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carlo cracco regole, rigore, rispetto - ReedGourmet

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Anno 11 - n.4/2012 - Poste Italiane spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art 1, comma 1 DCB Milano<br />

La rivista dei grandi chef deLLa cucina itaLiana e internazionaLe<br />

<strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

<strong>regole</strong>, <strong>rigore</strong>, <strong>rispetto</strong><br />

marco stabile<br />

la nuova cucina<br />

toscana<br />

gennaio/febbraio 2013<br />

www.reedgourmet.it<br />

andrea mainardi<br />

un desco straordinario


eDItorIALe<br />

allan bay<br />

allan.bay@reedbusiness.it<br />

COMPRIMERE I COSTI?<br />

FORSE È POSSIBILE<br />

Quando c’è crisi bisogna tagliare i costi: questo dicono, e giustamente, tutti i testi<br />

di economia. Ve bene, ma quali costi? ovviamente parliamo ai nostri lettori, che<br />

presidiano un particolare segmento della ristorazione: quello medio alto.<br />

I costi fissi sono, come si evince dal nome, incomprimibili: si possono, con un po’<br />

di abilità e tanta fortuna, abbassare un poco, ma il conto economico non cambia<br />

più di tanto.<br />

Per il personale si fa quel che si può. Però, come tutti sanno, le tecniche nuove<br />

abbattono i costi della cucina: in tutti i settori possibili e immaginabili i costi fissi<br />

in macchinari sono economicamente più convenienti del costo lavoro, questo è<br />

un postulato della scienza economica, nella cucina è vero più che mai – poi la<br />

qualità del piatto a parità di materia prima è molto spesso migliore, ma questo è<br />

un altro discorso. Ma io di macchine nuove ne vedo ben poche nelle cucine… Se<br />

non ora, quando?<br />

L’altro costo sul quale si può intervenire sono le materie prime. Qui iniziano i<br />

problemi. Quelle buone costano tantissimo e il trend è una continua, irrefrenabile<br />

crescita. Ciò detto, io sono molto, moltissimo convinto che abbassare il costo e<br />

quindi la qualità delle materie prime non vada assolutamente fatto: se si segue<br />

questa strada si declassa immediatamente il ristorante. D’accordo, non tutti i<br />

clienti se ne renderebbero conto, ma molti sì e quindi il rischio di questa scelta<br />

è troppo elevato: il mio non è un giudizio moralistico, è che sono convinto che<br />

questa sia una scelta economicamente troppo pericolosa.<br />

e allora che fare? ragioniamo su questa mia idea: proporre solo menù degustazione,<br />

non uno ma un paio, magari con qualche variante nei piatti forti tipo carne<br />

o pesce. In molti Paesi stranieri è la norma per la buona ristorazione, in Italia no,<br />

perché, si dice, che i clienti non apprezzino. Sarà, ma in questo modo si preserva<br />

la qualità e si contengono i costi, dati gli acquisti mirati. non è poco, anzi.<br />

Quindi menù degustazione e macchine nuove. Quali le alternative?<br />

gennAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 5


8<br />

grAnDI MAeStrI<br />

<strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

regoLe, rIgore, rISPetto<br />

31<br />

gIoVAnI tALentI<br />

marco stabile<br />

LA nuoVA CuCInA toSCAnA<br />

51<br />

L’AngoLo DI ALLAn BAY<br />

andrea mainardi<br />

un DeSCo StrAorDInArIo<br />

70<br />

gLAM<br />

STAY - DUBAI<br />

SeDuCente eLegAnzA<br />

72<br />

StYLe<br />

CORSIA DEL GIARDINO - MILANO<br />

DoLCe e SALAto neL VerDe<br />

73<br />

AtMoSFere<br />

ANTICA TRATTORIA DEL GALLO -<br />

GAGGIANO<br />

PUNTUALE ChICChIRIChì<br />

74<br />

neLLA DISPenSA<br />

IL LUSSO DEL GUSTO<br />

77<br />

In CuCInA<br />

NON ChIAMIAMOLE SOLO PENTOLE<br />

80<br />

CoMe SI FA<br />

IL fONDO BRUNO<br />

82<br />

ProBLeMI e SoLuzIonI<br />

LA MIA SALSA AGRODOLCE<br />

LA SALSA PEARà<br />

LE CIPOLLE SECChE<br />

UN MODO PER INTENERIRE LE SEPPIE<br />

90<br />

MAnI In PAStA<br />

CANNELLONE SfOGLIATO CON CI-<br />

CORIE E CECI, SALSA AL SESAMO E<br />

vERDURE INvERNALI STUfATE<br />

92<br />

CreAtIVItÀ<br />

GIANNI TOTA<br />

102<br />

CreAtIVItÀ<br />

vIvIANA vARESE<br />

112<br />

CreAtIVItÀ<br />

ROBERTO OKABE<br />

119<br />

ConteMPorAneAMente PIzzA<br />

PIzzA SAPIENS<br />

122<br />

gAStroVAgAnDo<br />

URBINO DEI LAGhI<br />

WICKY’S - ChAMPAGNE MARGUERI-<br />

TE GUYOT<br />

BON WEI - CANTINA CAIAROSSA<br />

124<br />

eVentI<br />

RIvOLUzIONARIE IDENTITà<br />

126<br />

eVentI<br />

SORRENTO SI TINGE DI ROSA<br />

128<br />

genIuS LoCI<br />

BOTTARGhE D’ITALIA<br />

130<br />

AD SenSuM<br />

IL SALAME, qUELLO CRUDO<br />

132<br />

neL BICCHIere DI LuCA<br />

AGLIANICO, STORIA DI UN SUCCES-<br />

SO ANNUNCIATO<br />

134<br />

SoMMeLIer<br />

IN vIAGGIO CON L’ORENO<br />

136<br />

MArKetIng<br />

STELLE E STRISCE IN CUCINA<br />

138<br />

eVentI<br />

vIAGGIATORE GOURMET… SI DIvENTA<br />

UN SALONE ExTRAORDINARIO<br />

139<br />

eVentI<br />

RhEx: LA RISTORAzIONE SOTTO<br />

IL SEGNO DELL’EvOLUzIONE<br />

140<br />

neWS<br />

SOMMARIO<br />

8<br />

31<br />

51


WEB VIDEO CHANNEL E-MAGAZINE NETWORK<br />

foodandtourism.com<br />

chefdicucinamagazine.com<br />

gastronomiamediterranea.com<br />

chefdecuisinemagazine.com<br />

foodnews24.com<br />

estiloenlacocina.com<br />

orientalfoodmagazine.com<br />

russianfoodmagazine.com<br />

kuechenchefmagazine.com<br />

corrieregastronomico.com<br />

IWCAsuisse network<br />

POBOX 1675 Viale stazione 18b 6500 Bellinzona Switzerland<br />

Tel. +41 91 826 1562/3 Fax. +41 91 826 1564<br />

www.iwcasuissenetwork.com<br />

ADVERTISING SKYLINE<br />

ENO FOOD HOSPITALITY TOURISM VIDEO PRODUCTION<br />

Graphic by Beatrice Gorelli


Ernst Knam e Reed Gourmet<br />

Presentano<br />

OLTRE<br />

Cioccolato salato: il nuovo libro<br />

del maestro pasticcere dell’Antica<br />

Arte del Dolce di Milano che<br />

oggi spopola anche in tv con un<br />

nuovo reality, ca va sans dire, sul<br />

cioccolato rompe ogni schema,<br />

ogni confine e torna all’originale<br />

concetto del cioccolato in cucina<br />

Ottanta ricette che spaziano dalla<br />

carne, al pesce, alle verdure alle<br />

uova: niente esclude la presenza<br />

del cioccolato nella sua versione<br />

autentica. In questo libro Ernst<br />

Knam e Reed Gourmet hanno<br />

voluto raccontare un vero e<br />

proprio viaggio nel mondo del<br />

cioccolato, superando luoghi<br />

comuni e consuetudini, e al<br />

tempo stesso offrire un cospicuo<br />

bagaglio di nozioni e ricette perché<br />

professionisti e appassionati<br />

possano trovare nuovi spunti per<br />

ricette originali e ricercate.<br />

OLTRE. CIOCCOLATO SALATO<br />

Pagine: 256 - Euro: 78,00<br />

Ricette: 80<br />

www.reedgourmet.it


AMuSe-BouCHe<br />

cristina viggè<br />

cristina.vigge@reedbusiness.it<br />

LA CuCInA dEvE vOLARE.<br />

COME un AquILOnE<br />

In un nebbioso martedì di gennaio prendo il treno. Direzione Brescia, Cast Alimenti.<br />

una qualunque giornata d’inverno illuminata dalla scoperta di un luogo<br />

speciale, anzi, solare. Sì, ai miei occhi si presenta proprio così questa scuola che<br />

forma cuochi e pasticceri, pizzaioli e panificatori, cioccolatieri e gelatieri. Andirivieni<br />

gioioso per i corridoi, ragazzi cordiali dai grandi sorrisi e pieni di voglia di<br />

fare, il Direttore Vittorio Santoro che entra con piglio sicuro e il Maestro Iginio<br />

Massari che dispensa pillole di saggezza. respiro positività. e mi piace lasciarmi<br />

trasportare da questo brulicare di voci e d’attrezzi culinari. Se questi sono i<br />

futuri protagonisti del mondo goloso, io sono con loro. e mi schiero dalla parte<br />

di una cucina in continuo movimento e in costante fermento. Che non azzera la<br />

memoria ma che è intrinsecamente curiosa (come si può dimenticare il risotto<br />

allo zafferano della mamma, però quanto buono è quello di Angelo nasta de Il<br />

Vico della torretta, vincitore della recente edizione di giallo Milano). una cucina<br />

che non può prescindere dal generoso e prezioso paniere italiano ma che getta<br />

lo sguardo oltre, alle culture altre. Ha proprio ragione chef roberto Carcangiu<br />

quando afferma che “la cucina è come un aquilone. Deve volare alto ma senza<br />

mai staccarsi dal filo che la tiene legata a terra: la tradizione”. Perché senza di lei<br />

non c’è alcuna evoluzione. Senza i classici tagliolini all’uovo non ci sono i tagliolini<br />

di tuorlo marinato di Carlo Cracco. Senza la verace carbonara non esistono gli<br />

spaghetti alla carbonara di gamberi e caffè firmati da Andrea Mainardi. e senza<br />

l’ovetto della nonna non c’è il fondente uovo che “va alle terme”, accompagnato<br />

dall’abile mano di Marco Stabile. Che, all’ingresso del suo ristorante fiorentino,<br />

espone una voliera vuota. emblema di una cucina audace, capace di librarsi libera.<br />

Stando però attenta a non rompere lo spago che la tiene ben salda alle sue<br />

radici. Perché il rischio è quello di perdere l’orientamento. e di cadere nel vuoto.<br />

gennAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 9


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

Cracco. Punto. E basta. Perché sono<br />

sufficienti quattro consonanti (forti) e<br />

due vocali (dolci) per individuare uno<br />

chef dalla personalità magnetica. Che,<br />

nel pieno della sua maturità, pretende<br />

ancora molto da se stesso. Nella<br />

costante ricerca della perfezione. Facendo,<br />

sperimentando e rafforzando<br />

il saper proprio. Col senno del prima e<br />

del poi, col senso della vita fra le mani<br />

e con la sensibilità di un cuoco che,<br />

con o senza barba è sempre riconoscibile<br />

per quello che è. E soprattutto<br />

per quello che fa: una cucina elegante<br />

ed essenziale, celebrale e viscerale.<br />

Di testa e di pancia. Immaginifica<br />

e concreta, ideale e reale, onirica e<br />

fisica. Chiasmica, iconica e sincretica.<br />

Capace di condensare matericità e<br />

astrazione, estasi estetica e seduzio-<br />

<strong>regole</strong>, <strong>rigore</strong>,<br />

<strong>rispetto</strong><br />

L’eSSenzA CHe SI FA ConSIStenzA. L’IDeA CHe SI InCArnA neLLA PIetAnzA.<br />

SeMPre Sotto IL Segno DeLL’orDIne e DI unA rIConoSCIBILe FIrMA D’ArtIStA<br />

10 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

DI CrIStInA VIggè; Foto DI roBerto SAMMArtInI<br />

ne gustativa. Innegabilmente frutto<br />

di una lunga esperienza. Radicata<br />

nella marchesità, alimentata da una<br />

personale prospettiva del creare e<br />

consolidata in una cifra stilistica unica<br />

e irripetibile. Virtuosa di fondamenta<br />

solide e ben assestate. “Perché solo<br />

una buona base ti consente di variare”,<br />

spiega il bistellato Carlo. Per cui le<br />

parole d’ordine sono puntiglio, severità,<br />

disciplina e <strong>rigore</strong>. Sempre, continuamente<br />

e festina lente. Nell’eterno<br />

cammino verso l’empireo del sapore.<br />

Anche ora che, a quarantasette anni,<br />

lui ha davvero tutto. Successo, fama e<br />

notorietà. E pure l’opportunità di scegliere<br />

cosa fare e dove andare, dicendo<br />

di sì o di no, divulgando il Craccopensiero<br />

ed esprimendo al meglio<br />

un’ars culinaria distillata in pietanze<br />

catalizzanti. Servite nel gastro-tempio<br />

milanese di via Victor Hugo o raccontate<br />

attraverso il televisivo schermo.


istorante <strong>cracco</strong><br />

Via Victor Hugo, 3 - 20123 Milano - tel. 02 876774 - www.ristorante<strong>cracco</strong>.it<br />

chef: <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong>, matteo baronetto<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 11


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

Poco importa. L’importante è comunicare.<br />

Ovunque e comunque. Imparando<br />

a trarre il meglio da ogni momento.<br />

Tanto dalle cartacee copertine<br />

quanto dal digitale terrestre, tanto<br />

dalle puntate di MasterChef quanto<br />

dal più comune degli show cooking<br />

live. Considerando tutto come un<br />

grande serbatoio-laboratorio da cui<br />

pescare ispirazioni. Per poi sublimarle<br />

in culinarie interpretazioni. Come<br />

succede per la scaloppina al limone e<br />

capperi, rilettura di un piatto semplice<br />

e casalingo (“te lo insegnano anche<br />

all’istituto alberghiero”, sottolinea<br />

Matteo Baronetto, l’alter ego di Carlo).<br />

Una ricetta che vuol corteggiare<br />

il palato non solo per tenerezza o<br />

per bontà ma anche per l’emozionale<br />

sericità. Data dalla texture vellutata<br />

delle fette di filetto di Fassone (pure<br />

e crude), nappate con sugo di vitello<br />

(caldo e aromatizzato al limone),<br />

impreziosite da un’acqua gelatinata di<br />

capperi e completate da una maionese<br />

al limone salato. Preparata senza<br />

uovo. Così come egg free (e pure milk<br />

free) è la crema bruciata all’olio con<br />

garusoli, versione salata e delicata<br />

della crème brûlée, gratinata nella salamandra<br />

e servita nel Taste-huile by<br />

Alessi: raffinato Degustaolio in acciaio<br />

a foggia di tondeggiante oliva. Per un<br />

metaforico rimando fra solido contenitore<br />

e soffice contenuto, da assaporare<br />

con il cucchiaino. Mentre i classici<br />

tagliolini all’uovo divengono i tagliolini<br />

di tuorlo marinato, essiccati e<br />

arricchiti da castagne liofilizzate e da<br />

scaglie di tartufo bianco. Per un’assoluta<br />

sintesi d’uovo e tartufo. Belli<br />

da vedere (somigliano alle matassine<br />

I CLASSICI tAgLIoLInI ALL’uoVo DIVengono<br />

I tAgLIoLInI DI tuorLo MArInAto, eSSICCAtI<br />

e ArrICCHItI DA CAStAgne LIoFILIzzAte e DA<br />

SCAgLIe DI tArtuFo BIAnCo. Per un’ASSoLutA<br />

SInteSI D’uoVo e tArtuFo. BeLLI DA VeDere<br />

(SoMIgLIAno ALLe MAtASSIne eSPoSte neI<br />

PAStIFICI) e BuonI DA MAngIAre. MA AttenzIone,<br />

SenzA AFFonDAre e AVVoLgere I reBBI neL nIDo,<br />

BenSì A MAnI nuDe. SDogAnAnDo rIgIDI rItuALI<br />

DA rIStorAnte ILLuMInAto. e rIPortAnDo IL CIBo<br />

ALLA DIMenSIone PIù IStIntuALe.<br />

12 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 13


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

14 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


esposte nei pastifici) e buoni da mangiare.<br />

Ma attenzione, senza affondare<br />

e avvolgere i rebbi nel nido, bensì a<br />

mani nude. Sdoganando rigidi rituali<br />

da ristorante illuminato. E riportando<br />

il cibo alla dimensione più istintuale,<br />

empatica e simpatica. O almeno, così<br />

è che appare a Cracco. Visto che la<br />

stessa gestualità ritorna nell’assaggio<br />

dei sorbetti serviti a chiosa del pasto.<br />

Che sono più di quel che sembrano,<br />

come quello al cocco con guscio<br />

edibile al cacao. O che non sono quel<br />

che paiono, come quello a forma di<br />

anguria e al gusto di lampone. Insomma,<br />

l’essere e il non essere, il tutto e il<br />

contrario di tutto. Superando dogmi,<br />

schemi e stereotipi. Persino sposando<br />

il non cucinare, ovvero il solo assemblare.<br />

Come accade nel salmone e<br />

foie gras, rosata-brunita attrazione<br />

di due opposti. Posti l’uno sull’altro,<br />

nudi e puri, senza salse e senza<br />

intingoli. Solo loro: carne e pesce,<br />

terra e mare, grassezza e dolcezza.<br />

A completarsi. Con la nobile umiltà<br />

della loro essenzialità. E nel massimo<br />

<strong>rispetto</strong> reciproco. Per dirla fuori dai<br />

diktat gastronomici e dentro ai crismi<br />

dell’esistenza: un piatto che è quasi<br />

filosofia di vita. “Sì, il <strong>rispetto</strong> viene<br />

prima di tutto”, Carlo dice rivolgendosi<br />

ai giovani che entrano per la prima<br />

volta in una nuova casa-cucina. Senza<br />

dimenticare la meticolosità. Perché<br />

è sulle <strong>regole</strong> e sull’ordine mentale<br />

che si forgia il fuoco dell’estro. Che<br />

può divenire rouge o noire. Sostanziandosi<br />

nell’esaltazione dell’italianità:<br />

spaghetti (anzi, spaghettoni) al sugo<br />

di peperone rosso e acciughe salate.<br />

O incarnandosi nello charme: riso<br />

Carnaroli al nero di seppia in polvere<br />

e ricci di mare. E che può addirittura<br />

emulare onomatopeicamente lo<br />

scrocchiare sotto i denti di un biscotto<br />

alla polvere di pop corn, riso soffiato<br />

e cacao: il Krice, dolcezza proposta<br />

col caffè. Degno suggello a un<br />

Impalpabile polvere di pop corn,<br />

riso soffiato, cacao e zucchero<br />

semolato. Nasce da elementi<br />

semplici il Krice, croccante biscotto<br />

servito col caffè. Perché anche<br />

l’ultimo istante del pasto non<br />

sia un attimo fuggente ma un<br />

momento nobilitato<br />

dal bello e dal<br />

buono. In foggia<br />

tondeggiante,<br />

fragrante e<br />

invitante.<br />

Chiosa deliziosa<br />

a un’esperienza<br />

vissuta in<br />

uno spazio<br />

raffinato, compendio di nicchie,<br />

specchi, boiserie in ciliegio, pezzi<br />

d’arte moderna e avvolgente<br />

ospitalità. Dettagli. Perché è nel<br />

dettaglio che si cela il senso della<br />

grandezza.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 15


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

menu messo a punto grazie al lavoro<br />

attento di una brigata perfettamente<br />

organizzata. Che assicura costanza,<br />

sicurezza e continuità al lavoro di<br />

uno chef. Anche nel caso non possa<br />

essere presente ai fornelli. Un modo<br />

intelligente per responsabilizzare<br />

ogni singolo ragazzo dello staff, che<br />

in tal modo può crescere, migliorare<br />

e, con l’andar del tempo, trovare uno<br />

stile personale. Così come la propria<br />

16 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

strada l’ha già trovata Luigi Taglienti,<br />

capitano del Ristorante Trussardi alla<br />

Scala. Che, consigliato e supportato<br />

da Carlo, ha imparato non solo a<br />

potenziare la sua identità golosa, ma<br />

pure ad approcciare correttamente<br />

i buongustai del capoluogo lombardo.<br />

Perché non è facile fare lo chef a<br />

Milano. Nemmeno se ti chiami Carlo<br />

Cracco.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 17


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

18 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


salmone<br />

marinato<br />

e foie gras<br />

INGREDIENTI PER 6 PERSONE<br />

Per il salmone marinato: 750 g di salmone,<br />

140 g di sale fino, 155 g di zucchero<br />

semolato, 4 g di aneto fresco, 8<br />

bacche di pepe bianco. Per il foie gras<br />

e la finitura: 20 g di fegato d’oca, 3 g<br />

di sale nero hawaiiano.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Mescolare sale, zucchero, aneto e<br />

pepe bianco. In una placca mettere<br />

la baffa di salmone e coprirla con la<br />

marinatura. Lasciar marinare in frigorifero<br />

per 3 giorni. terminata la marinatura,<br />

sciacquare sotto acqua fredda,<br />

asciugare e tagliare a fette di 0,5 cm<br />

cadauna.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Sul piatto, disporre tre fette di salmone,<br />

e su due di queste adagiarne<br />

un paio di fegato grasso. Passare in<br />

salamandra per mezzo minuto. Salare<br />

con sale nero hawaiiano.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 19


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

spagHetti<br />

al sugo di<br />

peperone<br />

con acciugHe<br />

salate<br />

20 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

200 g di spaghettoni, 7 peperoni rossi,<br />

50 g di olio extravergine di oliva, 40 g<br />

di burro, 4 filetti di acciughe essiccati,<br />

400 g di acqua gassata.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Mondare i peperoni privandoli della<br />

buccia, dei semi e della parte bianca.<br />

Frullarli al mixer con l’acqua per 5 minuti.<br />

Filtrare al colino fine e mettere a<br />

ridurre a fuoco lento in una casseruola<br />

con l’olio e il burro, fino a raggiungere<br />

una densità sciropposa. Cuocere gli<br />

spaghetti in abbondante acqua salata<br />

per 14 minuti. Scolare e saltare in un<br />

saltiere con poco sugo di peperone.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Disporre in un piatto fondo e terminare<br />

con qualche pezzo di acciuga<br />

essiccato.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 21


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

riso al nero<br />

e ricci di<br />

mare<br />

22 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

240 g di riso Carnaroli, 1,5 l d’acqua,<br />

20 g di nero di seppia in polvere, 40 g<br />

di ricci di mare, 20 g di farina di riso,<br />

40 g di olio extravergine di oliva, 10<br />

g di burro, 10 g di vino bianco, 4 g di<br />

gruè di cacao.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Tostare il riso con il burro per 3 minuti;<br />

bagnare con il vino bianco e fare<br />

evaporare; bagnare con l’acqua calda<br />

e cuocere per 12 minuti. Terminata la<br />

cottura unire al riso la farina di riso,<br />

diluita in poca acqua, rimestando<br />

con cura. Il riso deve risultare molto<br />

morbido.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Disporre il riso in piatti piani da portata.<br />

Adagiare i ricci di mare in ordine<br />

sparso sopra il riso. Con l’aiuto di uno<br />

spolverino, cospargere la superficie<br />

del riso di polvere di nero di seppia.<br />

Ottenuta essiccando in forno per 1<br />

notte il nero di seppia e successivamente<br />

polverizzandolo al mixer.<br />

Servire, terminando con un filo di olio<br />

extravergine.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 23


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

tagliolini<br />

di tuorlo<br />

marinato<br />

con tartufo<br />

bianco<br />

24 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per i tagliolini: 16 tuorli, 1 kg di sale<br />

affumicato, 250 g di zucchero, 300 g<br />

di purea di fagioli borlotti. Per il condimento:<br />

12 castagne affumicate, 16 g<br />

di tartufo bianco.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Amalgamare il sale affumicato con lo<br />

zucchero e la purea di fagioli borlotti,<br />

mettere un po’ di composto in uno<br />

stampino monoporzione e adagiarvi<br />

sopra il tuorlo. Procedere così per<br />

tutti i tuorli. Lasciare marinare per 4<br />

ore. Sciacquare i tuorli sotto l’acqua e<br />

oliare 2 fogli di carta da forno. Poi, su<br />

un foglio, distribuire in senso ordinato<br />

i tuorli, e coprire con l’altro. Con l’ausilio<br />

di un matterello, stendere il tutto<br />

formando un foglio sottile. Lasciare<br />

a temperatura ambiente per circa<br />

5-7 ore. Una volta asciugati i fogli di<br />

pasta d’uovo marinato, metterli in un<br />

mixer e frullarli. Mettere sottovuoto il<br />

composto e conservare in frigorifero.<br />

Con l’ausilio di una sfogliatrice, tirare<br />

delle sfoglie sottili di pasta d’uovo<br />

marinato. Passare le sfoglie nella trafila<br />

per i tagliolini. Riporre i tagliolini<br />

ottenuti su un piatto piano e cuocerli<br />

a microonde (750W) per 40 secondi,<br />

ottenendo così i tagliolini essiccati.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Disporre i tagliolini su un piatto piano,<br />

unirvi alcuni pezzi di castagne essiccate<br />

e terminare con lamelle di tartufo<br />

bianco fresco.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 25


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

26 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


“scaloppina”<br />

al limone e<br />

capperi<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

4 fette di filetto di Fassone (50 g<br />

ognuna). Per l’acqua di capperi: 125<br />

g di acqua, 50 g di capperi dissalati,<br />

17 g di soia, 2 g di wasabi, 2 g di agar<br />

agar. Per il limone salato: 3 limoni, 50<br />

g di sale grosso, 75 g di zucchero,<br />

sciroppo (250 ml di acqua e 125 g di<br />

zucchero). Per la maionese al limone<br />

salato: 150 g di polpa di limone salato<br />

(frullata e setacciata), 250 g di olio di<br />

semi, 50 g di olio di sesamo.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Frullare i capperi dissalati precedentemente<br />

con l’acqua. Filtrare al colino,<br />

mettere in una casseruola e far prendere<br />

il bollore con l’agar agar. Far raffreddare<br />

fino a solidificazione. Frullare<br />

la gelatina al mixer unendo la soia e il<br />

wasabi, fino ad ottenere un’emulsione<br />

omogenea.<br />

Per il limone salato. Incidere i limoni in<br />

4 per il lungo, farcirli con il mix di sale<br />

e zucchero. Metterli sottovuoto con lo<br />

sciroppo e cuocere a 65°C a vapore<br />

per 2 ore.<br />

Per la maionese al limone salato.<br />

Montare con il frullatore a immersione<br />

la polpa di limone salato con l’olio di<br />

semi e l’olio di semi di sesamo, fino ad<br />

ottenere una maionese omogenea.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Disporre le fette di filetto di vitello,<br />

crude e tagliate a metà, su un piatto<br />

da portata. Aggiungere, in ordine<br />

sparso, qualche cucchiaino di acqua di<br />

capperi e di maionese al limone. guarnire<br />

con alcuni capperi fritti. terminare<br />

nappando in superficie la “scaloppina”<br />

con il sugo di carne al limone.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 27


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

28 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


orata,<br />

curcuma e<br />

mandarino<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per l’orata: 120 g di orata fresca (filetto),<br />

80 g di succo di curcuma fresca.<br />

Per la gelatina di mandarino: 100 g di<br />

succo di mandarino, 50 g di acqua, 1,5<br />

fogli di colla di pesce. Per la finitura:<br />

12 capperi salati, 12 g di semi di<br />

finocchio, 10 g di polvere di buccia di<br />

mandarino essiccata.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la gelatina di mandarino. Fare uno<br />

sciroppo con l’acqua e lo zucchero,<br />

unirvi il succo di mandarino e la colla<br />

di pesce. Conservare in un contenitore<br />

di acciaio in frigorifero fino a gelificazione.<br />

tagliare a fette il filetto di orata<br />

e disporlo su un piatto da portata.<br />

Condire ogni fetta di orata con qualche<br />

goccia di succo di curcuma.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Aggiungere nel piatto, in ordine<br />

sparso, i capperi salati e i semi di<br />

finocchio. rompere la gelatina di<br />

mandarino in pezzi delle dimensioni<br />

di un cucchiaino, passare ogni singolo<br />

pezzo nella polvere di buccia di mandarino<br />

essiccata e disporre nel piatto<br />

vicino alle fette di orata. Servire.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 29


grAnDI MAeStrI / <strong>carlo</strong> <strong>cracco</strong><br />

frutta<br />

gHiacciata<br />

30 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 10 PERSONE<br />

LA “fALSA” ANGURIA<br />

Per la scorza: 1 g di acido citrico, 1 l<br />

d’acqua, 1 pezzo di colorante alimentare<br />

verde brillante, 400 g di mela<br />

Granny Smith, 300 g di succo di mela<br />

verde, 25 g di zucchero invertito, 1,8 g<br />

di agar agar, 8 g di colla di pesce, 150<br />

g di cioccolato bianco al 33%, 20 g di<br />

olio di semi. Per il sorbetto al lampone:<br />

1 kg di purea di lamponi, 435 g<br />

d’acqua, 280 g di zucchero semolato,<br />

70 g di succo di limone, 100 g di glucosio,<br />

20 g di semi di basilico.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la scorza. Tagliare a pezzi la mela<br />

e metterla in un sacchetto da sottovuoto<br />

con l’acqua, l’ascorbico ed<br />

il colorante. Centrifugare. Portare a<br />

bollore in una pentola il succo di mela<br />

con lo zucchero invertito, aggiungervi<br />

l’agar agar e portare di nuovo a bollore,<br />

frustando energicamente. Togliere<br />

dal fuoco, aggiungere la gelatina<br />

reidratata, abbattere e lasciar riposare<br />

in frigorifero per 2 ore a 4°C. Una<br />

volta solida, frullare sino ad ottenere<br />

una consistenza cremosa e liscia. Con<br />

l’aiuto del sottovuoto eliminare le<br />

bolle d’aria. Riporre in un sacchetto<br />

da pasticceria. Per il sorbetto al lampone.<br />

Stemperare in acqua tiepida il<br />

glucosio, sino a completo scioglimento,<br />

porre all’interno di un frullatore e<br />

frullare aggiungendo la purea di lamponi,<br />

lo zucchero semolato e il succo<br />

di limone. Si ottiene cosi la base per il<br />

sorbetto al lampone che va mantecato<br />

e successivamente arricchito con<br />

i semi di basilico, che riproducono i<br />

semi dell’anguria.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Sciogliere il cioccolato e unirvi l’olio<br />

di semi, per rendere il composto più<br />

fluido e di facile lavorazione. Foderare<br />

con uno strato sottile di cioccolato<br />

stampi in silicone a mezza sfera del<br />

diametro di 6,5 cm. Lasciar cristallizzare<br />

e colmarli con il sorbetto al<br />

lampone. Lasciar indurire in congelatore,<br />

dopodiché sformare e riporre<br />

di nuovo in gelo. Lavare gli stampi,<br />

asciugarli con cura, porvi un cucchiaio<br />

di gelatina di mela e pressarvi all’interno<br />

il “cuore ghiacciato” di lampone<br />

sino a far quasi fuoriuscire la gelatina<br />

dai bordi. Lasciar riposare in congelatore<br />

per 2 ore, sformare e affettare<br />

a spicchio la mezza sfera, ottenendo<br />

così delle piccole “false” fette d’anguria.<br />

IL fRUTTO DELLA PASSIONE<br />

Per il guscio: 300 g di mirtilli freschi,<br />

1,8 g di agar agar, 1 foglio di colla di<br />

pesce. Per il fior di latte: 1 l di latte<br />

fresco, 180 g di zucchero semolato,<br />

20 g di destrosio, 25 g di latte intero<br />

in polvere, 80 g di panna fresca 35%<br />

m.g. Per il sorbetto al mango: 1 kg di<br />

purea di mango, 870 g d’acqua, 280<br />

g di zucchero semolato, 70 g di succo<br />

di limone, 100 g di glucosio.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per il guscio. Portare il succo di mirtilli<br />

con l’agar agar a bollore, raffreddare<br />

rapidamente e lasciar riposare in<br />

frigorifero per 2 ore. Frullare a crema<br />

ed eliminare le bolle d’aria con il sottovuoto.<br />

Per il fior di latte. Miscelare<br />

zucchero, destrosio e latte in polvere.<br />

Scaldare il latte fino a 50°C, unire<br />

la miscela a base di zuccheri e latte<br />

in polvere e portare a 80°C. Unirvi<br />

la panna e rialzare la temperatura a<br />

88°C. Abbattere sino a 4°C e mantecare.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Versare il sorbetto al mango in stampi<br />

a semisfera da 1,5 cm di diametro e<br />

congelare. Colmare a 3/4 con il fior di<br />

latte alcuni stampi a semisfera da 4<br />

cm di diametro. Inserire al centro un


inserto di sorbetto al mango e congelare.<br />

Liberare gli stampi, lavarli, porvi<br />

un cucchiaino colmo di gelatina ai<br />

mirtilli e pressarvi un cuore di “fior di<br />

latte-mango”. Mettere in congelatore.<br />

Sformare e con l’aiuto di un coltellino<br />

ritoccare eventuali sbavature. Al<br />

momento del servizio, finire il tutto<br />

coprendo con frutto della passione<br />

fresco.<br />

IL “fALSO” COCCO<br />

Per il guscio: 300 g di latte, 40 g di<br />

glucosio, 3 g di agar agar, 70 g di<br />

cioccolato fondente al 70%, 30 g di<br />

cioccolato al caramello al 35%. Per il<br />

fior di latte al cocco: 1 l di latte fresco,<br />

180 g di zucchero semolato, 20 g di<br />

destrosio, 25 g di latte intero in polve-<br />

re, 80 g di panna fresca 35% m.g., 100<br />

g di farina di cocco.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per il guscio. Pesare i cioccolati in<br />

un contenitore capiente, far bollire il<br />

latte con il glucosio e versarlo in tre<br />

stampi sul cioccolato, emulsionando<br />

con spatola flessibile dal centro verso<br />

l’esterno. Rimettere la preparazione<br />

in pentola, unirvi l’agar agar, bollire e<br />

far raffreddare rapidamente. Lasciar<br />

riposare in frigo a 4°C per 2 ore. Trascorso<br />

il tempo frullare a crema e sottovuotare.<br />

Per il fior di latte al cocco.<br />

Miscelare zucchero, destrosio, latte<br />

in polvere e farina di cocco. Scaldare<br />

il latte fino a 50°C, unire la miscela<br />

a base di zuccheri e latte in polvere<br />

e portare ad 80°C. Unirvi la panna e<br />

rialzare la temperatura a 88°C. Abbattere<br />

sino a 4°C e mantecare.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Foderare uno stampo ovale e tondo<br />

con carta alluminio. Con la sac à<br />

poche creare uno strato di gelatina al<br />

cioccolato, colmare con i cuori di fior<br />

di latte al cocco e congelare. Sformare<br />

e spaccare in modo irregolare,<br />

andando a ricreare la noce di cocco<br />

rotta.<br />

PRESENTAzIONE fINALE<br />

Servire la frutta su ghiaccio tritato e<br />

rifinire con fiori edibili.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 31


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chef: marco stabile<br />

la nuova<br />

cucina<br />

toscana<br />

Più che un’ora d’Aria è un vento di passioni quello che si<br />

respira nell’antro goloso di Marco Stabile. uno dei Jeunes<br />

restaurateurs d’europe che fa brillare la sua stellina<br />

Michelin in via dei georgofili. A due passi dal Lungarno e<br />

dalla galleria degli uffizi e nel bel mezzo della tangente<br />

che passa fra Ponte Vecchio e Piazza della Signoria. una<br />

posizione di tutto <strong>rispetto</strong> per un ristorante che solo pochi<br />

anni fa era vicinissimo al vecchio carcere delle Murate e<br />

che ora si è guadagnato il cuore di Firenze. In tutti i sensi.<br />

Perché Marco, classe 1973 e pisano di Pontedera, ci sa fare.<br />

Con i suoi modi dolcissimi. e col piglio sicuro di un cuoco<br />

che è un perfetto padrone di casa, che sta a capo di una<br />

brigata formata da una decina di ragazzi talentuosi (come<br />

il sous-chef Massimo Bocus) e la cui aspirazione è quella di<br />

forgiare la nuova cucina toscana.<br />

Sì, una cucina capace di sciacquare i suoi piatti in Arno.<br />

Cogliendo l’antico e il moderno. Le radici e il futuro. L’aura<br />

rinascimentale e l’allure contemporanea. Perché se i gusti<br />

possono e devono rimanere quelli veraci e nostrani (toscani<br />

o meno che siano), le forme possono cambiare. evolvendosi<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 33


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

in un minimalismo estetico e in una geometrica concezione<br />

della pietanza che va decisamente verso oriente. e così il<br />

maialino morbido-croccante, cotto a bassa temperatura e<br />

arrostito (solo dalla parte della cotenna), nonché le bietole<br />

alla senape nera che lo corredano si fanno rettangolari. In<br />

una regolarità spezzata solamente da un omaggio al Pointillisme,<br />

regalato dalla salsa d’aglio e lavanda e dal ristretto<br />

della carne. e anche il crostino toscano visto da un mezzo<br />

siciliano (il papà di Marco è originario di Sambuca di Sicilia,<br />

in provincia di Agrigento) assume una foggia sferica. e<br />

una consistenza diversa da quella consueta. Sublimando in<br />

arancina dal manto di pane e dalla farcia di fegatini di pollo,<br />

angelicati dal Vin Santo. Pronto pure a unirsi all’acqua per<br />

accogliere quattro tagli molto speciali: lingua e guancia di<br />

Chianina; palato e cappello del prete di razza Bovina Piemontese<br />

griffata La granda. Affumicata (prima) con legno<br />

di ulivo, tiglio e melo (a ricordare il sentore dei caminetti e<br />

della cucina a legna di un tempo) e cotta (poi) per almeno<br />

quattro ore. Al fine di ottenere il bollito secondo Stabile.<br />

Che non dimentica certo giotto, mettendo a punto il cerchio<br />

perfetto. una preziosa aureola di crema allo zafferano<br />

di San Miniato, affiancata da croccante alle mandorle e da<br />

tre elementi ghiotti, a rammentare i marmi bianchi, rossi<br />

e verdi che compongono il giottesco campanile cittadino:<br />

composta di melagrana e rosa, gelatina di spinaci e ganache<br />

di cioccolato bianco al pepe.<br />

Ma Stabile non mira solamente alla rilettura dei sapori della<br />

memoria in veste inedita, innovativa e seduttiva. Vuole<br />

anche rendere eccezionale la portata più “banale”. Proponendola<br />

addirittura, al mezzodì, in formato tapas. In un<br />

menu (illustrato da gianluca Biscalchin) che contempla<br />

piatti serviti sia in quantità normale sia in porzione mignon<br />

(ma si mangia eccome!) e circa a metà prezzo. risultato?<br />

un successone. “Abbiamo rilanciato il mezzogiorno fiorentino”,<br />

racconta orgoglioso Marco. Mentre manda alle terme<br />

l’uovo di Paolo Parisi, facendolo cuocere in acqua a 65°C<br />

per una ventina di minuti e distendendolo su una fonduta di<br />

carciofi all’empolese. Intanto, lo spaghettino Martelli (azienda<br />

pisana con sede a Lari) sposa l’olio extravergine di oliva<br />

toscano Igp Colline di Firenze, il pepe e il Parmigiano reggiano<br />

stravecchio; l’hamburger, tenerissimo mix di manzo<br />

La granda e guancia affumicata di Cinta Senese, incontra<br />

34 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

la pera alla piastra; e la tartare si fa super. Impreziosita da<br />

mela, dragoncello e uovo sodo tritato ma (soprattutto)<br />

messa a marinare per due minuti nella Pilsner urquell. La<br />

birra pils per eccellenza, prodotta nella storica fabbrica<br />

ceca di Pilsen con acqua autoctona, orzo boemo e moravo<br />

e fiori di luppolo Saaz. Per una bionda poco alcolica, a<br />

bassa fermentazione e a triplice decozione, dalla sottile<br />

dolcezza e dall’amaro vellutato. Perfetta tanto nelle ricette<br />

quanto nel calice.<br />

Dove finiscono molte altre belle spumeggianti. Siglate Baladin,<br />

Birrificio del Ducato, L’olmaia e Birrificio Italiano. “ne<br />

teniamo sempre una quindicina in carta”, spiega lo chef. “e<br />

le cambiamo spesso. un po’ perché le birre artigianali sono<br />

stagionali e hanno vita breve. un po’ perché se i piatti mutano<br />

devono variare anche le birre che li accompagnano”. e<br />

non ha tutti i torti il saggio chef. Che, ne la guida de l’espresso,<br />

ha ricevuto una menzione speciale per “Le tavole<br />

della Birra” e, a Identità golose, si è aggiudicato il premio<br />

“Birra in Cucina”. A conferma della sua passione per l’ars<br />

brassicola, alimentata dalla costante ricerca di rare chiare,<br />

rosse e brune (e mi fa assaggiare la scura Lom al Marron<br />

Buono di Marradi). non dimenticando il vino, di cui vanta<br />

più o meno settecento etichette (toscane, italiane e francesi),<br />

anche di piccole maison.<br />

Del resto, Marco adora le cose autentiche. Come le verdure<br />

del contadino, il fagiolo ciavattone di Sorano, il cece<br />

rugoso della Maremma, la patata bianca del Pero e le farine<br />

macinate a pietra. nobilitate in prelibatezze preparate con<br />

cura assoluta e presentate in un luogo d’atmosfera. Con<br />

tanto di ampia cucina-fucina a vista (e affaccio sul vicolo),<br />

di elegante sala al pianterreno e di suggestivo spazio con<br />

caveau-cantina al piano inferiore. Dove campeggia pure<br />

un antico arco romano. e al desco? raffinati tovagliati e<br />

posate in argento per la cena; tovagliette e posate brunite<br />

per il pranzo a prova di tapas. e per un ristorante formale e<br />

informale. Camaleontico come il giorno.<br />

nel frattempo, il cuoco pisano guarda oltrarno. e se a Miami<br />

segue come non resident chef un locale quale il toscana<br />

Divino, inanella pure eventi a Mosca, a San Pietroburgo e<br />

al MoMA di new York. “Mi garberebbe di aprire anche a<br />

Londra e a Parigi”, aggiunge Stabile. Con simpatico accento<br />

toscano.


l’uovo<br />

delle terme<br />

con fonduta<br />

di carciofi<br />

e sale nero<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

4 uova biologiche (meglio se quelle di<br />

Paolo Parisi); 2 carciofi morelli; 1 scalogno;<br />

olio extravergine d’oliva toscano<br />

Igp; 2 rametti di prezzemolo fresco; 2<br />

pomodori pelati; sale nero delle isole<br />

Hawaii (arricchito di carbone vegetale);<br />

sale di Maldon.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Cuocere le uova in acqua a 68°C per<br />

20 minuti. nel frattempo, tagliare lo<br />

scalogno a julienne, lasciarlo appassire<br />

nell’olio e un goccio d’acqua,<br />

aggiungere i carciofi tagliati in piccoli<br />

quadretti e il pomodoro passato.<br />

Far cuocere per 6-7 minuti e regolare<br />

di sale. tritare finemente il prezzemolo<br />

e diluirlo con poco olio extravergine<br />

d’oliva.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Mettere la fonduta di carciofi ben<br />

calda nel piatto e aggiungere l’uovo,<br />

aprendone il guscio e facendolo<br />

scivolare al centro. Versare un filo<br />

d’olio al prezzemolo intorno all’uovo e<br />

aggiungere il sale nero direttamente<br />

sul bianco dell’uovo.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 35


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

il crostino<br />

toscano<br />

visto da<br />

un meZZo<br />

siciliano<br />

36 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

200 g di fegatini di pollo ben puliti;<br />

1 cipolla rossa di Certaldo; 2 cl di Vin<br />

Santo del Chianti; 3 foglie di salvia;<br />

pane panko; 100 g di burro piemontese;<br />

2 bianchi d’uovo; 100 g di farina<br />

di riso; 100 g di mascarpone; 1 lime<br />

grattugiato; 50 g di insalatine; olio<br />

extravergine d’oliva; olio di semi di<br />

arachide per friggere; aceto balsamico<br />

di reggio emilia; sale di Maldon.<br />

PROCEDIMENTO<br />

tagliare la cipolla a julienne, metterla<br />

in una casseruola con la salvia, un filo<br />

d’olio extravergine e un bicchiere d’acqua.<br />

Far appassire.<br />

rosolare i fegatini nell’olio extravergine,<br />

aggiungerli alla cipolla e bagnare<br />

col Vin Santo. Portare a cottura. Versare<br />

nel robot Coupe, aggiungendo<br />

il burro in piccoli pezzi. Aggiustare di<br />

sale e pepe. Passare al setaccio, far<br />

raffreddare l’impasto e formare delle<br />

piccole sfere. Passarle nella farina di<br />

riso, nel bianco d’uovo sbattuto e poi<br />

nel pane panko. Friggerle a 170°C in<br />

olio di semi di arachide finché non<br />

saranno dorate.<br />

Lavorare il mascarpone con la scorza<br />

di lime e poco sale.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Servire i crostini-arancini ben caldi,<br />

appoggiandoli sopra un cucchiaio<br />

di mascarpone. Accompagnare con<br />

insalatine condite all’Aceto Balsamico<br />

di reggio emilia.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 37


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

la super<br />

tartare<br />

marinata<br />

nella birra<br />

urQuell<br />

38 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

320 g di fassona piemontese pura<br />

(scamone); 200 cl di birra Pilsner urquell;<br />

70 g di sale di Maldon; 20 cl di<br />

olio extravergine d’oliva del Chianti; 1<br />

pera Williams; pepe selvaggio del<br />

Madagascar macinato al momento; 1<br />

vaschetta di shiso green.<br />

PROCEDIMENTO<br />

tagliare la carne in sottili fette alte 5<br />

millimetri e porle in una terrina. ricoprirle<br />

di birra ben fredda e lasciarle<br />

marinare per circa 3 minuti. Asciugare,<br />

tagliare in piccoli cubi e condire,<br />

nell’ordine, con pepe, sale di Maldon<br />

e olio. Lavorare bene finché l’olio non<br />

venga completamente assorbito dalla<br />

carne.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Posizionare la tartare nel piatto e<br />

incoronarla con i bastoncini di pera<br />

cruda (facilitano la digestione della<br />

carne). Accompagnare con shiso<br />

green (sesamo selvatico), che dà un<br />

tocco aromatico alla tartare.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 39


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

i tortellidi<br />

cavolfiore<br />

su crema di<br />

topinambur<br />

e olio<br />

al lime<br />

40 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per la pasta: 200 g di farina grano tenero<br />

“0”; 90 g di acqua. Per il ripieno:<br />

100 g di cavolfiore; sale di Maldon.<br />

Per la salsa: 200 g di topinambur;<br />

olio extravergine d’oliva; acqua; sale<br />

di Maldon. Per la finitura: lime grattugiato;<br />

semi di papavero; veli di zucca<br />

gialla.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la pasta dei tortelli. Impastare il<br />

tutto in pochissimo tempo, chiudere<br />

in una busta e far riposare almeno 30<br />

minuti. Per il ripieno. tagliare il cavolfiore<br />

in piccolissimi pezzi, metterli<br />

in una casseruola con poca acqua e<br />

farli cuocere finché non si saranno<br />

ben asciugati. tritare finemente e<br />

aggiustare di sale. Per la salsa. Pelare<br />

i topinambur, tagliarli in piccoli pezzi,<br />

metterli in una casseruola con acqua<br />

e olio e portarli a cottura. Passare<br />

al mixer fino ad ottenere una crema<br />

molto liscia.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Velare il piatto con la salsa, appoggiarvi<br />

i tortelli conditi con olio extravergine<br />

d’oliva, lime grattugiato,<br />

semi di papavero e veli di zucca gialla<br />

cruda.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 41


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

42 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gli spagHetti<br />

all’olio<br />

toscano igp,<br />

parmigiano<br />

e pepe<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

320 g di spaghetti del Pastificio Martelli;<br />

80 g di olio extravergine d’oliva<br />

toscano Igp; 150 g di Parmigiano reggiano<br />

stagionato almeno 28-30 mesi;<br />

pepe nero della Malesia; sale.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Far bollire gli spaghetti in abbondante<br />

acqua salata, toglierli a metà cottura<br />

e finirli di cuocere in circa 1/2 litro di<br />

acqua calda non salata, in modo che<br />

piano piano la pasta si asciughi e l’acqua<br />

si saturi di amido.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

A cottura ultimata, aggiungere l’olio<br />

a filo e poco Parmigiano reggiano,<br />

mantecando bene. Impiattare e aggiungere<br />

il pepe e il Parmigiano.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 43


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

il maialino<br />

morbido<br />

croccante<br />

con salsa<br />

di aglio<br />

e lavanda,<br />

bietole alla<br />

senape nera<br />

44 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 16 PERSONE<br />

Per il maialino morbido-croccante: 1<br />

maialino da latte di circa kg 5-6; sale<br />

pepe; spezie a scelta. Per la salsa di<br />

aglio e lavanda: 2 teste d’aglio (pulite<br />

in spicchi, senza germinatura interna);<br />

30 cl di panna fresca; 1 g di lavanda<br />

per tisane; 10 g di burro. Per le bietole:<br />

800 g di bietole; olio extravergine di<br />

oliva; chicchi di senape nera; sale.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per il maialino. Disossare il maialino<br />

ottenendo 4 rettangoli, aggiungere<br />

sale, pepe e spezie. Mettere sottovuoto<br />

e far cuocere a bassa temperatura<br />

(65°C) per circa 15 ore. Lasciar<br />

riposare in frigorifero per almeno 2<br />

giorni. Con le ossa, il sedano, la carota<br />

e la cipolla ottenere un fondo ristretto.<br />

tagliare ogni quarto in 4 pezzi a sua


volta e incidere la pelle. Passare in<br />

salamandra per 9 minuti o in padella<br />

antiaderente con olio fino ad ottenere<br />

la pelle croccante. Per la salsa di aglio<br />

e lavanda. Sbollentare per 3 volte gli<br />

spicchi d’aglio in acqua bollente, poi<br />

farli imbiondire lentamente nel burro,<br />

aggiungere la panna e la lavanda. Far<br />

cuocere per 5 minuti e poi passare nel<br />

mixer, fino ad ottenere una salsa liscia<br />

ed omogenea. Aggiustare di sale.<br />

Per le bietole. Cuocere le bietole in acqua<br />

salata, tritarle con il coltello, farle<br />

saltare in olio extravergine d’oliva.<br />

Spolverare con chicchi di senape nera<br />

e aggiustare di sale.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Mettere il maialino ben caldo al centro<br />

del piatto, posizionare a destra una<br />

striscia di bietole e a sinistra una striscia<br />

di salsa d’aglio e lavanda. Cospargere<br />

la superficie del maialino con il<br />

sale di Maldon.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 45


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

tutto fumo<br />

e niente<br />

arrosto:<br />

il bollito<br />

secondo<br />

stabile<br />

46 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

200 g di lingua di vitellone di razza<br />

Chianina; 200 g di guancia di vitellone<br />

di razza Chianina; 200 g di palato<br />

di vitellone di razza piemontese; 200<br />

g di cappello del prete di vitellone di<br />

razza Piemontese; 400 g di verdure<br />

di stagione; 2 dl di vin santo; 1 costa<br />

di sedano.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Affumicare tutte le carni con legna<br />

di ulivo, tiglio e melo. Metterle poi a<br />

bollire in acqua, aggiungendo il Vin<br />

Santo, la costa di sedano e pochissimo<br />

sale di Maldon. Far sobbollire len-<br />

tamente per almeno 3 ore. Scottare<br />

le verdure tagliate in forme regolari e,<br />

con il cavolo nero, ottenere un “agar<br />

agar”.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Tagliare il bollito e mettere nel piatto<br />

ben caldo con intorno le verdure.<br />

Irrorare con il brodo fatto restringere<br />

di almeno 10 volte.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 47


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

l’autunno e<br />

i suoi frutti<br />

48 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per i bauletti alle castagne: 40 g di<br />

farina di mandorle; 240 g di zucchero<br />

semolato; 20 g di albume; 200 g di<br />

burro morbido; 7 uova; 100 g di farina<br />

“00”; 100 g di farina di castagne; 10 g<br />

di baking. Per le castagne: 16 castagne;<br />

1/2 litro d’acqua; 1 cucchiaio<br />

abbondante di miele; qualche foglia di<br />

alloro. Per la salsa ai cachi: La polpa di<br />

un grosso caco (circa g 100); 50 g di<br />

zucchero; 1/2 bacca di vaniglia; il succo<br />

di mezzo limone. Per la finitura:<br />

timo q.b.; gelato alla crema q.b.; olio<br />

nuovo q.b.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per le castagne cotte. In una casseruola,<br />

portare a ebollizione tutti gli<br />

ingredienti e cuocere le castagne<br />

precedentemente private della buccia<br />

finché non sono morbide, pur mantenendo<br />

la propria forma.<br />

Per i bauletti alle castagne. In una<br />

planetaria, montare il burro con 140<br />

grammi di zucchero semolato, la<br />

farina di mandorle e 20 grammi di<br />

albume. unire poi i tuorli delle 7 uova,<br />

le farine e il baking. Mescolare fino<br />

ad ottenere un impasto omogeneo.<br />

A parte, montare gli albumi con i re-<br />

stanti 100 grammi di zucchero e unire<br />

al precedente impasto, mescolando<br />

delicatamente e facendo attenzione<br />

a non smontarlo. trasferire il composto<br />

così ottenuto in piccoli stampi da<br />

plum cake precedentemente imburrati<br />

e cuocere in forno già caldo a 185°C<br />

per 30 minuti. Sfornare e bagnare<br />

con un po’ di sciroppo di cottura delle<br />

castagne. Per la salsa di cachi. In una<br />

casseruola chiusa con un coperchio,<br />

cuocere tutti gli ingredienti per circa<br />

20 minuti. Se necessario, filtrare con<br />

l’aiuto di un setaccio.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

In un piatto disporre due bauletti alle<br />

castagne. guarnirne ciascuno con due<br />

castagne cotte e qualche foglia di<br />

timo fresco. ornare con qualche cucchiaiata<br />

di salsa e una pallina di gelato<br />

alla crema, bagnata con qualche goccia<br />

di olio nuovo.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 49


gIoVAnI tALentI / marco stabile<br />

50 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


il campanile<br />

di giotto<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per la ganache al cioccolato bianco:<br />

100 g di latte; pepe in grani q.b.; 275 g<br />

di cioccolato bianco; 25 g di burro;<br />

5 g di colla di pesce. Per la composta<br />

di melagrana e rose: 250 g di succo di<br />

melagrana; 175 g di zucchero semolato;<br />

Il succo di mezzo limone; qualche<br />

goccia di essenza di rosa. Per la salsa<br />

allo zafferano: 250 g di latte; 50 g<br />

di zucchero; 20 g di maizena. Per la<br />

gelatina di spinaci: 250 g di succo di<br />

spinaci (da g 500 di spinaci crudi e<br />

centrifugati); 2 g di agar agar; 2 g di<br />

colla di pesce. Per il croccante alle<br />

mandorle: 35 g di latte; 35 g di glucosio;<br />

90 g di burro; 150 g di zucchero;<br />

175 g di mandorle affettate.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la ganache al cioccolato bianco. In<br />

una casseruola, portare a ebollizione<br />

il latte con i grani di pepe in infusione.<br />

Versare il latte (filtrandolo attraverso<br />

un colino) sul cioccolato bianco<br />

(precedentemente tritato) e mescolare<br />

energicamente con una frusta.<br />

Aggiungere poi il burro morbido a<br />

pezzettini nel composto ancora caldo<br />

e amalgamare bene fino a completo<br />

scioglimento. trasferire il composto<br />

in uno stampo basso, in modo da<br />

ottenere una placca di circa 1 centimetro<br />

di spessore. Lasciare riposare per<br />

almeno 24 ore.<br />

Per la composta di melagrana e rose.<br />

In una casseruola, portare a ebollizione<br />

tutti gli ingredienti fino al raggiungimento<br />

della consistenza di una<br />

confettura.<br />

Per la salsa allo zafferano. In una casseruola,<br />

portare a ebollizione il latte<br />

e realizzare un’infusione di pistilli di<br />

zafferano. Aggiungere poi lo zucchero<br />

e mescolare fino a completo sciogli-<br />

mento. Prelevare una piccola parte di<br />

composto e stemperarvi la maizena.<br />

unire poi al latte, sempre mescolando<br />

con l’aiuto di una frusta, fino al<br />

raggiungimento della consistenza di<br />

una crema.<br />

Per la gelatina di spinaci. Ammorbidire<br />

la colla di pesce in acqua. nel<br />

frattempo, sciogliere l’agar agar in 125<br />

grammi di succo di spinaci freddo.<br />

Mescolare e aggiungere anche lo zucchero.<br />

Portare a ebollizione, aggiungere<br />

la colla di pesce ben strizzata,<br />

assicurandosi che si sciolga completamente.<br />

togliere dal fuoco e aggiungere<br />

il restante succo. Mettere in uno<br />

stampo basso a lasciare solidificare a<br />

temperatura ambiente.<br />

Per il croccante alla mandorle. In<br />

una casseruola, far sciogliere il burro<br />

insieme al latte e al glucosio. unire<br />

poi lo zucchero e portare il composto<br />

a 106°C. Aggiungere le mandorle<br />

affettate e farle leggermente scaldare<br />

e caramellare.<br />

Con l’aiuto di un mattarello, stendere<br />

il composto fra due fogli di carta<br />

da forno fino allo spessore di circa 2<br />

millimetri. Lasciar riposare in congelatore<br />

per circa 20 minuti, rimuovere il<br />

foglio di carta superiore e cuocere in<br />

forno già caldo a 200°C per il tempo<br />

necessario al raggiungimento di un<br />

colore ambrato.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

In un piatto disporre, in modo da<br />

descrivere un cerchio perfetto, una<br />

striscia di ganache guarnita con pepe<br />

macinato, qualche pezzo di croccante<br />

alle mandorle, un cerchio disegnato<br />

con la salsa di zafferano e una quenelle<br />

di confettura. Disporre al centro<br />

del cerchio un quadrato di gelatina di<br />

spinaci.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 51


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L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

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DI ALLAn BAY; Foto DI MAnueLA VAnnI<br />

Quanti coperti deve avere un ristorante che vuole proporre<br />

alta cucina? Bella domanda. In genere in Italia si dice 30,<br />

40 al massimo, ma poi ci sono dei colossi francesi e spagnoli<br />

che superano, e di molto, questa dimensione. Per non<br />

parlare dei cinesi: 30 anni fa andai in un super ristorante di<br />

Singapore che aveva ben mille coperti - ma da buon naso<br />

lungo scoprii, curiosando in cucina, il trucco: c’erano dieci<br />

cucine, ognuna delle quali si occupava di un decimo dei<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 53


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

coperti, proponendo tutte lo stesso menù. geniale.<br />

Comunque sia, questo numero ottimale dipende da troppi<br />

fattori: location, tipologia di pubblico, rapporto fra clienti<br />

locali e stranieri, flussi estivi, struttura familiare o gestione<br />

manageriale e tanto altro, inclusa la predisposizione d’animo<br />

dello chef patron. Dare una risposta univoca è dunque<br />

impossibile. Quindi per ragionare su questo di certo interessante<br />

argomento non ci resta che la case history, ovverossia<br />

lo studio del singolo caso, per arrivare a intuire poi una<br />

regola generale.<br />

e nessuna case history è oggi più interessante di Andrea<br />

Mainardi e della sua officinaCucina di Brescia. Infatti è<br />

un ristorante di alta gamma con… un solo tavolo, che può<br />

contenere da due (chissà se una volta ha cucinato per un<br />

solo cliente, non gliel’ho chiesto…) a otto persone. è aperto<br />

sia a pranzo sia a cena, ma non fanno mai due servizi nello<br />

stesso giorno. nel senso che lavorano o al mezzogiorno<br />

o alla sera. Il ristorante vanta una sola stanza, che comprende<br />

cucina, inevitabilmente a induzione, e tavolo per<br />

i clienti. e funziona così. un cliente prenota, segnalando<br />

eventuali allergie e intolleranze e magari indicando delle<br />

predisposizioni per certi piatti, ma nulla più. Insomma, in<br />

linea di massima, non conosce il menù che gli sarà proposto<br />

(in pratica, l’opposto del banqueting). Andrea prepara un<br />

menù di dieci portate, comprando esattamente gli ingredienti<br />

necessari, non una foglia di basilico di troppo. Il pasto<br />

è, dall’inizio di quest’anno, accompagnato da una selezione<br />

di vini e altre bevande da 30, 50 o 80 euro a testa. Andrea<br />

54 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


lavora con solo un aiuto per la cucina e uno per servire i<br />

piatti, che diventano due se i clienti sono più di quattro.<br />

tutto qui. Funziona? Sì, alla grande, basta guardare il libro<br />

delle prenotazioni, per mesi non ci sono buchi e Andrea si<br />

dichiara “molto soddisfatto” del conto economico. Merito<br />

della proposta, stuzzicante e innovativa, merito di Andrea,<br />

che non solo è un bravissimo cuoco ma è molto mediatico,<br />

una virtù che troppi suoi colleghi non sanno dominare.<br />

Andrea è di Bergamo. La famiglia non è del settore, ma già<br />

da piccolo gli piace pasticciare in cucina. Poi scuola alberghiera,<br />

con stage in buoni ristoranti, quando si diploma con<br />

grande faccia tosta si presenta da Marchesi, all’Albereta,<br />

che lo assume: ogni tanto succede. resta lì per tre anni e<br />

mezzo, con Berton come chef, facendo un po’ di tutto. Poi<br />

vari lavori in top ristoranti. una sera, credo grazie a quella<br />

che si chiama in gergo creatività da transaminasi elevata,<br />

“immagina” il suo locale – e lo trova, curiosamente al primo<br />

piano di un solido ristorante di Brescia, i Monaci Sotto le<br />

Stelle. Da grande? non ha dubbi: un ristorante che propone<br />

solo polpette alle Maldive. no, precisa, meglio a Bahia, è<br />

una location più divertente.<br />

Milanese, laureato in economia politica alla<br />

Bocconi, giornalista enogastronomico dal 1994,<br />

Allan Bay è prima di tutto un grande appassionato<br />

di cucina e storia dell’alimentazione. Una<br />

prestigiosa firma, che ci guida alla scoperta dei<br />

nuovi talenti della ristorazione moderna.<br />

ristorante officinacucina<br />

Via San zeno, 119<br />

25124 Brescia<br />

tel. 333 3020033<br />

www.officinacucina.com<br />

chef: andrea mainardi<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 55


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

a tutto<br />

storione!<br />

56 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

200 g di filetto di storione; 1 lingotto<br />

al caviale; succo di zenzero; 100 g di<br />

latte scremato; 40 g di olio di caviale;<br />

sale; pepe nero.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Pulire e mondare lo storione. Versare il<br />

latte in una ciotola, inserire lo storione<br />

e farlo marinare per 4 ore. Scolarlo,<br />

disporlo in uno stampo cilindrico e<br />

passarlo in abbattitore.<br />

Montaggio. Affettare il cilindro di<br />

storione e disporre le fette sul piatto<br />

di portata. Condire con sale e pepe<br />

a piacere e decorare con le foglie di<br />

caviale ottenute dal lingotto affettato,<br />

l’olio del caviale e qualche goccia di<br />

succo di zenzero.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 57


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

58 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


uovo...<br />

al caviale<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

4 uova grandi; 10 g di caviale Calvisius;<br />

16 conchiglie di semola di grano<br />

duro; erba cipollina; 40 g di acqua;<br />

olio di nocciole; sale; pepe bianco.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Sbollentare le conchiglie in acqua<br />

leggermente salata per 2 minuti e<br />

raffreddarle subito in acqua e ghiaccio.<br />

Sbattere energicamente i tuorli<br />

e gli albumi, eliminare la schiuma e<br />

lasciar riposare per almeno 30 minuti.<br />

ripetere l’operazione per 3 volte, poi<br />

aggiungere l’acqua e regolare di sale<br />

e pepe bianco. Versare il composto<br />

così ottenuto nelle pasta e cuocere “a<br />

vapore” a 85°C per 10 minuti.<br />

Montaggio. Disporre 4 conchiglie per<br />

ogni commensale. Condire con l’olio<br />

di nocciole, l’erba cipollina tagliata<br />

finemente e il caviale.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 59


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

spagHetti<br />

alla<br />

carbonara<br />

di gamberi<br />

e caffè<br />

60 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

280 g di spaghetti di semola di grano<br />

duro; 40 g di yogurt magro; 1 mandarino;<br />

1 tuorlo; 20 gamberi rossi; 50 g di<br />

guanciale; chicchi di caffè; polvere di<br />

caffè; maggiorana; olio extravergine di<br />

oliva; sale; sale affumicato; pepe nero.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Preparare una crema a bagnomaria<br />

con lo yogurt, il tuorlo e il succo<br />

del mandarino. Insaporire con il sale<br />

affumicato. nel frattempo, sgusciare i<br />

gamberi e marinarli in una ciotola con<br />

1 bicchiere di olio profumato con il<br />

guanciale tagliato a cubetti e i chicchi<br />

di caffè. Dopo 1 ora, scolare i gamberi<br />

e rosolarli in una casseruola insieme<br />

al guanciale. Cuocere gli spaghetti in<br />

acqua leggermente salata al bollore. A<br />

cottura ultimata, scolarli e mantecarli<br />

con la crema allo yogurt. Montaggio.<br />

Impiattare la pasta al centro dei piatti<br />

da portata, disporre sopra i gamberi,<br />

qualche fogliolina di maggiorana e<br />

una spolverata di polvere di caffè.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 61


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

la mia<br />

caprese<br />

62 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

2 astici da 200 g l’uno; 2 b; 4 pomodori<br />

ramati; 5 g di tabacco da pipa alla<br />

vaniglia; basilico fresco; olio extravergine<br />

di oliva; aglio in polvere; 50 g di<br />

panna fresca; sale.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Sbianchire i pomodori, privarli della<br />

buccia e dei semi. Frullarli col frullatore<br />

a immersione e far perdere l’acqua<br />

su una garza. Con l’acqua ottenuta<br />

cuocere l’astice sottovuoto a 70°C per<br />

circa 2 ore e 30 minuti.<br />

recuperare poi la polpa del pomodoro<br />

e condirla con poco olio, 1 presa di<br />

basilico spezzettato, 1 pizzico di polvere<br />

d’aglio e sale a piacere. Cuocere<br />

la polpa delle banane sottovuoto con<br />

la panna e il tabacco a 70°C per 20<br />

minuti. Montaggio. Impiattare, distri-<br />

buendo la vellutata di pomodoro sui<br />

piatti da portata e disponendo sopra<br />

le rondelle di astice alternate alle banane<br />

ben sgocciolate.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 63


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

64 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


il salmì<br />

concentrato<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

200 g di polpa di fagiano; 2 patate; 1<br />

cipolla; 1 pera; 4 fette di pane casereccio;<br />

cacao amaro; arachidi tostate;<br />

burro; zucchero; aceto balsamico invecchiato;<br />

calvados; 1 l di vino bianco;<br />

sale; pepe nero.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Mondare il fagiano. Lavare e mondare<br />

le patate e la cipolla e tagliarle grossolanamente.<br />

Far marinare il fagiano<br />

in una ciotola con il vino bianco, le<br />

patate e la cipolla. ogni 2 giorni far<br />

ridurre di un terzo il liquido e ripetere<br />

il passaggio per 3 volte, arrivando<br />

quindi al sesto giorno con una consistenza<br />

sciropposa. Mettere il tutto in<br />

una casseruola e ultimare la cottura,<br />

aggiungendo di tanto in tanto dell’acqua<br />

per evitare che asciughi troppo.<br />

Frullare il tutto, regolare di sale e di<br />

cacao amaro e disporre il composto in<br />

stampi di silicone. Passare in abbattitore.<br />

Sbucciare la pera, tagliarla a<br />

cubetti, rosolarla nel burro per alcuni<br />

minuti in una casseruola, poi sfumare<br />

con il Calvados. Aggiungere lo zucchero<br />

e l’acqua e far sciroppare.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 65


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

66 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


pernice alla<br />

cacciatora<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per la meringa: 5 g di albumina<br />

liofilizzata; 170 g di isomalto; 95 g di<br />

acqua di cipolla rossa; 2 g di sale. Per<br />

la pernice: 1 pernice da 500 g; 20 pomodorini<br />

datterini; 50 g di olive taggiasche;<br />

2 spicchi di aglio; senape in<br />

crema; miele di castagno; zucchero a<br />

velo; 200 g di vino bianco secco; 200<br />

g di grasso d’oca; sale; pepe nero.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Preparare una meringa montando<br />

l’isomalto con l’albumina, l’acqua di<br />

cipolla rossa e il sale. In un essiccatore,<br />

essiccare in un piano la meringa<br />

a 70°C per 5 ore, in un altro le olive<br />

taggiasche denocciolate e sbianchite<br />

per 1 minuto in acqua, e nell’ultimo i<br />

pomodorini privati dei semi e spolverati<br />

a velo con zucchero e sale.<br />

Cuocere la pernice in una casseruola<br />

con il grasso d’oca, il vino, l’aglio e il<br />

sale per circa 3 ore e 30 minuti.<br />

Montare. Impiattare mettendo qualche<br />

goccia di senape lavorata con il<br />

miele sul fondo del piatto. Unire la<br />

meringa sbriciolata, le olive taggiasche<br />

essiccate e tritate finemente, i<br />

pomodorini e dei bocconi di pernice.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 67


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

ZuccHina!!!<br />

68 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

200 g di zucchine selvatiche; 50 g<br />

di tuorlo; 4 fiori di zucchina; 50 g di<br />

fegato grasso; 100 g di scampi; cardamomo;<br />

pinoli; uvetta; vino Porto; 120<br />

g di panna fresca; olio extravergine di<br />

oliva; sale.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Pulire e mondare gli scampi, privarli<br />

del carapace e del budellino nero. Preparare<br />

una crema lavorando il fegato<br />

con il Porto, 1 pizzico di semi pestati di<br />

cardamomo e sale a piacere. trasferire<br />

il composto in un sacchetto apposito,<br />

mettere sottovuoto e cuocere a bagnomaria<br />

a 85°C per 15 minuti.<br />

tagliare le zucchine a cubetti e rosolarle<br />

a calore vivo con poco olio in una<br />

casseruola. Frullare e trasferire il tutto<br />

in un colino a maglia finissima per<br />

far perdere l’acqua in eccesso. Amalgamare<br />

il composto ottenuto con la<br />

panna e il tuorlo, versare in stampi di<br />

silicone a mezza sfera e infornare a<br />

vapore per 1 ora a 75°C. Abbattere e<br />

sformare.<br />

Montaggio. Impiattare la mezza sfera<br />

cosi ottenuta sul carpaccio di scampi.<br />

Decorare con la crema di fegato grasso<br />

ottenuta e pennellare con i fiori di<br />

zucchina frullati per immersione con<br />

10 g di olio e sale a piacere. Disporre<br />

infine con uvetta ammorbidita in acqua<br />

calda e strizzata e i pinoli tostati.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 69


L’AngoLo DI ALLAn BAY / andrea mainardi<br />

gHiacciolo<br />

di ostrica,<br />

limone<br />

e liQuiriZia<br />

70 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

2 ostriche; 130 g di zucchero; 30 g di<br />

caramelle di liquirizia pura; 1 limone;<br />

acqua; vodka.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Sbucciare il limone, tagliare la polpa<br />

a dadini e spremerla per ottenere il<br />

succo e filtrarlo. Mettere il tutto in<br />

una casseruola con 100 g di zucchero<br />

e 100 g di acqua e cuocere per 20<br />

minuti. Frullare per immersione grossolanamente.<br />

Passare la “marmellata”<br />

in abbattitore per raffreddarla rapidamente,<br />

quindi unire la vodka.<br />

Frullare le caramelle di liquirizia con<br />

30 g di zucchero e 30 g di acqua,<br />

portare al bollore e far raffreddare in<br />

abbattitore.<br />

Aprire le ostriche e versarne il contenuto<br />

in una ciotola.<br />

Colare lo sciroppo di liquirizia in 4<br />

stampi a ghiacciolo, creando un primo<br />

strato e abbattere. Distribuire sopra<br />

lo strato di liquirizia, poi la marmellata<br />

di limone e vodka, abbattere nuovamente.<br />

terminare con il terzo strato<br />

versando 1 velo di acqua di ostrica<br />

passata attraverso un colino a maglie<br />

fini.<br />

Le proporzioni da tenere in considerazione<br />

per ogni ghiacciolo prevedono<br />

il 70% di succo di limone, il 25% di<br />

frullato di liquirizia e il 5% di acqua di<br />

ostrica.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 71


gLAM<br />

SeDuCente<br />

eLegAnzA<br />

DI oSCAr CAVALLerA<br />

SnACK SALAtI CHe SeMBrAno DoLCI, goLoSItÀ CHe SuBLI-<br />

MAno In gIoIeLLI e un AMBIente rAFFInAto CHe AVVoLge<br />

e CoInVoLge L’oSPIte. ALLo StAY DI DuBAI, L’ASSAggIAre<br />

DIVIene AttrAzIone FAtALe Per L’eSCLuSIVItÀ


oltre la cucina. Questo sarà il<br />

tema di una serie di appuntamenti<br />

mensili dove ogni<br />

volta cercherò di raccontavi tendenze,<br />

curiosità e idee che nascono nella<br />

ristorazione e che fanno da complemento<br />

e da completamento all’offerta<br />

del cibo e del vino. In questa occasione<br />

eccomi a raccontare il nuovo<br />

ristorante Stay, aperto da Yannick Alléno<br />

a Dubai, presso l’hotel The Palm<br />

One&Only. Un ambiente elegante e<br />

raffinato dove ogni singolo elemento,<br />

dal pavimento alle tende, dai decori<br />

alla mise en place, gioca sui colori<br />

del bianco e del nero. Unica variante<br />

il lato sinistro dell’ingresso dove fa<br />

bella mostra di sé un ricco buffet e<br />

una parete, arredata come una Pastry<br />

Library, che presentano una vasta<br />

selezione di coloratissimi dessert e di<br />

dolciumi. Qui il racconto inizia dalla<br />

fine. Non è casuale ma segue <strong>regole</strong><br />

ben precise legate al marketing, alla<br />

comunicazione e alla vendita. L’impatto<br />

iniziale è forte. Torte, gelati,<br />

semifreddi, marshmallow, caramelle<br />

di zucchero, dolci al cucchiaio e<br />

altre golosità attraggono l’ospite e la<br />

voglia di fotografare lo spazio diventa<br />

irrefrenabile. Il primo obiettivo è<br />

raggiunto. I clienti, oltre alla sicura<br />

esperienza gastronomica, si porteranno<br />

via uno scatto fotografico che sarà<br />

propedeutico per favorire il passaparola<br />

e quindi una comunicazione del<br />

locale di sicuro effetto promozionale<br />

e commerciale. La visualizzazione<br />

dell’offerta fa scaturire la voglia di<br />

acquisto e quindi non vi è cliente che<br />

a fine pasto non si rechi nel paradiso<br />

dei dolci per farsi conquistare da una<br />

delle tante proposte. Questo crea<br />

un contatto con gli chef pasticceri<br />

presenti, che instaurano una perfetta<br />

relazione con il cliente e, conquistan-<br />

dolo ed ingolosendolo, riescono a<br />

fare up-selling, facendogli vivere un<br />

momento gioioso e unico, che serberanno<br />

come un bellissimo ricordo.<br />

È evidente che la vendita del dessert<br />

favorisca in seguito la proposta, da<br />

parte del sommelier, di un bicchiere<br />

di vino da meditazione, aumentando<br />

così il fatturato. Ma il concept trova<br />

la sua massima espressione quando<br />

appena seduti a tavola il cameriere<br />

vi offrirà una flûte di champagne (a<br />

pagamento si intende) e con essa vi<br />

arriverà un piattino con piccoli snack,<br />

che sembreranno dei dolci e invece si<br />

riveleranno salati. Come, ad esempio,<br />

un cucchiaio di finta pasta di pistacchio,<br />

che al gusto si scoprirà essere<br />

una crema di piselli, o il marshmallow<br />

di salmone o ancora il bignè al formaggio.<br />

Il gioco gastronomico ha così<br />

oltre ad una fine anche un inizio.<br />

g www.oneandonlythepalm.com<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 73


StYLe<br />

un luogo inaspettato, fra via<br />

Monte napoleone e il teatro<br />

alla Scala. è il giardino del<br />

Museo Poldi Pezzoli, scenografia green<br />

del bistrot-pasticceria che, a pochi<br />

mesi dall’apertura, ha già un parterre<br />

di affezionati frequentatori. Corsia del<br />

giardino prende il nome dalla neoclassica<br />

via Manzoni, famosa a Milano per i<br />

giardini segreti dei suoi storici palazzi.<br />

nell’oltrepassare la galleria di accesso<br />

alla corte e via Manzoni si rimane folgorati<br />

dal verde acceso delle imponenti<br />

piante che si fondono con l’azzurro<br />

del cielo e con l’intensa luce del luogo<br />

aperto, contrapposta alla penombra<br />

della galleria commerciale. è quanto è<br />

accaduto all’architetto nicola gisonda,<br />

CorSIA DeL gIArDIno MILAno<br />

doLce e saLato neL verde<br />

DI MArgHerItA toFFoLon; Foto DI MAtteo PIAzzA<br />

che ha progettato un locale, con pianta<br />

a “L”, senza contrasti: interno ed esterno<br />

sono in continuum e vegetazione,<br />

spazio e giardino diventano un’entità<br />

unica. Le grandi vetrate affacciate<br />

verso il verde e verso l’ampia corte, che<br />

si sviluppa sino alla via principale, ne<br />

aumentano l’effetto naturalistico così<br />

attraente per il contesto metropolitano<br />

meneghino. Vocazione sottolineata<br />

dall’interior design che si ispira alle<br />

geometrie e ai colori della natura, interpretate<br />

in modo concettuale e simbolico<br />

attraverso linee verticali irregolari<br />

(vegetazione) e forme circolari (bouquet<br />

di fiori). Duecento i metri quadrati<br />

complessivi con sviluppo a “L”. Di fronte<br />

all’ingresso, a cui si accede dalla corte<br />

interna, si trovano il corner dedicato<br />

alla pasticceria (Staccoli di Cattolica)<br />

e l’area bar; sulla destra, rialzata di tre<br />

gradini, la sala per i clienti con vista sul<br />

giardino, sul cui fondo è posizionato il<br />

bancone food a vista, al di là del quale<br />

si trova la cucina, separata da una<br />

vetrata, che unisce e allo stesso tempo<br />

divide gli ambienti.<br />

gli elementi d’arredo sono tutti<br />

realizzati, su disegno, con materiali<br />

naturali nei toni del verde e il marrone:<br />

dal marmo verde Ming, che riveste i<br />

banconi food-pasticceria-bar, al rovere<br />

tinto testa di moro degli arredi, fino ai<br />

pavimenti in seminato color tortora. I<br />

due banconi parallelepipedi in acciaio e<br />

marmo formano un unico fronte, sebbene<br />

quello in marmo, che è ancorato<br />

a quello in acciaio, sembra sospeso, in<br />

contrapposizione al suo aspetto monolitico.<br />

Il fronte di entrambi presenta una<br />

complessa e inedita lavorazione, costituita<br />

da numerose forature disposte<br />

circolarmente e di diversa profondità,<br />

per formare cerchi su più livelli e parzialmente<br />

sovrapposti. un’immagine<br />

che, per la sua struttura, diventa dina-<br />

mica in base al punto di vista e simile<br />

a un bouquet di fiori mosso dal vento.<br />

Alle spalle del bar, un pannello bianco<br />

ripropone lo stesso motivo floreale<br />

con rami luminosi (luci a sospensione)<br />

in alluminio bianco. Quinte composte<br />

dall’intarsio di numerosi dischi di forma<br />

rotonda (in rovere tinto, marmo verde<br />

Ming e cristallo riflettente color bronzo)<br />

delimitano le varie aree del locale,<br />

così come disegnano il controsoffitto<br />

della sala ristorante, adibito a vano tecnico<br />

e a sistema di insonorizzazione.<br />

Sala che è raggiungibile da una scala di<br />

tre gradini, costituiti da singoli blocchi<br />

di marmo verde a “L” rovesciata che<br />

sembrano sospesi dal pavimento, in<br />

quanto gli ancoraggi non sono visibili,<br />

ConIugA, In MoDo nAturALe e ConteMPorAneo, DoLCe e SALAto. è un BIStrot<br />

PAStICCerIA Con AFFACCIo Su uno DeI gIArDInI SegretI DeL Centro StorICo DI MILAno.<br />

Con grAnDe gIoVAMento Per guSto e VIStA<br />

IL<br />

pro<br />

ge<br />

to<br />

Progetto architettonico: arch. Nicola Gisonda // Fornitore e lavorazione marmi: Gottardo Alimonti // Pavimento in resina dei bagni: Kerakoll<br />

Apparecchiature per la ristorazione: Electrolux // Banchi beverage e food: Prima // Illuminazione: Luceplan<br />

74 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

simili ad asperità presenti in natura.<br />

Accanto, la pedana per disabili integrata<br />

nel pavimento. Sedute, tavoli e<br />

armadiature di servizio ripropongono<br />

il gioco delle linee verticali irregolari.<br />

L’effetto naturalistico è amplificato nei<br />

bagni, rivestiti con lastre di quarzite in<br />

un unico tono uniforme, opportunamente<br />

tagliate con l’obiettivo di creare<br />

un fondo impenetrabile color nocciola,<br />

interrotto da liste di cristalli riflettenti<br />

di color bronzo, che si intrecciano<br />

verticalmente tra loro. è come trovarsi<br />

in mezzo a un bosco riflettente, i cui<br />

alberi interrompono continuamente la<br />

visuale. Paolo Franchi porta a Corsia<br />

del giardino, per il pranzo e per<br />

l’aperitivo, una cucina improntata sul<br />

recupero della tradizione ma contemporanea<br />

nella preparazione, con menu<br />

legati alla stagionalità e alla genuinità<br />

dei prodotti con diverse variabili ogni<br />

giorno.


AtMoSFere<br />

un’antica trattoria. L’insegna lo<br />

annuncia, gli occhi confermano:<br />

il bersò di glicine all’esterno,<br />

la rustica struttura color giallomilano,<br />

le imposte tradizionali in legno<br />

scuro. entrando, sulla destra, una<br />

vetrina mostra cose buone, dai salumi<br />

artigianali alle conserve, mentre a<br />

sinistra si allungano il classico bancone<br />

bar e un tavolo con esposizione di<br />

antipasti e prodotti di stagione. Sullo<br />

sfondo il camino, caldo come un tempo,<br />

ma protetto da due ante in vetro,<br />

come usa oggi. Il colpo d’occhio è vincente,<br />

il luogo e la sensazione positiva<br />

che ispira sono d’immediato fascino.<br />

In realtà l’Antica trattoria del gallo,<br />

come la vediamo oggi è il frutto di un<br />

meticoloso e appassionato lavoro di<br />

perfezionamento e restauro iniziato<br />

23 anni fa, quando Paolo reina, poco<br />

più che ventenne compì l’azzardo di<br />

rilevare il locale. Lui del luogo si era<br />

innamorato a prima vista: aveva lavorato<br />

lì per una stagione, conosceva<br />

bene la famiglia gerli, dall’ottocento<br />

proprietaria dei muri, e si era fatto<br />

promettere dall’anziana titolare che<br />

prima di vendere ad altri avrebbero<br />

chiamato lui.<br />

L’ambiente - Con qualche soldo,<br />

molto entusiasmo e duro lavoro, reina<br />

ha trasformato poco a poco un locale<br />

disordinato e mal organizzato nell’accogliente<br />

ambiente che vediamo oggi.<br />

riaperte le sale al piano terra (in ori-<br />

gine si mangiava solo al primo piano),<br />

rese calde dal legno alle pareti, dagli<br />

scaffali di bottiglie e dalle foto colorate<br />

e suggestive, ristrutturata la cucina<br />

in chiave razionale e moderna, Paolo<br />

ha proseguito migliorando ogni anno<br />

l’aspetto e facendo dell’antica trattoria<br />

un esempio invidiabile di efficienza.<br />

La cucina - Creare un’atmosfera<br />

significa anche connotare le scelte<br />

della cucina: tradizione lombarda,<br />

qualità delle materie prime, efficienza<br />

e cura nel lavorarle. Senza perdere il<br />

filo delle origini: cotechino, foie gras e<br />

ravioli maison c’erano e restano, come<br />

i polli alla diavola, piatto-simbolo del<br />

locale (fino a 300 alla settimana - per<br />

noi sono come la pizza, solo espressi<br />

- insiste Paolo), ma si è arricchita<br />

nel frattempo la lista delle ricette<br />

classiche (i risotti, il rognone trifolato,<br />

gli involtini con verze, la cassoeula,<br />

i brasati, i grandi dolci), impeccabilmente<br />

curate anche nella presentazione.<br />

Alla superficie generosa delle<br />

sale aperte al pubblico ne corrisponde<br />

una più ampia non visibile dall’esterno,<br />

che permette di lavorare a ritmi e con<br />

velocità degni di una macchina da<br />

guerra: dodici persone tra sala e cucina,<br />

con spazi di lavoro separati per la<br />

linea dei primi e dei secondi piatti, per<br />

la cottura del pollo alla diavola, per i<br />

dolci e la pasticceria, oltre ad un’ampia<br />

area di lavaggio stoviglie e una<br />

zona con moderne celle refrigerate.<br />

La cantina - un vanto (e una passione)<br />

di Paolo reina sono i vini. “All’inizio<br />

mi aiutò Brovelli con la sua esperienza<br />

di distributore esperto, oggi<br />

abbiamo 1.200 etichette in carta e,<br />

modestamente, siamo in grado di definire<br />

da soli le nostre scelte”, spiega<br />

Paolo reina, mostrando con orgoglio<br />

i tre locali-cantina (climatizzati), il<br />

cui pavimento in legno è realizzato<br />

con listelli di cassette di vini francesi,<br />

mentre gli scaffali contengono vere<br />

chicche da amatori.<br />

La bottega - novità per il pubblico<br />

(o ritorno al passato per chi ne ha<br />

memoria) è il negozio all’ingresso del<br />

locale, dove si acquistano molte delle<br />

PuntuALe chicchirichì<br />

DI ALex guzzI<br />

neLL’ABBIAtenSe, L’AntICA trAttorIA DeL gALLo eSPrIMe IL Suo FASCIno StorICo e ConteMPorAneo.<br />

FAtto DI SAnA trADIzIone LoMBArDA, MASSIMA eFFICIenzA e PerFettA<br />

orgAnIzzAzIone In SALA e In CuCInA<br />

specialità proposte nel ristorante. è un<br />

omaggio alla storia, al tempo in cui le<br />

osterie nascevano mettendo quattro<br />

tavoli a lato delle botteghe di salumi,<br />

di carni, di formaggi e di vino. è<br />

il ritorno alla della vetrina golosa, ma<br />

anche la possibilità, per chi lo vuole, di<br />

gustare a casa ciò che ha conosciuto<br />

e apprezzato al ristorante. un tocco<br />

in più che completa la piacevolezza di<br />

un luogo che invoglia inevitabilmente<br />

a tornare.<br />

AntICA trAttorIA DeL gALLo<br />

Via Kennedy, 1<br />

20083 Vigano Certosino, gaggiano (MI)<br />

tel. 02 9085276<br />

g www.trattoriadelgallo.com<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 75


neLLA DISPenSA<br />

IL LuSSo DeL guSto<br />

76 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

DI MAnueLA VAnnI


CAVIALe, FoIe grAS, SALMone e SALuMI PregIAtI.<br />

Vengono DA LontAno MA Sono SeMPre PIù VICInI.<br />

ProntI A CorteggIAre I PALAtI rAFFInAtI Con LA Loro AnIMA gLoCAL<br />

In questi ultimi anni è cambiato il modo di produrre e<br />

distribuire il cibo. La globalizzazione e segnatamente l’incredibile<br />

crollo dei costi di trasporto permette di avere a<br />

disposizione tutto l’anno prodotti provenienti da Paesi lontani,<br />

che però sono al culmine della maturazione. Del resto,<br />

si sa: le ciliegie, nell’emisfero Sud, sono raccolte a gennaio.<br />

oggi è più facile acquistare il pregiato caviale iraniano Beluga,<br />

avere in carta le costose costate di Wagyu giapponesi<br />

(o di altri Paesi ma in stile giapponese) o i celebri polli di<br />

Bresse, forse i migliori polli del mondo, di certo i più famosi.<br />

Lo stesso discorso può essere fatto per le fragole africane,<br />

le mele neozelandesi e gli asparagi cileni, tutti alimenti di<br />

altissima gamma, buoni perché coltivati all’aperto, raccolti<br />

nel loro periodo migliore e commercializzati rapidamente.<br />

Sono di fatto tipicità locali, ma si possono trovare in molti<br />

ristoranti del Pianeta grazie a una distribuzione globale efficace.<br />

tant’è che si usa chiamare questi prodotti glocal, un<br />

neologismo veramente incisivo.<br />

La libertà di poter seguire la propria creatività in cucina,<br />

indipendentemente dalla stagione, è il vero “lusso” a cui<br />

bisogna e si può aspirare. non bisogna farsi suggestionare<br />

dal concetto del consumo etico del cibo, di moda in questi<br />

ultimi tempi, che identifica come prodotti accettabili solo<br />

gli alimenti a bassa emissione di anidride carbonica, cioè distanti<br />

pochi chilometri dal punto di vendita. Per due motivi,<br />

di cui uno economico. Perché negare a un produttore il diritto<br />

di vendere lontano o di esportare lo condanna alla non<br />

crescita (vallo a spiegare ai produttori delle nostre eccellenze,<br />

dal Parmigiano reggiano al Prosciutto di Parma, dalla<br />

pasta all’olio extravergine di oliva e al vino, che tengono in<br />

piedi la nostra agro-industria grazie alle esportazioni). e l’altro<br />

funzionale. Perché per valutare le emissioni di Co 2 bisogna<br />

conteggiare tutta la produzione e non solo il trasporto<br />

lingotto di caviale calvisius<br />

Il caviale possiede un valore e una preziosità paragonabili a quello dell’oro. Per<br />

questo Agroittica Lombarda lancia un nuovo, elegante design per il suo prodotto di<br />

punta: il celebre Caviale Calvisius. Che oggi compare sul mercato in un’innovativa e<br />

deliziosa confezione: il Lingotto. nasce da una tecnica di disidratazione all’avanguardia,<br />

che testimonia il grande impegno dell’azienda bresciana nel settore della ricerca<br />

e sviluppo. Il caviale fresco, ottenuto dallo storione bianco, è riposto, senza essere<br />

pressato, entro un’anima di legno di quercia a forma di lingotto, per una stagionatura<br />

di circa due mesi. trascorso il tempo dovuto, il prodotto ha mantenuto intatto tutto<br />

il suo sapore e le proprietà organolettiche ed è pronto per essere tagliato a lamelle o<br />

grattugiato sopra un’ottima pietanza in abbinamento.<br />

g www.calvisius.it<br />

g www.agroittica.it<br />

finale. Si immagini solo quanta Co 2 produrrebbero le serre<br />

dei Paesi nordici per poter avere a disposizione buone verdure<br />

fresche. e comunque la cucina di oggi, eclettica e creativa,<br />

richiede di uscire dal piccolo mondo della stagionalità<br />

e della localizzazione a tutti i costi. un prodotto di pregio è<br />

la base da cui partire per la preparazione di qualsiasi piatto,<br />

e in genere non necessita di laboriose trasformazioni essendo<br />

già ottimo di suo. un lingotto di caviale Beluga affettato<br />

su un filetto di pesce, del salmone selvaggio con una salsa<br />

all’aneto o del fegato grasso accompagnato da fette di<br />

pane tostato sono piatti semplici ma prelibati, pronti per<br />

essere serviti. Cucinare con prodotti di lusso è un po’ come<br />

viaggiare su una Bentley: qualsiasi sia il tragitto, rimane<br />

comunque indimenticabile. Certo il costo (quasi) proibitivo<br />

di certi articoli potrebbe lasciare sgomenti di primo acchito,<br />

ma bisogna considerare la scelta di puntare sul lusso al pari<br />

di una strategia di marketing a medio-lungo termine. Come<br />

una vera e propria una campagna pubblicitaria, investire<br />

sulla qualità porta buoni frutti duraturi nel tempo. offrire<br />

prodotti di altissima gamma è il modo migliore per fidelizzare<br />

la clientela. Del resto, si sa che il cliente gourmand apre<br />

facilmente il portafogli se si sente appagato e coccolato.<br />

nel frattempo, per far quadrare i conti di fine mese, basterà<br />

applicare i giusti ricarichi su ogni singolo prodotto. è la<br />

qualità intrinseca del prodotto a garantirne la vendibilità al<br />

giusto prezzo.<br />

In Italia sono diverse le aziende che si occupano di fornire<br />

luxury food per l’alta ristorazione. Ci sono grandi produttori<br />

diretti, produttori che sono anche importatori, importatori<br />

tout court ed esportatori di tipicità locali che non hanno<br />

la forza di investire nella distribuzione. Conoscerli e farsi<br />

consigliare da loro può aiutare nella crescita professionale e<br />

della propria attività.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 77


neLLA DISPenSA<br />

78 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

salmone selvaggio del pacifico<br />

La maggior parte del salmone oncorhynchus del Pacifico vive in Alaska, dove può<br />

fruire di un’acqua pura e cristallina, ideale per la crescita e la riproduzione. Vive libero<br />

e durante il suo ciclo vitale percorre migliaia di chilometri, dai fiumi di montagna verso<br />

il mare e dal mare verso i medesimi corsi d’acqua da cui era partito per procreare e<br />

terminare il suo ciclo vitale. Si nutre esclusivamente di quanto trova nel suo habitat<br />

naturale (gamberi, aringhe, calamari) e comprende cinque specie: il red King, il Coho,<br />

il Sockeye, il Pink e il Chun. Ha carni poco grasse, dalla polpa consistente e dal gusto<br />

definito. A usare il pregiato salmone selvaggio siglato Alaska Seafood sono anche<br />

i grandi chef. Fra cui il bistellato Claudio Sadler, nel suo ristorante lungo il milanese<br />

naviglio Pavese.<br />

g www.alaskaseafood.it<br />

manZetta prussiana<br />

La Manzetta Prussiana è un marchio registrato Jolanda de Colò, che certifica il lavoro<br />

di selezione di animali provenienti da piccoli allevamenti della regione della Masuria,<br />

al confine tra Polonia e germania. una carne bovina che riassume in qualche modo<br />

le speciali caratteristiche racchiuse nel Kobe Beef, la preziosa carne giapponese. è<br />

così che l’azienda ha individuato dei piccoli allevamenti dove crescono animali che,<br />

alimentati in modo specifico danno vita a una carne dalla bella marezzatura e dal<br />

sapore intenso. La Manzetta Prussiana connota solo le scottone di età inferiore ai 30<br />

mesi che raggiungono un grado di marezzatura particolarmente intenso.<br />

g www.jolandadecolo.it<br />

Jamón ibérico bláZQueZ<br />

è un prodotto unico, appositamente selezionato, ottenuto dal maiale nero e da non<br />

confondere col Serrano di razza suina bianca. Conosciuto come Patanegra, proviene<br />

al 100% da suini allevati nei pascoli boschivi durante il periodo della “montanera” e<br />

alimentati a ghiande. I prosciutti sono stagionati negli secaderos dell’azienda secondo<br />

i metodi artigianali tradizionali. Il sapore è particolarmente intenso. Il tempo<br />

minimo di stagionatura è di 36 mesi. Il tutto in sintonia con quanto la razza può<br />

offrire, con il sale che viene aggiunto, con il clima della terra e con la regia dell’uomo<br />

che, grazie all’esperienza maturata, fa del Jamón Ibérico Blázquez un vero prodotto<br />

artigianale con una propria identità e un proprio carattere.<br />

g www.longino.it<br />

foie gras<br />

rougié è una delle principali aziende produttrici di foie gras della Francia, posizionata<br />

nel cuore del Périgord, a Sarlat. La maison associa da sempre tradizione e<br />

innovazione per offrire il migliore fegato grasso di anatra e di oca. grazie al continuo<br />

perfezionamento dei metodi di lavorazione e delle ricette di preparazione è divenuto<br />

il marchio emblema conosciuto dai gourmet di tutto il mondo. Attraverso elevati<br />

standard di qualità rougié controlla tutta la filiera produttiva: dall’allevamento, nel<br />

pieno <strong>rispetto</strong> dell’animale, fino al prodotto finale. è nella tradizione centenaria di<br />

rougié lavorare il foie gras con la massima cura, secondo metodi volti a preservarne<br />

il gusto e l’eccellente qualità, e a garantire la massima sicurezza alimentare. Da rougié<br />

sapore e qualità si fondono per raggiungere l’eccellenza nel risultato: il gusto.<br />

g www.selectaspa.it


In CuCInA<br />

non CHIAMIAMoLe<br />

SoLo PentoLe<br />

DI MAnueLA VAnnI<br />

CASSeruoLe e PADeLLe. PeSCIere e CrêPIère.<br />

tonDe e oVALI. ALte e BASSe. In rAMe e In ACCIAIo,<br />

In Argento e In oro. I reCIPIentI Per CuCInAre Sono<br />

tAntI e VArIegAtI. L’IMPortAnte è ConoSCerLI Bene,<br />

Per SAPerLI uSAre neL MoDo PIù Corretto<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 79<br />

© Fotolia


In CuCInA<br />

Le pentole passano troppo spesso in secondo piano<br />

quando in realtà sono un po’ come le tele dei grandi<br />

pittori: per produrre importanti opere devono essere<br />

le migliori. Alluminio, ghisa, ceramica, terracotta, ferro,<br />

rame e argento. e ancora, acciaio, vetro pyrex, pietra e sale.<br />

Diversi sono i materiali con cui possono essere costruite,<br />

così come possono essere smaltate o teflonate e così come<br />

differenti sono i recipienti che vanno sotto il termine generico<br />

di pentole. Infatti, in commercio esistono le pentole vere<br />

e proprie, le padelle e le casseruole. non bisogna confonderle<br />

tra loro perché ogni recipiente di cottura ha caratteristiche<br />

e usi propri. Poi esiste la qualità di chi le costruisce:<br />

non tutte quelle di alluminio sono uguali… Questo è il punto<br />

fondamentale: senza buone pentole il piatto sarà sempre un<br />

po’ deludente. o se si vuole, non ha senso sprecare buoni<br />

ingredienti utilizzando pentole di bassa gamma.<br />

Premessa importante: i materiali con i quali vengono realizzate.<br />

oggi, grazie alla continua ricerca da parte delle<br />

aziende produttrici, quelle (al top di gamma) in acciaio,<br />

alluminio e teflon in genere possono avere versatili utilizzi.<br />

Per cotture lente, stufati e simili, vanno bene pure quelle in<br />

ghisa, ceramica e terracotta. Che, esteticamente appaganti,<br />

80 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

possono essere portate in tavola. rame (costoso) e argento<br />

(costosissimo), ma anche sale, pietra e simili hanno invece<br />

senso solo se vengono poste sulla tavola dei clienti.<br />

e ora un po’ di definizioni. Le pentole sono generalmente di<br />

forma cilindrica o bombata, hanno un’altezza pari o superiore<br />

al diametro, sono munite di manici alle estremità e<br />

sono dotate di coperchi. Profonde e capienti, sono adatte<br />

per la preparazione di minestre, minestroni, brodi e paste,<br />

per lessare carni, pesci, legumi e verdure, per preparare la<br />

passata di pomodoro o le composte. Per la cottura della pasta<br />

è bene che la pentola sia stretta e alta perché bisogna<br />

tenere presente che ogni cento grammi di spaghetti o maccheroni<br />

ci vogliono almeno uno o due litri d’acqua per cuocerli<br />

perfettamente. L’ultima delle pentole da menzionare è<br />

sicuramente la pesciera. Come dice il termine, è progettata<br />

per cucinare pesci interi. Di forma allungata (fino a 80 cm),<br />

generalmente di rame, di acciaio inox o di alluminio, è dotata<br />

di griglia interna, detta navicella, con due piccoli manici e<br />

un coperchio. Il pesce va deposto sulla griglia e immerso nel<br />

liquido di cottura. grazie alle maniglie è poi possibile estrarre<br />

la griglia e scolare il pesce delicato e fragile con facilità,<br />

anche quando è ancora bollente, passandolo direttamente<br />

pentole agnelli<br />

Le nuove tendenze nella cucina professionale contemporanea, che vanno verso il recupero<br />

delle ricette tradizionali adattate alla tecnologia del xxI secolo, hanno spinto<br />

l’Agnelli a creare una nuova linea in ghisa smaltata, la Slow Cook. La ghisa trasferisce<br />

il calore quattro volte più lentamente dell’alluminio e permette al cibo di cuocere<br />

gradualmente, senza perdere i propri liquidi, impedendogli quindi di restringersi.<br />

grazie al suo elevato calore specifico, la superficie della ghisa si riscalda due volte<br />

più rapidamente dell’alluminio. è l’ideale per preparare del cibo che può essere abbrustolito<br />

e grigliato molto rapidamente all’esterno e restare quasi crudo all’interno.<br />

Il trasferimento lento del calore e il peso della ghisa danno come risultato il mantenimento<br />

della temperatura per lungo tempo. Le pentole della linea Slow Cook hanno<br />

diverso formato e sono talmente belle da poter essere portate in tavola.<br />

g www.pentoleagnelli.it<br />

pinti inox<br />

Da più di 80 anni la Pinti Inox si tramanda di generazione in generazione le tecniche<br />

di fabbricazione di articoli destinati alla tavola e alla cucina. Sempre alla ricerca dei<br />

migliori materiali, delle nuove tecnologie e soprattutto delle forme, senza tralasciarne<br />

la funzionalità. Così è stato per la linea Professional che comprende pentolame in<br />

acciaio inox 18/10 certificato e garantito per il contatto alimentare. Il fondo in triplo<br />

strato è adatto a tutti i sistemi di cottura, le maniglie offrono una presa immediata<br />

e sicura, la forma cilindrica aiuta lo stivaggio, la finitura esterna, satinata con fascia<br />

lucida, arricchisce i pezzi con un tocco di signorilità.<br />

g www.pinti.it


uffoni<br />

La pentola di rame è da considerare la “regina delle pentole” poiché, grazie alla sua<br />

eccezionale conduttività di calore, permette la perfetta regolazione della temperatura<br />

e diviene indispensabile per la realizzazione di pietanze a lunga cottura, per cotture<br />

delicate, per la “cottura di riduzione” e per i laboratori di pasticceria. Le pentole<br />

in rame ruffoni sono realizzate con rame puro di prima fusione e con uno spessore<br />

adeguato (da 1,5 millimetri nel caso di padelle, fino a 2 o 3 millimetri nel caso di<br />

pentole e casseruole). La stagnatura è realizzata manualmente su fuoco con l’utilizzo<br />

di un tampone e lo stagno utilizzato deve essere di purezza eccezionale e assolutamente<br />

certificato. Possiedono inoltre una buona rivettatura dei manici ottenuta<br />

con rivetti in acciaio inox di forte sezione e testa bombata. Le manicature possono<br />

essere in ottone fuso in terra o in ferro forgiato.<br />

g www.ruffoni.it<br />

sambonet paderno industrie<br />

Ideali per ogni tipo di cottura e per ogni supporto termico, inclusa l’induzione, le<br />

nuove padelle antiaderenti Paderno sono sempre più performanti. grazie al compatto<br />

film ceramico che riveste la superficie interna, le padelle sono più resistenti ai<br />

graffi e, grazie al colore bianco, facilitano il controllo della cottura e della quantità di<br />

condimenti utilizzati. Con pochissimi grassi o liquidi è possibile ottenere preparazioni<br />

croccanti e ben cotte, senza disperdere alcuna sostanza nutritiva degli alimenti. In<br />

alluminio forgiato, dotate di un manico o di due maniglie, le padelle e i tegami sono<br />

proposti nei formati 20/24/28/32/36 centimetri di diametro.<br />

g www.sambonet.it<br />

sul piatto di portata. e nel brodo di cottura si può aggiungere<br />

un altro pesce. Inoltre si può usare per affumicare.<br />

Le padelle hanno forma circolare (o ovale per il pesce) con<br />

un solo manico di lunghezza pari al suo diametro. Sono<br />

dotate di sponde basse e tondeggianti e di un fondo largo<br />

e piatto con gli angoli arrotondati. Sono ideali per friggere,<br />

rosolare e saltare. tutte tecniche di preparazione rapide, per<br />

via degli elevati gradi che si raggiungono. Per questo sono<br />

costruite in materiali ottimi conduttori di calore, che garantiscono<br />

una cottura senza sbalzi di temperatura. Se le sponde<br />

delle padelle sono alte circa dieci centimetri, il nome<br />

corretto è sauteuse, in francese (non esiste traduzione in<br />

italiano), perfette per saltare tutto, soprattutto la pasta.<br />

Padelle particolari sono le crêpière, quelle per le castagne,<br />

dotate di un fondo bucherellato, e quelle per la paella, con<br />

bordi svasati piuttosto alti e con due maniglie.<br />

Le casseruole possono avere il fondo rotondo (anche ovale,<br />

ma in questo caso la distribuzione del calore non è ottimale)<br />

ma la loro altezza è sempre inferiore al diametro. Si può<br />

dire che sono una via di mezzo tra la pentola e la padella.<br />

Le casseruole si dividono in tre tipi: quella fonda, la cui<br />

altezza è maggiore della metà del diametro, ottima per la<br />

preparazione di salmì, spezzatini, stufati, risotti, carni o verdure<br />

in umido; la mezzo fonda, di altezza uguale alle metà<br />

del diametro, da usare per glassare carni o verdure; e quella<br />

bassa, di altezza inferiore alla metà del diametro, che è<br />

detta anche “rondò” o tegamino basso, ideale per la cottura<br />

delle scaloppine e dei filetti. Si usano per tutte le preparazioni<br />

che richiedono una bassa evaporazione del contenuto<br />

in rapporto alla capacità: sono quindi perfette per i sughi, le<br />

salse e le cotture in umido. Di regola le casseruole sono accompagnate<br />

da un coperchio. Le più piccole hanno un solo<br />

manico mentre quelle grandi ne hanno due. Possono essere<br />

progettate per cotture specifiche come i polsonetti (o bastardelle),<br />

semisferici, con le pareti alte e il fondo bombato,<br />

ideali per la cottura a bagnomaria.<br />

Diverse sono le aziende che forniscono pentole, casseruole<br />

e padelle ad uso professionale. ogni azienda ha una sua<br />

“anima” che si riflette nella linea di prodotti che commercializza.<br />

Individuarla può aiutare nella scelta di questi utili<br />

strumenti di lavoro.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 81


CoMe SI FA / A CurA DeLLA reDAzIone, Foto DI MAnueLA VAnnI<br />

IL FonDo<br />

bruno<br />

Il fondo di carne è un emblema, anzi l’emblema, della grande<br />

cucina classica francese. è la base delle loro salse da<br />

sempre e questo procedimento lo si ritroverà in seguito nei<br />

trattati italiani. “Il cuoco piemontese” perfezionato a Parigi<br />

(1766) ha un intero capitolo dedicato alle salse che, in gran<br />

parte, hanno come base proprio il fondo bruno.<br />

Prepararlo richiede tanta pazienza. un fondo di carne<br />

degno di questo nome si ottiene solo mediante laboriose<br />

e complesse operazioni preliminari, ma il risultato finale<br />

determina il successo dei piatti. Si ricava dalla rosolatura<br />

e cottura prolungata di ossa, carne e verdure. è una salsa<br />

scura e densa dall’aroma robusto, ideale per bagnare spezzatini,<br />

carni brasate e ragù, oppure per essere usata come<br />

base per preparare altre salse.<br />

ne esistono diverse versioni più o meno lunghe. Il “Pellaprat”,<br />

la Bibbia che ogni chef dovrebbe avere sempre a<br />

portata di mano, descrive una procedura che è lunga più di<br />

sei ore. Che però non è nulla in confronto ai cinque giorni<br />

necessari allo chef Matias Perdomo per preparare il suo<br />

fondo bruno di vitello. Dopo tre giorni di cottura e due di<br />

riduzione, il suo fondo è già pronto all’uso, ristretto e denso<br />

al punto giusto. è un aspetto da tenere in considerazione<br />

per chi, come lui, non ha una brigata sterminata in cucina<br />

e, tantomeno, ha la disponibilità di uno chef saucier. Matias<br />

lo prepara circa ogni due settimane. Il procedimento è<br />

lento ma, esclusa la prima ora in cui la preparazione deve<br />

essere seguita con estrema attenzione, il resto del tempo<br />

può essere tranquillamente dimenticato sul gas a sobbollire<br />

lievemente.<br />

Prima di vedere passo passo come si prepara, Matias ci<br />

tiene a sottolineare alcuni aspetti da non sottovalutare se<br />

si vuole ottenere un buon prodotto finale. Per prima cosa<br />

bisogna fare attenzione a mantenere sempre le giuste<br />

proporzioni tra gli ingredienti. La componente principale è<br />

composta dalle ossa (stinchi e ginocchia), ricche di collagene:<br />

regalano la giusta densità al fondo. Metà del quantitativo<br />

delle ossa deve essere poi costituito da ritagli di carne<br />

perché regalano sapore e danno rotondità al tutto. Infine,<br />

circa il 10% del peso generale di ossa e carne deve essere<br />

costituito da verdure: non di più. è poi un grosso errore<br />

tostare tutto assieme perché ossa, carne e verdure hanno<br />

necessariamente tempi di cottura differenti.<br />

ingredienti per 3 litri di fondo bruno<br />

10 kg di ossa di vitello<br />

5 kg di ritagli di carne (controfiletto, girello, etc.)<br />

800 g di cipolla<br />

300 g di sedano<br />

300 g di carote<br />

50 g di doppio concentrato di pomodoro<br />

olio extravergine di oliva<br />

82 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


Disporre le ossa e i ritagli di<br />

carne su placche differenti<br />

(si possono ricoprire le placche<br />

con carta oleata come<br />

in questo caso, oppure, per<br />

un fondo ancora più saporito,<br />

lasciare gli ingredienti a<br />

contatto diretto con il metallo),<br />

e passarle in forno caldo<br />

a 180°C. Le ossa dovranno<br />

tostare in media 50 minuti,<br />

la carne 30 minuti, ma<br />

dipende dalla grandezza dei<br />

ritagli e delle ossa, comunque<br />

al massimo 10 minuti<br />

in più. Tagliare a metà le<br />

cipolle e distribuirle su una<br />

piastra rovente. Ricordare<br />

di premerle di tanto in tanto<br />

e di sollevarle leggermente<br />

con una spatola per controllare<br />

il grado di tostatura.<br />

Quando la superficie sarà<br />

ben abbrustolita, spegnere<br />

la piastra. Scaldare 1 giro<br />

abbondante di olio in una<br />

pentola da 100 litri. Unire il<br />

sedano e le carote mondate<br />

e tritate grossolanamente e<br />

farle stufare per 5 minuti.<br />

Aggiungere il concentrato<br />

di pomodoro, poi alzare la<br />

fiamma e fare rosolare bene<br />

il tutto per alcuni minuti,<br />

mescolando in continuazione<br />

per evitare che le verdure<br />

brucino. Questa rosolatura<br />

contribuisce a togliere l’acidità<br />

del pomodoro. Sfumare<br />

con poca acqua…e unire le<br />

cipolle abbrustolite.<br />

Estrarre la carne dal forno e<br />

aggiungerla alle verdure. Deglassare<br />

il fondo della plac-<br />

ca… e versarlo nella pentola<br />

assieme alla carta oleata fino<br />

a quando tutte le crosticine<br />

nere molto saporite non si<br />

saranno staccate. Poi togliere<br />

la carta oleata e gettarla<br />

via. A tostatura ultimata,<br />

estrarre anche le ossa dal<br />

forno e gettarle nella pentola<br />

assieme al loro fondo<br />

deglassato con poca acqua<br />

e alla loro carta oleata. Dopo<br />

aver gettato via anche la<br />

carta oleata dalle ossa ormai<br />

ripulita, coprire a filo di acqua<br />

(in tutto ci vorranno circa 70<br />

litri), portare a bollore e lasciare<br />

sobbollire dolcemente<br />

coperto per 48 ore. Al terzo<br />

giorno, spegnere, filtrare il<br />

fondo, che si sarà ridotto a<br />

circa 20 litri, abbatterlo e<br />

sgrassarlo. Rimettere la salsa<br />

sul fuoco e lasciarla ridurre<br />

ancora a fuoco dolcissimo<br />

per 2 giorni. Ma se si vuole<br />

una salsa meno concentrata,<br />

fermare la cottura dopo 1<br />

giorno.<br />

Alla fine si ottengono circa<br />

3 litri di fondo bruno, denso<br />

e scuro. Che può essere<br />

utilizzato subito, oppure<br />

abbattuto a 3°C, distribuito<br />

in sacchetti per il sottovuoto<br />

e conservato in frigorifero,<br />

dove si mantiene per 1 mese,<br />

o in freezer, dove dura circa<br />

6 mesi.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 83


ProBLeMI e SoLuzIonI / A CurA DI ALLAn BAY, Foto DI MAnueLA VAnnI<br />

LA MIA SALSA<br />

agrodolce<br />

L’altro giorno nella lista delle vivande di un ristorante ambizioso vedo scritto: in agrodolce. Adoro il gusto agrodolce, ordino:<br />

nella preparazione avevano aggiunto 1 cucchiaio di aceto balsamico e 1 di zucchero di canna. Bah, succede. è stato comunque<br />

lo spunto per dare la “mia” ricetta di salsa agrodolce, universale (o quasi) nel senso che si abbina con tutto, anche col<br />

pane tostato. è una (ampia) rivisitazione delle salse di frutta di Mastro Martino, mitico cuoco, il più grande che l’Italia (anche<br />

se era svizzero ticinese…) abbia mai avuto, vissuto nella seconda metà del xV secolo, che scrisse uno dei più moderni ricettari<br />

dell’epoca: il Libro de arte coquinaria. Da leggere e rileggere, si trovano infiniti spunti.<br />

Per circa 200 g di salsa. Prendere 150 g di frutta essiccata (albicocche, datteri, prugne e uvetta sono canonici, aggiungere<br />

quello che si desidera). Ammollare albicocche e uvetta in acqua tiepida per 20 minuti poi scolarle, strizzarle e tritarle a pezzi<br />

più o meno grandi secondo il proprio gusto; prugne e datteri basta spezzettarli. tostare in un padellino 20 g di pinoli e spezzettarli<br />

o lasciarli interi, a piacere. Versare 40 g di zucchero di canna in un pentolino e farlo caramellare a fuoco bassissimo,<br />

mescolando con una piccola frusta. Aggiungere 2 dl di aceto (io amo quello di cocco, poco intrusivo, ma si può usare quello<br />

che si vuole, meglio se delicato) nonché qualche fettina di zenzero fresco. Proseguire fino ad avere un composto quasi<br />

sciropposo, poi unire la frutta tritata e i pinoli spezzettati. Cuocere ancora per 5’, sempre mescolando: alla fine l’aceto deve<br />

essere quasi del tutto evaporato. regolare infine di sale e aromatizzare con 1 pizzicone di garam masala, cioè una miscela<br />

di spezie non piccanti, altrimenti con noce moscata grattugiata, cannella in polvere, chiodi di garofano pestati. A piacere, si<br />

può trasformare la salsa agrodolce in una sorta di mostarda, aggiungendo alla fine poche gocce di estratto di senape.<br />

84 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


LA SALSA<br />

pearà<br />

La pearà, che in dialetto veneto significa “pepata”, è una salsa ideale per accompagnare la carne di manzo bollita o arrostita.<br />

È una salsa semplice e “intelligente”, come devono essere le salse per definizione, perché permette di nobilitare il midollo<br />

di bue che di solito, ossibuchi a parte, non viene molto impiegato nella cucina moderna. Ça va sans dire che il midollo<br />

deve appartenere a un ottimo manzo - diciamo lo stesso animale usato in cottura.<br />

Ecco come preparare circa 500 g di salsa. Dal macellaio che rifornisce la carne farsi tagliare il femore per il senso della lunghezza.<br />

Con un cucchiaio estrarre il midollo, mentre con le ossa ormai vuote e le verdure canoniche (cipolle, carote, sedano<br />

verde, mazzetto guarnito) preparare un brodo. Sciogliere in una casseruola (meglio se antiaderente) 50 g di burro e 100<br />

g di midollo di bue tritato. Amalgamarvi 300 g di pangrattato leggermente tostato, mescolando con cura. Versare a filo<br />

abbastanza brodo bollente, fino a far raggiungere al composto la consistenza di una “pappetta per galline”. Proseguire la<br />

cottura (coperto) a fuoco molto basso per circa 1 ora, aggiungendo altro brodo, qualora dovesse asciugare troppo. Regolare<br />

di sale e di abbondante pepe.<br />

A piacere, è possibile dare alla salsa un accento ancora più piccante ma fresco, sostituendo il pepe con cren appena grattugiato<br />

e diluito con poco aceto di mele. Si serve calda.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 85


ProBLeMI e SoLuzIonI / A CurA DI ALLAn BAY, Foto DI MAnueLA VAnnI<br />

LA CIPoLLe<br />

seccHe<br />

Milly Callegari, un’amica farmacista che sta scrivendo un libro sulle essenze e sul come prepararsele facilmente in cucina, mi<br />

ha raccontato delle virtù delle cipolle secche, polverizzate o ridotte in scaglie, e di come siano ingredienti miracolosi. Va da<br />

sé, il giorno dopo le ho fatte. e ho scoperto che sono proprio buone. ne basta un pizzico su un risotto o sopra una carne<br />

grigliata o un pesce al vapore per profumare intensamente il piatto, aggiungendo un po’ di brio. Il sapore dolce di cipolle<br />

arrostite stuzzica l’appetito.<br />

Prepararle è molto semplice. Per 200 g circa di polvere di cipolle. Disporre 5 o 6 cipolle dorate su una teglia coperta con sale<br />

grosso. Passarle in forno a 250°C per 1 ora (finché non sono ben cotte), levarle dal forno, lasciarle intiepidire e sbucciarle.<br />

Poi spezzettarle, a seconda dell’uso che se ne farà. eliminare dalla teglia il sale grosso (che profuma di cipolla e basta, quindi<br />

può essere ancora utilizzato) e farle disidratare in forno a 60°C per tutta una notte. Alla fine pestare le cipolle oramai secche<br />

in un mortaio, ottenendo una polvere, o spezzettarle meno finemente, se si preferisce.<br />

Si conservano in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, al riparo dalla luce diretta per circa 1 settimana. Volendo si conservano<br />

anche più a lungo, ma l’aroma tende a svanire.<br />

86 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


un MoDo Per<br />

intenerire le seppie<br />

Questa tecnica per intenerire le grosse seppie mi è stata ispirata da una ricetta del caro Marcello Trentini, chef neo stellato,<br />

carismatico e creativo patron del Magorabin di Torino.<br />

Una fase della preparazione delle sue ottime tagliatelle di seppia scottate col brodo, secondo la tecnica giapponese yubiki<br />

(vedi Grandecucina 3 del 2009), prevede il congelamento in abbattitore dei suddetti celafopodi. Lo scopo è di rendere<br />

tenera la carne sempre troppo gommosa delle seppie di grosse dimensioni. Come e perché accada tutto questo è molto<br />

semplice (ed è anche il motivo per cui si consiglia di congelare sempre le seppie prima di cuocerle): la bassissima temperatura<br />

congela l’acqua contenuta nelle cellule, che aumenta di volume, rompendo le membrane cellulari. Decongelando le<br />

seppie, l’acqua si scioglie lasciando un vuoto all’interno di ogni cellula rotta: al microscopio si riuscirebbero a vedere tanti<br />

buchini. Il risultato è un prodotto cedevole e morbido, pronto per essere utilizzato in una qualsiasi preparazione, cotto per<br />

pochi istanti, ma anche gustato al naturale.<br />

Ecco come procedere. Pulire e mondare le seppie, metterle in uno stampo rettangolare, pressarle con un peso per evitare<br />

che si arriccino e congelarle in abbattitore. Quando sono ben congelate, recuperare la “mattonella” di seppie e riportarle in<br />

temperatura. Tagliarle a listarelle e usarle come si preferisce.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 87


MAnI In PAStA<br />

cannellone<br />

sfogliato<br />

Con CICorIe e CeCI,<br />

SALSA AL SeSAMo<br />

e VerDure<br />

InVernALI StuFAte<br />

rICette DI roBerto CArCAngIu<br />

Foto DI VInCenzo<br />

e MAtteo LonAtI<br />

Si ringrazia per il supporto tecnico Cast Alimenti<br />

92 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Per la pasta all’uovo sfogliata (per kg<br />

50, ma ne occorrono g 50): 33,333 kg<br />

di farina “00” Pasta d’oro® Molino Pasini<br />

Linea Pasta Fresca “Farina del Mio<br />

Sacco”; 3,333 kg di olio extravergine<br />

d’oliva; 3,75 kg di tuorlo d’uovo; 9,167<br />

kg di acqua calda.<br />

Per il ripieno: 80 g di ceci cotti; 400 g<br />

di cicoria; 150 g di ricotta; 30 g di pecorino<br />

sardo; 15 g di olio extravergine<br />

d’oliva al basilico; 3 g di sale e pepe; 5<br />

g di scalogno rosso.<br />

Per la salsa al sesamo: 60 g di sesamo<br />

tostato; 400 g di brodo vegetale; tè<br />

early grey; 40 g di patate; sale q.b.<br />

Per la finitura dei cannelloni: 20 g di<br />

tuorlo d’uovo; 20 g di burro.<br />

Per le verdure: 48 g di zucca gialla;<br />

48 g di sedano rapa; 48 g di carota;<br />

48 g di porri; 3 g di sale e pepe; 8 g di<br />

aglio; 30 g di olio extravergine d’oliva;<br />

5 g di basilico.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la pasta all’uovo sfogliata<br />

In una planetaria mescolare, nell’ordine,<br />

farina, olio extravergine d’oliva,<br />

tuorlo d’uovo e acqua a 45°C. Lavorare<br />

per 6-7 minuti e lasciar riposare<br />

sottovuoto per un’ora. tirare la sfoglia<br />

a 0,9 mm di spessore, 8 cm di lunghezza<br />

e 6,5 cm di larghezza.<br />

Per il ripieno, cuocere in acqua i ceci<br />

ammollati la sera precedente per circa<br />

2 ore e mezza. Sbianchire la cicoria in<br />

acqua bollente con 40 g di sale per<br />

litro di acqua. raffreddare, strizzare<br />

e tritare a coltello grossolanamente.<br />

Stufare lo scalogno in olio, aggiungere<br />

i ceci e la cicoria. Bagnare con il<br />

brodo vegetale e cuocere per circa 15<br />

minuti. Lasciare raffreddare. Mescolare<br />

il pecorino grattugiato con le erbe e<br />

la ricotta. Farcire i rettangoli di pasta<br />

con circa 15 g di ripieno cadauno,<br />

arrotolare e pennellare con il tuorlo<br />

d’uovo.<br />

Per la salsa al sesamo, stufare in un<br />

filo d’olio le patate e il sesamo tostato.<br />

Bagnare con il brodo. Portare a ebollizione.<br />

Aggiungere quindi la bustina<br />

di tè e lasciare in infusione per circa<br />

2 minuti. Levare e regolare di sale. A<br />

cottura avvenuta, passare la salsa di<br />

sesamo al frullatore.<br />

Per le verdure, lavare e pelare carote,<br />

porri, sedano rapa e zucca. tagliare<br />

tutte le verdure a julienne della lunghezza<br />

di 11 cm. Sbianchire in acqua<br />

bollente salata. Saltare in padella con<br />

olio caldo, basilico a julienne e aglio in<br />

camicia.<br />

Per la finitura e presentazione, sistemare<br />

i cannelloni in una teglia e gratinarli<br />

in forno. Porre in fondo al piatto<br />

la salsa, a seguire, una forchettata di<br />

verdure e, sopra, i cannelloni.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 93


CreAtIVItÀ / gianni tota<br />

entrambi affondano le radici nella generosa terra di<br />

Puglia. Comunicando al mondo con vero carisma.<br />

L’uno grazie al suo carattere eclettico e volitivo.<br />

L’altra grazie al suo autentico Spirito Contadino. Sono lo<br />

chef brindisino gianni tota, coordinatore tecnico di settore<br />

e responsabile dei laboratori del Centro di Formazione<br />

Professionale galdus di Milano, protagonista di tanti cooking<br />

show in giro per il Paese, nonché consulente per la ristorazione<br />

di alberghi top; e l’azienda della famiglia De Palma,<br />

con sede nel Foggiano, a Borgo tressanti. La cui specialità è<br />

quella di produrre verdure surgelate di qualità e dalla solida<br />

identità. Che hanno così incontrato la creatività di cuoco<br />

gianni, lasciandosi sublimare in ricette capaci di esprimere<br />

al massimo naturalità e genuinità. “Quando sento al telefono<br />

Antonio gervasio gli chiedo sempre quali profumi<br />

si sentano dalle sue parti”, confessa tota, che si è trovato<br />

subito in sintonia con il portavoce della pugliese maison.<br />

nei cui prodotti si riscoprono tutti i valori, i profumi e i<br />

sapori della memoria e della tradizione. e il merito va a orti<br />

coltivati nel severo <strong>rispetto</strong> per i ritmi terreni e la stagionalità<br />

e a una cura meticolosa che va dalla semina alla raccolta,<br />

dalla mondatura alla lavorazione finale. Per ortaggi gustosi<br />

e salutari, teneri e semplici da utilizzare. Che si svelano in<br />

un taglio elegante e preciso, in modo tale da velocizzare i<br />

94 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

eSSenzA<br />

country<br />

cHic<br />

Lo CHeF gIAnnI totA rIeLABorA<br />

Le VerDure VerACI DI SPIrIto ContADIno.<br />

Per unA ProPoStA MeDIterrAneA<br />

CHe renDe onore A trADIzIone,<br />

trASPArenzA e PrAtICItÀ<br />

A CurA DeLLA reDAzIone; Foto DI PAoLo PICCIotto


tempi di preparazione e di presentazione nel piatto. Vedi<br />

i funghi cardoncelli, belli e raffinati nei loro toni bruniti; gli<br />

spicchi di carciofini, privati sia del gambo sia della barba;<br />

e le cime di rapa, di cui sono valorizzate solo le “punte”<br />

(senza le foglie). e che dire dei soffici fiori di zucca? Che<br />

sono raccolti al mattino presto, ancora aperti. Per facilitarne<br />

l’eventuale farcitura. Mentre la cicoriella selvatica della<br />

“Produzione riservata” si esprime in tutta la sua delicata<br />

amaroticità e la borragine si veste di una crosta di farina di<br />

grano (dei campi di proprietà), virtuosa di fragrante leggerezza.<br />

Il tutto surgelato col metodo IQF (Individually Quick<br />

Frozen), che consente di consumare la giusta quantità di<br />

prodotto (per pochi o molti commensali), mantenendone<br />

inalterate peculiarità organolettiche e nutrizionali.“nei piatti<br />

quello che manca a volte è la musica, ma questi ortaggi<br />

danno vita a una vera sinfonia, sposando a meraviglia altri<br />

ingredienti”, commenta gianni tota, che al galdus lavora al<br />

fianco del presidente (e direttore d’orchestra) Diego Montrone.<br />

A conferma della versatilità delle verdure di Spirito<br />

Contadino. Pronte a rispondere ai diktat di filiera corta,<br />

integrità, sostenibilità e affidabilità della fornitura. Perché il<br />

sano assaporare possa durare tutto l’anno.<br />

g www.spiritocontadino.com<br />

g www.galdus.it


CreAtIVItÀ / gianni tota<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

ricotta fresca vaccina g 300<br />

uova fresche 2<br />

Formaggio grattugiato g 125<br />

Cicoriella Selvatica di Campo Spirito<br />

Contadino<br />

Farina “00” 1 cucchiaio<br />

Pangrattato 1 cucchiaio<br />

olio extravergine di oliva<br />

Aglio<br />

Sale<br />

Burro g 50<br />

Mandorle pelate g 50<br />

MALFAttI DI VogHerA<br />

Con CICorIeLLA<br />

SeLVAtICA<br />

PROCEDIMENTO<br />

Mescolare la ricotta con le 2 uova, il formaggio grattugiato, un cucchiaio di farina, un cucchiaio di pangrattato e la cicoriella<br />

selvatica saltata e tritata al coltello. Impastare, formare delle quenelle e cuocerle in un tegame basso e largo.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Saltare in padella la cicoriella con olio extravergine di oliva, poco aglio e un pizzico di sale. Servire i malfatti conditi con burro<br />

fuso e mandorle tostate.<br />

CICORIELLA SELvATICA DI CAMPO SPIRITO CONTADINO<br />

Fa parte della “Produzione riservata” di Spirito Contadino e viene esaltata in una ricetta capace di far incontrare Lombardia<br />

e Puglia in una rilettura campagnola dei tipici malfatti di Voghera. un piatto rustico e raffinato al tempo stesso, in cui le<br />

nuance amarotiche della cicoriella sposano la delicata dolcezza della ricotta vaccina e il profumo delle mandorle tostate.<br />

96 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 97


CreAtIVItÀ / gianni tota<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Farina “00” g 300<br />

uova fresche 3<br />

Sale 1 pizzico<br />

nero di seppia 1 bustina<br />

olio extravergine di oliva<br />

Aglio<br />

Sale<br />

Pepe<br />

triglie fresche 8<br />

Spicchi di Carciofini<br />

Spirito Contadino g 200<br />

Spicchio d’aglio 1<br />

Pomodorini di Pachino 10<br />

rAVIoLo APerto<br />

Con trIgLIe<br />

e CArCIoFI<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per il raviolo aperto. Preparare la pasta all’uovo classica e i tagliolini al nero di seppia. Da stendere e poi tirare sulla pasta<br />

“gialla”, in modo tale da ottenere delle righe decorative. ricavare dei quadrati di pasta, sbollentarli e porli in uno stampo tondo<br />

di silicone. Per il ripieno. Far saltare in padella gli spicchi di carciofini con aglio, olio extravergine di oliva e un pizzico di<br />

sale e pepe. unirvi qualche pomodorino di Pachino e le triglie spinate e sfilettate (tenendone da parte 2). riempire il raviolo<br />

aperto e passare in forno a 170°C per 5-6 minuti.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Comporre i piatti, aggiungendo i filetti di triglia precedentemente tenuti da parte e scottati in padella 2 minuti per parte.<br />

SPICChI DI CARCIOfINI SPIRITO CONTADINO<br />

una ricetta all’insegna della tenerezza, della terra e del mare. Le triglie infatti incontrano il sapore dolce e delicato di spicchi<br />

di carciofini privi sia del gambo che della barba interna. Per un utilizzo pratico e veloce.<br />

98 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 99


CreAtIVItÀ / gianni tota<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Quaglie 8<br />

Pancetta tesa 16 fettine<br />

gambo di sedano 1<br />

Carota 1<br />

Cipolla 1<br />

Vino bianco 1 bicchiere<br />

Farina di polenta g 250<br />

Funghi Cardoncelli<br />

Spirito Contadino g 400<br />

olio extravergine di oliva<br />

Aglio<br />

Sale<br />

Pepe<br />

CoStoLettA<br />

DI QuAgLIA<br />

Con PIrAMIDe DI PoLentA e FungHI CArDonCeLLI<br />

PROCEDIMENTO<br />

Disossare le quaglie. Preparare il fondo di cottura con sedano, carote e cipolle. Sfumare col vino bianco, coprire con il brodo,<br />

cuocere per circa 2 ore, filtrare e ridurre. Intanto, preparare la polenta, riporla in uno stampo a piramide in silicone e lasciare<br />

raffreddare. Cuocere le quaglie a bassa temperatura sottovuoto a 75°C a vapore, avvolgerle nella pancetta e rosolarle in<br />

padella 3-4 minuti per parte. Far saltare i funghi con aglio, olio extravergine di oliva e un pizzico di sale e pepe.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Comporre il piatto con la quaglia scaloppata e la polenta scaldata a 180°C per 5 minuti. nappare con il fondo e accompagnare<br />

con i cardoncelli.<br />

fUNGhI CARDONCELLI SPIRITO CONTADINO<br />

tagliati perfettamente a metà e assolutamente privi di acqua, i cardoncelli corredano amabilmente la quaglia. Per un piatto<br />

di terra dalle nuance brunite. non dimenticando che i funghi sono ideali pure in abbinata col pesce.<br />

100 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 101


CreAtIVItÀ / gianni tota<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Coscette posteriori di coniglio 4<br />

Pancetta tesa 8 fettine<br />

gambo di sedano 1<br />

Carota 1<br />

Cipolla 1<br />

Vino bianco 1 bicchiere<br />

Spezie miste: timo, maggiorana, salvia<br />

e rosmarino<br />

Senape in grani 1 barattolino<br />

rotolo di pasta fillo 1<br />

Panna fresca da cucina 1 bicchiere<br />

Foglie di Borragine in Crosta di Farina<br />

di grano Spirito Contadino 12<br />

ConIgLIo<br />

In PorCHettA<br />

Con SenAPe ruStICA e BorrAgIne CroCCAnte<br />

PROCEDIMENTO<br />

Disossare le cosce di coniglio. Condire l’interno con le erbe tritate (timo, maggiorana, salvia e rosmarino), rivestire con la<br />

pancetta, avvolgere formando un rotolo e cuocere sottovuoto a 75°C al cuore. Preparare un fondo di cottura con sedano,<br />

carote e cipolle. rosolare il coniglio, sfumare con il vino bianco e togliere dalla padella, dove vanno aggiunti la senape in<br />

grani, una parte del fondo di cottura e un po’ di panna, fino ad ottenere una salsa cremosa.<br />

Per il cestino di pasta fillo. Mettere in stampi di silicone (o monoporzione di alluminio) 4 strati di pasta fillo imburrati e cuocere<br />

5 minuti a 5°C.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Friggere le foglie di borragine in crosta di farina di grano, scaloppare il coniglio e comporre il piatto. nappare con la salsa e<br />

servire la borragine nel cestino di pasta fillo.<br />

BORRAGINE IN CROSTA DI fARINA DI GRANO SPIRITO CONTADINO<br />

La morbidezza della carne sposa la fragranza della borragine, avvolta da una pastella messa a punto con la farina di grano<br />

dei campi dell’azienda. Il lato croccante del piatto viene esaltato dal cestino di pasta fillo che affianca il coniglio.<br />

102 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 103


CreAtIVItÀ / viviana varese<br />

rItrAttI mediterranei<br />

LA CHeF SteLLAtA VIVIAnA VAreSe SI DILettA FrA DIVIne CreAzIonI. Per rACContAre<br />

L’ItALIAnItÀ In tre PrIMI PIAttI DALLe note tIPICHe e DALLe nuAnCe rAFFInAte<br />

A CurA DeLLA reDAzIone; Foto DI PAoLo PICCIotto<br />

Salernitana di nascita e milanese d’adozione, ha ancora<br />

il sole di Maiori negli occhi. è la chef Viviana Varese,<br />

astro Michelin di Alice, ristorante che sguazza felice<br />

non lontano da Porta romana. un’isola mediterranea<br />

nel bel mezzo della città, al cui successo concorre pure la<br />

presenza di una maître sommelier come Sandra Ciciriello:<br />

origini pugliesi e una lunga esperienza maturata fra i banchi<br />

e i banconi del meneghino Mercato Ittico. “Siamo partite dal<br />

nulla, ma con forza e tenacia abbiamo costruito il mondo di<br />

Alice”, spiega Sandra, capace di star tanto dietro le quinte<br />

quanto sulla ribalta del teatro stellato animato da Viviana.<br />

Vivace e versatile interprete di pietanze radiose e gustose,<br />

in grado di onorare i frutti del Mare nostrum. non dimenticando<br />

l’orto e la campagna e pescando sempre il meglio<br />

targato Made in Italy. Come accade nei piatti narrati nel<br />

104 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

volume “Alice e le meraviglie del pesce” by giunti editore,<br />

summa di quaranta ricette dall’anima raggiante, ma anche<br />

di aneddoti, curiosità, suggerimenti e consigli. Su come<br />

selezionare, acquistare, conservare e pulire i figli dell’onda<br />

e della sabbia. In queste pagine invece, madame Varese,<br />

presenta tre portate che fanno di tipicità virtù e di eleganza<br />

filosofia. Partendo da piccoli capolavori di pasta che vanno<br />

sotto il nume tutelare di Divine Creazioni, linea esclusiva<br />

firmata Surgital, azienda ravennate che sublima l’arte delle<br />

“azdore”, ovvero quella di tirar la sfoglia, in un prodotto<br />

d’eccellenza. Forte del condensare sapienza artigianale, ingegno<br />

imprenditoriale e innovazione tecnologica in appetitosi<br />

pezzi unici. Visibilmente diversi l’uno dall’altro. Complici<br />

macchine per la lavorazione progettate e realizzate in esclusiva<br />

per la maison; metodo di surgelazione IQF (Individually


Quick Frozen), che consente di prelevare sempre la quantità<br />

necessaria; nonché confezioni (richiudibili dopo l’apertura)<br />

che assicurano una perfetta integrità dei prodotti e<br />

vantano un peso contenuto (due chilogrammi al massimo).<br />

Per una migliore praticità di utilizzo.<br />

non da ultimi gli ingredienti, naturalmente di qualità. A partire<br />

dalle otto uova per ogni chilo di semola di grano duro,<br />

che regalano un colore dorato alla pasta, sino ai ripieni, che<br />

rendono onore alla tradizione tricolore.<br />

Come accade negli Scrigni con burrata di Puglia, quadrata<br />

e morbida novità della casa, insieme ai Balanzoni con<br />

ricotta e prezzemolo e agli Scrigni ai funghi porcini. e come<br />

succede pure nei raviolotti al pecorino di Pienza e pinoli,<br />

esaltati dalla delicatezza del carciofo (crudo, in crema e alla<br />

griglia), dall’aromaticità della menta fresca e dall’amaroticità<br />

della liquirizia. un parterre appetitoso quello delle Divine<br />

Creazioni, a cui si aggiungono i Castelmagni, i Fossatelli del<br />

rubicone (con formaggio di fossa di Sogliano Dop), i Quadrelli<br />

con chianina e cardoncelli, i Bauletti ripieni all’astice<br />

e i Panciotti con cappesante e gamberi dei mari del nord.<br />

Che Viviana impreziosisce di agrumate nuance, grazie alla<br />

salsa e alle zeste d’arancia. Per un tocco da maestro. Anzi,<br />

da maestra.<br />

g www.surgital.com<br />

g www.aliceristorante.it<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 105


CreAtIVItÀ / viviana varese<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Scrigni con burrata di Puglia Divine<br />

Creazioni 20<br />

Burrata fresca g 50<br />

Cime di rapa pulite kg 1<br />

Spicchi d’aglio 2<br />

ricci di mare freschi g 500<br />

rapa bianca 1<br />

Peperoncino 1/2<br />

zeste di limone candite q.b.<br />

olio extravergine d’oliva q.b.<br />

PugLIA: SCrIgnI Con<br />

BurrAtA DI PugLIA, CIMe<br />

DI rAPA e rICCI DI MAre<br />

PROCEDIMENTO<br />

Pulire i ricci e conservare il corallo in una ciotola. Pulire le cime di rapa e separare le foglie grandi. tagliare la rapa con una<br />

mandolina, farla bollire in acqua salata per 1 minuto e lasciarla raffreddare in acqua e ghiaccio. Far bollire le foglie di cima per<br />

2 minuti e metterle a raffreddare in acqua e ghiaccio. Far bollire le cime di rapa per 1 minuto e lasciarle raffreddare. In una<br />

padella, preparare un soffritto con uno spicchio d’aglio in camicia e il peperoncino. Soffriggere le foglie di cima per 3 minuti,<br />

frullare il tutto e, se necessario, aggiungere acqua, aggiustando di sale. tenere in caldo. Preparare un altro soffritto con uno<br />

spicchio d’aglio e far saltare velocemente le cime di rapa, aggiungendo un mestolo di acqua. Cuocere la pasta molto al dente<br />

e versarla nella padella con le verdure, per proseguire la cottura.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Distribuire nel piatto la salsa di foglie di cima, i ricci, la rapa e poi la pasta con le cime di rapa. Decorare con zeste di limone<br />

candito.<br />

SCRIGNI CON BURRATA DI PUGLIA DIvINE CREAzIONI<br />

Hanno una forma quadrata e un ripieno che contempla burrata pugliese, ricotta e olio extravergine d’oliva. una tipicità intrinseca<br />

esaltata da una cornice di ingredienti autenticamente regionali quali le cime di rapa e i ricci di mare. Per un primo piatto<br />

radicato nella terra ma dalla forte spinta ittica.<br />

106 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 107


CreAtIVItÀ / viviana varese<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Panciotti con cappesante e gamberi<br />

dei mari del nord Divine Creazioni 16<br />

gamberi rossi di Sicilia 8<br />

Cappesante 8<br />

Arance 3<br />

Pomodori ramati 5<br />

olio extravergine d’oliva q.b.<br />

Spicchi d’aglio 2<br />

Finocchietto fresco q.b.<br />

Mirepoix di verdure g 20<br />

zucchero a velo g 5<br />

SICILY: PAnCIottI Con<br />

CAPPeSAnte e gAMBerI<br />

DeI MArI DeL norD<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la salsa d’arancia. Pulire a vivo le arance. Preparare un soffritto col mirepoix di verdure, versarvi le arance e lo zucchero,<br />

cuocere per 5 minuti e frullare il tutto con un minipimer, aggiustando di sale. Per il sugo di pomodoro. Incidere i pomodori,<br />

sbollentarli per alcuni secondi in acqua salata e lasciarli raffreddare in acqua e ghiaccio. Privarli della pelle e dei semi interni<br />

e tagliarli a cubetti. Preparare un soffritto con l’aglio in camicia, versarvi i pomodori, cuocere per 4 minuti, aggiustare di sale<br />

e aggiungere il finocchietto tritato. tenere in caldo. Privare i gamberi del carapace e del filo intestinale. Cuocere la pasta al<br />

dente e, nel frattempo, scottare le cappesante. Passare la pasta nel sugo di pomodoro per 2 minuti.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Adagiare nel piatto i gamberi crudi conditi con olio, sale di Maldon e qualche goccia di salsa d’arancia. Aggiungere la pasta,<br />

il sugo di pomodoro e le cappesante scottate. Decorare con finocchietto, arancia fresca e zeste candite.<br />

PANCIOTTI CON CAPPESANTE E GAMBERI DEI MARI DEL NORD DIvINE CREAzIONI<br />

La loro foggia panciuta cela una farcia preparata con cappesante brasate (di cui viene utilizzato pure il corallo), provenienti<br />

dalla zona sud-est dell’oceano Pacifico, e gamberi dei mari del nord. un ripieno raffinato, valorizzato da una ricetta dai<br />

tratti marcatamente siciliani, vista l’aggiunta dei gamberi rossi isolani, del finocchietto e dell’arancia in diverse e aromatiche<br />

texture.<br />

108 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 109


CreAtIVItÀ / viviana varese<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Carciofi con le spine 10<br />

raviolotti al pecorino di Pienza e pinoli<br />

Divine Creazioni 20<br />

olio extravergine d’oliva q.b.<br />

Menta fresca<br />

Polvere di liquirizia<br />

Spicchi d’aglio 2<br />

IL CArCIoFo e IL<br />

PeCorIno: rAVIoLottI AL PeCorIno<br />

DI PIenzA e PInoLI Con CArCIoFo e LIQuIrIzIA<br />

PROCEDIMENTO<br />

Pulire i carciofi, privandoli delle spine, delle foglie dure e della barba. Cuocere 8 carciofi in acqua bollente leggermente salata<br />

per 10 minuti. Preparare un soffritto con olio e aglio in camicia, eliminando poi l’aglio. Aggiungere 6 carciofi tagliati in 4 e<br />

farli soffriggere per 4 minuti, regolando di acqua. Passare al setaccio, frullare e aggiustare di sale. ottenendo così una crema,<br />

da mantenere in caldo. Posizionare su una piastra 2 carciofi bolliti e grigliarli. Preparare un’insalatina con 2 carciofi crudi e<br />

condirla con olio extravergine d’oliva e sale. Cuocere la pasta e condirla con l’olio.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Disporre nel piatto la crema di carciofi, la pasta e i carciofi, sia grigliati sia crudi in insalatina. Decorare con menta fresca e<br />

polvere di liquirizia.<br />

RAvIOLOTTI AL PECORINO DI PIENzA E PINOLI DIvINE CREAzIONI<br />

esibiscono una forma a mezzaluna e un bordo elegantemente zigrinato. nascondono, invece, un morbido ripieno al pecorino<br />

di Pienza. Pregiato gioiello caseario qui sublimato in una pietanza che passeggia nell’orto, raccogliendo menta fresca e<br />

carciofi. Proposti in differenti consistenze e temperature e il cui tratto amarotico viene esaltato dalla presenza della polvere<br />

di liquirizia.<br />

110 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 111


CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />

neL gIArDIno DI oKabe<br />

AMore Per IL BeLLo e rICerCA DeLL’eCCeLLenzA gAStronoMICA. ALL’InSegnA DeLLA<br />

CuLturA gIAPPoneSe e StrIzzAnDo L’oCCHIo ALLA MoVIDA MILAneSe. Con IL FInger’S<br />

gArDen Lo CHeF roBerto oKABe CoMPLetA LA SuA oFFertA In CIttÀ e ConSoLIDA IL<br />

SuCCeSSo e LA notorIetÀ DI unA PreCISA FILoSoFIA DI CuCInA<br />

A CurA DeLLA reDAzIone; Foto DI PAoLo PICCIotto<br />

L’incontro tra le persone è dove tutto ha inizio: recita<br />

così l’iscrizione sulla pietra al centro del locale<br />

che roberto okabe inaugurò a Milano, otto anni fa,<br />

insieme al calciatore Clarence Seedorf. un antico proverbio<br />

giapponese che vuole essere oggi testimonianza del<br />

successo di quell’incontro, della comunione di intenti, della<br />

felice condivisione di un’idea. Affermatasi, consolidatasi,<br />

ampliatasi fino a diventare un brand capace di fondere alta<br />

cucina, arte, design e le delicate atmosfere della cultura<br />

nipponica.<br />

“Hardware giapponese, software brasiliano”. La definizione<br />

è sua. Perché roberto ama descriversi così. Del resto, nasce<br />

a San Paolo da genitori giapponesi, a loro volta figli di immi-<br />

114 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

grati; muove i primi passi in cucina a tokyo - ma in ristoranti<br />

dapprima brasiliani poi giapponesi - quindi fa ritorno in Brasile<br />

e completa la sua formazione squisitamente nipponica;<br />

infine approda in Italia. è il 1997 e l’essenza professionale di<br />

roberto è ormai un felice meltin pot di esperienze, conoscenze,<br />

situazioni che lo portano a mettere qui le sue radici.<br />

Dapprima in Franciacorta, infine a Milano.<br />

Sono gli anni del Finger’s di via San gerolamo emiliani,<br />

locale dalla cui notorietà e successo ha preso le mosse<br />

di recente quello che roberto considera la sua naturale<br />

evoluzione: il garden. “è il perfetto completamento del<br />

lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi”, spiega, “la spontanea<br />

crescita di un’idea di cucina che non poteva essere


la stessa senza il giardino”. un suggestivo garden zen di<br />

1.400 metri quadrati, nel cuore di Milano, che un tempo<br />

ospitava la scuola per giapponesi in Italia e poi un centro di<br />

meditazione buddista, a cui si deve il grande acero giapponese,<br />

pianta sacra per i buddisti. “Ci sono voluti due anni di<br />

restauri, unitamente alla scelta di mantenere l’architettura<br />

degli edifici, che rimanda alla razionalità volumetrica degli<br />

anni ’60 ma che è stata stemperata con le decorazioni a<br />

spray, capaci di rendere gli ambienti volutamente illusori ed<br />

evanescenti”. Le vedute prospettiche di paesaggi giapponesi<br />

rievocano infatti terre lontane, giochi di ombre e luci che<br />

dal grande tatami al centro del locale finiscono per allontanare<br />

concretamente l’ospite dalla frenesia della città, fino ad<br />

alleggerirne lo spirito.<br />

Ma la cucina? è lo specchio primo di tutti gli elementi fino<br />

a qui descritti. è contaminazione, condivisione. evoluzione<br />

di tecniche ed esperienze apprese in giro per il mondo e al<br />

contempo felicissima espressione della più autentica anima<br />

giapponese. okabe è un ponte fra tre culture, tre continenti:<br />

suggestioni gastronomiche brasiliane, <strong>rigore</strong> filosofico<br />

giapponese, creatività mediterranea. nei suoi piatti, sushi e<br />

nigiri incontrano la burrata e il foie gras, l’olio extravergine<br />

e il Kobe, la cottura a bassa temperatura - che predilige ad<br />

esempio per le uova o per l’astice - e la piastra d’ispirazione<br />

francese o il forno a vapore. Accolgono nuove tecniche,<br />

come nuovi ingredienti (anche se - confessano - il ripieno<br />

del raviolo, così come il metodo di cottura del riso per il<br />

sushi, sono punti fermi). Il <strong>rispetto</strong> per la materia prima del<br />

resto è palpabile: una cella solo per la lavorazione del pesce,<br />

una stanza dedicata alla pulizia, il totale abbattimento del<br />

crudo come richiede la normativa (del resto parliamo di una<br />

tonnellata di tonno al mese). Ci tiene a sottolinearlo roberto,<br />

a cui chiediamo infine, come sta cambiando la sua cucina.<br />

“Mi muovo con misura, diciamo così. Il mio menù evolve<br />

al 30 per cento perché ho scelto di farlo con calma, mixando<br />

vecchio e nuovo insieme, secondo il mio stato d’animo e<br />

le risposte del pubblico. Avrei novità pronte che potrebbero<br />

bastare per i prossimi tre anni, ma posso introdurle solo<br />

gradualmente”. Anche questa è una delle chiavi del successo<br />

del Finger’s garden, un “giardino delle delizie” in cui<br />

amore per il bello e cucina d’eccellenza trovano il perfetto<br />

completamento senza lasciarsi sopraffare dagli eccessi,<br />

chiudendo il cerchio di una proposta di accoglienza capace<br />

di esprimersi con misura e semplicità.<br />

Si ringrazia CHS Group per le eleganti porcellane e i raffinati<br />

monouso forniti per il servizio<br />

g www.chsgroup.it<br />

FInger’S gArDen<br />

Via giovanni Keplero, 2<br />

20124 Milano<br />

tel. 02 606544<br />

cHef: roberto oKabe<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 115


CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />

MILLEfOGLIE DI TONNO E BURRATA<br />

INGREDIENTI<br />

Fette di tonno per sashimi 4<br />

Fetta di pomodoro cuore di bue 1<br />

Foglio di pasta brick 1<br />

MISto DI AntIPAStI<br />

Per 2 PerSone<br />

116 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

Cuore di burrata g 20<br />

Sale di Maldon<br />

olio extravergine d’oliva<br />

Soia ml 100<br />

zucchero g 100<br />

Sakè ml 100<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la salsa teriyaki. Fare ridurre a fuoco lento la soia con il sakè e lo zucchero. Schiumarlo ogni 5 minuti. Con un tagliapasta<br />

ricavare 4 dischi dalla pasta brick e cuocerli al forno a 160°C per 15 minuti. Montare la millefoglie, iniziando con 1 disco di pasta,<br />

2 fette di tonno e la salsa teriyaki. Sovrapporre un altro disco di pasta, il pomodoro, un altro disco di pasta, altre 2 fette<br />

di tonno con la salsa teriyaki e l’ultimo disco di pasta.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Con un coltello molto affilato tagliare la millefoglie in 4 parti. Decorare ogni parte con un cucchiaino di burrata, il sale e l’olio<br />

extravergine. Servire subito.<br />

TAYO E LUNA<br />

INGREDIENTI<br />

Capesante 3 (tagliate a metà orizzontalmente)<br />

Pasta kataifi fritta g 50<br />

Peperone rosso e giallo in brunoise q.b.<br />

Per la salsa di soia:<br />

Cipolla bianca g 70<br />

Aceto di vino g 20<br />

Salsa di soia g 100<br />

olio di arachidi g 300<br />

Per la besciamella di formaggio:<br />

Burro g 70<br />

Farina “00” g 70<br />

Latte ml 500<br />

grana grattugiato g 50<br />

Sale g 2<br />

Pepe nero e noce moscata q.b.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Per la salsa di soia. unire tutti gli ingredienti (tranne l’olio) e frullarli nel mixer. Aggiungere l’olio a poco a poco per emulsionare.<br />

Fare riposare la salsa nel frigorifero. Per la besciamella di formaggio. Sciogliere il burro, aggiungere la farina e cuocere<br />

per 5 minuti. Versare il latte mescolando bene e portare a ebollizione. Bollire per 10 minuti a fuoco molto lento; aggiungere<br />

il sale, il pepe, la noce moscata e il formaggio. Mescolare bene e mettere la besciamella dentro una sac à poche. In una<br />

pentola, con olio ben caldo, friggere la pasta kataifi finché non sia ben dorata. Lasciarla raffreddare e, aiutandosi con le mani,<br />

sminuzzarla in piccole striscioline. In un tegame, con un filo d’olio, scottare le capesante tagliate a metà orizzontalmente,<br />

sino a dorarle. A fine cottura, adagiarle in un piatto.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Con l’aiuto della sac à poche, guarnire il piatto con la besciamella, aggiungere una manciata di pasta kataifi fritta e decorare<br />

con il peperone e l’erba cipollina.


TAMAGOYAKI<br />

INGREDIENTI<br />

uova fresche 5<br />

Brodo dashi g 100<br />

zucchero g 50<br />

Sale g 5<br />

Mirin g 10<br />

Salsa di soia g 10<br />

unaghi (anguilla giapponese<br />

affumicata) g 50<br />

PROCEDIMENTO<br />

Scaldare a fuoco basso una padella di ghisa quadrata tipica giapponese. Aiutarsi con un po’ di carta assorbente per distribuire<br />

uniformemente sul fondo l’olio di semi. Con un mestolo versare il composto nella padella, ricreando la forma quadrata.<br />

Muovere la padella in modo da ripiegare su se stessa l’omelette, realizzando una prima base, e spostarla da un lato. Versare<br />

nuovamente un mestolo di composto e creare un letto sotto la base precedentemente cotta.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Posizionare l’unaghi al centro dell’omelette e ripetere lo stesso movimento precedente, creando una sorta di “millefoglie” di<br />

omelette di 3 centimetri di altezza e 6 di larghezza. Servire a temperatura ambiente.<br />

NELL’ANGOLO, SU fOGLIA DI RISO<br />

rapa bianca grattugiata<br />

zenzero grattugiato<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 117


CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Funghi giapponesi shiitake g 200<br />

Funghi pleurotus g 200<br />

Funghi enoki g 100<br />

Funghi chiodini g 100<br />

germogli di soia g 50<br />

Spinacini g 20<br />

Pakchoi g 80<br />

uova di quaglia 4 (cotte a 63°C per 25<br />

minuti)<br />

WoK<br />

DI<br />

FungHI<br />

118 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

Per la salsa wok:<br />

Brodo di pollo ml 200<br />

Salsa di soia ml 100<br />

Sakè ml 200<br />

Salsa di ostriche ml 460<br />

Fecola di patate g 85 (disciolta in<br />

acqua, creando un composto non<br />

troppo liquido)<br />

PROCEDIMENTO<br />

In un wok scaldare l’olio di oliva, versare i funghi shiitake, pleurotus e chiodini, e spadellarli energicamente con un po’ di sale.<br />

In un secondo tempo, aggiungere enoki, pakchoi e germogli soia. Sfumarli con 20 grammi di sakè e per ultimo aggiungere<br />

gli spinacini, la salsa wok, 8 grammi di burro e un goccio d’acqua, finché la salsa non si addensi.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Disporre i funghi in un nido di kataifi precedentemente fritto in un tubo di acciaio, per creare la forma cilindrica. Per ultimo,<br />

fare un leggero foro tra i funghi e adagiarvi l’uovo di quaglia ancora tiepido. Decorare con qualche cristallo di sale di Maldon.


gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 119


CreAtIVItÀ / roberto oKabe<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

Capesante 4 tagliate in 4<br />

Dentice cubettato g 40<br />

Branzino cubettato g 40<br />

gamberi rossi 4 cubetti<br />

Pomodorini ciliegini 6 (divisi in 4)<br />

Mezzo cetriolo a lamelle<br />

CeVICHe<br />

MIx<br />

120 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

Cipollotti grattugiati e lavati sotto<br />

l’acqua per 20 minuti<br />

Succo di lime g 10<br />

Succo d’arancia g 20<br />

tabasco g 8<br />

Salsa piccante tailandese 5 g<br />

erba cipollina tagliata fine g 4<br />

olio extravergine d’oliva g 25<br />

Sale q.b.<br />

Per la finitura:<br />

Lamelle di cipolla rossa<br />

Fili di erba cipollina<br />

PROCEDIMENTO<br />

Marinare il pesce bianco con succo di lime yuzu, sale, pepe, olio e un tocco di salsa piccante. tagliare a cubetti e mescolare<br />

per bene tutti gli ingredienti.<br />

fINITURA E PRESENTAzIONE<br />

Decorare con fili di erba cipollina, lamelle cipolla rossa e una spolverata di scorza di limone siciliano.


ConteMPorAneAMente PIzzA<br />

PIzzA<br />

SAPIenS<br />

DI CrIStInA VIggè<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 121


ConteMPorAneAMente PIzzA<br />

un MAnIFeSto, un MAnuALe, L’unIVerSItÀ e L’unIVerSALItÀ DI un SAPere AntICo<br />

CHe SuBLIMA In SAPore MoDerno. Frutto DI ACQuA, FArIne MACInAte A PIetrA<br />

e teCnoLogIe ALL’AVAnguArDIA. Con MoLIno QuAgLIA LA PIzzA SI FA ConteMPorAneA<br />

Valorizzare le forme, le cotture e le farciture. Legate<br />

al genius loci dei diversi territori. e poi prediligere<br />

ingredienti di origine<br />

italiana, privilegiando<br />

tecniche di lavorazione e<br />

di conservazione capaci di<br />

migliorare la digeribilità e<br />

la leggerezza della pietanza,<br />

a tutto vantaggio del<br />

benessere del consumatore.<br />

Affinché l’agire “cum grano<br />

salis” si traduca “in grano<br />

salus”. Da cui l’importanza<br />

di farine d’eccellenza, di<br />

impasti <strong>rispetto</strong>si dei tempi<br />

fisiologici di maturazione e<br />

di lievitazione, nonché di un<br />

lievito madre vivo e vero.<br />

Si presenta come un decalogo<br />

ben ragionato il Manifesto<br />

della Pizza Italiana<br />

Contemporanea, stilato in<br />

occasione della scorsa edizione<br />

di Pizzaup, il simposio-lab<br />

di scena a Vighizzolo<br />

d’este sotto l’egida di un’azienda<br />

all’avanguardia come<br />

Molino Quaglia. In pratica,<br />

una palestra-fucina in cui<br />

sono stati forgiati i “dieci comandamenti”,<br />

di quello che<br />

può esser definito il “nuovo<br />

testamento” della pizza del<br />

terzo Millennio. ovvero di<br />

un prodotto culturale, multisensoriale<br />

ed esperienziale,<br />

il cui seme, gettato nel passato,<br />

possa regalare appetitose<br />

e moderne gemmazioni.<br />

Alla cui maturazione<br />

concorrono tanto le materie<br />

prime quanto la mano di un<br />

pizzaiolo sapiens, plasmato<br />

dalla tradizione ma spinto<br />

da una passione e da una<br />

preparazione che lo portino<br />

a salire i gradini dell’alta<br />

cucina. Dove la pizza abbia<br />

finalmente il suo posto in prima fila. ossia non sia un mero<br />

mix senza storia, bensì l’espressione di un’arte in costante<br />

122 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

evoluzione. Mezzo di comunicazione e di divulgazione di un<br />

gusto italiano riconoscibile oltre i confini nazionali. Autentica<br />

attrice e fautrice di una<br />

dieta mediterranea fatta di<br />

sapori e di valori genuini.<br />

Da qui pure il concetto (brevettato)<br />

di pizzeria dinamica,<br />

ritratto in un manuale<br />

dedicato e codificato in una<br />

sintesi lungimirante siglata<br />

da Chiara Quaglia e da Piero<br />

gabrieli, direttore marketing<br />

del padovano molino.<br />

un modus operandi completo<br />

e complesso che<br />

rivoluziona l’idea stereotipata<br />

di pizzeria, perfezionando<br />

gestione, organizzazione<br />

e relazione col cliente. e<br />

promuovendo al massimo<br />

un consumo consapevole (e<br />

non frettoloso) della regina<br />

del forno. un assaporare<br />

riflessivo e meditato, fatto<br />

anche di incontro e confronto<br />

con un artigiano che<br />

abbia voglia e capacità di<br />

raccontare il suo saper fare<br />

e voler essere. Per una pizza<br />

in grado di incarnare la<br />

personalità di colui che l’ha<br />

pensata, realizzata e servita.<br />

Insomma, un universo in<br />

continuo fermento, al cui<br />

movimento concorrono<br />

pure satelliti culturali quali<br />

l’università della Pizza, che<br />

trova sede ne Il Laboratorio,<br />

appendice aziendale<br />

destinata alla ricerca, allo<br />

sviluppo e alla formazione.<br />

o meglio, alla riformulazione<br />

del mestiere del pizzaiolo<br />

professionista, protagonista<br />

di una nuova era della pizza.<br />

Che guarda avanti, coniando<br />

nuovi diktat, forti dell’andar<br />

oltre il “si è sempre fatto<br />

così”. grazie anche a un multidisciplinare modello didattico<br />

(suddiviso in base, avanzato e gourmet), che prevede


lezioni, seminari e approfondimenti “dinamici”. Proiettati<br />

al futuro ma tenaci nell’affondare le proprie radici in ingredienti<br />

di assoluta qualità. Quali sono le farine griffate Petra:<br />

macinate rigorosamente a pietra; virtuose di fibre, sali minerali<br />

e proteine; e figlie di soli cereali italiani. Per una filiera<br />

corta ad alto tasso di tracciabilità.<br />

e se la più adatta alle<br />

pizze al piatto si svela Petra<br />

3, non mancano altre farine<br />

vocate alla fragranza. Vedi<br />

l’Allegra, che dona friabilità e un’ottima<br />

alveolatura (ad hoc per impasti diretti con<br />

lievito di birra); la Special, ideale per pizze<br />

al piatto, in teglia e al metro (e per impasti<br />

con tempi di lievitazione di media durata);<br />

e l’unica, studiata per lunghe lavorazioni<br />

indirette con poolish o biga. una squadra pronta pure a correre<br />

verso una nuova frontiera. Quella che va sotto il nome<br />

di PetraViva, linea costituita da cereali e legumi germinati,<br />

interi o sfarinati. un progetto in fieri, che vanta un impianto<br />

pilota per la produzione di un food funzionale, capace di<br />

aumentare l’assorbimento degli elementi nutritivi. Per un’alimentazione<br />

sempre più “integrata” e meno “raffinata”.<br />

un mondo attivo e volitivo quello di Molino Quaglia, in cui<br />

svetta pure MamaPetra: macchina incubatrice pratica e<br />

supercompatta (presentata al recente Sigep di rimini) che<br />

prevede l’automazione dell’usuale rinfresco manuale per la<br />

creazione del lievito<br />

madre vivo.<br />

Prezioso dell’e-<br />

nergia biologica di bacilli che trasformano<br />

l’acqua e la farina nella materia prima<br />

destinata a dar vita alla pizza. naturalmente<br />

contemporanea.<br />

g www.molinoquaglia.com<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 123


gAStroVAgAnDo / A CurA DI CrIStInA VIggè<br />

MArCHe BIoLogICHe<br />

Nel cuore del Montefeltro, un’urbinate oasi gourmet<br />

Fuori, acqua: di tre limpidi<br />

laghetti di campagna. Dentro,<br />

fuoco: di un camino-braciere e<br />

di due forni a legna. uno moderno in<br />

acciaio e uno in mattoni “a riccio”. e<br />

poi ciottoli e legno bianco, a contendersi<br />

pavimenti e soffitti, in un gioco<br />

dalla materica essenza. Pervasa dall’aria<br />

e dalla luce, che entra ed esce dalle<br />

grandi finestre. Mentre le querce collegano<br />

radici e cielo, bucando il tetto.<br />

e spezzando i canoni dell’architettura.<br />

Così è urbino dei Laghi: ex capanna<br />

di pescatori con terrazzo-trabucco lacustre.<br />

Ma soprattutto un’oasi golosa<br />

che propone pietanze tipiche, prelibatezze<br />

creative e “naturalmente” pizza.<br />

Figlia di un lievito madre di 65 anni di<br />

124 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

età, lievitata per 36 ore e preparata<br />

con farine macinate a pietra e prodotti<br />

provenienti da urbino Agricola, l’azienda<br />

che affianca il ristorante e che,<br />

come il ristorante, fa parte della tenuta<br />

Santi giacomo e Filippo: 360 ettari<br />

a coltivazione biologica, non lontano<br />

dalla città fiorita sotto la dotta figura<br />

di Federico da Montefeltro. una tenuta<br />

esemplare, ideale e illuminata, per<br />

dirla alla maniera rinascimentale, che<br />

si estende fra terra vineata e olivata,<br />

orto botanico e viridarium, boschi e<br />

piantagioni cerealicole, sposando la<br />

filosofia della filiera cortissima. e portando<br />

la bontà dal campo al desco.<br />

Sul quale finiscono i dischi gourmet<br />

del fanese pastry-chef tomas Mo-<br />

razzini. Della serie, pizza con zucca,<br />

gorgonzola e ragù di castagne; con<br />

fonduta di formaggi, tartare di vitello<br />

e uovo colante al tartufo nero; e<br />

all’amatriciana, con pancetta rosolata,<br />

cipolla stufata, fior di latte, pecorino e<br />

pomodori appassiti. A cui si aggiunge<br />

la bella fragrante al baccalà, mais<br />

croccante, squacquerone e scalogni<br />

di romagna. Quasi un omaggio a un<br />

romagnolo doc (di Montefiore Conca)<br />

qual è lo chef Stefano Ciotti, già<br />

stella Michelin al Vicolo Santa Lucia di<br />

Cattolica e ora approdato tra i fornelli<br />

dei Laghi. Dove esprime il suo genio<br />

culinario, fatto di memoria e di guizzo<br />

verace, di ingredienti genuini e di<br />

accostamenti grintosi. ecco allora che<br />

nella crema di zucca tiepida si tuffa il<br />

freddo gelato al gorgonzola e l’insalata<br />

si fa bouquet, sbocciando fra porcini,<br />

radicchio, cachimela, melagrane,<br />

castagne, scaglie di pecorino di fossa<br />

e scalogni in aceto di Champagne.<br />

Mentre è l’aceto rosso a donare un<br />

tocco profumato al coniglio disossato,<br />

prezioso di lardo, olive nere e finocchio,<br />

cotto sottovuoto, arrostito in<br />

padella e servito con spuma di patate<br />

e capperi fritti. Per un piatto countrygourmand<br />

che onora l’aia e le erbe.<br />

Intanto, i passatelli abbracciano un<br />

consommé allo zafferano di talamello<br />

e il tiramisù di tomas sposa Baileys,<br />

soffice crema al mascarpone e cardamomo<br />

verde. Celando un cuore di<br />

ganache al cioccolato fondente e caffè.<br />

e nel calice? Finiscono i vini di casa<br />

Bruscoli, la famiglia a cui appartiene la<br />

tenuta, presentati dal sommelier Alan<br />

Mancini: il 100% Verdicchio, il 50/50<br />

(Chardonnay-Sauvignon), il 50/25/25<br />

(Sangiovese-Cabernet Sauvignon-<br />

Petit Verdot), il 70/30 (Cabernet<br />

Sauvignon-Sangiovese) e il Brut rosé,<br />

a tutto Sangiovese. A tutto relax va<br />

invece il centro benessere, ricavato<br />

dal fienile di quel che era un villaggio<br />

rurale. ora divenuto urbino resort:<br />

ospitalità diffusa in antiche case coloniche<br />

sublimate in camere e suite.<br />

g www.urbinodeilaghi.it


SuSHI CoSMoPoLItA<br />

Da Wicky’s, Maki e Nigiri<br />

fanno il giro del mondo<br />

Il sushi parla milanese. e si sente un po’ francese. Figlio di uno<br />

chef singalese come Wicky Pryan. Che è sì originario dello Sri<br />

Lanka, ma che è pure sposato con una giapponese (nozomi) e<br />

ha lavorato a tokyo e a Kyoto, a Parigi e a Bali. Approdando solo<br />

qualche anno fa nella città della Madonnina. Dove ha portato la sua<br />

cucina. Anzi, la sua Wicuisine, personalissima sintesi d’oriente e di<br />

Mediterraneo, di essenzialità e di ecletticità, di charme e di <strong>rigore</strong>,<br />

di minimalismo nipponico e di veracità italiana. Per un intrigante<br />

sincretismo cultural-culinario. Del resto lui, laureato in criminologia<br />

ed esperto di ayurveda, è un cuoco capace di mixare abilmente<br />

le spezie e le salse, le cotture lentissime e quelle rapidissime, le<br />

marinature a freddo e i vapori caldi. In un continuo indagare e<br />

sperimentare, riflettere e provare. Fino a trovare la perfetta armonia<br />

fra lo yin e lo yang dei sapori e dei colori. Come accade nel sushi<br />

meneghino, preparato con riso allo zafferano abruzzese e presentato<br />

ufficialmente in occasione del primo compleanno del Wicky’s<br />

restaurant, isola preziosa di legni naturali, pareti blu notte, bagliori<br />

di luna e luci-stelle. et voilà, dunque, il piatto-itinerario around the<br />

world, con decollo da Milano. uramaki yellow al centro: ripieni di<br />

crema di granchio e tempura di verdure, con chips di Parmigiano.<br />

e nigiri tutt’intorno: di angus con salsa al rosmarino e scagliette di<br />

tartufo; di salmone con zenzero, cipollotto e menta; di gambero siciliano<br />

con pomodoro datterino; di ricciola e di tonno con aromatico<br />

condimento “dei cinque continenti”. e ancora, di capasanta con<br />

olio monocultivar Leccino e pepe nero; di mazzancolla pugliese<br />

con foglia di wasabi e di baccalà con pomodorino ed extravergine.<br />

Ideale complice di un sensuale Champagne Blanc de Blancs qual è<br />

la cuvée Séduction griffata Marguerite guyot, l’azienda di Damery<br />

che ha suggellato il Wicky’s menù della festosa soirée. Svelando<br />

altre tre etichette-petali dall’anima cosmopolita, raccontate da<br />

Florence guyot, la madame della maison. e così la cuvée Désir, nata<br />

dal Pinot Meunier, ha incontrato il tenero polipo cotto secondo la<br />

tradizione jap, nonché il raffinato carpaccio di pesce, sfilata itticoagrumata<br />

in cui l’olio si è fuso con la salsa di yuzu per creare una<br />

prelibatezza da bacchetta e da scarpetta. Incorniciata da indivia<br />

belga e bok choi e ingentilita da un trito di capperi di Pantelleria<br />

e di olive taggiasche. Sublimate poi in consommé, pronto ad<br />

accogliere un sarago cucinato al vapore e corredato da soia, salvia<br />

e “spaghetti” di zucchine. Superbo al fianco della dorata cuvée<br />

Passion, energica espressione del Pinot noir. Mentre il Brut rosé<br />

Fleur de Flo ha corteggiato i sensi sfiorando un gateau di cioccolato<br />

e lamponi.<br />

g www.wicuisine.it<br />

g www.champagnemargueriteguyot.com<br />

guStoSo FIL rouge<br />

Dalla Toscana alla Cina,<br />

lungo la via della naturalezza<br />

rosso. Luminoso e armonioso. Come quello della lucida<br />

lacca cinese e dell’autentico vino toscano. rosso, radioso<br />

e generoso. Pronto a spiccare fra gli eleganti arredi di un<br />

ristorante di alta cino-cucina qual è il Bon Wei di Milano e lungo il<br />

fianco di un’incontaminata collina della Val di Cecina, dove sorge<br />

la maison Caiarossa, affondando le radici nella rubiconda terra<br />

ferrosa e ghiaiosa. è stato un sottile un fil rouge a unire, per una<br />

sera, il mondo oriental gourmet firmato da Ike Wang e Wang Pei<br />

(marito e moglie, originari dello zhejiang) e l’universo vitivinicolo<br />

di un’azienda pisana che ha fatto della biodinamica una religione.<br />

Incarnata in una visione olistica della vita e della vite. Anzi, delle<br />

viti, ordinate in sedici ettari di vigneti digradanti verso il Mar<br />

tirreno e trattati con infusioni di ortica, di salice, di camomilla e di<br />

equiseto, al fine di preservare l’intero eno-sistema. Che dona uve<br />

sane, raccolte a mano e condotte in una cantina realizzata secondo<br />

i dettami del feng shui dall’architetto Michaël Bolle, che ne ha<br />

studiato orientamento, materiali, luci e colori. Per far scorrere al<br />

massimo un’energia in grado di trasformarsi in forza, calore, vigore.<br />

e in un poker di nettari dall’essenza variegata. espressione pura del<br />

lusso della natura. Servita nel piatto e nel calice in una cena-viaggio<br />

fra coltura e cultura, sapere e sapore, filari toscani e asiatica grande<br />

Muraglia. ecco allora che i deliziosi dim sum messi a punto dallo<br />

chef guoqing zhang hanno sposato il corposo Caiarossa Bianco,<br />

figlio dal carattere deciso e minerale del Viognier e dello Chardonnay.<br />

Per una sinfonia fra vino solare e soavi shao mai di gambero,<br />

ravioli di verdura in pasta di spinaci e tagliatelle di riso con insalata<br />

e vitello. Da assaporare con le eco-bacchette in acciaio della linea<br />

Branch by Broggi 1818. Intanto, il Pergolaia, vellutata summa di Sangiovese,<br />

Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, ha accolto<br />

il tenero manzo con porri alla piastra, corredato da riso saltato nel<br />

wok con ortaggi e salsa di soia. Per poi lasciare spazio al possente<br />

Caiarossa, etichetta-mosaico che compendia sette vitigni: Cabernet<br />

Franc, Merlot, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah<br />

e Alicante. Per una brezza bordolese in piena landa toscana. Felice<br />

di sfiorare le costine ai cinque aromi (sale, pepe, zucchero, soia e<br />

cannella). e per finire con garbata dolcezza? Candide polpette di<br />

riso e cocco con salsa di mango e oro di Caiarossa, frutto della<br />

vendemmia tardiva di Petit Manseng in purezza.<br />

g www.bon-wei.it<br />

g www.caiarossa.com<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 125


eVentI<br />

rIVoLuzIonArIe<br />

IDentItÀ<br />

DI CrIStInA VIggè<br />

nonA eDIzIone Per IL CongreSSo InternAzIonALe DI Cu-<br />

CInA e PAStICCerIA D’Autore. FrA noVItÀ, rIConFerMe e<br />

LA guStoSA CoMPLICItÀ DeL MILAno FooD&WIne FeStIVAL<br />

Parola d’ordine: <strong>rispetto</strong>. Per le<br />

materie prime e per la natura degli<br />

ingredienti. Per i ristoratori e per gli<br />

avventori. Ma anche per una verità<br />

sempre più glocal. Capace di superare<br />

l’hic et nunc e di guardare oltre.<br />

oltralpe e oltreoceano, in un continuo<br />

scambio culturale ed emozionale. Per<br />

una sconfinata esplorazione di valori,<br />

saperi e sapori. Che si compenetrano<br />

e si completano.<br />

126 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

guarda sempre più verso una riflessiva<br />

globalità culinaria la nona edizione<br />

di Identità golose, il Congresso<br />

Internazionale di Cucina e Pasticceria<br />

d’Autore che ritorna, dal 10 al 12 febbraio,<br />

al Milano Convention Center di<br />

via gattamelata. Allestito ad hoc per<br />

accogliere relatori italiani e stranieri<br />

pronti a raccontarsi e a raccontare un<br />

savoir-faire mai dimentico del savoirêtre.<br />

Perché l’esperienza e le relazioni<br />

umane siano al centro di un’evoluzione<br />

creativa concentrata sulla semplicità<br />

e sulla personalità di chi i piatti li<br />

pensa e li fa.<br />

ecco dunque una tre giorni che<br />

snocciola tematiche dolci e salate,<br />

offrendo alla mente nuove prospettive<br />

gustose, dalle quali osservare per sviluppare<br />

inediti percorsi. Ascoltando,<br />

ad esempio, “I nuovi leoni della cucina<br />

mondiale”, che entrano in auditorium


giungendo da ogni latitudine. Vedi<br />

thiago e Felipe Castanho del brasiliano<br />

remanso do Peixe, Magnus nilsson<br />

dello svedese Faviken Magasinet,<br />

Ángel León dello spagnolo Aponiente<br />

e Bertrand grebaut del parigino<br />

Septime. Che condividono il palco con<br />

Massimiliano Alajmo e Massimo Bottura,<br />

Carlo Cracco e Matteo Baronetto,<br />

enrico Crippa e Davide Scabin, Davide<br />

oldani e Daniel Humm, direttamente<br />

da new York. Mentre in sala blu si<br />

alternano le “Identità di Pasta” e le<br />

“Identità di Sala”. Con personaggi del<br />

calibro di Antonio Santini del ristorante<br />

Dal Pescatore, Josep roca de<br />

el Celler de Can roca (di girona) e<br />

Alessandro Pipero, maître, sommelier<br />

e patron del romano Pipero al rex.<br />

Per poi proseguire fra “Identità di Pizza”<br />

e “Identità naturali”, assaporando<br />

il trapizzino di Stefano Callegari (dello<br />

Sforno di roma) e la pizza nouvelle<br />

vague firmata gianfranco Iervolino<br />

(della partenopea Pizzeria Lucignolo<br />

Bella Vita di Boscotrecase), nonché le<br />

ricette a tutta salute by Simone Salvini<br />

di organic Academy, nicola Portinari<br />

de La Peca vicentina, niko romito<br />

dell’aquilano reale e Pier giorgio<br />

Parini del riminese Povero Diavolo. e<br />

finendo con una giornata interamente<br />

dedicata ai talenti fiamminghi e ai<br />

dolci divertissement di Jordi roca,<br />

Maxime Meilleur de La Bouitte, James<br />

Petrie del british the Fat Duck, eric<br />

Pras ed emilie rey della Maison Lameloise<br />

e Heinz Beck de La Pergola<br />

di roma. Sotto la ghiotta insegna di<br />

Valrhona.<br />

Così come molti assaggi e appuntamenti<br />

appetitosi van sotto la sigla di<br />

aziende partner ormai da anni. Quali il<br />

Consorzio tutela grana Padano, Birra<br />

Moretti, Lavazza, Acqua Panna<br />

S.Pellegrino, Mirafiore & Fontanafredda.<br />

A cui si aggiungono numerose<br />

maison espositrici e una collaborazione<br />

d’eccellenza con Molino Quaglia,<br />

fornitore ufficiale delle farine utilizzate<br />

al congresso.<br />

Che prosegue anche fuori mura, grazie<br />

ai menu studiati per la manifestazione<br />

da una quarantina di ristoranti<br />

cittadini ed extra urbani. Vedi quello<br />

di Cristian Magri a Settimo Milanese, il<br />

Devero by enrico Bartolini a Cavenago<br />

di Brianza, l’Antica osteria Magenes a<br />

Barate di gaggiano, il Charlie 1983 ad<br />

Albairate e l’Antica osteria del Ponte<br />

a Cassinetta di Lugagnano. Senza<br />

dimenticare un delizioso appuntamento<br />

griffato reed gourmet, per la<br />

presentazione ufficiale della nuova<br />

grandecucina (sì, proprio questa) e<br />

dei volumi di ultima pubblicazione,<br />

nella grande cucina di Sergio Mei, al<br />

Four Seasons. Chef protagonista, tra<br />

l’altro, di “Identità Sarde”, insieme a<br />

elio Sironi, Stefano Deidda e roberto<br />

Petza. Per una full immersion isolana<br />

e solare.<br />

un paniere ricco quello di Identità golose,<br />

così come lo è anche quello del<br />

Milano Food&Wine Festival, cugino<br />

meneghino del Merano WineFestival,<br />

sempre capitanato da Helmut Köcher<br />

e di scena dal 9 all’11 febbraio nella<br />

stessa location di Identità. In pratica?<br />

un maxi banco d’assaggio che conta<br />

la presenza di oltre cento cantine, sia<br />

nazionali che estere, ciascuna con tre<br />

vini in degustazione. Per un enoico<br />

viaggio all’insegna dell’eccellenza in<br />

sorsi.<br />

tanto, ai morsi ci pensano selezionati<br />

artigiani del gusto, pronti a far conoscere<br />

le loro specialità, un carrello di<br />

salumi e formaggi e un buffet di dolci<br />

realizzato da enrico e roberto Cerea<br />

del bergamasco Da Vittorio. Che<br />

stanno pure alla regia di una staffetta<br />

coquinaria che coinvolge più di venti<br />

chef in tre giorni. Per bocconi d’autore<br />

preparati in diretta e serviti anche in<br />

formato tapas tricolore. Fra i cuochi?<br />

Luigi Sartini della taverna righi di San<br />

Marino, Cristina Bowerman della capitolina<br />

glass Hostaria, Christian e Manuel<br />

Costardi della vercellese Cinzia e<br />

una serie di chef che giocano in casa:<br />

Luigi taglienti del trussardi alla Scala,<br />

Viviana Varese di Alice, Cesare Battisti<br />

del ratanà, eugenio Boer di enocratia,<br />

Beniamino nespor ed eugenio roncoroni<br />

de Al Mercato, roberto okabe<br />

del Finger’s garden e Wicky Prian del<br />

Wicky’s.<br />

un vero e proprio temporary restaurant<br />

in formato magnum.<br />

g www.identitagolose.it<br />

g www.foodwinefestival.it<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 127


eVentI<br />

Sorrento ha sorriso alle donne:<br />

chef, scrittrici, stiliste e imprenditrici.<br />

Protagoniste (non<br />

assolute) della nona edizione di una<br />

dicembrina kermesse che, da sempre,<br />

va sotto l’egida dei fratelli Stefano e<br />

Sergio Massa. Patron di Villa Massa,<br />

azienda nota nel mondo per la produzione<br />

di un limoncello d’eccellenza.<br />

Liquore giallo che sigilla un appuntamento<br />

capace di unire cucina, moda e<br />

arte in una tavolozza appetitosa, fatta<br />

di tanti momenti cultural-golosi: le<br />

giornate gastronomiche Sorrentine.<br />

ecco allora la presentazione di un libro<br />

vergato da Licia granello, firma food<br />

de la repubblica, ed edito da rizzoli:<br />

“Il gusto delle donne - Il mestiere della<br />

Sorrento SI<br />

tInge DI roSA<br />

DI CrIStInA VIggè<br />

SuL PALCo DeLLA nonA eDIzIone DeLLe gIornAte gA-<br />

StronoMICHe SorrentIne Sono SALIte Le Donne: IM-<br />

PrenDItrICI, SCrIttrICI, StILISte e CHeF. In unA trAMA<br />

guStoSA CHe HA VISto ProtAgonISte Le CuCIne DI CAM-<br />

PAnIA, PIeMonte e toSCAnA<br />

128 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

tavola in venti storie al femminile”.<br />

un volume scritto da una giornalista<br />

buongustaia (e tifosa del torino) forte<br />

del ritrarre ladies che hanno fatto del<br />

cibo e del vino una ragione di vita. e<br />

un successo. Mettendoci determinazione<br />

e saltellando con infinita passione<br />

dalla professione alla mansione di<br />

mamma e di moglie. Insomma, donne<br />

del Settentrione e del Meridione, più<br />

o meno giovani, più o meno privilegiate,<br />

che hanno saputo incoronare la<br />

femminilità con la cerebralità. et voilà<br />

cuoca Luisa Valazza stirare e cucinare<br />

nella sua bella maison Al Soriso; giannola<br />

nonino e le sue tre figlie intessere<br />

friulane storie di grappa; Domenica<br />

(detta Mimma) ordine sporcarsi le


mani di farina all’ombra della Mole<br />

Antonelliana; e Maida Mercuri, titolare<br />

e sommelière del ristorante Al Pont de<br />

Ferr di Milano, elevarsi a “nostra Signora<br />

dei navigli”, illuminata dall’astro<br />

Michelin. Che splende pure sulla toque<br />

di alcune delle chef che hanno messo<br />

a punto una soirée gourmet in equilibrio<br />

fra Campania, toscana e Piemonte,<br />

miscelando tradizione e piglio<br />

pink. Della serie: rosanna Marziale de<br />

Le Colonne casertane, Marianna Vitale<br />

del Sud di Quarto, natascia Santandrea<br />

e Maria Probst de La tenda rossa<br />

di Cerbaia in Val di Pesa e Marina<br />

ramasso dell’osteria del Paluch di<br />

Baldissero torinese. tutte impegnate<br />

nella preparazione di un piatto-sim-<br />

bolo della loro rosea filosofia. e così<br />

rosanna è stata l’artefice di un mix<br />

di sapori, incarnato nella pasta mista<br />

mischiata alla minestra maritata con<br />

salsa di friarielli e latte di Mozzarella<br />

di Bufala Campana Dop; Marina ha<br />

concentrato il Piemonte negli agnolotti<br />

alla farina di castagne, farciti di porri<br />

e patate e nappati con burro fuso, rosmarino,<br />

grana Padano e tartufo nero;<br />

mentre Marianna ha riletto il mare in<br />

una cromatica minestra-tavolozza in<br />

cui il pesce crudo dialogava con quello<br />

marinato e le verdure scottate duettavano<br />

con la frutta pura. e natascia,<br />

affiancata da Maria? Ha reso omaggio<br />

al toscano Panforte e al rustico cappone,<br />

trasformandoli in una portata<br />

di classe, corredata da una mousse di<br />

patate black e white, ossia al naturale<br />

e al nero di seppia. Per un gioco di<br />

assonanze fra aia e acqua salata. unico<br />

angelo tra le donne? Salvatore De<br />

riso, dell’Accademia Maestri Pasticceri<br />

Italiani. Che ha suggellato la cena nella<br />

sala ginestre dell’Hilton Sorrento Palace<br />

con il Sentimento di Sal, femminil<br />

dessert candido e rubino, stratificato<br />

compendio di crema ai tre formaggi<br />

(stracchino, mascarpone e yogurt di<br />

Vipiteno), gelatina di lampone e pan<br />

di spagna alla vaniglia.<br />

un menu veracemente raffinato, rit-<br />

mato da una wine list che ha onorato<br />

Le Donne del Vino, associazione<br />

guidata da elena Martusciello della<br />

partenopea grotta del Sole. Dove<br />

nascono Falanghina e Piedirosso dei<br />

Campi Flegrei, Lacryma Christi del Vesuvio,<br />

nonché Quartodiluna (da uve<br />

greco di tufo) e Quartodisole (da uve<br />

Aglianico). Per sorsi radiosi. Mentre<br />

i sorrisi di Veronica Maya, sorrentina<br />

madrina della rassegna, hanno scandito<br />

il galà, intervallato dalla sfilata<br />

d’abiti d’alta moda griffati dalla stilista<br />

romana giada Curti e da quella di preziosa<br />

maglieria by Conny groenew-<br />

egen. olandese come ron Blaauw,<br />

incoronato miglior chef straniero dal<br />

“Premio Villa Massa” (e da un premio<br />

speciale consegnato da MSC Crociere).<br />

Il suo merito? Quello di fare una<br />

cucina locale e globale, appassionata<br />

e democratica. un premio importante,<br />

che ha anche consacrato Alfonso<br />

Caputo della taverna del Capitano di<br />

Marina del Cantone (a Massa Lubrense),<br />

per la sua capacità di enfatizzare<br />

e sublimare il mare (quello della “sua<br />

baia”) in pietanze che fanno di bellezza<br />

prelibatezza; Anna Scafuri del tg1,<br />

curatrice della rubrica “terra e Sapori”,<br />

e la Comunità di Sant’egidio per i progetti<br />

“Food for Life” e “Wine for Life”,<br />

che coinvolgono il mondo agroalimen-<br />

tare nel sostegno alla malnutrizione<br />

in Africa. A sostegno della Caritas è<br />

andato invece il ricavato nella serata<br />

“una pizza per la vita”, di scena<br />

a Camera&Cucina, fra montanare,<br />

panciute pizze fritte ripiene di ricotta<br />

e cicoli e timballini di pasta, siglati da<br />

un terzetto di pizzaioli doc quali enzo<br />

Coccia, gino Sorbillo e Salvatore Di<br />

Matteo. Il tutto incorniciato da Syrentum,<br />

bionda spumeggiante nobilitata<br />

da scorze di limoni di Sorrento.<br />

g www.premiovillamassa.com<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 129


genIuS LoCI<br />

La bottarga è una di quelle cose<br />

che si amano o si odiano. non<br />

può piacere solo un po’ o solo a<br />

volte. Il mondo è diviso tra quelli che<br />

la metterebbero anche nel caffellatte<br />

e quelli che si tappano il naso per non<br />

sentirne l’odore.<br />

Che siate tra coloro che si turano il<br />

naso o no, sappiate che in Italia è prodotta<br />

da secoli principalmente in tre<br />

regioni: Sardegna, toscana e Sicilia. e<br />

che se, grazie alla sua conservabilità,<br />

nacque come nutrimento per marinai<br />

e pescatori, è oramai diventata, come<br />

spesso accade agli alimenti “poveri”,<br />

un prodotto di élite.<br />

BottArgHe<br />

D’ItALIA<br />

DI LYDIA CAPASSo<br />

La bottarga, termine che deriva dall’arabo<br />

botarikh, “uova di pesce salate”<br />

(la cui origine pare venga fatta risalire<br />

addirittura ai Fenici), è tradizionalmente<br />

di cefalo o di tonno: dal colore<br />

dorato ambrato e dal sapore più<br />

delicato la prima, dal gusto più forte<br />

e deciso e dal colore rossastro la seconda.<br />

In entrambi i casi, la si prepara<br />

estraendo con grande attenzione le<br />

sacche ovariche del cefalo o del tonno<br />

femmina, mettendole sotto sale, pressandole<br />

e facendole essiccare.<br />

Il cefalo da cui si ricava la bottarga,<br />

Mugil cephalus, vive essenzialmente<br />

negli stagni salmastri della Sardegna<br />

DI CeFALo o DI tonno, HAnno SAPore e Sentore FortI.<br />

e Se Le PIù note Sono QueLLe DI CABrAS e DI orBeteLLo,<br />

Vengono ProDotte AnCHe A FAVIgnAnA e A CArLoForte<br />

130 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

(famosissima è la bottarga prodotta<br />

negli stagni di Cabras, sulla costa<br />

centro-occidentale dell’isola) e nelle<br />

lagune tirreniche (quella di orbetello<br />

è presidio Slow Food). A Cabras, la<br />

sua produzione avviene a settembre,<br />

quando i muggini sciamano verso le<br />

reti dei pescatori. Qui le sacche vengono<br />

tenute sotto sale per un periodo<br />

variabile e la loro stagionatura o essiccazione<br />

avviene naturalmente all’aria,<br />

grazie al clima mite della zona, e può<br />

durare fino a sei mesi, a seconda delle<br />

dimensioni. Inoltre, sempre a Cabras,<br />

in piazza Stagno, si tiene ogni anno ad<br />

agosto un’interessante sagra dedicata


a questa ittica specialità. tra agosto<br />

e settembre vengono pescati anche<br />

i muggini nella laguna di orbetello.<br />

Le sacche ovariche, accuratamente<br />

pulite ed eviscerate, rimangono sotto<br />

sale solo per due o tre ore. Dopo<br />

averne eliminato con grande attenzione<br />

il sale, vengono lavate e messe<br />

ad essiccare per circa una settimana.<br />

Questo metodo di lavorazione rende<br />

la bottarga di orbetello più delicata<br />

<strong>rispetto</strong> a quella sarda.<br />

La bottarga di tonno, invece, nasce<br />

essenzialmente in Sicilia, a Favignana<br />

(dove è un presidio Slow Food),<br />

a Marzamemi e a San Vito lo Capo,<br />

mentre in Sardegna, a Carloforte.<br />

è poco nota una piccola produzione<br />

calabra. Il periodo di lavorazione<br />

comincia verso fine maggio ed è strettamente<br />

legato alla fine della mattanza.<br />

A Carloforte, la sacca ovarica del<br />

tonno viene lavata accuratamente con<br />

acqua di mare, salata da entrambi i lati<br />

e posta su tavole di legno con un peso<br />

sopra. L’operazione viene ripetuta<br />

una volta al giorno fino ad eliminare<br />

ogni liquido residuo. Molto simile è<br />

la lavorazione a Favignana, dove le<br />

sacche vengono messe sotto tavole<br />

di legno e poggiate su piani inclinati<br />

per farne defluire il liquido contenuto<br />

e poi appese con lacci di canapa per<br />

farle stagionare.<br />

Specialità simili alla bottarga italiana<br />

sono diffuse anche in Provenza e nella<br />

Spagna catalana, dove si preparano<br />

con uova di molva, un pesce assai simile<br />

al merluzzo. un tipo di bottarga è<br />

prodotto anche dalle donne Imraguen,<br />

una popolazione nomade che vive<br />

sulle coste settentrionali della Mauritania<br />

e che sposta i propri villaggi<br />

fatti di capanne seguendo i movimenti<br />

dei grandi banchi di cefali dorati e di<br />

ombrine lungo il Banc d’Arguin.<br />

g www.gastronomiamediterranea.com<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 131


AD SenSuM<br />

IL SALAMe,<br />

QueLLo CruDo<br />

DI DAVIDe oLtoLInI<br />

L’InSACCAto Per eCCeLLenzA DeLLA norCInerIA nAzIonALe<br />

SI rACContA FrA Iter DI PrePArAzIone, teCnICHe DI<br />

DeguStAzIone e QuALCHe SAPorItA CurIoSItÀ<br />

Caratteristiche<br />

Il salame crudo rappresenta uno dei<br />

prodotti di eccellenza della norcineria<br />

nazionale. è apprezzato in tutte<br />

le regioni d’Italia, nelle quali ha però<br />

assunto peculiarità diverse a seconda<br />

degli usi locali e delle differenti caratteristiche<br />

ambientali. tra i prodotti<br />

più noti il Felino (che prende il nome<br />

dall’omonima località in provincia di<br />

Parma), il Milano, noto anche come<br />

Crespone (ottenuto per un terzo da<br />

carni magre suine, unite a carni bovine<br />

e a pancetta), il napoli (tipico di tutta<br />

132 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

© Fotolia<br />

la Campania, con carne magra di suino<br />

e vitello, unita a grasso di maiale),<br />

il Varzi (prodotto in oltrepò Pavese<br />

con tagli di spalla, coscia, lonza,<br />

filetto, coppa e panettoni), quello di<br />

Cinta senese (razza suina riscoperta<br />

in tempi recenti, ricreandone il genoma<br />

che si era quasi completamente<br />

perso), l’ungherese (a grana fine) e il<br />

Piacentino (stagionato in località che<br />

non superano i 900 metri di altitudine<br />

per un periodo non inferiore ai 45<br />

giorni), solo per elencarne alcuni. tra<br />

le variabili maggiormente evidenti, la<br />

grana dell’insaccato, che può essere<br />

grossa o fine, ma anche l’impiego dei<br />

soli aglio e pepe, oppure l’aggiunta di<br />

altri ingredienti quali, ad esempio, il<br />

peperoncino o i semi di finocchio.<br />

Produzione<br />

Per approntare il salame si inizia con il<br />

disosso del suino e con la mondatura<br />

delle carni, durante la quale vengono<br />

eliminati gli scarti. Dopo alcune fasi<br />

intermedie si passa alla triturazione,<br />

alla concia ed alla successiva miscelazione.<br />

Si prosegue poi con l’insaccatura,<br />

per la quale possono essere<br />

impiegate budella naturali (bovine,<br />

suine, ovine o equine), artificiali e<br />

sintetiche. A seguire la legatura, per<br />

la quale vengono utilizzate differenti<br />

tipologie di materiale e la successiva<br />

asciugatura. Il processo si chiude con<br />

l’importante fase della stagionatura<br />

(o invecchiamento) durante la quale<br />

il salame subisce mutazioni chimicofisiche<br />

e microbiologiche. Si tratta di<br />

una fase basilare per l’affinamento del<br />

salume e per conferire allo stesso le<br />

caratteristiche organolettiche tipiche<br />

della tipologia di appartenenza.<br />

Degustazione<br />

Come per il vino, anche per i salumi (e<br />

il salame in particolare) esistono tecniche<br />

di degustazione molto precise,<br />

che permettono di giudicarne il livello<br />

qualitativo attraverso la valutazione<br />

di alcune caratteristiche. tra queste<br />

ultime, all’esame visivo, prima del taglio<br />

della fetta, vi sono la tipologia del<br />

budello, la piumatura, ovvero lo strato<br />

di muffa presente sulla superficie del<br />

salame e l’assenza di imperfezioni<br />

esterne. una volta tagliata la fetta, va<br />

verificata l’assenza di parti rancide<br />

e di frazioni aponeurotiche (ovvero<br />

della membrana fibrosa che si stende<br />

fra i muscoli dell’animale), oltre alla<br />

colorazione, che deve essere rispondente<br />

alla tipologia del salume. Si<br />

passa poi alla verifica della cosiddetta<br />

“pelabilità”, ovvero lo stacco della pelle,<br />

che deve avvenire facilmente, ma<br />

non troppo. Si prosegue con l’esame<br />

olfattivo, durante il quale si verifica la<br />

complessità aromatica del salame, per<br />

passare poi a quello gustativo, con<br />

particolare attenzione alla sapidità ed<br />

alla struttura dello stesso. Va anche<br />

verificata la coesione fra la parte


magra della fetta ed i lardelli, ovvero<br />

la parte grassa ed, infine, va valutata<br />

la cosiddetta persistenza (ovvero i<br />

sentori percepiti per via retronasale,<br />

cioè dopo aver deglutito il prodotto<br />

ed espirato).<br />

Curiosità<br />

In ossequio ad una tradizione degli<br />

insaccati radicata sin dai tempi più remoti,<br />

pare che addirittura il re longobardo<br />

ròtari (regnante dal 636 al 652<br />

d.C.) avesse stabilito pene severissime<br />

in un suo editto per chiunque avesse<br />

osato maltrattare un “porcaro”, categoria<br />

professionale che, specialmente<br />

in alcune particolari zone del nostro<br />

paese, riscuote, ancor oggi, grande<br />

considerazione e <strong>rispetto</strong>.<br />

www.davideoltolini.net<br />

twitter: @davide_oltolini<br />

padus di maiale “nero”<br />

PeDrAzzoLI<br />

Il Salumificio Pedrazzoli è un’azienda<br />

familiare di origini mantovane nata<br />

nel 1951, con allevamenti in Lombardia<br />

ed emilia romagna ed una propria<br />

filiera suinicola. All’anno, 19mila suini<br />

vengono macellati e trasformati, con<br />

una produzione annua di 25.500 tonnellate<br />

di carne. tra le diverse proposte<br />

spicca il Salame Padus di maiale<br />

“nero”, realizzato con tutte le parti nobili<br />

del suino pesante allevato per oltre<br />

13 mesi. Insaccato, in budello naturale,<br />

viene lasciato asciugare e stagionare<br />

per almeno cinque mesi nella penombra<br />

di una cantina umida. La grana è<br />

grossa e l’aroma risulta leggermente<br />

agliato, con sapore gradevolmente<br />

speziato.<br />

g www.salumificiopedrazzoli.it<br />

© Fotolia<br />

salame ungHerese<br />

LeVonI<br />

Levoni rappresenta un grande gruppo<br />

presente in oltre 50 Paesi con un<br />

catalogo che conta più di 300 prodotti.<br />

Il Salame ungherese Levoni è stato<br />

creato nel 1911 dal fondatore ezechiello<br />

Levoni e premiato con la medaglia<br />

d’oro all’esposizione Internazionale di<br />

Londra nel 1913. L’impasto, rigorosamente<br />

a grana molto fine, è arricchito<br />

da paprica dolce. Delicatamente<br />

affumicato, ha un sapore morbido e<br />

rotondo, molto gradevole al palato,<br />

equilibratamente dolce e aromatico. Il<br />

salame ungherese non contiene fonti<br />

di glutine e lattosio.<br />

g www.levoni.it<br />

salame di varZi<br />

DeDoMenICI<br />

Le origini del salumificio Dedomenici<br />

risalgono al lontano 1799. La produzione<br />

è artigianale, con materie prime<br />

di qualità. Per il salame vengono<br />

impiegati solo suini maturi. L’età dei<br />

maiali è superiore a un anno e la media<br />

del loro peso va oltre i due quintali.<br />

L’approvvigionamento dei suini è<br />

effettuato nella zona e nelle province<br />

confinanti. Per il salame vengono<br />

utilizzate le parti migliori del suino:<br />

coscia 30%, spalla 25%, lombo e filetto<br />

15%, golari, pancette ed altre parti<br />

30%. Il salame, gustoso e aromatico, è<br />

insaccato in budello naturale e legato<br />

ancora a mano a maglie strette.<br />

g www.salumidedomenici.it<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 133


neL BICCHIere DI LuCA<br />

Si tratta di un vitigno dai connotati<br />

unici, le cui radici affondano<br />

saldamente nei suoli di origine<br />

vulcanica di aree ben delimitate del<br />

Sud Italia, caratterizzate da un clima<br />

caldo e asciutto e poste ad un’altitudine<br />

sufficiente a garantire adeguata<br />

ventilazione e ottima esposizione. una<br />

varietà antichissima, importata dalla<br />

grecia intorno all’VIII secolo a.C. all’epoca<br />

della fondazione della città di<br />

Cuma, colonia ellenica localizzata oggi<br />

nell’area vulcanica dei Campi Flegrei,<br />

in provincia di napoli.<br />

Il nome Aglianico deriva infatti, con<br />

ogni probabilità, dalla mutazione del<br />

termine “Hellanico” o” Hellenico”,<br />

adottata dagli spagnoli durante la<br />

dominazione aragonese del regno di<br />

napoli, tra il xV e il xVI secolo.<br />

un’altra ipotesi suggerisce invece che<br />

il nome derivi dal termine latino aglaia,<br />

che significa splendore, e numerosi<br />

ricercatori, uno dei quali giuseppe<br />

Murolo, agronomo e studioso di viticoltura,<br />

hanno avanzato l’ipotesi che<br />

l’Aglianico fosse in realtà un vitigno<br />

assolutamente autoctono, vista l’assonanza<br />

esistente tra glianico (termine<br />

dialettale per Aglianico) e gauranico<br />

(antico vino dell’Ager Falernus).<br />

Citato da Plinio il Vecchio, che ne<br />

decantò le virtù nei suoi scritti, l’Aglianico<br />

fu oggetto dell’interesse di altri<br />

autori quali Virgilio, Cicerone, Catullo.<br />

Questo vitigno a bacca nera divenne<br />

celebre sotto l’Impero romano in<br />

quanto componente fondamentale del<br />

Falerno, il vino simbolo della Campania<br />

Felix.<br />

numerosi sono i sinonimi associati alla<br />

varietà (Aglianica, Agliano, Agnanico,<br />

Cascavaglia, Cerasole, ellenico,<br />

ellanico, Fresella, gagliano, glianico,<br />

gnanica, gnanico, ruopolo, Spriema,<br />

uva dei Cani, uva di Castellaneta), ma<br />

limitata è la diffusione, che interessa<br />

in particolare le province di Avellino e<br />

Benevento in Campania, di Potenza e<br />

Matera in Basilicata, ma anche particolari<br />

aree della Puglia (Castel del<br />

Monte Doc) e del Molise (Molise Doc).<br />

rientra quindi nella composizione di<br />

numerose Doc della Campania: Cilento,<br />

Costa d’Amalfi, galluccio, guardia<br />

Sanframondi, Irpinia, Penisola Sorrentina,<br />

Sannio, Sant’Agata dei goti,<br />

Solopaca, Vesuvio.<br />

Merita una particolare menzione la<br />

134 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

AgLIAnICo,<br />

StorIA<br />

DI un SuCCeSSo<br />

AnnunCIAto<br />

DI LuCA gArDInI<br />

unA VArIetÀ ALLA BASe DI MoLtI VInI DeL SuD ItALIA, De-<br />

StInAtI A DIVentAre Vere ICone. terrenI DI nAturA VuL-<br />

CAnICA, SoLe e Vento Sono ConDIzIonI neCeSSArIe, MA è<br />

IL SAPIente LAVoro DeLL’uoMo A renDere QueStI nettArI<br />

StrAorDInArI<br />

Doc Falerno del Massico rosso, situata<br />

nei pressi del Monte Massico, in<br />

provincia di Caserta.<br />

L’affascinante opulenza di questo<br />

vino rievoca i fasti dell’antichità, per<br />

via della ricca consistenza gustativa e<br />

dell’intensità aromatica.<br />

Attualmente il vino-simbolo di questa<br />

regione è però il taurasi Docg,<br />

originario dell’antica città di taurasi,<br />

in provincia di Avellino, importante<br />

centro vitivinicolo fin dalle epoche più<br />

remote. e proprio grazie ad Antonio<br />

Mastroberardino, che produceva<br />

taurasi a fine ottocento, il vitigno<br />

Aglianico fu conosciuto e apprezzato<br />

in tutta Italia. Ancora oggi l’azienda<br />

firma un taurasi affascinante e austero,<br />

profondamente legato alla tradizione<br />

e al territorio. un vino in grado<br />

di raggiungere altissimi vertici qualitativi<br />

e di competere con i migliori rossi<br />

d’Italia e del mondo. tant’è che la sua<br />

eleganza, anche nella versione riserva,<br />

fornisce una valida spiegazione a<br />

come l’Aglianico si sia guadagnato<br />

l’appellativo di “Barolo del Sud”.<br />

Altro interessante vino campano, che<br />

ha recentemente ottenuto il riconoscimento<br />

a Docg, è l’Aglianico del taburno.<br />

negli ultimi anni, infatti, questo<br />

nettare, caldo e raffinato, prodotto nel<br />

Beneventano con un minimo dell’85%<br />

di uve Aglianico, si è fatto apprezzare<br />

e conoscere, sia nella versione rossa,<br />

base o riserva, che in quella rosata.<br />

Quest’ultima rivela particolari sfumature<br />

della varietà Aglianico, le cui uve,<br />

dotate di un ottimo equilibrio acidosapido,<br />

possono offrire vini freschi e<br />

profumati.<br />

In Basilicata, in aree poste alle pendici<br />

del Monte Vulture, i terreni di origine<br />

vulcanica conferiscono alle uve una<br />

forte impronta minerale. Da grappoli<br />

rossi e succosi si ricava l’ormai celebre<br />

Aglianico del Vulture Doc, un rosso<br />

possente, di straordinaria persisten-


za, eppure avvolgente e succoso al<br />

palato.<br />

Diverse le aziende che lo producono<br />

ai massimi livelli, come ad esempio la<br />

storica Paternoster, le Cantine del notaio<br />

o quella della brava produttrice<br />

elena Fucci. tutte situate nella provincia<br />

di Potenza.<br />

In Basilicata, troviamo poi una discreta<br />

presenza del vitigno Aglianicone<br />

che, malgrado l’assonanza con l’uva<br />

in oggetto, presenta caratteri assolutamente<br />

propri e nessun vincolo di<br />

parentela con l’Aglianico del Vulture o<br />

con quello campano, anche se alcuni<br />

studiosi sostengono il contrario, annoverando<br />

l’Aglianicone tra i biotipi di<br />

Aglianico attualmente conosciuti.<br />

Benché l’area di produzione e le tecniche<br />

impiegate determinino sensibili<br />

differenze nei nettari a base Aglianico,<br />

si possono individuare caratteri comuni<br />

e ricorrenti. gli acini di uve Aglianico<br />

concentrano generalmente, oltre<br />

ad un sostenuto tenore zuccherino,<br />

un’elevata acidità tartarica e abbondanti<br />

sali minerali. I vini realizzati con<br />

queste uve possono talvolta mancare<br />

di rotondità, per via di un’importante<br />

struttura tannica difficile da contenere,<br />

ma con l’affinamento in legno<br />

acquistano notevole finezza, profondità<br />

gustativa e complessità aromatica.<br />

Se in un Aglianico non è difficile<br />

individuare aromi di ciliegia, prugna,<br />

mora selvatica e viole, con l’evoluzione<br />

il corredo si arricchisce di sentori di<br />

tabacco, spezie, china, che diventano<br />

poi eterei, talvolta salmastri, raffinati e<br />

sorprendentemente freschi.<br />

L’attenzione che negli ultimi anni è<br />

stata rivolta a questi straordinari vini<br />

del Sud Italia è assolutamente meritata<br />

e per molti versi il loro potenziale<br />

resta tuttora inespresso. L’Aglianico<br />

può presentare in gioventù un carattere<br />

ruvido e spigoloso e il suo consumo<br />

può risultare pertanto difficile a molti.<br />

Per poterne apprezzare il carattere<br />

e la tipicità occorrono un approccio<br />

metodico e una discreta esperienza<br />

nel campo della degustazione. Ma i<br />

caratteri di forza ed eleganza, tipici<br />

di un Aglianico sapientemente affinato,<br />

non possono che sorprendere ed<br />

emozionare, tanto da meritare, con<br />

assoluta certezza, un posto di diritto<br />

tra i grandi del vino italiano ed internazionale.<br />

“radici” taurasi docg 2008 - mastroberardino<br />

PunteggIo: 96/100<br />

Si presenta alla vista di un bel colore rubino, luminoso e non<br />

particolarmente fitto. ricco e consistente, offre al naso aromi<br />

eleganti e complessi. emergono in prima battuta richiami<br />

di ciliegia e mora selvatica, che subito sfumano verso nuance<br />

terrose, con ricordi di noce moscata, fungo essiccato e<br />

oliva nera. Ampio e avvolgente al palato, con tannini corposi<br />

e ben integrati e di ottimo l’equilibrio acido-sapido.<br />

ABBInAMentI<br />

Costolette d’agnello in crosta di spezie,<br />

capretto al forno con olive.<br />

“il sigillo” aglianico del vulture doc 2008<br />

cantine del notaio<br />

PunteggIo: 89/100<br />

Veste rubino, compatta e impenetrabile. Al naso è intenso,<br />

profondo, con sentori di piccoli frutti rossi, prugna fresca e<br />

viole. Affiorano, in seconda battuta, ricordi olfattivi di alloro,<br />

chiodi di garofano, cacao amaro e sfumature eteree. Austero<br />

e deciso al palato, dove la componente tannica si percepisce<br />

con forza, mantiene un carattere fruttato e succoso.<br />

ABBInAMentI<br />

Filetto di cinghiale al tartufo, formaggi stagionati.<br />

“contado” aglianico del molise doc riserva 2009<br />

di maJo norante<br />

PunteggIo: 86/100<br />

Colore rubino di media trasparenza. All’olfatto suggerisce<br />

ricordi di amarena, mirtillo e rosmarino. Si identificano, in<br />

seconda battuta, aromi di fiori essiccati e cardamomo, con<br />

tocchi lievemente muschiati. Al palato è ricco, con tannini<br />

vivaci e una piacevole sfumatura selvatica. Chiude sapido<br />

con ricordi di cappero essiccato.<br />

ABBInAMentI<br />

Faraona ai funghi porcini, bistecca di manzo alla brace.<br />

“blacK magic” falerno del massico rosso doc<br />

2011 - ager falernus<br />

PunteggIo: 92/100<br />

rubino intenso e luminoso, di grande fascino. Il corredo<br />

olfattivo è ampio ed espressivo, con profumi di amarena,<br />

mirto, rabarbaro, ai quali si aggiungono note di semi di<br />

finocchio, china e maggiorana. In bocca, si offre particolarmente<br />

caldo e fruttato, malgrado l’irruenza della componente<br />

acido-tannica. ne deriva un vino di grande carattere<br />

e dalla lunga persistenza gustativa.<br />

ABBInAMentI<br />

Maltagliati al ragù d’anatra, sella di lepre al timo.<br />

“le mongolfiere a san bruno” aglianico del<br />

taburno rosato docg 2011 - fattoria la rivolta<br />

PunteggIo: 79/100<br />

Di colore rosato vivo con lievi sfumature arancio. rivela al<br />

naso sentori di fragola, ibisco, sfumature minerali e accenni<br />

di erbe aromatiche. Denota al palato estrema pulizia, gusto<br />

fresco e sapido con ricordi speziati e un lungo finale ammandorlato.<br />

ABBInAMentI<br />

Bocconcini di salmone all’aneto, lasagnette alla verdure.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 135


SoMMeLIer<br />

In VIAggIo Con<br />

L’oreno<br />

DI ALeSSAnDro FrAnCeSCHInI<br />

InSoLItA VertICALe ALLA SCoPertA DI un VIno AretIno<br />

DALL’AnIMA VerSAtILe. CAPACe DI MoDIFICArSI neL CorSo<br />

DegLI AnnI e DI ASSuMere nuoVe SFuMAture SenSorIALI<br />

Il suo nome è quello del fiume che<br />

attraversa la proprietà. L’azienda<br />

che lo produce richiama, invece,<br />

uno storico ponte che collega le<br />

sponde dell’Arno tra Firenze e Arezzo.<br />

L’oreno è certamente il vino più rappresentativo<br />

della tenuta Sette Ponti,<br />

sita all’interno di una delle tante zone<br />

che animano il frastagliato universo<br />

del Chianti, cioè quello della provincia<br />

di Arezzo, senza dubbio meno nota e<br />

mediaticamente importante di quella<br />

136 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

“classica” (tra Firenze e Siena), culla<br />

del tuscan wine forse più famoso al<br />

mondo. e non è un caso se sugli altari<br />

della critica nazionale e, soprattutto,<br />

internazionale (basti citare il quinto<br />

posto nella top Hundred della rivista<br />

Wine Spectator, alla fine del 2006,<br />

con il millesimo 2003) sia sempre<br />

andato il vino meno legato, quanto<br />

meno considerando la sua base<br />

ampelografica, al vitigno principe del<br />

luogo, vale a dire il Sangiovese.<br />

Benché, infatti, anticamente, questo<br />

territorio fosse considerato tra i più<br />

vocati dell’intera regione (nel 1716, il<br />

granduca di toscana denominò con<br />

un bando questa zona “area vitivinicola<br />

d’elezione”) e nonostante oggi<br />

vi si possa produrre un vino-simbolo<br />

qual è il Chianti, non è certamente per<br />

merito di questa denominazione che<br />

l’area continua a vantare consensi e<br />

fama.<br />

negli anni Cinquanta, le principesse<br />

Margherita e Maria Cristina di Savoia<br />

d’Aosta cedettero i terreni alla famiglia<br />

Moretti e al condottiero dell’attuale<br />

realtà, Antonio, la cui attività<br />

spazia anche in altri settori, la moda<br />

in particolare. Al momento, la tenuta<br />

Sette Ponti è una azienda circondata<br />

da 330 ettari di terreno, di cui 50<br />

vitati, posizionati a circa 300 metri sul<br />

livello del mare e composti in modo<br />

eterogeneo da argilla, sabbia, calcare<br />

e, naturalmente, dal tipico galestro.<br />

Quattro i vini-vessillo: due legati al<br />

Sangiovese, ossia il Chianti Vigna<br />

di Pallino e il Crognolo (blend con<br />

piccole quantità di Merlot e Cabernet<br />

Sauvignon), l’Anni, bianco che unisce<br />

Sauvignon Blanc e Viognier, infine, lui,<br />

l’oreno. oggi, un classico supertuscan<br />

che vede il Cabernet Sauvignon dominare<br />

insieme a Merlot e Petit Verdot,


ma all’inizio del suo “viaggio”, che<br />

vide la sua prima annata in commercio<br />

con il millesimo 2000, il Sangiovese<br />

recitava una parte non secondaria<br />

all’interno del blend.<br />

testare la tenuta di alcune versioni<br />

dei primi anni è stata l’occasione per<br />

verificare non solo lo stato dell’arte,<br />

ma anche per capire meglio il cambio<br />

stilistico che, a un certo punto, ha segnato<br />

la strada di uno dei protagonisti<br />

più rappresentativi di quella categoria<br />

sui generis rappresentata, per l’ap-<br />

punto, dai cosiddetti supertuscan. Ad<br />

ospitare l’evento, il neo stellato ristorante<br />

Vun del Park Hyatt di Milano,<br />

che vede in cucina il talento dello chef<br />

napoletano Andrea Aprea. A condurre<br />

le danze, l’estro e il palato del miglior<br />

sommelier del mondo: Luca gardini.<br />

Sei le annate degustate, tutte in versione<br />

magnum: tre antecedenti il cambiamento<br />

del blend e quindi con la<br />

presenza del Sangiovese (2001, 2003<br />

e 2004; tre con la ricetta definitiva,<br />

l’arrivo del Petit Verdot e l’abbandono<br />

del nobile autoctono toscano (2007,<br />

2008, 2010). e, com’era prevedibile,<br />

la sanguignità del Sangiovese, al di là<br />

delle diverse annate, timbra il carattere<br />

dei vini in modo abbastanza netto<br />

e con incisività. A partire dalla prima<br />

annata degustata, la 2001, terrosa, con<br />

il classico sentore fruttato di prugna<br />

in primo piano e la ricchezza di note<br />

di tabacco e di goudron a completare<br />

un quadro olfattivo di ottimo pregio.<br />

La 2003 non è stata la bottiglia più<br />

entusiasmante della verticale, ma<br />

certamente una delle più sorprendenti.<br />

Circa l’infuocata vendemmia di<br />

quell’estate si è oramai scritto a iosa,<br />

non così frequente è invece trovare<br />

vini non solo vivi e vegeti, ma soprattutto<br />

non caratterizzati da note cotte<br />

e un po’ stanche. Compatto e integro,<br />

don raffinate note di macchia mediterranea<br />

e, in bocca, nonostante la<br />

presenza di una trama tannica non di<br />

grandissima grana, ha dalla sua struttura<br />

e un piacevole dinamismo. Con il<br />

2004 si entra in un’altra dimensione:<br />

struttura e avvolgenza, compattezza<br />

e ottima finezza espressiva. è un vino<br />

che riesce a coniugare quel timbro<br />

mediterraneo caratterizzato da note<br />

di timo e rosmarino (cifra stilistica di<br />

un po’ tutte le annate testate) insieme<br />

alla stoffa dei grandi vini.<br />

Con il 2007 entriamo nel terzetto<br />

che abbandona il Sangiovese: meno<br />

irruenza, meno austerità, ma più dolcezza<br />

e rotondità, senza mai, però, cadere<br />

nella prevedibilità o ridondanza.<br />

Visciole e amarene, un tocco di selvaticità<br />

e un tannino ancora in divenire<br />

segnano quest’annata. Con il 2008<br />

ritorniamo alla grandezza del 2004,<br />

anche se su registri differenti: ribes, ciliegie<br />

e una gestione del rovere e delle<br />

note erbacee di ottima fattura.<br />

Infine la 2010: la gioventù non gli dona<br />

quell’equilibrio tipico delle altre annate<br />

dell’oreno, ma la cromaticità olfattiva<br />

lascia prevedere piacevoli sviluppi.<br />

g www.tenutasetteponti.it<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 137


MArKetIng<br />

americani so’ forti” recitava<br />

Alberto Sordi nel film<br />

“gli<br />

“un americano a roma”,<br />

ma poi scartava margarina e mostarda<br />

per buttarsi su un piatto di bucatini.<br />

Forti in tanti campi, dalla democrazia<br />

alla tecnologia e allo sport, gli americani<br />

sono sempre stati indubbiamente<br />

“scarsi” nel settore alimentazione, cibo<br />

e ristorazione in generale. Piatti grassi,<br />

assenza di frutta e verdura, bevande<br />

dolci e gassate, eccesso di zuccheri e<br />

l’abitudine di alimentarsi durante tutte<br />

le ore del giorno erano le caratteristiche<br />

di questo popolo. Se poi capitava<br />

di andare negli Stati uniti per lavoro,<br />

vacanza o studio, l’unico rifugio per<br />

mangiare qualcosa di decente sono<br />

sempre stati i ristoranti italiani con pizzeria<br />

annessa o quelli cinesi. L’obesità,<br />

prima di essere un problema mondiale<br />

era una peculiarità Made in uSA. oggi<br />

però nella grande cucina si respira<br />

sempre più un’aria a stelle e strisce,<br />

e l’America, una volta relegata alla<br />

periferia del mondo della gastronomia,<br />

riesce a imporre a livello globale le sue<br />

icone di cibo, i suoi modi di gestione<br />

e servizio, addirittura le sue ricette.<br />

non bisogna certo spaventarsi, le<br />

basi della cucina europea e orientale<br />

sono sempre forti, ma è interessante<br />

analizzare un fenomeno che ha reso<br />

possibile il prendere in considerazione<br />

una cultura fino a prima sottovalutata.<br />

138 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

Com’è accaduto? Dobbiamo ricordare<br />

che la cultura americana è da sempre<br />

quella egemonica a livello mondiale.<br />

ed è piuttosto facile veicolare nel<br />

tempo qualsiasi valore, anche quello<br />

gastronomico, pur se non proprio<br />

legato all’eccellenza. A questo si aggiunga<br />

il fatto che, dal punto di vista<br />

della domanda, cioè noi, la richiesta di<br />

novità e provocazione sia sempre più<br />

forte anche nel settore food. Perché<br />

scoprire la diversità, qualunque essa<br />

sia e dovunque venga, fa parte ormai<br />

del percorso di crescita e di autoalimentazione<br />

del nostro mercato. Ma<br />

quali sono i segnali forti dell’avanzare<br />

della cultura gastronomica americana?<br />

eccoli.<br />

hamburger - Sì proprio lui, il vecchio<br />

emblema dello junk food, oggi viene<br />

servito anche nei ristoranti stellati<br />

come piatto moderno semplice, innovativo<br />

e di qualità. nella media ristorazione<br />

europea si sprecano i concetti<br />

di premium-burger fatti con carni e<br />

ingredienti pregiati e a Londra è nata<br />

la catena Burger & lobster, che elegge<br />

come compagno ideale dell’hamburger<br />

l’aragosta. L’hamburger, inoltre, ha<br />

superato il suo essere “di carne” ed è<br />

diventato concetto e forma. tant’è che<br />

lo troviamo pure di tonno e di gamberi<br />

bianchi e rossi. Il pane poi è il contenitore<br />

iconografico che rappresenta il<br />

contrasto tra la mise en place formale<br />

e il panino da mangiare, declinato<br />

anch’esso in mille modi per grandezza<br />

e ricetta. Siamo arrivati al colmo: il<br />

mini-burger, quasi una contraddizione.<br />

non da meno le patatine fritte si sono<br />

trasformate anch’esse in un piatto<br />

d’autore, grazie alla cura nella selezione<br />

della patata stessa, nel suo taglio e<br />

nell’olio di frittura.<br />

Salse e salsine - Siamo cresciuti con<br />

l’idea che i francesi rovinavano carne<br />

e pesce nonché l’insalata, cucinando<br />

e condendo con le salse, quando gli<br />

americani usavano ketchup, senape e<br />

SteLLe e<br />

StrISCe<br />

In CuCInA<br />

DI CArLo Meo<br />

L’AMerICAn StYLe è SerVIto A tAVoLA.<br />

FrA PenSIerI, PIAttI e PAroLe<br />

maionese, a quintali in ogni situazione.<br />

oggi gli chef più creativi giocano con<br />

le american sauce reinterpretandole:<br />

dalla maionese alla liquirizia al ketchup<br />

di pomodorini datterini. Salse che non<br />

corredano solo gli hamburger, ma<br />

accompagnano piatti di carne e pesce.<br />

Sulle tavole compaiono persino i classici<br />

dispenser d’oltreoceano (quelli<br />

da spremere) o bottiglie di salse belle<br />

quanto una bottiglia di vino pregiata.<br />

Barbecue - è il metodo di cottura<br />

dell’uomo delle caverne, quindi universale.<br />

Sicuramente però la tradizionale<br />

immagine americana contempla<br />

un padre di famiglia che in giardino<br />

prepara bistecche, hamburger e patate,<br />

bruciando ogni tanto la carne e


uciacchiando sé stesso. Cucinare alla<br />

griglia, a carbone o a gas, è diventato<br />

di gran moda. Perché è sano, duttile<br />

(si possono utilizzare tutti gli alimenti,<br />

anche la pizza), fa scena (arreda, con<br />

la cottura a vista, una zona del ristorante)<br />

e semplifica approvvigionamenti<br />

e gestione.<br />

Mc-think - Indipendentemente da cosa<br />

e come si mangia, McDonald’s è stata<br />

la prima azienda al mondo a capire<br />

l’importanza della standardizzazione<br />

del business e del controllo gestionale<br />

per replicare i concept nel settore<br />

ristorativo. Del resto, anche la migliore<br />

idea imprenditoriale, la più creativa,<br />

deve fare i conti con la sua gestione<br />

operativa ed economica, altrimenti<br />

non vale nulla. gli ultimi anni sono stati<br />

contraddistinti da locali effimeri, nati<br />

anche su ottime idee e grandi chef ma<br />

che, alla prova del mercato, si sono<br />

rivelati fallimentari. ecco allora che i<br />

migliori imprenditori non hanno nessuna<br />

vergogna a dichiarare di prendere<br />

come esempio McDonald’s e il suo<br />

pensiero. Del resto, per stare sul mercato<br />

odierno, dati per scontati qualità<br />

e talento, esistono <strong>regole</strong> di business<br />

precise da rispettare.<br />

Lessico - Hai fatto takeaway o delivery?<br />

Io mi prendo un caffè dalla vending.<br />

Dai scegli dal menù board che<br />

non abbiamo tempo! Questi sono i<br />

dialoghi che si sentono in giro e quindi<br />

le proposte che vengono dal settore<br />

ristorazione. Insomma, è molto di più<br />

del classico inglesismo all’italiana, in<br />

auge da Sordi in poi. è un cambiamento<br />

dei significati di consumo quello<br />

per cui preferiamo portarci a casa un<br />

piatto o farcelo portare e, visto da parte<br />

dei ristoratori e delle aziende, una<br />

necessità commerciale per far quadrar<br />

i conti e mantenere i clienti. ed è un<br />

costume tipicamente statunitense<br />

che coinvolge sia il mondo privato<br />

sia quello delle aziende, che devono<br />

organizzare pasti durante le riunioni.<br />

un mondo dove ristorazione, marca,<br />

negozio tradizionale e grande distribuzione<br />

sono in concorrenza. Il ristorante<br />

perde la sua centralità in questa battaglia<br />

per le quote di stomaco e deve<br />

quindi decidersi a offrire servizi che<br />

facilitino il consumo del prodotto fuori<br />

dai suoi locali.<br />

Dessert - Siamo invasi da dolci siglati<br />

uSA, come la cheese cake, l’apple pie,<br />

i pancakes, il succo di acero e altri che<br />

hanno soppiantato la torta di ricotta,<br />

quella di mele e le crêpe. Anche<br />

queste sono icone che si ritrovano sia<br />

nei ristoranti medi, come prodotto di<br />

assortimento industriale, sia come oggetto<br />

di sperimentazione nella grande<br />

cucina. e, come per l’hamburger, la<br />

forma è la stessa ma gli ingredienti e le<br />

ricette sono diverse. oltre che dolcisimbolo<br />

diventano anche gusti del<br />

gelato, aromi e altro ancora.<br />

BARBECOA<br />

La bianchissima cattedrale di St. Paul’s<br />

a Londra rischia di macchiarsi di nero<br />

carbonella da quando una notte, da<br />

un disegno su un tovagliolo di un bar<br />

schizzato da Jamie oliver e dall’americano<br />

Adam Perry Lang, è nato Barbecoa.<br />

I due chef hanno così realizzato<br />

un sogno: portare nella capitale<br />

inglese i sapori intensi delle grandi<br />

carni, esaltati da metodi di cottura<br />

tradizionali, che spaziano dai quelli<br />

texani ai forni tandoor, sino alle griglie<br />

robata giapponesi. La cucina a vista<br />

esalta le ricercate strumentazioni agli<br />

occhi delle 220 persone che le sale del<br />

ristorante possono ospitare. Il menù<br />

è scarno, perché punta sulla qualità assoluta<br />

e sulla tracciabilità delle materie<br />

prime. Del resto, nella carta stessa,<br />

si specifica che le carni usate sono<br />

esclusivamente di origine britannica e<br />

irlandese e che arrivano direttamente<br />

dalla macelleria di proprietà, situata a<br />

200 metri dal negozio, nonché frollate<br />

on-site. non resta che sedersi, scegliere<br />

tra la lista di whiskey americani<br />

più ampia di tutto il regno unito, e<br />

guardare le fiamme salire al cielo.<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 139


eVentI<br />

viaggiatore gourmet... si diventa<br />

A CurA DeLLA reDAzIone<br />

IL CLuB DI ALtISSIMoCeto Ceto InContrA grAnDeCuCInA.<br />

Per un geMeLLAggIo ALL’InSegnA DeLL’eCCeLLenzA<br />

In ForMAto ConVIVIALe eD eMozIonALe<br />

Conta circa mille iscritti. Fedeli<br />

proseliti di un club esclusivo,<br />

fondato da un appassionato<br />

di cibi rari e preziosi come Claudio<br />

Sacco, meglio noto come Altissimo<br />

Ceto. Perché di altissimo livello sono<br />

le esperienze culinarie che si vivono. è<br />

il gruppo di eletti meglio detti “Viaggiatori<br />

gourmet”, itineranti amanti<br />

della buona tavola ma anche del servizio<br />

raffinato e del vino pregiato. Che,<br />

associandosi (con tanto di card green,<br />

red, black e gold), hanno la possibilità<br />

di partecipare ad eventi gastronomici<br />

di assoluta eccellenza, proposti a<br />

pranzo, tre volte alla settimana (lunedì,<br />

mercoledì e sabato), in ristoranti<br />

top, sia italiani sia europei. Sperimentando<br />

l’arte del gusto in un didattico<br />

140 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

momento di incontro e di confronto<br />

con chef, maître e sommelier. Che<br />

possono pure dialogare con gli ospiti<br />

presenti. Seduti tutti insieme a un<br />

tavolo reale, conviviale e familiare.<br />

Fatto su misura per scambiare pensieri<br />

e parole sulle pietanze assaggiate.<br />

Immortalate in un diario online forte<br />

di quasi 8mila visitatori unici quotidiani.<br />

Vagabondi virtuali fra reportage e<br />

itineranti roadshow che contemplano<br />

anche cene, eventi e visite guidate in<br />

cantina.<br />

“Siamo una sorta di treno, sul quale<br />

si può decidere di salire o non salire.<br />

Di fare questa o quella tappa”, spiega<br />

viaggiator Sacco. “e il bello è che non<br />

si è mai da soli”. Anzi, ora la famiglia<br />

si allarga, grazie alla complicità di<br />

Un salone extraordinario<br />

A CurA DeLLA reDAzIone<br />

L’oSPItALItÀ ProFeSSIonALe SI PreSentA Con LA SuA ALLure<br />

InternAzIonALe A HoSt. FrA ConteMPorAneI StILI DI ConSuMo,<br />

noVItÀ HI-teCH e IneDItI FooD ConCePt<br />

Cucine automatizzate ai massimi<br />

livelli, eco-acciai sposati a<br />

un elevato risparmio energetico,<br />

sistemi di cottura ad alto tasso<br />

di modularità e flessibilità. e ancora,<br />

calici rivoluzionari che migliorano la<br />

percezione delle qualità organolettiche<br />

del vino, nonché un’avveniristica<br />

vaporiera creata in collaborazione<br />

con lo chef Andrea Mainardi. Manda<br />

in scena novità e tendenze captate da<br />

tutto il mondo Host, il Salone Internazionale<br />

dell’ospitalità Professionale in<br />

calendario dal 18 al 22 ottobre in quel<br />

di rho. “Il concept, che riunisce in macroaree<br />

le filiere contigue, moltiplica le<br />

opportunità di business, valorizzando<br />

l’ibridazione tra comparti che caratterizza<br />

sempre più il fuoricasa”, spiega<br />

Marco Serioli, Direttore exhibitions di<br />

Fiera Milano. Concentrando l’attenzione<br />

sul fatto che, più che un salone,<br />

la manifestazione si svela come un<br />

insieme di saloni, capaci di mettere<br />

a fuoco l’innovazione nei campi della<br />

ristorazione, dell’arte bianca (pane,<br />

pasta e pizza), della pasticceria e<br />

della gelateria. In sinergia con le oasi<br />

tematiche legate al bar, al caffè e al tè.<br />

Del resto, sotto un unico tetto vanno<br />

pure gli appuntamenti di extraordinariamente<br />

Host, organizzati da reed<br />

gourmet e dall’Associazione Professionale<br />

Cuochi Italiani. Della serie, in<br />

un’unica zone-event si susseguono,<br />

fra cooking show, dimostrazioni live<br />

e case history, i grandi protagonisti<br />

del food: chef, pasticceri, gelatieri e<br />

grandecucina, compagna di un viaggio<br />

che percorre innovativi sentieri<br />

golosi. Insieme ad esperti e a novelli<br />

adepti gourmet, fieri di far parte di un<br />

progetto in cui tutti sono chiamati a<br />

portare il proprio critico e costruttivo<br />

contributo.<br />

g www.altissimoceto.it<br />

panificatori. Pronti a raccontare problematiche<br />

e opportunità per quanto<br />

concerne la cucina, il dessert, il pane e<br />

il gelato, visti all’interno di un ristorante<br />

del terzo Millennio. Anche quando<br />

si trova in albergo.<br />

g www.host.fieramilano.it


Rhex: la ristorazione sotto il segno dell’evoluzione<br />

DI CrIStInA VIggè<br />

Le uLtIMe tenDenze, I nuoVI ForMAt, Le AVAnguArDIe teCnoLogICHe. A rIMInI,<br />

SI SVeLAno MoDernI MoDeLLI DI BuSIneSS. Per AFFrontAre Le SFIDe DeL Futuro<br />

Scruta con occhio vigile le tendenze del mercato del<br />

“fuori casa” e propone innovative soluzioni rhex,<br />

acronimo per rimini Horeca expo: Il nuovo Salone<br />

della ristorazione e dell’ospitalità che prende vita nella<br />

cittadina adriatica, dal 23 al 26 febbraio.<br />

nascendo sulla base di una forte<br />

esperienza e di una profonda competenza.<br />

Maturate grazie ai precedenti<br />

Sia guest e Sapore. un osservatorio<br />

dinamico e attivo, che non perde di<br />

vista l’attualità ma che prende la mira<br />

sul futuro di un settore in continuo<br />

fermento e movimento. Puntando su<br />

idee, progetti e “soggetti” capaci di<br />

rispondere alle esigenze di un pubblico<br />

sempre più attento alla qualità dell’offerta. Che sfila in una<br />

vetrina ricca e sostanziosa, suddivisa in sezioni tematiche,<br />

pensate per diversi target di riferimento. ecco dunque l’area<br />

dedicata al catering, virtuosa di prodotti biologici e gluten<br />

free, quella specializzata in surgelati e quella focalizzata<br />

sulle avanguardie tecnologiche, sia per le cucine professionali<br />

sia per la mise en place à la table. Senza dimenticare le<br />

sperimentazioni nel campo del design e della green hospitality,<br />

in un’ottica di sostenibilità ambientale e di risparmio<br />

energetico. e ancora, l’oasi a tutta filiera ittica, nonché la<br />

beverage zone, fatta su misura per dare visibilità all’universo<br />

delle acque minerali e dei succhi di frutta, degli energy<br />

drink e dei distillati. non trascurando pregiate birre italiane<br />

e straniere. Che incontrano sua maestà la pizza, riletta in<br />

prelibate ricette d’autore. A cui si aggiungono laboratori<br />

del gusto all’insegna della pasta artigianale, delle tipicità<br />

regionali e dei vini, nonché gli show cooking siglati dalla<br />

Fic, la Federazione Italiana Cuochi. un calendario corposo<br />

quello di rhex, ritmato pure da dibattiti, tavole rotonde,<br />

convegni e talk show intorno ai moderni format per la<br />

ristorazione. ovvero i contemporanei luoghi del cibo, come<br />

i fast food gourmet, i negozi di nuova generazione e i locali<br />

a tema. Per un approfondimento su un evoluto concetto di<br />

convivium. Di cui fa certo parte il ristorante d’albergo. Anzi,<br />

il ristorante in albergo, inteso come risorsa e come tassello<br />

fondamentale di un servizio teso all’eccellenza. A darne<br />

prova? grandi chef d’hotel, quali Sergio Mei de Il teatro del<br />

Four Seasons di Milano; Marco Sacco del g ristorante Italiano<br />

dell’Hotel golden Palace di torino; Andrea Aprea del<br />

Vun del meneghino Park Hyatt; e Fabrizio Ferrari del roof<br />

garden dell’Hotel excelsior San Marco di Bergamo. Pronti<br />

a raccontare la loro global experience a cinque stelle in un<br />

evento speciale, organizzato in collaborazione con grandecucina<br />

di reed gourmet. è invece il miglior sommelier del<br />

mondo Luca gardini a dar voce ai Vini cheap&chic, nell’isola<br />

espositiva DiVino Lounge, punto d’incontro fra produttori,<br />

buyer e ristoratori. Il tutto declinato in una serie di dibattiti<br />

e degustazioni<br />

capaci di<br />

far focus<br />

sui nettari<br />

franciacortini<br />

e<br />

su quelli<br />

bruschi,<br />

sugli abbinamenti<br />

wine-food, sul corretto uso del decanter e sulla realizzazione<br />

della carta delle etichette in funzione del ristorante.<br />

Perché il vino sia primo attore e non elemento accessorio<br />

del pasto. una manifestazione che non trascura nessun settore<br />

e che si arricchisce persino di un paniere di concorsi.<br />

Vedi i Campionati internazionali di pizza senza glutine e con<br />

farine alternative; il Campionato del cappuccino; I Migliori<br />

extravergine “oro giallo” e il rhex Innovation Award 2013.<br />

Attento nel decretare i prodotti più avveniristici, in termini<br />

di pack e di contenuto.<br />

g www.rhex.it<br />

gennAIo-FeBBrAIo 2013 / grAnDeCuCInA / 141


neWS<br />

da vittorio - st. moritZ<br />

In engADInA ArrIVA<br />

L’ALtA CuCInA DeI CereA<br />

gli chef Cerea mettono gli sci. e svettano<br />

in engadina. A loro è infatti affidata la<br />

regia invernale della cucina del ristorante<br />

gourmet dell’Hotel Carlton St. Moritz. Che<br />

da tschinè sublima in Da Vittorio - St.<br />

Moritz, per una proposta lussuosamente<br />

golosa. “Vogliamo replicare la nostra<br />

filosofia. non rinunciando ai nostri prodotti<br />

e servendo i piatti concreti e classici che<br />

ci caratterizzano. Senza contaminazione<br />

alcuna. e calibrando distanza e vicinanza”,<br />

cHiccHi di classe<br />

rISo gALLo grAn rISerVA<br />

InDoSSA L’ABIto DA SerA<br />

gioca col rosa e col nero, col vuoto e col<br />

pieno, col vedo e non vedo la nuova livrea<br />

limited edition ideata per la sinuosa confezione<br />

in latta di riso gallo gran riserva. A<br />

griffarla? La giovane fashion designer milanese<br />

Anna Francesca Ceccon, vincitrice<br />

assoluta di un concorso organizzato dalla<br />

maison pavese di robbio Lomellina, in connubio<br />

con la Camera nazionale della Moda<br />

Italiana, e premiata nel corso di una serata<br />

a Il ristorante trussardi alla Scala. “Volevo<br />

oro verde<br />

DALLA VAL DI CornIA, un oLIo<br />

PrezIoSo e guStoSo<br />

tecniche agronomiche che rispondono<br />

ai dettami dell’agricoltura integrata, per il<br />

massimo <strong>rispetto</strong> ambientale. e iter di raccolta<br />

e molitura effettuati sotto il costante<br />

monitoraggio di personale altamente qualificato.<br />

Sa unire tradizione e avanguardia<br />

l’azienda San Frediano, maison a sola vocazione<br />

olearia con sede nell’Alta Maremma,<br />

e in parte compresa nel Parco di Montioni.<br />

oltre cinquanta ettari i suoi, in cui crescono<br />

ben 14mila ulivi che rendono onore<br />

biccHieri brillanti<br />

IL SISteMA CoMPLeto WInterHALter<br />

FA SPLenDere I CrIStALLI<br />

Basta un piccolo spazio per ottenere calici<br />

brillanti. Winterhalter ha infatti messo a<br />

punto un Sistema Completo che si adatta<br />

perfettamente all’ambiente e alle esigenze<br />

del cliente. Complici le lavabicchieri della<br />

serie uC nella versione S-M-L; il trattamento<br />

ad osmosi inversa roMatik xS, pronto<br />

a garantire un’ottimale qualità dell’acqua<br />

con un minimo ingombro e un’istallazione<br />

flessibile (sia al fianco sia sopra la macchina);<br />

nonché i cestelli in filo con scomparti,<br />

142 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

spiega il tristellato enrico Cerea. Che, nel<br />

tempio svizzero, si dà il cambio col fratello<br />

roberto e con la sorella rossella, affiancando<br />

il cuoco resident Luca Mancini, cresciuto<br />

nella bella roccaforte di Brusaporto,<br />

nonché Salvatore Frequente, che mantiene<br />

le redini del romanoff, l’altro ristorante<br />

dell’albergo a tutte suite.<br />

g www.tschuggenhotelgroup.ch<br />

rappresentare la silhouette di una donna<br />

accarezzata dalle ombre di una notte di<br />

mezza estate”, dichiara la stilista Ceccon,<br />

che al certame “Prêt-à-manger, Vesti il<br />

gran riserva” si è distinta fra una decina<br />

di creativi. Il riso qualità extra, maturato un<br />

anno e avvolto dall’elegante abito da sera<br />

sarà in vendita online e in una tiratura di<br />

mille pezzi a partire dalla primavera 2013.<br />

g www.risogallo.com<br />

alle tipiche cultivar toscane quali Leccino,<br />

Frantoio, Moraiolo, Pendolino e Maurino.<br />

Pronte a donare verdi gioielli dalla spiccata<br />

personalità. Come accade per L’oleum Firmum,<br />

dalle complesse note erbacee e dalle<br />

nuance di carciofo e di macchia mediterranea,<br />

perfetto con le carni rosse, la selvaggina<br />

e le zuppe di legumi. Ma come succede<br />

pure per L’oleum Iucundum, extravergine<br />

dal sapore fruttato leggero, armonico e<br />

delicato, indicato per carni bianche, pesce<br />

e verdure; e per L’oleum Magnificum, morbido<br />

al palato e caratterizzato da nuance<br />

di mandorle e pinoli nonché da un lieve<br />

accenno piccante. ottimo con crostacei<br />

che si adeguano alle altezze e ai diametri<br />

dei bicchieri. Proteggendo pure i cristalli<br />

più fragili da eventuali rotture e assicurando<br />

lo splendore anche senza l’asciugatura<br />

manuale. e per un tocco di classe in più?<br />

non manca una gamma di detersivi e di<br />

prodotti per l’igiene, al tempo stesso efficaci<br />

e delicati.<br />

g www.winterhalter.it<br />

e insalate di mare. Senza dimenticare la<br />

riserva Speciale, a cui è andato il premio di<br />

“Miglior novello 2012” terre dell’etruria.<br />

g www.sanfrediano.eu


Prezzo: euro 82,00<br />

Per ordinazioni: tel. 02 81830.308 - fax 02 81830.402 - www.reedgourmet.it<br />

Collana iTECNICI<br />

Iginio Massari<br />

NON SOLO<br />

ZUCCHERO<br />

TECNICA E QUALITÀ<br />

IN PASTICCERIA<br />

VOLUME 3<br />

È finalmente disponibile l’atteso<br />

terzo volume della collana del<br />

Maestro Iginio Massari: dopo<br />

frolle, pan di spagna e masse al<br />

burro, dolci lievitati e marmellate<br />

e confetture, il nuovo libro<br />

amplia lo sguardo al mondo della<br />

gastronomia, con proposte salate<br />

e dolci al piatto e infine racconta<br />

di biscotti alle mandorle e biscotti<br />

al miele. Anche in questo volume<br />

troverete la sezione<br />

‘i miei dolci preferiti’, irrinunciabile<br />

appuntamento con le specialità<br />

più amate dal Maestro.<br />

Duecento ricette, splendidamente<br />

fotografate a cura di Vincenzo<br />

Lonati, per un totale di 496 pagine


AgroDoLCe<br />

AgroDoLCe<br />

antonella provetti<br />

antonella.provetti@reedbusiness.it<br />

144 / grAnDeCuCInA / gennAIo-FeBBrAIo 2013<br />

IL PAESE dELLA MEMORIA<br />

CORTA E dELLE MAnCATE<br />

OPPORTunITà<br />

Lione, in visita al Sirha. All’aeroporto, tra i mille manifesti che accolgono turisti e<br />

business men c’è una foto di Paul Bocuse che cucina insieme a due bambini. Con<br />

la stessa dignità di collocazione riservata alle esposizioni al Louvre, ai panorami<br />

sulla Senna, all’invito a visitare la basilica di notre-Dame di Fourvière. Al Salone,<br />

tra aziende e prodotti, si muovono decine di Mof. Sono i Meilleurs ouvriers de<br />

France - per i pochi che non lo sapessero - i titolari del più prestigioso riconoscimento<br />

per le abilità speciali, unico al mondo, organizzato e riconosciuto come<br />

un terzo livello di laurea dal ministro del lavoro francese. Loro e tutti gli altri chef<br />

e pâtissier presenti alla manifestazione si muovono all’unisono. Li riconosci per<br />

come si pongono, si guardano, rispondono. Sono davvero parte di un’unica entità.<br />

gli chef e i pasticceri di Francia. tronfi quanto basta, supponenti come solo<br />

loro sanno essere, decisi e determinati nella convinzione della propria superiorità.<br />

A torto o a ragione, non fa peraltro nessuna differenza. Mentre scrivo posso dirvi<br />

che si sono aggiudicati la Coupe du Monde de la Pâtisserie, mentre non so ancora<br />

come si concluderà il Bocuse d’or. Ma quel che conta è che sono un fronte<br />

incredibilmente compatto, saldo come una roccia, nel ricordare a tutto il resto del<br />

mondo le loro personalità di calibro; nel difendere la categoria intera agli occhi di<br />

chiunque; nel fregiarsi con smisurato orgoglio di ogni risultato raggiunto. Inevitabile<br />

per me paragonarci a loro. noi che dimentichiamo prima degli altri i padri<br />

fondatori della nostra cucina, noi che riusciamo costantemente a sprecare le<br />

nostre energie in rivoli diversi di invidie e rivalità. noi che inventiamo ogni giorno<br />

una nuova ‘associazione’, un nuovo ‘gruppo’, una nuova ‘unione di’; e poi uniti non<br />

lo siamo mai. Lo so, niente di nuovo, ne avremo scritto decine di volte. Ma è oggi<br />

il treno da prendere. oggi che tutti parlano di cucina, guardano programmi tv,<br />

scelgono i ristoranti non solo perché ne parlano i giornali. oggi, nessuno escluso,<br />

dobbiamo ricordarci chi siamo e da dove viene la nostra cultura gastronomica.<br />

oggi possiamo divertirci con la parodia di MasterChef e nel contempo far sentire<br />

forte la nostra voce, gridando la fatica del lavoro ai fornelli, la dignità della nostra<br />

ricerca, il valore del nostro lavoro. Invece di imitarli solo nella spocchia, potremmo<br />

aspirare a eguagliarli nell’astuzia.


DIetro Le QuInte<br />

grandecucina GENNAIO/FEBBRAIO 2013<br />

Direttore di divisione<br />

Carla Icardi<br />

carla.icardi@reedbusiness.it<br />

@IcardiCarla<br />

Direttore editoriale<br />

Allan Bay<br />

allan.bay@reedbusiness.it<br />

Responsabile Reed Gourmet<br />

Atenaide Arpone<br />

atenaide.arpone@reedbusiness.it<br />

@Atenaide_Arpone<br />

Redazione<br />

Cristina Viggè<br />

cristina.vigge@reedbusiness.it<br />

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02.81.830.645<br />

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di conoscere l’origine dei dati personali ai sensi dell’art. 7, comma 2, lettera a), d. lgs 196/2003, in<br />

DIetro Le QuInte<br />

carla icardi<br />

carla.icardi@reedbusiness.it<br />

CHI SI FERMA<br />

È PERduTO<br />

Soprattutto di questi tempi. Mi viene da aggiungere. non so voi ma io, quando<br />

alle sette faccio colazione, ho smesso di accendere la televisione per ascoltare<br />

il consueto tg della mattina. Dire il perché mi sembra superfluo. non si tratta<br />

di nascondere la testa sotto la sabbia ma di mantenere - con spirito più che<br />

mai saldo - quel barlume di positività che va coltivato come una pianta rara e<br />

delicata. In attesa di tempi migliori.<br />

I momenti di sconforto ci sono, ovviamente. Dei vostri, cari lettori, ci giungono<br />

echi tramite i social network, le email che arrivano in redazione, i tanti incontri<br />

che abbiamo in giro per fiere ed eventi.<br />

eppure ciò che mi stupisce sempre è l’attaccamento al lavoro che connota<br />

ogni professionista della cucina (ma lo stesso dicasi per la pasticceria o per<br />

tutte le altre attività legate all’enogastronomia). un attaccamento viscerale, a<br />

volte quasi cieco dinanzi alle difficoltà. Voi, nonostante i conti che spesso non<br />

tornano, le tasse che aumentano, la concorrenza non qualificata che vi attanaglia,<br />

continuate nel vostro percorso. Siete quasi dei ‘visionari’ del gusto, crociati<br />

della buona tavola, guerrieri del cibo.<br />

Andate avanti per la vostra strada con tenacia e passione, alla ricerca di un<br />

perenne miglioramento che possa garantirvi un futuro più roseo. “Chi si ferma è<br />

perduto” ci intima la saggezza popolare, ed è vero oggi più che mai.<br />

La grandecucina che avete tra le mani è il frutto di questa volontà che, come<br />

precorre ogni vostra scelta, ha beneficamente contagiato anche noi. noi non ci<br />

fermiamo e abbiamo deciso di rinnovarci, metterci nuovamente in gioco, cercare<br />

di darvi il meglio. non è solo questione di ‘forma’ ma anche, e soprattutto, di<br />

sostanza. La nuova grandecucina vuole essere sempre di più uno strumento di<br />

lavoro, il vostro osservatorio privilegiato. un mezzo per crescere, aggiornarsi e<br />

anche un po’ sognare. e di questo abbiamo tutti un gran bisogno.

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