carlo cracco regole, rigore, rispetto - ReedGourmet
carlo cracco regole, rigore, rispetto - ReedGourmet
carlo cracco regole, rigore, rispetto - ReedGourmet
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Anno 11 - n.4/2012 - Poste Italiane spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art 1, comma 1 DCB Milano<br />
La rivista dei grandi chef deLLa cucina itaLiana e internazionaLe<br />
<strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
<strong>regole</strong>, <strong>rigore</strong>, <strong>rispetto</strong><br />
marco stabile<br />
la nuova cucina<br />
toscana<br />
gennaio/febbraio 2013<br />
www.reedgourmet.it<br />
andrea mainardi<br />
un desco straordinario
eDItorIALe<br />
allan bay<br />
allan.bay@reedbusiness.it<br />
COMPRIMERE I COSTI?<br />
FORSE È POSSIBILE<br />
Quando c’è crisi bisogna tagliare i costi: questo dicono, e giustamente, tutti i testi<br />
di economia. Ve bene, ma quali costi? ovviamente parliamo ai nostri lettori, che<br />
presidiano un particolare segmento della ristorazione: quello medio alto.<br />
I costi fissi sono, come si evince dal nome, incomprimibili: si possono, con un po’<br />
di abilità e tanta fortuna, abbassare un poco, ma il conto economico non cambia<br />
più di tanto.<br />
Per il personale si fa quel che si può. Però, come tutti sanno, le tecniche nuove<br />
abbattono i costi della cucina: in tutti i settori possibili e immaginabili i costi fissi<br />
in macchinari sono economicamente più convenienti del costo lavoro, questo è<br />
un postulato della scienza economica, nella cucina è vero più che mai – poi la<br />
qualità del piatto a parità di materia prima è molto spesso migliore, ma questo è<br />
un altro discorso. Ma io di macchine nuove ne vedo ben poche nelle cucine… Se<br />
non ora, quando?<br />
L’altro costo sul quale si può intervenire sono le materie prime. Qui iniziano i<br />
problemi. Quelle buone costano tantissimo e il trend è una continua, irrefrenabile<br />
crescita. Ciò detto, io sono molto, moltissimo convinto che abbassare il costo e<br />
quindi la qualità delle materie prime non vada assolutamente fatto: se si segue<br />
questa strada si declassa immediatamente il ristorante. D’accordo, non tutti i<br />
clienti se ne renderebbero conto, ma molti sì e quindi il rischio di questa scelta<br />
è troppo elevato: il mio non è un giudizio moralistico, è che sono convinto che<br />
questa sia una scelta economicamente troppo pericolosa.<br />
e allora che fare? ragioniamo su questa mia idea: proporre solo menù degustazione,<br />
non uno ma un paio, magari con qualche variante nei piatti forti tipo carne<br />
o pesce. In molti Paesi stranieri è la norma per la buona ristorazione, in Italia no,<br />
perché, si dice, che i clienti non apprezzino. Sarà, ma in questo modo si preserva<br />
la qualità e si contengono i costi, dati gli acquisti mirati. non è poco, anzi.<br />
Quindi menù degustazione e macchine nuove. Quali le alternative?<br />
gennAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 5
8<br />
grAnDI MAeStrI<br />
<strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
regoLe, rIgore, rISPetto<br />
31<br />
gIoVAnI tALentI<br />
marco stabile<br />
LA nuoVA CuCInA toSCAnA<br />
51<br />
L’AngoLo DI ALLAn BAY<br />
andrea mainardi<br />
un DeSCo StrAorDInArIo<br />
70<br />
gLAM<br />
STAY - DUBAI<br />
SeDuCente eLegAnzA<br />
72<br />
StYLe<br />
CORSIA DEL GIARDINO - MILANO<br />
DoLCe e SALAto neL VerDe<br />
73<br />
AtMoSFere<br />
ANTICA TRATTORIA DEL GALLO -<br />
GAGGIANO<br />
PUNTUALE ChICChIRIChì<br />
74<br />
neLLA DISPenSA<br />
IL LUSSO DEL GUSTO<br />
77<br />
In CuCInA<br />
NON ChIAMIAMOLE SOLO PENTOLE<br />
80<br />
CoMe SI FA<br />
IL fONDO BRUNO<br />
82<br />
ProBLeMI e SoLuzIonI<br />
LA MIA SALSA AGRODOLCE<br />
LA SALSA PEARà<br />
LE CIPOLLE SECChE<br />
UN MODO PER INTENERIRE LE SEPPIE<br />
90<br />
MAnI In PAStA<br />
CANNELLONE SfOGLIATO CON CI-<br />
CORIE E CECI, SALSA AL SESAMO E<br />
vERDURE INvERNALI STUfATE<br />
92<br />
CreAtIVItÀ<br />
GIANNI TOTA<br />
102<br />
CreAtIVItÀ<br />
vIvIANA vARESE<br />
112<br />
CreAtIVItÀ<br />
ROBERTO OKABE<br />
119<br />
ConteMPorAneAMente PIzzA<br />
PIzzA SAPIENS<br />
122<br />
gAStroVAgAnDo<br />
URBINO DEI LAGhI<br />
WICKY’S - ChAMPAGNE MARGUERI-<br />
TE GUYOT<br />
BON WEI - CANTINA CAIAROSSA<br />
124<br />
eVentI<br />
RIvOLUzIONARIE IDENTITà<br />
126<br />
eVentI<br />
SORRENTO SI TINGE DI ROSA<br />
128<br />
genIuS LoCI<br />
BOTTARGhE D’ITALIA<br />
130<br />
AD SenSuM<br />
IL SALAME, qUELLO CRUDO<br />
132<br />
neL BICCHIere DI LuCA<br />
AGLIANICO, STORIA DI UN SUCCES-<br />
SO ANNUNCIATO<br />
134<br />
SoMMeLIer<br />
IN vIAGGIO CON L’ORENO<br />
136<br />
MArKetIng<br />
STELLE E STRISCE IN CUCINA<br />
138<br />
eVentI<br />
vIAGGIATORE GOURMET… SI DIvENTA<br />
UN SALONE ExTRAORDINARIO<br />
139<br />
eVentI<br />
RhEx: LA RISTORAzIONE SOTTO<br />
IL SEGNO DELL’EvOLUzIONE<br />
140<br />
neWS<br />
SOMMARIO<br />
8<br />
31<br />
51
WEB VIDEO CHANNEL E-MAGAZINE NETWORK<br />
foodandtourism.com<br />
chefdicucinamagazine.com<br />
gastronomiamediterranea.com<br />
chefdecuisinemagazine.com<br />
foodnews24.com<br />
estiloenlacocina.com<br />
orientalfoodmagazine.com<br />
russianfoodmagazine.com<br />
kuechenchefmagazine.com<br />
corrieregastronomico.com<br />
IWCAsuisse network<br />
POBOX 1675 Viale stazione 18b 6500 Bellinzona Switzerland<br />
Tel. +41 91 826 1562/3 Fax. +41 91 826 1564<br />
www.iwcasuissenetwork.com<br />
ADVERTISING SKYLINE<br />
ENO FOOD HOSPITALITY TOURISM VIDEO PRODUCTION<br />
Graphic by Beatrice Gorelli
Ernst Knam e Reed Gourmet<br />
Presentano<br />
OLTRE<br />
Cioccolato salato: il nuovo libro<br />
del maestro pasticcere dell’Antica<br />
Arte del Dolce di Milano che<br />
oggi spopola anche in tv con un<br />
nuovo reality, ca va sans dire, sul<br />
cioccolato rompe ogni schema,<br />
ogni confine e torna all’originale<br />
concetto del cioccolato in cucina<br />
Ottanta ricette che spaziano dalla<br />
carne, al pesce, alle verdure alle<br />
uova: niente esclude la presenza<br />
del cioccolato nella sua versione<br />
autentica. In questo libro Ernst<br />
Knam e Reed Gourmet hanno<br />
voluto raccontare un vero e<br />
proprio viaggio nel mondo del<br />
cioccolato, superando luoghi<br />
comuni e consuetudini, e al<br />
tempo stesso offrire un cospicuo<br />
bagaglio di nozioni e ricette perché<br />
professionisti e appassionati<br />
possano trovare nuovi spunti per<br />
ricette originali e ricercate.<br />
OLTRE. CIOCCOLATO SALATO<br />
Pagine: 256 - Euro: 78,00<br />
Ricette: 80<br />
www.reedgourmet.it
AMuSe-BouCHe<br />
cristina viggè<br />
cristina.vigge@reedbusiness.it<br />
LA CuCInA dEvE vOLARE.<br />
COME un AquILOnE<br />
In un nebbioso martedì di gennaio prendo il treno. Direzione Brescia, Cast Alimenti.<br />
una qualunque giornata d’inverno illuminata dalla scoperta di un luogo<br />
speciale, anzi, solare. Sì, ai miei occhi si presenta proprio così questa scuola che<br />
forma cuochi e pasticceri, pizzaioli e panificatori, cioccolatieri e gelatieri. Andirivieni<br />
gioioso per i corridoi, ragazzi cordiali dai grandi sorrisi e pieni di voglia di<br />
fare, il Direttore Vittorio Santoro che entra con piglio sicuro e il Maestro Iginio<br />
Massari che dispensa pillole di saggezza. respiro positività. e mi piace lasciarmi<br />
trasportare da questo brulicare di voci e d’attrezzi culinari. Se questi sono i<br />
futuri protagonisti del mondo goloso, io sono con loro. e mi schiero dalla parte<br />
di una cucina in continuo movimento e in costante fermento. Che non azzera la<br />
memoria ma che è intrinsecamente curiosa (come si può dimenticare il risotto<br />
allo zafferano della mamma, però quanto buono è quello di Angelo nasta de Il<br />
Vico della torretta, vincitore della recente edizione di giallo Milano). una cucina<br />
che non può prescindere dal generoso e prezioso paniere italiano ma che getta<br />
lo sguardo oltre, alle culture altre. Ha proprio ragione chef roberto Carcangiu<br />
quando afferma che “la cucina è come un aquilone. Deve volare alto ma senza<br />
mai staccarsi dal filo che la tiene legata a terra: la tradizione”. Perché senza di lei<br />
non c’è alcuna evoluzione. Senza i classici tagliolini all’uovo non ci sono i tagliolini<br />
di tuorlo marinato di Carlo Cracco. Senza la verace carbonara non esistono gli<br />
spaghetti alla carbonara di gamberi e caffè firmati da Andrea Mainardi. e senza<br />
l’ovetto della nonna non c’è il fondente uovo che “va alle terme”, accompagnato<br />
dall’abile mano di Marco Stabile. Che, all’ingresso del suo ristorante fiorentino,<br />
espone una voliera vuota. emblema di una cucina audace, capace di librarsi libera.<br />
Stando però attenta a non rompere lo spago che la tiene ben salda alle sue<br />
radici. Perché il rischio è quello di perdere l’orientamento. e di cadere nel vuoto.<br />
gennAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 9
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
Cracco. Punto. E basta. Perché sono<br />
sufficienti quattro consonanti (forti) e<br />
due vocali (dolci) per individuare uno<br />
chef dalla personalità magnetica. Che,<br />
nel pieno della sua maturità, pretende<br />
ancora molto da se stesso. Nella<br />
costante ricerca della perfezione. Facendo,<br />
sperimentando e rafforzando<br />
il saper proprio. Col senno del prima e<br />
del poi, col senso della vita fra le mani<br />
e con la sensibilità di un cuoco che,<br />
con o senza barba è sempre riconoscibile<br />
per quello che è. E soprattutto<br />
per quello che fa: una cucina elegante<br />
ed essenziale, celebrale e viscerale.<br />
Di testa e di pancia. Immaginifica<br />
e concreta, ideale e reale, onirica e<br />
fisica. Chiasmica, iconica e sincretica.<br />
Capace di condensare matericità e<br />
astrazione, estasi estetica e seduzio-<br />
<strong>regole</strong>, <strong>rigore</strong>,<br />
<strong>rispetto</strong><br />
L’eSSenzA CHe SI FA ConSIStenzA. L’IDeA CHe SI InCArnA neLLA PIetAnzA.<br />
SeMPre Sotto IL Segno DeLL’orDIne e DI unA rIConoSCIBILe FIrMA D’ArtIStA<br />
10 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
DI CrIStInA VIggè; Foto DI roBerto SAMMArtInI<br />
ne gustativa. Innegabilmente frutto<br />
di una lunga esperienza. Radicata<br />
nella marchesità, alimentata da una<br />
personale prospettiva del creare e<br />
consolidata in una cifra stilistica unica<br />
e irripetibile. Virtuosa di fondamenta<br />
solide e ben assestate. “Perché solo<br />
una buona base ti consente di variare”,<br />
spiega il bistellato Carlo. Per cui le<br />
parole d’ordine sono puntiglio, severità,<br />
disciplina e <strong>rigore</strong>. Sempre, continuamente<br />
e festina lente. Nell’eterno<br />
cammino verso l’empireo del sapore.<br />
Anche ora che, a quarantasette anni,<br />
lui ha davvero tutto. Successo, fama e<br />
notorietà. E pure l’opportunità di scegliere<br />
cosa fare e dove andare, dicendo<br />
di sì o di no, divulgando il Craccopensiero<br />
ed esprimendo al meglio<br />
un’ars culinaria distillata in pietanze<br />
catalizzanti. Servite nel gastro-tempio<br />
milanese di via Victor Hugo o raccontate<br />
attraverso il televisivo schermo.
istorante <strong>cracco</strong><br />
Via Victor Hugo, 3 - 20123 Milano - tel. 02 876774 - www.ristorante<strong>cracco</strong>.it<br />
chef: <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong>, matteo baronetto<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 11
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
Poco importa. L’importante è comunicare.<br />
Ovunque e comunque. Imparando<br />
a trarre il meglio da ogni momento.<br />
Tanto dalle cartacee copertine<br />
quanto dal digitale terrestre, tanto<br />
dalle puntate di MasterChef quanto<br />
dal più comune degli show cooking<br />
live. Considerando tutto come un<br />
grande serbatoio-laboratorio da cui<br />
pescare ispirazioni. Per poi sublimarle<br />
in culinarie interpretazioni. Come<br />
succede per la scaloppina al limone e<br />
capperi, rilettura di un piatto semplice<br />
e casalingo (“te lo insegnano anche<br />
all’istituto alberghiero”, sottolinea<br />
Matteo Baronetto, l’alter ego di Carlo).<br />
Una ricetta che vuol corteggiare<br />
il palato non solo per tenerezza o<br />
per bontà ma anche per l’emozionale<br />
sericità. Data dalla texture vellutata<br />
delle fette di filetto di Fassone (pure<br />
e crude), nappate con sugo di vitello<br />
(caldo e aromatizzato al limone),<br />
impreziosite da un’acqua gelatinata di<br />
capperi e completate da una maionese<br />
al limone salato. Preparata senza<br />
uovo. Così come egg free (e pure milk<br />
free) è la crema bruciata all’olio con<br />
garusoli, versione salata e delicata<br />
della crème brûlée, gratinata nella salamandra<br />
e servita nel Taste-huile by<br />
Alessi: raffinato Degustaolio in acciaio<br />
a foggia di tondeggiante oliva. Per un<br />
metaforico rimando fra solido contenitore<br />
e soffice contenuto, da assaporare<br />
con il cucchiaino. Mentre i classici<br />
tagliolini all’uovo divengono i tagliolini<br />
di tuorlo marinato, essiccati e<br />
arricchiti da castagne liofilizzate e da<br />
scaglie di tartufo bianco. Per un’assoluta<br />
sintesi d’uovo e tartufo. Belli<br />
da vedere (somigliano alle matassine<br />
I CLASSICI tAgLIoLInI ALL’uoVo DIVengono<br />
I tAgLIoLInI DI tuorLo MArInAto, eSSICCAtI<br />
e ArrICCHItI DA CAStAgne LIoFILIzzAte e DA<br />
SCAgLIe DI tArtuFo BIAnCo. Per un’ASSoLutA<br />
SInteSI D’uoVo e tArtuFo. BeLLI DA VeDere<br />
(SoMIgLIAno ALLe MAtASSIne eSPoSte neI<br />
PAStIFICI) e BuonI DA MAngIAre. MA AttenzIone,<br />
SenzA AFFonDAre e AVVoLgere I reBBI neL nIDo,<br />
BenSì A MAnI nuDe. SDogAnAnDo rIgIDI rItuALI<br />
DA rIStorAnte ILLuMInAto. e rIPortAnDo IL CIBo<br />
ALLA DIMenSIone PIù IStIntuALe.<br />
12 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 13
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
14 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
esposte nei pastifici) e buoni da mangiare.<br />
Ma attenzione, senza affondare<br />
e avvolgere i rebbi nel nido, bensì a<br />
mani nude. Sdoganando rigidi rituali<br />
da ristorante illuminato. E riportando<br />
il cibo alla dimensione più istintuale,<br />
empatica e simpatica. O almeno, così<br />
è che appare a Cracco. Visto che la<br />
stessa gestualità ritorna nell’assaggio<br />
dei sorbetti serviti a chiosa del pasto.<br />
Che sono più di quel che sembrano,<br />
come quello al cocco con guscio<br />
edibile al cacao. O che non sono quel<br />
che paiono, come quello a forma di<br />
anguria e al gusto di lampone. Insomma,<br />
l’essere e il non essere, il tutto e il<br />
contrario di tutto. Superando dogmi,<br />
schemi e stereotipi. Persino sposando<br />
il non cucinare, ovvero il solo assemblare.<br />
Come accade nel salmone e<br />
foie gras, rosata-brunita attrazione<br />
di due opposti. Posti l’uno sull’altro,<br />
nudi e puri, senza salse e senza<br />
intingoli. Solo loro: carne e pesce,<br />
terra e mare, grassezza e dolcezza.<br />
A completarsi. Con la nobile umiltà<br />
della loro essenzialità. E nel massimo<br />
<strong>rispetto</strong> reciproco. Per dirla fuori dai<br />
diktat gastronomici e dentro ai crismi<br />
dell’esistenza: un piatto che è quasi<br />
filosofia di vita. “Sì, il <strong>rispetto</strong> viene<br />
prima di tutto”, Carlo dice rivolgendosi<br />
ai giovani che entrano per la prima<br />
volta in una nuova casa-cucina. Senza<br />
dimenticare la meticolosità. Perché<br />
è sulle <strong>regole</strong> e sull’ordine mentale<br />
che si forgia il fuoco dell’estro. Che<br />
può divenire rouge o noire. Sostanziandosi<br />
nell’esaltazione dell’italianità:<br />
spaghetti (anzi, spaghettoni) al sugo<br />
di peperone rosso e acciughe salate.<br />
O incarnandosi nello charme: riso<br />
Carnaroli al nero di seppia in polvere<br />
e ricci di mare. E che può addirittura<br />
emulare onomatopeicamente lo<br />
scrocchiare sotto i denti di un biscotto<br />
alla polvere di pop corn, riso soffiato<br />
e cacao: il Krice, dolcezza proposta<br />
col caffè. Degno suggello a un<br />
Impalpabile polvere di pop corn,<br />
riso soffiato, cacao e zucchero<br />
semolato. Nasce da elementi<br />
semplici il Krice, croccante biscotto<br />
servito col caffè. Perché anche<br />
l’ultimo istante del pasto non<br />
sia un attimo fuggente ma un<br />
momento nobilitato<br />
dal bello e dal<br />
buono. In foggia<br />
tondeggiante,<br />
fragrante e<br />
invitante.<br />
Chiosa deliziosa<br />
a un’esperienza<br />
vissuta in<br />
uno spazio<br />
raffinato, compendio di nicchie,<br />
specchi, boiserie in ciliegio, pezzi<br />
d’arte moderna e avvolgente<br />
ospitalità. Dettagli. Perché è nel<br />
dettaglio che si cela il senso della<br />
grandezza.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 15
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
menu messo a punto grazie al lavoro<br />
attento di una brigata perfettamente<br />
organizzata. Che assicura costanza,<br />
sicurezza e continuità al lavoro di<br />
uno chef. Anche nel caso non possa<br />
essere presente ai fornelli. Un modo<br />
intelligente per responsabilizzare<br />
ogni singolo ragazzo dello staff, che<br />
in tal modo può crescere, migliorare<br />
e, con l’andar del tempo, trovare uno<br />
stile personale. Così come la propria<br />
16 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
strada l’ha già trovata Luigi Taglienti,<br />
capitano del Ristorante Trussardi alla<br />
Scala. Che, consigliato e supportato<br />
da Carlo, ha imparato non solo a<br />
potenziare la sua identità golosa, ma<br />
pure ad approcciare correttamente<br />
i buongustai del capoluogo lombardo.<br />
Perché non è facile fare lo chef a<br />
Milano. Nemmeno se ti chiami Carlo<br />
Cracco.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 17
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
18 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
salmone<br />
marinato<br />
e foie gras<br />
INGREDIENTI PER 6 PERSONE<br />
Per il salmone marinato: 750 g di salmone,<br />
140 g di sale fino, 155 g di zucchero<br />
semolato, 4 g di aneto fresco, 8<br />
bacche di pepe bianco. Per il foie gras<br />
e la finitura: 20 g di fegato d’oca, 3 g<br />
di sale nero hawaiiano.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Mescolare sale, zucchero, aneto e<br />
pepe bianco. In una placca mettere<br />
la baffa di salmone e coprirla con la<br />
marinatura. Lasciar marinare in frigorifero<br />
per 3 giorni. terminata la marinatura,<br />
sciacquare sotto acqua fredda,<br />
asciugare e tagliare a fette di 0,5 cm<br />
cadauna.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Sul piatto, disporre tre fette di salmone,<br />
e su due di queste adagiarne<br />
un paio di fegato grasso. Passare in<br />
salamandra per mezzo minuto. Salare<br />
con sale nero hawaiiano.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 19
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
spagHetti<br />
al sugo di<br />
peperone<br />
con acciugHe<br />
salate<br />
20 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
200 g di spaghettoni, 7 peperoni rossi,<br />
50 g di olio extravergine di oliva, 40 g<br />
di burro, 4 filetti di acciughe essiccati,<br />
400 g di acqua gassata.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Mondare i peperoni privandoli della<br />
buccia, dei semi e della parte bianca.<br />
Frullarli al mixer con l’acqua per 5 minuti.<br />
Filtrare al colino fine e mettere a<br />
ridurre a fuoco lento in una casseruola<br />
con l’olio e il burro, fino a raggiungere<br />
una densità sciropposa. Cuocere gli<br />
spaghetti in abbondante acqua salata<br />
per 14 minuti. Scolare e saltare in un<br />
saltiere con poco sugo di peperone.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Disporre in un piatto fondo e terminare<br />
con qualche pezzo di acciuga<br />
essiccato.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 21
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
riso al nero<br />
e ricci di<br />
mare<br />
22 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
240 g di riso Carnaroli, 1,5 l d’acqua,<br />
20 g di nero di seppia in polvere, 40 g<br />
di ricci di mare, 20 g di farina di riso,<br />
40 g di olio extravergine di oliva, 10<br />
g di burro, 10 g di vino bianco, 4 g di<br />
gruè di cacao.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Tostare il riso con il burro per 3 minuti;<br />
bagnare con il vino bianco e fare<br />
evaporare; bagnare con l’acqua calda<br />
e cuocere per 12 minuti. Terminata la<br />
cottura unire al riso la farina di riso,<br />
diluita in poca acqua, rimestando<br />
con cura. Il riso deve risultare molto<br />
morbido.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Disporre il riso in piatti piani da portata.<br />
Adagiare i ricci di mare in ordine<br />
sparso sopra il riso. Con l’aiuto di uno<br />
spolverino, cospargere la superficie<br />
del riso di polvere di nero di seppia.<br />
Ottenuta essiccando in forno per 1<br />
notte il nero di seppia e successivamente<br />
polverizzandolo al mixer.<br />
Servire, terminando con un filo di olio<br />
extravergine.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 23
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
tagliolini<br />
di tuorlo<br />
marinato<br />
con tartufo<br />
bianco<br />
24 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per i tagliolini: 16 tuorli, 1 kg di sale<br />
affumicato, 250 g di zucchero, 300 g<br />
di purea di fagioli borlotti. Per il condimento:<br />
12 castagne affumicate, 16 g<br />
di tartufo bianco.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Amalgamare il sale affumicato con lo<br />
zucchero e la purea di fagioli borlotti,<br />
mettere un po’ di composto in uno<br />
stampino monoporzione e adagiarvi<br />
sopra il tuorlo. Procedere così per<br />
tutti i tuorli. Lasciare marinare per 4<br />
ore. Sciacquare i tuorli sotto l’acqua e<br />
oliare 2 fogli di carta da forno. Poi, su<br />
un foglio, distribuire in senso ordinato<br />
i tuorli, e coprire con l’altro. Con l’ausilio<br />
di un matterello, stendere il tutto<br />
formando un foglio sottile. Lasciare<br />
a temperatura ambiente per circa<br />
5-7 ore. Una volta asciugati i fogli di<br />
pasta d’uovo marinato, metterli in un<br />
mixer e frullarli. Mettere sottovuoto il<br />
composto e conservare in frigorifero.<br />
Con l’ausilio di una sfogliatrice, tirare<br />
delle sfoglie sottili di pasta d’uovo<br />
marinato. Passare le sfoglie nella trafila<br />
per i tagliolini. Riporre i tagliolini<br />
ottenuti su un piatto piano e cuocerli<br />
a microonde (750W) per 40 secondi,<br />
ottenendo così i tagliolini essiccati.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Disporre i tagliolini su un piatto piano,<br />
unirvi alcuni pezzi di castagne essiccate<br />
e terminare con lamelle di tartufo<br />
bianco fresco.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 25
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
26 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
“scaloppina”<br />
al limone e<br />
capperi<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
4 fette di filetto di Fassone (50 g<br />
ognuna). Per l’acqua di capperi: 125<br />
g di acqua, 50 g di capperi dissalati,<br />
17 g di soia, 2 g di wasabi, 2 g di agar<br />
agar. Per il limone salato: 3 limoni, 50<br />
g di sale grosso, 75 g di zucchero,<br />
sciroppo (250 ml di acqua e 125 g di<br />
zucchero). Per la maionese al limone<br />
salato: 150 g di polpa di limone salato<br />
(frullata e setacciata), 250 g di olio di<br />
semi, 50 g di olio di sesamo.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Frullare i capperi dissalati precedentemente<br />
con l’acqua. Filtrare al colino,<br />
mettere in una casseruola e far prendere<br />
il bollore con l’agar agar. Far raffreddare<br />
fino a solidificazione. Frullare<br />
la gelatina al mixer unendo la soia e il<br />
wasabi, fino ad ottenere un’emulsione<br />
omogenea.<br />
Per il limone salato. Incidere i limoni in<br />
4 per il lungo, farcirli con il mix di sale<br />
e zucchero. Metterli sottovuoto con lo<br />
sciroppo e cuocere a 65°C a vapore<br />
per 2 ore.<br />
Per la maionese al limone salato.<br />
Montare con il frullatore a immersione<br />
la polpa di limone salato con l’olio di<br />
semi e l’olio di semi di sesamo, fino ad<br />
ottenere una maionese omogenea.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Disporre le fette di filetto di vitello,<br />
crude e tagliate a metà, su un piatto<br />
da portata. Aggiungere, in ordine<br />
sparso, qualche cucchiaino di acqua di<br />
capperi e di maionese al limone. guarnire<br />
con alcuni capperi fritti. terminare<br />
nappando in superficie la “scaloppina”<br />
con il sugo di carne al limone.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 27
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
28 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
orata,<br />
curcuma e<br />
mandarino<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per l’orata: 120 g di orata fresca (filetto),<br />
80 g di succo di curcuma fresca.<br />
Per la gelatina di mandarino: 100 g di<br />
succo di mandarino, 50 g di acqua, 1,5<br />
fogli di colla di pesce. Per la finitura:<br />
12 capperi salati, 12 g di semi di<br />
finocchio, 10 g di polvere di buccia di<br />
mandarino essiccata.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la gelatina di mandarino. Fare uno<br />
sciroppo con l’acqua e lo zucchero,<br />
unirvi il succo di mandarino e la colla<br />
di pesce. Conservare in un contenitore<br />
di acciaio in frigorifero fino a gelificazione.<br />
tagliare a fette il filetto di orata<br />
e disporlo su un piatto da portata.<br />
Condire ogni fetta di orata con qualche<br />
goccia di succo di curcuma.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Aggiungere nel piatto, in ordine<br />
sparso, i capperi salati e i semi di<br />
finocchio. rompere la gelatina di<br />
mandarino in pezzi delle dimensioni<br />
di un cucchiaino, passare ogni singolo<br />
pezzo nella polvere di buccia di mandarino<br />
essiccata e disporre nel piatto<br />
vicino alle fette di orata. Servire.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 29
grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />
frutta<br />
gHiacciata<br />
30 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 10 PERSONE<br />
LA “fALSA” ANGURIA<br />
Per la scorza: 1 g di acido citrico, 1 l<br />
d’acqua, 1 pezzo di colorante alimentare<br />
verde brillante, 400 g di mela<br />
Granny Smith, 300 g di succo di mela<br />
verde, 25 g di zucchero invertito, 1,8 g<br />
di agar agar, 8 g di colla di pesce, 150<br />
g di cioccolato bianco al 33%, 20 g di<br />
olio di semi. Per il sorbetto al lampone:<br />
1 kg di purea di lamponi, 435 g<br />
d’acqua, 280 g di zucchero semolato,<br />
70 g di succo di limone, 100 g di glucosio,<br />
20 g di semi di basilico.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la scorza. Tagliare a pezzi la mela<br />
e metterla in un sacchetto da sottovuoto<br />
con l’acqua, l’ascorbico ed<br />
il colorante. Centrifugare. Portare a<br />
bollore in una pentola il succo di mela<br />
con lo zucchero invertito, aggiungervi<br />
l’agar agar e portare di nuovo a bollore,<br />
frustando energicamente. Togliere<br />
dal fuoco, aggiungere la gelatina<br />
reidratata, abbattere e lasciar riposare<br />
in frigorifero per 2 ore a 4°C. Una<br />
volta solida, frullare sino ad ottenere<br />
una consistenza cremosa e liscia. Con<br />
l’aiuto del sottovuoto eliminare le<br />
bolle d’aria. Riporre in un sacchetto<br />
da pasticceria. Per il sorbetto al lampone.<br />
Stemperare in acqua tiepida il<br />
glucosio, sino a completo scioglimento,<br />
porre all’interno di un frullatore e<br />
frullare aggiungendo la purea di lamponi,<br />
lo zucchero semolato e il succo<br />
di limone. Si ottiene cosi la base per il<br />
sorbetto al lampone che va mantecato<br />
e successivamente arricchito con<br />
i semi di basilico, che riproducono i<br />
semi dell’anguria.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Sciogliere il cioccolato e unirvi l’olio<br />
di semi, per rendere il composto più<br />
fluido e di facile lavorazione. Foderare<br />
con uno strato sottile di cioccolato<br />
stampi in silicone a mezza sfera del<br />
diametro di 6,5 cm. Lasciar cristallizzare<br />
e colmarli con il sorbetto al<br />
lampone. Lasciar indurire in congelatore,<br />
dopodiché sformare e riporre<br />
di nuovo in gelo. Lavare gli stampi,<br />
asciugarli con cura, porvi un cucchiaio<br />
di gelatina di mela e pressarvi all’interno<br />
il “cuore ghiacciato” di lampone<br />
sino a far quasi fuoriuscire la gelatina<br />
dai bordi. Lasciar riposare in congelatore<br />
per 2 ore, sformare e affettare<br />
a spicchio la mezza sfera, ottenendo<br />
così delle piccole “false” fette d’anguria.<br />
IL fRUTTO DELLA PASSIONE<br />
Per il guscio: 300 g di mirtilli freschi,<br />
1,8 g di agar agar, 1 foglio di colla di<br />
pesce. Per il fior di latte: 1 l di latte<br />
fresco, 180 g di zucchero semolato,<br />
20 g di destrosio, 25 g di latte intero<br />
in polvere, 80 g di panna fresca 35%<br />
m.g. Per il sorbetto al mango: 1 kg di<br />
purea di mango, 870 g d’acqua, 280<br />
g di zucchero semolato, 70 g di succo<br />
di limone, 100 g di glucosio.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per il guscio. Portare il succo di mirtilli<br />
con l’agar agar a bollore, raffreddare<br />
rapidamente e lasciar riposare in<br />
frigorifero per 2 ore. Frullare a crema<br />
ed eliminare le bolle d’aria con il sottovuoto.<br />
Per il fior di latte. Miscelare<br />
zucchero, destrosio e latte in polvere.<br />
Scaldare il latte fino a 50°C, unire<br />
la miscela a base di zuccheri e latte<br />
in polvere e portare a 80°C. Unirvi<br />
la panna e rialzare la temperatura a<br />
88°C. Abbattere sino a 4°C e mantecare.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Versare il sorbetto al mango in stampi<br />
a semisfera da 1,5 cm di diametro e<br />
congelare. Colmare a 3/4 con il fior di<br />
latte alcuni stampi a semisfera da 4<br />
cm di diametro. Inserire al centro un
inserto di sorbetto al mango e congelare.<br />
Liberare gli stampi, lavarli, porvi<br />
un cucchiaino colmo di gelatina ai<br />
mirtilli e pressarvi un cuore di “fior di<br />
latte-mango”. Mettere in congelatore.<br />
Sformare e con l’aiuto di un coltellino<br />
ritoccare eventuali sbavature. Al<br />
momento del servizio, finire il tutto<br />
coprendo con frutto della passione<br />
fresco.<br />
IL “fALSO” COCCO<br />
Per il guscio: 300 g di latte, 40 g di<br />
glucosio, 3 g di agar agar, 70 g di<br />
cioccolato fondente al 70%, 30 g di<br />
cioccolato al caramello al 35%. Per il<br />
fior di latte al cocco: 1 l di latte fresco,<br />
180 g di zucchero semolato, 20 g di<br />
destrosio, 25 g di latte intero in polve-<br />
re, 80 g di panna fresca 35% m.g., 100<br />
g di farina di cocco.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per il guscio. Pesare i cioccolati in<br />
un contenitore capiente, far bollire il<br />
latte con il glucosio e versarlo in tre<br />
stampi sul cioccolato, emulsionando<br />
con spatola flessibile dal centro verso<br />
l’esterno. Rimettere la preparazione<br />
in pentola, unirvi l’agar agar, bollire e<br />
far raffreddare rapidamente. Lasciar<br />
riposare in frigo a 4°C per 2 ore. Trascorso<br />
il tempo frullare a crema e sottovuotare.<br />
Per il fior di latte al cocco.<br />
Miscelare zucchero, destrosio, latte<br />
in polvere e farina di cocco. Scaldare<br />
il latte fino a 50°C, unire la miscela<br />
a base di zuccheri e latte in polvere<br />
e portare ad 80°C. Unirvi la panna e<br />
rialzare la temperatura a 88°C. Abbattere<br />
sino a 4°C e mantecare.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Foderare uno stampo ovale e tondo<br />
con carta alluminio. Con la sac à<br />
poche creare uno strato di gelatina al<br />
cioccolato, colmare con i cuori di fior<br />
di latte al cocco e congelare. Sformare<br />
e spaccare in modo irregolare,<br />
andando a ricreare la noce di cocco<br />
rotta.<br />
PRESENTAzIONE fINALE<br />
Servire la frutta su ghiaccio tritato e<br />
rifinire con fiori edibili.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 31
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chef: marco stabile<br />
la nuova<br />
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toscana<br />
Più che un’ora d’Aria è un vento di passioni quello che si<br />
respira nell’antro goloso di Marco Stabile. uno dei Jeunes<br />
restaurateurs d’europe che fa brillare la sua stellina<br />
Michelin in via dei georgofili. A due passi dal Lungarno e<br />
dalla galleria degli uffizi e nel bel mezzo della tangente<br />
che passa fra Ponte Vecchio e Piazza della Signoria. una<br />
posizione di tutto <strong>rispetto</strong> per un ristorante che solo pochi<br />
anni fa era vicinissimo al vecchio carcere delle Murate e<br />
che ora si è guadagnato il cuore di Firenze. In tutti i sensi.<br />
Perché Marco, classe 1973 e pisano di Pontedera, ci sa fare.<br />
Con i suoi modi dolcissimi. e col piglio sicuro di un cuoco<br />
che è un perfetto padrone di casa, che sta a capo di una<br />
brigata formata da una decina di ragazzi talentuosi (come<br />
il sous-chef Massimo Bocus) e la cui aspirazione è quella di<br />
forgiare la nuova cucina toscana.<br />
Sì, una cucina capace di sciacquare i suoi piatti in Arno.<br />
Cogliendo l’antico e il moderno. Le radici e il futuro. L’aura<br />
rinascimentale e l’allure contemporanea. Perché se i gusti<br />
possono e devono rimanere quelli veraci e nostrani (toscani<br />
o meno che siano), le forme possono cambiare. evolvendosi<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 33
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
in un minimalismo estetico e in una geometrica concezione<br />
della pietanza che va decisamente verso oriente. e così il<br />
maialino morbido-croccante, cotto a bassa temperatura e<br />
arrostito (solo dalla parte della cotenna), nonché le bietole<br />
alla senape nera che lo corredano si fanno rettangolari. In<br />
una regolarità spezzata solamente da un omaggio al Pointillisme,<br />
regalato dalla salsa d’aglio e lavanda e dal ristretto<br />
della carne. e anche il crostino toscano visto da un mezzo<br />
siciliano (il papà di Marco è originario di Sambuca di Sicilia,<br />
in provincia di Agrigento) assume una foggia sferica. e<br />
una consistenza diversa da quella consueta. Sublimando in<br />
arancina dal manto di pane e dalla farcia di fegatini di pollo,<br />
angelicati dal Vin Santo. Pronto pure a unirsi all’acqua per<br />
accogliere quattro tagli molto speciali: lingua e guancia di<br />
Chianina; palato e cappello del prete di razza Bovina Piemontese<br />
griffata La granda. Affumicata (prima) con legno<br />
di ulivo, tiglio e melo (a ricordare il sentore dei caminetti e<br />
della cucina a legna di un tempo) e cotta (poi) per almeno<br />
quattro ore. Al fine di ottenere il bollito secondo Stabile.<br />
Che non dimentica certo giotto, mettendo a punto il cerchio<br />
perfetto. una preziosa aureola di crema allo zafferano<br />
di San Miniato, affiancata da croccante alle mandorle e da<br />
tre elementi ghiotti, a rammentare i marmi bianchi, rossi<br />
e verdi che compongono il giottesco campanile cittadino:<br />
composta di melagrana e rosa, gelatina di spinaci e ganache<br />
di cioccolato bianco al pepe.<br />
Ma Stabile non mira solamente alla rilettura dei sapori della<br />
memoria in veste inedita, innovativa e seduttiva. Vuole<br />
anche rendere eccezionale la portata più “banale”. Proponendola<br />
addirittura, al mezzodì, in formato tapas. In un<br />
menu (illustrato da gianluca Biscalchin) che contempla<br />
piatti serviti sia in quantità normale sia in porzione mignon<br />
(ma si mangia eccome!) e circa a metà prezzo. risultato?<br />
un successone. “Abbiamo rilanciato il mezzogiorno fiorentino”,<br />
racconta orgoglioso Marco. Mentre manda alle terme<br />
l’uovo di Paolo Parisi, facendolo cuocere in acqua a 65°C<br />
per una ventina di minuti e distendendolo su una fonduta di<br />
carciofi all’empolese. Intanto, lo spaghettino Martelli (azienda<br />
pisana con sede a Lari) sposa l’olio extravergine di oliva<br />
toscano Igp Colline di Firenze, il pepe e il Parmigiano reggiano<br />
stravecchio; l’hamburger, tenerissimo mix di manzo<br />
La granda e guancia affumicata di Cinta Senese, incontra<br />
34 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
la pera alla piastra; e la tartare si fa super. Impreziosita da<br />
mela, dragoncello e uovo sodo tritato ma (soprattutto)<br />
messa a marinare per due minuti nella Pilsner urquell. La<br />
birra pils per eccellenza, prodotta nella storica fabbrica<br />
ceca di Pilsen con acqua autoctona, orzo boemo e moravo<br />
e fiori di luppolo Saaz. Per una bionda poco alcolica, a<br />
bassa fermentazione e a triplice decozione, dalla sottile<br />
dolcezza e dall’amaro vellutato. Perfetta tanto nelle ricette<br />
quanto nel calice.<br />
Dove finiscono molte altre belle spumeggianti. Siglate Baladin,<br />
Birrificio del Ducato, L’olmaia e Birrificio Italiano. “ne<br />
teniamo sempre una quindicina in carta”, spiega lo chef. “e<br />
le cambiamo spesso. un po’ perché le birre artigianali sono<br />
stagionali e hanno vita breve. un po’ perché se i piatti mutano<br />
devono variare anche le birre che li accompagnano”. e<br />
non ha tutti i torti il saggio chef. Che, ne la guida de l’espresso,<br />
ha ricevuto una menzione speciale per “Le tavole<br />
della Birra” e, a Identità golose, si è aggiudicato il premio<br />
“Birra in Cucina”. A conferma della sua passione per l’ars<br />
brassicola, alimentata dalla costante ricerca di rare chiare,<br />
rosse e brune (e mi fa assaggiare la scura Lom al Marron<br />
Buono di Marradi). non dimenticando il vino, di cui vanta<br />
più o meno settecento etichette (toscane, italiane e francesi),<br />
anche di piccole maison.<br />
Del resto, Marco adora le cose autentiche. Come le verdure<br />
del contadino, il fagiolo ciavattone di Sorano, il cece<br />
rugoso della Maremma, la patata bianca del Pero e le farine<br />
macinate a pietra. nobilitate in prelibatezze preparate con<br />
cura assoluta e presentate in un luogo d’atmosfera. Con<br />
tanto di ampia cucina-fucina a vista (e affaccio sul vicolo),<br />
di elegante sala al pianterreno e di suggestivo spazio con<br />
caveau-cantina al piano inferiore. Dove campeggia pure<br />
un antico arco romano. e al desco? raffinati tovagliati e<br />
posate in argento per la cena; tovagliette e posate brunite<br />
per il pranzo a prova di tapas. e per un ristorante formale e<br />
informale. Camaleontico come il giorno.<br />
nel frattempo, il cuoco pisano guarda oltrarno. e se a Miami<br />
segue come non resident chef un locale quale il toscana<br />
Divino, inanella pure eventi a Mosca, a San Pietroburgo e<br />
al MoMA di new York. “Mi garberebbe di aprire anche a<br />
Londra e a Parigi”, aggiunge Stabile. Con simpatico accento<br />
toscano.
l’uovo<br />
delle terme<br />
con fonduta<br />
di carciofi<br />
e sale nero<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
4 uova biologiche (meglio se quelle di<br />
Paolo Parisi); 2 carciofi morelli; 1 scalogno;<br />
olio extravergine d’oliva toscano<br />
Igp; 2 rametti di prezzemolo fresco; 2<br />
pomodori pelati; sale nero delle isole<br />
Hawaii (arricchito di carbone vegetale);<br />
sale di Maldon.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Cuocere le uova in acqua a 68°C per<br />
20 minuti. nel frattempo, tagliare lo<br />
scalogno a julienne, lasciarlo appassire<br />
nell’olio e un goccio d’acqua,<br />
aggiungere i carciofi tagliati in piccoli<br />
quadretti e il pomodoro passato.<br />
Far cuocere per 6-7 minuti e regolare<br />
di sale. tritare finemente il prezzemolo<br />
e diluirlo con poco olio extravergine<br />
d’oliva.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Mettere la fonduta di carciofi ben<br />
calda nel piatto e aggiungere l’uovo,<br />
aprendone il guscio e facendolo<br />
scivolare al centro. Versare un filo<br />
d’olio al prezzemolo intorno all’uovo e<br />
aggiungere il sale nero direttamente<br />
sul bianco dell’uovo.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 35
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
il crostino<br />
toscano<br />
visto da<br />
un meZZo<br />
siciliano<br />
36 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
200 g di fegatini di pollo ben puliti;<br />
1 cipolla rossa di Certaldo; 2 cl di Vin<br />
Santo del Chianti; 3 foglie di salvia;<br />
pane panko; 100 g di burro piemontese;<br />
2 bianchi d’uovo; 100 g di farina<br />
di riso; 100 g di mascarpone; 1 lime<br />
grattugiato; 50 g di insalatine; olio<br />
extravergine d’oliva; olio di semi di<br />
arachide per friggere; aceto balsamico<br />
di reggio emilia; sale di Maldon.<br />
PROCEDIMENTO<br />
tagliare la cipolla a julienne, metterla<br />
in una casseruola con la salvia, un filo<br />
d’olio extravergine e un bicchiere d’acqua.<br />
Far appassire.<br />
rosolare i fegatini nell’olio extravergine,<br />
aggiungerli alla cipolla e bagnare<br />
col Vin Santo. Portare a cottura. Versare<br />
nel robot Coupe, aggiungendo<br />
il burro in piccoli pezzi. Aggiustare di<br />
sale e pepe. Passare al setaccio, far<br />
raffreddare l’impasto e formare delle<br />
piccole sfere. Passarle nella farina di<br />
riso, nel bianco d’uovo sbattuto e poi<br />
nel pane panko. Friggerle a 170°C in<br />
olio di semi di arachide finché non<br />
saranno dorate.<br />
Lavorare il mascarpone con la scorza<br />
di lime e poco sale.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Servire i crostini-arancini ben caldi,<br />
appoggiandoli sopra un cucchiaio<br />
di mascarpone. Accompagnare con<br />
insalatine condite all’Aceto Balsamico<br />
di reggio emilia.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 37
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
la super<br />
tartare<br />
marinata<br />
nella birra<br />
urQuell<br />
38 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
320 g di fassona piemontese pura<br />
(scamone); 200 cl di birra Pilsner urquell;<br />
70 g di sale di Maldon; 20 cl di<br />
olio extravergine d’oliva del Chianti; 1<br />
pera Williams; pepe selvaggio del<br />
Madagascar macinato al momento; 1<br />
vaschetta di shiso green.<br />
PROCEDIMENTO<br />
tagliare la carne in sottili fette alte 5<br />
millimetri e porle in una terrina. ricoprirle<br />
di birra ben fredda e lasciarle<br />
marinare per circa 3 minuti. Asciugare,<br />
tagliare in piccoli cubi e condire,<br />
nell’ordine, con pepe, sale di Maldon<br />
e olio. Lavorare bene finché l’olio non<br />
venga completamente assorbito dalla<br />
carne.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Posizionare la tartare nel piatto e<br />
incoronarla con i bastoncini di pera<br />
cruda (facilitano la digestione della<br />
carne). Accompagnare con shiso<br />
green (sesamo selvatico), che dà un<br />
tocco aromatico alla tartare.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 39
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
i tortellidi<br />
cavolfiore<br />
su crema di<br />
topinambur<br />
e olio<br />
al lime<br />
40 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per la pasta: 200 g di farina grano tenero<br />
“0”; 90 g di acqua. Per il ripieno:<br />
100 g di cavolfiore; sale di Maldon.<br />
Per la salsa: 200 g di topinambur;<br />
olio extravergine d’oliva; acqua; sale<br />
di Maldon. Per la finitura: lime grattugiato;<br />
semi di papavero; veli di zucca<br />
gialla.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la pasta dei tortelli. Impastare il<br />
tutto in pochissimo tempo, chiudere<br />
in una busta e far riposare almeno 30<br />
minuti. Per il ripieno. tagliare il cavolfiore<br />
in piccolissimi pezzi, metterli<br />
in una casseruola con poca acqua e<br />
farli cuocere finché non si saranno<br />
ben asciugati. tritare finemente e<br />
aggiustare di sale. Per la salsa. Pelare<br />
i topinambur, tagliarli in piccoli pezzi,<br />
metterli in una casseruola con acqua<br />
e olio e portarli a cottura. Passare<br />
al mixer fino ad ottenere una crema<br />
molto liscia.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Velare il piatto con la salsa, appoggiarvi<br />
i tortelli conditi con olio extravergine<br />
d’oliva, lime grattugiato,<br />
semi di papavero e veli di zucca gialla<br />
cruda.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 41
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
42 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gli spagHetti<br />
all’olio<br />
toscano igp,<br />
parmigiano<br />
e pepe<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
320 g di spaghetti del Pastificio Martelli;<br />
80 g di olio extravergine d’oliva<br />
toscano Igp; 150 g di Parmigiano reggiano<br />
stagionato almeno 28-30 mesi;<br />
pepe nero della Malesia; sale.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Far bollire gli spaghetti in abbondante<br />
acqua salata, toglierli a metà cottura<br />
e finirli di cuocere in circa 1/2 litro di<br />
acqua calda non salata, in modo che<br />
piano piano la pasta si asciughi e l’acqua<br />
si saturi di amido.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
A cottura ultimata, aggiungere l’olio<br />
a filo e poco Parmigiano reggiano,<br />
mantecando bene. Impiattare e aggiungere<br />
il pepe e il Parmigiano.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 43
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
il maialino<br />
morbido<br />
croccante<br />
con salsa<br />
di aglio<br />
e lavanda,<br />
bietole alla<br />
senape nera<br />
44 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 16 PERSONE<br />
Per il maialino morbido-croccante: 1<br />
maialino da latte di circa kg 5-6; sale<br />
pepe; spezie a scelta. Per la salsa di<br />
aglio e lavanda: 2 teste d’aglio (pulite<br />
in spicchi, senza germinatura interna);<br />
30 cl di panna fresca; 1 g di lavanda<br />
per tisane; 10 g di burro. Per le bietole:<br />
800 g di bietole; olio extravergine di<br />
oliva; chicchi di senape nera; sale.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per il maialino. Disossare il maialino<br />
ottenendo 4 rettangoli, aggiungere<br />
sale, pepe e spezie. Mettere sottovuoto<br />
e far cuocere a bassa temperatura<br />
(65°C) per circa 15 ore. Lasciar<br />
riposare in frigorifero per almeno 2<br />
giorni. Con le ossa, il sedano, la carota<br />
e la cipolla ottenere un fondo ristretto.<br />
tagliare ogni quarto in 4 pezzi a sua
volta e incidere la pelle. Passare in<br />
salamandra per 9 minuti o in padella<br />
antiaderente con olio fino ad ottenere<br />
la pelle croccante. Per la salsa di aglio<br />
e lavanda. Sbollentare per 3 volte gli<br />
spicchi d’aglio in acqua bollente, poi<br />
farli imbiondire lentamente nel burro,<br />
aggiungere la panna e la lavanda. Far<br />
cuocere per 5 minuti e poi passare nel<br />
mixer, fino ad ottenere una salsa liscia<br />
ed omogenea. Aggiustare di sale.<br />
Per le bietole. Cuocere le bietole in acqua<br />
salata, tritarle con il coltello, farle<br />
saltare in olio extravergine d’oliva.<br />
Spolverare con chicchi di senape nera<br />
e aggiustare di sale.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Mettere il maialino ben caldo al centro<br />
del piatto, posizionare a destra una<br />
striscia di bietole e a sinistra una striscia<br />
di salsa d’aglio e lavanda. Cospargere<br />
la superficie del maialino con il<br />
sale di Maldon.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 45
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
tutto fumo<br />
e niente<br />
arrosto:<br />
il bollito<br />
secondo<br />
stabile<br />
46 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
200 g di lingua di vitellone di razza<br />
Chianina; 200 g di guancia di vitellone<br />
di razza Chianina; 200 g di palato<br />
di vitellone di razza piemontese; 200<br />
g di cappello del prete di vitellone di<br />
razza Piemontese; 400 g di verdure<br />
di stagione; 2 dl di vin santo; 1 costa<br />
di sedano.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Affumicare tutte le carni con legna<br />
di ulivo, tiglio e melo. Metterle poi a<br />
bollire in acqua, aggiungendo il Vin<br />
Santo, la costa di sedano e pochissimo<br />
sale di Maldon. Far sobbollire len-<br />
tamente per almeno 3 ore. Scottare<br />
le verdure tagliate in forme regolari e,<br />
con il cavolo nero, ottenere un “agar<br />
agar”.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Tagliare il bollito e mettere nel piatto<br />
ben caldo con intorno le verdure.<br />
Irrorare con il brodo fatto restringere<br />
di almeno 10 volte.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 47
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
l’autunno e<br />
i suoi frutti<br />
48 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per i bauletti alle castagne: 40 g di<br />
farina di mandorle; 240 g di zucchero<br />
semolato; 20 g di albume; 200 g di<br />
burro morbido; 7 uova; 100 g di farina<br />
“00”; 100 g di farina di castagne; 10 g<br />
di baking. Per le castagne: 16 castagne;<br />
1/2 litro d’acqua; 1 cucchiaio<br />
abbondante di miele; qualche foglia di<br />
alloro. Per la salsa ai cachi: La polpa di<br />
un grosso caco (circa g 100); 50 g di<br />
zucchero; 1/2 bacca di vaniglia; il succo<br />
di mezzo limone. Per la finitura:<br />
timo q.b.; gelato alla crema q.b.; olio<br />
nuovo q.b.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per le castagne cotte. In una casseruola,<br />
portare a ebollizione tutti gli<br />
ingredienti e cuocere le castagne<br />
precedentemente private della buccia<br />
finché non sono morbide, pur mantenendo<br />
la propria forma.<br />
Per i bauletti alle castagne. In una<br />
planetaria, montare il burro con 140<br />
grammi di zucchero semolato, la<br />
farina di mandorle e 20 grammi di<br />
albume. unire poi i tuorli delle 7 uova,<br />
le farine e il baking. Mescolare fino<br />
ad ottenere un impasto omogeneo.<br />
A parte, montare gli albumi con i re-<br />
stanti 100 grammi di zucchero e unire<br />
al precedente impasto, mescolando<br />
delicatamente e facendo attenzione<br />
a non smontarlo. trasferire il composto<br />
così ottenuto in piccoli stampi da<br />
plum cake precedentemente imburrati<br />
e cuocere in forno già caldo a 185°C<br />
per 30 minuti. Sfornare e bagnare<br />
con un po’ di sciroppo di cottura delle<br />
castagne. Per la salsa di cachi. In una<br />
casseruola chiusa con un coperchio,<br />
cuocere tutti gli ingredienti per circa<br />
20 minuti. Se necessario, filtrare con<br />
l’aiuto di un setaccio.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
In un piatto disporre due bauletti alle<br />
castagne. guarnirne ciascuno con due<br />
castagne cotte e qualche foglia di<br />
timo fresco. ornare con qualche cucchiaiata<br />
di salsa e una pallina di gelato<br />
alla crema, bagnata con qualche goccia<br />
di olio nuovo.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 49
gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />
50 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
il campanile<br />
di giotto<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per la ganache al cioccolato bianco:<br />
100 g di latte; pepe in grani q.b.; 275 g<br />
di cioccolato bianco; 25 g di burro;<br />
5 g di colla di pesce. Per la composta<br />
di melagrana e rose: 250 g di succo di<br />
melagrana; 175 g di zucchero semolato;<br />
Il succo di mezzo limone; qualche<br />
goccia di essenza di rosa. Per la salsa<br />
allo zafferano: 250 g di latte; 50 g<br />
di zucchero; 20 g di maizena. Per la<br />
gelatina di spinaci: 250 g di succo di<br />
spinaci (da g 500 di spinaci crudi e<br />
centrifugati); 2 g di agar agar; 2 g di<br />
colla di pesce. Per il croccante alle<br />
mandorle: 35 g di latte; 35 g di glucosio;<br />
90 g di burro; 150 g di zucchero;<br />
175 g di mandorle affettate.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la ganache al cioccolato bianco. In<br />
una casseruola, portare a ebollizione<br />
il latte con i grani di pepe in infusione.<br />
Versare il latte (filtrandolo attraverso<br />
un colino) sul cioccolato bianco<br />
(precedentemente tritato) e mescolare<br />
energicamente con una frusta.<br />
Aggiungere poi il burro morbido a<br />
pezzettini nel composto ancora caldo<br />
e amalgamare bene fino a completo<br />
scioglimento. trasferire il composto<br />
in uno stampo basso, in modo da<br />
ottenere una placca di circa 1 centimetro<br />
di spessore. Lasciare riposare per<br />
almeno 24 ore.<br />
Per la composta di melagrana e rose.<br />
In una casseruola, portare a ebollizione<br />
tutti gli ingredienti fino al raggiungimento<br />
della consistenza di una<br />
confettura.<br />
Per la salsa allo zafferano. In una casseruola,<br />
portare a ebollizione il latte<br />
e realizzare un’infusione di pistilli di<br />
zafferano. Aggiungere poi lo zucchero<br />
e mescolare fino a completo sciogli-<br />
mento. Prelevare una piccola parte di<br />
composto e stemperarvi la maizena.<br />
unire poi al latte, sempre mescolando<br />
con l’aiuto di una frusta, fino al<br />
raggiungimento della consistenza di<br />
una crema.<br />
Per la gelatina di spinaci. Ammorbidire<br />
la colla di pesce in acqua. nel<br />
frattempo, sciogliere l’agar agar in 125<br />
grammi di succo di spinaci freddo.<br />
Mescolare e aggiungere anche lo zucchero.<br />
Portare a ebollizione, aggiungere<br />
la colla di pesce ben strizzata,<br />
assicurandosi che si sciolga completamente.<br />
togliere dal fuoco e aggiungere<br />
il restante succo. Mettere in uno<br />
stampo basso a lasciare solidificare a<br />
temperatura ambiente.<br />
Per il croccante alla mandorle. In<br />
una casseruola, far sciogliere il burro<br />
insieme al latte e al glucosio. unire<br />
poi lo zucchero e portare il composto<br />
a 106°C. Aggiungere le mandorle<br />
affettate e farle leggermente scaldare<br />
e caramellare.<br />
Con l’aiuto di un mattarello, stendere<br />
il composto fra due fogli di carta<br />
da forno fino allo spessore di circa 2<br />
millimetri. Lasciar riposare in congelatore<br />
per circa 20 minuti, rimuovere il<br />
foglio di carta superiore e cuocere in<br />
forno già caldo a 200°C per il tempo<br />
necessario al raggiungimento di un<br />
colore ambrato.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
In un piatto disporre, in modo da<br />
descrivere un cerchio perfetto, una<br />
striscia di ganache guarnita con pepe<br />
macinato, qualche pezzo di croccante<br />
alle mandorle, un cerchio disegnato<br />
con la salsa di zafferano e una quenelle<br />
di confettura. Disporre al centro<br />
del cerchio un quadrato di gelatina di<br />
spinaci.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 51
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Quanti coperti deve avere un ristorante che vuole proporre<br />
alta cucina? Bella domanda. In genere in Italia si dice 30,<br />
40 al massimo, ma poi ci sono dei colossi francesi e spagnoli<br />
che superano, e di molto, questa dimensione. Per non<br />
parlare dei cinesi: 30 anni fa andai in un super ristorante di<br />
Singapore che aveva ben mille coperti - ma da buon naso<br />
lungo scoprii, curiosando in cucina, il trucco: c’erano dieci<br />
cucine, ognuna delle quali si occupava di un decimo dei<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 53
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
coperti, proponendo tutte lo stesso menù. geniale.<br />
Comunque sia, questo numero ottimale dipende da troppi<br />
fattori: location, tipologia di pubblico, rapporto fra clienti<br />
locali e stranieri, flussi estivi, struttura familiare o gestione<br />
manageriale e tanto altro, inclusa la predisposizione d’animo<br />
dello chef patron. Dare una risposta univoca è dunque<br />
impossibile. Quindi per ragionare su questo di certo interessante<br />
argomento non ci resta che la case history, ovverossia<br />
lo studio del singolo caso, per arrivare a intuire poi una<br />
regola generale.<br />
e nessuna case history è oggi più interessante di Andrea<br />
Mainardi e della sua officinaCucina di Brescia. Infatti è<br />
un ristorante di alta gamma con… un solo tavolo, che può<br />
contenere da due (chissà se una volta ha cucinato per un<br />
solo cliente, non gliel’ho chiesto…) a otto persone. è aperto<br />
sia a pranzo sia a cena, ma non fanno mai due servizi nello<br />
stesso giorno. nel senso che lavorano o al mezzogiorno<br />
o alla sera. Il ristorante vanta una sola stanza, che comprende<br />
cucina, inevitabilmente a induzione, e tavolo per<br />
i clienti. e funziona così. un cliente prenota, segnalando<br />
eventuali allergie e intolleranze e magari indicando delle<br />
predisposizioni per certi piatti, ma nulla più. Insomma, in<br />
linea di massima, non conosce il menù che gli sarà proposto<br />
(in pratica, l’opposto del banqueting). Andrea prepara un<br />
menù di dieci portate, comprando esattamente gli ingredienti<br />
necessari, non una foglia di basilico di troppo. Il pasto<br />
è, dall’inizio di quest’anno, accompagnato da una selezione<br />
di vini e altre bevande da 30, 50 o 80 euro a testa. Andrea<br />
54 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
lavora con solo un aiuto per la cucina e uno per servire i<br />
piatti, che diventano due se i clienti sono più di quattro.<br />
tutto qui. Funziona? Sì, alla grande, basta guardare il libro<br />
delle prenotazioni, per mesi non ci sono buchi e Andrea si<br />
dichiara “molto soddisfatto” del conto economico. Merito<br />
della proposta, stuzzicante e innovativa, merito di Andrea,<br />
che non solo è un bravissimo cuoco ma è molto mediatico,<br />
una virtù che troppi suoi colleghi non sanno dominare.<br />
Andrea è di Bergamo. La famiglia non è del settore, ma già<br />
da piccolo gli piace pasticciare in cucina. Poi scuola alberghiera,<br />
con stage in buoni ristoranti, quando si diploma con<br />
grande faccia tosta si presenta da Marchesi, all’Albereta,<br />
che lo assume: ogni tanto succede. resta lì per tre anni e<br />
mezzo, con Berton come chef, facendo un po’ di tutto. Poi<br />
vari lavori in top ristoranti. una sera, credo grazie a quella<br />
che si chiama in gergo creatività da transaminasi elevata,<br />
“immagina” il suo locale – e lo trova, curiosamente al primo<br />
piano di un solido ristorante di Brescia, i Monaci Sotto le<br />
Stelle. Da grande? non ha dubbi: un ristorante che propone<br />
solo polpette alle Maldive. no, precisa, meglio a Bahia, è<br />
una location più divertente.<br />
Milanese, laureato in economia politica alla<br />
Bocconi, giornalista enogastronomico dal 1994,<br />
Allan Bay è prima di tutto un grande appassionato<br />
di cucina e storia dell’alimentazione. Una<br />
prestigiosa firma, che ci guida alla scoperta dei<br />
nuovi talenti della ristorazione moderna.<br />
ristorante officinacucina<br />
Via San zeno, 119<br />
25124 Brescia<br />
tel. 333 3020033<br />
www.officinacucina.com<br />
chef: andrea mainardi<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 55
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
a tutto<br />
storione!<br />
56 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
200 g di filetto di storione; 1 lingotto<br />
al caviale; succo di zenzero; 100 g di<br />
latte scremato; 40 g di olio di caviale;<br />
sale; pepe nero.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Pulire e mondare lo storione. Versare il<br />
latte in una ciotola, inserire lo storione<br />
e farlo marinare per 4 ore. Scolarlo,<br />
disporlo in uno stampo cilindrico e<br />
passarlo in abbattitore.<br />
Montaggio. Affettare il cilindro di<br />
storione e disporre le fette sul piatto<br />
di portata. Condire con sale e pepe<br />
a piacere e decorare con le foglie di<br />
caviale ottenute dal lingotto affettato,<br />
l’olio del caviale e qualche goccia di<br />
succo di zenzero.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 57
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
58 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
uovo...<br />
al caviale<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
4 uova grandi; 10 g di caviale Calvisius;<br />
16 conchiglie di semola di grano<br />
duro; erba cipollina; 40 g di acqua;<br />
olio di nocciole; sale; pepe bianco.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Sbollentare le conchiglie in acqua<br />
leggermente salata per 2 minuti e<br />
raffreddarle subito in acqua e ghiaccio.<br />
Sbattere energicamente i tuorli<br />
e gli albumi, eliminare la schiuma e<br />
lasciar riposare per almeno 30 minuti.<br />
ripetere l’operazione per 3 volte, poi<br />
aggiungere l’acqua e regolare di sale<br />
e pepe bianco. Versare il composto<br />
così ottenuto nelle pasta e cuocere “a<br />
vapore” a 85°C per 10 minuti.<br />
Montaggio. Disporre 4 conchiglie per<br />
ogni commensale. Condire con l’olio<br />
di nocciole, l’erba cipollina tagliata<br />
finemente e il caviale.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 59
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
spagHetti<br />
alla<br />
carbonara<br />
di gamberi<br />
e caffè<br />
60 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
280 g di spaghetti di semola di grano<br />
duro; 40 g di yogurt magro; 1 mandarino;<br />
1 tuorlo; 20 gamberi rossi; 50 g di<br />
guanciale; chicchi di caffè; polvere di<br />
caffè; maggiorana; olio extravergine di<br />
oliva; sale; sale affumicato; pepe nero.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Preparare una crema a bagnomaria<br />
con lo yogurt, il tuorlo e il succo<br />
del mandarino. Insaporire con il sale<br />
affumicato. nel frattempo, sgusciare i<br />
gamberi e marinarli in una ciotola con<br />
1 bicchiere di olio profumato con il<br />
guanciale tagliato a cubetti e i chicchi<br />
di caffè. Dopo 1 ora, scolare i gamberi<br />
e rosolarli in una casseruola insieme<br />
al guanciale. Cuocere gli spaghetti in<br />
acqua leggermente salata al bollore. A<br />
cottura ultimata, scolarli e mantecarli<br />
con la crema allo yogurt. Montaggio.<br />
Impiattare la pasta al centro dei piatti<br />
da portata, disporre sopra i gamberi,<br />
qualche fogliolina di maggiorana e<br />
una spolverata di polvere di caffè.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 61
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
la mia<br />
caprese<br />
62 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
2 astici da 200 g l’uno; 2 b; 4 pomodori<br />
ramati; 5 g di tabacco da pipa alla<br />
vaniglia; basilico fresco; olio extravergine<br />
di oliva; aglio in polvere; 50 g di<br />
panna fresca; sale.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Sbianchire i pomodori, privarli della<br />
buccia e dei semi. Frullarli col frullatore<br />
a immersione e far perdere l’acqua<br />
su una garza. Con l’acqua ottenuta<br />
cuocere l’astice sottovuoto a 70°C per<br />
circa 2 ore e 30 minuti.<br />
recuperare poi la polpa del pomodoro<br />
e condirla con poco olio, 1 presa di<br />
basilico spezzettato, 1 pizzico di polvere<br />
d’aglio e sale a piacere. Cuocere<br />
la polpa delle banane sottovuoto con<br />
la panna e il tabacco a 70°C per 20<br />
minuti. Montaggio. Impiattare, distri-<br />
buendo la vellutata di pomodoro sui<br />
piatti da portata e disponendo sopra<br />
le rondelle di astice alternate alle banane<br />
ben sgocciolate.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 63
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
64 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
il salmì<br />
concentrato<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
200 g di polpa di fagiano; 2 patate; 1<br />
cipolla; 1 pera; 4 fette di pane casereccio;<br />
cacao amaro; arachidi tostate;<br />
burro; zucchero; aceto balsamico invecchiato;<br />
calvados; 1 l di vino bianco;<br />
sale; pepe nero.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Mondare il fagiano. Lavare e mondare<br />
le patate e la cipolla e tagliarle grossolanamente.<br />
Far marinare il fagiano<br />
in una ciotola con il vino bianco, le<br />
patate e la cipolla. ogni 2 giorni far<br />
ridurre di un terzo il liquido e ripetere<br />
il passaggio per 3 volte, arrivando<br />
quindi al sesto giorno con una consistenza<br />
sciropposa. Mettere il tutto in<br />
una casseruola e ultimare la cottura,<br />
aggiungendo di tanto in tanto dell’acqua<br />
per evitare che asciughi troppo.<br />
Frullare il tutto, regolare di sale e di<br />
cacao amaro e disporre il composto in<br />
stampi di silicone. Passare in abbattitore.<br />
Sbucciare la pera, tagliarla a<br />
cubetti, rosolarla nel burro per alcuni<br />
minuti in una casseruola, poi sfumare<br />
con il Calvados. Aggiungere lo zucchero<br />
e l’acqua e far sciroppare.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 65
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
66 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
pernice alla<br />
cacciatora<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per la meringa: 5 g di albumina<br />
liofilizzata; 170 g di isomalto; 95 g di<br />
acqua di cipolla rossa; 2 g di sale. Per<br />
la pernice: 1 pernice da 500 g; 20 pomodorini<br />
datterini; 50 g di olive taggiasche;<br />
2 spicchi di aglio; senape in<br />
crema; miele di castagno; zucchero a<br />
velo; 200 g di vino bianco secco; 200<br />
g di grasso d’oca; sale; pepe nero.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Preparare una meringa montando<br />
l’isomalto con l’albumina, l’acqua di<br />
cipolla rossa e il sale. In un essiccatore,<br />
essiccare in un piano la meringa<br />
a 70°C per 5 ore, in un altro le olive<br />
taggiasche denocciolate e sbianchite<br />
per 1 minuto in acqua, e nell’ultimo i<br />
pomodorini privati dei semi e spolverati<br />
a velo con zucchero e sale.<br />
Cuocere la pernice in una casseruola<br />
con il grasso d’oca, il vino, l’aglio e il<br />
sale per circa 3 ore e 30 minuti.<br />
Montare. Impiattare mettendo qualche<br />
goccia di senape lavorata con il<br />
miele sul fondo del piatto. Unire la<br />
meringa sbriciolata, le olive taggiasche<br />
essiccate e tritate finemente, i<br />
pomodorini e dei bocconi di pernice.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 67
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
ZuccHina!!!<br />
68 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
200 g di zucchine selvatiche; 50 g<br />
di tuorlo; 4 fiori di zucchina; 50 g di<br />
fegato grasso; 100 g di scampi; cardamomo;<br />
pinoli; uvetta; vino Porto; 120<br />
g di panna fresca; olio extravergine di<br />
oliva; sale.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Pulire e mondare gli scampi, privarli<br />
del carapace e del budellino nero. Preparare<br />
una crema lavorando il fegato<br />
con il Porto, 1 pizzico di semi pestati di<br />
cardamomo e sale a piacere. trasferire<br />
il composto in un sacchetto apposito,<br />
mettere sottovuoto e cuocere a bagnomaria<br />
a 85°C per 15 minuti.<br />
tagliare le zucchine a cubetti e rosolarle<br />
a calore vivo con poco olio in una<br />
casseruola. Frullare e trasferire il tutto<br />
in un colino a maglia finissima per<br />
far perdere l’acqua in eccesso. Amalgamare<br />
il composto ottenuto con la<br />
panna e il tuorlo, versare in stampi di<br />
silicone a mezza sfera e infornare a<br />
vapore per 1 ora a 75°C. Abbattere e<br />
sformare.<br />
Montaggio. Impiattare la mezza sfera<br />
cosi ottenuta sul carpaccio di scampi.<br />
Decorare con la crema di fegato grasso<br />
ottenuta e pennellare con i fiori di<br />
zucchina frullati per immersione con<br />
10 g di olio e sale a piacere. Disporre<br />
infine con uvetta ammorbidita in acqua<br />
calda e strizzata e i pinoli tostati.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 69
L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />
gHiacciolo<br />
di ostrica,<br />
limone<br />
e liQuiriZia<br />
70 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
2 ostriche; 130 g di zucchero; 30 g di<br />
caramelle di liquirizia pura; 1 limone;<br />
acqua; vodka.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Sbucciare il limone, tagliare la polpa<br />
a dadini e spremerla per ottenere il<br />
succo e filtrarlo. Mettere il tutto in<br />
una casseruola con 100 g di zucchero<br />
e 100 g di acqua e cuocere per 20<br />
minuti. Frullare per immersione grossolanamente.<br />
Passare la “marmellata”<br />
in abbattitore per raffreddarla rapidamente,<br />
quindi unire la vodka.<br />
Frullare le caramelle di liquirizia con<br />
30 g di zucchero e 30 g di acqua,<br />
portare al bollore e far raffreddare in<br />
abbattitore.<br />
Aprire le ostriche e versarne il contenuto<br />
in una ciotola.<br />
Colare lo sciroppo di liquirizia in 4<br />
stampi a ghiacciolo, creando un primo<br />
strato e abbattere. Distribuire sopra<br />
lo strato di liquirizia, poi la marmellata<br />
di limone e vodka, abbattere nuovamente.<br />
terminare con il terzo strato<br />
versando 1 velo di acqua di ostrica<br />
passata attraverso un colino a maglie<br />
fini.<br />
Le proporzioni da tenere in considerazione<br />
per ogni ghiacciolo prevedono<br />
il 70% di succo di limone, il 25% di<br />
frullato di liquirizia e il 5% di acqua di<br />
ostrica.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 71
gLAM<br />
SeDuCente<br />
eLegAnzA<br />
DI oSCAr CAVALLerA<br />
SnACK SALAtI CHe SeMBrAno DoLCI, goLoSItÀ CHe SuBLI-<br />
MAno In gIoIeLLI e un AMBIente rAFFInAto CHe AVVoLge<br />
e CoInVoLge L’oSPIte. ALLo StAY DI DuBAI, L’ASSAggIAre<br />
DIVIene AttrAzIone FAtALe Per L’eSCLuSIVItÀ
oltre la cucina. Questo sarà il<br />
tema di una serie di appuntamenti<br />
mensili dove ogni<br />
volta cercherò di raccontavi tendenze,<br />
curiosità e idee che nascono nella<br />
ristorazione e che fanno da complemento<br />
e da completamento all’offerta<br />
del cibo e del vino. In questa occasione<br />
eccomi a raccontare il nuovo<br />
ristorante Stay, aperto da Yannick Alléno<br />
a Dubai, presso l’hotel The Palm<br />
One&Only. Un ambiente elegante e<br />
raffinato dove ogni singolo elemento,<br />
dal pavimento alle tende, dai decori<br />
alla mise en place, gioca sui colori<br />
del bianco e del nero. Unica variante<br />
il lato sinistro dell’ingresso dove fa<br />
bella mostra di sé un ricco buffet e<br />
una parete, arredata come una Pastry<br />
Library, che presentano una vasta<br />
selezione di coloratissimi dessert e di<br />
dolciumi. Qui il racconto inizia dalla<br />
fine. Non è casuale ma segue <strong>regole</strong><br />
ben precise legate al marketing, alla<br />
comunicazione e alla vendita. L’impatto<br />
iniziale è forte. Torte, gelati,<br />
semifreddi, marshmallow, caramelle<br />
di zucchero, dolci al cucchiaio e<br />
altre golosità attraggono l’ospite e la<br />
voglia di fotografare lo spazio diventa<br />
irrefrenabile. Il primo obiettivo è<br />
raggiunto. I clienti, oltre alla sicura<br />
esperienza gastronomica, si porteranno<br />
via uno scatto fotografico che sarà<br />
propedeutico per favorire il passaparola<br />
e quindi una comunicazione del<br />
locale di sicuro effetto promozionale<br />
e commerciale. La visualizzazione<br />
dell’offerta fa scaturire la voglia di<br />
acquisto e quindi non vi è cliente che<br />
a fine pasto non si rechi nel paradiso<br />
dei dolci per farsi conquistare da una<br />
delle tante proposte. Questo crea<br />
un contatto con gli chef pasticceri<br />
presenti, che instaurano una perfetta<br />
relazione con il cliente e, conquistan-<br />
dolo ed ingolosendolo, riescono a<br />
fare up-selling, facendogli vivere un<br />
momento gioioso e unico, che serberanno<br />
come un bellissimo ricordo.<br />
È evidente che la vendita del dessert<br />
favorisca in seguito la proposta, da<br />
parte del sommelier, di un bicchiere<br />
di vino da meditazione, aumentando<br />
così il fatturato. Ma il concept trova<br />
la sua massima espressione quando<br />
appena seduti a tavola il cameriere<br />
vi offrirà una flûte di champagne (a<br />
pagamento si intende) e con essa vi<br />
arriverà un piattino con piccoli snack,<br />
che sembreranno dei dolci e invece si<br />
riveleranno salati. Come, ad esempio,<br />
un cucchiaio di finta pasta di pistacchio,<br />
che al gusto si scoprirà essere<br />
una crema di piselli, o il marshmallow<br />
di salmone o ancora il bignè al formaggio.<br />
Il gioco gastronomico ha così<br />
oltre ad una fine anche un inizio.<br />
g www.oneandonlythepalm.com<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 73
StYLe<br />
un luogo inaspettato, fra via<br />
Monte napoleone e il teatro<br />
alla Scala. è il giardino del<br />
Museo Poldi Pezzoli, scenografia green<br />
del bistrot-pasticceria che, a pochi<br />
mesi dall’apertura, ha già un parterre<br />
di affezionati frequentatori. Corsia del<br />
giardino prende il nome dalla neoclassica<br />
via Manzoni, famosa a Milano per i<br />
giardini segreti dei suoi storici palazzi.<br />
nell’oltrepassare la galleria di accesso<br />
alla corte e via Manzoni si rimane folgorati<br />
dal verde acceso delle imponenti<br />
piante che si fondono con l’azzurro<br />
del cielo e con l’intensa luce del luogo<br />
aperto, contrapposta alla penombra<br />
della galleria commerciale. è quanto è<br />
accaduto all’architetto nicola gisonda,<br />
CorSIA DeL gIArDIno MILAno<br />
doLce e saLato neL verde<br />
DI MArgHerItA toFFoLon; Foto DI MAtteo PIAzzA<br />
che ha progettato un locale, con pianta<br />
a “L”, senza contrasti: interno ed esterno<br />
sono in continuum e vegetazione,<br />
spazio e giardino diventano un’entità<br />
unica. Le grandi vetrate affacciate<br />
verso il verde e verso l’ampia corte, che<br />
si sviluppa sino alla via principale, ne<br />
aumentano l’effetto naturalistico così<br />
attraente per il contesto metropolitano<br />
meneghino. Vocazione sottolineata<br />
dall’interior design che si ispira alle<br />
geometrie e ai colori della natura, interpretate<br />
in modo concettuale e simbolico<br />
attraverso linee verticali irregolari<br />
(vegetazione) e forme circolari (bouquet<br />
di fiori). Duecento i metri quadrati<br />
complessivi con sviluppo a “L”. Di fronte<br />
all’ingresso, a cui si accede dalla corte<br />
interna, si trovano il corner dedicato<br />
alla pasticceria (Staccoli di Cattolica)<br />
e l’area bar; sulla destra, rialzata di tre<br />
gradini, la sala per i clienti con vista sul<br />
giardino, sul cui fondo è posizionato il<br />
bancone food a vista, al di là del quale<br />
si trova la cucina, separata da una<br />
vetrata, che unisce e allo stesso tempo<br />
divide gli ambienti.<br />
gli elementi d’arredo sono tutti<br />
realizzati, su disegno, con materiali<br />
naturali nei toni del verde e il marrone:<br />
dal marmo verde Ming, che riveste i<br />
banconi food-pasticceria-bar, al rovere<br />
tinto testa di moro degli arredi, fino ai<br />
pavimenti in seminato color tortora. I<br />
due banconi parallelepipedi in acciaio e<br />
marmo formano un unico fronte, sebbene<br />
quello in marmo, che è ancorato<br />
a quello in acciaio, sembra sospeso, in<br />
contrapposizione al suo aspetto monolitico.<br />
Il fronte di entrambi presenta una<br />
complessa e inedita lavorazione, costituita<br />
da numerose forature disposte<br />
circolarmente e di diversa profondità,<br />
per formare cerchi su più livelli e parzialmente<br />
sovrapposti. un’immagine<br />
che, per la sua struttura, diventa dina-<br />
mica in base al punto di vista e simile<br />
a un bouquet di fiori mosso dal vento.<br />
Alle spalle del bar, un pannello bianco<br />
ripropone lo stesso motivo floreale<br />
con rami luminosi (luci a sospensione)<br />
in alluminio bianco. Quinte composte<br />
dall’intarsio di numerosi dischi di forma<br />
rotonda (in rovere tinto, marmo verde<br />
Ming e cristallo riflettente color bronzo)<br />
delimitano le varie aree del locale,<br />
così come disegnano il controsoffitto<br />
della sala ristorante, adibito a vano tecnico<br />
e a sistema di insonorizzazione.<br />
Sala che è raggiungibile da una scala di<br />
tre gradini, costituiti da singoli blocchi<br />
di marmo verde a “L” rovesciata che<br />
sembrano sospesi dal pavimento, in<br />
quanto gli ancoraggi non sono visibili,<br />
ConIugA, In MoDo nAturALe e ConteMPorAneo, DoLCe e SALAto. è un BIStrot<br />
PAStICCerIA Con AFFACCIo Su uno DeI gIArDInI SegretI DeL Centro StorICo DI MILAno.<br />
Con grAnDe gIoVAMento Per guSto e VIStA<br />
IL<br />
pro<br />
ge<br />
to<br />
Progetto architettonico: arch. Nicola Gisonda // Fornitore e lavorazione marmi: Gottardo Alimonti // Pavimento in resina dei bagni: Kerakoll<br />
Apparecchiature per la ristorazione: Electrolux // Banchi beverage e food: Prima // Illuminazione: Luceplan<br />
74 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
simili ad asperità presenti in natura.<br />
Accanto, la pedana per disabili integrata<br />
nel pavimento. Sedute, tavoli e<br />
armadiature di servizio ripropongono<br />
il gioco delle linee verticali irregolari.<br />
L’effetto naturalistico è amplificato nei<br />
bagni, rivestiti con lastre di quarzite in<br />
un unico tono uniforme, opportunamente<br />
tagliate con l’obiettivo di creare<br />
un fondo impenetrabile color nocciola,<br />
interrotto da liste di cristalli riflettenti<br />
di color bronzo, che si intrecciano<br />
verticalmente tra loro. è come trovarsi<br />
in mezzo a un bosco riflettente, i cui<br />
alberi interrompono continuamente la<br />
visuale. Paolo Franchi porta a Corsia<br />
del giardino, per il pranzo e per<br />
l’aperitivo, una cucina improntata sul<br />
recupero della tradizione ma contemporanea<br />
nella preparazione, con menu<br />
legati alla stagionalità e alla genuinità<br />
dei prodotti con diverse variabili ogni<br />
giorno.
AtMoSFere<br />
un’antica trattoria. L’insegna lo<br />
annuncia, gli occhi confermano:<br />
il bersò di glicine all’esterno,<br />
la rustica struttura color giallomilano,<br />
le imposte tradizionali in legno<br />
scuro. entrando, sulla destra, una<br />
vetrina mostra cose buone, dai salumi<br />
artigianali alle conserve, mentre a<br />
sinistra si allungano il classico bancone<br />
bar e un tavolo con esposizione di<br />
antipasti e prodotti di stagione. Sullo<br />
sfondo il camino, caldo come un tempo,<br />
ma protetto da due ante in vetro,<br />
come usa oggi. Il colpo d’occhio è vincente,<br />
il luogo e la sensazione positiva<br />
che ispira sono d’immediato fascino.<br />
In realtà l’Antica trattoria del gallo,<br />
come la vediamo oggi è il frutto di un<br />
meticoloso e appassionato lavoro di<br />
perfezionamento e restauro iniziato<br />
23 anni fa, quando Paolo reina, poco<br />
più che ventenne compì l’azzardo di<br />
rilevare il locale. Lui del luogo si era<br />
innamorato a prima vista: aveva lavorato<br />
lì per una stagione, conosceva<br />
bene la famiglia gerli, dall’ottocento<br />
proprietaria dei muri, e si era fatto<br />
promettere dall’anziana titolare che<br />
prima di vendere ad altri avrebbero<br />
chiamato lui.<br />
L’ambiente - Con qualche soldo,<br />
molto entusiasmo e duro lavoro, reina<br />
ha trasformato poco a poco un locale<br />
disordinato e mal organizzato nell’accogliente<br />
ambiente che vediamo oggi.<br />
riaperte le sale al piano terra (in ori-<br />
gine si mangiava solo al primo piano),<br />
rese calde dal legno alle pareti, dagli<br />
scaffali di bottiglie e dalle foto colorate<br />
e suggestive, ristrutturata la cucina<br />
in chiave razionale e moderna, Paolo<br />
ha proseguito migliorando ogni anno<br />
l’aspetto e facendo dell’antica trattoria<br />
un esempio invidiabile di efficienza.<br />
La cucina - Creare un’atmosfera<br />
significa anche connotare le scelte<br />
della cucina: tradizione lombarda,<br />
qualità delle materie prime, efficienza<br />
e cura nel lavorarle. Senza perdere il<br />
filo delle origini: cotechino, foie gras e<br />
ravioli maison c’erano e restano, come<br />
i polli alla diavola, piatto-simbolo del<br />
locale (fino a 300 alla settimana - per<br />
noi sono come la pizza, solo espressi<br />
- insiste Paolo), ma si è arricchita<br />
nel frattempo la lista delle ricette<br />
classiche (i risotti, il rognone trifolato,<br />
gli involtini con verze, la cassoeula,<br />
i brasati, i grandi dolci), impeccabilmente<br />
curate anche nella presentazione.<br />
Alla superficie generosa delle<br />
sale aperte al pubblico ne corrisponde<br />
una più ampia non visibile dall’esterno,<br />
che permette di lavorare a ritmi e con<br />
velocità degni di una macchina da<br />
guerra: dodici persone tra sala e cucina,<br />
con spazi di lavoro separati per la<br />
linea dei primi e dei secondi piatti, per<br />
la cottura del pollo alla diavola, per i<br />
dolci e la pasticceria, oltre ad un’ampia<br />
area di lavaggio stoviglie e una<br />
zona con moderne celle refrigerate.<br />
La cantina - un vanto (e una passione)<br />
di Paolo reina sono i vini. “All’inizio<br />
mi aiutò Brovelli con la sua esperienza<br />
di distributore esperto, oggi<br />
abbiamo 1.200 etichette in carta e,<br />
modestamente, siamo in grado di definire<br />
da soli le nostre scelte”, spiega<br />
Paolo reina, mostrando con orgoglio<br />
i tre locali-cantina (climatizzati), il<br />
cui pavimento in legno è realizzato<br />
con listelli di cassette di vini francesi,<br />
mentre gli scaffali contengono vere<br />
chicche da amatori.<br />
La bottega - novità per il pubblico<br />
(o ritorno al passato per chi ne ha<br />
memoria) è il negozio all’ingresso del<br />
locale, dove si acquistano molte delle<br />
PuntuALe chicchirichì<br />
DI ALex guzzI<br />
neLL’ABBIAtenSe, L’AntICA trAttorIA DeL gALLo eSPrIMe IL Suo FASCIno StorICo e ConteMPorAneo.<br />
FAtto DI SAnA trADIzIone LoMBArDA, MASSIMA eFFICIenzA e PerFettA<br />
orgAnIzzAzIone In SALA e In CuCInA<br />
specialità proposte nel ristorante. è un<br />
omaggio alla storia, al tempo in cui le<br />
osterie nascevano mettendo quattro<br />
tavoli a lato delle botteghe di salumi,<br />
di carni, di formaggi e di vino. è<br />
il ritorno alla della vetrina golosa, ma<br />
anche la possibilità, per chi lo vuole, di<br />
gustare a casa ciò che ha conosciuto<br />
e apprezzato al ristorante. un tocco<br />
in più che completa la piacevolezza di<br />
un luogo che invoglia inevitabilmente<br />
a tornare.<br />
AntICA trAttorIA DeL gALLo<br />
Via Kennedy, 1<br />
20083 Vigano Certosino, gaggiano (MI)<br />
tel. 02 9085276<br />
g www.trattoriadelgallo.com<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 75
neLLA DISPenSA<br />
IL LuSSo DeL guSto<br />
76 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
DI MAnueLA VAnnI
CAVIALe, FoIe grAS, SALMone e SALuMI PregIAtI.<br />
Vengono DA LontAno MA Sono SeMPre PIù VICInI.<br />
ProntI A CorteggIAre I PALAtI rAFFInAtI Con LA Loro AnIMA gLoCAL<br />
In questi ultimi anni è cambiato il modo di produrre e<br />
distribuire il cibo. La globalizzazione e segnatamente l’incredibile<br />
crollo dei costi di trasporto permette di avere a<br />
disposizione tutto l’anno prodotti provenienti da Paesi lontani,<br />
che però sono al culmine della maturazione. Del resto,<br />
si sa: le ciliegie, nell’emisfero Sud, sono raccolte a gennaio.<br />
oggi è più facile acquistare il pregiato caviale iraniano Beluga,<br />
avere in carta le costose costate di Wagyu giapponesi<br />
(o di altri Paesi ma in stile giapponese) o i celebri polli di<br />
Bresse, forse i migliori polli del mondo, di certo i più famosi.<br />
Lo stesso discorso può essere fatto per le fragole africane,<br />
le mele neozelandesi e gli asparagi cileni, tutti alimenti di<br />
altissima gamma, buoni perché coltivati all’aperto, raccolti<br />
nel loro periodo migliore e commercializzati rapidamente.<br />
Sono di fatto tipicità locali, ma si possono trovare in molti<br />
ristoranti del Pianeta grazie a una distribuzione globale efficace.<br />
tant’è che si usa chiamare questi prodotti glocal, un<br />
neologismo veramente incisivo.<br />
La libertà di poter seguire la propria creatività in cucina,<br />
indipendentemente dalla stagione, è il vero “lusso” a cui<br />
bisogna e si può aspirare. non bisogna farsi suggestionare<br />
dal concetto del consumo etico del cibo, di moda in questi<br />
ultimi tempi, che identifica come prodotti accettabili solo<br />
gli alimenti a bassa emissione di anidride carbonica, cioè distanti<br />
pochi chilometri dal punto di vendita. Per due motivi,<br />
di cui uno economico. Perché negare a un produttore il diritto<br />
di vendere lontano o di esportare lo condanna alla non<br />
crescita (vallo a spiegare ai produttori delle nostre eccellenze,<br />
dal Parmigiano reggiano al Prosciutto di Parma, dalla<br />
pasta all’olio extravergine di oliva e al vino, che tengono in<br />
piedi la nostra agro-industria grazie alle esportazioni). e l’altro<br />
funzionale. Perché per valutare le emissioni di Co 2 bisogna<br />
conteggiare tutta la produzione e non solo il trasporto<br />
lingotto di caviale calvisius<br />
Il caviale possiede un valore e una preziosità paragonabili a quello dell’oro. Per<br />
questo Agroittica Lombarda lancia un nuovo, elegante design per il suo prodotto di<br />
punta: il celebre Caviale Calvisius. Che oggi compare sul mercato in un’innovativa e<br />
deliziosa confezione: il Lingotto. nasce da una tecnica di disidratazione all’avanguardia,<br />
che testimonia il grande impegno dell’azienda bresciana nel settore della ricerca<br />
e sviluppo. Il caviale fresco, ottenuto dallo storione bianco, è riposto, senza essere<br />
pressato, entro un’anima di legno di quercia a forma di lingotto, per una stagionatura<br />
di circa due mesi. trascorso il tempo dovuto, il prodotto ha mantenuto intatto tutto<br />
il suo sapore e le proprietà organolettiche ed è pronto per essere tagliato a lamelle o<br />
grattugiato sopra un’ottima pietanza in abbinamento.<br />
g www.calvisius.it<br />
g www.agroittica.it<br />
finale. Si immagini solo quanta Co 2 produrrebbero le serre<br />
dei Paesi nordici per poter avere a disposizione buone verdure<br />
fresche. e comunque la cucina di oggi, eclettica e creativa,<br />
richiede di uscire dal piccolo mondo della stagionalità<br />
e della localizzazione a tutti i costi. un prodotto di pregio è<br />
la base da cui partire per la preparazione di qualsiasi piatto,<br />
e in genere non necessita di laboriose trasformazioni essendo<br />
già ottimo di suo. un lingotto di caviale Beluga affettato<br />
su un filetto di pesce, del salmone selvaggio con una salsa<br />
all’aneto o del fegato grasso accompagnato da fette di<br />
pane tostato sono piatti semplici ma prelibati, pronti per<br />
essere serviti. Cucinare con prodotti di lusso è un po’ come<br />
viaggiare su una Bentley: qualsiasi sia il tragitto, rimane<br />
comunque indimenticabile. Certo il costo (quasi) proibitivo<br />
di certi articoli potrebbe lasciare sgomenti di primo acchito,<br />
ma bisogna considerare la scelta di puntare sul lusso al pari<br />
di una strategia di marketing a medio-lungo termine. Come<br />
una vera e propria una campagna pubblicitaria, investire<br />
sulla qualità porta buoni frutti duraturi nel tempo. offrire<br />
prodotti di altissima gamma è il modo migliore per fidelizzare<br />
la clientela. Del resto, si sa che il cliente gourmand apre<br />
facilmente il portafogli se si sente appagato e coccolato.<br />
nel frattempo, per far quadrare i conti di fine mese, basterà<br />
applicare i giusti ricarichi su ogni singolo prodotto. è la<br />
qualità intrinseca del prodotto a garantirne la vendibilità al<br />
giusto prezzo.<br />
In Italia sono diverse le aziende che si occupano di fornire<br />
luxury food per l’alta ristorazione. Ci sono grandi produttori<br />
diretti, produttori che sono anche importatori, importatori<br />
tout court ed esportatori di tipicità locali che non hanno<br />
la forza di investire nella distribuzione. Conoscerli e farsi<br />
consigliare da loro può aiutare nella crescita professionale e<br />
della propria attività.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 77
neLLA DISPenSA<br />
78 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
salmone selvaggio del pacifico<br />
La maggior parte del salmone oncorhynchus del Pacifico vive in Alaska, dove può<br />
fruire di un’acqua pura e cristallina, ideale per la crescita e la riproduzione. Vive libero<br />
e durante il suo ciclo vitale percorre migliaia di chilometri, dai fiumi di montagna verso<br />
il mare e dal mare verso i medesimi corsi d’acqua da cui era partito per procreare e<br />
terminare il suo ciclo vitale. Si nutre esclusivamente di quanto trova nel suo habitat<br />
naturale (gamberi, aringhe, calamari) e comprende cinque specie: il red King, il Coho,<br />
il Sockeye, il Pink e il Chun. Ha carni poco grasse, dalla polpa consistente e dal gusto<br />
definito. A usare il pregiato salmone selvaggio siglato Alaska Seafood sono anche<br />
i grandi chef. Fra cui il bistellato Claudio Sadler, nel suo ristorante lungo il milanese<br />
naviglio Pavese.<br />
g www.alaskaseafood.it<br />
manZetta prussiana<br />
La Manzetta Prussiana è un marchio registrato Jolanda de Colò, che certifica il lavoro<br />
di selezione di animali provenienti da piccoli allevamenti della regione della Masuria,<br />
al confine tra Polonia e germania. una carne bovina che riassume in qualche modo<br />
le speciali caratteristiche racchiuse nel Kobe Beef, la preziosa carne giapponese. è<br />
così che l’azienda ha individuato dei piccoli allevamenti dove crescono animali che,<br />
alimentati in modo specifico danno vita a una carne dalla bella marezzatura e dal<br />
sapore intenso. La Manzetta Prussiana connota solo le scottone di età inferiore ai 30<br />
mesi che raggiungono un grado di marezzatura particolarmente intenso.<br />
g www.jolandadecolo.it<br />
Jamón ibérico bláZQueZ<br />
è un prodotto unico, appositamente selezionato, ottenuto dal maiale nero e da non<br />
confondere col Serrano di razza suina bianca. Conosciuto come Patanegra, proviene<br />
al 100% da suini allevati nei pascoli boschivi durante il periodo della “montanera” e<br />
alimentati a ghiande. I prosciutti sono stagionati negli secaderos dell’azienda secondo<br />
i metodi artigianali tradizionali. Il sapore è particolarmente intenso. Il tempo<br />
minimo di stagionatura è di 36 mesi. Il tutto in sintonia con quanto la razza può<br />
offrire, con il sale che viene aggiunto, con il clima della terra e con la regia dell’uomo<br />
che, grazie all’esperienza maturata, fa del Jamón Ibérico Blázquez un vero prodotto<br />
artigianale con una propria identità e un proprio carattere.<br />
g www.longino.it<br />
foie gras<br />
rougié è una delle principali aziende produttrici di foie gras della Francia, posizionata<br />
nel cuore del Périgord, a Sarlat. La maison associa da sempre tradizione e<br />
innovazione per offrire il migliore fegato grasso di anatra e di oca. grazie al continuo<br />
perfezionamento dei metodi di lavorazione e delle ricette di preparazione è divenuto<br />
il marchio emblema conosciuto dai gourmet di tutto il mondo. Attraverso elevati<br />
standard di qualità rougié controlla tutta la filiera produttiva: dall’allevamento, nel<br />
pieno <strong>rispetto</strong> dell’animale, fino al prodotto finale. è nella tradizione centenaria di<br />
rougié lavorare il foie gras con la massima cura, secondo metodi volti a preservarne<br />
il gusto e l’eccellente qualità, e a garantire la massima sicurezza alimentare. Da rougié<br />
sapore e qualità si fondono per raggiungere l’eccellenza nel risultato: il gusto.<br />
g www.selectaspa.it
In CuCInA<br />
non CHIAMIAMoLe<br />
SoLo PentoLe<br />
DI MAnueLA VAnnI<br />
CASSeruoLe e PADeLLe. PeSCIere e CrêPIère.<br />
tonDe e oVALI. ALte e BASSe. In rAMe e In ACCIAIo,<br />
In Argento e In oro. I reCIPIentI Per CuCInAre Sono<br />
tAntI e VArIegAtI. L’IMPortAnte è ConoSCerLI Bene,<br />
Per SAPerLI uSAre neL MoDo PIù Corretto<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 79<br />
© Fotolia
In CuCInA<br />
Le pentole passano troppo spesso in secondo piano<br />
quando in realtà sono un po’ come le tele dei grandi<br />
pittori: per produrre importanti opere devono essere<br />
le migliori. Alluminio, ghisa, ceramica, terracotta, ferro,<br />
rame e argento. e ancora, acciaio, vetro pyrex, pietra e sale.<br />
Diversi sono i materiali con cui possono essere costruite,<br />
così come possono essere smaltate o teflonate e così come<br />
differenti sono i recipienti che vanno sotto il termine generico<br />
di pentole. Infatti, in commercio esistono le pentole vere<br />
e proprie, le padelle e le casseruole. non bisogna confonderle<br />
tra loro perché ogni recipiente di cottura ha caratteristiche<br />
e usi propri. Poi esiste la qualità di chi le costruisce:<br />
non tutte quelle di alluminio sono uguali… Questo è il punto<br />
fondamentale: senza buone pentole il piatto sarà sempre un<br />
po’ deludente. o se si vuole, non ha senso sprecare buoni<br />
ingredienti utilizzando pentole di bassa gamma.<br />
Premessa importante: i materiali con i quali vengono realizzate.<br />
oggi, grazie alla continua ricerca da parte delle<br />
aziende produttrici, quelle (al top di gamma) in acciaio,<br />
alluminio e teflon in genere possono avere versatili utilizzi.<br />
Per cotture lente, stufati e simili, vanno bene pure quelle in<br />
ghisa, ceramica e terracotta. Che, esteticamente appaganti,<br />
80 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
possono essere portate in tavola. rame (costoso) e argento<br />
(costosissimo), ma anche sale, pietra e simili hanno invece<br />
senso solo se vengono poste sulla tavola dei clienti.<br />
e ora un po’ di definizioni. Le pentole sono generalmente di<br />
forma cilindrica o bombata, hanno un’altezza pari o superiore<br />
al diametro, sono munite di manici alle estremità e<br />
sono dotate di coperchi. Profonde e capienti, sono adatte<br />
per la preparazione di minestre, minestroni, brodi e paste,<br />
per lessare carni, pesci, legumi e verdure, per preparare la<br />
passata di pomodoro o le composte. Per la cottura della pasta<br />
è bene che la pentola sia stretta e alta perché bisogna<br />
tenere presente che ogni cento grammi di spaghetti o maccheroni<br />
ci vogliono almeno uno o due litri d’acqua per cuocerli<br />
perfettamente. L’ultima delle pentole da menzionare è<br />
sicuramente la pesciera. Come dice il termine, è progettata<br />
per cucinare pesci interi. Di forma allungata (fino a 80 cm),<br />
generalmente di rame, di acciaio inox o di alluminio, è dotata<br />
di griglia interna, detta navicella, con due piccoli manici e<br />
un coperchio. Il pesce va deposto sulla griglia e immerso nel<br />
liquido di cottura. grazie alle maniglie è poi possibile estrarre<br />
la griglia e scolare il pesce delicato e fragile con facilità,<br />
anche quando è ancora bollente, passandolo direttamente<br />
pentole agnelli<br />
Le nuove tendenze nella cucina professionale contemporanea, che vanno verso il recupero<br />
delle ricette tradizionali adattate alla tecnologia del xxI secolo, hanno spinto<br />
l’Agnelli a creare una nuova linea in ghisa smaltata, la Slow Cook. La ghisa trasferisce<br />
il calore quattro volte più lentamente dell’alluminio e permette al cibo di cuocere<br />
gradualmente, senza perdere i propri liquidi, impedendogli quindi di restringersi.<br />
grazie al suo elevato calore specifico, la superficie della ghisa si riscalda due volte<br />
più rapidamente dell’alluminio. è l’ideale per preparare del cibo che può essere abbrustolito<br />
e grigliato molto rapidamente all’esterno e restare quasi crudo all’interno.<br />
Il trasferimento lento del calore e il peso della ghisa danno come risultato il mantenimento<br />
della temperatura per lungo tempo. Le pentole della linea Slow Cook hanno<br />
diverso formato e sono talmente belle da poter essere portate in tavola.<br />
g www.pentoleagnelli.it<br />
pinti inox<br />
Da più di 80 anni la Pinti Inox si tramanda di generazione in generazione le tecniche<br />
di fabbricazione di articoli destinati alla tavola e alla cucina. Sempre alla ricerca dei<br />
migliori materiali, delle nuove tecnologie e soprattutto delle forme, senza tralasciarne<br />
la funzionalità. Così è stato per la linea Professional che comprende pentolame in<br />
acciaio inox 18/10 certificato e garantito per il contatto alimentare. Il fondo in triplo<br />
strato è adatto a tutti i sistemi di cottura, le maniglie offrono una presa immediata<br />
e sicura, la forma cilindrica aiuta lo stivaggio, la finitura esterna, satinata con fascia<br />
lucida, arricchisce i pezzi con un tocco di signorilità.<br />
g www.pinti.it
uffoni<br />
La pentola di rame è da considerare la “regina delle pentole” poiché, grazie alla sua<br />
eccezionale conduttività di calore, permette la perfetta regolazione della temperatura<br />
e diviene indispensabile per la realizzazione di pietanze a lunga cottura, per cotture<br />
delicate, per la “cottura di riduzione” e per i laboratori di pasticceria. Le pentole<br />
in rame ruffoni sono realizzate con rame puro di prima fusione e con uno spessore<br />
adeguato (da 1,5 millimetri nel caso di padelle, fino a 2 o 3 millimetri nel caso di<br />
pentole e casseruole). La stagnatura è realizzata manualmente su fuoco con l’utilizzo<br />
di un tampone e lo stagno utilizzato deve essere di purezza eccezionale e assolutamente<br />
certificato. Possiedono inoltre una buona rivettatura dei manici ottenuta<br />
con rivetti in acciaio inox di forte sezione e testa bombata. Le manicature possono<br />
essere in ottone fuso in terra o in ferro forgiato.<br />
g www.ruffoni.it<br />
sambonet paderno industrie<br />
Ideali per ogni tipo di cottura e per ogni supporto termico, inclusa l’induzione, le<br />
nuove padelle antiaderenti Paderno sono sempre più performanti. grazie al compatto<br />
film ceramico che riveste la superficie interna, le padelle sono più resistenti ai<br />
graffi e, grazie al colore bianco, facilitano il controllo della cottura e della quantità di<br />
condimenti utilizzati. Con pochissimi grassi o liquidi è possibile ottenere preparazioni<br />
croccanti e ben cotte, senza disperdere alcuna sostanza nutritiva degli alimenti. In<br />
alluminio forgiato, dotate di un manico o di due maniglie, le padelle e i tegami sono<br />
proposti nei formati 20/24/28/32/36 centimetri di diametro.<br />
g www.sambonet.it<br />
sul piatto di portata. e nel brodo di cottura si può aggiungere<br />
un altro pesce. Inoltre si può usare per affumicare.<br />
Le padelle hanno forma circolare (o ovale per il pesce) con<br />
un solo manico di lunghezza pari al suo diametro. Sono<br />
dotate di sponde basse e tondeggianti e di un fondo largo<br />
e piatto con gli angoli arrotondati. Sono ideali per friggere,<br />
rosolare e saltare. tutte tecniche di preparazione rapide, per<br />
via degli elevati gradi che si raggiungono. Per questo sono<br />
costruite in materiali ottimi conduttori di calore, che garantiscono<br />
una cottura senza sbalzi di temperatura. Se le sponde<br />
delle padelle sono alte circa dieci centimetri, il nome<br />
corretto è sauteuse, in francese (non esiste traduzione in<br />
italiano), perfette per saltare tutto, soprattutto la pasta.<br />
Padelle particolari sono le crêpière, quelle per le castagne,<br />
dotate di un fondo bucherellato, e quelle per la paella, con<br />
bordi svasati piuttosto alti e con due maniglie.<br />
Le casseruole possono avere il fondo rotondo (anche ovale,<br />
ma in questo caso la distribuzione del calore non è ottimale)<br />
ma la loro altezza è sempre inferiore al diametro. Si può<br />
dire che sono una via di mezzo tra la pentola e la padella.<br />
Le casseruole si dividono in tre tipi: quella fonda, la cui<br />
altezza è maggiore della metà del diametro, ottima per la<br />
preparazione di salmì, spezzatini, stufati, risotti, carni o verdure<br />
in umido; la mezzo fonda, di altezza uguale alle metà<br />
del diametro, da usare per glassare carni o verdure; e quella<br />
bassa, di altezza inferiore alla metà del diametro, che è<br />
detta anche “rondò” o tegamino basso, ideale per la cottura<br />
delle scaloppine e dei filetti. Si usano per tutte le preparazioni<br />
che richiedono una bassa evaporazione del contenuto<br />
in rapporto alla capacità: sono quindi perfette per i sughi, le<br />
salse e le cotture in umido. Di regola le casseruole sono accompagnate<br />
da un coperchio. Le più piccole hanno un solo<br />
manico mentre quelle grandi ne hanno due. Possono essere<br />
progettate per cotture specifiche come i polsonetti (o bastardelle),<br />
semisferici, con le pareti alte e il fondo bombato,<br />
ideali per la cottura a bagnomaria.<br />
Diverse sono le aziende che forniscono pentole, casseruole<br />
e padelle ad uso professionale. ogni azienda ha una sua<br />
“anima” che si riflette nella linea di prodotti che commercializza.<br />
Individuarla può aiutare nella scelta di questi utili<br />
strumenti di lavoro.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 81
CoMe SI FA / A CurA DeLLA reDAzIone, Foto DI MAnueLA VAnnI<br />
IL FonDo<br />
bruno<br />
Il fondo di carne è un emblema, anzi l’emblema, della grande<br />
cucina classica francese. è la base delle loro salse da<br />
sempre e questo procedimento lo si ritroverà in seguito nei<br />
trattati italiani. “Il cuoco piemontese” perfezionato a Parigi<br />
(1766) ha un intero capitolo dedicato alle salse che, in gran<br />
parte, hanno come base proprio il fondo bruno.<br />
Prepararlo richiede tanta pazienza. un fondo di carne<br />
degno di questo nome si ottiene solo mediante laboriose<br />
e complesse operazioni preliminari, ma il risultato finale<br />
determina il successo dei piatti. Si ricava dalla rosolatura<br />
e cottura prolungata di ossa, carne e verdure. è una salsa<br />
scura e densa dall’aroma robusto, ideale per bagnare spezzatini,<br />
carni brasate e ragù, oppure per essere usata come<br />
base per preparare altre salse.<br />
ne esistono diverse versioni più o meno lunghe. Il “Pellaprat”,<br />
la Bibbia che ogni chef dovrebbe avere sempre a<br />
portata di mano, descrive una procedura che è lunga più di<br />
sei ore. Che però non è nulla in confronto ai cinque giorni<br />
necessari allo chef Matias Perdomo per preparare il suo<br />
fondo bruno di vitello. Dopo tre giorni di cottura e due di<br />
riduzione, il suo fondo è già pronto all’uso, ristretto e denso<br />
al punto giusto. è un aspetto da tenere in considerazione<br />
per chi, come lui, non ha una brigata sterminata in cucina<br />
e, tantomeno, ha la disponibilità di uno chef saucier. Matias<br />
lo prepara circa ogni due settimane. Il procedimento è<br />
lento ma, esclusa la prima ora in cui la preparazione deve<br />
essere seguita con estrema attenzione, il resto del tempo<br />
può essere tranquillamente dimenticato sul gas a sobbollire<br />
lievemente.<br />
Prima di vedere passo passo come si prepara, Matias ci<br />
tiene a sottolineare alcuni aspetti da non sottovalutare se<br />
si vuole ottenere un buon prodotto finale. Per prima cosa<br />
bisogna fare attenzione a mantenere sempre le giuste<br />
proporzioni tra gli ingredienti. La componente principale è<br />
composta dalle ossa (stinchi e ginocchia), ricche di collagene:<br />
regalano la giusta densità al fondo. Metà del quantitativo<br />
delle ossa deve essere poi costituito da ritagli di carne<br />
perché regalano sapore e danno rotondità al tutto. Infine,<br />
circa il 10% del peso generale di ossa e carne deve essere<br />
costituito da verdure: non di più. è poi un grosso errore<br />
tostare tutto assieme perché ossa, carne e verdure hanno<br />
necessariamente tempi di cottura differenti.<br />
ingredienti per 3 litri di fondo bruno<br />
10 kg di ossa di vitello<br />
5 kg di ritagli di carne (controfiletto, girello, etc.)<br />
800 g di cipolla<br />
300 g di sedano<br />
300 g di carote<br />
50 g di doppio concentrato di pomodoro<br />
olio extravergine di oliva<br />
82 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
Disporre le ossa e i ritagli di<br />
carne su placche differenti<br />
(si possono ricoprire le placche<br />
con carta oleata come<br />
in questo caso, oppure, per<br />
un fondo ancora più saporito,<br />
lasciare gli ingredienti a<br />
contatto diretto con il metallo),<br />
e passarle in forno caldo<br />
a 180°C. Le ossa dovranno<br />
tostare in media 50 minuti,<br />
la carne 30 minuti, ma<br />
dipende dalla grandezza dei<br />
ritagli e delle ossa, comunque<br />
al massimo 10 minuti<br />
in più. Tagliare a metà le<br />
cipolle e distribuirle su una<br />
piastra rovente. Ricordare<br />
di premerle di tanto in tanto<br />
e di sollevarle leggermente<br />
con una spatola per controllare<br />
il grado di tostatura.<br />
Quando la superficie sarà<br />
ben abbrustolita, spegnere<br />
la piastra. Scaldare 1 giro<br />
abbondante di olio in una<br />
pentola da 100 litri. Unire il<br />
sedano e le carote mondate<br />
e tritate grossolanamente e<br />
farle stufare per 5 minuti.<br />
Aggiungere il concentrato<br />
di pomodoro, poi alzare la<br />
fiamma e fare rosolare bene<br />
il tutto per alcuni minuti,<br />
mescolando in continuazione<br />
per evitare che le verdure<br />
brucino. Questa rosolatura<br />
contribuisce a togliere l’acidità<br />
del pomodoro. Sfumare<br />
con poca acqua…e unire le<br />
cipolle abbrustolite.<br />
Estrarre la carne dal forno e<br />
aggiungerla alle verdure. Deglassare<br />
il fondo della plac-<br />
ca… e versarlo nella pentola<br />
assieme alla carta oleata fino<br />
a quando tutte le crosticine<br />
nere molto saporite non si<br />
saranno staccate. Poi togliere<br />
la carta oleata e gettarla<br />
via. A tostatura ultimata,<br />
estrarre anche le ossa dal<br />
forno e gettarle nella pentola<br />
assieme al loro fondo<br />
deglassato con poca acqua<br />
e alla loro carta oleata. Dopo<br />
aver gettato via anche la<br />
carta oleata dalle ossa ormai<br />
ripulita, coprire a filo di acqua<br />
(in tutto ci vorranno circa 70<br />
litri), portare a bollore e lasciare<br />
sobbollire dolcemente<br />
coperto per 48 ore. Al terzo<br />
giorno, spegnere, filtrare il<br />
fondo, che si sarà ridotto a<br />
circa 20 litri, abbatterlo e<br />
sgrassarlo. Rimettere la salsa<br />
sul fuoco e lasciarla ridurre<br />
ancora a fuoco dolcissimo<br />
per 2 giorni. Ma se si vuole<br />
una salsa meno concentrata,<br />
fermare la cottura dopo 1<br />
giorno.<br />
Alla fine si ottengono circa<br />
3 litri di fondo bruno, denso<br />
e scuro. Che può essere<br />
utilizzato subito, oppure<br />
abbattuto a 3°C, distribuito<br />
in sacchetti per il sottovuoto<br />
e conservato in frigorifero,<br />
dove si mantiene per 1 mese,<br />
o in freezer, dove dura circa<br />
6 mesi.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 83
ProBLeMI e SoLuzIonI / A CurA DI ALLAn BAY, Foto DI MAnueLA VAnnI<br />
LA MIA SALSA<br />
agrodolce<br />
L’altro giorno nella lista delle vivande di un ristorante ambizioso vedo scritto: in agrodolce. Adoro il gusto agrodolce, ordino:<br />
nella preparazione avevano aggiunto 1 cucchiaio di aceto balsamico e 1 di zucchero di canna. Bah, succede. è stato comunque<br />
lo spunto per dare la “mia” ricetta di salsa agrodolce, universale (o quasi) nel senso che si abbina con tutto, anche col<br />
pane tostato. è una (ampia) rivisitazione delle salse di frutta di Mastro Martino, mitico cuoco, il più grande che l’Italia (anche<br />
se era svizzero ticinese…) abbia mai avuto, vissuto nella seconda metà del xV secolo, che scrisse uno dei più moderni ricettari<br />
dell’epoca: il Libro de arte coquinaria. Da leggere e rileggere, si trovano infiniti spunti.<br />
Per circa 200 g di salsa. Prendere 150 g di frutta essiccata (albicocche, datteri, prugne e uvetta sono canonici, aggiungere<br />
quello che si desidera). Ammollare albicocche e uvetta in acqua tiepida per 20 minuti poi scolarle, strizzarle e tritarle a pezzi<br />
più o meno grandi secondo il proprio gusto; prugne e datteri basta spezzettarli. tostare in un padellino 20 g di pinoli e spezzettarli<br />
o lasciarli interi, a piacere. Versare 40 g di zucchero di canna in un pentolino e farlo caramellare a fuoco bassissimo,<br />
mescolando con una piccola frusta. Aggiungere 2 dl di aceto (io amo quello di cocco, poco intrusivo, ma si può usare quello<br />
che si vuole, meglio se delicato) nonché qualche fettina di zenzero fresco. Proseguire fino ad avere un composto quasi<br />
sciropposo, poi unire la frutta tritata e i pinoli spezzettati. Cuocere ancora per 5’, sempre mescolando: alla fine l’aceto deve<br />
essere quasi del tutto evaporato. regolare infine di sale e aromatizzare con 1 pizzicone di garam masala, cioè una miscela<br />
di spezie non piccanti, altrimenti con noce moscata grattugiata, cannella in polvere, chiodi di garofano pestati. A piacere, si<br />
può trasformare la salsa agrodolce in una sorta di mostarda, aggiungendo alla fine poche gocce di estratto di senape.<br />
84 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
LA SALSA<br />
pearà<br />
La pearà, che in dialetto veneto significa “pepata”, è una salsa ideale per accompagnare la carne di manzo bollita o arrostita.<br />
È una salsa semplice e “intelligente”, come devono essere le salse per definizione, perché permette di nobilitare il midollo<br />
di bue che di solito, ossibuchi a parte, non viene molto impiegato nella cucina moderna. Ça va sans dire che il midollo<br />
deve appartenere a un ottimo manzo - diciamo lo stesso animale usato in cottura.<br />
Ecco come preparare circa 500 g di salsa. Dal macellaio che rifornisce la carne farsi tagliare il femore per il senso della lunghezza.<br />
Con un cucchiaio estrarre il midollo, mentre con le ossa ormai vuote e le verdure canoniche (cipolle, carote, sedano<br />
verde, mazzetto guarnito) preparare un brodo. Sciogliere in una casseruola (meglio se antiaderente) 50 g di burro e 100<br />
g di midollo di bue tritato. Amalgamarvi 300 g di pangrattato leggermente tostato, mescolando con cura. Versare a filo<br />
abbastanza brodo bollente, fino a far raggiungere al composto la consistenza di una “pappetta per galline”. Proseguire la<br />
cottura (coperto) a fuoco molto basso per circa 1 ora, aggiungendo altro brodo, qualora dovesse asciugare troppo. Regolare<br />
di sale e di abbondante pepe.<br />
A piacere, è possibile dare alla salsa un accento ancora più piccante ma fresco, sostituendo il pepe con cren appena grattugiato<br />
e diluito con poco aceto di mele. Si serve calda.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 85
ProBLeMI e SoLuzIonI / A CurA DI ALLAn BAY, Foto DI MAnueLA VAnnI<br />
LA CIPoLLe<br />
seccHe<br />
Milly Callegari, un’amica farmacista che sta scrivendo un libro sulle essenze e sul come prepararsele facilmente in cucina, mi<br />
ha raccontato delle virtù delle cipolle secche, polverizzate o ridotte in scaglie, e di come siano ingredienti miracolosi. Va da<br />
sé, il giorno dopo le ho fatte. e ho scoperto che sono proprio buone. ne basta un pizzico su un risotto o sopra una carne<br />
grigliata o un pesce al vapore per profumare intensamente il piatto, aggiungendo un po’ di brio. Il sapore dolce di cipolle<br />
arrostite stuzzica l’appetito.<br />
Prepararle è molto semplice. Per 200 g circa di polvere di cipolle. Disporre 5 o 6 cipolle dorate su una teglia coperta con sale<br />
grosso. Passarle in forno a 250°C per 1 ora (finché non sono ben cotte), levarle dal forno, lasciarle intiepidire e sbucciarle.<br />
Poi spezzettarle, a seconda dell’uso che se ne farà. eliminare dalla teglia il sale grosso (che profuma di cipolla e basta, quindi<br />
può essere ancora utilizzato) e farle disidratare in forno a 60°C per tutta una notte. Alla fine pestare le cipolle oramai secche<br />
in un mortaio, ottenendo una polvere, o spezzettarle meno finemente, se si preferisce.<br />
Si conservano in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, al riparo dalla luce diretta per circa 1 settimana. Volendo si conservano<br />
anche più a lungo, ma l’aroma tende a svanire.<br />
86 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
un MoDo Per<br />
intenerire le seppie<br />
Questa tecnica per intenerire le grosse seppie mi è stata ispirata da una ricetta del caro Marcello Trentini, chef neo stellato,<br />
carismatico e creativo patron del Magorabin di Torino.<br />
Una fase della preparazione delle sue ottime tagliatelle di seppia scottate col brodo, secondo la tecnica giapponese yubiki<br />
(vedi Grandecucina 3 del 2009), prevede il congelamento in abbattitore dei suddetti celafopodi. Lo scopo è di rendere<br />
tenera la carne sempre troppo gommosa delle seppie di grosse dimensioni. Come e perché accada tutto questo è molto<br />
semplice (ed è anche il motivo per cui si consiglia di congelare sempre le seppie prima di cuocerle): la bassissima temperatura<br />
congela l’acqua contenuta nelle cellule, che aumenta di volume, rompendo le membrane cellulari. Decongelando le<br />
seppie, l’acqua si scioglie lasciando un vuoto all’interno di ogni cellula rotta: al microscopio si riuscirebbero a vedere tanti<br />
buchini. Il risultato è un prodotto cedevole e morbido, pronto per essere utilizzato in una qualsiasi preparazione, cotto per<br />
pochi istanti, ma anche gustato al naturale.<br />
Ecco come procedere. Pulire e mondare le seppie, metterle in uno stampo rettangolare, pressarle con un peso per evitare<br />
che si arriccino e congelarle in abbattitore. Quando sono ben congelate, recuperare la “mattonella” di seppie e riportarle in<br />
temperatura. Tagliarle a listarelle e usarle come si preferisce.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 87
MAnI In PAStA<br />
cannellone<br />
sfogliato<br />
Con CICorIe e CeCI,<br />
SALSA AL SeSAMo<br />
e VerDure<br />
InVernALI StuFAte<br />
rICette DI roBerto CArCAngIu<br />
Foto DI VInCenzo<br />
e MAtteo LonAtI<br />
Si ringrazia per il supporto tecnico Cast Alimenti<br />
92 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Per la pasta all’uovo sfogliata (per kg<br />
50, ma ne occorrono g 50): 33,333 kg<br />
di farina “00” Pasta d’oro® Molino Pasini<br />
Linea Pasta Fresca “Farina del Mio<br />
Sacco”; 3,333 kg di olio extravergine<br />
d’oliva; 3,75 kg di tuorlo d’uovo; 9,167<br />
kg di acqua calda.<br />
Per il ripieno: 80 g di ceci cotti; 400 g<br />
di cicoria; 150 g di ricotta; 30 g di pecorino<br />
sardo; 15 g di olio extravergine<br />
d’oliva al basilico; 3 g di sale e pepe; 5<br />
g di scalogno rosso.<br />
Per la salsa al sesamo: 60 g di sesamo<br />
tostato; 400 g di brodo vegetale; tè<br />
early grey; 40 g di patate; sale q.b.<br />
Per la finitura dei cannelloni: 20 g di<br />
tuorlo d’uovo; 20 g di burro.<br />
Per le verdure: 48 g di zucca gialla;<br />
48 g di sedano rapa; 48 g di carota;<br />
48 g di porri; 3 g di sale e pepe; 8 g di<br />
aglio; 30 g di olio extravergine d’oliva;<br />
5 g di basilico.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la pasta all’uovo sfogliata<br />
In una planetaria mescolare, nell’ordine,<br />
farina, olio extravergine d’oliva,<br />
tuorlo d’uovo e acqua a 45°C. Lavorare<br />
per 6-7 minuti e lasciar riposare<br />
sottovuoto per un’ora. tirare la sfoglia<br />
a 0,9 mm di spessore, 8 cm di lunghezza<br />
e 6,5 cm di larghezza.<br />
Per il ripieno, cuocere in acqua i ceci<br />
ammollati la sera precedente per circa<br />
2 ore e mezza. Sbianchire la cicoria in<br />
acqua bollente con 40 g di sale per<br />
litro di acqua. raffreddare, strizzare<br />
e tritare a coltello grossolanamente.<br />
Stufare lo scalogno in olio, aggiungere<br />
i ceci e la cicoria. Bagnare con il<br />
brodo vegetale e cuocere per circa 15<br />
minuti. Lasciare raffreddare. Mescolare<br />
il pecorino grattugiato con le erbe e<br />
la ricotta. Farcire i rettangoli di pasta<br />
con circa 15 g di ripieno cadauno,<br />
arrotolare e pennellare con il tuorlo<br />
d’uovo.<br />
Per la salsa al sesamo, stufare in un<br />
filo d’olio le patate e il sesamo tostato.<br />
Bagnare con il brodo. Portare a ebollizione.<br />
Aggiungere quindi la bustina<br />
di tè e lasciare in infusione per circa<br />
2 minuti. Levare e regolare di sale. A<br />
cottura avvenuta, passare la salsa di<br />
sesamo al frullatore.<br />
Per le verdure, lavare e pelare carote,<br />
porri, sedano rapa e zucca. tagliare<br />
tutte le verdure a julienne della lunghezza<br />
di 11 cm. Sbianchire in acqua<br />
bollente salata. Saltare in padella con<br />
olio caldo, basilico a julienne e aglio in<br />
camicia.<br />
Per la finitura e presentazione, sistemare<br />
i cannelloni in una teglia e gratinarli<br />
in forno. Porre in fondo al piatto<br />
la salsa, a seguire, una forchettata di<br />
verdure e, sopra, i cannelloni.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 93
CreAtIVItÀ / gianni tota<br />
entrambi affondano le radici nella generosa terra di<br />
Puglia. Comunicando al mondo con vero carisma.<br />
L’uno grazie al suo carattere eclettico e volitivo.<br />
L’altra grazie al suo autentico Spirito Contadino. Sono lo<br />
chef brindisino gianni tota, coordinatore tecnico di settore<br />
e responsabile dei laboratori del Centro di Formazione<br />
Professionale galdus di Milano, protagonista di tanti cooking<br />
show in giro per il Paese, nonché consulente per la ristorazione<br />
di alberghi top; e l’azienda della famiglia De Palma,<br />
con sede nel Foggiano, a Borgo tressanti. La cui specialità è<br />
quella di produrre verdure surgelate di qualità e dalla solida<br />
identità. Che hanno così incontrato la creatività di cuoco<br />
gianni, lasciandosi sublimare in ricette capaci di esprimere<br />
al massimo naturalità e genuinità. “Quando sento al telefono<br />
Antonio gervasio gli chiedo sempre quali profumi<br />
si sentano dalle sue parti”, confessa tota, che si è trovato<br />
subito in sintonia con il portavoce della pugliese maison.<br />
nei cui prodotti si riscoprono tutti i valori, i profumi e i<br />
sapori della memoria e della tradizione. e il merito va a orti<br />
coltivati nel severo <strong>rispetto</strong> per i ritmi terreni e la stagionalità<br />
e a una cura meticolosa che va dalla semina alla raccolta,<br />
dalla mondatura alla lavorazione finale. Per ortaggi gustosi<br />
e salutari, teneri e semplici da utilizzare. Che si svelano in<br />
un taglio elegante e preciso, in modo tale da velocizzare i<br />
94 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
eSSenzA<br />
country<br />
cHic<br />
Lo CHeF gIAnnI totA rIeLABorA<br />
Le VerDure VerACI DI SPIrIto ContADIno.<br />
Per unA ProPoStA MeDIterrAneA<br />
CHe renDe onore A trADIzIone,<br />
trASPArenzA e PrAtICItÀ<br />
A CurA DeLLA reDAzIone; Foto DI PAoLo PICCIotto
tempi di preparazione e di presentazione nel piatto. Vedi<br />
i funghi cardoncelli, belli e raffinati nei loro toni bruniti; gli<br />
spicchi di carciofini, privati sia del gambo sia della barba;<br />
e le cime di rapa, di cui sono valorizzate solo le “punte”<br />
(senza le foglie). e che dire dei soffici fiori di zucca? Che<br />
sono raccolti al mattino presto, ancora aperti. Per facilitarne<br />
l’eventuale farcitura. Mentre la cicoriella selvatica della<br />
“Produzione riservata” si esprime in tutta la sua delicata<br />
amaroticità e la borragine si veste di una crosta di farina di<br />
grano (dei campi di proprietà), virtuosa di fragrante leggerezza.<br />
Il tutto surgelato col metodo IQF (Individually Quick<br />
Frozen), che consente di consumare la giusta quantità di<br />
prodotto (per pochi o molti commensali), mantenendone<br />
inalterate peculiarità organolettiche e nutrizionali.“nei piatti<br />
quello che manca a volte è la musica, ma questi ortaggi<br />
danno vita a una vera sinfonia, sposando a meraviglia altri<br />
ingredienti”, commenta gianni tota, che al galdus lavora al<br />
fianco del presidente (e direttore d’orchestra) Diego Montrone.<br />
A conferma della versatilità delle verdure di Spirito<br />
Contadino. Pronte a rispondere ai diktat di filiera corta,<br />
integrità, sostenibilità e affidabilità della fornitura. Perché il<br />
sano assaporare possa durare tutto l’anno.<br />
g www.spiritocontadino.com<br />
g www.galdus.it
CreAtIVItÀ / gianni tota<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
ricotta fresca vaccina g 300<br />
uova fresche 2<br />
Formaggio grattugiato g 125<br />
Cicoriella Selvatica di Campo Spirito<br />
Contadino<br />
Farina “00” 1 cucchiaio<br />
Pangrattato 1 cucchiaio<br />
olio extravergine di oliva<br />
Aglio<br />
Sale<br />
Burro g 50<br />
Mandorle pelate g 50<br />
MALFAttI DI VogHerA<br />
Con CICorIeLLA<br />
SeLVAtICA<br />
PROCEDIMENTO<br />
Mescolare la ricotta con le 2 uova, il formaggio grattugiato, un cucchiaio di farina, un cucchiaio di pangrattato e la cicoriella<br />
selvatica saltata e tritata al coltello. Impastare, formare delle quenelle e cuocerle in un tegame basso e largo.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Saltare in padella la cicoriella con olio extravergine di oliva, poco aglio e un pizzico di sale. Servire i malfatti conditi con burro<br />
fuso e mandorle tostate.<br />
CICORIELLA SELvATICA DI CAMPO SPIRITO CONTADINO<br />
Fa parte della “Produzione riservata” di Spirito Contadino e viene esaltata in una ricetta capace di far incontrare Lombardia<br />
e Puglia in una rilettura campagnola dei tipici malfatti di Voghera. un piatto rustico e raffinato al tempo stesso, in cui le<br />
nuance amarotiche della cicoriella sposano la delicata dolcezza della ricotta vaccina e il profumo delle mandorle tostate.<br />
96 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 97
CreAtIVItÀ / gianni tota<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Farina “00” g 300<br />
uova fresche 3<br />
Sale 1 pizzico<br />
nero di seppia 1 bustina<br />
olio extravergine di oliva<br />
Aglio<br />
Sale<br />
Pepe<br />
triglie fresche 8<br />
Spicchi di Carciofini<br />
Spirito Contadino g 200<br />
Spicchio d’aglio 1<br />
Pomodorini di Pachino 10<br />
rAVIoLo APerto<br />
Con trIgLIe<br />
e CArCIoFI<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per il raviolo aperto. Preparare la pasta all’uovo classica e i tagliolini al nero di seppia. Da stendere e poi tirare sulla pasta<br />
“gialla”, in modo tale da ottenere delle righe decorative. ricavare dei quadrati di pasta, sbollentarli e porli in uno stampo tondo<br />
di silicone. Per il ripieno. Far saltare in padella gli spicchi di carciofini con aglio, olio extravergine di oliva e un pizzico di<br />
sale e pepe. unirvi qualche pomodorino di Pachino e le triglie spinate e sfilettate (tenendone da parte 2). riempire il raviolo<br />
aperto e passare in forno a 170°C per 5-6 minuti.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Comporre i piatti, aggiungendo i filetti di triglia precedentemente tenuti da parte e scottati in padella 2 minuti per parte.<br />
SPICChI DI CARCIOfINI SPIRITO CONTADINO<br />
una ricetta all’insegna della tenerezza, della terra e del mare. Le triglie infatti incontrano il sapore dolce e delicato di spicchi<br />
di carciofini privi sia del gambo che della barba interna. Per un utilizzo pratico e veloce.<br />
98 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 99
CreAtIVItÀ / gianni tota<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Quaglie 8<br />
Pancetta tesa 16 fettine<br />
gambo di sedano 1<br />
Carota 1<br />
Cipolla 1<br />
Vino bianco 1 bicchiere<br />
Farina di polenta g 250<br />
Funghi Cardoncelli<br />
Spirito Contadino g 400<br />
olio extravergine di oliva<br />
Aglio<br />
Sale<br />
Pepe<br />
CoStoLettA<br />
DI QuAgLIA<br />
Con PIrAMIDe DI PoLentA e FungHI CArDonCeLLI<br />
PROCEDIMENTO<br />
Disossare le quaglie. Preparare il fondo di cottura con sedano, carote e cipolle. Sfumare col vino bianco, coprire con il brodo,<br />
cuocere per circa 2 ore, filtrare e ridurre. Intanto, preparare la polenta, riporla in uno stampo a piramide in silicone e lasciare<br />
raffreddare. Cuocere le quaglie a bassa temperatura sottovuoto a 75°C a vapore, avvolgerle nella pancetta e rosolarle in<br />
padella 3-4 minuti per parte. Far saltare i funghi con aglio, olio extravergine di oliva e un pizzico di sale e pepe.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Comporre il piatto con la quaglia scaloppata e la polenta scaldata a 180°C per 5 minuti. nappare con il fondo e accompagnare<br />
con i cardoncelli.<br />
fUNGhI CARDONCELLI SPIRITO CONTADINO<br />
tagliati perfettamente a metà e assolutamente privi di acqua, i cardoncelli corredano amabilmente la quaglia. Per un piatto<br />
di terra dalle nuance brunite. non dimenticando che i funghi sono ideali pure in abbinata col pesce.<br />
100 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 101
CreAtIVItÀ / gianni tota<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Coscette posteriori di coniglio 4<br />
Pancetta tesa 8 fettine<br />
gambo di sedano 1<br />
Carota 1<br />
Cipolla 1<br />
Vino bianco 1 bicchiere<br />
Spezie miste: timo, maggiorana, salvia<br />
e rosmarino<br />
Senape in grani 1 barattolino<br />
rotolo di pasta fillo 1<br />
Panna fresca da cucina 1 bicchiere<br />
Foglie di Borragine in Crosta di Farina<br />
di grano Spirito Contadino 12<br />
ConIgLIo<br />
In PorCHettA<br />
Con SenAPe ruStICA e BorrAgIne CroCCAnte<br />
PROCEDIMENTO<br />
Disossare le cosce di coniglio. Condire l’interno con le erbe tritate (timo, maggiorana, salvia e rosmarino), rivestire con la<br />
pancetta, avvolgere formando un rotolo e cuocere sottovuoto a 75°C al cuore. Preparare un fondo di cottura con sedano,<br />
carote e cipolle. rosolare il coniglio, sfumare con il vino bianco e togliere dalla padella, dove vanno aggiunti la senape in<br />
grani, una parte del fondo di cottura e un po’ di panna, fino ad ottenere una salsa cremosa.<br />
Per il cestino di pasta fillo. Mettere in stampi di silicone (o monoporzione di alluminio) 4 strati di pasta fillo imburrati e cuocere<br />
5 minuti a 5°C.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Friggere le foglie di borragine in crosta di farina di grano, scaloppare il coniglio e comporre il piatto. nappare con la salsa e<br />
servire la borragine nel cestino di pasta fillo.<br />
BORRAGINE IN CROSTA DI fARINA DI GRANO SPIRITO CONTADINO<br />
La morbidezza della carne sposa la fragranza della borragine, avvolta da una pastella messa a punto con la farina di grano<br />
dei campi dell’azienda. Il lato croccante del piatto viene esaltato dal cestino di pasta fillo che affianca il coniglio.<br />
102 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 103
CreAtIVItÀ / viviana varese<br />
rItrAttI mediterranei<br />
LA CHeF SteLLAtA VIVIAnA VAreSe SI DILettA FrA DIVIne CreAzIonI. Per rACContAre<br />
L’ItALIAnItÀ In tre PrIMI PIAttI DALLe note tIPICHe e DALLe nuAnCe rAFFInAte<br />
A CurA DeLLA reDAzIone; Foto DI PAoLo PICCIotto<br />
Salernitana di nascita e milanese d’adozione, ha ancora<br />
il sole di Maiori negli occhi. è la chef Viviana Varese,<br />
astro Michelin di Alice, ristorante che sguazza felice<br />
non lontano da Porta romana. un’isola mediterranea<br />
nel bel mezzo della città, al cui successo concorre pure la<br />
presenza di una maître sommelier come Sandra Ciciriello:<br />
origini pugliesi e una lunga esperienza maturata fra i banchi<br />
e i banconi del meneghino Mercato Ittico. “Siamo partite dal<br />
nulla, ma con forza e tenacia abbiamo costruito il mondo di<br />
Alice”, spiega Sandra, capace di star tanto dietro le quinte<br />
quanto sulla ribalta del teatro stellato animato da Viviana.<br />
Vivace e versatile interprete di pietanze radiose e gustose,<br />
in grado di onorare i frutti del Mare nostrum. non dimenticando<br />
l’orto e la campagna e pescando sempre il meglio<br />
targato Made in Italy. Come accade nei piatti narrati nel<br />
104 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
volume “Alice e le meraviglie del pesce” by giunti editore,<br />
summa di quaranta ricette dall’anima raggiante, ma anche<br />
di aneddoti, curiosità, suggerimenti e consigli. Su come<br />
selezionare, acquistare, conservare e pulire i figli dell’onda<br />
e della sabbia. In queste pagine invece, madame Varese,<br />
presenta tre portate che fanno di tipicità virtù e di eleganza<br />
filosofia. Partendo da piccoli capolavori di pasta che vanno<br />
sotto il nume tutelare di Divine Creazioni, linea esclusiva<br />
firmata Surgital, azienda ravennate che sublima l’arte delle<br />
“azdore”, ovvero quella di tirar la sfoglia, in un prodotto<br />
d’eccellenza. Forte del condensare sapienza artigianale, ingegno<br />
imprenditoriale e innovazione tecnologica in appetitosi<br />
pezzi unici. Visibilmente diversi l’uno dall’altro. Complici<br />
macchine per la lavorazione progettate e realizzate in esclusiva<br />
per la maison; metodo di surgelazione IQF (Individually
Quick Frozen), che consente di prelevare sempre la quantità<br />
necessaria; nonché confezioni (richiudibili dopo l’apertura)<br />
che assicurano una perfetta integrità dei prodotti e<br />
vantano un peso contenuto (due chilogrammi al massimo).<br />
Per una migliore praticità di utilizzo.<br />
non da ultimi gli ingredienti, naturalmente di qualità. A partire<br />
dalle otto uova per ogni chilo di semola di grano duro,<br />
che regalano un colore dorato alla pasta, sino ai ripieni, che<br />
rendono onore alla tradizione tricolore.<br />
Come accade negli Scrigni con burrata di Puglia, quadrata<br />
e morbida novità della casa, insieme ai Balanzoni con<br />
ricotta e prezzemolo e agli Scrigni ai funghi porcini. e come<br />
succede pure nei raviolotti al pecorino di Pienza e pinoli,<br />
esaltati dalla delicatezza del carciofo (crudo, in crema e alla<br />
griglia), dall’aromaticità della menta fresca e dall’amaroticità<br />
della liquirizia. un parterre appetitoso quello delle Divine<br />
Creazioni, a cui si aggiungono i Castelmagni, i Fossatelli del<br />
rubicone (con formaggio di fossa di Sogliano Dop), i Quadrelli<br />
con chianina e cardoncelli, i Bauletti ripieni all’astice<br />
e i Panciotti con cappesante e gamberi dei mari del nord.<br />
Che Viviana impreziosisce di agrumate nuance, grazie alla<br />
salsa e alle zeste d’arancia. Per un tocco da maestro. Anzi,<br />
da maestra.<br />
g www.surgital.com<br />
g www.aliceristorante.it<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 105
CreAtIVItÀ / viviana varese<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Scrigni con burrata di Puglia Divine<br />
Creazioni 20<br />
Burrata fresca g 50<br />
Cime di rapa pulite kg 1<br />
Spicchi d’aglio 2<br />
ricci di mare freschi g 500<br />
rapa bianca 1<br />
Peperoncino 1/2<br />
zeste di limone candite q.b.<br />
olio extravergine d’oliva q.b.<br />
PugLIA: SCrIgnI Con<br />
BurrAtA DI PugLIA, CIMe<br />
DI rAPA e rICCI DI MAre<br />
PROCEDIMENTO<br />
Pulire i ricci e conservare il corallo in una ciotola. Pulire le cime di rapa e separare le foglie grandi. tagliare la rapa con una<br />
mandolina, farla bollire in acqua salata per 1 minuto e lasciarla raffreddare in acqua e ghiaccio. Far bollire le foglie di cima per<br />
2 minuti e metterle a raffreddare in acqua e ghiaccio. Far bollire le cime di rapa per 1 minuto e lasciarle raffreddare. In una<br />
padella, preparare un soffritto con uno spicchio d’aglio in camicia e il peperoncino. Soffriggere le foglie di cima per 3 minuti,<br />
frullare il tutto e, se necessario, aggiungere acqua, aggiustando di sale. tenere in caldo. Preparare un altro soffritto con uno<br />
spicchio d’aglio e far saltare velocemente le cime di rapa, aggiungendo un mestolo di acqua. Cuocere la pasta molto al dente<br />
e versarla nella padella con le verdure, per proseguire la cottura.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Distribuire nel piatto la salsa di foglie di cima, i ricci, la rapa e poi la pasta con le cime di rapa. Decorare con zeste di limone<br />
candito.<br />
SCRIGNI CON BURRATA DI PUGLIA DIvINE CREAzIONI<br />
Hanno una forma quadrata e un ripieno che contempla burrata pugliese, ricotta e olio extravergine d’oliva. una tipicità intrinseca<br />
esaltata da una cornice di ingredienti autenticamente regionali quali le cime di rapa e i ricci di mare. Per un primo piatto<br />
radicato nella terra ma dalla forte spinta ittica.<br />
106 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 107
CreAtIVItÀ / viviana varese<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Panciotti con cappesante e gamberi<br />
dei mari del nord Divine Creazioni 16<br />
gamberi rossi di Sicilia 8<br />
Cappesante 8<br />
Arance 3<br />
Pomodori ramati 5<br />
olio extravergine d’oliva q.b.<br />
Spicchi d’aglio 2<br />
Finocchietto fresco q.b.<br />
Mirepoix di verdure g 20<br />
zucchero a velo g 5<br />
SICILY: PAnCIottI Con<br />
CAPPeSAnte e gAMBerI<br />
DeI MArI DeL norD<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la salsa d’arancia. Pulire a vivo le arance. Preparare un soffritto col mirepoix di verdure, versarvi le arance e lo zucchero,<br />
cuocere per 5 minuti e frullare il tutto con un minipimer, aggiustando di sale. Per il sugo di pomodoro. Incidere i pomodori,<br />
sbollentarli per alcuni secondi in acqua salata e lasciarli raffreddare in acqua e ghiaccio. Privarli della pelle e dei semi interni<br />
e tagliarli a cubetti. Preparare un soffritto con l’aglio in camicia, versarvi i pomodori, cuocere per 4 minuti, aggiustare di sale<br />
e aggiungere il finocchietto tritato. tenere in caldo. Privare i gamberi del carapace e del filo intestinale. Cuocere la pasta al<br />
dente e, nel frattempo, scottare le cappesante. Passare la pasta nel sugo di pomodoro per 2 minuti.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Adagiare nel piatto i gamberi crudi conditi con olio, sale di Maldon e qualche goccia di salsa d’arancia. Aggiungere la pasta,<br />
il sugo di pomodoro e le cappesante scottate. Decorare con finocchietto, arancia fresca e zeste candite.<br />
PANCIOTTI CON CAPPESANTE E GAMBERI DEI MARI DEL NORD DIvINE CREAzIONI<br />
La loro foggia panciuta cela una farcia preparata con cappesante brasate (di cui viene utilizzato pure il corallo), provenienti<br />
dalla zona sud-est dell’oceano Pacifico, e gamberi dei mari del nord. un ripieno raffinato, valorizzato da una ricetta dai<br />
tratti marcatamente siciliani, vista l’aggiunta dei gamberi rossi isolani, del finocchietto e dell’arancia in diverse e aromatiche<br />
texture.<br />
108 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 109
CreAtIVItÀ / viviana varese<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Carciofi con le spine 10<br />
raviolotti al pecorino di Pienza e pinoli<br />
Divine Creazioni 20<br />
olio extravergine d’oliva q.b.<br />
Menta fresca<br />
Polvere di liquirizia<br />
Spicchi d’aglio 2<br />
IL CArCIoFo e IL<br />
PeCorIno: rAVIoLottI AL PeCorIno<br />
DI PIenzA e PInoLI Con CArCIoFo e LIQuIrIzIA<br />
PROCEDIMENTO<br />
Pulire i carciofi, privandoli delle spine, delle foglie dure e della barba. Cuocere 8 carciofi in acqua bollente leggermente salata<br />
per 10 minuti. Preparare un soffritto con olio e aglio in camicia, eliminando poi l’aglio. Aggiungere 6 carciofi tagliati in 4 e<br />
farli soffriggere per 4 minuti, regolando di acqua. Passare al setaccio, frullare e aggiustare di sale. ottenendo così una crema,<br />
da mantenere in caldo. Posizionare su una piastra 2 carciofi bolliti e grigliarli. Preparare un’insalatina con 2 carciofi crudi e<br />
condirla con olio extravergine d’oliva e sale. Cuocere la pasta e condirla con l’olio.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Disporre nel piatto la crema di carciofi, la pasta e i carciofi, sia grigliati sia crudi in insalatina. Decorare con menta fresca e<br />
polvere di liquirizia.<br />
RAvIOLOTTI AL PECORINO DI PIENzA E PINOLI DIvINE CREAzIONI<br />
esibiscono una forma a mezzaluna e un bordo elegantemente zigrinato. nascondono, invece, un morbido ripieno al pecorino<br />
di Pienza. Pregiato gioiello caseario qui sublimato in una pietanza che passeggia nell’orto, raccogliendo menta fresca e<br />
carciofi. Proposti in differenti consistenze e temperature e il cui tratto amarotico viene esaltato dalla presenza della polvere<br />
di liquirizia.<br />
110 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 111
CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />
neL gIArDIno DI oKabe<br />
AMore Per IL BeLLo e rICerCA DeLL’eCCeLLenzA gAStronoMICA. ALL’InSegnA DeLLA<br />
CuLturA gIAPPoneSe e StrIzzAnDo L’oCCHIo ALLA MoVIDA MILAneSe. Con IL FInger’S<br />
gArDen Lo CHeF roBerto oKABe CoMPLetA LA SuA oFFertA In CIttÀ e ConSoLIDA IL<br />
SuCCeSSo e LA notorIetÀ DI unA PreCISA FILoSoFIA DI CuCInA<br />
A CurA DeLLA reDAzIone; Foto DI PAoLo PICCIotto<br />
L’incontro tra le persone è dove tutto ha inizio: recita<br />
così l’iscrizione sulla pietra al centro del locale<br />
che roberto okabe inaugurò a Milano, otto anni fa,<br />
insieme al calciatore Clarence Seedorf. un antico proverbio<br />
giapponese che vuole essere oggi testimonianza del<br />
successo di quell’incontro, della comunione di intenti, della<br />
felice condivisione di un’idea. Affermatasi, consolidatasi,<br />
ampliatasi fino a diventare un brand capace di fondere alta<br />
cucina, arte, design e le delicate atmosfere della cultura<br />
nipponica.<br />
“Hardware giapponese, software brasiliano”. La definizione<br />
è sua. Perché roberto ama descriversi così. Del resto, nasce<br />
a San Paolo da genitori giapponesi, a loro volta figli di immi-<br />
114 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
grati; muove i primi passi in cucina a tokyo - ma in ristoranti<br />
dapprima brasiliani poi giapponesi - quindi fa ritorno in Brasile<br />
e completa la sua formazione squisitamente nipponica;<br />
infine approda in Italia. è il 1997 e l’essenza professionale di<br />
roberto è ormai un felice meltin pot di esperienze, conoscenze,<br />
situazioni che lo portano a mettere qui le sue radici.<br />
Dapprima in Franciacorta, infine a Milano.<br />
Sono gli anni del Finger’s di via San gerolamo emiliani,<br />
locale dalla cui notorietà e successo ha preso le mosse<br />
di recente quello che roberto considera la sua naturale<br />
evoluzione: il garden. “è il perfetto completamento del<br />
lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi”, spiega, “la spontanea<br />
crescita di un’idea di cucina che non poteva essere
la stessa senza il giardino”. un suggestivo garden zen di<br />
1.400 metri quadrati, nel cuore di Milano, che un tempo<br />
ospitava la scuola per giapponesi in Italia e poi un centro di<br />
meditazione buddista, a cui si deve il grande acero giapponese,<br />
pianta sacra per i buddisti. “Ci sono voluti due anni di<br />
restauri, unitamente alla scelta di mantenere l’architettura<br />
degli edifici, che rimanda alla razionalità volumetrica degli<br />
anni ’60 ma che è stata stemperata con le decorazioni a<br />
spray, capaci di rendere gli ambienti volutamente illusori ed<br />
evanescenti”. Le vedute prospettiche di paesaggi giapponesi<br />
rievocano infatti terre lontane, giochi di ombre e luci che<br />
dal grande tatami al centro del locale finiscono per allontanare<br />
concretamente l’ospite dalla frenesia della città, fino ad<br />
alleggerirne lo spirito.<br />
Ma la cucina? è lo specchio primo di tutti gli elementi fino<br />
a qui descritti. è contaminazione, condivisione. evoluzione<br />
di tecniche ed esperienze apprese in giro per il mondo e al<br />
contempo felicissima espressione della più autentica anima<br />
giapponese. okabe è un ponte fra tre culture, tre continenti:<br />
suggestioni gastronomiche brasiliane, <strong>rigore</strong> filosofico<br />
giapponese, creatività mediterranea. nei suoi piatti, sushi e<br />
nigiri incontrano la burrata e il foie gras, l’olio extravergine<br />
e il Kobe, la cottura a bassa temperatura - che predilige ad<br />
esempio per le uova o per l’astice - e la piastra d’ispirazione<br />
francese o il forno a vapore. Accolgono nuove tecniche,<br />
come nuovi ingredienti (anche se - confessano - il ripieno<br />
del raviolo, così come il metodo di cottura del riso per il<br />
sushi, sono punti fermi). Il <strong>rispetto</strong> per la materia prima del<br />
resto è palpabile: una cella solo per la lavorazione del pesce,<br />
una stanza dedicata alla pulizia, il totale abbattimento del<br />
crudo come richiede la normativa (del resto parliamo di una<br />
tonnellata di tonno al mese). Ci tiene a sottolinearlo roberto,<br />
a cui chiediamo infine, come sta cambiando la sua cucina.<br />
“Mi muovo con misura, diciamo così. Il mio menù evolve<br />
al 30 per cento perché ho scelto di farlo con calma, mixando<br />
vecchio e nuovo insieme, secondo il mio stato d’animo e<br />
le risposte del pubblico. Avrei novità pronte che potrebbero<br />
bastare per i prossimi tre anni, ma posso introdurle solo<br />
gradualmente”. Anche questa è una delle chiavi del successo<br />
del Finger’s garden, un “giardino delle delizie” in cui<br />
amore per il bello e cucina d’eccellenza trovano il perfetto<br />
completamento senza lasciarsi sopraffare dagli eccessi,<br />
chiudendo il cerchio di una proposta di accoglienza capace<br />
di esprimersi con misura e semplicità.<br />
Si ringrazia CHS Group per le eleganti porcellane e i raffinati<br />
monouso forniti per il servizio<br />
g www.chsgroup.it<br />
FInger’S gArDen<br />
Via giovanni Keplero, 2<br />
20124 Milano<br />
tel. 02 606544<br />
cHef: roberto oKabe<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 115
CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />
MILLEfOGLIE DI TONNO E BURRATA<br />
INGREDIENTI<br />
Fette di tonno per sashimi 4<br />
Fetta di pomodoro cuore di bue 1<br />
Foglio di pasta brick 1<br />
MISto DI AntIPAStI<br />
Per 2 PerSone<br />
116 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
Cuore di burrata g 20<br />
Sale di Maldon<br />
olio extravergine d’oliva<br />
Soia ml 100<br />
zucchero g 100<br />
Sakè ml 100<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la salsa teriyaki. Fare ridurre a fuoco lento la soia con il sakè e lo zucchero. Schiumarlo ogni 5 minuti. Con un tagliapasta<br />
ricavare 4 dischi dalla pasta brick e cuocerli al forno a 160°C per 15 minuti. Montare la millefoglie, iniziando con 1 disco di pasta,<br />
2 fette di tonno e la salsa teriyaki. Sovrapporre un altro disco di pasta, il pomodoro, un altro disco di pasta, altre 2 fette<br />
di tonno con la salsa teriyaki e l’ultimo disco di pasta.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Con un coltello molto affilato tagliare la millefoglie in 4 parti. Decorare ogni parte con un cucchiaino di burrata, il sale e l’olio<br />
extravergine. Servire subito.<br />
TAYO E LUNA<br />
INGREDIENTI<br />
Capesante 3 (tagliate a metà orizzontalmente)<br />
Pasta kataifi fritta g 50<br />
Peperone rosso e giallo in brunoise q.b.<br />
Per la salsa di soia:<br />
Cipolla bianca g 70<br />
Aceto di vino g 20<br />
Salsa di soia g 100<br />
olio di arachidi g 300<br />
Per la besciamella di formaggio:<br />
Burro g 70<br />
Farina “00” g 70<br />
Latte ml 500<br />
grana grattugiato g 50<br />
Sale g 2<br />
Pepe nero e noce moscata q.b.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Per la salsa di soia. unire tutti gli ingredienti (tranne l’olio) e frullarli nel mixer. Aggiungere l’olio a poco a poco per emulsionare.<br />
Fare riposare la salsa nel frigorifero. Per la besciamella di formaggio. Sciogliere il burro, aggiungere la farina e cuocere<br />
per 5 minuti. Versare il latte mescolando bene e portare a ebollizione. Bollire per 10 minuti a fuoco molto lento; aggiungere<br />
il sale, il pepe, la noce moscata e il formaggio. Mescolare bene e mettere la besciamella dentro una sac à poche. In una<br />
pentola, con olio ben caldo, friggere la pasta kataifi finché non sia ben dorata. Lasciarla raffreddare e, aiutandosi con le mani,<br />
sminuzzarla in piccole striscioline. In un tegame, con un filo d’olio, scottare le capesante tagliate a metà orizzontalmente,<br />
sino a dorarle. A fine cottura, adagiarle in un piatto.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Con l’aiuto della sac à poche, guarnire il piatto con la besciamella, aggiungere una manciata di pasta kataifi fritta e decorare<br />
con il peperone e l’erba cipollina.
TAMAGOYAKI<br />
INGREDIENTI<br />
uova fresche 5<br />
Brodo dashi g 100<br />
zucchero g 50<br />
Sale g 5<br />
Mirin g 10<br />
Salsa di soia g 10<br />
unaghi (anguilla giapponese<br />
affumicata) g 50<br />
PROCEDIMENTO<br />
Scaldare a fuoco basso una padella di ghisa quadrata tipica giapponese. Aiutarsi con un po’ di carta assorbente per distribuire<br />
uniformemente sul fondo l’olio di semi. Con un mestolo versare il composto nella padella, ricreando la forma quadrata.<br />
Muovere la padella in modo da ripiegare su se stessa l’omelette, realizzando una prima base, e spostarla da un lato. Versare<br />
nuovamente un mestolo di composto e creare un letto sotto la base precedentemente cotta.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Posizionare l’unaghi al centro dell’omelette e ripetere lo stesso movimento precedente, creando una sorta di “millefoglie” di<br />
omelette di 3 centimetri di altezza e 6 di larghezza. Servire a temperatura ambiente.<br />
NELL’ANGOLO, SU fOGLIA DI RISO<br />
rapa bianca grattugiata<br />
zenzero grattugiato<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 117
CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Funghi giapponesi shiitake g 200<br />
Funghi pleurotus g 200<br />
Funghi enoki g 100<br />
Funghi chiodini g 100<br />
germogli di soia g 50<br />
Spinacini g 20<br />
Pakchoi g 80<br />
uova di quaglia 4 (cotte a 63°C per 25<br />
minuti)<br />
WoK<br />
DI<br />
FungHI<br />
118 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
Per la salsa wok:<br />
Brodo di pollo ml 200<br />
Salsa di soia ml 100<br />
Sakè ml 200<br />
Salsa di ostriche ml 460<br />
Fecola di patate g 85 (disciolta in<br />
acqua, creando un composto non<br />
troppo liquido)<br />
PROCEDIMENTO<br />
In un wok scaldare l’olio di oliva, versare i funghi shiitake, pleurotus e chiodini, e spadellarli energicamente con un po’ di sale.<br />
In un secondo tempo, aggiungere enoki, pakchoi e germogli soia. Sfumarli con 20 grammi di sakè e per ultimo aggiungere<br />
gli spinacini, la salsa wok, 8 grammi di burro e un goccio d’acqua, finché la salsa non si addensi.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Disporre i funghi in un nido di kataifi precedentemente fritto in un tubo di acciaio, per creare la forma cilindrica. Per ultimo,<br />
fare un leggero foro tra i funghi e adagiarvi l’uovo di quaglia ancora tiepido. Decorare con qualche cristallo di sale di Maldon.
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 119
CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
Capesante 4 tagliate in 4<br />
Dentice cubettato g 40<br />
Branzino cubettato g 40<br />
gamberi rossi 4 cubetti<br />
Pomodorini ciliegini 6 (divisi in 4)<br />
Mezzo cetriolo a lamelle<br />
CeVICHe<br />
MIx<br />
120 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
Cipollotti grattugiati e lavati sotto<br />
l’acqua per 20 minuti<br />
Succo di lime g 10<br />
Succo d’arancia g 20<br />
tabasco g 8<br />
Salsa piccante tailandese 5 g<br />
erba cipollina tagliata fine g 4<br />
olio extravergine d’oliva g 25<br />
Sale q.b.<br />
Per la finitura:<br />
Lamelle di cipolla rossa<br />
Fili di erba cipollina<br />
PROCEDIMENTO<br />
Marinare il pesce bianco con succo di lime yuzu, sale, pepe, olio e un tocco di salsa piccante. tagliare a cubetti e mescolare<br />
per bene tutti gli ingredienti.<br />
fINITURA E PRESENTAzIONE<br />
Decorare con fili di erba cipollina, lamelle cipolla rossa e una spolverata di scorza di limone siciliano.
ConteMPorAneAMente PIzzA<br />
PIzzA<br />
SAPIenS<br />
DI CrIStInA VIggè<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 121
ConteMPorAneAMente PIzzA<br />
un MAnIFeSto, un MAnuALe, L’unIVerSItÀ e L’unIVerSALItÀ DI un SAPere AntICo<br />
CHe SuBLIMA In SAPore MoDerno. Frutto DI ACQuA, FArIne MACInAte A PIetrA<br />
e teCnoLogIe ALL’AVAnguArDIA. Con MoLIno QuAgLIA LA PIzzA SI FA ConteMPorAneA<br />
Valorizzare le forme, le cotture e le farciture. Legate<br />
al genius loci dei diversi territori. e poi prediligere<br />
ingredienti di origine<br />
italiana, privilegiando<br />
tecniche di lavorazione e<br />
di conservazione capaci di<br />
migliorare la digeribilità e<br />
la leggerezza della pietanza,<br />
a tutto vantaggio del<br />
benessere del consumatore.<br />
Affinché l’agire “cum grano<br />
salis” si traduca “in grano<br />
salus”. Da cui l’importanza<br />
di farine d’eccellenza, di<br />
impasti <strong>rispetto</strong>si dei tempi<br />
fisiologici di maturazione e<br />
di lievitazione, nonché di un<br />
lievito madre vivo e vero.<br />
Si presenta come un decalogo<br />
ben ragionato il Manifesto<br />
della Pizza Italiana<br />
Contemporanea, stilato in<br />
occasione della scorsa edizione<br />
di Pizzaup, il simposio-lab<br />
di scena a Vighizzolo<br />
d’este sotto l’egida di un’azienda<br />
all’avanguardia come<br />
Molino Quaglia. In pratica,<br />
una palestra-fucina in cui<br />
sono stati forgiati i “dieci comandamenti”,<br />
di quello che<br />
può esser definito il “nuovo<br />
testamento” della pizza del<br />
terzo Millennio. ovvero di<br />
un prodotto culturale, multisensoriale<br />
ed esperienziale,<br />
il cui seme, gettato nel passato,<br />
possa regalare appetitose<br />
e moderne gemmazioni.<br />
Alla cui maturazione<br />
concorrono tanto le materie<br />
prime quanto la mano di un<br />
pizzaiolo sapiens, plasmato<br />
dalla tradizione ma spinto<br />
da una passione e da una<br />
preparazione che lo portino<br />
a salire i gradini dell’alta<br />
cucina. Dove la pizza abbia<br />
finalmente il suo posto in prima fila. ossia non sia un mero<br />
mix senza storia, bensì l’espressione di un’arte in costante<br />
122 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
evoluzione. Mezzo di comunicazione e di divulgazione di un<br />
gusto italiano riconoscibile oltre i confini nazionali. Autentica<br />
attrice e fautrice di una<br />
dieta mediterranea fatta di<br />
sapori e di valori genuini.<br />
Da qui pure il concetto (brevettato)<br />
di pizzeria dinamica,<br />
ritratto in un manuale<br />
dedicato e codificato in una<br />
sintesi lungimirante siglata<br />
da Chiara Quaglia e da Piero<br />
gabrieli, direttore marketing<br />
del padovano molino.<br />
un modus operandi completo<br />
e complesso che<br />
rivoluziona l’idea stereotipata<br />
di pizzeria, perfezionando<br />
gestione, organizzazione<br />
e relazione col cliente. e<br />
promuovendo al massimo<br />
un consumo consapevole (e<br />
non frettoloso) della regina<br />
del forno. un assaporare<br />
riflessivo e meditato, fatto<br />
anche di incontro e confronto<br />
con un artigiano che<br />
abbia voglia e capacità di<br />
raccontare il suo saper fare<br />
e voler essere. Per una pizza<br />
in grado di incarnare la<br />
personalità di colui che l’ha<br />
pensata, realizzata e servita.<br />
Insomma, un universo in<br />
continuo fermento, al cui<br />
movimento concorrono<br />
pure satelliti culturali quali<br />
l’università della Pizza, che<br />
trova sede ne Il Laboratorio,<br />
appendice aziendale<br />
destinata alla ricerca, allo<br />
sviluppo e alla formazione.<br />
o meglio, alla riformulazione<br />
del mestiere del pizzaiolo<br />
professionista, protagonista<br />
di una nuova era della pizza.<br />
Che guarda avanti, coniando<br />
nuovi diktat, forti dell’andar<br />
oltre il “si è sempre fatto<br />
così”. grazie anche a un multidisciplinare modello didattico<br />
(suddiviso in base, avanzato e gourmet), che prevede
lezioni, seminari e approfondimenti “dinamici”. Proiettati<br />
al futuro ma tenaci nell’affondare le proprie radici in ingredienti<br />
di assoluta qualità. Quali sono le farine griffate Petra:<br />
macinate rigorosamente a pietra; virtuose di fibre, sali minerali<br />
e proteine; e figlie di soli cereali italiani. Per una filiera<br />
corta ad alto tasso di tracciabilità.<br />
e se la più adatta alle<br />
pizze al piatto si svela Petra<br />
3, non mancano altre farine<br />
vocate alla fragranza. Vedi<br />
l’Allegra, che dona friabilità e un’ottima<br />
alveolatura (ad hoc per impasti diretti con<br />
lievito di birra); la Special, ideale per pizze<br />
al piatto, in teglia e al metro (e per impasti<br />
con tempi di lievitazione di media durata);<br />
e l’unica, studiata per lunghe lavorazioni<br />
indirette con poolish o biga. una squadra pronta pure a correre<br />
verso una nuova frontiera. Quella che va sotto il nome<br />
di PetraViva, linea costituita da cereali e legumi germinati,<br />
interi o sfarinati. un progetto in fieri, che vanta un impianto<br />
pilota per la produzione di un food funzionale, capace di<br />
aumentare l’assorbimento degli elementi nutritivi. Per un’alimentazione<br />
sempre più “integrata” e meno “raffinata”.<br />
un mondo attivo e volitivo quello di Molino Quaglia, in cui<br />
svetta pure MamaPetra: macchina incubatrice pratica e<br />
supercompatta (presentata al recente Sigep di rimini) che<br />
prevede l’automazione dell’usuale rinfresco manuale per la<br />
creazione del lievito<br />
madre vivo.<br />
Prezioso dell’e-<br />
nergia biologica di bacilli che trasformano<br />
l’acqua e la farina nella materia prima<br />
destinata a dar vita alla pizza. naturalmente<br />
contemporanea.<br />
g www.molinoquaglia.com<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 123
gAStroVAgAnDo / A CurA DI CrIStInA VIggè<br />
MArCHe BIoLogICHe<br />
Nel cuore del Montefeltro, un’urbinate oasi gourmet<br />
Fuori, acqua: di tre limpidi<br />
laghetti di campagna. Dentro,<br />
fuoco: di un camino-braciere e<br />
di due forni a legna. uno moderno in<br />
acciaio e uno in mattoni “a riccio”. e<br />
poi ciottoli e legno bianco, a contendersi<br />
pavimenti e soffitti, in un gioco<br />
dalla materica essenza. Pervasa dall’aria<br />
e dalla luce, che entra ed esce dalle<br />
grandi finestre. Mentre le querce collegano<br />
radici e cielo, bucando il tetto.<br />
e spezzando i canoni dell’architettura.<br />
Così è urbino dei Laghi: ex capanna<br />
di pescatori con terrazzo-trabucco lacustre.<br />
Ma soprattutto un’oasi golosa<br />
che propone pietanze tipiche, prelibatezze<br />
creative e “naturalmente” pizza.<br />
Figlia di un lievito madre di 65 anni di<br />
124 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
età, lievitata per 36 ore e preparata<br />
con farine macinate a pietra e prodotti<br />
provenienti da urbino Agricola, l’azienda<br />
che affianca il ristorante e che,<br />
come il ristorante, fa parte della tenuta<br />
Santi giacomo e Filippo: 360 ettari<br />
a coltivazione biologica, non lontano<br />
dalla città fiorita sotto la dotta figura<br />
di Federico da Montefeltro. una tenuta<br />
esemplare, ideale e illuminata, per<br />
dirla alla maniera rinascimentale, che<br />
si estende fra terra vineata e olivata,<br />
orto botanico e viridarium, boschi e<br />
piantagioni cerealicole, sposando la<br />
filosofia della filiera cortissima. e portando<br />
la bontà dal campo al desco.<br />
Sul quale finiscono i dischi gourmet<br />
del fanese pastry-chef tomas Mo-<br />
razzini. Della serie, pizza con zucca,<br />
gorgonzola e ragù di castagne; con<br />
fonduta di formaggi, tartare di vitello<br />
e uovo colante al tartufo nero; e<br />
all’amatriciana, con pancetta rosolata,<br />
cipolla stufata, fior di latte, pecorino e<br />
pomodori appassiti. A cui si aggiunge<br />
la bella fragrante al baccalà, mais<br />
croccante, squacquerone e scalogni<br />
di romagna. Quasi un omaggio a un<br />
romagnolo doc (di Montefiore Conca)<br />
qual è lo chef Stefano Ciotti, già<br />
stella Michelin al Vicolo Santa Lucia di<br />
Cattolica e ora approdato tra i fornelli<br />
dei Laghi. Dove esprime il suo genio<br />
culinario, fatto di memoria e di guizzo<br />
verace, di ingredienti genuini e di<br />
accostamenti grintosi. ecco allora che<br />
nella crema di zucca tiepida si tuffa il<br />
freddo gelato al gorgonzola e l’insalata<br />
si fa bouquet, sbocciando fra porcini,<br />
radicchio, cachimela, melagrane,<br />
castagne, scaglie di pecorino di fossa<br />
e scalogni in aceto di Champagne.<br />
Mentre è l’aceto rosso a donare un<br />
tocco profumato al coniglio disossato,<br />
prezioso di lardo, olive nere e finocchio,<br />
cotto sottovuoto, arrostito in<br />
padella e servito con spuma di patate<br />
e capperi fritti. Per un piatto countrygourmand<br />
che onora l’aia e le erbe.<br />
Intanto, i passatelli abbracciano un<br />
consommé allo zafferano di talamello<br />
e il tiramisù di tomas sposa Baileys,<br />
soffice crema al mascarpone e cardamomo<br />
verde. Celando un cuore di<br />
ganache al cioccolato fondente e caffè.<br />
e nel calice? Finiscono i vini di casa<br />
Bruscoli, la famiglia a cui appartiene la<br />
tenuta, presentati dal sommelier Alan<br />
Mancini: il 100% Verdicchio, il 50/50<br />
(Chardonnay-Sauvignon), il 50/25/25<br />
(Sangiovese-Cabernet Sauvignon-<br />
Petit Verdot), il 70/30 (Cabernet<br />
Sauvignon-Sangiovese) e il Brut rosé,<br />
a tutto Sangiovese. A tutto relax va<br />
invece il centro benessere, ricavato<br />
dal fienile di quel che era un villaggio<br />
rurale. ora divenuto urbino resort:<br />
ospitalità diffusa in antiche case coloniche<br />
sublimate in camere e suite.<br />
g www.urbinodeilaghi.it
SuSHI CoSMoPoLItA<br />
Da Wicky’s, Maki e Nigiri<br />
fanno il giro del mondo<br />
Il sushi parla milanese. e si sente un po’ francese. Figlio di uno<br />
chef singalese come Wicky Pryan. Che è sì originario dello Sri<br />
Lanka, ma che è pure sposato con una giapponese (nozomi) e<br />
ha lavorato a tokyo e a Kyoto, a Parigi e a Bali. Approdando solo<br />
qualche anno fa nella città della Madonnina. Dove ha portato la sua<br />
cucina. Anzi, la sua Wicuisine, personalissima sintesi d’oriente e di<br />
Mediterraneo, di essenzialità e di ecletticità, di charme e di <strong>rigore</strong>,<br />
di minimalismo nipponico e di veracità italiana. Per un intrigante<br />
sincretismo cultural-culinario. Del resto lui, laureato in criminologia<br />
ed esperto di ayurveda, è un cuoco capace di mixare abilmente<br />
le spezie e le salse, le cotture lentissime e quelle rapidissime, le<br />
marinature a freddo e i vapori caldi. In un continuo indagare e<br />
sperimentare, riflettere e provare. Fino a trovare la perfetta armonia<br />
fra lo yin e lo yang dei sapori e dei colori. Come accade nel sushi<br />
meneghino, preparato con riso allo zafferano abruzzese e presentato<br />
ufficialmente in occasione del primo compleanno del Wicky’s<br />
restaurant, isola preziosa di legni naturali, pareti blu notte, bagliori<br />
di luna e luci-stelle. et voilà, dunque, il piatto-itinerario around the<br />
world, con decollo da Milano. uramaki yellow al centro: ripieni di<br />
crema di granchio e tempura di verdure, con chips di Parmigiano.<br />
e nigiri tutt’intorno: di angus con salsa al rosmarino e scagliette di<br />
tartufo; di salmone con zenzero, cipollotto e menta; di gambero siciliano<br />
con pomodoro datterino; di ricciola e di tonno con aromatico<br />
condimento “dei cinque continenti”. e ancora, di capasanta con<br />
olio monocultivar Leccino e pepe nero; di mazzancolla pugliese<br />
con foglia di wasabi e di baccalà con pomodorino ed extravergine.<br />
Ideale complice di un sensuale Champagne Blanc de Blancs qual è<br />
la cuvée Séduction griffata Marguerite guyot, l’azienda di Damery<br />
che ha suggellato il Wicky’s menù della festosa soirée. Svelando<br />
altre tre etichette-petali dall’anima cosmopolita, raccontate da<br />
Florence guyot, la madame della maison. e così la cuvée Désir, nata<br />
dal Pinot Meunier, ha incontrato il tenero polipo cotto secondo la<br />
tradizione jap, nonché il raffinato carpaccio di pesce, sfilata itticoagrumata<br />
in cui l’olio si è fuso con la salsa di yuzu per creare una<br />
prelibatezza da bacchetta e da scarpetta. Incorniciata da indivia<br />
belga e bok choi e ingentilita da un trito di capperi di Pantelleria<br />
e di olive taggiasche. Sublimate poi in consommé, pronto ad<br />
accogliere un sarago cucinato al vapore e corredato da soia, salvia<br />
e “spaghetti” di zucchine. Superbo al fianco della dorata cuvée<br />
Passion, energica espressione del Pinot noir. Mentre il Brut rosé<br />
Fleur de Flo ha corteggiato i sensi sfiorando un gateau di cioccolato<br />
e lamponi.<br />
g www.wicuisine.it<br />
g www.champagnemargueriteguyot.com<br />
guStoSo FIL rouge<br />
Dalla Toscana alla Cina,<br />
lungo la via della naturalezza<br />
rosso. Luminoso e armonioso. Come quello della lucida<br />
lacca cinese e dell’autentico vino toscano. rosso, radioso<br />
e generoso. Pronto a spiccare fra gli eleganti arredi di un<br />
ristorante di alta cino-cucina qual è il Bon Wei di Milano e lungo il<br />
fianco di un’incontaminata collina della Val di Cecina, dove sorge<br />
la maison Caiarossa, affondando le radici nella rubiconda terra<br />
ferrosa e ghiaiosa. è stato un sottile un fil rouge a unire, per una<br />
sera, il mondo oriental gourmet firmato da Ike Wang e Wang Pei<br />
(marito e moglie, originari dello zhejiang) e l’universo vitivinicolo<br />
di un’azienda pisana che ha fatto della biodinamica una religione.<br />
Incarnata in una visione olistica della vita e della vite. Anzi, delle<br />
viti, ordinate in sedici ettari di vigneti digradanti verso il Mar<br />
tirreno e trattati con infusioni di ortica, di salice, di camomilla e di<br />
equiseto, al fine di preservare l’intero eno-sistema. Che dona uve<br />
sane, raccolte a mano e condotte in una cantina realizzata secondo<br />
i dettami del feng shui dall’architetto Michaël Bolle, che ne ha<br />
studiato orientamento, materiali, luci e colori. Per far scorrere al<br />
massimo un’energia in grado di trasformarsi in forza, calore, vigore.<br />
e in un poker di nettari dall’essenza variegata. espressione pura del<br />
lusso della natura. Servita nel piatto e nel calice in una cena-viaggio<br />
fra coltura e cultura, sapere e sapore, filari toscani e asiatica grande<br />
Muraglia. ecco allora che i deliziosi dim sum messi a punto dallo<br />
chef guoqing zhang hanno sposato il corposo Caiarossa Bianco,<br />
figlio dal carattere deciso e minerale del Viognier e dello Chardonnay.<br />
Per una sinfonia fra vino solare e soavi shao mai di gambero,<br />
ravioli di verdura in pasta di spinaci e tagliatelle di riso con insalata<br />
e vitello. Da assaporare con le eco-bacchette in acciaio della linea<br />
Branch by Broggi 1818. Intanto, il Pergolaia, vellutata summa di Sangiovese,<br />
Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, ha accolto<br />
il tenero manzo con porri alla piastra, corredato da riso saltato nel<br />
wok con ortaggi e salsa di soia. Per poi lasciare spazio al possente<br />
Caiarossa, etichetta-mosaico che compendia sette vitigni: Cabernet<br />
Franc, Merlot, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah<br />
e Alicante. Per una brezza bordolese in piena landa toscana. Felice<br />
di sfiorare le costine ai cinque aromi (sale, pepe, zucchero, soia e<br />
cannella). e per finire con garbata dolcezza? Candide polpette di<br />
riso e cocco con salsa di mango e oro di Caiarossa, frutto della<br />
vendemmia tardiva di Petit Manseng in purezza.<br />
g www.bon-wei.it<br />
g www.caiarossa.com<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 125
eVentI<br />
rIVoLuzIonArIe<br />
IDentItÀ<br />
DI CrIStInA VIggè<br />
nonA eDIzIone Per IL CongreSSo InternAzIonALe DI Cu-<br />
CInA e PAStICCerIA D’Autore. FrA noVItÀ, rIConFerMe e<br />
LA guStoSA CoMPLICItÀ DeL MILAno FooD&WIne FeStIVAL<br />
Parola d’ordine: <strong>rispetto</strong>. Per le<br />
materie prime e per la natura degli<br />
ingredienti. Per i ristoratori e per gli<br />
avventori. Ma anche per una verità<br />
sempre più glocal. Capace di superare<br />
l’hic et nunc e di guardare oltre.<br />
oltralpe e oltreoceano, in un continuo<br />
scambio culturale ed emozionale. Per<br />
una sconfinata esplorazione di valori,<br />
saperi e sapori. Che si compenetrano<br />
e si completano.<br />
126 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
guarda sempre più verso una riflessiva<br />
globalità culinaria la nona edizione<br />
di Identità golose, il Congresso<br />
Internazionale di Cucina e Pasticceria<br />
d’Autore che ritorna, dal 10 al 12 febbraio,<br />
al Milano Convention Center di<br />
via gattamelata. Allestito ad hoc per<br />
accogliere relatori italiani e stranieri<br />
pronti a raccontarsi e a raccontare un<br />
savoir-faire mai dimentico del savoirêtre.<br />
Perché l’esperienza e le relazioni<br />
umane siano al centro di un’evoluzione<br />
creativa concentrata sulla semplicità<br />
e sulla personalità di chi i piatti li<br />
pensa e li fa.<br />
ecco dunque una tre giorni che<br />
snocciola tematiche dolci e salate,<br />
offrendo alla mente nuove prospettive<br />
gustose, dalle quali osservare per sviluppare<br />
inediti percorsi. Ascoltando,<br />
ad esempio, “I nuovi leoni della cucina<br />
mondiale”, che entrano in auditorium
giungendo da ogni latitudine. Vedi<br />
thiago e Felipe Castanho del brasiliano<br />
remanso do Peixe, Magnus nilsson<br />
dello svedese Faviken Magasinet,<br />
Ángel León dello spagnolo Aponiente<br />
e Bertrand grebaut del parigino<br />
Septime. Che condividono il palco con<br />
Massimiliano Alajmo e Massimo Bottura,<br />
Carlo Cracco e Matteo Baronetto,<br />
enrico Crippa e Davide Scabin, Davide<br />
oldani e Daniel Humm, direttamente<br />
da new York. Mentre in sala blu si<br />
alternano le “Identità di Pasta” e le<br />
“Identità di Sala”. Con personaggi del<br />
calibro di Antonio Santini del ristorante<br />
Dal Pescatore, Josep roca de<br />
el Celler de Can roca (di girona) e<br />
Alessandro Pipero, maître, sommelier<br />
e patron del romano Pipero al rex.<br />
Per poi proseguire fra “Identità di Pizza”<br />
e “Identità naturali”, assaporando<br />
il trapizzino di Stefano Callegari (dello<br />
Sforno di roma) e la pizza nouvelle<br />
vague firmata gianfranco Iervolino<br />
(della partenopea Pizzeria Lucignolo<br />
Bella Vita di Boscotrecase), nonché le<br />
ricette a tutta salute by Simone Salvini<br />
di organic Academy, nicola Portinari<br />
de La Peca vicentina, niko romito<br />
dell’aquilano reale e Pier giorgio<br />
Parini del riminese Povero Diavolo. e<br />
finendo con una giornata interamente<br />
dedicata ai talenti fiamminghi e ai<br />
dolci divertissement di Jordi roca,<br />
Maxime Meilleur de La Bouitte, James<br />
Petrie del british the Fat Duck, eric<br />
Pras ed emilie rey della Maison Lameloise<br />
e Heinz Beck de La Pergola<br />
di roma. Sotto la ghiotta insegna di<br />
Valrhona.<br />
Così come molti assaggi e appuntamenti<br />
appetitosi van sotto la sigla di<br />
aziende partner ormai da anni. Quali il<br />
Consorzio tutela grana Padano, Birra<br />
Moretti, Lavazza, Acqua Panna<br />
S.Pellegrino, Mirafiore & Fontanafredda.<br />
A cui si aggiungono numerose<br />
maison espositrici e una collaborazione<br />
d’eccellenza con Molino Quaglia,<br />
fornitore ufficiale delle farine utilizzate<br />
al congresso.<br />
Che prosegue anche fuori mura, grazie<br />
ai menu studiati per la manifestazione<br />
da una quarantina di ristoranti<br />
cittadini ed extra urbani. Vedi quello<br />
di Cristian Magri a Settimo Milanese, il<br />
Devero by enrico Bartolini a Cavenago<br />
di Brianza, l’Antica osteria Magenes a<br />
Barate di gaggiano, il Charlie 1983 ad<br />
Albairate e l’Antica osteria del Ponte<br />
a Cassinetta di Lugagnano. Senza<br />
dimenticare un delizioso appuntamento<br />
griffato reed gourmet, per la<br />
presentazione ufficiale della nuova<br />
grandecucina (sì, proprio questa) e<br />
dei volumi di ultima pubblicazione,<br />
nella grande cucina di Sergio Mei, al<br />
Four Seasons. Chef protagonista, tra<br />
l’altro, di “Identità Sarde”, insieme a<br />
elio Sironi, Stefano Deidda e roberto<br />
Petza. Per una full immersion isolana<br />
e solare.<br />
un paniere ricco quello di Identità golose,<br />
così come lo è anche quello del<br />
Milano Food&Wine Festival, cugino<br />
meneghino del Merano WineFestival,<br />
sempre capitanato da Helmut Köcher<br />
e di scena dal 9 all’11 febbraio nella<br />
stessa location di Identità. In pratica?<br />
un maxi banco d’assaggio che conta<br />
la presenza di oltre cento cantine, sia<br />
nazionali che estere, ciascuna con tre<br />
vini in degustazione. Per un enoico<br />
viaggio all’insegna dell’eccellenza in<br />
sorsi.<br />
tanto, ai morsi ci pensano selezionati<br />
artigiani del gusto, pronti a far conoscere<br />
le loro specialità, un carrello di<br />
salumi e formaggi e un buffet di dolci<br />
realizzato da enrico e roberto Cerea<br />
del bergamasco Da Vittorio. Che<br />
stanno pure alla regia di una staffetta<br />
coquinaria che coinvolge più di venti<br />
chef in tre giorni. Per bocconi d’autore<br />
preparati in diretta e serviti anche in<br />
formato tapas tricolore. Fra i cuochi?<br />
Luigi Sartini della taverna righi di San<br />
Marino, Cristina Bowerman della capitolina<br />
glass Hostaria, Christian e Manuel<br />
Costardi della vercellese Cinzia e<br />
una serie di chef che giocano in casa:<br />
Luigi taglienti del trussardi alla Scala,<br />
Viviana Varese di Alice, Cesare Battisti<br />
del ratanà, eugenio Boer di enocratia,<br />
Beniamino nespor ed eugenio roncoroni<br />
de Al Mercato, roberto okabe<br />
del Finger’s garden e Wicky Prian del<br />
Wicky’s.<br />
un vero e proprio temporary restaurant<br />
in formato magnum.<br />
g www.identitagolose.it<br />
g www.foodwinefestival.it<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 127
eVentI<br />
Sorrento ha sorriso alle donne:<br />
chef, scrittrici, stiliste e imprenditrici.<br />
Protagoniste (non<br />
assolute) della nona edizione di una<br />
dicembrina kermesse che, da sempre,<br />
va sotto l’egida dei fratelli Stefano e<br />
Sergio Massa. Patron di Villa Massa,<br />
azienda nota nel mondo per la produzione<br />
di un limoncello d’eccellenza.<br />
Liquore giallo che sigilla un appuntamento<br />
capace di unire cucina, moda e<br />
arte in una tavolozza appetitosa, fatta<br />
di tanti momenti cultural-golosi: le<br />
giornate gastronomiche Sorrentine.<br />
ecco allora la presentazione di un libro<br />
vergato da Licia granello, firma food<br />
de la repubblica, ed edito da rizzoli:<br />
“Il gusto delle donne - Il mestiere della<br />
Sorrento SI<br />
tInge DI roSA<br />
DI CrIStInA VIggè<br />
SuL PALCo DeLLA nonA eDIzIone DeLLe gIornAte gA-<br />
StronoMICHe SorrentIne Sono SALIte Le Donne: IM-<br />
PrenDItrICI, SCrIttrICI, StILISte e CHeF. In unA trAMA<br />
guStoSA CHe HA VISto ProtAgonISte Le CuCIne DI CAM-<br />
PAnIA, PIeMonte e toSCAnA<br />
128 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
tavola in venti storie al femminile”.<br />
un volume scritto da una giornalista<br />
buongustaia (e tifosa del torino) forte<br />
del ritrarre ladies che hanno fatto del<br />
cibo e del vino una ragione di vita. e<br />
un successo. Mettendoci determinazione<br />
e saltellando con infinita passione<br />
dalla professione alla mansione di<br />
mamma e di moglie. Insomma, donne<br />
del Settentrione e del Meridione, più<br />
o meno giovani, più o meno privilegiate,<br />
che hanno saputo incoronare la<br />
femminilità con la cerebralità. et voilà<br />
cuoca Luisa Valazza stirare e cucinare<br />
nella sua bella maison Al Soriso; giannola<br />
nonino e le sue tre figlie intessere<br />
friulane storie di grappa; Domenica<br />
(detta Mimma) ordine sporcarsi le
mani di farina all’ombra della Mole<br />
Antonelliana; e Maida Mercuri, titolare<br />
e sommelière del ristorante Al Pont de<br />
Ferr di Milano, elevarsi a “nostra Signora<br />
dei navigli”, illuminata dall’astro<br />
Michelin. Che splende pure sulla toque<br />
di alcune delle chef che hanno messo<br />
a punto una soirée gourmet in equilibrio<br />
fra Campania, toscana e Piemonte,<br />
miscelando tradizione e piglio<br />
pink. Della serie: rosanna Marziale de<br />
Le Colonne casertane, Marianna Vitale<br />
del Sud di Quarto, natascia Santandrea<br />
e Maria Probst de La tenda rossa<br />
di Cerbaia in Val di Pesa e Marina<br />
ramasso dell’osteria del Paluch di<br />
Baldissero torinese. tutte impegnate<br />
nella preparazione di un piatto-sim-<br />
bolo della loro rosea filosofia. e così<br />
rosanna è stata l’artefice di un mix<br />
di sapori, incarnato nella pasta mista<br />
mischiata alla minestra maritata con<br />
salsa di friarielli e latte di Mozzarella<br />
di Bufala Campana Dop; Marina ha<br />
concentrato il Piemonte negli agnolotti<br />
alla farina di castagne, farciti di porri<br />
e patate e nappati con burro fuso, rosmarino,<br />
grana Padano e tartufo nero;<br />
mentre Marianna ha riletto il mare in<br />
una cromatica minestra-tavolozza in<br />
cui il pesce crudo dialogava con quello<br />
marinato e le verdure scottate duettavano<br />
con la frutta pura. e natascia,<br />
affiancata da Maria? Ha reso omaggio<br />
al toscano Panforte e al rustico cappone,<br />
trasformandoli in una portata<br />
di classe, corredata da una mousse di<br />
patate black e white, ossia al naturale<br />
e al nero di seppia. Per un gioco di<br />
assonanze fra aia e acqua salata. unico<br />
angelo tra le donne? Salvatore De<br />
riso, dell’Accademia Maestri Pasticceri<br />
Italiani. Che ha suggellato la cena nella<br />
sala ginestre dell’Hilton Sorrento Palace<br />
con il Sentimento di Sal, femminil<br />
dessert candido e rubino, stratificato<br />
compendio di crema ai tre formaggi<br />
(stracchino, mascarpone e yogurt di<br />
Vipiteno), gelatina di lampone e pan<br />
di spagna alla vaniglia.<br />
un menu veracemente raffinato, rit-<br />
mato da una wine list che ha onorato<br />
Le Donne del Vino, associazione<br />
guidata da elena Martusciello della<br />
partenopea grotta del Sole. Dove<br />
nascono Falanghina e Piedirosso dei<br />
Campi Flegrei, Lacryma Christi del Vesuvio,<br />
nonché Quartodiluna (da uve<br />
greco di tufo) e Quartodisole (da uve<br />
Aglianico). Per sorsi radiosi. Mentre<br />
i sorrisi di Veronica Maya, sorrentina<br />
madrina della rassegna, hanno scandito<br />
il galà, intervallato dalla sfilata<br />
d’abiti d’alta moda griffati dalla stilista<br />
romana giada Curti e da quella di preziosa<br />
maglieria by Conny groenew-<br />
egen. olandese come ron Blaauw,<br />
incoronato miglior chef straniero dal<br />
“Premio Villa Massa” (e da un premio<br />
speciale consegnato da MSC Crociere).<br />
Il suo merito? Quello di fare una<br />
cucina locale e globale, appassionata<br />
e democratica. un premio importante,<br />
che ha anche consacrato Alfonso<br />
Caputo della taverna del Capitano di<br />
Marina del Cantone (a Massa Lubrense),<br />
per la sua capacità di enfatizzare<br />
e sublimare il mare (quello della “sua<br />
baia”) in pietanze che fanno di bellezza<br />
prelibatezza; Anna Scafuri del tg1,<br />
curatrice della rubrica “terra e Sapori”,<br />
e la Comunità di Sant’egidio per i progetti<br />
“Food for Life” e “Wine for Life”,<br />
che coinvolgono il mondo agroalimen-<br />
tare nel sostegno alla malnutrizione<br />
in Africa. A sostegno della Caritas è<br />
andato invece il ricavato nella serata<br />
“una pizza per la vita”, di scena<br />
a Camera&Cucina, fra montanare,<br />
panciute pizze fritte ripiene di ricotta<br />
e cicoli e timballini di pasta, siglati da<br />
un terzetto di pizzaioli doc quali enzo<br />
Coccia, gino Sorbillo e Salvatore Di<br />
Matteo. Il tutto incorniciato da Syrentum,<br />
bionda spumeggiante nobilitata<br />
da scorze di limoni di Sorrento.<br />
g www.premiovillamassa.com<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 129
genIuS LoCI<br />
La bottarga è una di quelle cose<br />
che si amano o si odiano. non<br />
può piacere solo un po’ o solo a<br />
volte. Il mondo è diviso tra quelli che<br />
la metterebbero anche nel caffellatte<br />
e quelli che si tappano il naso per non<br />
sentirne l’odore.<br />
Che siate tra coloro che si turano il<br />
naso o no, sappiate che in Italia è prodotta<br />
da secoli principalmente in tre<br />
regioni: Sardegna, toscana e Sicilia. e<br />
che se, grazie alla sua conservabilità,<br />
nacque come nutrimento per marinai<br />
e pescatori, è oramai diventata, come<br />
spesso accade agli alimenti “poveri”,<br />
un prodotto di élite.<br />
BottArgHe<br />
D’ItALIA<br />
DI LYDIA CAPASSo<br />
La bottarga, termine che deriva dall’arabo<br />
botarikh, “uova di pesce salate”<br />
(la cui origine pare venga fatta risalire<br />
addirittura ai Fenici), è tradizionalmente<br />
di cefalo o di tonno: dal colore<br />
dorato ambrato e dal sapore più<br />
delicato la prima, dal gusto più forte<br />
e deciso e dal colore rossastro la seconda.<br />
In entrambi i casi, la si prepara<br />
estraendo con grande attenzione le<br />
sacche ovariche del cefalo o del tonno<br />
femmina, mettendole sotto sale, pressandole<br />
e facendole essiccare.<br />
Il cefalo da cui si ricava la bottarga,<br />
Mugil cephalus, vive essenzialmente<br />
negli stagni salmastri della Sardegna<br />
DI CeFALo o DI tonno, HAnno SAPore e Sentore FortI.<br />
e Se Le PIù note Sono QueLLe DI CABrAS e DI orBeteLLo,<br />
Vengono ProDotte AnCHe A FAVIgnAnA e A CArLoForte<br />
130 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
(famosissima è la bottarga prodotta<br />
negli stagni di Cabras, sulla costa<br />
centro-occidentale dell’isola) e nelle<br />
lagune tirreniche (quella di orbetello<br />
è presidio Slow Food). A Cabras, la<br />
sua produzione avviene a settembre,<br />
quando i muggini sciamano verso le<br />
reti dei pescatori. Qui le sacche vengono<br />
tenute sotto sale per un periodo<br />
variabile e la loro stagionatura o essiccazione<br />
avviene naturalmente all’aria,<br />
grazie al clima mite della zona, e può<br />
durare fino a sei mesi, a seconda delle<br />
dimensioni. Inoltre, sempre a Cabras,<br />
in piazza Stagno, si tiene ogni anno ad<br />
agosto un’interessante sagra dedicata
a questa ittica specialità. tra agosto<br />
e settembre vengono pescati anche<br />
i muggini nella laguna di orbetello.<br />
Le sacche ovariche, accuratamente<br />
pulite ed eviscerate, rimangono sotto<br />
sale solo per due o tre ore. Dopo<br />
averne eliminato con grande attenzione<br />
il sale, vengono lavate e messe<br />
ad essiccare per circa una settimana.<br />
Questo metodo di lavorazione rende<br />
la bottarga di orbetello più delicata<br />
<strong>rispetto</strong> a quella sarda.<br />
La bottarga di tonno, invece, nasce<br />
essenzialmente in Sicilia, a Favignana<br />
(dove è un presidio Slow Food),<br />
a Marzamemi e a San Vito lo Capo,<br />
mentre in Sardegna, a Carloforte.<br />
è poco nota una piccola produzione<br />
calabra. Il periodo di lavorazione<br />
comincia verso fine maggio ed è strettamente<br />
legato alla fine della mattanza.<br />
A Carloforte, la sacca ovarica del<br />
tonno viene lavata accuratamente con<br />
acqua di mare, salata da entrambi i lati<br />
e posta su tavole di legno con un peso<br />
sopra. L’operazione viene ripetuta<br />
una volta al giorno fino ad eliminare<br />
ogni liquido residuo. Molto simile è<br />
la lavorazione a Favignana, dove le<br />
sacche vengono messe sotto tavole<br />
di legno e poggiate su piani inclinati<br />
per farne defluire il liquido contenuto<br />
e poi appese con lacci di canapa per<br />
farle stagionare.<br />
Specialità simili alla bottarga italiana<br />
sono diffuse anche in Provenza e nella<br />
Spagna catalana, dove si preparano<br />
con uova di molva, un pesce assai simile<br />
al merluzzo. un tipo di bottarga è<br />
prodotto anche dalle donne Imraguen,<br />
una popolazione nomade che vive<br />
sulle coste settentrionali della Mauritania<br />
e che sposta i propri villaggi<br />
fatti di capanne seguendo i movimenti<br />
dei grandi banchi di cefali dorati e di<br />
ombrine lungo il Banc d’Arguin.<br />
g www.gastronomiamediterranea.com<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 131
AD SenSuM<br />
IL SALAMe,<br />
QueLLo CruDo<br />
DI DAVIDe oLtoLInI<br />
L’InSACCAto Per eCCeLLenzA DeLLA norCInerIA nAzIonALe<br />
SI rACContA FrA Iter DI PrePArAzIone, teCnICHe DI<br />
DeguStAzIone e QuALCHe SAPorItA CurIoSItÀ<br />
Caratteristiche<br />
Il salame crudo rappresenta uno dei<br />
prodotti di eccellenza della norcineria<br />
nazionale. è apprezzato in tutte<br />
le regioni d’Italia, nelle quali ha però<br />
assunto peculiarità diverse a seconda<br />
degli usi locali e delle differenti caratteristiche<br />
ambientali. tra i prodotti<br />
più noti il Felino (che prende il nome<br />
dall’omonima località in provincia di<br />
Parma), il Milano, noto anche come<br />
Crespone (ottenuto per un terzo da<br />
carni magre suine, unite a carni bovine<br />
e a pancetta), il napoli (tipico di tutta<br />
132 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
© Fotolia<br />
la Campania, con carne magra di suino<br />
e vitello, unita a grasso di maiale),<br />
il Varzi (prodotto in oltrepò Pavese<br />
con tagli di spalla, coscia, lonza,<br />
filetto, coppa e panettoni), quello di<br />
Cinta senese (razza suina riscoperta<br />
in tempi recenti, ricreandone il genoma<br />
che si era quasi completamente<br />
perso), l’ungherese (a grana fine) e il<br />
Piacentino (stagionato in località che<br />
non superano i 900 metri di altitudine<br />
per un periodo non inferiore ai 45<br />
giorni), solo per elencarne alcuni. tra<br />
le variabili maggiormente evidenti, la<br />
grana dell’insaccato, che può essere<br />
grossa o fine, ma anche l’impiego dei<br />
soli aglio e pepe, oppure l’aggiunta di<br />
altri ingredienti quali, ad esempio, il<br />
peperoncino o i semi di finocchio.<br />
Produzione<br />
Per approntare il salame si inizia con il<br />
disosso del suino e con la mondatura<br />
delle carni, durante la quale vengono<br />
eliminati gli scarti. Dopo alcune fasi<br />
intermedie si passa alla triturazione,<br />
alla concia ed alla successiva miscelazione.<br />
Si prosegue poi con l’insaccatura,<br />
per la quale possono essere<br />
impiegate budella naturali (bovine,<br />
suine, ovine o equine), artificiali e<br />
sintetiche. A seguire la legatura, per<br />
la quale vengono utilizzate differenti<br />
tipologie di materiale e la successiva<br />
asciugatura. Il processo si chiude con<br />
l’importante fase della stagionatura<br />
(o invecchiamento) durante la quale<br />
il salame subisce mutazioni chimicofisiche<br />
e microbiologiche. Si tratta di<br />
una fase basilare per l’affinamento del<br />
salume e per conferire allo stesso le<br />
caratteristiche organolettiche tipiche<br />
della tipologia di appartenenza.<br />
Degustazione<br />
Come per il vino, anche per i salumi (e<br />
il salame in particolare) esistono tecniche<br />
di degustazione molto precise,<br />
che permettono di giudicarne il livello<br />
qualitativo attraverso la valutazione<br />
di alcune caratteristiche. tra queste<br />
ultime, all’esame visivo, prima del taglio<br />
della fetta, vi sono la tipologia del<br />
budello, la piumatura, ovvero lo strato<br />
di muffa presente sulla superficie del<br />
salame e l’assenza di imperfezioni<br />
esterne. una volta tagliata la fetta, va<br />
verificata l’assenza di parti rancide<br />
e di frazioni aponeurotiche (ovvero<br />
della membrana fibrosa che si stende<br />
fra i muscoli dell’animale), oltre alla<br />
colorazione, che deve essere rispondente<br />
alla tipologia del salume. Si<br />
passa poi alla verifica della cosiddetta<br />
“pelabilità”, ovvero lo stacco della pelle,<br />
che deve avvenire facilmente, ma<br />
non troppo. Si prosegue con l’esame<br />
olfattivo, durante il quale si verifica la<br />
complessità aromatica del salame, per<br />
passare poi a quello gustativo, con<br />
particolare attenzione alla sapidità ed<br />
alla struttura dello stesso. Va anche<br />
verificata la coesione fra la parte
magra della fetta ed i lardelli, ovvero<br />
la parte grassa ed, infine, va valutata<br />
la cosiddetta persistenza (ovvero i<br />
sentori percepiti per via retronasale,<br />
cioè dopo aver deglutito il prodotto<br />
ed espirato).<br />
Curiosità<br />
In ossequio ad una tradizione degli<br />
insaccati radicata sin dai tempi più remoti,<br />
pare che addirittura il re longobardo<br />
ròtari (regnante dal 636 al 652<br />
d.C.) avesse stabilito pene severissime<br />
in un suo editto per chiunque avesse<br />
osato maltrattare un “porcaro”, categoria<br />
professionale che, specialmente<br />
in alcune particolari zone del nostro<br />
paese, riscuote, ancor oggi, grande<br />
considerazione e <strong>rispetto</strong>.<br />
www.davideoltolini.net<br />
twitter: @davide_oltolini<br />
padus di maiale “nero”<br />
PeDrAzzoLI<br />
Il Salumificio Pedrazzoli è un’azienda<br />
familiare di origini mantovane nata<br />
nel 1951, con allevamenti in Lombardia<br />
ed emilia romagna ed una propria<br />
filiera suinicola. All’anno, 19mila suini<br />
vengono macellati e trasformati, con<br />
una produzione annua di 25.500 tonnellate<br />
di carne. tra le diverse proposte<br />
spicca il Salame Padus di maiale<br />
“nero”, realizzato con tutte le parti nobili<br />
del suino pesante allevato per oltre<br />
13 mesi. Insaccato, in budello naturale,<br />
viene lasciato asciugare e stagionare<br />
per almeno cinque mesi nella penombra<br />
di una cantina umida. La grana è<br />
grossa e l’aroma risulta leggermente<br />
agliato, con sapore gradevolmente<br />
speziato.<br />
g www.salumificiopedrazzoli.it<br />
© Fotolia<br />
salame ungHerese<br />
LeVonI<br />
Levoni rappresenta un grande gruppo<br />
presente in oltre 50 Paesi con un<br />
catalogo che conta più di 300 prodotti.<br />
Il Salame ungherese Levoni è stato<br />
creato nel 1911 dal fondatore ezechiello<br />
Levoni e premiato con la medaglia<br />
d’oro all’esposizione Internazionale di<br />
Londra nel 1913. L’impasto, rigorosamente<br />
a grana molto fine, è arricchito<br />
da paprica dolce. Delicatamente<br />
affumicato, ha un sapore morbido e<br />
rotondo, molto gradevole al palato,<br />
equilibratamente dolce e aromatico. Il<br />
salame ungherese non contiene fonti<br />
di glutine e lattosio.<br />
g www.levoni.it<br />
salame di varZi<br />
DeDoMenICI<br />
Le origini del salumificio Dedomenici<br />
risalgono al lontano 1799. La produzione<br />
è artigianale, con materie prime<br />
di qualità. Per il salame vengono<br />
impiegati solo suini maturi. L’età dei<br />
maiali è superiore a un anno e la media<br />
del loro peso va oltre i due quintali.<br />
L’approvvigionamento dei suini è<br />
effettuato nella zona e nelle province<br />
confinanti. Per il salame vengono<br />
utilizzate le parti migliori del suino:<br />
coscia 30%, spalla 25%, lombo e filetto<br />
15%, golari, pancette ed altre parti<br />
30%. Il salame, gustoso e aromatico, è<br />
insaccato in budello naturale e legato<br />
ancora a mano a maglie strette.<br />
g www.salumidedomenici.it<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 133
neL BICCHIere DI LuCA<br />
Si tratta di un vitigno dai connotati<br />
unici, le cui radici affondano<br />
saldamente nei suoli di origine<br />
vulcanica di aree ben delimitate del<br />
Sud Italia, caratterizzate da un clima<br />
caldo e asciutto e poste ad un’altitudine<br />
sufficiente a garantire adeguata<br />
ventilazione e ottima esposizione. una<br />
varietà antichissima, importata dalla<br />
grecia intorno all’VIII secolo a.C. all’epoca<br />
della fondazione della città di<br />
Cuma, colonia ellenica localizzata oggi<br />
nell’area vulcanica dei Campi Flegrei,<br />
in provincia di napoli.<br />
Il nome Aglianico deriva infatti, con<br />
ogni probabilità, dalla mutazione del<br />
termine “Hellanico” o” Hellenico”,<br />
adottata dagli spagnoli durante la<br />
dominazione aragonese del regno di<br />
napoli, tra il xV e il xVI secolo.<br />
un’altra ipotesi suggerisce invece che<br />
il nome derivi dal termine latino aglaia,<br />
che significa splendore, e numerosi<br />
ricercatori, uno dei quali giuseppe<br />
Murolo, agronomo e studioso di viticoltura,<br />
hanno avanzato l’ipotesi che<br />
l’Aglianico fosse in realtà un vitigno<br />
assolutamente autoctono, vista l’assonanza<br />
esistente tra glianico (termine<br />
dialettale per Aglianico) e gauranico<br />
(antico vino dell’Ager Falernus).<br />
Citato da Plinio il Vecchio, che ne<br />
decantò le virtù nei suoi scritti, l’Aglianico<br />
fu oggetto dell’interesse di altri<br />
autori quali Virgilio, Cicerone, Catullo.<br />
Questo vitigno a bacca nera divenne<br />
celebre sotto l’Impero romano in<br />
quanto componente fondamentale del<br />
Falerno, il vino simbolo della Campania<br />
Felix.<br />
numerosi sono i sinonimi associati alla<br />
varietà (Aglianica, Agliano, Agnanico,<br />
Cascavaglia, Cerasole, ellenico,<br />
ellanico, Fresella, gagliano, glianico,<br />
gnanica, gnanico, ruopolo, Spriema,<br />
uva dei Cani, uva di Castellaneta), ma<br />
limitata è la diffusione, che interessa<br />
in particolare le province di Avellino e<br />
Benevento in Campania, di Potenza e<br />
Matera in Basilicata, ma anche particolari<br />
aree della Puglia (Castel del<br />
Monte Doc) e del Molise (Molise Doc).<br />
rientra quindi nella composizione di<br />
numerose Doc della Campania: Cilento,<br />
Costa d’Amalfi, galluccio, guardia<br />
Sanframondi, Irpinia, Penisola Sorrentina,<br />
Sannio, Sant’Agata dei goti,<br />
Solopaca, Vesuvio.<br />
Merita una particolare menzione la<br />
134 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
AgLIAnICo,<br />
StorIA<br />
DI un SuCCeSSo<br />
AnnunCIAto<br />
DI LuCA gArDInI<br />
unA VArIetÀ ALLA BASe DI MoLtI VInI DeL SuD ItALIA, De-<br />
StInAtI A DIVentAre Vere ICone. terrenI DI nAturA VuL-<br />
CAnICA, SoLe e Vento Sono ConDIzIonI neCeSSArIe, MA è<br />
IL SAPIente LAVoro DeLL’uoMo A renDere QueStI nettArI<br />
StrAorDInArI<br />
Doc Falerno del Massico rosso, situata<br />
nei pressi del Monte Massico, in<br />
provincia di Caserta.<br />
L’affascinante opulenza di questo<br />
vino rievoca i fasti dell’antichità, per<br />
via della ricca consistenza gustativa e<br />
dell’intensità aromatica.<br />
Attualmente il vino-simbolo di questa<br />
regione è però il taurasi Docg,<br />
originario dell’antica città di taurasi,<br />
in provincia di Avellino, importante<br />
centro vitivinicolo fin dalle epoche più<br />
remote. e proprio grazie ad Antonio<br />
Mastroberardino, che produceva<br />
taurasi a fine ottocento, il vitigno<br />
Aglianico fu conosciuto e apprezzato<br />
in tutta Italia. Ancora oggi l’azienda<br />
firma un taurasi affascinante e austero,<br />
profondamente legato alla tradizione<br />
e al territorio. un vino in grado<br />
di raggiungere altissimi vertici qualitativi<br />
e di competere con i migliori rossi<br />
d’Italia e del mondo. tant’è che la sua<br />
eleganza, anche nella versione riserva,<br />
fornisce una valida spiegazione a<br />
come l’Aglianico si sia guadagnato<br />
l’appellativo di “Barolo del Sud”.<br />
Altro interessante vino campano, che<br />
ha recentemente ottenuto il riconoscimento<br />
a Docg, è l’Aglianico del taburno.<br />
negli ultimi anni, infatti, questo<br />
nettare, caldo e raffinato, prodotto nel<br />
Beneventano con un minimo dell’85%<br />
di uve Aglianico, si è fatto apprezzare<br />
e conoscere, sia nella versione rossa,<br />
base o riserva, che in quella rosata.<br />
Quest’ultima rivela particolari sfumature<br />
della varietà Aglianico, le cui uve,<br />
dotate di un ottimo equilibrio acidosapido,<br />
possono offrire vini freschi e<br />
profumati.<br />
In Basilicata, in aree poste alle pendici<br />
del Monte Vulture, i terreni di origine<br />
vulcanica conferiscono alle uve una<br />
forte impronta minerale. Da grappoli<br />
rossi e succosi si ricava l’ormai celebre<br />
Aglianico del Vulture Doc, un rosso<br />
possente, di straordinaria persisten-
za, eppure avvolgente e succoso al<br />
palato.<br />
Diverse le aziende che lo producono<br />
ai massimi livelli, come ad esempio la<br />
storica Paternoster, le Cantine del notaio<br />
o quella della brava produttrice<br />
elena Fucci. tutte situate nella provincia<br />
di Potenza.<br />
In Basilicata, troviamo poi una discreta<br />
presenza del vitigno Aglianicone<br />
che, malgrado l’assonanza con l’uva<br />
in oggetto, presenta caratteri assolutamente<br />
propri e nessun vincolo di<br />
parentela con l’Aglianico del Vulture o<br />
con quello campano, anche se alcuni<br />
studiosi sostengono il contrario, annoverando<br />
l’Aglianicone tra i biotipi di<br />
Aglianico attualmente conosciuti.<br />
Benché l’area di produzione e le tecniche<br />
impiegate determinino sensibili<br />
differenze nei nettari a base Aglianico,<br />
si possono individuare caratteri comuni<br />
e ricorrenti. gli acini di uve Aglianico<br />
concentrano generalmente, oltre<br />
ad un sostenuto tenore zuccherino,<br />
un’elevata acidità tartarica e abbondanti<br />
sali minerali. I vini realizzati con<br />
queste uve possono talvolta mancare<br />
di rotondità, per via di un’importante<br />
struttura tannica difficile da contenere,<br />
ma con l’affinamento in legno<br />
acquistano notevole finezza, profondità<br />
gustativa e complessità aromatica.<br />
Se in un Aglianico non è difficile<br />
individuare aromi di ciliegia, prugna,<br />
mora selvatica e viole, con l’evoluzione<br />
il corredo si arricchisce di sentori di<br />
tabacco, spezie, china, che diventano<br />
poi eterei, talvolta salmastri, raffinati e<br />
sorprendentemente freschi.<br />
L’attenzione che negli ultimi anni è<br />
stata rivolta a questi straordinari vini<br />
del Sud Italia è assolutamente meritata<br />
e per molti versi il loro potenziale<br />
resta tuttora inespresso. L’Aglianico<br />
può presentare in gioventù un carattere<br />
ruvido e spigoloso e il suo consumo<br />
può risultare pertanto difficile a molti.<br />
Per poterne apprezzare il carattere<br />
e la tipicità occorrono un approccio<br />
metodico e una discreta esperienza<br />
nel campo della degustazione. Ma i<br />
caratteri di forza ed eleganza, tipici<br />
di un Aglianico sapientemente affinato,<br />
non possono che sorprendere ed<br />
emozionare, tanto da meritare, con<br />
assoluta certezza, un posto di diritto<br />
tra i grandi del vino italiano ed internazionale.<br />
“radici” taurasi docg 2008 - mastroberardino<br />
PunteggIo: 96/100<br />
Si presenta alla vista di un bel colore rubino, luminoso e non<br />
particolarmente fitto. ricco e consistente, offre al naso aromi<br />
eleganti e complessi. emergono in prima battuta richiami<br />
di ciliegia e mora selvatica, che subito sfumano verso nuance<br />
terrose, con ricordi di noce moscata, fungo essiccato e<br />
oliva nera. Ampio e avvolgente al palato, con tannini corposi<br />
e ben integrati e di ottimo l’equilibrio acido-sapido.<br />
ABBInAMentI<br />
Costolette d’agnello in crosta di spezie,<br />
capretto al forno con olive.<br />
“il sigillo” aglianico del vulture doc 2008<br />
cantine del notaio<br />
PunteggIo: 89/100<br />
Veste rubino, compatta e impenetrabile. Al naso è intenso,<br />
profondo, con sentori di piccoli frutti rossi, prugna fresca e<br />
viole. Affiorano, in seconda battuta, ricordi olfattivi di alloro,<br />
chiodi di garofano, cacao amaro e sfumature eteree. Austero<br />
e deciso al palato, dove la componente tannica si percepisce<br />
con forza, mantiene un carattere fruttato e succoso.<br />
ABBInAMentI<br />
Filetto di cinghiale al tartufo, formaggi stagionati.<br />
“contado” aglianico del molise doc riserva 2009<br />
di maJo norante<br />
PunteggIo: 86/100<br />
Colore rubino di media trasparenza. All’olfatto suggerisce<br />
ricordi di amarena, mirtillo e rosmarino. Si identificano, in<br />
seconda battuta, aromi di fiori essiccati e cardamomo, con<br />
tocchi lievemente muschiati. Al palato è ricco, con tannini<br />
vivaci e una piacevole sfumatura selvatica. Chiude sapido<br />
con ricordi di cappero essiccato.<br />
ABBInAMentI<br />
Faraona ai funghi porcini, bistecca di manzo alla brace.<br />
“blacK magic” falerno del massico rosso doc<br />
2011 - ager falernus<br />
PunteggIo: 92/100<br />
rubino intenso e luminoso, di grande fascino. Il corredo<br />
olfattivo è ampio ed espressivo, con profumi di amarena,<br />
mirto, rabarbaro, ai quali si aggiungono note di semi di<br />
finocchio, china e maggiorana. In bocca, si offre particolarmente<br />
caldo e fruttato, malgrado l’irruenza della componente<br />
acido-tannica. ne deriva un vino di grande carattere<br />
e dalla lunga persistenza gustativa.<br />
ABBInAMentI<br />
Maltagliati al ragù d’anatra, sella di lepre al timo.<br />
“le mongolfiere a san bruno” aglianico del<br />
taburno rosato docg 2011 - fattoria la rivolta<br />
PunteggIo: 79/100<br />
Di colore rosato vivo con lievi sfumature arancio. rivela al<br />
naso sentori di fragola, ibisco, sfumature minerali e accenni<br />
di erbe aromatiche. Denota al palato estrema pulizia, gusto<br />
fresco e sapido con ricordi speziati e un lungo finale ammandorlato.<br />
ABBInAMentI<br />
Bocconcini di salmone all’aneto, lasagnette alla verdure.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 135
SoMMeLIer<br />
In VIAggIo Con<br />
L’oreno<br />
DI ALeSSAnDro FrAnCeSCHInI<br />
InSoLItA VertICALe ALLA SCoPertA DI un VIno AretIno<br />
DALL’AnIMA VerSAtILe. CAPACe DI MoDIFICArSI neL CorSo<br />
DegLI AnnI e DI ASSuMere nuoVe SFuMAture SenSorIALI<br />
Il suo nome è quello del fiume che<br />
attraversa la proprietà. L’azienda<br />
che lo produce richiama, invece,<br />
uno storico ponte che collega le<br />
sponde dell’Arno tra Firenze e Arezzo.<br />
L’oreno è certamente il vino più rappresentativo<br />
della tenuta Sette Ponti,<br />
sita all’interno di una delle tante zone<br />
che animano il frastagliato universo<br />
del Chianti, cioè quello della provincia<br />
di Arezzo, senza dubbio meno nota e<br />
mediaticamente importante di quella<br />
136 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
“classica” (tra Firenze e Siena), culla<br />
del tuscan wine forse più famoso al<br />
mondo. e non è un caso se sugli altari<br />
della critica nazionale e, soprattutto,<br />
internazionale (basti citare il quinto<br />
posto nella top Hundred della rivista<br />
Wine Spectator, alla fine del 2006,<br />
con il millesimo 2003) sia sempre<br />
andato il vino meno legato, quanto<br />
meno considerando la sua base<br />
ampelografica, al vitigno principe del<br />
luogo, vale a dire il Sangiovese.<br />
Benché, infatti, anticamente, questo<br />
territorio fosse considerato tra i più<br />
vocati dell’intera regione (nel 1716, il<br />
granduca di toscana denominò con<br />
un bando questa zona “area vitivinicola<br />
d’elezione”) e nonostante oggi<br />
vi si possa produrre un vino-simbolo<br />
qual è il Chianti, non è certamente per<br />
merito di questa denominazione che<br />
l’area continua a vantare consensi e<br />
fama.<br />
negli anni Cinquanta, le principesse<br />
Margherita e Maria Cristina di Savoia<br />
d’Aosta cedettero i terreni alla famiglia<br />
Moretti e al condottiero dell’attuale<br />
realtà, Antonio, la cui attività<br />
spazia anche in altri settori, la moda<br />
in particolare. Al momento, la tenuta<br />
Sette Ponti è una azienda circondata<br />
da 330 ettari di terreno, di cui 50<br />
vitati, posizionati a circa 300 metri sul<br />
livello del mare e composti in modo<br />
eterogeneo da argilla, sabbia, calcare<br />
e, naturalmente, dal tipico galestro.<br />
Quattro i vini-vessillo: due legati al<br />
Sangiovese, ossia il Chianti Vigna<br />
di Pallino e il Crognolo (blend con<br />
piccole quantità di Merlot e Cabernet<br />
Sauvignon), l’Anni, bianco che unisce<br />
Sauvignon Blanc e Viognier, infine, lui,<br />
l’oreno. oggi, un classico supertuscan<br />
che vede il Cabernet Sauvignon dominare<br />
insieme a Merlot e Petit Verdot,
ma all’inizio del suo “viaggio”, che<br />
vide la sua prima annata in commercio<br />
con il millesimo 2000, il Sangiovese<br />
recitava una parte non secondaria<br />
all’interno del blend.<br />
testare la tenuta di alcune versioni<br />
dei primi anni è stata l’occasione per<br />
verificare non solo lo stato dell’arte,<br />
ma anche per capire meglio il cambio<br />
stilistico che, a un certo punto, ha segnato<br />
la strada di uno dei protagonisti<br />
più rappresentativi di quella categoria<br />
sui generis rappresentata, per l’ap-<br />
punto, dai cosiddetti supertuscan. Ad<br />
ospitare l’evento, il neo stellato ristorante<br />
Vun del Park Hyatt di Milano,<br />
che vede in cucina il talento dello chef<br />
napoletano Andrea Aprea. A condurre<br />
le danze, l’estro e il palato del miglior<br />
sommelier del mondo: Luca gardini.<br />
Sei le annate degustate, tutte in versione<br />
magnum: tre antecedenti il cambiamento<br />
del blend e quindi con la<br />
presenza del Sangiovese (2001, 2003<br />
e 2004; tre con la ricetta definitiva,<br />
l’arrivo del Petit Verdot e l’abbandono<br />
del nobile autoctono toscano (2007,<br />
2008, 2010). e, com’era prevedibile,<br />
la sanguignità del Sangiovese, al di là<br />
delle diverse annate, timbra il carattere<br />
dei vini in modo abbastanza netto<br />
e con incisività. A partire dalla prima<br />
annata degustata, la 2001, terrosa, con<br />
il classico sentore fruttato di prugna<br />
in primo piano e la ricchezza di note<br />
di tabacco e di goudron a completare<br />
un quadro olfattivo di ottimo pregio.<br />
La 2003 non è stata la bottiglia più<br />
entusiasmante della verticale, ma<br />
certamente una delle più sorprendenti.<br />
Circa l’infuocata vendemmia di<br />
quell’estate si è oramai scritto a iosa,<br />
non così frequente è invece trovare<br />
vini non solo vivi e vegeti, ma soprattutto<br />
non caratterizzati da note cotte<br />
e un po’ stanche. Compatto e integro,<br />
don raffinate note di macchia mediterranea<br />
e, in bocca, nonostante la<br />
presenza di una trama tannica non di<br />
grandissima grana, ha dalla sua struttura<br />
e un piacevole dinamismo. Con il<br />
2004 si entra in un’altra dimensione:<br />
struttura e avvolgenza, compattezza<br />
e ottima finezza espressiva. è un vino<br />
che riesce a coniugare quel timbro<br />
mediterraneo caratterizzato da note<br />
di timo e rosmarino (cifra stilistica di<br />
un po’ tutte le annate testate) insieme<br />
alla stoffa dei grandi vini.<br />
Con il 2007 entriamo nel terzetto<br />
che abbandona il Sangiovese: meno<br />
irruenza, meno austerità, ma più dolcezza<br />
e rotondità, senza mai, però, cadere<br />
nella prevedibilità o ridondanza.<br />
Visciole e amarene, un tocco di selvaticità<br />
e un tannino ancora in divenire<br />
segnano quest’annata. Con il 2008<br />
ritorniamo alla grandezza del 2004,<br />
anche se su registri differenti: ribes, ciliegie<br />
e una gestione del rovere e delle<br />
note erbacee di ottima fattura.<br />
Infine la 2010: la gioventù non gli dona<br />
quell’equilibrio tipico delle altre annate<br />
dell’oreno, ma la cromaticità olfattiva<br />
lascia prevedere piacevoli sviluppi.<br />
g www.tenutasetteponti.it<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 137
MArKetIng<br />
americani so’ forti” recitava<br />
Alberto Sordi nel film<br />
“gli<br />
“un americano a roma”,<br />
ma poi scartava margarina e mostarda<br />
per buttarsi su un piatto di bucatini.<br />
Forti in tanti campi, dalla democrazia<br />
alla tecnologia e allo sport, gli americani<br />
sono sempre stati indubbiamente<br />
“scarsi” nel settore alimentazione, cibo<br />
e ristorazione in generale. Piatti grassi,<br />
assenza di frutta e verdura, bevande<br />
dolci e gassate, eccesso di zuccheri e<br />
l’abitudine di alimentarsi durante tutte<br />
le ore del giorno erano le caratteristiche<br />
di questo popolo. Se poi capitava<br />
di andare negli Stati uniti per lavoro,<br />
vacanza o studio, l’unico rifugio per<br />
mangiare qualcosa di decente sono<br />
sempre stati i ristoranti italiani con pizzeria<br />
annessa o quelli cinesi. L’obesità,<br />
prima di essere un problema mondiale<br />
era una peculiarità Made in uSA. oggi<br />
però nella grande cucina si respira<br />
sempre più un’aria a stelle e strisce,<br />
e l’America, una volta relegata alla<br />
periferia del mondo della gastronomia,<br />
riesce a imporre a livello globale le sue<br />
icone di cibo, i suoi modi di gestione<br />
e servizio, addirittura le sue ricette.<br />
non bisogna certo spaventarsi, le<br />
basi della cucina europea e orientale<br />
sono sempre forti, ma è interessante<br />
analizzare un fenomeno che ha reso<br />
possibile il prendere in considerazione<br />
una cultura fino a prima sottovalutata.<br />
138 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
Com’è accaduto? Dobbiamo ricordare<br />
che la cultura americana è da sempre<br />
quella egemonica a livello mondiale.<br />
ed è piuttosto facile veicolare nel<br />
tempo qualsiasi valore, anche quello<br />
gastronomico, pur se non proprio<br />
legato all’eccellenza. A questo si aggiunga<br />
il fatto che, dal punto di vista<br />
della domanda, cioè noi, la richiesta di<br />
novità e provocazione sia sempre più<br />
forte anche nel settore food. Perché<br />
scoprire la diversità, qualunque essa<br />
sia e dovunque venga, fa parte ormai<br />
del percorso di crescita e di autoalimentazione<br />
del nostro mercato. Ma<br />
quali sono i segnali forti dell’avanzare<br />
della cultura gastronomica americana?<br />
eccoli.<br />
hamburger - Sì proprio lui, il vecchio<br />
emblema dello junk food, oggi viene<br />
servito anche nei ristoranti stellati<br />
come piatto moderno semplice, innovativo<br />
e di qualità. nella media ristorazione<br />
europea si sprecano i concetti<br />
di premium-burger fatti con carni e<br />
ingredienti pregiati e a Londra è nata<br />
la catena Burger & lobster, che elegge<br />
come compagno ideale dell’hamburger<br />
l’aragosta. L’hamburger, inoltre, ha<br />
superato il suo essere “di carne” ed è<br />
diventato concetto e forma. tant’è che<br />
lo troviamo pure di tonno e di gamberi<br />
bianchi e rossi. Il pane poi è il contenitore<br />
iconografico che rappresenta il<br />
contrasto tra la mise en place formale<br />
e il panino da mangiare, declinato<br />
anch’esso in mille modi per grandezza<br />
e ricetta. Siamo arrivati al colmo: il<br />
mini-burger, quasi una contraddizione.<br />
non da meno le patatine fritte si sono<br />
trasformate anch’esse in un piatto<br />
d’autore, grazie alla cura nella selezione<br />
della patata stessa, nel suo taglio e<br />
nell’olio di frittura.<br />
Salse e salsine - Siamo cresciuti con<br />
l’idea che i francesi rovinavano carne<br />
e pesce nonché l’insalata, cucinando<br />
e condendo con le salse, quando gli<br />
americani usavano ketchup, senape e<br />
SteLLe e<br />
StrISCe<br />
In CuCInA<br />
DI CArLo Meo<br />
L’AMerICAn StYLe è SerVIto A tAVoLA.<br />
FrA PenSIerI, PIAttI e PAroLe<br />
maionese, a quintali in ogni situazione.<br />
oggi gli chef più creativi giocano con<br />
le american sauce reinterpretandole:<br />
dalla maionese alla liquirizia al ketchup<br />
di pomodorini datterini. Salse che non<br />
corredano solo gli hamburger, ma<br />
accompagnano piatti di carne e pesce.<br />
Sulle tavole compaiono persino i classici<br />
dispenser d’oltreoceano (quelli<br />
da spremere) o bottiglie di salse belle<br />
quanto una bottiglia di vino pregiata.<br />
Barbecue - è il metodo di cottura<br />
dell’uomo delle caverne, quindi universale.<br />
Sicuramente però la tradizionale<br />
immagine americana contempla<br />
un padre di famiglia che in giardino<br />
prepara bistecche, hamburger e patate,<br />
bruciando ogni tanto la carne e
uciacchiando sé stesso. Cucinare alla<br />
griglia, a carbone o a gas, è diventato<br />
di gran moda. Perché è sano, duttile<br />
(si possono utilizzare tutti gli alimenti,<br />
anche la pizza), fa scena (arreda, con<br />
la cottura a vista, una zona del ristorante)<br />
e semplifica approvvigionamenti<br />
e gestione.<br />
Mc-think - Indipendentemente da cosa<br />
e come si mangia, McDonald’s è stata<br />
la prima azienda al mondo a capire<br />
l’importanza della standardizzazione<br />
del business e del controllo gestionale<br />
per replicare i concept nel settore<br />
ristorativo. Del resto, anche la migliore<br />
idea imprenditoriale, la più creativa,<br />
deve fare i conti con la sua gestione<br />
operativa ed economica, altrimenti<br />
non vale nulla. gli ultimi anni sono stati<br />
contraddistinti da locali effimeri, nati<br />
anche su ottime idee e grandi chef ma<br />
che, alla prova del mercato, si sono<br />
rivelati fallimentari. ecco allora che i<br />
migliori imprenditori non hanno nessuna<br />
vergogna a dichiarare di prendere<br />
come esempio McDonald’s e il suo<br />
pensiero. Del resto, per stare sul mercato<br />
odierno, dati per scontati qualità<br />
e talento, esistono <strong>regole</strong> di business<br />
precise da rispettare.<br />
Lessico - Hai fatto takeaway o delivery?<br />
Io mi prendo un caffè dalla vending.<br />
Dai scegli dal menù board che<br />
non abbiamo tempo! Questi sono i<br />
dialoghi che si sentono in giro e quindi<br />
le proposte che vengono dal settore<br />
ristorazione. Insomma, è molto di più<br />
del classico inglesismo all’italiana, in<br />
auge da Sordi in poi. è un cambiamento<br />
dei significati di consumo quello<br />
per cui preferiamo portarci a casa un<br />
piatto o farcelo portare e, visto da parte<br />
dei ristoratori e delle aziende, una<br />
necessità commerciale per far quadrar<br />
i conti e mantenere i clienti. ed è un<br />
costume tipicamente statunitense<br />
che coinvolge sia il mondo privato<br />
sia quello delle aziende, che devono<br />
organizzare pasti durante le riunioni.<br />
un mondo dove ristorazione, marca,<br />
negozio tradizionale e grande distribuzione<br />
sono in concorrenza. Il ristorante<br />
perde la sua centralità in questa battaglia<br />
per le quote di stomaco e deve<br />
quindi decidersi a offrire servizi che<br />
facilitino il consumo del prodotto fuori<br />
dai suoi locali.<br />
Dessert - Siamo invasi da dolci siglati<br />
uSA, come la cheese cake, l’apple pie,<br />
i pancakes, il succo di acero e altri che<br />
hanno soppiantato la torta di ricotta,<br />
quella di mele e le crêpe. Anche<br />
queste sono icone che si ritrovano sia<br />
nei ristoranti medi, come prodotto di<br />
assortimento industriale, sia come oggetto<br />
di sperimentazione nella grande<br />
cucina. e, come per l’hamburger, la<br />
forma è la stessa ma gli ingredienti e le<br />
ricette sono diverse. oltre che dolcisimbolo<br />
diventano anche gusti del<br />
gelato, aromi e altro ancora.<br />
BARBECOA<br />
La bianchissima cattedrale di St. Paul’s<br />
a Londra rischia di macchiarsi di nero<br />
carbonella da quando una notte, da<br />
un disegno su un tovagliolo di un bar<br />
schizzato da Jamie oliver e dall’americano<br />
Adam Perry Lang, è nato Barbecoa.<br />
I due chef hanno così realizzato<br />
un sogno: portare nella capitale<br />
inglese i sapori intensi delle grandi<br />
carni, esaltati da metodi di cottura<br />
tradizionali, che spaziano dai quelli<br />
texani ai forni tandoor, sino alle griglie<br />
robata giapponesi. La cucina a vista<br />
esalta le ricercate strumentazioni agli<br />
occhi delle 220 persone che le sale del<br />
ristorante possono ospitare. Il menù<br />
è scarno, perché punta sulla qualità assoluta<br />
e sulla tracciabilità delle materie<br />
prime. Del resto, nella carta stessa,<br />
si specifica che le carni usate sono<br />
esclusivamente di origine britannica e<br />
irlandese e che arrivano direttamente<br />
dalla macelleria di proprietà, situata a<br />
200 metri dal negozio, nonché frollate<br />
on-site. non resta che sedersi, scegliere<br />
tra la lista di whiskey americani<br />
più ampia di tutto il regno unito, e<br />
guardare le fiamme salire al cielo.<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 139
eVentI<br />
viaggiatore gourmet... si diventa<br />
A CurA DeLLA reDAzIone<br />
IL CLuB DI ALtISSIMoCeto Ceto InContrA grAnDeCuCInA.<br />
Per un geMeLLAggIo ALL’InSegnA DeLL’eCCeLLenzA<br />
In ForMAto ConVIVIALe eD eMozIonALe<br />
Conta circa mille iscritti. Fedeli<br />
proseliti di un club esclusivo,<br />
fondato da un appassionato<br />
di cibi rari e preziosi come Claudio<br />
Sacco, meglio noto come Altissimo<br />
Ceto. Perché di altissimo livello sono<br />
le esperienze culinarie che si vivono. è<br />
il gruppo di eletti meglio detti “Viaggiatori<br />
gourmet”, itineranti amanti<br />
della buona tavola ma anche del servizio<br />
raffinato e del vino pregiato. Che,<br />
associandosi (con tanto di card green,<br />
red, black e gold), hanno la possibilità<br />
di partecipare ad eventi gastronomici<br />
di assoluta eccellenza, proposti a<br />
pranzo, tre volte alla settimana (lunedì,<br />
mercoledì e sabato), in ristoranti<br />
top, sia italiani sia europei. Sperimentando<br />
l’arte del gusto in un didattico<br />
140 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
momento di incontro e di confronto<br />
con chef, maître e sommelier. Che<br />
possono pure dialogare con gli ospiti<br />
presenti. Seduti tutti insieme a un<br />
tavolo reale, conviviale e familiare.<br />
Fatto su misura per scambiare pensieri<br />
e parole sulle pietanze assaggiate.<br />
Immortalate in un diario online forte<br />
di quasi 8mila visitatori unici quotidiani.<br />
Vagabondi virtuali fra reportage e<br />
itineranti roadshow che contemplano<br />
anche cene, eventi e visite guidate in<br />
cantina.<br />
“Siamo una sorta di treno, sul quale<br />
si può decidere di salire o non salire.<br />
Di fare questa o quella tappa”, spiega<br />
viaggiator Sacco. “e il bello è che non<br />
si è mai da soli”. Anzi, ora la famiglia<br />
si allarga, grazie alla complicità di<br />
Un salone extraordinario<br />
A CurA DeLLA reDAzIone<br />
L’oSPItALItÀ ProFeSSIonALe SI PreSentA Con LA SuA ALLure<br />
InternAzIonALe A HoSt. FrA ConteMPorAneI StILI DI ConSuMo,<br />
noVItÀ HI-teCH e IneDItI FooD ConCePt<br />
Cucine automatizzate ai massimi<br />
livelli, eco-acciai sposati a<br />
un elevato risparmio energetico,<br />
sistemi di cottura ad alto tasso<br />
di modularità e flessibilità. e ancora,<br />
calici rivoluzionari che migliorano la<br />
percezione delle qualità organolettiche<br />
del vino, nonché un’avveniristica<br />
vaporiera creata in collaborazione<br />
con lo chef Andrea Mainardi. Manda<br />
in scena novità e tendenze captate da<br />
tutto il mondo Host, il Salone Internazionale<br />
dell’ospitalità Professionale in<br />
calendario dal 18 al 22 ottobre in quel<br />
di rho. “Il concept, che riunisce in macroaree<br />
le filiere contigue, moltiplica le<br />
opportunità di business, valorizzando<br />
l’ibridazione tra comparti che caratterizza<br />
sempre più il fuoricasa”, spiega<br />
Marco Serioli, Direttore exhibitions di<br />
Fiera Milano. Concentrando l’attenzione<br />
sul fatto che, più che un salone,<br />
la manifestazione si svela come un<br />
insieme di saloni, capaci di mettere<br />
a fuoco l’innovazione nei campi della<br />
ristorazione, dell’arte bianca (pane,<br />
pasta e pizza), della pasticceria e<br />
della gelateria. In sinergia con le oasi<br />
tematiche legate al bar, al caffè e al tè.<br />
Del resto, sotto un unico tetto vanno<br />
pure gli appuntamenti di extraordinariamente<br />
Host, organizzati da reed<br />
gourmet e dall’Associazione Professionale<br />
Cuochi Italiani. Della serie, in<br />
un’unica zone-event si susseguono,<br />
fra cooking show, dimostrazioni live<br />
e case history, i grandi protagonisti<br />
del food: chef, pasticceri, gelatieri e<br />
grandecucina, compagna di un viaggio<br />
che percorre innovativi sentieri<br />
golosi. Insieme ad esperti e a novelli<br />
adepti gourmet, fieri di far parte di un<br />
progetto in cui tutti sono chiamati a<br />
portare il proprio critico e costruttivo<br />
contributo.<br />
g www.altissimoceto.it<br />
panificatori. Pronti a raccontare problematiche<br />
e opportunità per quanto<br />
concerne la cucina, il dessert, il pane e<br />
il gelato, visti all’interno di un ristorante<br />
del terzo Millennio. Anche quando<br />
si trova in albergo.<br />
g www.host.fieramilano.it
Rhex: la ristorazione sotto il segno dell’evoluzione<br />
DI CrIStInA VIggè<br />
Le uLtIMe tenDenze, I nuoVI ForMAt, Le AVAnguArDIe teCnoLogICHe. A rIMInI,<br />
SI SVeLAno MoDernI MoDeLLI DI BuSIneSS. Per AFFrontAre Le SFIDe DeL Futuro<br />
Scruta con occhio vigile le tendenze del mercato del<br />
“fuori casa” e propone innovative soluzioni rhex,<br />
acronimo per rimini Horeca expo: Il nuovo Salone<br />
della ristorazione e dell’ospitalità che prende vita nella<br />
cittadina adriatica, dal 23 al 26 febbraio.<br />
nascendo sulla base di una forte<br />
esperienza e di una profonda competenza.<br />
Maturate grazie ai precedenti<br />
Sia guest e Sapore. un osservatorio<br />
dinamico e attivo, che non perde di<br />
vista l’attualità ma che prende la mira<br />
sul futuro di un settore in continuo<br />
fermento e movimento. Puntando su<br />
idee, progetti e “soggetti” capaci di<br />
rispondere alle esigenze di un pubblico<br />
sempre più attento alla qualità dell’offerta. Che sfila in una<br />
vetrina ricca e sostanziosa, suddivisa in sezioni tematiche,<br />
pensate per diversi target di riferimento. ecco dunque l’area<br />
dedicata al catering, virtuosa di prodotti biologici e gluten<br />
free, quella specializzata in surgelati e quella focalizzata<br />
sulle avanguardie tecnologiche, sia per le cucine professionali<br />
sia per la mise en place à la table. Senza dimenticare le<br />
sperimentazioni nel campo del design e della green hospitality,<br />
in un’ottica di sostenibilità ambientale e di risparmio<br />
energetico. e ancora, l’oasi a tutta filiera ittica, nonché la<br />
beverage zone, fatta su misura per dare visibilità all’universo<br />
delle acque minerali e dei succhi di frutta, degli energy<br />
drink e dei distillati. non trascurando pregiate birre italiane<br />
e straniere. Che incontrano sua maestà la pizza, riletta in<br />
prelibate ricette d’autore. A cui si aggiungono laboratori<br />
del gusto all’insegna della pasta artigianale, delle tipicità<br />
regionali e dei vini, nonché gli show cooking siglati dalla<br />
Fic, la Federazione Italiana Cuochi. un calendario corposo<br />
quello di rhex, ritmato pure da dibattiti, tavole rotonde,<br />
convegni e talk show intorno ai moderni format per la<br />
ristorazione. ovvero i contemporanei luoghi del cibo, come<br />
i fast food gourmet, i negozi di nuova generazione e i locali<br />
a tema. Per un approfondimento su un evoluto concetto di<br />
convivium. Di cui fa certo parte il ristorante d’albergo. Anzi,<br />
il ristorante in albergo, inteso come risorsa e come tassello<br />
fondamentale di un servizio teso all’eccellenza. A darne<br />
prova? grandi chef d’hotel, quali Sergio Mei de Il teatro del<br />
Four Seasons di Milano; Marco Sacco del g ristorante Italiano<br />
dell’Hotel golden Palace di torino; Andrea Aprea del<br />
Vun del meneghino Park Hyatt; e Fabrizio Ferrari del roof<br />
garden dell’Hotel excelsior San Marco di Bergamo. Pronti<br />
a raccontare la loro global experience a cinque stelle in un<br />
evento speciale, organizzato in collaborazione con grandecucina<br />
di reed gourmet. è invece il miglior sommelier del<br />
mondo Luca gardini a dar voce ai Vini cheap&chic, nell’isola<br />
espositiva DiVino Lounge, punto d’incontro fra produttori,<br />
buyer e ristoratori. Il tutto declinato in una serie di dibattiti<br />
e degustazioni<br />
capaci di<br />
far focus<br />
sui nettari<br />
franciacortini<br />
e<br />
su quelli<br />
bruschi,<br />
sugli abbinamenti<br />
wine-food, sul corretto uso del decanter e sulla realizzazione<br />
della carta delle etichette in funzione del ristorante.<br />
Perché il vino sia primo attore e non elemento accessorio<br />
del pasto. una manifestazione che non trascura nessun settore<br />
e che si arricchisce persino di un paniere di concorsi.<br />
Vedi i Campionati internazionali di pizza senza glutine e con<br />
farine alternative; il Campionato del cappuccino; I Migliori<br />
extravergine “oro giallo” e il rhex Innovation Award 2013.<br />
Attento nel decretare i prodotti più avveniristici, in termini<br />
di pack e di contenuto.<br />
g www.rhex.it<br />
gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 141
neWS<br />
da vittorio - st. moritZ<br />
In engADInA ArrIVA<br />
L’ALtA CuCInA DeI CereA<br />
gli chef Cerea mettono gli sci. e svettano<br />
in engadina. A loro è infatti affidata la<br />
regia invernale della cucina del ristorante<br />
gourmet dell’Hotel Carlton St. Moritz. Che<br />
da tschinè sublima in Da Vittorio - St.<br />
Moritz, per una proposta lussuosamente<br />
golosa. “Vogliamo replicare la nostra<br />
filosofia. non rinunciando ai nostri prodotti<br />
e servendo i piatti concreti e classici che<br />
ci caratterizzano. Senza contaminazione<br />
alcuna. e calibrando distanza e vicinanza”,<br />
cHiccHi di classe<br />
rISo gALLo grAn rISerVA<br />
InDoSSA L’ABIto DA SerA<br />
gioca col rosa e col nero, col vuoto e col<br />
pieno, col vedo e non vedo la nuova livrea<br />
limited edition ideata per la sinuosa confezione<br />
in latta di riso gallo gran riserva. A<br />
griffarla? La giovane fashion designer milanese<br />
Anna Francesca Ceccon, vincitrice<br />
assoluta di un concorso organizzato dalla<br />
maison pavese di robbio Lomellina, in connubio<br />
con la Camera nazionale della Moda<br />
Italiana, e premiata nel corso di una serata<br />
a Il ristorante trussardi alla Scala. “Volevo<br />
oro verde<br />
DALLA VAL DI CornIA, un oLIo<br />
PrezIoSo e guStoSo<br />
tecniche agronomiche che rispondono<br />
ai dettami dell’agricoltura integrata, per il<br />
massimo <strong>rispetto</strong> ambientale. e iter di raccolta<br />
e molitura effettuati sotto il costante<br />
monitoraggio di personale altamente qualificato.<br />
Sa unire tradizione e avanguardia<br />
l’azienda San Frediano, maison a sola vocazione<br />
olearia con sede nell’Alta Maremma,<br />
e in parte compresa nel Parco di Montioni.<br />
oltre cinquanta ettari i suoi, in cui crescono<br />
ben 14mila ulivi che rendono onore<br />
biccHieri brillanti<br />
IL SISteMA CoMPLeto WInterHALter<br />
FA SPLenDere I CrIStALLI<br />
Basta un piccolo spazio per ottenere calici<br />
brillanti. Winterhalter ha infatti messo a<br />
punto un Sistema Completo che si adatta<br />
perfettamente all’ambiente e alle esigenze<br />
del cliente. Complici le lavabicchieri della<br />
serie uC nella versione S-M-L; il trattamento<br />
ad osmosi inversa roMatik xS, pronto<br />
a garantire un’ottimale qualità dell’acqua<br />
con un minimo ingombro e un’istallazione<br />
flessibile (sia al fianco sia sopra la macchina);<br />
nonché i cestelli in filo con scomparti,<br />
142 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
spiega il tristellato enrico Cerea. Che, nel<br />
tempio svizzero, si dà il cambio col fratello<br />
roberto e con la sorella rossella, affiancando<br />
il cuoco resident Luca Mancini, cresciuto<br />
nella bella roccaforte di Brusaporto,<br />
nonché Salvatore Frequente, che mantiene<br />
le redini del romanoff, l’altro ristorante<br />
dell’albergo a tutte suite.<br />
g www.tschuggenhotelgroup.ch<br />
rappresentare la silhouette di una donna<br />
accarezzata dalle ombre di una notte di<br />
mezza estate”, dichiara la stilista Ceccon,<br />
che al certame “Prêt-à-manger, Vesti il<br />
gran riserva” si è distinta fra una decina<br />
di creativi. Il riso qualità extra, maturato un<br />
anno e avvolto dall’elegante abito da sera<br />
sarà in vendita online e in una tiratura di<br />
mille pezzi a partire dalla primavera 2013.<br />
g www.risogallo.com<br />
alle tipiche cultivar toscane quali Leccino,<br />
Frantoio, Moraiolo, Pendolino e Maurino.<br />
Pronte a donare verdi gioielli dalla spiccata<br />
personalità. Come accade per L’oleum Firmum,<br />
dalle complesse note erbacee e dalle<br />
nuance di carciofo e di macchia mediterranea,<br />
perfetto con le carni rosse, la selvaggina<br />
e le zuppe di legumi. Ma come succede<br />
pure per L’oleum Iucundum, extravergine<br />
dal sapore fruttato leggero, armonico e<br />
delicato, indicato per carni bianche, pesce<br />
e verdure; e per L’oleum Magnificum, morbido<br />
al palato e caratterizzato da nuance<br />
di mandorle e pinoli nonché da un lieve<br />
accenno piccante. ottimo con crostacei<br />
che si adeguano alle altezze e ai diametri<br />
dei bicchieri. Proteggendo pure i cristalli<br />
più fragili da eventuali rotture e assicurando<br />
lo splendore anche senza l’asciugatura<br />
manuale. e per un tocco di classe in più?<br />
non manca una gamma di detersivi e di<br />
prodotti per l’igiene, al tempo stesso efficaci<br />
e delicati.<br />
g www.winterhalter.it<br />
e insalate di mare. Senza dimenticare la<br />
riserva Speciale, a cui è andato il premio di<br />
“Miglior novello 2012” terre dell’etruria.<br />
g www.sanfrediano.eu
Prezzo: euro 82,00<br />
Per ordinazioni: tel. 02 81830.308 - fax 02 81830.402 - www.reedgourmet.it<br />
Collana iTECNICI<br />
Iginio Massari<br />
NON SOLO<br />
ZUCCHERO<br />
TECNICA E QUALITÀ<br />
IN PASTICCERIA<br />
VOLUME 3<br />
È finalmente disponibile l’atteso<br />
terzo volume della collana del<br />
Maestro Iginio Massari: dopo<br />
frolle, pan di spagna e masse al<br />
burro, dolci lievitati e marmellate<br />
e confetture, il nuovo libro<br />
amplia lo sguardo al mondo della<br />
gastronomia, con proposte salate<br />
e dolci al piatto e infine racconta<br />
di biscotti alle mandorle e biscotti<br />
al miele. Anche in questo volume<br />
troverete la sezione<br />
‘i miei dolci preferiti’, irrinunciabile<br />
appuntamento con le specialità<br />
più amate dal Maestro.<br />
Duecento ricette, splendidamente<br />
fotografate a cura di Vincenzo<br />
Lonati, per un totale di 496 pagine
AgroDoLCe<br />
AgroDoLCe<br />
antonella provetti<br />
antonella.provetti@reedbusiness.it<br />
144 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />
IL PAESE dELLA MEMORIA<br />
CORTA E dELLE MAnCATE<br />
OPPORTunITà<br />
Lione, in visita al Sirha. All’aeroporto, tra i mille manifesti che accolgono turisti e<br />
business men c’è una foto di Paul Bocuse che cucina insieme a due bambini. Con<br />
la stessa dignità di collocazione riservata alle esposizioni al Louvre, ai panorami<br />
sulla Senna, all’invito a visitare la basilica di notre-Dame di Fourvière. Al Salone,<br />
tra aziende e prodotti, si muovono decine di Mof. Sono i Meilleurs ouvriers de<br />
France - per i pochi che non lo sapessero - i titolari del più prestigioso riconoscimento<br />
per le abilità speciali, unico al mondo, organizzato e riconosciuto come<br />
un terzo livello di laurea dal ministro del lavoro francese. Loro e tutti gli altri chef<br />
e pâtissier presenti alla manifestazione si muovono all’unisono. Li riconosci per<br />
come si pongono, si guardano, rispondono. Sono davvero parte di un’unica entità.<br />
gli chef e i pasticceri di Francia. tronfi quanto basta, supponenti come solo<br />
loro sanno essere, decisi e determinati nella convinzione della propria superiorità.<br />
A torto o a ragione, non fa peraltro nessuna differenza. Mentre scrivo posso dirvi<br />
che si sono aggiudicati la Coupe du Monde de la Pâtisserie, mentre non so ancora<br />
come si concluderà il Bocuse d’or. Ma quel che conta è che sono un fronte<br />
incredibilmente compatto, saldo come una roccia, nel ricordare a tutto il resto del<br />
mondo le loro personalità di calibro; nel difendere la categoria intera agli occhi di<br />
chiunque; nel fregiarsi con smisurato orgoglio di ogni risultato raggiunto. Inevitabile<br />
per me paragonarci a loro. noi che dimentichiamo prima degli altri i padri<br />
fondatori della nostra cucina, noi che riusciamo costantemente a sprecare le<br />
nostre energie in rivoli diversi di invidie e rivalità. noi che inventiamo ogni giorno<br />
una nuova ‘associazione’, un nuovo ‘gruppo’, una nuova ‘unione di’; e poi uniti non<br />
lo siamo mai. Lo so, niente di nuovo, ne avremo scritto decine di volte. Ma è oggi<br />
il treno da prendere. oggi che tutti parlano di cucina, guardano programmi tv,<br />
scelgono i ristoranti non solo perché ne parlano i giornali. oggi, nessuno escluso,<br />
dobbiamo ricordarci chi siamo e da dove viene la nostra cultura gastronomica.<br />
oggi possiamo divertirci con la parodia di MasterChef e nel contempo far sentire<br />
forte la nostra voce, gridando la fatica del lavoro ai fornelli, la dignità della nostra<br />
ricerca, il valore del nostro lavoro. Invece di imitarli solo nella spocchia, potremmo<br />
aspirare a eguagliarli nell’astuzia.
DIetro Le QuInte<br />
grandecucina GENNAIO/FEBBRAIO 2013<br />
Direttore di divisione<br />
Carla Icardi<br />
carla.icardi@reedbusiness.it<br />
@IcardiCarla<br />
Direttore editoriale<br />
Allan Bay<br />
allan.bay@reedbusiness.it<br />
Responsabile Reed Gourmet<br />
Atenaide Arpone<br />
atenaide.arpone@reedbusiness.it<br />
@Atenaide_Arpone<br />
Redazione<br />
Cristina Viggè<br />
cristina.vigge@reedbusiness.it<br />
Segreteria di redazione<br />
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DIetro Le QuInte<br />
carla icardi<br />
carla.icardi@reedbusiness.it<br />
CHI SI FERMA<br />
È PERduTO<br />
Soprattutto di questi tempi. Mi viene da aggiungere. non so voi ma io, quando<br />
alle sette faccio colazione, ho smesso di accendere la televisione per ascoltare<br />
il consueto tg della mattina. Dire il perché mi sembra superfluo. non si tratta<br />
di nascondere la testa sotto la sabbia ma di mantenere - con spirito più che<br />
mai saldo - quel barlume di positività che va coltivato come una pianta rara e<br />
delicata. In attesa di tempi migliori.<br />
I momenti di sconforto ci sono, ovviamente. Dei vostri, cari lettori, ci giungono<br />
echi tramite i social network, le email che arrivano in redazione, i tanti incontri<br />
che abbiamo in giro per fiere ed eventi.<br />
eppure ciò che mi stupisce sempre è l’attaccamento al lavoro che connota<br />
ogni professionista della cucina (ma lo stesso dicasi per la pasticceria o per<br />
tutte le altre attività legate all’enogastronomia). un attaccamento viscerale, a<br />
volte quasi cieco dinanzi alle difficoltà. Voi, nonostante i conti che spesso non<br />
tornano, le tasse che aumentano, la concorrenza non qualificata che vi attanaglia,<br />
continuate nel vostro percorso. Siete quasi dei ‘visionari’ del gusto, crociati<br />
della buona tavola, guerrieri del cibo.<br />
Andate avanti per la vostra strada con tenacia e passione, alla ricerca di un<br />
perenne miglioramento che possa garantirvi un futuro più roseo. “Chi si ferma è<br />
perduto” ci intima la saggezza popolare, ed è vero oggi più che mai.<br />
La grandecucina che avete tra le mani è il frutto di questa volontà che, come<br />
precorre ogni vostra scelta, ha beneficamente contagiato anche noi. noi non ci<br />
fermiamo e abbiamo deciso di rinnovarci, metterci nuovamente in gioco, cercare<br />
di darvi il meglio. non è solo questione di ‘forma’ ma anche, e soprattutto, di<br />
sostanza. La nuova grandecucina vuole essere sempre di più uno strumento di<br />
lavoro, il vostro osservatorio privilegiato. un mezzo per crescere, aggiornarsi e<br />
anche un po’ sognare. e di questo abbiamo tutti un gran bisogno.