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Testo - Antonio Ferrazzani

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1<br />

Era stato un inatteso quanto drammatico schiarirsi d'orizzonte.<br />

Come per l’aria fattasi improvvisamente tersa.<br />

A volte temiamo di avere una pellicola sugli occhi che ci impedisce<br />

una efficace visione. Ma non ne siamo certi. La visione ha<br />

perso lentamente la sua efficacia. Affaticati, possiamo pensare che<br />

sia lo stesso calore della vita a ingannarci. La combustione dell'essere,<br />

con l’incendio dei suoi piccoli soli, distorcerebbe un poco,<br />

ma solo un poco, l’oggetto della nostra attenzione. Che tuttavia<br />

rimarrebbe sostanzialmente percepito nella sua verità.<br />

Poi un accidentale vento si mette a soffiare. Qualcosa che rassomiglia<br />

a un invisibile colpo d'ala spazza le nubi, deterge la realtà<br />

dalle ombre. Quella pellicola cade.<br />

Improvvisamente ci rendiamo conto della nostra cecità.<br />

Sua figlia non aveva mai detto nulla che potesse farle sospettare<br />

una cosa del genere.<br />

Quando si vive lontani è facile adattarsi a sorvolare, a non<br />

chiarire cose che sembrano solo particolari. Dobbiamo accontentarci<br />

di sintesi che a volte possono risultare in una vera deformazione<br />

dei fatti. Ora, nei resoconti che periodicamente madre e figlia<br />

si scambiavano, non vi era stato molto che potesse metterla<br />

sull’avviso. Ma Corrie non era il tipo da far lunghi discorsi, né lei<br />

poneva molte domande.<br />

Fatta eccezione per i due aborti in cui sua figlia era incorsa,<br />

non vi era stato nulla che potesse alimentare in lei il sospetto d'aver<br />

sbagliato a incoraggiare quel matrimonio. Anzi di averla spinta<br />

nel “nodo d’amore”.<br />

Aveva avuto modo di pensare e ripensare a quanto stava accadendo,<br />

dopo la lettera in cui Corrie confermava come prossima la<br />

separazione da Kaalmart. Ed era stato sempre più evidente quanto<br />

la sua immaginazione avesse vagato fino a quella data in modo su-<br />

1


perficiale e fantastico al riguardo del rapporto fra Vij - era così che<br />

chiamavano Corrie a casa - e suo marito.<br />

Che il diavolo si portasse quell’imbecille!<br />

Fino a quel momento aveva guardato ai due in modo tanto più<br />

inefficace quanto più fantastico. E tanto più inutile quanto più inefficace.<br />

Ecco la verità.<br />

Altro che aiutarli, come aveva immaginato di fare.<br />

Mentre ricordava gioiosi momenti e speranze - ormai distanti<br />

anni luce -, gli interrogativi si erano come solidificati, raggrumati<br />

dolorosamente nella sua coscienza, resi gelidi, angolosi di un rovente<br />

ghiaccio entro il sospetto della sua femminile immaginazione.<br />

Che cioè fosse giunto il momento di assumersi le proprie responsabilità;<br />

prima nel segreto del suo cervello, nel silenzio dell'animo,<br />

e poi condividendo tutto con la figlia. Anche per questo era<br />

volata da lei.<br />

Sarebbe stata una dolorosa ammissione anche con suo marito.<br />

Saperlo lontano e solo, la impensieriva. Aveva scorso con una<br />

certa ansia la sua ultima lettera. Gli uomini hanno poche distrazioni<br />

a parte il sesso e il lavoro. Almeno quelli normali.<br />

“Poi ci sono i politici, i matti, e... gli sbadati”. Sorrise a se stessa<br />

accomodandosi meglio nella rigida poltrona. Era una vecchia<br />

storiella che neanche ricordava bene. Ma non sapeva cosa pensare,<br />

come comportarsi. Lo viveva come un amante lontano, oltremare.<br />

E si faceva scrupolo di addentare i dolci morselli che Amsterdam<br />

porgeva a una donna della sua età che ormai vantava poche conoscenza<br />

fra i canali. In quella città che era da sempre conficcata nel<br />

suo cuore.<br />

Non vi era cosa di A'dam che non la rinviasse a dolci ricordi.<br />

Fossero gli stessi grachten. Tutto poteva apparire nei cieli della sua<br />

immaginazione, tutto poteva rivivere partendo da quelle acque<br />

della sua spensierata giovinezza. Come aveva detto Aragon, il poeta<br />

dada, “mentre annotta, le dighe ciclabili portano mille biciclette lontano<br />

dalla città attraverso le sabbie”. A lei che su due ruote si era così appassionatamente<br />

aggirata nella ricca costellazione di dighe e canali.<br />

2


Si disse che mancava qualcosa alla citazione di Aragon. Chissà<br />

cosa.<br />

Lo stesso le accadeva con i gaper, le sculture lignee che rappresentavano<br />

teste umane dai lineamenti spesso esotici. Armi di botteghe<br />

il cui profumo era odore di mare e d'oltremare. Di casa e di<br />

Indonesia, di A'dam e di Giava.<br />

In quella città così essenzialmente di commerci e imprese transoceaniche.<br />

Suo padre ripeteva sempre una frase della regina Guglielmina.<br />

L'Olanda “aveva un dovere morale da compiere verso le popolazioni<br />

dell'arcipelago”.<br />

Suo padre di cui era stata innamorata così a lungo.<br />

Vi era una cosa che glielo ricordava spesso in quel periodo. I<br />

cafés. Quei locali - a volte meravigliosamente romantici - nella sua<br />

immaginazione di ragazza erano stati legati a una gouache di Leo<br />

Gestel in cui era ritratto l'antico De Kroon, sulla Rembrandtplein.<br />

E il gentiluomo a destra nel dipinto, alle cui spalle vi era<br />

un’affascinante e bella signora, era identico a lui.<br />

Il gessato elegante da mattina; l'anello al dito; e i baffi forse alla<br />

Menjou. Anche i baffi di suo padre erano stati “forse” alla Menjou.<br />

Un uomo, questo Menjou, di cui lei conosceva l'esistenza ma<br />

non l'aspetto fisico.<br />

Spesso i cafés, con i loro caratteristici tavolini all'aperto e i tendoni<br />

policromi, la rimandavano improvvisamente al dipinto di<br />

Gestel. E il suo cuore dava prima in un balzo, e poi in un tonfo di<br />

amaro dispiacere per quella morte prematura.<br />

Qualcosa che la faceva tuttora soffrire.<br />

L'uomo del quadro era così somigliante che più di una volta si<br />

era chiesta se Gestel non fosse rimasto anche lui conquistato da<br />

suo padre, per includerlo in quel dipinto solare e morbido. Di così<br />

tenera trasparenza.<br />

Ma una più approfondita conoscenza pittorica aveva fatto giustizia<br />

delle sue fantasticherie. Gestel aveva firmato il quadro nel<br />

1906, e suo padre era nato solo vent'anni dopo.<br />

Gli stessi strumenti musicali esposti nelle vetrine la rimandavano<br />

a un accogliente passato. A casa sua vi era stato un piccolo<br />

3


organo su cui aveva di tanto in tanto strimpellato canzonette e<br />

qualche facile pezzo di Gounod.<br />

Ecco le parole che mancavano nella citazione di Aragon: “in un oscuro<br />

Ruysdael dai lanternoni rossi”. Ma non riusciva a ricordare l'esatto svolgersi<br />

della frase.<br />

Peccato. Uno di quei giorni avrebbe controllato.<br />

Di fronte, poi, agli aspetti negativi dell’amata città - quelli che<br />

spesso venivano definiti eufemisticamente “problematici” -, lei diceva<br />

che erano malattie. Sia fisiche che spirituali. I giovani drogati<br />

che barcollavano per le strade, o le ragazze nelle vetrine - tutte cose<br />

che mettevano un po' in crisi il suo amore -, erano peccati annidati<br />

fra le sue belle membra ora liquide ora petrine.<br />

Tracce del male che ciascuno porta in sé.<br />

Dopotutto, il quartiere del porto era così spruzzato di antichi<br />

negozi, così tempestato di cose belle, che per una donna i corpi in<br />

offerta occupavano l’ultimo piano dell’ orizzonte. Per i drogati,<br />

poi, nutriva una silenziosa quanto acuta sterile sofferenza. Ma, circondata<br />

da quel mare d'acqua, di splendori artistici, e di antichità,<br />

la sua coscienza trovava requie nella riflessione che, per quanto il<br />

mondo fosse pieno di cose negative, a nessuno era mai venuto in<br />

mente di farlo saltare in aria. Tranne ai matti e ai politici.<br />

Alla gente strana che appunto aveva altre distrazioni al di fuori<br />

del sesso e del lavoro!<br />

Sorrise a se stessa, suggendo il cielo ancora pieno di luce al di<br />

là della finestra. Quindi terminò il cioccolatino già addentato facendolo<br />

seguire da qualche goccia di jenever.<br />

E il suo sguardo tornò ai fogli sparsi sul piccolo tavolo.<br />

Accorgersi che le parole nascondono il vuoto delle nostre anime<br />

è esperienza comune e forse quotidiana. Ma accorgersi di come<br />

esse siano capaci di deflettere l'attenzione della nostra mente è<br />

esperienza ancora più cruda.<br />

Aveva paura che suo marito prendesse male quel periodo di<br />

solitudine, quell'Egitto che, pensato per aiutarlo a superare il primo<br />

impatto con la noia dell’inattività, ora poteva ricadergli sulle<br />

spalle con tutto il peso del deserto. A dir poco, del suo privato deserto.<br />

4


Era questo il motivo per cui dedicava tanta attenzione alle sue<br />

lettere. Cercava cosa vi fosse al di là delle parole; la quantità di angoscia<br />

che lo stava eventualmente visitando dopo essere stato giubilato.<br />

Non era per una indebita o assurda curiosità che si abbandonava<br />

alla decodificazione dei suoi messaggi.<br />

A dispetto dei ricordi, non si poteva dire che lei avesse molte<br />

ragioni per essere felice lassù. Da quando era via da casa, il mondo<br />

aveva cominciato a crollarle intorno. A dispetto del suo amore per<br />

A'dam, non avvertiva un autentico senso di eccitazione per esservi<br />

di nuovo. La città non si trasformava in un'esperienza vitalizzante<br />

tranne che per occasionali sprazzi qui e lì. Era come se le mancasse<br />

una giustificazione per essere quella che era sempre stata; anzi<br />

la stessa forza.<br />

Era come se il cielo d'ogni giorno volesse caderle addosso soffocandola.<br />

Seppellendola. E temeva che stesse capitando la stessa<br />

cosa al compagno sulla lontana riva mediterranea.<br />

Poi si scosse, si passò una mano sugli occhi.<br />

Aveva mal di capo. Quella notte non aveva quasi dormito. Avrebbe<br />

giovato un Aulin?<br />

Allorché aveva realizzato quanto serie fossero le cose, la più<br />

antica vela a venirle incontro nella sua semplice crudezza sul lago<br />

della memoria era stato il suo imbarazzo per la verginità di Corrie.<br />

Una sorta di turbamento per quel fatto che non riusciva a spiegarsi.<br />

La virtù di sua figlia non le era mai bastata a rendergliene completamente<br />

ragione. E ne aveva avuto paura mano a mano che il<br />

tempo passava.<br />

Non era stato un imbarazzo vago, inconscio, confuso, ma la<br />

defatigante consapevolezza che nessuno aveva ancora desiderato<br />

Vij fino al punto di averla.<br />

E aveva permesso a quel particolare di guadagnare poco per<br />

volta un carattere ossessivo - sebbene fosse un temperamento<br />

“nordico”, come spesso le rimproveravano scherzosamente gli<br />

amici. Quell'ossessione si era addirittura colorata di grottesco allorché<br />

nella sua immaginazione la storia di sua figlia si era intrec-<br />

5


ciata con quella di una femmina di pastore tedesco che aveva posseduto<br />

da ragazza. Una splendida cagna che, trascorsi i primi anni<br />

senza accoppiarsi, non si era lasciata più coprire.<br />

Un animale eccezionale - come era eccezionale sua figlia; che<br />

tuttavia aveva rinunciato a quella parte della vita. E nella sua fantasia<br />

si era ingigantito il dubbio che, anche Vij, quell’aspetto della<br />

vita forse non l’avrebbe mai gustato.<br />

Eppure, un’esistenza di relazioni intime e profonde come quelle<br />

che si instaurano con il sesso e il matrimonio - per quanto<br />

“fredda” lei potesse essere - era l’unica degna di essere vissuta, a<br />

suo giudizio, in un mondo in cui non esiste più una famiglia ramificata.<br />

E non voleva che sua figlia ne fosse privata, magari per qualche<br />

strana ragione. Meno che mai per qualche suo errore. Per un<br />

frainteso senso della morale o della dignità, per una sciocca<br />

pruderie. Vi si sarebbe opposta con tutte le forze. Avrebbe lottato<br />

con tutta la sua astuzia di madre e di donna navigata.<br />

La verginità può avere uno speciale profumo. Ma la solitudine ha sempre<br />

l’afrore della morte.<br />

Aveva combattuto nel silenzio di intelligenti ricerche, di opportuni<br />

contatti. Spesso si cenava con amici. Sua figlia le teneva<br />

compagnia con assiduità al tavolo del bridge, o a teatro, ai concerti,<br />

con amicizie italiane e non. Intanto che lei si faceva una colpa<br />

d'essere stata troppo convincente - insieme a suo marito - circa<br />

l’inopportunità dei rapporti prematrimoniali, o delle tresche scolastiche<br />

e universitarie di cui brulicava il mondo intorno a loro. Con<br />

la sfrontata bronzea semplicità che i giovani possono esibire.<br />

Anche delle loro considerazioni sulla pillola si faceva un cruccio.<br />

Che, oltre ad essere ingrassante - lei aveva detto a sua figlia -,<br />

da alcuni era sospettata di causare il cancro.<br />

Non che Corrie si fosse dimostrata del tutto disinteressata alla<br />

soluzione di quel problema. Ma lo faceva senza vera passione.<br />

Senza un serio coinvolgimento. Cosa che, di conseguenza, coinvolgeva<br />

anche poco gli altri.<br />

Ma forse non era così che erano andate le cose.<br />

O forse erano andate così fino al giorno in cui si erano recati al<br />

Tempio dell'Annunziata insieme al futuro marito. Lì, davanti al<br />

6


famoso dipinto di Maria e dell’Angelo annunciatore, nell'antico<br />

ombreggiato santuario mariano di Firenze lei aveva compreso che<br />

con quell'uomo vi erano concrete possibilità.<br />

Dopo aver osservato la scena di ispirazione lucana, Kaalmart<br />

aveva detto qualcosa sull’ora. Erano fortunati. Di lì a poco la saracinesca<br />

sarebbe salita a proteggere - e quindi a celare - quell’opera<br />

unica al mondo.<br />

Lo conoscevano da poco ma lei si era accorta di come sua figlia<br />

lo guardasse con interesse. Tuttavia, prima di quella mattina,<br />

non avrebbe saputo dire se la cosa fosse dovuta a semplice curiosità<br />

o se denunciasse una vaga attrazione. Kaalmart doveva avere<br />

poco più di trent’anni. La maturità e la sicurezza che esprimeva<br />

con le parole, insieme all’elegante modo di fare, probabilmente<br />

avevano colpito sua figlia abituata a compagnie meno sofisticate.<br />

Il fasullo principe azzurro vestiva anche bene.<br />

Così lei aveva trovato la crepa nel muro di cinta di Corrie, la<br />

pietra traballante per fare forza contro le perplessità che da sempre<br />

la irretivano, e finalmente scalzarle tutte.<br />

Era stato un gioco da quel momento in poi? Quasi.<br />

Nell'occasione, poche altre parole erano state spese a riguardo<br />

del tempio servita. Ma Kaalmart aveva scelto con proprietà i termini<br />

olandesi, e li aveva fusi con parole italiane che pronunciava<br />

imponendo ad esse - e a se stesso - una certa sofferenza. E ottenendo<br />

una strana melange tanto esotica quanto affascinante. Una<br />

fusione che lei stessa aveva trovato particolarmente accattivante,<br />

mentre osservava come gli occhi del giovane si posassero sul collo<br />

nudo e sul seno di sua figlia. Corrie aveva una bella figura. Fresca,<br />

svelta, e allo stesso tempo piena nei punti giusti.<br />

Corrie le era sembrata ipnotizzata, risucchiata da quegli istanti.<br />

E lei, negli anni successivi, aveva più volte sorriso compiaciuta del<br />

ricordo - stupida e cieca che era stata!<br />

Quel pomeriggio era scoccato un arco voltaico all’ombra fumosa<br />

di ceri, nella chiesa monumentale; al luccichio della saracinesca<br />

che si innalzava davanti a Maria e a Gabriele.<br />

7


Lui aveva rotto in un sommesso “kijk eens”, roco, involontario,<br />

nazionale, mentre la grata saliva lentamente sempre più su.<br />

“guarda un po!”<br />

Sua figlia aveva guardato, interessata, sorridente. Poi lo aveva<br />

brevemente fissato, mentre lui ricambiava lo sguardo.<br />

E lei aveva deciso di mettercela tutta. A dispetto della diffidenza<br />

che pure aveva avvertito al primo incontro con Kaalmart. Conoscendo<br />

Vij, avrebbe preferito un uomo più semplice, più trasparente.<br />

Con atti di riflessione postuma quanto sterile, aveva rivissuto<br />

più volte quella scena come il coacervo di particolari che in quei<br />

lontani momenti non le era riuscito di distinguere con chiarezza.<br />

Era stato un attimo in cui si erano fusi piani diversi, confuse<br />

realtà distanti se non opposte. Ogni diffidenza sembrava essere<br />

stata messa a tacere dall’atmosfera del tempio. La misteriosa penombra,<br />

unitamente alla gente che s'aggirava in quel luogo di preghiera,<br />

aveva agito da catalizzatore nel farsi dell’esplosivo cocktail.<br />

Il luogo sacro era stato un adatto pentagramma per le note di<br />

quel medley.<br />

Ricordava che, a vedere la chiesa traboccante di fiori e delle<br />

piccole luci delle candele, era rimasta presa dal pensiero che il sesso,<br />

il grembo femminile in particolare, fosse stato concepito come<br />

una cornucopia per definizione destinata a scoppiare affinché sul<br />

mondo e sull'uomo si rovesciassero tutti i fiori e i frutti che dio<br />

aveva destinato alla vita.<br />

Sarebbe stato sciocco lasciarsene privare.<br />

C’era stata una fusione di sacro e di profano che l’aveva invogliata<br />

a credere che il momento fosse magico; che tutto “fosse già<br />

scritto”.<br />

Un'idea sciocca, che non avrebbe mai confessato, ma una fantasiosa<br />

condizione mentale che aveva comunque operato in lei e<br />

forse anche in Vij. Che aveva ossigenato il suo cuore; che aveva<br />

diradato la sua angoscia per quella verginità, spazzato via quell'ansia<br />

segreta.<br />

E che avrebbe mostrato tutti i suoi inganni solo anni dopo, in<br />

una banale quanto semplice autopsia dell'incontro.<br />

8


Quegli eventi galleggiavano ghignando fra antiche sensazioni e<br />

freschi dolori. Con sprazzi di vivide emozioni che ancora insorgevano<br />

nel suo animo al rinnovarsi della memoria. Che, appena evocata,<br />

ancora induceva il malizioso profumo della sua credibilità.<br />

Che sprigionava una realtà illusoria ma pur sempre realtà.<br />

Accese il pc.<br />

Rispondo a stretto giro di posta. Il server va male ed è inutile<br />

sperare in meglio nel breve periodo.<br />

Corrie sta bene. Le cose procedono senza imprevisti.<br />

Il peggio è proprio in questo, nel fatto che tutto è già da tempo<br />

morto e sepolto. Il mio scrupolo è di non essermene accorta, di<br />

non avere mai sospettato.<br />

Anzi, questo è solo uno dei miei scrupoli. Ma lasciamo perdere<br />

per ora.<br />

Non credo di poter essere costì molto presto. Non voglio lasciarla<br />

sola a decidere nelle scelte che le sottopone il suo legale.<br />

Resterò qui per tutto il tempo necessario.<br />

Vorrei che lei avvertisse quanto io desideri farmi perdonare la<br />

mia disattenzione, l'involontario errore che ora lei sta pagando.<br />

Penso che debba essersi sentita terribilmente sola.<br />

Di me non ti dico nulla perché non c'è nulla da dire.<br />

Trascorro la giornata con Corrie. E quando lei è occupata per<br />

lavoro o altro, passo il tempo leggendo. Selene, che ha saputo tutto<br />

prima di me, a volte mi telefona. Prendiamo un caffé insieme.<br />

Vorrebbe che andassi a giocare a bridge, o che la seguissi a quella<br />

sua Università della Natura. Ma al momento ho poco interesse per<br />

le carte. E tanto meno per iridescenze artiche, o per le abitudini<br />

sessuali del leone marino.<br />

Mi spiace che la nostra festa “sia andata a puttane” - come diresti<br />

tu.<br />

Ma rimandiamola a quando sarà possibile. Le stagioni della vita<br />

sono quelle che essa ci offre. E in questo momento dobbiamo stare<br />

vicino a nostra figlia.<br />

Povero te!<br />

9


Attento al cibo. Non bere e non fumare troppo.<br />

Per l'altro, tieni alte le aspettative. Arriverò presto.<br />

10


2<br />

Sono ore che desidero gettar giù qualche riga per te, ma una<br />

cosa o l'altra me ne ha distolto.<br />

E' stata una giornata eccezionale. Il vento giunge a folate dal<br />

lago Maryut, portando ardente calore e una sabbia fitta di cristalli<br />

salini. L'aria polverosa ti aggredisce senza che tu possa difendertene.<br />

Inquina il respiro. E gli odori forti dal mare e dalla terra diventano<br />

a tratti asperrimi, insopportabili.<br />

Alessandria è davvero particolare. Una lingua di terra brulicante<br />

di uomini e di polimorfo passato, da sempre splendidamente<br />

condannata alla multirazzialità. Vivendo qui è facile capire la storia<br />

di questi luoghi. L'Egitto è una vecchia leonessa che ha più volte<br />

girato il capo verso l'interno del continente africano dopo aver fissato<br />

più o meno a lungo il Mediterraneo; ma che, trascorsi questi<br />

periodi di crisi, ha di nuovo volto lo sguardo enigmatico all'ampio<br />

bacino del mare nostrum pronta a vivere fatti decisivi. Nell'antichità,<br />

Cleopatra è stata l'amante di Cesare e di Marcantonio, e con lei è<br />

finito il regno dei Tolomei mentre entrava definitivamente in gioco<br />

Roma. Nell'epoca moderna, Mohammed Ali ha praticamente<br />

spezzato ogni dipendenza politica dalla Porta e si è compromesso<br />

irreparabilmente con l'Occidente.<br />

Sembra che l'Egitto sia soggiogato dall'idea del progresso civile<br />

e tecnologico. Che rimanga costantemente affascinato da chi è decisamente<br />

incamminato verso il futuro. In qualche modo è una<br />

nazione che non è disposta a dimenticare l'antica grandezza, il<br />

proprio passato “faraonico”.<br />

Ed Alessandria è più libera di subire quest'attrazione poiché<br />

l'Islam di Amr Ibn el-As spostò per sempre al Cairo il baricentro<br />

politico-amministrativo dell’ “innovando” regno da lui conquistato.<br />

Alessandria, una vecchia maga ancora guidata dalla legge dell'istinto<br />

ad essere presente nella storia.<br />

11


Smise. Il caldo umido era insopportabile.<br />

Aveva bisogno di aria, di movimento. Di un giro in città.<br />

Ma valse a poco. Nell'ora assiepata di gente e colori, la nostalgia<br />

lo vinse. Strascicava i piedi in una sorta di inconscia resistenza.<br />

Contro quel caotico turbinare, contro il pulsare del magma umano<br />

che lo circondava dalle sue momentanee isole. Non aveva saputo<br />

escogitare nulla di meglio che percorrere la vecchia Via del Soma<br />

fino alla moschea di Nabi Daniel, in cui si diceva vi fosse il sepolcro<br />

di Alessandro il Grande. Poiché le spoglie del condottiero, rifiutate<br />

dai sacerdoti di Menfi, erano state traslate in quella città<br />

fondata dal Macedone sul sito di Rhakotis. Un insignificante villaggio<br />

di pescatori che s'affacciava al fondo del Mediterraneo.<br />

Vivere ad Alessandria si dimostrava ogni giorno di più una sfida.<br />

Attraversando l'incrocio più famoso del paese - almeno nell'Occidente<br />

colto dei lettori di Kavafis, di Forster, e di Durrel -,<br />

sentì improvvisamente la storia pesare sul suo animo. Piuttosto<br />

che sollevarlo sulle ali della fantasia, elevarlo, quel luogo dell'Egitto<br />

tanto densamente frequentato dall'immaginazione occidentale,<br />

quell'intrecciarsi della Via del Soma con la Via Canopea gravò sul<br />

suo cuore come mai avrebbe immaginato potesse fare.<br />

Poi finalmente il mare.<br />

Enorme, infinito davanti ai suoi occhi. Blu e grigio, silenzioso<br />

e frusciante. Di una liquida rivolgente metafisica. Sembrò volersi<br />

fare spazio nei suoi polmoni, tentarlo con tutta la forza delle sue<br />

onde quiete ma possenti. E allo stesso tempo gli apparve disarmante<br />

nella sera che rinfrescava, nel gioco delle creste bianche che<br />

lo coronavano spumeggiando. Capace di umiliare qualunque creatura.<br />

Il suo odore salso lo inebriò. E il rumore delle carrozzelle<br />

che trascinavano gli innamorati lungo la romantica striscia della<br />

Sharia 26 Luglio scrisse sul suo cuore fresche note con le dita di<br />

lontani ricordi. Furono sferzate di vita che gli ridonarono energia,<br />

e con essa un certo equilibrio. Il necessario elisir per proseguire il<br />

cammino. Per sostenere sulle spalle della propria immaginazione<br />

la piazza su cui si era affacciato il Cesareum che Cleopatra aveva<br />

iniziato a costruire in onore di Marcantonio.<br />

12


In seguito il tempio era stato mutato in chiesa cristiana; entro il<br />

cui perimetro era morta Ipazia, filosofa e matematica lapidata da<br />

una crudele folla di fanatici. Quindi, nel decimo secolo, aveva avuto<br />

luogo la definitiva distruzione dell'edificio. Dopo la conquista<br />

islamica. Fatta eccezione, s'intende, per i due “aghi di Cleopatra”.<br />

Che, col trascorrere dei secoli, avevano mutato casa andando a<br />

stabilirsi uno nel Central Park di New York, e l'altro a Londra,<br />

lungo il Thames Embankment.<br />

L'albero della storia ci assorda con il frusciare delle innumerevoli foglie,<br />

così come ci stordisce con il profumo delle sue resine, con l'odore essenziale delle<br />

tenere gemme.<br />

Al largo un battello carico di luci sembrava volesse esportare<br />

chiarore verso Ras el Tin.<br />

La cosa che più lo intrigava era quel corpo umano nella gabbia<br />

di vetro - coronato di un diadema e circondato da libri e papiri -<br />

che un dragone russo diceva d'aver visto nei sotterranei della moschea<br />

di Nabi Daniel.<br />

Era lui, il Macedone?!<br />

Come un ragno che interrogasse il presente, a cavallo di duemila<br />

e passa anni, immortalato nel suo cubo di plexilglas?<br />

Alessandro ancora al cuore della città che aveva voluto costruire<br />

subito, senza indugio?<br />

La sua immaginazione si lasciò forzare dalle luci che si allungavano<br />

a destra e a sinistra lungo la Corniche, infittendosi contro<br />

l'imponente silhouette del Cecil Hotel.<br />

Mentre respirava più profondamente.<br />

Siamo noi a generare le nostre visioni.<br />

E le proiettiamo nello spazio che ci circonda come su di uno<br />

schermo cinematografico. Tutto è animato dalle nostre speranze e<br />

dalle nostre paure. Un mondo dinamico, flessibile, mobile, ricco di<br />

emozionalità.<br />

Il nostro mondo.<br />

Era così che aveva a lungo immaginato la propria vita e quella<br />

degli altri. Finché tutto era andato nel modo giusto. Ma quando il<br />

suo universo aveva tremato, lui aveva cominciato a chiedersi cosa<br />

13


fossero quelle speranze di cui in effetti non vedeva le fondamenta,<br />

sepolte laggiù dalle nebbie del mistero.<br />

Così come aveva preso a interrogarsi sulle paure, sulle angosce<br />

che avevano cominciato a visitarlo sempre più frequentemente.<br />

Quasi garrendo al suo orizzonte.<br />

D'improvviso, domande…”assurde” avevano attraversato la<br />

sua strada: qual era il significato delle passioni?; cosa voleva comprendere,<br />

lui ?; in che cosa consisteva la “politicità” dell'uomo?<br />

Qualche volta aveva pensato che fosse il declino dell'età. Che<br />

l'insorgere di quegli interrogativi fosse solo tristezza collegata al<br />

suo essere ben al di là della metà della vita. Che dopotutto non vi<br />

fosse nulla di realmente razionale al loro fondamento. Ma quando<br />

se ne era quasi convinto ecco una voce interiore dirgli che quegli<br />

interrogativi erano assolutamente legittimi. Porseli era un atto di<br />

intelligenza, non di rammollimento senile. Anzi, che era l'atto di<br />

un uomo più intelligente di quanto lui fosse stato per tutto il tempo<br />

in cui non se li era posti.<br />

Immaginava il cubo di cristallo illuminato da una viva luce gialla.<br />

Come da mille candele. Anche se doveva essere stato diverso lo<br />

spettacolo che, fra le circostanti tenebre, aveva raggiunto gli occhi<br />

del dragone russo.<br />

Ammesso che fosse mai esistito, lui e la tomba del Macedone.<br />

Poi quel ragionare lo stancò e decise di sostituire nella sua immaginazione<br />

il seno nudo di Cleopatra, offerto all'aspide, al cadavere<br />

di Alessandro incoronato nella sua tomba di cristallo.<br />

Quando sarebbe arrivata sua moglie? Saskia gli avrebbe offerto<br />

pensieri decisamente meno defatiganti.<br />

S'incamminò verso la macchina. Un'immagine poetica quel cubo<br />

al fondo della città: icona delle avventure di un condottiero.Con<br />

i suoi libri, i suoi papiri, e arricchita dalle ragnatele e dalla<br />

polvere distillata dai secoli nell'inviolata oscurità.<br />

A casa riprese a scrivere a sua moglie.<br />

I giorni trascorrono equamente poco allegri.<br />

14


La zona è speciale in un modo che a me piace. Ma aggirarmi<br />

per questa lunga fascia costiera nell'unica compagnia di me stesso<br />

mi dà la nausea. E' come navigare in un deserto di solitudine. Mi<br />

sento un marito abbandonato in una sala d'attesa come una cappelliera<br />

senza valore. Waterloo, Gare de Lion? O forse la metà di<br />

un frutto che perde il suo sugo per le ferite del distacco?<br />

Non lo so, ma tu torna in fretta in Egitto. Questi venticinque<br />

chilometri di fronte marino in alcuni momenti inducono un'angoscia<br />

tanto grande quanto sarebbe la gioia di affrontarli con te.<br />

Ti attendo per viaggiare insieme in questa ”luce indomita di<br />

cieli altissimi”. Fra le dune di sabbia bianca, traguardando con occhi<br />

confusi il mare lontano e vicino. Sentendo l'eco dei tempi trascorsi.<br />

E’ con te che voglio scoprire Abu Quir, Rashid.<br />

Avrai qualche episodio napoleonico che illuminerà in modo<br />

speciale la culla della stele, che getterà ulteriore luce sulle gesta di<br />

Champollion. Delle volte penso al tuo animo tappezzato di arazzi<br />

del passato, oltre che delle emozioni del presente. Un’amante che<br />

gronda silenziosamente storia e vita. La mia vita.<br />

E' questo a darti la morbida dorata misteriosità che ancora mi<br />

affascina nell’ombra della nostra intimità?<br />

Ma sei anche permalosa e gelosa. E a volte mostri un pessimo<br />

carattere.<br />

Ci spingeremo fino a Marsah Matru, alle soglie del confine libico.<br />

Dove c'è la grotta di Rommel con il piccolo museo affollato<br />

dalla collezione di armi della Volpe del Deserto.<br />

Oltre non si può andare per motivi di sicurezza. Anche pernottare<br />

su alcuni litorali prevede il rilascio del tasrih da parte del Comando<br />

militare, o della Polizia locale. Sono tempi in cui è meglio<br />

non desistere da controlli e precauzioni.Come ti sarà facile immaginare<br />

non uso molto lo scassatissimo Mercedes procuratoci dall'agenzia.<br />

Una volta ad Alessandria, prendo a bighellonare sostando<br />

in qualche locale che susciti la mia curiosità. Ma neanche questo<br />

mi diverte. Tutto è interessante, nuovo, ma lo gusto poco perché<br />

non lo assaporo con te.<br />

15


Senza i tuoi occhi, la mia vita è un film in bianco e nero (non l'ho inventata<br />

io!).<br />

Fortuna che ho con me Von Clausewitz, a tratti mi dico.<br />

Ma poi lo stratega mi assilla con la sua troppo corposa opera.<br />

Con quanto comprendo di quello che ha scritto, e con quanto mi<br />

sfugge della sua tecnica militare: nel ponderoso tomo la cui vista ti<br />

ha fatto ridere quando l'ho messo in valigia.<br />

E sono ossessionato dal suo casato.<br />

Perché Clausewitz e non Klausewitz?<br />

Forse potrebbe dirlo Jan, linguista profondo ed esperto di<br />

germanistica e di storia mittleuropea. Il nostro amico - feroce estimatore<br />

delle proprie capacità - in pochissimo tempo me ne darebbe<br />

una ragione motivata con acribia anche se assolutamente infondata.<br />

Nella solitudine delle mie quattro mura, Karl - e non Carl questa<br />

volta! - fa del suo meglio per tenermi compagnia (stavo per dire:<br />

per occupare il posto che tu hai lasciato!). Candidato da mio<br />

padre a essere mio amico fidato, sostegno petrino nella battaglia di<br />

questa vita, egli è l’imperturbabile quanto intellettuale teorizzatore<br />

del combattere.<br />

Anche se non della invincibilità.<br />

E’ quanto a volte mi resta fra le mani della mia vita di uomo<br />

civilizzato. Avrà mai ipotizzato, mio padre, la lettura del classico<br />

da parte mia in un simile frangente?<br />

La vita è una continua battaglia. Ma il nostro autore è come<br />

una pistola da duello: difficile utilizzarla nel tran-tran quotidiano.<br />

In questo momento assisto a una scaramuccia fra due ragazze<br />

che mettono i pomodori a seccare, sulla terrazza di fronte casa.<br />

Una di loro ha un fazzolettone rosso sulla testa. Deve essere quella<br />

che spesso insegue i polli che si allontanano dal cortile. Le due<br />

si spingono, scherzano, modulano piccole grida. Quella che dà la<br />

caccia al pollame invoca il cielo con frasi prese dalla millenaria liturgia<br />

della sua gente. Mi sembra di riconoscere più volte il nome<br />

del Clemente e Misericordioso.<br />

Allah è vicino anche a chi rincorre i polli!<br />

16


Le loro voci sono una melodia che non finisco d'apprezzare.<br />

Una iniezione di vita impagabile, considerato il muro del silenzio<br />

concertistico che mi trovo a fronteggiare.<br />

Cerco con insistenza musica per nutrire il mio animo vizzo; ma<br />

non me ne arriva molta. A parte le melodie arabe. Sarà per la cattiva<br />

ricezione, o per la mia scarsa capacità di usare gli apparecchi<br />

di cui dispongo, ma - laiche o religiose - le composizioni che fioriscono<br />

dalla radio e dal piccolo televisore, o che attraversano l'aria<br />

immediatamente circostante la casa, sono ispirate da gusti molto<br />

diversi dai miei.<br />

A volte sembrano volermi forare i timpani con le loro modulazioni,<br />

la loro cantilenante insistenza.<br />

Tu mi hai impedito di portare qualche pezzo a cui sono particolarmente<br />

legato, dicendo che mi avrebbe fatto bene tagliare per<br />

qualche tempo con certe frequentazioni musicali. Mi avrebbe aiutato<br />

a rinnovarmi non avere con me Grieg, Satie, Mahler. E ora<br />

mi pento d'averti dato ascolto. Mi è estranea la musica che sento,<br />

e lo stesso silenzio. A volte, più che affascinarmi, esso m'intimorisce<br />

nel mio solitario guscio monoposto.<br />

Spero che tu mi raggiunga presto e che mi porti qualche cd.<br />

Com' è la situazione? E' poi tanto cattiva? Incancrenita?<br />

Mi farebbe piacere guardare Corrie negli occhi. E' tanto che<br />

non la vedo. Mi sembra che potrei capire tutto.<br />

E vorrei sfiorarle i fianchi nel modo che la faceva tanto arrabbiare<br />

quando era ancora ragazzina, e girava per casa incerta se fare<br />

Spagnolo o Ceco come quarta lingua.<br />

Di ritorno dalla Russia, con quell'orribile cappottone; “da generale<br />

cosacco”, come dicevi tu.<br />

O reduce da Koeln, ancora illibata dopo i bagordi della Fiera<br />

Campionaria.<br />

Credo che la sua sia stata una verginità “inderogabile” ma ugualmente<br />

sofferta. E non per la rinuncia a chi di volta in volta<br />

gliel'ha insidiata, ma per il fatto stesso. Per il vento amaro che gira<br />

e rigira intorno a noi, assiduo quanto vuoto nel tentativo di sfogliare<br />

la nostra pianta.<br />

Che ci stanca il corpo e il cuore. Che tenta di abbatterci.<br />

17


Vorrei che superasse in fretta questo doloroso momento!<br />

Potrebbe venire qui per una breve vacanza.<br />

A parte le cose che non si possono cambiare per definizione –<br />

l’altezza del sole, la temperatura e il grado di umidità dell'aria, e la<br />

voce gracchiante che di giorno e di notte ti raggiunge invitandoti<br />

alla salat -, a parte questo Corrie troverebbe tutto atto a incuriosirla<br />

e quindi a darle riposo.<br />

Ad aiutarla a riaversi dallo shock.<br />

Perché immagino che abbia ricevuto un bel colpo.<br />

Amina, la donna che riordina la casa - te ne ho già parlato -, ha<br />

un piccolo ospite, un ragazzino del Niger che le è stato affidato<br />

dalla Mezzaluna Rossa. Ma solo pro-tempore. Sembra che lei non<br />

possa o non voglia prenderlo con sé. Forse per l'età - anche se ha<br />

solo quarantacinque anni -; forse per le condizioni di salute - mi<br />

ha confidato di soffrire di cuore - ; o forse per motivi di carattere<br />

economico.<br />

Anche se suo zio è il proprietario del “maniero” in cui vivo!<br />

Il ragazzino è minuto. Un nodo di nervi, di fierezza, e di paura.<br />

I suoi sono stati uccisi durante una scorribanda di fuggiaschi nel<br />

Sael nigerino. Credo che abbia sangue tuareg nelle vene, un po'<br />

per l'aspetto - ma cosa ne so io dei tuareg? -, e un po' perché,<br />

quando l'ho chiesto ad Amina, lei ha scosso violentemente il capo<br />

stringendo il bambinetto contro il proprio corpo.<br />

Il ragazzino mastica un po' di francese, sufficiente per intenderci<br />

su cose essenziali come la lattina di Coca Cola che gli ho offerto<br />

stamattina; o i datteri che lui porta stretti in un vecchio fazzoletto<br />

di cotone blu annodato alla corda che gli cinge la vita.<br />

Corrie si potrebbe distrarre con Farouk. E' così che si chiama<br />

il piccolo targhi. Quando dimentica di avere paura, si vede come<br />

sia naturalmente vivace. I grandi occhi neri e penetranti potrebbero<br />

aiutarla a superare i suoi fantasmi facendole scoprire nuovi orizzonti.<br />

Il ragazzino sarà per casa un paio di volte alla settimana. Lui ed<br />

un giovane fennec da cui non si stacca mai. Ha più o meno dieci<br />

anni e, cosa strana, non sembra che sia attaccato all' arkan della<br />

preghiera. Mentre era qui, la voce del muezzin ci ha raggiunto dal-<br />

18


l'altoparlante - che deve essere da qualche parte verso il mare -<br />

senza che lui muovesse muscolo.<br />

Questo è un altro indizio che me lo fa ritenere un targhi, oltre<br />

l'impressione generale e il colore indaco del suo fazzoletto. Mi<br />

hanno detto che a volte questi nomadi non sono musulmani. Il loro<br />

amore per la libertà e per l'indipendenza sembra abbia tenuto<br />

alcuni uomini blu fuori dell'Islam.<br />

Comunque, se a Corrie non andasse di incontrarlo potrebbe<br />

sempre farne a meno.<br />

Ma ora devo salutarti. E' tardi. Buona notte.<br />

N.B. Ho davanti una scodella con resti rossastri di kuskus.<br />

Uno spettacolo triste quello delle superstiti spoglie di piccione a<br />

giacere sconsolate fra palline di semola.<br />

Sono stanco di guardarmi intorno. Di leggere, di pensarti; di<br />

preoccuparmi per mia figlia che naviga verso i quaranta.<br />

Sono egoista? Certo. E' uno dei lussi della vecchiaia, se puoi<br />

permettertelo.<br />

E' sgradevole esistere da soli. O nell'unica compagnia di Von<br />

Clausewitz. Una compagnia fragorosa perché dalle batterie dei<br />

pezzi da campagna che lo circondano partono salve di colpi che<br />

mi tengono sveglio.<br />

Tento di zittirlo. A volte ci riesco. Ma basta che chiuda gli occhi<br />

per risentirne il fragore, perché la battaglia ricominci.<br />

Chiuse la busta e la mise sul tavolo per la mattina successiva.<br />

Con un limitato backshish a un ometto della compagnia aerea, le<br />

sue lettere partivano da territori europei invece che da Alessandria.<br />

Avrebbe fatto un salto all'aeroporto per dimezzare i tempi<br />

della consegna.<br />

Poi s'accorse che non aveva ancora liberato la tavola dei resti<br />

della cena. Lo fece con gesti frettolosi. Terminata l'operazione, si<br />

lavò un'altra volta con l'acqua tiepida e lievemente salmastra che<br />

fuoriusciva stenta dalla fontanella dell'acquaio.<br />

Ed ora a riposare.<br />

19


Intenzionalmente non aveva parlato a sua moglie della contessa<br />

Bruhl, vedova Von Clausewitz e prima dama d’onore di S.A.R.<br />

la principessa Guglielmo.<br />

Si rigirava nel cuore il regalo di quella figura femminile che le<br />

somigliava tanto.<br />

Le avrebbe letto l'introduzione che la gentildonna aveva fatto<br />

all'opera del marito glossandola con il suo affetto. L'avrebbe fatto<br />

mentre erano a letto, alla luce del vecchio lume che ora giaceva<br />

privo del bulbo in un angolo polveroso della stanza interna. Erano<br />

ancora amanti, come lo si poteva essere alla loro età. Ma la cosa in<br />

un certo senso li rassicurava. Ancora esisteva quel legame possente<br />

che, scosso il mondo, sarebbe comunque rimasto; unico sopravvissuto<br />

affinché tutto non crollasse via. Era sempre piacevole<br />

sentirsi intrecciati; la verifica di una simbiosi tuttora esistente che<br />

rafforzava in ciascuno il senso della vita, l'atto stesso d'esistere.<br />

Da quando era rimasto solo ad Alessandria pensava spesso al<br />

peso che la sua compagna aveva nella sua vita.<br />

Non che avesse scoperto qualcosa di nuovo. Ma, in certe condizioni,<br />

ciò che pur conosciamo bene ci appare con maggiore<br />

chiarezza. I suoi contorni diventano più precisi, più decisivi.<br />

Era Alessandria a fargli quel dono, a spingerlo verso quelle<br />

considerazioni. Adagiata non si sa bene se lungo il Mediterraneo o<br />

lungo il lago Mareotide. “Una leonessa che volge il capo ora verso<br />

l'Occidente ed ora verso l'Africa”. Una nazione che geograficamente<br />

era Continente Nero ma che spesso non era stata considerata<br />

una sua vera e propria parte.<br />

Per gli antichi apparteneva all'Asia, e per il mondo moderno<br />

era semplicemente Vicino Oriente.<br />

Iskandareya che raccoglieva in un solo gorgo varie correnti che<br />

giungevano dal mondo arabo e dall'Occidente, dalla Siria e dal<br />

Mar Rosso, come dall'America del nord e dalla Francia, dall’Italia,<br />

o dall'Inghilterra.<br />

Nei giorni appena trascorsi aveva incontrato una famiglia di<br />

stracciaioli copti che, adagiato fra i rifiuti raccolti nella discarica,<br />

trasportavano sulla loro carretta un bambinetto biondo come solo<br />

si può esserlo in Scandinavia o zone limitrofe.<br />

20


Dietro le palpebre socchiuse, per un attimo immaginò la città<br />

come un ideale bacino in cui acque provenienti da tutto il mondo<br />

si urtassero, si mescolassero, si fondessero. Una limacciosa realtà<br />

che si spostasse lentamente da Agami ad Aboukir, a 25 chilometri<br />

di distanza; e poi da lì, ancora più rimescolata, ritornasse ad Agami<br />

e allo splendido mare ai piedi di Burg el-Arab.<br />

Una volta le acque marine erano penetrate profondamente in<br />

quello che ora era continente africano, e buona parte del letto del<br />

Nilo ora poggiava sul calcare nummulitico al fondo di quell'antico<br />

braccio di mare. In quei tempi Alessandria sembrava essere stata<br />

in cima ad un'erta sul bordo del Mediterraneo. Già guardinga, in<br />

quel presente, dal suo contrafforte naturale; e allo stesso tempo in<br />

attesa di un immancabile futuro di gloria e commistione.<br />

Desideroso di riposo, affondò e si rivolse nell'abbraccio di<br />

quella preistoria -, quasi sentendo fischiare sotto il proprio corpo<br />

il materiale di cui erano fatte le piramidi. Aveva intenzione di descrivere<br />

a sua moglie l’abitazione e la sua vita d’ogni giorno. Domani,<br />

se si fosse sentito più in forma… Non voleva tediarla o,<br />

peggio, rattristarla. Ma ora doveva trovare pace nel sonno.<br />

Così le batterie del suo amico Karl presero a crepitare. Ma<br />

sempre più debolmente, fino a confondersi con il suo pesante respiro.<br />

21


3<br />

Quando si era accorta di cosa stava accadendo fra lei e Jaap,<br />

avrebbe desiderato tenere un diario. Ma non ce l'aveva fatta. Sapendo<br />

che era al di sopra delle forze che le rimanevano, dopo<br />

quegli anni di convivenza, non aveva neppure cominciato.<br />

Ed era stato difficile capire a fondo la situazione, e ancora più<br />

difficile analizzare i propri sentimenti, dopo che tutto s' era imbastardito<br />

in maniera ineluttabile.<br />

Dopo la colazione gli ultimi atti del breve rigoverno furono<br />

compiuti in una sorta di quasi ipnotica reverie.<br />

Un diario? Una scrittura che documentasse i fatti?<br />

Forse non ne aveva afferrato appieno l'utilità; il problema era<br />

anche lì. Perché redigerlo? Per discolparsi di ogni cosa che stesse<br />

accadendo, o che potesse accadere?<br />

Sarebbe bastato prendere appunti sugli ultimi due anni. Su<br />

come avevano trascorso i giorni e le notti. Su quello che si erano<br />

detto. Su come avevano litigato; o sul perché a volte avevano litigato<br />

meno: la nausea che la prendeva fino al capogiro.<br />

Sarebbe stato il modo di oggettivare. Il tentativo di mantenere<br />

le distanze fra sé e gli eventi; per poterli conoscere e gestire meglio.<br />

Vi erano motivazioni sufficienti. Ma non ce l'aveva fatta. Semplicemente<br />

non c'era riuscita. Non l'aveva scritto quel diario a causa<br />

della sua debolezza femminile; congenita o acquisita, portata in<br />

dote o sviluppata in quegli anni di matrimonio. Una debolezza infinita,<br />

come infinito le era sembrata in altri momenti il vigore di<br />

cui disponeva. Quando, ad esempio, aveva deciso di sposarlo.<br />

Allora s'era sentita sola ma forte. Il contrario di quanto sua<br />

madre aveva pensato di lei. Sua madre che aveva creduto di esserle<br />

particolarmente vicina e di aiuto. Invece non era stato così.<br />

Proprio perché aveva compreso quanto sua madre tenesse a<br />

Kaalmart, si era sentita scoperta da quel lato solitamente così soli-<br />

22


do; dalla parte del bastione che le dava normalmente sicurezza.<br />

Quella volta invece no, da quel lato la costruzione aveva franato.<br />

Quelle mura erano state le più sguarnite del castello perché non<br />

aveva potuto fidarsi del giudizio di sua madre.<br />

Sentendosi sola, aveva dovuto essere forte per assumersi la responsabilità<br />

di quello che stava accadendo, ed eventualmente di<br />

quanto sarebbe accaduto.<br />

Né suo padre avrebbe potuto condividere quel peso. Per motivi<br />

differenti, magari opposti.<br />

Strano come due persone tanto diverse quanto lo erano i suoi<br />

genitori avessero potuto convivere felicemente così a lungo; attraversare<br />

insieme una quarantina d'anni e ancora godere della reciproca<br />

compagnia. Indenni. Era stato il miracolo dell'educazione<br />

nordeuropea della madre, o la sensibilità mediterranea di suo padre.<br />

Avrebbe potuto farcela l'amore? Tutto da solo? Chissà!<br />

Suo padre era sognatore ma prudente. Che è una delle caratteristiche<br />

delle persone che conoscono i propri limiti, le debolezze<br />

della propria condizione esistenziale. Di chi ha una sufficiente fantasia<br />

per immaginare come possa accadere anche il peggio.<br />

Non aveva il senso del tempo, che invece era una delle caratteristiche<br />

di sua madre. Arrivava sempre in ritardo. Era sempre in<br />

ritardo.<br />

Mentre quella di suo padre era un'intelligenza ossessivamente<br />

contemplativa, quella di sua madre era pratica, efficiente. Così<br />

spesso efficace. Come se lei trovasse il motivo di se stessa unicamente<br />

nell'azione, nel raggiungimento di scopi e finalità. Una<br />

fiamma silenziosa ma attiva, e tutta al femminile.<br />

Comunque, guardare indietro non poteva in nessun caso significare<br />

scovare i colpevoli; attuare una giustizia mentale quanto<br />

sommaria fatta di attribuzioni di responsabilità. Per distribuire<br />

tardiva malevolenza come si fa con i coriandoli alle feste.<br />

No, non intendeva né rivangare né discutere.<br />

Sarebbe stato uno sprecare tempo, invece che consolidare le<br />

reciproche relazioni. Avrebbe insidiato gli affetti, il suo stesso sentirsi<br />

ancora protetta da qualcuno, di cui aveva tanto bisogno in<br />

quel momento.<br />

23


Il motivo della sua decisione di separarsi dal marito era così<br />

ovvio e allo stesso tempo tanto lontano dalla normale immaginazione<br />

che sarebbe stato comunque impermeabile alle pressioni. La<br />

sua era stata una semplice nausea; pura e semplice nausea per il futuro<br />

accanto a Jaap. Non era il passato che rimproverava a suo<br />

marito; quel nodo di realtà a volte oscure di cui sua madre probabilmente<br />

avvertiva il peso per non averle detto francamente quanto<br />

le sembrava di avere intuito di lui. Quelle cose le aveva più o<br />

meno oscuramente intraviste lei stessa e accettate.<br />

Né era il presente che la spaventava. Piuttosto, il futuro.<br />

Jaap aveva preso una sbandata, era vero.<br />

Ma la gelosia è un sentimento fatto per essere padroneggiato.<br />

E' una ferita della nostra debolezza che interloquisce con la debolezza<br />

altrui. E' un nodo di possibilità negative, un baratro senza<br />

fondo, se non la si tiene sotto controllo.<br />

E neanche importava molto che l’avesse tradita con un uomo,<br />

piuttosto che con una donna. Per quanto il sesso della persona<br />

con cui aveva una relazione proiettava drammatici dubbi sul tempo<br />

a venire, sulla qualità del loro futuro.<br />

L'aveva spinta, piuttosto che il disgusto per quella omosessualità<br />

di cui lui sembrava non riuscisse o non volesse liberarsi, la disperazione.<br />

La disperazione che nulla alla fine potesse mutare. Il dubbio<br />

che nulla potesse mai più ricominciare. Eventualmente.<br />

Non vi era mai stata una violenta reazione da parte di lei che<br />

riguardasse specificamente il sesso, i sensi. Certo vi erano stati<br />

momenti di imbarazzo, di ripugnanza. E una punta di gelosia era<br />

fuor di dubbio. Ma quando lui aveva cambiato lavoro…Allora aveva<br />

iniziato a distillare, a discernere. Per accorgersi che al di là<br />

della frustrazione, della gelosia, del tradimento, c' era quel vuoto,<br />

quel grosso vuoto che era la completa assenza di comunione. Il<br />

loro rapporto era semplicemente un simulacro. E, per quanto riguardava<br />

il suo futuro, aveva compreso che non avrebbe potuto<br />

essere accanto a lui.<br />

Avrebbe potuto perdonargli le occasionali debolezze, se lui le<br />

avesse vissute come sgranature nel tessuto di una vita non facile.<br />

24


La bisessualità è qualcosa che alcuni accettano; e ancor più sarebbe<br />

stata accettata in futuro in certi ambienti. Apparteneva al nuovo<br />

immaginario, qualunque cosa se ne pensasse. Molti uomini tradiscono<br />

occasionalmente la compagna. Forse non bisognava fare<br />

un dramma di quella debolezza. Come non accettare amicizie gay<br />

o bisessuali oggigiorno ?! Nel caso di Jaap le cose sarebbero state<br />

un tantino più complicate perché era suo marito, tutto qui. Ma sarebbe<br />

stato possibile farsene una ragione, trovare un motivo per<br />

accettare la situazione così come era.<br />

Invece vi era stato dell'altro.<br />

A quel punto poteva liberarsi del grembiule con le ochette rosse<br />

e gialle e passarsi la crema sulle mani.<br />

Il suo atteggiamento - in alcuni momenti di quegli ultimi anni<br />

bene o male vissuti accanto a lui - era stato di sofferta coscienza<br />

per una complessità sempre in agguato. Per un'improvvisa passione<br />

che poteva agguantare suo marito e gettare entrambi contro<br />

una dolorosa scogliera. Avvenimenti troppo complessi perché lei<br />

potesse fronteggiarli senza angoscia, senza un senso di inadeguatezza.<br />

Addirittura senza il timore che la sua stessa percezione del reale<br />

ne venisse travolta.<br />

Ma aveva sempre trovato la forza di affrontare il domani.<br />

Solo un'altra cosa le aveva a tratti imposto la stessa impressione<br />

di incombenze negative; quel sentirsi un animale braccato che<br />

fugge temendo di non trovare scampo. Che fugge senza sapere<br />

dove.<br />

La verginità per lei era stata un peso quasi insopportabile, che<br />

poteva ingenerare a volte una condizione di disumana tensione.<br />

Aveva sofferto un sentimento di autentica angoscia nell'attesa dolorosa<br />

che tutto finisse, che finalmente si sposasse e si lacerasse il<br />

tormentoso ghiaccio imeneo che le toglieva la pace. Aveva avuto<br />

paura di non essere all'altezza, di non riuscire a fare quello che<br />

pensava fosse giusto. Di non rimanere vergine per debolezza o<br />

per calcolo. Era questo il motivo della sua sofferenza.<br />

25


Perché tutto quel turbamento? Se l'era chiesto più volte. Per<br />

quello che pensavano i suoi genitori? Sì, c’era anche quello, ma<br />

non era per quello. Piuttosto un senso di profonda insicurezza.<br />

Così, in ciò che era stato il dono di sé, il disgelo matrimoniale,<br />

aveva raccolto come primo frutto, ancor prima della soddisfazione<br />

della propria sensualità, la quiete dello spirito, la consumazione<br />

di quell'ansia che le aveva così spesso tolto la pace.<br />

Era terminata una lotta; era stata vinta una battaglia. Aveva fatto<br />

ciò che ci si aspettava da lei. E questo era già molto. Anche se<br />

altre battaglie erano ad attenderla, altre sfide in agguato; di una<br />

complessità che sapeva di non aver scelto con chiara visione ma<br />

che le erano comunque toccate in sorte.<br />

Perché doveva confessare di aver intuito in lui qualcosa di particolare,<br />

di rischioso.<br />

Ora si trattava di gestirle, quelle cose difficili e presagite. Nello<br />

stesso modo in cui Yvette…L’improvviso pensiero le dette un po’<br />

di respiro, stemperò l’ansia. Yvette, un'ex-compagna d'università<br />

rincontrata per caso, si trovava a gestire seni esageratamente grandi.<br />

Cosa poteva fare Yvette? Nulla. Ne avevano scherzato insieme<br />

più di una volta. Le toccava gestirli, e dimenticare cosa ne sarebbe<br />

accaduto in futuro. Perché solo allora si sarebbe rivolta ad un chirurgo<br />

plastico. Per il momento neanche a parlarne.<br />

Avevano riso. “Gestirli suo malgrado”. Intanto la imbarazzavano,<br />

oltre che turbare gli uomini che incontrava. Sembravano fatti<br />

apposta perché dovessero avvertirne il peso…lei e gli altri.<br />

Le stesse conversazioni con Yvette sembravano preludere alla<br />

chirurgia di quella separazione. A quella plastica del proprio esistere.<br />

La vita non è un dato ma una funzione di dati all'interno di un'ipotesi<br />

che si è scelta fra i “grandi sistemi”. Lei aveva scelto<br />

qualcosa di diverso da quello che aveva scelto Jaap. Al mattino,<br />

quando si svegliava, voleva e doveva sapere come avrebbe speso<br />

la propria giornata, in che senso, in che direzione. Al di là e al di<br />

sopra delle esigenze del quotidiano e di quelle delle banche.<br />

Aveva il suo tempo per impiegarlo bene. E non aveva alcune<br />

intenzione di intrecciare la propria esistenza con il mondo hard e i<br />

filmetti porno da esportazione.<br />

Non sarebbe scivolata nell'ipotesi scelta da Jaap.<br />

26


Poteva immaginare come Jaap ne fosse rimasto catturato.<br />

Il suo amante, il giovane efebo - che lei conosceva - aveva una<br />

figurina ben fatta; il suo culetto doveva essere duro e fresco. Ma la<br />

sostanza degli avvenimenti era altrove. Se suo marito avesse deciso<br />

di andare semplicemente a letto con l'altro, avrebbe potuto<br />

sopportarlo. Ci sono compagni che si ammalano, mariti che perdono<br />

il lavoro; imbecilli che si ficcano nei guai.<br />

A volte la metà di una coppia è al di là delle sbarre.<br />

Ma nel caso di Jaap vi era qualcosa di più.<br />

Ad un certo punto la Stadion era stata assorbita dalla Purple<br />

International, e a lui era stato chiesto se se la sentisse di diventare<br />

responsabile del settore editoriale. Di punto in bianco. E gli avevano<br />

mostrato i piani aziendali per i primi nove mesi.<br />

Erano stati anche buoni, le aveva detto scherzando. Gli avevano<br />

dato tempo per pensare. Doveva dare una risposta al ritorno<br />

dal week-end!<br />

Avevano trascorso il fine settimana dai Porter-Bowels, che<br />

tornavano da una crociera nel Mediterraneo. Karina aveva una<br />

gamba ingessata per una lussazione in cui era incorsa quando era<br />

ancora sul suolo africano; e Robin era particolarmente eccitato per<br />

un tappeto che era riuscito ad acquistare in non-sapeva-più-quale<br />

pulcioso negozio del Cairo.<br />

Era stato un week-end tranquillo. Quello che ci voleva per decidere<br />

una cosa tanto importante, Jaap le aveva detto sfiorandole<br />

un orecchio in attesa degli aperitivi.<br />

Erano soli nella grande stanza, davanti alla finestra sul giardino;<br />

in una posa stereotipa da feuilleton. E già in quell'occasione,<br />

quando aveva cercato di informarsi casualmente dei piani della<br />

Purple, le era sembrato che lui ci girasse intorno, che tirasse via;<br />

per poi raccontarle solo parzialmente la verità. Insomma, sembrava<br />

che a lui andasse e non andasse.<br />

Lei aveva pensato che si trattasse del rischio economico, o dei<br />

finanziatori. Forse chi metteva il denaro non riscuoteva la stima di<br />

Jaap, la sua fiducia. E si era fermata a quella prima ipotesi un po'<br />

pensando di avere centrato il motivo, un po' perché la vita ci<br />

27


chiama comunque e in qualunque momento da qualche altra parte:<br />

che le cose su cui stiamo riflettendo siano importanti o no.<br />

Dopo tutto non c' era da lasciarsi sconvolgere. I finanziatori<br />

cambiano, così come cambiano le linee editoriali. Né più e né meno<br />

di come cambiano le stagioni; una segue l'altra in un circolo<br />

tutto sommato tanto naturale quanto necessario. E poi non voleva<br />

aumentare i problemi e con essi la distanza da lui.<br />

Solo a fusione avvenuta le aveva parlato dell'acquisto di alcuni<br />

ripetitori in Grecia e a Malta; ed era saltato fuori che la New Purple<br />

International (c’era stata una gemmazione all’ultimo momento<br />

in cui lui era stato coinvolto) aveva un preciso interesse per i fruitori<br />

televisivi delle coste mediterranee dell'Africa.<br />

Ma lei non aveva ancora capito nulla.<br />

Quel week-end avevano fatto l'amore su un Abadé che i padroni<br />

di casa avevano messo a loro disposizione, insieme alla<br />

stanza sul cui pavimento il tappeto si spiegava con non-chalance.<br />

Ma solo dopo aver prestato la loro attenzione, percettivi e partecipi,<br />

a quanto avevano raccontato gli amici circa i cambiamenti<br />

che avevano trovato al Cairo. Perfino Midan el-Tarir era stata<br />

messa sossopra. E questo già nell'83 per i lavori della Metropolitana.<br />

I due - Karina con una gamba inalberata su di un pouf rosa antico<br />

- avevano spiegato come il centro della capitale fosse stato<br />

abbellito, rimodernato - impreziosito?, ma sì ! - con l'aiuto di moderni<br />

architetti e imbianchini di grido.<br />

Per quanto il Cairo, per fortuna, rimanesse la meravigliosa antica<br />

città musulmana che era sempre stata.<br />

E Karina non aveva mancato di darle una delle solite stoccate.<br />

Ormai i copti - e i cristiani in genere - in Egitto “non esistevano”.<br />

Se mai erano esistiti negli ultimi quindici secoli, aveva poi puntualizzato<br />

largheggiando nel computo del tempo dall'invasione di<br />

Amr.<br />

Più che preoccuparsi di illustrare il suo pensiero, Karina tendeva<br />

a percorrere tutti i possibili itinerari sfavorevoli alle “illusioni<br />

cristiane” , come lei diceva.<br />

28


Tralasciando qualche smagliatura storica e l’avversione teologica<br />

della padrona di casa - come si poteva e si doveva fare -, la ginnastica<br />

sul finissimo Abadé era andata per il meglio.<br />

Come al solito? Quasi.<br />

Solo una cosa avrebbe potuto insospettirla, l'ombra d'un sorriso<br />

che Jaap s'era lasciato sfuggire quando, scherzando, gli ospiti<br />

avevano accennato al caso del musulmano che aveva chiesto a sua<br />

moglie “particolari” prestazioni erotiche, sollecitato dalla visione<br />

di un programma hard su un canale di produzione occidentale.<br />

Avevano anche ridacchiato degli sviluppi. E lei sogguardando<br />

il marito aveva colto quell'espressione che al momento aveva classificato<br />

divertita, o semplicemente ironica; per quanto le fosse<br />

sembrato di non comprenderla fino in fondo. Jaap aveva sorriso<br />

brevemente, con un'aria strana che le sembrava ancora di ricordare.<br />

Ma solo dopo avere rivisitato la scena, qualche tempo dopo, vi<br />

aveva scorto il filo nero della profezia. Insieme ad un'angoscia segreta<br />

intrecciata alla “saputa” capotica insicurezza del marito.<br />

Aveva impiegato sei mesi - forse troppo, a dire la verità - per<br />

rendersi conto che la Purple – attraverso quella gemmazione - si<br />

trasformava da S.p.A. della carta stampata in partner di una famiglia<br />

di distribuzione televisiva nel settore hard. Questo godendo<br />

della professionalità e delle conoscenze di suo marito.<br />

Sei mesi erano stati davvero troppi, ma - visti i risultati - si poteva<br />

dire che ne fosse valsa la pena. Anche se con amara ironia.<br />

Era stato l'inizio della fine.<br />

Quando gli aveva chiesto spiegazioni più dettagliate, Jaap si era<br />

mostrato prima velatamente reticente, poi scherzosamente riluttante,<br />

quindi aveva ammesso tutto. Non negava le proprie responsabilità<br />

nell'affare, passate, presenti e future. Con uno sguardo in<br />

cui la vergogna si era mescolata alla rabbia e alla minaccia.<br />

E già in quell'occasione le aveva fornito tutte le indicazioni necessarie.<br />

Aveva detto: è una nuova vita, la mia nuova vita. Sì, avevano<br />

acquistato dei ripetitori, e ne gestivano il traffico con il vicino<br />

oriente. Gli scopi? Pubblicitari, cos'altro? Dovevano fabbricare<br />

denaro per gli altri e per loro stessi. Affinché l'azienda non affondasse<br />

e la gente continuasse a mangiare, e dormisse al coperto.<br />

29


Con un tetto sulla testa, come avevano fatto loro due fino a quel<br />

momento.<br />

Non era giusto così?<br />

Cosa poteva farci, lui?! Porno, hard!? Ma che significato hanno?<br />

Sono parole, immagini. Anzi, ombre colorate. Tutto cambia; il costume<br />

come la tecnologia. E' un nodo che non si può sciogliere.<br />

Una situazione contro cui non si può lottare!<br />

Aveva pronunciato quelle parole come fossero una dichiarazione<br />

di indipendenza. Ma questo lei non lo aveva colto subito. Si<br />

era solo detta come le riuscisse difficile – a quel punto – credere<br />

che gli dispiacesse, come invece lui voleva farle intendere.<br />

Rivisitando nella memoria gli avvenimenti di quel lontano sabato<br />

pomeriggio, le era addirittura sembrato che, nell'atto di raccontarle,<br />

lui avesse provato un certo sollievo. Come se si fosse liberato<br />

di qualcosa che gravava sul suo stomaco.<br />

Questo prima di farsi minaccioso, e un po' distante. Prima di<br />

allargare la sua malevolenza fino a tentare di colpevolizzare lei che<br />

“aveva sempre mancato di solidarietà” nei suoi confronti. “Sapeva<br />

quanto lei non condividesse le sue scelte!”.<br />

Liberato dalle strettoie di un equivoco?<br />

Non gli aveva risposto nulla. Aveva solo cercato di capire bene.<br />

Almeno di cominciare a capire bene. Di riconoscere il punto<br />

in cui si trovavano, in cui lei si trovava.<br />

Ma questo sarebbe avvenuto solo un po' alla volta. Lentamente<br />

anche se decisamente. Come un soggetto che si avvicini mettendosi<br />

sempre più all’interno della distanza necessaria a una chiara,<br />

precisa focalizzazione. Non era stata cosa facile, anche se alla fine<br />

aveva dovuto definirla convincente, la sua percezione di quanto<br />

stava accadendo.<br />

Ricordava perfettamente l'intonazione e il suono di quella sorta<br />

di domanda conclusiva con cui lui aveva pensato di liquidare l'argomento:<br />

cosa poteva farci lui?<br />

Ma perché non chiedersi: come gli riusciva di farlo, a lui?<br />

Quell'esperienza le aveva fatto capire come la vita, da un certo<br />

punto in poi, è fatta di profondità. Richiede solide fondamenta.<br />

30


Quando si è giovani si può rimanere superficiali. Neutrali rispetto<br />

a certi valori e a certe scelte. Magari addirittura mancare della coscienza<br />

di determinati problemi.<br />

Ma quando si raggiunge la maturità, le cose scendono in noi,<br />

scavano. Tentano di sistemarsi su un qualche fondamento. E noi<br />

siamo irrequieti finché non abbiamo risolto la dinamica, l'equilibrio<br />

di quelle “masse interiori”.<br />

L'amore, il lavoro, il rapporto con noi stessi, con gli altri.<br />

Dapprincipio - accanto a Jaap che disponeva di una quieta ma<br />

brillante dialettica - le era sembrato di aver risolto tutti i suoi problemi.<br />

Era giunta a una sorta di calma interiore. Una sorta di serena<br />

e allo stesso tempo movimentata felicità.<br />

Ma la verità era che, piuttosto che la capacità di risolvere i problemi,<br />

piuttosto che acquisire una visione del mondo e della vita,<br />

aveva acquistato l'abitudine a discutere, l'abilità in un gioco intellettuale,<br />

piuttosto che la sicurezza di autentiche convinzioni. L'abitudine<br />

a tirare di scherma, a riscuotere intelligenti vittorie di parole,<br />

niente di più.<br />

E la natura esistenziale di quella differenza aveva potuto giudicarla<br />

allorché era venuta a conoscenza della catena di ripetitori.<br />

Che purtroppo neanche era stata la più grande delusione ricevuta<br />

da lui.<br />

Doveva arrivare ancora più in fondo.<br />

Ma lei non voleva finire alcolizzata o suicida.<br />

Non voleva gettare via la vita. Semplicemente si rifiutava di entrare<br />

nel mondo di Jaap. A qualsiasi costo.<br />

Ormai non riconosceva più alcuna comunione con lui.<br />

Guardò l'ora. Tardi. Doveva uscire.<br />

Aveva un appuntamento con una cliente che avrebbe accompagnato<br />

da Beekhuizen. Era la moglie di un alto ufficiale della<br />

NATO che tra poco sarebbe andato in pensione. Prima di allontanarsi<br />

dall'Europa, l’americana voleva “fare il pieno” - parole sue<br />

- di cose belle. Peltri antichi fra le altre.<br />

Beekhuizen era quello che ci voleva. Lei nutriva un grande fiducia<br />

in quella ditta.<br />

31


Per la verità, per disporre bene la donna, avrebbe voluto darle<br />

appuntamento al vecchio Papeneiland, sul Prinsegracht. Il frontone<br />

a gradini che sormontava l'antico café, con la sua mescolanza di<br />

pietre bianche e mattoni così tipica di Amsterdam, l'avrebbe aiutata<br />

ad “annunziarle” un po' di architettura locale. E Guglielmo il<br />

Taciturno, a cui il canale doveva il nome, le avrebbe dato modo di<br />

sguazzare un po' nella storia patria. La rivolta contro gli Spagnoli,<br />

di cui il Taciturno era stato l'eroe, era un argomento sufficientemente<br />

romantico per affascinare la moglie di un alto ufficiale. Tutto<br />

per preparare il palato della cliente, probabilmente naif, alla raffinatezza<br />

dei peltri e agli zeri sui cartellini.<br />

Ma poi i piani erano cambiati. La donna le aveva telefonato<br />

spiegandole che all'ultimo momento suo marito le aveva detto che<br />

non poteva accompagnarla. E che quindi non c'era bisogno di fissare<br />

la camera in albergo, lei sarebbe comunque ripartita in giornata.<br />

A questo punto far percorrere alla cliente, da sola, il tratto dalla<br />

stazione centrale al Papeneiland - con “psicologia scout”- poteva<br />

disporla male agli acquisti. Perché quella non era il tipo da prendere<br />

un taxi. Così aveva scelto l' Eerste Klas della stazione centrale,<br />

per incontrarsi. Era un café antichissimo, che si presentava molto<br />

bene. Anche se non quanto il Papeneiland, a suo giudizio. Comunque<br />

era uno dei più bei bruine kroegs.<br />

Non c'era altro da fare. Non voleva correre il rischio di indispettire<br />

l'altra; di trovarsela fra le braccia stanca morta e maledettamente<br />

in ritardo. O magari di non sapere mai se avesse poi raggiunto<br />

la città.<br />

Mentre si vestiva e compiva le ultime operazioni necessarie<br />

prima di lasciare casa, continuò a ripetersi che forse la cosa sarebbe<br />

andata anche meglio.<br />

Le avrebbe parlato delle polemiche sorte sulla scelta del luogo,<br />

e delle difficoltà per costruire la stazione centrale sul fiume IJ. E<br />

delle conseguenze di tale scelta.<br />

Poi le avrebbe spiegato come questa poggiasse su tre isole artificiali<br />

e ottomilasettecento palafitte. Bla bla bla.<br />

L'acqua rimaneva il soggetto più affascinante per coloro che<br />

visitavano l'Olanda. Più o meno coscientemente. Ma prima voleva<br />

32


scrivere quelle poche righe che da tempo aveva intenzione di inviare<br />

a suo padre.<br />

Gli doveva quel chiarimento. Non poteva girarci intorno. Avrebbe<br />

impiegato solo qualche minuto.<br />

Ti scrivo a proposito di quanto ti ha già accennato la mamma.<br />

Non volevo comunicartelo a distanza, ma le cose sono quelle che<br />

sono.<br />

Jaap e io abbiamo deciso di separarci al più presto. Anzi di fare<br />

annullare il nostro matrimonio, se sarà possibile. Un atto forse<br />

semplicemente simbolico ma che a questo punto ritengo necessario.<br />

Fra l’altro, dopo tutti questi anni di vita in comune, ho scoperto<br />

che non ha mai avuto intenzione di darmi dei figli, e che le mie<br />

due gravidanze sono state solo frutto della sua disattenzione. Inoltre,<br />

cinque anni fa, in occasione della famosa operazione di appendicite,<br />

si è fatto praticare la deferentectomia per evitare di incappare<br />

in altri “spiacevoli incidenti”.<br />

Ed io che mi sentivo responsabile mentre lui si impasticcava e<br />

giocava con la chirurgia ambulatoriale!<br />

E' una cosa complicata a raccontarsi per lettera. Il succo è che,<br />

durante un ricevimento del sindaco, un amico alquanto brillo ha<br />

chiesto a Jaap se io poi avessi gradito il regalo che mi aveva fatto,<br />

cinque anni prima.<br />

Quel medico lo conosco anch'io. Abbiamo scherzato e riso<br />

tutti insieme. Ma non riuscivo ad immaginare a cosa alludesse,<br />

non l'avevo collegato con l'esercizio della sua professione. E’ un<br />

chirurgo internista( si dirà così?), oltre ad essere un ginecologo alla<br />

moda. E cinque anni prima aveva asportato l'appendice di Jaap.<br />

Ma lo sguardo allusivo che mi ha lanciato, dopo quel ridere per<br />

me assolutamente immotivato, mi ha spinto a chiedere spiegazioni<br />

una volta tornati a casa. Jaap prima ha cercato di scherzare, poi,<br />

quando l'ho minacciato di telefonare e chiedere io stessa all'altro a<br />

cosa avesse alluso, mi ha confessato l'aspetto “segreto” di quella<br />

appendicectomia.<br />

Come puoi immaginare è stato un colpo unico; anche se non<br />

l'unico colpo che mi ha fatto prendere la decisione. Certamente<br />

33


mamma ti avrà detto del suo nuovo lavoro. E' stata una cosa incredibile.<br />

Saprai anche dei suoi “colpi di testa”.<br />

Jaap ammette tutto, ed è disposto a riconoscere la verità davanti<br />

al tribunale ecclesiastico. Ho già un amico avvocato che se<br />

ne sta interessando.<br />

A scanso di equivoci ( o, meglio, a difesa da pericolosi ripensamenti),<br />

gli farà rilasciare una dichiarazione giurata in presenza di<br />

un notaio, in cui Jaap precisi le sue intenzioni al momento del nostro<br />

matrimonio e le sue responsabilità. Non ha mai voluto avere<br />

figli, e assumeva medicinali per evitarli prima di farsi praticare la<br />

vasectomia.<br />

Ti racconto tutto questo per rasserenarti per quanto possibile.<br />

Mi dispiace rattristarti, come mi dispiacciono i fastidi a cui stai andando<br />

incontro a causa della lontananza della mamma.<br />

Devo chiederti ancora un favore. Mamma mi ha parlato del<br />

piccolo nomade. Potresti informarti se la Mezzaluna Rossa lo affiderebbe<br />

a “persona degna ed economicamente in grado di mantenerlo”.<br />

Mamma dice che il ragazzino non è circonciso. Questo significa<br />

che non è musulmano, e che quindi la Mezzaluna Rossa locale<br />

potrebbe essere felicissima di liberarsene, se solo potesse consegnarlo<br />

in mani “tecnicamente” sicure. Io potrei avanzare la mia richiesta<br />

facendola appoggiare da un paio di uomini politici tunisini.<br />

Ho qualche amicizia all'Ambasciata di quel Paese.<br />

Potrà bastare? Le leggi in Egitto facilitano il crearsi di questi<br />

legami? Ti prego di informarti. E magari di interpellare un avvocato,<br />

se ti capita di averne uno sottomano che non sia un ciarlatano<br />

succhiasoldi.<br />

Ti abbraccio, ti ringrazio, e...non preoccuparti. In qualche modo<br />

me la caverò. Il matrimonio è come tirarsi un dente guasto: se<br />

si sbaglia dente, è tutto inutile.<br />

Spero di vederti presto.<br />

34


4<br />

Il posto in cui mi sono rifugiato è a ovest della città vera e<br />

propria. Molto caratteristico. Sono stato allettato da quello che me<br />

ne diceva l'agenzia. Anzi violentemente sospinto verso di esso.<br />

Agami è da poco assurta ai fastigi della gloria consumisticobalneare.<br />

Ed è la zona che fa per Corrie. Tranquilla ma non troppo.<br />

Fuori, più che dentro la città. Nostra figlia potrebbe abbandonarsi<br />

a una vacanza araba e a un soggiorno all'europea. Compresi<br />

fax e internet.<br />

Nello scegliere la località - lo stesso giorno in cui sei ritornata<br />

in Europa - chiesi di poter tentare il soggiorno in un’abitazione<br />

locale. All'agenzia mi fu detto che era cosa praticabile. Se volevo,<br />

avrei potuto disporre di una costruzione non isolata, a ridosso di<br />

altre quattro o cinque abitate da contadini e gente del porto. Chiedevano<br />

un prezzo ragionevole.<br />

Il gruppo di costruzioni è ai margini di Agami, una sorta di<br />

Marbella - o Saint-Tropez ?!? - egiziana. Il quartiere è il più occidentale<br />

ed occidentalizzato di Alessandria. La mia casa è praticamente<br />

stretta fra altre due. Una è quella di un contadino che ha<br />

piccoli commerci a Burg-el Arab, un villaggio su di una vicina collinetta;<br />

l'altra appartiene a un signorotto del luogo, grassoccio e<br />

sussiegoso, che al momento la occupa con un paio di mogli. Mi<br />

hanno detto che è di Burg el-Arab e che ha sostanziosi interessi ad<br />

Alessandria. Al momento abita qui perché sta facendo sistemare<br />

una ben più ampia dimora ad Anfushi, il quartiere turco di Alessandria,<br />

dove ha intenzione di trasferirsi.<br />

Non ti nascondo le difficoltà del mio risiedere in questo esilio<br />

dorato, fra queste sabbie del litorale marino che si fanno poi desertiche<br />

addentrandosi verso la depressione del Quattara. Sabbie e<br />

mare divini, a tratti popolati da mucche e capre che le raggiungono<br />

in impensate derive insieme ai loro giovanissimi pastori. Con i<br />

musi a fiutare l'aria, si direbbe che siano loro stesse agguantate da<br />

35


problemi metafisici, oltre che da acciacchi esistenziali e necessità<br />

trivialmente quotidiane.<br />

Il Mercedes mi dà una sufficiente indipendenza. Ma guidare su<br />

e giù per queste strade, verso Marsa Matruh o verso Damietta,<br />

per cambiare itinerario, alla fine stanca.<br />

Le coste sono meravigliose, specie quelle sul versante occidentale,<br />

per quanto i fondali marini non possano competere con quelli<br />

del Mar Rosso.<br />

Agami, fino a poco tempo fa, era un luogo di confine fra il<br />

Mashreq e il Magreb. Vale a dire lo spartiacque fra l'unità linguistico<br />

culturale che dall'Egitto raggiunge a est l'Iraq, e il mondo arabo-occidentale<br />

che normalmente viene indicato con l'espressione<br />

di Magreb.<br />

Ma neanche questo è più vero perché il territorio alla sinistra di<br />

Agami è stato ampiamente colonizzato dal turismo locale e straniero.<br />

In cerca di fresco nelle stagioni torride, e di investimenti per<br />

tutti i dodici mesi dell'anno. Islamico e non.<br />

A dispetto della sabbia chiara e degli scorci particolarmente<br />

suggestivi, spesso rimango a casa a leggere, a sonnecchiare, ad ascoltare<br />

la radio o a guardare la televisione che, per quanto incomprensibile,<br />

ammannisce un ventaglio di sconosciute caramellose<br />

soap-opera che mi tengono blandamente incuriosito per un<br />

certo numero di minuti. Vellicano in me zone da tempo invellicate.<br />

Poi passo disperatamente ad altro.<br />

Ho fatto amicizia con il proprietario dell'altra casa. E' un tipo<br />

singolare. Strano quanto è possibile immaginarlo, sebbene sia un<br />

uomo perfettamente normale. Credo che sia uno dei tipi dell'egiziano<br />

moderno. Ben piantato nelle tradizioni ma anche proclive a<br />

subire il fascino accattivante del progresso. Un uomo che, senza<br />

lasciare del tutto le strettoie medievaleggianti dei padri, è stato<br />

conquistato - sino al plagio, in alcuni casi - dalla vita occidentale<br />

ed occidentalizzante.<br />

A tratti sembra preda di un gruppo di irresistibili sirene.<br />

Ma non voglio apparire ai tuoi occhi un detrattore della moderna<br />

comunità egiziana. Un nemico silenzioso di questa splendi-<br />

36


da dolorosa terra già appartenuta ai Faraoni; o, peggio, dei suoi abitanti.<br />

Non lo sono affatto.<br />

Gli interessi di Mulid - questo è il nome dell'uomo - sono particolarmente<br />

decisi, e uno di essi è la giovane serva - dal seno florido<br />

e provocante - con cui mi capita di vederlo parlare spesso.<br />

Anzi, che ho sorpreso ad essere da lui brancicata dietro casa.<br />

Questo prima che i due si rendessero conto delle mie abitudini<br />

alquanto “casalinghe”.<br />

Altro interesse di Mulid è la medicina. Parlandone, il suo occhio<br />

s'accende di allegria, il volto gli s'illumina.<br />

Ma non la medicina che conosciamo noi. Dea per metà benefica<br />

e per metà bendata. Ricca della farmacopea e delle terapie in cui<br />

attualmente sono sfociate le radici ippocratiche. Mulid è affascinato<br />

da qualcosa che è un miscuglio del progresso - il successo dell'attuale<br />

medicina – e di realtà più antiche, autoctone: addirittura<br />

dai mezzi e dagli strumenti che la sua personale “cultura” riesce a<br />

valutare.<br />

Nella “sua” medicina non potrebbe entrare il laser; e a stento<br />

vi è spazio per la radiologia. Siamo lontani dalle odierne normali<br />

cure mediche. Sotto certi aspetti, l'uomo si è fermato alla carrucola<br />

mentre noi siamo al chip.<br />

In tutto questo vi è forse della barbarie, lo ammetto,<br />

ma...tant'è!<br />

Per oggi non posso dirti altro.<br />

Il modem come al solito fa capricci, e devo chiudere la lettera e<br />

consegnarla al garzone che sarà qui fra breve. Così potrà essere all'aeroporto<br />

di Alessandria in poco più di mezz'ora, per prendere il<br />

volo della sera. E tu potrai leggermi - con un po' di fortuna -, doman<br />

l'altro.<br />

Mi manchi.<br />

Di Corrie non mi dici niente o quasi.<br />

Qui è tutto pronto per riceverla. Potrebbe anche avere una<br />

macchina sua, una piccola Mini che funziona perfettamente dopo<br />

37


l'ultima revisione. Parlagliene. E abbracciala forte da parte mia.<br />

Comunque ho intenzione di scriverle domani stesso.<br />

Aspetto con ansia di conoscere le novità, se non addirittura la<br />

data del tuo (meglio, del vostro) arrivo.<br />

Questa lettera probabilmente avrà un certo odorino.<br />

Scusami. Ho le mani sporche di un cacio che oggi mi è stato<br />

regalato da colui (Mulid). Un formaggio freschissimo e gustoso<br />

che, a suo dire, proviene direttamente dalla zona di Wadi Natrun<br />

ed è opera di un collaboratore dei monaci di Deir Abu Maquar.<br />

Un uomo che, quando è libero dal suo impegno di autista di un<br />

potente Massey Fergusson che usa nelle coltivazioni dei suddetti<br />

monaci, dedica il tempo e la fantasia ai derivati del latte.<br />

Devo concludere la lettura di un capitolo di Von Clausewitz.<br />

Fuori è fresco e umido. Il cielo d’Alessandria è ombreggiato di<br />

nuvoli, stanotte. Avessi imparato a riconoscere la Chioma di Berenice<br />

- come tante volte tu hai cercato di insegnarmi -… a questo<br />

punto non mi servirebbe a nulla! Anche per questo non mi riesce<br />

di piangere sulle mie carenze astronomiche; e non mi decido ad<br />

applicarmi a quella bella scienza con sufficiente tenacia.<br />

Rilesse la lettera.<br />

Di sua figlia parlava poco. Oltre al fatto che non avrebbe saputo<br />

cosa dire. Conosceva le due donne. Qualunque consiglio, qualunque<br />

accenno, avrebbe gravato sui loro nervi già stanchi. In famiglia<br />

avevano sempre cercato di essere concordi nelle decisioni, e<br />

di ascoltarsi l'un l'altro. Ma da lontano si va male a intervenire.<br />

Con quale coraggio proporre suggerimenti? E come lenire gli animi?<br />

Ma avrebbe fatto del suo meglio perché sua figlia lo sentisse<br />

vicino nella difficile occasione. In quell'imprevedibile momento.<br />

La parola “imprevedibile” gli pesò sul cuore. Gli sembrava una<br />

giustificazione con cui mettere a tacere i propri sensi di colpa. Ma<br />

se non era facile dire cosa significasse nella fattispecie ‘imprevedibile’,<br />

neanche era facile dire cosa potesse significare “prevedibile”.<br />

E quali fossero le sue responsabilità nella faccenda; o quelle della<br />

38


moglie. A volte è più facile sfuggire alla nostra responsabilità che<br />

giudicarla obiettivamente.<br />

I problemi di Jaap erano simili a un fondale che la bassa marea<br />

avesse fatto affiorare improvvisamente. Erano lì da sempre senza<br />

che nessuno ne avesse mai sospettato l'esistenza, o la pericolosità.<br />

Solo sua figlia aveva potuto scoprirli. Nell'intimità ancora cieca del<br />

loro matrimonio.<br />

Dovevano essere piombati nella sua immaginazione, pressanti,<br />

ingombranti. Dalla massa enorme, eccessiva, che prima l'aveva<br />

piegata a capitolazioni e a rinunce, e quindi l’aveva convinta a passi<br />

decisivi.<br />

Lui aveva sempre sospettato che Jaap Kaalmart “fosse molto<br />

di più” di quanto non desse a intendere.<br />

Lo riteneva più furbo che intelligente. Di un'astuzia capace di<br />

coprire le proprie magagne, di aggirare le difficoltà che lo fronteggiavano,<br />

quando non poteva superarle di forza. Doveva essere un<br />

uomo che mancava di una visione d'insieme, di motivazioni ideali.<br />

Una volta si sarebbe detto privo di princìpi; ora sarebbe stato più<br />

semplicemente definito come un uomo che mancava di immaginazione,<br />

una persona il cui progetto era succhiare dai progetti degli<br />

altri.<br />

Un'attività parassitaria a cui si prestavano il suo sorriso, la sua<br />

naturale eleganza, il possesso di numerose nozioni che però non<br />

erano riuscite a collegarsi in una visione personale.<br />

Né in autentica energia produttiva.<br />

Ma lui non aveva avuto di tale fatto una coscienza fulminante,<br />

un'improvvisa folgorazione. L'aveva scoperto poco per volta. E<br />

purtroppo questa percezione solo graduale aveva compiuto un<br />

cammino parallelo all'innamoramento di sua figlia.<br />

Così, quando ne aveva saputo ancora tanto poco da non avere<br />

il coraggio di parlarne, sarebbe stato il momento in cui sua figlia<br />

avrebbe ancora potuto accettare le sue riflessioni, i suoi avvertimenti.<br />

A quel punto vi era ancora spazio in lei per ascoltare.<br />

Poi, mentre quei timori acquistavano corpo a causa della frequentazione<br />

di Kaalmart, anche il sentimento di lei s'era irrobustito.<br />

Così che, alla fine, dirle quello che pensava dell'uomo, comunicarle<br />

le sue conclusioni - i suoi sospetti, perché comunque si trat-<br />

39


tava solo di sospetti -, si sarebbe incrociato con il di lei innamoramento<br />

già compiuto. Con una situazione in cui l'amore era già<br />

vissuto da Corrie come un necessario abbandono al compagno.<br />

Quasi il dovere di una fiduciosa deriva verso Kaalmart.<br />

Un atto che per lei era anche il primo staccarsi dal solido e solito<br />

mondo degli affetti familiari. Non era più la loro Vij, ma Corrie,<br />

un essere finalmente adulto, pronto ad allontanarsi, a salpare<br />

verso le novità del mare aperto. Verso il futuro nascosto, lontano,<br />

invisibile per definizione. Occultato dall'inconoscibilità come l'orizzonte<br />

occulta - decisamente quanto immancabilmente - tutto<br />

ciò che è dietro di esso per la curvatura della terra, per la stessa fisica<br />

dei corpi celesti.<br />

Esistono momenti nella vita in cui ci si slancia verso gli altri, si<br />

sente quasi il bisogno fisiologico di fidarsi di loro. Di affidarsi a<br />

loro.<br />

E nulla vale a fermarci, a farci ragionare.<br />

Insomma, tutto aveva cooperato.<br />

Era stata una cosa triste e angosciosa; sotterranea quanto costantemente<br />

presente. Invisibile, per quanto lui l’avesse sentita sulla<br />

groppa come la famosa scimmia.<br />

Non che non avesse tentato di dirglielo, di sussurrarglielo in<br />

un modo non offensivo, indolore. Ma ogni volta che tentava di<br />

farlo, Corrie gli rispondeva in una maniera molto femminile, in cui<br />

lui non riusciva a distinguere il grado di comprensione dei fatti da<br />

parte di sua figlia.<br />

Neanche a parlarne di separare la coscienza della verità della<br />

giovane donna dalle speranze che lei nutriva.<br />

Tutto era sommerso nella densa nebbia dell'innamoramento;<br />

nell'intensità dei sentimenti di dono di sé, di desiderio, di possesso,<br />

e di protezione, che Kaalmart era riuscito a risvegliare in lei, e<br />

che ogni giorno la legavano sempre di più.<br />

E quando aveva cercato di discuterne con sua moglie, lei lo aveva<br />

preso in giro. Gli aveva detto che nel nord civilizzato i genitori<br />

non si impicciano di cose tanto delicate, intime, quanto l'amore<br />

e la vita di coppia dei loro figli.<br />

40


L'aveva stuzzicato, e anche un po' irriso, convincendolo non<br />

solo che erano la gelosia e l'egoismo alla base dei suoi sospetti, ma<br />

che nello stesso comunicare a lei i suoi dubbi vi era semplicemente<br />

l'inconscio desiderio di non voler rimanere solo a fronteggiare<br />

le proprie angosce, piuttosto che la volontà di chiarire il punto.<br />

Il suo era un modo per evirare il futuro amante della figlia. Insomma<br />

si trattava del trito complesso di Edipo; e della sua esasperata<br />

sensibilità.<br />

Gli aveva anche detto che, se ne avesse parlato a Corrie, si sarebbe<br />

dimostrato poco intelligente. Avrebbe attaccato Kaalmart<br />

proprio dove era più forte. Corrie non avrebbe ritirato la propria<br />

fiducia nel compagno. Era in gioco proprio la lealtà che loro le avevano<br />

insegnato; oltre alla sua particolare lealtà di donna. Ci pensasse<br />

un po' su!<br />

E lui ci aveva pensato. Se non poteva ottenere nulla, meglio<br />

non creare problemi, non agitare ombre. Meglio farsi da parte e<br />

stare zitto.<br />

E aveva iniziato a tacere. Anzi, aveva imparato così bene a tacere<br />

che sua figlia - non sua moglie - aveva immaginato che avesse<br />

cambiato idea su Jaap. Ma se qualcosa era cambiata nel suo atteggiamento,<br />

lui non aveva cambiato affatto idea. Era accaduto<br />

che le idee si fossero confuse un po', questo sì. Avevano perduto<br />

lo smalto brillante dell'intuizione per la nebbia causata dalle parole<br />

sprezzanti di sua moglie, e da quelle sordamente addolorate della<br />

figlia.<br />

S'era arrivati in tal modo a quel punto.<br />

E Saskia, che allora non gli aveva dato ragione, aveva voluto<br />

andare da sola lassù, dove conosceva la mentalità della gente,<br />

l'ambiente. Dove avrebbe saputo cosa dire e quando. Dove avrebbe<br />

saputo trovare le parole e sfruttare le occasioni. Era casa<br />

sua. Lui era un po' goffo; tanto preoccupato e così offensivamente<br />

sincero.<br />

Era l'ultimo che dovesse ficcarci il naso, con il suo tatto da elefante.<br />

Per questo era solo. Alloggiato in quel quartiere che una volta<br />

era stato quasi esclusivamente europeo. A passeggiare lungo la<br />

41


Corniche alessandrina, e ad allungare gli occhi su un mare dai colori<br />

intensi, dai cieli alti e infinitamente stellati.<br />

In una situazione d'attesa che si faceva di giorno in giorno più<br />

assurdamente lunga.<br />

Uno stallo di impossibile contraddittoria natura, lì ad Iskanderéia,<br />

nella città che proprio in quel periodo dell'anno prendeva a<br />

farsi turgida di vita e di movimento, gonfia di tutti i cairoti che volevano<br />

fuggire il caldo, e di tutti gli occidentali che inseguivano le<br />

ombre della storia e della letteratura.<br />

Prese fra le mani i fogli, quasi li soppesò un po’ dubbioso. E<br />

gli parve giunto il momento di dissipare il senso di incomprensione<br />

che a tratti sembrava insinuarsi fra loro.<br />

Al telefono, a volte sei brusca. Questo influisce sulle nostre<br />

conversazioni, scarne e insoddisfacenti.<br />

Più che dalle parole, comprendo dalla tua voce i pensieri, le<br />

emozioni. Avverto il tuo nervosismo. E questo mi blocca.<br />

Non so come dirti quello che penso; non so se è il caso di dirtelo.<br />

Per iscritto è diverso. Non mi concentro sui segnali che giungono<br />

alle mie orecchie - grazie alle pensose fatiche di Meucci<br />

all’Avana - per conquistare la morfologia del tuo volto e del tuo<br />

cuore. I brividi elettrici non turbano i miei timpani. Posso nutrire<br />

il mio desiderio di te, il nostro amore.<br />

Siamo nel buio della nostra camera e, trascorsi i primi minuti,<br />

sono pronto a lasciarmi andare. Ti dico, e mi dico. Finché, arrivato<br />

alla fine, concludo che avevo intenzione di parlarti di tutt'altro.<br />

E così desidero subito ricominciare a far correre le parole sul monitor.<br />

Col trascorrere dei giorni il mio “etnocentrismo(sic!) europeo”<br />

si diluisce paurosamente. E devo darmi uno strattone e ricordarmi<br />

di come gli Inglesi qui si radessero e si facessero con cura il nodo<br />

alla cravatta. Come se dovessero prepararsi per una serata a Picadilly<br />

e l'inevitabile cena a seguire, invece che mangiare da gavette<br />

ferrigne e urinare in latrine d'ordinanza. Ed eventualmente combattere<br />

quel disgraziato pesce di Rommel.<br />

42


Così faccio anch'io il nodo alla cravatta, e mi rado con puntualità<br />

svizzera oltre che con un rasoio acquistato da te in quella Confederazione.<br />

Altrimenti avrei paura di dissolvermi in questi colori,<br />

in questo azzurro e bianco polveroso. E nella sabbia lontana ma<br />

sempre presente, portata dal vento in ogni dove.<br />

La sabbia è l'ombra della realtà. Qui non vi è nulla che non ne<br />

accolga almeno un poco. Proprio come l'ombra è l'altra faccia della<br />

luce.<br />

A volte – quando ho paura dello “sciogliersi” della mia vita -<br />

penso a Lawrence; al suo fascino e alla sua tragedia. E alla sua<br />

prosa. “'Di notte eravamo intrisi di rugiada, e annichiliti dagli innumerevoli<br />

silenzi delle stelle”.<br />

O rifletto sulla desertificazione, sulla fame, sulla violenza delle<br />

guerre genocide.<br />

In queste zone, tante cose sembrano andare da lungo tempo<br />

contro la vita, ma nulla è riuscito a cancellare Alessandria dalla<br />

frattura mediterranea.<br />

Dono di Alessandro il Macedone?<br />

Deiezione di un fiume inarrestabile di vita?<br />

Cinica o saggia? Decadente?<br />

O paziente fino all'infinito, perché ciascuno raggiunga la conoscenza<br />

bagnandovi il suo labbro?<br />

Baciando la sua duplice bocca?!<br />

In un certo senso iniziatica?<br />

Comunque è sempre qui!<br />

Scherzo.<br />

N.B. Saperti a combattere da sola lassù, accanto a nostra figlia,<br />

mi inorgoglisce.<br />

43


5<br />

Mulid era un uomo che trovava nella semplicità la sua unica<br />

dimensione espressiva. E doveva aver intuito che il parlare franco,<br />

a mezza strada fra la dignitosa confidenza e la più spudorata delle<br />

confessioni, riscuoteva la sua simpatia di europeo che voleva<br />

smettere per un attimo d'essere se stesso e rituffarsi nel tempo<br />

della giovinezza e dell’avventura. Dell’ingenuo esotismo senza<br />

complicazioni.<br />

Già la seconda volta che l'aveva incontrato gli aveva aperto il<br />

cuore; sotto gli occhi della moglie e della figlia maggiore che stendevano<br />

i panni in terrazza, sufficientemente distanti per non sentire<br />

quanto gli diceva. E gli aveva spiegato che la caratteristica centrale<br />

della sua condizione, come dei suoi progetti, era il fatto d'essere<br />

musulmano.<br />

Tu sei un occidentale - aveva esordito -. Non sei come me. E il<br />

suo discorrere era andato avanti più o meno in quel senso.<br />

La storia ha scavato un solco fra di noi. Un solco tecnologico,<br />

esistenziale. Fatto di scatolette di corned-beef, di sacchi di candida<br />

farina, di fiumi di latte condensato. Di valanghe di cereali in polvere<br />

che ci hanno travolto senza sfamarci. Per non parlare dei chilometri<br />

di fasce, dei laghi di medicinali e delle lingue di ansaplasto,<br />

tante che potrebbero avvolgere la nostra terra più e più volte. Chilometrici<br />

tentacoli rosa, appiccicosi, inamovibili, sterili, inattaccabili<br />

dall'acqua. Sulle nostre ferite, ma anche sulle bocche del nostro<br />

dolore.<br />

Avete cercato di creare un ponte con le vostre farine, con le<br />

derrate alimentari; ma siete stati una tenaglia di mascelle che maciullava<br />

la nostra miseria, che incrudeliva sulle spoglie superstiti.<br />

Un tentativo, insieme, di ridurre a un nulla e inghiottire le nostre<br />

anime.<br />

44


Tu non puoi capire. La nostra è una grande speranza, proprio<br />

come il nostro popolo, l'Umma dei credenti. Noi ci siamo sempre<br />

nutriti di una speranza enorme attraverso i secoli. Una speranza<br />

divina. Che ci è stata portata dal Profeta, da Muhammad. Su di lui<br />

la pace e la benedizione di Dio. Voi non avete una cosa del genere.<br />

O se mai l’avete avuta non l’avete più. In cambio avete la realtà,<br />

il presente. Le portaerei, i cannoni, il napalm. La penicillina. La<br />

chirurgia avanzata, gli organi artificiali.<br />

Le tette di silicone e il cuore di maiale o di scimmia.<br />

Le uova in polvere e il cibo disidratato.<br />

Fu presto evidente quanto la sua visione politica, e la stessa espressione<br />

di essa, fossero il rimaneggiamento più adusto possibile<br />

di letture e discorsi che l'uomo aveva masticato fino a metabolizzare.<br />

Le parole sulle labbra dell’alessandrino erano come i colori di<br />

una elaborata tavolozza. A tratti, brillanti, splendidi, di una impensabile<br />

immediatezza espressiva. Che tradiva una scuola diversa da<br />

quella che l'alessandrino doveva aver ricevuto a suo tempo nelle<br />

polverose aule della sua fanciullezza di fame; ma a dispetto di tutto<br />

assorbita, fatta propria dopo averla gustata.<br />

Voi non avete una cosa come la nostra speranza. E questa è la<br />

forza che ci proietta nel futuro. Nostro e degli altri. Ed è il nostro<br />

orgoglio.<br />

La dignità dell'uomo risiede nella grandezza del suo sperare.<br />

E’ fondamentalismo, questo? Non lo so, non credo. Ma è certamente<br />

Islam. Noi pensiamo che Allah un giorno ci darà quello<br />

che ci spetta. E speriamo che questo giorno sia vicino.<br />

Nel mio caso si tratta di un'altra moglie. E’ la possibilità di avere<br />

magari un figlio maschio.<br />

Che Allah - sia sempre lodato nei cieli e sulla terra - mi conceda<br />

un maschio! A me e alla mia gente. Un maschio per rallegrare<br />

questa mia vita altrimenti sterile, senza sorriso. Senza futuro e<br />

senza gioia. Avere la fondata possibilità di un figlio sarebbe come<br />

rinascere, uscire per una seconda volta dal grembo di mia madre.<br />

45


Tu credi che io voglia sposarmi perché lo sento un'altra volta<br />

duro quando mi struscio contro Jasmine, o quando le sue poppe<br />

di marmo le graffiano la veste con i giovani capezzoli. Lo so che ci<br />

hai visti. Ma non è così. E' piuttosto il fatto di risentirmi giovane.<br />

Di ritornare al tempo dei miei primi sogni. Quando aspettavo tutto<br />

dal cielo, e tutto poteva venire ad allietare la mia vita.<br />

Era una visione superba...Voglio averla ancora.<br />

Allora avevo un vestito che era stato nuovo molto tempo prima,<br />

e tutta la vita davanti. Ora il mio vestito mi sembra sempre<br />

vecchio, anche se l'ho appena comprato. Ma non è una questione<br />

di sesso. E' per sentirmi vivo. Il Profeta - sia sempre su di lui la<br />

pace e la benedizione - mi concede un'altra moglie. Perché dovrei<br />

rinunciarvi?<br />

Poi la moglie e la figlia lo avevano chiamato. E Mulid, che non<br />

si era allontanato senza promettergli di tornare ancora a parlargli,<br />

era scivolato nel seno della propria casa, a badare alle sue faccende.<br />

Quel giorno era stato memorabile anche per un altro motivo.<br />

Aveva preparato - in un angolo del tavolo in cucina - delle uova<br />

il cui albume intendeva usare per un leggero colpo che aveva<br />

preso a una gamba per un movimento sbagliato. Una vecchia ricetta<br />

che risaliva alla sua giovinezza e a qualche esperimento calcistico<br />

terminato in sudore e sangue, o quasi. Una terapia che gli<br />

amici definivano miracolosa, e che la sua stessa nonna aveva decantano<br />

per le sue mirabolanti prestazioni. Soprattutto per la velocità<br />

della cura.<br />

Sul tavolo aveva messo due uova, un po' di farina, e dell'aceto.<br />

Sembrava che il miracolo venisse compiuto dalla farina, perché<br />

l'amido in essa contenuto asciugava l'umidità del gonfiore e migliorava<br />

in breve tempo la condizione del ginocchio.<br />

Per quanto riguardava le uova e l'aceto, nessuno si era mai curato<br />

di spiegargli quale fosse la loro specifica funzione. Lui, di<br />

colpi, ne aveva presi pochi, a dir la verità. Ma il medicamento, in<br />

quei pochi casi, aveva funzionato.<br />

Mulid gli aveva consegnato quella stessa mattina una busta di<br />

plastica che conteneva zucchine di una freschezza semplicemente<br />

46


smagliante. Che lui aveva depositato meccanicamente sullo stesso<br />

tavolo, un attimo prima di prendere una Coca per il “grazioso donatore”.<br />

Per dimenticare poi completamente le cucurbitacee<br />

quando Mulid era andato via.<br />

Ma non le aveva ignorate Amina. Arrivata mentre i due uomini<br />

parlavano sulla veranda davanti casa, la donna s'era affrettata ad<br />

usare uova e farina con i freschissimi ortaggi, dopo aver tagliato<br />

questi ultimi in fette lunghe ed uguali.<br />

Cosa c'era di meglio di zucchine all'uovo, fritte nell'olio bollente<br />

e poi leggermente spruzzate di aceto!?<br />

Avevano riso tutti al fraintendimento. Prima Amina e il piccolo<br />

Farouk, e poi lo stesso Mulid che, facendo seguire i fatti alle<br />

minacce, era tornato lo stesso pomeriggio per concludere il discorrere<br />

del mattino, troncato - proprio “nel bel mezzo”, a suo dire<br />

- dalle donne della famiglia.<br />

Il ginocchio, per fortuna, era migliorato da solo.<br />

Carissima, di nuovo a te: “un po' per celia e un po' per non<br />

morire”!<br />

Non so citare con precisione i versi del libretto, ma in alcuni<br />

momenti è proprio così. Tutto mi preme addosso. Fino a poco fa,<br />

avvertivo addirittura una sorta di incombenza negativa. Quasi fossi<br />

qui soltanto perché potesse raggiungermi il peggio.<br />

Avevamo pensato a un viaggio che potesse ricapitolare il nostro<br />

matrimonio, che celebrasse gioiosamente il nuovo inizio. Che<br />

mi aiutasse dopo che ero stato giubilato. Invece ci siamo ritrovati<br />

a fronteggiare qualcosa sgradevolmente nuova. E ad essere separati,<br />

e distanti forse anche nelle soluzioni da adottare.<br />

Mulid, l'uomo di cui ti ho parlato nell'ultima lettera, è un tipo<br />

strano e in un certo senso affascinante. Affascinante anche per il<br />

modo in cui è affascinato dal progresso occidentale, dalla moderna<br />

cultura che lui vede provenire allo stesso tempo dall'America-<br />

USA - un po' troppo lontana per i suoi gusti - e dall'Europa. Continente,<br />

invece, dietro l'angolo. Che condivide il Mediterraneo con<br />

il mondo arabo e con popoli musulmani, e quindi con lui stesso.<br />

47


Ultimamente abbiamo approfondito la nostra conoscenza.<br />

Dopo un casuale, ulteriore quanto fugace incontro sul retro della<br />

casa - dove lui di solito agguanta la servetta -, non ci eravamo più<br />

visti. Poi, ieri, giostrando con l’inglese di cui dispone, mi ha portato<br />

un cesto di frutta e mi ha fatto i complimenti per il vecchio<br />

Mercedes preso in affitto, ora solitamente parcheggiato davanti<br />

casa.<br />

Non sapevo cosa dire. Dapprima ho pensato che avesse adocchiato<br />

la macchina e la volesse in prestito. Di quello neanche a<br />

parlarne! Comunque sarebbe stata buona tattica ricambiare la cortesia<br />

offrendogli qualcosa. Ma in cucina non c'era granché a parte<br />

una bottiglia di scotch appena aperta. Non ebbi il coraggio di proporgliela<br />

sapendolo musulmano ed essendo stato avvertito della<br />

suscettibilità religiosa che gli arabi possono a volte esibire. E più<br />

guardavo la frutta freschissima, meno mi sembrava opportuno rischiare<br />

l'incendio di quell'animo semplice.<br />

Così gli offrii del tabacco e una sopravvissuta bottiglietta di<br />

succo di pompelmo che sbucò quasi per virtù propria dalle viscere<br />

del frigo. Fu un trattenersi informale (ma poteva essere diverso?)<br />

che durò pochi minuti. E la visita fu occasione per l'uomo di sciogliersi<br />

ulteriormente.<br />

Già nutrivo il sospetto che dietro il grosso sapido mango in<br />

cima al cesto, dal colore scuro e dall'intenso profumo, si celasse<br />

un particolare interesse dell'egiziano, tuttavia la mia immaginazione<br />

occidentale non si era neanche lontanamente avvicinata alla verità.<br />

Il prestito della macchina ne era lontano mille miglia. Era<br />

semplicemente una benevola interpretazione del futuro possibile,<br />

dell'incombente fato.<br />

Per fartela breve, l'uomo si aspetta da me prestazioni medicochirurgiche.<br />

Bada, non “sanitarie”.<br />

Un'intramuscolare o una sottocutanea non si rifiuta a nessuno.<br />

Ma le sue richieste sono addirittura di équipe. Vuole un vero e<br />

proprio intervento chirurgico. Niente farmaci. Una semplice terapia<br />

medica non gli dà affidamento. Anzi, essendovi già ricorso,<br />

“ne è rimasto alquanto disgustato” (sic et simpliciter!).<br />

48


E vuole pagarmi, s'intende. Ha pensato a un pagamento dilazionato.<br />

Ma desidera un intervento efficace, e un trattamento<br />

completo di cure postoperatorie.<br />

Immagina il singhiozzo che mi è venuto a sentire come l'ometto<br />

- tutto un sorriso - mi chiedeva garanzie morali. E giurava per il<br />

cielo e per la terra, nell'affocata quanto limitata lingua albionica di<br />

cui dispone, che avrebbe ad ogni costo fatto fronte ai suoi impegni<br />

a patto che io mantenessi i miei.<br />

Cosa c'entrassi, io, con quel tipo di prestazioni lo sapeva solo<br />

domineddio! E gliel'ho detto chiaro e tondo.<br />

Mulid, tuttavia, non si è lasciato turbare dalle mie parole. Piuttosto,<br />

si è lanciato in un discorso di cui io non ho capito un accidente<br />

tranne che “in-shallah” ripetuto una decina di volte. Alla fine,<br />

resosi conto delle mie difficoltà, l’uomo mi ha ri-spiegato tutto<br />

facendo leva su di un inglese più calmo, e su di una pronuncia<br />

meno emozionale e fantasiosa.<br />

Proprio “in-shallah” io dovevo aiutarlo.<br />

Era la volontà dell’Onnipotente, non potevo rifiutarmi. Era<br />

stato Allah, difatti, a pormi sulla sua strada. La questione era già<br />

risolta, mi rassicurò con un ulteriore sorriso già per metà riconoscente.<br />

Almeno per quanto riguardava il suo aspetto teologicoesistenziale.<br />

Mentre concludeva, il volto dell'uomo era calmo e solare. Si<br />

vedeva quanto confidasse nella logica delle cose di religione.<br />

Ma di cosa si tratta?, a questo punto ti starai chiedendo. Dov'è<br />

lo scherzo?<br />

Il problema, mia cara, è proprio questo. Lo scherzo non c'è. O,<br />

se c'è, è altrove. Strettamente collegato con la presenza di IBM.<br />

Cerco di spiegarti.<br />

Mulid ha i calcoli!<br />

Il simpatico ometto da tempo soffre del “male litico”, e vuole<br />

che lo aiuti a disfarsi dei dolorosi grani. Ma perché io? Qui sta il<br />

bello, e qui ristà anche la mia colpa. Di me vano quanto stupido e<br />

pigro. Pronto a fare la ruota come un pavone soggiacente a una<br />

49


crisi di identità. Ed ora dolorante per le conseguenze della propria<br />

sciocca ostentazione.<br />

Il motivo è semplice. Essendomi stato richiesto dall'incaricato<br />

dell'agenzia di viaggi di rilasciargli i miei dati personali – “chiaramente<br />

scritti, all'europea” (quasi vi fossero molti modi di scriverli!)<br />

-, ebbi la malaugurata idea di passargli una carta da visita. E lì,<br />

nero su bianco, c'era un maledettissimo “dott.” davanti al nome e<br />

cognome.<br />

Di qui l'equivoco e tutta la cagnara che ancora ne segue. Ti dico,<br />

un autentico quanto inestricabile pasticcio.<br />

Mi sembra d'esser piombato in una classica piece.<br />

Fra la servetta belloccia concupita in casa e inseguita nell'orto,<br />

e gli scambi di identità, mi son sentito sul collo un fresco alito<br />

goldoniano. Vi era anche una quasi-agnizione perché, al momento<br />

in cui ha ricevuto la carta da visita, l'incaricato dell'agenzia si è<br />

convinto che io fossi medico, e l'ha detto a Mulid affinché l'uomo<br />

fosse ospitale ed io, tornato in Europa, potessi parlare bene del<br />

posto e di chi me lo aveva procurato.<br />

I medici sono sempre medici, ha detto qualcuno una volta;<br />

come i carabinieri. Questi arabi stanno acquistando il senso della<br />

moderna pubblicità, l’importanza del passa-parola, dopo aver sviluppato<br />

nei secoli - se non nei millenni - l'arte della trattativa.<br />

Inoltre, trascorrendo i giorni, l'uomo mi ha confidato di essere<br />

stato oggetto di una illuminazione interiore dovuta alle parole di<br />

un jin benefico. Per questo era sempre più convinto che io fossi lì<br />

per lui. Che Allah, mosso dalla sua quintuplice preghiera quotidiana,<br />

si fosse deciso a sciogliere l'annosa difficoltà dei suoi calcoli.<br />

In pratica, l'Altissimo mi avrebbe mandato pressoché a domicilio<br />

da lui affinché gli risolvessi difficoltà che lui non avrebbe mai<br />

potuto risolvere, non disponendo né del denaro necessario per le<br />

cure negli ospedali occidentali di Alessandria o del Cairo, né del<br />

fegato necessario per entrare in una istituzione sanitaria locale.<br />

Luoghi che, a suo dire, potevano risultare perniciosi per pazienti<br />

poveri quanto lui.<br />

No, non vi era dubbio, era proprio Allah che mi aveva mandato.<br />

50


Unico scoglio - Mulid mi disse d'averlo compreso subito - era<br />

come e quando io stesso mi sarei convinto che quella fosse la volontà<br />

del Clemente e Misericordioso.<br />

Comunque, concluse, ci sarei pure arrivato.<br />

Alla volontà di Dio non si sfugge.<br />

D’altro canto lui “non ha scelta”.<br />

Fra il lusco ed il brusco, l’uomo s'è spinto fino a confessarmi<br />

d'essere disperatamente innamorato della giovane serva. Ma mi ha<br />

anche detto che questa, avendolo visto mentre era colto da<br />

un’improvvisa dolorosissima colica, non intende sposarlo finché<br />

egli non avrà risolto il problema di quella “terribile infermità”.<br />

Con le lacrime agli occhi, Mulid mi ha spiegato come la ragazza sia<br />

rimasta letteralmente terrorizzata dai mugolii che il dolore traeva<br />

dal suo petto durante le crisi. E che per nulla al mondo avrebbe<br />

mutato tale decisione.<br />

E' una ragazza che viene dall'interno, mi ha spiegato, ed ha la<br />

testa più dura della più dura noce di cocco.<br />

Perché questo è il nocciolo della storia, mia cara. Eros onnipresente<br />

e multiforme. L'attrazione dell'antico femminino che qui<br />

a volte è più che mai esaltata dalla possibilità di avere diverse mogli!<br />

Anche se la cosa può apparirti di facile soluzione a Firenze o<br />

ad Amsterdam, essa nasconde risvolti numerosi e difficilmente<br />

immaginabili per chi risieda in Europa. Esistono al riguardo complicazioni<br />

insospettate e insospettabili da parte di chi si trovi a discuterne<br />

- piuttosto che contro lo sfondo del lago Maryut - nel bar<br />

di una piazza fiorentina dal sapore medievale, o accanto a un<br />

gracht dalla frusciante gelida lingua d'acqua. Magari sorbendo un<br />

bianco secco o un caffè con latte. L'Africa può essere più o meno<br />

nera, ma è sempre Africa. La gente qui la pensa a modo suo. E sarà<br />

anche giusto.<br />

Cosa c'entra l'IBM? Nulla. C'entra invece che “In sch'Allah” è<br />

la prima delle tre chiavi di volta di questo mondo meraviglioso. Le<br />

51


altre due sono 'Bukra (domani) e Malesc (non importa). Così dicono<br />

in molti.<br />

E sono certo che ci imbatteremo presto anche in queste.<br />

Ti dirò che, a parte i severi giudizi di Mulid al riguardo dell’<br />

''industria sanitaria” locale - che non mi sento di condividere non<br />

avendola mai neanche sfiorata! -, il nostro vive una tensione quotidiana<br />

quanto lancinante. E’ innamorato come un gatto, ma è anche<br />

convinto che, per quanto si possa entrare in ospedale per la<br />

più difficile delle operazione e magari superarla con successo, è<br />

facile non uscirne più per la dimenticanza da parte del chirurgo di<br />

un po’ di metri di garza, o per un paio di pinze “parcheggiate” nel<br />

capace grembo di una ferita.<br />

O per le complicazioni della più stupida delle broncopolmoniti<br />

divenuta doppia per la sosta in un corridoio ricco quant'altri mai<br />

di correnti d’aria, dove sei stato parcheggiato perché le corsie erano<br />

sovraffollate.<br />

L'intervento è riuscito, la terapia sarebbe la più azzeccata, la<br />

scienza è orgogliosa dei propri progressi. Ma il malato è morto.<br />

Forse accade... per imponderabili esigenze statistiche!<br />

E Mulid sghignazza con occhi disperati, il corpo e l’anima doloranti<br />

fra la crudele tenaglia dell’amore da un lato, e della casistica<br />

riportata con grande evidenza dai giornali scandalistici della città.<br />

L’uomo gesticola, sorride, singhiozza quasi dalla cortesia.<br />

Strizza prima un occhio e poi l'altro - quando non si sbaglia e li<br />

strizza tutti e due -, e quindi si rimette alla mia bontà.<br />

Per il mio amico alessandrino è così. La vita può non essere<br />

tragica in se stessa; anzi a volte si dimostra perfino piacevole -<br />

quando non addirittura prodiga di distrazioni con la servitù -, ma i<br />

più importanti atti umani possono avere un cuore perverso. Bisogna<br />

stare attenti, non correre i rischi che si possono evitare.<br />

Quando poi la sua perplessità raggiunge lo zenith, e gli argomenti<br />

vengono a mancare alla sua fantasia e le parole alle sue labbra,<br />

egli dice con semplicità: Forse saranno i jinn malefici. Chissà!<br />

Perché per una sorta di invidia ontologica - un peccato assolutamente<br />

diabolico quanto originale - esistono perfidi spiritelli, se-<br />

52


condo lui, che gioiscono nel fare andare male ciò che sembrava<br />

stesse filando liscio, come olio.<br />

Benché si ritenga un buon musulmano - sempre a suo dire -,<br />

Mulid è certo che “la via del cibo” passa per la terra degli infedeli.<br />

E non solo quella del cibo, ma anche quella della scienza medica,<br />

della salute fisica, e del progresso in generale. Insomma l'alessandrino<br />

è un entusiasta degli USA, degli hamburgher di manzo, del<br />

succo di pomodoro, ed è un appassionato di baseball oltre ad avere<br />

un'autentica venerazione per le università americane in cui ha<br />

avuto inizio la difficile scienza dei trapianti di cuore. Rimarresti<br />

colpita dal kitsch di una piccola “immaginetta” che ritrae insieme<br />

Barnard e De Bakey, fissata con dei chiodini accanto a una fotografia<br />

dell'attuale Presidente degli Stati Uniti. Incrociate al di sopra<br />

dello stereo di casa sua.<br />

Se Sadat non avesse pensato all'infitah, la “gloriosa apertura<br />

delle porte” - quando fu - Mulid avrebbe per conto suo compiuto<br />

i passi necessari in tal senso. Non è uomo a cui manchi l'iniziativa.<br />

Nella mente dell'egiziano - abbastanza maturo, va per la quarantina<br />

- si sono intrecciate due realtà che in apparenza antitetiche<br />

hanno trovato il modo di convivervi; se non di prosperare apertamente<br />

quanto saporitamente. Da una parte l'Islam e la sua fede<br />

in Allah e negli arkan, unitamente all'orgoglio per il grandioso passato<br />

dell'Egitto e del mondo arabo in generale; dall'altra l'Occidente<br />

con la sua opulenza, la sua tecnologizzazione, le sue possibilità<br />

in un certo senso miracolistiche. Il mondo del benessere, della<br />

magia dei gadgets, e di tutte le illusioni che il nostro tempo è stato<br />

capace di inculcare in lui né più né meno di come le ha inculcati in<br />

noi.<br />

Qualche giorno fa, riflettendo su quanto mi accadeva, mi è<br />

sembrato che Mulid incarnasse la versione moderna di un’antica<br />

realtà. Secondo alcuni studiosi, la razzia - da queste parti così ampiamente<br />

praticata dai nomadi in passato - non era un fatto immorale<br />

da cui l'uomo dovesse o potesse rifuggire. Era semplicemente<br />

il modo per procurarsi quanto era necessario ma nelle mani degli<br />

altri. Un uscire dai propri limiti con la necessaria quanto forse in-<br />

53


desiderata violenza; l’incursione in un altro mondo, di cui poi ci si<br />

nutriva.<br />

Anche Mulid esce dal suo mondo, purtroppo ancora così arretrato,<br />

e cerca di compiere incursioni nel mondo più avanzato degli<br />

americani, anzi dei più vicini europei, per procurarsi quanto gli è<br />

necessario.<br />

Certo non può farlo con la violenza un tempo usata dai predoni<br />

desertici, con la forza che non possiede. La dimensione odierna<br />

è quella dell'amicizia, del lavoro all'estero, della trattativa<br />

con gli infedeli che difficilmente si potrebbero incontrare indifesi<br />

fra le dune del deserto; o ingenui in un fortino isolato. Ci si trasferisce<br />

in Francia, in Inghilterra - o in America, i più fortunati -, e si<br />

invia valuta pregiata e nuova tecnologia in patria.<br />

Oppure c’è lo sviluppo del turismo.<br />

Quando tutto manca, rimane sempre il sorriso e un fascinoso<br />

discorrere. Ma sono sempre gli altri ad avere ciò di cui Mulid ha<br />

assoluto bisogno.<br />

Tutto cambia, mia cara, perché nulla cambi.<br />

Il mio amico si è piegato con flessibile sagacia all’attualizzazione<br />

degli archetipi. Glielo leggo nello sguardo balenante al<br />

di là delle folte ciglia; o nelle agili dita scure, che con decisione usano<br />

un affilatissimo coltello a serramanico per circoncidere del<br />

suo picciuolo un fresco melone appena portatomi in dono. Forse<br />

il suo bisnonno, con un simile coltello, premeva contro la carotide<br />

di qualcuno degli appartenenti a una carovana sorpresa mentre attraversava<br />

il Qattara, nel tentativo di convincerlo a sborsare il suo<br />

oro. Il nostro è inconsciamente ancora un predone, e tenta a modo<br />

suo una razzia allorché mi porta il mango a casa e mi chiede di<br />

operarlo bene, a poco prezzo, promettendo di pagarmi non appena<br />

potrà.<br />

Senza alcun ritardo, perdio! Espressione che per i musulmani<br />

sembra non sia affatto blasfema ma solo invocatrice della testimonianza<br />

divina; un apprezzamento nei confronti dell'Altissimo e<br />

Misericordioso, più che altro.<br />

54


Non c'è violenza da parte sua, s'intende, questo no. Ma vorrei<br />

proprio vedere che ve ne fosse, con i fiumi di dollari che controcorrente<br />

imboccano il famosissimo antico Delta!<br />

Solo che io non sono medico, mentre lui a tutto è disposto<br />

tranne che a credere ciò che io giorno dopo giorno vado sostenendo.<br />

Che cioè mi è impossibile aiutarlo. Non tanto perché io<br />

non sia convinto della volontà di Allah, quanto perché non saprei<br />

come liberarlo dai suoi calcoli.<br />

Tutto per un maledetto biglietto da visita dato alla persona<br />

sbagliata nel momento sbagliato. Vanità e pigrizia, la condanna<br />

della mia vita!<br />

Purtroppo Mulid è un uomo intelligente, pratico, ma anche ostinato.<br />

L'alessandrino è certo che prima o poi Allah lo aiuterà a<br />

convincermi. A riconoscere quale sia la strada giusta, come lui dice.<br />

Esperto di umanità, cerca di allettarmi in tutti i modi. Mi offre<br />

frutta, compagnia. Mi sorride in modo particolare accennando alla<br />

mia solitudine e a quante belle donne vi siano qui ad Alessandria.<br />

Insomma allude, gioca a proporsi come pronubo.<br />

Forse darebbe via la moglie vecchia, se fosse moneta ancora in<br />

corso. Ma così non è, per fortuna!<br />

Fa tutto quello che può; fino, a volte, a tralignare dal suo amichevole<br />

comportamento per guardarmi con il volto truce di un<br />

barbaro dragomanno dalla cui sola volontà dipendesse la mia vita<br />

in un paese dalla lingua sconosciuta.<br />

Per fortuna non mi ha ancora mostrato le sue vergogne, questo<br />

no. Il campo dell’eventuale operazione è rimasto nascosto sotto<br />

i vari strati del suo abbigliamento tradizionale.<br />

Piuttosto, l'uomo mi porta libri che io non so proprio dove si<br />

procuri. Vecchi manuali illustrati che riguardano la sua malattia, o<br />

patologie vicine, in cui sono riportate le metodiche in altri tempi<br />

classiche per curare o asportare i calcoli. L'ultima volta, reduce vittorioso<br />

da un negozietto di Anfushi, mi ha mostrato un vecchio<br />

trattato ottocentesco di medicina ( a cui mancava un sostanzioso<br />

numero di pagine chissà a quale uso da altri riservate) in cui si vedevano<br />

lunghe pinze, specilli di “rara qualità” - secondo il personale<br />

apprezzamento di chi gli aveva venduto il volume -, e robusti<br />

55


quanto sottili lingue per la litotomia, la classica operazione chirurgica<br />

che una volta si praticava alla vescica per asportarne i calcoli.<br />

L'uomo si lascia catturare, una dopo l’altra, da tutte le possibilità<br />

cliniche di cui si imbibisce e che Ippocrate e i successori hanno<br />

escogitato nel tempo, fin da quando si iniziò a praticare il taglio<br />

nella vescica - proibito tuttavia dallo stesso Ippocrate ai medici<br />

comuni, che dovevano giurare di astenersene (e anche da Galeno?!).<br />

Mulid mi guarda, sorride, affetta un melone profumato e mi<br />

mostra fotografie di pinze e succhielli. Mi dice che sicuramente sarei<br />

in grado di usarle al meglio. Che sarei capace di operare meraviglie<br />

con quelle metodiche che i secoli hanno consolidato. Io sono<br />

colui che gli è stato messo a disposizione da Allah e dal Profeta<br />

per guarire, per liberarsi dalla schiavitù del suo dolore e dei suoi<br />

problemi non solo fisici ma anche di cuore.<br />

E’ questo il drammatico universo che gira nella sua mente senza<br />

soste. Ed egli è sicuro di venire a capo di ogni difficoltà per<br />

mio tramite, e in breve tempo. E dice di non avere scelta.<br />

Così ragiona Mulid.<br />

Pazienza. Anche se pazienza un corno!<br />

L'aria rinfresca. A sera , quando vesto troppo leggero, ho l'impressione<br />

che una mano muliebre mi accarezzi l'ombelico. Gelida<br />

quanto fugace. Allora penso a te, mi sento felice.<br />

Ma non per quello che di sicuro tu immagini. Piuttosto perché,<br />

per quanto gelide - e a volte distratte - possano essere le tue carezze,<br />

mi parlano sempre di amore; dell'unica cosa che non ho ancora<br />

del tutto speso nella mia vita, completamente dilapidato. Che ancora<br />

potremo godere insieme. E di cui, quando sarà terminato nella<br />

sua fisicità, ancora rimarrà a sufficienza nei nostri cuori per accompagnarci<br />

sino alla fine del cammino comune.<br />

Abbraccia Corrie per me e ringraziala per la lettera. Ha trovato<br />

il tempo, e lo spazio psicologico, anche per il vecchio padre. Dille<br />

che Farouk è ancora qui. Gli ho raccontato che ho una figlia e,<br />

sebbene non lo dica, il targhi è incuriosito. Probabilmente guarda<br />

con interesse alla possibilità di conoscere una donna che viene da<br />

tanto lontano.<br />

56


Ma cosa significa “da tanto lontano” per lui? Un deserto? Due<br />

deserti e mezzo? Metà del percorso di una carovana fantasma, di<br />

quelle delle storie che si raccontano intorno al fuoco di sterpi la<br />

sera?<br />

Forse lei lo scoprirà.<br />

P.S. Bisogna proprio che te lo dica. Un bicchierino del gin<br />

ammazzasette che comprammo al duty-free mi ha suggerito un'idea<br />

brillante.<br />

Questo alessandrino potrebbe avere racchiuso nel gene una<br />

maledizione nemetica che lo obbliga a fare ammenda del disprezzo<br />

con cui il califfo Omar fece piazza pulita della biblioteca di Alessandria,<br />

allorché Amr ibn al-As, che occupò la città, gli chiese<br />

cosa dovesse farne dei libri in essa trovati.<br />

“Distruggili. - sarebbe stata la leggendaria risposta del brav'uomo.<br />

- Se dicono ciò che dice il Corano, sono inutili. Se non<br />

dicono ciò che dice il Corano sono menzogneri.”<br />

E circa quattromila volumi furono abbruciati nei bagni e nelle<br />

terme per alimentarne gli impianti di riscaldamento.<br />

Noi sappiamo che questa è solo una fandonia. Ma come fa a<br />

saperlo il gene di un uomo tutt'altro che istruito!? Come fa a sapere,<br />

colui, che la biblioteca del Museion fu distrutta ai tempi di Giulio<br />

Cesare. E che quella del Serapeum fu rasa al suolo già nel 391.<br />

Egli non può, come noi, attenersi all'aggiornata colta interpretazione<br />

dei fatti.<br />

P.S.2 Non mi riesce di riposare.<br />

Ti racconterò ancora qualcosa del mio vicino.<br />

Lo sguardo dell'uomo è denso di “polimorfismo espressivo”.<br />

E sullo spesso rocchetto della sua personalità - di origine contadina<br />

- credo si sia verificato uno strano fenomeno di induzione<br />

magnetica.<br />

Nei luoghi del cuore dove una volta la tensione religiosa induceva<br />

una speranza di peso e significato in ogni senso ultraterreni,<br />

ora la capacità chirurgica “occidentale” ha parzialmente indotto un<br />

sentimento di indomita e indomabile potenza.<br />

Di illimitato potere che sale dal cuore agli occhi.<br />

57


Al posto della religione, che aveva una volta illuminato l'anima<br />

dell'uomo facendolo sperare nella mano del destino provvido (Allah),<br />

ora, l'intelligenza moderna quanto tecnologica ha invaso ampi<br />

territori della sua personalità: densa e rilucente dell'audacia chirurgica,<br />

della speranza medica, dello spirito del trapianto, della possibilità<br />

della protesi.<br />

E il suo occhio è la sua storia. Come per una sorta di fagliamento<br />

dell'iride, un tempo probabilmente estatica, lo sguardo di<br />

questo figlio di predoni presenta buchi neri, ed è come adombrato<br />

da una quasi raggiunta immortalità allorché parla del tanto desiderato<br />

intervento chirurgico.<br />

Ed io, nella coscienza di tutto questo, continuo a chiedermi<br />

come gestire questo benedetto - se non maledetto - calcolo. Come<br />

mi allontanerò da quella pietra, o da quelle pietre dolorosamente<br />

ostruttive senza essere travolto dal loro franare? Quale immaginoso<br />

prodigio dovrò compiere?!<br />

Si dice che prima o poi ogni tempo cura i propri mali. Un po'<br />

come: “ogni popolo ha il governo che si merita”. Ma troverà in<br />

tempo - il mio tempo - un modo per curare il kalkoloso dal nostro<br />

tempo?<br />

E, intanto, cosa farò io? Cosa mai potrò inventarmi?<br />

…Cosa ne sarà di noi, mia cara?!...<br />

Buona notte.<br />

Ma, una volta a letto, il sonno continuò a tenersi lontano dalla<br />

sua sponda.<br />

L’alessandrino, quel pomeriggio, aveva ripreso il discorso al<br />

punto in cui lo aveva lasciato al mattino. Quasi vi avesse messo un<br />

segno, un piolo o qualcosa del genere.<br />

E aveva continuato a spiegargli le sue ragioni.<br />

Il Profeta - sia benedetto il suo nome - mi concede un'altra moglie. Perché<br />

dovrei rinunciarvi?<br />

Per questi fottuti calcoli? Anzi, per questi fottutissimi ospedali<br />

che ti ammazzano o costano troppo cari?<br />

Il Profeta ti concede la vita, la speranza di un futuro migliore, e<br />

gli uomini te la tolgono. Ti castrano. Ma io non voglio rinunciarvi<br />

ora che ho conosciuto te...Appena l’uomo dell’agenzia mi ha detto<br />

58


che eri un dottore, ho pensato che Allah volesse darmi un altro<br />

tratto di vita...E che tu fossi qui per aiutarmi.<br />

Che sia sempre benedetto il suo nome.<br />

Voglio tentare. La ragazza è sincera. Ma ha paura quando mi<br />

vede contorcermi in terra e sbavare per il dolore. Lei non capisce,<br />

non sa di cosa si tratta. La conosco da tempo. Ma farà come dice.<br />

Se ci aiuterai, andrà tutto bene. Avremo molti figli maschi per allietare<br />

la nostra unione e sollevare la nostra vecchiaia.<br />

In quest’ora la chirurgia è la mia via alla felicità: cosa vuoi che<br />

ti dica?!? Allah - sia sempre benedetto il suo nome - donerà anche<br />

a te una vita migliore per questo maschio che mi avrai dato.<br />

Quello che lo toccava maggiormente, allorché gli capitava di<br />

pensarvi durante le veglie notturne, era la complessa dimensione<br />

in cui Mulid affondava, tanto da trascinare - se fosse stato possibile<br />

- lui stesso.<br />

Il kalkoloso era un uomo moderno, un figlio del suo tempo<br />

che si riscaldava al sole della costa d’Africa, sul litorale che da Alessandria<br />

si avviava a Marsa Matruh, dove le vacche al mattino,<br />

distese in un breve riposo, traguardano l'orizzonte con espressione<br />

quasi umana di paziente attesa, osservando di tanto in tanto le<br />

donne grasse che passeggiano poco distanti per alleviare i dolori ai<br />

piedi e la pressione arteriosa alle gambe. Neanch’esse scevre di<br />

sensibilità per la romantica bellezza mattutina del luogo, per la fresca<br />

tagliente qualità della luce sulle cui ali lo iodio s'allarga tutt'intorno.<br />

Ora, se gli interventi che Mulid suggeriva, se gli strumenti che<br />

gli illustrava, se le pubblicazioni che sottoponeva al suo esame -<br />

con occhio arrossato di irritate congiuntive - erano fuori del tempo,<br />

datati rispetto al presente medico-chirurgico, del tutto superati<br />

dal progresso, lo spirito che l'uomo mostrava era assolutamente<br />

moderno, anzi contemporaneo.<br />

Forse “postmoderno”.<br />

Attraverso il sorriso che traluceva di sudore e di ansia; al di là<br />

del volto in cui i lineamenti copti si mescolavano ad “affilatezze”<br />

berbere; oltre occhi che avevano la forza di penetrazione di un baluginante<br />

pugnale targhi; dietro la mano di felice fellah benedetto<br />

59


dalla piena del Nilo che regge un cesto ricolmo di frutta di stagione,<br />

vi era il contemporaneo senso della salvezza medicochirurgica.<br />

L'orgogliosa coscienza (o perversa suadenza?) che ormai<br />

si potesse fare quasi tutto. E che quel poco che ancora non le<br />

riusciva di fare, la moderna scienza non avrebbe impiegato gran<br />

tempo a dominarlo.<br />

Non vi è intervento che non abbia qualche probabilità di successo,<br />

non vi è trapianto d'organo (umano, animale o artificiale)<br />

che non possa vantare, anzi che non abbia diritto a un futuro. E<br />

l'alessandrino, fiutata l'onnipotenza occidentale, voleva inserirsi<br />

nel filone<br />

Tale convinzione di Mulid, tuttavia, non era il semplice atteggiamento<br />

pratico che spingerebbe altri alla ricerca del chirurgo adatto,<br />

della clinica sufficientemente attrezzata e ad un costo accessibile;<br />

che traccerebbe coordinate per raggiungere il suo cielo. Lui<br />

no. Mulid non la pensava così. Il suo punto di vista aveva una<br />

profonda nota religiosa.<br />

Come una mistica filigrana.<br />

Ecco l’altra faccia della sua dimensione.<br />

Alla sua immaginazione non era sufficiente un limitato spazio.<br />

Bisognava che la sua fantasia potesse caracollare liberamente. Aggirarsi<br />

sovrana sulla groppa di un veloce dromedario per ampi<br />

tratti della sua dimora, per l’intero deserto.<br />

Lui era oggetto dell'interessamento del Clemente e Misericordioso. Era<br />

qui la sua forza.<br />

Allah avrebbe provveduto. Anche a convincere il miscredente.<br />

E con tale sentimento egli poneva il cuore ai suoi piedi, insieme<br />

alla frutta di stagione. Lui doveva portare a compimento quel<br />

miracolo così frequente nel mondo occidentale; quella guarigione<br />

che il progresso aveva operato e continuava ad operare a piè sospinto<br />

nel suo mondo.<br />

Più d’una volta, nel porgergli un mango o un sacchetto<br />

d’arance, o un pollo appena eviscerato, l'uomo gli aveva fatto pensare<br />

a una sua zia - quasi centenaria - che aveva trascorso gli ultimi<br />

anni della vita passando da una clinica all'altra per sottoporsi alle<br />

più varie operazioni, dalla cataratta a entrambi gli occhi al raddrizzamento<br />

di alcuni ossicini della chiocciola, dall'asportazione dell'u-<br />

60


tero all'accorciamento di una gamba per pareggiare l'altra, che s'era<br />

improvvisamente abbreviata senza che i “professori” da lei frequentati<br />

fossero riusciti a fornirne una spiegazione sia pur lontanamente<br />

motivata, se non proprio rigorosamente scientifica.<br />

Allegramente, da una clinica all'altra, da un gabinetto specialistico<br />

“coi fiocchi” - come diceva lei assolutamente soddisfatta - a<br />

un altro: fino a morire. In quell'ultimo gesto lasciando rotolare in<br />

terra l'occhio di vetro, frutto d'uno sfortunato intervento riconosciuto<br />

da tutti come tale tranne che da lei, orba ma contenta della<br />

sfumatura pervinca del piccolo luccicante globo.<br />

Il kalkoloso e colei in alcuni momenti gli sembravano molto<br />

simili. Egualmente decisi a raggiungere la barriera del possibile<br />

medico (ma ve n’era una?!), a vincere la gravità a cui era sottoposto<br />

il proprio essere, alla battaglia contro l'ineludibile consumo<br />

della vita; indifferenziati, se non nella consistenza patrimoniale,<br />

nella violenta percezione del loro tempo, un tempo di interventi<br />

miracolosi, di protesi mirabolanti, di trapianti sovrumani ( o sottumani?).<br />

Un tempo in cui il bisturi imperava di una sua cruenta<br />

affabilità, in cui il chirurgo plastico e il dietologo potevano mutare<br />

forme e fortuna, raddrizzare l'interpretazione che il destino aveva<br />

osato tentare della nostra vita. Tempo di piccoli ma ricchi demiurghi<br />

che generavano interventi della provvidenza. Addirittura di<br />

sottospecie mediche, opulente e adorate quanto altre mai lo erano<br />

state, la cui esistenza sembrava aver ottimamente sostituito quella<br />

di domineddio.<br />

In alcuni momenti, guardando l'egiziano, il suo cuore veniva<br />

meno. Che Mulid fosse l’icona dell’uomo moderno, che con costante<br />

parossismo raggiunge la propria infelicità nell'estrema ricerca<br />

di un attuale paradiso sanitario?<br />

Fissando l'ansia e il dolore che trasparivano consistenti fra le<br />

pieghe del suo sorriso, il suo petto si colmava d’angoscia. Cosa ne<br />

sarebbe stato dell’egiziano se un giorno avesse dovuto accorgersi<br />

che i figli di Esculapio erano incapaci di ridargli la felicità; di garantirgli<br />

l'assoluto benessere che egli s'era fitto in capo di poter<br />

raggiungere?<br />

61


Cosa sarebbe accaduto se Macaone e Podalirio si fossero dimostrati<br />

indegni in Epidauro - o a Cnido, a Rodi, a Cirene - dei<br />

galli offerti al loro padre Esculapio?<br />

Quella fede lo impauriva. Non perché fosse cieca. La fede per<br />

definizione è un atto privato “quasi inconsulto”; che solitamente<br />

si rivolge all'Essere nella stanza dei bottoni, invisibile ancorché in<br />

località più che adiacente. Ma gli faceva paura quando la vedeva<br />

riposta nell'uomo.<br />

In quei momenti, guardando l'egiziano, gli veniva di pensare al<br />

globo di vetro che era scivolato di mano a sua zia allorché la poverina<br />

aveva avuto l'ultimo colpo - quello di grazia -, quando aveva<br />

esalato il suo ultimo respiro. E pensava a come colei non fosse<br />

riuscita, non a risuscitare, ma neanche a stare un po’ meglio da<br />

quando aveva imboccato l'autostrada del bisturi, seguendo quella<br />

dolce costante autoipnosi che, si fosse trattato di un uomo, sarebbe<br />

stata definita rincoglionimento senile, più che “voglia di vivere<br />

e lottare”.<br />

62


6<br />

S’interruppe, rimanendo a fissare per qualche stante il piccolo<br />

schermo a cristalli liquidi ricoperto dai tahoma. Gli piaceva quel carattere.<br />

Arioso, tondeggiante, facilmente leggibile.<br />

Le cose sorprendono anche noi abituati a pensare al futuro, a prevedere.<br />

Noi la cui lontana giovinezza volle avere un carattere così decisamente preparatorio.<br />

Di iniziazione alla vita.<br />

Poi il pc. sembrò sparire dal tavolino; anzi, con il tavolino, dal<br />

suo presente.<br />

Suo padre, allorché lui aveva iniziato a frequentare le scuole<br />

superiori, gli aveva regalato il poderoso volume dal titolo drammatico:<br />

“Della guerra”. Von Clausewitz: ancora più poderoso gli era<br />

parso il nome dell'autore. Si può dire che non ci pensasse da quasi<br />

mezzo secolo. O almeno non vi avesse rivolto un pensiero che<br />

fosse tale prima di decidere che era giunto il momento di affrontarlo.<br />

Alla partenza per l’Egitto.<br />

Nella prima pagina bianca, con ispirazione insieme profetica e<br />

dedicatoria, era stato scritto con una ferma grafia: “Affinché tu<br />

conosca gli elementi fondamentali della vita e impari a dominarli”.<br />

In altre parole, eccoti quello che ti aspetta, ragazzo. Bada ai<br />

tuoi passi. Affila le armi: è tempo di prevedere per provvedere!<br />

Alla prima ripulsa per il volume - ingombrante e lontano dai<br />

suoi interessi - aveva fatto seguito un periodo di tiepida attrazione,<br />

a cui aveva contribuito quanto il suo insegnante di storia fosse rimasto<br />

colpito dal dono. A lui adolescente, il moto di sorpresa del<br />

vecchio barbogio era parso tanto vicino a un sentimento d'ammirazione<br />

da forzarlo al coinvolgimento.<br />

Poi la valanga della giovinezza aveva sommerso lui e tutte le<br />

cose che gli stavano intorno: sotto, sopra, accanto, dentro. Il libro<br />

aveva acquistato un nuovo status, quello delle cose che “avrebbe<br />

affrontato appena ne avesse avuto il tempo”. Così era rimasto in<br />

cima alla libreria per anni, fino a una sorta di transustaziazione av-<br />

63


venuta con la morte di suo padre. A quel punto l'aveva ricevuto<br />

come ricordo di lui; un ricordo vivo, per quanto muto e polveroso,<br />

che nel corso del tempo aveva cambiato natura crescendo fino<br />

a divenire un cimelio. Spoglia silenziosa ma non per questo meno<br />

gloriosa di un tempo lontano tramite essa qua e là raggiungibile. Il<br />

profumo di un'età impossibile a frequentarsi era ancora lì, in quella<br />

memoria, per essere di nuovo assaporato in qualche ombra allo<br />

stesso tempo evanescente e tuttora persistente.<br />

Negli ultimi anni, mentre il lavoro volgeva al termine naturale<br />

oltre che contrattuale con evidenza sempre più palese e corriva, il<br />

grosso tomo si era poi trasformato nell'emblema del tempo irredento.<br />

Così che, pian piano - nel mistero e nel silenzio di una<br />

mente particolarmente inquisitiva -, da occasione perduta si era<br />

trasformato in una possibilità che ancora poteva essere riacciuffata.<br />

Comunque memoria di un affetto ancora presente. Come in effigie.<br />

Magari con un sospiro d'ironia, considerata l'intenzione iniziatica<br />

del donatore.<br />

L’opera gli sarebbe servita non per addestrarsi alla guerra della<br />

vita ma a quella dell'inazione. Avrebbe posto mano alla sua lettura<br />

appena in pensione. Poi, quando avevano programmato di andare<br />

in Egitto, aveva deciso di leggerlo durante quel viaggio. Magari<br />

parlandone con Saskia.<br />

Sarebbe stato il momento migliore, e la cosa migliore da farsi.<br />

Anche perché, sfogliando a caso il volume, gli era capitato di imbattersi<br />

nelle pagine di presentazione della moglie dell'Autore. Ed<br />

era stato vinto dalla dolcezza di quel tratto femminile, colpito dalla<br />

tenerezza di un rapporto matrimoniale che tanto gli ricordava il<br />

suo.<br />

Insieme avrebbero conosciuto la contessa Bruhl e il militaresco<br />

consorte nella luce d'Egitto. Abu Kir era vicino Alessandria. Vi sarebbero<br />

stati dappertutto echi di guerra sotto il sole del Golfo degli<br />

Arabi; e un'aria di battaglia napoleonica si sarebbe addensata<br />

nella baia della famosa cittadina di mare. Avrebbe gustato Von<br />

Clausewitz all'ombra delle palme cairote, o di quelle della Corniche<br />

alessandrina. Così come sarebbe stato l'occasione per far co-<br />

64


noscere meglio a sua moglie suo padre; che in definitiva era rimasto<br />

in una mezza luce per lei, in un'ombra lontana e polverosa.<br />

Avrebbe letto lui stesso quelle pagine introduttive a Saskia. Le<br />

avrebbe fatto piacere essere paragonata alla dama di compagnia di<br />

S.A.R. la Principessa Guglielmo. E si può dire che non fossero<br />

lontani dal farlo quando avevano saputo come il genero avesse lasciato<br />

casa due mesi prima, e che il matrimonio si poteva considerare<br />

definitivamente naufragato.<br />

Con una punta di cinismo propria dei giovani, Corrie aveva<br />

anche chiesto se a loro interessasse qualcosa della casa che avrebbe<br />

in breve smontato.<br />

Che so!?! Un pezzo di mobilia, un'enciclopedia? Dei libri?<br />

Chiedi a papà se gli piace la poltrona dell'ingresso. Non è una<br />

Rietveld originale, ma una pregevole copia molto robusta. A Jaap<br />

non interessa; a me ancora meno.<br />

Un'amica mi ha detto che dipende dal “profilo del sedere”. Il<br />

mio sarebbe incompatibile col De Stijl.<br />

Ma quello di papà?<br />

A quel punto sua moglie aveva ficcato in una borsa da viaggio<br />

il fatidico spazzolino da denti, un libretto d'assegni, una carta di<br />

credito, il passaporto insieme a un paio di orari di compagnie aeree,<br />

e gli aveva detto che stava partendo. Le spiritosaggini di sua<br />

figlia non alleggerivano la drammaticità dell'occasione. Lo spleen<br />

può ossessionarci dai silenzi come dalle arguzie.<br />

Avrebbe preso il primo volo della Egypt Air per Roma.<br />

Sapeva se in casa vi fossero fazzolettini imbevuti d'acqua di colonia<br />

? Al terminal costavano un'esagerazione!<br />

A quel punto riprese a scrivere.<br />

Ho ricevuto la lettera di Corrie, e le ho anche parlato brevemente<br />

per telefono.<br />

Mi sembra che le cose siano messe davvero male. Che Corrie e<br />

Jaap siano andati parecchio avanti ciascuno per la sua strada. Mi<br />

dispiace molto. Dicono che il dissolversi dell’istituto matrimoniale<br />

65


sia una delle caratteristiche del nostro tempo. Né più né meno di<br />

come lo è la tecnologizzazione.<br />

E da troppo tempo io non sono più giovane, per capirci qualcosa.<br />

Lasciami anche dire che Vij è fortunata. Se dovessero annullarle<br />

il matrimonio, cosa probabile a causa della chiara e ferme esclusione<br />

dei figli, potrebbe rifarsi una vita. Sarebbe il modo migliore<br />

per chiudere questa drammatica parentesi.<br />

Immagino quello che hai nel cuore. Non era questo che volevamo<br />

per nostra figlia. Non era questo per cui l'abbiamo costantemente<br />

curata ed educata. Ma non possiamo farci nulla.<br />

I figli non sono “nostri”, come i cani e i libri.<br />

Piuttosto, lascia che ti ripeta quello che ho già detto. Non risparmiate<br />

in spese legali. Ci vorrà un buon avvocato per fronteggiare<br />

Jaap, che avrà sicuramente alle spalle i legali della Purple.<br />

Mi addolora anche il fatto di non esserti vicino. Non avrei mai<br />

immaginato che questa, che avrebbe dovuto essere la nostra prima<br />

luna di miele - essendosi quella di tanti anni fa dissolta nelle brume<br />

di oggettive incombenze e limitate disponibilità economiche -,<br />

potesse cominciare con il tuo abbandono del campo. Letto compreso.<br />

Il nostro canto sponsale è stato di poche battute.<br />

So bene che non si poteva fare altrimenti. Bisogna accorrere,<br />

anche se i figli hanno quarant'anni. Ma con l'età diventa faticoso.<br />

L'affanno ci sorprende a metà dell'opera, o della nostra solitudine.<br />

D'improvviso pare che il respiro non sia più sufficiente per rivedere<br />

la luce che il giorno già prometteva.<br />

Avevamo iniziato così bene… Poi siamo finiti ciascuno all'altro<br />

capo del mondo.<br />

Da vecchi è difficile rivisitare la giovinezza con la necessaria<br />

semplicità perché la cosa possa davvero essere divertente, godibile.<br />

E' più facile che essa ci dilani con le zanne della sua distanza;<br />

che ci appauri con una ancor più compiuta coscienza del tempo<br />

trascorso. Con la vicinanza ormai di ineluttabilità che, per quanto<br />

spinte lontano dalla buona volontà umana o dal caso, prima o poi<br />

ci cascheranno addosso.<br />

66


Ma, per un attimo, avevo avuto l'impressione che la felicità<br />

fosse a portata di mano; almeno per un mese.<br />

Conosci queste cose bene quanto me.<br />

La stessa prospettiva di trascorrere qualche settimana a un tiro<br />

di sasso dal deserto aveva trovato in entrambi una gioiosa rispondenza<br />

che non sperimentavamo da tempo. Ma proprio quando ci<br />

attendevamo tanta gioia, ecco quella telefonata…<br />

Proprio ieri ho fermato la macchina nelle vicinanze dell'Aquarium,<br />

e all'ombra del lungo edificio bianco e squadrato che fronteggia<br />

il mare ho ricordato gli ultimi minuti trascorsi con te nella<br />

convinzione che in breve sarebbe giunto il meglio della nostra vacanza.<br />

Anche se per quel giorno ci proponevamo di dare solo uno<br />

sguardo da lontano al forte Qait Bey e alla residenza reale di Ras<br />

el-Tin.<br />

…Entrambe le costruzioni sono tuttora lì – non temere.<br />

E il porto est è ancora e ovunque irto di imbarcazioni da diporto<br />

multicolori, di meravigliosi yacht, e di barche con i disegni<br />

più pazzi del mondo. Brulicante di vele policrome, di cigolanti sartie,<br />

e di mille altre antiche e moderne attrezzature di mare. Un mare<br />

agitato, nervoso per la voglia di divertirsi, di scivolare in giro fra<br />

le sue onde: che quasi ribolle nell'aria trafitta da un sole impietoso.<br />

Anche il porto ovest è ancora concitato come quel giorno.<br />

Frenetico, impegnato nella sua fatica; o contratto a volte in un doloroso<br />

silenzio, quasi stremato a causa del fitto traffico mercantile.<br />

Animato da segnali ed urla di lavoro. Punteggiato di grossi pontoni,<br />

fumosi rimorchiatori, ed enormi gru sempre indaffarate e fischianti<br />

dai loro interiori meccanismi.<br />

Dove le sirene tranciano l'aria come colpi di scimitarra, tu dicesti.<br />

Poi ci venne voglia di dare uno squillo a Corrie. E “addio, mia<br />

bella, addio…!”.<br />

Non so cosa dirti. Temo però che debba vergognarmi di questo<br />

mio disappunto. Vi sono in ballo cose più serie delle nostre<br />

vacanze.<br />

Mi dispiace per Vij.<br />

67


Ma come è algido il verbo “dispiacere” quando lo si vede nei<br />

cristalli liquidi del mio piccolo schermo! Dipenderà dal fatto che la<br />

retroilluminazione utilizza un tubo fluorescente a catodo freddo?<br />

Scusa ma a volte ho bisogno di allentare la tensione. Dipenderà<br />

anche dalla solitudune a cui sono così spesso costretto.<br />

Le cose ci sorprendono, la vita ci sorprende. Eppure siamo<br />

una generazione educata a pensare al futuro probabile, o anche<br />

semplicemente possibile. La verità, comunque, è che sono felice al<br />

pensiero che Vij possa tornare libera; che possa rifarsi<br />

un’esistenza senza che un’ombra malevola cali sulla sua fede religiosa.<br />

E' una persona sensibile. Le peserebbe per tutta la vita.<br />

Penso che non le sarà difficile trovare un compagno interessato<br />

alla finezza del suo animo. Questi sono tempi duri per noi uomini,<br />

e trovare una donna come nostra figlia equivale a trovare un<br />

tesoro.<br />

Almeno per chi è in grado di apprezzarla.<br />

Era rimasto così a fronteggiare da solo la famosa coppia Von<br />

Clausewitz-Bruhl. Sua moglie l'aveva lasciato senza compagnia<br />

nell'avventura. L'aveva abbandonato all'altra donna e alla polvere<br />

dei millenni, scherzò nel silenzio della mente umida di salsedine e<br />

visitata dall'inatteso turbine degli eventi come da una tempesta di<br />

impalpabile sabbia.<br />

Di tanto in tanto, quasi per un inconscio interesse, aveva iniziato<br />

a occhieggiare qualche pagina di quella guerra; a intrufolarsi<br />

nel mare di fitte righe di piombo, fra i “capi” della poderosa trattazione.<br />

Anche perché un dubbio persisteva: in altri tempi gli sarebbe<br />

stato in qualche modo utile conoscere la più giusta strategia<br />

per affrontare una particolare battaglia?<br />

Così aveva imparato come Von Clausewitz fosse partito da un<br />

principio fondamentale: Si può trattare qualcosa scientificamente<br />

anche senza che il sistema in cui rientra tale cosa sia stato interamente<br />

esplorato.<br />

68


E aveva anche imparato che la guerra è il campo dell'incertezza:<br />

“I tre quarti delle cose su cui essa si fonda per agire sono avvolte<br />

nelle nebbie dell'insicurezza”.<br />

Quando si allontanava dal volume continuava a sentirne qua e<br />

là un'eco fievole, fondata sulla frequentazione a cui lo spingeva la<br />

disperazione della solitudine.<br />

Quel suo piluccare era in assonanza con quanto Clausewitz aveva<br />

pensato della propria opera. A suo dire, essa era costituita da<br />

grani. Ed egli ne beccava qui e lì qualcuno.<br />

Ad attraversare fuggevolmente quelle pagine, rivisitava suo padre<br />

e il suo desiderio di prepararlo adeguatamente alla vita. Dire<br />

che si trattasse di un'attività sentimentale, dato l'argomento così<br />

crudo, avrebbe fatto venire la pelle d'oca a sua moglie. Pure, leggere<br />

le singole frasi lo aveva a volte commosso; più di tutte<br />

un’espressione dell'introduzione: “Considero i primi sei libri già<br />

messi in pulito come materia alquanto informe che ha assoluta<br />

necessità di essere riplasmata.” Ecco, “messo in pulito” gli aveva<br />

ricordato l'intensità del desiderio di fare bene di suo padre. La sua<br />

volontà di procedere nella vita e di aiutare lui a procedervi.<br />

Quelle parole lo facevano ancora rabbrividire.<br />

La vita deve essere vissuta in pulito.<br />

Ci sono espressioni che attraversano i cieli del tempo. Pensò a<br />

quella dell'ordine della giarrettiera: Honni soit qui mal y pense. Una<br />

frase molto citata dal suo salumaio, quando qualcuno controllava<br />

il rotolino cartaceo su cui erano segnati i vari importi della spesa.<br />

Lui - il salumaio - non aveva studiato ad Oxbridge, ma vendeva<br />

molto prosciutto a chi conosceva cosa Oxbridge fosse.<br />

Ed era bene che si sapesse.<br />

Si sentì stanco, e allontanò da sé il computer.<br />

E' una fortuna che i ricordi un po' alla volta s’assottiglino. Altrimenti<br />

la struggente nostalgia del passato ci consumerebbe con il<br />

suo fuoco semispento. La dimenticanza è una misericordia della<br />

natura. Una muta lotta contro il furore delle passioni che rifiutano<br />

di spegnersi.<br />

69


Così come la nostra tendenza a prevedere e a provvedere può tramutarsi in<br />

una condanna della nostra intelligenza.<br />

Nel rifiuto dell’inimmaginabile.<br />

Per caso ho ripensato all'ordine della giarrettiera e alle famose<br />

parole che forse (sic!) Edoardo III d'Inghilterra pronunciò restituendo<br />

il breve indumento alla contessa di Salisbury. Mi sono ricordato<br />

di come una volta tu ti sia prodotta in una lezione di storia<br />

e tattica militare “leccandomi il naso”. Mi spiegasti come e<br />

quando l'augusto sovrano avesse vinto a Crecy una sanguinosissima<br />

battaglia contro i Francesi per l'impiego dell'arco lungo e della<br />

bombarda.<br />

Ancora roso da quella lezione, su due piedi mi sono soffermato<br />

a leggiucchiare la “Ritirata dopo una battaglia perduta” del nostro<br />

ottimo Von C. . Bisogna che mi prenda un vantaggio; altrimenti,<br />

come al solito, mi straccerai con la tua scienza.<br />

Ora te ne dico qualcosa.<br />

Per Von Clausewitz: è assolutamente importante che essa - la<br />

ritirata frutto di una nostra momentanea sconfitta - avvenga nello<br />

spirito della lotta, del combattimento. Deve creare la maggiore resistenza<br />

possibile per il nemico che pure avanza vittoriosamente, e<br />

infliggergli il più ampio danno che gli si possa provocare. Per il<br />

nostro vantaggio.<br />

E deve essere corta per non infrangere lo spirito dell'esercito<br />

che al momento subisce il frangente negativo.<br />

Essa non deve trasformarsi in rotta, né materiale né morale, se<br />

è solo possibile. Perché s'intende che contro tali forme di combattimento<br />

cercherà di accanirsi il nemico, che incalza vittorioso e<br />

desideroso di passare di vittoria in vittoria per giorni e giorni, per<br />

miglia e miglia successive.<br />

Ho pensato alle mie sconfitte, anzi alle nostre. E ho tremato.<br />

Speriamo che presto qualcosa interrompa il trend negativo.<br />

La scienza della guerra è impressionante, e lo diventa sempre<br />

più allorché si ricordano le premesse dell'Autore, la sua limpida<br />

definizione: essa (la guerra) è un atto di forza con cui sottomettiamo<br />

il nemico alla nostra volontà.<br />

70


A leggere nei suoi scritti il palpitare dell'inseguito e la varia ma<br />

simile furia dell'inseguitore, ci si rende conto di come la morte sia<br />

una cosa che viva di una sua terribile vita. E che la sua opera va<br />

ben oltre la distruzione di coloro che falcia al momento. Essa ha<br />

qualcosa di assolutamente metafisico.<br />

E' come l'insegna della vittoria di colui che incombe alle nostre<br />

spalle finché siamo inseguiti.<br />

E che, un giorno, fatalmente incomberà anche alle sue spalle.<br />

Per la morte non c'è vittoria che duri. E non dirmi che faccio<br />

dello spirito.<br />

Mi scrivi che non è una buona idea leggere da solo Von Clausewitz.<br />

Mi potrebbe intristire. Hai ragione.<br />

Ma qualche volta mi rinfranca condividere la giustezza delle<br />

sue osservazioni. E non voglio rifuggire dalla sua lettura. Non potrebbe<br />

tornarmi utile? Voglio io stesso evitare la rotta, la disfatta<br />

totale di quest'ultimo tempo, avanti che la bruna signora colga anche<br />

me come tutti.<br />

Arrendendomi senza precipitazione ma con quieta ragionevolezza,<br />

essa mi incuterà meno paura. La stessa disfatta sarà più accettabile.<br />

Anche se non potrò mai fare assegnamento su ciò che Colui<br />

dice: “Ogni attacco si indebolisce durante il suo portarsi in avanti”.<br />

La lotta della morte indebolisce soltanto noi.<br />

P.S. Ti ho detto che Von Clausewitz ama particolari espressioni<br />

che mi ricordano mondi antichi. “Mettere in pulito” ha attraversato<br />

il cielo delle mie esperienze. Vedrai che anche nostra figlia<br />

metterà in pulito le sue cose.<br />

71


7<br />

L'incontro era avvenuto per puro caso.<br />

Sedeva davanti a un piccolo bar ammirando il Ras-el-Tin Palace,<br />

residenza dei governanti egiziani nel periodo estivo mentre il re<br />

era al Montaza Palace con la famiglia.<br />

- E' italiano, vero? – L’uomo si era fermato a pochi passi da<br />

lui. Indossava un blue-jeans stinto e una maglietta a righe orizzontali,<br />

un folcloristico abbigliamento solitamente riservato a una certa<br />

marineria.<br />

Fu restio a rispondere perché lo avevano messo in guardia. Alessandria,<br />

trafficata da gente a cavallo fra la cultura orientale e<br />

quell'occidentale, capace di barcamenarsi in varie lingue e in più<br />

frangenti, a volte è tutt'altro che affidabile.<br />

Ma l’altro forzava l'attenzione con il suo viso affilato, lo sguardo<br />

aperto e misuratamente strafottente, la sottile struttura ossea<br />

che a tratti era scolpita, sotto i panni marinareschi, dalle improvvise<br />

folate di vento caldo del mattino.<br />

A vincere l’attimo di imbarazzo - dopo che l'altro gli si fu seduto<br />

di fronte -, tornò con lo sguardo alla maestosa costruzione.<br />

Così quello si sentì autorizzato a un breve excursus informativotoponomastico.<br />

- Bello, vero?! Trecento stanze. Chiuse al pubblico ma mantenute<br />

com’erano negli anni cinquanta, al tempo di Farouk. Ras-el-<br />

Tin significa “punta dei fichi”. Devono essere state le colture a<br />

suggerire il nome.<br />

Solo a quel punto si rese conto che l'uomo non poteva non essere<br />

un suo connazionale.<br />

Lo guardò fissamente per qualche secondo.<br />

Sorridendo a se stesso - come per un gioco di parole, o un'allusione<br />

che lui solo conoscesse -, l’altro bevve qualche sorso di birra<br />

dal bicchiere che il cameriere, un ragazzo di tredici o quattordici<br />

72


anni, dagli occhi neri e mobilissimi, aveva appena poggiato sul tavolino.<br />

Poi, passandosi la lingua sulle sottili labbra violacee, accarezzò<br />

con lo sguardo il porto invaso dal sole e quanto esso conteneva:<br />

uomini, imbarcazioni, case, stradine. Insieme a numerosi fili<br />

che, sottesi da finestra a finestra, reggevano bucati indistinguibili<br />

quanto multicolori a crogiolarsi nell'aria torrida.<br />

Mentre aveva lui stesso lo sguardo rivolto al paesaggio, ebbe<br />

l'impressione che l'altro schioccasse la lingua. Uno schiocco sommesso<br />

su cui non avrebbe giurato - intorno il traffico di veicoli e<br />

di persone forniva un sottofondo da alveare tecnologico -, così<br />

come non avrebbe saputo dire se quel rumore dovesse essere considerato<br />

un segno di apprezzamento per la bottiglietta di Stella al<br />

fianco del bicchiere, o per ciò che era sotto i loro occhi.<br />

Trascorsi alcuni minuti e poche frasi comuni, già sospettò che<br />

le invisibili porte della sua solitudine fossero state forzate, e che<br />

non si sarebbero richiuse facilmente. D'un tratto si rese conto di<br />

quanta voglia avesse di comunicare con un altro essere umano che<br />

non fosse Mulid, o la donna delle pulizie, o il piccolo targhi, che<br />

pure portava un senso di fresca allegria nella sua vita di vecchio<br />

tecnologizzato solitario.<br />

S’era accesa una luce davanti ai suoi occhi.<br />

Questo lo rese ancor più sospettoso. Ma, col trascorrere del<br />

tempo, l'atteggiamento dell'uomo e quanto diceva gli fecero dimenticare<br />

ogni diffidenza. Forse perché le parole dell'altro correvano<br />

morbidamente a sistemarsi nella sua immaginazione in una<br />

geometria per cui il suo animo sembrava già predisposto. Palle<br />

eburnee che volassero magistralmente su di un bigliardo dal panno<br />

appena rinnovato.<br />

Quella prima volta Almèk accennò a temi disparati, a volte<br />

sfiorò i massimi sistemi.<br />

- Ho sempre pensato che la geografia abbia questo vantaggio<br />

sulla storia: la capacità di evocare l'invisibile. Il tempo trascorso, e<br />

tutte le cose che sappiamo essere accadute in esso, prendono subito<br />

posto in un luogo che riconosciamo. In pochi attimi un'eco<br />

lontanissima diventa un affresco. La scena di un dramma non ancora<br />

del tutto compiuto, che non si è interamente dipanato.<br />

73


Come se la storia ci attendesse singolarmente sul suo teatro<br />

per incontrarci. Tutti e ciascuno. Il nostro riguardare ai luoghi degli<br />

avvenimenti causa una loro rinnovata esistenza.<br />

Per chi sa accontentarsi, la storia è una seconda eternità.<br />

Fissandolo si accorse che faceva sul serio.<br />

Poi l'altro gli parlò un po' di sé, gli disse di chiamarsi Alberto<br />

Meccanico, e perciò si faceva chiamare Almèk. Un nome breve e<br />

più consono all'ambiente e alla gutturalità della lingua del luogo.<br />

Una sorta di travestimento orale che gli facilitasse la vita.<br />

Certo che parlava arabo. Era quello che lo aveva aiutato a vivere<br />

sino a quel momento, se non a sopravvivere tout-court. A volte<br />

faceva la guida, o il mediatore per piccoli traffici che avessero bisogno<br />

del suo poliglottismo. Era laureato, e ai suoi tempi aveva<br />

anche fatto un dottorato di ricerca.<br />

Era lì da parecchi anni.<br />

Da quel punto scattò tra loro la tacita intesa che Almèk non<br />

avrebbe sistemato ulteriori bandierine di riconoscimento con date<br />

e località nel loro rapporto.<br />

L'uomo rivendicava silenziosamente il diritto alla privacy della<br />

sua persona, se non proprio dell'intera sua storia. Il passato fu<br />

racchiuso e liquidato in una moglie che gli metteva le corna a sue<br />

spese; in due figli che lo avevano scambiato per un asino imbecille;<br />

e in un lavoro redditizio quanto stupido che gli aveva permesso<br />

di distrarre, alla fine, una cifra onesta senza conseguenze negative<br />

per nessuno, quando aveva deciso di farsi vincere dal mal d'Africa<br />

e lasciare tutti e tutto lassù, nello stivale.<br />

In Egitto lui c'era già stato. Durante la seconda guerra mondiale.<br />

E poi vi era tornato in compagnia di sua moglie, con un viaggio<br />

organizzato da una delle ditte di cui vendeva i prodotti. Una sorta<br />

di crociera premio.<br />

Avrebbe potuto scegliere un orologio, ma aveva già un Rolex<br />

d'oro.<br />

Il passato di un uomo può essere estremamente complicate ma<br />

non ve n'è uno che non possa essere efficacemente riassunto in<br />

poche parole, che magari abbiano il sapore dell'epitaffio. Così fu<br />

74


per Almèk, mentre, sorseggiando la birra, fissava con gli occhi della<br />

memoria un tempo lontano che forse ancora gli faceva male.<br />

A vendicarsi della capacità del suo interlocutore di creare sensazioni<br />

in chi l'ascoltava, si chiese se Almèk non fosse uno di quegli<br />

uomini che eruttano saccenteria laddove altri s'accontentano di<br />

flatulenze.<br />

Ma quello non era un modo onesto per affrontare il momento.<br />

Intanto, sorridendo con sorniona ingenuità, Almèk proseguiva.<br />

- Solitamente conosciamo poco della terra e del territorio in<br />

genere. E' qualcosa che deve essere oggetto dell'interesse diretto<br />

di chi ne parla, altrimenti rimane nel buio. Solo i geologi, i minatori,<br />

i contadini, o gli strateghi, ne sanno qualcosa. Tuttavia, quando<br />

riusciamo a vederla, la terra, la nostra fantasia si agita. Le dà un<br />

ruolo, un significato. Una valenza.<br />

Forse è così che è nata l'idea di patria. Un pezzo di terra che<br />

diventa germinale, individualizzato e insieme idealizzato. Un<br />

grembo.<br />

La storia, che è sempre in cerca di un grembo, si fionda fra le<br />

sue pieghe, imporpora i suoi calcari, le sue marne. Rinnova i segreti<br />

lucori delle ossidiane. Ricolma gli scabri percorsi ritagliati<br />

dalle rocce aspre delle montagne, o delle ronchiose groppe appena<br />

affioranti dal suolo.<br />

Il terreno non si inventa, non si immagina; solo la storia dell'uomo<br />

è inventata dall'uomo. Guai al momento in cui all'uomo<br />

riuscisse di fare il contrario. A infrangere l’aspetto del pianeta.<br />

Tutto sommato, la contaminazione è qualcosa del genere.<br />

L'uomo cambia significativamente i parametri dell'aria, dell'acqua,<br />

e della faccia della terra. Ne infrange presuntuosamente quanto<br />

pretestuosamente gli equilibri.<br />

Non crede?<br />

Usava brevi frasi, al termine delle sue argomentazioni, con cui<br />

sollecitava il coinvolgimento del “limitato uditorio”. Gli ricordò le<br />

question tags inglesi che aveva studiato quasi cinquant'anni prima<br />

sui testi della Oxford University Press. Ma non gli ci volle molto<br />

per realizzare che solo di rado l’altro rimaneva in attesa di una risposta.<br />

75


- Spesso siamo così distratti che neanche ci accorgiamo di essa.<br />

Della terra, voglio dire.<br />

Almeno penso che sia così in Occidente. A dispetto dei verdi<br />

che spuntano dappertutto come funghi. Oggi più che mai credo<br />

che il nostro pensiero sia lontano da Wordsworth e dalla sua passione<br />

naturale.<br />

I movimenti ecologisti, dopotutto, non mi sembrano numericamente<br />

granché.<br />

Qui invece, in Africa, la terra ancora s'impone. La terra non è<br />

solo “la natura”. E' lo stesso destino, gioca un ruolo visibile. Ha<br />

una parte preponderante nell'immaginario collettivo, nell'esistenza<br />

degli uomini.<br />

Il suolo parla di vita e di morte con una voce molto più incidente<br />

di quella filosofica, che sia kantiana, idealista, husserliana o<br />

esistenzialista.<br />

Non che io indulga in assidue frequentazioni letterarie, ma<br />

spesso mi sono chiesto se Camus avrebbe avuto gli stessi dubbi<br />

sulla liceità del vivere risiedendo a Tamanrasset, invece che ad Algeri<br />

o ad Orano. Vivendo al cospetto del paesaggio maestoso e<br />

aspro dell'Hoggar, della basaltica cattedrale della Koudia, dell'Ilaman,<br />

del Tahat, piuttosto che di fronte al mare nostrum.<br />

Cosa avrebbe pensato se avesse fronteggiato l'Assekrem?<br />

Dapprincipio aveva pensato che solo il caso avesse permesso<br />

ad Almèk di riconoscerlo come italiano e persona pronta a dialogare<br />

con lui. Ma sotto la profluvie di argomentazioni ed allusioni<br />

dovette ammettere che, pur sembrando il proprietario di un modesto<br />

supermercato, o un piccolo rivenditore di granaglie, l'altro<br />

era un conoscitore di uomini. Oltre ad avere una certa infarinatura<br />

filosofica.<br />

Almèk consumava il resto della birra lentamente, a piccoli sorsi;<br />

quasi con diffidenza. E solo al termine di quell’operazione riprese<br />

a popolare le immediate vicinanze delle sue idee.<br />

Istintivamente, mentre l'altro riprendeva, pensò ad esse come a<br />

nervosi cavalli il cui bronzo rampante - segnato dalla chimica di<br />

76


viridiche contaminazioni - fosse al centro di un paesaggio alla De<br />

Chirico.<br />

- Il deserto forza gli interrogativi. E' in sé stesso una domanda.<br />

Quando non è una lotta, la battaglia per esistere.<br />

L'assenza della vita ci spinge a porci quesiti sui motivi del nostro<br />

essere.<br />

La carenza di cose - che non affollano più l'orizzonte dei nostri<br />

sensi, che non li stordiscono, che non ci ottundono - ci obbliga a<br />

investigazioni e procedimenti mentali di una logica molto più<br />

stringente di quella che ha luogo sotto le latitudini per noi consuete.<br />

Nulla ci distrae dall'essenziale. Nulla ci disturba. Poi, pian piano,<br />

le domande, da aggressive, inquisitive fino all'ossessione, si<br />

fanno morbide. Si fanno compagne. In un certo senso divengono<br />

risposta a se stesse.<br />

E ad Almèk parve giusto rompere in una nota personale. Quasi<br />

apporre una firma che lo identificasse:<br />

- E' buffo appartenere a una cultura che ha origini cristiane e<br />

parlare in questo modo.<br />

Per noi dio ha una faccia, una storia. Addirittura un'avventura<br />

umana. Ma questa è solo la superficie del nostro contatto con lui,<br />

l'aspetto sensibile. Nel profondo le domande continuano ad agitarsi.<br />

Come mostri pleocenici che entrino ed escano dalle acque<br />

degli enormi laghi preistorici del nostro animo.<br />

Se dio è conosciuto fin nei particolari di alcune delle sue vicende<br />

terrene, non vuol dire che non mi risulti ancora lontano.<br />

Che, per quanto vicino, io non lo senta distante. Sarà il disagio<br />

della fede, ma è pure un disagio. Tuttavia, nel deserto anche Xto è<br />

una domanda che s'addolcisce, nello stesso tempo in cui si attesta<br />

come interrogativo assoluto. Pur restando un concetto non pienamente<br />

fruito, un frutto di cui è più facile sentire il profumo che<br />

il sapore.<br />

Che non si lascia consumare ma inseguire.<br />

Anche a noi, che sappiamo così tanto di dio, il deserto può insegnare<br />

qualcosa.<br />

Lei è cristiano, immagino!?<br />

77


Neanche questa volta Almèk rimase ad attendere la risposta.<br />

- Per quanto riguarda il palazzo su cui si stava spremendo gli<br />

occhi, fu costruito da Mohammed Ali. Non ricordo l'anno. Ma<br />

l'opulenta costruzione ha visto alcuni fra i più importanti avvenimenti<br />

della moderna storia d’Egitto, a dispetto del fatto che Alessandria<br />

è solo la seconda città dello Stato.<br />

Due episodi per tutti. Quando Mohammed Ali - che riaprì all'Occidente<br />

dopo secoli di isolamento ottomano - fu sul punto di<br />

squilibrare l'Europa fornendo alla Francia sia le vie d'acqua di<br />

Suez che quelle dell'Eufrate per l'Oriente, Napier, sceso da una<br />

delle sue sei navi giunte “a spron battuto” nel porto di Alessandria<br />

(o da tutte e sei?; chi potrebbe dirlo?), fu lì che lo raggiunse, e<br />

sempre lì minacciò di accendergli il fuoco sotto il sedere, nel caso<br />

non avesse immediatamente desistito dalla sua follia antiturca e filo-francese.<br />

Inoltre, quando Naghib e Nasser scaraventarono fuori di casa<br />

Farouk, aprendo le porte alla moderna gestione democratica, Rasel-Tin<br />

fu l'ultima terra, il luogo da cui l'ex-monarca partì per l'esilio<br />

sul suo yacht Mahrusa.<br />

Un nome che evidentemente portava jella, Mahrusa. Credo che<br />

sia lo stesso che aveva il panfilo su cui era stato costretto a involarsi<br />

un avo di Farouk, Ismail il Magnifico. Contemporaneamente<br />

scacciato e fuggito via con il classico sacco d’oro. Almeno così si<br />

dice.<br />

Nipote di Mohammed Ali, nel 1879 Ismail fu invitato a togliersi<br />

quanto prima dai piedi dai Consoli Generali francese e britannico,<br />

che gli portarono personalmente il telegramma del sultano che<br />

lo destituiva dalla carica di khedivé.<br />

Questo solo dieci anni dopo l 'apertura del Canale.<br />

Quando non si pensa alla tragedia di questi popoli, si rimane<br />

affascinati dalle avventure che hanno vissuto, e dai cambiamenti<br />

che hanno dovuto affrontare. L'Egitto, quello mediterraneo in<br />

particolare, è una terra convinta alla morbidezza, alla plasticità, dai<br />

secoli. All'umiltà nei confronti della storia.<br />

La mitologia popolare racconta come Dio, quando creò l'umanità,<br />

donasse a ciascun popolo due qualità che si contrastavano.<br />

78


Egli volle distribuire i suoi doni agli uomini in modo da equilibrarne<br />

la vita sulla terra. Ai Siriani diede un' intelligenza acuta ma<br />

anche tanta faziosità; agli Iracheni l'orgoglio ma lo temperò con<br />

l'ipocrisia; ai nomadi del deserto una pioggia di privazioni equilibrata<br />

da una salute di ferro. Agli Egiziani diede grande abbondanza,<br />

ma per compagna questa ebbe l'umiltà.<br />

Quando s'accorse che l'incontro volgeva al termine si disse che<br />

non gli sarebbe dispiaciuto rincontrare Almèk.<br />

Quei pochi minuti gli avevano fatto tornare il gusto del rapporto<br />

umano. La lontananza di sua moglie aveva reciso la normale<br />

conversazione civile a cui aveva solitamente accesso. E lui, pressato<br />

dalle gravi incombenze, aveva accettato lo stato di fatto, quella<br />

solitudine del cuore come del cervello. Ma Almèk, in quella mezz'ora,<br />

aveva tagliato i legacci delle sue rinunce e gli aveva dato ancora<br />

la possibilità di volare con l'immaginazione, e magari con la<br />

stessa fantasia, per il mondo che lo circondava. Ogni ascesi che sia<br />

davvero tale tiene lontane le tentazioni perché conosce le esigenze<br />

oltre che le debolezze del cuore umano. Ora, la sua ascesi era amatoriale,<br />

soggetta all'improvvisazione se non all'improntitudine. Ed<br />

era umano che lui cadesse nella tentazione di quella compagnia.<br />

Che, coinvolto in una conversazione interessante, non vedesse l'ora<br />

di riassaporarla.<br />

Ma non sapeva come. Per nessuna ragione gli avrebbe fatto<br />

una proposta diretta di rivedersi. Per fortuna fu lo stesso Almèk a<br />

dirgli da che parte bazzicasse solitamente. A nominare, quasi per<br />

caso, un paio di cafés che frequentava.<br />

Poi fu via, senza neanche offrirsi di pagare quello che aveva<br />

consumato.<br />

Ma non si rividero in nessuno dei posti nominati dall'altro.<br />

Piuttosto, un giorno in cui lui aveva deciso di fare una passeggiata<br />

sulla Corniche, e andava da Midan Orabi verso Midan Sa'had Zaghlul,<br />

mentre ancora gustava nella mente la bella prospettiva del<br />

monumento al Milite Ignoto di quella piazza - contro la moderna<br />

possente silhouette della Senghor University, e la chiesa di San<br />

79


Marco alle sue spalle - si imbatté in Almèk diretto verso il fronte<br />

mare.<br />

Era appena stato al Tourist Information Office, l'uomo gli disse.<br />

Aveva dovuto prendere del materiale per un viaggio che un<br />

suo cliente aveva in mente di fare. In quell'occasione andarono a<br />

bere una birra in un locale di una viuzza trasversale della Shari'<br />

Champollion, non distante dal luogo in cui si erano incontrati.<br />

Oltre a quello del territorio, e della terra in generale, il problema<br />

della storia era fra quelli che ossessionavano Almèk. Ne avrebbe<br />

parlato di frequente.<br />

Era sua convinzione che questo secolo, con i suoi cambiamenti,<br />

con gli assoluti sconvolgimenti di carattere politico che erano<br />

avvenuti in mezzo mondo, avesse visto alcuni popoli in un certo<br />

senso sottratti a se stessi. La Russia da zarista e cristiana era diventata<br />

comunista e atea per legge; la Cina era diventata maoista; l'Iran<br />

non era più Persia; l'Iraq s'era allontanato da ciò che era stato<br />

ai tempi dell'impero ottomano.<br />

E poi i cambiamenti che avvenivano proprio in Africa.<br />

Non mutamenti ma mutazioni. Ad Almèk questo secondo termine<br />

sembrava avere un maggiore potere di descrizione - e quindi<br />

di convincimento - circa la profondità a cui erano avvenuti i cambiamenti.<br />

“Circa la profondità che la lama del vomere aveva raggiunto<br />

nel corpo dei popoli. Nello sconvolgimento delle nazioni.”<br />

Gli stessi negri che pochi anni prima cacciavano il leone e la<br />

gazzella con arco e frecce, ora scaricavano addosso ai medesimi<br />

animali - si fa per dire - raffiche di fucile automatico.<br />

- Guardi una moderna cartina dell'Africa e la paragoni con una<br />

di cinquant'anni fa. Poche nozioni di storia e il ricordo di qualche<br />

contemporaneo genocidio basteranno a farle comprendere cosa<br />

voglio dire.<br />

La cosa non è terribile solo per quelli che rimangono uccisi.<br />

Tutti dobbiamo morire. E' che il presente con le sue brattee copre<br />

le spoglie del passato. Cancella la storia. Abrade le origini, le radici,<br />

laddove i popoli, e l'uomo in generale, hanno estremo bisogno<br />

del loro passato.<br />

80


E' una necessità assoluta, psicologica.<br />

Nessun individuo può vivere senza la propria storia. Che oltre<br />

a giustificare discorsivamente - cioè a narrarci - le nostre origini, in<br />

un certo senso ci rende “radicati nel tempo”. Come se la percezione<br />

delle cause che hanno portato al nostro atto di esistere ci<br />

desse quiete. E questo per diversi motivi, uno dei quali è che il<br />

nostro passato è denso di fatti positivi. Nella verità e nella mitologia.<br />

Sarà pieno di dolore, di sconfitte, di morte, ma è anche ricco<br />

di un'umanità che combatte e vince. Che supera gli ostacoli; e che,<br />

così facendo, ci genera. Di esperienza umana.<br />

Nella memoria vi sono filtri che giocano tutti a nostro vantaggio.<br />

E noi siamo i figli di una qualche vittoria. Questo ci rende orgogliosi,<br />

addirittura ottimisti. Dopotutto siamo quasi sempre i figli<br />

di una favola.<br />

Il vuoto alle nostre spalle, al contrario, ci angoscia. E' una sorta<br />

di in-comunicazione che ci fa quasi sentire colpevoli del nostro<br />

vivere. Nel non sapere, nell'essere perduti nel tempo, alla deriva di<br />

noi stessi, ci sembra di leggere una colpa originale.<br />

E' quello che sta accadendo all'uomo moderno. Perde il passato,<br />

la storia. Perde i contatti con le sue radici. E comincia a fluttuare<br />

nel nulla.<br />

Questo non può fargli bene. A parte il fatto che tutto ciò non<br />

ha niente a che fare con la libertà.<br />

La storia è la scala da cui noi guardiamo in basso alle cose della<br />

nostra esperienza umana. E' come se, perdendo il passato, noi subissimo<br />

l'aggressione di una tenebra che non ci riesce di sconfiggere.<br />

Credo che il progresso non sia tanto “portarsi in avanti” quanto<br />

“portare con sé” quello che è stato, lungo il cammino di un futuro<br />

a volte ineludibile. A compimento e a superamento.<br />

Non è abrasione ma maturazione. Gestione di ciò che fu e che<br />

deve trasformarsi in nuova vita.<br />

E' utilizzo del passato nel suo superamento, non distruzione.<br />

E’ metabolizzazione.<br />

81


La storia non fu l’unico argomento su cui Almek volle esprimersi.<br />

A un certo punto la fascinazione antropologica lo agguantò<br />

per i capelli.<br />

- Oramai già ci accorgiamo sulla nostra pelle che consumismo<br />

significa rivolgersi a un mondo limitato e inquieto di cose e di persone.<br />

Iscriversi in un orizzonte tanto difficile quanto costoso; tanto<br />

ristretto quanto soggetto a una continua dinamica sorprendentemente<br />

perversa.<br />

O, forse, a una dinamica perversamente continua?<br />

E' comunque restringerci nella prigione di un materialismo animalesco.<br />

Insomma, consumare può diventare frustrante proprio nel suo<br />

realizzarsi. Mentre catturiamo gli oggetti faticosi del nostro desiderio,<br />

siamo a nostra volta strettamente agguantati da essi.<br />

Siamo trascinati dentro strettoie esistenziali, incatenati nella<br />

cornice del nostro tempo privato. Siamo dolorosamente a nostra<br />

volta posseduti, dilaniati. Alla fine ci riconosciamo quali imprigionati<br />

“cacciatori di taglie” laboriosamente ma efficacemente catturati<br />

dalle nostre prede.<br />

Uomini la cui vittoria è la loro sconfitta.<br />

Anche quel giorno Almek concluse con una breve digressione<br />

personale, e lasciò che lui intravedesse il mondo dei suoi sentimenti<br />

prima di alzarsi e andarsene. Come la volta precedente, senza<br />

pagare ciò che aveva consumato.<br />

- Amo Alessandria perché è sempre sull'orlo di se stessa. In un<br />

quasi impossibile equilibrio. Alle spalle il Maryut, un lago semiprosciugato<br />

dal cui invaso baluginano poche acque contaminate<br />

dalla modernità e infiniti multicolori cristalli salini, laddove una<br />

volta vi erano tremule ampie onde in cui convergeva il commercio<br />

dell'intera cornucopia d'Egitto.<br />

Più oltre, verso sud, un mare di sabbia e la depressione del<br />

Qattara che si indovina in lontananza.<br />

Di fronte alla città, invece, un mare d’acqua, uno dei bacini più<br />

grandi del mondo; su cui essa si è di volta in volta affacciata come<br />

semplice centro commerciale, o come il più grande porto del<br />

mondo civile.<br />

82


E’ vero, con fasi alterne, ma fin dai tempi di Alessandro Magno.<br />

Il canale di Suez l'ha rimessa in piedi. Città bifronte; che ha la<br />

coscienza di essere musulmana sin da quando l'Islam la ricacciò al<br />

secondo posto dopo il Cairo, ma che nella sua carne ha gli ampi<br />

squarci dei copti, dei cattolici, addirittura dei protestanti. Di volta<br />

in volta punto d’incontro di intensi traffici internazionali, e paese<br />

di stamberghe e poveri pescatori: come sembra che l'abbia trovata<br />

Napoleone prima e dopo che la sua flotta fosse affondata ad Abu<br />

Quir. A solo pochi chilometri da questo tavolino all'aperto.<br />

Prima e dopo che il Còrso inchiodasse i turchi sul litorale che<br />

oggi produce la migliore cucina del mondo mediorientale a base di<br />

pesce.<br />

Decadente come l'ha descritta Durrel; terra di Kavafis. Ma anche<br />

luogo di palpiti multirazziali e di gente che non molla. Luogo<br />

in cui l'ombra a volte offre cose tanto positive quanto quelle offerte<br />

dal pieno sole che abbrucia senza pietà i palazzi occidentalizzanti<br />

della Grand Corniche. Arco di terra e di mare in cui il vento<br />

intreccia discorsi fatti di convivenza, di elasticità.<br />

Un esistere senza dubbio camaleontico ma anche critico. Essenzialmente<br />

teso alla propria dignitosa sopravvivenza.<br />

Forse è la città su cui hanno pianto di più, allontanandosi dall'Egitto,<br />

quelli che non accettarono la rivoluzione nasseriana.<br />

Alessandria non è il Cairo, che, con il suo magma simile a lappate<br />

di una lava incoercibile, tutto copre, tutto in fin dei conti mescola<br />

alla causa islamica e arabizzante. Che in qualche modo rende<br />

propria ogni cosa.<br />

Alessandria è una rete nell'aria, nel sole: fra marzo e giugno nel<br />

kamsin che soffia, ma anche nello zefiro leggero d'ogni altro giorno.<br />

Una rete che filtra, che si agita, che brilla nella luce; che palpita<br />

del vento che la invade ora dalla terra e ora dal mare. Sottesa con<br />

la sua bellezza per oltre venti chilometri contro il mare dell'Occidente.<br />

Luogo di compenetrazione intesa come convivenza. Così<br />

come di sopportazione per quanto a volte faticosa - lo chieda agli<br />

“infedeli” - in cui, tuttavia, la voce del muezzin, a mio personale<br />

avviso, ha un suono diverso dalle voci che risuonano al Cairo.<br />

83


Un luogo in cui la brezza non smette mai di soffiare, o il vento<br />

di cambiare. In cui bastano pochi attimi perché il sole lasci il campo<br />

al vento sferzante, alla pioggia impietosa, e ai violenti schiaffi<br />

di un mare virulento.<br />

In essa vi è traccia di dinamiche che spingono verso nobili traguardi<br />

umani, e di movimenti che spingono verso il fondo. Verso<br />

l'abisso e l'oscurità di noi stessi e del mondo che ci circonda.<br />

Avrà letto Kavafis, Durrel.<br />

Luogo multiforme, essa muove ai paragoni. E i paragoni, oltre<br />

ad affinare l'esperienza e la mente, spingono alle scelte e agli atteggiamenti<br />

critici. Alla riflessione. Perciò la ritengo allo stesso<br />

tempo una città cinica e insieme filosofica, giustamente malfamata<br />

e allo stesso tempo testimone dell'umana coscienza. Come a dire:<br />

drappeggiata da una inesausta grandezza, ancora sotto l'ombra del<br />

Museion.<br />

Testimoniale inquisitivo della stessa vita.<br />

Quella sera, ritornando lungo la Corniche al posto dove aveva<br />

parcheggiato la macchina, il mare gli apparve più bello e tremante,<br />

più scuro e assorbente con i suoi blu e i suoi azzurri: un mare che<br />

gli gettò addosso una rete metafisica, un infinito giacchio entro cui<br />

gli era permesso di muoversi ma a cui - anche nei giorni che seguirono<br />

- non gli parve di poter sfuggire.<br />

A casa s'accorse di non avere più sonno.<br />

La cosa lo infastidì. E dopo alcuni tentativi mal riusciti di scivolare<br />

nell'oscurità dell'incoscienza, abbracciato dalla soffusa tenebra<br />

della camera, si alzò e decise di scrivere a sua moglie.<br />

In primo luogo si sentì obbligato a raccontarle ciò che gli stava<br />

accadendo: del vicino di casa il cui sangue, ribollendo, aspettava di<br />

fiorire. Al più presto, se non proprio da un giorno all'altro.<br />

E' difficile spiegarti, ma se mai vi fu rabesco in cui la strumentazione<br />

dei cerusici medievali si è intrecciata con la speranza desiosa<br />

quanto visionaria del moderno malato, questo è Mulid.<br />

Già ti ho accennato qualcosa.<br />

84


Vorrei che tu lo conoscessi di persona. Non alto ma poderoso;<br />

piacevolmente robusto anche se un tantino tracagnotto. Di un'ascendenza<br />

contadina che traspira da tutti i pori; gentile e interessante,<br />

sicuramente intrigante. Dall'occhio ridente, cortese, ma infuocato<br />

quando mi parla della sua malattia, e del conseguente desiderio<br />

che io gli asporti i calcoli. Di volta in volta proponendomi<br />

una o l'altra delle possibilità giunte a sua conoscenza tramite i libroni<br />

che egli reperisce in antri popolati da ciò che l’Occidente<br />

abbandonò ritenendolo inutile, quando tolse il campo per l'avvento<br />

di Nasser.<br />

Uno sguardo focoso, il suo, nel quale a tratti cova un mal celato<br />

scontento; la spoglia di un dolore esacerbato dalle ripulse della<br />

tenera gemma, del profumato fiorellino che gli gira per casa sotto<br />

il naso senza che lui possa reciderlo e tenerlo per sé solo.<br />

Mulid, per la verità, non parla spesso della ragazza, ma essa si<br />

indovina sempre presente al fondo delle sue preoccupazioni, dietro<br />

ogni sua parola. Jasmine è come uno scoglio a fior d'acqua. Sia<br />

per lui che per me. Che si eleva di poco fra le onde, ma che proprio<br />

a causa di tanto è decisamente pericoloso.<br />

Ma io non ho alcuna intenzione di far naufragio su di lei!<br />

Come non parlarti delle pinze che lui mi propone, e dei cateteri<br />

rinascimentali e post- !<br />

Vorrei che tu vedessi tutta la robaccia dei giornali che mi mostra;<br />

per rabbrividire ma anche per ridere dell'impossibile situazione<br />

che si è venuta a creare.<br />

E se ricordo che alla fin fine il tutto è stato causato da me, divento<br />

ancora più nero…<br />

Dopo un paio di giorni di questa pericolosa seccatura, mi sono<br />

rivolto all'incaricato dell'agenzia affinché convincesse il mio vicino<br />

di come stavano le cose. Volevo essere finalmente liberato da<br />

quell'incubo. Ma, allorché l'uomo comprese il motivo della mia visita<br />

ad Anfushi, iniziò a ghignare sotto i pesanti baffoni. Certo che<br />

conosceva Mulid. E sapeva anche della sua tresca con la servetta -<br />

a cui io neanche mi ero sognato di accennare. Inoltre conosceva le<br />

capacità fantastiche dell'uomo.<br />

85


Se la rideva, lui, sotto il fez nuovo di zecca, dall’alto gallone<br />

dorato.<br />

In quell’agente dell’agente, mi parve scorgere uno degli appartenenti<br />

alla generazione che, tempo prima, aveva vissuto miseramente<br />

una storia dal regale refrain faroukiano. E che poi era stata<br />

sommersa - e conseguentemente infettata - dal lusso del 2000;<br />

strizzata nell’amplesso di un'infitah orchestrata e suonata dalla<br />

banda di nuovi-ricchi quanto ferocemente accaldati cairoti.<br />

Ma il peggio venne alla fine del nostro incontro.<br />

Dunque io non ero medico, gli leggevo nel pensiero. Ero un<br />

nessuno! Sorrise l'omaccione in gallabaia, e poi addirittura rise apertamente<br />

per un paio di minuti buoni.<br />

Poi mi salutò scusandosi per l'inconveniente, e, nel rinnovarmi<br />

gli auguri per il mio soggiorno in riva al Mare degli Arabi - come<br />

lui chiama la zona -, mi rivolse una frase non so se sfottente, o<br />

cinica tout-court: “Sia bravo, Egregio Dottore - disse scandendo<br />

bene le ultime parole. Lo aiuti come può. Mulid è un buon diavolo”.<br />

Mancò solo che una strizzata d'occhi e un’allusiva stretta di<br />

mano suggellassero la nostra complicità nel futuro operatorio del<br />

calcoloso innamorato.<br />

Mulid mi strazia; a volte mi strania da me stesso.<br />

Mi coinvolge nelle sue fantasticherie al punto di quasi-sedurmi,<br />

oltre ad obbligarmi a scorpacciate di frutta che, serpeggiando, si<br />

insinua nella mia vita, umida e sugosa, intrecciata ad ipotesi sanitarie<br />

lontane dalla realtà quanto la luna dalla terra. Ipotesi a tratti pericolosamente<br />

quanto misteriosamente vicine al mio cuore, a causa<br />

della malia esercitata sulla mia immaginazione dal suo speranzoso<br />

desiderio. Una fascinazione che prospetta l’impossibile facendolo<br />

credere attuabile. Che distorce la realtà con una sorta di<br />

qualità demoniaca i cui smalti danno consistenza alle ombre, parvenza<br />

di solidità ai più perversi trabocchetti.<br />

Mulid è la sorridente semplicità dell'impossibile, la pervicace<br />

realizzabilità dell'assurdo.<br />

86


Ormai, al suo solo avvicinarsi comincio ad essere irretito nelle<br />

sue speranze, nei suoi desideri, addirittura nei suoi piani chirurgico-sanitari.<br />

Te l'ho detto, è un tipo irresistibile. Un vero predone. Il fascino<br />

di Sean Connery a confronto del suo fa ridere. Ha un occhio<br />

così ridente e furbo… E’ tanto cortese e generoso…<br />

E ha testa e orecchie grandi…<br />

Lui sostiene che anche i faraoni fossero così.<br />

Avrà responsabilità la Francia di Champollion e di De Gaulle<br />

in quelle orecchie?<br />

Per il primo non saprei, ma il secondo aveva orecchie decisamente<br />

grandi. Almeno così mi sembra di ricordare.<br />

Una volta mi sono sorpreso a pensare quali potessero essere le<br />

dimensioni del suo pene.<br />

Se l'uomo lo relaziono realisticamente con gli strumenti che mi<br />

porta a vedere in imago… C’è da rimanerne impressionati.<br />

Tutte queste informazioni egli le desume da libercoli o libracci<br />

di origine cairota o alessandrina, provenienti da un maledetto negozietto<br />

di Anfushi che ha rilevato il ciarpame di medici europei<br />

morti probabilmente in odore di santità alcolica e sifilide, una cinquantina<br />

d'anni or sono. E’ a questa data, difatti, che risalgono i<br />

libri che l'uomo riporta dalla sponda ridente di quel mare occidentale.<br />

Da Anfushi, appunto.<br />

Ma come sarà davvero l'organo..? A questo punto non posso<br />

fare altro che arrossire violentemente nel più profondo dell'animo,<br />

e darmi un pizzicotto per staccarmi da questa curiosità decisamente<br />

morbosa.<br />

La situazione si è così evoluta nella mia mente che la più pressante<br />

esclamazione che mi giunge al cuore, al cervello, e quasi alle<br />

labbra, in questi giorni è: fortuna che di medicina non so assolutamente<br />

nulla! Come farei a resistere a tale impeto? Mettiamo, se fossi un<br />

oculista?, un otorinolaringoiatra?, o anche un odontoiatra, magari<br />

di quelli dediti esclusivamente all'ortodonzia ?<br />

Come potrei oppormi al sorriso e alle cortesi attenzioni di Mulid?!<br />

87


Il tracagnotto mi forzerebbe la mano. E io dovrei mutare la<br />

mia vocazione esculapica. Addirittura violare il giuramento ippocratico.<br />

Quest'uomo è così convincente che guai a essere un veterinario,<br />

e risiedere entro cinquanta miglia dalla sua vescica!<br />

Per oggi basta, mia cara.<br />

Ti abbraccio. Mi manchi da morire. In modo particolare quando<br />

il suono dell' adan mi avverte che devo mettermi in moto se<br />

voglio trovare qualcosa da mangiare al circolo.<br />

Avresti mai immaginato che un giorno io potessi rimpiangere<br />

la tua essenziale e “svelta” cucina?<br />

88


8<br />

Si era svegliato più tardi del solito. Se ne meravigliò. Quindi,<br />

una veloce rivisitazione a quanto era accaduto la sera precedente<br />

gli fece concludere che le quattro chiacchiere scambiate nell'elegante<br />

saletta del Trianon avevano contribuito a distenderlo. A scaricare<br />

le tensioni. Lo stile decò dell'antico locale, e la discussione<br />

con un turista inglese sull'orientalismo e i seni di una ballerina<br />

presente nel ristorante, gli avevano fatto recuperare le energie che<br />

nervosismo e solitudine sembravano volergli negare sino a qualche<br />

ora prima. Sfociando in quel saporito sonno.<br />

Quando si dice che le parole non servono!<br />

Fu rasserenato da quel fatto. E decise di dedicare la giornata a<br />

completare la distensione. Doveva approfittare dell'onda lunga. E<br />

gli tornò in mente il suo vecchio e allo stesso tempo nuovo amico.<br />

Di cosa non avrebbe approfittato Von Clausewitz pur di raggiungere<br />

i suoi obiettivi bellici?<br />

Avrebbe continuato ad approfondire (sic!) il manuale sulla<br />

guerra.<br />

Ma prima avrebbe messo qualcosa nello stomaco.<br />

S'alzò e fece una doccia veloce. Quindi andò in cucina per prepararsi<br />

un caffè forte, affettare un po' di frutta, e fare dei toast.<br />

Solitamente era così che iniziava la giornata; a tanto anche sollecitato<br />

dagli “omaggi” di Mulid.<br />

Non gli mancavano mai frutta fresca, ortaggi e uova. Queste<br />

ultime forse un po' meno fresche; o almeno esposte per la loro<br />

stessa natura a una sana quanto aperta “coltivazione del dubbio”.<br />

Ormai consuete, le operazioni si sgranarono una dopo l'altra,<br />

compreso il principio d'incendio di un panno già bruciacchiato.<br />

Ma neanche aveva portato la tazzina fumante alle labbra che il<br />

normale brusio che dall'esterno teneva compagnia come un sottofondo<br />

musicale alla sua solitudine ruppe in brevi urla di donna.<br />

89


Corse alla finestra, guardò fuori; giusto in tempo per assistere al<br />

tuffo di una delle ragazzine della casa del “turco” - era così che<br />

nella sua immaginazione chiamava il riccastro che rinnovava la più<br />

ampia magione ad Anfushi - che placcava con inattesa agilità un<br />

pollo fuggiasco. Attorno a lei, a tagliare altre strade al ruspante<br />

non volatile, una buona parte delle donne delle case vicine e dei<br />

ragazzini urlavano allegri e inzaccherati fino ai gomiti.<br />

Sorrise. Tutto bene.<br />

Aveva temuto una faida intertribale, con conseguenti eccessi di<br />

barbarica sanguinarietà. Invece le donne ridevano divertite, si facevano<br />

cenni, e i ragazzetti si spintonavano senza grande danno.<br />

Anche il pollo - ora a testa in giù fra le mani della serva più anziana<br />

- taceva aspettando di tornare, o lui o il mondo, alla consueta<br />

normalità di relazione.<br />

Poi s'accorse che fra i bambini vi era anche Farouk, e che la<br />

stessa Amina chiacchierava un po' discosta con una ragazza che<br />

doveva avere nelle vene sangue del turco.<br />

Ma sì. Era giorno di pulizie. Doveva affrettarsi ad abbandonare<br />

il campo. Nel suo interesse, meglio togliersi di mezzo. E completò<br />

in fretta la colazione interrotta.<br />

Ma quel giorno doveva essere diverso da come lui aveva immaginato.<br />

Intanto l'arrivo di Amina ripropose il tema delle sue relazioni<br />

con Farouk. E poi, quando il ragazzino si presentò sulla soglia del<br />

soggiorno - in cui lui si era rifugiato a leggere qualche pagina del<br />

Times -, gli tornò in mente sua figlia e la lettera che gli aveva inviato.<br />

Gli chiedeva di informarsi circa le modalità di adozione che vigevano<br />

in Egitto, e quale fosse il vento che tirava da quelle parti a<br />

tale riguardo.<br />

I due temi si intrecciarono nella sua mente per rimanervi avvinti<br />

per un poco. Vij si era posta come immediato traguardo matrimoniale<br />

avere dei figli. Era stata una cosa tanto presente da essere<br />

imbarazzante se loro non avessero pensato che anche al marito<br />

avrebbe fatto piacere “inaugurare una linea dinastica”. Così diceva<br />

Jaap.<br />

90


Se le fosse nato un figlio maschio abbastanza presto, avrebbe<br />

avuto l'età di Farouk. Magari non la costituzione, o il colore degli<br />

occhi. Jaap era alto, un po' squadrato; e sia lui che sua figlia avevano<br />

gli occhi blu.<br />

Quel mattino il ragazzo targhi - ormai era convinto della sua<br />

ascendenza - aveva in braccio la sua volpetta e, guardandolo fissamente,<br />

un po' carezzava e un po' torturava l’animale.<br />

Fin dal primo incontro aveva avuto l'impressione che Farouk<br />

gli riservasse un'attenzione quasi ipnotica, indagando il suo modo<br />

di fare. Lo scrutava come se provenisse da un altro mondo. Che<br />

bevessero una Coca, o mangiassero un panino di fortuna, mentre<br />

Amina era intenta in qualche faccenda appena fuori dell'uscio, i<br />

suoi occhi erano sgranati su di lui. Quando gli parlava era la stessa<br />

cosa.<br />

E la presenza del giovane berbero gli poneva di tanto in tanto<br />

il problema di come e chi sarebbe stato suo nipote, se ne avesse<br />

avuto uno. Ora che aveva compreso cosa volesse dire avere un ragazzetto<br />

che un paio di volte alla settimana ruzzava per casa inseguendo<br />

il suo fennec, era torturato dalla curiosità. O meglio, quella<br />

semplice idea lo perseguitava.<br />

Aveva cercato di informarsi al riguardo dell'adozione. E sperava<br />

di sbagliarsi circa la prima impressione che aveva avuto. In Egitto,<br />

e forse in Alessandria più che altrove per quella radicale duplicità<br />

del porto mediterraneo, le cose assommavano le complicazioni<br />

classicamente islamiche - o semplicemente arabe - a quelle<br />

modernamente europee.<br />

Lui aveva fatto pressione con l’incaricato dell’ufficio, una giovane<br />

donna assolutamente europeizzata, e gli avevano detto di attendere.<br />

Prima lei e poi il dirigente da cui dipendeva il settore. E<br />

lui aveva deciso di attenersi a quel consiglio. D'altro canto, se avesse<br />

voluto fare diversamente, non avrebbe saputo cosa e come<br />

farla.<br />

Alla fine, dopo aver rivolto un paio di frasi scherzose all'indirizzo<br />

del ragazzo nel francese più semplice che conoscesse, andò<br />

in cucina per prendergli una lattina di Coca. Magari gli avrebbe<br />

91


fatto anche un panino. I ragazzi hanno sempre fame. Almeno<br />

questo è quello che dicono tutti.<br />

Quella mattina Farouk non rimase con lui all'interno della casa.<br />

C'era qualcosa nell'aria che rendeva nervosi sia il ragazzo che il<br />

suo piccolo compagno. Quando la Coca fu finita nella lattina, senza<br />

dire una parola il targhi si alzò, poggiò il recipiente in terra accanto<br />

al muro, così come lui lo avrebbe rimesso sul tavolo, e con<br />

un breve verso gutturale invitò il fennec a seguirlo. L’animale non<br />

se lo fece dire due volte e schizzò via tra le gambe nervose e sottili<br />

del padroncino.<br />

Dapprincipio gli parve di seguirli in quello che facevano per il<br />

ruzzare che si sentiva sul fianco della casa; poi, attirato da un articolo,<br />

sprofondò nella lettura dimenticando i due.<br />

Ma non potette farlo a lungo perché uno scoppio di voci irate<br />

e di urla di donne a un certo punto attrasse la sua attenzione. Lasciò<br />

il giornale e si avvicinò alla finestra. E lo spettacolo che si<br />

trovò a fronteggiare fu uno dei più buffi che avesse mai visto. La<br />

volpetta aveva addentato il camicione di Hassan - questo era il<br />

nome del “turco” - e per nulla impaurita dalle urla di costui e dai<br />

suoi tentativi di prenderla a calci, teneva duro, mentre due donne<br />

cercavano di fargli lasciare la presa a colpi di hjgeb.<br />

Farouk era al cuore della scena e tentava di staccare anche lui<br />

l'animale dall'omaccione, facendo balzi a destra e a sinistra per evitare<br />

le pedate di questi e allo stesso tempo i colpi delle donne.<br />

Lo spettacolo, tuttavia, durò per un tempo brevissimo perché<br />

Amina, precipitatasi fuori della casa, si slanciò al centro della mischia<br />

e con l'aiuto del ragazzo liberò l'altro del fastidioso ingombro.<br />

Ma a questo punto gli animi, piuttosto che sedarsi, si accesero<br />

ancora di più. Non c'era nulla da temere ormai. Mulid era via, altri<br />

uomini della famiglia di Amina non erano in vista, e la volpetta fra<br />

le braccia del ragazzo - che aveva preferito una posizione più arretrata<br />

per evitare vendette sull'animale - non rappresentava più alcun<br />

pericolo. Quindi... fiato alle trombe. E gli insulti furono a lungo<br />

scagliati da una parte all’altra e viceversa finché il tumulto fu<br />

sedato probabilmente dal fatto che gli affari impedivano al “turco”<br />

di restare lì a bisticciare con una serva e un ragazzino. A quello<br />

bastavano le femmine della famiglia.<br />

92


Ma, andato via lui, tutto finì. E le sue donne tornarono alle loro<br />

occupazioni imprecando e maledicendo Amina e il ragazzo, più<br />

che convinte che il bisticcio fosse durato abbastanza.<br />

Tuttavia, l'incidente non era ancora concluso perché, rientrati<br />

in casa, Amina fece irruzione nella sua stanza. Aveva creduto che<br />

il ragazzo fosse con lui. Insomma era colpa sua se quegli sciacalli<br />

gli si erano scagliati addosso. Non facesse uscire Farouk e il suo<br />

maledetto animale. Anche se ora quel porco di Hassan era via mille<br />

miglia.<br />

Lui e le sue emorroidi sanguinanti.<br />

La frase gli parve strana; forse aveva capito male.<br />

S'alzò e andò in cucina, dove trovò la donna intenta alla pulizia<br />

sommaria quanto nervosa del fornello. E le chiese spiegazioni.<br />

Cosa aveva detto? Emorroidi!?<br />

Sì, proprio emorroidi, l'altra ripeté per tutta risposta. Tutto il<br />

quartiere sapeva che Hassan viveva per metà del suo tempo in un<br />

lago di sangue. E proprio per questo la piccola volpe, sentendone<br />

l'odore, gli era corsa addosso azzannandogli la veste.<br />

Poi, quando vide come lui fosse scoppiato a ridere, lasciò la<br />

cucina e passò al bagno, una o due volte facendo capolino oltre lo<br />

stipite e ridendo anche lei ormai rincuorata e del tutto dimentica<br />

di quanto era appena successo.<br />

Quel mattino Farouk, sentendosi responsabile dell’accaduto, si<br />

tenne lontano sia da Amina che da lui. Giocava nelle stanze con la<br />

volpetta, la rincorreva. Si rotolava con essa per terra spostando le<br />

stuoie che la donna aveva appena spazzolato, ma subito rimettendole<br />

a posto. Lui sentiva sulla pelle l'ansia del ragazzino, il suo desiderio<br />

di divertirsi, e il timore di avere disgustato sia Amina che<br />

lui. Così, dopo un quarto d'ora di quei sordi rumori dei corpi e<br />

delle menti, lo chiamò e prese a parlargli del fennec, del deserto, e<br />

a fargli domande su come avesse avuto la volpetta.<br />

Il ragazzo non si aprì subito alle sue domande. Per quanto si<br />

fossero visti ormai diverse volte – ultimamente Amina lo portava<br />

sempre con sé quando andava da lui -, non si era ancora creato un<br />

rapporto personale. Fino ad allora lui gli aveva offerto delle bibite,<br />

93


un panino, un frutto, che l'altro aveva accettato o rifiutato senza<br />

che lui ne comprendesse le ragioni. Ma nient'altro.<br />

Quel mattino parvero giocare a suo favore sia l'abitudine a lui,<br />

che Farouk ormai aveva - seppur inconsciamente -, sia l'emozione<br />

per la rissa. Gli parve che il giovane targhi, dopotutto, sentisse il<br />

bisogno di smetterla di giocare con il dorato grosso batuffolo di<br />

vita che correva di qua e di là fra sedie e tavolinetti, per sedersi e<br />

misurarsi con calma con lui e con il mondo che egli rappresentava.<br />

Fu un'esperienza singolare in cui imparò a penetrare meglio il<br />

linguaggio dell'altro. E non solo il pessimo francese che il targhi<br />

usava, ma le stesse espressioni del suo viso, o l'abitudine che aveva<br />

di accompagnare le proprie emozioni o di sottolineare le proprie<br />

parole con piccoli gesti. Il sollevare una mano, lo stringere<br />

nervosamente le gambe incrociate su cui s'era accoccolato ad ascoltarlo.<br />

Il suo scuotere la testa, quando era imbarazzato o insicuro<br />

e non sapeva cosa rispondere. Il suo digrignare un po' i piccoli<br />

denti bianchi ed appuntiti che facevano capolino fra le sottili labbra<br />

scure. O il suo modo infantile e “scattoso” di fare spallucce.<br />

Gli sembrava di essere tornato a trenta, trentacinque anni prima,<br />

ai suoi appuntamenti con la figlia fra un convegno e l'altro, fra<br />

un congresso e quello successivo. Anche lei si sedeva sul tappeto<br />

del suo studio e da lì lo ascoltava e gli parlava.<br />

Nel caso del targhi, la relazione era diversa e le distanze incommensurabili.<br />

Vij rimaneva a scrutarlo e a bere quanto lui diceva. Il punto di<br />

partenza era stata l'assoluta fiducia, una situazione in cui i sorrisi, i<br />

giochi di parole che l'avevano sempre divertita, e gli altri scherzi e<br />

racconti si mescolavano a una carnalità delicatamente praticata:<br />

una carezza, un inatteso scappellotto, un pizzicotto, e tanti abbracci<br />

in cui ci scappava sempre o quasi un bacetto che sua figlia<br />

gli dedicava con affetto cosciente.<br />

Con Farouk, sia quella mattina che in seguito, la cosa fu diversa.<br />

E non per quanto poteva essere colto a primo acchito, vale a<br />

dire per la non consanguineità, e l'estraneità radicale dell'uno all'altro.<br />

Quello che acquistò sempre maggiore evidenza fu il fronteggiarsi<br />

di due culture tanto diverse da determinare l'intreccio di vari<br />

94


motivi. E da fare scoccare in entrambi scintille di più profonda intelligenza<br />

delle loro diverse realtà. Ad una sorta di iniziale diffidenza<br />

per l'assoluta estraneità che vi era fra loro, si affiancò la naturale<br />

curiosità del ragazzo che cercava di penetrare oltre le linee<br />

del mondo sconosciuto che gli stava dinanzi, di farvi incursioni -<br />

quelle possibili alla sua età - ogni volta che lui, più o meno volutamente,<br />

gliene offriva l’occasione.<br />

Oltre al deserto e a qualche piccola cittadina dell'interno, Farouk<br />

conosceva solo qualche strada di Alessandria in cui passava<br />

in compagnia di Amina. Non aveva neanche visto il Cairo. E qualunque<br />

argomento egli toccasse, per il ragazzo era qualcosa di assolutamente<br />

nuovo, che il targhi cercava di penetrare sgranando<br />

gli occhi e facendogli ripetere le parole. O costringendolo a spiegarsi<br />

con un linguaggio più semplice, anche quando lui già credeva<br />

d'avere sbriciolato abbastanza il concetto per un ”bambino del deserto”.<br />

Man mano che andavano avanti, s'accorse di produrre visioni<br />

davanti agli occhi del ragazzo, che presto circondarono entrambi.<br />

E tali visioni causavano in Farouk stati emozionali, speranze, paure.<br />

O addirittura sentimenti d'angoscia; come accadde allorché gli<br />

spiegò che diversi animali di quelli che lui conosceva vivevano in<br />

gabbia, negli zoo di molte città.<br />

Allo stesso tempo si accorse di come - rimanendo attento al<br />

proprio mondo interiore - lo stesso fatto di parlare a Farouk di<br />

cose che appartenevano alla sua quotidianità, come la vita cittadina,<br />

o il lavoro di un uomo come lui o quello di sua moglie, gli dessero<br />

l'opportunità di riconsiderare quelle realtà e i concetti che ne<br />

erano la base.<br />

In alcuni casi, addirittura arrivando a fare giustizia di giudizi<br />

che inconsciamente aveva maturato, ma che non aveva mai vissuto<br />

in un modo libero da schermi e ipocrisie.<br />

Lui stesso riscopriva la sua vita. Misuratamente sottaciuta,<br />

sconosciuta, se non a volte infida.<br />

Ma di questo Farouk non ne ebbe il più pallido sospetto.<br />

Poi, mentre Amina nell'altra stanza completava le pulizie più<br />

urgenti, il fennec cominciò ad essere inquieto fra le braccia del ra-<br />

95


gazzino. Ed alla fine l'insolita mattinata ebbe termine. I due si lasciarono<br />

con l'intenzione, non pronunciata ma non per questo<br />

meno ferma, di rincontrarsi per parlare ancora, per riversarsi ancora<br />

uno nell'altro.<br />

Addirittura fantasticò che il ragazzo gli avrebbe detto qualcosa<br />

sul deserto che si potesse attingere solo dalle labbra di qualcuno<br />

che avesse vissuto fra le dune. Avrebbe avuto modo di stuzzicare<br />

Saskia, che gli avrebbe invidiato quell'esperienza di prima mano.<br />

Alla fine il fennec schizzò via, Amina andò nel bagno a lavarsi<br />

mani e volto, e a pettinarsi. E in un battibaleno dei due non si videro<br />

neppure le ombre, dopo che ebbero svoltato laggiù dove la<br />

stradina girava intorno alla bassa casa più lontana delle altre.<br />

Dopo aver mangiato melanzane farcite di riso mescolato a<br />

polpettine di agnello con pomodoro, una misurata porzione di un<br />

pecorino fresco procuratogli da Mulid, e un intero piccolo ananas<br />

sugoso e maturo della stessa fonte, si sdraiò sul basso divano di<br />

vimini in un angolo della terrazza sul retro. Una breve siesta era<br />

necessaria. Quella sera avrebbe cenato fuori. Doveva riposarsi, e<br />

digerire quanto aveva appena ingollato con ingordigia.<br />

La terrazza in cui si trovava aveva il vantaggio di essere tranquilla,<br />

confortevole per quanto piccola; non esposta agli sguardi di<br />

alcuno, anche se priva della romantica veduta sugli amori del vicino.<br />

Che mattinata!<br />

Per prima cosa di nuovo rise con se stesso delle emorroidi di<br />

Hassan. Che molta gente soffrisse di quei fastidi, in Africa, era cosa<br />

risaputa. Qualche santo shaikh aveva addirittura dovuto ricevere<br />

i suoi fedeli sedendo sul vaso. Ma che proprio Hassan ne soffrisse<br />

talmente da eccitare l'interesse del fennec, e da subirne l'attacco,<br />

gli faceva venire le lacrime agli occhi.<br />

Gli era anche piaciuto il modo in cui Amina gli aveva raccontato<br />

la faccenda. Quasi avesse detto: quell'uomo sarà ricco come il<br />

califfo, ma ha una umiliante fontana di sangue al centro del corpo.<br />

L'episodio aveva lasciato sprigionare tutta la sua maliziosa femminilità.<br />

Le donne sono terribili quando glossano il reale. Quando<br />

rimettono le cose a posto, gli equilibri che le appartenenti al sesso<br />

96


debole introducono sono di una spietatezza tanto dolorosa quanto<br />

illuminante. Non c'è nessuno come una donna per spiegare a un<br />

uomo quanto sia imbecille. E le arabe non meno delle altre. Anzi.<br />

Era una delle cause della separazione di Vij?<br />

Andò con la mente a sua figlia e a sua moglie che si battevano<br />

al di là delle dighe sull'Ij, per ritagliare uno spazio intorno a Corrie<br />

che non fosse troppo doloroso. Magari per ridarle con l'annullamento<br />

la radicale libertà che Jaap le aveva sottratto capziosamente.<br />

Ed era sicuro che sua figlia avesse anche diritto a un dignitoso<br />

risarcimento economico per tutto ciò che aveva perduto a causa<br />

delle fasulle nozze. Non si trattava di monetizzare, o di esibire un<br />

pregiudizio imeneo, ma di valutare dieci anni di vita. Un inganno<br />

durato dieci anni. E il tempo, nella vita degli uomini - ma anche in<br />

quella dei vegetali e dei minerali -, è l'unica cosa che non si può<br />

“riguadagnare”.<br />

E' comunque bruciato, alle nostre spalle: soltanto cenere.<br />

Sperava che l'avvocato scelto da sua figlia e da sua moglie facesse<br />

il culetto all'elegante furbastro.<br />

Poi ritornò al piccolo targhi.<br />

Quella bizzarra idea dell'adozione gli appariva sempre meno<br />

bizzarra. Meno che mai ora che conosceva meglio Farouk. Anche<br />

se non avrebbe saputo dire se il concetto che si stava facendo del<br />

ragazzo fosse una realtà o solo la proiezione della propria immaginazione,<br />

il frutto delle sue fantasie. Magari dei suoi desideri.<br />

Gli era sembrato che il ragazzo avesse il dono della curiosità e<br />

dell'attenzione. Il suo sguardo era simile alla sabbia del deserto,<br />

che non è mai sazia d'acqua. Lo fissava instancabile, insoddisfatto,<br />

per lunghi tratti immobile. Si vedeva subito che era sveglio, intelligente,<br />

e di buona salute. Gli dei “avevano bilanciato la povertà<br />

della gente nomade con il vigore dei loro corpi e delle loro menti”.<br />

E, per la sua età, era stato alquanto capace di ragguagliarlo sulla<br />

propria vita con il poco francese di cui disponeva. E di raccontargli<br />

la storia della volpetta che gli era stata regalata. Gli aveva anche<br />

detto – orgogliosamente - che prima di possedere quell'animale<br />

ne aveva già visti altri, di fennec, quando abitava nel deserto.<br />

Quando i suoi genitori, gli zii, e i cugini erano ancora vivi.<br />

97


In tal modo si era fatto un’idea di ciò che gli era accaduto.<br />

E aveva notato come i suoi occhi fossero rimasti assolutamente<br />

asciutti parlando della propria famiglia. Solo la voce aveva tremato<br />

un poco. Ma poi si era ripreso. Il fennec non beve, mangia<br />

solo insetti… Se invece mangia altre cose, allora deve anche bere.<br />

Quelle precisazioni erano apodittiche, di una cultura scarna ma<br />

proprio per questo “convinta” e irrinunciabile.<br />

Vij l'avrebbe trovato intrigante.<br />

C'era da chiedersi se poteva sperare in termini realistici che sua<br />

figlia potesse rifarsi una famiglia. Comunque, adottare Farouk,<br />

crearsi un preciso motivo di vita, un affetto che le desse uno scopo,<br />

non avrebbe precluso altre strade, altre possibilità. Se proprio<br />

voleva farlo.<br />

La modernità significava anche questo, per fortuna.<br />

La sera, prima di uscire, decise di scrivere a sua moglie.<br />

Il semplice pensiero di lei arricchiva la sua mente, calmava<br />

l’animo turbato. E si affrettò verso il portatile che sonnecchiava<br />

nell'ombra polverosa e tiepida di un angolo.<br />

Ho ricevuto la tua posta e ho capito il punto a cui si è giunti.<br />

Mi dici di sperare che potrebbe realizzarsi l'ipotesi migliore, vale a<br />

dire quella dell'annullamento. Io spero con voi. Sai quanto tenga a<br />

Vij, e come desideri che possa ricostruirsi una famiglia. Tra breve<br />

si arriverà alla stretta finale, e incrocio le dita.<br />

Ci sono cose nella vita che ci paralizzano, che ci lasciano di<br />

sasso. Io mi sento pietrificato per quello che è successo. E non<br />

saprei da che parte cominciare per aiutarla se non ci fossi tu, se<br />

non fosse lei stessa ad aiutarsi. E' una confessione dura per un<br />

padre, ma è così. Forse gioca la lontananza. Tu sei sempre stata<br />

più incisiva di me; a cominciare dai rapporti con l'amministratore<br />

del nostro condominio.<br />

Non so cosa dico. Precipito nel banale, nella più assoluta stupidità.<br />

Me ne rendo conto.<br />

Mi spiace di darti così poco aiuto. Posso solo ripeterti di non<br />

badare a spese. Il denaro è fatto per la vita. Sarebbe orribile se, un<br />

98


giorno, dovessimo rimproverarci di non aver fatto qualcosa che<br />

pure si poteva fare; se dovessimo pentirci di una qualche avarizia.<br />

Qui le cose procedono nel migliore dei modi, anche se sai bene<br />

di mancarmi. Sei la passione della mia gioventù che è divenuta il<br />

vizio della mia vecchiaia (per quanto non mi senta ancora decrepito!).<br />

Una canzone dice: tu sei una malattia per me. Ecco, se non l'avessero<br />

scritta potrei farlo io.<br />

Mi aggiro per Alessandria con cautela. Tu sei sempre presente.<br />

Né ti penso meno quando sono a casa, sia per evocare il tuo buon<br />

senso affinché mi aiuti anche da lontano, sia perché non passa ora<br />

che io non debba dirmi “questo glielo racconterò, e anche quest'altro”.<br />

La vita non finisce mai di meravigliarci. Ci mancava la passione<br />

senile. Ma è anche un esorcizzare i fantasmi della mia incapacità e<br />

della solitudine.<br />

Oggi il fennec del mio giovane amico - il piccolo targhi - ha attaccato<br />

il riccastro. L'uomo ha serie difficoltà emorroidarie. E<br />

questo eccita il piccolo animale. Non ti dico quello che è accaduto,<br />

sei senz'altro in grado di immaginarlo.<br />

Nessun morto, comunque. La battaglia fortunatamente non ha<br />

avuto vittime.<br />

Il nostro Mulid - non preoccuparti, sono solo io a dividerlo<br />

con la moglie e la giovane serva - oggi mi ha portato uno dei suoi<br />

libri aperto a una pagina particolare.<br />

Era raggiante. Questa volta le immagini - la pagina doppia di<br />

un libro edito in Inghilterra - erano arricchite da annotazioni che,<br />

disposte in circolo intorno alla necessaria quanto varia strumentazione,<br />

illustravano con proprietà e piano linguaggio in quale maniera<br />

si procedesse a una litotomia per risolvere una calcolosi vescicale.<br />

Calcolosi che, a detta dell’autore, aveva rovinato la carriera<br />

di cavallerizzo di colui che aveva posseduto il calcolo: una sorta di<br />

uovo di papera riportato “in effige” nella parte inferiore del foglio.<br />

Non potendo farne a meno - e passandomi di mano in mano il<br />

periglioso cesto di fichi d’India che Mulid mi aveva appena regalato<br />

- ho proceduto all'esame delle pagine con una certa impassibilità<br />

e poi, a tanto sollecitato dallo stesso Mulid, alla lettura a voce<br />

alta e con scansione scientifica delle informazioni ivi contenute.<br />

99


Come puoi immaginare, è stata una lettura difficile e sofferta;<br />

in cui, mentre venivano stillate parole di miele all'orecchio del malato,<br />

l'angoscia intrideva sempre più il mio cervello. Mi sembrava<br />

d'essere al centro di una rete diafana ma inviolabile. Di essere stato<br />

improvvisamente catturato da un gigantesco ragno, da un essere<br />

mostruoso.<br />

Mi lascerà mai, Mulid, senza che io pratichi su di lui quanto era<br />

indicato nel testo? Tutto quanto era già stato realizzato nelle meraviglie<br />

cliniche della narrazione ?!<br />

Era addirittura fornita la descrizione particolareggiata di uno<br />

strumento chirurgico che si chiama “curvasonda metallica”, e che reca<br />

una profonda scanalatura sul suo lato convesso. Così come si<br />

parlava del modo delicato ma deciso (occhio d’aquila, cuore di leone<br />

e mano di dama - così dice l’ esperto) in cui s'introduce l'<br />

itinerarium - altro strumento all'uopo - nel corpo del paziente.<br />

S’intende, con l’aiuto di una persona che assista. Per non parlare<br />

della maniera e del momento in cui si fa scorrere, con “cauta mano”,<br />

l'affilatissimo bisturi nella guida ferrea del detto itinerarium.<br />

Si passa poi all'atto stesso dell'uretrotomia, e ad infilare una<br />

sorta di cannula d’argento per verificare, alla gioiosa uscita delle<br />

urine, che ci si trovi in vescica.<br />

Mi sono ripreso alla felice chiusa. Alla liberatoria descrizione di<br />

come fossero state introdotte lunghe pinze nella cavità che conteneva<br />

i calcoli, e si fosse giunti alla loro estrazione. Uovo di papera<br />

in basso a destra compreso.<br />

Alla fine, in fondo alla doppia pagina illustrata, ho anche scoperto<br />

un'annotazione che deve riguardare il chirurgo e il luogo del<br />

fausto evento: Cheselden, 500 sterline inglesi. Royal Infirmary of<br />

London.<br />

Erano stati soldi quelli!<br />

Starti lontano è duro, mia cara.<br />

Come sei brava ad evitarmi gli shock da stranieri, tu (ma anche<br />

da semplici estranei): e con la sola presenza! Come sei preziosa nel<br />

tenermi al caldo il vecchio cuore fra le morbide mani. E come<br />

vorrei averti qui ora, accanto a me.<br />

Wiwa Eros!<br />

100


Di quanto conforto avrei bisogno! La tua memoria è anche<br />

memoria di pelle bianca, di tenera morbida accoglienza, e di capezzoli<br />

di un rosa indescrivibile.<br />

Pelle d’angelo?!?<br />

E “indescrivibile” a chi, poi!?<br />

A questo punto puoi comprendere a pieno il mio stato d'animo.<br />

Spesso mi sveglio la notte di soprassalto - gli occhi sbarrati<br />

nell'ombra animata da un fresco refolo che giunge dal deserto.<br />

Timoroso di essere giunto alla stretta finale, a una qualche orripilante<br />

conclusione. Decisamente al centro di un incubo.<br />

Non solo sono stato costretto a subire la lettura di quella chirurgica<br />

prodezza d'altri tempi, che tuttavia alle orecchie dei non<br />

addetti ai lavori ha lo stesso effetto di un atto di efferata barbarie.<br />

Non solo ho dovuto farlo reggendo in mano un cesto di fichi<br />

d'India da un chilogrammo o due. Ma, intanto che in qualità di<br />

rapsodo-cerusico andavo avanti con informazioni inerenti l'uretra,<br />

il perineo, le sonde e la cannula - per non parlare della famiglia di<br />

bisturi, difficili a trovarsi quanto necessari alla bisogna -, portavo<br />

nel cuore il fatto che Mulid, gravido del desiderio di un'altra moglie,<br />

s'aspetta che sia io a liberarlo dalle sue disgrazie.<br />

E nel più breve tempo possibile.<br />

Quanto male m'incoglie a causa della mia pigrizia. Bastava che<br />

riempissi il pezzo di carta lurido che l’altro mi porgeva con occhi<br />

ancora roridi di notte al centro del suo levantino sorriso! Sarebbe<br />

stato sufficiente che non facessi lo schizzinoso rifiutandomi di<br />

prendere fra le dita il mozzicone di matita dal fondo schifosamente<br />

morsicchiato!<br />

Ti lascio. Vado a consumare quello che resta in frigo dei fichi.<br />

Poi andrò al Pastroudis per un araq, e mi ricorderò di quanto tu<br />

mi hai narrato di Durrel.<br />

Forse perfino pentendomi di non aver finito di leggere “Justine”!<br />

101


P.S. E' notte. Rifletto che l'insofferenza alla lettura dei decadenti<br />

può essere una disgrazia.<br />

Anzi un vero e proprio incidente “venereo”.<br />

Se fossi giunto alla fine di “Justine”, ti sentirei più vicina.<br />

P.S.2 Non mi riesce di dormire. L'umidità è alta e non soffia<br />

un alito di vento. Mai successo finora.<br />

Così decido di confessarmi a te.<br />

Certamente saprai che molti uomini vivono con sogni più o<br />

meno indicibili nel cassetto. Per ovvie ragioni di buon gusto e decenza,<br />

tralascio i sogni erotici. Ma vi sono alcuni che nutrono la<br />

speranza di una multicolore fila di nastrini, in bella mostra uno accanto<br />

all'altro, sul bavero del frack; mentre altri - un numero infinitamente<br />

minore, per la verità - sperano che alla loro morte sia<br />

eretto un monumento, o che sia intestata una piazza a loro nome.<br />

Forse una stradina basterebbe ai più!<br />

Anch'io ho pretese di questo genere. Quando il sonno tarda a<br />

visitarmi e le idee si affastellano nella mia mente, premono alle<br />

porte della coscienza, turbinano intorno a me, fra di esse vi è anche<br />

il mio inconfessato desiderio. Ma non di cavalli rampanti, o di<br />

vicoli che facciano risuonare il mio nome nelle aule di posta, sulle<br />

bocche di sconosciuti impiegati che, non sapendo dove si trovi lo<br />

stradino a me dedicato, si interroghino l'un l'altro per effettuare il<br />

recapito di una cartolina illustrata, o quello di un telegramma di<br />

condoglianze.<br />

No, io ho più alte velleità.<br />

Vorrei essere ricordato per la scoperta che mi sembra di aver<br />

fatto a conclusione di una vita dalla dubbia utilità. Vorrei che mi si<br />

intestasse il principio della sovrabbondanza.<br />

Dell'eccesso della bellezza in particolar modo.<br />

Un principio dedicato tutto al mio nome. Che un giorno si<br />

scrivesse nelle enciclopedie, si dicesse nelle università: Tal dei Tali<br />

ha formulato con asciutta chiarezza la legge (appunto “il principio”)<br />

secondo cui nel mondo, anzi nell'universo - siamo seri! - c'è<br />

troppo di tutto, e in particolar modo di bellezza.<br />

102


Potrei dire che l'anima della realtà è la ridondanza in particolar<br />

modo del bello. La ricchezza di esso. Una sorta di sua in-finitudine.<br />

Di magnifica esuberanza, di splendido traboccamento.<br />

Questo l'ho scoperto seguendo il mio piccolo istinto ragionieristico,<br />

che in tutto è stato solitamente incline a creare una scala di<br />

valore. Un istinto non solo mio, un po' di tutti, direi.<br />

A un certo punto, guardandomi intorno, ho cominciato a dirmi:<br />

non esiste la donna più bella del mondo. Oppure: non esiste il<br />

posto più affascinante. Oppure: la casa dove vorrei vivere più che<br />

altrove, il macchinario più utile, e così via, semplicemente non ci<br />

sono! Improvvisamente ho capito che una scala di valore del bello,<br />

di ciò che affascina l'animo umano, è quasi sempre inapplicabile<br />

perché di cose meravigliose, o comunque affascinanti, ve ne sono<br />

tante e così varie e diverse che ogni scala tradirebbe la stupidità,<br />

o l'inesperienza, di chi volesse stabilirla.<br />

La verità è che noi siamo così circondati dalla bellezza,<br />

dall’ammaliante diversificazione, dalla positiva differenza, che è<br />

impossibile creare autentiche scale di valori. L'universo ci tormenta<br />

con il rigurgito del suo splendore.<br />

Dovessi essere chiamato a una consulenza per la prossima<br />

tranche di creazione, direi: per favore, facciamo le cose un po’ più<br />

a misura d'uomo. Così non si può andare avanti.<br />

Non si sa da che parte girare il capo.<br />

Proprio così. Nel cuore del mio cuore - un luogo che solo tu<br />

raggiungi con facilità - vorrei rimanere nella storia per questo<br />

principio. Che rispecchia non tanto il mio senso di piccolezza nei<br />

confronti dell'universo, quanto la mia indiscussa ammirazione per<br />

esso. Per quanto dolore vi possa pur essere entro i suoi confini -<br />

davvero sempre in espansione!?.<br />

Il problema è quello di metterlo in chiaro questo benedetto<br />

principio, di dargli una forma esatta, quasi una veste matematica.<br />

Di trovare le parole migliori ad esprimerlo.<br />

Perché ti scrivo questo, Saskia?<br />

Perché Alessandria continua a rammentarmi questa mia scoperta.<br />

103


Con i suoi venti-e-passa chilometri di fronte mare, essa è una<br />

città di infinite bellezze differenziate e coesistenti. Nella quale si<br />

scivola ininterrottamente accanto alle varie età dell'Antico Egitto,<br />

e in cui d’improvviso si incontra l’antica Grecia e Roma; una città<br />

dai monumenti che possono essere una colonna di granito rosa di<br />

duemila anni, o un antico affresco che narra una scena di campagna<br />

così come vorrebbe ritrarla un pittore moderno con velleità di<br />

imperituro ricordo. Una città che scivola sotto i nostri piedi - o al<br />

nostro fianco - di secoli in secoli. Fino ad oggi.<br />

Nelle sue strade vi sono uomini e situazioni immobili da centinaia<br />

d'anni, quartieri che sembrano scavati con una sgorbia che<br />

non ammette modifiche. E' una città che si conosce bene solo ispezionandone<br />

gli antiquari e i piccoli negozi dei robivecchi, cornucopie<br />

inesauribili di un passato più o meno recente. Dove i ricordi<br />

di ciò che fu si assiepano uno accanto all'altro quasi esemplificando<br />

l'idea dell'eternità. La compresenza di tutti i tempi.<br />

Che si annusa nelle teche dei musei o fra le righe della storia.<br />

Nei cui quartieri antichi ancora si sente l'odore dei cammelli che<br />

cento anni fa si accovacciarono nei loro piccoli khan. Anfushi ne è<br />

un esempio. Insieme a medici sifilitici e ubriaconi dalla cartacea<br />

imbarazzante - almeno per me - eredità. Animali le cui ombre ancora<br />

sgroppano nella città turca, che invase con angusti vicoli ed<br />

abitazioni labirintiche – dai tempi del governo ottomano - la striscia<br />

di terra che giungeva al faro.<br />

Mentre la voce del muezzin impone la preghiera avvoltolandosi<br />

sotto il malandato artritico profilo di un'architettura a volte parzialmente<br />

lignea…<br />

Iridescente nodo palpitante che a noi occidentali capita di conoscere<br />

“appena”, di solo sguardare nei suoi insediamenti poveri a<br />

ridosso del lago Mareotide, densi di una umanità che ci mortifica<br />

con gli sguardi insieme poveri e meravigliosi dei bambini. Di<br />

splendida affascinata fissità. Il cui mondo è per metà evaporato<br />

con le acque del lago, ma che per l'altra metà è ancora lì ad attenderci.<br />

Come a mezz'aria. A metà del cammino fra la dura realtà e i<br />

loro meravigliosi irrealizzabili sogni. O ancora più su.<br />

Sulla Grand Corniche gli ultimi orrori cementizi si affiancano<br />

agli splendori di stili nobilissimi quanto compositi, vittime dei se-<br />

104


coli, abbandonati al degrado urbano. Mentre ovunque le costruzioni<br />

grondano di enormi réclames policrome e invitanti al consumo<br />

di moderni prodotti d’una industria per loro esotica, fascinosa,<br />

e solo a tratti raggiungibile. Pepsi. Crush. Lipton, Ford.<br />

Una città in cui gli edifici possono ancora essere miracolosamente<br />

inattaccati dal verme della senescenza. Pensa allo stile turco-fiorentino<br />

del Montazah Palace.<br />

Stamattina mi hanno spiegato come Farouk fosse proprio al<br />

Montazah, solitamente residenza estiva della famiglia reale durante<br />

la torrida estate egiziana, quando si verificò il colpo di stato che lo<br />

scaraventò giù dal trono.<br />

E da Montazah il penultimo sovrano d'Egitto volò a Ras el-<br />

Tin dove abdicò in favore del figlio Fuad II.<br />

Qualcuno dice che sia una città che solo la storia, la memoria<br />

riesce ad evocare. Che soltanto il ricordo può far rivivere perché i<br />

suoi reperti sono scarsi.<br />

Sarà pure così, ma forse proprio per questo i suoi fantasmi sono<br />

tra i più affascinanti.<br />

Come una foresta può sembrarci un cumulo di foglie e legno la<br />

cui vera utilità è quella di poter essere bruciati per scaldare le nostre<br />

terga, o asciugarci le camicie, così Alessandria può essere considerata<br />

un tesoro di roba vecchia e inutile, che a null'altro può<br />

servire se non a far restare un po' di moneta pregiata attaccata alle<br />

banche locali, come alghe ai suoi rossastri scogli, entro i limiti territoriali<br />

di una nazione che ne ha bisogno.<br />

Ma, come una foresta non è un sacco di foglie o un fascio di<br />

legna da utilizzare per i nostri minuti bisogni, Alessandria non è<br />

un tesoro da robivecchi, o per viziosi collezionisti. Più di molti altri<br />

luoghi, è la dimostrazione che di cose affascinanti al mondo -<br />

pardon, nell'universo - ce ne sono troppe.<br />

Essa è un esempio del principio a cui accennavo prima.<br />

E, in fin dei conti, anche di Alessandria ad Alessandria ce n'è troppa.<br />

Con questo ti saluto. Sembra che il sonno voglia cogliere anche<br />

me.<br />

105


Un giorno formulerò questo principio dell'abbondanza, questa<br />

legge dello splendore che qui trova una delle sue più sorprendenti<br />

attuazioni, anche se fra una colluvie di cose poco gradevoli.<br />

Vorrei potertelo sussurrare in un orecchio, questo principio…<br />

mentre sei qui, accanto a me…in questo cigolante letto che suscitò<br />

numerose braccia e sorrisi su questa sponda del mondo che ancora<br />

mi sembra tanto innamorata della vita.<br />

106


9<br />

L'incontro con Almèk gli aveva dato modo di pensare che mescolarsi<br />

al consesso umano per lui aveva un positivo risvolto sanitario.<br />

Che risultava addirittura esaltato se si mescolava con gente<br />

della propria cultura. Ora, se tenere alla medicina è segno di civiltà<br />

e progresso, lui non poteva esimersi dalla compagnia delle uniche<br />

persone che conosceva in tutto il continente africano.<br />

Mentre Saskia era ancora in Egitto avevano incontrato un paio<br />

di coppie di turisti, una mentre era in compagnia di un'impiegata<br />

del Consolato in un ristorante tipico che lei stessa aveva loro consigliato;<br />

e l’altra, in modo egualmente casuale, in un café elegante,<br />

con il direttore della Herz presso cui avevano noleggiato la Mercedes.<br />

Ambedue gli uomini giocavano a bridge, ed era sembrato<br />

più che logico rimanere in contatto per qualche rubber.<br />

Così avevano preso qualche aperitivo insieme prima che Saskia<br />

raggiungesse Vij oltre le dighe sull'Ij. Solitamente un bianco egiziano,<br />

freddo e relativamente secco. E le signore avevano imparato<br />

la differenza fra un batalsa e un Clos Mariut, un vino che si produceva<br />

nei vigneti superstiti del lago.<br />

Un pomeriggio i bridgisti avevano fatto un paio di rubber,<br />

mentre le signore fumavano sigarette egiziane e attingevano a<br />

quello che rimaneva dai loro bicchieri. Quella volta avevano ordinato<br />

Nefertiti e Reina Cleopatra. Vini forse non eccezionali, a suo<br />

parere, ma ben promossi dai loro nomi.<br />

Entrambi sapevano che quegl'incontri erano un modo per non<br />

rimanere isolati. Esotico è bello ma non deve farti male.<br />

Poi Saskia era stata richiamata dal dovere, ed era partita dopo<br />

aver trovato i fazzolettini imbevuti di colonia in fondo alla valigia<br />

non ancora del tutto vuotata. E lui aveva interrotto la frequentazione;<br />

i bridgisti erano solo tre, ormai. Anche se una volta o due si<br />

era fermato a prendere un caffè con gli altri, ed aveva stretto qual-<br />

107


che mano scusandosi se non rimaneva. Ma avrebbero presto ripreso<br />

le partite. Sperava che Saskia tornasse in breve tempo.<br />

Dalla sua solitudine mediterranea immaginava le sue donne irretite<br />

paradossalmente dalla tela di liberazione che stavano tessendo<br />

in quella città.<br />

Amsterdam aveva da sempre colpito la sua fantasia. Gli sembrava<br />

un grosso organismo di cellule vive e palpitanti; ma anche<br />

un complesso ricamo cementizio, o comunque petrino, che trapuntava<br />

il gelido mare del Nord. Una sorta di “nodo poliedrico”,<br />

una figura che gli ricordava immagini incontrate nei settimanali enigmistici.<br />

Che confinava con un tromp-l’oeil.<br />

Spesso di percorsi labirintici. Dal fascino doloroso e la complessa<br />

bellezza di una macchia di Rorschach. In cui allo stesso<br />

tempo si leggono l’ammaliamento e l'angoscia, la passione che trascina<br />

e l'infermità che ci castra. Il tutto a fermarsi contro la menaide<br />

di un foglio che ci è messo sotto il naso, a pochi centimetri<br />

dai luoghi dell'anima.<br />

Per quanto poco avesse dubitato della scelta di quella sera, il<br />

destino parve confermarla. Andando al Pastroudis, in nessun altro<br />

si imbatté se non nello stesso Almèk, vestito questa volta di tutto<br />

punto. Messo al corrente delle sue intenzioni, l'uomo disse che<br />

l'avrebbe accompagnato con piacere. Di tanto in tanto anche lui<br />

faceva un salto in quel “museo”. E si aggiustò con nervosi colpetti<br />

la cintura della sahariana nuova di zecca.<br />

Quella sera furono accolti con cordialità da gente che non faceva<br />

mistero di quanto gli dolessero i piedi. Erano stati in giro tutto<br />

il giorno ed ora volevano rimanersene calmi, nel loro angolo<br />

che, pur in una luce discreta, emanava confortevoli quanto lussuosi<br />

lucori.<br />

Le signore – oltre che stanche - erano eccitate per la giornata<br />

trascorsa, e perciò stesso ancora più loquaci. Avevano visitato la<br />

collezione dei gioielli reali nella Shari' Ahmed Yehya Pasha, a Zizinia.<br />

E subito fu tutto un parlare di quell'ultimissima attrazione<br />

della città. E poi del palazzo che la ospitava, che era stato di Farouk,<br />

fino a scendere in entusiastici apprezzamenti per gli stessi<br />

pezzi di oreficeria. A questo punto qualcuna fece anche rilevare<br />

108


come i gioielli più stravaganti fossero quelli maschili: chi aveva<br />

mai visto, o anche solo sentito parlare, di attrezzi per il giardinaggio<br />

incrostati di brillanti?! Poi le donne tacquero, e per qualche<br />

minuto la stanchezza parve prevalere.<br />

A parte le implicazioni storiche di cui il café greco sulla Sharia<br />

Hurryyia letteralmente grondava, il Pastroudis quella sera sembrava<br />

effondere su di loro - seduti a un tavolino rivolto verso Kom el-<br />

Dik - irradiazioni della sua atmosfera decadente. Alla fine, nel frusciante<br />

silenzio, sotto un cielo generosamente cosparso di stelle -<br />

d'una luce come tremula per la brezza che, intrisa di palpiti marini,<br />

a tratti spingeva brandelli di nuvolo a volte come trasportati a<br />

spalla dai rabbuffi di uno zefiro leggero, Almèk chiese se avessero<br />

ancora mangiato al Diamantakis. Un ristorante della Maydan<br />

Raml, famoso per le grigliate e le fritture di pesce.<br />

E subito l'accenno riattizzò il ricordo di questa o di quella gradevole<br />

serata, e nessuno volle essere meno esplicito degli altri tra i<br />

sospiri provenienti dal porto e dal deserto.<br />

La conversazione di nuovo si animò. Chiesero ad Almék cosa<br />

consigliasse di sperimentare della cucina locale. E se conoscesse<br />

altri posti dove valeva la pena di mangiare.<br />

Accennarono anche alla bridgista smarrita nella nebbia<br />

d’Olanda, rivolgendo a lui domande non indiscrete ma apertamente<br />

curiose.<br />

Lui rispose brevemente che sua figlia, che viveva lassù, aveva<br />

avuto bisogno della madre per essere aiutata in certi affari. No,<br />

niente bebè in arrivo per ora. E un po' si schermì al riguardo degli<br />

impegni nordeuropei di sua moglie. Si scambiarono impressioni,<br />

notizie, consigli più o meno approvati da Almèk, che si era sistemato<br />

in una enorme poltrona in cui sembrava navigare.<br />

Mentre Almèk spiegava questo o quell'aspetto della città, gli<br />

venne spontaneo rilevare quanto fossero felici le sue riflessioni a<br />

riguardo di Alessandria. Gli altri ne parlavano nei termini di un libro<br />

d'arte, o di un manuale di storia antica; lui invece centrava azzeccate<br />

riflessioni di carattere antropologico e sociologico. E citava<br />

la storia con un acume degno di un migliore uditorio.<br />

109


Saskia avrebbe saputo apprezzarlo, non quelle donne che sembravano<br />

attente esclusivamente a scoprire dove si facessero i più<br />

convenienti cartigli in oro; o i loro uomini che parlavano della<br />

gente che affollava le strade come di un sottoprodotto dell'umanità.<br />

L’uomo parlava con scioltezza, anche se in un modo non del<br />

tutto semplice. Gli parve che ciò fosse dovuto, più che a una certa<br />

pretenziosità verbale, alla frequentazione che l'altro aveva avuto<br />

con i temi in questione. Il profilo del suo argomentare si era sedimentato<br />

nel tempo, e quindi sintetizzato, facendosi a volte un po'<br />

oscuro. Ma il suo rimaneva un discorrere intelligente e piacevole,<br />

anche se a tratti quel monologo poteva farsi pressante, quasi ossessivo.<br />

All'ombra d'una città che aveva immortalato ed era stata essa<br />

stessa resa immortale da letterati, sembrava che egli rivolgesse i ricordi<br />

nella sua mente come la lucida lama di un aratro pesante e<br />

acuminato fa con la terra.<br />

L’uomo introduceva non soltanto, una ad una, le parole nel<br />

mondo del suo uditorio, ma cercava di iniziare questo a un difficile<br />

quanto complesso gioco di equilibri in cui idee e realtà, memorie<br />

e voci dell'anima, s'agganciavano in un tutt'uno che non era<br />

immediato. Sembrava voler attingere al patrimonio dei suoi ascoltatori,<br />

e allo stesso tempo volerlo risvegliare.<br />

Poi gli fu chiesto il motivo della sua presenza ad Alessandria. E<br />

lui rispose subito con asciuttezza. Era lì “perché si era disgustato<br />

della civiltà tecnologica”.<br />

Sono tornato ad Alessandria da un po' di anni, dopo aver cercato<br />

disperatamente di entrare nel suo porto durante la Seconda<br />

Guerra Mondiale. Sono stato fra i primi a lavorare nei MAS, nell'ultimo<br />

conflitto mondiale.<br />

E dopo la mia prima visita qui con mia moglie, vi sono ritornato<br />

da solo. Piccolo cono di deiezione di un tempo lontano. Macerie<br />

trasportate da un fiume. Qualcosa a cavallo fra l'abbandono e<br />

la costruzione. A metà fra il rifiuto e la ricerca di quanto era stato.<br />

Da sempre questa città e il suo porto mi hanno attirato, come<br />

l' ineludibile voce del destino. Parlo del porto attuale, non di quello<br />

110


preistorico. Di cui esistono tracce sicure oltre che testimonianze<br />

omeriche. Il mio rapporto con la città è stato uno sperimentare la<br />

forza violenta ed efficace che, nel mito, mandava le navi a infrangersi<br />

contro pressoché invisibili scogliere. Ed un ri-visitare la peregrinazione<br />

ulisside, là dove Menelao - di ritorno da Troia - è trasportato<br />

a Pharos dalla bonaccia.<br />

In quel luogo l'astuto greco intrappolò Proteo, re divino dell'isola,<br />

obbligandolo a sollevare per lui un vento favorevole che lo<br />

rimettesse sulla via per Sparta. Ed io stesso credo d’essere un esempio<br />

di come le forze che tendono a preservare la vita sono di<br />

gran lunga più efficaci di quelle che cercano di distruggerla.<br />

Quando si profilò l'entrata in guerra, ci si rese conto che uno<br />

dei teatri di operazione della Regia Marina sarebbero stati i porti<br />

nemici. L'ombra di Buccari ancora si distendeva beffarda e incancellabile<br />

dal Quarnaro violato.<br />

In breve le nuove motobarche armate sarebbero divenute un'esigenza<br />

dei tempi. Ecco profilarsi l’efficacia operativa dei MAS.<br />

Almèk parlava con frasi in cui apporti modulari e noti ricalchi<br />

apparivano quali evidenti elementi costitutivi. Ma non per un suo<br />

desiderio, o peggio per un atteggiamento declamatorio. Piuttosto,<br />

gli parve che dalla sua gola - o doveva dire “dal suo animo”? - affiorassero<br />

concrezioni del passato; come porzioni del tempo trattenute<br />

in quel luogo dello spirito sotto naftalina. O fette di una<br />

grossa torta poste a sonnecchiare in un surgelatore.<br />

E pian piano cominciò a comprendere cosa avesse voluto dire,<br />

l'altro, parlando dei rifiuti trasportati dalle acque dei fiumi, e dei<br />

coni di deiezione da essi formati.<br />

Nel '39 ero già in Marina, ma non avevo nulla a che fare con i<br />

MAS. Ero un giovane nessuno che non aveva incarichi eroici. La<br />

rabbia mi distruggeva. Apparentemente non c'era nulla da fare per<br />

me. Poi, durante un servizio di sorveglianza sul cacciatorpediniere<br />

Crispi, nel golfo di La Spezia, sentii parlare in quadrato di Bocca<br />

del Serchio e dei nuovi mezzi siluranti.<br />

Era stata un'idea di Ciano-padre armare i motoscafi con dei siluri.<br />

111


Era il novembre del '40, e l’Italia cercava di intercettare il traffico<br />

inglese fra l'Europa e la Grecia. Quella riunione tenuta sul<br />

Crispi era intesa a decidere la dislocazione di una squadriglia di<br />

barchini esplosivi nel Dodecanneso. Per attaccare la base cretese<br />

di Suda, per la quale transitava solitamente molto naviglio inglese.<br />

Era stato un discorso particolareggiato quello che mi era capitato<br />

di ascoltare. Gli animi erano esagitati per il fallimento del<br />

primo e del secondo tentativo di forzare la base britannica qui nel<br />

porto di Alessandria. Bruciavano sia la perdita dell' Iride che quella<br />

del Gondar. Due sommergibili che sarebbe stato difficile dimenticare<br />

e sostituire.<br />

Per non parlare dei morti. Degli “eroi caduti”, si diceva allora.<br />

Quando arrivai alla tenuta Salviati, a Bocca del Serchio - durante<br />

una licenza di poche ore - prima mi fu detto di allontanarmi e<br />

poi fui preso in custodia. Temevano che fossi una spia. Fui portato<br />

a bordo e interrogato da Borghese, che era al momento l'ufficiale<br />

in comando. Le bettoline erano tra i canneti, a meno di un<br />

chilometro dalla foce del fiume. Era all'interno di quelle bettoline<br />

che si montavano i “maiali”. Quando gli spiegai i motivi della mia<br />

presenza nei pressi della palazzina, e il modo in cui ero venuto a<br />

conoscenza dei piani, mi disse che rischiavo la fucilazione per<br />

quello che avevo fatto. La mia poteva essere considerata un'azione<br />

di spionaggio ai danni della Regia Marina.<br />

Comunque, per punizione, mi avrebbe fatto raggiungere il<br />

fronte più vicino.<br />

Io risposi: “Non sono in guerra per niente, Comandante. Voglio<br />

combattere nelle motosiluranti. Memento audere semper.”<br />

Lui non disse nulla ma mi guardò fisso. Così rimasi agli arresti per<br />

un paio di giorni e poi fui preso in forza. Non ho mai saputo se<br />

fosse stata Buccari o D'Annunzio a farmi accettare. So solo che<br />

Borghese impiegò un paio di minuti a farmi avere il trasferimento<br />

tramite una linea d'emergenza che a Bocca arrivava a un telefono<br />

da campo con la manovella spezzata e malamente rimessa insieme.<br />

Da quel momento non vi è giorno che mi sia completamente<br />

scivolato di dosso di tutto quel periodo della mia vita. Non vi è<br />

nulla di significativo che prima o poi non torni alla mia memoria.<br />

112


Tutta la guerra è stata un reiterato tentativo - prima e dopo il<br />

giro di boa di El Alamein - di dimostrare con quanto onore la Regia<br />

Marina Italiana sapesse battersi.<br />

E' chiaro che il re non c'entrava assolutamente niente. Questo<br />

sia quando c'era fortuna, e Tedeschi e Cabrini incursionavano l'incrociatore<br />

pesante York, mentre Barberi e Beccati praticamente affondavano<br />

la petroliera Pericles, sia quando i tre maiali dello Scirè<br />

dovettero essere autoaffondati nella rada di Gibilterra senza aver<br />

inferto un solo colpo al nemico.<br />

La nostra era una vita intessuta di guerra. Di mare e del ferro<br />

delle navi, dei sommergibili, dei “maiali”, o dei barchini esplosivi.<br />

Ma dentro, al di là della ruggine, al di là di quello che si vedeva e si<br />

toccava, c'era tutta la giovinezza. Una vita di speranza, di desiderio<br />

di farcela. Di volontà di prevalere sul nemico comune per la comune<br />

vittoria. Si viveva in gruppo. Si fremeva in gruppo.<br />

Erano altri tempi. La democrazia era ancora una parola del futuro.<br />

Ma c'era tanta umanità.<br />

Il luogo dove ci si riuniva, a Bocca del Serchio, era la casa del<br />

guardiano della tenuta Salvati, un terreno che confinava con San<br />

Rossore. Era un mondo ideale che ci riempiva. E che poi, quando<br />

ci abbandonò, ci lasciò vuoti per qualche tempo. Prima che facessimo<br />

il pieno di un'altra speranza, appunto della democrazia. Della<br />

nuova diversa speranza che la storia ci offriva.<br />

Non so come dire. C'era una grande attesa, un'enorme aspettativa<br />

per il futuro. C'era prima, e ci fu dopo.<br />

L’immagine che più è rimasta impressa nella mia mente è il<br />

mare che si richiude, plumbeo nella notte, sui mezzi d’assalto e<br />

sugli uomini d’equipaggio, mentre il ponte di Sant'Elmo crollava a<br />

La Valletta. E gli Spitfire e gli Hurricane riempivano il cielo di Malta<br />

di “fuochi d’artificio” e l’acqua di buchi neri. Angeli della morte<br />

invisibili al di là di un'annuvolata tenebra, ma non per questo meno<br />

efficaci: direbbero così i molti che ci rimasero.<br />

Ma anche dopo di questo il futuro sembrava grande. Anche<br />

con la paura della guerra, della morte, della sconfitta, i giorni a venire<br />

ci apparivano preziosi, inimmaginabili.<br />

113


La guerra è stata una tremenda delusione oltre che una crudelissima<br />

jattura. Ma se guardo la mia giovinezza, le mie tensioni, e le<br />

paragono a quello che mi vedo intorno, non so cosa dire. Dicono<br />

che le ideologie sono morte, spazzate via dal benessere e<br />

dall’insuccesso. Non so; comunque non hanno introdotto un<br />

mondo migliore.<br />

Parlo del senso della vita che noi avevamo. Dell’ eccitazione e<br />

della gioia di esistere, non di politica o di altro. Ho impiegato molti<br />

di questi ultimi anni per capire che tutto quello che mi ricordo<br />

non è fascismo o guerra, ma è gioventù e tensione.<br />

Anche se sono vecchio, e sono semplicemente sopravvissuto a<br />

me stesso, non so davvero come i giovani di oggi facciano a vivere.<br />

Per questo c'è la droga, l'angoscia del domani. Una sorta di diffusa<br />

mancanza di...Non si sa di cosa ma si sente.<br />

Pare che il vuoto riesca a riempire qualunque orizzonte.<br />

Delle volte mi sembra che la gente - i giovani principalmente,<br />

ma anche gli altri - consumino il loro tempo, le loro cose, senza<br />

sapere più dove sono. Oppure, che abbiano l'inconscia sensazione<br />

di essere in un posto che è tutt'altro che degno di amore o di speranza.<br />

Immagino che per alcuni sia come per quegli ebrei dei lager a<br />

cui, mostrata la ciminiera di un forno, avevano detto che sarebbero<br />

usciti soltanto da lì.<br />

Loro, i giovani, non vorrebbero uscire da lì. Ma ormai che sono<br />

dentro, proprio non sanno come sfuggire a questo destino.<br />

La vita può sembrare una disgrazia capitata senza preavviso.<br />

Senza permesso. Un accidente fra capo e collo.<br />

La guerra ci ha mangiato buona parte della giovinezza e buona<br />

parte degli amici. I politici ci hanno portato per mano sull'orlo del<br />

baratro. Tutti e “otto milioni di baionette”. Forse non c'è maledizione<br />

che basti.<br />

Anche se alla mia età avrei dovuto imparare altro che maledire.<br />

Ma chi dovremo ringraziare...chi devono ringraziare loro, i ragazzi<br />

di oggi, per la loro giovinezza? Chi devono ringraziare per il<br />

114


disagio in cui vivono? Cosa è successo nelle loro teste quando finalmente<br />

è arrivato il benessere e la liberalizzazione?<br />

La vita per loro è troppo spesso denaro, consumismo, solitudine<br />

e droga. Tutto spruzzato di un sesso che non ha più neanche<br />

le idee chiare su se stesso.<br />

Ai miei tempi non eravamo pieni di vita perché fascisti. Ma in<br />

quell'epoca così sofferta, in quei “giorni maledetti”, riuscivamo ad<br />

essere pieni di vita e di speranza oltre che essere “fascisti”.<br />

Ma non parliamo di politica. Questo non è un discorso politico.<br />

E non sono nient'affatto <strong>Antonio</strong> che fa il panegirico di Cesare.<br />

E' cambiato il mondo. Ed è cambiato il rapporto con il mondo.<br />

E questo è il peggiore inquinamento.<br />

Tutto sommato mi fanno pena i figli di questa era evoluta, così<br />

tecnologicamente avanzata. Della civiltà progredita. Del benessere.<br />

Per questo Alessandria mi dà ancora qualcosa. Qui la vita è in<br />

buona parte ancora la vecchia vita a cui ero abituato. Dove la speranza,<br />

i sentimenti degli uomini, la follia della gente, ancora hanno<br />

delle caratteristiche umane.<br />

Quel famoso Proteo – che Menelao catturò per ritornare a<br />

Sparta e poter vivere nel suo mondo - ogni giorno porta il gregge<br />

di Anfitrite a pascolare al largo di Pharos mentre i delfini e le foche<br />

gli balzano intorno. Intanto che un lontano cugino di mia<br />

moglie ha già clonato una pecora insieme agli amici del club. E<br />

minaccia di clonare anche noi.<br />

Schiacciato dalle proprie capacità divinatorie, Proteo sfuggì il<br />

congresso umano. Per me non è necessaria la conoscenza del futuro<br />

per mettermi in fuga, basta il presente.<br />

Qui molti hanno difficoltà con il pane quotidiano. E' vero. Ma<br />

in un modo o nell'altro la sfangano. E ci sono anche i problemi<br />

con gli estremisti musulmani. Ma quelli, almeno in questo momento,<br />

non danno grande fastidio.<br />

E poi Alessandria ancora proietta verso di me le ombre del<br />

passato. Ancora mi ammannisce ricordi che comunicano brividi.<br />

Quando ci sono venuto per affari, un po' di anni fa, mi son detto<br />

115


che era il posto dove avrei voluto vivere. E appena ho potuto, ho<br />

lasciato il disagio del benessere.<br />

Forse questa città per me è ancora tutta da conquistare, come<br />

accadeva quando ero in guerra e gli obiettivi più importanti per il<br />

Regio Stato Maggiore erano Alessandria, Gibilterra e Malta.<br />

Non mi dite che sto esagerando, o che ho esagerato. Lo so, il<br />

mio è un gesto estremo, di altri tempi. Di altre mentalità. So quello<br />

che pensano gli altri. Forse è anche il gesto di un vecchio rimbecillito.<br />

Lo so.<br />

Effettivamente mi sembra che il mondo sia sfuggito di mano<br />

alle ultime generazioni.<br />

Non che esso si voglia davvero vendicare dello scempio di cui<br />

a volte è stato fatto oggetto. Sarebbe un vuoto antropomorfismo<br />

di maniera con poche o nessuna conseguenza. Ma forse è la gente<br />

che lo vede come qualcosa che avrebbe tutte le ragioni per vendicarsi.<br />

E ne diffida.<br />

E' un inconscio antropomorfismo. Una giusta nemesi dell'immaginario<br />

collettivo.<br />

Si vede il mondo - e la vita stessa - come una trappola in cui si<br />

è cascati per...merito altrui.<br />

E dire che fino a cinquanta, sessanta anni fa eravamo su di una<br />

terra che dava frutti, e animali, e che, miniere a parte, si lasciava<br />

privare dei propri tesori quasi di buon grado. Aveva qualcosa di<br />

simile a un volto, una sua individualità. Vi era anche della grazia.<br />

Una serpeggiante delicatezza, a volte. Vi era chi sul suo ciglio coglieva<br />

tramonti e arcobaleni.<br />

La terra in fin dei conti era amata, ne avevamo grande fiducia.<br />

E il sole non era lì pronto a sfruttare il buco nell'ozono per cuocerci<br />

come uova in camicia.<br />

Ora la vecchia terra è un grosso sasso, fragile nello spazio. Sulla<br />

possibile traiettoria di altri corpi celesti che uno di questi giorni<br />

forse la colpiranno come palle di cannone. La bombarderanno<br />

come immagino si faccia con gli atomi, in una estrema forse ultima<br />

collisione.<br />

Un luogo che di volta in volta può rivelarsi pericoloso e inquinato.<br />

116


Ed è affollato da avanzate tecnologie perverse. E dall'AIDS. E<br />

rischia d'essere soffocato dall'immondizia, dai rifiuti. Da montagne<br />

di spazzatura.<br />

La storia della cattiva volontà umana si è mescolata a quella del<br />

pianeta, e il futuro ha perduto la sua faccia maliosa.<br />

A un certo punto mi è sembrato che qui potessi essere più lontano<br />

da tutta questa infelicità. Che tutto il peggio dovesse inevitabilmente<br />

raggiungermi, è vero, ma solo col tempo.<br />

Almék si guardò intorno. Sembrava quasi meravigliato alle facce<br />

interessate degli altri.<br />

- Posso offrire un araq? Non si può vivere ad Alessandria, e<br />

tanto meno venire al Pastroudis, senza assaggiare un araq di tanto<br />

in tanto. E' una bevanda che, se non è un sigillo d'immortalità, ce<br />

ne dà il brivido. Questo lo garantisce la letteratura che l'ha visitata.<br />

Un esercito di eroi veri e presunti ha bevuto un araq ad Alessandria.<br />

Prima e dopo che un altro esercito ha cercato di forzarne il<br />

porto durante un conflitto più o meno mondiale.<br />

L'uomo sorrise divertito dalle proprie parole.<br />

Era la prima volta che lo vedeva portare la mano alla tasca. Si<br />

disse che, come per alcuni l'attività verbale ha conseguenze nella<br />

sfera sessuale, così per Almèk doveva averle nella sfera finanziaria.<br />

Arrivarono le bevande. Le donne vi bagnarono le labbra storcendo<br />

un po' il naso, e quindi accesero aromatiche sigarette ovali.<br />

Tutte si stiracchiavano nelle poltrone e sorridevano come ad apprezzarne<br />

l'accoglienza. Dopo i gioielli che avevano visto, e tutto il<br />

tempo in cui erano rimaste in piedi, starsene lì comode faceva diventare<br />

piacevole anche ascoltare quei racconti di cose tanto lontane<br />

nel tempo ed estranee alla loro realtà. Cosa sarà stato poi quel<br />

“gregge di Anfitrite” lo sapeva solo lui, il bislacco vecchietto in sahariana che<br />

parlava.<br />

L'importante era starsene tranquilli e riposarsi.<br />

Almèk sorrise ancora e disse:<br />

- Posso continuare, se non vi ho annoiati abbastanza.<br />

E, contento dei tiepidi incoraggiamenti femminili e degli<br />

sguardi - che sembravano interessati - degli uomini, fece seguire i<br />

fatti alle minacce.<br />

117


L'insuccesso di Malta fu un colpo durissimo.<br />

L'isola era il nodo di appoggio del traffico nemico fra Alessandria<br />

e Gibilterra. L'operazione fallita si lasciò indietro quindici<br />

morti, diciotto prigionieri, due MAS, due maiali e otto barchini<br />

esplosivi perduti nell'attacco. In tutto otto medaglie d'oro, tredici<br />

d'argento, e sette di bronzo.<br />

Fu un momento difficile. A fronte della morte di Tesei, di<br />

Moccagatta, di Giobbe, e degli altri, i successi bellici erano praticamente<br />

inesistenti. Quando Borghese assunse il comando temporaneo<br />

della Decima - per la morte di Tesei - fu affiancato da<br />

Todaro.<br />

Per quanto già cercassimo di tenere duro di nostro, questi uomini<br />

erano quello che ci voleva. Borghese ha sempre avuto il carisma<br />

del capo. E Todaro era un uomo leggendario. Come comandante<br />

del Cappellini, un sommergibile che intercettava il naviglio<br />

nemico in Atlantico, nell’ottobre del '40 aveva affondato il Kabalo,<br />

un piroscafo battente bandiera belga. E, invece di disinteressarsi<br />

dell’equipaggio superstite, prima aveva fatto rimorchiare la lancia<br />

dei naufraghi e poi li aveva addirittura presi a bordo.<br />

Di uomini come lui ne nascono pochi. Aveva un suo fascino.<br />

Era silenzioso ma non musone. Aveva un magnetismo che lo faceva<br />

amare dai sottoposti. Lo saprò ben io che ci sono stato imbarcato<br />

insieme molte volte. Vi erano anche storie su questo magnetismo.<br />

Era gente che ce la metteva tutta. Che si inventava il mondo,<br />

magari prima di lasciarci la pelle.<br />

Dopo poco che si fu riorganizzata, vi fu un'altra specialità nella<br />

Decima. I nuotatori d'assalto, i cosiddetti uomini Gamma. E già<br />

nel settembre di quell'anno si tentava per la quarta volta di forzare<br />

Gibilterra. In questo caso con successo.<br />

Poi vi fu la tanto sospirata penetrazione qui, ad Alessandria.<br />

A parte il fatto che nel porto occidentale vi erano bacini galleggianti,<br />

depositi carburanti, e unità atte alla riparazione del naviglio<br />

da guerra che vi si rifugiava, in quel periodo la fotografia aerea<br />

aveva denunciato la presenza di due corazzate.<br />

118


A volte mi domando se non abbia desiderato tornare in questa<br />

città per un'inconscia attrazione. Se Alessandria non sia stata come<br />

la donna dell'iniziazione. Al desiderio e all’ amore. Che rimane nascosta<br />

al fondo dei nostri ricordi, come un maleficio di cui non<br />

riusciremo mai a disfarci. Sempre presente tra i fumi di una mai<br />

interamente obnubilata esperienza.<br />

C'era un lungo frangiflutti che andava da Ras-el-Tin verso sudovest<br />

per alcuni chilometri. All'interno del bacino vi erano diversi<br />

sbarramenti protettivi. Quella volta con i “maiali” di de La Penne,<br />

Marceglia e Martellotta colpimmo la corazzata Valiant, che si appoggiò<br />

sul fondo sbandando a sinistra. Poi la Queen Elizabeth. E<br />

poi la cisterna Sagona, di circa 8.000 tonnellate, e il cacciatorpediniere<br />

Jervis.<br />

Fu un grosso successo. Complessivamente mettemmo fuori<br />

circa 75.000 tonnellate di naviglio militare. Sembra che una volta<br />

Churchill abbia detto che a quel punto l'intera flotta orientale era<br />

stata eliminata come forza combattente. Ma poi le cose precipitarono<br />

e Rommel si ruppe i denti contro l'VIII Armata. Per fortuna<br />

nostra e del mondo. Tutto entro il novembre dell'anno successivo,<br />

del '42. E cominciò da parte degli inglesi l'operazione Torch per il<br />

controllo dell'Africa settentrionale francese, mentre noi cercavamo<br />

di riconquistare la Tunisia.<br />

Lasciatemi completare il racconto. E il mio pensiero.<br />

Non voglio parlare di Decima MAS e di fascismo.<br />

Anzi, a dire la verità, di fascismo non ne ho mai parlato perché<br />

è una cosa morta. Una cosa e una causa morta, se solo ci ricordiamo<br />

a cosa ha portato. Fu un errore tragico, amaro, che forse<br />

ancora paghiamo.<br />

Ma voglio dire che nelle teste di noi giovani c'era più sangue.<br />

Più sangue e più speranza. Nelle teste e nel cuore.<br />

C'era una vitalità che a un certo punto non mi sono visto più<br />

intorno.<br />

Cos'è successo? La sazietà? La ricchezza?<br />

Cuori freddi. Senza famiglia.<br />

119


O il timore che domani non ci sarà lavoro a dispetto di tutto<br />

questo benessere? Il consumismo?<br />

O forse è colpa nostra, dopotutto, che non siamo riusciti a insegnare<br />

loro la passione, l'amore? Chissà.<br />

Il mondo è diventato un villaggio. Tutti sanno tutto di tutti.<br />

E allora? Cos’è? Non possiamo far nulla per quanto ci accade<br />

intorno?! O non ce ne frega nulla?! Un convegno di sette giorni o<br />

di sette anni non basterebbe a rispondere.<br />

In definitiva viviamo vite da isolati.<br />

Di linfa vitale ce n 'è poca. Invece è molto il terrore e lo spreco.<br />

E più consumiamo più abbiamo paura. Come se le ombre<br />

prodotte dalla nostra sazietà s'infittissero mutandosi in giganteschi<br />

spettri della fame.<br />

Il profilo delle discariche dei rifiuti ci sovrasta come una volta<br />

facevano le montagne.<br />

O l'aurora. Le nostre stesse speranze.<br />

A un certo punto ho sentito il vuoto intorno a me. Mi è sembrato<br />

d'essere uno schizzo di colore nell'angolo di un quadro surrealista.<br />

Il frutto di un'esplosione. Una piccola forma, uno sbaffo<br />

di tinta in un soggetto che non aveva più significanza. In un disegno<br />

che non aveva più il profilo della vita. A casa mia mi sono<br />

sentito assolutamente solo. E la solitudine è la peggiore delle povertà<br />

perché è come una fine anticipata.<br />

E' il dramma della propria morte che si vive al rallentatore.<br />

Qualcosa fa pensare a un terribile déjà-vu.<br />

Siamo nell'impotenza se non scegliamo la via del suicidio.<br />

E quella strada non l'ho voluta mai trovare.<br />

Il progresso, la tecnologia, la Luna. Marte.<br />

Ne abbiamo macinato di scienza. Di scienza e di informazione.<br />

I fratelli Lumiere dissero che il cinema aveva vinto la morte. Io<br />

dico che la televisione ha vinto la pace. Definitivamente.<br />

Le guerre ci sono scodellate una a una e nei minimi particolari.<br />

Davanti ai nostri occhi, nei nostri piatti, insieme alla minestra e al<br />

parmigiano. Non sarà mai più come prima. La pacifica bistecchi-<br />

120


na, gli spaghetti al dente. Piuttosto, morti ammazzati sotto il naso,<br />

quasi nel piatto. E gente denutrita da far spavento quale contraltare<br />

ai cibi ruspanti, all'escalation culinaria, ai gusti sempre più raffinati.<br />

Ai consumi ecologici che ecologici non sono. Alla legge di<br />

Engel, secondo cui gli investimenti per i consumi primari a un<br />

certo punto cessano, e rimane solo l'investimento negli articoli di<br />

lusso, lo sviluppo del puro edonismo.<br />

Come se il frutto della fatica umana diventasse inumano. Disumanante.<br />

Ad ogni momento il sangue versato in una qualunque parte del<br />

mondo, l'instabilità fremente dietro questo o quell'angolo, la malattia,<br />

il contagio, l'infelicità attuale o in agguato, ci raggiungono<br />

roventi di cavo, o fresche di satellite appena in orbita.<br />

Sotto lo sguardo di precisissimi quarzi accessibili a tutti, le nostre<br />

tavole più o meno delicatamente imbandite, i nostri letti quasi<br />

sempre ortopedici e dalle eleganti doghe di faggio evaporato, sono<br />

raggiunti da una valanga di cattive notizie, di terribili immagini al<br />

cui paragone le eruzioni vulcaniche nostrane o estere sono uno<br />

scherzo da ragazzi.<br />

E' così che ci roviniamo lo stomaco; che ci si sgonfiano i genitali.<br />

Chiedo scusa alle signore, ma i tempi non sono da educande.<br />

Siamo informati in tempo reale, ma non eravamo preparati. E<br />

non lo siamo. Né lo saremo mai. Come potremmo esserlo?<br />

C'è qualcosa che non va.<br />

Soccomberemo? Sembra che per il momento non ci sia questo<br />

pericolo.<br />

I mali del mondo, insuperati, pesano sui nostri cuori. Avversano<br />

i sentimenti di speranza. A volte si dice “siamo alla frutta”. Ma<br />

no, “siamo alla paura”!<br />

Anche per questo la droga, i suicidi dei giovani e quelli dei vecchi.<br />

La gente è stanca di vivere senza speranza. Non ce la fa più.<br />

Ci nutriamo continuamente di disgrazie. L’immaginario collettivo<br />

si riempie di amarezza; quanto più è privo di armi per sopravvivere.<br />

Per trovare e difendere i propri spazi.<br />

L'uomo è sempre più cosciente di avere dei limiti ben precisi.<br />

E, quel che è peggio, incomincia a pensare che il futuro, invece<br />

121


che essere un grosso uovo con una grandiosa bella sorpresa - magari<br />

difficile da estrarre dal suo grembo - è una bomba a orologeria.<br />

L’hanno già detto ?! Non lo so, ma non toglie nulla alla drammaticità<br />

della diagnosi.<br />

Non è inedita, ma se fosse giusta?!<br />

Nel buio che ci circonda, annaspiamo fra le onde del nostro<br />

benessere. Sotto gli schiaffi di un mare di opulenza.<br />

Riusciranno a indurci all'eutanasia, così abbassando anche i costi<br />

della malattia, della debolezza, dell’infelicità ?<br />

Se non è questa la vittoria della morte, ditemi voi cos'è.<br />

La morte che prima di essere la fine è - ancor prima e ancor<br />

peggio - la coscienza di questa fine. E della sua ineluttabilità. Senza<br />

saperlo, forse i giovani sono marmorizzati ( o martirizzati ?)<br />

anche da questo.<br />

Da quando dio non esiste più, la morte si è fatta una cosa seria,<br />

molto seria.<br />

C'era una saggezza, nel mondo che ci siamo lasciati alle spalle,<br />

di cui non disponiamo più.<br />

Vogliamo raggiungere l'immortalità con l'aiuto della medicina e<br />

della farmacologia. Ma sappiamo davvero quello che stiamo facendo?<br />

Proprio noi per cui questa vita, ancor che limitata, diventa<br />

a un certo punto invivibile?<br />

Così ho preferito Alessandria, questo mondo che un po' rassomiglia<br />

al mio; che un po' me lo ricorda. Una ruralità che non<br />

riesce ancora ad essere moderna, ed uomini che non sono stati<br />

ancora uccisi dal progresso.<br />

L'Egitto avrà difficoltà a sanare il debito pubblico, e si regge<br />

sui miracoli delle rimesse dall'estero. Di tanto in tanto è trafitto<br />

dall'intransigenza dell'estremismo islamico...ma dopotutto mi ricorda<br />

l'infanzia più di quanto lo faceva casa mia. E così, potendo<br />

permettermelo, l'ho preferito. E al mattino, a volte, rimango a<br />

guardare con occhi miopi le foche e i delfini di Anfitrite che<br />

scherzano fra le onde, mentre Proteo, pastore inaffidabile e uomo<br />

forse accidioso oltre che re divino dell'isola, desideroso di quiete,<br />

122


sonnecchia pavidi sogni privi di fama e di trambusto fra le rovine<br />

di Pharos.<br />

La politica e la guerra non c'entrano nulla col mio discorso.<br />

Ammesso che lo sia mai stato, non sono più fascista.<br />

Non sono più nulla al momento. Come, peraltro, tra poco non<br />

sarò più nulla del tutto. I giorni scorrono. Tempus fugit. E anch'io.<br />

Sono un vecchietto che morirà presto. Per questo voglio parlare di<br />

vita e di vitalità. Di questo mi sento esperto. Se mi si può rimproverare<br />

d'essere stato fascista quando tutti erano fascisti, non mi si<br />

potrà rimproverare il ricordo di cos'era la vita ai miei tempi.<br />

L'enorme speranza che segnava noi giovani.<br />

La politica a volte confonde le idee, oltre a distruggere le amicizie.<br />

Come solitamente fa. E io non voglio parlare di niente che<br />

mi crei altri nemici.<br />

Un altro araq. Offro io. Alla giovinezza!<br />

Di ritorno dal Pastroudis, senza darlo a vedere si mise ad osservare<br />

cosa accadeva intorno a lui, intanto che indugiava sull'uscio<br />

dopo aver acceso l'ultima sigaretta.<br />

La sera s'appoggiava come un velo d'ombra sul gruppo delle<br />

vicine case bianche annunciando la piccola morte del sonno. Le<br />

stradine erano deserte. Le uniche voci erano quelle delle ragazze<br />

che coprivano i fichi in terrazza perché la notte non li guastasse.<br />

Quei suoni arrivavano sino a lui come il sussurro degli innamorati<br />

quando si parlano dove nessuno può ascoltarli ma dove loro stessi<br />

temono di udirsi. Quando ancora ciascuno beve le parole dell'altro<br />

quasi fossero l'unico annuncio di gioia possibile; e, turbato, ne inala<br />

il fiato ubriacandosene.<br />

In alto, oltre il cornicione, uno scialle rosso roteava a tratti nell'aria<br />

ogni qualvolta la giovane donna a cui apparteneva tentava<br />

d'aggiustarselo perché non le desse fastidio durante il lavoro.<br />

Qualche verso di animale sottolineava l'estraneità contigua delle<br />

case che circondavano la sua facendole tuttavia diventare meno<br />

lontane. Qualche roca parola nell'aria e un paio di finestre brillanti<br />

di luce offrivano sufficiente materiale perché la sua immaginazione<br />

potesse lavorarvi. Poi, d'un tratto, la voce d'un televisore scop-<br />

123


piò al di là di una finestra oscurata da una stuoia di paglia intrecciata,<br />

e subito dopo un altro apparecchio esplose dal silenzio della<br />

casa di fronte. Come per una perversa simpatia.<br />

Poi risa di bambini e rimproveri di adulti. E gli parve che qualcuno<br />

eruttasse vigorosamente, proprio nella stanza dove s'era acceso<br />

il secondo televisore.<br />

S'affrettò ad entrare.<br />

Quella sera mangiò una veloce frittata fatta con delle uova che<br />

Mulid gli aveva portato la mattina precedente. I gusci crocchiarono<br />

fragili sotto le sue dita. Mancava di calcio la dieta di quelle galline.<br />

Come al solito si chiese se fossero fresche, o se Mulid le<br />

comprasse da una fonte inaffidabile. La luce era poca nella cucina<br />

per distinguere la bolla d'aria nel guscio, ma non aveva voglia di<br />

rompere l'abbraccio dell'ombra che stava compiendo in lui meraviglie<br />

di ricordi.<br />

La sua infanzia, la sua giovinezza. La donna di cui si era innamorato.<br />

I primi anni di matrimonio. La nascita della figlia. Il tempo<br />

di tutte le speranze. Di quelle che si sarebbero avverate e di<br />

quelle di cui non sarebbe mai venuto a capo.<br />

Almèk, facendo fuoco nel gruppo, lo aveva colpito.<br />

Oltre che suo padre con il suo Von Clausewitz, dopo Almek,<br />

anche quel nucleo di case ed orti cercava di innervare quanto era<br />

stato. E lui era troppo debole per rinunciare a quel piacere; troppo<br />

solo per fare qualcos'altro che non gli inumidisse l'animo.<br />

Andò a letto turbato, e nel buio accese un'altra sigaretta. E<br />

mentre quella si consumava frusciando a tratti brevi crepitii, rammentò<br />

le ultime parole con cui Alberto Meccanico al Pastroudis li<br />

aveva - come dire? - licenziati.<br />

Dire che la Storia sia una scienza esatta è un tantino esagerato.<br />

Per alcuni c'è anche da mettere in dubbio che sia una scienza. Forse<br />

è solo un punto di vista, quello dei superstiti. Anzi quello dei<br />

vincitori, dal momento che sono loro solitamente a scriverla.<br />

Qualcuno si è chiesto se si può vivere senza storia. E qualcuno<br />

ha pensato di poter rispondere affermativamente. Il suo annullamento<br />

potrebbe essere considerato una necessità rivoluzionaria.<br />

Via il passato con la sua barbarie. Ciò che è davvero necessario è il<br />

124


futuro e il mare di speranza che esso contiene. Poi si ricomincerà<br />

a scrivere la storia rivoluzionaria. Una storia di felicità che parta<br />

dall’anno zero.<br />

Ma questa è una contraddizione in termini. Dimostra che una<br />

storia è necessaria. Principalmente alla psicologia del singolo individuo.<br />

Senza storia non si vive. Noi siamo storia; intrecciata, generata<br />

dalla storia più generale che è alle nostre spalle.<br />

Per quanto se ne possa dir male, senza la storia la nostra mente<br />

vacilla, il senso della vita si assottiglia. Può addirittura accadere che<br />

non siamo più noi stessi. La frase potrebbe essere: “Il nostro futuro è<br />

possibile solo se siamo coscienti di cosa sta alle nostre spalle”.<br />

Delle nostre radici.<br />

La storia è anche memoria ed esistenza del mondo fisico.<br />

Spesso i luoghi non si ritrovano, al massimo si rivisitano per acquistare<br />

una certa coscienza di quanto avevamo immaginato, che<br />

cioè non esistono più. Un luogo non si può rivisitare perché non<br />

esiste due volte. Può essere solo rivisto con la memoria, con la<br />

nostra malinconica immaginazione. Al massimo, ancora goduto<br />

con la fantasia.<br />

Cosa accade se un luogo è distrutto, annichilito? Cancellato,<br />

eroso via? Si direbbe che ne rimane la memoria, la storia. Essa ci<br />

attira con la sua nostalgia.<br />

Ma se la memoria muore? Se la Storia scompare? Anche la geografia<br />

ha serie difficoltà.<br />

La Storia è un problema, allora. Perché la gente - lo sappia o<br />

no - ha bisogno del passato di quanto la circonda. E ha bisogno di<br />

miti. Di profondità a cui aggrapparsi e degli stessi luoghi dei miti.<br />

Spesso molto di quanto è importante per un uomo è accaduto<br />

“prima”. La distanza temporale decanta gli elementi essenziali, e<br />

da essi anche la sacertà della vita.<br />

E' un mistero. L’uomo è le sue radici. Non sa perché, magari<br />

lo nega. Ma senza radici è di quelle piante che muoiono affogate<br />

dalla più nera desolazione.<br />

La mancanza di storia è disperazione della coscienza. Come se<br />

fossimo agguantati da un terribile quanto interminabile attacco di<br />

agorafobia.<br />

125


Qualcuno potrebbe addirittura dire che è puro e semplice disincanto<br />

dell'essere, del presente in quanto tale. Ma non è vero.<br />

Dopotutto, vuol solo dire che noi siamo coscienza delle radici.<br />

Non ho mai creduto che l'uomo possa davvero considerarsi<br />

una delusione.<br />

Quella sera attese con animo avvinto da sottile languore che le<br />

batterie da campagna di Karl contrappuntassero sordamente il respiro<br />

del suo cuore, mentre a tratti, attraverso le persiane socchiuse,<br />

giungeva fino a lui il profumo delle ficaie mescolato all'odore<br />

dei pomodori allineati in terra a seccare.<br />

Gli faceva piacere aver incontrato Almèk e aver trascorso con<br />

lui quel pomeriggio.<br />

Sentì il proprio respiro farsi più pesante e i colpi incominciare<br />

a cadere. Via, via con più lontane esplosioni, quasi con smorzati<br />

tonfi. Come per appena sopravvissute distanti emozioni.<br />

Chissà perché gli egiziani amavano tanto i pomodori seccati al<br />

sole.<br />

126


10<br />

Trascorse il fine settimana in una calma dell'animo non turbata<br />

dal trambusto della gente che s'agitava in Agami, limpida, liquida,<br />

assolata, marginale. Che dolcemente quanto oscuramente protestava<br />

la sua balneare modernità; nient'affatto commossa per il rovesciarsi<br />

entro le sue mura ideali, fatte di mare, di sole e di sabbia,<br />

di tutta la gente fuggita - magari per pochi giorni - dal Cairo affollato,<br />

pressante, già caldo da morirne.<br />

Mangiava fuori durante il week-end. Considerava quei pasti<br />

una necessità per tenersi lontano dalla casa vuota e dalla solitudine<br />

che a tratti gli balzava alla gola. Era così che chiamava il senso di<br />

angoscia che a tratti lo aggrediva dalla semioscurità notturna,<br />

quando non riusciva a riprendere sonno dopo che il rombo di una<br />

macchina o un altro rumore lo avevano svegliato. Si era più volte<br />

detto che la solitudine è la condizione di chi vive nella povertà degli<br />

affetti, piuttosto che nella scarsezza della compagnia. Quello<br />

non era il suo caso. Quella sorta di povertà non poteva colpire lui,<br />

che in fin dei conti era così bene accompagnato e ancora innamorato<br />

della vita.<br />

Ma l'angoscia lo visitava lo stesso.<br />

Agami lo spingeva spesso a fantasticare.<br />

Antica frontiera fra il Mashreq e il Magreb. Bastione - ormai<br />

definitivamente travolto - fra il mondo arabo orientale, con la sua<br />

notevole omogeneità linguistico-culturale che giunge fino allo<br />

stesso Irak, e quello arabo-occidentale con i suoi paesi una volta<br />

soggetti alla colonizzazione europea.<br />

Agami voluttuosa.<br />

Coacervo di uomini che nella fuga dal caldo trovavano il loro<br />

punto di incontro in quel sobborgo di Alessandria a tratti ventoso,<br />

ridente e molteplice, allo stesso tempo candido delle sue spiagge e<br />

127


delle sue case, e colorato dell'immaginazione di quelli che vi soggiornavano,<br />

Agami faceva volare la sua mente. Sia per ciò che l'Africa<br />

mediterranea era stata, sia per quanto poteva essere in un vicino<br />

futuro.<br />

Sulle cui spiagge in qualche limpido fresco mattino si potevano<br />

incontrare sparute mandrie. I cui capi erano sdraiati a godere, da<br />

sabbiosi triclini, un salubre pasto di aria iodata e lo spettacolo del<br />

mare: dall'acqua azzurra, dai colori ancora acciaiosi, su cui la luce<br />

non era ancora diventata il caldo smalto del sole.<br />

Anche per questo sentiva Saskia lontana. Per quanto scrivesse<br />

tutte quelle cose a sua moglie, ma sempre insoddisfatto delle proprie<br />

esternazioni.<br />

Quella sua condizione spingeva i ricordi ad affiorare alla sua<br />

mente da angoli sconosciuti. A sgrondarsi della polvere di decenni<br />

per presentarsi agli occhi della nostalgia in tutta la loro bellezza. A<br />

molcergli il cuore o il corpo, a secondo della loro natura.<br />

Ultimamente - per le necessità della quotidiana culinaria, ma<br />

non solo per queste - aveva ricordato come a casa sua si mangiassero<br />

testicoli di vitellone. Tagliati a sottili fettine, che venivano<br />

prima indorate con l'uovo e poi fritte.<br />

Erano chiamati “bottoni”, con un eufemismo sartorialfemminile<br />

poco fantasioso ma sufficientemente neutro, in cui per<br />

certo aveva giocato il sembiante delle fettine a cui quegli organi<br />

molli erano ridotti. E ricordava anche come - a un certo punto<br />

della storia familiare - il piatto fosse stato nobilitato. Colpa di suo<br />

padre. Con operazione facilmente perscrutabile, Von Clausewitz -<br />

che nel suo libro sosteneva di voler stendere un trattato sulla guerra<br />

producendo dei “grani” di pensiero - aveva debordato nella cucina<br />

e nel menù di famiglia. E i “bottoni” – o “grani” - , affettati,<br />

indorati, e fritti, erano divenuti “grani alla Von Clausewitz” toutcourt.<br />

Evidentemente la vicinanza di quelle due realtà, nella fantasia<br />

di suo padre - e in quella di sua madre, non vi era dubbio -, s'era<br />

fatta contiguità contaminante. E aveva fruttato l'elegante denominazione<br />

culinaria, di grande prestigio per il menù della casa.<br />

128


Aveva avuto modo di farne l'esperienza presso parenti ed amici.<br />

Prima che si parlasse di “grani alla Von Clausewitz”, nessuno<br />

s'era mai sognato di trattare apertamente di quel piatto. E di richiederne<br />

o di inviarne le modalità di preparazione. In seguito alla<br />

mutazione nominale (forse meglio: alla trasmigrazione nella nuova<br />

area bellico-storicistica ?!?), la ricetta era andata letteralmente a ruba<br />

nei salotti solitamente frequentati dalla sua famiglia, ed alle<br />

mense più eleganti e immacolate. Quasi che il manicaretto volasse<br />

ora cieli superiori, ricco della forza della nuova relazione semantica.<br />

Con la potenza di rinnovate ali in grado di sbatacchiare in gole<br />

virili use alla scia di molti calici; o appena frusciare - lievemente<br />

remiganti – fra i pomelli appena arrossati dal vino dolce di signore<br />

della migliore e più castigata società.<br />

Migrazioni avvengono quando meno ce lo aspettiamo. Migrazioni<br />

oggettuali o di senso. Trasferimenti di significanza. Migrazioni<br />

nuove, rinnovate, immediatamente riconoscibili e non. Perché<br />

tali migrazioni a volte si colgono subito, a volte sono inattese,<br />

e si realizzano solo con il tempo e con l’approfondirsi dell'esperienza.<br />

Che possono tramutarsi in provocazioni poiché ci sfidano<br />

a rintracciarne gli a volte difficili percorsi. Come aeroplani di cui<br />

non sia semplice risalire alla pista di decollo.<br />

Fatto sta che sotto i nostri occhi, alle nostre orecchie, il nostro<br />

universo cambia, a volte impensatamente. E noi dobbiamo fare i<br />

conti con la nuova realtà. Una dichiarazione banale, una “statuizione”<br />

ovvia, che tuttavia ci obbliga di continuo alla fatica del cuore<br />

e della mente. Impensatamente.<br />

Un giorno, mentre era nella sua camera, gli parve d'avvertire<br />

un movimento al di là d'una delle finestre della casa di Mulid, al<br />

piano all'altezza del suo.<br />

Il vano, non grande, era coperto da una mashrabija in cui era<br />

stata ricavata una piccola finestra a due ante. Ora la finestrina era<br />

semiaperta, e a lui sembrò di scorgere un volto incorniciato dal riquadro.<br />

Rimase con lo sguardo fisso in quella direzione. E l'ombra<br />

femminile, quasi avesse compreso la sua incapacità di metterla a<br />

129


fuoco, dopo qualche istante si era fatta di pochi centimetri più avanti.<br />

Così la poca luce, che colpiva la casa di lato, aveva reso più<br />

leggera l'oscura trama che l’avvolgeva. Era la servetta con cui Mulid<br />

amoreggiava. Lo guardava fissamente, come per accertarsi che<br />

lui l'avesse riconosciuta. E, quando ne fu sicura, gli sorrise. Fu un<br />

movimento lento, quasi impercettibile; come uno sbocciare sempre<br />

maggiore della grazia di quel viso.<br />

Poi la figura arretrò e disparve.<br />

Se fosse stato più giovane, avrebbe pensato a una conquista.<br />

Che magari la ragazza gli si proponesse. Ma in quel contesto la cosa<br />

era inconcepibile. Era un vecchio, e l’ “amico di Mulid. E per<br />

quanto l'amicizia non sia mai stata un'efficiente custode dell'harem<br />

- anzi! -, sia l’occasione che l’età non gli sembravano dare alcuno<br />

spazio a futuribili erotismi interrazziali.<br />

Un'idea balenò nella sua mente. La caratteristica più marcata di<br />

quel sorriso era la dolcezza; come se la ragazza avesse voluto accarezzarlo<br />

in un affettuoso moto dell'animo. E tutto gli parve chiaro.<br />

Mulid le aveva confidato il proprio piano a vincere ancor più la<br />

resistenza della donna; a seminare in lei una viva speranza per il<br />

prossimo futuro, oltre che in se stesso. Lui gli avrebbe tolto i calcoli.<br />

Quel sorriso doveva essere un gesto di riconoscenza, un affiorare<br />

sulle labbra della giovane dello stato di pienezza interiore a<br />

cui era giunta, e di cui voleva farlo in qualche modo partecipe. Era<br />

un ringraziamento per ciò che lui avrebbe fatto per lei, per Mulid,<br />

e per quella prole maschia che l'alessandrino voleva assolutamente<br />

dalla sorte. Oscuramente, per il futuro. Quel sorriso gli parlava di<br />

figli e di gravidanze. Era il sorriso delle donne in attesa.<br />

Ma l'altra per certo non era in attesa. Questo si capiva sia dal<br />

modo in cui Mulid gli raccontava del proprio rapporto con la giovane.<br />

Non il rapporto di due amanti ma piuttosto quello di due<br />

adolescenti che ancora si cercassero. E dal modo morbido in cui<br />

l'alessandrino conduceva la trattativa che avrebbe dovuto portare<br />

a quella benedetta estrazione dei calcoli.<br />

Tutto questo lo ipotizzò in pochi istanti. Solo col passare del<br />

tempo divenne oggetto del suo convincimento. Un’ ipotesi oscura<br />

130


anche perché frammista a considerazioni personali che spesso, e<br />

involontariamente, bordeggiavano. Considerazioni di più ampio<br />

respiro.<br />

Sua figlia era stata condannata dal marito alla sterilità. Mentre<br />

lì, ad Agami, sotto i suoi occhi, si svolgeva un dramma opposto a<br />

quello consumatosi lungo i canali di Amsterdam. Ed il contrasto<br />

dei desideri era tanto forte, così radicale, che sembrava comportare<br />

due visioni del mondo alternative.<br />

Una era quella di Jaap, che non sceglieva né vedeva il futuro<br />

ma se ne disinteressava semplicemente. Come di una lattina di birra<br />

vuota.<br />

I suoi già esigui dotti occidentali erano stati chiusi con un elegante<br />

e forse vezzoso fiocchetto. Magari di quei costosissimi materiali<br />

avveniristici che quasi sempre sono usati dagli astronauti<br />

per andare da qualche parte nel cosmo. E il suo progetto per il futuro<br />

era l'allargamento di un erotismo - anzi di vera e propria pornografia<br />

- al di là del Mediterraneo, affinché nuovi fruitori televisivi<br />

portassero denaro al suo conto in banca e a quelli degli altri<br />

implicati nell’affare. Affinché “rimanesse un tetto” sulle delicate<br />

teste della gente che dirigeva l’operazione e su quelle delle loro<br />

famiglie – forse esse stesse da tempo sterilizzate.<br />

Era così che Vij lo aveva citato.<br />

Quel progetto, guardandolo in un certo modo, addirittura poteva<br />

essere considerato un tentativo di dare una nuova risposta all'interrogativo<br />

su cosa significasse vivere. Ed era parte di un sistema<br />

di vita, di un momento storico che aveva già chiamato in<br />

aiuto l'ingegneria genetica per clonare questo o quel soggetto. E<br />

che adombrava la possibilità di produrre questa o quella parte del<br />

corpo per i trapianti. Oltre all’eutanasia.<br />

Era un modo di concepire la vita. A parte la schizofrenia della<br />

sterilità che conviveva con la clonazione, era l'uomo a gestire. Era lui<br />

in comando. Il padrone, e dava la vita e la morte.<br />

Era lui che interpretava l’esistere.<br />

Dall'altra parte, e in alternativa, il progetto di Mulid.<br />

L’alessandrino voleva un maschio – “almeno uno”, gli aveva<br />

detto. Che perpetuasse il suo nome, che lo aiutasse nella vecchiaia,<br />

che alimentasse le sue speranze di uomo. Che fosse la vita dopo la<br />

131


sua vita: il futuro che usciva dai suoi fianchi, oltre che dal piacevole<br />

grembo dell'avvenente servetta.<br />

Mulid non sapeva neanche perché. Quella progettualità era istintuale.<br />

In qualche maniera sfuggiva al suo “imperio” di uomo<br />

con tutte le lettere maiuscole. L’egiziano poteva non essere disinteressato<br />

nel porre in essere quelle realtà. Tuttavia il problema non<br />

era questo ma piuttosto quello del “coefficiente di umanità” delle<br />

cose che faceva. Dell'alimentazione della vita da parte sua. Il suo<br />

eros avrebbe prodotto altri sorrisi, altre volontà di vita.<br />

Altra riconoscenza al di là delle innumerevoli mashrabije della<br />

storia.<br />

Lui non sceglieva, e tanto meno determinava lo statuto dell'essere.<br />

Era solo un uomo ancora innamorato della vita, e che la viveva.<br />

Non un nodo di tesi che si autofondassero inducendo prassi<br />

cieche ed egoistiche. Alla fin fine suicide.<br />

Una volta Jaap aveva detto che non voleva dare la vita ad altri “disgraziati”<br />

– sempre Vij a citarlo.<br />

Mulid non era espressione di paura e di morte. La sua mente<br />

non era all'origine delle contemporanee volontarie necrospermie.<br />

Il suo sguardo all'avvenire non era necrotizzante.<br />

In lui vi era una “nutriente” umiltà. Con lui l'uomo generava il<br />

futuro, di se stesso e del mondo.<br />

Dei due, ai suoi occhi il più debole era Jaap. Il più tristemente<br />

debole. Jaap che dalla tolda della vita si lanciava in solitudine a vele<br />

spiegate verso la morte. Scegliendo il vuoto per il “dopo di sé”.<br />

Un’immagine che alcuni avrebbero potuto considerare modernamente<br />

romantica per quella sua capacità in fin dei conti autodistruttiva.<br />

Che a qualcuno poteva ricordare Byron, probabilmente.<br />

Jaap, un atomo che si sarebbe a lungo rigirato su se stesso<br />

prima di dirigersi verso l’orbita dell'insignificanza.<br />

Una falena sulla rotta della fiamma.<br />

Non aveva potuto fare a meno di guardare altre volte a quella<br />

finestra, sempre sottaciutamente desideroso di quel sorriso, dell'ombra<br />

colorata di quella giovane speranza femminile.<br />

Ma la servetta non gli si mostrò più.<br />

132


Meglio così. Vi sono realtà la cui frequenza d'accadimento ne<br />

muta la natura. Perdendo il lucore della loro novità, smarriscono<br />

la loro freschezza, la loro semplicità e leggerezza. E quel sorriso<br />

non doveva snaturarsi.<br />

L'unica cosa nuova di quel fine settimana fu una casuale conversazione<br />

tenuta dai soliti amici del Pastroudis.<br />

Tutto era stato causato dall'esuberanza verbale di una delle signore<br />

non giocatrici. Tentando di sottrarre il marito agli impegni<br />

di gioco che cominciavano a profilarsi all'orizzonte del pomeriggio<br />

domenicale - e contemporaneamente di risparmiare a se stessa la<br />

più noiosa delle attese -, la donna aveva detto: “Se vi immergete in<br />

una cena di Trimalchione a base di rubber, di slam e di hatù, io mi<br />

suiciderò come Petronio. Queste “abitudini greche” sono insopportabili.”<br />

La frase era piombata nel piccolo ambiente come un sasso in<br />

un bicchiere. E si erano scagliati, tutti insieme, contro la poverina<br />

che aveva scambiato la Roma di Nerone con la Grecia, dando<br />

prova di conoscere poco sia la storia che le letterature antiche.<br />

Per un breve momento parve che il silenzio a cui spesso era<br />

condannato il “riposo turistico” dei presenti fosse messo da parte.<br />

E molta parte della storia egizia fu scagliata contro la poverina.<br />

Anzi, tutto piombò addosso a ciascuno e da ogni parte, a cominciare<br />

dalla colonna di Pompeo e dall'ago di Cleopatra, via via fino<br />

alle catacombe greco-romane di Kom el-Shofaga e agli scavi di<br />

Kom el-Dik. Per non parlare del saccheggio del Serapeo. E del fanatismo<br />

che, secondo alcuni, avrebbe distrutto la stessa biblioteca,<br />

figlia della monumentale collezione di scritti accolta una volta nel<br />

Museion.<br />

Poi qualcuno parlò dei Mamelucchi e dell'Impero Turco. E anche<br />

qui fu scoperchiato un vaso di Pandora.<br />

La svista della giovane donna lo aveva messo un po' in imbarazzo,<br />

e con essa le reazioni grottesche degli altri. Tuttavia, man<br />

mano che la storia alessandrina veniva praticamente sciorinata davanti<br />

ai suoi occhi - ma sarebbe più giusto dire “scavata davanti alle<br />

sue orecchie” -, ancor più percepì l'anima della città. Una sorta<br />

133


di profilo polidimensionale e inafferrabile in cui, come per sfere di<br />

cristallo che si sovrapponessero, ciascuna mantenendo parte di un<br />

suo disegno originario, tutto era trasparenza e allo stesso tempo<br />

confusione. Tutto era bellezza e contaminazione.<br />

E in qualche maniera tutto era anche irriducibilità - piuttosto<br />

che passato o presente.<br />

Le parole della vivace discussione, quel modo astratto in un<br />

certo senso di far vivere la città che era nominarne i monumenti e<br />

i personaggi storici, ne comunicavano la vera essenza in una polifonia<br />

in cui vi erano dissonanze di voci meravigliose e di brani<br />

musicali. Ciascuna cosa per conto suo sublime.<br />

Poi la suggestione passò, e la tempesta impressionista di memorie,<br />

di colori e di luci si restrinse a un nome forse destinato anch'esso<br />

a superare i secoli.<br />

- Abbiamo visitato il museo di Kavafis stamattina. - disse una<br />

delle signore. - E a parte lo squarcio di città che si vede dal suo<br />

terrazzo, un panorama quasi postbellico, o comunque da terzo<br />

mondo in veloce espansione, abbiamo assaggiato un altro piccolo<br />

supplemento di vita alessandrina dalle stanze e dalla maschera del<br />

grand'uomo.<br />

La donna si fermò un attimo e parve interrogare con gli occhi<br />

il marito, un tipo magro, dalla barba di antropologo, o di giovane<br />

manager occidentale mimetizzato dietro “il pelo” per cimentarsi<br />

nella cantieristica degli emirati arabi.<br />

A un certo punto, interloquì. Anche la sua voce cavernosa aveva<br />

un che di “antropologico”, poggiando esageratamente sui tasti<br />

bassi.<br />

- Sono stati gentili con noi. Avremmo potuto sedere sulle<br />

scomodissime sedie neobizantine, o scrivere qualche cartolina appoggiandoci<br />

alla sua scrivania.<br />

La cosa più impressionante è stata la maschera funebre. Un<br />

volto dal grosso naso curvo. Con noi c'era un coppia di inglesi.<br />

Dopo la doverosa silente contemplazione della maschera per un<br />

tempo congruo, uno di essi ha cominciato a sussurrare versi che<br />

hanno attraversato la stanza non grande.<br />

134


L'uomo si arrestò, come a prendere respiro, quindi, dopo aver<br />

lanciato qualche sguardo alla compagna e agli altri ospiti del luogo,<br />

proseguì con fare ispirato.<br />

- Mi è sembrato che i versi volassero indirizzandosi alla balconata<br />

da cui eravamo appena venuti via. Forse perché la guida aveva<br />

lasciato la finestra aperta, quando siamo ritornati al centro della<br />

stanza.<br />

Intervenne a questo punto la donna.<br />

Il marito si perdeva in inutili particolari.<br />

- Erano versi di Kavafis. Li hanno recitati un paio di volte, e il<br />

più anziano dei due ha detto che descrivevano momenti della notte<br />

che aveva preceduto l'ingresso di Ottaviano in Alessandria.<br />

Dopo la disastrosa battaglia navale dell'anno prima, al largo di Azio,<br />

in cui <strong>Antonio</strong> era rimasto sconfitto. Secondo Plutarco, quella<br />

notte il dio Dioniso, che amava <strong>Antonio</strong> e ne era riamato, era passato<br />

con una meravigliosa musica per la Via Canopea. Diretto alla<br />

Porta del Sole che conduceva al campo nemico. Era un dolce corteo,<br />

con voci e musiche eccellenti, che preannunciava la disfatta e<br />

la morte.<br />

I versi invitavano <strong>Antonio</strong> alla fermezza. Non doveva tentare<br />

di ingannare il proprio io, di nascondersi la verità. Ma doveva<br />

fronteggiare da uomo la situazione che sopravveniva. E salutare<br />

Alessandria senza lamenti indegni d'un uomo coraggioso.<br />

- Quello che è stato particolarmente interessante è venuto dopo.<br />

Ci hanno spiegato come questo poeta abbia avvicinato l'età<br />

classica alla nostra sensibilità moderna. Non so come dire. Il più<br />

giovane dei due ha cercato di spiegarci che il Poeta ha accostato il<br />

nostro presente ad un passato antichissimo per definizione.<br />

Questa volta era stato l’antropologo a rivolgersi alla compagnia.<br />

- Io non sapevo niente di Kavafis. Solo che era importante.<br />

Credo che mi avessero anche detto che era omo. Nient'altro.<br />

Qualcuno disse: - Per quello che significa oggi!<br />

E lui fu colpito dalla frase, che tuttavia non si dimostrò provocatoria<br />

per nessuo dei presenti.<br />

Il discorso terminò. Nell'aria come un esausto zefiro di quasi<br />

disgustata sazietà per l'argomento non sufficientemente leggero.<br />

135


La vacanza è vacanza. Così ricominciarono a parlare di cibo, e<br />

presero accordi per andare insieme uno di quei giorni all' Alexandria<br />

International Center del Cotton Palace. Un “posto meraviglioso”,<br />

in un grattacielo costruito da italiani solo una decina di anni prima.<br />

In Midan Orabi.<br />

E un'altra volta sarebbero andati a mangiare il pesce ad Abukir.<br />

Vi erano locali famosi in tutto il mondo.<br />

Solo alla fine, mentre si lasciavano, l'uomo dalla barba aveva<br />

spiegato come si arrivava alla casa dove aveva vissuto Kavafis, in<br />

quella che una volta era stata Rue Lepsius e che ora era Sharm el-<br />

Sheikh Street. Aggiungendo en passant la descrizione che Achille<br />

Tazio aveva fatto della Via Canopea e dei colonnati che, “sparsi<br />

un po' dappertutto - oltre che splendidamente fiancheggianti l'arteria<br />

che andava dalla porta della Luna a quella del Sole - , ancora<br />

nel quinto secolo arricchivano Alessandria”.<br />

Lui aveva ficcato in tasca l'informazione - poteva sempre servire<br />

-, e dopo un veloce saluto era schizzato via nella Sharia Abd el-<br />

Nasser, affollata e chiassosa, sperando di non incontrare Almèk<br />

che gli aveva confessato la sua frequentazione dell’Istituto Italiano<br />

di Cultura, che aveva sede un po' più su nella stessa strada. Sentiva<br />

il bisogno di tornare a casa per uno scotch con acqua e una comoda<br />

poltrona nell'angolo più confortevole della casa. E di un<br />

paio di sigarette turche.<br />

Una volta affondato nella desiata poltrona - il tumbler in una<br />

mano e la sigaretta fra l’indice e il medio dell'altra -, gli parve di<br />

potersi rilassare adeguatamente.<br />

Sarebbe andato al Cotton Palace, ma ad Abukir voleva andarci<br />

con sua moglie. Ad Abukir e a Rashid. La stele di Rosetta era così<br />

rappresentativa della giovinezza di entrambi che voleva vivere insieme<br />

a Saskia l'esperienza di quella visita. Era così che lui l'aveva<br />

incontrata durante i suoi studi liceali. Sia lui che Saskia erano rimasti<br />

catturati dalle capacità linguistiche di Champollion. L'uomo<br />

aveva esercitato su entrambi una particolare attrazione, in quel periodo<br />

di maturazione culturale. Ed entrambi avevano partecipato a<br />

un seminario su di lui. Un uomo dal fascino misterioso, che aveva<br />

risolto uno degli enigmi più ardui del secolo precedente.<br />

136


Quindi trasferì la propria attenzione su quanto aveva risvegliato<br />

il suo interesse nella conversazione al Pastroudis.<br />

“Per quello che significa oggi!”<br />

Neanche fosse stato intenzionalmente voluto.<br />

Kavafis era considerato uno di coloro che avevano gettato<br />

ampia luce sul passato insieme occidentale e “classico”, dimostrandone<br />

la vicinanza al quotidiano esperienzale del mondo moderno.<br />

Scoprire, concettualizzare la modernità dell'uomo elleno,<br />

era stato subito un traslare i suoi protagonisti e i suoi lettori nei<br />

reciproci mondi. Realizzare la magia di una contiguità extratemporale.<br />

Ora l'incontro dell'omosessualità di quel poeta con la “modernità”<br />

dell'antico, da lui sottolineata, davano luogo ad inquietanti<br />

interrogativi. Tutti a dire il vero dolorosi per lui, a causa delle vicende<br />

in cui era rimasta impigliata Vij.<br />

L' homo europaeus corrispondeva al tipo dell'elleno antico di Kavafis<br />

– secondo Montale. Ciò istituiva una sorta di teleferica, un<br />

congegno sia pur rudimentale per mezzo del quale veniva data a<br />

istituti, a esigenze, a comuni topoi, il diritto di ascendere e discendere<br />

la storia.<br />

Come ora, così allora l'uomo, era la tesi del poeta alessandrino?<br />

Di quel nono ed ultimo figlio di genitori greci provenienti da Istanbul?<br />

Quel pensiero gli faceva male. Gli sembrava di essere in presenza<br />

di una ulteriore operazione di sdoganamento delle abitudini<br />

omosessuali del poeta. Una legittimazione di tale costume dovuta<br />

un po’ alla grandezza della Grecia antica e un po’ alla fama di quel<br />

figlio della Grecia moderna.<br />

Ma perché Jaap era stato tanto stronzo da lasciarsi coinvolgere nel mercato<br />

hard?<br />

La sigaretta era terminata da un pezzo, e il mozzicone consumato<br />

fino al filtro giaceva in un piattino di terracotta azzurra che<br />

in qualche occasione fungeva da posacenere.<br />

Anche lo scotch nel bicchiere era finito.<br />

137


Si alzò, se ne versò altre due dita. Vi aggiunse un paio di cubetti<br />

di ghiaccio dal frigorifero solo per miracolo funzionante. Poi si<br />

trasferì a letto dopo essersi quasi strappati i vestiti da dosso. Lì accese<br />

un'altra sigaretta e, predisposto in terra un ulteriore rudimentale<br />

posacenere costituito dalla tazza usata per il tè pomeridiano e<br />

ancora sporca, si lasciò cadere sulla schiena.<br />

La verità era semplice. Ed era una verità di cui quasi si vergognava.<br />

Ma l'alcol aveva allentato i freni delle sue inibizioni, ed ora<br />

non poteva non vedere con chiarezza quanto era al fondo del suo<br />

animo. Come attraverso acque di cristallina limpidità.<br />

Nutriva - e probabilmente aveva sempre nutrito - una profonda<br />

pena per gli omosessuali e per il loro mondo. Sia per il mondo<br />

esterno che per quello interiore. Aveva letto qualcosa di Leavitt. E<br />

non gli sembrava di aver male interpretato alcune delle sue pagine.<br />

Aveva avuto lui stesso qualche compagno omosessuale. Testimonianze<br />

di un vissuto personale che avevano seminato in lui una<br />

profonda compassione per quelle solitudini così ben descritte. Per<br />

le privazioni e le angosce narrate in esse. Per le famiglie che spesso<br />

avevano “iniziato” - o almeno indotto - i loro figli a quella terribile<br />

esperienza. Esse stesse amministratrici di dolore.<br />

E non solo quell’autore aveva causato in lui una tale impressione.<br />

Poteva aver capito male? Non credeva proprio.<br />

Aveva letto quelle storie come documenti. E gli era sembrato<br />

che in quei calici di vita accadeva come con la birra. Sopra, una<br />

spuma soffice, candida, frizzante. Sotto, l'angoscia profonda che si<br />

sedimenta sempre più. In cui la spuma si trasforma, man mano<br />

che il tempo passa, in amarezza.<br />

Quando rammentava qualche passo, sentiva di fronteggiare<br />

quella che a lui appariva una sofferta “assurdità”. E il suo animo,<br />

soggetto all'osmosi della compassione, veniva contagiato dal dolore,<br />

dalla tristezza. Come tinto dalla sofferenza in esse sottesa. I<br />

rapporti, gli affetti, le relazioni con la famiglia, l'omosessualità in<br />

alcuni casi quasi “ereditata” dai padri. Ma anche la seduzione, e gli<br />

atti ed i sentimenti dell'iniziazione passiva e attiva.<br />

Nella mezza ubriacatura di quella sera se ne vergognava come<br />

un ladro. Piuttosto che odiare il marito di sua figlia, ne aveva una<br />

tremenda pena! A ricordare bene suo genero, gli sembrava di aver<br />

138


sempre saputo che dietro le sue vanterie, dietro il suo successo, c’<br />

era un’ombra di tristezza che non lo abbandonava mai.<br />

Era Jaap quello che correva verso il nulla.<br />

Lei era rimasta implicata nell’esperienza di suo marito. Azzannata<br />

dalla sua mancanza di lealtà, dai suoi tradimenti. Ma, alla fine,<br />

era capace di sentimenti di vita, di futuro, di senso. Della vita come<br />

l’avevano intesa sua madre e lui stesso. Era lontana dallo stretto<br />

asse su cui gli sembrava che Jaap fosse in equilibrio sempre<br />

precario. Perché era quella l’immagine che balzava alla sua mente<br />

quando pensava a suo genero.<br />

Vij desiderava un normale rapporto etero, dei figli. Aveva idee<br />

doloranti ma assolutamente chiare. Era Jaap che era nell'oscurità<br />

della propria debolezza, che era vittima di quella spinta che per lui<br />

rimaneva così poco chiara.<br />

Vi sono cose che si percepiscono nel silenzio della coscienza,<br />

lontani dai fari dell'informazione e della “promozione”. A suo parere,<br />

l'essenza della omosessualità era una di quelle. Comunque<br />

una debolezza.<br />

Non poteva dire di esserne scandalizzato. A suo parere, era<br />

una aspetto dell'odierno dolore. Del contemporaneo smarrimento.<br />

A dispetto dell'attuale potere dei suoi profeti. A dispetto dei suoi<br />

pontefici e delle mode che, magari senza una chiara intenzione, la<br />

celebravano.<br />

Come neanche lo avevano scandalizzato i particolari trovati in<br />

Leavitt; quel verismo che al fondo, piuttosto che sconcio, era testimonianza<br />

terribilmente sofferta. L'esplicitazione delle carezze,<br />

le modalità di quegli erotismi fra maschi. Il giovane Philip, suo<br />

padre Owen e Frank, il suo amante, erano tutti come avviluppati<br />

in un tremendo doloroso silenzio. Tutto era racchiuso nella sua<br />

pietà, oltre l'appannato ma ancora sufficientemente trasparente<br />

cristallo dell'alcol.<br />

E tutto e tutti vide contro lo sfondo della morte, che pure a loro<br />

si sarebbe avvicinata come si avvicinava ora a lui stesso. Anche<br />

questo significava il termine del rapporto di lavoro di una vita.<br />

Faticò a rimanere sveglio sino alla fine dell’ultima sigaretta. Poi<br />

scivolò bruscamente nel sonno, mentre il bicchiere ormai vuoto,<br />

139


stretto fra le dita solo in un atto di semincoscienza, ruzzolava sul<br />

piccolo tappeto. E subito piombò in un sonno pesante, a tratti disturbato<br />

dal proprio basso ruggire.<br />

Sognò la New York notturna di Leavitt. I ritrovi degli omo,<br />

l'approccio di Owen, il padre di Philip, con Frank. E tanto, tanto<br />

buio. Da cui poi fu sottratto in un vicolo illuminato a giorno; in<br />

cui fra scatoloni e rifiuti, fra le immondizie destinate ai ratti che<br />

non vedeva ma che sapeva presenti, un uomo accoccolato - nell'angolo<br />

illuminato da un basso lampione dalla luce violenta -<br />

stringeva fra i denti la canna scura di un grosso revolver.<br />

E la scena fu così impressionante - oltre che inattesa - che,<br />

prima d'essere scaraventato fuori dal sogno e dal sonno, ebbe il<br />

tempo di immaginare la qualità acciaiosa dell’arma. L’immediata<br />

sensazione di quella fellatio.<br />

Sveglio.<br />

Intorno il buio incerto della stanza disordinata; nella testa l'alcol<br />

che gli procurava dolore mentre lui affrontava l’impatto delle<br />

sue fantasie e dei suoi incubi; e sotto di lui il letto bitorzoluto,<br />

sgradevole nel non essere condiviso da Saskia.<br />

Si gettò un'altra volta all’indietro, stanco e disgustato.<br />

Sentiva gli occhi gonfi, la lingua spessa nella bocca stomachevole.<br />

La vertigine del corpo e dei pensieri. Ma presto si riaddormentò.<br />

Questa volta sognò la Via Canopea , fitta di colonne come Achille<br />

Tazio l'aveva descritta. In una spettrale atmosfera alla De<br />

Chirico. Gli sembrava d'accompagnarvi sua moglie che partiva per<br />

un viaggio in direzione della Porta del Sole. E rimase a guardarla<br />

mentre s'incamminava verso nord, lungo la Sharia Hurriya, a tratti<br />

resa invisibile dai candidi torsi marmorei del colonnato, finché la<br />

compagna della sua vita non si dissolse tra i fumi di una stanchezza<br />

insieme senile e generosamente alcolica.<br />

140


11<br />

Al Pastroudis Gaia gli parve più nervoso e grasso che mai. Solitamente<br />

l'uomo esibiva un carattere scostante. Era uno di quelli<br />

con cui aveva fatto qualche rubber. Sebbene non sapesse quali erano<br />

le sue attività, immaginava che fossero molteplici e remunerative.<br />

Almeno a giudicare dalla costosa eleganza che esibiva.<br />

Quel giorno - oltre a quel che di viscido nello sguardo e nell'agire<br />

che mai l'abbandonava - l'altro aveva l'aspetto arruffato e<br />

malconcio di una gallina appena sfuggita a un furioso inseguimento.<br />

- Sta per capitarmi il peggio.<br />

- In che senso.<br />

- Mi arrivano conoscenti dall’Olanda. E parenti. Veri e propri<br />

parenti. Neanche tutti olandesi. Un paciugo di quei posti tanto<br />

freddi quanto tecnologicamente avanzati. Una grande rottura di<br />

balle. La calata del nord supercivilizzato!<br />

Prende un vermut?<br />

- O solo supertecnologizzato?! - lui arrischiò mitemente.<br />

Poi l’ ingegneur prese a raccontargli della famiglia con occasionali<br />

digressioni circa avvenimenti della propria infanzia. Senza sollevare<br />

cortine, ma in maniera che a lui sembrasse il contrario.<br />

Rimase ad ascoltarlo con educata attenzione, per quanto meravigliato.<br />

Era la prima volta che l’altro si offriva di pagargli da bere.<br />

E, poi, quella cameratesca semplicità... Non gli sembrava nella linea<br />

tenuta fino allora dal pingue personaggio. Intanto l’uomo continuava.<br />

Il passato, la sua infanzia, quei particolari parenti. Degli<br />

imbecilli che gli facevano spendere una barca di denaro quando si<br />

facevano vivi.<br />

Sorrideva suadente, come se lui fosse una mignotta a cui far tirare<br />

giù il prezzo. Gli parve che diventasse umano.<br />

141


Non gli era mai piaciuto. Un individuo freddo, sfuggente; dall'intelligenza<br />

tanto più limitata perché convinta d'essere sempre in<br />

controllo della situazione. Quel giorno i corrugati guanciotti s'arricciavano<br />

benevoli, in un sorriso che non si era mai degnato di rivolgergli<br />

fino a quel momento. E gli parve che gli occhi lo accarezzassero.<br />

Nella conversazione vi era un'incoraggiante nota di levità<br />

che voleva suggerire confidenza, che alludeva a una fiducia<br />

amicale. Come a creare dal nulla l'atmosfera di una consuetudine<br />

che li avesse visti frequentarsi spesso e cordialmente.<br />

Lui, avrebbe dovuto sentirsi avvolto da una ventata di gradevole<br />

profumata vanità? Il Grande Industriale, il Padrone bianco gli<br />

rivolgeva la parola come a un amico più che a un conoscente occasionale?!<br />

Rischiava l’erezione.<br />

Arrivarono gli altri, ordinarono gli aperitivi. E Gaia riprese<br />

l'argomento di quella “invasione della sua privacy” allargandone<br />

un po' i confini - nessuno avrebbe mai saputo se dell'informazione<br />

sui propri affari, o semplicemente della sua fantasia. E ogni tanto<br />

lo guardava con la sottolineata cordialità di un tremolante doppiomento<br />

nel sorriso giallastro.<br />

Quell’uomo era una puttana. Lo sentiva. D’istinto si disse che<br />

non doveva farsi incastrare. Sarebbe stata una fregatura come le<br />

altre. Il grande proprietario del sale altre volte si era divertito a ferirlo<br />

en passant con brevi apprezzamenti. Questa volta voleva fregarlo<br />

in maniera diversa. Forse c’era qualcosa che voleva chiedergli;<br />

qualcosa di utile per l’ ingegneur. Magari in modo che lui la facesse,<br />

e che poi lo ringraziasse anche.<br />

Sarebbe stato un classico. Come un classico, per quella sorta di<br />

gente, era la convinzione che gli altri fossero più stupidi di loro.<br />

La conversazione fluì in attesa dell'ora di cena. Il locale dove si<br />

sarebbero recati era dalle parti di Montaza, una bettola in cui non<br />

si poteva restare più del tempo strettamente necessario per mangiare.<br />

Tanto valeva rimanere lì ad aspettare che giungesse il momento<br />

della cena, magari bevendo Omar Kayam e whisky con<br />

ghiaccio.<br />

Di cosa si trattava? Cosa voleva da lui Gaia?<br />

142


Bastava attendere. Star zitto e attendere. Come fa un portiere<br />

d'albergo a cui si offra una mancia tropo generosa. Resta a fissarci<br />

per sapere quale problema debba risolvere.<br />

Lui doveva fingere d'essere tutto quello e attendere. Per poi reagire.<br />

Questa volta sì.<br />

Il discorso andò avanti fra battute e reminiscenze, nomignoli e<br />

risatine, animato da qualche incoraggiante pacca sul suo braccio.<br />

L’uomo non rifuggiva, quel giorno, dal contatto fisico. Poi, a coronamento<br />

di tutto:<br />

- Fra l’altro io non parlo che il francese e un po’ di inglese, oltre<br />

l’italiano. Così, vorrei mandargli a dire di tenersi lontani dalle<br />

coste d’Africa, a quelli lì. Ma non so se mi riuscirà di farlo per iscritto<br />

senza incappare in una di quelle pessime figure...Al momento<br />

non dispongo di un interprete.<br />

Dire qualche sciocchezza in un'altra lingua, a tavola o al bar, è<br />

una cosa diversa dallo scrivere una lettera.<br />

Il sole improvvisamente dardeggiò su di lui. Ecco dove voleva<br />

arrivare. L’aveva confessato con l’eleganza di chi è abituato a dire<br />

le più grandi castronerie senza tema di smentita. Per il solo fatto<br />

d'essere se stesso. Conosceva un po’ di francese, l’imbecille: abbastanza<br />

per farsi capire dagli squallidi personaggi che lo circondavano.<br />

Sapeva anche una cinquantina di parole di inglese: che pronunciava<br />

come un arabo ubriaco. E a quel punto, con non-chalance,<br />

gli aveva comunicato d'aver bisogno di un traduttore.<br />

Sapeva benissimo che lui parlava - oltre al francese - l'inglese, il<br />

tedesco, e l'olandese. Se n'era certamente ricordato nel momento<br />

in cui aveva voluto evitare di mettere la mano al portafogli e<br />

spendere una manciata di sterline per la traduzione della sua “lettera”.<br />

A quel punto doveva essersi ricordato anche di Vij.<br />

Più di una volta gli aveva accennato a quanto poco servisse il<br />

titolo di studio di Corrie - una laurea in tedesco e in russo. Gli interpreti,<br />

i traduttori sono dei nessuno. Soltanto ombre. “Le lingue<br />

servono se appoggiate a una materia davvero professionale”. Meglio<br />

ancora se tecnica tout-court. Un ingegnere che conosca il tedesco<br />

e il russo è qualcuno. Magari anche un medico. Ma, così, la<br />

143


agazza - e qui l’uomo aveva singhiozzato allusivamente per l'età<br />

di Vij - aveva chances limitate per rifarsi una vita.<br />

Doveva sfruttare al massimo gli “alimenti”.<br />

Perché lui, a un certo punto, aveva accennato al fatto che sua<br />

figlia forse avrebbe fatto un salto lì, ad Alessandria. Era sul punto<br />

di separarsi dal marito, aveva aggiunto. Questo era il motivo per<br />

cui sua moglie l'aveva lasciato solo lì in Egitto. Per darle una mano<br />

in un ambiente che conosceva perché era la sua patria.<br />

Sì, sua moglie era olandese. Era per quello che lui conosceva<br />

discretamente quella lingua.<br />

Il discorso al riguardo del futuro di Vij non gli era piaciuto.<br />

Avesse avuto anche ragione, quell’imbecille tecnologico gli dava<br />

sui nervi.<br />

Ora, visto che non c’era Vij a servirlo, né sua madre, ecco che<br />

entrava in gioco suo padre, lui.<br />

Un pensionato; autore di un libro sconosciuto sull’arte moderna,<br />

e di alcuni articoli per riviste specializzate ancora più sconosciute.<br />

Una persona ancora più inutile delle due donne ma che poteva<br />

tornargli comodo in quel frangente. Bastava farlo sentire<br />

qualcuno. Lisciarlo per il suo verso. Magari offrirgli un vermut.<br />

Tutto andava bene con quegli idioti dei letterati. Neanche si sarebbe<br />

accorto che traduceva gratis per lui e già ne sarebbe stato alla<br />

fine. Non avrebbe mai sospettato la sua astuzia, per quanto a<br />

lungo potesse vivere. Dopotutto, era questo il motivo per cui lui<br />

aveva degli accessi di simpatia per gli imbecilli. In particolare per<br />

la gente che aveva a che fare con la carta stampata. Un po’ perché<br />

per quattro soldi scrivevano quello che lui voleva, e un po’ perché<br />

erano capaci di “romantica riconoscenza”.<br />

Un tempo, leccapiedi all’inchiostro; baciaculo “microcippizzati”<br />

al presente.<br />

Più o meno, questo doveva essere il pensiero del Grande Costruttore,<br />

dell’uomo che anni prima - a suo dire - aveva fornito autotreni<br />

di pietre per la diga di Assuan. E un vagone di erutti durante<br />

un pranzo di Nasser; ufficialità in cui doveva aver strisciato,<br />

silenzioso e riconoscente, all’ultimo o al penultimo posto a dispetto<br />

delle diffuse vanterie da lui propalate.<br />

144


- Il vero problema di una lettera del genere non è tanto quello<br />

di comunicare. Magari, questo sarei in grado di farlo anche da solo.<br />

Piuttosto, è il modo in cui si dice. Senza offendere suscettibilità,<br />

senza creare fraintesi. Ma rimanendo precisi nel contenuto.<br />

Non perentori, ma chiari. Se possibile, gradevoli.<br />

A quel punto l’ ingegneur chiese scusa e per un attimo si allontanò<br />

dal salottino. Aveva visto qualcuno a cui doveva assolutamente<br />

parlare. Ma sarebbe tornato subito.<br />

Si guardarono, e le signore - prima una e poi l'altra - scoppiarono<br />

a ridere. Gaia non piaceva neanche a loro. Era adiposo, tronfio.<br />

E a questo punto fece capolino l’idea geniale.<br />

- Lei conosce l’olandese. Si offra di scrivere la lettera per lui.<br />

Facciamogli uno scherzo - disse una.<br />

- Coraggio - aggiunse l'amica eccitata, neanche sapendo cosa<br />

l'altra avesse in mente.<br />

I mariti, per parte loro, ridevano dicendo che sarebbe stato divertente<br />

ma che era impossibile.<br />

- Ma sì che è possibile – alla fine sibilò Pardis, un direttore di<br />

banca che aveva avuto l'onore di presentare la vittima alla compagnia.<br />

L’uomo sorrideva diabolicamente.- Magari dopo gli diremo<br />

tutto. Un tiro del genere è quello che ci vuole per mettere in circolazione<br />

un po' di buon umore.<br />

Lui si fece pregare, sperando in cuor suo che lo facessero a<br />

sufficienza.<br />

- Cosa dovrei fare?<br />

- Scrivere esattamente l'opposto di quello che Gaia vuole- disse<br />

la più anziana delle donne con tono deciso.<br />

- Ma...in che senso?<br />

- Aspetti e vedremo - aggiunse l'altra scoppiando in un breve<br />

risolino isterico. - Comunque quei “parenti” li faccia venir giù.<br />

Con gli elmi, gli spadoni, ed Asterix.<br />

- Sarà tutta colpa mia... - si schermì imbarazzato.<br />

- Neanche per sogno. Non la lasceremo solo. - intervenne ancora<br />

Pardis che sembrava estremamente eccitato dall'idea.<br />

- Se proprio sarà necessario, saliremo con lei sul Titanic.<br />

Poi l’ ingegneur fu di ritorno.<br />

145


Pregustando la burla, lui lo guardò sottecchi per qualche istante.<br />

Credeva di conoscere il suo uomo. Chissà che Gaia non avesse<br />

creato uno spazio nel tempo - anzi nell’eternità, perché l’ingegneur<br />

sembrava parlare sempre a livello del padreterno - affinché lui lecchinamente<br />

potesse riflettere e accettare. Uno spazio previsto,<br />

predisposto, e poi ritagliato: preconfezionato per uno sciocco della<br />

sua misura.<br />

E lui non poteva fare a meno di cadervi, pena la delusione del<br />

grasso uomo d'affari! O la propria delusione, se l’altro decideva di<br />

tentare una diversa strada.<br />

- Non vorrei sembrare indiscreto, ma...conoscendo un po’ di<br />

olandese potrei buttar giù due righe. Senza che lei debba mettersi<br />

in caccia e cercare un traduttore. O magari rivolgersi a un impiegato<br />

dell’ambasciata.<br />

- Si può provare - sbottò in fretta il costruttore. E i suoi occhi<br />

sembrarono schizzargli fuori dalle orbite. S’allontanava per sempre<br />

la spesa in dollari, o anche solo in sterline egiziane.<br />

- Potremmo prendere un pezzo di carta e tirare giù un paio di<br />

righe?! – fu pronto a tentarlo.<br />

- Non annoiamo la compagnia. La cosa deve essere fatta con<br />

calma. Le signore non devono andarci di mezzo. Vediamoci domani.<br />

Qui o a casa sua. - E l’uomo depositò con cura la cenere<br />

della sigaretta nel posacenere di cristallo fra di loro, badando che<br />

neanche il più piccolo frammento grigio lo sfiorasse.<br />

Le cose dovevano essere fatte bene. Questo lui non doveva<br />

dimenticarlo. Mostrargli familiarità, confidenza, amicizia, non significava<br />

scendere un pelo nella qualità che lui aveva in mente di<br />

ottenere. Le cose vanno fatte alla maniera del Padrone bianco,<br />

sempre e comunque.<br />

Sì, l'avrebbe ricevuto a casa sua. Anche se sarebbe rimasta la<br />

puzza intorno per giorni, e Amina se ne sarebbe aspramente lamentata.<br />

- Faccia un salto domani, in mattinata.<br />

- Sarà divertente.<br />

Puoi giurarci, vecchio mio, puoi proprio giurarci. Non ebbe il<br />

coraggio di guardare gli altri negli occhi. Quindi si immersero nella<br />

spiegazione di come Gaia avrebbe trovato la sua abitazione.<br />

146


Poi qualcuno si accorse che era arrivata l'ora dell'agnello, e<br />

schizzarono tutti fuori alla ricerca dei taxi per raggiungere il ristorante.<br />

Nel mattino glorioso per l’occasione Gaia indossava un abito<br />

di lino écru che - quasi appeso al nottolino della commenda infilata<br />

all’occhiello - gli grondava intorno alla perfezione del suo sarto<br />

di grido. Appena appoggiato sulla testa - dai pochi capelli rasati<br />

quasi a zero che gli facevano evocare da molto lontano von Stroheim<br />

nei momenti peggiori - un panama immacolato ne ombreggiava<br />

la fronte rossa e le folte sopracciglia. Gaia si copriva sempre<br />

nelle rare occasioni in cui si offriva al bacio del sole trasferendosi<br />

dalla macchina alla sua meta. Quel giorno la grossa limousine si<br />

era fermata così accosta all'uscio che l'uomo neanche aveva avuto<br />

il tempo di calzare bene il cappello.<br />

L’ ingegneur appariva felice; e subito gli porse una bottiglia di<br />

vino bianco di scarsa qualità ma gelato.<br />

- Spero che abbia dormito bene. Che sia fresco per assolvere il<br />

suo incarico. O ha dimenticato?!<br />

Con la gente come lui, gli incarichi erano sempre poco gravosi<br />

ma per essi bisognava impegnarsi strenuamente. Uno dei verbi<br />

che quel tipo di feccia coniugava meglio era “minimizzare”: gli<br />

sforzi degli altri, il valore degli altri, gli onorari da pagare. La stessa<br />

esistenza degli altri, nei casi in cui tale cosa risultasse praticabile.<br />

Minimizzare era un verbo molto costruttivo nella realtà alla cui erezione<br />

(sic!) loro provvedevano.<br />

Rise con se stesso per il gioco di parole; e si dispiacque di non<br />

avere nessuno a cui ripeterlo. Ma dopotutto Saskia non era così<br />

lontana.<br />

L’altro continuava a sorridergli incoraggiante. Sarebbe trascorso<br />

ancora molto tempo prima che lui aprisse il pc e si mettesse a<br />

sua disposizione? Poi il dado fu tratto e la Zenith Inc. fu coinvolta<br />

nel drappeggiare la rete intorno al Gaia.<br />

- Cominciamo con i saluti. Una consuetudine latina di cui mi<br />

privo di rado. Carissimo Arcibaldo, ti invio i miei più cordiali saluti<br />

e il mio augurio che tu e la tua famiglia stiate bene.<br />

147


Questi affarini sono estremamente utili. Ne ho comprati una<br />

decina per il mio ufficio, ma non ho mai pensato che potessi averne<br />

bisogno qui, in vacanza. Ha finito?<br />

- Da un pezzo.<br />

- E' veloce. Un dattilografo esperto.<br />

E l’uomo si affrettò a sottolineare l’apprezzamento con un<br />

sorriso che gli tagliava la faccia da un orecchio all’altro. Come avrebbe<br />

potuto segargli la gola un fondamentalista che fosse venuto<br />

a conoscenza di sue attività antimusulmane. Un taglio generoso,<br />

totale, infinito.<br />

- Poi aggiungerei un po’ di cazzate. Che il tempo è dei peggiori,<br />

che Alessandria è in continua decadenza. E che al momento<br />

l’Egitto può rivelarsi pericoloso come l’Algeria. Resti sulle generali,<br />

fa egualmente effetto. Ai particolari ci pensano i giornali e la televisione.<br />

A Rotterdam arriveranno come in qualunque altra parte<br />

del mondo. Aggiunga che stiamo rimettendo a posto la casa.<br />

Quindi non è agibile, ed io stesso vivo per il momento in un alberghetto<br />

alla periferia della città.<br />

Di conseguenza, sarebbe opportuno che loro attendessero<br />

prima di venire giù. D’altro canto - questo non possono controllarlo<br />

- a Kafr el Dawar si è sviluppata un’infezione malarica che<br />

rende pericoloso circolare nella zona in questi giorni.<br />

L’uomo si fermò per un attimo. Concentrato, grondante sudore<br />

da tutti i pori ma deciso a proseguire, mentre si dava un ulteriore<br />

sguardo intorno. E a lui parve che i suoi occhietti porcini, piuttosto<br />

che soffermarsi su quanto lo circondava con la normale educata<br />

curiosità di questi casi, tendessero a frugare la stanza con<br />

veloci, attenti affondi, e l'accorta non-chalance di chi non voglia<br />

scoprire il proprio gioco. Fu una sensazione improvvisa quanto<br />

netta.<br />

Quindi l'altro, quasi non volesse dargli il tempo di riflettere, riprese.<br />

- Aggiunga questo. Mi spiace per Cesar. Non potrà fare esperienze<br />

sessuali in Egitto.<br />

E’ il loro fottutissimo cane. Ci tengono da morire. Bisogna interessarsene.<br />

Un levriero afgano che vorrebbero far riprodurre.<br />

Hanno detto a mia sorella che l’Egitto sarebbe stato l’ideale per il<br />

148


cagnone. Non ho ancora capito perché. Poco male. Aggiunga che<br />

qui non ho visto levrieri afgani, ad eccezione di un maschio che<br />

aveva un solo testicolo. Ed essendomene interessato, son venuto<br />

a sapere che era la conseguenza di un incidente con un molosso ai<br />

giardini pubblici.<br />

Scriva che l'occasione buona per Cesar verrà un’altra volta. Ma<br />

bisognerà stare attenti. Di cani con un solo testicolo ne ho visti<br />

purtroppo parecchi. Ed anche di molossi.<br />

Gaia ridacchiò divertito, aspettandosi che lui facesse altrettanto<br />

- cosa debitamente compiuta. Poi tirò su con il naso, si passò il<br />

fazzoletto fra il collo rubizzo e la camicia di lino immacolato. E<br />

ancora si guardò intorno con defilata curiosità, gli parve, allungando<br />

anche l’orecchio.<br />

Fu a questo punto che giunsero Amina e Farouk.<br />

La porta fece il solito cigolio antifurto e i due fecero il loro<br />

trionfale ingresso nella stanza. Anzi Farouk, quel mattino con il<br />

capo ornato da un gigantesco turbante blu, addirittura vi fece irruzione<br />

tenendo alto sul capo il beneamato fennec. Ma una volta<br />

dentro, forse per la delusione di non trovarlo solo, e quindi di non<br />

potersi pavoneggiare a suo piacimento, fece un veloce dietrofront<br />

scontrandosi contro le gambe di Amina in cerca di rassicurazione.<br />

Lui disse qualche parola per alleviare l'angoscia disegnata sulla<br />

faccia del bambino e lo stesso disagio della donna, che sembrava<br />

comprendere poco l'inattesa violenta reazione.<br />

Dopotutto, Gaia lo aveva solo guardato.<br />

- Questi sono Amina, che mi tiene così bene la casa, e Farouk,<br />

un giovane amico suo ospite. E il suo piccolo fennec.<br />

Poi i due scivolarono via verso la cucina, passando accanto a<br />

loro, il bambino ancora terrorizzato e con la faccia schiacciata<br />

contro i jeans della donna e il rossiccio animale stretto al petto.<br />

Gaia rise chioccio.<br />

- Gente strana. Piccoli selvaggi.<br />

- Di solito è sufficientemente cordiale. Anzi direi che è un ragazzino<br />

socievole. Di buona salute sia mentale che fisica, a dispetto<br />

di tutte le vicissitudini che deve aver sofferto. Ne abbiamo parlato<br />

qualche giorno fa, si ricorda?<br />

149


- Sì, qualcosa del genere. Avrà dormito male. O io non gli<br />

piaccio. Questi selvaggi - lei ha detto che è un targhi, se non sbaglio<br />

-, bene, questi selvaggi ragionano in base alla loro istintualità.<br />

Delle volte preferiscono gli animali agli uomini.<br />

Poi l'uomo bevve le ultime gocce del suo daiquiri e lo guardò<br />

con soddisfatta allegria.<br />

- E’ tutto. Io vado via. Ho qualcosa da fare al Consolato. Lei<br />

gli dia una veste decente in quel loro maledetto olandese, e poi<br />

gliela manderemo. Mustafà andrà all’aeroporto nel pomeriggio.<br />

Di questo fatto io ne ho le tasche piene. Sono giorni che ci<br />

penso, e il mese prossimo si fa sempre più vicino. Non vorrei che<br />

mi facessero una bella “improvvisata”.<br />

E fu via fra mille ringraziamenti e un fiume di parole inutili.<br />

L'appuntamento con gli altri amici era in un piccolo café della<br />

Hurrya, dove certamente non sarebbero stati disturbati da Gaia<br />

che non si abbassava a frequentare locali del genere. Anche se in<br />

quei posti l'araq, aveva sottolineato un giorno l'uomo con una nota<br />

di melanconia, costava molto meno che al Pastroudis<br />

C'erano tutti. La garanzia di Pardis aveva funzionato. Il piccolo<br />

sardo aveva confessato che la sua banca aveva rapporti solidi con<br />

il Gaia, e che questi avrebbe sicuramente accettato lo scherzo.<br />

Non era poi tanto male come debitore, quel sacco di lardo, aveva<br />

aggiunto sorridendo.<br />

Lui inserì un dischetto nel piccolo computer, e tutti insieme -<br />

vociando disordinatamente a indignazione di alcuni giocatori di<br />

domino, e per il divertimento di qualche indulgente pacifico fumatore<br />

di narghilè -, corressero in più punti quello che Gaia gli aveva<br />

dettato.<br />

Quindi lui rilesse ad alta voce, tradusse velocemente, e lo rilesse<br />

“per allegria”. Come suonava alle loro orecchie?<br />

L’olandese, che era la lingua di sua moglie, e che era stato anche<br />

la sua passione segreta, anzi il neerlandese - come ebbe il modo<br />

di spiegare all'inclito pubblico - risuonò particolarmente aggressivo<br />

e chioccio nei canali uditivi dell’ auditorio, frusciante nei<br />

suoi vestiboli. Mentre per lui risvegliava vaghe reminiscenze, cose<br />

lontane ma ancora amate.<br />

150


Alla fine, fra spruzzi interdentali, colpi di glottide inseriti qui e<br />

lì, e l’asperrimo contatto di una lingua così spesso umida e “ripiegata<br />

su se stessa”, tutti apparvero felicemente soddisfatti. Anzi,<br />

ebbero la divertita sfrontatezza di farsela rileggere.<br />

Poi Pardis, anima dell’incontro, schizzò via. In banca c'era un<br />

cliente ad attenderlo. Gli affari sono affari.<br />

Quel pomeriggio si ritrovarono al Pastroudis, e Gaia fu molto<br />

cordiale, evidentemente trascinato dal buon umore che animava la<br />

compagnia. Nulla sospettando di quanto accadeva - di questo si<br />

poteva essere certi. Pensava di avere la situazione in pugno, oltre<br />

ad aver risparmiato diverse sterline. Per un tipo come lui era facile<br />

mettere tutto sotto controllo.<br />

Quindi fu fatta la copia sul dischetto, e un giovanissimo magrebino<br />

dagli occhi vivaci portò il misterioso quadratino di plastica<br />

nera a Fouad, il segretario-sciacquino dell’albergo. Trascorsi alcuni<br />

minuti, la lettera fu riconsegnata nelle mani di Gaia su carta<br />

intestata. Questi la guardò, ne scorse brevemente le poche righe<br />

con ignorante cecità, quindi la riconsegnò a lui per un veloce<br />

quanto conclusivo controllo. E lui, che di ripensamenti solitamente<br />

ne aveva parecchi per carattere, in quel caso non ne ebbe alcuno.<br />

Sguardò, sorrise soddisfatto alludendo all’ottima qualità della<br />

carta e alla buona stampa, quindi la riconsegnò a Gaia che con<br />

puntigliosa cura la firmò, la piegò, e la infilò in una busta su cui<br />

vergò con silenziosa attenzione e grafia magniloquente il nome del<br />

destinatario.<br />

Quando fu tutto pronto, Mustafà fu chiamato. Sì, stava per<br />

andare all'aeroporto. Gaia prese una sterlina egiziana e la passò al<br />

giovane incredulo di tanta generosità dicendogli di fare in fretta. E<br />

tutti rimasero in fremente attesa - per motivi diversi - che Mustafà<br />

inforcasse la bicicletta e si allontanasse cigolando nel traffico che,<br />

data l'ora, s’infittiva sempre più.<br />

Scomparve presto il giovane, troppo presto perché gli autori<br />

della burla davvero si godessero il compiersi del destino di Gaia,<br />

che tra poco sarebbe stato sommerso dai parenti testé caldamente<br />

invitati a trascorrere qualche settimana di vacanza nella di lui villa<br />

a Kafr-el-Dawar, in compagnia di un ringalluzzito Cesar a cui era-<br />

151


no stati promessi, se non tutti, molti degli erotismi del più spinto<br />

turismo intercontinentale.<br />

Gaia si sarebbe ricordato di lui.<br />

Per incidere il proprio nome nella storia non bisogna necessariamente<br />

abbandonare alcuni metri cubi di pietre e detriti nei dintorni<br />

di Assuan, e un paio di otri di flatulenze a un pranzo che<br />

probabilmente Nasser aveva dato per i piccoli collaboratori e i<br />

facchini della grande diga.<br />

Anche se solo nel libro della meschina storia dell'altro.<br />

Insomma, le lingue hanno la loro efficacia, mia cara Vij!<br />

152


12<br />

Passarono alcuni giorni dall'incontro al Pastroudis. Poi, un<br />

mattino, mentre era visitato dall'ormai ricorrente sogno in cui accompagnava<br />

sua moglie verso la Porta del Sole, lungo la Canopea,<br />

fu scaraventato giù dal letto da urla che provenivano dalla strada.<br />

Corse alla finestra, per metà spinto dalla curiosità e per metà<br />

dalla necessità di sapere cosa stesse accadendo proprio davanti casa<br />

sua.<br />

Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi fu quello che già<br />

conosceva. La volpetta, come e più del solito, era ben agganciata<br />

alla gallabaia del riccastro che, già per metà in macchina, cercava di<br />

liberarsene scalciando a destra e a manca. Solo che Amina questa<br />

volta stringeva Farouk contro le gambe in atteggiamento difensivo,<br />

mentre il piccolo - i cui occhi ardenti non si staccavano dalla<br />

più vicina megera - aveva portato la mano al capo a ripararsi da<br />

eventuali colpi.<br />

Se non ulteriori colpi, lui ipotizzò.<br />

E la scena sarebbe stata fonte di allegre risate per chiunque se<br />

la rabbia delle donne della casa accanto non fosse stata tale e tanta<br />

da non soverchiare Amina e il ragazzo soltanto per miracolo. Le<br />

invettive lanciate contro i due e contro l'animale erano veri e propri<br />

ruggiti. E per quanto lui non conoscesse la loro lingua, immaginò<br />

che fossero terribili maledizioni musulmane intrecciate ai<br />

peggiori improperi che il caso evocava.<br />

E sia Amina che Farouk erano lividi e impacciati nei loro tentativi<br />

di ristabilire la quiete. A tratti il vociare s'accendeva come<br />

per un improvviso acuirsi dell'ira, per un violento rigurgito che affiorasse<br />

in maniera inattesa, e che poi si stemperava mentre gli occhi<br />

di ciascuno andavano alla bestiola nella speranza che il fennec<br />

si decidesse a mollare il lembo di stoffa a larghe fasce blu.<br />

La verità era che nessuno voleva ricorrere al bastone, probabilmente<br />

un'offesa imperdonabile per Amina e quindi per Mulid<br />

153


suo parente. D'altro canto nessuno s'arrischiava ad agguantare la<br />

bestiola per la collottola. A detta di Amina, la volta precedente, fra<br />

le ingiurie, era stata ventilata la possibilità che la bestiola avesse la<br />

rabbia.<br />

Poi - come già l'altra volta - la volpetta allargò senza preavviso<br />

le mascelle e la crisi ebbe immediata soluzione. Il riccastro scomparve<br />

lestamente quanto prudentemente dietro la portiera della<br />

Renault, le donne della famiglia ancora eruttando minacce s'allontanarono<br />

verso casa. E, finalmente, Amina e Farouk furono al riparo<br />

sotto il suo tetto.<br />

La donna dapprima mantenne il broncio e rivolse un cipiglio<br />

corrucciato al ragazzo e a lui stesso, e poi, per il buon carattere e<br />

la generosa natura egiziana, scoppiò a ridere.<br />

Omnia munda mundis.<br />

Anzi risero tutti e tre. Insieme e a lungo, davanti a un'abbondante<br />

spremuta di arance che Amina s'era affrettata a fare con i<br />

frutti che Mulid gli aveva inviato per mezzo suo. E poiché vi erano<br />

delle ciambelle acquistate da lui il giorno prima in città, fu quasi<br />

un festino. Anche se non si sapeva se per celebrare lo scampato<br />

pericolo dell'uomo alle fauci del fennec; o quello di Farouk e di<br />

Amina alle grinfie delle megere dirimpettaie; o per il semplice fatto<br />

che le ciambelle fossero scampate ai suoi denti la sera precedente.<br />

E fu un'eccellente colazione poiché - disse la donna - se l'appetito<br />

dà gusto ad ogni vivanda, l'allegria ci mette il pepe.<br />

O lo zenzero, dal momento che erano ciambelle dolci.<br />

Quindi la caraffa dell'aranciata fu vuota, e così anche il piatto<br />

delle ciambelle. Amina, già nel cucinino, vociò che si sarebbe data<br />

da fare, altrimenti quel giorno non sarebbe venuta a capo di nulla.<br />

Farouk non doveva assolutamente uscire, e così anche quel maledetto<br />

animale che di pasticci ne aveva già combinati abbastanza.<br />

Anche lui doveva darsi da fare. Provasse a badare un po' che le<br />

cose andassero per il verso giusto, se non doveva andare in città.<br />

E lui non doveva andarvi.<br />

Per un po' Farouk rimase a giocare con la volpetta rincorrendola<br />

per le stanze, o s’attardò a spulciarne il folto pelo dorato nell'angolo<br />

vicino alla finestra. Poi, stanco di giochi e di ruzzate sul<br />

154


vecchio klim, il ragazzino incominciò a girellare intorno alla poltrona<br />

in cui lui si era seduto per procedere nella lettura di Von<br />

Clausewitz.<br />

Il ragazzo non gli dava fastidio, mentre lui si rigirava in mente<br />

ciò che gli aveva appena scritto sua moglie. Le aveva raccontato il<br />

precedente episodio della volpetta e del riccastro insanguinato. E<br />

Saskia gli aveva risposto che l'indomito eroe che aveva voluto piegare<br />

la Russia ed aveva invece subito il disastro della Beresina, soleva<br />

avere lui stesso grossi problemi con i pacchetti emorroidari.<br />

Proprio davanti a Mosca, dove avrebbero avuto inizio le sue più<br />

serie difficoltà.<br />

La stessa cosa era accaduta probabilmente a Waterloo, secondo<br />

alcuni storici. Sul terribile campo di battaglia, il grande còrso<br />

era rimasto vittima per la seconda volta di una trombosi acuta ai<br />

suoi voluminosi pacchetti. Ed era arrivata S. Elena.<br />

Per quanto glorioso possa apparire, il destino dei cavalieri è<br />

tutto poggiato su equilibri instabili quanto dolorosi. Basta gettare<br />

uno sguardo al famoso dipinto dell'imperatore ad Austerlitz per<br />

farsene un'idea.<br />

Certo, il tramonto dell'astro napoleonico non era dovuto alle<br />

tumefazioni dei suoi vasi sanguigni anali, ma il caso aveva voluto<br />

che quel particolare segnasse gli amari giorni della sconfitta.<br />

Stesse attento lui. Le emorroidi avevano già lasciato traccia nella<br />

storia dei popoli. Si tenesse lontano da persone e accadimenti<br />

che potessero influire sulla sua storia privata. Un colpo di pugnale<br />

arabo è qualcosa che sta a metà fra una baionettata di quelle della<br />

Bainsizza, e la delicata quanto precisa dissezione di una costata alla<br />

fiorentina. Qualcosa che può definitivamente separare l'anima dal<br />

corpo.<br />

Saskia era deliziosa. Terribile e deliziosa. E autrice di una nota<br />

sulla battaglia dell'Isonzo in un convegno di studi ad Innsbruck,<br />

oltre che esperta delle vicende goriziane durante la prima guerra<br />

mondiale. E tanto più attraente quanto meno femminilmente<br />

femminile. Una donna di molti interessi, a volte apparentemente<br />

estranei gli uni agli altri. La sua passione per la biologia, ad esempio,<br />

sembrava essere molto lontana dai suoi studi storici.<br />

155


Ma era fatta così, inutile negarlo.<br />

I minuti scorrevano senza che nessuno dei due facesse nulla<br />

per mostrare il proprio interesse per l'altro. Il piccolo targhi era<br />

orgoglioso, e a lui non rimaneva che imitarlo per non perderne il<br />

rispetto. Poi, pian piano, quasi contro la sua volontà, gli occhi di<br />

Farouk si soffermarono sempre più spesso su di lui e sul libro che<br />

stava leggendo.<br />

Gli parve che il ragazzo mostrasse uno strano atteggiamento<br />

che per metà denunciava il suo interesse, e per metà era intessuto,<br />

se non di scherno, di una certa ironia.<br />

Si chiese se quel modo di fare non dipendesse dal fatto che<br />

presso i tuaregh sono le donne solitamente ad essere in grado di<br />

leggere e di usare il tifinagh, una scrittura di remota origine le cui<br />

radici affondavano probabilmente nell'arte rupestre. Le stesse<br />

donne che il ragazzino aveva visto suonare l' imzad nell'accampamento,<br />

durante i momenti di ozio. Una sorta di violoncello da cui<br />

si diceva esse traessero note dolci e meste, tutte al femminile.<br />

Forse per questo Farouk ridacchiava fra sé sogguardandolo.<br />

Poi lui gli gettò un pezzo di carta appallotolata, il ragazzo lo schivò,<br />

e il ghiaccio fu rotto.<br />

Di solito la loro conversazione era povera. E a volte doveva<br />

essere intessuta di disegni, che lui faceva su di un pezzo di carta<br />

per farsi capire dall'altro il cui francese era alquanto rudimentale.<br />

Spesso si chiedeva se il ragazzino provenisse dalla parte occidentale<br />

e sabbiosa del Sahara, o da quella orientale e rocciosa, al di là<br />

del massiccio dell'Haggar, la colonna vertebrale di quell'ampio<br />

dorso desertico. Si divertiva a fare il nonno e gli raccontava storie<br />

della sua fanciullezza.<br />

Farouk doveva aver girato parecchio, e doveva aver visto cose<br />

terribili. Su alcuni argomenti, a prima vista del tutto indifferenti,<br />

neanche rispondeva. A tratti poi lo meravigliava con qualche osservazione<br />

sul tempo, sugli animali, o sul vento. E gli ricordava<br />

nozioni che lui aveva saputo da sempre. Ad esempio, che gli escrementi<br />

di cammello sono un ottimo combustibile per i tuaregh,<br />

156


le cui donne a volte neanche riescono a trovare nel deserto un solo<br />

stecco per accendere il fuoco.<br />

Per quanto facesse, non gli riusciva di cogliere mai nomi di<br />

luoghi sulle labbra del ragazzo. Doveva essere qualcosa che gli avevano<br />

imposto Amina o altri, e che serviva alla sua incolumità.<br />

Bisognava che non fosse conosciuta la sua provenienza. Solo in<br />

un'occasione Farouk aveva nominato il Kaouar e Bilma, raccontando<br />

che la sua famiglia l'anno precedente si era procurata sale e<br />

datteri in quella regione. E gli aveva anche descritto come la carovana<br />

fosse stracarica di miglio, sorgo, zucchero, tè e carne secca.<br />

Quando non gli riusciva con la parola, si aiutava con le mani o<br />

interrogava da una stanza all'altra Amina per sapere come dovesse<br />

indicare una cosa o l'altra in francese. Amina ci pensava un po',<br />

poi, sbattendo una sedia o grattando il fondo di una pentola, rispondeva<br />

secca, gutturale, e Farouk ripeteva a mala pena il vocabolo<br />

o l'espressione. Quel giorno parlarono di animali e di emorroidi:<br />

come ignorare l'argomento, date le condizioni di precaria<br />

pace appunto a causa di quell'inconveniente di cui Hassan soffriva?<br />

Alla fine gli venne in mente di raccontare al ragazzino la fiaba<br />

di Pollicino e dei suoi fratelli. Di come essi avessero fatto ritorno<br />

a casa seguendo i sassolini bianchi che il furbo ragazzetto aveva<br />

lasciato cadere lungo la strada.<br />

Fu necessario uno sforzo lungo ma allo stesso tempo piacevole<br />

prima che il ragazzetto comprendesse davvero la storiella e ne<br />

capisse lo spirito. Ma alla fine Farouk sembrò apprezzare il racconto,<br />

e rise per un po' fra sé. E, volendo dire a sua volta qualcosa,<br />

gli parlò delle feci calcificate che si incontravano a volte nel deserto,<br />

o degli escrementi di alcuni animali che si riconoscevano a<br />

prima vista e dalla cui presenza si poteva poi giungere a catturare<br />

le bestie e a mangiarle. Fu una mattinata strana ma molto gradevole,<br />

nel segno della fantasia occidentale di Pollicino e dei suoi fratelli<br />

trapiantata in Africa, ma anche una mattinata in cui il ragazzo<br />

evocò un po' della propria storia, rivisse il proprio mondo fatto di<br />

cammelli, di grandi spostamenti, di commercio, e di episodi di<br />

caccia in cui l'astuzia umana veniva alla fine premiata.<br />

157


Poi Amina fu sull'uscio, prese per mano il piccolo targhi e, dopo<br />

avergli indirizzato una mezza dozzina di incomprensibili frasi,<br />

fu via oltre la curva.<br />

Capì solo che sarebbe ritornata fra tre giorni.<br />

Quindi la sua attenzione fu richiamata per qualche istante verso<br />

una delle terrazze del riccastro, per le voci squillanti delle ragazze<br />

che vi sciorinavano i panni. Alla fine rientrò. Avrebbe letto<br />

e riposato per qualche tempo. Quella sera doveva cenare fuori con<br />

gli amici. Ma non al Pastroudis, piuttosto in un localetto di Anfushi<br />

che gli altri conoscevano.<br />

Dicevano che si mangiasse dell'ottima anatra arrosto.<br />

Ma prima avrebbe scritto due righe a Saskia.<br />

Sono felice di quanto mi dici.<br />

Ora che l'accordo è stato firmato mi sento più sereno.<br />

Vedrai che Jaap, al momento opportuno, manterrà la parola.<br />

Cinquantamila euro di penale sono quello che ci vuole per dissuaderlo<br />

dal ritirare la propria testimonianza. Sia davanti al tribunale<br />

civile che davanti a quello ecclesiastico.<br />

Tutto andrà bene. Vij potrà rifarsi una famiglia, se è questo il<br />

destino di nostra figlia e se è quello che lei davvero vuole. Già è<br />

stato assolutamente provvidenziale che alla morte dei suoi genitori<br />

la casa sia stata intestata a Jaap e non alla società. Non vi sarà modo<br />

per lui di sfuggire alle sue responsabilità. Almeno così credo.<br />

E, per quanto mi riesce di capire dalle tue lettere, sembra che sia<br />

anche il parere dei vostri avvocati. Falle le mie congratulazioni e<br />

abbracciala da parte mia. Forte.<br />

Bene anche perché, in tal modo, tu sei sul punto di raggiungermi.<br />

Tu e Vij.<br />

Nostra figlia potrebbe trovare un nuovo marito qui, fra i circoncisi<br />

(sic!)!?! Ci sono un sacco di bei ragazzi ad Alessandria, dagli<br />

occhi focosi quando non incandescenti. Ti ricordi? “Vidi lo<br />

stupendo corpo dove di sé Amore faceva maggior prova”. Cito a<br />

memoria, ma l'originale di Kavafis non deve esserne molto lontano.<br />

158


Scherzi a parte, per quanto riguarda Farouk aspetto ancora la<br />

risposta circa la via sotterranea che appianerebbe tutte le difficoltà,<br />

una volta che a Vij - se mai si deciderà a venire - davvero piacesse<br />

il bambino.<br />

Vedrai che tutto andrà per il verso giusto.<br />

La vita è un po' fasulla senza di te. Tutto è diverso da quello<br />

che solitamente è stato.<br />

E poi succedono le cose più strane. Senti questa.<br />

L'altro giorno al circolo, ospiti di Janssen per un giro di aperitivi,<br />

Boutigny - te ne ho già parlato brevemente: quel francese che<br />

qui lavora ad un progetto di insaccati di carne di struzzo - arrivò<br />

trafelato al nostro tavolo per chiederci se avevamo saputo cosa era<br />

successo appena fuori Alessandria. A pochi chilometri sulla strada<br />

per Ismailia. E quando dicemmo di non sapere assolutamente nulla<br />

della cronaca del luogo di cui parlava, l'uomo ordinò un daiquiri<br />

e, messosi a sedere per far riposare le gambe grasse e storte - colui<br />

è arrotondato da far paura dalla sapida cucina alessandrina -, ci<br />

raccontò fra un sorriso e una risata le nuove.<br />

Devo dirvi che Kafr el Dawar - il luogo dell'accaduto - ha una<br />

relativamente folta presenza copta. Ora, alcuni fondamentalisti islamici<br />

che avevano avuto a che dire con Gheddafi - e che erano<br />

riusciti ad arrivare a Sallum, al di qua del confine libico, provenienti<br />

da Muha'id - avevano pensato che un modo intelligente per<br />

sfuggire al controllo degli agenti libici fosse quello di stabilirsi dalle<br />

parti di Alessandria. Una zona dove non mancavano né l'acqua<br />

del mare né la sabbia del deserto a coprire le loro tracce. E l'idea<br />

era sembrata loro così buona che quei disperati avevano deciso di<br />

restare a leccarsi le ferite alle porte della città, a Kafr el Dawar.<br />

A questo punto arrivò un secondo daiquiri per Boutigny, che<br />

s'accese un sottile sigaro di provenienza olandese - vale a dire dalle<br />

tasche di Janssen.<br />

Non saprei spiegarti l'atmosfera. Era scherzosa, divertita, accalorata<br />

per l'alcol. Insomma tutti ci attendevamo un racconto divertente,<br />

una pochade. Un episodio boccaccesco animato dai giovani<br />

159


libici in fuga. Probabilmente a danno dei copti, che stanno sulle<br />

scatole alle persone più disparate, un po' per essere cristiani e un<br />

po' per la convinzione di alcuni di loro di discendere più o meno<br />

direttamente dai fianchi dei faraoni. In altre parole, per la loro<br />

propensione a considerarsi gli unici autentici egiziani.<br />

Boutigny ci fece attendere qualche secondo, poi, ingollata la<br />

metà del secondo daiquiri e sbuffando fumo come se fosse una<br />

locomotiva, scoppiò in una risata. Ci sentiva frementi, ma avremmo<br />

atteso solo poco.<br />

Dopo l'arrivo dei fondamentalisti nella cittadina gli animi si erano<br />

eccitati, anzi turbati. E di fatto i copti di Kafr el Dawar avevano<br />

saputo così bene difendere i loro interessi – del tutto opposti<br />

a quelli dei fondamentalisti - che si erano tirati dietro anche una<br />

buona parte dei musulmani moderati.<br />

Kafr, in pratica, aveva rifiutato un asilo “cordiale” al gruppo<br />

dei guerriglieri.<br />

Che Allah ci protegga!, ha esclamato a questo punto Boutugny.<br />

Era stata vendetta giurata dai libici in fuga! Una vendetta di cui da<br />

quel giorno in poi s'era atteso soltanto il momento in cui sborsare<br />

il prezzo. E proprio quel mattino uno di quei pazzi fanatici aveva<br />

interrotto una funzione religiosa dei copti lanciandosi sull'altare<br />

per accoltellare il prete che stava celebrando.<br />

Tutti erano rimasti terrorizzati da ciò che accadeva. E l'unica<br />

persona che aveva trovato la forza di reagire era stata la sacrestana.<br />

La donna, in quel momento vicina al prete, aveva dato uno<br />

spintone al libico, che era scivolato in terra battendo la testa contro<br />

il gradino di pietra dell'altare. Stordito dal colpo, evidentemente<br />

violento, l'uomo era rimasto accasciato al suolo per qualche istante.<br />

Questo aveva dato il tempo alla donna di storcergli il braccio<br />

armato facendogli mollare il coltello, e poi di sedersi sul magro<br />

giovanotto.<br />

Boutigny ha riso, ha tirato con convinzione un paio di sbuffi di<br />

fumo dal sigaro, quindi ha proseguito gurdandoci divertito.<br />

Aspettate. La cosa non è finita qui.<br />

Sta di fatto che neanche a questo punto qualcuno dei presenti<br />

ha mosso un dito. Neppure il prete che nelle intenzioni del fon-<br />

160


damentalista avrebbe dovuto essere accoltellato. Così l'anziana<br />

donna, ancora sedendo sulla schiena del giovane, ha cominciato<br />

ad urlare e, ad un certo punto - presa da una sorta di convulso<br />

emozionale -, anche a ridere. Diceva : “Venite ad aiutarmi. Si sta<br />

svegliando. Non ce la faccio da sola. Non ce la faccio più”.<br />

Ma neanche allora gli uomini si sono mossi. Forse ce ne erano<br />

di troppo vecchi alla funzione. Così altre cinque o sei donne si sono<br />

avvicinate all'amica e si sono messe a sedere anche loro sul libico<br />

urlando agli uomini di inventarsi qualcosa. Magari di chiamare<br />

la polizia. Perché, se il ragazzo riusciva a rimettersi in libertà,<br />

sarebbero successe cose dell'altro mondo.<br />

Così due degli uomini sono andati a chiamare gli agenti che,<br />

quando sono arrivati, hanno finalmente preso in consegna il giovanotto.<br />

Tuttavia neanche è finita qui, ha aggiunto Boutigny ricominciando<br />

a ridere e ad attingere in parti uguali a quello che restava<br />

del daiquiri e del biondo sigaro. Perché il capo dello scarso manipolo<br />

di poliziotti ha eseguito con tanta malavoglia l'operazione<br />

che il terrorista è sfuggito dalle loro mani al primo angolo. Per finire<br />

poi abbattuto, sull’uscio di una casa, da una recluta appena arrivata<br />

a Kafr el Dawar. Il giovane, che poco o nulla sapeva della<br />

paura del capopattuglia per i fondamenalisti - per non parlare della<br />

sua scarsa simpatia per i copti - sopraggiungendo aveva sparato<br />

quasi a bruciapelo contro il ragazzo che già si credeva libero.<br />

A questo punto Boutigny ha smesso di raccontare. Ha solo aggiunto,<br />

ridendo : Qual è stata la causa della morte del fondamentalista,<br />

secondo voi?!<br />

Per me è morto per mancanza di fiato.<br />

Pensate ai sederi delle donne. Se quelle non gli avessero strizzato<br />

i polmoni con i loro pesanti deretani, il ragazzo avrebbe avuto<br />

forza sufficiente non solo di schizzar via dalle mani del compiacente<br />

poliziotto, ma anche di sfuggire alla pallottola<br />

dell’ingenua recluta.<br />

E il grassoccio ha concluso dicendo: Riposi in pace, e così sia!<br />

161


Boutigny, mia cara, è fatto in questo modo. Un uomo di spirito,<br />

che ama raccontarsi le barzellette e riderci su quando gli altri<br />

non ne hanno voglia.<br />

Noi siamo rimasti a guardarlo, preoccupati per quanto ora potrà<br />

succedere nella piccola cittadina. Di come essa sarà presto<br />

schizzata del proprio sangue. Mentre lui continuava a ridacchiare<br />

ripetendo: Pensate un po' a quelle donne: sedute una accanto all'altra,<br />

e una sull'altra. Con i loro prosciutti sul giovane terrorista!<br />

Se mai l'implacabile quanto attristato volto della dea della guerra<br />

ha perduto il suo aplomb, deve essere stato in momenti simili!<br />

A me sembra che un tale avvenimento abbia un sapore doppiamente<br />

icastico. Da un lato l'immagine del giovane costretto al<br />

suolo dalle pesanti forme delle donne - a dire il vero molto coraggiose,<br />

e le uniche a mostrare presenza di spirito nel difficile frangente<br />

- mi dà il senso dello strano presente che viviamo. Un'epoca<br />

che ci paralizza con i suoi accadimenti, con l'esigitività delle sue<br />

sfide. Noi uomini in particolare. Viviamo un tempo al femminile,<br />

per il bene e per il male che questo può significare. L'icona delle<br />

copte dagli enormi sederi – “sacrestana” in primis -, intente a<br />

sconfiggere la folle ferocia del terrorista con il loro peso.<br />

I fondamentalisti algerini hanno sgozzato una novantina di<br />

persone di un villaggio che sembra non abbia voluto “collaborare”.<br />

Non è certamente un caso che gli uomini presenti alla scena<br />

siano rimasti paralizzati. Posso immaginare a cosa stessero pensando.<br />

In questa moderna icona c'è molta verità perché c'è molta angoscia<br />

e molta ironia. E anche tante donne coraggiose.<br />

Membra muliebri, quei fianchi, inconsciamente orgogliose<br />

d'essere la culla della vita? Di costituire l'autentico abbraccio del<br />

tempo? Difesa, oltre che luogo, della prima vita?<br />

Ma nell'icona vi è anche Boutigny che racconta, e noi che restiamo<br />

a bocca aperta ad ascoltarlo. Paralizzati a nostro modo. All'ombra<br />

dei daiquiri e delle sue risate a tratti gracchianti per il gras-<br />

162


so che evidentemente gli impedisce di godersela a suo intero piacimento.<br />

L'immagine dell'incoscienza sua, del nostro sbigottimento. Illustrazione<br />

dell'inadeguatezza a gestire la pericolosità del mondo<br />

“postmoderno”. La sintesi di una umanità che alla fin fine non sa<br />

da che parte voltarsi, una volta che sono finiti i pop-corn nell'enorme<br />

contenitore plastificato. Una grottesca istantanea.<br />

Mantenendo fede alla linea erotica che tanto sovente mi rimproveri,<br />

alla “ottusità che mi pervade a causa del sesso” - come tu<br />

dici -, ti affido al sonno con l'immagine di tutte queste membra<br />

come confuse nel tentativo di difendere la vita propria e quella<br />

degli altri (si potranno chiamare membra i sederi delle copte?!).<br />

Ti dichiari felice (se non ringalluzzita!) per il mio desiderio di<br />

aspettarti per mangiare il pesce di Aboukir. Allo stesso tempo mi<br />

fai notare che la località, probabilmente, è tutt'altro che romantica.<br />

Sarebbe troppo puzzolente per le eviscerazioni compiutevi<br />

ormai da secoli sui vertebrati acquatici dal sangue freddo di quella<br />

zona. E, forse, anche un luogo triste per il ricordo di Brueys che<br />

vi imbottigliò stupidamente la flotta del Bonaparte, così che Horazio<br />

Nelson poté ridurla a pezzettini con i suoi mille-e-dodici tonitruanti<br />

cannoni, quando n'ebbe voglia.<br />

O, piuttosto, quando ebbe accertato le condizioni dei fondali e<br />

pianificato l'attacco posteriore da parte della sua Goliah? Mi sono<br />

sempre domandato come abbiano trascorso il loro tempo i sommozzatori<br />

inglesi fra il sette luglio, giorno in cui Brueys prese posizione<br />

nella baia, e il primo agosto, giorno in cui Nelson mandò<br />

all'altro mondo lui - alle ore sette del tragico mattino - , e a chiglie<br />

all'aria l'intera flotta, eccezion fatta per due fregate e poco altro<br />

naviglio.<br />

Il vento spirava, come suole fare in estate, - disse lo storico - in<br />

direzione nord-ovest.<br />

Poi Horazio - stanco e malconcio lui stesso - tornò a casa a<br />

leccarsi le ferite, piuttosto che affondare i denti in Alessandria<br />

come s’era a quel punto temuto.<br />

Era solo un semidio.<br />

163


Ti abbraccio. Da qualche parte sento risuonare la voce del<br />

muezzin e sono molto stanco.<br />

Questa è l'ora dei fantasmi. In rada, ad Aboukir, sono certo<br />

che essi s'avvinghino in grappoli alle gale umorali della sera fischiando<br />

nel velame di invisibili vascelli.<br />

P.S. Hai visto come ricordo le tue lezioni?<br />

Il fatto di aver scelto la carriera amministrativa, all'università,<br />

non mi ha privato dei piaceri della memoria. Si può dire che abbia<br />

vissuto due vite, la mia grigia e organizzativa, qua e là punteggiata<br />

dal rischio cardiovascolare; e la tua accademica, brillante, dalla sfida<br />

interpretativa e di mai obnubilata importanza.<br />

Meglio di così!?<br />

A proposito! Lo sapevi che il nostro Karl, forse il primo a stabilire<br />

precisi limiti al genio di Napoleone, allo stesso tempo lo definì<br />

“il dio stesso della guerra?”<br />

Non credo, mia cara. Me l'avresti già detto.<br />

Adieu!<br />

164


13<br />

Tutto per un certo periodo parve ristagnare. E lui prese ad annoiarsi.<br />

Di notte usciva sulla terrazza per guardare l’immenso cielo e<br />

cercare la costellazione che Saskia, prima d'andar via, gli aveva fatto<br />

vedere con il suo piccolo ma efficace cannocchiale. La Chioma<br />

di Berenice. E qualche volta la scorgeva, in quelle notti senza luna.<br />

Appesa in cielo come si diceva che Berenice avesse appeso la propria<br />

lunga e folta capigliatura nel tempio di Afrodite, affinché Tolomeo<br />

Emergete, suo marito, tornasse incolume e vittorioso dalla<br />

guerra contro Antioco.<br />

Quella figlia del re Maga di Cirene e di Apame di Siria.<br />

Berenice rimasta appiccata bene in vista nella storia universale<br />

a causa della forte dipendenza del Museion e dei suoi scienziati dal<br />

Palazzo dei Tolomei. L'astronomo Conone le aveva fatto omaggio,<br />

e l'aveva resa immortale scorgendone appunto la capigliatura<br />

nei cieli, più o meno stretta fra la Vergine e il Leone.<br />

Saskia aveva riso di quell'astronomica piaggeria, di quella leggenda<br />

ancora tanto viva.<br />

E di lui che stava a guardarla, ammirato e ancora innamorato.<br />

Poi gli aveva raccontato anche di Stratonice, parente di Berenice.<br />

Che, essendo del tutto calva, non aveva potuto godere lo stesso<br />

trattamento di favore da parte dei grandi del Museion. Solo poemi<br />

ed elegie, per lei, dal luogo che accoglieva il meglio di quei<br />

tempi. Dal sempre “disponibile” Museion.<br />

Ma sempre più spesso, staccando gli occhi dal cielo boreale, egli<br />

prese a guardare in direzione della casa di Mulid. E a chiedersi<br />

quali fossero i misteri celebrati dietro quelle mura asciugate dall'inclemente<br />

sole degli ultimi cent'anni.<br />

Dopotutto egli continuava a sperare. Prima o poi Mulid sarebbe<br />

rinsavito. Avere il senso della realtà significava anche sapere<br />

che ad ogni giorno qualcosa poteva cambiare nella mente<br />

165


dell’uomo. O in quella della servetta. L'alessandrino poteva rinunciare<br />

alla propria passione e all'erede. O la ragazzotta poteva convincersi<br />

che una calcolosi non è la fine del mondo. Che, anzi, è<br />

malattia da preferirsi a molte altre.<br />

Ma, se cuori e menti ribollivano e ribollendo mutavano un po'<br />

dappertutto sul globo terraqueo, le di lui continue proposte, purtroppo,<br />

ancora non gli davano il bene di credere che la cosa sarebbe<br />

accaduta in breve tempo. Assetato di amore giovane e di<br />

prole maschia, l'uomo era lì a ricordarglielo a ogni piè sospinto. La<br />

passione continuava a correre nelle sue vene – probabilmente scivolando<br />

anche in quelle della servetta -, e la di lui fantasia continuava<br />

a erigere castelli di fiamma, a evocare meravigliosi panorami<br />

incentrati su quel - fosse pure unico - figlio maschio. L'erede che<br />

avrebbe portato orgogliosamente a circoncidere dal barbiere all'angolo,<br />

vecchio amico di famiglia, anch'egli da sempre in attesa<br />

spasmodica dell'evento. Un uomo dai lunghi e folti baffi bianchi<br />

che lui aveva incontrato qualche volta nella strada polverosa, benevolo<br />

spirito prepuziale nell'immaginario della schiatta.<br />

Che almeno gli giungesse qualche interessante novità, se proprio<br />

Saskia non poteva raggiungerlo!<br />

Intanto, la notte continuava ad uscire sul piccolo terrazzo. A<br />

guardare dapprima gli scarsi nuvoli che s’inseguivano veloci davanti<br />

alla Chioma di Berenice, e poi la casa di Mulid. Fino a che<br />

quest’ultima non fu l'unico spettacolo, allorché, tornata la luna, la<br />

costellazione stretta fra la Vergine, il Leone e Boote, divenne invisibile<br />

ai suoi occhi.<br />

O era piuttosto la casa che guardava lui dalle nicchie delle sue cieche orbite<br />

e dagli intagli lignei, inseminandolo di pensieri e fantasie?<br />

Affondando lo sguardo con tranquilla abitudine nell'insieme di<br />

parallelepipedi che fronteggiavano la terrazza, egli rifletteva sulla<br />

loro struttura, sui colori macchiati d'ombra, sui giochi di luce che<br />

le stelle e la luna ne traevano. Infine, ricordò come Le Corbusier<br />

avesse molto apprezzato l'architettura di alcune città africane, le<br />

città Mozabite ad esempio. Le aveva considerate perfette “macchine<br />

per abitare”. Ma lì, nella zona dove lui risiedeva, non c'erano<br />

casbe dai vicoli angusti e dalle architetture fantasiose. Trame di vita<br />

sedentaria da cui il minareto s'innalzasse simile a un dito che<br />

166


ammentava agli uomini Allah e il suo Profeta. Le squadrate dimore<br />

che lo fronteggiavano, a ridosso una dell'altra, parlavano solo<br />

di semplificazione dell'essere, di sviluppo nella contiguità. Al<br />

più, della lotta contro il sole e il caldo.<br />

E la voce del muezzin gracchiava chioccia da una – fortunatamente<br />

- alquanto distante costruzione.<br />

S'annoiò sempre più. E una nausea continuò a crescergli dentro,<br />

e poi debordò divenendo la prigione di un'incombente cappa.<br />

Le calme notti divennero plumbee coltri in cui la luce riusciva qui<br />

e lì a farsi strada senza però riscaldargli il cuore. E in breve la<br />

sgradevole sensazione lo condusse a un notturno girovagare.<br />

Prendeva la macchina, alzava i vetri, chiudeva i congegni di sicurezza<br />

contro l'apertura dall'esterno - si potevano fare brutti incontri<br />

-, e incominciava ad aggirarsi per le strade e i pianori nelle immediate<br />

vicinanze di Agami.<br />

Saskia avrebbe insistito che era pericoloso muoversi in tal modo<br />

su quel territorio, ma erano diventati così soffocanti la solitudine,<br />

il silenzio e l'assenza di sonno, che lui preferiva correre i rischi<br />

connessi a quel girovagare piuttosto che restare con gli occhi<br />

sbarrati nel buio, aspettando che il sole - attraversata la vecchia e<br />

pesante tapparella lignea - segnasse paralleli sbaffi di luce, più intensi<br />

sulla destra a causa dell'esposizione della casa.<br />

La prima notte di quel vagare aveva girato senza meta, solo interessato<br />

a distendere i propri nervi. La seconda avrebbe voluto<br />

visitare Burg el-Arab. Sapeva che bisognava prendere al bivio la<br />

strada che sulla sinistra portava in collina, dopo essere passati sotto<br />

Abu Sir, l'antico tempio di Taposiris Magna. Ma alcune luci<br />

scorte in distanza gli avevano fatto temere complicazioni.<br />

Al Pastroudis, gli amici gli avevano raccontato delle costruzioni<br />

di sapore medievale erette in quella località. Jennings-Bramley, ultimo<br />

governatore britannico del deserto occidentale, rispolverando<br />

il gusto italiano di quei secoli, ne era stato il promotore fin<br />

quando era rimasto in Egitto. Ma, gli stessi amici, gli avevano anche<br />

detto che di tanto in tanto la collinetta fungeva da dimora del<br />

presidente egiziano in vacanza. E lui non voleva trovarsi sul cammino<br />

di una sospettosa pattuglia di guardie armate, e magari tra-<br />

167


scorrere un paio di settimane in prigione. Con tutti gli annessi e<br />

connessi che il fatto comportava.<br />

Così all'ultimo momento aveva fatto marcia indietro e, dopo<br />

aver portato a termine una difficile manovra nel buio - particolarmente<br />

desertico e sabbioso nella sua fantasia di quella sera - aveva<br />

deciso di sostare accanto a una piccola moschea abbandonata.<br />

Conosceva la diminutiva costruzione. Si era imbattuto in essa<br />

un giorno in cui aveva voluto osservare da una posizione elevata il<br />

lago Mariut in lontananza; le cui zone asciutte, spruzzate dei fiori<br />

primaverili, offrivano uno stupendo spettacolo scintillante dei colori<br />

del mondo vegetale - in avanzata quanto generosa fioritura - e<br />

degli splendori dell’affiorante vario mondo minerale.<br />

La moschea, modesta, compatta, e praticamente abbandonata,<br />

non era lontana dalle rovine di un piccolo faro sulla destra, uno<br />

dei cento fari tolemaici che correvano da Alessandria verso occidente<br />

lungo la costa nordafricana. Nel mattino di quel primo incontro,<br />

passandovi accanto, s'era chiesto come mai la decadente<br />

costruzione non fosse stata abbattuta da qualcuno che si costruiva<br />

la casa nei dintorni. Gli sembrava che il materiale edilizio ancora<br />

meritasse un certo interesse. Ma forse la sacertà del luogo era stata<br />

una sufficiente protezione nei secoli. La stessa contemporanea<br />

ondata turistica si era astenuta dal farne giustizia.<br />

E inconsciamente era stato allo stesso tempo contento e meravigliato<br />

di quella sopravvivenza, mentre percorreva con lo sguardo<br />

il lontano invaso che brulicava di tinte delicate e tremanti bagliori<br />

salini sotto la sferza del sole; e vibrava nell'aria palpitante raggiungendo<br />

maliosamente chi gli rivolgesse lo sguardo.<br />

In seguito, sostando nei suoi pressi, aveva intravisto alcune<br />

donne chiacchierare all'interno delle vecchie mura; e, un'altra volta,<br />

dei beduini scaldarsi l'acqua per il tè.<br />

Non ne era rimasto sorpreso. Conosceva la differenza concettuale<br />

fra il luogo di riunione dell'Umma dei credenti e il tempio<br />

cristiano.<br />

Di notte l'architettura della piccola costruzione gli apparve un<br />

po' più sbilenca che durante il giorno.<br />

168


Si era augurato con tutto il cuore che nessuno lo sorprendesse<br />

all'interno di essa. Ai normali problemi che potevano rovesciarsi<br />

sul capo di chi s'aggirasse fra le sabbie in solitudine si potevano<br />

aggiungere i pregiudizi religiosi e i timori per l'oltraggio al luogo<br />

sacro da parte di qualche musulmano un po' troppo benpensante.<br />

Dopo essersi levati i sandali, era entrato e s'era accoccolato su<br />

di un gradino in un angolo più sgombro degli altri. Probabilmente<br />

qualcuno vi aveva fatto da poco pulizia. Ed era rimasto a fissare i<br />

muri scrostati e le finestre alte su entrambi i lati del piccolo mirab,<br />

denso di un fitto quanto stinto disegno geometrico verde, giallo e<br />

celeste, fantasma di se stesso su cui si depositavano le grigie pieghe<br />

di un'ombra corposa.<br />

Non avrebbe saputo dire quanto fosse rimasto, quella prima<br />

sera, a fissare le pareti scalcinate e la cupola che mostrava in più<br />

punti viscere giallastre, a chi avesse cercato Allah in alto piuttosto<br />

che nella direzione meccana. Poi la sua mente, stanca di oscurità e<br />

di chiuso, lo aveva spinto ad aggirarsi con il ricordo per le candide<br />

spiagge ancora incontaminate che circondavano il luogo, fino al<br />

mare non distante. E aveva vagato lungo le sabbie che, scivolando,<br />

si immergevano in lontananza nella depressione di Qattara.<br />

Poi, in un processo strano, le cui radici sarebbero state difficilmente<br />

rintracciabili, aveva pensato al destino di sua figlia e al<br />

piccolo Farouk. Al targhi che probabilmente non era musulmano;<br />

e a sua figlia che in quel momento ritornava ad essere sfiorata da<br />

un vento di religione.<br />

Lo aveva capito dal suo desiderio di volere annullare il matrimonio<br />

con Jaap. Altrimenti perché avrebbe tenuto a quel particolare?<br />

Perché si sarebbe riservata la futura possibilità di crearsi una<br />

famiglia seguendo i canoni della sua fede, invece che quelli puramente<br />

civili tanto di moda?<br />

Forse che il disgusto per Jaap fosse anche disgusto di laicità?<br />

La cosa non era impossibile.<br />

O forse era addirittura il disgusto per la “contemporaneità” a<br />

sospingerla nuovamente verso la religione? Sua figlia era fatta così.<br />

Seguiva il proprio istinto. Con il suo femminile buon senso, percorreva<br />

la sua strada e ne traeva le conseguenze. Così aveva una<br />

corda in più al suo arco di intellettuale femmina: non si lasciava ir-<br />

169


etire dai travestimenti loici di un umano raziocinare tanto spesso<br />

così poco umano.<br />

Invidiò lei e sua madre, come spesso gli capitava di fare.<br />

Come sottofondo di tali pensieri vi era stato il disagio della<br />

propria estraneità ai luoghi; e la qualità notturna del momento, che<br />

in un baleno poteva tradurre la breve gita nell'ultima tragedia della<br />

sua vita. Si diceva che il Cairo fosse una delle capitali più sicure del<br />

mondo, e che l'Egitto fosse una terra ospitale quanto poche, ma a<br />

tagliare la gola di un khafir ci vuole un tempo ancora più breve che<br />

a sottolineare la mitezza di una popolazione.<br />

Presto si era sentito come al centro di un mare di sabbia. Non<br />

che fosse facile paragonare il mare dell'acqua con quello della sabbia.<br />

E aveva cominciato ad aggirarsi, un po' smarrendovisi, in percorsi<br />

che lo avevano assorbito e che presto lo avevano svuotato.<br />

Quindi gli era sembrato d'avere finalmente sonno. E s'era affrettato<br />

a casa per infilare lo stretto passaggio che, apertosi ormai davanti<br />

a lui, gli avrebbe permesso di scivolare fino al cuore della<br />

notte.<br />

Era stato solo un breve incontro. Di ritorno a casa s'era addormentato<br />

immediatamente.<br />

Trascorso qualche giorno, Morfeo gli aveva ancora negato il<br />

suo abbraccio. O fu addirittura la curiosità di tornare in quel posto,<br />

il desiderio di un'altra gita notturna, a fargli quello scherzo?<br />

Fosse una o altra di quelle cose, presto si ritrovò in macchina, che<br />

scivolava alla volta del piccolo edificio sacro.<br />

Quella notte però non vi era la solitudine ad attenderlo.<br />

Gli parve di riconoscere immediatamente la macchina. Aveva<br />

già visto quella Renault 4 color senape che aveva uno specchietto<br />

retrovisore deformato. Ma se seppe di aver già visto l'auto, non fu<br />

in grado di ricordare a chi appartenesse.<br />

La prima reazione fu di fastidio. Aveva sentito il bisogno di<br />

quella visita al nulla, e trovare quell'ombrosa dimora dell’assenza<br />

già occupata lo disturbava.<br />

E chi c'era nel piccolo edificio? Amici o nemici?<br />

Ma come faceva a non rammentarsi dove aveva visto la Renault?!<br />

Si incontravano dappertutto quelle vetture di ispirazione<br />

170


disneyiana. E ancora il timoroso dubbio scavava in lui quando si<br />

ricordò chi era il proprietario. A quel punto spense definitivamente<br />

il motore e appoggiò il capo sul poggiatesta per respirare profondamente.<br />

Tutto andava per il verso giusto.<br />

Era successo ancora nei primi giorni della sua permanenza ad<br />

Alessandria. Aveva appena incontrato Almèk che s'aggirava per le<br />

strade del centro fra un ufficio turistico e l'altro, o fra un consolato<br />

e l'altro, quando l'uomo aveva fatto segno a una macchina che<br />

veniva loro incontro. E aveva tenuto il braccio alzato fino a che<br />

chi la guidava, un magro barbuto fra i quaranta e i cinquanta, non<br />

si era fermato accanto a loro.<br />

Era uno strano francescano, l'uomo dal piccolo turbante bianco,<br />

Almèk gli aveva spiegato dopo che la macchina ebbe svoltato<br />

alle loro spalle scomparendo in una viuzza trasversale, un frate a<br />

cui i superiori permettevano di aggirarsi per la città e il deserto<br />

come fosse un beduino. Lo conosceva da tempo, erano amici. Lo<br />

avrebbe sicuramente incontrato ancora. Era un tipo che si faceva<br />

notare, e che d'altra parte era sempre in giro a fare qualcosa, o a<br />

vedere qualcuno.<br />

Difatti così era stato. Aveva intravisto un paio di volte l'uomo<br />

dopo quel primo incontro, senza però rivolgergli la parola.<br />

Quella sera sembrava giunto il momento per farlo.<br />

Il genio si riconosce dalle intuizioni che lo fanno volare al di<br />

sopra degli altri. L'uomo capace, o quasi, di gestire una vita civile,<br />

si riconosce dal modo in cui è aperto all'ineluttabilità degli eventi.<br />

Eventi che deve essere pronto a caricarsi sulle spalle. Al contrario<br />

del genio che invece li cavalca (sic!).<br />

Cosa potesse farci lì lo strano frate non riusciva a immaginarlo.<br />

Sperò solo di non fare sgradevoli scoperte, di non venire a conoscenza<br />

di inconfessabili segreti che avrebbero ancor più allontanato<br />

da lui il sonno.<br />

L'uomo era accoccolato nell'angolo da lui stesso occupato<br />

qualche giorno prima. E scaldava l'acqua per il tè su di un fornello<br />

ad alcol che probabilmente risaliva all'ultima guerra mondiale. Si<br />

volse appena al suo entrare nell'edificio e, senza neanche guardarlo<br />

171


ene, gli indirizzò un veloce “salam alaikum”. Lui si avvicinò e gli<br />

parlò in inglese, la lingua che Almèk aveva usato al loro primo incontro.<br />

Solo allora il frate sembrò interessarsi a lui. E sollevata la<br />

testa, staccando quasi a fatica lo sguardo dalla fiamma bluastra,<br />

disse brevemente.<br />

- Ma noi ci conosciamo. Lei è l'amico di Almèk. Ci siamo visti<br />

un giorno in cui andavo al Consolato francese.<br />

Gli parve che nel sorriso dell'uomo quella fetta di mattino fosse<br />

tutta riassaporata.<br />

In breve il tè fu pronto. Senza chiedergli se ne volesse, gliene<br />

versò un bicchiere che, postogli davanti, rimase miracolosamente<br />

in piedi sul pavimento polveroso e diseguale. Quindi se ne versò<br />

lui stesso e, dopo aver fatto scivolare un cubetto di scuro zucchero<br />

in ciascun recipiente, accostò le labbra alla verdastra bevanda<br />

fumigante.<br />

- Conosce bene la zona, o ama vivere pericolosamente?<br />

Ma io non direi che conosce la zona. Conoscere è essere conosciuti,<br />

e nessuno mi ha ancora parlato di lei.<br />

Non sapeva cosa rispondere. Doveva dire che amava i rischi<br />

delle sue giratine notturne? Che sciocchezza! Fu quell'esitazione<br />

che dette all'altro il modo di riprendere il discorso, e probabilmente<br />

anche di percepire il senso della situazione.<br />

- No, non giurerei che ama il rischio. Mi sembra una persona<br />

normale. E spesso i rischi che siamo disposti a correre, da una<br />

certa età in poi, sono strettamente collegati con la vergognosità<br />

delle nostre debolezze.<br />

Solo la giovinezza ama il rischio per sé. E' sufficientemente inesperta<br />

da essere pericolosamente incauta. Poi le cose cambiano,<br />

e i rischi sono soltanto una fetta del prezzo da pagare. Così diventano<br />

parte integrante dell'esperienza, oltre che compagni della vergogna.<br />

L'uomo sorrise attraverso gli scarsi arabeschi di fumo che salivano<br />

dal tè, gli occhi socchiusi, sottili feritoie inquisitive in una<br />

maschera dagli enigmi che presto si sarebbero dimostrati decidui.<br />

Ma non parlò più. E lui sentì che era stato preso dal timore di<br />

provocare guasti, di offenderlo. Lo stesso atteggiamento scherzoso<br />

- che poteva essere considerato canzonatorio - era scivolato via<br />

172


dal volto dell’altro, che ora appariva invece come pizzicato dal<br />

dubbio, oltre che arrossato ai pomelli.<br />

Si disse che avrebbe dovuto parlare, pronunciare una qualunque<br />

frase. Magari sciocca ma che superasse la distanza fra loro.<br />

- Voi francescani siete dappertutto. Betlemme, Nazareth, Cairo,<br />

Alessandria. In templi vostri e non. Per esempio, questo terreno<br />

e questa costruzione non vi appartengono.<br />

- E' che siamo qui da tanto tempo.<br />

- Deve essere qualcosa del genere. Ma anche voi correte dei rischi.<br />

Giovani e vecchi.<br />

L'idea di prendere in giro l'altro gli inoculava una certa allegria.<br />

Era un modo, anzi il modo migliore per superare qualunque gap.<br />

- I primi a schizzare via, quando si scrivono le condanne sulla<br />

sabbia, sono i vecchi. Noi con gli altri. E la vergogna degli errori<br />

passati ci costringe ad accettare il rischio del presente.<br />

Ma non ha senso chiedersi a chi appartenga questa moschea.<br />

E' stata costruita per gli altri e non per un proprietario. Qualcuno<br />

l'ha eretta per l'Umma e non per se stesso.<br />

- Ma lei non appartiene all'Umma, eppure è qui.<br />

- Neanche lei, se è per questo. Non credo che l'abbiano mai<br />

circonciso. Anche se oggi, sia in Europa che negli USA, spesso si<br />

circoncide per motivi di igiene piuttosto che di religione.<br />

- Va bene, ammettiamo di essere entrambi degli abusivi...<br />

- Non dica stronzate.<br />

Piuttosto che gelarlo - in teoria, quello non era un cortese modo<br />

di rispondergli - le parole dell'altro lo confortarono. Volevano<br />

essere rinfrancanti. Nell'ombra islamica ritagliata dalle quattro mura,<br />

l'espressione era risuonata con dolcezza, carica di tutta la possibile<br />

suadenza.<br />

D'improvviso gli parve che l'altro avesse fugato i suoi timori. E<br />

che, chiaritesi le idee, ora fossero pronti a una conversazione non<br />

offuscata da ritegni o malintesi.<br />

Allo stesso tempo si sentì disposto ad affrontare temi inconsueti.<br />

Come strappato dalle viscere della consuetudine, divelto dal<br />

normale gioco del tempo. Lo stesso fatto di dover tradurre quello<br />

che l'altro diceva - per quanto conoscesse bene l'inglese, era pur<br />

173


ciò che accadeva nella sua mente - gli dava la sensazione di fare affiorare<br />

il reale. Di scavare in quell'oscuro grumo di tempo. La differente<br />

lingua lo induceva comunque ad uno sforzo per capire a<br />

fondo quanto forse non avrebbe approfondito, se il suo interlocutore<br />

fosse stato un connazionale.<br />

Più di quanto gli fosse mai capitato, la comunicazione dell'altro<br />

divenne un nodo espressivo in cui le parole erano solo una falsariga<br />

alla comprensione. L’altro era un intero mondo. Sentì di tornare<br />

ad essere il ragazzo per cui i veri infiniti spazi siderali erano stati<br />

quelli della propria interiorità. Il ragazzo a cui suo padre aveva voluto<br />

regalare quello strumento per la vittoria che era l’opera di<br />

Von Clausewitz. Avvertiva la curiosità nel cui seno si era accesa la<br />

vera alba della sua vita; e che si era pian piano maturata nei colori<br />

sanguigni ed emozionati dell'aurora, allorché questa era giunta.<br />

Se mai ne avesse parlato con sua moglie, un giorno, le avrebbe<br />

detto d'avere avuto “un colpo di verginità”.<br />

- Mi domando per quale motivo sia qui.<br />

- E lei?<br />

- Io sono un frate. I miei voti mi autorizzano a vivere come un<br />

angelo. E in qualunque luogo, perché nessun luogo è mio. Oltre<br />

che a relazionarmi con qualunque cosa perché non posso appartenere<br />

a nulla e a nessuno.<br />

L'uomo pareva divertirsi un mondo fra le pieghe d'ombra che<br />

sembravano schiarirsi al suono della sua voce.<br />

- E' uno strano tipo di angelo. Che tutto sembra tranne che un<br />

angelo.<br />

- E' la nuova serie. Full-optional.<br />

Risero.<br />

- Io non so se lei sappia perché è qui. Glielo auguro.<br />

Per parte mia, potrei dire “per l'insonnia”.<br />

O per il disgusto della casa di fronte alla mia. Perché non mi<br />

riesce di vedere cosa accade al di là delle persiane socchiuse, oltre<br />

le impenetrabili mashrabie. Perché la mia sete di assistere allo<br />

spettacolo della loro vita non viene mai davvero soddisfatta.<br />

Si accorse di vivere un momento di regressione.<br />

174


Proprio così, di ritorno al passato. Di solito si dice “regressione”<br />

per momenti in cui le capacità mentali, le attività affettive,<br />

fanno dei passi indietro, verso l'animalità o l'immaturità. Regressione<br />

come un tornare verso il peggio.<br />

A lui, invece, parve di regredire verso una maggiore libertà.<br />

Quel dire senza ipocrite mediazioni quanto gli pesava sul cuore,<br />

era allo stesso tempo un vedersi senza filtri, ma anche un salire su<br />

di uno sgabello per vedere una più ampia parte del mondo che lo<br />

circondava.<br />

Quello stato di regressione consisteva nel liberarsi di alcune<br />

delle pastoie della sua storia, di alcuni lacci del presente. Perché<br />

era vero, le sue scherzose parole dicevano una verità. Anche se lo<br />

comprendeva appieno solo mano a mano che ne parlava. Avrebbe<br />

desiderato nutrirsi della vita agitata della casa di Mulid, o di quella<br />

delle altre case vicine. Della vita sociale che era stata una volta anche<br />

nella sua esperienza. Una vita densa di sentimenti, di palpiti<br />

umani. Nella vita dell'alessandrino dovevano esservi cose ormai<br />

tanto lontane dal suo quotidiano da essere considerate luoghi della<br />

preistoria.<br />

Il suo presente non forniva elementi del genere; anzi, addirittura<br />

toglieva il coraggio di desiderarli.<br />

Questo era l’aspetto più doloroso di quella confessione.<br />

- Per non sapere le ragioni del suo notturno girovagare, lei ne<br />

parla con troppo acume.<br />

Ma subito lo sguardo dell'altro si fece di nuovo diffidente. Anzi<br />

gli parve che l'uomo si rimproverasse fra sé e sé d'essere ancora<br />

caduto in una trappola.<br />

Tacquero per alcuni istanti.<br />

Il silenzio tuttavia non poteva durare a lungo.<br />

Anche l'altro dovette pensare che era assurdo fronteggiarsi nella<br />

mutezza.<br />

- L'insonnia può diventare un grosso problema. Ma di problemi<br />

ce ne sono tanti. E per alcuni non ci è possibile fornire le risposte.<br />

Almeno al momento in cui essi sorgono a contrastarci.<br />

- Vuol dire…domande che non hanno risposta!?<br />

- Non precisamente. Piuttosto vi sono problemi di cui noi non<br />

conosciamo le risposte in un dato momento. Problemi per la so-<br />

175


luzione dei quali dobbiamo attendere. Forse anche la sua insonnia.<br />

Attendendo...<br />

- Non mi sembra una cosa facile. Che faccia per me.<br />

- Non ho detto che sia facile. O che sia fatta per me, per lei, o<br />

per chiunque altro. Per la mia esperienza è un fatto. Dovremmo<br />

aspettare e sperare di più nel domani.<br />

- Ha detto la parola chiave. Sperare. Non mi sembra che questa<br />

sia un'epoca di grandi speranze.<br />

- Purtroppo.<br />

L'altro rimase per un attimo fermo, a guardare nel bicchiere<br />

che ormai non fumigava più. Quindi vi soffiò dentro, come se volesse<br />

trarne qualche suono. Piano, con delicatezza piena di aspettativa.<br />

Quindi proseguì.<br />

- Ma non si preoccupi. Non è tutta colpa nostra. Da una parte<br />

vi è stata la morte delle ideologie, sa, dopo l'esperienza nazifascista<br />

e dopo quella del socialismo reale. Dall'altra il degrado del<br />

concetto di uomo.<br />

Molto ma molto più grave e più incidente, quest'ultimo, di ogni<br />

apertura verso un'esistenza migliore. A dispetto di ogni solidarietà<br />

sociale e di qualunque progresso tecnologico. A dispetto della<br />

scienza della sostituzione degli organi, in cui ormai sono coinvolti<br />

soggetti assolutamente inimmaginabili. E a dispetto<br />

dell’effettivo prolungamento della vita.<br />

Ho fatto una scoperta ultimamente.<br />

Sulla terra vi è una quantità limitata di persone che in un certo<br />

senso creano il pensiero, le idee della vita pratica di ogni giorno. I<br />

“fatti motori”!? Pensi alla grande fisica applicata, agli economisti, alla<br />

computeristica…Ha capito?! Ma vi è anche una quantità ancor<br />

più limitata di gente che si dedica alle astrazioni, alle discussioni<br />

teoriche. Al pensiero assolutamente puro. Al pensiero del pensiero.<br />

Una roba quasi…astrale! Non so come spiegarmi…<br />

A me hanno sempre detto: Mi raccomando i fatti. La gente<br />

non vuol sentire parole e idee campate in aria, ma solida realtà sotto<br />

i piedi.<br />

Mi raccomando il buon senso! Mi hanno detto sempre così.<br />

Ora, questo indurrebbe a pensare che certi concetti amaramente<br />

“raffinati” sull'esistenza, certi speciali arzigogoli sull'idea del-<br />

176


l'uomo e della vita – certe teorie e astrazioni -, fossero in grado di<br />

essere percepiti, respirati, solo da pochi. E che gli altri fossero<br />

immuni da tali..., diciamo così, “scoperte”. E quindi da quel pensiero<br />

così spesso tanto “d'avanguardia” quanto ribelle. Da quelle<br />

teorie a volte così amaramente avvelenate da risultare corrosive<br />

per l'animo umano.<br />

Pensare a questo mi dava una certa serenità. Mi dicevo che la<br />

maggior parte degli uomini procedono in base al loro “buon senso”.<br />

Invece non è vero. C'è un meccanismo di rimpallo che ci scaraventa<br />

contro - contro tutti, badi bene - le idee più lontane dal<br />

nostro quotidiano buon senso. E migliaia di volte. Un meccanismo<br />

che pian piano ci induce a “pensarle”, ad accettarle. In segreto<br />

come alla luce del giorno, in pubblico come in privato. Finché<br />

anche l'uomo più lontano da esse non le metabolizza, a furia di<br />

sentirsele sussurrare da ogni parte. Sui giornali, in televisione, alle<br />

adunate di partito o di movimento. Nei cafès.<br />

Si dice che una menzogna sufficientemente ripetuta diventa<br />

verità. Deve essere proprio così. Un bosco di “grandi uomini” dal<br />

cuore di traliccio sospira, sussurra. Spugne di cellulosa irradiano<br />

messaggi. Filtrano, fino a raggiungere chiunque, le voci di quelle<br />

anime tanto elevate. E’ il moderno universo dell’informazione che<br />

realizza - più o meno silenziosamente - un gioco di profezia.<br />

Meditazioni laiche in tralice al banale quotidiano.<br />

Elementi di contemplazione testimoniali ma non sufficientemente<br />

testimoniati. Xto, dopotutto, si fece ammazzare per sostenere<br />

chi era. Ma certi ragionamenti, certe teorie spacciate per verità,<br />

quali garanzie ci danno?!?<br />

Eppure, alla fine, qualunque cretino “percepisce mentalmente”<br />

quelle che sono state fino ad un attimo prima le velenose “acute<br />

intuizioni delle menti elette”, i più sofisticati parti delle intelligenze<br />

“preparate” alla distruzione dell'immagine dell'uomo. Vi si abitua.<br />

E tutto ciò diviene quasi inconsciamente patrimonio del suo<br />

atto di “intelligenza” dell’essere. Chiunque, al termine di questo<br />

processo, per quanto poco sia in grado di capire, “ha compreso”.<br />

O almeno così pensa.<br />

177


E’ così che il buon senso viene minato alla base, che può andarsene<br />

a puttane. Il pensiero germinale dell’uomo comune non<br />

comincia più lì ma in quelle che a volte sono assolute astruserie,<br />

sciocchezze, se non deliberate menzogne di una elite di “prìncipi<br />

del pensiero” .<br />

Si interruppe per qualche istante, il tempo di riaccendere il fornelletto<br />

e mettere altra acqua a scaldare per un altro tè. Poi riprese.<br />

- Ed io che ho pensato per tanto tempo che la gente fondasse<br />

la propria esistenza sulla “solida realtà”. Ma non è così. Le idee<br />

più folli, l'attossicato pensiero più “sottile”, vagano in cerca dell'adeguata<br />

maniera per penetrare nelle menti comuni. Una, due, mille<br />

volte, fino a che queste le hanno condivise, accolte come proprie.<br />

Fino ad accettarle come pedagoghi alla loro interpretazione del<br />

mondo e della loro esperienza umana. Magari senza capirle davvero<br />

nella loro sostanza e nei loro postulati. Nelle loro conseguenze.<br />

O senza la capacità di gestire adeguatamente il peso degli interrogativi<br />

che da esse scaturiscono.<br />

Mi sono accorto di essere un ingenuo. Ed ho anche capito il<br />

valore e il significato della propaganda nel nostro mondo. Mondo<br />

dell’uomo “puro animale”, dell’uomo oggetto, della mancanza,<br />

non solo di dio ma della coscienza morale. Dell’Uomo stesso, alla<br />

fin fine. Fra breve un essere da “assemblare” in officine che si<br />

chiamano ospedali.<br />

Questo è il vero modo in cui si diffonde la disperazione. E' l'osmosi,<br />

il contagio. L'individuo subisce l’attacco dei moderni profeti<br />

così spesso celati nelle ombre più o meno colorate<br />

dell’immaginazione, quando non della più assoluta fantasia. In<br />

questa civiltà degli occhi, in questa cultura dell’ apparire.<br />

E non si capisce sufficientemente alla svelta se si tratti di ombre<br />

della “catena” della vita, o di quella della morte. Fra mercenarie<br />

lenzuola informatiche appena scrudite dalle nostre membra<br />

tiepide.<br />

L'uomo si fermò un attimo, e lo fissò come per accertarsi che<br />

stesse seguendo il suo discorso. Poi riprese con molta pacatezza,<br />

addirittura con un mezzo sorriso.<br />

178


- Alla fine chiunque è in grado di “masticare” il pensiero delle<br />

menti dominanti. - O di essere masticato da loro?! Da chi ha deciso<br />

la metafisica e il destino. Il valore dell’uomo. O la sua mancanza<br />

di valore. La sua disperazione.<br />

Eravamo “decresciuti” fino a essere considerati dei superanimali.<br />

Poi, pian piano, siamo diventati dei semplici animali.<br />

Anzi un anello della catena biologica. O alimentare?<br />

Oggi alcuni, lassù in cima, hanno cambiato il cartellino, e si fa<br />

avanti con maggior chiarezza, si fa sempre più dominante l'idea<br />

che l'uomo, alla fin fine, sia “un composto chimico senza scopo”.<br />

Senza un autentico progetto. Una struttura fatta di pezzi ricambiabili,<br />

tutti o quasi. Un sistema di meccanismi un po' originali e<br />

un po' più o meno fortunosamente sostituibili. Non più Francois<br />

o Marie, ma semplicemente “ferraccio con additivi minerali e<br />

chimiche di sintesi”.<br />

E ci si avvilisce. Perché alla fine ci sembra proprio di riconoscerci.<br />

Così non c'è da meravigliarsi se la vita, propria o altrui, non ha<br />

più valore. Se i figli uccidono i genitori. Se la gente si rifiuta di generare<br />

o di crearsi un nucleo stabile di convivenza. Di pensare al<br />

futuro in termini costruttivi.<br />

Il “presente” è anche troppo con i suoi mefitici afflati.<br />

Il suicidio dovrebbe essere l'ultima cosa a sorprenderci. La battaglia<br />

contro l'eutanasia è solo una dimostrazione di cattivo gusto.<br />

Dell'incapacità a giudicare e a scegliere i tempi da parte di piccoli<br />

uomini che, invece, dovrebbero essere ben felici della dolce morte.<br />

Dell'ago misericordioso.<br />

Fra poco qualcuno proporrà la costituzione di sportelli presso<br />

le Agenzie Sanitarie che prendano debite prenotazioni. Piccole<br />

Lourdes locali che amministrino una “buona morte” prepagata. Si<br />

tratterà di un capitolo assicurativo.<br />

C'è solo da aspettare e vedere. Non si è ancora capito come si<br />

possa realizzare la cosa. Ma presto la si pianificherà per benino.<br />

Cercò di interloquire, di inserirsi in qualche modo nel discorso:<br />

- E' come se ci fosse stata tolta la poesia della vita.<br />

179


- Non solo questo. Vede, la poesia può essere confusa con un<br />

atto masturbatorio della nostra immaginazione, della nostra sensibilità.<br />

La “poesia dell'essere” non basta.<br />

Io penso che all'uomo sia necessaria la speranza per affrontare<br />

il tessuto del reale. La grandezza dell'uomo e lo spessore delle sue<br />

problematiche esigono un'enorme speranza. E questa deve fondarsi<br />

sulla certezza, sulla fede.<br />

Ma, da quando dio è stato ucciso, nell’immaginario dell’uomo<br />

contemporaneo si è realizzata anche l'opera di più efficace castrazione.<br />

Pensando di conquistare la libertà, l'uomo si è disfatto di<br />

dio come di una catena che lo tenesse legato e che gli impedisse di<br />

raggiungere la propria felicità. La propria massima dignità. Ma, da<br />

quando l'uomo si è liberato dell'idea di dio, ci si è accorti - e questo<br />

in maniera ineludibile e universale - che i legami che erano stati<br />

recisi, più che catene, erano le vie per la “ragionevolezza” della<br />

nostra esistenza. Il collante della nostra dignità. Oltre che il motivo<br />

delle nostre speranze. Della nostra, se pur dolorosa, divinizzazione.<br />

Qualcosa che riusciva oscuramente a saziare la nostra sete<br />

di infinito e di felicità. Di eternità.<br />

L'uomo lo guardò dall'ombra arruffata dei capelli e del piccolo<br />

bianco copricapo, e poi scoppiò in una risata contenuta, quasi che<br />

non volesse turbare il silenzio che circondava il luogo, o farsi udire<br />

dal mare e dal deserto non lontani.<br />

- Pensavamo di infrangere le catene, e invece abbiamo segato i<br />

condotti di alimentazione. Ci siamo tagliati le palle.<br />

Sembrava un piccolo intervento da day-hospital, su cui si potesse<br />

tornar su quando si voleva. Rendere non operativi – magari<br />

temporaneamente - i deferenti. Un regalo per la moglie fremente<br />

ma anche un po' ansiosa. Perché nel momento stesso in cui ci<br />

siamo disfatti di dio ci siamo privati di ogni possibile prospettiva.<br />

La grandezza dell'uomo è la grandezza della sua speranza.<br />

Ma colui che mette la sua speranza e la sua grandezza nella capacità<br />

di produrre e di fruire di parti di ricambio …<br />

Fortunatamente l'uomo non può disfarsi completamente della<br />

propria grandezza. Ed è questo che crea l'odierna infelicità. L'inadeguatezza<br />

fra le perduranti esigenze dell’animo umano, e i risultati<br />

ottenuti in questo onnipresente materialismo.<br />

180


Essere e non essere, è questo il dolore.<br />

Ma sarà tutt'altro che facile cancellare quel piccolo intervento a<br />

cui si accennava prima. Sciogliere quei fiocchetti ambulatoriali e<br />

ancora generare pensiero costruttivo. Credere in un futuro amabile,<br />

umano.<br />

Ristette per un attimo, poi:<br />

- Forse questo sta anche creando la sua personale infelicità.<br />

Per quanto bollente, il tè era finito nei bicchierini, sia quello del<br />

primo che quello del secondo giro. E l'incontro gli parve veleggiare<br />

verso il suo termine.<br />

- Sembrava una domanda così innocua.<br />

- Quale?<br />

- Perché ci trovassimo qui.<br />

- Non è stato del tutto intenzionale...<br />

Si lasciarono ripromettendosi d'incontrarsi ancora, ma senza<br />

precisare la data o il luogo.<br />

Quel francescano così esplicito che parlava di “tagliarsi le palle”<br />

gli aveva ossigenato la sua mente, il suo cuore. E quando fu a<br />

casa, il sonno lo prese dolcemente.<br />

Allorché si svegliò, il mattino successivo, gli venne subito in<br />

mente una breve catena di pensieri. La notte, oltre a produrre oscurità,<br />

causa angoscia nel cuore dell'uomo. Angoscia ma forse<br />

anche verità. E queste due signore generano, oltre che spettri, inconsuete<br />

prospettive.<br />

“Prima, guardandoci nello specchio, vedevamo un mistero.<br />

Più o meno cristiano. Ora, guardandoci nello stesso specchio, la<br />

maggior parte di noi vede il buio. Che non è nient’affatto un mistero.<br />

Il buio oltre lo specchio, si potrebbe dire - aveva ridacchiato. - Mi<br />

permetta di quasi-citarmi addosso.”<br />

L’altro aveva detto così, prima che si separassero quella notte.<br />

Terminata la diligente rasatura, andò a depositare due delle ultime<br />

uova donategli da Mulid sul bacon già croccante in padella,<br />

che, profumato fino all'inverosimile, sembrava voler riempire di sé<br />

la piccola cucina.<br />

181


Che si potesse approfondire una metafisica culinaria? Una teologia<br />

delle uova?<br />

Sorrise, mentre il vapore umido e morbidamente appetitoso<br />

che aleggiava sul piatto invadeva i suoi polmoni.<br />

182


14<br />

La sua era stata una scelta obbligata. Ma si sentiva egualmente<br />

in colpa.<br />

Lasciare Amsterdam con Vij subito dopo l'accordo…Le aveva<br />

dato l'impressione di una fuga. E questo non avrebbe mancato di<br />

avere conseguenze nel futuro di Vij. Invece era necessario che si<br />

staccassero dall'Olanda come si abbandona un panorama amato<br />

per il sopraggiungere della notte. Il suo ricordo doveva rimanere<br />

all'insegna del desiderio e non del disgusto. Vorremo sempre tornarci.<br />

Era convinta che Amsterdam e l'Olanda fossero importanti<br />

per sua figlia, e che ancor più avrebbero potuto diventarlo in futuro.<br />

Ancora ci si ricordava di lei e della sua famiglia, in alcune delle<br />

“case che contavano” della capitale.<br />

Tuttavia si sentiva in colpa. Come se avesse abbandonato suo<br />

marito sulle coste africane per un banale ritardo, o peggio per un<br />

inesistente ammutinamento.<br />

O si era alzata troppo presto con il suo elicottero da un villaggio<br />

vietnamita rivelatosi una tana di vietcong, lasciando un compagno<br />

d’armi privo di soccorso?!<br />

Maledetti film made-in-USA. Infestavano la sua stessa fantasia<br />

femminile.<br />

Forse anche a causa della violenza che essi testimoniavano,<br />

Amsterdam le sembrava particolarmente pacifica, morbida, e romanticamente<br />

frusciante. Dalla consueta opulenta liquidità che<br />

sempre la riconciliava con la vita.<br />

Se solo quel maledetto stronzo di Jaap - bisogna concedere a<br />

una signora almeno il turpiloquio mentale - avesse fatto il suo dovere.<br />

Sarebbe bastato essere più furbi da parte sua, o almeno tacere<br />

sulla produzione e il finanziamento della nuova società.<br />

183


Le questioni di sesso, in un modo o nell'altro, si risolvono.<br />

Non così quelle di principio, almeno con sua figlia.<br />

Il sesso ha una forte relazione con l'ambiente. E' una funzione<br />

quasi sempre corale. Quando tutti vanno a letto con tutti, non ci si<br />

può aspettare che un bisessuale non faccia qualche scarto di lato; e<br />

di conseguenza che una giovane donna sia fedele a un marito che<br />

si intrattenga in relazioni omo.<br />

Una volta qualcuno aveva cercato di spiegarle che l'approfondimento<br />

dell'infedeltà è approfondimento dell'amore. Alla fine<br />

non aveva capito se la tesi dell'altro fosse per pareggiare l'infedeltà<br />

del partner, o per chiudere un occhio. Il marito comprensivo, la<br />

moglie comprensiva, eccetera.<br />

Ma l'esplosione delle “moderne patologie” d’amore doveva pure<br />

essere tenuta in conto. O no!?<br />

Con suo marito non c'erano stati problemi del genere.<br />

Intanto erano altri tempi. E lui era una persona estremamente<br />

discreta. E poi lei non aveva mai cercato puntigliosamente il pelo<br />

nell'uovo.<br />

Forse non avrebbe saputo fare diversamente. O forse era stata<br />

una scelta inconscia, la strada che il proprio ottimismo le aveva<br />

indicato. Anche perché si sentiva un po' colpevole su quel versante.<br />

Come se sapesse di avergli fatto mancare qualcosa. A letto le<br />

sembrava di essere fredda. Così aveva tirato dritto augurandosi -<br />

anzi sperando vivamente! - che le cose sarebbero andate per il<br />

meglio. E così era stato.<br />

Le capitava di pensare che avrebbe dovuto amarlo di più, e diversamente.<br />

Non basta amare come sappiamo farlo. L'amore ha<br />

un linguaggio che bisogna essere disposti a imparare. Per il quale<br />

ci vuole la predisposizione del carattere, la volontà del trasporto, e<br />

poi il tempo.<br />

Sì, anche il tempo. Questo condimento universale affinché le<br />

pietanze della vita possano acquistare il loro gusto.<br />

Lei poteva essere impaziente e superficiale. Forse non lo aveva<br />

amato abbastanza per dargli tutto ciò che lui si aspettava – ma<br />

qualche volta aveva anche cercato di riparare. Di tanto in tanto ne<br />

aveva il rimorso. In modo particolare quando prendeva da sola<br />

184


decisioni che lui avrebbe dovuto pagare in termini di fastidio, o<br />

addirittura di sofferenza.<br />

Forse, per sollevarsi dallo stato di leggera frustrazione e autocommiserazione<br />

in cui si trovava, sarebbe bastato scrivergli. Gettare<br />

giù una pagina o due. Magari dicendogli con tutta sincerità<br />

che, sistemati gli affari della figlia, preferiva tornare con calma. E<br />

che neanche le dispiaceva di ritrovarsi a casa. Anzi vi erano delle<br />

cose e delle persone interessanti che aveva ultimamente incontrato.<br />

Fra quelle che aveva frequentato per qualche rubber solitamente<br />

veloce. Niente tornei in quel momento, per carità.<br />

O anche questo avrebbe potuto farlo soffrire?!<br />

E se gli avesse parlato dell'ittiologo che aveva tenuto l'ultima<br />

conferenza. Un uomo singolare, non più giovane ma capace di interessare<br />

un uditorio per quasi due ore su quello strano argomento.<br />

Su quella marginale scoperta fatta da suoi amici l'anno prima.<br />

Bisognava ammettere che il gruppo a cui apparteneva la figlia della<br />

sua amica sapeva scegliere i suoi “promotori”. Almeno quello.<br />

Il conferenziere aveva raccontato come la lampreda<br />

s’attaccasse allo scazzone dorato per penetrare nei vivai. In uno<br />

strano modo che lei avrebbe definito “non privo di un candore<br />

naif“.<br />

Aprì il portatile.<br />

Ti ho raccontato come a volte vada con Selene ad ascoltare<br />

qualche conferenza.<br />

Lei e sua figlia Kati si battono contro l'inquinamento e “la sopraffazione<br />

umana” sul pianeta. Dicono proprio così. E' un modo<br />

come un altro per riempire la vecchiaia, nel caso di Selene; o di iniziare<br />

il cammino della giovinezza per quanto riguarda sua figlia.<br />

L'ultima volta, a conclusione di una lezione sull'inquinamento<br />

dei mari del nord, è stata trattata una singolare scoperta fatta in relazione<br />

ad un pesce anch'esso singolare.<br />

Lo scazzone dorato, in effetti, è uno scazzone baltico. Un<br />

Myoxocephalus quadricornis che sfoggia sul capo quattro escrescenze<br />

ossee che sono allo stesso tempo ruvide e spugnose.<br />

Questo è il motivo del suo nome.<br />

185


Ora il nostro scazzone è l'unico di 60 e passa centimetri, e che<br />

abbia riflessi di un bel giallo intenso acquisiti per il piombo ingerito<br />

con l’alimentazione. Tu forse non avrai mai sentito parlare di<br />

scazzoni, ma è un pesce che esiste davvero. E' un cottide, per dirla<br />

in breve.<br />

Il piombo va nel fegato, nelle gonadi, insieme al cadmio, allo<br />

zinco e al mercurio. Il mercurio si trova nell’acqua e nel cibo della<br />

dolce Idothea - il crostaceo di cui si nutre fondamentalmente lo<br />

scazzone baltico - , vale a dire nel plancton delizioso e fresco di<br />

quelle latitudini. Il cadmio e lo zinco, lo scazzone li trova invece in<br />

certi rifiuti che le navi lasciano cadere in mare, e di cui è divenuto<br />

particolarmente ghiotto.<br />

Fra l'altro devo ammettere che hai ragione. La tua diffidenza<br />

per il pesce - surgelato e non - non è infondata quanto mi sembrava.<br />

Così lo scazzone acquista nuances brillanti in conseguenza del<br />

malessere dovuto all’accumularsi nel proprio corpo dei metalli di<br />

cui non riesce a disfarsi con sufficiente rapidità. E questa fulva<br />

brillantezza, particolarmente intensa al di sotto della linea laterale,<br />

in una zona coperta dalle pinne, ricorda il colore dell’oro giallo.<br />

Una tinta che in acqua s’addensa, s’intensifica, acquista spessore.<br />

E in quest’anticarsi affascina l’immaginazione oltre che dell'uomo<br />

anche di altri soggetti marini.<br />

E' in questo modo che lo scazzone baltico, morboso divoratore<br />

di metalli per lui squisiti, diventa lo scazzone dorato. Un essere<br />

tanto inesistente in natura quanto attraente.<br />

Se vuoi, un essere che ha del morbidamente mostruoso, ma<br />

che è unico nella sua livrea.<br />

Dovessimo arrestarci alla descrittiva di un fenomeno che termina<br />

qui, ci si potrebbe anche chiedere cosa importi a una persona<br />

di cultura medio-alta che non sia però specialista ittiologo. O se<br />

possa davvero interessare la scienza ittica.<br />

Si tratterebbe di una curiosità cromatica, di un ittero subacqueo.<br />

Di una pennellata fra i miliardi di colpi di spatola che la natura<br />

ha menato a destra e a manca. E che ancora impartisce con<br />

un mai sazio perfezionismo maniacale.<br />

186


Ma non è così. Quest’ittero glaciale ha misteriosamente a che<br />

fare con un fenomeno dinamico da poco scoperto da due specialisti<br />

miei amici (disse l’ometto). Anzi, con diverse dinamiche ancora<br />

oggetto delle sospettose ricerche etologiche di questi signori, che<br />

insieme passano di poco i cinquant’anni.<br />

In diversi vivai del nord-ovest in cui venivano allevate molte<br />

specie di pesci - ma non lo scazzone del Baltico! - da tempo si verificavano<br />

disastrose quanto incomprensibili morie. E la cosa era<br />

stata segnalata alla coppia Janssen-Van De Pest, i due amici del<br />

conferenziere, che al momento svolgevano ricerche appunto lungo<br />

quelle sponde glaciali.<br />

Cosa accadde quando furono chiamati in causa questi giovani<br />

promettenti studiosi dall’Autorità delle acque del luogo? Immediatamente<br />

essi si accorsero che in tutte le vasche dei vivai vi erano<br />

delle lamprede, le quali determinavano le conseguenze disastrose -<br />

se non addirittura catastrofiche - che ciascuno di voi può ben immaginare.<br />

La lampreda è un autentico vampiro marino, e per essa<br />

distruggere - o quasi - una colonia è cosa facilmente realizzabile.<br />

Ora questi banchetti all’interno dei vivai non potevano far piacere<br />

ai loro proprietari. La cosa doveva essere fermata. Bisognava conoscere<br />

la meccanica dell'accesso di quelle assassine. Si compirono<br />

operazioni di controllo, si verificò la tenuta delle pareti di contenimento,<br />

si fotografò, si attinse alla popolazione ittica in crescente<br />

diminuzione.<br />

E a quel punto ci si accorse anche della presenza dello scazzone<br />

dorato. Che, tra parentesi, avrebbe dovuto essere “baltico”, o<br />

che almeno era stato baltico sino a pochi anni prima.<br />

Cosa diavolo ci faceva quel pesce lassù? Come e perché era arrivato<br />

da quelle parti? : se lo chiesero in molti, proseguì il conferenziere.<br />

Ma i due amici compresero subito che, se non si faceva attenzione,<br />

le ricerche si sarebbero talmente ampliate da coinvolgere<br />

analisi approfondite sul fasciame dell'Arca di Noè, al fine di stabilire<br />

precedenze e datazioni. Insomma bisognava “rinunciare a<br />

qualcosa” per raggiungere in tempo utile dei risultati.<br />

187


Così Janssen e Van De Pest, incoraggiati dalla promettente<br />

borsa della Cooperativa DKLM che gestiva la maggior parte di<br />

quei vivai, decisero di far partire la loro ricerca da un punto situato<br />

molto più in basso della ‘barba di Noè’.<br />

Come gli scazzoni avessero fatto a doppiare il Capo Grenen a<br />

nord di Skagen in Danimarca, e come avessero percorso prima il<br />

Kattegat e poi lo Skagerrak, a loro interessava poco o nulla. Il fatto<br />

stesso che quel pesce avesse raggiunto i vivai olandesi del Friesen<br />

Wad bastava a stabilire un punto di partenza sufficientemente<br />

sicuro, fermo.<br />

La seconda mossa fu prima ipotizzata da Janssen e poi testata<br />

sul campo. Così si giunse alla scoperta del collegamento fra scazzoni<br />

e lamprede.<br />

Gli scazzoni - ci si era accorti dopo alcune accurate ispezioni -<br />

erano i primi pesci a venire a galla, morti e già puzzolenti. Con i<br />

segni dei morsi delle lamprede sul corpo in prossimità delle zone<br />

più “dorate” dei loro fianchi. Non ci volle molto a quel punto per<br />

scoprire che le lamprede entravano nei vivai attaccate agli scazzoni.<br />

Che servivano loro da cavallo per superare gli sbarramenti dei<br />

vivai.<br />

Un metodo ingegnoso. Non saprei dire se nuovo nella storia<br />

ittica, ma certamente praticato in quella degli umani.<br />

Con la mente si va subito al cavallo di Troia.<br />

E le fasi di tale fenomeno furono ricostruite come segue.<br />

Nella prima fase, per un misterioso impulso erratico, il fine degustatore<br />

di Idothea si era “nordicizzato” lasciandosi alle spalle il<br />

Baltico e, compiendo il lungo faticoso tragitto peri-danese, aveva<br />

raggiunto il Mare del nord. Più precisamente, le basse acque del<br />

Frisen Wad, nelle quali - proprio a ridosso della costa - si sviluppano<br />

i vivai ittici. A questo punto gli scazzoni, percorrendo i tratti<br />

perimetrali, accedevano alle posizioni più agevoli di varco e, con<br />

l’aiuto della corrente marina e delle onde, saltavano dall’altra parte<br />

per nutrirsi non solo di cocktail a base di crostacei ma anche dei<br />

sugosi banchetti sciorinati con assoluta puntualità e interessata cura<br />

dagli operatori del vivaio.<br />

188


E la cosa, fin qui, poteva anche andar bene. Tutti sarebbero<br />

stati felici. Lo scazzone non faceva gravi danni, e diveniva parte<br />

del vivaio.<br />

Solo vi era un piccolo ulteriore particolare. Anche le lamprede<br />

avevano interesse a scavalcare i vari e a volte cementizi impedimenti.<br />

Ma da sole non gliela facevano, sia per l'incapacità della loro<br />

muscolatura che per la struttura ossea che non permetteva loro<br />

il repentino guizzo capace invece di portare gli scazzoni al di là<br />

dell'ostacolo.<br />

Ma un modo c’era. E le lamprede dovevano averlo acquisito<br />

probabilmente per puro caso. Esse avevano imparato ad “agganciare”,<br />

durante i loro agguati oceanici, i poveri scazzoni mentre<br />

questi saltavano l’ostacolo grazie allo scattante colpo di schiena - e<br />

conseguente “volo” - che riuscivano a imprimere ai loro 60-80<br />

centimetri di lunghezza. Li agganciavano di notte, affondando i<br />

denti in quelle macchie gialle che alla luce della luna e delle stelle<br />

dovevano risultare particolarmente visibili, assolutamente adeguate<br />

a delimitare un bersaglio. Zac! E via, a cavallo, oltre le contenzioni<br />

del vivaio, fra la carne sempre fresca di quelle acque brulicanti.<br />

Per le instancabili divoratrici doveva essere una sorta di paradiso.<br />

Il paradiso di un’ittica weltanschauung ; nord-atlantica, o semplicemente<br />

frisone?<br />

Mi chiederete se tutto questo sia documentato, aveva aggiunto<br />

il conferenziere a conclusione del breve curioso racconto. Nel<br />

senso che vi siano i biglietti della traversata degli scazzoni, o la ricevuta<br />

per la cauzione delle cavalcature?! Questo no. Non credo.<br />

Ma l'ipotesi dei miei amici Janssen e Van de Pest è solida ed alquanto<br />

probabile.<br />

Su una scala da uno a mille, diciamo mille-e-uno per essere<br />

prudenti.<br />

Rimane ora un'ultima considerazione da fare. Quella più intrigante<br />

e di maggior fascino. Quella che si potrebbe considerare il<br />

pensiero su di un pensiero, e che spesso viene indicata come “secondo<br />

pensiero”.<br />

Potremmo chiederci quale sia a questo punto la relazione effettiva<br />

fra gli scazzoni e i vivai.<br />

189


Sono gli scazzoni a fare il balzo oltre le pareti di contenimento<br />

per introdursi in un paradiso di caccia; o piuttosto sono le lamprede<br />

che, torturandoli, li spingono al salto per essere loro stesse<br />

introdotte in un paradiso in cui non hanno rivali?<br />

Non si sa.<br />

Il conferenziere si era guardato intorno per cavalcare la meraviglia,<br />

per assaporarla, gustarla. E magari, se possibile, gestirla.<br />

Non si sa?! Non si sa!<br />

L'unica cosa certa è che il lungo viaggio dello scazzone baltico<br />

- o dorato, se preferite - è iniziato seguendo eccitazioni sensoriali,<br />

istinti alimentari che spingono i banchi di pesce a seguire i bastimenti<br />

che li nutriranno con rifiuti ricchi - come ho già detto - di<br />

cadmio, di zinco, e forse anche di piombo.<br />

Per il mercurio ci pensa l' Idothea.<br />

E allora? Qual è filosoficamente la condizione dello scazzone<br />

baltico decaduto alla condizione di scazzone dorato? Di questo pesce<br />

originariamente robusto, di questo Myoxocephalus quadricornis solo<br />

apparentemente elevato alla gloria delle dorature ma che in effetti<br />

vive uno stato di corruzione fisiologica, e nel cui corpo gli agnati<br />

fanno grossi buchi per andargli a mangiare il cuore tenero?<br />

Non è tutto oro quello che luce.<br />

Colui è uno sfortunato feroce predatore di vivai d'alto mare a<br />

volte in cloruro di polivenile? O è un ingenuo, uno sciocco che, a<br />

dispetto del suo preopercolo minacciosamente spinoso, le lamprede<br />

impiegano per i propri scopi?<br />

Non si sa. E’ un capitolo dell'etologia che deve essere ancora<br />

tutto scritto.<br />

O almeno non è ancora chiaro, dicono i miei amici Janssen e<br />

Van de Pest. La via della verità è un cammino in salita.<br />

Forse è addirittura la via stretta a cui qualcuno una volta alluse.<br />

Non ricordo bene chi sia stato.<br />

Poi l’omino aveva raccolto le sue carte con fare deciso, e aveva<br />

terminato la conferenza con un ampio dispendioso sorriso di candide<br />

ceramiche odontoiatriche.<br />

Evidentemente, amava di tanto in tanto esibire il suo humour.<br />

190


Ma c'era stata qualcosa nel modo dell'altro di porgere la battuta conclusiva<br />

che l'aveva turbata. Era convinta che davvero egli non ricordasse la fonte<br />

della citazione.<br />

Per un breve istante una smarrita ironia si era dipinta sul volto<br />

dell’uomo: un grosso nodo di pelle cascante, naso aquilino, occhialetti<br />

da lettura, pelo ispido, ed esagerato cavo orale da cui l'illuminazione<br />

artificiale traeva improvvisi i bagliori che le ricordarono<br />

qualche gabinetto scientifico in cui era stata trascinata dal caso.<br />

O la toilette del suo appartamento fiorentino, allorché il sole<br />

ne sfiorava le porcellane sanitarie.<br />

Non so se la cosa ti abbia intrigato. O se lo scazzone ti interessi.<br />

Ma tant'è. Sento il bisogno di metterti al corrente di qualche<br />

cantuccio di questa vita che trascorro lontano da te contro ogni<br />

previsione e comune desiderio. E' come se fossimo per qualche<br />

minuto vicini, o almeno non così lontani.<br />

Ora devo lasciarti. Ho appuntamento con Kati. Indovina...Per<br />

un'altra delle sue conferenze. Selene non sarà dei nostri stasera.<br />

Ha da fare. Credo che sia a un torneo di cui ha preferito non parlarmi<br />

perché non poteva farmi partecipare. O un incontro galante.<br />

Le donne al di là della menopausa possono essere sessualmente<br />

molto aggressive.<br />

Scherzo. Vij ti manda i suoi saluti e ti raccomanda di non preoccuparti.<br />

In modo particolare ora che tutto è praticamente deciso,<br />

anzi finito.<br />

Ciao tesoro. A presto…speriamo.<br />

Aveva cominciato a sentirsi sollevata nello stesso momento in<br />

cui si era concessa quello “strappo dal proprio mondo di pensieri<br />

e problemi”. Da quando si era lasciata coinvolgere nella vita “sociale”<br />

e produttiva. Il bridge andava benissimo per distrarsi un po',<br />

per svagarsi. Ma era solo il lavoro “socialmente” produttivo che<br />

l'avrebbe aiutata a superare il brutto momento, diceva Kati.<br />

Kati era l'ultima figlia della sua migliore amica, Selene, o Zweemij<br />

come l'avevano chiamata sempre tutti per la sua magrezza. E<br />

191


che in altri tempi era stata anche Zweepij, perché aveva la lingua<br />

lunga oltre che l'occhio vigile per quanto le accadeva intorno.<br />

Per questo aveva sempre giocato bene a bridge, ed era molto<br />

richiesta come partner nei tornei.<br />

Vedeva anche quello che non avrebbe dovuto!<br />

Ma, quella sera, l'uomo calvo e dalla barba rossiccia poco curata<br />

le sembrava farla davvero lunga.<br />

Kati le aveva spiegato che si trattava di partecipare a una conferenza<br />

di naturisti, e quindi di sviluppare contatti con persone<br />

che potevano essere interessate e disposte al finanziamento di oasi<br />

di ripopolamento sia botanico che faunistico. Ormai la battaglia<br />

contro l'inquinamento aveva subito una sostanziale traslazione sui<br />

suoi assi, e da lotta di pochi illuminati era diventata la guerra di<br />

sopravvivenza dell'umanità. Il più moderno e nobile fronte che ci<br />

si potesse trovare a difendere. Si giocava il futuro del pianeta, diceva<br />

la giovane amica.<br />

Il loro gruppo non era stato ancora ufficialmente riconosciuto<br />

ed affiliato da alcun movimento internazionale, ma speravano che<br />

sarebbe accaduto presto. Anzi, proprio quel ciclo di conferenze e<br />

relazioni su alcune oasi di ripopolamento, e i fondi conseguentemente<br />

raccolti, sarebbero stati probabilmente il loro biglietto d'ingresso<br />

nell'ufficialità internazionale.<br />

D'altro canto vi era una responsabilità precisa da parte delle<br />

società avanzate del nord-Europa.<br />

A un certo punto Kati aveva lasciato la sala.<br />

Doveva fare alcune telefonate e non voleva attivare il cellulare<br />

lì dentro. Era cosa tollerata ma di cattivo gusto.<br />

Sarebbe rimasta fuori pochi minuti, dove c'era fra l'altro anche<br />

più campo.<br />

Per un attimo si chiese quanto giocava la situazione fiscale dei<br />

“generosi donatori” in quella sorta di gara al finanziamento. Ma<br />

poi, smettendo ogni maligna interpretazione di un fenomeno che<br />

dopotutto rivestiva una grande importanza sia nel presente che<br />

per il futuro, si abbandonò alla voce per la verità non troppo suadente<br />

dell'oratore.<br />

192


…Dodicimila anni fa gli ampi ghiacciai, immoti nel gelo scolpito<br />

che li aveva accompagnati sino ai piedi del quaternario, iniziarono<br />

gradualmente a rinunciare a parte dei territori da loro imprigionati<br />

con gelida quanto efficace tenuta nelle regioni settentrionali<br />

del globo terraqueo.<br />

Evidentemente aveva inizio il nostro mondo. Quella conformazione,<br />

sostanzialmente quel profilo vegetale ed animale del globo<br />

terraqueo, avrebbero accompagnato l'uomo nel suo primo incivilimento.<br />

Nacque un mondo sino allora inimmaginato e inimmaginabile,<br />

grondante d'acqua tanto quanto era stato immoto fino a quel<br />

momento. Policromo e diversificato tanto quanto era stato bianco<br />

e uniforme. Il suolo aveva offerto la propria fecondità all'estro dei<br />

venti. Gli insetti avevano colonizzato le acque e le terre da quelle<br />

distinte. Uccelli e altri predatori avevano raggiunto con silente velocità<br />

le prede di quel carniere spalancato; mentre gli erbivori, dopo<br />

aver trovato fra i ghiacci sentieri di nuova speranza a verdi pascoli,<br />

li avevano percorsi con cocciuta quanto affamata ed efficace<br />

pertinacia.<br />

Poi enormi esseri bianchi avevano preso a vagare fra i ghiacci e<br />

a ingozzarsi di foche, in attesa degli eschimesi che sarebbero giunti<br />

solo in un secondo momento.<br />

Si sorprese all'ultima espressione del conferenziere, non comprendendo<br />

bene se gli orsi fossero rimasti in attesa di mangiare gli<br />

eschimesi al posto delle foche; o se, piuttosto, gli ometti dagli occhi<br />

simili a fessure fossero sopraggiunti per rintuzzare agli enormi<br />

bestioni il dominio sulle carni e le pellicce, insomma per gareggiare<br />

con loro nel cibarsi delle foche.<br />

Rise con se stessa. Era un buon segno sentirsi - ed essere - così<br />

abbandonata al flusso di quei minimi eventi da non riuscire a cogliere<br />

a primo acchito il significato di una pur semplice espressione<br />

dopotutto senza grande significato.<br />

La terra è scolpita dal corso delle acque e dall'operosità onnivora<br />

dei venti. L'uomo aveva detto proprio così. Citando qualche<br />

altro? Forse.<br />

193


E lei pensò a quanto fosse diverso quel pensiero, per quanto<br />

immaginifico e grandioso, dalla 'ruah' ebraica, dallo spirito che<br />

soffiava sulle acque nei giorni della creazione.<br />

Era tutt’altra cosa.<br />

Sapeva bene che l'improvviso interesse di Kati per lei era dovuto<br />

alle sue conoscenze. Suo padre era stato un diplomatico e,<br />

avendo servito molto bene mentre altri avevano servito molto male,<br />

il suo nome raccoglieva ancora stima e consensi. A tanti anni<br />

dalla sua morte c'era gente che si ricordava di lui. Qualcuno addirittura<br />

s'arrischiava a dirle quanto, in un “modo estremamente<br />

femminile”, lei gli rassomigliasse.<br />

Kati cercava un posto nel nuovo mondo, in quel nuovo difficile<br />

mondo. In quella che lei solitamente definiva la moderna babele<br />

delle lingue e dei fatti. Guardandosi intorno, i giovani e begli occhi<br />

grigi della ragazza - a volte un po' strani, a dire il vero - erano caduti<br />

su di lei, che era lì per curare quanto rimaneva degli interessi<br />

di sua figlia.<br />

Non sapeva darle torto se si era lanciata subito sul cognome<br />

Van de Ritter. Era un modo come un altro per ampliare i suoi<br />

contatti, e magari per arricchire la sottoscrizione che avrebbe<br />

promosso l'organismo di cui faceva parte. I temi erano moderni e<br />

giusti. Il rispetto dell'ecosistema e la partecipazione alle attività inerenti<br />

rientravano nei doveri del cittadino del villaggio globale.<br />

E le idee erano portate avanti con una passionalità che si poteva<br />

trovare solo nelle guerre di indipendenza nazionale, o nella riflessione<br />

sulla shoa e su quella circa le tanto oscurate crudeltà del<br />

socialismo reale.<br />

Ma il tutto era anche felicemente collegato con le opportunità<br />

della moderna scienza tributaria.<br />

Il conferenziere era andato un po’ avanti.<br />

Gli antropomorfismi che riguardano la terra sembrano volerla<br />

sottrarre a un destino di brutale inanimazione per donarle, se non<br />

proprio una coscienza, una capacità comunicativa. Una condizione<br />

fonante che dagli anfratti dei fiumi, dalle gole dei canyon, dalle<br />

piane spazzate dal ventoso furore, fosse almeno in grado di emettere<br />

suoni o gemiti.<br />

194


Pur senza giungere a un autentico panteismo corredato di precisa<br />

espressività.<br />

Scavata, modellata, lambita dagli elementi, essa non nasconde<br />

la sua natura, o la sua ispirazione muliebre. La terra, che un grande<br />

vento feconda, dopo averci generato mostra la sua ultima capacità<br />

di accoglienza. Si prende cura delle nostre spoglie. Fossero anche<br />

le aduste ceneri.<br />

Ed ecco apparire la morte. Anche in quell’ occasione ecosistemica.<br />

Un personaggio tutt'altro che estraneo ai discorsi sull'inquinamento<br />

e sulla protezione delle specie.<br />

In questo si sentiva a volte molto sciocca. Non che non badasse<br />

alla gente - o agli animali e alle piante - che pure morivano intorno<br />

a lei. Ma la morte manteneva per lei un assurdo smalto che<br />

risaliva alla giovinezza.<br />

Prima di affrontare una fine inattesa e prematura, suo padre<br />

aveva fatto creare dall’orafo di fiducia una spilla di smeraldi e<br />

diamanti per sua madre. Un regalo di anniversario. E dopo averla<br />

ideata, ne aveva seguito la realizzazione con grande amore e intento<br />

simbolico.<br />

Era un cavallo impennato. Con smeraldi sulla gualdrappa, e<br />

piccoli brillanti alle staffe e al morso che alludevano alle qualità di<br />

sua madre. Alla sua protettiva forza che trascinava tutti in avanti<br />

con fiducia e speranza per l'avvenire; e alla prudente sicurezza con<br />

cui aveva guidato in tutti quegli anni la famiglia. E l'oro giallo e<br />

rosso ne facevano un nodo corrusco su cui bisognava concentrare<br />

accuratamente l’attenzione per potere gustare il gioiello.<br />

Ma la fatalità aveva voluto che la spilla, consegnata nel giorno<br />

stabilito, avesse mostrato una “sicurezza” difettosa nel sistema di<br />

agganciamento. E suo padre, per quanto cosciente della fine che<br />

ormai lo inseguiva da vicino, l'aveva rimandata indietro perché<br />

fosse accomodata, e potesse essere indossata senza rischio.<br />

Era il suo ultimo dono. Voleva che simbolizzasse a lungo il<br />

proprio innamorato apprezzamento per lei.<br />

A quel punto l'orafo si era ammalato, e i giorni erano sembrati<br />

una corsa con la riparazione di quella “sicurezza”, piuttosto che<br />

l'avvicinarsi della sua fine. Che era puntualmente venuta poco do-<br />

195


po che la spilla era stata consegnata e appuntata sul petto di sua<br />

madre. Un avvenimento grondante di amore, di tensione drammatica,<br />

e di una bellezza intrinseca che lei non poteva dimenticare.<br />

Poi il pregio e la grazia del gioiello erano stati rapiti dalla guerra<br />

con le sue amare quanto cieche imposizioni.<br />

Ma per lei la morte - forse ogni morte - riceveva, se non proprio<br />

luce, almeno qualche bagliore dal tremulo lago di quel ricordo.<br />

Quel fatto la commuoveva ancora e sempre. Le ricordava persone,<br />

affetti, giorni, che stentavano ad inabissarsi nell'oblio, per<br />

quanto ormai a sì grande distanza.<br />

Poi, mentre l'uomo dotato di barba incolta e consistente calvizie<br />

prendeva a volare con la sua fantasia ricordando come e quando<br />

gli elfi di Peer Gynt avessero abitato le stesse sponde calcate<br />

dagli aironi o visitate dai martin pescatori; e i canneti avessero<br />

fornito allo stesso tempo materiale per le siringhe di fauni impudichi<br />

e cinici quanto quelli di Debussy, e per i nidi di cigni sontuosi,<br />

solitamente così attenti alle cure parentali, si disse che Kati tardava<br />

troppo.<br />

Quindi il tempo precipitò mentre il conferenziere spiegava loro<br />

come questo profilo del “nodo terraqueo” fosse stato il migliore<br />

e più dolce interlocutore dell' homo faber nelle ultime migliaia di<br />

anni sino al giorno in cui tutta la sua dignità fu obnubilata, e la terra<br />

in pratica cominciò ad essere considerata nemica dell'uomo.<br />

Una nemica da combattere, anzi da distruggere. Da disarticolare<br />

nella sua più profonda essenza.<br />

E’ questa la terra del giorno d'oggi, perché è questo il modo in<br />

cui essa è trattata dall'uomo moderno. Dal singolo uomo e dalle<br />

nazioni tutte. Un grave errore.<br />

Una volta un uomo aveva un nemico nel bosco. Uscì e andò<br />

ad ucciderlo, e alla fine s'accorse di stare peggio di prima perché<br />

era rimasto solo.<br />

Peccato che lui non ricordasse dove aveva letto quella parabola.<br />

Per la verità, la conclusione non le parve particolarmente felice.<br />

Ma la gente applaudì con calore. E mentre qualche signora -<br />

più frettolosa delle altre- si alzava dal proprio posto per allonta-<br />

196


narsi dalla sala, qualche altra abbandonò la poltrona per avvicinarsi<br />

a quella faccia ricciuta e indirizzarvi uno smunto sorriso, insieme<br />

all' “eco” di un jenever assunto anzi tempo con traslucida ispirazione<br />

terapeutica.<br />

Forse qualcosa le era sfuggita. Ma, ora, se aveva un'idea chiara<br />

in mente era quella di lasciare la sala.<br />

Avrebbe incontrato Kati nell'altro salone, o al bar? O forse la<br />

ragazza aveva dovuto allontanarsi, e non aveva voluto disturbare<br />

lei e gli altri. Era una scelta dopotutto normale. E ancora si diceva<br />

così quando due uomini in abito scuro le fecero un cenno di saluto<br />

con il capo proprio mentre lei lasciava la sala, accennando a volerle<br />

parlare.<br />

Si fermò un po' timorosa che qualcosa potesse essere accaduta<br />

alla figlia dell'amica. Un incidente di macchina, un malore.<br />

- Mi perdoni. La signora Van de Ritter, immagino!?<br />

Rimase per un attimo perplessa. A primo acchito avrebbe risposto<br />

di no. Quella era stata sua madre.<br />

A quel punto intervenne l'altro uomo:<br />

- Ci scusi, signora. Il mio collega non conosce il suo attuale<br />

cognome da sposata...<br />

- Van de Ritter è il cognome di mio padre. Ora sono coniugata<br />

Anghiari. Comunque ho la doppia cittadinanza.<br />

Pronunciò la frase quasi senza rendersene conto. Cosa<br />

c’entrava la cittadinannza?<br />

- Ci spiace disturbarla ma dovremmo parlarle. Siamo della Polizia.<br />

- Di cosa si tratta.<br />

- Saprà subito ogni cosa se vorrà accomodarsi nella saletta accanto.<br />

Mentre si dirigeva verso la porta, che il più giovane aprì per lei,<br />

si disse che le dispiaceva per Kati. Era giovane, bella. Doveva trattarsi<br />

di un incidente. Ma che tipo di incidente?<br />

Tornando a casa le sembrò che il mondo le fosse appena crollato<br />

addosso. Selene non aveva voluto rispondere al telefono. Le<br />

aveva fatto dire dalla cameriera che stava male.<br />

197


Suo marito era in Danimarca per affari. “Il momento non poteva<br />

essere migliore”, le parve di sentire l'eco delle parole dell'amica<br />

che volteggiavano nella sua mente.<br />

Non volle né poté pensare ad altro. Prese un sonnifero e andò<br />

a letto. Aveva bisogno di riposo. Nell'ingresso lasciò un biglietto<br />

per la figlia che era andata a cena fuori con amici. Per favore domattina<br />

voglio parlarti.<br />

Poi si spogliò e scivolò fra le lenzuola. Il sonno la prese mentre<br />

brani di quanto le era stato ammannito quella sera affioravano liberamente<br />

giustapposti. O quasi.<br />

La concezione di amorosa accoglienza della terra, che allo stesso<br />

tempo nutre e sfida l'immaginazione umana, è stata per lungo<br />

tempo una valida interlocutrice dell' homo faber. Per cadere poi ai<br />

nostri giorni in disuso.<br />

La terra dichiarata nemica dell'uomo progredito e moderno…<br />

L'acqua…una sorta di grembo, un luogo d'accoglienza. Che<br />

prevede l'abbraccio ai rospi, alle rane, ma anche alle zanzare. Da<br />

essa le pallide ninfe delle libellule e delle effimere affiorano percorrendo<br />

le grandi strade delle canne e dei giunchi che si ergono<br />

dalla melma del fondo. Per completare in superficie quanto manca<br />

alla meraviglia delle loro metamorfosi…<br />

Negli specchi liquidi trafitti dal sole miliardi di invisibili alghe<br />

trasformano l’acqua e l’anidrirde carbonica in sostanza organica in<br />

virtù della giammai troppo lodata fotosintesi…<br />

La vita ci sfugge seppellendosi, o innalzandosi, al di là della nostra<br />

vista. Scomparendo ai nostri occhi. Ineffabile, ultradiafana.<br />

Indizio, quando non chiara testimonianza, di grandezza. Anzi di<br />

infinitudine.<br />

La percezione della verità non può non essere che lezione di umiltà.<br />

L'uomo che crede, a causa delle sue scoperte di ordine scientifico,<br />

di essere padrone dell'universo, è simile a chi pensa di stringere in<br />

mano le stelle per il solo fatto di poterle scorgere in cielo.<br />

Purtroppo ci sono di questi infelici…!<br />

198


Poi scivolò in un sonno profondo che la imprigionò in una<br />

quasi assoluta immobilità sino al giorno dopo.<br />

Il mattino successivo aggiunse nella lettera per suo marito che<br />

la figlia della sua amica era probabilmente coinvolta in un giro di<br />

smercio di cocaina. E che, a quel punto, lei doveva rimanere lì ancora<br />

per qualche giorno. Non tanto per stare vicina all'amica<br />

quanto per rispondere in modo esauriente ai funzionari della<br />

squadra narcotici, dal momento che nelle ultime settimane aveva<br />

trascorso molto tempo con Kati. La quale, a quanto sembrava, si<br />

faceva accompagnare da lei nel giro delle consegne.<br />

Doveva assolutamente farlo. Altrimenti, piuttosto che una deposizione<br />

giurata, le avrebbero chiesto di restare e partecipare al<br />

processo.<br />

La cosa sarebbe risultata ancor più penosa per entrambi.<br />

199


15<br />

Come spesso accade per i grandi fiumi - il Nilo, il Congo, il<br />

Niger, ad esempio, che a volte si riposano prima d'affrontare i<br />

tratti più vorticosi del loro cammino -, le acque della vita, che gli<br />

erano sembrate scorrere con esagerata lentezza per un certo numero<br />

di giorni, improvvisamene presero velocità, divennero irruenti.<br />

E si produssero in salti fragorosi.<br />

La prima cosa - apparentemente di secondaria importanza -<br />

che sconvolse il suo quieto vivere fu la scomparsa del fennec. Ne<br />

ebbe notizia la mattina di un giorno in cui Amina non avrebbe<br />

dovuto recarsi da lui. E invece eccola lì di buon ora, davanti all'uscio.<br />

Con Farouk al fianco che mostrava due occhi rossi di pianto,<br />

gonfi come sugheri di champagne.<br />

Anche il volto della donna era alterato. Non avrebbe saputo<br />

dire se dall'indignazione, dalla rabbia, o semplicemente dal turbamento.<br />

Gli raccontò come, durante la notte del giorno precedente, la<br />

volpetta fosse scomparsa. E come, a quel punto, avesse pensato<br />

che il responsabile era quel maledetto Hassan, il riccastro. Era certamente<br />

un uomo vendicativo. Per la verità tutti gli uomini sono<br />

vendicativi, ma più si ha denaro e superbia e più la vendetta ci<br />

sembra qualcosa che non possiamo non prenderci quando viene il<br />

nostro turno. Gli uomini che amano il potere non possono rinunciarvi.<br />

Amina sperava di poter ancora riavere l'animale. Forse il fennec<br />

non era stato ucciso. Hassan era così schifoso - e la donna<br />

sputò tre volte in terra - che avrebbe potuto decidere di vendere la<br />

bestiola. Per cavarci anche del denaro da quella cattiva azione, oltre<br />

che la soddisfazione di aver fatto del male a un bambino senza<br />

famiglia.<br />

200


Lui aveva per caso visto qualcosa? O sentito qualcosa che potesse<br />

aiutarla nel recupero della bestiola?<br />

Mentre parlava gli occhi della donna si erano fatti anch'essi<br />

rossi, e protrudevano dalle scure occhiaie come quelli del ragazzo.<br />

Sembravano figli della stessa dolorosa impotenza.<br />

Ma lui - facile a crederlo - non aveva visto nulla.<br />

Né sarebbe stato la persona più qualificata ad accorgersi se<br />

succedeva qualcosa di strano nella casa di fronte. Ma gli dispiaceva<br />

quello che era successo.<br />

Farouk aveva ripreso un po' di coraggio, e guardava in su verso<br />

di lui bevendo le scarne parole come fossero buone notizie, precise<br />

indicazioni, invece dell'ovvio diniego. Avrebbe voluto aiutarli.<br />

Ed era sul punto di offrirsi di comperare un altro fennec al ragazzo<br />

quando comprese che non era quello il momento per una simile<br />

proposta.<br />

La cosa migliore era tacere e offrire ai due un bicchiere di limonata<br />

fresca.<br />

Quel mattino Amina e Farouk rimasero con lui. La donna disse<br />

che, ormai che si trovava da quelle parti, valeva la pena mettere<br />

un po' d'ordine nella casa. Sembrava averne proprio bisogno. Gli<br />

avrebbe fatto anche da mangiare. Voleva?<br />

Certo che voleva. Come dirle di no? La verità era che Amina<br />

desiderava rimanere nella zona senza dare troppo nell'occhio, per<br />

rendersi conto se i suoi sospetti sul rapimento della volpetta da<br />

parte del “turco” fossero fondati. E quando gli disse che lui poteva<br />

uscire con il ragazzo per ritornare quando il pranzo sarebbe<br />

stato pronto, fu certo che la donna intendeva utilizzare la maggior<br />

parte del tempo in cui sarebbe rimasta sola per sbirciare nell'abitazione<br />

situata a poca distanza. E, se possibile, per informarsi anche<br />

dalla gente che viveva nei paraggi circa la presenza del fennec nella<br />

casa.<br />

O addirittura sulla morte dell'animale.<br />

Scorgeva negli occhi dell'araba una piccola fiamma lontana ma<br />

inestinguibile, come il fuoco della sua decisione di non fermarsi<br />

fin quando le cose non fossero state chiare, e le responsabilità e le<br />

punizioni non avessero raggiunto chi di dovere.<br />

201


Lui non poteva farci nulla. D'altro canto cosa si poteva fare se<br />

la donna avesse davvero scoperto qualcosa a carico di Hassan?<br />

Niente. Magari una denuncia al più vicino posto di polizia. E un<br />

fiume di improperi. Ma l'altro se ne sarebbe altamente fregato, insieme<br />

a chi gli aveva tenuto bordone. E tutto sarebbe finito in lacrime<br />

di rabbia solo in parte soddisfatta per aver trovato il bandolo<br />

della matassa.<br />

Anzi, per aver subito intuito a chi era da ascriversi la responsabilità<br />

della scomparsa e dell'eventuale morte della bestiola.<br />

La cosa migliore era lasciar fare. Probabilmente Amina non sarebbe<br />

venuta a capo di nulla. E tutto si sarebbe concluso in un'amarezza<br />

stemperata dalla coscienza di aver fatto quanto era possibile.<br />

Almeno aveva tentato, si sarebbe detta. La vita è prospettiva.<br />

E' un sistema di quinte e di profondità. Ognuno ha il suo, con le<br />

sue leggi, le sue esigenze, la sua particolare strutturazione.<br />

- Vieni. Andiamo a fare un giro in macchina - aveva concluso<br />

rivolgendosi al ragazzo. - Diamo uno sguardo intorno. Non si può<br />

mai sapere.<br />

Ma neanche aveva pronunciato quella frase che s'era accorto<br />

d'avere sbagliato. Era come un rinfocolare un'assurda speranza.<br />

Per un motivo o per l'altro, era convinto che del fennec nessuno<br />

avrebbe più visto neanche la coda.<br />

Girovagarono senza meta. Lungo le strade sabbiose e irte di<br />

secchi cespugli che portavano all'interno verso Burg el-Arab, o<br />

lungo il mare di un intenso blu che brillava di milioni di piccole<br />

stelle sotto un cielo di inclemente lucore. Si fermarono anche in<br />

un boschetto, e Farouk si mise a dare calci contro certi grumi<br />

biancastri che null'altro erano se non feci calcificate dal sole. Al ritorno<br />

il piccolo targhi volle riascoltare la storia di Pollicino. E lui<br />

fu felice di poterlo accontentare. Poi, giunti a casa, si erano seduti<br />

a mangiare. Quel mattino dovevano essere suoi ospiti, aveva detto<br />

ad Amina.<br />

Il giorno, bene o male, si concluse senza ulteriori novità, e, per<br />

la settimana successiva, del fennec non ne seppe nulla. Né vi furono<br />

altre novità se non che gli occhi di Farouk erano sempre più<br />

rossi; e che Amina rimaneva sempre più silenziosa a spazzare la<br />

202


veranda rivolta verso la casa del commerciante, quando si recava<br />

da lui.<br />

Purtroppo non era soltanto la pelosa coda dorata del fennec<br />

che non avrebbe più visto. Le cose che sembrano impossibili a<br />

volte accadono. E accadono solitamente quando meno ce l'aspettiamo.<br />

Così scoppiò la tragedia, improvvisamente, inattesa quanto<br />

nulla mai. La sorpresa non appartiene alla sua natura ma è una delle<br />

sue ancelle preferite.<br />

Nel giro di dieci giorni – vale a dire all’inizio dell’altra settimana<br />

- lo stesso Farouk scomparve. Anzi, prima scomparve e poi fu<br />

ritrovato a una distanza relativamente breve da casa sua, al di là<br />

del boschetto con le feci calcificate.”Che giaceva in terra morsicato<br />

in più punti da cani selvaggi”, fu la prima e unica notizia che filtrò<br />

dalla gendarmeria il primo giorno.<br />

Qualche ora prima, Amina era venuta a cercare il ragazzo con<br />

le mani nei capelli per la disperazione. Era stata accompagnata davanti<br />

casa sua da un giovanotto che doveva essere un lontano parente.<br />

In una Citroen scassata e senza paraurti anteriore. Piangeva,<br />

si torceva le dita, a tratti lamentandosi e guardando alle finestre e<br />

alle porte della casa di Hassan ermeticamente chiusa.<br />

Dopo avergli raccontato come non trovasse più il ragazzo, la<br />

donna aveva continuato a guardare incredula alla grossa abitazione<br />

dove il ricco Hasssan risiedeva solo provvisoriamente. A tratti<br />

come per chiedere aiuto, piuttosto che per accusare o minacciare.<br />

Nei suoi occhi vi era stata una sorta di straziata incredulità. Neanche<br />

le era riuscito di coronare i suoi sospetti con una vigorosa<br />

bussata all'uscio scuro a pochi passi da lei. Perché non era forse<br />

Hassan che le aveva preso il ragazzo, oltre ad essersi impadronito<br />

della volpetta?<br />

Il dolore sembrava avere istillato in lei una esiziale debolezza.<br />

Era mai possibile che l'uomo avesse fatto scomparire il suo ragazzo<br />

perché il fennec gli aveva morsicato le vesti in un paio di<br />

occasioni? Esistevano persone del genere? E l'offesa non avrebbe<br />

dovuto già essere stata vendicata dalla scomparsa - anzi dalla morte,<br />

di questo era ormai certa - del fennec!?<br />

203


Sembrava che non riuscisse a credere all'accaduto, a capacitarsene.<br />

Poi era saltato fuori il corpicino senza vita di Farouk. Anzi soltanto<br />

la notizia del ritrovamento, dapprincipio.<br />

Un delitto efferato, un atto incredibile: incomprensibile per un<br />

occidentale, aveva continuato a ripetersi nelle ore immediatamente<br />

successive. Ammazzare un bambino per vendicarsi di un affronto<br />

così banale era qualcosa di tanto selvaggio - si era detto in quei<br />

primi momenti - che neanche nelle zone più arretrate e di cultura<br />

assolutamente barbarica era possibile immaginarlo. Un vendetta<br />

atroce.<br />

Se era stato Hassan, avrebbero dovuto cuocerlo a fuoco lento.<br />

E il pensiero di quell'assurdo fatto gli era rimasto per tutto il<br />

giorno confitto nella mente. Come una nube di cui non riuscisse a<br />

liberarsi, che ottundeva ogni cosa, ogni realtà.<br />

Senza che lo volesse, quella possibilità si era confrontata di<br />

volta in volta con il cielo splendido e ruggente, o con il mare enorme<br />

e incontenibile, e con le bellezze che gli si erano offerte -<br />

inevitabili - della città e del deserto; con il fascino che aveva colto<br />

nelle donne e negli uomini di quelle terre. Ma non vi era stata una<br />

cosa sola della sua memoria, recente o antica, che riuscisse a vincere<br />

il ribrezzo che gli guastava l'animo. Che vi potesse mettere sia<br />

pur minimamente la sordina.<br />

E non era questione della sua particolare sensibilità, dovuta al<br />

fatto che aveva conosciuto il piccolo targhi. Era convinto che fosse<br />

una cosa orribile in se stessa. Gli parve che la barbarie che si<br />

considerava superata ovunque in quelle zone, non lo fosse più. E<br />

che il progresso della democratizzazione nell'amministrazione della<br />

società, dell'avanzata della tecnologizzazione e di un migliore<br />

sfruttamento delle risorse, dei diritti dell'uomo e della contemporanea<br />

solidarietà sociale di quei luoghi, fossero del tutto inghiottiti<br />

da quel semplice fatto. Da quel bambino assassinato per vendetta<br />

dal “turco”. La sopravvissuta ferocia locale era testimoniata da<br />

quella morte.<br />

In breve, l'Africa era tornata ad essere il Continente Nero nella<br />

sua immaginazione.<br />

204


Poi la Polizia era venuta a fargli visita. Nel pomeriggio quattro<br />

poliziotti bussarono alla porta.<br />

Non era un interrogatorio, gli dissero. Altrimenti lo avrebbero<br />

convocato in ufficio, una casamatta che su di un lato era costituita<br />

da ondulati da tempo in attesa di essere sostituiti con materiale più<br />

degno e adeguato.<br />

Doveva solo dir loro quello che sapeva.<br />

Il capo-pattuglia era un bel ragazzo di un marrone forte e insieme<br />

dolce, con un blocco di appunti in una mano e nell’altra una<br />

penna a sfera della BOAC.<br />

Aveva raccontato di Amina che era andata da lui, e di non aver<br />

visto Farouk per tutto il fine settimana appena trascorso. L’ultima<br />

volta lo aveva visto quando era venuto insieme ad Amina a chiedergli<br />

se sapesse nulla del fennec.<br />

Praticamente non l'aveva visto la settimana precedente. Né<br />

immaginava dove potesse essere stato.<br />

La grossa macchina era scivolata tristemente via con il suo carico di dolore<br />

verso nord. Lo sconquassato veicolo per un attimo lo aveva rimandato con la<br />

mente alla grottesca possibilità che fosse in caccia del suo parafanghi, piuttosto<br />

che del bambino.<br />

La sua fortuna fu quella di non avere precedenti.<br />

Nessuno poteva dire di aver mai visto ragazzi entrare a casa<br />

sua, o intrattenersi con lui. E Amina era troppo intelligente per<br />

non essersi resa conto che il suo interesse per il ragazzetto era solo<br />

simpatia umana. Non si trattava di pedofilia.<br />

Lui dapprincipio aveva nutrito un po' di apprensione; e di tanto<br />

in tanto aveva avuto anche paura.<br />

Nessuno lo conosceva. Il ragazzo era morto. Lui ci usciva<br />

spesso insieme. Se le cose si fossero messe male, potevano anche<br />

portarlo in città per accertamenti. E a quel punto cominciava tutta<br />

una nuova musica. Ognuno avrebbe voluto dimostrare che aveva<br />

fatto quello che aveva fatto a ragion veduta. Ogni particolare più<br />

insignificante avrebbe acquistato il profilo di un indizio, non foss'altro<br />

che a difesa di chi aveva deciso il suo fermo e le indagini.<br />

205


Invece le cose andarono nel modo migliore. Nessuno aveva<br />

neanche accennato ad un sospetto contro di lui.<br />

Quando si conobbe l’esito dell’indagine necroscopica<br />

all’obitorio tutto fu chiaro. Farouk era stato svuotato. Prima ucciso<br />

e poi svuotato.<br />

Sì, i cani selvaggi lo avevamo morsicchiato. I segni delle zanne<br />

sulle cosce e sui glutei erano inequivocabili. Ma gli occhi, i reni, il<br />

fegato, e il piccolo cuore indomito del targhi erano stati asportati<br />

con precisi tagli di bisturi.<br />

Altro che ferocia locale, altro che atroce vendetta di Hassan!<br />

E in questo era ancora più evidente che lui non c'entrava per<br />

nulla.<br />

Per fortuna, alla stazione di polizia il funzionario, un uomo che<br />

indossava da un paio di settimane la stessa camicia verde pisello<br />

approfittando del colore difficilmente perscrutabile , aveva subito<br />

capito che lui era “dott.” ma in tutt'altra cosa.<br />

Questo lo aveva alquanto sollevato. Sarebbe stato grave se un<br />

atto di schifiltosa pigrizia - quale quello di passare la sua carta da<br />

visita all'incaricato dell'agenzia turistica - si fosse concluso con un'imputazione<br />

di omicidio aggravato per il solo fatto che la Polizia<br />

non disponesse di meglio.<br />

E per fortuna Mulid era in viaggio in quei giorni. Comunque il<br />

poveraccio non avrebbe avuto voce in capitolo nelle oscure stanze<br />

essiccate dal caldo, e come ombreggiate dall’impalpabile sabbia.<br />

Allo stesso tempo dense di rappresa mestizia e di uno sporco decennale.<br />

Ci mancava solo che l'alessandrino potesse intrattenersi con le<br />

autorità circa le sue speranze sull'asportazione dei propri calcoli.<br />

Dio è clemente e misericordioso, si disse citando con animo<br />

cattolico quel famoso e continuamente reiterato articolo di fede islamica,<br />

quando fu di nuovo a casa, lontano da luoghi di contenzione<br />

intrisi del dolore delle vittime di passaggio, oltre che<br />

dell’odore dei loro aguzzini. E ormai definitivamente rassicurato<br />

dallo sprezzante disinteresse che la Polizia aveva mostrato di nutrire<br />

per la sua persona.<br />

Guai se non fosse stato così!<br />

206


Nella vita vi sono cose che potrebbero essere pacificamente<br />

definite incommensurabili con noi. Non ci riesce di sistemarle nel<br />

nostro animo, nella nostra intelligenza. Cose a cui non siamo capaci<br />

di prendere le misure per trovarvi un posto adeguato. Esse<br />

esulano, oltre che dalla nostra esperienza, dal nostro stesso sistema<br />

di comprensione.<br />

La morte di Farouk era una di quelle.<br />

Continuava ad avere il ragazzetto davanti agli occhi, a rammentarne<br />

i lineamenti, la voce a tratti un po' gracchiante. L'ingenuo<br />

sorriso accattivante di bambino. La fanciullesca malizia. Le mani a<br />

volte sudicie.<br />

Farouk rimase al suo fianco l'intera giornata senza poter far<br />

nulla per staccarsene. Non solo da lui e dalla sua morte, ma anche<br />

dalla propria stupidità. Era evidente che il piccolo targhi, disperato<br />

per la scomparsa del fennec, aveva fatto notte tempo un tentativo<br />

per ritrovarlo. Ed era partito dal ciuffo di palme presso le quali il<br />

giorno prima avevano trovato le feci calcificate.<br />

Ma come aveva potuto credere che fosse stato Hassan a ucciderlo?<br />

Forse il “turco” neanche aveva ucciso il fennec.<br />

L'uomo aveva altro da fare, altro a cui pensare. Solo la sua<br />

mentalità razzista aveva potuto immaginare una tale possibilità.<br />

Ricordando la scena, ora comprendeva lo sguardo di Amina. Non<br />

aveva neanche lei pensato davvero che Hassan avesse ucciso Farouk.<br />

Era stato un gioco dell'immaginazione, un escamotage per<br />

aggirare il dolore, per fuggire l'ignoranza dei fatti. L’assoluta cecità<br />

di quel tragico momento.<br />

Quell'omicidio, quella “vendetta”, era frutto dell’ immaginario<br />

contemporaneo. Anzi delle moderne tecnologie. Non c'entrava<br />

per nulla la crudeltà araba, o il “barbaro costume desertico”. Quell'assassinio<br />

rientrava nel contemporaneo universo tecnologizzato,<br />

non in quello dei souk affollati, e delle carovane così puzzolenti da<br />

essere “annusate” a chilometri di distanza. Un Farouk vuotato dei<br />

suoi organi, un corpo oggetto di commercio per una moderna sostituzione<br />

di organi – in una clinica probabilmente “occidentale”,<br />

da ricercarsi sul suolo africano o nel cuore dell'Europa - era “suo”<br />

non di Hassan il “turco”.<br />

207


Era una tessera dell’ideologia entro il cui ambito lui viveva. Lo<br />

sentiva nel cuore, nel cervello, che Farouk in qualche modo era<br />

stato ucciso dal mondo a cui il ragazzo aveva già preso gusto.<br />

Era la sua civiltà che era giunta a rottamare i bambini, non<br />

quella barbarica dei “mori” cattivi che, in guerra, eviravano i nemici<br />

e gli cacciavano fra i denti quello che restava del loro pene.<br />

Bisognava essere bravi chirurghi, sapere molto bene cosa si stesse<br />

facendo. Per poter fare una cosa del genere, ci volevano autentici<br />

professionisti. Degli specialisti.<br />

Fu un esame di coscienza freddo, lento, ma che nulla poteva<br />

mitigare.<br />

Trascorse l'intero pomeriggio sdraiato nella poltrona che di solito<br />

lo accoglieva, avvinto da una sonnolenta ubriachezza. L'immagine<br />

del ragazzetto lo inseguiva dalla veglia ai sogni e viceversa,<br />

e ogni particolare che aveva acceso la sua simpatia si infiltrava nei<br />

pensieri, nei ricordi, nel quadro di quell'amara prospettiva.<br />

E nei sogni si intrufolavano a ruota libera i personaggi del piccolo<br />

mondo che lo circondava. Mulid che gli faceva dono di uova.<br />

Almèk che pontificava sul passato, sulla giovinezza e sulla speranza.<br />

Nel sogno la donna piccola e nervosamente entusiasta che aveva<br />

visitato il museo di Kavafis si strisciò contro l'uomo dalla<br />

barba antropologica recitando versi che a lui non riuscì di sentire.<br />

Boutigny rise più che mai al di sopra di una mousse al cioccolato in<br />

un angolo del Pastroudis, ancora assolutamente indifferente ai pericoli<br />

che sovrastavano la sacrestana della chiesetta di Kafr-el-<br />

Dawar e le altre donne dagli efficaci pesanti sederi.<br />

Saskia lo salutò un'altra volta con la mano, distante da lui sulla<br />

Canopea.<br />

Sognò anche il funzionario di polizia dalla camicia verde pisello.<br />

Gli tendeva il passaporto mentre Mulid cercava di dirgli qualcosa,<br />

mostrandogli allo stesso tempo uno dei suoi illustrati fogliacci<br />

“medico-chirurgici”. C'era anche Gaia, che qualche giorno<br />

prima aveva lasciato Alessandria per addentrarsi con i suoi ospiti<br />

nelle zone dei reperti archeologici.<br />

Più che di sogni, si trattò di una catena di incubi in cui era<br />

sempre presente Farouk; un laccio che alla fine lo strinse, lo strin-<br />

208


se, finché – quando Gaia di nuovo apparve, elegantissimo, e grasso<br />

oltre ogni dire nel suo faccione e nel sedere esageratamente<br />

prominente - non si svegliò con un ultimo sussulto in un mare di<br />

gelido sudore.<br />

Era stremato. Ma avrebbe voluto chiedere al “padrone bianco”<br />

se erano stati i suoi “parenti” del nord-Europa a svuotare il piccolo<br />

targhi.<br />

Che fosse anche lui responsabile di quell’atroce destino?! Per<br />

fortuna Vij non era venuta ancora.<br />

Alla fine decise di uscire. Non gliela faceva più a stare in quella<br />

poltrona. Anzi in quella casa.<br />

Mentre s'affrettava, trovò in terra, sulla soglia di pietra grigia<br />

incurvata dall’uso, una lettera di sua moglie. Il ragazzo dell'American<br />

Bureau l'aveva spinta sotto l'uscio pensando alla mancia che<br />

avrebbe ricevuto per la cortese sollecitudine.<br />

La mise in tasca. E, raccolte le chiavi della macchina dal tavolinetto<br />

dell'ingresso, uscì nella notte fresca.<br />

La prima reazione fu sgradevole perché il sudore gli si gelò addosso.<br />

Ma, salito in macchina, le cose presero a girare meglio.<br />

Non sapeva dove volesse andare. Desiderava soltanto lasciarsi dietro<br />

quelle mura come se, con esse, potesse disfarsi dei dolorosi ricordi<br />

che riguardavano Farouk. E dei tutt'altro che pretestuosi<br />

giudizi di condanna sull’universo a cui riconosceva di appartenere,<br />

e su lui stesso.<br />

Avrebbe dato l'anima per disfarsi dell'amarezza per la morte<br />

del bambino, e di quel senso di lontana responsabilità per quanto<br />

era accaduto.<br />

Ma il pensiero della crudezza di quanto era successo lo turbava<br />

molto più della morte stessa del bambino.<br />

L'orrore non ha soltanto un volto ma ha anche un'anima,<br />

un’intelligenza. La coscienza è coscienza di singole emozioni e di<br />

singoli uomini, ma deve potersi staccare dal caso particolare, dall'immediato.<br />

L'uomo è capace di giudizi e di scelte solo perché in<br />

ogni singolo evento è in grado di leggere qualcosa che prescinde<br />

dal fatto particolare. Farouk aveva subito una morte così infame<br />

209


che il suo scomparire, la sua stessa sofferenza, impallidivano di<br />

fronte al concetto dei “pezzi di ricambio”. Il bambino era coinvolto<br />

in qualcosa di più grande di lui. In una questione metafisica.<br />

Oggetto della rottamazione, lui stesso scompariva di fronte a quel<br />

dramma. Dinanzi alla tragedia di quel concetto.<br />

Bambini da reperirsi, oltre che nelle scuole, anche negli asili infantili.<br />

Perché no!? Aveva detto così l'ometto dal turbante bianco,<br />

qualche sera prima nella piccola moschea.<br />

Soggetti assolutamente inimmaginabili coinvolti nella sostituzione…<br />

Fu questo a spingerlo sulla strada verso nord.<br />

210


16<br />

Quando giunse in prossimità del piccolo tempio, alzando lo<br />

sguardo, s'accorse che Burg el-Arab era immersa nelle tenebre.<br />

Per certo non vi erano Presidenti in giro, quella notte.<br />

Ciò rendeva ancora più piacevole il momento. Era contento<br />

dell'oscurità che lo circondava. Aveva bisogno di silenzio e di<br />

buio. C'era qualcosa in lui che cercava di affiorare fino alla coscienza.<br />

Per un attimo si sentì come una femmina che avesse bisogno<br />

delle tenebre della tana per dare alla luce la nuova cucciolata.<br />

Parcheggiò sul retro della costruzione fatiscente e poi, come risvegliato<br />

a un dovere a cui era bene non sottrarsi, scorse alla luce<br />

dei fari la breve lettera di Saskia. Poi, al termine della lettura, entrò<br />

e andò ad accucciarsi nell'angolo della moschea che gli aveva già<br />

offerto asilo.<br />

Questa volta non curiosò ispezionando l'interno del luogo sacro,<br />

tanto ombreggiato da essere quasi indistinguibile. Piuttosto,<br />

reggendosi il capo fra le mani, cercò di penetrare quanto la moglie<br />

gli aveva scritto. E di figurarsi cosa stesse accadendo lassù e quale<br />

sarebbe stato l'epilogo della vicenda.<br />

Sapeva di farlo per distrarsi dagli eventi in cui era stato appena<br />

coinvolto. E questo presto lo riportò al motivo della sua visita in<br />

quel luogo.<br />

Gli ultimi avvenimenti si intrecciavano, acquistando ciascuno<br />

maggiore significato alla luce dell'altro. Fino a dissolversi contro la<br />

morte del piccolo nomade.<br />

Il punto di partenza di quella sorta di peregrinazione interiore<br />

poteva essere considerato una delle cose che si sanno da sempre<br />

ma a cui non abbiamo mai prestato fede. Gli sembrava d'aver<br />

compreso a fondo quanto il proprio futuro non rientrasse nella<br />

sua predeterminazione, e neanche in una sua pur modesta previsione.<br />

Quanto gli stava accadendo sottolineava come l’essenziale<br />

qualità del tempo a venire fosse quella di sfuggire a ogni controllo.<br />

211


A dispetto di ogni intelligenza; di ogni atteggiamento umano che<br />

con cura insieme umile e scaltra volesse indirizzarlo da qualche<br />

parte.<br />

“Il futuro non ci appartiene”, diceva inutilmente una saggezza<br />

tanto popolare quanto rifiutata.<br />

Von Clausewitz aveva teorizzato tattiche e strategia, la battaglia<br />

in avanzata e la guerra difensiva. Tutte cose che servivano poco di<br />

fronte all'imponderabile. Lo aveva ammesso lui stesso. La guerra è<br />

il campo dell'insicurezza. Tre quarti delle cose su cui si fonda per agire sono<br />

avvolte dalle nebbie dell'incertezza. Aveva scritto più o meno così.<br />

Il suo “futuro” non si era limitato ad organizzare i fatti della<br />

vita in modo imprevedibile. Addirittura lo obbligava a una revisione<br />

di idee sulla stessa vita. La morte di Farouk l'aveva portato a<br />

ridosso di quella coscienza. Proprio quando aveva pensato che il<br />

ragazzetto potesse essere adottato, e che in questo modo potesse<br />

entrare un po' di luce sia nella esistenza di sua figlia che in quella<br />

del targhi, ecco il “brillante moderno intervento”.<br />

Si fa presto a dire “assassini”, “omicidio”. C'era dell'altro in<br />

tutto ciò.<br />

Durante gli ultimi anni avevano spesso pensato al pensionamento<br />

e al tempo di cui avrebbe presto disposto. Non avevano<br />

difficoltà economiche, e questo aveva permesso a lui e a sua moglie<br />

di fantasticare.<br />

Quando ne parlavano, lo facevano con la convinzione che il<br />

treno che fino a quel momento li aveva portati in giro per l'universo<br />

della loro esistenza fosse pronto a imboccare i percorsi che<br />

avrebbero scelto. Forse anche perché non chiedevano molto. Non<br />

avevano pensato né a una nuova stagione erotica, né a un paradiso<br />

in terra. I frutti fuori tempo non li amavano. Ma entrambi avevano<br />

guardato a quei giorni come alla possibilità di godere finalmente<br />

molte di quelle cose di cui fino a quel momento avevano dovuto<br />

privarsi per una ragione o per l'altra. Soprattutto di una riposante<br />

pace.<br />

Ma fin da principio le cose erano andate in tutt'altro modo. Intanto<br />

la vacanza era rovinata. Lo spirito che li aveva animati non<br />

c'era più. A quel punto sarebbe stato meglio ricominciare tutto<br />

212


daccapo in un altro momento e in un altro luogo. Magari una cosa<br />

del tutto diversa da una “luna di miele” in Egitto.<br />

Non che si pentisse di qualcosa. Il loro egoismo non avrebbe<br />

potuto mai rifiutare le necessarie deviazioni a cui l'affetto per Vij li<br />

obbligava. Come ignorare le difficoltà in cui la loro figlia si dibatteva?<br />

La cosa era andata avanti giorno dopo giorno, settimana dopo<br />

settimana, così che lui aveva avuto il modo e il tempo di convincersi<br />

gradualmente di come i loro piani fossero andati in fumo. Le<br />

contrarietà, poche ma ineludibili, erano sembrate saltar fuori come<br />

per magia. Fino ad arrivare alla tragedia di Farouk.<br />

A sigillare tutto questo, se mai ve ne fosse stato bisogno, ora<br />

giungeva quella novità di Saskia. Una novità triste, oltre che sgradevole<br />

e adeguatamente “contemporanea”.<br />

La presenza della droga nelle società progredite è una costante<br />

che non bisogna accettare ma a cui bisogna abituarsi. Si trattava di<br />

una “mala pianta” che avrebbe richiesto un lunghissimo tempo<br />

per essere estirpata. Bisognava percorrere una tortuosa quanto<br />

difficile strada in cui sembrava che neanche si volessero muovere i<br />

primi passi.<br />

Ancora una volta fu grato al destino che Vij ne fosse rimasta<br />

lontana, che non avesse mai tentato di risolvere i suoi problemi in<br />

modo “farmaceutico”.<br />

Quell'avvenimento rendeva ancora più drammatica la distanza<br />

da Saskia. La Polizia avrebbe potuto ripensare al ruolo di sua moglie<br />

nel processo, obbligarla a restare ad A'dam. Insomma, la data<br />

del loro “ri-congiungimento” - a quel punto fu giocoforza per lui<br />

pensare a Musil - si faceva ancora più misteriosa e lontana.<br />

Comunque non sarebbe tornato leggero il loro cuore, quand'anche<br />

avessero potuto riprendere la vacanza al punto in cui l'avevano<br />

interrota.<br />

La presenza di qualcosa di estraneo ai loro piani si era imposta<br />

anche quando s'era cominciato a parlare dell’ adozione del piccolo<br />

Farouk. La possibilità dell'adozione aveva come cancellato dal<br />

213


soggiorno in Egitto quella gratuità, quella inutilità che a volte dà<br />

alle cose la loro piacevolezza.<br />

Sua madre diceva che un regalo è tale solo se è inutile.<br />

Lui aveva finto di ignorarlo. Valeva la pena, sia per sua figlia<br />

che per il giovane nomade. Il ragazzetto sembrava una foglia tragicamente<br />

strappata dalla sua pianta. E se Vij aveva intenzione di<br />

adottare un bambino, il targhi sarebbe stato l'ideale.<br />

Comunque il problema non era quello della vacanza. Piuttosto,<br />

da un po' di tempo la sua mente era come spinta a scoprire qualcosa<br />

attraverso ciò che gli stava accadendo. A forare il più immediato<br />

orizzonte. Nelle ultime notti, in cui spesso era stato visitato<br />

dall'insonnia, il passato aveva preso a scorrergli davanti come si<br />

dice che faccia con gli uomini sul punto di morire. Sia il passato<br />

antico, lontano, che gli ultimi accadimenti della sua vita. In particolare<br />

quelli di Alessandria.<br />

La cosa non lo aveva spaventato più di tanto; ma incuriosito sì,<br />

quello sì.<br />

Avrebbe con piacere bevuto una tazza di tè. Ma nei paraggi<br />

non c'era nessuno che gliela preparasse. Si frugò in tasca, scelse<br />

una sigaretta dal pacchetto, l'accese.<br />

Il fumo sembrò raschiargli la gola come carta vetrata, mentre<br />

nell'ombra le volute azzurrine mandavano in tilt i suoi occhi. Non<br />

vi fece caso. Aspirò ancora e poi tossì. Due, tre volte.<br />

All’impossibilità di realizzare quel minimo fatto, quella banale<br />

vacanza con sua moglie, si era ancora prima intrecciato lo struggente<br />

desiderio di Mulid. Quella voglia impellente di cui l'alessandrino<br />

lo aveva messo al corrente non appena lo aveva conosciuto<br />

Vi era stata la quasi diuturna perorazione, per metà erotica e<br />

per metà mistico-filosofica, di quella causa “già vinta” –<br />

nell’immaginazione del musulmano - eppure sempre sul punto<br />

d'essere perduta. La possibile unione dell'uomo con la bella servetta<br />

aveva segnato le sue riflessioni. Lo aveva fatto vagare con la<br />

mente. Mulid era un uomo che forse si fermava poco a riflettere<br />

sui principi primi e su quelli secondi. Per lui la filosofia era un esercizio<br />

innato della mente e del cuore. “Non è soltanto perché mi<br />

214


viene duro con lei che voglio sposarla, ma è anche perché voglio<br />

un figlio. Un figlio maschio. Un figlio che mi ricordi.”<br />

Schiacciò con una pietruzza il mozzicone ancora acceso. Che mi<br />

ricordi. Parole in qualche misura ambigue. L'uomo fantasticava di<br />

esistere, per quella memoria, oltre la morte?<br />

Mulid sentiva di voler coronare con i fatti la sua passione per<br />

la ragazza, ma allo stesso tempo di volere la vita dopo di sé. Mulid<br />

non ne sapeva di più. L'alessandrino non avrebbe capito la più<br />

semplice delle tesi di Schopenhauer riguardo al “mondo come volontà<br />

e rappresentazione”, o la più struggente esposizione dell'esperienza<br />

kierkegaardiana, ma sentiva integro nel proprio corpo e<br />

nel proprio cervello l'impulso alla vita a cui la natura aveva affidato<br />

la propria sopravvivenza. Così potente e complesso quanto era<br />

stato all'origine.<br />

Amare era ancora lasciarsi dietro qualcosa. Vi era ancora un collegamento<br />

in lui fra l’amore e il domani dell’universo.<br />

E poiché nella sua cultura l'orma che si perpetua, il sigillo che<br />

si riproduce in modo più nitido è quello del maschio, lui voleva un<br />

figlio maschio per creare un futuro dopo di sé che portasse la sua<br />

cifra. Il suo nome.<br />

Che lo catapultasse in tal modo nell'eternità? Forse.<br />

Comunque l'uomo si relazionava con il futuro. Amare era suscitare<br />

esistenza, partecipare al flusso del farsi dell'universo. Essere<br />

a modo suo “creatore”. Produrre futuro in termini di vita.<br />

Mulid non si sarebbe mai chiesto quale potesse essere la riflessione<br />

esistenzialista o husserliana in proposito, ma avrebbe fatto<br />

del tutto perché la servetta gli concedesse le sue grazie, e con esse<br />

un essere robusto, un maschio che gli rassomigliasse. E che fosse<br />

in grado di trarre frutti dalle terre bagnate dal Nilo, di prendere<br />

uova dalle galline - forse dei vicini - , e petrolio dalle pompe non<br />

ancora stanche di giacimenti da scoprirsi.<br />

L’alessandrino aveva un progetto. E si considerava lui stesso<br />

un progetto, anche se in maniera non cosciente.<br />

Jaap aveva disquisito con eleganza della metafisica prima e dopo<br />

Jaspers; aveva sostenuto in più di un'occasione le ragioni del<br />

pragmatismo di James; ma probabilmente sarebbe anche morto<br />

215


sterilizzato. Con i deferenti resi inoperativi dall'ultimo grido della<br />

chirurgia internazionale per day-hospital.<br />

Una chirurgia in cui si impiegavano tecniche e materiali che<br />

forse risalivano alla sperimentazione per l’esplorazione dello spazio.<br />

Una chirurgia presto intergalattica?<br />

A completare la benefica operazione, bastava che qualcuno<br />

provvedesse alla cremazione per “quel dì”. Del suo ex-genero non<br />

sarebbe rimasta traccia. Il futuro, che da lui non era stato nutrito,<br />

non gli avrebbe riservato neanche una fuggevole memoria. Cenere<br />

inerte, fra i rantoli esalati dal suo tempo insignificante.<br />

O sarebbe rimasto nella storia della distribuzione hard?<br />

Jaap gli faceva solo pena.<br />

A dispetto del male che aveva fatto a Vij, non nutriva sentimenti<br />

di odio o di disprezzo per lui, solo le asciutte razionali lacrime<br />

della sua riflessione. Era un uomo che prima o poi avrebbe<br />

sofferto ciascuno e tutti i suoi errori. Meritava la sua compassione,<br />

anche se questa era un po' alcolica. Arricchita da bacche di ginepro<br />

di prima qualità.<br />

Non nutriva odio né per Jaap né per Culetto-sodo che ora lo<br />

accompagnava. Ma ora doveva smetterla. Era un luogo sacro,<br />

quello in cui si trovava, per quanto non sacro al suo dio. La testa<br />

gli girava. Non si beve impunemente gin e limone a stomaco vuoto.<br />

Fu a quel punto che sentì la Renault arrancare lungo la breve<br />

scarpata e parcheggiare sul davanti della moschea.<br />

Riconobbe l'auto perché la frizione slittava un poco.<br />

La storia si ripete, si disse. Una vecchia tesi ancora valida.<br />

- L'hanno sfrattata?<br />

Il piccolo turbante bianco gli parve più pulito della volta precedente.<br />

Sembrava brillare di luce propria nella fitta ombra. Anche<br />

i francescani “desertuali” si lavano; come lavano i loro indumenti.<br />

- Al contrario. Ho troppo spazio tutto per me stesso.<br />

- Un attacco di agorafobia, allora.<br />

L'uomo sorrise. Sul suo volto non c'era traccia della tensione<br />

della volta precedente. Poi trasse dalla sacca che recava sulla spalla<br />

216


il fornelletto, una bottiglia d'acqua, e una scatolina di cartone in<br />

cui lui immaginò vi fosse il tè. E iniziò a preparare la bevanda.<br />

Non appena il piccolo fornello fu acceso gli parve di sentirne il<br />

calore sul viso. E mentre fissava la raggiera della fiamma che fischiava<br />

allegramente, qualcosa in lui poco per volta si sciolse.<br />

Come una dura antica pietra di sale che, attaccata dall'umidità nell'aria,<br />

pian piano perdesse la sua compattezza. O, meglio ancora,<br />

come un bastoncino di zucchero. Di quelli duri, resistenti, magari<br />

asciugati dal tempo. Un bastoncino che cedesse pian piano la sua<br />

dolcezza al palato.<br />

Gli sarebbe piaciuto raccontare al frate quello che stava succedendo<br />

nella sua famiglia. O quello che era successo al ragazzetto<br />

targhi. Con il racconto forse si sarebbe scrollate di dosso quelle<br />

cose sgradevoli, dolorose, inaspettate. Ma aveva vergogna. Con<br />

quale pretesto parlargliene? Sgravarsi dei propri spettri, significa<br />

obbligare altri a farsene carico, a condividerli.<br />

La psichiatria ha le sue spiegazioni, la psicologia forse le sue.<br />

La religione anche. Quest’ultima che non si ritiene mai un'intrusa<br />

nei giochi degli uomini.<br />

Poi il tè fu pronto.<br />

Come nella precedente occasione, l'uomo versò la bevanda<br />

fumante nei due bicchieri. E lo fece con la precisione di chi non<br />

avesse fatto altro in vita sua che far centro con il frusciante zampillo<br />

verdastro entro il bordo di cinque centimetri di diametro dei<br />

piccoli recipienti. Quindi ne spinse uno verso di lui.<br />

- Da figlio di Francesco dovrei dirle che la sua assiduità in un<br />

luogo di preghiera sarebbe degna di miglior asilo.<br />

Almeno, il nostro testimonial è risorto.<br />

Ma il rapporto con dio è un fatto privato, personale. Un tu per<br />

tu. E lei ha il diritto di scegliersi il “tu” che vuole.<br />

L'arrivo dell'altro - ancor prima del suo quieto scaldare l'acqua<br />

e filtrare il tè - lo aveva sottratto al mondo entro cui si dibatteva.<br />

Come se una mano lo avesse deterso delle dolorose trame che si<br />

infittivano intorno a lui. Come se lo avesse di colpo liberato dal<br />

potere di quelle realtà che lo spingevano sordamente verso un angoscioso<br />

luogo, in cui le cose galleggiavano nel vuoto senza una<br />

217


elazione fra loro che avesse un effetto pacificante sulla sua intelligenza.<br />

Eppure vi erano ancora tutte, libere, mescolate, nitide di una<br />

loro precisione, proiettate sullo schermo della sua coscienza, ma<br />

senza alcun angosciante attualità.<br />

Era poi un limbo?<br />

Dopotutto, il passato, il presente e il futuro di Vij non erano<br />

così eccezionali da porre particolari problemi. Né l'omosessualità<br />

di Jaap - anzi la sua bisessualità - era cosa nuova sotto il sole.<br />

E neanche faceva meraviglia che la figlia di Selene fosse coinvolta<br />

in un giro di smercio di cocaina. Questa è l'epoca del fai-date.<br />

Ci sono paesi in cui si nasce e si muore senza mai portare l'auto<br />

dal meccanico. Kati aveva bravi soci. E come amica la figlia di un<br />

famoso diplomatico di nome Van de Ritter, che l'accompagnava<br />

nelle consegne.<br />

Cosa poteva chiedere di più al destino una ragazza sveglia come<br />

lei? Nulla o quasi.<br />

Di per sé, neanche poteva meravigliarlo eccessivamente quanto<br />

era accaduto al piccolo Farouk.<br />

Intanto non era il primo caso. E poi il mondo, che da tempo si<br />

era familiarizzato con le denunce per l'impiego dei feti umani nella<br />

cosmesi, era anche preparato al fatto che una fetta di umanità fornisse<br />

più o meno volontariamente parti di ricambio a un'altra.<br />

Trapianti di organi umani, animali, o frutto di una tecnologia<br />

avveniristica; grembi in affitto, banche del seme, procreazione in<br />

vitro; soste pluriennali di ovuli in frigo. Tutta una storia già scritta.<br />

E figli che nascono dopo la morte dei genitori.<br />

Ma almeno quelli nascevano!<br />

La stessa eutanasia era un capitolo nient'affatto recente, apparteneva<br />

allo stesso film.<br />

Allo stesso progredire?<br />

Prese una alla volta, e guardate in un certo modo, quelle cose<br />

potevano far pensare a possibili miglioramenti nella storia dell'uomo.<br />

Le nuove capacità dell’uomo facevano facilmente sognare.<br />

Il problema sorgeva dal fatto che tutte insieme davano segnali di<br />

morte e non di vita. L'impressione che se ne riceveva era quella di<br />

218


un'assoluta deregulation. Della deregulation nei confronti dell'assoluto.<br />

Dell’esistere in quanto tale.<br />

Ma anche nei confronti di ciascun uomo, di quell'essere divenuto<br />

“composto chimico senza scopo”. Era come se, al progresso<br />

nel fare, nelle possibilità dell'intervento umano sull'uomo, corrispondesse<br />

un costante quanto ulteriore degrado dell'idea che<br />

l'uomo aveva di se stesso.<br />

Gli ultimi avvenimenti sembravano voler dare sostanzioso<br />

corpo a quell'ipotesi.<br />

Cosa significa tutto ciò? Perché poi la vita?<br />

Esisteva forse un'autentica sfida dell’ “uomo dei ricambi” al<br />

pensiero moderno? Lui, aveva delle domande?!?<br />

Certamente.<br />

E qual era la distanza fra quest’uomo della modernità e un ipotizzabile<br />

“uomo-spazzatura”?<br />

Era questa era la domanda di gran lunga più imbarazzante.<br />

Difficile dare una risposta. L'immaginario collettivo non se la sentiva<br />

di impegnarsi. A quel punto prendeva a nicchiare. La risposta<br />

cominciava a mancare, diveniva la quotidiana assente in un sistema<br />

di produzione delle idee che, spesso mentendo spudoratamente<br />

su tutto e su tutti, rifuggiva sostanzialmente dal problema.<br />

Così la vita appariva come un divertente quanto decorativo sistema<br />

di fontane. Sembrava d'essere al centro di giochi d'acqua<br />

perfetti quanto generosi, che raggiungessero l'uomo da ogni parte.<br />

Un’acqua di cui si potesse fare quasi tutto ciò che si voleva, ma di<br />

cui non si conosceva la fonte. Le labbra dei putti liberavano milioni<br />

di schizzi più o meno gradevoli: perché? Acqua dalle cannelle,<br />

dai boccioli, dalle coppe, dai mascheroni, a travalicare gli orli di<br />

nappi piccoli e grandi. A frusciare, a gorgogliare, a rinfrescare da<br />

rosoni e piatti che il tempo aveva forse sbreccato.<br />

Ma cos'era tutto ciò?<br />

Anche lui aveva nicchiato parecchio. Finché aveva potuto.<br />

- Deve essere una vita devastata dall'insonnia, la sua, se la incontro<br />

qui tanto spesso.<br />

- Non tanto dall'insonnia quanto dalla veglia. Da ciò che accade<br />

quando sono sveglio.<br />

219


- Preferirebbe gli incubi?<br />

- E chi le dice che la vita stessa non sia un incubo? Ma questa<br />

non vale. Questa frase me l'ha strappata.<br />

- Si spieghi meglio. Non capisco.<br />

Quei pensieri, senza che se ne accorgesse, lo avevano trafitto<br />

lentamente, dolorosamente. Von Clausewitz - gli spiaceva per suo<br />

padre - non gli aveva dato risposte. Allo stesso tempo, la morte di<br />

Farouk era una sorta di vessillo che, sbattendo al vento del suo respiro,<br />

non gli permetteva di dimenticare. Per questo aveva avuto<br />

bisogno di buio e solitudine. Del piccolo edificio sacro dove raccogliere<br />

le idee e vedere cosa potesse farne. Di un luogo in cui interrogarsi<br />

su quale mai potesse essere il senso di un mondo che<br />

aveva perduto la propria presa sulla dignità umana, sul significato<br />

della sessualità, dell'integrità dell'io.<br />

Un mondo che, nel più assoluto silenzio, non riusciva a dare un credibile<br />

significato alla parola “uomo”.<br />

Che, reduce da esperienze totalitarie di destra e di sinistra e<br />

dalle relative atrocità, sembrava approfondire imperturbabile la<br />

propria capacità di efferatezza. Non si contavano i parricidi, i<br />

serial killer, gli stupri all'interno della cerchia familiare, la prostituzione<br />

forzata, la violenza sui bambini. La morte inferta in modo<br />

quasi gratuito e l'alto numero di suicidi fra i giovani. Quei “ricchi”<br />

che disponendo dell'unico capitale in nessun caso ricostituibile, il<br />

tempo, vi rinunciavano.<br />

Per non parlare delle guerre - civili e non - e dell'ampio fronte<br />

del rifiuto della maternità e della paternità. Per non guardare al<br />

panorama delle droghe sempre più varie e “innocenti”, e al loro<br />

mercato che scendeva crudelmente ma credibilmente verso età di<br />

una sola cifra.<br />

Verisimilmente, fra poco vi sarebbe stata una consistente fetta<br />

di fruitori bambini.<br />

Erano illogiche le mete che l'umanità si dava.<br />

Avere figli sembrava cosa ormai per pochi individui, per soggetti<br />

attaccati dal fungo di un incontrollabile quanto inoppugnabile<br />

masochismo.<br />

220


E il pensiero risultava spesso necrofilo anche se si preferiva rifuggire<br />

dal trattare l'argomento morte. A volte sembrava addirittura<br />

possibile intravedere una barbarie prossima ventura, trattando<br />

elementi di evoluzione della scienza, del costume, dell'arte. E della<br />

politica.<br />

Era il mondo di un uomo sempre più debole; che, concentrato<br />

sulla fruizione del presente, sembrava aver smarrito la strada della<br />

pietà di se stesso. Della pietà che si legge nell'idea che abbiamo di<br />

noi stessi, oltre che in quella dei nostri simili.<br />

Come dire tutto questo all'uomo dal piccolo turbante bianco,<br />

che gli stava offrendo in silenzio un'altra tazza di tè e uno scuro<br />

pezzo di zucchero?<br />

- Tutto ciò a cui riesco a pensare è che spesso si viene in Africa<br />

a cercare il deserto, ma guai se lo si trova.<br />

L'altro lo guardò per qualche istante attraverso i riccioli di vapore<br />

che salivano dal bicchiere.<br />

- Non immaginavo che fosse venuto a cercare il deserto. Pensavo<br />

che fosse in vacanza con sua moglie.<br />

- Ha ragione. Il deserto mi è caduto sul capo. Ma questo non<br />

cambia nulla.<br />

- E ora non sa come liberarsene!?<br />

- Proprio così.<br />

- A volte la vacanza s’interrompe…<br />

Tutte quelle problematiche esistenziali e quel dolore potevano<br />

coesistere in un piano pressoché logico fin quando non entravano<br />

sotto la nostra pelle. La clonazione riusciva a essere in continuità<br />

con l'abortistica, la ferocia delle guerre con l'amore appassionato<br />

per gli animali. Per i gatti recuperati a rischio della propria vita dalla<br />

cima di alberi troppo alti. I trapianti mirabolanti con i suicidi dei<br />

bambini che da poco avevano superato i dieci anni. Tutti quegli<br />

elementi, finché erano considerati come momenti di una storia<br />

che ci scorreva accanto coesistevano.<br />

E lui poteva osservarli, in qualche maniera sopportarli.<br />

Ma se a un certo punto voleva ricomporli in un quadro significativo<br />

che si chiamasse interpretazione della vita, dell'uomo, della<br />

221


ealtà, allora ciascuno schizzava via. Non riusciva a rientrare in<br />

una logica che fosse soddisfacente.<br />

Era un puzzle che non si riusciva a sistemare.<br />

Alla fine lo spettacolo era quello del caos più totale. Altro che<br />

progresso! Alle spalle del tutto mancava un principio unificante, e<br />

un significato. L'uomo e la vita, fatti a brani da vari processi storici,<br />

non riuscivano più a trovare una definizione che fosse degna<br />

d’essere accettata. Che fosse motivo di operosità, di volontà di coesione.<br />

Di speranza.<br />

Tutti quei segmenti dell'esperienza umana rappresentavano<br />

una sorta di esplosione.<br />

Una disperazione non urlata ma pur sempre disperazione.<br />

Spesso gli veniva in mente “L’urlo” di Munch. Una sintesi<br />

dell’umana esperienza?<br />

L'uomo tacque per qualche minuto, poi proseguì come a volerlo<br />

stuzzicare scherzosamente:<br />

- Potrebbe farle anche bene un po' di deserto.<br />

- Speriamo. - Avrebbe voluto aggiungere qualcosa di arguto ma<br />

non vi riuscì. Le spire di vapore salivano stente dai bicchieri. E<br />

così le risposte nel suo cervello.<br />

Quella stessa sera, mentre cercava lo stretto portale del sonno<br />

fra le mille idee che, torpide, continuavano ad agitarsi nel suo cervello,<br />

ripensò a quanto aveva sperimentato.<br />

Quando aveva sentito la macchina prima arrancare sulla sabbia<br />

e poi scivolare via lontano dal tempietto, era accaduto qualcosa<br />

nel suo animo che ancora non avrebbe saputo descrivere con<br />

compiutezza.<br />

Era stato come se una fresca inattesa carezza lo avesse sollevato<br />

dalla considerazione delle miserie che viveva. E dalla stessa<br />

conseguente miseria del suo cuore. Una condizione che era l'esatto<br />

contrario del tormento confusionato di cui era stato preda fino<br />

a quel momento.<br />

Se avesse dovuto raccontare la fenomenologia di quell'attimo,<br />

avrebbe detto di aver sentito che una mano fresca gli si poggiava<br />

222


sul cuore. E che tutto si era velocemente quanto inconsciamente<br />

riorganizzato nella sua mente.<br />

Quasi che il senso religioso del mondo, richiamato alla memoria<br />

dalla presenza dell'uomo dal turbante bianco, gli avesse immediatamente<br />

donato la pace. Avesse improvvisamente fatto la calma<br />

in lui, oltre ad organizzare in una ragionevole maniera gli aspetti<br />

così lontani e discordi del reale.<br />

Qualcosa – o Qualcuno? - facendo ingresso nel mondo, aveva<br />

placato le acque della sua personale tempesta?<br />

Le uniche acque, dopotutto, che lui fronteggiava. Di cui poteva<br />

avere un'esperienza diretta, insieme sensibile e razionale. Animale,<br />

ma anche di umana intelligenza.<br />

Aveva avvertito insorgere in lui la salvezza dal caos. Il profilarsi<br />

di un significato capace di raccogliere tutto e di risolvere tutto.<br />

Un contatto interiore, ma che aveva avuto una sua fisicità. Che era<br />

stato un contagio risoltosi in una riconquistata umanità.<br />

L'insignificanza, l'annichilimento della vita erano scomparsi. La<br />

mano lo aveva toccato e vuotato di quei pensieri dal sapore di fogna<br />

che lo avevano schiacciato fino a quel momento.<br />

Quasi un miracolo!? La domanda beffarda lo gelò.<br />

Definire le cose può essere una tentazione dell'intelligenza.<br />

Una tentazione che è capace di sviarci, e che spesso non ci porta<br />

lontano. Che può farci credere che le nostre esperienze non esistono<br />

se noi non riusciamo a dar loro un nome preciso, una veste<br />

nitida, definita, senza le sbavature e le imprecisioni della nostra<br />

pochezza. Se non riusciamo a metterle a fuoco con assoluta precisione<br />

nel nostro comune piccolo sistema di riferimento.<br />

Invece, a volte, è possibile solo testimoniare la realtà, non definirla<br />

perfettamente.<br />

Per lui era così. Non sapeva cosa farci. Ma aveva sperimentato<br />

quel soffio sulle aride fiamme del proprio animo. Ed era troppo<br />

vecchio per mentire a se stesso. Non aveva più tempo sufficiente.<br />

223


17<br />

Von Clausewitz, per quanto inefficace sul piano metafisico,<br />

prese a stuzzicarlo anche lui. I pezzi delle sue batterie da campagna<br />

si facevano sentire distintamente ogni qualvolta egli poggiava<br />

il capo sul cuscino. E le esperienze dell'ultimo tempo si affollarono<br />

tutte a popolare un ricorrente sogno, unitamente ai loro protagonisti.<br />

In quell'accorrere gli sembravano persone affacciate oltre<br />

il bordo di un pozzo al fondo del quale vi fosse lui. I visi si spingevano<br />

in avanti, insieme ai busti, ai corpi, e poi si ritraevano.<br />

Poteva sembrare il pericoloso gioco di bambini lasciati in un<br />

giardino a trascorrere le prime ore di un mite marzo o di un aprile<br />

non ancora inoltrato per la qualità un po' fredda dei riflessi della<br />

luce. Ma per un attimo che fissasse quei volti, ecco che i profili, le<br />

membra i gesti, acquistavano un che di rigido, di ligneo.<br />

Dapprima non capì, poi scoprì che quei volti non sorridevano.<br />

Il sogno andò avanti per alcune notti. E, ogni volta che si riaddormentava,<br />

quei visi gli si facevano incontro dal bordo lassù in<br />

alto. Contro una luce azzurrina che produceva grandi ombre.<br />

C'erano tutti. Saskia, l'impiegato dell'agenzia di viaggi, l'uomo<br />

che gli aveva cambiato i primi cinquecento dollari, il direttore della<br />

Herz. La hostess che gli aveva consigliato i locali dove recarsi per<br />

“sentire” la città. E poi Mulid con le figlie e la moglie, un po’ triste<br />

per la verità. E la servetta dal florido seno al di là del camicione<br />

che indossava aggirandosi nell'orto. Amina e Farouk sorridente.<br />

Almèk insieme alle altre persone che incontrava al Pastroudis. C'erano<br />

proprio tutti. E ciascuno portava con sé le sue emozioni, ciascuno<br />

provocava in lui ricordi affastellati e complessi, ma sostanzialmente<br />

veritieri. Ciascuno richiamava la sua attenzione rispecchiando<br />

il giudizio, l’impressione, che egli aveva ritenuto dal loro<br />

incontro.<br />

Più di tutti - a parte Saskia, naturalmente - gli dava un senso di<br />

gioia la ragazza della compagnia aerea. Rassomigliava a sua figlia.<br />

Anzi, più che rassomigliarle, gliela ricordava.<br />

224


Fu come un gioco, preso, lasciato, e ripreso: lungo da essere<br />

estenuante, quel sogno o meglio la percezione di quei personaggi<br />

che apparivano e scomparivano dalla sua vista, lassù al bordo del<br />

pozzo, provocando in lui mille emozioni.<br />

Alla fine sognò che la Polizia militare veniva a concludere<br />

l’incontro arrestando Mulid per quei libracci di medicina che lui,<br />

piuttosto che comprare, rubava nei negozi, nelle università, e nei<br />

musei. La P. M. guidata dal preside dell'Università Americana al<br />

Cairo. Un distinto signore, elegante e composto, che una volta gli<br />

avevano indicato al Pastroudis.<br />

Poi un risveglio più brusco del solito, e la necessità di rinfrescarsi<br />

la gola con un bicchiere di acqua, lo sottrassero alla variegata<br />

compagnia. Rimessosi a letto quei volti non gli apparvero più.<br />

Si girò su di un lato, si voltò sull'altro, ma il sonno sembrò volersi<br />

tenere lontano da lui.<br />

Cosa poteva fare?<br />

Pian piano si stabilì in una sorta di dormiveglia in cui percepiva<br />

il mondo che lo circondava con i suoi rumori e i suoi notturni<br />

scricchiolii, da cui era allo stesso tempo come stretto dalla morsa<br />

di scuri ghiacci, compresso da fibre che si strutturassero intorno a<br />

lui. Come quelle del legno intorno a un nodo.<br />

Lo spettacolo a quel punto cambiò. Il tempo non lo rimandò<br />

più a pomeriggi marzolini, tremanti insieme della primavera appena<br />

iniziata e dei raggi di un sole pomeridiano non ancora caldo.<br />

Furono le prime luci d'un giorno d'autunno in cui il sole s'affacciava<br />

carico di promesse che non sarebbero state mantenute. Una<br />

luce non calda ma incerta, debole per l'ora e minacciosa a causa<br />

del nuvolame lassù in cielo.<br />

La scena questa volta era la Canopea fitta di candide colonne a<br />

volte rastremate. Così fitta che, andando dalla Porta del Sole a<br />

quella della Luna, sembrava si attraversassero le fauci marmoree di<br />

un mostruoso cetaceo. Anche in quel sogno vi erano persone.<br />

Dapprincipio ebbe l'idea di uno sciame casuale che strisciasse fra<br />

grigiopallidi velami, poi si accorse che si trattava di una processione.<br />

Questa volta vi erano ancora alcune persone che aveva incontrato<br />

ad Alessandria o ad Agami, ma, mescolate ad esse, vi era al-<br />

225


tra gente che aveva conosciuto in Europa. Un suo vecchio capo, il<br />

cui ricordo era sempre struggente perché in quel tempo lui era stato<br />

così giovane. Un compagno di scuola che era stato sottosegretario<br />

agli Esteri per otto mesi. E il direttore della loro affiliata in<br />

America. Un uomo singolare che gli era sempre piaciuto, una sorta<br />

di campione di rugby il cui solo neo era la sbronza triste.<br />

Ed altri ancora, tanti, che spesso aveva invidiato per il loro<br />

smalto. Per la loro joie de vivre.<br />

Tutti camminavano guardando in avanti ma senza mostrare interesse<br />

per la loro meta. Procedevano in una sorta di semioscurità,<br />

incapaci di mostrare sia la voglia d'andare avanti che quella d'attardarsi<br />

lungo il cammino. Un avanzare uniforme, meccanico. Una<br />

processione di gente infreddolita e poco loquace. Di persone che<br />

magari si conoscessero appena.<br />

Poi l'alba si fece aurora. Le linee di quel convoglio umano divennero<br />

più distinguibili, più marcate e numerose. E s'accorse che<br />

ciascuno portava sotto braccio qualcosa. Un piccolo oggetto, piatto<br />

ma anche concavo. Attraverso il quale, alla fine, quando la luce<br />

divenne più intensa, passarono stretti raggi di sole. Due per ognuno,<br />

piccoli lampi attraverso i fori degli occhi di ciascuna maschera.<br />

Perché ogni partecipante alla processione portava con sé la propria<br />

maschera.<br />

E la Canopea fu ancora lì, grondante di se stessa dalle parole di<br />

Durrel o di Forster colpiti dalla sua bellezza. O da quelle tristi di<br />

Kavafis sul dio Dioniso, che abbandona <strong>Antonio</strong> alla sua tragica<br />

sorte avviandosi verso la Porta del Sole. Versi che parlavano di<br />

una morte che non si poteva evitare. Di un destino a cui era necessario<br />

inchinarsi.<br />

Di un coraggio che bisognava assolutamente darsi. Imposto<br />

dalla metafisica dell'animo umano. Il coraggio di un'esigente dignità.<br />

Il coraggio nella morte che viene dal coraggio nella vita?!<br />

A quel punto qualcosa maturò, un pensiero che forse non aveva<br />

nulla a che fare con Achille Tazio o con Kavafis.<br />

226


Qualcosa era accaduto nella sua immaginazione. Come se una<br />

bolla che negli ultimi giorni avesse tentato d'affiorare nel suo petto,<br />

nella sua mente, ce l’avesse finalmente fatta.<br />

Gli uomini e le donne di quella processione si avviavano, come<br />

<strong>Antonio</strong>, verso la fine. Ma avevano anche finalmente smesso le loro maschere.<br />

E denunciavano con il loro silenzio, con passi intimamente<br />

inutili, con quel procedere senza indirizzarsi verso una meta, insieme<br />

l'arrivo di una ineluttabile conclusione e la menzogna - a<br />

volte involontaria - della loro sicurezza, del loro personale successo.<br />

Il corteo faceva pensare a una mattanza di animali in cui non vi<br />

fosse più neanche la curiosità dei perché.<br />

Non vi era disperazione di ineluttabilità, ma piuttosto stanchezza.<br />

Forse la stessa stanchezza di una prolungata finzione. Ciascuno,<br />

toltasi la maschera della propria inesistente felicità, procedeva<br />

senza neanche la scintilla umana dell'interesse per quanto lo<br />

circondava.<br />

Nel totale smarrimento di persone ormai annichilite.<br />

La verità che ci sorprende nell'inevitabile approssimarsi della<br />

morte ci denuda. Bastava l'incoraggiamento di Dioniso ad <strong>Antonio</strong><br />

perché quest'ultimo affrontasse la fine con dignitoso coraggio?<br />

Nel sonno lo attraversò l'idea che lo stoicismo di quegli atteggiamenti<br />

potesse avere un valore anestetico ma che fosse tutt'altro<br />

che risolutorio. E si meravigliò della chiarezza di quell'idea, della<br />

sua limpidità.<br />

Poi avvertì la paura. Anche Saskia e lui erano stati sulla Canopea.<br />

Nella realtà, e nel sogno in cui inseguiva sua moglie, che purtroppo<br />

doveva affrettare il passo verso una meta – nel suo caso.<br />

Per fortuna loro due non erano a quel punto. Il gioco della felicità<br />

ipocrita, del benessere inesistente, di una animalità vissuta<br />

come un trionfo. Non era il loro gioco.<br />

Questo alla fine lo tranquillizzò.<br />

Forse tutti quegli uomini e quelle donne avrebbero potuto restare<br />

umani, se solo non avessero mentito sulla loro infelicità. Se<br />

solo non avessero giocato ad esibire un successo che non era autentico,<br />

e che non aveva dato loro né gioia né libertà. Se solo non<br />

227


avessero tenuto sul viso le loro maschere. Dell'inganno, della stupidità,<br />

dell'ignoranza.<br />

Gente che abitava i grigiopallidi velami marmorei del successo,<br />

ora s'indirizzava verso grembi tombali, alla fine del proprio tempo,<br />

come vitelli che imboccassero la passerella del mattatoio. Anzi<br />

peggio. Perché, negli animali, l'odore del sangue infonde istintive<br />

reazioni di orrore.<br />

Esseri meccanici svuotati di ogni intelligenza. Guide cieche in<br />

un algido procedere verso l'abisso.<br />

A coronare quel pensiero affiorato nel suo petto, lo visitò un<br />

nuova concatenazione di idee.<br />

La vita, che pure ha un suo sviluppo, è essenzialmente un evento<br />

poco più che puntuale che deve essere vissuto come tale. Chi lo<br />

dimentica, o lo ignora per qualunque motivo, è un infelice. D'altro<br />

canto la vita ci aiuta all'acquisizione di tale coscienza suggerendoci<br />

a ogni alba e a ogni tramonto la verità su noi stessi e sui nostri limiti.<br />

I musulmani parlano del sonno come della piccola morte. Sta<br />

a noi gettare la maschera di una ipocrita soddisfazione, di un successo<br />

magari “meritato”. Della cosiddetta felicità. Ed ammettere la<br />

nostra piccolezza. La nostra inadeguatezza nei confronti delle esigenze<br />

di quell'enorme atto che è esistere.<br />

L'uomo non può essere felice perché se lo diventasse smetterebbe<br />

di essere uomo. L'uomo è sé stesso in quanto lotta continuamente<br />

contro la propria infelicità, in quanto cerca ogni giorno<br />

di rialzare l'argine qui e lì crollato contro la propria angoscia. Contro<br />

i fantasmi indotti entro gli orizzonti delle sue paure dalla propria<br />

pochezza.<br />

L'uomo è piccolo per definizione. Ed è grande proprio nella<br />

coscienza di questa sua piccolezza.<br />

Altro che maschera di presunta quanto soddisfatta grandezza!<br />

Ma l'uomo piccolo ha bisogno di Dio.<br />

Insieme a lui, gli succede come per i vasi comunicanti. Nella<br />

compagnia che ciascuno tiene all'altro, maggiore è la coscienza<br />

nell'uomo della sua povertà più entra in lui la presenza e la forza<br />

dell’altro.<br />

228


Nel dormiveglia gli sembrò una cosa tanto chiara da non poter<br />

non essere accettata. Il principio dei vasi comunicanti è alla base<br />

della fisica dei corpi allo stato liquido. E’ proprio l'abc.<br />

Poi Morfeo lo trasse fra le ombre di un riposo cieco.<br />

Quando si svegliò, il mattino successivo, gli parve di avere le<br />

idee più chiare di quanto non le avesse mai avute.<br />

Fece una lunga doccia, si rase con cura, e cercò di eliminare alcuni<br />

peli delle sopracciglia particolarmente ispide. Di solito era Saskia<br />

ad aiutarlo nelle faccende che a lui non riusciva di fare da solo.<br />

Da giovani avevano arricchito quelle piccole ma a volte imbarazzanti<br />

esigenze con divertenti affettuose complicazioni erotiche<br />

affinché tutto potesse levitare.<br />

Quindi fece colazione con uova e formaggio, il tutto preceduto<br />

da una enorme spremuta di pompelmo e seguito da un caffé all'americana.<br />

Sperava solo che il colesterolo buono, quel mattino, si<br />

fosse svegliato prima di lui. Poi indossò la camicia più bianca che<br />

aveva e fu fuori della casa.<br />

Parcheggiò con facilità sulla Corniche, scese verso la Midan el<br />

Tahrir e da lì proseguì lungo la Salah Salem Street. Lì si fermo per<br />

qualche minuto davanti alle vetrine di Youssoufian, come per<br />

ammirare i vecchi gioielli che vi erano esposti ma in effetti per<br />

prendere ulteriore tempo a riordinare le idee. Quindi risalì la strada<br />

che portava al Tourist Information Office. Sapeva che sarebbe<br />

passato davanti alla chiesa con cui l'uomo dal piccolo turbante<br />

bianco aveva abitudinari quanto frequenti legami, secondo quanto<br />

gli aveva raccontato Almèk. Era da quelle parti che aveva fatto la<br />

sua conoscenza, e ancora in quei paraggi lo aveva incontrato in<br />

seguito. Più avanti c'era un piccolo bar sempre affollato di americani.<br />

Un tavolino ben sistemato rispetto alla strada gli avrebbe<br />

fornito il più comodo punto di osservazione che poteva sperare di<br />

guadagnarsi.<br />

E così dovette fare, perché del francescano in giro non vi era<br />

neanche l'ombra. Consumò lentamente un altro caffé, fumò qualche<br />

sigaretta, si fece portare un giornale, e proprio quando il garzone<br />

del bar si avvicinava al suo tavolino reggendo il vassoio con<br />

229


fortunosi equilibrismi intravide fra la gente il piccolo turbante<br />

bianco.<br />

A quel punto si alzò e catturò l'attenzione dell'altro agitando il<br />

braccio.<br />

- Prende un caffè anche lei?<br />

Non parlarono finché l’inserviente non ebbe portato la tazza<br />

fumante e l'ebbe sistemata con sottolineata cura davanti all'altro.<br />

- Vedo che l'insonnia non l'abbandona neanche di giorno.<br />

- Il tormento dell'uomo è la sua coscienza. Io sono un uomo<br />

molto tormentato proprio perché sono troppo sveglio. Ma devo<br />

restare sveglio se voglio restare me stesso. - concluse scherzando.<br />

- Sembra che ci tenga proprio.<br />

- A restare sveglio?<br />

- No, a restare se stesso.<br />

- Ci sono abituato. Sarebbe difficile e faticoso adattarmi a profonde<br />

variazioni sul tema.<br />

- Dimenticavo che le piace filosofare.<br />

- Da quale pulpito viene la predica. Non è a voi che piace indagare<br />

ciò che è nella mente di dio?<br />

- Nessuno può leggere quello che è nella mente di Dio, ma<br />

sappiamo quello che è nel suo cuore. E a noi deve bastare.<br />

Non raccolse la sfida, aveva fretta.<br />

- Almèk mi ha detto che lei è bene introdotto nella città...<br />

- Tranne che con i banchieri e le donne di malaffare. Sono articoli<br />

che non tratto, troppa concorrenza.<br />

- Ho bisogno di un'entratura. In una clinica gestita all'occidentale.<br />

Ho un amico che ha bisogno di un intervento.<br />

- Pagando..?<br />

- Pagando.<br />

- In questo io non c'entro. Non è un fatto di venalità personale.<br />

Ma la gente che io conosco si fa pagare. Se ne trova di diversi<br />

me li presenti.<br />

- A me servono un buon chirurgo e una clinica dai prezzi possibili.<br />

In tutto questo è chiaro che non c'entra né lei né sanfrancesco.<br />

230


- Si può fare. Magari cercherò di farle avere un po' di sconto,<br />

se la persona è indigente. Ma posso fare solo un tentativo, nient'altro.<br />

- Grazie.<br />

- Come si faccia poi a essere indigenti e a fare una vacanza in<br />

Egitto, questa è un'altra cosa.<br />

- Allora bisogna che le spieghi.<br />

- Anche questa è un'idea.<br />

- Un altro caffé?<br />

- Meglio evitare. Il caffé rende nervosi.<br />

Si guardarono per un lungo attimo in silenzio.<br />

- Vede, il mio intende essere un investimento nella vita, ancor<br />

prima che un atto di generosità.<br />

Mia figlia…Non so se mia figlia avrà mai figli suoi.<br />

- Non riesco a seguirla. Forse mi manca qualcosa…<br />

In risposta lui rise brevemente:<br />

- Il punto è proprio questo. Anche a me mancava qualcosa…<br />

231


18<br />

- Altra panna?<br />

- No, grazie. Metto cuscinetti ovunque.<br />

Selene arricciò il naso disgustata.<br />

- Quando si casca ci si fa meno male - lei tentò di sdrammatizzare.<br />

L'amica aveva sempre mostrato una particolare sensibilità<br />

per il grasso superfluo. In modo particolare quando era in sua<br />

compagnia. Forse perché lei era da sempre magra come un chiodo.<br />

Anche se con il tempo aveva acquistato quella grazia femminile<br />

di curve che da ragazza le era tanto mancata.<br />

- Lo dici tu che puoi fregartene. Non io che sono a dieta praticamente<br />

da quando sono viva.<br />

- Mangiate troppo burro e troppi formaggi, voi olandesi. –<br />

scherzò.<br />

- Invece tu, avendo la doppia cittadinanza… - finalmente<br />

l’amica rise. - Nel mio caso è il martini. Ma sono molte le cose a<br />

cui è difficile rinunciare.<br />

Dal tono sembrò una frase tolta dalla Dichiarazione dei diritti<br />

dell'uomo.<br />

Selene era una donna circondata, oltre che da spessori, da cose<br />

importanti. Nella sua esistenza tutto era grave. Sempre e dovunque.<br />

Un cachet venuto male faceva assumere alla vita le tinte della<br />

tragedia. La cameriera era la sua peggior nemica, o una persona di<br />

cui era assolutamente innamorata, e con cui non intercorrevano rapporti<br />

carnali soltanto per l’oggettiva sconvenienza della cosa. Oltre<br />

al fatto che le donne ad ore di solito non usano Armani.<br />

- Freddie non si lamenterà. Deve farsi perdonare anche lui<br />

qualche chilo di troppo.<br />

Freddie era da sempre al di là delle duecento libbre.<br />

- Freddie se ne sbatte. Ci sarà qualche altra a perdonarglieli.<br />

- Non mi dire che ti tradisce!<br />

- Non mi dire che non lo sapevi!?! Praticamente da una vita.<br />

Fortuna che spende poco. L'ufficio è la sua alcova. Almeno ri-<br />

232


sparmia sui mezzi di comunicazione e le camere d'albergo. Grasso<br />

stronzo.<br />

- Non essere infantilmente volgare.<br />

- Permetterai che conosca mio marito dopo trent'anni di matrimonio.<br />

O no?<br />

- Te lo concedo.<br />

Le dispiacque che l'altra fosse così evidentemente contrariata.<br />

Selene passava un brutto momento, e la speranza di rivivere insieme<br />

a lei qualche profumata, policroma ombra del loro passato<br />

di ragazze ad A'dam era probabilmente destinata all'insuccesso.<br />

Forse cambiando argomento le cose sarebbero andate meglio.<br />

Ma non sapeva da cosa cominciare.<br />

L'altra avvertì il suo imbarazzo e scelse di vincere ogni remora.<br />

Saskia era curiosa di sapere cosa fosse accaduto a Kati. E lei, che<br />

non avrebbe gradito domande al riguardo di sua figlia - anzi le avrebbe<br />

odiate -, fu la prima ad abbordare lo spinoso argomento<br />

per superare l’ impasse.<br />

- Per fortuna le cose con Kati vanno meglio.<br />

L'altra trattene il respiro non sapendo cosa aspettarsi sul delicato<br />

fronte.<br />

- Mi fa piacere. Per te, ma anche per lei. La conosco da sempre,<br />

vi conosco tutti da sempre. Sono rimasta così male quando<br />

mi hanno costretta a testimoniare.<br />

- Grazie, carina. Grazie. Non potevi fare altro. Anche quell'imbecille<br />

di Freddie l'ha capito. Nessuno ti biasima, o ti mantiene<br />

il broncio.<br />

Forse solo un po' Kati. Ma è comprensibile.<br />

Le loro mani si toccarono. Era vero. Se non avesse collaborato<br />

sarebbe andata ancora peggio per la ragazza.<br />

Poi Selene prese a raccontarle.<br />

- Siamo riusciti a far derubricare l'imputazione. Il giudice era<br />

troppo contento di incastrare quel Van de Feld, il chimico che aveva<br />

messo su il laboratorio. E ha fatto cadere buona parte delle<br />

accuse in cambio della testimonianza di Kati.<br />

- Le è andata bene. Sono contenta.<br />

233


- Andata bene!? Se non l'avessero pizzicata le sarebbe andata<br />

bene! Deve fare un anno di comunità terapeutica, se vuole godere<br />

i vantaggi della sentenza.<br />

- Non credo che si stia poi tanto male in una comunità.<br />

- Dovrà anche lavorare! Non so…<br />

- Imparerà a fare qualcosa. Dai, non fare così. A me sembra<br />

che le cose vadano per il meglio.<br />

- Ma Kati è imprevedibile. L'altra notte è fuggita. E alle tre era<br />

davanti alla porta finestra del soggiorno, che bussava battendo una<br />

scarpa contro il vetro. Dio solo sa perché non ha usato il campanello.<br />

E' stato piuttosto difficile convincerla a farsi riportare in<br />

comunità. E convincere la sorvegliante notturna a non denunciarla.<br />

Cinquecento euro non sono gran denaro, per fortuna abbiamo<br />

sempre un po’ di contante in casa. Per convincerla, Freddie le disse<br />

“si compri un paio di calze”.<br />

E’ stato un casino di confusione, credimi. Con Freddie che<br />

non riusciva a svegliarsi per la bisboccia che aveva fatto la sera<br />

precedente con l'amichetta in ufficio. E che poi non capiva il punto<br />

della faccenda. Se l'avessero denunciata, Kati rischiava la prigione.<br />

Quella con le sbarre e il sole a scacchi.<br />

Non c'è niente da fare. Quella ragazza è imprevedibile. Come<br />

se non capisse. Sono tutti un po' così i giovani oggi. Come se non<br />

riuscissero a comprendere. A comprendere e ad agire di conseguenza.<br />

Sono irresponsabili.<br />

Qualcuno è addirittura una bomba a tempo. Scoppierà, ma tu<br />

non sai né quando e né dove.<br />

E’ solo una questione di tempo.<br />

Non Kati. Kati non è così. E' solo immatura.<br />

Bisognerà cambiare anche il vetro della porta finestra. Non so<br />

come abbia fatto ma è riuscita a scheggiarlo. Con quello che costa<br />

ora quel tipo di vetro.<br />

La voce di Selene era rotta per l'emozione. Le fece pena. Come<br />

in altre occasioni le venne spontaneo paragonarla alla splendida<br />

ragazza che era stata. Bella anche se un po' pienotta. Che scoppiava<br />

di salute e sicura di sé. Con lo sguardo sempre fisso al futuro,<br />

ed assolutamente ottimista. Era stata tutta un sorriso.<br />

234


Ora era diversa. Il tempo ci mangia più di quanto non pensiamo.<br />

Forse la vita fatta con suo marito. Freddie era da sempre un<br />

porcellone. Ma lei aveva imparato presto a seguirne le orme. Anche<br />

Kati aveva la sua parte di responsabilità nelle condizioni di sua<br />

madre. Così come Selene aveva una parte di responsabilità negli<br />

impicci in cui la figlia si cacciava con regolarità impressionante.<br />

Fossero piccoli furti nei grandi magazzini, atti osceni in luogo<br />

pubblico, ubriachezza molesta, guida con elevato tasso alcolico.<br />

Kati era una ragazza apparentemente timida che si sarebbe potuta<br />

definire ricca di sorprese, se le sorprese che faceva non fossero<br />

state monotonamente ricorrenti e sgradevoli.<br />

- E' come se non capissero che la vita a un certo punto finisce<br />

- aggiunse l'amica.<br />

E poi, come a seguito di un’ulteriore intuizione:<br />

- Anzi, come se non capissero che la vita è già cominciata. E’<br />

che può diventare una cosa molto seria.<br />

La frase le parve giusta ma troppo triste per continuare con<br />

quel discorso.<br />

- Ora basta, però. Ti stai piangendo tutto il rimmel. Il budget<br />

di questo mese aumenterà.<br />

Selene rise, poi cercò un fazzolettino di carta nella borsetta. E<br />

trascorse qualche minuto a pulirsi il volto, osservandolo in un piccolo<br />

specchietto rettangolare con occhi tristemente critici.<br />

- Basta, sì. Prendiamo un martini. Offro io. Questo caffé mi ha<br />

seccato. Alla fine credo che mi diluisca il sangue. Martini anche<br />

per te?!<br />

Ma Jutte non voleva finirla così, semplicemente. Alzò il calice<br />

vuoto e:<br />

- Per fortuna che non le ha detto “si compri un paio di mutande…dato<br />

il tipo?”.<br />

E scoppiò a ridere come sapeva fare solo da ubriaca.<br />

- Non si può dire che “vogliamo tornarvi”. In Africa.<br />

Intanto Vij non era con noi, quando siamo scesi giù l'anno<br />

scorso. E poi non è un ritornarvi vero e proprio. Praticamente neanche<br />

io ci sono stata. Fra l'annullamento del matrimonio, e il<br />

235


problema con Kati che tu conosci, io non ci sono stata mai. Ora<br />

c'è la nascita del figlio di Mulid e la nascita della bambina di Vij. E'<br />

un'occasione per festeggiare. Il momento per un grande finale.<br />

Anzi, per l'augurio di un grande inizio. Sia per Vij con il marito e<br />

la bambina, sia per Mulid con la nuova moglie e il loro figlio maschio.<br />

Che però ha già quasi un anno. Loro avevano fretta.<br />

Risero insieme.<br />

- Comunque a me sembra una cosa carina. Non credi?<br />

Abbiamo il dovere di festeggiare quello che ci capita di buono,<br />

dopo esserci intristiti - ed avere intristito gli altri - con quanto ci<br />

capitava di cattivo.<br />

E' una testimonianza a favore della vita. E' doveroso al giorno<br />

d'oggi, non ti pare?<br />

- Non ti scaldare. Non lo metto in dubbio. Solo che è una cosa<br />

tanto strana e complicata che mi riesce difficile seguirla nei suoi<br />

passaggi. O devo essermi persa qualche pezzo del film. Qualcosa<br />

del genere.<br />

- Ma va là. Non dire sciocchezze. E' una cosa semplicissima.<br />

- Per esempio, questo Mulid ...Pensavo che fosse il tuo nuovo<br />

genero.<br />

- Neanche per sogno. E nessun “nuovo” genero. Jaap ormai è<br />

scomparso. Con l’annullamento del matrimonio, lui non è neanche<br />

mai stato mio genero. Quel piccolo stronzetto traditore.<br />

- Ora sei tu “infantilmente volgare”. Va bene, mi arrendo! Va’<br />

avanti. Allora tuo genero...<br />

- Mio genero, il marito di Vij - l'unico marito di Vij - è Hashem.<br />

- E Hashem chi è?<br />

- Che domanda fai?! E' un persiano che Vij ha conosciuto qui<br />

alla Biblioteca Centrale.<br />

- Un iraniano, insomma.<br />

- Lui si considera un persiano perché è fuggito da Komeini. La<br />

sua famiglia era legata a quella dello Scià. Di Reza Palevi. Te lo ricordi?<br />

- Certo che me lo ricordo. Un bell'uomo. Gli somiglia?<br />

Saskia capì quanto fosse stato deleterio il quarto martini. Ma<br />

non volle mostrarlo.<br />

236


- Non dire sciocchezze. La famiglia era legata a quella dello<br />

scià, ma non sono parenti. Non lo sono mai stati.<br />

Poi, udendosi alzare la voce e ripetere quel discorso surreale<br />

con convinta certezza, si disse che anche nel suo caso non mancavano<br />

le conseguenze degli aperitivi.<br />

- O.k. mia cara. Ora ho capito. Va’ avanti.<br />

Sapeva che ogni spiegazione sarebbe affondata nella mente<br />

dell'amica come un sasso in uno stagno. Selene era perfetta - o<br />

quasi - solo a bridge, ormai. Non riusciva a credere ai propri occhi<br />

quando la vedeva giocare. In tutti gli altri momenti e attività era<br />

assolutamente inaffidabile. Invece al tavolo verde… Però, quando<br />

giocava non beveva quasi nulla. Ma ora lei non poteva fare a meno<br />

di procedere con il racconto.<br />

Sperò solo che qualcosa alla fine rimanesse impigliata, nella rete<br />

in più punti lacera dei gangli cerebrali dell'altra. Che potesse<br />

annidarvisi e restare a testimonianza di quanto le andava ripetendo<br />

ormai da tempo.<br />

- L'ha conosciuto e si sono innamorati. E poi hanno deciso di<br />

sposarsi.<br />

- Scusa, e il bambino..?<br />

- Non il bambino, la bambina. Vij ha una femminuccia.<br />

- Anche suo marito, immagino - La voce di Selene era divenuta<br />

addirittura strascicata. Sembrava uscirle di bocca dopo essersi avvoltolata<br />

con tenacia al velopendulo, abbarbicata alle tonsille. E il<br />

suo ridere chioccio dava una profonda tristezza. - Sono ancora<br />

capace di spirito, mia cara.<br />

E singhiozzò brevemente con grande dignità.<br />

- Certo che lo sei, tesoro.<br />

Bevvero in silenzio quello che restava nei bicchieri, poi l'altra<br />

tornò alla carica.<br />

- Il bambino invece...<br />

- E' il figlio di Mulid. Di quell'egiziano amico di Fulvio a cui<br />

hanno tolto i calcoli.<br />

- Quello a cui tuo marito ha prestato il denaro per l'operazione?<br />

237


- Diciamo così. Ma è denaro che non rivedrà mai più. Ormai è<br />

già passato un po’ di tempo. E' stato un modo per salvare la faccia<br />

di Mulid. Un finanziamento coperto.<br />

- Mi fai ridere, carina. Mi fai ridere tanto…<br />

Bisognava prendere la situazione in pugno. Freddie sarebbe<br />

passato solo fra mezz'ora, si disse Saskia dando una veloce occhiata<br />

all'orologio.<br />

- Sono contenta di tenerti allegra.<br />

- Ora questo bambino è stato battezzato...<br />

- Non battezzato, circonciso. Mulid è musulmano.<br />

- Giusto. Scusa. Circonciso. E voi andate giù per la festa.<br />

- Si tratta di una festa di famiglia. Siamo stati invitati anche noi.<br />

E' un modo per mostrare la loro riconoscenza. E probabilmente<br />

anche per saldare virtualmente il debito.<br />

- Hai ragione. Sono terribili questi egiziani.<br />

- Non che siano terribili. Solo che Mulid non ha soldi sufficienti<br />

per saldare il debito. E non li avrà mai. Fulvio lo sapeva, ed<br />

ora vuole chiudere in questo modo.<br />

- Ma ci rimetterà altre migliaia di euro per il viaggio.<br />

- Certamente.<br />

L'esame economico della situazione l'aveva stancata, e anche<br />

un po' innervosita. Per quanto praticamente ubriaca, Selene manteneva<br />

la perfetta nozione del denaro. Cercò di cambiare argomento.<br />

Ma l'altra fu più veloce.<br />

- Ma anche Hashem è circonciso...<br />

- Certo. E' musulmano anche lui.<br />

- E la figlia di Vij è stata anche lei...- l’altra rise un po’ stridula<br />

ma sinceramente divertita all’idea.<br />

- Non dire sciocchezze, Selene. Lei è stata battezzata. Hanno<br />

fatto un matrimonio misto, e l’educazione cattolica rientra negli<br />

impegni matrimoniali.<br />

- Quante cose sono cambiate, vero? Ai miei tempi queste unioni<br />

non si facevano.<br />

Gli occhi della donna ebbero un guizzo, anzi tutta l'espressione<br />

emanò un che di divertito, di assolutamente impertinente e allegro.<br />

Come per un improvviso ulteriore singhiozzo di buon umore.<br />

- Hai mai visto un pene circonciso, tu?<br />

238


Selene aveva voluto abbassare la voce. Era facile leggere nelle<br />

sue intenzioni. Ma in effetti aveva semplicemente reso la sua dizione<br />

più chiara e sonora, anzi quasi perfettamente udibile entro<br />

un raggio di almeno dieci metri. Una signora a un tavolo vicino<br />

volse di scatto la testa, per tornare in fretta all'orizzonte del proprio<br />

caffé con pasticcini.<br />

Selene ridacchiò e la guardò allusivamente. Poi si chinò un po'<br />

in avanti, pronta a ripetere la domanda. Magari un po' più forte e<br />

con una pronuncia ancor più precisa. Nel caso lei non avesse capito.<br />

- No, mia cara. E' un'esperienza che mi manca.<br />

- Che significa “mi manca”?!? Non stare a pensarci. Rudyard<br />

era circonciso. E faceva schifo lo stesso. Non credere a tutte le<br />

voci che ci sono in giro. Se la circoncisione fosse stata una cosa<br />

buona, non avrebbero mancato di tenerla nel Nuovo Testamento.<br />

A quel punto Selene rise di nuovo, e prese a tossicchiare in<br />

uno dei suoi innumerevoli fazzolettini di carta. Quindi:<br />

- Non stare a pensare a certe cose. E poi alla tua età.<br />

- Ma io non pensavo a nulla – lei cercò di difendersi.<br />

- Va’ là! Si dice sempre così. Comunque io mi farei raccontare<br />

tutto da mia figlia. E' così che si allarga la propria conoscenza, se<br />

non si può fare di meglio.<br />

Gli occhi divertiti dell’amica la trafissero arricchiti di un'ombra<br />

di finta supponenza. Era stata molto spiritosa da ragazza. Forse<br />

per questo lei ne aveva un così buon ricordo. A dispetto di tutto<br />

l'altro che poi era intervenuto e che si chiamava vita.<br />

- Certamente hai conosciuto i genitori.<br />

- Di Hashem?<br />

- E di chi altri?<br />

- Li ho visti un paio di volte. Il padre ha un negozio di tappeti<br />

con un socio dalle parti dell'Oude Kerksplein. E la madre vende<br />

carta da parati e piccoli imballaggi per regalo in una specie di buco<br />

di dieci metri quadri lungo il Damrak. Sono simpatici. A casa vanno<br />

in giro scalzi. Come fossero americani. Anche Hashem. E poi<br />

hanno strane abitudini respiratorie. Me l'ha detto Vij.<br />

- Cosa significa?! Avranno i polmoni come noi, no? O hanno il<br />

complesso di Pavlov?<br />

239


- Pavlov?! Che c’entra Pavlov?<br />

- Non so. Facevo così per dire.<br />

- Io parlavo semplicemente di respirazione. Fanno esercizi, o<br />

che so io. Non ho capito bene. E neanche ho avuto occasione di<br />

discuterne con Vij. Comunque sono molto simpatici.<br />

- La gente con il reddito alto è sempre simpatica. Perché è<br />

sempre di buon umore.<br />

- Smettila, Selene.<br />

- Scusa. Scherzavo.<br />

- Se sapessi quanti medici e quanti chirurghi qui ad A'dam sono<br />

persiani.<br />

- Se tu sapessi come è aumentata la mortalità negli ospedali...<br />

Risero mentre la donna con caffé e pasticcini – dopo aver lanciato<br />

uno sguardo incerto nella loro direzione - decideva di cambiare<br />

aria temendo il peggio.<br />

Poi Selene, come se se ne ricordasse improvvisamente:<br />

- Ma davvero vende tappeti il tuo consuocero? Quello dell'Oude<br />

Kerk è il quartiere a luci rosse. E' la zona delle puttane.<br />

- Evidentemente non ci sono solo puttane.<br />

- Ora c'è anche il padre di Hashem, a vendere i suoi tappeti.<br />

Le parve che l'altra non avesse più la lingua impastata. Forse<br />

era l’effetto del caffé. Era alla terza tazza.<br />

- Certo, ci credo - l'amica continuò come a confortarla.<br />

- Comunque mangiano molto riso, sai - lei aggiunse massaggiandosi<br />

un po' la fronte.- Ci sono persiani che hanno delle pentole<br />

per cucinare esclusivamente il riso. Pensa un po' tu.<br />

- Bravi. L'ideale per il colesterolo. Mi fa tanto piacere per loro.<br />

E la zona del Damrak è eccellente. Un punto storico.<br />

Selene si era tirata parecchio su negli ultimi minuti. Non sembrava<br />

neanche più brilla.<br />

La cosa la fece dapprima respirare profondamente, e poi le<br />

dette una sensazione di gioia. Era l'ultimo giorno che trascorreva<br />

ad Amsterdam, e aveva pensato di passarlo con l'amica con cui<br />

aveva vissuto tanti momenti belli e brutti della vita. Con la donna<br />

con cui aveva sempre superato ogni incomprensione, ogni bisticcio.<br />

E trovarsela sbronza al tavolo l'aveva delusa, rattristata. Ma,<br />

una volta che era tornata ad essere se stessa, la prospettiva di pas-<br />

240


sare il restante scorcio di giornata insieme rinnovava le sue speranze.<br />

- Freddie dovrebbe essere già qui. La conferenza è per un<br />

quarto dopo le sei.<br />

- Arriverà puntuale. Tuo marito è sempre così perfetto.<br />

- Un gran figlio di puttana, quello lì. Te lo raccomando. Neanche<br />

lui è circonciso. E fa schifo lo stesso, come tutti gli altri.<br />

Poi, cambiando discorso:<br />

- Mi dispiace arrivare a una conferenza quando hanno già iniziato.<br />

A volte non ci capisco niente per un bel pezzo. E quando<br />

comincio a capirci è tutto finito. Odio arrivare tardi. Assolutamente.<br />

Beviamo qualcosa per ingannare il tempo?<br />

- No, per favore Selene. Io ho già bevuto troppo. E anche tu.<br />

Ti prego.<br />

- Va bene, mia cara. Ma a questo punto raccontami. Così non<br />

avvertirò il sacrificio.<br />

Abbandonò la poco suadente voce del conferenziere dopo la<br />

descrizione di un'alba su di un piccolo laghetto di sua (del conferenziere)<br />

conoscenza.<br />

Una fresca brezza ne aveva increspato le acque superficiali, facendo<br />

veleggiare intere costellazioni di petali di biancospino. Piccoli<br />

grembi serici che, ricchi di mille sfumature rosacee, galleggiavano<br />

verso impensabili traguardi. Uno specchio d'acqua su cui<br />

uno svasso maggiore scivolava arricchendo di pennellate rosse nere<br />

e bianche la tavolozza intensa dei verdi e dei marroni delle<br />

sponde; o dei pallidi azzurri del cielo. La meta dello svasso era un<br />

nodo di canne, di sterpi e di altra erba, ancorati alle piante acquatiche<br />

contro cui erano stati spinti dalla corrente dopo essere scivolati<br />

oltre una dolce ansa del fiume. Lo svasso maggiore s'era fermato<br />

forse ancora insonnolito. Magari per riposare e per “ordinare<br />

la colazione”. Per provvedere a uno spuntino.<br />

Le parole, più o meno intenzionalmente, possono deformare la<br />

realtà. E la poesia di un laghetto può echeggiare la pacifica felicità<br />

di un inesistente eden. Fu a quel punto che decise di prendersi una<br />

breve vacanza dall'ascolto.<br />

241


Accanto a lei, Selene a tratti sonnecchiava, ma senza emettere<br />

imbarazzanti suoni.<br />

Si disse che l'impiego degli antropomorfismi nel mondo animale<br />

può aiutarci a capire meglio la vita, ma può anche nascondere<br />

verità fondamentali.<br />

E ci confonde le idee allorché dobbiamo capire la vita degli<br />

uomini?<br />

Anche se quello che aveva pensato appariva alquanto contorto,<br />

era convinta della sua verità. In altre parole, avvicinarci troppo agli<br />

animali, anzi avvicinare troppo gli animali a noi, spesso ci aiuta a<br />

comprendere meglio quei bruti, ma può anche impedirci di comprendere<br />

meglio gli uomini.<br />

Da ragazza le avevano insegnato che gli uomini hanno il pesante<br />

meraviglioso destino di essere unici sotto il sole. O, nella<br />

peggiore delle ipotesi, sotto il cielo di stelle lontane “che stanno a<br />

guardare”. Ricordò le sue letture di Cronin, e di come allora le<br />

fosse parso di essere démodé, sdolcinata. Che succhiava i pensieri<br />

dei vecchi, che si lasciava plagiare.<br />

Sentì voglia di una sigaretta, ma nella sala non si poteva fumare.<br />

E temeva che, se si fosse alzata, Selene avrebbe voluto seguirla,<br />

per quanto fosse ancora malferma sulle gambe. L'amica avrebbe<br />

addirittura potuto convincere il barman a servirle un altro di quei<br />

suoi esiziali martini.<br />

Insomma, a quel punto, poteva succedere di tutto.<br />

Meglio desistere. Meglio rinunciare all'impalpabile nube azzurrina.<br />

Nell'animata perorazione del conferenziere, lo svasso maggiore<br />

aveva lasciato il posto a un airone che, fra l'angosciato e il curioso,<br />

sorvegliava lo spettacolo dell'acqua e delle piante. Anche lui a<br />

quell'ora aveva intenzioni alimentari. Sentiva i morsi della fame,<br />

avvertiva le esigenze della chimica delle sue interiora. Ma il bell'animale<br />

si dà tempo. E' estremamente dignitoso. Anche se a chi lo<br />

guarda potrebbe dare l'impressione di muovere lentamente le ali<br />

come a ripetere brevemente a se stesso in qual modo dovrà alzarsi<br />

in volo.<br />

242


Dapprincipio aveva creduto all'unicità della vita umana, al carattere<br />

speciale dell'uomo. Poi, nei cinquant'anni successivi, avevano<br />

cercato di convincerla che siamo semplicemente animali. E<br />

lei, volendosi allontanare da Cronin che era desisamente out, e da<br />

tutto il mondo che era stato “prima”, aveva preso a crederci. A<br />

scivolare sempre più pericolosamente verso Darwin.<br />

Ma senza vera convinzione, ora poteva confessarlo.<br />

Così come senza convinzione aveva professato l'indipendenza<br />

del pensiero del singolo. La libertà della mente. Il diritto assoluto<br />

all’autodeterminazione senza remore.<br />

Forse gli ultimi cinquant'anni della sua vita non le avevano insegnato<br />

a sufficienza, ma le avevano spiegato con chiarezza quanto<br />

spesso fossero inefficaci le soluzioni che spesso le erano state<br />

proposte come sicure, certe di una certezza apodittica. Le profezie<br />

laiche della sua iniziazione.<br />

Se a tratti ora si sentiva spelacchiata, era proprio per tutte le<br />

convinzioni che, dopo esserle state forzate addosso, erano cadute<br />

una alla volta lasciando nudi i moncherini delle sue ali. Incapaci di<br />

innalzarsi neanche di tanto.<br />

Un po' come la storia, che caduta più volte nell’assoluta indecenza,<br />

in quel secolo, sembrava non riuscisse più a rialzarsi.<br />

Forse la sua esperienza era diventata positiva allorché si era<br />

trasformata in apertamente negativa? La sua ricchezza era un paradosso,<br />

il paradosso della sua attuale povertà? Del suo disincanto,<br />

insieme a quello di decine di milioni di altri uomini e donne. Nei<br />

confronti di tante cose, a cominciare dalle ideologie che erano state<br />

per un certo periodo i vangeli del secolo. Il suo vero guadagno<br />

era stato perderle tutte alla constatazione dell'insuccesso di ciascuna?<br />

Anche se prima o poi l'ideologia manca. Se ne sente il vuoto.<br />

Ma questo è un altro discorso.<br />

…L'airone è un uccello soggiogato dalle cure parentali. I suoi<br />

piccoli ne turbano di continuo l'equilibrio nervoso con ripetute richieste<br />

di cibo fatte aprendo i loro becchi e sbattendo le piccole<br />

243


ali. E' un uccello la cui dignità e la cui sopportazione sono messe a<br />

dura prova.<br />

…C'è da meravigliarsi che continui a nidificare e ad accoppiarsi<br />

dopo essere stato solitamente tanto infastidito dai suoi nati.<br />

In lei era maturata una particolare sensibilità alla “fiumana”. La<br />

coscienza di quanto noi siamo spesso trasportati da quelli che ci<br />

stanno accanto. E si era chiesta quali fossero le autentiche conseguenze<br />

di quella caratteristica dell’ uomo. Noi partecipiamo durante<br />

le nostre vite a una civiltà che è il senso di esistere in un momento<br />

della storia umana. Una coscienza storicizzata di cosa sia<br />

l'uomo, il mondo, la vita. E tutto lo viviamo da un particolare<br />

punto della geografia, esteriore e interiore. Perché ciascuno è diverso<br />

dall'altro.<br />

Nasciamo tutti trafitti dalle coordinate di una trigonometria<br />

sferica e di un calendario.<br />

Cosa significa tutto questo?<br />

La stessa approssimazione può essere la nostra salvezza. La<br />

coscienza che, pur nel desiderio di vivere nella vigile precisione,<br />

tutto è fatto per calzare addosso a uomini e donne di misure diverse<br />

fra loro. Per fortuna, l'intransigenza che l'aveva resa tanto<br />

orgogliosa da giovane aveva ceduto il posto alla silenziosa attenzione<br />

della vita.<br />

Mentre la crisalide si mutava in farfalla?<br />

Mentre la vita avanzava implacabile.<br />

Trovava che era doloroso vivere all'ombra della “esigitività”<br />

del pulsare dei quarzi, allo stesso tempo reagendo in modo impreciso<br />

- in modo umano - in tutte le occasioni della vita. Solo la limpidezza<br />

di una coscienza matura poteva dare la forza di sopportare<br />

il divario. I divari che si instaurano nell'esistere di ciascuno.<br />

Perché, se non ci facciamo una ragione dei nostri limiti, siamo<br />

insieme crocifissi sia dalle nostre esigenze che dai nostri errori.<br />

Crocifiggere. Quel vocabolo la turbava. Se aveva deciso di<br />

guardare al credo religioso in cui era nata con occhi nuovi, non le<br />

244


iusciva facile gestire una terminologia con immediati rimandi di<br />

natura teologica.<br />

Era anche questa una debolezza? Chissà.<br />

Siamo dilaniati da cavalli che vanno in senso opposto. Due<br />

cocchi che squarciavano l’uomo ad essi incatenato. Il preciso e un<br />

po' sussiegoso pulsare del quarzo, e il molle sensuale tremito del<br />

cuore umano. Era così che immaginava i termini del problema. I<br />

poli alternativi, i corni del dilemma.<br />

Le punte della forbice. Dell'unica forbice dell'esistenza.<br />

E l'esagerata storicizzazione della verità che l'uomo raggiunge<br />

su se stesso la metteva in crisi. Le procurava un senso di profonda<br />

insoddisfazione. Un malessere che lei non aveva ancora il coraggio<br />

di guardare in faccia. Sapeva che era un bisogno di metafisica ma<br />

non intendeva ancora riconoscerlo apertamente. Non si sentiva<br />

ancora matura per un'operazione del genere.<br />

Aveva paura di gestirlo, quel bisogno, dopotutto.<br />

Mentre i minuti scorrevano inaffrettatamente costanti,<br />

all’ombra del conferenziere, Selene dormicchiava sotto il manto<br />

dei suoi occhiali scuri e di una semieretta placidità.<br />

Era quello il vantaggio di sedere un po' reclinata all’ indietro?<br />

Apparteneva a una metodica studiata dopo i primi cinquecento<br />

martini, e utilizzata alla perfezione dopo i primi cinquemila? Forse.<br />

Nelle buone famiglie si impara di tutto, anche cose che nella<br />

vita possono risultare utili. La vita è estro ed alcol nella cornice di<br />

una cattiva o di una buona educazione, aveva detto una volta Selene.<br />

“Accendendosi sulle cose, la luce donava ad esse la vita diurna.<br />

E se essa complicava ciò che era colpito, la luce stessa diveniva<br />

più complessa nei suoi giochi di riflessione.”<br />

L'ometto ne era certo. E le fece tenerezza.<br />

…Oh luce!, disse Milton. I suoi brillanti sprazzi, i suoi guizzi, le<br />

sue scintille, i suoi raggi accarezzavano, scolpivano, sollecitavano<br />

intimi processi basilari. Le diatomee, ad esempio, si ringalluzzivano<br />

al frugare dei suoi raggi oltre il guscio cristallino di sottilissima<br />

silice. E, danzando ad esse intrecciati in una coreografia scritta in<br />

245


una fascia solitaria quanto silenziosa del paleozoico, flagellati di infima<br />

grandezza si innalzavano verso i raggi dell'astro diurno e la<br />

superficie dell'acqua. Si offrivano quale bene accetta prima colazione,<br />

sacrificio dell'alba fra le turbinanti falangi di Volvox che<br />

vorticavano spinte dalla calma furia inintermittente delle loro ciglia<br />

battenti. In sciami che non si davano mai pace.<br />

Mentre la Spirogyra dirigeva da un invisibile spartito la musica<br />

silente con i suoi verdi filamenti – era così che aveva letto da qualche<br />

parte, l’ometto confessò. Scandiva le fascinose movenze di<br />

quelle creature di arcana dinamica ma anche così lontane, sottratte<br />

alla coscienza del destino.<br />

La nostra felicità, ma anche la nostra infelicità, oggi pulsa intrecciata<br />

al perfetto scandire dei quarzi, batte inseguendo il loro<br />

ritmo nel tempo delle nostre lacerazioni, all'ombra della coscienza<br />

del nostro a volte incerto respiro. Fra le code, fra le fruste, mentre<br />

siamo stirati dal ferro di apodittiche cavalcature che vorrebbero<br />

dilaniarci. Noi che attendiamo giustizia sbagliando luoghi e date in<br />

cui cercarla, dibattendoci assurdamente fra gli spasimi dei nostri<br />

desideri.<br />

Guai se ad un certo punto non avessimo pietà di noi stessi fra i<br />

silenzi del nostro tempo.<br />

Una pietà almeno saltuaria.<br />

Una volta aveva creduto che con un po' di attenzione, e magari<br />

con tanta fatica, si potesse essere felici. Si potesse giungere a quella<br />

condizione di cui tanto spesso gli altri parlavano in termini così<br />

commoventi e mai esaustivi. Anzi, lo aveva sperato credendo che<br />

la felicità esistesse davvero, e che quindi potesse costituire un traguardo.<br />

Era stato uno dei suoi errori. Un frainteso? Diciamo così.<br />

Vi era stata una sorta di “fisicità” nella cosa che, a pensarci bene,<br />

era fra il commovente e lo sciocco. La felicità come traguardo.<br />

Filo di lana fra due paletti, fascia quadrettata al di sopra del punto<br />

in cui termina il percorso di una certa gara. Punto preciso in cui si<br />

potesse configgere un chiodo.<br />

246


Concessa una tale fisicità, concepita come realtà tridimensionale,<br />

essa poteva e doveva essere raggiunta in un'epoca in cui era cosa<br />

davvero difficile tracciare i limiti dell'azione umana.<br />

Invece la si poteva definire null'altro che un'illusione. Con sottolineato<br />

disprezzo? Non lo avrebbe fatto, pensando a come le illusioni<br />

fossero diffuse. Di come esse permeassero di sé il quotidiano<br />

e il contiguo.<br />

Come disfarsi assolutamente delle illusioni? Oltre alle ideologie,<br />

sarebbe scomparsa anche la micro-metafisica del quotidiano.<br />

L'ometto calvo continuò. E ben presto una colonia di Volvox<br />

prese a turbinare nella sua immaginazione. Cercò di ricordare l'ordine<br />

di grandezza di quelle popolazioni acquatiche. Poi le cloroficee<br />

sembrarono, pur circondandola, voler sfuggire alla sua mente<br />

a colpi di innumerabili flagelli. Rammentò solo che le volvocali<br />

comprendevano una cinquantina di generi, e che in tutto assommavano<br />

forse a trecentocinquanta specie.<br />

Per qualche istante si sentì abbracciata se non coinvolta nella<br />

danza quasi elicoidale delle colonie di microrganismi unicellulari.<br />

E, avvolgendola, questi le dettero il capogiro.<br />

A Selene faceva piacere andare con lei a quelle conferenze perché<br />

le chiedeva spiegazioni, luce su questo o quel particolare. E le<br />

diceva: qualche tua parola, e “m'illumino d'immenso”.<br />

Provava capogiro per la propria solitudine? Per quel disgusto<br />

della vita asciutta ed amara che aveva assaporata anche per la<br />

mancanza di lui?<br />

Il problema di Vij era stato superato. Perché non dimenticava<br />

il sapore nauseabondo dell'angoscioso isolamento che aveva sperimentato?<br />

A dispetto di tutto, essere di nuovo lontana da suo marito<br />

le creava un fastidio a tratti profondo.<br />

Anche se presto l’avrebbe raggiunto ad Alessandria.<br />

Quando non era distratta da questa o quella persona, da una<br />

cosa o dall'altra, avrebbe voluto aprirgli il cuore. Togliersi dal petto<br />

tutto quanto in se stessa le dava peso, noia, amarezza. Quello<br />

stesso mortale senso di sazietà che lei considerava un terribile segno<br />

della propria animalità. Avrebbe voluto rovesciargli in grem-<br />

247


o il proprio cuore, come si fa con una sacca i cui penetrali non ce<br />

ne concedono un facile accesso. Allora si rovescia semplicemente.<br />

Si vuota in un esaustivo inventario dei contenuti.<br />

Sperando di compiere in tal modo un sacrificio sull'ara della<br />

dimenticanza, di un auspicabile oblio?<br />

Con chi altro farlo? Forse con Dio. Ma la sua fede era debole.<br />

Dio era lontano. Proprio come Fulvio in quel momento.<br />

…In rutilanti assise squamose, le trote presero a balzare fuori<br />

dall'acqua per catturare le effimere di passaggio, mentre le folaghe<br />

scandagliavano brevi orizzonti con perscrutazioni incuranti dei<br />

pulcini delle gallinelle d'acqua, che aprivano e chiudevano i loro<br />

becchi in una disperazione irata quanto costante, accorata quanto<br />

decidua: prossima alle foglie di betulla e ai rami secchi di cui era<br />

infarcito il loro nido.<br />

Bastava attendere. Di certo non erano gli insetti che mancavano<br />

su quelle sponde dove le larve di zanzare, di chironomidi e di<br />

libellule metamorfosavano di continuo ravvivando quel variegato<br />

quasi infinito self-service all'aperto, intanto che i petali di biancospino<br />

continuavano a galleggiare in costellazioni di ampie sfioriture<br />

nella deriva di un'acqua tremula.<br />

Avrebbe desiderato capire più a fondo le motivazioni di suo<br />

marito. Era evidentemente colpito da quanto gli era accaduto durante<br />

la sua assenza, mentre lei era con Vij a provvedere<br />

all’annullamento. E non solo dalla morte del piccolo nomade, ma<br />

da alcuni incontri fatti lì ad Alessandria. E le aveva anche spiegato<br />

il duplice motivo per cui aveva finanziato l’operazione chirurgica<br />

di Mulid. Il motivo pratico era stato il non potersi sottrarre alla<br />

commozione dell’ alessandrino, alla compassione per quel suo stato<br />

mentale. E poi le aveva fatto un discorso filosofico sul futuro,<br />

che – a dispetto di tutto – le era parso quello che conteneva in un<br />

certo senso la motivazione cogente delle sue decisioni. Qualcosa<br />

che tuttavia non le era riuscito di definire perfettamente; che aveva<br />

solo intravisto fra lontane nebbie. Indefinita, ineffabile. Ma forte,<br />

decisiva.<br />

248


Gli uomini sono strani, suo marito più di tanti altri. Forse per<br />

lo schifoso lavoro “amministrativo” che aveva fatto. Meritava di<br />

più, la sua intelligenza meritava sicuramente di più.<br />

A un certo punto le era parso convinto di conoscere chi aveva<br />

ucciso il bambino. Qualcuno che lui stesso aveva involontariamente<br />

aiutato a raggiungere Alessandria. Le aveva detto che erano<br />

venuti da fuori, da lontano quelli che avevano ucciso il giovane<br />

targhi. E la causa del loro giungere erano stati proprio lui e alcuni<br />

amici che avevano architettato uno scherzo ai danni di un altro.<br />

Uno scherzo che alla fine si era rivolto contro il bambino.<br />

Glielo aveva confessato uno dei primi giorni in cui era tornato<br />

in Italia. Poi non ne aveva più parlato. E lei non aveva voluto rigirare<br />

il coltello nella piaga. Rischiare di alzare il coperchio di un vaso<br />

di Pandora. Ma doveva ammettere di non aver capito bene<br />

come fossero andate le cose.<br />

In seguito le aveva anche parlato di un uomo che aveva deciso<br />

di abbandonare l'Occidente e la sua opulenza per andare a vivere<br />

ad Alessandria. Dove ancora sentiva il profumo della sua giovinezza<br />

e di quella di chi aveva avuto significato per lui. Dove aveva<br />

ancora avvertito il sapore, la musica della vita.<br />

Di questo incontro le aveva parlato più a lungo, ma per lei era<br />

risultato egualmente oscuro. Come se la parte più importante del<br />

racconto fosse rimasta ancorata nel profondo del cuore del compagno.<br />

Forse un giorno avrebbe capito di più. Il tempo avrebbe<br />

distillato le cose. Lo stesso animo di suo marito avrebbe acquistato<br />

una trasparenza che poteva aiutare entrambi.<br />

249


19<br />

- Tornerai presto?<br />

- Non so se tornerò mai!.<br />

Selene non aveva fatto caso alla domanda di Jutte finché Saskia<br />

non le ebbe risposto.<br />

- Cosa vuoi dire? Questa è la tua terra.<br />

Una volta si diceva è “la tua patria”.<br />

- Si dicevano tante cose, una volta - Saskia si aggiustò meglio<br />

sui cuscini. - Cose di cui oggi non si può neanche parlare. La patria<br />

è un concetto fascista. Forse soltanto i francesi possono essere<br />

tranquillamente sciovinisti.<br />

Altrimenti si rischia il linciaggio delle sinistre.<br />

- Cosa c'entra con il ritornare qui, a casa tua?!<br />

- La verità è che non so più quale sia casa mia. Se parlassimo di<br />

tana...La tana è il posto del tuo odore...<br />

- E il tuo odore è qui, carina...<br />

- Forse sì, e forse no...<br />

- Cosa avete intenzione di fare, ora che tua figlia si è sistemata<br />

a Koeln?<br />

- Sistemata per modo di dire.<br />

- Insomma, Hashem lavora lì…<br />

- Certo.<br />

- …allora?<br />

- Scusa, Selene, - la voce di Jutte era un po' roca per il fumo -,<br />

per ora andranno ad Alessandria...<br />

- Ma dopo?<br />

- Intanto ci resteranno per un poco - Jutte non sembrava voler<br />

cedere la parola, affinché fosse l’interessata stessa a spiegare la situazione.<br />

- Sì, resteremo ad Alessandria per un certo tempo. Fulvio...<br />

- Scusa, avevo dimenticato - l'altra l’interruppe.<br />

Questa volta fu Jutte a mostrare curiosità.<br />

250


- Ma non ci hai spiegato...come è venuto fuori tutto quanto.<br />

- Parli del lavoro di mio marito? Non so. Per ora è semplicemente<br />

un'idea. Ad Alessandria vi è da sempre la convinzione che<br />

in un certo posto del centro storico vi sia la tomba di Alessandro<br />

Magno.<br />

Nessuno sa dire se è una leggenda o se c'è della verità in un<br />

racconto che si tramanda da quasi due secoli. Un dragone russo,<br />

che si era calato nei sotterranei della moschea di Nebi Danyal, disse<br />

di aver visto una grossa teca di vetro con un trono all'interno,<br />

su cui sedeva un uomo abbastanza giovane per essere il Macedone.<br />

Un giovane incoronato. Forse avvolto anche in un mantello<br />

dorato. E letteralmente circondato da libri e papiri. Molti hanno<br />

pensato che fosse Alessandro Magno. Secondo la storia di quei<br />

tempi, il grande condottiero sarebbe stato sepolto proprio in quella<br />

zona della città insieme ad altri re tolemaici.<br />

Ora sembra che sia saltata fuori gente interessata a scoprire la<br />

verità…Nel senso che si è formato un “comitato d’affari” per la<br />

ricerca. Il denaro ce lo mettono gli americani e i tedeschi, e il governo<br />

egiziano ha già dato il suo assenso. A condizione che si negozi<br />

lo sfruttamento turistico della zona. Non siamo più ai tempi<br />

di Nasser e delle nazionalizzazioni selvagge. Ma sono ugualmente<br />

tosti. E hanno ragione.<br />

- Speriamo. Anche se le attitudini negoziali dei nipotini dei pellerossa<br />

sono solo meglio che niente…<br />

Jutte credeva che la politica fosse solo un male necessario, o<br />

qualcosa del genere.<br />

- Fulvio ci si è trovato invischiato. Un po' per le sue conoscenze,<br />

un po' per il suo lavoro. E poi per una sorta di fantasia che lo<br />

ha preso. Lo eccita la ricerca del Grande uomo.<br />

- Beato lui. Ma…far nascere un altro piccolo musulmano: sarà<br />

una buona idea?!<br />

Selene volse di scatto la testa verso Jutte.<br />

- Sei terribile, Jutte. Sarai ubriaca, ma hai anche la lingua più<br />

lunga che conosco!<br />

L’amica la guardò fra il meravigliato e il dispiaciuto, poi:<br />

251


- Ho sempre detto che sei una donna di poca esperienza. Ora<br />

finiamo questi gamberoni e la bottiglia di champagne. E non dimenticare<br />

che sono tua ospite.<br />

Tornarono di buon umore. Saskia non aveva nessuna voglia di<br />

litigare. E i gamberoni, appena passati sulla fiamma, erano duri e<br />

saporiti.<br />

Quella sera le tre donne erano sole nell'appartamento di Selene,<br />

Freddie era in ufficio per un “contratto”. “Cara, non mi aspettare<br />

per cena”, ha detto quello stronzo di mio marito. “Questi<br />

nipponici sono molto tosti”. Lei, senza guardarlo, gli aveva risposto:<br />

“Sei il solito fortunato, Freddie.”<br />

Avevano riso tutte assieme.<br />

Per quel motivo avevano potuto abbandonarsi ai ricordi e alle<br />

abitudini di una trentina d'anni prima, quando frequentavano l'università<br />

e davano festini a base di gamberoni e fidanzatini.<br />

- Il tempo passa, e non ci si può far nulla. - disse la padrona di<br />

casa versando l’ultimo champagne.<br />

- Non mi dirai che tuo marito ti è scappato di mano, durante<br />

quella specie di vacanza solitaria che è stato costretto a fare quando<br />

sei venuta su l’altra volta? – Jutte interloquì<br />

- Perché dovrebbe essermi scappato di mano?<br />

- Mia nonna diceva che gli uomini sono come i fringuelli. Se li<br />

stringi troppo li soffochi, e se allenti la presa frullano via…<br />

- E solo tu puoi sapere cosa sia successo al tuo fringuello - Selene<br />

si intromise, ridendo e versando sbadatamente mezza coppa<br />

di champagne sul pavimento. - Per la miseria! Un attimo di distrazione...e<br />

guarda che casino.<br />

- Proprio come stavi dicendo tu - incalzò Jutte ridendo anche<br />

lei, fino a singhiozzare.<br />

L'altra si assentò per prendere uno straccio dalla cucina. Poi<br />

tornò, asciugò in terra alla meglio, e mentre era di nuovo di là le<br />

amiche sentirono la porta del frigo aprirsi e chiudersi. E si guardarono<br />

come a dirsi: ci risiamo!<br />

- Ora facciamo davvero bisboccia - E il tappo di un'altra bottiglia<br />

di champagne saltò in aria sotto le mani curate della padrona<br />

di casa. - Potrebbe esserci una giovane egiziana nella sua vita. En-<br />

252


trata mentre tu facevi la buona samaritana qui con tua figlia, insieme<br />

a quel maledetto Fynlei. O Feinley: come diavolo si chiamava<br />

il vostro legale?<br />

Una graziosa piccola egiziana che si è sgravata di un figlio che<br />

Fulvio fa passare per il figlio di quel...Mulid?, si chiama così? E<br />

che ora andrete a vedere ad Alessandria.<br />

- Povero piccolo disgraziato. Nascere illegittimo di Fulvio per<br />

farsi circoncidere da Mulid. Una vita iniziata così meriterebbe il<br />

suicidio. O affidarsi all'eutanasia. Delle volte è l'unica.<br />

Quando Selene rideva, appoggiava le mani sulle cosce e faceva<br />

un po' forza per dare spazio ai sussulti della pancetta. Ora che aveva<br />

trovato il suo spazio espressivo, era felice d'essere in compagnia<br />

delle amiche.<br />

- Non te la prendere, per favore, Saskia. Non te la prendere.<br />

La voce cominciava ad essere strascicata, e Saskia si chiese se<br />

l'amica sarebbe mai riuscita ad alzare ancora la pesante bottiglia<br />

che stringeva con entrambe le mani per mescere quello che vi restava.<br />

- Non me la prendo affatto. Si potrà pure ridere un po'. Ma,<br />

scherzi a parte, non crederai davvero che Fulvio mi porti a vedere<br />

un figlio naturale laggiù ad Alessandria? E' un'assoluta sciocchezza.<br />

E' un bambino che rassomiglierà tutto al padre. Al padre vero<br />

voglio dire.<br />

- Speriamo bene…Speriamo che il tuo Diogene non abbia fatto<br />

casini..! - e Jutte, ridendo, suggellò il discorso allungando il bicchiere<br />

vuoto verso l'ospite. - Credo sempre poco a quello che dicono<br />

gli uomini. Per quanti tentativi abbia fatto - in tutto tre, né<br />

uno in meno né uno in più -, non mi è riuscito di acquistare fiducia.<br />

E questa storia della ricerca dell'uomo nella teca di cristallo mi<br />

sa tanto di baggianata colossale. Come sarebbe venuta in mente a<br />

Fulvio una cosa del genere?<br />

- Le idee vengono e vanno. O restano. Evidentemente questa è<br />

una di quelle che sono rimaste.- Odiava fare il difensore d'ufficio<br />

del compagno ma non poteva non rispondere in modo sensato.<br />

253


- Quelle che restano sono solo quelle che ci fanno più comodo.<br />

Che magari si rivelano anche le più cretine. O le più pericolose<br />

– concluse Jutte.<br />

- Andiamo, smettila. Hai la sbronza triste!? – Selene intervenne.<br />

- Neanche per sogno. Non dire sciocchezze. Quante volte non<br />

pensi tu stessa qualcosa di strano. E la fai, così, senza rifletterci su.<br />

Poi, dopo averci pensato un poco:<br />

- A me sembra che nella vita mi siano riuscite solo le cose più<br />

stupide. Non potrei fare un grande bilancio se qualcuno me lo<br />

chiedesse. E oggi non potrei neanche mentire. E' quasi sabato<br />

santo. Ma per fortuna non c'è nessuno che lo farà.<br />

Solo, mi chiedo come abbia fatto a pensarci, tuo marito, ad Alessandro<br />

Magno e al luogo della sua sepoltura.<br />

- Intanto ad Alessandria si parla più di Alessandro Magno che<br />

di Robert Redford. Su questo puoi credermi. Non fosse altro perché<br />

la gente che ci va, di solito, è appunto in vacanza da roba del<br />

genere. E, poi, la zona di cui parla la leggenda è praticamente al<br />

centro della vecchia città. Il crocevia nei cui pressi vi è la moschea<br />

dei famosi sotterranei ha duemila e trecento anni. E' una zona fantastica.<br />

– Selene interloquì.<br />

- Io non me la ricordo, disse Jutte.<br />

-Tu non fai testo. Non ti ricordavi l'Empire State Building!<br />

- Non essere scortese! E come mai mi ricordo del Pastroudis,<br />

del Faro, e della colonna di Pompeo?<br />

- Ma cosa dici? - Selene fu pronta a rimbeccarla. - Il faro non<br />

esiste più da secoli.<br />

- Scusa, e quella grossa costruzione bianca che era lì in fondo,<br />

sul mare?<br />

La voce di Jutte aveva preso a tremare e le due amiche si guardarono<br />

un attimo, ambedue preoccupate che l'altra avesse<br />

un’improvvisa crisi.<br />

- Quello è il forte Quait Bay. Lo hanno costruito dove una volta<br />

c'era il faro.<br />

- Ecco, lo dicevo io. C'era pure un faro da qualche parte. Fate<br />

dei discorsi...A volte mi sembra d'esser matta. Dite cose che ci<br />

vorrebbe un bel po' di...Fissan per digerirle.<br />

254


- Certo che c'era il faro. Certo. - Saskia si sforzò di calmarla.<br />

Ma, doveva ridere? Era una battuta quella del Fissan?<br />

- Devo ancora ringraziarvi per il “gaper”.<br />

Il nuovo argomento avrebbe spazzato via il nervosismo, e ricacciato<br />

indietro le lacrime che già sentiva gorgogliare nella gola di<br />

Jutte.<br />

- E' una testa meravigliosa. Non ricordo di avere mai visto un'insegna<br />

così bella.<br />

- Buck è speciale. Anzi la sua compagnia di assicurazioni è speciale.<br />

Hanno un intero magazzino di roba vecchia da regalare,<br />

quando se ne dà l’occasione. Una volta un'amica gli ha chiesto una<br />

polena per il giardino. Sai, quella specie di statue che si mettevano<br />

all'estremità del tagliamare dei vascelli. E l'ha avuta.<br />

Ma eravamo ragazze. Roba di infiniti anni addietro.<br />

- Comunque, molto gentile da parte vostra. Una cosa bella e<br />

preziosa. E gentile anche da parte di tuo marito essersi interessato<br />

al regalo che volevate farmi.<br />

Quindi, con fare scherzoso:<br />

- Non sono più una ragazza, io!<br />

- E lui è un po' moscetto, mia cara. Oggi come oggi.<br />

Per questo, non stare a preoccuparti. E’ tutto gratis.<br />

Scoppiarono a ridere. Jutte si era già tirata un po’ su. Proprio<br />

come avevano sperato.<br />

- Vorrei solo sapere a che tipo di negozio appartenesse, quella<br />

testa di legno. Sembra che abbia mal di denti. A Firenze mi chiederanno<br />

da dove viene quel volto ligneo dai lineamenti orientaleggianti.<br />

E un sacco di altre cose anche.<br />

- Hai detto giusto. Buck mi ha parlato di uno speziale. Uno di<br />

quelli che trattavano erbe esotiche, ma anche impacchi ed estrazioni.<br />

Ma chi può dirlo!? E' tutta robaccia vecchia che hanno in questo<br />

enorme magazzino. E che diventa preziosa quando devono<br />

omaggiare qualcuno. Che parola terribile! O quando qualcuno<br />

vuole comprarla.<br />

Deve essere stata una bottega che avrà curato con successo legioni<br />

di stitici. La mascella serrata è segno di tensione interiore.<br />

255


E poi guarda che a nessuno interessa più da dove viene qualcuno.<br />

E neanche dove va. Interessa solo se farà la strada con lui, e<br />

se ha abbastanza grana.<br />

Anche se delle tre la più tesa era Jutte, lei stessa era un po' nervosa.<br />

Sin dai primi momenti della serata, dopo il primo e unico<br />

martini, aveva cominciato a pensare a Kati.<br />

Così come si era allontanata una volta dal centro di accoglienza,<br />

la ragazza poteva farlo ancora. E vedersela piombare lì di notte,<br />

a battere magari con le scarpe contro i vetri della porta-finestra,<br />

non sarebbe stata una cosa divertente. Era sicura che Kati la odiasse<br />

per la sua testimonianza. E per tutta la sera aveva temuto<br />

un confronto che, chissà perché, nella sua immaginazione a tratti<br />

si trasformava da lontanamente probabile in assolutamente inevitabile.<br />

Lei era lì, a casa della madre. Come poteva accadere che Kati<br />

non venisse nel cuore della notte a chiederle ragione della sua deposizione?<br />

Le sembrava impossibile.<br />

Poi sia Jutte che Selene avevano iniziato a tracciare consuntivi,<br />

a parlare delle infedeltà dei loro mariti.<br />

A lei avevano sempre detto che i sospetti che si dimostrano i<br />

più fondati sono quelli apparentemente più assurdi. L'abilità di chi<br />

ci inganna ha più successo se si affida alla nostra psicologia, piuttosto<br />

che alla meccanica del tradimento puro e semplice.<br />

Un inganno ben riuscito solitamente è il nostro ingannarci su di una persona.<br />

E l'amarezza è tutta lì.<br />

Fulvio non aveva avuto figli con egiziane. Magari si era concesso<br />

una sveltina, niente di più. Era un uomo tutto sommato pigro,<br />

e lontano da una sensualità mercenaria. Che sciocchezza quella<br />

di Jutte. Che ipotesi assurda. Ma l'aveva disturbata, ed ancora la<br />

disturbava.<br />

Per quanto riguardava la ricerca a cui si sarebbe tra poco dedicato,<br />

neanche lei avrebbe saputo dirne il perché con certezza. Le<br />

aveva accennato a un italiano che aveva fatto la guerra in Egitto, e<br />

che ora aveva deciso di trascorrere lì quello che gli restava della vi-<br />

256


ta. Questo aveva fatto ricordare anche a lui i suoi sogni di ragazzo.<br />

Le incontenibili fantasie della sua giovinezza che lo avevano fatto<br />

tanto volare. Che una volta erano piaciute anche a lei. Ma Fulvio<br />

non avrebbe lasciato la famiglia, come sembrava che avesse fatto<br />

l'altro. Avrebbe semplicemente cercato di realizzare qualcosa di interessante,<br />

anche se magari un po' pazza.<br />

Lei poteva solo pensare a quanto fosse suggestivo scavare al<br />

centro di Alessandria, in un sito che sembrava accogliere la tomba<br />

del condottiero macedone, l'anfiteatro romano, e il Mouseion con<br />

la famosa biblioteca.<br />

Quel gaper poteva metterlo nell'ingresso, al di sopra della porta.<br />

Sufficientemente ampia e nobile. Di spazio ve n'era a sufficienza.<br />

Oppure su una colonna.<br />

In quel caso scattavano problemi. Una colonna di che materiale?<br />

Legno? Marmo? E di che colore? Per non parlare della forma.<br />

Invece su di una mensola al di sopra dell'uscio. O, meglio,<br />

nell’ingresso. Poteva andare.<br />

La testa aveva pomelli lustri e coloriti, come se fosse stata appena<br />

rifinita. Forse Buck aveva investito qualche euro in un superficiale<br />

restauro. Ma era davvero uno splendido gaper. La morte lascia<br />

dietro di sé i suoi tesori. E le compagnie di assicurazioni li acquistano<br />

per due lire. E li commerciano.<br />

Dopo avere spremuto i padroni da vivi, ci guadagnano anche<br />

quando sono morti.<br />

Alla fine fu nella stanza che Selene le aveva messo a disposizione.<br />

Lo stesso nome del luogo di cui Fulvio le aveva parlato ultimamente<br />

aveva un suo fascino archeologico. Kom-el- Dikka. La<br />

collina dei detriti. Immondizie, rimasugli: comunque sopravvivenze?<br />

Suo marito era un uomo di fantasia. Ma probabilmente aveva<br />

capito come sarebbe stato difficile riempire in modo intelligente il<br />

tempo che lo separava...<br />

257


Sì, il tempo che lo separava dalla morte. E aveva cominciato a<br />

darsi da fare. Aveva approfittato dell'occasione.<br />

Tutto qui. Altro che figlio illegittimo.<br />

Apparentemente era rimasto affascinato dalla storia del dragone<br />

(o si trattava di un ussaro?) che, immergendosi nelle viscere<br />

della terra sotto la moschea di Nabi Danyel, si era imbattuto in<br />

quello strano reperto. Un uomo incoronato in una teca di cristallo,<br />

su di un trono, e circondato da libri e papiri. Forse avvolto in un<br />

mantello dorato.<br />

Ma vi era dell'altro in quella sua scelta. Nel tentativo di quella<br />

esumazione. Aveva intravisto il filo della ribellione nella sua decisione<br />

di pagare per l'operazione di Mulid. Dietro quel dono, apparentemente<br />

impulsivo e del tutto gratuito, vi era il filo rosso della<br />

ribellione di suo marito contro la sorte del piccolo nomade.<br />

Di Farouk, era così che si chiamava il ragazzetto targhi.<br />

Magari anche un lontano senso di colpa per la sua appartenenza<br />

all'universo dei ricchi sfruttatori e cannibali.<br />

Freud non aveva sbagliato tutto.<br />

Sorrise a se stessa. Vi era del vero in ciò che il vecchio austriaco<br />

aveva immaginato. Proprio come una volta vi era stato del<br />

marcio in Danimarca.<br />

Sopravvivere a se stessi è difficile.<br />

Quando la vita ci strappa le motivazioni che ci aveva dato, ci<br />

strappa anche le radici. Quelle sottili pompe che suggono gli umori<br />

per noi essenziali dalla nostra condizione esistenziale. Dal nostro<br />

habitat più autentico, quello della mente. Tutto questo suo<br />

marito lo aveva compreso, e aveva deciso di battersi contro l'eutanasia<br />

di un'intelligenza che non avesse più scopi.<br />

A lui non sarebbero bastati né il tavolo da gioco, né i viaggi.<br />

Né le mille cose stupide con cui si inganna l'attesa. L'ultima attesa.<br />

La loro era un’età in cui i miti e le leggende non riuscivano ad<br />

avere un effettivo peso. Venti ormai incapaci di generare<br />

quell’autentica esaltazione che ci strappa all’ovvio, al quotidiano.<br />

Che ci porta in alto con le sue ali.<br />

258


Le aveva scritto: Di Alessandria mi commuove la storia e non<br />

il mito. Il porto esterno, quello che chiamano comunemente il<br />

porto “preistorico” di Pharos - e a cui la leggenda dice che sia approdato<br />

Menelao mentre tornava a casa reduce da Troia –, bene,<br />

quello non mi interessa.<br />

Non so perché, Omero si allontana dal mio fianco. Le sue bonacce<br />

non giungono più fino a me. Così che non mi gonfia il petto<br />

l’euroaquilone, il vento che Plinio descrisse come la peste dei<br />

naviganti. Che scivola in queste acque proveniente da nord-est,<br />

asperrimo per chi da Creta faccia rotta per l’Italia. Dalla Creta di<br />

Minosse re di Cnosso, che commissionò a Dedalo il Labirinto.<br />

In definitiva, è più facile sentirmi avvolto dalle musiche e dalle<br />

architetture dello smarrimento, piuttosto che da un’ eroica eco ulisside.<br />

Aveva deciso di dedicare quell'ultimo tempo alla ricerca del<br />

Grande Alessandro. Era pure un traguardo, una meta a cui non<br />

tutti avrebbero potuto mirare. Ma senza troppi fronzoli, piuttosto<br />

come ad un risultato a cui volesse giungere.<br />

In un certo senso, più o meno coscientemente cercava di trasformare<br />

il mito in una palpabile realtà.<br />

Anche per questo lei aveva considerato plausibile un tale sforzo,<br />

ed era stata d'accordo.<br />

Vij era lontana insieme al suo persiano. Avrebbe vissuto la sua<br />

vita. La sua seconda vita, dal momento che la prima era stata bruciata<br />

da Jaap. Ma non si può vivere di riflesso. Della vita della loro<br />

figlia che da poco aveva superato la boa dei quaranta. Fulvio non<br />

era così.<br />

Avrebbero continuato a pensare a lei, a mandarle regali per le<br />

feste comandate e non. Sarebbero andati a farle visita. A vedere<br />

come Hashem si muoveva nel suo mondo. Come lei stessa si<br />

muoveva in quel nuovo universo che era Koeln. Aveva addirittura<br />

intenzione di chiedere a Selene e a Jutte se Vij poteva rivolgersi a<br />

loro per intessere rapporti commerciali con A'dam.<br />

Sperava che le amiche potessero darle una mano. Ma tutto<br />

qui. Perché alla fine ci si ritrova soli. Al massimo insieme al com-<br />

259


pagno, o alla compagna. A volte in un gemellaggio monozigotico,<br />

quando non come autentici fratelli siamesi.<br />

Di due uno solo ormai. Verso il traguardo, verso una meta che<br />

anche se relativamente vicina non si conosce.<br />

Una realtà che si comprende solo vivendola.<br />

Dopotutto, un cornino, arrivati a quel punto, non avrebbe significato<br />

granché. Forse sarebbe stato il segno della paura della<br />

morte, un gesto di sopravvivenza. Un tentativo di sentirsi vivi<br />

come non si era ormai più. Più che altro una contestazione – se<br />

non una sfida – all’andropausa.<br />

Il sesso non è soltanto relativo all'ambiente, ma cambia significato<br />

- proprio come cambia a volte linguaggio - a seconda dell’età.<br />

Il sesso di un vecchio insoddisfatto e impaurito è triste, perché è<br />

triste lo stesso canto del cigno.<br />

Quello che in gioventù è stata una porta sulla vita, in vecchiaia<br />

diventa uno spioncino sulla morte. Jutte aveva cambiato tre mariti<br />

ma non capiva un accidente. Selene... Con i problemi della figlia<br />

che si ritrovava fra i piedi, Selene aveva ben altro a cui pensare che<br />

ai “contratti” che Freddie concludeva in ufficio la sera - probabilmente<br />

con grandi sforzi…con una fatica da schiavi.<br />

Il linguaggio ci inganna. Usiamo le stesse parole a ogni età senza<br />

renderci conto che significano cose diverse.<br />

Poi, mentre chiudeva le palpebre, si chiese se quella che andava<br />

avanti sul circuito radiofonico della casa - che qualcuno, forse involontariamente,<br />

aveva acceso - fosse l'ottava di Mahler…<br />

Se ne parlava così spesso e tanto a sproposito di quella sinfonia<br />

meravigliosa…<br />

S’addormentò intanto che nel petto le si intrecciavano diversi<br />

sentimenti. Da una parte era estremamente grata a chi stava nella<br />

camera dei bottoni per aver impedito lo sgradevole arrivo di Kati<br />

armata di scarpa con tacco; dall'altra si chiedeva con animo incerto<br />

se la sua antipatia per la metafisica da salotto, e le indagini religiose<br />

condotte intrecciando giochi di parole e nozioni, non fosse<br />

sbagliata.<br />

260


Ci sono ricerche che hanno un tempo preciso perché hanno<br />

un significato preciso. E si possono effettuare soltanto pagandole<br />

con il silenzio, con l’umiltà, e con il dolore. C’è un tempo per tutto,<br />

aveva scritto qualcuno. Quoelet?!<br />

Doveva essere attenta quando pensava a Dio.<br />

Però parlarne…<br />

Quindi una buia stanchezza la risucchiò nel vortice muto del<br />

proprio grembo.<br />

Quella notte un sogno ricorrente tornò a visitarla.<br />

Era a mare e nuotava a fianco di suo marito e di sua figlia<br />

quando, a un certo punto, vide un banco di grossi pesci che scivolavano<br />

nell'acqua. Vigorosi, robusti. Dai mantelli scuri ma con<br />

chiazze dorate, nuotavano con agile forza. Pesci grossi, forse di<br />

una sessantina di centimetri di lunghezza.<br />

Passarono tutti assieme accanto a un grande bacino. E mentre<br />

loro tre costeggiavano le reti di contenimento dell’ allevamento, i<br />

pesci presero a balzare a uno, a due alla volta al di là delle pareti di<br />

fitte maglie.<br />

Solo allora s’accorse che quelli che sembravano grossi individui<br />

robusti e sani erano invece attaccati da parassiti. Parassiti che le ricordavano<br />

le lamprede. Anzi, che erano lamprede! E ogni scazzone<br />

- ecco cos'erano quei pesci! -, rilucente nella sua livrea screziata<br />

di macchie d'oro, era attaccato e roso da alcune di esse, pur continuando<br />

a nuotare o a saltare al di là delle pareti del bacino.<br />

Quei pesci le comunicarono angoscia. E impiegarono poco<br />

tempo a tramutare il sogno in incubo con i loro fianchi rosi, o lacerati,<br />

crudelmente smangiati, attaccati dalle stesse alghe. Individui<br />

che, per quanto elegantemente saltassero dentro il paradiso ittico<br />

del vivaio, si portavano pur sempre - agganciati con terribili fauci -<br />

i loro giustizieri. Dai fianchi squarciati, dai corpi forati, in cui le<br />

bocche tonde e possenti dei ciclostomi aggressori, armate di innumerevoli<br />

denti labiali, avevano scavato condotti attraverso i<br />

quali ne divoravano i cuori. Che scavavano caverne che poi conducevano<br />

al vuoto, a un nulla tanto profondo da spaventare qualunque<br />

immaginazione.<br />

261


Simulacri di strade. Labirinti di vorticosa oscurità in esseri che<br />

erano la spoglia di se stessi. Da ridurre qualunque fantasia al tremito<br />

agonico.<br />

Se ne sentì avvolta, come in tunnel infiniti.<br />

E a un tratto, nel sonno, le parve che lei stessa potesse essere<br />

attaccata e svuotata del proprio cuore, privata delle proprie viscere.<br />

Lei insieme alle persone che le erano più care.<br />

E fino al mattino l'incubo fitto degli straziati luccicanti fianchi<br />

bruni degli scazzoni e dei guizzanti corpi verdastri delle lamprede<br />

la lasciò, solo per riprenderla ancora. Irto di ulcere innumerevoli,<br />

come di denti dei ciclostomi che nel sonno la rimandavano a necrotiche<br />

interrogazioni, a tormentosi esiziali quesiti.<br />

Poi fu giorno. E la luce di un sole trionfante invase la stanza,<br />

giunse a liberarla.<br />

Orecchiando il trambusto in cucina, come vita che sobbollisse<br />

al di là di porte e corridoi, si chiese quando avrebbe fatto di nuovo<br />

Pasqua ad A'dam.<br />

Se fosse mai accaduto, sarebbe stato in compagnia di suo marito.<br />

Assolutamente.<br />

Quindi, sulle ali di quel ricordo, tornò con la mente alla notte<br />

in cui le aveva letto la prefazione di Maria Bruhl al “Della guerra”<br />

del suo Karl. Fulvio le aveva detto, sorridendo con arguta mestizia:<br />

“E' forse tutto quello che mi rimane di lui. Le parole di sua<br />

moglie.” – quasi scusandosi.<br />

Maria - contessa Bruhl prima di essere von Clausewitz - era<br />

una donna meravigliosa. Ed aveva cominciato il breve scritto di<br />

introduzione al lavoro del marito, pubblicato dopo l'immatura<br />

scomparsa di quest'ultimo, con poche righe da innamorata che ne<br />

spiegavano il motivo e l'atteggiamento.<br />

Il suo era l'atto di un esecutore testamentario, e non l'intrusione<br />

di una donna in una materia che non le competeva.<br />

Qualcuno giustamente troverà bizzarro- aveva scritto - che<br />

mano femminile ardisca accompagnare con una prefazione un'opera<br />

di oggetto guerresco.<br />

Ma gli amici non necessitano di alcun chiarimento al riguardo.<br />

262


Sarebbe rimasta accanto a suo marito fino al termine di quella<br />

escavazione, di quella caccia all’uomo.<br />

A quell'uomo al centro di Alessandria, di quell’enorme babele,<br />

come lui a volte scherzosamente diceva. Una congerie totalizzante<br />

di persone e di cose, di passato e di futuro, di antico e moderno,<br />

di desideri del cuore e frustrazioni della mente, castello di tutti gli<br />

omicidi e di ogni speranza.<br />

Una babele moderna, in cui purtroppo si cominciavano a<br />

svuotare i bambini come si fa con i piccoli orci di vino dolce. Golosi<br />

delle ultime gocce saporite.<br />

Icona del presente. Espressione anch’essa del “villaggio globale”<br />

dalla rinnovata araldica. Il cui blasone era praticamente campito<br />

di microcircuiti integrati; contro i quali un quadrumane rampasse<br />

su di un'interzatura in cui due delle zampe del primate rendessero<br />

inutilizzabili deferenti e tube, a sbarrare il passo alla vita indesiderata;<br />

e le altre due ripristinassero arterie, istituissero “bretelle”,<br />

affinché spermatozoi e ovuli potessero incontrarsi grazie alla restaurata<br />

fisiologia. In una rinnovata miracolosa viabilità.<br />

Mentre, nella terza parte, enormi fauci avrebbero strizzato fresche<br />

mammelle muliebri, seduttrici mai smagate agli ancora e<br />

sempre oscuri itinerari dell'amore.<br />

Mulid doveva saperne qualcosa di quella perenne malia, secondo<br />

suo marito.<br />

263


20<br />

Qualcosa lo aveva svegliato.<br />

Non dovette chiedersi a lungo cosa, il rumore dell'avviamento<br />

di un'auto gli suggerì il tonfo della relativa portiera. Dopo aver ribollito<br />

con la perfezione del suo motore, il minaccioso brontolio<br />

del bolide si spense in lontananza. Gli venne in mente il Big-bang.<br />

Le cause nascoste che hanno generato il presente. Occultate dai<br />

secoli; sotto il denso spessore dei millenni.<br />

O non percepite a causa del nostro sonno.<br />

Anche nel caso della psicologia, di quella moderna scienza…Scoprire<br />

l'inconscio…noi dobbiamo immaginare che qualcosa<br />

sia accaduto per farlo riaffiorare…<br />

Non che lui ne capisse molto…<br />

Ipotizzare le cause del malessere, per curarlo.<br />

Ammesso che ciò sia possibile.<br />

Se solo avesse potuto riprendere sonno.<br />

La breve pausa prima di dare inizio a quella “caccia all'uomo”<br />

avrebbe dovuto servirgli anche per riposare. Per fortuna la Toscana<br />

gli aveva offerto un mite abbraccio primaverile. Sentiva di aver<br />

fatto un balzo indietro, per certi versi. Da ragazzo l’indecisione gli<br />

aveva dato il tormento. Ma quando si gettava a fare una cosa, la<br />

faceva a capofitto, con tutta l’energia e l’entusiasmo di quell’età.<br />

Non che fosse stato indeciso nello scegliere cosa fare ultimamente.<br />

Ma, alla stessa maniera di quel tempo lontano, gli sembrava<br />

di essere pieno di energia e di entusiasmo per il nuovo – e probabilmente<br />

ultimo – impegno.<br />

Saskia gliel’aveva detto: sembri un ragazzo – sono contenta.<br />

Ma perché aveva deciso di tornare in quella casetta dopotutto<br />

scomoda fino alla “barbarie”?! Aveva anche temuto che il ricordo<br />

di Farouk la rendesse triste, e quindi intristisse anche lui. Ma non<br />

era successo proprio così. Farouk era un folletto colorato la cui<br />

264


grazia non poteva essere distrutta dal tempo, o dalla morte. E lui<br />

sapeva che il bambino era da “qualche parte”.<br />

Sì, ogni tanto vi era dolore e tristezza, ma bmbini così non<br />

vanno in fumo.<br />

Chiudere gli occhi per seppellirvi la stanchezza. Per bruciare<br />

sull’ara delle composte sepolture delle ciglia i demoni dell'amarezza.<br />

Per smorzare con la soddisfazione di quella fondamentale esigenza<br />

l'incisività a volte proterva dei problemi quotidiani. Per<br />

smussarne l’asprezza.<br />

Quando si è vecchi si comincia ad apprezzare il vantaggio dell'unione<br />

essenziale fra la psiche e il corpo. Un buon sonno può<br />

farci dimenticare venti anni; un buon pasto quasi tutte le difficoltà<br />

prostatiche. E il sorriso di una persona giovane oltre che cara, ci<br />

sottrae per qualche istante alla coscienza di come la morte sia a<br />

pochi isolati.<br />

Il tabacco no. Il tabacco gli toglieva soltanto il respiro.<br />

Ma non riusciva a farne a meno.<br />

Poi, quando già pensava d'essere sul punto di riaddormentarsi,<br />

la persistente eco del tonfo appena udito lo rimandò al suo amico<br />

Von Clausewitz: a colui che nelle intenzioni di suo padre avrebbe<br />

dovuto fornirgli appoggio nelle vicende della vita, e alle di lui batterie<br />

da campagna che avevano già segnato i suoi solitari assopimenti<br />

d’esule in terra d'Egitto. Quando ancora si poneva la questione<br />

sulla validità del trattato “Della guerra” e di un suo possibile<br />

rapporto con la propria vita. Prima che lo riponesse dove lo aveva<br />

ritrovato. Se la guerra non era il peggiore dei mali, certamente<br />

non era il migliore dei rimedi. La strada maestra della nostra vita.<br />

I colpi, il succedersi dei colpi. La musica dei tonfi mortali a cui si è intrecciati<br />

fin quando il ferro delle bocche da fuoco non ci trova e ci seppellisce con<br />

quella sorta di forte rantolo, di assordante clangore che è la fine.<br />

Con una sorta di estremo tonitruante silenzio?!<br />

E Mahler dardeggiò all'orizzonte della sua penombra.<br />

265


Il compositore aveva amato suoni particolari; e li aveva impiegati<br />

nelle sue sinfonie con coraggio e singolare maestria. Con un<br />

infinito desiderio di perfezione. Spazzole, celesta, campane gravi,<br />

campanacci, xilofoni. Strumenti, questi ultimi, capaci di una gelida<br />

sorprendente “derisione”, qualcuno aveva detto.<br />

Quasi gli parve di potersi adagiare fra le piume dei ricordi musicali.<br />

Di poter poggiare il capo a riposare su qualche citazione di<br />

esperti a lui particolarmente cara.<br />

Fu solo un breve istante; come se una imprevedibile mano,<br />

dalla penombra, avesse lacerato l'ultimo schermo. Fu sorpreso da<br />

un accostamento. Che vi fosse una particolare ragione per cui i<br />

piccoli obici e i cannoncini da campagna - da caricarsi eventualmente<br />

con rottame di ferro - non avevano mai davvero turbato la<br />

sua pace? Come non averci pensato?! Quei colpi della sua fantasia<br />

erano vicini agli “hammerschlag” mahleriani della Sesta, e ad una<br />

lunga, infinita discussione con Saskia rinnovatasi nel tempo: quanti<br />

erano gli “hammerschlag” - i colpi di martello - che Mahler aveva<br />

previsto per il “finale” della sua amata Sesta?<br />

Era poi lecito fare come Bernstein, e ristabilire il terzo quale<br />

definitivo sigillo alla soluzione fatale della “Sinfonia Tragica”?<br />

L'intelligenza di Saskia era lucida, tagliente. E, anche se il suo<br />

animo non era particolarmente attratto dalla musica, le sue risposte<br />

erano razionali e spesso esatte.<br />

Aveva capito anche questa volta il perché delle sue scelte? Le<br />

sue autentiche motivazioni? Lui le aveva detto poco. Non sapeva<br />

perché, ma in quell’occasione era stato restio a dirle, a raccontarsi,<br />

fino in fondo. Forse perché era certo che alla fine lei avrebbe<br />

compreso tutto, ed anche accettato.<br />

A volte la freddezza della compagna gli dava crampi di invidia.<br />

Perfino allorché sapeva di aver ragione. Perchè Saskia ragionava<br />

quasi sempre senza soffrire, mentre a lui capitava solitamente il<br />

contrario. Per non parlare delle volte in cui soffriva senza riuscire<br />

a ragionare.<br />

Si rise un tantino addosso, ormai disposto ad accettare quanto<br />

il fato avesse previsto per lui quella notte; quanto sonno dovesse<br />

perdere per i rumori di una insonne civiltà.<br />

266


Il vero motivo di quella sorta di dissapore non era stato il numero<br />

di colpi di martello del famoso finale, quanto piuttosto una<br />

specie di approfondimento del loro rapporto attraverso l'esame e<br />

il giudizio della personalità di Alma Mahler, la moglie del compositore.<br />

Era accaduto molto tempo prima. In un momento di crisi<br />

della loro unione, aveva cercato di indagare quale fosse l'opinione<br />

di sua moglie su di lui, e sul loro matrimonio, discutendo con lei la<br />

personalità di Alma e l'influenza della donna sulla vita del musicista.<br />

I giudizi sugli altri sono trasversali alla nostra vita; ne fanno<br />

parte.<br />

Il loro era stato un discorrere che variava a secondo delle letture<br />

del momento, o dei concerti a cui assistevano. Sia per i racconti<br />

della donna su quanto Mahler e lei stessa avevano sofferto a causa<br />

di quella sinfonia - che essi avevano immediatamente considerato<br />

densa di nefasti presagi; sia per le considerazioni strettamente musicali<br />

che riguardavano il famoso “tema di Alma”, che Mahler aveva<br />

inserito nella Sesta.<br />

Qual era la caratteristica di quel tema? Quelle quaranta battute<br />

erano il trionfo della donna tanto amata, o la densa testimonianza<br />

volutamente volgare di quanta amarezza l'affascinante Alma avesse<br />

istillato nel suo cuore? Di quanto vano e malefico possa essere<br />

un abbagliante splendore muliebre.<br />

Scherzando, un suo amico critico musicale, una volta gli aveva<br />

detto durante l’intervallo di una Turandot: se è vero che dietro un<br />

grand’uomo vi è sempre una grande donna, è anche vero che dietro<br />

un artista di solito vi è un esercito di puttane.<br />

Era stato un periodo duro. Che lui aveva affrontato in silenzio<br />

cercando di capire cosa avrebbe potuto fare, se il suo matrimonio<br />

con una donna di nazionalità diversa e di tanto lontana mentalità<br />

fosse risultato un clamoroso fiasco.<br />

Neanche l'amore per sua figlia l’aveva aiutato molto.<br />

Ma la problematicità dei rapporti fra i Mahler, proprio i tradimenti<br />

di Alma con Gropius e Kokoschca, alla fine avevano distillato<br />

qualcosa; nella mente di Saskia come nel loro rapporto. E finalmente<br />

tutto si era maturato per il meglio.<br />

267


Una sera in cui, appunto di ritorno da un concerto - non ricordava<br />

più di cosa si trattasse - , a cena in casa di amici s’era parlato<br />

di quella sinfonia e degli “hammerschlag”.<br />

Era venuta subito fuori la loro infinita discussione sia sulla<br />

scelta di Bernstein di inserire il terzo colpo, sia sulla personalità di<br />

Alma e sulle drammatiche ombre che le parole della donna avevano<br />

sempre proiettato sulla Sesta dal racconto che lei ne aveva fatto<br />

nei suoi ricordi. A un certo punto, nel più vivo della discussione,<br />

Saskia aveva detto con voce chiara: “Per dire la verità, credo<br />

che mio marito abbia ragione. Devo ammettere che quel colpo ci<br />

vuole. E' espressivo. Ha ragione anche Bernstein.”<br />

Tutti erano scoppiati a ridere.<br />

Si trattava di un giudizio definitivo e inappellabile?!<br />

Quell'ammissione le era costata un bel po'. Andava oltre i Mahler<br />

e la “Tragica”. Tutti se ne rendevano conto, dopo che sua moglie<br />

si era battuta così a lungo per dimostrare il contrario… Mentre<br />

per lui era sorta una nuova alba. Un po' come se fosse cominciato<br />

il secondo movimento della personale sinfonia del loro matrimonio.<br />

In cui quel colpo, invece che segnare l'assoluta distruzione<br />

che Mahler aveva inteso realizzare nella sua “Sesta”, ridava<br />

slancio alle proprie speranze. Slancio e più profonde radici alla loro<br />

unione.<br />

Saskia aveva saputo di mentire, di opporglisi per non dargliela<br />

vinta. Per amor proprio. Ad imitazione dei modi di fare di Alma<br />

con il Maestro?!<br />

Ma doveva aver capito qualcosa della battaglia, delle ansie che<br />

si agitavano in lui. Aveva intuito come fossero a un punto delicato<br />

del loro rapporto. E ci aveva pensato; come faceva lei, con leggerezza,<br />

senza darlo a vedere. Poi aveva deciso per lui, per loro. Era<br />

questa l'essenza di quella resa; la sua natura era quella di un segnale<br />

positivo. Del suo persistente attaccamento di compagna, di amante,<br />

di donna. L’ accettazione di quella pubblica sconfitta era la<br />

data e il luogo di un convegno.<br />

Era così che quel colpo era rimasto dolcemente conficcato nella<br />

sua mente.<br />

268


Era confortante sapere che Saskia sarebbe stata accanto a lui in<br />

quell’ultimo periodo della vita, e in quel suo ultimo lavoro. Quella<br />

“ricerca dell’uomo”.<br />

Il Macedone nella teca di cristallo: in quanti avrebbero dato<br />

chissà cosa per fissarne il volto!? Il volto di quell’uomo definito<br />

“grande”: Alessandro il Grande.<br />

Per quanto inquietanti fossero quelle parole…Echeggiavano<br />

altro, più grande e più possente dello stesso Alessandro…<br />

L’accostamento di “uomo” e “ricerca” lo inquietava. Rimandava<br />

con la mente ad interrogativi profondi. Sembrava che la sua partecipazione<br />

a quell’indagine archeologica intendesse spingerlo in altri<br />

territori.<br />

Quasi inevitabilmente, albeggiava un’altra e più ampia ricerca.<br />

Il mattino dopo si erano ritrovati a recitare scherzosamente i<br />

versi di Heine sulla Loreley al di sopra delle tazze di tè fumante:<br />

“...vi sarà un terribile schianto, l'imbarcazione affonderà. L'uomo<br />

sarà inghiottito dalla morte. Questo è quanto avrà fatto Loreley con<br />

il suo melodioso cantare”.<br />

Sullo sfondo, ma ormai decisamente lontana, la maga dagli occhi<br />

blu; la musa che pur infedele aveva ispirato Mahler, Kokoschka,<br />

e in qualche modo anche Gropius e Werfel. Di fronte a lui<br />

Saskia sorridente e svestita dell’abituale riservatezza, ancora un po’<br />

ubriaca di sonno e toccata da quella notte di ritrovata intimità.<br />

Forse era per la dolcezza di quel ritrovamento, per il loro amore,<br />

che quando Von Clausewitz a notte lo aveva visitato con i suoi<br />

scenari di guerra, nella sgangherata casetta egiziana asciugata dal<br />

soffio rovente del sole, quando lo aveva intrattenuto nella veglia<br />

con le sue salve di cannone, con i tonfi cadenzati delle sue artiglierie,<br />

vi era stato sempre un sorriso a increspare la sua immaginazione.<br />

Uno zefiro a far lievitare i suoi sogni alessandrini.<br />

La Tragica. Il ricordo della benefica catarsi, i bagliori del piumaggio<br />

di quella fenice, il sorriso dell’amante, avevano mutato la<br />

natura di quel suono.<br />

Lui aveva sentito anche Mahler, insieme a Clausewitz.<br />

269


Quei colpi, secondo Diether, il critico musicale, erano stati realizzati<br />

da Bernstein fondendo un colpo di martello su di una piattaforma<br />

di legno con quello della grancassa - molto grande - usata<br />

dalla New York Philarmonic per il “Requiem” di Verdi. Tutto per<br />

realizzare il desiderio del Maestro, secondo cui l' “hammerschlag”<br />

doveva essere: corto, potente, pesante, ma di qualità non metallica.<br />

Simile a un colpo d'ascia.<br />

Un colpo d'ascia come quello che lo aveva separato dalle ombre;<br />

dai demoni dell'angoscia, della solitudine, dell'inutilità. E che<br />

gli avrebbe tenuto una tenera ulteriore compagnia nella ricerca che<br />

stava per iniziare.<br />

270


21<br />

Tornare ad A’dam per trascorrervi la Pasqua con Fulvio: rito<br />

propiziatorio, o semplice esorcismo per quanto era accaduto a sua<br />

figlia alcuni anni prima? Chissà. La bambina di Vij comunque era<br />

splendida. Jasmine era come la mamma l’aveva meritata. Forse<br />

leggermente scura. Ma oggi tutti si fanno le lampade: sarebbe stato<br />

un vantaggio!<br />

Dopo aver ricordato per tutti quegli anni - a se stessa e a suo<br />

marito - la promessa fatta alle acque della città, alla sua architettura,<br />

e alle sue amiche, avevano deciso per un breve viaggio in patria.<br />

Forse era solo per questo che era ad Amsterdam.<br />

Lei era partita “per tempo” da Firenze, mentre Fulvio<br />

l’avrebbe raggiunta la settimana successiva. Anche Vij e suo marito<br />

vivevano nella città toscana per la maggior parte dell’anno. Hashem<br />

lavorava nella filiale di una finanziaria mediorientale che aveva<br />

lì la sua principale rappresentanza italiana. Ed ora lei era ad<br />

A’dam da qualche giorno. Aggirandosi, anzi agitandosi fra i grachten<br />

da un appuntamento all’altro con Selene e Jutte, per dare uno<br />

sguardo ai negozi, per vedere come la città fosse cambiata.<br />

O, semplicemente, per mangiare con le amiche qualcosa di<br />

buono in un posto interessante.<br />

I musei no. Quelli si animavano solo quando era al braccio di<br />

suo marito. Quando parlavano come amanti ancora giovani, come<br />

gente che avesse dimenticato l’età, la loro nipotina Jasmine, e<br />

l’intero mondo, per immergersi nelle ipotesi della mente e dei sensi<br />

dei pittori, degli scultori, di tutti quelli che avevano pensato di<br />

avere qualcosa da dire al mondo sul mondo. Di avere qualcosa da<br />

mostrare, della realtà, che nessun altro aveva visto prima.<br />

Quelle conversazioni prevedevano una sorta di resa interiore<br />

all’altro, di apertura nei confronti del partner. Un disporre, ciascu-<br />

271


no dei due, l’animo alla percezione - se non alla inevitabile condivisione<br />

- di qualsiasi ipotesi. Delle più assurde e sciocche idee.<br />

Non ci si ama per nulla.<br />

Bene, quella era un’attività erotica svolta al di fuori del talamo; e lei la esercitava<br />

solo con il vecchio amante. Per loro l’eros era stato occasione<br />

di comunione, territorio dell’immaginazione privata, dell’intimità<br />

della loro unione. In quelle visite museali lui le cedeva con facilità<br />

la primazìa. Le riconosceva il diritto di leccargli il naso, o almeno<br />

di cercare di farlo.<br />

Per fortuna l’annullamento del matrimonio di Vij non aveva<br />

avuto nulla di schifoso. Cosa che invece continuava ad avere il secondo<br />

aborto di Kati, che - piuttosto che usare la pillola, la spirale,<br />

o chessò-altro - aveva aspettato il secondo mese per fare fuori il<br />

pupo. Qualcosa di orribile.<br />

Ma Kati era stupida, oltre che drogata per buona parte del suo<br />

tempo. Era un’irresponsabile; che però irretiva sua madre. E Selene<br />

- pur di sgravarsi dell’amarezza delle confidenze di sua figlia -<br />

di tanto in tanto riferiva alle amiche i particolari che le erano stati<br />

raccontati da Kati per giustificare i propri “errori”, “in cui era stata<br />

indotta per alleviare il cuore” troppo appesantito dalla vita. Tutto<br />

al fine di attenuare le proprie responsabilità per le sue debolezze<br />

- se non per i diritti - della carne.<br />

Kati diceva di avere anche voluto tenere i bambini - entrambi<br />

maschietti -, se solo fosse stato possibile. Perciò aveva ritardato.<br />

Ma poi, considerata bene la cosa, aveva deciso di farne a meno.<br />

O, piuttosto, di farli fuori.<br />

Il silenzio di quell’appartamentino, sulla fascia esterna della città,<br />

era morbido e soffice come un nido di piume. Pensare in quelle<br />

condizioni di quiete faceva diventare più sopportabili anche le cose<br />

che erano di per sé assolutamente insopportabili.<br />

Bevve l’ultimo goccio di caffè dalla tazza, poi si abbandonò<br />

contro lo schienale semplicemente appoggiando la tazza sul pavimento.<br />

Quella solitudine sarebbe durata ancora poco. Fulvio tardava a<br />

raggiungerla, ma sarebbe pure arrivato. La solitudine si gode solo<br />

272


quando è breve, saltuaria, confortevole, priva di note drammatiche.<br />

A meno di essere una monaca.<br />

Il caffé non era cattivo, ma a quell’ora del giorno avrebbe preferito<br />

qualcosa di più corroborante. Qualcosa che la tirasse su. Più<br />

tardi; più tardi certamente. Quando le sue amiche sarebbero state<br />

anche loro nella stanza così ordinata da apparire dipinta.<br />

Nell’atmosfera morbida per la luce soffusa dei grandi appliques.<br />

E tornò ai suoi pensieri.<br />

Vivendo il suo quotidiano si accorgeva che l’ atteggiamento<br />

freddo e talvolta duro - quello che aveva definito il necessario cinismo<br />

che lei aveva dovuto esercitare per dirigere in modo efficace il settore<br />

di cui era stata responsabile -, era il comune punto di vista dei<br />

ragazzetti, ora. Chiunque era duro, tosto. Sempre sulla difensiva.<br />

Forse cosciente della propria debolezza, di quell’essere in qualche<br />

modo disarmato davanti alla vita.<br />

E quindi con la faccia - e il cuore - della guerra.<br />

Usava un’espressione forte, lontana dal suo effettivo significato<br />

- “necessario cinismo” -; che in qualche modo rappresentasse la<br />

freddezza austera e implacabile di chi pensa al bene comune e non<br />

a quello del singolo. Ma lì, di cinismo, non ve n’era punto. Poteva<br />

solo apparire così. Tuttavia la gente che la circondava, a volte, era<br />

davvero semplicemente e profondamente cinica. A loro, della comunità<br />

non gliene fregava niente. E i danni che subiva l’individuo<br />

non erano dovuti ai vantaggi che un gruppo avrebbe potuto trarne,<br />

ma piuttosto dipendevano dal loro personale interesse.<br />

Dal loro tornaconto.<br />

Era anche cambiato il senso dei danni, della giustizia; della vita<br />

e della morte. Delle volte sembrava tutto una gran confusione.<br />

Una grande dolorosa confusione.<br />

Il dolore era come un sito di internet in cui ci si imbatte a volte<br />

con una cieca paura; altre volte senza trarne emozioni ma cliccando<br />

in fretta per scivolare alla pagina successiva.<br />

Vi era tanto dolore dappertutto. Troppo.<br />

Era quello che produceva quel nuovo cinismo? Era il caso di<br />

un cane che si mordesse, ininterrottamente quanto inesorabilmente,<br />

la coda?<br />

273


E tutti continuiamo a produrre dolore. Equamente, inesorabilmente.<br />

Ormai è un po’ che lo aspetti...<br />

Tre giorni…Si sarà lasciato incastrare da qualcosa!<br />

E’ strano come tu abbia sempre tanta fiducia in lui. E l’abbia<br />

sempre avuta. O mi sbaglio? - E Jutte si accese un sigaretto dopo<br />

averne offerto inutilmente uno a lei. Di quei rotolini marrone che<br />

rassomigliavano tanto a feci di cane stitico.<br />

Non fumava quasi più anche per quello. La maggior parte delle<br />

amiche erano passate dalle sigarette - candide e ingannevoli - ai sigaretti.<br />

Una cosa obbrobriosa; oscena al solo sentirli fra le labbra.<br />

Aveva provato. Ma preferiva l’ipocrisia bianca ed alchemica del<br />

tabacco a cui era abituata.<br />

So soltanto che è abbastanza sciocco da lasciarsi fregare dal<br />

primo venuto.<br />

Perché non gli telefoni?!<br />

Deve avere il cellulare in disordine, o semplicemente scarico.<br />

Avrà dimenticato il carica-batterie da qualche parte. Lo fa spesso.<br />

Io sarei piena di angoscia, al posto tuo. Di questi tempi. Fra il<br />

terrorismo internazionale e gli aerei che vanno giù...<br />

E i treni. Anche i treni fanno tanto casino…<br />

Ma ci sono anche i ritardi nell’arrivare alla stazione. E gli scioperi.<br />

Semplici scioperi di gente che incrocia le braccia, pensando<br />

di avere avuto una porzione troppo piccola del burro che era nel<br />

frigo grande...<br />

E poi con la cattura di quell’arabo...di quell’iracheno. Dimentico<br />

sempre come si chiama.<br />

Saddam?!<br />

Giusto. Tutti dicono che aumenteranno gli attentati, i problemi.<br />

E’ una cosa difficile, Selene.<br />

Jutte – realizzando improvvisamente la situazione - cercò di interrompere<br />

il discorso, dopotutto imbarazzante, anzi angosciante<br />

per Saskia che attendeva suo marito, e che qualche timore doveva<br />

274


pure averlo. Spiacente di aver lei stessa innescato quella discussione<br />

fatta di dubbi e timori.<br />

Difficile cosa?<br />

Che aumentino i casini. Ce ne sono già tanti.<br />

Tu dici...Se solo prendessero quell’altro con la barbetta e il turbante...<br />

Prenderanno anche quello, non preoccuparti. Bisogna dare<br />

tempo al tempo.<br />

Quindi, assumendo un atteggiamento distaccato, e nella speranza<br />

di abbandonare finalmente quel territorio di sabbie mobili:<br />

Credo che uno dei problemi del nostro tempo sia la condivisione<br />

di alcuni motti con i nostri avversari politici.<br />

Con i nostri nemici, vorrai dire!?<br />

Con i nostri “avversari politici”, Selene. Si dice così. Ma ora<br />

sta’ calma. - E Jutte proseguì.<br />

L’angoscia ha forzato nell’oscurità delle nostre coscienze il più<br />

stupido modo di dire che si possa trovare in politica. Anche noi<br />

incominciamo a pensare “tutto e subito”. E questo potrebbe essere<br />

il principio della fine.<br />

Perché “tutto e subito” è una grande stronzata...<br />

Ma chi ti ha insegnato a usare queste parolacce...?<br />

La bottiglia, carina, la bottiglia. Per verità del genere, anche la<br />

bottiglia è capace di emettere giudizi ponderati ed equanimi.<br />

Io andrei a mangiare un boccone, se permettete. Ho fame.<br />

Veniamo con te, vero?! – e Jutte, rivolgendosi a Saskia, le strizzò<br />

l’occhio.<br />

E se morisse tuo marito?<br />

Risentì la frase mentre si chiudeva la porta dietro le spalle, dopo<br />

avere lasciato il piccolo ristorante fuori mano e le amiche. Modulata<br />

dalla voce alcolicamente querula di Selene.<br />

In un mondo bello mi dispiacerebbe. In un mondo brutto, no.<br />

O il contrario?<br />

Era così che l’amica - dopo avere affogato ogni ritegno e ombra<br />

di buon senso in tre cuba-libre doppi - l’aveva lasciata.<br />

L’alcolismo è una malattia sociale per i costi che impone alla comunità,<br />

ma anche per le rotture di scatole che rappresentano gli<br />

275


alcolisti. Ma voleva troppo bene a Selene perché la frase potesse<br />

causare anche solo una briciola di malevolenza nei suoi confronti.<br />

Quando prevale lo sconforto…la morte potrebbe essere una<br />

liberazione da questo mondo di merda. Quando invece ci si ricorda<br />

dei tempi felici…sarebbe un peccato se si morisse.<br />

Perché la morte opera la distruzione definitiva di quel “bel sogno”<br />

che ad un certo punto è la vita per ciascuno di noi.<br />

Restare soli in un mondo…C’era una parola italiana che<br />

l’aveva colpita, e che le sembrava onomatopeica rispetto alla situazione<br />

a cui pensava: restare soli in un mondo alido.<br />

Probabilmente uno scherzo della sua immaginazione.<br />

Vi sarebbero state Vij e Jasmine, era vero, ma…<br />

Pensare, ragionare, hanno davvero significato?<br />

O piuttosto vivere? Ma vivere...<br />

Aveva una grande confusione in testa! Se quell’imbecille di<br />

Fulvio le avesse anche solo telefonato!<br />

Al centro della stanza, sullo splendido vecchio tavolo di marina<br />

che sua zia aveva ereditato dal figlio Kurt - morto di una sconosciuta<br />

malattia in Africa, mentre prestava servizio in una spedizione<br />

di sostegno ONU - troneggiava un moderno home-theatre dalle<br />

casse gigantesche. Kurt aveva amato e consumato molta musica<br />

classica, e sua madre - forse per quell’unica ragione - aveva acquistato<br />

e intronizzato quei macchinari d’ascolto dai mostruosi “altoparlanti”.<br />

Sul lettore era appoggiato il cd che Selene le aveva regalato.<br />

Selene non era povera ma aveva il senso del denaro. Forse<br />

troppo. E l’unica persona che l’obbligava a spese folli - teatro, costosi<br />

reastaurant, qualche viaggio all’estero - era Jutte. Così Selene<br />

frequentava spesso i mercatini, le fiere, i negozi del falso antiquariato;<br />

o quelli che davano asilo al mercato del “contemporaneo”, e<br />

che, con immediato quanto spesso ipocrita neologismo, venivano<br />

indicati come atelier di modernariato.<br />

Quel cd doveva essere il prodotto di una delle sue incursioni<br />

nel polveroso mondo delle cose che erano state recentemente belle<br />

ed utili per qualcuno, ma solo fino a un certo punto. Fino al<br />

276


momento in cui o si dovevano gettare nella pattumiera, o si rifilavano<br />

- in blocco con tante altre dello stesso genere - ad uno di<br />

quei porti di marciume privato e pubblica turbolenza mnesica che<br />

erano i negozi di quel tipo.<br />

Atelier di modernariato.<br />

In quel caso si trattava di musica dodecafonica. Per chissà quale<br />

strano motivo, Selene si era lasciata attirare dal piccolo contenitore<br />

dalle tinte singolari - con una quasi invisibile traccia di caffè<br />

in basso a destra, che poteva sembrare un intenzionale motivo di<br />

decorazione -, e dalla grafica surrealmente moderna. Lei non era<br />

una assidua frequentatrice di quel tipo di musica, e tanto meno “se<br />

ne intendeva”. Ed era certa di non essersi mai intrattenuta<br />

sull’argomento con l’amica.<br />

Anche se era musica che non le dispiaceva. Perché a volte aveva<br />

un effetto benefico su di lei, la distendeva.<br />

Insomma, l’episodio dodecafonico le capitava fra capo e collo<br />

in molti sensi; perché si trattava anche di una musica difficile,<br />

spesso da assoluti intenditori. Quando non del tutto inafferrabile.<br />

Già un’altra volta Selene le aveva regalato un piatto di porcellana<br />

sicuramente di provenienza simile a quella dell’attuale cd. Una<br />

scena d’Avvento incorniciata da una fascia di peltro sbalzato.<br />

Da quattro soldi, ma davvero delizioso.<br />

“Gesù è brutto - le aveva detto - ma non pretenderai una verosimiglianza.<br />

La fascia è un sogno! Scusa, non sono riuscita a trattenermi.<br />

E poi è Natale!”.<br />

Dal modo in cui aveva pronunciato le ultime parole, si era accorta<br />

di come Selene fosse convinta che lei non poteva non perdonarle<br />

il regalo modesto a causa della Festa.<br />

Per l’amica il Natale assorbiva tutto, cancellava ogni macchia.<br />

Chissà fino a quale punto non lo confondeva con la novità - la verginità<br />

- del Nuovo Anno così vicino.<br />

Forse per tutti i cristiani avrebbe dovuto essere così. Non soltanto<br />

per Selene che era cattolica ma con una figlia che decideva<br />

aborti come fossero vacanze a Sharm-el-Sheik.<br />

Doveva essere terribile per la poverina.<br />

277


Poi la musica iniziò a farsi sentire, entrò morbidamente in quel<br />

suo attimo.<br />

Sconvolgente. Non proprio “roba da rigattiere”.<br />

Ma evidentemente anche i rigattieri offrono buona merce.<br />

Le enormi casse - al centro dell’ampio tavolo di legno chiaro<br />

con rifiniture d’ottone - sembravano fissarla in una muta complicità,<br />

continuando a inviare correnti di gradevole sonorità verso le<br />

pareti bianco ghiaccio.<br />

Se si faceva vincere dalla bellezza della vita, era meglio che<br />

Fulvio vivesse. Ma se si faceva vincere dallo sconforto, non le avrebbe<br />

fatto poi tanto dispiacere se lui fosse morto.<br />

E Woytila ha detto che moriamo da vivi. Non credeva d’aver<br />

capito male.<br />

Dunque... ma cosa significava con precisione?!<br />

Anche il Papa ci voleva per confonderle le idee.<br />

Quando la scrittrice era stata dichiarata Immortale dall’ Accademia<br />

di Francia aveva dovuto farsi una divisa. Ma con i pantaloni o<br />

la gonna?!<br />

Di che scrittrice si trattava?! Marguerite Yourcenar?<br />

Suo marito avrebbe potuto anche non tornare.<br />

Si muore meglio nel rimpianto della vita, o nella delusione?<br />

Qui si agganciava l’intero problema della morte.<br />

Selene raccattava quello che poteva nei negozietti di “robaccia<br />

residuale” – diceva così lei. Dal ciarpame di infinite e non del tutto<br />

trascorse memorie. Era un modo per far sopravvivere le cose che<br />

le piacevano?! Qualche psicologo…<br />

Un brano del cd era tutto dedicato “a certe domande e alle relative<br />

risposte”.<br />

Non è vero che la morte livelli tutti. Essa incenerisce tutto. Ed<br />

è una delle poche parole il cui significato dipende dalle nostre<br />

convinzioni. La morte è quello che noi pensiamo di essa.<br />

278


E’ diversa per ciascuno!?!<br />

Perciò si dice che quelli che sono chiamati santi non la temono.<br />

Per loro è un grande portale. Ma il fatto che Woytila avesse<br />

detto che la viviamo in assoluta perfetta coscienza non aveva migliorato<br />

le cose.<br />

Le aveva rese un po' più chiare e insieme un po' più misteriose.<br />

L’asciutto monologare le fece tornare alla mente una teoria<br />

sull’Olandese Volante, che da poco qualcuno aveva ricordato in<br />

una conferenza alla Welleck Foundation.<br />

Lo stesso secco discorrere del conferenziere.<br />

Era solo un vascello avvistato in prossimità di Capo Horn, nello<br />

Stretto di Drake. Là dove il Pacifico e l’Atlantico si scontrano.<br />

In quell’orizzonte tempestoso e pieno di acque minutissime e sospese,<br />

era facile che si vedesse un vascello volare in alto, contro il<br />

cielo di burrasca. Contro l’aria lacerata ma anche intrisa di tempesta<br />

e solo tempesta.<br />

Un vascello che l’occhio umano vedeva volare ma che non era<br />

altro se non il frutto della rifrazione. Niente misteri.<br />

Correnti del Capo, rifrazione, miraggi dovuti alla rifrazione.<br />

Olandese volante. Si vede rifratto all’orizzonte - l’ Olandese volante.<br />

Navi fantasma. Capo Horn?!<br />

Quella musica, quel progresso, quelle innovazioni...<br />

Se non avesse avuto suo marito, si sarebbe potuta dichiarare<br />

sazia di giorni...Ora era solo sazia di confusione.<br />

Si poteva considerare quella musica come l’icona di una nuova<br />

ristrutturazione della storia? Di una nuova espressione del tempo<br />

stesso della storia?<br />

Ma c’era poi differenza?<br />

Lei era perfettamente quanto orgogliosamente convinta che il<br />

cuore della Storia fosse il digerire da parte del mondo –<br />

dell’uomo in special modo – il progresso. In tutti i campi e in tutti<br />

i sensi. Una continua, sofferta assimilazione di quanto serve alla<br />

vita, ed una espulsione di ciò che è ad essa contrario.<br />

Per l’uomo, essere è metabolizzare il tempo, la sua storia.<br />

279


A Fulvio sarebbe piaciuta quella definizione. Gliel’ avrebbe invidiata.<br />

A lui piacevano le frasi secche, concettose.<br />

Il cuore della grande Storia non era lo sviluppo, l’ accrescimento.<br />

Quasi un centro che produca circonferenze sempre più ampie…<br />

Ma piuttosto l’elaborazione critica dell’ evento, dell’essere<br />

come si presentava di epoca in epoca. Una continua ristrutturazione<br />

sul cammino di una costante progressiva assimilazione critica.<br />

Era un po’ che pensava a quel concetto, che cercava di elaborarlo<br />

sempre meglio. Giusto per restare in tema di faticosa gestazione,<br />

di atteggiamento critico e a volte doloroso...<br />

Ultimamente Fulvio aveva parlato più volte dell’umiliazione che<br />

l’ateismo aveva imposto all’intero universo. Una breve definizione efficace<br />

quanto intrigante.<br />

Poi un’idea attraversò la sua mente come un fulmine a ciel sereno.<br />

Una folgore che illuminò ciò che stavano vivendo, da una<br />

parte suo marito e dall’altra lei. Ecco perché lui aveva scelto di pagare<br />

a Mulid la degenza e l’asportazione dei calcoli. Al fondo di<br />

quella sua decisione non c’era un problema di pietà umana, un voler<br />

donare all’alessandrino un’ occasione di nuova vita.<br />

Comunque non solo e non principalmente quello.<br />

Al fondo di tutto c’era qualcosa che aveva da sempre caratterizzato<br />

suo marito. La ribellione…la ribellione e l’indignazione<br />

profonda per ciò che non ha senso. Anzi, la volontà ferma di trovare<br />

un senso alla realtà. Di darle un senso se solo lui poteva.<br />

Suo marito odiava le sciocchezze e si domandava se tante tesi<br />

sbandierate in giro da alcuni uomini dell’ intellighenzia, piuttosto<br />

che essere semplicemente sbagliate, non fossero anche intenzionalmente<br />

ingannevoli. Durante la loro vita in comune aveva continuato<br />

a dirle che l’errore e la menzogna tengono prigioniero<br />

l’uomo. Che lui stesso si sentiva strozzato dalle teorie atee, minimaliste,<br />

sull’uomo. Quello che dicono gli altri è una testimonianza sulla vita,<br />

e noi stessi abbiamo il dovere di dire, di testimoniare. Di differire.<br />

Di agire, di sconfessare quello che non crediamo che sia la verità.<br />

Quello che d’altra parte cerca di prenderci alla gola togliendoci sia<br />

il respiro che la parola. Dalle volte io mi sento semplicemente male…incredibilmente<br />

male…<br />

280


No, non era stata solo un’opera di misericordia nei confronti<br />

di un uomo alla ricerca di un figlio maschio, ma piuttosto una ribellione.<br />

Anche a quanto era accaduto a Vij per le scelte di Jaap. A<br />

suo marito doveva esser sembrato di rimettere in piedi un universo<br />

che qualcuno aveva voluto capovolgere.<br />

Prima di tutto era stata una risposta a chi aveva ucciso il piccolo<br />

targhi. Probabilmente quello aveva innescato il processo reattivo.<br />

La vita per la morte. Ma poi anche una ribellione contro il<br />

modo di fare di Jaap, contro la sua visione della vita. A modo suo,<br />

una rivincita. Un modo per riaffermare che la vita, quella vera,<br />

non era ciò che Jaap avrebbe portato avanti forse fino alla sua<br />

morte – fiocchetti ai referenti compresi. Ma piuttosto un luogo in<br />

cui amarsi significa considerare il futuro. Fissarlo fino al punto di<br />

generarlo con chi è oggetto della nostra passione.<br />

Era trasparenza, fedeltà. Non era menzogna, la violenza di un<br />

decisionismo maschilista. La sua esperienza l’aiutava a capire la<br />

debolezza di un uomo o di una donna, ma non a sopportare la<br />

violazione sistematica di un patto fondamentale come quello che<br />

si stabilisce nella coppia.<br />

E una vita che abbia autentici ideali è una dinamica che non è<br />

nutrita, o anche solo compatibile con la diffusione di pellicole<br />

pornografiche. Nel lavoro cerca qualcosa di diverso, di più sostanzioso<br />

e intelligente. Qualcosa di specificamente umano.<br />

Da ragazzo, nella sua famiglia dicevano sempre: il lavoro nobilita<br />

l’uomo. Ma intendevano un lavoro umano...<br />

Quell’investimento era stato un passo per rendere alla vita il significato<br />

che in entrambi i casi le era stato strappato. Una testimonianza<br />

che il senso dell’esistere fa la differenza. La differenza che lui voleva<br />

respirare per vivere.<br />

In un certo senso…si era trattato di una dichiarazione di fede.<br />

E al diavolo anche Jutte. “Un altro piccolo musulmano”. Che idea!<br />

281


22<br />

Quando ebbe ascoltato per intero ciò che Selene - nella sua più<br />

“dotta ignoranza” - aveva raccolto fra il pattume, pensò a quanto<br />

in pratica sfugge di ciò che accade nel mondo. Quella musica, per<br />

esempio. Quell'universo sonoro che lei non aveva mai capito a<br />

fondo, ma che non le dispiaceva.<br />

Ma non può andare diversamente.<br />

Quasi senza pensare a quello che faceva, si alzò e, piuttosto<br />

che fare scivolare nella custodia il piccolo disco, lo fece andare di<br />

nuovo. E d'un tratto le sue riflessioni si tramutarono in possenti<br />

fatti sonori. In onde come alti muri che costruivano intorno a lei<br />

un rarefatto dedalio: un labirinto da Minotauro. E lei era sollecitata<br />

lungo il suo percorso; non sgradevole, per la verità. La musica a<br />

tratti si raggrumava. Il violino insisteva sottile, o emetteva note vigorose,<br />

vitalizzanti. Ad intervalli speculari, in capricci allusivi,<br />

chiedendo e richiedendo la complicità dell’ ascoltatore. In una<br />

provocatoria continuità.<br />

Per quanto modesta fruitrice di musica, capiva come quel nuovo<br />

universo avesse fatto accapponare la pelle agli amanti delle avventure<br />

“armoniche”. Come li avesse impauriti a morte con la sua<br />

essenziale novità.<br />

Si trattava di una gigantesca irruzione, di una profonda rivoluzione.<br />

Erano messi in discussione i fondamenti di tutto quanto era<br />

stato ed ancora splendidamente era.<br />

Come avrebbero festeggiato l’arrivo di Fulvio? A quel punto…bisognava<br />

fare qualcosa.<br />

Ma con tutta la confusione che aveva in testa…<br />

In un certo senso il suo compagno era al di là di quelle mura,<br />

di quei suoni. Vivo o morto.<br />

Per un attimo un brivido la scosse. Sciocchezze.<br />

282


Ma la verità è che tutto può accadere. Tutto. Anche gli aerei<br />

hanno difficoltà con il cielo.<br />

Avrebbe acceso la tv. Fra poco vi sarebbe stato un notiziario.<br />

Se l'aereo…, l'avrebbero detto.<br />

Che assurdità pensare una cosa del genere.<br />

Ma non capiva perché suo marito non le avesse fatto uno<br />

squillo al cellulare.<br />

Già, bisognava spegnerlo sull’aereo....comunque...<br />

Si sarebbe messa a sedere. Un goccio di whisky, la poltrona accanto<br />

al telefono. Il cellulare in grembo. Era stanca, spossata.<br />

Solo alla fine, dopo aver disposto ogni cosa intorno a sé per<br />

l'attesa, solo allora il cd - terminata la pausa che lei aveva programmato<br />

- riprese a riempire lo spazio intorno con le sue note.<br />

Finché, a un certo punto, non prese a farle male con quelle sue<br />

domande. Ma era troppo stanca, troppo in tensione per alzarsi e<br />

fermarlo. L'unica cosa era togliere la voce al programma tv per evitare<br />

l'assordante confusione generata da quel miscuglio di sonorità.<br />

Sarebbe rimasta a guardare gli eventi del mondo sulle onde di<br />

quella musica. Di quel nuovo universo.<br />

Si sarebbe trattato di un’interpretazione atonale di una realtà<br />

dalle stridenti…armonie. Dalle armonie molto spesso disumane.<br />

Gigantesca irruzione…profonda rivoluzione.<br />

Erano messi in discussione i fondamenti…<br />

Sarebbe rimasta immobile fino al momento in cui avrebbe di<br />

nuovo avuto la forza di sottrarsi alla tragedia sistemica del momento.<br />

Era così che un antropologo aveva detto. Noi attraversiamo un<br />

momento di tragedia sistemica. Molte cose saranno scomparse<br />

del nostro mondo, quando saremo all’altro capo del tunnel. E bisognerà<br />

vedere cosa sarà accaduto in ogni campo, privato, pubblico,<br />

ideale, politico, fattual-minimalista, o artistico.<br />

S'intende, di questo si interesseranno solo quelli di noi che saranno<br />

sopravvissuti.<br />

283


Poi il telefono squillò, e per un attimo non seppe se fosse il<br />

cellulare o l'apparecchio di linea fissa. Una cosa stupida, incomprensibile,<br />

che pure a volte le accadeva. Quindi rispose.<br />

- Ciao, sono io. Scusa, siamo appena atterrati. Non c’era modo<br />

di raggiungerti…Sono partito in ritardo…E siamo partiti in ritardo<br />

con l’aereo. Poi la bufera ci ha sorpresi. Il pilota ha invocato<br />

non so quale articolo del regolamento internazionale di volo, ed<br />

ha cominciato a girare sopra Colonia. Per fortuna c’era abbastanza<br />

carburante perché dovevamo arrivare fino ad Amsterdam. Alla fine<br />

siamo scesi ed ho potuto attivare il cellulare. Tu come stai?<br />

- Bene…Ti aspettavo…ti aspettavamo. E ci siamo continuate<br />

a chiedere perché non telefonassi, e perché fossi partito con un<br />

giorno di ritardo. Ancora non capisco...<br />

- Non ora, amore. Non ho il carica-batterie nel bagaglio al seguito.<br />

E se mi si scarica quest’affare, non sarà facile mettermi in<br />

contatto con te.<br />

- All’aeroporto deve esserci un modo per caricarlo.<br />

- Certamente…farò il possibile. Ora ciao.<br />

La linea si interruppe.<br />

284


23<br />

Dunque niente disastri o terrorismo. Niente sanguinosi attentati<br />

contro l’Occidente civilizzato da parte del nemico nella grande<br />

ombra che dall’ 11 Settembre incombeva sul mondo e sull’ umanità.<br />

Un semplice ritardo per avverse condizioni metereologiche. Per lo<br />

scrupolo d’un pilota forse troppo scrupoloso.<br />

O che aveva una bella amichetta a Colonia.<br />

Colonia è una città di belle donne, oltre che di Fiera e Antichità.<br />

Magari tutto era andato a gambe all’aria per la sfrontatezza di<br />

un giovane moderno Komandante dai sostanziosi pruriti. Di un<br />

irresponsabile imbecille che molti avrebbero definito audace e intraprendente.<br />

Il mondo è di chi se lo prende. In modo particolare, degli strafottenti.<br />

Ma il peggio poteva ancora succedere. Altro poteva andare ancora<br />

all’aria, se la bufera persisteva e qualche incompetente vi scagliava<br />

dentro l’aereo di suo marito.<br />

La musica incalzò. Un brivido la percorse. La coinvolse.<br />

Selene non immaginava cosa le aveva regalato. Italiani brava<br />

gente - spaghetti e maccaroni. Il sud del mondo civilizzato. Parenti<br />

stretti di Gheddafi, Moubarak, Musharak, e magari di qualche<br />

faraone.<br />

A te piacciono queste cose. E Fulvio presto ritornerà nel sottosuolo<br />

di Alessandria, non è vero?! A cercare quel suo uomo...<br />

Selene aveva davvero un modo tutto suo di scegliere i regali.<br />

Le era andata bene. Probabilmente erano stati quei nomi italiani<br />

che prima avevano attratto e poi guidato la sua fantasia. Il viaggio<br />

in Italia, il soggiorno sulla costiera amalfitana, i faraglioni di<br />

Capri. E il ricordo dell’amore di un bel marinaio “bruno e violento”,<br />

di cui le aveva raccontato tanto - ma tanto! - tempo prima.<br />

285


Mai prendere no come una risposta! E che, alla fine, l’aveva costretta a<br />

una breve e fortunatamente indolore disinfestazione pubica.<br />

Erano altri tempi, e altri rischi.<br />

Quella loro musica così allegra, così dolce, così tragica. Insieme<br />

così vera e così estranea alla terra d’Olanda – “di’ la verità, bambina!?”<br />

Quando aveva letto sul cd quei nomi italiani - Dallapiccola e<br />

Maderna -, Selene s’era convinta di avere fra le mani una fortunata<br />

sintesi di tante sue memorie. Un morbido guanciale su cui poggiare<br />

il capo per ricordare, per rivivere.<br />

Reveries. A cui brindare per una settimana.<br />

In fondo al colorato foglietto programmatico, vi era anche<br />

scritto “Violino: Georg Moench”.<br />

Violino; forse Selene lo aveva confuso con “mandolino” nella<br />

gioia di quell’incontro nel negozio di modernariato a cui accedeva<br />

spesso e solitamente con viva soddisfazione.<br />

Forse aveva anche in mente qualche battibecco fra lei e Jutte.<br />

Jutte amava poco la musica atonale e, conoscendo quella sua<br />

“moderna” inclinazione, ogni volta che poteva gliela rimproverava<br />

scherzosamente. Le ricordava che Nono era ”certamente” un comunista;<br />

e che Schoenberg s’era creato un orticello tutto suo - con<br />

Il trattato d’armonia – soltanto per essere il primo.<br />

E che la sua unica fortuna era stata quella di avere insegnato<br />

alla California University di Los Angeles, e di essere morto da<br />

quelle parti.<br />

Los Angeles! California ! Aveva scelto bene quando era schizzato<br />

via dalla Seconda Guerra Mondiale. Perché non celebrare anche<br />

lui, oltre tutti i casini dell’America passata presente e futura?!?<br />

Ma lei non se la prendeva alle provocazioni dell’amica. Jutte le<br />

voleva bene. Lei era una delle poche persone con cui l’amica condivideva<br />

rari attacchi di pornolalia da cui di tanto in tanto era sorpresa.<br />

Non avrebbe mai inteso offenderla.<br />

286


Più che di pornoeccetera, si trattava di una sorta di verbigerazione<br />

mista a colorite volgarità postprandiali. Di tanto in tanto Jutte legava<br />

un vagone di parole che - estrapolate da contesti più o meno<br />

razionali - avevano sostato nella sua testa negli ultimi sei mesi -<br />

parole singolari di concetti ancor più singolari -, e le strutturava<br />

secondo una logica del momento a cui nessuno riusciva ad accedere.<br />

Una logica logica solo per lei.<br />

A quel punto l’amica diveniva così tanto l’icona<br />

dell’incomprensione che, pian piano, iniziava a pensare lei stessa<br />

che il suo discorrere non avesse un autentico significato.<br />

E si arrendeva.<br />

Qui finiva tutta l’operazione di “complessa comunicazione”.<br />

Sarebbe stato troppo difficile per lei ricominciare da capo, e spiegare,<br />

pianamente quanto quietamente, il suo pensiero.<br />

Troppo difficile ricordare tutto, ed esporlo in maniera comprensibile<br />

!<br />

Jutte era tanto cara.<br />

Purtroppo, il pensiero, i concetti - e le stesse parole - a volte<br />

divengono vascelli fantasma che a Capo Horn si mettono a volare<br />

contro ogni loro natura. E nessuno può riafferrare quelle navi<br />

una volta salpate dai porti della nostra immaginazione.<br />

Un tempo morire era una disgrazia e basta. Ora può essere<br />

considerato un elegante escamotage. Un optional che dipende dalla<br />

nazionalità, dal censo, dalla fortuna.<br />

Dalle proprie capacità intellettuali e fisiche. Un “progetto” su<br />

noi stessi. Proprio quando da più parti l’idea di progetto nella vita<br />

umana è rigettata.<br />

Ma avere liberato la morte da antiche leggi che una volta la<br />

soggiogavano, sottomettendola all’oggettivo potere biologico della<br />

vita, era stato come liberare una belva che, solo per il fatto di<br />

scorrazzare fra i vecchi nei giardini pubblici, o nei parchi di più o<br />

meno sontuosi cronicari - all’ombra dei cui ciliegi vecchi ruderi<br />

portano avanti interminabili quanto tremebonde partite a dama -,<br />

ebbene soltanto per questo sembrava meno crudele, meno odiosa<br />

e innaturale.<br />

287


Ma niente è più ingannevole. La morte dispone di noi; se le<br />

sbarriamo la porta o se, ancor peggio, gliela spalanchiamo.<br />

E’ la solita vecchia merda. Una merda a tempo. Sotto le mentite<br />

spoglie di poterne disporre applicando le leggi degli uomini.<br />

Dopo di essa c'è solo il ricordo. Epitaffio futile di deboli voci che<br />

spesso non sanno quello che dicono.<br />

Altro che passaggio di un vivo che decide della propria vita.<br />

Non era certo in quel senso che Woytila aveva detto “si muore da<br />

vivi“.<br />

E’ sempre la morte, con il suo cuore di distruzione. Dopo di<br />

essa vi è solo un’insalata di memorie.<br />

Improvvisamente ricordò qualcosa. Un sentimento, anzi un<br />

nodo di sensazioni provate a proprosito di quel povero ragazzino<br />

targhi trovato ucciso e svuotato a poca distanza dalla pista. E della<br />

relazione, ipotizzata da suo marito, fra quella morte e la visita degli<br />

europei parenti di quel suo grasso conoscente. Di quello stomachevole<br />

ingegnere. Una morte del tutto “moderna”, quella che<br />

Fulvio aveva immaginato.<br />

Riprese a scorrere le brevi pagine del pieghevole, unito al cd<br />

nel rigido contenitore di plastica trasparente. Una breve introduzione.<br />

Al direttore Franck Brieff, Dallapiccola aveva spiegato il significato<br />

del titolo singolare. Quel pezzo davvero conteneva tre domande<br />

e due risposte. Un pezzo che nel ’60 era stato commissionato<br />

al musicista dalla New Haven Symphony Orchestra, e che<br />

avrebbe dovuto essere terminato per il gennaio ’62. Ma che era<br />

stato compiuto solo nel gennaio ’63. Ed era stato eseguito per la<br />

prima volta, a New Haven, nel febbraio di quell’anno.<br />

Le domande erano: chi sono io?, chi sei tu?, chi siamo noi?.<br />

L’indagine sull’uomo sembra non voglia finire mai. Una ricerca<br />

che non possa raggiungere il suo termine per definizione.<br />

Ma solo alle prime due Dallapiccola avrebbe risposto, lasciando<br />

elusa l’ultima. “Tre domande, due risposte”; era quello il titolo.<br />

Ma era stata una morte diversa, la morte degli altri - quella del<br />

targhi.<br />

288


Nell’occasione del momento, invece, tutti parlavano e pensavano<br />

alla propria morte. In cui, al posto della pietà e dell’ indignazione,<br />

sono la paura e l’angoscia a tenere banco. E l’unica pietà è<br />

quella per se stessi.<br />

Non vi è autogratificazione che tenga.<br />

In quel momento tutti avevano paura per la propria vita; e lottavano<br />

contro quella paura, oltre che contro quel nemico comune.<br />

Contro lo spettro del terrorismo internazionale. Esisteva un reale<br />

quotidiano pericolo. E questo, più che far parlare, più che indurre<br />

a sciorinare tesi e principi, faceva tacere. Tacere mentre si decideva<br />

di resistere, nella coscienza che non era possibile fare altrimenti.<br />

Era la novità di quella nuova stagione. Di quell’irruzione che<br />

aveva mutato i canoni della vita. Della minaccia di tutto distruggere.<br />

Di quella nuova assenza di pace per chiunque.<br />

E’ la propria morte l’unica vera morte.<br />

Improvvisamente rise con se stessa. Una volta qualcuno le aveva<br />

raccontato come un teorico della percezione intellettiva sostenesse<br />

che Mozart faceva diventare più intelligenti per i quindici<br />

minuti successivi al suo ascolto.<br />

Forse Dallapiccola - o la musica dodecafonica in generale - aveva<br />

effetti più limitati ma simili. Il brano che stava ascoltando<br />

poteva averla illuminata, aiutata a capire…<br />

Tutto ciò poteva anche essere considerato come introduzione<br />

alla risposta che il musicista aveva negato alla terza domanda. La<br />

domanda elusa. Non più realtà relative, io, tu?!?, ma il tutto: chi siamo noi?<br />

(Quanto tempo ancora sarebbe durato quell’eccesso di intelligenza<br />

“dodecafonica”?)<br />

Secondo l’estensore della breve introduzione al cd, l’al di là -<br />

che avrebbe potuto costituire la soluzione ultima e definitiva del<br />

terzo quesito – “non era dato” nel brano.<br />

Ma in quali condizioni si può davvero rispondere a tali domande?!<br />

Gli unici che forse possono parlarne - di quell’ultimo esiziale<br />

rito di passaggio, e di quanto ad esso strettamente attiene, dell’ “al<br />

di là” - sono quelli che ne sono a ridosso.<br />

289


Quelli che, pur imprecisamente, ne scorgono il volto. Soltanto<br />

quelli possono “dire”.<br />

Possiamo parlare solo di ciò che conosciamo seppur imperfettamente.<br />

Di ciò che si è appena intravisto ma con cui siamo entrati<br />

in un reale contatto.<br />

E della scura compagna tutti conosciamo solo l’ineluttabilità.<br />

Non vi è barriera che possa fermarla, o vacanza che possa cancellarla<br />

dalla nostra esperienza.<br />

Improvvisamente, un’esplosione interruppe il piano andamento<br />

del lavoro orchestrale. Un autentico scoppio sonoro di legni e<br />

corde che invase il suo animo. Sorprendente. Violento quanto inatteso.<br />

Mentre il telefono iniziava a squillare, assordante e drammatico<br />

contro il guizzo dodecafonico.<br />

Quale dei due apparecchi… !?!<br />

Fu presa da un profondo tremito, mentre un sudore gelido<br />

cominciava a imperlarle la fronte. Poi rispose al cellulare. Ma senza<br />

parlare. Solo stringendolo contro il petto ad occhi chiusi.<br />

Trascorse un breve istante, quindi udì, ben distinguibile anche<br />

se parzialmente soffocata dal suo corpo, la voce di suo marito.<br />

- Saskia…<br />

- Sei tu?…Tutto bene !?!<br />

- Stiamo per lasciare Colonia…Ho ricaricato…<br />

Respirò profondamente, come se volesse riempire i polmoni<br />

con tutta l’aria della stanza. Per un lungo, lunghissimo istante. Poi<br />

ancora la voce di lui:<br />

- E tu…tu come stai!?<br />

- Tutto bene… Grazie a Dio…tutto o.k. .<br />

Doveva solo attendere il rumore della chiave nella serratura. E<br />

il “suo Diogene” – così Jutte aveva chiamato suo marito – sarebbe<br />

stato di nuovo accanto a lei.<br />

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