi a essere indigenti e a fare una vacanza in<br />
Egitto, questa è un'altra cosa.<br />
- Allora bisogna che le spieghi.<br />
- Anche questa è un'idea.<br />
- Un altro caffé?<br />
- Meglio evitare. Il caffé rende nervosi.<br />
Si guardarono per un lungo attimo in silenzio.<br />
- Vede, il mio intende essere un investimento nella vita, ancor<br />
prima che un atto di generosità.<br />
Mia figlia…Non so se mia figlia avrà mai figli suoi.<br />
- Non riesco a seguirla. Forse mi manca qualcosa…<br />
In risposta lui rise brevemente:<br />
- Il punto è proprio questo. Anche a me mancava qualcosa…<br />
231
18<br />
- Altra panna?<br />
- No, grazie. Metto cuscinetti ovunque.<br />
Selene arricciò il naso disgustata.<br />
- Quando si casca ci si fa meno male - lei tentò di sdrammatizzare.<br />
L'amica aveva sempre mostrato una particolare sensibilità<br />
per il grasso superfluo. In modo particolare quando era in sua<br />
compagnia. Forse perché lei era da sempre magra come un chiodo.<br />
Anche se con il tempo aveva acquistato quella grazia femminile<br />
di curve che da ragazza le era tanto mancata.<br />
- Lo dici tu che puoi fregartene. Non io che sono a dieta praticamente<br />
da quando sono viva.<br />
- Mangiate troppo burro e troppi formaggi, voi olandesi. –<br />
scherzò.<br />
- Invece tu, avendo la doppia cittadinanza… - finalmente<br />
l’amica rise. - Nel mio caso è il martini. Ma sono molte le cose a<br />
cui è difficile rinunciare.<br />
Dal tono sembrò una frase tolta dalla Dichiarazione dei diritti<br />
dell'uomo.<br />
Selene era una donna circondata, oltre che da spessori, da cose<br />
importanti. Nella sua esistenza tutto era grave. Sempre e dovunque.<br />
Un cachet venuto male faceva assumere alla vita le tinte della<br />
tragedia. La cameriera era la sua peggior nemica, o una persona di<br />
cui era assolutamente innamorata, e con cui non intercorrevano rapporti<br />
carnali soltanto per l’oggettiva sconvenienza della cosa. Oltre<br />
al fatto che le donne ad ore di solito non usano Armani.<br />
- Freddie non si lamenterà. Deve farsi perdonare anche lui<br />
qualche chilo di troppo.<br />
Freddie era da sempre al di là delle duecento libbre.<br />
- Freddie se ne sbatte. Ci sarà qualche altra a perdonarglieli.<br />
- Non mi dire che ti tradisce!<br />
- Non mi dire che non lo sapevi!?! Praticamente da una vita.<br />
Fortuna che spende poco. L'ufficio è la sua alcova. Almeno ri-<br />
232
sparmia sui mezzi di comunicazione e le camere d'albergo. Grasso<br />
stronzo.<br />
- Non essere infantilmente volgare.<br />
- Permetterai che conosca mio marito dopo trent'anni di matrimonio.<br />
O no?<br />
- Te lo concedo.<br />
Le dispiacque che l'altra fosse così evidentemente contrariata.<br />
Selene passava un brutto momento, e la speranza di rivivere insieme<br />
a lei qualche profumata, policroma ombra del loro passato<br />
di ragazze ad A'dam era probabilmente destinata all'insuccesso.<br />
Forse cambiando argomento le cose sarebbero andate meglio.<br />
Ma non sapeva da cosa cominciare.<br />
L'altra avvertì il suo imbarazzo e scelse di vincere ogni remora.<br />
Saskia era curiosa di sapere cosa fosse accaduto a Kati. E lei, che<br />
non avrebbe gradito domande al riguardo di sua figlia - anzi le avrebbe<br />
odiate -, fu la prima ad abbordare lo spinoso argomento<br />
per superare l’ impasse.<br />
- Per fortuna le cose con Kati vanno meglio.<br />
L'altra trattene il respiro non sapendo cosa aspettarsi sul delicato<br />
fronte.<br />
- Mi fa piacere. Per te, ma anche per lei. La conosco da sempre,<br />
vi conosco tutti da sempre. Sono rimasta così male quando<br />
mi hanno costretta a testimoniare.<br />
- Grazie, carina. Grazie. Non potevi fare altro. Anche quell'imbecille<br />
di Freddie l'ha capito. Nessuno ti biasima, o ti mantiene<br />
il broncio.<br />
Forse solo un po' Kati. Ma è comprensibile.<br />
Le loro mani si toccarono. Era vero. Se non avesse collaborato<br />
sarebbe andata ancora peggio per la ragazza.<br />
Poi Selene prese a raccontarle.<br />
- Siamo riusciti a far derubricare l'imputazione. Il giudice era<br />
troppo contento di incastrare quel Van de Feld, il chimico che aveva<br />
messo su il laboratorio. E ha fatto cadere buona parte delle<br />
accuse in cambio della testimonianza di Kati.<br />
- Le è andata bene. Sono contenta.<br />
233
- Andata bene!? Se non l'avessero pizzicata le sarebbe andata<br />
bene! Deve fare un anno di comunità terapeutica, se vuole godere<br />
i vantaggi della sentenza.<br />
- Non credo che si stia poi tanto male in una comunità.<br />
- Dovrà anche lavorare! Non so…<br />
- Imparerà a fare qualcosa. Dai, non fare così. A me sembra<br />
che le cose vadano per il meglio.<br />
- Ma Kati è imprevedibile. L'altra notte è fuggita. E alle tre era<br />
davanti alla porta finestra del soggiorno, che bussava battendo una<br />
scarpa contro il vetro. Dio solo sa perché non ha usato il campanello.<br />
E' stato piuttosto difficile convincerla a farsi riportare in<br />
comunità. E convincere la sorvegliante notturna a non denunciarla.<br />
Cinquecento euro non sono gran denaro, per fortuna abbiamo<br />
sempre un po’ di contante in casa. Per convincerla, Freddie le disse<br />
“si compri un paio di calze”.<br />
E’ stato un casino di confusione, credimi. Con Freddie che<br />
non riusciva a svegliarsi per la bisboccia che aveva fatto la sera<br />
precedente con l'amichetta in ufficio. E che poi non capiva il punto<br />
della faccenda. Se l'avessero denunciata, Kati rischiava la prigione.<br />
Quella con le sbarre e il sole a scacchi.<br />
Non c'è niente da fare. Quella ragazza è imprevedibile. Come<br />
se non capisse. Sono tutti un po' così i giovani oggi. Come se non<br />
riuscissero a comprendere. A comprendere e ad agire di conseguenza.<br />
Sono irresponsabili.<br />
Qualcuno è addirittura una bomba a tempo. Scoppierà, ma tu<br />
non sai né quando e né dove.<br />
E’ solo una questione di tempo.<br />
Non Kati. Kati non è così. E' solo immatura.<br />
Bisognerà cambiare anche il vetro della porta finestra. Non so<br />
come abbia fatto ma è riuscita a scheggiarlo. Con quello che costa<br />
ora quel tipo di vetro.<br />
La voce di Selene era rotta per l'emozione. Le fece pena. Come<br />
in altre occasioni le venne spontaneo paragonarla alla splendida<br />
ragazza che era stata. Bella anche se un po' pienotta. Che scoppiava<br />
di salute e sicura di sé. Con lo sguardo sempre fisso al futuro,<br />
ed assolutamente ottimista. Era stata tutta un sorriso.<br />
234
Ora era diversa. Il tempo ci mangia più di quanto non pensiamo.<br />
Forse la vita fatta con suo marito. Freddie era da sempre un<br />
porcellone. Ma lei aveva imparato presto a seguirne le orme. Anche<br />
Kati aveva la sua parte di responsabilità nelle condizioni di sua<br />
madre. Così come Selene aveva una parte di responsabilità negli<br />
impicci in cui la figlia si cacciava con regolarità impressionante.<br />
Fossero piccoli furti nei grandi magazzini, atti osceni in luogo<br />
pubblico, ubriachezza molesta, guida con elevato tasso alcolico.<br />
Kati era una ragazza apparentemente timida che si sarebbe potuta<br />
definire ricca di sorprese, se le sorprese che faceva non fossero<br />
state monotonamente ricorrenti e sgradevoli.<br />
- E' come se non capissero che la vita a un certo punto finisce<br />
- aggiunse l'amica.<br />
E poi, come a seguito di un’ulteriore intuizione:<br />
- Anzi, come se non capissero che la vita è già cominciata. E’<br />
che può diventare una cosa molto seria.<br />
La frase le parve giusta ma troppo triste per continuare con<br />
quel discorso.<br />
- Ora basta, però. Ti stai piangendo tutto il rimmel. Il budget<br />
di questo mese aumenterà.<br />
Selene rise, poi cercò un fazzolettino di carta nella borsetta. E<br />
trascorse qualche minuto a pulirsi il volto, osservandolo in un piccolo<br />
specchietto rettangolare con occhi tristemente critici.<br />
- Basta, sì. Prendiamo un martini. Offro io. Questo caffé mi ha<br />
seccato. Alla fine credo che mi diluisca il sangue. Martini anche<br />
per te?!<br />
Ma Jutte non voleva finirla così, semplicemente. Alzò il calice<br />
vuoto e:<br />
- Per fortuna che non le ha detto “si compri un paio di mutande…dato<br />
il tipo?”.<br />
E scoppiò a ridere come sapeva fare solo da ubriaca.<br />
- Non si può dire che “vogliamo tornarvi”. In Africa.<br />
Intanto Vij non era con noi, quando siamo scesi giù l'anno<br />
scorso. E poi non è un ritornarvi vero e proprio. Praticamente neanche<br />
io ci sono stata. Fra l'annullamento del matrimonio, e il<br />
235
problema con Kati che tu conosci, io non ci sono stata mai. Ora<br />
c'è la nascita del figlio di Mulid e la nascita della bambina di Vij. E'<br />
un'occasione per festeggiare. Il momento per un grande finale.<br />
Anzi, per l'augurio di un grande inizio. Sia per Vij con il marito e<br />
la bambina, sia per Mulid con la nuova moglie e il loro figlio maschio.<br />
Che però ha già quasi un anno. Loro avevano fretta.<br />
Risero insieme.<br />
- Comunque a me sembra una cosa carina. Non credi?<br />
Abbiamo il dovere di festeggiare quello che ci capita di buono,<br />
dopo esserci intristiti - ed avere intristito gli altri - con quanto ci<br />
capitava di cattivo.<br />
E' una testimonianza a favore della vita. E' doveroso al giorno<br />
d'oggi, non ti pare?<br />
- Non ti scaldare. Non lo metto in dubbio. Solo che è una cosa<br />
tanto strana e complicata che mi riesce difficile seguirla nei suoi<br />
passaggi. O devo essermi persa qualche pezzo del film. Qualcosa<br />
del genere.<br />
- Ma va là. Non dire sciocchezze. E' una cosa semplicissima.<br />
- Per esempio, questo Mulid ...Pensavo che fosse il tuo nuovo<br />
genero.<br />
- Neanche per sogno. E nessun “nuovo” genero. Jaap ormai è<br />
scomparso. Con l’annullamento del matrimonio, lui non è neanche<br />
mai stato mio genero. Quel piccolo stronzetto traditore.<br />
- Ora sei tu “infantilmente volgare”. Va bene, mi arrendo! Va’<br />
avanti. Allora tuo genero...<br />
- Mio genero, il marito di Vij - l'unico marito di Vij - è Hashem.<br />
- E Hashem chi è?<br />
- Che domanda fai?! E' un persiano che Vij ha conosciuto qui<br />
alla Biblioteca Centrale.<br />
- Un iraniano, insomma.<br />
- Lui si considera un persiano perché è fuggito da Komeini. La<br />
sua famiglia era legata a quella dello Scià. Di Reza Palevi. Te lo ricordi?<br />
- Certo che me lo ricordo. Un bell'uomo. Gli somiglia?<br />
Saskia capì quanto fosse stato deleterio il quarto martini. Ma<br />
non volle mostrarlo.<br />
236
- Non dire sciocchezze. La famiglia era legata a quella dello<br />
scià, ma non sono parenti. Non lo sono mai stati.<br />
Poi, udendosi alzare la voce e ripetere quel discorso surreale<br />
con convinta certezza, si disse che anche nel suo caso non mancavano<br />
le conseguenze degli aperitivi.<br />
- O.k. mia cara. Ora ho capito. Va’ avanti.<br />
Sapeva che ogni spiegazione sarebbe affondata nella mente<br />
dell'amica come un sasso in uno stagno. Selene era perfetta - o<br />
quasi - solo a bridge, ormai. Non riusciva a credere ai propri occhi<br />
quando la vedeva giocare. In tutti gli altri momenti e attività era<br />
assolutamente inaffidabile. Invece al tavolo verde… Però, quando<br />
giocava non beveva quasi nulla. Ma ora lei non poteva fare a meno<br />
di procedere con il racconto.<br />
Sperò solo che qualcosa alla fine rimanesse impigliata, nella rete<br />
in più punti lacera dei gangli cerebrali dell'altra. Che potesse<br />
annidarvisi e restare a testimonianza di quanto le andava ripetendo<br />
ormai da tempo.<br />
- L'ha conosciuto e si sono innamorati. E poi hanno deciso di<br />
sposarsi.<br />
- Scusa, e il bambino..?<br />
- Non il bambino, la bambina. Vij ha una femminuccia.<br />
- Anche suo marito, immagino - La voce di Selene era divenuta<br />
addirittura strascicata. Sembrava uscirle di bocca dopo essersi avvoltolata<br />
con tenacia al velopendulo, abbarbicata alle tonsille. E il<br />
suo ridere chioccio dava una profonda tristezza. - Sono ancora<br />
capace di spirito, mia cara.<br />
E singhiozzò brevemente con grande dignità.<br />
- Certo che lo sei, tesoro.<br />
Bevvero in silenzio quello che restava nei bicchieri, poi l'altra<br />
tornò alla carica.<br />
- Il bambino invece...<br />
- E' il figlio di Mulid. Di quell'egiziano amico di Fulvio a cui<br />
hanno tolto i calcoli.<br />
- Quello a cui tuo marito ha prestato il denaro per l'operazione?<br />
237
- Diciamo così. Ma è denaro che non rivedrà mai più. Ormai è<br />
già passato un po’ di tempo. E' stato un modo per salvare la faccia<br />
di Mulid. Un finanziamento coperto.<br />
- Mi fai ridere, carina. Mi fai ridere tanto…<br />
Bisognava prendere la situazione in pugno. Freddie sarebbe<br />
passato solo fra mezz'ora, si disse Saskia dando una veloce occhiata<br />
all'orologio.<br />
- Sono contenta di tenerti allegra.<br />
- Ora questo bambino è stato battezzato...<br />
- Non battezzato, circonciso. Mulid è musulmano.<br />
- Giusto. Scusa. Circonciso. E voi andate giù per la festa.<br />
- Si tratta di una festa di famiglia. Siamo stati invitati anche noi.<br />
E' un modo per mostrare la loro riconoscenza. E probabilmente<br />
anche per saldare virtualmente il debito.<br />
- Hai ragione. Sono terribili questi egiziani.<br />
- Non che siano terribili. Solo che Mulid non ha soldi sufficienti<br />
per saldare il debito. E non li avrà mai. Fulvio lo sapeva, ed<br />
ora vuole chiudere in questo modo.<br />
- Ma ci rimetterà altre migliaia di euro per il viaggio.<br />
- Certamente.<br />
L'esame economico della situazione l'aveva stancata, e anche<br />
un po' innervosita. Per quanto praticamente ubriaca, Selene manteneva<br />
la perfetta nozione del denaro. Cercò di cambiare argomento.<br />
Ma l'altra fu più veloce.<br />
- Ma anche Hashem è circonciso...<br />
- Certo. E' musulmano anche lui.<br />
- E la figlia di Vij è stata anche lei...- l’altra rise un po’ stridula<br />
ma sinceramente divertita all’idea.<br />
- Non dire sciocchezze, Selene. Lei è stata battezzata. Hanno<br />
fatto un matrimonio misto, e l’educazione cattolica rientra negli<br />
impegni matrimoniali.<br />
- Quante cose sono cambiate, vero? Ai miei tempi queste unioni<br />
non si facevano.<br />
Gli occhi della donna ebbero un guizzo, anzi tutta l'espressione<br />
emanò un che di divertito, di assolutamente impertinente e allegro.<br />
Come per un improvviso ulteriore singhiozzo di buon umore.<br />
- Hai mai visto un pene circonciso, tu?<br />
238
Selene aveva voluto abbassare la voce. Era facile leggere nelle<br />
sue intenzioni. Ma in effetti aveva semplicemente reso la sua dizione<br />
più chiara e sonora, anzi quasi perfettamente udibile entro<br />
un raggio di almeno dieci metri. Una signora a un tavolo vicino<br />
volse di scatto la testa, per tornare in fretta all'orizzonte del proprio<br />
caffé con pasticcini.<br />
Selene ridacchiò e la guardò allusivamente. Poi si chinò un po'<br />
in avanti, pronta a ripetere la domanda. Magari un po' più forte e<br />
con una pronuncia ancor più precisa. Nel caso lei non avesse capito.<br />
- No, mia cara. E' un'esperienza che mi manca.<br />
- Che significa “mi manca”?!? Non stare a pensarci. Rudyard<br />
era circonciso. E faceva schifo lo stesso. Non credere a tutte le<br />
voci che ci sono in giro. Se la circoncisione fosse stata una cosa<br />
buona, non avrebbero mancato di tenerla nel Nuovo Testamento.<br />
A quel punto Selene rise di nuovo, e prese a tossicchiare in<br />
uno dei suoi innumerevoli fazzolettini di carta. Quindi:<br />
- Non stare a pensare a certe cose. E poi alla tua età.<br />
- Ma io non pensavo a nulla – lei cercò di difendersi.<br />
- Va’ là! Si dice sempre così. Comunque io mi farei raccontare<br />
tutto da mia figlia. E' così che si allarga la propria conoscenza, se<br />
non si può fare di meglio.<br />
Gli occhi divertiti dell’amica la trafissero arricchiti di un'ombra<br />
di finta supponenza. Era stata molto spiritosa da ragazza. Forse<br />
per questo lei ne aveva un così buon ricordo. A dispetto di tutto<br />
l'altro che poi era intervenuto e che si chiamava vita.<br />
- Certamente hai conosciuto i genitori.<br />
- Di Hashem?<br />
- E di chi altri?<br />
- Li ho visti un paio di volte. Il padre ha un negozio di tappeti<br />
con un socio dalle parti dell'Oude Kerksplein. E la madre vende<br />
carta da parati e piccoli imballaggi per regalo in una specie di buco<br />
di dieci metri quadri lungo il Damrak. Sono simpatici. A casa vanno<br />
in giro scalzi. Come fossero americani. Anche Hashem. E poi<br />
hanno strane abitudini respiratorie. Me l'ha detto Vij.<br />
- Cosa significa?! Avranno i polmoni come noi, no? O hanno il<br />
complesso di Pavlov?<br />
239
- Pavlov?! Che c’entra Pavlov?<br />
- Non so. Facevo così per dire.<br />
- Io parlavo semplicemente di respirazione. Fanno esercizi, o<br />
che so io. Non ho capito bene. E neanche ho avuto occasione di<br />
discuterne con Vij. Comunque sono molto simpatici.<br />
- La gente con il reddito alto è sempre simpatica. Perché è<br />
sempre di buon umore.<br />
- Smettila, Selene.<br />
- Scusa. Scherzavo.<br />
- Se sapessi quanti medici e quanti chirurghi qui ad A'dam sono<br />
persiani.<br />
- Se tu sapessi come è aumentata la mortalità negli ospedali...<br />
Risero mentre la donna con caffé e pasticcini – dopo aver lanciato<br />
uno sguardo incerto nella loro direzione - decideva di cambiare<br />
aria temendo il peggio.<br />
Poi Selene, come se se ne ricordasse improvvisamente:<br />
- Ma davvero vende tappeti il tuo consuocero? Quello dell'Oude<br />
Kerk è il quartiere a luci rosse. E' la zona delle puttane.<br />
- Evidentemente non ci sono solo puttane.<br />
- Ora c'è anche il padre di Hashem, a vendere i suoi tappeti.<br />
Le parve che l'altra non avesse più la lingua impastata. Forse<br />
era l’effetto del caffé. Era alla terza tazza.<br />
- Certo, ci credo - l'amica continuò come a confortarla.<br />
- Comunque mangiano molto riso, sai - lei aggiunse massaggiandosi<br />
un po' la fronte.- Ci sono persiani che hanno delle pentole<br />
per cucinare esclusivamente il riso. Pensa un po' tu.<br />
- Bravi. L'ideale per il colesterolo. Mi fa tanto piacere per loro.<br />
E la zona del Damrak è eccellente. Un punto storico.<br />
Selene si era tirata parecchio su negli ultimi minuti. Non sembrava<br />
neanche più brilla.<br />
La cosa la fece dapprima respirare profondamente, e poi le<br />
dette una sensazione di gioia. Era l'ultimo giorno che trascorreva<br />
ad Amsterdam, e aveva pensato di passarlo con l'amica con cui<br />
aveva vissuto tanti momenti belli e brutti della vita. Con la donna<br />
con cui aveva sempre superato ogni incomprensione, ogni bisticcio.<br />
E trovarsela sbronza al tavolo l'aveva delusa, rattristata. Ma,<br />
una volta che era tornata ad essere se stessa, la prospettiva di pas-<br />
240
sare il restante scorcio di giornata insieme rinnovava le sue speranze.<br />
- Freddie dovrebbe essere già qui. La conferenza è per un<br />
quarto dopo le sei.<br />
- Arriverà puntuale. Tuo marito è sempre così perfetto.<br />
- Un gran figlio di puttana, quello lì. Te lo raccomando. Neanche<br />
lui è circonciso. E fa schifo lo stesso, come tutti gli altri.<br />
Poi, cambiando discorso:<br />
- Mi dispiace arrivare a una conferenza quando hanno già iniziato.<br />
A volte non ci capisco niente per un bel pezzo. E quando<br />
comincio a capirci è tutto finito. Odio arrivare tardi. Assolutamente.<br />
Beviamo qualcosa per ingannare il tempo?<br />
- No, per favore Selene. Io ho già bevuto troppo. E anche tu.<br />
Ti prego.<br />
- Va bene, mia cara. Ma a questo punto raccontami. Così non<br />
avvertirò il sacrificio.<br />
Abbandonò la poco suadente voce del conferenziere dopo la<br />
descrizione di un'alba su di un piccolo laghetto di sua (del conferenziere)<br />
conoscenza.<br />
Una fresca brezza ne aveva increspato le acque superficiali, facendo<br />
veleggiare intere costellazioni di petali di biancospino. Piccoli<br />
grembi serici che, ricchi di mille sfumature rosacee, galleggiavano<br />
verso impensabili traguardi. Uno specchio d'acqua su cui<br />
uno svasso maggiore scivolava arricchendo di pennellate rosse nere<br />
e bianche la tavolozza intensa dei verdi e dei marroni delle<br />
sponde; o dei pallidi azzurri del cielo. La meta dello svasso era un<br />
nodo di canne, di sterpi e di altra erba, ancorati alle piante acquatiche<br />
contro cui erano stati spinti dalla corrente dopo essere scivolati<br />
oltre una dolce ansa del fiume. Lo svasso maggiore s'era fermato<br />
forse ancora insonnolito. Magari per riposare e per “ordinare<br />
la colazione”. Per provvedere a uno spuntino.<br />
Le parole, più o meno intenzionalmente, possono deformare la<br />
realtà. E la poesia di un laghetto può echeggiare la pacifica felicità<br />
di un inesistente eden. Fu a quel punto che decise di prendersi una<br />
breve vacanza dall'ascolto.<br />
241
Accanto a lei, Selene a tratti sonnecchiava, ma senza emettere<br />
imbarazzanti suoni.<br />
Si disse che l'impiego degli antropomorfismi nel mondo animale<br />
può aiutarci a capire meglio la vita, ma può anche nascondere<br />
verità fondamentali.<br />
E ci confonde le idee allorché dobbiamo capire la vita degli<br />
uomini?<br />
Anche se quello che aveva pensato appariva alquanto contorto,<br />
era convinta della sua verità. In altre parole, avvicinarci troppo agli<br />
animali, anzi avvicinare troppo gli animali a noi, spesso ci aiuta a<br />
comprendere meglio quei bruti, ma può anche impedirci di comprendere<br />
meglio gli uomini.<br />
Da ragazza le avevano insegnato che gli uomini hanno il pesante<br />
meraviglioso destino di essere unici sotto il sole. O, nella<br />
peggiore delle ipotesi, sotto il cielo di stelle lontane “che stanno a<br />
guardare”. Ricordò le sue letture di Cronin, e di come allora le<br />
fosse parso di essere démodé, sdolcinata. Che succhiava i pensieri<br />
dei vecchi, che si lasciava plagiare.<br />
Sentì voglia di una sigaretta, ma nella sala non si poteva fumare.<br />
E temeva che, se si fosse alzata, Selene avrebbe voluto seguirla,<br />
per quanto fosse ancora malferma sulle gambe. L'amica avrebbe<br />
addirittura potuto convincere il barman a servirle un altro di quei<br />
suoi esiziali martini.<br />
Insomma, a quel punto, poteva succedere di tutto.<br />
Meglio desistere. Meglio rinunciare all'impalpabile nube azzurrina.<br />
Nell'animata perorazione del conferenziere, lo svasso maggiore<br />
aveva lasciato il posto a un airone che, fra l'angosciato e il curioso,<br />
sorvegliava lo spettacolo dell'acqua e delle piante. Anche lui a<br />
quell'ora aveva intenzioni alimentari. Sentiva i morsi della fame,<br />
avvertiva le esigenze della chimica delle sue interiora. Ma il bell'animale<br />
si dà tempo. E' estremamente dignitoso. Anche se a chi lo<br />
guarda potrebbe dare l'impressione di muovere lentamente le ali<br />
come a ripetere brevemente a se stesso in qual modo dovrà alzarsi<br />
in volo.<br />
242
Dapprincipio aveva creduto all'unicità della vita umana, al carattere<br />
speciale dell'uomo. Poi, nei cinquant'anni successivi, avevano<br />
cercato di convincerla che siamo semplicemente animali. E<br />
lei, volendosi allontanare da Cronin che era desisamente out, e da<br />
tutto il mondo che era stato “prima”, aveva preso a crederci. A<br />
scivolare sempre più pericolosamente verso Darwin.<br />
Ma senza vera convinzione, ora poteva confessarlo.<br />
Così come senza convinzione aveva professato l'indipendenza<br />
del pensiero del singolo. La libertà della mente. Il diritto assoluto<br />
all’autodeterminazione senza remore.<br />
Forse gli ultimi cinquant'anni della sua vita non le avevano insegnato<br />
a sufficienza, ma le avevano spiegato con chiarezza quanto<br />
spesso fossero inefficaci le soluzioni che spesso le erano state<br />
proposte come sicure, certe di una certezza apodittica. Le profezie<br />
laiche della sua iniziazione.<br />
Se a tratti ora si sentiva spelacchiata, era proprio per tutte le<br />
convinzioni che, dopo esserle state forzate addosso, erano cadute<br />
una alla volta lasciando nudi i moncherini delle sue ali. Incapaci di<br />
innalzarsi neanche di tanto.<br />
Un po' come la storia, che caduta più volte nell’assoluta indecenza,<br />
in quel secolo, sembrava non riuscisse più a rialzarsi.<br />
Forse la sua esperienza era diventata positiva allorché si era<br />
trasformata in apertamente negativa? La sua ricchezza era un paradosso,<br />
il paradosso della sua attuale povertà? Del suo disincanto,<br />
insieme a quello di decine di milioni di altri uomini e donne. Nei<br />
confronti di tante cose, a cominciare dalle ideologie che erano state<br />
per un certo periodo i vangeli del secolo. Il suo vero guadagno<br />
era stato perderle tutte alla constatazione dell'insuccesso di ciascuna?<br />
Anche se prima o poi l'ideologia manca. Se ne sente il vuoto.<br />
Ma questo è un altro discorso.<br />
…L'airone è un uccello soggiogato dalle cure parentali. I suoi<br />
piccoli ne turbano di continuo l'equilibrio nervoso con ripetute richieste<br />
di cibo fatte aprendo i loro becchi e sbattendo le piccole<br />
243
ali. E' un uccello la cui dignità e la cui sopportazione sono messe a<br />
dura prova.<br />
…C'è da meravigliarsi che continui a nidificare e ad accoppiarsi<br />
dopo essere stato solitamente tanto infastidito dai suoi nati.<br />
In lei era maturata una particolare sensibilità alla “fiumana”. La<br />
coscienza di quanto noi siamo spesso trasportati da quelli che ci<br />
stanno accanto. E si era chiesta quali fossero le autentiche conseguenze<br />
di quella caratteristica dell’ uomo. Noi partecipiamo durante<br />
le nostre vite a una civiltà che è il senso di esistere in un momento<br />
della storia umana. Una coscienza storicizzata di cosa sia<br />
l'uomo, il mondo, la vita. E tutto lo viviamo da un particolare<br />
punto della geografia, esteriore e interiore. Perché ciascuno è diverso<br />
dall'altro.<br />
Nasciamo tutti trafitti dalle coordinate di una trigonometria<br />
sferica e di un calendario.<br />
Cosa significa tutto questo?<br />
La stessa approssimazione può essere la nostra salvezza. La<br />
coscienza che, pur nel desiderio di vivere nella vigile precisione,<br />
tutto è fatto per calzare addosso a uomini e donne di misure diverse<br />
fra loro. Per fortuna, l'intransigenza che l'aveva resa tanto<br />
orgogliosa da giovane aveva ceduto il posto alla silenziosa attenzione<br />
della vita.<br />
Mentre la crisalide si mutava in farfalla?<br />
Mentre la vita avanzava implacabile.<br />
Trovava che era doloroso vivere all'ombra della “esigitività”<br />
del pulsare dei quarzi, allo stesso tempo reagendo in modo impreciso<br />
- in modo umano - in tutte le occasioni della vita. Solo la limpidezza<br />
di una coscienza matura poteva dare la forza di sopportare<br />
il divario. I divari che si instaurano nell'esistere di ciascuno.<br />
Perché, se non ci facciamo una ragione dei nostri limiti, siamo<br />
insieme crocifissi sia dalle nostre esigenze che dai nostri errori.<br />
Crocifiggere. Quel vocabolo la turbava. Se aveva deciso di<br />
guardare al credo religioso in cui era nata con occhi nuovi, non le<br />
244
iusciva facile gestire una terminologia con immediati rimandi di<br />
natura teologica.<br />
Era anche questa una debolezza? Chissà.<br />
Siamo dilaniati da cavalli che vanno in senso opposto. Due<br />
cocchi che squarciavano l’uomo ad essi incatenato. Il preciso e un<br />
po' sussiegoso pulsare del quarzo, e il molle sensuale tremito del<br />
cuore umano. Era così che immaginava i termini del problema. I<br />
poli alternativi, i corni del dilemma.<br />
Le punte della forbice. Dell'unica forbice dell'esistenza.<br />
E l'esagerata storicizzazione della verità che l'uomo raggiunge<br />
su se stesso la metteva in crisi. Le procurava un senso di profonda<br />
insoddisfazione. Un malessere che lei non aveva ancora il coraggio<br />
di guardare in faccia. Sapeva che era un bisogno di metafisica ma<br />
non intendeva ancora riconoscerlo apertamente. Non si sentiva<br />
ancora matura per un'operazione del genere.<br />
Aveva paura di gestirlo, quel bisogno, dopotutto.<br />
Mentre i minuti scorrevano inaffrettatamente costanti,<br />
all’ombra del conferenziere, Selene dormicchiava sotto il manto<br />
dei suoi occhiali scuri e di una semieretta placidità.<br />
Era quello il vantaggio di sedere un po' reclinata all’ indietro?<br />
Apparteneva a una metodica studiata dopo i primi cinquecento<br />
martini, e utilizzata alla perfezione dopo i primi cinquemila? Forse.<br />
Nelle buone famiglie si impara di tutto, anche cose che nella<br />
vita possono risultare utili. La vita è estro ed alcol nella cornice di<br />
una cattiva o di una buona educazione, aveva detto una volta Selene.<br />
“Accendendosi sulle cose, la luce donava ad esse la vita diurna.<br />
E se essa complicava ciò che era colpito, la luce stessa diveniva<br />
più complessa nei suoi giochi di riflessione.”<br />
L'ometto ne era certo. E le fece tenerezza.<br />
…Oh luce!, disse Milton. I suoi brillanti sprazzi, i suoi guizzi, le<br />
sue scintille, i suoi raggi accarezzavano, scolpivano, sollecitavano<br />
intimi processi basilari. Le diatomee, ad esempio, si ringalluzzivano<br />
al frugare dei suoi raggi oltre il guscio cristallino di sottilissima<br />
silice. E, danzando ad esse intrecciati in una coreografia scritta in<br />
245
una fascia solitaria quanto silenziosa del paleozoico, flagellati di infima<br />
grandezza si innalzavano verso i raggi dell'astro diurno e la<br />
superficie dell'acqua. Si offrivano quale bene accetta prima colazione,<br />
sacrificio dell'alba fra le turbinanti falangi di Volvox che<br />
vorticavano spinte dalla calma furia inintermittente delle loro ciglia<br />
battenti. In sciami che non si davano mai pace.<br />
Mentre la Spirogyra dirigeva da un invisibile spartito la musica<br />
silente con i suoi verdi filamenti – era così che aveva letto da qualche<br />
parte, l’ometto confessò. Scandiva le fascinose movenze di<br />
quelle creature di arcana dinamica ma anche così lontane, sottratte<br />
alla coscienza del destino.<br />
La nostra felicità, ma anche la nostra infelicità, oggi pulsa intrecciata<br />
al perfetto scandire dei quarzi, batte inseguendo il loro<br />
ritmo nel tempo delle nostre lacerazioni, all'ombra della coscienza<br />
del nostro a volte incerto respiro. Fra le code, fra le fruste, mentre<br />
siamo stirati dal ferro di apodittiche cavalcature che vorrebbero<br />
dilaniarci. Noi che attendiamo giustizia sbagliando luoghi e date in<br />
cui cercarla, dibattendoci assurdamente fra gli spasimi dei nostri<br />
desideri.<br />
Guai se ad un certo punto non avessimo pietà di noi stessi fra i<br />
silenzi del nostro tempo.<br />
Una pietà almeno saltuaria.<br />
Una volta aveva creduto che con un po' di attenzione, e magari<br />
con tanta fatica, si potesse essere felici. Si potesse giungere a quella<br />
condizione di cui tanto spesso gli altri parlavano in termini così<br />
commoventi e mai esaustivi. Anzi, lo aveva sperato credendo che<br />
la felicità esistesse davvero, e che quindi potesse costituire un traguardo.<br />
Era stato uno dei suoi errori. Un frainteso? Diciamo così.<br />
Vi era stata una sorta di “fisicità” nella cosa che, a pensarci bene,<br />
era fra il commovente e lo sciocco. La felicità come traguardo.<br />
Filo di lana fra due paletti, fascia quadrettata al di sopra del punto<br />
in cui termina il percorso di una certa gara. Punto preciso in cui si<br />
potesse configgere un chiodo.<br />
246
Concessa una tale fisicità, concepita come realtà tridimensionale,<br />
essa poteva e doveva essere raggiunta in un'epoca in cui era cosa<br />
davvero difficile tracciare i limiti dell'azione umana.<br />
Invece la si poteva definire null'altro che un'illusione. Con sottolineato<br />
disprezzo? Non lo avrebbe fatto, pensando a come le illusioni<br />
fossero diffuse. Di come esse permeassero di sé il quotidiano<br />
e il contiguo.<br />
Come disfarsi assolutamente delle illusioni? Oltre alle ideologie,<br />
sarebbe scomparsa anche la micro-metafisica del quotidiano.<br />
L'ometto calvo continuò. E ben presto una colonia di Volvox<br />
prese a turbinare nella sua immaginazione. Cercò di ricordare l'ordine<br />
di grandezza di quelle popolazioni acquatiche. Poi le cloroficee<br />
sembrarono, pur circondandola, voler sfuggire alla sua mente<br />
a colpi di innumerabili flagelli. Rammentò solo che le volvocali<br />
comprendevano una cinquantina di generi, e che in tutto assommavano<br />
forse a trecentocinquanta specie.<br />
Per qualche istante si sentì abbracciata se non coinvolta nella<br />
danza quasi elicoidale delle colonie di microrganismi unicellulari.<br />
E, avvolgendola, questi le dettero il capogiro.<br />
A Selene faceva piacere andare con lei a quelle conferenze perché<br />
le chiedeva spiegazioni, luce su questo o quel particolare. E le<br />
diceva: qualche tua parola, e “m'illumino d'immenso”.<br />
Provava capogiro per la propria solitudine? Per quel disgusto<br />
della vita asciutta ed amara che aveva assaporata anche per la<br />
mancanza di lui?<br />
Il problema di Vij era stato superato. Perché non dimenticava<br />
il sapore nauseabondo dell'angoscioso isolamento che aveva sperimentato?<br />
A dispetto di tutto, essere di nuovo lontana da suo marito<br />
le creava un fastidio a tratti profondo.<br />
Anche se presto l’avrebbe raggiunto ad Alessandria.<br />
Quando non era distratta da questa o quella persona, da una<br />
cosa o dall'altra, avrebbe voluto aprirgli il cuore. Togliersi dal petto<br />
tutto quanto in se stessa le dava peso, noia, amarezza. Quello<br />
stesso mortale senso di sazietà che lei considerava un terribile segno<br />
della propria animalità. Avrebbe voluto rovesciargli in grem-<br />
247
o il proprio cuore, come si fa con una sacca i cui penetrali non ce<br />
ne concedono un facile accesso. Allora si rovescia semplicemente.<br />
Si vuota in un esaustivo inventario dei contenuti.<br />
Sperando di compiere in tal modo un sacrificio sull'ara della<br />
dimenticanza, di un auspicabile oblio?<br />
Con chi altro farlo? Forse con Dio. Ma la sua fede era debole.<br />
Dio era lontano. Proprio come Fulvio in quel momento.<br />
…In rutilanti assise squamose, le trote presero a balzare fuori<br />
dall'acqua per catturare le effimere di passaggio, mentre le folaghe<br />
scandagliavano brevi orizzonti con perscrutazioni incuranti dei<br />
pulcini delle gallinelle d'acqua, che aprivano e chiudevano i loro<br />
becchi in una disperazione irata quanto costante, accorata quanto<br />
decidua: prossima alle foglie di betulla e ai rami secchi di cui era<br />
infarcito il loro nido.<br />
Bastava attendere. Di certo non erano gli insetti che mancavano<br />
su quelle sponde dove le larve di zanzare, di chironomidi e di<br />
libellule metamorfosavano di continuo ravvivando quel variegato<br />
quasi infinito self-service all'aperto, intanto che i petali di biancospino<br />
continuavano a galleggiare in costellazioni di ampie sfioriture<br />
nella deriva di un'acqua tremula.<br />
Avrebbe desiderato capire più a fondo le motivazioni di suo<br />
marito. Era evidentemente colpito da quanto gli era accaduto durante<br />
la sua assenza, mentre lei era con Vij a provvedere<br />
all’annullamento. E non solo dalla morte del piccolo nomade, ma<br />
da alcuni incontri fatti lì ad Alessandria. E le aveva anche spiegato<br />
il duplice motivo per cui aveva finanziato l’operazione chirurgica<br />
di Mulid. Il motivo pratico era stato il non potersi sottrarre alla<br />
commozione dell’ alessandrino, alla compassione per quel suo stato<br />
mentale. E poi le aveva fatto un discorso filosofico sul futuro,<br />
che – a dispetto di tutto – le era parso quello che conteneva in un<br />
certo senso la motivazione cogente delle sue decisioni. Qualcosa<br />
che tuttavia non le era riuscito di definire perfettamente; che aveva<br />
solo intravisto fra lontane nebbie. Indefinita, ineffabile. Ma forte,<br />
decisiva.<br />
248
Gli uomini sono strani, suo marito più di tanti altri. Forse per<br />
lo schifoso lavoro “amministrativo” che aveva fatto. Meritava di<br />
più, la sua intelligenza meritava sicuramente di più.<br />
A un certo punto le era parso convinto di conoscere chi aveva<br />
ucciso il bambino. Qualcuno che lui stesso aveva involontariamente<br />
aiutato a raggiungere Alessandria. Le aveva detto che erano<br />
venuti da fuori, da lontano quelli che avevano ucciso il giovane<br />
targhi. E la causa del loro giungere erano stati proprio lui e alcuni<br />
amici che avevano architettato uno scherzo ai danni di un altro.<br />
Uno scherzo che alla fine si era rivolto contro il bambino.<br />
Glielo aveva confessato uno dei primi giorni in cui era tornato<br />
in Italia. Poi non ne aveva più parlato. E lei non aveva voluto rigirare<br />
il coltello nella piaga. Rischiare di alzare il coperchio di un vaso<br />
di Pandora. Ma doveva ammettere di non aver capito bene<br />
come fossero andate le cose.<br />
In seguito le aveva anche parlato di un uomo che aveva deciso<br />
di abbandonare l'Occidente e la sua opulenza per andare a vivere<br />
ad Alessandria. Dove ancora sentiva il profumo della sua giovinezza<br />
e di quella di chi aveva avuto significato per lui. Dove aveva<br />
ancora avvertito il sapore, la musica della vita.<br />
Di questo incontro le aveva parlato più a lungo, ma per lei era<br />
risultato egualmente oscuro. Come se la parte più importante del<br />
racconto fosse rimasta ancorata nel profondo del cuore del compagno.<br />
Forse un giorno avrebbe capito di più. Il tempo avrebbe<br />
distillato le cose. Lo stesso animo di suo marito avrebbe acquistato<br />
una trasparenza che poteva aiutare entrambi.<br />
249
19<br />
- Tornerai presto?<br />
- Non so se tornerò mai!.<br />
Selene non aveva fatto caso alla domanda di Jutte finché Saskia<br />
non le ebbe risposto.<br />
- Cosa vuoi dire? Questa è la tua terra.<br />
Una volta si diceva è “la tua patria”.<br />
- Si dicevano tante cose, una volta - Saskia si aggiustò meglio<br />
sui cuscini. - Cose di cui oggi non si può neanche parlare. La patria<br />
è un concetto fascista. Forse soltanto i francesi possono essere<br />
tranquillamente sciovinisti.<br />
Altrimenti si rischia il linciaggio delle sinistre.<br />
- Cosa c'entra con il ritornare qui, a casa tua?!<br />
- La verità è che non so più quale sia casa mia. Se parlassimo di<br />
tana...La tana è il posto del tuo odore...<br />
- E il tuo odore è qui, carina...<br />
- Forse sì, e forse no...<br />
- Cosa avete intenzione di fare, ora che tua figlia si è sistemata<br />
a Koeln?<br />
- Sistemata per modo di dire.<br />
- Insomma, Hashem lavora lì…<br />
- Certo.<br />
- …allora?<br />
- Scusa, Selene, - la voce di Jutte era un po' roca per il fumo -,<br />
per ora andranno ad Alessandria...<br />
- Ma dopo?<br />
- Intanto ci resteranno per un poco - Jutte non sembrava voler<br />
cedere la parola, affinché fosse l’interessata stessa a spiegare la situazione.<br />
- Sì, resteremo ad Alessandria per un certo tempo. Fulvio...<br />
- Scusa, avevo dimenticato - l'altra l’interruppe.<br />
Questa volta fu Jutte a mostrare curiosità.<br />
250
- Ma non ci hai spiegato...come è venuto fuori tutto quanto.<br />
- Parli del lavoro di mio marito? Non so. Per ora è semplicemente<br />
un'idea. Ad Alessandria vi è da sempre la convinzione che<br />
in un certo posto del centro storico vi sia la tomba di Alessandro<br />
Magno.<br />
Nessuno sa dire se è una leggenda o se c'è della verità in un<br />
racconto che si tramanda da quasi due secoli. Un dragone russo,<br />
che si era calato nei sotterranei della moschea di Nebi Danyal, disse<br />
di aver visto una grossa teca di vetro con un trono all'interno,<br />
su cui sedeva un uomo abbastanza giovane per essere il Macedone.<br />
Un giovane incoronato. Forse avvolto anche in un mantello<br />
dorato. E letteralmente circondato da libri e papiri. Molti hanno<br />
pensato che fosse Alessandro Magno. Secondo la storia di quei<br />
tempi, il grande condottiero sarebbe stato sepolto proprio in quella<br />
zona della città insieme ad altri re tolemaici.<br />
Ora sembra che sia saltata fuori gente interessata a scoprire la<br />
verità…Nel senso che si è formato un “comitato d’affari” per la<br />
ricerca. Il denaro ce lo mettono gli americani e i tedeschi, e il governo<br />
egiziano ha già dato il suo assenso. A condizione che si negozi<br />
lo sfruttamento turistico della zona. Non siamo più ai tempi<br />
di Nasser e delle nazionalizzazioni selvagge. Ma sono ugualmente<br />
tosti. E hanno ragione.<br />
- Speriamo. Anche se le attitudini negoziali dei nipotini dei pellerossa<br />
sono solo meglio che niente…<br />
Jutte credeva che la politica fosse solo un male necessario, o<br />
qualcosa del genere.<br />
- Fulvio ci si è trovato invischiato. Un po' per le sue conoscenze,<br />
un po' per il suo lavoro. E poi per una sorta di fantasia che lo<br />
ha preso. Lo eccita la ricerca del Grande uomo.<br />
- Beato lui. Ma…far nascere un altro piccolo musulmano: sarà<br />
una buona idea?!<br />
Selene volse di scatto la testa verso Jutte.<br />
- Sei terribile, Jutte. Sarai ubriaca, ma hai anche la lingua più<br />
lunga che conosco!<br />
L’amica la guardò fra il meravigliato e il dispiaciuto, poi:<br />
251
- Ho sempre detto che sei una donna di poca esperienza. Ora<br />
finiamo questi gamberoni e la bottiglia di champagne. E non dimenticare<br />
che sono tua ospite.<br />
Tornarono di buon umore. Saskia non aveva nessuna voglia di<br />
litigare. E i gamberoni, appena passati sulla fiamma, erano duri e<br />
saporiti.<br />
Quella sera le tre donne erano sole nell'appartamento di Selene,<br />
Freddie era in ufficio per un “contratto”. “Cara, non mi aspettare<br />
per cena”, ha detto quello stronzo di mio marito. “Questi<br />
nipponici sono molto tosti”. Lei, senza guardarlo, gli aveva risposto:<br />
“Sei il solito fortunato, Freddie.”<br />
Avevano riso tutte assieme.<br />
Per quel motivo avevano potuto abbandonarsi ai ricordi e alle<br />
abitudini di una trentina d'anni prima, quando frequentavano l'università<br />
e davano festini a base di gamberoni e fidanzatini.<br />
- Il tempo passa, e non ci si può far nulla. - disse la padrona di<br />
casa versando l’ultimo champagne.<br />
- Non mi dirai che tuo marito ti è scappato di mano, durante<br />
quella specie di vacanza solitaria che è stato costretto a fare quando<br />
sei venuta su l’altra volta? – Jutte interloquì<br />
- Perché dovrebbe essermi scappato di mano?<br />
- Mia nonna diceva che gli uomini sono come i fringuelli. Se li<br />
stringi troppo li soffochi, e se allenti la presa frullano via…<br />
- E solo tu puoi sapere cosa sia successo al tuo fringuello - Selene<br />
si intromise, ridendo e versando sbadatamente mezza coppa<br />
di champagne sul pavimento. - Per la miseria! Un attimo di distrazione...e<br />
guarda che casino.<br />
- Proprio come stavi dicendo tu - incalzò Jutte ridendo anche<br />
lei, fino a singhiozzare.<br />
L'altra si assentò per prendere uno straccio dalla cucina. Poi<br />
tornò, asciugò in terra alla meglio, e mentre era di nuovo di là le<br />
amiche sentirono la porta del frigo aprirsi e chiudersi. E si guardarono<br />
come a dirsi: ci risiamo!<br />
- Ora facciamo davvero bisboccia - E il tappo di un'altra bottiglia<br />
di champagne saltò in aria sotto le mani curate della padrona<br />
di casa. - Potrebbe esserci una giovane egiziana nella sua vita. En-<br />
252
trata mentre tu facevi la buona samaritana qui con tua figlia, insieme<br />
a quel maledetto Fynlei. O Feinley: come diavolo si chiamava<br />
il vostro legale?<br />
Una graziosa piccola egiziana che si è sgravata di un figlio che<br />
Fulvio fa passare per il figlio di quel...Mulid?, si chiama così? E<br />
che ora andrete a vedere ad Alessandria.<br />
- Povero piccolo disgraziato. Nascere illegittimo di Fulvio per<br />
farsi circoncidere da Mulid. Una vita iniziata così meriterebbe il<br />
suicidio. O affidarsi all'eutanasia. Delle volte è l'unica.<br />
Quando Selene rideva, appoggiava le mani sulle cosce e faceva<br />
un po' forza per dare spazio ai sussulti della pancetta. Ora che aveva<br />
trovato il suo spazio espressivo, era felice d'essere in compagnia<br />
delle amiche.<br />
- Non te la prendere, per favore, Saskia. Non te la prendere.<br />
La voce cominciava ad essere strascicata, e Saskia si chiese se<br />
l'amica sarebbe mai riuscita ad alzare ancora la pesante bottiglia<br />
che stringeva con entrambe le mani per mescere quello che vi restava.<br />
- Non me la prendo affatto. Si potrà pure ridere un po'. Ma,<br />
scherzi a parte, non crederai davvero che Fulvio mi porti a vedere<br />
un figlio naturale laggiù ad Alessandria? E' un'assoluta sciocchezza.<br />
E' un bambino che rassomiglierà tutto al padre. Al padre vero<br />
voglio dire.<br />
- Speriamo bene…Speriamo che il tuo Diogene non abbia fatto<br />
casini..! - e Jutte, ridendo, suggellò il discorso allungando il bicchiere<br />
vuoto verso l'ospite. - Credo sempre poco a quello che dicono<br />
gli uomini. Per quanti tentativi abbia fatto - in tutto tre, né<br />
uno in meno né uno in più -, non mi è riuscito di acquistare fiducia.<br />
E questa storia della ricerca dell'uomo nella teca di cristallo mi<br />
sa tanto di baggianata colossale. Come sarebbe venuta in mente a<br />
Fulvio una cosa del genere?<br />
- Le idee vengono e vanno. O restano. Evidentemente questa è<br />
una di quelle che sono rimaste.- Odiava fare il difensore d'ufficio<br />
del compagno ma non poteva non rispondere in modo sensato.<br />
253
- Quelle che restano sono solo quelle che ci fanno più comodo.<br />
Che magari si rivelano anche le più cretine. O le più pericolose<br />
– concluse Jutte.<br />
- Andiamo, smettila. Hai la sbronza triste!? – Selene intervenne.<br />
- Neanche per sogno. Non dire sciocchezze. Quante volte non<br />
pensi tu stessa qualcosa di strano. E la fai, così, senza rifletterci su.<br />
Poi, dopo averci pensato un poco:<br />
- A me sembra che nella vita mi siano riuscite solo le cose più<br />
stupide. Non potrei fare un grande bilancio se qualcuno me lo<br />
chiedesse. E oggi non potrei neanche mentire. E' quasi sabato<br />
santo. Ma per fortuna non c'è nessuno che lo farà.<br />
Solo, mi chiedo come abbia fatto a pensarci, tuo marito, ad Alessandro<br />
Magno e al luogo della sua sepoltura.<br />
- Intanto ad Alessandria si parla più di Alessandro Magno che<br />
di Robert Redford. Su questo puoi credermi. Non fosse altro perché<br />
la gente che ci va, di solito, è appunto in vacanza da roba del<br />
genere. E, poi, la zona di cui parla la leggenda è praticamente al<br />
centro della vecchia città. Il crocevia nei cui pressi vi è la moschea<br />
dei famosi sotterranei ha duemila e trecento anni. E' una zona fantastica.<br />
– Selene interloquì.<br />
- Io non me la ricordo, disse Jutte.<br />
-Tu non fai testo. Non ti ricordavi l'Empire State Building!<br />
- Non essere scortese! E come mai mi ricordo del Pastroudis,<br />
del Faro, e della colonna di Pompeo?<br />
- Ma cosa dici? - Selene fu pronta a rimbeccarla. - Il faro non<br />
esiste più da secoli.<br />
- Scusa, e quella grossa costruzione bianca che era lì in fondo,<br />
sul mare?<br />
La voce di Jutte aveva preso a tremare e le due amiche si guardarono<br />
un attimo, ambedue preoccupate che l'altra avesse<br />
un’improvvisa crisi.<br />
- Quello è il forte Quait Bay. Lo hanno costruito dove una volta<br />
c'era il faro.<br />
- Ecco, lo dicevo io. C'era pure un faro da qualche parte. Fate<br />
dei discorsi...A volte mi sembra d'esser matta. Dite cose che ci<br />
vorrebbe un bel po' di...Fissan per digerirle.<br />
254
- Certo che c'era il faro. Certo. - Saskia si sforzò di calmarla.<br />
Ma, doveva ridere? Era una battuta quella del Fissan?<br />
- Devo ancora ringraziarvi per il “gaper”.<br />
Il nuovo argomento avrebbe spazzato via il nervosismo, e ricacciato<br />
indietro le lacrime che già sentiva gorgogliare nella gola di<br />
Jutte.<br />
- E' una testa meravigliosa. Non ricordo di avere mai visto un'insegna<br />
così bella.<br />
- Buck è speciale. Anzi la sua compagnia di assicurazioni è speciale.<br />
Hanno un intero magazzino di roba vecchia da regalare,<br />
quando se ne dà l’occasione. Una volta un'amica gli ha chiesto una<br />
polena per il giardino. Sai, quella specie di statue che si mettevano<br />
all'estremità del tagliamare dei vascelli. E l'ha avuta.<br />
Ma eravamo ragazze. Roba di infiniti anni addietro.<br />
- Comunque, molto gentile da parte vostra. Una cosa bella e<br />
preziosa. E gentile anche da parte di tuo marito essersi interessato<br />
al regalo che volevate farmi.<br />
Quindi, con fare scherzoso:<br />
- Non sono più una ragazza, io!<br />
- E lui è un po' moscetto, mia cara. Oggi come oggi.<br />
Per questo, non stare a preoccuparti. E’ tutto gratis.<br />
Scoppiarono a ridere. Jutte si era già tirata un po’ su. Proprio<br />
come avevano sperato.<br />
- Vorrei solo sapere a che tipo di negozio appartenesse, quella<br />
testa di legno. Sembra che abbia mal di denti. A Firenze mi chiederanno<br />
da dove viene quel volto ligneo dai lineamenti orientaleggianti.<br />
E un sacco di altre cose anche.<br />
- Hai detto giusto. Buck mi ha parlato di uno speziale. Uno di<br />
quelli che trattavano erbe esotiche, ma anche impacchi ed estrazioni.<br />
Ma chi può dirlo!? E' tutta robaccia vecchia che hanno in questo<br />
enorme magazzino. E che diventa preziosa quando devono<br />
omaggiare qualcuno. Che parola terribile! O quando qualcuno<br />
vuole comprarla.<br />
Deve essere stata una bottega che avrà curato con successo legioni<br />
di stitici. La mascella serrata è segno di tensione interiore.<br />
255
E poi guarda che a nessuno interessa più da dove viene qualcuno.<br />
E neanche dove va. Interessa solo se farà la strada con lui, e<br />
se ha abbastanza grana.<br />
Anche se delle tre la più tesa era Jutte, lei stessa era un po' nervosa.<br />
Sin dai primi momenti della serata, dopo il primo e unico<br />
martini, aveva cominciato a pensare a Kati.<br />
Così come si era allontanata una volta dal centro di accoglienza,<br />
la ragazza poteva farlo ancora. E vedersela piombare lì di notte,<br />
a battere magari con le scarpe contro i vetri della porta-finestra,<br />
non sarebbe stata una cosa divertente. Era sicura che Kati la odiasse<br />
per la sua testimonianza. E per tutta la sera aveva temuto<br />
un confronto che, chissà perché, nella sua immaginazione a tratti<br />
si trasformava da lontanamente probabile in assolutamente inevitabile.<br />
Lei era lì, a casa della madre. Come poteva accadere che Kati<br />
non venisse nel cuore della notte a chiederle ragione della sua deposizione?<br />
Le sembrava impossibile.<br />
Poi sia Jutte che Selene avevano iniziato a tracciare consuntivi,<br />
a parlare delle infedeltà dei loro mariti.<br />
A lei avevano sempre detto che i sospetti che si dimostrano i<br />
più fondati sono quelli apparentemente più assurdi. L'abilità di chi<br />
ci inganna ha più successo se si affida alla nostra psicologia, piuttosto<br />
che alla meccanica del tradimento puro e semplice.<br />
Un inganno ben riuscito solitamente è il nostro ingannarci su di una persona.<br />
E l'amarezza è tutta lì.<br />
Fulvio non aveva avuto figli con egiziane. Magari si era concesso<br />
una sveltina, niente di più. Era un uomo tutto sommato pigro,<br />
e lontano da una sensualità mercenaria. Che sciocchezza quella<br />
di Jutte. Che ipotesi assurda. Ma l'aveva disturbata, ed ancora la<br />
disturbava.<br />
Per quanto riguardava la ricerca a cui si sarebbe tra poco dedicato,<br />
neanche lei avrebbe saputo dirne il perché con certezza. Le<br />
aveva accennato a un italiano che aveva fatto la guerra in Egitto, e<br />
che ora aveva deciso di trascorrere lì quello che gli restava della vi-<br />
256
ta. Questo aveva fatto ricordare anche a lui i suoi sogni di ragazzo.<br />
Le incontenibili fantasie della sua giovinezza che lo avevano fatto<br />
tanto volare. Che una volta erano piaciute anche a lei. Ma Fulvio<br />
non avrebbe lasciato la famiglia, come sembrava che avesse fatto<br />
l'altro. Avrebbe semplicemente cercato di realizzare qualcosa di interessante,<br />
anche se magari un po' pazza.<br />
Lei poteva solo pensare a quanto fosse suggestivo scavare al<br />
centro di Alessandria, in un sito che sembrava accogliere la tomba<br />
del condottiero macedone, l'anfiteatro romano, e il Mouseion con<br />
la famosa biblioteca.<br />
Quel gaper poteva metterlo nell'ingresso, al di sopra della porta.<br />
Sufficientemente ampia e nobile. Di spazio ve n'era a sufficienza.<br />
Oppure su una colonna.<br />
In quel caso scattavano problemi. Una colonna di che materiale?<br />
Legno? Marmo? E di che colore? Per non parlare della forma.<br />
Invece su di una mensola al di sopra dell'uscio. O, meglio,<br />
nell’ingresso. Poteva andare.<br />
La testa aveva pomelli lustri e coloriti, come se fosse stata appena<br />
rifinita. Forse Buck aveva investito qualche euro in un superficiale<br />
restauro. Ma era davvero uno splendido gaper. La morte lascia<br />
dietro di sé i suoi tesori. E le compagnie di assicurazioni li acquistano<br />
per due lire. E li commerciano.<br />
Dopo avere spremuto i padroni da vivi, ci guadagnano anche<br />
quando sono morti.<br />
Alla fine fu nella stanza che Selene le aveva messo a disposizione.<br />
Lo stesso nome del luogo di cui Fulvio le aveva parlato ultimamente<br />
aveva un suo fascino archeologico. Kom-el- Dikka. La<br />
collina dei detriti. Immondizie, rimasugli: comunque sopravvivenze?<br />
Suo marito era un uomo di fantasia. Ma probabilmente aveva<br />
capito come sarebbe stato difficile riempire in modo intelligente il<br />
tempo che lo separava...<br />
257
Sì, il tempo che lo separava dalla morte. E aveva cominciato a<br />
darsi da fare. Aveva approfittato dell'occasione.<br />
Tutto qui. Altro che figlio illegittimo.<br />
Apparentemente era rimasto affascinato dalla storia del dragone<br />
(o si trattava di un ussaro?) che, immergendosi nelle viscere<br />
della terra sotto la moschea di Nabi Danyel, si era imbattuto in<br />
quello strano reperto. Un uomo incoronato in una teca di cristallo,<br />
su di un trono, e circondato da libri e papiri. Forse avvolto in un<br />
mantello dorato.<br />
Ma vi era dell'altro in quella sua scelta. Nel tentativo di quella<br />
esumazione. Aveva intravisto il filo della ribellione nella sua decisione<br />
di pagare per l'operazione di Mulid. Dietro quel dono, apparentemente<br />
impulsivo e del tutto gratuito, vi era il filo rosso della<br />
ribellione di suo marito contro la sorte del piccolo nomade.<br />
Di Farouk, era così che si chiamava il ragazzetto targhi.<br />
Magari anche un lontano senso di colpa per la sua appartenenza<br />
all'universo dei ricchi sfruttatori e cannibali.<br />
Freud non aveva sbagliato tutto.<br />
Sorrise a se stessa. Vi era del vero in ciò che il vecchio austriaco<br />
aveva immaginato. Proprio come una volta vi era stato del<br />
marcio in Danimarca.<br />
Sopravvivere a se stessi è difficile.<br />
Quando la vita ci strappa le motivazioni che ci aveva dato, ci<br />
strappa anche le radici. Quelle sottili pompe che suggono gli umori<br />
per noi essenziali dalla nostra condizione esistenziale. Dal nostro<br />
habitat più autentico, quello della mente. Tutto questo suo<br />
marito lo aveva compreso, e aveva deciso di battersi contro l'eutanasia<br />
di un'intelligenza che non avesse più scopi.<br />
A lui non sarebbero bastati né il tavolo da gioco, né i viaggi.<br />
Né le mille cose stupide con cui si inganna l'attesa. L'ultima attesa.<br />
La loro era un’età in cui i miti e le leggende non riuscivano ad<br />
avere un effettivo peso. Venti ormai incapaci di generare<br />
quell’autentica esaltazione che ci strappa all’ovvio, al quotidiano.<br />
Che ci porta in alto con le sue ali.<br />
258
Le aveva scritto: Di Alessandria mi commuove la storia e non<br />
il mito. Il porto esterno, quello che chiamano comunemente il<br />
porto “preistorico” di Pharos - e a cui la leggenda dice che sia approdato<br />
Menelao mentre tornava a casa reduce da Troia –, bene,<br />
quello non mi interessa.<br />
Non so perché, Omero si allontana dal mio fianco. Le sue bonacce<br />
non giungono più fino a me. Così che non mi gonfia il petto<br />
l’euroaquilone, il vento che Plinio descrisse come la peste dei<br />
naviganti. Che scivola in queste acque proveniente da nord-est,<br />
asperrimo per chi da Creta faccia rotta per l’Italia. Dalla Creta di<br />
Minosse re di Cnosso, che commissionò a Dedalo il Labirinto.<br />
In definitiva, è più facile sentirmi avvolto dalle musiche e dalle<br />
architetture dello smarrimento, piuttosto che da un’ eroica eco ulisside.<br />
Aveva deciso di dedicare quell'ultimo tempo alla ricerca del<br />
Grande Alessandro. Era pure un traguardo, una meta a cui non<br />
tutti avrebbero potuto mirare. Ma senza troppi fronzoli, piuttosto<br />
come ad un risultato a cui volesse giungere.<br />
In un certo senso, più o meno coscientemente cercava di trasformare<br />
il mito in una palpabile realtà.<br />
Anche per questo lei aveva considerato plausibile un tale sforzo,<br />
ed era stata d'accordo.<br />
Vij era lontana insieme al suo persiano. Avrebbe vissuto la sua<br />
vita. La sua seconda vita, dal momento che la prima era stata bruciata<br />
da Jaap. Ma non si può vivere di riflesso. Della vita della loro<br />
figlia che da poco aveva superato la boa dei quaranta. Fulvio non<br />
era così.<br />
Avrebbero continuato a pensare a lei, a mandarle regali per le<br />
feste comandate e non. Sarebbero andati a farle visita. A vedere<br />
come Hashem si muoveva nel suo mondo. Come lei stessa si<br />
muoveva in quel nuovo universo che era Koeln. Aveva addirittura<br />
intenzione di chiedere a Selene e a Jutte se Vij poteva rivolgersi a<br />
loro per intessere rapporti commerciali con A'dam.<br />
Sperava che le amiche potessero darle una mano. Ma tutto<br />
qui. Perché alla fine ci si ritrova soli. Al massimo insieme al com-<br />
259
pagno, o alla compagna. A volte in un gemellaggio monozigotico,<br />
quando non come autentici fratelli siamesi.<br />
Di due uno solo ormai. Verso il traguardo, verso una meta che<br />
anche se relativamente vicina non si conosce.<br />
Una realtà che si comprende solo vivendola.<br />
Dopotutto, un cornino, arrivati a quel punto, non avrebbe significato<br />
granché. Forse sarebbe stato il segno della paura della<br />
morte, un gesto di sopravvivenza. Un tentativo di sentirsi vivi<br />
come non si era ormai più. Più che altro una contestazione – se<br />
non una sfida – all’andropausa.<br />
Il sesso non è soltanto relativo all'ambiente, ma cambia significato<br />
- proprio come cambia a volte linguaggio - a seconda dell’età.<br />
Il sesso di un vecchio insoddisfatto e impaurito è triste, perché è<br />
triste lo stesso canto del cigno.<br />
Quello che in gioventù è stata una porta sulla vita, in vecchiaia<br />
diventa uno spioncino sulla morte. Jutte aveva cambiato tre mariti<br />
ma non capiva un accidente. Selene... Con i problemi della figlia<br />
che si ritrovava fra i piedi, Selene aveva ben altro a cui pensare che<br />
ai “contratti” che Freddie concludeva in ufficio la sera - probabilmente<br />
con grandi sforzi…con una fatica da schiavi.<br />
Il linguaggio ci inganna. Usiamo le stesse parole a ogni età senza<br />
renderci conto che significano cose diverse.<br />
Poi, mentre chiudeva le palpebre, si chiese se quella che andava<br />
avanti sul circuito radiofonico della casa - che qualcuno, forse involontariamente,<br />
aveva acceso - fosse l'ottava di Mahler…<br />
Se ne parlava così spesso e tanto a sproposito di quella sinfonia<br />
meravigliosa…<br />
S’addormentò intanto che nel petto le si intrecciavano diversi<br />
sentimenti. Da una parte era estremamente grata a chi stava nella<br />
camera dei bottoni per aver impedito lo sgradevole arrivo di Kati<br />
armata di scarpa con tacco; dall'altra si chiedeva con animo incerto<br />
se la sua antipatia per la metafisica da salotto, e le indagini religiose<br />
condotte intrecciando giochi di parole e nozioni, non fosse<br />
sbagliata.<br />
260
Ci sono ricerche che hanno un tempo preciso perché hanno<br />
un significato preciso. E si possono effettuare soltanto pagandole<br />
con il silenzio, con l’umiltà, e con il dolore. C’è un tempo per tutto,<br />
aveva scritto qualcuno. Quoelet?!<br />
Doveva essere attenta quando pensava a Dio.<br />
Però parlarne…<br />
Quindi una buia stanchezza la risucchiò nel vortice muto del<br />
proprio grembo.<br />
Quella notte un sogno ricorrente tornò a visitarla.<br />
Era a mare e nuotava a fianco di suo marito e di sua figlia<br />
quando, a un certo punto, vide un banco di grossi pesci che scivolavano<br />
nell'acqua. Vigorosi, robusti. Dai mantelli scuri ma con<br />
chiazze dorate, nuotavano con agile forza. Pesci grossi, forse di<br />
una sessantina di centimetri di lunghezza.<br />
Passarono tutti assieme accanto a un grande bacino. E mentre<br />
loro tre costeggiavano le reti di contenimento dell’ allevamento, i<br />
pesci presero a balzare a uno, a due alla volta al di là delle pareti di<br />
fitte maglie.<br />
Solo allora s’accorse che quelli che sembravano grossi individui<br />
robusti e sani erano invece attaccati da parassiti. Parassiti che le ricordavano<br />
le lamprede. Anzi, che erano lamprede! E ogni scazzone<br />
- ecco cos'erano quei pesci! -, rilucente nella sua livrea screziata<br />
di macchie d'oro, era attaccato e roso da alcune di esse, pur continuando<br />
a nuotare o a saltare al di là delle pareti del bacino.<br />
Quei pesci le comunicarono angoscia. E impiegarono poco<br />
tempo a tramutare il sogno in incubo con i loro fianchi rosi, o lacerati,<br />
crudelmente smangiati, attaccati dalle stesse alghe. Individui<br />
che, per quanto elegantemente saltassero dentro il paradiso ittico<br />
del vivaio, si portavano pur sempre - agganciati con terribili fauci -<br />
i loro giustizieri. Dai fianchi squarciati, dai corpi forati, in cui le<br />
bocche tonde e possenti dei ciclostomi aggressori, armate di innumerevoli<br />
denti labiali, avevano scavato condotti attraverso i<br />
quali ne divoravano i cuori. Che scavavano caverne che poi conducevano<br />
al vuoto, a un nulla tanto profondo da spaventare qualunque<br />
immaginazione.<br />
261
Simulacri di strade. Labirinti di vorticosa oscurità in esseri che<br />
erano la spoglia di se stessi. Da ridurre qualunque fantasia al tremito<br />
agonico.<br />
Se ne sentì avvolta, come in tunnel infiniti.<br />
E a un tratto, nel sonno, le parve che lei stessa potesse essere<br />
attaccata e svuotata del proprio cuore, privata delle proprie viscere.<br />
Lei insieme alle persone che le erano più care.<br />
E fino al mattino l'incubo fitto degli straziati luccicanti fianchi<br />
bruni degli scazzoni e dei guizzanti corpi verdastri delle lamprede<br />
la lasciò, solo per riprenderla ancora. Irto di ulcere innumerevoli,<br />
come di denti dei ciclostomi che nel sonno la rimandavano a necrotiche<br />
interrogazioni, a tormentosi esiziali quesiti.<br />
Poi fu giorno. E la luce di un sole trionfante invase la stanza,<br />
giunse a liberarla.<br />
Orecchiando il trambusto in cucina, come vita che sobbollisse<br />
al di là di porte e corridoi, si chiese quando avrebbe fatto di nuovo<br />
Pasqua ad A'dam.<br />
Se fosse mai accaduto, sarebbe stato in compagnia di suo marito.<br />
Assolutamente.<br />
Quindi, sulle ali di quel ricordo, tornò con la mente alla notte<br />
in cui le aveva letto la prefazione di Maria Bruhl al “Della guerra”<br />
del suo Karl. Fulvio le aveva detto, sorridendo con arguta mestizia:<br />
“E' forse tutto quello che mi rimane di lui. Le parole di sua<br />
moglie.” – quasi scusandosi.<br />
Maria - contessa Bruhl prima di essere von Clausewitz - era<br />
una donna meravigliosa. Ed aveva cominciato il breve scritto di<br />
introduzione al lavoro del marito, pubblicato dopo l'immatura<br />
scomparsa di quest'ultimo, con poche righe da innamorata che ne<br />
spiegavano il motivo e l'atteggiamento.<br />
Il suo era l'atto di un esecutore testamentario, e non l'intrusione<br />
di una donna in una materia che non le competeva.<br />
Qualcuno giustamente troverà bizzarro- aveva scritto - che<br />
mano femminile ardisca accompagnare con una prefazione un'opera<br />
di oggetto guerresco.<br />
Ma gli amici non necessitano di alcun chiarimento al riguardo.<br />
262
Sarebbe rimasta accanto a suo marito fino al termine di quella<br />
escavazione, di quella caccia all’uomo.<br />
A quell'uomo al centro di Alessandria, di quell’enorme babele,<br />
come lui a volte scherzosamente diceva. Una congerie totalizzante<br />
di persone e di cose, di passato e di futuro, di antico e moderno,<br />
di desideri del cuore e frustrazioni della mente, castello di tutti gli<br />
omicidi e di ogni speranza.<br />
Una babele moderna, in cui purtroppo si cominciavano a<br />
svuotare i bambini come si fa con i piccoli orci di vino dolce. Golosi<br />
delle ultime gocce saporite.<br />
Icona del presente. Espressione anch’essa del “villaggio globale”<br />
dalla rinnovata araldica. Il cui blasone era praticamente campito<br />
di microcircuiti integrati; contro i quali un quadrumane rampasse<br />
su di un'interzatura in cui due delle zampe del primate rendessero<br />
inutilizzabili deferenti e tube, a sbarrare il passo alla vita indesiderata;<br />
e le altre due ripristinassero arterie, istituissero “bretelle”,<br />
affinché spermatozoi e ovuli potessero incontrarsi grazie alla restaurata<br />
fisiologia. In una rinnovata miracolosa viabilità.<br />
Mentre, nella terza parte, enormi fauci avrebbero strizzato fresche<br />
mammelle muliebri, seduttrici mai smagate agli ancora e<br />
sempre oscuri itinerari dell'amore.<br />
Mulid doveva saperne qualcosa di quella perenne malia, secondo<br />
suo marito.<br />
263
20<br />
Qualcosa lo aveva svegliato.<br />
Non dovette chiedersi a lungo cosa, il rumore dell'avviamento<br />
di un'auto gli suggerì il tonfo della relativa portiera. Dopo aver ribollito<br />
con la perfezione del suo motore, il minaccioso brontolio<br />
del bolide si spense in lontananza. Gli venne in mente il Big-bang.<br />
Le cause nascoste che hanno generato il presente. Occultate dai<br />
secoli; sotto il denso spessore dei millenni.<br />
O non percepite a causa del nostro sonno.<br />
Anche nel caso della psicologia, di quella moderna scienza…Scoprire<br />
l'inconscio…noi dobbiamo immaginare che qualcosa<br />
sia accaduto per farlo riaffiorare…<br />
Non che lui ne capisse molto…<br />
Ipotizzare le cause del malessere, per curarlo.<br />
Ammesso che ciò sia possibile.<br />
Se solo avesse potuto riprendere sonno.<br />
La breve pausa prima di dare inizio a quella “caccia all'uomo”<br />
avrebbe dovuto servirgli anche per riposare. Per fortuna la Toscana<br />
gli aveva offerto un mite abbraccio primaverile. Sentiva di aver<br />
fatto un balzo indietro, per certi versi. Da ragazzo l’indecisione gli<br />
aveva dato il tormento. Ma quando si gettava a fare una cosa, la<br />
faceva a capofitto, con tutta l’energia e l’entusiasmo di quell’età.<br />
Non che fosse stato indeciso nello scegliere cosa fare ultimamente.<br />
Ma, alla stessa maniera di quel tempo lontano, gli sembrava<br />
di essere pieno di energia e di entusiasmo per il nuovo – e probabilmente<br />
ultimo – impegno.<br />
Saskia gliel’aveva detto: sembri un ragazzo – sono contenta.<br />
Ma perché aveva deciso di tornare in quella casetta dopotutto<br />
scomoda fino alla “barbarie”?! Aveva anche temuto che il ricordo<br />
di Farouk la rendesse triste, e quindi intristisse anche lui. Ma non<br />
era successo proprio così. Farouk era un folletto colorato la cui<br />
264
grazia non poteva essere distrutta dal tempo, o dalla morte. E lui<br />
sapeva che il bambino era da “qualche parte”.<br />
Sì, ogni tanto vi era dolore e tristezza, ma bmbini così non<br />
vanno in fumo.<br />
Chiudere gli occhi per seppellirvi la stanchezza. Per bruciare<br />
sull’ara delle composte sepolture delle ciglia i demoni dell'amarezza.<br />
Per smorzare con la soddisfazione di quella fondamentale esigenza<br />
l'incisività a volte proterva dei problemi quotidiani. Per<br />
smussarne l’asprezza.<br />
Quando si è vecchi si comincia ad apprezzare il vantaggio dell'unione<br />
essenziale fra la psiche e il corpo. Un buon sonno può<br />
farci dimenticare venti anni; un buon pasto quasi tutte le difficoltà<br />
prostatiche. E il sorriso di una persona giovane oltre che cara, ci<br />
sottrae per qualche istante alla coscienza di come la morte sia a<br />
pochi isolati.<br />
Il tabacco no. Il tabacco gli toglieva soltanto il respiro.<br />
Ma non riusciva a farne a meno.<br />
Poi, quando già pensava d'essere sul punto di riaddormentarsi,<br />
la persistente eco del tonfo appena udito lo rimandò al suo amico<br />
Von Clausewitz: a colui che nelle intenzioni di suo padre avrebbe<br />
dovuto fornirgli appoggio nelle vicende della vita, e alle di lui batterie<br />
da campagna che avevano già segnato i suoi solitari assopimenti<br />
d’esule in terra d'Egitto. Quando ancora si poneva la questione<br />
sulla validità del trattato “Della guerra” e di un suo possibile<br />
rapporto con la propria vita. Prima che lo riponesse dove lo aveva<br />
ritrovato. Se la guerra non era il peggiore dei mali, certamente<br />
non era il migliore dei rimedi. La strada maestra della nostra vita.<br />
I colpi, il succedersi dei colpi. La musica dei tonfi mortali a cui si è intrecciati<br />
fin quando il ferro delle bocche da fuoco non ci trova e ci seppellisce con<br />
quella sorta di forte rantolo, di assordante clangore che è la fine.<br />
Con una sorta di estremo tonitruante silenzio?!<br />
E Mahler dardeggiò all'orizzonte della sua penombra.<br />
265
Il compositore aveva amato suoni particolari; e li aveva impiegati<br />
nelle sue sinfonie con coraggio e singolare maestria. Con un<br />
infinito desiderio di perfezione. Spazzole, celesta, campane gravi,<br />
campanacci, xilofoni. Strumenti, questi ultimi, capaci di una gelida<br />
sorprendente “derisione”, qualcuno aveva detto.<br />
Quasi gli parve di potersi adagiare fra le piume dei ricordi musicali.<br />
Di poter poggiare il capo a riposare su qualche citazione di<br />
esperti a lui particolarmente cara.<br />
Fu solo un breve istante; come se una imprevedibile mano,<br />
dalla penombra, avesse lacerato l'ultimo schermo. Fu sorpreso da<br />
un accostamento. Che vi fosse una particolare ragione per cui i<br />
piccoli obici e i cannoncini da campagna - da caricarsi eventualmente<br />
con rottame di ferro - non avevano mai davvero turbato la<br />
sua pace? Come non averci pensato?! Quei colpi della sua fantasia<br />
erano vicini agli “hammerschlag” mahleriani della Sesta, e ad una<br />
lunga, infinita discussione con Saskia rinnovatasi nel tempo: quanti<br />
erano gli “hammerschlag” - i colpi di martello - che Mahler aveva<br />
previsto per il “finale” della sua amata Sesta?<br />
Era poi lecito fare come Bernstein, e ristabilire il terzo quale<br />
definitivo sigillo alla soluzione fatale della “Sinfonia Tragica”?<br />
L'intelligenza di Saskia era lucida, tagliente. E, anche se il suo<br />
animo non era particolarmente attratto dalla musica, le sue risposte<br />
erano razionali e spesso esatte.<br />
Aveva capito anche questa volta il perché delle sue scelte? Le<br />
sue autentiche motivazioni? Lui le aveva detto poco. Non sapeva<br />
perché, ma in quell’occasione era stato restio a dirle, a raccontarsi,<br />
fino in fondo. Forse perché era certo che alla fine lei avrebbe<br />
compreso tutto, ed anche accettato.<br />
A volte la freddezza della compagna gli dava crampi di invidia.<br />
Perfino allorché sapeva di aver ragione. Perchè Saskia ragionava<br />
quasi sempre senza soffrire, mentre a lui capitava solitamente il<br />
contrario. Per non parlare delle volte in cui soffriva senza riuscire<br />
a ragionare.<br />
Si rise un tantino addosso, ormai disposto ad accettare quanto<br />
il fato avesse previsto per lui quella notte; quanto sonno dovesse<br />
perdere per i rumori di una insonne civiltà.<br />
266
Il vero motivo di quella sorta di dissapore non era stato il numero<br />
di colpi di martello del famoso finale, quanto piuttosto una<br />
specie di approfondimento del loro rapporto attraverso l'esame e<br />
il giudizio della personalità di Alma Mahler, la moglie del compositore.<br />
Era accaduto molto tempo prima. In un momento di crisi<br />
della loro unione, aveva cercato di indagare quale fosse l'opinione<br />
di sua moglie su di lui, e sul loro matrimonio, discutendo con lei la<br />
personalità di Alma e l'influenza della donna sulla vita del musicista.<br />
I giudizi sugli altri sono trasversali alla nostra vita; ne fanno<br />
parte.<br />
Il loro era stato un discorrere che variava a secondo delle letture<br />
del momento, o dei concerti a cui assistevano. Sia per i racconti<br />
della donna su quanto Mahler e lei stessa avevano sofferto a causa<br />
di quella sinfonia - che essi avevano immediatamente considerato<br />
densa di nefasti presagi; sia per le considerazioni strettamente musicali<br />
che riguardavano il famoso “tema di Alma”, che Mahler aveva<br />
inserito nella Sesta.<br />
Qual era la caratteristica di quel tema? Quelle quaranta battute<br />
erano il trionfo della donna tanto amata, o la densa testimonianza<br />
volutamente volgare di quanta amarezza l'affascinante Alma avesse<br />
istillato nel suo cuore? Di quanto vano e malefico possa essere<br />
un abbagliante splendore muliebre.<br />
Scherzando, un suo amico critico musicale, una volta gli aveva<br />
detto durante l’intervallo di una Turandot: se è vero che dietro un<br />
grand’uomo vi è sempre una grande donna, è anche vero che dietro<br />
un artista di solito vi è un esercito di puttane.<br />
Era stato un periodo duro. Che lui aveva affrontato in silenzio<br />
cercando di capire cosa avrebbe potuto fare, se il suo matrimonio<br />
con una donna di nazionalità diversa e di tanto lontana mentalità<br />
fosse risultato un clamoroso fiasco.<br />
Neanche l'amore per sua figlia l’aveva aiutato molto.<br />
Ma la problematicità dei rapporti fra i Mahler, proprio i tradimenti<br />
di Alma con Gropius e Kokoschca, alla fine avevano distillato<br />
qualcosa; nella mente di Saskia come nel loro rapporto. E finalmente<br />
tutto si era maturato per il meglio.<br />
267
Una sera in cui, appunto di ritorno da un concerto - non ricordava<br />
più di cosa si trattasse - , a cena in casa di amici s’era parlato<br />
di quella sinfonia e degli “hammerschlag”.<br />
Era venuta subito fuori la loro infinita discussione sia sulla<br />
scelta di Bernstein di inserire il terzo colpo, sia sulla personalità di<br />
Alma e sulle drammatiche ombre che le parole della donna avevano<br />
sempre proiettato sulla Sesta dal racconto che lei ne aveva fatto<br />
nei suoi ricordi. A un certo punto, nel più vivo della discussione,<br />
Saskia aveva detto con voce chiara: “Per dire la verità, credo<br />
che mio marito abbia ragione. Devo ammettere che quel colpo ci<br />
vuole. E' espressivo. Ha ragione anche Bernstein.”<br />
Tutti erano scoppiati a ridere.<br />
Si trattava di un giudizio definitivo e inappellabile?!<br />
Quell'ammissione le era costata un bel po'. Andava oltre i Mahler<br />
e la “Tragica”. Tutti se ne rendevano conto, dopo che sua moglie<br />
si era battuta così a lungo per dimostrare il contrario… Mentre<br />
per lui era sorta una nuova alba. Un po' come se fosse cominciato<br />
il secondo movimento della personale sinfonia del loro matrimonio.<br />
In cui quel colpo, invece che segnare l'assoluta distruzione<br />
che Mahler aveva inteso realizzare nella sua “Sesta”, ridava<br />
slancio alle proprie speranze. Slancio e più profonde radici alla loro<br />
unione.<br />
Saskia aveva saputo di mentire, di opporglisi per non dargliela<br />
vinta. Per amor proprio. Ad imitazione dei modi di fare di Alma<br />
con il Maestro?!<br />
Ma doveva aver capito qualcosa della battaglia, delle ansie che<br />
si agitavano in lui. Aveva intuito come fossero a un punto delicato<br />
del loro rapporto. E ci aveva pensato; come faceva lei, con leggerezza,<br />
senza darlo a vedere. Poi aveva deciso per lui, per loro. Era<br />
questa l'essenza di quella resa; la sua natura era quella di un segnale<br />
positivo. Del suo persistente attaccamento di compagna, di amante,<br />
di donna. L’ accettazione di quella pubblica sconfitta era la<br />
data e il luogo di un convegno.<br />
Era così che quel colpo era rimasto dolcemente conficcato nella<br />
sua mente.<br />
268
Era confortante sapere che Saskia sarebbe stata accanto a lui in<br />
quell’ultimo periodo della vita, e in quel suo ultimo lavoro. Quella<br />
“ricerca dell’uomo”.<br />
Il Macedone nella teca di cristallo: in quanti avrebbero dato<br />
chissà cosa per fissarne il volto!? Il volto di quell’uomo definito<br />
“grande”: Alessandro il Grande.<br />
Per quanto inquietanti fossero quelle parole…Echeggiavano<br />
altro, più grande e più possente dello stesso Alessandro…<br />
L’accostamento di “uomo” e “ricerca” lo inquietava. Rimandava<br />
con la mente ad interrogativi profondi. Sembrava che la sua partecipazione<br />
a quell’indagine archeologica intendesse spingerlo in altri<br />
territori.<br />
Quasi inevitabilmente, albeggiava un’altra e più ampia ricerca.<br />
Il mattino dopo si erano ritrovati a recitare scherzosamente i<br />
versi di Heine sulla Loreley al di sopra delle tazze di tè fumante:<br />
“...vi sarà un terribile schianto, l'imbarcazione affonderà. L'uomo<br />
sarà inghiottito dalla morte. Questo è quanto avrà fatto Loreley con<br />
il suo melodioso cantare”.<br />
Sullo sfondo, ma ormai decisamente lontana, la maga dagli occhi<br />
blu; la musa che pur infedele aveva ispirato Mahler, Kokoschka,<br />
e in qualche modo anche Gropius e Werfel. Di fronte a lui<br />
Saskia sorridente e svestita dell’abituale riservatezza, ancora un po’<br />
ubriaca di sonno e toccata da quella notte di ritrovata intimità.<br />
Forse era per la dolcezza di quel ritrovamento, per il loro amore,<br />
che quando Von Clausewitz a notte lo aveva visitato con i suoi<br />
scenari di guerra, nella sgangherata casetta egiziana asciugata dal<br />
soffio rovente del sole, quando lo aveva intrattenuto nella veglia<br />
con le sue salve di cannone, con i tonfi cadenzati delle sue artiglierie,<br />
vi era stato sempre un sorriso a increspare la sua immaginazione.<br />
Uno zefiro a far lievitare i suoi sogni alessandrini.<br />
La Tragica. Il ricordo della benefica catarsi, i bagliori del piumaggio<br />
di quella fenice, il sorriso dell’amante, avevano mutato la<br />
natura di quel suono.<br />
Lui aveva sentito anche Mahler, insieme a Clausewitz.<br />
269
Quei colpi, secondo Diether, il critico musicale, erano stati realizzati<br />
da Bernstein fondendo un colpo di martello su di una piattaforma<br />
di legno con quello della grancassa - molto grande - usata<br />
dalla New York Philarmonic per il “Requiem” di Verdi. Tutto per<br />
realizzare il desiderio del Maestro, secondo cui l' “hammerschlag”<br />
doveva essere: corto, potente, pesante, ma di qualità non metallica.<br />
Simile a un colpo d'ascia.<br />
Un colpo d'ascia come quello che lo aveva separato dalle ombre;<br />
dai demoni dell'angoscia, della solitudine, dell'inutilità. E che<br />
gli avrebbe tenuto una tenera ulteriore compagnia nella ricerca che<br />
stava per iniziare.<br />
270
21<br />
Tornare ad A’dam per trascorrervi la Pasqua con Fulvio: rito<br />
propiziatorio, o semplice esorcismo per quanto era accaduto a sua<br />
figlia alcuni anni prima? Chissà. La bambina di Vij comunque era<br />
splendida. Jasmine era come la mamma l’aveva meritata. Forse<br />
leggermente scura. Ma oggi tutti si fanno le lampade: sarebbe stato<br />
un vantaggio!<br />
Dopo aver ricordato per tutti quegli anni - a se stessa e a suo<br />
marito - la promessa fatta alle acque della città, alla sua architettura,<br />
e alle sue amiche, avevano deciso per un breve viaggio in patria.<br />
Forse era solo per questo che era ad Amsterdam.<br />
Lei era partita “per tempo” da Firenze, mentre Fulvio<br />
l’avrebbe raggiunta la settimana successiva. Anche Vij e suo marito<br />
vivevano nella città toscana per la maggior parte dell’anno. Hashem<br />
lavorava nella filiale di una finanziaria mediorientale che aveva<br />
lì la sua principale rappresentanza italiana. Ed ora lei era ad<br />
A’dam da qualche giorno. Aggirandosi, anzi agitandosi fra i grachten<br />
da un appuntamento all’altro con Selene e Jutte, per dare uno<br />
sguardo ai negozi, per vedere come la città fosse cambiata.<br />
O, semplicemente, per mangiare con le amiche qualcosa di<br />
buono in un posto interessante.<br />
I musei no. Quelli si animavano solo quando era al braccio di<br />
suo marito. Quando parlavano come amanti ancora giovani, come<br />
gente che avesse dimenticato l’età, la loro nipotina Jasmine, e<br />
l’intero mondo, per immergersi nelle ipotesi della mente e dei sensi<br />
dei pittori, degli scultori, di tutti quelli che avevano pensato di<br />
avere qualcosa da dire al mondo sul mondo. Di avere qualcosa da<br />
mostrare, della realtà, che nessun altro aveva visto prima.<br />
Quelle conversazioni prevedevano una sorta di resa interiore<br />
all’altro, di apertura nei confronti del partner. Un disporre, ciascu-<br />
271
no dei due, l’animo alla percezione - se non alla inevitabile condivisione<br />
- di qualsiasi ipotesi. Delle più assurde e sciocche idee.<br />
Non ci si ama per nulla.<br />
Bene, quella era un’attività erotica svolta al di fuori del talamo; e lei la esercitava<br />
solo con il vecchio amante. Per loro l’eros era stato occasione<br />
di comunione, territorio dell’immaginazione privata, dell’intimità<br />
della loro unione. In quelle visite museali lui le cedeva con facilità<br />
la primazìa. Le riconosceva il diritto di leccargli il naso, o almeno<br />
di cercare di farlo.<br />
Per fortuna l’annullamento del matrimonio di Vij non aveva<br />
avuto nulla di schifoso. Cosa che invece continuava ad avere il secondo<br />
aborto di Kati, che - piuttosto che usare la pillola, la spirale,<br />
o chessò-altro - aveva aspettato il secondo mese per fare fuori il<br />
pupo. Qualcosa di orribile.<br />
Ma Kati era stupida, oltre che drogata per buona parte del suo<br />
tempo. Era un’irresponsabile; che però irretiva sua madre. E Selene<br />
- pur di sgravarsi dell’amarezza delle confidenze di sua figlia -<br />
di tanto in tanto riferiva alle amiche i particolari che le erano stati<br />
raccontati da Kati per giustificare i propri “errori”, “in cui era stata<br />
indotta per alleviare il cuore” troppo appesantito dalla vita. Tutto<br />
al fine di attenuare le proprie responsabilità per le sue debolezze<br />
- se non per i diritti - della carne.<br />
Kati diceva di avere anche voluto tenere i bambini - entrambi<br />
maschietti -, se solo fosse stato possibile. Perciò aveva ritardato.<br />
Ma poi, considerata bene la cosa, aveva deciso di farne a meno.<br />
O, piuttosto, di farli fuori.<br />
Il silenzio di quell’appartamentino, sulla fascia esterna della città,<br />
era morbido e soffice come un nido di piume. Pensare in quelle<br />
condizioni di quiete faceva diventare più sopportabili anche le cose<br />
che erano di per sé assolutamente insopportabili.<br />
Bevve l’ultimo goccio di caffè dalla tazza, poi si abbandonò<br />
contro lo schienale semplicemente appoggiando la tazza sul pavimento.<br />
Quella solitudine sarebbe durata ancora poco. Fulvio tardava a<br />
raggiungerla, ma sarebbe pure arrivato. La solitudine si gode solo<br />
272
quando è breve, saltuaria, confortevole, priva di note drammatiche.<br />
A meno di essere una monaca.<br />
Il caffé non era cattivo, ma a quell’ora del giorno avrebbe preferito<br />
qualcosa di più corroborante. Qualcosa che la tirasse su. Più<br />
tardi; più tardi certamente. Quando le sue amiche sarebbero state<br />
anche loro nella stanza così ordinata da apparire dipinta.<br />
Nell’atmosfera morbida per la luce soffusa dei grandi appliques.<br />
E tornò ai suoi pensieri.<br />
Vivendo il suo quotidiano si accorgeva che l’ atteggiamento<br />
freddo e talvolta duro - quello che aveva definito il necessario cinismo<br />
che lei aveva dovuto esercitare per dirigere in modo efficace il settore<br />
di cui era stata responsabile -, era il comune punto di vista dei<br />
ragazzetti, ora. Chiunque era duro, tosto. Sempre sulla difensiva.<br />
Forse cosciente della propria debolezza, di quell’essere in qualche<br />
modo disarmato davanti alla vita.<br />
E quindi con la faccia - e il cuore - della guerra.<br />
Usava un’espressione forte, lontana dal suo effettivo significato<br />
- “necessario cinismo” -; che in qualche modo rappresentasse la<br />
freddezza austera e implacabile di chi pensa al bene comune e non<br />
a quello del singolo. Ma lì, di cinismo, non ve n’era punto. Poteva<br />
solo apparire così. Tuttavia la gente che la circondava, a volte, era<br />
davvero semplicemente e profondamente cinica. A loro, della comunità<br />
non gliene fregava niente. E i danni che subiva l’individuo<br />
non erano dovuti ai vantaggi che un gruppo avrebbe potuto trarne,<br />
ma piuttosto dipendevano dal loro personale interesse.<br />
Dal loro tornaconto.<br />
Era anche cambiato il senso dei danni, della giustizia; della vita<br />
e della morte. Delle volte sembrava tutto una gran confusione.<br />
Una grande dolorosa confusione.<br />
Il dolore era come un sito di internet in cui ci si imbatte a volte<br />
con una cieca paura; altre volte senza trarne emozioni ma cliccando<br />
in fretta per scivolare alla pagina successiva.<br />
Vi era tanto dolore dappertutto. Troppo.<br />
Era quello che produceva quel nuovo cinismo? Era il caso di<br />
un cane che si mordesse, ininterrottamente quanto inesorabilmente,<br />
la coda?<br />
273
E tutti continuiamo a produrre dolore. Equamente, inesorabilmente.<br />
Ormai è un po’ che lo aspetti...<br />
Tre giorni…Si sarà lasciato incastrare da qualcosa!<br />
E’ strano come tu abbia sempre tanta fiducia in lui. E l’abbia<br />
sempre avuta. O mi sbaglio? - E Jutte si accese un sigaretto dopo<br />
averne offerto inutilmente uno a lei. Di quei rotolini marrone che<br />
rassomigliavano tanto a feci di cane stitico.<br />
Non fumava quasi più anche per quello. La maggior parte delle<br />
amiche erano passate dalle sigarette - candide e ingannevoli - ai sigaretti.<br />
Una cosa obbrobriosa; oscena al solo sentirli fra le labbra.<br />
Aveva provato. Ma preferiva l’ipocrisia bianca ed alchemica del<br />
tabacco a cui era abituata.<br />
So soltanto che è abbastanza sciocco da lasciarsi fregare dal<br />
primo venuto.<br />
Perché non gli telefoni?!<br />
Deve avere il cellulare in disordine, o semplicemente scarico.<br />
Avrà dimenticato il carica-batterie da qualche parte. Lo fa spesso.<br />
Io sarei piena di angoscia, al posto tuo. Di questi tempi. Fra il<br />
terrorismo internazionale e gli aerei che vanno giù...<br />
E i treni. Anche i treni fanno tanto casino…<br />
Ma ci sono anche i ritardi nell’arrivare alla stazione. E gli scioperi.<br />
Semplici scioperi di gente che incrocia le braccia, pensando<br />
di avere avuto una porzione troppo piccola del burro che era nel<br />
frigo grande...<br />
E poi con la cattura di quell’arabo...di quell’iracheno. Dimentico<br />
sempre come si chiama.<br />
Saddam?!<br />
Giusto. Tutti dicono che aumenteranno gli attentati, i problemi.<br />
E’ una cosa difficile, Selene.<br />
Jutte – realizzando improvvisamente la situazione - cercò di interrompere<br />
il discorso, dopotutto imbarazzante, anzi angosciante<br />
per Saskia che attendeva suo marito, e che qualche timore doveva<br />
274
pure averlo. Spiacente di aver lei stessa innescato quella discussione<br />
fatta di dubbi e timori.<br />
Difficile cosa?<br />
Che aumentino i casini. Ce ne sono già tanti.<br />
Tu dici...Se solo prendessero quell’altro con la barbetta e il turbante...<br />
Prenderanno anche quello, non preoccuparti. Bisogna dare<br />
tempo al tempo.<br />
Quindi, assumendo un atteggiamento distaccato, e nella speranza<br />
di abbandonare finalmente quel territorio di sabbie mobili:<br />
Credo che uno dei problemi del nostro tempo sia la condivisione<br />
di alcuni motti con i nostri avversari politici.<br />
Con i nostri nemici, vorrai dire!?<br />
Con i nostri “avversari politici”, Selene. Si dice così. Ma ora<br />
sta’ calma. - E Jutte proseguì.<br />
L’angoscia ha forzato nell’oscurità delle nostre coscienze il più<br />
stupido modo di dire che si possa trovare in politica. Anche noi<br />
incominciamo a pensare “tutto e subito”. E questo potrebbe essere<br />
il principio della fine.<br />
Perché “tutto e subito” è una grande stronzata...<br />
Ma chi ti ha insegnato a usare queste parolacce...?<br />
La bottiglia, carina, la bottiglia. Per verità del genere, anche la<br />
bottiglia è capace di emettere giudizi ponderati ed equanimi.<br />
Io andrei a mangiare un boccone, se permettete. Ho fame.<br />
Veniamo con te, vero?! – e Jutte, rivolgendosi a Saskia, le strizzò<br />
l’occhio.<br />
E se morisse tuo marito?<br />
Risentì la frase mentre si chiudeva la porta dietro le spalle, dopo<br />
avere lasciato il piccolo ristorante fuori mano e le amiche. Modulata<br />
dalla voce alcolicamente querula di Selene.<br />
In un mondo bello mi dispiacerebbe. In un mondo brutto, no.<br />
O il contrario?<br />
Era così che l’amica - dopo avere affogato ogni ritegno e ombra<br />
di buon senso in tre cuba-libre doppi - l’aveva lasciata.<br />
L’alcolismo è una malattia sociale per i costi che impone alla comunità,<br />
ma anche per le rotture di scatole che rappresentano gli<br />
275
alcolisti. Ma voleva troppo bene a Selene perché la frase potesse<br />
causare anche solo una briciola di malevolenza nei suoi confronti.<br />
Quando prevale lo sconforto…la morte potrebbe essere una<br />
liberazione da questo mondo di merda. Quando invece ci si ricorda<br />
dei tempi felici…sarebbe un peccato se si morisse.<br />
Perché la morte opera la distruzione definitiva di quel “bel sogno”<br />
che ad un certo punto è la vita per ciascuno di noi.<br />
Restare soli in un mondo…C’era una parola italiana che<br />
l’aveva colpita, e che le sembrava onomatopeica rispetto alla situazione<br />
a cui pensava: restare soli in un mondo alido.<br />
Probabilmente uno scherzo della sua immaginazione.<br />
Vi sarebbero state Vij e Jasmine, era vero, ma…<br />
Pensare, ragionare, hanno davvero significato?<br />
O piuttosto vivere? Ma vivere...<br />
Aveva una grande confusione in testa! Se quell’imbecille di<br />
Fulvio le avesse anche solo telefonato!<br />
Al centro della stanza, sullo splendido vecchio tavolo di marina<br />
che sua zia aveva ereditato dal figlio Kurt - morto di una sconosciuta<br />
malattia in Africa, mentre prestava servizio in una spedizione<br />
di sostegno ONU - troneggiava un moderno home-theatre dalle<br />
casse gigantesche. Kurt aveva amato e consumato molta musica<br />
classica, e sua madre - forse per quell’unica ragione - aveva acquistato<br />
e intronizzato quei macchinari d’ascolto dai mostruosi “altoparlanti”.<br />
Sul lettore era appoggiato il cd che Selene le aveva regalato.<br />
Selene non era povera ma aveva il senso del denaro. Forse<br />
troppo. E l’unica persona che l’obbligava a spese folli - teatro, costosi<br />
reastaurant, qualche viaggio all’estero - era Jutte. Così Selene<br />
frequentava spesso i mercatini, le fiere, i negozi del falso antiquariato;<br />
o quelli che davano asilo al mercato del “contemporaneo”, e<br />
che, con immediato quanto spesso ipocrita neologismo, venivano<br />
indicati come atelier di modernariato.<br />
Quel cd doveva essere il prodotto di una delle sue incursioni<br />
nel polveroso mondo delle cose che erano state recentemente belle<br />
ed utili per qualcuno, ma solo fino a un certo punto. Fino al<br />
276
momento in cui o si dovevano gettare nella pattumiera, o si rifilavano<br />
- in blocco con tante altre dello stesso genere - ad uno di<br />
quei porti di marciume privato e pubblica turbolenza mnesica che<br />
erano i negozi di quel tipo.<br />
Atelier di modernariato.<br />
In quel caso si trattava di musica dodecafonica. Per chissà quale<br />
strano motivo, Selene si era lasciata attirare dal piccolo contenitore<br />
dalle tinte singolari - con una quasi invisibile traccia di caffè<br />
in basso a destra, che poteva sembrare un intenzionale motivo di<br />
decorazione -, e dalla grafica surrealmente moderna. Lei non era<br />
una assidua frequentatrice di quel tipo di musica, e tanto meno “se<br />
ne intendeva”. Ed era certa di non essersi mai intrattenuta<br />
sull’argomento con l’amica.<br />
Anche se era musica che non le dispiaceva. Perché a volte aveva<br />
un effetto benefico su di lei, la distendeva.<br />
Insomma, l’episodio dodecafonico le capitava fra capo e collo<br />
in molti sensi; perché si trattava anche di una musica difficile,<br />
spesso da assoluti intenditori. Quando non del tutto inafferrabile.<br />
Già un’altra volta Selene le aveva regalato un piatto di porcellana<br />
sicuramente di provenienza simile a quella dell’attuale cd. Una<br />
scena d’Avvento incorniciata da una fascia di peltro sbalzato.<br />
Da quattro soldi, ma davvero delizioso.<br />
“Gesù è brutto - le aveva detto - ma non pretenderai una verosimiglianza.<br />
La fascia è un sogno! Scusa, non sono riuscita a trattenermi.<br />
E poi è Natale!”.<br />
Dal modo in cui aveva pronunciato le ultime parole, si era accorta<br />
di come Selene fosse convinta che lei non poteva non perdonarle<br />
il regalo modesto a causa della Festa.<br />
Per l’amica il Natale assorbiva tutto, cancellava ogni macchia.<br />
Chissà fino a quale punto non lo confondeva con la novità - la verginità<br />
- del Nuovo Anno così vicino.<br />
Forse per tutti i cristiani avrebbe dovuto essere così. Non soltanto<br />
per Selene che era cattolica ma con una figlia che decideva<br />
aborti come fossero vacanze a Sharm-el-Sheik.<br />
Doveva essere terribile per la poverina.<br />
277
Poi la musica iniziò a farsi sentire, entrò morbidamente in quel<br />
suo attimo.<br />
Sconvolgente. Non proprio “roba da rigattiere”.<br />
Ma evidentemente anche i rigattieri offrono buona merce.<br />
Le enormi casse - al centro dell’ampio tavolo di legno chiaro<br />
con rifiniture d’ottone - sembravano fissarla in una muta complicità,<br />
continuando a inviare correnti di gradevole sonorità verso le<br />
pareti bianco ghiaccio.<br />
Se si faceva vincere dalla bellezza della vita, era meglio che<br />
Fulvio vivesse. Ma se si faceva vincere dallo sconforto, non le avrebbe<br />
fatto poi tanto dispiacere se lui fosse morto.<br />
E Woytila ha detto che moriamo da vivi. Non credeva d’aver<br />
capito male.<br />
Dunque... ma cosa significava con precisione?!<br />
Anche il Papa ci voleva per confonderle le idee.<br />
Quando la scrittrice era stata dichiarata Immortale dall’ Accademia<br />
di Francia aveva dovuto farsi una divisa. Ma con i pantaloni o<br />
la gonna?!<br />
Di che scrittrice si trattava?! Marguerite Yourcenar?<br />
Suo marito avrebbe potuto anche non tornare.<br />
Si muore meglio nel rimpianto della vita, o nella delusione?<br />
Qui si agganciava l’intero problema della morte.<br />
Selene raccattava quello che poteva nei negozietti di “robaccia<br />
residuale” – diceva così lei. Dal ciarpame di infinite e non del tutto<br />
trascorse memorie. Era un modo per far sopravvivere le cose che<br />
le piacevano?! Qualche psicologo…<br />
Un brano del cd era tutto dedicato “a certe domande e alle relative<br />
risposte”.<br />
Non è vero che la morte livelli tutti. Essa incenerisce tutto. Ed<br />
è una delle poche parole il cui significato dipende dalle nostre<br />
convinzioni. La morte è quello che noi pensiamo di essa.<br />
278
E’ diversa per ciascuno!?!<br />
Perciò si dice che quelli che sono chiamati santi non la temono.<br />
Per loro è un grande portale. Ma il fatto che Woytila avesse<br />
detto che la viviamo in assoluta perfetta coscienza non aveva migliorato<br />
le cose.<br />
Le aveva rese un po' più chiare e insieme un po' più misteriose.<br />
L’asciutto monologare le fece tornare alla mente una teoria<br />
sull’Olandese Volante, che da poco qualcuno aveva ricordato in<br />
una conferenza alla Welleck Foundation.<br />
Lo stesso secco discorrere del conferenziere.<br />
Era solo un vascello avvistato in prossimità di Capo Horn, nello<br />
Stretto di Drake. Là dove il Pacifico e l’Atlantico si scontrano.<br />
In quell’orizzonte tempestoso e pieno di acque minutissime e sospese,<br />
era facile che si vedesse un vascello volare in alto, contro il<br />
cielo di burrasca. Contro l’aria lacerata ma anche intrisa di tempesta<br />
e solo tempesta.<br />
Un vascello che l’occhio umano vedeva volare ma che non era<br />
altro se non il frutto della rifrazione. Niente misteri.<br />
Correnti del Capo, rifrazione, miraggi dovuti alla rifrazione.<br />
Olandese volante. Si vede rifratto all’orizzonte - l’ Olandese volante.<br />
Navi fantasma. Capo Horn?!<br />
Quella musica, quel progresso, quelle innovazioni...<br />
Se non avesse avuto suo marito, si sarebbe potuta dichiarare<br />
sazia di giorni...Ora era solo sazia di confusione.<br />
Si poteva considerare quella musica come l’icona di una nuova<br />
ristrutturazione della storia? Di una nuova espressione del tempo<br />
stesso della storia?<br />
Ma c’era poi differenza?<br />
Lei era perfettamente quanto orgogliosamente convinta che il<br />
cuore della Storia fosse il digerire da parte del mondo –<br />
dell’uomo in special modo – il progresso. In tutti i campi e in tutti<br />
i sensi. Una continua, sofferta assimilazione di quanto serve alla<br />
vita, ed una espulsione di ciò che è ad essa contrario.<br />
Per l’uomo, essere è metabolizzare il tempo, la sua storia.<br />
279
A Fulvio sarebbe piaciuta quella definizione. Gliel’ avrebbe invidiata.<br />
A lui piacevano le frasi secche, concettose.<br />
Il cuore della grande Storia non era lo sviluppo, l’ accrescimento.<br />
Quasi un centro che produca circonferenze sempre più ampie…<br />
Ma piuttosto l’elaborazione critica dell’ evento, dell’essere<br />
come si presentava di epoca in epoca. Una continua ristrutturazione<br />
sul cammino di una costante progressiva assimilazione critica.<br />
Era un po’ che pensava a quel concetto, che cercava di elaborarlo<br />
sempre meglio. Giusto per restare in tema di faticosa gestazione,<br />
di atteggiamento critico e a volte doloroso...<br />
Ultimamente Fulvio aveva parlato più volte dell’umiliazione che<br />
l’ateismo aveva imposto all’intero universo. Una breve definizione efficace<br />
quanto intrigante.<br />
Poi un’idea attraversò la sua mente come un fulmine a ciel sereno.<br />
Una folgore che illuminò ciò che stavano vivendo, da una<br />
parte suo marito e dall’altra lei. Ecco perché lui aveva scelto di pagare<br />
a Mulid la degenza e l’asportazione dei calcoli. Al fondo di<br />
quella sua decisione non c’era un problema di pietà umana, un voler<br />
donare all’alessandrino un’ occasione di nuova vita.<br />
Comunque non solo e non principalmente quello.<br />
Al fondo di tutto c’era qualcosa che aveva da sempre caratterizzato<br />
suo marito. La ribellione…la ribellione e l’indignazione<br />
profonda per ciò che non ha senso. Anzi, la volontà ferma di trovare<br />
un senso alla realtà. Di darle un senso se solo lui poteva.<br />
Suo marito odiava le sciocchezze e si domandava se tante tesi<br />
sbandierate in giro da alcuni uomini dell’ intellighenzia, piuttosto<br />
che essere semplicemente sbagliate, non fossero anche intenzionalmente<br />
ingannevoli. Durante la loro vita in comune aveva continuato<br />
a dirle che l’errore e la menzogna tengono prigioniero<br />
l’uomo. Che lui stesso si sentiva strozzato dalle teorie atee, minimaliste,<br />
sull’uomo. Quello che dicono gli altri è una testimonianza sulla vita,<br />
e noi stessi abbiamo il dovere di dire, di testimoniare. Di differire.<br />
Di agire, di sconfessare quello che non crediamo che sia la verità.<br />
Quello che d’altra parte cerca di prenderci alla gola togliendoci sia<br />
il respiro che la parola. Dalle volte io mi sento semplicemente male…incredibilmente<br />
male…<br />
280
No, non era stata solo un’opera di misericordia nei confronti<br />
di un uomo alla ricerca di un figlio maschio, ma piuttosto una ribellione.<br />
Anche a quanto era accaduto a Vij per le scelte di Jaap. A<br />
suo marito doveva esser sembrato di rimettere in piedi un universo<br />
che qualcuno aveva voluto capovolgere.<br />
Prima di tutto era stata una risposta a chi aveva ucciso il piccolo<br />
targhi. Probabilmente quello aveva innescato il processo reattivo.<br />
La vita per la morte. Ma poi anche una ribellione contro il<br />
modo di fare di Jaap, contro la sua visione della vita. A modo suo,<br />
una rivincita. Un modo per riaffermare che la vita, quella vera,<br />
non era ciò che Jaap avrebbe portato avanti forse fino alla sua<br />
morte – fiocchetti ai referenti compresi. Ma piuttosto un luogo in<br />
cui amarsi significa considerare il futuro. Fissarlo fino al punto di<br />
generarlo con chi è oggetto della nostra passione.<br />
Era trasparenza, fedeltà. Non era menzogna, la violenza di un<br />
decisionismo maschilista. La sua esperienza l’aiutava a capire la<br />
debolezza di un uomo o di una donna, ma non a sopportare la<br />
violazione sistematica di un patto fondamentale come quello che<br />
si stabilisce nella coppia.<br />
E una vita che abbia autentici ideali è una dinamica che non è<br />
nutrita, o anche solo compatibile con la diffusione di pellicole<br />
pornografiche. Nel lavoro cerca qualcosa di diverso, di più sostanzioso<br />
e intelligente. Qualcosa di specificamente umano.<br />
Da ragazzo, nella sua famiglia dicevano sempre: il lavoro nobilita<br />
l’uomo. Ma intendevano un lavoro umano...<br />
Quell’investimento era stato un passo per rendere alla vita il significato<br />
che in entrambi i casi le era stato strappato. Una testimonianza<br />
che il senso dell’esistere fa la differenza. La differenza che lui voleva<br />
respirare per vivere.<br />
In un certo senso…si era trattato di una dichiarazione di fede.<br />
E al diavolo anche Jutte. “Un altro piccolo musulmano”. Che idea!<br />
281
22<br />
Quando ebbe ascoltato per intero ciò che Selene - nella sua più<br />
“dotta ignoranza” - aveva raccolto fra il pattume, pensò a quanto<br />
in pratica sfugge di ciò che accade nel mondo. Quella musica, per<br />
esempio. Quell'universo sonoro che lei non aveva mai capito a<br />
fondo, ma che non le dispiaceva.<br />
Ma non può andare diversamente.<br />
Quasi senza pensare a quello che faceva, si alzò e, piuttosto<br />
che fare scivolare nella custodia il piccolo disco, lo fece andare di<br />
nuovo. E d'un tratto le sue riflessioni si tramutarono in possenti<br />
fatti sonori. In onde come alti muri che costruivano intorno a lei<br />
un rarefatto dedalio: un labirinto da Minotauro. E lei era sollecitata<br />
lungo il suo percorso; non sgradevole, per la verità. La musica a<br />
tratti si raggrumava. Il violino insisteva sottile, o emetteva note vigorose,<br />
vitalizzanti. Ad intervalli speculari, in capricci allusivi,<br />
chiedendo e richiedendo la complicità dell’ ascoltatore. In una<br />
provocatoria continuità.<br />
Per quanto modesta fruitrice di musica, capiva come quel nuovo<br />
universo avesse fatto accapponare la pelle agli amanti delle avventure<br />
“armoniche”. Come li avesse impauriti a morte con la sua<br />
essenziale novità.<br />
Si trattava di una gigantesca irruzione, di una profonda rivoluzione.<br />
Erano messi in discussione i fondamenti di tutto quanto era<br />
stato ed ancora splendidamente era.<br />
Come avrebbero festeggiato l’arrivo di Fulvio? A quel punto…bisognava<br />
fare qualcosa.<br />
Ma con tutta la confusione che aveva in testa…<br />
In un certo senso il suo compagno era al di là di quelle mura,<br />
di quei suoni. Vivo o morto.<br />
Per un attimo un brivido la scosse. Sciocchezze.<br />
282
Ma la verità è che tutto può accadere. Tutto. Anche gli aerei<br />
hanno difficoltà con il cielo.<br />
Avrebbe acceso la tv. Fra poco vi sarebbe stato un notiziario.<br />
Se l'aereo…, l'avrebbero detto.<br />
Che assurdità pensare una cosa del genere.<br />
Ma non capiva perché suo marito non le avesse fatto uno<br />
squillo al cellulare.<br />
Già, bisognava spegnerlo sull’aereo....comunque...<br />
Si sarebbe messa a sedere. Un goccio di whisky, la poltrona accanto<br />
al telefono. Il cellulare in grembo. Era stanca, spossata.<br />
Solo alla fine, dopo aver disposto ogni cosa intorno a sé per<br />
l'attesa, solo allora il cd - terminata la pausa che lei aveva programmato<br />
- riprese a riempire lo spazio intorno con le sue note.<br />
Finché, a un certo punto, non prese a farle male con quelle sue<br />
domande. Ma era troppo stanca, troppo in tensione per alzarsi e<br />
fermarlo. L'unica cosa era togliere la voce al programma tv per evitare<br />
l'assordante confusione generata da quel miscuglio di sonorità.<br />
Sarebbe rimasta a guardare gli eventi del mondo sulle onde di<br />
quella musica. Di quel nuovo universo.<br />
Si sarebbe trattato di un’interpretazione atonale di una realtà<br />
dalle stridenti…armonie. Dalle armonie molto spesso disumane.<br />
Gigantesca irruzione…profonda rivoluzione.<br />
Erano messi in discussione i fondamenti…<br />
Sarebbe rimasta immobile fino al momento in cui avrebbe di<br />
nuovo avuto la forza di sottrarsi alla tragedia sistemica del momento.<br />
Era così che un antropologo aveva detto. Noi attraversiamo un<br />
momento di tragedia sistemica. Molte cose saranno scomparse<br />
del nostro mondo, quando saremo all’altro capo del tunnel. E bisognerà<br />
vedere cosa sarà accaduto in ogni campo, privato, pubblico,<br />
ideale, politico, fattual-minimalista, o artistico.<br />
S'intende, di questo si interesseranno solo quelli di noi che saranno<br />
sopravvissuti.<br />
283
Poi il telefono squillò, e per un attimo non seppe se fosse il<br />
cellulare o l'apparecchio di linea fissa. Una cosa stupida, incomprensibile,<br />
che pure a volte le accadeva. Quindi rispose.<br />
- Ciao, sono io. Scusa, siamo appena atterrati. Non c’era modo<br />
di raggiungerti…Sono partito in ritardo…E siamo partiti in ritardo<br />
con l’aereo. Poi la bufera ci ha sorpresi. Il pilota ha invocato<br />
non so quale articolo del regolamento internazionale di volo, ed<br />
ha cominciato a girare sopra Colonia. Per fortuna c’era abbastanza<br />
carburante perché dovevamo arrivare fino ad Amsterdam. Alla fine<br />
siamo scesi ed ho potuto attivare il cellulare. Tu come stai?<br />
- Bene…Ti aspettavo…ti aspettavamo. E ci siamo continuate<br />
a chiedere perché non telefonassi, e perché fossi partito con un<br />
giorno di ritardo. Ancora non capisco...<br />
- Non ora, amore. Non ho il carica-batterie nel bagaglio al seguito.<br />
E se mi si scarica quest’affare, non sarà facile mettermi in<br />
contatto con te.<br />
- All’aeroporto deve esserci un modo per caricarlo.<br />
- Certamente…farò il possibile. Ora ciao.<br />
La linea si interruppe.<br />
284
23<br />
Dunque niente disastri o terrorismo. Niente sanguinosi attentati<br />
contro l’Occidente civilizzato da parte del nemico nella grande<br />
ombra che dall’ 11 Settembre incombeva sul mondo e sull’ umanità.<br />
Un semplice ritardo per avverse condizioni metereologiche. Per lo<br />
scrupolo d’un pilota forse troppo scrupoloso.<br />
O che aveva una bella amichetta a Colonia.<br />
Colonia è una città di belle donne, oltre che di Fiera e Antichità.<br />
Magari tutto era andato a gambe all’aria per la sfrontatezza di<br />
un giovane moderno Komandante dai sostanziosi pruriti. Di un<br />
irresponsabile imbecille che molti avrebbero definito audace e intraprendente.<br />
Il mondo è di chi se lo prende. In modo particolare, degli strafottenti.<br />
Ma il peggio poteva ancora succedere. Altro poteva andare ancora<br />
all’aria, se la bufera persisteva e qualche incompetente vi scagliava<br />
dentro l’aereo di suo marito.<br />
La musica incalzò. Un brivido la percorse. La coinvolse.<br />
Selene non immaginava cosa le aveva regalato. Italiani brava<br />
gente - spaghetti e maccaroni. Il sud del mondo civilizzato. Parenti<br />
stretti di Gheddafi, Moubarak, Musharak, e magari di qualche<br />
faraone.<br />
A te piacciono queste cose. E Fulvio presto ritornerà nel sottosuolo<br />
di Alessandria, non è vero?! A cercare quel suo uomo...<br />
Selene aveva davvero un modo tutto suo di scegliere i regali.<br />
Le era andata bene. Probabilmente erano stati quei nomi italiani<br />
che prima avevano attratto e poi guidato la sua fantasia. Il viaggio<br />
in Italia, il soggiorno sulla costiera amalfitana, i faraglioni di<br />
Capri. E il ricordo dell’amore di un bel marinaio “bruno e violento”,<br />
di cui le aveva raccontato tanto - ma tanto! - tempo prima.<br />
285
Mai prendere no come una risposta! E che, alla fine, l’aveva costretta a<br />
una breve e fortunatamente indolore disinfestazione pubica.<br />
Erano altri tempi, e altri rischi.<br />
Quella loro musica così allegra, così dolce, così tragica. Insieme<br />
così vera e così estranea alla terra d’Olanda – “di’ la verità, bambina!?”<br />
Quando aveva letto sul cd quei nomi italiani - Dallapiccola e<br />
Maderna -, Selene s’era convinta di avere fra le mani una fortunata<br />
sintesi di tante sue memorie. Un morbido guanciale su cui poggiare<br />
il capo per ricordare, per rivivere.<br />
Reveries. A cui brindare per una settimana.<br />
In fondo al colorato foglietto programmatico, vi era anche<br />
scritto “Violino: Georg Moench”.<br />
Violino; forse Selene lo aveva confuso con “mandolino” nella<br />
gioia di quell’incontro nel negozio di modernariato a cui accedeva<br />
spesso e solitamente con viva soddisfazione.<br />
Forse aveva anche in mente qualche battibecco fra lei e Jutte.<br />
Jutte amava poco la musica atonale e, conoscendo quella sua<br />
“moderna” inclinazione, ogni volta che poteva gliela rimproverava<br />
scherzosamente. Le ricordava che Nono era ”certamente” un comunista;<br />
e che Schoenberg s’era creato un orticello tutto suo - con<br />
Il trattato d’armonia – soltanto per essere il primo.<br />
E che la sua unica fortuna era stata quella di avere insegnato<br />
alla California University di Los Angeles, e di essere morto da<br />
quelle parti.<br />
Los Angeles! California ! Aveva scelto bene quando era schizzato<br />
via dalla Seconda Guerra Mondiale. Perché non celebrare anche<br />
lui, oltre tutti i casini dell’America passata presente e futura?!?<br />
Ma lei non se la prendeva alle provocazioni dell’amica. Jutte le<br />
voleva bene. Lei era una delle poche persone con cui l’amica condivideva<br />
rari attacchi di pornolalia da cui di tanto in tanto era sorpresa.<br />
Non avrebbe mai inteso offenderla.<br />
286
Più che di pornoeccetera, si trattava di una sorta di verbigerazione<br />
mista a colorite volgarità postprandiali. Di tanto in tanto Jutte legava<br />
un vagone di parole che - estrapolate da contesti più o meno<br />
razionali - avevano sostato nella sua testa negli ultimi sei mesi -<br />
parole singolari di concetti ancor più singolari -, e le strutturava<br />
secondo una logica del momento a cui nessuno riusciva ad accedere.<br />
Una logica logica solo per lei.<br />
A quel punto l’amica diveniva così tanto l’icona<br />
dell’incomprensione che, pian piano, iniziava a pensare lei stessa<br />
che il suo discorrere non avesse un autentico significato.<br />
E si arrendeva.<br />
Qui finiva tutta l’operazione di “complessa comunicazione”.<br />
Sarebbe stato troppo difficile per lei ricominciare da capo, e spiegare,<br />
pianamente quanto quietamente, il suo pensiero.<br />
Troppo difficile ricordare tutto, ed esporlo in maniera comprensibile<br />
!<br />
Jutte era tanto cara.<br />
Purtroppo, il pensiero, i concetti - e le stesse parole - a volte<br />
divengono vascelli fantasma che a Capo Horn si mettono a volare<br />
contro ogni loro natura. E nessuno può riafferrare quelle navi<br />
una volta salpate dai porti della nostra immaginazione.<br />
Un tempo morire era una disgrazia e basta. Ora può essere<br />
considerato un elegante escamotage. Un optional che dipende dalla<br />
nazionalità, dal censo, dalla fortuna.<br />
Dalle proprie capacità intellettuali e fisiche. Un “progetto” su<br />
noi stessi. Proprio quando da più parti l’idea di progetto nella vita<br />
umana è rigettata.<br />
Ma avere liberato la morte da antiche leggi che una volta la<br />
soggiogavano, sottomettendola all’oggettivo potere biologico della<br />
vita, era stato come liberare una belva che, solo per il fatto di<br />
scorrazzare fra i vecchi nei giardini pubblici, o nei parchi di più o<br />
meno sontuosi cronicari - all’ombra dei cui ciliegi vecchi ruderi<br />
portano avanti interminabili quanto tremebonde partite a dama -,<br />
ebbene soltanto per questo sembrava meno crudele, meno odiosa<br />
e innaturale.<br />
287
Ma niente è più ingannevole. La morte dispone di noi; se le<br />
sbarriamo la porta o se, ancor peggio, gliela spalanchiamo.<br />
E’ la solita vecchia merda. Una merda a tempo. Sotto le mentite<br />
spoglie di poterne disporre applicando le leggi degli uomini.<br />
Dopo di essa c'è solo il ricordo. Epitaffio futile di deboli voci che<br />
spesso non sanno quello che dicono.<br />
Altro che passaggio di un vivo che decide della propria vita.<br />
Non era certo in quel senso che Woytila aveva detto “si muore da<br />
vivi“.<br />
E’ sempre la morte, con il suo cuore di distruzione. Dopo di<br />
essa vi è solo un’insalata di memorie.<br />
Improvvisamente ricordò qualcosa. Un sentimento, anzi un<br />
nodo di sensazioni provate a proprosito di quel povero ragazzino<br />
targhi trovato ucciso e svuotato a poca distanza dalla pista. E della<br />
relazione, ipotizzata da suo marito, fra quella morte e la visita degli<br />
europei parenti di quel suo grasso conoscente. Di quello stomachevole<br />
ingegnere. Una morte del tutto “moderna”, quella che<br />
Fulvio aveva immaginato.<br />
Riprese a scorrere le brevi pagine del pieghevole, unito al cd<br />
nel rigido contenitore di plastica trasparente. Una breve introduzione.<br />
Al direttore Franck Brieff, Dallapiccola aveva spiegato il significato<br />
del titolo singolare. Quel pezzo davvero conteneva tre domande<br />
e due risposte. Un pezzo che nel ’60 era stato commissionato<br />
al musicista dalla New Haven Symphony Orchestra, e che<br />
avrebbe dovuto essere terminato per il gennaio ’62. Ma che era<br />
stato compiuto solo nel gennaio ’63. Ed era stato eseguito per la<br />
prima volta, a New Haven, nel febbraio di quell’anno.<br />
Le domande erano: chi sono io?, chi sei tu?, chi siamo noi?.<br />
L’indagine sull’uomo sembra non voglia finire mai. Una ricerca<br />
che non possa raggiungere il suo termine per definizione.<br />
Ma solo alle prime due Dallapiccola avrebbe risposto, lasciando<br />
elusa l’ultima. “Tre domande, due risposte”; era quello il titolo.<br />
Ma era stata una morte diversa, la morte degli altri - quella del<br />
targhi.<br />
288
Nell’occasione del momento, invece, tutti parlavano e pensavano<br />
alla propria morte. In cui, al posto della pietà e dell’ indignazione,<br />
sono la paura e l’angoscia a tenere banco. E l’unica pietà è<br />
quella per se stessi.<br />
Non vi è autogratificazione che tenga.<br />
In quel momento tutti avevano paura per la propria vita; e lottavano<br />
contro quella paura, oltre che contro quel nemico comune.<br />
Contro lo spettro del terrorismo internazionale. Esisteva un reale<br />
quotidiano pericolo. E questo, più che far parlare, più che indurre<br />
a sciorinare tesi e principi, faceva tacere. Tacere mentre si decideva<br />
di resistere, nella coscienza che non era possibile fare altrimenti.<br />
Era la novità di quella nuova stagione. Di quell’irruzione che<br />
aveva mutato i canoni della vita. Della minaccia di tutto distruggere.<br />
Di quella nuova assenza di pace per chiunque.<br />
E’ la propria morte l’unica vera morte.<br />
Improvvisamente rise con se stessa. Una volta qualcuno le aveva<br />
raccontato come un teorico della percezione intellettiva sostenesse<br />
che Mozart faceva diventare più intelligenti per i quindici<br />
minuti successivi al suo ascolto.<br />
Forse Dallapiccola - o la musica dodecafonica in generale - aveva<br />
effetti più limitati ma simili. Il brano che stava ascoltando<br />
poteva averla illuminata, aiutata a capire…<br />
Tutto ciò poteva anche essere considerato come introduzione<br />
alla risposta che il musicista aveva negato alla terza domanda. La<br />
domanda elusa. Non più realtà relative, io, tu?!?, ma il tutto: chi siamo noi?<br />
(Quanto tempo ancora sarebbe durato quell’eccesso di intelligenza<br />
“dodecafonica”?)<br />
Secondo l’estensore della breve introduzione al cd, l’al di là -<br />
che avrebbe potuto costituire la soluzione ultima e definitiva del<br />
terzo quesito – “non era dato” nel brano.<br />
Ma in quali condizioni si può davvero rispondere a tali domande?!<br />
Gli unici che forse possono parlarne - di quell’ultimo esiziale<br />
rito di passaggio, e di quanto ad esso strettamente attiene, dell’ “al<br />
di là” - sono quelli che ne sono a ridosso.<br />
289
Quelli che, pur imprecisamente, ne scorgono il volto. Soltanto<br />
quelli possono “dire”.<br />
Possiamo parlare solo di ciò che conosciamo seppur imperfettamente.<br />
Di ciò che si è appena intravisto ma con cui siamo entrati<br />
in un reale contatto.<br />
E della scura compagna tutti conosciamo solo l’ineluttabilità.<br />
Non vi è barriera che possa fermarla, o vacanza che possa cancellarla<br />
dalla nostra esperienza.<br />
Improvvisamente, un’esplosione interruppe il piano andamento<br />
del lavoro orchestrale. Un autentico scoppio sonoro di legni e<br />
corde che invase il suo animo. Sorprendente. Violento quanto inatteso.<br />
Mentre il telefono iniziava a squillare, assordante e drammatico<br />
contro il guizzo dodecafonico.<br />
Quale dei due apparecchi… !?!<br />
Fu presa da un profondo tremito, mentre un sudore gelido<br />
cominciava a imperlarle la fronte. Poi rispose al cellulare. Ma senza<br />
parlare. Solo stringendolo contro il petto ad occhi chiusi.<br />
Trascorse un breve istante, quindi udì, ben distinguibile anche<br />
se parzialmente soffocata dal suo corpo, la voce di suo marito.<br />
- Saskia…<br />
- Sei tu?…Tutto bene !?!<br />
- Stiamo per lasciare Colonia…Ho ricaricato…<br />
Respirò profondamente, come se volesse riempire i polmoni<br />
con tutta l’aria della stanza. Per un lungo, lunghissimo istante. Poi<br />
ancora la voce di lui:<br />
- E tu…tu come stai!?<br />
- Tutto bene… Grazie a Dio…tutto o.k. .<br />
Doveva solo attendere il rumore della chiave nella serratura. E<br />
il “suo Diogene” – così Jutte aveva chiamato suo marito – sarebbe<br />
stato di nuovo accanto a lei.<br />
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